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Full text of "archivio veneto"

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ARCHIVIO VENETO. 



TOMO XXIII. - I'AIMK I. 



ARCfflVIO 








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PUBBUCAZIOIIE PERIODICV 



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ANNO DECIMOSECONIM). 







VENEZIA 

TIPOOtAVlA OBL OOMMKBaO 01 UABCO VISKMTIMI 

1882. 



ISTORI A 
I0N11ENTALE, LETTEBABU, rAlEOGBAFICA 

DELLA 

CAPITOLARE BIBLIOTECA 

DI VERONA 

Per MONS. G. B. CARLO Co. GIDLIARI CAN. BIBLIOT. 

(Cont. e fine. Vedi To. XXII, p. 2*71). 



1877. 



CLXXV. — Nel Gennaio il Sig. Enrico Molteni faceami ri- 
cerche da Roma intorno alle Poesiedi Fra' Jaeofone, couservate nei 
)dd. nostri ; n' ebbe subito da me eeatto raggaaglio. 

CLXXVI. — AM 6 Marzo il Dott. W. Wattenbaeh, Prof, alia 
Univeraitii di Berlino, stodid De' Codd. nostri Oreci, e prese note. 

CLXXV II. — Poco appresso il ch. Sig. Enrico Heyiemann, 
Professore di Archeologia di Halle, ammir5 il famoBo Busto d' Ome- 
ro donatoci da Mons. Francesco Bianchini, c ne apprezz6 la va- 
ghezza, riconoscendolo il piti degno tipo, dope il Farnesiano. Doe 
anni appresso ne parlava in un suo opuscolo: vedi al N. CCIII. 

CLXXVIII. — II nostro valente Pittore Sig. Pietro Nanin fece 
qui lunghi stodi sopra le Miniature^ che abbelliscono pareccbi de' 
Codici Capitolari. 

CLXXIX. — II Co. Carlo CipoUa per compiaeere alle ricerche 
del Prof. Bormann, tolse ad esaminare e collazionare le Epigrafi 
del Golombario dei Liberti e Ser?i di Livio, soUe memorie lasciate 
da Mons. Bianchini nelle sue carte Mss., e formano il Cod. CCCLXIL 



f) 

CLXXX. — Neir Ottobre il Dott. Giorgio Keibel di Berlino, 
ncaricato a collaborare nella grande Raccolta delle Iscrizioni Gre- 
che per qoell* Imp. Accademia, tornava a far ana noova recensione 
de' nostri Codd. di Pra* Giocondo e di Felice Felieiano, come pure 
d'altri di Mons. Bianehini e di Ottavio Alecchi, dove trovansi re- 
gistrate Greche Epigrafi. 

CLXXXI. — II nostro cultiss. Prof. Giuseppe Fraccaroli, per 
favorire alle ricercbe del Prof. Vittore Bellio di Vicenza, si occup6 
del Portolano, cbe serba il Cod. CCCXL. 

CLXXXII. — 11 par nostro caro giovane Sig. Giacinto Stega- 
gnini, studente alia R. University di Padova, nel bisoguo di svol- 
gere un c5mpito istorico da presentare alia Scnola, trascelse il fatto 
della goerra, con la straordinaria pugna navale sulle acque del Be- 
naco, nel 1439-40, onde stimai opportono offerirgli a studio il no- 
stro Cod. CCLXXXVI, in cui Giorgio Bevilacqua Lazise ne fa bella 
esposizione. Dobbiamo ahi ! lamentare la rapida scoraparsa dal mon- 
do di questo amabilissimo e studiosissimo giovane, che tanto pro- 
metteva di sh ! II sao lavoro istorico spero vedr& la luce. 

CLXXXIII. — • Usciva in quest* anno a Lipsia in due eleganti 
volumi la ristampa dell* insigne opera di S. Agostino De Civiiaie 
Dei, come avea toccato in addietro (al n. CLXI), a cura diligentis- 
sima del Prof. B, Dombart, II critico Editore nella Prefazione (pag. 
VII, e VIII] testimonia il sommo pregio del nostro Cod. XXVIII, 
di cui si giov6 largamente nella sua novella edizione, con assai 
geutili espressioni verso V opera mia nel favorirlo. 

Lo stesso Dombart nella Ritista di Gottinga (pag. 341, e seg.) 
esponendo un suo Commentario sulla voce latina afluere, si rappor- 
ta ben due volte a S. Agostino, secondo la lezione del celebre apo- 
grafo Capitolare. 

CLXXXIV. •— Aggiungo uota de' miei particolari lavori in 
quest* epoca. 

1. Notizie e trascrizione di alcune Rime di Dino Coropagni, 
ho spedite al nostro Carlo Beviglieri Prof, a Roma, che me ne avea 
fatto ricerca pel ch. Sig. Prof. Isidoro del Lungo di Firenze. 

2. Finalmente usciva in quest' anno, in Firenze, dopo inutili 
tentntivi per publicarlo altrove, il mio Spieilegium Capitularis Bi- 



7 

bliotkecae: me lo accolse cortese VArchivio Isior. Ital. (Tom. XXV 
della Serie terza) : ed a piccolo namero di estratti, soli 50, posi in- 
Banzi una Epigrafe latina al novello Cardinale di Verona V Em."'® 
Laigi de' March, di Canossa. In qaesta breve monografia h il Pro- 
gramma di una larga publicazione, il risaltato de* miei inngbi stadi 
soi Ck)dici Capitolari, sendovi indicati i monumenti preziosi che Ti 
stanno inediti ancora : tanti da comporne ben sei o sette grossi vo- 
lumi : il I. Homiliae et Sermones Patrum, il II. Quaedam Bibliea, 
il III. SacH Traetatus et morales, il IV., che giostamente potrebbe 
aver due parti, Liturgiea, il V. Hymni, li piii ad uso Liturgico, som- 
mano a ben 250, il VI. infine Quae ad historiam et bonae lilteras, 
11 mio Pragramma conseguiva onorevole ristampa dal Petzholdt 
nella Neuer Anzeigerfnr BMiopr.^ Dresden, 1877, Mai, p. 159-163, 
e bella recensione sulP Arch. Veneio, V Educatore Cattol. di Nova- 
ra, ed aitri Oiornali. 

3. Per festeggiare i* ouor grande concesso alia Chiesa Vero- 
nese nella promozione a Cardinale del sao Vescovo, V Em."*" di 
Canossa, siami consentito ricordar qui le Efistole dell' ultimo Por* 
porato, che fu pur nostro Vescovo, il celebre Card. Agostino Va- 
lier, riuscendone cos\ il mio Anedd. XVII. Bench^ tratte da altra 
fonte, dalla Biblioteca Civica, neXV Avtertenza discorro alquanto e- 
ziandio snila Capitolare. 

4. Di qua trassi bensl V Anedd, XVIII, una lunga e bellissima 
Lettera del March. Michele Enrico Sagramoso, del S. Ordine di Mal- 
ta, al Conte Ignazio Zanardi di Mantova : vi sono descritti i lun- 
ghi viaggi fatti dal nostro Marchese, ne' quali emerge un caro do- 
Gumento, la fama grande che trov5 per tutto diffusa di Scipiooe 
Maffei. Usciva V Anedd. ^zoxx breve Avvertenza al solitr, per le Nozze 
Albertini-Miniscalchi Erizzo. 

5. Se toroavarai seropre giocondo, al succedere di nuove liete 
ricorrenze, aver modo da festeggiarle con pur nuove stampe, gio- 
condissime mi riuscivano le Nozze di una mia carissima Nipote, la 
Contessa Antonietta Oiuliari, che disposavasi al Cav. Francesco 
Conati. L* Anedd. XIX, recando alcune Leitere di qnella gemma di 
erudite che fn Mens. Francesco Bianchini, mi porgeva occasione di 
premettere una notizia de' suoi Viaggi, de' quali una assai dotta e 
larga esposizione autografa sta ne' Codd. nostri, e si meriterebbe la 
pnblica luce. La cortesla grande, e gli splendidi favori che s^ ebbe 
egii inassime in Inghilterra, sono degni di peculiar nota. l^aW Anedd. 
parlarono con vivo interesse diversi Giornali. Ma nessuno iurorag'- 



i 



4m ^;0Usrh a^eooipagnftfe a q«eiU ii MmbJliBH, XontiuieoiL, G<rbert, 

^, Kofi ^(fenro^k^i aoecrm to spcralo Editove deila mim opera 
I^tina ftoi 5^rfiMii di S. ZiMfme, cb« mi cocl6 h lango e fiticoso 
imtfffo. on s^g^o hr»Y« *#1 otiIitJk popc?*re diTisai aloBcco diTolgar 
Auhil^ r^l libretto Ft74 </i 5. Zeufrnt, Coi aggiansi tl Or/^rii/n^ 
o ftomriHim deile toe dottiine Cristiaoe, diTiso In XX HI Capitoli ; 
tsnto da dioDo^trare aperto, le principaJi leriti di fede. ogrgi inse- 
gnute dalta Cbie9>a Cattotica, ritroTarsi del pari esp>^ste dal nostro 
^anto VeMTOTO e Patrooo: dieo in aotore del IV Sec., il primo della 
Chiesa Latioa di cat ct sieno rima«ti Serwumi. Infine »ta ooa scelta 
di flue H&%i4%ze re/i^icse-wtcraiL II libretto coosego'i publico favore 
e largo jipaccio. 

7. II Sig. Lui^i Milani, gioTaoe concittadtno stodiosissimo in 
Archeologia, aveami da Rooia fatte ncerche solle famose Tatolette 
Iliaehi publiciite dal MootfaocoD, e delle qoali parl6 anche Scipio- 
ne MaflTt^i, uel dobbio che fossero oicchiate in alcana parte del Mu- 
aeo Fitarmooico di Verona. Le diverse indagini da me fatte per 
compiacere alP inchiesta del valoroso giovane amico, mi frottavano 
la conoflceuza della varia aorte, nh sempre felice, toccata alle Tavo- 
lette: e come da Mons. Biancbini possessore delle medesime, profer- 
tone prima il disegno al Montfaucon, poi donate insieme ai sooi 11 
bri e Mas. alia Capitolare Biblioteca, da dove le rapiuavano net 
1797 i Francesi ; per ultimo oggi conservate nella Biblioteca Na- 
zionale di Parigi. Que^te notizie, che sposi in Lettera al Sig. Mila- 
ni, pensai svolgere ancbe piii a disteso, e formarne cost uno speciale 
Capitolo, V XI, da aggiangere al Libro I della mia Storia della Ca- 
pUolare Biblioteca: ed arriv6 a tempo da potersi publicare senzn 
giunte Appendici nellMn;^. Veneio, 

8. Delle Cotiitutionet Spnodales, del nostro Veronese Speran- 
dio Veacovo di Viccnza, qui felicemente ritrovate nel 1864 in un 
Ma. di Adamo Fumano (Cod. n. DCCXCIII), bo g'lk discorso al num. 
LXIX. Sendo in questo scorcio di tempo mancato a* vivi Monsign. 
Can. March. Lodovico Oonzati Arcid. Vicentino, cui ne avea tras- 
nieasa la copia, e nulla, come aperava, uscito fuori per sua cura, 
atinmi debito anche verso la memoria di quell' illustre e mio caris- 
aimo Ainlco, di publicar la Leitera (dat. Verona 15 Settemb. 1864). 
che fii ricorJausia della scoperta, e guareutisce V autenticit^ delPat- 



9 

to. Usciva nella Eitista Untpenale di Firenze, ed in piccolo nu- 
mero di eatratti. 

9. Ultimo lavoro di quest' anno fu una nnova diligente ricercsi 
e nella Capitolare e neir Archivio, di tutti i Docomenti relativi a 
storia Veronese fino al 120.^ La niia proposta, fatta nel 1875 alia 
Depatazione Veneta di Storla Patria (di cui d breve cenno Del pre- 
cedente N. CLXIV.i, ottenue esaudiincnto: alle singole Provincie fa 
comuiessa la compilazione del Regesto dei Documenti, i quali rio- 
scir poteano interessantt a ciascona : incaricati alP opera alcuni de' 
^ocl. II mio speciale per Verona da gran tempo era gi& pronto, di- 
CO in qnanto spettava alia raccolta fatta di qoelli che stavano in 
assai opere a stampa, da me con diligenza spogliate ; *v' aggiunsi 
tatti gP inediti che trovanai nella Capitolare e nelP Arcbivio, in- 
tfinto che 1* operoso Co. Carlo Cipolla ed il Sig. Antonio Bertoldi 
rumpulsavano al medesimo scopo i titoli e le carte degli Antichi 
Archivl del Comune. 



1878. 



CLXXXV. — Sebbene con la data del precedente anno 1877, 
divalgavasi per6 solamente ai primi di questo lo splendido volume 
del Cav. A. Gloria, il Codice Diplomaiico Padovano, dal Sec. VI a 
tatto V XI, edito in Venezia a spese della Societft di Storia Patria. 
Qui lo ricordo, perch^ 1' eruditissimo Editore s' ebbe da me e dal 
Cipolla ftlcune carte, tratte dalP Archivio Capitolare. Fatto il meri- 
tato plauso a quella stampa, non cessai di emettere caldi voti, per- 
chh altrettanto, con qualche modificazione diversa, si attuasse an- 
che per Verona. 

CLXXXVI. — Nel Marzo il Dott. Gustavo L&ite di Lipsia, 
giovane stodiosissimo, gik noto per un Prodromus corporis Glossa- 
riorum Latin. y edito a Lipsia nel 1876, fece qui studl accurati sui 
Dostri Codd. di Plauto, Claudiano, e la preziosa raccolta del Flores 
moralivm auctor. Studl, i quali poscia continuava in una seconda 
sua visita nelT Agosto; in cui per la prima volta vennero discussi 
i doe fascetti, frammenti di Classici Lat., da me tesoreggiati qui e 
colk staccandone le preziose membrane dalla copertura d'altri Co- 
dici e Libri della Capitolare, e segnati CLXXI a, e CLXXI b. 

CLXXXV 1 1. — Nello stesso mese il nostro valente giovane 



10 

dott. Oiuseppe ManganoUi prendeva alcuni appunti dal Cod. XXII 
(20), per favorire critiche ricerche pervenutegli dairArcivescovo di 
Bamberga. 

CLXXXVIIL— Diligentissimoesamede'nostri God. LXXXVIII 
c XC fece pure nel Marzo il ch. prof. Ernesto DUmnUer ; rivedeva 
il' teste di alquauti Carmi Latini, g'\h. trascritti dal Betbmann, non 
per6 publicati ancora, i quali proponeami dar fuori nel III volaoie 
del mio Spicilegium. Qael dottissimo professore dava cento di qoau- 
to conteneano i doe preziosi Godici in unasuaMonografia Delle Mss, 
Poesie Latine al tempo dei Carolingiy cbe nsciva nel Nuoto Archivio 
delta Societa per lenotizie delta Storiaantica, in ted., Hannover, 1878, 
p. 152-158 e 242-322, con un' Appendice, p, 307-400, nella quale 
diacorre altresl del Cod. LX, recando pochi versi tratti dal foglio 99. 
II medesimo Prof, nel seguente anno metteva in luce ben sei di 
questi Inni, ch'ei rilev6 da altri Codici, sul raffronto dei nostri, nel 
Zeitschrift filr Roman literatur, Giessen ip. 261-280). 

CLXXXIX. — II celebre novello instauratore delle glorie del 
Gajo, il prof. Guffl, Studemund, in compagnia dell' editore illustre 
del GiustinianOf il prof. P, Krueger^ agli ultimi del mese ritornava 
qui ad esaminare il nostro famoso Codice. per assicurarsi viemcglio 
di qualche dubbia lezione. Ammirabile, ed assai commendcvole di- 
ligenza di questi critici Alemanni. 

CXC. — Ad una novella stampa del S. Ilario inteso da piii 
tempo il Rev. Franz. Emmerich, Vice Rett, del Seminario di Wiirz- 
burg in Baviera, ai primi d*Aprilc fu qui: trattennesi per oltre un 
rocse alia recensione de* due nostri votusti Codici XIIJ e XIV, che 
serbano due opere di quell* illustre Padre della Chiesa Latina, come 
altresi del Cod. XCVI, cbe ne conserva la Vita, 

CXCI. — Nell'Aprile il ch. Sig. Dott. Ferdin. Kaltenlrunner, 
Prof, alia Univ. di Oratz, inteso alia raccolta di Documenti Papali, 
tra le diverse Biblioteche ed Archivt d' Italia, iniziava qui la sua 
ricerca, e ne trov6 bella copia nel Liber Privilegior. del Carinelli, 
e nelP altra di Mens. Giuseppe Muselli. Con troppo anche gentili 
parole verso di me, ne rese conto in una sua Memoria Pahsturkun- 
den in Italien ecc, publicata negli Atti dellMmp. Accademia di 
Vienna, dove se no ha un diligonte e copioso Rogesto. Duolmi di 



11 

a?er obliato allora di fargli conoscere il Docomento di Aoastasio IV 
del 1154, che stava in altro Cod. Capit., e di cni parler6 nel veD- 
toro anno. Duolmi piti a^sai, che non ancora esscndo occorsa la 
faasta discoperta di assai preziose membrane, appartenenti all' Ar- 
chivio del Capitolo, V Autore in Nota a pag. 25 ne lamentasse la 
perdita. 

CKGII. — II sig. Leopoldo Mabilleau, Membro della Scnola 
Francese in Roma, il 17 Maggio tolse in esame alcuni Codici che 
trattano di argomento filosofico. Mi richiese on saggio di recensio- 
ne del Codice DVIII, che ha il testo Francese del Tesoro di ser Bro- 
netto Latini ; gli feci conoscere gli studl fatti dal P. Sorio su quel 
prezioBo volume. 

CXCIII, — II Rev. LewU Campbel Scozzese, prof. airUniversitk 
di S. Andrea, studiava nello stesso Maggio ne' Godici Greci, ed in 
ispecialit^i nel CaUilogo al N. CXVII. 

CXCIV. — A' 17 Oiugno il prof. Vittore Bellio di Vicenza, 
che sta preparando on erudito lavoro sulle antiche Carte Geografi- 
che, ammirava il nostro Portolano del Oenovese Jacopo Scotti al 
N. CCCXL, in cui rinvenne molto importanti notizie. 

CXCV. — Tre nostri Codici Plautini fornirono nell' Agosto 
argomento di bello studio al prof. Georgia Goetz di Lipsia, per una 
ristampa di quel classico Autore. Vedremo se comparirJi in publico 
non co8\ alterata e svisata, come un altro bench^ dotto Alemanoo 
si permise ridurla, e mcritava le giuste censure del nostro eruditis- 
simo Tom. Vallauri. 

CXCVI. — II giovane Prussiano sig. Bruno Aruseh, stodente 
di filosofia, dal Cod. XXII tolse in questo mese alcuni appunti rela- 
tivi a Storia. 

CXCVII. — Nell'Ottobre il colto giovane sig. Emilio Chatelain, 
Membro dell' Istituto Francese in Roma, fece studl sopra alcuni dei 
nostri Codici, per commissione dell' ill. ab. Luigi Duchesne^ del cui 
lavoro critico molto importante parlerd in seguito. 

CXGVIII. — Agli 11 dello stesso mese una assai illnstre vi- 



12 

sita onoravft la nostra Biblioteca, e carissima ad on tempo riusciva 
al and Gnstode. Dopo moiti anni ritorn5 qui il ch. Comm. Gfiamb, de 
Ho9$% ; piti ore spese consultando alquanti de' nostri Codici pe' sooi 
dotti lavori. Ricorder6 mai sempre con viva gratitndine la cortese 
pressura fattami da lui, perch^ mi risolvessi a dar mano alia stam- 
pa dei Sermoni Zenoniani, conoscendo per epistolare corrisponden- 
za la portata del mio lungo studio e accurate. Debbo alia confor- 
tante parola di quel dotto Amico la deliberazione presa tosto di re- 
carmi a Roma, e presentare Popera al 8. Padre Leone XIII (ch'ebbi 

V onore di avere a condiscepolo negli studl teologici al Collegio 
Romano), affinch^ ne accettasse la Dedica, e me ne procurasse la 
dtampa coi tipi di Propaganda. Ricorder6 ancora come la visita del 
Comm. de RosH fruttava alia Capitolare V altra pure di un illustre 
Francese, il Senatore Go. Desbassagns de Richemonty con un sue ca- 
rissimo e studioso figlio il Co. Romualdo. 

CXCIX. — Al cadere dello stesso mese il giovane Dott. Albino 
Zenatti di Trieste, addetto air University Romana, pose studio al 
God. CGCCLXV, che scrba la Vita nuova deir Alighieri, e foeeie 
diverse. 

CO. — Nel Dicembre, trovandomi in Roma alia Biblioteca Va- 
ticana, vi incontrai V amico Ab. Guerrino Amelli, uno degli illustri 
che intendono alia nuova stampa dellc Opere di 8. Ambrogio : di- 
cevami, come nel ritorno sue a Milano avrebbe pensato di restare 
alquanto in Verona. Bench^ lontano, seppi che i miei Onorevoliss. 
Colleghi gli aprirono cortesi la Biblioteca, in cui tolse in esame il 
vetusto God. XXVII, per la recensione della famosa opera in He- 
xaemeron. 

GGI. — L* assidoo indagatore e.critico illustratore di antiche 
memorie, il mio cariss. Co. Carlo Cipolla inseriva in quest^anno nel- 

V Arehivio Venelo, due assai pregevoli suoi studl, che si rapporta- 
no alia Capitolare. 

I. Da un fascio di rotoli, qui pervenuti per generoso done di 
Scipione Ma£Poi, trasse un peregrine documento, in cui leggesi il 
nome di Pietro Alighieri figlio di Dante : V autore del prime Com- 
mento alia Divina Gommedia, capo-stipite degli Alighieri di Vero- 
na. Queir illustre padre delP istoria Veronese ne avea cos\ fatto 
cenno : In un atto del Magg, Consiglio di Verona delP anno 1337, 



18 

cAe tengo in roiolo del mo domesiico ArcMvio, $% vede $nunciaio 
( PietTo AlighieriJ tra primi che intervennero cot titoh di Qiuiie§^ 
cV era in grado motto distinto ece. (1). Con bella illastrasione U 
Cipolla poblicava I'atto (2). 

2. Nel render conto di on recente lavoro di Roberto Fcwlerna 
Leigthon, Historia eritiea M. Tullii Cieeronis Efistolarum ad fa- 
mUiares^ porge noovi schiarimeDti iDtorno alia qoestione sul famo^ 
so apografo Tnlliano, se scoperto dal Petrarca Delia Capitolare di 
Verona, o a Vercelli, in relazione altresl a qnanto avea pur io eapo* 
sto in on apposito Articolo (3) ; cbinde la sua erndita reeeuBioDe 
critica, inserita nello stesao Arch, Veneto (4), affermando la miflior 
eongettura posribile esser questa, cbe il Petrarca abbia trovate a 
Verona le Tnlliane Epistole ad Attieo, a Vercelli le alt re ad fa^ 
miliares. 

ecu. — Secondo il preeo costume descrivo V operato anche 
da me nel corso di qnest^ anno , per ci6 che s' attiene a* nostri 
Codici. 

1. Per favorire alle ricerche del dotto Canonico di Oatania 
Mods. PasquaJe Coiiorina, spedivagli alcune memorie sul colto di 
Sant'Agata in Verona, e la bellissima CappelladeiMazzanti in Cat- 
tedrale ; anche an antico Inno in onore della Santa, dal Cod. XC. 

2. La Veneta Societli di Storia Patria, dopo Venesia e Padov»^ 
onorava del sno annnale convegno Verona: nel Discorso ohe ti 
lessi il 28 Aprile ( 5) svolsi il caro argomento degli stndl stories 
dimostrai qaanto caldeggiati segnatamente in qnesti oltimi tempi 
in Italia, rappresentando come in nn quadro il largo prodotio gi& 
coDsegnitone, a risveglio di nobilissime intelligense, a sostegno di 
dignitifc nazionale, tanto da rispondere a coloro, cbe, dopo otte»iit« 
la indipendenza politiea, piegano ad una yieppih miserrrma achia^ 
▼itb intellettoale, e foor misnra pedisaeqni a tatto cbe ci viene d'ol- 
tr^ Alpe, si paleaano ignari, o mal cnranti lo straordinario doIo 
destatosi fra noi verso gli studi, ed iD ispecialitit gli istorieo^critiei 
Neir ultima parte di questo mio ragionamento, dove reco il Pro- 
gramma d' un grosso lavoro, cominciato da parecchi anni, e con- 

(1) Mapfbi SoiPioiiB, Verona Illusir,^ II, 101. 

(3) Arckivio Veneto, T. XV, p. 372-374. 

(3; NellMrcA. Si. Ital, Terza Serie, T. XXIll, p. 348-363. 

(4) Tomo XVI, p. 171^186. 

(&) Uscifa nel Ta III degH Jiti deUa steaaa B. Jkputaiione Yeaeta. . 



14 

dotto bine innauzi, col titolo : MonurnenU ^rafici, affidati al bronzo, 
al marmo, al papiro^ alia metnbrana, alia carta, relaiivi alia Sloria 
di ViTona, dimoatro quanto larga copia di Docamenti, iuediti au- 
cora, ci yengaoo proferti dalla uostra Biblioteca e dair Arcbivio 
Capitolare. 

3. Di pill recente epoca (del Sec. XIV e XV), assai per6 iute- 
ressanti vaoi per la storia, vuoi per la filologia, mi confido riusci- 
ranno i DocumenH dell' anlico Dialeito Veronese, che tolsi a publi- 
care in quest' anno per feateggiar le INozze a me carissime del Co. 
Marco MiniBcalchi cod una assai gentile donzella milanese la Sign. 
Elvira Ponti. Ne compilai due fascetti, cbe fanno s^guito alia Nuo- 
va Serie de' miei Anedd., col I\. XXII e XXIII. Non tutti li trassi 
dalla nostra Biblioteca ed Arcbivio : il piii antico bensl, del 16 A- 
prile 1326, il prime documento cbe mi conosca in prosa volgare, 
venne di qua : e una lettera di Suor Aguese da Pastrengo, forse 
della famiglia di quel celebre nostro Guglielmo, 1' amico intimo del 
Petrarca, diretta ad un Tedisio, o Teodisio, de Hugo Rubeis da 
Parma, Gauonico di Verona, ed allora Vicario del Vescovo Tebaldo. 
Dal predetto anno L326 seguono i Documenti per ordine cronologi- 
co fino al 1472. 

4. Lettere cortesi m' erano state rivolte, percb^ volessi pren- 
der parte attiva al Congreeeo degli OrientalisHf designate in Firen- 
2e : dispensatomi dall' intervenire, come impresa troppo superiore 
alle mie pocbe forze, cercai sdebitarmi per alcun modo coir inviare 
alPonorevole Comitate ordinatore una Relazione dei monumenti, 
cbe la nostra Biblioteca possede in proposito dei vagbeggiati stodi. 

5. Per compiacere il mio carissimo Sig. Dott. Cav. Oiawb. 
Sertoli di Casaleone, appassionato cultore delle scienze Naturaii, 
non meno cbe delle Istoricbe, feci trar copia di tutti gli anticbi do- 
cumenti, i quali possono giovare a illustrazione di Cerea e della 
bassa Provincia Veronese, massime cavandone un bel numero dalla 
Baccolta giit fattane dal beoemerito nostro Mens. Can. Giuseppe 
Huselli, nel Cod. DCXIX. 



1879. 



CCIII. II cb. Prof. H. ffepdemann, il quale due anni addietro 
erasi occupato nello studio di alquanti artistici monumenti Vero- 
nesi, visitando ancbe la nostra Biblioteca , in un sue dotto Opusco- 
to Dritles Halliehee WinehmannB-programm, Halle, 1879, in 4.*', 



15 

dupo essersi tratteouto a discorrere del Mus€o Lapidario, del Civi- 
co, e degli aDtichi niarmi nel Giardioo d^' Co. Giusti, ao partico- 
lare Capitolo dedicava alia Capitolare. Vi paria solo del famoso Bu- 
sto di Omero, cbe da Roma era qai venoto per dooo di Mods. Fran- 
cesco BiaDchini ; cita la sua Lettera del 28 Agosto 1726» con V E- 
pigrafe da lui composta; ricordandoDe la publicazione da me fatta 
Delia Sioria della Biblioteca Capitolare (Lib. 1, Cap. IV] Dell' Arch. 
Ven. II Basto afferoia degDO d* essere piu coDOsciuto e apprezzato. 

CCIV. — Do qai Dotizia d' qd ddovo scritto, cbe risgoarda la 
scoperta delle Spistole di M. T. CiceroDe, siccome fattasi dal Pe- 
trarca iD VeroDa. Ne trattai a loDgo iD qoesto stesso Libro della 
Diia Storia, al d. V, e di duovo altrove, allegaodo stodl successi- 
vi. II cbiariss. Sig. Q. Voigt Del fascicolo della KdnigL S&chs. 
Gesellschi^ft der WissencJu^Un, 2 Luglio 1879, ritoroa ad agitar la 
questioDe. Rafferma bcDissimo la scoperta fatta a VeroDa delle Efi- 
stole ad AUieo, e sostieDe cbe il Petrarca Don coDobbe mai le altre 
ad/amiliares, Degaodo al totto cbe sieDo di sua maoo i famosi due 
Codici Delia LaureoziaDa. 

L' amico C. Carlo Cipolla mi facea conoscere, come pure io 
quest' aDDO usciva a Eduisberg sullo stesso argomeuto delle Lettere 
CiceroDiaoe dal Petrarca discoperte, ud' altra disquisizioue critica 
del Prof. Antonio Viertel, Dei Vol. CXXI e CXXII del JahrHcher 
f^r Philologie, ra£fermaodo V opioioDe del Voigt. 

Suir autografia del due Codici Petrarcheschi della Laureozia- 
Da, DessuD altro cbe mi sappia dissQ verbo : da Fireuze aspettiamo 
UD critico giudizio. 

CCV. — II Co. Franeeico Cipolla dal Catalogo Masotti, ossia 
dalle scbede MafifejaDe, trasse copia di quauto riguarda il testo 
Greco di Teoguide, dal Cod. Capit. CXXVI ; ahi 1 perduto, tra quei 
pocbi DOD pih ritoroati dopo la rapiDa fraDcese. II solo II Libro 
stava Id quel prezioso Codice, ed egli ue rilevb le variaDti sul raf« 
froDto della stampa del Bergk uella parte II dei Poeti Lirici Greci, 
Lipsia, 1866. 

CCVI. — Anche il fratello Co. Carlo Cipolla era frequeute 
visitatore studiosissimo della Dostra Biblioteca : particolari esami 
istituiva iu quest' auDO, oltre sopra svariati Codici, Id proprio suite 
pergameue dell' Archivio. 



16 

CCVII. — Nel Settembre il prof. Em, Dummler a viemeglio 
assicurardi della lezione di antichi apografi, Dei quali recasi il JiU* 
mo Pipiniano, rivide i Dostri Codici CXIV, CCXXVIII e CCXCIV. 
Al seguente anno reoderd conto della novella stampa per lai flatta- 
De, come altres\ dietro l' esame di altri Inni vetusti ripetesse stodl 
accorati sal Cod. XC. Nello assai pregevole Giornale della Leitera- 
tura Romanza, che in tedesco si publica a Giessen , usciva in quei- 
st' anno medesimo un on soo dotto Articolo, col titolo : / Bitmi al 
tempo dei Carolingi, dove ben set ne vengono posti in luce, li piii sul 
raffronto d' altri Codici, oltre al Capitolare. 

CCVIII. — La notizia ch' io diedi neW Archivio Vensto (come 
dir6 in segoito al N. CCXIII. I.) della felice scoperta, onde le ve- 
tuste membrane, con gli original] Diplomi Imperiali risguardaDti il 
Canonicale Capitolo di Verona, ascite fuori dair ascosaglia in CQi 
stavano da gran tempo semisepolte, erano tornate a impresiosire il 
nostro tesoro, eccitava la ricerca dei dotti. L* illustre ainico ProL 
Tom, Sichel venne a collazionare due Diplomi di Ottone I del 951 
e del 967, rilevando i fac-simili di ambedae. Se ne gioverli preato 
in un suo critico lavoro, da inserire nella grande Baccolta Ifonu* 
menta Germaniae, 

CCIX. — II Dott. Herm. Dessau, incaricato di alcuiii stu^t pel 
Corpus Inscript. di Berlino, fu qui nelP Ottobre a consultare il Cod. 
di Felice Feliciano, e due di Mons. Franc. Bianchini. 

CGX. — All'amico e collega Bibliotecario della Civica T Ab. 
Jgnazio Zenti, per un suo vagheggiato lavoro sui S. S. M. M. Fer- 
mo e Bustico, la Capitolare proferiva i Codici LXXY, e CXIII. In 
questo stesso anno dava egli al publico un caro libro sui no9(ri 
Santi Martiri, promettendo pih larghe notizie ancora, 

CCXI. — II Sig. Oav. Qiambattista Sertoli, deaideroso di avere 
r opera Ms., e tuttavia inedita, Henverardi Notari, De divUioMiius 
paludis Comunis Veronae, posseduta in originale prima dai Coi^ti 
Maffei, passata quindi alia Comunale Bibliotcca, mi pregava com- 
metteme la trascrizione piii facile dall* esemplare trascritto da 
Mona. Oian Giacopo Dionisi, al Cod. nostro DCCCXXI. Pronta ebbi 
licenza da^ miei Onorev. Collegbi, c la copia eseguita a dovere. 



17 

CCXII. — Id qaest^ anno usciva al publico ia due volumi il 
coinpleto lavoro sol Claodiano del chiar. Prof. Loi» leep, Lipsiae, 
1879-79, del quale abbiamo fatto parola altre volte. Nod si po- 
trebbe certo desiderare uua pib larg^a ed erodita illustrazioue di 
quel celebre poeta. IdIofdo al pregio del Cud. Dostro torua egli a 
discorrere al T. 1, pag. XXXII e seg., XXXVII e seg. ; piii ancora 
uel T. II, dove reca i Carmina Claudiani minora ei spuria; Delia 
Pref. a pag. IV e V ci dh, il portato dei Codici piii vetusti, primo 
di tutti il Veron&nsis, poi il Vaticaoo, T Ambrosiauo, il Gyrald o 
Luceuse, il Laureuziauo. A pag. XXIV preode io esame le Emeu- 
daziooi di Giuseppe Scaligero. Nel Cap. delle Addenda ei Corrigen- 
da a pag. CLVI, ricorda cortese git ajuti cb* ebbe da lue e dal 
GrioD. Per ultimo, Deir Appendice a pag. 186 e seg., tratta dei due 
Cartui in Sirenas^ et Laus Herculis, quae in solo f^eron, libro nunc 
exsiant, riproduceodo la Prefazioiie del Ries sul Carme de Ave Phoe^ 
nice, cbe sta pure nel Codice nostro. 

CCXIII. — Ecco i miei poveri studl suUa Biblioteca nel corrente 
anno. 

1. Dappoi che il P. Placido Bresciani avea stimato opportuoo 
spostare gran parte delle piii vetuste membrane, ch' erano conser- 
vate neir Archivio, ed in ispecielt^ tuttc quelle Dell* Armadiu col 
titolo: AnSiqua diffnitaUs ac diiionis Monimenia, appena venuto 
nel 1856 alia direzione della Biblioteca e deir Archivio, le rinvenni 
in alcuni grossi fasci, con apparente proposito di classificarle ee- 
condo an nuovo sistema. E di vero trovai aggruppate in uno le 
Bolle e i Brevi de' Pontefici, in aitro i Decreti de* Vescovi, in altro 
le Ducali del Veneto Governo ecc. Manifesta riusciva la mancanza 
dei Diplomi Imperiali e Xeali. Vane le mie ricercbe in Biblioteca, e 
neir Archivio, e nella Cancelleria antica, ed in un' altra stanza che 
pur conteneva assai delle nostre carte. Passarono cosi ben moiti 
anni : palesato il doluroso difetto a chi, e secondo richiedea rigoro- 
so dover mio, lo tenni secreto. Non che obbliassi mai gli scomparsi 
Diplomi, anzi mi tornavano di spesso alia mente : un sospiro ne 
accompagnava sempre il pensiero, lo confer tava la speranza ! Ri- 
cordo i molti nazionali e stranieri, come 1* Odorici, il Gloria, il Si- 
cbel, il Wiistenfeld, il Ficher, lo Stumpf, lo Schum, ed altri, ai 
quali profersi i Document! nelle copie del Carinelli e del Muselli, 
allegando non abbastanza preso in csame c ordinate V autico Ar- 
chivio (ed era pretto vero], da non poter loro offerire gli original!. 

2 



18 

La fatalc perdita non potca restare per5 segreta piii a luugo. 
II Prof. Gugl. Schum in ud suo lavoro : Materiali per la Diploma- 
tiea degli Imperatori di Gertnania negli Arch. Italiaui (1), fu il 
primo che nel 1874 la mettesse in publico. NelTatto che debbo 
render grazie per le cortesi espressiuni usate verso di me in quel- 
r Art. intitolato : Archivio e Bidlioieca Capitolare, mi necessita al- 
tres\ rettlficar il suo asscrto. Egli afferma riciso seomparsi di qua 
fatalmente dal 1856 tuUi i documenti originali fino al 1?00. Disse 
troppo pib del vero : la scomparsa era solo dei vetusti Diplomi Im- 
periali. 

Lasciai correre V esagerata Dotizia : per ridnrla al giusto valo- 
re, e' bisognava confessare la parte di vero, che pur troppo conte- 
neva. Non volea dir tutto ancora, che una cotale sperauza stava in 
me salda. Perci6 il I Libro di questa mia Storia restd monco : non 
osai mandare al publico V ultimo Gapitolo, in cut mi proponeva 
svolgere i fasti ^^W Archivio Capitolare, 

Nel Febbraio di quest' anno, al mio Rev. Gollega Mons. Paolo 
Vignola, tocc6 la felice ventura di scoprire le desiderate membra- 
ne. Sotto un grosso cumulo di carte in foglio, da me saggiate altre 
volte, e riconoscinte di poco momento, stavano i preziosi DocufMn-- 
H, riposti al fondo, fra due cartoni, che me li aveano pertinacemen- 
te occultati [2]. 

I Diplomi raffrontai con la serie g\h descritta dal Carinelli e 
dal Dionisi : sommano a ben 37, cominciando da Carlo il Grosso 
(882), sino a Massimiliano (1514). Alccni serbano il suggello in ce- 
ra, bastantemente conservato. Tutto penso allogare, seguendo Tor- 
dine cronologico, insieme agli altri tutti ; nh piii con tante piega- 
tare, come stavano dianzi, sibbene distese le pergamene (come vidi 
osato uell' Archivio Nonantolano ed altrove ) in sede pih sicura, a 
migliore conservazione dellc stesse, ed a comodita degli studiosi, 
nei calti del nuovo Armadio, che il Gapitolo mi consent! acquistare 
nella stanza vicina alia Maffejana, Di tutto resi conto in un breve 
Artie, che usciva x^AVArch, Veneto (XVII, 184-187). 

2. II chiar. Sig. Sd. Heydenreich, Prof. Primario del R. Gin- 

(1) Nel yuoro Arch, della Soeieta per la conoscenta delta piU antica Storia 
Tedcfca. 

^2) La notizia si dival?6 subito por Vorona: la patria Gazzctta V Adige nf> 
rose conto. Diconsi pcr6 i Diplonii irovuti in una Busta sospetta II che non e 
vero: se in una Busta qnalsivoplia, troppo firave sarebbc stata la colpa del 
Bibliotecario. non nver Hiiiaiuinnto con dili^rn/,;! qtinnto contuueva. 



19 

nasio di Friberg in Sassooia, spediva a me in dono ana saa recente 
publicazioDe D$ Costantino Magno, ejusque maire Helena, libretto 
d^incerto autore, ch^ egli avea posto pel primo in luce a Lipsia. Ad 
illostrazioDe di qoesto aneddoto, e per compiacere al dotto Editore, 
gli spediva copia di alcone pagiue del Cod. Capit. CCIV, che con- 
tiene la HUtoria Imperialis del nostro Giuvanni Mansionario: quel 
tanto che risguardava la gioventii del Magno Costantino. Neir4^^^« 
per la Sioria delta Letter., Lipsia, 1881, ne discorreva il dotto Prof, 
con nna erndita recensione critica. 

3. Dappoi cbe il Sig. Osvaldo Perini mostravasi tanto corag- 
gto6o 6 aolerte nel prbsegoire la stampa dell' Arch. Stor. Veronese, 
gif promisi &¥orirlo con alqaante aneddote scritture, le quali pote- 
vano certo renderlo viemeglio interessante ai cultori della Storia 
Patria. Gli ho qoindi trasmei^a copia di un Diploma del Romano 
Manicipio, che accordava nobiltii ed onori alia famiglia Veronese 
de^ Bianekini : giusta retribozione ai meriti preclarisaimi di Mons. 
Francesco, e del P. Giuseppe, de' quali riusciva a me caro discorrer 
pih volte in questa mia Storia. II documento (1), avato in dono da 
no amico, provvidi allogarlo ne' Mss. della Biblioteca, dove sono al- 
tri monnmenti relativi a questi illustri Concittadini. 

4. Gontinuando la serie dei documenti dell'antico volgare dia- 
letto, uuoYe propizie occasion! di splendide Nozze mi porsero modo 
da condornela stampa fino al 1499. Stanno raccolti nei tre Aned- 
doti XXIV, XXV e XXVI. Alcuni appunti di qualche interesse per 
la Storia nostra vi sono raggranellati : in maggior nomero per ci6 
che s' attiene a filologia. La pesca lunga edaccurata fattane, mi da- 
rebbe oggimai quasi esaurita la serie. Restano le auticbe Epigrc^i 
i% volgare, che mi prometto di o£ferire al publico nel venture anno. 

5. Un secondo Artie, sulla Musiea Sacra in Verona, con al- 
qnante notizie storiche tratte dalla Biblioteca e dair Arch. Capito- 
lare, usciva nel Fasc. di Nov. della Rassegna Nazionale di Firenze 
1879, del quale pochi esempl. tirati anche a parte. 

1880. ; 

CCXIV. — Al principio delPanno il nostro Gio. Bali. Bia- 
dego per illustrare un suo lavoro tecnico, nella parte anche istorica, 
8ul famoso ponte Scaligero in Verona al Gastel veccbio, amava 

'1) Usciva a stampa neXVArch. Stor. Veronese, To. Ill, p 97. 



yj^'Zi.t^/L 'I'jutja, .ri^.zst j^^ O.n:^ L' ft:3.jr-: C;. Ctnj Cx^nikm ie n« 



O'.XV — L f^^ Gi^i€yi€ BUief^, fr&s^lo:- del preoedente, 
^ ftV*4i . Vi^^^'Is..'',:;.':^. ic:..^ CoskSLilr. per &-^r^a: ^>:k icadl niiA Vits 

U ^^ii^A '^irrkZin^^ thit ^ divene pArti racc.lii. zizre ml gt^ pcsMdoto 
fif^iii* 0»;rtVy«are, e tcberei -imre in pcbiico. £ bene anai altre soe 
LUUr$ r/^''^r/> eauitere a^trive ; De mi prew accor animo di com- 
AMfUevtj^ til tf^ya^ £acbe w»u mi si pre>eiiu \ 'jccasiooe propixia di 
r>b c/.rrajr;p/yfto VAiv^rt, 

In f^'^lf 'jCCMMioufi il Biadego pregaTami trar copia dalle Z#l- 
^'f, eh« ti celebre Lodr/t, Ankf%io Mnraim, scruse al oMiro Hods. 
i$mi9 Fraoc, Muelii, Arciprete della Cattedrale. Sodo ben 103, cbe, 
atciUo^ lieebza dal Capitolo, ei poblicaTa con belie illostrazioni 
«tohiy>-biblio^rafiche negli ii//t deZ/a Depmiaziome di Siorim Prntria 
dtlC Kmilxa, M^^deoa, 1881, ed in volome da se. 

CCXVL — Seropre intento a*critici saoi stodl il Co. Carlo Ci- 
poUa aiicbc dalla Capitolare traeva Doovi argomenti da colliTarli, 
#; farue alconi di poblica ragiooe. 

1, Kitornando egli ad occoparsi del Cod. di Claadiano CLXllI, 
nella UizUUi di Filologia ed Itiruz. Class. ( fasc. di Aprile e Oiu- 
gDo 1880; dava alcuoe NoU soi distici Catoniani, II Codice Doatro 
elibe Vjtm per esno, dopo gli stodi del Jeep, la ptii larga e compleia 
illoHtras&iofie chc si pogga desiderare. 

2. Vjii breve Carine latioo di Francesco Petrarca ( il 3.^, Epist. 
24), iiiHcrtto Del noetro Cod. CCLXVI (c. 51, 22), MiscellaDea, della 
priiria uMiXh del Hecolo XV, gli aperse la via a discorrere soirepoca 
in cui lo detlAVft, nel Maggie del 1353, quando, abbandonate per 
Heinpn; Avignone o Valcbiusa, dove ormai da piii anni era scom- 
parHo il Huo nrnore, ritornando in Italia, dairalto dellc Alpi gli si 
dispingaroiio innauzl agli occhi le valli Pieinontesi, e assaporb do- 
vfsllHineiiti! r aria predilctta della sua patria. II breve Carme pe- 
trMrclif!H(*><i, cho assai scorrotto leggevasi nelle precedeDti edizioDi 
di liaHileii, del Uosdutti, del Loparco, ci donava egli einendato con 
ii(!utn cnlicH muI ruiTrontu del nostro Codice^ e di an altro della 



21 

Marciana. La dotta illustrazione compnrve ucll' Archivio Ven, (XX, 
331-344). 

3. Anche piacemi ricordare una Letlera di Mons^ Lodovico di 
CaQossa, segn. da Venezia, 16 Maggio 1527, alia Maest^ di Fran- 
cesco I di Francia, che il Dott. A. de Mori dava in pablico per le 
NoEze di on sao cognato carissimo il Co. Giuseppe Pellegrini con 
la Marchesina Matilde di Canosfta, Padova, 1880, Tip. del Seroina- 
rio, 4 pagine. L' autografo sta nel ricco Fpistolario del celebre Ve- 
scovodi Bajeax, conaervato in quattro grosse Baste nella Ca^itolare. 

CCXVII. — Una scoperta assai preziosa erasi fatta al cadere 
del 1876 nella nostra Provincia, salia via che da Cer^a mena a 
Sangninetto, iu ana locality denominata la Ven^ra : in due ^nfore 
atraordinario ammasso di Monete Romane, del III Secolo delP Era 
Volgare, in tatto aopra 50,000 pezzi. II Cav. G. B. Dott. Bertoli 
Sindaco di Cerda ( da me altre volte ricordato con onore sa queste 
pagine), acqaiatava coaiffatto tesoro, e con generoaa larghezza ne 
faceva dono al Civ. Museo. Al nostro atudiosisBimo giovane 8ig. 
Luigi Adriano Afilani, alunno della Scaola Ital. di Archeologia, e 
membro corrigp. della Society Numiam. di Vienna, si diede I'onore- 
vole incarico di fame analoga relazione ed acconcia illostrazione : 
osciva in on volame in 4.® di ben 213 p. con tre Tav. in eliotipia, 
a cora della R. Accad. de' Lincei in Roma. 

L' opera h un vero tipo, da onorarne molto Tautore, il quale a 
ben condarla a termine ebbe ricorso piti volte ai Codd. della nostra 
Biblioteca, onde mi h grato qui ricordaria. 

CCXVIII.— Redoce dalla Germania, ove erasi portato per nao- 
ve critiche indagini sai testi Anibrosiani, Poperoso Ah. Ouerrino 
Amelii ritornava qua I' Aprile, e sostava alquanto ad esamtnare i 
Codici X e XXVII. 

CCXIX. — Nel Giogno il Co. Carlo CipoUa compolsava la 
raceolta di Mens. Giuseppe Moselli, in traccia di Documenti da 
giovarsene per la atoria de' Monti Lesaini, in rapporto agli antichi 
Cimbri, venuti qoivi a prendere stanza ferma. 

CCXX. — II Prof. Lviffi Cerrato, bravo giovane addetto alia 
R. Univeraitli di Torino, piaeevaai nel Luglio di svolgere c studtare 
la paieografia del uoatro Codice di Claudiauo. 



22 

CCXXI. — Nel Settembre il ch. Prof. W, Foersler di Bonna, 
per le sue iogegnose investigazioui sopra i dialetti deir Alta Italia, 
occopavasi de* nostri Ck>dici. 

CCXXII. — II Dott. M, Zucker, Bibliotecario di Rrlangen, per 
incombenza avutane dal ch. Sig. B, Dombart, rivedeva alcuni tratti 
del celebratissimo nostro Evangeliario purpurea. 

GGXXIII. — Bella brama di vantaggiarsi di uotizie sol valore 
critico letterato di Pietro Paolo Vergerio traeva qua lo sperto gio- 
vane Sig. Aliino Zenaiti di Trieste, a iovestigare ne' Codici Capi- 
tolari. 

CCXXIV. — Neir Ottobre il Dott. Rodolfo Renter di Treviso, 
COD la saa visita mi procarava la conosceDza personale di on attivo 
e iotelligente giovane Italiano, dal quale avremo da aspettarci ot- 
timi lavori. Istituiva ricerche su alcuni de^ nostri Codici, che ser- 
bano Poesie anticbe volgari. 

CCXXV. — Un altro valoroso giovane e concittadino, il Sig. 
Vittorio Marchetiui, dal quale dobbiamo prometterci pure ottinii 
frntti critico-letterarl, inteso ad un lavoro snlP epoca Scaligera, 
svolgeva i Documeuti raccolti da Mods. Muselli, e diversi altri Co- 
dici. 

GCXXVI. — Un^assai importante opera critica sul Vescovo di 
Verona Raterio, sta da qualche tempo elaborando il nostro egregio 
Prof. Cav. Ab. Leopoldo Stegagnini. Rinunciata la Cattedra, cbe da 
oiolti anui coprl onorevolmente ne* Regi Licei di Verona e di Ro- 
vigo, s' h posto con tutto Pardore a compiere il vagheggiato lavoro. 
La Capitolare Bibiioteca gli proferiva aneddoti di qualche interesse, 
come alcune Note Mss. di Mons. Dionisi, ed altro. Speriamo fra non 
molto messo al publico lo studio del nostro valentissimo Prof., e 
fatti coDOscere i meriti di quell* illnstre e 8\ combattuto Vescovo, 
meglio che Don ih il Vogel con la sua opera, edita a Jena nel 4 854 
ID 2 vol. Id 8.^. 

CGXXVII. — Come ioteressante alia storia della Capitolare, 
piacemi ricordare \9^ Dueale Veneia,! Aprile 1716, ai Rettori di 
Verona, publicata sulV Arch. Veneto (T. XX, p. 350; dall'egr. no- 



23 

stro Sig. Ant, Bertoldi, Vire-Conscrv. del Mus<»o Civiro di Veoezia. 

RiBguArda gli studi che V ill. Lod. A. Muratori si proponeva di isti- 
taire oegli Architt delta Cattedrale, ossia del Capitolo ; a' qoali si 
die* pieoo favore dod solo dalla SereDiBsirna, si eziandio dal CaooDi- 
cale CoIIegio, ma ch* egli non ebbe agio di fare in persona, sibbene 
soccorso largamente da Mens. Gian Franc. March. Muselli Arciprete 
della Cattedrale, e dal dotto Caucelliere don Bartolomeo Campagno- 
)a. Ne trattai breve al precedonte n. XX di questa mia Istoria. 
Maggiori schiarimenti si possono avere dalla Epistolare corrispon- 
denza tra li suddetti Muselli e Campagnola col Muratori : della 
quale parler6 sobito al seguente num. CCXXIX, & Qui basti ri- 
cordare una lettera in proposito dello stesso Muratori al Can. Ca- 
millo Co. Rizzoni, del 3 Agosto 1724, che il Sig. Bertoldi publica- 
va, in seguito alia Ducale, tratta dall* JSpistotario Muselli. Nella 
stampa coraero alcuni errori ; per esempio, neir indirizzo, dove si 
legge Bizzoni si doveva leggere Rizzoni. 

CCXXVIII. — Fra gli studiosi accorsi alia nostra Biblioteca, 
debbo annoverare anche una assai colta e specchiatissima Donna, 
la Sign. Franeesea Zambusi dal Lago. Da parecchi anni stanziata 
in Verona, prese interesse verso le nostre memorie istoriche ; oude 
non appagandosi di restringere i suoi prodotti letterarl a sole poe- 
sic, nelle quali si guadagn6 bella fama, stese una Storia di Verona, 
esposta in bel modo e piacevole pe' giovinetti : use! in Verona nel 
1871-72, e riprodotta nel 1873. Dopo questo lavoro, volse lo studio 
anchearaggranellareal possibile quanto ci resta di antiche memorie 
sui principali Caetetli, che adornano la nostra Provincia. Le offersi 
tutte quelle serbate dai Codici della Capitolare e dalle membrane 
deir Archivio : ed ella se ne giov6 con diverse publicazioni. 

CCXXIX. — Per satisfare alle ricerche di lontani amici, o 
ad impulse privato, segue la indicazione consueta de' miei stud! 
nella Capitolare. 

1. II ch. Prof. Bern. Dombart di Erlangen, mi pregava di 
rivedere alcsne pagine del nostro prezioso Evangeliario purpureo : 
mi studiai di renderlo pago. 

2. Cos! il dotto Bibliotecario della Aiessandrina, Cav. Enrico 
Narducei, chiedevami da Roma notizie di un Cod. citato da Scipio- 
ne Maffei [Verona illuetr., P II, pag. 244, e scg.) posseduto allora 
dal Co. Gio. Pellegrini: dove trovarlo oggidl ? Risposi, per felice 



24 

veDtura conservarsi oggi nella Capitolare al N. CCXL : e stimando 
a loi far cosa gradita, sponeva gli scritti recati da quella preziosa 
Raccolta. — Versione dal Greco di varie opere intorno alia scienza 
inusicale, fatta ad istanza Francisci GafoH Laudensis dal nostro 
dotto Veronese Gian Francesco Burana, al cadere del secolo XV. 
Rccone le eerie : 

a) Aristidis Qnintiliani, Musica. II Meibomio nella sua edizio- 
ne, fnttasa cattivo esenfiplare, Amstelod., 1652, nella Race. Antiquae 
Musicae Auciores, si maraviglia come un co8\ eccellente Trattatt) 
rimanesse tanto u lungo negletto. II nostro Burana pone in calce 
alia versione Ifli-data 1494. 

bj Segue un altro Trattato di Musica d' ignoto autor Groco ; 
di verso, dice Maffei, dagli stain pati su tale argomento. II Burana 
segna in calce al medesimo la data : Explicit 15 Apr, 1594. 

c) V Introdu:ione di Bacchic seniore, il testo Greco. 

dj Per ultimo la versione dei tre libri De Harmonia, Manne- 
lis Briennii, edito dal Vallesio in Oxford, 1699. 

Dietro queste brevi notizie il Sig. Narducci ne tenne parola 
neir Accademia dei Lincei. Speriamo stud) piii estesi dal medesimo, 
al quale non mi fu consentito spedire il Codice a Roma, come aveane 
mostrato desiderio ; ci torner^ doppiamente cara la sua visita per- 
sonale a Verona. 

3. A compiere, quanto m' era possibile, la serie dei Docu- 
menti in antico volgare Veronese, restava produrre la Raccolta 
delle Epigrafi. Ci avea dapprima v6lto 1' auimo il Maffei, ed un sajr- 
gio ne porsi al publico ne^ due precedenti miei Aneddoii X e XIV, 
come ho riferito agli auni 1871 e 1875 ; studio riraasto incompiuto 
nelle sue carte (nella Biblioteca Capitolare, Busta Maffei, N. IV, 12), 
dove ne trovai per6 selte soltanto. Ben piU ricco h il numero di 
quelle, che nel corso di non pocbi anni oggimai venni a conoscere, 
sparse per la Citt^ e Provincia, vuoi sculte in marmo, vuoi solo 
gra6te o dipinte. Alcune porgono lume alia storia, e piii o meno 
iuteressano tutte alia filolog\a, rappresentando le diverse maniero 
del nostro popolare dialetto. 

Per festeggiare le Nozze di nna mia carissima Cugina, la March. 
Maria Pindemonte Rezzonico col Nubile Sig. Co. Tommaso di Ca- 
stelbarco-Visconti, u<civa VAnedd. XXVIII: a ben trenta sommano 
le Epigrafi qui recate dal 1239 al 1542. Le raccolte dal Maffei, 
con le sue relative illustrazioni ancora inedite vi sono tutte, con 
Paggiunta delle mie. Non so quale altra zMih, dMtalia possa van- 



25 

tarne on co8\ bel oumero ; uessoDa credo le abbia sin qua prodotte. 
Studt particolari in proposito trovo indicati dai ch. Guasti e Mila- 
uesi per la Toscaoa, dal de Visiani pel Veneto, dal Gbinassi per 
le Romagne: alcQQe poche illustrate dal de Vesroe, comunicate- 
gli da Goaati, nel T. V del Propugnatore : altre sepolcrali dalle 
Chiese di Roina 11 Guoli, che fece uua cortese parola buI mio lavo- 
ro. Nod 8o come potesse dire, nelle Iscrizioni da me publicate, 
nan teder traccia di argomenio leUerario: egli dimeDticava quella 
in versi in onore di Can Signorio del 1375, per la fabbrica del no- 
stro maraviglioso Ponte sulP Adige presso al Castel vecchio. Al 
SQO voto per la stampa. massime delle oggimai raccolte dal Comm. 
Guasti, m* associo con tutto Panimo. 

4. Neir Agosto, il R. P. Fdmondo Schmidt apediva in dono 
alia nostra Biblioteca la sua nuova stampa della Regula S. P. Bi- 
nedicH, Ratisb., 1880, in 8.^. Gli studi da me fatti per compiacere 
alle sue ricerche sul God. Capitolare LIl, e sopra un altro della Co- 
munale (de* quali h nn cenno al preced. N. CLXIV, 1), furono per 
gentil modo esposti dalT erudito Beuedettino a pag. XI de' suoi 
Prolegomena. Abbiamo cos^ juxia antiquissimos Codices recognita 
quella Regola sublime, cbe S. Benedetto con sapienza veramente 
celeste dettava pe* suoi figli a Monte Cassino; quella i2d;^o/a, che 
dal 529 in poi veniva accolta da sopra 82,000 Mgnasteri, e pro- 
dasse una schiera numerosissima di uomini illustri nella santitit, 
come altresl nelle scienze, lettere ed arti belle. 

5. Nel Settembre il Sig. Achille Neri di Sarzana, in traccia 
di Lettere inedite d' autori Genovesi, di qua ne pot^ conseguire 
una almeno, che il P. Giambattista Pastorini indirizzava nel 1715 
a Scipione Maffei. Lo studioso Sig. Pieiro Sgulmero, assistente alia 
nostra Civica Biblioteca, aveva la cura di ritrarla dair J'ptJ/o&trto 
Maffeiano nella Capit lare, e la cortesia di spedirla alP erudito iu- 
dagatore. 

6. Nella grave difficoltk incontrata ( n5 di cos\ agevole solu- 
zione) a produrre in publico il tesoro degli inediti monumenti sa- 
cri, storico, letterarl da me raccolti ne* ben tei volumi, onde si com- 
porrebbe lo Spicilegium Capitularis Bibliothecae (di cbe bo parlato 
altre volte), deliberai trarne dalP oscurit^ uno almeno, certo di 
molta importanza, ad assicurarci V epoca ferma in cui Ragemberto 
occupava la Sedia Vescovile di Vercelli. Desso h una Bolla inedita 
di Papa Anastasio IV del 1154, cbe largiva a quel Vescovo il pri- 
vilegio del sacro Pallio. Sta nel Codice Capitolare LXIV memb. del 



26 

Sec. XII. Ignota al laff^ ed a1 Kaltenbranner, la diedi con breve 
illostrazione nelV Arch, Star, Ital., Serie IV, T. VI p. 3-8. Qui deb- 
bo avvertire, come dimenticai annotar V errore corso in due luoghi 
del Godice, che segna la data in nunse Febr. Ind. Quintadecima, e 
dee leggersi Indict. Seeunda. Curioso fatto, 1' aver potuto del me- 
desimo Vescovo Bagemberto indicar Teffigie, rozzamente delioea- 
ta, sopra un altro Godice Gapitolare N. XXI, cod una postilla rela- 
tiva ad istorici luttuosi avvenimenti dell' epoca. 

7. Larghi e presiosi material! foruivano i nostri Godici ad un 
altro mio lavoro, di coi on saggio usciva al cadere di quest' anno. 
Sui MonumenU ffrt^fici affidati al bronzo, al marmo, al papiro ecc. 
relativi alia storia di Verona, tenni parola al precedente N. CGII, 2. 
Neila 8peranza di trovar benigno appoggio per una publicazione di 
ben tre grossi volumi, vuoi dalla R. Deputazione Veneta di Storia 
Patria (che aveva pur favorito uno studio simigliante in favore 
della Gittk e Provincia di Padova), vuoi dal nostro Municipio (che 
mostrossi largo in altre stampe), deliberai far on po' meglio cono- 
score come intendeva ordinate il mio. Ne posi in luce un Saggio, 
col titolo : Le/onU prime della Storia Veronese. La serie de' Monu- 
menti s' iniziava, come pareami ben giusto di non trascurarii, dai 
pill vetusti, avvegnach^ spesso d'incerta data, tratti da Iscrizioni, 
Le quali pensai dividere ne' seguenti Capi. 

I. Divinita e Sacri Minieteri, II. Storia Civile, Magistratura. 
III. Edifid, lavori publici. IV. Prqfessioni, arti, V. Illpstri perso- 
naggi. VI. Famiglie. Ben cento trenta vi sono annotate, senza con- 
tar quelle relative alle ventitre Famiglie allegate soltanto. 

Seguono i Monumenti istorici avanti I' Era Cristiana, tratti 
da Polibio, Gatullo, Licinio Galvo, Gicerone, Cornelio Nepote, Vir- 
gilio, Tibullo, Macro, Properzio, ed Orazio. 

Poi quelli del I Sec. da Ovidio, T. Livio, Strabone, Patercolo, 
Valerie Massimo, Gassio Severe, Seneca il Retore, Pomponio Mela, 
Seneca il Filosofo, Pomponio Secondo, Asconio Pediano, Plinio se- 
condo, Silvio Italico. Gosi via via gli altri: sine al VII Secolo arri- 
va il prodotto Saggio. Non saprei quale altra Gittk e Provincia Ita- 
liaua, da Roma in fuori, possa offerirne una serie cosi ricca ed il- 
lustre. 

So bene vagheggiarsi 1' idea di una piix larga Raccolta, la 
quale accogliesse tutti i Monumenti della Venezia, Mi si perdoni la 
rispettosa e pur franca persistenza a combatteria ; stimcrei a ciu 
meglio convenientc un sommnrio Regesto delle fonti storiclic, come 



27 

8^ h ormai bene iniziato il lavoro dal nostro valoroso Co. Carlo Ci* 
polla ; perch^ a voler prodarre la 8erie amplissima dei siogoli do- 
comenti, oltre al riuscire oQa pablicazione soverchio macchinosa 
(uD trenta e piU volumi ), difScile ad averia attaata, meno adatta 
alio stodioso, come accordarsi poi alia circoscrizioDe delle ProviD- 
cie che dovrebbero venir comprese ? Diedesi largo tribute di 8tudt 
alia Marca Trivigiana, al Bergamasco, al Bresciano, da ultimo al 
Padovano. Deh ! si ccnceda questo onore anche a Verona : non si 
astringano gli indagatori delle nostre antiche memorie istoriche a 
pescarle in troppo vasto pelago! 

8. II chiarissimo Sig. Cav. Pietro Mnratori da Modena aveami 
chiesto^ se qui esistevano lettere Mas. del suo celeberrimo Antenato 
il Prevosto Lodovico Ant. Muratori. Risposi conservate solo Ire 
delle tante, certo da lui spedite al March. Scipione Maffei ; per6 
esservene ben 104 dirette a Moos. Oianfrancesco March. Muselli, 
benemerito Arciprete della Cattedrale. Di tutte, per compiacere 
quel gentilissimo, gli feci tener copia, ch* egli mi ricambiava con 
altra di tatte le 109 del Muselli al Mnratori ; aggiunta par copia di 
nave altre del noatro Bartolomeo Cnrnpagnola alio atesso Muratori. 
Le prime allogai nella Buata N. MLXXXIV a crescere Y Eputola- 
rio Maaelliano ; le altre nella Busta N. MXLV insieme ad alcnni 
Mas. dello atesso Campagnola. 



BRESOIANI 



AL 



CONCILIO TRIDENTINO 



CENNI BIOGRAFICI 



Appendice AL Muzio Calini (1) 



Amanzio da Brescia deH'Ordine de'Servi di Maria. Inter- 
venne al Concilio Tridentino dal 1501 al 1563 in qualitk di Teo- 
logo del suo ordine, e di Mons. Girolamo Savorgnan vescovo di 
Sebeniro ; ai 17 Giugno 1562 presenW un voto intorno all' Euca- 
ristia (2). Dissertd sul Sacramento dell' Ordine nella Congrega- 
zione de' Teologi il 1 Ottobre dello stesso anno 1562, indi intorno 
alia predestinazione. Di esimia dottrina, sottile teologo e facondo 
oraiore lo dicono il Giano (3) ed il Giustiniani (4). Secondo 1' ano- 
nimo Quiriniano mori in Brescia nel 1587 (5) e secondo il Giusti- 
niani nel 1590 (6). 

Arnbrogio da Brescia dell' Ordine de' Servi di Maria. Inter- 
venne quale altro de' Teologi del suo Ordine alia II sessione del 
Concilio tenutasi in Bologna ai 2 Maggio 1547 (7). 

(1) Vedi Archivio Veneto, T. XXI, P. II. 

(2) Nell' Indice di una importante Raccolta di Documenti Tridentini. ora 
perduta e che stava nella Vallicclliana in Roma, e segnato « Sent(^ntia Amantis 
do Hriscia Ord. Serv. 8uper5artic. de usu Sacr. Eucharistiae die 17 lunii 15G2». 
iM. Mss. in f.%c. 63, n. 17. 

(3) Annalium S. Ordinis Fratrum Sercorum B. M, V. Florentiae , 1618 , 
torn. II, p. 132 

(5) Sacros, Cone. Trid. ejusque Patres etc. in triginta quinque Indices dispo- 
siti. Romae, 1673. p. 431, in 4." 

(4) Nolizie sui Vesc. e Teol. Bresc. chefurono al Concilio Tridentino. Cod ice 
Quir. D, 111,8, 10. 

(6) Loc. cit. 

0) Calenzio Gknkroso, Saggio di Storia del Concilio Gen. di Trento sotto 



29 

Antonio da Griynaiio vedi Battisti Antonio. 

Datiisti Antonio. — II Coleti (I) lo dice Antonio da Grigna- 
m\ ma secondo il Brunati (2} egli ^ Antonio Battisti di Gargaano. 
Appartenne alia famiglia de' Minori Conventuali di Padova, anzi 
Reggente della Chiesa di S. Antonio e professore di quello Studio. 
Fu al Concilio Tridentino dal 1561 al 1563 quale Teologo del suo 
Online. 

Bozzola Gio, Batta. — Nato in Brescia negli ultimi anni del 
secolo XV o ne' primi del XVI da una famigiia di librai ; fu anche 
esse libraio ed editore intelligente. Teneva bottega in una case in 
contrada di S. Agata vicirio air angolo che volge al corso del 
Mercanti (3). Nel 1521 sposd Laura Tebaldino dalla quale, verso 
il 1523, ebbe V unica figlia Giulia. II veneziano senatore Dome- 
nico BoUani, prima Prefetto civile poi VescoiPO di Brescia, s' in- 
contr6 col Bozzola nell' amore per V arte tipografica e gli fu tosto 
amico e mecenate. Si riapriva allora il Concilio ecumenico in 
Trento (1561), citta che in que* giorni non aveva tipografi n^ li- 
brerie. II Bozzola, per consiglio del Bollani , portossi a Trento, apH 
una libreria per provvedere i Padfi di codici e libri, e durante il 
Concilio fu editore di cinquantasette opuscoli contenenti moltissi- 
mi Discorsi, Orazioni ed altro, risguardanti quella veneranda As- 
sembled, e corond le sue edizioni con quella degli Atti completi 
del Concilio, formandone un libro oggi divenuto raro, ma tenuto in 
grande pregio fra i dotti per la esattezza e correzione della staro- 
pa (4). Lo dedicd a Mons. BoUani con forbita lettera latina, la qua- 
le ci dimostra che 11 Bozzola era anche uomo di lettere. 

Per quante ricerche abbiamo fatte non potemmo rinvenire 
r epoca della saa morte; per6 nel 1568 era gia defunto, come at- 
testava la flglia sua nella denuncia del s uoi beni (5). Nel suo Ne- 

Pu^h III. Roma, Silimbergrhi, 1869| p 400. — Ci confessiamo grutissimi debi- 
tor! a queato uotitro e^regio amico continuatore df^gli Annali del Baronio di 
molte notizie specialmente Bresciane da lul rinveuutc iu Roma. 

(1) Condi., torn. XX, col. 213. 

(2) DizionarieUo degli Uomini illustH della Riviera di Said. Milano, Pogrlia- 
ni, 1838, p. 21. 

(3) Casa descritta dalla figlia sua Giulia uella denuucia 1568. Scbede ceu- 
suarie nelTArch. Municipate. 

(4) Vedi DoMBMico Bollani, Mem. della Dioc. di Brescia. Ivi, 18*75, p. 151 
p »eg. Vedi la Bibliografia Tridentina in Brescia che publicbpr6 appresso. 

(5) Scbedu ceosuaria di denuncia di Giulia Bozzola (1568) oeirArcbivio 
MuDicipale. 



30 

gozio gli succ^sse Tommaso Bozzola suo nipote o forse meglio 
suo figlio addottivo, il quale ebbe anche tipografia, arte che conti- 
nuo ad esercitarsi dai figli di Tommaso fino verso Y anno 1640. 

Brescia {Amanzo da) vedi Amanzo. 

Brescia (A^nbrogio da) v. Ambrogio. 

Brescia (Marco da) v. Marco. 

Brescia {Giulio da) v. Giulio. 

Brescia {Giuseppe da) v. Giulio. 

CaUni Muzio, di cui ragionammo nella prima parte di questo 
lavoro. 

Cavalli Sera fino, — ]JNato agli Orzinovi nel 1522. Entrd nel- 
1' Ordine de' Predicatori in Crema e, raandato dappoi a Brescia, 
quivi dedicossi alio studio della Teologia. Ben presto la fama 
del suo sapere lo condusse a Roma, chiamatovi da Paolo V a mem- 
bro della Consulta del S. Officio. Per tal suo incarico ebbe 
molto a soffrire, e fu ferito in una sommossa avvenuta in Roma 
alia morte dello stesso Pontefice. Assunto dal Oenerale delFordine 
a suo socio, fu eletto Provinciate di Terra Santa e spedito Visita- 
tore in Spagna, da dove ritomato nel 1562, portossi al Concilio 
Tridentino quale Teologo dell' Ordine de' Predicatori, ove ebbe 
lodi per la sua erudizione e facondia (1). Nel 1569 fu eletto Pro- 
curatore Generale, e quando Vincenzo Giustiniani Generale del- 
r Ordine venne decorato della porpora, il Capitolo, alia presenza 
dello stesso Pontefice Pio V, elesse il Cavalli Prior e Generale (11 
Giugno 1570). Zelante per le misstoni delle Indie, fondd collegi 
per r istruzione de' giovani Missionari. Nel 1572 visitd i Convent! 
di Francia, di Sicilia e molta parte di quelli d' Italia, compreso 
quello della patria sua, Orzinovi, a cui dond un prezioso deposito 
di reliquie (2). Nel 1576 congreg6 un Capitolo Generale in Bar- 
celona, e nel 1577 indisse la radunanza di un altro in Napoli, che 
poi fu sospeso per 1' infuriar della peste. Visitd nello stesso an- 
no le Provincie di Betica ed Anatolia, in cui fermossi dieciotto 
mesi. — Nel ritorno arrivato in Siviglia si inferm6 di febbre quar- 
tana, che da tempo lo affliggeva, ed ai 21 Novembre 1578 mori 
colJi nel Convento di S. Paolo, ove sul suo raonumento venne scol- 
pita la seguente iscrizione : 

(1) QuETiF et EcHARD, Scfiptotts ordinis Praedicatorum. Lutetine Parisio- 
rum, 1721, vol. 2, p. 213. 

(2) Noiizie sui Vescori e Teologi etc., I.e.; Rossi. Shgi Slor. di III. hrescia- 
ni. p. 336: Codagli. Historia Orceana, Brescia, 1592, per Borclla, iu 8.**, p. 180. 



R.rao P. Fr. Seraphino Cavalli Brixiensi — Ordinis Praedi- 
catorum Magistri Generali — viro vitae sanctimonia clarissimo — 
pietatis zelo ardentissimo — religiose vivendi rationis — assertori 
et instauratori promptissimo — cuius stabiliendi et coniirmandi 
gratia — tempore cum beliorum tumultibus — turn haeresum pro- 
cellis difdcillimo — universa pene Europa peragrata — yiribus 
diuturna peregrinatioae consumptis — anno aetat. LVI in hoc Ce- 
nobio — extinctus est — XI Kal. Dec. Ann. MDLXXVIII — lUu- 
str. et Exceli. Alpbonsus Perez — de Gusman cognominato Bo- 
nus — Methimnae Sidoniarum Dux inclitus — in bujus ordinis vi- 
ros observantiae et — singularis devotionis M. H. P. C. 

U Giustiniani chiama il Cavalli : pietaie, docirina, et res ge- 
starum uUUtate conspicuus (1). II Lopez lo descrive d'aspetto 
angelico e grave (2)) ed 6 pur lodato dal Bazzi (3), dal Rossi (4) e 
dal Corniani (5). 

Del Cavalli ci resta : i. De Christo Itidice orazione detta al 
Concilio nella I Domenica d* Awento 1562 e publicata in Brescia 
dal Bozzola (6); 2. Epistola Enciclica ad Universum Ordineni. 
Romae, 1571 ei Barcinonae, 1574; 3. Prefaiio all' Opera Yiijae 
FkUrum del Surio, Lovanio, 1575 ; 4. Offlcium singulare in fe* 
s(o Sancttssimi Rosarii cantandum. 

ChiaH Marco da (v. Marco da Brescia). 

Clario Isidoro (v. Cucco Taddeo). 

Cocciano Costanxo o Costantino, nativo di Isorella, insigne 
teologo deir Ordine de' Predicatori. Spinello Benzio vescovo di 
Montepolciano lo condusse quale suo teologo al Concilio Triden- 
tino nel 1562. Nel Convento di Ferrara, ove aveva abitato il Coc- 
ciano, esistevano nello scorso secolo i seguenti suoi scritti : Com- 
mentaria in logicam Aristotelis et tn libros De Anima — Anno- 
tationes in Psalm. Miserere tnei Dens (7). 



(1) L. c, p. 452. 

(2) Delia Historia di 8. Domenico e del suo Ordine, Meseino, 1652, p. 118. 

(3) Magistri Ord. Praedicat, p. 182. 

(4) Blagi Histor. di III. Bresciani, p. 336. 

(5) Storia letteraria degli Orzinovi, vol. XXI dolla Nuova Race. Calogerd, 
Vcuezia, 1771. 

(6) Vedi Appendice //di questa Memoria. L' orazione del CatHlli 6 stampatn 
anche nel Cone. Trid., edizionedi Lovanio, 1567, p 343, e nrl vol. XIV, p. 14r)4, 
'lella Coll. Beg. Concil. Omn. Qen., Parisiis, 1644. 

(7j Pkroni, Bibl. Bresc, vol. I, Cooeiauo. 



32 

Cucco Taddeo. — Nacque in Chiari nel 1 195 (I). A 22 aniii 
di etk profess6 la Regola de'XIonaci Cassinesi in S. Giovanni Evang. 
di Parma, ed assunse ii nome di Isidoro aggiungendosi anche quel- 
le di Clario in memoria della sua Patria. Fu profondo teologo e 
iilosofo, espertissirao esegetico, e versato nelle lingue latina, greca 
ed orientali. Le sue opere sulla Bibbia furono assai ricercate, ed i 
Padri del Concilio Tridentino le citarono spesso con lode nelle 
trattazioni sui libri.canonici (2). Essendo nel 1545 ab. di Pontida 
si portd al Concilio e fn presente alia Sessione II (7 Gennaio), alia 
III (4 Febbraio), alia IV (8 Aprile) ed alia V (17 Giugno) dell'anno 
1546 (3). II Giustiniani (4), non avendo sott' occhio che i mano- 
scritti esistenti nella Valicana (Cod. n. 1373) scrisse che il Clario 
aveva dette due Orazioni in quella sacra assemblea, ma veramen- 
te ne recit6 quattro, che sono anche stampate. Essendo Abate in 
S. M. di Cesena, fu ai 20 di Gennaio 1547 eletlo ve>covo di Fuli- 
gno successore al dimissionario Elasio Palladio. Fu per integrita 
di vita e per somraa dottrina lodato. Mori in Foligno ai 28 di Mag- 
gio 1557, e sepolto in quella Cattedrale colla seguente lapidaria 
iscrizione, che il Gussago dice errata nella data (5) : 

Isidorius Clarius Brixiensis — Fulgineae iam VII annis Epi- 
Scopus — vita moribus integerrimus — exemplo et verbis admi- 
rabilis — doct. clariss. Christ. Graecaq. Heb. Latina — mira in 
pauperes charitate insignitus — annum suae aetatis circiter LX 
agens — acutissima correptus febre — patieutissime placideque 
obdorraivit — ac XL post mortem horis ob assiduam populi deo- 
sculationem — maximis cum lacrimis ejusdem — non foetens cer- 
te proh minim sed redolens — hie situs est — die XXVIII Maii 
MDLV. 

II Clario ci lascio : 

1.** Novi Testament! vulj^^ta etc. adjectis scoliis — Venetiis apud Petrnm 
Schoeffer, 1541, vol. 2, in 8.**, e di nuovo Autuerpioe, 1544, in 8.** 

2.° Vulf^ata editio veteris Testamenti quorum alterum ad Hebruicum ai- 



(1) Peroni, Bibl. Bresc.y vol. I, Cucco ; Gussaoo, Bibl Clarense, Cbiari, 
tip. Tellaroli, 1822, vol. II, p. 5 e seg., alia quale rimettiamo chi desiderusse 8ul 
Clario piii ample notizie. 

(2) Bbccadello, Monum. di varia letteratura. Bologna, 1791), 1801. ; Let- 
tef*e a Muzio Calini, vol. III. 

(3) CalenzioG , Haggio di Sior. del Cone, I. c. 
(4; S. S. Concilii Trid. Indices. 1. c. 

(5) BibL Cfarctts., I c. 



33 

Wriim :ul Graeoara veritatem emendntum est t1ili«rontissime. Vpnetiis apud 
Scbopffer, 1542, in f.°, indi di iiuovo VtMietiis apud JuntuR, 155*7. — Dopo lu 
morte del Clario questo libro fu dalla S. S posto airiiidicc pei prcmessi prole- 
ponieiii, ^''ludicaTi troppo acri contro la Voljriita. 

S." Canticum Canticorum Salonionis rum ficholils VenetiiB, 1518, in 8 *» e 
LoTHnii, 1559, f.* 

4." Oratior.es IV habitae in Concillo Trideutino. Mediolani, 1540, in 4.** 
5/" Super Missus est et super canticum Magnificat. Veneliis, 15<)5, in 4.o 
6." In evancrelium secundum Lucam Orationes TJV. Venetiis, 1563, in 4.* 
1. In S<*rmone Domini in mont^ habitum secundum Matheum Orationes 
LXIX. Venetiis, apud Nicolinum, 1566, in 4.o 

8." Orationum extraordinariarum in quibus utriusquc Testam. etc. Vene- 
tiis. 15C7. 

9." Libri tres in Cap. XV Epistolas D. Pauli ad Corinthios. Venetiis, 1565. 

10. Epfstolae ad amicos. Mutinae, Capponi. 1705 — In questa morolta 
oitre qualche scritto inedito si compreRero ancbe quelli cbo erano gik atnti pu- 
blicati separatamente nel 1540. 

Durnnti Vincenzo, patrizio Bresciano, figlio di Nicote q. Bar- 
tolonieo, nipote (U Pietro vescovo di Termoli e del Canlinale Du- 
rante, tutti Duranti, nacque in Palazzolo net 1509. Educate in 
Padova vi ricevette la laurea in ambe le leggi, e fu giovanissimo 
ricevuto nel Collegio de'Giureconsulti Bresciani, die nel 1M8 ab- 
bandon6 per recarsi a Roma ove fu elotto da Paolo III suo Pre- 
late Domesdco, Cav. di S. Pietro e Governatore di Spoleto e Ca- 
merino. Morto suo zio, fu consecrato Vescovo di Termoli ai 14 
Luglio 1539, indi ai 21 dello stesso mese nominato Referendario 
di Grazia e Giustizia,ed,al primo Agosto, Datario di S. Chiesa. Nel 
1540 ottenne che il Collegio de' Giureconsulti di Brescia godesse 
gli .stessi privjlegi del Collegio di Bologna, e nel 1511 essendosi 
S(*operte in Dataria alcune fabe BoUe, stese forse da alcuni ofd- 
ciali per scroccheria (1), essendo egli responsabile, venne licenzia- 
to. Si ritiro alia sua Cliiesa di Termoli, ma nel 1515 presentossi al 
Concilio Tridentino ed intervenne costantemente alle cinque prime 
Sessioni, celebrate dal 13 Dicembre di quell* anno a tutto il 154(5; 
indi ricomparve alia IX ed alia X tenutesi in Bologna ai 21 Aprile 
e 2 Giugno 1547. Fece ritorno alia Diocosi suo, ma creato Cnrdi- 
nale e Vescovo di Brescia Durante Duranti, venne in patria e 
qualclie anno vi si fermd esercitando V ufdcio di Vicario Generale 
e di Vescovo ausiliare del Cardinale, alia morte del quale il Capi- 
tolo Caltedrale voile che continuasse a reggere la Diocesi come 

\\: Pandoi.ko Nassino, Cod. mss, Quirin. E. 1, 12. 



34 

suo Vicario. II Bollaui gli rironfenno le facolta Vicariali, delle 
quali uso fino a che, riaperto il Concilio Trideutino nel Dicembre 
1561, riconiparve fra quel venerando Consesso. Terminato il Con- 
cilio, ritorn6 per rultima volta a Terraoli ; ed ai 17 Agosto 1565 (1) 
sped'i al Pontefice la sua rinunzia, la quale venue accettata nella 
Congregazione Concistoriale del 1 Settembre (2). Ridottosi in Bre- 
scia a vita privata, mor'i nel 1570, e nel suo gentilizio sepolcro 
nella Cattedrale venne coi riti che a defunto Vescovo s' addico- 
no sepolto (3). 

Gabbiano Gio, Batta. da (vedi Gio. Balta.). 

Gambara Cesare, figlio del conte Gianfrancesco e di Donna 
Corona Martinengo, secondo cugino del cardinale Gianfrancesco 
Gambara , nacque in Pralboino nel 1516. Nel 1530 fu accora- 
pagnato dal padre alia Corte di Roma, ove fu caro a Clemente VII, 
a nome del quale presentd in Bologna a Carlo V i patti, secondo i 
quali avrebbe voluto si radunasse TEcumenico Concilio. Nel 1546 
fu spedito Governatore a Perugia, indi ebbe il Vescovato di Tor- 
tona, ai 2 Marzo 1548, e vi fece residenza. Volendo poi Carlo V 
fortiticare Tortona, dovette distruggere il Palazzo Vescovile, ed il 
(Jambara lo rifabbrico. Ai 14 Marzo 1550 ottenne de' privilegt 
dalla Republica Veneta. Fu presente al Concilio Tridentino dal 
Gennaio 1561 fino alia chiusura, ed a' cinque Concili Provinciali 
tenuti dal Borromeo in Milano ; e, dopo trent' anni di saggio go- 
verno della sua Chiesa, mori nel 1579. — Lorenzo Gambara gli 
dedic6 V Anguis e V ode ad Anc/usen. (4). 

Gambara GianfrancescOy figlio del conte Brunoro, feudata- 
rio di Verola Alghisi e di Pralboino, e strenuo condottiero d' armi, 
e di Virginia de' marchesi Pallavicini, vedova di Ranuzio Farnese, 
nacque in Brescia nel ioXi. Nipote del cardinale Oberto Gambara 
e di Veronica, consorte al Principe di Coreggio e famosa verseg- 
giatricc, ancor giovinetto diede il suo nome alia milizia ecclesia- 



(1) UoHELi.i, Italia Sacri, vol. VIII, col 380. 

(2) Acta Concist. sub Pio /^''scripta per b. m. card db Gambara. Cod. mss. 
iu 4.** nella Casanat. in Roma, XX, III, 16, p. 519 vers. 

(3) Notizie sui Vescovi e Teul. Bresciani. Col. Quir. citato D. Ill, 8. Notizie 
stor. geneal. della nob. fam. Durantt\ mss. presso di mc. 

(4) Notizie sui Vesc. e Teol. Bsesc , 1. c. ; Litta, Fainigl. celehri d' Italia — 
Gamhara, tuv. V : Ughklli, //a/ia Sacra, torn. IV. j). (551-52. - Nol Cod mss. 
n. 3070 N. A. uellu liurbcriiiianu iu Roma stuniio alcuiif Lotterc di muns. Ccsaro 
riunil»;ira 



35 

stira e nel 1549 fu eletto Preposto comraendatario della antica 
Casa degU Umiliati di Santa Maria di Palazzolo, per rinuncia del 
cardinal Oberto, al quale piu tardi successe anche neir Abazia 
creraonese di S. Lorenzo e in quella d' Acquanegra, allora appar- 
tenente alia nostra Diocesi. Lasciata la casa paterna, accompagno 
lo zio alia corte di Carlo V, indi recossi al Vaticano quale Came- 
riere segreto di Giulio III. 

Sotto il Pontificato di Paolo IV gli si assegnarono parecchie 
pensioni sui beneffci bresciani, indi fu eletto Presidente del Comu- 
ne di Roma, e finalmente ai 26 Febbraio 1561 Cardinale diacono 
del titolo de' ss. Pietro e Marcellino, che poco appresso cangio con 
quelli di S. Prisca, di S. Pudenziana, di S. Anastasia e di S. M. in 
Transtevere. Spedito Legato a Camerino, di la passd in Trento 
ove assistette alle ultime Sessioni del Concilio Tridentino, e fu uno 
dei Cardinal! che sottoscrissero alia BoUa 23 Gennaio 1564, con 
cui Pio V confennd gli Atti di quel Concilio. Lo stesso Pontetice 
lo voile di poi compreso fra i supremi Inquisitori, e quindi Vescovo 
di Viterbo, ove il Gambara fond6 un ospitale e Y arcidiaconato di 
quella Chiesa maggiore ; edified il Palazzo colla villa di Bagnaja, 
accrebbe le rendite del suo Capitolo e restauro la Cattedrale (1). 
La corte del cardinal Gambara non difettava di splendidezza, anzi 
noi troviamo ascritti fra i suoi famigliari i nostri canonici Pantilo 
Manerba, Tranquillo Soldo, Orfeo Tolino e Giulio Caravaggi, il 
priore Paolo Franzoni, due mansionari della Cattedrale e quasi 
tutti i beneficiati di Verola Alghisi (2). I Bresciani poi, che trova- 
vansi in Roma, rinvenivano nel Cardinale un protettore e nella 
sua casa un centro d* uniore, e fu presso di lui che quei nostri 
concittadini istituivano ai 6 Dicembre la Confraternita bresciana. 
e fu per generosita e per cura di lui che qualche anno dopo sorse 
in Roma la chiesa nostra de*Ss. Faustino e.Giovita in sulla via 
Giulia. II Cardinale Gambara mori in Roma ai 5 Maggio 1587 (3). 

Gambara Girolamo. — Nei diversi Indici publicati, di coloro 



(1: ScoTTi Fbancisci, Orfl^io hnhita ViUrfni in funere lUnii Card. Gam- 
bartu. Viterbii, apud Ag. Colonn., in 8.° ; Ciaconrs, Vitae Pontif. ef Card. 
Roinae, IBTT, p. 939, vol. Ill; Litta, Fam. celebri d* Italia. I. c. ; Menwrie sto- 
riche della Chiesa e Con/rat. de* SS. Faustino e Giotita de' Bresciani in liorna 
Mm. presso di me. 

;2) Re^istri Beneficiarii presso la Curia Vescovile C. A. 

3) DoMENico BoLLANi, Memorie storiche della Dioc. dt Brescia. Ivi, 187d, 
in 4/* p. 91. 



36 

che intervoniinro al Concilio Tridontino, dopo i Notai Conciliari 
trovasi annoverato « Hieronynms Gainbara o Garabarus Brixiensis 
ejc Forensibus o Forensis » (I). Queste indicazioni perd sono sba- 
gliate, e devesi leggere piu propriamente : « Hieronymus Gambara 
Brixiensis, Forerius Generalis », come stn nell' Indice dei Padti ecc. 
stampato in Riva di Trento nel 1506 ad istanza di Pietro Antonio 
Alciati, in cui sono designati per Nolai del Concilio il Pellegrini ed 
il Panfilo, per Depositario il Manello, e per Foriere niaggiore il 
Gambara (2). Intervenne al Concilio dal Novembre 1500 lino alia 
chiusura. 

Gio, Batttsta di Gablmno, — Professo deir Ordine dei Servi 
di Maria. Intervenne alia I Sessione del Tridentino, tenutasi a Bo- 
logna ai 21 Aprile 1547, quale Teologo del suo Ordine, e trovasi 
negli Indici sotto la seguente firma : « lonn. Bapta, de Gabbiano 
Brixiens ». 

II Giustiniani poi (3) lesse male e nel suo Indice pose: loan. 
Kapt, de Fabrano Brix. Nei Comizi de' Serviti, tenutisi in Pesaro 
nel 1552, il P. Gio. Battista de Gabbiano veniva eletto Vicario Ge- 
nerale dell' Ordine (4), ma nessun'altra notizia potemmo rin venire 
intorno a lui. 

Girelli Girolamo, — Nato da nobile famiglia bresciana nel 
1490, giovane ancora profess6 nell' ordine de' Minori Conventuali. 
Fu professore di filosofia nelle Universita prima di Perugia indi di 
Pavia poi di Bologna (5), e nel 1530 chiamato alio studio di Pa- 
dova sucoe>sore al grande scrittore Simone Ardeo. Nei vari ludici 
Conciliari compare per la prima ed unica volta il suo nome (Hie" 
ronymiis Girellus Brixiens.) fra i Teologi del suo Ordine nella 
Congregazione del 20 Febbraio 154(), in cui trattossi della esisten- 
za <lelle divine ed apostoliche tradizioni rirevute dalla Chiesa e 
rigettate dai novatori (()). II Gambara (7) attesta che il Girelli 

(I) IcsTiNiANi, jS". Cone. Trid. ejusque Putns ecc. ecc. in iriginta quinque 
Indices dispositi. Roiiiue, UH:^. 

(•2) Martene et Duuand, Vcter. Hcriptures H Monument. Historic. Parisiis, 
1721, vol. Mil, col. 1242: Hierohprnus (himber Biixiensis Forrerius. 

\'S) luSTlNlANI, 1. c. 

;4 GiANi, Annates ordinis frntram Sercor. B. Marine Virg. Liiccae, 1719, 
torn. Ill, p. 121. 

!5 GoNZATi Rernaudo. La UnsiUca di S. Antunio di Pudova. T. II, p. 208. 

(() KiNAi.Di, Annates Kccles. anno 1540; Calen/io. I. c. pJijr. 50, 301 In 
tolcijiii Indici, ppr crroredi «tanjpa, invcoo di Girelhis leffprrsi Pirellus. 

(T) Hnginnniticnti di Stoiiu lUttrta. Rn'scui. 1810, p. ITo. M)I. Ill 



37 

fu anrhe Teologo Jella Republira Veneta. NVl 1570 a proprle spp.^e 
fece compire rinfermpria del (^.onvento di S. Franresro in Brescia, 
gi^ incominciata dal P. Sansoiie, come ^ manifesto dalla iscrizione 
che anrora esiste nel chiostro maggiore di quel Convento , che 
ora serve ad uso delle sussistenze militari : 

Valetudinarium hoc a — Francisco Sansone or — dinis Mi- 
norum Magistro — jamdiu coeptum Hiero — nimus Girellns Hri- 
xiae ejus — dem qui Papiae Philoso. — Bononiae Metaphisicien 

— poslremo Patavii Theol. — publire professus est — Bonis suis 
patriis ad usu — aegroctantium absolvit — ac porticum cubiculis 

— ornamentis et suppelle — ctili adauxit MDLXX — 

II Girelli raorl in Padova ai 5 Marzo 1574 nell'eta di 8:^ anni, 
ed il P. Massimino Begnainl di Oema fece incidere sul suo sepol- 
cro nella Basilica Antoniana la seguenle iscrizione: Hieronvmus 

— Girellus Nob. Brix. — Onl. I). Fran, post na — turalem Phi- 
losophi — am et metaphis. Perus. — Bonon. et Ticini expli — 
ratam Pat. vocatus ad — SacTamq. elatus Theolog. — earn XXV 
ann. publice est — interpretatus at non con — tentus earn in ri- 
vulis de — gustare fontem vivum — quaerens vitam banc vir — 
tutis in earn gloriam com — mutavit ann. a Verbo in — c^'^rnato 
MDLXXIII. V. — Mart, aetat. suae LXXXIII — Fr. xMaximianus 
lieniamus — Cremens. ejusd. ord. inquisi — tor Pat. ejusq. alum- 
nus ac — R. R. P. P. Brixiens. honoris — et utilitatis in eos — 
collatae memores — P. G. (I). Abbiamo di lui alle stampe: In 
proeniium phisicorum Aristofclui, Patavii, apud Aloysium Sega- 
linum, 1500, in f.^ 

Gmlio da Brescia. — II Martene (2), dopo le flrme dei Teo- 
logi Serviti che intervennero alia I Sezione del Tridentino in I^o- 
logna, riporla le seguenti indi<*azioni : 

Ordinis S. M. de Gratiis 
R. lulius de Brixia Minister Generalis Brixiensis 
R. loseph de Brixia Bnxiensis, 
ma meglio il Gitislhiiani (3): 

Ordinis S. Hieronymi 
lulius Generalis de Brixia 
loseph de Brixia, 



;1: GONZA'II. I 

M) L <v. torn Mil col \\:A). 
i3 L cv, p \W,}. 



38 

perche veramtinte V Online a cui appartenevano questi duo Teo- 
logi era quelle di S. Girolamo di Fiesole, e S. M. dolle Grazie e 
r attuale Saiituario e Convento, presso cui in Brescia risiedettero i 
Gerolomini o Fiesulani ftno alia loro soppressione, avvenuta per 
Lettere Apostoliche il 7 Dicembre 1668. 

Giuseppe di Brescia (vedi Giulio di Brescia). 

Grignano Antonio da (vedi Battisti Antonio). 

Isoirella Cosianzo di (vedi Cocciano). 

Lomhardello Girolamo. — Sedette nel Concilio Tridentint) 
fra i Teologi delPOrdine dei Minori Francescani Osservanti, di cui 
era Sacerdote Professo e Custode della Provincia Bresciana. — 
Intervenue alia II Sessione celebratasi ai 7 Gennaio 1546, ed alia 
Congregazione 20 Febbraio dello stesso anno, in cui si trattd della 
divina ed apostolica tradizione, alia Congregazione per T esaine 
deir articolo sul peccato originale, alia Sessione V tenutasi V 8 
Aprile dello stesso anno, ed alia VI avvenuta a' 13 Gennaio 1547. 
Park) e discusse nelle Congregazioni sugli articoli « de Sacra- 
mentis in genere ; De Baptismo et de confirmatione ». Interven- 
ue finahnente alia VII Sessione del 3 Marzo di queir anno. In tutti 
gli Indici (1) il suo nome k seguito dal Bria^iensis, e solo in un 
indice generale e detto Veronensis (2). 

Maggi Lorenzo. — Nato da nobile ed antica famiglia ottenne 
ancor giovanetto di poter andarsene a Roma verso la fine del ponti- 
ficate di Giulio III, trattovi dalla fama di Ignazio di Loiola, e cola 
si ascrisse alia Compagnia di Gesii. Dopo sei anni dalla sua vesti- 
zione, fu dal Lainez generale della Compagnia, chiamato al Concilio 
di Trento quale uno dei Teologi deH'Ordine (1561). Finito il Con- 
cilio, fu spedito Rettore del CoUegio Germanico in Napoli (1566); 
poscia a Vienna (1568), quale Ministro Provinciale d' Austria. Nel 
1570 fu Visitatore delle Case e Collegi di Polonia, e nel 1574 inca- 
ricato da Pio V di una ambascieria a Sigismondo Re di Polonio, 
al quale presentossi con inaudito sfarzo. Ritornato in Roma fu dal 
Generale deirOrdine Aquaviva scielto ad Assistente d' Italia. 
Sisto V lo invid verso il 1584 in Francia per comporre alcune dif- 
ferenze insorte fra Enrico IV ed i Gesuiti. Regnando Clenien- 
te VIII fu Visitatore delle Case e Collegi dell' Ordine in Austria e 
Provinciale di Venezia, indi rimandato in Francia per inipetrare 



(I) Calenzio. I. c, I). 3,5*3 •' sejr. 
,2) Calenzio. I. c, p. 111. 



ila Enrico IV il ritorno ilei (lesuiti iiel rei^nio, da cm erano stati 
espulsi. Questo nogozio lo tonne a Parigi qiiattr' anni, e (inalmente 
ottenne Tintenlo. Ritornato a Uoma ivi niori nel 1003 (I). 

Marco da Brescia o da Chiari Monaco Cassinese. — L'Ar- 
mellini dice che professd nel Monastero di S. Eufemia in Brescia 
agli 1 1 Novembre 1505 (2), ove dal 1544 al 48 fu Abate di Gover- 
no. Dal 1548 al 51 fu Abate di S. Pietro Penetino e dal 51 al 54 
di S. Vitale in Ravenna. II Gussago dice che non si conosce il suo 
iiome di famiglia (3), per6 il Giustiniani (4) lo denomina de Cropal- 
lis. Intervenne fra gli abati monastici al Concilio Tridentino, od 
era presente alia XIII Session^ celebratasi Til Ottobre 1551. A 
quel Concilio recit6 cinque Orazioni, una delle quali fu anche 
stampata. 

Egli ci lascio: 

1." In DomiDicam Coonam a capltc loannis tortio decitno usqno ad caput 
di'cimum nonum Coenae Amom o(*to. Brixiae apud Damiaiium Turlinum. an- 
no MDLVI, in 8.o di p. 16. doppie non numerate. 

2." De supplicio et morte D. N. J. C'hristi. Sermones trea. Brixiae, apud Da- 
Diianum TurlinuQi, 15u6, in 8." di p. 15 doppie non numerate. 

3/' Oratio in traslatione SS. Corporum D. Justinae quiescentium a tomplo 
veterl ad novum. Patavil, apud Perchacinum, 1572, in 4.** 

4.** Carmen in matricula Monachorum Congreg. Cassin.; sta nella Bibl. Caw, 
doll\\rmenini, par. II, p. 89, 90. Assisi. Tip. Capitelli, 1731. 

5." De Purpratorlo, Oratio in Concilio Tridentino. Brixiae, apud Damianum 
Turlinum, a. d. 1557, dcdicata al card. Ranuzio Farneae, in 4.**, di p. 24. 

6.' Pro Sancta Romana Ecclesia. ad Patres Concilii Trideutini in Dominicam 
Orationem Sermones quinque. Mss. che esistcva nello scoreo secolo prcsso II 
Proc. Gen. dei Cassinesi in Roma, ed una copia la vide il Gussago in S. Giorgio 
di Venezia poco prima riella sopprrssione monastica avvenuta nel 1798 (5). 

Martinengo Girolamo, flglio del conte Cesare dei Cesaro- 
8co (6) e di Donna Ippolita del co. Pietro Gambara, nacque in Bre- 
scia nel 1503. Non ancora quindicenne fu ai 21 Dicerobre 1517 in- 
vestito della Chiesa Pievana di Oriano e nel 1529 dell' Abazia di 
Leno. Ai 30 Ottobre 1541 Pietro Lippomano Vescovo di Ber- 

(1) Xotizie dei Vesc. e Teul etc. Mss. Quirin. 1. c. ; Sacchixo. ITistor Sor 
Jesu Romae, 1649, parte III, lib II e srr*. passim, ut in indice. 

(2; Bibl. Cassin., p. 89 

/3; Bibl. Clarouti., 1. c. torn III, p. 157. 

(4) Indici etCi 1. c, p. 377, Ind. III. 

i5) Bibl. Claronse 1. c, toin. III. p. 157 Vedi App. II di quests Meniorie, 
al N 2. 

T) Non conte di Barco coiiu* die il PiTniii Hibl. Hnsc . toin. II, ]>. 2.U 



40 

gaino lo or.lino sacerdote, e venue iiello stesso anno ascritto fra i 
Prelati Roinani. Paolo III lo spetl'i nel 1542 Nunzio a Ferdi- 
nando d'Austria, e Fio IV alia Regina d'Inghilterra; e, ritornando 
da questa raissione, Y ab. Martinengo passd per Brescia ricevuto 
con solenno incontro, nella quale occasione Giorgio figlio di suo 
fratello Portunato gli recilo publicamente un'orazione che abbia- 
1110 alle stanipe od 6 rarissima (1). Sotto il Pontificato di (Uulio III 
fu anihe Preside deila Camera Apostolira. Visse splendiiiamente, 
araato e stimato da tutti per le sue virtii, e legato in amirizia coi 
piii illustri lelterati d'allora. Pio IV volea ordinarlo Vescovo in 
parltdus iufidclium, per spedirlo poi ad una imporlantissima mis- 
sione ; ma egli si scusd per salute, ed in queU'occasione scriveva di 
lui r amico suo Muzio Calini (2) : L*ab, Martineiigo, it quale vor^ 
rei vedcr piuHosfo niaritato in parlibiis fidclium clxcinfldelium, 
e se volesse contrastare bisognerchbe sforzarlo, pcrdu> c una 
gran vrrgogna c/ie con tanle belle virtii e veramenle crLstian*^ 
si pensi di passar hi vita senza far gimmmento at prossimo in 
qvello che piti potrcbbe, V ultima missione, adempiuta dal Marti- 
nengo per la Sede Apostolica, fu quella della Nunziatura interinaln 
di Napoli nel 1505. — Mori in Roma nel 1569 e fu sopolto nella 
Chiesa di S. Apollinare, ove csisteva la seguente lapidaria isn*i- 
zione dataci dal Galetti (3) : 

D . . M . 
Hieronymo Martinengo Abbati 
familia - opibus - virtute 
dignitate rlaro una heic cum Carolo fr. jun. 
prnedefuncto . Octavianus . Antonius . Lelius fratres 
superstites Georgiusque nep. f. c. anno MDLXIX IIII Id. Nov. 
Airabate Martinengo fu coniata vivente una medaglia, nel cui 
rovescio fe scolpita una destra versante fiori e monele, col motto : 
viriufi et meiv'io. — II Ruscelli gli dedic6 le Rime di Domenico di 
Mantova (Venezia, Pietra Santa, 1551, in 8.^), ed il dott. cav. Her- 
• nardino Prinzivello il suo libro De Re Liberati (Brixiae, Mar- 
chetti, 1536, in 8.^). 



(1) In adventu III. et Rmi Hieronfmi ab, Leni et Comitis Martinengi. Cre- 
monae in cirUatis Palatio. Apud Vincentium Ciintum, 1502, in 4." 

(2) Lettere al Card. Cornaro 8 Dect-mbre 15(51, N. 45 dclla niia Raoo. mss. 

(3) Inscr. Vcnetae collectae a D, Petro Aloysio Galldhio, Romae, MDCCL^'II, 
Classe IV, p. 41. 



41 

Nella Libreria dei conti Martinpngo da Barco si conserva 
di lui un Codice inss., contenente « Spiegazioni di alcuni Proverbi 
latini tolli da Desiderio Erasmo ; II Giuoro della Palla compilato 
dai colloqui dello stesso Erasmo ; Alcune osservazioni gramma- 
ticali compendiate da Servio ; Alciine sentenze morali derivate 
da latini scrittori. Sebbene 1' abate Martinengo non abbia mai 
seduto nel Concilio di Trento pure stimammo conveniente far qui 
menzione di lui, per aver egli lavorato in favore di quella vene- 
randa Assemblea tanlo in Roraa quanto presso le Corti ove fu dal 
Pontefice spedito (1). 

Passirano OiiiUo, — II Giustiniani (2) lo dice native di Ur- 
ciano terra del territorio di Fano, ma ^ certo invece essere egli 
nato in Orzinovi Bresciano (3). Appartenne all' Ordine dei Minori 
Osservanti ed era Lettore di Teologia in Bergamo, allorch^ venne 
scielto da Fr. Francesco Zamorra, Generale de' Minori, a Teologo 
deir Ordine al Concilio Tridenlino (4). II Servanzio nel suo Diario 
dice che nella Congregazione dei Teologi ( I Ottob. 1562) parl6 as- 
sai e bene intorno al Sacramento dell' Ordine (5). Nessun'altra no- 
lizia ci fu dato conoscere intorno alia sua vita. 

Patina Vincenzo (v. V^incenzo da Quinzano). 

Pavesi Giulio da Quinzano. — Ascritto in Brescia all' Ordi- 
ne de' Predicatori. Dottore e celebre lettore in Teologia. Fu Priore 
Provinciale e Commissario Generale del S. Officio in Roma. Ai 
2.3 di Agosto 1555 fu eletto Vescovo di S. Leone nelle Calabrie. 
Soppresso nello stosso anno quel Vescovato fu traslato a quello di 
Vesti nelle Puglie. Vacando T Arcivescovato di Napoli, Paolo 
IV lo deputd ad Amministratore e Visitatore Apostolico colle fa- 
coltii di Commissario Generale della Inquisizione. Nominato di 
poi il Caraffa a quella sede Metropolitana, il Pavesi fu eletto Arci- 
vescovo di Sorrento, e come tale sedette fra i Padi'i del Concilio 
di Trento, ove giunse agli 8 Novembre 15^)1, serondo il Diario del 
Servanzio (fi). Ai 19 Luglio 1562, insieme ad altri sei Vesrovi, fu 



(1) Pallavic'INO, Storfa del Concilio di Treuiu^xnin. HI, lib. XV, cap. VII, 
Die scg. 

\2) L. c, p. 454. 

•3) Nutitie sui Vescovi e Teof. etc. Cwl. Qnir. cit. •; CoDACiU. Sioria degfi 
Orzi, 

(4) Waddingus, Ann. Minor., torn. XIX. Romae, 174o. p. 405. 

ih) L. c, p. 102. 

.6) L. c, p. 12. 



42 

deputato a raccogtiere gU abusi introdotlisi nclla celebrazione del- 
la Messa (1). Nel 1567 Pio V lo spedl Nunzio ApostoUco nolle 
Fiandre, da dove ritornato a Roma, e reso conto di sua missione, 
passd alia residenza della sua Cbiesa, ove mori ai 13 Febbraio 
1571 (2), e fu sepolto nella Cbiesa di S. Catterina di Formello, ove 
fu incisa sul suo tumolo la seguente iscrizione : 

Julio Pavesio Brixiano Ord. Praedic. S. T. Magistro Vestino- 
rum Episcopo Surrentinorum Arcbiepiscopo Gen. Comm. S. Officii 
Inquisitionis et Nuntio ApostoUco in hoc regno Pii V in Flandria 
Nuncio vitae integritate et omnium virtutum genera ornato. Oe- 
coQomi S. Aedis Annunciatae ex testamen. Haeredes PP. Obiit III 
Idus Febbr. MDLXXI. 

Stella BarlolomeOy nato da iUustre ed antica famigli& Bre- 
sciana verso il 1490. — Studid le lettere in patria. Tratto dal de- 
siderio di conoscere i maestri della letteratura cbe in que* giorni 
insegnavano in Roma, si portd colk ove vesti 1* abito ecclesiastico 
e studi6 Teologia. Ripatriato, celebrd in Brescia la sua prima 
messa ed ottenne il beneficio parrocchiale di S. Zeno, ma ben 
presto ritornd nelF eterna cittk chiamatovi dal S. P. Paolo III. 
Ivi si rese celebre per servizi prestati alia S. Sede Apostolica in 
diverse occasioni (3). Legato in amicizia col Gardinale Reginaldo 
Polo, intervenne seco lui alle prime cinque Sessioni del Concilio 
Tridentino, indi segul il Gardinale in Inghilterra, ove si dedico alia 
predicazione ed ottenne copiosi frutti di conversione. Affranto perd 
dalle faticbe questo pio e dotto Teologo e letterato, mori in Lam- 
beth, presso Londra, nel 1553, assistito dal cardinal Polo che per- 
deva in lui un fedele amico e consigliere, a contemplazio ne del 
quale il Gardinale assumeva ad auditore Gio. Francesco Stella 
nipote del defunto, ed a segretario il bresciano Marcantonio Faita, 
i quali furono anche testimoni al testamento del Gardinale, 4 Ot- 
lobre 1558. II Peroni attesta, che nell' Archivio del Monaslero 
di S. Groce in Brescia, esisteva una raccolta manoscritta di lettere 
di Bartolomeo Stella, ma ora si crede smarrita (4). 



(li Servanzio, 1. c, p. 75. 

(2) Notizie $ui Vesc. e Teol. etc. Cod. mss. cit. ; Rossi, Blogi Storici, p. 318; 
Peroni, Bibl. Fresc, vol. Ill, art. Pavesi ; Qurtif et Echard, I. c, p 266 lo 
dicono morto ^f^W 11 Febbraio 1571. 

(3] RosPi, Ehgi Storici. 

(4) Bthl Bresc. cit., vol. III. p 230 



43 

Tiraboschi Lucrezio. — Nato in Asola, si asrrisse all' Onli- 
ne de' Carmelitani della Congregazione di Mantova. Stiidi6 in Bo- 
logna, ove si dedico principalmente alle lingue latina, greca ed e- 
braica, delle quali. dice il Pensa (1), ebbe una perfettissima cogni- 
zione. Acquistatosi fama di dotto e versato nelle scienze sacre, 
tenne cattedra nel Monaster© Benedettino di Polirone , ove 
soggiom6 per qualclie anno e compose la sua Ethica Spirifiis 
SancU. Mons. Gio. Trevisano, Palriarca di Venezia, lo scielse a 
proprio Teologo al Tridentino Concilio (2), dove recito due Ora- 
zioni una nella Domenica IV di Quaresima del 1563, edita dal Boz- 
zola, r altra nella Domenica XVII dopo le Pentecoste, ai 26 Set- 
tembre dello stesso anno (3). Nella Congregazione doi Teologi di- 
scusse dottamente due volte, una ai 4 Agosto e V altra ai 28 Set- 
tembre 1563 (4). Dopo il Concilio resse i Conventi del suo Ordine 
in Ferrara e Bologna, e fu eletto Vicario Generale de' Carmelitani 
ai 2 Maggio 1575, elezione confermata da Gregorio XIII, ai 25 
Aprile 1577. Mori nel Convento di Mantova poco dopo il 1578 (5). 
Ci ha lasciato : 

l."" Oratio habita ad Patres in Concilio Tridentino. Brixine, 1563 et Lovanii, 
1567, in f.* 

2.** Ethica Spiritus Sancti in Psm. 118. Brixiae, apud Viucentium Sabbien- 
sem, 1566, in %." 

3.** Rationes textus Hebraei et editionis vulgatae difTerentiarum. Venetiis, 
per Cbristopborum Zanettum, 1572, in 8 **, cui accedunt : 

4.** Commentarium et explorationes in omnes Psalmos David. 

5." Commentaria in Apocalypsim. Cod. mss. che credesi smarrito. 

Vincenzo da Quinzano, cioe Vincenzo Patina nativo di 
Quinzano, dell' Ordine de' Predicatori, Dott. in S. Teologia e let- 
tore in questa facolta in Bologna. Destinato da Paolo III al Con- 
cilio Tridentino vi si portd insieme al suo CoUega P. Vincenzo da 
Casale (6), e fu destinato da quel Consesso a trattare gli argomenti 
dogmatici. Dalla sua opera Contra haereses si ricava che nel 
1538 era di convento a Bergamo, dal 1540 al 45 a Bologna e Ve- 
rona, e dal 1546 in avanti dimoro in Mantova, stimato e caro a 



(1) Teatro degli Uomini IllusCri della famiglia Carwelitana, p. 193-1%. 

(2) Notizie sui Vesc. e Teol. etc. Cod. mss. Quirin. 

(3) Vedi Appendice II delle presenti Memorie. 
(4} Skbyanzio, 1. c, p. 101. 

(5: Mazzuciielli, Continuazione dell' opera Drgfi Scritt. Ital. Cudice mss. 
9287, n. 481 Biblot Vaticana. 
:G) Servanzu), 1. c p. 101. 



44 

qufti Duchi per la vasta dottrina e per la santita Ji sua vita. Mori 
nel 1588, e di lui ci rimane : 

1." I)e I'rimatii Petri. Mantuao, 1551, in A." 

2.* Contra diversafl haereses nuper collecta frapmriita. Mantuap, per Ven- 
tiirinum Rnffinellum, 1557, oon lettera dedicatoriaali*£cc.nio Card. Ercolf Gon- 
znf^B. Principe e Vescovo di Mantova. 

3." TractatuHde Eucharistia. Veuetiin, 1571, in 1." 

4.* I)e Sacriflcio Missae. Venetiis, 1571, in 4.° 

5.^ Commcntarium in tres libros dc anima Aristotclis etc. Bononiae, 1575, 
in 4.* 

6.** CenRurarum atque paenarum canonicarum coliectio. Brixiae, apud Tur- 
linuni, 1576, in 4.* 

7." Super libros Severini Boctii de Consolationc philosopliica. absq. not. 



CARLO GOLDONI 

E LE SUE MEMORIE 



FRAMMENTI. 



I. 



Dice il Goldoni di non essere stato V unico figlio de' 

suoi genitori ; e di fatti il Registro Battesimi di S. TomJi ci mo- 
stra quel fratello Giovanni, che fu soldato, e del quale il poeta 
fa ripetutarriente menzione nelle sue Memorie^ ricordandone la 
testa calda ed inquieta. Pare cbe Giovanni tenesse piuttosto 
dcir indole del padre; mentre il poeta, come quasi tutti i poeti 
e molti grandi uomini (Goethe, Napoleone ecc), tenesse del- 
r indole della madre. Nel Registro sopra citato troviamo dun- 
que questo Gian Paolo (Zan Polo), figlio di Giulio Goldoni e di 
Margherita Savioni sua moglie. Debbo peraltro avvertire che 
i coniugi Goldoni ebbero due figli dcUo stcsso nome: il prime, 
nato a di prime Ottobre 1709 e battezzato cinque di dopo; il 
Recondo, nato, dopo la morte del primo, a di 10 Gennaio (1711 
m. v.) 1712, e battezzato a di 16 dello stesso mesc. Le mutate 
fortune della famiglia Goldoni si possono argomcntarc dalla 
diversity dei padrini. Per il prime troviamo: « Comp.' alia 
fonte rill."" S/ Zuanne Franceschi q." Lodovico, et alia porta 
r 111.°* S/ Anzolo Nicolosi del S/ Bernardo ». Per il secondo : 
« Comp.* il S/ Massimo Slatarich q."* Pietro di control nra ». 
Cio significa che a di 6 Ottobre 1709 la famiglia Goldoni era 
luttora si agiata che, quantunque fosse gia morto il nonno 
Carlo Alcssio (sbagliano lo Meviorie asscgnando a qucsta 



46 

morte T anuo 1712), suo figlio poteva avere a compari due 
« circospetti », cio6 due segretari del Seiiato, il Franceschi 
ed il Nicolosi (letterato anchc questo, c traduttore di qualchc 
classico latino); mentre a di 16 Gennaio 1712, doveva ricor- 
rere a piii modesto padrino. 

Ritorniamo al poeta. Verso il 1716 ha gia scritto la sua 
prima comraedia. Poco dopo, lascia per la prima volta Vene- 
zia e va a raggiungere il padre, che intanto aveva studiato a 
Roma la mediciua e a Perugia la esercitava. Giunto nell' au- 
tunno del 1716 a Perugia, Carlo fu ricevuto nel collegio de' 
Gesuiti, ove rimase sino all' estate del 1719. Alia fine di que- 
st' anno accademico, recitava per la prima volta in un teatro 
da collegio nella Sorellinu di Don Pilone (1). Nello stesso tem- 
po, compiti gli studi delle uraane lettere, lascia Perugia col pa- 
dre, coUa madrc che intanto aveva raggiunto il marito (2), e 
col piccolo Giampaolo. Carlo entro allora nel collegio de' Do- 
menicani a Rimini, mentre la sua famiglia partiva per Chioggia 
8 suo padre per Modena. Nella Prefazione al tomo IV delFedi- 
zione Pasquali, dice il poeta d' cssersi trattcnuto a Chioggia 
duo anni. Si debbono intendere due anni accadcmici, cio5 dal- 
Tautunno 1719 all' estate 1720, e dalFautunno 1720 all' estate 
1721. Ma pare che non compisse questo secondo anno di stu- 
dio, e che nella primavera del 1721 fuggisse da Rimini coi 
comici del Florindo dei Maccheroni (3), per condursi a Chiog- 
gia presso sua madrc. Di passaggio notiamo che la prima 
donna di questa compagnia, la Clarice, h mentovata dal Bar- 
toli, e che nella Busta 914 ^^W ArcMmo degli I^iguisitori di 
Stato^ la quale contiene carte relative a' teatri (4), si conserva 
la minuta di uno stromento del duca Ferdinando Carlo Gou- 



(1) Nella Prefazione al tomo III dell' edizione Pasquali, Goldoiii dice che a 
quest' epoca aveva dodici anni air incirca. 

(2) Probabilmente nel 1717, quando Antonina, la sorclla di Giulio Goldoni, 
sposo Gian Paolo Indric. 

(3) 6 quel Florindo che Goldoni trov6 ott* anni dopo a Feltre. nella conijKi- 
jrnia di Carlo Veronese. Vedi Bartoli, Xoiizie istoriche de'coMtci italianiy \lh*Z. 

(4) & fra quoste una curiosa lettora, di un ccrto Gio. Adnmo Merckell, jria 
capitano austriaco, diretta ad Eugrenio di Suvoja, a d\ 24 Aprile 1705, colla data 
<t Vencdig:, aus dcr rrijrgiun »>. 



47 

zaga da Mantova (che mori in Padova, a di 5 Luglio 1708) 
ad ijua attrice, Clarice Gigli da Firenze, che potrebbe essere 
la stessa (1). Ecco adunque il Goldoni a Chioggia, apprendi- 
sta di medicina in aiuto del padre. Ottenuta licenza di abban- 
donare questo genere di studio per applicarsi al diritto, parte 
neir autimno del success! vo 1722, « giovane di quindici an- 
ni », per Venezia ; rivede la patria, che quasi non riconosce 
pill dopo sei anni d^ assenza, ed entra, col grado di quarto ap- 
prendista, nello studio dello zio Gian Paolo Indric, esercitan- 



(1) Minuta di uno Stromento fra il Daca di Mantova e la attrice Clarice Gi- 
gli InqnisUori di Stato. Busta 914. Teatri). 

Essendo io restate cosi pienazn.^ Bodisfatto della virtii e servizio prestatomi 
dalla Sig.'" Clarice Gigli, e dalla Sip^." Lucrczia sua Madre, mi sono volonticri 
e di buon animo risoluto d^ mostrare ad esse un attestato della mia muniflcenza 
a loro utile e vantag'gio, con le ingionte Proposition!. 

Prima propongo alia Sig ** Clarice il mio attual servizio con 1' annuo sti- 
peudiodi Doppie trecento air anno, et in oltre m*obligo k luogare le sue due 
sorelle della medes.* nel grsido di loro inspiration e^-si di monacare, come di ma- 
ritand, fitto di casa p habitatione della med.* S.** Clarice, come della sud.* s\g.^ 
Lacretia sua madre coir obligo di babitare continuam.** in Mantova, n^ rice- 
vere impogni di recita in qualsiasi Teatro, ma solo restare alia sola ed autorc- 
vole disposit.* deH'A. S. con andar a recitare dove Ella comandara; 6 pure 

(secoudo) Assignark S. A. alia med.* S.** Clarice Doppie ducento alP anno 
di Stipendio, e fitto di casa, lasciando alia stessa liberta di riccvere impegni di 
recite con la permissione assoluta di S. Alt." che benign. ** assentirii, anoora por- 
tarsi k Venezia k recitare etlam nel Teatro de SS." Grimani adempito che hab- 
bino quest! SS.'* alle debite convenienze coll* A. S. £le cose g\h passate ooll'im- 
pegno di luogare la detta Sig.** Clarice e sue sorelle, promettendo non mancaro 
alia S " Lucrezia Madre, della sua clement "* protet.»« volendo ritornare alia Pa- 
tria, luogate che siano le figlie, S. A. le faHi assignare in Fircnze 200 Ducatoni 
air anno d' assignam.*° . 

Terzo. Quando la S.** Clarice volesse babitare k Firenze sua Patria, coir ob- 
bligo di esser dedicata di serva di S. A. Ser."*, la mod.* A. S. dispone farle aFsi- 
gnam.*' di doppie cento all'anno e lasciarla in liberta d^andar k recitare in qual- 
sifoglia Teatro, ricevendone per& sempre antecipatani.'* il benignlss.'* placet da 
S. A. 8. che si degna oompiacerli, che poesa andar a recitare anco ne Teatri de 
SS." Grimani, adempito che habbino per6 alle convenienze di S. A. come sopra. 

Quarto, non volendo in fine la Sig.'* Clarice accettare alcuno di questi tr6 
progetti, S. A. risolve di continuarii la sua benig."^ protettlone, correndo per6 
r oblige, s\ ad essa che alia madre, non ricevere servitio di qnalsisia Pnpe anco 
loro naturale, n^ andar k recitare positivam.^ k Venetia in alcun Teatro, prote- 
Ktandosi S. A., che, contravenendo sotto qualsivoglia colore e titolo k gr ordini, 
cbe gr impone, incorreranno giustam.*' nel la sua indignatione. 

Io Feidinando Carlo di Mantova aff"."^ qnlo di S." 



3 



48 

dosi a trausuutare proccssi. In qiicsto mezzo era rimasto va- 
cante un posto uel collegio Ghislieri, detto del Papa, a Pavia; 
e il dottore Giulio Goldoni lo ottiene per il suo Carlo che pri- 
ma, insieme alia raadre, parte per Chioggia, e poi da Cliiog- 
gia, col padre, a Modena, Piacenza e Milano. Se non che. Carlo 
non puo entrare senz' altro neL coUegio, mancandogli e la ton- 
sura clericale e parccchi attestati. Conviene scrivere a Vene- 
zia per ottenere i certificati e le lettere dimissoriali dal Pa- 
triarca. Nel frattempo il Goldoni si inscrive nella Universita 
di Pavia. Ma non tardano a giungere i documenti deside- 
rati (1); c il Goldoni un giorno va a letto la sera di sedici 
anni e il giorno dopo, « alio svegliarmi, no avevo diciotto ». 
Siamo dunque, probabilmente, alia primavera dciranno 1723. 
Seguono Ic vacanze dal Giugno air Oti;pbrc 1723 ; poi il se- 
cond' anno 1723-24, e le seconde vacanze dal Giugno alFOt- 
tobre 1724. 11 viaggio col seguito del defunto Besidente ve- 
neto a Milano (Francesco Salvioni, f Maggio 1723) h da col- 
locare nelle prime vacanze. Comincia il tcrz' anno (Ottobrc 
1724 — Maggio 1725) ; ma viene un caldo giorno di Maggio, 
nel quale Goldoni h cacciato dal coUegio Ghislieri. Cosi rac- 
conta egli stesso nelle prefazioni autobiografiche, preposte ai 
singoli tomi delFedizione Pasquali, mentre nelle Memorie dice 
che alle vacanze di Natale avrebbe dovuto sostenere la sua 
tesi per conseguire la laurca, ma che prima occorse V inci- 
dente della Satira, che non b mestieri di ricordare ai lettori (2). 
Insomma Goldoni b espulso ; disperato, vorrebbe ricorrere alia 
protezione del Gravina in Roma (3), ma invece ritorna a Chiog- 
gia. Ottenuto il perdono dal padre, va con esso ad Udine, ovc 
nel 1726 publica le sue prime poesie per le stampe del Fon- 
garini (4). Trova in Udine un protettore nel nobile Lucrezio 

(1) Rig^ardo alle iettere dimissoriali, non si potrebbe trovar qualcbe trac- 
cia neli* Arobivio Patriarcitle a Veneiia? 

(2) Con quest' ultima asserzione non s' accordercbbe troppo bene eio che 
dice il poeta, di non essere cio§ aucora entrato neiranno decimottavo, cbe m- 
rebbe stato il 25 Febbraio 1725. 

(3) Probabilmente il poeta non obbe questo pensiero nel 1'725. pcrcb^ il Ora> 
Vina era morto fin dal 6 Gennaio 1718. 

(4) Sonetti che danno gli arffomtMiti dello predifhe del p. lacopo CatUmco, 
mihinese, ncUa quarosiuia del 112^. 



49 

Treo, ricordato dal Moschini (I, 151). In questo tempo sog- 
giornava a Gorizia il conte Francesco Lantieri, tencnte gene- 
rale e comandante delie forze austriache nel Littorale e in 
Illiria. II Lantieri aveva chiamato da Udine 11 rinomato me- 
dico veneziano Giulio Goldoni. Dope una breve permanenza a 
Gorizia, tutta la societli del Lantieri si reca a Wippach, ca- 
stello dei Lantieri nella Carniola, che (t posseduto tuttora dalla 
famiglia medesima. A Wippacb trascorrono quattro mesi a 
un bel circa, che dobbiam credere il Luglio, V Agosto, il Set- 
tembre e TOttobre 1726. Nel Codice Cicogna, segnato di 
n. LXIV, si conservano due poesie sottoscritte C. G., che paio- 
no di Carlo Goldoni, e festeggiano V onomastico del conte Lan- 
tieri (S. Francesco, 4 Ottobre) celebrate nol castello di Wip- 
pacb, e della contessa Cecilia Rabatta (22 Novombre) celebrato 
a Grorizia. E^li 6 che Goldoni prooabilmente era tornato nel 
Novembre a Gorizia, accompagnandovi il conte Lantieri che 
rientrava nella sua residenza. Ma poeo apprcsso il Goldoni ri- 
toma a Chio^ia, e dope un breve soggiorno a Modcna e qual- 
che giorno speso a Venezia, lo troviamo di nuovo a Chioggia, 
eve nel 1728 entro al servizio della Republica. Francesco Bon- 
fadini, nato a di 17 Settembre 1701 e sposo, fin dal 1723, della 
N. D. Andriana Dolfin, eletto a di 9 Marzo 1727 podestk di 
Chioggia, era il protettore del dottor Giulio Goldoni, e rice- 
vette quindi il figlio di esso. Carlo Goldoni, quale aggiunto 
soprannumerario al coadiutore del suo cancelliere criminale. 
Erano trascorsi gik quattro mesi, da che il Bonfadini (a di 9 
Settembre 1727) aveva assunto V uflBcio ; pare che il Goldoni 
assumesse nel Gennaio, e forse al capo d^anuo 1728, il carico 
naovo, nel quale egli studio cosi bene la natura umana in ge- 
nerale, e quella dei Chioggiotti in particolare, da potere arric- 
chire la letteratura italiana di quel capolavoro, che sono « Le 
barofe chio^ote ». Terminata la « muda » del Bonfadini (9 Set- 
tembre 1727-7 Gennaio 1729), il Goldoni si fermo a Chioggia, 
finch^ il N. H. Carlo Spinelli, eletto a di 26 Settembre 1728 
podestk di Feltre, gli affido Y ufficio di prime coadiutore al suo 
cancellier criminale. II Goldoni arrivo a Feltre quattro giorni 
prima del podostk, affine di ricevere dal suo predecessore la 

4 



1 



50 

consegna degli Archivi, e stette collo Spinelli a Feltre tutti i 
sedici mesi della sua « muda » (24 Maggio 1729-24 Set- 
tembre 1730). Couobbe a Feltre quel Carlo Veronese, clie poi 
coUe due figlie passo al Teatro Italiano di Parigi, e che h ri- 
cordato da Giangiacomo Rousseau nelle sue (almeno per cio 
che s' attiene a Venezia) non troppo veridiche memorie. Frat- 
tanto il dottor Giulio Goldoni era state nominate medico con- 
dotto a Bagnacavallo. A di 24 Settembre 1730 Carlo ando a 
raggiungerlo ; ma poco stante il dott. Giulio mori e fu sepolto 
(9 Marzo 1731) in quella cittk, nella chiesa di S. Girolamo. 

II. 

Morto il padre, Goldoni ritorna a Venezia con sua ma- 
dre, che lo pregava di abbandonare gli uflBzi nelle cancelle- 
rie di Terra ferma, detti da lei « impiegbi da zingani ». II 
figlio obbedi, probabilmente anche perche sentiva che la via 
degli uffici non era quella a cui lo portava la sua natura. Adun- 
que, neirOttobre dello stesso anno 1731, entro come appren- 
dista nello studio del famoso avvocato Carlo Terzi (1) da Ber- 
gamo. Ma, per riuscire avvocato, era necessario ottenere la 
laurea nello Studio di Padova, e, per otteneria, era necessario 
di avere frequentato le lezioni di diritto nello Studio medesi- 
mo. Ai sudditi veneti erano prescritti cinque anni di corso ; 
ma i forestieri potevano ottenere il diploma, solo che avessero 
sostenuto la loro tesi. Sorse cosi la questione della cittadinan- 
za di Carlo Goldoni. L' avolo e Y avola di lui erano modenesi ; 
ma Carlo Alessio Goldoni, trasferitosi a Venezia, aveva otte- 
nuto un uffizio alia Camera de* Cinque SoDii alia Mercanziay 
ed aveva condotto tutto il rimanente della sua vita a Venezia. 
A Venezia era nato il figlio Giulio, il quale aveva oltraccio 
sposata una veneziana. La questione per Carlo era dunque 
assai dubbia ; ma una lettera, scritta d' ordine del duca di 
Modena al suo ministro a Venezia, procaccio al giovane Gol- 

(1) E quollo stesso cho a d^ 30 Settombre 1742 fu eletto Fiscale della Si- 
prnoria. 



51 

doni il privilegio dei forestieri (1) nello Studio di Padova (2). 
Ottenuta cosi la laurea, cntro^ come abbiatno detto, ncllo stu- 
dio di Carlo Terzi (Ottobre 1731). Ricevuto avvocato vcneto 
a di 10 Maggio 1732 (3), e nel corso dello stesso mese preso 
un alloggiu a S. Paterniano, abbandouo il Terzi e pose studio 
da se. Ma non ayeva molti clienti^ quantunque vincesse una 
causa contro il celebre avvocato Carlo Cordellina (4) ; e diede 
alle stampe : L' esperienza del passato^ astrologo delt avvenire^ 
Almanacco critico per Fanno 1152. Nel 1731 e 1732 ebbe T in- 
trigo amoroso, che T avrebbe condotto al matrimonio, se non 
Tavessero reso impossibile le strettezze economiche delFuna e 
deir altra parte. Finalmente, dopo aver esercitato Tavvocatu- 
ra per otto mesi (dice diciotto neiredizione Pasquali), e quin- 
di verso il Gennaio 1733, abbandono di nuovo Venezia e si 
reco per Padova a Vicenza. Qui il conte Parmenione Trissi- 
no, udita T Amalasunta, gli diede il consiglio di lasciar le tra- 
gedie e di attendere esclusivamente alF arte comica. Passato 
a Bergamo, vi ritrovo podestk il suo protettore Francesco 
Boufadini, sotto gli auspici del quale avea cominciato cinque 
anni prima a servire il publico a Chioggia. II Bonfadini ei*a 
stato eletto podesta di Bergamo a di 3 Febbraio 1732, ed era 
entrato in uffizio a di 3 Agosto dello stesso anno. La « muda » 
era, come si sa, di sedici mesi ; parrebbe dunque che Goldoni 
giungesse a Bergamo nei primi di del Febbraio 1733. In gra- 
zia di una lettera commendatizia della N. D. Dolfin Bonfadini 
(a cui dedico poi la « Donna di garbo »), fu cortesemente rice- 
vuto dal veneto ministro residente a Milano. Era questi Orazio 

(1) Non sarebbe forse difficile trovare, fra il Marzo e T Ottobre 1731, il re- 
lativo documento nel Ruolo deprli studenti forestieri a Padova. 

(2) Goldoni rimase anche di se^ito suddlto di caaa d'Este. Lo dice una 
dozzina d' anni piu tardi, quando una aerie spiacevole di vicende lo (a colla mo- 
glie errare ramiug^o fra il campo austriaco e quello degli spagnuoli : « suddito 
del duca di Modeua, e console di Genova a Venezia, esscndo queste due nazioni, 
in quella guerra, del partito de' Borboni, avevo ragion di temere che gli Au- 
fttriaci non mi prendessero per un uomo sospetto ». 

t3) Catalogo degli Awocati nel R. Archivio di Stato. 

(4) Carlo Giorgio Maria di Lodovico Cordellina, nato a Venezia nel 1*703, spo- 
80 a di 22 Febbraio 1*729 Glulla Maria Zancbi, e morl nel 1*794 a Vicenza. II Cor- 
dellina abitava in Campo S. Maurizio, nel palazzo Molin. vicino a Giorgio Baffo. 



52 

Bartolini, quel medesimo che a di 8 Marzo 1746 fu eletto 
Gran CanccUiere della Republica. c< Eravarao appunto di car- 
novale » (26 Dicembre 1732-18 Febbraio 1733) ; e Goldoni va 
prima di tutto ia traccia della sua casa, il teatro; fa cono- 
scenza di Caffariello e d' altri ; entra, come gentiluomo di ca- 
mera, al servizio del Bartolini ; esercita poi le mansioni di 
segrctario ; e, nove mesi dopo, vede TimprQwisa entrata 
dei Piemontesi, o^ come allor si diceva, de' Savoiardi a Mi- 
lano (3 Novembre 1733). I Gallo-Sardi, a di 5 Novembre, 
posero r assedio al castello ( che poi capitold a di 2 Geunaio 
1734) ; il veneto residente parti per Crema, e Goldoni, spedi- 
to al campo sardo-francese, fii testimonio oculare della resa di 
Pizzighettone (28 Novembre 1733). Passato a Crema,gli riu- 
sci di coUocare anche il fratello Giampaolo, venutogli ina- 
spettatamente tra' piedi, ai servigi del Bartolini. Questo 
Giampaolo, Y abbiamo lasciato fanciullo di sotte anni, allor- 
ch^ tomb colla madre nel 1719 da Perugia a Chioggia, men- 
tre il primogenito Carlo era collocate presso i Domenicani di 
Rimini. Qua;ido Carlo fece la sua scappata coi comici, da 
Rimini a Chioggia (primavera del 1721), Giampaolo viveva 
in una pensione ; ma n^ era uscito. e voleva partire col fratel- 
lo, quando questi, men di due anni di poi, recavasi col padre 
alia volta di Pavia, per entrare nel collegio Ghislieri. Nelle 
vacanze del 1723 Carlo rivide Giampaolo, vivacissimo e im- 
petuosissimo ragazzo di undici anni, che diserta la scuola 
per divertirsi alia pesca, e che il padre voleva soldato, la ma- 
dre frate. Per fortuna del fanciullo, che non aveva certo al- 
cuna vocazione pel chiostro, prevalse V opinione del padre, 
che lo conosceva a fondo, e che, probabilmente, in quella del 
figlio riconosceva V indole propria. Nel 1727, quando Carlo 
torno da Modena, era gik partite per Zara il quindicenne 
Giampaolo, indirizzato al Capitano Visinoni (1), cugino della 
madre, ed aiutante maggiore del provveditor generale in 
Dalmazia ed Albania. Quel bravo capitano, che tutti i prov- 

(li 6 lo stpsso Girolamo VUiDoni, ricordato nel n41 da Carlo Gozzi in Dal- 
mm a, nelle Meniorie inutili? Secondo il Goldoni, il Viginoni sarebbc gik morto 
nel 1734 



53 

veditori generali (generali, come solevasi dire per brevity), 
che si mandavano a Zara, volevano « aver prcsso di sft », 
si assunse Tincarico dell' educazione militare delP indomito 
ragazzo, e in seguito lo iDSCrisse nel proprio reggimento 
di dragoni^ probabilmente quel reggimento medesimo a cui, 
sedici anni piu tardi, fu ascritto il « cadetto nobile » Carlo 
Grozzi. Giampaolo adunque, che dopo la morte del signer Vi- 
sinoni, si era trasferito a Modena, nella supposizione di esser 
impiegato dal Duca^ «... non avendo potuto ottenere nulla per 
questa parte, venne ad unirsi meco a Crema ». La morte del 
Visinoni non era per sh stessa un sufficiente motive per abban- 
donare il servizio veneto, e Goldoni, che scriveva le sue Memo- 
rie Quasi mezzo secolo dopo, poteva essere tradito dalla momo- 
ria.E piu probabile, che Giampaolo avesse qualche rissa ool Vi- 
sinoni, e che volesse percio tentare altrove fortuna. Senoncho, 
sottentrato al fratello Carlo nell' ufBzio di gentiliiomo di ca- 
mera, Tim petuoso soldato non poteva acconciarsi airalterigia 
ufficiale del « circospetto » Bartolini. Non tardo dunque ad ab- 
bandonare il nuovo servizio, dirigendosi a Modena ; e Carlo 
medesimo, preso dal Bertolini ingiustamente in sospetto, lo 
abbandono parimenti, e si reco anch' egli a Modoua, ove tro- 
vavasi sua madre Margherita. Giunse a Parma la sera del 
28 Giugno, e il di dopo fa spettatore della battaplia, com- 
battuta sotto le mura di quella citta, e vide la salma dcl- 
rimperiale maresciallo Mercy (1). Partitosi il giorno appref^FO, 
fu svaligiato per via, e non salvo neppure la tabacchiera di 
semplice tartaruga. Giunse a Casal Pusterlengo, a Brescia e 
finalmente a Verona, ove ritrovo il Casali, attore che aveva 
conosciuto a Milano. Questi lo presenta al capocomico Giu- 
seppe Imer, genovese, che era direttore del teatro Grimani a 
S. Samuele, ma profittava delle vacanze fra il cosi detto pic- 
colo Camovale della Sensa e il prime Lunedi d' Ottobre (2), 

(1) Dice d*aver veduto ancbe quella del principe Lodovioo di Wurtember/. 
Ma la roemoria lo ingannava : qupl priucipe ta ferito, ma assunse il cumaiido 
dopo la morte di Mercy. Egli morl nclla battaglia di Guastulla, 19 Novembre 
1734. 

(2) In questo giorno ricominciava a Venezia TuiU) della mnsoli. ra, <- ni u] ri- 
va la stagione d^autunno, che durava Qno alia novcDu rid NatnU* 



54 

per dare rappresentazioni in Terraferma. Goldoni strinse im- 
mediatameute amicizia coir Imer, colla cantatrice Agnese 
Araurat, e colla prima attrice, la bella e valente Maria Gio- 
vanna (Zanetta) Farusso Casanova, vedova da pochi mesi (18 
Decembre 1733) dell'attore Gaetano Giuseppe Casanova, par- 
migiano (1). 

Al principle d'Ottobre Goldoni era gik ritoruato in Ve- 
nezia colla compagnia degli attori ; e a di 24 Novembre 1734 
si diede la prima rappresentazione del Belisario^ e a di 17 
Gennaio 1735 la prima della Rosmonda. Nella primavera del 
1735 lo ritroviamo co' suoi comici a Padova. La servetta 
(Rosa Grassi?) era partita per Dresda; e,ben presto, la prima 
ambrosa « la Rosaura » (Zanetta Casanova), parti per la corte 
russa a Pietroburgo, non per la corte di Varsavia, come crede 
il Goldoni, il quale si confonde colPimpegno assunto dalla 
Zanetta nel 1737 alia corte sassone-polacca di Dresda. Ci6 
che il Goldoni poi dice delF attrice Elisabetta Moreri d'Afflisio 
(della quale non conosce, o almeno non dice, che il pseudoni- 
mo, la Passalacqua), della Ferramonti (la Bastona), della Col- 
lucci (la Romana) ecc, ha molto interesse per la storia del Tea- 
tro italiano, ma non per la cronologia goldoniana. 

Neir estate del 1735 il Goldoni torno a Venezia da Mo- 
dena colla madre Margherita. II fratello Giampaolo, probabil- 
mente per le soUecitazioni dei suoi parenti, era riuscito ad 
arrolarsi nolle truppe modenesi. Ma Carlo non si sentiva in 
grado di ripigliare la professione del foro, e resta pocta come la 
natura T aveva fatto. Nella primavera, che successe alPinverno 
1735-36, la compagnia comica parti va per Geneva, e devo 
aver passato V estate successive a Firenze. Ma il poeta non 
r aveva seguita che fine a Geneva, eve s' ammoglio (2). Tor- 

(1) Questa Zanetta Farusso Cnsanova, cbiamata la Buranella, ^ la madre 
del (iamigerato avventuriere Giacomo Girolamo, sedtcente cavalierp. de Seingalt^ 
e dei pittori FraDcesco e Giovanni Alvise. EDa inor) a Dresda nel 1776. 

(2) n processo-verbale, con cut viene atTermato lo stato di liberty di Carlo 
Goldoni, si trova nella fllza « Matrimonl » del 1786 neirArcbivio di questa Cu- 
ria Patriarcale. Porta la 'lata del 5 Lugflio 1736, e vi si dice che Goldoni aveva 
Insciato Venezia neprli ultimi del Maprprio. Vengrono sentite le deposizioni di due 
testimont. II prinio si chl:ima Piotro fu Lodovico Slataricb, veneto. abita a S. Gas- 



55 

no peraltro a Vonezia, dopo lunga malattia, a' priini d'Otto- 
bre, per non mancare al suo debito di poeta teatrale. 

Aggiungo qui un nnovo particolarc sul Sacchi, il farao- 
so Arlecchino (Truffaldino), che incontriamo a que^to tempo 
nelle Memorie. Lo trovai nei registri della Curia Patriarcale 
di Venezia e in quelli della Chiesa di S. Samucle, che oggidi 
« conservano nella Cbiesa di S. Stefano. E noto che Antonio 
Sacchi era nato nel 1708 a Vienna, ove suo padre (Gaetano) 
6 suo zio appartenevano alia compagnia italiana della corte 
austriaca, che dava le sue rappresentazioni in una casa della 
Teinfalt-Strasse^ casa che o^i h scomparsa come quasi tutta 
la vecchia Vienna. Dai Registri della Curia Patriarcale ri- 
sulta che una sorcUa di Antonio Sacchi, Andriana, sposo a 
di 27 Gennaio (1738 m. v.) 1739 Oldorico Lombardi, che so- 
steneva la parte del Dottore (1). E dalle deposizioni dei testir 
moni neir atto verbale, necessario a ottenerc il mcmdatum 
libertatis^ rileviamo che il Sacchi, dopo aver dato nella pri- 
mavera e neir estate del 1738 alcune rappresentazioni a Ge- 
neva e a Firenze, fece il suo prime ingresso a Venezia nel- 
rOttobre 1738, e precisamente nel teatro di San Samuele, 

fflan, ha 39 anni. ^ « intoprliador dR Caratteri in Ranie » ed 6 indubitntHmonte 
qualcbe parente del sipr. Mnssimo fii Pietro Slatarich, che abbiamo trovato comp 
padrioo di Gian Paolo Goldoni nel 1712. Ef^Ii dice di Guldoni « Tbo conopciiito 
da puttello in sii percb^ abitavimo dirimpctto di casa ». II secondo testinionio ^ 
un pnte, Don Giacofno fU Andrea Valle da Berfroino. Pembra che sia quelTa- 
bate Valle mentOYato nelle Memorie del poeta. Lo cita come testimonio del fatto 
ch^eg^li. Carlo Goldoni, aveva scritto la sua prima commedia noil' eta di ottu 
aimi, il che non voile credere T avvocato Carlichiopolo , padrino del priovine 
Carlo. Biso^oa pure constatare che il citato processo-verbalo dice, che Don Gia- 
como ha 43 anni ed ^ da 18 aniii a Venezia. Ma nel 1718 Goldoni aveva lusciato 
da due anni la sua patria ed era a Perugia. E Don Giacomo soggiunge : « L* ho 
conosciuto da puttello perchd pratticavo in casa sua », loccb^ non potrebbe rift- 
rirsi a Carlo Goldoni ritornato studente (come oggi si direbbej nel 1722 a Vene- 
zia. Sembra dunque che questi « dieciotto » anni siano quelli ohe D. Giacon^o 
Valle passo nella parocchia di-S. Maria Formosa, e non rappresentano tutto il 
suo soggiorno a Venecia. 

(1) Andriana Sacchi-Lombardi spos6 in secondi voti T nttore Atanasio Za- 
uoni, e moii a 01 anno il primo dl di Febbraio 1776. Un'altra 8orel!a, Anna 
Catterioa Sacchi, nata a di 29 Aprile 1710 a Ferrara, patria della famiglia Sac- 
chi, spoao nel (1740 m. v.) 1741, 23 Gennaio Tattore Giuseppe Simonetti, luc~ 
chese^ nato verso il 1707. 



56 

Notiamo ancora, che Antonio Sacchi, poco tempo dopo la pu- 
blicazione delle Memorie di Goldoni, mori a bordo di una tar- 
tana genovese nel tragitto dair Italia in Francia e fu sepolto 
nelle acque del Mediterraneo. Ne fa fede la Gaiietta Urbana 
Veneta nel 1790. Tan to per verificare questa parte delle Me- 
morie. 

Pa8siamo alia fiera dell' Ascensione del 1740, ove Gol- 
doni, insieme col Buranello, diedc T opera Onstavo Vasa^ nel 
teatro di S. Giovanni Grisostonio (1), appartenente pur esso 
alia nobile famiglia Grimani da S. Maria Formosa, il cui capo 
era allora il N. H. Michiele. In quel tempo il Goldbni aveva 
ottenuto un uflBcio estraneo al teatro, era divenuto Console 
genovese, dopo la morte del vecchio conte Antonio Tugo, 
che aveva sostenuto questo carico fin dal 25 Luglio 1718, La 
relazione dei Cinque Savii intorno al Goldoni, h in data 12 
Gennaio (1740 m. v.) 1741; la conferma deU'elezione & nei 
Registri del Pregadi, a di 19 Gennaio deir anno stesso (2). 
Contemporaneamente, nel carnevale 1740-41, Goldoni dava 
al teatro di S. Giovanni Grisostomo un nuovo dramraa per 
per musica, Oronte^ re degli Sciti. Ma Goldoni, che in fatto di 
doraestica economia non ne sapeva gran cosa, si trova senza 
stipendio per le fatiche e le spese del suo consolato ; percio 
scrive a Geneva. Gli si risponde che il console Tugo aveva 
servito la Republica senza il menomo eraolumento. Arde frat- 
tanto di nuovo la guerra in Corsica nel 1740 e nel 1741. Gli 
sopravviene oltraccio un molesto processo, contro un bric- 
cone, che era fuggito da Geneva. Qui cominciano le diflS- 
colta cronologiche. Goldoni, parlando del 1740, accenna alia 
cosi detta guerra di D. Filippo, la guerra cio6 che, scop- 
piata nel 1742, doveva procurare la corona ducale di Parma 
air Infante Don Filippo di Spagna. II duca di Modena, osser- 



(1) Questo teatro, dall' autunno 1741 fu per cinque anni affittato ad una so- 
ciety di cavalieri veneti ed esteri e di altre peraone, fra cui Bonomo Alg^rotti. 
Vedi it m88. del Zanbtti, XI, 58 alia Marciana. Vi f\i anche il conte lacopo San- 
vitale da I'arma, riconlato dal Casanova. 

(2) Di qne8te due date son debitore alia f^entilozza dell'ef^egio sigr. corom. 
Bart. Cecchetti. Parimenie tloliti dnta della morte di Francesco Salvioni nel 1723. 



57 

va Goldoni, era generalissimo delle forze spagnuole, ed ave- 
va sospeso il pagamento delle rendite della banca ducale. Im- 
possibile! II duca Francesco di Modena non nel 1740 ma nel 
1742 fii costretto ad abbandonare il ducato, ove entrarono i 
Piemoutesi, alleati questa volta delF Austria ; ed un editto 
piemontese del 5 Luglio 1742 proclamava quel sequestro, che 
doveva recar tanto danno alia famiglia Goldoni. II duca Fran- 
cesco giunse due mesi dopo (5 Settembre) fuggitivo a Vene- 
zia colla sua corte (1), e non lascio questa cittk prima del 6 
Ma^io 1743, per assumere il comando supremo delle truppe 
spagnuole. Sotto di lui militava il valoroso generale fiara- 
mingo Jean Bonaventura de Gages. II Duca arrivo nel campo 
spagnuole a Rimini a di 9 Maggio 1743. Stabilite cosi queste 
date coll' aiuto dei giomali che si publicavano a Vienna ed 
a Monaco in quegli anni (2), ritorniamo al poeta. 

III. 

Quanto al consolato di Goldoni, ne ha parlato in questi 
giomi il ch. cav. Belgrano nelle sue « Imbreviature » ; e, co- 
me pare, ha esaurito V argomonto. Noter5 soltanto che trovai 
quel banchiere genovese, Santin Cambiasio, di cui parla il 
Goldoni ed anche il Belgrano, nel R^istro « Morti » di S. 
Marina: mori a di 16 Marzo 1762, neU'etk di circa scttan- 
tott' anni (3). 

La partenza di Goldoni dove cadere nel 1743; come si 
vede, due settimane dopo T arrivo di Giangiacomo Rousseau, 
che il (xoldoni doveva conoscere a Parigi trent' anni dopo. 
Questa data del 1743 corregge quella del Goldoni medesimo, 
.secondo il quale dovrebbe essere il 1741. Lo ha provato il 
Belgrano, stampando il dispaccio del governo genovese, in 
data del Marzo 1743, che concede al console Goldoni di as- 



(1) Cfr. Memorie di Antonio Bknigna, mss. alia Marclana, MI, 1620. 

(2; Hu potuto coDSultare questi giornali nelle biblioteche delle due citt^. 

(3) Una sua fig^lia, Catterina, entro nel monastero delle Benedettine de' SS. 
Marco ed Andrea dl Murano, e Santin Cambiasio con8ei?n6 li 28 Settembre n29 
la somma dl d> 1 140 come sua dote spirituale. 



58 

sentarsi dal suo uffizio per tre mesi. Supponiamo cLe quel 
congedo sia stato riunovato per altri tre mesi, e giuDgeremo 
quasi al 18 Settembre. fS questo il giorno, nel quale Goldoni 
crede di aver lasciato Veaezia, ingannandosi nell' anno ma 
non, probabilmente, nel mese. E perchft no ? Egli dice di a- 
ver lasciato Venezia due giorni dopo la fuga di quelP ingag- 
giatore raguseo, che clandestinamente cercava di arrolare 
soldati a Venezia per una potenza straniera, dalla quale ave- 
va ottenuto del documenti, firmati dal Re, dal ministro della 
guerra ecc. ecc. II Goldoni uon dice quale fosse quella poten- 
za ; ma non h molto difficile indovinarlo. Se fosse stata V In- 
ghil terra, V Austria o la Prussia, Goldoni non avrebbe avuta 
alcuna difficoltk a dire quel che sapeva. Neppur la Francia, a 
dir vero, aveva bisogno di soldati. Ma le corti alleate borbo- 
niche, quella di Napoli, che allora era tutta ligia a Madrid, e 
quella di Spagna cercavano truppe ; anzi da altre fonti si sa 
che gli Albancsi, i Ciraarioti, i Montenegrini, insomnia la 
gente condotta dalla Republica di Venezia, dopo avere rice- 
vuta la caparra da S. Marco, era non di raro sedotta dai com- 
patrioti assoldati dalle Due Sicilie , e fuggiva per Napoli ; 
dove r intiero Reggimento « Macedonia » era formate da di- 
sertori vcneti. E questo quel reggimento, forte di 2000 uo- 
mini, che nel 1746 difese Guastalla contro le truppe di Maria 
Teresa ; quantunque la piazza, non aiutata, per un equivoco, 
dal generale spagnuolo marchese di Castelar, dovesse capi- 
tolare. Ora, venendo a noi, non si potrebbe sospettare che il 
« Raguseo » ricordato da Goldoni, fosse qualche agente del 
sedicente conte Corafan, albanese e comandante, per Tappun- 
to, il reggimento Macedonia? Si capirebbe cosi il riserbo di 
Goldoni. Quand' egli scriveva e stampava le sue Memoriey 
era pensionato di Luigi XVI, cio6 d' un monarca borbonico, 
e si guardava percio dal dir cosa che potesse, in qualunque 
mode, spiacere ai cugini spagnuoli e napoletani del monarca 
medesimo, a cui dedic6 Y edizione francese delle Metnorie. 

Con qucsti dati e con questo congetture, che ci farebbero 
credere nel Settembre 1743 alia presenza in Venezia d'un in- 
gaggiatore napolctano o spagnuolo, andiamo a consultarc le 



59 

Annotazioni degli Inquisitor! di Stato. Troviamo qui V Anno- 
DOtazione del 24 Settembre 1743, nella quale si parla dei 
maneggi della Spagna per sedurre il Tenente colonnello Mi- 
chiel Maneta, 11 N. H. Francesco Foscari, savio alia scrittura 
(che noi diremmo Ministro della guerra), si rivolge al secre- 
tario del « Tremendo Tribunale » ; e propone che a quel Te- 
nente colonnello sia data una compagnia d' ordinanze. 11 pro- 
curator Moceuigo, savio del consiglio in settimana, gli fa 
sapere che il consiglio aderisce a tale proposta. Cio avviene 
a di 14 Settembre, e a di 15 fugge il « Raguseo » delle Me- 
morie. A di 25 Settembre troviamo poi ricordato lo sfratto 
d'un altro ingaggiatore, Domenico Beghellin, arrestato a Pa- 
dova, che deve abbandonare il territorio veneto, e non ritor- 
narvi (1), pena la vita! Non troviam qui la traccia di quel 
raguseo dal « naso aquilino ed occhi verdastri » ? 

Delia partenza di Goldoni nel 1743 recherd un' altra pro- 
va. Egli racconta d' essere ritornato a Venezia come poeta 
teatrale delF impresario Girolamo Medebach, e di avere cosi 
riveduta la patria « in capo a cinque anni ». Ebbene: ncl- 
r Archivio Notarile si conserva un contratto del 22 Febbraio 
1748, nel quale Medebach aflStta i palchi del suo teatro ad un 
agente, che potesse subaffittarli 

IV. 

Ecco dunque il Goldoni di ritorno in patria, ove rimarra 
(salvo un soggiorno a Roma, dagli ultimi del Novembre 1758 
fino agli ultimi del Giugno 1759) per qtuittordici mini Que- 
sta 6 r epoca piu operosa della sua vita; dal 1748 al 1762 (2) 

(Ij Ritornd; ma nel 1750 fu condannato nei pozzi, e 25 anni dopo nei Ca- 
merotti. V. AnHotazione del d'l 8 Apriie 1775. Questo Beghellin ^ ricordato dal 
Casanova, che lo crede francese. 

(2) Si deve a quel valente conoscitore delle cose goldoniane, che ^ Bmesh 
Mati, V aver flssato la partenza di Goldoni per Parigi nel 1762 e non prima, 
come lo farebbero credere le Memotie. Questa volta per altro V errore non deve 
attribuirsi air inesatezza cronologjca, che qualche volta abbianio notato in Gol- 
doni. Mi pare, che di proposito passi sotto ailenzio Tanno 1761, nel quale a d\ 25 
Genuaio il Gozzi fece rapprcsentare per la prima volta « Le trc melarance « che 



60 

risorse la scena italiana, per cui Goldoni vive ancor (^gi» 
mentre Carlo Gozzi, il suo nemico, h morto, almeno in Italia, 
giacch^ in Germania la traduzione tedesca della « Turandot » 
fatta dallo Schiller vien tuttora qualcbe volta rappresentata. 
Non fa d' uopo di riprodurre la rissa letteraria. Gozzi aveva 
forse piii spirito, ma Goldoni era piii poeta, e nell'arte il potere 
vale piu del sapere, V ingegno ha sempre ragione. 

Per non dimenticare i doveri del cronologista coscien- 
zioso, bisogna dire che si potrebbero muovere certi dubbi sulla 
data del 1748 pel ritorno di Goldoni. II poeta ci dice, che a 
quest' epoca il dnca di Modena era gik tomato al suo paese, e 
questo accadde, come sappiamo dai giomali, a di 8 Agosto 
1749. Nel 1749 parimente, e per T appunto a di 6 e 9 Marzo, 
fece il suo solenne ingresso a Piacenza, e poi a Parma, il nuovo 
duca Don Filippo, Infante di Spagna, e con lui entrava quel- 
r elemento gallo-ispano, che il Casanova, il quale nel 1749 
visito Parma, ha descritto cosi aspramente. Del pari troviamo, 
nel libro piu volte citato del Bartoli, la data del 10 Marzo 1749, 
come quella del contratto fra il Goldoni ed il capocomico Me- 
debach. 

Nulladimeno, riteniamo la data del 1748 pel ritorno del 
Goldoni, la quale si accorda anche benissirao col fatto che 
Goldoni stette per cinque anni poeta del tcatro S. Angelo, 
come lo chiedeva il contratto, e che nel 1753 lascio quel tca- 
tro e conchiuse un nuovo contratto col N. H. Vendramin per 
dieci anni, dei quali poi non adempi che novo, chiedendo al N, 
H. Vendramin di esser dispensato dalF ultimo. Nel 1748 co- 
mincia dunque la riforma scenica italiana, e per un pai'alle- 
lismo, che non ritroviamo un' altra volta nello sviluppo delle 
due nazioni, nelF istesso anno si rappresentava a Lipsia la pri- 
ma commedia di un giovine studente che si chiamava G. Les- 



burlavano e ii Chiari e il Goldoni « lo non nominer6 mai. dice il poeta in un' al- 
tra occasione, quelle persone, le qaali haniio avuto Tintenzione di farmi del 
male ». Si potrebbe ancbe dire cbe Goldoni paeaa Kotto sileuzio tuito un anno di 
dispiaeeri. B pure poi si iradisce, percbe pariando della sua partenza « Non vi 
(nella patria) si udivu piii critica alcuna contro di mc ». A buon intenditor po- 
cbe parole. 



61 

sing, e che fu il riformatore della scena tedesea^ dandole nuovi 
drammi nazionali, e cacciando fuori colla temiita sua critica 
i drammi firancesi di Voltaire, Corneille ecc., die soverchia- 
mente pesavano sul teatro tedesco. 

Non fa d' uopo dir molto della partenza del Goldoiii dalla 
Toscana, del suo soggiorno a Mautova iiella primavera del 
1748, ove abitava in casa di una ex-attricc, gik celeberri- 
ma servetta, chiamata la Fragoletta ossia Fi'avoletta. Questa 
ex-attrice ^ mentovata dal Bartoli, ed anche dal Casanova, il 
cai padre ne era stato amante e per sposarla aveva lasciato 
la casa paterua e si era fatto attore, per altro senza sposarla. 
La Fragoletta era la matrigna di Silvia Baletti, la stella dei 
comici italiani di Versailles, la stossa che Federico il Grande 
chiama (nelle opere postume) « toujours la meilleure actrice 
da Rojaume ». Dunque la Fragoletta era cognata di Lelio 
Uiccoboni, celebre comico anche egli, che dal 1716, quando 
yeniyano chiamati gli attori italiani dal Pribcipe Reggente 
di Francia, professava la sus^ arte e divenne poi conosciuto 
per i suoi scritti intorno al Teatro. 

Goldoni, non potendo soffrire V aria di Mantova, lascia 
questa cittk e se ne va a Modena, dove poi lo raggiunge il 
Medebach colla sua compagnia, e ne' primi deU'Ottobre, men- 
tre la diplomazia europea stava per concludere ad Aquisgra- 
na la pace, si apri il teatro S. Angelo sotto la sua direzione. 
Pare che il predecessore del Medebach sia stato Gasparo Gozzi 
e la sua moglie Luigia Bergalli-Gozzi. Questi, dopo la morte 
del padre Jacopo Antonio Gozzi (marzo 1745), e prima della 
direzione del Medebach, devono essere stati i padroni del Tea- 
tro citato. Goldoni abitava in quel tempo in Carte S. Zorzi a 
S. Gallo presso sua madre e la zia Maria, veccbia zitella. II 
fratello Giampaolo era rientrato al servizio di casa d'Este, 
aveva assistito alia battaglia di Vclletri (11 Agosto 1744) nel 
seguito del duca Francesco III d' Este-Modena, e poi non si 
era piu saputo niente di lui. Lo vedrerao riapparir dieci anni 
dopo, Goldoni park di « dodeci », perch^ parlando dei fatti dal 
1740 al 1745 sempre, come abbiamo veduto, sta indietro di 
due anni dalla vera data. 



62 

Non parlero delle commedie che scnza interruzione usci- 
roDO a quest' epoca dalla penna di Goldoni, non ho quasi nulla 
da dir di nuovo su questo argomento, notero soltauto che nelle 
Annotazioni degl' Inquisitori di State si trovano le traccie di 
questa^mejj letteraria a proposito della « Scuola delle vedove » 
che si rappresentava al Teatro di S. Samuele e che non era 
altro che una brutta parodia della « Vedova scaltra » del no- 
stpo poeta (1). Era un brutto tratto del Chiari. V Annotazione 
degr 111.™' ed Ecc."** ecc. ecc. porta la data del 15 Novembre 
1749 e dice cosi : « Resisi assai osservabili due comedie, re- 
citate nel teatro di S. Samuele, poich^ ponevano in vista cri- 
tica li caratteri di molte Nationi, cosa che poteva riuscire 
spiacevole agrEsteri Ministri, che qui rissiedono; trovo di 
prudenza il Tribunale farli sospendere, il che fu esseguito co- 
me da Rifferte rassegnasi; E poiche altra comedia era per 
uscire, esiesa pur questa dalV Abb. Chiari (ecco dunque il nome 
taciiito dal senipre diplomatico e mite Goldoni, V uomo senza 
fiele!), ordino il Tribunale al seg."® di farsi consegnare li ma- 
nuscriti Anteriori, come fece, cosi che piii non sian recitate 
d/** Tre comedie, Anche q.'*** per lume. 

Ferigo Tiepolo, Inq/ 

ZORZI CONTARINI, K/ luq/ 

Alvise FoscARiNi, luq/ ». 
Torniamo alle Memorie del Goldoni. Nella « Vedova scal- 
tra » egli aveva raesso in iscena quattro nazioni : L' Inglese 
generoso, II Francese galante, Lo Spagnuolo orgoglioso, L' Ita- 
liano amoroso. Chiari aveva preso per la sua parodia Tintrec- 
cio della commedia Goldoniana, ma variava un po' il dialogo, 
facendo dire a qualche persona le lepidezzo del Goldoni e ad 
altre rispondere in coro : « Sciochezze, scempiataggini » ecc. 
Goldoni, che assisteva mascherato alia rappresentazione di 

(1) La rappresentazione della << Vedova scaltra » sulla scena del teatro italiano 
della Corte Sassone, a d\ 26Febbraio 175G, era Tultima recita degli italiani in que- 
sta cittk: prima della seguente stagione entravano i prussiani, 8coppi6 la g^erra 
del sette anni (n5(>-1763;i e dopo la pace furono pensionati i comici italiani. Za- 
neta Casanova fu pensionata con 400 talleri air anno. Essa morl il 29 Novembre 
1776 a Drosda. Vedi G ior amis Casanova ^ und die Cutnici Italiani am poln.-zackt. 
Hofvon Fbibdr. Aug. Freiherpv '^^'T^vrn. 



63 

questa sediceute com media, rispose con una apologia in azio- 
ne, cioe con un dialogo a tre personaggi, intitolato « Prologo 
apologetico della vedova scaltra ». In quel dialogo Goldoni 
fece capire, che certe proposizioni della parodia del Chiari do- 
vevano ferire la delicatezza della Republica riguardo ai fore- 
stieri, come p. e. la voce « panimbruo », della quale il gondo- 
liere di nn milord si serve intorno al suo padrone, e che era 
ima ingiuria ai protestanti ecc. Si conoscc la prudenza usata 
neir ultimo secolo della Republica dagP Inquisitori verso i di- 
plomatici esteri, e pare, che, prima che il cav. Grey, il quale 
allora era residente inglese, potesse lagnarsi, gP Inquisitori 
sopprimessero la « Vedova scaltra », messi in sulF avviso dal 
libello goldoniano. Sembra, che cosi cominciasse quella lotta 
tra Chiari e Goldoni, che duro piu di dieci anni, finch^ il 
Gozzi li burlo am bedue ; quella lotta che nel 1754 misc gli In- 
qoisitori di Stato sulla traccia del Casanova (1). Sembra inol- 
tre che il nobile protettore del Medebach, il quale fece a Gol- 
doni r bnore di andare a trovarlo e di consigliarli invano a ri- 
tirar il prologo prima che si stampasse, fosse il N. H. Condul- 
mer, proprietario del teatro S. Angelo, che fu Inquisitore nel 
1755, e poi sempre nemico di Goldoni (2). Notiamo anche di 
passaggio, che il Chiari pochi anni dopo publico una comme- 
dia La Veneziana a Parigi^ della quale si lagno (come lo sap- 
piamo dalle sue Memorie publicate qualche anno fa a Parigi) 
r abate Bemis, ambasciatore (1752 Ottobre — 1755 Aprile) 
di Francia a Venezia, facendo dire agli Inquisitori, che in 
questa commedia non gli parebbe ben osservato e reso il ca- 
rattere della nazione francese. GF Inquisitori s' affrettarono di 
far sparire la commedia del Chiari, e il giorno dopo si spac- 
ciavano dei polizzini in cui si diceva che « La Veneziana a 
Parigi » era subitamente morta di morbo gallico. 

Lasciamo le particolaritk intorno alia lotta del 1748-1753 
sotto gli auspici del avido capocomico Girolamo Medebach (3), 

'1) Vedl R. Fulin, Giacomo Casanova e gli Inquisitori di Stato. 

(2) Vedi la lettcra del confidente Medri del 1753, publicata da P G. Mol- 

MENTI. 

\2] Ecco qualche ragguafrlio intorno a Girolamo M(»dcbach. Ajrostino Rai- 



64 

e notiamo soltanto di passaggio, chc sc Goldoui rultimo giorno 
del earn ovale, 10 Febbraio (1749 m. v.) 1750, dopo la caduta 
dell' « Erede fortunata » (la quale per contro tanto piacque in 
Germania e specialmente a Lessing, che voleva tradurla ) pro- 
mise al publico sedici commedie pel future anno comieo, pro- 
mise il doppio di quelle che aveva da fare, essendo oito U nu- 
mero delle commedie^ che, secondo il sue contratto con Mede- 
bach, egli aveva da somministrare ciascuna stagione al teatro 
S. Angelo. 

Ancora qualche particolaritk di famiglia. Torna il fra- 
tello Gian Paolo, il miles gloriostis di casa Goldoni, annoiatosi 
di uu paose ove i militari non si consideravano, cosi dice il 
poeta. Che Giau Paolo abbia avuta una rissa come al solito? 
E ne' prirai dell' anno 1754, la madre Margherita era ancora 
in vita , come lo dicono le Memorie ? Si , tant' 6 vero che 
troviamo la sua morte nel necrologio del 1754 e precisa- 
mente a di 7 Novembre (1). Nel Marzo 1754 capita a Ve- 
nezia Gian Paolo, vedovo con due fanciuUi. Probabilmente 
era morta nei primi del 1754 sua moglie, giJt vedova di un 
curiale romano. Goldoni dice, che il figlio di Gian Paolo aveva 



mondo Girolamo Nfccold Medebach fu Gio. Francesco, romano, si trova negli atti 
di questa Curia sotto la data del 15 Gennaio 1740, non m. v. ma a Nat. Dom. Si 
dice che ha 34 anni incirc*a, che lasci5 Roma nelPetk di 13 anni con una compa- 
gnia di attori, e che si trova dall'autunno scorso (1739) a Venezia. Bgli domauda 
d^accasarsi con Ang^eia Teodora Giovanna di Gasparo Raffi, nata in Lucca, di 17 
anni incirca, che si trova a Venezia da qaalche mese. Fra i testimont si trova il 
padre della sposa Gasparo q."" Lazaro Raffi, romano, in etk di 42 anni, sta a S. 
Provolo, r attore Giuseppe Marliani, piacentino, zio della sposa, che anche porta 
un nome mentovato nella storia delie scene italiane, ed i comici Gasparo Zorni 
da Gorizia, Francesco Monti da Milano. Vediamo che la Raffi non aveva piu di 
13 griomi quando Iasci6 Lucca, dov* era nata. 

(1) « LUll.*"* Big.* Margarita del q." Paulo Savioni [sic, e non Salvioni] R.«* 
» del q." Giulio Goldoni de anni 78 da Febre Continua e FJusione Cattaraie di 
» Petto molti mesi Morta eri sera alle ore 23. 

M.** Foresti. Cpio . . . S. Ziminian ». 

Morta a S. Geminiano, pare che non abbia lasciato la casa che occnpava in 
Corte S. Zorzi nel 1748. A dl 31 Gennaio 1754-55 troviamo nel Necrologio una 
Antonia q.*" Paulo Savioui, vedova di Francesco Coletti, morta in eta di 85 anni a 
S. Lunardo, forsc una sorella di Margarita, non mentovata nelle Jfemorie di 
Carlo. 



65 

otto, la figlia cinque anui. Qiianto alia figlia e vcro ; trovere- 
mo negli atti di questa Curia Patriarcale che Petrouilla Mar- 
gherita Goldoni era nata nel 1749 (1) ; ma quauto al nipote si 
sbaglia il poeta: dalla fede di morte di Carlo Goldoni, publi- 
cata da P. G Molmenti, sappiamo che Antoine Francois Louis 
Marianus Goldoni aveva nel Febbraio 1793 « 43 ans ». 

Quanto alia nipote di Goldoni, troviamo il suo matrimo- 
nio nei Registri di S. Marcuola a di 30 Ottobre 1781. Da quel 
documento si vede, che Gian Paolo era morto, e che Petronilla 
Margherita sposo il sig. Gio. Antonio fu Andrea Chiaruzzi, 
veneto, vedovo di Catterina, fu Bonifazio Brunialti (2) 

Ermanno von Loehner. 



(1) 27 ottobre 1775. PetroDilla Margarita figlia di Gio. Goldoni, e di Anna 
Alluigri giugali nata li 6 e batta li 16 Novembre 1749 come da fede della Ba«i- 

lica di S. Ma di 1^ del Tevere di Roma per dimorare in abito secolare nel Mons : 
del S. Sepolcro p tre anni non ostante Tet^ sua maggiore d'nnni 25 sopra di che 
ottenne A plica dispensa. 

(2) Gio. Antonio Chiaruzzi (figlio di Andrea camerier) era nato li 17 Febbraio 
(1725 m. T.) 1726 nella Parocchia di S. Stae, aveva dunque 23 aunt pid di Pe- 
troniUa. Egli aveva sposato in primi voti Cattarina Brunialti e precisamente nella 
Chiesa di S. Vidal nel 1753, ed era rimaato vedovo li 8 Aprile 1781 (Registri di 
S. Marcuola). II 24 Ottobre dellMstesso anno 1781 egli comparve con Petronilla 
davanti alia Curia per ottenere per la sposa, cb'era suddita di Modena, il manda- 
(urn libertdtis. Da questo atto appare che la Petronilla era giii da 3 o 4 anni in casa 
Chiamzzi, e prima nel Monastero del S. Sepolcro, e che Gabriele Cornet era Bto^'> 
il suo procuratore. 



LE RUBRICHE 

DEI 

LIBRI MIST I DEL SENATO 

PERDUTI 

TRASCRITTE DA GIUSEPPE GIOMO 

aOTTOABCHIVISTA NELL' ARCHIVIO DI STATO IN VBNEZIA. 

(Continuazione. Vedl Vol. XX, p. 313.) 



J ADR A. 

(Lib. I.J 

Littera missa fuit Jadrensibus super facto Dragi de Balduy- 
no, 61. 

Mittatur eis quod detur nobis Francischinus Paulo proditor 
noster, 35. 

Faciant satisfied ser Marco Minoto de regimine Pagi, 45. 

Dentur soldi XL grossorum Andree Zane supracomito Jadre, 
sed si non satisfiet alijs ipse restituet^ 47. 

(Lib. ILJ 

Qualiter mandatum fuit Jadrensibus quod requirant banum 
Paulum quod revocet lignum Almisanorum et emendet damna, 
15, 25. 

Comites Jadre non possint expendere ultra libras XXV sine 
voluntate maioris consilii vel rogatorum, 58. 

Vinum forense non possit portari Jadram nisi pro usu comitis, 
58, 69. 

Factum portulanorum stet ut stant nunc, 58. 

Ponatur in commissione comitis Jadre quod teneatur cum iu- 
dicibus procedere in rationibus comunibus et secundum statuta 
facere et consuetudincs terro a libris L supra et inde inferius 



67 

observetur modus modernus, et quod mittant hue statuta et con- 
suetudines que videntur eis egere euieiidatione, 59, 120. 

Provideatur ser Gabrieli Marcello de Lbris V grossorum qui 
remausit rector Jadre, 76. 

Deputetur unus career pro debitoribus Jadralinorum et custo- 
des sint Jadratini cum plezaria, 00. 

Si familia comitis Jadre reperiet aliqui in nocte absque igne 
stetur io hoc consuetudini, 60. 

Duo quaterni sint in Jadra pro bannis unum teneat comes et 
altenun procuratores etc., 61. 

Comes et consiliarii Jadre possint accipere carnes pro usu suo 
et familie, 61. 

Omnes comites, indices et officiales Jadre fiant per electionem 
Id maiori consilio, 61. 

Portulani Jadre vendant vinum et dominus dux et consiliarii 
possint providere de salario ipsis, 100. 

Quod comes iturus det auxilium quod decima distribuatur se- 
cundum ordinationem domini pape, 62. 

Notarii comitum Jadre non scribant in suis quaternis contra- 
ctus inter speciales personas sed scribant ea que pertinent ad offi- 
cium regiminis comitum, 83. 

Archiepiscopus Jadre possit facere deferri vinum forense in 
Jadra, 83. 

Strictura vini non preiudicet predicatoribus et minoribus, 117. 

Committantur quedam comiti notata cum additione quod omnes 
executiones remaneant ad arbitrium comitis et predictum consilium 
sit revocatum, 126. 

(Lib. ml) 

Jadrenses dent nobis Franciscum Paulo proditorem, 35. 

lUi de Pago satisfaciant ser Marco Minotto de salario et sibi 
rationem faciant contra habentes de suis equis et rebus, 36, 45. 

Super facto questionis sedendi ad banchum, responsio facta 
fait Jadrensibus et scriptum fuit comiti quod sedeat personaliter ad 
ius reddendum et si ob aliquam causam urgentem non posset, po- 
nat personam discretam, 138. 

Super prime capitulo ambaxate Jadre de petris, cuppis, et aliis 
extrahendis, respondeamus eis de observando eis pacta. 

De Ugone forense facto Jadrense, responsum fuit quod nullum 
forensem possunt facere Jadrenses in nostrum preiudicium nisi 
tantum in Jadra, 70. 



68 

Super damnis illatis insulis earuin debent procedere officiates 
catavere contra excessores denotatos per scripturas comitis Ja- 
dre, 70. 

Comes Jadre faciat satisfieri Catarine relicte Zaneti Pede- 
bo, 93. 

(Lib. V.J 

Responsio facta Jadrensibus super statuto per eos de appella- 
tionibus ad iudices Padue, Bononie et Firrai qualiter de hoc gra- 
vabatur istud dominium, 6, 13. 

Respondeatur ambaxatoribus Jadre quod non venerunt decen- 
ter, et quod observent nobis pacta alioquin etc., 40. 

Qualiter respondimus eis super electione iudicum forinsico- 
rura> 41. 

Stemus firmi super prohibitione assumendi iudicem forensem, 
181. 

Comes Jadre ita faciat rationem Venetis de debitis contractis 
ante guerram sicut ante guerram faciebat, 22. 

fLib, VLJ 

Qualiter conpessimus Jadratinis quod possint assumere tres 
iudices forenses, 5. 

Comes non possit mercari, 7. 

Nee ipse nee aliquis de sua familia possit recipere aliquod 
exenium exceptis in animalibus siluribus et in fructibus, 7. 

fLib. VILJ 

Abstineant se Jadrenses a faciendo comitem Georgium suum 
civem etc, 27, 64. 

Scribatur Jadrensibus super querela facta per ambaxatores 
Sibinici de insulis occupatis, 60. 

Qualiter scriptum fuit Jadrensibus quod satisfaciant domino 
Balduyno, 123, 127. 

Non videtur nobis quod uniant se cum Sclavis contra regem 
Ungarie Jadratini, 5, 41, 62. 

Responsio facta Jadrensibus ad plura capitula, 41, 42, 78, 94. 

Redargutio facta Jadratinis de eo quod elegerunt capitaneum 
de Marchia, 123. 

Quod non recipiant banum faostem nostrum et redarguantur 
de impositione CC equitum, 32. 

fLib. VIILJ 

Qualiter missum fuit Jadrensibus quod pro querelis nostrorum 
mittant hue tres ambaxatores infra mensem cum pleno mandato, 17. 



69 

Jadrenses per duos annos possint accipere III iudices foren- 
ses, 55. 

Captum fuit quod cognitio questionis vertentis inter Marcum 
de Lacari et Jadrenses ad dommuin ducem pertineat. 

Quod comune Jadre dare debeat dicto Marco libras sex mille 
octingentas etc., 58, 59. 

Alia sequent ia capitula super dicto facto, 58, 59. 

Sententia lata super insulis Scruniz etc., 60. 

Questiones Sybenici cum Jadrensibus spectant ad dominum 
ducem. — DiflSnitum fuit quod per Jadrenses ponantur Sybinicen- 
ses in tenutam insularum, 60. 

Per Jadrenses satisfiat domine Zanne Grimani de dotibus Do- 
menze uxoris quondam Iverisse, 60. 

Redargutio gravis facta Jadrensibus quod non observarunt 
mandatum nostrum eis factum de ponendo in tenutam Sibinicen- 
ses, 81. 

Littere misse Jadram in favorem ser Marini Barbarigo, 56. 

fLil), VIIIL) 

Sapientes electi ad examinandum utrum Jadrenses posuerunt 
in tenutam Sibinicenses etc., ut debuerunt et super questione ser 
Francisci de Lomprecum comuni Sibinici, 32, 40, 06. 

Quod Jadrenses mittant domino duci litteras ex parte comilis 
iudicum et comunis infra unum mensem qualiter fecerunt induci in 
tenutam* Sibinicenses secundum nostrum mandatum, 51. 

Detur copia litterarum Jadre hominibus Sybinici, 55. 

Datus fuit terminus unius mensis Jadrensibus quod solvant 
sententiam et expensas factas uxori domini Petri Grimani heredi 
Doraencie, 26. 

(Lib, XJ 

Non incurrat penam librarum C grossorum ser Marinus Rar- 
badico, eo quod Michael de Mezo compromissarius acceptare noluit, 
130. 

Concessum fuit Jadrensibus posse habere iudices forinsecos 
per alios duos annos, 5. 

Scribatur Jadrensibus quod faciant debitam rationem ser Ma- 
rino Barbadico aggravando factum, 16. 

Prorogetur terminus Jadratinis quod mittant sindicum ad re- 
spondendum ser Marino Barbadico, 37, 61. 



70. 

riib. XL) 

Scribatur Jadre super querela quam de eis faciunt Ragusei 
quod mittunt in regnum Sclavonie, 4, 19, 21. 

Jadrensibus scribatur in favorem Arbensium aggravando ne- 
godum precipiendo quod fariant eis rationem et concordent par- 
tes infra duos menses, alioquin infra unum mensem partes ad nos 
mittant suos sindicos, 21, 34. 

Committatur provisoribus et cnmitibus super eo quod per Ja- 
drenses accepti fuerunt temones cuiusdam ligni veneti, 28,25, 35; 
et quod non impediant in man navigationem ultra suos confines, 
a5 et 34. 

Scribatur ser Andree Baseio comiti Jadre quod acceptet com- 
promissum factum in eum de questionibus ser Marini Barbadico et 
Jadrensium quod de aliis questionibus sibi faciunt ius, 42. 

Habeatur consilium iuri^peritorum si comes Jadre habet co- 
gnoscere de derobalionibus factis Nonensibus, 76, 79, 83. 

Commitatur cognitio et deflnitio questionum vertentium iater 
Arbenses et Jadrenses sapientibus quibusdara, 60, 81, 86. 

Capitula difftnita de questionibus vertentibus inter comunia 
Jadre et Ragusii, 95, 96, 97. 

Comes Jadre cognoscat de derobationibus factis illis de Nona 
per aliquos Jadrenses, 76, 79, 80. 

(Lib, XITJ 

■ 

Mandetur comiti et hominibus Jadre quod infra XX dies de- 
beant satisfecisse quod continet diffinitio nostra, 46. 

Concessnm fuit Jadrensibus posse habere indices forinsccos 
biennio, 88. 

fLtb. XIILJ 

Eligantur tres sapientes et quartus sit ser .\ndreas Baseio su- 
per Uteris Jadre, 6 1. 

Per capituluin percussionum factarum quando percussus non 
statim moritur videntur Jadrenses niti illud demere de arbitrio 
oomitis quod hoc non dobent arceptare et etc. 65, 66. 

cm. XIIIL) 

Consilium sapientum assumptorum super Utteris comitis Ja- 
dre. 15, 28. 

Rescriptum fuit Jadrensibus de pravo intellectu quern videntur 
haboiv de quatuor capitulis partorum etc., 34, 41. 

Non aocoptemus assumere iudicium questionis ser Dalduyni 
D;^lfino cum comuni J:ulre. 13. 



71 

Responsio facta Jadrensibus consiUo sapientum super qua- 
tuor capitulis, 45. 

Sapientes super ambaxata Jadre etc., 62. 

Quod Jadrenses moveant questiones contra pacta habitum est 
consilium sapientum utriusque iuris etc., 74. 

Sapientes electi super novitate facta per Jadrenses, 77. 

Consulta super novitate inobedientie facte per Jadrenses in 
facto Marani, 78, 85. 

Consulta super facto ser Marini Barbadigo cum Jadrensi- 
bus, 76. 

Mandatum factum Jadratinis de facto Marani qui ivit contra 
bannum, 78. 

R A 6 u s I u M . 

(Lib, LJ 

Graviter scriptum fuit Raguseis de eo quod non armarunt li- 
gnum ut tenentur per pacta et satisfaciant, 4. 

(Lib, IIILJ 

Si Ragusei volent se obligare ad armandum ad persecutio- 
nem pyratarum usque Corfu et Coronum si opus fuerit sumus 
contenti dare Raguseis unum et duo ligna alioquin dabuntur eis 
unum vel duo precio competent!, 61. 

Firmatum fuit quod super rcquisitionibus ambaxatoris Ragu- 
sii mittatur ad regera Urosium et sub manu dicatur nostris quod 
non vadant illuc, 107. 

fUb. VJ 

Qaatifer misimus quindecim mille quadrellos et falsatores de- 
cern mille Ragusium, dicendoqnod si non erunt hec necessaria eis, 
remittant, 12. 

Responsum fuit comiti Ragusii quod contenti sumus de bisco* 
to nostri comunis quod dedit hominibus Ragusii qui iverunt cum 
lignis contra pyratas et quotiens sic iret det eis de biscoto, 9D. 

Dacia imposita Raguseis solvenda de pelamine, rame, auro et 
argento, 150. 

Quod comes Ragusii reddat galeam et res captam per ser 
lohannem Michael procuratori magistri hospitalis etc., 163. 

fia. VI.) 

Mandatum factum Ragusinis quod procedant contra illos de 
Bucca de Slagno et non receptent illos de Cataro, ad pelitionem 



72 

ser Marci Mauroceno. — Item quod non recipient illos de Cataro 
qui tantum maleficium fecerunt in illos de ca Bollani, sed perse- 
quantur eos, 116. 

(Lib. VII.J 

Pro cambio unius galee quam habet comune Ragusii, mitta- 
lur illuc corpus unius galee cum remigio, 15. 

Unum de duobus lignis nostris euntibus ad culfi custodiam 
que debent disarraari remaneat Ragusii cum remigio et corre^lis, 
et hie remaneat in coniuni lignum comunis Ragusii, 17. 

Comes Ragusii faciat comitos et naucleros pro duobus li- 
gnis, 90. 

{Lib. VIILJ 

Mandatum factum Raguseis quod non irapediant mercationes 
nostrorum quando Catarum deferrantur saltem cum barchis non 
suis, 6. 

Qualis prohibitio fiet per Raguseos suis quod non vadant in 
Rassiam, talis fiet per nos nostris, 22. 

Cognitio questionis vertentis inter Marcum de Lucari et Ja- 
drenses ad dominum ducem pertinet et quod comune Jadre debeat 
dare dicto Marco libras septem mille octingentas etc., et alia plu- 
ra capitula supra, 58, 59. 

(Lib. VIIILJ 

Capitula responsionis facte ad ambaxactam Ragusii et emen- 
datio quorumdam pravorum statutorum suorum, 72. 

Consulta super hiis que habemus facere cu m rege Rassie pro 
Ragusio, 109. 

(Lib. X.J 

Scribantur comiti, iudicibus et comuni Ragusii litere regracia- 
torie de duobus galeis quas armarunt contra pyratas et quod su- 
mus contenti dare comitis grossos tres in die, naucleris grossos duos 
et aliis grossum unum, 46. 

Mittatur Ragusium quod arment duas galeas quam meliores 
habeant et mittant eas ad capitaneum culfi et mittatur eis pecunia 
oportuna et capitaneus mittat Nigropontum unam gale am et lignum 
unum ex suis, 46. 

Super ambaxata Ragusii eligantur sapientes, 150. 

Recommendentur comes et universitas Ragusii de fidelitate 
sua et domino regi Rassie scribatur negocio ambaxate quam misit 
et dicendo quod non intendimus deserere Ragusium, 89. 



73 

fLib. XL) 

ReJarguantur Ragusei super retentione por eos facta Marco 
Ruzini, Donato de Lege at Colutio Gomberto suarum rerum con- 
cessarum eis ex gratia quod portarent ad partes Rassie, 2, 5. 

QueJain partes notate sed non videntur capte super predictis 
non observatis per Raguseos, 3. 

Scribatur romiti Ragusii qualiter conc^ssiraus gratiam nobili- 
bus viris Benedicto de Molino et Dominico Bollani quod possint 
mittere acceptum de regno Rassie suas ballas sub examinatione 
tamen comitis, 8. 

Respondeatur ambaxatori nostro qui est Ragusii quod intelle- 
ctis lilteris suis et regis, mandamus eis quod si videretur comiti et 
cumuni Ragusii ipsum debere ire ad regera quod ire debeat etc., 25. 

Scribatur Raguseis quod permittant Jadrenses extrahere de 
regno Rassie mercationes quas habebant in dictis partibus, 29. 

Redarguantur multum Ragusei super eo quod non restitue- 
runt Jadrensibus bona sua extracta de Rassia, 50. 

Difdnitiones super quibusdam capitulis questionum vertentiura 
inter comunia Jadre et Ragusii, 95, 96, 97. 

Due galee misse Raguseis et remittant duas de deterioribus 
ita quod remaneant ibi tres et arma etc., 65. 

Per offitiales armamenti recipiantur rationes expensarum fac- 
tarum per ser Blasium Geno comitem Ragusii, 41. 

Factum biscotti quod mittitur per nostrum comune Ragusium, 
committatur per duos annos cancellario Ragusii habituro soldos 
XL grossorum in anno, 8 i et fallitos galee exigat. 

(Lib. XILJ 

Scribatur comiti et Raguseis quod faciant fieri talem arsena- 
tum in quo galeas et ligna illuc missa conserventur, 9. 

Concedatur comuni Ragusii licentia extrahendi bine lignamen 
opportunum pro faciendo uno ligno centum remorum libere, 9. 

iXib. XIII.J 

Sapientes electi super litteris Ragusii, 25, 28. 

Responsio facta comiti, iudicibus, consiliariis et comuni Ra- 
gusii, .33 : et comiti soli, 64. 

Scribatur comiti iudicibus et comuni Ragusii graviter super 
relaxatione captorum etc., 44. 

Super querela proposlta per ambaxatores comun is et homi- 
Dum Ragusii de comite Curzure, scribatur eidem comiti, 45. 

Scribatur comiti Ragusii quod illas duas galeas quas dimisit 



74 

M;r Petrtu Geoo capitaneus culfi et aliam galeam que remansit ibi 
debeat qaam cicius potest Venecias remittere et si potent habere 
aliqur>il naaluin eU?., W, 65. 

Oracla misericord ia et absolucio plena facta fuit Raguseis co- 
^oscentibus suum errorem, 70, 75. 

^Lib. Xim.J 
Factum blscoti exi.stentis in Ragasio committatur cancellario 
Kagusii per alios duos annos cum provisione solita, 20. 

. flabeat comes denarios XII pro libra de eo quod excusserit 
a fallitiH nostrarum galearum, et sic alii comites nostri Sclavo- 
nic*, 9. 

COMITEH VeGLE et INSULA IPSA VeOLE. 

CLib. im.j 

Ambaxata missa pro concordando comitem Federicum cum 
Arbensibus, 34. 

Qualiter elongavimus comitibus Vegle terminum nostrorum 
processuurn usque ad sanctum Michaelem, 71. (1317, 28 agostoj. 

Terminus duorum mensium elongatus comiti Duymo mittendi 
acceptum partes coiiiitum qui non solverunt regalias, 176. 

fLib. V.J 

Hevocatlo processuum factorum contra comites Vegle et pro- 
rogetur terminus comiti Nicolao, 24. 

Comminatio farta ipsi comiti Nicholao, 76. 

Partes positft de citando comitissam Slavam pro facto Radize 
tllio quondam Cypriani de Hesrha, 174. 

Citctur etiam comes Nicholaus et filii ipsius comitisse> 134, 
155,171. 

Commisse fuerunt advoraturibus comunis per consilium de 
XL lamentationes facte de comitibus Vegle contra declarationes 
rapitulorum ; et per hoc consilium etiam alie lamentationes de novo 
facto, 131, 1:15, 157. 

Qualiter scriptum fuit comiti Federico quod non defendat bona 
Arbensium fugientiuin ad eum pro suis, 164. 

Preceptum fuit comiti Nicolao de Vegla quod usque ad nati- 
vitatem domini veniet ad nostram presentiam ad faciendum iura- 
mentum et nos eum absolvimus a penis quas incurrisset pro eo 
quod non posuit in possessione vel procuratia, 8, 103, 157. 

Quod illi de Vegla satisfaciant Marco Sanuto et sociis usque 



75 

per totum augustum capitate suum frumenti et.libras quatuor gros- 
sorum, 47, 52, 63, 71. 

Mittatur unus ambaxator ad romitem Federicum offereudo 
sibi favorem nostrum et gratiam etc., et fuit hoc commissum Nicolao 
Betani, 12, 13. 

Una persona mittatur ad coinites ad requirendum eos qui te- 
iientur solvere quod solvant, alioquin recipiatur redditus eorum, 12. 

rUb. VLJ 

Summa taxationis facte per advocatores comunis de damnis 
illatis hominibus de castro Musclo et Dobregne per comites Guido- 
nem et fratres sit tirraa et mandetur executioni et comes Franci- 
scus facial eraendarl, 58. 

Comes Guido de Vegla et comes Nicholaus veniant Venecias 
ad faciendum iuramentum fidelitatis alioquin privetur comes Ni- 
cholaus, 74. 

Mandetur iudicibus et univ6rsitati quod non respondeant de 
reddilibus Slave relicte comitis Marci sed conservent ipsos, 74, 
78, 113. 

(Lib. VIl.J 

Comes Nicolaus facial exigi partem filiorum comlt s Marci 
pro nobis etc., 60. 

(Lib. VIILJ 

Qualiter missus fuit lohannes Vacumdeo Veglam pro exigendis 
regaliis domini duels et maxime filiorum quondam comitis Marci et 
ad intromittendum redditus etc., 10. 

(Lib. VIIILJ 

Qualiter interdictum fuit quod superhabundavit de pignoribus 
comitis Nicolai de Vegla a solutione domini ducis ad petitionem 
domini Marci Gradonico debentis recipere a comite predicto pro 
regaliis patris sui, 29. 

fLib. X.J 

Mittantur tres Veglam qui habeant libras tres grossorum pro 
quolibet ad expensas comunis, 3. 

Mandetur comitibus Federico, Nicolao et Bartholo quod pro- 
pter enormia cfue fiunt per eos contra formam concessionis debeant 
personaliter ad nostram presentiam comparere usque per totum 
mensem aprilis ad se excusandum, 34. 

Mittatur Veglam unus ambaxator et alii tres redeant, habl- 
turus de salario soldos XXX grossorum, 35. 



76 

Unus ambaxator coraunis Vegle possit recedere remanente 
sindicatu apud alterum. 

Questiones vertentes inter Episcopum Vegle et comites Nico- 
laum et Bartolum committantur coraiti nostro Arbensi plenarie, 61. 

Non habeatur comes Federicus pro excusato pro eo quod non 
comparuit personaliter, 62. 

Respondimus nuncio comitis Federici et illis de Vegla quod 
non intendimus concordiam factam cum comite esse alicuius effi- 
cacie pro damnis, 72. 

Terminus datus comiti Federico ad nos veniendi usque per 
mensem octubris, 84. 

Pertranseamus misericorditer cum cdmite Nicolao in tantum 
quod solvat infra duos menses totum capitale extortorum per ipsum 
vel gentem suam quod potest esse circa libras MCCC vel plus. Item 
quod pro pena olim lata tempore domini Petri Gradonico solvatur 
modo infrascripto etc., 88. 

Procedatur contra comitem Federicum, 123, 124. 

Sapientes super hoc electi, 126. 

Comes Bartholus de Vegla condemnetur in libris CC dividen- 
dis inter damnificatos, 130, 131, 138, 139. 

Semel in anno vadat comes Chersi ad examinandum questio- 
nes. — Item quod cognoscat de quibusdam questionibus ultra so- 
litas, 143. 

fLl^. XII.J 

Ambaxatores nostri vadant ad interponendum concordiam 
inter comitem Federicum et comitem de Duyno, 5. 

Scribatur illis de Vegla quod provideant comiti Chersi quando 
illuc vadit pro factis eorum de navigio et domo, 65. 

(Lib. XIIIJ 

Scriptum fuit comitibus Vegle quod satisfaciant regaliam do- 
mini ducis presentis et residuum domini Johannis Superantio infra 
tres menses etc., 30, 32. 

Terminus datus comiti Federico de Vegla satisfaciendi resi- 
duum damni Dominici Zotto, 50. 

Committantur comiti Arbensi questiones vertentes inter epi- 
scopum Vegle et comites Nicolaum, Bartholum et Slavam, 59, 60. 

Scribatur comiti Federico quod relaxari fecit Marcum filium 
Sabbati dictum Grusati, dictum Marcum reduci et poni faciat in 
carceribus ut ante erat et vocato consilio generali etc., 61. 

Mittantur comitibus damna illata per suos propinquos fanii- 



77 

Hares et servitores liominibus insulc de animalibus, paleis ot aliis 
et quod infra XV dies debeant satisfecisse omnia danina passa 
sub pena dupli, 61. 

Et de VII bestiis bovinis acceptis illis de castro Musclo et 
Dobregne faciant expeditam et sumariam rationem, 61. 

Scribatur universilati* Vegle quod provideant comiti Chersi 
eunti ad insulam pro audiendis querelis de sufficient navigio et 
habitatione sua, et simile scribatur universitati Castrorum quod 
provideant de navigio vel equis et domo, 61. 

Mandetur iudicibus et universitati Castrorum et Vegle quod 
faciant sic quod comites inveniant carnes ad bechariam etc: de 
aliis vero inducentibus scandalum provideant de aliqua bona via et 
uotificent nobis, 62. 

(Lib. XIIIIJ 

Comitibus Vegle facta est comminatio privationis comitatus ^^ 

nisi solvant regalias domini ducis, 84. 

Scribatur iterum comiti Federico qui videtur favere adversa- 
riis nostris, 88. 

Mittatur unus notarius curie ad comitem Federicum aggra- 
vaturus factum, qui mandet sibi quod faciat assignatio sibi Anco- 
nitanum captum etc., 12. 

RegnumRaxie. 

fLib. LJ 

Ambaxatores ituri ad regem Raxie habeant de salario libras 
Iin grossorum pro quolibet, 135. 136, 139. 

CLib. V.J 

Responsio facta ambaxatori Regis Urosii ad factum societa- 
tis petite, armorum extractionem concedimus, et oblationem strate 
eundi ad Mare Mains tenende secure per suam forciam accepta- 
mus et gratiflcamus, 46. 

Mittatur unus notarius curie ad regem Urosium pro merca- 
toribus Raguseis, 139. 

Dominus dux, consiliarii et capita possint committere ambaxa- 
toribus ituris ad regem Rassie de aliquibus petitionibus nostro- 
rum fidelium certo modo, etc., 8. 

fLib, VllLJ 

Qualiter astrinximus nos facere similem prohibitionem nostris 
illis quas facient Ragusei suis ne eatur ad regnum Rassie, 22. 



78 

CLib, VIIIL} 

Sapi^ntes ad videiuhiin utrum Sibinicenses sint positi in te- 
nulam per Jadrenses de insulis vel non et super questione ser 
Francisci de Lompre contra Sibinicenses, 32, 46. 

Consulta super factis que habemus facere cum rege Rassie 
pro Ragusio, 109. 

Super facto strate dande per reguurn suum respondeatur 
quod posito fine querelis Ragusii potuinius melius et utilius provi- 
dere 109, 110. 

lohanninus calderarius missus fuil ad regem Rassie, 112. 

CLib.XJ 

Qualiter prohibitum est nostris quod non vadant ad terras do- 
mini regis Rassie, et quod inde discedant, 88. 

Recommendetur comes et universitas Ragusii etc., et regi Ras- 
sie scribatur super ambaxata per eum missa et quod non intenJi- 
mus deserere Ragusium. 

Provisores et comites Ragusii videant et examinent litteras 
regis Rassie et Catari, 120. 

Pro visa per eos, 121, 122, 128. 

Concessa est licentia ser Marco Ruzini portandi ad regem 
Rassie equos VI et alia, 133; et Marco de Riva secum, 141. 

Colutius Gomberto possit ire solum cum persona ad terras re- 
gis Rassie, 139. 

Donatus de Lege possit deferre ad partes Rassie suos pan- 
nos, 140. 

(Lib. XIIILJ 

Nostri fideles non possint ire Catarum vel mittere sub pen a 
librarum L pro centenario: exceptis etc., 28, 79. 

Ungaria et barones Croacie et eorum homines. 

rub, IJ 

Data fuit licentia Stanoy et Saraceni de Almisio eundi lucra- 
tum, 65. 

fLzb, ini.j 

Responsio facta comiti Babonico super facto iudei de Marchia 
et super facto Pole, 37, 38. 

Dessa et frater de Almisio et Guarientus possint hue V(»nire 
et esse, 60. 



79 

(Lib. V.) 

Dominus dux, consiliarii et capita et tres sapientes possint 
respondere domino regi Ungarie, 78. 

Qualiter intromittere voluimus nos in tractando concordiam 
inter Mladinum et Coraitein Federicum, 78. 

Ambaxator unus fuit missus ad banum Mladinum et homines 
Sibiriici pro pacificando eos, 141, 145. 

Consulta super pignoribus ser Vitalis Michael contra Ungaros 
et aliis veteribus represaliis, 171. 

Concordia facta cum nuncio regis Ungarie super dacio auri et 
argenti, 75, 78. 171 . 

(Lib, VLJ 

Responsio facta bani Mladini arobaxatori et qualiter nos obtu- 
limus interponere nos ad tractandam concordiam inter ipsum et 
comitem Federicum, 78, 85. 

Ambaxatores missi ad banum Mladinum et comitem Federi- 
cum habeant soldos XL grossorum de salario et habeant grossos 
XVIII in die pro expensis, 87. 

(Lib. Vnj 

Tres ambaxatores mittantur ad regem Ungarie si venit ad 
marinam cum salario et familia tantum, 51, 52. 

Acceptentur petita per ambaxatores comitis Michaelis de Bra- 
nivoi, 34. 

Responsio ordinata mitti ad regem Ungarie, 42, 43, 49, 51. 

Que commissa fuerunt ambaxatoribus nostris in Sclavoniam 
super requisitionibus factis per banum a rege Ungarie missum, 27, 
28, 110,111, 112,113, 115. 

Mittatur una persona Zagabriam pro novis indagandis, 126, 
127. 

Responsio facta bano Mladino quod recedat de super territorio 
Sibinici cum exercitu suo et interim mittat ad nos, 110. 

Responsio facta lohanni bano Sclavonie ad suam ambaxatam, 
142. 

(Lib. Villi.) 

Littere misse Neliptio voivoda et Georgio Micovelich et filiis 
Curiaci recommendando terras nostras eis et quod satisfaciant de 
damnis factis Tragurinis, 30. 

Que commissa fuerunt pro^isoribus nostris super petitionibus 
bani missi a Rege Ungarie etsreformatione regionis, 117. 



Hip 

ScripUiin fuit illi^ de Sibinico de novu L'ngarie et de volun- 
izU} regU que ridetur esse de habendo dominia dvitatmn et coq- 
irate et quod super confederatione contrahenda cum Jadra, Sibinico 
et Tragtirio nobix scripsemnt filii quondam Cnhaci Comites de 
(jOfhzvB, comes. Georgius Micovelich et Niliptius comes Tinini, 
quod nobis placet si videtnr eis fore pro eorom bono. Super alio 
vero capitulo de damnis eis illatis per comitem Georginm mittatur 
una discreta persona, 32. 

Sapientes electi super quodam secreto negoiio Sclavonie, 1 10. 

Que cornmissa fuerunt provLsoribus super facto Scardone, 112. 

(Xib. XI J 

Respondeatur comiti Georgio per dominum ducem, consiliarios 
et capita super compromisso per eum et Sibinicenses facto in do- 
niinos Marrum Victuri, Marcum Secreto, et Federicum Dandu- 

lo, r>4. 

Mittantur littere vicepriori Laurane et Crani castellano Ostro- 
vizo quod rostituant partem quod habuerunt de robaria facta 
noHtris fldelibus de Nona et committatur factum ambaxatoribus 
nostris, 8.'). 

Mittantur duo ambaxatores in Sclavoniam, Jadram et Nonam 
et ad alias terras ot tractent de habendo Scardonam, et comes Sibi- 
nici specialiter hoc procuret, 93. 

fLib. XII) 

Kenpondoatur ambaxatori regis Ungarie circa id quod alia$ 
roHponsum fuit do terris Dalmatie, 46. 

(Lib, XIII.J 

Rescribatur regi Roberto quod nos parati sumus regem Un- 
garie traducoro ad partes Apulie cum nostris galeis et dicto regi 
Ungario etiam scribatur, 30, 31. 

rLib. XIILj 

Rosponsio facta ambaxatori regis Ungarie super oblatione 
facta alias sibi de galeis dicendo tamen quod ab equis navigia non 
habomus. !M. 

Arbum, 

(Lib. nil) 
.\mbaxata missa pro concordando comitem Federicum cum 
.\rl>ensibus, 31. 



81 

(Lib. V.J 
Que scrip ta fuerunt Arbensibus intrinsecis et extrinsecis, 19. 
Rector full illuc missus, 20. 

Relinquatur in arbitrio coraitis Arbi faciendi quod sibi vide- 
bilur de duobus de pago captis quando mortuus fuit Brandislavus, 
134. 

fLib. VI) 
Determinationes per sapientes facte et per consilium ragato- 
rum firmate super reformatione status Arbi super multis, 29 usque 
32, 57. 58. 

Processus factus contra aliquos Arbenses occasione excessus 
facti contra nostrum rectorem, 71, 72 usque 75, 80. 

Arbenses niittant sindicum ad respondendum sor Nicolao Sa- 
nuto et quoJ salisfa -iant ser Releto Faletro, 70. 

(Lib. Vnj 
In Arbo et Clierso armentur due barche vel unum lignum de 
reinis XL mitttendum in Quarnarium, 15. 

Mandetur coniito huius ligni quod positis in terra ambaxato- 

ribus Marchie vadat 

(Lib. X.J 
Ordines et statuta facta per universitatem Arbi debeant esse 
firma per nos et nostrum conj^ilium, 7. 

■ Ad petitionem ambaxatorum Arbensium nobilium et popula- 
rium eligantur tres sapientes audituri que dicore voluerint et po- 
iiant suum consilium in scriptis ot venietur poitea hue, 25. 

Quod nobiles Arbi restituantur in antiquum et pristinum sta- 
tum scilicet quod electio iudicum fiat de nobilibus, 35. 

Regracientur Arbenses de bono portamento facto in negociis 
None ; simile fiat aliis terris, 4. 

(Lib. XLJ 
Cognitio questionum vertentium inter Arbenses et Jadrenses 
committatur quibusdam sapieutibus eligendis, 60, 81 ; consilium 
eorum, 83. 

AUSERENSIS ET ChERSI InSULA. 

(Lib. V.J 
Condemnationes de bannis que de cetero exigentur in comitatu 
Auseri devenire debeant in comune illius terre in cuius districtu 
excessus commissus erit, 138. 



.1 



82 

Committatur comiti Chersi quod trahere debeat testiflcationes 
61 dicendas per advocatores comunis contra comites Vegle et possit 
imponere penas comitibus et comitisse Slave et filiis, 157. 

(Lib. VIII.) 

Barchosium unum remorum XXX datum fuit hominibus 
Chersi ut intendant ad persecutionem pyratarum, 52. 

(Lib, X.) 

j^ignum maius antiquum cambietur Chersinis, 33. 

Comes Chersi vadat semel in anno Veglam ad examinandum 
conquestiones, 141. 

Item cognoscat de quibusdam aliis questionibus ultra solitas, 
143. 

(Lib. XILJ 

Acceptetur quod petitur per litteras universitatis insule Auseri 
scilicet quod addatur in commissione comitum quod non possint 
expendere aliquid de libris quadraginta grossorum congregatis pro 
emendo frumento nisi pro ipso frumento emendo, 40. 

fLib. XIILJ 

Comes Chersi presens et futuri teneantur habitare in Ausero 
ad minus tres mensibus in anno, 67. 

De percussionibus tarn de pugnis quam de manibus et alia re 
quilibet possit accusare, 67. 

Item quod electio iudicum et ofBcialis sit in arbitrio comitis, 67. 

Pena imposita furanti animalia delata extra insulam et alias 
bestias minutas etc., nisi fur satisfecerit patrono furti infra XV 
dies perdat pedem, 67. 

Quilibet testificari possit licet non placeat suo maiori, 67. 

Capitulum portandi ferrum calidum removeatur et quod comes 
possit facere tormentare, condemnare et absolvere et hoc duret 
biennio, 67. 

Sacramentalia sojita dari pro furtis removeaniur sed accusans 
probet per duos testes etc., et comes possit ponere ad torraentum 
et indicium procedat secundum consuetudinem insule et si probare. 
non poterit sit in discretione comitis dare sacramentalia, 67. 

Non valeat donatio vel venditio rerum immobilium nisi comes 
in ipsa se subscripserit, 67. 

Licet non sit finita questio actoris possit reus convenire acto- 
rem, 67, 68. 

Quod in testificationibus veneti a Grado ad Caputaggerem 
possint recipi in testes nee habeantur pro forensibus, 67. 



83 

Super capitulo petito quod omnes insulani regantur eisdem 
statutis firmatum est quod eligantur quatuor de Cherso, quatuor 
de Ausero, duo de Libiniza (?) et duo de Cafixolo qui cum comite 
provideant quod insula regatur eisdem statutis, 69. 

Super capitulo scolii de la Munega captum est quod illi de 
Ausero illud habeant et teneant etc., 69. 

Quod divisio terrarum insule fiat per duodenas in omnibus 
subportandis, 69. 

Pro\isiones facte super capitulis exhibitis per ser Andreani 
Maripetro comitem et ambaxatorem terrarum, 46. 

(Continua), 



DOCUMENTI 



PER SERVIRE ALLA STORIA 



DELLA TIPOGRAFIA VENEZIANA. 



II sig. Angelo Colombo, direttore della tipografia G. 
Agnelli neir OrfanatVofio maschile di Milano, publico nel Set- 
tembre scorso un programma nel quale annunziava che, a 
beneficio del corpo tipografico di Milano, aveva divisato di 
dare alle stampe la storia della tipografia italiana, che il cav. 
prof. Francesco Berlan si proponeva di scrivere. Agli studiosi 
tutti r annunzio fu graditissimo, essendo comune il desiderio 
che r arte della stampa in Italia abbia finalmente una sto- 
ria, e d' altra parte essendo ben nota la valentia delF emerito 
preside liceale cav. prof. Francesco Berlan. Intanto il sig. Co- 
lombo invitava tutti colore, che avessero a cuore il successo 
deir impresa, ad aiutarla, comunicandogli « documenti o noti- 
zie che potessero interessare la storia antica e moderna della 
tipografia e delle arti aflSni ». Di cosifiatti documenti molti 
anni fa io aveva fatto ricerca nel nostro Archivio; e se la 
malattia che mi colse mentre attendeva alia stampa di quelli 
che ora presento al publico, non mi avesse colto eziandio 
mentre attendeva a raccoglierli, la messe sarebbe stata certo 
piu ricca. Ma io non ripresi piii le ricerche che a forza aveva 
interrotte; e i documenti, salvo quei soli che leggonsi nel 
prime fascicolo di^W Archivio Veneto, giacquero lungamente 
dimenticati. Me ne fece risowenire T invito del sig. Colombo, 
che m' indussc a metterli in luce. So che le ricerche incom- 
plete giovano poco ; giovino queste almeno a mostrare il mio 
buon volere. 



85 

I documenti son tutti d^ una stessa indole, meno pochissi- 
me eccezioni. Ricordero parti colarmente un contralto (num. 2) 
stipulato fra due tedeschi, un editore e un tipografo, che la- 
vorarono assai a Venezia nelF ultimo quarto del secolo XV. 
L' editore e Nicolo da Frankfort, il tipografo h Leonardo de 
Wild da Ratisbona, il contratto h del 14 Marzo 1478. Si tratta 
d'una edizione della Bibbia ; e vi troviamo indicate in quanto 
tempo, a che prezzo, a che patti e sotto quale sanzione do- 
veva essere compiuta la stampa. Ricordero inoltre (num. 155) 
un inedito testamento del vecchio Manuzio, che il nostro va- 
lente coUaboratore sig. Antonio Baracchi disseppelli da quel- 
le Archivio Notarilc, che, per alcuni riguardi, ^ una sorgente 
storica piu importante dello stesso Archivio di State. E un 
testamento olografo del 27 Marzo 1506, che il Manuzio con- 
segno a! notaio sul punto d' allontanarsi da Venezia per in- 
traprendere il viaggio, nel quale corse le strane vicende ri- 
cordate dal Baschet (1) e dal Didot (2). Gli studiosi vedranno 
che il testamento fu scritto in studio domus quam habito^ in 
tico diri Patemiani. Ecco una irrefragabile testimonianza che 
il Manuzio fin dal 1506 aveva la casa e lo studio a S. Pater- 
niano, ove anche mori (3). Mi pare molto probabile, se non 
assolutamente fuori di dubbio, che gik nel 1506 a S. Pater- 
niano dovesse avere trasferito altresi la tipografia ; la quale 
precedente.mente sorgeva a S. Agostino, presso ilpistore^ come 
per r appunto avverte una lettera di Zaccaria Calliergi pu- 
blicata dal Didot (4), ma doveva essere ormai trasferita a 
S. Paterniano nel 1508, quando usci T edizione delle lettere 
di Plinio in aedibus Aldi et Andreae soceri. Altre particolaritk 
importanti alia storia della famiglia del vecchio Manuzio sono 
ricordate dal testamento. Non voglio peraltro lasciare inos- 
servato quel Jacomo todesco^ gettator de lettere^ alle cui figlie 
il Manuzio, che gli era anche compatre^ lasciava una piccola 
dote. Sarebbe cestui quel Jacomo ungaro, intagliatore de let- 

(1 Aldo Manuzio, Lettret et Documents, pag. 27 e seg., 83 e segg. 

(2) Aide Manuce et V HelUnisme a . Venise, pag. 284 e aegg. 

(3) CicoONA, fscriz., Ill, 44. 

(4) Aide Manuce, pag. 527. 



86 

• 

tere (num. 189), stabilito a Venezia prima dello stesso Aldo, 
dal quale doveva essersi allontanato, qUando nel 1513 chie- 
deva un privilegio per avere « trovato el modo de stampare 
canto figurato » ? Certo, Aldo non lo menziona punto nelP ulti- 
mo suo testamento (1515), nel quale invece ricorda che la 
scrittura cancel leresca « est perficienda », e prega il suocero 
« ut velit earn litteram pertici a Julio Campagnola ». Queste 
notizie hanno, o possono avere, riferimento alcuno alia que- 
stione Raibolini ? 

Gli altri documenti son quasi tutti privilegi di stampa. 
lo non diro che il raccoglierli fosse un lavoro difficile ; ma 
non direi nemmeno che fosse « un lavoro arido e senza frut- 
to », come pareva nel 1876 al prof. G. B. Salvioni in un arti- 
colo suir Arte delta stampa nel Veneto^ che publicd nel Gior- 
nale degli Economisti di Padova (vol. IV, pag. .197). II giovane 
professore prese per guida la Raccolta di Parti prese in diversi 
tempi in materia di stampe, publicata nel 1697 e poi ripubli- 
cata piu volte; e in quanto il Salvioni s'attiene alia sua guida, 
certo non gli si puo fare appunto. Ma la raccolta comincia 
con una Parte presa nel 1517, e il Salvioni dal 1469 al 1517 
doveva procedere necessariamente a tentoni. Ed b percio che 
alia conoscenza del primo mezzo secolo della tipografia vene- 
ziana non credo del tutto inutile il manipolo di privilegi che 
oggi presento agli studiosi. 

Non si faranno le meraviglie se il Governo della Repu- 
blica intendeva di aiutare le Industrie col privilegio. Agli 
esempi che ne ricorda la storia (1), possiamo aggiungere la 
testimonianza del Collegio (num. 1), il quale, per favorire Farte 
della stampa introdotta a Venezia da Giovanni da Spira, gli 
accorda un privilegio, « queraadmodum in aliis exercitiis su- 
stentandis^ et multo quidem inferioribus^ fieri solitum est ». 
Che in fatti a Giovanni da Spira fosse conceduto quel che 
oggi dicono un hreveUo industriale^ par mi evidente cosi dai 
motivi che allegano i Consiglieri, come dal tenore del privi- 
legio che accordano. Giovanni da Spira, essi dicono, preferi 

(1) RoMANiN, Stor. dapum., IV, 484 e segg. 



87 

Venezia air altre citt^ ; vi si trapiant5 colla moglie, coi figli, 
COQ tutta la sua famiglia ; v^ iatrodusse arte7n Ubrorum impri" 
mendorum^ e fh prova del suo valore publicando le Letters di 
Cicerone e la Storia Naturale di Plinio, a cui seguiranno altre 
non meno insigni publicazioni. Che ne verrk? Venezia, « in- 
dustria et virtute huius hominis, multis praeclarisque volu- 
minibus, et quidem pervtli pretto, locupletabitur ». Se non 
che, mentre il publico potrk avere i libri « pervilt pretto », 
Giovanni « magno urgetur sumptu familiae et artificum mer- 
cede ». Ora, questo trovato della stampa, sconosciuto affatto 
agli antichi, sarebbe per sh stesso degno d' ogni favore ; e 
tanto piu, mentre Giovanni si trova in condizioni tali, che 6 
assolutamente nec6ssario d' incoraggiarlo, « ut alacrius per- 
severet, artemque sttam imprimendi potius celebriorem redde- 
re, quam desinere, habeat » : come, del resto, suol farsi a ri- 
guardo d' altre arti e tanto inferiori. I Consiglieri gli accor- 
dano percio volentieri quel che doraanda : cio^ che, per cinque 
anni, nessuno, sia chi si voglia, possa « exercere dictam artem 
imprimendorum librontm in hoc inclyta dvitate Venetiarum et 
d'strictu suo^ nisi ipse magister Johannes ». E chi, contraria- 
raente a questo decreto, osasse « exercere dictam artem et im- 
primere libros », debba pagare una multa e perda i libri stam- 
pati e gli stromenti delParte. Ad egual pena siano soggetti 
coloro che a Venezia portassero, « vendendi causa », libri 
stampati altrove. Dunque alia nuova industria era libero il 
territorio della Republica; ma in Venezia e nel suo distretto 
niuno poteva esercitare V arte della stampa nei cinque anni 
avvenire, fuor che Giovanni da Spira. Dunque a Giovanni 
da Spira non era concesso un privilegio di stampa per le Let- 
tere di Cicerone e la Storia Naturale di Plinio, come stim6 
taluno che prese le parole di^Marino Sanuto come un decretO 
del Senate (1); ma un privil^io che assicurava a Giovanni 

(1; <« Di Settembre fu preso, che atteso che Tarte dello stampare 6 venuta 
alia luce, aia conceiiuto a Giovanni da Spira lo stampare V BpistoU di TuIIio e 
di Plinio per cinque anni, e cbe altri nolle stampino ». Cosi ^ menzionato, po6o 
esattamente, il privilegio aocordato a Giovanni da Spira il 18 Settembre, nelle 
ViU dei Dogi di Marino Sanuto, qoali si leggono nella stampa nuratoriana. BB, 



88 

da Spira, per un quinquennio, T esercizio esclusivo delParte 
della stampa in Veaezia e nel suo distretto. E fu ventura che, 
per la morte di Giovanni avvenuta poco di poi, cadesse da 
sh il privilegio ; p^iaccb^, per quanto fosse straordinariamente 
operosa V officina privilegiata, essa non avrebbe di certo in 
cinque anni potuto darci le 178 opere' che dal 1469 alia fine 
del 1473, secondo il Panzer {Ann. Tipographici^ III, VeneHis)^ 
uscirono, coll' indicazione delF anno, dalle stamperie di Ve- 
nezia. 

II primo documento, in cui si veprgano tntelati i diritti 
d'autore, e del primo Settembre 1486 (num. 3). II Sabellico 
aveva scritto una storia, cbe il CoUegio credeva degna d' es- 
sere conosciuta da tutti. L' x\utore doveva percfo consegnare 
il manoscritto a un diligentc tipografo, cbe lo imprimesse a 
sue spese; « et nemini, praeter eum, liceat opus illud imprimi 
facere, sub poena indignationis Serenissimi Dominij et duca- 
torum quingentorum, tam in Venetiis quam in quacumque 
civitate et loco Serenissimi Dominij ». A prima giunta, qui 
pajono tutelati soltanto gl' interessi del tipografo; ma ap- 
punto perche erano tutelati questi interessi, T Autore poteva 
stringere un vantaggioso contratto coll' editore, che si senti- 
va sicuro dalle riproduzioni. Sei anni dopo (3 Gennaio 1492) 
Pier Francesco da Ravenna, detto dalla Memoria^ ottenne un 
analogo privilegio (num. 4) al suo Foenix, E non convienc 
dilungarci qui di vantaggio; scorreudo il transunto dei sin- 
goli documenti, il lettore agevolmente distingue i privilegi 
che mirano a tutelare la proprieta letteraria, da quelli che 
mirano a tutelare gl' interessi industriali. Ma chi vuole deter- 
minare Torigine della propriety letteraria fra noi, ci pare che 



//. SS.f XXII, 1189 D. Quesle parule del crunista furono credute da aicuni [v. 
Arch. Ven.f VII, 213, nota; Giorn. degli Ecvnomisti, IV, 196) il traDSiiiito d' un 
secondo privileg^io (die non esiste) conceduto al tipografo tedesco. II Sanuto, nel 
msa. ori^inale. dice soltanto: « A d\ 18 Settembrio fo scomenza a Vpniesia a 
stampar libri, inventor uno raais^ro Zuane do Spira, todescho, et 8tamp6 le ep|- 
stolle di Tullio et Plinio; et morito. In locho suo success(^ Nicold Jcnson, qual 
vadagn6; con stampare, assai danari». Mss. alia Marciauu, Ital. cl Vil, cod. 125, 
c. 331. 



89 

se non deve discendere al 1494 non possa nemmeno risalire 
al 1469. 

Comunque siasi di ci6, h certo che, dopo il privilegio del 
1469, il quale anche fii « nullius vigoris, quia obiit magister 
et auctor », noi non ne troviamo accordato alcun altro prima 
del 1486, quando il Collogio, per compensare il J^abellico che 
aveva priori ficato Venozia colla sua storia, gliene accordo il 
dirifto esclusivo di stampa. Questa peraltro deve essere stata 
creduta da tutti una ooncessione affatto J^peciale, giacche tra- 
scorsero ancora pin di cinque anni interi, prima che fossero 
presentate nuove domande. Ahbiamo dunque vcntitrJ^ anni 
pepruiti, nei quali Parte dolla stampa si pot^ dire libera affatto 
in Venezia. La liberta che vi godeva la nuova arte, trasse fra 
noi di Germania, di Francia e d'altre parti d' Italia moltissi- 
mi ed eccellenti tipografi, che in qnei ventitre anni publica- 
rono, secondo il Panzer, quasi un migliaio e mezzo non di 
volumi ma d'opere (14G7 colla nota del luogo). Ma dacche 
Pier Francesco da Ravenna, nel Gennaio 1492, chiese ed ot- 
tenne il privilegio che abbiamo gi?i ricordato, autori, editori 
e tipografi fecero a gara nel chiedere, e il Collegio, e qualche 
volta il Senate, non ebbe alcuna difficolth di accordare quel 
che chiedevano. Manco male quando gli autori volevano as- 
sicurati i diritti della propriota lotteraria; ma gli editori e i 
tipografi, esagorando i poricoli della concorrenza, rappresen- 
tavano cone una necessita il privih^gio, a cui n(m avevano 
puuto pensato i loro predecessori. Vero e che il coraense Ber- 
nardino Rasma fa una pittnra tristissima delle condizioni a 
cui erano frequentemente ridotti gli editori e i tipografi ani- 
mosi dagli avidi contraffattori (num. 44), e non dovevano 
essere sempre c del tutto infondati, prima i timori (num. 4, 5, 
8, 9, 12, 16, 19, 22, 25 ecc), e poi gli acerbi lamenti (n. 32, 
77, 80, 82, 162, 199 ecc.) contro « la perfida et rabiosa ccm- 
correntia, la quale regna et destruze questa calamitosa arte » 
(num. 184), nella quale « non se ha respecto a far despiaccr e 
danno ad alcuna persona » (num. 132). A questo male Filippo 
Pincio non vedeva altro rimedio che il « benigno aiuto » del 
privilegio (num. 184). E i Consiglicri, « arbitrantcs quod qui 



90 

onus et impresiam habueruat,consequanturBtiamutilitatem et 
commodum, non autem alii illud ab eis auferaut » (num. 18), 
eranocorrivi a concedere, contentandosi di restringere inqual- 
che caso la durata del privilegio richicsto (1). E chiaro che si 
cominciavano ad avvertire i pericoli del sistema; anzi, allorchft 
fu domandato il privilegio a favore di un opuscolo intorno ai 
modi che potevano preservare dalla peste, il privilegio non 
fu negato, ma fu accordato per un solo anno (num. 178). I ti- 
pografi stessi prevedevano le obbiezioni che si potevano op- 
porre alle loro domande; promettevano perciodi vendere i libri 
privilegiati a prezzo « honesto » (num. 95), anzi « honestissi- 
rao » (num. 25), « si in grosso come menudo » (n. 34) ; e non 
solo promettevano che il prezzo non sarebbe maggiore« del so- 
lito » (num. 51, 97), ma talora andavano particolarmente divi- 
sando il vantaggio economico che avrebbero gli studiosi dalla 
nuova edizione, a cui peraltro chiedevano la protezione del 
privilegio. Paganino de' Paganini publico nel 1495 una Bib- 
bia « cum glossa ordinaria et postillis Nicolai de Lyra, edita 
et emendata >^ da Bernardino Gadolo^ priore di S. Micbiel di 
Murano. Per questa edizione egli aveva domandato fin dal 
1492 un privilegio, che il Senato gli concedette (num. 9). Ma, 
per assicurarc la Signoria ch' e<^li non avrebbe abusato del 
privilegio, vendendo la sua edizione a « precio excessivo », 
ricordava che, mentre « al presente, la Bibia con le glose or- 
dinarie se vendono ducati 12 Tuna per el mancho precio, et 
Nicolo de Lyra se vende ducati 5 T uno », egli s' impegnava 
a dare la Bibbia colle glosse ordinarie e col Lirano « solum 
ducati 6 ». Alle laute promesse, relativamente al prezzo dei 
libri, s'accompagnavano quelle che concernevano la bellezza 
deir edizione e la correzione del testo. « Perdamnosa negli- 
gentia et ignorantia de stampadori », i libri uscivano « ogni 
zorno piu . . . . depravati : la qual cossa e danno publico, et 
ignominia de questa gloriosissima citk » (num. 76). Le nuove 
edizioni si promettevano invece « emendatissimae et optimi 



(1) Da quindici a dieci anni (num. 107), e da dieci a sei (num. 39, 202) od a 
cinque (num. 208, 211). 



91 

characteris » (num. 28] ; anzi i privilegl si concedevano spes* 
80, a patto che i nuovi libri « itnprimantur in papyro optima, 
et sint diligenter castigati » (num. 139, 190). Or si domanda : 
se le edizioni erano davvero migliori e a migliori prezzi, non 
potevano, senza chiedere privilegi, vincere naturalraente la 
concorrenza ? 

H disordine piu grave, a cui apersero la via i privilegi 
di^tampa, ft quello a cui voile ovviare il Senato coUa parte 
del 1517, che ft la prima della Raccolta sopra citata. Profit- 
tando della condiscendenza dei Consiglieri, i tipografi do- 
mandavano privilegi per la stampa di opere molte e volumi- 
nose, alia cui publicazione non bastavano loro nft le forze nft 
il tempo. Per esempio, Gregorio de' Gregorii, a di 28 Giugno 
1494, otteneva un privilegio (num. 29) per Tedizione di tutte 
le opere d' Alberto Magno e d' Aristotele, delle lettere di 
S. Girolamo, del Rationale divinorum officioram^ del Panor- 
mita e dell' Abate Siculo. A di 9 Marzo 1496 Bernardino 
Rasma otteneva un simile pHvilegio (num. 44) non solo per i 
Sermoni di fra' Roberto Caracciolo, ma per tutte le opere di 
Galeno, anzi per tutti i testi canonici, che voleva dare « in 
forma gralde et in forma picola ». Altrettanto otteneva a di 
14 Marzo 1498 Lazzaro Su?irdi (num. 78), che prometteva 
commentati Plauto, Terenzio e Seneca, e poi le opere di Dio- 
nisio Areopagita, di Giovan Damasceno, di Ugo cardinals, di 
S. Bona Ventura ecc. ecc. E tutto cio doveva parere ancora 
ben f)Oco al libraio Antonio Moretto, che a di 27 Settembre 
1501 otteneva il privilegio (num. 118) non solo per Tedizione 
di molte opere specificate, ma di tutti, in generale, i commenti 
di Aristotile e di Avicenna, anzi (ingenuity singolare !) di tutte 
queir altre opere « che mai non sono state impresse a Vene- 
tia ». Qualunque si fossero le forze degli editori e dei tipografi, 
baslavano dieci anni, termine consueto e rispettato dei privile- 
gi (1), a tanto lavoro? Se ne avvidero ben presto i tipografi e 
gli editori medesimi, onde incominciarono a chiedere che i die- 



(1) privilegio cominoiava a decorrere dal dl della coneessione ; tant* ^ vero 
ebe 86 ue trova domaudata la proroga ai nurom. 173, 193. 



92 

ci anni del privilegio incominciassero a decorrere dal momen- 
to in cui fosse compiuta la stampa delle opere privilegiate 
(num. 125, 165, 177, 185, 207). A malgrado di cio, le promesse 
riuscivano troppo lunghe e Tattendere troppo corto. lo non pre- 
tendo a bibliografo ; ma ricercando il Panzer, V Hain e qualche 
altro fra i pochi libri a me noti di ques^to genere, mi sono pure 
sforzato a determinare quali fra le opere privilegiate sian ve- 
ramente uscite all' ombra del prjvilegio. Inesperto, siccome 
sono, in queste ricerche, mi potranno essere rimproverate 
parecchie omissioni, parecchi equivoci, ed errori ed ignoranze 
parecchie; ma, ripcto, non la pretendo a bibliografo, e accet- 
tcro con riconoscenza e comunichero ai miei lettori gli emen- 
damenti e )e aggiunte che mi volessero suggerire i veramente 
periti. Quello ch'io dico del secolo XV, devo a piu forte ragione 
ripetere dei primi anni del succcssivo. Qui le mancanze sa^ 
ranno ancbe piu gravi, mancandomi T appoggio delPHain, e 
non parendomi che airincessante lavoro del ciuquoconto debba 
rispondere compiutamente la continuazione del Panzer, quan- 
tunque cosi pregevole (1). Ma, pur confessando di non avere 
alcuna famigliarit^ coUa scienza dei libri, e pure riconosccndo 
che qualche desiderio lasciano anch' essi i lavori (^i piu ri- 
putati bibliografi, credo di poter dire sicuramente che col pro- 
cedere degli anni si rendeva in Venczia sempre maggiore la 
sproporzione fra il numero dei libri a cui veniva accordata la 
protezione del privilegio, e il numero dei libri privilegiati che 
uscivano veramente alia luce. Imperciocche il tipografo, ar- 
mato de' privilegi ottenuti e impotente a valersene in tutta 
la loro estensione, chiudeva agli altri la via ; e Y arte della 
stampa che a Venezia aveva trionfato per un quarto inte- 
ro di secolo, mentre era stata del tutto libera, nel succes- 
sive quarto di secolo, per Y uso e Y abuso de' privilegi, co- 
minciava gia a decadere con manifesto danno e de' privati 
e del publico. Questo per Y appunto dice la Parte presa in 
Senate a di primo Agosto 1517, e che o la prima della Rac- 

(1) Secoruio il Brunet, Manuel du Libr., T opera del Panzer « laisse . . . 
beaucop a desircr, surtout par rapport aux dditious de 1500 k 1536, dont il ne 
contient pad la moiM^ «. 



93 

colta di Parti sopra citata. \ i leggiamo di fatti : « Solebant 
esse in hac urbe nostra impressores librorum in maximo nu- 
mero, ex quibus hand modicum capiebatur vectigal publice 
et privatim, praeter commodum studiosorum, qui ipsos libros 
vilius eiiiebant, quo plures imprimebantur. Verura, certo 
abhinc tempore consuetudo iuvaluit, ut quidam, gratias im- 
petrantes a Dominio nostro, aliis viam occludaiit imprimendi 
quaedam opera; quarum gratiarum numerus adeo est auctus, 
ut plerisque dictorum impressorum alio migrare nccesse fue- 
rit, atque ob id hujusmodi artificium valdc imminutum sit; 
nnde jactura publica privataque, et communis incommoditas 
successit, multoquo magis successura esse procul dubio vide- 
tur, nisi necessaria provisio fiat ». E il provvedimenfo era 
questo : revocati tutti i privilngi accordati, salvo quelli cho 
avesse couceduto il Scnato, ogni tipografo poteva imprimere 
qualunque libro volesse, « absque ulla contradictionc et, sicut 
aequum est, sine discrimine aliquo ». E quiud' innanzi non si 
si potessero accordar privilegi che dal Senate, con. due terzi 
dei voti e solamente « pro libris et operibus novis, numquam 
antea impressis et non pro aliis ». Conformemente a questo 
decreto, il CoUegio non concede piu privilegi, e gli autori, 
gli editori e i tipografi si rivolgono esclusivamente al Senate, 
da cui emanano i privilegi che seguono (1). 

Questo h il prime atto legislative che noi troviamo ^ella 

(1) Pochi sono i documenti che ho raccolto, posteriormente alia parte del 
1517. Ma da quei pochi il lettore puo gia argomentare che il disordine, a cui si 
voleva ovviare, non era tolto. Si direbbe anz'i che fussero cresciuti, come lascia 
sospettare il preambolo dclla parte presti a di 3 Geiinaio 1534 (1533 nj. v.), che 
k la terza della Raccolta: « Vedciidos! chiaramente come Tarte dell a stanipa, 
che soleva essfT grandissima in questa nostra citta, 6 aiidata talmente in ruina 
cbe non se adopera quasi altri libri se non quelli che vengrono stanjjjati do terre 
alieue: et tra le altre cause che hanuo produtto questo, la principal e sta le 
taute gratie coucesse alii stampadorl per questo Conseglio de molti libri non 
pill stampadi, i quali da poi ottenute tal g^ratie, o per non poter, o per non volcr 
stamparU, tengono oppressa Tarte, et levano la liberUi alli altri stampadori che 
quelli stampar non debbino, ita che ne se^uita, che tali libri sono poi stampadi 
in terre aliene . . . ». Percio agli stampatori, che avevano ottenuto i?ia il privi- 
K'jno, s'accorda un anno di tempo, nel quale debbino publicare per intiero i libri 
privilegiati; trascorso Tanno iufruttuosaraente, s'iatendano decuduti dal pri- 
Tilrgio. 



94 

Raccolta anzidetta. Fino al 1517 le cose erano procedute di 
fatti molto confusamente. I privilegi, come accennaaimo, era- 
no per solito conceduti dai Consiglieri ; ma qualche volta li 
aveva conceduti il Senato (num. 9, 14, 126, 183, 206), e talora 
anche il Consiglio dei Dieci (num. 178). La durata del privile- 
gio era, per solito, di dieci anni ; ma qualche volta era stata 
piu lunga (1), ed anche irideterminata (2). Le pene ai con- 
tra vventori (cio6 la confisca dei libri e una multa piii o meno 
grave) erano comminate a seconda delle domande; ma a 
chi si dovessero denunziare le contravvenzioni non pare che 
fosse determinate, giacche troppo spesso il danneggiato pud 
scegliere quale magistrate gli piaccia (3). Rare volte chie- 
dendo il privilegig, si chiede la sorveglianza di una deter- 
rainata magistratura (num. 191, 196, 204); e un solo caso 
ho trovato, in cui, a favore d'Aldo Manuzio, i Consiglieri 
« committunt » la piena osservanza [obedientiam) del con- 
ceduto privilegio ai Capi dei Dieci (num. 111). Ai quali tal- 
volta si ricorreva (num. 92), perch^ facessero rispettare i 
privilegi ottenuti talora soltanto di viva voce, cosicch6 ren- 
devasi necessario poi chiedere « nota et fede de la predicta 
gratia » (num. 181). E che diremo del privilegio accordato 
a Bernardino Stagnino ? Cestui ottenne che « si, per caso, 
fussi tolta qnella gratia per altri per avanti, che per alcun 
modo non li sia d' alcun vdor, e questa sola sia quella che 
Vagli » (num. 159). E vero che i Consiglieri non sempre ave- 
vano presenti alia memoria i privilegi accordati (4) e si spie- 
gano cosi le riserve che accompagnano talvolta le conces- 
sioni (num. 15, 153, 161, 162, 169, 179, 189, 209, 211), e le 
cautele con cui gli editori cercavano di guarentire i propri 
diritti (num. 133, 137). Ma insomma, finch^ alia stampa at- 
tese principalmente e quasi esclusivamente il CoUegio , le co- 

(1) Cfr num. 7,41,70, 81, 82, 88, 93, 100, 109, 137, 140, 144, 146, 150, 
170, 171, 183, l^-S, 195, 206. 

(2) Cfr num. 3, 4, 1 1, 49, 91, 132, 203, 209. 

(8) Cfr num. 7, 13, 49, 63, 88, 100, 104, 107-109, 112, 116, 120, 125-131, 
13^141, 147, 150, 157, 159-161, 164, 168, 170, 171, 174, 181, 182, 184, 185, 
189, 190, 192, 194, 195, 197, 199, 202, 207, 209. 211. 

(4) Vedi U privilegio per il commento di Terensio ai n. 21 e 22. 



95 

se passarono molto coufusameiite ; e si poteva prcvedere clie 
un giorno Taltro avrebbero richiamato a se Timportantis- 
simo argomeiito quei magistrati a cui era naturale cbe si 
dovesse piii particolarmente commettere, il Senate ed il Con- 
siglio dei Dieci. 

Al Senate appartiene di falti la prima Parte della Hac- 
colta citata, che restringe, come abbiamo veduto, la conces- 
sione dei privilegi. La seconda h del Consiglio dei Dieci, 
emanata a di 27 Gennaio 1527 (1526 m. v.), c si riferisce 
alia censura dei libri. Ricordo questa parte , percbe h con- 
temporanea agli uitimi privilegi da me raccolti, e percb5 in 
questi possiam vedere come V idea di una censura preven- 
tiva sorgesse e si raaturasse di mano in mano cbe Timpor- 
tanza della stampa rendevasi ogni di piu manifcsta. Solevano 
spesso i librai giustificare le loro domande di privilegi, addu- 
cendo le molte spese e fatiche cbe avevano sostenuto nel pro- 
cacciarsi scritture o non ancora stampate o molto importanti. 
Ma potevano i Consiglieri conoscere se un' opera fosse edita o 
inedita (num. 165, 170,194), e sopra tutto giudicare del 
pr^o scientifico o letterario d'un libro? Percio i tipografi 
allegavano spesso* Tautoritk di uomini competenti, che gua- 
rentissero al CoUegio il merito di quella publicazione, a favore 
della quale cbiedevano il privilegio (num. 7,9, 20). E si 
potrebbe dire per conseguenza che i tipografi stessi suggeris- 
sero al Consiglio dei Dieci il provvedimento, ricordato da Ma- 
rino Sanuto, che « niun possi stampare in humanity », so 
Andrea Navagero « non li vede e corcze prima » (1). Questa 
parte fu presa a di 30 Gennaio 1516 (1515 m. v.) ; ma poich^. 
nessuno, ch' io sappia, V ha publicata, non credo inutile rife- 
rirla qui per disteso : 

€ In lute le parte del mondo, in le cita celebre non solamente 
de Italia ma etiam in le barbare provincie, non se permette per 
honor publico che '1 sia irapresse opere che non siano recognite 
da le pill docte persone che haver se possi. In questa citk vera- 
mente nostra^ taiito celebre et tanto degna, a questo niuna cura 

(1) CicoGNA, Iscriz, VI, 230. 



96 

penitus se adhibisse. Unde adivien che ie piiii incorrecte stampe, 
vadino per el mondo, sono quelle escono de qui, non senza infauiia 
de la cita. Pero sia etiaiu dato questo carico al prefalo nobel no- 
slro {Andrea Navagero), de recognoscer tute le opere de humanita, 
che de cetero se impriineranuo, cuui special inscription del nome 
suo in li exemplari de quelle, ne altramente iaipriiner se possino, 
sotto pena de esser perse et arse, et de ducati 300 a cadaun che 
presumesse far in contrario, da esser divisi per terzo, tra la Si- 
gnoria nostra, el prefato nobel nostro et lo accusador » (1). 

Era gia una censura prevent! va di tutti i libri di « hu- 
manity » ; e mi sorprende assai che non si fosse istituita giJt 
prima, o che non si istituisse in questa occasione, la censura 
preventiva dei libri di piii geloso argomento. I quali peraltro 
non dovevano essere al tutto liberi. Gik (Luglio 1507) i Capi 
dei Dieci avovano a Lucantonio Giunta dato licenza (num. 163) 
di publicar colle stampe il discorso che Giovanni Rabler, ora- 
tore di Massimiliano, aveva detto innanzi al Senato a di 21 
Giugno 1507. Ma il discorso non era diretto al publico; e 
poteva quindi parere assai naturale la necessity d' una parti- 
colare licenza per divulgarlo. So non che poco apprcsso (Ago- 
sto 1508) i Capi stessi accord a vano a Gregorio de' Gregorii 
licenza d' imprimere un libro di Cristoforo Marcello sulla di- 
gnity deir anima umana, perche Vincenzo Querini, a cui lo 
avevano dato ad esaminare,dichiarava non esservi cosaalcuna 
« quod repugnet, vel alioquin contrarium sit catholicae ve- 
ritati » (num. 166). Abbiamo qui un primo esempio della cen- 
sura preventiva in argomento teologico; censura che vediamo 
giJi esercitata dal Patriarca o da solo (num. 151) o in compa- 
gnia deir Inquisitore « haeroticae pravitatis », al parere dei 
quali si rimettono pienamente i Capi dei Dieci (num. 205, 
212). Ma quando (Marzo 1509) i Capi stessi sottoposero al- 
r csame di Pietro Bembo la storia di Corsica del Cirneo, iuau- 
gurarono la censura preventiva in argomento politico, e non 
licenziarono il libro all'onore della stampa, onore che rice- 
vette due secoli dopo dal Muratori, se non perche il Bembo, 

(1) Cons. X, MisU, XXXIX, c. 39 t." 



97 

« cui commissum fuif revidendum librum ipsnm », retulit 
huiusmodi licentiam impertiendam » (num. 176). La cosa, a 
dir vero, non ebbe seguito, almeno immediatamente (1) ; giac- 
che pochi giorni dopo si combatte ad Agnadello, e la crisi 
che attraverso la Republica negli anni successivi as8orbi tutte 
le cure del Dieci. Ma dopo i richiami a cui diede occasione 
r opera del Fabrizi (num. 253), \edendo essi che, « per la li- 
centia che facilmente ognun ha de stampar libri in questa 
nostra cittA, se vede qualche volta ussir in stampa opere dis- 
oneste et de mala natura », e stimando necessario di « raet- 
ter suflBciente ordine » in questo argomento, deliberavano 
(29 Gennaio 1527 s. c.) che quindMnnanzi nessuno potessc 
publicare « libro da novo composto et non piii stampato . . . , 
se prima non si sara permesso dai Capi de questo Consejo, 
per termination de man loro sottoscripta ; la qual .... termi- 
nation se habbia a far, da poi che essa opera sark sta veduta 
da do persone almeno, a cui parerk a loro Capi de com matter 
che le debano veder et examinar, et referir la opinion sua in 
scriptis cum juramento; ne altramente far se possa sotto pe- 
na . . . . » ecc. ecc. La legge istituiva cosi la censura, com- 
messa piii terdi (1544) ai Riformatori dello Studio di Padova. 
lo qui m^arresto, perch6 i documenti da me raccolti non 
vauno al di Ik delF istituzione della censura. Nuove ricerche 
darebbero certamente nuove notizie ; e siccome fra gli stu- 
diosi veneziani v' 6 chi accompagna una rara perizia biblio- 
grafica ad una diligenza rara nel raccogliere i documenti, 
spero che a questo prime manipolo ne seguiranno altri, e il- 
lustrati assai meglio ch^ io non potessi. Intanto non sark inu- 
tile avere aperto la via; nh tornerk sgradito il vedere rappre- 
sentati qui per*minuto i primi passi d'un'arte che a Venezia 
doveva avere tanto e si glorioso sviluppo, e ricordata una se- 
rie di tentativi, che, se non sempre sono riusciti (cfr. num. 82 
188), non sono per questo meno onorevoli. Certo la storia della 
Tipc^afia veneziana gon si puo tessere coir unica scorta di 

(1) Peraltro la stampa dei libri di storia doveva otteiiere la liceuza espresua 
dei Dieci. Vedi i documenti num. 180, 200, 219, relativi al poemetto di Barto- 
loromeo di Cori, ni Diarii di Marino Sanuto p alio Storia di Andrea Mocenigo. 



98 

questo genere di documenti : il numero dei libri stampati a 
Yenezia 5 troppo maggiore del numero dei privilegi ; n^ di 
tutti i privilegi concessi si conservano i documenti relativi, 
n^ tutti i libri che ottennero privilegio videro veramente la 
luce. Ma non h senza importanza vedere come una folia d' uo- 
mini illustri, di cui la fama ancor nel mondo dura, Benedetto 
Bordone e Luca Paciolo, Pietro Bembo e Lodovico Ariosto, 
Giovanni Giocondo ed Ottaviano Petrucci da Fossorabrone, 
parlassero dei libri che avevano publicato o volevano publi- 
care, che avevano scritto o che volevano scrivere, che anzi o 
non iscrissero mai od andarono perduti o ci rimasero ignoti. 
Dove sono, per esempio, gli studi di fra' Giocondo sui libri di 
Cornelio Celso, di Apicio, di Eliano e su queller « opere de 
Arithmetica antique^ non anchora stampate », ch' egli ricorda 
(num. 186) nella sua supplica? E le due opere del Paciolo De 
mribus quantitatis e De Ivdo Scachorum (num. 171) che cosa 
sono? E la pianta di Venezia di Giacomo d' Argentina (n. 198) 
h una semplice ripetizione di quella (n. 79, 105) del Biondo o 
di Antonio Kolb? E come sono conosciuti i lavori di Ugo da 
Carpi (num. 209), son parimeuti conosciuti i disegni di Bene- 
detto Bordone (num. 141, 168) e di Giovanni da Brescia (num. 
192), le incisioni, per le quali Mois^ dal Castellazzo (num. 
226), Gregorio de* Gregorii (n. 207) e Bernardino Benalio 
(num. 208) chiedevano il privilegio? Non potrebbero queste 
ed altre simili notizie mettere in suUa traccia gP intelligenti 
ricercatori degli Archivi e delle Biblioteche, ove giacciono 
ancora dimenticati tanti tesori ? Anche il viaggio del Piga- 
fetta, che doveva essere publicato nel 1 524 o in quel torno 
(num. 242), non fu publicato prima del 1800! I secoli che ci 
dividono da quegli uomini insigni non debbctoo dunque dis- 
animarci. E la mia fatica sarebbe compensata oltre il merito, 
se potesse dare occasione a qualche fortunata ricerca. 

Debbo finalmente avvertire, che le fonti da cui trassi i 
documenti sono il Notatorio del Collegto, gli Atti del Senato 
[Term)y e il Notatorio dei Copt del Consiglio dei Died, e ch* io 
le indichero colle lettere N. C. — S. T. — N. C. X. 

R. FULIN. 



DOCUMENTI. 



1 . 1469, 18 Settembre. (N. C.) — « Inducta est in banc no- 
stram inclytam civitatem ars imprimendi libros, in diesque magis 
relebrior et frequentior fiet, per operara, studium et ingenium nia- 
gistri Joannis de Spira, qui caeteris aliis urbibus banc nostram 
praeelegit, ubi cum conjuge, liberis et farailia tola sua inbabitaret, 
exerceretque dictam artem librorum imprimendorum; jaraque, sura- 
ma omniurn roinmendatione, impressit Episiolas Ciceronis, et no- 
bile opus Plinfi df' Naturali Hisioria, in maximo numero et pul- 
cherrima litterarnm /orma, pergitque quotidie alia praeclara volur 
* mina irapriraere ; adeo ut, industria et virtute hujus bominis, multis 
praeclarisque voluminibus, et quidem pervili pretio, locupletabi- 
tur. Et quoniara tale inventura aetatis nostrae peculiare et pro- 
prium, priscis illis omnino incognitura, orani favore et ope augen- 
dum atque fovendum est, eidemque magistro Joanni, qui niagno 
urgetur sumptu farailiae et artiticum raercede, praestanda sit ma- 
teria ut alacrius perseveret, artemque suam imprimendi potius ce- 
lebriorem reddere, quam desinere, babeat, quemadmodum in aliis 
exercitiis sustentandis, et multo quidem inferioribus, fieri solitum 
est; infrascripti domini Consiliarii, ad humilem et devotam suppli- 
rationem praedicti ma^istri Joannis, terminarunt, terminandoque 
deoreverunt, at, per annos quinque proxime futuros, nemo omnino, 
sit qui velit, possit valeat audeatve exercere dictam artem impri- 
mendorum librorum in bac inclvta civitate Venetiarum et districtu 
sue, nisi ipse magister Joannes. Et toties, quotiesr aliquis inventus 
fuerit, qui contra banc terminationem et decretum ausus fuerit 
exercere ipsam artem et imprimere libros, multari condemnarique 
debeat, et amittere instrumenta et libros impriessos. Et, sub bac 
eadeni poena, nemo debeat aut possit tales libros, in aliis terris et 
locis impressos, vendendi causa hue portare. 

s. Angelus Gradenico 

s. Bertuccius Contareno 

8. Angelus Venerio ) Consiliarii. >► 

8. Jacobus Mauroceno 

s. Franciscus Dandulo 



100 

Questo privilegio (al cui margine k aggiunta T annotazione : NulHus est 
ffigorii, quia ohiit magiiter et auctor), fu pnblicato per la prima volta nel 1793 
da Jacx)po Morblli nei Monumenti del principio della ztampa in Venezia (fol. 
Yol.)> e riprodotto nelle Operette (II, 405 e segg ). Abbiamo creduto di ripubli- 
carlo distesamente, quantunque in gran parte si legga in questo nostro giornale 
(torn. VII, pag. 213), per togliere ogni possiblle equivoco {cfr Giornale degli 
Sconomisti, ▼ol. IV, pag. 195) Sarebbe inutile avvertire di nuovo che la cita- 
zione italiana, aggiunta dal Valentinelli al testo del privilegrio, e cbe fu creduta 
tin nuovo decreto del Senato a favore della stampa introdotta nel 1469 fra noi, 
non 6 che la notizia del privilegio, inserita nella sua Cronaca delle Vite dei 
Duchi da Marino Sanuto (RR. 11. SS., XXII, 1189 D). 

2. 1478, 14 Marzo, fPergamena nel R. Avchwio di Stato.J 
— In Christi nomine Amen. Anno eiusdem Nativitatis millessimo 
quatringentessimo septuagessimo octavo, indiqlione undecima, die 
sabati, quartodecimo mensis Marcii. Venetiis, Rivoaiti, ad banchum 
mei notarii publici infrascripti, presentibus ser, Silvestro quondam 
ser Antonii Galinario, Rivoaiti, et ser Antonio Strizo quondam ser 
Paxini, habitatore de Dexio Mestre districtus, testibus ad hec voca- 
tis et rogatis; ibique magister Leonardus quondam ser Girardi de 
la Ymania de Rassani (?), impressor de confinio Sancti Benedict! 
Venetiarum, parte una, et egregius vir dominus Nicolatcs quondam 
domini Artgini de Franchaforte, theotonicus, parte altera, et quilir 
bet eorum, pro se suisque heredibus et succcssoribus, sponte ad has 
corapositiones, pacta, mercata et transactiones solempniter devene- 
runt et deveniunt. Et prirao, suprascriptus magister Leonardus im- 
premere sive stampare vel stampare facere debeat, bene, diligenter, 
bona fide et sine fraude prefato domino Nicolao Libros Bibie nume- 
ro novemcentura triginta, in carta comuni, omnibus ipsius magistri 
Leonardi espensis et interesse; et hoc per totum mensem Jullij pro- 
ximo futurum : quos dedisse et consignasse debeat in ipso termino ad 
domino Nicolao in civitate Venetiarum, absque aliqua exceptione ; 
non possitque idem magister Leonardus alios libros Bibie in dicto 
t€^mpore impremere nee stampari facere, preter numerum predictum 
nee ipsius termini, usque ad menses novem proxi- 
mo tunc futuros. Quia ex adverso suprascriptus dominus Nicolaus 
eidem magistro Leonardo dare et solvere promissit, pro eius labore 
et impreisione predictorura librorum, ducatos ducentosquadragin- 
tatres auri, et totam cartam necessariam pro impressione ipsorum. 
Et de quibus libris novemcentum triginta prefatus dominus Nico- 
laus tantummodo habere debeat novemcentumdecem ; reliqui sint 
dicti madstri Leonardi usque ad numerum predirtum. Quos qui- 



101 

dem denarios prefatus dominus Nicolaus dare et solvere teneatur 
et debeat eidem magistro Leonardo hoc modo, videlicet : quotiens- 
ciunque dictus magister Leonardus dabit et consignabit sive de- 
(lerit et consignaverit eidem domino Nicolao quintemum unum 
omnium ipsorum librorum, tunc dictus dominus Nicolaus dare te- 
neatur ducatos quinque, et sic de quinterno in quinternum quod 
consignabit similiter ducatos quinque, usque ad solucionem inte- 
gram ducatorum ducentumquadragintatrium, sine aliqua exception 
ne. Ac etiam teneatur llictus dominus Nicolaus eidem magistro 
Leonardo dare cartam, ad omnem eius magistri Leonardi benepla- 
oitum, pro impressione eorum, ipsius domini Nicolai expensis. Ve- 
rumquidem, si ipsis libris impressis forent alique carte, que non 
essent bene stampate et impresse, ita quod non placerent dicto 
domino Nicolao, eo casu prefatus magist^ Leonardus eas reffl- 
cere teneatur omnibus suis expensis, ipso domino Nicolao dante 
carta, ut supra, quia sic inter eos pactum extitit et est solempniter 
stipulatum. Que quidem omnia et singula predicta, partes predicte 
sibi omnino vicissim firma et ratha habere et tenere promisserunt, 
et non contrafacere vel venire nee opponere vel contra aliquid ea 
temptare, sub pena omnis dampni, dispendii et interesse, quas vel 
que mutuo vicissim pati possent, pro predictis non attendendis vel 
observandis. Et pro observatione omnium premissorum obligave- 
runt se se mutuo vicissim, et omnia eorum bona, et res, heredes 
vel succe^sores presentes vel futures; et personas suas ad car- 
ceres Venetiarum et extra detinendas, usque ad observationem 
omnium premissorum* j 

Ego Paxinus Alius magistri Petri de GrataroUs, pubUcus im- 
periaUs notarius missus regis et judex — 

habitans in confinio Sancti Salvatoris Venetiarum, predictis omni- 
bus interfui rogatus, traddidi, scripsi, complevi. 

Nel Lb Long {hiblioth. Sacra . . . continuata ab A. G. Masch, III, pag. 125) 
b ricordata la Bibbia « impresna VeneUis per Leonardum de Wild de Ratisbona 
espenftis Nicolai de Frankfor^iia. M CCCC LXXVIII », II Mascb dice che se ne 
conaerva un esemplare nella R. Biblioteca di Dreada. Queato documeDto fa sco- 
perto nel R. Archivio di Stato dal prof, di Paleografia, sig. Riccardo PredelH, 
mentre attendeva al riordinamento di alcune migliaia di pergamene, cbe non 
credo nncora compiuto. II comm. Cecchetti mi diede gentilmente notizia della 
scoperta, e mi fece trar copia del documento dal nostro valente collaboratore 
Giaaeppe Giomo. Rondo a ciascnno le debite grazie Ma easendo la pergamena 
di lettara molto difficile, crederei cbe la patria dello atampatore noq fosae ben 
rUevata^ e cbe il d€ Rastani foeae un*abbieviatura, la quale doyesae tpiegarai 



102 

de Ratiihona, Nod bo peraltro potuto rivedere la pergr&ftienB, cbe, sgrasiaU* 
mente, 8ftigg\ alle Indagini dei ricercatori. 

3. 1486, 1 Settembre. (N. C.) — La Sioria di M. A. Sabel- 
licOy € per elegantiam suara et veritatem hystorie )>, k degna di 
essere conosciuta da tulti. L'A. consegni perci6 il suo manoscritto 
€ alicui diligenti irapressori, qui opus iilud impriinat suis sumpti- 
bus ». Ad altri sia vietato stamparlo sotto pena di 500 ducat i. 

Lo stampatore eletto dal Sabellico fh Andrem de' Torresnni da Asola^ ebe 
ne pub1ic6 la storia nel 1487, « die XXI Madii >>. Cfr il primo fascicolo deW Ar^ 
chivio Veneto (I, 160 e segrg".), ove bo dato ancbe il testo del privilegrio. 

4. 1492, 3 Gennaio (1491 m. v.). (N. C.) — « Egregius 
jureconsultus do rain us Petrtts Franciscus de Ravenna, . . . legens 
jus canonicum in Gyraaasio Patavino )>, era soprannorainato dalla 
Meinoria perchfe, « mullis vigiliis et laboribus », era riuscito a tro- 
vare « artera memoriae », e sulP arte medesima aveva composto 
€ quoddam opusculum nuncupatum Foenix ». Ora egli vorrebbe 
stamparlo, ma « ne alieni colligant fructus laborum et vigiliarum 
suarum », chiese ed ottenne un privilegio (senza specificata deter- 
minazione di tempo), che minacciava la confisca dei libri e 25 lire 
di multa per ogni copia, a ^'.hi stampasse o, stampata alfrove, ven- 
desse la detta opera nel territorio della Republica, « excepto dum- 
taxat illo impressore, quem prefatus doctor preelegerit ». 

II libro fu stampato « die X ianuarii M.CCCCXCI »> da Bernardino de* Cuori 
da Cremona, ed k citato dal Panzer [Ann. Typographici, III, Ven,, n. 1411}, it 
quale, non avvertendo la differenza dello stile Veneto dallo stile cotnune, lo as- 
seffn6 al 1491. Cfr Archivio Veneto, 1, 161. 

5. 1492, 24 Ge7inaio (1491 m. v.). (N. C.) — « Prestantissi- 
mus et excellens artium et medicinae doctor, dominus magister Jo- 
annes Dominicus Nigro, civis venelus >►, con molta fa*ica e spesa 
aveva acquistato due codici, « alterum antiquissimum et rarissi- 
mum, nuncupatum Haliabas, alterum vero modernum et uaicum, 
Xantis de Pisauro, De venenis, ambos fructuosos in medicinae fa- 
cultate >. Vuole stamparli, ma « ne fructum laborum et impeusa- 
rum suarum alii opere et impensae expertes percipiant >, chiede 
ed ottiene un privilegio per il prossimo decennio, durante il quale 
chi stampasse i detti due libri o, stampati altrove, li veiidesse nel 
territorio d*?lla Republica, dovesse perdere i libri, e, per ogni copia, 
pagare una multa di 50 lire, che servirebbero airafTrancazione del 



103 

Monte Nuovo. S*intende, « excepto duntaxat illo impressore, quern 
prefatas dominus Joannes Dominicus duxerit eligendum » . 

II tipogrrafo fti Bernardino Jiiizo da Novaray che piiblic6 Del 1492 ambidae 
i libri, il primo a d\ 25 Settembre, il secoDdo a d\ 19 Luglio. Cfr Archivio Ve^ 
neto, 1, 161 e aeg. 

6. 1492, n Agosto. (N. C.) — €Bemardinus de BenaUis, im- 
primendorum volurainum ingeniosus artifex et magister », voleva 
publicare colle sue stampe « praeclarissimum opus de Urbis in^ 
clytae Venetiarum origine etc. quondam doctissimi et eloquentis- 
simi oratoris et procuratoris Sancti Marci dignissimi, equitisque 
splendidissimi, dbmini Bemardi Justiniani)^. Chiese ed ottenne 
perci6 per il prossimo decennio Y esclusivo diritto di stamparla e 
di venderla : chi contravvenisse stampando o, stampata altrove, 
vendendo nel territorio della Republica T opera del Giustiniani, 
perderebbe i libri e pagherebbe per ogni copia una multa di 100 
lire, destinate all* affrancazione del Monte nuovo. 

IMibro fu publicatonel 1493 « pridie Calendas Februarii MCCCCLXXXXII », 
ma per V equivoco sopra accennato, il Panzer (Hi, Ven., num. 1526; lo asseflma 
al U92. Cfr Archivio Veneto, I, 162, eCicoONA.. Saggio dihibliogr. venez., n. 580. 

7. 1492, 19 Agosto. (N. C.) — « Cum ad manus ftdelis no- 
stri Hieronimi Durantis nuper f ervenerint exemplar jEgidU Ro- 
mam doctoris, super Hbros phisicorum Arisiotelis, quod hucusque 
latuit, et inter paucissimos reperitur; similiter opus Sancti Tho- 
me Aquinatis super parva naturalium Aristotelis >, il Durante 
vuole stamparli a beneflcio comune, purch^ gli si accordi 1* esclu- 
sivo diritto deir edizione e della vendita « per annos XII proxi- 
mos >. Assecondando percid la petizione del Durante, ed altresi 
« instantiam et humilem requisitionem rectoris et universitatis 
artislarum Padue, hoc ipsum requirentis », conced^si il privilegio 
richiesto. Gli editori o venditori che contraflTacessero, perderanno 
i libri e, « pro quolibet et qualibet vice », pagheranno una multa 
di 500 ducati, di cui un terzo sara deir accusatore, un terzo del 
magistrato a cui sara deferita 1* accusa, e un terzo del libraio pri- 
vilegiato. ' 

Noi Panzer (III, Yen., num. 1723) trovo ricordato il Commentario del Co> 
loana iVi VIII libroi Physicorum Ariitotelii^ « Venetiis per HieroDymum Durante 
1493 fol. ». Ma THain (Repertorium bibliographicum) sotto il n. 128 ricorda que> 
sta atesaa edizione, « ioipressa in almo gimnasio patavino impensis ac diligenUa 
solertiflsimi viri Hyeronimi Durantie . . . anno aalutis M. CCCC. LXXXXIIJ die 



104 

XV mensia ootobris *>. E nota : v Acoed. Privilegium Eelp. Venetae >». Quaoto 
all* altra opera, easa ^ citata dal Panzer nel II e nel IV volume sotto il num. 82 
(Patavii) come publicata dal Durante a Padova nel I4d3 a d\ 24 Maflrffio La se* 
conda citazione 6 piu oompleta, e ricorda che <« sequitur Privilesrium a Dominio 
veneto typog^rapbo concessum >». 

8. 1492, 21 Agosto. (N. C.) — « Fidelis et prudens Francis 
sous Oibertus exposuit se velle ad comunem subditoruin floren- 
tiasimae Reipublicae venetae conunodum et utilitatem impVimere et 
imprimi facere Statuta inclytae urbis Veneliarum, non tain latina 
quam vulgaria, suis propriis impensis et industria ...-., quorum 
inopia hucusque est laboratura ». Ghiede percio « ut sibi soli con- 
cedatur eligere quern impressorera voluerit, cuiu^ opera et impres- 
sione solerti, Statuta predicta nova et emendata prodeant in lu- 

cera, ne forte quispiam alius impressor, livore potius et 

invidia quam atiimi conscientia motus, eiuscemodi Statuta ad ip^ius 
Francisci damnum et jacturam imprimere aut imprimi facere au- 
deret ». Gli si concede il privilegio « per quinquennium proxi- 
mum ». Stampatori h venditori che contraffaressero, perdano i li- 
bri e, per ogni copia, paghino tre ducati : due dei quali destinati al- 
r affrancazione del Monte Niiovo, e il terzo diviso per metk tra gli 
Avogadori di Comune e r accusatore. Le copie confiscate si da- 
ranno al Giberti, « cui soli liceat .... imprimere seu imprimi facere 
et vendere Statuta et volumina ipsa, eo modo et forma quibus pro 
ingenio suo et nova inventione facere intendit. Si vero alius quis- 
piam impressor vellet imprimere aut imprimi facere Statuta Ve^ 
nettarum, alio modo et forma, sicut prius est factum, sit in arbi- 
trio ejusdem imprimere et imprimi facere ad libitum ». 

Dionisio Bertocco fu lo stampatore eletto dal GibertI, che tradusse grli Sta- 
tuti e coFTPsse la stampa, publicata T ultimo Ottobre dftllo stesso anno 1492 (e 
non nel 1q98). Cfr Cicogna. Saggio di BibHograf., n. 1207. 

9. 1492, 20 Settembre, (S. T.) — « Paganino de* Paganini, 
cita lin brexan, impressor de libri » in Venezia, a profitto comune 
vuol publicare * la Bibia cum la glosa ordinaria intorno, a expo- 
sition de quella, et oltra dicta glosa, de sotto, la exposition de 
Nicold de Lyra, cosa mai piii in questa d\Xk \\h fora a queslo 
modo impressa. Et azio dicta opera habia a reussir emendatissima, 
et che da niuno in alguna parte possi essere reimpressa,... ha electo 
e deputado a la emendation et compilation di dita opera.... quattro 
excellentissimi maistri in theologia, i quali za bona parte hanno 
insudato et al presente insudano con ogni suo ingegno ad emendar 



105 

et cofflpilar quella .... Ma perch^ dicta opera, a\ chome universal- 
mente sark utilissima...., cus^ etiam per essere grande volume ne 
entrara spexa assai, per la summa de ducati 4000 et piii, et savk 
cum qualche raexi de tempo ad imprimerla, et saria peccato che 
lui supplicante de cussi nobile imprexa rera^nesse de'sfato, dubitaii- 
dosse che per invidia li altri impressori, accordandosse piii de loro 
insieme, havendo za lui supplicante dato principio, .... e invelupato 
Into r haver suo in far dicta opera, tali emuli cum piii numero de 
persone et torcholi lo anticipasse in tempo, chome molte volte oc- 
corre, et desse fora dicta opera avanti lui, il che saria la total ruina 
et desfation sua », cosi domanda quel che « in similibus » fu con- 
nesso, e, per esempio, a di 3 e 2 1 Gennaio (cfr num. 4 e 5), « che 
per anni X futuri, alcuno, sia chi se voia, ultra lui supplicante », 
non possa ne stampare nh, stampata altrove, vendere la detta opera 
in Venezia e in tutto il territorio della Republica, « sotto pena de 
perder le opere, et de durati mille d'oro a chi contrafacesse ; de la 
quale non se li possi far gratia alguna: la qual pena sia applicata, 
dove parera a la Serenita Vostra. Et perch6 forsi non si credesse 
la Celsiludine Vostra, che lui supplicante, per haver lui solo dicte 
opere, volesse vendere quelle precio excessivo, ex nunc se contenta 
che la Serenita Vostra meta ne la dicta gratia, che lui supplicante 
non possi vender dicte opere se non ducati 6 Y una et non piii, che 
e piccolo precio rispecto al grande magisterio, fatica, spexa e lon- 
geza de tempo che ne entra. Et che' 1 sia el vero, al presente la 
Bibia con le glose ordinarie se vendono ducati 12 Tuna per el 
mancho precio, et Nicolo de Lyra se vende ducati 5 1' uno. Et 
questa opera cussi composta, con la dicta glosa de Nicol6 de Lyra 
Aien a pagarse solum ducati 6 ». Alia supplica del Paganini seguo- 
no le attestazioni di Bernardino Gadolo, bresciano, priore a S. Mi- 
ciiiel di Murano, di Eusebio, spagnuolo, monaco pure a S. Michele 
di Murano, e di Secondo Contarini, agostiiiiano, tutti e tre maestri 
di teologia, i quali, secondo affermava il Paganini, attendevano alia 
disposizione e coiTezione dell' opera. Aggiungevano anch' essi lo 
lore soUecitudini perche il privilegio fosse accordato. E il Senato 
lo accordd con voti 91 favorevoli, 8 non sinceri e 60 contrari. 

Qoesta edizione deUa Bjbbia, « cum grlo^a ordinaria et postillis Nicolai de 
Lyra, edita et emendata per Bernardo m [sic Badofutn [sic! {Bernardino Gadofo) 
D. Micbaelis Murani priorem », uscita da' torchi di Pagranino de' PagaDini in Ve- 
oesia ne\ 1493 6 rioordata dal Lb Long, IV, pag. 378, e dair Hain sotto il n. 3174. 



106 

10. 1492, 25 SeUembre(S. C.)— «Cum eruditus vir Raphael 
Regiiis ingenti cura et studio incubuerit et invigilaverit in compo 
sitione quarumdam operarum et annotationum super Quintilianum, 
De institutione oratoria, et illas accurate et emendate impriraen- 
das curaverit », chiese ed ottenne il solito privilegio « per annos 
decern proxime futures ». I contraflfattori pagherebbero ducati 25 
per copia. 

> 

Qui senza dubbio si parla dei Prohlemata CC in totidem QuintiUani depra- 
rfl/ion<f< ecc, ricordati dall'.HAiN sotto il num. 13809, priaccb6 cprli riporta la 
nota « Die XXV Septembria MCCCCLXXXXII », aggiun gendovi : « privilegium 
in decern annos ». 11 tipografo fu Ottaviano Scoto. 

1 1. 1492, 28 Novembre. (N. C.) — Lo stesso Raffaele Re- 
gio compose « alia quedam opera et nonnullas annotationes in 
Oratoriam et QuintiUani institutionem », e la fece stampare cor- 
rettamente. A nessuno percio sia permesso, nel territorio della 
Republica, « opera ipsa . . . cum alterius cuiusque operibus impri- 
mendo confundere vel commiscere, aut separata imprimere vel ali- 
bi impressa vendere, sub pena ducatorum vigintiquinque, per quae- 
stores Serenissimi Dominii exigendorum pro singulis voluminibus, 
praeterquam ille dumtaxat impressor, cujus industriam Raphael 
ipse totiens elegerit quotiens opera ipsa duxerit impriraenda )►. 

Questa mi pare una conferma circostanziata del precedente privilegio. 

12. 1493, 18 Gennaio (1492 m. v.). (N. C.) — Alessandro 
Calcedonio con molta fatica e spesa si procaccio « quasdam novas 
operas, videlicet sermones et quadragesimalia fratris Antonii de 
Vercellis, intitulata De fide, de floribus et de virt utibus, nee non 
ijermones et quadragesimalia fratris MicJiaelis de Mediolano, iJe 
fide, de virtutibus ac de decern preceptis fidei ». Le vuol stam- 
pare; ma, «ne alii surripiant fructum laborum et impensarum sua- 
rum », chiede il solito privilegio decennale, che gli ^ concesso. Ai 
contra wen tori, pena 25 lire per copia, della qual multa la meta 
air Arsenate, V altra metk al Calcedonio. 

Di frate Antonio da Vercelli trovo i Sermones quadra gfsimafts ricordati dal 
Panzbr (HI, Vefk, num 1477; e daU'HAlN 'num. 15949}, e publicati dai tipo- 
grafl Giovanni e Gre;5^orio do'Gregorii, fratelli « anno Domini M.CCCC.LXXXXII. 
mensis Februarii die XVI », cbe neUo stile comuue viene ad essera il 1493. Quanto 
a Micbele Carcaoo (da Milano) il Panzer ne cita (III, Ven., oum. 1462) i SerwHh 



107 

kit , , . di decern praeeepiit, publicati dagli steasi due fpatelli de* Gregoril nel 
1*492, QStaralmente aecondo lo stHc veoeto. 

13. 1493, 16 Febbraio (1492 m. v.). (N. C.) — « Cum 

Symeon nuncupatus Bemlaqua et fratres, papienses, librorum im- 
pressores, almain banc incolentes urbein, maxima ipsorum indu- 
striate! labore,nec non irapensa intolerabili, invenerint comm(?^c- 
tum Lucani poete celeberrimi, opus novum et dignum, cuius auctor 
est Sulpitius Verulanus », ottennero, per publicare questo com- 
ments il solito privilegio di dieci anni. I contravventori perde- 
rebbero « irremissibililer omnes libros impressos », e soggiacereb- 
bero ad una multa di 500 ducati « pro qnolibet et qualibet vice >; 
e di essa multa uii terzo andrebbe alKaccusatore, un terzo al ma- 
gistrato a cui si deferisse la cosa, e un terzo ai fratelli Bevilaqua. 
€ Et fiaat littere, proclamationes et mandata ad hoc necessaria, si 
fuerit opus ». 

Qaesta edizione di Lueano, col commento di Giovanni Sulpizio Verulano (e 
diOgaibene vicentino), 6 ricordata dal Panzer (HI, Ven , num. 1672) e dairHAiN 
(num. 10241). come lavoro del Bevilaqua e eolla data « M CCCC.LXXXXIII, die 
vero ultimo Januarii o, cbe dovrebbe essere il Gennaio 1494^ stile comune. 

14. 1493, 14 Marzo. (S. T.) — « Est quidam nobilis noster, 
qui eius ingenlo, labore et impensis perveiiit in quoddam opus, 
nuncupatum Commentuni d. Dominici S. Geminiani super De- 
cretuni; opus, ut utillimum, ita rarura et noticiae paucorum ». 
Questo nobile, sier Francesco Viaro, vuole stamparlo, ma chiede il 
privilegio per dieci anni. E Tottiene con 99 voti affermativi, 7 noii 
sinceri, e 52 negativi. Ai contravventori si commina la confisca dei 
libri, che si darebbero al Viaro, e una multa di 100 ducati a van- 
taggio deir Arsenate. 

Pareccbie sono le edizioni dei commenti di Domenico da S. Geminiano sulle 
decretal!, e particolarmente sul sesto libro, anteriori e posteriori alia data del 
preaente privllejirio. Ma nou bo saputo vederne alcuna, in cui si trovi ricorduto 
il Dome del Viaro. 

15. 1493, 1 Agosio, (N. C.) — Alessandro Calcedonio si 
procaccio « quaedam nova opera, videlicet Sanctum Thomam, 
super metaphysicaniy cum textu inter quaestiones Albertutii de 
Saxo7iia super phy steam, extractusqiie singulares Aristotelis, 
compositos per ven. Theophilum ordinis S. Dominici ». Per la 
loro edizione ottiene un privilegio eguale a quello gi^ ricordato al 



108 

num. 13. Qui le 25 lire dovevano andar divise a raeti fra il Calce- 
donio e la Sig'noria. « Declarato, quod haec gratia intelligatur, 
casu quo opera ipsa sint nova, et aliquis alius jam rion coeperit 
ilia imprimere, vel sibi promissum fuerit ». 

Nel Panzbb (III, Ven., num. 1678) e nelTHAiN (num. 1509j trovo rioordata 
di S. Tomma«o la Interpretatio in metaphysicam Arisiotelis, stampata a Venezia 
uel 1493 « die XX Decembris », e ricordato per la medesima il «< Privilegrium 
Senatus veneti ». II tipoj?rafo 6 Simon Bavilaqua. L*Hain (num. 5*78) ricorda le 
Quaestioneg super octo libros Physicorum. di Alberto di Sassonia, Btauipate a Pa- 
dova nel 1493. Non bo trovato di piii. 

16. 1493^ 28 Settembre, (N. C.) — « Georgvus Arrivabentis, 
libropum impressor eximius », per utilita dei giureco nsulti vuol 
publicare « Repertorium Beriachini, opus scilicet emendatum, 
quod lic3t ab aliis impressoribus inipressum sit, extentque volumiua 
multa, tamen multis in locis inemeiidata et depravata habentur )►. 
Ma se un altro tipografo publicasse conleinporaneamente la stessa 
opera, « cederet in inaxiraura damnum et suam jacturam, attento 
quod maximo labore et impensa idem Georgius eniendatissimum 
opus imprimere intendit, et omnibus viris doctis satisfacere )►. Gli 
si accorda percid il consueto privilegio decennale. I contravventori, 
oltre la confisca dei libri, patirebbero una multa di cento lire per 
copia. 

II Pa)izer ricorda questa edizione (ill, Ven , nam. 1794) « cum privile^rio 
Senatus Veneti ad 10 annos ». 

17. 1493, 11 Ottobre, (N. C.) — L'erudito SebasUano^ Ma- 
nilio, romano, « cum .... summo labore et industria e latino in vul- 
garem sermonem traduxerit omnia opera Senecae et vitas Pluta^^ 
chij eas scilicet quae prius non erant traductae, et nunc habeat in 
manibus Boetium, de Consolatiane, in vulgarem linguam traductura 
summa diligentia a ven. fratre Philippo de Monteasctano, ordinis 
heremitarum. Sancti Augustini », vuol publicare tutte queste opere 
colle stampe, e ne ottiene per dieci anni il diritto esclusivo. Chi in 
questo decennio stampasse o facesse stampare dette opere, « con- 
junctim » o < separatim >, soggiacerebbe alia confisca dei libri e ad 
una multa di dieci lire « pro quolibet volumine impresso vel ven- 
dito )». E della multa la meik apparterebbe al petente, Taltra meik 
alia. Signoria. 

Le Lettere di Seneca, tradotte dal Manilio, si trovano regristrate nel Panzbb 
(III, Ven., num. 1857), nel I' edizione di Venezia 1494, « a dl XIIII di Aprile 



i09 

ppF indastria de Sebastian Manilio UoiDnno: e) quni inRiome con li providi buo- 
mini Stefann e Bernardino DinaM fratelli. per commune spcsa bavendo inipressa 
la aopra ditta opera, ha impetrata prratia dalla illustriBsiroa Si .rnoria« cHe per dieci 
anoi futari nessuuo possa imprimer etc. ->. Cfr Aroelati, Bibl. de' Vulg., Ill, 354. 
Non trovo ricordata la traduzione delle Vite di Piutarco e della Con sola zione ,^\ 
Boezio, della quale ultima non si fa cenno neppure nella edizionc di Boezio del 
MaoDi Firenze, 1735] ove son ricordut^ le traduzioni editc e inedite di esso Hbro. 

18. 1493, 11 Decemhre, (N. C.) — Danielc Barbara quon- 
dam Zaccaria, cavaliere e procuralore di S. Marco, fece stampare 
« quamdam operam correciionum sea castigationis Plinii, facta 
per quondam reverendissimum dorainuni Her^iolawiiy ipsius do- 
mini Danielis fratrem ». Ora egli non vorrebbe die alcun altro 
potesse nel territorio della Republica stampare o vendcre « opus 
ipsum, 3611 partem aliquam illius, cum additione seu deminutione 
aat alteratione aliqua ». E i Consiglieri, ^ arbitrantes quod qui 
onus et impresiam habuerunt, consequantur etiam utilitatem et 
commodum, non autem alii illud ab eis auferant », gli accordano 
per dieci anni quel che domanda, comminata ai contravventori la 
multa di 25 ducati per ogui copia. A d'l 28 Gennaio 1495 (m. v. 
1494) i Consiglieri aggiunsero « quod si quis repertus fuerit quo- 
quomodo conduxisse seu conduci fecisse et habere ex volumiuibus 
praedictis, contra ipsam terminationem impressis, licet non fuerit 
inventus ea vendere, contrafecisse nihilominus ducalibus decretis, 
et incurrisse consequenter intelligatur poenam in praedicta termi- 
natione contentam ». 

T^eWe Cattigationet Pli^nae la prima edizione (Roma, 1492) b ricordata, 
dal Panzer (II, Romae, num. 488), e dalPHxiN (num. 2420). 

19. 1494, 3 Gennaio (H^?y, ra. v.). (N. C). — « Venerabilis 
presbiter Petrus de Benaliis, fidelis civis noster bergomensis et ha- 
bitator Veneliarum.*, si procurd « opus quoddam notabile, malerna 
lingua corapositum per famosissimum praedicatorem fratrem fio- 
berium, nuncupatum Speculwn fideiy^, e un altro « notabilissi- 
mum opus praestantis viri Antonii Cornazany, materno carmine 
conditum, de muUis tmperaioribus et capitaneis, aliisque prae- 
stantissimis viris tam graecis quam lalinis ». Ora, a non perdere 
« labores et impensam non mediocrem, quam fecit in recuperandis 
praedictis operibus », chiede ed ottiene per T edizione di essi un 
privilegio di dieci anni. II contraffiUtore perdera i libri e pagherii, 
per ogni copia, 25. ducati, di cui un terzo andri alKArsenale, un 
terzo alia PietS, un terzo al petenle. 



110 

Non tpovo ricordato lo Speccht'o di fra' Roberto Caracciolo (vedi nnm. 32). 
L' edizione del Coroazano ^ ricordata dal Panzrr (III, Yen., num. 1680), e piii 
particolarmente dalPHAiN (num. 5730), ii quale riferisce una parte del privilegio 
coQ questa aggiunta : « Datum est hoc privilegiUm a. 1473 ^?) ». 11 dubbio del- 
THain 6 dileguatodalla data vera del privile{?io. II poeroa del Cornazano fu stam- 
pato « in Venexia per maistro Christophoro de Mandello a poste del venerabile 
homo miser pre Piero Benalio. Adi otto Novembrio .... MCCCCLXXXXIIl *. 

20. 1494, 15 Febbraio (1493 m. v.). (N. C.) — H tipografo 
Bernardino de Benaliis vuol publicare le opere del b. Lorenzo Giu- 
stiniani e di Alessandro da Imola. Queste ultime non furono mai 
stampate, « hoc modo », ne qui ne altrove ; e, ^ pro faciendis illis 
einendatissimis>, comper6 « nonnulloa libros originates ipsius do- 
mini Alexandria cum in illis prius impressis sint innumerabiles er- 
rores, ac in multis deficiant »; chiede percid il privilegio, che gli as- 
sicuri spese e fatiche. I Consiglieri, « visis attestationibus rectoris 
juristarum et coraplurium doctorum legentium in florentissimo gym- 
nasio patavino, afiirmantium opera ipsa fulura fore valde profi- 
cua et utilia universo orbi », gli concedono il privilegio richieslo 
per dieci anni. « Hoc taraen declarato, quod praefatus Bernardi- 
nus teneatur uno eodem tempore iraprimi /acere siraul et semel 
suprascripta opera beaii Sancli Laurentii Jusiiniano el domini 
Alexandri de Imola, nee liceat eidera imprimere unam absque 
alio, sed omnia simul, ut profertur; et teneatur imprimi facere 
opera ipsa in cartha optima charactereque perfecto, et quod sint 
correctissima ». 

Quanto alle opere di Alessandro Tartagni da Jttiola, che nel quattrocento 
ebbero parecchie ediziooi, non saprei se il privilegi^otesse riferirsi alle Letture 
ricordate dal Panzer ;I1I, Ven,, num. 1997-2000) » che furono publicate succes- 
Bivamente nei mesi di Marzo, Aprils, Magg^io o Giugno 1*495, senza nome di stim- 
patore. Del beato Lorenzo Giustiniani non trovo che la Dottrina delta vita ma- 
nastica, stampata a Venezia nel 1494, senza nome di stampatore, e ricordata dal 
Panzbr (III, Ven.yVixxm. 1877) e dairHAiN (num. 9177). Ma questa probabil- 
mente appartiene al privilegio che segue. 

21. 1494, 15 Febbraio (1493 m. v.). (N. G.) — Lazaro de 
Soardi « cum . . . summa eius diligentia, studio et accuratissima 
pervestigatione, laboribus atque expensis non mediocribus conqui- 
siverit excellentissiraum opus Ciceronis de RepubUca ; nee non 
quoddam pulcherrimum commentum in Terenlium cujusdam Qui- 
donis Juvenalis cenomani ; item Sermones Chrysoslomi, et opus 
quoddam reverendissimi domini Laurentii Jusliniani .... intitu- 
latum de Disciplina monasiicae conversationis ; praeterea comoe* 



Ill 

diam unam cujusdam IjCpidi; quae opera, immquam uspiam im- 
pressa, hi" imprirai facere intenrlat », chiede ed ottiene privilegio 
per cinque anni. I contravventori perderanno i libri e pagheranno 
una multa di 25 lire per ogni esemplare di ciascuna delle opere so- 
pradette. La multa sar^ divisa per raet^, fra I'Arsenale e il Soardi. 

II Sogno di Sctpione fa con altri libri Ciceronian! stampato piii volte a Ve- 
necia nel secolo W e prima e dopo quest'anno, ma non ne veprp^o alcuna edizlone 
aetata da Lnzaro dc Soardi. II Terenzio, <» cum commcntis Donati et Guidonis 
Juveoalis». fu publicaU) a Venezia « per Simonem . . . Bevilaqua, impensis . . . 
Lazari de Nonrdisde Saviliano decimoKal. Martii M.CCCC.LXXXXIlil » (Pan- 
ZBH, III, Vffn , nnm. 1817; Hain, num. 15427). Del Qrisostomo non trovo citata 
alcaoa edizione di Venezia. Del Giustiuiani, vedi Pedizione citata al numero pre- 
cedente. Delia Commedia di Lepido non trovo memoria. 

22. 1494, 22 Febbraio (1493 m. v.). (N. C.) — Lo slesso Laza- 
ro de Soardi « maestro da stampar libri, gik longo tempo habitante 
in Venexia, conciosiache cum sue spese et affano ei sia pervenuto 
in degne et laudabilissime opere novamente composte, che sono 
Sermofii seu quadritgestmali de frate Zuan Gritsch de Basilea, e 
Comenio sopra Terenlio, composto per Guidon Juvenal , cenomano 
gallco, le qual opere non essendo piii stk In questi paesi stampade, 

. desiderando lui supplicante stamparle cum ogni diligentia s\ de 
bona carta et de bon lavrorare, come etiam de bona corection, nel 
qual stampar andara a luy supplicante grandissima fatica e spesa ; 
et acid che qualche altro le venisse a stampar, poy che luy supli- 
cante le havesse principiade seu quando le havesse compide, et le 
vendesse a vilissimo precio per danificar el supplicante », chiede 
il solito privilegio per dieci anni, « offerendosi luy tamen a vender 
le sue opere a honesto precio ». Gli si concede il privilegio implo- 
rato. I contravventori perderanno i libri, e saranno multati di 25 
ducati per copia, da dividersi per meta fra gli Avogadori e il Soardi. 

II Q^mdrageiimale fr. loanttis Oritsch, « cum sermonibus de tempore et de 
Sanctis per circulum anni », stampato dal Soardi nel 1495 (21 Marzo) ^ ricordato 
dal Panzbr (III, Ven., num. 1978) e dalTHAiN (num. 8079), il quale ricorda 
eziandio il privilegio « ne quis audeat hoc opus imprimere citra decern annos ». 
II Tereuzio 6 ricordato nel numero precedente. 

23. 4494, 27 Febbraio (1493 m. v.). (N. C.) — Lo stampato- 
re Andrea de' Torresani, asolano, volendo publicare un Breviario 
€ vulgo da Camera, secundum Curiam et Sanctum Dominicum, 
in forma magna et caractere grosso pro usu senum, ad quod perfi- 
ciendom multas pecunias exposuit, tam in comparanda optima pa- 



112 

* 

piro, quamin correctione operis », chiede ed ottiene un privilegio 
per cinque anni. II contravventore perda gli esemplari, e per cia- 
scuno paghi una multa di 25 ducati, metk agli Avvogadori, mela 
alia PieUi. 

I due Breviari sono ricordati dal Panzer (HI, Ven., num. 17-16; 1748) e 
daU'HAiN (num. 3881, 39 18,, il primo colla data 20 Giu^no c il secoiido 1 Mar- 
zo 1494. Reaouard, fra le edizioni di Andrea Torresano cita i dne Breviarf sopra 
indicati (ad ann. num. 3, 1), e parecchi altri che non souo qui ricordati. 

24. 1494, 4 Aprile. (N. C.) — « Litteratissimus vir Bartho- 
lomeus Merula » compose con gran fatica un comraento « elegan- 
tissimum, in explanatioiieyn Ooidii de arte amahdi et remedio 
amoris ». Vorrebbe renderlo publico, e percio chiede ed ottiene il 
solito privilegio per dieci anni, « sub poena iriiraediatae et irremis- 
sibilis' amissionis omnium similium libror'Jm, et ducatorum decern 
de suis propriis bonis pro quoque volumine impresso aut vendito 
contra hoc . . . edictum ». E la multa vada a riscatto del Monte 
Nuovo. 

II libro fu stampato da Giovanni « de Tridino alias Tucuinus » nel 1494 
« tertio nonas Julias » (Panzer. Ill, Yen., num. 1840; Hain, num. 12221); e 
ambidue i bibliografi ricordano il privileg^io. 

m 

25. 1494, 2 Maggio, (N. C.) — Lazaro (Soardi) da Samgliano 
vuol publicare i sermoni di S. VincenzOy « may piii stampati in 
Italia, et tute le opere de Tulio cum li soy comenti, cum molte cor- 
rectioni et altre cosse nuove, le qual son stk stampate infino al 
presente incorrectissime, de cativa carta et pessima littera ». Egli 
al contrario vuol darle molto corrette, e in buona carta e caratte- 
ri; ma « non saria honesto che altri per invidia, et per disfare dicto 
supplicante, habiando fato la spexa in far corezer et redure dicte 
opere a bona perfection, li fosse tolto el fructo de le sue fatiche e 
spexe grande ». Chiede percid il privilegio decennale consueto; 
multato il contravventore in dieci ducati per ogni eseraplare ; e di 
essa multa la Signoria disponga a talento. Egli promette di ven- 
dere « dicte opere, precio honestissimo ». La domanda fu esaudita, 
e la multa divisa cosi : un terzo al petente, un terzo agli Avoga- 
dori, un terzo all' Arsenale. 

I Sennoni di S. Vincenzo furono publicati a Veuezia « per Jacobum de Lea- 
cbo, impeusis vero Lazari de Soardis . . . 1496 », nei roesi di Luglio, Settembre 
e Novembre. Ricorda questa edizione il Panzer (III, Yen., num. SS124) e THaik 
(nam. 7010), il quale ricorda il privilegio del Senato « ne cuique htinc librom 



113 

lioeat impriraere intra eoruin Dominium ». Ma se nc era fatta un'edizione in Mi- 
lano fin dal 1488 (Hain, rum. 7003; Panzer, II, Mediol, num. 296). 

26. 1494y 3 Maggio. (N. C.) — Benedetto € miniador » (Bor- 
done) VQole publicar per le stampe « alcune opere de Luciano, 
le qual may piii non sono starapate », e spese molte fatiche a farle 
raccogliere e correggere, stiinandole utili e dilettevoli. Chiede per- 
cid ed ottiene il privilegio per dieci anni ; ma non chiese ne percid 
troviamo esposta alcuna sanzione contro i contravventori. 

L'edizione fu futti nel 1500 « die vero XXXI {sic) Junii », ed k ricordata 
dal Panzer (III, Ven., num. 2638} e dall'HAiN (num. 10262) eke notano: « se- 
qaitur supplicatio Benedict! miniatoris ad Principem Venetiarum, pro edendis 
operibus Luciaui, et subsequens conceasio >». Intorno air esemplare, adorno di 
miniature dello stesso Benedetto Bordone, cfr Morelli, Notizia d* opere di di- 
tegno, pa^. 196. 

27. 1494, 7 Giugno. (N. C.) — II dott. Bernardino di Lan- 
driano, milanese, con gran fatica e spesa emendd e corresse a uti- 
lita comune € tradatum Angeli et Gandini De Maleficiis, lectu-* 
ram Joannis de Imola super librum Clementinarum , atque 
etiam opus Angeli Aretini super instituta. Quae opera cum apo- 
stillaverit et ordinaverit, apposilis novis et notabilibus addicioni- 
bus, secundum leges et consuetudines romanas », le ristampd, non 
essendo state ancora stampate bene, con le dette giunte e postille. 
Egli tuttavia non vuol venderle « majore pretio quam per elapsum 
sunt vendita ». Chiede percid, ed anche per la mediazione di Tad- 
deo Vimercati oratore ducale, ottiene privilegio per dieci anni, e 
roulta di dieci ducati per ogni volume venduto o impresso in con- 
traddizione col privilegio. E le multe appartengano alia Pietk. 

Gli Aurea opuscuJa di Angelo de^ Gambilioni da Arezzo e di Alberto Gnn- 
dino 2)e maleficiis, « cum apostillis in hac nova impressione noviter impressis », 
di Agostino dei Buonfranceschi da Rimini e di Bernardino da Landriano, furouo 
Btampati a Venezia da Battisia de'Torti nel 1494^ « die XXII May ». Sono citati 
dal Panzer (III, Ven.^ num. 1778) e dall'HAiN vnum. 1632). Delia Lettwa suite 
Clementine di Giovanni da Imola non trovo citata alcuna edizione poRteriore a 
qoella del 1492 per Andrea Torresaoo da Asola. Quanto air opera di Anprelo de* 
Gambilioni super Instituta, ne trovo parecchie edizioni, anteriori e posteriori nl 
1494, ma non veggo rioordate le correzioni ed aggiunte di Bernardino Landriano. 



1494, 23 Giugno. (N. C.) — L' ambasciatore di Rimini 

espone a1 Collegio che il fiorentino Girolamo Biondo a grande 

spesa pote procacciarsi « librum de coelesti vita magistri Joannis 

ferrariensis ordinis minoriim, ac epistolas spectantissimi ac prae- 

8 



114 

stanlissiini domini Marsilii Ficini florentini, viri eruditissirai, opera 
quidera singularia et perutilia ». II Biondo, desideroso di publicare 
queste opere, domanda il solito privilegio per died anni : pena ai 
contravventori, la perdita dei librL e died ducati per esemplare. 11 
Biondo promette che le sue edizioni saranno <c emendatissimae ac 
optimi characteris, ut dignum et conveniens est ». E i Consiglieri, 
andie a riguardo deirarabasciatore, accordano il privilegio. Delia 
multa un terzo sara deir accusatore, un terzo della Signoria, un 
terzo del Biondo. 

Fu il A Liber Juannis Fertariensis editus per artium et medicinae doctorem 
Antoniura de Cauchorio, qui dnm esset pro Pandulfo Malatesta ArimiDensium 
principe apud Venetorum Dominium orator, obtinuit ne aliquis per decenfiium 
eum librum imprimere posset, praeterquara ab Hieronymo Blongrio cive floren- 
tino, qui omni studio, cura ac diiig^cntia suaque impensa curavit ut emenda- 
tiss'me imprimeretur per eg^reprium virum Matheum Capcasam parraensem, qui 
etiam correctissime impreasit MCCCCLXXXXIIII. XIX Decemb ». Panzer. Ill, 
Ven.y num. 1807. Le EpistoJe di Marsilio Ficino, col privilejfio concesso a Giro- 
lamo Biondo, a spese dello stesso Biondo uscirono dalia medef^ima tipo^rrafla, a 
Venezia, « viprilia divi Gregorii. Anno salutis. MCCCCLXXXXV ». Panzer, 111, 
TVn., num. 1926 

29. 1494y 28 Giugno. (N. (3.) — <c Exiinius librorum im- 
pressor Gregorius de Gregoriis » con grande fatica e spesa rac- 
colse tutte le opere di Alberto Magno, e le emendd come niun 
altro finora; fece poi emendare le opere di Aristotele, commentate 
e tradotte di greco in latino, le Epistole di S, Girolamo, il Ra-- 
iionale divinorum officiorum, il Panormita e tutte le opere del" 
V abate Siculo, Vuole publicare tutti questi libri , ed ottiene il 
consueto privilegio per dieci anni. Ai contravventori, confiscati i 
libri e intimata la muita di ducati 10 per ogni volume. La multa 
coutribuirebbe air affrancamento del Moiile Nuovo, 

Di Alberto Ma^o e prima e dopo la data di questo privilegio si conoscouo 
parecchie edizioni. Anche i fratclli Giovanni e Gref^-orio de' Grejj^orii avevano 
publicato qualche libro di questo autore Haccolgo dal Panzer (111, Ven.) le ope- 
re di Alberto Magno che e.siii mandarono alle stampe dopo avere otteuuto questo 
privilegio, il quale peraltro non veggo ricordato in alcuna: Logicalia (1494, 27 
Sottembre; num. \lhA]\ Secunda Pars Summae {1494, 8 Ottobro; num. 1758j; 
De anima, de inteUtctu et intelligibili (1494, 7 Novembre; num. 17n5), ripubli- 
cata I'anno dopo (1493. num. 1897) ; Metaphysica (1494, 18 Decembrc; n. 1756) ; 
Cumtmnt. in VIII libros Physicor. Aristotelis (1494, 31 Gennaio, m. v.\ n. 1750), 
ripublicata Tauno dopo (1496, num. 2019;; Metheororum (1494, 25 Febbraio, m. 
r.; num. 1751), ripublicuta Tanno dopo (1495, 25 Febbraio, m. 9.; num. 1896), 
se peraltro non si tratta delTedizione precedeute. come farebbe sospettare Tiden- 



115 

tita del ^rno, qauDtuoqoe aoche I*Hain ricordi e I' una e V altra impressione 
(nam. 514, 515) : De animalibus (1495, 21 Maj^gio; num. 1892); de generatione 
et carruptione 1495, 10 Giugoo; num. 1893) ; De mineralibus (1495, 22 Giuprno; 
num. 1891); De coelo et mundo (1495, 6 Luglio; num. 1895). Le opere di Aristo- 
tele, tradotte da Giovanni Arprirofllo, furono publicate da Greprorio de' Grep^rii 
«« ezpenaia Benedict! Fontanae Anno .... MCCCCXCVI die vero XIII Julii ». 
Ma per qiieste vale ii privilep^io num. 47 concesao al Fontana. Quanto alle epi- 
stole di S. Girolamo ed alle opere di Gugliclmo Durante, di Antonio Beccadello 
edi Nicol6 de'Tedeschi, o non ho trovato alcuna edizione dei Grcgorii, o, alme- 
no, neasona posteriore al conseguimento del privilegio. 

30. 1494, 10 Luglio. (N. C.) — Lo slampatore Silveslro de 
Tortis voleva publicare € omnes lecturas Panormitae super De- 
cretale, nee non omnes lecturas Baldi cum quibusdam additioni- 
bus et aliis vigiliis Doctoris, numquam melius nee hoe modo im- 
pressas ». Chiedeva percio un privilegio di dieei anni con qualche 
sanzione, e 1* oratore di Ferrara raccomandava 1* istanza. Fu esau- 
dita ; e stabilita per ogni volume contraffatto la multa di 10 du- 
cati, meta dei quali alia Signoria, meta alP accusatore. 

Dai torchi di Battista de' Torti uscirono le Letture del Panormita sulla pri- 
ma e sulla seconda parte del primo libro delle Decretal! (« cum suppletione Ant. 
de Butrio ») nel 1496 • die XXVI Octobris. Cum privilegio ne quia audeat hoc 
opus imprimere citra decern aunoa — sub poena in eo contenta » {Panzer, III, 
Yen.j num. 2052). A d) 28 Decembre dello stesso anno usciva dagli stessi torchi 
la Letturm del Panormita sulla prima parte del secondo delle Decretal! (Panzer, 
III, Veil., num. 2053). Nel 1497 (12 e 15 Marzo, 29 Aprile, 8 Giugno, 10 Luglio, 
28 Gennaio; uscirono le Letture snlie altre parti del secondo delle Decretal!, con 
ajrgiunte e comment! (Panzer, III, Ven.^ num. 2186). Lo stesso Torti nel 1496 
(19 Maggio, 3 Giugno, 4 e 25 Luglio, 5 Settembre) publicava in cinque tomi le 
Letture di B.ildo su! nove libri del Codice (Panzer, III, Yen., uuni. 2049). L'am- 
basciatore ferrarese, che raccomando V istanza del Torti era 11 dott. Aldobran- 
dino de*Guidoni, come ricorda !1 Sanuto, La tpedizione di Carlo VIII^ pag. 178. 

31. 1494, 3 Settembre, (N. C.) — « Commissarii et haeredes 
qaondam fldelis nostri Ilermanjii Lichloistein, habitatoris Vene- 
iiarum, exposuerunt quod, cum in humanis esset quondam Her- 
mannus patruus, maxima diligentia, studio el impensa» corrigi et 
emendari fecisset opus nominatum Speculum Vicentii in Sacra 
ScriplurUy animo et intcntione imprimendi opus illud, in hae civi- 
tate Venetiarum nuuquam antea impressum adeo emendatum, et 
jam dedisset prineipium impressioni ejusdem voluminis, sed prae- 
ventus morte non potuerit prosequi hujusmodi impressionem », ora 
intendono di condurre il lavoro a compimento. Ma se il libro avesse 
contemporaneamente qualche altro editore, essi ne sarebbero assai 



116 

danneggiati. Chiedono percio il solito privilegio decennale, colla 
corarainatoria della conSsca dei libri e dei ducati dieci per copia. 
La inulta € vadat ad fabricam Pielatis hujus urbis nostrae Vene- 
tiarum. Non derogando tainen ob hoc juribus eorum qui ante prae- 
sentem diem impressissent aut iraprimi facere cepissenl, non tain 
Venetiis quam in ditioue illustrissimi Dorainii, praefatum opus ; 
quod opus vendere tantuminodo possint, et non aliud simile impri- 

mere Similis concessio et gratia fiat magistro Andrcae de 

Tort'csayiis de Asula, qui dedit jam principiura iinpriraendi hie 
Veuetiis omnia votumina Pauli de Castro et rjusdem consilia >. 

Lo Sptculum HUtoriale del Bellovacense, « impensis non mediocribus ac cura 
Bolertissima HermanDi Liechtenstein coioniensis Agrippine Coionie, nee non erne n- 
datione dilip^entisslma, est impressione completum anno salutis M.CCCC.XCIlll. 
nonis Septembris in inclita urbe Venetiarum. Cuius Uermanni bone meniorie 
heredibus (e vita enim pauIo ante absolutionem operis discesserat) lU. Dom. 
Venet. ex gratia concessit, ut nemo alius per decennium . . . imprimere aut iin- 
primi facere audeat ». Panzer, III, Ven.y num. 1786. Andrea Torresani da Asola 
aveva gia publicato nel 1483 Paolo di Castro super VII Codicis (Renouard, ad 
ann.j num. 11); poi a di 13 Marzo e 22 Agosto 1494 il Commento di Paolo de 
Castro sulla prima e seconda parte del Nuovo Dig^sto e deirinforziato [ad ann., 
num. 2, 5). Dopo avere otteuuto il privilegio non trovo di iui cbe la Leltura 
sulla prima e seconda parte dei vecchio digesto, e sul Codice (ad ann. 1495, 
num. 1, 2). 

32. 1494, 17 Novembre, (N. C.) — Giovayini de Lorenzo, 
bergamasco, « essendo .... pervenuto in una dignissima et utilis- 
sima opera, chiamada Speculum Fidei, za composta da frate Ro- 
berto da Leze, vescovo de Aquino, cura Sermoni de Adoeiitu et 
peccatiSy e festivi, latini e vulgari, de It misterii de Christo et de 
la soa sanctissvna Madre e de li Sancti, la qual opera mai sia 
sla impressa ne sotto el felice dominio de la Signoria nostra, nee 
etiam in alguno altro locho del raondo, che se intenda ; e volen- 
dola Iui supplicante fare imprimere cum ogni istudio e diligentia et 
optima corretion nel imprimere, de la qual li sia per andar gran- 
dissima spexa et faticha, non voria che dapoy che 'I Y havera im- 
pressa, qualche uno altro, trovata za la opera carrecta e compida, 
la restampisse et desse per vilissimo pretio, a danno e ruina de Iui 
supplicante. come molte volte achade », chiede ed ottiene un pri- 
vilegio di dieci anni, sanzionato dalla confisca dei libri contraffatti 
e da una multa (25 ducati per copia), di cui la Signoria dispoiiga 
a suo piacimento. 



117 

Di Roberto Caracciolo da Lecco fu puhlicnto lo Spfcchio de.lla Fede, Sennoni 
XLVy « per Zoaiiue di LoreDzo da lier^i^amo. 1495. a<h XI Aprilc ». Panzub, III, 
Yen., Dum. 19T6. 

33. 1494, 29 Novenibrc, (N. C.) — Paganino de PaganinL 
bresciauo, tipografo, « pregado et exorUulo per niolti digiiissiini 
doctori >, vuol publicare colle starape « U texii de rason cano- 
nica et civile, in forma portatile, de octavo foglio mezaiio, con li . 
soi summarij et titoli ad nicajor coinmodita et utilitii de li poveri 
studeati; et dubitando che de quarto foglio mezano in zoso non 
siano per altri poi impressi, ad total destruttion et ruina sua », ini- 
plora un privilegio di dieci aniii, tutelato dalla miiiaccia delFusata 
confisca e multa. Concesso ; ma non si dice a chi debba essere ap- 
plicata la multa, ed e aggiunta la condizione : « quod non compre- 
hendantur illi, qui forte jam initiassent similia opera ». 

Non trovo che il Pa^auini abbia poi mantenuto la sua prompssn. Peraltro 
in sesto di ottavo, esso (con Gre^rorio Arrivabene) aveva publicato fin dal Marzo 
1*185 Xicolai de Ausimo Supplementum Summae quae Pisanella vacatur, ricordnto 
dal Panzer, III, Yen., num. 88C. 

34. 1494y 22 Deconbre, (N. C.) — I Consiglieri coucedono, 
« prout aliis similibus concessum extitit », a Matico de Codeca\ 
parmense, tipografo, da lungo tempo abitante in Venezia, il privi- 
legio richiesto per le seguenti opere : Clnudiano « cum li comenti 
non mai piii stampadi, e per averli facto come n tare a missier Da-- 
fuel da Cremojia le ditte opere, e si le Tragedic de Senecfia del 
ditto ; inoltre : le Ijaude de fro! Jacopone et // Soliloquii de Sanclo 
Agustino, vulgari, et le altre sue opere non mai piii stampade ». 
Tutte le quali opere il Codeca' fece « comraentare . . . . et correg- 
gere cum omni diligentia, per volerle cum ogni diligentia stam- 
pare, si de carta die de bona lettera, come de ogni altra cossa >. 
Chiede percid lo stesso privilegio che fu concesso a Paganino 
de' Paganini (num. 33), colle stesse comminatorie ; « offerendosi 
tamen vendere dicte opere pretio honestissimo, s\ in grosso come 
m*^nu(lo ». 

Non trovo il Claudiano n^ fra' Jacopone. Le Tragedie di Seneca coi conimenti 
<r I>anielis Galerani (Caietani) cremonensift et Gellii Bernarflini Mnrmitae par- 
mensis >» ed altre afr^^iunte, furono publicate « Venetiis per Matheum Capcnsam 
iwrirjensem M. CCCC. LXXXXIII. die XVIU Julii .>. Panzeb, 111, Firw., num. 1662 ; 
Hain, num. 14668. (L*ediz one di Seneca citata da Panzer, III, Yen., num. 749, 
e da Hain, num. 14667, sarebbe una cosa steBsa con quolla del Codeca?; I 
Solilogui di S. Agrostino furono publicati dal Codecii <^ adi XV de Zeniiann 



118 

M. CCCC. XGIIII. 8.* >y. Panzer, III, Ven.y num. 1803; Hain, nam. 2020. Non 
saprei se questa edizione sia quel la stessa, che viene anche citata senza anno dal 
Panzer, III, Ven., num. 2769, e daU'HAiN, num. 2015. Non trovo che il Codecs 
publicasse alcun altro libro di S. Agostino. 

35. 1495, 15 Gmnaio (1491 m. v.). (N. C.) — Concesso il 
privilegio solito colle solite sanzioni a Tommaso di Venezia, che 
vuole stampare le opere de S. Bernardo, « cum suis sermonibus », 
e il quaresimale di fra* Jacopo da Voragine « cum multis novis 
additionibus ». La multa sara divisa per terzo fra raccusatore, il 
tipografo e la Signoria. 

Non conosco questo tipogrufo, n6 trovo alcuna edizione che porti tl sue 
nonie 

36. 1495, 20 Gennaio (1494 in. v.). (N. C.) — Al mantova- 
no Filippo de Pinciis « essendo occorso el miserabil caso, che 
bruso la casa cum libri et ogni sua facultade », ora, per riaversi, 
vuole stampare lo Speculum Juris con postille marginali, la Re- 
torica di Cicerone con nuovi comment! di Francesco Mniuranzio 
e Fabio Viltorino, e Sallustio col commento di BaUisla Guarino 
e Lorenzo Valla. Chiede perci6 ed ottiene il solito privilegio de- 
cennale colle solite sanzioni. La multa andra a benefizio deH'ospi- 
zio di S. Antonio di Venezia. 

Molte opere uscirono dai torchi del Pincio nelTanno 1495 e nei successivi. 
Ma di quelle accennate dal privilegio trovo il Sallustio nel 1496 citato dal Pan- 
zer (III, F«i., num. 2110) e dalTHAiN (num. 142:^); il Cicerone dello stesso 
anno (Panzer, III, Tifn., num. 2114; Hain, num. 5083) colla citazione del pri- 
vilegio: questa edizione fu ripetuta nel 1500, col favore del medesimo privilegio 
(Panzer, III, Ven., num, 2636; Hain, num. 5085). Stampata d:illo stesso Pincio 
e con privilegio, d ricordata eziandio dal Panzer (111, Ven., n. 2217) la Lettura di 
Giovanni di S. Giorgio snlle Appellazioni, edita colla data « Anno MCCCCXCVII. 
die XVIII Septembri8». 

37. 1495, 28 Genmio (1494 m. v.). (N. C.) — Eguale al 
precedente 6 il privilegio concesso a Giovanni Tridino, che vuole 
stampare « elegantissimos quosdam Commentarios in Juoenalem, 
editos per eruditissimum Antonium Mancinellum ». La multa sari 
divisa per metk tra V accusatore e V Arsenale. 

Uscl colla data « MCCCXXCVIII. die vero XXllIl Julii », e colla citaiione 
del privilegio ottenuto. Panzer, III, Ven., num. 2361 ; Hain, num. 9714. 

38. 1495, 16 Febbraio (1494 m. v.). (N. C.) — Girolamo 
Biondo e Gianibattista suo socio \ ogliono stampare ^EoangeUa ag 



119 

Epistolas annuales, cum expositione, coiiinientario et psalinistis (?) 

ill folio integro, in quarto et in octavo, nee non epistoUts 

S. Catliarinae de Senis amplius non impressas et magnae futuras 
utilitatis ». Chiedono e ottengono il privilegio per dieci anni; mi- 
nacciata ai contra vventori la contisca dei libri e una multa di 25 
lire di piccoli per ogni copia. Lo stesso privilegio e concesso a 
TomiTiaso di Venezia « pro imprimendis .... Ocidio Melamor" 
phoseos vulgari, cum allegoriis et historiis suis ; item Catccwnino, 
amplius non impresso in terris Dominij ; item Decadibi^s Lioii, vul- 
garibus et latinis, cum figuris suis, ultra trecentas >. 

Non trovo nessuno dei libri ricordati in questo privilpprio. Le lettere di 
S Catterina furono, per la prima volta in Venezia, stampute da Aldo nel 1500, 
ma col privileg^io che troveremo ricordato al num. 104. 

39. 1495, 24 Novembre, (N. C.) — A Francesco Cattaneo, 
ravennate, venne a mano « la famosa et singular opera de Vitrii- 
ViO m architectura, cum el greco et figure sue non pifi stampito ; 
el qual libro, quanto el sia utile et desiderato da chi qualche cossa 
intende, ad ogniuno debe esser manifesto ». Ora il Catlaneo vuole 
stamparlo « senza sparagno de cossa alcuna ». Chiede perclo il 
solito privilegio difeso dalle consuete sanzioni. E gli si accorda, 
non peraltro per dieci, ma per sei anni soltanto. 

La prima edizione di Vitravio uscita a Venezia appartieue a Simon Bevila- 
qua, 3 Agosto 1497, e non cita alcun privile^^io. Panzrr, III, TVn., num. 2203. 

40. 1496, 10 Febbraio (1495 m. v.). (N. C.) — Stefano 
Homer spese « molto tempo, industria et spexa maxima in retro- 
var, corezer e far le sue figure de una opera in astronomia, chia- 
mala epUhoma Joajinis de Monte Regio, dignissirai doctoris, et in 
la astronomica arte eruditissimo ; la qual opera mai pin e stata 
stampata, per esser rara et etiam de paucissimi doctori vista ; et 
questo, perch6 cadauno che podeva haverla, ha tegnudo come suo 
thesoro in occulto, a zi6 altri doctori non dimandasseno per impre- 
slidi ». Volendo renderla publica colle stampe, a guarentirsi Tonesto 
guadagno il Romer chiede il solito privilegio di dieci an ni. Per le 
pene ai conlravventori, se ne rimette al Governo. Accordato. 

V Spiftoina Joannis de Monte Regio fu publicata « impensis non minimis, 
cunique et emendatione non mediocri virorum prae^itjntium Casparis Groasch 
et Stephani Roemer, opera quoque et arte impressionis mirifica viri solertig 
Joban.iis Hamman de I^andoia, dictus Hertzo^, ... anno salutis 149G currcnte, 

r 



120 

pridie cal. Sept<»mbri8 Venetiis », ed 6 citata dal Panzer (III, Vfn., num. 2085) 
e dair Hain mum. 13806). 

41. 149G, 25 Febbraio (1495 m. v.). (N. C.) — Aldo Manu- 
zio, « habitator in quesla inclita citta, . . . havendo facto intagliar 
leitere greche in suraraa belleza de ogni sorte in questa terra, ne 
le qual habbia consuraato gran parte della sua faculta, rum spe- 
ranza de doverne qualche volta conseguir utilita, et za niolti anni 
che '1 ha consumadi ne V intaglio de le dicte leitere, habia trovato, 
per la Dio gratia, doi novi modi cum i qual stampira si ben et 
molto meglio in grecho, de quello che se srrive a penna, cossa 
che sara de summo honor, utile et commodita a questa felicissima 
citta ; temendo lui supplicante che per invidia non li sia facto con- 
correntia, et che altri abbia el fructo di sui serreti et fatiche, et lui 
ne riceva grandissimo danno », domanda che per venti anni « tutti 
i hbri greci, cussi cum la exposition latina come senza, et latini 
traducti de greco non stampadi altra volta, che lui supplicante 
stampira o fara stampir, niuno altro non li possa restampar, n^ far 
restampar, nfe portar, n^ far portar stampadi ...., ne usar di secreti 
de lui supplicante, n6 portar libri venali impressi cum essi secreti » 
nel territorio della RepubUca, « sotto pena de perder le opere, et 
de ducati X per cadauna opera ; la qual pena sia applicada per la 
mita a Y hospedal de Sant' Antonio, et per T altra mita a la affran- 
cation del Monte Nuovo ». 

La domanda venne esaudita. II documents fu publioato inteprralmente dal 
Baschet [Aldo ManuziOt Lettres et documents, pair. 1 e seir.j, il quale rimanda 
al Rendu ARD, AnnaleSy per le varie forme dci cnratt^^ri jrroci adoperaU dal vec- 
chio Manuzio. Didot, Aide Manuce, pag. 78 e seg., ha dato una versione fran- 
cese del privilegrio. 

42. 1496, uliimo Febbraio (1495 m. v.). (N. C.) — Giomnni 
Tacuino vuol publicar colle stampe « el volume del Cornucopia, 
in una nova forma non piii usata, et el Peirarca da vita soHtaria 
et de ocio religiosorum^ novamente trovate ; et, considerate che 
cum gravissima spexa ha avute tal opere et accontio el prefato 
Cornucopia », domanda e ottiene privilegio di dieci anni, colla so- 
hta minaccia ai contraffattori della confisca dei libri e d'una multa 
di 25 ducati per copia, multa che andrebbe a vantaggio dell' ospi- 
tale di S. Antonio. 

II Cornucopia di Nicol6 Perotto fu publicato « per Joanncm de Tridino alias 
Tacuinum •> nel 149C <» die XX Decembris ». Panzkr, III, T>n., num. 2105; 
Hain, num. 12704. Non trovo Tedizione dei due trattati del Petrarca. 



12] 

43. 1496, 9 Marzo, (N. C.) — Bcniardino Fontana, « mer- 
cadante de libri », comprd « la hgica di Dorbello, Integra ef 
corecla, cum al^une opere et addition, cosse bellissirae, le quali 
sono a lui cum sollicitudine dimandate, et pregato voglia stampar- 
le.... insieme cum le Pandecle in foglio picolo ». Teraeiido qualche 
contrafiazione, domanda e ottiene il solito privilegio colla consueta 
sanzioue. 

La Logica Xicolai de Orbellis cum textu Petri Hispani t\\ publicnta nol 1500, 
coUa (lata del d\ 10 Marzo, da Albertino vercellesc (Hain. num. 12052). 11 Pan- 
zer (III, Ven , num. WC^2) non ricorda il tipografo. Probabilmente il Digesto 
eolle prloBse, che nel 1496 e ne<7li nnni successivi fu publicato da Battista dp 
Torti, erano edizioni a spese di Bernardino Fontana. 

44. 1496, 9 Marzo. (N. C.) — Bernardino Rasrna, « mar- 
rhadante de libri da stampa », espone al Collegio quanto segue. 
€ Cum sit che, in questa gloriosa cita, ... fra i marchadanti stampa- 
dori da libri sia introducta una pessima et damnosa corruptella, 
mediante la quale molti de loro per i tempi passadi, etiam per 
zomada, sono rimasti desfacti, per questo, che quando qualcheuno 
de loro marchadanti se ha messo a far qualche opera con qualche 
exquisito modo, videlicet involupando i suo' danari in quella, et 
venendo a notitia a questi altri marchadanti ; cum ogni astutia et 
arte cavano et zerchano di cavar da le mane da h lavoranti la 
monstra de tal opera principiata a stampare, et se metteno subito 
cum gran<U numeri de torchoU et lavoranti a stampare quella me- 
deina, et quella compino avanti che 'I marchadante inventor de la 
stampa de quella habia stampado la sua, et, quella distribuendo, 
sono chausa che tal marchadante primo, che ha spexo ogni sua 
substantia in tal cossa, non havendo spazamento, remangi del tuto 
disfacto et ruinato ». Ora il Rasma vorrebbe publicare « tuti li 
testi de jure canonico in forma grande et in forma picola ; scr- 
mones quatrigeswiales de frate RxJherto (Cara<MMolo), d/^ poeni-- 
tenlia et de adventu, cum certe correction ; tute le o^x*re de Ga- 
lena » ; ma, per escludere i pericoli sopra detti, chiede ed ottiene 
il privilegio consueto colle consuete minaccie ai contravveutori. La 
multa « sia aplicada la che meglio parera » a chi comanda. 

Non mi accadde di vedore ricordato il Rasma che nelle Decke di Livio an- 
notite dal Sabellico, useite nel 1491 a Venczia « per Bernnrdinuni Herasmium 
novocomensem, ut ex epistula Sat)ellici ad Benedictuui Cornar.um hiiic edition! 
praeflxa patet » Panzer, 111. !>«., num. 1447. 



122 

45. 1496, 14 Marzo, (N. C.) — Palladia Fusco (Negri), pa- 
dovano, commenW Calullo, e, per stamparlo, ottiene il solito pri- 
vilegio dei dieci anni colle solite coraminatorie ai contravventori. 
La mulla, un terzo all' accusatore, un terzo alia Pieta, uii terzo al 
Fusco. 

L'edizione usci a di 28 Aprile 1496 a Venezia « per Joannem Tacuinum d« 
Tridino », ed h ricordata dal Panzer, IH, Ven., num. 2100. L' Hain (num. 4708^ 
avverte che vi 6 ag^g-iunta la domanda e la concessione del privilegio. 

46. 1496, 19 Marzo, (N. C.) — Alessandro Benedetti, «phy- 
sico », vorrebbe dare alle slanipe € la Anatomia, de febribus, de 
omnibus membrorum ynorbis, de venenis, de C07nmunibiis nie-- 
dendi praeceptis, et le opjere de Naturali Historia de Plinio per 
lui correcte, la qual b incredibelmente depravata ». Chiede perci6 
ed ottiene il solito privilegio decennale ; ai contra ffattori, la pena 
che parrk al Governo. 

La Historia corporis humanif sive Anatomicf., del Benedetti sarebbe uscita a , 
Venezia nel 1498, senza tip. Vedi peraltro il dubbio espresso da mons. G. B. Carlo 
CO. Giuliari, delle cose veronesi dotiissimo, nel sao libro Delia Lett. Ver. alcadere 
del secolo XF, num. 334. Nel 1502 « V calen. Decembris » ne fu fatta una edi- 
zione a Venezia « per Bernardinum Gueraldum vercellensem » (Panzer, VIII, 
Ven.y num. 137). La grande opera De corporum morbis usc\ molto piu tardi (1533) 
per il Giunta. II libro de venenis non fu publicato mai (Zeno, Diss. Voss , II, 45). 
Quanto al Plinio, non pare cbe il privilegio possa riferirsi alle due edizioni d( 
Brescia e di Venozia, 1496, citate dal mons. Giuliari [Delia letter veron.) ai Hu- 
meri 302,303. II Plinio, castigrato dal Benedetti, usci per la prima volta nel 1507 
« die XVI Januarli .... per Joannem Rubeum et Bernardinum fratresque ver- 
cellenses »; Ma questa e le successive edizioni, del 1513 e del 1516, sono ben note, 
e non apparteng^ono al privilegio presente. 

47. 1496, 26 Marzo. (N. C.) — Benedello Fontana, orfano 
con tre sorelle nubili, presenta un' istanza, che pare copiata da 
quella del Rasma (v. num. 44), per ottenere, come ottiene, lo stesso 
privilegio per la stampa delle opere s^guenti : « Tute le opere de 
Scoto, cum lo testo delle Sententie, tuti li tesii di Arislotile, ira^ 
dud per lo quondam sier Zuane de Argiropoli, Peiro Ancarano 
sopra lo sexto de le Decretale: le quale non sono mai stampade, 
zio6 li testi sopra diti, et Petro Ancarano sopra dito ». 

Le Opere di Aristotele, « per Job. Arpryrophilum et alias latine reddita », 
fdroQO publicate a Venezia, a di J3 Lublin 1496, da Greprorio de' Gre^rii, 
« expensis Benedicti Fontanao ». .Panzer, III, Yen., num. 2011. L Hain (num. 
1659) dice -cbe vi si dk una breve notizia del privilegio. Non troyo poi Teidizioni 
che voleva procurare il Fontana ciello Scoto e deir Ancarano. 



123 

48. 1496, 27 Aprile. (N. C.) — Oirolamo Biondo e Giambat" 
iisla suo compagno ebbero alcuni opiiscoli tradotii da Marsilio 
Ficino di greco in latino, Marzmno Capella, e un' altra opera 
« de oculo morali », che vogliono publicare in volgare, Ottengono 
il solito privilegio coUe solite sanzioni. 

La prima edizione di Marziano Capella d del 1498 « XVII K ilendas Jannua- 
Has », publicata a Vicenza da Enrico di Sant' Orso « cum gratia et privileprio 
decern aDoorum, ne imprimatur neque cum commentariis neque sine, et eaetera 
quae io ipso privilegio continentur ». Panzeb, III, Vicentiae^ num. 85; Hain, 
num. 4370. Ma ^ questa I'edizione a cui si riferisce il privileprio presente? O Ri 
riferisce al priyilefzrio che ricordo al num. 63? o ad un altro privilegio che non 
conosco? Del libro de oculo morali (di Giovanni Pekham?;/ trovo registrata una 
verdone: Libro de Voechio morale et ipiritiLaUj volgare , publicato a V'enezia nel 
1496, <r adi XXI Mazo », senza Dome di tipografo. Panzer, III, Ven., num. 2083. 
Quanta anrii opuscoli greci tradotti da Marsilio Ficino, non saprei determinare 
quali si fossero. 

49. 1496, 17 Giugno. (N. C.) — Giorgio di Monferrato, esi- 
mio €. artium et medicinae doctor », per sedici anni sudo a Veuezia 
€ pt opus Johannis de Ketham, medicinae necessarissimum ordi- 
naret, . . . additis auctoritatibus Galeni et Plinii locis propriis . . . ; 
insaper, ultra correctiones, etiam intitulaverit Fasciculwn rnedi- 
cinaef ad universalem commoditatem et beneficium ». Per questi 
lavori, € sic correcta, ordinata, addita, aucta et intitulata», chiede 
un privilegio, senza determinare per quanto tempo, e desidera che 
sia comminata ai contravventori una multa di 25 ducati per ogni 
copia : multa che andrk divisa per terzo, fra Y uffizio a cui sara 
denunziata la contravvenzione, Y accusatore che non sara propa- 
lato, e r autore. Accordato. 

II Fasciculus medicinae ebbe ripetute edizioni ; ma sembra che il privilegio 
presente si riferisca a quella di Venezia del 1491, 26 Luglio, <' per Johannem et 
Gregurium fratres de Forlivio »; giacch^ vi si dice « revisus per Georgium de 
Monte Ferrato, artium et medicinae doctorem, qui insuper apposuit titulum, 
auctoritates et loca plura ». Panzer, III, Ven , num. 1354. 

50. 1496 y 26 Giugno. (N. C.) — Alessandro Benedetti, « phy- 
sico da Verona >, compose « la historia gallica ». Nel publicaria, 
e cosi per il latino come per il volgare, chiede ed ottiene un privi- 
legio di died anni. I contravventori perdano i libri e paghino un 
ducato per copia. 

La storia del Benedetti (Diaria de Bello Carolino) fii publicata in latino nel 
1496 senza nome di stampatore; e il Zeno {Dissert. Voss., II, 44* fu il primo a 



124 

credere che uscisse coi torchi d'Aldo Mamizio. II Cicogn\ iSnggio di hibliogr., 
nnm. 768) sembra incerto deiranno, ma la ascrive indubitatamente al Mamizio. 
GiULiARi (Delia lett. reron.y nnm. 402) la ritiene del 1496 e di Aldo, appoflrj^ian- 
dosi airautoritii del Renouard (edit sans date, num. 7), seprnito da Didot {Aide 
Manuce, pag. 84 e segrj?.). Quanto alia vprsiono italiana, che il Bonedetti evi- 
dentementedesidorava.non trovoritatadal 7aF.so (ibid.)^ dal Cicogna (num. 709) 
e dal GiULiARi (ibid.) che la traduziouo di Lodovico Domenichi, publicato per la 
prima volta dal Giolito nel 1549. 

51. 1496,30 Giugno, (N. C.) — Bernardino da Landriann 
milanese, da cinque anni a Venezia, fece postille ed aggiunte a 
molte letture civili e canonicbe, e, fra V altre, a quelle di Barioh 
e dello Speculo. AUe sue postille ed ag^qunte ottiene percid privi- 
legio di dieci anni, guarentito dalle consuete sanzioni. La multa si 
ripartisca a raet^ fra Taccusatore e la Pieta. II Landriano pro- 
mette per altro di non abusare del privilegio, vendendo ledelte 
opere « piu care a li studenti, come fano alcuni » ; anzi « si offe- 
risse di non lasarle vendere piii del solito, et far ogni giorno cosse 
utile a li studenti ». 

La Lettura seconda di Domenico da S. Geminiano sul VI delle Decretali, 
« cum apostillis Bernardini ex capitaneis de Landriano »>, fu publicata a Venezia 
da Battista de Tortis, nel 1496, 1 Marzo (Panzer, HI, Ven.y 2045). Del Bartolo e 
^eWo Speculum judiciale ^\ Guprlielmo Durante non ho trovato edizioni che si 
dicano accompap^ate da postille del landriano. 

52. 1496, 2 Luglio. (N. C.) — Lazzaro Soardi vuol dare alle 
stampe « historic o ver figure sopra Teroifio, et Guilielmo Fa- 
riglion sop)*a el niaistro de le scntentiCy et li senno7ii de Sancto 
Bonaventura, le qualle opere non fono mai piii stampate in queste 
parte de Italia ». Ottiene perci6 il solito privilegio sotto le comini- 
natorie solite. II Governo applichera la multa a chi credera meglio. 

^ Le Commedie di Terenzio furono publicate piu volte a spese di Laziaro de 
Soardi, ma colla menzione del privilegio non ve^go che Tedizione del 1499. 7 
Novembre, ricordata dairHAiN, num. 15430. Quanto al commento sui quattro 
Libri delle Sentenze di Guglielmo Vorrilong (Varilong), esso fu publicato « per 
Jacobum de Leucho », a spese di Lazzaro de Soardi, nel 1496 v die IX Julii ». 
Anche qui ^ ricordato il privilegio (Panzer, III, Ven., num. 2123). Non trovo i 
Sermoni di S. Bonaventura. 

53. 1496, 9 Agosto. (N. C.) — Alessandro Calcedonio 
stampd tutte le opere di S. Tomaso d* Aquino, « et to taivyla so^ 
pra diie opere novaraente romposta, e tute fe opere de Dominica 
de Fiandra, et le opere de Giovanni de Oandavo (?) et Marfiano 



125 

Capella ». Ottiene un privilegio di died anni: pena ai contravven- 
tori, la perdita dei libri, e 50 lire per copia, delle quali 15 all* ac- 
cusatore e il resto all' affrancazione del Monte Nuovo. 

<« Impensa . . . Alexandri Calcedonii, pisaurenais mercatoris », trovo stampati 
di S. Tommaso i Commentaria in lihros Perihermenias et PosUriorum Aristo- 
telis ecc, e le Quaesttones di Domenico di Fiandra 8U questo libro deirAquinate, 
Venezia, senz'anno (Panzer, HI, Ven., num. 2824, 2823). La Tabula magUtri 
Petri Bergomensis in oMnes librus S. Thomae de Aquino fu stampata a Venezia 

« p4»r Johanueui Rubeutn vercellcnsniD cum privilegio Tertio Idus Mail 

1497 » (Panzer, III, Yen , num. 2192j. Quanto al Capella vedi la nota al n. 48. 

54. 1406, 18 Agosto. (N. C.) — Stefano e Bernardino di 
NaUi vogliono stampare tutte le opere nou piii stampate di Ales- 
sandi^ di Ales e di Ugo cardinale sul vccchio e nuovo Testa- 
mcnto. Ottengoiio il privilegio solito coUe solite comminatorie. La 
multa sara divisa per terzo; alia Piet^, aU'ospitale, airaccusatore. 

Non trovo che la Po$tilla super tot am PsaHerium attribuita ad AUssandro 
di Ales (ma cbe appartiene ad Uprone di R. Caro), st^impata a Venezia (12 No- 
vembre 1496) dai fratelli Giovanni e Gregorio dei Grejyorii, « impensis Stefani et 
Bcrnardini de Nallis (alias Dinalli) fratrum, suasu reverendissimi patris et prae- 

djcatoris e^reg^ii Dominici Ponzoni. Habita tamen gratia ne quia per de- 

cennium etc. » Panzer, III, Ven., num. 2015. 

•55. 1496, 22 Settemhre. (N. C.) — 11 prete Boneto Loca- 
kilo, bergamasco, slarapatore, vuol publicare tutte le opere dello 
Scoto, con nuove correzioni ed aggiunte di Filippo da Bagna- 
caoallo, deir ordine dei Minori ; le opere di Giovanni de Ganda- 
vo, e quelle di maestro Paolo veneto, dell' ordine degli eremitani. 
Gli viene accordato il privilegio come al nuraero precedents 

Srotus, novissime cum emendatissimo codice parisino castigatus, fti pubUcato 
«< quintodocimo Kalendas Januarias 1497 », colle emendazioni df Filippo da Ba- 
(Tiiacavallo niinorita, a Rpese di Ottaviano Scoto e coi tipi di Boneto Locatello 
Panzrr, III, Ven.y num. 2165], cbe molte opere dello Scoto public6 a epese dello 
8te^so editore. Di Giovanni de Gandavo non trovo nulla. Paolo veneto, super Hbros 
de generatione et corruptione, fu publicato dal Locatello a spese dello Scoto nel 
H98 " duodecimo Kalendas Junias »>. Panzer, 111, Yen., num. 2303. 

56. 1496, 4 Novembre, (N. C.) — Benedetto Fonlana ottie- 
ne un privile^jio, eguale a quello accordatogli il 26 Marzo (v. n. 47), 
per le seguenti opere : « L' Estracagante cum glossis juris cano- 
w'ciper Joannem papam XXII post Clementinas emanatas. Mar* 
gariUx poetarum, correcta per Albertum de Ileyber, et Decisio- 
ties liotae novae el vefercs cum decisionibus Aegidii Belmen ». 



126 

Ne dello Eitravagantiy nd della Margarita poetica di Alberto do Eyb, vegg:© 
alcuna edizione che port! il nome del Fontana. Le Decisioni di Rota furono pu- 
blicate a Venezia il 19 Lu^Ho 1496 dai fratelli de Gregorii, « sumptu ^t arle 
egregrii virl Benedict! Fontanae ». Panzer, III, Ven.^ num. 2012. 

57. 1496, 16 Decembre. (N. C.) — Andrea Torresano, da 
Asola vuol dare decorosamente e correttamente alle stanipe le 
opere di Giovanni da Imola in giics civile e canonico, non publi- 
cate mai tutte, e le opere del Barbazia e del Filino, Ottiene il so- 
lito privilegio colle solite comminatorie. 

Andrea Torresano aveva gik publicato nel 1492 Giovanni da Imola in Cle- 
mentinas (Renouard, ad ann., num. 2). Public6 nel 1497, a d\ 10 Febbraio, |.a 
Lettura deirimolese suUa prima parte deir Inforziato; a d\ 31 Mag^io, la Let- 
tura sulla prima parte del nuovo Digesto ; e nel 1498. 18 Marzo, la Lettura eulla 
seconda parte del nuovo DIgesto [ad ann. 1497, num. l,Z;ad ann. 1498 num. 8). 
Ma veramente del primo e del terzo di questi libri, secondo il Panzer, il Torre- 
sano non diede che una seconda edizioue. Del Barbazia non trovo alcuna edi- 
zione del Torresano, neppure nel Renouard, che di questo tipogrnfo ricorda 
I'edizione delle variAopere di Felino Sandeo nel 1497 num. 5, nel 1498 num. 1-5, 
e nel 14^9 num. 1. 

58. 1496y 24 Decembre. ( N. C. ) — Bernardino Stagnino 
vuol publicare le opere di Scoto e i consigli di Alessandro da 
Imola e di Felino, colle postille ed altre cose inedite. Queste opere 
riusciranno molto costose a stamparsi, « et etiam, da poi facte, si 
presto non se pono spazar »; chiede percid un privilegio di aieci 
anni senza domandar pena a' contravventori. Accordato. 

Di questi tre autori non trovo alcuna edizione, che sia posteriore alia data 
del privilegio e segnata col nome dello Stagoino. 

59. 1496, 27 Decembre. (N. C.) — Rizzo di Alba domanda 
un privilegio di dieci anni (senza chiedere alcuna pena a' contrav- 
ventori), per r edizione del Salterio di S. Bernardo e di quello dt 
S. GiroUxmo, « cum alcune altre bellissime devotione, le qual may 
per avanti non sono st^ stampade ». Accordato. 

60. 1497, 31 Gennaio (149() m. v.). (N. C.) — Stefano e 
Bernardino di Nalli vogliono stampare la « Summa de exemplis 
et similitudinibn^ rerum Joannis de Sancto Giminiano, ordinis 
Praedicatorum », non piii stampata in Italia. Ottiene il solito pri- 
vilegio colle solite sanzioni. La niulta sark divisa per terzo fra la 
Pieta, r Ospitale e Y accusatore. 

Questa Summa use! il 10 Aprile 1 497 coi tipi dei due fratelli de Oregorii e 
coila menzione del privilegio. Panzer, III, Ven.j num. 2156. 



127 

61. 1497, 31 Gennato (1496 m. v.). (N. C.) — Lazzaro di 
Soai*di vuol publicare le opere di Giacomo da Voragine, di 
S. Agoslino, omelie di DoUori, la Passione o meditazione di 
Crista, « in fonwa picola et ottavo foglio, cum figure . . . ., opere 
che non sono mai stampate in queste parte de Italia in quello modo 
lui stampera ». Ottiene anch' egli il privilegio del nuinero prece- 
dente; ma la multa sara divisa per meta tra gli Avvogadori e Tac- 
cusatore, ovvero come piacera al Governo. Accordato. 

A Rpese di Lazznro di Soardii <« ing^nio Simeonis de Luere », nscirono in 
Venezia nel 1497 i Sermr,n€S dominicales ecc. di Giacomo de Voragine, citati da 
Panzer, III, Ven.^ num. 2234. 

62. 1497, 31 Gennaio (1490 ra. v.). (N. C.) — Bernardino 
Slagnino vuole dare alle stampe le opere di Giasone, Angelo su- 
per insWutis, e « Y Antifonario e Graduale di canto ». Chiede 
percio un privilegio di dieci anni, pena ai contra vventori la con- 
fisca dei libri e non piii. Concedulo. 

Di Gizison dol Mnino uscirono la Lettura sulla prima parte del Codice, con 
privilegio. nol 1499, a d\ 8 Novembre, e i Commniti sulla prima parte dell'In- 
forziato, nel 1500, a di 19 Ottobre, ambiduo per lo Stagnino, citati da Panzeb, 111, 
VeH , num. 2418, e IV, Yen., num. 2601. 

63. 1497, 20 Febbraio (1 193 m. v.). (N. C.)— Andrea Ma- 
nia, bresr'iano, « professor de studij de gramalica in Venesia », 
compose, « de suo proprio cerebro », alcune opere di gramatica, 
cioe de Nomine et Verba, et de Scansionc, Poi corresse e postill6 
la seronda edizione di Antonio Nehnssense, Corresse inoltre « in 
infiniti luochi la opera di Prisciano in gramatica, falsado et depra- 
vado per negligentia de li irapressori ; item Aratore, Juvencio, 
Prudcntio, Sedulio, Sancto Thomaso de modo significandi, cum 
el comento; item li apologi di Leon Baptista Alberto ». Tutto cid 
vuol dare il Manlo alle stampe, « de bona lettera » ; ma teme che 
altri ristampi queste opere, « non solum cum qualche depravation 
a vergogna, verum etiam per el venderle a vili pretij » con suo 
gran danno. (Chiede percio ed ottiene il solito privilegio colle solite 
comminatorie. La multa sara divisa, per terzo, fra il magistrato che 
condannera i contravventori, T accusatore ed il Manio. 

64. 1497, 5 Marzo, (N. C.) — Totnmaso, veneto, vuole stam- 
pare V Antifonario, il Graduale e tl Salmista in coro, non mai 
fi:iora stampati, e che difficilmente troveranno editori perche la 



128 

« 

loi'o edizioiie e costosa. Ottiene percio il solito privilegio colle so- 
lite comminatorie. 

65. iW7, 13 Aprilc. (N. C.) — Cos'i pure Gugliebno Pincio, 
da Vercelli, \)i)v V edizione dell' Lislituia col Corpus juris cicilis, 
da lui corrotti, glossati ecc. ecc. 

66. 1407, 18 A//rile, (S. C.) — Gasparo da Cohgna ha dei 
bellissimi caratteri con cui vuol dare, in bel sesto, il Repcrlorium 
Abatis, la Summa Ilosticnsis e le Lettere del Filelfo, Chi ripro- 
diicesse queste opere, o riproducesse le correzioni fattevi, o, ripro- 
dotte altrove, le vendesse nel territorio della Republica nei dieci 
j)rossirai anni, perda i libri e paghi 5 ducati per ogni tomo. 

La Summa Hostiensis cum additiouibus m p. d Kicolai Superantii, usci 
coi tipi di Filippo Piiicio a di 7 Marzo 1505. Panzkr, XI, Veu., num. 3u3. 

67. 1J97, 10 Aprile, (N. C.) — Bonetto Locatello ottiene un 
privilegio, eguale al gia ricordato (^ num. 55), per publicare le 
operc di Giacomo da Forll, Consilia Montagiiatiac, Practicatn 
SavomiroUiCy Practicatn Guaynerii, Mesne cum novis 'addilio^ 
nibus, Practicatn Serapionis, opera Johannis Arculani, Expo- 
sitionem Dini, la Cj/rugia, Luminare maius in inedicinis, neo, 
non omnia optera Aigydii Roniani, Melaphysicam Scoli, Verso- 
rem in logiciSyCt Destructioncs Destructionum Aoerrois cum co- 
mento novo Aiigustini de Suessa, 

\\ \jocAte\lo aveva publicato nel 1495 Giacomo da Forll in I Librum Canonis 
Avicennae e in Aphorismos HippocratiSy quest'ultimo a spese di Ottaviano Scoto 
(Panzbr, III, Vea., num 1916, 1906), Nol 149', a speae dello stesso l?coto, i Con-- 
silia Bartholomei Montagnana [ibid., num. 2174), VOpus medicinae seu Practica 
ecc. di Micbcle Savonarola, riprodotta Tanno dopo [ibid., num. 217^, 2309) e la 
Practica seu Canonica de Febribus ecc. [ibid., 2173); e inflne V Opera id est Pra- 
ctica Medicinae ^c. di Antonio Guainerio [ibid., num 2168). Di Giovanni Mesne 
il Locatello nel 1495, a spesc dello Sjoto, publico V Opera cum ewpositione Muh- 
dini super canones universales (ibid., num. 1908) e nel 1497 il libro Aphon'smo- 
rnm (ibid., num. 21.5), la Practica Johannis Serapionis dicta Breviarium 
ibid., num. 2164) e la Practica inedica Joannis Arculani (ibid., num. 2176). 
L'anno innanzi, l49o, a apese dello stesso, V Expos it io Dini Florentini ecc. 
[ibid., num. 2021) e il Luminare majus Joannis Jacobi de Manliis (ibid., num. 
21)28 . Cosi pure, nel 1497, a spese delFeditore medesimo, diede fuorl la Cyru- 
ffia ruagistri Petri de Largelata de Bononia {ibid., num. 2167). Pariniooti, di 
Effidio Colonna nel 1488 pu!>lic6 In lib ros poste riorum ( AristoteUs) exposition 
riprodotta nel 1491 c nel 1495, {ibid., num. 1072, 1309, 1905), e ucl 1496 Super 
libros Elenchorum Aristotdis [ibid., num. 2022). Dello Scoto, sempre a spese 
ieU'eJitore stesso. publicb lu Metafisica nel 1497 [ibid., num. 2177). Di Giovauni 



129 

Vereore non troTo alcuna edizione del Locatpllo. Le Destructiones Diitructio- 
num AverroffSy cum Augusiini Niphi de Suessa expositionCy uscirono a spese 
dello Scoto, ooi tipi del Locatello, il primo Marzo 1497 [ibid., num. 2171). 

68. 1497, 30 Aprile. ( N. C.) — Eguale privilegio ottiene 
FiUppo Pincio (a cui Tanno innanzi bpuci6 la casa e tutto), per le 
opere del Saliceto, le opere del PrevosiOy le opere di VirgUio con 
comnie^itL La multa sara divisa per meta tra gli Avvogadori e la 
Pieta. 

Non trovo del Pincio alcuna edizione n^ di Bariolammeo n^ di Nicol6 Sali- 
oeto. Del Praepositus (Giannantonio di S. Giorgio) iuper titulo de Appellationi- 
ius, il Pincio diede nn* edizione nel 1407, 23 Settembre, « cum privilegio ne quis 
audeaiecc. » (Panzer, III, Ven., n. 2217). Quanto a Virgilio, il Pincio ne diede 
no" edizione con pareccbi commenti, 5 Febbraio 1499, « cum privilegio ne quis 
ecc. », ricordata dal Panzer, III, Ven,^ num. 2500. 



14f}7, 20 Maggio. ( N. C.) — E co«i pure Antonio di 
Zanoti per alcuni « oflicieti instoriadf, i qual el dicto supplicante 
per sua iiidustria et inzegno ha trovadi ». A lui Y edizione costera 
molto; tuttavia promette « vender le dicte opere a honestissimo 
precio ». La multa sark divisa anche qui per meta, tra Taccusatore 
e gli Avvogadori. 

70. 1497, 27 Agoslo. (N. C.) — «Quoniam eruditissimus vir 
et de latina lingua optime meritus M, Antonius Sabellicus, qui pu- 
blico prodtetur in hac urbe nostra, historiam omnium gentium a 
primordio mundi ad inclinationem usque Romani imperii conscri- 
pserit, qiiam ad usum legentium sumptuoso apparatu imprimi fecit, 
humiliter petiit ut sibi publico decreto caveatur, ne quis iiv XV 
proximos annos id opus imprimere audeat ». I Consiglieri percio, e 
per conapiacere al Sabellico, € et praesertira ob operis €xcellen- 
tiam », decretano che nei prossimi quindici anni nessuno possa 
stampare, ofar stampare, o, stampato altrove, vendere questo libro, 
€ nisi Sabellico ipso volente, sub poena ducatorum centum et li- 
brorum amisfiione, quoties aliquis contrafecerit; quorum pars una 
accusatori detur, altera ipsi Sabellico, ad quern res spectat, reliqua 
coenobio Pieta tis ». 

L* edizione use) di fatti per Bernafdinum et Malheum venetos. qui rulgo di^ 

tuuturli Albanesoti, anno MCCCCXCVIHypridie Kal. Aprilis, in fol. E il 

privilegio ricordato esclude assolutamente la priority d'uiraltra edizione, cum- 
hattuta gia dallo Zeno, M. A. Sabdlici Vita^ pag. LIl. 



mo 

71. 1497, n SeUrmhrc. (N. C.) — Betviardtno Slarptino 
vuol dare alle stampe <c el Vocaholista greco e tatino, el Brevuirio 
pi'colo scffondo Ui Corle, in octavo e in quarto folio, et il Messal 
grande e in quarto folio, con novi ordeni mai piii stampadi, segondo 
la Corle; Piero de Ancharano super sexto Repcrtorio de Bar* 
loh ». Domanda privilegio per dieci anni. 

Non (j detto fiv" il privilepfio gli fo}?se nccordato; ma si dovrebbe sapporro, 
IppTLTPidosi Tistanza traRcritta iu*l Notatorio. Non trovo peraltro rirordata dal 
biblioQ:rafl Tedizione {)er cui domandavasi il privilc^io ; quantiinque, prima del 
1497. lo Staprnino avesse publicato quache libro deir Ancarano, e nel 1496, 
« pridie nonas Maij »>, il Bnviario in sesto di ottavo, descritto dailHAiN; n. 3920, 

72. 1491, 29 Scttembre. (N. C.) — Francesco Picio da Mon- 
tevarchi tradusse « in rima » alcune tragedie di Seneca. Ottiene 
percio il.privilegio consueto colle consuete comminatorie. 

'« Tra^edia quarta ital. a Pythio . . stampata con gratia . . . per anni diese 
proximi futuri . . . per Cristofolo di ^nsa da Mandello nol M. CCCC. LXXXXVII. 
adi. 11 Hotubrio >•. Hain, nnm. 14674. Cfr Aroelati, Bibl^ Voig., V, 77O e segr., 
Ill, TiO e seg-gr 

73. 1497, 6 Decembre, (N. C.) — Ottiene il privilegio mede- 
sinio Giacomo Britannico, cittadino di Brescia e « ibi iinpressor 
officiosissimo », per le seguenli opere, mai piu stampate, ch' egli 
trovo con faticosa indagine, e a grande spesa fece trascrivere ed 
emendare : i Semioni di fra' Gabriel da Barlcita , Giovenale 
con un miovo comnumto di Giovanni Britannico , le opere di 
fra' Pietro Calo e di fra' Giovanni dalV Aquila, il Gradualc e 
I' Antifonario, 

II Qnareai male /rfl/r^* Gabridis de Bareleta fu publicato dal Britannicain 
Brescia a di 11 Novembre 1497 (Panzrr, IV, Bnxiae, num. 117», e i Sermones de 
Sanctis del medesinio, a d\ 13 Gennaio 1498. Cfr Panzer, IV, Brixiae, 11 120 b. 
Le Satire di Giovenale, col commcnto di Giovanni Britannico, uscite in Brescia 
sens' anno, sono ricordate dal Panzer, IV, firixiae^ i\nm. 160 Antrflo Britan- 
niro publico il QttffrMi»ifl/<? dell'Aquilano nel 1497 {o 1496) con privilegio. Cfr 
J*ANZER, I e IV, Brixiae, num. 108 Non trovo gli altri lavori. 

74. 1498, 11 Gennaio (1497 m. v.) (N. C.) — Kgualniente 
Anfonio di Zanoti (v. num. 60), die vuole dare al publico « o/Jf^cii^/i 
grandi, mezani et mezanelli et picholi, in octavo, in sedese, in tren- 
tado et in sexantaquatro forinete; et mcxaH in foio, in quarto et 
in octavo; et breviarii in quarto, in octavo, cum li ordeni consueti, 
segondo la Corle romana, Le qual dicte opere soprascrite vuol 
far — tute istoriade, rum frixi et figure, et in miniadure in de- 



131 

segno, facte de intajo. Item tuie le opere de Oviclio, et 

SeduUo poeta, dei nurtxcoli de Christo, et Chronicarum ah initio 
mundi iisque nunc tempotns cum figuris ». 

75. 1498, 2 Marzo, (N. C.) — Cos'i pure Giaynbaitisla e 
SUveslro de Torti, per « le opere di Oldofredo et Alhrigo, Avi- 

cena et to Pralicha papiensis ». La multa si dividera per 

mela, tra gli Avvogadori e i due Torti. 

Non trovo alcuna cdizion^ dei Torti posteriori nlla data di questo privilegrio. 

76. 1498, 7 Marzo. (N. C.) — « Cumzosiacossa che per 
damnosa negligentia et ignorautia de stampadori , li libri ogui 
zomo pill siano depravati, la qual cossa ^ danno publico et igno- 
minia de questa gloriosissima cita, el fidelissimo Gabriele da Bra^ 
sichella et compagni, cupidissimi del ben commune et honor et 
gloria de questa felicissima Republica , hanno constituito cum 
surnma cura et diligentia stampare in greco et latino in questa 
inclyta cita cum bellissima et nova inventione. Et perche el sopra- 
Bominato Gabriel et compagni in questa laudabile et utilissima 
impresa hanno fatto grande spesa, et piii grave de quello suppor- 
tano le sue forze, sperando esser favorizati da vostra benignissiina 
et clementissima Serenita ; et perche forse molti, per invidia et 
odio, c^rcaranno per ogni via et modo nocere et oppripier dicta 
compagnia, el sopranominato Gabriel et compagni, fidelissimi de 
questo gloriosissimo Stado, humelmente et cum sumraa riverentia 
ncx)rrono a li piedi de Vostra vSublimita, supplicando quella per 
soliti sua dementia et benignita se degni concederli de gratia 
special, che per X anni proximi niuno altro in le terre et luogi de 
Vostra lUustrissima Sublimita possa usare sua nova inventiono, 
nh stampar le infrascripte quatro operete grece, zioe : Episfole di^ 
PhdUire et Bruto, Polluce , Philostralo et Fahule de Aesopo . 
sotto pena de perder li libri et pagar per ciascaHun volume duralo 
uno; azio dicti fidelissimi vostri se possino liborare da grandi debiti 
facti per conducer ad perfectione lo siio universalmeute utilissimo 
proposito, et haver qualche utilita de le sue fatige et industrie, et 
non remangino per tal causa dpsfacti, che seria contra la volunt^ 
de Vostra Serenity, a la cui gratia bumillimamente se ricomman- 
dano ». Accordato. 

« £x aedibus Barthulomaei juKtinotK)Iituiii, Gabrielis brasichel lends, Joan- 
nis BissoU et Benedicti Man^^ii, carpen^ium »* usciroiio riel 1498, « XIIII Cal. 



132 

Julias »>, Phalartdig tyranni, ApoUonii philosophi pythagorici, BfUti epUhlee 
graece s coirindicazioue del privilej^io ottenuto. Panzer, III, Ven., num. 2401. 
Di Esopo Fabulae VXLVIII et vita a Maximo Planude scripta furono piiblicate 
con privilegrio nel 1498, « Baptbolomaei Pelusii justinopolitani, Gabriel is Bracii 
brasichellensis, Joannis Bissoli et Benedicti Mangii carpensium suniptibus », 
Hain, num. 267. Non trovo le altre opere, anzi il Dizionario greco del Pollnce, 
ncl 1502 fu impresso dnlTAldo per la prima volta (Renouard, ad ann. 1502, 
num. 1 e DiDOT, Aide Manticej pa{?. 206). 

77. 1498, 14 Marzo. (N. C.) — Filippo IHncio vuol slampar 
le opere del Cepola, Zuan de Andrea sitper sexto Decr*elalmm, 
Reperlorium uUlis, Bibia vulgar, le epistole di S. Girolayno in 
volgare e Plutarco pure volgare. Ora, « per non esser ruinate da 
la perfida rabia de la concorrentia consueta fra questa miserabel 
arte », chiede ed ottiene il solito privilegio coUe solite sanzioni. 

II Pincio public6 di fatti i Tractatus varii di Bartolammeo Cipolla (De ger- 
vitutibuSy Cautelarum et de simulitione contractuum) nel l-iQB. Vide questa eiii- 
zione il C^iuliari [Delia left, ver.^ num. 337) L'opera di Giovanni di Andrea super 
sexto decretalium tw publicata a d\ primo Marzo 1499 dal Pincio (Panzer, 111, 
Ven.., num. 2501). Sotto il titolo di Hepertorium utilis probabilmente sMutetide 
V Utilis tractatus clausularum . . . per . . . Vitalem de CambaniSr publicato dal 
Pincio nel 1498,26 Aprile,colla menzione del privilegio otteuuto (Panzer, ibid., 
il. 2367), menzione cbe si trova ancbe neU'edizioue delta Azonis Summa, publi- 
cata dailo stesso Pincio a d^ primo Giu$i;nu 1498 [tbid., num. 2368;, cbe peraltro 
non ^ ricordata nel documento Non trovo ricordatc le traduzioni. 

78. 1498, 14 Marzo, ( N. C. ). — Egualmente iMZzaro 
Soardly il quale vuol dare alle stampe (che sono inediti ancora): 
un Cotyimento su PlautOy il Comniento su Terenzio, il Commento 
sidle ira/)edie di Seneca, le opere di Dionisio Areopagita e di 
S. Giovanni Danuxsceno, e i Sermonidi Ugo cardinatc; oUracci6 
Terenzio, PlatUo, le tragedie di Seneca, le opere di S. Bonaoen-' 
iuray le epistole di S, Paolo colle esposizioni di S, Tommaso. Le 
postille del Guillerino ( Guillerjnus parisiensis ) c^on le figure, la 
Instituta con aggiunte, ed orazioni funebri e nuziali, latine e vol- 
gari, opere cbe fece emendare con grandissima diligeuza. 

Non trovo il Plauto. Terenzio con pareccbi commenti fu publicato dni Soar- 
di il 7 Novembre 1499 coUa menzione del privileg^io ( Panzer, 111, IV, Ven., ti. 
2506). Di Seneca il Soardi aveva dato un^edizione commentata nel 1492, ma 
non ne veprgro alcuua posterlore al privilegio. Ne veggo indicata alouna delle 
altre edizioni, di cui qui si parla. 

79. 1498, 5 Aprile. (N. C.) — Cosi pure Girolamo Biondo 
« quod cum suo summo »tudio, labore et diligentia designaii et 



133 

iniercidi fecerit stampas hujus urbis Venetiarura prout jacet et 
situata est, et velit impraesentiarum tale opus impriini faCere, sed 
veretur ....)► etc. Ottiene il iiiedesimo privilegio per i Commen/i 
di Seroio su Terenzio, e le opere di Giovanni de Turrecremafa, 
inedite ancora. 

Non trovo questa pianta di VeiiPzia nel Saggio di Cartografa della regione 
veneta (Yen., 1881 :, nd menzionate le due altre opere dai due ricordnti bibliojrrafi. 

80. 1498, 20 Maggio. (N. C.) — Gabriel fr da Brasichella, 
vedendo la sua irapresa « esser suspecta ad troppo amatori del 
ben particular, et haver giii coinmosso li animi de alcuni, iu 
tanto che pablicamente inana/avan6 tale irapresa », chiede ed 
ottiene la conferma del privilegio accordatogli a di 7 Marzo ( vedi 
num. 76). 

81. 1498, 25 Maggio. (N. C.) — Colla concessione di privi- 
legi la Signoria vuole eccitare gl' ingegni « ad exco^jritar ogni d'l 
nove invention .... a commodita et ornamento publico ». Ora OUa^ 
viano dei Petrucci da Fossombrone, m habitator in questa inclyta 
cita, homo ingeniosissimo, cum molte sue spexe et vigilantissima 
cura ha trovado quelle che molti non solo in Italia, ma etiamdio de 
fuora de Italia ze longamente indarno hanno investigate, che e 
stampar commodissimamente canto figurado, et per consequens 
uiolto piii facilmente canto fermOy cossa praecipue alia religion 
Christiana de grande ornamento et maxime necessaria ». Domanda 
perci)6, come « prime inventor », che nessuno nel lerritorio della 
Republica « possi stampar canto figurado, ne intabuladure d'or- 
gano et de liuto per anni vinti, n^ anche possi portar ne far portar 
o vender dicte cosse .... stampade fuora ». Al privilegio poi si 
aggiungano le ronsuete sanzioni. E la multa sia divisa per meta 
tra I'ospitale di S. Antonio e raflfrancazione del Monte Nuovo. 

QiKSto documento fu nella sua intejrritk publicato dallo Schmid, e reccnte- 
nonte dal Vernarecci \Otlatiano de' PHiucci da Fossonibrone^ pajr. 36 e scgg., 
cfr pa^. 129] » il quale discorre con iii\idiabilc erudiziouc dei luvori dell'insi- 
pTiit: fassonibron^se. 

82. 1498, 15 Luglio, (N. C.) — 4c Humiliter supplica el 
fedel sue servitor, et citadin suo Venetian, Democrito Terracina, 
habitante in Venetia, cum sit che V habia da far stampar alcune 
oji^re in lingua arabica, morescha, soriana, armenicha, indiana 



134 

et barbarescJia, cum grandissiraa et quasi intolle»rabel spexa, el cam 
fadige et pericoli grandissinai, etiara in utility della republica Chri- 
stiana, et exaltation de la fede, et augumento de la scientia natu- 
rale, et ancor de la medicina, per conservation de la salute de le 
anime et corpi de molti et infiniti ftdel christiani, che usano le sopra- 
scrite lengiie; considerata la effrenata cupidita de alcuni, et lo livor 
et iniquita de molti, li quali non resteriano voler tuor ej fructo de 
lo inzegno et spexe et fatiche del soprascrito supplicante, cum farli 
concorrentia de le soprascrite opere, poi che fusseno de si luntani 
paesi coiiducte in questa cita de Venetia ; pertanto supplica quella 
se degnj conciederli gratia che, in terinene de anni vinticinque 
proximi, nissuno ardisca stampar o far stampar libri de qualunque 
sorte se siano in lettere de le lingue soprascrite, ne qui in Venetia, 
n^ in luochi subditi a la Serenlta Vostra, ne stampati in altri luogi 
et terre, ne in questa inclita cita, ne navigarli in vostri navilij, n6 
di vostri subditi portar o vender n^ frir vender in li soprascriti 
vostri luogi et terre, ne per il colpho cum navilij forestieri, soto pena 
ogni fiata de perder dicti libri et pagar ducati duxento d' oro ; la 
mitta vadi a Thospedal de S. Antqnio, el resto ai Avogadori de 
Comun, obligandosse lo soprascrito supplicante non stampar mai 
libri, li quali tractino cossa alouna pertinente a la setta maomet- 
tana, n6 che siano in favor de quella, ne contra la nostra sanctis- 
sima fede, ma tute in favor et augumento de la fede Christiana ».. 
Accordato. 

II Panzpr non ricorda qupsto tipojrrafo. E secondo 11 padre Ai.ishan, Oeonth 
mia Annena (Ven., 1881, pa^. 6), il primo Hbro armcntf" sarebbe uscito a Vene- 
zia nel 1565, coi tipi di Abgaro di Tocat (Eudocia). 

83. 1498, 28 Ltcglio, (N. C.) — Chiede ed ottiene privilegio 
di dieci anni (seuz' altro), Giambattista di Aloysiy lettore nel raona- 
8tero di S. Stefano, che attese esclusivamente agli studi, ed era 
vuol dare alle stampe T opera di Paolo Venc/o sidla fisica d'Ari- 
stofele. 

Di quP8to libpo trovo nel Panzer (HI, Ven., num. 24-:!?8) e nelPHAiN (ntini. 
12517) un'edizione del 23 Aprile 1499 per Gregrorio de' Gregorii, ma senza in- 
dicazione di privilegrio. 

84. 1498, 8 Agosto. (N. C.) — Bartolaynmeo Aferula com- 
mentd i Tn'sii di Ooidio, e cinque libri della Storia di Piinio, de 
nahira animalium. Chiede percid un privilegio di dieci anni: oea- 



135 

suno ristampi essi comroenti, n^ possa, « iniitxindo, tuor le cose in 
eiwi contenute », pena la conflsca dei libri e venti ducati il volume. 

I 7Vi>//. commentati d;il Morula, apparvoro colT indicazionc* del priviloprlo, 
nel 1499, 26 Marzo. Panzer, III, W'^Ven, num 2514. Non trovo il Pllnio, 

85. 1498, 21 Seitefnbre/(N. C.) — Nicola Vlasfd, candiotto, 
fere « intagliar una sorte di bellettissinie lettere grece, unide cum 
i sue' accenti, cossa che non fu niai piii facta ne s\ bona ne cus.s\ 
bella ». Chiede privilegio per dieci anni colle solite sanzioni, per 
tutti i libri greci che stampera con questi caratteri, temendo la 
contraffazione di quelli « che circano usurpar le fatiche d' altri c.ion 
pocha spesa et mancho faticha ». 

Dei meriti di ( Zuccaria Calliergi e ) Nicolo Biastos ru^iona distesamente il 
l)iDOT, Aide Manuce^ pag. 514 e segg. Ma il Didot non conosceva n^ questo nd 
il succcssivo privilegio (num. 88 ) aecordato al munifico cretese. 



i. 1498, 29 Ottobre, (N. C.)— Anioyiio Morctto, da Brescia, 
mercante di libri in Venezia, chiede ed ottiene privilegio di dieci 
anni per dare alle stampe le opere seguenti : ^f. Antonio do Bulrio ; 
el Socino el Jasoyx, cum niolte et nove additione ; el Capella ; li 
tesH di A/nstoiele traducti per Argipvpulo cum commenti et al- 
tre opere mai piii impresse ; le opere del Mirandola ; la defen- 
sion Plaionica; Ascanio et Probo Forlunatiano; el Savmiarol/t 
et Polibio^, I contravventori perdano i libri, e paghino 20 ducati 
per copia, da dividersi per meta tra gli Avvogadori e la Piela. 

Qaantunqiie non manchino ediziuui degli autori ricordati nel docutnento, 
non oil e accaduto di vederne alcana, che sia stata condotta a 8pe8e del Morettu. 

Vltff49S, 14 Xovembre. (N. C.) — Gianlucilio Santritier, 
da Heilbronn, chiede ed ottiene il soUto privilegio (colla commina- 
toria d' una multa di 500 ducati, che si dovranno pagare meta alia 
Signoria. meta al petento), per dare alle stampe le opere seguenti: 
« Astt^olabiiim, instrumentum ipsura cum canonibus suis, Ephe- 
merideoi perpetuum, Scotwa super animam, Jordanum in Geo- 
mctria ; item nonnulla alia opera et astronomica et geometrica ab 
aliis non impressa in hac civitate Venetiarum ». 

II Panzer (III. F<?».. num. 2154) ricorda un'edizione ^e\V Astral olio. ^. a., 

«px ofAoina fortasse Ratdoltina aut Cerdoniana », ma che non ha indicazione di 

pri?ilegio. Del Regiomontano le Epheutendes sire Almanack perpetuuf, publica- 



136 

te da Gianlucilio Santritter. colla monzioDe del privilegio, comparvero nel 1498 
coi tipi di Pietro Liechtenstein (Panzer, III, Ven.^ num. 2405). Non trovo ricor- 
date r altre due opere. 

88. 1498, 29 Novetnbre. (N. C^) — Gio^andosi del privilegio 
gia ottenuto (v. num. 85), il Vlas/d cliiede un privilegio di venti 
anni, guarentito dalle solite sanzioni, per T edizione greco - latina 
deWEtimologico grande Ai Suida, e dei commentatori tutti di Ari- 
stotele. La multa sara divisa per meta tra la Pieta e Tufficio che 
condannera il contraffattorej il quale dovra anche rifare i danni 
che avra patito il Vlasto. 

V Etimologicum magnum U8c\ nel 1499 ( per questa odizione vedi Didot, 
Aide Manuce, pa$^. 456 e Regg. ). Nello stesso anno 1499 (26 NovembFe) a8c\ 
II Simplicius, in cathegorias AristoteliSy Didot, ibid., png. 561. Nel Mag^frio 
dollo stesso anno fu publicata la prima edizionp ^rroca del conimentario di 
Ammonio in quinque voces Porphyrii, e nel 15t0 (21 Ottobre; la Terflpeutica di 
Galeno, ricordate da Didot, ibid., papr 561 e seff 11 Didot crede cbe poco ap- 
presso il Blastos morisse, ^iacch^ il suo nome non le^^esi in alcuna delle suc- 
cessive edizioni di Zaccaria Calliergi [ibid., pag. 562). 

89. 1498, 6 Decembre. (N. C.) — A Ida Manuzio, 4cde con- 
linuo, novis viribus >, si affatica a publicare le migliori opere 
greche a vanlaggio delle lettere e delle scienze. Ora delibero di 
stainpare « Suida, le oration de Demoslene, la reihorica de Iler-' 
mogene, le opere de Plularcho ei Zenophonte, li cominenti sopra 
le opere de Aristofele, Dioscorides, Slep/iano de iirbibus ». 

Nei RogiRtro ^ incompleto questo documento, gia publicato dal Baschbt 
(Aldo Manuzio, pag. 3 e seg.), il quale avvert\ ch'6 mnticauto, e cbe il notaio 
volendo completarlo ad altro roomento, yi appose il Non scribatur, che diede 
origine a tante fantasie. Sulle tracce del Renouard, il Bascbet avverte cbe U 
Suida fu stampato daU'Aldo nel 1514, le orazioni di Demostene nel 1503, V Br- 
mogene nel 1508 fra i Rhetores graeci. Delle Vite di Plutareo Aldo.noi||M st^ianpb 
cbe alcune, p. e. la Vila d* Omera coiV Omero del 1404, e la Vifa di DJtntene col 
Demostene dello stesso anno. Senofonte (Xenophontis omtssaj usc'i nel 1503. Diy 
scuride nel 1499, Stefano nel 1502. Di Aristotele, nulla. 

90. 1409, 21 Oennaio (1498 m. v.). (N. C,) — Andrea Corho 
conio lettere grandi da libri corali, ed ottiene per dieci anni il 
privilegio € quod ipse solus facere possit stainpare litteras ejusdem 
formae et grossitiei ac magnitudinis ». Pena, ducati ,50 per ogui 
quinterno stampato in contraffazione. 

« Per Andream Corvum burcicnsem de Corona, Marti nuni burciensem da 
CzeidiQO et Conrudum Stacbel de Blaubeuru, soeiob » fu stampato nel 1484 a 



137 

Veneiia nn Breriarium OloraucensBy citato dal Panzkb, III, Ven., Dum. 1810. Ma 
non troTo piu ricordata alcuna ediziooe seprnata Andrea Corvo. 

91. 1499, 5 MarZo, (N. C.) — Privilegio conceduto, senza de- 
teruiinazione di tempo, a Marco Firmano e Giampielro Valla, die 
fanno stampare il commento su Plauto di Bernardo Saraccno col 
teste emendate dal cotomentatore, e il comento al libro secondo 
di Hinio e alle. Pariizioni di Cicerone di Giampielro Valla, 
Pena ai contraffattori la confisca dei libri, e una multa di 25 ducat i 
per ciascuna opera. 

A spese di Marco Firmano uscirono nel 1499, « XV Klendas (sic) Odtobres •>, 
col tipi di Simone Bevllaqua da Pavia, e coHa menzione del privilegio, Plautmne 
vifimii amoediae, emendate e commentate da O. P. Valla e B Saraceno. Panzer, 
ni, Ven.y num. 2485 ; Hain, num. 13082. Non trovo le altre due opere. 

92. 1499, Aprile. (N. C. X) — I capi dei Dieci intimano a 
tutti che sia rispettato il privilegio concesso ad Antonio Moretto da 
Brescia per la stampa « voluminum desoriptorum in supplicatione ». 

Id una nota si dice « Snpplicatio est in folio subscripto per dominos 

Consiliariorf, et postea sequitur in alio latere, antescriptum mandntum ». E que- 
ste « SappUcatio » 6 perduta. Probabilmente si tratta del prlvilegrio ricordaio 
al n. 86. 

93. 1499, 4 Maggio, (N. C.) — Alessandro CaJcedonio ot- 
tiene privilegio per 15 anni, pena ai contraflFattori la confisca dei 
libri e tre ducali per ciascuno, da distribuirsi cos\ : metk aH'ospi- 
tale di S. Antonio, un quarto all'accusatore, un quarto al Calredo- 
nio. Le opere sono: Virgilio con commenti, tutte le opere d'Ovidio, 
di Cicerone, di Stazio, Valerio Flacco, tutte le opere di Agostino 
da Siena, di Dionisio Nestore e Giuniano (Maio partenopeo), vo- 
cabolaristi, la metaflsica (QuaesHones metaphysimles) del Sonci- 
note, le opere di Benedetto Capra (?), i sermoni AeW Aquilano, 
le opere di Abhumerone fAvenzohar), di Algazele, di Avicen- 
na, di Egidio, di Tommaso d^ Aquino, il Comticopia, Plinio ecc. 
n privilegirf cominci a decorrere dalla data della stampa. 

Di qneste opere abbiamo edizioni o del 1499 o depli anni posteriori, mn non 
neho veduta alcuna che ricordi il nome del Calcedonio. 

94. 1499, 12 Maggio. (N. C.) — Sano de Batlisla (?) vuol dare 
alle stampe la Politica e Y EUca d' AHsiotelc col commento di Do- 
nolo AcddJKoli, e VEconomica col commento di Leonardo (Bruni) 



138 

Aretino, opere non inai stampate con questi commenti. Ottiene il 
solito privilegio colle sanzioni solite. 

La Politica di ArUtotele, commentata dairA'cciajoIi, fu pnblicata per la pri- 
ma volta nel 1566 (Mazzuccheltj, Scritturi, I, 43). VieW Etica nou trovo alcuna 
edizione veneta del secolo XV. II Panzer cita tre edizioni disW Economia di Ari- 
stoiele^ del secolo XV, ma senza note tipografiche. Peraltro il Mazzucchelu 
{Scrittori, VI, 2207; argfomenta che la prima edizione sia di Treviso, per Gcrj^r- 
do Lisa, 147L Nel se;;61o success! vo fu riprodotta pin volte. 

95. 1499, 30 Liuflio, (N. C.) — Francesco di Baldassari, da 
Perugia, e Bernardino di Benalii, da Bergamo, starapatori in Ve- 
nezia, ebbero con grande spesa alcune opere inedite di diritto, cioe 
le opere di Filippo Franco da Perugia sul VI delle Decretali, 
« et quel tractato De reguJis juris in Sexto » ; tutte le opere di 
Filippo dalla Cornia perugino, « zoe quelle che non sono mai ira- 
presse, et maxime li suo' consegli ». Ottengono il privilegio per 
dieci anni ; pena ai contravventori la perdita delle opere, e due 
ducati per ogni opera anche solo cominciata in Venezia o import 
tata dal di fuori. La raulta apparterra per un terzo agli Avvoga- 
dori, per un terzo ai Signori di Notte, che la riscuoteranno, e per 
un terzo all'ospitale di S. Antonio. Promettono per altro di ven- 
dere la loro edizione « a hones to precio ». 

Di Filippo Franchi da Perupria, furono publicnte a Venezia nel 1499, colla 
menzione del privileprio, la Prima lectura juris utriusque etc., e la Lectura admi- 
randa super titulo de Regulis juris in VI, ambidue « mira impensa Franclaci 
bibliopolae de Perusia, nee non Bernardini Benalii », ma la prima con questa 
avvertenza: « cura tamen et eximia dili^entia ipsius Bernardini Benalii •>. Pan- 
ZBR, III, Ven , num. 2483, 2484. Non ve^go cbe abbiano stampato nulla di Pier 
Filippo dalla Cornia. 

96. 1499, 30 SeUembre. ( N. C.) — Andrea Torresano, da 
Asola, si affatica gia da renticinque anui in Venezia « in starapar 

libri de cadauna sorte , pagando le tasse et angarie poste et 

ocorse a la terra ». Non gli fu facile trovar le copie di Egidio 
Romano e di Antonio d* Andrea in filosofia e logica. Ottiene il 
solito privilegio colle solite sanzioni. E la multa, di un sol duetto 
per copia, si dividerk per terzo tra la Pietk, i Signori di Notte, e 
r accusatore. 

VExpositio domini Xgidii romani super libros priorum Analeticorum Art- 
stoUliSy fu publicata, colla menzione del privilegio, nel 1499, 29 Settembre a 
spese del Torresano e col tipl di Simon de Lucre. Panzer ^III, Ven., num. 2434) 



139 

e Rekouabd (fra le edizioni dt'l Torrenano. nd ann. 1499. n. 5). Qui^sti cita grli al- 
trt libri di Egpidio Roinano publicati dal TorrenaDo coi tipi di Simon de Luere 
Del 1500 (nQra. 3, 6) e nel 1501 (num. 2). Di Antonio di Andrea non ^ citata al- 
nifia edizioiie del Torresano n^ per 8Uo conto. 

97. 1409, n Novembre, (N. C.) — Bernardino di Bennlii 
con grande spesa raccolse « molte opere nove di Galicno, et di 
Geniil super Avicena », inedite o stampate scorreltamente. Egli le 
fece emendare, vi aggiunse « molte cosse nove, che mai piii fopono 

stampate in questa cita, videlicet Jacomo de Partibus », ed era 

le staiupa. Ottiene perci6 il solito privilegi o, guarentito dalle solite 
comminatorie. La multa per ogni copia conflscata sara di due du- 
cati, da assegnarsi uii terzo aH'Arsenale, un terzo ai Signori di 
Notte, un terzo all' accusatore. Egli non vendera i suoi libri a 
maggior prezzo di quel che ora costino gli scorretti (v. num. 99). 

9& ii>00, 9 Gennaio ( 1499 m. v.). (N. C.) — Giovanni Ta- 
cidno vuol dare alle stampe Vakrio Probo completo, iutie le opere 
di Antonio Mancinello, con un nuovo com^nento su Valeria Mas^ 
shno, Ocidio dal Ponto col commenio di Bariolammeo Merula, 
Lucrezio eniendalo dal Veronese Girotamo da Vanzo, le epistole 
di Ovidio con tre coramenti, i Fasti con due, Persia con tre, Sal- 
lustio con tre. Ottiene percio il solito privilegio colle sanzioni solite. 
La multa andra allWrsenale. 



II Tacuino pnbliro Valerii Prohi grnmatici de interpretandis ecc. nel 1499, 
20 Apriie (Panzer, III, Ven.^ num. 2515) ; di Antonio Mancinello il Donutus me- 
liorecc. e la Spica a d\ 9 Gennaio 1499 {ibid., num. 2511, 2512j, del quale au- 
tore aveva gik precedentenicnte publicato altre cose; i Tn'sti col commento di 
B. Merula, e coll'indicasione del privilcprio, a d\ 26 Marzo 1499 {ibid., n. 2514) ; 
le Epi$toU di Ovidio « cum commentariis variorum », a di 10 Lu^lio 1561 {Pan- 
zer, VIII, Yen., uum 35); i Fasti <« cum duobus commentariis Antonii de Fano 
et Panli Marsi »>, nel 1502 « pridie IduR Octobris » (lAirf., uum. 116); Persia 
* euQi tribas commentariis Cornuti pbilosophi, Joannis Britannici, Bartolomei 
FoDcii » a dl 4 Novembre 1499 (Panzer. Ill, Ven., num. 2518); Sallustio « ex 
Poinpouii Laeti recojrnltione cum Laurontii Vallae et. Omniboni commentario in 
Catilinarium, et Jo. Chrisostomi Soldi in Jugurthinnm •> a dl 20 Lu^lio 1500 
(rtiif., num. 2622). Non trovo 11 nuovo commento su Valerio Massimo, e, quanto 
a Lucrezio. Le Emendationes in Lucretium ecc. del Davanzo use rono a Venezia 
- in aedibusGuilielmi de Fontaneto 152fO in f. », come avverte il Giuliari {Delta 
fc«. ptfr., num. 271 §8). 

99. 1500, I Feblmiio (1490 in. v.). (N. C,) — Bernardino 
de Benalii si procaccio <k un autore optiino et necessario ne la 



140 

medicina, chianiato Jacomo de Parlibiis, molto correcto, et prae- 
cipue super AiHcemiam, mai in questa parte de Italia non stara- 
pato; licet da poi, in partibus Franclae, parte de esso sia sla 
stampato ». Ora nel passato Novembi*e (v. num. 97) il Benalii 
ottenne il privile;jio per redizione di Avicenna coi due commenti 
di Gentile e del De Partibus, e ne comincid gia la stampa. Ma al- 
cuno, per danneggiarlo, potrebbe intraprendere V edizione del De 
Partibus, o solo o con qualche aggiunta, « sotto pretesto de esser 
stampa di versa da la gratia mia ». Ottiene perci6 che per dieci 
anni non si possa stampare il detto De Partibus, ne solo ne acconi- 
pagnato ad altro. Pena, la perdita del libro, e per ogni esemplare 
ducati due, da dividersi per terzo fra TArsenale, i Signori di Notte 
e Taccusatore. 

Non vegffo ricordata alcuna delle edizioni promesse. Vepffo bens\ che il 
Torresano, coi tipi di Giovanni Hertzoff public6 nel Decerabre 1499 i commenti 
di Gentile de Fulg^n^o o Gentile di Firenze sopra Avicenna (Panzer, 111, Ven , 
num. 2435), onde il Denalio per questo libro si vide prevenuto. 11 commento 
sopra Avicenna di Giacomo Despnrs (de Partibus) era stato publicato a Lione 
nel 1498 da Trechsel e compiuto da Clein. Panzer, I, Lugduni, num. 200. 

100. 1500, 4 Marzo. (N. C.) — Bernardino Sfagnino vuol 
dare alle stampe « Nicoli in media na, Baldi, Crista for o Porco, 
Johanne FabrOy Francescho et Anzolo d* Aretio, Ludovico da 
Roma, Piero d'Ancharano et Paulo da EsteQ), videlizet tute le 
opere di predicti, et Mesal et Breciarii di ogni sorte ». Ottiene 
che per quiiidici anni nessun altro tipografo possa stamparle ne 
con postille, n^ senza, n6 in alcun modo, sotto le solite comminato- 
rie, dovendosi distribuire la multa per terzo, ai giudici, all' accusa- 
tore ed alia Pieta. 

Di Nicol6 Falcucci lo Stajrnino prima di questa epoca avcva publicati molti 
lavori ; non ne trovo alcuno dopo la concessione del privilegio ; cos\ pure di 
Baldo, di Francesco Accolti da Arezzo, delPAncarano. Ma del Porco, del Fabro, 
di Angelo de' Gambelioni da Arezzo, di Lodovicb Pontano da Roma non trovo 
alcuna edizione sep^nata col nome dello Sta^^rninp. N6 trovo messali; un bre* 
viario mo^untino aveva stampato lo Sta^nino nel 1495; ne public6 uno « jnxta 
ritum Praedicatorum » a d\ 22 Sctteinbre 1514 (Panzer, Mil, X, Yen,, u. 660). 

1 01. 1500, 12 Marzo, (N. C.) — « Mateo Berto, marchian..., 
mansionario in Santo Zuane de Riallo », tradusse in volgare € tuti 
li mistery de la Santa Messa in tal modo et forma, che univer- 
salmente a docti et indocti, in nostra fe' confirmati, satisfaran ». 



141 

Volendoli dare alle stampe, chiede un phvilegio di due anni, e, 
€ qual pena al contrafaciente, sia de pagar per ogni volta soldi 
vinti de pizoli, obligati la milk a la Pietade, V altra a Y acusador 
el U libri al suppliJ^ante ; et star do mexi in carcere ». Accordato. 

102. 1500, 13 Giiigno. (N. C.) — A Bernardino MisintUj 
€ habitator et stainpador im IJressa », vennero a inano i Soneiti e 
capiioli di Pamfilo SaxOy e vuole staraparli. Molto gli cost6ilrass., 
gli costera molto la stampa ; ottiene percio un privilegio di dieci 
anni, pena ai contra vventori la perdita delFopera e un ducato per 
esemplare. 

I Souetti, cnpituli etc. di Pamfllo Sassl furono di fatti publicati « Brixiae 
opera et itnpensa Beniardini Misint'ie tnrcontesinia C'hfistianorum Ol^mpiade 
il50uj », e Tedizione ^ ricordata dal Giuliari ^DeVa lett, ver.^ Append., n. 143). 

103. 1500, 3 Luglio, (X. C.) — « Maistro Bortfiolomio 

havendo composto una opera molto utile a tuti merchadanti, per 
contegnirse in quella la expressa dechiaration de iuti pead et 
incsure se alrovano per Tuni verso, et le condiction de le raarcha- 
(laiitie, a qual pexi over mexure se coraprano et vendeno, et come 
re!$pondeno dicti pexi et mesure de qui a Venetia, et etiam come 
i pexi et mexure venetiane corespondano per tuto el mondo, cosa 

de meraviglioso artiftcio ; et similiter una opera de Aha- 

cho », e volendo stamparle, chiede un privilegio di dieci anni, senza 
piii ; e gli fe concesso. 

II libro di Bartolammeo di Paxi.. veneziano, col titolo Tarifa de pexi e me- 
lurr, « con gratia et privilegio », fu « stampado in Venesia per Albertin da Li- 

sona uercellese anno domini 1503. A di 26 del mese de Luio ». Manca al 

l*anior, ove non ho trovato neppure V Abaco del privilegio. 

104. 1500, 23 Luylio. (N. C.) — Aldo Manuzio, € per mezo 
de Jevotissimi religiosi », raccolse « le e/jistole de Sancta Kaihe- 
^iria de Sena, cum gran fadiga et spesa, per esser sparse in diverse 
parte de Italia ; le quali serano volume de circa cinquanta qua- 
temi: opera admirabile, e piena de Spirito Sancto e utilissirai am- 
maestramenti ». Egli ora vuol rendere di publico diritto quest' o- 

pera « utilissima et santissima, cum summa diligentia, et de 

bellissima lettera »; ma « temendo che, poi stampato il libro da lui 
cum tanta cura adunato, altri, trovando la cosa fatta senza alcuna 
lore fadiga, li facia concorrentia », domanda il solito privilegio di 



142 

dieci anni, pena ai contravveiitori la penlita dei libri e un durato 
per copia ; <c et che chadauno officio de questa inclyta cita, dove 
ser^ fatta la conscientia, possa exeguire et scuoder ditta pena, la 
mita di la qual sia de la Piela, et Taltra del ditto officio ». Accor- 
dato. 

Anche qiiesto privilegio fu publicato distesamepte dal Baschet M/</o Ma- 
tiuuo, papr. 5 e sejr.). *J quale ayverte che Ira i '< religiosi » che raccolsero le 
lettere della Santa. 6 Bartolanimeo d'Alzano, da Bergamo, dpi Predicatori, come 
avverte lo steHSo Manuzio nella edizione del libro, che porta la data del 15 Set- 
terabre 1500. Cfr Didot {Aldt! Manuce, pag. 142 e segj?.), il quale riproduce il 
privilegio nella sua inteprrit^. Ma intorno a questa edizione vedi ancbe le osser- 
vazioni raccolte da B. Gamba, Serie dei testi, num. 298. 

105. 1500, 30 Otiobre, (N. C.) -- Antonio Kolb, « marcha- 

dante todesco , cum sit che lui principalmente ad fama de questa 

excelsa cita de Venetia, quella habia facto justa et propriameule 
retrare et stampare, la qual opera hora, de poy lo tempo di tre 
anni, fornita ; et perch6 esse in molte cosse a le altre opere se fano 
asei extracto, s\ per la materia dificilissima et incredibele poterue 
far vero desegno, si per la grandeza sua et de la carta, che mai 
simile non fu facta, s'l anchora per la nova arte de stampar forme 
di tal grandeza, et per la dificulta de le composition tute inseme ; 
le qual cosse fusse ( furse ? ) non essendo per suo valor stimate da 
le zente ne la sutileza de T intellecto le forme stampiando possano 
suplir, che per raancho de cercha a tre fiorini una opera se posse 
revedere tanto universalmente , non spiera rechavarne la messa 
faculty », chiede percid di poter vendere liberamente T opera sua 
in tutti i domini della Republica, « senza datio et senza impedi- 
mento ». I Consiglieri « concesserunt, quod aliquis non possit facere 
amodo ad annos quatuor in simil' forma, quodque possit extrahere 
opus praedictum pro omnibus locis, solvendo datia consueta ». 

Questo Bcorretto documento fu publicato inteprralmente da Cicoona, Jscri^ , 
IV, 647. Si tratta di quella nota incisione in legrno, che rappresenta Venezia e 
che fu attrlbuita ad Alberto Durero. 

106. 1500, 20 Novembre. (N. C.) — Amadio Scotio vnol 
dare alle stampe Galeno, le opere inedite ; il libro di Rhasis . . . 
continens omnia quae ail medicinam spectant, « cum novo or- 
dine et correctione » ; i problemi di Aristofefe, una Descrizione 
di Terra Santa, Cesario de exemplis, Ottiene per esse il privi- 



143 

lejjio dei dieci anni. pena ai conlravventori la perdita dei libri, 
e pep ogni opera 25 ducati da pagarsi alia Pieta. 

Non ho saputo trovare il nomc dello Sootto in alcuna delle edizioni acceD- 
nate nel documento. 

107. 1500, It Deccmbrc. (N. C.) — Alessandro Calctdonio 
vuol publicare le opere mediclw di Toimnaso del Garbo, alcuni 
Iraitaii del Gentile, le questioni del TrapoHno, e comincia col del 
Garbo, super diffemniiis febriiwi GalenL Domanda un privilegio 
di quindici anni. Domanda altresi che per le opere, per le qiiali 
otteoDe (ad'i 4 Maggio 14^)9) un privilegio di quindici anni (vedi 
num. 93), gli si raddoppi il privilegio, siano o no ancora date alio 
stampe. Insiste sperialmente per le opere di S. Tommaso, che ha 
stampate o che deve ancora stampare. Pena ai contrawentori la 
perdita dei libri, e un ducato per opera o per il suo primo volume. 
La multa, divisa per terzo : alia Piet^, all' accusatore, e al magi- 
strate a cui sara sporta la querela. « Et ogni magistrate possi 
ministrar justitia per questa presente gratia, ad ellectione del dicto 
supplicante ». Accordato, ma per soli dieci anni. 

Anche per le nuove opere, che il privilegio picorda, debbo ripetere quel che 
boavTertito al num. 93. 

108. 1501, 15 Gennaio (1500 m. v.) (N. C.) — Simon Bevi- 
laqiia vuole stampare Apuleio col commento di Filippo Beroal- 
do,e€\i messaleti picoli, segmido la Corie ». Chiede privilegio 
per dieci anui, minacciata ai contrawentori la perdita dei libri 
e, per ogni copia, una multa di 25 ducati, un terzo dei quali alFac- 
cusatore, un terzo al petente, un terzo a quel magistrate al quale 
si presentera la querela. 

V Asitio d'oro coi commenti del BiToaldo use! dnlla tipoprrafta del Bevila- 
qua, a di '^^ Aprile 1501. colla inenzionc del privilegio. Panzer, Vlll, Yen., 
nam 10 Non trovo ricordato di lui alcun inessale. 

109. 1501,30 Genmio (1500 m. v.) (N. C. ) - Giorgio 
fWrari e suo figlio, mcdici, con molta fatica composero, glossa- 
rono, or.Unarono e corrossero alcune op^r6? di umanifd e di medi- 
cinal con tavole, « ut in Pcrsio mox apparebit >. Volendo publica- 
re questi lore lavori, chiedono un privilegio per venti anni, minac- 
riata ai contrawentori la contisca dei libri e una multa di 10 



144 

(lucati il volume. La multa sara cHvisa come nel privilegio prece- 
dente. Coucesso, purche questi libri non siansi publicati per lo pas- 
sato. 

1 10. 1501, Fcbbraio (ioOO m. v.). (N. C.) — Bernardino 
da Vercelliy abitante da molti anni in Venezia, vuol dare alle 
stampe tutte le opere latine di Giovanni Gioviano Ponfano. A rac- 
ro;;lierle ed emendarle spese e fetico molto ; oltiene percid il solito 
privilegio decennale. colla minaccia ai contravventori di perdere i 
libri e pagarc un ducato per ogni opera. La raijAta, divisa per terzo, 
andra air ospitale di S. Antonio, alia Pietk, all' accusatore. Ottiene 
il medesirao privilegio per le opere che gia stampd, di Pamfilo 
Sassij modenese, * che nissuno lo possa starapar in la forma le 
ha zia impresse >. 

Alcune fra le opere del Pontano furono publicutH a Venezia « per Joaiinem 
Rubeuni et Bernardinum vercellenses », ma soltaiito a d\ G Novembre 1512 
(Panzer, VIII, Ven , num. 598;. Quanto a Pamfilo SassI, del VercellenRe II Ti- 
raboschi non conoBceva che Tedizione dei SotieUi CCCCVII, CnpituH XXXVIII, 
Egloghe V. colla data 28 Novembre 1504. Cfr Tiraboschi, Bibl. Moden., V, 31. 

Mi. 1501, 23 Marzo. (N. C). — Akto Manuzio « ha facto 
intagliare una lettera corsiva et cancellaresca (fe summa bellezza, 
non mai piii facta ». Chiede percio che per un decennio « a niuno al- 
tro sia lecito stampare in lettera corsiva de niuna sorta » nei do- 
mini della Republica, ne introdurvi libri stampati di fuqri con tali 
caratteri. Pena ai contravventori, la perdita dei libri e, ad ogni con- 
travvenzione, 200 ducati da dividersi per terzo fra quel raagistrato 
qualunque siasi, a cui sarJi deferita, la Pietk e Y accusatore. Lo 
stesso Aldo al presente stampa <c Sedulio, Jucenco, Aratore, Pru- 

de^itio ; et similiter, in greco, in versi, Nonno, S, Gregorio 

Nazianzeno et San Joanne Damascene, li quali lui traduce in 
latino » : anche per questi chiede un privilegio di dieci anni, gua- 
rentito dalle minaccie medesime. Finalmente « prega che dicti libri, 
facti per lui in lettera corsiva, niuno possa restampar de niuna 
sorta lettere, in forma minor de quarto de foglio comun, sotto pena, 
ut supra ». I Consiglieri acconsentono, « et committunt obedientiam 
suprascriptae dehberationis Capitibus Exc. Consilii X ». 

Qnesto documento fu integralmente pnblicalo dal Baschet [Aldo Manuzio, 
pag:. 7 e seg^. , il quale cita il Reuouard a proix)sito dciredizione dei Poetae chri- 
stiani reieres, 1501, 1502, c dei Carmina Gregorii Nazianzeni, la cui edizione 
porta la data del Giug-no 1504 Quanto a S. Giovanni DBmasceuo, i suoi cantici 



145 

in Tkeoffoniam, Fpkiphaniam qcc, si trovano nei Poetae chrisi. teteres Nonno 
Don (ti publicato. Didot {Aide Manuce, pap:. 189 e seg.) riprodusse il privilegio, 
e naturalmente discorre di tutte queste edizioni al loro iuogo. Fra i libri, che 
Aldo public6 col naovo carattere, k I'Orazio del 1501, che egli dedic6 a Marino 
Sanoto. B « carieux dans sa forme », dice Dioot {ihid.^ pag. 166), il soaimario 
del privilegio che Aldo aggiuuse alTOrazio: « Jussu maodatove III. P. S. Q. V. 
nobilia, littentor, plebeie, impressor, mercator, mercenarie, quisquis es, id ge- 
nus characbteres deceuniiim ne attingito. Libros hujusce modi literulis excusos 
nea impressito, neve vendito. St quia bujusce jussionis ergo adversus ierit, fece- 
ritve, paenas statutas pendito ; eaeque Magistratus, Orphanatrophii, Delatoris 
niDto «. 

1 12. 150i, 25 Aprife. (N. C.) — Raffaele Regio aveva otte- 
nuto gia un privilegio per le opere da lui coinposte (v. num. 10, tl), 
e principalmente per il Commcnto siille Metamorfosi e sulle In- 
iUtuzioni di Qiiintiliano. Ora che sono publicate, s'accorge che 
nel privilegio non h detto come si debba dividere la multa commi- 
nata ai contravventori. E chiede che si divida cos\ : un terzo 
air Arsenate, un terzo al magistrato che appUcl^era la pena, un 
terzo diviso fra Y accusalore e il danneggiato. Se Y accusatore fosse 
il medesimo danneggiato, abbia intero il suo terzo. 

Veramente nei due privilegi del 25 Settembre e 28 Novcmbre 1492 non tro- 
viamo ricordato che il lavoro intorno a Quintiliano. Ma sono assai noti i Coni- 
mentart del Regio salle metamorfosi d'Ovldio, e probabllmente 1' edizione a cui 
qui si allude h qnella del 7 Settembre 1493, coi tipi di Simon Hevilaqua, che 
doveva emendare rinterpolata edizione precedente, la quale aveva dato origins 
alle quistiotii di cui discorre T Aoostini, Scritt. tiniz., I, 525 e seg. 

1 13. 150 ly 15 Maggio. (N. C.) — 11 tipografo Tommaso di 
Alessandria vuol dare tutte le opere del Boccaccio, latiiie e vol- 
gari, aggiungendovi le inedite, « che sono in vero opere peregrine, 
et degne , et da essere appresiate per homeni docti ». Ottiene 
perci6 il solito privilegio colle soUte sanzioni. La multa, divisa in 
quattro parti eguali, andra a S. Marco, alia Pieta, agli .\vv()gadori 
e al petente. 

114. 1501, 6 Giugiio. (N. C. ) — Sfcfano, detto Vosonio, 
della Riviera di Salo, con dispendio grande di tempo e di fatica 
fompose alcuni libri (non dic^ quali), e vuol darli alle stampe. Chie- 
de percid un privilegio senza specificarne la durata o la sanzione, 
ma rimettendosi a quanto s'e fatto altre volte in simili casi. Accor- 
dafo. 



10 



146 

Di St^fano Vosonio discorre il Brunati. Di*, degli uoniini illusM della Ri- 
viera di Said, pag. 147 e sepr., cbe lo dice poeta e. fors'anche, giurisperitoi ma 
noil ricorda alcuua 'opera sua. 

1 15. loOL 26 Giugno. (N. C.) — Sier Carlo Bembo di sier 
IJernardo, dottore e cavaliere, scoperse un Peirarca e un Dante, 
« script! de rnano propria de ipsi Petrarcha et Dante >, e, « per 
esser eorrectissimi », ne vuol dare un'edizione. Ottiene percio un 
privilegio per died anni, che niuno possa stampare i due poeti 
« do la sorte lettera, forma et stampa et correction saranno quelli 
che fara stampar el dicto sier Carlo »,sotto pena de perdere i libri 
e d' una multa di ducati 5 per copia, da dividers! a mezzo fra Tac- 
cusatore e la Pietk. 

Carlo era il nome d' uq fratello del Bembo che, secondo il Bnrbnro, roori 
iiel 1503. Questo privilegio si riferisce ali'edizione Aldina del Petrnrca, « tolto 
con sommissima dili^enza dallo scritto di mano medesima del Poeta. havuto 
da M. Piero Bembo •». L'ediziDne k d>l Lup^lio 1501, ricorda il privilejfio ed 
h descritta da Rrnouard al Dum. 5 del 1501 . Le terze rime di Dante- furouo 
publicate dalPAldo stesso nelPAf^osto del 1502, sul mss che gli forii\ Pietro 
Bembo. L'edizione h descritta dal Kknouard al num. 5 del 1502. Cfr Di dot. 
Aide Afanuce, pa<^. 169, 191, e seprp:.. 210 e seg:;?. 

1 16. 1501, 19 Agosto. (N. C.) — Nicold de Brenia, milanese, 
€ compositor de libri a stampa >, vuol dare coi suoi torchi « Y offi- 
cio de V Angela Raphael, et la Historia lalina transducta in vol- 
gar ». Avendogli questo lavoro costato molte diligenze e fatiche^ 
chiede un priviiegio di dieci anni, pena la perdita dei libri, e una 
multa corrispondente al ioro valore, da dividers! fra quel magi- 
strato die la riscuoterk e Y accusatore. 

1 17. 1501, n Setlembre, (N. C.) — Giampietro Valla vuol 
dare alle stampe le opere di Giorgio suo padre. Ottiene il privi- 
iegio solito, pena a! contravventor! la perdita dei libri e, per ogni 
volume, una multa di 25 ducati d* oro, da dividers! per terzo fra 
gli Avvogadori, T accusatore ed esso Giampietro, « non possando 
far n^ gratia ne remission a ch! contrafacesse ; et cuss\ sia reite- 
rato tante volte quanto se trovasse contrafacto ». 

B Tediziene aldioa del 1501 (Decembre) descritta da Renouard, ad ann.^ 
num. 8. Didot la dfce « un des plus beaux livres, sous le rapport typograpbique, 
qu'Alde ait publies v. Aide Manucey pajj. 176 e seg^. 

118. 1502, 27 Setiembre. (N. C.) — II libraio Antonio Mo^ 
rcfio con grande spesa raccolse e fece trascrivere, emendare, anao- 



147 

tare ecc. parecchie opere che stanip6 e stamper^. Chiede per esse 
il privilegio dei died anni, comminata ai contra vventori la perdita 
dei libri e per ciascuna opera una multa di 4 ducati da dividers! 
per meta fra i Signori di Notte e gli Avvogadori, « offerendose 
fare honesto pretio de le dicte opere ». Le quali sono : Rasis, 
MarsiUo, Aretuio, St/*abone, Temistio, Cipriano, tutti i comnien- 
tidi Avicenna e di Aristotile, « et tute le altre opere che mai non 
sono state impresse in Venetia, che sarano a grande utilitade de 
li studiosi, et alcnno di vostri subditi per questo non patir^ danno 
alcuno ». I Consiglieri assentirono, « declarando quod ilia opera 
quae stamparentur in futurum, tamen post has et in consimili for- 
ma, non possint conduci Venetias ». 

119. 1502, n Febbraio (1501 m. v.) (N. C.) — Giovanni 
Michielj € budorensis », sta per dare alle stainpe le seguenti opere, 
a favor delle quali domanda un privilegio di died anni, pena ai 
contravventori 500 ducati, piii died ducati per ogni libro venduto^ 
La multa sia divisa per metk , tra la Signoria e V accusatore. 
« Opera autem astronomica imprimenda sunt ista , videlicet : 
AstiXflabium, instrumentum ipsum cum canonibus suis ; Epheme^ 
ridem sive Abnafiach perpeluum ; Tabulas quascumque Joannis 
de Regiomonte ac eiusdem in Alniagestum problemata; Tabulas 
demum helisabetinas, una cum earum demonstrationibus ; Corre^ 
cUonem Calendarii Ecclesiae Universalis; Anlonium insuper de 
Ulma, et Librum nooem judicum in Astrologia sive arte judi- 
dali; Jordanum, Theodosium et Gerbertum in Geomeiria; &o- 
ium super ani?na; Logicam et Philosophiam Algazelis; item non- 
nulla alia opera et astronomira et geometrica , ac cujuscumque 
facultatis ab aliis non impressa in civitate Venetiarum ». Concesso. 

La maf^^or parte di quesCe opere si trovano stampate, ma special men te coi 
tipi di Pietro Liechtenstein, senza menzione d'altri nomi. 

120. 1502, 28 Aprile. (N. C.)^ Bernardino da Landriano, 
milanese, da undici anni legge Ragione civile e canonica in Vene- 
zia, postill6 tutte quasi le opere importanti in proposito, e ultiraa- 
mente Alessandro da Imola sulla ragion cioile, « et li Anzoli 
simelmente ». Ora, volendo darli alle stampe, ottiene il solito pri- 
vilegio ; ai contravventori, per ogni volume, una multa di ducati 
died, da dividersi per terzo fra T accusatore, il magistrato che 
riscuotera la multa e il supplicante. 



148 

121. 1502, 20 Maggiih (N. C.) — Andrea Corvo, dalla Mi- 

randola, compose « certa opera in chyroniantia , la qual el 

spera (lover esser molto grata a chi de tal virtii et sententia si 
delecterano ». Chiede privilegio per 10 anni, ed ai contravventori 
quella pena die parra al Governo. Concesso. 

ExceUentissimi et singutaris viri in Chiromantia exercitatissimi mngisUi 
AndiHae Conji mirandulensis Libellus chiromanticus cum fig. in 8.° 6 citato iiel 
cjitaloffo della librena di G. B. Schwartz. E il privileffio prrsente avrebbe forse 
potuto dileguare i dubbt del Tiraboschi [Bihliot. mod., II, 192 e segr) salla esi- 
stanza d'una edizione aiiteriore a quolla del 1519 iudicatagli dal Klorelli. 

122. 1502, 7 Giugno. ( N. C.) — Sier Piero MarceUo com- 
pose 4c certa opereta nuova, et non piii facta , de vifa et geslis 
princiffUm »; ora vuol stamparla, e perd chiede privilegio di 5 anni, 
pena ai contravventori ducati 50 e la confisca dei libri. E la pena 
e i libri siano deir accusatore, del magistrate che eseguira la sen- 
tenza, e del supplicante, per terzo. 

De vitis principum et gestis Venetorum compendium di Pietro Marcello iiBci 
colla data 8 Glujrno 1502 <• per Christopbopum de Peiisis . . cum gratia iiicliti 
Dominii per annos quinqne no ab aliJR imprimi possit ». Panzer, VIII, Yen . 
Dum. 93. II privilegiO fa publicato distesamente dairerudito bibliografo vene- 
ziaDo, oav. Aodrea Tessier, nel giornale romano 11 Buonarroti del 1868, pag. 136 
in iiota. 

123. 1502, 22 Giitgno. (N. C.) — Giacomo di Penci, da 
Lecco, e Nicold di Ravenna, stainpatori, fecero con gran fatica 
emendare gli U/ficiy V Amicizia, il libro de Senecluie e i Parados- 
si di Cicerone, avendovi notato « di domillia in suso errori, et 
in quelle inserto el greco , clie e sta cosa belissima et utile, per^ 
che tute simel opere erano molto incorrecte et senza el suo gre- 
co ». Percio, ora stampandole, chieggono e ottengono un privilegio 
di dieci anni, sotto le pene comminate altre volte ai contraffattori. 

Gli CJici ecc, « cum castiirationibua et coramentario Benedict! Brugnoli -^ 
uscirono a Venezia nel 1502 « pridie Non. Jul. », coi tipi di Giacomo * Pcncnis 
L^suco oriundus •>. Panzer, VIII, !>«., num 108. 

124. 1502, 16 Luglio. (N. C.) — Nicold di Brenta, da 
Varenna, tradusse in volgare la Rettorica nuova di TuUio, e 
Boezio, de Consolatione, Chiede privilegio di dieci anni, colla san- 
zione richiesta nel privilegio prec^dente. Concesso, « dummodo 
prius dicta volumina non fuerint impressa ». 



I4y 

1a Rketoricn norn d^ M. T. Cic^npne volganzzata noroMente, <• cnm prlvj- 
Ippio », fu stampata da Giacomo di P«»nci da Lecco, eolla data 24 Settpmbre 
1502. Panzer, VIII, Yen , num. ]09. Nun trovo ricordata la tmduzioiie di Roczio. 

125. 151)2, 29 Setteynbre, (N. C.^ — Gaspare (U CnJonia viiol 
stainpare tutte Ic epistole ed opcrc di Francesco Filelfo, di cui 
molte sono incdite, e le edite scorrettissime. con pessima carta e 
caratteri, ed, oltraccid, irreperibili. Ora egli le vuol correg«^ere e 
^tampar bene. Chiede pr.vilegio per dieci anni contro qualunque 
volesse darle € m alcun modo, picolo ne grando, ne lettera cor- 
siva ». I dieci anni coiuinceranno a decorrere quando le dette of)e» 
re saran finite di stampare. La sanzioiie e la solita perdita dei libri 
e ducati dieci per volume di inulta, divisa per terzo fra Y Arsena- 
le, il magistrato esecutore, e Y accusatore. Goncesso. 

II Panzer (VIII, Ven.^ num. 77) ricorda del Filelfo Eptstolar familiftr. Lib. 
I1J.YII ex eius exemplari transumpti.ex quibus ultimi XXI norissime reperti 
fuere et impressoriae iradtti qficinae, stampati con privilegio uel 1502, <i octavo 
Kal. Octobres v, dai due fratelli de' Gre^rorii. 

126. 1502, 17 Otiobre. (S. T.) — La tipogratia costa ad Aldo 

Manuzio circa ducati 200 il niese ; le sue slainpe sono corrette e 

belle ; i suoi caratteri nuovi ed eleganti ; i suoi testi eniendati 

ccum meravigliosa diligentia ». Ma i contrafiattori lo danneggiaiio 

fieramente; a Brescia colla data di Firenze, e a Lione con quella 

di Venezia e col nome stesso d' Aldo Manuzio : peggio e clie le 

contra iTazioui sono scorrettissiine. Chiede percio « che lettere greoo 

et can^'ellaresche latine a niuno altro sia lecito fare o contrafare, 

DC stampare o contrafare li libri fticti et che fara esso supplicante, 

n6 portar stampati o contrafacti da terre aliene nel vostro dominio, 

da mo' ad anni dieci, sotto pena di perder el lavoro o libri, et du- 

cento ducati por cadauna volta che se contrafara >, da divider-^i 

per terzn fra la Piet^, il magistrato esecutore e Y accusatore. La 

Signoria gli concesse gia parecchi privilegi, <ctamen per mazor sua 

fermeza supplica che la supradicta gratia et petition li sia facta 

perquesto gravissimo Senato, a beneficio di tutti li Htterati, perche 

spiera , cum Y aiuto de Dio, mettere in breve bono asseto ne le 

stampe, le quali, se non se li rimedia, sono per ruinar U boni libri ». 

Questo dociiuiento fu publioato da Michelangelo Gualandi [Mem. on'g. 
(ii B. A., sep. n, pa£r. 160 e sej?. ). poi piii correttamente da E. A. Cicogna 
[Isehz., V, 511), e flnalmente rtprodotto in quef^io A rchivio, 1, 159, da cui lo 
traase Didot, Afde Jfanuce, pag^. 227 in nuta. Quanto alle contraflfazioni e ai col- 



150 

traffattoru vedi Rrnouard. Annalet, torn. II. ovp ricorda Grejrorio de' Grejrorii 
e Aiesfiandro Paganino, contraffattori delle edizioni aldine in Venezia. Poco dopo 
(16 Marzo 1503) Aldo publicava il Monitum relativo alle contrafTazioni, che Re- 
nouard pipublic6. Cfp Didot [ibid., pag. 167. 226, 241 e seg.)» ^ quale ha ripro- 
dotto altres\ il teato (pag. 479 e sejr^.) del pr'ivilegio ottenuto (14 Novembre 1502) 
in prrazia e nei termini della supplica sopra ciiata. noncb^ il Monitum (p&fr- 482 
6 seg^.) contro i coniraflattori, cogli indizi a cui si potevano distingoere le ge- 
nuine dalle contrafTatte edizioni 

127. 1502, 27 Novembre. (N. C.) — Perin Bressan trovd e, 
vuole stanipar le opere di Nicold Ltbumio, e <c li rairandi facli 
di Paladinj », cose inedite. Chiedendo aiuto contro « molti invidi 
stampatori », ottiene il privilegio dei dieci anni; pena ai contraffat- 
tori la perdita delle opere e 25 ducati d' oro, da darsi, per terzo, 
alia Pieta, al magistrato esecutore, e al peteiUe. 

128. 1502, 30 Novembre. (N. C.) — Andrea da Asola fece 
correggere e vuol starapare tutte le opere di Scoto, di S. Tommc^ 
so, di Gio. de Gianduno, di Savonarola, del Gaetano, di Origene. 
Chiede che, € non obstante roncessione >, gli si dia privilegio per 
10 anni. Pena, perder le opere e 200 ducati, ogni volta che si con- 
traflfara. E la niulta, divisa come nel privilegio precedente. 

Lo Scoto super Sententias (1506). S. Tommaso super Primum magistri Sen- 
tentiarum e super secundam Sententiarum (1503), il Savonarola de Fehribus eoc. 
(1503) son citali da Renouard ad ann. Non trovo gli altri. Dopo il 1506 non ab- 
biamo altre edizioni del Torresano, che si a8soci6 al genero. 

129. 1503, 16 Gennaio (1502 m. v.) (N.,C.) — Francesco 
Sechino stampd il Messale camaldolese, « mai piii stampato»,e 
lo fece € stampar et correzer in belissime lettere et optima carta ; 
cossa di honore a questa citi ». Ottiene percid il privilegio dei 
dieci anni ; minacciata ai contravventori la perdita dei libri e du- 
cati 200 da dividersi per terzo, tra I'Ospitale di Gesii Cristo, il ma- 
gistrato esecutore e V accusatore. 

130. 1503, 20 Gennaio (1502 m. v.). (N. C.) — Antonio di 
Landri e Francesco Secfiin < cum gran inzegno et spesa se hano 
imaginato cum stampe nove voler stanipar istoriato el Messed 
comune de Corte, mai piii in tal modo stampado ». Chiedono 
perci6 un privilegio in tutto simile al precedente. 

131. 1503, 22 Gennaio (1502 m. v.). (N. C) — Albertino da 
Vercelli vuol dare al publico le Epistole, orazioni, versi ecc., di 



151 

M. A. SabelUco; poi il Supple menf urn Supplementi Chronicarum 
latino e italiano; Valeria Massimo, il testo con una traduzione, che 
gli coslo assai ; e un Quaresimale e Sennoni delli F'/os Florum, 
Chiede perpio privilegio di dieci anni ; pena ai contraffaltori la 
perdita dei libri e un ducato per libro, divisi come al num. 127. 

« Per Albnrtinum de Lisona, vercelleniicni », con privilegrio, a c!'i i?3 Deceni- 
wmbre 1502, furono publicate le opere del S;ibellic-o, citite dal Panzer (VllI, 
F«ii.»nnm. 143: ; a dil4 Dewmbre J.-»03, Valerius Maximus <« cum comiri. Olivtrii 
Arxi^anensia -^ [ibid., num. 211); e a dl 6 Novembre 1504 Valeria Maximo vul- 
§nre dtate daUo stesso Panzer {ibid., nun». 2*71), dal quale non Ve^^o citati; le 
altre oppre. 

132. 1503 y 8 Muggio. (N. C.) — A Francesco di Bonhomini, 
cremonese, fu comme^so dagli oratori di Cremona di far slainpare 
\ orazione fatla e recilaf/i da Sigismonch cfe Burgo dinanzi alia 
Signoria; « in execution de la qual commission Tha facto stam- 
pare in una belissima forma per vendere et per donare. Et perche 
io la arte del stampare non se ha respecto a far despiacer e dan- 
no ad alcuna persona », chiede che niun altro la possa stampare 
vendere , pena la perdita delle stampe e ducati 25, da divid(*r.si 
per naeta fra S. Marco e il supplicante. Concesso. 

« 

B citata dal Panzer, VIII, Ven., num 228, seuza nomo di stampatore 

133. 1503, 16 Settembre. (N. C.) — Alessandro Calcedonio 
ottenne i privilegi gi^ ricordati (num. 12, 15, 5*^, 93, 107); ora chie- 
de « che, se per Tadvenir alcuno, sia de che condition se voglia 
esser o sia, yolesse stampare o far stampar de le sorte opere a me 
concesse in le mie gratie, et maxime de quelle che io havesse fatto 
stampar, o che volesse far stampar, prego la Serenita Vostra li piaC/- 
cia concedermi di gratia che, se alcuno havesse impetrato o per Io 
advenir impetrasse de stampar o far stampar alcuna opera de^ quelle 
86 contien in dicte mie gratie, nulla facta mentione nela suplication 
de esse mie gratie, quella tal concession et gratia sia de ipso facto 
et esser debba de nessun valor et momento, come gratia obtegnuda 
$ubrectitie ». Poi chiede che, colle medesirae clausule, gli sia con- 
cesse privilegio per la stampa delle Quesiioni sulla metafisica di 
M.^ Algoso (?), € libro novo et degna opera ». Accordato. 

134. 1503, 16 Seltembre. (N. C.)~ P. Benedetto, « habian- 
dosse longamente affaticato neli studij dele arti liberali, ha trovado 
molte opere de auctori tanto antiqui quanto moderni et recenti, le 



152 

qual ancora non sono vegnude in luce . . . . , et quelle piii fiade ha 
voles to dar a stampadori, et non hanno volesto quelle stampar ». 
Pare adunque che ora, a sue spese, voglia staniparle, comiuciando 
da alcuni opuscoli in ua volume, i quali sono « nel nostro secolo 
di authorita et fama non mediocre, et a li adolescent! scolastici 
molto necessarij ». Ne ottiene privilegio per quel tempo, e con 
quelle pene e modi die fu concesso ad altri. Ed ecco gli opuscoli: 
EmenclfJitiones Laureniii Vallensis in Alexandrum graniaticum; 
De conficumdis epistoHset epistolae familiares ejusdem; Quaedam 
orationes el epistolae Guarirti Veroneiisis^ doctissimi viri, et 
Anionii Panormilue, poetae clarissimi; Opusculum de vera nobi" 
litatc et Epistolae aliquot Poggii ftorentiai ; De componendis epi- 
stoliSy ejusdem. 

Non conosco quest*.* edizioni, c quanto al Guurino voronoRe non trovo le RUe 
Orationes et Epistolae neppure nello dpcre del G'tannu a stampa dvpo i'l seeoJo 
Xl\ ricordate dal Giuliari [Delia lett. ver., pa{?. 281 e aeffg:.). 

135. loiKi, 22 Ottobre. (N. C.) — Pre^ Felixe de Comorii, 
tipografo in Venezia, e soUecitato dai Serviti a stampar le loro 
Costituzioni e il Mare 7nag7ium, ossia i privilftgi ottenuti e le con- 
cessioni loro accordate. Chiede percio privilegio per dieci anni, 
alle condizioni consuete. 

Marini Baldi, Mare magnum Fratrum Sercorum rirginis Manae, stam- 
pato a Venezia nel 1503, ^ citsito dal Panzkb (VllI, Ven /num. 224; senza iiome 
di stauipatore. 

136. 1503, 3 Decembre. (N. C.) — Zani da Portese, della 
Riviera di Sal6, abitante in Venezia, chiede privilegio per dieci 
anni, pena ai contraffattori, ogni copia di ciascuna opera, ducati 
dieci da dividers! tra T Arsenale, T accusatore e gli Avvogadori; 
€ offei'endosi dicto supplicante far tal bon merchato, che sara in 
piacer de tuti li compranti et utilita de la terra. ». Accordato. Le 
opere sono : Stazio con coramento ; Vite de' SS. Padri, latine e 
volgari ; Orazioni e lettere di Cicerone^ con commenti ; Petrnrca, 
con comment! e senza ; Dante con comment! ; Le Epistole di Opi-^ 
dio co! comment! del Uonato ; il common to di Oliinero Arzi- 
gnanense sopra Valerio Massimo; le Epistole di S. Girolamo 
latine ; Plinio, latino e volgare ; Leggendatn latini e volgari ; 
Orazio con commenti. 

Nei dieci anni assegnati dal privilegio dod trovo olcuuo editione del Pc- 



153 

trarca di Bortolo Znni. II qoalo a d\ 1*7 Giup^no 1507 publico la Coftimedia col 
Landiuo (Panzer, VIII, Yen,, num. 384) ; e a di 2-1 Ottobre 1508 il commento di 
Oliviero e d'allri ru VaUrio }faz$imo ibid.^ iium 428). Non vpirffo ricordato le 
altro edizioni. 

137. 1503, 17 Deccmbre, (N. C.) — Lazzaro di Suardi vuol 
dare alie starape in modo, forma e sesto nuovo le opete segueiiti : 
B^ AtUonino arcioescovo di Firenze, « in forma pichola », le 
opere di Riccardo de Mediavilla, del Tartareto, de Zitan de 
Turreci^maia, le Reporiation de Scoto, le opere di Zorzi (?) 

Bnilefer, Occham, Orbello, (?), e le Lettere di S, Gregorio. 

Chiede percid privilpgio per queste, ovvero altre opere nuove che 
volesse dare alle stampe (non mai pero da altri stampate), per 15 
anni prossimi. Domanda inoltre che si proroghiiio per altri 15aniii, 
^irati che siano i gia ottenuti privilegi. Pena, la perdita dei libri 
e an ducato per copia, da distribuirsi, per terzo, alia Pietk, air ac- 
cusatore e al magistrato esecutore; « et ogni magistrato possi mi- 
uistrar justicia per questa presents gratia », il quale magistrato 
abbia tutti i libri contiscati. Chiede tinalmente che se alcuno otte- 
ne^e di stampar libri gia contenuti nelle grazie concedute al 
S(>ardi, quella concessione sia considerata come surretizia. Ac- 
cordato. 

Di Riccardo di Mediavilla, usfironn coi tipi del Soardi, le Quaestiones in 
libr I Sententiar., a di primo Giuf^no 1507 (Panzer, VIII. Yen., num 405); le 
Qnn^st. in II, III et lYUbr, Sentent., a d'l 28 Marzo, 10 Lujrlio e 22 Settcmbre 
1309 [ibid., nnm 4d3: : e Ip Quodlibetales, a di 10 Luf^Iio 1509 [ibid . num. 491). 
Di Pietro Tartarcto, coj?li stessi tipi, la Esposizione sulla lugica d* ArigtoUle n(»l 

1503 {ibid., num 216) ; V Esposizione sulln filvsufia e tuetafifica d* Art stole fe nol 
1304 ibid., num 276, ; c la Expositio in summulas Petri Hispani, parimenti ncl 

1504 ibid., num. 275). II Sojirdi public6 anche le Epistole di S. Gr»;fforio nol 
1503 ibid., num. 215) e di nuovo nel 1504, a di 18 Dec4»mbre {ibid., num 274;. 
Non trovo ricordate lo nitre edizioni. 

138. 1504, 25 Febbraio (1503 m. v.). (N. C.) — Pre' Fran- 
cesco di Consorti, cantore a S. Marco, per le opere seguenti do- 
manda privilegio di dieci anni; a' contraffattori, pena 20 soldi la 
copia e la perdita dei libri. I libri sian del petente ; la multa, per ter- 
zo, all' Arsenate, air accusatore, al magistrato esecutore, che possa 
esser qualunque. Accordato. Le opere sono: « Marco Marnllo spa- 
blerisis de iyistitutione bene vicendiper exempla sanctorum cum 
tute altre sue opere .... numquam impressae; La Apocalisse 
om la distinzion di Nicold da Lira, non piii stampata ; Opus pid- 
cherrimum ad improbaiionem Jadneorum pcrfifliae; iMmcrum 



154 

conscientiae sacerdolum; Deffiniciones Sacrorum Canonum; 
Commentum niagistri Benedicli Brugnolo super Sallustium 
numquam irapressura ; assay belle oration non mai stampade, lar 
tine et vulgar, da diversi oratori et altri facte ; Boezio de coti" 
solution non piu stampado ; Le egloge e iutte le opere del San^ 
nazzaro ; Le Navigation facte per Spagnuoli et Portogalesi tie^e 
parte finitime a la India novamente; le ope?'e di Sera fine Aqtd' 

lano emendate da Angelo Colocci con la apologia e la vita 

del poeta per Vi7icenzo Calmeta mantovano ». 

Trovo un'edizione di Boezio De Consolatione^ del 1504, senza nome di stain- 
patore, citata dal Panzer, VIII, Ven.^ Bum. 280; rd ^ la prima edizione veneta 
citata del cinqueconto; ma nel secolo precedence parecchie edizioni ne aveva an- 
che Venezia. V^W Arcadia trovo una edizione di Vonezia del 1504 per Bernar- 
dino da Vercelli (eft Gamba, Serie dei testi, num. 887), ed una del 1512 perGio- 
vasni Rosso (Panzer, VIII, Yen,, num. 260), ma, non recando alcun' altra iodi- 
cazione, non parrebbero fatte a spese di pre' Francesco. Ne trovo Taltre ediziooi 
accennate nel documento. 

139. 1504, 2 Marzo, (N. C.) — Giambartolammeo dalla Four 
tana, tipografo, stampd da molti anni molti libri in Venezia < a 
comoditk de tuti li studenti, can) utilitk non picola de tuti li datg 
et intrade-di quella ». Ora, con grande spesa, trovd « nove glose, 
adition et apostille a T infrascripti libri » ; chlede perci6, volendo 
darle alle stampe, privilegio di dieci anni e pena 2 ducati per copia, 
da dividersi per terzo tra il Doge, Y accusatore e il uiagistrato che 
condannerk. I libri sono : « li texti Canonici et civili, Ji BarloU 
tuti, li Abati, li Baldi, li Speculi, et le Novelle ». Concesso; pe- 
raltro « declarando, quod libri, ut supra, iinprimantur in papyro 
optima, et sint diligenter castigati ». 

140. 1504, 22 Marzo. (N. C.) — Antonio de Funds, dot- 
tore, compose un' opera intitolata Speculum rationale dialecUoe 
Aristotelis, Volendola dare in luce, domanda privilegio di quindici 
anni, pena al contravventore la perdita dei libri e una roulta di 
500 ducati d' oro, che si divideranno tra il D oge, gli A vvogadori o 
i magistrati che eseguissero la sentenza, e 1* accusatore. Accordato. 

Di questo Autore trovo la Tabula, sive Mare magnum Scoticae iuhiiUUt^ 
publicata a Venezia nel 1516 per Pietro de' Quarengi, e citata dal Pakzbb, VIII, 
Ven., num. 804. 

141. 1504, 30 Marzo, (N. C.) — « Benedetto Bordan^vaX-^ 
niador, citadin paduano, . * . . cum sit die, cum gravissima fatic* j 



155 

sua et non mediocre spesa, se habi inxegnato a stampare 1 disegni 
del triumpho de Cesaro, designando quelli prima sopra le tavole, 
dove ha posto et consumato uno grandissimo spacio de tempo, 
ram dispendio et incommodo de la poca faculta sua ; et deinde ha 
fatto intaghar queUi iu ditto leguamc ; ne la qual opera ha exbur- 
sato bona quantita de danari ; per venir al fine de la quale ha con- 
venuto, oltra la fatira habuta per tal inventione notabile, lassare 
molti suoi emolument! et utilitade che in dies li occorrevano », ot- 
tiene un privilegio di dieci anni, pena al contravventore la perdita 
di € tute le ditte stampe de legno » e, per ogni opera stampata o 
venduta, una multa di ducati 10, che si divideranno tra T accu- 
satore, il magistrato esecutore e il petente. 

142. 1504, 2 Agosto, (N. C.) — Giovanni dn Padova trov6 
e port6 € noviter de Aleraagna una opera nova, la qual 6 dignis- 
sima et de grandissima substantia et cose maravigliose circa la 
salute de le anime nostre, nominata et chiamata /' Afiima de Riga 
id Basco, qual opera e molto desiata da certi ordeni de frati re- 
Kgiosi et monasteri de monache, quah appetisseno molto et deside- 
rano. haverla ». Domanda per essa un privilegio di dieci anni, senza 
chiedere alcuna sanzione. Concesso, € dummodo aliquis alius adhuc 
non inceperit ». 

143. 1304, 2 Agosto. (N. C.) — Bortolo Zaniberii di sier Al- 
vise vuol dare alle stampe € una comedia nova » ; chiede privile- 
gio di dieci anni; pena al contravventore la perdita del libro e 20 
soldi di multa * per zaschaduna volta sara contrafacto ». Con- 
cesso, € dummodo aliquis alius adhuc non inceperit ». 

La oommedia Dolotechne y stampata <• per Joannem de Tridino XII Kal. 
Septembr. MDIUI », e citeta dal Panzer, VIII. Yen, num. 253. 

144. 1504, 22 Novembre, (N. C.) — Oldrado da LamjnH 
gnano, « e.ssendoli venuto alle man quella dignissima opera de le 
Chroniche de questa inclyla cita, cum summa elegantia et facun- 
iia composta per el doctissimo et facundissimo missier Marcanto- 
wo Sabeflico, et aitento che la 6 composta latino sermone, et non 
e salvo che cibo et pasto de homeni doctissimi, el numero de li 
quali e pochissimo; et che 1 non sia conveniente ne laudabil cosa, 
che tal opera per la sua dignita sia occultada al gran numoro, im- 
too innuinerabile, de li homini volgari et non dotati de litteratura 
«l gpande intelligentia, desidero.^i de la intelligentia de tal opera », 



156 

il Lampugnano la fece a grande spesa tradurre fedelmente, ed ora 
la vuol dare alle stampe. Ottiene percid privilegio di dodici anni ; 
pena ai contra wen tori la perdita dell' opera, e 10 ducati d'oro per 
ogni volume, da dividersi tra V Arsenale, il petente e V accusatore. 

La traduzione 6 lavoro di Matteo Vesconte da S. Canciano (v. nun\, 146^ LV- 
dizione nianca delle note tipoprraflche. Apostolo Zeno la crede del 1507 {M. A. 
Sabellici Vita, paj?. XLIV). il Cicogna [Saggio di BihHogr., n. 568> * del 1505 
o poco dopo ■>, giaccht^ vi fu aprgiunta uii'orazione funebre delPautore che, se- 
condo il Zeno (pag: LVIII), mort nell'Aprile 1506. Cfr Abgelati, J?l^/w^ de* Voig., 
Ill, 319 e segr. 

145. 1504, 27 Novemhre. (N. C.) — Angela Britannico, cit- 
tadino di Brescia, vuol publicare per la prima volta le « opere et 
Sermoni del B, LaurenUo Jusfiniano » e « li Consilij del claris- 
simo condam missier Lanrenlio Calcagno in forma reale ». Ottiene 
privilegio di dieci anni ; pena al contravventore, per ogni volume, 
un ducato, che si dividera tra gli Avvogadori, i Signori di Notte e 
il petente. 

Le opere del B. Lorenzo, « curante D. Hieronymo Caballo, brixiano >», furono 
piiblicate a Breccia « per Angelum Britannicum, quinto Calendas ApriloR Anno 
MDVI »>. Panzer, VI, BrixiaCy num. 18. Di Lorenzo Calcajyno, Consilia, non veg- 
go alcuna edizione del Britannico. 

146. 1505, 14 Febbraio (1504 in. v.). (N. C.) — « Perche 6 
cosa sanctissiraa e grata al Signor Dio difundere la honestissima 
doctrina del corso de V humana vita a li homeni, a cid, per exem- 
plo de molti, meglio conseguiscano la loro salute, e perchfe T liy- 
storie da docti ct sapienti composte sono optimo documento a tal 
proposito, io Zuan Matifieo Visconte, a comune et universal utilita 
de tuti ho traducto e tutavia traduco de latin in lingua materna e 
vulgar non solo deche venete, per far palese ad ognuno le gloriose 
victorie da mar e da terra de questo inclyto imperio e soi mode- 
stissimi deportamenti, ma etiam le Aeneade, le qual narrano Tor- 
dine de le cose successe dal principio del raondo fin a questi tempi, 
tute opere la tine del facundo M, Antonio Sabellico, pensando esser 
utile, bono et in gran piacer de quelli rhe, per altre occupalione de 
mercantia o ver d' altra causa, non hano tropo cognition de exqui- 
sita eloquentia ». Ottiene percid un privilegio per tredici anni, 
colle sanzioni consuete. 

Quanto allc Deche, vedi il num 141. Non conosco alcuna traduzione delle 
Storie. 



157 

147. 150o, 2 Marzo. (N. C.) — « Marco da V Aquila, cum 
sit che cum grandissima sua fatica et spevsa non mediocre se habi 
inzegnato a coinune utilitate de quelli che se delectarano sonar de 
liut), nobilissimo instrumento pertinente a veri zentilhomiiii, far 
stamper la tabiiUatura et rasone de metier ogni canto in liuto, 
cum summa industria et arte et cum molto dispendio de tempo et 
facultade sua, la qual opera non mai e sta stampata >, ottiene per- 
cid il solito privilegio colle solite sanzioni. La mulla sara divisa 
tra I'accusatore, il magistrato esecutore e il petente. 

Su qupsto privilefflo, accordato al DairAquila, celebre suonatore di liuto, 
▼edi il Vernarbcgi lOttariano de' Petrucci^ pag* 89 e seg^.), il quale conchiude: 
• DJuoa stampa di lul, per quanto d noto fin qui, comparve mai alia luce » (p. 90). 

148. i505, 17 Marzo, (N. C.) — Ormai « in ogni luogo » i 
tipografi, € molte volte per schivar faticha et spesa », stampano 
scorrettissimamente. Aldo non segue il pessimo esempio ; ma , 
volendo dare alle stampe due opere del Bembo, gli Asolani e De 
corruptis poetarum locis, e darle « non corrotte et non guaste », 
domanda il privilegio solito dei dieci anni. Ai contravventori « pena 

de ducati 500 e perdita delle opere , et che, se in altri luogi 

fasseno stampale, non possino esser vendute » nel territorio della 
Republica, « sotto pena de ducati 50 per ogni una de le opere che 
se vendesse, et perdita de le non vendute ; le qual pene siano scosse 
per li magnifici Avogadori de Comun », e divise tra gli Avvogadori 
stessiy r accusatore e il Manuzio. 

Qiipsto privlleeio fa pnblicato T\f^\V Archivio Veneto '1, 159 e sepr.). ove 8i 
ncorda (papr. 158 Tcdizione aldina def^li Asolani^ del 1505, e si esponproiio i 
rtiibb! relativi airaltro lavoro d.»l Bembo, del quale non fa alouna menzione 11 
DitKJT. Afde Mnnuce, ijag. 273 e seg^.. mostrando cos\ di credere cbe non abbia 
verauiente mat veduto la luce. 

1 49. 1505, 29 Marzo. (N. C.) — Nicold de Aiigtistinis com- 
pose un* opera volgare in versi, che ^ « il fin de iuti i libri delo 
mxamoramrnto de Orlando ». Volendo darla alle stampe, ottiene 
il solito privilegio, .sotto pena « di lire 000 de piccoli », che si 
ilivideranno per meta tra T uffizio a rui ricorrera il petente, ed il 
petcnle medesimo. 

La piu antica edizionc, secondo il Meizi, la quale contenpra il prime libro di 
Nicol6de£rIi'A]aroAtini, agpriunto a quelli del Hojardo, appartiene a Giorg-io de' 
RascDDi, Vcn., 1506. hibHograf. de' Komanzi^ pag. '74. 



15.8 

150: L')05, 2G Settembre, (N. C.) — « Marino Becichemo, 
scutarino, ha composte alcune operete, forsi uoii al tuto contem- 
nende, ad communem liumani generis utilitatein, videlicet: Collecla- 
nea in Plinium, Artificium Oraiionum CiceroniSy Castigationes 
in Apulejum, Centurias ires vainarum observationum, Annota- 
tiones Virgilianas, Observationes i7i Liviwn ei Fabium^ Com- 
nieniariiis in Persium, in libros de Oratore ei Rhcioricos Cice" 
rcmis; quale opere partim sunt edite et impresse, partim sono 
da esser impresse ». Ottiene privilegio di 25 anni, minacciata ai 
contravventori la perdita del libri e una multa di due ducati per 
ogni volume e libro ; dei quali libri e della qual multa un terzo 
appartenga alia Signoria, un terzo al magistrato esecutore e un 
terzo al Becichemo, « e non se possa far gratia ne don ne remis- 
sion alchuna, et, ne sit fraudi locus aut color excusationis, questa 
gratia in la prima opera sara de verbo ad verbum impressa ». 

E difatti si Ie<?ge neiredizione condotta da Bernardino de' Vitali nel 150$, e 
che.avrebbe dovuto essere piu corretta deU' edizione antcriore, fatta da Angelo 
Britannico in Brescia. Vedi le osservazioni relative di Apostolo Zbno \DuieHM. 
Voss., II| 416), il quale notai che delle opera del Becicbeono ricordate nel prifi- 
leglo, in questa ediz one si publicarono le sole Castigationes in Apulejum. 

151. 1505, 20 Novenibre. (N. C.) — « Essendo a me Jacomo 
di Penzi da Lecho, impressor, Serenissiino Principe, concessa fa- 
cultk da li Excellentissimi Capi di X de poter stampar ire famose 
et doctissime qtiesfione del revercndissinio monsignor Berfiardo 
Zane, archiepiscopo de Spalato, drizate a Vostra Sublimita, et ap- 
probate dal reverendissimo Patriarca, et haveudo etiam a stampar 
la Loycheia de maisiro Paulo Veneio cum Rizo (?) et Mengo expo- 
sitori, et YArtesella in medicina cum le sue zonte, in forma pizola, 
cum gran diligentia et spesa, a cid de tanta mia faticha, molto utile 
a li studenti, ne possl sentir qualche fructo, et altri non logli el 
guadagno di mei sudori, ricorro alia summa dementia de Vostra 
Sarenita, quella supplicando se degni concederne gratia et privi- 
legio che, sotto le pene consuete et solite, alcuno s\ in questa cita 
de Venetia come in ogni altro loco del dominio suo, fin anni X 
proximi, non possi stampar le predite opere et dicta Artesella in 
quella forma, ma in altra s\ ». Accordato. 

La prima edizione venetu didW Articella cum quampluhmis tntctatibus etc , 
citatji dal Panzkr {\ III, Ven., num. 411), 6 di Pietro do* Quareuffi, del 1507 Non 
trovo noppurc le altre oporo ricordate. 



^l:i 



159 

152. 150G, 12 Marzo, (N. C.) — Silvestro da Prferio, dome- 
menicano, presenta T appro vazionedelle sue opere, ottenuta da un 
donienicano autorizzato dal Generate, e manda a farle stampar a 
Venezia, € azid cund piii diligentia siano fiicte ». II « discrete ho- 
mo » Pietro de Hennanno dt Colonia le darebbe in luce, se non 
temesse la concorrenza. Fra' Silvestro ottiene perci6 il privilegio 
de* died anni, colle sanzioni consuete. 

1 Sermones quadragetimales fnrono publicnti da Lazzaro de'Soardi, nel 1505 

{Panzer, VIII, Yen , n. 319], e dullo stesso i Sennones de tempore et de Sanctis 

nel 1515 (ibid,, num. 737). La Rosa aurea ebbe parecchie edizioni fbor di Vene- 

' lia: la prima di Ven«'zia 6 del 1524 Altre opere del Prierio non furono stam- 

pate qui . 

153. ioOQ, 10 Marzo, (N. C.) — Giorgio di Riisconi fece a 
grande spesa volgarizzare il Supplemenium Chronicarum, poi fece 
far € le figure, le quali vanno per dentro a li suo' luogi », e la spesa 
fu anche maggiore. Chie.le percio il privilegio de* dieci anni, coUa 
multa ai contravventori di 10 ducati per volume, da dividersi tra 
Taccusatore, il raagistrato a cui ricorrera il Rusconi, e il Ruscoai 
medesimo. Concesso ; < cum condictlone quod nulli antea sit con- 
cessum hoc idem ». 

La Cronaca di fra' Filippo, colla nienzione del privflegrio ottenuto, uscl coi 
tipi del Rusconi nel 1506. a d\ 4 Maj^priu Panzer, VIII, Ven.^ num. 350. 

154. 1306, 23 Murzo. (N. C.) — Oiampielro da Brescia con 
dispend o grande fece correg^ere e ridurre a perfezione il libro di 
RaimondOy De scientia unioersali, Ora, volendo staraparlo, chiede 
privilegio di dieci anni, minac«uata ai contravventori la perdita dei 
libri e la multa di ducati 200, da ripartirsi tra V ospitale di S. An- 
tonio, I'Avvogaria di Comune e 1' accusatore. Concesso ; « dummo- 
do tamen opus praeJictum non fuerit ceptum per aliquem imprimi 
in forma petita ». 

^ Non trovo, con queato titolo, ricordata dal Panzer alcuna opera di Raimondo 
LuUo. DelV AfS magna genetulis et ultima nou ^ ricordata che un'edizione di 
Lione del 1515. 

155. 1506, 27 Marzo. (R. Archivio Notarile di Venezia) — 
In nomine sanctissime Trinitatis, Patris, et Filij, et Spiritus sancti. 
Die vigesimo septimo (27) Martij M. D. VI (150G), Venetijs, in stu- 
dio domus qiiam habifo, in vico Divi Paterniani, Essendo lo 



160 

Alflo Pio Manufio por andar fora de Venelia per alcune mei oc- 
cureiitie, et perche la vita liumana e fragile, et sopposta a molli 
pericoli et infortunij, ho voluto ordinare le cose mei in questo te- 
stamento scripto de mia niano, dove se sapia la mia ultima volun- 
tate ; acci6 die, se piacesse al nostro Signore et Redemptore Jesu 
Chris to fare altro di me, sia remossa ogni via et occasione de di- 
scordia et lite possesse nascere per le mei facultate. Lasso raniina 
mia a Christo Jesu, il quale prego suppliciter, die per la sua iufi- 
nita raise ricordia et dementia habia misericordia de mei peccati. 
II corpo mio voglio sia sepulto in una Ecclesia de li fratri de San 
Francesco de observantia, in la quale parera alii infrascripti mei 
commissarij. Lasso ad quello Monastero, dove ser^ sepulto il mio 
corpo, ducati cinquanta (50), pregando li fratri de epso Monastero, 
die ogni anno una volta vogliano dire una messa cantata pregan- 
do Dio per V anima mia. Lasso che siano distrihuiti docento cin- 
quanta (250) ducati in deci donzelle da maritare, a vinticinque (25) 
ducati per una : le quaU siano, quatro figliole de mio compatre ma- 
gistro Jacomo todesco gettaior de leltere, et doe figliole de mi- 
stro Petro da Cafa mio compatre, et doe figliole de Hilario Boliro 
da Parma mio servitore, et una figliola de mistro Antonio vene- 
tiano mio compatre, et una figliola de mistro Marco da Capodistria 
sartore et mio compatre ; et quando dicte donzelle morano anti lo 
tempo siano da maritare, che se substituiscano altre tante donzelle 
in loco di quelle seranno mancate, quali parer^ alii commissarij et 
executori di questo mio testamento ; quali denari non se debbano 
sborsare nisi quando se sposarano dicte donzelle. Lasso a Julia, 
Petrucia, Behvenuta, mei sorelle, cento ducati per una, cum condi- 
tione che Y una mora {sic) all* altra, raancando senza figlioli. Lasso 
a Maria, mia consorte carissima, ultra la sua dota, ducati cinque- 
cento (500), cum questa conditione, che in termine de uno anno 
poi la morte mia deba fare una de doi cose : o deventare monacha 
de osservantia de quelle che sono de bona fama, o maritarse in 
uno che sia o da Carpi, o da Asula, o da Ferrara, et non da altri 
lochi. Altramente facendo, non voglio habia cosa alcuna di n\ei 
beni et facultate. Lasso ad Hilario predicto vinticinque (25) du- 
c^ati. A Federico da Ceresara vinticinque (25) ducati. A misser 
Hieronymo Moitta un libro greco per sorte, de quelli ho facto stam- 
pare lo. Item uno Suida, uno Etymologicon, la Terapeutica de Ga- 
leno, slampati per altri. Al lUustre Signor Alberto mio Signore 
lasso tutti li mei libri groci scripti a maiio. II resto di mei libri las- 



161 

so ad Alexandro mio nepote, et uno libro per sorte de tutti quelli 
chehostampati lo, non se retro vando trail mei libri. Excepto che il 
TerentiOy le epistole de Plinio, Claiuliano, Lticrelio, Salustio, che 
lo era per siatnpare, voglio remangano a Ser Andrea mio so- 
cei'H). Del residue di mei beni et facultate lasso et constituisco he- 
rede la creatura nascera de inia mogliera de questa sua graveden- 
za, essendo masculo ; el qual, se *1 morerk senza figlioli, costituisco 
herede mio socero, ser Andrea, o soi lieredi et successori ; ma se '1 
sera femina, li lasso per sua dote mille (1000) ducati, et voglio che 
sia allevata et ammaestrata in uno monastero de sore de obser- 
vantia de bona fama, dove meglio parera alii mei commissary, et 
sia messa, compiti che havera quattro anni, usquequo sit matura 
Tiro ; poi sia maritata a chi meglio parera alii mei commissarij in- 
frascripti, o vero alia piii parte de epsi. Del residuo di mei beni 
lasso herede ser Andrea d* Asula, mio socero. II quale constituisco 
ancora commissario et executore de questa mia ultima voluntate 
el testamento ; et similiter il mio Signor Alberto, et il Signor Leo- 
nello de Pijs, il magnifico misser Nicolo Zorzo mio compatre, Ga- 
^aro et Bonaventura de Beccari da Ferrara, Joanni Leto mio co- 
gDato, misser Nicold Judeco, misser pre' Joanni Baptista Egnatio, 
misser Paulo Canale, misser Hieronymo Motta. De la quale mia 
ultima voluntate e una copia de verbo ad verbum de mia mano 
appresso de fra' Lodovico Fiorio a San Job, il quale 6 mio confes- 
sore ; al quale lasso ducati deci per subventione de la sua grave et 
incurabile infirmitate. Et tutti li predicti mei legati non voglio pos- 
sa esser strecto a pagarli il mio herede, fln passati tre anni poi la 
mia morte ; excepto li deci lasso al mio confessore, li quali li siano 
dati ad suo beneplacito ; et li cinquecento ducati lasso a mia mo- 
gliera, voglio li siano dati cento ducati V anno, poi li dicti tre anni, 
et questo per commoditate del mio herede. Illo etiam declarato, 
che se '1 fara mia mogliera uno figliolo masculo, che non se inten- 
dano lassati li mei Ubri alio Illustre Signor Alberto, n6 ad Ale- 
xandro mio nepote, ma siano de epso mio figliolo, et al dicto Ale- 
xandro sia dato uno per sorte de tutti li libri greci et latini stam- 
pati per mi. Li mei fragmenti grammatici, el altre cose compo- 
ste per mi, per non esser revisie da mi cum diligentia, lasso el 
voglio siano brusciale, presenti li soprascripti commissarij, o altri 
per epsi. 

iVb extra. 

Qui dentro e scripta la mia ultima voluntate de mi Aldo Ma- 
ll 



162 

nuzio Pio Romano, de mia mano propria, de quello voglio se fac- 
cia de' miei figlioli et facultate. 

Die 27 martij 1506. Indictione nona Rivoalti. 

Testamentum domini Aldi Manutij Romani scriptum, ut asse- 
ruit, manu sua propria, continens suam ultima voluntatera, pre- 
sentatum mihi Joanni Francisco a Puteo, clerico et notario Vene- 
tiarum. Rogans me etc. Interrogatus de interrogandis, respondit 
nolle aliud ordinare etc. 

Ego Paulus Dacanalis testis scripsi. 

Ego Petrus Ritius clericus et notarius subscripsi. 

Nel 1506, quando la guerra lacerava speciamente V Italia , Aldo si vide 
costretto ad abbandonare Venezia. Prima pero di partire stesc, come si vede, il 
suo testamento, annuliato da quello che dett6 trc scttimane prima di morlre, a 
di 16 Gennaio 1515, e cbe fu publicato dal Basciiet (Aldo Manuzio, pag. 42 e 
segg.) e dal Didot [Aide ManucCy pag. 487 e segg). II lettore avvertira facil- 
mente le differenze cbe si notano tra il testamento del 1506 e quello del 1515. 
Per la storia della famiglia Manuzio importa stabilire cbe il flglio, ond'era in- 
cinta nel Marzo 1506 la moglie di Aldo, fu quel Manuzio Manuzio cbe mori di 
fatti a 62 anni nel 1568 (Cicogna, Iscriz., Ill, pag. 48 e seg). Dal docunicuto 
apparisce altresi cbe gia nel Marzo 1506 Aldo aveva la casa e lo studio, e quiiidi, 
a mio giudizio, probabilmente ancbe la tipografia a S. Paterniano (Cicogna, 
ibid., pag. 41). I fragmonti grammatici, che nel 1506 non crano ancora riveduti 
diligentemente da Aldo Manuzio, o sono i Rudivienta gramaticae latinae lin- 
guae publicati nel 1501, ma che uscirouo poi nel 1508, col nuovo titolo : Institu- 
tionum Grammaticarum libri IV; o la Grammaticae Institutioncs Graecnc, pu- 
blicate da Marco Musuro nel Novembre 1515, cio6 dopo la morte do! loro autore; 
tanto pill cbe il Musuro affcrma nclla prefazioue d' avt re ripulito qucsta Grama- 
tica, « quam Aldus immatura morte praeventus, plenioribus eruditionis alimen- 
tis nutrire non potuit ». Quanto ai cinque classic), furono publicati piii tardi o 
non tutti da Aldo. Primo usci 1' epistolario di Plinio (Novembre 1508;, <* in aedi- 
bus Aldi et Andreae Asulani soceriw ; primo volume, osstrva il Renouard, « dont 
la souscription mentionne T association d'Aldo avec son bcau-p^re >>. L'anno 
dopo (1509, Aprile) Aldo public^ il Sallustio, ancb' esso <« in apdibus Aldi et 
Andreae Asulani soceri ». Lucrezio, <' longc correctior », usci nel Gennaio 1516, 
ciod dopo la morte di Aldo, avvenuta a di 6 Febbraio 1515. L'Asolano publico 
piu tardi il Terenzio (Giugno 1521) e Claudiano (Marzo 1523;. Cfr Renouard 
e Didot, ad ann. 

156. 1500, 10 Aprile, (N. C.) — « Havendo io Paulo da 
Canal, fu de missier Alvise, cum molta faticha et lucubration emen- 
dati et traducti da novo de greco in latino li libri della Geogm- 
X)hia di Ptolomeo cum le sue tavole, opera nobilUsiaia et degna de 
essor lecta da ogni illustre persona, per contenere in s6 il sito di 
tuto el mondo ; la quale per la antiqua barbara traduction non 



106 

era intelligibile, oltra li errori che da poi da scriptori et stampa- 
dori gli erano stati agionti ; et essendorai in zid, oltra la fatica et 
dispendio dil tempo, corso etiam non puocha spexa, per havermi 
convenuto cercar molti exemplari greci cum li quali mi potessi 
ajutare ad emendare la prefata opera, deliberando fra puocho 
tempo farla imprimer, a zi6 clie altri, havuti li miei exemplari, 
non possi cum piiochissima spexa farli iterum imprimer, cossa che 
ciederia in mio gravissimo damno, et ancho a zid la non possi esser 
facta per altri incorreta, contra Ihonor mio » ecc, chiede ed ottiene 
privilegio per tutta la vita sua, colle sanzioni consuete. La multa 
dovrebbe esser divisa tra Y ac^usatore, il magistrato esecutore e 
TArsenale. 

Di Paolo da Canale fn. 1483 m. 1508) scrisse rAooSTiNi, Scrittori tini- 
iiani, II. i;49 e seirp:. Per Tappunto meiitro il da Canale « si aflfaticava per darci 
corretta la Geograjfa di Tolomeo, gli si nippo nel petto una vena s e ne mor\ 
poco appresso (paff 551). 

157. 1503, 10 Giugno, (N. C.) — « Antonio di Zanchi ha- 
vendosse longamente aiTaticIiato in far intagliar una opera die, 
secundo lo elTecto suo, se pol chiamar Arbor inielligeniiae sen 
tenialis, per la qua! ogiii persona brevemeiite pol veder et inten- 
der gli corsi celesti, le sue influontie, le passion corporee, el di- 
scorso de tutto V anno cum sue feste, et altre zentiletie, come in 
epsa se pol veder, cosa inai non facta ne pur pensata da alcuno 
per avanti, la qua! non poco zovera a clii quella se delectera inten- 
der », ottiene il privilegio de' dieci anni, pena ai contravventori la 
perdita dell' opera e, per ogni copia, un ducato, da dividersi tra 
Taccusatore, il petente, gli Avvogadori di Comun, e il magistrato 
che eseguira la sentenza. 

158. 1506, 9 Luglio. (N. G.) — Giovanni Taoiino, stampa- 
tore in Venezia, da in luce « Lactantio Firmiano ben corretto 
rum tutto lo suo greco, et emendato per el venerabile fraire 
Urbano, insieme cuni altre zonte necessarie ad epsa opera ; et 
etiara Tulio, de ofjicijs, ben corretto, cum dui commenti novi et 
sue figure, videlizet Francesco Maturaniio, perusino, et Marsio ; 
item tuiie le opere del Ven. Beda, et Hortus sanitatis in medicina, 
litteral et vulgar, et lo Ilerbario cum le figure, et Ugo sopra li 
Etangelii, et Aula Gelio cum il suo greco compito, et una opera 
chiamata Polyanthea, Ha trovato etiam dicto supplicante molte 
altre opere et commenti novi, non mai piu stampati, cum quelli 



164 

modi et ordini lui vol far stampar » ; chiede percid il solito privi- 
legio colle solite sanzioni. La multa si dividera per terzo tra i 
Sigaori di Notte, V accusatore e il petente. 

Nel 1502, « die nono Januarii », il Tacuino aveva dato un' edizione di Lat- 
tanzio, citata da Panzer (VIII, Ven., num. Ill); ma nel 1509, « die III Januarii », 
colla menzione del privilegio, ne dicde un'altra, citata dallo stesso Panzer (ibid., 
num. 478), e riprodotta nel 1511 [ibid., num. 550). Anche gli lyiciy col De Se- 
nectute etc. e col doppio commento, furono publicati due volte dal Tacuino, nel 
1506 e nel 1508 (Panzer, VIII, Ven., num. 346, 439), ma non veggo ricordatoil 
privilegio. Del ven. Beda il Tacuino aveva publicato nel 1505 il libro De tempori- 
bus seu de sex aetatibuSy ma non diede poi T edizione delle opere. VHortus Sani- 
tatis di Giovanni Cuba non fu publicato col nome del Tacuino. II cui nome non 
apparisce neppure neir Herbarius, attribuito a Giacomo de' Dondi. Di Ugo di 
S. Capo non trovo \d. Expositio in IV Evangelia, del Tacuino; il quale public6 
invece le Notti di Aulo Gellio, menzionando il privilegio, colla data 20 Aprile 
1509 (Panzer, VIII, F(?n., num. 479). Delia PoUantea trovo un' edizione (1507) 
del Liechtenstein, ed una (1508) del Rusconi ; nessuna del Tacuino. 

159. 1506, 20 Settenibre. (N. C.) — Betmardino Stngmio 
vuol dare alle stampe « alcuni volurai in jure ca7i07iico, apostilati 
et agiunti per il reverendo monsignor Andrea Mocenigo, juris 
utriusque doctor, protonotario apostolico ; e piii, composto uu Re- 
pertorio per el dicto monsignor a comoditk di studianti, che e 
cossa molto utile et necessaria », e vuol darli « ben correcti et di 
bona carta real, come a tal opere se rechiede ». Ottiene quindi, 
per s6 ed eredi, il solito privilegio colle solite sanzioni. La multa 
sark divisa per terzo, tra V accusatore, Tospitale di S. Antonio e il 
magistrate a cui si denunziera la contravvenzione. La pena sia 
« irremissibile, etiam si, per caso, fussi tolta questa gratia per altri 
per avanti, che per alcun modo non li sia d' alcun valor, e questa 
sola sia quella che vagli per la commune utilita, per esser Y opera 
excellentissima et ben composta per il prefato reverendo proto- 
notario ». 

II Repertorium in Felinum additum per Andream Mocenico t\i stampato 
dallo Stagnino colla data « M.D.VII. Cal. octobris ». Panzer, XI, Ven., n. 380 c. 

160. 1506, 10 Decembre. i"^. C.) — Gli eredi di Giacomo 
BritamiicOy gih stampatore in Brescia, ricorrono perche, morto 
Pilades Academico, « olim professor de studii de humanita a Sa- 
16 », ed essendogli stato trovato un Commento diPlauio composto 
da lui, il Britannico prepar6 tosto « una bella lettera, per starn- 
parlo in bona et optima forma », ma mori sul metter mano al la- 



165 

voro. Ora gli eredi del Britannico vorrebbero stampar quel com- 
mento, ch'e afiatto inedito. Ottengono percid il solito privilegio, 
comminata ai contravventori la perdita dei libri e una multa di 
20O ducati , da dividers! tra 1' officio esecutore, V Arsenale, e i 
petenti. E se fosse stampato altrove, non si possa vendere nel 
territorio della Republica, pena la conflsca dei libri, e una multa 
di 2 ducati per copia, da dividersi come sopra. 

Le Commedie di Plauto, « ex quibus Pylades Buccardus duodeviginti cor- 
rexit, atque ex iis quinque ... interpretatus est », appariscono stampate da Gia- 
como Britannico in Brescia « anno salutis MDVI, tertio Kalendas Decembres ». 
Panzer, VI, Briosiae, num. 19. Probabilmente gli eredi di Giacomo Britannico 
conservarono aU'edizione il nome di colui che I'aveva preparata, e la data in 
cni redizione aveva avuto principio. 

161. 1507, 26 Marzo, (N. C.) — Giovanni Tacuino vuol 
dare in luce « de ralione omnium syllaharum, prius in genere, 
deinde in spetie; item, de arte poetica et modo componendi di- 
versa genera carminura ; item, liber dc accentibus in ditionibus 
sumptis a graecis, deinde de latinis ; demum, CorrecHo errorum 
contra emendationes quorumdam super jEneidem Virginia per cer- 
tas regulas ». Anche vuol dare: « de senyionis latini elegantia et 
wcabulorum proprietate; item, de rationc componendi epistolas 
elorationes; item, de compositione py^aepositionum latinarum et 
earum significatione ; item, Compendium perbreve de accentibus 
et syllabi cayidi ratione; item, de inventionc Kalendarum et die- 
rum festorum observatione ; item, de Gerundiorum origine ac 
wjnificatione, commentarius ; item, uno Comynenio sopra Juve- 
nal; quale tute opere sono sta facte et composte per la excellentia 
, de missier Nicold Ferreto, vostro cittadino de Ravenna ; item esso 
supplicante ha trovato et vole imprimere una opera chiaraata Jesu 
Sydrach, non mai piu stampita, et Ausoyiio Gallo cum multe 
zonle trovate da nuovo, et uno altro corn^neyito sopy*a Juvetialc 
de missier Antonio Mayicinello, et Comiwopiae cum altri voca- 
buli zonti da nuovo et ordeni cum tavola nova ». Domanda percio 
il solito privilegio colle solite sanzioni. La multa si riparlira tra il 
inagistrato esecutore, Taccusatore e il petente. Accordato; « dum- 
modo aliis pro similibus libris prius concessum non fuerit ». 

l/i opero Nicolai Ferreti ravennatis, (de re potissimum gramaticaj^ furono 
publicate dal Tacuino in fo{>lio nel 1507, e son citate dal Panzer, VIII, Ven.^ 
nnm. 394. Non trovo le altre opere, n6 il Commento sopra Giovenale, i\b il Cor- 
nucopia di Nicol6 Perotti, almeno posteriormente alia data del privilegio. 



166 

162. 1507, 16 Giugno. (N. C). — Paganino de Paganini, 
bresciano, vuol dare alle stampe con giunte e postille nuove, ac- 
compagnate alle gia note, le qpere di Bariolo e Baldo da Perosa, 
r abate Siculo sopra le Decretali, il Beriacchino, le ope?''e di Bor- 
iolo Socino, lo Speculum juris ^ Virgilio <c ciun comenti et figure », 
e le opere del Cipolla; ma « teme esser ruinato da la perfida con- 
correntia, la quale regna in questa povera et rniserabel arte, ... la 
qual concorrentia solum mediante lo adiuto et b^nigna gratia dique- 
sto serenissimo et sapientissimo Conseglio potra fugere ». Chiede 
quindi il solito privilegio (« non li obstante gratie tolte per stam- 
par ad altro modo ») colle solite sanzioni. La sentenza sara ese- 
guita dagli Avvogadori ; e la multa, divisa tra la Pieta, gli Avvo- 
gadori e Y accusatore. Concesso ; peraltro « non deVogando aliorura 
concessioni, si qua esset ». 

Col nome del Pag-anini non ho trovato alcuna delle opere per cui aveva ot- 
tonuto il privilej^rio. 

163. 1507, 16 Luglio, (N. C. X) — I Capi dei Dieci conce- 
dono licenza a Lucantonio di dare alle stampe T orazione detta da 
uno dei tre oratori di Massiliano dinanzi al Doge e alia Signoria. 
L' orazione comincia: « omnem Republicam », e finisce: « liberali- 
ter exponens ». 

E un opuscoietto di 4 paprine stampato (s a. n.) probabilnr.ente dal Giiinta. 
« Si vendeva per Venezia iiii soldo Tuna », dice il Sanuto (i>fV7r/i. VII, col. 132), 
che lo raccolse e lo insefi cos\ stampato nel tomo VII dei Diani. Si trova percio 
ristampato nel tomo suddetto, col. 109 e seg-^^. 

164. 1507 y 28 Decembre. (N. C.) — Gregorio de' Gregorii 
domanda di publicare con privilegio il Conwiento del card. Gio^ 
vanni di Torrecremata siU Decrelo, « opus divinum, non obstante 
una gratia in genere de le opere de Joannes de Turrecremata et 
quelle eseguite, et non fa mention sopra el Decreto ; ma io diman- 
do gratia per la prenominata opera sopra el Decreto solamente ». 
Chiede altresi lo stesso privilegio per le o/jere di Gregorio Na- 
ziaiizeno e del ven. Beda sulla S, Scrittura, le opere delV OsUmsc 
e di Giovanni de Lignano injure canonico. E queste opere chiede 
di poter con privilegio stampare in Venezia, « over in altra terra 
subdita et a mi commoda a la impressione et exercitio mio, et in 
quel luogo possi condur carta per stampar, solum pagando gabelle, 
dacii; et questo dove meglio a me achadera ». II privilegio deve 



167 

durare died anni, da cominciare fiuita la stampa delle opere. Al 
contraffattore le solite pene; e la raulta, divisa tra la Pieta, Taccu- 
salore e il magistrate esecutore. Concesso ; « dummodo numquam 
antea fuerint impressae ». 

Delle opere ricordate trovo soltanto Yen. Bedae^ De Temporibus, sive de sex 
oftatibux hujus saeculi (Ven., 1509, senza nome di tipografo) in Panzer, VllI, 
r<»«., num. 504. 

165. loOl, 28 Novembre. (N. C.) — Giacomo di Penci da 
Le^r^o, viiol dare alle stanipe « la Cr072tcha de niissier Francesco 
Prfrarca dc le vite di Pontiflci ct Impcratori, vulgar, colla zonta 
iiiSna qiiesti tempi ; et le opere tie Cosmico (?), similmente vulgare, 
co.se delettevole et no:i pocho proficue ». Chiedo perci6 privilegio 
di dioci anni, da cominciarsi quaiido sarii finita la stampa ; pena al 
contra wen tore la perdita dei libri, che saranno del magistrate 
esecutore, « el qual stia ad elezer al diote supplicante », e un ducate 
per opera, da distribuirsi per terzo all' Arsenale, airacrusatere e 
al petente. Accordate: € cum conditione quod hujusmodi gratia 
valeat dummodo opera suprascripta numquam antoa fuerint im- 
pressa, et in novis tantummode operibus se extendat et intelligatur 
extendi gratia suprascripta ». 

La Chronica delle vite etc. fii stampata da Giacomo de' Piuci da Lecco colla 
data del 3 Deceuibre 1507. Panzer, VIII, T>« , num. 398. 

166. Io08, 31 Affosfo. (N. G. X.) — I Capi dei X danne 
licer»za a Gregorio de Gregorii di publicare colle stampe Topera 
recentemente cemposta da Cristoforo Marcello, e intitolata : Vni- 
versalis animae tradiiionis liber qiUntus, Raiionalis animae 
quanta sii dignifas, giacch^ il dottore Vincenzo Querini, « cui 
per ... . Capita opus ipsum datura fuit revidendum et bene exami- 
nandum, affirmavit nihil in ipso opere esse quod repugnet vel 
nlioquin centrarium sit catholicae veritati ». 

Fu publicato dal De Gregorii, colla data « MDVIII . XV . Kalondas Fcbrua- 
rii '». Panzer, VIII, Ven., uumr. 417. 

167. 1508, 10 SeUembre. (N. C.) — Francesco di Nobili, da 
Lucca, vuel far stampare « le infrascripte tragedie et comedie, 
eglege et tragedie, cum spesa, sudor et travaglie racelte et traducte 
de grece et latino in vulgare ». Ottiene perci6 il solite privilegio 
colle solite sanzioni, e la multa si debba riscuotere dai Cinque alia 



168 

Pace, che la divideranno a metk fra sb ed il petente. Le Commedie 
sono le seguenti : « Tragedia de Demelhrio Re ; El Truculento ; 
El Trinume ; El Pseudolo ; El Mercadante ; I Captim; El Mago ; 
L* Eunucho ; 1 Menechni ; Le Bachide ; El Sticho ; El Miles ; 
L' Amphitreone ; La Persa ; La Aulalaria ; La Mastellaria; 
Ciirculione; Quairo egloge; El Buphone; La Casina; La Vila 
de Joseph » . 

Parecchie di queste commedie furono bens\ stampate in vol^re , ma in 
epoca assai piii tarda, c posteriore alia durata del privilegio. 

168. 1508, 10 Settemhrc, (N. C.) — « Benedetto Bordofi, 
miniador, citadiao padoano, cum sit che cum gravissima faticha et 
iadustria sua et non mediocre spesa se habij in longo tempo inge- 
gnado ad stampar tutta la provincia de Italia,ei etiam lo Apamondo 
in forma rotonda de balla, cosa et nova et etiam de mirabile utilita 
a tutti quelli che de tal virtii fano professione; desegnando et Tuna 
et r altra de dicte cosse sopra tavole cum grandissima subtilita, 
cum i suo' paralelli et divisione, et cum i proprij nomi in scriptis 
di cadauno loco, fiume, monte et ogni altra cossa necessaria ad 
compita intelligentia de ognuno, nel che ha havuto non picolo in- 
commodo et dispendio ; et facendole demum tagliar nel legname 
cum spesa de bona summa de danari, havendo etiam postposto 
raolte sue utiUta per redur dicte cosse a perfectione »; percio chiede 
alia Signoria « quello che in dies ad intiniti la concede », cio6 pri- 
vilegio di dieci anni. pena ai contravventori « de perder irremissi- 
bilmente tutte le Italie et Apamondi stampati, et etiam le proprie 
forme de legno », e pagar per ogni Itaha o Mappamondo ducati 10, 
da ripartirsi fra Y accusatore, il magistrato esecutore e il petente. 

169. 1508, (N. C.) — Giano Parrasio, lettore publico 

in Vicenza, possiede le seguenti opere inedite, le vuol starapare e 
chiede privilegio di cinque anni, colle norme consuete. Concesso ; 
« salvis tamen aliorum gratiis et privilegiis, si quae aUcui pro su- 
prascriptis libris concessa fuissent». E i libri sono: Probi Catholic- 
ca, FL Sosipater Charisiics, Coymeliiis Pronto De nominum ver- 
borumqiic di/ferentiiSy Jani libn tres De Rebiis per epistolam 
qiiaesitis, 

Q'lCiito privileiJ^io non lia la data del giorno, ma si trova dope gli atti del 
7 e prima di quelli del 13 Ottobre, sembra percio che debba appartenere alia 
seconda Bettimana di questo mese. Quauto alle opere : Instituta artium l^robi- 



169 

que eathoUea, Corineliijque Frontonis de mminum verhorumque diferentiU etc. 
▼idero la luce, colla menzione del privllej?io, a Vicenza, 12 Febbraio 1509, « per 
flenricam et Joannem Mariam eius F. libraries »». Panzer, VIII, Vic.^ num. 6. 
Non trovo la Gramatica del Cariaio ; n6 indicata, col titolo sopraccennato, alcuna 
opera di Giano Parrasio. 

170. 1508, 12 Novembre. (N. C.) — Fra Piero, del mona- 
siero di S, Stefano di Venezia, trovd, « per sua industria », al- 
cune 6pere di S. Agostino volgarizzate ed inedite {Vita; Rego- 
la; Epistole; Sennoni ad EremitasJ,\e vuole stampare, e chiede 
un privilegio di quindici anni ; pena ai contravventori la confisca 
dei libri e una multa di ducati due per volume. Dei libri e dei de- 
nari un terzo sara del Doge, un terzo del magistrato esecutore, 
un terzo del petente o de' suoi successori. E la pena sia irremissi- 
bile. Accordato; « dummodo tamen opera, de quibus petitur gratia, 
prius impressa non fuerint ». 

1 Sermoni di eremiti .... novamente volgarizzati farono stampati da Ales- 
sandro Pag-anino de' Paf?anini nel 1515 a dl 15 Giugno (Panzer, VIII, TVn., 
nam. 748). E Pedizione del privileg-io? Non saprei se la Regola di S. Basilio con 
Vesposizione di Smeragdo abate tradotta in huona lingua italiana^ Ven., 1510 
(Panzer, VIII, Ven.^ num. 534), possa citarsi qui. Ad o^ni modo, non ho trovato 
di piu. 

171. 1508, 19 Decembre. (N. C.) — II padre maestro Litca 
de' Pacioli, di Borgo San Sepolcro, francescano, professore di teo- 

logia e peritissimo in matomatica, « havendo gi^ per anni circa 

quarantaquattro de continuo dato opera alio discipline mathema- 
tice, sentia la cui noticia et suffragio non 6 possibile le grande ne 
piccole republiche regere et governare, n6 alcuna cosa in agibilibus 
in questo mondo esercitare ; et in quelle perfectamente exercita- 
tose in tutti gymnasii et studii publici de Italia, maxime alia in- 
telligentia del sublime volume del nostro megarense filosofo Eucli- 
de, secundo el suo dignissirao fido interprete Campano, come a 
ciascuno in Italia e noto, praesertim da infiniti magnifici zentilho- 
meni de questa Excelsa Republica, de' quali assai, mortuis oraissis, 
anchora vivono ; et per esser gik altre volte dicto volume per 
Erardum Rathdolt augustensem, nel 1482 de mense Maij, in questa 
nostra inclyta dik stampato et in molti luogi mal corretto, sua 
reverenda Paternita cum surama diligentia et non cum poche vi- 
gilie et affanni in tutto et per tutto et testo et commento Y ha 
emendate et castigato, et per tutto cum sue particolare postille in 
margine adomato, cum numeri a tutte sue figure accomraodati, 



170 

che mai altri non forono visti a piii perfetta sua noticia; cum multe 
altre opere per sua reverenda Paternita copapillate, quali sono le 
infra qui annotate, et altre che de praesenti compone, de le quali 
anchora el nome non mette in publico » ; cliiede percio privilegio 
di venti anni , pena ai contravventori la perdita dei libri, e la mul- 
ta di ducati uno per volume, da distribuirsi per terzo iilla Piet^, 
air officio esecutore, al petente o successori suoi. Le opore sono : 
« Tutti li quindeci libri de EucUde, zo6 Arithraetica, Geometria, 
proportion et proportionalitJi, litterali et vulgari, cum sue figure 
et nuraeri possibili a cadauna, seoundo el Campano, cum sue po- 
stille per tutto ; item, Y opera detta de divina proporlionc, zoe de 
corporibus regularibus et deptmd(>iilibiis et eorum fabricis, vulgare 
et figure dignissime in prospectiva ; item, un' opera detta de viri-- 
bus qiiandtatis, zoo de le forze qiiodam modo miraculose de' nu- 
meri et quantity continua, etiam vulgare ; item, de Iwlo seacho-- 
rum cum illicitorum reprobatione, dicto Schipliaiioja, anchor vul- 
gare; item, r opera detta Sum ma de arMhmeiica, geomelna, 
proporiione et proportionaliid, alias del Frate, altre volte stampita 
in qnesta inclita cita del 1494 ». II privilegio e concedulo al Pa- 
ciolo, ma per soli quindici anni, « et non ultra ». 

L'edizione di Euclide del 1482 6 citata dal Panzer, 111, Ven., num. r;87. 
Quolla « ex optima Carapani traductior.e, castipratore ot editore M. Luca Pa- 
ciolo », fii publicata da Papranino de' Pai^anini, « MDIX. Kal. XI Jun. », ed 6 
citata dallo atesso Panzer, VUI, Ven., num. 471. 11 medosimo Paprauiui stampO la 
Divina proporiione delle matcmatiehe, e il Trattatu de' cinque corpi regolari ecc, 
nel 1509, primo Giu^no {ihid.y num. 472, 473). Quaiito alia Sunma de arithme- 
tica ecc , Tedizione del 1491 (citata dal Panzer, III, Ven., num. 1:91] 6 di Pa- 
ganino de' Paj^anini, e la riprodusse nel 1523, a Toscolano, Ale.<j?:irdro Paga- 
nini. Panzer, VIII, Tusculani ap. Benacum, num. 6. Le altre opere non veg^ 
ricordate neppure dai biografi del Paciolo. 

172. 1509, 31 Geiinaio (1508 m. v.). (N. C.) — Borlolam- 
meo de Zani, della Riviera di Salo, stampatore, vuole publicare, 
coi relativi commenti: Litcano, Svetonio, Plaido, Virgilio, Giove- 
nale, Prisciano e le Viie di Plutareo, volgari. L'edizione di quesle 
opere sara illustrata con figure. Ottiene percio privilegio di dieci 
anni ; pena ai contravventori la confisca dell'opera e un ducato per 
volume. E la multa sia riscossa o dagli Avogadori o dai Signori di 
Notte, e divisa fra essi, la Pieta, ed il petente. 

La Farsaglia di Lucano era stata stampata da Bartolammeo de Zani di 
Portese nd 1505, e fu ripublicata nel 1511, 4 Giugno, ^' imiicusis uttanien et 



171 

opera solertissimi viri Melchioris Sessae » Panzer, Mil, Tifn., num. 300, 589. 
Non troTo Svetonio n6 Plauto. Virg-ilio, col commento di Servio, fii publicato 
dallo stesso tipografo nel 1504, e ripublicato con cinque conimenti nel 1510 e 
Del 1514 [ibid., num. 244, 515, 609). Degli altri scrittori non trovo alcuna edi- 
zione col nome di questo tipografo. 

173. 1509, 16 Febbraio (1508 m. v.). (N. C.) — Leonardo 
Crasso, dottore e protoiiotario apostolico, negli anni scorsi fece 
dare alle starape « Polifilo vulgar, opera raolto utile et fructuosa 
et de grandissima elegantia », ma non la pote smerciare per le 
agitazioni guerresche. Aveva ottenuto gia un privilegio di dieci 
anni ; ne son passati otto indarno, ottiene percio la proroga di un 
altro decennio. 

E V Hypnerutomachia Poliphili di Francesco Colonna, stampata dalT Aldo 
nel 1499, <- mcnse Deceinbri •>. Cfr Renouard, ad ann. , num. 5, e Didot, Afcfe 
Manuce, pnpr. 132 e spjrpr. Ma del priviIeg"io cbe il Crasso dice di avere ottenuto 
otto anni prima, non ho trovato alcuna menzione nei Rcgistri che ho consul- 
tato. 

174. 1509, 16 Febbraio (1508 m. v.). (N. C.) — Bmedetto, 
detto Padoana, legatore di libri, vuole s^tampare alcune opere ine- 
dite, altre edite ma che divennero irreperibili (Boezio, de consola- 
Hone, in vulgare ; alcune egloghe, volgari, inedite ; Compeyidium 
dcprecationum ; Compendia de oration, o vor suminario de ora- 
tion ; e gli uffici della Madonna, con alcune aggiunte inedite). Ot- 
tiene percio privilegio di dieci anni, pena ai contravventori la 
confisca dei libri e una multa di ducati 100 per opera. Chi ven- 
(lesse nel territorio veneto le dette opere , stampate altrove , le 
perda e paghi dieci ducati per volume. E la pena possa essere 
inflitta da ogni magistrato a cui siasi fatto ricorso, e si distribuisca 
per terzo al magistrato esecutore, alia Pieta, ed al petente. 

Trovo VOJiciui/i B. Virginis Marine^ publicato a Venezia coi tipi di Bernnr- 
dino Sta^nino nel 1511 e n. 1 1512 (Panzer, VIII, Ven., num. 537, 574). VOJicio 
de la ghriusa setnpre Vergine Maria con li ojici ecc. . . . tradudo . . . per . . . 
frate Federico da Lendinara^ fu publicato coi tipi di Simone de Lucre, « ne la 
ci>Dtrada di Santo Cassiano. Adi cinque Agosto MCCCCCX » {ibid., num. 5ir)). 
Ma non 6 fatta alcuna menzione dell'editore. 

175. 1509, 21 Marzo. (N. C.) — Venturino da Pesaro, « per 
lo araore et affeclioiie che lui porta al . . . . Serenissimo Dominio, 
have composta una elcgia a honore e laude del prefato.... Dominio, 
solo per resvigliar h animi et accender i cori de li audiente ragio- 
nevolinente in amor e benivolentia di questo quasi che divin Se- 



172 

nato ». Ora. stampandola, chiede privilegio di cinque anni; pena 
ai contravventori ducati 50, da distribuirsi : V5 ai Signori di Notte, 
Vs air accusatore, V5 alia Pietk, V5 al petente. Se otterra « questa 
gratia, pigliara animo cum piu alto stile el tersi carmi resonare le 
vere et immortale lode di questo Serenissimo Dominio, il quale lo 
onnipotente Dio cum pietoso ochio de continuo miri, et, secondo 
el desiderio di Vostra Serenita et Sublime Signoria, prosperi et 
exalti ». Concesso. 

Di Venturino Venturini da Pesaro trovo un volume di Hime 8tnm])ate a Mi- 
lano nel 1530 (Panzer, VII, Mediolani, num. 212), e non piu. 

176. 1509, 31 Marzo, (N. C. X.) — I Capi dei Dim conce- 
dono a Pietro Cirneo di dare alle stampe di qualunque tipografo 
piaccia a lui, il libro, « per lui composto et compillato », che porta 
per titolo : Petri Cyymei historici, De rebus Corsicae. E qnesta li- 
cenza viene accordata al Cirneo, perche Bernardo Bembo, dottore 
e cavaliere, « cui commissura fuit revidendum librura ipsum, retu- 
lit hujusmodi licentiam impertiendam ». 

177. 1509, 28 Novernbre. (N. C.) — Gianfrancesco Fortunio 
« ha composto et de zorno in zorno compone versi in laude de 
questa Excelleiitissima Republica, et ha composte regule gramati- 
cale de la tersa vulgar lingua, cum le sue ellegantie et hortogra- 
phia, et altre opere a niuno injuriose. Item, expone haver opere de 
altri excellent! poeti fin hora non impresse, et volerle per comune 
utilita et dilectatione farle impriraer. Ma azioch^, cum damno et 
vergogha de esso, altri non le imprimano, et corrote », chiede « che 
le opere che lui primo fark imprimer » godano privilegio d' anni 
dieci dacche saranno stampate, sotto le pene che alia Signoria pa- 
rerh. Conceduto. 

Del Fortunio 6 ricordato d.nl Panzer (VI, Anconae, num. 2) un'ediziono 
delle Regole grammaticali della volg^ir lingua^ per Bernardino vercollese, S»'t- 
tembre 1516, ed una (ibid.y IX, pag. 116, num. 101) del 1517, senza altra nota. 

178. ^50.9, 21 Decembre. (N. C. X.) — I Capi dei Dieci con- 
cedono al medico Pietro de Mainardi il diritto esclusivo di publi- 
care, coi torchi di quel tipografo die a lui piacera, « opusculum 
per ipsum novissime compillatum, continens Rcmedia ])raeserva- 
tiva ab epidemia, hoc est ab peste ». II Mainardi aveva chiesto il 
privilegio « per illud temporis spatium, quod ipsis magnilicis Do- 
painis videretur ». Ma quantunque i Capi fossero <c moli bonitate 



173 

operis et justitia hujusmodi petitionis », non lo concessero che 
« ad ann^m unum proximum, sub poenis in siinilibus contrafactio- 
nibus statutis ». I tipografi noniinati nel privilegio, come editor! 
deir ope:a del Maiiiardi, sono Siloesiro e Battisia dc Torli. 

179. 1510, 12 Gcnnaio (1509 m. v.). (N. C.) — Ma>^chid da 
Ycnezia del fu G. B., stampatore, rimase orfano, poi pati un in- 
cendio coii danno di 2000 ducati. A ristoro, vuole dare alle stampe 
< Ahhdhifius ; Guido Bonato; Cecho d' Ascole con commenti et 
figure; Lr^ro de 7)ierescalchi ; Libra d'Abacho; Iginio, dc signis 
coeleslibys ». E chiede privilegio per dieci anni; pena ai contrav- 
ventori la perdita dei libri e un ducato per volume. La pena sara 
riscossa diigli Avvogadori o dai Signori di Notte, e sara divisa per 
terzo fra e^isi la Pieta ed il petente. Concesso ; « cum conditione 
quod prao ens gratia non deroget alicui, qui haberet gratiam im- 
primendi aliquem ex libris suprascriptis ». 

V Alchabitius cum commento etc. fu publicato da Melchior Sessa colla data 
del 1512, 21 Gennaio Panzer, VIII, Yen., num. 5*78), e ripublicato nel 1521 
[ibid., num. 1053). Non trovo i trattati d'Astrononiia del Bonato. / lihri del poeta 
Cecho d* Ascoliy con el commento novamente trotato et nobilmente historiato del 
Maisetij furono publicati « per Marchio Sessa e Piero de Ravanni, bressiano, 
compagni », nel 1516 {ibid., num. 777). L'lj^inio, De mundi . . . declarattone cum 
planetis et variis signis historiatis, fu publicato dal Sessa a dl 15 Setternbre 
1512, 8 ripublicato, in societu col Ravani, nel 1517, 19 Marzo [ibid., num. 579, 
835). Non trovo gli altri. 

180. 1510, 13 Oilobre, (N. C.) — « Ritrovandomi hora uno 
anno . . . . io Bartholamio di Cori, da Venetia, deditissimo servo 
di questo inclyto Stato, ne la obsidione de la importantissima terra 
vostra di Padoa, et cum tute le forze del corpo (quale in me erano) 
operate quello die cadauno (idelissimo subdito die fare; et, di 
questo anchora non satio, cum molte diuturne et nocturne vigilie 
volssi aflfaticar la mente et debil ingegno mio (secondo le lor forze) 
in descrivere, a perpetua memoria di questo invicto et serenissimo 
Senato, tute le cose sono in dita obsidione occorsse; perilch^ desi- 
derando vengino a luce, et havendo liavuto licentia da li magniSci 
Capi proximi passadi di lo Excellentissimo Conseglio di X di stam- 
par la prefata opereta, per esser stk udita dal magnifico mesere 
Marco Antonio Lauredano, uno de dicti raagnifici Capi, supplico 
di novo la Excellentissima Siguoria vostra se degna per gratia 
conciedermi, come e usanza anzi innato costume di questo sancto 
Senato, remunerar qualunque per utile et honore di quello se affa^ 



174 

ticha, che niuna persona nel dorainio vostro per tre anni . . . possi 
stampare, o vero far stampare, o in altro loclio stampare, vendere, 
excepto io prenominato servo vostro devotissimo, cum pena a chi 
contrafara de lire 25 per copia, et se i:itendano perse. La niita di 
qual danari siano de lo accusatore, V altra rnita de lo Arsenal 
vostro, le copio mie ». Concesso. 

Za ohsidione de Padua ne la quale se tractano tutfe le cose che sonno occorse 

dal gionio che per Andrea Gritti proreditore generate fa reacquistota, che 

fu a dl 17 luio \oQ^,per insino che Maximiliano imperatore da guella si letb. 
Ven., 1510, in 4 ° Quest'opera 6 ricordata dal CiccjOna, Saggio di hilHugrafia^ 
mim. 1910 (al num. 1911 ne ricorda una riproduzione del 1515 per Alessnndro 
do Bindoni). 11 Cicofrna tuttavia non la vide, e citandola sulla fede di un Cata- 
logue (pag. 206) publicato nel 1847 dal si^i:. Libri, dice che « k in ottava rima, di 
fogli 20 »>, e che, « in una iettcra di L. Lampridio a L. Balbi, ch'6 di dietro al 
primo foq^lio, si nomina antore di questo poema un Cordo ». Mi pare evid<»nte 
che qui si tratta del libro di Bartolanimeo de Cori. il cui coprnome agevolniente 
poteva essere trasformato o dal copista o dul tipo<xrafo in Cordo 

181. 1510y 10 Novonbrc, (N. C.) — « Serenissimo Principe, 
Illustrissima et Excelsa Signoria, reverent'/mente suppUca il fide- 
lissirao servitor di quella, pre' Francesco di Consorii, canlor ne la 
yiesia di S. Marco, cum sit che de ordene de la Sublimita Vostra 
a li passati zorni fusse imposto a esso supplicante, dovesse impri- 
mere il breve de la Scomtmica di Ferrarn, et ordinato che altro 
che lui non lo potesse stampar in questa inclita cita ; et perche 
dicto supplicante bene et lidelmente satisfeze a Tintento et prece- 
pto impostoli, et etiam cum spexa de far cavar xino simimario de 
queUo, vulgar, ad satisfiiction de cadauno; hinc est, che el dicto 
humilmente supplica a i piedi di Vostra Serenita, azio el possi 
conseguir qualche fructo del fidelissimo servir suo, gli sia facto 
una nota et fade de la prcdicta gratia. Et apresso dimanda etiam la 
gratia de questi altri brevi de sconninichCy novaynente facii contra 
el Gran Maistro et altri franzosi, et contra il Conseglio de Mil/in, 
cum condiction che alcun non ardischa imprimerii litteral o vulgar 
in questa inclita citk per mexi sie proximi, ne venderne, sotto 
pena de perder le opere dicte contra tal ordine stampade, et de 
soldi XX per opera ; le qual opere siano de epso supplicante. La 
pena pecuniaria veramente, un terzo sia de TArsena' nostro, Taltro 
terzo sia de Taccusador, et Taltro terzo sia de quel magistrate 
fara la execution ; intendendo che ogni magistrate possi et debi far 
tal execution, azid dicto supplicante possi, come sempre ha facto, 
fidelmente servir la Sublimita Vostra ». Accordato. 



- 



- 



--1 






182. 1511 y 20 Maggio. (N. C.) — Giovanni Tacuino vuol 
stampare Vilriicio de archilecturi latino e italiano, con Frontino^ 
con aggiunte e figure; « un libro de epigrammi inolto antiquis- 
simi » ; NoniOj Marcello, Festo, Vayronc, Catone corretti e con 
aggiunte; Columella e Palladio; Sallusfio con figure o comenti, 
< opere non mai piii stampate in quest! modi et ordeni ; tra le qual 
alcune sono cum sumnia diligenlia castigate et emendate per el 
reverendo frate Jocundo ». Ottiene percio il privilegio de' dieci 
aaai ; pena ai contraffattori la perdita dei libri e un ducato per 
volume, da dividersi fra il magistrato esecutore, V accusatore ed il 
petente. 

,V. Vitruriusperfr. Juanneni Jucundum solito castigatior faciuty cumfgu- 
met tabU'i at jam legi et inteUigi possit, fu publicato dal Tacuino nol 151), 20 
Mair^io iP^nzer, VIII, Ven., num. 548). Dol Sallustio, pria stampato dal Ta- 
cuino nel 1502, trovo ricnrdata dal Panzop anche un'edizione d^l 1514 [ibid., 
DQtn. 114, 682;. Nou ve«?go ricordate le edizioni degli altri autori. 

183. 1512, 14 Gennaio (1511 m. v.). (S. T.) — Bernardino 
da Venezia vuol dare alle stampe « una opera nova in theologia, 
chiamata il Pentaleiwho, coraposita per el magniiico niissier An- 
drea Moceniffo, el doctor, del magnirico niissier Lunardo, fu del 
Serenissimo Principe, la qual trata de tuta la theologia in brevita, 
cum uno rao.lo elegantissirao, resoluto et universale, cum uuo belo 
dialogo avanti, chiamato el Panladapon, in el qnal auchora se 
contien tanta varieta de cose, clie pare in poche et pregnantissime 
parole compre.^a tutta la natura ; cosa bella et utilissima a questa 
inclita cita et a tuti christiani, et honorevele alia nobilita de questa 
terra, la qual produce s\ peregrini et studiosi ingegni ». L'Autore 
ottenne gia licenza di publicarla dal Patriarca e dai Capi dei Dieci. 
L'editore chiede percid un privilegio di venticinque anni; comini- 
nata ai contravventori la confisca dei libri e una raulta di venti- 
cinque lire per uno, da dividersi par terzo tra V accusatore, la 
Awogaria e lui stesso. Sulla proposta dei Consiglieri, il Senato 
accorda il privilegio con H7 voti favorevoli, 25 contrari e nessuno 
dubbio. 

II Pantodapon ae Pentatheucon Theologia, fu publicato a Venezia dal de Vi- 
tal! nel 1511. Manca al Panzer. 

184. 1512, 11 Febbrato (1511 m. v.). (N. C.) — Fi^lppo Pin- 
ci'j vuol stampar le opere di Oiasone e Luca da Pcnna super 



M 



176 

tribus Ubris Codicis, e Virgilio e Orazio con commenti, e le fa 
ernendare ecc, ma terae « la perSda et rabiosa iconcorrenlia, la 

quale regna ct destruze que:sta calamitosa arte La qual con- 

correntia solum mediante el benigno ajuto di Vostra Serenita po- 
tra fugere ». Ottiene quindi il solito privilegio coUe solite san- 
zioni, dividendo la multa tra la Pieta, il magistrato eiecutore e 
r accusatore. 

Di Giason del Maino il Pincio publico nel 1514 e nogli anni succcssivi pa- 
recchie opere ricordute dal Panzur, Ven., Mil, num. G77-680, 720, X, 077-680, 
720, 1302. Non trovo ricordata alcuna edizioue di Luca da Penna. Di Virgilio e 
di Orazio non trovo ricordata alcuna edizione del Pincio, posteriore alia data del 
privilegio. 

185. 1512, 28 Giugno, (N. C.) — Grcgorio di GregoHi vuol 
dare in luce Messali e Breviarii « diligenter ordinati per le lore 
epistole, evangelii et tuti altri officij fra Tanno occurrenti, secundo 
la Corte ro^nana ; sopra li quali ogni sacerdote et qualunque altro, 
senza alguno reporto, ordinatamente de zorno in zorno Irovera 
cum summa facilita le messe et officii occorrenti : cosa che ai tempi 
nostri piii non e trovata ni stampata ». Ottiene percio il solito pri- 
vilegio, a datare dalla publicazione di esse opere, coUe solite san- 
zioni, e dividendo la multa come nel numero precedente. 

Del Gregorii trovo un Breviarium de Camera secundum morem S. li. Eccle- 
siae ecc, stampato a Venezia nel 1521, e citato dal Panzer, X, Ven.^ num. 1047 b. 

186. 1512, 28 Giugno, (N. C.) — « Serenissimo Principi 
illustrissimoque Dominio, humile et reverentemente supplica el fide- 
lissimo suo servitor frate Zuane Jocundo Veronese, che havendose 
lui tuto el tempo de la sua eta, cum le forze del suo inzegno, 
studio, vigilantia, spese et faticha, forzato de eniendare et correzer 
a commune beneficio di i studiosi molti errori et mende grandis- 
sime che erano in li infrascripti libri, s'l per vitio de i tempi come 
per ignorantia de' scriptori et impressori, depravati et talmente 
corropti che ne pativano grandissima jactura le bone lettere, et de 
quelU la zoventu studiosa non ne poteva haver alcun beneficio. 
Et havendo etiam lui supplicante per questo si fructuoso eflFeclo 
sofferte infinite fatiche, et facte spese non piccole in comprar de li 
exemplari antiqui, Vostra Sublimits sia contenta che de questa sua 
sopradicta volunta de zovare ad ognuno, et de le spese et fatiche 
sue, da tuti U studiosi et litterati cum summo desiderio afi'ectuosa- 
mente bramate, el ne riceva, come 6 conveniente, T honor et bene- 



177 

ficio. Et ideo iterum reverenter supplica, quella se degni concederli, 

come a molti 6 stk concesso, che per spatio de anni diese, si in 

questa come ne le altre cita et loci del suo inclyto dominio, altri 

che lui o ver chi da lui havera liberta, non possi n6 sotto pretexto 

de varia forma f^e starapa, ne sotto alcuno altro velame, far impri- 

mer ne altrove impressi condur ne in questa cita n6 in tuto el do- 

minio suo li infrascripti volumi de libri emendati al modo suo, n6 

cum le correctione per lui cum tanto sua laboriosa faticha trovate 

(parte de i qual libri anchora non sono stk in alcuno loco stampati), 

sotto pena de ducati diese per cadauno de essi volumi, che fusse 

ut supra irapresso, o ver de altri loclii conducto, et de perder 

quelli. De la qual pena uno terzo sia de V accusador, uno terzo de 

I'hospedal de la Pietk, et uno terzo de la Casa de TArseni de 

Vostra Sublimit^), a la gratia de la qual humiliter se ricommanda. 

Libri da esser impressi : Columella et li altri de agricullura ; I 

Commentarij de Cesaro; Nonio Marcello, cum molte additioni 

che li mancavano ; Cornelio Celso, la medicina, de Plinio et de 

kpulejo, et altre operette antique in medicina; Apicio; certe opere 

de Arithmetica antique, non anchora stampate ; Ilcliano de iii- 

stniendis aciebus ». Accordato. 

Columella e gli altri scrittori De re rustica furono publicati da Aldo npl 
1514. Renouard, ad ann , num. 3. Per la parte poi che ebbe in questa edizione 
fra' Giocondo, vedi DinoT. Aide Manuce^ pag. 372 e sejrpr., e Giuliari. Delia 
Utter, vervn.j paj^. 242. LVdizione di Cesare 6 Taldlna del 1513. Cfr Rbnouard, 
tiann., num. 4, Didot, papr. 3:^2 o pepg:., Giuliari, pag. 241. Nonio Marcello, 
con Varrone e Festo se<7uono il Cornucopia di Nicolo Perotti, publicato da Aldo 
Del 1513. Cfr Rbnouard, ad ann.f num. 9, Didot, pag. 355 e segg., Giuliari, 
ibid. Le altre opere qui ricordate sono ignote, non facendono pur cenno il Giu- 
liari quando ricorda le opere ancora inedite del celebre frate {Delia lett, veron., 
pag. 242 e segg.). 

187. 1513, 10 Marzo. (N. C.) — Nicold Libiimio, « haven- 
do cum lunge vigilie composto in lingua vulgare una opereta, in- 
titulata le Selvette », ora la starapa, ed ottiene privilegio per dieci 
anni, nei quali la possa stampare il solo Jacopo di Penci da Lecco, 
con cui si intese il Liburnio. Pena ai contravventori, per ogni 
libro stampato e venduto, dieni ducati, da dividersi fra gli Avvo- 
gadori, r Arsenate e il petente. 

Le Selvette nscirouo in fatti dai torchi del de Penci nel Maggio del 1513. 
Paxzbb, YllI, Yen., num. 634. 

12 



178 

188. 1513, 31 Maggio, (N. C.) — « Humiliter supplicano li 
fideli sui servitori et citadini venetiani, habitanti in Venetia, Lelio 
et Paulo di Maximi, cum sit che del 1498 adi XV Luio missier 
Demochrito Terrazina, cussi chiamado, barba de li dicti suppli- 
canti, obtinesse una gratia de la Illustrissima Signoria, del contra- 
scripto tenor (vedi num. 82) ; et essendo occorso ch'el dicto missier 
Democrito, per voluntk de la Majestk Divina sia defuncto, et pas- 
sado de questa presente vita senza dar principio alcuno, ma sola- 
lamente habia facte de grande et quasi intollerabel spexe senza 
alcuna utility, et habia lassati li soprascriti supplicanti, videlizet 
Lelio et Paulo di Maximi soi nevodi, fioli d'uno suo fratello, i 
qualli humelmente supplicano et dimandano che quella se degni 
confirmarli a loro dicta gratia per anni vinticinque proximi, et che 
nisuno ardisca stampar n^ far stampar dicti libri, sotto le pene 
contrascripte in omnibus et per omnia ». Concesso. 

Neppure del nipotl del Terracina trovo ricordato il nome nel Panzer. 

189. 1513, 26 Settembre. (N. C.) — « Perch^ suole la Illu- 
strissima Signoria Vostra remunerare quelli che giovano in questa 
inclita citk cum qualche utile et ingeniosa inventione, pertanto 
havendo el fideUssimo servitor di quella Jacomo ungaro, intaglia- 
tore de lettere et habitante za XL anni in questa excellentissima 
citade, trovato el modo de stampare canto figurato, et temendo 
che altri, come accade, toglia el fructo de le sue fatiche, suplica a 
la Excellentia Vostra che li piaqua conciederli gratia che niuno 
altro possa stampare o far stampare dicto canto figurato in questa 
citade n6 in lochj sotoposti a quella per anni XV proximi, nfe al- 
trove stampati portarli a vender in questa citade o in lochi de 
quella, soto pena de perder tuti li libri et ducati cento per cadauna 
volta che *1 se contrafazia. De la qual pena sia la terza parte de 
Thospitale de la Pietate, I'altra de Taccusatore, Taltra de ToflScio 
dove sia facta la conscientia; et che sia licito a Taccusatore andar 
a qualuncha officio che U piaqua de questa inclita cit^ >. Accor- 
dato ; « cum hoc ne praejudicetur concessionibus, si quae forte 
factae fuisset antehac » . 

190. 1514, 20 Gennaio (1513 m. v.). (N. C.) — Battista e 
Silvestro de Torti vogUono stampare con correzioni, aggiunte e 
nuovo ordine e modo, i libri di Alessandro da hnola in rctgion 
civile et de li Abbaii in canonica, Chiedono perci6 un privilegio 



179 

di dieci anni ; pena ai contraffattori 2 ducati per libro, da dividers! 
fra il Doge, Taccusatore e il magistrato esecutore; « dechiarando 
che se dicti Torti non stamperano ben et diligentemente li dicti 
libri, in bone et sufficiente carte, et ben corecti et castigati, la 
soprascripla gratia concessali per la Illustrissima Signoria Vostra 
se intendi esser nulla ». Concesso; « declarando quod libri, ut su- 
pra, imprimantur in papyro optima et sint diligenter castigati >. 

Da Battista de Torti nel 1512 e nel 1513 erano stati stampati tre libri di 
GiasDii del Maino cituti dal Panzer, X, Ven.jXinm. 604 b, e VIII, Ven., num 609, 
610. Ncl 1514 public6 la Zettura sopra i tre libri del Codice deir Odofredo (ibid., 
Dom. 661). Non veggro alcuna edizlone n^ del Tartagi)i d^ di NicoI6 de' To- 
descbi. 

191. 1514, 6 Fehhmio (1513 ra. v.). (N. C.) — Bermardino 
Bcnalio vuol dare alle stampe le operc di Avicenna con Gentile 
eJ altre aggiunte» non piii stampate in Venezia ; lo Speculum juris 
con nuove correzioni ; Angela, de Maleficiis, 4C cum lute le opere 
tractano de maleSciis, insieme con nove tabule » ; Cristofolo Por- 
cho con Cristoforo Zaroto sopra la Instituta, « el qual non h mai 
sta stampado ». Ottiene perci6 privilegio di dieci anni; pena ai 
contravventori la conlisca dei libri e ducati 3 per volume, da di- 
videre fra T Arsenale, Taccusatore e i Signori di Notte, a cui spetti 
sopravvegliare all' esecuzione del privilegio. 

Nod trovo di queste opere alcuna edizione, publicata dal Benalio. OsRervo 
% ItiDto cbe di Cristoforo Porco colle ag^i^riunte di Giasone del Maino sono citate 
dal Panzer tre ediziuni, due dell«» quali di Venezia, e, fra queste, una di Ber- 
nardino Benalio nel 1498 (cfr Panzkr, 111, T>n., num 2337). 

192. 1514, 20 Aprile. (N. C.) — « Zuan da Bvexa, depentor, 
cum sit che... essendo studioso di la virtii habi fatto uno desegno, 
et quello fatto intagliar in legno a suo nome, nella qual opera ha 
consumato molto tempo cum sua gran fadica et spesa, per esser 
opera excellente ; et tuto ha fatto volentiera, per esser desideroso 
de honor, et poi, mediante le fatice sue et industrie, poter conseguir 
qualche utilita et emolumento de ditta sua opera, la qual e la 
Hisioria de Trajano imperiior; et havendo voluto lui supplicante 
far qualche experientia de ditta sua opera, et veder come reusciva, 
ne ha fatto stampar parte de quella, cum intention poi de farla 
stampar tuta ; et perche in effecto lo disegno et opera preditta 6 
bella et degna, k stata immediatamente tolta da alcuni altri, et hano 
comenzato voler quella stampar, la qual cosa seria contra ogni 



180 

debito de justitia et a grave mio danno, che, havendo io stontato 
et fadigatome longo tempo in far ditta opera, che altri dovesse 
senza sua fadica conseguir guadagno de le fadice et sudori miei. 
Quare, Serenissime Princeps, io Zuan sopraditto recorro a i piedi 
di quella, supplicandola se degni far prohibir che niuno per alcun 
modo possi n6 debi stampar ditta mia opera, ma conciedermi che io 
solo possi quella finir et poi stampar et vender a mio nome, sola- 
mente per anni X, sotto pena de ducati 5 per opera a chi stam- 
passe ver fese stampar ditta opera, da esser applicada la miti a 
Io accussator, et Y altra mit^ a V officio che fara la execution ; la 
qual sia commessa a qualunque officio de questa ciik ; et questo 
dimanda de gratia special, acci6 le fadice non habbia fatto in vano, 
et che possi conseguir qualche utilitli in compensation del tempo 
e spesa ho consumato e fatto per redur a perfection dicta opera ». 
. Accordato. 

193. 1514, 26 Giugno. (N. C.) — Ottaviano de* PetrucciAdL 
Fossombrone, come 4c primo inventor de stampar libri de canto 
flgurato », aveva ottenuto un privilegio ( v. num. 81 ) « che altri 

che lui non potesse stampar iitti libri n^ intabulature de lauto 

et de organo ». A giovarsi del privilegio occorrevano capitali che 
il Petrucci non aveva, e qaindi si uni con Amadio Scoto e Nicold 
di Raffaele, e, colfaiuto di questi, uscirono in luce « molti volumi 
et diversi de dicti libri ». Ma le guerre turbarono i negozl, i capitali 
ne rimasero compromessi, Nicold di Raffaele divenne quasi cieco, e 
il privilegio spira in capo a quattro anni. Siccome peraltro Venezia 
« non abandona quelli che di continue cercano excogitar nove 
invention », cosi il Petrucci coi suoi colleghi domandano che il 
loro privilegio sia prorogato di altri cinque anni, « azo che possino, 
se non a tutte, al manco a bona parte de ditte opere dar qualche 
bon fine, per poter fruire qualche beneficio de le sue fatiche », e 
possano inoltre far stampar molte altre opere nove de ditte faculti, 
da loro racolte in diversi loci cum grandissima spesa et fatica, et 
etiam excogitar altre nove invention, a ornamento et beneficio de 
questa inclyta citi ». Accordato. 

Questo documento fu publicato per disteso dal Vebnabbcci, Ottaviano de* 
Mrucciy p. 120 e segg. 

194. 1514, 18 Agosto, (N. C.) — Otovannt Rosso, tipografo, 
publica r opera di A mbrosio Leone di Nola, De Nola, ab origine, 



181 

inedita, con figure. Chiede privilegio di dieci anni; pena ai contrav- 
ventori la confisca del libri e una multa di un ducato per volume, 
da dividersi fra il magistrato esecutore, V accusatore e il petente. 
Concesso ; « cum hac condictione^ quod si antea a quoquam im- 
pressa fuerit opera in predicta supplicatione contenta, gratia et 
concessio non valeat ». 

De Nola palria, opusculum di Ambrosio Leone, fa publicato dal Rosso a dM 
Settembre 1514, ed h citato dal Panzeb, VIII, Ven., num. 700. 

195. 1515, 14 Gennaio (1514 m. v.). (N. C.) — Pieiro 
Liechtenstein, « cum sit che havendo lui za molti anni con ogni 
diligentia et grandissima spesa fatto inquirir et cercar in diverse 
parte del mondo di trovar opere nove et dignissime in astronomia, 
et parte composite per lui supplicante », ora publicherk: Alfaage- 
stum Claudii Ptolemaei Pheludiensis Alexandrini; Tabulae Al- 
phonsi cum novis additionibus ; Compilatio Leupoldi; Introducto 
riuin Alchahitii cum revolutionibus et additionibus; Compilatio ia- 
kUarum Petri Liechtenstein, opere non mai piii stampate. Ottiene 
per esse un privilegio di 15 anni; pena ai contravventori la per- 
dita deir opera, che sara del petente, e^fJOO ducati, da dividersi fra 
rArseoale, V accusatore, e il magistrato esecutore ; e gli possa 
render giustizia qualsisia magistrato. 

V Almagesto fu pablicato dal Liechtenstein colla data 1515, 10 Gennaio e 
eolla menzione del privilegio. Panzbb, VIIJ, Ven.^ num. 732; e le Tavole astro- 
mmicke di re Alfonso fUrono publicate dallo stesso tipografo nel 1521 {ibid., 
DQin. 1074). Non trovo le edizioni delle altre opere. 

196. 1515, 9 Febbraio (1414 m. v.). (N. C.) — Bernardino 
Benalio vuol dare in luce le opere del Socino e i suoi Consigli, 
con molte aggiunte inedite ; le opere di Cicerone coi comraenti, e 
uno nuovo ed inedito di G. B. Quirini; oltraccid fa disegnare ed 
intagliare molte storie, p. e. la sommersione di Faraone, Su- 
sanna, il Sacrificio d*Abramo ecc, non ancora impresse nel ter- 
ritorio della Republica. Ottiene percid un privilegio di dieci anni ; 
pena ai contravventori la perdita delle stampe e una multa di due 
ducati per ogni opera o stampa, da dividersi fra TArsenale, T accu- 
satore, e i Signori di Notte, a cui spetti di eseguire la legge. 

197. 1515, 23 Aprile. (N. C.) — « El fidelissimo de Vostra 
SerenitJi, fraie Felice pratense, de Tordine di Heremitani de S. Au- 
gustine, za molti anni cum grandissime vigilie et fatiche ha trans- 



182 

dutto de bebreo in lingua latina due singular opere, zo^ Temunoch(i) 
et Im re Sepher, et le Regule de la grammatica hebrea cum 
certo dictionarto; opere veramente raolto fructifere a la Christiana 
religion. Le qual tute, et pariraente la Bibia cum Targon et senza 
Targon, cum 11 expositor! hebrei et in littere bebree, lui suppli- 
cante, insieme cum Daniel Bombergo, fiandrese, et Piero Lichtesten, 
aleraano, ha proposto far stampar in questa vostra cita de Venetia. 
Et perch6 non saria justo ne honesto, che de tante lucubration, 
fatiche et spese gravissime fatte et che se fara in coraponer, trans- 
dur et imprimere castigataraente ditti libri utilissimi, et che altri 
ne dovesse reportar utilita, cum ruina de la faculta de loro suppli- 
canti ; prima el ditto frate Felice e sta ai piedi de la Sanctity del 
Summo Pontifice, la qual, intesa la natura de ditte opere, et quanto 
siano per esser fructifere a la Christiana fede, per suo patente breve 
ha concesso et decreto che alcuno in le terre sue sotto certe pene, 
et in terre aliene sotto pena de excomunication, non ardisca com- 
prar, vender, n6 far imprimere ditti libri. Ha etiam Sua Santita 
summamente exhortato el ditto frate Felice, che volesse Yar impri- 
mere le ditte opere ne la cita de Roma ; il che non ha voluto far, per 
haver deliberato far stamper quelle in questa vostra cita, per be- 
neficio de quella. Perhd i ditti supplicanti riverentemente ricorreno 
ai piedi de la prefata Serenita Vostra, humiliter supplicando che 
quella parimenti se degni concederli che, per anni X continui, al- 
cuna persona in questa vostra citk de Venetia, et in tute terre et 
loci sottoposti, et che in futurum se sotoponerano al dominio de 
Vostra Excellentissima Signoria, non ardisca iraprimer n6 far im- 
primer i ditti libri, ne comprar ne vender alcuni de essi libri, che 
fussano sta impressi da altre persone cha da loro supplicanti, sotto 
pena de perder i libri et de pagar ducati 300 per ogni libro ; uno 
quarto de la qual pena sia de T Arsenal vostro, uno quarto de Tho- 
spedal de la Pietk, uno quarto de Taccusator, et Tultimo quarto de 
quel officio che fara la executione, possendo cadaun officio far ditta 
executione. Et perche a dover stampar ditte opere, che siano ben 
castigate et composte, si in componer le lettere et aiutar a correge- 
re esso frate Felice supplicante, 6 necessario al tuto haver insino al 
numero de 4 hominj hebrei, rhe siano ben docti, i quali se hano a 
far vognir d'altrove; il che difficilissimo saria, per bisognar portor 
berete zale, per le qual mohe volte vieneno infestadi et vilipen- 
desti ; perhd riverentemente supplicano che la Serenita Vostra se 
degni farli gratia, che quatro hebrei al piu, da esser eletti per 



183 

loro supplicanti, per far ditte opere, possino portar bereta negra ; 
possendo essi supplicant! cambiarli, quando li paresse necessario ; 
u6, mediante la gratia de Vostra Sereniti et Vostre Excellentis- 
sime Signorie, ditte opere utilissime se possino far, come ne la de- 
mentia solita de quelle sperano et confidano ». La Signoria decise 
I quod concedatur ut petitur. Et quantum ad judeos quatuor, in- 
telligatur per menses quatuor, et ad beneplacitum Domini], quod 
portent bireta nigra, et flant patentes >. Ma si trova quindi una 
nota che dice : a di 27 Maggio « factae fuerunt litterae patentes 
pro Helia, alemano, hebreo, tantum » ; e a dl 16 Giugno: « factae 
fuerunt litterae pro Israele, alemano, hebreo ». 

Ptalterium ex Hehraeo diligentissime ad verbum fere translatuntf fratre Fe- 
Ike ordinii Heremitarum 8. Augustini interpreter per S. P. Leonetn X approba- 
turn, CUM gratia et privilegio per decennium, fu publicato nel 1515, a d\ 5 Sct- 
tembre, « in aedibus Petri Liechtenstein, coloniensis impressoris, impendis ac 
aamptibuA eg^regfii viri Danielis Bombergi, antwerpiensis ». (Panzer, VIII, Ven.y 
Dttm. 755); Aaronis filii Asker . . . Oramatica Hebraea de aecentibuiy Ven., ap. 
Duiiel Bomberg^, 1515 (ibid.^ num. 756); Biblia rabbinica, colla dedica a Leo- 
ne X di Felice Pratenae, publicata, « opera Danielis Bomberj^i », a d\ 2*7 Dicembre 
1518 \ibid., uom. 933'; Biblia Hebraica, « opera Danielis Bombergi •», fu publi- 
etta pariuienti nel 1518 [ibid., num. 934) ; Psalterium hebraicum, impresso « per 
Danielem Bombergnm » nel 1518 [ibid., num. 9 '5). Peraltro il De Rossi, Anna- 
la hebreo^yp. ab ann. 1501 ad ann 1540, vuole che le due Bibbie siano stato 
pablicate nel 1517. 

198. 1515, 25 Ltiglio. (N. C.) — Giacomo di Argentina^ 
intagliatore, ha « nove fioli picoli, et .... lo exercitio suo non val >; 
pero € se ha imaginato intagliar questa inclyta cita de Venetia, 
per stampar quella ». Ottiene percid privilegio per dieci anni ; 
pena ai contravventori lire 25 di piccoli per ogni carta che stam- 
passero. 

199. 1515, 31 Luglio. (N. C.) — Filippo Pincio vuol dare 
in luce le letture ed i consigli di Baldo e di Paolo de Castro, 
ccum la tavola et apostille, nou piu stampadi ». Ma « porch^ ditto 
supplicante teme de esser ruinato dalla perfida e rabiosa concor- 
reiitia, la qual regna et destrugie questa calamitosa arte », chiedo 
il solito privilegio colle solite sanzioni. La raulta dovrebbe esser 
divisa per terzo fra la Piet^, il magislrato esecutore e Taccusatore. 
Accordato; ma per cinque anni soli. 

II Pincio publicd il Commento di Baldo super Feudis nel 1516 a d\ primo 
Marzo. Panzer, VIII, Ven., num. 783. Di lui non trovo alcun'altra delle publi- 
eaziooi iodicate nel privilegio. 



184 

200. 1515, 20 Agosto. (N. C. X.) — « Cupiente viro nobili 
sier Marino Sanuto, quondam sier Leonard!, qui accurate et dili- 
genter scribit hysioriam rerum venetarum ab adventu Caroli re- 
gis francorum cbristianissimi in Italiam citra, opus quidem laude 
dignum et ope publica coadjuvandum, videre libros, litteras et 
scripturas Cancellariae pro pleniori rerum veritate, quae in hysto- 
ria pars est potissima, raagnifici et clarissimi domini, Capita illu- 
strissimi Consilii X, infrascripti, re prius in Consilio proposita, de- 
liberaverunt et mandant, quod per eos ad quos spectat ostendan- 
tur ipsi sier Marino omnes libri, litterae et scripturae Cancellariae 
ab annis duobus supra, pro nunc. Verum, finite opere, illud non 
edat nee alicui ostendat, nisi prius exhibeat Capitibus Consilii X, 
et deliberetur quid de eo fiendum ». 

A quosta dcliberazione sono sottoscritti i ire Capi, Nioo]6 Priuli, Lodovico 
Griraani e Francesco Foscari. L' anno dopo, a d\ 27 Settembre, i tre Capi Giu- 
liano Gradeniffo, Orsatto Giustiniani e Pietro Pesaro, « considerata qualiUite per- 
sonae et dignitate oporis, et quod ipse sier Marinus nunc est de consiliis secre- 
lis, videlicet de Consilio Rog-atorum, decrevcrunt et mandaverunt quod omnes 
Bccretao scripturae, litterae et libri Cancellariae superioris usque in praesensct 
in dies ei ostendantur per omnes de Cancellaria ad quos spectat ». Questi docu- 
menti sono importanti, perchd di tanto anteriori a quello che fu publicato dal 
Bettio, e secondo il quale parrebbe che il C'Onsiglio di Dieci accordasse soltanto 
a d\ 26 Settembre 1531 i) permesso a Marin Sanudo di consultare i document! 
originali nella Cancelleria (Brown, Ragguagli, III, 3*22 e seg.; cfr I, 16). Del re- 
8to6 inutile il dire che il Sanudo non puhlic6 colle stampe, mentre che visse, al- 
cunadelle opere sue, e per questo titolo non fu soggetto ad alcuna revisione. 

201. 1515, 27 Agosio. (N. C.) — Giovanni Aurelio compose 
<( la Chrysopaea, id est de faciendo auro >. Ora la vuol stampar 
coi tipi di Simon de Luerc o di cbi altro gli piaccia, ma <( desyde- 
rando darla fuora correctissiraa, et che li stampatori non possino 
guastarla », ottiene il solito privilegio colle sanzioni solite, divi- 
dendo la multa fra TArsenale, la Pieta e Taccusatore. 

DI Giovanni Aurelio Auj^urello, rimincse, public6 nel 1515 i tre libri 
Chrysopoeiae ccc. Simon da Lucre, col la menzione di un privilegio per <k quin- 
quennium ». Panzer, X, Ven.y num. 759. 

202. 1515, 14 Settembre. (N. C.) — Lorenzo Dolfin del fu 
Piero vuol far stampare « la excellentissima opera del Decameron 
de missier Zuan Boccaccio, existente apresso lui correttissima, dove 
infln ad hora et guasta et lacerada in ogni sua parte se vede evi- 
dentemente ». Chiede percio un privilegio di dieci auni; pena ai 



185 

eontravventori la perdita dei libri e tre ducati per volume, da 
dividere fra TArsenale, Taccusatore e il magistrato esecutore; « et 
habbia ogni magistrato auttorit^ di far tal execution, accid la pre- 
sente gratia habbia effetto >. Concesso, ma per sei anni soltanto, 
il privilegio all' opera € cos^ corretta ». 

II Decamerone fti publicato nel Magrgio 1516 pep Gregropjo de' Gregorii, con 
ana lettera di « Nicol6 Dolphino alle prontili et valorose donne »>. Vedi il piudlzio 
ebe di questa edizione dk il Gamba, Serie dei testi di lingua^ Yen., 1839, al 
DQiD. 169. I geDealop^isti ricordano un Lorenzo fratello di NicOi6 Delfiuo. 

203. 1515, 25 Otldbrc, (N. C.) — Lodovico Ariosto, € nobile 

ferrarese et familiare del cardinale Estense, havendo cum 

longe vigilie et fatiche, per spasso et recreatione de' signori et 
persone de animi gentilli et raadone, composta una opera in la 
quale si tratta di cose piacevoli et delectabeli, de arme et de araore, 
et desiderando ponerla in luce per solazo et piacere di qualunche 
vora et che se delecter^ de legerla, et anche cum quello piu bene- 
ficio et rerauneratione delle fatiche mie, duratoli piii anni in com- 
ponerla, che conseguire posso », doraanda la grazia che, lui vivo, 
nessuno, sia chi si voglia, possa nei domini della Republica stara- 
parla in qualunque forma, o venderla, senza « expressa licentia et 
roncessione de mi, Ludovico Ariosto, auctore di epsa ». Pena, la 
perdita dell' opera e una multa di ducati mille a chi la stampasse 
vendesse. La multa « per la mita se applichi a cui piacera alia 
Sublimita Vostra, et V altra mita, et libri stampati o venduti, a mi 
Ludovico prenominato ». Concesso. 

La prima edizione dell' Ariosto t\i publicata in Ferrara per Giovanni Ma- 
locco dal Bondeno, a d\ 22 Aprilo 1510, con privilegio di Leone X in data 27 
Marzo 1516. SulTequivoco, a cui diede luogo la data del privilegio veneziano, 
vedi Gamba, Serie dei testi, al num. 50. Ma il privilegio della Republica fu pu- 
blicato per disteso dal dotto bibliografo, gia ricordato al ouui. 122, sig. cnv. 
Andrea Tessier, nel giornale // Buonarrvii del 1868, pag. 135. Lo stesso cav. 
Tessier vi aggiunse (p;ig. 137 e sog.) la conferma 7 Gennalo 1528 (1527 m. v.) 
del privilegio medesimo, resa nocessaria dalla parte presa a dl 29 Geniiaio 1527; 
eun privilegio (pag. 138 e seg.) accordato V 11 Maggio 1527 a Nicolo Garanta, 
per Tedizione deli' Ariosto e d'altri poemi cavallereschi. 

204. 1515, 7 Decembre, (N. C.) — « La Vostra Illustrissima 
Signoria concesse per avanti al fidelissinio servidor suo Daniel de 
liombergo, mercadante fiamengo habitante in questa vostra cita 
de Venetia, che stampar potesse certi libri hebrei, prohibendo ad 
altri che fra certo tempo sotto certe pene stampar non potesseno 



186 

quelli, como piii difusamente per ditta gratia appar (v. num. 197). 
Et perch6 ditto Daniel fe quello che 6 stk inventore, et ha fatto et 
fa per zornata stampar libri hebrei in questa vostra citk, cosa 
verameiite ardua et da alchuno altro fin hora atentata in epsa 
vostra citi, s\ per la principal invention diflcilima, come per la 
grande spesa si del far excider le lettere hebree, et attrovar per- 
sone doctissime in hebreo al componer et emendar ditti libri, come 
per le altre grave spese che intrano a far tal efiecto difficilimo et 
summamente utilissirao alia cognition et auguraentation de Chri- 
stiana fede ; et perche non patisse alchuna rason divina et humana 
che '1 ditto supplicante de tante sue lucubration, fatiche et spexe 
sia defraudato, et che altri de quelle ne reporti utilita, reverente- 
mente ricore ai piedi de Vostra lUustrissima Signoria, humelmente 
supplicando se degni concederli che in questa cita n^ in alcuno 
altro logo ne terre sue, intendando etiara de quelle che, Dio conce- 
dente, acquistara, possi stampar ne far stampar per anni diese 
alcuna opera hebrea, ne far coutrafar le lettere over caracteri de 
le lettere hebree cuneate over fatte cunear per lui supplicante, et 
etiam che ne Tavegnir fark cunenr, ne etiam mandar furtivamente 
fora de questa cita alcuna quaritita de ditte lettere cuneate, s\ in 
rame come in stagno o in altra materia impromptate, sotto pena a 
chi facesse stampar ditte opere de ducati trecento per chadauno 
libro che stampasse o facesse stampar. A quelli veramente che 
contrafacesse ditte lettere o quelle mandasse fora, sia imposto pena 
de ducati diese per chadauna lettera et de perder ditte lettere. La 
terza parte de le qual pene sia de quello raagistrato, al qual sari 
fatta ditta conscientia, possendo esser exequida in questa vostra 
cita per li magnifici signori Avogadori o ver Signori de notte ; et, 
fora de questa citk, per chadaun Rector de le terre et luogi de 
Vostra Celsitudine ; Taltra terza parte sia de Taccusador; et Taltra 
terza parte de Thospedal de la Pieta di Venetia, come in similibus 
la Vostra lUustrissima Signoria ha concesso ad altri ». Accordato. 

205. 1516, 16 Gennaio (1515 m. v.). (N. C. X.) — II Pa- 
triarca di Vene/ia, e Tlnquisitore «heraeticae pravitatis», conces- 
sero al tipografo lAZZzaro di Soardi « facultatem .... imprimendi 
quaedam opuscula abbatis Joachimi, videlicet Concordajiiias re- 
teris et novi Tesiamenti, et Expoxitionem super Hieremiam ei 
Apocalypsim; gli concessero inoltre facolta « imprimendi libros 
infrascriptos, videlicet Thelespliorum presbiterum et heremitam 



187 

de CusetUia, provinciae Callabrie, cum tractatu de Antiohristo 
magisiri Joannis Parisini, ordinis Praedicatorum ; item praedi- 
cationes num. 25 infra annum et in diversis temporibus fratris 
Bieronymi de Ferraria, ordinis Praedicatorum ». I Capi dei X, 
€ quoad se », non hanno nulla da opporre. E quindi « permittunt 
fieri quantum praefati Keverendissimus et Inquisitor concessere ». 

Le Coneordiae N. ef V. Testamenti delKab. Gioachimo farono publicate da 
Simon de Lnere nel 1519 (Panzer, VIII, Ven., num. 959). II Soardl public6 il 
eommento di Geremia dello stesso autore nel 1516 a d\ 12 Giu^o, colla menzione 
di un breve pontificio e della licenza ottenuta dalla Republica (ibid., num. 799). 
Quauto ai Savonarola, il Soardi ue aveva publicato ?ik qualche libro; c nel 1515 
(che, per la eompntazione veneziana, dovrebbe esscre il 1516, stile comune) pu- 
blico la Expositione e prediche sopra V Exodo iibid.f num. 786;. Altro non ho 
saputo trovare. 

206. 1516, 3 Marzo. (S. T.) — <( Havendo el quondam re- 
verendissimo Patriarcha Aquilegiense , domino Hermolao Bar^ 
baro, patricio nostro, cum grande fatica et industria traducto de 
greco in latino Diascoride, auctore singular et utilissimo a li stu- 
diosi de medicina, per le varie et multiplice cognicione de' sira- 
plicj et herbe; et voleudo liora i nobeli homeni sier Alvise Barbaro 
•ffuondam sier Zacharia, cavalier, procurator et fratello del quon- 
dam reverendissimo Patriarcha, et sier Francesco Barbaro, quon- 
dam sier Daniel , desiderosi de T honor comraun et privato, far 
stampar tal opera cum una gionta non menor del dicto Diascoride, 
ditta per quello et chiamata Corrolario, cosa invero singular et a 
nostra eta excellente, perhd T audera parte che, per proveder a la 
memoria del zentilhomo nostro, utile comune et honor de questa 
ciUi, atlento che li prefati sier Alvise et Francesco Barbaro siano 
per far spese in tale impressione grande, et fin hora ne habino 
facte non picole, per auctorita de questo Conseglio li sia concesso, 
che tal opera cum dicta gionta per altri che per loro non pos.si 
esser stampita in questa nostra cita, ne altrove stampita esser por- 
tata ne venduta ne qui ne in alcuna de le terre de la Signoria 
nostra, da mo' ad anni XV proximo futuri, da poi videlizet che se- 
rano stampite ; sotto pena a chi li stampisse qui, infra dicto ter- 
mme, over stampiti altrove li porta.sse qui o in alcuna de le terre 
de la Signoria nostra ad vender, de exilio de anni X s\ de questa 
nostra cita come de tute altre terre et luogi nostri, et de perder 
tal opere, et de ducati XII per ca^launa opera: uno terzo de U qual 
vadino a la Pieta, uno terzo a U Avogadori de Gommun, et uno ' 



188 

terzo a li prefati sier Alvise et sler Francesco Barbaro. Et da 
sia preso, che '1 sia scripto a V orator nostro apresso el Sui 
Pontefice che, captata opportunitate, debi procurar cum Sua ! 
titi de obtenir che alcuna persona in qualunque terra non arc 
per li prefati anni XV, sub pena excommunicationis far stai 
r opera prefata , come ad altri 6 stk concesso ; et el sime] 
scripto a T orator nostro a Milano, che procuri de obtenir el 
demo per la jurisditione sua ». La parte fu presa con 140 
favorevoli, 18 contrari e nessun dubbio. 

Dioscoridi.^ Pedacii, De materiali medicina lihri VIII, Hermolao Ba 
intetprete, cum corollariis ejusdem. Venetiis, ex officina Gregorioruin fra 
MDXVI. Kal. Febr. (Panzer, VIII, Ven., num. 768). 

207. 1516, 22 Aprile. (N. C.) — Gregorio di Gregorii ti 
raodo 4C de starapar officioK de„„ Maria Vergene, ordenati et fi 
a ciascuno che legerk, et in forma longeta, et a tutti molto gr 
ordine novo, piii non impresso per altri, salvo per me Gregoric 
tal modo e forma, secondo T uso et ordine de la Corte romana 
etiam ha trovato modo et forma de stampare ahune cone di di 
gno, et precipuamente el triumpho e la nativitdy morte, restu 
cUon et ascension del nostro pientissimo Redemptore, la quale i 
bellissima inventione ; et la destnictione de la sancta cita de . 
rusafem, cum multe altre varie et belle inventione, a' tempi m 
non pill trovate n6 stampate ». Ottiene percid il solito privile 
che cominciera a decorrere quando saranno compiti essi la^ 
sotto le solite sanzioni. La multa sara divisa tra il magistrato < 
cutore, la Pieta e V accusatore. 

VOJlciumb. Mariae Virginis era stato gia publicato dal de Gregori 
1505, 11 Febbraio. Panzer, XI, Ven., num. 290 b. 

208. 1516y 6 Maggio. (N. C.) — « Volendo Bemardin Ben* 
in executione de la gratia me concesse gia Vostra Sublimita (^ 
num. 196) far stampar in dui fogli reali el Final Judicio' cm 
chori angelici et ordeni de beati et infinito immero de damnat 
demoni ; item el glorioso Triumpho de la Vergine Maria ad 
cata de questa inclyta cita; item la processional visione imagin. 
del Salvalor noslrOy in fogli octo reali, cum bellissimi ornaim 
opere certo degne de commendatione et favor per la spiritua 
devotissima inventione nova, et mai piii cogitate non che st 
pate, ma de notabil spesa » ; percid, « oltra dicta mia gratu 



189 

chiede « inviolabile privilegio che, per anni diese, niuno 

altro che mi, de qualunque conditione et stato sia, possa cum gra- 
tia o senza gratia in questa eminentissima cita de Venetia, o qua- 
lanque altro loco de terra o da mar de questo perpetuo duratu- 
ro Stato. far o far fare stampe de questa materia, in egual, mazor 
o minor forme, addendo, mutando o minuendo a la inventione o 
stampa ; ne quelle facte imprimer o far imprimer, ne quelle ancora 
in dicte terre o terre aliene impresse vender o far vender, n^ per 
modo alcuno mercandar; in pena a ciascuno et ogni fiata che con- 
trafara d*» ducati 300 d'oro, et de perder le stampe et carte stam- 
pate ». La multa debba dividers! fra gli Avvogadori, i Signori di 
Notte, e il petente o chi per lui. Accordato, ma per cinque anni 
soltanto. 

209. 1516, 24 Luglio, (N. C.) — Ugo da Carpi, intagliatore 
di figure in legno, trovo modo <( di stampare chiaro et sciiro, cosa 
nova et mai piu non fatta ; et k cosa bella, et utile a molti che 

havera piacer di disscgno. Et piu, havendo intagliato et habia 

a intagliar cose mai piii fatte nh per altri pensate », ottiene, senza 
restrizione di tempo, « che niuno non possi n6 ossi contrafare alcun 

mio dissegno e intagUo, sempre che non sia contra alle gratie 

per altri tolte ». II contra vventore perda le stampe e paghi ducati 
iO per ciascuna, da dividersi fra la Pieta, il magistrato esecutore 
e r accusatore. Accordato. 

« Hufi^o fiolo del conte Astolfo da Panico », come si sottoscrisse in un qua- 
dro, fa « il vero inventore dello incidere le stampe in leg-no a chiaro scuro con 
pin tETole, oasia a tre tagli •>. Zani, Enciclop. fneiod., parte I, vol. XIV, pag. 388. 

210. 1516, 31 Luglio. (N. C. X.) — € Nos Capita illustris- 

simi Consilii X, in execution de parte et deliberation facta nel no- 

stro Excellentissimo Conseio sotto d\ 30 Zener 1515, comandemo 

a tutti vuy, et a chadauno de vuy stampadori et impressori de 

libri in questa nostra citk, et si presenti come futuri, che non de- 

biate stampar n^ far stampar da alcuno, libro alcun in humanita, 

86 prima el non serk recognito et approbato per correcto, cum 

subscription de man propria nel exemplare, dal nobel homo Andrea 

Navajer, a questo electo et deputato. Et ita cum ogni diUgentia et 

obedientia exequirete ». 

SMntimo cos\ ai tipografl di Venezia la parte che abbiamo publicato a p. 95 
csegr. 



190 

21 i. 1516, 19 Novembre. (N. C.) — Baitista e Silvestro 
Torti vogliono stampar li testi canonici e Bartolo; chiedono perc 
privilegio di dieci anni, pena ai contravventori ducati 10 per V( 
lume, da distribuirsi per terzo all' accusatore, alia Pietk e al ma| 
strato esecutore ; e la « pena possi esser exequida per chadaui 
raagistrado di esso Dominio ». Concesso; « si raodo aliis illud id€ 
concessum prius non fuisset , per quinquennium tantr.m ; et h 
conditione, ut ad utilitatem studenlium aliquid innovetur, et con 
ctiora dicta volumina, quam hactenus habita fuerint, inprimantur 

212. 1516, 4 Decembre. (N. C. X.) — Vedute le licenze c 
Patriarca e deirinquisitore, i Capi dei X, ^rquoad se », perraettoi 
a Lazzaro Soardi di dare in luce V opera dell' abate Gioachin 
sopra Isaia e gli altri profeti, e il traltato di fra' Giacomo < 
UngarelliSy frate minore dell* Osservanza di Padova : De nialig) 
tatibus Judaeorum modeniorum et crudclitatibus ac caetet 
viliis. 

II Soardi publlc6 nel 1517 il commento dell'ab. Gioachimo super Esai 
Nahum etc., ricordando il breve pontiticio e la iicenza ottenuta dalla Republ 
(Panzer, VIII, Ven., num. 866.. 

213. 1517, 25 Febbraio (1510 ra. v.). (N. C.) — « II Ser 
nissimo Principe fa saper, et 6 per deliberation de TExcellentissir 
Collegio, che curaciosia che'l sia finite ogni privilegio et gra' 
per il passato concessa al quondam Aldo Manutio, Andrea ( 
Asola et compagnU irapressori de libri greci, al presente et da n 
inanti el si concede libera faculta a cadauno si di stampar et t 
stampar, come di condur in questa cita libri greci, et quelli us; 
vender et tener come meglio li parera, senza alcuna molestiaf o\ 
impedimento. 

« Die suprascripto. Proclamatum fuit super scalis Rivoalti j 
Joanninum de Joanne praeconem ». 

Si riferisce al privilegio ricordato al num. 41. 

214. 1517, 2 Marzo, (N. C.) — « Caniilhis Leo Nolanus 
che si trattiene per cagion di stud! a Venezia, ha suo pad 

€ Ambrositts Leo Nolanus, utraque lingua praeditus, atq 

artium bonarum omnium diligentissimus indagator et doctor 
Questo Ambrogio, « magno studio et labore, cum extra piatrij 
multum peregrinando, turn evolvendo utriusque linguae philos 
phiae auctores et interpretes, idque spatio annorum plusquam i 



191 

ginti, composuit eleganti stilo atque bonis litteris opas quoddam 
exactum et magnum adversits Avrrronn in logica et philosophia ». 
Ora vuole stamparlo; Camillo perrid chiede per lui privilpgio, 
senza determinazione di tempo. Pena ai contravvenlori, la perdita 
dei libri e 500 ducati, da darsi meUi al fisco e met^ al petente. 
Concesso, ma per soli dieci anni. 

Ambr.sii Leonis No^ani, MarinifiHiy Cdstigationum adrersus Averroem . . . 
Liher^ fu publicato da Bernardino e Mattia do Vitali, fratelii, a Dome e p«ir ordine 
« ing'enui jiivonis Oimilli Leonis Noluni, philosophiae studi&s incumbentis », a d\ 
25 Settembre 1517. Panzer, XI, Ven , num. 833 b. 

215. 1517, 4 Maggio. (N. C.) — Antonio di Sarli fece tra- 
durre di latino in italiano i Commentarl di Cesarc, le Vitc di 
Plutarco, riviste col greco, ed Erodiano, Ottiene per qiieste tra- 
dazioni un privilegio di cinque anni, pena ai contravvenlori la 
perdita dei libri (che saranno del petente), e ducati 300 cui riscuo- 
teranno gli Avvogadori, e distribuiranno un terzo all* accusatore, 
il resto air arsenale o a chi meglio piacera alia Signoria. 

II Villa, Con-ezioni all' Aroelati [Bibliot. de' Volg.], V, pag. 446, nota k, 
sospetta che la prima edizione dei Commentari di G'sare tradotti dall'Ortica sia 
qaella del 1517, 30 Novembre, per il Vitali. citata da Panzer, VIll, TVn., num. 
833.QuaDto alle versioni dep^li altri due clussici, non saprei determinare a quail 
si riferisca il privilegio presente. 

216. 1517, 11 Setteynbre. (S. T.) — Camillo Leone, figlio di 
Ambrogio, da Nola, aveva conseguito dalla Signoria un privilegio 
di stampa ( vedi num. 214). Ora viene a sapere che le grazie sono 
annullate, domanda percid la confenna del privilegio ottenuto. II 
Senato gli risponde : « jSat ift petitur, scilicet quod gratia concessa 
per Dominium nostrum Camillo Leoai de Nola, filio suprascripti 
magistri Ambrosii, auctoritate hujus consilii confirmata sit, et sit 
valida et firma, ut aequum et conveniens est ». E fu presa con 
voti favorevoli 141, 15 contrari e nessuno dubbio. 

217. 1518, 5 Aprile, (S. T.) — Daniele Bombergo presen- 
ta il privilegio ottenuto dalla Signoria (v. num. 204), chieden- 
done la conferma. E il Senato dichiara, « quod gratia .... facta 
per Dominium nostrum Danieli de Bombergo, mercatori anglico 
habitanti in hac civitate nostra Venetiarum, imprim^ndi libros in 
lingua hebraica per annos X, de novo concedatur, et confirmetur 
auctoritate hujus ConsiUi per tempus quod restat fmlendum ex 



192 

dictis X annis, modis et conditionibus ut in ea. Et insupei* c6nc^ 
datur, quod nemo alius quam idem Daniel, per tempus quod restat, 
ut supra, possit iraprimere Psallerium traductum de hebraico in 
latinum, impressum per eum de anno 1515; et Gramaticam lie^ 
b?*aicam compositam in hebraico et latino ; et similiter Vocabidi^ 
stwn hebraicum compositmn in hebraico et latino. Quae Graroa- 
tica et Vocabulista imprimentur post completam Bibliara antedi- 
ctam )>. La parte fu presa con voti 113 favorevoli, 17 contrari e 7 
dubbi. 

Vedi num. 197. Altri libri ebraici publicati dal Bombergo nel lolQ ricorda 
il Panzer, VIll, Ven., num. 985-988; il Talmud hohylonicum, dodici volumi io 
fogrlio publicati nel 1520 (tft<d , i;um. 1012); altre opere, fra cui la Biblia ke^ 
braica. nel 1521 [ibid., num. 1091-1093;, nel 1522 [ihid., num. 1146-1550) enel 
1523. Fra queste la Gramatica ebreo-lati?ta di Abramo de Balmes, « artium et 
medicinae doctorem » itbid.^ num. 1195-1203). Altre opere publico nel 1524 
(ibid., num. 1254-1258), il Pentateuco e i cinque Megilloth nel 1525 [ibid.y num. 
1315). Spirato col 1525 il privileprio, publico la Biblia ebraico-rabb. e un' opera 
di Mos6 Albelda nol 1526 {ibid., num. 1367-13(^8,; altri libri nel 1527 ibid, 
num. 1419-1422) e nd 1528 ibid., n. 1476, 1477) ecc. ecc. Non ctmtinuo le ci- 
tazioni, bastandomi d'avcr moatrato che 11 Bomber^io non lascio scorrere inu- 
tilmente gli anni del privilegio. 11 De Rossi, Ann. ab ann. 1501, si diiTereuzia 
dul Panzer nell'a^egnare gli anni di alcune edizioni. 

218. 15 IS, 3 Setlembre. (S. T.) — Domenico Negro conipl 
il suo Comniento sui tre libri delle Elegie di Omdio, e suU'^t- 
stola consolatoria a Livia Drusilla. Ora egll chiede che, per dieci 
anni, nessuno possa publicare o tutto o parte del suo lavoro, salvo 
lo stampatore che egli eleggera. Pena ai contravventori, la perdtta 
dei libri e dieci ducati per esemplare. La multa sark divisa fra 
Taccusatore, la Pieta e Tarsenale. Coftcesso, con 148 voti favore- 
voU, e 3 contrari. 

Gli Aftiori ecc. di Ovidio furono publicati con correzioni e commenti di Do- 
menico Negro nel Gennaio 1518 (m. v.) dal Tacuino, colla meuzione del privi- 
legio. Panzer, VIII, PV»., num. 900. 

219. 1518, 30 Novembre. (N. C. X.) — 1 Capi dei Dieci 
€ visa et considerata terminatione magnificorum dominorum prae- 
decessorum suorum, die 28 Junii 1515, per quara dederunt licen- 
tiam viro nobili sier Andreae Mocemgo, doctori, componendi Ai- 
storiam rerum venetarum, incipiendo a tempore praesentis belli, 
et habita amplissiraa relatione a magnidco domino Cancellario 
Yenet., cui fuit per d. Capita praedecessores commissa revisio, 



193 

dictam opns esse praeclarum et dignam maxima commendatione, 
clecreverunt et lerrainaverunt, suamqtie dederunt licentiam nobili 
aintedicto, quod possit imprimi facere ipsum opus ad omne ejus 
tibitam et voluntatem ; et ad futuri rei memoriam mandarunt fieri 
praesentem annotationem ». 

Di fatti a d\ 28 Giagno 1515 nel Notatorio dei Capi del Conslglio dei Died 
roTiamo cbe, volendo il Mocenigo scrivere la storia del la lega di Cambray, « opus 
inidem praeclarum et caram habendum », e dovendo perci6 conoscere il vero 
lei fatti, g^accb^ la verita « in bystoriis est pars potissima », il Consig^lio dei 
[>ieci a voce {voce) gli aveva permcsso di vedere i regristri della Cancellaria, « ab 
umia circiter tribus supra, tan turn ». Ma nel 1515 il Mocenigo era dei Pregadi, 
B oonosceva perci6 Ic cose secrete ; 1 Capi perci6, d' accordo coi X, gli permisero 
di ▼e'lere ogni cosa « usque in praesens », e ordinarono che fosse tenuto a giorno 
di tntto. Peraltro il Mocenigo fu efflcacemente ammonito, a non mostrare il suo 
latofro ad alcuno, e, tanto piu, a non publicarlo, « nisi prius, finito opere. illud 
pracseutaverit Cupitibus C'onsilii X rcvidcndum, ft de eo faciendum ut delibe- 
nbitur •. Come si capisoe, il Moccnip^o presnt5 I'opora compiuta ai Capi, che 
necommisero la revisione al Cancellier gr.inde Canceliier grande a d\ 27 Marzo 
1511 era stato elelto Francesco Fagiaolo, e, morto qiiesto, a dl 25 Gennaio 1517 
foKstituito Oiampietro Stella. Cicoona, in Venezia e le sue iaguney vol. I, par- 
te 11, Append.t pag. 20. 11 Bellum Cameracense fu publicato poi dal Vitali nel 
1525 ed ^ citato al num. 792 dal Cicogna \Saggio di bibliogr.), che dice il Moce- 
nijjoft storico ingenuo sopra di oq^ni altro ». Cfr Foscarini, Lett. Venez. (Ven., 
1854), pag. 288 e segg. 

220. 1519, 15 Aprile, ( S. T.) — II legato apostolico a Ve- 
nezia riferi di avere ricevuto lettere dal duca d' Urbino, il quale 
vorrebbe si concedesse al medico Manenti, medico di esso duca, 
il privilegio che nessuno stampi nel territorio veneto le opere di 
Ippocrale, tradotte di greco in latino da Fabio Calvi ravennate, 
come gli concesse il Pontefice. II Senato accorda la grazia per 
dieci anni; pena ai contra wen tori, la perdita dei libri e una multa 
di dieci ducati per volume; « hac tamen conditione, quod ante- 
dicttts magister Manens obligatus sit hie Venetiis facere imprimi 
opera praedicta, vendendo in hac urbe et in aliis locis et terris 
Dominii nostri ». Voti favorevoli 103, contrari 38, non sinceri 5. 

Ma il Calvi publico la sua traduzione a Roma, « ex aedibus Francisci Minitll 
CaUi NovocoQiensis »>, nel 1525, con grazia e privilegio di Clemente VII e di 
Francesco I. Panzer, VIII, RomaCy num. 228. E cosl furono inutill le premure 
di Altobello Averoldo, vescovo di Pola, che era in quei giorni legato apostolico 
a Veneiia. Cecchbtti, La Republica di Venezia e la Corte di JRotnay II, 283. 

.221. 1519, 2 SeUembre. (S. T.) — « Christophoro, nominato 
lo AlUssimo poeta », compose « alcune bone non manco utile che 

13 



194 

delete vel opere vulgare, zio6 la Hisioria de Anthenore, et etiam 
una opereta de capiloli, soneti et staniie, li quali, per lo amor loi 
porta a questa alma cit^ et utile di quella, desidera far stampar 
de qui et venderle ». Chiede percid privilegio di died anni, pena 
al contra wen tore la perdita dei volumi e 100 ducati. Concesso 
con voti favorevoli 129 e 20 contrari. 

Non vegg^o ricordati qaesti lavori deirAItissimo Dd dal Mazzuccbelli , ni 
dalla Bibliografia dei Romanzi, n^ dalle Memorie dei poeti laureati, II prinn 
libro dei Reali di Francia fu pablicato dopo il termine del privilegio. 

222. 1519, 22 Decembre. (S. T.)— Bernardino BencUio com- 
prd a grande spesa, dai frati di S. Agostino osservanti di Bergamo, 
un*opera composta da un lor dottissimo frate, Ambrosio de Calepio, 
€ la quale h quinterni cento de scriptura de sua mano propria, 
circa la Gramattca et studii di humanitd ». Chiede privilegio per 
dieci anni, pena ai contravventori la perdita dei libri : metji dei 
quali (non si parla di danaro) sia delFArsenale o dei Signori di 
Notte, € a qual de dicti duo officij prima fusse facta la denunda ; 
a cadaun di qual sia commessa la execution » , e T altra meta del- 
r accusatore. Concesso con voti favorevoli 150 e 15 contrari. 

L* opera qui ricordata pare che debba essere il Dictionarium, di cai, secoo- 
do il Panzer (VIII, Ven., num. 1037), si fece un^edizione a Venezia nel 1520 
per Bernardino Benalio. Certo ^ che TOssinobr (Bihlioth. Augustiniana) not 
ricorda n6 I* edizione del Benalio, n^, fra le opere ioedite del Calcpio, alcana i 
cui meglio che al Dizionario possa convenire V indicazione del privilegio. 

223. 1520, 15 Maggio. ( S. T. ) — Nicold degli Agostmi 
compose « in verso vulgar le Fdbule et historie di Ovidio, et il 
sexto et ultimo libro de lo inamoramenlo di Orlando, et di 7W- 
stano et Isotha, et de Lancilloto et Zenevra, et de tiiti li ReaU de 
Franza , fin a la nativity de Carlomano ; et facto traslatar il 
resto de tute le Vite di Plutarco dal latino in vulgar, che non 
fonno mai piti state vedute in stampa ». Chiede privilegio di dieci 
anni ; pena ai contravventori la perdita delle opere, e una raulta 
di ducati 300 d' oro per opera, da dividersi per terzo ai Signori 
di Notte, air Arsenale e air accusatore. € Et cusl per lo advenir, 
di tute le opere nove che per el dicto Nicold seranno composte et 
stampate e facte stampar de simel sorte, che non trattino di guerre 
n6 di cose moderne apartinente a Stati, n6 ecclesiastice over ob- 
scene et dishoneste », chiede lo stesso privilegio. Accordato- con 
voti favorevoli 139, contrari 23 e dubbt 2, « hac conditione, quod 



195 

quaecumque volumina imprimi faciei, imprimantur in bac urbe 
nostra ». 

Tie Metamoffosi tradotte dair Agostini furono stampate in Venezia « per Ja- 
eomo da Leoo ad instantia de Nicolo Zoppino et Vincentio di Polio suo compa- 
gno », a dl 7 Ma^gio 1522. Panzer, VIII, num. 1127 b. II sesto libro, ultimo et 
fne de tutti li libri de Orlando Inamorato cosa nor a et mat piu nan stampata , 
ton gratia et pritilegio, fu publicato « per Nicolo Zopino e Vincentio compagno »>, 
t dl 10 Decembre 1524. Bibliograf. de* Romanxi, pag. 82. // secondo e terzc librd 
ii Tristano fu publicato a Vcnezia da Alesiiandro e Benedetto de^BindoDi, a dl 
27Giugiio 1520. Bibliograf. de* Romanzi, pag. 314 e seg. E il primo, cLiede I'A., 
quando fu stampato? lo innamoramento di Lancilotto e di Ginevra (libro primo 
e Beconilo) fVi publicato da « Nicolo Zoppino o Vincentio suo compagno », a dl 
31 Ottobre 1521 : 11 terzo libro dallo Zoppino nel 1526. Bibliograf. de* Rom,, 
I»ag. 311 e segg. Delle Vite di Plutarco trovo un' edizione « per Nicolao di 
iristotile, detto Zoppino «>, nel 1525 La prima parte fu publicata nel Luglio; 
Is iecunda et ultima parte delle rite di Plutarcho , tradotte per messer Julio 
Bordone da Padoa, fu publicata nel Marzo. Ma non veggo ricordato il nomo del- 
rAgustlnl. Panzer, VIII, Yen., num. 1300. L'eccezioneche troviamo menzionata 
Delia aupplica, pare che escluda dni privilegio Li successi bellici nelV Italia dal 
fatto d'arme di Gkieradada del AfCCCCCIXJln al presente MCCCCCXXI cosa bel- 
Uuima e nuova (in ottava rima), stampati a Veuezia dallo Zoppino nel 1521 e 
ricordati dal Mazzucchelli, Scritt.^ 1, 216. 

224. 1520, 30 Luglio, (S. T.) — « Andrea d* Asola , 

gia anni XLVIII insieme cum el suo zenero inissier Aldo Romano, 
ha mantenuto in questa ciU 1' arte de stampar greco et latino ; et 
havendo el ditto novamente fatto correzer, ordinar et apontar opere 
de Cicer07i et T, Livio cum L. Flora, di sorte che gik 500 anni 
non sono raai sta lette cussl corrette come sono al presente, et 
questo cum infinite spese et fatiche, per haver mandato in diverse 
parte del mondo per haver libri vechij et corretti >, chiede privi- 
legio di quindici anni ; pena al contravventore la confisca dei libri 
e ducati 200, oltre ducati due per volume, da dividersi fra V accu- 
satore, il magistrato esecutore e T Arsenale. Giudiohino gli Avvoga- 
dori o i Signori di Notte, a qual di loro sia portata querela. Con- 
cesso, ma per soli dieci anni, con voti 127 favorevoli, 20 contrarl 
ed uno dubbio. 

t« Iq aedibus Aldi et Andreae Asulani soceri » furono publicate nel 1520 le 
htcadi di Livio, « castigitiorcs . . . quam unquam alias », e Floro (Rbnouard, 
ad ann. 1520, num. 5) ; nel 1521, le Epistole ad Attica, a Bruto e al fratello 
QWn/o, e le opere rettoriche {ibid., ad ann. 1521, num. 2 e 15) ; nel 1522, le Bpi' 
ftolifamigliari [ibid., ad ann. 1522, num. 3) ; nel 1523, le opere ftlosojlche {ibid., 
id aon. 1523, num. 4, 5). Andrea d* Asola, come ^ note, morl nel 1529, e i lavorl 
della Btamperia furono sospe^i per quattro anui. 



196 

225. 1521, 14 Marzo, (S. T.) — Alessandro Guarini, anch( 
coir interposizione deir oratore di Ferrara , chiede privilegio di 
cinque anni per un suo Commentario a Catullo. Concesso con vot 
favorevoli 142, 2 contrari e 2 dubbi, purch6 lo stampi a Venezia 
se altrove, nulla valga la grazia. Pena, ducati 10 per ogni copia 
metk al Guarino, Y altra meta alia Piet^. 

Catullo « per Baptistam Guarinum emendatus, cam AlexaDdri GuariDi fer 
rariensis, Baptistae Guarini filii, exposition ibus », fu publicato a Venezia da Gioi 
gio de*Ru8ooni a dl 11 Maggio 1521. Panzer, VIII, Yen., nam. 1075. Oratore d 
Ferrara in Venezia era a questo tempo Giacomo Tebaldo, come ricorda 11 Sanu 
TO, Diarii, XXX, c. 30. 

226. 152 U 27 Luglio. (N. C. X.) — € Havendo io, Moysi 
hebreo dal Castellazo, affaticatomi gik molti anni in questa vostn 
incljta citk, in ritrazer zentilhomeni et hoineni famosi, azid che d< 
quelli per ogni tempo se habij memoria, et simelmente per molt 
loci de Italia, come 6 manifesto ; et perch^ mai mi ho curato d< 
far danari, ma, sempre desideroso de contentar ciascuno, mi h( 
contentato di quello che ha piacesto a loro, dove che, al presente 
ritrovandome cargo de fameglia et venuto in vechieza, ho cerchab 
cum el mio inzegno de trovar cosa per la qual mi insieme cum Ij 
fameglia mia possiamo viver senza danno de nisuno. La qual < 
questa che, in laude de missier Domenedio, io ho fatto intajar I 
mie fiole de sua mane tuti It cinque libri de Moysd^ in figu- 
ra ; commenzando da principio del mondo, de capitolo in capitolo 
dichiarati in piii lingue la signification et il tempo de una etad 
a r altra ; et cusl faremo, piacendo a Dio, tutto il resto del Testa- 
raento vechio, ad intelligentia de tuti, cosa che sarli documento e 
a tuti molto fruttuosa. Et azid che queste mie fatiche non vadant 
a male, supplico et dimando di gratia, io Moys6 soprascrito, che 1 
piacqui concederrai a mi et a mei fioli che possi far starapar e 
stampar ditte figure per anni X in questa inclyta cita de Veneti; 
et terre et loci del suo Dominio, et quelle vender et far vender; e 
che nisuna altra persona, de che sorte se sia, ne i ditti lochi noi 
possa stampar n^ vender de tal sue figure, n^ simplice n6 in aliui 
libro, nel sopradetto tempo, sotto quella pena parerk a la Vostn 
Serenity, come per sua sollita dementia ad altri inventori de cosi 
degne, per suo bon et natural instituto, 6 sta sempre concesso » 
I Capi dei X concedono quel che domanda la supplica, determl 
nando la pena ai contravventori, cio6 la confisca delle stampe • 



197 

la multa di uq ducato « per cadauna carta ; la iniUt del qual sia 
de Tacusador, et T altra milk de quel officio fara la executione ». 

227. 1521, 2 Setiembre. (S. T.) — Bernardino Cinzio, ro- 
mano, Minore della piii stretta Osservanza, espose ctnquanta qiie- 
slimi di coscieaza, utili a' confessori e predicatori. Ottiene (4- 91 
— 6 — 4) privilegio d' anni dieci, pena ai contravventori ducati 
500. L*opera ^ gia approvata dal Legato Apostolico, dal Patriarca, 
dairinquisitore ed altri. 

228. 1521y 19 Seitembre, (S. T.) — Bartolommeo Trombo- 
cm (?), Veronese, vuol <( repatriar in questa terra, nido d' ogni vir- 
tu>. Ora egli compose e compone « molti canti de canzone, madri- 
gali, soneti, capitoli et stramboti, versi latini et ode latine et vulgar, 
barzelete, frotole et dialogi ». Ottiene (+ 112 — 2 — 2) privilegio 
per questi e per € tuti altri canti esso supplicante componesse >, 
per quindici anni ; pena ducati dieci per ogni opera stampata, da 
dividersi fra 1* Arsenale, Y accusatore e il petente. 

229. 1521, 29 Setiembre. (S. T.) — Concesso ad Abramo di 
Balmes che per dieci anni goda privilegio esclusivo d' iraprimer le 
opere di Averrod, tradotte in latino, di logica e filosofia ; purch6 le 
slampi in Venezia (+ 165 — 14 — 2). 

I Libri posteriorum analyticorum etc. di Averrod, col Liber de demonstratione 
Abrami de Balmes^ « cum privilegio decenni . . . sub pena decern aureorum pro 
liogulig voluminibus ^^ fu pnblicato dai fratelli de Sabio nel Marzo 1523, ed d ri- 
oordato dal Panzer, VIII, num. 1193 b. 

230. 1521, 19 Novembre. (S. T.) — Antonio da Sabio e 
fratelli vogliono dare in luce T opera del Liburnio, De copia et 
varielale facimdiae latinae. Ottengono (-f- 152 — 13 — 1) privi- 
legio per qnindici anni ; pena ai contravventori, la confisca dell' o- 
pera e una multa di ducati 100, da dividersi tra i petenti, Y accu- 
satore e la Pieta, 

De copia et varietate N. L. opus fu pubUcato in Venezia da Giannantoniu e 
fratelli da Sabio nel Marzo 1522. Panzbr, VIII, Ven., num. 1145. 

23i. 1522, 3 ApHle. (S. T.) — Lucantonio Oiunia 6 soUeci- 
tato dal cardinale Gaetano a stampargli il Commento sulla terza 
parte della Somma di S. Tommaso, non piii starapato. Ottiene 
(+ 158 — 12 — 3) privilegio di dieci anni^ purch6 lo stampi in Ve- 



198 

nezia ; pena al contra vventore 10 ducati per copia, da dividers! fra 
Taccusatore, il petente e V Arsenale. 

232. 1523, 10 Gennaio (1522 m. v.]. (S. T ) -^ MarcanUmk 
di Bologna trovd « una nova forma de tabulature de metter canti, 
messe et altre cose, et quelli sonar in organo et altri simel instm- 
menti >. Ottiene (+158 — 12 — 6) privilegio di dieci anni dope 
compiuta la stampa ; pena ai contravventore dieci ducati per copis 
e la confisca dell' opera, dividendo ogni cosa fra T Arsenale, Taccu* 
satore e il supplicante, e coramettendo Y esecuzione ai Signori d 
Notte al magistrato, a cui sara sporta la querela. 

233. 1523, 23 Giiigno. (S. T.) — L' ambasciatore d' InghU- 
terra domanda con molto calore che a Nicold Leonico Tomeo, i! 
quale vuol dare in luce un commento « in parvis naturalibus, qtuu 
ipse omnia e graeco in latinum convertit, raoreque antiquorun 
explicavit », si dia privilegio. II Senato pensa di accordarlo, « prae 
sertim cum absque ulla intercessione frequenter hujusmodi coace» 
siones fieri soleant ». E gli accorda (+ 128 — 3 — 2) di fatti ud 
privilegio di dieci anni ; pena al contravventore la confisca del librc 
e ducati 10 per copia, da dividersi fra il magistrato a cui prims 
si sara denunziato, Taccusatore e la Pieti. Ma T opera si stampi 
in Venezia. 

Parva Naturalia . . . in latinum convena a N. Leonico Thomaeo, cum privi 
legiOf ascirono, nel Giugno 1523, coi tipi dei fratelli Bernardino e Matteo Vitall 
Panzer, VIII, Ven y num. 1169. L' ambasciatore inffU?8e a Venezia era, a quest 

temjK), Riccardo Pace. Brown {Calendar of State Papers of Venice, 1 

pag. CXLIV) ricorda questo ambasciatore e questo privilegio. 1' Archivio di Ve 
nezia con riguardo speciale alia storia inglese^ pag. 294 e seg. 

234. 1523, 3 Liiglio. (S. T.) — Concesso (+ 154 — 8 — 
a don Piero Ar^on, musico, di poter far stampare un* opera nuovt 
da lui composta, « che se chiama el Toscayiello », con privilegio d 
dieci anni; pena al contravventore la confisca delPopera e Mm 
multa di ducati dieci per copia, da dividersi fra Taccusatore, TAr 
senale e il petente. L'esecuzione sia commessa ai Patroni delFAr 
senate. 

II Ttjscanello in ^fusica di M. Pietro Aron fiorentino . . . nuovameutt staM 
pato con la giunta da luifatta, U8c\ per il Vitali nel 1523 e poi nel 1525 e ne 
1529. Panzer, VIII, Ven., num. 11C8, 1278, 1486. 



199 

235. 1523, 11 LugKo. (S. T.) — Bortolammeo da Asti, li- 
irajo al segoo della Fontana, fece tradurre gli Offid, YAmictzia, 
la Vecchiezza e i Paradossi di Cicerone. Ora vuole stamparli, ed 
ottiene (+156 — JO — 2) un privilegio di dieci anni; pena ai 
contra vveniori la confisca dei libri e la multa d* un ducato per 
copia, da dividers! fra Y Arsenale e il magistrato che fark Y esecu- 
zione, lasciando libero al petente di ricorrere a qual magistrato gli 
piacera. 

II traduttore fu Federico Vendramin del fu Leonardo, e V edizione 6 « del 
mese di Lnjo » 1523, « per Giovan Bartholomeo d^Aste ». L' Argelati (Bibliot. 
ie* Volg,, I, 249} dice che airediziooe 6 ag^iunto il privilegio del Senato Veneto 
per quindici aiini. 

236. 1523, 23 Luglio. (S. T.) — Gerolamo Bagolino, Vero- 
nese, professore di medicina alio Studio di Padova, vuol dare alle 
stampe una certa esposizione super prioribus Aristotelis, composta 
da Gianfrancesco Burana, Veronese, e dal Bagolino corretta ed 
emendala per commissione degli eredi, con aggiunta d' altre que- 
stioni. Ottiene (+ 148 — 2 — 6) privilegio per dieci anni ; pena 
al contravventore la perdita dei libri e 3 ducati per copia, commet- 
tendone Tesecuzione al magistrato a cui si fark la denunzia. Ma 
la stampa si faccia in Venezia. 

Seoondo il Mazzucchelli, Scn'it., II, 2424, VBxpositio in libros priores Art- 
fMelis del Barana, colle annotazioni del Bagolino, use) in Venezia per Ottaviano 
Scoto Del 1536. 

237. 1523, 21 Oltobre. (S. T.) — 4c Perchft con gran difd- 
culla se po' disponere li excellenti dottori et degni di fama, quando 
hano composto alcuna bella opera, a darla poi fora per farla stam- 
pare; et molti si per el ben publico, como per conseguirne qualche 
utile, non vardando a faticha nfe spesa cerchano de haverle per 
farle stampare, et molto piu se ne faria stampar, se '1 non fusse 
che, havendo durato tanta fatica per conseguirne qualche utilita, 
sara poi uno altro che senza fatica ne spesa le tomark a stampare, 
con grave danno de quelle che sara el primo inventor de ditte 
opere», Sigismondo Macasola, farendo stampare le opere sotto in- 
dicate, inedite, annotate, una delle quali anzi fece correggere, che 
era molto scorretta e difettosa, aggiungendovi cose nuove ed ine- 
dite, chiede per grazia che nessuno le possa stampare, nfe, stampate 
allpove, far venire nel territorio della Republica, « nh anche tenerle 
ifl casa », per dieci anni dopo compita la stampa ; pena la confisca 



200 

deir opera, e ducati 100 per copia da dividersi fra 1* Arsenale, il 
magistrato esecutore e Y accusatore. E qualsivoglia magistrato si 
possa incaricare. dell' esecuzione. Le opere son queste : tutte k 
apere di Filippo Decio che ha letto in jure civiliy non piii stam- 
pate ; le opere di Carlo Ruino non stampate ; le opere di Bar- 
tolo Socino, € reconzate, et azonto cose nove, et fatto una perfetU 
corretione ». Acconlato (+141 — 8 — 5) per le due prime, pur 
ch6 le stampi in Venezia ; non per V ultima. 

Non veg^go publicata alcuna delle opere. per le quali fb concedato il pri 
vilegio. 

238. 1523, 18 Decembre. (S. T.) — Bernardino de Ferra- 
ris, detto StagninOy vuol dare in luce Opiisculion aureum con- 
tra Judaeos del fu Giacomo Ongarello dei Minori Osservanti, i 
molte aggiunte e postille alia Somma di S, Tommaso, « simili- 
ter necessarie nee etiam piii impresse con tal ordine ». Ottien< 
perci6 (+ 154 — — 4) privilegio di dieci anni ; pena la confiscj 
delle opere, e cinque ducati per copia, da dividersi fra la Pieti, i 
magistrato esecutore e V accusatore o il petente. 

239. 1524, 19 Gennaio (1523 m. v.). (S. T.) — € Deside- 
rando Paulo d'Alpago, da Cividal de Bellun, metter in luce alcum 
nove traduttion et correction et exposition sopra li cinque canon 
et el sexto de virnbus cordis, libri de Avicena, tradutte de arabia 
in latino dal quondam raissier maestro Andrea physico da Civida 
de Bellun, suo barba, cum sit che sono molto desiderate da tutt 
scolari et doctori in medicina, in beneficio universal de' christiaoi 
per attrovarsi, come a tutti ^ noto, gran muUitudine de errori e 
assaissimi loci difflcillimi da intender in la traduttion del sopra 
scritto Avicena, che al presente se leze neli publici studj », ottieo< 
(+ 136 — 4 — 4) privilegio di dieci anni; pena al contravven- 
tore la conflsca delle opere e 100 ducati (50 agli Avvogadori { 
air ufBcio esecutore, 50 all' accusatore). I libri apparterranno a 
detto Paolo. 

Secondo U Mazzucchelli, Scrittori (1,516), il liber Canonis ecc. di Avi 
cenna, corretto e comroentato dairAlpago, fti publicato dai Giunta per la prim 
volta nel 1544 e poi ripetutamente. 

240. 1524, 24 Marzo. (S. T.) — Bernardino Bocca, milan'ese 
ottiene (+ 125 — 9 — 4) privilegio di dieci anni per « li formu- 
larii de Cancellaria, de libri de conti, de atti iudiciarii el pro- 



201 

cessi ei de notaria, et lo summario contra peste et veneni da 
lui compillati >. Pena, la con&sca dei libri e un ducato per copia, 
da dividere fra il magistrato esecutore, raccusatore e il petente o 
i suoi eredL 

241. 1524y 2 Giugno. (S. T.) — Francesco di Lodovici sta 
per dare in luce un suo poemetto, V Anteo Oigante; e ottiene 
(+ 136 — 11 — 0) privilegio di dieci anni. Pena, la confisca dei 
libri e ducati 200 da dividersi fra Tarcusatore, V officio esecutore 
e il supplicante. 

U Anteo fu publicato dal Bindoni nel 1524. Panzbb, VIII, Yen., num. 1247. 

242. 1524, 2 Giugno. (S. T.) — Andrea de* Tory^esani di 

AsoUiy € cum sit che za anni cinquantJi se habia sempre exercitato 

nel far stampar in questa inclyta cita libri de piu sorte, si greci 

como latini, et bora al presente fe intrado a far stampar tutte le 

opere de Galieno, grece. in medicina, mai piii stampate, molto 

neressarie et utile a gli corpi umani, per esser il principe de la 

medicina ; le quali opere non si trova homo in Christianity che le 

habia compite, ma sono sparse in diverse parte del mondo, et perhd 

gli fe sta to forza con ogni fatica et spesa farle transcrivere, et 

haver diversi exeraplari, cosi in Italia come fuora de Italia ; et cosi 

etiara ha deliberato di stampar tutti gli comenti greci in logica 

ei in philosophia et in medicina mai piii stampati, gli quali gli 

e forza far copiar da diversi exemplari posti in piii librarie per il 

mondo ; et cosi etiam piu comenti greci in hiimanita et altri au- 

ihori greci non piii stampati », ottiene (+ 137 — 6 — 1) percid 

privilegio di dieci anni, che decorreranno dopo la stampa di cia- 

scuno di questi libri ; pena, la confisca dei libri stessi, e 10 ducati 

per volume, distribuendo il tutto fra Taccusatore, il magistrato 

esecutore e T Arsenale. Ed ogni magistrato a cui sia portata la 

querela, possa fame giustizia. 

Dairofficina di Aldo e di Andrea asolano use) il Galeno cinque vol. in ful., 
nel 1525 (Renouard, ad ana. 1525« num. 3); negpli anni succossivi uscirono 
i Cwnmentari di Simplicio, Ippocrate ecc. ecc. ricordati dal Renouard ai loro 
looghi. 

243. 1524, 5 Agosto, (S. T.) — « lo, Antonio Pigafetta, vi- 
centino, cavallier hierosolimitano, che desiderando veder del mon- 
do nelli anni passati ho navicato cum le caravelle de la Maiesth 
Cesarea che sono andate a trovar le isole dove nascono le specie 



202 

nelle nove Indie, nel qual viazo ho circumdato Mlo il mondo 
torno ; et per esser cosa che mai homo T ha fatta, ho compost 
uno libreto de tutto el ditto viazo, qual desidero far stampir; i 
perh6 suplico de gratia che per anni XX alcun non possi stam 
pirlo, salvo chi vord io, sotto pena a chi el stampasse, o stampat 
altrove el portasse qui, oltra el perder li libri, de esser condennat 
lire tre per libro ; et la executione possi esser fatta per qualunqu 
magistrate de questa cita, a chi sara fatta la conscientia ; et sia d 
visa la pena, un terzo a T Arsenal de la Sublimita Vostra, un terz 
a Taccusador et un terzo a quelli che farano la executioue ». Coi 
cesso con 152 voti favorevoli, 6 contrari e 2 non sinceri. 

II Sanuto, Diariiy XXXV, c. 97 t.**, racconta, sotto il sriorno 7 Novemb' 
1523: « Vene in Coleffio uno vicentino. nominato il Cavalier erante, ferier 
Rhodi, qual 6 stato 3 anni in India pep veder; et referit« a bocha di quelle coa 
che tutto il Colegrio stette con gran attention ad aldirlo. Et disse mczo il viax 
Et dapoi dianar etiam fo dal Doxe, et referite zercha queste cosse longament 
»\ che Soa Serenitk, e tutti cbi aldite, riniaseno stupefati di quelle cos^e sono 
India ». Era naturale che a narrazione cos\ importante noi) si negssse il favo; 
del ppivilegio. E lo ricorda cos\ lo st^sso Sanuto, Diarii, XXXVI. c. 293 t 
sotto il flriorno 28 Luglio 1524: « Fu posto per li consieri una gratia ad Aotou 
Pigafeta, chavalier hieposolimitano, qual h navichk con le caravelle di la cesj 
rea Majesty per trovar isoie dove nascono lo specie di le nove Indie, si che 
circondii tutto il mondo. Et ha composta una opera, qual vol farla stampar; p< 
tanto li sia concesso, altri cha lui non la possi far stampar per anni XX, sot 
pena de lire 3 per libro Ave 152, 6, 2 >. Questo cenno del cronista cl moeti 
Tesattezza dei suoi raproruagli. Quanto alia narrazione del via^^gio^ ^ note ol 
ne comparve prima 1' estratto francese del Fabre, e che V edizione del 1536 ue 
una semplice traduzione. La prima edizione d' un manoscritto italiano 6 quell 
dell'Amoretti, Mil., 1800. 

244. 1524, 27 Agosio. (S. T.) — Bernardino Benalio, tipo 
grafo da quarant' anni in Venezia, vuol dare alle stampe alcua 
opere nuove di G, B, ConfahmeHo, dottore, che lesse nello studi 
di Padova, cio6: In libellum Averrois de substmitia orbi^, Expc 
sitio de matenna prima, De forma coeli, De voluntate et liben 
arbitrio, De mujidi efficienfia et aetemiUite ; inoltre una Bib 
bia volgare, coUe esposizioni tratte dalla Scrittura. Ottiene percl 
(+ 147 — 7 — 4) privilegio di dieci anni; pena la conSsca dell 
opere e la multa d' un ducato il volume, dividendo ogni cosa, tr. 
r Arsenale, T accusatore e i Signori di Notte, che debbano far va 
lere il privilegio. 

Averro^, de substantia orbis, esposto da Giambattista Confalonieri, cogli opv 



203 

•ooH di qaett* ultimo, ta publioato da Francesco Bindoni e Mafl)?o Pasini, a spese 
di Bernardino Benalio Del 1525. Panzbb, VIII, Ven., num. 1805. 

245. 1524, 24 Settembre, (S. T.) — Luca Oanrico, € nele 
sette arte liberale, praesertim in Astronomia peritis.simo », compose 
alcune opera che Lucantonio Giunta vuol dare alle stampe, otte- 
nendo (+ 144 — 10 — 5) un privilegio di died anni; pena ai 
contraflFattori una multa di ducati dieci per libro, da distribuirsi 
per terzo fra Lucantonio, Taccusatore e TArsenale. « Libri quos 
Gauricus vellet in lucem edere, nuraquam impress!, sunt isti, vide- 
licet: Libri quos Gauricus dolavit: Almanack 7iovum supra an- 
num salutis 1531 ; Oratio in loudem Astronomiae ; Gramatices 
epythoma ; De correctione Calendarii ; Physiognomoniae com- 
pendtolutn ; De componendis epistolis et car minibus ; Tabulae 
pro motibus planetarum supputandis; Commentaria in prospe- 

divam ; Liber necessarius pro supputandis con- 

juiictionibus luminariwn; Commentaria et castigationes in M, 
Manilium.; Paraphrases et Commentaria in Spheram; Arilhme- 
ikes libellus; Auctoritntes poetarum; Commentaria in theoricas 
planetarum ; De proportionibus, compendiolum ; Epygrammaton 
UbeUus; Isagogunis libellus in Astronomiam praedictivam ; Mu- 
sices utriusque tractatulus ; De judiciis nativitatwn liber com- 
putus ; Isagoge in dialecticam ; De conversionibiis annuis ac 
menstruis Uber; Rhetorices compendiolum. Aliorum: Castigatio- 
nes, additiones et canones in tabulas directionum Monteregii ; 
Tabulae Blanchinii de primo mobili; Castigationes etpleraeque 
additiones supra .... Omari; Almagestus Ptolemaei, intet^prete 
Trapesuntio. Numquam impressi: Algebra et Almucabala cu)n 
addilionibus Gawnci Commentarius ; Magistri Frandsci ferra- 
riensis super Thomam contra Gentiles ; Novi canones et casti- 
gationes supra tabulas Blanchinii; Commentarius Petri Matu- 
rantii, supra Ciceronem de Amicitia et Senectute. 

Di Liica Gaurico, publicate dal Giunta, trovo le seguenti opere: Alphonsi 
hispaniarum regis Tabulae et L. Gaurici .. . tbroremata . . ; annexae sunt tabulae 
Elisabeth req^inae nuper casti^ratae etc. per L. Gauricum cum addit. etc. ejusdem 
Gaarici, Novembre 1524 (Panzer, VIII, Ven., num. 1232) ; Johannes de Regio- 
Monte Tabulae . . . edente L. Gaurico, 1524 [ibid , num. 1234) ; Oniar, de Nativi- 
tatibus . . in ordinem redactus pn Ltttam Gauricum, cum multis addit., 1525 
(i'/}i., num. 1291, ed anche IX, r/«., num. 1291) , Claudii Ptolomaei Almage- 
9tum ... per Lucam Gauricum recognitum, 1528 (ibid.y num. 1452); trattati 
astronomici di varl autori e delio stesso Gaurico uel 1531 (ibid.j num. 1581). 



204 

246. 1524, 15 Novembre, (S. T.) — € Supplico io Joarmi 
tonio Taiente, fldelissimo citadin vostro et provisionato di Vos 
Sereniti, gik anni XXXII, per insegnar a scriver alii gioveni 
la Cancellaria de quella, havendo io considerato hormai la ^ 
mia per la decrepitk de li anni esser breve, ho deliberato per u 
universal, et anchora accid che dapoi di me li gioveni secret 
di quella et altri possino haver li secreti modi di ogni qualiti 
lettere cancellaresche, mercantesche et di molte altre sorti, 
Io amaislramento de poterle imparare, io ho ritrovato una n 
inventione, con non poca mia spesa et fatica, a metier in stan 
ogni qualitd di lettere che far si possino con la vivace man ;. i 
stampando per6 al modo consueto, ma con novo modo che mai 
stampato in questa vostra cita, ii6 etiam in niuna terra di vo: 
Serenita. Item, un altro libreto per me composto, intitulato : Li 
7fiaislrevole ; il qual insegna a leggere a chi non sa, in br 
tempo, con novo modo. Item, un altro libreto, che insegna a dit 
et a rispondere a lettere in ogni forma, intitulato : Componinu 
di Parlameyiti. Item, un altro libretto per me composto, intitu! 
Luminario di aritmetica, il qual insegna a fare ragione di n 
cantia ». Ottiene percid (+ 133 — 7 — 3) privilegio di dieci ai 
pena, la perdita dei libri e un ducato per opera, da dividersi 
r Arsenale, Y accusatore e i Signori di Notte, a cui sia comm( 
r esecuzione. 

La rata arte dtlV exctllente scrirere diverse sorte di lettere fa pnblicat 
fratolli da Sabio nel 1529 (Panzer, VIII, Yen y num. 1500); il Componimtn. 
Parlatnenti fu publicato nel 1535 senza nome di tipografo [ihid^ num. 1853 

247. 1525, 28 Marzo. (S. T.) — Giovanni Tacuino fece - 
care, e a grande spesa trovd alcuni autori, che trattano De cti 
7)ietiendis, cioe Giulio Fronlino etc., da stamparsi con carte 
Ottiene percid (+ 141 — 7 — 4) privilegio di dieci anni, che 
minceranno a decorrere quando la stampa delle opere sara com] 
Pena ai contravventori la confisca dei libri e un ducato per op 
E il Tacuino possa far eseguire il suo privilegio da qualunque 
gistrato. E la multa sia divisa fra Y Arsenale, il magistrate esc 
tore e il supplicante. 

248. 1525, 25 Luglio. (S. T.) — Cola Bruno vuol far st 
pare tutte le opere volgari del Bembo, e chiede privilegio di 
anni ; pena ai contravventori la perdita dei libri e un ducato 



SOS 

opera, da devolversi aH'Arsenale. L'esecuzione spetti a qualunque 
magistrate, a cui si denunzi la contravvenzione. Concesso (4. 130 

— — 0), ma per soli dieci anni. 

Le Prose di m. Pietro Bembo nelle quali si ragiona delta volgar lingua fu- 
roDO per la prima volta stampate in Venezia uei 1525 da Giovanni Tacuino A. 
Zbno, oelle note alia Vita del Bembo scritta dal Casa {Istorici delle cose renez., 
II, pagr. XXI, XXXIl). Chi fotwe Nicola Bruno, e quanta stima avesse il Bembo 
di Ini raceouta U Beccatblli, Viia di P. Bembo, ibid , pag. XXXV. E il Bembo 
stesso scriveva che questa edizione delle sue prose fu (BitBLperfatica e diligenza 
di Nicola Bruno. Gamba, Serie dei testi, num. 136. 

249. 1525, 8 Agoslo, (S. T.) — Alessandro Vcllutello scrisse 
un commento al Petrarca; ora vuole stamparlo. Ottiene (+ 166 

— — 1) un privilegio di dieci anni; pena ai contra vventori la 
confisca dei libri e una multa di cento ducati, che si dovranno divi- 
dere fra il petente, 1' accusatore e la Signoria. 

La prima edizione del Canzoniere, coi commenti del Vellutello, U8c\ nppunto 
neirAgosto 1525, coi tipi di Giovanni Antonio e frair Hi da Sabio. Cfr Gamba, 
Seiie dei testi di lingua, num. 714. 

250. 1526, 30 Gennaio (1525 m. v.). (S. T.) — 4c Essendo 
sta ommesso nella gratia concessa (v. num. 248) per questo Consejo 
al venerabile proposito domino Cola Bruno, che ha fatto la spesa 
de stampar li libri de la lingua xmlgar del reverendo . . . dotni^ 
no Petro Bembo, che oltra il non poter stampar in questa citta n^ 
terre nostra et, n^ stampate altrove, portar qui ditte opere, che 
DOQ le possi vender ne in questa citk ne in le terre nostre, se non 
quello che vora el ditto venerabile Proposito; et intendendosi che 
alcuni tristi, per cupiditk di guadagno, le hano fatto stampir secre- 
tamente cum infinite incorrectione, et le vendono in contempto de 
la parte sopraditta; per6, per auctoritk de questo Consejo, confir- 
mando la sopraditta gratia in tute le sue parte, sia agiunto che 
alcun non possi vender s\ in questa cita, come in le altre terre et 
loogi nostriy le sopraditte opere, sotto qualunque forma modo 
che dir o imaginar se possi, se non le stampite cum la gratia pre- 
ditta, concessa al ditto venerabile domino Cola Bruno per anni X ; 
et trovandosi contrafar al presente ordine nostro, se intendi ha- 
ver perso le ditte opere, et immediate pagar ducato uno per opera; 
et la execution sia fatta per qualunque magistrato s\ de questa cith 
come de le altre terre nostre, dove sera fatta la consoientia ; et la 
pena sia divisa un terzo a Y accusator, un terzo al magistrato che 



206 

fara la executione, et un terzo a 1' Arsenal nostro » . Concesso con 
voti favorevoli 129, 26 contrari e nessuno non sincere. 

Questo docuroento ci spie^a lo sdeg^DO del Bembo e il suo appeHo ai Pa- 
troiii dell'Arsenale. Gamba, Serie dei testi, num. 136. Trattavasi di unacontraf- 
fazione deiredizione del Bruno. 

251. 1520, 6 Marzo. (S. T.) — Benedetto Bordone, miniatore, 
si affaticd per molti anni « di et notte in componere uno libro, nel 
qual se tratta de tute le (sole del mondo, si antiche come etiam 
moderne, cum loro nomi antichi et moderni, siti, costumi, historie, 
fabule, et ogni altra cosa a quelle pertinenti ordinatamente ne li lor 
lochi poste ». Alia molta fatica or deve aggiungere molta spesa, 
si per la stampa, « come anchora nel far talgiar la forma de cia- 
scuna isola, come essa sta, le quale e di nuraero grandissimo ». 
Chiede percid privilegio di dieci anni, che cominceranno a decor- 
rere dalla publicazione del libro. Pena, la confisca dei libri, e una 
multa di dieci ducati per ogni libro venduto o stampato in contrav- 
venzione. Questa multa sarii divisa fra T Arsenale, V ufBcio a cui 
ricorrera il Bordone, e Y accusatore, che sara tenuto secreto. II 
privilegio fu concesso (+ 138 — 9 — 2) « pro libro insularum 
coraposito ab ipso, dummodo alii ilium non composuerint ». 

VIsolario fa publicato nel Giugfno 1528 « per Nicol6 d'Aristotele detto Zop- 
pino », e riprodotto, « con la gionta del Monte del Oro novamente trovato », per 
il Leno (Panzer, VIII, Ven.^ num. 1455, 1*704). 

252. 1526, 20 Mavzo, (S. T.) — 4c Stephana Plazon, il qual 
gik molti anni ho insignato in grammatica et rhetorica in questa 
vostra inclyta cita, sempre cum fama de optimo et fructuoso pre- 
ceptore, cum mia industria et molta fatica ho reducto li precepU 
de rhetorica in uno compendio, insieme cum uno libreto chiamato 
li Preexercitamenti de Prisciano traducti da Hermogeyie rhe- 
tore greco ; et ho correcto in purassai loci, et reducto in meliore 
forma el grammatico dicto Sypontino ». Egli perci6 chiede ed ot- 
tiene (+ 129 — 14 — 9) un privilegio di stampa, sotto pena di 
ducati dieci per ciascuna delle sopra dette opere stampata o van- 
duta in contravvenzione. II privilegio chiesto {€ acid tante fatiche 
da mi supportate non periscano et in tuto siano irrite ») senza 
limitazione di tempo, e conceduto per soli dieci anni. 

Questo privilegio (inserito uelTopera del Piazzone, a pag. 62) fU ripnblicato, 
quasi completamente, dai Registri per cura di K. A. Cicogna [Di Sitfano Ptta^ 
$one da Asola, retore chian'ssimo , pag. 17), il quale descrisse minutomento 



qaanto contipne il Praeexerciiamentorum libellut et Bkitoriees compendium recti 
iitpositum ecc., stampato iD Venezia nel 1526. Peraliro reruditiseimo Cicoj^a 
non cooofioe alcuna edizloue delie Correzioni che il Piazzone asseriva dl aver 
fetlo alle opere grammaticali di Nicolo Perolti, arcivescovo sipontioo, quaiitun- 
que anche a queste si estendesse il privilegio presente. 

253. 1526, 5 Oitobre, (S. T.)— « Ct/nfhto de li Fabniy, phi- 

sico, citadino de Vinegia .... cum sit che per molti anni Y habia 

iusudato et cum grande studio vigilato per comporre una nova 

opera in terza rima, della origine de li volgari proverbij che tuto 

il glome se ragionano, libro non inutile anzi sommamente giove- 

vole a cln.scheduna persona che virtuosamente desydera viver al 

mondo ; ot perch^, secundo il divino Platone, non solamente sia- 

mo nati per noi ma per li comniodi de h amici et utile della pa- 

tria», egli vuole farlo di publica ragione. Ma perche non sia dagU 

stampatori, « come ^ di suo costume, depravato, corrotto et dila- 

cerato, come che tali fanno tuto il giorno, che opera alcuna per 

loro non esce fuore, che si possa da litterata persona guardare, 

DOQ che leggere », chiede ed ottiene (+ 118 — 17 — 8) privilegio 

di dieci anni, ond' altri che lui non possa stamparlo o venderlo nel 

territorio della Republica, ancorche sott' altro titolo, salvo il caso 

che fossero aggiunti « altratanti novi proverbij, come ... nel pri- 

miero libro si contiene ». Ai contravventori sia minacciata la con- 

fisca dei libri, che saranno meta dell' accusatore, meta del petente 

suoi eredi. Ogni libro in contravvenzione sia multato un ducato 

d* oro, da darsi alia scuola di S. Rocco per la fabbrica. Inoltre il 

contraflfattore soggiaccia a una multa di 400 ducati d* oro, 200 dei 

quali siano dell' Arsenale, cento del magistrate che eseguira la 

sentenza, e cento dell' accusatore che sara tenuto secreto. 

M Libro delta origine delli volgari proterbi di Aloyse Cynthio delli Fabritii 
fii stampato dai fratelli Vitali, colla data delPultimo di Settembre 1526, ed d 
citato dal Panzer, VIII, Ven., num. 1329. II sij?. Domenico Zasso public6 nel 
1880, per nozze, un libretto col titolo; Introduzione della censura della statnpa in 
Venezia nelV anno 1527, di cui abbiamo peso conto nel Bullefiino Bibliografico 
delnostro Architio al num. 88. In quo«to libretto 6 citata la parte 29 Gennalo 
1S27 (1526 m. y.), traendola dai Diarii di Marin Sanuto, torn. XLIII. II cronista 
aiverte che << tutto questo b processo per una opora composta per uno medico, 
domino Aluisio Cynthio, veneto, dotor, intitolata al Ponteflce {Clemente VII) y 
ehlamata: Origine di Provrerbij ; in la qual dice grandiasimo mal di frnti di 
8. Francesco, sotto il vocabolo: Ogniun tira V aqua al suo molin. E dltti frati si 
baono dolesto di questo a li Cai di X, et li Cai mandono a tuor tutte le opore. 
Bor poi fo comesso a do zentilhomeni la vedino e referiscano ». Lo stesso cro- 
Diita ETTcrte che 1 due gentiluomini furono Lorenzo Priuli e Gaspuro Contariiii- 



208- 

11 racconto del Sanudo corrisponde a capello cogli afti che si trovano nel Nola- 
torio dei Capi del Consiglio dei Died. Da! quale irioltre apprendlnmo die i due 
revisori non trovarono Dulla di grave iiell opera del Cinzio, che dove\a perci6 
essere liberata dal sequestro. Se uon che, a d\ ^9 Geiniaio 1528 (1527 m. v.], i 
Capi, « ad richiesta del stanipador de i libri dc 1 Cynthio, ordinarono che i hbri 
del dicto Cynthio, che erano 8(-qnestrati, non se havesscro ad dare fuori, se '1 
stampador non sia satisfacto de quelio el doverk haver per la inipressione et 
spesa sua, come 6 justo •>. E a d'l 14 Febbraio 1528 (1527 m. v.) fecero restituire 
i libri alTAutore, aflSnch6 fossero rimessi »« in eum locum, gradum et conditio- 
nem ... in quo erant priusquam auferrentur de librarii officiiia, ut, hoc modo, 
uemini jus toUatur ». 

254. 1526, 3 Novembre. (S. T.) — € Nicold Garanta, li- 
braro dal segno del Delphino, . . . havendo habbuto alcune operete 
volgari in lingua tosca da missier Theophilo Fole^go, poeta man- 
tuano, nelle opere sue chiamato Merlino Coccai, preceptore dil 
sig. Paulo, figlio di V illustrissirao signor Camillo Ursino, quali si 
chiamano, V una Orlandino con la gionta, V altra il C/iaoSj opere 
certamente degne et parimente utile, con alcune altre operete, et 
volendo quelle fare istampare, conciosia cosa che molti denari in 
dltte copie mi sono exborsati, et etiam li andera spesa grandissima 
in quelle stampare, et non essendo conveniente che io faccia ditta 
spesa et dipoi che altri quelle ristampino, togliandomi et le fatiche 
mie et parimente il guadagno », chiede ed ottiene (+ 125 — 4 — 6) 
privilegio di dieci anni ; comminata ai contravventori la confisca 
dei libri, e un ducato per uno, da darsi all' Arsenale. L'esecuzione 
appartenga a quel magistrato a cui si fark ricorso. 

\>e\V Orlaudino di Limerno Pitocco ^Teofilo P'olengo) il Panzer (VIII, Fe*., 
num. 1326, 1359, 1370) cita tre edizioni veneziane del 152G, publicate da Grego- 
rio de' Gregorii, dai fratelli da Sabio e dal Nicolini. Ma son due sole, perch^ I 
fratelli da Sabio er&no di cognome Nicolini. Cfr De TheophUi Fulengi rebus gestU 
et scriptiSj nelTediz. di Amsterdam (Ma.itova) 1768, pag. XLII. Quale delledue 
edizioni fosse condotta a spese del Garanta, non so. Certo si ^ che TAutore si 
lanieutava cbe T Orlandino « inter scribendum a typographis ei fuisse subla- 
tum » ibid.f pag XVIII). Ma il Chaos de tri per uno fu publicato « a di primo 
Zener MDXXVII » dai fratelli da Sabio « ad instancia de Nicolo Garanta ». Pan- 
zer, VIII, Ven.^ num. 1415. Potrebbe argomentarsi da ci6 che il Gregorii procn- 
rasse Tedizione deil' Orlandino contro la volont^ deir Autore? Delle altre opere 
del Foiengo s' erano fatte pareccUie edizioni in Venezia prima delta data di 
questo privilegio; al quale non possouo appartenere le opere che scrisse dopo 
cb^ebbe ripreso la cocoUa mouasticu. 

255. 1526, 6 Novembre, (S. T.) — « Essendo pervenuto alle 
man di Zuan Manenti . . . alcune opere dello excellentissimo poeta 



• 209 

Sorentino, per sopra nome Alfissimo, non piii impresse nh man- 
late in luce », e volendo egli stamparle, « ha vis to et inteso che 
[uesto non si pud fare si non cum grande spesa. Et perch6 le 
)pere son belle, honeste et di moiti exempli morali copiose, etiam 
ia innumerabili persone desiderate », teme di essere danneggiato 
la una ristarapa. Chiede percid ed ottiene (+ Uii^ — 12 — 1) un 
)rivilegio di dieci anni ; pena la conflsca dei libri, una multa di 
100 ducati e sei mesi di carcere « per ogni volta che i fosse tro- 
irati, et piii o manco, quanto . . . parera » alle loro Eccellenze. 

Debbo ripetere a proposito di questo privileg^o queUo che ho notato al nu- 
nero 221. 

256. 1526, 19 Novembre. (S. T.) — « Sigismondo Fante, 
ferrarese, gik ingegnero » della Republica, compose, « con longe 
rigilie, piii opere, cio^ il Tnompho di Fortnyia e la Theorica e 
prtUica del scnvere, e il suo grande Algorismo, detto Supple^ 
mento di Abaco e di Arithmetica, et la grande Algebra, altra- 
mente detta Arte speculativa ». Ottenne gia ua privilegio da papa 
Clemente VII ; lo chiede anche dalla Republica. E lo ottiene (+ 153 
— 16 — 4) per dieri anni ; pena ai cantravventori la conftsca dei 
libri e ujn ducato per opera. Qualunque magistrate possa eseguire 
la sentenza. 

// Trionfo di Fortuna usci nel Gennaio 1527, coi tipi di A^ostino da Poptese, 
«a^ iatanzia di Jacomo Giimta ». Ne p:vrla Till, bibliografo cav. Andrea Tea-sier 
in nna sua lettera a! cav. Michelnn^^lo Gualandi (V en., 1855, Antonelli, pag^. 16). 
Sieoome peraltro il privilegrio h del Novembre, esso appartiene indubbiamente al 
1526; n^ h neceasario di ritardare la data deU'edizione al 1&28. « Nei re^ristri 
B nei docamenti », dice ottimamcnte il Tessier, V anno nuovo cominciava col 
Marzo. fi vero ; ma non nelT uso comune. E da molti. dei privile<?i che abbiam cita- 
to tt pub vederefChe il privileprio si domandava assai spesso ad edizione compiuta, 
> qaagi. II libro de El$tnentis litierarum, libri IV, italice, era stato publicato « per 
FoanQAED Rabeiim »> nel 1514. Panzbb, XI, Ven., num. 667. II Brunet, Manuel, 
11, 1178 snppone che questo iibro sia il primo saggio d*uD altro libro descritto 
U Ini airarticolo Ugo da Carpi [Manuel, V, 1001) : « Thesauro de'$criilori, opera 
iriijlciosa la quale con granditssima arte, al per prntica come per (^eometria in- 
leg^a a scrivere diverse sorte littere, c:o^ cancellaresuba : mercant^scha : fur- 
nata cursina : antiqua : moderua : et bastarda de^ piii sortt^ : cum uar|j .... 
ixempli . . . de uarg lio^ue . . . tutte extratti da diuersi auttori et massimento da 
^i^smondo Fanto nobile fbrrarese mathematico. Intagliata per Ugo da Carpi ». 
[I Branet aggiunge: « on nous signale Texemplaire de m. Tessier, & Venise, 
lai a (rois feuUlets de plus que les autres, savoir 22 double, 23 et 24 en caract^- 
■esb^breax ». Quaoto al luogo, T edizione, piuttosio che a Roma, al dovrebbe 
ittribuire a Vjenezla. Cfr la Lettera sopra cituta. 

M 



210 

La speranza espreasa nelT Avvertenza, che ho messo in frontc a quest! do- 
oumenti, ba cominciato ^^ia ad avverarsi ; ed io son lieto di potere manifestare 
Bin d* ora la mia riconoscenza asrii amlci, che m' hanno dato o promesso V aiato 
delta loro dottrina. I secretari che trascrissero i documeuti nei Reg^istri ufficiali, 
trasforznavano i nomi in modo mcraviglioso. Piu d' una volta ho durato molta 
fatica a restituire il titolo vero deir opera, o il vero nome degli autori e degll 
editor! ; e qualehe volta, come il lettore si potra accorgere, non ci sono punto 
riuscito. Sopra tutto, al num. 197, io non conosceva il signiflcato di quelle voci, 
con cui frate Felice pratense indicava al Coliegio una di quelle opere, per cni 
chiedeva privilegio di stampa. Vedeudo che i libri da lui publicati con privile- 
gio, e che ho citati a suo luogo, erano una versione del Salterio, una Granima- 
tica ebrea ed una Bibbia, pensava quasi che quelle voci a me ignote potessero, 
almeno in via di perifrasi, accennare al Salterio. Ad ogni modo mi rivolsi al- 
Ton. prof. Mois^ Soave, peritissimo della lingua e de!la letteratura ebraica, e 
n* ebbi la corteso risposta che qui soggiungo : 

« La prima di quelle parole ebraiche, ossia Temunoch, 6 senza dubbio sba- 
» gliata. Forse devesi leggere Tenugndd, la cui traduzione letterale sarebbe mo- 
» vinienti; i gramatici tutti per6 si servirono di quella voce per indicare le vo- 
» cali, ossia quel punti che ne fanno le veci. Le altre due parole ebraiche, Imri 
» S^pher, significano parole belie. Queste due voci si trovano nel cap. XLIX , 
» vers. 21, della Genesi, e precisamente nella benedizione di Giacobbe al figliuolo 
» Neftali. Nel nostro caso quelle due voci ebraiche saranno state il titolo del- 
» Topuscolo ebraico. Mi sembra quindi che si possa concludere con certezza, 
» non esservi relazioue alcuna tra il Salterio tradotto in latino e le altre ope- 
» rette, che ritengo siano opuscoli grammatical! riferentisi agli accent!, alle vo- 
» call ed alle varie lezioni di alcuni vocaboli della Bibbia degli antichissimi 
» Aronne della tribu di Ash6r, e Mosd della tribu di Neftali. Che il lavoro pn- 
» blicato da Daniele Bomberg [HaHinis filii Ashir Gramm. ecc, 1515) sia quel- 
» Io stesso del frate Felice pratense [olim ebreo), il quale abbia voluto lasciare 
» tutto r onore al suo discepolo pec la lingua ebraica, e nello st«sso tempo suo 
» protettore? » Fin qui il prof. Soave, che publicamente ringrazio. 

Ma discorrendo delle veneziane edizioni di libri ebrei col co. Camillo So- 
ranzo, ufficiale nella Biblioteca Marciana, egli richiamo la mia attenzione sopra 
alcuni luoghi dei Diarii di Marino Sanuto, che vi si riferivano. Ecco le parole 
del cronista : 

1525, 16 Ottobre. « Fu posto per li Cai di X una gratia de Daniel da No- 
rimbergo, vol contiuuar di far stampar libri hebrei in questa terra, e donar 
ducati 100. £t, balotata, non fii presa. Et questa ^ la segonda volta ; e fo ben 
fatto. E Jo son st^ bona causa; perch^ el feva stampar libri hebrei contra la 
fede, intervenendo maistro Felice di V hordine di S. Stefano, fo hebreo >/. XL, 
45 t.*' 

1525, 17 Ottobre. « Fu posta un' altra volta la gratia di Daniel da Norim- 
bergo, flandrese, vol iterum la gratia di poter stampar in questa terra in he- 
breo, con prestar a la Signoria ducati 150, che Taltro dl prestava 100. Et, ba- 
lotata, pezor6 e non fu presa ». XL, 46. 

1526, 8 Marzo. <« Fu posta la gratia di Daniel (?a Norimbcrg, qual vol con- 
tinuar la gratia di stampar in ebreo, per anni . . . ., e donar ducati 300. Et doq 
fu presa. E fu ben fatto ». XLl. 34. 

1520, 27 Marzo. « Con la zonta fu preso una gratia a Daniel da Nurimbergo, 



211 

di poter per altri X anni continnar dl far stampar in hebreo is queata terra; n6 
altri che lui posai for stampnr. Et dona dacati 500 >». XLI, 73 t.*' 

« Qoesta 6 la aepronda volta », dice il Sanuto nel primo dei luogbi citati, ri- 
ferendo6i alia oonferma ottenuta dal Bom berg: nel 1518 (v. n. 217). Quanto alia 
parte presa a d\ 27 Marzo 1526, mi rec6 non lieve sorpresa il non averne troTato 
treocia nei Regietri cbe io credeva di avere cercato con qualcbe dilig^enza. Ma 
w^W appuDti cbe io aveva preso stndinndo g\\ atti del Consigriio dei Dieci, tro- 
vai cbe per Tappunto nel 1526, a dl 27 Marzo, i Dieci avevano acconaentito al 
Bomber^; la contiuuazione del privileg^io indarno per Io innanii ricbiesta, quan- 
tQDque il Bomberg protestasse di esscre <« cargo de assai opere, fatto in execution 
de lal |?ratia una grandissima spesa, et baver havuto pocbo spazo per i tempi 
preteriti ». Se non cbe la conceasione del privilegio, anzicbd essere registrata nel 
^otatorio dei Dieci, ai legge nel Registro II Cotnune del Consiglio dei Dieci (c. 8'. 
B rontea parte di questo genere cbe trovisi nella aerie dei Regiatri Comuni, 

Quanto ai due documenti 82 e 188 relativi a Domenfbo Terracina e ai suol 
nepoti lA»lio e Paolo dc' Massimi, spero che Terudizione dei miei amici potrZi 
trovarne qualcbo noti^ia. Non crederei pornltro cbo la tipogrnfia, da cui dove- 
Tano uscire libri in lingua arabica, morescha, soriana^ arnienicha, indietna et 
Urhgrescha, se pure fu veiamente fondata, t\i9i^ molto operona, giaccb^ dei suoi 
Uvori non bo saputo trovnre traccia veruna. Ho anzi avvortito cbe, per Tauto- 
KTole testimonianzu del p. Alisban, il primo libro armeno cbe si stam passe a Ve- 
nexia aarebbe lavoro d' un armeno e non anteriore al 1505. Avrei potuto per 
Tarabo citare la dissertazlone del Db Rossi, Dr corano arabico Venetiis Prga- 
nim typis impresso (Parroae, 1805), dalla quale risulta che il Paganini iutoruo 
tl 1530 publico a Venczia un corano in caratteri arabici. Ma io sperava di aggiun- 
gere alTautorita del De Rossi la conferma d'un documento. Se non cbe, diligeu- 
temente cercati, i Registri non m' banno dato alcuna notizia in proposito. Forse 
erftTano 8p<*rarIo: dopo le difficolta cbe si opposero alle edizioni del Bomberg, 
linrebbe dulf autorita publica fa vorita Tedizione del corano? poteva un li- 
bro in caratteri arabici temere la concorrenza? Del resto, il privilegio avrebbe 
potato essere al Paganini accordato, e non trovarsi tuttavia nei Registri. II pri- 
vilegio a Democrito Terracina fu conceduto a dl 15 Luglio 1498, ma non si trova 
amio po5ito: at trova presso alia conferma accordata ai due fratelli de' Massimi, 
adi31 Maggio 1513. Questi presentaronu il documonto ai Collegio; e il Collegio, 
neiratto di conferraarlo, Io fece irascrivere nei Registri (Not. VoUeg.y 1512-1514, 
C49 t.**), coiravvertenza cbe il notuio I'aveva trascritto dalT esemplare auton- 
tico, posseduto dai nepoti del Terracina: « EgOiGneasCarponius notnrius ducalis 
exauteutico exemplavi ». Che ne segue? Cbe i Consiglieri talora apponevano la 
oonceasione a pi^ della supplica, la quale, naturalmeute, il couccssionario teneva 
presso di se. A quanto apparisce, nei Registri, forse per trascuratezza dei notari, 
non si teneva sempre mcmoria degli accordati favori. C eraoo p6i i prlvilegi 
ooQceduti a voce, cbe non potrebbero leggersi pcrci6 nei Registri, se non in casi 
simili a quello cbe bo ricordato al num. 181. Questo ci spiega come di molti 
libri prlvilegiati, il privilegio non trovisi registrato. Ma il non trovarlo, non ci 
autorizza a negare Tesistenza della concessione. & di questo avviso ancbc il mio 
dottiasimo amico, cav. Andrea Tessier, condotto alle stesse mie conciusioni dagli 
itadl che fece sulTargomento. Egli vuole anzi furnirmene uuove prove, e, tra 
r&ltre. quella d'un rarissimo opuscolo da lui posseduto, « intitolnto 11 modo 
• Uttmperare le pennc, con le varic sort! dd litlere, ordinato per Ludovico Vi* 



212 

» centino, in Roma nel annd MDXXIII, ma che per6 fu publicato in Venesta, 
» legrsrendosi ne^ fine la seguente nota : Intagliata in Venetia per Ludwico Vf- 
» centinOt scrittorey et Bustachio CeUbrino^ intagliatore. Nel fronieapizio di eno 
» opuacolo avvi pure la seguente nota : Con gratia e privilegio. Ho falto acca- 
>» rate indagini nei Registri, per trovar traccia deir accennato privilegio, ma in- 
» darno. Di simili esempl ne potrei addurre parecchi, e me ne passo, perch6 vo- 
» glio piu di propoaiio intrattenermi intorno al sopra accennato e ad alcuni altri 
» libretti di pregio particolare, che son da me poseeduti, e che meritano di e^ 
» aere particolarmente descritti »». 

Nell* atto peraltro cb* io debbo esprimere la mia riconoscenza agli amici che 
ho ricordato, e a quegli altri che mi (lirono larghi di gradite promesse, non poM> 
dimenticare il oomm. B. Cecchetti, direttore del nostro Archivio di Stato, che ml 
face oonoeoere alcuni documenti del primo secolo della tipografla veneziana, do> 
cumenti che renderd di publica ragione al piu presto. 

4 



ANEDDOTI STORICI E LETTERARI. 



LXXXI. — II pittore Boninsegna. 

(C. CiPOLLA.) — Nel Cap. HI (Archtvio Ven., XIX, 247) ac- 

cennai al pittore Boninsegna, intorno al quale il Bernasconi cita 

(Sludi, p. 229) un documento d* Estimo, 1408, che ne fa parola. In 

questa notizia c* k un errore: Tanno 1408 sta per 1418, nel cui 

Estimo, contrada S. Zeno in oratorio, trovasi infatti « Boninsegna 

pictor condam zenonis de clozago », estimato in soldi 9. Invece 

neU'estimo 1409 (f. 114'), nell'istessa contrarfa, trovasi ommesso 

ilpredicato di pictor: € Boninsegna condam Zenonis de clozago >, 

con 1 lira. Nell* estimo 1 424 (fol. 1 29), nella medesima contrada, ^ 

registrato « Boninsegna pictor cou'lam Zenonis », coir estimo di 

Doye soldi. Nell* estimo 1433 non lo si trova piii; probabilmente 

era morto. Un documento dell' Archivio Notarile di Verona {O/f. 

Reg.j anno 1424, fol. 25^) ci fa conoscere il Home di sua moglie: 

< Verone in contrada sancti Zenonis oratorij in domo habitationis 

infrascripti Magistri Boninsegne pictoris — Dna Dorathea q. dni 

Alayiij de Zauarixijs et vxor Magistri Boninsegne pictoris q. ser 

Zenonis de Clozago de s. Zenone oratorio Verone — ». 

LXXXII. — Testamento di Francesco Morone pittore. 

• 

(C. CiPOLLA.) — Per rispondere ad altra cortese interroga- 
lione del prof. Michele Caffi, feci ricerca del testamento (15 Mag- 
gie 1529) di Francesco Morone (f 16 Maggio 1529. Bernasconi, 
Studi, p. 280), e qui ne publico un largo estratto (1), riguardan- 
dolo come molto importante eziandio per la biografia di Qirolamo 
del Li])ri. Questo documento ^ interessante, oltrech^ negli interessi 
deir arte, anche perch^ ci prova che non tutti quel grand! artisti 

(1) L'originale sta nellArcb. Not. di Verona, m. CXXl, n. 281. 



214 

del ninascimento eran birbanti, ma che v*erano fra essi dei veri 
galantuomini. Francesco afflda a Girolamo una missione scrupolo- 
samente delicata che onora entrambi : e al Bglio da incarichi tali 
che diraoslrano la sua estreraa delicatezza di coscienza. Notisi an- 
che il nome dell' alluminalore Calisto fu Francesco, e quello di 
Battista Farinati piltore (I). A uoi diivttamente interessa il le^jalo 
per decorare di pitture e dorature la cappella Miniscalchi. 

Testamentum in. francisci pictoris q. lu. Dominici de s. Vitale (2\. 

Jn Christi nomine nmen, anno a natiuitate Eiusdem Dni millesimo Quin- 
qrentesirno vi>resiaio nono Jndictione secunda Die mercurij duodecimo mensis 
Mfjij, Veponac, Jn domo habitationis Jnfrascripti Testatoris posita in contrata 
8. Vjtalis: Presentibus K«^. Hieronymo q. D. Marcizenonis de alcenapro: Matthia 
q. Sep Hieronymi textoro lane de Citadinis: Dominico biretario) q. fineti: Hie- 
ronyrao q. Crescimbeni de beuacijs, Alberto Gutore q. Antonij Tami»*arij, his 
quoque de Contrata s. Vitalis: Calisto q. francisci miniaturis a libris: Bapti8t& 
pictore fUio Christ.' farinati, ambobus de s. Paulo (3}, Leonardo filio francisci 
Biretarij de s. Vitale predicto. atque Eg. Hier. Georgio Alio m. Viuiani notario 
de manganis de faisurgd veronae Jn solidum rogato cum me Hieronymo not. 
infrascripto ab JnfrascriptoTestatore Rcribere vel subscribere Jnfrascriptam eius 
vitimam voluDtatem secundum formam Juris et statutorum communis Veroue, 
omnibus Testibu^ Jdoneis notis ad hoc vocatis specialiter et rogatis et Jnfra- 
scriptum Testatorem cognosceiitibus vt assesuerunt. 

Pru. V. M. franciscus pictor q. m. Dominici moronj de s. Vitale Verone gra- 
tia Dni nri Jesu xpi Sanus et sobrius mente et Jntellectu, licet Jnfirmus corpo- 
re, Jacens Jbidem in lecto. considerans humanam naturam esse fragilem et ca- 
ducam — Volens, dum ratio regit, de bonis et facuitatibus suis prouidere, ne 
post eius obitum — prosens suum Testamontum nuucupatiuum sine scriptis in 
hunc modum facere statuit it procurauit 

Kt Jmprimis quidem animam suam Comendauit omnipotenti et Eterno Deo, 
Eiusque Sanctissimao matri Virgini Marino Totique Ci^lesti Curiae Triumphanti: 
Corpus vero suum quum de hoc seculo niigniri contigerit sepelliri voluit ft 
Ju^sit in vno ex monumentis Tertij ordinis s. Francisci positis in Ecclesia S. Ber- 
nardini de verona: Jn quo ordino ipse Testator Jntendit associari, et habitu 
Eiusdem ucstiri, slue in uita, sine in'morte, mrdlante Gratia Dni. nri. Ji»*iU 
Cliristi. et personarum ipsius ordinis Cum Exequijs condecentibus statuj siiu: 
Et pro vt videbiiur Jnfrascripti ^!j eius lieredi ct Commissarijs suis. 

Jtem Jussit et ordinauit ipse Testator quod Jnfrascriptus eius heres vuiu«'r- 
salis Teneatur secuta morto ipsius Testatoris celebrari facere missas s. Gregoru 

(1) Due artisti ignoti al Bornasconi, dacch6 il secondo non puu eoufondersi 
coiromonimo posteriore, da lui ricordato (p. 338). 

(2) Sopra Domenico Morone cfr Bernasconi, p. 238. 

(3) Da ci6 pu6 dedursi che anche Giuseppe figlio di Francesco, ch' era ap- 
punto il sue erode, fosse pittore. II sue nome non venne registrato dal Ber- 
nasconi. 



215 

pro Tnm vfee iantum. per ven. fratres 8. Beroardini de Verona, eisdem firatribos 
errogrando librae qulnqne denariorum pro Elemoaina eorum pro anima ipaiua 
Testatoris et remissione peccatornm suoruip. 

Jtem reliqnit et le?j\uit ven. fratribus 8. Aneatasiae Ver. ducatum vnum 
sari in rations (n'ossorum Trig^intaunius semei tantum dandum, 8ecuta morte 
diet] Testatoris, per infVnscriptum eius beredem, Cnm boo quod dicti fratres te- 
neantnr celebrare tot missas fbneles (!) ad altare s. Pauli in dicta Ecclesia exi- 
stens pro anima Jpsius Testatoris. 

Jtem leg^auit ven. Domuj n. Misericordiae raarcellos Tres tantnm dandos et 
Boluendos per Jnfmscriptum eius beredem dicte Domuj, secuta mocte ipsius 
Testatoris, pro anima eius et remissione delictorum suorum. 

Jtem Jussit et ordinauit ipse Testator quod Jnfrascriptus eius beres Tenea- 
tar satisfacere omnibus Creditoribus eiusdem Testatoris Cuiuscumque sortis et 
qnalitatis, pro vt Jaeent descriptis (!) super quibusdam policis, seu et libris 
manu Eiusdem Testatoris: Et similiter satfsfacere omnibus Societatibus Layca- 
iibas Jn quibus Testator est descriptus : Nee non Teneatur dictus eius beres, 
fieeota morte ipsius Testatoris, soluere soldos decem denariorum pro vna vice 
tantum Societati laycali s. Mariae de la Scalla, Et boc pro Exoneratione sue 
ooDscientiae et remissione peccatornm suorum. 

Jtem Reliquit et leprauit idem Testator Capelle Spiritus S.^ Jllorum de mi- 

niscalchis positae in Ecclesia s. Anestasiae veronae libras quinque denariorum, 

Kmel santam, dandas seu et dispensandas per Jnfrascriptum eius beredem vni- 

aersalem in omamento ipsius. Capellae, vel Altaris eiusdem, videlicet Jn picturis 

letiet in deaurando aliquid ipsius Capellae, pro vt videbitur ven. fratribus dicte 

Ecclesiae et non aliter nee alio mode, Eo quia Jntentio ipsius Testatoris est quod 

predicte Hbre quinque dispensentur in omamento ipsius Capellae, pro vt supra 

dixit, Et hoe pro Exoneratione eius coDScientiae, Et peccatornm suorum re~ 

nlsdoDe. 

Jtem Quia ipse Testator per tempera preterita babuit a Societate S. Mariae 

dH paradisA seu a Gubernatoribus eiusdem tunc existentem extra portam Epi- 
fWfA Veronae pro pictura per eurodem Testatorem faciendam Capellae eiusdem 
loeietatis ducatos decem vltra quod meritus ftierat pro dicta pictura: Et quia 
ipse Te9tat/)r non potuit complere opus suum in pinj^ndo eandem Capellam 
propter minam ipsius Ecclesie factam propter Bellum tunc vijrens in agro ve- 
lODeDsi, Jdeo uolens ipse Testator satisfacere dicte societati: Et quod suum est 
feddere, stituit et ordinauit Quod Jnfrascriptus eius beres vniuensalis Teneatur 
Termino annorum quinque post mortem ipsius Testatoris dare et cum effectu 
soloere dic^os ducatos dpcem. videlicet duos quoque anno, vsque ad Jnteg^ram 
Kitisfactionem dictorum decem ducatorum, sine ad faciendum tot pictures per 
ramdem beredem dicte societati equiualentes dictos ducatos decem : Et boc 
pro satisfactione conscientiae ipsius Testatoris — Legato alle flprlie Maddalena 
e Valeria cbe stavano per entrare nel Monastero di S. Cbiara de moiarino. — 
Coratores et grubernatores Jnfrascripti fllij sui et beredis ac bonorum et Jurium 
(^iog et Commissaries dicti sui Testamenti et vltime voluntatis executores, ellegit 
etesse voluit Mag. Equitem D. Alexandrum Guadagninum de S. Sebastiano Ve- 
ronae. Et M. Hieronymum a libris de s. paulo: Et quia de eis, et eorum bona 
conscieniia se plurimum confidit, Voluit Jdem Testator dictos Curatores posse 
atting:ere et administrare bona ipsa hereditaria absque Decreto, seu Judicali con- 
fiimatione, et noluit eos teneri ad confectionem alicuius Jnuentarg neo ad fldein- 



216 

bendam de vtendo et fruendo arbitrio boni virl neo ad reddendum rationem 
administration fa sue, A quibus omnibus et aing^ulis Eoa penitua abaoluit et li- 
berauit — In tutti i suoi beni — auum aibi heredem vniveraalem Jnstituit et 
ease voluit Joseph eius filium legittimum et naturalem : Proibena et omnino 
vetans Jdem Testator dlcto Joseph eius filio heredi Jnstituto vt supra venditio- 
nem, Et alienationem bonorum hereditatis presentis Et que Jo futurum acqui- 
ret, Doneo Jdem Joseph vigesimum annum compleuerit : Exoepto tamen in caau 
necessitatis cognoscende per dictos suos Curatores. 

LXXXIII. — La sala del Capitolo e l' altare dei da Monte. 

(C. CiPOLLA.) — Ho riferito a suo luogo le iscrizioni di questa 
sala. Nel 1881 le epigraft sepolcrali furono levate e trasportate in 
Chiesa. In delta sala esisteva in antico V altare del Crociflsso di 
proprieta della famiglia dei marchesi da Monte (1). II crocilisso a 
fresco, fu di recente ripulito. 

L' origine dell' altare e della cappella, ci e spiegata dal docu- 
mento seguente, 2 Aprile 1575 (2). 

Jn ChriHti nomine anno a natiuitate eiusdem millesimo quingentesimo sep- 
tuagesimo quinto, ind. tertia, die lunae IJ mcnsis Aprilis Veroup, in loco Capi- 
iuii infrascripti Monasterij, Contractae Clavicae, presentibus egregio Eugenie 
Bergamino filio Michaelis de Pischeria notario, Jacobo q. Antonjj Baruabae de 
Treniiico, prud. viris Arcilo de Azzalis q. Antonij de Albisano atque Laurentio 
de Gatis q. Joannis de s. Buphemia testibus. Perquisiueruot alias dominus Jo. 
Dominicuset dominus Alexander fratres de Monte q. Domini Laznri de s. Mh* 
theo con curtinis Veronae ab Jnfrascriptis Revercndis Patribus Venerabilis Mo- 
nasterij Sanctae Anastasiae Veronae, eisdem de Monte f.icultatem concedi con- 
ficiendi utiam sepulturam in loco Capituli dicti MonuKtorij pro reponendis cada- 
ueribus quondum domiui Luzari et uxoris, ipsoruin fratrum et matris, iiec oou 
ipsorum fratrum de Monte ac posterorum .3) suorum, Cuius sepulturae. ci>nfi- 
cieudae ipsi de Monte authoritatcm consecuti (4) fnerc. ut in libro concessiouum 
dicti Venerabilis Monasterij apparere assertnm est : Quam sepulturam ipsi de 
Monte construi feccrunt, in eamque patris et matris cadauera collocari procura- 
runt. Deinde dictus dominus Alexander agens pro se et nomine dicti domini 
Joannis dominici eius fatris; Pro quo soIemuKer et cum eifectu de rato promiait 
sub obligatione bonorum suorum, renuncians certiflcatus beneflcio legis dispo- 
nentis neminem postte alienum factum promittcre, aliectus, motus religiune v«>) 

(Ij Cfr la cit. aiitica dcscrizione degli Altari (sec. XVIII) nel Procespo del- 
TArcb. S. Anastasia (Ant. Arch. Ver.i segUato A, « Altari di Chiesa ». 

(2) Una copia del docuniento si ha neirArch. del Conyeutodi S. Anasta- 
sia, Proc. M, n. 37 f. 1. [A] « Contro Da Monte » (Ant. Arch. Veron.): un*a]tra, 
nel Proc. M, n. 35 (ivi) [B). 

(3) posteriorum. Mas. 

(4) conaequi. Mss. 

(5) r-onis. Mss. 



217 

[080 homines Deo Optimo Maximo gn^tissimoe reddit, ab ipsis Renerendis Pa* 
rflmt enixe institnit (n^tiam pt fauorem obtinere in dicto loco, nbi sepnltnra 
onfbeta eat, erigendi nndm Capellnm, qnam ilHco dotare ae obtulit ; quod simi- 
Itar, fltantibna eondictionibuB iofrascriptia, grratioae adeptna eat, et nt de prae- 
liaais ubtqne clare pateat partiumque auper premisaia oonuenta in acriptia re- 
igantnr, pro at ipse dominus Alexander pro Re et fratre fieri procurat ; Jbiqne 
ODttftuti dicti Reuerendi Patrea capitnlariter ad aonum campanae ut moria eat 
Di a^g^jrari, excedentea doaa de (1) tribos integralibna partibua uocem haben- 
inm in eomm Capitnio, ex ampla aucthoritate atbi ab eorum R."** Generali 
ttribata, quam in acriptia dicto domino Alexandro qnam citins exibere ae obtu- 
smnt, apontA omni roeliori modo, nia, iure et forma, quibu« melina ualent et 
ossaot, inherentefl dicte comissioni. denno illam reiterauenint nmplimimam fn- 
nltatero. concf»dendo dicio domino Aloxandro prap«enti et acceptanti pro ae et 
ratre et utriufiqne porum herodlbus ac successoribus dictam sepulturam iam ut 
apra factam in dicto loco perpetuo tenendi, ex libPro ipsorum de Monte haere- 
nmqne et succea^ornm suorum nrbitrio et uoluntate. 

Jtnro connenerunt quod ipai Reuprendi Patrea et eorum succeasorea in eo- 
nm Monnstprio numquam poaftit alijs auctoritalem impartiri alias aepulturas 
1 dicto loco faciendi, niai ipsi Reuerendi Patrea poasint eorum sepulturaa ibi in 
iicto loco existentes tenere, quae nee altjs concedi posaint aliquo modo, quia sic 
ler pactnm expressum conueneruiit. 

Bt respectu premiaaao concesRlnnia, et obliprationis, dictus dominus Aiexau- 
er pro se et fratre Hberp dimissit et relaxnuit dictis Rcuerendift Patribua ac- 
eptantibus mutna acutorum ui^intiquinque auri -2), in auro, in una poata, et 
ibrarum quadra^inta in alia per ipsoa de Monte ipaia Reuerendis Patribua facta, 
piosque Reuerendos patrea ab ipsis mutnia prorsus liberando et absoluondo. 

Jtem ipsi Reuerendi Patrea irreuocmbilftm poteatatem et facultatem attri- 
merant dicto domino Alexandro. ut aupra acceptanti ex suo libero et absoluto 
irtiitrio, in dicto loco Capitnii dicti monaaterij facioiidi unam capellam, illamque 
kctam SPHiper et perpetuo tenendi ad gloriam et bonorem Dei Omnipotentia; 
laa erecta. sit et uocetur Juspntronatua (3) ipaorum fratrum de Monte, haere- 
lomqne et successorum suorum, cum obliprntione p'-r ipaum dominum Alexan- 
inim pro ae et frjitre supraacripto (4). in dicto loct) perpetuo tenendi, ex .5; Hboro 
ipipmm de Monte baeredumque et tniccossorum suorum arbitrio et voluutate. 

Jtem conueneruot quod ipai Reuerendi Patrps et eorum ancccasorea in eo- 
mm monuaterio nunquam nossint alijs autoritatem impartire aliaa sepultures in 
dieto loco faciendi, nisi ipsi Reuerendi Patrea posaint eorum sepulturns in dicto 
locho existentea tenereque (6j faciendi salesatam ex lapidibus uiuis ad imitatio- 
nem lapidum in opere pro sepultura positorum. 

Quam capellam statini erectam ipse dominus Alexander, pro se et ut supra, 
<lotare promisit, et ex nunc (7) pro so et nomine frutriK dotauit do tot luudabili- 

(1) et. M8S. 

(2) auri auri Mss. 

(3) Jurispatronatus ?. 

(4) sumpto. Mss. 

(5) et Mss. 

l6) Forse: tenentque. 

(7) ex ouDc pro ut ex nunc. Mss. 



218 

bus affl?tis seu liuellis, ex qnibus, annis singulis, per ipsos Reuerendofi Patre 
et sticcesaorea percipl possint rtucati triprlnta de frrossis triffinta uno pro qnoqti< 
dncflto; et donee Ips! fratres de Mont^ in mora manserint ad horum affictunn 
pen livftllorum conslornationem faoiendnm, naleant bp super eofnm bonis expH- 
mendis, afBctuales cum pj^cto affrancandi, seu linellarlos constituere pro dictj 
summa annuatim ducatorum trig>inta cum condictlone, et fbndi super quibui 
affictus eorum appositi sint idonei stabiles et securi qui numquam [\) per acci- 
dentes aliquos diminui etannihilari posf^int. itaut cappelln ut supra construendi 
omnino sit cauta et sicura annui prouentus dictorura ducatorum triprinta, ets 
affictaales consisrnandi uiorore pactorum ae liberabunt, liberatio fieri non poe- 
sit sine interuentu ipsorum de Monte, Rt capitalia iterum inuestiantur, et ii 
perpetuum seruare conuenerunt. 

Qua capella, ut proem ititurerecta dicti Reuerendi patres et successores 
in dicto Monasterio, perfeotis omnibus offir^iis cellebrandi^ 2' pro animabus pa- 
rentum ipsorum fratrum do Monte iuxta disposition em f3^ dicti d. L«nzari in suif 
te«»taroento ot codicillo exnres^a: qnap offloia post er«>ctam Capellam omni annc 
cellebrentur usque ad eorum perfpctionpm, nisi cum sola percpptione dictorun 
ducatorum trixinta facipnda p*^r dictos R'^n^rendos Patres, et an to confpotioneiT 
Capellae b^beant ipsi Patres solnmmodo id quod oisdom pro lep-ato conceditui 
et non ultra; teneant doinde omni anno ipsi Reuerendi Patres semper et impor- 
petuum celebrare sexdecim offitia funeralia. omnibus expensis candelarum e 
tortiarum, que erunt neceasaria pro ipsis offitiis cellebrandis dicti Monasterij 
pro animabus parentum dictorum fratrnm et ipsorum de Monte et suorum de- 
scendentium cum solo utili per dictos Reuerendos Patres percipiendo omni anm 
dictorum ducatorum triprinta (4). 

Jtem conuenerunt quod in cellebratione cuiuslibet offltvj, ipsi fratres d< 
Monte et eorum successores requirantur ut adesse possint; quod si Reuerend 
Patres facere nejjflexerint, ualeant ipsi de Monte et successores ammouere huius 
modi utile et beneficium et in eorum usum conuertere, nulla tamen babita ra- 
tione ommissionis duorum offltiorum in anno, dummodo iterum cellebreutur, s 
ita placuerit ipsis de Monte et successoribus. 

Jtem conuenerunt, quod, erecta dicta Capella, ipsi Reuerendi Patres ultw 
cellebrationem dictorum officiorum, teneantur singulis dicbus et in perpetauor 
cellebrari facere unam missam ad ipsam Capellam cum oratione mortuorain 
exceptis diebus festivis, in quibus preteriri possit, sub eademmet pena: ita ta- 
men, qnod si defectu memoriae alicuius Reuerendi Patris {5), non data opera 
osset ommissa, nulla praeteritionis ratio bubeatur, dummodo id non penitu: 
ommittatur. 

Jtem conuenerunt quod ipsi de Monte et successores t'noantur et obligat 
slut semper et in perpetuum manutenere fundos et afiictuales consignandos bo- 
nos et exigibiles, et quod soluent absque liti.Tio et contentione. 

Et praemissa omnia et singula dictao partes in casibus suis solemnem pei 
stipulationem sibi inuicem promiserunt. 

(1) orunque A., lacuna B. 

(2) cellebrandi. Mss. 

(3) dispositiono. Mss. 

(4) Forse: dictos ducutos t. 

(5) Patres. Mss. 



219 

Pro qnornm omniam observatione et singulorum. partes ipse aibi mutuo 
loceptentes (He). 

Qae isic) se alicno nomine tenere et possidere et quasi constituit usque ad 
premisBorum ooinium et sing'ulorum plenissimam observationem. 

Nomina Reuerendorum fratrum qni premissls interfueruut sunt sequentia. 

Fr. Abundius de Como prior. 

Fr. Hieronymus de Crema subprior. 

Fr. Paulus de Padua Jnquigitdr. 

Fr. Ckerubinw de Verona. 

Fr. Dominicus de Sac ho. 

Fr. Ludouicui de Vei'ona. 

Fr. Laurentius de Verona. 

Fr. Fetix de Verona. 

Fr. Hieronymus de Como. 

Fr. Franc iscux de Vffrona 

Fr. Tkeophilus de Padua. 

Fr. Cornelius de Soncino. 

Fr. Desiderius de Cuduchijs. 

Fr. Autonius de Taurino. 

Fr. Jo Maria de Salutto. 

Fr. Vincentius de Elmo. 

Fr. Jo. Baptitta de Soncino. 

Fr. Octaaianus de Quinzano. 

Fr. Castus rf^ Pisckeria. 
• Fr. PeCrus Martir de Modico. 

Fr. Lest us de Genua. 

Fr. Vincentius de Casale. 

Fr. Raphael de Genua. 

Fr. Hieronymus de Verona. 

Fr. Seraphinus de Laude. 

Fr. Carolus de Verona. 

(Seguono le autenlicazioni dei notai : Pietro del fu Marco An- 
tODio Rossetli, Antonio del fu Francesco Schena, die desunsero 
I'atto del protocollo del fu Canullo Graziani not. (1) ). 

L' Alessandro da Monte qui menzionato testd il 15 Aprile 
1600(2), ordiuando d'esser sepolto « nella sua sepoltura posta nel 
loco de Caplo della ven. Chiesa de s. Anastasia ». Non paria delja 
Cappella. 

(1) NeirArch. Not. di Ver. non si conservano jrli atti di qnesto notaio 

(2) Arch. Not Ver., m. CLXXXXVI, num. 190. 



RASSEGNA BIBLIOGRAFICA. 



Zeniemes Rejse etc. Viaggio dei Zeno net Settentrione, tentativo di 
inlerprelazione di Federico Krabup. GopenagheD, 1878, Hof- 
fensberg et Traps, pag. 32, 16.' con due carte. 

QaaDtunque il preseDte libretto non sia una publicazione af- 
fatto recente, crediamo peraltro che i lettori dtW Arckitio Veneto 
ne gradiranno un particoIareggi»to ragguaglio, tanto piu cbe in 
Italia parrebbe essere affatto sconosciata, non trovandosi neppure 
accennata nella recentissima compilazione di Pietro Amat di Si Fi- 
lippo [Diografia dei viaggiatori italiani ecc, p. 122], e non trovan- 
dosene che un cenno poco esatto nei Jahresderichie derGescAiehifcis- 
ienscha/t (Berlin, 1880, pag. 355). Quantunque peraltro le idee 
dell' A. siano spesse volte ingegnose ed abbiano .grande apparenza 
di verity, noi non possiamo esser giudici in questa lite, disputata 
da uomini di cosi vasta dottrina. Solamente ci pare che nel gior- 
nale, ove fu publicato reruditissimo studio del Major, sia debito di 
giustizia raccogliere alquanto minutamente anche le osservazioni 
dotte e giudiziose del Erarup. Spetterk ai lettori il giudizio. 

La dissertazione comincia culP accennare storicamente quali 
origini avesse la narrazione e la carta del viaggio zetiiaoo. Publi- 
cata nel 1558 da Nicol5 Zeno, questi, facendoci pur snpere d'avere 
utilizzato Tarchivio di sua famiglia, si trova costretto pib d*ODa 
'volta a lagnarsi delle grandi lacune di quelParchivio, specialinente 
quando ragiona di quella carta che aggiunse al suo libro. EgU 
« crede » {m' ^ paruto) di poter chiainare questa carta una buona 
copia di quella carta marittima che avevano tracciata i due viag- 
giatori, ma si crede in dovere di avvertire i lettori che PorigiDale 
era stato molto guastato dal tempo (con tutto che sia maraia et tee- 
chia di molti anni) : e questa avvertenza potrebbe ad una critica 
sospettosa parere equivalente a una confessione, che la carta h nn 
lavoro condotto pih o meno a capriccio del redattore. Ci sarli molto 



221 

difficile e, si potrebbe dire, ioipossibile gaardarci da qd tal sospetto, 
quando ci viene domaDdato di ritcnerc quel foglio come una rap- 
preseotazlt^ne del Dord dell* AtlaDtico e delle sue sponde, percb^ 
qoand^aix'he volessimo concedere che non si debba protestare cod- 
tro le linee capricciose cod cui h disegnata la parte setteotrioDale 
delP AtlaDtico, giacch^ la diseguavaao press' a poco alio stcsso aio- 
do tutti i inigliori cartografi del secolo XVI, pure dovreinmo pro- 
testare contro TesisteDza d'isole come la Frisluuda, Tlcariaecc. 
Dairaltro cBDto, la rappreseotazioae della GroeDlaodia supera di 
taoto le cogDizioDi geografiche del 1380, Del quale auDo si dice 
avTeoQtu il viaggio, e, Delle lioee priDcipali, si avvicina di taDto 
alia verity, che, proprio per questo, il lavoro dello ZeDo ha potuto 
acqoistare oDa rioomaoza e otteDore UDa fiducia che coDtiDua aD- 
cora ai d\ Doatri. Naturalmeate, quaDdo per la prima volta fu pa*- 
blicata la carta del ZeDO, il setteDtrioDe delP AtlaDtico era molto 
men cpnoscioto di quel che sia oggi ; quella carta perci6, al suo 
tpparire, fu accolta dod solameDte con plauso, ma aoche con entn- 
siasmo. I geografi ed i cartografi si affrettarono ad iDtrodurre le 
notizie attiote dalla carta zeDiaua Dei loro lavori ; e gli arditi ma- 
riaai, che Delia aecoDda met^ del secolo XVI tcDtavaDo di peuetrare 
iiecreti dei mari setteDtrioDali, preodevaDo a loro guida la carta 
del ZeDO. Ma qui si verificava 1' adagio relative a chi si fida d' un 
eieco. Frobiaher, sedotto dai dati della carta zeniana, credeva di 
aver trovato la FrislaDda dei Zcdo; la quale, a suo giudizio, doveva 
essere separata dalla nnova GroeulaDdia per mezzo d'uno stretto, 
che ricevette il nome da lui. E quelle stretto, come una triste ere- 
dit&, teneva sempre il suo posto nei niappamondi, rapprescDtaDdo 
QD braccio di mare attraverso la GroeDlaodia ; e questa per V ap- 
paoto fu la cagioDe della misera fine di tanti bravi marinai, che 
oel viaggio Defasto del 1777 rimasero separati dai loro compagni. 
Ua dacchd la « Frislanda » aveva cos\ occupato un suo posto, essa 
rimaneva come un innocente fantasma cartografico, e sGgurava le 
carte di tutto il secolo XVII, rappresentando un* isola grande come 
PIrlaoda e situata a sudovest delFIslanda e a sudest del capo Fare- 
well (1). Quella terra misteriosa scomparve dalla geografia dei dotti, 

(1) A titolo di cnriositk ricordiamo che nel giornale venez\^no Koiizt'e del 
wumio^ 6 precisamente nel n. 55(Sabato, 10 Luglio) del 1784 si leggre il sepruente 
arriso: « II aig. Vincenzio Formaleoni, Autore del Saggio sulla Nautica Antica 
de' Veneziani, fa sapere al Publico, che il prezioso, e singolar Cod ice del Benin- 
caaa Anoonitaoo dei 1-171, in cui trovavasi il disegno autentico detla fumosa, e 



ch' era V anico sao posto nel mondo ; ma per troppo lango tempo 
essa era stata an testimonio muto di quella coofusione, che pu5 de- 
rlvare anche dalla falsiScazione piu ingenua. Co8l jl Erarop crede 
di poter chiamare la carta dei Zeno, daccb^ Tautore di essa si 
esprime molto modestamente, ed ha creduto di poter fare il sao 
teotativo, appoggian'dosi alia relazione scritta da' suoi antenati. 
Oiova perci6 di esaminare un po' sottilmente la relazione stessa e 
la coDcateDazione dei fatti che vi sono ricordati. 

La relazione dunque racconta che Nicol6 Zeno, dope aver ser- 
vito la patria nella guerra di Chioggia, pensb di recarsi coUa sua 
nave in Inghilterra ed in Fiandra. Era gi& vicino alia meta, quao- 
do una burrasca lo colse e getto loi e la sua ciurma oeir isola Fris- 
landa, i cui abitanti volevano applicare ai uaufraghi il diritto di 
spiaggia. Zicbmni, un princjpe vicino, venne in aiuto dei roiseri. Chi 
bene intenda, in tutto questo racconto non v^ e nulla di sorpren- 
dente. Fin dal principio del secolo i Veneziani solevano visitare le 
Fiaudre, e gl' Italiaui in quel torno stesso di tempo visitavano coo 
una certa frequenza i mari settentrionali. Qualche anno dope il Ve- 
neziano i'ietro Quirini in un simile viaggio corse una sorte ancora 
piU dura, quando una burrasca lo balz6 suir isola ROst nella Nor- 
vegia settentrionale. Se la Frislanda si chiama un' isola, h una ma- 
niera di esprimersi famigliare a quel tempo, nel quale un paese, 
determinato da confini naturali, chiamavasi isola : si pensi allMsda 
di Francia. Resta a sapere se si parla della Frislanda orientale, del- 
V occidentale o della settentrionale ; perch^ dalle cose dette potreb- 
be essere delle tre 1' una o 1' altra. Ma se cerchiamo chi possa esser 
quel Zichmni, noi siamo iudubitabilmente condotti alia Frislanda 
settentrionale, cio^ alia parte occidentale del ducato di Schleswig 
colle isole adiacenti. E vero che neppur qui si trova un principe 
Zichmni ; ma i conti dell* Holstein, che conquistavano allora lo 
Schleswig, avevano ai loro stipend!, col grado di maresciallo, Enrico 



controTersa Isola di Frislanda^ scoperta dai VeneziaDi nel 1380 neir Oceano d«l- 
r America SetteDtrionale, ^ stato rapito da roano ignota alia iDsigne Biblioteea 
di S. Michele di Murano ; e che per cI6 egrli nou potrk publicarlo come avea 
promesso. Propoue per tanto i! Sigf. Formaleorii un premie di dieci zeccbini, da 
pagarsi da lui medesimo a chiunque dar& tracce e indizt certi per ricuperare 
un tale autentico documento deirantica Veneta navlgazione, prezioso per la let- 
teratura, e tanto interessante per la gloria della nazione ». Colgo la circostann 
per avvertire che 11 Formaleoni, autore del Cane Tabacchino, nou era veneziano, 
ma Parmigiano, V. CasanovAi Riferte agli Inquisiiori nel R. Archivio di Stato. 



di Siggom (Zygghem, Siggeme, Sigme ecc), quel medesimo che fu 
poi co3\ <*('lebrato per la sua mortc da eroe nel paese dei Ditmarschen 
Del 1404. L'aniQio generoso ch'egli mostr5, allorqaando alia liberty 
e alia sal vezza preferiva la morte accanto al suo Signore, s' accorda 
beoe collo 1 )di che Zeno tributa al suo salvatore Zichoini; il quale 
loaccolse sotto la sua protezione e T adopcr5 nella squadra desti- 
Data a strappare al re di Norvcgia le isole vicine alia Frislanda. A 
qoel tempo re di Norvegia era Olao, quelle stesso che aveva regna- 
tog^i^in Daniiiiarca sotto la tutela delta madre sua Margherita, e 
che precisamente in quel giorni coinbatteva coll* Holstein per il 
possesso djello Schleswig e principalmente della Frislauda. Le par- 
ticolariti di quella guerra ove i « tredici legni » e « T essercito di 
terra » con) nndati dallo Zeuo e da Zichmui finaliuente prevalsero, 
DOD si po;5sono n^ conferraare ne combattere con altre testimonian- 
xe, percbfe non ce ne sono; ma si deve pure concedere, che le parti- 
ticolarit^ riferite dal Zeuo entrano benissimo nella serie dei fatti, 
che si conoscono avvenuti tra il 1380 e la pace di Nyborg, nella 
quale la Frislauda settentrionale fu separata dalla Danimarca a cui 
fa date come compenso il Langeland. 

Importa qui di riassumere una delle moltissime note con cui 

Teroditissimo Erarup conforta e illustra la sua dissertazione. Dal 

Zeoo, egli dice, i possedimenti di Zichmni sono chiumati le « isole 

i^tie Porlanda, vicine a Frislauda, da mezzogiorno y>, E parimenti, 

secoodo il Zeno, Zichmni « signoreggiava fra terra la duchea di 

Sorano ». II primo nome ci conduce al podere Bordlum presso 

Bredstedt, ed il secondo alle terre di S5hren nella Vagria, dal qual 

paese traeva origiue per 1' appunto la famiglia Siggem. Oltraccid, 

Del € golfo, chiamato Sudero »,si ricouosce con molta facility il 

SUerau, uno dei canali profondi tra le isole Hallig. Quando final- 

mente lo Zeno ricorda « Frislanda, cittk principale delTisola, posta 

dalla banda di levante verso ostro dentro un golfo, che molti ne fa 

qoeir isola », centre, com' egli medesimo avverte, di un gran com- 

merciOy siamo naturalmcnte inclinati a riconoscere la citt^ di 

Schleswig: Teditore nel 1558 pu5 forse avere equivocate, quando 

Toleva dire che la capitale chiamavasi col nome stesso dell' intero 

paese. 

Quando Antonio Zepo ebbe raggiunto il fratello Nicol6, e la Re- 
lazione dice che vennero ambiduc <c in tanta gratia e favor di quel 
frincife », non si capisce bene se qnesto principe fosse Zichmni ov- 
vero il conte dell' Holstein. S'imprende allora una nuova guerra 



22A 

marittima contro una terra, che chiamasi Bttlanda, appartenente at 
re di Norvegia e « che h sopra la costa tra Frisianda e Norvegia ». 
Le particolarit^ che troviacoo nelU Relazione dicoDO chiaro cbe 
qui si tratta delle Isole Shetland. LMmpresa d' Estlanda e ioterrotti 
dair armata del re di Norvegia e da una barrasca, che getta alca- 
ne oavi « in Grislanda, isola grande ma dishabitata ». La procelli 
aveva per altro disperse anche le navi nemiche, onde Zicbmoi si 
fece cor^tggio e visitb un gruppo d* isole, che veDgono generica- 
mente indicate col nome d* isole, e che senza dabbio sono le Orkoej. 
Ma anche qui le forze del re di Norvegia erano troppo forti per pen 
ter afFrontarle, perloch6 Zichmni torn6 in Frisianda, e Nicol5 Zeoc 
prendeva terra sul^isola di Bres in Estlanda [cioe a Brassa o Bressaj 
nolle Shetland], e vi pas85 V inverno. Ci sorprende, a dire il Tero,.il 
vedere questi coraggiosi marinai provati aspramente dal mare, Oi 
per 8opracci5, esposti a tanti nemici; ma questa era forse una con- 
seguenza deir aversi voluto intromettere in questa gaerra. Ha aio- 
come h certo che, motto tempo dopo questi viluppi, tocc6 la stesM 
sorte ad Antonio Zeno neir isola Icaria, si direbbe che il case dal- 
r uno e deir altro dovesse attrlbuirsi ad una stessa cagione. Si^li- 
rebbe, che i due fratelli non si fossero astenuti dalla pirateria, in* ai 
tempo in cui fiorivano i Fetaliebrddre, e nessuno si stimava a^ no- 
bile da doversene astenere, anzi la differenza tra la pirateria e U 
baona guerra non era che una questione di formalitii. L* Anton 
adunque conchiude che si pu6 capire benissimo che i fratelli ZeB< 
si permettessero qualche atto di pirateria, come benissimo si po( 
capire che i loro fatti non abbiano trovato altri narratori che i pro- 
tagonisti medesimi (1). 

Da Bres Nicol6 Zeno Tanno dopo « giunse in Engroneland » 
Eccoci alia vera difficolt^ della relazione zeniana. Che con qneati 
Engroneland si volesse significare la Groenlandia, lo dice il nome 
e fn supposto dal primo editore; il quale, appunto in qnesta aoppO' 
sizione, ricorda molti particolari sulla geografia della Groenlandia 
particolari che non han tutti lo stesso valore. Mentre i confini sent 
segnati con una certa esattezza, tutto il resto h estremamente con 
fuso, e non vale la fatica che fu spesa ad interpretarlo. Be daUi 
carta passiamo alia relazione, vi troveremo la causa di quella eon- 



(1) RelatiTamente al uomi ricordati dalla Narrassione, il Kramp' aweil 
che il Mimaut, che vi troviamo, potrebbe essere un' alterazione di llhllaatt 
in questa ipotesi corrisponderebbe a Maiuland, il capoluogo delle isole SbettMid. 



225 

fosione, ma non ?i troveremo il mezzo di toglierla. Ma ogni eosa 
sispiega, a giudizio del Erarup, se si ricordauo le idee di quell' e- 
poca 6 deir epoca successiva iotorno alia Groenlandia. Da luogo 
tempo si conoaceva quella GroeDJaodia che gPislaDdesi aveano sco- 
perta; ma siccome dod eravi alcuDa cognizione precisa della terra- 
fermt american a, quella Groenlaudia neccssariamente doveva essere 
peri geografi o un* isola, o una peuisola, o una serie di isole 8tac- 
catesi dall* Europa settentrionale. Se nou cbe un' isola, cbe non fu 
mai navigata tutto all* iutorno, pu5 dare argomento a discossiooi 
parecchte. Qaanto alia vasta terra che si credeva congiungesse 
TEoropa e la Groenlandia, vi si collocava la favolosa JdiunAeim e 
qoei mostri variopiuti e deformi, gli uomini del mare da una gamba 
sola, i grifoni, gli uomini dalla testa di cane di cui popolavasi il 
settentrione freddo ed oscuro. Data Tcsistenza d* un tal paese, le 
grandi acque interposte putevano facilmente condurre il nome di 
Oroenlanclia ai lidi sconosciuti nia bagnati dallo stesso mare. Col 
some di Groenlandia poteva dunque indicarsi non solo Tinaccessi- 
bilelido delP est, ma tutte quelle terre cbe si credevano cbiudere a 
aettentrione il mondo conosciuto; e i lidi pib intimi di quel mare 
potevaoo molto bene cbiamarisi Groenlandia interna, o come direb-* 
besi in daiiese Jndffrffnland (Engronelaud ?). Quel paese poteva cos\ 
eoDtenere molto bene il lido meridionale del mar glaciale, cbe era 
a qoei tempi T ultimo confine della scienza geografica, vale a dire il 
Lappmarken Settentrionale, che oggi forma parte del dominio della 
Norvegia e di quello della Russia. Cbe qucsta di fatti fosse la gene- 
rale opiuione, lo mostra particolarmeute una curiosa carta, comu- 
Dieata da Waitz ne\ suo\ Nordaldingische Siudien (I, 175-190), 
carta cbe fu elaborata da Claudius Cluvius (oriondo di Sallinge nel- 
Piaola Fionia} anteriormente al 1427, e poi spcsso ripublicata negli 
Atlaoti della prima meik del sestodecimo secolo. Si pensava perci6 
chela Groenlandia fosse un gran paese o nelPestremo nordovest o 
oeirestremo nordest. E cos^, mentre da una parte Erik Valkendorf, 
arcivescovo di Drontheim, intorno al 1516 si affaticava ad accumu- 
lare ootizie intorno alia vecobia Groenlan.lia degli Islaudesi, dal* 
Taltra parte Severino Norby comunicava nel 1528 dalla Russia al 
sac re Cristiano II di avere avuta appena allora un^esatta istru- 
sioue intorno alia Groenlandia, cbe il gran principe di Moscovia 
illeggittimamente aveva unito ai suoi domiul. E quando piU tardi 
Federico II di Danimarca voleva scoprire Tautico Eldorado norve- 

yio, apediva nel 1579 Jacopo Allday, c nel 1581 Mogens Heineseu 

15 



226 

Delia Groenlandia americana, ma parimenti spediva dal 1580 a 
1585 01i?iero Brunei nel Mar Glaciale, nel nord della Russia. Con 
fondendo le cose alio stesso modo, Cristiano IV pretendeva per sh • 
per la sua famiglia il privilegio della navigazione nel mare setten 
trionale, quasi fosse un lago dano-norvegio. Ancora nel sec. XVIII 
Hans Egede, mentre affaticavasi a raccogliere notizie opportun 
air effettuazione del suoi vasti concetti, veniva a sapere a Bergeo 
da un navigatore il quale iaceva il tragitto alia Groenlandia, ch* 
yi erano due paesi di questo nome; Tunc disabitato, il quale pii 
esattamente si cbiamava Spitzbergen ; e V altro, che si cbiamavi 
Strat Davis, il quale dicevasi colonizzato in altri tempi da* norvegi 
nia cbe allora non era accessibile. E quando Paolo Juel poco dop 
ordiva le sue trame, perch6 la Groenlandia dalle mani del daiies 
passasse a quelle dei russi, cercava una scusa al suo tradimento 
appoggiandosi alia pretesa consauguineit^ degli abitanti della Bus 
sia settentrionale e dell* America settentrionale. Ci5 prova che, i 
giudizio di esso, gli abitanti delTuna e dell*altra appartenevan 
alia stessa famiglia. Finalmente, allorch5 in tempi a noi piti vicin 
e per Tappunto nel 1796, il pastore Posselt nell*isoIa Fobr publi 
cava una relazione intorno alia partecipazione dei suoi parrocchiai 
alia « pescagione groenlandese », avvertiva espressamente il letton 
che quella Groenlandia era lo Spitzbergen, mentre gli abitanti c 
FOhr alia vera Groenlandia davano il nome di Strat Davis. II Era 
rup crede di non dover qui moltiplicare le prove; contentandosi c 
accenuare, che dalle fonti ioglesi si potrebbero attingere altri argc 
menti alio stesso scope. Al Krarup pare aduuque fuor di dubbio, cb 
per molti secoli il Lappmarken norvegio e russo fu chiamato C( 
nome di Groenlandia. 

Accompagnando cos\ Nicol5 Zeno nelle sue peregrinazioni dij 
ficili, siamo arrivati a quel punto, dove cominciano le favolose men 
viglie, che non mancano mai nelle relazioni del Medio Evo, quand 
si tratta di visite a sconosciute regioni. La prima cosa che ci def 
sorprendere ^ il « monte che butta fuoco, come Vesuvio ed Etna i 
La geografia oggi non conosce questo vulcano ; ma non sarebl 
giusto di dare troppa importanza a queste deviazioni dalla veriti 
lo scopo delle quali ^ assai chiaro. Pare di fatti al Erarup, che il r 
maneggiatore della relazione zeniana siasi compiaciuto a collocai 
i snoi vulcani, \k dove il paese non era dipinto con color! abbaatat 
za vivi. Quel vulcano gli parve tanto piti necessario, perch^ Tolei 
spiegare il fenomeno, che quel mare cosi settentrionale, « di verc 



227 

1K)D si coDgela mai ». Noi spieghiamo il fenomeno coir eBisteoza dl 
correnti calde; ma il Zeno lo spiega cod cTacqua tiepida» del ?al- 
eano, che dopo aver servito a molti usi domestici nel monastero vi- 
ciDo, qai si getta nei mare. Se la relazione zeniana dice che quel- 
racqoa riacalda le atanze del monastero e difende i « giardinetti » 
dal freddoy potrebbe molto beo darsi che Zcdo voleAse alludere ai 
bigoi roaai. Ma qaesto importa assai poco; perch5 manifeata- 
mente ai vede, che in qaesto laogo la relazione si allontana dal vero. 
Dicedi fatti che in qael aito, relativamente caldo, c* era on grappo 
di fabbriche, che tutte insieme formavano nn monastero dedicate a 
8. Tomaso. Quel monaatero era abitato da on gran numero di frati 
cdelPordine de* Predicatori », i quali con gran bravura traevano 
jMrtito dalla natura del suolo; eaercitavano anche la pesca, e scam- 
bimno il peace con altre cose necessarie alia vita ; il che procura- 
Ti QQ certo beneasere e a lore ed alle genti vicine. Ma quelle genti 
enoo c rozze et aalvatiche », tenevano « quelii frati per Dei », e 
pergratitudine e per speranza portavano loro « polli, came et altre 
cose, et come Signori li hanno tutti in grandissima riverenza et ri- 
ipetto ». Ora dalla relazione dello Zeno si scorge, che il pih delle 
hbbriche di quel monastero era costrutto come le case degli indi- 
geoi, cio5 « rotonde*. . . . , e nelP alto ai vanno striogendo in ma- 
niefft, che vi laaciano di sopra una piccola apritura, per dove entra 
Fiere che dk lume al luogo ». La relazione zeniana dice, che il ma- 
teriale da costruzione era la lava (aveva parlato Q\k d* un vulcano); 
diremo iuvece che era terra, e avremo senz^ altro 1* imagine delle 
case dei Lapponi odierni, che si vedono ancora sui lidi del Mar tila- 
citle, e che gl* indigent chiamano gamme, Potrebbe parerci strano 
iltrovare un monaatero lassii ; ma sappiamo che una delle pih ric- 
che fondazioni del mondo si trova in quelle regioni, per Tappunto 
Solovetakoie aul Mar Bianco. Qoesto peraltro non pu) essere il mo- 
nastero della Belazione, perch^ qui c* h molto ghiaccio in inverno, 
esi aa che quel monastero non fu fondato prima del 1429. Ma dan- 
do on* occhiata ai lidi del Mar Glaciale , noi troveremo, vicinissimi 
al moderno confine norvegio-rosso, due nomi Munkefjord (golfo dei 
/ratij e Eloaterhavn fporio del monasleroj, e non lungi dal torren- 
te Pejaen alzavaai un chiostro, che si chiamava Petschenka, di cui 
son reatano oggi che pochi avanzi, ma che ai tempi del auo fiorire 
era coa^ vaato, che nel grande incendio del 1590 si dice che vi ab- 
biano perduto la vita non meno di 56 frati e 65 conversi. Oltrac- 
ci&i la potenza di quel monastero, relativamente alle popolazioni 



228 

Ticiue, ci viene dipinta Del 1550 cogli stessi colori* che osa Nicol£> 
Zeoo, quando espone le relazioni fra il monastero di S. Tomaso e m. 
vicini. Noi dod vogliamo inferir da ci5 V identity di qoesti due mo 
nasteri, fincb^ qod abbiamo altre fonti cfa consultare ; giaccb^ 1 
fondazioDe del monastero di PeUcbeDka, cbe non era nominato d 
S. Tomaso, si assegna al secolo XVI. Sarebbe tuttavia molto im 
portaote U conoscere con sicurezza, se quel monastero apparten 
alia confessione greca o alia romana, se appartenesse, ciod, al 



chiesa russa od alia cbiesa norvegia. Ma anche a questo propoiito. 
come in tanti altri argomenti, ci roancano le notizie; perchi le af- 
fermazioni del Zeno, che di quei frati il maggior numero c osano.. 
la lingua latina, specialmente i snperiori ed i grandi del moniatero^ 
e che appartenevano air « ordine de* Predicatori », son troppo va — 
ghe, per poterci autorizzare a un giudizio definitive. Qnesta circo-^ 
stanze ci condurrebbero a credere che il monastero fosse cattolico; 
ma nelle memorie storiche della Chiesa di Norvegia non si tro?^ 
alcun cenno di questa fondazione, quantunque quelle coste, sino al 
Mar Bianco, fossero sotto la denominazione norvegia. Dall* altro 
canto la Russia, appunto col mezzo delle sue missioni ecclesiastiche, 
e colla costruzione di fabbriche religiose, si avanz5 a poco a poco suL 
lido del Mar Olaciale. E le apprensioui di Cristiano I di Norvegia, 
che 11 suo popolo entrasse un d\ o V altro nella chiesa russa, pouo- 
no forse essere state causate da queste medesime circostanze. 

Finalmente Nicol5 Zeno, c non essendo uso a quelli freddi 
aspri, iuferm6, e poco dapoi, ritornato in Frinlanda, mort. Et mes- 
ser Antonio successe nelle sue ricchezze », nella sua dignity e nel- 
r amicizia di Zichmni. Antonio Zeno dovette adonque accompa- 
gnare quest' ultimo in una guerra marittima in region! lontaoe. 
Da un pescatore frisone , che aveva per lungo tempo girato il 
mondo, s'erauo avute, in questo mezzo, notizie di vasti e acono- 
sciuti paesi, ricchissimi e barbarissimi. Dovendo esaminare la rela- 
zione zeniana con grande cautela, pare che dobblamo essere ancor pib 
canti neiraccogliere le notizie del pescatore, delle quali la relazione 
Dou assume la responsabilit^. La carta peraltro le usufruttu6 intie« 
ramente, coUocando i paesi scoperti, cio^ dire I'Estotiland e Drogeo, 
in America; il che in appareuza viene giustificato dal teato della 
relaaione, la quale dirige la squadra, che cercava le favolose ric- 
chezze del pescatore, c in ponente ». Ma poichft una circoatanza 
gravissima, come 11 colore rosso della pelle degli americani, non h 
accennata mai in alcun luogo, non pare che si possa prender aul 



220 

•erio la direiione della tqoadra registrata nella carta. 8e torDiamo 
«l testo della relasione, troviamo che quel pescatore era g\k etato 
iitto prigione cod qaalche sao compagDO nell* Bitotilatid. 

Parlava quel popolo ana lingaa scoDosciata, ma tottaTia mo- 
strava di avere ud grado di coltora egoale a qaello del peacatore. 
Autx oella libreria del rec'eraDodei libri latioi, cbe peraltro pih 
Desaano capira; e tanto meDo, id qoaoto che qoelli abitanti di 
Sstotiland avoTano on loro proprio alfabeto fhanno lingua e letiera 
SifaraUj. Si manteDeTaoo relaztoni commerciali colla OroenlaDdia; 
c an paeae viciDo/a mezzo d'l fv^rso ottro), era « molto ricco d*oro », 
cd aveva € boschi d'immeDaa grandezza »; ma peraltro tutte quel- 
le genti, specialmente verso il aodovest, vivevaDo Delia pih cieca 
iMrbarie, € cibaodosi easi di caroe umaoa, che tengoDO per molto 
saporita yivaDda ». Tatto ct6 ed altro aocora aapeva quel peacatore, 
che aveTa potato afaggire alia prima aervitb, e che da molti aDDi 
gira?a in qaei paeai, cangiaodo aumpre qd padrooe coll' altro. E 
cos% tra faggitivo e prigioDiero, orn iD gaerra ora io pace, egli era 
finalmeDte approdato a Drogeo; abit6 qui per qualcbe anno, e aervY 
d* interprete a mercauti d*Batotiland approdati a quei lidi. Quiudi 
il peacatore arricch\, e fioalmeDte, hu Dave propria, toroava Delia 
pitria Frialanda. Trattavaai duDque di ritrovar quei paeai. Ora, che 
Antonio Zeno ai aia compiacioto d'udire DarrazioDi favoloae, e che 
dt quelle del peacatore aia atato iDdotto ad uaare colori apiccati, 
pococ'importa; giacch^ anche il colore d'uo raccoDto ha pur aem- 
pre an aignificato. Ma il viaggio che aveva per meta I'EatotilaDd 
(peese vicino alia Oroenlandia), era danqoe diretto propriameote al 
nord della FrialaDda, e fu ioterrotto da una visita all* iaola learia. 
Ha quel popolo c poco men che bestiale » ai mo8tr5 coal avverao, 
che Don fa poaaibile atrioger con eaao alcnaa relazione pacifica: noi 
000 abbiamo perci6 alcuna relazione piti circoatanziata di qnell'iaola 
dai tanti acogli e dal nome incomprensibile. Veramente ai potrebbe 
credere che ai accennaaae alle iaole F&roer (1); ma le comonicazioni 
del Zeno aono coal vagbe, che non poaaiamo trarne coatrutto al- 

CQDO. 

Partiti d'Icaria, il viaggio ai direase al nordest; e giunaero ad 
on paeae piacevole ma deserto che chiamarono Trin. Coal per 1* ap- 
panto chiamavasi, anche molto tempo dipoi, la peniaola che tro- 



(I) Che non ti aia letto Icaria ove avrebbe inveoe dovuto leggerai Fariaf 
InqueaU) caao, anche il oome accenuerebbe alle F&roer. (N. delVA.) 



230 

viamo fra il Mar Bianco e il Mar Olaciale, e che forae derl?a d 
pome Tre^ con coi .si cbiamavano i Lapponi nella vecchia Not 
gorod. E la descrizione di quel Trin che abbiamo dal Zeno, concor< 
cop qnella di un duovo viaggiatore, che troviamo nelle Mittkrilu 
gen Ae\ Petermano (ann. 1869, pag. 139). 

Qai finiscoQO le scoperte dei Zeoo. Antouio fu ri mandate* 
Frislanda con un' altra missione, e non pot^ vedere la coloniszasi 
ne di quel paese, ideata da Zichmni. Torn5 dond'era partito, do 
un viaggio fortunato, ma non dei tutto regolare, giacch^ a' accc 
se c di haver pasaato Islanda », e si trovb c arnvado nelP iac 
Neome » (1). Perci6, disgraziatamente, non abbiamo altra partic 
lare notizia delle scoperte del pescatore gi& ricordato; ma poicl 
cercando V Estotiland, siamo giunti alle region! medesime ove g 
prima avevamo trovato il nome di Groenlandia, possiamo anppoi 
di ritrovare quel che cerchiamo in vicinanza al Mar Bianco. 

A mezzod\ dell'Estotiland dobbiamo trovare un popolo ric 
d'oro e di selve, ci6 e dire ricco di quelle ricchezze, che gli antic 
scandinavi attribuivano ai popoli che cbiamavano Biarmii. Qoei 
popolo abitava in riva alia Dwina, e lo separava dal Mar Bian 
una razza finnica, che poi fu inghiottita dai suoi pib forti vicini 
Russi, ma il cui dominio in altri tempi era noto col nome di Sat 
loischeskaja Tschud o paese dei Tschudi. L^Estotiland sarebbe p< 
ci5 il paese dei Tschudi ; e Tschudi essendo il oome comuoe 
tutti i Finni, quel nome potrebbe attribuirsi alle cootrade finoic 
del Baltico, e per I'appunto, avrebbe potuto aggiungere il Kran 
alia provincia baltica che oggi vien chiamata Esthland^ ove tuttc 
si paria una lingua affine alia finnica. In questo caso sMntenderc 
be facilmente, che il pescatore poteva navigare lungo i lidi vie! 
a Drogeo nell' Estotiland ; poich^ possiamo supporre che Drogeo i 
Troki (Trozk?) italianizzato, come ancor oggi h il nome d'un pi 
coIo paese presso Vilna ; e nel secolo XIV, ed anche piii tardi, € 
la residenza dei granduchi di Lituania. Nutisi altresi, se si vac 
che la voivodinadi Troki nel latino del medio evo chiamavasi / 
latinatus Trocensis. 

Siccome il sig. Krarup, proponendosi di dare non una aerie 
effettive interpretaztoni, ma una regola generale per la interpret 
zione della narrazione zeniana, aveva acceunato al difetto di aic 

(1) Cbe, aocbo qui, uon si sia letio Neome lu vece di Reomef In que 
i^otesiioo&^rebberiaolai?^^ . fN.deUUJ 



'231 

resMt, che troviamo nella relazione del pescatore, coA egli ei crede 

io debito di sog^iungere, che la relazioDe medesima noo ^ poi tanto 

improbabile qoanto a prima gionta apparisce, e che forse olteriori 

notizie intorno alle razze finniche, le qaali aDCora a quel tempo 

eran sparse 8u larghi tratti della Russia interoa, potrebbero ac- 

certarla anche meglio. Per esempio, quell* alfabeto curioso cbe si 

Qsava neir Bstotilaud , potrebbe verificarai ; poicbd sappiamo che 

S. Stefano, il quale eyaDgelizz6 i Biarmesi dal 1380 al 1386, ap- 

prendeva ai neofiti ud suo speciale alfabeto, cbe tuttavia si coDOSce. 

Non h Demmanco impossibile, che iu quel paese si potessero trovare 

llbri latini, che pib nessuno intCDdeva; perchd sappiamo che, in 

epoca Don tanto anteriore, una parte dei Fiuni s'era convertita alia 

Chiesa romana, ed era stata pot costretta a passare alia Chiesa greco- 

slftva. II Erarup non osa tacciare di pretta favola i sacrifici umani 

fagli idoli — sacrificano gli Auomini e se U mangiano poij, dacch^ 

Qn pastore nella seconda meta dello scorso secolo ( 1751 ) accusa- 

n tuttora i vicini Lapponi, gi& re>i cristiani, di sacrificar qualche 

iroUa i lor proprl figli. Vicevefsa, siccome le condizioni fisiche del 

paese dat secolo XIV al XIX non sono punto cangiate, egli ricono- 

see impossibile che gl* indigeni f ossero nudi. Per dare a qnesta 

affennazione la pib mite interpretnzione possibile, bisogna credere 

che qui si trovi una deviazione dal verQ, simile a quella che abbiamo 

trovato a proposito del volcano edell'isola Icaria: ornamenti con cui 

Teditore del 1558 voile rendere pib attraente la relazione. Chi a ma 

la veritk storica, bramerebbe di certo che il veccbio testo fosse stato 

letto e trascritto pib esattamente; ma, per quanto siano ben fondati 

qnesti rimproveri, essi sono certo di minor peso di quelli che si pos- 

sooo fare alia carta, la quale, nella sua parte principale, a giudizio 

dei Krarup, 6 una falsificazione. Egli crede di vederlo assai chiara- 

inento, paragonandola alle altre carte dell' epoca nella quale fu pu- 

bljcata. Se il Krarup aveva detto, che i confini della Groenlandia 

80QO, in generale, ben disegnati, confessa che non lo ha detto per 

tate^are T onore di Nicol6 Zeno il giovanc; ma si perche questi 

poteva gtovarsi delle notizie che di quelle regioni possedeva ormai 

ilsuo tempo. Intorno al 1500 Cortereal aveva navigato gi& al La- 

bradfir; nel 1517 Caboto era stato spedito alia ricerca del passaggio 

nordovest ; e nel 1542 uu capitano amburghese, Gerardo Meste- 

maker aveva g\k procurato di stringere relazioni colla Groenlandia. 

In ogni caso, h manifesto che, in alcune parti di quella carta, Tedi- 

tore si giov6 di font! olandesi e della Germania bassa, scrivendo 



232 

Xuifn per B5m, Fup per Fdhr, Bouenhirgtn per Bovbjiierg. II Ertrcp 
opioa dunque, che Nicol5 Zeno il juniore abbia disegnato la saa 
carta sulle ottime fonti che si posst'dovnno orinai al suo tempo, 
collocando poi di suo capo in qoella carta i paesi trovati nel oiano- 
Bcritto. Cosl il giovane Zeuo pu6 avere appreso che T Ei^tlanda 
(Shetland) era sulla strada dnlla FrislanJa alia Norvegia; e siccoine 
Don si figurava quella corsa lungo le coste orieutali deiringbilterra, 
egli credette di potcr coUocar la Prislanda molto fuori nell'oceaoo, 
induceodosi tanto piii a crederla ui>' isola. £ siccome T Estotiland 
doveva essere « piii di mille miglia » (1) lontana dalla Frislanda, era 
quasi necessario di collocarla presso i paesi uuovainente acoperti 
neir America scttentrionale, e necessario percio di cangiare la dire- 
zione del viaggio dalPest aH'ovest. II Erarup ricorda qui i veccbi 
Atlanti, che coutengono noini geograBci, ricordati nel viaggio dei 
Zeno, ma collocati fuori di posto. Questa circoatanza potrebbe farci 
Bospettare, che non la carta, ma si la relazione del viaggio mettesae 
insieme notizie publicate gi^ per le stampe. 

Ad ogni modo, se n n, astraendo da qualsivoglia considerazio- 
ne, diamo un* occhiata alia carta zeniana, dovremmo concbiudere, 
che i fratelli Zeno erano stati in America piii di cent^ anni innanzi 
a Colombo, ossia che Tonore di una scoperta, che divide in due di- 
stinte epoche la storia universale, appartiene non a Geneva ma a 
Venezia. Questa, secoudo il Krarup, sarebbe la vera apicgazioue di 
tutta quella falsificazione. Ramusio, che mor\ nel 1557, eeprime il 
ramniarico che Genova, per opera del suo figlio, si copriaae per 
quella scoperta di eterna gloria. Poco dopo, uno dei piii grandi col- 
tori di cose geografiche, Abramo Ortelio, nel 1571 ci aa dire, che 
non h giusto attribuire a Colombo Ponore di quella scoperta, la quale 
appartiene invece ai due veneziani, Nicol6 e Antonio Zeno. Vero h, 
che Zeno il juniore, il quale appunto nella Relazione si mostra cosl 
zelante delP onore della sua casa, si sarebbe mostra to assai poco ze- 
lante dell* onore del proprio nome imaginando la sua falsificazione. 

• 

Rendiamo giustizia air et& nostra, riconoscendo che falsificazione 
siffatta non si potrebbe ai di nostri neppur pensarc; ma riconoscia- 
nio, che ciascuuo deve essere giudicato colle idee del suo tempo. 



(Ij L'A. crede di avvertire che questa maniera d'indicap le distanze ch<> 
trovasi iti Marco Polo deriva forso da ci6 11 soprannome Afilionef) e in altrl 
via?g:Iatori itali^i, era una forma $i:ooevaIe per indicaro indeterniiiiatauiento 
una grande dUtaoza, u^ devc prendcrdi Ictteralmeute. 



233 

Oaella che ooi oggi cbiameremmo una indegna fftlsificisioDe, nel 
cioqaecento tutt* al pih si snrebbe cbiamato on patriottismo mal 
inteso e una pia frode. Allora non si credeva di dover dire nero al 
aero e bianco al bianco ; la storia era un* arte che segniva leggi di- 
reriae da qoelle della scienza, e sovente cercava piottosto di secon- 
lare ie passioni dei lettori, che di servire agPinteressi della verity. 
Tra i luolti eseiopi che potrebbero coiuprovare qoest* asser^ioue, il 
Crarop si contenta di ricordare quello di Giovanni Magno, V arci- . 
resoovo d* Dpsala, che per isfognre il sue odio contro i Danesi, 
icriaae, per V nppuoto a Venezia, la sua Gothorum Suenonumque 
Hi^ioria, in cui la serie dei capi delle tribii svedesi ridale alia torre 
il Babele. Qaesta cronaca, cho fa publicata dope la morte delT Au- 
tore, fa aocolta con entudiasmo. Ma le meuzogue manifeste, e il lua- 
n'lfeato acopo di denigrare la Danimarca, provoc6 uo grido d'ese- 
craxione fra i Danesi, uon gi& perch^ si risentisse il lore senso mo- 
rale, ma perchd si era risentito il loro seotimento patriottico; tanto 
ivero che on prete danese, Nicol6 Petreio , public6 come risposta 
]»Orifines Cimdrorum et Gothorum, ove in arroganti menzogne si 
librea di snperare il rivale. 

Alio storico nondimeno importerehbe il sapere, se totta la nar- 
niione Zeniana non aia che ana compilazione raccolta dalle noti* 
lie che avevano somministrato le scoperte del secolo XVI. II Kra- 
npcrede, che qaesto aospetto possa concepirsi soltauto per T ulti- 
tat parte della Relazioue, ove si parla della Groeulandia e dei paesi 
TieiDt; meutre la prima parte delia Beluzione medesima, collima si 
bene colle reali circostanze del tempo in cui il viaggio ebbe luogo, 
che il sospetto n'»n si pu6 nemmen concepire. Quanto alle notizie 
chela Relazione ci porge intorno alia sua c Groenlandia », e una 
circostacza spiacevole che i monasteri che si conoscono in quei pae- 
si, e che possono cadere in questione, siano, per lo stato delle nostre 
Dotizie, di origtne piii recente. Ma poich5 tutte le nostre notizie 
intorno a quei paesi e alia loro storia son frammentarie, sarebbe, a 
giodizio dello stesso Krarup, troppa audacia il negare V autenticitk 
di ana fonte nnova, che, a piii d' un titolo, ha Taria di essere degna 
di fede. Difatti, era grande la lentazioue di fare uu gran personag- 
gio del protagonista della relazione medesima, e nondimeno egli vi 
toatiene ana parte subalterna. looltre quella circostanza curiosa, del 
mire privo di ghiacci sui lidi deirGuropa settentrionale, h ricor- 
data con esattezza quantunque la splegazione non calzi. Si potrebbe 
ioche aggioDgerc che la Russia interna, forsc fioo al secolo XIV, 



234 

ma non certameute nel secolo XVI, poteva presentarci ud qoadro 
aimile a quello cbe ci viene dipinto dal pescatore frisooe. 

II Erarap adunque conclude, collo stabilire dae puoti che a loi 
paioDO molto evidenti. L* uno, cho la Frislauda del Zeno h la Fri« 
slaoda g\h danese, cioe la parte oocidentale del ducato di Schleawig; 
e Taltro, cbe nella rolazione zeniana la Groenlandia h uua parola 
adoperata a significare i lidi setteotrionali d'Europa. 

Ermanno von Lobhnbb. 

VUtoria Colonna, Leben, Dichten, Glauien im XVI JahrAunderi, 
von Alfred von Reumont. Freiburg im Breisgau, 1881, Her- 
der'scbe Verlagsbandlung. Un vol. in 8.® di p. XVI, 288. 

Alfredo Reumont ba consarrata la dotta e gentile sna penna 
alia illu8trazion6 della storia italiana. Nella monografia della iigli& 
di Fabrizio Colonna, cb*egli cbiama (p. 4) una delle piU nobili do%%$ 
non solo di Roma e d' Italia, ma del mondo, egli descrisse in forma 
larga, immaginoaa, elegante, un belPepisodio del Rinascimento Ita- 
liano. Vittoria Colonna, moglie del marcheae di Pescara, nacque a 
Marino nel 1490, e mor\, dopo una vita travagliatissima, in Roma 
il 25 Febbraio 1547. Non fu donna d' azione, ma di pcuBiero. De- 
dita a ben intesa e delicata pietft, nutrita di studi sodi e accesa da 
scintilla poetica, raccbiuse tutta la sua vita neir afifetto pel marito, 
e nelle pratiche religiose. Visse sempre ritirata dal mondo ; ad ogni' 
altro soggiorno prefer^ V isola d' Ischia, dove avea celebrato le sue 
nozze nel 1507, o i conventi di Viterbo, di Orvieto e di Roma. Spe- 
cialmente dopo la morte del marito, accaduta il 25 Novembre 1525, 
cominci5 per questa donna singolare, rimasta quasi isolata nel mon- 
do, un periodo di vita di silenzioso raccoglimento interno, cui easa 
diede tosto principio, ritirandosi per alcun tempo nel convento di 8. 
Silvestro in Roma. 

II sacco di Roma, cb' ebbe per cnnseguenza una mutazione pro- 
fonda nelle condizioni della corte poutificia, epareccbi anni dopo 
(1540-41) la guerra di Paolo 111 contro Ascanio Colonna, e la ro- 
vina di questa famiglia seguita alia resa di Paliano, furono tutti 
gravissimi avvenimenti che contribuirono a formare 1' austero ca- 
rattere morale della illustre poetessa. Essa riposc ogni sua aperanxa 
in Dio, e si occup5 delle questioni religiose, cbe avevano eco ancbe 
in Italia, merce del Giberti, del Contarini, del Polo. La purezza de* 
BQoi coatomi, e la sua incUnazione alia piet&, rispondevano agli in- 



235 

iendimenti di qnesto tcoola ieologico-ascetica, a cui essa si troy6 flu 

dal principio Tincolata dalla sua antica relazione col Oiberti. II Ren* 

moot pone id vista gli esordl delT amicizia tra la Colonna ed il fotu* 

ro Tescovo di Verona ; egli era al servizio di OioHo de* Medici, e 

qoando questi fa assanto alia tiara col nome ClenoeDte VII, Vittoria 

scrisse al Giberti ana lettera di cougratolazione. Poco dopo il 6i- 

berti ebbe il yescovato di Veroua, e di qui la tenoe a qoando a quan- 

do inforinata dei casi di Lombardia, dove si trovava implicato ancbe 

il Pescara (p. 45-51). Letterata di gusto squiaito, si trov6 di neces* 

sitii in relazione con altre menti elevate, cume Veronica Gambara, 

Pietro Bembo, Francesco Maria Molza, Gio. Guidiccioni, Bernardo 

Tasso, Jacopo Sannazzaro; in mezzo a costoro essa respirava un'aria 

pora, e provava qoella melanconica serenity, ch'era V unica aspira- 

zioDe del suo cuore trafitto. Di cose politiche, il Reumont ha ragio- 

ne (psg. 112), essa non si occup6 mai direttamente. Vi prese parte 

Bolo in qoanto non poteva fame di meno, per la condizione del ina- 

rito. Bsalt6 Carlo V, desiderando ch'egli abbattesse i nemici della 

Cristianit^. In un celebre souetto (1) parla della venata deWaquila, 

t del SQO defunto marito il quale prega ch' essa stenda le all in eia- 

icun polo, 

Tutta la sua attivit& si raccbiude nelle cose spiritoali. Entra 
iQzi tntto nel circolo di Valdez, del quale fece parte ancbe Bernar- 
diuo Ochino, cappuccino senese. Verso questo famoso predicatore, 
essa profeas6 ben prestb una calda amicizia. Scriveudo alia du- 
chessa d' Urblno, 17 Giugno 1536, giustifica i cappuccini contro i 
soccolanti difesi da Francesco Quin'ones de Luna, cardinale di S. 
Croce, e parla con lode del povero /ra Belardino, Volgevano tem- 
pi non coutrari al partito abbastanza forte in Italia, che aspirava 
ilia riforma cattolica della Chiesa, nella sperauza ancbe di ricon- 
dorre alP unit& i dissidenti. Gaspare Contarini, a cui la Colonna 
dedic6 uno dei suoi migliori sonetti (2), fu eletto cardiuale nel 
1535: quattro anni dopo ebberu il cappello rosso Giovanni Morone, 
MarcelloCerviui,Federico Fregoso. E Giacomo Sadoleto, Fietro Bern- 
bo, Ippolito d*Este, Reginaldo Polo nel Sacro Collegio difeudevano 
principi non «ii8simili. Era appeua morto Clemente VII, quando 
Tenne a Roma (27 Settembre 1534) un^ altra anima Candida, Mi- 
chelangelo Buonarotti. Quando Vittoria ab\^ia cominciato a cono- 

\\) ^ il 63 della Parte I, uelPed, Barbara, Fireuze, 1860. 
(2) E II 165 della Parte seconda. 



236 

Bcerlo, Don ci h nolo. Vivo fu V affetto cbe leg6 que* due nobili aoi* 
mi : alle loro conversazioni, nel convento del Qairinale, assiatiamo, 
com* h nolo, merc^ la descrizione che ce ne lascib il pittcre porto* 
ghese Francesco de Hollanda, cbe venne in Roma nelT estate del 
1538. Poco dopo segui la sconBtta di Ascanio Colonna, e la soa 
sventurata sorella venne allora in Orvieto, dove si racchiuse in oq 
convento, per dedicarvisi alia pregbiera, nnico o£Scio cbe le fosse 
possibile di adempiere, fra caei co3\ avversi. Colk prov6 come aia in 
verity una benedizione pensare a Dio e non al mondo; tanto scrive- 
va il Polo al Contarini, neir Aprile 1541, mentre questi attendeva 
inutilmente in Ratisbona alle conferenze per P accordo coi prote- 
stanti. I Colonna riebbero bensl i loro beni, ma ci5 awenne soltan- 
to dopo la morte di Vittoria, alia quale non fu pib concessa alcuna 
consolazione famigliare. 

Neir Ottobre del 1541 la Colonna cominci5 il suo soggiorno 
triennale nel convento di 8. Caterina di Viterbo. Questo periodo 
forma il soggetto del cap. VI della Parte seconda, e il Reumont 
lo tratta con affetto, e s'immedesima col dolore di questa donna : la 
crisi, egli dice (p. 196), dovette riuscire augosciosa per lei, non po- 
tendosi giudicare quali ne avessert) ad essere le consegnenze. L* 0- 
cbino nel 1542 recossi a predicar la quaresima a Venezia: quello 
cbe duccesse h notissimo. Accusato e citato a Roma, egli fin) per 
fuggire. Al di 1^ delle Alpi, ricominci6 una uuova e lunga peregri- 
nazione, predicando nella Svizzera, nella Gerroauia e neir Inghil- 
terra ; ma egli aveva gih apostatato. Prima d* abbandonare T Italia 
e il cattolicismo, scrisse (22 Agosto 1542) da Montugbi presso Fi- 
renze una lettera mistica a Vittoria, nella quale, fra I'altro, si lagna 
di non ricever lettere n^ da lei n^ dal Polo. II Contarini ritornava 
allora dalla Germania senza essere riuscito a guadagnare i prote- 
stanti, e accusato, come dice egli stosso, in Roma di luteranismo. 
Fu in mezzo a questi fatti dolorosissimi, cbe intorno al Polo (fat- 
to cardinale da Paolo III nel 1536) si and6 formaodo in Viterbo, 
presso alia Colonna, un nuovo circolo religioso. II Sant* Uffiizio era 
stato istituito nel Luglio del 1542; e la fuga deir Ocbino» segnita 
a quella del Vermigli, fu veramente un grande scandalo. Ma h do- 
tevole la fermezza d'animo, con cui Vittoria ricevette questa notisia, 
cbe potcva esporre a ynmeritato discredito s6 stessa e i suoi ami- 
ci. La lettera ch' cssa scrisse al Cervini, in data 4 Dicembre 1542, 
per suggerimento del Polo, h esempio solenne di trabquilla fermes- 
za. II Reumont traduce la lettera in tedesco (p. 209). II Polo e Vit- 



237 

toria 8ono, pih che altro, profondameDte sdegnati dell* apostasia del 

loro antico amico ; la CoIoDoa lo compasaiona diceDdo che, mentre 

e^Ii erede salvar altri da" navfragi, piU li espone al diluvio, essendo 

Imi/uor delP area eke salva e assecura. Nobili e coraggiose parole, 

inapiratele indabbiamente dal Polo, di cai essa, di qui inDanzi segoli 

fedelmeDte i consigli (1). Ma pur troppo altre STenture la incolsero. 

I9el 1542 pa886 a migHor vita il ContariDi, e 1* anno dopo mori an- 

che il Giberti, del quale probabilmente Paolo III si sarebbe gio- 

Tato nel prossimo CoDcilio. Nel 1544 Vittoria, lasciata Viterbo, re- 

cossi a aoggioroare Del mooastero di S. Anna de^Funari iu Roma; 

e per molto tempo perdette la compagnia del Polo, cbe nella prima- 

Tera del 1543 erasi recato a TreDto pel concilio. La compagnia de' 

Tecchi amici dou cessb del tutto alia marchesa. C erano il Sado- 

letOy il Morone ed il Bembo, e, a partire dal 1546, di duovo il Polo ; 

n6 manc5 pure Michelaugelo, gik sui settant* anni. Mori nel palaz- 

xoCeaarini, aceglieudo a saoi esecutori testamentarl, tre cardioali, 

U PolOy il Sadoleto e il Morone. 

II Benmont fa altissima stima delle poesie religiose di Vitto- 
na^nelle quali si rivela un caraUere schietto, elevaio, un^ indole ehe 
%%iva la geniUezza e il sacrificio femminile collaforza e coi propositi 
tirUi, nn talenio poeiico ricco e nella sua casta austerita anche pt'ace- 
Vile (p. 239). Secondo il R., il secolo XVI, non povero di poeti e di 
(oetesae, oou ha fatto nulla cbe sorpassi le poesie religiose di 
Tiitoria, uh i secoli segueuti raggiunsero quell* altezza. Eglt con- 
fronta V influenza esercitata dalle sue poesie su quel secolo, con 
qaella cbe ebbero sul nostro gl' inni maozoniani ( p. 240 ). Questi 
dogi aoDO meritati ; quantunque non tutti i sonetti religiosi abbia- 
DO il medesimo merito, sono per altro complessivamente migliori 
della raccolta in cui piange il perduto marito. In generate, in que- 
iti oltiuii sonetti, si sente troppo V imitazione petrarcbesca : h trop- 
po ef idente, massime in alcuni, che il Pescara non serve che a so- 
itituire il nome di Laura (2). 

, I aentimenti di Vittoria in ordine alia religione, ^ uopo cercarii 
nei sQoi sonetti. II R. ( p. 231 e seg. ), plU che trovarvi ritratte le 
lotte religiose e rivelati dubbl od inquietudini, vi rinviene Tespres- 
sione della insnfficienza della propria forza al raggiungimento del 



(3) 11 divin Polo lo dice nel Son. 197 della Parte II. 

(4) \>flfflpa8i p. e. il Son. 42 della Parte 1, simile (specialmente sul prin- 
ciple) al Sonetto petrarcbesco : « Lovommi il niio pensiero in part<? ov' era v, 



238 

fine. La fede h vivente : V aomo per s^ stesso h nalla, se il vigore 
Don gli scende dalPalto. Col& risplende V amore celeste; il conforto 
viene cercato nelle considerazioDi delle cose del Cielo, a sollievo delle 
afflizioni presenti. In sostanza ii R. vi riconosce un seDtimento di 
profonda piet^, di rassegnazione devota, di amore sincero. Reca (p. 
232] la versione di quel sonetto (Parte II, n. 137) in cui Vittoria 
paria della nave di Pietro che avanza a disagio ; si rivolge air A- 
postolo affincb^ aiuti il sno buon successore, che da solo non baste- 
rebbe a guidaria a buon porto. E senza da^bio un sonetto d*impor- 
tanza capitate, poicb^ vi sono condensati i pensieri de' mali attoali, 
della necessity d' una riforma, della fiducia in Dio, delP opera in- 
dispensabile del PonteQce, e della buona volenti di quest* ultimo, 
impedito peraltro dalle esteriori difficoltii. Qui h a cercarsi la spie- 
gazione della lettera ch* essa scrisse, come s' h detto, al momento 
della fuga deirOchiuo. Ne questo solu sonetto egli traduce (p. 236- 
37). II pensiero della pia donna si manifesta limpido in moltissimi 
sonetti: la sua credenza nella giustificazione per la Fede (ma senza 
la negazione delle Operc ) h accennata nei sonetti 96, 144, 179, 
181, 186, ecc. (1). Potrebbesi citare il sonetto 165, in cui h detto 
che, come Cristo nnscendo scelse il primo Gasparo, C08\ ora elesse 
un secondo Gasparo (Contariui), mentre rinasce in noi ecc. Altro- 
ve (n. 186] in un niagnifico sonetto si dice che I'Anima giunge 
alia Verity tauto per la Scrittura quanto per la considerazione della 
Croce di Cristo : la prima h via lunga e dubbiosa, la seconda invece 
h via certa e veloce. In un altro sonetto Vittoria inculca, che piti 
importa credere che non leggere (2). 

Dalla considerazione di queste e di altre elegant! ed ascetiche 
espressioni di Vittoria, si conferma il giudizio assennato emesso 
dall* illustre erudito tedesco. 

L' opera ^ scritta col brio che distingue sempre i lavori di que- 
sto storico valoroso. La biograGa non ha il peso delle citazioni, e 
della discussiooe delle fonti. Qucsta parte sta tutta in fine al volu- 
me, in forma di note. Vi si enumerano gli scrittori e i documeqti 



(1) Nei Sonetto 148 h detto : « To non sento che in del , dove h veraoe 
Tesoro e pieno ben. plena allegrrezza, S'abbia di dominar sete o vad^hem, 
Ma d' amnre e di viver sempre in pace ». Si allude qui alia sruerra di Pao- 
lo in contro i Colonna, a cui si riferlscono anche i sonetti 140-41, citati dal 
Reumont ? 

(2) Son. 84, 152. I due sonetti non sono cbo uno solo, un po'variato. 



2d§ 

coevi, Donch^ i critici moderui : non fa difetto it fac-similc della 
firma di Vittoria (p. 256). Non ^ fatto uso di materiali inediti. 

Caklo Cipolla. 

B^natio Danti, cosmografo e matematico, e le sue opere in Firenze, 
Hemoria storica di Iodoco Dbl Badia. Fireuze, Galileiana, 
1881, in 8.\ di pag. 53. 

Quest^ oposcolo del sig. Del Badia, cbe fu cominciato a pubbli- 
care oella Rassegna Nazionale di Firenze in occasioue del Congres- 
fto geografico tenutosi nel decorso settembre in Veuezia, non ha 
merito soltanto dairopportunit^. Mi piace di segnalarlo agli atudio- 
sicome on utile contributo alia storia della geografia e della mate- 
matica in Italia nel secolo XVI, e come un erudite commentario 
della vita d' an illa»tre scienziato italiano. 

Di frate Ignazio Danti da Perugia , domenicano , cosmografo e 
mBtematico del secolo XVI, varl aotori baono discorso : ma non 
compiotamente x\h sempre con esattezza. II sig. Del Badia, ricer- 
caDdo con diligenza parecchi documenti originali, e con acuto di- 
Bceroimento traendo dalle opere stesse del Danti non pocbe notizie 
agli altri sfnggite, ha potuto fare notevoli aggiunte e rettificazioni 
aqQanto finora s^ h raccontato delta vita di lui ; e senza d&rsi Taria 
di fare una nuova biografia, ha messo insieme e chiariti rigorosa- 
mente tanti fatti e taote date, da rendere il suo libretto un compi- 
meuto necessario alle biogra6e precedents Tra le cose mal note o 
non conosciute affatto, vi si leggono importanti ragguagli intorno 
ilPinsegBamento della matematica, che il Danti tenne in Firenze dal 
1571 al 1575 sotto la valida e non mai mancatagli protezione del 
doca Gosimo ; e intorno alle cagioni per le qoali, morto quel graode 
priDcipe, fu egli costretto a partirsi dalla Toscana. Questa par- 
teDza non accadde gi& per V ofiferta fattngli della cattedra di mate- 
matica in Bologna, come comuuemente si narra e si crede; ma per- 
chi il granduca Francesco gli era deliberatamente avverso, e ad- 
docendo non sappiamo quali novelle di scandali, riusc\ a sfrattarlo 
• dal granducato, secondandolo in ci5, con tino zelo del quale non si 
iotendono le cagioni, lo stesso generale dei Domenicani. La catte- 
dra di Bologna, e gli alti incarichi scientifici e le dignity ecclesia- 
Btiche confer itegli poi da papa GregorioXIII, poterono forse compeu- 
stre frate Ignazio delPaltrui malevolenza: certo ^ che questa non 
niffredd6 panto la sua meravigliosa operositk scientifica ; e la morte, 



240 

che lo colse nel 1586 non ancora ciDquantenne, pu6 dirsi che k 
trov5 8ul lavoro. 

Le uotizie biografiche del Danti occupaDO la prima parte de 
libro del sig. Del Badia; mentre la seconda ^ destioata alia descri 
ziooe e alia storia delle op&re da lui fatte in Firenze, che sodo: li 
Cosmografla per la Ouardaroba di Palazzo Veccbio ; V Anemoscopi 
per la villa delle Rose presso Firenze ; il Quadrants astrononomic 
e V Armilla equizionale per la facciata di S. Maria Novella ; lo Gno 
mone per la Chiesa medesima ; e varl instrumenti astronomici < 
matematici. 

Agli studiosi della geografia atorica vuol essere in specia 
mode raccomandato l' articolo relative alia Cosmografia di Palazi* 
Veccbio, e in ispecie I' elenco descrittivo delle tavole geograficbc 
dipinte esternamento sugli scaffali della predetta Guardaroba. L 
dette tavole sono 53; trenta delle quail 8ono fattora del Danti, e V 
restanti, di frate Stefano Buonsignori da Monte Oliveto di Firenze 
chiamato dal grandura Francesco a compiere V opera interrotti 
deir espulso doinenicano. 11 Del Badia riferisce opportonamente I 
lodi che di qucste tavole gcograBche scrisse gi{i il Marmocchi:i 
sono lodi meritate. Infatti esse tavole, in ispecie quelle fatte da 
Danti, sono lavorate con tanta cura e precisione, da attribuire gio 
stamen te al cosuiografo perugino il posto d' onore, che il Marmoc 
chi gli d^, tra i « fondatori della moderna geografia ». II Dftot 
non segue ciecamente e grettamente le tradizioni scientifiche i 
Tolomeo (le quali, com* 6 noto, sono state spesso ad altri geogrmi 
fonte di parecchi errori nelle misurazioni e orientazioni), ma lecor 
regge, in quanto occorre, colP osscrvazione sperimentale ecolPec 
cellente metodo pratico dei nostri cartografi marini; la sciens* 
la pratica sono nelT opera sua opportunamente contemperate ; ' 
il disegno gcografico h arricchito di descrizioni etnografiche e ato 
riche, pid o meno esatte, ma sempre interessanti. II aig. Del Badii 
deplora, con ragione, che il Municipio di Firenze noli si desse con 
di far figurare queste tavole all* Esposizione geografica di Venesia 
non foss* altro con qualche fac-simile fotografico ; speriamo alment 
che il libro di lui porti il frutto che d' era inuanzi siano coatodili 
un po* meglio. In ogni modo avrk giovato a richiamare Bopr^esK 
V attenzione degli studiosi; e sar& sempre un bene. 

E ora, per fiuire, una pedanteria. A molte persone non piaceri 
la forma, dialettale o corrotta, del nome Egnazio ; e ancbe a me, u 
bo a dire il vero, mi sembrava preferibile la comune forma Ig%uti$ 



241 

JIa h fero ebe la prima si trova oelle tottoscrisioDi autografe del 
ffftte, si trova oelle stampe delle sue opere ; e il sig. Del Badia po- 
tri sempre giostificare V adoziooe di questa forma egradita, come 
0Q« proTa della soa deCereoza e fedelU acrapolosa alle fonti originali, 
lalieqoali h condotto il sao stodio. 

Cbsakb Paolt. 

GiULURi moDB. CO. 6. B. Carlo. Antieo Giardino suUa sponda del 
L%go di Bardolino deserUto da Bernardo Pellegrini tul cadere 
ideeeolo IVI. Verona 1882, (N. Serie di Aoeddoti d. XXX]. 

> » Sekuume delle cose pih erudite e rare de'Prindfi di Firenze 
edi Parma e nelTIetituto di Bologna mandaia a S. M. Giovanni 
r, re di Portogallo da i// Francesco Bianchini. Verona, 1882. 
(N. S. di Aneddotin. XXXI). 

Id occasione delle illustri Nozze Giuliari-Revedin V infaticabile 
BiUiotecario della Capitolare di Verona inons. Carlo co. Giuliari 
lit pablicato i due opuscoli sopra indicati. Del primo di e»h'\ il 
miDotcritto si trova tra quelli cbe furooo g\^ donati dallo stesso 
caoonieo Oialiari alia Biblioteca Comonale di Verona. II Pelle- 
irini vi d segoato in calce cos\ seoza pib. 11 Giuliari, col cou- 
bonto d*altri mss. determin6 che PA. 6 Bernardino Pellegrini. 
Del giardino, di coi qui si ba la descrizione, non resta alcona 
triccia: il Giuliari congettura cbe si tratti di quel terrene che 
dal Rambaldo pervenne al co. Agostino Guerrieri. Principali orna- 
ittoti della villa qui descritta sono: una fontana con vasca di 
airoio, cipressi, serre di agroroi, siepaglie di alloro e di mirto, una 
|;rotta con statua di Nlnfa dormente, iscrizioni antiche scoperte nei 
diatomi, viali, on belvedere cbe dk sul Lago, un labirinto di bussi, 
QDatorre dove sono di sotto conigli, di sopra nccelli prigionieri. 6 
fa notare cbe oggi ne' paesi della Riviera si cbiamano giardini le 
•erredegli agromi. Ancbe qui il luogo dove sono « cedri, naranzi, 
linoai et li pomi di Adamo loro compagni, cbe ivi si uegono sopra 
ira vaneae an poco pib alii piantati », h cbiuso fuori da totto il re- 
ito, ad ecceaione della grotta cbe h pur qui ; ed esse solo si cbiama 
#Mt«o. Le altre bellezze sono fuori del giardini. Far5 un* altra 
QlWfaBione. In Verona abbiamo il Giardino Giusti, cbe h pure del 
Mcolo XVI, e cbe tattavia si conserva nella sua forma originaria; 

glioroameoti sono i medesirni: fontana, cipressi, siepaglie di sem- 

16 



242 

preverdi, grotte, statae, iscrizioni e marmi anticbi, viali, pih d* qi 
belvedere in suU' alto del coUe, il labirioto di bassi, il laogo per 
conigli, e V uccelliera. 

AI secondo ciod alia RelazioDe del BiaDchini, il Oioliari 
mette ana breve notizia intorno ai mss. del Bianchini, da lui 
per testamento lasciati alia Capitolare di Verona. Sodo oltre a m 
vanta volomi in foglio, e pochissimo ancora ne fu publicato, e poch 
li compolsarono. II Giuliari diede alia lace ( Anedd. V, 1870 } € 
Carte da giooco in servigio dell' Istoria e della Cronologia », e pii 
tardi alcune Lettere (Anedd. XIX, 1877], nella quale occasione fe€^» 
conoscere agli studiosi quell' interessante scritto latino del Biancbini .^ 
che h la Relazione de' aaoi viaggi per Tltalia ed all'Estero dal 169' 
al 1728. « E adesso a risvegliare (egli dice) la memoria di aiffatti 
opera, onde alcun favore ne venisse da esporla al publico, do alh 
stampe nn' altra Lettera del Bianchini (deilV auioffrt^fo nella Bual 
CCCCXXIX n. 3), in cui reca notizia di quanto in rapporto al — 
V arte e alia scienza osservb nelle Regie Oallerie di Firenze e dS. 
Parma e nell' Istituto di Bologna ». 

II Bianchini comincia la sua Relazione da Firenze. Tutta !». 
citt& pu6 dirsi una vasta Galleria, tanto per le opere publicbe cb^ 
r adornano, quanto per le nnmerose Raccolte e Musei cbe si trovanc^ 
presso le nobili Famiglie. Se non che la Galleria del Gran Duea ^ 
quella che tiene il primo posto, tanto per i busti e le statue antiche» 
quanto per la bella collezione dei Ritratti dei Ptttori pib Celebris 
dipinti per loro mano medesiraa. II Bianchini passa a descrivere la. 
Gappella di S. Lorenzo, nella quale si ammira a qual perfeziooe aia. 
giuuta r arte del lavorare in pietre dure ed in gemnie. II Rela* 
tore passa quindi a Bologna, e a quel famoso IslUuto delle SeUnte 
6 delle Arli, fondato sotto il pontificate di Clemente XI. Nel Palazzo 
dell' Istituto uno degli appartainenti terreni serviva per le Adunanzo 
dei Deputati all' Amministrazione ; un altro per quelle dell' Accade- 
demia delle tre professioni, di Pittura, Scnltura e Architettora. Vera 
una stanza per gli Architetti, dove si vedevano i modelli in rilievo e 
le iminagini in disegno delle opere pib stupende d' Architettora 
d' ogni luogo e d'ogni tempo. Due stanze servivano per la Scoltora, 
Cloh una per la scuola del nudo, V altra per lo studio sopra i modelli 
delle statue pib celebri. Eravi ancora nel pian terrene un apparta- 
mento per le operazioui chimiche, coi relativi fornelli ecc. Nel pia- 
no superiore, in una spaziosa sala, si trovavano provvisoriamente 
collocati i modelli per V arte militare. Una camera attigua serviva 



243 

ptrimenti per lo studio dell* arte militare e dpecialmente delle forti- 
ficaziooi. V* eraoo quindi i Musei di Storia Naturale, una stanza per 
gliaoimali, una per i vegetabili, una per i minerali. c Per li cru- 
Btuceiel altri frutti del mare, ci ha una camera a parte. In questa 
Tedesi tutto il genere de* Coralli nella insigne raccolta fatta dal 
signor generale co. Marsigli per V opera celebre da esso data au 
lace delle sue Osservazioni del crescere e del fiorire di queste piante 
marine ». Non per fame colpa al Bianchini, ma mi piace notare cbe 
egliscriveva nel 1726, quando g'\h Peysonnel, fino dal 1723, aveva 
messoiQ chiaro che il corallo appartiene al Regno Animale. Ad o- 
gni modo h noto cbe la scoperta del Peysonnel dur6 lungo tempo 
prima di venire accettnta, massime per V opposizione del Reaumur. 
CoDtioua il Bianchini: « Finaimente si veggono que' corpi che dai 
Professori si dicono Lithopyta, sive petrae arborescenies ». Deve leg- 
gersi Liikopkita, col qual nome si indicano i polipai dell* ordiue^ 
fdfoeiinia, giusta la denominazione de^Naturalisti modern!. — In 
altra stanza stavano i Marmi, tra cui nomina il giallo di Verona, 
edev'essere il ffiallo di Torri, In altro appartameuto era la Zi- 
kiria; poi una stanza per le Antichitk Egizie, Oreche, Romane 
edEtroscbe; quindi una stanza per la Fisica sperimentale, ed una 
per la Meccanica. II Relatore paria quindi deir Osservatorio Astro- 
nmico, disegno d^ Eustacbio Manfredi, e nefa una descrizione ab* 
bastaoza dettagliata. 

Da Bologna il Bianchini passa a dire di Parma e della villa 
Docale di Colorno. In Parma descrive il Teatro del Palazzo Ducale 
dettola RoeeheUa, cosl perfettameute costrutto che la voce singo- 
larmeote s'aumenta, e giunge in ogni parte chiarissima. Tocca 
qaindi della Galleria^ e qui si ferma e dice della copiosa raccolta di 
Aoticbe Medaglie, e del modo con cui sono disposte perch^ si pre- 
stioo ad essere studiate, e nel tempo stesso non possano venir invo- 
late. Nel Giardino di Colorno il Bianchini ammir5 sopratutto 1' ar- 
tifixio de' giuochi d* acqua, nei quali il Baillieul « ha impiegate le 
pih iogegnose dimostrazioni della Idrostatica e della Idraulica per 
farae delizioso spettacolo a' forestieri ». Si tratta d' un teatro di 
rocce e di grotte, in cui roolte figure d^ antiche divinity si muovono 
e rappresentano una specie di dram ma, per sola forza d* acqua. — 
La Relazione ^ datata « D' Albauo 15 Ottobre J726 ». 

Hi congratulo di coore col Giuliari, il quale continua indefes- 
umente ad illuatrare e far conoscere le cose e gli uomini della sua 
Verona. Francesco Cipolla, 



ANTONIO VALSECCHI 



Dire di un aomo, la cai lunga vita fa impiegata nel 
esercizio delle dtili cognizioni e delle virtU, di un aomo 
TDorte ha di recente rapito air amor tenerissimo de* figli e 
ed alia stima che si avea tneritato da tutti, egli h officio qu 
loroso, altrettanto malagevole, principalmcnte a me, che i 
tarDa e mai interrotta amicizia troppo mi tiene occupato i 
-ro della perdita che ne ho fatta, ed insieme m* impone doT 
riori che ad altri, per cui la lode salla mia peona debb' esd 
tenota entro pih rigorosi confini. 

Pietro Antonio Valsecchi (1) nacque in Castello di Le 
Laglio 1799 da probi e civili geuitori. Suo padre, che di 
da onorata e facoltosa famiglia di negozianti della provinci 
gamo, trasferitasi poscia in quelladi Como, deiiomiuavasi ( 
tista, il qaale, per le mutate condizioni economichc de* sc 
giori, dopo avere esercitato la professione di Ragiouiere, ci 
sti giudiciarl, prima nel Tribunale, indi nella sostituitavi 
di Lecco. Sua madre nomavasi Gaetana, ed era figlia di Pi 
tonio Mantica notaio di Milano. 

Le prime cure de^ genitori furono coosacrate alia salu 
figliaoletto, il quale, fino dalla nascita, andava travagliato 
lattie agli occhi, e da miopia, che si rose vieppiu grave col 
dire degli anni. 

Sortita egli avendo dalla natura un' indole docile e tr 
che form6 la speciale caratteristica delP intera sua vita, be 
come lo permisero le condizioni di salute, fu applicato alli 
per istudiarvi i primi elementi : ivi, in breve addivenne mc 
compagni, per condotta, diligeuza e profitto. Tali lodevoli 
menti del pari si avverarono ncgli studl successivi, duranl 
la sanitk sua pot5 godere stability maggiorc. Difatti ripor 

(1) Dei due nomi, che ffli furono imposti nel Sacro Fonte, com 
abbin. fatto aso del secondo soltnnto. 



245 

Jode appo i Seminsri di Caatello di Leoco, di Hoosa e di Comoi a' 
qaali fa addetto in progresaione di tempo (1). 

Correva 1' anno 1819, e, fioo allora, il Valsecchi aveva veatito 
I'abito ecclesiastico, in qualiU di Chierico, perchd 11 padre aveTa 
deterininato di darlo alia carriera sacerdotale, aiccome il primo- 
^ecito di qoattro, che oe aveva, e quello che, aecoodo i aaggi offerti, 
infoodeva aperanza di compiata riuscita. SenoDch^, ei dod aentivaai 
inclioato ad abbracciare il Sacerdozio, e le doti, di cui era fornito, 
valevaoo egualmente, e cod piu saggio consiglio^a preparargli felice 
risultamento in qualsiasi altro miDistero, come i fatti provarouo. 
A.bbandouato, pertanto, il divisamento di dedicarlo alio atodio delta 
teologia, uh accousentitogli dal padre stesso lo studio della medici- 
ua, cui aspirava, potu applicarsi a quello delle scienze politico-legali 
pres80 la University di Pavia, con che gianse a transigere colla vo- 
hatk pateroa (2). QuaDto felicemente abbia corrisposto iD quel ti- 
rocinij scolastico, d' e indizio, che uell* Agosto 1823, con plena ap- 
provazione del Corpo Accademico, fu proclamato dottore in giuris- 
prodeDza. 

Animato da tal auccesso, e piii ancora dallo stimolo, ch' era 
coDDaturaie in lui, di dedicarsi intlefessameute alio studio, ed al 
coDtinoj esercizio della rara operosit^ sua, senza frapporre indugio, 
«irec5 a Milano, dove intraprese la pratica di Avvocato. Ma un al- 
tro epotenle eccitamento a procurarsi sollecito appoggio ei traeva 
<iiqo8Ddo era studente in Pavia, giacch^, finod*allora, sentivasi 
prdsoda vivissimo amore per una cara ed illibata donzella pavese, 
Is quale dovea dividere i piii giorni della sua vita, cousolarlo aelle 



(I) Neiranno 1818 il Valsecchi aveva compiuto il corso della Filosofla, gik 
flnatoadue anni, quaDdo sopragprlunse un Decreto della Commissione aulica 
<i^i studl in Vienna, cbe, pei nuovi student!, aggiung^eva un terzo corso. Egll, 
wbbene non obbligato, amo intraprendere pur questo, affine dMnstruirfii anche 
Delle nuove materie asseprnatevi. 

i'lj In \yvi Autohiografia, che il Valsecchi compose poco innanzi al suo ottan- 

tttioio anno di eta, sono narrate con rara precisione le piii minute circostanze 

delta ma vita, fra le quali spicca quella riguardante il conseguito assenso per la 

^Ita della sua carriera, al cui eslto afTerma abbia allora contribuito la dolce 

Mrpn'jcaeccitata nelTaiiimo dol padre, per aver veduto in una publica esposi- 

>(iODe. r'on ^ornmn diligenza condotta da) figlio, dopo 11 solo prtmo anno di studio 

nella^ouola di diseg^no, In copia di un modello rappresentante la testa di Ales- 

ttodro mag^io, il cui lavoro attrasse le lodi degli intelligrenti e degli ammi- 

''tori. Ei serbd serapre presso di se questo disegno , pea grata merooria del 
fctto. . 



246 

DOQ infrequduti afflizioDi, e dooargli figli, cotanto affezioDati e n 
taosi : chiamavasi Rosalinda, ed era figlioola dell' avvocato Car 
Teuca. Le oneste aspirazioni di lui, bcD presto^ e precitsamcnte 
27 Aprile 1825, poterono venir coronate di effetto, uerce i mei 
consegaitine, per la fiducia che valsero ad inspirare altrui i titc 
che ai andava acquistando, con sodezza seiupre maggiore, ed att 
v'xik qaasi febbrile. 

Difatti, neir anno 1824, rimasto vacante il posto di Aggiuo 
alia Facoltk politico-legale nella University di Pavia, si preseutb 
concorso, e vi venne prescelto. Cotesto officio, comechd limitato 
periodo di due anni, ci6 n^ndiineno gli apriva la via a manifesta 
con sicuro foudamento le prerogative che ne lo adornavano ; e qu 
Bte vennero valutate cos'i, cbe largo stuolo di student! accorre^ 
ad udirne le ripetizioni sue, ed il Collegio de* Professor i, valei 
dosi delle attribuzioni proprie, non esitb a riproporlo per un alt 
biennio. 

Tra i lavori suoi di quel tempo oierita posto principale, cooa 
derata la giovinezza delF Autore, on Trattato sui/eudi, che il pre 
Padov'ani voile stampato a corredo del volume VII della nuova ed 
zione deir opera di Domat Le Leggi civili net loro ordine nai\ 
rale: tale lavoro riportb Tapprovazione de' dotti e la lode dei Gio 
nali (1). 

Intanto rimaueva vacante la Cattedra di Diritto romano, at 
tutario e feudale nella Universitii di Padova, e nelP anno 1826 
ne apriva il concorso. II giovane Valsecchi, misurando le sue fon 
e preso da lodevole coraggio, che male da taluno de' pur valoro 
competitori suoi avrebhe potuto tacciarsi di arditezza, si present 
va alle difncili prove ; ma convien dire che qoeste abbiano supera 
quelle degli altri, se, dopo gf inevitabili iudugl do'le delegate 
Commissioni e deir aulica burocrazia, la elezione cadde sopra di h 
mediante Sovraua Risoluzione in data 25 Novcmbre 1827. 

Padova, duoque, fornita di tanti dotti ed illustri Professori 
Cittadini, a partire dalPanno 1828, era destinata ad accogliere i 
uomo, che, in etk cotanto giovauile, doveva giustificare una acelt 
che, se aveva rallegrato i parenti, gli amici, ed un numero di au 



(1) Del suddetto Trattato sui feudi fu eseguita qualche tiratura a pni 
dal menzioDato volume VII del Domut, formnndone un libro dl paf^. CXXXI 
col titolo di « Pnnotpii del diritto feudale espoitt dal Dott. ValseccAi, Aggiu% 
ecc. >> Pavia, coi tipi di Pietro Bizzoni, 1826, in 8.". 



247 

miratori giasti e beDevoli, non poteva dod avere eccitato in talono 
riDTidia, la quale dod iDtralascia giammai di farsi alle prese col 
merito. LaoDde 1* operosit^ del Valsecchi fa tosto impiegata Del 
detUrne le LezioDi, che in graode Damero ed Id beir ordioe si cod- 
aerrftDO dagli aoiorevoli figli. Esse formaroDO per luoga serie di 
aooi 11 patrimoDio di scieoza che impartiva ai discepoli ; uh si ri- 
atette mai dal rivederle e riformarle, a secoDda che glieoe fosse ac- 
coDCio, cosicchd il dovere lo spJDgeva a tener del coDtinuo iDteDto 
lospirito ad urricchirsi di cognizioai, per metterle a profitto degli 
allievl, e cod che provvedere al migliore sviluppo e progresso di ud 
ingegnameDto, che oltre all' essere la base foDdameotale delta scieD- 
xadel diritto, spazia rigoglioso Dei vastl campi dell* erudizioDe. La 
Ijopidezza e coDveoienza della esposizione, la giusta ecoDomia della 
acelta, e la orData parola eraoo iocentivi ad allettarDe lo studio : i 
modi cortesi, e, piii che tutto, FiiEfetto veramcDte paterDO eraDO 
argotneDti aocora maggiori, che traevano i giovaoi ad applicarvisi 
diproposito, ed a dare al Maestro il coDforto di veder corrisposte le 
aoefatiche. Siffatti pregi stabilirono ud completo corredo di titoli, 
che, loDgi dair essere stati smeutiti per iotervallo qualsiasi, o per 
circostaDza alcuua, d6 per parzinlit^ di riguardi o di meD retti 
ioteodimeDti, valsero, aDzi, a coDfermargli la stima de* CoIIeghi e 
della cittadiDaDza, ed iDsieme a radicare Deir aoimo de' taDti che 
ai BQCcedettero a peodere dal suo labbro, la gratitudiDe e V affetto. 
Valgano le molte ed iodabbie prove che do ritrasse, aDche iD tempi 
edoccasioDi particolarmeDte difficili, dod soltaoto sedeDdo Delia 
propria Cattedra, oia eziandio Del supplire per coDtiDuati periodi di 
tempo ad altre Cattedre, Del sosteoere il Rettorato della Uoiversi- 
ti, Bcoi fu eletto per TanDO scolastico 1838-1839 (1), ed iDoItre 
nelle private coDgiuDtare. N^ sia fuor di proposito il ricordare, che 
Del 1847, esscDdo state colpito da malattia gravissima, geDerale 
n'era Taosia de' discepoli e de' cittadiDi, fiDchd, riavutosi da quella, 
venvva preseDtato di UDa ioscriziooe, ch' egli serbb appesa ia uDa 
parete del sue studio, quasi a pereDDe testimoDio de' mutui af- 
fettidorati, dalla cui rimembraaza quel Dobile cuore trasse talvolta 



(1) Stimo ricordare V Slogio di Marco Mantova Benavidet , cbe il Val- 
'^bi, nella quality di Rettore Ma^nifico della University, lesse il 3 Novem- 
bfa 1838, per la riapertura degli studl, e che col corredo di molte ed eru- 
<liteaoDotazioni, fn publicato in Padova, coi tipi del Seminario, MDCCCXXXIX, 



248 

qoalche cooforto, di roezzo alle dure ed itnmeritate amarezxe, < 
gli soprastavaoo, e delle quali dir5 in appresso (1). 

La cultara del Vaisecchi era informata a varie diacipline. k 
va incominciato ad iDstruirsi, durante gli auni giovanili, oltro 
Del dtsegno, altresl Delia musica; uia, se iDtrala8cia?a tali at 
geuiali, per dedicarsi a* suoi principali doveri, ci5 noudimeno, di 
seconda ne 8erb6 il gusto e le inclinazioni, per cui fece parte d< 
Presidenza delT btituto filaruionico-draiumatico in Padova. A f 
flcuo diaimpegno del quale officio, regold gli Statuti organici, d< 
prolusioni e memorie (2), e con saggi consigli provvide ad avv 
taggiarne V instituzione. 

Applic5 V ingegno in istudt ed esperienze sul uiagnetismo a 
male. 

Goliiv6 i fiori con intelligenza, e soprattutto una bene aaa 
tita raccolta di piante csotiche fu oggetto delle sue compiaceoxe. 

Ma un altro e pib iinportante genere di atudl e di collexic 
aecondo Tattitudine sua, doveva guadagnarne le cure assidue e g 
dite, duraute gli ozl domestici. Voile il caso ch* ei vtocesae una 1 
teria di alcuni antichi e scelti libri. Questa, nell* animo del VmU 
chi, fu la favilla che grand* incendio aduna. lufatti, tale iuipulao 
prov6, da mettere in opera, per lungo periodo di tempo, ed in c 
costanze favorevoli, tutti i mezzi de* quali poteva diaporre, uod i 
tanto per accrescerne il nuniero, ma, ci6 che piti monta, per t 
Bcegliere i migliori, utili e rari libri , a qualsivoglia ramo appai 

(1) Boco la inscrizione : 

SALUTIAMO BSULTANTI IL GIORNO 

CHE 

DOPO MORBO 08TINAT0 

A NOI TI RICONDIJCE 

O ANTONIO VALSECCHI 

MAESTRO SOLERTE AMOROSO DOTTISSIMO 

DELLA UNIVERSITA E DELLA PATRIA 

ONORE AMPLISSIMO 
LUNGHI ANNI E PBLICI TI PREGANO 

I DISCEPOLI. 
XIX LUGLIO MDCCXJXLVII. 

(2) Una di tali Prolusioni, gik ietta dal Valseccbi il 19 Sette&ibre IC 
Ai poblicata per le illustri uozze Basetto-Sartori. ooi tipi di Vloenia, Loo 
I8T7, in 8.**. 



249 

oeoti, 6 coa preferensa agli Statoti italiani, ed alle editioni del 86« 
eoloXV, degli Aldi, dei Oiunti, dei Giolito, dei Torrentioi, degli 
Blxefiri ecc. Allora, ciod un quaranta o cinqoanta auoi fa, la dotta 
Pidota, ed Id eaaa i copiosissimi fondachi del Zainbeccari, eraoo in 
gndo di foroire ampio nsodo ai bibliofili di aoddisfure alle ricerche 
hro. Non h da dire, ae il Valseochi, il fu pruf. Tommaso Catullo, 
Fib. comm. prof. Pietro Canal, ed altri raccoglitori rotRuto appas- 
iiooitied intelligenti.andassero interrognndo quelle grandi masse, e 
lie ficessero ricche scelte. Di mano in niano che il Valsecchi si ap- 
profuDiliva nelle cognizioni bibliografiche, ed estenjeva le sue rela* 
xiooi coi migiiori e piu accreditati bibliofili, se ne radicava V intenso 
imore, ed aveva frequeote argomento di scambiare con loro dotti 
pireri ed illustrazioni. Taluni di cotesti scritti sono statl gi& pu« 
blicati (1), ed altri ne reatano fra i niolti sooi lavori inediti. 

La biblioteca, foroiata dal VaUecchi, era giunta a meglio di 
tO.OOO ?olami, i qoali, oltre ai pregi delie opere e delle edizioni, 
cone ho g\k detto, si dislinguevano, nel massimo nuoiero, per bel* 
kna di esempiari, e per propriety di legature : tutti poi da lui 
coordioati e deacritti con singolar diligenza, mediante una ben e- 
itctt serie di Cataloghi. Si preziosa suppellettile, e tanto cara al- 
I'loiino del Valsecchi, dovette pure in qualche parte soggiacere alia 
ioloeoxa delle gravissiioe avvorsitdi, che gli sopraggiunsero. Per6, 
voile rimanesse illesa la sua coUezioue degli Statuti Ilaliani, la 
qaile, anzi, procnr6 di aoinentare, fino a che gli d bastata la vi- 
ta (2*. Sopra cotesta coUezione infatti, egli aveva rivolto gli studl 

il) Intomo al giudiiio dato dal tig. di Falkeinstein tuH'opinione che attri- 
kiiug Panjilo Castaldi V inrenzione delta ttampa, Dissertazione del Professoi'e 
^aAwto Valsecchi — Rta inserita neile pag. 49-56 del volume intitolato Intomo 
' hnflQ Castaldi da Feltre ed alia inveniione dei caratteri mobili per la stampa 
«« Milano, Agnelli, MDCCCLXVI, in 4 ^ 

Nel Giornale delle Biblioteche di Eugenio Biaiichi, (anno I, edito In Genova, 
1867) trovatii ripartlto nei N. 12, 13, 14, 15, nn importante lavoro del Val- 
*«^i intitolato : Cenni intomo la BihUoteca delta R. Universitd di Padvvo. 

Nel Giornale L'Arrenii-e, Padova, 15 Agosto 1867, vi ha del N'aisecchi un 
'Itro interessante scritto sulia delta Biblioteca, il quale occupa le pag. S22-331. 

IVr le dette nozxe Buaetto - Sartori, (iirouo publicate in Vicenza, Longo, 
18T7, TreUttere del prof. Antonio Valsecchi al Conte Bonifacio Fregoso, intomo 
^ ffif^o Hbro stampa to in Verona — Opusoolodi pag. 24, in 8.*. Altri 8Uoi ar- 
^' bibliografici si trovano in varl Giornali, fra' quali ricordo il Giornale in- 
^^^''^ U Comunef che stampa vaai a Padova : in esso veggansi i N. 10 e 13 
^'«UK> 1864, ed U N. 22 dei 1865. 

(2) Importantissima , e forse uaica , per essere cotaoto avaozata , si ^ la 



250 

« 

priocipali durante 1* etk matura, i quali atudl, che non intralmai 
giammai, andava estendendo 8opra attendibili docoLnenti, iuesplon 
pergaaiene ed inediti testi appo publicl e privati Archivi e Bibl 
teche. Di qui TiDgeute uumero di regesti da lui coupiiati, di r 
froDti e di note, d' oude i lavori, che, sulla traccia di quelli, egli 
composti. G'lh aveva iutrapreso e condotto inoanzi uu* accurata 
samina ed illustrazione delle moltissime Zeffffi Suuiuarie della I 
publica di Veuezia, per fame soggetto di una speciale compilazio] 
ma iutermise di coutlnuarla separatatnente dal suo lavoro relat 
air lutera Legi^azione veneia: il che ha principHl poato uell*Op 
generate, ch* egli intitolava : Bibliografia analiiiea degli Siai 
Italiaui, Questa importante Opera rimase quasi interauiente ioc 
ta. L^Autore, nelP anno 1862, aveva incouiinciato a publicaria; 
si trov6 astretto a sospenderla dopo il secoudo fascicolo (1), i 
avendovi corrisposto il presunto cuocorso degli associati ; e le P 
vincie ed i Comuni italiani, avvegnachd direttamente iuteressal 
darvi appoggio ed aiuti, come verso ad argomento eminentenie 
patrio, credettero, meno qualcuno, di astenervisi, forse, per cm 
allora preoccupati dalle agitazioni politiche. Quei saggi, per al 
furono sufficienti a riportarne incuraggiamento ed eucomi da cc 
petenti Oiornali e da eruditi (2] ; ci6 noudimeno, V Autore, ta 
a malincuore dovette rinunciare alia compiacenza di rendere di 
blica ragione il suo prediletto lavoro, perchd la spesa dell' edizic 
pressoche tutta, avrebbe pesato sulla sua economia, ch^ era cota 
svigorita, per le circostanze, che omai da lunga pezza di teoiiM 



delta Collezione dogli Statuti italiani. Essa, in uno afrli altri libri lasciat 
Valsccchi, formerk tuttivia una preziosa raccolta , air ineirca , di ben 1' 
volumi, raccolta che sarebbe assai a desiderarsi non venisse deBtinata a difi 
dersi. 

(1) 1 detti due prinii fascicoli furono editi in Padova, co' tipi del Semio 
ed in forinato di 8.**. Ck>ntcngono essi fascicoli uu sunto degli Statuti di A 
Alzano di Sotto, Aosta, Arozzo, Arolio, Avinrliano, Alessandria deila Pa 
Astf, ed Aviano del Friuli. 

Alia cara memoria deir Autore io qui manifesto la piii viva rioonoaoi 
per essersi egli oompiaciuto dMntitQlarmi il primo di ei»8i fasoicoli, e old 
per altro titolo, cbe per quelle delta sua salda e generosa amioizia verao di i 

(2) Ne parlarono con molto favore il sig. Giulio Retzbold, in uu suo la 
bibliograflco publicato in Lipsia nel 1863, a pag. 640; il sig. prof C. Oiui 
nel N/* 21 del 25 Agosto 1863 delta Bivista FriuUana;'\\ sig. Luigi Mai 
nel 1 volume della sua opera intitolata Bibliograjla degli tMuti. t k^§\ 
Munieipii italiani^ Bologna, 1871 ; ed altri. 



251 

tnragliavaiio. E qaantanque negli aoDi appresso migliorate si fos- 
lerole coDdizioni sue, e sebben vigoroso, ci5 nalla ostante, sfiduciato 
dilpriiDo sperimento, non ne tentb il secondo, per cui k a dolere 
ehe la edizione dod abbia avuto alcun seguito (1). Parecchi brani, 
per5, della parte relativa alia citata Legislazione veneta, di buon 
grado YBDDero accolti, per intervalli, nelle colonne di qacsto perio- 
dico (2). Un altro brano fu publicato dall* Autore in ud Opuscolo 
dipagioe 37 (3). Altri braui ne le^^se alP Ateneo Veneto, prima col 
iitolo di : Cenni storico-bibliografici suW origine e sviluppo della le- 
luktume criminals, civile, mercantile e/eudale della Xepublica di 
ytmia (4) ; poscia sotto i titoli : Della schiaviti^ in Venezia e della 
dtiddinanza veneziana (5) ; — Della capacUa giuridica degli Ebrei 
tA rapporli dei diriiti civili (6) ; — sugli Statuti di Loreo, Memo- 
naf7), la qaale riport6 ud articolo di encomio dair Archivio slori- 
coltaliano, (Serie III, tomo II, pag. 190). Inoltre, alio stesso Ate- 
neoveneto, oltre ad una Dissertazione di genere letterario (8), ne- 

(1) Qui piacemi estrarre alctme linee, che il chiar. sijr prof C. Giussani 
iweriTa nel N 21 della Rirista FriuHana, In data 23 Aj^osto 1863, citato nella 

nota2alla paj^'ina pr»cedentfl « E cotale lavoro paziente non pu6 tornare 

»^iK)n fnittuoso a' tempi nostri, in cui dapli Italian] aspirasi a ricostituire con 
•docnmenti ben ponderati dalla critica la storia nazionale, non per anco svolta 
»<l8OTrori 6 prefrindizj ». E pocodopo: « Al prof. Valsecchi bastera 

• il conforto di vita digfriitosa tra la prostituzione di tanti che mrrcantej?g'a»i« 
^ringpjjno e P onesti ; e a lui, che era amato da ^iovani preneposi, quando 
*Joro dalla cattedra Hjchiarava i canoni della roniana giurispnidenza, codesti 
*iti)dt saranno domestica gioia e cara memoria delle onorate fatiche di altri 
*^rDi. Incora^^iare la stampa di quesV Opera spetta ai Comuni , i quail 

• ooD hanno solo interessi nriateriali a patrocinare, bensl anche interessi morali 
»ed il proprio d( coro ». 

'2) Veoriransi i se^nenti tomi ^q\V Archivio Veneto: II, p. 50-62; e 392-418 
- Ill, p. 16-37 — IV, p. 25S.288 - VI, p. 258-284 - VIll, p. 317-334 - 
Xj p. 302-317 — XIII, p. 104-119. 

(3) JE intitolato Bibliogrnfia analitica del prof. Antonio Valsecchi sulla 
l^isiazione della Republica di Venezia — Continuazione — Ven. Naratovich, 
1880, in 8.". 

(4i I d-»tti Cenni trovansi inseriti nelle p. 221-241 degrli Atti delV Ateneo 
^fwfe, lerie II, vol. II. 

(5) Vejf^asi a pag. 74-79 dei suddetti Atti deir Ateneo veueto, serie II, 
volume XIV. 

;S Vedi a pafir. 131 della citata Serie 11, volume XIV degli ^«i deirA- 
^w Teneto. 

\") Sta inscrita neffli Atti del ridetto Ateneo Veneto, Serie II, volume I, 
I»«. 421-440. 

i8| La detta Memoria k intitolata Della famiglia Dondi DalV Orologio, e 



252 

gli anni 1879 e 1880, lesse alcune erudite e dettagliate Metoori 
BQgli Statuti di Albenga (1;. 

II Valseccbi, per tanto, si rese benemerito de* buuui gtadt, < 
non solatnente pe' suoi lavori, ma eziaodio per le comoDicazioni ( 
cui fa largo verso gli studiosi, i quail trovaroDO in lui dnttrina ac 
compagnata sempre da gentilezza e modestia. N6 la iuvidia pol 
mai mettere radice neiranimo suo. Per tutti i qaali pregi eg 
avrebbe dovuto andar scevro de* Demici ; ma h pur deciso che tat 
ne iDContrino, e lo stesso Valsecchi, lungi dalP averli evitati, ae i 
fatto iogiusta vittima: d* onde i gravissimi danui che luugameDl 
lo tiranoeggiaroDO, quasi oon avessero bastato a mettere a trop[; 
dura prova la virtii sua le disavventure doiuestiche, dalle quali fn 
quentemente fu visitato. Pure, ad ogni acerbo evento contrappof 
fermezza e coraggio. Sperava per molti anni ancura andar consolal 
delPesisteuza degli amati suoi genitori, quando entrambi gli niai 
carono (2). Le sue gioie erano riflcsse nelPamore e uell.M pace del 
sua casa, ma ahim^l inesorabile morbo gli rapiva la dolcissima mc 
glie (3), scambiando cos\ T allegrrzza in dolore acutissimo, che so 
tanto la rassegnazione ed il tempo poterouo temperaro. I suoi fam 
gliari affetti restavano concentrati nei tre figli umschi e nella figli 
troppoabuoD dritto compiarendosi delTavere in essi un coiuplcto t< 
soro, di cui la tema soltanto di perderne parte, avrebbe avuto effici 
cia di angosciarlo. Ma, ecco, il suo secondogenito coutrarre crude 
malattia cerebrale, che ainmansata sulle prime, si convert! po< 
dopo in lunga ed aspra infermitii, da rendere ribelli le piu dilig^D 
cure. Quanta trepidazione durata nel cuore dell* ottimo padre, ct 
sul destine del travagliato figliuolo non poteva trarne che angaat 
e tetri presagi, che pur troppo si avverarono! (4) Intralascio < 



specialntente dei due piu illustri suoi Memhri ; trovasi inserita nelle p. 21-1 
dei predettl Atli deirAtenco Veneto, Sorie III, vol. I. 

Lnsci6 inedita iin'altra Meroorw, cbo lia per titolo: Sui Dondi dalVOt 
logio, che furono deputati ad utilia ne^la ritid di Padova. 

■ 1) Si ha lusinp^a di voder tra brov.-» publicate le dotte Memorie suf 
Statuti di Albenga, per eura di un ejrregio avvocato di Savona, il quale, 
quest' uopo, ne ottennc i msR. dalP Autore , poco innanzi la sua manean 
a' vivi. 

(2! Morirono: il padre neir anno 1827, e la madro nell'anno 1836. 

(3) Cesso di vivere il 10 gennaio 18l6. 

(4) II Dott. Alfonso, ingegnere, mori il 9 febbr. 1858, in eta di 30 am 
Durante la lunga infermita di lui, T amoroso padre alternaya, cogli altri can 
siml suo:, le ore della notte, io aseistenia del flglio ; ed in quelle veglie, n 



253 

toccare altre affliziooi di ?ario genere, ed i penosi dising;auni che 
(Tbati Tennero al Valseccbi nel sccondo periodo della sua vita, per 
ncentrare qoesta parte della presente comroemorazione, sopra 
fatti, che, da un lato valsero ad ODorarlo altamente, e dair altro la- 
»oiaDO viva iinprouta delle vili perdecuzioni, alle quali diuturDa- 
mcDte soggiacqoe, per T intemerato 8uo aroore alia patria. 

Facile h il credere, come certi zelatori, che godevano sicurt^ di 

delazione, avessero preso di mira le pid minute azioni del Valsecchi, 

le qaaii giammai furouo in contrasto colla specchiata^andidezza ed 

iotegritk del carattcre. Ed awegnachd fosse corso qualch' anno dal 

1848, ci6 nondimeno TAustriaca polizia, su quelle delazioui fon- 

dmndosi, imprese ad indagare, nou solamente la condotta tenuta da 

lai in quel tempo, ma iuoltre si spinse a scrutargliene persino i 

peosieri, e ad interpretarli cosi, da accumulare colpe a colpe su lui. 

l^oo accade dire, se si tardasse a scagliare il dardo, che con arte 

maestra era stato appuntito contro il nostro Valsecchi. Gi^ eravamo 

alia fine dell'Ottobre 1852, quando, cioe, mancavano pochi giorni 

al naprimento degli studi, ed un Decreto Ministeriale lo sospese dalla 

Cattedra e dagli emolumenti, verso sostituzioue di un meschino ^i«#- 

iidio alimentare, Immagini il lettore quale colpo sia stato cote- 

sto solla economia, dianzi comoda, del Valsecchi, e quali ne siano 

state le conseguenze, col perdurar della pena, ch5, troppo vietan- 

doglieoe la coscieuza, in argomento di s\ alto rilievo, il piegarsi ad 

omiliazione qualsiasi, prefer^ invece di soggiacere ai piu imperi^si 

sacrifici. Egli, infatti, non raggiunse pib quella Cattedra, che per 

tanti anni aveva coperto con ogni maniera di onorate fatiche, e che 

doTeva assicurargli il diritto di provvedere ad un* agiata sussisten- 

Mavvenire; si bene, nel Febbraio 1854, gli fu intimato Decreto, 

che lo toglieva definitivamente dal posto, verso assegnamento di 

teooe pensione. 

II Valsecchi, intanto, procur5 aggiungere lena alio spirito, 
aogorando alia patria V avveramento degli ardenti suoi voti. 1 buo- 

Qi gli prodigarono affettuosi conforti [1] ; e contrassegni pure di 

* 

^rinterTalli di riposo, andava ingannando i suoi affanni, col comporre scia- 
wde e logogrifl, che raccoiti poi in un volume, montano a circa 200. 

(1) Mi gode ranimo di seprnalare la generosa amicizia, di cui diede prova 
*J Valsecchi il suo illiistre Collefra, prof, di diritto e procedura penale, comm. 
Oiampaolo Tolomei, il quale, essendo state incaricato di supplire alia Cattedra 
di W\, rinuncio a favore del medesimo alle ta»8e che gli avrebbero apparte- 
i«uto, e ciu per tutto il tempo della sospensione. 



254 

stima e di fiducia gli provenivano da tstitoti e Corpi morali, 
di onorevoli commissioni, e di aggregazioDi ad illustri Accai 
Ma, ci5 che piii merita particolare rnenzioDe, si b, che i bene 
Professori della Facoltk politico>legalc, ai quali spettava prop* 
Decano della Facoltk stessa per T anno scolastico 1857-185f 
consci dei titoli che si adanavano sul gik bene amato coll 
Valsecchi, Don si teouero in forse di additarlo a tale incaric 
infatti gli venne conferito per Decreto di S. A. R. V Arcidoca 
similiano, albra Oovernatore della Lombardia e della Venei 
Nello stesso incarico fu confermato, isopra simili proposizio 
detti Professori, per cinscbeduno dei successivi doe aiini scold 

Alle letterarie esercitazioni diede alacre opera nelP avi 
etk sua, cos), che i principal! lavori intraprese e condosse a f 
mezzo alle piii aspre sue lotte. Ai Giornali pare forn\ freqoe: 
intcresstanti articoli saoi ; e cogli aniici mantenne la sua quan 
ra, altrettanto dotta corrispondeoza epistolare. 

Le nazionali aspirazioni alia perfine trionfarono; e le ^ 
Provincie poterono fruire del riscatto italiano. Quando Padoi 
Loglio 1866, veniva liberata dal giogo Austriaco, non h m 
affermare quanta parte il Valsecchi prendesse al giubilo d* 
concittadini. Giunto appena, nello stesso mese, il Cotnmissari 
gio in Padova, cui era ben noto quale distinto bibliografo fi 
Valsecchi, fu esso nominato Direttore provvisorio della Bib! 
Uuiversitaria, officio che il 2 delTAgosto successivo assuni 
particolare genio, e con vivo impegno di giovare^ mercft 
cognizioni e fatiche, alio Stato, non meno che agli studiosi. 
infatti, si accinse a rivedere e correggere i Catalo^hi, ne* qu; 
accadde d^introdurre parecchie Opere, che sprovvedutamenti 
allora, erano state obbliate, varie delle quali appartenenti a p: 
miscellanee di edizioni del secolo XV. Del pari prowide, coo 
saggio accorgimento, alia migliore collocazione ed alia inco 



(1) Non 8ark discaro ai lettori, che qui si riporti il seguente brai 
citata Autobiograjia del Valsecchi : 

« Mi ricordo, ch' easendo andato a ringraziare S. A. di quel &?c 
» cessomi, egli mi domandd infortnazioni sul conto dogll studeoti e del < 
» di Padova ; ed avendog^li io risposto cbe la lore coDdotta era lodev( 
» mi disse queste precise parole: » « Tanto i Veneii che i lombardi $om 
» » tna latsU non li eonoscotw. » » - « ch' ^ quanto dire, cbe a Vienn 
» gevano sinistre informazioni sul conto degr italiani dagli organi 
» soprastavano alle publicbe cose »>. 



255 

de' volomi: altre otili innovBzioni propose al Ministero della Istru- 
xione pohlica (1). Dett6 uds Relazione, che rimase inedita, ed alcuni 
irticoli sulTorigine e sul progresso delhi suddetta Biblioteca uni- 
versitaria, giuntavi hd' accurata Biografia degP illastri personaggi 
cheladirer^aero, e la indicazione delle Opere composte da ciascuou 
diessi (2). Di piii, alia Biblioteca stessa doD6 un numero di Codici 
maDOscritti, ch'erano posseduti da lui. Tenne tale gestioDe &do al 
primodi Giogoo 1868; ed in benemerenza delle sue prestazioDt a 
Tantaggio di qoello Stabilimento, 8. M. il Re Vittorio Emmanaele 
lofregi6 della Oroce di Gavaliere della Corona d^ Italia. iDoltre ot* 
tenne V intera pensioDe. 

Per tal modo il Valsecchi ritorub alia quiete domestica ed ai 
privati sooi stadl, che contiQu6 cod amore, publicando bene spesso 
proprie od altrai scritture e docunienti inediti, cogliendo di qaando 
inqaaodo cortese occasione di concorrere al festeggiamento di lau- 
reeedi nozze de^aaoi amici (3). 

Nel principio delP anno 1874, insieme coll' indivisibile sua 
figlia Luigia, trasportd il proprio stabile domicilio in Venezia, mer- 
cecch^ raggiuDse la tanto sospirata consolazione di trovarsi riunito 
sottoil medesiiDO tetto, anche coi due amatissimi suoi figli, poichd 
cotrambi vennero destinati a far parte di queste Magistrature (4). 

Seoonchd, la salute, ad outa della robusta complessione di lui, 
indava affievolendosi, e, di tratto in tratto, accusava sofiferenze, che 
veni?aDo vinte merc^ pronte e prudenti cure. Ma Tanno 1881 gli 

(1) Ai 9 A$:rosto 18B6 il slff. Ministro della Istruzione publics elesse il 
^tlseochi a menibro d> 11a R Commissione per la publicazione de'testi di Hn- 
RQ&neir Emilia. A questo proposito egli scrisse nella suddetta Autubiografia : 
^lonon aveva alcun titolo ad otteuere qupsto onore, per cui lo debbo uni- 
•camente alia bontk ch*ebbe per me P iilustre sic^. Coram. Fraucesco Zam- 
» brini, Presidente di quella CommiRsione, alia quale non potei prestare la 
* mia povera opera, per accudire alia mia BibHografia analitica degli Sta- 
'tutiihliani ^, 

(2) Veggasi la precedente nota (8). 

(3) Di tali publicazioni, che pareccbie sono, stimo, in segno di gratitu- 
•Iffle, ricordare un opuscolo edito in Padova, co' tipi del Sacchetto, Pa. 1873, 
^ B.*, col quale il Valsecchi si compiacque festeggiare la laurea in legge 
^1 mio flglio Giovanni, dando in luce un brano del primo Ubro delle Storie 
SeuH^i Marco Antonio Bellarmati, che la Censura Austriaca aveva soppresso, 
iOorcb^ r ab. Fortunato Federici lo publicava in Padova, nel 1839, coi tip! 
^la l^inerva. 

(4] II cav. dott. Paolino Luigi, Consigliere della R. Corte di Appello, ed 
il car. Aagu.<«to, prlmo Segretario della Deputatione provinciale. 



^6 

fu sovrftmmodo fatale, esaetido atato colpito da gravissima malt 
nel piede sinidtro, che lo teune obbligato a serie cure per varl 
di s^gaito. Q'\h incomiDciavasi a teroere della sua vita, quando, 
Bcorso autuDDo, prodigiosaroente gaariva, di modo che poti f 
deiraria libera e degli ozi campestri, d'onde le sue forze a? 
ripigiiato vigore, C08\, che i figli, i parenti e gli amici aveano 
perto ranimo alia gioia di vederlo ridonato a novella vita. Ma, 
dolorosa disillasiooe, 6hh la sera del 18 Gennaio di qoeat^aDOO 
difetto cardiaco, improvvisameDte, di lui non rimase che la ap< 
iDortale, giacch^ la beiranima se n'era volata alia patria del 

lo (1). 

La sua roemoria star^ io benedizione dei figli, de^ oepoti, 
quauti pregiarono le sue virtli. 

Andbba Tbssibr 

(1) Nella Oaztetta di Venezia N. 18 del 19 Gennaio 1882 vi bann^ 
annunct necroloi^ici del VaJRecchi, di^ttati, I'uno dal puo atTettnoso diso 
IMllustre Big. cav. Pietro PedrAzza, Vice Presidente di queata Corte di Ap 
e Taltro sottoscritto colle iniziali « L. L. ». 

II cbiariss. sig. aw. cav. Nlcoi6 Rensovich, altro aflTettuoao discepo! 
Valaecchi, 11 giorno 20, sulla soglia del Tenipio de' Ss GioTanni e Paolo, i 
la salma con parole di alto cordoglio, ed encomid i meriti del cariasimo est 

Nel Giomale la Provincia di Vicenza. N. 17 del 21 Gennaio suddetto, 
un aasai commovente articolo dettuto dal eh. prof. Sebastiano Scarama: 

B IMllustre Presidente deirAteneo Veneto, slg. aw. commend. Don 
Giuriati, nella Sessione ordinaria del 9 Marzo, ricord6 ai Soci i pregi di 
si dotto ed operoso CoUega. 



Giovanni Biancbi, Gerente rt$poH9ahiU. 



ARCHIVIO VENETO. 



TOMO XXIU. -PARTE II. 



17 



I 



CENNI STORICI 

SOPRA 

L' ARCHIVIO NOTARILE Dl VERONA 

(1500-1875) 

PER 

LUIGI CRISTOFOLETTI. 



Dopo che Verona, nel 23 Giugno 1405, si diede, per volonta- 
ria sottomissione, alia gloriosa Republica di San Marco, fu insti- 
toito r Ufficio del Registro e regolato da vart capitoli proposti ed 
approvati dal Veneto Senato con deliberazione 9 Agosto 1407, au- 
tore dei quali fu il Pretore di Verona Egidio Morosini. 

In riforma dei preesistenti, nel 1441, 24 Marzo, ed in relazio- 
zioDe alia parte 19 Luglio 1440, presa nel Consiglio dei XII e L, 
si compilarono nuovi ordini per Y ufficio suddetto, che vennero 
Jipprovati coUe Ducali 28 Novembre 1441. 

Pegli Statuti della cittk Y ufficio medesimo veniva affidato 
ad im Soprastante, ossia archivista, notaro di Collegio, ed a quat- 
^ Dotari pure di Collegio, i quali venivano eletti , tra dodici pro- 
Posti, a maggioranza di voti nel Consiglio dei Deputati ad tUilia 
del Comune di Verona. 

GU atti publici, che i notari dovevano presentare e per tali 
i^Dosciuti dal Soprastante, erano : — testamenti, codicilli, dona- 
^ODi catisa mortis^ permute, locazioni perpetue, doti, mutui, sen- 
^nze, society, transazioni, inventari, divisioni, ecc. ecc. 

Dessi venivano trascritti in grandi libri di membrana, e po- 
^ riscontratiy si sottoscrivevano restituendoli ai producenti coUa 
dichiarazione d* averli registrati nel giomo, mese ed anno che si 
i&dicavano. 

Gli atti poi di ultima volonta, ad eccezione di pochi, si depo- 



260 

sitavano in copia avverata presso il citato ufficio, e al di fuori 
notavasi a chi apparteiievaiio, col giorno della loro presentazione. 
Si roiis(Tvaiio in niazzi distinti e divisi per anno. 

Certaniente era scopo supremo di questa provvida e sapientc 
instituzione, cessata del tutto nel 1753, di riparare ai danni cau- 
sati dalle dispersioni o dagli incendi, die potevano avvenire, degl 
original i. per modo cbo quelle copie trascritte per mano di notaro 
colla dichiarazione di conformita, rivestivano un carattere tale d 
autonticita da surrogarle agli originali inedesimi. 

Trascurata da molto tempo la pratica della presentazione de 
testaraenti ed altre ultinie volonta, coi proclami degli anni 1643 
1651, 1G52, 16G2, 1688, 1700, 1703 e 1707 i Podest^ di Veroni 
ricordavano ai notai il dovere di aderapiere a quanto loro incom- 
beva per le leggi anteriori ed esecutivamente alle lettere Ducal 
11 Giugno 1605. 

Senza derogare alle disposizioni fatte intorno all' Uflicio de 
Registro, nel Maggior Consiglio dei XII e L della cittii, con Part* 
21 Agosto 1614, lo stesso Maggior Consiglio stabiliva, che tulti 
notari della cittk e distretto che rogavano istromenti dovessero, 
primi di mese in mese, ed i secondi ogni due mesi, presentare I 
note di cadaun contratto e istromento al deputato a cid destinato 
indicando in esse il giorno, mese ed anno, il noma , cognome e pa* 
tria dei contraenti, sotto pena ai trasgressori della perdita deirim 
piego 6 di ducati 50. 

Publicati nel 26 Maggio 1674 dagli 111. ed Eccell. signori Sin- 
daci Inquisitori in Terraferma alcuui Capitoli per regolare il for< 
di Verona, ordinavano all' art. 10 di dover notificare tutti i con 
tratti di qualsiasi natura, dipendenti cos'i da scritture private, co 
nie da publici istromenti, alio scopo di ottenere il diritto di prela 
zione a qualunque altro contralto non notificato, benche di dat 
anteriore. 

In seguito questo ufficio fu denominato « Officio del deputat 
alle notificazioni dei conlmttiv, e coUe Parti delFaccennato Coi 
siglio 31 Gennaio 1685, relativa ad altra 31 Dicembre 1684, e 1 
Febbraio 1688 veniva aggregato a quello del Registro. 

II Proclama 1708, 14 Febbraio, in relazione a quello del ( 
del 8, mese stesso, stabiliva con maggiore precisione quali fos.s6r 
le scritture da notificarsi. 

Nel 22 Marzo 1809 il R. Procuratore Genera le presso la Coi 
te Civile e Criniiaale dellWdige, ordinava la concentrazioae nell 



261 

Archivio Notarile di Verona di tulte le copie degli istromeiiti e te- 

stamenti che erano depositati nell' antico Ufficio del Registro della 

Citta ; consegna e concentrazione, che autorizzate anrhe dal sig. 

Direltore Generale del Demanio, si eseguirono iiel 2 Giugno dello 

stesso anno. 

Attivati poiysempre solto il primo Regno d' Italia, gli Dlfici Ipo- 
tecariy spettando per la loro natura piu a quest! rhe ad altri Ulfiri 
i libri ed indici delle notiftche. questi vennero passati e depositati 
presso la Conservazione delle Ipoteche di Verona die fu autoriz- 
zata a riceverli e custodirli. 

n CoUegio del Notari, di cui si e narrata la storia (v. Arch. 
Yen, tomo XVI, 325 e segg ), vedendo die docuinenti notarili tanto 
preziosi andavano, o per V incuria degli uomini o per altri motivi, 
irreparabilmente dispersi, nel 7 Ottobre 1500 rappresentd al Po- 
d€stk di Verona, che ne riconobbe il bisogiio, e nel 4 Novembre 
anno stesso alia Magnifica Comunita, il desiderio di avere una parte 
dclla sala contigua alia cappella di esso Collegio, e cid alio scopo 
di raccogliere ed unire le scritture tutte dei notari, morti senza di- 
«€endenti notari, le quali si trovavano sparse qua e la in niano di 
pTivati fvedt Documenti Num. 1 e 2). 

Difatti il Collegio, con supplica 22 Ottobre 1500, faceva do- 
manda del suddetto luogo, ed assumeva di ridurlo, a proprie spe- 
8€, ad uso d' Archivio, e nell' H Novembre anno stesso i Rettori 
della Citta accordavano quanto colla supplica stessa veniva ricer- 
cato fDocumento Num. 3). 

Supplicato anche il Serenissimo Principe, e chiestane la facolti 
di Qominare un Archivista, allora chiamato Sopraslafite^ con I)u- 
cale 1 Giugno 1503, esso dava la sua adesione ed autorizzava il 
Collegio a formare il detto Archivio ed a nominarsi il Soprastante 
flkcumenU Num. 4, 5 e 6J. 

Gli obblighi e carichi delF Archivista furono stabiliti e rifor- 
iJaati nelle convocazioni del Collegio 12 Dicembre 1504, 15 Dicem- 
*>re 1508, 17 Dicembre 1549 e 13 Dicembre 1628, fissando e sta- 
^ilendo anche le corapetenze dovute pel rinvenimento e rilascio 
delle copie degli atti depositati f Documenti Num. 7, 8,9 e 10). 

Per opera di certo Girolamo Rossato, condannato all' estremo 
^upplizio, r Archivio soggiacque ad un incendio, nel 1723, nel qua- 
le rimase consunta grande quantita di atti dei seroli XIV, XV, 
XVI e XVII, ad eccezione di pochi salvati, ma che pure rimasero 
danneggiati dal fuoco e dair acqua. 



262 

Una memoria che trovasi in un Registro d' Archivio, cos\ lo 
ilescrive : 

4c Ad\ 31 Agosto 1723, venendo il primo Seltembre trail 
» marted'i e mercordi (cioe circa alle ore due della nolle, nell' ul- 
» timo di Agosto entrando il primo Settembre 1723) fu incendiato 
» r Archivio di Verona da Girolamo Rossato, comunemente chia- 
» mato Momin da Campalan, qual* era in carcere nelle prigioni del- 
» la toresella sopra il Collegio de' signori Nodari, e per esser con- 
» dannato a morte, cioe impiccato, per non morir di tal morte per 
» le enormita da esso fatte, tared fuoro ad un stramazzo, che ave- 
» va in prigione, per abruciarsi e s' impicd le prigioni abruciando 
» la delta toricella la quale cade sopra il teto dell' Arcbivio, che 
» rausd V attacco del fuoco di esso Arrhivio, e n'e successo un in- 
» finita di danno universale, riservandomi a poner in carta piii di- 
» stinta dicbiazione a memoria e di quello cbe seguira di esso 
» Momin ». 

» 9 Settembre 1723 fu il suddetto impiccato con altri due con 
» esso ». 

Sette anni passarono da quel fatale incendio senza cbe alcuno 
si adoperasse per V universale vantaggio : solo il Podestk e Vir^v 
Capitanio Vincenzo Gradenigo 2.° persuase la Magnifica Citt^, che 
immediatamente vi aderi, a far ristaurare V Arcbivio dai guasU 
sofferti. 

Quindi di pieno a^cordo rolla Citta e Collegio il suddetto Po- 
desta, coi Proclami 6 Marzo 1731, e 13 Settembre 1732, espressa- 
mente comandava a tutte le persone di qualunque grado, stato e 
condizione, le quali possedessero tanto nella Citta quanto nel terri- 
torio, istromenti, testamenti, protocolli e scritture publicbe di qua- 
lunque sorta scritte da notari defunti, di mandarle al publico Ar- 
cbivio e consegnarle al Soprastante dello stesso, nel termine di 
giomi 15 dalla publicazione del proclama, sotto pena di Ducati 300, 
spirato il termine suddetto. 

Proibiva ancora la vendita d* ogni qualita di carte, siano 
pergamene o bombacine, in forma autentica o legate in libri, se 
prima non venivano con diligenza rivedute dal Soprasiante del- 
r Arcbivio, e cid sotto la pena suddetta. 

Vietava poi Tesercizio del notariato, a tutti coloro, i quali, ben- 
che insigniti del privilegio, non fossero descritti nella matricola del 
Collegio, in pena di essere criminalmente puniti di falso. 

E. sempre di consenso colla Citta e Collegio, lo stesso Pode- 



263 

sta comandava a tutti i Notari cartolisti della cittk e territorio, 
che, nel tennine di giorni otto dalla publicazione del proclama, per 
quelli della Citti, e 15 per quelli di Villa, presentassero all* Ufficio 
del Registro copia di tutti i testamenti di qualunque sorte, che foa- 
sero stati fatti e publicati e presso loro esistenti, come pure che do- 
vessero con puntualitk presentare anche quelli che, dopo la morte 
dei testatori, andassero di tempo in tempo publicando, proibendo di 
riiasciar copie di testamenti estratti dalF Archivio avanti Y incen- 
dio 1723, se prima non fosse stata esibita dall* Archivista pro tem- 
pore, destinato dal Collegio, fede autentica di non trovarsi neir Ar- 
chivio stesso gli atti di quel Notaro che aveva rogato il testa- 
mento ricercato. 

Taata fu I* efficacia di questi mezzi, che ben presto tutti i pos- 
sessori degli atti, nei citati proclami indicati, volonterosi si presta- 
roiK) all* invito, e depositarono nel publico Archivio delta Citta 
una qoantiti di scritture notarili. 

Pel disposto dall* articolo 130 del Regolamento notarile 17 
Giagno 1806, attivato nelle Provincie Lombardo - Venete il 1 
Novembre 1807, si fece pure un simile richiamo, al quale si pre- 
staroDo tutti quelli che custodivano o detenevano atti notarili, 
depositandoli neir Archivio medesimo. 

Sparsi per la provincia e precisamente nei Comuni di Badia 
(ora della provincia di Rovigo), Cologna e Legnago, esistevano 
tre Archivi notarili, dei quali i due primi, secondo quanto decre- 
lavanel 25 Gennaio e 5 Febbraio 1810 la Corte d'Appello in Bre- 
scia, nel 10 Aprile successivo si concentrarono neir Archivio No- 
tarile di Verona. 

B qui giova ricordare che Y Achivio di Badia fu in parte in- 
cendiato per opera dei briganti, che a questo scopo portarono su 
qoella piazza, nel 7 Luglio 1809, grande quantity di atti notarili, 
ivi castoditi, lasciando il rimanente delle srritture nella massima 
confasione e disordine. 

Nel 31 Marzo e 1 Aprile 1811 1* Archivio di Legnago veniva 
pure unito a quello di Verona, in conformity ai Decreti 22 Ottobre 
1810 della Corte d* Appello di Brescia. 

Si fa cenno che in questo Comune di Legnago veniva stabili- 
loefondato nell* 11 Febbraio 1550 un Collegio notarile, che cessd 
afl'attivarsi del Regolamento Notarile 17 Giugno 1806. 

Oltre air Archivio Notarile, di cui sopra si e parlato, aveva 
ancora Cologna un Collegio di notari, che s' intitolava sacro ed 



264 

onorando, e cosi pure un Ufficio del Registro per la conservazio- 
ne e trascrizione degli atti di ultima volontii e contrattualL Del 
primo non si pu6 stabilire Y origine : del secondo 6 certa la sua in- 
stituzione dopo che Cologna nel 1404, per sottrarsi dal dominio di 
Francesco Novello di Carrara, ad imitazione della vicina Vi- 
cenza, spontaneamente si diede alia Veneta Bepublica. 

Anche a Peschiera esisteva un Archivio notarile, instituito per 
autorizzazione dei Rettori della citta, nel 17 Febbraio 1615 ; ma 
staccata dalla Provincia di Verona, nel 6 Gennaio 1801, fu unila 
a quella di Mantova ; e gli atti notarili, che in esse custodivansi, 
furono concentrati nell' Archivio notarile provinciale di Mantova. 

In conseguenza di siffatte e molteplici concentrazioni aumen- 
tatasi la quantity degli atti notarili, e non essendo pia capace di 
contenerli la sala primitiva accordata ad uso d' Archivio, n6 la po- 
steriore aggiunta d' aitri due locali uno air altro sovrapposti e 
pariraenti dalla Citta concessi, fu stabilito di ridurre pure ad uso 
d' Archivio, V ampio Salone, che chiaraavasi della Ragione, pel 
quale si stipulava tra il Comune e la Prefettura, per conto del 
Ministero della Giustizia, istromento di livelio perpetuo. 

Dal Marzo 1813 al Setterabre detto anno, furono eseguiti quei 
lavori di riduzione, e nel 1816, in Agosto, si compivano quelli di 
costruzione delle stanze che dovevano servire ad uso Ufficio del- 
r Archivio e Camera Notarile di Verona. 

Neir antica sua sede (Mercato Vecchio) rimase V Archivio 
flno al 5 Maggie 1873, quando la citti, volendo ridurre i detti 
locali per uso della Corte d' Assise, dietro accordi seguiti, face- 
va a proprie spese adattare altra opportuna locality nell' ex Con- 
vento dei P.P. Domenicani a S. Anastasia , occupando le due 
sale, che un tempo servivano agU alunni del Collegio Convitto di 
Verona, due altre grandi stanze attiguo ed una soffitta, oltre ai lo- 
cali che servono pegli impiegati deir ufficio ; adattamento e ridu- 
zione che ottennero la publica soddisfazione. 

Dair incendio 1723, gi& accennato, e fino ai giomi nostri nul- 
r altro di notabile avvenne a danno dei document! conservati nel- 
r Archivio, i quali anzi successivamente aumentarono di nuroero 
per le avvenute concentrazioni dei rogiti dei Notari defunti, tras- 
locati, rinuncianti o destituiti. 

Nelle due sale si disposero e collocarono gli atti notarili dal 
1416 al 1875, quelli dannoggiati e rimasti dall' incendio, che da- 
iano dal 1362 per 1693; che tutti si conservano in libri, buste e 



265 

mazzi, ed appartengono a 1519 notari ; i mazzi testamenti cogli 
indici alfabetid separati, general! e parziali dal 1408 ai 1752 ; 
vari mazzi di testamenti e sigimbacchi in perganiena, la massima 
parte in rotoli dal 1429 per 1752; altri volumi di eedole testa- 
mentarie rilevate nella Cancelleria Pretoria dal 1701 al 1770, e 
per ultimo i grandi libri in membrana degli atti trascritti air an- 
ticoUfficio del Registro di Verona dal 1408 al 1629 coi relativi 
reperlori. 

A parte collocati si trovano gl' Indici e repertori notarili che 
eraDo prescritti dal Regolamento 17 Giugno 1806. 

Nella stanza che dk accesso air Archivio, e che separa le due 
sale saddette, in due armadi vi sono gU Atti e processi tutti con- 
cernenti il govern© interno e politico dell' antico Collegio notarile. 

Esistono del pari 190 libri in grande formato dell' Indice pre- 
scrillo dalle Ministeriali istruzioni 25 Settembre 1806, Modello P, 
unite al citato Regolamento 17 Giugno anno stesso, nonch^ i pro- 
tocollid'Ufflcio cogli Indici corrispondenti dal 1807 a tutto il 1875. 

Nel locale e sovrapposta sofBtta attigui alia seconda Sala 
furono coUocati gU atti degli Uffici, che, a sistema veneto, si eser- 
citavano nel Palazzo della Ragione e che si denominavano — 
Vicario, Griffone, Regina-Leona, Pavone, Drago, Ariete, Pardo 
ecc, i quali non essendo stati raai ordinati, non si puo con certez- 
zastabilime le epoche precise (I). 

Nella grande stanza attigua alia prima sala si collocarono gli 
atti civili e criminali delle cessate Cancellerie Pretoria e Prefetti- 
ziadi Verona, rimasti dall' inondazione 1757, e che datano dal 
1419 al 1802, questi pure senza ordine di epoche. 

Riassumendo tutte le cifre numeriche delle varie specie degli 
atti sopra indicati : 

1. libri e buste d'atti notarili in borabacina 1416-1875 N. 12186 

2. Mazzi d' atti pure notarili 1362 per 1693 rimasti dan- 

neggiati dall'incendio 1723 )► 387 



(1) CoH'approvazione del Minigtero deirinterno, qnesti atti, noncb^ qiielli 
dei Reltori Veueti, Del Marzo 1882 si trasportarono nogli Antichi Archivl an- 
"«8i alia Bibliotecn Comiin.ile di Verona, onde venir consegrnati in peinplice 
<lcpo«itoal Municipio di VVrona; adesso si 8tannoordinando(Mag'ffio 1882) d'ac- 
<^<>niocolla SovriiiUmdcnza dog-li Archivl Veueti. 



266 

3. Mazzi (li testamenti in bombacina con indici separati 

gerali e parziali corrispondenti dal 1408 per 1752. » 400 

4. Mazzi in rotolo di testamenti e sigimbacchi in mem- 

brana dal 1429 per 1752 con In dice . . . . » 26 

5. Volumi di Cedole testamentarie rilevate nella Cancel- 

leria Pretoria dal 1701 al 1770 con Indice. . . » 36 

6. Grandi volumi in pergamena d' atti trascritti all'anti- 

Ufficio del Registro di Verona dal 1408 al 1629, 

coi repertor! > 240 

7. Atti degli Uffici di Palazzo denominati Vicario, Grif- 

fone, Regina Leona ecc, libri e mazzi . . . . > 3162 

8. Atti civili e criminali delle Cancellerie Pretoria e Pre- 

fettizia dal 1419 al 1802, mazzi e libri . . . . » 1455 

9. Tutti gli atti e processi concernenti il governo ammi- 

nistrativo e politico dell' antico Collegio notarile, 
dei quali non si puo precisare il numero, ma in via 
approssimativa si ritiene tra libri e mazzi del n. di > 200 
Risulta quindi un totale tra buste, libri e mazzi di . N. 18092 
non calcolati i 190 volumi Modula dell* Indice P e circa 
300 buste di atti della corrispondenza dell' Archi- 
vio e Camera notarile dal 9 Novembre 1807 a 
tutto r anno 1875, 
In si grandiosa quantita di publici docuraenti non riescirebbe 
facile di far menzione speciale di tutti quelli che avessero una im- 
portanza storica. 

Merita perd Y accennare V esistenza dell' originale, in perga- 
mena, del privilegio 1220 di Federico II imperatore, col quale ac- 
cordava al Collegio la facolti di far leggi e statuti pel buon go- 
verno del medesimo. Esso privilegio sta anche trascritto in prin- 
cipio del libro intitolato Peloso di propriety del Collegio suddetio ; 
di 4 Coilici membranacei contenenti gli Statuti dell' antico 
Collegio dei noiari compilati il primo nel 1267, al tempo di Masti- 
no I della Scala; il secondo nel 1341, coll' aggiunta in questo dei 
due Statuti Num. LXX e LXXI publicati nel 1380 sotto la signo- 
ria di Bartolomeo ed Antonio, figli naturali di Cansignorio della 
Scala; il terzo nel 1438 con ordini e parti del Collegio posteriori, 
e qiiesti tre originali ; il quarto ed ultimo, pnrim'^nti del 14.'J8, ri- 
tie isi una copia, e, colle aggiunte, contiene gli Statuti e le Parti 
prese dal Collegio a tutto V anno 1770; 

di altro Codire in membrana, cioe una delle copie auteuticlie 



267 

prescritte conservarsi dal Collegio notarile, degli Statuti della Citta 
di Verona 1450. 

Fra i testamenli di celebri letterati, artisti, guerrieri e medici, 
Donche d' altre illustri notabiliU veronesi, ricordiamo i seguenti : 
I testamenli gia editi dal benemerito Abate Cesare Cavattoni 
neir Albo Dantesco Veronese della famiglia Alighieri o Aligeri, 
1428. 14 Maggio, N. 80, di Dante fu Pietro de Aligeri, 
1439, 16 Settembre, N. 190, di Leonardo fu Dante de Aligeri, 
1476, 17 Luglio, N. 74, di Pietro fu Leonardo de Aligeri, 
1515, 29 Noverabre, N. 254 di Ginevra fu Dante de Aligeri, 
1521, 20 Gennaio, N. 18, di Giacomo fu Pietro de Aligeri, 
1545, 31 Dicembre, N. 3, di Pietro fu Dante de Aligeri, 
1547, 25 Gennaio, N. 43, di Lodovico fu Dante de Aligeri (1), 
1S>8, 12 Agoslo, di Monsignor Canonico Francesco fu Dante de 
Aligeri (2), letterato ed architetto, ultimo in Verona della 
discendenza maschile degli Aligeri. — Con questo testaraen- 
to istituisce erede universale il conte Pietro Luigi di Serego, 
marito di Ginevra, sua nipote, figlia di Pietro suo fratello, 
rolla sostituzione dei loro figli e discendenti da chiamarsi 
perpetuaraente della famiglia degli Aligeri, e colla couces- 
sione di abitare la casa di esso testatore in contra' S. Fermo 
Maggiore. 
1411, 21 Settembre, atti Bortolo da Santa Cecilia, Tcstamento del 
dottore nelle leggi Barnaba de Morani tiscalo degli Scali- 
geri, sepolto a S. Fermo Maggiore, ove si fece innalzare un 
superbo Mausoleo. 
1420, 11 Maggio e 26 Settembre detto anno, atti Giacomo Pelajo. 
Testamento della nob. Elisabetta figlia dell'egregio milite 
Dinadati Nogarola di Verona e moglie dello spettabile ed e- 
gregio milite Jorio Cavalli. 
'424, 31 Luglio, atti Tebaldo Meledo. Testamento dello spettabile 
ed e;^regio milite Cortesia Sarego, flglio dell' omonimo ge- 
nerale d' arrai e cognato di Antonio Scaligero, alia cui me- 
moria fu eretto il grandioso mausoleo air altare maggiore a 
S. Anastasia. — II figlio dispone d* essere sepolto nel monu- 
mento del padre. 

(1) Pietro e Lodovico Aligeri, ricordati nei due testameDti, ultimi citati, fu- 
ronosepolU in doe monumenti a S. Fermo Maggiore di Verona. 

(2] S<^polto pure a S. Fermo M. in uno degli stessi monumenti. 



268 

1457, 24 Marzo. Testamento in pergamena dt Madonna Bianca 
Nogarola, flglia del magnifico Borromeo de' Borromei di Ve- 
rona e moglie dello spettabile uomo Leonardo Nogarola. 

La testatrice era madre di quella Isotta Nogarola ch« 
primeggia fra le molte donne celebri veronesi, e che fu \» 
maraviglia del suo sesso per la rara sua bellezza e slraordi — 
nari talenti. Per attendere alle lettere restd nubile nella cas3 
paterna. Guarino, Matteo Bosso, Ermolao Barbaro , il raf— 
dinale Niceno, i Pontefici Nicol6 V e Pio II, tutti insomnia i 
saggi di quel secolo iliuminato si vantavano d' iniraitenerai o 
conversarido colla niedesima o con epistolare corrispoudenzsi . 

1483, 14 Luglio, atti Giacomo Burani. Testamento del magnifico « 
generoso milite Lodovico Nogarola del fu Leonardo, uomo 
dottissimo. Vuol essere sepolto in S. Lorenzo di Verona, o^v^ 
siagli nostrutto, a cariro della sua eredita, un monuments 
del valore di ducati 100 d' oro. Aveva per moglie Clara nat^ 
da Bartolomeo Tupelli. 

1484, 20 Marzo, atti Giacomo Palermo. Testamento del generoso 
milite Antonio Nogarola del fu Leonardo. Ebbe per moglie in 
primi voti Cortesia Sansebastiano, in secondi Leonora del Tu 
Silvio conte di Sambonifacio. Ordina di esser sepolto a S. A- 
nastasia, nella Cappella dei Nogarola, cbiamata S. Orsola. 

1529, 12 Maggio, atti Girolamo dai Bovi. Testamento del celebi*^ 
pittore Morone Francesco, figlio di Domenico, pure esso di— 
stinto pittore, da S. Vitale di Verona. Vuole essere sepolto 
in uno dei tre monumenti dell' ordine di S. Francesco a S- 
Bernardino e col vestito usato dall' ordine stesso (1). 

1531, 13 Maggio, atti Bonifacio dalla Man. Testamento del chiA — 
rissimo filosofo e medico Tommaso da Vico, cui la Iradizion^ 
vuole institutore della festa del Venerd\ Gnoccolare, dell^ 
quale pero nel suo testamento non fa alcuna menzion^- 
Lasria erede il figlio Marro Antonio, ed a spese della sti^ 
eredita vuole gli sia costrutta una sepoltura a S. Zeno. 

1531, 14 Dicembre, atti Girolamo Piacentini. Testamento del con*^ 
Lodovico Canossa di Verona, vescovo di Bayeux, insigf*^* 
per pieta e relebre diplomatico, sepolto nella Catiedrale, ct** 
molto benefico. 

ill Di questo testanipnto alcnni brani furono pnblicati da C. Cipolla ■" 
qui sto stvsso Yolunie, pa(^ 214 e sc^g*. 



i 



269 

1533, 14 Setlembre e 153<}, 12 Settembre, atti Girolamo Piacen- 
tini. Testamenti dell* illustre e dottissimo Vescovo di Verona 
Gio. Matteo Giberti, sepolto nella Cattedrale, alia quale la- 
scio tutti i suoi arredi sacri e vasi d* argento. 
1547, 6 Agosto, atti Girolamo Piacentini. Testamento dello spetta- 
bile ed ilustre storico Veronese dott. Torello Saraina. Eleg- 
ge la sua sepoltura a S. Fermo Maggiore in un' area da lui 
preparata nel suo altare. 
1559, 29 Aprile, atti Domenico Dal Pozzo. Testamento del tanto 
rinomaio architetto Michele Sammicheli, al quale si deve 
ancbe in gran parte la gloria d' aver rinnovata V architettu- 
ra militare. Mori nell* anno suddetto e fu sepolto in S. Tom* 
maso. 

II detto testamento fu publicato dal chiarissimo sig. An- 
tonio cav. Bertoldi nel libro publicato Nell' inaugurazione 
t^/ nionwnenlo a Micliele Sanmicheliy Verona, 1874, pag. 
XVI-XVII. 
1591, 21 Giugno, atti Lorenzo Bongiovanni. Testamento di Paolo 
fu Gio. Batta. Farinati, celebre pittore Veronese, morto nel 
1606 e sepolto a S. Polo. 
•595, 17 Novembre, (pergamena in rotolo). Testamento del medi- 
co Lodovico Fumanelli, da lui scritto e sottoscritto, al quale 
intervannero, come testimoni, altri due medici cio^ Giacomo 
Dionisi e Nicold Marogna. 
'609, 14 Maggio, atti Gio. Andrea Boni. Testamento del magnifico 

Giacomo nob. de Dionisi, medico. 
^"754, 17 Dicembre. Testamento olografo depositato negli atti del 
notaro Andrea Negri e publicato il 27 Febbraio 1755, del 
Marchese Scipione Maffei, illustre letterato, antiquario e sto* 
rico Veronese, sepolto in S. Maria della Scala. 
*^506, 15 Dicembre, depositata nel 1812 e publicata oel 1815, 1. 
Marzo, atti Antonio dott. Maboni. Cedola testamentaria olo- 
grafa dell' illustre medico-filologo Leonardo Targa. 
Gli Archivi notarili, quantunque forniti di document! d'epoche 
^^tiche ed interessanti per mettere in chiaro la storia particolare 
^^ generale di un paese, pure furono e sono raramente dagli stu- 
^iosi frequentati, e soltanto quando trattasi di privati interessi. 
*^^nie in passato, cosi anche di presente, le leggi non permettono 
^ ostensione di alcun atto se non seguita dal pagamento di una 



\ 



270 

tassa, ed i pochi che li frequentarono» per istudi storici^ otiennc 
dal Ministero della Giuiitizia una speciale autorizzazione. 

Riunite adesso in una sola le dieci leggi che regolavano Y 
sernizio del notariato nei vari domini, che formano ora il Reg 
d* Itaha» fu pubhcata e resa obbUgatoria pel 1 Gennaio 1876 ] 
tutto il Regno la nuova legge appro vata dal Parlamento nel Gi 
gno 1875 e sanzionata da S. M. nel 25 Luglio detto anno. 

CoUa suddetta legge il Governo voile sconsigliatamente d 
farsi degli Archivl Notarili, che almeno nelle ex Provincie Lo) 
bardo-Venete rendevano all' Erario Nazionale una non indiffer 
te attivitk, ed il Ministro di Grazia e Giustizia si ^ riservato sc 
mente di esercitare sugli stessi, sopra tuiti i notari e Consigli i 
tarili 1* alia sua sorveglianza. 

Nei limiti perd delle rispettive giurisdizioni la Btessa vigilai 
spetta alle Corti d* Appello, ai Procuratori General! presso le i 
desime, ai Tribunali Civili ed ai Procuratori del Re. 

I suddetti Uffict, almeno quelli del Lombardo-Veneto, en 
passati fin dal Novembre 1807 alia dipendenza immediata del 4 
verni, che si succedettero , e vi continuarono con regolaritj 
miglior servigio possibile fino alia attivazione della Legge 1875 

Le meschinissime tasse fissaie dalla Tarifia unita alia Le{ 
suddetta in generale sono insufHcienti a sopperire alle spese, e { 
cid i CoUegi notarili, o si rifiutarono di presentare la pianta 
personate, o, se anche se ne occuparono, Y hanno ristretta in m< 
da non comprendervi tutti gli attuali impiegati, che, rovinati ii< 
loro carriera da una legge dura, perci6 resteranno a disposizic 
del Ministero, cui appartengono, per essere, con loro grave di 
gio e colla perdita dei diritti acquisiti, altrove coUocati, se in q 
sto frattempo il Governo con piii matura, saggia e pratica ri£ 
sione non trovera di provvedere altrimenti. 

Quali saranno le conseguenze future che deriveranno da 
tale mal consigliato disfacimento, lo scorrere degli anni lo din 
strerk. 

Verona, 31 Dicembre 1875. 



271 
DOCUMENTI (1). 



1. 

II Collegio rappresenta al PodesUi il bisogno di avere una parte 
della Sala vicina alia Capella di esso Coll egio onde riporre le 
scritture notarili. 

Die Mercurii VII Octobris 1500 iu Capella Notariorum. 

CoDvocato Collegio de licentia Magnifici Domini Potestatis et mandato Spe- 
ctabiiium Dominoram Offlcialium, in quo interftierunt voces 67. 

Omiisis 

Praeterea dixit et exposnit quod hoc mane dum Magnificus Dominus Po- 
testas veniflset in Capellam pro fieri faciendo provisionem de uno armario pro 
veponendia libris meri maleflcii» fiiit ei dictum quod Collegium nostrum indiget 
uno loco in quo reponi possent et debeant scripturae notariorum decedentium 
*ine haeredibusmotariis et quod extat una Sala penes ipsam Capellam cujus 
pan sine damno aliquo Civitatis posset concedi ipsi Collegio: qui Magniflcus 
Dominus Potestas dixit quod hoc esset bene factum et quod erit propitius ut 
Comunitas Yeronae concedat ipsi Collegio partem dictae Salae pro reponendis 
^ictis scripturis. 

Quibus expositis, data fuit libertas ipsi Domino Priori et collegis suis soUe- 

dtandi et jostandi cnm Spectabilibus Dominis Provisoribus Veronae, ut babea- 

tor dictus locos. 

Omiuis 



2. 



I Provveditori della Citti accordano al Collegio una parte 

della Sala ad uso d* Archivio. 

Die Mercurii quarto Novembris 1500. 

Convocato Collegio de licentia Magnifici Domini Potestatis et mandato Spe- 
^^bilium Dominorum Offlcialium, in quo interfiierunt voces sexaglnta vel circa. 

Expositum fuit per Spectabiles Dominos Augustinum Sumaripam Prio- 
^01, Pasium de Caprino Sacristam et lacobum Zenonem Bondinum examinato- 
'^^ dioti Collegiiy quod ipsi Domini Ofilciales in executione deliberationis his 

(1) Tratti d«gU atU del Collegio NoUurile e dai Libri inUtoUti < PeloK> >, e « Pieiro Paolo ». 



272 

cliebus elapsls in dicto Ck)llegio faciae insteterunt cum Spectabilibus Dominif 
Provisoribus hujus Mag^niflc^ie Comunitatis causa habendi a praefacta Magnifica 
Comunitate partom Salae continuae Capellae pro reponendis scripturis notario- 
riiDi decedentiam sine haeredibus notariis, ut alias dictum fiiit, et quia ioTene^ 
runt pracfactam Maprniflcam Comunitatem bene dispositam et inclinatam io 
concedcndo dicto Collegio dictum locum et quia ipsi Domini OfiBciales com 
dictis Dominis Provisoribus fucrunt super dicta sala causa videndi locum eC 
quantitatem Salae pracdictae quae habiliter concedi posset ipsi Collegio sioe 
damno et incomodo Civitatis et quia est deliberandum in CoUeg^o quanta quan- 
titas dictae Salae petenda sit; quibus et multis aliis dictis circa quantitatem 
dictsie Salae petendam et circa expensas quae flerent in claudendo et ornando 
dictum locum concedendum ut supra. Tandem deliberatum fuit in ipso Colle^rio 
quod ipsi Domini Officiales deberent habere tantam partem dictae Salae quae 
sit tantum in latitudine quantum in lonji^itudine causa quo ilia haberi possit: si 
vero tanta quantitas haberi non posset forte propter magnam incomoditatem et 
damnum Civitatis, quod ipsi Domini Offlciales instent habere illam majorem 
partem et quantitatem quae haberi possit. 

3. 

Si stabilisce la misura della sala da ridursi ad uso d* Archivio 

secondo la domanda del CoUegio. 

Die Mcrcurii XI Novembris 1500. 

super Sala Consilii in Consilio XII et L.^ Deputatorum, in quo interfbemnt 
ultra duas partes trium partium dicti Collegii. Praesentibus Magniflcis DomiDb 
Rectoribus. Pro venerabili Collegio Notariorum Veronae ejus supplicatio infra*- 
scripta porrecta fiiit et lecta XXII Octobris elapsi : Cum in hac quoqne aeeeloiM 
consilii repetita et relecta Aiisset: posita fbit pars per Magnificos et Clarialmoi 
Dominos Hieronymum Oeorgium Equitem Potestatem et Hieronymum de Oa- 
dapesaro Capitaneum, Rectores Veronae, ac Spectabiles Dominos Marcum Aolo- 
nium Faellam et Franciscum de Brenzono provisores Comunis Veronae, quod 
concedatur dicto Collegio supplicanti, juxta ejus suplicationem, pars salae de 
qua in ea pro quantitate pedum triginta sex in longitudine incipiendo apnd Gi- 
peilam dicU Collegii et flniendo versus scalas et pro tota latitudine jam dietoi 
pedes triginta sex ad usum de quo in suplicatione. Et oapta de balotia qnadn- 
ginta septem pro, duabus tantum contra existentibu^. 

Tenor dictae supplication is talis est. 

Vobis Magniflcis et Clarissimis Dominis Hieronymo Georg^io Dignteetmo Pt»^ 
testati et Hieronymo de Cadapesaro Dlgnissimo Capitaneo Civitatis et Di8trieti^« 
Veronae ac Spectabilibus duodecim et quinquaginta Deputatis ad utilla Conia— 
nis Veronae. Ezponitur et supplicatur parte Venerabilis Collegii Notarforavi 
Veronae quod cum pridem compertum sit quod inf^tiecripta et aliae 8criptnr«« 
publicae notariorum qui decesserunt sine flliis profltentibus artem notariae ne- 
gloctae ab heredibus, devenerunt iu manus salsamentariorum et aliorum opifl* 



273 

cam, qni eas laceravcrunt ad tegmenta salsamentariorum et aliarura mercium 
et rerum vilium cam grave Jactura hal)eDtium in eis interesse, et per conse- 
qaenfl totius reipublicae VvrooaDsiB, cupiatqae dictum Collegium probonore suo 
etaniversali utilitate tali defectui providere: modo babeat locum babilem in quo 
possint reponi et conaertrari tales acripturae. Quod aibi dignemini de gratia spe- 
cial i ooDcedere partem Salae piguorum Comunis Veronae cootiguam Capellae 
dietoTum notariorum sumptibos dicti CoUegii fabricandam et exornandam, in 
qua poesint tales scripturae publicae collocari et inviolabilea perpetuo conser- 
▼ari. 

Ad coQtingentes casus eorum quorum intersit depromendae et exibendae 
qaod erit toti reipublicae utile, et ipsi Collegio gratissimum Tobis perpetuo plu- 
rimum debituro. 

Ego Cbristophorus f. q. D."* Alvisi de luliariis do Fulsurgo Veronae publicus 
imperiali auctoritate notarius, Index ordinarius ac Cancellarius sacri Collegii 
Notariorum praedictam concossionem fldeliter exemplavi ex libro provisionum 
Uasnificae Comunitatis Veronae sigiiato littera N acriptarum per Spectabilem 
I>ominum Virgilium Zavarisium Cancellarium praefoctae Magnificae Comuni- 
tatis Veronae ad cbartas 42. 

4. 

II Collegio autorizza la spesa per fabbricare Y Archivio. 

Die VeneriM XllI Novembris 1500. 

Convocato Collegio de licentia Magnifici Domini Potestatis et mandate Spe- 
ctabilium Olflcialium, in quo interfuerunt voces centum vigiuti sex. 

Bxpositum fuit per Spectabilem Domiiium Augustinum Sumaripam Prio- 
Km dicti Collegii quod Magnifica Ci vitas nostra Veronae juxta requisltiouem et 
tupplicationem porrectam benigue et graciose concessit ipsi Collegio locum sive 
partem Salae petitam videlicet tantam partem dictue Salae quae sit tan turn in 
latitudine quantum in longitudiue pro reponendis scripturis notariorum dece- 
<^tium sine beredibus notariis ut pluries his dicbus elapsis dictum Aiit in Col- 
legio. Bt quia postquam facta est dicta concessio loci videtur sibi conveniens et 
^tecesee pro bonore et utilitate ipsius Collegii coiistruere et fabricare ipsum lo- 
cum ut opus erit, sed quia ipse Duminus Prior ncc collegae sui non babent li- 
bertatem expendendi juxta ordines et provisioues praefacti Collegii de pecuniis 
iliius sine expresso mandate et consensu suo, erat opus dare libertatem ipsi Do- 
inino Priori et collegia suis sive aliis personis expendendi de pecuniis ipsius 
^lleg^i, sine tamcn alieuatione bonorum aliquorum pro fabricando dictum lo- 
cum concessum. 

Quibus expositis, viso ct cognito hoc esse conveniens et necessarium, data 
'^H plena libertas ipsis dominis Officialibus et successoribus suis nemine contra- 
^^ioente expendendi de pecuniis ipsius Collegii pro fabricando ipsum locum pro 
^t illis videbitur conveniens et necessarium. 

Item supplicandi Illustrissimo Domioio nostro Venetiarum quod notariis qui 
^« tempore in tempus deputabuntur super dictis scripturis possint relevare ipsas 
scriptures in publicam formam quibus plena fides adbibeatur. 

18 



274 



5. 



II Collegio cliiode al Serenissimo Principe facolta di noininare 
uii custode a conservatore d' Archivio. 

Pro Vencrabili Collcgrio Notariorum Veronac. 

AuGUSTiNUS Barbadico Dei gratia "Dux Venetlaram etc. Nobllibus et Sa- 
piontibuK viris Hicronyino Georg'io equite de siio mandate Potestati et Hierony- 
mo de Cadappsnro Capitanco Voronae fldelibus dilectis salutem et dilectioois 
fifTectura. 

Suplicationom quandani nostro Domiiiio exhibita parte Collejrii Notarionini 
istius Civitatis nostrae Veronae, vobis mittimus praesentibus insertam mandan- 
ti*8 ut ipsam diligentcr videreetexaminarc debeatis, camdcm nobis remittendam 
cum consilio et opinione vestra super inde Jiteris vpstriB interclusnm. 

Datum in nostro Ducal i Palatio die 23 (1) indictione quarta 1500. 

Sereriissime Princeps et Exceil."'* Domine. 

Exponitur pro parte Udolissimorum vestrae sublimitatis Venerabilis Colle- 
^ii Notariorum Veronae, quod cum ipsum Collegium nuper cog^overit multas 
soripturas publicas deftinctorum notariorum, qui decesserunt, nullis post se re- 
lictis flliis notariis habeutibuH curam scripturarum paternarum, ivitse in manui 
.sulsamentariorum et aliorum opiticum dictas scrlpturas laccrantium et facieo- 
tium ex cis tegmenta rerum venalium in maximum damnum et prejudicinm 
eorum quorum intererat talcs scripturas conservari et conscquenter totiut Rel- 
publicao Veronac. 

Volens obviare tali inordinationi, fecit provisionem habendi unum locum 
idoneum in quo possint tales scripturac publicae conservari ct collocari ad per- 
tuam memoriam et usus neccssarios eorum quorum interesst^nt, precodente 
auctoritate et consensu Magnificorum Dominorum Ucctorum Veronue pro veetra 
sublimitate, Aiit ipsi Collegio assignatus locus penes Capellam antiquam ipso- 
rum notariorum pro conservandis et collocandis hujusmodi scrtpturis per banc 
Magnificam Comunitatem Vcronae ornandus et ipaius CoIIegii expensiR fabri- 
candus; scd quia parum essct locum invcnisse nisi provideretur per ipsum Col- 
legium de idoneo custode et conservatore dictarum scripturarum, qui etiam 
haberct auctoritatem secundum exigcntiam edendi ipsas scripturas in publicam 
formam; Proindc Ruplicatur vestruo subliniitati per pracfactum Collegium, ut 
dij^uetur de gratia speciali tali notario eligendo per ipsum Collegium de tem- 
pore in tempus deputando ad conservationeni et custodiam dictarum acriptura- 
rum concudere, qui i>ossit talcs scripturas ox autenticis suis reievaro et iu publi- 
cam formam edore pro ut fuerit nccossariuni ct opportuuum; reservata tauieu 
dcbita murcede heredibus ipvsoruni notariorum dofunctoruni pro labure 8uu, el 
niorcede talium scripturarum quod edut ad publicam utilitatcm cum honore 

.1 MauoA il in*;s<*, die a iiiduhbiaiii/^uti^ il F«l)braio. 



215 

pmefecti Collegii, et gloria yesirae sublimitatis, cugus pt*dibus praefactum Col- 

legiam humiliter Be comeadat 

Visa et diligentissime exatninata la suprascritta suplicatoria per mi Hiero- 

ojmo Zono Cavalier PodesU et Hieronymo da Cadepesaro Capitaueo de Verona 
de mandato de sublimitii Tostra et su quolla habudo debita consideratione et in- 
Armatione reverenter reapoodendo juxta suplicationem suam per essere ooesa 
bonestissima et ooncemente publlcam et privatam comoditatem et utilitatem, 
oiliilomiuua La Celsitudine voetra desponi et comandi quanto pari a la sua sum- 
ma sapientia a la grazia de la quale humiliter ne aricomandiamo. 
£xpedita die 8 Martii 1501. 



6. 



Concessione al Collegio di eleggere un notaro che abbia la 

cura e la custodia delle scritture. 

Lbotiabdus Ladredanus Dei gratia Dux Venetiarum etc. Nobilibus et Sa- 
ptentibus yiris Bernardo Bembo Doctor! et Equiti de suo mandato Potestati et 
lottiQe Mocenico Capitaneo Veronae et successoribus suis ddelibus dilectis salu- 
tnn et dilectiouis affectum. 

Fuimos alias oootenti ad instantiam et requisitionem Collegii Notariorum 
iikins Ciyitatis nostrae et pro comodo et utllitatc universali videlicet praecipue 
wum qui interveniebant ut scripturae notariorum decessorum vel decedontium 
absque flliis, qui scripturarum suarum curam habere posseut, collocarentur et 
eoDservarentur in uno loco idoneo apto et couvenienti ad hoc deputato. Kt quia 
IKovisio ipsa per se sufficiens non est indigentiae rei nisi etiam de idoneo cu- 
itode et conservatore provideatur ; Sumus content! et ita tenore praesentium 
eoaoedimas quod per praefactum Collegium notariorum eligi et deputari debeat 
de tempore in tempus unus notarius qui curam et custodiam ipsarum scriptu- 
larom babeat illasque possit ex auteuticis relevare et in publicam forniam re- 
digere pro ut fuerit opportunum et necessarium ; reservata tamcn debita mer- 
c^ beredibus notariorum defunctorum ut omnls equitas et justitia oxposcit ; 
<|oaiii quidem gratiam et eoncessionem nostram praefacto Collegio observabilis, 
^obeervari inviolabiiiter faciatis: baa autem ad successorum memoriam regi- 
strar! fiicite, et praesentanti restituitc. 

Datum in uostro Ducali Palatio die 1." lunii ludictione VI, U° D.lll.^o 

7. 
Obblighi e carichi del Soprastante o Archivista. 

1504 12 Dicembre. 

I>ie Jovis post nonaa 12. Xbris 1504. in Capelia Notariorum. Convocato Col- 
^^Srio Qotariorum in dicto loco more solito^ de mandato Spectabilis Domini Prio- 



276 

ris, lecta fuerunt infraRcripta capitula et deinde para super eadem formata in- 
frasoripta et ballottita, et capta ut infra et Superstes electus de ballotis 105 pro, 
et 24 contra. 

Qiiod omni anno per Venernbilero Collegrium Notariorum Veronae eligatai 
et doputetur unus superstes ad ballotas qui ad minus sit aetatfs annoram qna- 
draginta, civis natione Veronae de Collegrio Notariorum, et in eronica m^jorl 
descriptus. intellif^ens et peritus circa notariam, et maxime cfrca inatramaota, 
ac bonae opinionis et famae, et officium ejus incipiat in Kalendis lanQaiil, al 
durare debeat per annum et ultra ad beneplacitum Collegii praedicti. Qui tId- 
culo juramenti teneatur et debeat boue custodire omnes acripturas collocataa to 
loco illis concesso, et fabricato per Vencrabilem CoUegriutn praedictum, et almi- 
liter scripturas sibi Suprastanti praescntandas, et etiam omni cura aimul enn 
Domino Gastaldione Venerabilis Collegii, qui pro tempore fUerit, procanira, 
quod hujusmodi scripturae notariorum defunctorum et deincepa decedentinn 
sine flliia notariis omnino deveniant sub ejus custodia, et in dieto loco oollooen- 
tur, juxta formam etiam literarum ducalium superinde conoessarum ad inttan- 
tiam praefacti Venerabilis Collegii, qui Suprastans singulis diebus et boria oon- 
gruis se praesentare debeat ad dictum officium. 

Item quod dictus suprastans teneatur, et debeat vinculo juramenti, ft ml 
poena privationis ab offitio tabellionatus per decennium, et librarum vlgiiiti- 
quinque applicanda pro dimidia Collegio, et pro alia dimidia accusatoH ubi erH 
accusator, non extrahere, nee extra hi permittere aliquam acripturam de didc 
loco, sed per se ipsum teneatur, et non per interpositam personam perqairei^ 
dictas scripturas, et eas, seu eam, in pnblicam formam redigere, et exbibere to- 
lentibus illas et copiam illam facere habentibus in illis fntereaae. ipaia tameii 
solventibus mercedem condignam ipsi Superstiti pro laboribua suia, et Dotari' 
defuncti rog^ti de hujusmodi scripturis. 

Item t(.*neatur et debeat dictus suprastans tcnere unam vachetam, aapei 
qua scribere debeat omnes scripturas, slbi et officio suo praeaentataa et prae- 
sentandas, et similiter unam vachetam super qua tenere debeat oompntan 
omnium pecuniarum quae sibi solverentur pro illis scripturis, quae redig«t fc 
publicam formam, et exhibeblt volentibus eas ut supra et etiam pro oopiia, a^ 
hoc ut heredea notariorum defunctorum semper possiut vidcre quae para Ipsa- 
rum perveniat sibi, et dari debeat per dictum Superstitem aecuDdum fbrmaK 
dictarum literarum ducalium. 

Item quod si dictus Superstes egrotaret, vel aliter esset impeditua aen abaen a 
quod ejus valetudo, vel reditus de proximo non speraretur, quod DoDiiui Offi- 
ciales dicti Collegii, qui pro tempore fuerint. possint et debeant alium Idooeun 
subrogare usque quo talis deputatuiit potorit ejus officium exercerc. 

Captii fuit pars ipsa de ballotii» 105 pro et 24 contra. 



8. 



Sulk) 6tesso argomonto. 

Die Veneris post uoiias XV D«H;embris 1508 loco infrascripto, aci licet In Ca- 
pella Notariorum. 



277 

Convocato Collejjio de nrianJato — 

Owissis 
Insoper ]ecta ftierunt et abbaloUta capitula iioviter facta per SptfCtabiles 
t)oiniiioe Praesidentes pro orDamento Superatitis scripturarum notariorum de- 
tooctoram, de qaibuR capitula alias facta circa dictum officium : quorum capitn- 
Wrom Do?iter foctomm tenor est videlicet: Providere volentcB Spectabilrg Do- 
mini Pmeaidentes aaori Collef^i noatri ut defunctorum notariorum acripturae 
inde oomplurimorum pendent (acultatea omni cuia et studio in Archivo Col- 
togiinoitri perpetuo oouaerTontur, et pro dcclaratioiie etiaui capituli disponeutis 
de icripturis describeudia super yacbeta ac ilii etium, uddendo posueruut iufra- 
•eriptam partem 

In primis, quod loco vacbeta de qua fit mentio in capitulis provision urn 
aeripturarum notariorum deAinctorum, ordiiietur cxpensis Collegii per Supersti- 
tem officii unus liber de cartis membranis folji map^i ad numerum cartarum 
Gditttoi quinquaginta et ultra de tempore in tempus pro ut necesae fuerit, su- 
per quo Superstes manu sua describere debrat scripturas notariorum defuncto- 
ram tarn hactenus praesentatas quam praesentandas, describendo singula no- 
miDa notariorum defunctorum cujus fuerint scripturae et sub cis singula proto- 
cols tarn abreviaturarum quam esteusiouum eaque acertando per numerum 
uoUndam in parte superior! cartarum et notaiido tempus initii et finis cujuscum- 
qneprotocoUi et faciendo mentioucm particularcm si in eis vel aliquo eorum dc- 
fieeretaliqua carta vel si qua esset lacerata vel cancellata in totum vel in parti^ 
Item teneatur describere super dicto libro post protocolln flicias minutarum 
Marando per numerum de una in unam per formam abacbi et similiter de- 
clarando si extaret aliqua earum lacerata vel cancellata in totum vel in parte et 
ordinaodo dictas filcias ad annos suos ut facilius possit inveniri. 

Item quod per dictum Superstitem expensis dicti Collegii ordinetur alius 

liber de cartis papireis folii realis super quo Superstes manu sua scribere debeat 

iQper singula paginas dicti libri singulum nomcn notariorum defunctorum quo- 

iiQi ftierint scripturae praesentatae in liaec verba = redditus relevationis scriptu- 

rarom talis quondam notarii praesentatarum in A rcbivo Collegii ut in libro mem- 

^^f^no ad cartas etc., supponendo mercedem integralem singulae relevationis, et 

^ oppoaitam super alia pagina fiant creditores heredes quondam talis notarii 

^foncti de portione ad eos spectanto de partita in partitam qui beredes manu 

propria sive aliena eorum nomine si scribere nesciunt scribant sub partitis re- 

^ptionem pecuniarum. 

Item quod fiat nova electio de alio Superstite qui durare debeat et vacare 
P^r biennium, excepto de praesenti eligendo qui durare debeat per trienuiura 
*tt«Dti8 laboribus in ordinandis bac vice scripturis, quas scripturas ordinare 
dpbeat juxta formam praesentium capitulorura intra primum annum suae 
^lectionis, sub poena privationis officii et amissionis mercedum suarum licet 
^actaram, et idem inteiligratur de Superstite in Superstitem. 

Item quod finito officio suo debeat dictus Superstes facere ejus successori 

<^nfiignationem scripturarum notariorum defunctorum et modo et ordine quo 

<)(>ficriptae sunt et dcscribentur in libro membrane, et in fine ultimae partitae 

dicli libri teneatur successor manu sua scribere qualiter Aierit facta sibi consi- 

fTuatio gcripturarum de quibus iu dicto libro membrano praesentatarum usque 

ad talein diem et sic successive de Superstite in Superstitem observetur. 

IUmq teneatur superstes riliiiquore et consiguare succe8.sori suo omni's 



278 

extenpiones quas fpcisset do talibus scrlpturis, salvo jure dictoSuporstiti inei 
dum collocandaR cum Ruis imbreviaturis. 

Item qnod flnito officio t^eneatur reddere mtionom rasoneriift ejuRdem V< 
rabilis CoIIegii nostri coram Dominis Priore et Sacrista de omnibus deoi 
porventis ad man us pjufi, spectantibus ad heredes nota riorum deAinctoram 
61 calculatis rationibus, remonRorit debitor in aliqua portionum ad ipsoe hen 
Rpectantium illico tenoatur dictnm partem exbursare Canccllario Collegif no 
qui habeat dictam partem tenere, saWare et exbursare ad requisitiooem hi 
dum quibus debebitur. Qui Cancel larius tenere debeat computum particulan 
dictis denariis habitis ut supra, et reddere rationem ad omuem requisitioDem 
minorum Prioris et Sacristae. 

Capta de ballotis 186 pro, 30 contra. 

Qua parte capta ut Rupra dati sortiti et abbalotati fuerunt infrascripti nc 
rii pro uno Superstite elipendo. 

Pro 112 Franciscus Varugrola, contra 101. 
» IBO AupTUstinus CaprinuR, c* 56. 

Romansit Au^ustinns Caprinus superstes. 

9. 

Sullo stesso argomento c sulle competenze per le copie 

degli atti da rilasciarsi. 

Die Martis 17 Decembris 1549. 

Denuo convocato CV)llejrio ut antra, lecta fuit in dicto Collcjrio in qao ai 
rant voces aexap^inta pnrs et capitula tenoris sequentiR videlicet: 

Studuerunt majoreR noHtri omni posdibili dilifrontia instituere locum ; 
scripturis notariorun) dccf^dentium Rine filiiR notnriiR cnatodiendiR nt conaerYi 
dis ad publican) utilitatem ipsumquc locum variis ordinibus a Superatite oht 
vandis pro tempore munire sicuti ex duplici muda Capitulorum alias fbrmi 
rum videri potest. Vcrum quia ox multorum annorum cxpprientia sortis apf 
co^oscitur aliquis adhuc superease providendum videratque jam tempos adi 
novi Superstitis eliprendi ob mortem Egrepri ^iri Augustini Caprini notarii o 
Superstitis, qui nupcr e vita migravit. 

Propterea Spectabiles Domini Praesidentes babita pluries super hoc negv 
conRiderationo et tam ipsis veteribus ordinibus qunm loci ipsius praesentl adi 
nistratione inspectis, devenerunt ad superiores provisiones infrascriptaa add 
et reformare. Ad propositionem igitur Spectabilis Domini Bartholamei Bona 
Prioris zi Vadit pars quae ponitur per Spectabiiea Dominos Praesidentes am 
unanimes et Concordes zz Quod quilibet superstes de coetero eligrendas ten 
tur. et debeat observare et adimplere oa quae continentur in capitulis inf 
Rcriptis siprillatum balotandis et approbandis et Domini Praesidentes qui 
tempore fiierint, eodem vinculo juramcnti, quo coeteras lepres sacri Colic 
nostri procurare debeant eorum omnium et singulornm observationem flrmli 
reliquis manentibua veteribus ordinibus. 

P.° Quod quilibet Superstes de cetcro eliprendus pro sua mercede perq 
rendi instruments vel alias scripturas in Archive locatas, possit accipere a p 



279 

Konfs pet<»nfihnB uW intervpniat snmus labor. soMos novpm, ft non ultra , oitra 
▼<*ro Heciindum mensnram laboris apbitraliter; in qua re oncrata sit ipsius Super- 
gUtis ooDRcieutia. 

2.** Item reformando capitulum quar^um socundae tuudac pro tollendis obla- 

tioniboB et ad magis comuiie bonum, quod de cctero officium dicti Superstitis 

darare debeat per tres annos tantum et non ultra, intelIi$rcndo semper de Super- 

fltite bene et laudabiliter administrante, et habere debeat vacationem aliorum 

trinm annomm; Ita quod saltem in flne cujuslibet triennii novus Superstca eli-> 

gatur. Si tamen durante triennio legitime appareret aliquem Superstitem non 

bene et laudabiliter administrare , quae res sit curac Spectabilium Dominorum 

Praesidentium pro tempore existeutium, salvum sit seu per beneplacitum ipsius 

CoUegii et Praesidentium suorum. 

Item pro cautione herednm notariorum defunctorum expectantium emolu- 
menta laborum parentum suorum, quilibot Supcrstes in contiuenti facta sua 
electioue teoeatur et debeat praestare idoneam fldejusationem de ducatis centum 
penes Dominos Praesidentes Coliegii uustri de iutegra satisfatione facienda sal- 
tern de bime.stre io bimostrem in Civitate et de trimestre in trimestrem in Ter- 
ritorio post receptionem pecuniarum quibuscumquo hercdibus» sive aliis perso- 
nis habentibus interesse, quarumcumque portionem debitam pro instrumentis 
quae per ipsum Superstitem relevabuutur secuudum computum per eum fide- 
liter tenendum juxta tenorem capituli secundae mudae et seu de iutegra cousi- 
ffnatione facienda in fine officii penes Cancel larium Coliegii nostri secundum 
t^aorem ultimi capituli dictae modulae. 

Qua quidem parte et capitulis ut supra lectis et missa balotatioue capti fue- 
rant at an tea, secundo tamen excepto quia balotatum fuit quod Superstes deberet 
sUrein officio per annos quinque et habuit ballotas triginta novem tantum pro 
etTiginti duaa contra, et sic non captum, ct deinde fuit reformatum ut jacet per 
tfesaoQOS et eum vocatione trium annorum et dcnuo missa balotatione captum 
Mdabalotia quadraginta tribus pro, ac decern octo contra in totum. Deinde 
■trid&tum fUit Collegium pef praefactuni Dominum Priorcm pro die lunae pro- 
xime ftitura pro eiectione fhcicnda unius superstitis ad dictum officium Arcbivii. 
Proposuit deinde praefactus Dominus Prior, et stridando significavit sessio- 
^^ Coliegii generalis proxime futuri in die Sanctae Tbomae Apostoli consueta 
^vn yigeaima pro eiectione Dominorum Praesidentium anni futuri 1550 vide- 
licet unius prioris, unius sacristae et quinque examinntorum, omnes hortando et 
iDOQeDdo ut ipsa die et hora velint interesso et bone considcraro supra ipsa 
c^tione quod utile et bonorificum sit Collegio iiostro, quibus dictis Domi- 
Qta fecit Collegium. 

Nella Soduta di c»so CuMogio 33 Deccmbre ir>ll) Tumno nominnti i Fresidenti, cio^ il Piiore, 
^crifU e 5 enaminatori, nonch^ a soprantante d<*irArrhivio tu cletto Pietro de Albortini ; tutti 
giuraroQo onervare le leggi e statuti del (lf*tto Cktllf^f^io. 



280 



10. 



Nonne per la durata d' utiicio e attrlbuzioni del Soprastante. 

Pro Offitio SupePKtitis ad Archivum. 

Die Mercurii 13 Decembris 1628. in Capella connederunt omDes Speetabllei 
DomiDi Praesidentes. 

Pro officio Superstitis ad Arcbivium scripturarum Notariorum defbnctoruni 

Decreverunt praefati Spectabiles Domini Praesidentes afferri in Conslliait 
majus de 40, partem sequentis tenoris. Per parti^m in boc Consitio captam die 
15 Decembris 1508. electio Superstitis ad dictum Officium ordinata Aiit biennalli 
exoepta tamen tunc proxime facienda quae ex expressis causis fieri debait trien- 
ualis, videlicet nibilominus triennalis tantum adhuc adbibita, ex quo fit at pla- 
ribus bi^us officii mnuus subire Tolentibus ot utilitates percipere cupientibas 
aditua ad illnd nimium retardnretur, ut igitnr nd idem apti tamdiu in exceptioni 
non detineantur, ipsumqne officium statutis lepribus exerceatur, Spectabiles I)d 
mini Praesidentes inbaerentes ne dum parti praedictae sed et aliis statutis et de 
cretis bactenus editis et in sue robore permansuris, infVascriptas ambas psrlci 
Buperinde approbandas duxeruut poncndas et posuerunt, videlicet. 

P.° Quod electio cujusque Superstitis ad dictum officium Archivi in ftitoniB 
facienda, per biennium tantum, et non ultra perduret, cum vacatione ab eadeo 
officio saltern per quadriennium. 

2.** Quod Superstltes ad officium Archivii praedictum in Aiturum at sapn 
elipT^ndi, dcbeant officium suum personal iter exercere, neqae valeant sui loei 
quemquam snfl\ilcire, nisi expressa cum lieentia Spectabilium D D. PraeBtdon 
Sn scripiis obtinenda, et ex causis exprlmendis, cognoscendis et per eoadem Vo- 
minos Praesidentes mediantibus suffragiisdimidinm in numcro excedentiboa priQ 
approbandis. 

Die Mercurii post nonas 20 Decembris 1628 in Capella Dominorum Notarlo 
ram Veronae convocato Collegio in vocibus 33. 

Pro Officio Superstitis ad Arcbivum scripturarum Notariorum defVinctoniBi 
Item lectis partibns ut antea positis, et pro eis dicto per Spectabilem Domi- 
nam Priorem, contra eas ad catbedram dixit Spectabilis Domfnas Toanoes An- 
tonius Falconus juris doctor et Syndicus, et exinde datis suflnragriis super ipiii 
ambae captae Aierant de vocibus prima scilicet pro 24 contra 6, et aecunda pn 
29 contra 2 et sic pablicatae. 



A V A N z r 



DELLE 



FORTEZZE VENETE 

DELIA CHIDSA E DELIA CROVARA. 



i. II mio soggiorno, per ragioni di servizio, in Rivole Vero- 
nese mi die<Ie occasione di occuparnii delle antichit^ dei dintorni. 

n prof. cav. Gaeiano Pellegrini, nella sua pregevole memoria 
Sulla Officina preistorica delta Rocca di Rivole Veronese, parla 
d* una locality delta Regano, e spiegando ( pag. 14, nota ) il signi- 
flcato di questa parola, dice che in vernacolo Veronese vuol dire 
la corda o catena traversiera dei ponti scorrevoli ; aggiunge che 
bavvi tradizione che al regano si appostassero di notte tempo le 
guardie doganali per impedire il contrabbando alle barche che di 
li scendevano. 

Tale spiegazione mosse la mia curiosita e mi spinse alia ri- 
CQta di documenti per accertarla, tanto piu che sapeva essere e$i- 
^ta in quei pressi 1* antica fortezza della Chiusa. 

2. In alcune carte topogradche si trova segnato con linee 
ponteggiate a valle delP attuale forte Chiusa una specie di fortili- 
^ : nm, per quante ricerche abbia fatto, non mi fu possibile rin- 
venime traccia di sorta al punto segnato da quelle carte. Nella car- 
bi topografica dello Stato Maggiore Italiano alia scala di 1:75000,00 
^vasi scritto, a valle di monte Rocca, Ruine del forte detla 
Chiusa, alia qua! leggenda non corrisponde alcun segno che de- 
termini la posizione delF edifizio. — Solo a circa 300 metri a valle 
d^ir attuale forte Chiusa esiste sotto la roccia a picco un muro 
i* ordinaria costruzione lungo 11 metri e spesso 0,70 ; un altro 
normale a questo, lungo quasi sei metri e dello stesso spessore ftni- 
*ce contro la roccia ; entrambi questi muri chiudono un* area qua- 
drilatera, di circa sessanta metri quadrati, essendo gli altri due lati 
fonoati dalla roccia. Al di sopra di essi, che senza dubbio appar- 



282 

lenevano a qualche abitazione, esulla parete rocciosa a picco, post 
a scaglioni, si osservano alcuni fori rettangolari atti a ricever^ 
travi da servire di saetta a qualche iinpalcatura, probabilmeiit« 
una scala : posiua all' allezza di circa voati metri su d' un luass^ 
sporgente si osservano Iracce iion dubbie di una gradinata inla— 
gliata nella viva roccia che motte ad una specie di pianerottolo ; ^ 
inolto probabile che ivi fosse il posto d' una vedetta e che la sot— 
tostanle costruzione servisse di corpo di guardia. Queste tracc«6 
forse avranno indotto qualche cartografo a credere che ivi fosse i ^ 
forte della Cliiusa. 

II banco roccioso che si estende da quel punto fino a circa 
duecento metri dall' attuale forte Chiusa, e detto la Chiusa vecchia ; 
verso r estremita a inonte Irovasi un muro isolato, terminate m 
cresta acuta muni to di feritoie, d* una delle quali si vede ancora il 
vestigio: ha uno spessore di circa 60 cenlimetri, non credo possa 
avere alcuna importanza, e sembra di recenle costruzione : a pora. 
distanza da tal muro si osservano le non dubbie tracce di alcuno 
abitazioni addossate alia roccia; nella parte superiore delle paretic 
die ancora si consorvano, vi sono alcuni fori rettmgolari atti a 
ricevere le travi dei tetti che dovevano coprire quelle abitazioni: 
esse erano costrutLe sopra una prominenza rocciosa, alia quale si 
accedeva per una scala intagliata nella viva roccia, tuttora ben 
conservata in parte, la quale ha principio in prossimita del passag- 
gio a Uvello della ferrovia. 

Queste sono le tracce delle abitazioni della Chiusa vecchia, 
ma fra esse non si scorge alcuna opera di difesa. 

3. Scendendo alia riva del fiume a monte del forte Chiusa, 
esiste un tratto d' antico muro, che alcuni dicevano essere stato 
costrutto per riparo del fiume : ma riscontrando la carta topogra- 
fica della Memorla idrometrica vUo/mo alle opere eseguiie sul' 
V Adige del Ma;?giore d' Ingegneri Alvise Niciieu, edita a Pado- 
va nel 171)8, cioe 13 anni dopo eseguiti i lavori, si osserva esservi 
segnata la fortezza della Chiusa nella posizione precisa in cui si e 
ririvenuto quel muro. 

Allorquando poi, pei lavori che ivi stanno facendosi, questo 
muro venue quasi totaluK^nte scoperto e potei ben esaminarlo, mi 
persuasi trovarmi di fronte alia Chiusa veneta : ne feci quindi Te- 
satto rilievo, tig. 2, che ora passo a de.scrivere dettagliatainente. 

4. La fortezza comincia a valle a guisa di muro isolato A ; 
ha un' altezza di circa sei metri sulla magra ordiuaria, ha uno 



283 

spessore di metri 1.10 nell' attuale parte superiore e, con scarpa 
eaterna di circa \\q, mette piede nel flume. 

La sua struttura edi uiuro ordinario in pietrame, e si protende 
verso nord in un rettilineo di 22 metri : a questo punto havvi una 
apertura B della larghezzadi metri 1.45, che comunemente e detta 
la scaletia ; infatti, rimossi i materiali che lo ingombravano, si 6 
trovato on massiccio in muratura a gradi, sopra il quale posava- 
no le lastre che formavano i veri gradini della scala, di cui si ve- 
dono ancora gl* incastri nelle pareti laterali dell' apertura stessa. 

Lateralmente a questa scaletta, e verso nord, si vede la ba- 
se C d' un corpo avanzato, della lunghezza di metri G.50, e spor- 
gente metri 2.40, formata con massi di pietra da taglio proba- 
bilmente proveniente dalle antiche cave della falda occidenlale del 
monte Rocca ed ora abbandonate (1). 

Da questo corpo avanzato il muro D procede per 19 metri, 
scostandosi alquanto verso il flume dal prolungamento del prece- 
dente ; in questo tratto la scarpa esterna e piii inclinata cosi da 
raggiungere quasi il V5 colla verticale : ma quella maggiore incli- 
nazione della scarpa pare esser dovuta ad una costruzione posle- 
riore a guisa di barbacane, come vedesi dalla sporgenza del muro 
slesso in D' alia base, nel mentre alia parte superiore non avver- 
tesi alcuna sporgenza. 

Questo tratto di muro ha anche dei rinforzi interni a guisa di 
speroni e, per un tratto di circa dieci metri, ha anche un ingrossa- 
niento E di metri 1.55, dimodoche per quei dieci metri il nuovo 
wuro misura uno spessore medio di circa nielri 2.90. 

Dopo la sporgenza esterna D^ il muro in F ha lo stosso spes- 
sore, la stessa struttura e la stessa scarpa del muro A, e conlinua 
per una lunghezza di metri 22.50 : a questo punto 6 nuovamente 
interrotto da un passaggio a della larghezza di metri 3.45 con 
spalle in pietra da taglio : normalmente al muro e d* ambo le spalle 
del passaggio s' inoltrano nelF interno altri due muri dello spesso- 
re di metri 1.20; la loro lungliezza e di metri 0.30, e flniscono con- 
tro un muro traversale c. 

Dalla spalla sinistra di questo ultimo passaggio, il muro ha 
struttura molto differente e da vfero fortilizio. 

(1) II PoRTis [Lettera al Sig. Conte Alessandro Carlt\ Verona, 1785) opi- 
^^ che le pietre da taglio impic^ate alia Cbiiisa sieno un avanzo di quelle 
pr^parate per rAnfltcatro di Verona presc alia Rocca, dcsumendolo dalla si- 
n^iglianza della pietra e della lavoratura. 



284 

II rivestiruonto della base d in pietra da taglio a bozze non 
molto pronunciate, con \xn altezza di luetri 3.20 sulla luagra oi'di- 
naria ; poscia coutinua in laterizi per tutta ia riuianente altezza der 
muro ; dietro di questo riveslimento il inuro e di pietranie, ed hs 
uno spessore totale medio di metri 1.60. 

Dalla spalla sinistra del passaggio suddetto, il muro G si pn^ 
tende pressocche nel prolungameuto del precedente F per una luik 
ghezza di metri 9.30; poscia piega alquanto verso il letto del fiuma 
per una lunghezza di metri 10.00, H, dove fonnando un augolo sa 
liente I, di circa 140*", arrotondato, s' interna e si prolunga in K Gi 
sotto la ferrovia. Perd confrontando questo rilievo coll' omolog« 
muro della fortezza delineata nella carta del Nicheli sopra citata 
sembrerebbe die la faccia K a poclii metri dal saliente debba ri- 
piegarsi verso il fiume, come vedesi segnato dalla linea punteggia 
ta in L ed M, fig. 2, interrotta dall' intervallo b simile a quello c 
gia desrritto e di cui si dira in segaito. 

A 10 metri sulla normale della facr.ia H del saliente, ed ir 
proiezione orizzontale, si trova altro muro N con ripiegaraento C 
rivestito di laterizi come quello del saliente sottostante, esso si 
protende verso nord quasi parallelo alia faccia suddctta H del sa- 
liente ; la parte scoperta 6 di circa 30 metri, ma accenna a proluD 
garsi ancora sotto la ferrovia e probabilmenle mettera termini 
contro la roccia. 

Fra i suddetti muri, trovasene un altro d, e, f, g, che segui 
r andamento del primo muro senza essergli parallelo. 

Nello spazio compreso fra i muri che formano il saliente all 
altezza di metri 5.30 dalla magra ordinaria, si osserva uno strat 
di ciottoli grossi, regolarmente disposti secondo un determinate pii 
no, che dovevano formare il pavimento selciato dell* interne dell 
fortezza. La fig. 3 rappresenta una sezione del muro che passa pe 
Tasse del truogolo della cateiia, in cui si vede anche segnate il se' 
ciato di cui sopra. 

l^ur troppo ricerche di questo genere non si fecere al me 
mento della costruzione della ferrovia, quando cio^ i risultati a- 
vrebbero potuto essere piii completi. 

5. Accertato che la costruzione descritta appartenne alia Cbiu 
sa veneta, mi sono date alia ricerca di documenti da cui avessi pe 
tuto trarre notizie atte ad illustrarla. 

Dnlla cortesia del sig. Pietro S^^ulniero, addetto alia Riblieteca 
comunale di Verona, me ne sono stati favoriti alcuni che baDoa 



285 

sodilisfatto il mio desicIiTio. Fra essi ho trovato un opuscolo che 

porta per titoto : « Appalti degl* acconci delle pubblicbe Fabriche 

> di questa citta (Verona) e Castelli, e Fortezze di Legnago e 

» Porto, Chiusa, Crovara, Malsesine e Sarinione concessi da Sua 

» Serenita al Sp. Territorio di Verona ». 

In questo opuscolo dopo enumerate le generalita dell* appalto 
e capitoli stabiliti nel 1727, sono indicate particolarmente per ogni 
piazza e fortezza le cose a niantenenii : dopo ci6 che si riferisce a 
Vcpona e Legnago, vien detto : 

« Nelle quattro Fortezze, e prima nella Chiusa 
» Primo. Dovra mantener in acconcio tutti li Quartieri, e Ca- 
» se, con ogni altra Fabrica, cioe li Coperti ( quando alcuni di que- 
» sti non venga aflatto atterrato dalla caduta di qualche sasso di 
» gran mole , che stacchi dalla Montagna ), U solari, uscii, scuri 
» delle fenestre, scale, salegiati, corridori, porte, ponti levadori, 
» bianchete, o porteselle, rastelli della Guardia, le cavalete della 
» catena, V edifitio per distenderla, e la stessa catena, il tutto con 
* suoi ferramenti ». 

Da questa breve descrizione si ricava che quelta fortezza era 

destinata ad intercettare il passo sia della strada che del fiume, ed 

iafatti i ponti levatoi e le ratene doveano servire a questo ufficio : 

cid che darebhe una rilevante importanza alia fortezza della Chiusa. 

6. I ponti levatoi erano certameiite posti in modo che, venendo 

alzati, intercettassero la strada che passava attraverso la fortezza. 

Infetti il Vasari ( Vite (let piUeccellenii Pition, Scultori ed Archi- 

teUi, Firenze, Le-Monnier, 1 855) nella vita del Sammicheli ( XI, 

i20), dire : « ultimamente rassetto la fortezza della Chiusa sopra 

» Verona facendo comodo ai passeggieri di passare senza entrare 

> per la fortezza, ma in tal modo per6 che levandosi un ponte da 
>coloro che sono di dentro, non puo passare contro lor vogUa 

> nessuno, ne anco appresentarsi alia strada che e strettissima e 
^ tagliata nel sasso » (1) : e molto probabile che questa strada sia 
quella cui accenna il Da-Persico nella Descrizione di Vero7ia, 
(11,175), dove dice che nel 1811 fu meglio sistemata essendo 
s^ta allargata e addolrita la pendenza. 

Sembra dunque probabile che i ponti levatoi occupassero gli 
»ntervalU a e b segnati nelle figure 1.* e 2.* che ne intercettano la 
strada, come si vede specialmeute nella fig. 1.*. Infatti sul niuro tras- 

U) II lavoro fu al SHDinicheli commeseo il 30 Dicombre 1557 (Bbrtoldi, 
^«»»' . p. 101 ). 



286 

versale c fig. 2.^ sono poste clue pietre da taglio in ciii sono pn 
cati alcuiii incastri distanti fra loro metri 3.40 ; questi certamei 
doveaiio ricevere le cerniere del ponte levatoio, che <lovea mi 
versi secondo un asse parallelo all' asse stradale, anziche norm 
al medesimo, come sono i ponti levatoi dell' attuale forte Chius; 

Da ci6 risulta che il ciottolato di cuL si fe detlo sopra cos 
tuiva il piano stradale: infatti se esso si prolunga verso a val 
viene a passare precisamente per le cerniere del ponte; cid vi€ 
accertato anche dair esistenza delle solcature, tutt' ora visib 
della fune d' alaggio per la narigazione ascendente, che ne ha 1 
sciato le non dubbie traccie sul saliente f, che e nvestito con pi 
tra da taglio. 

7. In qiianto alia catena, ecco quanto mi ^ stato dato osse 
vare. Sulla faccia esterna del saliente e a due nietri da questc 
valle, aH'altezza di circa tre raetri dalla magra ordinaria, havvi 
foro della larghezza media di met. 0.25 e dell' altezza di met. 0. 
con una profondita di oltre cinque metri. 

Da questo tmogolo, le cui pareti si vedono solcate per attr 
longitudinalmente, dovea passare la catena che serviva ad impe 
re o a lasciare libera la navigazione del flume. 

La bocchetta del truogolo sulla faccia del saliente e intaglij 
in uno dei massi di pietra che costituiscono il rivestimento de 
base : ha forma trapezia oolla base minore in basso, come ved 
nella fig. 4. ; nell' interno il truogolo 6 rettangolare. 

La bocchetta ha solcature non molto profonde nella guani 
a valle ; 6 affatto intatta la guancia a monte e appena tocca i 
fondo ; nella parte interna per6 6 anche solcato il fondo come 
guancia a valle ; la catena quindi esercitava attrito solamei 
sulla guancia a valle, porche vi veniva trascinata dalla correi 
durante la sua manovra, e non poteva percio I'altra guancia esa 
tocca dalla catena. La mancanza di solcature al fondo pud sp 
garsi cosl : lateralmente alia bocchetta fig. 4. esistono due in( 
stri a e b profondi da ad 8 centimetri, atti a ricevere le zanc 
d' una arraatura in ferro ; quindi 6 molto probabile che ivi fos« 
infisse le estremita piegate d' un ferro orizzontale, che funzionai 
come asse d' un cilindro in legno girante attorno il medesimo, e 
cui fosse appoggiata la catena, facilitandone in tal modo la mano\ 
di trazione o di rallentamento : con un tal sostegno la catena n 
poteva che eccezionalmeute strisciare alquanto sul fondo, mentre 
poteva liberamente sulla guancia a valle come si e acceunato. 



287 

L'incastro h, cli liaiioo alia boorhetla, e piii distaiite dell'inca- 
slro a dair asse della hocchctta niedesinia ; la ragione di cak) mi 
sembra consistere in cio che esseiido il iiiovimenlo tutto a valle, il 
ciliiidro dovea essore anche esso spostato a valle e non sull' asse 
rlel truogolo, per cui Y armatura fu messa in modo da soddisfare a 
tal biso:?no. 

8. Sulla riva deslra cercai il corrispondente attacco delfaltra 
eslremit^ della catena stessa. Per trovarlo prolungai accurata- 
mente V asse del trnogolo di riva sinistra fin conlro la roccia del 
monU* di riva destra sn cui cadeva il prolungamento dell' asse 
suddolto, e alfaltezza di metri 2.50 oirca dalla niagra trovai che la 
roccia era stala spianata artiftcialmente, e quivi rinvenni tre fori di- 
sposti in linea orizzonlale, fig. 5., atti a ricevore una robusta ar- 
matura in ferro, a cui doveva certamonte essere raccomandata 

I r altra estrernita della catena. 

j Noir alveo del fiuuje, specialmente quando e in magra, si os- 

sen'ano le teste di due pali confitti verticalmente sulla linea che 
congiunge la bocchetta di riva sinistra e gli incastri di riva de- 
slra; se.iibrami indubitato die quel pali facesscro parte delle ca- 
vallette di soslegno alia catena, di cui fa cenno V opuscolo sopra 
citato. 

9. Negli scavi di riva sinistra, che si sono fatti pei lavori che 
lioaccennato, si rinvenne una fibula di bronzo, fig. 0., in buona 
coDservazione, con ardiglione a doppia spira : la sua presenza ivi 
e evidentcmonte acridentale. 

La Crovara. 

10. La forlezza della Crovara trovasi sulla riva destra del- 
* Adige a circa nove chilometri dalla fortozza della Chiusa; lastrada 
^'oninnale che la travei'sa, la divide in due parti ; qucdla verso il 
fiume consta d' un saliento le cui facce sono in muratura abba- 
slanza robusta, con base della altezza di circa due metri, in pietra 
^ taglio, della stessa struttura di quella della Chiusa, cio che la 
larebbe credere contemporanea a quella. 

1/ altra parte ai piedi della falda scoscesa del nionte Magno- 
^^ e a due piani, ma non si puo accedere al piano superiore che 
"3ir esterno, essendo la fabbricii interamente ricohua di terra o 
»nateriali. 

11. Di quanto ci riraane di quella fortezza ho I'atto i rilievi e 



288 

li ho riprodotti nelle figure 7. e 8. dell' annessa tavola. 
ture sono in gran parte di laterizi, ma abbonda anche U 
al piano ^iiperiore stanno due locali A e B, i quali erai 
con una volta laterizia di met. 1.50, come vedesi dallaj 
fig. 8., e i locali non hanno che tre metri di larghezza. 
spessore di volta cos\ eccessivo in locali tanto ristretti k 
non e stato fatto a raso ; ne ritengo ragione non ultima 
premunirsi-in qualcbe modo dalla caduta di massi, che a^ 
potato staccarsi dalla falda a picco del sovrastante monte. 

Neir opuscolo sopracitato degli appalti della Chiusa 

« Nella Crovara 

» Prime. Dovra mautenere in acconcio tutti li Quartif 
1^ se. et ogni altra Fabrica, cioe U Coperti, Solan, Uscii, 
» le Fenestre, Porte principali, Corridori soleggiati, S< 
» stelli delle Guardie, il tutto con suoi Ferramenta ». I 

Da questa specie di nota si ricava che la fortezza dd 
vara era di molto minore importanza che non fosse la Chit 
fatti in essa non troviamo ne ponti levatoi, ne catena che sb 
il passo. 

13. Da ultimo non credo superfluo accennare che ini 
scolo intitolato : Ordini di quello d obligato il Territorioi 
casion di Fabriche ( Verona, 2 Dicembre 1501 ), oltre a vai 
disposizioni, e determinato a chi era dovuta la manutenzi( 
ponti esistenti in tutto il territorio ; e f ra gli altri trovasi € 
> della Crovaria stratae Alemauiae manuteneantur per facti 
ciod a spese dello Stato. 

Per quanto abbia cernato, non mi 6 riuscito di rinven 
cia di questo ponte: peraltro a circa cento metri a monte d 
tezza, trovasi una cascata d'acqua, molto ricca in tempo di 
che sparisce anche totalmente in tempo asciutto. Lie acque 
sta, dopo di avere traversato la strada, che ivi e foggiata 
tone, si gettano in un cavo della larghezza di circa 8 metri, 
do circa 4, il quale va fino al fiume ; il corpo stradale in ques 
del cavo e sostenuto con un muro a secco. Ora a me n 
bra improbabile che il detto ponte possa essere esistito in ta 
malgrado non n* esista vestigio di .sorta. 

Rioole, li 21 Marzo 1882. 

Francesco GRnL 
CapUano del Oe 




I» Bgnre " eS. WmKai l,nk|,r 
urip lii latemi, ma abbonja anc^Jpc 
sUiino <iue lorali A e B. i qiuli (fi» ;. 
"uia lii lueL i,50, come vedesi dil» 
i liarmo clie (re metri tii 
■si eccessivo in locali tauto listreltiima 
'830 : De ritengo ra^one nofl Di^ ^ 
le modo dalia i;adula di Ria33i,ci)eiTii> 
la faida a picco del gnmstaale mk 
lopracitata degii appaili d«ita Omit 

( Ntiila Crovara 
I mautenere in af^oncio lulli ii Qai^ 
abrica, do* ii Coperti. Soian. L'Mi&t* 
prinnipaii, arridori soieggiali. ^''^ 
I. il tutto con surti Fwramral" 
. di nola si ricava cb( la W"" '*^ 
nom imporlanja riemnlBi'llW 
iaino iiepontilevaloi,nflcai™Miii«* 

on credo superHoo accfmn*'" 

V,rona,21)ic»bre 1591 ).*■""" 
i„„o.cl,i.rad.v.l.li— K-"" 

ill.rrilorioiftagB*''"'" 
a«AI»aniaeoian«tfln«»lU|«" 

'".„*. ...»ii"»* *'•;!; 

mlln, a drccenl. «*>-»» 
,Ud-ac,...n,.l..*«»F^ 

,™dellal.rgb.«*"» *; 

delloponlepo«iae«'" 
vesligio di .<«'<"■ 

,.jo ISC 



mh ;<i-i>jr^fia aid 



(iiyiu'W 




^i0 



DI FRANCESCO MAGGIOITO 



PITTORE VENEZIANO. 



Neir Appeudice della Gazzetta di Venezta, N. 42 del 13 Feb- 
io decorso, fu riportato dal Corriere della Sera un articolo del 
ariss. Sig. Luigi Chirtani, il quale fu cortese di tracciare alcune 
BKssanti notizie sul nostro celebre Francesco Hayez, la cui 
tie, con dolore universale, era avvenuta due giorni innanzi in 
ano. Simili notizie ha egli riprodotte nel N. 9 in data 19 Feb- 
do suddetto dell* Illustrazione Italiana. 

Non sia discaro, che, trattandosi di un nostro concittadino, 
i una vera gloria italiana, quale V Hayez, noi, in questo perio- 
iO, impieghiamo qnalche linea a schiarimento delle notizie, che 
hanno, della sua prima instituzione pittorica, per Y uso, che cre- 
Men) fame que* benemeriti, che certainente si occuperanno di 
oposito nello scrivere della vita e delle opere di lui : il che ne- 
nariamente ne conduce a parlare di altro nostro assai pregiato 
i^ttadino, la cui memoria, tanto ingiustamente, come pur troppo 
ivveauto di altri nostri valentuomini, e omai caduta in oblio. 

E ben noto, che i grandi artisti sortiscono il genio dalla 
tura; ma, d* altronde, ^ mestieri che incontrino favorevoli cir- 
itanze, accid sieno scorte a tempo, ed utilmente assecondate 
lidposizioni loro, per cui ^ a dolere che, a non pochi di tali, man- 
no i mezzi o di appalesarne il genio, o di coltivarlo. Per6, fu 
inde Ventura, che THayez non sia rimasto fra codesto numero, 
kcchft, come il Sig. Chirtani ci apprende, buone occasioni egU 
be, fino dalla prima eta sua, e di dar a divedere la bella incUna- 
tne, di cui era dotato per la pittura, e di averne istruzione. 

Gik, malgrado lo scioglimento della Repubblica, tuttavia sus- 
stevano ancora, comeche illanguidite, le publiche scuole di belle 
^; senonchd i genitori del fanciuUetto Hayez furono di avviso, 
bs r affidarlo alle cure di abile ed onesto maestro privato, sul- 



i 



290 

r eserapio oho praticavano i parent! di altri ben disposli allie 
era il partilo con che provvedervi i>aggiamente ; pur consideran 
rhe, liingi dal far ostacolo la tenera eta di lui, la stessa pieghe\ 
lezza delle fibre era adatta, trattandosi di arte cotanto geiiialei 
fargllone instillare piacevolmente sani principi, da avviarlo a r 
pidi e felici risultanienti. 

Alia boiita. dunque, degli eleinenti avuti, deesi ragionevc 
nicnte attribiiire, lanto piu derisamente essersi radicato V amc 
air arte nelf aniuio dell' Hayez, se punto non tardo egli a dan 
saggi priini di que' progress!, che, fino d' allora, gli preparava 
la via a prosegiiirvi cosi, da raggiungere a mano a mano quel gra 
di ecc^llenza, a cu! e poi perveiiuto. Sicch^ vuole ogni principio 
equita e di ragione storica, che qui sia ricordato con affetto qi 
gli che, rnerc^ saggie ed ainorevoli cure, ebbe il merito, per pi 
mo, di svolgere nel picciolo Francesco il gerrae di un tesoro d' 
vidiabil! prerogative, che doveano sviluppare in tanto segoal 
trionfl. 

E (lotto nel citato articolo. che il fanciullo Hayez aveva i 
annu quando gli si diedero « per maestri di disegno, prima cei 
» Zanotti. poi corto Maggiotti. pagando le lezioni uno zecchinc 
> niese ». 

Mi e aifatto sconosciuto il detto Zanotti fva gli artisii di Vei 
zia, eccctto che in un elenco nis. in data 19 Settemare 1796 b o 
niinato un « Antonio Zanotti Fahris » come ascritto, fin dal 17J 
al Collegio di pittura ed abitanto a S. Giov. fivangelista. Ma, p( 
che niuna menzione ho raccolto, che egli abbia introdotto Y Ha} 
nello studio del disegno, cosi stimo passarmene, per soffermar 
esclusivamente intorno a quello, che ci si presenta suo vero nu 
stro, e che reputo aduni tanti titoli, da doversi cogliere di bo 
grado la prcsente occasione, per riassumere in queste pagine 
memorie che di lui trovansi sparsamente diffuse, e per la magg 
parte giacciono sepolte in poche e<l inedite carte. Verri per 
modo, come dicevo, risvegliato il iionie di un uomo, che, senz' 
vere ercitato intorno a se popolari applausi, amd meglio tu 
consacrarsi all* arte ed allc nobili discipline, nolla quicte del £ 
studio, contento, nella sua niolta modestia, di una fama n^ adul 
trice, ne conipra, ma giustiticata dalle opere. Egli ^ FfHinca 
Mar/fjliofto, nat(» in Venozia nel 1738 (1), e quivi morto il 13 S 

(1) II oosfiiomr nri-^-inarin di famiirliu «?rn Fedeli. ciii t)i n(r?iunse U sopr 



291 

tembre 1805. Domenico (1)» suo padre, fu pure assai valeiite pittore, 
GbeingentiU la maniera del proprio maestro, il Piazzetta, e che 
poflcia iaiitd lo stile flammingo, secondo che si accordano i biograii 
e gli scrittori di arti belle. 

Fino dal 28 Settembre 1761, Francesco Maggiotto, avvegna- 
cbi giovane di 23 anni , aveva cotanto estesa la propria reputa- 
lione artistica, da meritare di far parte delle cariche del veneto 
Collegio del pittori, e sempre in ispontanea concorrenza coi piii 
segnalati artisti, che tuttora vantava Venezia^ quali Giambattista 
e Domenico Tiepolo, il suddetto suo padre, Gian-Bettino Cigna- 
roB, Pietro Longhi, Gaspare Diziani, Francesco Zuccarelli, Giusep- 
pe Zais, Jacopo Guarana, Antonio e Fabio Canal, Pier Antonio 
Norelli, Francesco Guardi, ed altri (2). 

II chiariss. sig. prof. cav. Antonio dair Acqua Giusti, nel suo 
wiUo intitolato : L Accademia di Venezia, Relazione storica 
per t esposizione di Vienna nel 1873, in 8.°, ci porge assai dili- 
ganti ed erudite notizie, non soltanto intorno air attuale Accade- 
■ia, ma eziandio intorno alia precedente Accademia, gia fondata 
dal Senate Veneto, il quale, in parecchie epoclie, avova provve- 
duto a darle maggior incremento e novelli impulsi, con che ac- 
creacerle nnomanza, e, soprattutto, accio efficacemente coope- 
rasse alia piii felice instituzione degli allievi, merce il qual esito 
Buravasi continuato fosse il decoro delle arti belle, che qui era 
stak) mantenuto mai sempre in sommo splendore. Ed in conse- 



MOW di MaggioitOf Tiiso dol quale, in prot^resso di tempo, si cstcse cosi, da 
<Uiniie escluaivo cogn^ome. 

Neiratto mortuario, che ata re^istrato nel Necrologto dcpfli Ex Provveditori 
^Saoita, segnato col N. 202, ed esistente in questo R. Arcbiviu di Stato, ri- 
^^^ Francesco q."^ Domenico Fedeli dttto Maggiotto, d'nuui 67, inor\ il l:{ 
S*ttanibre 1805: da cib desumesi ewer ogli nato luuno 1*38. CouBta ch'iigli abi- 
Paella in allora Parrocchia di S. Marina, in Calle della Testa, al n. 4. 

(1) Domenico Maggiotto (Fedeli) Diioquc in Venezia, intorno al ni3. Moltc 
•^opere esiatono in patria ed altrove , avendo lavorato non poco anchc in Ger- 
'"^iayd'oDde 8i volse alio stile flumm in go. ^Mori intorno al 1794. Del suo va- 
^ titistico eaistono assai onorevoli attcstaxioni, ed un beir elogio vi ha nel 
^^"•petrffe delle Vite dei pittori istorici piu rinomati del presente eecoh, cun 
'^ritratti tratti dal naturals, delineati ed incisi da Alessandro Loiighi Vene- 
««o, Veneaia, MDCCLXII, in foglio gnmde. 

(2) Yeggansi gli atti contenuti nella tiiza N. 204, Magisttatu alia (iiustizia 
«tt*ia, e similmente gli Atti c gli Elendii nella biiata N. 538 degli Ever* /ij- 
f^^mst^i dcllo Studio di Paduva, presso il locale K. Archivio di Stato. 



29-2 

guenza di Decreto di esso Seiiato in data 20 Novembre i771 (I) 
uel successive anno 1772, dalla Siamperia Albrtzziana, m toit' 
inato di 4.^, fu stampato lo Statuio relativo, il quale venne ripro 
dotto nel 1782 dalla Siamperia Savonianat parimente in 4.*. I 
entrambi i quali volumi il nome di Francesco Maggiotto emerg 
fra i Professor?, Accademici, e, ad un tempo, trovasi contraddi 
stinto col carico di « Maestro di pittura ». II valore, adunque, c 
Francesco Maggiotto, per venire preferito a sostenere 1* officio c 
Maestro publico, non avrebbe potuto che gareggiare con quell 
dei migiiori artisti contemporanei, ed altresl essere stato cono 
sciuto e valutato, non solameute dalle Magistrature, che ne do 
veano approvare le deliberazioni consigliari, ma ben anco dag 
stessi suoi colleghi, i quali, secondo il detto StaitdOy mediant 
i^chede segrete, doveano avergliene dati liberi voti. Cio, appuntc 
stabilisce Y effottivo grado di merito, ch' ei ne aveva, troppo c 
rado avvenendo, die questo valga a superare gli sforzi dell' inn 
dia, se non aperta, almeno incognita e latente, massime fra gl 
esercenti un' arte medesima. Consta, inollre, ch' egli sostenne, altei 
nativamente, le principal! cariche della suddetta Accademia puhti 
c^, ed eziandio dell' annessovi Collegio de'pittori; le quali si rinnc 
vavano in ciascun biennio, come di Conservatore, di Consigliere 
di Sindaco, di Priore o di Presidente (2). E, dopo pure lo sciogli 
mento della Republica, nei documenti di Archivio, s' inc^ntra de 
pari e frequentemente il nome di Francesco Maggiotto : a cagioi 
d' csempio^ in un Catalogo, die fu compilato in data 25 Fruttidon 
1797, egli e compreso, sotto il n. 4, fra i Coaccademici, e colh 
qualificazione di « pittore sion'co > ed ancora in un Processo ver 
bale in data 2t> Novembre 1797, e indicato coi titoli di ex Pren 
dente Collegiale, eil Accademico (3). 

Gli Eccell. Inquisitori di Stato con Decreto 2i) Aprile 1796(4) 
uno speciale e ben geloso ofticio, che richiedeva sommo zelo e< 
accorgimento affidarono al Maggiotto, quello d' Ispettore dellepu 
bliche pitture di Venezia; ed in questo stesso ofiicio veniva con- 

(1) VepTSrasi il Rejristro Senato Rettori. N. M8. carte 95 tergo e 96 redti 
preRSO il snddetto R. Archivio di Stato. 

(2) Vo^jransi grli atti citati nel la sejrwento nota W. 

(3) I^ cariche si rinnovavano in ciascun bicnnio: a qiinlla di PreKident^ ^ 
Map^;?iotto, che ^\k era stato ConRi):cIiere, veniva eletto il 26 Settembre 1*191 
Veggasi la succitata busta N. 538 dei Rtjormatori dello studio di Padora. 

4) 11 (titato nc(?ri'to esistc nclhi fllza N. 909 doi suddotti Inquisitori di Stat^ 



293 

fennalo neir Ottobre 1797, por De^Teto del ('oinitato d* Islnizio- 
ne publica, il quale, con allro D^^s^Teto del 2i Noveinbro successi- 
TO (1), annuiva alia domanda, die il siio tiglio Doineiiico (2) si as- 
sociasse in aiuto delle mansioni del padre. I)i esse rimangono al- 
cone dotte e coscienziose relazioni sullo stato delle publirhe pit- 
lure, 6 sui provvedimenti da adottarsi, per preservare da depe- 
rimenti le piii celebri, tra le rimasteci , dopo le depredazioni fran- 
cesi. 

Le occupazioni di Francesro Maggiotto erano del continuo 
divise fra i lavori di pennello , afiine di soddisfare alle frequenti 
cofflmissioni, che riceveva da noslrali e da forestieri, fra studi ge- 
niali sopra oggetti scientifici, e fra V instituzione di giovani allievi, 
tanto Delia publica Scuola deir Accadeniia, quanto privatamente 
nella sua casa. 

Assai lunga k la serie dei dipinti eseguiti dal Maggiotto, se- 
condo i vari generi ch* egli ba trattati, dappoich^ questi versava- 
no, oltrecbe nella pittura storira e nelle composizioni allegoricbe e 
milologiche, altresl neipaesaggi, nei ritratti e nei restauri; talvolta 
dabord anche negli affreschi. 

gia mio egregio coUega ed attuale Conservatore delle Ipo- 
teche in Venezia, sig. cav. Angelo Maggiotto (3), pronipote al 
dMlo Francesco, fra vari interessanti oggetti dell' avo siio, conser- 
va QD libretto tutto scritto di sua mano. a rapo dolla cui prima 
pigina egli appose il seguente titolo : « Opere faiie da me Fran- 
(X9C0 MaggmUo ». In questo libretto, infatti. soiio brevemente de- 
scrilti i lavori pittorici, che, di tempo in tempo, il Maggiotto andd 
^uendo, sia per essere coUocati in luoghi puhlici, sia in luoghi 
privati, e sia, inoltre, per ignote rfcstinazioni comnierciali : di piii, 
^vvisegnato il prezzo rireviito per ciascuna commissione. Quivi so- 
00 pare descritti raoltissimi disegni, cir egli esegui. per servire al- 
ii: Ve^jransi jrli atti del suddetto Comitato d' intruzione publica^ durante la 
^nnleipalitk provvisoria di Venezia, presso il locale R. Arcbivio di Stato. 

(2) Nei testamento di Frnncesco Maggiotto in data 10 AgoRto 18U5, rogato 
'^^H atti del veneto notuio Francesco Pocobelli, ed esiatonte nei R. Archivio 
^'otarile, si legge: « 11 diletto mio figlio Domenico, ch'^ incamminato nella 
"PNiBssione di pittore, lo instituisco libero erede di tutto cio ch'6 relativo alln 
"ProfeflRione Rtena >v Egli, infatti, era Rtato bene indirizzato dal padre nello 
*^Qdio e DelTesercizio d^lla pittura. che poscia abbandond, per essersi dodicato 
^ipQblici impieghi: era addetto al gia Magistrato Canierale, e mori nei 1849. in 
^^ di anni 68. 

<3 B figlio di Donienico, del quale e fatta nienzione nella jirecedcnte notu 2 



294 

trui (li riproduzione, come si dira piii sotto. Iiicomincia tale def 
zione dal 17 Maggio 1760, e continua sino al 12 Giugno 1801 
('.osirch^ ci manca la sirailft descrizioiift dei lavori fatti negli all 
quattro anni della sua vita. Perd, le nozioni, che abbiamo, sonoi 
to importanti, perche fedelmente ci inettono sott'occhio tantiei 
riati lavori, che attestano Toperosita delFartista, la fiducia e la 
ma, dalle quali era generalmente confortato, d' onde Y ing^no 
cui fuor dubbio doveva esser fornito. Difatli, ivi si veggono qoi 
gli allogarono lavori per conto di Chiese, di Societa e di Corpi 
rali, e qiianti illustri personaggi si fecero solleciti, alle proprie 
iMiiomatft raccolte di aggiungere tele dipinte dal sue pennelk). 1 
recchie di esse vennero oseguite per V Armenia, e non poche 
altri lontani paesi, dappoiche la fama del Maggiotto era cola pei 
nuta a mezzo di commerciaiiti, che qui couvenivano, ed ancl) 
mezzo di publici rappresentanli delle Nazioni straiiiere. Allre 
buon numero, egli esegui per varie cilta e paesi del Venelo e 
Lombardo ; moltissimi, poi, furono i disegni che inventd per c 
missione de' piii pregiali incisori del suo tempo, i quali li ripn 
ducevano co' propri bulini, per la maggior parte nella gia ai 
mosa calcografta del co. Giuseppe Remonilini in Bassano. I t 
di qu(?lli, che piii spesso s' incontrano nella predetta descrid 
sono : (liuseppe Wagner (2), che fu maestro al celebre Frai 
SCO Bartolozzi, Giuseppe Volpato, bassanese, e degno maestlr 
Morghen (3), Teodoro Viero, pur esso bassanese (4), ed altri. 
disegni, il piii spesso, sviluppavano concetti filosofici ed all^ 
ci, scene famigliari e campestri, che riprodotti, come si e d( 
da que' valorosi incisori, mostrano la maestria artistica e la 
tura deir autore. Fra coteste, che trovansi sparse in molte i 
colte, piacemi accennare alle quattro seguenti, che furono in 
da Pellegrino I)e Colle, e di cui esistono begli esemplari press 
suddetto sig. Angelo Maggiotto: — // maestro di pittuva^ che 



(1) Per attcnto oaamc da me fatto snl detto libretto, mi sono coiiTinto e 
sfuprgito al Mappriotto di annotarvi qnalche altro dlpinto, cbe d' altronde o 
aver ef?li ese^ito durante II dfitto poriodo. 

(2) Mor\ in Venozia, vptso il HSO (Ferrario, Clnsfiche iiampe^ pag. 
Milano, Bravetta, 1836«. 

(3) Nacque nel 1738 o mor\ nel 1803, pa^. 31 del Ferrario suddetto. 

(4) Nato nel 1740. viveva aneora nel 1806, pajr. 1075 del volnnie Bief 
degli artisti del I)e Boni, Venezia, MDCCCXL; c Dandolo a pag. 107 dell* 
pendice alia Caduta della Repubblica di Venezia, Venezia, Naratovicb, 18K. 



295 

^egna il disegno ni siioi d/scepo/i'; lo scuUorc rh* lacora nella 
9ua offiei^ia ; V arc/ufeilo, cfie medila le proprir fabbnc/w ; il gn- 
Vneiio di studio deW incisione in rame. 

Or credo lueriti sia falta particolare nieiizione dell' intera so- 

pie di ritratti dei Dogi e delle Dogares.se di Venezia, dei veneti 

Patriarchi Cardinali, e dei veneti Pontofi^M, che il Maggiotto ha 

eaeguito Tanno 1778, per incarico di Maffeo Pinelli. A quasto 

riguardo reputo ben convenirsi, che qui si riportino le linoe del 

celebre cav. lacopo Morelli, da cui si apprende quanto fosse ap- 

preizata tale serie di ritratti (1). « Oniainento singolarissimo di 

>questa raccolta ^ poi un' intera serie di Hilrafii dei Dogi e delle 

» Dogaresse, in numero di centosessanlollo, dipinti a oglio nel ra- 

» me in piccioli ovati dorati all* intorno, colli nomi dei Dogi e gli 

» uioi loro. Furono questi lavorati con grande maestria e con fi- 

> nissimo gusto dal sig. Francesco Maggiotto Pittore veneziano, di 

> di cui vi e altra Pittura a oglio sul rame, in un ovato di inedio- 
>cre grandezza, che rappresenta Venezia, ed e questa pure di 
» maniera beiUssima, e con gran diligenza condotta >. 

Quando il Morelli scriveva le detto linee, gia da duo anni era 
sUto pablicato un volume intitolato : Caixifogo dei qiiadri rac^ 
oMdal fu signor Maffeo PiyieUi, ed ora posti in oendita in W- 
«««a, nSo, senz' anno, luogo e norae di stampatore, in 8.® pic- 
colo (2). 

Quasi di ogni scuola si trovavano quadri in cotesta Pinacoteca, 
^ il piii spesso de' primi e piii famosi Maestri, quali i seguenti : 
Giovanni Bellino, Michelangelo Buonarroti, Paolo Caliari, Vitto- 
reCarpaccio, Correggio, Giorgione, Guercino, Mantegna, Luca 
d'Olanda, Holbein, Pahua il Vecchio, il Perugino, Simone da Pe- 
*»ro, Pordenone, Rembrandt, Guido Reni, Rubens, SquarcioncN Tin- 
toretto, Tiziano Vecellio, DanioUo Vandvch, Bartolomeo Vivarini, 
^allri molti, fra' quali, de' nostri del Secolo ;XVIII. Antonio Ca- 
nal Giambattista Tiepolo, Francesco Maggiotto. Di quest' ultimo, 
nelle pag. 67, 08 del citato CalnJogo si denotano i dipinti seguenti : 

« Un Soffiito, in cui si rappresenta U7i buon g(*nio che guida 

\\\ Pagina 348 del tomo quinto dellu Libreria gtd raccolta con graude studio 
^^^iignorMnfeo Pinelli teneziano, d^scntta, e con anuotazioni illustrata da Don 

'acopo MoBELLi ccc. In Nenezin, dalln staniperia di C. PaleBO, MDCCLXXXMI. 

ins.*. 

i2) I] detto Catalogo 6 citato alia paj?. GO" del Suggio di libUoyiuJia vtiu- 
-'awdelCicoGNA. 



296 

» un giovine alle scienze ; opera di bella invenzione, copiosa 
» gure. — In tela, alt. p. 7, one. 3, 1. p. 4 e mezzo ». 

€ La Pitiura, egregiamente rappresentata ; come pure 
» Arti seguenti : la Tipografica ; la Diplomatioa ; la Numii 
y^ ca, — Ognuna in tela, alt. p. 4, one. 3, 1, p. 1 e mezzo ». 

Pertanto, nel menzionato Catalogo non venne comprest 
detta Serie di ritratti, e nemmeno il quadro rappresentante 1 
nezia, di eui si h fatta menzione dianzi, per cui devesi iui 
ehe allora, gli eredi del Pinelli avessero preferito di serbar 
s^ medesimi^ fineh^, due anni dopo, eio6 nel 1787, deliberarc 
vendere pur quelli, nelF oceasione ehe diedero alia stampa 
ialogo della celebre Libreria, gia raccolta dallo stesso Pine 

II Moschini, poi, nel ricordare la serie dei ritratti dei Do 
a complemento di essa, anche i suddetti « ritratti dei cinqi 
» neti Papi e de* cinque Patriarchi nostri Cardinali, dipinti a 
» sul rame dal celebre Maggiotto, soggiunge : « ehe questl, 
» me con moiti preziosi oggetti di antichita, vennero acq 
» dalla patrizia famiglia Pisani » (1). Ora, per6, s* ignora Ts 
esistenza di cos\ importante collezione, giacch^, anche la P 
teca dei Pisani ( di S. Stefano ) and6 venduta e dispersa nei 
anni di questo secolo (2), come avvenne di pressoch^ tutte 
tanto illustri veneziane raccolte (3). 

(1) Papfina 84 del tomo secondo della Lette.ratura reneziana del teeoh 
Jlno fl* nostri giomi, opera di Giannantonio Moschini ecc. In Veneii; 
stamperia Paleae, MDCCCVI. 

(2) Paprina 10*7 del suddetto torao spcondo dcUa Letteratura veneti 
Moschini. 

(3) In qnesto 8\ doloroso arpomento mi aovviene alia memoria a 
vendita fatta a' tempi nostri della Galleria de' Pisani di S. Polo, in cai, 1 
celebri dipinti, eravi quello cotanto noto e famoso di Paolo Verooeae, i 
glia di Dario a* piedi di Alessandroy intomo a cui, doe secoli innanzi, il '. 
Ni, nella Carta del navegar piUoresco, in Venetia. per li Baba, MOCLX 
soriveva, ben poco profeticamente, i quartetti segiienti : 

(Vento sesto, pag. 860): 

Un quadro se oonserva, in Gi Pisani, 

Che sora 1* invention 1' h V imperante. 

E r ha prerogative tal e tante, 

Che *l vinoer* 1* etemitA dei ani. 
Lk ghe xe roaeati ; 1* ghe deooro ; 

Lk ghe xe pompa. e lit ghe xe dominio : 

Aleasandro de quel tien patrocinio: 

Sooane e fango apreno quel xe I' oro. 
1/ iiuitar d' Alesaandro la grandezza 

Proprio i d' un Aleeundro Iinjieratur. 



297 

Lo slile Ael Maggiotto era assai grazioso e corretto, di modo 

cbe, senza ieina di andar smentiti, possiamo asseverare meritar l^au* 

tore di esser compreso fra il piii eletto nuinero di quelli che sosten- 

nero Y onore artistico della sua scuola e del suo tempo. Laonde, non 

h a farsene maraviglia, se non porhi lavori di lui vadano attribuiti 

a taluno di quelli che primeggiarono, ed a cui tuttora si conservi 

naggiore celebrita di noine. Qui cadeini in acconcio di segnalare 

to liraordinario talento, spiegato dal Maggiotto, le quante volte 

iB|irese ad imitare gli stili di qualche famoso maestro. Fra cotesto 

gBDAre, non so dispensanni dal citare due tele, fra le varie, che 

rimaiero nella sua famiglia, e che tanto gelosamente, a buon diritto, 

si serbano dal predetto sig. cav. Angelo Maggiotto. Una rappre- 

ranta S. Maria Maddalena penitente. la quale e una felicissima imi- 

ta&one della maniera correggesca ; e 1* altra rappresenta Apelle, 

3 ijoale, nell* atto di dipingere nuda, d* incarico di Alessandro Ma- 

gno, la sua cortigiana Campaspe, fieramente s' innamora di essa, 

per coi il medesimo Alessandro, con animo generoso, gliela cede, se- 

eoodoche Plinio racconta (1). Questa pittura e veramente vaghis- 

ama, per 1* espressione delle figure, pel brio e per la morbidezza 

ddle tinte, per cui ben merita che 1' osservatore ne resti ammirato, 

motto scorgendovi della foggia paolesca. 1/ autore, poi, per dare a 

qaesto suo lavoro anche il pregio della desiderabile gastigatezza. 



Paolo douoa xe regio a |n*an pitur. 

Che mlo el puol mmtrar quAlla vnntexr*. 
IjiridtAsimfi stela in Ci<^lo flaaa, 

Chf» aniina infonde con stupor pro(oDdo. 

In puona tela, a chi poasiede el Moudo ! 

Baata a dir. che Alossandri el partori^tHa. 
Qiiant4> dopie a miera xe sta ofTert** 

Per nta divinitA, per ata pitura ! 

Ma chi ha tesoro tal no ae ne mra. 

K se ne ride de ainiil profi*rt«. 

Per6. a tempcrare alquanto il dolore per le lanieiitate dispersioni dei tesori 

^^te, che a buon dritto inorjs^oglivano la nostra Venezia, ed inflieme a giusto 

''^^mio verso le tre snperstiti fwrelle Signore Conte«se Pisani (di S. Polo), pia- 

^^i ricnrdare il greneroso dono, di nobile accordo, da eaae fatto, alcuni anni 

/* ^ Coinune di Venezia , e , per esso , alia veneta Accademia di belle arti 

'"^^^"insigrne gruppo di Dedalo ed Icaro, che, eseguito dalT immortale Canova 

QommiaBione del Procuratore di S. Marco, Pietro Pisani, era sempre rimasto 

Presiofla ereditii di cotesta famiprlia : intorno a che veggasl il bel Discorso del 

^*^r. Antonio Dair Acqaa Giusti, ch' h inserito negli AUi della R, Accademia 

* -^elle Arti in Venezia delVanno 1876. Venezia, Visentini, 1877. 

(1) Plinii Sbcundi, Naturalis Historiae^ Liigd. Batav.. ex ofiScina Elsevi- 
■^"^na, CIJ13CXXXV, lib. 35, cap. 10 [torn. Ill, pag. 4:^). 



298 

cuopri a decenza la Campaspe, con che stimd ben fatto di non pre 
stare obbedienza air ordine di Alessandro, e di non seguire, pe 
qaesta parte, la narrazione fattane da Plinio ; mentre, co' preg 
deir arte, riusr'i egiialniente e con con maggiore decoro, ad otte 
nere il pieno effetto pittorico. 

Lo stesso sig. Angelo Maggiotto conserva dell' avo anche i 8( 
guenti originali lavori : 

II ritratlo di s^ medesimo, frammezzo i due suoi disrepo 
Giuseppe Pedrini (1) ed Antonio Florian (2): 6 condotto con somm 
gusto e particolare accuratezza, e porta segnato V anno 1797. - 
Cinque altri ritratti, uno del proprio padre, il suddetto Doraenicr 
fatto r anno 1785 ; altro della propria madre ; il terzo dalla mo 
glie ; il quarto di un suo fratello ; ed il quinto del patriarca Fade 
rico Maria Giovanelli. 

Due quadri di soggetti mitologici ; — quattro paesaggi ; - 
quattro disegni a matita, rappresentanti Ia^ stagioni; vari picod 
dipinti, fra' quali una miniatura in avorio, rappresentante Venen 

La nostra Accadeniia di belle arti possodc un bellissimo qua 
dro di lui, ch' e collocato nella Sala XIII, e rappresenta la PiHura 
che si consiglia colla Natura : esso gia apparteneva alia precedent 
publica Accademia, alia quale, come trovo annotato nel detto li 
bretto di originali memorie de' suoi lavori, il Maggiotto lo offer'i il : 
Settembre 17G9. II Moschini, tanto andava invaghito di questa pitti 
ra, che stimo di affermare essere forse dessa la migliore del Mag 
giotto (3). Anche Antonio Maria Zanetti indica questo dipinto nell 
p. 473 del suo volume della PUtura veneziaiia e delle operepubt 
che de' Veneziani tnaestri. Perd erra esso Zanetti, nel riferire il sog 
getto del quadro, dicendo che rappresenta : « La Pitlura e la Sew 
tura >, condotto, forse, in errore da assimilazione di soggetto coi 
altro bel dipinto, che Domenico Maggiotto ofifri alia stessa public 
Accademia, e che ora esiste nella Sala medesima ; questo dipint 
pure k gia citato dallo Zanetti nella pagina 472 del detto volume. 

(1) II Pedrini. pittore storico, fU alia scuola del Magrpriotto dalPB April 
l';84 sino al 7 Agt>sto 1792, g^iasta memorie inedite di esso Ma^r^^otto. Parian 
di lui 11 Moschini [Letteratura veneziana, tom. Ill, paff. 86), e Oe Boni [Biopn 
fla degli artisti, pap. 760). 

(2) II Florian, pittore e restauratore di qnadri, fu alia scuola del Maj^glott 
d;il 14 Luglio 1788 s no al Novembre 1791. Mori in Venezia, sua patria, nel 18* 

(3j Pajf. 316 del volume L* Itiniraire de la ville de IVnw ecc. par Pabh 
Moschini. Ven^ae, Alvisopoli, MDCCCXIX. I^ stesso quadro 6 ffii rlwrdato nell 
varie Guide, che si baniio a stampa, delta di'tta Accademia di Belle Arti. 



299 

Non k mio compito qui in*Hcare lo opere tutte di peiinello ese- 

guiteda Francesco Maggiotto: al che fare neppur mi sarebbe suf- 

ftci^nte il dar iiitera publicazione al suo ineutovato libretto : reputo 

bastarmi il ricordar quelle, ch' esidtono tuttora, o che esistevaiio 

nelleChiese di Venezia e nelle Chiese delle sue Isole, noiiche in al- 

cune dalle veneziane fainiglie, accio di queste i nostri cultori si 

abbiano piu facile traccia ; e ricordero pure altre pitture eseguite 

da lui per persone e paesi stranieri, uientre di esse, senza il soc- 

corsodelle memorie dell' autore, assai diflirile re ne sarebbe la co- 

gnirione. 

Egli adunque eseguiva, fi^v la (^hiesa di : 

S. Giovanni in Bragora, una pala rappresentante S. Her- 
mrdino, S. Vhwenzo, S. Rocco, Sfwf Antonio Abate e Sanfa 
Maria, segnatevi solto le iniziali F. M. ; due quadri pel coro, che 
rappresentano, I'uno il Sagvificio d- Aby^amo, T altro \\ prof eta 
Elia risvegliaio dalC Angelo: un i^. Pieiro (1). 

S. Giovanni in Oleo, il martirio del Santo titolare (2). 

»S. Moisdy nella Sagrestia, un S, Pieiro (3). 

& Salvatore, un quadretto rappresentante iS. Luigi Gonza- 
ga. Questo e indiciito dal Moschini (4), ma non dal Maj^giotto nel 
«io libretto, in cui, invece, e detto che nelP anno 1775 dipinse un 
S. Luigi Gonzaga, per la Chiesa di S. Giuliano. 

S. Geremia, il transito di S. Giuseppe (5). 

S. Ffvzncesco delfa Vigna, in un quadro ovale, p<»r la (){jp- 
pelladiS. Pietro (0), la penilmza e fa medifazione, 

S. Ternita, ora demolila, la pala che serviva per V altar 
waggiore, e che rappresentava la SS. Trinitd ado rata dagli An- 
9^li: una paletta con N. IHelt^, per la Sagrestia (7). Questa paletta 
^i* esiste nella predetta Chiesa di S. Francesco della Vigna (8>. 

S. Leonardo, pure demolita, una pahHta rappresentante la B. 
^^*gine d<d par to (0). 

(I) ifeMorie inedite del Maooiotto: o Moscium. p;ipr 83.85, vol I della 
^**iidapf' fa citfa di Vniezia, Venezia, Alvisopoli, MD(C:( XV 
{2) Pag. 129 del suddetto vol. 1 della Guida dt»l Moschini. 

(3) Pag 5'22 dello stesao vol. I dclla Gutda del Moschini. 

(4) Pag. 047 del citato vol. 1 della Guide del Moschini. 

(5) Pag. 51 del vol. II della Guida del Moschini. 

(6) Magqiotto, sue Memorie inedite. 

(7) Suddette Memorie inedite del Maggiotto 

(8j Pag. 58 delV Itiniraire ecc. citato nella nota 3 u pag. 298 
v9| MetMjrie inedite del Maggiotto. 



300 

.Si. Servilio, due tavolo, neir una il Crocifisso, con S. Gw- 
vanni di Dio in atto di adorazione ; neir altra la Sacra Fami" 
glia (I). 

jS. Lazzaro degli Armtnij la nasctla di N. S, G, C, col no- 
me deirautore, segnatovi V anno 1803; — due quadri, V uno col 
pairiarca Isacco, e V altro col Santo dottore Mestrop, Perd inoiti 
altri dipinti ha eseguiti d' incarico .de' PP. Armeni, senza che ne 
consti la destinazione (2). 

S. Giorgio in Alga, ora demolita, una pala con S, Teresa, 
S, Giocayini delta Croce e la B, V, delta inca)mazione ; due qua- 
dri, con mezze figure, nell' uno la B, V, del Cartnine, e nell' altro 
la B, V. delta incamazione, Altra pala, con la B. V., il Bambino 
Gesii, S, Gioachino e S. Anna (3). 

Nella Scuola grande di iS. Giovanni Eoangetista dipinse il 
soffitto, con avervi rappresentato il Irion fo delta C/'Vce ; fece, inol- 
tre, quattro chiaro-scuri, con ptittini, che portano strutnenti delta 
passione (4). 

Nella Scuola grande della Caritd, V anno 1770 esegui ua 
quadro, che rappresenta il Giudizio di Satomone, e che ora esisle 
nella Chiesa di Gesii e Maria (5). 

I guardiani pro-tempore della Scuola grande di iS. Rocco 80- 
levano ciasrun anno comrnettere al Maggiotto alcuni quadri, per 
essere offerti, il giorno della solennita del Titolare, al Doge e ad 
altri cospicui personaggi, ch' esercitavano una specie di protelto- 
rato sulla Scuola niedesima. Neir anno 1797. il guardiano di allo- 
ra, Andrea Eiortolotti, avea gia commesso i soliti quadri, ed il 
Maggiotto ne li aveva approntati ; ma, perche la caduta della Re- 
publica avvenne oltre tre mesi innanzi la dctta solennita, cos) il 
quadro ch' era destinato al Doge, e che rappresentava la B. Ver- 
gine, con il Bambino Gesii e S, Giuseppe (6) rimase al BortoloUi 
stesso, la cui pronipote, dal lato materno, sig. Luigia Rressanin, 
moglie air illustre sig. cav. aw. Andrea Sicher or lo possede, e 
bene a ragione lo tiene carissimo, pe' molti pregi artistici, che ne 
lo adornano. 

(1) Patr. 382 del vol. II deUa suddrtta Gnida del Mosciuni. 
(2: Papr. 379 dello stpsso vol. II della ridetta Ouida^ e Paolktti, Fiiw di 
Vtn^zia. tome I, pap. 196. 

(3) MemorU originali dpi Maggu^tto. 

'4) AfftHorie suddette. 

i!S; Memorie suddette, e pap. 253 del njenzioHato Itiniraitf ecc. 

(6; Memorie suddette. 



301 

L* egregio sig. cav. nob. doit. Giuseppe Zannini del fu dott. 
Paolo, possede uno stupendo ritratto del Doge Paolo Renter (1), in 
mezza figura colossale, e con le insegne ducali, a cui il Maggiotto 
infuse pieno alito di vita, e quel maestoso carattere, veramente 
priii<;ipesco, che con tanto senno fu sostenuto da cotesto Doge, se- 
condo che da* biograti imparziali gli fu attribuito. Tale prezioso 
ritratto fu eseguito di conimissione dello stess(» Doge, e pervenne 
in eredita al sig. dott. Zannini dalla propria madre, contessa A- 
driana Renier di Antonio, il quale fu prouipote al Doge medesimo. 
Anche la veneranda monaca, Maria Luigia Pegorini , cente- 
naria, tuttor vivente in Murano, possede un quadretto del Mag- 
giotto, che rappresenta la B, Vergine ed alcuni Sanii, 

lo, pure, credo non ingannarrai, se attribuisco al Maggiotto 
an quadretto, che posseggo, di fornia ovale, in cui sonvi la B. Ver- 
gine, U Batnbmo Gesie e S. Giovfinnino, 

Per r illustre medico in Venezia, Gian Pietro Pellegrini, giu- 
dizioso raccoglitore di opere di pittura, il Maggiotto compose, in 
vari tempi, molti dipinti, tra' quali, neU'anno 1787, il di lui ritrat- 
to, il quale ora decora le sale deir Ateneo Veyieto, di cui il Pelle- 
grini fu Presidente (2). 

Per la celebre galleria del conte Bonomo Algarotti-Corniani, 
similmente il Maggiotto compose, in varie epoche, alcuni dipinti, i 
qoali sono i seguenti, secondo che rilevo dal suddetto suo volume 
manuscritto : nell*anno 1766, sette disegni ed un quadro con 
^poUo e le muse; nel 1767, due copie ad acquarello di dipinti 
^l ZuccarelUj ed altra copia di un dipinto di Giambattista Tie^ 
poh; nel 1768, il rilratto del predetto conte Bonomo; nel 1771, 
un quadro rappresentante AHanna e Bacco; e nel 1772, una mez- 
tt Sgura di donna turca, dipinta sul rame. 

Morto il conte Bonomo Algarotti-Corniani il 9 Settembre 
'776, la figlia di lui pose in vendita la suddetta galleria, insieme ad 

(1) Nato I'anno 1710; olctto doge il 14 GenDaio Mid. e morto il 3 Feb- 
^io 1789. 

(2) 11 ritratto, senza la scorta delle nriprinali note del Magrgiotto, andava at- 
^bQito a Pietro Longhi. II Pelle;.^rini, poi, fu il medico dl cui si ^ valuto, anche 
i^n^Qltima cura, il Magp^iotto, essendo efrii indicato nelPatto mortuario di easo. 
^ioisi banno notizie nel Moschini, Letteratura renfziana, t. 3, pBg. 236, e nel 
^akdolo, Caduta della Hepubblica di Venezia, pag. 410, 411. Inoltre veg^gasi la 
"iteresBante sua biografia nel Discorso del fu celebre Francrsco Aglietti, che 
"^iowrito nelle pag. 94-105 degli Atti della 8e$sione pubhHca deH* Ateneo Ve- 
«^o, tenuta nel giorno XXVI M'fggio AfDCCf'XVI 



302 

una collezione di libri d'arte; e I'illustro architetto Giovaimi Anl 
nio Selva iie fece la descrizione, la quale fu stampata, per6 sen 
il suo nome, in un volume intitolato : Catalogue dcs tableaux, d 
(lesseins, ef des lirres qui traitent cle V art du dessein, de la G 
Icric du feu Comte Al{faroUi a Venise, senza luogo, anno e i 
me di stampatore, ma verso il 1780. Fra i piu insigni autori ( 
dipinti di questa Galleria emergono : Gian Bellino, il Buonconsi{ 
Paris Bordone, Paolo Caliari, Vittore Carpaccio, Cima da Con 
gliano, Alberto Durero, il Guerciuo, Francesco, Jacopo e Leand 
Da Ponte, Pordenone, Poussin, Andrea del Sarto, Antonio Va 
dych, Tiziano Vecellio, Leonardo da Vinci, Martino de Vos ecc., 
fra i modorni : Antonio Canal, Domenico e Francesco Maggiot 
Sebastiano e Mirco Rizzi, Giambattista Tiepolo: del qual ultimo 
ammiravano tredici stupende pitture, di soggetti intereasantissii 
e ben 114 disegni originali. Ma, ecco, come, nella pagina XV ( 
citato Catalogue^ vennero descritti due de' dipinti suddetti del n 
stro Autore : 

« Majotto Francois, vivant. 

» Bacchus devant Ariane qui plexire ei que Vdnuscourown 
» celte Ddesse est sur smi char dots fe airs, el f Amour d 
» coche un Iraile a Ariane. Bacc/ius est accompagni rf* u 
» nwnbreuse suite de Satyresy de Faimcs el de Dacc/unUi 

> Quelquesunes de ces demieres sont elendues par terre, el b 

> vetii ou se diverlissent, Dans le lointain paroit sur un Ane 

> bon homme Silene qui ne pouvant se soutenir s' appuye s 

> les Salyres et les Faunes gui V entourenL Ce tableau est rf* u 
» fort belle composition, le tlessein el le coloris en sant exa 
» lens, 

» Sur toile, haul 2, p. 5, p, I. 2, p. g. p. 

» Une jeune Turque tenant en maine mie tasse de Ca^ 
» EUe a en Idle un joli Turban, et scs epauies sont couven 
» d* une pelisse ; demi figure, 

» Sur cuivre haul 1, p, 2. p, I, /, p, 11, p, ». 

E, nelle pagine XLIV, XLV dello stesso Catalogue, 6 fat 
menzlone, come segue, di altri lavori e disegni del Maggiott 
ch* erano nella suddetta galleria : 

€ 7 au crayon ; 

> 1 au pastel noir sur papier de cnuleur enhnnind depldtr 
» 4 teles a hi plume : 

> 2 laces. Copies des fableaiuv de Fran/y)is Zucca^'elli*. 



803 

II Maggiotto esegu'i pitture per altre gallerie di Venezia, come 
r quella di Girolamo Manfrin [1), e, cio^, nel 1787, Bersabea al 
btM^no; nel 1799, qualtro quadri, chc sono : Ercole, la mrth e la 
P€^-utld ; Ercole die uccide V idra ; Ercole che combaite i Cen- 
iaT€ri: ed Ercole die at terra A die loo. 

Per commissioiie, poi, di patrizi veneti, esegui i lavori che 
seguono : 

Pel N. H. Agostino Mora di S. Antonino, negli anni 1760 e 
1761, cinque quadri, tutti relativi a faUi di'Alessandro Magno ; 
inoltre un Ecce homo, con due Sand, ed un altpo quadro. 

Pel Procurator Erizzo, nel 1763, una paletta rappresentante 
S. Lii^i Gonzaga; e nel 1772, tre quadri rappresentanti Plutone 
che rapisce Proserpina, Galatea sopra il mare, Zefiro e Flora. 
Nel 1765, per la famiglia Manolesso, quattordici quadri ; e, per 
quella de' Sagredo, una paletta con la B. V. delta pietd e Cristo 
tnorto. 

Per la famiglia Michieli a S. Giustina, nel 1769, quattro ovali 
ill chlaro-scuro, rappresentanti le Stagwni, 

Pel N. H. Pietro Barbarigo, nel 1773, la B. V. colBanibino; 
€» per incarico dello stesso, ma per uso della Chiesa d* Oriago, nel 
1772, una pala d' altare, con T Assunta\ nel 1776, il soffltto con 
la Coronazione della B, V., nonch^ due nicchie a chiaro-scuro. 
Pel N. H. Daniel Farsetti, nel 1773, S. Francesca Romana. 
Per la famiglia Dona, in Riva di Hiasio, pure nel 1773, Ra-- 
c^iele al pozzo. 

Per la famiglia Pisani a S. Stefano, nel 1774, due quadretti, 
Jitoiruno il Redentore, e nell' altro la Beata Verginc ; nel 1791, 
due ritratti, V uno del Doge Manm, e T altro della Dogaressa sua 
Dioglie, per completare la serie de' ritratti gik venduta dal Pinelli, 
conae si e acceunato di sopra; e, nel 1795, alcuni altri ritratti. 

Nel 1775, pel N. H. Andrea Querini, una paletta con S. Tere- 
*^ ; e pel N. H. Grassi, una simile paletta, con Y Assunta, 

Pel N. H. Giulio Corner, nel 1779, quattro quadri ; La Sa- 



<1) Vegrgasi a p. 107, tomo II del Moschini, Letteratura reneziana. — Nel 
^^2 Tegregio Ab. Giuseppe Nicoletti public6 in Venezia, coHe Btampe di 
^^00 VineDtini, in 8.o, un diligente Catalogo della Pinacoteca Manfrin in Ftf- 
*^z^, per la parte or posscduta, per ragione di eredit^, dalla N. D. Sign. Mar- 
cbesa Una Plattis vedova Sardagna. Nella pag. 40 di questo Catalogo constano 
^anistenU i quattro dipinti, chc 8i sono indicati C8cguiti dal Maggiotto V anno 



304 

pienza, la Sioria ed il Tempo; Archimede, la MatetnaUoa e 2a 
Geometria ; Apollo, la PUtura e la ScuUura ; Orfeo, la Muskm 
e la Pocsia; e, nel 1789, la Beata Vergine, in mezza figura. 

Per la N. D. Laura Collalto, nel 1781, Ire quadri : la Flagef- 
lazio7ie ; la B. V, con il Bambino Gesu ; S. Agosiino, 

Pel N, H. Savorgnan, nel 1786, due Aposioli, a chiaro-scuro. 

Per la N. I), ('.hiara Barbarigo Rarbaro, nel 1787, quattra 
quadretti, dei quali non constano i titoli. 

Per r ab. N. H. Correr, nel 1789, Psiche e Cupido, GakUem 
sill mare. 

Secondo die ho detto piii sopra, ometto il dettaglio de* mol- 
tissimi lavori esoguiti dal nostro autore per altre famiglie venezia- 
ne, e quelli pure ese^uiti per le citta e pei paesi del Veneto e dellc 
Lombardia, a scopo di evitare ulleriori particolareggiate menzioni 

Oinetto del pari le indicazioni de' lavori, die frequenti si pre 
sentano, come ho pur detto, per persone dell* Armenia, le quali l 
pill spesso sono indeterminate nel menzionato libretto. Di altri di- 
pinti, per commissioni di stranieri, accennerd ai seguenti : 

Del sig. Sertikoff, moscovita, nel 1762, un Soflitto grande, tf 
quattro sopra-porte ; nel 1765, spedi in Moscovia, sei quadri, tra. 
quali, alcuni contenenti copie tratte da dipinii del Pittoni e d» 
Piazzetta ; ed altri quadri sperh colk il successivo anno 1766. 

Di monsieur Person, nel 1770, due quadri, nell' uno Ifigenia 
sa^tnficata, e nelP altro Ulisse ed Ajace che contendono per le 
armi di Achille; e nel 1775, una copia da dipinto del Guercino. 

Pel sig. Ambro Maruzzi, nel 1771, Dia}ia ed Endimionr 
Veneree Vulcano: e nel 1773, un disegno ad acquarello iratto dc 
una pittura del Tintoretto. 

Delia Chiesa di S. Antonio, nel Quarnero, Tanno 1772, un sofiit 
to rappresentante la S.S. Trinitd, S. Antonio Abate e S. Gregarit 
martire. 

Di miledi Duncan, nel 177 7, Ve}iere che compavisce ad Eneat 

Di monsieur Detours, nel 178.'3, sei modelli, rappresentanti 
Merciirio, che rccide il capo ad A rgo ; Vulcano che falbrica C 
armi ad Enea ; Archimede, die contempla la Sfera ; la Sioria 
Arianna abbandonata da Teseo, con Bacco ; S. Anna;e,n0 
1789: Un baccanale di puftini: Diana ed Endimione; Salmae^ 
ed Ermafrodito; Enea, che porta Anchise; Paride, che rapise^ 
Elena : di piii, quattro mo Jelli con favole di Enea, ed i modelli del 
r Adorazionc r(e^ Re Magi, c delle Nozze di Cana Galilea, i ci* 



305 

due ultimi dipinti il Maggiotto aveva eseguiti per le Madri Dimes- 
8a <li Padova (1); inoltre altri modelli; e, nel 1790, un quadro 
cork figure diputtini. 

Oi monsieor Narset Hambur, nel 1783, un quadro della iVa- 
tdia di M. K, con S. Giuseppe e S. Anionio Abate. 

Di S. E. Simeone Mordinoff, ministro di Russia in Venezia, nel 
1788, Diana al bagno, ed AUeone mutato in cervo; nel 1789, 
Saimace ed Erniafrodito ; il giudizio di Paride; Venere ed A- 
done; Arianna e Bacco; e, nel 1790, S. Giovanni Battista nel 
ieserio. 

Di Matteo Lovrich, da Sim, nel 1790, una pala d* altare rap- 
presentante iulH i Santi. 

Di Giovanni Vatson, Ministro d' Inghilterra, pure in Venezia, 
il 30 Seitembre 1793, una B, Vergine, con il Bambino Gesi, 

A Cadice, poi, a mezzo di Nicold Cavalli, spedl, nel 1785 sei 
(|uadri, che rappresentavano : Eolo che sciogUe i venti contro le 
namdiEnea; Venere, che comparisce ad Enea sulle spiaggie 
Mia Libia ; Diana, die salva Ifigenia ; Diana al bagno ; S. Pie- 
tro, e S. Maria Maddalena. 

Ed a Curzola, a mezzo di Giacomo Ismaelli, nello stesso anno 
1785, sped] una paletta della B. V. della cintura, con S. Miche- 
lle, S. Agosiino, S. Monica, S. Carlo Borromeo, e S. Agaia, 

Ma, il Maggiotto, oltreche applicarsi cotanto assiduamente nei 
Tiri rami della pittura, con che soddisfare alle si estese e mai in- 
tototte commissioni, che riceveva, esercitavasi eziandio al pro- 
gnsso delle scienze fisiche. Difatti ei diede a stampa una propria 
UHera, in data 15 Febbraio 1781, nella quale fece conoscere una 
ottcchina elettrica, da lui inventata, a disco composto (2). Un Tran- 



(1) Qiieste ed altre pitture fieitte dal Maggiotto per le MM. Dimesae id Pa- 
^a,s(mo rioordate a pag. 80 del volume Le PiUure, ScuUure ecc. di Padova 
^m i iwa ^g detcHtte da Pibtbo Bbandolesb, in Padova, 1795, in 8.®. II Ros- 
^"n, oella pag. 122 della Descrizione delle pitture, scuUure ed arckitetture di 
f^i^H, Padora, Seminario, MDCCLXXVl, in 8.**, fa un magnifioo elogio al me- 
^trtiftioospiegato dal Maggiotto in un soffltto da lui dipinto nel coro delle 
>"ddette MM. Dimesse in Padova. 

(9) Ha il seguente titolo: Lettera di Francesco Maggiotto Pittore ed Acca- 
^^itkt delta puUliea Accademia di Pittura^ Scultura ed Architettura di Venezia 
*^ Clementina di Bologna, alVilluetre Profeesore nelV Univereitd di Padova 
^B(§nor Abate Giuuppe Toaldo^ sopra una nuova costruzione di macchina elet- 
^. k on opusoolo di pagine 12, con una tavola, senza indicazione di anno, 
^i iQogo e di Dome di staonpatore. 

20 



306 

sunto della citata Leitcra venne inserito nella Raccolta degli Opii 
scoli di Milano (1). 

Nello stesso anno 1781, il Maggiotto publicd un altro opuscok 
nel quale si contengono alcune Esperienze, che provano V eUtivUi 
delUi siiddetta macchina elettrica, ed alcune Considerazumi sc 
pra il fluido elettrico (2). Questi scritti vennero riprodotti nell 
succitata Raccolta degli Opuscoli di Milano (3). 

Inoltre, nelle pag. 210-214 del pregiatissimo Giornale inti 
tolato Progressi dello spirito wnano nelle scienze e nelle art 
anno MDCCLXXXII, alii Confini d' Italia (Venezia), in 4.^, tro 
vansi inserite altre Considerazioni elctUncJie del sig. France^t 
Maggiotto veneziano (4). II Redattore di esso Giornale vi premis 
un assai favorevole articolo, dal quale di buon grado togliamo 
seguenti brani : 

4c II Sig/ Francesco Maggiotto e un valente Pittore, figli 
» d' altro buon Pittore, che colle sue opere di pennello sostiene fi 
» i primi T onor della Scuola ed Accademia Veneziana. Dotato ( 
» Dio di penetrante e limpido talento e di soavissimo caratter 
» nelle ore sue libere, con altro fratello pure ingegnosissimo, si 
» grato divertimento vuol die sia V operare in macchine, o da e» 
» pensate, o perfezionnte. Escogito quindi, e pose ad esecuzioi 
» con aggiustatezza ed eleganza non comune, quella nuova Mcu 
» china Eletirica a disco coniposto, ch' ei descrive in lettera stai 
» pata e diretta al Sig. Ab. Toaldo Professore di Padova, la qu 
» macchina avendo questo di proprio, che si pud portare a qui 
» lunque grandezza, atta perci6 a raccogliere ogni gran quanti 
» di fuoco elettrico, deve portar il vanto sopra tutte le altre pi 
> blicate sin ora nel suo eifetto. Difatti, con un quarto di giro a] 



(1) Veggasi a pag. 06-68 del tomo V degli Opuscoli scelii suite seUnst 
suite arti ecc. In Milano, presso Giuseppe Marelli, in 4.° 

(2) Questo opuscolo k di pag 28, cx)n una tavoln, ed ha il titolo se^en 
Saggi sopra V attivitd delta marrkina elettrica costruita da Francesco MogguA 
Pittore Accademico ecc; ed a'cuni riflessi intomo all' elettrico Jfuido, Vena 
MDCCLXXXI, Pietro Marcuzz', in 8." 

(3) Veggasi a pag. 244-252 del tomo IV degli Opuscoli scelti, dtati nc 
precedente nota (1). 

(4) Ne vennero tirate alcune copie a i)arte del detto Giornale, coirsTei 
formato un opuscolo di 20 pagine, in B.", senza luogo, data e nome d! Btamj 
tore. Vi si ^ conservato il titolo di Considerazioni elettriche. Lo scritto meik 
mo venne anche riprodotto nel suddetto ton^o V degli Opusroti srelti di Mila 
dalln pag. 109 alia 117 



307 

p pena, fa scintillare tutta una camera, e pone in gran distanza 
» 1 ' Elettrometro in convulsione, tirandosene, non diro scintille, ma 

> €^orrenti di fuoco lunghi di molti pollici ecc. ». 

Poi soggiunge : « Ora il Sig/ Maggiotto espone alcuni suoi 
» pensamenti sopra un' ElettriciUi universale, ed applica la sua 
» €^6oria in particolare al sistema celeste, e alia spiegazione de* 

> ixoti Planetarj ecc. » E conchiude : « Egli estende il suo sistema 

> £i spiegare la conversione della Luna verso la Terra, che proba- 

> l3ilmente ha luogo negli altri Satelliti, rispetto ai Pianeti loro 

> principali, indi le escursloni tanto eccentriche ed esorbitanti delle 

> Comete )». 

Gli Scienziati di quel tempo accolsero con piena soddisfazione 

sifiatti studi, che manifestavano, anche per questa parte, V ingegno 

di cui era fornito il Maggiotto. L' Accademia di Londra lo rimerito 

di premio e lo aggrego a socio (1); ed il Prof. Toaldo, nella ristain- 

pa del suo Saggio metereoJogicOj nella pag. 63 e seguonti, in occa- 

sione di versare sulle nuove conghietture, circa il modo di operare 

degli astri gli uni sugli altri, concorse ad amraettere lo stesso elet- 

trico principio, gia ritenuto dal Maggiotto medesimo (2). 

Esso aveva estese cognizioni anche in materia di Ottica, d' on- 
de esegui microscopi solari, telescopi, caraere oscure ed altri stru- 
loenU, che riuscirono di massimo effetto (3). Tutte le quali mac- 
chine, oggetti scientifici, modelli, stampe, schizzi e libri d' arte la- 
sci6 in legato al proprio figlio Domenico. Ma poscia le stesse mac- 
chine vennero acquistate dal fu mons. Antonio Maria Traversi, 
benemerito Provveditore del Convitto e Direttore del Liceo di 
S. Caterina, ora Marco Foscarini. Egli le aggiunse al gabinetto di 
fisica, tuttavia sussistente nel Liceo stesso. 

Anche il gabinetto dell' University di Padova possede del 
Maggiotto una macchina elettrica a grande disco. 

n Maggiotto a' suoi alunni di pittura insegnava anche le prln- 
cipali nozioni di geometria ; e, per loro fondato esercizio, aveva in- 
stitoito uno speciale studio di prospettiva (4). Pertanto, egli ^ au- 

(1) Veg'g^i Autobiografia inedito del pittore Carlo Bevilucqua, Del Codice 
iri^Ooogna di N. 8377, ora nel Museo Correr. 

(2) 11 fovorevole giudizio espresso dal prof. Toaldo venue riferito d:il Mag- 
Jfiotto nella pag. 20 delPopuscolo citato nella nota (4), pag. 300, c^l titolo, come 
**P«i, dl Considerazioni elettrichc. 

(3) V. 8udd. Autobiografia del Bevilucqua. 
W) Id., id. 



308 

tore altresi di un* opera, cire inedita, e chc porta segnato ranno 
1790: consta di due volumi, in formato di foglio graade, scritti 
di sua mano, il priino de' quali contiene alcuni Element* di Ge(h 
metria pratica, ed alcune Lezioni di Prospeiiiva pratica ; ©d il 
secoudo volume contiene le tavole delle relative figure, che sonc 
disegnate e lumeggiate colla perizia propria dell* autore mede- 
simo. E posseduta quest* opera dal suddetto sig. cav. Angelc 
Magi^iotto, il quale possede pure del suo avo un altro voIudm 
scritto di sua mano, ed intitolato Le Pitlure delle ctdese di Ve- 
nezia e delle isole circonvicine, estratte dallo Zanetti e pasU 
per affabeto. Mediante questo lavoro il Maggiotto ha ridotto a( 
altro metodo quello tenuto dal detto Zanetti nel succitato suo li- 
bro Delia Pitlitra oeneziana ecc. ; giacch^ in questo le pittun 
trovansi riunite sotto i rispettivi autori, ciocch^ apportd la neces 
sitk di ripetere, di volta in volta, cio^ sotto ciaschedun autore, 
luoghi in cui quelle esistono, mentre il Maggiotto intese ad indica- 
re i vari dipinti esistenti in ciascheduna Chiesa ed in ciaschedur 
luogo publico. In pari tempo intese a regolare qualche inesattezu 
trascorsa alio Zanetti, a supplire a taluna ommissione, e ad ap- 
porre alcuni dipinti, dove, dappoi, vennero aggiunti. 

Negli anni 1796 e 1797, furono publicate alcune incisioni if 
rame , denominate Fasti veneziani , le cui invenzioni erano d 
Francesco Maggiotto, di Doraenico Tiepolo, di Jacopo Guarana 
dl Pier Antonio Novelli e di altri, con le descrizioni, oh* eram 
ritenute dell* ab. Melchior Cesarotti. Successivamente tali incision 
vennero riprodotte, con Y aggiunta di altre, e con illustrazioni de 
fu erudito ab. prof. Pietro Pasini (1). 

Non tutti si fecero coscienza di rispettar a dovere gli stess 
migliori artisti del secolo XVIII, se si eccettuino il Capo-Scuofa 
Giambattista Tiepolo, e, nella prospettiva, Antonio Canal ; chd b 
evoluzione, in fatto di pittura, statavi introdotta, quasi legittimc 
una specie di biasimo verso coloro, che, vissuti in tempi anteriori 
si erano attenuti ai vecchi metodi. Anche il s'l buono e dotto nob 
Antonio Diedo, che pur esso, in linea delle sue cognizioni architet 
toniche ed estetiche, apparteneva alia vecchia scuola, per brucian 
un grauo d* incenso alia nioda, non si trattenne dallo scagliare uni 
pietra <?ontro quelli dei suddetti pittori, che allora piii non vive- 



(Ij Sono ricordate dal Cicoona a ptig^. 90 del Saggio di bihliografia vtm^ 

ztana. 



309 

Tano, ma che si erano Irovati aurora in vita nei primi anni del 

secolo rx>rrente. Ecco le parole del Diedo : « Allorche il Maiteini 

» lonc6 Vinegia, era la pittura sostenuta tlagli sforzi di un Pier 

1 Novelli, di un Francesco Maggiotto. dei due Guarana, di un 

1 Codtantino Cedini, di un Alessandro Longhi, di un Gio. Battista 

» Canal, iutti fomiti dalla natura di doni, ed alcuni, fra i quali il 

» Maggiotto, autori di opere non oscure, ma, qiial piii qiial meno, 

p ligi aUe vecchie p^^atiche (1) ». 

L' egregio sig. Luigi Sernagiotto. poi, nel volume Natale e 

felice Schiavoni, Vita, opere ecc, Venezia, Longo, 1881, in 8A 

81 manifesta assai piii inalcontento verso i pittori della fine del se- 

colo XVIII, e cid in occasione di parlare intorno a Francesro Mag- 

giotto, quale antico maestro di Natale Scliiavoni ; deplora il fatto, 

come di notevole pregiudizio alia riuscita di esso. Senonche, a cal- 

mare la spiegata inquietudine, vorremmo notare : 1. che breve fu la 

durata di tale Scuola, essendosi limitata, come trovo nelle ripetute 

origmaH Memorie, al periodo dal 5 Ottobre 1790 al 23 Dicerabre 

1797 ; 2. che niuno meglio del sig. Sernagiotto seppe valutare il giu- 

slo merito pittorico raggiunto dallo Schiavoni, merito che ci guaren- 

tisce da ogni sospetto che danno siagli provenuto da quella Scuola. 

Indipendentemente, perd, da tali opinioni e da ogni spirito di 

passione, quanto a noi, non duriamo fatica nel riconoscere il di- 

rilto pertinente alia storia, quello di bilanciare il merito degli ar- 

li«li. non secondo le volubili traccie della moda, ma secondo i reali 

progressi dell' arte, e secondo Teffettiva impronta ch* essa in cia- 

scun'epoca lascia dietro di s^. 

Autorevoli ed imparziali testimoniahze di lode non mancarono 
A Maggiotto anche vivente, cioe quando V invidia era accesa, co- 
me abbiamo accennato; alle quali aggiungeremo qnella, che gliene 
Iribulava Pellegrino Orlandi, coll' averlo annoverato fra i piu di- 
stittti pittori (2). E, dopo la sua vita, gliene resero encomi il Mo- 
schini(3), il De Boni (4), il Dandolo (5) ecc, e quanti giustamente 

(1) Pa^. 17 AeWBlogio di Teodoro Maiteini, neprli Atti deft' l. R. Accade- 
^UUUemrtiin Venezia,pitr la distribuzione dei premi negli anni 1840-1841. 
VoKtia, Antonelli, in 8.*. — II Diedo nacque Tanno 1172, e moH nel Gennaio 
1^7. Vedi pag. 104-108 del Dandolo, la cnduta di Venezia. 

(2; Vegrgasi nella colonna 1327 deW Ahbecedario pittorico dei prof esxon pik 
^^f^riin pittura, ncultura ed airkitettura ecc. Firenze. MDCCXXXVIIl, in 4.* 

(3) Opere citate. 

M Biograjia degli artisti, pap. 506. 

(5; La caduta della Bepuhblica di Veneiitf^ pap. 442-444 



310 

apprezzano il vero iiierito. Altri ne coiifusero le opere con quelle 
del padre suo, come il P. Domenico Maria Federici (1), il quale fti 
seguito da Lorenzo Crico (2). Lo sti^sso Lanzi, nella sua Storia 
pittorica deW Italia (3), per avere accennato al solo Domenico 
Maggiotto, lascierebbe luogo a dubitare di non avere avvertito 
air esistenza altres^ del figlio di esso e delle raolteplici e pregialis- 
sime opere proprie. 

In qualj^ivoglia modo, per altro, io reputo che, dal fin qui delto, 
i lettori abbiano attinto a sufficienza, per valulare quale grado di 
merito si avesse Francesco Maggiotto, il quale era pienamente co- 
nosciuto e stiinato dai suoi contemporanei, per le opere non sola- 
mente, ma eziandio per le cure irapiegate nell' insegnaraento publico 
e privato dell' arte pittorica ai giovani allievi. Quanto all'insegna- 
mento publico, giudico non esser mestieri Y intrattenerci, bastando 
considerare, che la scelta fattane di lui, proveniva dai preaccennati 
voti spontanei dei suoi colleghi d'arte; e, quanto air insegnamento 
privato, apprendo da original! e precise memorie, che si serbanodal- 
Tegregio pronipote, come il Maggiotto solesse impartirlo ad uneste- 
so nuraero di giovani patrizi, od appartenenti a distinte famiglie. II 
celebre Francesco Bartolozzi (4) affidava a! Maggiotto, a decoirepe 
dal 1 Gennaio 1772, la instruzione nel disegno del proprio figlio Gae- 
tano. Ci6 solo basterebbe a stabilire da quanta rinomanza, fino da 
allora, il Maggiotto fosse circondato, da parte di giudici cotanlo 



(1 ) Memorie tririgiane tulle opere di disegno, volunie secondo. Veuriia, An- 
dreola, 1803, in 4." Ivi, il Ft derici ricorda la tavola rappri^sentniite la B. Verfi^t 
del Rosnrio neiraltar niajrpriore nella Chiesa deirospitale di Troviso, la paiadi 
S. Oiacomo Apostolo e di S. Crixtforo nella chiesa di S. Stefano, pure diTrevlao, 
e nella parrocchiale di Maerne ricorda la pala del Carmine^ ed aitra pala »» 
S. Antonio, pero ritenendo erroncamente che le tre prime sieno di DomenifO 
Mag^jriotto. e che la quanta soltanto sia di Francesco, luentre tutte e quattrosono 
lavori di esso. g-iuata il succitato suo libretto nianoscritto. Apprend<»i*i inoltrf* 
dal ms. medesimo, che la suddetta pala per la chiesa di S. Stefano in Treviao, w 
esepruita Tanno 1770, per coniniissione del celebre niatematico con te Giordano 
Riccati. 

(2) Lettere sulle belle arti trivigiane. Treviso. Andreola, MDCCCXXXlII* 
in 8.**, pacr. 59. 61. 

(3) T. III. pa<?. 293 dell'edizione di Milano Pilvestri. MDCCCXXIII. 

(4) Appellato antonomasticamente Vincisore delle grazie; nacque a Firenia 
nel 1730, ebbe i primi rudimenti dal Wagrner, come abbiamo detto nella p. 2W| 
esercit6 Parte con jjrande plauso in Firenze, Milano, Venezia e Londra: nKirt 
I'anno 83° di sua eta, cio^ II 1K13. in Lisbona. Ferr.^rio, Le classtcke ttst^P^^ 
Milano, Bravetta, 1836, in 8 °, pag. 31-37. 



311 

mpetentu e la cui indubbia iinpur/ialita si riflelteva, non cl\ al- 
>, suiroggetto piu sacro e caro rhe possa interessare al cuore 
UB provvido padre. Ne i buoni discepoli gli fecero niai difetto, 
6» oltre ai prenominati Pedrini e Florian, trovo essere stati alia 
A Scuola, fra i molti che potrei citare, un G.Carlo Bevilacqua (1), 
Lattanzio Querena (2), un Luigi Zandonieneghi (3), un Natale 
hiavoni (4), un Odorico Politi (5), e, per evitare esuberanza di 

(I) Carlo Bevilacqua fa assai valente pd operoRissimo artista ; nacquo in Ve- 
ja il 3 OeDoaio 17*75. e quivi mor\ II 28 Af^osto 1849. Di lui, quand'era 
Ito gioTane, fece meozione 11 Moschini, nella papr 86, tomo terzo, della 
•ieraiara veneziana. Una sua Autobiografia inedita, della quale abbiamo fatto 
ino nella paj^. 307, note 1. 2, 3, trovasl inserita con alcuni documcnti re~ 
K^i, sotto il pro{^. N. 22 nel Codice k'\^ di Emmanuele Cicognia, contrnsse- 
ato col N. 3377, ora esistente nel patrio Museo. In essa scrisse il Bevilacqua : 

« Quasi due anni fui vagante da uno ad altro pittore, facendo poco pro- 
Stto nello studio : finalmente (nel 1789; si stabill di i)ormi sotto la direzione 
11 Francesco Maggiotto, che godcva fama di prinio pittore in Venczia. Con- 
tento io allora, mi dedicai con tutto V ardore alio studio, in modo che, passato 
an anno, cio^ nel 1790, ottenni il terzo prcmio pel disegno dal nudo netla 
pnblica Accademia di pittura, e nel 1791. pel disegno pure del nudo, in con- 
oorrenza di molti, ne ottenni il primo. Tutte le ore della mattina attendevo 
alio studio nella scuola del Maguriotto, e qualche ora dopo il pranzo, mi porta- 
ge nella galleria Farsetti a studiare le piu celebri statue, tratte in gesso ecc. ». 
II Bevilacqua narra, inoltre, che continuandn egli nella scuola del Mag- 
iotto (che oonsta averla Trequentata sino alia fine del Decembre 1794) Tanno 
7%, col oonsiglio dello stesso Magpriotto, si prenento al grande concorso di 
littara, cb'era stato aperto dair Accademia di Para. a, il cui soggetto era de- 
nandato « PuUssena ttcciia da Pitro suVa tomha di Ackille » ; e, fra dodici 
fionoorrenti, ne riport6 il premio, con sua somma lode, e con 1' invito di quel 
Daca a recarsi cola, per eseguirvi alcuni lavori. E da allora in poi, copiose 
foTODosempre le commission! da lui avute, com'egli medcsimo le doscrive nella 
^^\:^ AiUohiografia. Ben giustamento. adunque, il Bevilacqua attrlbul il merito 
&1 Maggiotto della sua felice riuscita neli' arte pittorica. 

(2; Nacque in Bcrgamu; si distinse molto nella pittura, eh'esercito in Vene- 
nasloo a tarda eti. Oi lui scrisse il fii chiariss. co. Agostino Sagredo, come ricor- 
•J^HDandolo nella p. 214 della sua Appendice all' opera La caduta di Venezia. 

(3) Nacque in provincia di Verona il 20 Febbruio 1778; si condusse a Ve- 
nexia Tanno 1795 per istudiarvi il disegno, tratto da vivo amore per la pittura. 
Si applied poi alia Scultura, della quale fu esimio professore nella nostra Acca- 
demia di Belle Arti. Mori in Venezia il 15 Maggio 1850. Veggasi a pag. 953, 
^, tomo VI del Dizionario deUe date ec-. Venezia, Antonelli, MDCCCLVII. 

(4) Lo Schiavoni nacque in Chioggia il 25 Aprile 1777, e morl in Venezfa, 
nel 1858. 

(5) Nacque in Udine il 29 Gennaio 1785; fu professore di pittura in questa 
^<5cadcmia di Belle Arti; e morl in Venezia nel 1846, compianto da tutti. pel 
^fandesuo merito artistico, e per Tesiinie qnalitu del suo animo. 



312 

citazioni ricordo il conte Giovanni Andrea Rusleghello, che rii 
un felice dilettante di pittura (1). 

Laonde, saggiamente provvidero i genitori dell' Hayez, co 
affermai da principio, se, suiresempio del Bartolozzi e d*altre 
stinte famiglie, affidarono al Maggiotto la instituzione di lui nel 
segno. Questo caro giovinetto, pertanto, incomincid ad approfltt 
delle lezioni del Maggiotto col 1 Agosto 1802, quando cio6« an 
Y e\k di anni 10 e mezzo (2), e le continud regolarmente sin 
tutto r Agosto 1804, per cui esse durarono il periodo non int 
rotto di venticinque mesi, glacch^ risulta che, dopo quel gior 
lascid la scuola. 

AUora, infatti, il gik s\ esteso numero, ftno a poc' anzi, di g 
vani che intervenivano alle lezioni del Maggiotto, erasi ridoUi 
due soli, e questi vi continuarono non piu che per uno o due m< 
dopo il qual tempo cessarono pur questi : il che k da presumi 
avvenuto in causa della infermita da cui fu colpito il Maggiottc 
che resasi progressiva, Y anno appresso lo trasse al sepolcro (3) 

Non mi 6 poi dato conoscere con fondamento, se e di qQ> 
altra istruzione abbia immediatamente approBttato 1* Hayez» dc 
quella avuta dal Maggiotto, essendo gia corso lo spazio di tre an 

(1) II conte Rasteghello incomincib la scuola del Magr^'otto il 3 Febbi 
1800 e la 0ODtinn6 sino a tutto il Febbraio 1804, essendosi trovato per tal m 
in compapfnia delTHayez. Mor\ d'anni 62 nel Ma^rp'o 1844. Rimaae atrexiooati 
mo al Maprgriotto fino alia morte di esso, nel cui testampnto e^li trovasi firmat 
qnalitii di testimonlo. Del suo peunello, chMo aappia, esistono in publico, la B, 1 
gine del Rosario e S. Antonio da Padova — La Sacra Famiglia : entrarobe • 
pale di altare nella chiesa parrocchiale di Campocroce, in distretto di Min 
Credesi suo lavoro anche una paletta nelPoratorio annesso alia propria rill 
friatura, pure in Campocroce, e rappresentante la Vititazione di Maria 1 
gine. Egli appartenne ad una assai illustre famiprlia* la quale and6 estinta. I 
a stampa il raro volume intitotato Oenealogia delV antiea e nohile famiglia 
Signori Conti Rusteghelli^ gid fiorentina, ora veneziana^ descritta da Pr. Ili 
PONSO DI San Luigi ecc. In Firenze, MDCCLXXXIII, C^mbiafjfi, in 8.*. 

(2) Vegrgransi le surripetute Memorie originali del Ma^priotto. Rileraai 
Regristro de' battesimi della gik cbiesa parrocchiale di Santa Maria Mater Da 
ni, il quale ora si conserva neirarchivio dal la chiosa parroccbiale di S. Can 
no, che egli nacque il 10 Febbraio 1791, dellVra comune. Suo padre, poi, ai \ 
n^minava Giovanni Battista, e non Giovanni, spcoudo cbe, per lieve dl^ai 
sta espresso nel succitato articolo del Corriere della Sera, Nello stesao Regli 
trovasi indicata la nascita di altri fratelli minori dell' Hayes. 

(8) Neiratto mortnario cbe si b riferito nella nota 1, pag. 290, 291, leg|pi 
cbe il Maggiotto « soggetto da vari anni ad aflezione tubcrcolare toraoica, ed 
» d* acuta polmonia e grave disentcria, mor\ ecc. '>. 



rfl 



313 

flno aJla rirostituzione, per derreto italico, della veneta Accademia 
di belle arti, le cui scuole vennero riaperte non prima del 5 Novein- 
bre 1807. Perd, il chiarissimo sig. Chirtani aflferma nel citato Cor- 
riert della sera, che il giovinetto Hayez, oltrech^ eserritarsi nei 
dis^pno sui ^^^^f <Ii statue antiche racrolti dal Farsetti, andasse 
c imparando a dipingere da Lattanzio Querena > : il die noto vo- 
lentieri, perch^ convaiida il pensiero dei vautaggi che pu6 egli a- 
vera ritratto, anche ad opera di chi, come dianzi ho avvertito, era 
pur stato distinto discepolo del Maggiotto. Ma, fu allora che, ria- 
perta la publica Accademia, V Hayez vi si ascrisse fra i discepoli 
& pittura, al cui insegnamento era stato prescelto V illustre prof. 
Teodoro Matteini (1), e neir Agosto deir anno 1808 a liii fu aggiu- 
(iicato il primo premio per la Scuofa del nudo (2), ed il secondo pre- 
mio venne conferito al suddetto Politi. Neil' anno 1809, T Hayez non 
figara piii tra gli studenti dell* Accademia, perche, com' e detto 
nello stesso Corriere della sera, passd egli alio studio in Ro- 
ma (3), mentre il Politi continuo a frequentar quelle scuole durante 
Tanno medesimo, avendovi riportato il primo premio pel disegno 
dal nudo, ed il secondo premio pel disegno dal rilievo (4). Entram- 
bi, dunque, questi giovani, allorche passarono alia scuola del Mat- 
teini, poterono non ismentire i sani principi, che alcuni anni in- 
nanzi, avevano attinto dal Maggiotto, ammessi pure i vantaggi 
coQs^ruiti da ogn*altra istruzione intermedia. 

Credo, inoltre, convenevole seguire le traccie forniteci dal 
^hriere della sera, rispetto ad altra lieve circostanza, la quale 
torna acconcia a denotare che V animo del Maggiotto non era 
panto venale. Egli, infatti, tanto amorevole ch* era verso i suoi 
^nnni, mirava anziche air utilita propria, a vieppiii innamorarii e 
fecondarli nel suo vivo genio air arte; sicche non 6 meraviglia, se 
^dattava il compenso delle lezioni, oltrech^ alio modeste propor- 
iioni di quel tempo, altresi a seconda de' mezzi economici delle fa- 
ll) Nacqoe in Pistoja iiel 1759, e mori in Venezia 11 IC Novembre 1831. 
(2) Vegj^^Asi a pag. 45 del volume Discorsi let it in occa stone della pubblica 
*f9Hun tenuta dalla R. Veneta Accademia di Belle Arti, esse ndosi per la prima 
*^ iolennemente distrihuiti i premi alle rispettive classi de' giovani alun- 
«< eee. Venezia, Picotti, 1808, in 4 ° 

l3) Quando V Hayez and6 alio studio in Roma, era cntrato nel 19." anno di 
etk. 

(4) Veggasi a pag. 61 del volump Discorsi letti nella R. Veneta Accademia 
^ Belli Arii pfr la diztrihuzione de' premi li XIII Agusto MDCCCIX. Venezia, 
^«utti, in 8." 



314 

miglie ; per cui, come si attinge dalle sue annotazioni, questo t 
limitava a clue zecchini, anche ad uno e mezzo, e persino ad un 
solo il mese. La famiglia dell' Hayez pagava lire 22, ch' equivak 
vano, appunto, ad uno zecchino, e vi aggiungeva spontanee regoH 
per le solennita del Natale e della Pasqua, che consistevano in ui 
doppla mesata, come apparisce dalle annotazioni medesime. A U 
luno il Maggiotto dava lezioni gratuite, non altrimenti che talvol 
esegu\ gratuiti lavori di pennello, dei quali pure si ha contezza n 
ripetulo libretto. 

Innanzi di chiudere queste pagine, reputo ricordare, chenel 
Sale della nostra Accadomia si custodiscono sei dipinti origim 
deir Hayez, quattro de' quali, per e5i»sere suoi lavori giovanili, m 
ritano una specie particolare di culto, dappoich^ sono le primiz 
del suo ingegno, che valgono ad atte.stare, come, in quell' eUi in c 
altri incominciano, egli si era di gia innalzato all'onore di arUst 
Essi sono i segiienti: Rinaldo ed Armida; uno studio sopra 
ritratto di Michelangelo Buonarroti; Aristid^j figura intera, cl 
mostra il suo nome scritto sopra guscio d' ostrica ; ed un /lloso^ 
CDiogene?) in mezza figura (1). Gli altri due quadri rappresentai 
r uno la distruzione del tempio di Gerusalemme, e questo h \ 
ben prezioso monumento del valore, ed insieme della generosita 
riconoscenza dell' autore, che lo offeriva in dono 1' anno 1868, p 
memoria dello studio fatto nel veneto Istituto di belle arti; e V\ 
tro h il proprio ritratto, su cui segnd di propria mano la segueo 
nota 4c Comm. Francesco Hayez fece nelV eta di88 anm\ 1878 
pur questo egli invi6 in corlesissimo dono all* Istituto medesimo (! 
lo, poi, per amore di equita, non avrei saputo, come meno imperf 
tamente dar fine a questo povero scritto, che coll' avermi riporta 



(1) Sono indicati nelle papr. 26, 29 del Ruccitato Elenco degli oggetti di B 
Arti disposti nelle cinque Sale apertesi neW Agosto 1817, ppr Giuseppe Pice 
Vegjrasi anche il Catalogo della Pinaeoteca della R. Accademia di belle « 
Venezia, Naratovich, 1881, in 8.'*. 

(2) Vedi laRelazione del prof. DaH'Acqna Giusti, col titolo V Accaiemx 
la Galleria di Venezia, inserita negrH Atti delV Aerademia di Belle Arti, Vene 
Visentini, 1874. Inoltre, veg^^asi I'articolo inserito neUa Qatzetta di Veme^ 
n. 44 del 15 Febbraio 1882, sul Discorso pronunciato dal medesimo profesi. I 
TAcqua Giusti, nel cimitero in Milano, presso la Uara di Francesco Hajez. 

Mi prode Tanimo di far menzione, che il mio illustre amico ^\^. cav Mic 
langelo Guf^genheim in questi gionii don6 al patrio Muaeo un bel dlpinto <! 
THayez, che rapprectenta una giovine ba<^nante, e ch'd segnato del suo no 
e deiranno 1813. 



315 

ai sent! men ti propri <leiranimo (lt»llo stesso Ilayoz, deduoendo rhe, 
s'eiserbd grata memoria verso questa Accademia, che durante Tan- 
no 1808 lo arcolse e cooper6 a farlo progredire nelP arte sua nobi- 
lissima, simile grata memoria non puo non avere ei serbata verso 
il Maggiotto, avvegnache da tanti anni defunto, come quello, die 
primo, a lui fanciullelto, era disreso a frangere gli element! del- 
I'arte medesima. 

Andrea Tessiku. 



LEITERE 



DI 



NICOLO HEINSIO 



CASSIANO DAL POZZO 



Al Direttore delV Afchitio Veneto, 

fe da qualche tempo che le promisi per TArchivio Storid 
qualche lettera delPiusigne archeologo e scrittore NicoldHein 
sio, in ispecie tra quelle ch' egli detto facendo sua dimora ii 
Venezia e indirizzava a Cassiano dal Pozzo il juniore, genem 
protettore degli uomini di lettere contemporanei, raccoglitor 
indefesso ed intelligentissimo di libri ed antichi monumeDt 
6 nelle lettere e nelle scienze, massimaraente archeologiche 
storiche, eruditissimo. Nacque egli, il dal Pozzo ( parlerd c 
lui che ci appartieae piu da vicino), ft incerto se a Biella o 
a Vercelli, a' 12 Febbraio 1588 e mori in Roma il 22 Ottobi 
del 1657. Fu una splendida vita, ma non ebbe gli onori cl 
gli si addicevano. Parecchie volte gli fu presagito il cardinalai 
e gli sovrabbondavano i meriti per conseguirlo. L^ amicizi 
avuta con due Pontefici, Urbano VIII e Alessandro VII, glie 
avrebbero nella opinione comune assicurato ; ma poi non vei 
ne. Le parole del necrologio della Parrocchia di Grotta Pini 
ove fu sepolto, pubblicate primamente daU'erudito e dottisi 
mo comm. Domenico Carutti, affermano che fu : Vir sapie 
tissimus atque prudentissimus, ple7ius bonitate^ magniJUmtia 
doctrina^ pater paupenim^ aique omni exceptione major. Pare 



317 

mi fosse dato di raccogliere precise e larghe notizie intorno 
alia vita di questo insigne personaggio, che gareggia colF al- 
tro del medesimo nome, e piu vecchio, appartenente a questa 
famiglia, e fiirono pubblicate nella Rhista Europea^ ottenni di 
consultare a tutto mio agio i 49 volumi del? Epistolario, nel 
quale la corrispondenza iraportantissima ch'ei tenne con tutti 
i contemporanei piu ragguardevoli. Fu allora che per genti- 
lissiraa concessione di quella gemma delle Principesse, tale 
verainente, che fu Maria Vittoria della Cisterua, duchessa di 
Aosta, trassi copia, per usame come credessi meglio^ di moltis- 
sime letters, di cui divisavo fare una speciale edizione, e clie 
a quest' uopo affidavo al LOscher e che lasciavo per mesi pa- 
recchi, forse per piu di un anno, nelle sue mani. Quando ap- 
presso, e solo in piccola parte, vidi compiersi questo lavoro dal 
Lombroso in uno dei volumi della Miscellanea che si stampa 
in Torino dalla Deputazione sopra gli studi di Storia Patria. 
Lamesse per6 h ricca ancora da cogliere in quei preziosi vo- 
lumi. Ed uno davvero importante sarebbe quelle, che ho giJi 
in pronto, delle missive delF Heinsio a Cassiano dal Pozzo e 
delle risposte. Intanto valga il saggio che le porgo in adempi- 
mento della promessa fatta. Ed Ella prosegua infaticato ne' te- 
nacissimi e profittevoli suoi studi, mi conservi la sua benevo- 
lenza e mi creda sempre il suo devotissimo, obbligatissimo 

Venezia^ 14 Novembre 4881 

Jacopo Bernardi. 



318 



EPISTOLA I. 
Illustrissime domine, 

Invitissimus sane officio raeo defui multo jam t€ 
per Italiam circuraerro. Florentiae et Bononiae diutius 
putarein : difficile fuit a tot praeclaris viris avelli et ( 
nihil enim isto vinculo amabilius, ut ipse capi et teneri 
Venetias tandem ante dies aliquot adveni, in qua i 
hactenus litteratos invenio. Dubium tamen non est quij 
me lateant, in quorum notitiam aliquando perventui 
tempore et mora opus est. Patavium interim me confe 
quio virorum qui illic vivunt doctissimorum fruiturus, 
vindemia, proceres in urbem revertuntur, qui nunc mi 
te absnnt, ut ociosus hie obambulem, nam et bibliol 
inspectas vellem, pleraeque clausae sunt, monachis, u 
run viventibus. 

Gratissimas tuas et omni humanitatis genere com] 
tas hesterno mihi vespere mercator mens (1) reddidi 
nihil acceptius a multo tempore, accepi ; ita inter ma: 
tiam, tacito quodam pudore moeroreque perfusus sum 
comitatis in immerentem coUatae conscientia me prena 
vir illustrissime, cum nihil te fingi possit humanius, hie 1 
officiorum numeros non accurate tantum explesti, s 
quoque superasse visus es. Litteras quas post meum e 
nis turbis discessum aut fugam potius, exarare dignal 
periisse, vix credas quanto cum dolore intellexerim. N< 
curaras, quaeque Severini nostri opera servatae sunt 
esse, tuoque ad me beneficio venturas aliquando confii 
enim ex tuis ad me pervenerint, eo loco habentur ul 
possint, cum ab eo scriptae sint quem ego tamquam 
omnium virtutum exemplar perditissimo hoc saeculo v< 
ac aestimare (quamvis digne non possim) soleo. Quas 

(1) II nefroziante olandeee, presso il quale avea suo recap* 
fondaco dei Todeschij ansi i duo fratelli, erano Baldassare e Ger 
len ; li rieorda altrove Afercalores met Venetiis snut BaUhassar ti 
CoUen. 



319 

tim curaras, mihi etiam reddendas fore spero. Ipsius enim nomine 
iypographo quodaiu hodie conventus sum, qui me monuit nescio 
aid fasciculi ad Nuncium in hac urbe Pontidcium fuisse missum. 
Igi quidem cum Secretario, sed redire jussus sum cum domino ejus 
ion vacaret interpeilari. De tertiis, quae Liburnum missae sunt 
i«l mercatorem in urbe ilia vivenlem, scribam, ut apud tabellarium 
mquirat, si tarn gratum munus ab iiiteritu vindicari possit. 

Parentem meum soripsisse tibi gaudeo (1). lampridem id offi- 
ciam praestari ab illo debuerat, et praestitum fuisset nisi per adver- 
sam valetudinem a proposito detractus esset, quam ne nunc qui- 
dem satis drmam opinor, cum nihil litterarum a duobus mensibus 
jam ad me dederit. Eifigiem ejus a te expressam, sed eleganter et 
ad vivum, Germanis Baronibus ad te ferendam hodie committam 
cum libello sororii mei (sic sororis maritum jurisconsulti appellant^ 
ni fallor) de alienatioue mutui, acerbius fortassis quam par erat 
adversarium excepit, sed irritato et indignis modis jam prius exce- 
pto possis ignoscere. Alium fasciculum ex patria expecto, quo ad 
me perlato, operam dabo ut Erycii Puteani epistolarum copia tibi 
fiat,quas tam ad parentem meum, quam ad Constantinum Huge- 
nium equitem et Principi Auriaco a secretis scripsit. Sed tam levia 
haec sunt, ut me pudere munerum vilissimorum debeat. Si domi 
ipse essem, non quidem te digna, sed meliora tamen possem pro- 
ferre. 

Sigilla ilia aenea mihi destinata, et Neapolim jam ante missa, 
Qe musaeo tuo subduci patiaris, unice rogo. Nimia enim jam fuit 
toa ei:ga me liberaUtas. Nummis meis argenteis nihil jampridem 
accessit praeter paucos quos Bononiae inveni, inter quos Gordianus 
Afiricanus Junior et Balbinus, qui satis rari sunt. Patavii aut in 
lods vicinis plures fortassis oflferentur. Primo id conabor eflScere, 
antequam ex Italia discedam, ut totam Imperatorum seriem absol- 
vam. Qua in re Senesiani nummi non multum mihi profuturi sunt, 
cum videantur potius facere ad augendum nuraerum, quam seriem 
^plendam. De studio pictoris florentini recte conjeceras : Bassi- 
gnani enim fuit. Eo nunc e vivis sublato, ad filium haereditate pa- 
tema venit, qui has elegantias nequaquam capit, et veUt eas ven- 

(1) Daniele Heinsio il padre di NicoI6. Scrivendo egli a Cassiano dal Pozzo, 
•Jopo I ringraiiamenti per le cure prestate al fipliuolo, gode che questo: matrem 
*•»(«» icientiarum ac miraculorum viderit Italiam. Quis enim ita demens ac 
*§**rut omnium vel hinc vel alibi jam virit qui prognatos primo apud rot et 
^^(Urtu et omnem eruditionem nesciat? 



320 

<Iere, sed cum opulentus sit, nee cum re angusta conflictetu 
iuo ne pluris quam par est thesaurum hunc facial, quern i 
saepius audivit commendatum. Argentei circiter septingent 
aurei centum et viginti, quos ad solum pondus aestimatos 
dringentorum scutatorum pretium effecturos opinor. Argeni 
quisitae omnes notae sunt, nee quisquam imperatorum, que 
ter quaterve illic invenias. Hue adde nullibi me hactenus 
tantam Imperatrieum copiam, ut credam multas hie extan 
aeneas Vicus numquam viderit. Promisit mihi operam suaj 
dreas Cavaleantius, vir, si quis alius, 'morum integerrimor 
Donio nostro, cui perquam amicus est, omnino similis, siv< 
dorem utriusque et ele j^antiam, sive eruditionem et human 
spectes. Puto caute hoe negotium agendum ne possessor 
nummos istos a me amari. 

Quae typis exc usa Neapoli ad te mittenda curavi, tai 
sunt, ut gratiarum actionem mereantur, nisi quod ab inm 
comitate nunquam recedendum existimas. Ck)gnatus ille mei 
nis etiam nunc vivit, ita ipsa ad me proximis suis, nee de di 
suo mentionem facit. 

Nostrates elassem validissimam conscribunt, quae hactc 
America sunt oppugnaturi, frustra obnitente Christianissimi 
Legato, cum incredibili animorum studio et vindictae cup 
res geratur. 

Pluribus tecum agere nunc vellem, sed in nimiam mole 
crevit epistola; desinam igitur molestus tibi esse. Vale, Vir 111 
sime, cum fratre tuo, et me. si mereor, amare perge. 

Venetiis MDCXLVII die IV Octobr. 
Raptim. Hoc ipso memento a Reverendissimo 
ISuntio tuas impetravi, quas ad Clariss. Gauden- 
tium (lederas. Sed urget discessum tabellarius, 
ut eos nondum perlegerim, ne has quidem quas 
ipse scripsi. 

Illustrissimo nomini tuo devotif 
NicoLAUs Heinsius. 

KPISTOLA II. 

Magnum mihi munus sunt tuae litterae, Vir Illustrissi: 
tamen tamquam non suKiciat haec liberalitas trahuut secum 
per aliquid, appendicis loco, quo gratiores ftant. Sic rerum K 



321 

ttanarom accuratis narrationibus jam aHquoties beatas sum. Ur- 
ns etiam ipsius, prout nunc in paries misere dividilur, vivam 
lebneationem ultimae mihi tuae exiiibuerunt. Propter pluvias qui- 
dem continuas biduo loto prodire vix licuit, hodierno tamen die, 
siremiserit non nihil constans ilia pertlnaxque coeli inclementia, 
Seraiissimo Vindocinensium Duci munus illud ultimum, ui soleo, 
communicaturus sum. Tibi interim, etsi vix possim, gratias iraraor- 
taks ago. Humanitatem tnam summam, quamquam perspectam sa- 
fishabeam; praeter expectation^m tamen evenit, quod jam aliquo- 
ti« ex te intelligo, gratissimam fuisse elegiarum dedicationem. 
At puduit profecto me mei post inchoatum audax illud facinus, 
cum viderem clarissimi nomiiiis viro totque praestantium volu- 
minnm patrocinio immortalitalera adepto, libellum et per se par- 
Tom admodum, et sui prelio adhur*. minorem, inscribendum fo- 
r8(l). Augeri tamen aliquando nonnihil poterit si hoc unum peccat 
quod brevis est. Emendari etiam multa posse quid vetat ? Raro 
etsi versus scribam et invitus plerumque, frontis tamen usque 
ideo durae non sura, ut amicis flagitantibus carmen negare pos- 
8inL Cttjus rei specimen hie videbis in anatoraia viri summi Jo- 
hannis Veslyngii a me celebrata. Addam enim exemplar si versus 
iUo« in lucem prolatos, ut missiirum s(3 promisit, missurus hodier- 
no die Patavio Rhodius noster: me eiiim absente illic prodierunt. 
Blegiarum exemplaria XXX, quae in mercatoris aedibus aliquan- 
iitt haeserunt, ante dies ferme sex obtrudi sibi passus est praefe- 
'tosDuum Danorum nobiUssimo loco natorum. Caeterum cum af- 
irmaret serio moram in itinere vix se tracturum, quo Bacchana- 
ibus Romanis tempestiviis interesset spectator, sperare licet brevi 
i^dendum tibi fore fasciculum. 

(1) Nel 1658 THeiiisio pubblico in Paclova un volumetto di poesie latins 

atitolato : ICaUcaj sive Elegiarum liber, e lo dedicava al suo amico e mecenate 

^anoda) Pozzo, di cui nella Prefazione scriveva: Quoties recorder tui, recor- 

fof iutem saepenuftierOt toties occnrrit menti pulcherrima virtutum omnium 

^•wgo. Coniemplari quippe videor Komunos illus re teres incorruptae probitatis 

^^^ta, quorum genuinas reliqnias in te tenerantur quotquot tirtuti student. 

^fla del sapere, deUa munificenza di lui, dclla casa aperta a tutti gli uomini 

P*nln8ignf, ovo quotidie terunt quicquid Romae Utteratorum vivit hominum, aut 

UUquid Romam Transalpinis ex oris concurrit. L'elegia decima ha per titolo: 

^ Venetias Jam perrentum erat, cd 6 un bell' encomio tcssuto a Venezia in 

^Hinimi versi. Quested po^^sie si ripublicarono parccchic \olte aucbe dagli 

^»irl. L' ultima edizione oleprantissima si fece in Amsterdam, per cura di 

^ Boot che vi dett6 un erudita prefazione, co' tipi di C. G. Van Der Post 

toCCCLXXIl, ed ha per titolo : Nicoloi Heinsii ItaHcc. 

21 



322 

A parente meo, quas hie vides, nudius tertius : breves esse a4- 
guror, quod tales ipso appellet, jubeatque ut officiis suis prolixa 
tibi deferendis haiic brevitatem coiupensem. Quod quo pacto me- 
lius a me deri possit non video, quam si tester ac jurato aflBrmes 
non ilium miiuis tuuin esse (juain ego sum, qui lotus sum. De utro- 
que ergo statuas pro arbitrio, utrique licet jubeas quodcumqae 
placet. Alterutrum etiaai pro alterutro sponsorem accipe. 

Cognatum meuiu serio rogavi ut cogitationes de Terra Sancta 
perlustranda deponeret, omnesque viae diiiicultates proposui; quid 
respousurus sit videbo. Ita denique cuia illo egi ut suspicari de 
to nihil possit ; nam et ipse cum Florentiae esseraus una institutum 
hoc suum mecum communicavit. 

Ex Rhodio nostro non ita nuper intelloxi descriptas curawe 
veteres inscriptiones, quae iuSnitae surventur hactonus non editae 
in Taurinensi Bibliotheca inter schedas doctissimas Pyrrhi Ligorii 
antiquarii. Placuit mihi id sumniopere. Jam enim cum Donii, hea 
quondam mei! haeredibus coeperam agere de inscriptionibus, quas 
ille coUegisset, in Hollaiidia ven<lendis. Nee videtur recusare con- 
ditionem Carolus Datius, (iui scriptorum suorum curam moriena 
commisit. Possent ergo Ligorionae illae appendicis loco Donianis 
accedere. Quid quod Amstelodami latent alicubi satis multae, qoas 
Gruterus post magiii volumlnis eJitionem, cui annis tolls viginli- 
quinque suporvixit, hiuc inde in unum congesserat. Sed difficulter 
admodum earum possessor expugnari potuit; homo quidem safe 
litteralus, sed vinosus adoo, ut dies noctesquo lotas polando coo- 
tinuare soleat. Fieri tamen ])ossot a([na vitae eum suffocatum; qua< 
merito hoc nomen adepta videtur, cum liunc hominem tot jam an- 
nis ad stuporem omniinn immo.li.:e adeo sumpta sustentavlt Ro* 
vaium oflFendero non potui; nc qiiidem apad domesticos Legat 
Florentini. Mittam itaque tuas measque litteras Florentiam et no- 
bilissimum Cavalcantium rogabo ut, si forte Venetias contended 
Rovaius, litteras a tabellario servari curot, ne pereant; aut adRo 
vaium ipse curet. Elegiarum quoque exemplar, illi destinatum, !!• 
brario Florentiam mittendum dabo. 

Cornelium Bononiae vidi, juvenem sane doctum ac eleganteo 
quique mereatur omnino dignitatem illam, cujus candidatus est R9 
prehendebant tamen in eo Rononienses quod novae philosophial 
nimium adhaereret, quodque paradoxis mirifire caperetur, MehK 
ne parum amicos experturus sit illos qui periculosum non immfr 
rito opinantur novas in pliilosophia senlentias Acaderaiis obtrodi 



323 

^ns facillime fiat ut parum eiiamnum confirmati salutaribus 
praeceptis juventutis animi fluctuare incipiant ac a scopo aberrare. 
Recle ergo feceris si moneas viruin iiigeniosissimum ut omni opera 
haDC de se opinionern aiuoliri CDUotur, si ad voti felicem exitum 
velit aspirare. 

CoDiinii fratres scripserunt nuper ad meivatores Venetos nihil 
haclenus se detrimenli passes esse; conHictari taiiien cum fame plu- 
rimisque molestiis. Litleras illis insnriptas inittam alias, forlassis 
proiime. Nunc enim uryet tabellarius. Kgo post dies quatuordecim 
Mediolanura, atqne inde in Gallias sum discessurus. Sed liac de re 
plura proxime. Jam enim in nimiam molem excrevit epistola. Emi- 
Denlissimuni Cardinalem de reditu ad vos suo cogitare laetor (1). 
Vale, vir illustrissime, ac nobilissimo fralri tuo me commenda, ni 
moleslum est. Venetiis MDCXLVIII, die XV Febr. 

Illustrissimo noniini tuo aeternum devotissimus 

NicoLAUs Heinsius. 



I EPISTOLA III. 

\ 

[ Indignor sine meis ad te litteris Romam discessisse tabella- 

rium nuperrime, dum totus essem in perlustrandis Riizinii nobilis 
venetf antiquitatibus. Elapsus est dies nihil minus cogitanti, nee 
nislserara sub noctem jucundissimo spectaculo privari me passus 
sum. Matutini temporis pars potior aliis nummis inspiciendis fuerat 
data, quos inveni forte vonales. Nee infeUciler successit hoc nego- 
tiam. Inter venditorem enim ot me de pretio sic convenit, ut relectis 
iisquibus indigerem, pro uncia undecim librae, sex Julios florenti- 
nos, persolverem. Ex unciis sexaginta circiter viginti tres selectae 
8unl. Octoginta erant nummi Imporatorum romani, graeci caeteri. 
De iraperatoribus opportuna prorsus fuit occasio ; nactus enim ple- 
rosque eorum sum, quos desid.rabam. Non negarim quidem duos 



(1] Porsd qui aUnde al cardinalo Fabio Chi^i, col qunle ebbc lunpa ed inU- 
^ eorrispondenza. lo tpassi copia dajrli aiito^rafi possoduti dalla famiglia dei 
^incipi della Clsterna di centoqunranti leture Indirizzatogli da Cassiano dal 
1*0110. L'aUima 6 dci 9 Dicornbie 1651, Fu proclamato Pontofice col nome d'A- 
^■•ando VII a' 7 aprile U)55. Fu poi iimico al card. Mattpo Barberini che assunse 
^Pootifieato il nome di Urbano VIII. Amico e compaprno nelle sue legazioni 
^pQre al cardinale Francesco della stes-sa fami^lia. Le lettere deirHeinsio a 
CisaaDo dal Pozzo, e che io ri.opiai du^li aulo^rafi, sono centcsettanta. 



324 

tresve ex rarioribus adulteratos esse ac flctos ; adeo tamen felki' 
ter ficti sunt ut rei etiam nuiiiinariae hominibus non omnino if^e* 
ritis possint imponere. Romae certo deteriores longe pro antiqoi 
venditos vidi. 

Franciscus ille Rovaius quas nobis turbas dedit ! Prudente 
profecto a te factum quod ipsam hominis epistolam mihi exhibuisi 
sine qua foret ut etiamnum nescirem cui responsum tuura rede 
deberet. Agnovi eniin ilico pessimam illam Francisci BoUani ma 
num, quae et mihi negotium frequenter exhibuit cum Patavii hae 
rerem. Bonum ergo factum quod responsum illud tuum Florentiai 
non miserim. Bollanus iste quis sit noli ex me quaerere, salis enii 
id, ut opinor, ejus epistola te docuit. Nobilem se Venetum appella 
et hoc recte : amicum quoque meum, nee forsan male : amo enit 
ilium ut litterarum amatorem, et magno velim saperet. Quo enii 
judicio sit, vel hinc apparet quod, cum ante nunquam ad te sen 
pserit, tribus verbis scribat, adeoque festinanter ac inconcinne i 
videatur noluisse intelligi. Quid quod ita sermonem instituit, ac i 
ex praefatione mea primum didicisset quis quantusque esses. Ignc 
ro tamen haec illi qui in familiari nuper colloquio Batavos ac Bri 
tannos confundebat ; qui Londinum et Lugdunum nostrum easdei 
esse civitates opinabatur. Non immerito igitur Lauredanus Mi 
chaeliusque et quotquot ex nobiUtate veneta judicio poUent, pr 
Thrasone Utterario eum traducunt et ludibrio habent magD6 cni 
dolore meo ( 1 ). Non possum quippe non bene velle viro iw 
amantissimo, quique musas meas, quantum audio, passim deprac 
dicet ac carmine itaUco celebravit. Apud te tamen, vir illustriaii 
me, libere mihi agendum duxi ; quod amicitiam novam auspicant 
interesse credam non ignorare ejus ingenium, cum quo res si 
Officiorum continuus et molestus exactor est. Si quid eorum vicii 

(1) II Loredano, il Michiel ed altri pareccbi venoziani sono ricordmti « 
ouore daU'Heinsio nelle sue cpistoie scritte da Vcnezia nel 1647-48 ;ooiM 
altre del 16i)l-52,che vi fece ritorno e vi dimor6 novellamente per qualche vM 
Quest* ultimo parlano difTusanieuto de' combattimenti navali sostenuti cost 
gr inglesi e sarebbero proprio dei^nc di ossere publicate. Ricorda ancbe ditv 
avuto quaicbe intrinsicbczza in Venezia con uno della famiglia Graasi; sd 
proposito del famoso Rovaio, o UoUano, qui dipintoci a colori non lieti, seriv 
Ilodierno mane , postqunm e lecto surrexissem, nihil mihi prius fuit, quami 
Crastum ut me conferrem. Quaesiti $tatim fasciculo quid factum esiet. Ihi <i 
negarej et quidem serio, post academicos hibliopolasque ac arnica emnei M 
genter consaltos de Rocaiu scire se quicquam potuisse, nisi eum apud FlonM^ 
in patria aetatem agere. 



325 

1 eiigas, occupatum se fingit aut negotiis distractum etiam cum 
ixime otiatur. Epistolam ejus remitto tibi: tuam illi traduli. 

Habes et hie Paganini nostri, quas miseras. Ferreus profecto 
n, si ambabus quod ajunt ulnis non ampleciar summum viri opti- 
lerga me affectum. Hinc enim Musas ejus potissimum aestimare 
»leo;nam quod poetam qiiidam volunt, non ex optimis, niagni Ci- 
sronis auctoritate se tueri potest. Hodie ab illo Hetruscum car- 
len accepi typis editum, quo ille laudes meas coraplexus est. Ele- 
ianim exemplaria jam pervenisse Roniam confido. Plura Rhodio 
ortro tradam ut occasione coramoda ad te mittat, sed ex minori 
harta, nam melioris ilia notae jam inter amicos divisa sunt. 

Novis neapolitanis plurimum me beasti. Sunt qui dicant pie- 
em inito conatu nee sine magna clade expugnationem munimen- 
)rQm Hispauicorum tentasse. Cominius, quantum intelligo, populo 
dhaeret, quod miror cum vicinus habitet S. Ermi castello. In- 
oiram diligentius : si enim id verum est, nunimis meis nihil me- 
leadum puto. Clotovicii epistolam recte accepi : hodie responsum 
toL Ad Holstenium hie vides. Obtulit milii hodierno die carmen 
aiicam, elegantissimum profecto, qua est ingenii dexteritate. Sed 
todihus immodieis, quas mihi defert, efficit ne, salvo pudore meo, 
dendi amicis possit. Cras aut perendie hie discedo. Si Veronae 
duum triduumve morabor, scribam ex ilia urbe: sin minus, Me- 
olanO saltem. Tu interim, ut facis, vir illutrissime, amare me 
JTge. Venetiis kal. Mart, anno MDGXLVIII. 
Anatomiae Vesyngianae exemplar non mitto, 
lod id carmen jam tibi visum ex tuis inteUi- 
un. Benedictus Mariottus, eontubernalis in hac 
rbe meus, fama fortassis tibi notus, extant enim 
iminerudita ejus scripta, ut hoe epistoUum ad 
i curarem me rogavit. Iterum vale. 

Illustrissimo nomini tuo cliens devotissimus 
NicoLAUS Heinsius. 



LETTERE INEDITE 

DI PAOLO MANUZIO 



RACCOLTE DAL DOTTORE 



ANTONIO GERUTI 



(V. T. XXI, pag. 2G3) 



1. Paulus Manutius Guidoni Lolgo S. 

Paulo ante dederam ad te literas, qiias conjectura diem: 
putabam tibi iain esse redditas; hae nunc alterae consequenta 
Scrips! te absente me cossare in litteris, et oranino tuam opera 
tuamque illam in meis rebus officiosissirnam sedulitatem vehemei 
ter requirere ; sed meuni consilium esse, le istinc ne prius comm 
veres, quam ego alicubi consedissom ; cum primum autem con» 
dissem, de eo mo esse literas ad te missurum. Id ego voleba 
scilicet invitus, qui le socium et administrum raeorum studiora 
summe desidero, sed volebam tamen tui commodi causa : primn 
quod banc equitandi iactatioiiom, quae me quidem delectal, tibi o 
cupido existimabam non placere; deinde quod si accidisset» ul isfc 
regiones peteremus, quod post balnea facturi videbamur, inteD 
gebam fore, ut adire comniodius ad me posses intervallo minor 
Nunc audi cur sententiam mutaverim. Cardinali Kavennao (1), 6 

(1) Sebbene questa lettera non recbi Tindicazione dell* anno, tattaviapi 
chc il Munuzio accenni al cardinale Benedetto Accolti, al qaale kffli Mrii 
lettcre htino ed italiano. Fu arcivescovo di Ravonna dal 1524 al 1549, aai 
della sua morte, avvouuta in Firenze; ma qucsta lettera sembra riferini •( 
ultimi anni dclla sua vita, so puo trarsi qursta iuduzione per analogiadaqa 
lo publicate dal Renouard (Parip, 1834), chc cominciano dal 1544. L'Aeooltl 
UQo del dotti cho illustrarono il sec. XVI, c dato alio studio indofeoo delteli 
tare. Fu 'ir^pprima vescovo di Cadice, poi di Cremona, d'onde paaa6 a Rafeai 



327 

jmium saepe calculus molestus est, multis iam remediis frustra 
eatatiSy accedere nunc ad aquas luconses yaletu<linis causa delibe- 
■atom est, nosque, ut sris, idem ro,;,atamus : iis aquis qui uti vo- 
mit, id maxime spectanl, ut sicco tempore ulantur. Hie est quasi 
nethodus qui<1ara, quern servantibus salubres dicuntur esse ; per- 
nixtae cum imbribus putrescunt, gravi periculo bibentiura. Nos por- 
po, Ix)lge, qui didicimus a philosophis bonam valetudinem expe- 
tare sapientis esse, valde in hac quidem parte sapimus, et omni 
itudio damns operam ut valeamus ; itaque ad balneorum medici- 
nam prius non accedemus, qunm id et tuto et salutariter fieri pos- 
iil Nunc quidem alienum tempus est : vides quae pluviae, quam 
pane hyeraales dies. Haec dum ita se habent, nos opportunitatem 
sxpectantes, in his oppidis et villulis aberrabimus, quod quoniam 
luam diuturnum sit futurum, divinare difficile est ; et ego, dum te 
areo, multis commoditatibus aeque careo ; tuque ut ternis Uteris 
riffnificare videris, non abes a me sine molestia. Mea causa rogo, 
ua hortor, ut quamquam nondum consedimus, mature tamen, nisi 
pid gravius impc^dit, revertas ; et ut scias quo me loco convenire 
MKsis, Pisis ad idus iunias et ultra, ut opinor, aliquanto, sed ad 
das iunias eerie manebimus. Vale. 
Pisis, pridie calendas iunias. 

2. Paulus Manutius Paui,o Magnulo S. (1). 

Magnule, ad eliciendas literas mirum tenes artiticium ; blan- 
108 es, ut nemo magis, diligens in appellando, iocosus et cum ur- 
anitate, uec sine aculeis ; etiam, quod non expectabam, eloquens. 

Ita create cardinalo da CIpmeiito VII. Provo dnppoi ravvorsa fortuna sotto Pao- 
IlljChe \o chiuse priffione in Castel S. Aii<^elo, d'ondc riesc\ a fuffprire, se- 
odoTUglielli, per ricovurarsi a Ravenna e darsi ap*Ii antichi Btudl letterari. 
anttra pero cbe dalla prigionia Ria stnto liberato dallo stcfso Paolo III, se vaol- 
pormente alle sue lettcro del 1542 o 44 a quel papa, stampate fra le Episto- 
eeleror. tiror., f. 42 e 46, e scritte in termini asbai sommeasi e offlciosl. Nella 
couda di esse, trovandosi a Fircnzr. Hcusasi della sua inipotenza ad ottempe- 
mairinvito del pontefico di reoarsi a Roma, per caf^ione della sua malforma 
^te: « Cum medicos cunsuluissom, iiqun mihi rcspondissent plane sibi videri 
Wssarium essw, ut aquis utorcr rrg-ieiisibus primum; deinde lucensibus, feci, 
'tttriaqae usus sum » ; c continua la descrizione de'suoi malanni. A quest' anno 
Qiodli forse da assegrnarsi la data della lottera presente. 

(1) Tre altre letterc, senza data, di Paolo a questo medico, amico suo, stam> 
ft<« (lib. IV, ep. 51, 52, 53), son dirette a Padova. Sembra che fosse medico, 
a in pari tempo colUvaYa coo amore le belle letters. 



328 

Quid quaeris ? Vicisti meam negligentiam, nee possum tibi iam 
diutius hoc officiura debere. 

De epistolis a:I Atticum, tantum abest ul te ainem propter iW 
las, ut eliain illae mihi hanc uuam ob causuin gratae sint, quia te 
amo; fere nihil est, quod prob^^m, praeter ilia mhiio notata, quae 
sunt, ut opinor, ab episcopo fiinensi (1), sod ea iam vulgata ex co^ 
rectione partiiu Victorii, partim otiam nostra. Homeruni, quem pe- 
tis, non niitto, quia tibi lum petis, et vis, opinor, inihi apud te hoc 
Hcere, ut aliquid denegem. RiiamberLum saiutavi tuis verbis; ille 
te vicissini. Quam vellcni ex intiiua tua arte salutiferura aliquid 
promeres ad illius invalitudinem! En hie essot locus, ubi cum insi- 
gni laude explicares quod a tuo familiari Hii»poGrate didicisti. Nae 
tu, si id faceres, nobis esses .i]sculapius ; et tamen quid mihi extol- 
litis ista vestra, si fluxuni a capita non sistitis in iuvene et iuvene 
temperante? Sed tu te quo conjocisli, Magnule? Cum posses florew 
Venetiis, Burnuni, tu quideni patriam tuain, sed aridum certe so- 
lum petiisti. Ita nobis nunc plane facultas nulla, spes etiam vix re- 
linquitur exigua, aliquando fore, ut tua virtute tuaque suavilate 
praesentes fruamur. Sed nos scilicet ti])i sordeinus, et tu istic re- 
gnas in tua ditione, subliinis inter humiles; equidem gratulor, quod 
honoratus in patria, quod cams, sed eadeni neque hie non ha- 
buisses, et quod utinain istic habere possis, maxima cum re. Vale. 
Pridie idus septembris MDXLIV. Venetiis. 

3. Paulus Manutius ad Mutil'm Calinum. 

Quod ex una tua atque altera epistola potui conjicere, video te, 
Muti (2), ex iis qui ista aetate sunt, qua tu nunc es, unum fere esse, 



(1) II domenicano Pietro Bortani, modcnese, ebbc la porpora cardinaliiia mi 
1551. Tu uomo assai dotto ed abile ncl mnne<^p:io dc<<:Ii affari publici, A oiviU 
che ecclesiastici, e fu leprato poutificio al ConcHio di Trento e a Carlo Y impe- 
ratore. Qovern6 la sua Chiesa di Fano dol 1537 al 1558, epoca della sua morta 
avvenuta in Roma. 

(1) Muzio Caliui, brcsciano, in ctu ancor giovane fu al seguito di Laigi Cor* 
naro, divenuto poi cardinale, e con lui navigo aU' isola di Cipro. II Comaroitf- 
mava tanto le virtu del Calini, che gli rinuncio il suo arcivescovado diZart,6 
con tal carattere quegli intervenne al Concilio di Trento, ove per missione ftTola 
da* padri recit6 quattro orazioni.. c fu uuo do' deputati alia rcdazione del Gate- 
chismo romano. e alia riforma del Hreviario c del Mostsale, nonch6 alia eompUft- 
zione dollMndice dc' libri proibiU. Nel 1566 fu promosso alia sede di Terni, nell^ 
quale occaslone il Manuziu congratulossi scco per ultra lettera. Mori net 1510. 



329 

lem ego sperare in latina lin^^ua posse excellere, et vales ingenio, 
tie quo nostrum qui'lem inane stuJium sit, et hoc agis unutn, et 
incipia principaliter se dant. Revocem igitur currentem in rectis- 
na via, neque prudentis neque amici hominis fungerer officium; 
un ego te omni hortor cohortatione, ut pergas et ad institutam 
^tinationem, quae tibi sempiternam laudem allatura est ; si me 
idiSy adde si quid pote^. Sed quoniam in omnibus rebus summum 
liddam est, quo pervonire etiam qui cupiunt, non facillime pos- 
nt, propterea quod non tarn in voluntate, quam in quadam arte 
que in judicio posituin est, quae res etsi a natura interdura, sae- 
os tamen a disciplina sunt, ego qui aliquot annos in hoc studio 
insumpsi, cum quidem imperitos duces secutus diu errassem, nunc 
\ cognita atque perfecta, feci ut ex meis eventis te monerein ; 
aqae opinor ascribes arrogantiae, si tibi id propono adolescenti 
ndiosissimo, quas ipse in oifensiones incidi aliena culpa, eas tu 
leo exemplo doctus ut effugias. 

Latine scribis diligenter, nee scribis ut multi nulla cum laude, 
ted ita non ut indoles, quae idoo laudabilis est, quia fere virtus 
am consequitur, sf^d ipsa iam virtus in le commendetur. Ergo en 
Mr tibi placeas, cur tecum ipse gaudeas ; babes quod petiisti, fru- 
stum c^pis diligentiae tuae. Laudantur ea quae scribis, circumfe- 
nmtur etiam ore hominum, quod senibus raro contingit, adolescen- 
tolus versaris. Hoc si proprlum perpetuumque futurum esset, locus 
idmonitionibus non relinqueretur ; tantum hortarer ut idem faceres, 
[uod hactenus fecisti ; quin ne hortarer quidem, fticeres enim ipse 
Jerte, quod intelligeres facienti esse gloriosum, sed omnes aetates 
ion eadem decent. Genus tuorum scriptorura nunc laudamus, non 
uia vitiosum in iis nihil sit, sed quia laudabilia multa. At ut lau- 
abilia praedicamus, cur non item vitiosa reprehencUmus, quia ilia 
!cribuntur ingenio, haec aetati condonantur? Proferes eadem cum 
^bostior fueris, alia ratio erit, tum quidem accurate singula per- 
sndemus atque examinabimus in numeris, in dguris, in sententiis, 



)^gasl an questo personnprprio un' acciirata monoj^rafla di mons. L. F6, nel- 
irckivio Veneto, torn. XXI, p. II, pag. 232 e segg". Scrivendo Paolo Manazio 
PriDoeaoD Luisini, cosi dice di Muzio Calini: « Calinum puto non nosti, qui 
iTMHinam juvenem Aloysium Cornelium, singrularis viri Johannis Cornelii fl- 
am, in Cyprum insulam secutus, tertinm jam annum abest. Sed mibi hoc ve- 
n eredas afflrmanti, ea bona, quae ma^ister tuus Aristoteles laudabilia esse 
tett^ omnia fere in illo adolescento aut esse jam, aut brevi, ut ego auguror, fu- 
wt»(lib.I,ep. 10). 



330 

gumma quidqiie cum severitate, summo cum fastidio iudicanles; 
paulo minus elaboratum quod (M*it, noii feremus. Fero ego nunc 
in tuis epistolis, Muti, dUsoluta qiiaeilam, fero panuu ornata, pa- 
rum loco posita. vSex septeiii aiiuis post cadem in tuis snriptis si 
depreheudoro, non furam. Quid illud, in quo ego per niultos annoj 
imprudens lapsus sum cum inepta quaedam, quae ollicii et benevo- 

lentiae ambitionis et iKnievoIenliao sunt, sedulo inlVivimus. 

atque in epistolis sine causa inculcamus. Quantus est numerus in 
hoc genere peccantium, ex quo auctor tibi magnopere sum, des 
operam ut mature to eximas, ne quod depravatum est, si consue- 
tudo conflrmaverit, mox corrigpudi laborem frustra capias. Sunt 
etiam particulae quaedam, quas a veteribus crebro cum eleganlia 
usurpatas a nostris liominibus video praetermitti ; itaque illi so- 
lidam et perfectam eloquentiam, nos inanem umbram vix tenemua. 

Tu me de his forlasse putas intelligere, quibus apte periodicon- 
m^ctuntur ; plane has intelligo, s(fd multo magis illas, quibus exo^ 
naturoratio; nam quae poriodos con j ungual, ear uni et minor est 
numerus, et cadnnl sub formulas pracreptorum ; at vero lociitionis 
aut vim aut leporem quae addunt quas e.ns observat, operao pn?tinffl 
est in antiquorum scriptis animadvertoro, sententiam una particola 
AB, quam saepe iacentem sul)levet, obsruram illustret. Ciuid cum 
non modo in sentenlia, sed nee in verbis ([uidquam est, quod affi- 
ciat aut deleclet, praepone particulam verbo, ul quod simplex est 
componas. Xon sentis ilHco quae (Miergia, ([uae concinnitas existil- 
Haec si ignoramus, potest omnino in nostris iugeniis culpa resile- 
re, sed fit plerumque male pracipi'^nlis vitio magistri. Sin autem 
moniti quasi levia negligimus, et nihilominus rocte scribendi lau- 
dem speramus, itidem faltinmr, ut qui se sine ratione posse putant 
sapere. Ac non dubito quin tibi, quein amicus mens, homo huius 
generis intelligens, Bonfadius i rudiit, et magna ex parte liae^i uota 
sint, et quanti re^ postulal, aestimentur. Sed quoniam his onia- 
mentis et quasi stellulis quibusJam nondum, ut vi.le;). tua satis 
lucet oratio, scire to V(do, c-ijus faveo tum aetati, tum ctiara stu- 
dio atque industrial storileui esse cuiuslibet artis cognitioneni, 
quam non assidua colat exercitatio. Haec nimirum homines qui«l 
possit non intelligunt, aut si intelligunt, voluntatem debilitat labor; 
et quia nemo fer<», est, qui operae non par.'at, ita neniinem fere vi- 
deas, qui excellat. 

Memini me adolesnentulo, cum ita multi latine scriberent ae— 
quales mei. ut antiquae laus eloquentiae extiacta iampridem posse 



931 

videretur intra paucos annos re\iviscere, vigebat hoc studium 
Patavii, Romae, Bonoiiiae, Venetiis ; praeclarum certamen inter 
omnes gloriae cupiditns aocen.lerat, cum deinde, ut natura sumus 
a labore ad desidiam procliviores, reniissa contentione, paulatim 
langnere coepit indiistria. Itaque cum aliquamdiu floruissent, tan- 
tum abest multis post annis ut ad frugem pervenerint, illud ipsum, 
quod in adolesc«^ntibus fuerat, exaruit. Quare noli liorum exem- 
plum imitari; complecterp exercitationem, et tene ; dies non sit 
nllus, quo die nou aliqnid paugas, aut si operosum hoc videtur, 
pange quarto quoque die, pange quinto aut sexto ; nee id Inbo- 
ra, ut multum ; ut cogitate et diligenter, id labora ; nam neque 
sine diligentia delectus esse potest, neque laudabile quidquam 
sine delectu. Est autem latissimus locutionum latinarura campus, 
quem ingressi nostra aetato sunt inulti ; totum, ut mihi quidem vi- 
detur, percurrit nemo ; quo de genore aliter alios video iudicare. 
Ego quid sentiara, accip". Nihil (h^o laudabilius, quam ut quaeque 
res in mentem venit, paratam habere, quasi quodtlam penu, turn 
verborum turn figurarum supellectilem, unde promas non quod ad 
signiflcandura modo, sel quod etiam ad illustrandum valeat; ac si 
quis ita se exerceat, ut ox veterum scriptis et membra et integrum 
quandoque compreheiisionis corpus sua in scripta transferat, non 
equidem reprehenderim, siquidem ea quasi via videtur, quam ineun- 
tes. ad id quod perfectum esse durimus, pervenire possimus ; sed 
quia perfectum ipsum non est, in laude non posuerim. 

Itaque ego de Christophori Longolii epistolis, si quando quid 
sentiam interrogor, ita soleo responderr? : scriptas vidori, quod ad 
sententias attinet, exiliter; quod ad verba, non satis luculenter, ut 
taraen de eo, si vitac contigisset usura diuturuior, bent^ sentiam 
sperandum fuisse; sed in sententiis, ut mine est, meo quidem judi- 
cio nuUus est. Quid affert exquisitum? Quid singulare, non ex co- 
tifiiana consuetudine usuque sumptum ? At scrihit et de rebus fa- 
miliaribns et ad familiaros. Quid turn, quasi non vel in obsruro 
argumento possit ingenii lumen lucere ? Nam quod in eo verborum 
circuitus saepe a Cicerone totus est ; si consulto fecit, quod inde 
laudem speraret, iudicium requiro (1). Etenim aliena quae sunt ad 



(1) Ad onta dello corf^urc inflitte dal Manuzio a1 Longolio o Longueil pel 
MORctivere latinamento, questi era stato Invitato a tenero scuola di beUe let- 
teteaFirenze coU'offerta di 300 zccchini all* anno e deUa cittadinanza floren- 
^- 1 FioreDtini ambivano di cbiamare alle Joro cattedre gU uomini piu oe- 



lb' 



332 

nos translata, stulte iactamus, ut neminein laudare solemus, quia 
pulcher quod accipitur a natura ; at quia temperatus, quia iiwtus, 
quae posita sunt in nobis ipsis. Sin, quod potius existimo, inops a 
latina lingua, explicare aninii sensa aliter non potuit, necessitatem 
excuso. Nee tamen quod tun*', faoiebat, diutius eum puto facturum 
fuisse. Qui enim in illo olio patavino nihil ageret aliud, quam ut se 
turn eloquentiae copiis, quae pliilosophiam ornant, turn earum ar- 
tiura instrumento, sine quibus muta silet eloquentia, locupletaret 
utriusque facultatis studio consecutus esset, ut suis quasi opibus 
abundans, de alieno quotidie parcius assunieret. Cujus autem ge- 
neris, quae inoriens reliquit, scrip ta sunt, abesse eum judico ab ea 
specie, quae est in scribendo optima longissime ; sed dissentit a me 
is^ quern ego minime omnium putassem, Marius Nizolius, qui in Ci- 
ceronis libris diutissime volutatus turn Longolium suspicit; aurea 
videlicet cum assidue tradet, aerea non intemoscit. Itaque cum 
epistolam ad me misisset, in qua ita scripsit nihil sibi iampridem 
tarn accidisse mirandum, quam quod a me audisset, cum dicerem 
mihi Longoliana scripta non admoduni probari, nihil rescripsi, quod 
homini quinquagenario insitam opinionem non speravi me posse 
evellere. 

Et sunt omnino quaedam res, quas ubi sensu et iudicio ipsi uon 
percipimus atque assequimur, nulla satis ratio probabit, ut cum 
Anaxagora nivem atram iudicante frustra de albedine disputares. 
Improbas igitur, inquies, si ab antiquitate scribentes mutuemurf 
Ego vero si apte fiat, etiam summe probo, sed hoc ipsum apte quam 
difficile sit, ex eo Ucet cogitare, quod latinam linguam coutinet uni- 
versam, universa enim sub imitationeni cadit ; imitandi autem ratio 
quia et multiplex est et admodum recondita, primum de ea perci- 
pere singillatim intinitae doctrinae est, deinde quae percipiantur co- 
gnoscere et perfecte exequi non mediocris ingenii ; cumque id quod 
enitet in orationo, aut in re videatur esse aut in verbis, ego dim 
rem simul cum verbis significantibus sumebam, eamque meis scri- 
ptis inseruissem, tum optimum illud quod quaeritur imitando, plane 
arbitrabar me esse consecutum. Postea coepit mihi meum consilium 
displicere ; cogitavi quoniam id esset memoriae magis quam ingenii, 

lebri ndramena Ictteratura. II Lonf^olio non accoisc T invito. Di lai si baono 
varie Orazioui ed Epistolc stampate piu volte. 

Mario Nizzoli, del modenese, Bcrisse di fllosofla o di tetteratura, ed ebbe 
cattedra a Parma e Sabbioneta ; Ic sue opero, scrittc con molta eleofaDsa, lo Ibn- 
po auDoverare fra gli Ulustratori piu bcnemcriti delta lingua latina. 



333 

tfQod ego efficerem, praestare mullos nosse; quod autern raulti pos- 
setft, egregium non esse; turn inivi ralionem baud paulo difficilio- 
rem, quam cum panrissimis mihi esse coininunein intelligerem. Ex- 
qaisitas sententias de Cicerone exc^erptas ant de Terentio tacitus in 
animo versabam, eas ornaliam verbis quam poteram lectissimis, ut 
quasi vestilu orationis mutato, cuin eaedem essent, aliae tamen vi- 
derentur. Erat non dissimilis in verl)orum figuris conimentatio ; si 
cpas inutaverant illustriores, ad alias sententias ita traducebain, 
ul interdum eandem locutionem in res prope innuraerabiles accora- 
modans, quasi ex una cera plures imagines, nee tamen ejusdem ge- 
neris, efiingerem. In bar. exercitatione qua.itum esset, utinam aut 
mature cognovissem, ant sero cognilum avideque arreptura, vis 
ocfupationem non extorsissot. p]quidein si quis me negf't in scri- 
bendo quidquam esse, non pugnabo ; sed si quid sum, ab hac una 
esse coniendam. 

Tibi gratulor, Caline, quoniam neque mala disciplina pravis 
opinionibus irabuit, quod cum mihi puero contigisset, postea vitium 
magno labore correxi, et a studio litterarum ne qua rei familiaris 
exorta cura possit abducere, Aloysii patris prudentissimi viri prae- 
slat diligentia. Tibi igitur haec, quam nos invili emittimus, appe- 
tenda laus est, hoc te manet decus, tua haoc erit palma, tibi reser- 
vatar, tibi defertur uni ; tua est et firmior valetudo, quam qua ego 
nsussum, et minus implicata ratio ; ingonium autem quale est, con- 
tigit paucissirais, et qui'jus contigit, ii nisi magna consequuntur, eo 
tarpius peccant, quod in voluntatem vitium putatur. En, quoniam 
valde vis quod sentis esse praeclarum et ea non desideras, quae mihi 
idem volenti defuerunt; quod ego conabor, ipse perScies. Vale (I). 
Tertio nonas julii MDXLV. 

4. Paui.us Manutius Iosepiio Tramezino S. 

Valde me delectant eae litterae, quas pater tuus heri mihi a 
te reddidit, quasi enira iis legendis regusto tuos sermones, sed eo 
suboffendunt, quod artificiosae sunt; verbis enim mecum agis, 
lion, ut inter nos cum sumus, puris, simplicibus, amicitia nostra di- 
ll) Un'altra lettera di Paolo Manuzio al vescovo Calini. 6 fra le stampate, 
"b.VlI, ep. 21. Questa, iraportantissimo moniimento lettorario, die qui publi- 
Miamo, fe tolta da due apografl che a vicenda si completano, rAmbrosiano e il 
"wttliiano, ma in piu luoixhi sfucrprirono aj^li aniauuensi alcuni errori di tra- 
•crizione, che pur troppo ne rentloii'* sovcnte oscuro il seuso. 



334 

gnis, sed fucatis, arabitiosis, exquisitis, quibus aut principes viros 
colere, aut ad ignotos homines scribere solemus. Hoc primum est, 
in quo non ego quidem tibi succensero, sed leviter taiuen commo- 
veri debeam. Sequitur alterum, quod in coinmemorandis quibusdam 
ofiiciis, quae ego olim in te contuli, nescio qua causa, multus es, 
quin etiam sumis quoddam a philosophia ; scribis eniin sic : In ipso 
recte agendi officio delectationem esse quandam, ca iihi me conr 
icnium vidcri (1), pra(3terea nihil roquirere. Praeclara verba, sed 
huius loci non propria. Quorsum enim, cum tibi mecum mihique 
item tecum famiharitas tanta iutercedat, quorsum, inquam, tu haec 
ad me? Sed urgere nolo, vereor enim, ne si ego acerbius expostu- 
lem, quod parum commode scripseris, tu ad illam cautionem con- 
fugias, ut deinde nihil scribas ; quo de genere quoniam hie me lo- 
cus admonet ut tecum agam, et si hoc alterius epistolae argumen- 
tum esse voluerani, tamen non praetermittam. Obsecro enim, cum 
amator eloquentiae sis (2), cumque provecta aetate, quod non muld 
possunt, id tibi adolescenti contigerit, ut latine satis eleganter scri- 
bas, cur tamdiu cessas, et ingenium tuum, unde nobis uberriraos 
fructus edere solebas, nunc quasi malus agricola per negligentiam 
pateris arescere ? Dixi patri tuo, cum de te et de tuis studiis sermo 
esset ortus, si ad cam facultatem, quam haberes, assidua scribendi 
consuetude accederet, sp(»rare me futurum ut excelleres ; sed vere* 
ri, ne tu quaesita iani laude coiUentus, negligeres ea quae seqaun* 
tur. Haec ego cum patre tuo; non frustra, ut video; nam ampuit 
et ad fratrem scripsit, ut eadem ille tecum, quae tibi, ut opinor, 
harum literarum causa fuit, quas vulgi sermone conscriptas XVI 
calendas docembris ad me dedisti ; quibus in Uteris facis id, quod 
non dubilabaii), ut ofnciiim meum, quod ad stylum attinel, tibi gra- 
tum e^9^Q osten Ia>5; quod autera scire cupiebam, ut eo te usurum 
significares, id omittis, sed iterare eadem non necesse est. Vides 
quanta res agatur, et qua contentione opus sit, non hoc lave quid- 
piam est, aut eiusmodi, quod ludibundi perficere possimus. Maxi- 
mum studium, summam exercitationem desiderat, neque ego in li- 
teris uUam artem esse puto, et sunt multae difdciles admodum et 
obscurae ; sed ego tamen nullam puto esse, quae, si cum hac recte 
scribendi ratione conferatur, non et faciUs et aperta videatur. Ita* 

(1} 9opra questc parole fu scritto da altra mano : « Ba me tamquam ipsioi 
officii fructu laetari ». 

(3) Veneziano e Dipoto di Michole, celebre stampatore, era reraato 
nelle lingue oriontaH, per testimonianza deUo stesso Manusio. 



335 

que ipse niultos iam annos hanc viani ingressus, tamen ita parum 
processi, ut enm locum, undo sum profectus, niulto mihi propio- 
rem videam, qnam quo vnlo j ervpniro. Nunc quidem ad hoc slu- 
dium, etiam eorum libroriim lectionpui, unde maximae res petun- 
tur, suasu amicorum coc^pi adiun;j^ere ; et quoniani, quod optavi, id 
habeo, ut arbitratu meo nulla vo iutorpollante liceat vivere, omnes 
diei partes ita dis^tribui, ut ab opore nulla fere vacet: mane com- 
mentaries texo epistolarum ad Atli^um, quos iampridem a me pro- 
laissos, nunc a multis convitio prope efHa.'^itatos, non videor diu- 
tms posse debere; pomeri lianas bora'< valeludini aut salutationum 
officiis tribuo: vespertinum tenii)u> maxime in Aristotele pono. Hie 
est nunc status studiorum moorum, quo ego ita delector, ut haec 
mihi causa sit, civ Romae nunr et vivam et libonter vivam. Nam 
Venetiis quotidie occupationes ex aliis aliao nascuntur, ut a Uteris 
volenles nolentes ab lucamur. Quare, quod scribis, in magno do- 
bre et desiderio mei, spe tamen te laetari comraodorum meorum, 
plane, quod signiSces, non intelligo. Nam si tu in studio bonarum 
artiura et in exv'^r^itatione virtutis commoda putas esse, nos qui- 
dem, Josephe, reges sumus ; soli enim aut certe cum paucis li- 
beri a cupiditate, soluti a curis, ambitiosissima in urbe, tranquillo 
animo literas trartamus ; sin autem commoda tibi videantur ea, 
tpiae vulgus appellat, tua sententia non maguoppre vigemus; nam 
Mc pene innumerabiles sunt, quibus in bac parte cogimur con- 
^'fidere; sed quoqjio mo !o sc^ntias, scito te non frustra laetari, si- 
quidera mihi, ut nunc quidem est, neque omnino pessime cum for- 
tuna et cum mu^'^ optime conwnit. Vale. IX ealeiidas derembris. 
Romae. 

5. Paulus Manutiijs GKonrrio Fahricio S. 

Non debeo de te aut de Volfango meo (1) non amicissime son- 
tire, se I narrabo tamen tibi. Kgo mehorculo sum aliquando suspi- 
^•alus, omnem fere nostri amorem vos in patriam vobiseum abstu* 
lisse. Tot mensibus nulla litera, nulla neque nuntiata neque in ami- 
conim Uteris ascripta salus. Plane hoc mirabar, et qui vestrara 
finucitiam pene ambitiose soleo aestimare, iniquissime ferebam. 
Sed accidit, quod optabam, ut tu me hac molestia laborantem leva- 

(1) Volfanjro Wertor. Lo ricorda con ass.ii lodo il Mantizio, in una lettera 
'W3dlcerahre 1554 a un Giovanni Shiimio di Strasburj^o, avendolo coooscluto 
wcani annl prima a Padova in comunione <li btudi con Lazzaro Bonamici, 



^3^ 



Oi 

lis epibtola suavissime scripta. Ilia de tribubus nondum potui meis 
occupationibus tantum spatii surripcre, ut meis collata scholiis 
perpenderera. Istam tamen, ut debeo, tuam nostri memoriaDi dili- 
go, quae me ita delectat, ut in isto genere vinci tamen abs te non 
patiar. De tribus locis in Laelio unum atque alterum cum exa- 
minassem, hoc vidi, et vires, quod tu verbum interponis, super- 
vacaneam esse dictionera, quippe cum in valeludine vires sint, 
aeque ac vacuitas doloris ; et illud infra : quid interest, motu cmi^ 
mi siiblato, non dico inter peciidem et hominem, sed inter homh 
nem et saxwn aut truncum iMipyi-Atti-oLTo^f esse; tuum autem 
quid interest, motu animi sublato, 7ion dico inter pecudem et ho- 
minem, sed truncum aut saxum quasi mutilum et inanimatam 
iacere. Tertium quod ascripseras, cum nostro libro consentit. 

Quod ais tibi esse in animo, posthac saepe ad me scribere, 
ita, si mihi hoc tuum ofticlum esse gratum intellexeris, mihi vero 
id erit vel gratissimum, praesertim si ita scripseris, ut in tuis Ute- 
ris sit, ad quod ipse meas rescribens accommodare possim. Verte- 
ro nostro cum primum eius generis aliquid erit, quale ille volt, 
mittam ; te rogo, ut illi meo nomine salutem multam, et in amore 
nostro, si quando labare coeperit, quod mihi et ilUus perspecta hu- 
manitas et nobili adolescente digna virtus persuaderi vix unqoam 
sinet, sed si accideret, confirmes. Quod imprudens praeterieram, 
de meis commentariis epistolarum ad Atticum totus (1) urgeo, 
sed sane spissum opus est, ut ille inquit ; itaque de re nihil glorio- 
se promitto, sperare tamen audeo futurum, ut tibi, cum leges, 
prorsus ne videar quotidianam tot mensium operam inani diligen- 
tia perdidisse. De tempore hoc affirmo, intra sex menses, nisi qui 
casus mea consilia impedierit, ad exitum me illos esse perducta- 
rum. Vale. 

XI calendas novembris. Venetiis. Raptim. 



(1) Questi Commentarl furono publicati nel 1547 in 8.** col titolo: « Id Bpl- 
Btolas Ciceronis ad Atticum Paul! Manutii Commentarius Venetiis apud Aldi fl- 
lios ». Ne furono fatte altre sette edizioni sino al 1582, delle quali rnlttmaper 
cura del fl^rlio Aldo. Percio questa Jettera pu6 asdcgnarsi, come la preoedeDtef 
all* anno 1546 ciro. 



337 



6. >1 / niagnifico messer Hieronymo Leone, pairone et maggiore 

suo sempre osservandissimo in Venetia. 

Paulus Manutius HiERONYMo Leono S. 



Quod et ego cupiebam, et tu fortasse expectabas, ut de men 
statu, deque comrauuium stiuiioruni ratione crebriiis atque etiam 
accuralius ad te scriboroin, id hartenus a me praetermissum est, 
non ulla quidein negligealia in^^a, qui in isto officio, cum otium 
est, frequentissimus esse soleo ; noque oblivione tui, cuius recor- 
dalio ita iufixa haeret animo meo, ut concussu dimoveri possit 
nullo, sed quod, ex quo a vobis disressimus, adeo semper turn iis 
libris, qui nondum exierunt, descrihendis, turn emendandis iis, quos 
tu assidue legis, id est optimis, implicati districtique fuimus, ut 
Bberius respirandi nulla unquam concessa sit facultas. Nunc au- 
tem,etsi nibil plus quam antea vacui temporis habebam, rei tamen, 
quae urgebat, magnitudine commotus, surripui paululura spatii, ut 
has ad te literas exararem. 

Ego, si te nunc raea causa minus velle existiraarem, quam 
superioribus temporibus, quum quotidie una essemus, voluisse scio : 
wpeterem et redigerem in memoriam tuam non ea solum studia, 
quae pater tuus, vir clarissinius (1) et omni laude cumulatus, in me 
contulit; sed quae etiam ipse tu mihi, turn scilicet cum me otii de- 
speratione debilitatum tua oratione recreabas, saepissime promisi- 
8li;id autem eo consilio facerem, ut si forte hoc intervallo, dum 
abfui, ita tibi ex aniiuo effluxissem, ut nihU iam neque de commodis 
ullis meis, neque de ornamentis laborares, saltern et parentis tui 
iudicio, quod ille iampridem de nobis habet, tibi standum ; et si 
non amoris et observantiae in te meae, constantiae quidem tuae ra- 
tionem habendam iudicares. Cum autem plane sciam, quam in iis, 
quos semel amplexus es, amandis atque tuendis perseveres, quam- 
que libenter pro familiaribus omnia munia et subire et sustinere 
consueveris, nihil durius de tua in me voluntate suspicabor, neque 
faciam, ut in ea re, quam tu mihi facile potes conlicere, pluribus 
verbis auxilium exposcam tuum. Tantum, quid sit id, quod a te 
peto, breviter ostendam. 

W) Forse Sebasliano Leoni di Cordova? NeUe lettere etarapate del Manuzio 
MQetfovaoo due senza data dirette a lui, dimoraote a Roma (Ub. 11, ep. 25; e 
lib. lY, ep. 54). 

22 



338 

Quicquid trigesimum et amplius iam annum sive rei, sive ! 
dis in nostram familiam illatum est, id pene iotum ex iis ty 
quorum author atque inventor pater meus fuerat, tamquam ex 
quo fonte esse haustum, notius est, quam ut dicendum a me 
Horum fructu, in quo meae fortunae positae sunt cranes, ii me 
vare contendunt, qui, cum essent ipsi neque ita bene nummat 
parum sua sponte noti, ad summas pecunias, suramam etiam < 
stimationem, patris mei beneficio pervenerunt. In iudicium dedi 
res est ; opibus illi, nos aequitate ipsa et auxilii tui spe nitin 
quae me spes ne fallat ; non quo tua singularis humanitas, \ 
mihi perspecla et cognita, nunc in dubium venial, sed quod 
imbecillitas quaedam mea facere me cogit ; et quia mos est ita 
gandi, rogo. Scis, quorum sententiis haec controversia dijudicfi 
sit ; eos, cum res postulabit, prendes, et nostram causara ita i 
genter commendabis, ut intelligant se beneficium illud non m 
apud me, quem parum posse non ignorant, quam apud te, qui < 
sis vident, coUocare. Non mehercule dubito, quin. si mode co] 
te ostenderis, minimo negotio, quod volumus, impetremus. Gr 
flores per te ob excellcntem virlutis indolem et miri&cam in( 
elegantiam; authoritatemvero tibi comparat patris authoritas,c 
rarissimae virtutes, quum frequentissimo theatro quotidie sped 
tur, merito boni omnes et ilium, quasi hominem divinum in 
stram civitatem coelo delapsum, admirantur, et te, quem tanti 
tris non solum ore, sed etiam animo pei'similem esse filium vid 
maximopere verentur et colunt. Incumbe igitur in earn curan 
adversariorum meorum potentia tuo studio fracta ita concida' 
ne durius nobis eiticere negotium possit. Hoc si facies, quod te 
facturum confido, non tu quidem, ut magis te diligam, quam hi 
nus dilexi, consequeris (nee euim ad meam veterem in te hem 
lentiam addi quidquam potest), sed ut qua ratione tibi tuisqae 
nibus gratificari possim multo, quam antea, diligentius considei 
Vale ; et patri tuo, cui ego propter summas eius occupationes 
strepere Uteris non sum ausus, meo nomine salutem plurin 
Veronae, VIII kalendas sextiles. 



339 



7. Al molto niagnifico et honorando, il dollismno et genhlissi" 
mo messer Benedetto RhambertU amico suo et benefattor 
osservandissimo in Venezia, 

Paulus Manutius Benedicto Rhai^iberto S. 

Quo die tua singularis humanitas ac tua summa virtus mihi 
cognita est, Rhamberte ornatissiine (1), optare coepi sane vehe- 
menler, ut et tuam mihi benevolentiam quammaxime conciliarem, et 
meam libi, quacumquo ratione possem, testificarer. Quonini in altero 
elsi satis felices fuimus (brevi enim nie a te diligi, mpasque res tibi 
curae esse intellexi), in altero t^men ita fortuna invidit, ut nullam 
unquam aut certe perquam oxiguam declarandi amoris mei facul- 
talem obtulerit, ex qua incomraoditate properaodum tanta est mo- 
lestia, quam trahimus, quanta voluptas, quam ex tuoruui officio- 
rum recordatione percipimus. Ac me quidem antea in hac solicitu- 
dine labantem fulciebat tamen ilia spes, quod cum nostra diligentia, 
turn amicorum, tuoque in primis consilio atquc etiam ope fore 
conSdebam, ut rebus meis aliquando constitutis, earn tibi oplime de 
me merito gratiam persolverem, qua facile, si non ipse mihi, quod 
vix fieri posse arbitror, saltem iis, a quibus haec solent animadver- 
ti, satisfacerem. Nunc, cum et ea, quae iam tum per summam iniu- 
riam meis fortunis infesta erant, nostra absentia crevisse, et quae 
benigna, defecisse intelligam ; ratio ipsa, multoque etiam magis im- 
becillitas quaedam mea facit ut timeam, ne qui hactenus fuimus, 
perpetuo futuri simus, idest cum omni aegritudinis genere implicati, 
torn earum rerum, sine quibus quomodo te remunerer non video, 
minime compotes. Quod si ita ost, unicum tantae calamitatis per- 
fugium erunt literae, quibus quidem eo constantius utemur, quod 
illae nos vel tranquillissimis temporibus a prima pueritia delecta- 
runt; his vero tempestatibus alium, in quern confugiamus, portum 

(1) Concittadino del Manuzio, gli si rese assai benemerito per avergli ispi- 
raU) il buon gusto neile lettere. Fu famigliare di Gaspare Contarini, che fu poi 
cardinale, e presso lui ebbe modo d'imparare a vivere e studiar bene. Era se- 
gretario del Senate veneto e custode della pnblica bibliotcca di S. Marco. Viag- 
gid per ordine del governo in Aleniagma, Spagna c altre provincie, raccolse 
moltissime iscrizioni antichc in un ^rosso codice rammentato dal P. Agostini. 
Scrisse ancbo Libri trt delle cuse de' Turchi, stampato in edizione aldioa nel 
1539, che h la relazione del sno \iaffglo a Costantinopoli. 



340 

non habemus. Tu quidem, mi Rhamberte (quae tua est in omn« 
humanitas, et amor in me summus ) omnia mea causa et cupis et 
praestas ; neque taraen parum proficis, sed mehercule non quantum 
uterque nostrum optet, aut quantum res ipsa postulare videator, 
ita diligenti erga me studio et assidua mearum rerum cura perflcb 
iliud, quod nunquam posse fieri sum arbitratus, ut ad meam incre- 
dibiiem in te pietatem a'!cessio non minima fiat ; quod autem intc^ 
dum speravi, ut me omni prorsus molestia liberares, id perfici non- 
dum a te potuit. Scito tamen magna cura me levatum, ex quo fratri 
meo exulanti (1) reditum in patriam senatus consulto esse permia- 
sum cognovi; quod beneficium, uno exceplo Georgio Selva, quem 
tanti boni, ut aequum est, authorem cognosco, tibi maxime acce- 
ptum refero. Scribit enim frater vidisse se et in procurando negotio 
sedulitatem tuam et studium, et in gratulando hilaritatem et gau- 
dium ; ex quo mihi laetititia sane magna, admiratio nulla contigit 
Aliquot enim iam abiere anni, ex quo tu, ut meas rationes pessime 
affectas sanares, nullum non reraedium excogitare ac diligenter 
adhibere coepisti, in quam sententiam quin et humanitatis et con— 
stantiae tuae causa perseverares, nunquam dubitavi. Itaque fratris 
literae, queraadmodum res acta esset, declarantes, magis ut ama-— 
rem voluntatem in nos tuam, quam ut studium mirarer, effecerunt- 
Quid quaeris? Ego ipse, quamvis longo intervallo, pespicue tanMB 
animum in re mea vidi tuum ; exitu vero, quem volcbamus, conse— 
cuto, te sum absens absentem cogitatione complexus, tibi gratia0 
egi, a te beneficium illud magna ex parte profectum affirmavl. 

(1) Allude qui, sembra, al firateUo Antonio, cbc ncl 1552 era 9tato bandito 
da Vcnezia, e dimorava perei6 a Bologna, per non si sa qual faHo, ma cbe Paolo 
ebiamava un juventutis erratum. Era per6 di vita dissipata e poco laborioca, liO' 
cb^ liborato dal bando nel 1555, eresse a Bologua stessa una tipografia e libfa* 
ria coi mczzi forniti^^li da Paolo, ma con poco o nessun frutto; anzi qaeU'im^ 
presa non gli cag^ono che perdite o rovina. Scrivcndo Paolo il 24 lugflio 15^ (T| 
a Benedetto Accoiti cardinalo di Ravenna, dice del frateUo: « Aotoniain f^tm 
sic amo, ut debeo: sed inter fratres pietas esse solet, suavitas non solet. De no- 
bis boc ne credideris. Amamus inter nos ut fratres, vivimus ut aeqanlea ». V. 
Lettere di Paolo Manuzio, Parigi, 1831. Circa a quelPanno 1555 o taU*aI pift al 
se^unntc 6 quindi da ascriversi, sembra, la data di questa lettera. Appare percH^ 
che a qncir epoca non erano ancora cessate le qucrole sulla proprietii del tl|^ 
aldini, che i snccessori di Aldo si contendevano, cd aveano obbligato Paolo » 
tcner pressoeho cbiusa la stamperia per alcuni anni dal 1532 fin quaa! al 15I0» 
o almeno ben poco produftiva. Di Giorj^io Si'lva evvi una lettera latina Id di 
di \ enezia, 10 settembre 1534 a Pictro Bembo, ncila Eputolae clarorum 
rum, f. 82, \enet., 15G8. 



341 

que equidem islam tuam ad me iuvandum tarn propensam volun- 
;em facile tibi emetior ; sed rem ipsam qui possum, iafirmissimus 
omnibus turn iiigenii, tum etiam fortunae opibus, inops ab amicis, 
)ropinquis vero non mode nou muiiitus, sed etiam oppugnatus ! 
tod si tu sola memoria coutentus esse vis, eamque ad remuneran- 
m satis ipsam per se esse credis ; nae ego beneficia nou ea solum, 
a accepi, mensura, sed longe etiam cumulatiore tibi reddo. Cave 
im ullum diem praeterire pules, quo uon ego de te incredibili 
a cam voluptate aut cogilem, aut etiam, ubi locus est, loquar ! 
adeo cum tuis offlciis, tum mea sponte facio, qui te semper, etiam 
tequam uUus mihi tecum usus fuit, meo quodam iudicio non me- 
xsiiter dilexi : quid censes, posteaquam accessil consuetudinis iu- 
inditas, sermonum socielas, eorum sludiorum communicatio, quae 
»tros animos in amore debilitari et cadere non sinunt ? Ul omit- 
jn toa in me merita, quae tanta sunt, quanta vix mente conse- 
oimur, oratione certe complecli nequimus, pro quibus eo tibi ve- 
ementius obligati sumus, quod cum ego nihil fere haberem, quod 
le tibi conmiendare posset, ullro ipse ad me sublevandum tuam 
tonem operam studiumque contulisli. Quo circa, quamquam et oc- 
opatio tua et pudor meus postulare videlur, ut a te pluribus ver- 
is contendam ac petam, ut quod anlea studium in me vel tuendo 
'd omando significasti, idem nunc, aut si quod potest amplius esse, 
bdares, tamen id facere non audeo, ne vel ambitiosius quam ne- 
esaitado nostra, vel timidius quam humanitas tua fert, egisse te- 
lun videar. Quare quod a plerisque fieri solet in rogando, ut eius, 
qoo petunt, graliam longiore orationis ambltu aucupeutur, pror- 
08 id omittam ; tantum in quo mihi tuum studium sit opus et quanta 
lea res agatur, breviter ostendam. 

Ex aniversa haereditate, quae mihi a patre venit, nihil esse 
impridem iudicavi, quod aeque me atque typi illi celebres et ab 
omibus dilaudati vel augere vel etiam illustrare possit. Hos, etsi 
ettto fere est, qui paterna industria excogitatos ignoret, eaque re 
i me UDum pertinere iudicet, tameu in controversiam vocantur, 
idigne mehercule et nullo iure; sed vocantur tamen. Qui sint 
Qtem, qui mihi immerenti tam alieno meo tempore negotium fa- 
^ssant, nescire te non arbitror ; sunt enim ii, de quibus ego, cum 
/enetiis essem, saepissime tecum in sermonibus nostris, quorum 
^robitatem etsi non dubito quin virtute aliquando retundam, in- 
^^ tamen magnam curam sustineo, ne petitionibus, quas in me 
ODjid video, sauciatus ita debiliter, ut postea contentiones omne& 



342 

meae tanquam oxeafiaxtai videantur esse. Nunc quidem si praesi- 
dium illud, quo uno me tueri poterara, eripitur, cernis quam infirmi, 
quam ad propulsanJos iniurias iiribecilli ac debiles futuri simui 
Huic tu, huic lu malo per fortuiias medere, mi Rhamberte. Scio 
quantum apud eos, quibus mea rausa committenda est, vel autho« 
ritate vel gratia possis. Neque vero, quantum mea causa velis, dur 
bito ; sed (mihi crede) cum iniquorum meorum opes considero, pe^ 
horresco totus, animoque ita oado, ut vix tui auxilii spe adiutas 
exupgam. Nam frater quidem mens operam et studium, quod ra 
postulate adhibere fortasse poterit ; consilium autem et cautionem, 
quam ego vellem, certe non poterit. Quare quae tantummodo sunt 
in diligentia posita, ille praestabit ; quae maioris cuiusdam indi- 
gent prudentiae, a te expecto. Tu, ne qua procella impendeat, ne 
quem ad scopulum affligamur, tamquam peritissimus gubemator 
provideas, oportet ; et quos ventos ad assequendum, quem volumus, 
portum adiumento esse posse perspicies, colligas eos, ac pro scien- 
tia modereris tua. Nisi forte parum verecundi sumu55, qui tibi mul- 
tis et publicis et privatis negotiis pene oppresso, etiam hoc oneris 
imponiraus ; sed haec quidem non moa magis, quam tua culpa est. 
Nam quod ita libenter pro amicis labores excipere atque etiaiD 
continore consuesti, hinc fit, ut omnia nobis per facilitatem tuaixi 
licere apud te putemus. 

De meo statu si quid forte scire vis, accipe. Valemus ut cuH* 
niaxime. Studiis quam possumus, non quam volumus, operam da- 
mns ; distinemur enim summis describendarum emendationum oc-" 
rupationibus, iucundis illis quidem atque in primis fructuosis, sed 
eo tamen invisis, quod omnem mihi ad te scribendi occasionem eri- 
I)uerunt, quo sane in hac mea peregrinatione acerbius mihi cadere 
nihil potuit ; non quo verear, ut hoc meum silentium ulla ex parte 
nostram coniunctionem infirmaverit (nee enim quae pro meis com" 
modis et ornamentis quotidie facis, tale quicquam suspicari me pa- 
tiuntur), sed cum eorum beneficiorum, quae plurima et maxima a 
te habeo, memorem me tibi alia ratione (ut nunc quidem est) probft- 
re possim nulla. Doleo vehementer hoc literarum officium tibi debi- 
tum neque a me recusatum, minime tamen hactenus potuisse reddi; 
quod enim gravius ferrem, nisi consolatione levarer ilia, quod ita 
me posthac in isto genere, praesertim si de eo delectari te sensero, 
frequentem fore spero, ut facile praeteriti teraporis usuram, qua 
carere sum coactus, crebritate et longitudine epistolarum sarciam*. 
Tu modo noh quicquam tuorum scriptorum simile, hoc est elegan— - 



843 

it rabtillus compositum, a uie exspectare ; nam cum antea, 
mdus Ciceronis quasi cantu meam orationem colorari vole- 
ne nihil unquam in hac latine scribendi ratione, in qua tu 
8, profecisse iudicavi; turn vero hoc tempore^ quo stilum 
^rta lege conformamus, quam ab omni romanae eloquentiae 
procul abdim, facile video. Meum autem consilium in Uteris 
est, quod antea; de re tantum (quando in verbis quod seque- 
Bsequi non possum) laborare coepi ; et ad philosophiam, in 
qui sapientes habiti sunt, vitae suae tabernaculum posue- 
[uo seriu3> eo vehementius pervenire contendo. Vale; et nos, 
suesti, dilige. Veronae, ad VIII calendas sextiles. 
.ogo te banc epistolam, ubi legeris, conscindito ; hoc enim ut 
multae causae faciunt. 

ppoLiTo EsTENSi Cardinali Paulus Manutius S. p. D. (1). 

uod in omni fere vita laboravi, ut opinionem apud homines 
n consequerer, non literarum et doctrinae, quae ipsa per se 
mo, conjuncta cum optima voluntate rectaque mente magni- 
led probitatis et officii, quae sapientes prima ducunt, id nunc 
ium vocari, meamque existimationem, quantulacumque est, 
urn annorum studio partam, nullo meo merito loedi, vehe- 
' doleo. Nee vero quidquam non solum doleo, nee vero 
lam non solum a meo, verum et a multorum iudicio ma- 
enum potuit accidere, quam ut, unde studiis meis quietem, 
imnem vitae tranquillitatem, omnia mihi meisque commoda 
eram, inde mearum omnium cogitationum atque actionum 
batio et molestiarum quasi fluctus existerent, inde rei fa- 



A questo cardiaale aveva il Manuziu dedicato il suo libro de Romani$ 
Del 1557, indirizzandofi^Ii una lunga prefiazione, nclla quale, dando rag^io- 
10 lavoro, dice che in esso « meam omnera iodustriam, omnem coram, 
tenique cogitationes fixerara et locaram » : e prodigate lodi iufioite al 
e, lo prega che « nostris laboribus tua benevolentia quasi propitium nu- 
dt ». Ma r utile conseguito da quella dedica non corrispose alle aspet- 
lei Manuzio; pel cbe questi gli scrive investendolo con furiosa fillppica, 
>po sa dell' irrivercnte. II Mauuzio, lotteratissimo, trattava alia pari gli 
piii insigni. Un* altra sua lettera a quel cardinale d f)ra le staropate, 
ep. 1, col la quale, sebbcne non se conosca la data, sembra chiedere 
I oflbse fattegli nello scrivere, alludendo forse a questa stessa lettera, 
ide aasai importante^ come qucUa cbe diping^ al vivo e a luogo le stret- 
le peripezie manuiiaiie. 



844 

miliaris iactura ac pene etiani oriretur infamia. Qua in acerbi- 
tate solaiio tamen illo non mediocriter sustentor, quod quantum 
me tua, Hippolyte Cardinalis, deprimit auctoritas, tantum ac ma- 
gis etiam aliquanto mea me sublevat iiiaocentia; bonas enim cau- 
sas non opes, nou diguilas vincit ; ipsa se Veritas suis tuta prae- 
sidiis facile tuetur, nullos reformiJat impetus, nulla vi frangitur, 
nullis capitur insidiis. Quare nunc tecum agam Uteris, promamqae 
ex animo ea, quae hactenus pro mea in te siiigulari observantia, 
intimo sensu conteutus mea conscientia compressi; neque uuquam 
hue descendissem, neque tibi summo viro summarumque rerum as- 
sidua tractatione districto, his Uteris obstreperem, nisi te audirem, 
si quando mentio de me fit, ita tuas solere partes defendere, ut op- 
pugaes meas ; cum illud vix possis, hoc certe non debeas. Ego enim 
(ut ordiar a principio) cum Petrus (^arneseccus Protonotarius, vir 
egregius et tui studiosissimus (I), milii diuturno usu et satis arcta 
necessitudine conjunclus, mecum egisset diligenter, ut ex multis 
negociis variisque curis, quibus jactari eos uecesse est, qui suam 
familiaui arte potius aliqua et vigi'antia, quam annuis vectigalibus 
alunt ac sustentaut, in tuam aulam tuamque clieutelam, tamquaix^ 
in ocii portum me conferrem, et conditione delata perquam ulili 
admodumque honorilica, spem etiam maximorum comraodorum tai' 
nime dubiam ostendisset ; dixi statlm, commotus opinione quadan^ 
virtutum tuarum, nihil mihi futurum antiquius, quam ut servirei** 
studiis meis, honori tuo ; id ut possim praestare cumulatius, ocii m^ 
facultatem petere, quam aequum esset impotrare; ac me quidem* 
quod ad me ipsum attinoret, utilitatem nullam spectare ; diUger^ 
tuam humanitatem, tuam prudentiam et doctruiam, animi vero et-' 
cellentem magnitudinem etiam admirari; haec me sequi, non firu-* 
clum aut ulla meritorum meorum praemia, sed liberis meis, quos 
infantes non optime copiis instructos, si quid interim mihi accideret 
humanitus, nulla tueri posset industria, coactum pietate, ut consu— 
loretur, optare. Ne multa, ita conclusi : me tibi et me ipsum et meas 
fortunas omnes tua fretum bonitate alacri animo permittere ; a tua 
tide, ab humanitate, a consuetudine, quae tempus exigeret, qua© 
mearum rerum racio postularet, exspectaturum. Probavit omnia. 



(1) Quel Pictru Carnesccclii, fiorentino, lodatissimo pel suo sapere e pel 
talento da mons. DeHa Casa, dal Bonfudio, dal Flauiinio, dal Sadoleto e da aitxH 
dotti COD tern poranoi, segretario di Clcniente VII e protoiiotario apostolico, ooor- 
danDato poi come oretico aU^cstremo supplizio da Pio V nel 1&G7. fisingoliK^ 
che Dcir au^j^rafo il nome del Caroesecchi k cancellato dovunque. 



345 

Carneseccus, pollicilus est amplissime, et omnia mihi fore in te 
QQO posita conSrmavit. Ab eo tempore, id est, ut memoria coUigo, 
ab ineunte maio, omisso meo pervetere exercendae typographiae 
instituto, ad alias cogitationes et plane iliversa consilia conversus, 
coepi res meas, tunc quidem optime pro mea tenuitate constitutas, 
nova quadam ratione tractare, qui mihi ad paucos dies Ferrariam 
ad te veniendum iutelllgerem. Xon erat, dum ad eum finem, quo 
spectabant, negocia porvenirent, expectandum; cogebar nonnulla, 
quae orsus eram, retexere ; quae susceperam, multa deponere ; quae 
animo designaveram, omnia prorsus omittere; nihil inchoandum 
omaino, nihil, ne si species quidem utilitiitis objiceretur maxima, 
iostituendum putabam ; subibam etiam festinationis caussa detri- 
menta voluntaria, nee ferebaiu graviter. Levabat enim animum 
meuiQ ac reficiebat maxime partim quotidiani, ut arbitrabar, sti- 
pendii memoria, de quo mihi cum C>arnesecco et familiari tuo Monte* 
merlo(l), utroque tuis verbis agente, iam convenerat; partim tuae 
spes liberalitatis, qua cum omnes, qui se tibi semel dicassent te- 
cumque viverent, valde frui de multis acciperem ; meam fore sin- 
gularem et extraordinariam conditionem nunquam opinabar. Prope 
aderat, cum mihi, rebus meis iam non dixerim compositis, sed ut 
in tumultu solet, contractis atque complicatis, Ferrariam esset na* 
vigandum. Ecce tibi pe^^tilentiae fulmina, fluviorum ostia praeclusa, 
terrestres interseptao viae, Ubique impedimenta, ubique minae, 
plena terroris omnia. Cepi sane dolorem, quantum aliquis ex in- 
sperato, pleno infelicitatis eventu capere possit maximum, quod 
neque tuae voluntali, a quo meum adventum cupide expectari 
Hontemerlus aiebat, neque meae fidei, qui de celeri discessu pro- 
mi^ram, satisfacere liceret. Constitutus in ea difiicultate, Monte- 
merlum consului, veterem amicum meum, magni hominem ingenii 
et multarum rerum usu prudentem, quem sciebam cum tuis man- 
dalis ultro citroque deviis itineribus permeare ; negavit eunti cum 
familia transitum patent ; solus ire si vellem, iturum parvo nego- 
cio, seque etiam comitem itineris obtulit. Accensus est magis hoc 
HontemerU responso, non extinctus aut imminuens animi mei do- 
lor; quippe cum mihi aut carendum te viderem, quocum esse arden- 
ter cuperem ; aut si tecum esse vellem, uxorem e( liberos meos in 



(1) PoTSO Giovanni Stefana da Montemerlo, gentiluomo tortonese, che acris- 
•sldodici libri Delle frasi toseane, stampati in Vcuetia nel 156C, chJamati con 
>^titolo Tuoro deUa lingua toicana. 



846 

ilia mortifera contagione, in summa, quae tunc erat, omnium remm 
penuria deserendos. Vicit tandem pietas erga meos et statui per- 
manere, donee lues ilia vel ipsa per se languesceret, quod octobri 
fere mense futurum putabntar, vel remediis, quae publice maximo 
studio pro communi salute adhibebantur, afflicta et superata con- 
cideret. Vides hactenus mansionis meae causam, quam reprehendet 
nemo, nisi qui ferus oniniiio sit, et omnis expers humanitatis. Tu 
laudabis, ut spero, quia vir bonus es, officii cultor et iustitiae, et 
quia te, quae cujusque sit in suos et quae esse debeat amoris vui 
tuus erga tuos amor admonet. 

Excusat igitur meum factum pestilentiae diritas ad novem- 
brem mensem ; reliquum tempus quae ratio tueatur, intellige. Ian 
abierat^ eiectus aliquando divina benignitate potius quam homi- 
num studiis, publicus ille morbus, ac ne abierat quidem prorsua 
cum in me privatus morbus invasit, oculorum anniversaria va- 
letudo, qua sum ita vexatus, ut nemo me per totam hyemem nia 
iacentem in lectulo viderit, nemo extra cubiculum, nisi vera ul- 
timo. Hie tu meum in te singulare studium agnosce : aegrotus 
in magnis oculorum doloribus, de tua laude, Ilippolyte, mea sa 
lute neglecta, cogitavi; librum enim de legibus Romania, quec 
ante sex annos composueram, et Mafieo cardinali, qui, dum vi 
veret, perpetua liberalitate mea studia fovebat, dicare constitue- 
ram, eum, dico, librum corrigere decrevi, correctum in tuo nonun* 
emittere. Gravis erat labor; suscepi tamen animo suadente, me 
dicis reclamantibus. Correxi librum, edidi, ad te misi ; tu verbis re 
scripsisti humanissimis, cum et librum et me ipsum, alterum alke 
rius causa, tibi esse carissimum ostenderes. Postea silentium intei 
nos fuit, cum tu, puto, expectares, ut Ferrariam ad te venirem 
ego, dum se vis morbi remitteret, ut venire possem ; abiere dies, 
hebdomadae, menses, nee tamen convalui. Quid agerem iam ? Quic 
consilii caperem? Languebam dolentibus ooulis, corporis viriba 
infirmis, in cubiculo tamquam in carcere inclusus, aspectu cod 
pulcherrimo et communi lucis usura privatus. Coepi aliquando om 
coUigere, nee iam ipse meeum aut cum hominibus, quos ficta tecun 
species fallit, se I cum ipso Deo, cui omnia patent, de statu reran 
mearum deliberare. Sic igitur cogitabam : quae homines agunt, d% 
omnia permittente Deo ; si quid fieri non possit, in eo divinam pel 
spicue adversari voluntatem ; errare nostras mentes in delecU 
exitiosa pro salutiferis appetere, optima vitare pro pessimis; hae 
distinguere humani consilii non esse, booas enim malasqoe re 



347 

exitu dignosci ; exitum porro in hac obscura rerum humanarum 
caligine, quern esse hominem tarn lynceum, qui pervidere plane 
queat? Ferrariensem nunc esse mlhi in inanibus conditionem; earn 
me putare perhonoriiicain, putare cornmodis omnibus affluentem, 
prorsus eiusmodi, ut in ea vitae meae felicitas omnis constituenda 
videretur. Mihi quidein ita videri, nee fortasse falli ; sed quod mihi 
videatur, id re vera ita futuruni, quein praestare possem? Per me 
non stetisse, quin ad te venirem tecumque viverem ; omnia iniisse 
concilia, omiies quaesivisse dlscedendi vias ; prohibitum pestilentia, 
prohibitum raorbo, et eo morbo, qui quo tempore levior iam futurus 
putabatur, turn praeter ojiinionem, nulla mea culpa, vehementius 
injravesceret, nimirum divinae voluntatis haec esse non obscura 
signa,cui repuguari non debore; discessum impediri, ergo mansio- 
nem probari. Cur ij^^itur non raanendum, consulente Deo, valetu- 
dine cogente? At ubi? Primum in patria, quam a viro sapiente 
praelatam immortalitati ingeniosissimus poeta dixit; deinde in ea 
urbe, qua nulla aspectu iiicundior, nulla opibus iirmior, nulla re- 
bus aJ victum vitamque necessariii uberior. His tum rationibus 
adductus, petivi a te per literas, quando desertus a viribus corporis 
minimum iam aut nihil praestare tua causa possem, nee mihi pedem 
e limine cubiculi nunquam efferonti, spes uUa tuae fruendae con- 
suetudinis a me vehementer expetitae relinqueretur; nee me com- 
fflovere velles, pror sus tibi inutilem futurum ; sineres me mihi vi- 
vere, et in meo nidulo, unde facultatem evolandi fortuna pernegaret, 
consenescere. Hoc loco tuam laudare satis eximiam humanitatem 
non queo. Rescripsisti largiri te mihi, quia valetudinis meae ratio 
ila ferret, sed invitum largiri quod peterem ; tua tamen quae fuis- 
set, si praesens praeseiiti meam operam navassem, erga me bene- 
volentia, eandem in absentem perpetuo futuram. Hactenus omnia 
necte; offensionis inter nos nihil, querela nulla. Ego enim stipen- 
dium illud, quod annum prope tibi addictus uni, nihil praeterea 
curans, nihil omnino cogitans, inutiliter et ociose oonsumpseram, 
ferebam tacitus ; ferebam in siuu mea mala ; verbum ex ore meo 
nallum, nisi summa tua cum laude conjunctum, quisquam audie- 
bat;e9se hoc intelligebam veteris modestiae meae, esse etiam con- 
stantiae, qui te an tea semper tuasque virtutes in omnibus meis et 
sermonibus et scriptis ad astra sustuleram. Verumtamen, ut vera 
dicam, inclusus animi dolor, non temere conceptus, angebat me non 
mediocriter. Quid ? Non illud dolerem ? Rerum mearum cursum tua 
causa interruptam ; mea negocia, dum a te pendeo, dam in eo sum, 



S48 

ut ad te proficisoar, annuo pene spatio iacuUse ; nuramam 
interea non esse mihi a te, stipendii proinissi nomine^ perst 
Ubi tua fides, Hippolyte ? Ubi tua ilia per omues regiones ( 
vocibus decantata liberalitas ? Sed omltto fidem ; die, si plac 
te non solvisse, quia non debueris? Liberalitatem non attii 
in quos tu velis anipla atque prolixa ; rursus, ubi veils, an| 
homo certe cum sis, noa te movebat humanitas? Audieras d 
morbo laborantem iacere; sciebas me de tuis aut unum is 
aut si hoc negas, certe paulo post futurum ; meam noveras 
tatem onusque familiae satis grave, quod in me unum incu 
quod antea solerem viribus et industria sustinere, tunc inflr 
termisso typographiae usu, ullo modo possem. Volo te nihil 
sisse^ nihil omnino debuisse ; meum ofiicium, quod aegrotui 
meum honoris tui caussa correxeram, ac pene totum renova 
eumque Ubi inscriptum, addita, quae tuum nomen ornaret, < 
edideram, hoc inquam ofBcium meum volo tibi licuisse contc 
exiguum duxeris, obscurum, longe infra tuam amplitudiaei 
gnitatem; haec te omnia me moverint; me tamea respic 
homo hominem in ea difiScultate coustitutum, debuisti. Dec 
eoSy qui opibus abundant, lis, quibus multa desunt, subven 
stalant haec universe iura communia, proprie vero a te e 
similibus, qui sacras res administratis, eoque aomine araj 
sacerdotia possidetis, Christiana religio exigit. 

Locus erat quereadi de te, nee querebar tamen ; habel 
noris rationem non modo tui, verum etiam mei; tantum, 
rogabat, de hbro ad te misso, ecquod a te praemium acci 
dissimulare noa poteram, iavitus respoadebam, auUum. Al 
scutatis quadriageatis pro stipendio promissis, quid actum] 
ne persoluti? Negare cogebar, ne cum damno mendaciuo 
conjungerem; addebam tamea quod equidem ita fore existi: 
mihique plane persuaseram ; noa putare te tuam mihi aut 
beuigaitatem, aut ia stipea lio (idem esae defuturam. Haec 
me dicta, ita delata ad te esseut, aequior iu me tuus auimu 
amares me, ut amasti aatea, vel etiam si aoa amasti, certe 
ciperes. Sed vereor, ae quid afliaxeriat improbi, aut etiam v< 
meorum seateatiam totam iaverterint^ quorum sermoaibua 
res tuas patuisse existimem, fecit auper homo gravis, omi 
berali doctriaa perpolitus, orator fratris tui Ferrariae dud 
nymus Faletus (1) ; qui cum ad me domum veaisset, quod ii 

(1) 1^ autore di varie orasioni da lai oompoate o redtaie in ogc 



349 

mnanitatis causa, sprmonem Ferrariae tecum de me habi- 
rtulit. Queri te aiebat, visumque sibi permoleste ferre, quod 
I meo, quo ad te misso nihil contra esset remissum, tuam 
iiirere liberalitatem audiisses, nee satis ea de re pro mode* 
« proque ea dignitale, quam principibus viris privati homines 
, solifam esse loqui. Ecquid erat, inquis, cur Manutius prae- 
pectaret ? Librum dabat studiose factum ; ita ; verum dabat 
iam erat in aulinorum meorum numerum adscriptus ; dabat 
m ad operam mihi prnestandam certa deftnita merr^ede con- 
im; cuius mihi servire debobat ingeniura et omnis industria, 
{aid ad honorem meum conferret, offlnio fungeretur; munus 
are omnino non deberet, aut si expectare, certe non exigere. 
», vir humanissime (liac enim profecto laude excellis, et in 
iram te plane singularem omnes ducunt), permitte mihi, ut 
paulo tecum agere liberius, et meas rationes conferre cum 
t appareat uter nostrum iure agat, ego ne, si qunndo de te, 
am in me parum liberali parumque bene&co querar, quod 
Dumquam feci aut certe non publice, non acerbe feci ; an tu, 
le, tamquam temere querentem, gravius accusas: utraque 
imul e^se iusta non potest, et querela nostra et accusatio tua. 
1 in alterum sit, necesse est, de quo te ipsiun, ubi me audie^ 
inquam, ipsum pro tua aequitate iudicem non recuso. Tu hoc 
; unum, Hippolyte, consideras a tuo familiari librum esse 
i; ego illud simul specto, eum librum, antequam tuus fami- 
»sem, multo meo sudore, summis vigiliis, annis non minus 

iche in FeTrara, ove recossi da {?i(jvane, ed in Qermnnfa Brcole II, Huca 
ra, lo preRe in fi^raode stima pe'suoi rari talenti, e lo invi6 buo amba'* 
a Carlo V imperatore, al re di Polonia, a Giulio III in occasione del!a j 

lone, poi a Venczia Del 1554. Paolo Manuzio gli era amiciaslmo, e pu- 

ane sue pocsie o niolt<^ dsllo di lui orazioni, sopra mentovate, T opera t 

•o libri de Bello Sicamhrico^ combattuto dai PrancesI contro Carlo V Del 
Mi nel 1521, e descritta dallo sfes^o Falletti, al quale furono dedicate 
nblicazioni. Ebbo le lodi di molti dotti. cbe aromiravano il aao sapere 
y^i, nella pocsia, nelle storie, alcune delle quali rimasero interrotte, 68^ 
'li morto Del 1560, ossendo tuttora aiubasciatore a VeDczia. II Manuzio, 
da qui con viva compiaccnza lo visite chc q\\ faceva il Falletti, ne lo 
If a talvolta anche nel suo comrocrclo epistolarc con lui medesimo: « Tu 
inquam, Falete et maximi ducia orator, et maximus ipse vir, quern 
oa detineat negotia, qui scribis hlstoriam, qui legum acientlam vete* 
reeentium scriptis luculeutissimis explicas, ve&ire tamen ad me, quae 
lamanitas, saepe solitus es, borasque multaa suavissimo sermone C0Q«« 
». Lib. II, ep. 2 



350 

quinque fuisse confectum. Non debes, quo primum anno tuam in 
aulam ingredior, multorum annorum labores ad tuum ius potesta- 
temque revocare ; imporiuin in me measque res licet habeas, quan- 
tumvis maximum, cum hoc tamen, ut praesentia tantum et futun 
complectatur, praeterita ad te non pertinent, aut si te praeterita 
quoque tangunt, due meam rationem simul cum tua. Noli, cum tuae 
divitiae late pateant, ego rei domesticae premar angustiis, gratoi* 
tarn esse meam industriam, ne tantum temporis, ne corporis vires 
in illo studio frustra consumpserim. Vis me quo tempore slipendiom 
promisisti, tui iuris esse factum ? Concedo ; recte vis. Non igilur 
antequam stipendium promitteres, liber eram ? Non et me ipso oti 
et rebus meis omnibus arbitratu meo poteram ? Non negabis. Quid 
igitur vetuit, quin eum librum alii dicarim ? Quod si non feci, si 
te omnibus aiiteposui, si spes omnes meas, omnes cogitationes ad 
te unum converti, rejici a te hoc meum officium, quod intelligis vo- 
luntarium potius fuisse quam debitum, inter odScia communia noa 
debuit, propriam quamdam benignitatem, propriam a te gratiani 
postulabat. Nimium, inquis, temere sperasti, nimium dissolute ; ac- 
cusa indicium tuum, qui expectaveris ea quae non debebas. Agno- 
sco equidem errorem meum et cuperem corrigere ; sed integrum 
non est ; praeterita ftxa sunt, mutari nullo modo possunt. Tu tamen, 
qui tibi error videtur, et qui vere fuit, error ne aliis "vdderetur, ef- 
ficere potuisti, et unde fluxerit, si cogitas, etiam debuisti ; floxit 
enim ab opinione tuae virtutis, si liberalitas est virtus ; non nihil 
etiam a studio in te meo. Nolo iam disputare subtilius> nee emo 
opus est ; vides aequitatem a me stare, a te fortasse tenuem quam- 
dam iuris umbram, quam sequi non debes, indignam prorsus tua 
amplitudine, alienam a dignitate, minime vero congruentem coui 
tot exemplis beneficentiae tuae, quae te ad coelum gloria exlole- 
nint. Quod si pergis meum factum conderanare, ultra non conten- 
dam ; dabo tibi quod postnlas, tuus familiaris eram, stipendio con- 
ductus, tibi addictus ; librum accepisti ut a debitore, non ut a libera 
voluntate profectum. Concedo haec omnia, et vera fatebor esse; 
verum si mihi tua liberalitas clauditur, quia de tua familia sum; 
cur saltem non aperis iustitiae fores ? Si non largiris id quod spe* 
rabam, cur id quod debes, non persolvis ? Tuum vocas familiarem, 
quia meam tibi operam annuo stipendio locaveram. Si ita est, no- 
mera stipendium, acquiescam de libro ; perierit tot annorum labor, 
iaceant vigiliae, studia negligantur ; sit haec temporum culpa, noa 
naturae tuae, quam ad res praeclaras vehementer esse propeosaoi 



6mnes falentur. Verum ut res ire coepit, exigua iam spes non de 

Ubro solum, venim etiam de stiperi'Iio relinquitur. Mirum enim de 

ulroque silentium est. et silenlium oblivio fortasse voluntaria con- 

aeqaetur. Objicies, opinor, illas literas, quas tibi Montemerlus a me 

missas ostendit, quibus in Uteris ofTendit animum tuum libertas mea ; 

<[aerebar enim quod fratris tui filius, praestantis animi adolescons, 

immortalitatis amore accensus, pro insanientis Orlandi fabulis, cum 

ilUus nomine impressis, torquem auretim scutatorum quingentorum 

Aonasaet: tu, tantus vir, tantis opibus, tarn celebri fama, pro libro de 

Romanis legibus, minime, ut opinor, cum illis Orlan^U furiis confe- 

rendo, ne aeream quidem fibulam ad me misisses. 

Si me nimium comraovit iracundia, si quid in iis literis minus 
de te quam decet modeste sum locutus, ignosce dolori meo, prae- 
sertim ex iusta causa suscepto. Nee vero te, principem ex illustri 
tamilia natum, in iis educatum eruditumque disciplinis, quae adituni 
adaetemam laudem et ad omnium rerum exrellentiam patefaciunt, 
si quod verbum ad aures acndat iniucundum, afdci vehementius 
oporluil. Vulgarium sordidorumque solent esse hominum istae com- 
motiones animorum ; quibus te, quatenus homini liceat, vacare do 
ttollis audio, et ut spero, experiar in me ipso. Valde enim laboro 
detua benevolentia, quam si retines, beatus hac una sum, cetera 
coDtemno; ea porro mihi, ut conservetur, ita postulo, si me, qualis 
iu anla tua tuoque convictu fuissem, talem esse a te seiunctum 
cognoveris, i?! est observantem tui, et in tua laude omni studio co- 
gitationeque deSxum. 

Has Uteras impulsus consrientia, cuius vim scis esse maximara, 
conscripsi, tua fretus humanitate misi, sapientia conflrmatus aliquid 
speravi, atque adeo multum in mea causa profuturas. Vale. 
Venetiis, VIII calendas februarii MDLX. 



9, 



Mirifice me recrearunt litterae tuae (1) in hac mea solitudine, 
quae quantum mihi molesta esse soleat, probe nosti; atque equidem 

(1) Nod b poasibile rilevare dalr autoprrafo a chi sia Indiri^sata qilesta let'- 
tart, apparendo soltanto a metii recipe le iniziali A. M. I. C. Nel principio la di- 
fione anteiiore, non cancellata, iunanzl la correzione, efa alquanto di versa : 
« Ifinim io modum me recrearunt litterae tuae, solitudinis deserta fVigientem 
Aiolamqae petentem. 9ed heu me miserum, qui vel opidulum ipsum ignorare 
Tideor, vel a me ipso aberrem. Cum tuas accipio vcl cum ad te scribO; mihi 



352 

juro, nisi ta aliquos dies hie afiuisses, vel insanirem iam, vel polini 
minime in his locis essem. Itaque si me amas, certo autem scio a U 
amari, aut ad nos aliquando recurre, aut saltern age ut saepius red 
dantur nobis litterae tuae. Levius enim fero desiderium tui, cm 
tuas accipio ; cum vero ad te scribo, mihi videor te praesentem al 
loqui, tuaque non minus grata quam iucunda consuetudine frui. b 
terea, me miserum, omni fere consuetudine orbatus, numquam dies 
laetum video ; inclusus domi, domi quid agam nescio ; quin imm 
illud agere certo scio, epicuream scilicet vitara ; verum utinam 11 
ceret nobis Epicurura ipsum imitari. Ceterum quod me valde con- 
solatur, perbrevius spero ex his carceribus erumpara, slatimque a( 
te evolabo, teque cum archipresbytero tuo vel potius nostro, ve 
si in medio foro videro, suavissime araplectar. 

De involucro meo, te rogo, negotium summa diligentia susd- 
pias, ad meque perferendum cures. Quod in eo pecuniae erogave- 
ris, illico bona fide reddam. Hoc ubi efieceris, me ipsum mihi ipsi 
restitues, tibique devinctiorem reddes. 

De Cardinali Ferrariensi (1) aliisque rebus, si quae nova ad 
vos afferentur, ea ad me perscribas velim. 

Legum studia, quorum desiderium iam triennium frustra pe- 
ctore inclusum habui, quod providere conjectura possum, fortaaw 
proximo anno aggrediar (2). Multa praeterea epistolae non comimt 
tenda libens omitto, quae coram agemus. Hoc tibi tamen sit pro cen 
turn millibus. Caesaris animus nunquam mihi placuit; is enim est,qii 
vel uno demerito (quod tamen sibi uni videatur, praeterea nemini 
quaecumque beneficia in se collata tollat, quod quantum sit, ips 
viderit ; a natura certe mea valde abhorret ; assuevi enim a parv 
iucunde et libore vitam traducere, alienam a suis similibus, cum i 
qui vel litterati sint, vel saltem ad Utteras bene animati. 

videor to praesjntcm alloqui, tuaquo consuetudine frui. Itaque tai desiderio 
aliquantlsper lenU. Sic autem scias velim, a discessione tua nuUnm umqoi 
diem laetum vidisae. Omni fere consuetudine orbatus, inclusus domi, domlqi 
agam nescio. Kpicuream prorsus agimus vitam (nisi fortasse, dum imitami 
Bplcurum ipsum superamus}, quam mihi acerbissimam soutio ; sod eo me obi 
cto, quod infra paucos dies sporo te et archiprcsbyterum tuum mellitum y 
potius utrumque meum amplocti, vel si in medio foro videro », ecc. 

(1) II cardinale Ippolito d'Este, al quale d diretta la lettera precedkmf 
(2; II M.muzio avea gik publicato nel 1557, in fol., un Trattato delle Kg 
romane col titolo: Antiquitatum Romanarum Pauli Manuiii, Liber de kgikm 
e pare da questa lettera ch' eg^li intendesse continuare in quello studio; maw 
condusse ad effetto il suo divisamento, giacch6 di quel nuovo trattato nulla 
rimaae, se uon forse qualche frammento ignorato. 



353 

Nullam equidem mortem duriorem puto ea vita, quam nunc 
vivo, eoque mihi mortis ipsius cogitatio iucundior saepe accidit, 
quamantea fuit; qui enim maiora suslinet, minora levius ferat ne- 
cesse est. Sed de his hactenus. Plura etiam fortasse scripsi, quam 
satis est. Epistolae clausula sit ea, quae me ad scribeiidum impulit. 
Te et archipresbyterum nostrum, quasi praesentes, suavior, Deum- 
que Optimum Maximum precor vobis ea concedat, quae ad aiiimo- 
rum salutem, in ista, quam suscepistis, provincia maxime con- 
(lucunt. Valetudinera bene curate. Asulae, VII idus februarias, 
MDLXIIX. 

Ne putes, quod latine scribam, onus me velle tibi injungere 
scribendi eadem lingua ; id enim feci quod otiosus valde sum, et ut 
experirer an scribere dedicerim. Et equidem sensi quantum mihi 
de vetere scriptione mea Asulana commoratio detraxerit. Iterum 
vale. 

10. JOHANNI CrATONI S. 

Narro tibi : cum essem in expectatione litterarum tuarum , 
eaeque non affen'entur, sic argumentabar interdum : Si quid esset 
ut volumus, non esse te commissurum, cui neminem adhuc vel hu- 
manitate vel diligentia parem cognovissem, quin statim ad me scri- 
beres; re vero non inipetrata, ideo te nihil scribere, quia nihil ha- 
beres, quod libenter scriberes. Nunc ipse me accuso, qui mihi sine 
caussa soUicitudinem strui^re, qiiaui bona spe frui maluerim, cum 
tu praesertim rerum msarum curam tua sponte susceperis, cuius 
utbenevolentiae erga me diifidore non possum, sic prudentiae con- 
fidere plurimum debeo. Ulriusq'io rei signa equidem vidi antea non 
obscura; sed nihil illustrius, quam quae postremis in tuis litteris 
apparent. Composuisti supplioom lihelhnn ornatissime ad meas lau- 
des, quas etsi non agnosco, tibi tamen, qui de me ita sentis, debeo 
plurimum ; honorifi<'ani adlidisti filii mei mentionem, qua quidem 
nibilo minus, ac dicam etiam aliquanto magis, quam mea laude, 
laetor ; denique quod ad comniendationem valeret, nihil omisisti. 
Ilaque erigor aninio, nee videor jam dubitari posse, quin commu- 
nibus optatis eventa rospondeaul. Naai quod hortaris ut adornem 
aliquij, quod in Caesaris nomine appareat, idque de clarissimi viri 
Slreioii sententia scribi a te siguilicas, eo sequar libentius consi- 
lium vestrum, quod milii idem antea pro meo singulari erga Cae- 

sarem studio in mentem venerat, sed absoluti nihil habeo, inchoata 

•23 



354 

multa, quae, si otium dabitur, suo quaeque tempore ad exitum pe^ 
ducam ; nihil autem antiquius mihi fore puta, quam ut Caesaris 
amplitudiui gloriaeque serviam. 

Insigne a te inissum cum anchora subiecta, mihi vehementer 
arridet ; in eo petendo, si verecundiae fines transivi, feras, obseox), 
ineptias meas, et ignosce utrique nostrum ; tu enim plus ut aude- 
rem quam soleo, amoris in me tui significatione impulisti. De uxore 
omen avertat Deus, et quamquara ei bene est, quod utinam ferfe* 
tuo sit ; molestiae tamen ex errore meo quiddam capio. Vale. 

Venetiis, idibus niartiis MDLXX. 

11. JOHANNI CrATONI S. 

Cum in patria dies aliquot fuissem, multis officii quidem canssa. 
saepe tamen ad me parum opportune accedentibus, aut inepte tem- 
pus inani sermone protrahentibus, cepit me satietas, ac fere odium 
quotidianarnm salutationum. capile praesertim et natura et valelii- 
(line multorum mensium adversa imbecillo. Eius rationem vitandae 
molestiae cum nuUam invenirem, neque hunc admittere, ilium ex- 
cludere licerot, rus, ut vere dicam, fugi ; ibi, quamdiu verna iem- 
peries fuit, satis iucuude vixi, modicis utens exercitationibuSy nihil 
triste cogitans, nostra studia leviter interdum degustans; posteame 
frigora extruserunt, desperantem iam de mitiore coelo propter and 
tempus. Venetias reversus. reperi tuas epistolas, unam ad me, al- 
teram ad filium, insignem utramque benevolentiae tuae notis. Filios 

tibi gratias agit , exultatque tanti viri studio erga se, et ci 

litterarum tuarura testimonio accedere sibi plurimum dignitatis exi- 
stimat; in quo non fallitur: clarum est enim ubique nomen tuom. 
Nee vero potuit eum, mihi crede, res ulla, currentem iam sua sponte 
rectissima moruni litterarumque via, magis ad excellentem abso- 
lutae virtutis omniumque laudandarum rerum cupiditatem incitare, 
quod si, quantum ingenio valet, tantum industria et labore conieo- 
det ; quod quidem, ut perspicio, nunc agit strenue acturusque vi- 
detur, affirmo tibi (nisi me id, quod opto, augurari fortasse cogit 
amor) non eum fore, qui numeretur in multis, sed qui summis path 
corum laudibus avitaeque in primis gloriae respondeat. 

Venio nunc ad earn partem Htterarum tuarum,in qua petit 
a me, atque etiam amanter rogas, ut quod scripsisse tibi videbir 
obscurius, id exponam planius. Obsequar studio tuo, et eo liben* 
tius, quod praeter lionorem commodumque meum nihil spectas» et 



355 

in re mea cupiditate mecum ita cartas, ut pene vincas, quaraquam 
in iis quidem litteris, quae tibi parum apertam voluntatis meac si- 
gnificalionem habere visae sunt, (»go me nulla prorsus opinabar 
implicata circuitione usiiin esse, nullum concisa brevitate senten- 
tiam obscurasse, quo minus noa raotlo tu, qui propter excellentis 
acamen ingenii etiam occultissiraa perspicis, sed qui vis omnino 
mentis meae sensum assequi ac tenere posset. Dicebam aperte, non 
optime consultum rationibus meis, ([uod in urbe Roma, in qua de- 
cern annos commoratus essem, meis laboribus maximis merces ea 
contigisset, quae nee tueri me cum digmtate, nee meam alere fa- 
miliam satis commode posset. Addebam peius etiam actum esse cum 
studiis meis, quorum sic erepta facultas omnis esset, ut ilia bene 
delitteris merendi familiae nostrae propria, a me numquam ne- 
glecta, consuetudo non solum intermissa, verum etiam penitus omis- 
savideretur, eamque me graviorem aliquanto quam rei domesticae 
iacturam ducere. Petebam a te, ut incommodo non tam meo quam 
publico raederi velles ; commendares Caosari communem causam . . 

...ineam rem auctoritalem, prudentiam (1) omnino tuas 

omnes, pro nostra amicitia, pro tuo erga bonas rjrte^ perpetuo sin- 
gularique studio conferres. Haec ego tunc ad te, dolore impulsus 
iwo, tua fretus humanitate, Roniae eum adliuc ess(»m, scripsi satis 
libere de rebus meis; proprie quid vellom, rorumque mearum sta- 
tus quid requireret, non ostendi, noc enim pudor mens passus est ; 
mea tamen, nisi fallor, tota et voluntas et condicio patuit. Nunc 
abjicere me pudorem iube^:, et exprimere disertis perpicuisque ver- 
bis, quid agi cum Caosare, quid pnti a te velim : quod absolvam 
paucis. 

Scito enim, quamqiiam e;^o me cum praestnntibus viris num- 
quam confero, quos tautum conor imitari, tamt^n, quod illos olim 
optasse legimus, idem nun* optare me cum dignitate otium. In quae- 
rendo dignitatis genere laborare te non paliar ; niulta sunt perhono- 
rifica, quibus Caesar familiareo suos, aut bene de republica meritos, 
autaliqua virtutis opinione commeiidalos ornare solitus est; sed. . . 
ffie, si quod equostris onlinis insij^me, quod praelatum pectori et 
ineam dignitatem et Caesaris erga me liberalitatem ostendat, conse- 
qui possim, omni prorsus honorum genere decoratum, omnibus af- 
fectum ornamentis existimabo ; nee me tamen ita contemno, quam- 
qoam nee nimis extollo, ut qui honorem eundem sunt adepti, omnes 

il) Questa Icttcra e g-uasta e illeg^gibile in piu luoghl. 



356 

mihi praeferendos esse credam, aut eum esse me, qui banc digiub 
tern vel probatis moribus, vel nobilium disciplinarum stadiis, ve 
aliquo erga Majestatem Imperatoriam merito tueri non queam, tpat 
facile credentur, si te laudatorem habebo. Me enim fortasse Cae 
sar ignorat ; ignorari vero a te, quern laudes, aut pro quo etiai 
spondeas (nam utrumque mihi pollicetur benignitas tua) nequa 
quara arbitrabitur. De dignitate satis ; otium relinquitur, quod cue 
dignitate conjunxi. Otium cum dico, studia mea dico; nisi enii 
copiae suppetant, unde sumptus fiat in eos, quorum opera in lit 
teris utar, animus non conquiescet ; ita cursum studiorum impediri 
et industriam languere necesse est. turpem notam temponu 
nostrorum ! Teneri enim iam non possum, rei permotus indigniUU 
quin exclamem : Veteres illi, qui tot nobis ingenii sui monumenti 
reliquerunt, scilicet cum ilia, quae nunc admiramur in coelurnqo 
tollimus, litteris mandabant, ita rei domesticae premebantur angn 
stiis, ut mentem eorum aut annonae difficultas, aut administritu 
familiaris, aut quaerenda filiae dos, quae mihi nunc omnia mole 
sta sunt, ab egregiis cogitationibus averteret; opibus abundabanl 
quantas in privata domo perquam raro cernimus ; greges habebao 
servorum, quorum alii alias artes, multi saepe litteras egregie d 
lerent ; quibus aJiumeuti.s quis miretur eos ilia praestitisse, qua 
cum hodie imitentur multi, assequi tamen licet nemini ? Alia nun 
nostra ratio est ; incumbentibus enim ad praeclara litterarum atn 
dia qui serviant operamquc navent, paucissimos esse constat; oul 
quidem ut uno saepius quam duobus uterer, ad banc usque diei 
homini prope sexagenario contigit. Quare si ab ineunte aetate . . 
exemplo alienum a vulgi erroribus aggressus iter turn, si ad coo 
munem utilitatem omnes animi mei partes omnemque mentis ade 
assidue pro viribus intendo, si magnifica suscipio, si denique Cat 
saris gloriae quidquid ingenio, industria curaque consequi possui 
totum illud in posterum dicare ot consecrare decrevi; dignos pp 
fecto mihi videor esse, qui ex domesticis aliquando difficultatib 
ipsius Caesaris beneficentia, tuis officiis, meis aut meritis aut salU 
precibus emergam. Subsidium pensionis annuae, quo non solo 
alere studia mea, sed illam ipsam equitis imperatorii illustrem {M 
sonam sustinere cum aliqua dignitate liceat, quam necessarium a 
profeoto rides ; quantum autem esse debeat, ego tibi non definiau 
res ipsa quantum postulet, intelligere te arbitror. Itaque pmdsK 
tiae tuae statuendum relinquo ; mihi quidem quaecumque a siumi 
proficiscantur imperatore, maxima, minima sint, aeque grata etp6 



357 

acanda fore tibi persuade ; nam et ipsum decus omnibus emolu- 
neotis antepouo ; decus autem in Caesaris benevolentia maximum 
adico, et animus mens is est, qui n(^c vitio cupidltatis, nee morbo 
aboret avaritiae, sed ita ratione primum, deinde etiam consuetu- 
liae iostitutus est, ut infra modum cousistat libentius, quam supra 
oodom efiferatur. Vale. 

Yenetiis, X kalendas decembris MDLXX. 

1:;^. Cratom. 

Patavii cum essem, quo me ex opidulo Plebe Sacci (I) curandae 
rakludinis causa biduo ante contuleram, accepi tuas litteras, mis- 
m a filio Venetiis, a le scriptas nonis aprilis. Eae quam me gra* 
nter affecerint, vix possum explicare verbis ; video enim et incre- 
libili cum dolore sentio ex tranquillissimo loco in maximas ac 
wbalentissimas tempestates me eSse coniectum. Nam quae sunt 
sta,quae in meum nomen erumpunt? Quae a cordatis hominibus 
oeiqae studiosis, ut tu scribis, ego videro, commoventur ? Ac ce- 
«ra quidem quamvis gravia, ferre tamen possum ac pene con- 
eoinere ; cum vero de mea erga Caesarem rectissima voluntate 
tadioque eius amplificandae gloriae seciis interpretantur, id eiusmo- 
liest, ut ferre aut dissimulare nulla ratione possim. Quare peto a 
eperhumanitatem illam tuam, qua me semel es complexus, quae 
uiii nunquam ex ore aut ex animo 'excidet, per communes litteras, 
[oae aos, longo terrarum intervallo disiunctos, arctissimo amo- 
is vinculo coniungero potuerunt; per meam denique erga te, 
rtam ex tua virtute, auctam officiis, singularem observantiam ac 
Boevolentiam, des opcram ne malum hoc serpat longius, et in 
anc ita curam incumbas, quasi meae fortunae omnes in eo sitae 
icataeque sint. De honore autem illo, cuius caussa tragoedias istas 
cdtari non sum nescius, ita iam non laboro, ut maximi beneficii 
m futurum apud me tibi pollicear, atque confirniem, si verbum 
osthac nullum facies, nihil omnino curabis totam rem pedetentim 
ines evanescere, quod eo proclivius fore arbitror, quia nihil dum 
€ iure familiaritatis liquido respondisse Caesarem signiflcas. Va- 
cant omnes honores, siquidem tantis molestiis ac laboribus emun- 
V. Quid enim est, quod tu talis vir mea caussa non pertuleris ? 

(1) Vi 8' era recato Paolo Manuzio nel 1570 per trovara soUievo e riposo 
Ijps ona laoga malattia di nove meai, coDtratta neir aria romana. 



\ 



358 

Cur autem tanti apuJ me res uUa sit, ut injiistissimis vexari ca- 
luinuiis obtrectationibusque velim ? Unam illam capio voluptatem, 
quod te quoque de aula relinquenda video rogitare. Ita fruemur 
studiis nostris; ego me abdam in Euganeos nioiites; cum ruslids 
ero libentius, quam cum iis, qui et sibi et mullis beati videntur; 
iam non quo solebamus argumeiito (iterum enim dico: ad alias res 
aniiuum converti, vetere cura utrumque nostrum libero), sed qua- 
(uunque potius de re vicissim scri])em!is, tu, si grave uon erit, ego» 
.si tibi molestum non esse cognovero officiura meum (1). 

13. JOHANM CrATONI S. 

Scripseram ante paucos dies, rogatus a te, de re mea planis- 
sime ; postea cogitanti mibi eadem de re, utpote quam tanti pen- 
dam, ut ab ea mentem cogitationomque se^^n*egare vix umqoaoa 
possim, visum est ut haec subiungerem, quae tu ita leges, ut pro- 
baiidi pariter et improbandi velle me scias arl)itrium esse tuom. 
lilgo, humanissime Crato, si me Caesar equestri dignum ordine itt- 
dicabit, quod immortali primo Deo, deinde Caesareae Maiestati, pa- 
stremo tibi acceptum referaiii, diploma scribi perhonorificum ex- 
opto, ut lamiliae posterisque meis ne quid umquam hoc indignum 
lionore aut moliantur ant rogitent, sfd ad ea studia easque artes, 
quas honor ipse consequitur, animum adjiciant, meae dignitatis 
extot in omne tempus illustre riionumentum. Duo vero si addantur, 
quae fortasse addi non solent, sed ego addi praecipui muneris et 
privilegii caussa vehementer velim : in coelo sum. Primuni est, ut 
mihi po:!iterisquo meis insigne Caesaris aquilam habere, gestare, 
imprimore, piagere ad speciem ornam'?ntumque liceat; alterum ut 
mihi. tamquam familiari ac ministro sacratissimi imperatoris, ubi- 
cutnque ero ot quacumque transi))o, honor habeatur, et ab omni 
prorsus iniuria, ignominia, damno, incommode tutus ubique sim; 
si quid in me officii conferatur, suae Maiestati gratissimuin fore; 
si quid contra, iniquo animo laturam. Haec si tibi nimia videntur, 
modum imponc ; ad te enim refero, tibi committo commendoque 
omnia. Certe nisi tu fuisses, haec sperare nunquam ausus essem; 
tu me in banc honoris cupiditatcm induxisti, tu languentem ani- 
mum excitasti, et ad bonam spem litteris amantissimis a sumini 

(I) M-inca o;^ni data; ma doe ritenorsi scritta qacsta lettera veno 11 IMV 
socondo a;>;:ir^ dalla oota alia lettcra n. 12,o tatt*al piii nei prlmi del Boeoefliio* 



359 

prope desperatione revocasti. lure igitur facio, qui te voluntatum 
consiliorumque meorum in iania praescrttin re judicem, rectorem 
moderatoremque cupiam. 

Rdcidivam ineunte hyeuie non sine caussa timui ; febricula 
eaun quotidiana propter iinbres et frigora laborare coepi, quod tu 
non ignoras. Vale, praesidium decusque meuin. 

Venetiis, kalemlis decerubrb MDLXX. 

14. Paulus Manutius Johanm Cratoni S. P. D. 

miram humanitatem tuam ! Nam cum in laboribus alii, ne 
in morbum incidant, sibi parcere consueverint, tu nee in ipso mor- 
bo, tamquam oblitus valetudinis tuae, curam intermittis et agendi 
de me et cogitandi, quod ego benignitatis benevolentiaeque tuae 
testimonium pluris etiam facio, quam illud ipsum, de quo agis et 
eogitas. Honor enim, si virtuti tribuilur, praeclarum quiddam est 
atqae expetendum ; sed quia nostris temporibus eum saepe vidimus 
noQ ad insignes virtute viros, sed ad eos, qui nee virtutis umbram 
tenerent, esse delatum, vocabuli speeiem retinet, verum splendo- 
rem pene iam amisit Talis autem viri tantum studium in me ho- 
nestando atque augendo exeitari potuisse, nisi spectata virtute, 
quis credat? Itaque sic statue nihil mihi esse unquam posse tua 
incolumitate carius aut iucundius ; et quamquam id tribuo maxime 
tuis erga me officiis, tamen, mihi crede, amoris atque observantiae 
in te meae iure sibi primas partes tua virtus vindicat, quae cum 
Caesaris gloriae salutique serviat, curaque foras etiam spectet, 
pon*ectaque sit ad bonorum omnium utilitates, da hoe Caesari, cui 
negare nihil potes, ut in ista bene de omnibus merendi voluntate, 
te qaoque ipsum respicias, nee iaboris operaeve plus aliorum caus- 
sa suscipias, quam ferre valetudo possit ; da litteris et bonis arti- 
bas, quae licet hac temporum calamitate afflictae penitus iaeere 
videantur, erigi tamen adhue tuis apud Caesarem officiis fortasse 
possunt ; da denique domesticae laudi, quam si tibi usura vitae 
diaturna frui contigerit, velut patrimonium amplissimum posteris 
relinques. Quod ad me attinet, sine te nihil expeto ; si tu vales, 
adversi nihil extimesco ; te auctore, sustuU animos ad spem vitae 
taeae cum aliqua dignitate traducendae ; eodem auctore, quod spe- 
Wffe coepi, non dubito quin eonsequar. Imperator cum erga prae- 
clara omnia praeclare animatus est, suaque sponte ad verae glo- 
ii&e capiditatem impellitur, tum de nobis etiam, ut lilterae tuae si- 



360 

gniflcant, recte sentit, adductus videliret auctoritate iudicii tesli- 
moniique tui. Nam si quae in privilegio (1) impensa facienda est, 
earn ipse recipit in se, ninilruni de toto negolio quid sentiat acturui- 
que sit, non dubio declarat argunionto. Nam de scriptura et sigilio 
tu ut cures, vix umquam patiar; quid quid est, ad me perlinet, de 
nieo satisfieri aequum est; reliqua satis magna sunt, quae a te ha- 
beo, quibus nisi coutentus sim, pndorem plane omnem merito vi- 
dear exuisse. Rei maturitatem, quantum ex litteris tuis et ex in- 
serta scheda potui conjicere, non longe arbitror abesse ; verumla- 
men scito me temporis mora niliil angi ; boc an illo die diploma 
ronticiatur, parvi refert ; hoc an illo modo, id vero plurimi ; quod 
si tibi adesse per valetudinem liceret, vacarem omni cura ; lu enim 
pro tuo praestanti ingenio singularique prudentia, quo genera ve^ 
borum et existimationi meae optime consul!, et Caesaris liberalilas 
fieri posset illustrior, ita tenes, ut liac tibi laude quos compareiDf 
admodum pauci, quem anteponam, prorsus occurrat nemo. Quo 
magis valere te, idque primis tuis literis aveo cognoscere. Quod ite- 
ruin scribis de Caosare ornando, current! calcar; tantum abestat 
languentem excites, et inchoata quaedam sunt ; perSciendi tempu^ 
et locum quaero. Vale. Venetiis, kalendis aprilis MDLXXL 

15. JOHANNI CrATONI S. 

Vicit amor tuus voluntatem meam, me enim, ut ingenue fatear^ 
a me ipso penitus abstulerat dolor, non ob eas, quae a te significa^ 
bantur, difficultates, quibus tamen praetor expectntionem obiectis, 
te quoque ipsum summae sapientiae virnm commoveri magis eliam 
interdum quam ipse vellem, facile poteram ex tuis litteris animad- 
vertere, sed ob eorum voces, qui curiosis oculis mea scripta rima- 
reutur, ut aliquid exciperent, quod aditum mihi ad Caesaris be- 
nevolentiam posset intercludere, cum ipsa Veritas meam caussam 
etiam tacente me defenderet; nihil enim a me non Optimo con- 
silio fcictum, optimaque mente nihil ne cogitatum quidem umquam, 
quod splendorem Caesareae Maiestatis imminuere, aut quod das 
amplitudini et gloriae maculam labemve inferre vel minimam pos- 



(1) Parlasi qui del diploma impcrialc, che dovca accordare a Paolo Mano' 
zio il titolo di nobilt^, 11 quale gli avea poi procurato ie aolite molestie dello 
luale lingue e deg^li invidiosi e calunniatori, com' ej^U si lagn^a in alcana di qoa- 
eto letteru 



361 

t. Nunc igitar tuo perpetuo ac plane singular! studio, (^laesaris 
fregia liberalitate m^ mihi esse restitutum intelligo ; hoc enim 
ivilegio, quo sum equestri di^jfuitate Jonatus, quod heri a te mis- 
im accepi, quid optari a me potuit ainplius, honorilicentius, illu- 
rius, cum ita scriptam sit (in quo equidem agnoscere mihi videor 
genium tuum), non modo ut honori meo cumulate serviat, sed ut 
lerorum quoque meorum universaeque adeo posleritatis orna- 
entis commodisque consulat ? Cuius taiiti beneflcii memoriam de« 
ri ex animo meo si umquam patiar, omnis expertem esse huma- 
talis, vel potius hominem non esse me plane confltear, quantum- 
imque Caesari debeam, qui me nee de facie notum excellent! ac 
vina quadam benignitate complexu:* eo munere honestaverit, quo, 
t apbilror, et certe perquaiu paucos licet insignes ad laudem vi- 
)s, quantum etiam ti!)i, qui sus:epto negotio, cum adversarentur 
luUa, nunquam tainen nisi re ad exitum perducta conquiesti, nunc 
uidem verbis, ut ostenlam non enitar; re ipsa quantum officio, 
bservantia, addo etiam in-^enio atque industria, consequi potero, 
ilrique me, licet alter! o|)ibus, gloria, virtute supra omnem fortu- 
lam constitute, alter! sic animato, ut mercedem recte factorum 
iullaoi exspectet, ipsa tantum bene merendi consuetudine delecte- 
Lur, gratum in omn! vita ac memorem praestabo. 

A te peto, si qua fortasse anim! tui superioribus meis litteris 
facta oSensLuncula est, quod tamen et conscientia mea et sapientia 
tua fretus verer! non debeo, ilia enim cum tu meam nescio quo- 
ram opinionibus laborara existimationem dixisses, obtrectatoribus 
restitisti lacessitus, quamqiiam commotior quam nunc quidem vel* 
km. De schedula verbum non attigi uec attingam ; verumtamen si 
tibi mea libartas in ea re, quae nihil ad se pertinet, minus placuit^ 
ne quid propterea vA de amore vel de iudicio tuo detractum velis, 
eliam atque etiam rogo ; nam de iis, qui nullo meo merito durio- 
res et acerbiores in me sunt, quos tu pro tua in me benevolentia 
itqae adeo pro tua aequitat-^ das operam ut mitiges ac mollias, 
;um laborare te video, molestia et dolore carere non possum ; ad 
ne quidem quod attinet, mihi crede, susque deque, non enim a 
puero ita vixi, nee eas artes colui, unde ab aliis pendere aut quid- 
(pam extimescere praeter culpam didicerim. Vale. 

Venetiis, III kalendas iunii MDLXXI, 



362 



10. JOHANNI CraTONI S. 



Binis ad te litteris antea scriptis, accepi tuas datas XVI ka« 
lendas decembrls, in quibus video sermone a te habito cuin prae- 
stante vu^o, omni non solum doctrinae, sed humanitatis etiam laude 
ornatissimo D. Richardo Stivinio, quaedam esse iacta otii inei fun« 
dameiita ; tempus inodo expectari quo Caesar, sumptibus exhaustus, 
paratior aliquanto et instructior esse a copiis incipiat. Ego utrum- 
que de isto erga me studio vehementer amo, et utrique immortaks 
habeo gratias ; vobis enim causam meam adiuvantibus, fore noa 
dubito quia ilia duo, quae antea petii, otium cum dignitate simol 
impetrem, quae si coniungantur, augebitur gloria Caesaris et fama 
liberalitatis ; mihi vero quae praeterea desiderem in hac vita, pan- 
ca relinquentur. Quod autera condiciones duae proponuntur: una 
si velim in aula, altera si malim domi meae vivere, optio non dif* 
flcilis ; malo enim Irus esse domi meae, quam Craesi divitias in 
aula possidere. Egone hac aetate, hac valetudine, studiis deditus 
iis, quae otium in primis animique tranquillitatem requirunt, addo 
etiam hoc rerum usu, perspecta rerum humanarum inconstantia, 
fortunae varietate, brevitate vitae, auUcis me fluctibus ulla spe 
committerem ? Aulicas iactationes ulla mercede ferre possemfSi 
vellem, voluntatem ratio vinceret ; sed ne velim, impetravi iam fa- 
cile a me ipso. In quo laetor cum sententla mea congruere indi- 
cium tuum; qui enim prudentia ingenioque excellat, qui sit aulae 
peritior etiam fortasse quam vellet, qui studeat rebus meis, abeo 
dissentire stultum putarem, quamquam tua quidem praecipua et 
quasi privilegio quodain virtute parto, seiuncta a multis condicio 
est, tibi enim Caesaris amor, beneque de bonis viris merendi facul- 
tas, non minimum inter aulicas molestias leuimentum ac solatium 
debet esse. 

Febricula nondum quidem plane abiit, sed ut signa sunt, abt- 
tura propediem videtur^ reliquias enim vix agnosco. Quae scripsisti 
de alvo moUienda (1), quam vis parum necessaria, cum eo morbi 

(1) Quosto Giovanni Cratone in una lettera scritta al Manuzio il 24 dioeoft- 
bre 1569, e che d fra le stampute di questo (lib. IX, ep. 2), si qualifica « Johan- 
nes Crato a Crafthoim, S. Caesarcae Majestatis oonsiliarius et medicus intimiv*. 
Altre letters manuziane a questo medico souo neilo stesso lib. IX, neirXI.eXIL 
Soolaro dapprima di Melantone e di Lutero, abbaudond lo studio della teologti 
per appigUarsi a quello dcUa modicixia u Wlttembergi Llpsia, Vennia e Mo- 



S6d 

genere liberati sumus, pergrata tameii sant, ut a summo amore 
profecta, haerebuntque in memoria, et litteris a me consignata 
sant, ut, si res postulct, uti possiiu ; utor etiam interdum, ne rursus 
arescant quae paruiuper humes'*ere coepepuiit. De uxoris obitu sane 
tuo dolore commoveor; sed si haec liurnana sunt omnibus commu- 
pia, neinini propria, si nihil dolore fletuque pro&citur, si dies ipsa, 
qua minuuntur molliunturque omnia, medicinam huic est allatura 
vulneri, quorsum angi ? Equidem in his malis, quae saepe sum ex- 
pertus, beneficium teuiporis interdum expectavi, interduni expectare 
torpe duxi; quod quia longe praestabilius esse cognovi, facere et 
servare perpetuo didici, hortarer te ratiouesque coUigerem, quibus 
et profana philosophia et Christiana discipHna morbos animorum 
sanat, perturbationes(|ue tollit, nisi scirem qui hac ad te fXaw/ti^ 
A^q^jxc, et nisi mihi iaui persuasissem, ita te pro tua singulari pru- 
ilentia paratum esse, ut in adversis secundisque rebus modum do- 
loris laetitiaeque statuendum censeas. 

Vale. Venetiis, III nonas decembris MDLXXI. 

17. Pallcs Manutius Guidoni Lolgo S. 



Magno meo inconiniodo factum est, ut a me discesseris, neque 
in hac peregrinatione quicquani mihi potuit aC'Cidere, quod minus 
velleiu ; scd quoniam superioribus diebus inieceras in sermone, ideo 
te (loiuum cogitare, quod et patrem cuperes videre, quern jam- 
'liu non vidisses, et agere nes^'io quid, quod omnino esset agen- 
dum; probavi pietatem tuam et necessitatis rationem habui. Nunc 
sine tua opera meae literae iacenl, neque fei'e ulla mihi est cum li- 
hris le absente consuetudo, quod elsi fit me non invito (nam, ut 
sciii, quanddque est cum nic delectet nihil agere), tamen faciam 
quod oonsuevi, ut vacatione a studiis utar omnino perUbenter, sed 
quatenus tamen liceat. Quare quoniam et ad meum commodum, et, 
utopinor, ad tuam utilitatem pertinet te mecum esse; tu da ope- 



vfti e fu anche in qaesta scienzu scolaro prediletto di Giambattista Montuno. 
^iala professo in Augusta, o divenno nrchiatro di Ferdinando led! Massi- 
ttiliano II, che p^Ii conferi In nobilta, creandolo conte palatJno, e di Rodolfo 11. 
^\Qel 1586 di cordo:>Iio per la perdita della mogflie. Oltre a niolte opere di 
inedicioa, ne lasci6 alcune attinenti alia letteratura, tra le quali alcune eleg^ie, 
Bpoblicb i consulti del suo maestro Montnno. Ne scrisse la Yita Matteo DresQer 
WCMio de curricula vitac Joannis Cratonii a Krt^ftheim. 



364 

ram (1), ut explices celeriter eas res, quarum causa a me disces- 
sisti; ego quod tibi proficiscenti pollicitus sum, faciam, ut cum pri- 
mum loco certo consederiiims, te Uteris accersam ; priusquam cou- 
sistamus, in viani ut te des nou suadeo, ne ad itineris laborem 
hoc accedat molestiae, quod incertus ubi sim, errares; quo te recta 
conferas, meae literae docebunt : eas ijjitur expect^bis. Vale, Pc' 
trasanctae, idibus mail (2). 

18. Calustrato .... Oi) Episcopo. 

Cupiebam equidem hie quoque praeseutem videre tuam reve- 
rentiam, ut maiorein iu modum oblectarer consuetudine tua, frue- 
rerque tua naturaU ac vera caritate; sed quando id et ob anoi 
tempus et propter viae longinquitatem noudum hcet, debitam tibi 
litterarum allocutionem restituo, gratiasque habeo revei'eutiae 
tuae, quod in me prior litteris invasisti ; verae enim hoc et natu- 
ralis est amicitiae argumentum, tantumque abest, ut indecenter, ut 
valde etiam tibi congruenter feceris ; tu vero nobis banc perpetuo 
gratiam tribuas, deque statu valetudinis tuae saepissime significes. 
Quod si etiam fieri possit, ut laborem veiiiendi ad nos revereotia 
tua suscipiat, gratiam a nobis maximam inibis, nee mediocri nos 
hilaritate perfundes. 

Cum igitur, quam nos quoque reverentiam tuam videre cu-* 
piamus, intelligas, quamque hoc minime laboriosum sit, mode al 
iter idonea detur occasio, tua nos consuetudine non privabis. Do- 
nee autem hoc eveniat, quam praesentes voluptatem capimus, eius 
partem aUquam crebritate litterarum ut repraesentes rogamus. 



(1) Udh lettera del Muniizio ailu stesso Loj^lio a Piacenza ^ fra le stampalB, 
lib. 11, ep. 28, scritta d;i Pisa, ma non ha data di tempo. 

(2) GuMo Loprlio di Rpg^gio e rnutore della versione ttaliana delle Spi- 
stole famigliari di Cicerone, publicazione Aldina del 1545, versione da alcnni 
creduta di Aldo il giovane (che ailora non aveva che 12 anni), legi^doii 
Del frontispizio della edizione 1559: tradoUe di nwvo, et quasi in inJinUi Iwsr 
gki corrette da Aldo Afanuzio. E lecito auche il dubbio, sc Aldo \i abbia fei»- 
inente fatte tante correzioni. Che tale versione sia poi del Loglio, lo dice Lodo* 
vice Dolce in una lettera del 19 febbraio 1545 a Paolo Manuzio, ehe (flkX0 
avea donate ou eaomplare. L' edizione niigliore di queste Bpistole volgarisate^ 
stimata quella del 1559. 

(3) k llleggibile la parola per corrosiope della cart^. 



365 



19. Hkrculio. 



Ne labores, domine mi cum primis arlmirande et praotep ce- 
teros eximie, diulurni silentii excusationem quaorens, et ad inopiam 
lab'?lIariorum ronfugiens; nos enim, sive scribente te, sive tacente, 
immobilem de tua caritato sententiam haberaus; quam tu quidom 
re ipsa ita dedarasli, ut amore erga nos immoderalo flagrantem 
amatorem universa civitas viderit; verumtamen ita etiam animati, 
capimus veheraenter a prae.stanlia tu'.i litteras accipere, quae de 
lua valetu'line significent. Nam ut ipse maxiraam tibi separalionis 
consolationem esse dixisti, cum do nostra valetudine cognoscis ; nee 
le praeterit, quanti hoc sit apud eum virum, qui amare didire- 
rit, quando et amare pulchre scis ; item nos id ipsiim vehementer 
expetiraus. Confer igitur banc in nos gratiam, ut in hac solitudine 
sedentes, consolatione bine magna perfruamur (1). 

20. HiERONYMO LeONI S. 

Cum scriberem ad Paulum Magnulum, quem ego tui tuorum- 
que omnium studiosissimum facile multis in rebus iiitellexi, quam- 
quam nihil oranino scriptione dignum occurrebat, fecit tamen vel 
mea quaedam erga familiam vestram a raaioribus meis accepta 
pietas et observantia, vel praecipuus quidam in te noster et prope 
fraternus amor, ut te quoque non dubitarem absens eodem scri- 
bendi genere, tametsi subrustico, salutare. Et quoniam, ut dixi, non 
venit in mentem certa res ulla, quae mihi tuis auribus digna videa- 
tur, aut quae scribenti materiam et arguraentum suppeditare pos- 
8it, utar tecum ea clausula, qua cum amicis meis omnibus, praeser- 
tim istius aetatis, et soleo et debeo, teque ad earum artium studia 
cohortabor, quibus a primis pueritiae temporibus industriam om- 
nem tuara et operam dedisti, quamquam non possum non summo- 
p«re probare quos tu progrpssus in hac aetate fecisti. Sed mniora 
quaedam praestes oportRt, et quasi te ipsum vincas in superanda 
taorum omnium expectatione, quam hactenus egregie tu quidem, 
ut video, sustinuisti ; ad quam quidem laudem cum te decus ipsum 
et honor, qui virtutis est praemium, non obscure vocet, incitare 



(1) Non V* ha qni alctiim data di luopro p di tompo in cui (n acrltta quests 
letlera. 



d66 

tamen debet vehementius domesticum exemplum, hoc est parentis 
tui gloria, quam ille etiam extra Italiae terminos non minimam sibi 
quaesivit. Habes domi praeceptorem Magnulum, iuvenom quidem 
illuro, sed in quo senior omnino sit quam aetas ilia ferat, eruditio, 
et qui te Uteris et raoribus augere maximopere possit. Loquar de 
illo modestius, ne videar amicitiae tribuere, quod tribui veritati 
plane posset ; hortarer te pluribus verbis, nisi et ego is essem, qui 
magis admonitionibus egerem, quam aliis dare consilium poisem, 
et tu id natura domesticaque disciplina consecutus esses, ut iam 
nullus adhortationi locus relinqueretur. 

Vale. Datum Zelarini (2), idibus septembris. 

Paulus Manutius. 

21. Cyriaoo Episcopo. 

An tu haec tolerabilia, an ferenda existimas, aut eiusmodi, at 
excusationis umbram habere possint? In tarn gravi soliciturlino, in 
tanto temporis intervallo, in tumultu et pr^rtur'^alione tanta, cum 
in eiusmodi aerumna ac. miseria constituti essemus, ne semel qui- 
dem ut ad nos scriberes, adduci potuisti ? At nos qiiidera et sem^*! 
et iterum et saepe scripsimus ; tu vero ita diu siles, et levem ate 
te committi culpam existimas, cum ita in nos ingratus iniustusque 
sis. Magnam sane me in dubitationem coniecisti. Causam enim si- 
lentii tui cum in eam, cuius erga nos argumenta perpetuo dedisli, et 
veram et naturalem caritatem tuam intueor, invenire prorsus noV 
lam queo. Quid enim? An igitur negligentia factum suspicer? Novi 
tuae mentis vigilantiam. An ignavia ? Novi praestantiam animi. An 
languore? Novi quam strenuus, quam promptus esse consueverw. 
Nee vero invaletudine, quae si fuisset, revocare tamen te ab officio 
non debuisset, quamquam te valere ac firmum esse, ab lis qui istinc 
veuunt, accipio. Quid igitur causae fuerit, non invenio ; tantum do- 
leo atque angor. Cura igitur omni studio, ut hanc nobis molestiam 
et dubitationem eripias ; nam nisi ad nos, cum litteras acceperis, 
quam celerrime scripserls, molestiae nobis tantum afferes, ut vix 
industria nostram levare solicitudinem possit (2). 

(1) Zelarin, villaggio poco disoosto da Mcstre« 

(1] Manca ogn\ data di luogroe di tempo. Questo Ciriaco, scnz^altra fo^ 
Cailone, non era certamente vescovo di alcuna diocesi italiana. 



DELLA CITTADINANZA DI CHIOGGIA 



DELLA NOBILTA DE'SIOI ANTICIII CONSIGLI 



ANNOTAZIONI E DOCUMENTI 



(Conliouazione. \>di Vol. XI, pnp. 75.) 



(16) Dal Lib. I dei Consigli ante bellum eapo XXVI 1, fag. 
I, Archivio antico Municipale di Chioggia: 

Die prima mensiB octobris inajori cousilio ad sonum catnpanae 

aoper sala palacii more soli to congregato et facto parti to ad busao- 

\os cum ballotis, placuit major! parti et reformatum fuit quod si a- 

Viqaig malefactor judicandus in Clugia do caetero judicandus aut 

MQteotiandus occurret per aliqua maleficia, quae poenam sangui- 

nis aut poenam personalem exigaut, judices Clugiae simul cum 

Consiliariid rainoris consilii ad judicandum tales malefactores amo« 

<ioqoalibet vice et in quolibet malefactore, penes dominum pote- 

Btatem debeant interessc; et haec reformacio locum sibi vindicet a 

present! die antea tarn tempore praescntium judicum quam poste- 

n>ram, et ipsi judices una cum dictis consiliariis eosdem malefacto- 

1^ teneantur et debeant ex debito judicatus officii judicare. 

Inerunt in dicto consilio CXXIl quibus omnibus placuit dicta 
reformatio excoptis XXIX qui noluerant quod judices interessent. 

(17) In atti del Notaio di Chioggia Francesco Gasparo dott. 
Vianelli fu Giuseppe in data 26 Giugno 1816, al num. 1157 di Be* 
pertorio e registrato al protocollo 183 efT. Civ., pag. 9, sotto pari 
data, trovasi il seguente Documento : 

Certifico io sottoscritto per aver coperto il Carico di Cancellier 
di qoesta Comune dall' anno 1800, fino air Ottobre susseguente 
1806, qualmente dai document! che e^istevano in quelT Uffizio, ora 
ptasati in questa MunicipalitSt, ebbe a risultarmi che antichisaima 
^lafamiglia dei viventi nob. signori Domenico e Gio. Nicola dott. 



368 

fratelli Nordio del fu nob. sig. Andrea e delta fo nob. signora Hi- 
ria de Marangoni del fu Mag. Domenico Gio. M. Caacellier grande 
di qaesta cittk. — Che originariamente si trovava ascritta a qQ^ 
sto ex Mag. Maggior Cons'iglio chiuso soltanto in un deteriniDato 
numero di Famiglie. — Che da questo venivano estratti gli indivi- 
dui componenti il Nobile Minor Consiglio rappresentnnte la Coma- 
nitk insiffuiia di mero e misto impero nel suo ex Magistrate Afunid- 
pale di Propria e di titolo Feudale nella investitara dclle Mottedel 
MorezzQoIo conferitole nelPanno 1599 dalTex Sercnis. Marin Grima- 
ni fu doge di Venezia : e che segnatamente gli individui di essL 
Famiglia Nordio fecero parte in ogni secolo di esso Nob. Minor- 
Consiglio sostenendone costantemente i principali posti, il totta 
potendo essere comprovato duappositi speciali documenti. — Icz 
fede. 

Gio. Carlo D.' Lisatti 
Notajo residente nella Comune di Chioggia ex Cancelliere della Co - 

mune predetta. 

(18) Dal Libra VIII dei Consigli, pag. 13 tergo, Areh. anti^ 
municipale di Chioggia. 

Die XXIV ejusdein Februarii 1522 in Minori Consilio. 

Consilium vocatum est ut fiaut electiones officialium, iegttui 
capitulare electorum , publicctur terminatio depositi bladoroc^ 
confirmata per III."" Cons.*" X.*" Delude ut post electiouem masea' 
riorum fiat per scrutinium unus scriba officii justitiae per anootf' 
unum juxta solitum, loco S. lo. Bernardi Bonacati qui compIet,eta^ 
ponantur partes quae videbuntur. 

In primis electiouibus eligentur tres Massarii comuuis, loco S. 
Sancti Episcopi, S. Ilieronymi Maynardi et S. Dionisii Peutii qui 
complent. — In sccundis electiouibus tres judices proprii, loco & 
Andreac Theotii, S. Busculi Busculi et S. Fcleti Bonaldi qui com- 
plent. Duo eorum cancellnrii, loco S. Alojsii ab Aqua et . . . . qai 
couiplent — Quatuor advocati Curiarum, loco S. Felicia Cayme, S. 
Pasqualini Maynardo, S. Viucentii Picciolo et S. Simeonia Dorift 
qui complent. — In tertiis clectionibus tres cousillarii Comunitttias 
loco S. loanueti Bjnaldi, S. Petri Gandulphi ctS. loannis Frisoqoi 
complent. — Tres justitiarii Comunis, loco S. loanneti Theotio, S. 
Sebastiani Cirielo et S. loseph Bullo qui complent — Unua fanoltf 
officii justitiariorum, loco S. Simeonis Doria qui complet, — nnii' 
scriba scabelli, loco S. Petri Falconetti qui complet '^ udq8 serita 
(utorum pupillorum, loco S. Leonardi Baci qui complet. 



369 

(19) Dal libro I Consi^U ante bellum. Cap. XLV, Arei. ant. 
micip. di Chioggia, MCCXCII, Indict. V. Tempore Nob. Viri D. 
inardi lustiDiani pot. Clug. (vcdi p. 17). Die XV iDtrantis mar- 
majore cousilio more solito congregato in quo fueroDt viri de 
lailio CXLII factoque partito ad buBSolos cum ballotis capta fuit 
'aatjudices examinatores teneautur in mane in diebusquibus 
lices de proprio teneutur sedcrc ad Lancum, Yenire in palatium 
ille judex examinator cui sors veniet alicuius questionis audien- 
e, atet dum judices de proprio sedebunt pro ilia causa ; alii non 
aeantur stare, per hoc tamen non iutelligitur quod dies concessi 
licibns examinatoribus standi extra Clugiam per suum capitulare 
lis judicibns diminuantur; et hoc scribatur in capitulare '}^A\z\xm 
Aminatorum. 

(20) Dal Libro I. Cons. Cap. XXXVII (ant. bell.) pag. 15 tergo. 
ret. ant. Chioggia. Miilesimo Duecentcsimo Nonagesimo secundo 
dictione IV, tempore nob. viri Domni Andrea Valaresso Potesta- 
B Clogiae. 

Quod illi de Rogatis qui habent territorium in Paduana pes- 
Dt stare et arrengare in Consiiio ubi tractatur et dicitur de facto 
adoae et Paduanae. 

Die decimo quinto Juuii. 

Majori Cons.® Civitatis Clugie in quo fuerunt Gonsiliarii CV 
lionnm campane, super salam paiacii more solito congregato 
ictoqne partito ad bussolus cum balotis capta fuit pars quam om- 
ibos placuit, exceptis XXIX, quod iilud capitulum juramenti et 
kpitularis consiliariorum de Rogutis, quod dicit quod si aliquis de 
ogatis habuerit territorium in Padua aut Paduana asset in Cons.® 
iquo ubi tracturetur de facto Padue aut Paduane statim exire de- 
»t de dicto Consiiio; auctoritate presentis Cons, sit revocatum 
otDtum in hoc, et addituui fuit quod possit stare et arengare in 
ona.® in quo tractarctur aut dicetur dc facto Padue aut Paduane, 
(lorn cum ponetur pars exire debeant de Cons.® et non possit Ca- 
ere partes. 

(21) Dal Libro 1. Cons. pag. 146 tcrgo Capo CCLXXI (anno 
618) Arzh. Antico di Chioggia. Quod jurati de nocte per ipsos 
iveatos accusare teneautur. 

Di 27 ^iadii in Majuri Cons., ad quod fuerunt Consiliarii duo- 
ecim, capta fuit pars per novem ex ipsis quod amodo quicumque 
oriti accusabunt aliquem ire de nocte, et ille accusatua condemna- 
Qifuerit, illi jurati qui inveuieut et accusabunt habeant quartum 



370 

coDdemnationiB illius vel illorum qui et qoos accasabaot et condem- 
nati eruut, et ipsa die doDiinus potestas maDdavit Matbeo Dayneui 
capiti g;uardaruia quod accuset omnes inventos et acusari faciatper 
cnstodes, poena libraruni decern. 

(22) Dal Libro I. Coos, ante bellum Cap. CCXXXV. Qood offi- 
cium sgravatorom cassum sit et duIH ad praeseos elligantur ad 
illud officium. 

Anno 1314. 

DielunaedecimoFebruarii. in Majori Cons, ad qaodfaerant firi 
194, facto partito ad bussolos cumballotis, capta fuit para qoae print 
capta fuerat in minori, quod officium advocatorum comaDiBy qaod 
appellantur sgravatores amodo sit nullum et nulli elligentar in 
present! ellectione per menses sex futuris et officium persistat; 
quae partes viri 170 voluerunt et viri 24 nolueront. 

[23] Tratta dal Libro I. Consigli posl bellum pag. 8, cap. XXV: 
quod officiates possint elligi ad alia offitia quum eziboDt de offiiiii. 

Majori Consilio super majori sala palatii more solito coogre- — 
gato, ad quod fuerunt viri de ipso Consilio 41, Capta fuit pars 
omnesdeipso Consilio, praeter 9, quae prius in minori CoDailiocapl 
fuerat, quod considerata couditioue terrae pro omni bona convenieD- 
tia offitiales qui nunc et de cetero exibunt de offitiis possint ellij 
ad alia offitia, et possint etiam ad praesens accipi ad offitia de illii 
qui sunt ad offitia Advocariae, et si quodlibet capitolare est contra 
sit revocatum quantum in hoc. 

(24) Vedi per brevity il libro iutitolato: Raccolta di parti, ter* 
minazioni e decreti concernenti ai Corpi, Magistrati ed Uffisii Ha** 
nicipali della magnifica Cittk di Chioggia, preceduta ed illoatrata 
da un Sommario ragionato-storico de' titoli e delle materie; compi* 
lata per ordine deir 111 mo ed Ecc.mo Signore Z. Domenico Almori 
Tiepolo Podest^, dal suo Canceiliere Giuseppe Boerio. MDOCXd 
Per li figliuoli del q. Antonio Pinelli stampatori ducali, pag. 6 dd 
Summario. 

(25) Dal Libro IX dei Consigli pag. 174 t. ' Arckivio sniiitte. 
Die... Junii. Essendo passato da questa a miglior Tita aottoliiq 

del presente mese il Spett.^ ed Ecc.mo Dott. D. Domenico FalcoDe- 
to Cancellicr Grande delta Magn.' Cittk di Chioza; et per5 eaaendo 
necessario fare nuova clectione di persona atta, fedele, et aofficienta 
a tal caricho, fu redotto d' ordine del Clarissimo Ser Tbom4 lloo»* 
nigo, per la Serenissima Signoria di Venezia meritiaaimo Podeitk 
di dotta Cittl^, il Collegio di essa Comunit^ nel quale interreniier^ 



371 

li Bottoscritti per eUggere an altro CADcetliere secondo l*ordinario, 

^cci5 per V avFcoire possi esercitarsi nellc cose pnbliche a beneficio 

otile et honor di delta Cittk con il Salario, emolumcnti, utility et 

Oi^richi a detto Cancelliere spettanti. 

Nomi delli suddetti cho intervennero in detto CoUegio. 

11 8udd«tto Efc.mo Siff. Podest^ 
1>. Zandomenico Bonaldo I Massari presenti 

I>- Paolo Vianel Id > m. Paolo non intcrvenne per rinfer- 

I>. Antooio Boscolo \ fermitk di sua moglie 

1>. Nicol6 Scarpa 

I>. Leonardo Baffo ) Massari passati 

I>. Marco Maranfi^n 
I>. laeppo Thiozzo 

£>. Hieronimo Salvagno ^ Consfglieri passaA 

D. Zuanoe Gandolfo 

r>. Zaneto Vescovo non intervcnne per esscre indisposto 
r>. Iseppo Nordio 

D- Zampaolo Bonivento a cui Dio perdoni 
I>- Vincenio Nordio 

I>. Vincenzo Bonaldo ^ Giudici di proprio 

I^- Oerolamo Tiozzo 
I^. Oiullo Bon iv en to 

^. Domenico Agatea ^ Giustizieri 

I>. Gabriel Picolo d. S. Vine.** 
I>. Paolo Falconeto f 

D. Alvtoe Scarpa q. G. Maria < Procnratori del Domo 

^- Aatonio Boscolo ) 

1>. Gabriel Picolo de S. Vic. I P'*""""- ''^"* Madonna dclla Navicella 

Fa doppo in detto Coileprio futta elezione per scrutiuio de tutti gli infra- 
^itU da essere ballotati coma di sopra per Cancelliere generalo: 
D. Bonaldo Bonaldo. 
D.Zalian Scarpa no iu ballotato perclie recusctc pcrsonalmeute et mass, stanto 

la sua infermita. 
D. Gerolamo Tiozzo no fu ballottato perch^ rocusetc personalmente. 
I). Sebastiano Scarpa no fu ballottato perch^ recusete personalmente. 
0. Paulo Falconeti. 
D.Marco Friziero q. S. Francesco. 
^- Sebastiano Buolo. 

^- Anzolo Ruosa q. S. Alvise no fu ballotato perch^ recusete personalmente. 
B. Baldasdare Vianelo. 

Fatta la qaale electione, dovendo essere conforme agli ordini 
in siniil proposito escludi gli infrascritti dalla balotazione che si 
h&da fare di detto Cancelliere, per la parentella ed affinity che han- 
00 con li sopradetti eletti et per altre cnuse, fu d' ordine del detto 
Kcc.mo.8. Podestii redotto il Maggior Consiglio per questa Causa, 
citato et adraoaito, per fare in quollo electione, secondo le leggi, de 



i 



372 

altre tante persone che possooo ballottare in laogo delli infrftacriUi 
sei esclusi, esseudo stati chiamati et iDtrodotti li Signori Mamio 
et Conservator del Sacro Monte giusta le leggi, in modo cbe biido 
in tutto al N. de XXIII compresa la persona di Sua Signoria L1i- 
rissima. 

(Nomi delli Massaro et Conservator] 
D. A.lvi8e Scarpa Massaro al Sacro Monte in loco 
dc D. Zand. Bonaldo 
D. Thibnrzio Cilia conservator In loco de D. Paolo FacoDeto. 

(Nomi delli suddetti sei esclusi per la parentellacoD li aatedetti 
da eletti essere ballottati per Cauc. et per altre cause) 
D. Vincenzo Bonaldo per la parentela con m. Bonaldo Bonaldo 
D. Antonio Boscolo come proc. della Navicella percbe ballotta co- 
me Massaro 
D. Gabriel Picolo come proc. della Navicella perchd entra come 

giustiziere 
D. Paulo Vianello assente per V infermit^ di sua moglie et per U 

parentella con m. Baldissera Vianello 
D. Zampaolo Bonivento a cui Iddio perdoni 
D. Zaneto Vescovo, infermo. 

Oude essendo ridotto il detto Cons, net Salon grande del P^' 
lazzo, et in quello conferitosi il suddetto Ecc.mo Sig. Podestk per fi»< 
I'elezione delli sopradetti sei in loco delli esclusi come di 8opra»0^ 
devenuti alia eletione delli sei infrascritti per dopia mano di eletio^ 
ne, havendo prima ogn'uno, qual haveva cavato balla d'oro, giorat^ 
di far electione per conscientia et non per praticba, et poi ballot^ 
tati, remasero li sottoscritti cio^ : 
Ecc.mo S. Zun Batta Zorzi Salinier 
D. Sebastiano Bianco q S. Ciprian 

D. Zaneto Zenaro q. S. Girolamo ( " 1"»' Consiglio (Mclui U 

D. Felice Doria q. S. Marco ( P"^"*' '* intereasati fb ri- 

Ti A«„«i^ D G Al • T\T . I trovato essere nelN.di 342. 

D, Anzolo Ruosa q. S. Alvisc D. et 

D. Piero Zuane Pagan q. S. Giacomo 

Licenziato perci6 il detto Consiglio, et ridottosi V Bccell.mo & 
Podest& nella Camera Grande del detto suo Palazzo con li sudetti 
sei eletti come di sopra, et con li autedetti sopranomiDati ioTOCttC 
primieramente il favore et nome dello Spirito Santo, aedeDdo totti 
li sopradetti fu per sua Signoria Eccell.ma parlato nel modo dtf 
segue: 

Non 6 aicono di Voi spettabili Cittadini cbe noD Mppift& 



373 

iDta importansa sia 1* election del nostro Caucellier Grande, et il 
Ito obbligo che ogn* uno di Voi ha di molto ben considerare nella 
aaiooe della ballotazione, che havete da fare, come hora si tratta 
^le^re persona da bene, degna, meritevole, atta et sofficiente a 
to caricho et grado. 

Per5 io vi esorto, come h debito mio, che vogliate aolamente 
hoDore, utilitii, et beneficio di questa nostra Cittii fare detta 
lottazioue sinceraoieute, reniossa et bandita da Voi ogni sorte di 
sioni d^animo, iuteressi particolari, ogni amore, tiniore, odio, 
ghierc, pretio, o preinio, ma solaroente per pura et mera vostra 
lacientia dobbiate dare li vostri voti et suffragi, favoreudo quelle 
I a Voi parer^ realmente pih snfficieote, boono et atto a detto 
richo et dignity. — Et che cosi siate per fare et esegaire y'\ piacer^ 
laano di Voi giorare. Onde dato ogni uno per sua S. Eccell.ma 
^oramento come di sopra, forono fatti tanti bollettini quanti so- 
> i nomi delli aopradetti eletti da essere ballottati^ et posti in una 
mta, forono cavati a sorte qual prima, et cos\ di mauo in mano 
otefa essere ballotati et vene fuori nel mode sottoscritto. 

D. Marco Friziero prime 

D. Bonaldo Bonaldo secondo 

D. Sebastiano Boolo terzo 

D. Paulo Falconeto quarto 

D. Baldissera Vianello quinto. 

Finita la quale estrazione et messi secondo I* ordine suddetto 
iinddetti cinque bollettini sopra tanti bnssoli sopra una tola pre- 
Ntrati da ballottare ordinatamente secondo che erano stati cavati 
ioma di sopra a sorte, cadanno del detto Collegio and6, et messe di 
Dauo in mano ordinatamente li suoi suffragi in cadauno di detti 
)aMoIi, et finite detta balotazione forono aperti detti bussoli, dal 
mmo fino alPoltimo, ct fo ritrovata la ballotazione di cadauno delli 
topradetti essere nel modo sottoscritto. 

Pro 5 contra 18 D. Marco Friziero I.'' 
» 9 » 14 D. Bonaldo Bonaldo 2. ' 
» 5 » 18 D. Sebastiano Buolo 3.® 
» 21 » 2D. Paulo Falconeto 4.® 
» . 7 » 16 D. Baldissero Vianello 5.® et ultimo. 

Et cosi rimase et fo publicato in Caucelleria Grande di detta 
(!ittk, D. Paolo Falconeto. 

Io Benedetto Brogliano Vicentino Gancelliec del antedetto 
lkG8l|.iiu> Sig. Pode8t& foi pretente a tutt^ le coie antedette, et 



374 

quelle scrissi, et di mia propria niano ho registrato Del presentcln 
bro coaie di sopra. 



Pascalis Ciconia Dei gratia Dux Vcnct. Nobilibus ct SapieDti- 
bus Viris Thomae Mocenigo de suu inaudato Potestati Clodiae et 
successoribus fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectQxn. Ei 
littcris vestri die! VIII mensis praesentis iutelleximus quod yiti 
fuucto fidelissimo nostro D. Domiuico Falcooeti istius Magoificae 
Cooiuuitatis Cancellario ejus loco electus fuit in Cancellario dictu 
Civitatis fidelissimae uostrae D. Paulus Falconetus ejus Frater, vir, 
ut asseruistis, virtute et bonis moribus praeditus; quam quidem ele- 
ctionem gratam atque acceptain habuimus, utpote recte factam. 

Piaeterea pro gratificando Civitati istae praedictae landavimos, 
approbavimus et ratificavimus, ct teuore harum litterarum laoda- 
mus, approbamus et confiriuamus. — Quainobrem Vobis inaDdamos 
ut praed. D. Paulum Falconetum habeatis et haberi faciatis CancelL. 
nustrura et legitimum Civitatis istius cum eodem salario utilitate 
praeemiucutiis modis etcoudictiouibus quibus frui solebat praefactaa 
D. Doiniuicus Falcouetus, eique observabitis ut observari faciatis 
iuviolabiliter hauc nostram couflrmationem. Has uutem registrat^is 
praeseutauti restituite. 

Data in nro Due. PalatiodieXlIIIMaii Ind. V. MDXCII. 
Pro pntibus Due. sex. 
Pro bulla Due. unum 

Franc. Mor. Seer. 

Idem Benedictus BroglianuB 

Cane, ragistravit 

(26) Vedi Boerio loc. cit, p. 76, Summario. 

(27) Vedi Boerio loc» ciL p. 106, Summario. 

(28) Vedi Boerio loc. ciL p. 122, Summario. 
(29 j Vedi Boebio loc, ciL p. 130, Summario. 

(30) Vedi Boerio loc, ciL p. 162, Summario. 

(31) Vedi Boerio loc, ciL p. 126, Summario. 

(32) Dal Libro Privilegi p. 125, Archivio Civico Clod. 

Addi 25 Agosto 1676. L' Ill.mo et Ecc.mo S. Gerolamo Hero- 
oini dignissimo Podest^ nostro, aiBne ct effetto che il negosio di 
qucsto foro, le cause ordiuario possino essere espedite a sollieTO di 
quest! abitanti con la maggiore soUccitudine possibile, ha ordinate 
delega cbe il spettabile Giudice di Proprio Vieario poasa e dolK 



375 

ba ridurai neir officio del Proprio di questa Citt& nei giorni del- 
I* ndienza solita tenersi da S. E. in absenza sua, et wi con la for- 
malitl^ solita et ordinaria del Foro iQcaminar le cittazioDi e cause, 
fkr esegoire seotenze, abseuti seutentiar a legge, istrumenti et al- 
ire scritture e cause politiche ordinar, e comaDdar deputazioui delle 
medesime cause iu quel modo e con quella facolt^ che potrebbe far 
Sw B. , con che per6, quando vi sia occasioue di far sentenza parlibus 
mtditU sopra le medesime cause ordinarie, et incamminar servaiis 
serpandU et che non sieno sumarie, resti riser vata la giudicatura 
air Bccell. Sua etc. etc. 

Oerolamo Morosini Podestft. 

(33) Dal Libro Statuti. Promissione del Maleficio. — Capo VI. 
AireA. Civ. Clod. Quod si latro in domo alterius se defendens gladio 
percosserit aliquem, exoculetur et manus ei dexteram abscindatur. 

Item si latro aliquis foerit in alterius domus inventus et ali- 
qoo gladio se defendere atemptaverit, ot ibi vel fugiens percusserit 
aliquo gladio, manus ejus dextera abscindatur et insuper exoculetur. 

(34) Dal Libro Privilegii, pag. 123 t.« Areh. Civ. Clod. Decreto 
(ieSp.Ii Giudici del Proprio et Atti che dimostrano Tautoritii loro. 

1642. Die 23 lunii. 

lU.mus Dominus Aloysius Delphino Clodiae Potestas dignissi- 

tnos una cum Sp. D. D. Matheo Nordio, Marco Bonaldo, et Z. Maria 

Doria jodicibos Curiae Proprii, cortificati de morte q. D. Antoni Bu- 

scoli q. Jacobi et q. Helisabettae sive Bettinae filiae q. Mag. D. 

^\T. Falconetti Eqoitis jugalium, relictis post se Dionisio, Jacobo, et 

Sebagtiano eorum filiis in minori aetato constitutis, qui gubernio 

indigent, ne eorum bona dilapidentur, ob iJ creaveruot et depu- 

t&verQot in dictorum pupillorum Tutores et gubernatores D. D. Ni- 

coIequi, et Paulum Buscolus eorum patruos q. Jacobi ad utilia 

^endom et inutilia praeteroiittonduni. cum spetiali auctoritate pe- 

teodi successionem in bonis tam dictae q. D. Bectinac eorum matris 

qoim predicti q. D. Viri Falconetti eorum Avi paterni, apprehen- 

dendiqae bona dictorum matris et Avi eorum pupillorum , exi- 

g«odi credita dictorum matris et avi, solvendi debita, cum debito- 

nbus ractiocinandi, componendi, et transigeudi, pro solvendisque 

i^\i\i\d dictorum matris et avi vendendi et alienaudi sive ubbligandi 

<)Q0CQmquemodode bonis eorum rogandi quolibet necessarium istru- 

Centum omniaque alia agendum tam in juditio quam extra, quae 

l>ono6 decet Tutores ut retulit 

^ioico Bodegaoo Praecose. 



376 

Die23 JuDij 1643. 

Coram Sp. Sp. D. D. Jadicibus Curiae Proprii, videlicet Hatheo 
Nordio, Marco Bonaldo, et Jo. Maria Daria Doria comparueruntD.D. 
Nicolaus et Paulus Buscoli, tutores Dionisii Jacobi, et Seba&tiaoi 
Busculi q. AntoDJ et q. Bettinae Falconetti (iliac q. D. Joanois q. D. 
Dominici olim Magni Cancellarj, narrantcs quod supra diebuselapais 
iDortum esse nullo condito TestameDto suprascriptutn D. JoaDnem 
Falconetum, nee reliquisse post se aliquain aliam persouam magis, 
noc tantum ia sanguine attinentcin etcui magis spcctctur successio 
et harcditas bonorum omnium mobilium et immobilium, jariomet 
actionum q. dicti D. Joannis, quam suprascriptosDiouisiam, Jacobam, 
et Sebastianum ejus Nepotes, et ideo petebant et requirebaiit nomi- 
ne quo supra, ut constat, de tuttela in actis Civilis Cauccllariae Clo- 
diae sub die instantis admitti debere ad snccessionem praedictam. 

Qui quidem Sp.les ed Honorandi D. I). Judices mandaveraot 
examinari testes, et fieri debere proclamationes diebus et locis solitis. 

Sequitur Arbor consanguinitatia 

Domenico Falconeto Cancel/ G/ 

S 
Zuanne E/ 

Betina i Domenego 

Antonio BobcoIo \ -^'^^^^ 

X 
Dionisio, Giacomo, Bastian 

Tenor Cedulae 
Conciossach^ alia presenza delli spctt. S. S. Gindici delta Corte 
del Proprio di questa Citt& el siino comparsi D. D. Nicola e Paolo 
Buscoli come Tuttori di Dionisio, Giacomo e Bastian Boscolo q. An- 
tonio et q. detta Bettina Falconetto q. D. Zuanne q. D. Domenego 
appar tuttoUa nelli atti della Civil Cancclleria di questa Cittik, sotto 
questo giorno, narrando et esponendo nelli giorni passati eiaer 
inorto il q. D. Zuanne Falconetto sopradetto senza aver fatto teata- 
monto, n^ aver lasciato doppo di sh alcuna altra persona pih nh 
tail to in sangue attinente, qual maggiormente spetti la sacceaaione 
el le rendite di benitutti mobili et immobili, ragion etazion, qoauto 
li sopradetti Dionisio, Giacomo e Bastian, che per5 dimandavano et 
ricercavano, insieme con 1' Ecc.mo D. Valerie Cilia bug ATVOoalo^ 
ci>scr admesei alia succesaione predetta. 



377 

Hec itaqoe et alia considerautes et intelligentea Bp. 6p. et 

Honorandi D. D. ladices vid. Matheas Nordio, Marcaa Bonaldo, et 

JoftDDes Maria Doria Jadices Curiae Proprii, visis teatibus eoperin* 

de examiDatis, ac stridatiooibus superiDde editis, qoibus in termi* 

DO a lege statuto nemo comparait contradiceDS, certificati de morte 

q. Domini Joannis Falconetti equitis, et quod nullum condiderit 

testament urn, nee reliquisse post se aliquas alias personas inugis, 

nee tantom in sanguine attinentes quibus magis spectet successiouo 

et hereditate bonorom omnium roobilium et immobilium, jurium 

et actionum generis cojuscumque pracdictornm Dionisii Jacobi et 

Sebastiani Bascoli q. Antonii q. Bettinae Falconetti jogalium, ha«> 

bitoconvenienti respectu et matura consideratione, X.ti nomine 

ioTocato, terminantes terminaverunt, et sententiantes sententinve- 

rente, dictos Dionisium, Jacobum, et Sebastianum succedere et sue- 

cessioDe habere debere omnia bona mob ilia et immobilia, jurn et 

actiooes quae, qualia et quanta sunt vel fuerunt, et quomodollbet 

ttse potuerant, praedicti q. D. Joannis Falconetti, «— nti personas 

ntagis attinentes cunctis aliis hodie viventibus. — 

Testes Vincentius Laniberti i 
Dominions Bodeganus ( ^ 

Cancellarias Offitii Curiae Proprij Clodiae. 

(35) Dal Libro delle Sentenze Criminali delP lU.mo Sig. Fran- 
cesco Donado Podestik Deg.mo di Chioggia, Anno 1649-1650 a p. 6 
*crgo. AreA. Civ. Clod. 

Al Nome di Dio. 

Noi Francesco Donado per la Sereuissiroa Republica di Vene- 
lia Podestk di Chiozza e suo Distretto sedendo in questo luogo e^er- 
citando V autorita ordinaria di questo Regimento per ponitionc del 
rtie aollievo dei buoni, venendo alT espedizione delli infrascritti, 
kavendo anco il parere dei Spett. Sig. Giudici di Proprio e del Spett. 
Minor Consiglio, premesso il snouo della campana et servato quuutu 
^deye, Condanemo bandimo e sententiamo come segue: 

Omissis. 

Dal Libro delle Sentenze Criminali di Andrea Duodo Podidta 
Anno 1623-1624 segnato N. 13 pag. 95 tergo. 

Hoi Andrea Duodo per la Serenissima Signoria di Vcnczia etc. 
^<Hhitit di Chioza e suo Distretto sedendo in questo loco, dove simili 
*^Dze poblicar si sogliono, premesso il suono della campana gin- 
*^ I'ordiDario-, venenda alia espeditione degli aottoscritti , preso 
I^Qiil parere del Spett. Minor Consig^lio, e nel case della morte 



378 

data ad Alvise Trevisau delli Signori Oiudici di Proprio e Del caeo 
di Paolo Marangon dclli Signori alia Sanity cos^ dicemo seoteotia* 
mo etc. etc. 

Omiisis, 

(36) Dal Libro VII Pacta. Arch. Gen. dei Frari. 
Privilegium Paduae 1405 ind. IX 13 Febb. 

Ad docimuai coutinens quod quodltbet of6ciuiii Paduie 

et padaani districtus cxceptis Potestariis et Capitaneriis terrarum et 
Rocharuro deutur civibus Padua, .... respongom feci m us qood ert- 
inus couteuti quod dicta officia exccptis Potestariig et CapitaDerii« 
terrarum eatirorum et loeorum ac Rocharoni et omnibus et qmbu- 
icumque officiis habentibus merum et mixtum imperium nee non re- 
quirentibus guardiam sen eustodiam dentur civibus Paduae ante- 
dictis. 

Omissis. 

Postea de novo dari et tradi fecerunt capitula infraacripta. Qoi* 
bus omuibus examinatis deliberavimus in forma subsequenti facere 
respondcre. 

Et primo, ad primum continens quud Gives Padue de spedali 
gratia intelligentur esse et sint Gives civitatis uostrae Venetiaruin 
tamquam si nati essent Venetiis cum intendant esse omuibus modifr 
subditi ed oniti nostro illustrissimo dominio et sperent a nobis obe- 
riores gratias obtinere etc 

Quod ordines nostri conditi ab annis ioBnitis citra super facia 
talis civilitatis Venetiarum eraut ita stricti et cuntrarii quod nollu 
modo facere poteramus id quod ita generaliter requirebant. 

Sed ut cognoscerent et seutireot benigoitatem nostri dominii 
volebamns ei complacere quod Gives illios civitatis noatrae Padnae 
forent et intelligerentur esse Gives Givitatis nostrae Venetiarum d$ 
intus tantum in ilia quae tractarentur in omnibus ot tractaotor alii 
nostri cives dictae conditionis, positoque clarissime videamoa et CO- 
gnoscamus quod talis nostra concessio erit com damno nostri com- 
munis anno quolibet bonae pecuniae quantitatis . . • omiisis. 

(37j 11 Libro privilegi di Ghioggia esistente nelP Archifio ao- 
tico Municipale di quella Citt& porta il titolo eegnente: 

Accuratissima Gollectio Aureorum Privilegiorum exemptiMMHn>. 
actionum, ac Nobilium Praemminentiarum fidelissimae iVtwpfiiiftir 
Serenissimae Beipublicae Civitatua Glodiae ad majorem otilitatoi^ 
et honorem Magnificae Comnnitatia ejnsdem et ceDseryatioiieai i\ 
aorum prifilc^iorma es^mptionom «c praeiai&ii)eiitisniiSt ittii 



970 

%Qb aospitiis excelleDtigBimorum DomiDoram Michaelis OrimaDt, 
Paoli Ck>DdQlmerio, Johannis Michaele Presideotiom ExcelleDtissimi 
Collegii Hilitiae Maris ludicom Delegatorum ab excellent issi mo 8e« 
i^ato super Comunitates Dncatus a Spectabili Domioo Francisco 
Booaldi diligentissimo soprainteudente ipsaram, coinpleta sub Cla* 
Tissima Praesidentia amplissimorum Senatorum eorumdem successo* 
rom excellentissimorum doininorura Antonii Vanaxel, Leouardi Emo, 
Johannis Baptistae Albrizzi, Anno MDCCLXVI, die XII Martii. 

(38) Die Dominico 18 Augasti 1669. 
Convocato et legitime congregatu Coosilio Uagnificac Civita* 

ii& Paduae etc. omissis . . . 

L*ander& parte che inherendo alia deliberaziune 1655 gia po- 
sta supplica ai piedi del Serenissirao Principe, col mezzo degli Ora- 
tori cbe per altro s' attrovano in Venezia, perchfe si degni couccderci 
facolt^ d' aggregarc a questo Consiglio dieci famiglie di soggctti 
Civ ill e beoestanti della Citt&, Distretto o altra Patria con Tesbor- 
80 di ducati qnattromille da esser disposti con parte ed a piacere di 
questo Consiglio ecc. 

Segue altra parte 24 Agosto. 

Omissis Sopra questa riguardevole base erge di buon 

caore an simulacro di fedc verso il suo Sovrano e rivogliendo nn 

teaoro inestimabile ( la Civilt^ o Cittadinanza ) offrc coo cuor dcvoto 

aSua Serenity tutto quello che si sicaverk dalPaggregazione di dieci 

Case alia Civiltk di questo Consiglio come neir altra parte g\h pre- 

Ba, da esser elevato di tempo in tempo che verrk depositato dngli 

aggregati sopro il Santo Monte dagli 111. mi Signori Camerlenghi e 

trasportato nella Serenissima Ducal Cancelleria a publico servizio. 

Omissis. AM dri Consigli di Padov. Tomo CC, 1661-1670, da carte 

13 a 15 Urgo. 

(39) Dominicus Contareno Dei gratia Dux Vcuetiarum Nohili- 
bosetSapientibus Joanni Capello dc suo mandato Potestati et Paulo 
JnstiDiano Capitaneo Paduae ccc. 

Accompagnati dalle vostre lettere si souo presentati uel Coll.* 
gli Ambasciatori di codesta fcdelissima benemerita Cittii, rappresen- 
tAQdo in Toce ed in scrittura la svisceratezza di codesti sndditi scni* 
pre esperimentata in incontri di publico servizio, hora con la parte 
presa nel loro general consiglio di aggregare dieci famiglie al me- 
foimo con I'esborso di ducati qnattromille per cadauna da impie- 
g^ni il denaro nelle publiche nrgenze. — Omissis. 

iDcootrando poi il Senato nolle 9o4di^zioQi 9oe co9\ i^te^fli- 



380 

lueuto approva la deliberazioue presa e Paggreguzione al loro G)DfiH 
glio con le coDdizionl e:«pressc Delia Parte cbe ci ^ stata preseotaU... 
Omissis . . . . e cos\ pure doveran praticarsi per li Veneti die iuten- 
dessero esser aggregati, al privUegio dei guali mat s* inlende fu- 
giudicalo con il presente Decreto. Omissis, 

Data in uostro Ducali Pahitio die 1 1 Settembris lud. 8, 1669. 

RegUtri Ducali segnalo M, a carte 37, eAstente nel CiticoAr- 
chivio di Padova. 

[40} ViANKLLi. Serie dei Vescovi di Chioggia. Tou)u I, pag. 63 
e libro I Factor.^ pag. 112. 

(41) Libro I, Consigli ante bellum, carte 107 uelP ArekivioCi- 
vico Clodiente. 

[42] Libro II, Anie ieilum, carte 188. 

(43) Lib. Privilegi, pag. 53 tergo. — Privilegi ai Ciltadi%i 
di CAiozza. 

1382. — Ind. VI, die 27 Jaouarj iu Rogatis. 

Quod in bona gratia fiant promissiones infrascriptae aeconduia 
Consilium potestatis nostri Clugiae, videlicet quod concedatur d(k 
stro poteatati Clodiae quod faciat in Clugia publice proclamari et» 
Bic tenetur ad plenum, quod omnes et singuli qui usque ad duos an-^ 
nos venerint de extra jurisdictiones Venetiarum habitatum Clugiiia 
cum suis familiis, aint absoluti liberi et exempti ab omnibus factio- 
nibus oneribus et angariis tam personalibua quam realibus commO"^ 
Dis Venetiarum et Communis Clugiae quomodolibet usque ad de- 
cern annos tunc proximo ventures, praeterquam a datiis commoois 
Venetiarum et communis Clugiae, et stantibus et habitantibua ipaif 
cum suis familiis per dictos decern annos iu Clugia sint Civ^s Fea#- 
iiarum et Clugiae intus et extra et sic tractentur ubilibet. 

Item quod omnes Clugieuses nou habitantes in terris Dosiri Do- 
minii aducentis quinquaginta milliuribus circa teneauturetdebeaDt 
venire cum suis familiis habitatum in Clugia, vel mittere famiUaa 
suas hinc per totum mensem Martii proximi, et in ea habitare com 
suis familiis continue, iutclligendo per fumilias uxorcs, fiiios eorum 
ab annis duodeciin infra, et filias suas existentes in eorum potestiid 
subpaena non essendi tractati pro civibus Veneti.^; intelligendo quod 
dummodo diinittant dictas familias suas in Clugia possint ireet sta- 
re extra pro suisnegotiis, remanente pro omni bono respectu in sr- 
bitrio noatri potestatis Clugiae dandi licentiam illis de dictis faiiiUii» 
quibus sibi vidcbitur usque ad illud tempus quod vidsbitur noiUo 



381 

Item ID terra Clogiae moltipliciter devastata et ruinata refi- 

ciaiur, et pro alio bono reapecta aliqua persona decetero non aodeat 

facere oaqoe qainque annos proxiinos aliquam canipam, Saliniom, 

aot domain ultra can ale, vel ultra Lusentiom aut in tombo, aot in 

loco prope caput Veoetiarum a Sancto Francisco, ubi fuerint tota- 

liter dishctae per hostes domus pro sua fortificatione, sed solummodo 

in corporeOlugioe, videlicet a ripa vici usque ad turrim poutis Sancti 

Francisci, et a canali Clugiac usque ad Luseutium, sub poena libra* 

ram centum pro quolibet contrafacentc et qualibet vice et amittendi 

dicta edificia, quae sine mora proiciantur ad terram. Item quod qui- 

cumque incanipabunt vinum inCivitate Clugiaehobeat terminumad 

soWendum datium ipsius vini usque ad tres menses proximos secutu- 

roB, dando bonam et sufficientem plexariam comuni pro ipso daxio sol- 

Teodo usque ad dictum terminum, et non possit discaricari aliquod 

tioom nisi unus de Salinariis Clugiae sit ibi presens ad minus, et 

istad, de facto istius datii vini, durct usque quinque annus proximos 

ot videator qualiter respondebit. 

Jacobus Vignarus Ducalis 
Notariua. 
(44) Dal Libro VIII Ducali pag. 22. Arch, Civ, ClodUnn. 
Quoniam propter locorum distantiam temporumque lougitu* 
dioem de origine et natione homiuum saepissime dubitari aolet, Id- 
circo oos Joseph Maurocenus et Bernardus Sagredo (tertio nostro 
Collega vacante J pro Serenissimo Duce Domino Venetiarum Provi* 
Bores Comunis, Universis et Singulis D. D. Potestatibus, Capitaneis, 
Bailis, Ticebailis, Comitibus, Provisoribus, Camerariis, Castellania, 
Vicariisac omnibus aliiset singulis Rectoribus, JudicibusetOflSciali- 
but et quibuacumque dignitate fungentibus tam ex parte terre quam 
tt parte maris, ibique constitutis, tam praeseutibos quam futuria, ad 
l«oa vel ad quem hae uostrae pervenerint, notum etmanifestum fa- 
cioQs, ac veram et indubitatam fidem, qualiter Dominus Joannes 
Btptitta Grassi q.m Domini Lodovici Nobis et Officio nostro, ad 
<|Qod haec dignoscenda specialiter sunt commissa, per testes fide 
dipios aatis probnvit se natum esse in Civitate Ciodiae Ducatua 
AoBtri at iubiequenle causa et oceatione naiionii et origine predictae 
^M6 Civia Venetus. Quare honestae petitionis nobis et officio nostro 
(vodoctae et factae per praedictum D.m Jo. Baptista Grasaio, etatia 
iOQ. 50 tamquam juste annuentes, per prescntcs pateotes nostras 
dictum dominum Joanncm Baptista Civem Venetum de intus et ex* 
^ proDonciamus declaramuset et^sc volumus juxtn forronm le^um. 



L 



Itaque com sopradictus Dominus Joannes Baptista tamd 
bitaverit locoet foco in hac civitate nostra Venetiaram et £ 
nostro possit et valeat uti frui etgaudere do omnibus et singnl 
munitatibus commodis honoribus et praerogativis prout qi 
alias Gives Vcnetus de intus et extra. Et ideo ad futoram ooi 
memoriam et fidem omnium sopradictorum has praesentes pa 
nostras fieri jussimns ac sigillo nostro Sancti Marci corroborari 
davimns. 

In quor. fidem 

Dat. ex Officio nostro. Die 5 Novembris 1640. 

Bernardo Sagredo Proveditor di Ccmun, 2 B. N. 102. 

Petrus Ricciardus >ot. Yen. 
D. D. Provisorum Cons, subscrip 

(45) Cbcchbtti, // Doge di Venezia, pag. pag. 244. L* C 
de' Cittadini originarl era piU apprezzato de' Nobili del Domii 

(46) Dal Libro II. Consiglifost Bellum, a carte 39 t.^", P( 
Fantin Loredan. 

Qaod nullus possit esse de Consiliis Clugiae, cuius Pater, 
vel Proavus non steterit in Clugia annis 50 continuis, et com] 
et non foerit probatns ad Consilia hoc modo, quod ex sex Coi 
riis babeat qninque, et ex tribus judicibus duos, ct ex sex pa: 
majoris Gonsilii quinque. 

1401, 10 Aprile. 

Item in dicto Consilio, ad quod fuerunt viri de ipso Co 
7'7, capta fuit pars per omnes, praeter sex, quae prius in minori 
silio capta fuerat hujus tcnoris. Cum ante eversionem civitatii 
giae foret in hac civitate qnoddam sanctum justum et laudabil 
tutum, editum tempore regiminis egregii ct potentis viri d 
Jostiniani Justiniano tunc honorandi potestatis Clugiae, qnoc 
missum fait cum aliis bonis civium hujus civitatis, continens; 
pro conservatione boni status et felicis augumenti civitatis CI 
nemo posset esse de Consiliis Clugiae nee uti officiis dictae c 
tis cujus pater, avus vel proavus non stetisset in Clugia annis 
qaaginta continuis et completis, et fecisset continuo fationest 
civitalis; et qui natus non fuisset Clugiae et continuo fecisset • 
fationes..., quod statutumobservatumfuit usque ad captionea 
giae, et nunc omnino sit reficiendum ob salutem hujus civi 
Vadit pars quod dictus ordo sanctus et laudabilis ammissas 
neatur, et in statum pristinum reducatur, ceu superius contii 

Kt (jund advenientibus omnibus prncuictis casibosy ultra 



snta in ipsia, ad hoc ut dictus ordo perfecte reficiatur, si aliqaislia- 
aerit omnia praedicta, videlicet qaod sui ascendeotea per maBCQ- 
ioam aexacn ateterint et hnbitaveriDt Clug^iae annis qainquaginta 
^ntinais et coinpletis et fecerint fationea, et natus fuerit Clugiae 
Bt contiDQO habitaverit et focerit fatioDes ultra conteDta in ipsia. 

Si aliquis haboerit omnia predicta, ut supra continetur, tunc non 
posset esse dc consiliis, nee in officiis Clugiae nisi pri mo posita fuerit 
pars ad bussoloa cum ballotis in Majori et Minori consiliis Clugiae. 
Qoe pars numquam intelligatur fore capta, nisi per quinque ex sex 
eoQsiliariis minoris consilii, et per duos ex tribus judicibus proprii, 
•t per quinque ex sex partibus totius majoris Consilii capta fuerit. 
Aiqoam partem non subiaceant, nee subiacere intelligantur, illi qui 
ante eyersiooem Clugiae erantdedictis consiliis, nee ab eis descen- 
deoteaqui poat recuperationem Clugiae fuerunt de ipsis consiliis. — - 
Nee illi qui prescntialiter sunt de Consilio Majori et in OfSciis Clu- 
giae qoi subjaceant parti praedictae sed sint equates aliis civibua 
aotiqaissimia. — Et non possit revocari dicta pars nisi per sex 
coDiiliarios Minoris consilii, et per tres judiccs de proprio et per 
qoatoor partes totius Majoris consilii. Et haec pars reducatur in 
ttatotom. Et si consilium vel capitulareesset contra, sit revocatum 
quntom in hoc. 

DallaCronftcn Bo^colo esistente nolla Biblioteca del Seminario 
HaUVfia. 

Eleoco delle Famiglie che rimasero in Consiglio 

della serrata del 1401. 



Jicobi 


Bozza 


Cortese 


Lio 


Bulli 


Cilia 


Argoiolio 


Bonaldi 


Cainie 


od Orgoiosio 


Bellelmi 


Cavazza 


AleaiaDdri 


Baldi 


Cirielli 


Agatea 


Bon 


Caopi6 


Albaai 


Bello 


Centranico 


ArooIS 


Barbieri 


Callafatto 


BosGoli 


Curso 


Cavazzina 


B«ni?enti 


Bcllaimo 


Castellani 


fiiffi 


Buccio 


Cocco 


^i Bacci 


Bussi 


Crotto 


Biinchini 


("analo 


Centoferrl 



384 

Doria 

DalmoDtc 

Brasi 

Dughieri 

D' Ardizzoni 

FalcoDetti 

Frisi 

Faauolo 

Oervaaio 

Gomberti 

Grazia 

Gallimberti 

GiQStiniani 

Gerardi 

Qobbi 

L* acqua 

Leazaria 

Lemizzo 

Loo 

Becanato 

Ninella 



MazzagalU 

Menardi 

Manfred! 

Malvezzi 

Mossolini 

Nardi 

Olivotti 

Orsi 

Polaoi 

Piccoli 

Pasquali 

Pagaui 

Pantaleoni 

Re 

Robobelii 

Dalla Sola Bonacati 

SansoDi 

Sabbadini 

Rioero 

ViUle 



Salvagni 

Scarpa 

Striua 

Seccatorc 

Silvio 

Saoga 

Thebaldi 

TrivisaDi 

Thiozzi 

Thempestini 

Torre 

Vigueri o Vioeai 

Vacca 

Vescovi 

VillaDi 

Viaoelii 

Yischia 

Viviani 

Ugolino. 



De Lono 

(47) Deliierazione del Maggior ConsigKo di Vennia. Yol 
segnato Baseoellus, 1697-1764. 

(48) Dal Libro IX dei Consigli^ pag. 72 tergo. 

Die XXX Septembris 1577. 

Clves duodecim, ct xij de popalo electi per scrutiuiam Mil 

CoDsilii pro quaerenda elemosina dicbus festis pro pauperibos i 

tatis juxta Bolitum, et qaataor pro respectu, cud condictioDe i 

qui refutassent, solvere debeat capsulae pauperuin ducatum on 



Civei 
S. Busculus BqscuIus 
S. Antonius BubcuIub 
S. Leonardua Baffua 
S. Viabellua Vianellua 
S. Petraa Falconetas 
S. Boniventua Boniveotus 
S. Vinceutioa Piccolos 
S. Jo. Doininicoa Bonaldua 

5. Criatophoros Zeoarioa 

6, Joacph Buliua 



Popularet 
S. Antonioa Piator, Sept. 
S. Joseph Naccarinua, Octob« 
S. Jo Franc. Feoestrarios, Ni 
S. Paulua Graaao, Dec. 
S. Hier. Rosaetua, Geno. 
S. Hier. Sal6, Feb. 
S. Bernardinua Vicentios, Mi 
S. Petrua Marolla, Mag. 
S. Vincent. Donajo, Jonii 
S. Paulua BrixiamuSy Jonii 



385 

HtiS Populares 

\ Nordios S. Vincentios Lia, Ap.Ie 

3illa 8. Ant. BergomeDsis, Aag. 

De respeeiu 
ianellas S. Joannes Faber 

Haynardas S. Joannetos Moranius 

Die XXII Octobris. 
'ocaratores Ecclesiae Bcatae Virginis super spongia 
rotiniam Minoris Consilii. 
•'ranciscQs Marangouius q. s. Martii 
iccolos q. s. Antonii. 
1 Libro IV del Consigli, Carte 50 tergo. 

1453. Die 17 Februarj. 
sia che in el tempo passado sempre ogni anno sia sta 
Dbservado una mala ct pessima consuetudinc over leze, 
Fevrer far eletion de Cittadini 170, de esser del Gran 
'hioza, el qual numero h sta sempre accresuto de tern- 
)ua per parte prese in el dito Consejo, et ogni anno per 
deputato de num. XX, videlicet per tre Zudexi de pro- 
lasseri de Comun, et per 3 Consejeri nee non per altri 
eleti per i preditti Officiali vegniano fatta tal election, 
aetudine non pol esser piU pessima da fir observada, in 
m si provedendo presto molte risse vertireve tra Citta- 
dini, et qucsto per molte et assaissime inzurie et vergo- 
che se fareve in molti boni ct antiquissimi Cittadini, i 
iti lassati, et sercve lassati fuora del detto Conseio ma- 
e fiate si pol frequentar quelli XX electori a far eleclio- 
suoi parent! et amici, che questi averano costretti a 
3me per molti odij et mnle intention che haveva parte 
egio ad alguni Cittadini, per culchar et sminuir quello 
nor, et piu per ben far che per altra cason, et etiam, 
81 abrazar et reassumer tutti officii et utilitate de la 
nassimo vilipendlo de tutti Cittadini, i quali sirano et 
sati de fuora per lo dito muodo del dito gran Consejo ; 
in tutti i Cittadini sia egualitade, bona et santa cosr 
oveder, et impcrb V andari^ parte che mete el Sp. et 
issier Lorenzo Minoto per la Illustrissima et Eccellen- 
\\ Signoria de Venezia honorando et degnissimo pode- 
oza, che la predita mala consuetudine over leze sia cas- 

da et annullada, et che per oiior de la terra, ct per e- 

25 ^ 



38G 

gualitadc de tutti Cittadiui sia de cetero observado che tuti Citta- 
dini che alias per tautuiu semcl sia stati electi per el dito Collegia 
ct vegnudi al dito gran Cunsojo, dicbiii esser de qucUu usque is 
perpetuum senza piii niuna altra pruova, excepto quclli cbe juridi 
camente nou fosse stati clecti del dito gran Consejo. Et per lo si 
mile sia observado in li soli et uttinonti de quelli per linea masco 
lina, iu qiianto quelli provassc la etade de anni vinti compidi in e 
Coilegio de Missier lo Podesti!i cbe serii per i tempi, et de tutti tre 
giudexi, masscri ct consejeri, i quali siano deputadi ad inquirir e 
diligenter examinar le etate de quali, attenlo che in la Cilia A 

Venecia cussl se goterna et se observa, la qual I' e Madrc et mai 
stra de tuti bi>ni goverui et rezimeuti del moudo. — Et non poss 
i diti esser provadi ct messi se uou per le quattro parte del diet 
Colleggio, le tre. 

In Majori de parte . . . 85; de non ... 24; non sine. ... 7 

(50) Ducale 23 Marzo 1482, Lib. Ill, DucalL Arch, Civ. CM 

(51) Augustinus Barbadico Dei gratia Dux Venetiaruoi etc 
Nobilibus et Sapientib. viris Marino Geno de suo mandate potestal 
Clugiae et successoribus fidelibus dilectis salutem et dilectionisai 
fectuni. — Vobis significamus q. hodieruo die capta fuit pars i. 
consilio nostro dccoin tenoris infrascripti : Quod post deliberatio 
nem factam per hoc consilium sub die 21 meusis martii proxion 
praeteriti circa reformationes consilii Fidelissiuiae comunitatis Cla 
giae niagnus numerus Clugiensium liabent ad capita hujus consili 
recursum, indolentcs et declarantes disordines qui sequentur pr&ete 
omnes debitum justiciae, si singuli quibusq. annis hubuerunt ballotai 
p. collegium XXX.^s^ illi omnes qui intrare deberent et essedeip» 
consilio, ad arbitrum illorum XXX intrantium in ipsam ballotatio 
nem. Et q.m sicuti in hoc habendus est conspectus quietis ct paci 
ipsorum fidelium nostrorum, ita conveniat provider! pariter quod ii 
ipso consilio Clugiae nou restent nisi personac cpnvenieotis aetatii 
pro tollendis omnibus causis disordinum et scandalorum .... Vadi 
pars quod auctoritate hujus consilii, pars praedicta capta in ho< 
consilio sub die XXI ms martii proximi praeteriti revocetar e 
cassetur. Auctoritate hujus consilii captum et provisum sit, qu(H 
omnes illi qui de preseuti sunt, et qui de cetero esse poterunt d* 
ipso majori consilio Clugiae, non possint stare, vel dc cetero iatrs 
re, nee esse de ipso consilio nisi sunt vel fueruut aetatis anDorua 
XXV completorum solemniter probaude et jurande per patrem vc 
matrcm vel per affinc-s suos in manibus potestatis nngtri ClagiA 



387 

presentis vel qai per tempora fuerint, praesentibus ad hunc actum 
eoDsiliariis et massarils ejusdem civitatls, et quotquot de preBentI 
iQDt de ipso coDsilio ab annis 25 infra, mnndetur do ipso licentiari 
et caucellarj expectaturi legitimum tempus praedictum annos XXV 
coiDplector. et sic maodetur inviolabiliter observandum nee circa 
CoDsilium ipsom nihil provideri possit sine licentia hujus consilii. 

Quare auctoritate suprascripta mandamus vobis ut supra- 
icriptam partem et contcntii in ea observaro ct observari facere 
inviolabiliter debeatis, facicutes has nostras in actibus cancellariae 
festrae registrari, et presentanti rjstitui. 

Data in nostro Ducali palatio die XI aprilis — Ind. X.'^ 1492. 
(52; Dal Libro Privilegi, papr. 61, o Lib. VI Cons,, pag. 25 t.« 
BoBHio, Leggi, pag. 27. 

Parte del Maggior Consiglio di Chioza circa li requisiti per en- 
trtr Del medemo. 

1521. 21 Julii. 
Cam Donnulli sint tantae audatiae et praesuntionis quod non 
bibentes actatem annorum XXV neque probati de hoc majori Con- 
nlio andean tballo tare sed etiam venire ad capellum in maximum do- 
decas et viiipcndium hujus consilii; et quoniam circa hoc non invc- 
nitaraliquis ordo; ideo ut huic err-ri ot ineonvcuicnti obvietur, va- 
ditpars quod de cetero si aliquis fuerit tantae temeritatis quod non 
ktbena aetatem annum XXV ct non probatus de Consilio, prout so- 
litnm est, tarn de aetate quam de legitima, in praescntia Magnifici 
dooini Potestatis, et vcncrit in hoc Consilio ponens ballotas in bus- 
wlos sive veniens ad capellum, illico sit bannitus per biennium ex 
l^tcCivitate et districtu , et solvat immediate libras quinquaginta 
P«rvorum quorum medietas sit illins qui feccrit conscientiam, al- 
tera medietas Comunis Clugiae, et quod sit privatus de hoc Consi- 
"oper annos decern continuis, postquam comploverit ann. 25 et de 
Omni offitio et benefitio hujus civitatis. 

In minori, de parte ... 5 non .... 1 
Id majori, de parte ... 62 non .... 22 
(53) Tratta dal Libro Privilegii, pag. 56 t.^ 

Die 24 Augusti 1456. 
Quod Antonius Mainardus qui legitlime probabUf quod pater 
^QQset ipse fecerunt factiones et angarias Clugiae jam sunt anni 59 
continni et completi et ultra, et quod Clugiae natus est et continuo 
itetitin Clugia Pater suus dum vixit, et ipse secundum formam 
ordinia aoperinde existentis possit esse de Consiliis Clugiae veniendo 



388 

ad proiam CoUegii depotati ad elligcndam illoa de majori CoDsil 
Clugiae sicat sont alii. 

Die 22 Augusti. 
In min. Cons, de parte 7 : non, nemo. In jud. dc partc3, non 0. 

Prime, in majori Consilio, dc parte 72, non 32, non sioc. 11 

Secundo, in majori Consilio, de parte 92, non 16, non sine. 

Tertio, in majori Consilio, de parte 90, non 14, non sine. 4. 

Die 24 Augasti. 

In majori Consilio de parte 64, non 5, non sine. 2. 

(54) Dal Lib. Consigliare XII, 1646, 3 Februarj. 

Nella presente ingiusta pressantissima guerra promossa 
contrariata dai Turchi alia Serenissima Republica nostra Princ; 
natarale, con quelle consegucnzc chc come sono prevedute cosl < 
vono temersi piii che dagli altri da questa Citt&, h ben conveDiei 
che noi beredi tanto delle prerogative che della devotione degli f 
tichi Chiozoti concorriamo con ogni sforzo per continuarsi net d 
rito acquistato dalla fedc e dalle opere dei nostri progenitori c 
certa speranza di publico nggradimento, mentre massime da noi, < 
gli pill antichi suoi amatissimi sudditi, che h \\ nostro piii gran ( 
pitale, non si pu5 far cosa per sue servizio che non sia dovoti 
quell' affetto e charity con cui sono serapre stati sostenuti e proti 
i nostri iuteressi, e mentre tutte le altre Cittt\ e luoghi sndditi 
danno I'esempio, e questa Comunit^ pure ha praticato lo stesso ni 
maggiori sue strettezze in congiuuture di molto miuore rileTBi 
per5 : L' ander& parte che alia Serenissima Republica per nooK 
questa Comunit^ sieno oiferti in dono docati doi mille correnti, qi 
nel termine di mesi uno prossimo li sieno mandati in contanti 
doi Ambasciadori espressamente da essere eletti per il Minor Coi 
glio, con quelle dichiarazioni che saranno sempre propria della I 
e devozione cho le deve e professa la medesima comunita. B per 
nella scarsezza di denaro in cui si attrova estenaata dalle past 
gravissime urgenze ed oppressa da considerevoli privati e pab 
debiti attuali non h possibile in cos\ breve termine avanzar qoc 
somma, venendo da molti di questi abitanti honorevoH fatta offc 
in scrittura di rilevante quantity di denari con esibizione di ess 
ammessi alia Cittadinanza ed a questi Consigli ad imitasiom 
quanta si i praticato ultimamente circa la Suprema Ragguardi^oi 
sima Nobilta Veneta, ed essendo al tutto necessario di fare la i 
pradetta publica esibizione, sia preso, per questa volts tanto, i 
per il corso di un mese prossimo venture dal di della presente d< 



389 

berazione siano sospese le parti di questo Consiglio de 13 Decembre 
1340 e 10 Aprile 1401 nella pre^ente uiateria e, quelle dod ostaote, 
possa questo Ma^j^iur Cousi^Iio collu ina^gior parte delle ballotte 
di es30 aduiettere alli Consigli cd alia Cittadinanza di Chioza quegli 
abitanti con loro dipcndenti che, fatta TesibizioDe in scrittura, pa- 
gheraDUO in uiauj del Deputati Ducati 500 iu valuta d'oro o d' ar- 
gentoalcorso stabilito dalle leggl^esarauno prima abbracciati dalla 
ma^gior parte de* voti del Minure CoDsiglio ridotto almeDo al nu- 
mero di sei, etiam che loro mancassero 11 requisiti delle antedette 
leg's!, come sopra sospese, oude con facility si possa levar il deuaro 
per csegu'.r proutiimente il sopradetto deliberato donativo. 

Et eccedendo le offerte per conto di nuova Cittadinanza la sum- 
ma dellt ducati doi mille, mentre incalciano le replicate publiche 
couimissioui per la consegna di galioti ultimamente comandati, e 
fltante la iuesplicabile miseria di questa gente non potendosi soddis- 

fire air obligo senza imbossolaziono di pratica tanto 

odiosa, deliberando che quel di piii che si raccogliesse per conto di 
I detta offerta, oltre li Ducati doi mille, sia impiegato in soccorrere la 
Bcuola delle arti, accio possano con cclerita far la provvisionc di 
g&Uoti per supplire ai public! couiandi di S. Signoria, doveudosi cu- 
stodire qnello che sopravanzasse per disporre poi nelle preseuti oc- 
correaze a sollievo delle incomparabili miserande calamitadi di que- 
st! popoli, in conformity di quelle sar& stabilido dal minor Consiglio 
con li Giudici di Propri j, ai quali anzi s' intende delegata ogni au- 
loritidel Maggior Consiglio circa poi il disporre dei dcnari in simile 
cagiooe, oltre il deliberate come sopra, a ci6 non restino derogate le 
predette Icggi 1340 e 1401, cessando la sopradetta sospensione dope 
an mese, ritornino nel loro antico sempre osservato vigore. 

Die 29 Jannarij 1646. In Minori Consilio da parte 5, non 2. 

Die tertio Februarii 1646 in Majori Consilio de parte 337, non 
320. 

(Coniinua.) 



NUOVI DOCUMENTI 



PER SERVIRE ALL\ STORI.V 



BELLA TIPOGRAFIA VENEZIAI 



Kcco i due documcuti, promessi a pag. 212, clic m 
ruiio fatti cortesomeute conosccrc dal sig. coium. B. Ceccl: 
Scoperti di rccoiite ncl nostro Archivio, formauo parte di 
imova Raccolta Miscellanea, e si trovano in una bustJ 



<rnata: Letteve'Lon/ito, 



11 |)rimo e un clonco di lihri die Domenico Gilliodo 
vondore in Padova, per commis^!ione di Antonio Moretb 
Itibliografi piaccra forse sapere di quali operc fosse pro 
data nol 14*^0 una Lottega di libraio. La bottega era iu 
dova, scdc d'una universita rinomata, cd e percio nati 
(die vi dovcssero abbondare i libri scientifici, di diritl 
tcologia, di filosofia, di mediciua, d' astrouomia ; e di fi 
libri di scionza tcngoiio il primo posto. Anche la Grami 
h ricca: incontrianio ripetutamentc Donato, anzi trov 
un Donato da pnti^ in carta bmia. ligado, che costa due 1 
inozzo; alio stesso prezzo un Donato in carta bona, ligm 
pin* giunta, ralviado; anzi, un Donato miniado per soli s 
.•^iddi. Moltissinii i classici : piii frequentemeute Ovidio ^ 
ceronc, poi Virgilio, Giovenale, Terenzio, Orazio; nfe man 
v'X\ altri grandi, ma non v' e Cosaro. Dei minori, piu d' 
I'^a gl' italiani non potcva mancare la Ditina Commedia 
abbiamo anzi due copie, provvedute di coinmento, al pi 
d'un ducato e sedici soldi per copia; sei, scnza commen 
due lire T una. Ripetutamente troviamo il Petrarca, Gomo 



391 

tato no. II Decamewne costa quattro lire; ma del Boccaccio 
troviamo anche V Ameto (un ducato) e il Nhfale (16 soldi). 
Abbondano le Iptfiirc pel popolo: AUilff ffogelhon Dei, la Spa- 
ffna di Rolando^ il Gverrin .Vesrhvrn, lo Specrhio di Croce, le 
Vite dn S^nti Pndn\ il Ler/f/e'>id/rrio dei Snnti^ i Fioretti delta 
Bibbia: e, piii niimerosi di tutti, f?li officietide la Madona (42), 
legati c non legati, a soldi dioci, a soldi dodici, a lire una e 
quindici soldi, a lire tre e soldi cinque, per soddisfare al ge- 
nio ed alle forze di tutti. Credo che Tindicazione dei prezzi 
sam gradita ai bibliografi. 

Peccato che le indicazioni biblioprrafiche siano molto im- 

porfetfe, cosicch<> da questo catalopfo non si rilcva di quali edi- 

zioni, di quali commcnti e, talora, di quali opere si parli. II ca- 

taloffo fu rodatto a di 27 Febbraio, 3 Aprile e 4 Maggio 1480. 

Qnosto date, in qualclie oaso. tolgono la difficolta. Per esem- 

pio, li dove si lep^ge : Dvhl de M, Paulo con le conseqnentie 

Hje S^mh, evidentemente si tratta di due libri stampati a Pa- 

dovanel 1477 (1) o citati dal Panzer (II, PatariL num. 37, 

36). Cosi pure quando o ricordato Jncomo da Forh svpra i 

tegni, o Gaitan .vfpra la Me^avm con Alherto de Mmeralibv.fi^ 

troviamo facilmento nol Panzer le indicazioni che possono 

determinare a quali libri e a quali edizioni si accenni (2). 

Anche dove il Cattilogo dice : Qvest/one del Gen^mu si potra 

credere che si tratti delle QuaeHtlones super tres libros Aristo- 

tflis de Anhiia di Giovanni Gaudavo (Jandavo, Janduno)^ 

staoipate a Venozia da Frances(*o de llailbrun e Nicolo di 

Frankfort nel 1473 (Hain, num. 7458), perche le (Juaestimies 



(1, Pah.i Prrculensip Dubia, Pmiuai'. 14"77, 4.«; Kadulpiii Stiuhh Cuh- 
f^V^ntiae. Opus emendntum per Ludovicnm de Mantua Patavii. ibique imprrs- 

(2; Iacobi de Foklivio super libros tegni Galeni. lohannes Herbert de Se- 
lengjtat Paduo imprcissit anno Domini inillesiiuo quadrinjreiitosimo scptuagc- 
'^inio quintO; fol.; Gaietani im-: TiiiiiM?. \ it'HNTiNi, Kxpositio in mcteora Arisfo- 
'^'W.. . Finis impositu:? est per me Pctruni Mjiufer iiormamim. rothomrifrrnsoin 
<^'»eni, in proclarissimo studio patavino die 6." Aiiprusti 1470, fol. : Alderti Ma- 
^•'*" UbH qiiifiqne MineraHuui .... Finis impositus est per me Petrum Maufer 
"Ofmanum, rothomajreusem civcm, die 2i) Soptembris IHG, fol. Panzer, 11, 
^'^Ui, num. 26, 29, 30. 



i 



392 

in UhiH)S phmcamm Aristotelis furono publicate soltanto nd 
1-488 (Hain, num. 7457). E dove il Catalogo legge Contilior 
tore (Conciliatore), probabilmente si deve intendere il Cond' 
liator differentiamin philosophorum et praedpue medicorum 
(di Pietro d' Abano), delF edizione veneta del 1476 per Ga- 
l)ricle da Trcviso, quantunqiie quattro auni prima ne fosse 
uscita r edizione di Mantova, perche qiiella di Venezia 
« oxccUcntissimus artium ot medicine doctor, domiuus ma- 
frister Pctriis de Carariis de Montesilice, theoricam medicine 
in preclarissima [sic] gymnasio patavina legens, accuratissi- 
nu» revisit » (Panzer, III, Ven,^ num. 250; Hain, num. 1, 2). 
Ma quando troviamo asciutto asciutto questo nome Tortelio^ 
possiamo intendere bcnissimo chc si parli dei Ojmmentarii 
firamatici de Orthographia di Giovanni Tortelio « archipre- 
.sbytcr aretinus »; ma non saprei se cognizioni bibliografiche, 
quanto si voglia profonde, possano detcrminare se trattisi 
d<'ir edizione di Roma (« in dome de Taliacoxis, sub iussu Ul- 
rici Galli teutonici et Simonis Nicolai lucensis ») o di Venezia. 
(Jenson), ambedue del 1471; ovvero dclP edizione di Treviso 
(Manzolini) del 1477, o di quella di Vicenza (Roblinger) d^l 
1479; concedendo pure die non si parli della nuova edizione 
vicentina (Liechtenstein), uscita per T appunto nelP annO 
1480. Crederei di piu, come ho detto, che qualcho volta \& 
indicazioni del catalogo ci lascino incerti non solo suUa edi- 
zione ma anche suU' opera. Troviamo, per esempio, questat 
s:)niplice indicazione: Antonina vuJgare. Pare a me che qui 
si tratti d' un' opera volgare di S. Antonino : ma di quale 
<)|)era? E il Confessionale voJgare^ intitolato Specchio de Cwn 
srientia, o il Confessionale volgare intitulato Medicina de anir 
me ? E, sia V uno sia V altro, di quale edizione ? Dello Spec^ 
r/iio de Coiiscientia abbiamo sei edizioni, e della Medicina de 
aniiue tre edizioni, tutte anteriori al 1480. Sari tal volta pi^ 
t'lcile detcrminare alcune opere, il cui titolo 5 alterato o, certo 
per errorc del copista, sbagliato. Per esempio, Oppiano de 
plscihis mi pare fuor di dubbio che sia Oppiani de piscatu, 
libri quinque e graeco in versus latinos translati per Laurel^ 
tium Lippium collensem Galliis cognomtne Bonus imprei-^ 



393 

|Colle, oppido municipio floreutino, 1478, 12 Settembre) 
to da Panzer (I, Colle^ num. 2). La Inrectiva de Galiot 
Ira Georgium e probabihiientc Galeottus MAUTirs Nau- 
«siB, Refvtatio objecto/nitn in Ubnuyi de hohtine a Georgio 
rula (1). Caitali sopm lafiwa e assai prubabilmcnte Caik- 
1 DE Thienis, rinceyitini philosopki precl(/nssmi\ recollecte 
tr octo libros phfsicorvin Arisfnte/is, nel qual caj^o il iiostro 
talogo gioverebb'* a detorminaro la data deirodizione. II 
rodi fatti fu piibb'cato sonza alcuiia nota ti|)0<rrafica ; ma 
ito il Panzor (IV, srne nota a. et /., iinm. 1205 b) quaiito 
Iain (num. 15496) s'accordano a croderlo del 1480 alFiii- 
•ca. Ora il catalo{j:o, compilafo a di 27 Fcbbraio 1480, sta- 
isce il termine oltro il quale non puo disceudere Tediziune 
I preclarissimo vioentino. 

M'accorgo per altro d'e.ssermi trattiMiuto soverchiamni- 

intorno ad un argomeiito, nel quale confos.so di non avere 

Juna competenza. Le dotte induzioni, a ciii piio dari^ occa- 

•nequesto Cataloofo, mi vorranno comunicato, lo .spero. da- 

eraditi amici cho, come ho detto neir articolo precedente, 

hanno promesso covtesomente Taiuto dolla loro doftrina. 

II secondo documenfo e nn contratto di societa fra tij^o- 
»fi. Questo contrafto, stipnlafo a di 27 Giiigno 1507, do- 
vadurare cinque anni, cioe dire fine al 20 Giu{i:no 1512. 
ifurono anni fortunosi, nci quali la tipografia veneziana 
veva necessariameute risentirsi dclle .sventuie publiche; o 
fcio il lavoro sooiale nou corrispo.se airintenzione. (juaudo 
Panzer publico il suo catalogo delle opere publicate nei 
imianni del secolo XVI, non registro ak'una edizione per 
tfHitam de Torth, Ma nelF Appendic^e die e nel decimo 
110, ricordo una Lettura di Giasone del Maino, publicata 
iTorti nel 1512 a di 25 Novembre (2). A termini <lel cou- 

ll) Anche qui si potra doman(l:»ro . di qunlo odizione? Giaccho nidlo stcsso 
■•1476 86 ne leccro due, a Bologna c a Veiiozia, eitate daH'HAiN, ai num. 
M437. 

tt) UsoNis DE Mayno Lectara in prima parte ff. veteris. Ven., per Bapti- 
'■»d«Toftlfl 11512, 15 Novembre). Panzer, X, Vtn., num. 604 b. 



394 

tratto, la Societa aveva finite allora di esistere. Ad ogni modo 
puo credersi che air edizionc del Novembre si fosse posta 
mano prima del Giugiio, c clie qiiindi la Lettum di Giasone 
apparteiif^a ai lavori sociali. Se non che, ncUa scconda Ap- 
pendice, che il Panzer ins^M'i nel tonio undecinio deir opera 
sua, troviauio parecchi Uivori di Andrea Barbazia, pnWicati 
^\QVi(i7Atiper Boptistnm (le Tortis nel 1508 e nel 1509(1). 
Di qui si vede die i soci non erano stati inoperosi ; ma la 
rotta d' Agnadello sbaraglio anche i tipografi. E fincho qual- 
che erudito bibliografo non trovi nuovc edizioni da afrgiun- 
{jl-erc a quelle che il Panzer ha registrato, dobbiamo credere 
cho la Societa sospendessc nel 1509 i lavori, forse riyircsi uo- 
i>:li ultimi triorni dolla sua vita. 

K. Fi Lix. 



(1: Andrre nARBATiK sirri:i,i in priumiu D'^rrftf •{•/.-, Vpi» . f>* 

Hai)tist;iiii (le Tortis, 1508 die 11 Martii. fol mal.; Secauda j time pud is Andk.*!*- 
Karbatie suciLi super priiii') Decrci'iliuifi .-\rii. , p(»r Biiptistjim do Torii — 
l.'OS. di(» 10 Jiilii. fol. nj:ii : Andrke nAitBATiK in :cct4nd> m e( Uiti'-ra D'^ct^ -* 
Ihtm rum ohiinfns addittoniJ'US Aurtoris etc., ^>n.. por Rnpti<;t:ini fir Tort. • 
ffil.: Anhrkr Harbatik ('(iiisilo,rnm roUii/iina (jf^atuo/', Vm.. \7)0{i iS AU!nu=^ "^ 
10 No\oinhris, ^-'i Martii, 12 Jiilii), fi»l. iinii. Pan/kr. XI. Ve,'.. M»in. 4^'A) 
JOOc. •lGOd.473 b. 



DOCUMENTI. 



I. 



Quadeyncto ri,? U libri fnssatf fi l\ftl'ta in rt'sfarf/fr ffr y/rr 

Oua (loiilro quo>ti) qiiati^riit'lo s(» (l<^>nil)ano li liliri, qiialli la -a 
^I. Aiitonio Moreto ia la li(Ue,ra rla I\i'!ia, in fiHlo'iia e a VfMi.I.T 

• JDoni'Miico nniio de Sai)«:l«) ('liTuiaiio v;'l^•(•ll('nsi^; ^Ii()^•(»s^ii<, ji^m* 
iimero e prcr*ii infiMsciitti, ^*l o pM- /.asi:a«lini(> liljro, CDmo paiv 
uadf^sotto. Kti)!i!nn 

t Dip Ml vi»pi 

Codearo lisrato e ntiiii. do 

Infurciato 
Di^reMo liu^o 

Institutn de hi staii-.pM (!•• \»>iM'\i.i 

-Inijtjtuta (li^ la prima sLiiiipa 

SppTuIuiii iurirt cniii ii(Ulitioniliii>< 

^fxto (Jo la stair, pa iK- lit ma 

Clpmontino 
' ^Wundo rie Fk'/nnvoiitur.i 
^ -Additiones B;ildi 

* Conripnti de on i tore 
'^ I^^ichfta di* M. Pun Id 
•* I)nf)i d«' M. Paiili) «*«iii \v ((iii-t'ijiii'i.ti'' do SfpDdo 

•* Aulo Ocllio 

'« Ofllcipti do Ja Mudoiia 

^ Officleti lisrati 

^ liri'viarii do la stamen iiriimi 

"* I^iuriiini 

^ Spera con ia thioricu di planet i 

^ <)aoonio da Forl'i supru li upliorismi 

^ Jucomo da Forii supra ul primo d' AviciMiua 

^ Jacomo da Forli supra i tegni 



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1 




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1 




2 fl. 


16 



396 



2 Zeiitille supra el terzo de Avict'iinii 

2 Zcntille supra el 4** de Avicpniia spu de fi'bribus 

3 Miirsilio de jrencratione et corruptione 

2 Oaibin supra lu Uietaura con Alberto de miiicralibus 

H Comoiito de Juveiiale drl Caldtriuo 

2 Jiivonnlo 

2 Persio 

1 Comonto de Juvc-iinle de Giorjrio Aloxaudrin 

4 Coiueuto de Marciale 

2 Diopfones 

4 Diodor Siculo 

3 Lucano 

2 Maistro de Ic seiitcutio 

2 Lefrendario 

4 Epistole de Tulio 

2 QiU'Stione de Scoto 
() Quiiitiliani 

8 Torrontio con Donnto dc hi prima stampa 

iS Terri'ntio con Donato do la ultima stampa 

3 Vulerio Maximo 

1 Alb«>rto do Padova supra li evanj^elli 

1 TiTcio dtj AviciMiua 

2 \it;i ])atruni, vulgarr 

1 Conto novellc, vuijrare 

8 Cicbo de Asculi, vuljr.jrc 

3 Ke^^ule ^vpontinc de le ^^rando 

4 Ke;.^ulo sypontinc de le pizole 
3 Biblia literallo 

3 Pissanclle 

1 Bibbia vulprare 

1 Oration de li pizoli 

2 Oration dc li ^randi 

3 Epistoli? de Ovidio 

2 Scrmoiii de snncto Johanno Grii-iostimo 

4 Ciimpnti del Potrarclia do li pizoli 
■1 Pomponio Meila di jirimi 

4 Oppiano do piKcibus 

4 Diumsio de situ orbis 

H Hationtilii divinorum ufHtiorum 

3 Tortelio 

2 Nicollo de Lira supra le Kjjistolo 

2 Missali 

1 'l\»rtia pars saricli Tliome 

1 Scoto supra el jjrimo 

1 Scoto supra el secondu 

2 \'alerio Kiaco 

3 Marcho Maoillio 
1 Petrarcha (1) 

(1) QuMto Ubro 6 cancelUto. 



d. 


3 1. 


- 1 - 


d. 


— 




4 • - 


d. 


— 




3 t. - 


d. 


— 




4 s.- 


d. 


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1 8. 10 


d. 


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1 8 10 


d. 


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- 8. 10 


d. 


— 




S 8. 5 


d. 


— 




4 8. 10 


d. 


— 




4 8. 10 


d. 


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2 8. 10 


d. 


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2 8- 


d. 


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d. 


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d. 


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2 s. 10 


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d. 


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4 s. - 


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d. 


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1 8. 10 


d. 


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d. 


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lu 8. — 


d. 


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d. 


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1 8. 10 


d. 


— 




- 8. 16 


d. 






- 8. IG 


d. 


- 




- 8. 16 


d. 


- 




- 8. 16 


d. 


- 




4 8.- 


d. 


1 




— 8. — 


d. 


— 




4 8.— 


d. 


1 




— 8. — 


d. 






5 8.— 


d. 


— 




T) 8. -- 


d. 


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3 s. — 


d. 


— 




2 8. - 


d. 


— 




2 s.- 


d. 


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397 



)]laDo 


d. 


— 1 


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16 


iilatore 


d. 


— 1 


2 8. 


10 


kto, minrnto 


d. 


^^•^ * 1 


~- R. 


IG 


id 


d. 


— 1 


. — 8. 


10 


ito in carta bona niiniado ligndo 


d. 


~ 1. 


2 8. 


10 


Ji anpra la Qsica 


d. 


— 1 


. 2 8. 


— 


iti de Venexia 


d. 


— I 


. 1 8. 


10 


Irign spirituale 


d. 


— 1 


. 2 8. 


— 


igell, vul^re 


d. 


— 1 


1 8. 


10 


antio 


d. 


» 1 


4 8. 


-— . 


hino 


d. 


— 1 


3 8. 


— 


cie de Poffio. vulpfnre 


d. 


— 1 


— 8. 


10 


rto de JMjcretis nature 


d. 


. 1 


— 8. 


10 


e] Scoto de phisonomia 


d. 


— I 


. — 8. 


10 


and- J majjrno, vnl|?are 


d. 


— 1 


— 8. 


16 


enti di triumphi del Petralcha 


d. 


— 1 


. 4 8. 


— . 


io de ofl3ciis, de amieicia, de sienectute 


d. 


— ] 


. 2 8. 


-.. 


enti di soneti dil Potrnrctia 


d. 


>— 1 


2 8. 


_ 


de ofticiis 


d. 


~~- 1 


. 1 8. 


4 


Jliatore 


d. 


2 1 


. 1 8. 


2 


eti fie la Uiblia vul^nre 


d. 


— 1 


. 1 8. 


10 


Oi^ de inimortalitate animc vultrare 


d. 


— 1 


. — 8. 


10 


iroto 


d. 


2 1 


. - 8. 




iche de fra' Roberto vulprare 


d. 


— 1 


. I 8. 


10 


isito de sannto Jeronimo vul<;.'iro 


d. 


-— I 


— 8. 


10 


?riora E^idii 


d. 


— 1 


. ;3 8. 


— 


to!e di Lc'onardo Arotino 


d. 


— I 


. 2 8. 


10 


o, literalo (1 


d. 


1 1 


— 8. 


1(5 


•e di (Kidio seuzi il nmzoro 


d. 


— 1 


4 8. 


— 


;iano 


d. 


1 1 


. 1 8. 


(> 


linare 


d. 


— 1. 


— 8. 


12 


lOtrefo 


d. 


— 1 


. 3 K. 


— . 


;a Petri de Mantua 


d. 


— 1 


3 8. 


.._ 


bus de intensione ot rcmissionc 


d. 


— 1 


. 1 s. 


10 


U8 de Abbano de annulis cum aliiR oprribus 


d. 


— I 


- 8. 


10 


eo supra la posteriora 


d. 


-— 1 


. — 8. 


R 


ortionca Albertucii 


d. 


— 1 


— 8. 


8 


lomine vulj^are 


d. 


— 1 


2 8. 


— 


je vulg^aro 


d. 


— 1 


5 8. 


«^ 


ato da puti in carta Ix^na lejrndo 2; 


d. 


— 1 


. 2 8. 


10 


m de Imolla supra le Clementine 


d. 


2 1 


. — 8. 


2 


del Plntirclio 


d. 


3 1 


. — 8. 


— 


:enHuri8 


d. 


— 1 


. 2 8. 


.^ 


:eilo de malcfieiis 


d. 


1 1 


. — 8. 


-— 


ameta de M. Paulo da Venexia 


d. 


1 1 


. — 8. 


.-^ 


ipna Comius super sextum codici;^ 


d. 


3 1 


~ 8. 


-. 



.\adie qiiesto h ctD<^llati). 
GancilUto. 



398 



2 Dnnte con el comeiito 

Daiit.? soiiza roniPnto 

2 Hsildn <iP fsji rliontii otncialinm 

2 RppHitione dol U:irbiiziii 

4 Antonio Andrea supra la metnflsica 
2 lustino 

2 In recti va df» Gnliot eontrji Georprium 

1 Petrarcha senza coniento 

5 Dioniedes con ultri jirsnnatici 

7 Salusti 

5 Fraiicc.-co d- Maron (Mayronis?; supra I' arte vepia 

1 Francesco de Marnn pupra cl primo 

2 1^0 biptismo 

2 Quadracresimalo de fra' Leonardo da Ildene 

2 Retoricha vejijia 

8 Attila fl:ig:plluni dci 

1 Antonio do Butrio supra el 4." del docretaie 

1 Questione del Gendon 

Antonina per vulpare 
20 Judicii da Padova, lit. 
20 Judicii da Pndova, vulff. 
20 Judicii dc M;infrcdo, lit. 
20 Judicii dc mnnfrfdo. vulp". 
72 Judicii do Scribnr:ario 

1 Ijri'viario de snncto Domenipro 

1 Rreviario de stMUipa do M. Francesco 

1 llojrulc del Guarin 

r> Erotiniato in gfrooo ct in lalino 

2 ^■i^?iIio con Sorvio 

1 Tiite le opcrc do Virjrilio 

2 Conjcnto de Lucano 
:} W aurora in nodaria 

2 L?udi dc la Miidona fate i)er Justiniano 

Pro!)lj.'iii;:t:» del Plutarcbo 

2 Tci-iMitio s.^nz'i comfMito de li tristi 

2 Antonio Andrea c )n tt'ibus principiis 

4 Sinotus Thonns (L? unit.iie intollectus 

2 Alborto d«j intcIlocUi et intelliffibili 

2 Tull(» d*.» orators 

1 La prima dcca clo Livio 

1 La 4.^ di?c^a dc Livj) 

2 Con cord an 20 de saUL-to Tomaxu 

1 Ht'tica de Aristoteilo 

4 Piinio de virls iiiustribus 

2 Ofllcio de la visi tat lone 
1 De duobus amantibus 

1 De moribus 

1 Paulo de Castro supra la sccunda digest! veteris 

2 IJar^du:} supra 2.' di^vsti votcrls 



d 


1 1 


. - 8, 16 


d. 


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.2 8.- 


d. 


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. 1 8. 10 


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d. 


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. 2 8. 10 


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- 1 


. 2 8." 


d. 


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d. 


— 1 


.2 8.- 


d. 


— 


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d. 


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1. 1 8. 4 


d. 


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I. 18- 


d. 


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d. 


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. - 8. 10 


d. 


1 ] 


I. — 8. — 


d. 


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1. 1 8. - 


d. 


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. - 8. 10 


d. 


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I. 5 8. — 


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1. 2 8. 16 


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.18.- 


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d. 


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. - 8. 2 


d. 


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1.-8. 4 


d. 


— 


. — 8. 4 


d. 


- 1 


- 8. 2 


d. 


1 ] 


. — 8. — 


d. 


1 1 


I. - 8. 16 


d. 


— 


1. - 8. 10 


d. 




. 1 8. 6 


d. 


1 


1. — 8. — 


d. 


— 


I. 4 8. - 


d. 


1 


I. 1 8. 16 


d. 




1. 3 b.— 


d. 


— 


. 1 8. 4 


d. 


— 


1. - 8. 16 


d. 


— . 


I. 1 8 10 


d. 


— 


I. 1 8. 10 


d. 


— 


1. ~ 8. 8 


d. 


— 


1. — 8. 10 


d. 




1. 2 8. - 


d. 


1 


1. 2 8. 10 


d. 


1 


1. — 8. 16 


d. 


— 


1. -- 8. 16 


d. 


— 


I. 1 i. IS 


d. 


— 


1. - 8. 10 


d. 


- 1 


. - 8. 6 


d. 


— 1 


. - 8. 10 


d. 


- 1 


1.-8. 5 


d. 


8 ] 


. 8 t. - 


d. 


1 


i. 4 8. -< 



399 



2 Alexander de laiola do vcrborum obii^ratioDibus 
1 Repetitio domini Jobannis de Imola C. cum contin(;ut d. 
1 AppostiHe domini Alcxandri de In.ola supra sexto 
codicis 

1 Bartolus supra autentieis 

2 Bartoiiif? sup'^r tribus libris C. 
1 C'onsilia Petri <le Antliarano 
1 HepHtitioiies Petri do Ancbarano 
4 Niiipbali del Uocazo in vulfrare 
1 IbircliCi in vulparo 

1 Apuloijio de Tir;o in vuljrnre 

3 Irivicti\n eontro (Jnintilian 

2 Da p«'nite:icii«. o vero omnis utriusque sexus 
8 Kejjfulrt (le Oi^nibon eon la seansion 

1 Aurispa 

2 Terreutio de bona statnpa 
2 Virg-ilio con Servio (1) 

30 Judicii del Manfredo, lit. 
30 Judicii del Polaeo 
8 Rejjule Guarini 
10 Coi:f«^?if)nale 

1 Tli'^rna poetaruin 
Rmi-irio do M, Frauceseo 

2 Uffieieti de la Madona 



d. 


2 


1. 


— R. 


— 


d. 


— 


1. 


4 g. 


— 


d. 


___ 


1. 


4 P. 


— 


d 


1 


1. 


— p. 


Hi 


d. 


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1. 


5 R. 


— — 


d. 


» 1. 


— 8. 


— 


d. 


1 




3 8. 


2 


d. 


— 




— 8. 


16 


d. 


— 




— s. 


16 


d. 


— 




— 8. 


12 


d. 


- 




— 8. 


(> 


d. 


— 




2 8. 


10 


d. 


— 




1 8. 


10 


d. 


— 




1 8. 


5 


d. 


— 




2 S. 


— 


d. 


1 




— s. 


— 


d. 


— 




- 8. 


— 


d. 


— 




— 8. 


— 


d. 


— 




— 8. 


10 


d. 


— 




— 8. 


4 


d. 


— ■ 




14 8. 


10 


d. 


_.. 




8 8. 


— 


d. 


-~- 




3 8. 


T> 



E mi Doinenico de Gilio de Sanclo Germano, liabitator in Pa- 
dova in la rontra' do sanrto Leonardo, rirevi tuti qiianti li .su- 
prascritti libri da M. Anlhonio Moreto per vender a so nonie per 
li presi soprascritli. et in fe<le de questo fecii questo scripto de 
inia propria mane 

adii '27 febrarii 1 ISO. 

K mi Miihiel li fazo sej^airtii de le ditte chose sopra s'^ritte, 
zoe se '1 ^^e iie maneliase vernno al supraseritto s. Anthonio Mo- 
reto per el soprascritto Domenego, etiam formo el sopra srritto de 
Domenego in lo suo scrilto 

Mi Michiel scrissi di mia man propria. 

Ego Joannes Nicolaus Frontinus, juris utriusque scliolaris, in- 
terfui suprascriptis coiiVt?ntion*:bus. ar. de and)aruni partium volun- 
tale me subscripsi, die, millesimo, suprascriptis. 



(1) CaiKMlialH. 



400 

1480 (lio 12 marcii 
Recevi mi Domenego Gilio da mes. Antonio Moreto per pag^ 
nionto do altnini libri venduti per mi per parte sun lire zinque 

sive L. 5 s. — 

1480 adi 3 averile 
Recevi mi Domenico Gilio retroscripto da mes. Antonio Mo- 
reto li libri infrascritti, con li preci infrascripti. E lo precio intends 
per zascadono libro, ciisi de questi como de li altri receputi primal 
Et primo 



3 Pandete in medexina 
20 Offlcioti de la Madona 

2 Vita Patrum 

1 Dioniitio Alicarnaseo 
14 Repfule del Guarin 

2 Ep stole de Ovidio do Venpxia 
1 MHscIi'.no 

4 Ameto del Rocazo, viilgare 
12 Lovcheto de M. Polo 

T) Orationc de Tulio 

(» Retorica nova 

4 Retorica vegia 

1 Qu«?8tion del Marl inn in modexina 

1 Rreviari de li bnni 

3 Epijttnle de Tulio 

2 Merenriale de Zan Andrea 

1 Prima socunde sancti Thome 

2 .lustini 

1 Cnnu'nto de le rpistole de Tulio 

2 Rfqrule sypnntine d • le ffrande 
1 Epistole de Ovidio da Boloprna 

1 Opeptj d»» Son<»c.lia 

2 Ovidio niazore / 
i Virprilio con Servlo 

1 Tute le operc de Ovidio 

1 Opero de Oratio 

2 Aiitonina vulparc 

7 Rejj:ule sy pontine de le pifole 

1 Plinio, litcralc 

1 Avizena in niedexina 

1 Consejj^li del Montaynana 

1 I.iictantio 

1 Ovidio do fastis 

2 Pisanella 

6 Ponipnnio Mrlia 



1 • 


7 8. 


— 


• • 


— 8. 


10 


4 • 


4 8. 


— 


M • 


6 8. 


— 


M « 


— 8. 


10 


• • 


I 8. 


4 


J • 


2 8. 


15 


Am 


1 8. 


— 


M m 


1 8. 


4 


• • 


A 8. 


— 


A • 


1 8. 


— 


A • 


1 8. 


— 


M « 


3 8. 


— 


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7 8. 


10 


8 ■ 


2 8. 


10 


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4 R. 


10 


J • 


6 8. 


— 


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2 8. 


5 


8 • 


6 8. 


— 


1 • 


1 8 


10 




1 8. 


4 


8 ■ 


7 8. 


— 


8 • 


4 & 


— 


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6 8. 


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8 « 


9 8. 


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S 8. 


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1 8. 


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8 • 


1 8. 


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• • 


6 8. 


la 


8 m 


21 8. 


— 


U m 


U 8. 


— 




4 8. 


— 


A* 


28. 


— 


#• 


58. 


— 


1 ■ 


— 8. 


M 



401 

ft CfBdeti li^i 
lO Jndieii del Scribanario 
19 Jadicii del MaDfredi, vulg*. 

5 Jadicii del Manfredi, lit. 
5 <Jadicii del Polaco 

Item mi Domenico soprascritto recevi aHi 4 mazo li libri in- 
firascritti da el soprascritto mes. Antonio Moreto con li preci infra- 
scritti per zascaduno. Et primo 





1 


s. 


15 




— 


8. 


— 




— 


8. 


— 




— 


8. 


— 




— 


8. 


— . 



H 


iJaniaiio vocabulista 




8 8. 


_ 


3 


IDionisio Alicarnaseo 




8. 


4 


3 


I^edlche fra' Roberto vulf^re 




1 t*. 


10 


!^ 


Spegio de croae vuljrare 




1 8. 


4 


S 


SaJmUta 




1 8. 


5 


2 


Suaebio de preparatione Evangel ica 




3 8. 


— 


i 


Slegantle del Vala 




4 8. 


— 


1 


Ovidio mnzore 




4 8. 


— 


1 


Javenal con el comento del Calderino 




2 8. 


— 


\ 


^icol6 de Lira snpra li Atti de li Apostoll 




2 R. 


10 


i 


*Xavola de sancto Thorn a 8o 




8 8. 


— 




O>meoto de Alexauderio supra Juvcuale 




2 8. 


10 




Sermone saucto Juhanne Grisostonio 




1 s. 


10 




XLa Spagiia de Rolando 




2 8 


10 




"%'erg11io con Servio 




6 R. 


4 




Tute le opere de Ovidio 




9 8. 


— 




f estino de M. Leonardo da Udeue 




4 8. 


— . 




^Jpere de Oratio 




2 8. 


— 




-Aulio Gelio 




4 a. 


10 




^ nsforziato 




15 8. 


-_ 




Tortelio 




6 a. 


4 



II. 



Jesus Maria, 1507 adi 25 Ziigno in Veiiexia. 

Cum el nome de Dio e de la gloriosa Vergine Maria, noi Ba- 
tista e Silvestro fradelli di Torti in solidum, ser Luchantonio de 
&\onla, ser Amadio Sclioto e ser Zorzi Arivaben, dito Parente, ha- 
biamo contrato una compagnia insieme de stampar in charta real 
over imperial tute le infrascrite opere, quale sarano notade a tergo 
delpresente scrito. Et oltra quesle notarle, altre opere ancora, co- 

^^ a la zomata parer& a propossito de dita nostra compagnia. De 

26 



402 

le qual tute opere, dito ser Luchantonio li entra per un quarto, ser 
Aroadio Schoto per un altro quarto, e noi Batista e Silvestro sopra 
scritti, e dito ser Zorzi Arivabenperun altro quarto; zofe lamitade 
de dito quarto a noi Batista e Silvestro, Taltra mitade a dito ser Zorzi 
Arivaben. E perche ne restark un altro quarto, al qual se vorJi coin- 
pagno, per questo se dechiara che siamo contenti tuor un altro com- 
pagno, over do compagni partecipi in dito quarto : compagni perd 
che siano grati et electi per la mazor parte de la compagnia ; ch6, 
essendo persone non piacesseno a diti compagni, non se habiano a 
tuor per modo alchuno. E volemo dita compagnia habia a durar 
per anni cinque, e lavorar de continuo cum torculi quatro a conto de 
dita compagnia, e chadauno di compagni habia a proveder a la 
zornata secondo la portion a lui spectante per quello quarto o 
mezo quarto, del qual sara entrato in dita compagnia. E Timprexa 
di far stampar per dita compagnia sark, per el presente nostro a- 
cordo, di Batista e Silvestro fradeli soprascritti, e di ser Zorzi 
Arivaben sopranominato ; zoe dicti Torti cum do torculi , e dito ser 
Zorzi cum altri torculi do. Et se achadesse che dita compagnia vo- 
lesse se lavorasse cum piu torculi, siamo contenti noi Torti sopra- 
scritti e ser Zorzi Arivaben, havendo il comodo, lavorar a lor piaC/Cr, 
contribuendo ogniuno a la rata, come di sopra e dito, dandovi pe- 
ro el tempo in avantazo, che si possiamo meter a ordine di poter 
lavorar. E stampate che sarano dite opere notade , o vero non 
ancora stampate, volemo che niuno di compagni soprascritti habia 
libertade di stamparle in tal forma, zoe real et imperial , n^ parti- 
cipar cum alchuno che le stampasse n^ facesse vender , fin compiti 
h cinque anni de Tacordio nostro, e piii ancora, fin tanto che sarano 
compite de vender dite opere de la compagnia , soto pena di pa- 
gar a dinari contanti tute quelle opere de la compagnia che restas- 
seno da vender, per quello precio li sark sik posto dai compagni, 
e per quello sarano sta vendute fin a quello zorno. Dechiarando 
ancora, che alchuno de diti compagni non possa vender, n6 cedar, 
n6 meter in locho suo alrhuno altro, per la parte soa che hara in 
dita compagnia, seiiza consentimento de la mazor parte de diti 
compagni. 

Item, volemo che '1 precio del vender dite opere, lavorate in 
negro solo, sia de dar quinterni trenta in treatacinque al ducato, 
e pill ancora sostinirle a mazor precio se sara possibile, per mazor 
utilitade nostra e reputatione del mester; ma venendovi esser 
facta concorrentia, da poi stampate, ad alchuna de dite nostre ope- 



403 

re, se li habia mutar ilprecio, secondo che a la mazor parte di com- 
pagni parerk, overo despartirle; la qual mazor parte se inlenda, 
secondo clie piii e mancho sarano participi in T opera. Dichiarando 
ancora, che dite opere se habiano a vender per un monte, e meters! 
in uno magazine, tolto affito per nome de tuti i diti compagni; 
del qual chadauno, volendo, habia la sua chiave, diversa Tuna da 
Taltra, e pagar el fito ogniuno per la rata soa, e cos! come se an- 
dara stampando e facendosi li quinterni, se habiano a portar in 
dito magazino ; et in lo vender diti libri , chadauno di compagni 
habia cinque per cento de tuti quelli che '1 vendara. 

Item, tute le spexe che andarano in comprar exemplari, corre- 
ger, far tavole , e tute altre spexe pertinente a la utilitade de le 
opere, se intenda ogni cosa a spexe de tuta la compagnia, chadauno 
per la rata a lui spectante. 

Item, el carregho de comprar le charte fe dato da dita com- 
pagnia a noi Batista e Silvestro e ser Zorzi soprascritti ; e questo 
se intenda, dandovi de continuo diti compagni li danari, chadau- 
no per la rata soa , e piu dandovi sempre li dinari in avantazo 
de la charta de uno mexe avanti trato , a cid possiamo piii com- 
raodamente proveder al bisogno nostro. E dite charte se habia- 
no a tuor di quella da San Martin di Veronexe, e spender fin 
a lire vinti de pizoli de la balla de risme cinque Tuna; e non 
possendo lor tenerne forniti^ se ne facia far in altro luogho , spen- 
dando fin a lire vinti, come s' ^ dito de sopra , a cid se habia 
charta piu equivalente di bontade a la veronexa, che a noi sara 
possibile. E altro tanto se intenda per la stampadura del lavorar 
in negro solo ; e questo, lavorando charte octocento. E lavorando 
carte sej cento siamo dacordo, noi compagni soprascritti , ne sia 
dato ducati sete de la balla, computando la charta e manifatura. 
Et el carregho de far chambiar le cernaglie e manchamento de 
charte cun li chartari, sia de noi Batista e Silvestro fradeli , e di 
ser Zorzi Arivaben. 

DechiaranJo che la mazor parte di compagni habia ad elezer 
se piii mancho numero de libri se hara a stampar, de la suma no- 
tada de sopra, satisfacendo sempre a la rata de la spexa, a ci6 non 
habiamo a patir dano noi compagni, a li quali b dato Timprexa de 
stampar ; e dita mazor parte di compagni har^ elezer le opere che 
se harano a stampar de le contrascrite, notade a tergo di questo 

fogiio. 

Item, de le opere che se iavorarano in rosso e negro, siamo 



404 

d'acordo, noi Torti e ser Zorzi soprascritti, ne sia dato duchati dexe 
de la balla, computando la charta e manifatura per diti duchati deie. 
E questo se intenda de le opera lavorade in rosso e negro, in charU 
imperial ; la qual charta imperial se intenda di quelia sorta che noi 
Torti havemo stampato U texti chanonici, de la charta fata a San 
Martin in Veron^^se li mexi passati. E lavorando in rosso e negro 
in charta real comuna, siamo dacordo ne sia dato duchati nove 
grossi quattro de la balla, conputando la charta e manifatura. 

Item, oltra le charte che se metarano in stampar le opera de 
dita compagnia, diti compagni ne assignano che li metemo per 
conto de dita compagnia quatro per cento de piu; de le qual 
quatro per cento, tute quelle opere che vegnirano conpite ne siano 
satisfate a raxon, come le altre del raonte. E quelle che restano 
rotte se metano in lo magazino ; e cosi rotte, siano comune a tula 
la compagnia. 

Item, per pacto expresso, noi Batista e Silvestro soprascritti 
volemo, che a tute le opere, che se stamparano per la dita nostra 
compagnia, non se li possa meter altra marcha n6 altro nomeche 
le habia stampate, salvo che per Baptislam de Tortis cum la no- 
stra marcha, come usque nunc» siamo soliti metter a li libri stand - 
pati per noi ; e questo se intenda cos'i de le opere chestampara dlt: < 
ser Zorzi Arivaben, come di quelle che stamparemo noi Hatista 
Silvestro soprascritti per dita nostra compagnia. 

Dechiarando ancora che chadauno de li compagni hari, se * 
lui piacerJi, una copia del dito scrito, fata per mano de mi Silvest 
Torti soprascritto, soto scripta de mano de tuti li compagni so 
scriti ; e, per chiareza, mi Silvestro sopranominato ho scrito la pr*^ 
sente de mano mia propria. 

Le infrascrite opere sono quelle che ordinatamente, per I'aco ^ 
dio nostro, havemo a lavorar per la contrascrita compagnia nostra 



Texti de raxon civile 

Texti de raxon chanonicha 

Abhati 

Albxandri omnia opera 

Speculum iuris cum repertorio 

Aretini omnia opera 

A NO ELI omnia opera 



Bartoli omnia opera 

Baloi omnia opera 

SociNi omnia opera 

Bbrthachini 

Frlim omnia opera 

Jason IS omnia opera 

Pauli dk Castro omnia opera 



Saliceti omnia opera. 

E mi Luchanfonio di Zunta son contento, e me obrigo a quanto * 
sopra scrilto. 



i 



405 

mi Giorgio Aritahen sono contento, et me obligo a quanto bd 

scrito de sopra. 
mi Aiiiadio Schoto sono contento, et me obligo a quanto e 

scripto di sopra. 

De sopra, in lo prescnte scrito de la compagnia nostra, ce man- 
ava ad haver un oouipagno per un quarto, ^, de consensu de noi 
mpagoi soprascriti, habiamo electo de acetar compagno, per dito 
larto che ne restava, meser Antonio Moreto ; el qual, lui in com- 
ignia de li altri, sotoscrivera esser cosi contento a tutii scriti cbe 
ibiamo noi tuti compagni, e obligarsi a quanto se contiene in li 
;riti et acordo de dita nostra compagnia ; e de volunta de tuti 
)inpagni, mi Sileesfro soprascritto ho fato e scrito el sopradito 
:rito, et me obUgo a quanto k scrito de sopra. 
mi Luc/iantomo di Zunta son contento, et mi obligo a quanto e 

soprascritto de sopra. 
lui Giorgio Arrivabcn sono contento, et me obligo a quanto e 

scrito di sopra. 
mi Antofiio Moreto son contento, et me obligo a quanto e scripto 

de sopra. 



LE RUBRICHE 

DEI 

LIBRI MISTl DEL SENATO 

PERDUTI 

TRASCRITTE DA GIUSEPPE GIOMO 
SOTTOARCHIVISTA NELL* ARCHIVIO DI 8TAT0 IN VBNEZIA. 

(CoDtinuazione. Vedi pag. 66) 



S I B I N I C U M. 

(Lib. V.J 

Quod arabaxatores nostri vadant Sibinicum et intromitiant 
terrain et postraodum scribant bano, 148, 149. 

Clametur quod illi qui receperunt soldum pro eundo cum ar- 
mata Sclavonie restituant comuni usque ad dies octo quod rece- 
perunt exceptis grossis VI etc., H9, 150. 

Quod respondeatur Berthe Deslorado (?) procuratori donain^ 
Marie eius sororis, 19. 

(Lib. VL) 

Quaiiter terra Sybenici recepla fuit sub dominio et protecb'o- 
ne Veneciarum, 140, 141. 

Capitula et conditiones exprimentia, 142. 

Correctiones aliquoruin capituloruin, 143. 

Mittatur unus notarius cum lignis iturus ad banum ad deiM^^ 
tandum quaiiter Sybinicum accepimus sub nostra protecUone ^t 
quod non damnificet eos, 34. 

(Lib. Vn.j 

Possint Sibinicum et Tragurium per se et pro suo bono fac6f^ 
ligam cum baronibus non immiscendo nos in hoc, 64, 85. 

Scriptum fuit predictis quod arment barchas et ligna pro jtf*' 
secutione pyratarum dando vogeriis grossum unum in die et oo^ 
ipsam pecuniam satisfieri faciemus^ 97. 



i 



407 

Equites centum mittantur Sibinicum et Tragurium, 36, 37. 

Unus capitaneus preflciatur dictis equitibus et cetera plura 
tula, 37, 42. 

Littere misse Jadram pro facto insularum Sibinici, 141. 

Frumentum et alia petita per illos de Sibinico mittantur eis, 
sr aliis vero eligantur sapientes, 2, 8. 

Omnes galee armate tam comunb quam specialium persona- 
1 hoc anno exeuntium teneantur se presentare ad Sibinicum et 
Tragurium. Comes Sibinici eligatur eras et vadat cum galeis 
ndrie, 9. 

Possint comes et provisores dimittere ad custodiam Sibinici de 
ninibus lignorum, 10. 

Mittantur Sibinicum ballistarii ducenti et centum ad longas 
; lanceasfj longas, 11, 15. 

Paretur una galea cum quindecim personis cum qua mittan- 
soldati Sibinicum et Tragurium et alio, 16. 

Soldati Sibinici et Tragurii redeant, 33, 55. 

Comes Sibinici vocetur comes et capitaneus et habeat a no- 

comuni pro capitania soldi XX grossorum in mense per totum 
pns suorum duorum annorum, et teneatur secum ducere unum 
urium ultra familiam, 11, 15. 

Respondeatur bano Mladino per Jacobinum ut continet pars, 
'escribatur ambaxatoribus nostris qui sunt apud Sibinicum, 10. 

fLib, VIILJ 

Quid commissum fuit comiti Sibinici pro habendo castrum 
irdone expendendo usque libras decem mille parvorum, 38. 

Sententia lata contra Jadrenses in favorem Sibinicensium de 
ulis Scrimiz, Zuri et Jarte, 60. 

(Lib. IX.y 

Acceptata fuit gratiose requisitio comunis et hominum Sibi- 

de additione salarii comiti suo flenda, 73. 

Mittatur pecunia cum ligno comiti Sybinici et quod faciat se- 
dum nostrum mandatum, 110. 

Qualiter responsum fuit comiti Sybinici quod nolumus dare 
s librarum decem millium pro habendo castro Scardone, 105, 
, 113. 

Petitio Fraucisci de Lompre contra Sibinicenses non admitta- 
cum sit iniusta, 32, 46, 66. 

Quod comune Sibinici mittat sindicum pro facto Nicole de Be- 
I, 34. 



408 

(Lib. X.J 

Per comune Sibenici solvantur libre quinque grossorum ser 
lohanni Marino Georgio eorum comiti expensate per eum pro 
Scardona, 13, revocatum, 43. 

Quid fuit scriptum Sybinico et aliis terris nostris de unione 
quain pelebant barones, et super damno illato per comilem Geor- 
giurn mittatur ad eum una discreta persona, 32. 

Respondeatur comiti et hominibus Sybinici et comiti Georgio 
sicut consulunt sapientes et alii de inde ut videbitur domino, con- 
siliariis et capitibus, 95. 

Sapientes electi ad providendum super factis Sibinici et Tra- 
gurii, 145. 

(Lib. XI.J 

Super questionibus confinium vertentibus inter comunia Sibi- 
nici et Tragurii examinent et diffiniant comites dictarum terrarura 
et Spalati, 54. 

Responsio facta comiti Georgio super compromisso per euro. 
et Sibinicenses facto in dominos Marcum Victuri, Marcum Secret^> 
et Federicum Dandulo, 54. 

Sibinicenses faciant omnem satisfactionem Miohaeli quondann 
Mathei de Stagno de Jadra usque ad Sanctum Petrum, 61. 

(Lib. Xn.) 

Consilium et diffinitio sapientum electorum super questioni- 
bus vertentibus inter comunia et speciales personas Tragurii et Si- 
binici occasione ville de Blysoy et occasione confinium et territo* 
riorum dictarum civitatum, 39, 47. 

(Lib. XIILJ 

Tres sapientes electi provisuri super ambaxata et litteris Sh- 
binici, 36. 

Responsio facta dicto comuni ad eas, 37. 

Responsio data comitibus Sybinici et Tragurii super fiicto 
ronflnium utriusque terre etc., 56. 

(Lib. XIIILJ 

Mittantur provisores ad terras nostras Sybinici Tragurii fit 
Spalati etc., 9. 

Comites nostri Sclavonie de eo quod excutient de fallitiB IK^ 
strarum galearum armatarum in ipsis terris habeant denarios duo- 
decim pro libra, 9, 10. 

Quid debent facere provisores si non fuerit satisfactom d0 
(]amBis.iIIatis illis de Sibinico, 10. 



409 

Detur copia petitionis extrinsecorum de Sibenico provisori- 
s. 11. 

Maadetur comiti iudicibusque Sybinici quod infra unum men- 
n debeant feci$se satisfactionem debitain Marie sorori Bartboli 
Sloranto de Jadra uxori Gregorii Stipsig de Sibiuico vigore 
ius sui instrument!, 47. 

T R A G u R I u M. 

(Lib. VII J 

Qualiter Traguriuni fuit receptum sub domiuio et fidelitate 
Bneciarum et rapitula notantia conditioner, 13, 14, 15. 

Arma et lignum et res date fuerunt Tragurio per modum da- 
rum Sibenico. — Et libre L grossorum fueruiit date mutuo dicto 
niti, et ballistarii centum mittantur, IG. 

Quod galee omnes I^oc anno exiture preseiitent se ad Tragu- 
Kjn, 16. 

Rector, qui fiet ibi, vocetur comes et capitaneus, 16. 

Restituantur bominibus Firiui res intromisse in Tragurio, 41. 

Paga mittatur soldatis nostiis Sclavoiiie etc., 46. 

Armate fuerunt galee sex in Sclavonia pro nobis, 54, 56. 

(Lib. VIILJ 

Littere misse comiti Tragurii quod si potest habere castrum 
Lse et burgum accipiat cum couditione, 37. 

(Lib. VlIIl.J 

Tractatores missi Traguriuni, scilicet ser liartholomeus Mi- 
ael et Marinus Mauroceno, pro reconciliando exules Tragurii, 

(Lib. X.J 

Denotata fuerunt terris nostris Sclavonie nova de voluntate 
Q bona regis Ungarie, et quod faciant unionem cum baronibus 
oacie si videtur eis etc., et super damnis mittatur persona suffi- 
nis,32. 

(Lib. XI.J 

Mittantur compromissum et sententia lata per viros nobiles 
rtholomeum Michael et Marinum Maurocenum inter intrinsecos 
exteros Tragurii, et committatur quod faciant ipsam observa- 
stc., 9, 50, 52. 

Scribantor littere talis tenoris Tragurinis, super eo quod ipsi 
aegarant dare maius consilium, 9, 



410 

Possint providere dominus dux consiliarii et capita super 
facto intrinsecorum et extrinsecorum Tragurii, 38. 

Sint flrma provisa per sapientes super concordia inter pre- 
dictos Tragurinos, 53. 

Mandetur comiti et hominibus Tragurii quod occasione repre- 
saliarum non faciant iniuriam in mari Raguseis, 93. 

(Lib. XII) 

Ser lohannes Gradonico c-omes Tragurii vadat Spalatum pro 
discensionibus ortis inter episcopum et comitem, 61. 

Super questione vertenle inter ser Danielem Victuri et quam- 
dam mulierem eligantur tres sapientes, 103. 

(Lib. XIILJ 

Mittantur litlere comiti, iudicibus et comuni Tragurii, super-* 
questione inter uxorem, heredes et sororem quondam Desse et Da — 
nielem lacobi, 7. 

Sit firmum quod petunt Tragurini de cancellario ducendo pes- 
comitem, 21. 

Non acceptetur supplicatio comitis et hominura Tragurii i« 
decern famulis addendis presenti comiti et libris XX grossis pro 
eis, 39. 

Spalatum. 

fLib. VILJ 

Supersedeatur per officiates grossi de Raxia de facto Spalati-' 
norum, 44. 

Processus factus contra Spalatinos, 33, revocatio in 54. 

Gregorius de Petraca et Thomasinus de Spalato possint hi^ 
stare diebus XV, 35. 

(Lib. XJ 

Qualiter in Dei nomine accepta fuit civitas Spalati sub pro--^ 
tectione nostri dominii, secundum quod accepte fuerant alie cun^ 
pactis hie lectis, 94. 

Quod nobilis vir Marcus Secreto ex nunc nuncupetur coined 
Spalati, et regat secundum pacta locta suo tempore, et postmodoifl^ 
mittetur de bine comes, sed fidelitas iuretur dicto ser Marco, 94. 

(Lib. XLJ 

Comune fideiubeat pro comuni Spalati pro libris CCXX^ 
grossorum, et contraplezii sint ser Bartbolameus Michael et lobtf^ 
nes Georgio, 69. 



J 



411 

{LA. XIL) 
Super questionibus vertentibus inter comune Spalati ex una 
irte et arcbiepiscopum ex altera, eligantur tres sapientes, 74, 77, 

Nona. 

(Lib. X.J 

Qualiter terra None accepta fuit sub dominio Veneciarum, ut 
ie, excepto salario, 125, 127, 130. 

Capitula commissa super hiis provisoribus Sclavonie, 131, 132. 

Concedatur illis de Nona unum lignum cum corredis, per eos 
mendum in concio ; item concedantur curaze C et alia quedam 
*ma, quarum extimationem solvant usque ad duos annos, 132. 

Mittantur Nonam XXV homines cum ligno illuc mitten- 
> etc., 149. 

(Lib. XLJ 

Soldizentur statim XL ballistarii pro duobus mensibus pro 
stodia Justinopolis, et potestas Justinopolis mittat Nonam XXV 
Qites, 4. 

Mittatur Nonam unus auibaxator qui habeat libras C pro 
o mense, et inde in antea libras L, et cetera capitula ambaxate, 
7. 

Mittantur Nonam XX equites et alii inde revocentur, 52, 81. 

Subveniatur Nonensibus de stariis CC frumenti soluturis pre- 
^m ad sanctam Mariam augusti, 76, 79, 80. 

Scribatur vicepriori Aurane et Crani castellano Ostrovize 
lod restituant partem quam habuerunt de robaria facta Nonen- 
3US, et commitatur factum ambaxatoribus ituris. — Examinent 
si ambaxatores de tempore quo per Jadrenses tenentur occupate 
Pre None, et mittantur partes redurere ad concordiaui, exami- 
(ot etiam negotium fideiussionis facte per Slavogosti de Pose- 
na ; et factum extrinsecoruni de Nona reducendum ad concor- 
am, 83, 93. 

Stipendiarii equites missi Nonain redeant Justinopolim, et bal- 
tarii de Justinopoli hue redeant, 47. 

rLO). XII.J 

Mittatur pro soldatis None quod redeant, 55. 

fLib. XIIII.J 

Provisa super ambaxata Noneusium plurium capitulorum, (54, 
5. 



m 



QCARNARIUM ET BrAZA. 



rUb. VII.} 

Detur una barca remoruin XXXV illis de Farra mansura ibi 
ad beneplacita, 139. 

Scribatur provisoribus super iniuria facta per illos de Braza 
quod relinquinius in arbitrio eoruin etc., 26. 

Dragonus et Negoy de Braza permittantur repatriare etc, 
remanente flrma condepnacione facta in eos, 38. 

(Lib. VIIIJ 

Mittantur littere ser Zilbertino Justiniano, similes litteris mio- 
sis ser Angelo Bembo super facto arbitrii, 28. 

fLib. XJ 

Illi de Farra possint reformare statuta, dummodo nou sit con- 
tra honorem nostri dominii et dentur eis libre X grossorum pro 
constructione murorum deticentiuin, 48. 

Concedatur illis de Farra una barca XXIIII reinorum pro 
persecutione pyratarum, 53. 

Scriptum fuit illis de Farra super eo quod Brazenses petunt 
rectorem per se etc., et quod respondeant, 140. 

Super eo quod fideles nostri de Farra et Braza petunt poni in 
ligas cum aliis nostris terris, 141. 

Quod illi de Braza possint tenere iu Spalato vel alibi lignum 
eis datum, 141. 

Lib. XLJ 

Sint simul potestates Lesne et duo provisores, ultimi scilicet, 
et examinent omnia et dent suum consilium, 1. 

Fiat potestas Farre et Braze secundum consuetudinemetc.,9' 

(LO). XIIIJ 

Fiat una littera ser Zaneto Lauretano ituro in potestateP 
Lesne de arbitrio maleficiorum etc., 57. 

Galex.a de Lesna restituatur ad gratiam nostram, 96. 

Amesie et furnimenta duorum lignorum Lesne cambieninr, et 
per eos in concio teneantur, 99. 



413 



ROVISORES NOSTRI MISSI AD PARTES SCLAVONIE ET TJgRRE DaLMACIE 
IN GENERALI ET MAX.IME NON RUBRICATE. 

fL^^. V.J 

Ambaxatores eligendi ad eumluin in Sclavoniam sint cum con- 
tionibus ser Marri Victuri, 1 48, 149. 

fIJb. VLJ 

Electi ambaxatores mittendi ad arcipiendum terram Sibinici 
ibeant pro quolibet libras L in mense, et sint ad expensas amba- 
itoris grossi XVIII. — Consilium ambaxatorum grossorura XVIII 
\t in F^*acio in rubrica ambaxatores ad cartas 89. 

fLib. VII) 

Rogetur ser Bartholomeus Michael quod vadat ad banum, 2. 

Mittantur lignum Galli in Sclavoniam et paga alterius etc. , et 
igantur sapientes aliqui, 11. 

Quinque electi ad eunduni in Sclavoniam et salarium eorum, 15. 

Quod sint tantum quatuor, et si erit differentia inter eos re- 
urant etc., et magna libertas eis data etc., 33. 

Commissa ambaxatoribus nostris missis in vSrlavoniam super 
quisitionibus factis per banum Nicolaum missum a rege Ungarie, 
MlO, 111, 112. 

Que fueruiit nostris ambaxatoribus commissa dicenda bano 
ladino super factis Sibinici. 

Armate fuerunt in Sclavonia galee VI, 54, 56. 

Mittantur duo ambaxatores in Sclavoniam, et que fuerunt 
5 commissa, 105, 107, 120, 125. 

Responsio facta ambaxatoribus nostris Sclavonie etc., 140, 
1. 

Mandetur comito huius ligni quod, positis in terra ambaKato- 
>us Marchie, vadat Sybinicum et Tragurium acturus que dicent 
stri provisores, 15, 17. 

(Lib. VIILJ 

Sapientes electi super facto Clisse, 29. 

fLib. 1X.J 

Responsio facta comiti Sibinici ser Johanni Marino Georgio, 
»o, lOJ. 

Acceptetur oblatio facta per sindicum Scardone etc., 113. 
Responsio facta sindico nobilium et populi Scardone super obla-* 
>necivitatis et castri, 113. 



414 

Tres provisores niissi ad partes Sclavonie cum salario tanto 
et conditionibus quibus iverunt ser Bartholomeus Michael, Josti- 
nianus Justiniano et Jacobus Gradonico, et eligantur sapientes ad 
providendum super comraissione, 116. 

Non vadant provisores in Sclavoniam, et satisfaciant expensas 
quas fecissent accipiendo res in coinuni, 118. 

(Lib. XLJ 

Ser Marcus Justiniano ambaxator noster in Sclavonia re- 
deat, 29. 

Ambaxatoribus missis in Sclavoniam commissum fuit nego- 
tium prede facte Nonensibus per priorem Laurane et castellanom 
Ostrovize, 88. 

Examinent etiam negocium fideiussionis facte per Sclavostaro 
de Posederna etc. 83. 

Duo ambaxatores mittantur in Sclavoniam qui primo vadant. 
Jadram pro sibi commissis, delude ad alias terras ubi tractent da^ 
habendo Scardonam, et comes Sibinici specialiter hoc procuret, 93 . 

Scribatur priori Laurane super derobatione per gentem suam 
factam nostris de Nona etc. 

CLib.XlL) 

Scribatur nostris ambaxatoribus Sclavonie quod habeant re- 
commendata negocia episcopi Scardone etc., 9. 

Sapientes electi super facto litterarum nostrorum ambaxato- 
rum Sclavonie, 22, 23, 24, 25, 99. 

Provisio eorum responsionis ftende ambaxatoribus diclarum 
terrarum, 111. 

Examinaturi iura parcium super questionibus vertentibus io* 
ter comunia Sibinici et Tragurii, 39. 

(Lib. XIILJ 

Sapientes eligantur super litteris Sclavonie suum daturi coD" 
silium, 5, 77, 79. 

(Lib. XI V.J 

Habeant provisores fad partes Sclavonie) libre CC pro qo^^* 
libet pro salario in mense, et possint providere expensatori usqoa 
soldos quatuor parvorum in die, 39, 40. 

Comes Curzure possit extrahere hinc et conduci fisioere iOo^ 
quedam arma, 75. 



415 



Justin opoLis. 



(Lib. IV.J 

Abbatatur paga unius cum dimidio cuilibet conestabulo, 38. 

Cassentur VI ronzini quos habent aliqui stipendiarii Justino- 
lis. Cassentur etiam alique poste, 38. 

Recipiatar ad nostram gratiam Petrus de Pyrano, 47. 

Zaninus Minio soldum habeat cum uno famulo, 47. 

Tisius Lugnano possit stare Kersi et Auseri, 47. 

Bontius filius Guarini moretur ubi vult preterquam in Ystria, 
K 

Nicholaus Cederisii possit hedificari canipam etc. 

Fiat diminutio secundum rationem minoris soldi qui datur de 
^risquatuor mille quas comune Justinopolis dabit tenetur dare 
tbispro paisanatico, 116. 

Aliquis de Istria vel Foroiulio non possit habere soldatum in 
stinopoli ad equum nee ad pedem, excepto Vitali Biaflfa, 130. 

Potestasnon permittat tenere nee teneri facere tabernam, 131. 

Castrum stet munitum de vianda pro duobus mensibus, 131. 

Dominus lohannes de Flori sitconestabulus in Justinopoli, 132. 

Sint in Justinopoli page C ad equum et pedites CC ultra custo- 
Q palacii. 

Cassentur famuli stipendiarii impotentes et similiter apud Mon- 
Qam exceptis habentibus soldum per X nee possit concedi nisi 
T dominum ducem consiliarios et XXX de XL, 133. 

Non includantur in hoc lohannes Lambardo et Margaritus 
rimani, 112. 

Additio salarii eis facta est ad cartas 126. 

Possint dominus, consiliarii permittere illuc usque ad tres de 
nSnatis ut captum fuit in consilio de XV, 140. 

Revocet statutum de non recipere salem Clugie, 157. 

Potestas Justinopolis refici faciat quedam instrumenta Petri 
'- Casto, licet transiverint tempus X annorum, 59. 

Accipiatur in conestabulum Justinopolis dominus lohannis de 
iori, dando sibi trombetam et banderiam ultra alios, 132. 

Data fuit licencia Nicolao quondam Cederisii de Justinopoli 
<uendi canipam, 93. 

Bonacursus de Andrea sit stipendiarius pedester in Justinopoli 
iiper platea, 118. 



416 

(Lib. V.J 

Fatius Zuparius non obstante consilio de Ystrianis possit ibi 
esse ad soldum si videbitur potestati, 8. 

De equi.*^ raercatorum de masnata pedestri, de soldaderiis cam- 
panilis, de armis, de barchis custodie, 74. 

Libertas data potestati Justinopolis super eo quod stipendiaril 
petunt vinum posse vendere ad minutura, 20. 

Potestas mutuet ill is XV qui habent equos insufficienles libm 
XXX grossoruni sibi datas ut reciperent equos et dent plezariam, 
73. 

Item quod casset insufficientes pueros, 73, 74. 

Paulatius de Arimino sit connestabilis ad equum in Justino- 
poli, 132. 

Gibellinus frater Paulucii abatis sit stipendiarius cum dnobos 
equis etc., 148. 

loliannes filius Vitalis de Roma qui fuit iudeus accipiatur adi 
soldum equestrem iu Justinopoli, 183. 

Bernardus quondam Gabrielis de Justinopoli possit habere eC 
tenere quondam suam canipam, 153. 

Francisca relicta Catellani de Bononia habitatrix Justinopoli 
absolvatur a tenendo medium equum, 154. 

Bernardus Nardi restituatur ad soldum cum una posta, 77. 

De postis equorum deftcientibus faciat quod sibi videbitur, 
20, 65. 

Franciscus quondam Odorici de Justinopoli possit redire, 148^- 

I iivisinus et Almericus Bertaldini sint a confinibus absoluti, 140- 

loannes Minio habeat in Justinopoli soldum soldorum V gro»-* 
sorum in mense, 91. 

Artuichus de Spelato conftnatus hie possit redire JusUnopo-* 
lim, 49. 

lohannes et Gabriel Bono absolvantur a factionibus Justino- 
poli et faciant hie ut alii eives, 151. 

Franeiscus de Justinopoli hie conflnatus possit stare in Foro— 
iulio per duos menses, 4. 

lohannes de Flori eonestabulus cassetur et restituatur ut prius # 
Paduanus et Truffa approbati remansorunt, Paulus de Abatibu^ 
ceeidit, 138. 

Philippus et Gabriel Bono veneti habitantes quandoque Justi-* 
nopoli pro mercato absolvantur a faciouibus Justinopoli et faciant 
bio ut alii, 151. 



417 

(Lib. Vl.J 
Lanzalotus, frater et filius recipiantur ad soldum pedestreni 
istinopoli si alique poste vacant, 102. 
Bertucius filius Laurencii calderarii habeat unam suarum do- 
um pro sua habitatione, 39. 

Hearighetus de Valle, cassatus a soldo Justinopoli per donii- 
I lohanneiD de Molino, restituatur ad soldum eo faciente re- 
sionem de soldis XLV grossorum, 121. 

Thomas Zane sit portulaaus ad portam buzardagam bieimio, 38. 

Scriptum fuit ser Francisco Dandulo potestas, quod circa im- 
itiones equorum, de quibus conqueritur Hertucius Copedella et 
fiiciat quod sibi iustuin videbitur et possit etiam imponere de 
o74. 

Domus de novo fabricata per Laurentium calderarium non 
sit sibi accipi, 39. 

Confinati Justinopoli, quando de licentia nostra vadunt in 
iiam vel alio, non liabeant elyinosinam que datur eis sed solum 
identes, 90. 

Petrus Bono sancti Georgii non habeat soldum in Justrno- 
1,104. 

Posse datum fuit potestati super facto Oxal(^hi de Mimiano, S!). 

Questio dayle, vertens inter comunia Justinopolis et Kmonie, 
amittatur capitaneo paisanatici et potestatibus Parencii et Hu- 
ii,66. 

Bernardus Nardi cassatus a soldo Justinopolis per ser lohan- 
n de MoUno restituatur ad soMum cum una po.sta, 77. 

(Lib. VIL) 

Fiat cava in circuitu castri et terre Justinopolis ubi est palus, 
putei castri aptentur, 34. 

Johannes Firiolus sit portulanus porte buzardage, 113. 

Mengula de Justinopoli, uxor quondam Regeiosi de Ferraria, 
absoluta ab impositione medii equi per potestatem dandi alii, 02. 

Brancaleo de Justinopoli restituatur ad elimosinam, 48. 

Tisius Lugnano de Justinopoli absolvntur a continibus , et 
J, 19, 31. 

Marinus Anlizono conestabalus pedester possit venire Vene- 
3 non habendo soldum. et potestas ponat alium usque ad suum 
iitum, 47, 58. 

lohannes de Roma olim iudeus sit ad soldum pedestrem etc., 
2. 

21 



418 

Potestas Justinopolis habeat excusatum Marimim Vantariui 
et quod rocipiat ipsuni ad solduia ut priinitus, 143. 

Absoluti sunt a confinil)us plures Justinopolitani, 28, 31, Si 

(Lib, VIILJ 
Aptetur castrum Bellbrtis, et fiant expense per unuin ex coi 
liariis Justinopolis, 30. 

Zaninus de (^astello sit ad soldum Justinopoli cum soldis 
grossorum in nienso, 30. 

Johanninus Christianus soldatus Justinopoli possit ire Bon 
niam, 44. 

Additi sunt soldi XL grossorum Johanni Lombardoram ( 
stellano in castro Leonis. 

Bartliolonious dn Fantiis habeat duos equos in Justinopoli,; 

(Lib, VIIIL) 

Laudadeus notarius de Justinopoli hedificet ut petit, 84. 

Responsio liberlatis date potestati de illis duobus captis 
Vipaco pro facto illorum de ca (^ontareno, 47. 

Continati Justinopoli absolvantur confinibus libere, et poss 
ire quo volunt, 04. 

Nulla novitas super provisionibus dominorum Nicolai Na^ 
iero et lacobi Vendelino hactenus consiliarii, 108. 

Possit potestas audire et rationem facere Anibrosio de Zia] 
non obstante venditione facta per ser lacobuni Teupulo, 108. 

Ambrosius de Ziago Justinopolitanus, confinatus L'inagi, poa 
illuc adduci facere anforas duas vini inter riboleum et zont; 
omni anno, 05. 

(Lib, X.J 

Petrus Quintavalle habeat soldum peditis in Justinopoli lib; 
rum VIII in mense, 13. 

Supersedeant potestates Justinopolis et Pyrani a faciendo n 
vitatem occasione ville Syparii, 07, 80. 

Filippus quondam leremie de MoHno sit stipendiarius ped 
stris ibi, 127. 

Non penuittat potestas vexari Gasdiam filiam quondam Bl 
thei Venerio de Clugia de sua donio, sed libere permittatur affld 
re earn, 71. 

Potestas Justinopolis possit cognoscere de questionibus vi 
tentibus inter Ambrosium de Ziago et Slavara cognatam suain, 7 

Petrus Maurocenus Zucha sit stipendiarius in Justinopoli p 
destris cum soldo librarum X in mense, 74. 



419 

Data fuit licencia priori fratnim predictorum in Justinopoli 
fonducendi de aliis terris Yslrie Justinopoli anforas XL vini, 1 1*^ 
Reficiatur littera missa potestati Justinopolis pro Marco Tri- 
vis£irio veneto quod libereretnr ab iniposicione terrii unius equi 
cum hie inaneat et faciat factiones, 30. 

Conradina quondam riusmerii PoUensis hal)itatrix Justinopoli 
hak»<3at 5 domos, 120. 

rUh. XL, 
Removeantur ille XIIII poste equorum imposite Venetis et 
forensibus habitantibus in Justinopoli, 79. 

Non possit in Justinopoli nee in aliis terris nostris dari niaior 
sold us solito, 84, nisi per quinque eonsiliarios, duo capita et duas 
partes rogatorum et XL congrogatos. 

Bertucius Bocho absolvatur ab impositione unius pedis equi 
in Justinopoli euni hie faciat factlones, 9. 

fU). XILJ 
Dominus lohannes de Flori conestabulus possit hie venire per 
XV dies dimittendo personam sufricientem, 13. 

Thomas Zane portulanus possit simihter etc., 18. 
Revocata est gratia facta Yeremie Baffo de C.lugia de doino 
sua Justinopoli etc., 2, 22. 

Iniungalur potestati Justinopolim ituro et futuris (juod provi- 
(leat quod omnes stipendiarios equites et pedites liabitent infra t»»r- 
minos stabilitos non obstante ahqua concessione facta de alicjuibus 
domibus, 40. 

Murentur passus XXV de palude Justinopolis ad minus, et 
quocl consiliarii non removeantur sod sint ah annis XXV supra 
etc., 72. 

Non possit de eetero concedi licenlia veniendi Venecias alicui 
solflato Justinopolis nisi perdendo salarium, 102. 

Mandetur potestati Justinopolis quod non accipiat domum sed 
'linniiiat uxori quondam Marci Farina de Justinopoli, 108. 

Ilenricus quondam Floramontis de Parentio confinatus Pole 
possit observare confines in Justinopoli, 5. 

fLib. XIILJ 

Johannino de Canali dicto Fauro soldato nostro pedestri in 
Justinopoli detur licentia veniendi, 37. 

Stipeudiarii Justinopolis debeant esse de annis XX et inde su- 
pra, 37. 



420 

Conestabulus equestris qui debet fieri in Justinopoli sit canti 
salario et condicionibus aliorum, 58. 

Tanzelgardus de Forzato do Padua fuit ille ronestabulus, 58. 

Addatur in comraissione potestatis Justinopolis quod permit- 
tat inde extrahi vinum pro usu taberne Iklfortis etc., 75. 

(Lib. XIIII.J 

Augustinus filius quondam Nassarelli habeat libras VIII in 
Mense parvorum pro stipendiario ibi, 17. 

Mittatur Pyranensibus petitio illorum de Justinopoli qui con- 
qupruntur de villa Syparij facta per PjTanonses etc., 37, 

Filius lohaniiis Catellani habens soblos V gro3sorum in in<»n- 
se confirmetur in dicto soldo locu patris et teneatur aptare balli- 
stas comunis, 28, 39. 

Matheus de Florencia sescalcus domini habeat unam postan 
equestrem ibi deficiente aliqua, 37. 

Qualiter cominissa fuit questionis vertentis inter comune Ju- 
stinopolis pro illis de Rratis et coniune Pyrani pro villa Syfmi 
deffinitio capitaneo paysanatici, potestatibus Eraonie et Umagi, 41. 

Adimploatur petitio Justinopolitanorum in facto armorum con- 
dictione tanien, 82. 

Non attendatur ad unionem Justinopolis cum paisanatico, 82. 

Quod Martinus frater Cantini de Florentia sit stipe ndiarius 
pedester in Justinopoli, 104. 

M N T N A . 

fLib. mi.) 

Petrus de Canali sit stipendiarius in Montona biennio, 99. 

Potestas Montone casset a soldo omnes pueros soldatos et im- 
potentes et non concedatur famulus ali('ui nisi per V consiliarios 
et XXX de XL. 

(Lib, v.) 

Habentes possessiones in Montona qui non faciunt angaries 
et factiones Veneciis teneantur eas facere Montone et castri cuslo- 
dias, 23. 

Qualiter scriptum fuit capitaneo paisanatici, potestatibus Pa* 
rencii et Emonie, quod diffiniant questionos vertentes inter comuod 
Montone et .\lmTicum de Moutona dft villa Visignani, 41. 

Matheus Doncorzi sit stip mdiarius Montone non obstante 96^ 
nio, 13'). 



421 

Petrus de Canale sit per duos annos ad stipendium Montone, 

(Lib, VI.J 

Questiones confiniurn Pareiicii et Saucti Laurencii diffiniantur 
sotestates Montoiie Rubinii et Uinagi. 
J«ficliolaus Girardo non sit capitaneus soldaderiorum Monto- 

12. 

{Lib. VILJ 

^ittatur unus murarius Montonam rum provisione que vide- 
' domino duci consiliariis et capitibus, 12. 

Marinus Barbo quondam Petri sit capitaneus soldaderioioim 
Lone biennio, 52. 

iLih, X.J 

Matheus Uonzorzi ^\{ stipendiarius Montone per quatuor an- 

61. 

Lignum riperie conducat ser Benedictum de Molino potesta- 
Montone etc., 112. 

Potestas Montone faciat quod sibi videbitur super facto viri 
isie, 1:j3. 

Dominicus de Privisto de Montona ronfinatus possit repa- 
re, 131. 

Marino Barbo conquerenti se fore gravatum de suis posses- 
libus per dominuin lohannem Michael scribatur present! pote- 
i quod faciat quod est iustum, 143. 

(Lib. XIJ 

Nicolaus Girardo sit in Montona cum stipendio soldorum V 
ssorum in mense, 19. 

(Lib. XIllLJ 

Sicut Marinellus Barbo habet libras XV parvorum in mense 
habeat de cetero libras XX, 41. 

POLA 

(Lib. IIILJ 
Bespondeatur comiti Babonico super facto iudei et super facto 
um de Pola, 37, 38. 

(Lib. V.J 
Motus processuuui factus contra ser Sergium do Pola pro 
sssu facto in personam capitanei Riperie Ystrie, 42, 43, 44, 45. 
Preceptum factum fuit capitanco et comuni Pole quod usque 



423 

ad XV dies post applicationem triom nostrorum nobUi 
ruinari omnes muros, masserias et munitiones etc., 48, 

Ruinentur muri cura hostaria et mittatur quod 
veniat hue in palaciurn moraturus, 53. Passainons fait 

Missus fuit illuc ser Saladinus Permarino et qu 
missum fuit, 56. 

Et responsio facta ambaxatoribus doraini vica 
Aquileiensis et comitis Goricie super facto Pole et ho 
Valle, 57. 

Quid scriptum fuit sen Saladino Permarino circa 
netos si retenti essent, et quid sibi responsum fuit per 
(lum, 58, 61. 

Responsio facta ainbaxate Polensium ad capitulun 
ser Sergii et ad aliud de muris, 64. 

Responsum fuit ambaxatoribus Pole quod omni 
quod muri prosternanlur et porte, 75. 

Et quid scriptum fuit ser Saladino, 75. 

Processus contra Sergium de Pola propter excej 
in personam nostri capitanei fiendus per electos et mis 

Sapientes electi ad viden<lum cum nuntiis Pole q 
stris contra pacta, 91. 

Reprotestetur lohannes Marchisini vicario patri 
facto Pole, 57. 

Scriptum fuit ser Saladino quod sciat si Polens< 
tenti dirruere muros et portas quod nos eis concedimi 
staria super muris constructa remaneat ad nostrum I 
lamen, 70, 79. 

Mittant Polenses tres de suis pro querelis nostror 

Dicantur hcc nova que habemus de comite Gori 
sinverre de Pola qui est hie ut provideat de conserv; 
47. 

Relaxati fuerunt duo de Pola non reperti culpabil 
su facto in personam ser Nicoloi Badoario quondam {s 

Sapientes electi inquirant viam inveniendi equit 
Pole, 70. 

fLib. X,) 
Mittatur unus ambaxator solemnis ad ilium de I 
facto Pole cui committatur etc., et lignum ducturum ai 
remaneat ad custodiam Pole, 95. 



423 

Sapieates electi super facto arobaxate Pole et requisitionibue, 
iOS- 

Cousilium ipsorum sapieiituin, 110, ilM. 
Concessum fuit coinmuni et hoininibus Pole quod possint 
extr^ahere hiiic C. pavesios, C. balistas et falsatorurn VI milliaria, 
129- 

Scribatur potestati Justinopolis et capilanoo Paysanatici quod 
prootirent quod dominus Ujjo de Duyno restituat et satisfaciat 
data (sic) per eum hoininibus Polo, 142. 

fUh. XIL) 
Commitatur capitaneo Paisanatiri super questionibus illorum 
de Rubinio et Polensium, 100. 

Ambaxator iturus Polam liabeat de salario soldos XX gros- 
sorum, 103. 

flJb. XIVJ 
Mittatur unus notarius curie ad Petrum de Grisignana pro 
&ctis Pole. 

Unus nobilis mittatur Polam ad concordandum discordias et 
reformandum statum etc., 8, 13, 14, 17, 19. 

Mitantur Polam L boni homines soluti per unum mensem et 
vadat cum eis unus nobilis cui et capitaneo Paysanatici committa- 
tur quod accipiant dominium terre etc., et qualiter debet eligi. 
Dentur tractatores ambaxatoribus Pole, 27. 
Quod ser Dardi Bembo et ser Johannes Contareno capitanei 
Paysanatici accipiant castrum de duobus Castellis, 27. 

Si videtur eis, ser Johannes Contareno redeat ad Paysanati- 
cuna, 26. 

Mittatur comes Polam, habiturus de salario libras quinqua- 
gliMa grossorum in anno a comuni Pole, qui debeat habere tantam 
familiam, 28, 29. 

Civitas Pole uniri debeat Paysenatico nostro, et scribatur 
capitaneo nostro et terris aUis et comiti Federico ut videtur domi- 
i^o> consiliariis et capitibus, 40. 

Arma dimissa comiti Pole per ser Dardi Bembo teneat apud 
se nomine nostri comunis et sit absolutus a plezaria, 40. 

Andreas lonate de Pola reduratur in suis bonis exceptis hiis 
^tte sunt vendita per comune Pole etc., 45. 

Item acceptetur petitio Polensium contra Masinum et filium 
^ Pyrano et tilium Bertoli de Adignano, scilicet quod non pos- 



424 

sint habitare in Pola vel districtu sed restituantur eis sot bo* 
na etc., 45. 

Quod Polenses quoad presens possint obligare suum eomnl^^ 
pro invenienda pecunia opportuna etc., 47. 

Mittatur Polam lignuui Ystrie solum absque balistariis, 48. 

Ut satisfiat votis Polensium Thomas quondam Artichi uxpi 
veuiat Polam nee in districtu sed sibi ius reddatur, 49. 

Tres eligantur sap'entes super ambaxata Pole et super capi- 
tulo cuiusdam ville quam dicitur esse comunis Pole, et audiant im 
niinum Sergium dicentem cam facere suam, et dent suum consiliun 
in soriptis usque etc., 58. 

Consulta per cos super pluribus capitulis super ambaxata Pa 
lensium, 61. 

Super iniuria facta illis de Pola consultum fuit quod mittatu] 
ilhic, scilicet in Ystriam, unus notarius curie, 71, 75. 

Adimpleantur petitiones ambaxatorum Pole, scilicet de fideius 
sione quam petunt fieri pro eis per nostrum comune de libri« I 
grossorum. Item de barca longa eis concedenda et armis et liceatLa 
extrahendi hinc frumentum, 71. 

Consulta per sapientes supe** factis Pole, 70, 71, 81, 87. 

Mittantur duo ambaxatores ad dominum Patriarcham pre 
fijctis Pole, 72, 75. 

Fiat fideiussio per nostrum comune de libris L grossorucx 
mutuantibus comuni Pole. Item quod barcha longa et arma coa- 
(•(^liintur pelita, 72, 75. 

Acceptetur quod Polenses ponant XVI equos pro preseD- 
ti etc., 88. 

( Conttnua.) 



I 



I. 



ANEDDOTI STORICI E LETTERARI. 



LXXXrV\ — La Cappella Nogarola in S. An astasia. 

(C. CiFOLLA.) — Due testamenti, ririo rinvonni dietro le trac- 
5 dateraene dall' egr. sig. Luigi Cristofoletti , parlano di una 
ppella di un nioiiuniento dei Nogarola in S. Anastasia ; e 
no i se^^uenti. II primo del 20 Mar/o 1 184 lo fere rogare * Ma- 
ificus et generosus miles d. Antonius de Nogarolis q. Magnifici 
ii Leonardi do Nogarolis de contrata s. (.ecilio Veroue » allo- 
i nalato, in sua casa. Comincia da questa prescrizione : « Kt 
aprimis quidem animam suam comendauit eterno et omuipo- 
ttti deo eiasque Jnteuierate inatri semper virgini tolique celesli 
irie triumphanti. Sepolturam vero coi^poris sui, cum ab hac mi- 
rari vita coiitigerit, elegit et deputauit in ecclesia deuotissiiiui 
. Anestaxie Verone, Jn qua venerabiles et religiosi fratres ob- 
ervantie sancti domiuici et sancti pelri martiris comorantur, Jn 
[ua quidem ecclesia sancte anestaxie et Jn capella illorum de no- 
jarolis sub vocabulo sancte vrsule nuncupata Jussit et manda- 
Jut fieri sepulcrum, non Jn terra quidem, sed infra murum, et 
Jnfra duas columnas ipsius capelle cum illis ornamentis que vi- 
iebuntur et placuerint eius predilecte consorti Magnifice dne Lio- 
iwrie q. Magnifici Comitis Siluij de Sancto Bonifacio et infra- 
scriptis commissarijs et heredibus suis, Cuius rei sumptus et quan- 
*itas expensarum constructionis sit in libertate et arbitrio ipsius 
Magnifice dne Lionorie, commissariorum et heredum infrascripto- 
'ttm, Jn quo quidem sepulcro construendo in muro dicte capelle 
*• Vrsule, ut premititur, fiat collocatio corporis sui. Quod cum erit 
^^ conspectu tante religionis dnorum fratrum obseruantie sancti 
^ominici illis erit memorie ut velint dominum deprecari misericor- 
^m anime ipsius Magnifici dni testatoris ibidem repositi ....>. 
^J^ i testimoni comparisce Giusto de' Giusti, dottore in ambedue 



426 

i diritti, figlio del fu cav. e dottor Lelio Giusti della contrada dk 
S. Quirico (1). 

L' altro testamento e di Raimondo Nogarola di S. Cecilia, del. 
fu cav. conte Antonio, ed e del 4 Settembre 1528, rogato in Ze- 

vio. Ne estra{^'go questo brano: « corpus suum cum ab e(^ 

eiu^ aninia fuerit separata sepelliri uoluit in Ciniiterio s. Anest^si*- 
in Verona in deposilo, donee tiat monumentuin in quo etiam po- 
nantur ossa oius patris niatrisque ac vxoris tarn sue quam eius- 
fralris, et uionumentum construatur ante altare intitidatuni s. cha— 
terine da sena in dicta eclosia et Iioc fiat infra mensem . . . .» (2). 
Oni si presentano varic quesiioni: La cappella di S. Or-sola e tut- 
t'una con quella di S. Caterina da Siena? La prima soltanto era. 
dei Nogarola, o vvero lo fu ancbe la s<»conda ? Le due cappelle a. 
quale od a quali delle attuali corrispon<lono ? Pur troppo non poss<^ 
rispondere a nessuna di qucste interrogazioni. Neppure negli an — 
tichi sepultuari menibranacei, di cui feci uso nel mio articolo so— 
l»ra s. Anastasia, troviisi ricordata la tomba di quella famiglia co- 
me esislente nella cliiesa istessa. 

LXXXV. — Us KRAMMRNTO DI LETTERA DI L. AnT. Ml'RATORI. 

(G. 15iAi>E'J0.) — Publico questo franimento di lettera delMu- 
ralori, die bo trovato fra le carte Maffeiane nella Biblioteca Capi* 
tolare di Verona, e die e diretta al marchese Scipione Maffei. Ix* 
lite, di cui si parla in principio della lettera, e quella insorta fra il 
Maffei e i canoniiri di Verona, a proposito dei preziosi codici del 
Capitolo. L'argonicnto o btato trattato dal CJiuliari nella sua opera 
La Cfipilolare BibJiolcca di Verona (Arch. TV??., t. X, parte IT, 
|)ag. 200 segg.). Xuova lu.'e su questa contesa banno arrecatol«3 
lettere iriedite (Ud Muratori da me publicate negli Aiti e AfonorU^ 
drllc Dcputazioni di Sloria Patria delV Eniilia (Xuova Serie, vo- 
lume VI, parte 11). La lettera VII di questa publicazione (Modena. 
27 Giugno 1720) dicfi: « io non vo' entrare in codeste lili, le quali 
anzi mi dispiacciono e vorrei vedere finite ». 

Percbe mi s' ofTre T occasione, do un' aggiunta alia bibliogra- 
fia delle lettere a starapa di L. A. Muratori, cbe lio stampato in 
appendice alle lettere da me publicate a Modena : 



1) Arch. Not. Voron., test, in. LXXVll, n. 57. 
i2) Arch. Not. Veron., test. m. CXX, u. 603. 



427 

I. Istorica e geograflca descrizione deile antiche paludi adria- 

ne ecc. opera del co. Carlo Silvcstri. Venezia, 1736, Occhi 

(pag. 12). 
1. Memorie storiche della citta Ji Reg^io di Loinbardia di Ni- 
cola Tacoli, parte II. Parma, 1748, eredi di P. Monti. 
. Scelta di disisertazioni cavate da' piii celebri autori si anti- 

chi che uioderui. Tomo 11, parte II. In Venezia, 1751, 

Savioli (p. 75-iOJ)). 
». Memorie della vita di mons. Giusto Fontanini scrittc dal- 

r abate Domenico Foatanini. In Venezia, appresso Pietro 

Valvasens(s MDCCLV (pa-. 25). 
L Meuione storii'ln^ di Uegicio di Louibardia di Nicola Tac(di, 

p. III. Carpi, i7oU, stamp, del Pubbli.:o (pag. 3o5 e (330). 
I. Dei Santi Veronesi, parte prima die contiene i martiri e i 

vescovi, operetta di Giov. Jacopo Dionisi. Verona, 1780, 

Merlo (pag. 42-1 1). 
I. Opuscoli e lettere del march. Scipione Maffei colla Merope, 

Iragedia dello stesso autore. Mil., 1841, Silvestri (p. 190). 
). II Filomate, perlodico artistico letterario. Spezia, 1 Agosto 

1870, Anno I, n. 15. 
I. L'A.Muratori e rArchivio Capitolare di Verona di A. r>er- 

toldi (neir A^v.7/. Yen,, tomo XX, parte II, p. .*351). 
- Dodici lettere inedite di L. Antonio Muratori, publicate da 

G. D/ Mazzatinli e 0. Ferrini. Perugia, 1881, Santucci. 
Arlia C. Una burlotta letteraria : lettere del Muratori e del 

Baruffaldi. s. n. t. in 8.^ (pag. 22). (Kstratto dal Menlc c 

Ciiore.) 
1. Lettere inedite di Ludovico Anto.,io Muratori ad .Antonio 

Gatti (nel Giornale ligustho ..liretto da L. T. lielgrano ed 

A. Neri. Anno IX, fasr, I, III, IV e V). 
Due lettere inedite di Lu'lovico Antonio Muratori al conte 

canonico Antonio Scotti di Treviso. Uovigo, IS82, Minelli 

(Nozze Passuello-Fogodni). 
Ed ora, ecco il frammento della lettera muratoriana : 

Mio Riv."o S/ March." 

Mod- 6 Giu. 1726 

uUa iDi d stato mat scrittn dello due pcrsonc, che vol mi nominate ncl- 
aa Tostra, intorno alia lite ( he aveto, e che iutendo scmprc con dispiaccrO; 
iro?ando io tatte le guerre, massimam.*' civ ill. Ma siccome non bo io mai 



428 

peosato ad entrarvi, co8\ d& pure vo* aapere, in qaal concetto aieno oost\ lend.* 
due persone; ma come credo che es\f^ \\ debito della gratitudine, ho lodatO0 
rinprrazfato nella Prefaz.e a que* pochi pezzi inviatimi coloro, che mi ban hv^ 
rite, nella stessa forma, che ho fatto e far6 con altri. Ci6 non rig^arda le toiUo 
contese e per6 non vMucrescerk. 

Ho poi trovato nelle Antichita Estensi 11 luogo, dove parlo di Notecheric^ 
Vesc.** di Vor.a; che 6 dove si fa nienzione di Adalbcrono Duca e March.* 
osservate, che non ho promesso di pubblicare la donaz.e da lui fatta: cbeq.>ii 
fatti non I'ho. II Rejristro d^lle Monache di S. Zaccarla di Ven.» io Tebbi 
poco tempo nclle mani, ne potei copiare distesam." se non quello che era ptfi. 
necessario per Tidea, chMo aveva allora. Del resto io ricavai solo alcuni Dotandly 
che serbo, e sono al vostro comando. Cio6 di Adelardo Vesc." di Verona, che te 
una donaz.*", d* Inj^elfredo Conte di Verona, che ne fa un'altra. Di Notecherio 
8ud.°, che fa lo stesso, e di Milone Marchese. Presi anche un po' di nota de'pria- 
cipali docum.l d*esso rcgistro; ma non ml rest6 tempo da fare di piii. L'attodi 
Adalberone 6 scritto in Asolo di'l Trivisano. Se voi capitaste a Ven.' potrerte, 
mMmmagino io, aver tutto. Quel poco, die ho io, tutto Bta alia vostra dispod- 
zione. Del resto ho osscrvato. se avessi altri docum.' spcltanti a Verona, ed alt«j 
non ho, che qnelli. che copiai c/>sti, e che sono in vostro potere. Ma se mai di 
quest i alouno ve ne occorresse. notiflcatemi il vostro desidcrio. 

Ml dispiace che abbiate ceduto al Coleti il vostro disegno della Raccoltade' 
(oncilj, pcrcho voi potevatc far cosa bella: nol potri il Coleti. Avcte rugionedi 
non voler buttarc iu massa le cose vostre. Tuttavia potreste 

LXXXVI. — Due lettere di Carlo Goldoni. 

(E. VON LoEHNER.) — Fra i libri di viaggi, dei quali abbondi 
11 secolo scorso, troviamo (ed e per Y appunto uno dei migliori libri 
di questo genere) un* opera stampata coUa falsa data di Amster- 
dam nel 1780, vol. in 8.° Autore di quest' opera 6 quello stesso 
Roland de la Platlere (n. 1732 a Villefranche presso Lioneem. 
15 Novembre 1793) del quale e molto nota la parte che, consul 
inoglie Maria Giovanna Philipon, prese alia Rivoluzlone Francese. 

L' opera e intitolata LeMres icrites dc Suisse, d' ItaUe, de St 
cile ct de MaWie par ilf ^^*^, Avocat an ParletnerU el des Area' 
ties de Rome, a Mlle^'^^, a Paris, en 1776, 1777, 1778, La d«- 
inigella a cui sono indirizzate le lettere k precisamente la stessi 
die, col nome di madama Roland, doveva perire sotto la gliigliol- 
tina r 8 Novembre 1793. 

II sesto ed ultimo tomo di questo libro, interessante per di- 
verse ragioni, comincia coUa lettera XXXIII, e porta il titolo V^ 
nise. A pag. 78 Y A. scrive : « L* un de ines bons et anciens amii 
(ed un annotazione ci dice : M. Cousin [cfr Goldoni, Memorie, fid* 
Soozogno, Milano, 1876, pag. 328], Avocat du Roi, du Balllii|t 



{ 



429 

de Caux et si^ge d*Arques, k Dieppe) le Frangais que je connaisse 
qai a le plus le tact de la langue Italienne, qui certaincment s* en 
occupe le plus ; qui, par une application assidue, sans autre se- 
coiuns que celui des livres, est parvenu a la manier en prose, et 
peat-4tre en vers, comme la sienne propre : priait un jour notre 
confrere commun au barreau et aux Arcades, M. Goldoni, avec 
lequel il est en correspondance, de lui 6crire en v^nitien ; la r^- 
poQse qu' il recut, est un exemple familier de cet aimable lan- 
guage, le Vous envoye la copie de sa lettre (V A, dice in nota, die 
lalettera gli fu comunicata dal Cousin, mentre stampava il libro) 
qui Vous mettra plus a in<*ine d' en juger, qu' aucun autre 6crit. 
Vous y verrez en meme temps un bonime dont Vous connaissez 
les talents, mais que la franchise et V honnetete caract^risent en- 
core plus ». 

Ecco la lettera di Goldoni : 

Carissimo ami^o. 

Se T0I6. che ve scriva in Veneztan, bisop^n.i che me permot6, clio me serva 
^eqoel stil, cbe xe piu adat^ al jj^usto n al oaratere de la nostra Nnzion. 

U oerimonie a Venezia xe forestiere. Le xe deventae a la moda da poco in 
Qoa, xe vcro. Vu aitri B'rancesi av6 reso T Italia cercmouioBa, ina i Veneziani, 
^setratta de complimenti, do i gb' ha grazla; i mnstc^a le parole, i se sforza, 
6ie?ede, che la roaccbina parla, e cbe cl spirito sofre. 

Va me dir6, cbe a Venezia i Titoli de Zelenza e de Lustrissimo \ va per le 
*OQttzte; xe vero, gb'av6 rason : ma se vedessi, e se sentissi, con che stenti, con 
clie malag^zia sti Titoli xe prononciai, creparessi da rider. 

Pocbc, pochissime volte se sente a dir con vose alta e sonora : Lustrissimo, 
^ftiirissima, ma a boca stretta, e per forza: Strissima: Tissima: Issima^ a 
POQO a poco, Be reduse la parola al gnente. 

E ai Zeotiiomeni, a qaeli prencipalmente cbe gb' ba pid Fumo, che Hosto, 
oqaaote volte, in vece de Zelenza, se gbe dixc Zenza, o Senza, e quel Senza 
4<ulche volte xe inocente, e qualcbe volta xe malizioso! 

I Titoli piu comuni, che se usa e cbe piasc a Venezia, xe: Compare, Amigo, 
f^lo. A un Veccbio se gbe dixo : Pare ; a un Zovene so gbe dixe : Fio ; a una 
BMron: Viscere mie, Cara cocola, Cara colonna. In soma se cerca le parole, cbe 
vieD dal cuor, e cbe spiega meggio la slncerita e la bona amicizia. 

Per questo bo scomenz^ sta lettera col titolo de Caro Amigo, percbd ve vog- 

tfoben, percb^ bo coucepio de Vu rara stima, e affetto sincere. No gb^bo la 

^f ^'tiiDade cogfnosserve person almentc, ma le vostre lettere ve depenze per un 

^'OM) de garbo, franco, sincere, senza pretension, senza aflfettazioii, tutte cosse 

*^abili io UD Galaitt' Omo. 

Vu amd r Italian, vu T intend^ perfetamcnte, e lo scriv^ veramente ben ; 
^ permeteme che co la mia sincerity Veneziana, ve diga una cossa, che me 



430 

In t(? le vostre leltere f^. tropo uso de Superlativi. Una volta i de UBaTa,tta 
adrsso no i se us:i i)iu : tra pprsone particolarmente, d' una condition sqoaii 
u«rii:il. i titoli siij)orlMtivi par affottai, e i dpsp^iista le reochie. Vu 9k Avocatodd 
U(»; nii son sta iiu picolo Avocato del Popolo. Tochcrave a mi a darve del Titoli 
pill sonori ; ma la qualita d'Amig'o, die me accords, me da ia liberty de kH- 
vorvp familiarraonte, e sporo, che da qua avanti far6 ristesso con ml. 

Son stii un i^ran pezzo a responder a la vostra lettcra dei \entisiedeNo- 
vemlire; vc domando scusa. Sou sta a Versa g lies ; son sta amala; ho avninolto 
dn f:ir. Finalmrnte vescrivo: ma cossa scrivio? Cossa contien sta mia lettera? 
Tinonto. Gh' av«.'va cento cosse da dirve, c son arriva alia fin del fogg:o seoa 
dirghcne una. Volova parlarve de certi Vevsi, che av6 fatti, e che avd men ia 
tp r ultima vostra lettera; ma lo far6 un'altra volta. 

Circa a qucla cossa, clio v' ha costa tanti desturbi, av& fatto ben a lasiarbf 
vp coiise^«?io de non impazzarve con zentc che ma, uo discnio altro. 

Caro Amigo! Amijron voro, ve abbrazo de cor, e ve prcnO credernie nem- 
prp. voRtro bon amigo e fedcl servitor, 
Parigif 20 Marzo, 

HTO. GOLDONI. 

4c le ne sais trop (coiilinua Roland, parlando del sovraccen— 
nato sig. Cousin) si notre cher ItaUanisant ne se propose pas J« 
mellre aut jour la traduction de quelque ouvrage de ce pays: j^ 
le desirerais, nous serions assures d' avoir, non pas de ces para- 
phrases si communes aujourd' hui, dans lesquelles on ne retrour^ 
r original qu' avec peine, niais une veritable traduction. J' en yog^ 
par une autre lettrc que lui adressait le Moliere Italien, et doa* 
j' ai du plaisir a vous envoy er aussi la copie ». 

Ed ecco la seconda lettera del Goldoni : 

Signore 
e Pro."' Mio Stim."» 

La lettera, ch'Klla mi scrive in data del 2*2 corrente, fa frrandissimo ODOf^ 
II Lei cd a me nol mcdo.simo tempo; a me, perch^ mi fa degno della Suattim^ > 
a Lei. perchij fa prova della porspicacia del Suo talento. 

Ps cof>a maravi^liosa, eh' Ella abbia s\ bene imparato ritaliano, e loKriv^ 
s\ pnr;^ataincnt\ .(loiiz'altra guida, che quella del genio e deirapplicafioii^'' 
Ho conoi^ciuto molte porsonc in Francia bene istrutte nclla Lingua Italiu* « 
non ne ho conosciuta alcuua, che abbia, come Lei, colpito esattamente w\ i*' 
guo, e nella scelta dc' termini, c nella proprieta delle frasi. e nell'uiodeU^ 
letti .*e familiuri. 

I^Ua ha evitato mirabilmentu rampollositu viziosa di alcuni, e la baMitri' 
vialit.i d'alcun'altri. Non trovo nel di Lei foglio n6 Franceaismi, d6 Latiokfff* 
in .soi.ima 6 una buona imitazione degK Italiani, che pu6 far paasar chi Tli* 
Bcritta per Italiano. 

Ri^petto ul Vocabolario Veneziano [cfr. Memotie, ed. clt, p. 300), eh'KUat* J 
rngionc, vorrobbn avere. spiacemi doverle dire, che malgrado la buoDA T flfc W^ J 



431 

eai Tbo promeaso, non aono Btato in grado di mantenere la mia parola. II 
mio Yiaj^gio in Francia mi ha troppo distratto, ed ha fatto un torto ^randissimo 
alia mia edizione. Essa non ^ che nl Tomo Decinioquinto, e Biirebbe al Trnutesi- 
mo o al Qaarantesiiuo s' io fossi in Italia restate. 

Farigi mi ha talmente occupato, assorbito^ incantato, che ho pcrduto di 
vista cento cose, che dovovano interessarmi. Ella dee conoscer Parigi meg^lio di 
0ic« e sapr^ compatirmi. 

Viene Ella niai a rivedcre quest' eniporio di Scienze, di Lettcre, di Critiche, 
e di Piaceri? Sarei estromamente eontento. s' io avessi Tonor di vederla perso- 
fialmentc, e darle quelle testinionianze di stinia, e di rispetto, con cui mi ^lorio 
di Bottoscrivermi, 

Signore 
E Pro.'**, Mio 6tim.-"" 

Parigi, W 28 Giu^no. 

HTT. Sifo Div*''\ (jbhUg."*" Serritorf 

GOLDONf. 



II signor Roland soggiunge : « Charge^ de m' informer de la 
bonne edition du theatre de ret auteur, j' ai vii rliez PasquaU, oil 
je vais quelquefois, qu'elle n'est point achevee, et que les volumes 
grands in-8.^, qui ne sont pas forts, se vendent fi Jiv. en brochure ; 
ce qui m a para cV autnnt plus chcr, que le papier n'en est pas 
tres-beau, et que les caracteres lui sont inferieurs ; mais les autres 
Mtions sont d^testables )>. 

Air osservatore franrese V edizione Pasquali pareva troppo 
cara, e questa probabilmente fu la vera ragione per cui non fu ter- 
minata. In quei tempi, cioe quindid anni incirca dopo che il poeta 
aveva lasciato la patria, egli era generalmente paragonato dagli 
Italiani a Plauto ed a Moliere : a Goldoni non si faceva piii oppo- 
sizione, mentre Chiari era sul punto di esser dimenticato. Eppure 
1* edizione Pasquali non fu mai linita! « Aussi », dice Roland, « en 
general, ne sont-ils (les livres) pas chers a Venise, c' est aujourd' 
bui un de ses principaux commerces ». 

Aggiungiamo qui una notizia relativa a Goldoni, che abbiamo 
trovato nella Cronaca del prete Gennari (tomo II, pag. 1096), con- 
wrvata nella Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova, che 
^biamo potuto studiare per gentilezza di D. Zordan, bibliotecario. 
Non e che una falsa notizia intorno al Moliere Italiano, eppure 
fion ci pare senza interesse. 

« Addi 16 .'Scttembre 1792). 
Grande carnificina 6 succeduta a Parigi nel d\ 3 del corrente. Quella citt^ 
t divenuta pin barbara degli Uroni^ e de' Cannibali. I Goti e i Vandali, e gli 



432 

Unni non avrebbono potato far pe^gio di ci6 cbe fece e fe tattavia quel popolo 
disfrenato. 

II nostro Ambasciatore Pisani finalmente ha potuto URcire di quel Regno. e 
ripararsi in Ini^hilterra Con lui dicosi partito anche il Co. GiambattiBta Carborl, 
g-ia Prof, di Medicina a Torino, e da molti anni abitante in Parig-i, e medico ood- 
sii]»»nte delle Prinoipesse Zie del Re, cbe ora stanziano in Roma (1). Inoitreil 
bnon vecchio Ooldoni, ristoratore del Teatro Comico Italiano, che viveva eolk 
colle pensioni della Corte, Ic quali of^^i non piu si pagano ». 

Quauto alia pensionc, era stata sospesa al Goldoni fino dal 
primo di Luglio; ma, quauto al resto, il Goldoni forse voleva ma 
non poteva fuggire, esseudosi ammalato tino dal 25 d' Agosto. 

LXXXVII. — Leopoldo Curti in Isvizzera. 

(E. von Loehner.) — Curti, die fin all' anno 1794 (lo diceegli 
stesso) visse, e dapprima con finto noma, in Isvizzera, stampi tre 
anni dopo, e precisamnnte ad Altona presso Amburgo, 1797, coidpi 
di « Jean David Adam Elckhardt, Imprimeur de S. M. Danoise*, 
un libro intitolato : Lettrcs sur li Suisse P. L. C. L. I). C. (par le 
romte Leopold de Curti), che oggi e diventato assai raro. L'A. dice 
nella prefazione: « Ce pays nous a &i& depeint jusqu' ici avec 1» 
brillantes couleurs, que lui out pretees les pinceaux d' adulateurs 
enthousiastes, et comrae une source intarissable de merveilles. La 
critique n' a, pour ainsi dire, pas ose y rel6ver ce qui y meritwt 
la plus juste censure ». Un autore, che da questo punto di viata 
dipinge una nazione, certamente merita la riconoscenza di chi 
cento anni dopo vuole studiarne la storia ; ma i contemporanei 
raramente son grati a questo santo zelo della veritk, e general- 
mente sono piuttosto deir opinione di Shakespeare, che la veritky 
cioe, e un cane, e deve a colpi di frusta esser cacciato nel suo co- 
vile ! lufatti i tredici cantoni, che oggi sono ventidue, non sono 
sempre dipinti con colori molto lusinghieri. Influi forse non pooo 
la circostanza che Curti fu nel 1791 sfrattato dal can tone di Basi- 
lea, per essersi accompagnato con qualche emigrate francesep0 
per « m'etre permis quelques plaisaiiteries, au sujet des obstacleik 
qu' une r^ierve, ridiculement mysterieuse, opposait aux divenef 
recherches (intorno alia costituzione, amministrazione ecc. della 
Republica di Hasilea), que je faisais pour la satisfaction de noM 

(1) Riceyettero a Roma rospitalit^ del cardinale di Bernii* 



433 

)iiiniune curiosity ». Cos'i spiega Curti il fatto airamico (forse uii 
aico imaginario. Ami de j^rt^ lace), al quale sono dirette le siu» 
tore svizzere. Lo sfratto era coinune a tulti i forestieri che abi - 
rano ire alberghi mal visti dagli amici della Rivoluzioiie fran- 
se ; ma, se badiaino al Curti, egli era il solo forestiere che nou 
jse francese, cioe eniigrato franceso. Pare dunque che il go- 
•mo della Republica di Hasilea, profittando d' un iuvito veuulo 
il partite democratico ed aniico della Francia, abbia neiristesso 
impo sfrattato il gentiluomo Veneto, che liccava il naso dapper- 
ilio, e probabilmente diceva delle lepidezze e dei bans mots, che 
\ott erano troppo liisinghieri per la Svizzera deirauno 1791. E 
Boudimeno Curti rientro piu d'uiia volta, senza fermarsi troppo tem- 
po, a Basilea. Ma alfine il padrone deiralbergo, ove voleva trat- 
tenersi, gh disse che aveva ordine di avvisare il sindaco dclfar- 
rivo di lui ; e quel sindaco, che il Curti non tardo a visitare, gli 
diceva alia sua volta che ragioni politiche, delle quali egli nou 
doYeva rendergli conto, costringevano il governo di Basilea a non 
permettergli che il soggiorno piii breve possibile. « Le.s raisons 
d'ilat n'etaient autre chose, que Teffet d'une note officielle que 
leministre da Venise aupres des Suisses, en residence alors a Hale, 
*vait remise contre moi de la part de son gouverncment ». Sa- 
Pebbe interessante di publicare il carteggio di quel residente Ve- 
neto colla Signoria intorno airaiTaro Curti. Questi dunque si ritiro 
a Loerrach, piccola citta del margraviato di Hadon-Durlach (oggi 
grand'jcato di Baden), e passo quindi a Lucerna, ove giunse li 12 
Marzo 1701, e si fermo quasi tre anni, quantunque non ricevesse 
dapprima che il permesso di starsene neir albergo. Le lettere di 
Basilea portano la data del 19 Ottobre 1790 flno al 1 Febbraio 1791. 
Ndcamovale 1791 ne venne sfrattato. Da Lucerna egli scrive dal 
12 Marzo 1791 fino al 12 Maj^gio 1793, ma vi e ancora come ab- 
Wamo detto nel 1794. A Lucerna aveva deposto il falso nome e 
ripreso il nome vero ; anzi aveva diretto al Maggior Consiglio di 
Tiella Republica (1) un' istanza, in data del 10 Marzo 1792, nella 
?nale egli dimandava il permesso di lasciar T albergo e di prender 
Jnaffitto una casa, come poi fece dalla meta dell' Aprile 1792 sino 
aUMstessa data del 1793. A (h 2 Luglio dell' anno 1792 il Mag- 
gior Consiglio gli fece intimare di lasciar nello spazio di tre mesi 



ll) Uo potnto studiare i documeDti relativi nell' Archivio Cantonale di Lu- 
^8, ed il libpo nella bibiioteca municipale di quella cittii, 

28 



434 

la Republica Lucernese ; ma Curti presentava una nuova si 
che gli fruttd il perinesso di ferinarsi a Lucerna siao al \ 
deir afBttanza, scaduta la quale avrebbe dovuto ridomaD 
permesso. La supplica e firmata dal Curti slesso cosi : « I 
Graf von Curti m. p. >. II Memoriaie del Curti fu let to a 
Luglio, ed ebbe il risultato che abbiamo detto. 

A di 6 Febbraio 1793 venne prolungato il permesso 
altro anno, cioe sino alia meta dell' Aprile 1794, ma trovii 
documento un' annotazione, da cui apparisce che quella d< 
del Maggior Consiglio di Lucerna, bench^ dovesse essen 
strata nel protocollo, pure non doveva esser copiata e com 
al Curti, ma soltimto essergli coramunicata dall' Amts-Schi 
(che noi diremmo Governatore) di Lucerna. Pare che quest 
un riguardo alia Signoria di Venezia, giacch^ non si trova 
cenno da cui si possa giudicare rhe il contegno del (^urti n 
causa. 

A Lucerna Curti ebbe per altro un' avventura abbi 
burlesca. Egli si era offerto ai capi del governo di procur 
del sale, di cui raancava il Canto ne di Lucerna, mentre \ 
ne faceva gran trafRco. Arrivano le mostre, vengono gust 
quel signori, ma — per infelice combinazione — era del sa* 
gaftvo. Poco manco che Curti fosse sfrattato. 



RASSEGNA BIBLIOGRAFICA. 



iosikzio Zrnti. L'epoca dei S9. mm, Fermo e Rmtico. Verona 1881, 
UD opuscolo di pag. 83 in 8A 

L'egregio bibliotecario della Comunale di Verona, ab. I. Zenti, 
ripigliando la tesi di Scipione Maffci, tolse a provare, cont?o le ol»- 
Vtezioni di G. G. Dionisi, che i ss. Fermo e Rastico subirono il mar- 
tirlo Id Verona non al tempo di Massimino, ma eibbeue sotto 1' im- 
pero di Diocleziano e Massimiano. II libro, partito in 13 capitoli, 
pnb considerarsi come divisoinduesezioni, nella prima delle quali si 
ttpoae (cap. 1-5) la tradizione, e nella seconda se ne vaglinno i dati. 

L' A. ritiene che la tradizione per s6 sola sia sufficiente, senza 
confronti colla storia delT impero, a decidere la questione. «Per quanto 
^<iaaie, lo confesso, mi parrebbe soverchio ogni ulteriore inqoisi- 
>i^oe, e la questione decisa a favore delT epoca di Massimiano, e ad 
•Itri anzi sembrer^ doversi conchiadere che riguardo a tal fatto non 
T^era Deppar motivo di mover questione, e maraviglieri ch' io ne 
•cri?a di proposito* (p. 28-9). L' A. raccoglie le tradizioni dagli Atti 
del Martirio (c. 2, 5), dai martirologl (c. 2), e dai leggendari (c. 4). 

Degli Atti dei Martiri, il Codice piii antico era quellodelMona- 
itero di Lobbes, pur troppo perduto : esso era stato trasportato col^ 
'^^l X secolo dai Vescovo di Verona Raterio, e percib h di origine 
▼erooese. A Verona conservasene due Codici, uno della Biblioteca 
^pitolare, e Taltro delta sagristia di S. Fermo, ambedue veduti ed 
^Qfraiti dai Maflfei. Quello k del sec. XI, questo forse del XII. Si ha 
^emoria d* altri due, dei quali non puossi determinare 1' epoca, ma 
'« loro lezioni ci furono conservate da Domenico Vallarsi. Tutti que- 
*ti Codtci hanuo od avevano: Maximinus, come nome delP impera- 
^reche per^eguitava i Cristiaiii, e cheesauiiu6 i due santi in Mila- 
'^o. De' Codici fuor di Verona il piti antico (sec. XII ) e a Bergamo 
iBibl. Goiiiuu.j, del cui testo quel bibliotucario, pruf. A. Tirabosco, 
^ in onua codi [ pressu Zcuti, p. 12, : «... . iucouiincia .... cuUe 



436 

parole : In diebus illis regnante impiissimo Maximiano imperaton 
in civitate mediolanensi, II iiomc di questo imperatorc ritornaoella 
Passio ancora quattro volte, ma scritto Maximino, con un' a sovra- 
posta fra V m e 1' ^ ». Nou e detto di quale cpoca sia il correttore, 
ma resta che originariaracnte il cod. loggeva: Maximino, e perci6 
dipendc esso direttainente dalla tradizione dei Codici Veronesi. Un 
altro Codicc conservasi a Bergamo ( Bibliot. Capit. ), ina posteriore 
(sec. XIII', e questo ha Maximiano. II testo del Codice del Mona- 
stero Bodacense ci 6 noto dai Bollandisti ( Acta ss. , Aug. , II, 419), 
che peraltro non ne indicano V epoca. Lo Zcnti ne riporta un brino 
« perch5 ... sia manifesto che, sebbene la lezione di quel codice 
sia pill corretta o polita che quella dei veronesi, tuttavia, riscou- 
trandosi in esso non solo le medesime circostanzc dei fatti maahresi 
assai delle stesse frasi e parole, 6 giocoforza conchiudere, che ilbo- 
dacenscebbe coi nostri, e con que'di Berj^arao, una comuneorigine» - 
Lo Zenti ha rai^ione : la forma ^ d' assai piu polita^ e il Codice deve 
credersi perci6 di tarda epoca. Tanto piu che il testo e pertuttouD** 
vera modificazione del volgato, cosi da non registrare che una sol vol-* 
ta il nome deirimpcratore, il quale ricorre cinque volte nei Codd. Vero *" 
nesi (Zenti, p. 14). Prova d' epoca tarda sono di piii questc frasi cb ^ 
ricorrono nel brano dallo Zenti ( p. 12-3.)riprodotto: Krat his diebU"^ 
vir quidain» — cc Nuntiatum fuit im^orViioY'i a leynpiorum ponii/icibu ^ 
quod Firmus Christianus csset factus ». Scrivo in corsivo qaant*^ 
manca nel testo volgat'>. — Anche in un compendio proveuient^ 
da un Codice di Utrecht leg-gevsisi Maximiano: di due God. roman * 
lo Z. fa solo un brevissimo cenno. La classiticazionc dei Codici paria i 
percio condurre al risultato che dapprima leggevasi Maximino, do'^ 
ve piu tardi alcune trascrizioni introdussero Maximiano (1). 

Tre martirolog'l cita lo Zenti (p. 16-7) nnteriori al secolo XVI * 
tutti e tre del sec. IX. Lo Zenti ha senza dubbio merito gran lis^i^^ 
mo per aver raccolto con tutta diligenza e con intense ainore i mo—" 
numenti della tradizione liturgica, fin qui negletti, assai piU impor'-' 
tanti che nen sembri, dacche essi preseutano spiccati quei canitter^ 
d' antichit^ e di inalterata perpetuita che formauo V esseuza deli^ 
tradizione. Faccio di gran cuore questo ampio elogio alia vasta en^" 



(1) Una iscriziono ipcnUitnj snila rrodiita toiuba dei saiiti Fenno e Ruitto^ 
in Berfrauiu nvava il norm? rli }'(ixihiianoy o 11 TMnazzi opino che sia derira 
dal lifjclUim ad eoruni capita positntu (cf. Arch.Vcn.j VI. 300 ). Ma, a dip 
uon cuDbtn li^ deir antic- liita dcll' iscrizionc n^ delPcsatezza della traicrinoD^ 



dizione dello Z. , quantunque sia dolente di Don potermi onire sem- 
pre con lai nella interpretazione del documenti recati. 

Egli opiua cbe i trc Martirologl parlino in favore delP epoca 
di Massimiuo. — « II piii antico dei martirologl, che ci abbia tras- 
messa msmoria dei nostri SantI, fu Floro lionese, il quale nelle ag- 
giunte ch' egli appose circa V anno 880 al martirologio di Beda, co- 
me si legge nei due Codici atrabatense e tornacense, cosi scrisse: 
Eodem die ( V. id. Augusti) apud Veronam passio ss. Firmi et Ru- 
$tici ; qui post ignem ceteraque tormenta sub Maximiano Anulino 
Consiliario ejus, capitibus plectunlur (Acta Saihctorum, Martii, tom. 
II, pag. XXVIII ).» Osservo cbe in uno do' Codici spessissimo citati 
dai Bollandidti per Floro, il <k Latiense », manca il passo, il quale 
nel tornacense escorretto, leggondovisi Amilio per Anulino, II testo 
delle aggiuutc di Floro, come appiirisce dall' edizione dei Boll., co- 
invoige d' altrondo una grave questione critica, daccbfe i dati dei 
Codici (ahneno nella forma in cui furono publicati ) non si possono 
spesso con sicurezza attribuire a Floro piuttosto che ad altro agio- 
grafo : difatti i medesimi Codici ora sono citati col nome di Floro, ed 
ora seuza. I bollandisti poi non s' informano sull' et^ dei loro Codici, 
e perci6 ci manca ogni mezzo per valutare il valorc dell'atrabatense, 
il solo che ci apparisca chiaro e sicnro nella sua esposizione. — « II 
Becondo fa Rabano Mauro, giii monaco fuldense poscia arcivescovo 
di Magonza, che circa la metk del sccolo IX compose il suo marti- 
rologio, e per dir piu esattamente illustro ed amplific5 quelle del 
Ven. Beda supplito da Floro (Ibid. Junii, tom. VI, pag. XIX: nella 
prefaz. al martirologio d' Usuardo dopo la met^ del vol.). Ce lo tras- 
Bmise per le stampe di Antuerpia del 1725 Enrico Canisio nel suo 
S^kesauTus Monumentorum sive Antiquae Lectiones (1), traendolo da 
un codice del Monastero di s. Gallo, scritto V anno 855, nel quale 
si legge: Augustus .... V. Idus . . . , Et in Verona civitate passio 
jSanctorum Martyrum Firmi et Rustici qui tempore * Maximini 
J'mperatoris, et Anulini Consiliarii ejus pas si sunt (tom. II, pars II, 
pag. 336). L' asterisco richiama alia correzione posta di fronte sul 
tnargine dove Icggesi Maximiani. Egualmente si vede nell' edizione 
di tutte le opere del medesimo Rabano, cseguita nel 1627 a Colonia 
Sul Reno ( Tom VI, pag. 192, col. 5). Per terzo antico martirologo 
^ da ricordare il beato Notkero detto Balbulo, monaco del monastero 

(1) Enr. Canisio ff 1610) fu il prirno editorc dei martir. di Babauo e di 
^^«>tkeTO nelle Ant. Lection., tomo VI {nol 1604), ripublicate con aggiu lite da 
Oiacomo Basnage ueir opera succitata dallo Z. 



438 

di s. Gallo nelP 870, il quale rifuse in ono i due mtrtirolngt dii. 
Adoue e di Rabano {Ada Sanctorum Junii, torn. VI, pag. XIX, pref. 
cit.]. L^abhiamo nnche questo nel Thesaurus Monumentorum H 
Canisio che lo trascrisse, parimenti che V altro di Rabano, daun mi. 
dcir anno 894 es^istente nelT istesso monastero di s. Gallo. Id eiM 
cos'i sta scritto: In Verona civilate, Firmi et ItusCiei, qui tempor$ 
Maximiani Imperatoriset Annllini Consiliarii ejus passi sunt [ Tom. 
II, pars III, pag. 164). Doude chiaro apparisce che il Notkero n«- 
6UQ couto fecc dclla lezione surrifcrita del Codice di Rabano, sd 
quale era scritto: Afaximino; ma si attenne senz* aitro al nouedi 
Maximiano, che era segnato come correzione sul ojargine del libro. 
Nou sembrami risultare che i Codioi sangallensi siano V uno del- 
r 855 e r altro dell* 894. Questi due anui stampati nei margini dei 
due martirologi indicano semplicemcnte V epoca a cui Teditcre fece 
risalirc la compilazione dei medesimi, c non quella in cui siano stati 
Bcritti i Cudici che ce li couservarono, come sarebbe da desiderarsi 
nol caso nostro. II qual modo di vedere e confermato dal passo se* 
^uento, che leggesi nelia Prefazioue ai Peuiteuziali ed al Martirolo-- 
^io di Rabano ( 1 c. 294) : <c Attamcu nos Martyrologium subjecimo^ 
Poeuitentiali, aun. 855 assignantes purd putaque conjectura, quipp0 
de tempore quo fuit scriptum nihil nobis constat ». Quanto alP altro 
Codice, ncila prefazionc al medesimo il Canisio tratta la questions 
se autore di quel martirologio sia il Notkero morto 912 o il Not- 
kero morto 1033, senza addurre in favore del primo V ^ik del Codi-* 
<:e: cos\ apparisce che non coustavagli che questo fosse anterior^ 
uir XI secolo. La correzione murginale Maximiano, in Inogo di J/a-* 
ximino che tri^vasi nel teste, e, a miu giudizio, dclPeditore, cheal- 
tre spiegazioni e corrozioni margiuali appose al testo di quel mar- 
tirologio. 

Del rimanenie non va diuienticato che anchc a queat^epoca era 
comuue la confusione fra i due nomi Maximinus e MaximianMS^ 
iliicch^ nello stesso martirologio di Rabano (II, 2, 315) hassi altro- 
vc: <K temporibus Diocletiani et Maximini », il quale altiino nomo 
i corretto in margine: Maximiani. 

E a desiderare che questi antichi c preziosi martirologi veD^ 
^ano publicati in una forma pib scieutifica, perch^ poasano acqoi*^ 
star valore alia soluzione della nostra questioue e di tante altresO'- 
miglianti : nelP ignoranza delP et& cui risalgono i rispettivi Codicil 
il DOBtro giudizio devo rimanere sOspeso. Se guardaasimo alia roi^ 
3&czza della veste, dovremmo dare la preferenza a qael di Babaw^ 



439 

che al postutto pu& quasi riguardarsi quale piu antico anche coiue 
composizione, dacch^ il testo del martirulogio di Fluro e vacillante. 
Veniarito alia Litur<i^ia, dove pure preziosi e abbondauti mate- 
rial! venner > raccolti dal ch. Z. Uq solo documento egli cita che ri- 
salga al sec. XI, ed 6 il cod. CVI della Capit. di Verona, ma il Do- 
me dell* imperatore disgraziatamente vi manca (1). Quiudi veniamo 
subito al sec. XIII-XI V ; cio^ ad uu codice ^\k della Clarisse di Cam- 
po Marzo in Verona, del quale il ch. A. (p. 22-3) publica le antifone 
ritiziiche dei Vesperi e delle Laudi per 1* ufficiatura dei nostri Sauti ; 
qnivi un verso snona : « Maximini Cesaris iussa contepnentes^, men- 
tre sotto il 9 Agosto: < tempore Maximiani Imperatoris sub praeside 
Anolioo ...» Nella voce praeside sostituita a Consiliario si sento 
il rimaneggiatore erudito. 

De* Leggendarl, studiati con molta cura dallo Z. , nessuno 6 
aDteriore a Bonino Mombrizio, cio5 alia fine del sec. XV. Da an bra- 
DO della Hist. Imperialis, scritta in Verona da Giovanni diacono al 
prlncipio del sec. XIV (Cod. Capit. CCIV), riferito dallo Z. (p. 31), 
ipparisce ch* egli stava per Massimino, quantunque egli pure non 
Mftai sempre goardato alia suddetta confnsioue di nomi, come fu 
ttpogto neir ilr(?*. Ven, VI, 360 (Venezia, 1873). 

CoDcladendo: gli Atti dal X al XII secolo hanno: Maximinus ; 
Bolo Del XIII comincia ad introdursi Maximianus, lasciando suppor- 
ro che siasi volnto sostituire an nome piii noto, ad uno men cono- 

BCiQtO. 

La tradizione liturgica non h suflicientemente chiara. 
Lo Z., che crede al mutamento di Maximianus in Maximinus, 
propone ana congettura, senza dubbio molto acuta e ingegnosa as- 
811. II matameuto si fece, die* egli [p. 34-6), per poter trovar luogo 
as. Zenone ai tempi di Gallieuo. II nome di Gallicno (senza peral« 
tro Tepiteto di Imperator) ricorre gi& in Coronatu notaio,che vuolsi 
abbia scritto la sua leggenda di 8. Zenone nel VII od VIII secolo, 
iQQDa etii quindi di gran luuga anteriore alia comparsa di Maxi- 
^%%s Dei codici degli atti del martirio; no consta che un confron- 
\ to fra 1* epoche di Gallieno, Massimino, Massimiano, siasi fatto nep- 
\ por da Raterio, il dottissimo nostro Vescovo del X secolo. I mate- 
risli difettavano. La spiegazione dello Z. vale invece (esoltanto) per 

r (I) Ci6 interviene anclje uol Carpsus (Cod.XClV), della stessa bibl. , e pure 

^ ^nc XI : '< V (id. augj Nat. s. flrmi et rustici •>. — Del pari: v< Ver. firmi et 

""*ici » ha un' aggiunta del sec. XII al martirologio di Beda ( cod. LXV ) dolla 

«>«i>»Blblioteca. 



S 



i 



440 

la scconda mutazione da Maximiamts in Maximinui aU'epoca di 
Giovanni diacono, 11 quale ebbe il merito di fare larghlBsimo ow 
degli Script, hist, Augustae. 

Gli Atti dei nostri Martiri, come bene osserva lo Z., hanno per 
fondamento le scritturc istcssc redatte dai cristiani al momentodel 
uiartirio. Resta vero per altro qucllo che vide il Maffei il), cio6 ch'es- 
so pi risentono d' cpoche posteriori. Valga per ogui altra provaia 
voce monasterium pel luogo nel quale affcrraasi cbc stesse appiatUto 
il 'quarto ) nostro Vescovo, s. Procolo. Quel vocabolo 6 d' uso pih 
tardo del III secolo. S. Agostino scriveva { in loh. tract. 94, n. 4, 
])redso De Vit, Lex s. v. monasterium) : « Xenododiia et monaste- 
ri:i postea sunt appcllata novis nominibus, res tamen ipsae ante 
nomiua sua erant ct rcligionis veritate firmantur », 

Ripigliando ed estendendo gli argomenti giii propugnati da 
Scipione Maffei, lo Z. procede a provare cbe al postutto Massimino 
non puo aver fatto carcerare in Milano i due santi, percb^ in qoella 
citt^ ogli non recossi giammai. Secondo gli Atti, quando fu anDoo- 
ciato a M. in Milano, cbe Fermo nobile bergamasco erasi fatto cri- 
stiano, mand5 il Qucstore a prenderlo; nel ritorno, Rustico parente 
di Fermo, si profes65 cristiano; per cui ambedue furono tradotti in 
catene a Milano, nel giorno seguentc, alia die. II giorno dopo, «- 
qnenti die, V imperatore fcce preparare il tribunale, e fece subireii 
due santi un primo interrogatorio. Post aliquot dies, dovendo Ano- 
lino, « consiliarius », andare nolle parti dclla Venezia [in fariHU 
Venetiarum\ V imperatore gli arfid5 i due carcerati, cbe furono dt 
lui comlotti a Verona, e conscgnati a C. Ancario ( leziouc del Maficit 
in luogo di Cancariiis dei Mss.], « vicarius » di questa cittik. AnoIinO 
allontauossi da Verona, dove non ritorno cbe passati sei giorni. A I 
hiio ritorno fece cbiamare il popolo a spettacolo. Prescntossi anch^ 
il vescovo Procolo, professandosi cristiano, ma fu rimandato com^ 
imbccillito per V ctJi. Fermo c Rustico furono assoggettati (neU'an-^ 
litoutro?) a vart tormenti, e finalmeute decollati fuori dclle mura ic» 
riva air Adige, 9 Agosto. Davauti al tribunale di Anolino convene^ 
rat omnis multitudo populi. La dccollazione ebbe luogo fuori dell^ 
cittft, giaccb6 tutto il popolo, vedendo cbe per gli altri tormenti 
non morivano, gridava: son magbi, e per loro causa civiias Ver^^ 
nensis in perdilione est nunc. A giudizio dello Z. [p. 54 ] poisarm^ 
died giorni dal di in cui F. e R. furono conseguati alP imperetor^* 

;1) 1st. Dipif p. 301-2. 



441 

Bno a quello delta loro morte. Per avventura una esatta determi* 
QBiione croDoIogica non e possibile; ma forse dai dati esposti po- 
trebbe raccoglicrsi che Tuccusa (e percib la presenza di M. a Mila* 
fto, chefe quello che piii c'iinporta) non abbiasi a ritenere posterioro 
il principio di Luglio. 

Lo Z. dir'ige i suoi argomenti coutro G. G. Dionisi, il quale non 
IS peri t6 di scrivere [L'epoca di S. Zenone, Ver., 1778, p. 32 )r 
I Ma di questa andatn ossia persecuziune in Milano, pnrlano Gior- 
3aode, 1* autor della Misrella .... dictro a Eutr."»pio, Rusebio, Oro- 
lio, e tanti altri rhe di proposito ne parlano ». Kspose ampia- 
meote lo Z. (p. 38 se^j^. j cbc tuttc queste citazioni son fuor di 
■aogo, dacch^ nessuno dc<?li nutori nrrecati acconna in ncssun uiodo 
I quanto fa dir loro il Dionisi. Di cio erasi torrnto anche nell' Arch, 
Ven.g VI, 360 fino dal 1873. Le citazioni sarcbbcro giuste, se il Dio- 
lisi avesse soppresso Ic parole in Milano\ ma era appunto da dimo- 
strarsi, non die la pcrsecuzioue ebbe luogo 1), ma che ebbe luogo 
proprio in quella cittfi. 

Due sono gli storici che ci tramandarono le notizie di Massi- 
niDo, il greco Erodiano e il latino Capitolino. La vita di Massiinino 
li estende dalla fine del VI libro a tutto 1' VIII di Erodiano. In un 
iottissimo volume, uscito contemporaneameutc al libro dello Z. , 
fti paria diffusaniente della vita e delPautorit^ di Erodiano, che fu 
una delle fonti degli Script, hist. aug. Alludo al lavoro del ch. prof. 
Carlo Giambelli, Gli scritiori della storia augusta studiati principal- 
mntenelle loro fonti, memoria premiata (R. Accad. dci Lincei, Roma, 
1881 \ Nel 204 Erodiano era a Roma, in un^ ct& non inferiore ai 30 
aDDi: colli sostcnne alcuno degli uf6cl palatini, da cui fu lovato sot- 
to Alessandro. II Giambelli (p. 70] si pone di mezzo fra gli ani- 
miratori e i detrattori di Erodiano, cli^ egli scusa dalla taccia di 
niendacissimo, ma non assulvc doi difetti del retore, che prir imita- 
liooedi Renofontc, c pel gusto dei confrunti, arriva fino a sacrificarc 
1a verity storica, e a mostrarsi talvolta incocrente. Nimicissimo di 
Alessandro, come aveva gia uotato Capitolino [Maxim, duo, 13, 4), 
iiavecc, almeno fino a un certo puuto, favorevolc a Massimino, del 
qa&le peraltro non sottace lo grandi immanit^. II Giambelli esamina 
quanto debba Capitolino ad Erodiano, c conviene p. e. col Rubbel 

<l) Sulpirio Sevens, Chr., '2, 3*2, 2 'ILilnr: ■ M.iximinus noniiulloft ecclo- 
^'^'^in clerici>s uexauit ■> (ofr. A.ch. Ven.. 1. c). Da Kiispbio e da Orosio apparc 
^"* la persecuzioiie abbia colpitt» «*cclesiastici e cliierici : iiitorno a cio cfr. 
^•daPrato nelle note ul Sulpizio (0pp., II, 177, Ver.. 1754;. 



442 

Del credere che il racconto (cap'^ 21-4) delPasseuio d'Aquileia (dove 
fu ucciso Massimino iDsieme al Rglio Massiiijo) ^ia desucto da Ero* 
diano, lib. VIII. Soltaoto scostasi dal Robbel, quando propone ona 
coD^ettura quanto nuova, altrettaoto sedacente^ che cio6 Capitolino 
Don siasi giovato direttamente degli storici greci, ma indirettameo- 
te, per via d* una raccolta di estratti e versloni coinpilata da Tatio 
Cirillo, acrittore dod discaro a Costantino (p. 77]. 

Altra fonte di Capitino b Giunio Cordo, da lui piu volte citatOi 
anche nella vita dei Massimini. Cordo visse oltre Tanno 249 ae- 
condo la congettura di Plew, riguardata come dod improbabile dal 
Giambelli (p. 84), il quale distingue due periodi DelP opera atorica 
predetta di Cordo : il primo di minore importanza, 6 qaello dove 
egli iDtese supplire le Vite di Mario Massimo: il secondo, e queato 
h di gran valore, in cui le continub : perci6 (p. 85) la storia di 
Cordo, per Massimino e pei Gordiani c figura non qual fonte secon- 
daria, ma qual principale, specialmente pel racconto delle cose in- 
terne e civili ». Al Giambelli (85-9) dobbiamo la raccolta si dei 
luoghi di Cordo citati da Capitolino (gli altri scrittori della Storia 
Augusta non lo ricordauo], che dei giudizl, a dir zero poco favore- 
voli, che quello storico pronuncia intorno a lui. In sostanza Capi- 
tolino dice che Cordo si occup5 di frivolezze, e che degli imperatori 
cerc6 quali cibi gustassero, o come mutassero la veste ecc., tutto 
ci5 insomma che non pu6 riescir utile ai veri storici, i quali devono 
narrare « quae aut fugienda sint aut sequenda » {Gord, 21, 4). Ci5 
che dipende da Cordo, d tutto o quasi di tal natura : anche la let- 
tera (autentica o no), scritta da Massimino air annunzio della 
elezione dei due Gordiani (Gord. 14, 7-8), puo stare benissimo in 
una raccolta di dctti mcmorabili. Fa a ragionc rilevare il chiarisi. 
Giambelli la mancanza assoluta d'ogni notizia militare nelle storia 
di Cordo; sicchc non 6 forse azzardato il credere, che le atorie di 
Cordo qui fossero piuttosto raccolte di aneddoti, che dod narra- 
zioui complete e continuate. Non h senza ironica arguzia, che Capi- 
tolino, narrate un fatto riguardante i calzari di MassimiDO, sog- 
giunge (Max. 28, 10): « quod idcirco indidi, ne qui Cordum legeret 
me praetermisisse crederet aliquid quod ad rem pertioeret ». PeL 
complesso della vita del nostro Massimino, la fonte principale reita. 
perci5 Erodiano. 



443 

Brodinn. (T G Irmisch, Capltolinus (Peter, H., 

LipMa**, 1702). Llpsiae, 1865). 

Alessandro, apnontatosi sulle rive Aleaaandro uccfso In OBllla, non 

^^\ Rpno, appaTvccbia le cofte necpsra- lung^i da una citik, Del campo (7, 4). 
*^«l>w la crQPira contro I German! 16, 
X 12). Ponte dl navi aul Reno (6, 7, 13) . 

Masaiioino, acclamato imperatore M)8simino,e il flgflio^acclamatiau- 

iSk Qocidere Alessandro e la madre di frusti prima per voto del reserci to, qnin- 
hi (6, 9, 13), rifiiSTffitisi nella tenda, di per decreto del Senato (8, 1). 
«i -ngv ffimvTQv (6, 9, 12). 

Tosto si occup6 di cose militari 

(ap-oi yap Tw Tijv apX'HV itaj;a3'»i.irv, vjzi'oi 

»2.cfuxwv rp>frjv -JpiaTo, 7, 1, 14), volen- 

do znostrarsi lontano dalla timidita d' A- 

leasandro. 

CoDgiura di Magno (7, 1, 16'i, per Congiuradi Ma}?uo, per precluder- 

Klos^Ifer il poDte alle spalle di Mass. gli il ritorno dal ponte (10). 
fj 1 , 16-7), probabilmente flnta da Mas- 
■hninostesso (7, 1, 18-9;. 

HiTolta dei sagittart Osroeui (7. 1, Sollevaziono degrii Osroeni (11). 

215. 

Sedatotatto ci6, condusse Teserci- « Post haec » passa in Germania 

to, oltre il ponte, oontro i Germani (7, colPesercito (11,7) ; entr5 nella Germ. 
^ ^ } . transrenana (12, 1). 

\ittorie in Germania (7, 2, 2-17). « Victa Germania •>, ue scrive ai Se- 

Avendo fatto prigioni assai, e con- nato (12, 5) — . « Bella plurima ac proe- 

qniatata molta preda, gria avvicinando- lia » sotto Massimino (13, 1) 

n l^ invemo (xcti^vc; •n^T) xaraSajt^avov- «Pacata Germania Sirmium veuit •* 

^ ) andd in Pannonia a Sirmio, dove volendo portar guerra ai Sarmati ed 

u appreai6 alia apedizione della prima- esteudere il dominio Romano fino al- 

^nmt {rdrcpoi ttqv cr7cScv £t'; to Tap irotoa- TOceano (13. 3). 

wiuoK^iTo) (7, 2, 18-9). Voleva sottomet- 
tore i Germani (1) fino all'Oceano (7, 
2,20). 

Stragi in Roma e provincie (7, 3, 1 Roman i sono stanclii della cru- 

2); spogliaxioni (ivi, 3). Cbi veniva ac- delta di Massimino, che riduceva pove- 
^Jittato, era tosto arrestato c spogliato rissimi i ricchissimi ecc. (13, 5). 
^ beni (ivi, 5) ; i ricchissimi erano ri- 
^0^ poveriaaimi (ivi, 6). Facilita ad ac- 
ooglier calnnnie (ivi, 7). Frattanto e^'li 
toopava in Pannonia (ivi, 9). 

Dolore dei popoli che in piena pace 
''"X^ paxiii xat av«'j SirXuv) soffrivano i 
^^i della guerra (7, 3, 14). 

Hivolta in Africa al compiersi del Rivolta in Africa (14, 3j. 

***o anno dellMmpero di Massimino 

(1) Fone per Tcpfjiavuv dovra legger&i ZapfAaruy? 



I 



444 

(7, 4, 2). 

Demolizioni delle statue, imma^ini 
cd onori di Massimino (7, 7, 3). 

II Senato dielilura Aup:usti i Gor- II Seuato proclama nemici Maoi- 

diuni e priva Ue^U onori Massimino (7, niino e suo fi;?lio (15, 2} e mandalegati 
7, 4j. o ad omnes provincias v [15, 3;, e solo 

« paucae ciuitatcs » restano a Massimi- 
no (15, 5). II 26 g^iu^^DO si leggono in 
Sena to le leltere di Gordiano il vecchio 
(16, 1). 

II Senato, tomendo di Massimino. (Massimo e Balbinoe Gordiano. III. 

mandalegazioni alle provincie; osse ge- 20, 1-6). 
iioralmente sono bene accolte, ma in po- 
chi luoghi (o'XiV-.t 5s Tivi^) invece i legati 
sono uccisi (7, 7, 9-14). 

Discorsopronunciato daMnssimino Massimino si sde^na coDtroilfi- 

al cospetto dci suoi soldati ,7,8, 6, seg.)) glio porch^ non era andato a Roma al 
in cui paria dei Germani pin volto (:to>.- raomento dclla esaltazione, cb6 in tal 
Xdxii) vinti, dei Sarmati, che ogni gior- modo sarebbesi ovitata la rivolta (H* 
no chiedono pace (oi r.irA iirjy[vr,i t'xa7T&- 3). Eccita i soldati con un discono (lit 
TE I'xiTau'&vTe^), e doi Persiani che stanno 7 . e scrive a Gordiano il vecchio (^ofrf. 
paghi noi loro confini (7, 8, 8). 14, 7). 

Quindi parte alia volta d' Italia (7, Massimino cntro (<^ ingressuseit «) 

8,21-4). in Italia (21, 1). 

Massimino ai confini d' Italia (8, 1, 
2) ; discesa nella piannra (ivi, 3}. 

Occupazione di Emona (Gemona?) Massimino ad Emona (21. 1). Deter ^ 

lasciata vacua dagli abitanti (8, 1, 9). minazionc di tutti i provinciali dicbia" 
Massimino si rallegra dclla fuga degli dersi nelle citt^ ^21, 2} per aflfhmarlo. 
italiani, sporando che le altre citUi fac- 
cian lo stesso (8, 1, 10). Movimento dcl- 
Pcsercito verso le Alpi (8, 1, 11). Tro- 
va chiusa Aquileia . -rroXiv *\xa'Ktai rrlv 
iiiX'-'J'^'nv (8. 2, 3). Gli abitanti ne rifah- 
bricano in fretta la mura cadentc ,8, 2, 
11). MaHsimino manda alle mura di A- 
quileiaunalegazione. i>erchc gli siapra- 
no Ic porte (8, 3, 2). Gli Aquileiesi ascol- 
tano taciti. staudo sullc mura. le parole 
del legato che 6 loro concittadino (8, 3. 
7K Crispino (uno dei consolari preposti 
alia difesa : 8, 2, 14) eccita il popolo alia 
rcsistenza (8, 3, 8-15). 

Massimino, non riuscita la legazio- Assedio d' Aquiloia. e fine dei lia*" 

ne, viene air assedio di Aquileia, in un simiui (21-3). 
tempo in cui si scioglievano le nevi (8, 
4, 3). Principio deirassodio (8, 4, 15). II 
popolo aquileiesc, uomlni, donna e fan- 



445 

alli» alia difesa delle mura (8, 4, 19- 

I). 

L^esercito, da assodiante fatto a«- 

diato., non puo prcnder Aqniloin, p 

)pptire (per man can za di navi e di vei- 

ili) pu6 marciar contro Roma (8. 5, 13;. 

II popolo romano, tutta Italia .'Ira- 
9 T« Tcaia) e gli ilHrici ccc, sono iie- 
ici di Massimino (8, 5, 15). 

Stanchezza dei soldati di Massimi- 
) (8, 5, 19}. L' uccidono col fiprlio .8, 
,28) ; uccidono pure il prefetto del p^e- 
>pio, e pli altri a lui cari 8, 5, '23). 

Lo Z. (Del c. VII) toglie a provare chc Massimino non pot(^ 
rovarsi a Roma n5 prima, uli durante la guerra germauica. La se- 
ie cronologica dellc notizie su Massimino prova iufatti ch* ogli co- 
uiaci& la guerra germanica subito dopo la sua assunzione all' Im- 
^ro. Pill esteso h il cap. VIII che ha per titolo « Massimino non 
pote venire a Milano mentre il di lui esercito assediava Aquileia » : 
qai cio^ confuta la tesi di G. 0. Dionisi, gik rifiutata ueWArch., VI, 
359-60. II Dionisi volevache le « paucae civitates », che rimasero 
fedeli al nemico publico, fossero della Vcnezia, ed in esse poi az- 
Bardava di comprender Milano. Che ci5 sia falso , h chiaro dal 
ontesto di Erodiano e di Capitolino. Dir5 ancora che la IraXca 
'aaa^ che Erodiano (8, 5, 15) ci dice nemica a Massimino, h in pro- 
rio V Italia settentrionale, se ha un senso la precedente frase (8, 
, S] in cui Aquileia h detta la piu grande citt& d* Italia. La posi- 
one di Massimino al momento della difesa, e la resistenza da lui 
O'vata nella Venezia orientale, sono buone prove per lo Z. (48) a 
OdostrHre quanto il Dionisi si iiludesse. Lo Z. compie la dimostra- 
one nel c. 9, che ha per titolo « ancorch^ Massimino fosse stato 
Milano durante V assedio d' Aquileia, non poteva esservisi trova* 
> quando i ss. Fermo e Rustico furono martirizzati ». Colle meda* 
;He coniate nella quarta podest^ tribunizia di Massimino, e segnate 
'• C, prova lo Z. (p. 57) che non prima del Marzo 238, in cui Mas- 
"mino comp\ il terzo anno d' impero, avvenne la rivolta dei Gor» 
li^ni: con che si convalida Tattestazione di Erodiano, che parla d'un 
»ficnnio, e si assegna 1' anno ddla lettcra di Gordiano padre, cui 
^^emmo accennare Capitolino. Non prima duuque di quest' epoca, 
(leduce lo Z. (59) che Massimino parti da Sirmio: mor\ poi, come 
Pfov5 r Eckhel, prima della fine di Luglio 238, e perci6 non era 
^ivo add! 9 Agosto di quell' anno, come suppongono gli atti, i quali 



446 

(verso la fine) hanno la tassativa dichiarazioce che il martirio ebbe 
luogo « sub Max. imperatore et AdoHdo coosiliario eius sob die? 
idus augasti ». li Dionisi iDvece arbitrariameDte hveva (contro il 
Muratori) trasportato al 237, la rivolta dci Gordiani. Ha quindi ra- 
gione lo Z. nel ritenere iDainmissibile la sapposizione del Dionisi, 
che il martirio abbia potato aver luogo nel 238 durante V assedio 
di Aquileia. 

Dove sembra doq suificientemente comprovato il sac asserto, h 
nella seguente proposizione (p. 54] : « Queir auoo stesso (235) Has- 
simiuo pass5 il Reno, e port5 la guerra ai Germani, Delia quale im- 
pieg5, oltre il rimaneute di queir auDO, anche tutto il 236 e boooi 
parte del 237 ». N^ da Erodiano uh da Capitolino risulta che Uas-si 
mino abbia sostenuto le dure fatiche e i pericoli gravissimi di oooo, 
peggio, di due sverni io Germania. Le loro espressioni, e, io ispecie, 
gli atti eroici che ci narrarono dettagliataaiente deirimperatore,pro- 
vano Topposto. Lo stesso mostrb di credere il Muratori (a. 236], sal- 
voch^egli fn iucerto se la spedizione avesse avuto luogo Del 235 o nel 
236. Forse inclino pel 236, pel motive che alcuui critici, stimando 
sbagliato il passo di Lampridio {Alex. Sev., 60, 1] sugli aoni ineai e 
giorni del regno e della vita di Alessandro Severe, posticipavano la 
oievazione di Massimino dal marzo all'estate del 235 [Mubat., ilfifi.t 
a. 235). Al Muratori non era sfuggito che le monete esigevano che !•• 
spedizioDe germanica fosse giu terminata Del secondo anoo dell» 
podestdi tribunizia. Abbiamo parecchie monete, cod «tr. p. ILcods.*^ 
in cui MassimiDO ha il titolo di « germauicus » (Cohen, IV, n. 22^ 
71 ecc. ; nel d. 46, « tr. p. IL cos. », V imperatore sta sopra una qua- 
driga, iDCoroDato dalla Yittoria). Queste monete furoDo certo co- 
niate fra il Marzo 236 e la fine di quell* anno, in cui diffatti Massi- 
miDo assuDse il consolato. Confrontando questo dato colla esplicita 
dichiarazione d* Erodiano (e di Capitolino], che la guerra germaDica 
ebbe luogo subito dope la morte di Alessandro, mi sembra risultare 
che la veouta di Massimino a Sirmium di Panuonia non possa esser 
pill tarda dello scorcio del 235. Da quest' epoca fine slV estate 238 
si ebbe un lungo periodo di pace, celebrata in molte monete per or— 
dioe senatorio. P. e., i n. 63, 64 del Cohen, in cui Massimino ba iL 
titolo di ffermanicus, recauo sul rovescio : Pax atgttti S. C: e il o • 
65 ha sul rovesciu lu variante Pax pvblica S> C. Questo periodo pt" 
cifico non fu riempiutu che dslie tirMUiiie di Massimino, e da qniL— 
che piccola impresa cuntru i Sarmati, di cui gli storici faDUO fp~ 
peua brevisriimo ccnuo, e le nicuete tacclouo del tutto. 11 lui* 



i 



447 

jliore ricordo sta in ona iscrizione miliaria presso Sasa ( C. I. L., 
7, n. 8076), dove Massimino ed il figlio baDoo i titoli di daeiei e 
wrmaHei. II padre poi ha ancora : « p. m. tr. p. (cos) p. p. »; ed il 
Iglio, il titolo di Cesare e di principe della gioventii. Anche qaesta 
impresa non h qcindi posteriore al 236. Nulla sappiamo percio sul- 
I'itinerario di Massimino nei doc anni e piU che precedettero la ri- 
?oIta del Gordiani, salvoch^ il suo esercito rcstb sempre a Sirmium 
ed egli dod se De staccb mai definitivamente. Erodiano ce lo fa vc- 
dere dirigere da Sirmio la persecuzione contro gli abbienti. Ma Dolla 
ei prova cV egli, almeno per poco tempo, dou se ne sia alloDtanato, 
per veoire fors' anche nella non lontana Italia, che gli era ancora 
devota. A Roma soltanto sappiamo di certo cbe non andb mai. 

Prove dirette certameute non esistono della venata di Massi- 
miDO in Italia; tattavia non h senza qualcbe importanza la presen- 
la d* alcani titoli, conservatisi nonostante la comandata distruzio- 
De degli onori di Massimino. Uno ne abbiamo tesih citato. A Ber- 
gamo appartiene nn^epigrafe dedicata al figlio di Massimino, il 
quale vien detto « pins. fel. avg. germanicvs » (C. I. L., V, a. 5123). 
Del pari importanti sono i titoli Aquileiesi (C. I. L. V, 7989, 7990 : 
Cablo Grboorutti, Le antiche lapidi di Afuileia, Trieste, 1877, 
n. 55}. Sebbene spezzati, o col nome radiate, essi provano che Mas- 
simino riatt6 le vie Gemina ed Appia, ed attribuiscono a quell* im- 
peratore i titoli di c pivs felix invictvs » (1), e di « aquileieusvm 
Tcstitvtor et cone iter ». Ci6 non prova ancora che Massimino sia ve- 
nnto in Aqaileia, potendo avere ordinate quel lavori anche stando- 
ae lontano ; ma almeno lo rende possibile, stabilendo una relazione 
fra Massimino e Aquileia, che spiega la legazione da qnello manda- 
te a qaesta citt& nei 238, piU che faccia 1' origine aquileiese del 
■Qeaso, cai solamente accenna Erodiano (8, 3, 2). 

Lo Z., esclaso Massimino, pone innanzi il nome di Massimiano, 
S^^, e 8\ dottamente, piitrocinato dal Maffei. Qaest'ultimo era andato 
fih ben innanzi, ricercando anche in quale anno fosse stata possibile 
^ persecuzione in Milano, presento Massimiano. La persecuzione 
i^otro i Cristidni cominci6 in Niconiedia al cadere di Febbraio 303, 
^-ttaffai reput5 probabile che n(>n abbia cominciato s\ tosto a Mila«> 
'^^» mi. sibbene dope la celebrazione dei vicennali a Roma, presenti 
^Xbedae gli Aogutti, iiegli ultimi nesi dei 303. Nei Maggio 305 

(1) Mmdoi pcraltn il titolo di <«^'prm! nicv8», sicclid nnanca In provn crotio- 
^^ ioi ( ire il p r s ib lire quel litoli id e.. )Ca po^tohortf nllu ?• t*rru germaiiica. 



448 

Bbbe luogo V abdicazionc, sicch^ non restava che il 304. Che nel 
luglio 304 Massimiano fosse g\h a Milaiio, e che aDzi vi avesse 
cominciata con sollccitudine la persecuzione, non pu5 ne Degarsi ne 
nfTcrmnrsi. C b per altro uq passo del Paneg. Maxim, el ConstanLi. 
(c. 8), di molta importanza, e gik avvertito dal Muratori (a. 304]-. 
« te [Massimiano) rursus vicesiuio auuo iuiperatorem, octavo cod- 
sulein, ita ipsa amplexu quodaai suo Roma uoluit detinere at ai- 
derctur auj^urari iam tlmere qaod factum est. (factum est) eoim, im- 
perator aetcrnc, iu quo uuo querelam rei publicac paeDC meruistii. 
11 Muratori ne avcva a ragionc dcdotto un lungo soggiorno a Roma 
da parte di Massimiano in quella occasione. Riflettendo che egli en 
stato uppcna a Roma sul cadere del 303, parmi probabile che tal 
soggiorno non abbia cominciato dal 1 gennaio 304 (giorno normale 
per V ingresso al consolato), ma dal 1 Aprilc in cui cominciau 
1* anno (docimottavo, da 1 Aprile 286) deli* impero. Da quest* epoca 
a quella da noi stabilita come ucccssaria pel principiar del processo 
e dell' accusa, abbiauio appcua tre mesi. 

Nel c. X lo Z. parla di Anolino « consiliarius » : e primiera- 
mente impugna [non senza citare Tautorit^ del Muffei) T opiuione 
del Dionisi e di altri, i quali V ideutificauo coll* Anolino prefetto del 
pretorio di Massimiano, che insieme al suo imperatore fu ucciso 
soito le mura di Aqjilcia. Giustamente disse il Mafifei che abbiama 
ricordo di molti Auolini, e che tale identificazione resta quindi af 
bitraria. Di piu lo Z. cerca provare che 1' Anolino, che processb L 
nostri santi, era consolare della proviucia della Venezia e deilMstrit, 
c non Prefetto del Pretorio. Veramente i cousolari della V. I. souo po- 
steriori a Massimiano, del cui tempo abbiamo iuvecc soltauto Ittivu 
Tcrlullus, che era corrector Venetiae et Uistriae (C. I. L., V, 2818: 
cf. MARQUARDT,i2d'/;i. Staatsverw,, Lipsia, 1873, p. 83j. Come benia- 
simo aveva rilevato il Maffei (1), consiliarius h una carica palatina. 
\\ consilium [di cui un primo esempio abbiamo sotto Tiberio, ia 
Suet., Tib,^ 55) compouevasi di persoue ricche, influenti , rivestite 
tal vol ta di dignitDi senatoria, o versate uelle leggi. Esse veutiiava 
le quistioni civili o criminal!, proposte dalP Imperatore. Dei Couiir 
Hum e dei consiliarii parla dififosameute il Mommaen [Sdm. Stoats^ 
rec/a.U, 2, 866, 948-52, Lipsia, 1877): egli riporta (pag. 949> 
quattro iacrizioni del 111 secolo rifereutisi ai consiliarii. Neaaan^ 
difficolt^ poi che il Prefetto Pretorio fosse ano dei consiglieri : aii&i 

(1) Vfr. in, I, 316. Ver., 1732. 



i 



449 

Alessaoclro Severo diede al P. P. la digniU senatoriale affinchi po- 
tesse giodicare i Senatori (Mommsen 951). II titolo qaindi di eonsi- 
limriui converrebbe pienameDte all' AdoHdo prcfetto del pretorio di 
HaasimiDO ; e r identificazione dei doe personaggi spiegherebbe il 
titolo di « vicariQS » date a C. Ancario dipendente da Anolino: egli 
sarebbe quindi non an « vicarius » di Verona, ma il « vicarius » 
del Prefetto Pretorio. E tutto ci5, e specialmente la presenza di 
totte le priroarie aotoriU dello Stato nella parte N. E. d* Italia, con- 
Terrebbe beuissimo ai tempi pib o meno agitati ed incerti di Massi- 
mino. Ma una difficolt^ seria (non decisiva peraltro) ci vienc da 
ci6 che i migliori Codici di Ca pitolino non hanno il nome Anolino, 
il qaale non comparisce per la prima volta che di mano del secolo 
XIII o XIV in an Codice Palatino (e poi nell'ed. pr. Mediol. 1475^ 
onde il Peter lo espunse dal sue testo (1). 

Che in tal senso si debba intendere il « consiliarius » anche 
negli Atti dei Martiri, apparisce dagli atti del martirio di B. Pionio 
e eompagui, e da qneili del martirio di S. Cipriano (ap. Ruinart, 
neirediz veron., p. 127, 189) che parlano del consiliator o del con* 
eUium cui ricorsero i Proconsoli prima di prununciar In sentenzn. 
E poi resterebbe a esaminare per qual motivo un correttore della 
Veoezia si trovasse nel palazzo imperiale di Milano, fuori della pro- 
pria amministrazioue. 

Sappiamo che Masaimino perseguitava i rirchi ed i grandi : 

^i nostri santi si trovavano appunto in questa condizionc. Di un'al- 

^ra obbiezione lo Z. avrebbesi potuto occupare, ed h che gli Atti, 

^erso la fine, portano (come s' 6 veduto) il nome di Massimino iui- 

^ratore e di Anolino consiliario, non come semplice dato crono* 

^S'ico* °^& quasi come segno d'autenticit^ al raceonto istcsso. Qui 

'Cnbra che se si trattasse di Massimiano, non avrebbesi potuto 

x^ mettere il nome di Dloleziano, non meno che nellc leggi del Cod. 

> dstiniano le quali sMntitolano dai due imperatori. 

Prima di finire questo argomento voglio accennare ad una 
^Gsticheria. Capitolino dice che la superbia di Massimino era giuuta 
^ panto da credersi quasi immortale, « ob magnitudinem corporis 
Lr-totisqae »;fu allora che un mimo recitb in sua presenza, « in 
^^atro », dei versi greci molto espressivi. Ma siccome questi poco 
^ I^iva di greco, ne chiese agli amici ; essi risposero che il mimo can* 
•^Va alcuni versi « contra homines asperos scriptos », e tutto fin\ ft. 

(1), II nome^ ben sMntende^ tnanca In Erodiano. 

29 



450 

(9, 3-5). Sirmiam, il quartier gencrale di Trajano prima delta 
goerra dacica (l],doveva essere anche al principio del III secolo 
una citta importante, ma dou peraltro cos\ come divenne pihUrdi, 
dopoch5 fa patria di Probo, residenza di Dioleziano, e qoindi di 
CostantiDO, ecc. (2). Onde resterebbe a vedere se Sirmio ave?8QD 
teatro al tempo di Massimino, o 8e Taneddoto sia sacceduto per 
avventura iu Italia. 

Nel c. XII loZ. mostra qaanto sia vacillante rargomcntoche, 
iD pro' dcirepoca di Massimino, vorrebbesi dedurre dalla SDpposU 
data della morte di S. Teuteria, pretesa sorella di S. Procolo; eoel 
XIII esclude che S. Zenoue sia vissato al tempo deir imperatore 
Gallieno, e con forti ragioni difende Popiniooe di coloro che lo traa- 
portano ai tempi ambrogiani. Siccb^ da questo lato vanamenteii 
chiede an appoggio alia tradizione Veronese. 

Nel cap. XI accennasi ad una qoestione gravissima. Esso porta 
per titolo « se I'esser state S. Procolo ii nostro IV Vescovotolga 
ch'egli possa esser vissutoai tempi di Massimino ». Una tradixiooe, 
di cui restano documenti del priDcipio del secolo XIV (3), vuolecheil 
Vescovo S. Euprepio, il quale secondo TAnoDimo Pipioiano « primu 
Verone predicavit », sia state mandate qui da S. Pietro. Lo Z. ai 
astiene dal portarne giudizio, e fra il Maffei eke 1* impugna e il 
Cenci che la difende, egli si acconteuta di dire che la qoestione 
dell'epoca dei Ss. Fermo e Rustico ne k indipeudente. Non ha torto: 
ma resta scmpre che le indagini suUe origini del cristianesimo in 
Verona non possono andare disgiunte da on avvenimento nel qotl^ 
ci comparisce il Vescovo Procolo, appartato dalla citt& aocora tatt^ 
pag^na, e ritirato in una cappella suburbana con pochi discepoli. Coa^^ 
gionta alia tradizione intorno a S. Euprepio, sia esplicitameote (4^ 
sia implicitamente, h la venuta in Verona dei Ss. Siro ed lovensio^ 
che, secondo la Cronaca di S. Siro, essendo stati mandati da S. Br-^ 
magora di Aquileia a Pavia, si trattennero in Verona; e quivi B^i- 
Siro resuscit5 il figlio di una « nobilissima foemina »,onde poi « im'^ 
mensa multitudo paganorum » convertissi al cristianesimo (5}. 



(1) H. KiBPBRT, Lehrb. d, alten Geogr., p. 363. Berlino, 1878. 

(2) E. Dbsjardins, presso Reclus, Q^ogr, univ., Ill, 288-9. Kl5db]|, Eri^ <• 
III, 129(3, 2 ediz. Molte legrgri di Diocleziano sono datate da Sirmio : p. e. C«* 
dice lust, 10, 3, 4 del 290. 

(3) Cenci, Dissertaz. intorno alV epoca de* Ss. Bupreprio, Procolo e Xtmtm^' 
Ver. 1788, p. 33. 

(4) Ughelli, V, 677. 

(5) Cr. ed. C. Prelini, S. SirOy Pavia 1880, I, 184, 186. 



J 



4^1 

litorgift Veronese, almeno del sec. XI, ricordd sempre 6. Siro (1). 
La Cronaca, secondo rultimo e dotto suo editore il ch. prof. Ces. Pre- 
Hdi (2), fa Bcritta alia fine del VI o al principio del VII secolo, e non 
gti Deirotta?o nel nono, come sostenevano coloroche rattribuivano 
a Paolo diacono. L'epoca di S. Siro era fin qui incerta; ma di re- 
cente il Prelini ne scoperse ii sarcofago, che illustrato dal ch. comm. 
G. B. De Rossi ^3), trasporta Tet^ del Vescovo al primo secolo, secon- 
do la tradizione locale, che sembrava priva d'ogni fondamento scien- 
tifico. La predicazione di Siro neir alta Italia, riesce quindi un 
panto di appoggio per le ricerche snlle nostre origini cristiane, e 
meriterebbe che le singole tradizloni locali venissero prese nuova- 
mente in esaroe da questo panto di vista. Non h questo il Inogo di 
trattare ana s\ scabrosa qaestione, ma il legame che sembra anire 
Baprepio, e Tesordio della religione cristiana in Verona, colla ve- 
nota di S. Siro, costitaisce an forte argomento in favore deiralta 
antichit^ della Chiesa Veronese. Che se poi Torigine di questa si 
potease stabilire coetanea air episcopato pavese di 8. Siro, sembra 
che la condizione del cristianesimo in Verona, quale ci viene ritratta 
negli Atti dei Ss. Fermo e Rustico, convenga piattcsto al III seco- 
lo, che non ad an tempo meno discosto dal massimo svilappo che 
la religione cristiana ebbe nel IV secolo con S. Zenonc. Anche la 
qoestione cronologica se ne avvantaggerebbe. 

Con ci5 non pretendo di impugnare direttamente Tepoca mnssi- 

mianea, che mi si presentd altra volta come seduceiitissima (Arch. 

Firs., VI, 359), 6 che innegabilmente ha moltissimi vantaggi. Non 

voglio che intavolare delle qaestioni. Termino congratutandomi colio 

2. che abbia fatto progredire una ricerca, gi2i si bene avviata dal- 

i'immortale Maffei. 

Carlo Cipoi.la. 

^zfiSBPPS BiADEGo, Due sonetli di Gian Nicola Salerno (1379- 
1426). Bologna, Roraagnoli, 1882, (Estr. dal vol. XV del Pro- 
fugnalore). Opus, di pag. 6. 

A quanto si conosccva intorno a questo illustre Veronese il Bia- 
- SO nel citato opascolo, e poco prima il Miola nAVArchivio napol., 
^^ 395), ed il riferente ueW Arch. Veneto, XIX, 247, XXll, IMl, 

(li Prelini, 1. c, 83, 91-2. 

i2] L. c, 165. 

(3i Bull di arch. cri9t. T 8 , n. 3, p.7 e aegg*. Roma, 1876. 



452 

cercaroQO aggiangere nuove uotizie. Che il Salerni, oltre ad essere 
giarecoDsoIto e (per diria alia raodcrna) uomo di Stato, fosse aocbe 
letterato, la si sapeva da un pezzo, e reccatemente il Miola ci aven 
fornito dei nuovi e preziosi dati in proposito. Ma era igooto che 
fosse anche poeta, etqualisf/: il Biadego cstrasse i due sonetti [sa- 
tirico il primo, religioso il secoDdo) da un codice miscellaneo {del 
sec. XV] dalla Biblioteca Comunale di Udine. 

N5 io, n^ il Biadego faceoimo nota del docamento, Verona, 13 
Febbraio 1426 (Biancolini, Chiese, III, 245 segg.], che e Tattodi 
fondazione della Casa (di Piet&), « pro reccptacalo etsabsidio pao- 
perum infirmoram carandoram ibidem, et pro baiulandis iofantibos 
et miserabilibus personis humano auxilio destitutis ». Di licenzadel 
podest^ Vittor Bragadino, si radunarono, per istituire \2^scuola,€9n' 
fralernita e societa che desse vita a tale istituzioDe, nel giorno sad- 
detto parecchi ODorandi cittadiDi ed officiali del Collegio notarile. 
Airatto segae (p. 252) Telenco di qoeste persone beneoierite, delle 
quali le due prime soqo : 

« dominus Joannes Nicola de Salornis miles spectabilis et egregios. 
» facundus rethoricus Guarious Vcronensis ». 

Da ci6 emerge che il 26 Febbraio 1426, Gian Nicola era tot- 
tora vivente. Figurando egli in capo alia lista, e precedendo, non 
che altri, il grande Guarino, possiamo argomentare di quanta ati- 
ma lo circondassero i suoi concittadini. 

Non dimentico il Biadego (p. 2) di indicare che il Salerni nel 
142^) fu pretore a Bologna; ma non accenn5 al documento bella- 
nese, citato dal Biancolini, VI, 227 cfr. VIII, 304), dal quale pore 
si prova quel fattu; anzi, dalla ritazione biancoliniaua, pare chefi 
sia ricordato come podesta e capiiano. 

Carlo Cipolla. 

Cosci Antonio. L* Italia durante le preponderanze itraniere iA 
1530 al 1789. Milano, Vallardi (senza indicazione di aDDo)|io 
8.0, di pag. 612. 

Questo lavoro fa parte della collezione di Storia Italiana, di cii 
si h fatto editore meritissimo il Vallardi. Alia Society d'amici, cri 
presiedc il cbiariss. Villari, appartiene il Cosci, che narra qui h 
storia d' Italia durante il predominio strauiero dal 1530 al 1789. E 
questa un'epoca ch' ebbe gi& per narratore, a tacer d* altri, il Bot^ 
ta, la cui fama per6 di storico (come osserva T A., e comefagtt 



453 

lerrato da altri) va ogni giorno diminuendo, sia perchi il critico 
D sembra egaagliar lo sorittore, sia perch6 la storia, come ogni 
na disciplma, coil* andar del tempo per nnovi trovati e peusieri, 
b mettere in raaggior lome avvenimenti anche da scrittori insi* 
i raccontati. II prescnte lavoro, come gli altri della collezione, 
D h fatto BuIIo fonti e sui document! ; poich^ in esso I' A. si limits 
rece ad esporre quanto dei migliori storici e critic! moderni fa 
Dsato e scritto sulla storia nostra in quei tre secoli di servitu 
*aniera. 

E cbe le opere dei migliori siano state ampiamente da lui con- 
Hate, provano, oltre che il contenuto dell'intiero lavoro, le nu- 
erose e larghe citazioni e note illustrative del testo, ricavate dai 
bri del De Leva, Romanin, Sismondi, Ricotti, Cantti, Alb^ri, 
heiner, Gregorovius, Leo, Ranke, Martin, Coxe, Weiss ecc. — 
atti sanno quante difficoltk s* afiBCciano alio storico, il qnale vo- 
lia essere coscienzioso insieme ed avveduto, spassionato ma non 
er qnesto privo di quel colore e calore che rinvigoriscono il rac- 
3Dto, espositore acuto e che tuttavia non ecceda in sottigliezze, 
icile e piano, sebbene nient'aSatto volgare. Difficoltii che si ac- 
reaeono a chi deve narrare fatti di casa propria, e quelli a s^ molto 
icini, a chi deve scegliere fra giudizi disparatissimi e pur suffnlti 
1 parti al tutto contrarie da patrocinatori potenti. Nel caso nostro 
oi si tratta di narrare la storia del popolo italiano, caduto dopo il 
fedio Evo per la massima parte nella dipendenza straniera, quan- 
per tre secoli questo popolo, fino allora centro di civilt^, perde 
nasi ogni importanza politics, mentre nel resto d'Buropa sulle ro- 
ine del feudalismo si fondano le grandi monarchic, finch& passo 
aaso ci avviciniamo ai rivolgimenti costituzionali pih proprl del- 
epoca nostra, dei quali si pu5 trovare 1' inizio e come il preludio 
egli anni che immediatamente precedettero la Rivoluzione fran- 
esc. Laonde V argomento delle cose stesse da trattarsi h gik trop- 

legato ai concetti e, diciam pure, alle passioui dei contempora- 
ei, perch^ la necessity del riserbo non sia temperata dalla difBcol- 

1 maggiore nel narrante ad osscrvarlo. E tuttavia non dubitiamo 
i affermare che codeste moltc difficolt^ furono per gran parte su- 
eratc dal nostro A., il quale per5 non ci sembra spogliato al tutto 
ella inclinazione ormai generale a giudicar fieramente uomini e 
oae d* altri tempi, spesso anche ad assolvere e condannare in ma- 
iora assoluta, genza tencre nel dcbito conto il criterio di£ferente, 
nde i fatti politici si giudicavano in tempi diverai, e, ci6 cVh peg- 



454 

gio, prendendo a norma infallibile le idee dei nostri, chi sa in qntn* 
ta parte esagerate e scorrette. Non g'\k ch^ egli dod sappia ele?ani 
sopra la turba di qaelli che si direbbero i paltouieri della storii. 
Ma se non di rado egli h parco ed equamine nel sentenziare, taWoItt 
invece i suoi giudiz! non ci sembrano ponderati bastautemente e ri« 
flessi. Perocch5 qua e \k ci par troppo egli concedere alia correote 
scettica ondo siamo circondati, la quale tuttavia nulla ha che fare 
cuUa storla genuina. E se talfiata lo sccttico si trasforina in passio- 
nato difensore di una o di un^altra causa, cio non accade quasi mai i 
scrvizio dell' opinionc pib cotnbattuta, nel qua! caso soltanto la pas- 
sione, accordandosi con ci6 che si creda vero, troverebbe forse la 
sua ragiune di essere. Per eseinpio, giudizi mal ponderati ci aYTen- 
ue di trovare nei Capitoli che trattano dcUa Rifornia religiosa in 
Italia e del Concilio di Trento (Lib. IF, Cap. V, VI, VII). K in iltri 
luoghi accennando a persone e cose religiose, insieine airoDesta 
ceusura volta contro ai vizi degl' individui, si bistrattauo a torto 
istituzioui rispettabili ai credenti. Ne a parer nostro dovrebbc teacra 
lo storico la taccia di ostinato difensore delPantico, sultanto perch5 
riconoscendo pur bencfizi dalla Riforuia, e ripetendone rorigineco- 
me dalla brama potente di peusiero piu libero e di acre p u spira- 
bile, cosi dal costume depravato del clero e della society cristiaoa 
ifallora, non mono che dairostlnata resistenza di alcnni Pontefici 
nl riuuovamento giustamente invocato da uomiui dotti e pii, ucuper 
quosto si creda obbligato colT A. a giustificare ogni tendenza cho 
si risolva nel rimuovere i freui sociali. Poich5 la 6 cosa facilmeute 
ammessa da tutti, che lo spirito di cunscrvazione 5 almeno taato 
ueccssario alia societii, quanto quullo di progresso. Perci6 non sot- 
toscriveremo agli encomi anticipati deir A. verso tutti i riformi' 
t.ori, come neppure alle anticipate diffidenze verso gli oppositori 
della Riforma. Tanto piu che V A. con molto giudizio si goarda 
bene dal difendere questa o quest' altra delle opinion!, che allorasl 
contendevauo il campo e davauo motive ai litigl. Cos^i facendOiSi 
puo passare come spiriti imparziali o superiori che cercaoo oris- 
znuti pill ampi, i quali per6 potrebbero essere anche fantaatici a 
favolosi. Ma diciamo il vero. Sebbene non aia ufficio proprio delb 
storico, e tanto mono del compendiatore, il dccidersi per Ponao 
[UT Paltra questionc non attincnte alia storia; tuttavia lo atoricOf 
(:h(.*, prendendo seria parte alia lite, « giudica e maoda aecoodo 
ch' avvinghia », crediamo preferibile al declamatorc incouacieoi^ 
Ipftttti perch^ coDdanaare obi resiste ad ana iDDovasionei ae io* 



455 

Tenga provaio la ragione essere dalla parte di clii vuol rinnovare? 
B come pretendere di scoprire a tutta forza nuovi mondi e region! su- 
peroe nascoste per etitro ai fatti, se invece la lite, almeno Del tempo 
in cot sorgeva, sMmpegnava proprio sopra I'uno e I'altro di due 
coDtrarl peDsamenti ? E come assiderci giadici fra i due campi, se 
non abbiamo gli studi da ci6? II miglior partito sar^ duoque espor- 
re aemplicemente i fatti, lasciando nell' ordiue delle dottrine i giu- 
disl a chi ue sa e se ne occupa particolarmeute. Forse in tal modo 
la Darrazione potr& parere ai lettori viziati ud po* scolorita; ma si 
■ervirii meglio alia causa del vero, alia quale fiualmente dec prov- 
?edere lo storico, senz' altra preoccupazione di tempi e di uomini. 

Ci siamo alquanto sofTermati sopra questo, piu che sopra altri 
poDtt, noD tanto per rispetto al volume di cui parliamo, quauto 
perchd ci preme di dod parere conseuzienti in ei6 che forma il 
jifelto quasi comune alle storie che si publicano fra noi. lovero nel 
reato, quaoto ad esattezza costante di narrazione, quanto a scelta 
ii fatti, a profoudit^ di vedute, a facilitii di eloquio, doq esitiamo a 
lire il preseote compendio, per nostro giudizio, uno del migliori che 
i*ftbbiano, e di que* pochi che si leggono assai volentieri. Ed anche 
laegli stessi capitoli che, per le accennate ragioni, crediamo degui 
It qaalche ceusura, sotto altri rapporti ci paiono anzi importanti e 
yen fatti ; nou foss* altro perch^ richiaroauo la nostra attenzione 
(opra cose e persone che a torto passarono dimenticate da altri 
^rittori. Gos^ pure nel lavoro del Cosci h fatta la debita parte alia 
(toria della Monarchia Piemontese e a quella delta Republica Ve- 
leta. Ed assai accuratamente negli ultimi Capitoli (XV e XVI del- 
* oltimo libro) si trattano le controversie insorte durante il Ponti- 
Icato dei due Clementi, XIII e XIV. E poi appena necessario av- 
rertire, che il libro del Cosci h posto come nel mezzo tra quello sui 
Tomuni e Prineipati Ualiani nel Medio Evo, e V altro sulle Vicende 
V Italia dopo il 1789, che ambidue fanno parte di questa CoIIe- 
;ione. Ecco perch6 il ch. Autore non si diffonde gran fatto nella 
larrazione degli avvenimenti che precedettero T incoronazione di 
2aLf\o V, n^ di quegli altri del secolo XVIII presso al tempo della 
Sivoluzione francese; perch^ e quest! e quelli si trovano svolti piu 
nropiamente e come in proprio luogo nelle due opere ricordatc. 

C. Franzi. 



456 



Delia Missione a Soma di Antonio Hosmini - Serbati negli tfftit 
1848-49, Commentario. Torino, Paravia, 1881, di p. 418, in 8.* 

Bisogna sapur grado agli editori torinesi ed ai dotti discepoli 
del Roveretano, se possiam leggere, quasi Appendice alle Afimorit 
della Vita, di A, Rosmini del Paoli giiSi publicate, il presente Com- 
lueutario della Legazione che il Nostro sostenne in Dome del Go* 
vcruo PiemoDtese, per conchiudere una Lega politica colla S. Sede 
nei piu torbidi mesi del 1848. A codesta Missione, se ne togli le 
ritate Memorie che ne parlano succintamente, come se ne parli 
nltresi nei Primi anni del Pontificate di Fio IX, articoli accuratissi- 
iiii, scritti dalP illustre Prof. Can. Audisio con qoella sereniU di gio- 
dizio che gli 5 tutta propria, publicati nella Rivista Univertakt 
cuntiuuati nella Rassegna Nazionale di Fircnze, se tngli queste e 
pochc altre opere tra le molte che si publicano intorno agli avvesi- 
nienti d* allora, appena h che talvolta ed oscuramente si acceDol 
Mentre infatti h invalso il costume, di ripetcre per lo piu lecose 
che gii^ tutti sauno, e quelle soltanto che dan luogo alle solite cod- 
cludioni accarezzate dai politicanti di estrcmo colore, di raro poisi 
ricerca piu oltre e pazientemeute quei fatti che metterebbero in 
luce migliore uomini e cose; e son quei fatti, intorno a* qualii li 
direbbe, a bello studio s* h formata una corrente di giudizl in 
cuntraria parte passionati e fallaci. — Con la publicazione del pre- 
zioso manoscritto rosminiano si ruppero i lunghi silenzl. manteooti 
per ben 25 anni dalla raorte dell' Autore, dopochc* questi, per gli 
nltri cinque che visse dopo averlo minutamente disteso, diede eseiD- 
pio splendidissimo di quel modesto e prudente riserbo, code fo 
vevamente maestro ; sebbeue (come fu giustamente osservato), 1* 
cura minuta e paziente di riprodurre tutto in iscritto fra Ux& 
e s^ ardui lavori, e la custodia fedele di memorie ancbe dolorosa 
e di scontri inamabili , facciano fede della consapeTolezza, ooda 
viveva sin dagli anni suoi giovanili , che o prima o poi Don fi- 
rL'bbe state inutile il rendere esatta ragione ai posteri di qoaBto 
v'^W ebhe a passare. — II lavoro, a cui accenoiamo, h dtTiso ii 
<liio parti, alle quali fan seguito importantissimi documenti rhe 
al)l)racciano ollre la met^ dell' intero volume, e consistono questiio 
lettere di Rosmini a varl, come a S. S. Pio IX, a TommaseOya Gio- 
bcrti e ad altri minietri, uomini di Stato PiemoDtesi, ed illostri 
Italiaoi^ duQ lettere di varl al Bosmioi stesso e progetti di coo* 



457 

veosioni ed estratti di Giornali di quel tempo: il tDtto volto a chia** 
rire in ona od altra guisa la Missione Rosminiana. Delle due parti 
poi in cni abbiam detto esser diviso il lavoro che precede i docu-* 
menti, la prima soltanto pu5 dirsi comprendere la storia dell* infe* 
lice missione che il Rovoretano assunse e condusse onoratamente in 
Boma sino alia fine (22 Ottobre 1848.-^Lettera del ministro degli 
esteri Piemontese De Perrone, colla quale accctta la dimissione del 
Bosmini). c Ma poich5 quella Legazione trasse dietro sd altre con- 
aegnenze, fra le altre quella di essere stato il Rosmini obbligato ad 
accettare il Cardinalato, onde non si pot^ partire da Roma ed ebbe 
a Boffrire varie vicissitudini in conseguenza de' politici movimenti 
iTi accaduti », cosl nella seconda parte si contiene la narrazione di 
qQe*fatti,siDch^il Rosmini h ricondotto (2 Novembre 1849) alia sua 
Bolitudine di Stresa sul Lago Maggiore, ond' era mosso (1 Agosto 
1848 ) in seguito a staffetta 31 Luglio 1848 (Lettera Gabrio Casati, 
Pres. del Consiglio) inviata dal Ministero Sardo a lui che si trovava 
in quel giorno a S. Bernardino net Cantone dei Grigioni. La qnal 
leconda parte si chiude con la dichiarazione seguente, che annulla 
}g^i sforzo di critica : Antonio Rosmini dichiara che tntto quello 
7ie si legge in questo Commentario i interamente conforms alia vs- 
Hii. — Noi pensiamo senz' ombra di dubbio, che chi legge queste 
Mig'ine opportunissime a chiarire un momento importante di Storia 
taliana, non potrli a meno di deplorare che il rivolgimeuto politico 
ritalia non sia stato sempre condotto da uomini di senno vigoroso o 
li carattere leale ed intemerato come il Rosmini, e come furono cer- 
amente, fra gli altri, il Rossi, il Balbo, il Tommaseo, il Capponi, il 
jiorgini ecc. Lasciati in un canto, bistrattati anzi e maledetti que' 
ommi e cento altri della medesima scuola per opera delle fazioni 
tatreme, le cose nostre volsero alia peggio, e caddero poi in mano 
li iaii che, per far risorgere la patria, non si peritarono di lasciarla 
Ulaniata ed avvilita in ci5 ch' essa avcva di pili sacro, la coscienza ; 
»nde i mali di cui tuttora c pur senza frutto ci lamentiamo. 

Goir esempio del Rosmini potremmo anche persuaderci una 
roltadi pib, che stanno ottimamente cungiunti, anche negli uomini 
ii Chiesa, amore operoso di patria e sincerissimo zelo di religione. 

C. Fbanzi. 



458 



Cenni Uografiei sul ifarchese Pietro Selvaiico-Fstense di Gino Cit« 
TADBLLA-V:ooDARZEBE. Venezia, tip. Visentini, 1881. 

II Marcbese Selvatico Estense, morto in Padova a 77 aDoi Del 
Febbraio 1880, era aomo di vecchio stampo; di quelle anime vera- 
inente boone che sodo le meglio disposte alle fervide comprensioni 
del bello, perch^, come scrivo bellameDte il suo degno lodatore, 
iella oriffine ariitoeratica nan hanno ni ilfumo ni le hzioaaggiiA, 
ma delta nobilt^ de^ natali capiscono per tempo i doveri moral! e 
civil! ; e ci5 viene anco a formare la precipoa lor gloria. 

II Selvatico, che V Italia river\ come il principe degli acrittori 
di cose d' Arte in questo secolo, aveva e cuorc e ingegno da ct5;e 
1' iDgegDO ed il cuore sortirono rispondente edocazione. Di loi, co- 
me di uoD pochi altri, potrebbesi ripetere la parola del graodo A* 
gostino : Cireulus et calamus /eceruni me. E il circolo, al quale pi- 
gliava parte il Selvatico, non poteva essere d& piti nobile, oipih 
atto a istillare e a teuer viva quell* emulazione efficace, che h sem- 
pre e dote e premio d' intelletti nati alle cose grandi, e di coori 
DOQ gretti ; cireolo di gioventii auimosa, che sarebbesi in appreaio 
acquistata tanta gloria ; pensate che lo faceva hello il Conte Gi(h 
vanni Cittadella, il Barone Achille De Zigoo, scrittori illa8tri,8 
Delia cui vita si riflette quanto per ischictta virtii fa gli uomini ve- 
nerandi ; il primo, storico lodato e Senatore del Regno ; il secoodo 
dottissimo di mineralogia e di scienze natural!, socio delle piti illo* 
stri Accademie d* Europa ; e c* era quel Raffaele Hinich, il qoak 
non si sa dire se riuscisse piu dotto nolle Matematiche, ovvero fie* 
gli studl Danteschi ; e c* era Giovanni Prati, il Nestore del noetro 
Parnaso ; e son tutti vivi tuttavia, e gloriosi. E, tra* morti, il Bl^ 
bieri, il Menin, il Giacomini, il Jappelli ; e quel Conte Carlo Leooii 
che tanta rinomauza s' acquistd con iscritti molteplici, e aopratUit' 
to neir arte epigrafica ; e quel Conte Andrea Cittadella-Vigodaiie' 
re, Senatore del Regno, scrittore purg^tissimo, e, che piti moaUi 
benefice e gencroso a tanti artist! e poveri , e che qoando moriva, 
tutte le botteghe di Padova si chiusero, e in alcune la scritta : fi^ 
la morie del migliore dei ciUadini, come sa chi vide e come not5 3 
Tomraaseo, che ne scrisse una degna biografia. Que* giovani adofl* ^ 
que, ch' eran tutti chiamati a riuscire uomini illastri, pih tanbi 
(jnando que' circoli caddero, e crebbe ana gioyentu dedita a atodl « 



i 



45d 

I oocnpasioni ben altre, forse nel loro cuore avran ripetoto pib di 
Boa volta le parole che Dante pone in bocca a un altro illastre : 

Nod ti maravigliar s' io piangpo . . . 
Le donne e i cavalier, grli affunni c gli agl, 
Che ne invog^liava aniore e cortesia [Purg.^ XIV, 106). 

Questo. era I'elemento che dava sprone all* ingegno e al cuore 
lei giovane Selvatico; ed ei seppe valersene, in guisa che, datosi 
tir Ark, diresse piii tardi V Accademia di Belle Arti in Venezia, 
lev* era bella e illq^tre la famadel Cicoguara; e divenne poscia nel- 
' Arte quel solenne critico, che tatta Italia onor6, poblicando opero 
gregie, che la sua faaia perpetueranno; e nelle quali il Senatore 
^abarrini, nel suo Discorso all' Accademia della Crusca (il Selvatico 
le era socio), vede la letteratura dell' Arte. Che cosa e qoanto scri- 
6886, e come aotorevole la sua parola, e quali le doti deir oomo 
gregio, lo si potr& vedere in questi Cenni dell'illustre patrizio Pa- 
ovaDo, dove la bella figura del Selvatico ha rilievo e vita e movi- 
leDto, che si esplicano in pagine dettate con istudio d' amore, con 
icorci dMmmagini che hanno, direbbe il Dupr&, accento di verity. 
[a, ai giovani soprattutto, in mezzo a codesto Ferismo nell' arte, 
he, a dir vero, di verity n' ha tanto pochina, torner^ utile un pen- 
iero del Salvatico sul modo di riformare e d* imitare e con discer- 
imento far proprio quanto appartenne ad altri tempi: — « II Sel- 
vatico vedeva la malattia nelle Accademie, ma non voleva imitare 
il medico che per alleviare le eofferenze dei malato lo ueeide. Si in- 
veee conviene, e* diceva, imitare i costruttori delle prime ehiese del 
Criitianeeimo, che le colonne de' ruinosi edijlzt pagani adoperava- 
no a sollevare le nuove baeiliche del Signore » (pag. 9-10). E 
>8), in fatto di letteratura e di filosofia fecero i Padri, e Tommaso 
* Aquino, e Dante. E nella lotta tra classici e romantici (pur non 
issimnlando le colpe dei primi] grida ai secondi : « Dissennati, che 
non s' accorsero come spezzato r anello della grande catena, che 
pari aWaurea delfavoloso Giove d' Omero sostiene il mondo e lo 
r^ge, fosse rolla la via che guida al bello dell* Arte e a quel Vero 
Eiemo che det' esserne V esemplare » (pag. 17-18). Parole prezio- 
e, che rivelano V anima altamente credente di questo uomo illu« 
ire. Con ragione concludeva il Torti il suo Sermone della vera na- 
'nra della Poesia : 

E sia pur vasto ingegno, g fantasia 

Tutta veggente; obi bcniguo il core 

Non abbia, e I' alma generosa e pia 
Nod salira deirArte al prime onorej 



460 

6 netnmeno, parmi, a essere critico posseDte. B che atmaffemroHi 
pia avesse il Selvatico, lo dicono le parole cb* egli scrisse da Boon 
air autore di questi Cenni : — Senio V ora che corre, corre Hjf^P- 
tata dai guasti nelle ruote di un remontoir che non si rimonia fii ; 
iicchd affidato alia Provvidenza, e ringraziandola di avermi tenuto it 
piedifin qui, canto col Patini: 

E giuuta sul pendio 
Precipita Tetk, 

senza aggiungervi la strqfa che vien dopo, perchi la ho gia cafMe 

da un pezzo (pag. 33-34). Qaeste parole vive e fidenti ragioDanoftl- 

ranima; e in tanto gridio e scalpore di mediocri scredenti (eche 

del Don credere s' argomeDtaoo di farsi base a grandezza) sono e on 

grande ammaestrameDto, e nuovo suggello che gli iDgegni eletti 

non credettero mai che V inchinarsi a Dio fosse atto di umiliaziooe, 

perchi r umilt& siocera ^ per s5 stessa una verace grandezza. 

E Padova al Selvatico rese il meritato tributo di rimpiantoe 

di lode; e Taveva gi^ reso il Conte Giovanni Cittadella, leggendo, 

non so in quale occasione, un discorso ria pari suo, che sentii molto 

lodHre ; e ora vi si aggiunse il Conte Cittadella-Vigodarzere, degno 

figliuolo del fu Conte A.ndrea, che come sente il dovcre di mantene- 

re e vive e operose anco colla penna le belle tradizioni della sot 

Casa, cosi d^ esempio imitabile al giovane patriziato della suacitU; 

e ci6 perchd il nobile signore pare che alia nobilii del sangue dica 

coir Allighieri : 

Ben se' tu manto, che tosto raccorcey 
S\ cbe, se non s'appoD di die in die, 
Lo tempo va d'intorno con la foiM» [Par., XVI, T 

Ab. G. PoLETtO. 

ToMOLO GiusBPPK, Dei remoti fatlori della poienza eeanomiaH 

Firenze nel Medio- Evo, Milano, Hoepli, 1882. 

« 

L^ egregio professore di Pisa, che si h con tanto onore eserci* 
tato in parecchi punti teorici della scienza economica, affronU io 
questo volume una riccrca storica notabilmente importante. La do* 
stra storia economica, come noi non ci stanchiamo di ripetere, 1M>0 
si cura abbastanza, ed h ccrto un grande rammarico il vedere chel^ 
cose nostre si studiano piti amorosamente dagli stranieri che daio<>' 
stri concittadini. £) cos\ che V Heyd ha approfondito piii diligenfar 
piente che altri la storia del commercio e delle colonie italiaoe is 



i 



461 

Ante, cbc il Lartig ha esplorato con cara le foDti prime del noatro 
itto commerciale, che il PdhlmaDn ha iUaatrato la storia econo- 
sa di Firense, che il Enies ha stodiato le dottrine economiche 
Macchiavelli, mentre in Italia lavori di qnesto genere Bono rari, 
>lo da poco vanDo moltiplicandosi dietro il nobile esempio e gli 
oraggiamenti del Cossa. II Tonioloentra in qneata Bchiera di va- 
ti, fra cui sono da notarsi il CoBamano, il Ricca-Salerno, e pih re- 
temente il Fornari ed il Loria ; ad onta che il nostro A. abbia 
Bcelto nn periodo ed an argomento, il quale si presta pib ad acote 
gettare, che a solide indagini Bopra documenti nuovi. Ma airin- 
;no del Toniolo, fortemente tetnprato in assidne inveatigazioni 
retiche, riesce roeglio codeBta impresa; ed h con facility ch* egli 
ice a trarsi dMmbarazzo, ed a segnare le linee risolute e decise in 
iisegno di sua natara scolorito ed iDdetermiuato. Dal momento poi 
giova unum/aeere el alterum non omiiUre, ci perdoner^ il chiaro 
feesore se troviamo a qnesto proposito an po^ amare le parole 
a ana prefazione, con cui riduce 1* erudizione storica ad nn dilet- 
teaimo di curiositii, e sembra Yoler senz' altro rignardare come 
laa la correzione di qualobe nomignolo, k\ distintu aatore, cob\ 
ietto e corretto in tattocib che pensa e scrive, h fallito a qaesto 
poaito, per an momento, colla screuitii della frase anche la felicity 
* espressione. Ci nniamo poi con lai a deplorare che la storia del 
iponi, sui pregi di stile della quale e sol cai valore noi non voglia* 
prononziare nn giodizio incompetente, sia cobI scarsa dal panto 
lata economico. Invano vi si ricercano le prime notizie sallo svol- 
lento deir iudustria Fiorentina, invano le memorie del primo 
stto delle Arti, invano notizie abbastanza di£fnse del loro reggi- 
ito interiore. 

I remoti fattori della potenza economica fiorentina il Toniolo 
laasifica in naturali-tellarici, etnici, Btorico-civili, etico-econo* 
;i. Fra i primi acceuna alle variety di clima e di configorazione 
^grafica della Toscana, che giova a spiegare V aatonomia econO'» 
;adi qoella regione in generale, e di Firenze in particolare; co- 
la poBizione centrale nella penisola e la vicinanza alia marina 
!ena danno ragione della estesa influenza commerciale esercitata 
qaella metropoli. 

Qaanto ai popoli, agli elementi etnici, sopra il booIo di Firen- 
soggiornarono saccessivamente gli Etruschi, i Bomani e stirpi 
rmaniche. II genio toscano a' inspira esseazialmente alPelemento 
Bieo. & deaso che infonde a Firenze lo spirito d* intraprendenz^ 



462 

commerciaIe» il buon gnsto delle arti indastriali. Non valaetdo- 
maroe V influenza la signoria latina, la quale serv\ invece col mite 
suo impero a serbarne la robustezza, molto piii cbe fra rEtrorii 
industriale e Roma nascente, b' inaugurarono assai per tempo 
stretti rapporti politici ed economic!. L' clemento germaoico, re- 
nuto tardi ed in proporzioni scarse , servi come stimolo alio svolgi^ 
mento dclla potenza economica locale. Infatti, composto per la mag- 
gior parte di signori discesi coglMmperatori ed insediatisi nei loro 
feudi campagnuoli, di \h venivano minacciando 1' espansione dellV 
conomia fiorentina. Questa dovctte aggoerrirsi controgli attacchie 
le insidie dei nobili stranieri, cbe duminavano i passi degli Appeo- 
nini e le vie commercial!; e perci5 dalla lotta sorse piii grande, piii 
potente, pib conscia de* suoi diritti e della forza cbe avera a loa 
di.^posizione per farli valere. 

II Toniolo raccoglie in questo capo ancbo 1' influenza del Cri- 
stianesimo e della Cbicsa, cbe avremmo amato mcglio di vederein- 
noverata fra i fattori etico-economici dello sviluppo di Firenzc. L*iD* 
fluenza del Cristianesimo, cosl in generale come in particolare, ^ 
tratteggiata con grande senso di veracity e d* imparzialitii storici, 
c crediamo indubbiamente coir A. cbe essa fosse di una decisivi 
importanza per la Toscana. 

La iioria civile di Firenze e commentata dal Toniolo pren- 
lentemente in rapporto al suo proposito, ma egli non isforza pooto 
i fatti, ed anzi non esitiamo a dire cbe egli induce nel lettore li 
couvinzione della seriet^ delle sue concbiusioni. Alcuni comme^ 
cianti scesi dalla montagna fiesolaua si accampano, a cos\dire,tol- 

V Arno ; h questo il primo nocciolo della cittii. La mitezza del rcg- 
gimcnto vescovile e marcbionalc, nel primo assetto dei governisoc- 
ceduto alle invasioni barbariche, ed alia vasta, e non ostile, sigoo- 
ria carolingia, il soggiorno temporaneo d' Imporatori , di Pipi, I* 
residenza di Concilii, vengono via via accrescendo senza impedi' 
mento la potenza di quella prima stazione commerciale. Qaando i 
tempi vengono un po' per volta maturando la libertk comnoale,! 
Governi liberi cbe si avvicendano a Firenze fanno del commereio 

V intento primo della loro politica, e mirano a debellare gli oattcoli 
cbe lo attravorsano ; si atterrano via via le castella dei baroDi chei^ 
difficultano la espansione, e la republica si destreggia con alleam^ 
ed avvedimenti diversi a conquidere le sue rivali. Bsaminando cocs 
paziente diligenza le tre forme di govemo libero fiorentioo : xtnk^ 
termiuato, a Consolii a Podest^, il Toniolo 8* indQatria a ritrarot i 



46d 

ofitti che portaroQo all^ecoDomia fioreDtioa. Co9\ egli afferma con 
>lia sagacia, che le pacifiche relazioni fra la Chieaa ed il popolo, 
fib, eapreasamentc fra il vescovo ed i cittadiDi, protrassero a Fi- 
axe il periodo comunale a forma indeterminata. Intauto la pro- 
eriU ecoDomica della citt& progrediva, ed i cittadiDi apprende- 
DO a goveroarsi da s6 stessi nei prossimi giorDi delta liberU. 
)D0 evident! ci paiono le sue congetture per il periodo con- 
Imre, ove si propose di roettere in rilievo una prevaleoza delFele* 
3Dto artigiano e commerciale di cui non raggiuoge la prova, e 
r il quale, trattandosi di tempi cost difficili e remoti, di fonti 
CO accessibili, non sarebbe stato male che avesse dato piu ampio 
3go ai documenti a cui allude. L' intervenire delle Arti ai publici 
ti pad significare condominio, ma non predominio. L' A. stesso 
iermando che le faziuni aristocratiche, in sullo scorcio del secolo 
[I, miravano a vincere la forza popolare, si mostra egli stesso in-^ 
rto, perch^ dice che tendevano « ad acquistare o ricuperare » una 
Il larga manifestazione agli uffizl e agli onori del Consolato (pag. 
i). Non ci pare nemmeno che egli superi colle sue asserzioni in 
ta a pag. 65, qcanto si afferma dal Capponi o si deduce dai doca- 
mii del Cantini. 

L'esame dclla storia civile fiorentina b spinto dal Toniolo sino 
1250 e vi si arresta, imperocch6 da allora il movimento econo- 
CO di Fircnze h compito e maturo, tanto che si scorgono anzi i 
imi germi della futura decadenza. Quest! si fanno consistere dal* 
k.: nella crescente prevalenza della parte popolare, la quale fa de*^ 
oerare il principio di liberty; nella prevalenza data aireconomia 
lastriale suU' agricola ; nel successive infiacchirsi deicommercii 
r modo che Firenze si riduco al traffico del denaro, unica misura 
mai della potenza sua e dei suoi concittadini, finchd viene il gior* 
che an banchiere diveuta signore della Citt&. 

Be si potessero dimenticare le doti pazienti, lo spirito di osser- 
xione, la chiarczza del concepire dell' egregio A., che pure tras-* 
doDo anche dalla quarta parte del lavoro che stiamo stadiando^ 
attenteremmo a dire che essa ci pare la meno riuscita. Qi2i a noi, 
rse per on certo rigorismo logico, fa sense questo parlare di fattori 
ic(h$eonomici, che rendono ragioue della potenza ecouomica di una 
ttk, e ci ha V aspetto di un idem per idem. £ vero che 1* A. ci pu& 
apoodere, che egli vuol mettere in luce come Firenze riuscisse dl 
la Datura a citt& industriale, come per tal natura acquistasse le 
Lrtb moral! proprie a questo genere di attivitii economica, com^ 



464 

queste sollevassero ad un certo grado di poteuza, a sqo tempo, U 
ecoQomia fiorentina. Ma 1' A. lascia qui troppo la parola aifecono- 
midta, e troppo poco alio storico. Lc osservazioni cbe fa sol com- 
mcrcio, sulP induatria, sono del tutto eccilleoti, e tali cbe vogliooti 
ineditare con cura; ma difetta la proporzione fra il lore STiloppoed 
i risultati che V A. no deriva per il sao assuuto. L' A. stesso, attntto 
dal fascino del suo soggctto e dalla bcllezza delle osservazioDt che 
gli scendono dalla penna, nel riassumersi a pag. 167 non sa pibw 
quelle osservazioni sul carattere iudustriale c popolano di Firente 
gli servano a rendere ragioue della potenza economica di Firenie, o 
se « lo osservazioni, attinte al dumiuio delP economia, coDtribQi- 
scono a dimostrare la coroposizione a tipo popolare della societl 
fiorentina, o quindi le ragioni di quel reggimento democratico che 
pot6 costltuirsi e durare in mezzo ad essa ». 

Ci sembra invcce ripigli in questo stcsso capo il filo delle see 
osservazioni, quando accenna alia sobriett'i del vivere fioreotino, co* 
mead una delle cause deir ingcntc accumulazionedei capitali^dispie- 
gatasi in appresso da quella cittii; e rammeuta con opportunitl Te- 
sempio consiuiile degli Olandcsi c degli Scozzesi, in mezzo ai quftli 
r esubcranza dei capitali ebbe del pari « modesta origine da virtb 
di iudefessH operosittl accompagnata da inaltcrabile sobriety del vi- 
vere *. 

Ma h tempo cbe col chiarissimo A. veniamo anche noi ad QOi 
Conclusione, la quale per V autore h occasione ad allargare le M 
considerazioni a tutta la vita economica medioevale, a disceroeroe 
i puuti di contatto col tempo moderno, e le cagioni di una certft 
preniinenza morale, che egli attribuisce al culto maggiore della tra*' 
dizione e dclP ideale. Convcnendo in tutto con le sue idee, dod ci> 
soffermiamo di piii intorno ad esse, molto piu che il filosofo e Tect^^ 
noiuista campeggia in questa parte di nuovu assai pih che lo storicc^'- 
Egli per ha ngione di giovarsi a sua discolpa delP auturitft del Bi» '^ 
maguosi, questo alto e solitario ingeguo, da cui vi ft tanto da tp" 
prendere, appena che si riesca a vincere il fasti lio del suo atiledi^ ^ 
adorno, e della sua dialettica sottile e minuziosa. La codcIqsIov^ 
nostra ^ che il Touiolo ha arricchito di un libro accurato per ler^" 
cerche, ordinate per la struttura, sano e robusto per le idee, It k"^^ 
teratura economica italiana. 

Giovanni Battista Salvioni. 



465 



\ Lampertico, SeriUi Storici e Letterart, vol. I. Pirenze, Tip. 
Saccessori Lemonnier, in 8.® di pag. 423. 

Di qoesto volomc non b nuovo che i1 titolo. I singoli scritti 
idero g\k la luce, alia spicciolata, in tempi piu o meno lontani. 
/ Aotore gli (lett5 qaali per occasioni solenni e qoali per tomato 
ccadeiniche. L' inserxione negli Atti dell' Istitoto Veneto o del- 
AccademiaOlimpica ha tolto ad essi qnella publicity, che B'avreb- 
ero avato stampati altrimenti. Lo stesso namero assai scarso degli 
Bemplari tirnti a parte, e fnori nfTatto di commercio, non bastavano 

propagarne, come par s'avrebbe voluto, la conoscenza tra* cultori 
cgli studl. Ben fece pertanto I'Autore raccogliendo gli opuscoli 
^ttati, qoasi foglie di sibilla, tra i conoscenti e gli amici, e publi- 
'andoli, come ha fatto, in on boIo volume. 

Gli scritti sono cinque. Va prima la Memoria intorno alle cita- 
icni d'antori elassici nei Parlamenii, letta nelP Arcademia Olim- 
licm il 23 Dicembre 1878. L' Autore dice che gli fu soggerita da 
in paaso latino, acappato di bocca al Ministro dell' internn IMl 
Dicembre del 1878 davanti al Senate. Era un verso di Giovenale: 
3vi« iuleriC Crracchos de seditione querentes f N^ la materia gli fa- 
seva difetto. L' avea affidata, com' egli steaso dichiara, a un libro, 
aoD sai bene, se di ricordi o dclla memoria. 11 discorao non a' ab- 
araccia alle citazioni, che hanao « uno scopo inventive, inquisitive, 
lYvero probative, apologetico, polemico », ma bensl a quelle « di 
sarattere veramente letterario », le quali « s'adoperano per dare 
al penaiero maggior rilievo, evidenza, efiScacia, colorito e vivezza ». 
I htti, che vi si citano, sono apigolati non da alcuui, ma da tutti, 
si pud dire, i Parlamenti d' Europa, e il dettato ai nobilita per gli 
mlti concetti, che 1' Autore espone, all' occorrenza, intorno ail' utility 
degli atudi claaaici e alia convenienza, o dir6 meglio, alia neceaait^ 
di Don aeparare, ma d' accompagnare il culto delle lettere a quel 
dalle acienze. 

II aecondo degli Scritti Letterart e Storici ^ un diacorao aulle 
^ienze nel Veneto dal 1815 al 1866. L' autore lo ha recitato da- 
^•nti i membri dell'Iatituto Veneto, e propriamente nell'adunanza 
*olenne dil 16 Agoato 1872; e per quanto i confini poasano parero 
^iBtretti a ud argomento cosi vasto, se n' k adebitato con rara peri* 
tta. Le mosae prime si pigliano in eaao dalle matematiche e dalle 

•cienze affini, d'onde il Lampertico Pi apre la via a parlare con lar- 

30 



46C 

ghczza di vodute intorno agli studl della storia uaturale, delta fisica 
e della medicina. Con destrezza ugaale vi si discorre delle discipline 
teologichc, della (ilosofia, della storia, della geografia e della gia- 
risprudenza. Delle lettere stesse non vi e pretcrniesso ci5, cheba 
relazioue con le scionze. E tutto questo vienc riscliiarato di tratto 
in tratto da raffronti, quanto sobrii, altrettanto opportuni, tra gli 
studt nel Vcneto e il progresso degli studl nellc altre terre dMtalia, 
e in Buropa. La natura e Tinteudiinento dcllo scritto non ba tolto 
perGno al Lampcrtico di ricordare i nomi di alcunc mediocritit, che 
ad aitri, men diligcnti e men cortcsi di lui, sarebbero forse sfuggite, 
e scnza la conoscenza de* quali non u possibile, n chi ben li coDsi- 
dcri, tessere con pienezza la storia dell* umano peusicro. 

Una Momoria, letta in un*adunanza dellMstituto Veneto.e pa- 
re il terzo scritto, che s' intitola : / Provvediiori all' Annona t Ric- 
cardo Cobden. Dell'illustre inglese sta inciso il noiue nel moDumeDto 
a* Provvcditori alP Annona, cbe sta nel Palazzo Ducale di Veoeiii, 
e propriamente nella loggia esterna, che guarda il Molo. II Lkd- 
pertico trae argomento da qaesto fatto per acceunare al viaggio, 
fatto nel 1847 dal Cobden in Italia, c doscrivere con uovit^ di ptr- 
ticolari le accoglicuze festose avute in Venezia. InipreziosiscoDO il 
discorso uno scritto inedito del Tommaseo, e i ragguagli attioti 
dalla viva voce di Lodovico Pasini c d* Agostino Sagredo, chevi 
furono parte, si pu6 dir, principale. II fatto del noma incinO ha 
p5rto occasioue alT autore di approfondirsi cosi nella storia del 
monuinento, da mostrar men vcro quanto s^era spacciato fino allora 
dagli eru iiti, e deterininarne con ottime prove la natura, le nigicoi 
e il tempo della erezione. Al che giov5 sopra tutto V EUjU6 U 
Provveditori alle Biave dalla meld del seeolo decitno guinlo a ^ulU 
U seeolo decimo seltimo^ compilato dal signor Pasini, uflScialedel- 
1' Archivio de' Frari, del quale il Lampertico voile anche corredato 
lo scritto. 

Tengono il quarto posto i Ricordi Accademici e Zelteraft^ i 
tessuta in essi la storia delPAccademia Olimpica, istituita nel 1565 
e flnrida tuttora in Vicenza. Origine, imprese, i n tend i men ti, atatotii 
dotazioni, scuolc, rappresentazioni, spettacoli, onori, lettare, viceO' 
de, trasformazioni c tutto, in uua parolu, quanto s' d compiatonel 
non breve giro d' oltre trecent' anni, sta couipendiato in qoeito 
scritto. E, se cosi si pu6 dire, una bella pagina, o, so voolsi. ^^ 
beir cpisodio di storia muuicipale, infiorata d* aneddoti curioii ^ 
ricca di tutte quelle notizie, chv valgono a illustrare la vita di titf^ 



467 

ioni, coDgeneri airAccadcmia Olimpica, o a dar lace al grado 
arm de* ViceDtiDi di frontc a quello dclle altre terre dMtalia. 
pregio al lavoro il rngguaglio di tutto ci5, che i docatnenti 
aditionc ci hanno tramandato del Tasso in relazinne a Vt- 
Oli amici, ch^egli si cbljo in qucsta cittSi, furono parecchi. K 
'.arioso, che delle moltissiine lettere di lui non vc n* ahbia 
rixxate a Vicentini che una sola. K la lettera a Maddalena 
glia, boona rimatrice, lodata sopra tutto per la Flori, una 
boachereccia, foggiata suW Aminla. N^ il Tasso ringrazia in 
lome seinbra credere il Lamportico, della dedicatoria fattagli 
iTicentina del dramma. La Fiori, stampata UD'unica volta ncl 
reca in fronte i nomi d' Isabella marchesa di Soragna e di 
I Oonzaga, un boon rimatorc del tempo. Del Tasso vi sono 
»oi in piu luoghi K anzi certo che la Poetessa lo adombr6 in 
, ODO de* persouaggi principali della favola. I ringraziamenti 
Dsi riferire piuttosto a quest' ultimo fatto, se pur non si re- 
one ooicaaiente al dono, che la Vicentina avea fatto al pocta 
isemplare del dramma. E anche dc' Jiicordi Accademei e Let- 
potra giovarsi con profitto lo scrittore, a cui risorbasi 11 com- 
i dettare, quale si esige dalla critica de' tempi uuovi, la storia 
Dsiero, delle lettere e deirarti in Italia. 
1 qointo degli scritti d il Discorso su Andrea Palladio, col 
81 chiasero le feste celebrate in Viccnza nella ricorrenza del 
^entenario dulla morte deir insigne Architetto. II Lampertico 
ettoalla Society di Mutuo Soccorso degli Artigiani Vicentini, 
I publicato la prima vulta nellMrcAtrto Sioriro Italiano. Dopo 
inte Viia, scritta per la stessa ricorrenza da Giacomo Zanella, 
plendido Viscorso di Camillo Boito, pareva die Targomeuto 
ovesse lasciar nulla a dire. £ pure non b cosi. Non che al 
9rt:co si sienoofferti noovi documcnti, ignorati dagli scrittori 
aveano preccduto. Egli non si giova in generale che du' noti, 
ID adoperati in tutta la loro iuterezza. E con la srorta di s\ 
locumenti, ove sa leggere talvolta anche ci6 che si occulta 
righe, riesce con novitit di ragionamenti e di conghietture, 
ate a una critica sana ed acuta, a diradare tenebre anterior- 
s fittissime e a mettere in sodo verity, iutorno alle quail s* c- 
inossi dubbl gravissimi, o non s' era fatta parola. Nou altre 
la pateruit&, V anno di nasciia e i maestri del Palladio. Devesi 
*6 al Lampertico V avvertenza di un documento, per il quale il 
le Architetto fe annoverato fru' Sod dcU' Accademia Fiorenti- 



468 

na ; al Lampertico la difesa dalP accusa, cbe gli si d^, di Don iTer 
intcso i suoi tempi ; al Lampertico la storia, sc cos\ si pu5 dire, de* 
Signori del Palazzo della Rotonda, ove fu recitato il Discom). Cor- 
redano lo scritto tre Appcodici : intorno air iscrizioue neir arte de* 
muratori c dc'tagliapietra, al cognomc, e alle feste per il terzo ccn- 
teuario dalla raorte del Palladio. 

L' fforis Subsecivis, ultimo degli scritti conteuuti nel volnme, 
h una lettura fatta alF Accademia Olimpica il 16 Aprils 1878. Visi 
espongono alcuni studl sul Dialctto Viceotino, dove la filologia si 
accompagna air erudizioue c s* ha, oltrech^ la genesi, ancbe lasto- 
ria di alcuni vocaboli. Bellissime, a preferenza forse d^ ogni altra, 
sono le illustrazioni delle due voci Tinello e Salbanello. 

Tale h il volume degli Scritti Storici e Lelterart, oscito di fre- 
sco dai torchi de' Successori Lemonnier in Firenze. Oiova anziag- 
giungere che I'autorenoo si content5 di ripublicar gli scritti, qaali 
erano usciti in altri tempi. Non che vi s' incontri alcuna cosa di 
nuovo quanto alia sostanza. Gli scritti sono gl* ideutici nelle parti 
e nel tutto, ove tu ne eccettui qualche correzione o rettificaiionc. 
Di nuovo vi ha invece un corredo interessante di citazioni di laTori 
succcssivi alle prime cdizioui, per i quali illustrasi muggiormente, 
confermasi il testo. 

Bernardo Morsolix. 

Biographie universelle des musiciens et Bihliographie gH^aU ii b 
musique par P. J. Fetis — Supplement et compliment puUUt 
sous la direction de M. Arthur Pougin. — Tome second.— 
Paris, librairie de Firmin Didot et C, 1880, 8." 
'Continuaz. V. Tomo XXII, pag. 361j. 

Mazza Giuseppe, pag. 192. 

(3) Monsieur de Ckalumeaux, Napoli, Teatro Noovo. 

Forse potremmo ingannarci, ma questa opera ritenismacte 
pib esattamente potrehbe riferirsi col titolo Monsieur de MoiM' 
del, nel qual caso sarebbe una replica dello spartito Montenei^ff^ 
eseguito alia Pergola nel 1827 — • precedentemente riportato »1 
n. 2. — In una parola un solo spartito anzich^ due, tutto al pi^ 
cambiato il titolo nelP eventuale replica. 

La nostra qualunque opinione si appoggia soltanto alia cirob* 
stanza che il maestro Mazza, general mente, mnsicava libretti veG^ 
chi, c pel Montenciel, a nostro credere, si valeva del libretto JAS' 



469 

fur i€ Montenciel, gi& posto in mueica dal maestro Moica pel 
atro Carignaoo di Torino Tautunno 1810; come per la Chiara 
\alemef, crediamo si valessc di un antico libretto col titolo la Fe- 
I detta rota, 

(4) Za frova di u%' opera seria 

Nel 1845 davasi al teatro di Fiume V opera vecchia col titolo 
rriferito, poesia e musica di Francesco Gnecco. II maestro Mazzo 
preae io quella ocoasione di rimodernare V istromentale di alcuui 
ni. Iq appresso vi and5 a sostituirc della masica propria, facendo 

spartito tutto suo, il quale fu eseguito per la prima volta al 
itro aociale di Treviso nella Primavera del 1847. (Italia Musicale, 
DO II, p. 215.) 

[5; La Sacerdolesea d' hide. Milano, Carcauo, si eseguiva nel- 
Qaaresima 1832. 

(6) La seiocea per aetuzia. Trieste, teatro Maurooer. 

Aoche questo libretto, g\h posto in masica dal maestro Moica 
\ teatro alia Scala di Milano, nella Primavera 1821, con masica 

1 J/o^za rappresentavasi nell' estate 1835 al teatro soddetto in 
rieste. 

(7) // toto di Jefte, Trieste, Mauroner. 

Col titolo di J^le davasi al teatro S. Benedetto di Venezia 
ill* Aatunno 1821. II maestro si valeva del libretto gili posto in 
iQiica dal celebre Generali. 

II FSlii, pag. 47, vol. VI, seconda edizione, nomina Carlo il 
laestro Mazza in luogo di Giuseppe, col quale figura in tutti i li- 
retti riferibili ai di lui spartiti. 

Le opero che il sullodato biografo gli attribuisce col titolo £- 
%ae IWalvina, 1835, Roma, e la Dama irlandese, 1836, Napoli, Ic 
teaiamo una sola con cambiamento di titolo. 

Qaanto alP Alhergo incantaio, 1828, Firenze, e 1835, Napoli, 
recedentemente dallo stesso FMs riportato, h un dramma gioco- 
), come abbiamo verificato, la di cui condotta si svolge intorno a 
BBe delle quali si fa vittima un geutiluomo di provincia Monsieur 
9 iiontenciel ; ond!* b che tanto piii ci coufermiamo nella nostra 
pinioDe, di cui sopra, concludcndo clic i due titoli surriferiti, ed 
Qche il Monteneiel ricordato dal Pougin al n. 2 della sua Appendi- 
*' tone relativi ad uu solo spartito, espressamente scritto per la 
^gola di Firenze nel Carnevale 1828, il di cui titolo originalc b a 
'tenersi V Albergo incantato : gli altri riprodotti soltanto in occa- 
Hcne di replicbe. 



470 

Mazzolani Antonio, pag. 192. 

Nel lb54, stagione di Primavera, dava al teatro di Femn 
aucbe la trugedia lirica Rosmonda. 

Mazzoni Antonio. 

Questo maestro bolo^ncse, scriveva pel teatro di S. Samueledi 
Venczia uella stagione della (iera dcir Ascensionc ^primavera) del 
1700, 1' opera seria Adriano in Siria, 

Nel Carnevale 1760 al teatro Formogliari di Bologna I' opera 
buffa V Inglese in Italia. 

Mazzucato Aiberto, pag. 193, 194. 

Era le prime composizioDi di questo riiiomato maestro, devesi 
ricordare : 

Inno a Maria L\ Malihran, posto in musica da lui, ed esegoi- 
to nella sera 3 Agosto 1835 nella gala musicale di Giuseppe Caoi- 
ploy in Venezia, ueir occasione cbe la celebre Artista interveoiTa 
nella ridetta locality. 

Meiners Gio. Batta., pag. 198. 

Elodia di S, Manro, Curcaoo. 

Al Carcano dl Miluno venivu eseguitu uella Primavera 1855. 

Meia Vincenzo, pag. 198. 

Questo maestro nativo dell* Isola dolla Scala, capoluogo di urn 
distretto nella provincia di Verona, dava al teatro musicale: 

II Feudatario. Mclodramma in due atti, rappresentato al tea- 
tro Valle di Verona neir Autunno 1853. 

L'alloggio militare. Melodramma giocoso in uu atto, esegaito 
nel teatro sociale d' Isola della Scala V anno 1855. Si doTova ripe- 
tere neiranno successive, gi& predisposta la recita, ma fa sospesi 
stantc r avveuuta morte di altro dei dilettanti che vi doveva preo- 
Ucr parte. 

// contento di San Nicola. Farsa melodrammatica ia doe atti, 
cseguita dai dilettanti di canto e d* orchestra della Society Filar- 
inonica d' Isola della Scala nel Carnevale 1858. 

Nella Primavera dcllo stesso anno, con variauti ed aggiante 
\ouiva riprodotta al teatro sociale di Mantova col titolo : i i/ifinf- 
dieri al contento di San Nicola. 

La testa di bron:o. Melodramma semi-serio in due atti, venir» 
rappresentato al teatro sociale d' Isola della Scala nel Caroevale 
1855. Veniva riprodotto nel Carnevale deir anno successivo al tea* 
fro grande di Brescia. 



471 

Criitqforo Colombo. Melodramma serio in quattro atti^ davasi 
al teatro Nuovo, in Verona, V Autunno 1857. 

II casino di Campagna. Opera buffa in ire atti, producevani 
Deir epoca e luogo indicati. 

Melani Jacopo, pu^^ 199. 

II poeta che scriveva i dramrni, che vengono riferiti alia pagi- 
na sopra ripetuta, noa h altrimeuti il DoUor Monaglia, come ivi si 
legge, riteniaiiio per equlvoco di stampa, ma il Dottor Moniglia 
Gio. Andrea. 

II Tiranno di Colco. Neir edizionc dellc Opera drammatichc del 
Moniglia — Firenze, 1690 per Cesare e Francesco Bindi, in 4.'* ^g,^ 
Vol. II, pag. 3 — relativamente al suddotto componimento si leg- 
go nella prefazione delTautore: « Fu questo dramma composto 
> tiolla V^illa di Pratolino. c dopo tre anni nelP istessa fatto rappre- 
» seutare dal Serenissiino Principe di Toscana : lo messe in musica 
» con aminirabile armonia il sig Gio. Maria Pagliardi, celebratis- 
» simo per la sua rara virtti in tal professione nelle parti tutte di 
» Europa, e vi operarono, s'l di voce come d' azione, insuperabili 
» can tori. » 

Enea in Italia. — La rccita di questo dramma seguiva nel 
Palazzo del Gran Duca di Toscana in Pisa per celebrare il giorno 
natalizio della Serenissima Gran Duches:fa Vittoria, come pella stes- 
sa ricorrenzH era stato rappresentato ivi il dramma il Rilomo di 
Uliise. 

La Vedova. — La recita nelf indicata locality verificavasi uel 
1680. 

Mellara Carlo. 

Questo maestro, avrebbc fatto rappresentare, oltre le opere ri- 
ferite dal F^Hs: 

1. // marilo in imbarazzo. — Farsa giocosa, al teatro S. Moise 
neir Autunno 1823. 

2. Berengario. — Opera scria , al teatro Ricordi in Bergamo 
in occasione della Fiera 1820. 

Mercadante Saverio. pag. 207-208-209. 

Riguardo a questo rinomatissimo maestro ci limitiamo a ripor- 
tare i titoli delle di lui opere, relativamente alle quali il distinto 
continuatore del F^tis si mostra incerto rispetto alP epoca delle re- 
spettive loro prime recite, segnandole (?). Le riportiamo con i nu- 
ineri del suo elenco. 

(1) L' Afottosi d' Frcole. — Napoli, S. Carlo, 1819 Eet«te. 



} 



475> 

(2) Violenza e costama. -* Napoli, Kuovo, 1820 AotuoDO. 

(3) Anacreonie in Samo. — Napoli, S. Carlo, 1820 Caroovale. 

(4) Scij/ione in Cartaffine. — Roma, Argentiua, 1821 Estate. 

,5) Maria Sluarda regina di Scozia. — Bologna Comooale, 
1821 PriDiavera. 

(7) II Posto abbandonato. — Noti e uuo spartito nuovo, ma uu 
secoudo titolo che dcIP elenco sta al n.® 11 Adele ed Emerico, 

(8) Gli Sciii. — Napoli, S. Carlo, 1823 Quaresima. 

[9] Ai/onso ed Elisa, — Mautova, Nuuvo, 1823 Caruovale, la 
prima. Con quest' opera iuauguravasl T apertura del Nuovo te8tr<3 
sociale della ridetta citt& uel 26 Dicembre 1822, per cui Tepocfla 
riferita reggerebbe, ma per n-n la sL poue sotto la data deli'tDucs 
iu cui corrova la stagione di Carnovale. 

Cambiati i nomi dei personaggi ed il luogo della scena, k 1 
dramma vcuiva riprodotto al tcatro di Reggio ueir Emilia, per 
stagione della ficra del ridetto anno 1823, col titolo: Aminta 
Arjira, Cio per uoi si riferisce, afBncb^ iu seguito non si abbi^aft 
eveutualmente ad attribuire al celebre maestro uuo spartito dark — 
ttjuersi per equivoco nuovo, e mancaute uei precedenti clcnchi dell^^ 
Opcrc di lui. 

[10] Didoue abbandonata. - Toriuo, Uegio, 1823 CarnoTal^^ 
la sccouda della stagione. 

[12} Andronico, — Veuezia, Fenice, 1822 Carnovale, la prims - 

(13) Costanza ed Almeriska. — Napoli, S. Carlo, 1823 ADtuDO(»- 

(14) Gli Ainicidi Siracuia, — Roma, Argentina, 1824Caroov. 
:15) Nilocri, — Torino, Regio, 1825 Carnovale. 

(16) Dorallce. — Vienna, Porta Carinzia, 1824. 

(17) Lc Xozze di Tdemaco ed Anliope. — Vienna, Porta Carin- 
zia, 1821 Prima vera. 

Qucstc due ultimc non Ggurano ucir elenco iuserito u^XY lUl^^ 
Miisicale anno V (1853), pag. 36 ; cl restano incorte. 

(18) // signore del villaggio, ossia // Podesld di Bourgoi. ^ 
\ ii^nna, Porta Carinzia, 1824 Primavera. 

(19; Ipertneslra. — Napoli, S. Carlo, 1825 Carnovale. 
(20: II Geloso ravzeduto, — Roma, Valle, 1820 Primavera. 
Anche questa ci torna incerta, quauto ad epoca, ch6 dal Fhfir 
III') vi si assegna V anno 1824. 

(21) Caritea regina di Spagua — Venezia, Fenice, 1826 Car- 
novale, P ultima. 

(22) Amhtq. — Milauo, Scala^ 1823 Garuovalo, la prima, 



473 

(S3) Erode. ^ Veuezia, Fenice, 1826 Carnovale, la prima. 

(24) Bzio. — Torino, Rcgio, 1827 Carnovale. 

(26) / i%$ Figaro. — Madrid, 26 Oeunaio 1835. Per qnanto ai 

I oel Calendario lirico italiauo del aig. M5ra9, pag. 11, qoesta 

i buffa era stata acritta fino dairanno 1826, e doveva easero 

'eseotata nel 12 Dicembre, ma fu proibita. 

[31) La Rappresaglia, — Cadice, 20 Novembre 1829. 

(34) Oabriela di Vergy, — Lisbona, S. Carlo, 1828. 

(36) / Normanni a Parigi. — Torino, Regio, 1832, la seconda. 

[38) Emma d* Antioehia — Venezia^ Fenice, 1834 Carnovale, 

ma. 

[44) // VaicMo di Gama. — Kapoli, S. Carlo, 1845. 

[44 bia) Le due illusM rivali. — Venezia, Fenice, 1838 Car* 

e, V oltima. 

47] La Soliiaria dell' Asturie.-^V euezivi, Fenice, 1840 Cam. 

48] La Feslale. — Napoli, S. Carlo, 1840. 

491 // ProecriUo. — Napoli, S. Carlo, 1842 Autunuo. 

50) // Reggente. — Torino, Regio, 1843, la seconda. 

[51] Leonora, — Napoli, Nuovo, 1844. 

54) Medea. — Napoli, S. Carlo, 1851. 

56) Stalira. — Napoli, S. Carlo, 1853. Tragedia lirica di Do- 

Bologiuse, il di cui argomento sarebbe stato attinto dalll* 0* 

1 di Voltaire. 

57) Pelagio. — Napoli, S. Carlo, 1857. 

leucci Gio. Vincenzo. 

loeato maeatro faceva rappreaentare nell* Autonno 1773 al 
in via del Cocomero in Firenze V opera aeria : Telemaco net- 
r di Calipso. 

liari Antonio (Conte de), pag. 219. 

jaeato compoaitore dilettante di Belluno, del quale si riferisce 

a della morte, e di cui ancbe occupavaai il F^tis, oltre le 

teatrali riferite da questo biografo, acriveva: 

. Cantata per V arrivo in Belluno di S. A. R. V Arciduca Gio- 

d'Auatria nel 1808. 

. Altra, nel 1810, col titolo: Napoleone Massimo trioi^ante 

fio della gloria. 

i. Simile, nel 1811, col titolo: La gara del talore e della for- 

. Altra, nel 1816, nella circostanza dell' arrivo in Belluno 
speratore d' Austria Franre:co 1 




474 

5. Simile, Del 1831, per resaltazione al Soglio Pontiflcio 
Gregorio XVI Bellunesc. 

QuaDto alle opere per musica dal F^tis riportate, dod posiiDm^ «o 
dar ragguaglio che di queste: 

I. II prigioniero rappresentavasi in Belluno nel 1808. 

II. II drarama giocoso, Don ChuciotU dalla Mancia, ivi, neU ^^sA 
1810. 

in. La notte ferigliosa eseguivasi nel 1818 io VcDezia dadi — ^- 
lettanti. 

Non ci coDsta dove propriamente il Miari abbia fatto rappre — ^5- 
sentnre la Moglie indiana. Possediamo uo esemplare stnmpatodv ^i 
un drarnina con tal titolo, di cui e autore il Pagani^Cesa d\ laicom — m- 
patriotta, ma qoesto lo publirava, perchi fosse giudicato daglMn^ .m- 
telligenti, nella circostaDza cbe non era stato premiato in ud god- ^' 
corso cui erasi insinuato, nh Tedizione fa conoscerese o ineno, ed. 
al caso, da cbi venisse posto in musica. 

Non taceremo che nel 1823 vcniva eseguita in Verona lacii 
lata col titolo An/lone^ di cui si dk autore della musica un Ja/Mi 
Miari, ma non siamo certi che sia propriamente il Bellunese d^s^l 
quale abbiamo esposte le sopra riferite composizioni, in aggiunta e 
reitifica al F^tis. 

Migliaccio (....] pag. 221. 

Cicco e Rienzo. Opera bufifa rapprcsentata nel teatro Rossini 
JNapoli TAutunno 1871. 

Militotti Gaetano. 

Lo sposo di provincia. Dramma giocoso ruppreseDtato in Fi ^^ 
renze al teatro alia Pergola V Autunno 1829, riprodotto a Logo oe^ -^ 
Carnovalc successivo. 

Misliweck Giuseppe, detto il Boemo. 

Questo maestro, che si trova scritto ancbe Miaiweeh, credia — 
mo per errore, mentre nel F^tis figura Mysliweezek piU esattameD — ' 
to, componeva oltre Ic operc ricordate dal predetto biografo: 

1. Xarciso al/onte. Cantata a quattro voci. Padova, 1768. 

2. Demqfoonte. Opera seria rapprescntata al teatro 8. Benedet-- 
to di Vcnczia nel Carnevale 1769. 

3. / Pellegrini al sepolcro, oratorio a cinque voci. Padova, IIW* 

4. Siio. Opera seria, rapprcseutato al reale teatro S. Carlo d* 
Napoli il 30 Maggio 1773, data che figura nell' cdiztone del libi*- 
to, ma che per cause da noi ip^noratc, sarcbbe stata eseguita a^l o 



473 

ogoo del ridetto anno, per qaanto &i riferiace dal aig. Mirat nel 
» (kleniario lirieo italiano, pag. 35. 

5. Ciree, Opera seria rappresentato la prima volta al teatro S. 
oedetto di VeDezia, per la fiera deir Adcensione 1779. 

Moyinna (Piatro Antonio Da) — pag. 228. 

Bmma di Fenii. — Melodramma in uu atta, eaegoivasi al Car- 
%v di Milano V Autunno 1832. 

Manfredifii Giovanni. 

Maestro compositore V'cneziauo, nel Carnovale 1877 per i gio- 
ai del Patronato di Santa Maria Formosa in Venezia scriveva la 
raetta por musioa L' Ultimo giomo di Carnovale, la quale veniva 
»rodotta varie sere. Prima deli'anno suddetto ne ayrefabe egli 
npoate talon' altra, tatte per canto con accompagnamento di pia* 
-forte. 

Monteieone Andrea. 

Nel 26 Marzo 1828 veniva eseguita al teatro Caroline in Pa- 
mo una seena lirica da lui musicata col titolo L' ira d' Aehilh, 
■oirti Decio, pag. 235. 

Oltre airopeni riferita ivi, dava al teatro Capranica di Roma 
1* Autunno 1855 il Biricchino, Melodramma in tre atti. 

Monti Gaetano. 

Air opera riferita dal Fdtis, riguardo a questo maestro si poa- 
^o aggiungere: 

1. Adriano in Siria, dramma del Metastasio, rappreseutato al 
ktro della Ducal Corte di Modena nel Carnovale 1775. 

2. Lo Sposslizio per dispello , dramma giocoso di Giovanni 
^iati, rappreseutato al teatro di S. Mois^ di Venezia nel Carno* 
le 1782. 

Montuovi Achiile, pag. 236. 

La muaica della farsa in un atto Les Commbve, data a Parigi, 
'Doe rifusa in gran parte nella Commedia lirica in due atti, col 
Mo La Petlegola, la quale rapprescntavasi al teatro Santa Radc- 
^da in Milano V Autunno 1858. 

Moriacchi Francesco, pag. 242. 

L' opera Corradino, di cui al n. 3 deli' elenco del sig. Pougin, 
saiva riprodotta nello stesso teatro ducale di Parma nella Prima- 
ira del medesimo anno 1808, coir aggiunta del maestro stesso di 
B Terzetto neir atto secondo, notizia che rilevammo, a pag. 33 
ellt Cronologia di quel teatro, parte II. 

La Feraa Simoncino, al n. 8 d«jl yopra ricordato elenco, a n'>- 



Btro subordinato avviso, dev' essere coUocata al n. 1, dappoichb 
dalla citata Cronologia, pag. 12, ci risulta cbe veniva e8egaiUi0 
quel teatro neir Autonno 1803, ci5 ritenendo anche pelle ragioai 
che si legg^oDo Delia Gazzetla MusicaU dx^WdiUo^ XXXIII, 187&, 
n. 34, pag. 304. 

Morteliuri Micheie, pag. 243. 

Oltre alia Cantata il Giuramenlo, clio il sig. Pougin aggiungs 
air elenco del Fetis, il prospctto dellc opere del suQDoininato mae— 
Btro dev* essere aumentato di altri dieci spartiti, ciofe: 

1. Arsaca, — Dramma rappresentato al teatro Nuovo di Pa— 
dova nella StagioDc della Fiera del Oiagno 1775, nel succcessiTO 
Caruovale riprodotto nel teatro Filarmonico di Verona. 

2. Antigona. — Dramma deir abate Gaetano Jioeeqforle, rap^ 
presentato al teatro di S. Benedetto di Venezia per la Fiera dell' A ^ 
Bcensione 1776. 

3. Ilfinto pazzo per amore* — Opera buffa a sette voci, esegoitsk 
al teatro S. Gio. Grisostomo nel Carnovale 1779. 

4. Medonte. — Dramma rappresentato al teatro dell' Accadc — 
demia Filarmonica di Verona, nel Carnovale 1780. 

5. / Ritali ridicolL — Opera bnffa di Gio. BerlaH, rappresen " 
tata al teatro S. Mois^ di Venezia V Autunno 1780. 

6. La Mula per amore. ^ Dramma giocoso, rappresentato m^ ^ 
teatro S. Samuele di Venezia nel Carnovale 1761. 

7. Telemaeo neW isola Ogigia. — Cantata per musica di Catl^^ 
Lanfranchi Rossi, eseguita a Venezia, nel 20 Genuaio 1782, 
ottanta Figlie dei quattro Conservator! nell' occasione della venal 
in Venezia dei Conti del Nord. 

8. Angelica. — Dramma rappresentato al Nuovo teatro di Pa — 
dova nella Fiera di Giugno 1796. 

9. Adria ritorla. — Cantata a tre voci di Catterino Mazuli^- 
umiliata dal Commercio Veneto ad Eugeuio Napolcone di Fraaei*' 
ccc. nel 1806. 

10. Venere e Adone. — Cantata cbe eseguivasi in Venezia in- 
unno non precisato, ma forsc verso la fine del pasaato secolo. 

Inoltrc osserveremo: 

1. II titolo al n. 4 Elenco del F^tis riferito Don Qualterio in ci-- 
tetla, va corretto Don Salterio eivetia. 

11. ArmidUf al n. 6 coUa data 1778, veniva rappresentata nel 
1 775 a Modena. 



i 



477 

III. n Barone del logo nero, al n. 9 colla data 1780 Firenze, 
liva antecedentemeDte dato a Venexia nel 1776. 

IV. Antigtma, al n. 10, 1782 Roma, siaiiio inclioati a credere 
sit ana replica dcll' Antigona data a Venezia oel 1776, come 

liamo riferito al d. 1, o, quando meno, una rinnovazione. 
^ V. La Fata ben^ca, di coi al d. 11, 1784 Varese, fu prodotta 
3ia a Venezia al S. Moisd nel 1783. 

Ilosca Giuseppe, pag. 244. 

Le correzioni praticate neir Elenco Fetis, per parte dell' egre* 
800 coDtinaatore, si riscontranoesattc. Per conto nostro osserve- 
to, rispetto a quelP elenco, di cai citiamo i nameri : 

(5) 1 Mairimoni, — II titolo de?e stare : i Mairimoni liberie 
amedia per musica rapprescntata alia Scala di Milano V Aa- 
no 1798. 

(9) La gara fra LUnella, il titolo sta : Le gare fra Velafico $ 
ullo per set^irc i loro padroni. Farse di Oiulio Artuei, rappre- 
bate al teatro S. Luca di Veoezia neir estate 1800. 

(10) La Oasialda, il titolo origlnale, stft, la Castalda ed il 

(21) / darlalani, propriamente : La Vipera Aa beecato i Ciar- 
mi. 

(21) La Diligenza. Forse la prima volta datasi a Ferrara nel 
4 col titolo : La Diligenza in Joigny. 

(26) La Gazzetia. 

(29) Avviso al publico, 

Sono un solo spartito, col prime titolo, dato, crediamo, a Ka* 
, col secondo a Milano nel 1714 alia Scala, ed a Torino al Cari* 
ino neirAutunno successive con un terzo titolo : il Matrimonio 
eoneorso. 

II maestro di cui ci occupiamo scrisse ancora : 

1. Amore e dovere. — Farsa rappresentata al teatro di S. Mois6 
i^enezia nel Carnovale 1800. 

2. Ginevra di Scozia ossia Ariodante — Torino, 1802, Carno- 
3, nel Oran teatro delle Arti. 

8. &#M/r». — Torino, 1803, Carnovale, nol suddetto teatrj che 
Ulora denominavasi il Regie. 

4. Bmira e Conalla. — Dramma serio di Francesco Marconi, 
preaentato al teatro Sant' Agostino di Geneva nel Carnov. 1803. 

Ilosca Luigi, pag. 244, 245. 

Chi si eonienla gode, a! n. 5, 6 titolo di on' opera boffa in doQ 



478 

atti cbe appartiene al di lai fratello Giuseppe, gi2i come tale riferita 
dal Fetis al u. 2 del prospetto delle opcre di lui. 

Lo stesso dobbiaino ripetere quanto nl n. 6. Chi troppo vuol ve- 
dere diventa cieco, nou farsa ma dramma giocoso in due atti rap- 
presentato alia Scala di Milano Y Estate 1803, come da libretto esi- 
steDte nella nostra raccolta, dove si legge musica del precedente 
maestro, il di coi spartito trovasi Del cospicoo Arcbivio del B. Sta- 
bilimcnto Ricordi col titolo: AvverHmento ai marili geloei, 

L* impostore, al n. 7, non 6 Farsa, ma Com media in doe atti 
del ToUola, rappresentata al teatro Nuovo di Napoli nel 1802. 

// Sedicentefilosqfo, al n. 8, h Farsa cbe appartiene a Giuseppe 
Mosca, la quale veuiva eseguita talvolta col semplice titolo : il 
Filosqfo, 

Moacuzza Vincenzo, pag. 252. 

Stradella, — Tragedia lirica rappresentata al teatro del Fondo 
in Napoli T Estate 1850. 

Evfemia di Napoli, — Melodramma in quattro atti del Duca 
di Ventigliano, rappresentato al teatro S. Carlo di Napoli nel 1851. 

Carlo Gon:aga. — Opera seria in quattro atti rappresentata 
nel teatro suddctto nella Quaresima 1857, la qual ultima non figura 
ricordata. 

Mugnez Giuseppe. 

Fernando Cortes conquistatoro del Messico. — Opera seria 
rappresentata al teatro Pergola di Firenze il Carnovale 1789. 

Muratori Lodovico, pag. 254. 

Questi non h uu compositore di Musica, ma uno dei migliori 
comme liografi italiani contemporanei, u^ ultimnmente arriccbiva il 
repertorio musicale italiano di uno spartito col titolo Virginia ossia 
un* Imprudenza, eseguito al teatro Dal Corso in Bologna nel De- 
cembre 1860. 

La Virginia e uua Commedia in prosa divisa in due atti, rap- 
presentata con favorevole successo in Roma dalla Compagnia del 
cav. Alamanu) Morelli al teatro Valle nelT Autunno 1866, la quale 
8ar& stata benisdimo anchc recitata in Bologna successivamente, ma 
non in musica. 

Noi non sappiamo comprendere, come Tegregio continoatore 
del F^tis abbia potuto incorrere in un cquivoco cosi rilevante: dob- 
biamo ritenere cbe egli si sia troppo fidato alle comunicaxiooi di 
quaiche suo corrispondente dalP Italia, come pare cbe sia iDterte^ 
nuto taluna volta al sig. Cl^-menL Tanto affermiamo percbe qoeat*Ql^ 






47y 

tjcoo inseriva a p. 118 del suo Die. lyr» Bianca Cappello come opera 
rappresentata in ToriDo Del Novembre 1866 con luusica del Dai- 
r Ongato, il quale fa poeta di vaglia beusi, ma uon maestru com- 
pos itore di musica; ed a pag. 248 attribuiva al Giacomeiti, altro 
diat;iDto scrittore drammatico italiaDO, la musica di un' opera col 
titolo: Elisahetta regina d* Inghilterra, che sarebbc stata esogaita 
io Trieste uelF Agosto 1853, nclla quale — al dire dello stesso sig. 
ClSvnent, sarebbesi prodotta con successo madama Sadowski nella 
parte del Conle D' Essex, K notorio che la Sadofcski h una rinomata 
ar^ista drammatica, non altrimcnti cantante. 

Muzio Emmanuele, pag. 257. 

Claudia — veniva eseguita al teatro Re di Milano nel Carno- 
vale 1853. 

fConiinuaJ 



Errata Corriob. 



A pa^ns) 56, lin. 4 e 5, 6 citata la Oazzetta Urhnna Veneta del 1790. Do- 
^eva ln?ece citarsl quel la del 1788, 19 Novembre, num. 93, pa?. 739. 



Giovanni Biancii . fl^r^'iff /rfpnux^bile. 



ELENCO DEGLI ASSOCIATI 



ALLA IINDECIMA ANNATA DELL' ARCHIVIO VENETO. 



11. Deputaziouo Vuneta di Storia Patria {per eopie 30; .... Venezit 

Angeloni Barbiani nob. cav. Antonio Venesia 

Balbi Valier co. Marco Giiilio Venezin 

Bern bo co. comm. Pier Luigi, senatore Venezia 

Berti prof. comm. Domenico, dcputato Jiom§ 

Bertoli dott. Gio. Batta Cataletnt 

Bibliotcca della r. Accademia di Belle Art! VenezU 

Bibliotcca del r. Archivio di Stato . Firtnse 

Biblioteca del r. Archivio di Stato Palermo 

Bibliotcca del r. Archivio di Stato ModeM 

Biblioteca dcir Archivio Storico GoDzag^ J^anto9§ 

Biblioteca della Camera dei Deputati JiotM 

Biblioteca del Miiseo Civico Tenezia 

Biblioteca del Museo Civico Pa4ora 

Biblioteca Municipals Ftrr^H 

Biblioteca Comunale Trevito 

Biblioteca Cooiunale Verona 

Bibliotcca Comunale Yictnzti 

Biblioteca Comunale Betgam 

Biblioteca delT Istituto Superiors Firente 

Biblioteca Labronica Livorn9 

Biblioteca Marciana Vemni^ 

Biblioteca della i. r. Uaivcrsitii Zagabrit 

Biblioteca Nazionale Torino 

Biblioteca Nazionale MiUno 

Bibliotcca Nazionale Farmt 

Biblioteca Estense Moinu 

Biblioteca della r. Scuolu Superiore di Commercio Venni* 

Biblioteca del Senate Jtomtt 

Bibliote>!a della Societa Letteraria VeroM 

Biblioteca del Seminario Patriarcale Vemsi* 

Biblioteca della r. Universita Boio§»^ 

Biblioteca della r. Universita PUa 

Bibliotcca della r. Universita Avif 

Biblioteca della 1. r. Universita Ofmis 

Biblioteca della I. r. Corte ViemnM 

Biblioteca Vittorio Emanuele JSmm 

Biblioteca CiTica T^iuii 



481 

i cav. Cesaro Venezia 

tMeWuWhni {per copied': Torino 

tnteilUWhraii [per copt'e 2) Boma 

nob. Roberto Venezia 

mpa^i principo Baidass^are JioM<t 

oHni Rota co. Annibale Cisone 

\\\ Bonetti nob. cav. rtott. Vinopiizo Padnva 

la Oaetano, libraio Mtlatin 

tticav. Augusto r. consifflicre rl' Appollo Venezia 

fari dott. Ferdlnaiulo Venezia 

J Bartolammeo Venezia 

della Caccia J^oma 

riambattiBta Vicenza 

ella Vij^odarzprc co. Oiuo Padova 

Aldringen principo Edmondo Venezia 

a cav. Giiicoino Venezia 

i (de) nob. prof. cav. dott. C:irlo Venezia 

ivitto Nazionalo Venezia 

itini coinm. Girolamo. sonatorc Venezia 

la marcb. Girolamo Jfilano 

zousL prof. cav. Alcssaudro Pisa 

Date cav. Luig! Mirano 

i6to nob. cav. Antonio Venezia 

Boldu CO. Francesco Venezia 

dalle Rose co. Francesco Venezia 

dalle Rose co. Antonio Venezia 

CO. Lorenzo Venezia 

Di coniin. Antonio^ senatore Venezia 

■1 dott. Claudio Toscolano 

m dott. Roberto Venezia 

lOtto Minerva Trieste 

oelliprincipe Giuseppe, Rcnatore {^fra/;?/f 2) Venezia 

nian co. comm. Giarabattista, senatore Venezia 

Dian Recauati co. Giacomo Venezia 

nian Recanati co. Lorenzo Venezia 

a Provinciale deir Istria Ptirenzo 

tni CO. Gio. Pietro Venezia 

i Ulrico, libraio (;?erco;?ie 5) Milano 

Sabbadino Chioggia 

tuto Industriale e Profession ale Venezia 

Girolamo Venezia 

ria Valentin! Brescia 

io Marco Polo Venezia 

tier Brmanno, libraio [per copie 1) Torino 

tier Ermanno, libraio Jiofna 

dott. Antonio, prof, nell' i. r. Universita di Gratz 

ai cav. Tomaso Venezia 

lisia (de) NicolC> Capodisiria 

31 



/ 



482 

Manettl aw. dott Antonio VenesU 

Malvpzyj comm. dntt aw. G. M Venetia 

Mnnin co. Lodovloo G'ovannl PatHriu» 

MMnzoni (dp) nob. cav. G. A Venezia 

Marcpllo Zon nob contesaa Andriana Venetin 

Marcolini cav dott. Antonio Maria Padova 

Miari co. Fulcio Lnijri Ftirm^ 

i. r. Ministero dporli Estprl VUun€ 

MocenlTo CO. Alvise iS. Stae) , Venezia 

Moroaini Gattprburor nob. contessa Loredana VenesUt 

Monticolo prof. Giambattista Pistqja 

Muprna ab. prof. Pictro Padota 

Munlcipio di Venezis 

Municipio di CapoiisMi 

Narducci nob. ab. Luip:i, bibliotcoario S. DaniiU 

Occioni-Bonaflfons prof. cav. Giuseppe Udine 

Onj^ania cav. F. succ. Miinster H. F. , libraio [per copie 10) . . . Venezia 

Papadopoli CO. Nicol6 ed Anpfelo (j>«r co;?i> 7^ Venezia 

Pasini ab. prof. Antonio Venezia 

Pelle(]rfini Lucia nata Perissinotti Venezia 

Qucrini Stampalia (Pia Fondazione) Venezia 

Reali (de) nob. comm. Antonio, sonatore Venezia 

Ricco cav. Giacomo Venezia 

Salvioli cav. Giovanni , Venesis 

Scoffo dott. Luigi , Venezia 

Scolari dott. cav. Saverio, prof, nella r. University di Pisa 

Society deir Unione Venezia 

Society d' Incora^p:iamento Paiava 

Sorapna (di) march. Raimondo Pamut 

Soranzo co. Girolamo Venezia 

Tcsaier cav. Andrea Venezia 

Thomas dott. Antonio Venezia 

Treves de' Bon fill bar. Jacopo Venezia 

Varisco cav. Francesco, sindaco di I^ f rie mne 

Vcnier co. Pierp^irolamo Venezia 

Verona ab. prof. Pietro Venezia 

Visinoni Leonardo Antonio Venezia 

Wcovich Lazzari Comneno cav. Michele Venezia 

Zannichelli Nicola, libraio Bok§aa 

Zannini cav. dott. Giuseppe Veneeia 



INDICE. 



w^» 



M eaMirie orlgtnall. 

iBto^ia monumeDtaIe» letteraria, paleograflca della oapitolare biblio- 

teoa di Verona (6. B. Carlo CO. Sluliarl) (Cont. ejtne,) . . . Pag. S 
iiani al CoDcilio Tridentino, Appendice al Muzio Calini (L. F^ 

H'Ostlanl) , *> 28 

^^F'lo Goldoni e le sue Memorfe. Frammenti (Ermanno von Loehner) » 45 

^^^«»«ii storici sopra I'archivio notarile dl Verona (1500-1875) (Luigi 

Cristofolettl) » 259 

^"^^nzi delle fortezze venete della Chiusa e della Crovara (France- 
SCO Grimaldl) » 281 

^^ ^raDcesco Maggiotto pittore venexiano (Andrea Tesiier) . , . » 289 

Docameiiti Ulastrati. *■ 

Tubricbe del Libri Muii del Senato perduti trascritte da Gli- 
•eppe Glomo. 

'^^iira » 66 

--^Utguiium » 71 

^^>mite9 Vegle et insula ipsa Vegle *74 

-^sgnum Raxie » T7 

Angaria et baronet Croacie et eorum homines » 78 

-^Hmm » 80 

-^^usereneii et Cheni insula >v 81 

^ihinieum » 406 

.TrgguriufH » 409 

j^fpmMum » 410 

Jiona ►> 411 

Qs$etrmanuiH et Braza '> 412 

,Fromi9ores nostri missi ad partes Sclavonie et terre Dalmacie in 

ggnerali et maxime non rubricate >> 413 

Juiiinopolis >» 415 

Montana ^420 

Ato > 421 

^Vxmmenti per servire alia storia della tipografia voneziana (R . Fnlin v 84 
^novi docamenti per servire alia storia della tipografia veneziana 

(R. FlIlH) » 390 

^tere di NI00I6 Heinsio a Cassiano dal Pozzo (Jacopo Bernard! ) . •> 316 

I^ttere inedlte di Paolo Manuzio raccolte dal dott. Antonio Ceruti . •> 326 
I^lla dttadinanza di Chioggia e della nobilt^ de' suoi anticbi coti- 

sigli [Continnazione] (C. Bnllo) > 367 



484 



Aiiccldoll liloiici c l^eltcrari. 



LXXXI. - 11 pittore Uoninse^na (C. Cipolla) 

LXXXII. — Tcstamento di TVancesco Moroiio pittore (C. Cipolla) . 

LXXXIII. - La sala del Capitolo e I'altare doi da Monte fC. Cipolla) 

LXXXIV. — La Cappella Noffarola in S. Anastasia (C. Cipolla). . 

LXXXV. — Un frammcnto di lettera di L. A. Muratori (6. BiadegO; 

LXXXVl. — Due lettere di Carlo Goldoni (E. VOIl Loeliner) . . . 

LXXXVIL — Loopoido Curti in Isvizsscra (E. von Loetiner) . . . 

RanMeima bUlillograilca. 

Zeniernes Rejse etc. Viag^rio dei Zeno nel Scttcntrione, tentative di 
intorpretazipne di Federico Krarup (Ermanno von Loehner; . . 

Vittoria Colonna, Lebon, Dichten, Glauben im XVI Jahrliundert, 
von A. von Rcumont( Carlo Cipolla) 

E^uazio Danti» cosmo^rafo e matematico, e le 8ue opcre in Firenze 
di Jodoco del Badia ( Cesare Paoli ) 

Giuliari mons. co. G. B. Carlo. Antico Giardino siilla spondadel La- 
jro di Bardolino dcscritto da Bernardo Pellegrini sul cadero del 
secolo XVI : Relazioue delle cose piu erudite e rare de' Princip 
di Firenze e dl Parma e nelTIstituto di Bologna mandata a 
S. M. Giovanni V, re di Portogallo. da m.r Francesco Bianchin 
(Francesco Cipolla) 

Ignazio Zenti. L'epoca dei ss. mm. Fermo e Rustico (C. Cipolla). 

Giuseppe Biadego. Due sonetti di Gian Nicola Salerni (C. Cipolla) 

Cosci Antonio. L' Italia durante le prepodcranze straniere dal 1530 
al 1789 (C. Franzi) 

Delia missione a Roma di Antonio Rosmini - Serbati nogli anni 
1848-49, Commentario -C. Franzl) 

Cenni biograflci sul Marchese Pietro Selvatico-Estense di Gino Cit- 
tadella-Vigodarzere (ab. 6. Poletto) 

Toniolo Giuseppe. Dei remoti fattori della potenza economica di Fi- 
renze ucl Mcdio-Evo (G. B. Salvioni) 

F. Lampertico. Scritti Storici e Letterari ;B. Morsolin) 

Biographic univerBclle des musiciens par F6tis. Supplement 

de M. A. Pougin [Continuazione] (G. S) 

Commciiioramloiil. 

Antonio Valsecchi (Andrea Tessier) , 

Blenco degli associati alT undecima annata doirArcbivio Veneto . 



ARCHIVIO VENETO. 



TOMO XXIV.-PARTF I. 



ARCfflVIO 









PUBBLICAZIONE PERIODICA. 



{"•rJOuLiLi:-.. 






ANNO DECIMOSECONDO. 



VENEZIA 

tiroCJBAFlA t)5'- COlIMF.nCIO DI MAKCO VlSBVTmi 

1882. 



CARLO GOLDONI 

E L E SUE M E M R I E 



FRAMMENTI. 



• Vedi Tomo XXIII, paff. 15.) 



V. 



Nol suo racconto storico Carlo Gohloni a Ptirh, il c\\. prof. 
A. Zoncada ha publicato anni fa, <lai registri d' Aniininislrazioin* 
Ael CoUegio Gliislieri, rannotazione iatorno a Goldoni, clicsi trova 
sotto il n.*13C2 nel ruolo degli scolari, e sccondo la quale Goldoni 
sarebbe stato 4C adraissus in Collegium » li 5 Gonnaio 1723. Nella 
contropagina, al numero stesso, coir indicazione deir anno 1727, 
senza data pero di mese e di giorno, si legge clie Goldoni « propter 
satiricam poesira fuit ejectus ». Questa data, la quale darebbe quat- 
tro anni accademici al poeta, e in flagrante contraddizione coUe 
Memotne, secondo le quali il poeta fu espulso, prima die avesse, 
col finire del terzo anno, potato premiere la laurea; o questa con- 
traddizione pose in dubbio anche il Zoncada, il quale tuttavia si e 
deciso di star coi registri. Chi scrive ha potuto accertarsi die, ap- 
punto come Goldoni nel 1723 fu nominato « ad locum supranumo- 
rariuni, vacantem ob doctoratum 1). Josephi Mariae Wirner)>, un al- 
Iro scolare, 4c D. Johannes Petrus RafTerius casalensis », al n. 1 102, 
fu nominato 4C ad locum supranumerarium, vacantem oh (\rdusiu- 
neyn D. Caroli Gtildojii » ; e presentate il 13 Ottobre le lettero 
patenti, che erano date dal 25 Settembre 1727, fu ricovuto nel 
Collegio li 21 Novembre 1727. Cio s'acrorda benissimo colKanno- 
tazione publicata dal Zoncada, e pare che gli dia definitivamenl<» 
ragione. 

Eppure cio pare quasi impossibile! II poeta dice di aver da to da 
stampare le sue prime poesie alP editore Giov. Battista Fongarlno, 
a Udine, nel 1726 ; quelle poesie si riferiscono alia quaresima di 



6 

queir anno ; e tutto il seguito delle vicende, narrate con tanta since- 
rita ed ingenuita dal grande poeta, vien messo in dubbio se esclu- 
diamo V anno 1726, e lasciamo il Goldoni quattro anni nel Collegio 
Ghislieri. 

Come stanno dunqiio lo cose? Crederei die il Goldoni fosse 
fatto partire senza romore, e c!ie la sua causa non fosse derisa 
rlie mollo dopo. Se e vero, come ci dire il Goldoni, che per sal- 
varlo dair espulsione, il prefetto del collegio, abate Scarabelli (I), 
scrisse al senatore Goldoni Vidoni di Milano, e che questi speJi 
lettere per il senatore Erba Odescalchi, governatore di Pavia, e 
die inoltre cercarono d'interporsi il vescovo che I'avea lonsurato 
(il cardinale Agostino Cusani), ed il mnrcliese Ghislieri che Tavea 
nominato, si capirebbe che non si voile dire categoricamentedi 
no a questi grandi sogu^etti. Dairaltra parte era impossibile ilper- 
donare al Goldoni, che aveva offeso le prime famiglie del paese, 
aumentato il fermento da lungo tempo esistente fra la scolaresca 
e la (uttadinanza, e che insomraa — lasciamo a parte le idee del 
nostro tempo e Kguriamofti di ritornare al sec'olo XVIII — era un 
iiitrrxlotto pt'r nefas, a danno de' nazionali, a rui favhre aveva 
Ibndato quel collegio papa Pio V. Possiamo dunque supporre che 
Goldoni sia partito. ma che la sentonza d' espulsione non siasipro- 
nunciata die molto tempo dipoi. 

Quanto al meso, egli stesso ricorda iieiredizione Pasquali uu 
caldo gioriio di Maggio ; ed e certo che non poteva allora avere 
dimenticato i terribiU momeuti d'angoscia passati nella carcere del 
collegio, nella quale lo aveva chiuso il prefetto abate Scarabelli, 
ineno per punirlo che per salvarlo dai pavesi. Quando Goldoni 
scrisse le Memorie erano passati sessanta anni, e poteva sbagliarsi 
facilmente, parlando della festa di Natale. Bisogna poi ricordarsi 
che in questi giorni non c' erano quasi piii leggi ed ordinanze vi- 
genti neiruniversita pavese, che era molto decaduta e non si riaW 
prima del 1709 ; non c* era dunque un tempo fisso per prender la 
laurea. Ma dalKelenco degli scolari del Collegio si raccoglie che 
molto spesso si prendeva la laurea dottorale nel Giugno ; e poiche 

(1j Dallo Meniorie di Goldoni sappiamo cho, prima circffU conipisse ilroo 
torzo anno di collegio, il prefetto llernorio era morto e gli era succeduto lo 
Scarabelli. E veranionte nej^li ulti delTcx l*arrocohia di S. Epifanio, oraooo- 
stjrvati nella chiesa di S. Frjnicesoo Grande di Pavia, troviaiuo che addi 1ft Feb- 
braio 1725 era morto I). Giacomo Francesco Bernerio, prefetto del Collegio 
Ghislieri. 



7 

Goldoni, com* egli dice, stava per addottorarsi, poteva molto bene 
incorrere la nota disgrazia nel Maggio. Un'altra ragione si 6, che 
S padre Giulio gli scrive, circa neir istesso tempo, una let! era, che 
troviamo nelle Memorie e che comincia cos'i : « Vorrei, mio caro 
flglio, che quest* anno tu potessi passar le vacanze a Milano ». Le 
vacanze, nelle quali Goldoni avrebbe potuto far i! viaggio da Pavia 
B Chioggia, erano, s' intende, quelle che cominciavano verso la 
ine di Giugno. Di piii il poeta stesso dice che aveva diciotto anni ! 
hsomma : la cronologia del Goldoni non regge alia prova, e devo 
empre cedere a' docuraenti. Ma non la sincerita ! E, come dissi, 
i dovrebbe rompere il fllo degli avvenimenti, cancellare il carno- 
ale a Udine, ridurre di molto il soggiorno presso il conte Lantieri 
Wippach, credere che Goldoni inventasse la circostanza di aver 
ittp stampare a Udine i prirai 38 sonetti (argomenti delle predicho 
el frate lacopo Cattaneo) ; e tuttocio per sostenere che il Goldoni 
La stato cacciato nel (Maggio o Natale) 1727. 

Ma amraettiamo, per ipotesi, che Goldoni abbia fatto piii di tre 
inni accademici. Egli dice che aveva appena diciotto anni, data 
;he non si deve trattare come quando il Goldoni si sbaglia di due 
mni nella guerra del 1742-1748. Non e lo stesso caso: 6 una 
jrande differenza avere diciotto o avere venti anni ; molto piii 
grande che fra i 36 e 38 anni. Ma ammettiamo pure che il Goldoni 
avesse quasi venti anni quando fu cacciato, ed ammettiamo che 
cio accadesse a Natale, giacche la memoria deir edizione Pasquali 
essendo di venti e piii anni piii fresca, deve esser di maggior peso 
che non quella delle Memorie. Allora supporremo che cio acca- 
desse a Natale 1726, e che T Annotazione non appartenga che al 
nuovo anno 1727. Cosi si sarebbe salvato il <c Natale », e Tanno 
1727 del ruolo nel Collegio Ghislieri. Di piii si potrebbe verfficare 
un importantissimo particolare nel soggiorno a Udine, dove sa- 
rebbe arrivato nei primi del 1727. « Avevamo passato » dice nelle 
Memorie € un carnovale molto patetico e disgustoso, a cagione 
iV un orribile avvenimento che aveva messo la citta in costerna- 
zione. Un gentiluomo di antica e ricca casa era stato ucciso con 
una fucilata neir uscire dalla rommedia ; non si conosceva Y au- 
lore deir oraicidio ; vi erano dei sospetti, ma niuno ardiva parlar- 
ne ». Mi sono rivolto per verificare quell' orribile avvenimento al 
cav. Vincenzo Joppi, egregio cultore delle Memorie Udinesi, che lo 
verified in maniera da non dubitarne, mettendo con squisita genti^ 
lezza a mia disposizione tutte le notizie tratte dalla Cronaca di Lu- 



8 

crezio Palladio, chd trovasi, in copia, nella Collezione Joppi in 
Udine. Si tratterebbe diinque AeW assassinio commesso T ultimo 
venerdl del carnovale 1727 (stile coraune e non more veneto). 
Quel giorno, per eccezione, si dava opera inusicale, ci6 che gene- 
ralmente era vietato il venerdi : era la rappresentazione del « Gran 
Sesostri ». L'ucciso fu il conte Francesco d' Arcano (figlio del 
conte Nicol6 e della N. D. Chiara Badoer), amabile « dameggian- 
te » (voce del cronista}, il quale serviva la N. D. Faustina Lazzari 
Gussoni moglie del N. H. Giulio Gussoni, Luogotenente per la Se- 
renissima a Udine. Pare che il Luogotenente ossia Govematore 
stesso, che era molto geloso della moglie, avesse pagato gli assas- 
sini, onde si capisce che niuno ardiva parlarne. Non entrerd quinelle 
particolarita di quella causa celebre, interessante anche per i due 
matriinoni del Gussoni, che forse vorra publicare un giorno il sig. 
cav. Joppi medesirao. Diro soltanto cho Y infelice cavalier servente, 
ferito niortalmente da un colpo di pistola, inori il giorno dopo, 
sabbato, « verso T Ave Maria »; che vi erano de'torbidi coiilro 
il Luogotenente; e che il Consiglio do' Die(!i, fra le cui carte si 
deve trovar il processo, sped! a Udine il Provveditor General di 
Palma N. H. Griniani. Potrebbe essere lo stesso I^rovveditore di 
Palma che ricevette il Goldoni col p.idre, quando ritornarono da 
Gorizia, e che alludendo ai fatti amorosi di Carlo, si mostro cono- 
scitore dei pettegolezzi udinesi e niise in costernazioue il giovine 
poeta. Piu tardi fu mandato a Uline I'Avvogador N. H. Bon. Alia 
fine di Settembre 1727 giunse a UcUio un fante con una Ducale 
deir li Settembre, la quale chiamo il Gussoni a Venezia e gli 
diede per successore il N. H. Bortolammeo Gradcnigo come Vice- 
luogotenente. II N. IL Gussoni aveva fatto il suo ingresso a Udine 
addi 24 Maggio 172(5, e dopo aver passato nolle carceri un anno e 
mezzo, assolto e libero nel 1725, mori in villa, forse in quella villa 
a Fiesso d'Artico, ove poi abito nell' estate 1754 il Bernis, anoiba* 
sciatore francese appresso la Republica. 

Questo processo d' Arcano parrebbe decidere la quesUone; 
ma parrebbe soltanto, Troppe volte abbiamo veduto che nei Ri- 
cordi Autobiografici gli autori, Ojdima fide, narrano come vedute, 
cose che hanno sentito da altrui. Pure bisogna dire che se Goldoni 
nel ritornare da Gorizia trovo il Tagliamento furiosamente strari- 
pato, questo s' accorderebbe col Benigna che riella sua Cronaca» 
sotto li 4 Febbraio 1728, nota che pioveva continuamente quasi 



9 

ogni giorno e quasi per tutta T Italia dalla nietd di ottobre {{127), 
Ma quante volte avrk straripato il Tagliamento ! 

Esaminiamo dunque i documenti ch' io ho potuto scoprlre a 
Pavia neir Archivio del Collegio Ghislieri. Quanto all* university, 
le raatricole di quel tempo fanno difetto, e non si trovano nelle 
poche carte che ha ordinate il benemerito prof. Prelini. 

Ma le carte che trovai neir Archivio del Collegio Ghislieri, 
comprovano pienaraente le Memorie del Poeta. Goldoni dice che, 
ricevuti 1 documenti da Venezia, doveva, prima di entrare nel Col- 
legio, ricevere la tonsura. E che di fatti la ricevesse a di 25 De- 
cembre 1722 dal cardinale Agostino Cusani vescovo di Pavia, lo 
prova 11 documentq che allego. Debbo peraltro osservare, che se 
11 Goldoni, all' epoca della sua partenza da Pavia, dice che il car- 
dinale Cusani si adoper6 per ottenorgli la grazia di non essere 
espulso dal Collegio, deve averlo fatto per via di una lettera di- 
retta ai Pavesi, perche quel prelato gia si trovava fuori d' Ita- 
lia. Di fatti il Cusani, nominato vescovo di Pavia a di II Ot- 
tobre 1711 e preso possesso della sua sede a di 3 Febbraio 1712, 
non trovavasi certamente a Pavia Til Settembre 1724, giacche 
nel breve, dato in questo giorno, nel quale si nomina il nuovo ve- 
scovo Francesco Pertusati, la sede di Pavia e detta vacante, per 
la rinuncia fattane dal cardinale Cusani, che era andato nunzio 
pontiflcio air estero. Or ecco il documento proraesso : 



In nomine Domini Amon Anno Natiyitatis ejnsdem millesimo septingente- 
Rinio vjcesimo secondo. indictione docima quinta, die vero Veneris Natali8 D. N. 
I. C. vig.°" quinta mensis Xmbris, hora Tertianim vel circa, in civitate Papiae, 
videlicet in sacello Episcopalis palatij, post secundam missani celebratam ibi- 
que etc. 

EminentiHsimns et Uevorciidissimus in Christo Pater D. D. Augustinus Mi- 
seratione Divina Tit. S. Marian* de Populo, S. R. E Presbyter Cardinalis Cusa- 
nup, Sanctao Ticinens. Eccles. Apostolicaeque Sedi immediate subjectus, Ordi- 
natiouem teuens particularem, dilecto in Christo Ven. D. Carole Guldono filioD. 
lulij, Veneto a suo Ordinario dimissoriale, de legitime matrimonio procreato, et 
ilias idoneo, ot cui nullum obstac canonicum impedimenturo, cupienti militiae 
idscribi clericali, ibidem coram praes. Eminentissimo D. B. Cardinali Episcopo 
Qexis prenibus constitute, et humiliter petenti primam Clericaiem Tonsuram 
coDtuIit, et assignavit, et ad eam praefatum D. Carolum promovit, ita quod de 
cactero privilegio gaudeat clerical!, assignando ei Ecclesiam Parrochialem sub 
loa degit, cui inservire habeat et debeat, et ad formam sacri Concilii Trideutini, 
issumens eum in sortem baereditatis Domini, et consortio aggregans clerico- 
ram, juxta ritam, et formam Ecclesiae consuetos, et servatis in praemissis riti- 
bu8 et solemnitatibuQ opportunis, et inde etc. 



10 

Praesentibus M. R. D. D. Can/" Ant." loscph Dorlo, et Pctro de Paulia Ce- 
rcmoniarum maglstro Testibus notis ctq. 

E{?o F ,. Melchior de N6 Not., Apostolicus, et Curiae Episcopal is PapiacCao- 
cell , de pracmissis rog.» pro fide etc. 

Per ottenere questo documenlo, cio6 per ricevere la toiisura, 
bisoguava avero diciotf anni; e il poeta, nato, come sappiamo, a 
di 25 Febbraio 1707, non ne aveva che sedici appena. Come fare? 
<c Non so », dicono le Mcmorie, « qiial fosse il Saiilo die faces^e 
il miracolo; so bene cbe andai un giorno a lotto con sedici'anni, e 
il giorno dopo alio svegliariiii ne avevo diciotto ». II poeta qui 
dice la verita. II documento die ho trovato, ci mostra una copia 
della fede di battesimo, ov' e da maiio straniera falsilicata la data 
1707 cosi : le prime tre cifre non sono locclio • al quarto posto, con 
altro incliiostro, e sostituito un 5 al 7, sicclie ne risulta quale anno 
natalizio il 1705 invcce del 1707, e Goldoni pare di due annipiii 
vecchio. Oltraccio (giova ricordare V adagio : siiperfliia non no- 
cent) air anno, esposto in cifre, si trova aggiunto in lettereicm- 
(jiie; e que.sto cinqnc difKn'isce, e per la mano e per T incliiostro, 
dal resto del documento. La fede battesimale fu sottoscritta a di 2 
Novembre 1722 dal sacerdote Pietro Zeno, che in quell' anno era 
sacrista in S. Toma. La falsificazione deve essere avveuuta lo 
stesso giorno, dopo che il Zeno ebbe posta la sua firma airatlodi 
nascita ; perche il giorno dopo il patriarca di Venezia legalizzava 
la fede battesimale, giusta la copia che gli venno presentata, e 
nelle lettere diinissoriali che rilascio piii tardi al Goldoni (1), lo 
dice « actatis annorwn 18 circa ». 

Ecco il documento, nel quale il Patriarca di Venezia confer- 
ma la fede di nascita dopo la falsiQcazione, che vien cosi ad essere 
pienamente ratificata: 

Petrus Barbadicus Misorat."*^ Divina Patriarcha \'emt."'"' Dulxnatiaeque Pri- 
uias etc. 

Universis et singulis fidem facimus, ot attestnmur, ultrascriptum BaptUma- 
lis (L\emi)lum esse exaratum nianu propria Rdi D. Petri Zeni, sacristac, eom- 
deniqiio lalem esse quulcin so facit, et fide dij^nuni. In quanim fidemctc. 

Vonetiis, ex PaJatio Patriarchal i die 3 Novembris 1722. 

IIier."»» Codazzi Cane.""* Pathlis Venet.™^ Not.' 



(1) Le letters dimis.«ioriali accordate al Goldoni dal patriarca Barbarigo di- 
vono essere conservate nolla curia di Pavia, ove non potci penetrare a molgndo 
della benevola interposizioue del prof. Corradi o del doit. DelP Acqua, ai qniH 

rinnovo puhlicainente i niiei doverosi rin);^raziuinenti. 



11 

Bisognava oltraccid avere un certiflcato di civile condizione e 
a morale condotta, e, di piii, di non aver contralto matrimonio. 
Ed anche questo documento si trova, e porta la data 8 Gennaio 
1723 ; cio6 dire venne firraato dal patriarca di Venezia tre giorni 
rlopo che il Goldoni era gia entrato nel Collegio Ghislieri. Di que- 
sto ritardo ecco la causa. « II Patriarca », dice Goldoni, « non 
roleva concedere le lettere diraissorie senza la costituzione del pa- 
rimonio ordinato. Come fare ? I beni del mio padre nello stato 
/"enelo non esistevano, quelli di niia madre erano beni surrogati; 
isognava ricorrere al Senato per averne la dispensa .... Mia 

ladre tanto si adoper6 » etc. II documento di fatti dice 

hiaro e tondo : 4C eiusque ac parentum suorum status ratione pau- 
erum ». Ma ecco, senz'altro, per disteso il documento che prova 
Itresi Tantecedente concessione delle lettere diuiissoriali : 

Petras Barbadicus Miserat."* Divina Patriarcha Vcnet."*™ Dalinatiaeque Pri- 
as etc. 

Universis et sfnjjiilis, ad quos praesentes nostrao pervenerint, fidom facimiis 
attostamur, qualiter in flde duorum Testium iuratorum nobis constitit, et 
nstat D. Carolum Goldoni, qui nu])er a nobis obtinuit litteras dimissoriales 
•o recipienda tantuofimodo prima clericali tonsura vero, et realiter ex hac urbo 
2net.™°» esse, legitirois ortum natalibus, aetatis annorum 18 circa, bonae indolis, 
»timi8 moribus imbutum, liberum et solutum a quacumque matrimonij et spon- 
liorura obligatione (1), nuUiusque Regularis Hcli^ionis professum, nee aliquo 
imine diffamatum, non inquisitum, non accusatum nee processatum, eiusque 
i parentum suorum status ratione pauperum, adeo ut propriis praefatorumque 
treDtuTn snortim impensis litterarum studijs vacare nequeat. In quorum 
nnium et singuloruni Testimonium, ad eiusdcm requisitionem et instantiam, 
raesentes relaxandas esse duximus, prout relaxamus, non tamen ut pracseu- 
ibas uti possit pro ad minores et sacros ordines promotione consequenda. 

Dat. Venetijs et Palatio Patriarcbali die 8 lanuarij 1723. a N. D. 

Marcus Mainardi Vic.» Genaralis. 

Ita est F. Raphael lacobatius, mag/ ac Prior Provincialis Provinciae Sancti 
bminici Venetiarum. 

Marcus Domininoni, J. U. D., Cancell.* Patriarchalis Mand. 

Le lettere patenti, con cui il marchese Ghislieri nomind il Gol- 
loni al posto vacante nel Collegio, sono del 25 Settembre, ma fu- 
•ono presentate il 26 Novembre ; pare che prima dovesse giungere 
a fede di battesimo. II documento relativo ai buoni costumi venne, 
;ome dissi, post factum, giacche porta la data del di 8 Gennaio 
723, e gi^ da tre giorni Goldoni era entrato nel Collegio Ghislie- 
i. E qui il luogo di riportare un documento che lo dimostra : 

(1) Goldoni allora non aveva ancora raggiunto i 16 anni, ma il Patriarca, 
I seguito aHa falsificazione della fededi battesimo, lo credeva ormai diciottenne. 



12 

D. Carolus Guldonus Venetus in scolarom Almi Colleffii Ghlsleriormn Pa- 
piae, ab Illustriss. D. D Compatronis nominatus, eloctus ad locum snpranume- 
parium (1) ob doctoratum D. Joseph M. Wiorner vacantem, qualiflcatos iaxta 
dictl Collegij statuta, ita apparcntibus lejritimis documontis realiter exlbiti«,ct 
penes DOS dimissis se praesentat coram vobis peril Instri et reverendiss. D. Vi- 
cario Generali Episcopatus Papiao, et Reverendiss. P. Abbati Sancti Sahato- 
ris, Ordlnis sancti Beuedicti. et Adm. R. R. Priori Sancti Thomae, eiusdem clvi- 
tatis. cum in dictum Collepfium scolares minime admitttintur, nisi prins a Domi- 
nationibus vestris interroprati, et approbati idonei ad stiuiondum, talesque repertl 
fuerint^ quales eos esse oportet. 

Datum in aedibus dicti almi Collegrij die 2 mensis lanuarij Anni 1192. 

lacobus Franciscus Bornerius Praefectus 1723 die 4 lauuarij Sup.'* D. Ca- 
rolus fuit exm.8, et approb."* etc 

Se Goldoni veramente, come crede, ha dovuto aspeltare tre 
mesi le lettere dimissoriali e gli altri attestati di Venezia, avrebbe 
dovuto arrivare a Pavia agli ultimi di Settembre o ai prirai d'Ot- 
tobre 1722. Ora, Tepoca in cui cominciava Tanno scolastico, era 
per Tappunto il fine d'Ottobre; e probabilmente agli ultiini d'Ol- 
tobre giunse Goldoni a Pavia. Noi percio, correggondo ranteriore 
nostra opinione, supponiamo che Goldoni abbia lasciato Chioggia 
nella primavera del 1722. Nell' estate egli era a Venezia. Nel ri- 
vedorla, questa citta gli face quella profonda impressione, che ha 
cos'i bene descritta. E proprio neir estate 1722 egli era quarto ap- 
prendista nello studio dello zio Giampaolo Indrich. 

Ancora una circostanza relativa a quest' epoca. Abbiarao gia 
detto, che il viaggio col seguito del defunto residente veneto a Mi- 
lano Francesco Salvioni o Savioni (nei documenti del governo 
lombardo trovianio usata indifferentemente la doppia forma), fosse 
da coll oca re ncUe prime, e non, come Goldoni crede, nelle seconde 
vacanze. Ecco difatti, dal necrologio della citta di Milano, la fede 
di morte del residente. 

Die soptimii Miiji [1:23] 

P. V. [Porta Vercoilina] P. S. Martini ad Curims. Ill '■"«« 1). D. Franc* Savio- 
nu8 aunorum "77 ex morb. cron." Minister i)ro Sor.™' Voncta llepub. in hacurbe 
Uosidens obijt S. P. (Sine pcstis suspiciono) judicio Doctoris Mazzuchclli aani- 
tatis Medioluni chirur^hi. 



(1) Secondo la Bolla di papa Pio V vi dovevano osscrc nel colleg^io 24 alon- 
ni, tra i quali 8 da Tortona e siiu torritorio, da Alessandria, 2 da VigfewWi 
2 da Pavia etc. ; v'erano aoculti uncho alunni appartonenti a tuita la Lombordia 
austriaca, nia pare che Goldoni vcneziano fosse considerato ud po" come intivio- 



13 



VI. 



Dobbiamo stabilire che il proclama del re di Sardegna, che 
iu la causa per cui Goldoni si corruccio col residents Bartolini, 
non pu6 in alcun modo essere quel proclama nel quale il Re spiegava 
ie ragioni che 1' avevano indotto ad abbracciare le parti francesi. 
Qaesto proclama dev' essere del 1733, ed a Crema do veva essere da 
lungo tempo notissimo a tutti. Pare piuttosto che si trattasse del- 
r altro proclama sardo, scritto dal re nel suo campo nei primi del 
Giugno 1734, nel quale vengono, sotto gravi sanzioni, richiamati 
i sudditi lombardi che si erano rifuggiti in Austria, e particolar- 
mente alia corte di Vienna. Questa ipotesi si accorderebbe col 
Eatto che Goldoni, dopo essersi congedato dal Bartolini per con- 
lursi a Modena, arrivd a Parma il 28 Giugno 1734, vigilia della 
nota battaglia. 

Saltiamo ora i nove o dieci anni seguenti, e accompagniamo 
11 nostro poeta nei campi spagnuolo ed austriaco. Da Bologna Gol- 
Joni e sua moglie vanno coU'attore Antonio Ferramonti, vero- 
Dese, bravo Pantalone (1), a Rimini, ove il Ferramonti doveva 
entrare in una compagnia di comici che era « in Rimini, al servi- 
do del campo spagnuolo ». II quartiere generale degli spagnuoli 
trovavasi a Rimini nel 1743, dal 3 Aprile al 25 Ottobre. A dl 9 
Mdggio v'era arrivato, come sappiamo, per assumere il comando 
supremo, Francesco III d' Este Modena. Goldoni, partito da Vene- 
zia alia metk di Settembre, e trattenutosi qualche tempo a Bologna, 
anivd a Rimini senza dubbio ai primi d* Ottobre, perche Y attore 
Ferramonti, compagno suo, non poteva mancare al principio della 
siagione autunnale. Dai giornali del tempo si rileva che nella prima- 
vera del 1743 c' era in Rimini una compagnia di cantanti ; e quando 
la duchessa di Modena visitd il campo spagnuolo, assistette alia rap- 
presentazione d' un' opera. Nella stagione autunnale (2) invece sot- 
ten trd una compagnia di comici, la quale peraltro non potfe dare 
molte rappresentazioni, giacchfe s' avanzavano gli austriaci, che 
neir estate eransi acquartierati nel bolognese. A dl 12 Settembre 
1743 aveva assunto il comando delle truppe della regina d'Unghe- 



(1) Babtoli, I, 210. 

(2) Goldoni dice: « termino il carnovalc •> ; ma nel cafhovale del 1743 (la 
CencH in queirauno caddcro il 27 Febbraio), gli spagnuoli non erano in Rimini^ 



14 

ria e Boemia (I), il priiicipo Giorgio Cristiano Lobkowitz (2), suc- 
cessore del niaresciallo Traun. Le sue truppe, avanzandosi da 
Faenza, s' impadronirono di Ccsena, di Forli e di Rimini negli ulli- 
mi dl deir Ottobre. A d'l 25 (Ottobre), T avanguardia auslriaca 
entr6 in Rimini, e il giorno dopo alia Cattolica ; nel giorno slesso 
gli spagnuoli avevano lasciato questa citta, ritirandosi verse Pe- 
saro, Fano e Lorcto. Goldoni li segue in barca fiiio alia Cattolica, 
poi in una carretta da contadini ; e arriva a Pesaro, ove trova fl 
quartior generale spagnuolo, ma non il proprio bagaglio che alia 
Cattolica era caduto in mano della cavalleria irregolare austria- 
ca. E di fatti a d\ 20 Ottobre, gli ussari e i croati, con un colpo 
audace di mano, sorpresero quel paese e vi si manlennero sioo 
ai primi di di Novembre. Goldoni, disperato, ritorna a Rimini, e 
penetra fin presso il comandante principe di Lobkowitz. Anche qui 
la relazione del poeta e precisa ; e se , dopo si lungo corso di 
tempo, sbaglia la data, non ha smarrito il filo degli avvenimenlL 
II Lobkowitz col suo seguito era veramente entrato in Rimini a di 
29 Ottobre, tre giorni dopo la presa della Cattolica. 

Se non che, mentrfe possiamo controllare V odissea di Carlo 
Goldoni nei giornali del tempo, ecco un dubbio cronologico intorno 
al suo fratello Giampaolo, V ufficiale, il cavaliere errante, che ina- 
spettato viene tra i piedi di Carlo a Rimini, tre giorni prima che 
no partisse Tesercito spagnuolo. « Mio fratello, Tama bile miofra* 
tcllo (3), venne in quel tempo stesso da Vcnezia, in compagnia di 
due uffiziaU veneziani, per proporre al sig. de Gages la leva di un 
nuovo reggimento, ove mi serbava la carica di Auditore. — Dopo 
tre giorni si mosse Tesercito, e mio fratello con i suoi compagni 
lo seguitarono ». Niente di piii verosimile; e Goldoni avrk tan- 
to raeglio ricordato questa circostariza , ch' egli doveva allof 
glare e mantenere il fratello e i compagni di esso. Ma troviamo 
qui un documento delFArchivio Patriarcale di Venezia, chepre- 
senta qualche diificolta. E in data 3 Marzo 1745, e ci mostn 



(1) A quest' cpoca Maria Teresa non era ancora imperatrice, giaoefa&il 
consorte, Francesco Stefano di Lorcna, granduca di Toscana, fti eletto imperi* 
tore soltanto il dU3 Settcmbre 1745. 

(2) Nato a d\ 10 Affosto 1686, morto a d\ 9 Ottobre 1753 a Presborgo, co- 
mandante militare dell'Unf^heria. 

(3) II Goldoni, sempre mite, cosl che Ic sue Memorie rasgomigliano i na A* 
Bc;mt) (Iclii^atameato dipinto sii porcclluun, (lit al suo stilc una certa tinta etirici 
quaudo pnrla di suo fratello Giampuolo. 



15 

iampaolo, die abbiamo vcduto per V ultima volta alia battaglia 
i Velletri (11 Agosto 1744), sano e salvo e sul punto di maritarsi. 
ien chiamato « Zan Paulo > fu Giulio Goldoni, di trentatre anni, 
^giungendo che aveva lasciato Venezia nel Maggio 1744 (1). 
' era tempo sufficiente per trovarsi poi alia battaglia di Velletri ; 
la come poteva Carlo Goldoni alloggiaro e mantenero Giarapaolo 
)• suoi amici dal 22 al 25 Ottobre 1743, negli ultimi giorni, cioe, 
ei quali gli spagnuoli abbandonarono Rimini e vi entrd V avan- 
aardia di Lobkowitz? La data del protocollo neir Arcliivio Pa- 
iarcale non ci lascia alcun dubbio : a Venezia i Goldoni erano 
itti conosciutissimi, imparentati com' erano con famiglie dell' or- 
ne dei secretari, con avvocati ecc. ecc, insomnia con quella che 
trove dicevasi nobilti di toga. Anche Giampaolo doveva dunque 
»ere conosciuto in curia, e non si puo imaginare uii sbaglio n^ 
ganno. Bisogna credere percio che Giampaolo, da Rimini, ove 
De Gages probabilmente non aggradi la sua idea di levare un 
jggimento, torno a Venezia e vi rimase per sette mesi. Ma, ri- 
)rainciata la guerra dopo che i due eserciti ebbero lasciato nel 
arzo i quartieri d'inverno, entrati (7 Marzo 1744) gli austriaci 
Rimini (abbandonata dal Gages cogli spagnuoli nella sera pre- 
jdente), e data la battaglia di Lorcto (12 Marzo), nella quale gli 
»agnuoli combatterono per otto ore prima di valicare il Tronto, 
mfine del regno delle due Sicilie, il partito franco-ispano-mode- 
jse ebbe bisogno di rinforzare le schiere degli affiziaU, e si pre- 
ntd cosi per Giampaolo V occasione di riprendere il servizio mi- 
tare. 

Tomiamo al poeta, che e presentato al Lobkowitz o no e rice- 
ito assai bene. Gia il colonnello degli ussari agli avamposti alia 
uttolica aveva riconosciuto V autore del Bclisario e del Momolo 
irlesan. Non conviene dimenticare che allora, neiralta societa 
AY Europa, la lingua e la letteratura italiana avevano quella parte 
f ebbe piii tardi la lingua e la letteratura francese. Anche il ma- 
isciallo Lobkowitz conosceva dunque il dottoro Carlo Goldoni, 
»me oggi un generale tedesco conoscerebbe , almeno di fama, 
lessandro Dumas. Oltraccio, un certo Borsari, compatriota (ve- 
)ziano o modenese?) del poeta, era segretario del generale au- 

(l) Come testimonl di Giampaolo troviamo fr. Augusto Antonio da Venezia, 
Borita da S. Giobbo [che parrebbc cugino di Goldoni) ; o Giovanni Galland fu 
kdri'n, al)iia a S. Lio, francc.'^t^ pnsf^'Klonto da S. IJlaci in I5or2:o;,'iiri. dlocesi di 
n^(?i«, in eta di 05 mini, da \o auni in Vunezia. 



striaco. Lobkowitz era molto coiitento di avere nel suo campo 
un poeta, ed un poeta gia rinomato. A quoi tempi, neir inverno di 
raro si combatteva, e gcneralmente ne' quartieri generali lulU si 
dlvertivano molto. Di piii Y arciduchessa Marianna, sorella di Ma- 
ria Teresa, doveva sposare il diica Carlo Alessandro Vittorio Em- 
manuele di Lorena, fratello del duca Francesco Stefano, marito 
di Maria Teresa e correggente d' Ungheria e di IJoemia. La Gafr 
zetta di Milano, che si conserva neir Ambrosiana, da la relazione 
di un magnifico ballo dato da Lobkowitz a Rimini ne* primi di 
Gennaio, e precisamente V istesso giorno die a Vienna si dove- 
vano celebrare quelle nozze principesche. Si nienziona altresi la 
cantata, die il Goldoni dice di avere composta sulla musica di 
Francesco (Ciccio) Maggiore, maestro napoletano. La Gazzetta di 
Milano non ricorda i nomi di Goldoni e di Maggiore. Ma il Qua- 
drio (Indicc universale delta Storia e ragione d' offni poesia, 
Milano, 1752) ci da il titolo seguente : « La Pace consolata per le 
felicissime Nozzo della Serenissima Arciduchessa Marianna d' Au- 
stria, col serenissinio Principe di Lorena, serenata del Dottor Carlo 
Goldoni, Veneto. In Rimini per Giuseppe Albertini, 1744, 4.°>. 

Quanto al Maggiore, esso probabilmente e quel medesimo 
€ italianischer Concertmeister », mentovato nelle descrizioni del- 
r incoronazione di Giuseppe II a Frankfort (3 Aprile 1764). E di 
fatti a quest' epoca un certo Maggiore, maestro italiano, fu scrit- 
turato per dare a Frankfort, mentre duravano le feste, Y opera in 
musica tre volte la settimana. 

VIL 

Intorno al soggiorno di Goldoni in Toscana, mi riserbo a di- 
scorrere un' altra volta diffusamente (1). Oggi veriftcheni soltanto 
un' osseryazione cronologica, fatta dal poeta stesso neUa prefaziooe 

(1) U Goldoni parlando, come pare, del primi tempi del suo impiego di »yvo- 
cato a Pisa, ci dice che aUora (probabilmente verso il 1745) g\\ venne una lettert 
di Venczia, che tutto gli mise « in moto lo spirito, e tutto il sangue. Bra ud» let- 
tera del Sacchi. « Ritornato questo comico in Italia, appena che seppe che io enin 
Pisa » ecc. Insomma il Sacchi gli chiedeva una commedia, e gli spedlva egli itavB 
il soggetto. Era II servitore di due padroni. Donde era ritoraato il SaocUf 
Non lo dice Goldoni, ma pare che qui sia da coUocare il viaggio in JRuiti$^ 
grande artista. Sappiamo che Timperatrico Anna Ivanowna non IniendeTa TitH 
llano, e che i comici ituliani, fra cui la Casanova, dovcttero cedere il campo i' 
una compagnia tedesca diretta dalla colebre attrice CarulinaNeuber (che poi • 



17 

] secondo tomo deiredizione Pasquali. Parlando della commedia il 
Pidore, dedicata al cav. Pier Girolarao Inghirami, governatore di 
*isa, dice che in quella citta si fa ogni tre anni nel giorno di S. Ra- 
deri (16 Giugno), una gran festa con stupenda illuminazione. Era 
ma di quelle illuminazioni, di cui nel secolo XVIII gritaliani 
iveano il secreto, ond*^ che troviamo fuochisti italiani in Francia, 
Q Germania, in Inghilterra ecc. Dice il Goldoni di aver veduta 
[uesta illuminazione « sei anni fa », ed anche di bel nuovo « in 
\aesV anno », dopo avere riveduto Pisa in capo a un sessennio. 
)eve esser questo Tintervallo 1747-1753. Di fatti add\ 6 Marzo 
.753 si chiuse il carnovale 1752-53 (ossia carnevale 1752 more 
^eneio) ed anche Tanno coraico 1752 (I): dairOttobre 1752 sino 
I martedl grasso 6 Marzo 1753. Finiti adunque i cinque anni del 
3ntratto col Medebach, il Goldoni passo per dieci altri dal Teatro 
ondulmer a S. Angelo al Teatro Vendramin a S. Luca, quello 
«sso che oggi porta il nome del poeta. E nolo V incidente del 
ettinelli, che ritiuto i manoscritti del Goldoni, dichiarando di vo- 
r proseguire Y edizione delle comraedie Goldoniane per conto 
5l Medebach. Goldoni, indispettito, cambia il disegno che aveva 
)ncepito, cio6 di restare a Venezia, mentre la compagnia di S. 
uca desse in priraavera e in estate le sue rappresentazioni a Li- 
omo. Nel momento stesso parte per Firenze, dove publica la sua 
lizion3 delle commedie; di tempo in tempo va a ritrovare i suoi 
omici a Livorno, e rivede anche la citta di Pisa, ove era stato 
vvocato per qualche anno. Ma 6 certo che nel 1747 e nel 1753 
i celebrd quella festa che si ripeteva soltanto ad ogni triennio. Di 



^Ipsia fu direttrice e protettrice di Teofllo LessiDpr). Ancho questa, dopo la morte 
li Anna ivanowoa, non trovo quasi il denaro per ritornar in Germania. Ma Tim- 
)eratrice Elisabetta che tosto succedette nel reg^no, era arnica delfarte itallana e 
)ocodopo il 1741 ricomiDcio con ^rnn successo una compa^iiadi attori italiani, 
Va cai deve esser stato il Sacchi, il quale nel 1742 [Memorte, carte 120) lasc!6 
V'enezia coUa metii deg^li attori di S. Samucle, e colla sorella Andriana, chia- 
nata Smeraldina. Se nel 1746 lo ritroviamo a Mautova, cio concorda colle Me- 
won> di Goldoni. Ma si deve anche notare chf^ troviamo il Sacchi nelTistessa 
sompag'nia del teatro Grimani a S. Samuelo, nella quale era entrato colla mo- 
bile e le sorelle nelTautunno 1738; c che dunque il Goldoni, fattosi avvocato a 
Pisa, ricomincio a scrivere per I'istesso teatro a cui aveva servito dal 1734 fino 
alia sua partenza per Bologna nel 1743. 

(1) Goldoni cita gli anni coinici quasi scmpro alia veneta: si sbaglia chi li 
»)inputa diversamcnte; fa pero ccccz!onc quaudo vuol dissiir.ularo la data esatta 
iella sua partenza da Venezia. 

2 



18 

latii iK^lla Oazzotta di Vi(Miiia dol 1771 troviamo una loltera da 
Livorno in data del 10 Giii^nio 1771, nella quale e delto cheOr- 
low (il Ibmoso anuiiira^llo nusso, contc Ale.Nsio Orlow, die Tanno 
|u'or.-d('ulo avcva balluta rarinata navale turca a Tsohesme) tro- 
vava.>i aurora a Livorno, nia voleva i)arliro per Pisa per vedere 
il U\ OiiigiK), gif^riio di S. Raiii(^ri, la fiunosa illuininazione. Sein 
Tosla (\id('va n."! 1771, cs.^.-i dovo (\<^s(>ri^ radata anrlie ncgli anni 
1741, 1711, 1717 (I). 

Xol 1711 il (lojdoni avc^'a lasciato il cainj)0 di Lobkowitz 
ai j)riiiii fl«dla ([iiar.'siiua : iliinqii.'-' dopo il 19 Febbraio, mercordi 
d<dlf> (!t»'UM-i, (} pi'iina r\\o ^i ripnnide^.sero lo ostilita (7 Marzo). Ma 
il gionio dcir Assuuziniie (15 Agoslo) dioe di esser coinparso al- 
r Ai'cadcniia dcgli Introuali di Siena, dopo aver passato Testatea 
Firen/.'.'. A SitMia fe^'o. niille conosrenze, (n^I mezzo del ear. Per- 
IrMi, p.>eta coronato nel 17:2o, e dopo aver pcrcorso lo niaremine 
e VoUerra, pare clie ^iuni^^e.-se a Pisa in Setlend>re. 

S:illi:rni() il sDiiunoj'iio di (roldoni a Pisa. Nel 1718 lascia que- 
sla eilla « dopo Pa;<({ua ». oioe dopo il II Aprile. Gia dal Settein- 
br«^ l)reeed('nle era (Mitrato in relazioni col Medebach (2). il quale 

(1. M.i 0000 lo M''/ii<h'i'f' (]\ AM'ir.iii, clio si trntti(»ne a Visit sino tuttoA{ro- 
stt) 178."), clie in (lucn'uiino li:i vi-jIuIo la sli'ssa iUuminuzlone e chc dice cbesi 
costuiua Dj^iii dm; .V, -ar.iii. 

("J N( 1 in.') tn)v;ivnsi in IMsn hi conip^L'^nin d^^l M(Mlc»bncb, nclln quale Ce — 
sii'c (rAriK> sns^Miov.i la ]):irtv^ di Pnntalono. Rncoontu il Bartoli, XvU:r'^ 
'stoi'h'hi' tf-'' Cuniic.i itiih'ani ;I, \^^ o .sciri:r.;; (*lJ*^ i' D'Arh 'S «v avova impc^nat*^ 
il siiif. (lottor Carlo Ouidoni, a <'onipor^Ji nn SoiK^tto, cho sorvir dovova a cbio- 
dcrt' una C'oniiiirflia da liii ivcitata col titulo di 7'(7/"ci;^r/;?c;. Quel colebro lKH}t^^ 
(•omic) tr(j\a:;dosi in Pi>a a Ini scris<;!-» la S(^;rncnlo Irtlt^ra inviandojrli il richir-" 
.slo SoniMto. Noi ravoinnio duo anni sono di An^-olo fifrlio di Ccsapo, e crediamr:' 
di far cosa errata al Ictton' trasorivouflola (|ui ferlolnionto. E-ssendo parto ineditc^ 
di <iuol prrand'uomo, sarii f.^rs.: da alcuno I<'tta con piaeon% e qualchc modernt^ 
I'antaloiK*, al caso di dovor rocitare la sU'ssa Conimodia, potrii scrvirsi del m^-^ 
dosimo Sonctto d*?! Goldoni. 

J Monsieur 
Mounii'ui' Ccsf/rc d' ArbiS, ndla U'^pngnia dc' Comici 

Livorno 

< Monsieur 

>N Pisa li 13 Ajyosto 1745. 

•> Eoco il Sonotto dol Paronzino. L' ho sorvita subito, perchfe so, cbe gU 

» prouic. Ho coniinciato qindlo del Giocatorc, ma non bo avuto tempo di leniu- 

>• narlo. Piio <lar.si cbc <lomani lo termini o lo spcdisca. La pregro do' mici aflfet- 

" luo^iiiislnii saluti al nostro curissimo Sig. Girolamo, a cui ora non BcriTO ptf 



Id 

preso in affitto il Teatro Condulmer a S. Angelo (1) ; ma 
di lasciar la Toscana vuol rivedere Firenze, va all' Accade- 
3gli Apatisti, a vedere e sentire il Sibillone, e poi per Bolo- 
rriva a Mantova « alia tine di Aprile », ove 11 Medebach che 
tta con inipazienza, V accoglie con giubilo. 
lonsultiamo ora tutto ci6 che di quell' epoca, in fatto di tea- 
trova nelle carte dell'Arcluvio ex-Gonzaga di Mantova. Non 
$lato abbastanza felice di trovare il Goldoni in quegli atti. 
itti di coinputisteria, che non parlano del poeta ; ma si salda 
;o Medebach pel 1748, e precisauiente si trovano i posti se- 



noltiplicnr Icttere suporfl'iamenlo, siocome la prego de* miei compli- 
; alia Sigfnora sua, ed a tutta i:i gcntilissiiua Fami^lia. Mi scordai co8t\ 
Icre due boocictte di acqua della Regina, che mi erano state ordinate, 
Ift prejro i.stant«>irinnte favorirmi di provpdermftle , e spedirmele su- 
►er il procaccino, o por altra couffiuntura piu comoda, ed nvvisarmi del 
o,perrimetterfflielo subito. racconiandaiidogli, cbe Tacqua della Regina 
^rfetta. La iiuova Commedia non d ancora sbarazzata dalle Meteors che 
condano, nia quanto prima superata la couvalescenza, uscirk dalle Cata- 
ibc. Mi consorvi la sua stimatis-sima grnzia, ed in fretta mi confermo 

Tutto 8U0 

Carlo Goldoni ». 
Nel Paronzin 
Sonetto 

Finalmentc anca mi son arriva 

A' aver al flanco un tocco do mugg^ier, 

Contento son, o sporo de frodor 

Tutte lo piii conipio felieitii. 
Ma sento alcuni, che disendo va 

Quanto, quanto s' inpranna el to pensicr : 

Quollo del matrimonio V 6 un plaser 

Che prestissimo passa, e se ne va. 
Xe ffiusto la muggier come la rogna : 

EI gusto del gratar piase all' eccesso ; 

Ma po rcsta cl brusor, e la vergogna. 
Diga Oji^i' un quel che vol, mi son IMstesso; 

Colie donne, lo so, soflrir bisogna, 

E qualcossa dunar bisogna al sosso. 

« 

E interessantc il rlcordaro che nell'ir,trr,Po tcntro, pochi mesi avanti la 
della Republica, fu rappresentata la prima tragedia di Ugo Foscolo. 



20 

Dare Avere 
1748 14 LiipT.'* A detti (Teatri) L. 4 Liiff.o Da detti (Teatri; L.2000- 
4308 ricavato puro dall'affitto de' Pal- papatc a Girol." Medebach capooomico 
diotti del sudd." Tcatro Coniico in oe- in rcffali per le Commedie rappreseo> 
casiono dello Commodie rappresentate tate in snd." Teatro Comico [prima T^ 
clal CapocomicoGiroI." Modobacli nella niva detto che serve la persona del S.' 
scorsa Prima vera, come alia nota in (ilo Co. Don Giuseppe Antonio Arconati Vi- 
al N." 0*3 sconti (1)] nclla scorsa primavera, per 

L. 43C8 ordinecon ricovute inscrtenel foglioin 
filo N.** 53. 

Dunque e certo cho Girolamo Medebacli colla sua compagnia 
nella priiiiavera e probabilmente fino aU'estate del 1748 era a Man- 
tova, cho si saldava il suo coiito nel Luglio, e die 11 Goldoni mollo 
bene puo averlo ritrovato alia « fine di Luglio » a Modena, ove il 
poeta r avea preceduto. La stagione di primavera a Mautova co^ 
reva in quel tempi dalla Domenica in Albis fino a Sanf Antonio 
di Giugno. Ritroviamo il Medebach anche nella primavera del 1749. 
II suo ronto si salda sotto la data del 20 Luglio, colla somraa di 
L. ()OI).'].lO; dunque assai piu dell' anno precedente. Pare che le 
nuove commedie di Goldoni fruttassero molto <lanaro. E parimente 
troviamo il Medebach sotto il 30 Luglio 1750. In quell' epoca sap- 
piamo che Goldoni fece rappresentare a Mantova II Tcatro coniko, 
La Bottega di caffc, Pamela fanciulla, 11 Bugiardo, L'Adulaiore, 
colle quali commedie neir autunno dcU' istesso anno principid la 
fila dello faraose sedici commedie. Nella stagione autunnale del 
1749 troviamo un' altra ancicnnc connaissance del lettore e di 
(.arlo Goldoni: la Lisabetta Passalacqua {rede: Elisabetta Mo- 
reri d'Alfiisio); quella stessa che nel 1735 successe nel teatro alia 
Zaiietta Casanova. Immediatamente prima che il nostro poeta rag- 
giungessc il porto pacifico di un felicissirao matrimonio, la List 
betta era stata la sua araante ; 1' aveva poi tradito e burlato col 
primo soggetto della compagnia, Antonio Vitalba (2), e poi insieme 

(D V. Lettere di Carlo Goldoni e di Girolamo Medebach al conte Giu- 
seppe Antonio Arconati-Visconti. Trattc dalPArchivio Sola-Busca. Pnblicaziooe 
per nozze fatta da Adolfo ed Alessandro Spinelli. Milano, G, Civelli, 1882. 

(2) Nei Rcg^istri di S. Samucio di Vcnczia troviamo cbe il comico AntooiD 
Vitalba fa scppellire la mobile Costanza (di 35 anni incirca) addi 17 Ottobn 
173G. Ma nel 3 Ottobre 1742 lo troviamo padre di un figlio legrittimo, Gaetaoo 
Maria, avuto dalla mobile Cattcrlna. Pare cbe qucsta soconda moglie del Vi- 
talba sia la stessa che, in una lettera conservata al Museo CiYico, dk i partieobri 
del terremoto di Lisbona 1755, al quale si troy6 presente la compaemia Sioeki. 
Un Antonio Vitalba mor\ a Padova d'anni 82, addi 5 GenDaio 17*72 (NeecoL)- 
firattore? 



21 

yl Goldoni e col Vitalba era stata messa in iscena dal poeta stes- 
) nel Convitaio di piettn (Mem., ed. Sonzogno, pag. 106-109). 
a Passalacqua poco dopo aveva lasciata la corapagnia di Imer, 
1 aveva condotto essa stessa una truppa di comicl, die, alme- 
> a Mantova, come si vede dagli atti, non piacque. Frugando un 
>* pill avanti nelle carte della Compulisteria Mantovana (ce lo 
irmetta il benevolo lettore), troveremo nella prirnavera 1740 la 
>mpagnia di S. Samuele condotta da Giuseppe Imer, lo stesso co- 
ico genovese che nelFautunno del 1731 introdusse il Goldoni 
d mondo leatrale, Y alloggid in casa sua (lo troviamo ancora a 
ain Samuele nel Catastico del 1740) tutto un anno, e, durante il 
•imo soggiorno del commediografo Goldoni a Venezia (Ottobrc 
734 - Settembre 1743), fece rappresentare le sue commedie : 
lentre nelFaltro teatro della nobile famiglia Grimani, il teatro di 
. Gio. Grisostomo, si davano le opere musicali del Buranelli col 
5sto di Goldoni. L'istesso Imer gia nel 1746 era stato a Manto- 
% e nella primavera del detto anno aveva presentato air auto- 
ik un elenco di attori, che era rertamente una delle migliori com- 
agnie che T Italia abbia potuto avere in quell' epoca. I Icttori ne 
radiranno una copia. 

Nola della Compagnia de Comici di S, Smnnelc 

di Venezia, 

Vinia donna: Marta Focari (1), delta Aurelia. 
>econda donna: Marta David, detta Eleonora. 
Verza donna : Antonia Sacco, detta Vittoria (2). 
'iuarta donna: Cecilia Rusi [Rutti (3)], detta Diana. 
'iitinta do7ina: Agnese Rastrolli, detta La Veneziana. 
'^rtmo uomo: Gaetano Casalli (4), detto Silvio. 

(1) V. le Biografie del Bartoli (Padova, ITSS). 

(2) La moglie di Antonio, era di casato Antonia Franchi. 

(3) v. la lista publicata dal ch. Belgrano nelle Imbreviature (Gen.. 1882). 
a si trova ancbe nel Catastico Urbano 1740, Parrocchia S. Samuele (Archivio di 
tato), ove 81 dice cbe un patrizio paga per essa Taffitto. 

(4) II Casali 6 queiristesso comico che recitava le parti di primo amoroso 
ella compagr<^ia di Bonafedo Vitali da Parma, ?ran ciarlatano, che si facc\:i 
hiamar TAnonimo, e cbo piunjrova al principio « della quaresima » (dunque 
ooo dopo li 18 Febbraio) ITS'S a MUano, ove la compaj^nia fece conoscenza di 
Mdoni, cbe gli procur6 il permesso di dar rappresentazioni. Nell' autunno 
784 Goldoni lo trova a Verona. 



22 

Secondo uomo: Francesco Marani, detto Ottavio. 
Terzo uomo: Francesco Lapi, detto Fulvio. 
Quarto uomo: Giuseppe Simonetti, detto Florindo (1). 
Quinto uomo: Carlo Davia, detto Leandro. 
Sesto uomo: Gerolaino Focari, detto Lelio. 
Mascherc: Franco Colliueli .Gollinetti' — PanUilone. 

Lodovico [Oldorico; Lombard! — DoUore (2). 

Giuseppe llariliani LMarliani, da Piaceiiza (:^)] — Bii- 
gliella, 

Antonio Sacco — Trofahlino [sic] (4). 

Giuseppe Imer, Capo e Direttore. 
Vi saranno Intermezzi in musica, o Kalli. 

E r ultima volta clie troviamo negli atti di Mantova rimer in 
figura di capocomico. Nel 1751, qiiando ritorna a Mantova la com- 
pagnia di S. Samuele, troviamo Gaetano Casali clie si Anna: «capo 
della Compagnia Comica di S. Samuele di Vonezia ». Forse gli era 
suc(!eduto nelFautunno deiristesso aimo 1710; almeno il UarloH, 
nel suo libro piii volte citato, parla del 174(5. Pure f liner mm 
lascio il servizio di casa Grimani; giacche troviamo, in uu Jocii- 
montc) del 24 Febbraio 1751. la j>ua (Irma accanto a quella <W 
Casali. iMa Timer Hrma da « Agento di S. E. [Michele di Oian 
CarlOj Grimani per il d." S.** Gael/* Casali capocomico ». luier 
dunque pare clie sia stato il .succ^essore di quell' agente dei Gri- 
mani, Antonio Lucio Uaz/otta, clie aveva lo spiacevole dovere di 
tencr in freno quei dissoluli giovani, par 7}i»bik' f?rf( rum, ched 
chiamavano Giacomo e Francesco Casanova. 

Tornando all' argomento, ripetero die nelle carte mantovane 

(1) Lo trovinmo sin dal 23 Gouuaio Hi I murito di Anna Catterhiu Saccbi. 
;2) Lo troviamo sin dal 27 Gunnaio 1739 niarlto d'Andriana SacchI, ultra 
sorclla del sonmio coniico, chinniata Snjcraldina. 

(3) Marito della zia paterDa di Teodora Raffi Modcbneh, mobile di Gerola- 
mo M. fi molto burlesoo, o non V ho mai trovato mtntovato, che la gram fin U 
Medebacb, direttrico, e la servetta Corallina, era una ^nerra fra nipoiinaetiit 
cbe si faccva pel cuorc di Goldoni (;d il favore del publico. Intornu a qnelU 
lotta fra Maddalena Raffi Marliani, clio dopo qualche anno di si^'parazioAe toroi 
nel Natale 1751 ad unirsi al marito, attorc e cabaliHta (Babtoli) e sua nipotee 
direttrice Teodora Raffi Medebacb, v. le Meimne a carte 182 e segg. GoMoti 
dice che il Marliani era anche poeta. 

(4) Ecco il comico che Goldoni a pag. 274 dciredizioue precitaia delle Mt' 
morie paragona a Garrick e a PrMlle. 



23 

m ho potato trovare il nonio dol pocta. E nej^pur quollo (l<^irox- 
rvetta Dalletti, <lotta la Fra^oI<*Ma, clio nolla primavora alber^^o 
Goldoni, e im anno dopo, quamlo essa era aj^li ullinii (\o\hx vita, 
visitata da Casanova, inlrodotto a kn d:d cehdn'O l)allerino od 
tore Antonio Balletti. Questo Ikdl^tti lo ricorda [dii volte ancln* 
Goldoni: la prima volta no parla appunlo qiiando ricorda la sua 
»nna, la Fraj^oletla. L'ediziono ori^inaiia francf^se, ed anrlie la 
inia edizione tedesca delle Mcniotir, procurata <lal lettoralo 
ihatz, e stampata ^aii nel 17SS a Lipsia (l), lo dire il « sif^nicM' » 
alletti. Ma Teditore Son/o:(n«^ ha rinnovato d miracolo rlie Giu- 
)ne fece a Tiresia : T ha canibialo in donna! (2) (J'leir AllU)ni^^ 
alletti, che Goldoni e Casanova liainio poi vr*duto alia Fiera del 
750 a Venezia, e che quest* ultimo ha lasriato a Mantova nella 
rimavera del 174!), lo ritroviamo ancora nel principio del 1750 
elle carte inantovane. 

A di 12 Giugno ha ^i[\ lasciato la citta, ove riniasero sola- 
lente i suoi debiti ! 



VIII. 



Riassumendo dimque la cronologia Goldoniana, <liremo: 
1707-171(3. Nato li 25 Febbraio 1707 a Venezia; prune iui- 
ressioni di fanciuUezza. Nel 1712 ineirca il padre parte per IJonia, 
ve poi si niette a studiare la niedicina. La prima connnedia del 
mciullo Carlo, scrilta verso il 1715. Neirautunno del 1710 va a 
iggiungere il padre, che fa il medico a liiniini. 

Autunno 1710 - Estate 1710. Scolare nel coUegio d<*i Gesuiti 
Perugia; nel 1717 pare che la raadre colla ziA Maria ed il pic- 
lo Giampaolo abbia raggiunto il marito ed il figlio primogenito 
Perugia. 



(1) (ioldoni fiber sich sdhst unil die (I'rsrhichk seines Theaters. A us drm 
\nzosischen Ubersetzt und wit eiuigen Aiimerkunfjcn vcnehcn eon Schatz. 
3 vols. 504 pprff. 429 pcrp:. '.^08 pp-pr. Nol 17S0 apparve la sccornia tra<liizioTir> 
?8ca dello Momorif. Oolduni C. lieobochtunf/en in ftalien und Franhirirh. 
I Beityag zur Geschichie seines Lelens und Theaters. \\ vols. 8." Lipsia HSlJ. 

(•2) Un altro crrore. A carte '281 si parla tleirambasciatorc vciicU) cav. Tio- 

5, e si dice cho (nel 17G1) lascio la oorto di Francia o si trasfcri a (ienoro in 

e^\ Oinetra por cunsultar il fa!iiin;u medico Troncliin. K quflliistrs^so Ti( - 

a, intorno a cui il D;iru fec«j le not' t'avoit', che poi veuiiero coniutute .1W8. 

conte Domciiico Tiepolo, nupote dellanibasciatore; iie* suoi v Discor^i /.►. 



24 

Autunno 1719 -Primavera 1721. Scolare dei Domenicania 
Rimini. Poi fugge coi coraici per Chioggia. 

Primavera 1721 - Primavera 1722. Assistente del medico pa- 
dre, visita gli ammalati a Chioggia. 

Estate 1722. Apprendista nello studio dello zio avvQcato Gian 
Paolo Indrich. 

Autunno 1722-Maggio 1725 (?). Nell'autunnogiunge col pa- 
dre a Pavia, neU'Ottobre viene iramatricolato studente, negli ullimi 
del 1722 giungono i documenti nel CoUegio Ghislieri, addi 25 De- 
cembre rice\e la tonsura dalle mani del vescovo cardinale Cusani, 
li 5 Gennaio 1723 entra nel Collegio Ghislieri, nel Maggio 1725(f) 
« propter satiricara poesim ejectus ». 

Primavera 1725 (?)-Principio 1728. Ritornato a Chioggia, 
poco dopo parte col padre per Udine ; ricomincia a studiare il di- 
ritto da Morelli. Nella quaresima del 1720 (ossia 1726 mof^ve- 
Tielo, cio6 1727?) e prerisamento dal giorno delle Ceneri, sentele 
prediclie di frate lacopo (^.attaneo milanese, ed al niartedi della 
Pasqua ha mosso insieiiie tiviitasoi sonotti rlie danno Targomentn 
di quecjte prediche e die fii slauipare dai tipi del Fongarino a Udi- 
ne. Poi va a passar Testate e T autunno del 1726 (1727?) nel ca- 
stello Lantiori (H a Wippach in Carniola. NeU'anno susseguente ri- 
comincia a Modena la t^rza volta a studiare il diritto Romano, ma 
vede in berlina un infelice abate (2), « uomo di lettere coltissimo, 
celebre poeta, conosciutissimo », e si sente talmente commosso, 
rhe lascia Modena e va a Chioggia. Dopo un piacevole soggiorno 
a Venezia, toma ancora a Chioggia, e verso il 1728 entra al ser- 
vizio della Serenissima. 

1728 - Primavera 1731. Serve il publico a Chioggia fino alia 
partenza del podesth Bonfadini (7 Aprile 1729), poi a Feltre sotto 
il podesta Spinelli (24 Maggio 1729-21 Settembre 1730). Va 
quindi a Bagnacavallo, a raggiungere i genitori ed il fratello, che 
gia aveva lasciato il servizio militare della Republica. 

1731-1733. Poco dopo muore il padre Giulio, e vien sepollo 
add'i 9 Marzo 1731. La famiglia torna a Venezia. Carlo addi 22 
Ottobre 1731 ottiene a Padova la laurea (3), e nell' istesso mesa 

(1) Pare cho la cura del dott Oiulio Ooldoni non abbia niolto f^attato si 
CO. Lantieri, porch6 quel signore mori a dl 58 Geunalo 1729. 

(2) Sarebbe forse cosa inolto facile per qualcbe conoscitore deneootemo- 
denesi di veriflcare quelPincideiite cbe deve cadere uel 1727. 

(3) Vado debitore di qucsta data aUa g:eutilezza delPegregio prof. Aotopio 
Favaro. 



25 

entra nello studio di Carlo Terzi da Bergamo, rinomato avvocato. 
Addl 10 Maggio 1732 vien eletto avvocato veneto, e nell' estate 
deir istesso anno publica il noto Almanacco ; ma dopo otto mesi di 
awocatura e poco dopo aver guadagnato un processo contro il fa- 
raoso Cordelllna, fugge da Venezia, dunque negli ultimi del 1732 
owero ai primi del 1733. Mentre la madre e Giampaolo partono 
per Modena, Carlo arriva verso i primi di Febbraio a Milano. 

1733-1734. Rimane flno al Giugno del 1734 al servizio del 
Residente Veneto a Milano, poi a Crema. Staccatosi da quello vuol 
raggiungere la madre ed il fratello (clie poco tempo aveva servito 
anch'egli il Bartolini) a Modena. Si trova a Parma la sera del 28 
Giugno 1734, vede la battaglia del di susseguente, fugge per Ve- 
rona ove trova la compagnia del Teatro Grimani di S. Samuele, 
diretta da Giuseppe Imer, genovese. 

1734-1743. Ritorna a Venezia commediografo, poeta del Tea- 
tro Grimani a S. Samuele e del Teatro musicale Grimani S. Oio. 
Grisiostomo (1). Add\ 22 Agosto 1736 a Genova sposa Maria Ni- 
coletta Conio; li 19 Gennaio 1741 riceve Y Exequatur di Con- 
sole Genovese dal Senato Veneto, La guerra che scoppla nel sus- 
seguente anno, e I'editto piemontese del 5 Luglio 1742 mettono in 
pericolo la sua rendita, poi gll torna il fratello che deve mantenere. 
Accade la perdita fatta per colpa deir Ingaggiatore raguseo, e (pro- 
babilmente 18 Settembre) neH'autunno del 1743 Goldoni lascia Ve- 
nezia e va a Bologna ; ma invece di recarsi a Modenar, passa a 
Rimini nel campo spagnuolo. 

1743-1748. Per cinque anni il Goldoni non rivede la patria. 
Passato dal campo spagnuolo nel campo austriaco agli ultimi del- 
I'Ottobre, vi rimane; nei primi del 1744 fa eseguire la cantata per 
le nozze di Marianna d' Austria; dopo aver rinunciato al Conso- 
lato genovese si fa impresario d' opera fino al mercoled'i delle Ce- 
neri (19 Febbraio 1744); lascia il campo di Lobkowitz prima che 
si cominciassero (7 Marzo) colla primavera le ostilita. Viaggio in 
Toscana. Nell' autunno (Settembre ?) giunge a Pisa, si fa avvocato, 
vi fissa la dimora e non parte prima della Pasqua del 1748 (14 
Aprile) ; rivede Firenze, sta un mese a Mantova, quasi tre a Mo- 
dena ;e col principio dell' anno comico 1748-1749, ai primi cio6 
deir Ottobre 1748, torna ingaggiato per cinque anni comici (Ot- 

(1) AflSttalo daU'Oitobre 1741 flno alia Pasqua 1746 ad una compagnia, 
lella quale i patrizi Grimani, proprjetari della fabbrica, erano entrati anch'essi 
per dtie carattl. 



26 

tobre 1748-Pasqua 1753) al Teatro Condulmer a S. Angelo, di* 
retto da Girolamo Medebach, roniano. 

Pasqiia 1748-Pasqiia (22 Aprilo) 1753. Poeta del teatro Con- 
dulmer a S. Angelo. II martedi grasso del 1750 (10 Febbraio) pro- 
mise quelle famose srdici commndic, rhe in fatli diede dai primi 
deir Ottobre delF istes.so anno fino al martedi grasso 1751 (2^ Feb- 
braio); e quel giorno 23 Febbraio 1751, dopo la prima recita dei 
Pettcf/olezzij e accompagnato in trionfo al Hidotto dagli amid e 
dalla folia giubilanto. Fu T apogeo dolla vita Ictteraria di Goldoni 
a Vonezia. Poco dopo, neir Aprile delfanno susseguente, ebbe la 
piu grande distinzione sociale della sua vita. La narra nelle M'- 
morie (pag. 320), quando rivede il suo prototlore Giovanni Moce- 
nigo nel 1772 a Parigi ambasciatore veneto. Quel cavaliere, a cui 
e dedicato il « Cavalier di buon guslo », venti anni prima, cioe 
addi 17 Aprile 1752, avova sposato Catterina fu Gerolamo Lore- 
dan, cd era cugino di Francesco, che dal 18 Marzo delFistesso 
anno era stato elelto <lo'^e di Venezia. Goldoni fu invitato alle 
nozzo non nella grando tavola nella sala dei Bancbetti, ma iiella 
piccola degli mnici dei Lorcdan e Moccnigo, ovo il nipote del 
doge faceva gli onori. Era in quei tempi un grande onore pel poeta 
ed oggi sara una bella memoria, fra tante memorie gloriose deU'ii- 
lustre fomiglia Jlocenigo. Quanto alia fede di matrimonio di Gio- 
vanni Mocenigo vadt) dol)itore air egregio abate prof. Antonio Ta- 
sini. Neir Aprilo 1753 il poeta si stacca dal Medebach. 

Pasqua 1753 - Pasqua 1702. Poeta del Teatro Veiidramin a 
S. Luca. Fra ingaggiato per dieci anni, ma douiando di essere e.so- 
nerato doir ultimo. Nel 1757 comincia la lotta con Carlo GozziU). 

« • 

(1) E stata montovata la tradnzione {o qiiasi-traduzioue rimano^-jriata) della 
« Turandot v. fatta da Fodorico Scliillor, la qualo vien« tuttora qiialcho toIU 
rapprosontata sullc scodo tedcsch«\ Sar(»bb(? port) un crrorc di credere che i 
contcmporanei di Goldoni (ed anclio qu(?lli di Cicrmania, ovo nel ITSS ftirono 
stampato le Meniorte) non avcssero ancora imparato ad approzzare al giustoed 
j] Ooldoni ed il Cfozzi. L'istesso Scbiller in due articoli di un f^ionialc letto- 
rario, scriUi mentre usciva la prima cdizionc todosca doUe Mcmorie (1788), 
articoli cho nemmeno in Gcrniania son niolto connsciuti (1), parla di Ooldoitle 
del suo teatro di maniera ch<} anclu^ oprgri cd in Italia non 6 scnza intoresse it 
conoscere. Egli cliiama Goldoni <t un autore al qualo Tltalia va debitrice di an 
^usto puro e reprolarc mil' arte dranimatica »> o constata che Goldoni era stato 
quasi adorato dapfli italiani, (inclie il Guzzi ebhc quel suo breve e non mcritato 

(1) Kurono staiiipati : il primo. che parla soltauto del piiiiirk loiiio. iH (iiuij^no 17HS. I'altro 
«^he parla del re.««to di:ll<.* M^'Mori^-. nel 'Wjiniaio i1^. 



27 

\.ddl 25 Gennaio 1761 Gozzi lo mette in iscena nelle Tre Me^ 
arancie. Verso la meta deir Aprile del 17(32, Goldoni lascia per 
«mpre Venezia. 

1762-1793. Soggiorno di Goldoni in Francia. Arriva a Pari- 
ji li 26 Agosto 1762: per due anni e poeta del Teatro Italiano, 
joi dal 1764 al 17o7 professore di Belle Letlere Italiane alle fi- 
;lie di Luigi XV (zie di Luigi XVI). Add'i 4 Giugno 1771 fa rap- 
presentare il « Bourru bienfaisant », coniniedia scritta in lingua 
francese. Dope il 1783 scrive le sue Mcmoric, Dice nelle Memorie 
(ed. Sonzogno, pag. 300) clie v<m'so la line deiranno 1781 lavorava 
alia seconda parte di esse Mcmorie, Muore a Parigi add! Feb- 
braio 1793, essendo annnalato sino dal 25 Agosto 1792. 

Ermanno von LOhner. 

rionfo. E interessante di vedore riconosciuto da Schiller istesso, clio il trionfo di 
roxzi fu breve e non mcritato. Poi lo Schillur riconosce il linj^uaprffio iion dub!)io 
ella verita e lo spirito di cordialo bonth d'aninio, che si vog-grono diflYisi nelle 
(emurie Goldoniane, e dippiu, queirinosauribile fonto di buon umore, quel raro 
pirito di eqnita e di gpiustizia verso i meriti altrui, che dehbono guada^iiare al 
'oldoni di be! nuovo tutto quello nel nostro affttto, che le debolezzo del settna- 
renario potrebt>ero aver perduto nnlla nostra ammirazione. E conchiudt'ndo lo 
Hihjller parla dclla visita fatta dal Goldoni a Gian^iacopo Rousseau e sof?- 
fitinj^e (rtwertasi che lo Schiller nella sua priovcnlu era stato caldo ammiratoro 
li Ronsseau) : " Volonti<'ri si avrcbbe perdonato ad un uomo come Goldoni un 
?iudizio parziale intf)rno a RrMisseau, il quale ffli doveva parere un earattero 
i««ai strano e different^, eppiire non saranno che pochi i lettori.. i quali dopo 
ivor leilo quel che ncrivo Goldoni intorno a quelki visita, non troveranno il 
]mnde poeta filusofo piuttosto meschino dirimpetto al commediogrofo italiano! ». 
Ricordiamo che Schiller fece stampare queste parole addi 13 Gennaio 1789, 
•roprio alio scoppiare di quclla Rivoluzione fatta sotto prli auspicl di Rousseau, 
/a Schiller da vero e prran poeta molto bene sapeva intendere quanto la scin- 
lice e vera hontd di cuore del veneziano snperasse il raro ma non sincere inge- 
Hu del filosofo di Ginevra. E V uo^ino Goldoni dirimpetto M' uonto Rousseau 
asciando a parte tutte le opinioni; che conimosso lo Schiller e che sempre sa- 
ra f.irsi amici i lettori delle Memorie. nnche se non avessero mai letto od udito 
lalche commedia Goldoniana. Omne tulit punctum chi come autorc 6 ammi- 
ito, e neir istesso t^mpo sa farsi aniare come uomo. 



LIBRI E MOBILIE 

DI CASA ALEARDI 



AL PRINCIPIO DEL SEC. XV. 



Nel 1407, Agosto 25, mori il nobil uomo Ireco q. Ga- 
spare Alcardi, lasciando eredi (testamento 22 Agosto 1407) 
per parti cguali i figli Gasparo c Giacomo. Ircco era persooa 
d'importanza in citta; tant'6 vero che siibito dopo il principio 
(23 Giugno 1405) della dominazione veneziana in Verona 
lo troviamo scelto come uno del Consiglio dei Cinquanta, dai 
Dcputati ad utilia convocati T ultimo Luglio di quell' anno, 
alia presenza del Vicario del Podestk Egidio Morosini (1). 

Essendo minorenne Giacomo Aleardi, si rese necessario 
rinventario delPeredita, redatto il 23 Maggio 1405. Esso 
parmi abbia non piccolo valore per la couoscenza dei costumi 
e della coltura delF alta societa Veronese. Pertanto nel giomo 
suddetto, davanti al giudice console Giovanni a CasttJto^ 
comparve Gasparo Aleardi a far la dettagliata denuncia di 
tutta r credits, paterna. La casa Aleardi era a S. Benedetto. 
Neir estimo 1409 (2) « Gaspare filius q. Irechi de AleaidiB 
cum fratre » comparisce sotto quella contrada, con sei lire di 
rendita. Non 5 questa una dello rendite maggiori, quanton- 
que dair inventario risulti che numerosissime erano le pofl- 

(1) Atti dol Cons. A, f. 14 (Ant. Arcb. Veron.) II testamento d' Ireoo imd> 
trova, perchd la sorie dclle filze dei testameuti (ncUIArcb. Notar.), del ptriekt 
quella dei volumi deirOflf. Reg., coraiucia col 1408. Non esistono neirArcb. I^ 
tarile gli atti del not Bartolomeo da S. Cecilia che lo rog6. 

(2) Al f. 92 (Ant. Arch. Ver.). 



29 

3ssioiii di femiglia, c fosse ammobiliato con molto lusso il 
alazzo. II qual palazzo d' abitazione era formato di due case 
>ii termini, nella contrada suddetta, ambedue murate, coppa- 
J e solarate. Una casa, con cortc, sulla via coniune, confina- 
BL da due parti cogli ercdi di Bailardino della Scala: V altra 
veva per confini, da due parti la via comune, c da una Gia- 
>mo de Salvodeis. 

Publico i brani piu importanti di quell' inventario, di 
iii faccio qui una breve esposizione. Confesso che non tutte 
5 parole tecniche rai riuscirono intelligibili (1). 

Precede V elenco degli istromenti, dei quali parecchi an- 
ichi, con una serie di boUctte, stavano in un sacchetto. I do- 
;unienti citati spettano agli ultimi precedenti decenni. Quindi 
)arla8i dei registri dei possessi ed e utile tenerne conto, per 
(arsi un concetto di una vasta amministrazione famigliare in 
quel tempo. 1 registri sono tutti in carta bambacina, legati in 
membrana, eccettuato uno legato in cuoio : alcuni hanno la 
correggia coUa fibbia per tenerli chiusi. Per distingucrli, sulla 
membrana erasi dipinta o una A od una B : sopra un libro ci 
era un vomero [gomeritis)^ e sopra due altri, qui la Lima e la 
il Sole. L' amministrazione non poteva essere piii semplice, i 
libri essendo infatti pochissimi. II piu antico (in parte in vol- 
gare) era del 1370, fatto da Costanza tutrice di Ireco allora 
pupillo. Del 1375 c' erano due libri, T uno per le entrate (in 
latino), e T altro contenente T elenco degli affittuali, che in 
parte era in volgare, dacclife finiva con « messcr Jrecho de 
J aleardi ». Del 1390 esisteva un libro col nome degli aflSt- 
tuali (volgare in parte); del 1396 un libro dei possessi; del 
1398 un libro dei fitti. Due erano i libri del 1407, principiati 
dope la morte di Ireco ; T uno di essi conteneva V elenco dei 
debiti e crediti, e V altro quelle delle entrate e delle spese. 
C erano poi quattro filze di ccdole, di cui alcune scritte nel- 
r Episcopio e nelle Fattorie di Verona. Di piu un libro di Co- 
stanza de Boarijs coUa nota dei fitti dal 1388 al 1390. Non 
era estraneo alF amministrazione un libro, per certo molto in- 

(1) Di parecchie dftibo la iaWrpretazioue a luio fratello Fraucesco* 



30 

torcssaiite, rapprosontanto i redditi delle pievi della diocesidi 
Verona esposto alT Officio di Raprioiicria noir Episcopio, prin- 
cipiante coiranno 1400. A quosto |)ioposito va notato cliefra 
<>:li istromoiiti uuo ora.sone doscritto, r<M^aiito T infondazionedi 
corto docimc fcitto, 12 Airosto ]3()3. dal vosoovo PiotrodiJla 
Scala iiOirli Aleardi. C eraiio inoltrc tie altri libri privi di 
iv^ni loffaino coirorodita di Iroco. 

Iroco possedeva audio una disci'da biliiiotcTa. niiniita- 
nionto oloncata nelT invoiitario. rlio doscrivo la forma oste^ 
iia d(M voluini, e no ri[)r()duco le prime e le ultime parok 
Sr/cri. Dne volumi del Salmi di cni iino in perpramena.— Te- 
stamento Niiovo, in lat., in j)org., con parmole di legno co- 
pcrte di cuoio rosso, con borcliic di ferro, e duo Icgacci («zo- 
la » : nol dial, attualc c' e il vb. i molar) . — Un Vangelo di 
S. Miitteo, in laf., in porg., legato con parmole di legno co- 
perte di cuoio bianco. — Un Officio di M. V. con altri offizii 
ed orazioni, in porg., leg. con parmole di legno, coperto con 
corame rosso, con borcliiette, ed nn logaccio. — Altro Oifizio 
di M. V. in porg., con parmole di legno, coperto con cuoio 
bianco, con un legaccio. — Un volume d' orazioni, pcrg., in 
volgare ed in latino, legato con parmole di legno, coperto di 
corame bianco con duo legacci. -- - Classici Lucano, perg.,con 
parmole di legno, coperto di cuoio bianco, con due Iq^wL 
Princ: Corduba me genuit. Quest' e il principio del cosi detto 
ej)itaphinrii Lucani, — Ovidio, de arte amat, e Rem. amor.^ con 
altri carmi.— Esopo, porg., leg. in membrana. Princ: Ut imet 
et prosit, e term.: dim ue-iKua nocent Cosi finisce la favoli 
De ijfistore et Iv.po, Evidenternente il Codice contencva quan- 
to abbiamo neir edizione di Pavia 1497. — Boezio, De (m- 
soL, perg. — Due Prosperi, uno perg. roal couservato, V altro 
di buoua conservaziono. Quest' ultimo era legato con parmole 
di legno coperte di cuoio rosso, con un legaccio. Fin. : j^* 
rihis unv.s alat^ fraso che appartiene al verso {Una sity atque 
dvos spiritus nnus alat) ultimo del Poema comngts ad ns(h 
rem^ la cni attribuzione a Prospero 6 incerta (Opera I, 780. 
Parisijs, 1711). — Donato con Catone e grammatica, perg^ 
leg. con parmole di legno, con un legaccio. Questo volume 



31 

jra stato comperato da Gaspare, dopo la raorte del padre, pel 
•ilevante prezzo di lire ^ e soldi 18, ad iiso dclla sorclla Lu- 
na, che audava alle scuolc ad apprendcr grammatica. — Li- 
\ri fihsofid e grariruiatkaU mcdioevali, Una soinma di sentcri- 
56 in carta bombacina, leg. in membrana. Dalle prime e dalle 
iltime parole, apparisce che V ultimo tratfato parlava di Dio. 

— Altra Sorama, perg., leg. con parmole di legno, sembra 
irattasse di materia grammaticale. — Leggende e lihri di let- 
'eratnra. Un libro legato con parmole di legno coperte di 
juoio bianco con due legacci, contenente le iStorie Troiane 
in lat.) di Guido dalle Colonne, e la vita di S. Albano ; pro- 
)abilmcnte anche qucsta vita era latina. Una leggenda vol- 
^are di S. Aliano del secolo XIV (in prosa) fu publicata (dal 
]!odice Rice. 2734) recentemente dal chiar. prof. Alessandro 
r Ancona (cfr. Zambrini, Le opere volg, a stampa, Bologna, 
1878, pag. 557). — La Uivina Commedia (eompleta) di Dan- 
:e, in carta bombacina, legata con parmole di legno coperte 
li cuoio rosso, con due legacci. — Una leggenda di S. Mar- 
jherita, in volgare. Varie leggende di questa Santa ci sono 
lote, come puo vedersi dal Zambrini. Questa degli Aleardi 
loveva esser quella edita in fine alio Vite del Santi Padri 
leir ediz. del Manni ( Firenze, 1731-32 ) e riprodotta dal Ce- 
sari (Verona, 1799, II, 142). II principio concorda : « Segnor, 
)er dio ognomo », e nel Manni : .« Segnori per Dio ogni uom ». 

— II Filostrato del Boccaccio, in carta bombacina, legato in 
>ergamena. — Un altro volume pure in carta bombacina, le- 
^to in perg. conteneva la tragedia latina di Ezzelino di Al- 
>crtino Mussato, insieme ai Proverbi di Schiavo da Bari. — 
Jna specie di geografia, che cominciava col parlare delle ter- 
e degli Etiopi, era contenuta in un vol. membr. legato con 
larmole di legno, coperte con cuoio rosso, con due legacci. 

— Due altri volumi in carta bombacina, legati in perga- 
aeoa, contenevano cose volgari e latine, di vario argomento. 

— Volume pergam. di 23 carte, di cui non e chiaro il con- 
enuto. 

In quella libreria c^ era dunque assai poco di sacro, e di 
ilassico pochissimo; maucava pcrsino un Virgilio. Predomi- 



32 

navano i libri volgari, c di sj)cciale intercssc e poi il trovarvi 
la Divina Coiiunedia. 

In apprcsso Y iiiventario paila dei doiiaii cbc Ircco ave- 
va lasciato moreiido, cioo lire 997, soldi 10, ciii si dovevano 
a<j:giungere 434 lire, soldi 4 e deiiari 9, provoiiienti da fitti 
riscossi (3 veiidite fatto, postoriorinento alia niorte d' Ireca 
Quostc f>:ros.se somine erano state gia impiegate quasi per 
iutero. Nell' obi to e nei le{2:ati lasciati da Ireco si erano infatti 
spese lire 1248, 6 soldi e 10 denari). Accennasi poi al fru- 
nionto, al vino bianco c rosso, alia farina, alia legna ecc^ a 
fntfo cio insomma cli' era rimasto in casa. Dopo la morte 
di Ireco, per lire 70 era stato acquistato un cavallo leardoc 
pomellato, colla sella e i finimenti. 

Dopo di cio r inventario passa alia rassegna dcUe niobi- 
glie. — La casa era divisa in vari piani. C era la cantiuaed 
il piano inferiore; Tappartamento principale; il piano superio- 
re coi granai. Nella cantina trovavansi tini, botti, brente, pe- 
vere ecc, con una botticella di castagno per Taceto, dellaca- 
pacita di dieci seccbie. Noto il vocabolo fora o lodra., tuttora 
usato nel nostro dialetto, nella forma hra., per significarela 
pevera. II legno adoperato per questi arnesi era il castagno, 
r abetc [volg.pezzo) ed il larice. Si aveva ancora, fra Tal- 
tro, una bacceda per Tolio col coperchio.; due orci di pietra 
(« zentenarj », voce tuttodi viva nel dial.) di pietra, pure per 
lolio, della capacita di 27 baccede ciascuno. Due scale a ma- 
no, qualche cassa-panca di abete, uno scrigno di noce ; pa- 
recchi sedili (« zaxili ») di difierentc grandczza; un rascbia- 
toio di ferro per le botti, ed un circolo di ferro con uocisi 
(« cum incinis ») per le carni. 

Deir a[)partamento principale ricordansi sei stanze, nclfe 
quali cio cbe e di lusso, occupa il posto di ci6 che sarebbe 
stato di comodita. In capo della scala trovavasi una.piccola 
saletta, e vicino ad essa un corritoio ( « reuoltella » ). In capo 
alia saletta c^ era la cuciua. Ricordasi una grande sala, e vi- 
cino a questa la piccola camera abitata da Costanza coi figlii 
c la camera di Gaspare, la quale aveva la sua anticameFa 
(« guardacamera »}. La saletta e il corritoio contenevano dot 



■ > 

ireccliie cassepanche di abetc, lunghe V una circa 4 e T altra 
nrca 2 '/s metri. Pancone con due calti ed altro piccolo mu- 
liti di serrature ; panchetto d' abete per libri ; altro d' abete 
con calto, serratura e chiave ; cofanetto con serratura ; piom- 
bino di ferro per pesare ; zucca di vetro con rivestimento di 
paglia ; lettiera di nuovo acquisto ; parecchi vasi di forme va- 
rie, di vetro e di terra, con olio ; una catena di ferro pel pozzo. 
Nella cucina: due secchie di rame, e due di legno con 
cercbi di ferro; un ramaiuolo (« cacia », vlg. odiemo: cazza) 
di rame, col manico di ferro ; un piccolo calcedro di rame ; 
due bacchette di oricalco (oitone) per la testa, che non sapref 
dire a che cosa scrvissero (forse aghi crinali o bacchette per 
sostener pesi ?) ; alcuni secchielli e tre paia di moUe di rame ; 
due cogome di rame; tre paiuoli di rame di diflferenti gran- 
dezze ; sei vasi di pietra ; tre buratti ; un pestaiolo di legno ; 
unagerla di legno; varic catene da focolare in ferro; un paio 
di molle in ferro; un piccolo mantice di legno; un unciuo 
(« incinum ») di ferro per le tortc ; un focolare, con testo, pure 
per le torte ; un' asta e due piedi ferro per sostenerla, e avA 
Wvito da spiedo, dacch^ lo spiedo in antico faccvasi girare 
* mano ; una graticola di ferro ; due padelle di ferro forate 
per cnocervi le castagne ; due mortai di pietra ; ima grattu- 
giadi ferro; due stagnuoli per Tolio, e un badile di ferro, 
coraperato dopo la morte d' Ireco ; due vecchie e piccolo cas- 
sepanche di abete ; un cassone di abete ; uno scrigno di noce 
rotto; una madia (« masa ») di faggio rotta; un cassone di 
abete, con serratura e chiave ; un minale, una quarta e una 
qoarteruola di legno ; due deschetti, di cui uno rotondo ; del- 
r altro dicesi soltanto ch' era di noce; una madia ed un tavo- 
liere di abete per far la pasta ; venticinque taglieri di legno, 
tra buoni e cattivi, tra grandi e piccoli ; una piccola pila, col 
pilone di legno; parecchie tafferie (« panarie », nel dial, odier- 
no: panare)^ di cui alcuue destinatc a servir di coperchio alle 
secchie : una piccola cassapanca di abete : due predelle pure 
di abete ; un raschiatoio di ferro per la pasta ; un piccolo cri- 
vello; una forca di ferro; una peppaiuola di legno; una saliera 
di legno; un piccolo mantice di legno; poche scodelle di terra 

8 



1^ 

34 

e di legno; piatto (« plana » di terra); due cucchiai («8Ctt- 
clerius », nel dialetto viccnt. sculier) di terra verde e due di 
legno ; due pcttini da stoppa ; tre lucerne con tre lucemai 
di ferro ; due zucchc per V olio ; una gramola (« spinazia ») 
pel lino. 

Nella sala grande trovavansi le mobilie seguenti. Una 
cassapanca di abete e larice lunga sei metri, fatta fare dopo 
la morte di Ireco; altra simile lunga circa quattro metri; 
qucste naturalmente stavano appoggiate alle pareti. Una cre- 
denza nuova, con calti d' abete, con serrature, chiavi, e due 
annelletti, e coi chiodi stagnati, fatta fare dopo la morte di 
Ireco; anche questa senza dubbio aderiva ad una parete. Inve- 
ce nel centro della sala dovevano trovarsi le due tavoled'a- 
bete; una era lunga quasi tre metri, con quattro gr^ 
(« grupis ») di ferro, e T altra era lunga poco piu di due me- 
tri, con tre gruppi di ferro. Clie cosa abbiasi qui ad intenderc 
per gruppi, nol vedo chiaro ; forse sono le gambe e i piedi dellt 
tavola. Alia tavola nuova andavano uniti due tripodi (sediea 
tre piedi) di nuovo acquisto, e alia vocchia due altri vecchi 
tripodi. Sei vecchie cattedre impagliate, di varia grandezza. 
Due vecchi calcedri di rame e due veccbi bacini da mano, di 
oricalco (ottone). Due secchietti d'oricalco. Due grandi spade 
damensa (per trinciare?), coi manichi ornati con chiodi di 
ferro. Una vccchia spada col manico d'avorio e con una viera 
d'argento. Due cuscini di capretto per sedere. Due paiadi 
molle di ferro pel fuoco. — La sala serviva dunque da stania 
da pranzo, ed era riscaldata dal camino, so vi si trovavano le 
molle. N^ mancava il lavatoio, se sono ricordati i secchietti 
ed i bacini. II lavatoio, che adorna talora le stanze da pranio 
dei nostri patrizi del XV secolo, rassomiglia a quelli che an- 
che oggi veggonsi nolle sacristie per uso dei sacerdoti. 

Nella camera piccola della Costanza, c' era una lettien 
di mezzana grandezza (lungh. 2 Vs ni. e larg. 2 m.), dorata 
(« tota revolta »), con pochi intagli, e con uu frontale (« ca- 
puzaria ») ai piedi. Essa sosteneva due letti o materaoi, 
Tuno airaltro sovrapposti, rigati, di cui uno buono e Tal- 
tro vecchio. 11 primo era foderato con traliccio (« terlisij >) 



35 

r altro con fodera bomWcina da letto ( « poltremola », 
^. ital. poltro). Sopra a questi stendevasi una coltra di tela 
)n fascie posse ed azzurre ; poi veniva un tappeto o coperta 
Ei letto (« zalonus », cfr. Du Cange, s. v. zalois)^ di maggiore 
randezza, fatto di filo e lana, di van colori ; un piumaccio e 
*e cuscini rigati ; una tela di canape sopra la paglia della 
Atiera. Quest^ ultima indicazione sembra alludere al nostro 
agliericcio. Davanti alia medesima lettiera era stesa una 
eccbia coltrina, con parecchie dipinture rappresentanti dei 
erpenti negri e delle figure bianche e rosse : sostenuta da un 
'erro, essa era lunga sei braccia ed alta tre e mezzo. Dinanzi 
ilk lettiera, una cassa-panca di abete, e di dietro, un' altra 
pare d* abete. Nella stessa stanza trovavansi ancora : uno 
icrigno di noce con piccolo calto e serratura ; un vecchio co- 
ano a forziere adorno di pitture su campo bianco, con serra- 
upaechiave, coperto di tela tedesca; un calcedro per Tacqua 
anta, e un vecchio inginocchiatoio di abete; tre predelle per 
edere; una tunica (« pellada ») di velluto di grana, per donna, 
Jon maniche federate di vaio ed una frangia di seta di grana 
A collare, per formare il qual vestito s' irapiegarono circa 
n braccia di velluto ; una gonnella di panno d' oro, con fi- 
gure di cagnolini sopra un campo di seta azzurra, e colle ma- 
niche col gomito, chiuse, e con un vezzo alia bocca adorno 
di 93 perle minute ; una ghirlanda di perle mezzane, per don- 
Da ; c^ era un monile da testa ; una cintura (« stiuum ») di se- 
;a di grana^ lunga tre braccia, con fibbia e pendaglio, e con 
[ieci lamine di argento dorato ; una cassettina di abete con 
lerratura e chiave ; due forbici ; una lampada di vetro con ca- 
enella di ferro. Artisticamente hanno interesse due ancone 
li l^no. Una di esse viene qualificata per vecchia, ed aveva, 
Qtagliato, un Crocifisso con due Santi, coirAnnunziata e con 
iue altri Santi. DelP altra ancona Tinventario dice solamente 
:h' era vecchia, e che aveva molte figure. 

Veniamo alia camera grande, con anticamera (guarda- 
amera) abitata da Gaspare. Quivi c' era anzitutto una grande 
ettiera di abete, abbastanza nuova, tutta dorata, con ornati a 
ibgliame, ed un frontale ai piedi lungo oltre 3 m., e largo cir* 



36 

ca altrettanto. Sopra di <3ssa c' crano, Y un suU' altro, due letti 
matcrassi, a righe, uno foderato di traliccio e V altro di tela 
da letto. Una tela di canape copriva la paglia ( pagliericcio). 
Quattro cuscini, di cui il rnigliore rigato, e gli altri no ; una 
vecchia coltra di filo con fascie rosse e verdi ; un tappeto o 
coperta di lana, a righe di vari colori ; un piumaccio dacuna 
per la testa, con due fasciette (« cum duabus vergetis »). Ste- 
sa sopra un ferro, davanti alia lettiera, c' era una coltrina di 
tela negra tedesca, con sopravi dipinti dei leopardi coll'a^ 
me deir Aquila e colla banda. Era V arma Aleardi. Davanti 
alia Ictticra stava un vecchio banco di abete, lungo quanto la 
lettiera, con calto e serrature, e dinauzi ad esse una vecchia 
panclietta della lunghezza medesima. Dietro alia lettiera, una 
panca di abete. Sot to alia lettiera c' era uno di quei lettucci 
chc dicevansi cariole, con quattro girelle; questa cariola por- 
tava un materasso o saccone non rigato, con vecchia fodera 
di borabace; un piumaccio rigato con fodera di traliccio; una 
piccola coltre azzurra, vecchia e frusta, ed una grande coper- 
ta (1) di lana, con figure, foderata di tela bianca grossa. Sul 
frontalo della lettiera c' era pure una piccola coltre, vecchia^ 
dipinta colP arme del leone. Una coperta da cuna con divisa 
bianca, foderata di pelli ; altra simile di seta foderata di pellL 
Nclla medesima stanza c'erano ancora molti altri <jggetti 
degni di nota. Un cofano, dipinto a nuovo, con quattro gran- 
di figure, con serratura e chiavi, e coir arma dell' aquila col- 
la banda^ sopra tela tedesca distesa sul cofano. Gasparo lo a- 
vova fatto ridipingere dopo la morte di Ireco. — Un piccolo 
scrigno di noce, con calti, serratura e chiave. I s^uenti og- 
getti descritti di seguito alio scrigno, probabilmente stavano 
racchiusi in questo : undici cucchiai d' argento, in una vagi- 
na di cuoio cotto ; sei spade, di cui quattro grandi e due pic- 
colo, due coi manici d' avorio ed una col manico di ambn. 
con cagnolini intarsiati e con viere di argento dorato ; cin* 
que di questi manici avevano V arma delF Aquila colla bandi 



(1) n «( coopertorias magrnus », qai ricordato per la carlola, oorritpoodo al 
« z^^onus », meozionato quando parlossi delle lettiere. 



t 



37 

in ismalto, ed uno (ciofe quelle di ambra) aveva altre armi 
gentilizie, e chiudevasi in una vagina di cuoio cotto ; tazza 
d^argento (1), senza smalto, comperata dopo la morte di Ireco 
pep L 15, s. 8, d. 6; un bossolo di legno, dipinto, con coper- 
chio ; dae paia di guanti di sogatto bianco ; quattro carniere 
sacchetti per istromenti (documenti) e sei sacchetti per de- 
Bari; due passi di legno per misurare; due vecchi lenzuoli 
da cuna con due righe (« cum duabus vergis ») ; un lenzuolo 
vecchio « cum capitibus ab oxellis », della quale fraF?e non so 
darmi spiegazione; sei scodelle o recipienti, con sei pepaiuole 
di peltro (stagno raffinato coll' argento) ; dieci cucchiai d' ori- 
calco (ottone). — Un calcedro di rame con coperchio, per 
Vacquaio deir anticamera, comperato dopo la morte di Ireco. 
Una lampada di vetro con catenella di ferro. Una scrivania 
(« studium ») d' assi intarsiate, con quattro palchetti (« cum 
quatuor banchetis »), due dei quali con serrature e chiavi 
« et cum duscheto Jntus », era stata fatta fare dopo la morte 
di Ireco. Scrigno grande di noce, con piccolo calto, serratura e 
chiave. — Quindi Tinventario menziona un vecchio armadio 
ad intagli, di abete, con reticolato di rame ( « cum retibus 
rami » ) cbiuso a chiave. Gli oggetti che seguono probabil- 
mente erano in esso contenuti: otto tovaglie da tavola, di cui 
due per tavola rotonda ; nove salviette (tovaglie a mano), di 
cui una coi capi ad oxellis. Diciassette manipoli, con un tova- 
gliolo (« toayolo », nel volgare ver. odierno : toaiol) rotto ; quat- 
tro vecchi colatoj con righe (« cum vergulis ») ai capi. Pa- 
recchi drappi da testa, coi capi ornati o con righe o altri- 
menti. Molti lenzuoli di due, tre e quattro teli. Una fodera da 
letto di bombace. Un tappeto (coperta da letto) colle fascie 
verdi e morelle, foderata di tela traliccia. Sei sacchi per le bia- 
de. Un calamaio di legno. Tre moderatores (pesi ?). Nove lib- 
bre di filo di stoppa. Due paia di forbici. Due bossoli per ver- 
nice. Quattro libbre di filo di lino. Una coperta da cavallo, 
brana, foderata di tela bianca, fatta dopo la morte di Ireco. 



(Ij I cuccbiaj ora nomioati e questa tazsa, come viene indicato, erano a lega 
Teronese. 



38 

Una tunica (« pelanda ») senza fodere, di panno cilestro ptf 
uomo; altra di panno verde, foderata di tela azzurra, pure per 
uomo. — Un grande martello, ed uno piccolo; un piccolo fcl- 
cetto (« steganus », vlg. attuale: slegagno), Una piccola ta- 
naglia. Uno stocchetto col fodero rosso. Una cazzuola per la 
malta, rotta. Uno spiedo da camera. Un marchio (« signuin ») 
per scodelle, Due piccoli crivelli. Un berretto di paglia, fode 
rato di seta bianca e verde, e un paio di speroni. Un paio di 
guanti di lontra, foderati con pelle nostrana, con guemimen- 
to di seta nera, comperati (per 1. 3, e s. 11) da Gaspare quan- 
do trovavasi infermo, dopo la morte di Ireco. Un tavoliere per 
il giuoco dei dadi. Cinque candelabri di ferro e tre di legno. 
Una forcella di ferro pel fuoco, acquistata dopo morto Ireco. 
La forcella indica la presenza del caminetto, che certo trova- 
vasi nella stanza di Ireco, e non neir anticamera, dov' era 
r acquaio, come si h visto; Tanticamera doveva essere una 
piccola stanzina. 

Neir appartamento superiore, vicina ai granai, c'era un»- 
stanza da letto, che conteneva numerose mobilie, probabil— 
mente in buona parte accatastate Y una sulF altra e in disor— 
dine. Ricordasi anzi tutto un vecchio letto, non listato, con 
fodera di bombace; un piumaccio con fodera di tela dilina-» 
ed un altro con fodera bombacina. Oltraccio un piumaccio 
listato, per cuna, rappezzato con fodera bombacina. Una vec- 
chia e rotta bisaccia (o saccone), plena di ciwatura (pelo che 
si taglia al panno in cimandolo) ; una coltre vecchia cm &• 
scie azzurre e gialle. Un tappeto o coperta da letto di color 
rosso, fatto di lana filata (« de pillotis lane »). Due vecchi co- 
pertoi « unus a scaionis et alius ab intagis ». Una vecchia 
lettiera di abete, da un capo dorata con foglie ; davanti ad 
essa una vecchia cassapanca d' abete. Una vecchia anconetta 
di legno, da chiudersi; un' ancona di carta, posta suite aaai, 
con molte figure, vecchia. Due pale da biada ; una vecchia 
cuna, un vecchio scanno, un vecchio staio di legno ; tre v«- 
chie ceste per la lana, ed un cardo da lana. Altra lettiera dV 
bete, vecchia e si malconcia da non poter stare in piedi. Ub 
vecchio scrigno di noce per tenervi il sale, con cui salare k 



I 

J 



S9 

carni. Una cassetta d' abetc per la farina, ed altra pure d' a- 
bete chiusa a chiave. Una botticella per Taceto; un matta- 
rello di faggio per la farina ; una cassetta senza coperchio ; 
sinquantun tagliere di legno ; tre couchette per vino ; venti 
scodelle di legno ; sette pepaiuole ; diciannove ramaiuoli 
[« cazi ») di legno ; una piletta di legno ; quattro stanghc 
pel file, ecc. Ricordansi anche cinque piccoli piatti (piji- 
nelle ) nuovi di legno. 

Carlo Cipolla. 



40 



Jnue7iiaHum Jacobi filij condam el liercdis pro dimkVa 

Jrcchi de aleurdis. 

Jn xpi nomine amem (!). Anno natiuitatis eiusdem dni Mille- 
ximo quadringenteximo oclauo. Jnditione prima die Mercurij vi- 
geximotertio mensis Maij post non. in palatiq communis veroDe ad 
banchum griffoni. Davanti a Giovanni « a CasieUo » delta cm- 
trada di S. Benedetto, giudice console di Verona at banco del Par 
vone, essendo Podestd Egidio Morosini, comparisce Caspar filliiw 
condam Nobillis viri dni Jrechi condam dni Gaspari de Aleardis 
de sancto Benedicto Verone come tidore del fratellc minorenne 
Giacomo, esse^ido idue fratelli erediper metd dmbenipatemia 
norma del testamento 22 agosto 1407 atti Bartolomeo da S, Ce- 
cilia. Dicliiara percid tutti ibeni Mobilla et Jiimobilia ecc. di delta 
creditd com* eglila troud. Possessi: casa con corte in conirada 
s, Benedetto, sulla via comune, fra i confini: altra casa delta 
stessa proprietd, da due parti, Eredi fu Bailardino delta Soala: 
casa nella stessa contrada da una parte confinante coUa prece' 
dente da due colla via comune, e da una con Giacomo de Sal- 
vodeis, Le due case, coppate {coperte di tegole)e sola}*ate, servir 
vano d* abitazione ad Treco. — Case, campagne. — Istromen- 
ti{i), compreso uno 1363 ag. 12 del feudo didecime datodal 
vesc. Pietro delta Scala agli Aleardi. Libri et Jura reperta in 
domo et hereditate dicti condam dni Jrechi de Aleardis spectaotia 
et pertinentia dicte hereditati. Primo vnus liber possessionam Th 
gintisex cartarum de folels paruis bambucinis a scribendo cumpa^ 
mulla menibrana, super qua pictus est vnus gomerius, qui Ubar 
Jncipit in secunda carta Anno dni MCCCLXXXVJ^ possessiones 
mei Jrechi etc. et finitur in secunda facie vigexirae carte : pertinet 
illis de Aleardis, et sunt in dicto Ubro quedam cedule possessioniun. 

Jtem vnus liber fiotorum et partiuni, centum et quinquagiutt* 
sex cartarum de mezanis bambucinis cum parmula membrana fit 
corigia coraminis cum Abulia, super qua picta est vna luoa ; qoi 

(1) Cioquantasei doc. vecchi ed alcune bollette erano io on a^eebelto. 



41 

liber Jncipit in prima carU : Anno dni MCCCIXXXX Vlir Jndi- 
ctione sexta, liber fictorum etc. at flnitur (lacuna). Jtem vnura 
Memoriale debitorum et creditorum centum et sezaginta cartarum 
de foleis suprascriptis cum parmula ut supra, super qua pictus est 
vnus sol; qui liber Jncipit in prima carta : Anno dni M^CCCC^VIJ^ 
Jndictione quintadecima, Memoriale debitorum etc., et est cum 
diclo libro vnus abeceda (1), qui liber fuit Jnceptus post mortem 
dicti dni Jrechi per dictum gasparum. Jtem unus liber Jn- 

troitus et expensarum centum et sesaginta cartarum de foleis su- 
prascriptis cum parmula membrana, super qua picta est A. qui 
liber Jncipit in prima carta : anno dni MCCCC VIJ® Jndictione quin- 
tadecima, liber Jntroitus et expensarum etc. et est cum dicto libro 
vnos quatemus expensarum ad minutum, qui liber fuit Jnceptus 
post mortem dicti dni Jrechi per dictum Gasparem. Jtem 

vnum Memoriale quinquaginta duarum cartarum de foleis paruis 
bambucinis cum parmula membrana super qua est pictus vnus 
B. qui liber est antiquus et totus canzelatus, et Jncipit in prima 
carta: anno dni MCCCLXXXX Jndictione terciadeciraa. Memoriale 
debitorum etc. et flnitur in XXX* carta : in cart. XXIIJ^ Jdeo can- 
zelatus. Jtem vnum Memoriale octuagintaquatuor carta- 
rum de foleis suprascriptis cum parmulla membrana, super qua 
picta est A. qui liber est antiquus et Jncipit in secunda carta anno 
dni MCCCLXXV Jndictione XHJ* pagina frumenti exacti etc. et 
finitur in vltima carta que est octuagesimaquarta in flne vltime 
facies: Jn regionem suam. Jtem vnus liber flctorum et par- 
tium et cum dicto libro Memorialia diuersorum annorum, centum 
et septuagintaocto cartarum, de foleis bambucinis a libro cum par- 
mula menbrana et corrigia coraminis, cum flbula, qui liber est an- 
tiquus et Jncipit in tercia carta : anno dni MCCCLXXV Jndictione 
XIU*^, Afltales mei Jrechi etc. et finitur in vltima facie vltime car- 
te: Messer Jrecho de J aleardi. Jtem vnus liber Jntroytus 
et expensarum olim dne coustantie tutricis Jrechi pupilli, qui liber 
est valde antiquus et Jncipit Jn tercia carta : Anno dni nri yhu xpi 
MCCCLXX. Jnd. VIIJ* Jnfrascripti Jntroytus sunt etc. et flnitur in 
prima facie vltime carte : per du linzoli vendu. Jtem vnus 
liber productionis librorum Massariorum plebium Veronensis dio- 
cessis presentatorum per Massarios ad ofiScium racioneriorum epi- 
scopates Verone decem cartarum de foleis paruis banbucinis cum 

(1) lodioe alfiibetico. 



42 

parmuUa membrana, qui liber Jacipit Jii tercia carta : MCCCC^ De 
JIaxio. Andreas de burlino not. et est in dicto libro vnum He- 
moriale cartarum notariorum officij racioneriorum. Jtem 

vnus liber fictorum et partium olim dne Constantie de boarijs tri- 
ginta duarum cartarum de foleis paruis banbucinis cum parmuUa 
nienbrana, qui liber Jncipit in prima carta: anno dni MiUe^o 
CCCLXXXVIIJ. Jndictione undecima. Liber Atitallium etc. etflni- 
tur in vltima facie vltime carte a XX de febr. de MCCCLXXXX 
Jtem tres iibri cartarum banbucinarum quorum duo sunt 
cum parmullis membranis et alius cum parmulla coraminis nigri 
cum corigia, valde antiqui et nullius substantie, quia non videntor 
spectare hereditati dicti dni Jrechi. Jtem vna parmulla 

membrana magna cum certis et diuersis cedullis et scripturis sub- 
stantie. Jtem due filee cedularum et diuersarum scriptun- 

rum. Jtem certe et diuerse cedule conclusionum certarom 

et diuersarum rationum concluxarum in episcopatu verone et Ja 
factoria Verone et alibi. 

Jtem vnus liber testamenti noui. Jn cartis membranis cam 
parmulis ligni copertis coramine albo cum clodis feri et doabos 
zolis^ qui liber Jncipit in secunda facie quarte carte : Jncipit eaan- 
gelium secundum Mateum, liber generationis yhu xpi ; et finitnr 
in vltima carta : que dicta est a Daniele. Jtem vnus liber 

salmiste in cartis Membranis cum parmulis ligni cum modico con- 
mine rubevy qui Jncipit : Beatus vir qui etc. et flnitur : Saluus esse 
non poterit. Jtem vnus liber euangelij secundum Mateum 

in cartis membranis cum parmulis ligni copertis coramine albo, 
qui Jncipit liber generationis yhu xpi etc. et finitur: ad consumi- 
cionem seculi. Jtem vnus liber Boetij de consolatione niU' 

dum (?) ligatus in parmulis, in cartis menbranis, qui liber incipit 
Carmina qui condam etc. et finitur : Judicis cuncta correntis. 
Jtem vnus liber guidonis de Colomjs de Jstorijs troianis et greets 
in cartis membranis, cum parmulis ligni copertis coramine albo 
cum duobus zollis, qui liber Jncipit Jn tercia carta : Si et cotidie 
Vetera recentibus etc. et finitur: fraude peremptus bominmn; et 
est cum dicto libro Natiuitas et vita sancti Albani. Jtem 

vnus liber Dantis in cartis banbucinis cum parmulis ligni cam wO' 
dico coraminis rubey cum duabus zollis, qui liber Jncipit in tertii 
carta : Nel mezo del camin etc. et flnitur : II sole e 1 - altre stdft 
Jtem vnus liber orationum et alliarum (sic) in cartis menbri- 
nis, in vulgari et literali sermone, cum parmulis ligni copertis eo- 



43 

amme albo et duabufl zollis qui liber Jncipit : essendo abatuta la 
iiunana generatione etc. et finitur : o gloriosa dey genetriz virgo. 

Jtem vnus liber Jstorie Sancte Malgarite in cartis membraDis 
n Yulgari sermone, cum parmulla membrana, qui liber Jncipit: 
legnor per dio ognomo Jntenda etc. et finitur : e cum mego debia 
tare et babitare amen. Jtem vnus liber oficij beate Marie 

irginis cum AUijs officijs et orationibus in cartis membranis cum 
lai mulls ligni copertis coramine rubeo, cum clodetis et vna zolla, 
pd Jncipit : dne labia mea etc. et finitur : per omnia seculla secu- 
orum. Jtem vnus liber officij beate Marie virginis, Jn cartis 

tfembranis cum parmulis ligni copertis zoalto albo cum vna zolla 
[ui Jncipit : dne labia mea etc. et finitur : vltra benedictum Amen, 
\i est valde antiquus et parui voluminis. Jtem vnus liber 

ucani in cartis menbranis cum parmullis ligni cum modico cora- 
ninis albi cum duabus zollis, qui Jncipit : corduba me genuit etc., 
\i finitur calchante (!) menia magnum. Jtem vnus liber Pro- 

iper in cartis membranis cum parmulis ligni cum modico corami- 
lis rubey cum vna zolla, qui incipit : Jste prosper etc. et finitur : 
Spiritus sanctus altat (!). Jtem vnus alius Prosper parui ua- 

oris in cartis membranis et valde caducus. Jtem vnus liber 

n cartis membranis in quo sunt certa volumina librorum cum par- 
Dulis ligni cum modico coramine rubey cum duabus zollis, qui 
iber Jncipit: Etbiopum terras etc. et finitur: reduxit in carmina. 

Jtem vnus liber Ouidij de arte amandi et de remedio amoris, 
)t alUorum voluminum librorum in cartis membranis cum parmulis 
igni copertis coramine rubeo, cum duabus zollis, qui Jncipit: Si 
[uis in hoc artem etc. et finitur : Jam phebe peracto. Jtem 

rnus liber Summe de Sententijs in cartis bambucinis cum parmulla 
nembrana, qui liber Jncipit: Creatorum rerum etc. et finitur: de- 
;us et Jmperium Jn secula secullorum Amen. Jtem vnus liber 
ragedie dni Jzerini cum alio volumiue libri videlicet prouerbiorum 
>claui de Barro in cartis banbucinis cum parmulla membrana, qui 
iber Jncipit: Quodnam omentum (!) etc. et finitur: sit laus et gra- 
ia xpo. Jtem vnus liber philostrati Jn vulgari sermone in 

artis bambucinis cum parmula membrana, qui Jncipit : philostrato 
I Jl titolo etc. et finitur: liota a me t-inuij. Jtem vnum vo- 

umine (!) in Banbucinis cum parmula menbrana Jn quo descri- 
»ta sunt diuersa, qui Jncipit in Secunda Carta: Se dio m-ayde 
i-'l-euagnele etc. Jtem vnum volumen in banbucinis cartis 

(Qin parmula membrana in quo descripta sunt diuersa, qui Jncipit : 



44 

enanci el fato, et finitur : dat septima fructum. Jtem vnus 

liber Summe parui ualoris in cartis membranis cum duabus par- 
mulis ligni, computata vna fracta, qui Jncipit: vt ad Sapientiam 
per gramaticam etc. et finitur : per quia. Jtem vnus liber 

Esopi in cartis membranis cum parmulla menbrana, qui Jncipit: rt 
Jnuet et prosit, et finitur : dira venena nocent. Jtem pan 

vnius libri in cartis membranis cum parmulla membrana, qui Jn- 
cipit : Jnfrascripta capitula continentur etc. et finitur in fine prime 
facie (!) XXIIJ® carte : nostrum ducem sequi. Jtem vnus liber 

psalmiste parui ualoris, qui non est expletus et valde caducus. 
Jtem quedam parua uolumina in membranis et bambucinis cartis 
parui valoris et modice substantie. Jtem vnus liber Donati 

cum Catone, notabillis, et gramatica in cartis membranis cum pa^ 
mulis ligni cum vna zola, qui liber Jncipit: Janua sum rudibus etc 
quem librum dictus Gaspar emit pro Lutia eius sorore pretio trium 
librarum decemocto sold. dr. post mortem dicti dni Jrechi condam 
patris suy de denarijs repertis in domo, qui erat necessarius pro 
dicta Lutia que vadit ad scolas, causa adiscendi gramaticam. 

Bona mobilia reperta in domo et hereditate dicti condam dni 
Jrechi spectantia et pertinentia dicte hereditati. Prima centum el 
octuaginta tres libras septem sold, et vndecim dr. quos dictus Ga- 
spar penes se dixit de presenti, de et pro resto noningentarum no- 
naginta septem librarum et decem sold. dr. pro ducentis et nona- 
gintaquinque ducatis auri repertis in domo die vigesimoquinto 
Augusti MCCCCVIJ, qua die mortuus est dictus dns Jrechusia 
ratione trium librarum et decem sold. dr. pro quoque ducato et 
pro resto de quadringentis et trigintaquatuor libris quatuor sold, 
et nouem dr. pro denarijs habitis et exactis de fictis et rexiduis et 
habitis de rebus venditis a dicta die XXV* augusti MCCCCVU 
vsque ad hunc presentem diem XXIIJ° Maij MCCCCVIU^ detra- 
ctis Milleducentis et quadragintaocto libris sex sold, et decem dr. 
pro denarijs expensatis pro obitu et legatis condam dni Jrechi de 
Aleardis et expensis pro domo in laborerijs et in rebus emptist 
die suprascripta XX V^ augusti vsque ad presentem diem, vt ap- 
paret clare in libro A Jntroitus et expensarum Gasparis de Alear- 
dis antedicti a cartis IIJ vsque ad cart. XXIIU dicti libri. Jtem 
nouem Minalia frumenti existentis de presenti in domo predicta el 
hoc pro resto de centum et septem Minal. et duarum (!) quart fim- 
menti — • olio, mno bianco e rosso, farina — Jtem ynos equv 



45 

leardns apomelatus cum sella, freno et fornimento emptus post 
mortem dni Jrechi pretio septuaginta Ibr. dr. — h^gna ; maiale — 
Jtcm in camara magna in qua dormit dirtus Caspar et in guardi- 
camera dicte caniere penes salam, prinio vna leteria magna picij 
kota reuolta cum foleis, satis noua, cum vna rapuzaria ad pedes, 
longitudinis circa decem pedum et lelitudinis circa decem pedum. 
Jtem vnus lectus vergatus bonus cum fodra terlixia longi- 
tudinis sex brachiorum et latitudinis circa tria brachiorum et tres 
quart brachi super dictam leteriam. Jtem vnus lectus vetulus 

vergatus cum fodra poltremola frustata longitudinis circha quin- 
que brachiorum et latitudinis circa IIJ 7i brach. (1) super dictam 
leteriam. Jtem vna telia canapis super paleis dicte lete- 

rie. Jtem duo plumacij veteres et frustati vergati cum fodris 

poltremolis longitudinis circa IIJ */i brach (I). Jtem quatuor 

cosinij videlicet vnus vergatus bonus et tres non vergati veteres 
et valde frustati super dictam leteriam. Jtem vna cultra fillo 

a bindis rubeys et viridis, antiqua, longitudinis sex brachiorum et 
trium quart, brachij et latitudinis IIIJ brachiorum et vnius tercij 
super dictam leteriam. Jtem vnus zalonus totus lane a ver- 

jatis diuersorum colorum, nouus, longitudinis sex brachiorum et 
latitudinis quatuor brachiorum et trium quart, super dictam lete- 
riam. Jtem vna coltrina noua picta a lionpardis cum armis 
\qnile et Baynerie, tele todische nigre, longitudinis circha quin- 
jue cum dimidio brach. et altitudinis circha tria brachia et trium 
juart. coram dicta leteria, et vnum ferum pro dicta coltrina. 
Ftem vnus plumazolus a chuna, a capite, cum duabus vergetis (sic) 
retulus, longitudinis circha vnius brachij et vnius quart, super 
iictam leteriam. Jtem vnus banchus picij vetulus, a duobus 
^Itis, cum vno caltexolo, cum duabus claxarijs, longitudinis de- 
cern pedum coram dicta leteria. Jtem vna bancheta coram 
licto bancho Vetera, suprascripte longitudinis. Jtem vna 
lancha picij retro dictam leteriam. Jtem vna cariola picij ve- 
ula subtus suprascriptam leteriam cum quatuor rotellis longitudi- 
lis circha' sex pedum et latitudinis circa IIIJ^'' pedum, quam feci 
iptare post mortem dicti dni Jrechi de denarijs repertis in domo, 
luia erat de necessitate. Jtem vnus letulus non vergatus, cum 
bdra bambucina, vetula, longitudinis circa IIIJ^ brachiorum et 
atitudinis circa duorum brachiorum et duorum terciorum super 

(I) Ciod: tre e mizzo. 



46 

dicta cariola. Jtem vnus plumacius vergatus, vetulus, et 

fractus cum fodra terlixia longitudinis circa trium brachiorum su- 
per dicta cariola. Jtem vna coltrexella azura vetula el fracta 
parui ualloris, longitudinis IIIJ^ cum dimidio brach. et latitudinis 
trium brach. vnius quarti super dicta cariola. Jtem vnus co- 
pertorius magnus, panni lane, a figuris, vetulus, suffultus tella alba 
terlixia. Jtem vnus coffinus (sic) pictus de nouo a figuris 
magnis quatuor (stc), cum claxaria et claui, et cum armis Aquile 
et Kaynerie, cum tella todesca super dicto colfano, quem dictiM 
Gaspar fecit pingere post mortem dicti condam dni Jrechi, de de- 
narijs repertis in domo, quia erat de necessitate. Jtem vni 
cultrinella ad capuzariam leterie suprascripte, vetula, picta cum 
armis Leonis. Jtem vnus copertorius a chuna, vetullu^, diuisali 
albi, suffultus pellibus. Jtem vnus copertorius a chuna, vetulus, 
panni sete, fractus, suffultus pellibus. Jtem vnus cisendellas 
vidrey cum catenella ferri. Jtem vnus scrineus nogarie, paruos, 
cum vno calto et vno caltexello, cum vna clasaria et claui. 
Jtem vndecim scurlerie argenti ponderis octo vntiarum et trinin 
quart, argenti ad ligam veronensem, in vna vagina coraminis coclL 
Jtem sex gladij, videlicet duo parui et IIIJ^ parui. quorum 
quinque sunt cum manubris eboris et vnus cum manubrio ambri 
cum catulis Jntaxatis et cum veris argenti deaurati, quinque cum 
armis Aquile et Baynerie in smalto et vnus, videlicet ille ambri, 
cum alijs armis in vna vagina coraminis cocti. Jtem vna tatia 
argenti ad ligam veronensem, ponderis sex vnciarum duorom 
quart, et quinque dr. argenti, sine smalto, empta post mortem dicti 
dni Jrechi pretio quindecim librarum octo sold, et sex dr. de de 
narijs repertis in domo, que erat necessaria in domo. Jtem 
vnus bussolus paruus pictus cum cuperculo. Jtem vnum par 
cirothecarum coraminis uel zoatti albi Jtem quatuor camerij 
uel sacheti ab Jnstrumentis et sex sacheti a denarijs. Jtem doo 
parsi ligni a mesurando. Jtem duo linteamina Vetera a chona, 
cum duabus vergis Jn capitibus longitudinis trium brachiorum (pro) 
quoque. Jtem vnum linteamen vetus c^apitibus ab oxellis longi- 
tudinis quatuor brachiorum. Jtem sex sentelle cum sex peurarolis 
peltri. Jtem decem scurlerie rechalchi. Jtem vnus calcifal- 
lus rami cum coperculo pro seclario guardacamare, emptus pretio 
trium librarum post mortem dicti dni Jrechi de denarijs repertis 
in domo, quia erat necessarius in domo. Jtem vnum studium 
de aseribus voteribus et nouis Jnchastratis cum quatuor banchetiS) 



47 

nlus quorum (1) duo sunt cum claxarijs et clauibus et cum ilu- 
cheto Jntus, quod fieri fecit (!) cum alijs laborerijs post mortem 
licti dni Jrechi de denarijs repertis in domo, quia erat necessarius 
ri domo. Jtem unum scrinium magnum nogarie, vetus, cum 

alteiLolo, cum claxaria et claui. Jtem vnum scrineum noga- 

ie mezanum seminetus, cum caltexolo, claxaria et claui. 
tern vnum armarium Jntaiatum picij cum retibus rami^ vetus, cum 
rlaxaria et claui. Jtem quinque toalee a disco veteres, longitu- 
linis quatuor cum dimidio brachiorum. Jtem vna toalea a 

lisco Vetera et fracta. Jtem septem toalee a manu veteres, 

romputata vna cum capitibus ab oxellis longitudinis trium cum di- 
nidio brachiorum. Jtem due toalee a manu veteres et fracte, 
ongitudinis suprascripte. Jtem vna toalea a disco rotundo ve- 
era. Jtem una toalea a disco rotundo vetera et fracta. Jtem 
[uindecim forete veteres a cofRn. Jtem quatuor colatorij cum 

rergulis in capiiibus veteres. Jtem decemsoptem manipuli se- 
aiueteri cum uno toayolo fracto. Jtem tres drappi a capite 
loui cum vergulis in capitibus, longitudinis trium brachiorum (pro) 
[uoque. Jtem duo drappi a capite veteres cum capitibus pulcris 
ongitudinis trium brachiorum (pro) quoque cum dimidio. Jtem 
iuo drapi a capite veteres cum vergolis in capitibus, longitudinis 
rium brachiorum (pro) quoque. Jtem duo drapi a capite veto- 
es, cum vergulis in capitibus, longitudinis duorum brachiorum (pro) 
[aoque. Jtem vnus drapus a capite vetus et fractus cum ver- 
gulis in capite, longitudinis tuum brachiorum. Jtem duo lintea- 
lina noua de duabus faldis longitudinis septem brachiorum cum 
imidlo (pro) quoque. Jtem quatuor linteamina vetus (!) de tri- 
us faldis, longitudinis circha septem brachiorum (pro) quaque. 
tern sex linteamina Tetera de quatuor faldis, longitudinis circha 
cto brachiorum (pro) quoque. Jtem duo linteamina vetera et 
racta de terlixio, longitudinis sex brachiorum (pro) quoque. 
tern vnum linteamen vetus de terlixio, longitudinis quatuor cum 
imidio brachiorum. Jtem vnum linteamen de tribus faldis telle 
rosse nostrane longitudinis quatuor brachiorum et vnius quarti. 
Jtem duo linteamina vetera apezata, longitudinis quinque bra- 
hiorum (pro) quoque. Jtem vnum linteamen de duabus faldis 
am dimidia, longitudinis quatuor cum dimidio brachiorum. 
tern vna fodra a lecto banbucina vetera, longitudinis circha qua-* 

(I) Cio^: fra i qnali. 



tuor brachiorum et latitudinis circlia duorum cum dimidio bra* 
chiorum. Jtem vnus zalonus a biadis veridis et morellis fractus 
et sufaltus tella terlixia. Jtem sex sachi semiueteri a blado. 
Jtem vnuin calamarium li^mi. Jtem tres modoralores. Jtem 
nouem libre filij stope. Jtem vnum par fornexatarum. Jtem 
duo busoli a vernioe. Jtem quatuor libr. fili lini. Jtem vna 
coperta ab equo brune (sic), suffulta tella alba, facta post mortem 
dicti dni Jrechi. Jtem vna pelanda ab homine panni celesti sc- 
miuctus, de nirhilo suffulta. Jtem vna pelanda ab homine pani 
viridi (!) seminoua, sufulta telle azure. Jtem vnus maleus ^pa— 
gnus. Jtem vnus stegagnus paruus. Jtem vnus maleus pap- 
uus. Jtem vnus spedus a camera. Jtem vna tanaya parua. 
Jtem vnus stochetus paruus, cum fodro ruboo. Jtem vna ca^ 
zola a malta fracta. Jtem vnum galerium palearum fulcituai 

sirico albo et verido. Jtem due criuelle parue. Jtem vnum 
signum a scutellis. Jtem vnum par speronorura. Jtem vnus 
tauolerius ab aleis. Jtem quinque candelabra ferri. Jtem Iria 
candelabra ligni Vetera. Jtem vnum par cirotecharum lurie sof- 
fultum pellibus nostranellis munitis serico nigro, emptum prelio 
trium librarum et vnderim sold. dr. post mortem dicti dni Jrechi 
de denarijs repertis in domo, quod necess. pro Gasparo quieratin- 
firmus. Jtem vna forr'olla ferri ab Jgne empta pretio trium soli 
dr. post mortem dicti dni Jrechi, de denarijs repertis in domo^qoit 
erat necessaria in domo. litem in camara parua penes salam Jn 
qua dormit dna Constantia cum filijs : primo, vna leteria mezanft 
pizij, tota reuolta, parum Jntaiata, cum vna capuzaria ad pedes, 
longitudinis circha octo pedum et latitudinis circa sex pedum. 
Jtem vnus lectus vergatus bonus cum fodra terlixij, longitudiius 
circha brachiorum quinque et vnius tercij et latitudinis circha bra- 
chiorum trium et trium quart, brachiorum, super dicta letera (!). 
Item vnus lectus vergatus vetus cum fodra banbucina et pol* 
tremola longitudinis circha quatuor brachiorum et daorum cum 
dimidio terz. et latitudinis circha trium brachiorum et vnius quarii 
brachij super dicta leteria. Jtem vna cultra telle a bindis rubeii 
et azuris seminoua, longitudinis circa sex brachiorum et latitudinii 
circa quatuor brachiorum super dicta leteria. Jtem vnus iak>- 
nus fili et lane vetus diuersorum colorum, longitudinis circha sex 
brachiorum et duorum quart, et latitudinis circha quatuor brachicH 
rum et trium quart, super dicta leteria. Jtem vnus plumaciufl 
vergatus vetus et frustatus, longitudinis circha trium bracbioniB 



49 

;riam quart, super dicta leteria. Jtem tres cossini >y(lelicet 
i vergati et vnus non semiuetus super dicta leteria. Jtem 
I tela canapis super paleis dicte leterie. Jtcin vna cultrina 
us valde, picta a serp^^ntibus nigri.s et tiguris albis et rubeis 
gitudinis circha sex brachioruiu ouai diniidio et altitudinis cir- 
trium cum diinidio brachij cum viio fero a dicta cultrina, co- 
1 dicta leteria. Jtem vna bancha picij retro dictam leteriam. 
Jtem vnus scrineus nogarie vetus cum vno caltexello cum cla- 
ia. Jtem vnus cofanus vetus pictus Jn campo albo cum cla- 
ia et claui> copertas tela teotoiiira. Jtem vnus banchetus 
uus picij vetus ab orando. Jtem vna anchona Vetera ligni 
ti cruciiixo et duobus saiirtls Jntaiatis et cum Annuntlata et 
ibu3 alijs figuris sanrtorum. Jlem vna anchona ligni Vetera 
amultis figuris. Jtem \nu.s ralcirellus nouus ab aqua san- 

Jtem vna casseta picij parua cum clasaria et claui. 
m due forbices videlicet vna magna et vna parua. Jtem 

ss breele a sedendo. Jtem vnus cisendellus vitrey cum ca- 

lella ferri. Jtem vna pelanda a domina veluti, grane, semi- 

ma, cum manicis apertis sufultis varotlis cum vna francia siriti 
ane ad colare, Jn qua (uerunt circa decem septem brachia ve- 
ti. Jtem vna gonella a domina panni auri in campo azuro 

rili a figuris catullorum cum maniris a gumbeo, seratis, cum 
10 frixeto ad capicium, cum nona gintatribus planetis paruuUis 
I perils minutis. Jtem vna gerlanda a rugoleto perlarum 

jzanorum a domina, Jn qua fuerunt circa sex vncie perlarum. 
Jtem vnum stinum siriti grane seminouum a domina, longitu- 
lis minus trium brachioriim cum fibula et pendayo et decem 
ais argenti deaurati. litem Jn sala magna prope came- 

\ antediclas, primo vna bancha Jnbanchata noua picij et lar- 
, iongitudinis decem octo pedum, quam diclus Caspar fecit fieri 
n alijs laborerijs post mortem dicti dni Jrechi de denarijs reper- 
in domo, quia erat necessaria. Jtem vna bancha Jnbanchata, 
rua, Vetera, picij, Iongitudinis vndecim cum dimidiu pedum. 
im vna credentia noua, cum caltis picij, Jnclodata clodis stagna- 
cum duabus clasarijs et clauibus et duv)bus anelletis, quam dictus 
spar fecit fieri cum alijs laborerijs post mortem dicti dni Jrechi 
denarijs repertis in domo quia erat necessaria. . Jtem vna 

mla picij noua, longitu(hnis circa octo pedum cum quatuor gru- 
i ferri. Jtem duo tripo l:'s larzlj noui pro diola tabula, empti 
etio trium librarum dr. post mortem dicti dni Jrechi de denarija 



50 

ropertis in domo, quia erant nocossarij in donio. Jtem vna ta- 
bula Vetera picij, longitudinis cirolia sex rum dimulio pedum cum 
tribus grupis feri. Jtcin duo tripodes veteri valde, pro dicta 
tabula. Jtem sex catedre vetores de paleis, romputatis inezanis 
et paruis, cum quibu.sdam fractis palleas (sic). Jtem duo calri- 
relli rami veteres de media situla (pro) quoque. Jtem duo bacil- 
lia a manu veteres, recalclii. JtfMn duo bronzini rechalchi, qu(v 
rum vnus est veins et fractus. Jtem due salarole stagni cum 

cupercullo. Jtem duo allie salarole sine cuperculo. Jtem doo 
gladij magni a monsa cum clo lis ferri super manubri'*. Jtem 
vnus gladius parmis vetus cum maau))rio eboris, cum vera argenli. 

Jtem duo cossini pro sedendo, de capreto. Jtem due bran- 
dinale ferri ab J^nie. litem in saleta parua in capite sc^le el in 
reuoltello pones dictam saletam, primo: vna banclia picij vetas, 
longitudinis circa duodocim pedum cum dimidio. Jtem vna ban- 
cha picij valdo Vetera, longitudinis soptem pedum. Jtem vnus 
banchus picij votus, a duobus caltis, cum caltexolo, cum claxarijs, 
qui (sic) est fractus cuperculus, lon^^^itudinis circha nouera pedum. 

Jtem vnus banchetus vetus picij a libris ab vno c^lto. Jtem 
vnus banchetus seminouus picij a libris ab vno calto cum claxaria 
et daui. Item* vnus cofanetus cum clasaria vetus. Jtem vna 
catena ferri a puteo. Jtem vnus banchetus a duobus caltis cum 
caltexolo picij vetus, longitudinis circa sex pedum. Jtem vnus 
plombinus fori a ponderando. Jtem cocurbita vitrej* cum caxella 
de paleis. Jtem certa vaxa vitrey (»t tore cum oleo multaruo 
manerierorum. Jtem vna leteria noua empta precio sexdecim 
sold. dr. post mortem dicti dni Jrechi de denarijs repertis in domo. 
quia erat necessaria in et pro domo. tltem in coquina in capite 
suprascripte salete. Jtem due situle rami. Jtem due siluh 
ligni cum circulis ferri. Jtem vna cacia rami cum manico ferri. 

Jtem vnus calcirelus rami parmus. Jtem duo bacilli recal- 
chi a capite. Jtem tres brandinate rami parue. Jtem dw 
cogome rami; videlicet vna magna et vna parua. Jtem vans 
parolus rami, tenute circa quatuor situllarum. Jtem vnus pa- 
rolus paruus tenute duarum situllarum. Jtem vnus paroletH 
tenute dimidie situle. Jtem vnus lebes lapidis, mezanus, bonai 

Jtem quatuor lebetes lapidey magni et mezani veteres et coxitL 

Jtem duo brondinelli parui. Jtem vnus lebes lapideas par- 
uus. Jtem vna pestarola ferri. Jtejn vna pestarola fignii 
vetus raultum. Jtem vnus tamixius. Jtem vnns barateDoii 



51 

item vnus tamisetus paruulus. Jtem vna zeria ligni. 
tern quinque catene ferri ab Jgne. Jtem vna moia feri ab Jgne. 

Jtem vnus mantegetus ligni ab igno. Jtem vnum Jncinum 
jri a turtis. JUim vna asta fori inezana cum pede. Jtem vna 
sta ferri parua sine pede. Jtem duo pedes ferri ab asta, quo- 
urn alter est fractus. Jtem vnus fogolarius a turtis cum texto. 

Jtem vna patella ferri. Jtem vna graticula feri noua. 
tern vna patella feri forata a castaneis. Jtem vna patella terre 
9raia a castaneis cum manico feri. Jtem duo mortalia lapidis. 

Jtem vna spinazia a lino. Jtem tres lucernarij a lucemis 
igni. Jtem tres lucerne ferri. Jtem vnus guindolus paruus. 
Jtem due capsele picij valde veteres, vna magna et vna parua. 
Jtem vnus scrineus nogarie fractus parui valloris. Jtem vna 
oesa fadi fracta parui valoris. Jtem vnus cassonus picij cum 
lasaria et claui. Jtem unum salare ligni a .sale. Jtem duo 
»etina a stopa. Jtem vnus stagnoletus ab oleo paruus. Jtem 
rna quarta vetera ligni. Jtom una gratacaxola feri. Jtem 
rnus discetus vetus nogarie. Mom vnus discetus rotundus ve- 
us. Jtem vna mesa et vnus tauolerius picij ab Jnpastando. 
'tem XXV Jncisoria ligni conputatis bonis et malis, magnis et 
laiiiis. Jtem sex scudelle ligni. Jtem duo scuclerij terre 

reridi. Jtem vna pileta cum vno pilono ligni. Jtem quatuor 
tanarie ligni a coperiendo situlas. Jtem tres panarie parue. 
tem vna banrheta picij parui ualoris. Jtem due breele longe, 
licijy parui ualloris. Jtem due cucurbite sine zuche ab oleo. 
tem sex peurarole ligni. Jtem duo schuclerij ligni. Jtem 

•assarola feri a pasta. Jtem vnus quartarolus ligni validus ve- 
us, Jtem vnus cribellus paruus. Jtem vna furcha ferri. 
item vnum minale ligni vetus. Jtem quatuor scutelle et vna 
)iana terre. Jtem vnum badile feri emptum pretio nouem sold. 
Ir. post mortem dicti dni Jrechi dc denarijs repertis in domo, qnia 
3rat necessarius in domo. Jtem vnus stagnolus stagni ab oleo, 
nagnus sine mezanus.' litem in camera superiori penes granaria 
Bt in tota reliqua parte domus, in parte superiori tantum. Prime : 
nius iectus non vergatus cum fodra banbucina, vetus, longitudinis 
patuor brachiorum et trium quartar. et latitudinis trium cum di- 
midio brachiorum. Jtem vnus plumacius cum fodra telle lini, 
longitudinis trium brachiorum. Jtem vnus plumacius vetus cum 
fodra bambucina, longitudinis duorum cum diraidio brachiorum. 

Jtem vnus plumacius vergatus a chuna, apezatus, cum fodra 



52 

l)anbucina. .Item vna bisacha vergata, veUis, plena cimatura, 
et est fracta. Jteiu vua cultra Vetera a bindis veridis et rubek 
longitudiiiis quatuor brachiorum et duonini terz. et latitudinU 
trium bracbioruin et trium quart, brachij. .Item vna cultra Ve- 
tera tola fracta a bindis azuris et zollis. Jtem vnus zalonusde 
pillotis lane, rubeus, votus, loiigitudinis sex brachiorum, et lalitu- 
dinis quatuor brachiorum et trium qt. Jtem duo copertorij valde 
veteres parui valoris, vnus a scaionis et alius ab Jntagis. Jtem 
vna leteria picij reuolta ab uno capite cum foleis, vetus, longa 
circa octo cum dimidio ped. et latitudinis circa sex pedum. 
Jtem vna bancha picij vetera coram dicta leteria. Jtem vna ca- 
seta picij valde vetus parui valoris. Jtem vna anchoneta ligui. 
que clauditur, vetus. Jtem una ancona carte cum multis figu- 
ris, vetus, posita super asseribus. Jtem due pale a blado, quo- 
rum una est modicum fracta. Jtem una chuna vetus picij. 
Jtem vnum scanum vetus. Jtem vnum stare ligni vetus. 
Jtem tres ceste veteres a lana et vna onzatoria a lana. Jtem 
vna leteria picij vetus que non est in pedibus Jtem vnum scri- 
neum vetus nogarie, a salando carnes. Jtem vnus vezoletus 
picij ab azeto, timute trium sitularum. Jtem vnus cassouus picij 
a duabus caltis a farina. Jtem vnus cassonus picij cum claxa- 
ria et claui. Jtem due mese fadi veteres et fracte, a farina, 
parui ualoris. Jtem vna casseta sine cuperculo parui ualoris. ' 
Jtem quinquagintavnum Jncisoria ligni noua. Jtem tres 
chonchete noue a vino. Jtem viginti scutelle ligni noue. 
Jtem sex peurarole ligni noue. Jtem decemnouem cazi ligni. 
conputatis magnis et paruis. Jtem vna pileta ligni noua. 
Jtem vnum schuclerium magnum ligni vetus. Jtem quinque pla« 
nelle ligni noue. Jtem vnum peuerium vetus. Jtem quatuor 
stange a (ilo et al. titem in canipa et in tota reliqua parte do- 
mus in parte Jnferiori tantum. Primo: vna tina a buhendo, tenutc 
quatuordecim quart. Jlom vna veies picij tenute quindecim 
quart., quam dictus Gaspar emit a Johane ile Tarengo post mo^ 
tern dicti dni Jrechi patris suy precio quinque librarum dr. de dr. 
repertis in domo, quia erat necessaria in et pro dome. Jtem 
vna veies picij tenute decem ([uart. J torn vnus veieiiculus ca- 
stagnarij tenute quatuor quartar. Jtem vnus veieiiculus lanij 
tenute nouem quart. Jtem vnus veieticullus picij tenute duo- 
rum quart, et duarum sitularum. Jtem vnus veieiiculus larxij 
tenute octo quart. Jtem vnus veieticulus picij tenute quatuor 



63 

quartar. Jlem vnus veieticulus castagnarij, solebat esse ab 
aceto, tenute decern situllarura parui ualoris. Jtem vna brenta 
picij magna, tenute trium quart. Jtem due brente picij a lesi- 
uio. Jtem due brentolle a discargando vuas. Jtem vnus ti- 
nellus picij a conposta, cum cupercullo. Jtem vna bazeta ab 
oleo, cum cuperculo. Jtem vna situla a vino. Jtem vna con- 
cha ad modum vnius lodre a vino. Jtom due conchete a vino. 
Jtem tres veieticuli parui a vino cocto. Jtem vna lora a 
vino. Jtem quatuor zaxili votores, raagni, parui ualoris. 
Jtem tres zaxili paruuli, parui ualoris. Jtem duo zentenarij la- 
pidis ab oleo. ambo tenute vigintiocto bazetarum oley cum cuper- 
culis. Jtem vna rassarola fori a veietibus. Jtem vnus circu- 
lus ferri cum Jncinis a carnibus. Jtom vna scala a manu de 
duodecim scalinis. .Item vna scala a manu de octo scalinis, 
parui ualoris. Jtem vnus banchus picij vetus a tribus raltis, 
longitudinis decem octo cum dimidio pedum. Jtem vna bancha 
picij vetus, parui ualoris, longitudini sexdecim cum dimidio pedum. 
Jtem vna choncha a malta, cmpta cum vna allia que est fracta, 
post mortem dicti dni Jrecbi, precio quatuordecim sold, in ratione 
septem sold. dr. (pro) quaque. Jtem vnus scrineus nogarie ve- 
tus et fractus parui ualloris. Jtem duo banchete parue picij a 
petinando lanas. Jtem vna bancha picij seminoua longitudinis 
quindecim pedum. Jtem vna bancha picij seminoua longa de- 
cem cum dimidio pedibus (sir) ; quas duas banchas dictis Caspar 
emit post mortem dicti dni Jrechi patris s'ly a Dominica pistrice 
precio duarum librarum et decem sohl. dr. de denarijs repertis in 
domo, quia erant necessarie in et pro domo. Debitores 
reperti in libro memorialis a Sole, dare debent pro rexiduis ficto- 
rum vsque per totum MCCCCVIJ ac alijs de causis vt infra . 



DELLA CITTADIiVANZA Dl CHIOGGIA 



DELLA NOBILTA DE'SIOI ANTICHI COXSIGLI 



ANNOTAZIONI E DOCUMENTI 



(V. T. XXIII, pag. 367) 



(55) Dalla Cronaca Bosculo. « Famiglie Ciltadine aggregate li 
CoDsigli per meriti dopo la serrata. 



Addo 1405 ultimo di Fcbbraio c 1406 13 Mano 
» 1410 
» 1410 

» 1418 24 Aprile 
1420 23 Febbraio 

1425 17 Febbraio e 1462 

1426 4e 6 Aprile 
1433 14 Febbraio 
1444 16 Aprile 
1450 
1450 

1458 1463-1467 
1469 
1475 

1483 20 Marzo e 1492 
1508 

Nota cbe la famiglia de' Ghezzi disceudc ed c quella delli sol- 
dettiRavagaaDi, luentre Pietro RavagDan cbe fu Cittadino, dopo IV 
letionesuddettain nomedi AntoDioe OiovaDDiRavagnauisooiaotori, 
gli veniva dal popolo detto per sopranome Ghezzo, el qual aopranoiM 
h aodato avaoti a tal segoo cbe li saoi posteri sono atati ebiiiDit> 



BallariDi 

Magoani 

Gandolfi 

Patella 

Rooaa 

Gambari 

MarangoDi 

Pellestriua 

Penzi 

Conti 

Frizieri 

Sambi 

Raviguaui 

Zeonari 

Dall'Acqua 

Garani 



» 

» 



» 



» 



» 



-i 



55 

mi come tattavia si cbiamano e cosi b insorta la famiglia dei 
mi da quella dei Ravagnani ». — Fin qui il Boscolo. 

Si ritiene invece che la famiglia Ravaguani fosse veramente 
Ghezzi di Raveuna, che venuti qui a stabilirsi si siano chia- 
;i per sopranDome Ravagnani e che Pietro Ravagnac abbia poi 
^690 r antico cognome di sua famiglia, mentre a qualche ramo 
»sa sarii rimasto soltanto il sopraniiome. 

Troviamo negli Estratti dei Libri Consiliari c del distrutto Li- 

d'Oro, esistenti nella Biblioteca del Sem. Vescovile di Chioggia, 
legoeDti aggregazioui coDtraddistintc cod particolari annotazioni 
\ Doi fedelmente riportiauio come stauno. 

Id seguito alia parte 29 Genuaio e 3 Febbraio 1646, per sop- 
ire ai bisogDi della gucrra coDtro il Turco, vennero ammesse ai 
isigli le seguenti famiglie : 

€ GiaD. Batta Grassi q. Lodovico abitaate piii sccoli. 

Bortolomeo Gagliardello q. Batta portato qui iD tencra ct^ dal 
q. AntoDio suo Zio. 

AntoDio RomaDello q nato qui dove la sua casa da 

taDti aDDi teneva domicilio. 

Giulio SaDto e Girolamo fratclli BoegaDi q. Alvise. 

Paulo Grassi q. Fraocesco la cui famiglia ab immcmorabili 
elesse Chioggia per patria. 

Antonio Zennaro q. Francesco. 

Gio. Batta, Paulo e fratelli Pasquinclli q. Giovaani. 

Giacomo MaDfredi q. Francesco gi^ centiuara d*anni. 

Gibiu Bccchero q. Ruggero uon cede in antichit^. 

Ginliu Gambalarga q. Agostino i cui progenitori cran chirurghi 
r anno della peste 1576. 

Giacomo Modena e Nipoti Bgli del q. Matteo. 

Andrea dair Orto q. Giulio. 

Gio. Batta Moscbeni q. Bernardo co^ suoi pronipoti q. Bernardo 
qui veuuto gi& 50 anni. 

Zuannc Venturini q. Marchino cd Antonio c fratelli q. Marc'An- 
tonio antichissima. 

Bortolo e Domeuico fratelli Lamberti, lunghissimo corso di anni. 

Gio. Antonio Rota di Gabriele fin dalla culla. 

Francesco Gio. e Cristoforo Egra q. Benedetto che venne qui 70 
anni fa. 

Girolamo e Natale Naccari q. Vincenzo 20 Marzo 1647. 

Cristoforo Milani da Salo 40 anni, 20 Marzo 1647. 



56 

Persone ammesse in seguito alia parte 13 Laglio e 25 Laglio 
1648 fino al 29 Agosto 1649, per procedere alia riedificaziooe del 
Duomo inceDdiato: 

Piero Bologna q. Domcnico. 

Mons. Pietro Morari Vescovo di Capo d' Istria. 

Alvise Boegan. 

Nicol6 e fratelli Zennari q. Vico. 

Auzolo Felice ed Andrea detto Recchia figli q. Domenico e Pa- 
squalln fratelli Duse. 

Domenico q. Pasqoale ed Alessaudro q. Francesco Rosada. 

Agostin Busetto q. Piero e Nepoti. 

Francesco q. Vincenzo e Gioseflfo q. Felician zermani Renieri. 

Iseppo Luccarini q. Bernardo. 

Gasparo, Gio. Antonio e Dionisio Ferri detti Cesteri. 
CoUa parte 30 Febbraio 1660 per provvedere ai bisogni dei 
Fondachi delle Farine; 

Girolamo Fattorini q. Federico capitato in verde eth, 

Giolio e Girolamo Padoani da secoli mai interrotti. 

Orazlo q. Gio:, Giovanni e Gasparo q. Lorenzo fratelli Cini. 

Francesco c Iseppo q. Giacomo q. Moise Castello nati in Cbiog- 
gia, oriondi Bergamaschi, con Gio: Antonio q. Bernardino 
q. detto Moise e coi figli legittimi e naturali del q. Gio- 
vanni Baron Castello q. detto Mois6 loro cugini e uipoti. 

Manfredo Manfredi q. Gio: per immemorabile corso di tempo. 

Girolamo q. Zuanne e Carlo Battista dair Acqoa. 

Felice q. Francesco q. Beltrame e Nadalin q. Battista tutti Bel- 
trame. 

Andrea q. Giulio Girolamo q. Zuane Cilia. 

Giacomo Maffettini senza prole 2 Luglio 1693. 
Colla parte 21 Febbraio 1715 onde redimere i ClodieDsi scbiaTi 
dei Turchi : 

Domenico Pescante e suoi parenti. 

Gian Pietro, Francesco e Gian Batta fratelli Ricchetti q. Pan* 
lino, Paulino c Basilio q. Giacomo q. detto Paulino ed In- 
nocenzio e Gian Domenico figli di detto Gian Pietro CitU- 
dini della Citt& di Luca (Famiglia di Mirabeao). 

Don Antonio Sacerdotc, Domenico e Zuanne Balestra q. Nadalino. 

Pasqualin Padoan q. Iseppo, Andrea Padoan q. DomoDico cod 
Iseppo Pasqualin detti Zoni. 

Francesco e Giacomo Sambo con altri loro parenti Siimbi aW* 



i 



57 

do perduto la cittadinanza per incuria dei loro proavl non 
80D0 ammessi. 
Colla parte 13 Marzo 1760 per provvedere ai bisogoi del S, 
Monte furono ammessi : 
Angelo, Iseppo e Paolo Gregori q. Antonio q. Rocco. 
Nicola ed Andrea Duse-Masin con decreto posteriore che debba- 
no sempre chiamarsi con quest^aggiunto Masini per distin- 
zione dell* altra famiglia Duse colla quale non abbiano mai 
a cacciarsi nh per andar a Capello n^ per le cariche e con- 
tnmacie ». 
D' allora in poi nessono piti venne aggregato al Consiglio di 
Chioggia perch^ cadde la Repablica e gli antichi ordini di essa. 

Nel 3 Maggio 1867 venne dal nostro Consiglio acclamato Cit- 
tadino di Chioggia Giuseppe Garibaldi che visit6 questa Cittft ac- 
colto con immenso entusiasmo dalla popolazione totta. 

Nel 17 Maggio 1872 essa venne pure conferita all' illustre 
idraulico coram. Filippo Lanciani di Ravenna ingegnere per avere 
propngnato e progettato Tesilio del Brenta dalla Laguna^ che 5 aspi- 
razione vivissima di Venezia e di Chioggia, le quali citt& si vedono 
minncciate nella loro esistenza coir interrimento dell' Estuario e 
dei Porti. 

Finalmente, nel 31 Gennaio 1881, il Consiglio la decretava al 
Comm. Giuseppe Micheli, gilt Deputato di Chioggia, per le molte 
e splendide benemerenze verso quella CittJi. 

(56) Le famiglie che si trovavano descritte nel Libro d' oro, 
che era il libro corrente dei Cittadini Giurati, esistente nella Can- 
celleria Civile al cadere della Republica, erano le segoenti, delle 
qoali quelle che erano gi^ estinte all* epoca del Boerio «i segnano 
coll'asterisco come sono cos\ segnate in quella Raccolta delle leggi 
di Chioggia, Tip. Pinelli, anno 1791, pag. 89. 



Agatea 


Duse 


Naccari 


Ardizzon 


Duse-Masin 


Nordio 


Baccw 


Fabris 


Olivetti 


Baffi 


Fattorini 


Padovani 


Baldi 


Ferri 


Pagan i 


Ballarin 


Frisi 


Pasquinelli 


• Balestra 


Frizieri 


Penzi 


* Beccari 


Gallimberti 


* Pescante 


• Bellelmi 


Gambalarga 


Piccoli 

• 


Beltrame 


' Gandolfo 


Ravagnani 



Boegani 


Grassi 


Bonaldi 


Gennari 


Bonivento 


Ghezzi 


Boscoli 


Gregori 


BuIIi 


* Gomberti 


Busetto 


Lamberti 


Caime 


Lisatti 


Castelli 


* Lucariui 


Cestari 


Manfrcdi 


Cilia 


Mazzagalli 


Ciriello 


* Mainardi 


* Cortesi 


Marangoui 


Dair Acqua 


Modeoa 


Doria 


Morari 


Dughieri 


Moscbeni 



Renier 
Ricchetti 

* RomaDcllo 
Rosada 

* Rota 
Sambi 
Salvagno 
Scarpa 

* Tempestini 
Tiozzi 

Menardi Vescovi 
Vianelli 
Vischia 
Zennari 

poscia altre famiglic si cstinsero c delle piu cospicuc, come i Grassi, 
i MarangoQi nobilissima famiglia decorata di titoli ed onori caval- 
lereschi insigni di Italia e di Francia, i Pasquinelli, i Gregorj, i 
Fattorini. 

Per le famiglie cbe ancora esistono, in causa della maDcaon 
del distratto libro d* oro, la prova d* aver apparteuoto all' antico 
CoDsiglio di Chioggia e quindi 11 diritto al titolo di nobile, bisognt 
desQOierla dai libri coDsiliari &nchh ci rimangono, colla scorta dd- 
r albero geoealogico. 

Fra le famiglie poi cbe non erano aggregate agli antichi Cod* 
sigli molte ve ne erano d^ illustri ed agiate apparteneuti a NobilU 
d^altri pacsi quali gli Airoldi, i Manzoni, i Voltoliui da Lombardia,i 
Caleri da Roma, e qui venule per ragioui di commercio come i Chift- 
ricbini ed altri da Toscana, i Cipriotti di Grecia, o dalle vicinecittii 
di terraferma, come i Brisegbella, i Brusomini e i Riccoboni [Chioi- 
zotto) da Padova, gli Ostani da Venezia, gli Olivi da Treviso. CoA 
mentre leantiche famiglie decaddero molte altre si iograndirono col- 
r itidustria e coir ingegno personale. E fu uppunto colle indaaUMi 
coi commcrci e coi meriti personali cbe si costitui V aristocraiia 
spccialmente nellc c'ltxk mariuare d' Italia come Gcuova e Venesia 
Don essendo Taggregazioue ai Cousigli iu altri tempi cbe premio del 
merito e conseguenza del potcre dcir inteliigenza e della riceheaa 
dcgli iudividui. — Cosiccb^ se in tutte le aristocrazie si poteuMO 
spingerc le indagini sulle origiui, a molte famiglie ai Bcoprirabbi 
on capo stipite nun dissimile nel primo state a quello di jcai paib 



59 

il Giusti oella famosa seriita. — Donde oe cooiegue essere la No« 
t>iItii,oggi che ogni ingiosto privilegio b sparito dinnanii alia legge, 
BQa memoria oDorifica la quale a null' altro deve servire che ad ec« 
iitare coloro che ne sodo fregiati a non renders! degeneri de* loro 
naggiori neir esercizio delle cittadine virth. 

(57) Libro Ducali VIII, p. 132 t.^ Ducale 4 Settembre 1693. 
Arei. Civ. Clod, 

(58) Dal Libro Consigli XIV. a carte 153. 

Ad\6 Agosto 1693. 

Havuto riflesso io Gio. Batta Marangoni Contradditore del 
^pettabile Maggior Consiglio alia graziosa aggregazione fatta col 
nezzo di Parte riveribile dell' Eccellentissimo Senato a questa Cit* 
;adinanza in persona dal sig. Giacomo Maffettini, previa ballotta- 
sione del Minor Consiglio; pe^d non essendo conveniente, nh ginsto 
;he simil forma praticata dal Minor Consiglio solamente senza bal- 
otazione portata al Maggior Consiglio passi in esempio con abusi 
Mrniciosi a pregiudizio dell* autoritii del detto Maggior Consiglio, 
il quale incombe simili aggregazioni, L' ander^ parte, che per I'av- 
renire confirinando per5 al presente, et huiniliandosi a quanto h 
itato fatto e decretato dall' Eccellentissimo Senato nel caso e ballot- 
azione del aopradetto Maffettini, per non poner questa Magnifica 
!omunitl^ in maggior imbarazzi, litigi, e dispendi di quelli tiene 
lOD possano tanto dal Minor Consiglio presente, quanto successgri 
be pro tempore saranno, esser proposte parti di aggregazione alia 
Sittadiuanza, se non in tempo che sia redotto questo Maggior Con- 
iglio per la piena dovuta notizia di tal parti, e se nel tempo ap- 
uotp che si fanno V elezioni di Deputati e Consiglieri, e seguendo 
1 contrario a capriccio dei Minorl Consigli, restino li ballottanti 
rivi del Consiglio, e d' ogni e qoalunque carica, niuna eccettuata 
er anui vinti continui, da quali non possino esser sollevati, et gra- 
tail, se non con li cinque resti di questo Maggior Consiglio in tem- 
che si fanno li Deputati, e Consiglieri; non potendo in oltre 
sser ia presente sospesa c rettratata sotto qualsiasi immaginabile 
retesto, se non con li cinque sesti del Maggior Consiglio in detto 
suipo, che si faranno le Cariche sopradette di Deputati e Cou- 
giieri. 

Vista da me Vincenzo Marangoni Deputato e Contradditore del 
pettabile Minor Consiglio, landata, con questo per5 che anco le 
i;gregazioni che fossero fatte seuza le condizioni sopra espresse, se 
iteodaoo nulle, e di niun valore. 



60 

AUi 6 Agosto 1693 nel Minor CooBiglioper la parte D.7,DOttO. 

Vista per me G. Maria Ballarin Deputato Contradditore del 
6p. Maggior Consiglio o renunciando al benefizio delli giorDi tre, 
landata. 

AUi 6 Agosto 1693 nel Maggior Consiglio per la parte d, 92, 
non 61. 

(59) Ducale 5 Noveinbre 1693. Libro saddetto VIII, Duwli 
Arch, Civ. Clod. 

(60) Dal Libro IX del Consigli, a carte 308. 

Essendo il Gran Consiglio di questa Citt& la maggiore hono- 
revolezza, ch' ella abbia, si devo con ogni maggior studio cercar di 
conservarkt, et levar via tutte lo occasioni cbc possono npportargli 
alcuna sorta di maccbia. Per6 havendosi molte volte veduto che al- 
cnni Cittadini che vengono per esserc admessi alia prova et fatti 
abili di poter ballotar in detto Consiglio sono giurati avanti il tempo, 
et altri ancora vengono per vie illecite, et estraordinaric, non es- 
sendo legittimi Citadini, ma avendo solamente preso il nomedi qoal- 
che famiglia cittadina, contra ogni giustizia, et a grave danno delle 
anime di colore, che prendono il ginramento, il Clarissimo Signor 
Alessandro Contarini degnissimo et beuemerito Podestii nostro to- 
lendo proveder a simili disordini, propone questa parte. 

Che de caetero tutti quelli Cittadini ai qual nasceranno figliooli 
mascoli, siano tenuti otto giorni dopo che saranno stati batezxati, 
presentar al Cancellier Grande una fedeautenticadi mano del Sacer- 
dote, che gli haver^ battezzati, con il nome del fanciuUo, quellodel 
Padre, et della Madre, con il giorno del suo nascimento ; et far cbe 
doi testimont giurino, quel tal figliuolo essere nato di legittimo mi* 
trimonio il che tutto sia noiaio fedelmente sopra un libro apparUii 
iergamina dal pr^ato Cancellier Grande, et suoi sncceasori, ai qoali 
sia provisto di quel conveniente salario che par& al Spett. Minor 
Consiglio. Et al tempo che quel tal figliuolo haver^ flnito H iBni 
25, et vorr^ venir al Gran Consiglio, debbi il Padre, ovvero la Ma- 
dre, altri suoi parenti comparir alia presenza dei Clariasiino 
Signor Podcst^, et giurar cbe csso suo figliuolo, sia quel medesifflOi 
che a tal tempo fu notato sopra quel libro, dove all' incontro il Cat* 
cellier debbi scriver il detto Atto di comparitione con il giaramealD 
di chi Kvevk presentato quel giovane: dal qual tempo in poi eiio 
possi venir al Gran Consiglio, ct partecipar il beneficio degli altri 
Cittadini, ct I'istesso s'osservi in quelli che inanti Vetk di 25 asm 
volessero csser aduiessi all' OMzio di Coadiator dello ScrivftD deb 



i 



61 

fsaria. Et ogni volta che vi sarSi Gran Cousiglio dcbbi il Cancel- 
' predetto et suoi successor! portur il libro sopranominato, per 
\et se 81 di^ opponer a qualcli' unu, chc dod sia habile di poter ve- 
e, et per saper bdco chi ha ia oiaggior eta, et cbi die precedere uel 
ar le balle d' oro fuori del cappello delle voci. Quelli cittadini ve- 
aente che si trovassero fuori della Citta, liabbino tempo giorni 15 
)0 il 8U0 ritorno di mostrar la nota autentica del Sacerdote, la 
lie sia veduta per il clarissimo sig. Podest^, et fattone nota so- 
i il detto Libro. Quelli anco che fin' ora haooo figliuoli piccoli et 
tno verauiODte il giorno della sua nascita possino con il modo so- 
idetto fargli scriver sppra il mcdesiaio Libro. £t a questo modo 
k provato, et mcsso uu bujo ordiiu^, a questo fatto; sicconie si 
$rva nella incliia Citla di Veneiia, ne si poird a via nissuna far 
\nie, %e eonlckminar V honoretohzza del deUo Gran Cousiglio. 

Et la presente parte sia maudata a far publicar nelle Chiese di 
reggio, et delli altri Lidi io gioruo di Festa. 
. Visa a Coutradictore Miooris CoDsilii et laudata. 

Die 19 August! 1574 In Miuori Cousiglio dc parte 5, Don 0, 
leDtibus. D. Io. Paulo Bouivento Massario, et D. Pctro Gandulfo 
Qsiliario. 

Visa a Contradictoribus Majoris CoDsilii ct laudata. 

Die 22 Dicti. lu Major! CoDsilio de parte 155, dod 21. 

(61) Dai Lidro Privilegi^ pag. 62. 

Aqdo MDCOLXVI die duodecimo Martii. a pag. 64. 

Docale coDtro Popolari et a favor dei Cittadioi di Chiozza p. 64. 

Nicolaus Daponte Dei gratia Dux Veuetiarum Nobili et Sapieu- 
simo Viro Petro MauroceDo de suo maudato Potestati Clodiae et 
xessoribus fidel. dilec. salntem et dilectioDis affectum. Abbiamo 
r dcliberatioDe jeri sera fatta nel Collegio Dostro dei Dieci cod 
zoDta liceuziati questa mattiua quei del popolo che furoDO li mesi 
ssati per ordiDe deiristesso Consejo fatti veoire iD questa Citt& 
e 86 De ritorDiDo alle Case, fattogli prima per li Capi d'esso Cod- 
;lio QDa severa admoDitioue che abbioo a viver Dell* avveDire 
ieti ed Id pace cod tutti quei CittadiDi et iutimatogli che se pre- 
idoDO alcuDa cosa intorno 1* esscr admessi a quel CoDsilio abbiDO 
)rocedere secoDdo li ordini et statuti d* essa Cittk perchd quaudo 
Qi88e Id DOtizia di detto Coucilio che fosse fatto altrimeDti far& 
3Ce880 coDtro gl* iDobbcdieoti di quel modo che meriteraDDo, di 
e oe e parso neccs.-urio cuu Essi Cnpi di avvisarvene acciocche 
ppiate quale sia stata iutorno a cio ia risoluzioDe di esse CoDsilio 



I 



C2 

et possiate cooforme ad essa odservat*e con la solita desteriU e 
prodeoza vostra chc Tuna c Taltra parte come hanno proroesso 
di fare, vivi in quella union et quiete che b nostra ferma volontk 
che faccino, et ricerca il loro proprio beneficio. 

Data in nostro Ducali Palatio die 10 Septcnibris Indictione 
8 1579. 

Accepto die 11 Septembris 1579. 

Domenego Vio Seg. delP Ecc.mo Cons, dei X. 

(62) Die quiuto Julii 1579. Dal Lid. Cons. IX, p. 83 t.» 

Consiliatn vocatum est, ut ponatur partes que videbuntar. Se 
mai la Comunitk nostra h stata obbligata di nietter ogni sao poteni 
in difendersi da qualsivoglia sinistro aicidento, che gli si potesseoe- 
correre, adesso h il tempo, essendo vcnuto in animo ad alcuoi in 
tesani, et populari habitanti in questa Citta, mossi non si sa da che 
strano appetito, voter tentar di venir come CiUadini originarii nelli 
Consign di questa Cittk cercando contra il volcre et contra I* atA' 
quissima etfln ora osservata consuetudine, con/onder i Sanii oriHi 
nostrit 

Per5 per oviar a un simil disordine, dal qual se si tollerasie, 
ne nasceriano quelli inconvenient! che ognuno molto ben pool con- 
siderar: Vada parte che la presente causa sia, et sMntenda esser 
trattata, et difesa qui et in ogni altro loco, con ogni diligenxia con 
r autorit&j et spcse di questa comunit^, siccome in cose di mioor 
momcnto ^ st& solito sempre a fnrsi. 

Visa a Domino Antonio Boscolo cnntradictorc Minoris CoDsiliii 
et appro vata. 

Die 22 Aprilis 1579. In Minori Consilio de partis 6, non 0. — 
Abeente Domino Aloysio ab Acqua Massarii;. 

Visa a Domino Julio Picolo contradictore Majoris Consilii et 
laudata. 

Die 5 Julii in Minori Consilio de parte 165, non 14. 

(63j Sentenza del N. H. Podestii di Chioza a favor dei Cittadiot 
e contro li popolari pretendenti d* esser ndmessi alii Consigli d^«Mi 
Citt&. Zibro Privilegi, pag. 64 tergo. 

Nel nome di Dio etc. e cos\ sia. 

II Clarissimo Sig. Francesco Corner per la Serenissima Signo* 
ria di Venezia Meritissimo Podestii di Chiozza et sac Diatretto. 

Uditi r altro jeri miss. Oeronimo Rossetti, misa. Pasqotlit 
Grasso, miss. Viuceuzo De Lia, ut miss. Marcautonio Certero col 
inezzo deir Ecc.mo miss. Gio. Batta Rizzardo loro avvocato dimaii" 



^i 



63 

dftnti che per soa Signoria Clarissima fosse terminato cbe de caetero 
fossero admessi al Consiglio della Cittti di Chioza, ct potessero go- 
dere li beneficii della civilt^ di essa come nella loro dimBoda alia 
qaal si abbia relazioue per molte ragioni et cause dette et allegata 
da una et uniti dalfaltra li Spett. Masseri et Consiglieri per Dome 
d'essa Citta col Spettabile Miss. Giovanni Battista Cornero loro av- 
vocato dimandanti li prefati Rossctto et compagni dover essere li- 
cenziati cod la dichiarazione come nelle sue scritture si legge, 

Vista la sudetta dimanda risposta rcplicbe et tutte le scritture 
per r ana e V altra parte prodotte et \n processo neli' UflScio esi- 
stenti registrate et coDsiderate maturamoDte tutte le cose da esser 
considerate cod quel buon zelo e pntcrna affezione che universal- 
mcDte porta a tutti gli abitanti di qucsta Cittt^, repetito primiera- 
mente il Dome dell' Onnipossente Mdio dal qual tutti li retti e saDti 
giudizii prucedono, — Con la preseute terminazione et sententia ba 
dicbiarato et termioato nel modo che segue CAoh : 

Che Don vedeodo S. S. Clarissima aspettar al suo Magistrate di 
admetter alcuno al Consiglio di qucsta Citt& ha licentiato li pre- 
detti Mis. Geronimo Rossctti et compagni reservandogli per5 la ra- 
gioDe di altramente et meglio proceder. Comandando sua MagDifi- 
cenza Clarissima elHcacemente, conforme alia deliberazione del- 
Till. mo et Ecc.mo Cons, de X cod la zoota del 9 di Setterabre 1579, 
tile Bopradette parti et al rimanente di questa Cittk di qualunque 
condizione e stato, che debbano vivere iD unione et pace et espres- 
samente proibeudo a cadauno, cAe non si sqfrino nelle piazze o allri 
luoghi fublici et privati far ragionamenlo delle suddette differenxe et 
del presente negozio sotto pena della vita et disgrazia del predetto 
111. mo Consegio di Dieci et cos\ comantl5 che fusse notado. Fu pu- 
blicato la soprascripta sentenza et terminazione per V 111. mo Sig. 
Podest& aDte scritto sedendo nella sua Sala del Gran Consejo il 
giorno di Mercore 22 di Novembre, letta verameote per Mis. Nadal 
de BastoDi Coadiutore della CaDcelleria Pretoria preseoti le parti 
et molti altri ancora et specialmente il Magnifico Sig. Vincenzo 
Zorsi Salinier et il Spett. Mis. Domenego Falconetto Cancellier della 
Magnifica Comunit^ testimonj. 

Natalia Bastonus aDtedictus Cancell. Pretor. Coadiutor exerapl. 
subacripsi et signavi. 

(64) Dal Libro IX Consigli, 

1379. Die 4 Junii Scrutiniuin in Minore Consilio pro eligendo 
tres Oratores qui comparere debeant ad pedes 111. D. Capituua 



G4 

Exceisi Consilii X et ubi opus fuerit, io materia litis popalariam 
qui intendunt venire ad tnajus Consilium contra ordines et antiqaao 
consuetudiuem hujus Civitatis, pro observandis uiandatis, et pro 
quiete hujus populi. 

D. Aloijsius ab Acqua Not. 
D. Ant. Theotius Not. 
D. Busculus Busculus. 
(65) Dal Lib* del Consigli del X, Libro Comune Registro 34, 
p. Ill, anno 1578, vol. 79, nelT Archivio dei Frari in Venezia. 

Cap. adl X Junio in Zouta 1579. 
Li Ambasciatori dclla Fedelissima Citt& nostra di Chioza, Del 
Collegio nostro con la presentia dei Capi di questo Collegio baDQO 
presentato la scrittura che ora e stata letta coutro alcuni del popolo 
per la quale si ofiferiscono giustiticare che li nominati abbino dito 
principio a qualchc soilevazione di populo contro li Cittadini, oode 
dovendosi ora fare a ci5 publiche provvisioni che sono necessarie, 
ondc li moti nou passino piu avanti. 

L^ander^ parte che uno degli Avogadori nostri di Comune i 
chi toccher^ per sorte debba immediatamente conferirsi a Chiom 
con uno de' suoi Nodari et quei altrj ministri che gli parerk oie 
debba formar processo con ogni diligentia sopra la predetta scrit- 
tura con libertii di poter fare in ti mare fino quelli che li paresis 
pill colpevoli, che in quel tempo che a lui parerk si debbano preaet* 
tare alll Capi di questo Conscgio, dovendo poi col processo venirMN 
de qui et presentarlo ad essi Capi perche possano venir a queito 
Consegio per far quelle deliberazioni che li pareranno ec vadi a Vjt' 
se della dita ComunitDi. 

fiutada la sorte toc6 a sier Julio Bollani. 

(60) Appellazione dei Topolaui contro Cittadini depeonatadV 
dine dell' Eccelso Cons." di Dieci. 

Dal Libro Privilegii^ pag. 65. 

Die 9 Jannuarj 1581 m. v. presentate per Domioom Jeroai* 
mum Rossetum, et (^onsortes Ciar.'' D.^ Potestati qui maodavii e0* 
exequi. 

Spectabitis et gcnerose vir. — Ad instantiam Domini Hieroniai 
Rossetti nomine suo et Gonsortum Spectabilitas veatra citari facW 
Massarios et Consiliaros istius Civitatis nomine dictae Civitatisffet' 
tonus p. V. 4.^* die juridica post Citationem coram nobis et offlcioM- 
8tro compareant ad videnduni intromitti sentcutiam per Spteiu vc* 
tttram latam sub die 22 Novembris proximi praeteriiii ei fer-M- 



6& 

icriptoB ftossetom et CoDsortes ILppellata in 6a parte taDtum ab 
I verbis tantam incipientibos; con la presente testimunianza et 
kmiia is diekiarito, usque ab ilia verba comandando aliter et ita 
sitatione rescribat. 

VeDetiis Die 8 Jannaarj 1581 m. v. 

Joanne Donatas ex Coll.* Aaditor. Vet. Ser D. D. Venet: 

Die 9 Januarj. 

Retnlit Simeon Bacci Praeco personaliter citasse infrascriptos 
^rvenientes pro magnifica Civitate nd coroparendom ot sapra. 

D. Marcom Antonium / 

T^ T f? *i ' I Massarios 

D. Joaoem Francesco Marangoni \ 

D. Yianelum Vianelli ( 

TV r> • o 1 / Consiliarios 

D. BeroDi Salvagno ^ 

bos Clcnas. Dom. Pottas concessit terminum dieram decern ultra 

niDom in Uteris content, et sic etc. 

Cancellarios Exemplavit. 

1581. Die 22 Januarj. 

Sospens. man.^ Clariss. Capitum Illmi Consilii X pro tota pre- 

iti Hebdomada : retulit Camillus de Lege. 

lo Batta Bog.o Offitii D. Auditor Vet. 

1582 die 8 Martii. 

Li Clarissimi Big. Pietro Morosini, Luca Michiel et Sebastiano 
Itprini capi deir IlLmo Consilio di K, consulente Universe CoUe- 
ahaoQO ordinate che 1* altra scritta appellazione sia depennata. 
Ulmi Consilii Decern Segretarius Andreas Suriano. 

(67) Dal Libro Cons IX, pag. 106 tergo 1581. Die 24 Januarj 
582) Id Minor Cons. 

Avendosi appellate dinanzi li Clarissimi Signori Auditori vec- 
^iqoelli del populo della sententia fatta peril Clar.mo Podestk 
)tto li 22 Novombre p. p. et dovendosi mandar a Venetia per di- 
nderla per beneficio publico, Vada parte che esegqendo la parte 
tre volte presa in questa materia nel Major Consilio siauo man- 
\\\ a Venetia con T autorit^ et spesa delta Comunitii a comparer 
St qnesta sola volta quattro o cinque Cittauini li quali debbino star 
IT qn^sta sola settimana, et poi tornar a Chiozza lassando un solo 
e attendi a sollecitar i nostri Ambasciadori da esser eletto per 
ratinio di questo Consejo, de parte 7, non 0. 

Die dicta 

Blectus foit per scrutinium Bosculus Buscolos qui remanere 

ilMt Venetiis. 

5 



66 

(68) Dal Libro Privilegii pag. 62 t.** 

Cattalogo delle Famiglie Popolari che prelendeano I* aggr^tmm 

at Consiglio di Chioza. 

Die ultimo Octobris 1581. Presentate per Spett. D. lo. Baptisti 
Caseriam advocatain Mag. Gomanitatis. 

Parte delle famiglie de Popolari della Cittk di Chioza. 
Girolamo Rossetto q.m S. Andrea 
Bernadino suo figliolo 

Alfonso et Andrea figliolo di detto Bernardino 
Marc' Antonio Rossetto q.m Domencgo q.m Andrea con treFioIie 

Battista Rossetto con quattro Nevodi. 

( Sa ne legger, nd scriver : di Cesterifti- 



8. Marc' Antonio 
Giacometto et Vincenzo 



telli, et figliuoli dc q.m S. Alessandro 
q.m S. Francesco ditto Cecari. 
Santo et Bernardino L 

Comand/ con due fi- } ^"*''"' ^ ^^lioli del detto q.m S. Frtn- 

,. 1- J / cesco. 

gholi per cadauno [ 

Natalin, Lorenzo S Fratelli, e figlioli del q.m Michel Ad- 

Mejotto, et Giacometto ) gelo q. detto Francesco. 

S. Bastian, et S. Agostin ( ^^^^^^^ ^"^ ^^ ^*"^^"^° ^ 

on 800 Figliolo David ) ^'^"^^" etFiolidel q.m S. Paolo q.«^ 
et Vine i p^adetto S. Vincenzo Padre delli prc- 

\ detti S. Bastian et Agostin. 

Lorenzo Cestaro doe sooi I 

p. |. V q.m S. Zuanne q. M.° 

S. Pasqoalin Grasso, et S. Paulo suo Fratello qm. S. Battista. 

Lodovico, Andrea, et Francesco figlioli di detto S. Pasqualin. 

Vincenzo Grasso, q.m S. Andrea q. S. Batta q. Batta, et Pietro. 

Fratelli et Figlioli del q.m S. Tomio q.m S. Battista. 

Antonio Meneto et soo Figliolo. 

Gtacomo Menetto, Fratello del Rev. Mis. Angelo, et chiamaio ptf 

sopranome il vecchion, con quattro Fioli. 
Francesco Menetto suo Fratello di detto Giacomo con ciDqneMoi 

Fioli 
Mistro Vincenzo Delia, Batta Delia con doe nepoti. 

Le sopradette sono delle Famiglie et Case delli Popoltri chflil 
presente dimaDdano per terminazione la Gittadiaanza di qneili 
Cittii per aver provato d' esservi nati, et abitati per tntii ciDqMBll 



I, et per aveif sdatenote le fazioni e gfavestze con delta CitU 
\T coQ sicnil reprobato mezzo et contro li Statnti in^ioesto pro- 
I strada a tatte le infrascritte famiglie d' entrarvi perchi di- 
» d' easer nati, et come loro abitati in questa Cittli, et aver ao' 
te le gravezze de qoella. 



areri 

• 

1 
imri 


Bertapaglia 

Oradara 

Bombarda 


PoUi 

Spanj 

Beana 


iati 


Forneri 
Oattamorta 


Folega 
Malusa 


ti Cape 
la 


Donagi 
Comachi 


Galimberti 
Zaza 


• 

ri 


Pestrineri 


Bettini 


ti 


Rivieri 


Roroanelli 


^lina 


Dottoli 


Busi 


/oni 


Bellemi 


Dalle Tresse 


na 


Molini 


Pernomia 


ani 


Bolgarelli 
Nocenti 


Fenestreri 
Scalabrini 


ni 


Bertoli Calegheri 
Camuffi 


Recchia 
Codoni 


rerati 


Magnoni 


Vianelli 


• 


Scutari 


Pntati 


isati 


Benetti 


Riccoboni 


gnini 


Barbieri 


Carioni 


a 


Suriani 


Tesserini 


orini 


Pistori 


Candia 


i detti Gerbissa 


Di Martini 


Botteri 


gbetti Piatori 


Beretta 


Reccimani 


londini 


Dolfini 


Gamba 


^ghini 
ooi 


Ongaretti 
Criolari 


Dair Acqna 
Giani 


heri 


Gallicti 
Nacari 


Poveggiotti 
Ghedini 


agooli 
ti 
>la 
?enti 


Renieri 
Pensi soprano 
Ferri detti Pescari 
Perini 


Tetiani 
Villani 
Scapini 
Beltrame 


duti 


Sacardini 
Gambossi 


Greguoli 
Deri 



G8 

Dasch\o Magnani Saccbi 

Maistrelli Marooi Dalla Cava 

Sommano cento quattro Pamiglie, salvo sempre errore, leqoali 
coQgiante assieme colli loro disceodenti sariaDO ud nomero di doe- ' 
milla uomiDi, quali diriano essere eguali agli avversarl, cosl nelPes- 
ser nasciuti, et abitati coDtiDuamente in questa Citt^, come nelPa- 
ver fatto, e sostenate le tali quail fazioni, che essi dicono per do- 
quanta e piii anni continai, et vorriano esser Cittadini, oltre molte, 
et molte altre famiglip che sodo vcnute da pochi anni in qoA ad 
abitarvi, dalle quali sono nasciuti niolti, et molti uomini, che in poco 
tempo fariano maggior numcro dcllc sopra particolarmente nomi- 
nate, quali vorriano caminar per la medesima strada, che cammi- 
nano gli avversarl, et cos\ esser ancor loro admessi a questa Citta- 
dinanza 

Segue il Cattalogo delle Pamiglie capaci delli Consigli, et UJlcii 

delta Magnifica Comunita di Chioza : 



Falconetti 




Ballarin 


Caime 


Cirielli 




Dair Acqua 


Ghezzi 


Tiozzi 




Bozza 


Bonaldi 


Canale 




Galimbcrti 


BuUi 


Vescovi 




Cortesi 


Villani 


Baffi 




Rosa 


Gatea 


Pensi 




Beneventi 


lustiuiani 


Vacca 




Piccoli 


Bortolo Magnan 


Sansoni 




Scarpa 


Un' altra simil per- 


Bazzi 




Salvagui 


sona q.m Nicol5 


Pagani 




Doghieri 


Un' altra persona de 


Vischia 




Dardizoni 


S. Giacomo Gatn- 


Vianelli 




Bonacati detti Delia 


bare q.m S. Picro 


Sambaiui 




Sola 


Zuanne Friziero 


Nordi 




Boscoli 


Zanin Gambaro 


Gimberti 




Gandolfi 




Marangoni 


Don& 


Menard i 

Chioza piceola 






Pietro 


1 Pattella 






Mistro Daniel 





69 

Dalla Ruosa 

Pellegrio, et DonaDO di Pellegrino 
Antouio^ e Zuanue RavagDano 
< AdzoIo Sambo et Zenaro. 

(69; Dal Lid. Cons. II, pag. 112. 

^ Die 18 Martii M. D. LXXXIJ. 
Esseudo stato ia Venetia s. Vincenzo Picciolo insieme cogli 
tltri Ambasciadori per molte cause della CoiDuuitii et specialmente 
yer la caasa dei popular! uel qual fatto lul si port5 diligentemente 
k1 h stato di grandissimo giovamento, Pero vada parte che le dette 
ioe faticbe sieno ricooosciute et per questa yolta gli sieuo dati du- 
;ati 6 (seij. 

In MiDori CoDsilio de parte 6, non 0, absente D. Dominico 
Scarpa Massario. 

Die Dicta. 
Per la parte presa Del Maggior Consilio che si dovesse defender 
a causa de populari con I' autorit^ et beni di questa Comunit^ fu 
lata liberty al Supremo Minor Consilio di usar tutti quel mezzi che 
i paressero necessarl pel beneficio publico. Per5 bavendo conosciuto 
ra gli altri Cittadini miss. Boscolo Boscolo molto a proposito per 
povar alia detta causa fu mandato a Venetia con suo grandissimo 
Qcomodo con commissione di rimunerarlo straordinariamente, dove 
f Btato lungo tempo e si ha diportato fedelmente e diligentemente, 
Vada adunque parte cbo al dctto miss. Boscolo siano dati per 
'icompensa delle sue molte fatiche questa volta tanto Ducati cinque. 
Die Dicta. 

In Minori Cons, de parte 4, non 2, absente ut supra. 
(76) Libro VI dei Consigli, 1525, 8 Ottobre. 

(71) Libro Privilegi, pag. 66. 

(72) Libro Privilegi, pag. 67. 

(73) BoEBio. Redazione delle leggi di Chioggia, pag. 229 e lib. 
PHvilegi, pag. 67. 

[14, BoBBio, pag. 244. 

(75) Tratta dal libro Terminazioni, Letkre e Proclami esi- 
stente nell' Officio di Sanity (a carte 95\ 

lllustrissimo Sig. Sig. Osservatiss. 

Siccome trovassimo di tutta giustizia riformare 1* abuso intro- 
doito in codesto Oficio di Sanity, di spedire e registrare alcuni atti 
della materia col solo nome di Sopra Provveditori, Provveditori, et 
Aggionti, non posto alia testa d^ tutti quello della Publica Bappre* 



70 

sentanza, Anima e Corpo di tali Ofizi, e lo facessimo con le lettera 
19 Luglio passato ; cos! troviamo di tutta convenienza qoalificare 
rOfiziostcsso in quel grado di dignitii e nobiIt&» in coi lo costi- 
tuisce il merito della materia nella quale versa, e che ba la prefe- 
renza da tutte le altre, dal che ue vieue poi la necessitit di carteg- 
giare con gli Esteri Ofizi, il privilegio che gode di seder acctnto 
alia Poblica Rappresentanza, et unitamente ad essa deliberare ci6 
che la salute universale riguarda, e V immediata sobordinaziooeal 
Magistrato Nostro ; che perci5 indotti anco dalla pratica genenle 
non solo, ma dalla particolare d' altri sudditi Ofizi, a formar li quili 
non una sola oondizione di persone interviene, decretiamo che pos- 
sano codesti Sopra Provveditori, Provveditori, et Aggiunti di Sa- 
nity usare in tutti gli Atti, quali occorressero farsi nella materia, il 
titolo di Nobili in luoco di quello di Spettabili et Onorandi assto 
fin ora : il che dovendo servir loro d* incitamento a sempre piiicoD- 
ciliarsi propizie le condiscendenze di questo Magistrato, serva al- 
tres) agli Esteri di norma di considerarli, e trattarii, come veogo- 
ne considerati, e trattati da per totto gli Ofizi di Sanity. 

Park la V. S. Illustrissima che la prosente sia registrata a per- 
petua memoria ue^ registri di codesto Ofizio, affine riporti in ogoi 
tempo la debita esecuzione ; e le bramiamo ogni bene. 
Venezia 12 Gennaro 1736 
Li sopra Provveditori, e Provveditori alia Sanit& 

Bernardino Leoni Montanari A. F. 

(76) II Decreto 31 Marzo 1798 di Oliviero Co. di WallisCo- 
mandante delF armata d' Italia che ripristina V antica organixa- 
zione di Venezia e Dogado come lo era nel 1796 coMoro privilegi 
e metodi di rappresentanza trovasi rcgistrato nel lib. XXI dei Cba- 
sigli, pag. 1 tergo. 

(77) Del libro XXI dei Consigli, pag. 6. 

IXoi 
Minor Consiglio di Chiozza 
Per la murte ne' decorsi mesi seguita del q. R.du D. Antonio 
Bonaldi eletto sin dal 1741 Cappellauo del Publico Palazzo deveoir 
dovendoai ad una nuova elezione, facciano publicameute intendere 
e sapere che chiunque chierico o Sacerdote aspiraase ad esser eletlo 
per esercitare la Cappellania nel modo e forma che era Tigente nel- 
I'anno 1790 abbia a darsi in nota nella Civil Cancellaria nel ter- 
mine di giorni tre : passati i quali lu Sple Maggior Consiglio doTO- 
nira all' eleziona. 



71 

Parimenti dod trovaudosi alcuDO avente titolo vigente nel- 
.DQo 1796 per esercitar 1* uffizio di Maestro di Gramatica si fit 
to che qaalonque aveute i requiaiti che in d.° anno 1796 eraDO 
torrent! per esercitarlo, e che aspirasse ad esser eletto, abbia a 
rsi ID Dota in d. Civil Cancelleria uel termine di giorni tre: pas- 
i i qaali lo Spett. Maggior Cons. deveDirdi all'elezione per anni 
9 da esser poi coi soliti metodi assoggettata alia bieunale coo- 
ma. 

Dalla Civil Caucellaria li 24 Aprile 1798. 

Angelo Duse Masiu Dep. 

Gio. Bat. Pasqainelli Dep. 

Gio. Doinenico Felice Nordio Marangoni Dep. 

Gio. Antonio Vianelli Consiglierc. 

Giovanni Salvagno Cons. 

Francesco Bonivento Cons. 

(78) Dal libro XXI Consigli, pag. 86. 

Al Nob. Minor Consiglio di Chiozza 

II dipartimento Scuole delta Nob. Depotazione alle cause Pie 
Venezia. 

Fatte presenti all'Autorit^ competente della Nob. Congrega- 
te delegata le istanze avanzate a questo dipartimento da codesto 
»b. Minor Consiglio con sue lettore del giorno 6 Marzo passa- 
ecc. omissu. 

Dal Dipartimento suddetto li 3 Aple 1800. 

Antonio Capello p. c. Depot. 

Antonio Civenolli Cancell. 

(79) Tratto dal libro XXI Consiffli di Chioggia, pag. 96. 

L. D. Add! 25 Aple 1802 

Congregate lo Sple Coll. de' XXIII nella Camera d' ordioaria 

laziooe del Nob. Minor Consiglio per I'elezione d'oo Depotato in 

)Co del S. Gip. Scarpa q. Angelo che dovrii entrar nel d\ pmo 

ig. p. ▼. e terminer^ li 31 8bre 1803 per esser poscia confermato 

Ho Spett. Mag. Cons, a tenor delle regole del N. H. 8. Zoaone 

kliaoi ex Inquisitor al Coll. della Milizia da Mar 17 7bre 1754 

provata con Dec. dell' Ex. Senato 17 Giogno 1755 oel qoal Col- 

l\o interveooero: 

Nob. S. Gio. Scarpa Delegate i 

S. Fraoco Gaspare d. Vianelli I ^. ,. t\ a x- 

^ \ attuali Depotati 

q. Giuseppe 
S. Felice Doria q. Cristoforo 



72 



6. Carlo BoUo q. GiustiniaDo j 

B. Gio. Nicola d/ Nordioq. Ad- | atioaU CoosigHeri 



Consiglieri usciti 



Giudici di Proprio 



drea 
S. Oerolamo Padoau q. Giu- 
seppe 
S. Fraoco Carlo d/ Nordioq. ) Deputati usciti 

Domenico 
S. Zuanne Salvagnoq. Andrea 
S. Batta d/ Naccari di S. Au- 

tonio 
S. Gio. Antouio Vianelli q. 

Nicol6 
S. Marco Fabris q. Batta 
S. Angelo M. ViaDelli de S. 

Giuseppe 
8. Gio. Doiii. Nordio Marao- 
goni de S. Gio. FraDC. M. 
8. Antonio Felicissinio GainbaUrga q. Agostin Giaetiiier 

di Comun 
S. Felice Doria q. Michele 
S. M. Giuseppe Lisatti q. Gin- ' Procuratori al Duonio 

como Dom. 
8. Ant. Nicola Gambalarga q. 

Agostiu 
8. Nicola Bonivento di Vine.® 
nel qual Coll. coine aopra congregate fu proposta V elezione di ob 
Deputato di Comnnitii di ability di fede e di Civil condisioDeMt 
etercente veruna arte meccanica eseltua dalle leggi in looco del 
predetto 8. Gio. Scarpa per mesi 18 da entrar e finir come aoprtil 
quale Aostk essere del Corpo dei Cittadini pib atti pel bene «d 
onore della Patria con Tassegno stabilito dal Dec. 18 7bre 1798 
della Begia Commusione Camerale e successive condizionali dd 
Govemativi Decreti 12 Genn. e 9 Lug. 1801 uoncht col riipetiivo 
carattere ed obligazione espressa nella Parte di qoeati Conaigli U 
8bre 1801 regolativa la scuola dei 88. Protetort e fatto scmiiaio 
con achedc segrete fu nominate 

18 + : 4 3* Zuanne Salvagno q. Andrea. 
(80) Tratto dal libro XKI Comigli, pag. 76. 
Desunta dalle piti accurate investigazioni, appoggiate a vitte, 
di pietk e di buon ordiue coinparisce a qaesto Minor Coot. la reh- 



Procuratori alia MadoDU 



73 

tione prodotta sotto il di 24 corr. dal 2eIo dello Spett. Oio. Batt. 
D. Naccari attoale sopraprovveditore airospitale di questa cittit 
del di cai interno andamento ae ne rende V aDaliai piti vera e pih 
commoveDte. Rimarcando qoindi dod per aDco prodotto il piaoo 
reg^olativo di d. Pio loogo, la di coi esteaa venne affidata all'eepe* 
rieoza di ire soggetti di qnesta cittk con atto apposito 28 Log. 
1799 di esao Cons, eccitato altronde il medeaimo dall' innaio do- 
rere di QmaoiU, dalla neceaaiU di togliere aireatremo deatioo Tu- 
nico ospitale delta Citt&, piU ancora cbe dal naturale titolo di aopra- 
iDtendenza al di loi generale governo e dal diritto elettivo delle aue 
^ricbe, ricorrendo nei proaaimi giorni TaDDoa metodica riDnova- 
ftione. 

maoda parte 
1.® Cbe aia iatituita una Congregazione di XIV dei pih ripo- 
Uti soggetti della citU, IX dell' Ordine Civico e V del Popolare 
ODde gratoitameDte aaaotnere la direzione e aopravvigilanza alPo- 
apitale ed a aooi impiegati toato cbe la Nob. Ven. Depotaz. alle 
Caoae Pie ed it R. I. O. Generale deveugano a riconoacerla co' loro 
•asenai ecc. amiisit. 

(81) Lib. C&nsiffli XX, pag. 8. 
La Begia CommiaaioDe Camerale ai Nobili Deputati di Cbioiza. 
Li Deputati di Cbiozza manderanno aolamente alia Regia 
CommiBBiODe Camerale la nota diatinta di totti gli Impiegati prin- 
Cfpali e aobalterui al aervizio di codcata Comonitii deacrivendo il 
DomeVo, figore, Offizii col legale periodo della loro darata ed aaae- 
gni certi ed incerti e da quali fonti ai traggoDO, come era a primo 
Oeonaio 1796, ae qnesta nota atvalorata da copie aotenticbe di 
documenti, ae ve ne aieno, e in difetto di qaeatt dell' Atteataaioni di 
qoattro accreditate peraone aggiungendovi aimil nota docomen- 
tata net modo medeaimo di totte le peraone addette in qoel tempo 
e aervienti al Pubblico Veneto Rap. e ae a qneato vi foaae della Co- 
nionit^ qualche corriaponsione certa o incerta e in quali mianre, 
iudividuando alia fine quelii Uffizii Civili cbe per avventura fbaaero 
io quel tempo vacanti. 

Pietro Zen. 

Alviae Contarini. 

Franco Donato. 

Zuane Vincenti Foacariui Seg. 



74 

(82) Dal Lib. VI Dueali, f. 141 t.o. 

Die 13 Martii 1671. 
L'lII.mo et Ecc.mo Sig. Lodovico Briaui, Benetto Grimani, 
Marco Barbaro President! delF Ecc.mo CoDsiglio dei 40 al Crimioal, 
udito D. Arcangelo Scarpa q. Agostino dicente egli ehe essendo m- 
to Cittadino originale di Chiozza qual Citti ha il Privilegio di CU- 
iadinanza original di Venezia in virtb del Decreto deir Ecc.mo 8e- 
nato 27 Gennaro 1382 et considerando egli esser dichiarito habile 
alia concorrenza di cariche che da questo Ecc.mo Consiglio veDgo- 
uo per eletione dispensate a benemeriti Cittadini insta perci6 esser 
da L. L. E. E. dichiarito che detto Arcangelo Scarpa e sooi discen- 
denti possano concorrere come Cittadino Legittimo Original a car 
riche suddette che dair Eccelleutissimo Consiglio sono dispensate 
onde il tatto inteso L. L. E. E. 111. me matoramente considerato, 
vedato il Decreto 1382 et avutane informatione ancora dalPEcc.® 
Isepo Brnti fiscale deir Ecc.mo Consiglio Aictxiit fiat jui ; nee non 
osservata da scritture preseutate dal saddetto Scarpa che li froge' 
nitori suoi per doi o tre anni sono come Cittadini staii eletti a moUi 
eariehe nel Consiglio di Chiozza, come anche veduta la fede del Bat- 
tesimo del sodetto Scarpa, fatto Tesame dei Testimonj, che h qnello 
che si vede dalle fedi presentate le qoali affirmano con sac giura- 
mento essere il detto Arcangelo Scarpa qoello che yeramenie pre- 
8ent5 la fede di soo Battesimo, dalla quale si scorge la ana legit- 
tima nascita; hanno le L. L. E. E. tutti tre nnanimi et coiicordi 
terminato e termiuando conosciato et dichiarato il snddetto Areas- 
gelo come sopra abile alle concorrenze di carichi che dalP Eccmo 
Consiglio di 40 al Criminal vengono dispensati e cosY ordinato an- 
notarsi. 

Data dair Ecc.mo Consiglio dei 40 al Criminal li 10 Mano 
1671. 

Lodovico Briani Presid. sopra gli Offiaii 
Murco Barbaro Presid. etc. etc. 

(83) Dal Libro ; « Registro ussia estratto delle Dacali ed altre 
cose importanti tratti dai Volumi delPArchivio delta Cancellarift 
Pretoria riordinata ncl Reggimento del N. H. Almorb Tlepolo 2.* Po- 
destii negli anni 1789-90-91 del suo Cancelliere Ginseppe Boerio ». 

Sar& questo il Registro prime. Comincia solamente dairanno 
1467 perch6 non si sono rinvenute Carte dei tempi autecedeoti, « 
vanno con ordine progressive li posteriori reggimenti aino all' an- 
no 1649 in coi principia il secondo Registro che eaisteva per primo. 



75 

II summario di questo e degli altri tre primi libri esiste io 
mano del Cancelliere Pretorio. A pag. 66 tergo. 
HieronimuB Priolos Dei gratia dux VeDetiaram, Nobili et BBpien- 

tissimo Viro FaustiDo Barbo de soo maDdato Potestati Clodiae 

fidelibus dilectis saiutem et dilectioDis affectuoi. 

Vi maQdiamo a.elle presenti inclusa la copia delta sopplicatio- 
ne che c' h stata presentata alia Signoria nostra a nome de qaelli 
della famiglia de Zennari Nobili di essa Cilti sopra la quale vi 
commettemo che tolte le debite informatiooi, considerato et servato 
qoanto si deve, dobbiate dirci Topinioue vostra con giuramento et 
sottoscrizione di mano propria giusta la forma delle leggi la qual 
supplicatione ne rimanderete con le lettere vostre. 
Data in N.ro D. P. 
Die 30 lolii. Indict. X 1567. 

Ser.mo Principe et III. ma Signoria. 

Bssendo stato sempre di benigno costume di questo 111. mo Do- 
minio di far suffragio alii fidelissimi suoi sudditi, massime quelli 
che ogni ragione dimandano ajuto, del che noi suoi servitori della 
Famiglia dei Zennari da Chiozza confidentissimamente alii piedi di 
qnella con ogni dabita riverentia esponemmo, che g'\k roolti anni la 
nostra famiglia antiquissima h stata Nobile et h della Patria Nostra 
di Chiozza et ha avuto delli offitii del Palazzo dove a noi par che 
da certo tempo in quit senza colpa alcuna nostra e demerito ma so- 
lum per impotentia et poverty nostra se habbiamo dismesso de an- 
dar in Consiglio come andavano li nostri Padri» Avi et antiqni li 
quali sempre sono stati uelli Offitii del Palazzo come da quelli Libri 
della sua Gancelleria chiaramente appar, et se mostrer^ a Vostra 
Serenity V albero della nostra prole. Per5 dimandamo tutti noi del 
Parentado dei Zennari che Vostra Serenity sia contenta che, essen- 
do la verity cosi come abbiamo narrato, scrivere et cbmmetter al 
Hagnifico Podestk di Chioza et Comunit^ che ne admettino et ac- 
cettino nel lore Consiglio et Palazzo come erano U nostri anteces- 
sori; et alia Serenitk Vostra con li ginocchi a terra noi si racco- 
mandiamo. 

PAULUS RAINIERIDS 

DBI GRATIA DUX VENBTIABUM. 

Universis et singulis Rectoribus Magistratibus, lusdicentibus, 
Offitialibus nostris et praesertim Provvisoris Fori lulii et successor 



76 

ribua, BigDi&camuB come avendo li Provveditori Dostri sopra Feodi 
COD r autoritii che tengono dalla Signoria Nostra col Senato, intest 
r umile e reverente istanza del Nobile sig. Domenico Cestari q.m 
Francesco delta Citt& nostra di Chioggia colla quale espone cbe ac- 
quistato T ora q.m fcdel conte Domenico Manzoni q.m Isidoroil 
Feodo ossia la Giurisdizione Civile di prima istanza minore e mag- 
giore delle Ville di Cladriecis e Fradielis con le sue pertinenze cbe 
aono Canal di ludrio e Sdregna, che formano un sol Comane, poste 
nel territorio nostro di Cividal del Friuli con tutte le sue ragioni, 
azioni e rendite col titolo onorifico di Conte come nella polizu 
d* incanto, col patto pero scritto nel Decreto del Senato nostro pri- 
me Oiugno 1782 che deliber5 il feudo stesso sopra la sua offerta, 
cbe dope la sua morte abbia a passare il feudo neir erede che saii 
nominate dal sno testamcnto di pari condizione, e nella di loi di- 
scendenza mascolina ; che mancato di vita esse fedel conte Dome- 
nico e publicato il sue testamento e codicilli annessi trovasi no- 
minate al detto feudo il supplicante suddetto Nobile signore Do- 
menico Cestari q.m Francesco pronipote del testatore ed qdo de' 
saoi eredi testamentarj e per6 si presenta riverentemente eaao Ce- 
stari air Autoritk del Magistrate de' Provveditori nostri soddetti 
amilmente supplicando d' essere investito nel feudo stesso per se e 
per la sua discendenza mascolina in tutto e per tntto come fa con- 
cesso ad esse q.m fedel Conte Domenico Manzoni implorando pore 
la relativa descrizione nell' Aureo Libre dei veri titolati con il sod- 
detto titolo di Conte progressive alia di lui mascolina legittima di- 
scendenza sola capace del feudal benefizio pronto di prestare il gio- 
ramento di fedeltk e soggiacere agli obligbi propri del feudal Vas- 
sallaggio e come nella di lui supplicazione 27 Agosto prossimo de- 

corso alia quale ecc 

Ed avendo detti Provveditori nostri sopra feudi osservato 
quanto si deve in tale materia, toltc anco le solite e conveDienti 
informazioni del fedel Luigi Volpi Reviser Deputato ai Diploini 
Feudali nonch^ dair Ecc. Giovanni dc Albcrtis dottor ed Avvocato 
Fiscal della Signoria nostra come di lui Consultiva scrittara 29 
Agosto decorso, per5 col tenor delle presenti e con ogni miglior 
mode relativamente alia Terminazione dei Provveditori nostri sod- 
detti 31 Agosto decorso e stante il codicillo 16 Maggio 1783 con 
cui il suddetto era defuuto co. Manzoni ha nominate eaao nobile 
supplicante alia successione della infrascritta giorisdizionale Cod- 
tea in ordine alia facoltk ad esso impartita col feodale GontratloS 



77 

Oiagno 1782, abbiamo quindi investito ed in diplomatica forma 
iDvestiamo esso nobile fedel DomeDJco Cestari q.m FraDcesco della 
Citt& Nostra di Chioggia per esso, di lui figli, e discendenti maschi 
legittimi e di legittiino matrimonio nati, in perpetuo in ragioD di 
Feodo Nobile Gentile Retto Legale Antichissimo coir om)rif]CO ti- 
zolo di Conte annesso, della Giurisdizione Civile di prima istanza 
Maggiore e Minore delle Ville di Cladriecis e Fradielis con le sue 
pertineoze che sono Canal di Jadrio e Sdregna formanti nn sol Co- 
mane net territorio nostro di Cividal del Friuli, salva 1' appellazio- 
ne al Nobil nostro Provveditore di quella Citt& con tntti li Beni e 
Rendite Feodali a detta Giarisdizione spettanti e pertinenti in tutto 
e per tutto come nell' Investitura 5 Giugno dell' anno 1782 con- 
cessa dal Hagistrato dci Provveditori nostri suddetti all' ora de- 
fonto Conte Manzoni alia quale s' abbia piena relazioue, non attesa 
qualunque condizionale sostitozione di altra nomina di veron altro 
erede e sua legittima discendenza mascolina contenuta nella pr^- 
fatta disposizione codicillare, ma tanto nel caso che il nominato 
Nobil fedel Domenico Cestari del fu Francesco di Chioggia man- 
casse senza aver avuta legittima discendenza mascolina, quanto net 
caso che avuta ne avesse s' estinguesse in progresf^o , debba tosto 
devolversi la Contea stessa al Regio Fisco e tosto consolidarsi e 
riunirsi al Regio Publico c Feudal Patrimonio. 

B poich5 dagli autentici Documenti presentati dal sudetto no- 
bile Cestari come sopra investito risulta che oltre il fregio del- 
deir estera cittadinanza delle citt& dl Ferrara e di Modena come h 
comprovato dall' originale Diploma segnato li 20 Marzo dell' anno 
1694 a favor della di lui g\h nobile famiglia dal Magistrate dei Sa- 
pienti della soddetta cltih di Ferrara e dai successivi istromenti 
d' enfiteusi graziose d^ alcuni beni allodiali Imperinli nel Ferrarese 
COD li diritti e speciose prerogative a quelli annessi, accordati alio 
Btesso nobile Cestari per peculiari benemerenze nell* anno 1762 
dalle loro Maest^ Imperiali V Imperator Francesco I e I'lmperatrice 
Maria Teresa nonchd nelP anno 1780 dal regnante Imperator Giu- 
seppe II, e poich^ risulta ancora che oltre I' altro fregio di nobilt& 
originaria della citth di Bologna conseguito con Taureo decreto di 
quel Senate li 29 Decembre dell' anno 1780 dal sunnominato nobi- 
le Domenico Cestari progressive a tutta la di lui legittima masco- 
lina discendenza, ffode ancora la di lui Famiglia I* onorevole grado 
d^ originaria nobilta delta cilia nostra di Chioggia sua patria, appa- 
riado dair Autentica fede 28 Agosto passato di quell' ofiScio della 



78 

Cancelleria Civile esscre la famiglia stcssa ascrittft a quel wMi 
Afunicipali Consigli Maggiore e Afinore e cbe gli iDdividai di esn 
negli aDdati e present! tempi hanno sempre copcrti varj del primaij 
officii della citt& medesima, risoltando di pib cbe la Famiglia stei- 
aa si h sempre mantenuta oltre ogni memoria di aomioi id gndo 
Dobile e decoroso, comprovato essendo cbe nell* anno 1385 no 6io- 
vannino Cestari copriva il nobile carico ora abolito de* Capi di Not- 
ts di essa citt^, cosiccb^ per tutte le cose esposte verificandosi io 
esso Cestari li requisiti tutti delle leggi nostre volnti per essere nel 
Raolo dei Titolati del Dominio nostro, abbiamo perci5 erdinato al 
fedel nostro Archivista di descrivere nell* Aureo libro dei veri tito- 
lati il uome del sadetto nobile Cestari col specioso titolo di Conte 
Oiorisdicente di Cladriecis e Fradielis ed annesse con tutti i di loi 
discendenti maschi in perpetoo onde possa egli far aso legale del 
titolo stesso e godere gli onori, preminenze, dignity e prerogatife 
proprie di quel grado d' onore di cui viene colla presente diplomi- 
tica Investitura del Dominio nostro inalzato con tutta la di loi ma- 
scolina discendenza. 

E percb6 Domino Gerolamo Nottola come procurator nel sud- 
detto nobile e fedel conte Domenico Cestari come sopra investito, 
ha genuflesso giasta la pubblica Ordinazione prestato nelle Mani 
Nostre il debito giaramento di fedelt^ nel modo qui sotto espresso 
alia preaenza di quattro nostri Consiglieri, due Capi di QoaraDtae 
de' Provveditori nostri sudetti restando con ci6 esso tenuto ed obli-* 
gato a tutti quelli caricbi ed oblighi a' quali sono soggetti li booai 
e fedeli Vassalli della Signoria Nostra perci6 abbiamo comandato 
cbe gli sia fatto il presente pubblico documento dMnvestitora qoah 
vogliamo che sia e s' intenda sempre senza alcun benchft minimo 
pregiudizio delle Pubbliche ragioni e di cadaun' altra persona. 

Handantes de praemissis hoc publicum confici docameotoai 
bttllaque nostra argentea pendente muniri, quare mandaoiQa ToUi 
ut supra omnia ea contenta, observetis et ab omnibus inTioIabilittr 
observari et in actis Cancellariae Vestrae registrar! praeaentutH 
que restitui faciatis. 

Datum in nostro Ducali Palatio die I.^ mensia Septembrif Ad* 
no MDCCLXXXIX. 

Oiacomo Miani Prov. 
Francesco Vendramin Prov. 
Alvise Barbarigo Prov. 



79 

Segue la Sopplica presentata nel Magistrato ficc.rpo Sopra 
Feudi di Domino Gerolamo Nottola luterveoiente per parte e nome 
del nob. aig. Domenico Cestari q.iu Franc.® di Chioggia per otte- 
ner investitura nt intus. 

Segue il ginramento di Fedelt^. 

(84) Lapide esistente nella parete dellc scale delta casa Ma- 
rangoni in Chioggia, posta sopra la Piazza, ed ora posseduta dal- 
r ikutore. 

D. 0. M. 

Ex Marangonia Gallica Familia 

In hanc urbem a tribns pene saeculis evocata 

ut Reginm Portas Clodiae 

Etaiia Veneta Propugnacula erigendi curaret 

Merito publico jussu Hac Nobilitate ornata 

Novissitnud alterius- stipiti superstes 

lohannis Bernardinos Vicentii f. 

Veneti Senatus monere Eques divi Marci 

Corde orator ingenuo in urbe et extra J. U. Consnltos 

Praestantissirous 
Statutorum Urbis et Privilegiorum Beneficus asscrtor 

Pro Serenissima Repnblica 
Fiscalia consultoris illustrem dignitatem a se Primum in Patriam 

inductam 
Integre executus 
Hujus Saerae aedis Piissimus Cultor sibi et uxori 

Hariae Cestari 
P.— C. 
Qnesta lapide sembra fosse in un altare della demolita Chiesa 
di S. Francesco fuori della Porta S. Maria. 

La seguente lapide esisteva nella Cancclleria Civile. Fu tra- 
acritta dal benemerito nostro concittadino Monsignor Antonio Cal- 
cagno, in una sua raccolta di Lapidi Patrie posseduta dal sig. Do- 
menico di loi nipote cbe trovasi tnttora inedita e non completa : 

Julio Antonio Mussato Pretori 

Quod 

Venetam Civitatem Clodiensibus 

Ex S. C. Iterum ad Certam Curaverit 

• Antiqua Civium lura Redemerit 

Aedea Instituendae luventuti 



80 

Interno Earipo de t^econia Pobblica BffoBSb 

Foro Lapidibus Strato Edificisque ConatroctiB 

Aeris Salabritatc Urbis OrnameDto 

Populi Tranquillitati Commodo 

CoDsoluerit 

Patrono Beneficentiasimo 

Ordo Popolusque Clodiensium 

Anno MDCCLxxxvi . iv Nonas lulii. 

Nella qaale lapidc merita speciale riflesso P esprcasiotie: OrU 

populusque, che si vede Id molte altre ripetuta. 

(85) Bx Italia Sacra iive de Fpiseopis Italiae auetore Ferii' 
nando Ughellio in tomo qointo editionis secundae. Venet. a pud Co- 
letti, 1720, ad pag. 345. 

Episc. 35 Angelas Fasolos Clodiensis ex primaria nobilitiU, 
peritia, et virtate clarus ex Secretario, et Referendario Pauli II id 
banc aedem ascendit an. 1465. In Epiro et Mysia, Pio II mandante 
Legatione fonctos, Romae decessit anno 1488 aepultusqae est apod 
S. Marcom prope majus altare sub tabula marmorea, cum seqoenti 
inscriptione, praetereuntis una pedibus pena deleta 

Angelo Episcopo Feltrensi Vencto 

£a nobili genu Fasaolorum Fosse Clodiae 

In Civilis et Pontif. consulto 

Pii II Pont. Max. 

In Epiro Mysia pro fide Cathol. Legato 

Pauli II a secretis Referendo A post. Prelat. 

Marcus Barbos Card. s. Marci 

Episcopus Praenestinus 

ob similitudinem mor. benevolentiae sing. 

Monumentum suo conjunctum vivus 

B. M. P. 

vixit an. LXIII mens. X D. Ill 

lo : Oliveriua Carafa Card. Neapol. 

£t Franciscus Piccolomineus 

Card. Senen. 

executores absolvendura curavere 

(86) Nella Mariegola della Venerabile Scuola di 8. Croee is* 
Chioggia esistente nella Biblioteca di queato Beminario Veicofil^ 
in una delle parti prese nel Capitolo della Congregmxione di 0*^ 
Scuola del 1489, 3 Marzo, carlo 32, ata acritto: • 

(fel tempo de li nobel bomeui cio6 8. Antonio Polaoi goirdift^ 






:0. --^ d. tDnocente l)oria. — Sig. GiaComo Gandolfo e S. Antonio 
*a.inbo de 8. Nicol5. — S. Andrea Thiozzo, S. Antonio Ghezzo, e 
• Zanetto BaoUo q. S. Jacomo Gastaldo. 

Nella Chiesa di S. Doinenico di Cbioggia vi h ana lapide nella 
nale chiaramente si legge : 

MDXVII Die XII lannarii 
8. Nobilia Tiri ser Angeli Dogieri q. Sancti et ejosdem haere- 
om Laos Deo. 

fOontinuaJ 



\ 



LE RUBRICHE 

DEI 

LIBRl MIST I DEL SENATO 

PERDUTI 

TRASCRITTE DA GIUSEPPE GIOMO 
SOTTOABCHIVISTA NELL' ARCHIVIO DI STATO IN VENBZIA. 

(Continuazione. V. T. XXIII, pag. 406.) 



P Y R A N U S. 
('Lib. IIILJ 

Petrus de Pyrano et plures alii revocati ad gratiam noslram. 
47. 

fLib, VJ 

Comune nostrum constituat so plezium pro comuni Pyrani 4« 
libris decern mille mutuantibus eas ad terminum quatuor anno- 
rum, 71. 

^Lib. VLJ 

Mandetur potestati Pyrani quod reftci facial cartara unam de- 
biti Petri de Casio non obstante etc., 6. 

De questione vertente inter comunia Pyrani et Insule com- 
proraittant in potestates Justinopolis, Pyrani et Insule, 64. 

Questiones ille postea commisse fuerunt duobus nobilibos^ 
uni iurisperito diffiniende, 97, 99, 101. 

Quid consultum fuit de expensis iudicum predictorum et sa- 
lario ser Norandini et notarii, 101. 

Super facto carte debiti Petri de Casto de Justinopoli cooh 
mittatur potestati Pyrani quod earn faciat rennovari, 6, 101. 

{Lib. VILJ 

Terminus datus Pyranensibus recuperandi sex equos cassatoc 
et unum septimum loco mortui, 23. 



8S 

Questio Petri et Francisci de Casto et fratrum contra comune 
Tani dirimatur per polestates Justinopolis et Pyrani, 48, 74. 

(Lib. VIIILJ 

Mittantur Pyranum quatuor vel quinque persone ad viden- 
m de laborerio portus, 69. 

(Lib, X,J 

Scribatur potestatibus et comunibus Justinopolis et Pyrani 
od nuUam faciant novitatem in facto iurium ville S3T)ari empto- 
m per comune Pyrani, sed supersedeant, ad nos sindicos suos 
m suis iuribus transmissnri, 67. 

Determinatio facta per sapientes super duobus partibus ville 
pari predicte, est quod petitio comunis et hominum Justinopolis 
nquerentium de hac emptione non sit adinittenda, possint tamen 
Dsequi iura sua, 80. 

(Lib. XIILJ 

Occasione sententie obtente in curia domini Patriarche Aqui- 
pensis per Gregorium Brati et nepotem eius mittatur potestati 
comuni Pyrani petitio anibaxatorum Justinopolis super hoc et 
od mittant si voluennt ad nos iura sua, 24, 27. 

DiflBnitio dicte questionis ville Syparii est in favore Gregorii 
"ati et nepotis, 36, 101. 

(Lib. XIIllJ 

Scribatur potestati Pyrani quod infra XV dies restituat aliam 
idietatem territorii cuiusdam, Francisco de Casto de Justinopoli 
fratribus aut mittant sufficientem personam ad nostram presen- 
:m hostensuram de iure suo, 35. 

Arma concedantur comuni Pyrani petita, condicione certa, 53. 

Concessum fuit comuni Pyrani quod a festo s. Andree usque 
Uendas marcii possint incidere ligna et ilia vendi facere, 68. 

Insula. 

CLtb. VI) 
Vide Pyranum ad cartas 64, 97, 99, 101. 

E M N I A. 

(Lib. VLJ 
Quod dominus dux consiliarii et capita habeant libertatem 
pendendi pro Emonia et aliis terris Ystrie, 2, 



84 

(Lib. VIIL) 
Mittatur unus burchus pro equis Paysenatici tragitandisE^ 
moniam, 2. 

Elongatio termini recuperandi equos pro Paysenatico facta^ 
illis de Einonia, 31. 

(Lib. X.J 
Questio vertens inter comune Parencii et sancti Laurencii 
committatur potestatibus Emonie, Umagi et Rubinii, 53. 

fLA. XLJ 
Mengolinus de Fanzo, Galacius ab Oleo, Stefanus de Guezelu 
Franciscus de Benvenuto, et Martinus de Guezeli de Emonia pos — 
sint audiri per potestatem non obstante processu precessoris suu 
11. 

fLib. Xim.J 
Committatur capitaneo Paysenatici, potestati Emonie et UmagS- 
quod determinent et finiant questionem vertentem inter comune^ 
Justinopolis pro villa Sypari pertinente illis de Brati et comune 
Pyrani, 41. 

Parentium. 



('Lib, Xnj 
Henricus quondam Floramontis de Parentio confinatusPol 
servet conflnia in Justinopoli, 5. 

Capitaneus Paysenatici veniat Parencium ad regendum don 
potestas illuc mittetur, 63. 

fLib. XIIILJ 
Torio Polterio de Parentio concedatur quod suum nemus 
sit incidi facere et uti eo, 51. 

R u B I N I u M. 



(Lib, VL) 
Questiones confinium Parencii et Sancti Laurencii diffioiaDtor 
per potestates Montone, Rubinii et Umagi, 24. 



\^ 



U M A G U M . 

(Lib. VI) 
Dominicus de Umago possit absolvi et etiam condemnari per 
potestatem, 136. 

(Lib, Vnj 
Sint absoluti illi de Umago a solutione condemnationis libra- 
ruin octingentarum occasione fnimenti accepti, 72. 

Capitanei Paysenatici terre nostre Ystrhs in generali sumpte 

ET Sanctis Laurentius in speciali. 

(Lifj. IV.) 
Gapitanei Paysenatici imponere (sic) penam a libris CC inferius, 168. 

(Lib. V.J 
Episcopus sancti Laurencii presentet se potestati Parencii et 
inde nobis, 75, 76. 

Responsio facta ambaxatori comitis Goricie quod parati sumus 
ttiittere litteras rectori sancti Laurencii super facto decime et uno 
?Ui conveniat cum aliquo suo apud Parentium pro aliis omnibus 
l^cstionibus sedandis, 52. 

Scriptum fuit eidem capitaneo, potestatibus Parencii et Emo- 
^ie quod diflniant questiones vertentes inter comune Montone et 
-^Ijnericum de Montona de villa Visignani, 41. 

Mittantur in Ystriam ballistarii XL pro uno mense, 57. 
Capitaneus vicarius precipiat opiscopo quod presentet se po- 
**^stali Parencii qui precipiat ei quod presentet se nobis, 57. 

De denariis imprestiti fiat solutio equorum paisanatici ammis- 
^^^ x*ura in servitio comunis, 60. 

Quod homines sancti Laurencii propter eorum inopiam alle- 
^^ ventur a solutione affictus domorum Paisanatici, 69. 

Terre Ystrie debeant recuperasse pro Paisanatico usque ad 
'"^^stum omnium sanctorum, 09. 

Liceat Yslrianis accipere de terris ubi haberent blada de red- 
''Vitibus et deferre ad teiTas proprie habitationis verumtamen lit- 
teras accipiant a rectori loci unde acciperetur bladum illud et ca- 
pitaneos lignorum liabentes tales litteras non molestet, 86. 

Reficiatur Paisanaticum Ystrie satisfaciendo hominibus de 
suis equis ammissis in nostro servitio, 65. 



86 

Tres electi ad videnduiu viam et modum concordandi cum le^ 
ris Ystrie pro facto frumenti, 49. 

fLib. VLJ 

De illis quinque equis quos tenent illi de sancto Laurentio pro 
paisenatico allevientur uno et non teneantur ad carizandum aliqua 
capitaneis nisi una vice quando vadunt et alia vice quando rece- 
dunt a regimine, 6. 

fLib. VILJ 

Doininus dux et consiliarii et capita babeant bailiam commit- 
tendi rectoribus Ystrie quod sint cum tractatoribus comitis G. su- 
per examinatione et diffinitione questionum, 76. 

fLib. VIIL) 

Capitaneus Paysenatici requirat emendam ab illis de Antigna- 
na de commissis per eos taliter quod ipse et VII potestates con- 
tentur, 45. 

(Lib, X.) 

Scribatur capitaneo Paysenatici quod faciat rationem Thome 
Zane, Marchesine Zorzi, et Donate Mauroceno de pratis el herba- 
tico positis prope sanctum Laurencium, 67. 

Correctiones ed additiones facte in commissione Paysenatici 
et potestatis sancti Laurencii, 145. 

Quod ser Marinus Faletro, capitaneus Paisenatici non teneatur 
de facto socii sui ad ordinamentum de novo factum, 150. 

(Lib. XIIJ 

Sapientes electi ad consulendum super territorio Ystrie, 50, 56. 

Eligatur per dominum ducem consiliarios et capita qui vadat 
pro facto territorii etc., 57. 

Mandetur capitaneo Paisenatici quod venial Parentium ad re- 
gendum donee potestas illuc mittetur, 63. 

Tres sapientes electi qui sint cum domino Marino Bembo su- 
per factis territorii Ystrie, 68. 

Consulta per eos, 70. 

(Capitaneus Paisenatici possit vendere suos equos per nnun 
mensem ante flnem sui regiminis dum tamen se de eis non disfur- 
niat, 75. 

Pro domo capilanei in sancto Laurentio reaptetur domus (!• 
ca Zane cum turri et fiat cisterna et mutuentur pro biis dicto co- 
muni libras L grossorum etc., 75. 

Item quod possit imponere pena librarum L potestatibus Ystrie 
pro spectantibus ad paisenaticum, 75. 



87 

Item quid agendum sit de penis per eum impositis comunibus 
» equis, 75. 

Ser Zilbertinus Justiniano capitaneus Paisanatici sit ad condi- 
lem de equis vendendis infra mensem, 107. 

(Lib. XIIIL) 

Electus capitaneus Cresani ser Marinus Venerio qui vadat 
n ballistariis XXV, et equites inde reducantur, 97, 100, 104. 

Civitas Pole uniri debeat in nostro Paisanatico et scribatur 
>itaneo et terris aliis et comiti Federico ut videbitur domino, 
dsiliariis et capitibus, 40. 

Mandetur terris Paisanatici quod teneant bonos equos precii 
minus soldorum XL grossorum pro quolibet, 88. 

Respondeatur capitaneo Paisanatici ad suas litteras quod illi de 
ibinio et aliis de terris nostris conqueruntur de illis de Valle, 95. 

Mittatur paga de mensis duobus aliis equitibus nostris illuc 
issis, 93, 94. 

Belforte. 

(Lib, XIILJ 
Possint mitti necessaria reparationi Belfortis, ut videbitur do- 
ino consiliariis et capitibus, 75. 

Comes Goricie et alie terre Ystrie non nostre. 

(Lib. lUL) 
Boba, Blasius ct quidam alii de Mugia revocentur ad gratiam 
•stram, 33. 

(Lib. V,J 
Quod nostri arabaxatores rogent dominum Canem et comitem 
)ricie quod non inimicentur Tervisinis, 31, 166. 

Respondeatur comiti Goricie quod content! sumus quod Lu- 
igoanam cavetur ponentibus nobis medietatem et comes aliam 
:., 103. 

(Lib, VILJ 
Comuni Tergesti concessum fuit posse extrahere lanceas 
XC et pilotos MM, 62. 

(Lib. XL) 
Sapientes electi tres super facto ambaxate Mugle et aliis ver- 
s dictis per ambaxatores, 56. 



88 

Denotetur per nostras litteras domino patriarche Aquileieosi 
responsio Muglensium, 70. 

(Lib. xini) 

Mittatur unus notarius curie ad Petrura de Grisignana, 3. 

Quod ser Dardi Beinbo et Johannes Contareno capitanei Pai- 
sanatici accipiant castrum de Duobus castellis, 27. 

Scribatur domino patriarche et comitisse super damnis factis 
et cetera capitula, 88. 

Accipiatur castrum Cresani in nostra custodia secundum pa- 
ctum habitum cum domina comitissa, 94. 

Mittantur illuc ballistarii XXV et alia etc., 97. 

Bannum positum pro nece illorum de Cuslaco, 94, 95, 100. 

Marinus Venerio vadat Cresanum cum baUistariis XXV, 100. 

Patriarcha Aquilegie et Forumiulium. 

(Lib. L) 

QuaUter nos gravatos hostendimus ambaxatoribus patriarche 
de SaUnis Marani, 14. Cancellata, 

(Lib, nilj 

Acceptata fuit per dominum ducem responsio capituli Aquilegie 
et comitis Goricie, 147. 

Satisftat per extraordinarios de residuo quod habent debeati- 
bus recipere pro sententiis patriarche, 182. 

Solvaturdemercationibusperquoscumque portatis Aquilegiam 
et ad alias partes Foroiulii sicut solvitur de portatis ad Portum- 
gruarium et Latisanam, 19. 

Gratia patriarche currat sed denarii conserventur apud Gra- 
dum per comitem et extimatorem etc., 98, 102, 111, 113, 129, 13d. 

(Lib. V.J 

Super mutuo petito per patriarcham Aquilegie a comuni poe- 
sint Veneti recipi in plezio, 158. 

Responsio facta ambaxatori domini vicarii Aquilegie etcomitii 
Goricie super facto Pole et hominum Valle, 57, 61, 66. 

Ad Portumgruarium detur sal pro Ubris decern sicut contiflei 
pactum facientibus etc., 77, 103. 

Sal deferren<lus Aquilegiam detur pro libris decern cuicain- 
que, 28, 87. 

Deposite sunt apud officiales frumenti libra MD pro LoGii 
uxore magistri Francisci de Canipa et pro aliis quibusdam, 22* 



89 

Detur paga marcii nuncio domini Pagani electi in Patriar- 
a, 121. 

Responsio facta ambaxatori domini patriarche vel ecclesie et 
cnilis Goricie super facto Pole et hoiuinum Valle et aliis, 57, 
,91. 

Responsio facia ad ambaxatam vicarii ecclesie Aquilegiensis 
comitis Goricie in facto Pole, 56. 

Protestatione facta, fiaut littere vini gratie domini patriar- 
e in forma solita presentialiter, 170. 

Detur sal illis de Latisaiia pro suo usu omni mense, 8, 96, 
S. 

(Lib, VIJ 

Correctio facta super facto vicedomini noslri Aquilegie et 
do per eum servaadus, 11, 12, 21, 33, 92. 

Quod littere gratie vini domini patriarche fiant in forma so- 
a et eligantur sapientes ad providendum si est diminuendum da- 
Lim ribolli, 11. 

Responsiones facte ad capitula domini patriarche, 33, 34, 35. 

Concordia de fallis patriarche iuxta tractalum factum per do- 
inum Nicolaum Faletro, 60. 

Gracia vini detur Perino Barbadico vicedomino et quod pos- 

quo voluerit (sic) non vendendo ad miuutum in Aquilegia et in 

turis vicedominis servetur consilium captum die XXIIII madii de 

Pro captione nostri vicedomini missus unus homo sufficiens 
;., 43: cancellata. 

(Lib. VII.J 

Possint dominus dux consiliarii et capita mittere litteras ag- 
avantes captionis illorum do ca Contareno et scribendi potestati 
stinopolis, 57, 62. 

Littere suspense de gratia vini domini patriarche dentur ser 
irufiiio (Dc GcroldiJ canonico Aquilegiensi procurator] suo cum 
ripserit se scripturura illis de Vipaco inferiori quod non permit- 
ut portari viclualia ad dominurn de Vipac qui tenet illos de ca 
>ntareno, 65. 

Sapientes electi ail conveniendum cum domino Barufino vica- 
> domini patriarche exauiinent ambaxatam Argente, 139, 142. 

(Lib, VIILJ 

Provisores examinent pro cava Biazane et sint ambaxatores 
munitatum, 43, 49. 



90 

Commissum fuit contrabannis quod faciaat custodiam fieri ne 
eatur Latisanam, 46. 

Clause fueruQt vie ad terras Foroiulii suppositas comitisse, 
43, 44, 48. 

Pro derobationibus theotonicorum, 84. 

(Lib, VniLJ 

Facta fuit requisitio apud Utinum per nostrum nuncium, que 
si non fiet, gratia vini erit restricta domino patriarche, 23. 

Non fiant boUete vel litere de aliquibus rebus portandis in 
Foroiulium nisi in Aquileiam, 76. 

Requiratur rerum satisfactio de prima derobatione facta apud 
Latisanam per gentem doraine comitisse Goricie, 23. 

Dominus dux consiliarii et capita provisores et officiates de 
contrabannis habeant libertatem aggravandi terras et loca comi- 
tisse in Foroiulio, 27. 

Super petitione domini patriarche que est quod gratia vini 
currat et comes Gradi pecuniam colligat et eligantur iurisperiti ad 
cognoscendum utrum dominus patriarcha teneatur solvere deroha- 
tionem factam in patriarchatu, 114, 115. 

Concordia tractata cum ambaxatoribus Portusgruarii super 
palatis etc., 116, 119. 

Respondeatur ambaxate vicarii domini patriarche quod &- 
ciant cavare Biazanam et eam tenere securam et nos simile de 
Lugugnana, 121, 122. 

fLib. X.) 

Terminus elongatus sapientibus pro facto strate Foroiulii ut 
conferrant cum tractatoribus qui sunt hie, 4. 

Mittantur tres ambaxatores ad vicarium domini patriarche 
Aquilegie et ad comunitates Foroiulii et ad dominum de Duyno et 
ad alias principales personas et ad illos etiam qui gubemant filiom 
comitis Goricie ad inducendum eos quod fovee Biazane et Lugn- 
gnane caventur etc., 9. 

Quod vadant ad expensas comunis grossorum XVIII et ha- 
beant soldos XL grossorum pro quolibet de salario. 

Ambaxatores revertantur, dimittentes lohannem Marcbiani, 
15. 

Fiat gratia vicario domini patriarche Aquilegie qui expetatnr 
modo quod de gratia subtracta sibi, possit facere conduci anfeiv 
ribolii XV extimandas apud Gradum, 25. 



91 

(Lib. XL) 

Sapieutes elect! examinaturi ambaxatam domini patriarche 
{uUegiensis et tocius parlamenti et suum daturi consilium, 1. 

DLflSnitum fuit quod gratia vini subtracta domino patriarche 
rrat sperantibus nobis per ipsum satisfieri de damnis receptis 
r nostros, 4. 

Tractatores electi super ambaxata domini patriarche, 41, 43. 

Sapientes electi ad providendum super factis discordie ver- 
Qtis inter dominum patriarcham et Muglam, 4 i. 

Responeiones facte eis et quod ambaxatores mittantur Mu- 
am, 46. 

Et ad factum unionis et accipiendi Albonara regratienmr et 
i^edamus a facto, 46. 

Mittatur unus notarius ad dominum patriarcham Aquilegien- 
m cum responsione hominum Mugle, 50, 70. 

(Lib. XILJ 

Quod duo ambaxatores mittantur ad domnmm patriarcham 
[uilegiensem et comitissam Goricie et illos de Duyno pro pace tra- 
inda, 59 ; remansit ambaxata, 70. 

Unus ambaxator solemnis mittatur ad dominum patriarcham 
D facto frumenti et ad comitissam Goricie, 63. 

Commissum fuit dicto ambaxatori factum occupationis facte 
p ilium de Duyno ser Nicolao Alberto, 64. 

(Lib. xin.j 

Responsio facta decano Aquilegiensi super eo quod illi de Ca- 
110 adheserunt illis de Meduna, 29. 

Et super facto Beaquini, 29. 

Paga de mense septembris proximi solvatur domino patriar- 
B faciente ipso cartam finis et remissionis ad plenum, 55. 

Litere non dentur domino patriarche Aquilegiensi nisi resti- 
^ pecunia mute accepte apud Sacilem etc., et postea si voluerit 
^noscatur de facto questionis, 80. 

(Lib. XIIILJ 

Responsio facta ambaxatoribus domini patriarche super facto 
•le, 32, 68. 

Mittantur ad dominum patriarcham Aquilegiensem duo amba- 
lores pro facto Pole, 72. 

Responsum fuit ipsis ambaxatoribus quod accepto comeatu 
eo curialiter redeant, 77. 



92 

Super receptatione et favore non exhibendis nostris adver- 
sariis scribatur patriarche etc., 88. 

Mittatur unus notarius ad dominurn patriarcham super favore 
quern exhibent illi de Flanona illis de Cuslaco et quod elegerint unum 
in potestatem, 95. 

Quod illi pauperes homines de Latisana capti Jadre et hac 
missi relaxentur, 95. 

YSTRIA ET LICiNA CUSTODIE. 

(Lib, TV 

Armetur lignum lohannis Gallo Riperie Ystrie dando homini- 
bus libras quatuor in mense et viandam solventibus ipsis pro arrais 
secundum usum, 76. 

Capitaneus lignorum Ystrie extendat se bis in mense ad pa^ 
tes Quarnarii et Sclavonic, 112. 

Armetur velociter unum alium lignum LXX vel LXXX re- 
morum apud aliud quod est ibi etc., 49, 55, 66. 

Et fiat unus supracomitus istis tribus lignis habiturus de sa- 
lario libras tres grossorum in mense etc., 55, 61, 65. 

(Lib, VILJ 

Commissio facta Donato Faletro capitaneo duorura lignorum, 
38, 39, 122. 

fLib. VIILJ 

Pro custodia Riperie Istrie et Gradi armentur due barche a 
remis XVI, 19. 

Quando aliquis galeotus defecerit super lignis Riperie Ystrie 
perdat totum soldum, 50. 

Non possit lignum Riperie levare rectores a Caprulis citra,61. 

(Lib. X,J 

Lignum Riperie rediens de Ragusio veniat Caprulas et level 
dominurn G. Mauroceno potestatem Pole, 50. 

riib. XI J 

In maiori consilio firmatum fuit quod non possit portari rector 
vel persona aliqua cum lignis Ystrie el Riperie Marchie nisi COB- 
gregatis de rogatis LXX et ex licentia VI consiliariorum, III ca- 
pitum de XL et trium partium dicti consilii. In Spiritu ad 29. 

(Lib, XIII) 

Lignum Riperie Ystrie conducat Ragusium comitem novwB 
et indc reducat ser Balduynum Delfino, 76, 8L 



. * 



93 

Capitaneus Marcliie initial in Yslriam parvum lignum quod 
bet etc., 70. 

fLih. XIIIL) 
Ligna Riperie conducat quosdani nobiles etc., 63. 
Quod accipiatur castrura de Cresani in nostra custodia et(\, 

• 

Lignum Riperie possil conducere hue familiam comitis Ja- 
5,69. 

Additio facta cridis factis super occisione fienda de illis de 
Blaco, 94. 

Mittantur provisores in Yslriam el accipiantur equites L illuc 
ttendi, 82, 86. 

FORENSES. 

(Lib, LJ 

Forsenses solvant de lana el boldronibus de Barbaria libras 
atuor pro centenario etc., que sunt revocata, 190. 

Modus aperiendi terram forensibus est in Piloso ad cartas 00. 

Forensis nou possil levare lignum Veneciarum in Zanela ad 
rtas 74. 

Ordines forensium qui facti sunt veneti el stricture facte con- 
1 eos et forenses, 191, 192. 

Declaratio cuiusdam consilii vetantis teneri forenses in sta- 
>ne intelligitur solum de spiciariis, 192. 

Plura capitula forensium quibus prohibetur venetis partici- 
re cum eis et tansans perdat L pro centenario, 191. 

(Lib. II.J 

Revocatum est consilium de adducendo bambatium de Roma- 
a et de extra culfum el intra sicut et forensium, 30. 

(Lib. 1HLJ 

Non extrahantur grossi cuniati per forenses sub pena quarti 
c per venctos per terram nee intra culfum etc.. 111. 

Pena est soldorum duorum pro libra de pellamine non extra- 
ndo nisi soluto dacio etc., IS. 

NuUus venetus v.^1 forensis possit accipere soldum super ligno 
^ensium pena librarum L pro quolibet et commiltatur ofHcialibus 
ossi de Rassia, 112. 

Forenses non veiiiant per mare preter quosdam et salvis pactis 
preter vinum bladum el gemmas in Capricorno, 51. 



94 

(Lib. V.J 

Facti cives de terns Marchie tractentur sicul alii cives terra- 
rum ipsarum, sed de cetero creandi tractentur ut forenses in mer— 
cationibus et facti veneti e converse, 5. 

Que possunt et que non possunt forenses adducere per mare- , 
86. 

Declaretur quod non intelligatur nisi de mercationibus Levan- 
tis de Romania et extra culfum, 130. 

Nabula, dacia, mora standi, libertas data forensibus eundo el 
redeundo pro galeis viagii Flandrie sint in statu ante elapse, 97. 

(Lib. VL) 

Havere forensium possit portari et adduci more solitocun 
galeis Flandrie sed extra Venecias non possit levari, 59, 123. 

Perusini soivant ununi cum dimidio pro centenario de hiis que 
consueverunt solvere II-V- usque ad biennium, 112, 196. 

Forenses et eorum havere possint ire cum galeis Flandrie 
condicione quod quantum extraxerint tantum adducere possint, 
alibi vero non possit levari eorum havere, 123. 

AUquis forensis non possit recommendare veneto de sao, 133. 

(Lib. Vn.J 
Ordines super forensibus volentibus fieri venetos, 115, 119, 
121. 

Sapientes electi ad consulendum super facto Tuscorum et su- 
per facto venetos flendorum, 119, 121. 

(Lib. Villi) 

Non possit venetus facere plezariam, 20. 

Sicut galee Flandrie eundo non possunt levare havere for 
slum sic non possint levare extra Venetias havere Venetomm 
pena L pro centenario, 76. 

(Lib. XL) 

Vetitum est forensibus sicut Venetis portare ad partes 
barie ferrum lignamen vel arma etc., 24. 

Forenses possint emere et tenere mercationes que i 
fuerint de extra culfum, 79 prorogatum in 161. In Frat 
omnia ad cartas. 

Forensis non possit emere possessiones in Venetiis ] 
in Fronesi 100. 

Forenses possint navigare cum galeis Flandrie mf 
certa tamen conditione, 64. 



95 

/ Lib. XILJ 

Pene quas incurrunt forenses dantes suum havere venetis 
santibus, 72. 

Navigia forensium empta per noslros etc., 52. 

CLib. XI TIL) 

Sit suspensum factum forensium usque ad duos annos et ob- 
iretur consilium captum in maiori consilio continens quomodo 
sint venire Venecias debeat observari etc., 4. 

Ordo prohibens forenses posse extrahere grossos novos de 
zono nee veneti similiter possint per terram pena quarti, nee 
ra culfum. 111. 

Declarata est pena quam habituri sunt de predictis domini de 
te vel capitanei postarum quam alii oificiales, 111. 

T u N I s I u M . 

fLib. LJ 
Capta super ambaxata tunc missa Tunisium, 76, cancellatum. 

fLib. ID 
Pax facta per ser Marcum Caroso sit firma, 84. 
Commissiones ambaxatoris Tunisii et Sardinee ftant per do- 
lum ducem consiliarios capita et provisores et etiam taxationes 
I eis videbuntur, 65. 

(Lib. niL) 
Ambaxator faciat pactum ultra X annos quantum plus pote- 
122. 

Committatur provisoribus et extraordinariis et ser Dardi 
nbo negocium de dinariis dividendis inter quos spectat iure, 
), 172. 

(Lib, VILJ 
Quod ambaxata mittatur Tunisium pro damnis nostrorum et 
) L bisanciis non solutis consuli per mensem, 75, 76, 78, 80, 81. 
Solvatur dritum consuli nostro de auro et argento et aliis 
fiditis ad marinam sub pena, 81. 

Quid captum fuit de satisfaciendo ser Petro Faletro de eo 
od ad eum spectat de bizanciis L, 142. 

("Lib. VIILJ 
Sapientes super facto Tunisii, 93. 

("Lib. vimj 

Sapientes electi super novitatibus factis nostris in Tunisio, 50. 



96 

fLib, XIL) 
Respondeatur ambaxalori regis Tunisii curialiter oflferendo 
quantitatem pecunie quam habemus de galeia, capta, 45. 

Janua et Sagona. 

(Lib. I.J 
Littera quedam missa fuit a quibusdam nobilibus JaDuensibus* 
quibusdam nobilibus venelis, 6, 7, 8. 

Factum ser Montani de Marino, 142, 140, 147, 150. 
Sorleonus de Grimaldis cum suis relaxetur, 150. 

(Lib, IL) 
Responsio facta ambaxatoribus Janue super damnis factis ad 
insulamCie, 100, 114, 117. 

(Lib. IlLJ 
Ambaxatores missi Januam contententur comproraittere de 
damnis utriusque factis, 126. 

Responsio domini ducis ad ambaxatam Januensium petentima 
emendam de quadam derobatione facta ut dicebant per ser Johan- 
nera Quirino, 71. 

Omnes damnificati a Januensibus compareant coram extraordi- 
nariis et respondeatur fratri Egidioquoddicat Januensibus, 31,33. 

(Lib. IIILJ 
Respondeatur domino Lambe Aurie secundum formam nota— 
tam per sapientes, 99. 

(Lib. V.J 
Nostri non possint cum eorum navigiis vel aliis mittere Ja- 
nuam et ad Riperiam frumentum, bladum vel alia victualia pen*- 
etc., 53, 113. 

(Lib. Vin.J 
Occasione damnorum nostrorum mittatur unus notarios 
gonam, 35, 90, 97. 

Mittatur unus notarius Januam pro damno de ca Dodho, 53. 

(Lib. Vim.) 
Mittatur Januam unus ambaxator pro factis illorum de ca 
dho habiturus pro toto viagio libras VIII grossorum, 15, 67, 77. 
Reddantur per Castellanum Coroui res ser Manfredini Vu^ 
meio Janue capti per gentem galearum Sicilie, 82. 

(Lib. X.J 
Ambaxata mittcnda Sagonam sit solemnis, il3» 114, 



i 



lacobinus notarius protestetur Sagone et Venecias redeat, 71. 
Qaid difSoitum est de illis de Modoecia habitantibus Veneciis 
acto pignerarum, 113. 

(Lib. xnj 

Mittatur Januaui unus notarius vel alius sufRciens pro facto 
aDodho, 1, 62. 

Mittatur una discreta persona Sagonara cum querela nostro- 
et facto Avtonis de Auria, 92, 103. 

Responsio facta ambaxatoribus Peire quod content! sumus 
1 per dominum Azonem Vicecoinitem cognoscatur, 76. 

rLib. xin.j 

Eligantur sapientes super denotatis per Montinellum de Sa- 
I, 23, 24, 33, 99. 

Respondeatur coniuni Sagone ad suas litteras prout lectum 
hie, lot. 

Concessum fuit Georgio de Montefalco Januensi quod pecu- 
1 frumenti, quam habere debet a nostro comuni pro frumento, 
it extrahere de Veneciis, 82. 

fLib. XIIII.J 
Responsio facta ad litteras Sagonensium conquerentium de 
ecutione facta per nostras galeas culfi suis VIII galeis, 45. 
Sapientes tres cum qnibus sint ser Marcus de Lege et Johan- 
s Sanuto super requisitionibus derobationis facte super galeis 
uellis de Grimaldo, 52, 53, 54, 63. 

Dentur ser Nicole Liono thesaurario hospitalis dono et gratia 
mi D, et Gregorio Frumento et Honorato Rubeo de Janua de- 
itis super galeis Manuelli de Grimaldi. 
Tractatores nostri loquantur adhuc cum ambaxatoribus Sa- 
e quod sit contentus de summa, 63, 77. 
Super facto Aytoni non procedatur ad aliquem tractatum, 66. 
Que consulta sunt dari et solvi de gratia ser Vitale, Gregorio 
mento et honorato Rubeo de Janua, 55. 

M E I) I L A N u M . 

fLib. LJ 
Sal detur Mediolanensibus precio et condictionibus cum qui- 
ipsum habuerunt alias, 70. 

Discedamusa pacto Mediolanensium et petamus eis penam con^ 
am in pactis, 109. 

7 



(Lib. 11) 

Non elevetur sigillum salis Mediolanensibus pro modo sed d^ 
stinetur illuc unus ambaxator, 22. 

Responsio facta Mediolanensibus super facto salis, 30, 35. 

De drapparia Mediolani solvatur quadragesimum el recta m< 
setaria, 60. 

(Lib, IIILJ 

De hostaria ruge de ca Vitali fiat volte pro drappario Medi( 
lanensium Cumarum, 16. 

Declaratum fuit quod non potuerunt Mediolanenses facere quiM 
fecerunt contra nostros de daciis. Item quod satisfaciant nostris d-i^ 
denariis acceptisper eos a duobus annis citra, quod si non fecerinfc: 
intromitti faciemus bona eorum, 24, 48. 

Non includantur in processibus contra Mediolanenses facti^, 
artifices Mediolanenses habitantes Veneciis nee banniti de Medio — 
lano et districtu etc., 72. 

Pecunia quam unus Mediolanensis debebat exigere a Nicolao 
Acotanto non intelligatur ad conditionem alterius pecunie et Mi- 
lan! Becallo, 73. 

Prorogatus fuit terminus Mediolanensibus et statutum quod 
ipsi solvant denarios duos pro libra de mercationibus ad introitum 
et removeant datium, 51, 74, 100. 

Qualiter ordinatum fuit tractatoribus nostris cum MediolaneD- 
sibus quod nos sumus contenti quod nostri solvant imperiales XXX 
pro qualibet pecia panni et datia antiqua de Ponte Trezii et da 
Lacu maiori pro Archiepiscopo Mediolani et Mediolanenses sol- 
vant in Veneciis soldos X pro qualibet pecia panni, 48. 

Non possit adduci drapparia que facta sit in Mediolano et di- 
strictu hue sub pena XXV pro centenario, 113. 

Presententur panni de Mediolano provisoribus infra termi- 
num, 137. 

Non includantur ambaxatores Modoetie ad formam consilii 
capti die XI marcii, 145. 

Revocatum fuit consilium de Mediolanensibus exeuntibus qaod 
non possint reverti, 164. 

Quidam de Modoetia nomine comunis sui volens nobiscoDi 
tractare assecuretur, 126. 

(Lib. V.J 

Firmentur pacta cum Mediolanensibus, 2, 6, 10, 11. 



99 

Sit firmum ctttod factum fuit per dominum ducem consiliarios 
capita super facto salis cum sindico Mediolani, 10. 

Excusatio nostra facta nuntio domini Mathei Vicecomitis de 
•a mutuando sibi pecuniam, 137. 

Possint conduct Venecias panni quidam facti et laborati in 
sdiolano qui sunt Mantue et inde citra non obstante processu, 
• 

Scribatur domino Matheo Vicecomiti quod placeat sibi mitte- 
suam tractatorem Venecias vel Mantuam vel Veronam super 
ata Padi, 30, 33. 

(Lib. VI) 

Exigantur adhuc soldi V pro qualibet pecia panni de Medio- 
no, 38. 

(LUk VILJ 

Restituto per dominum Galleatium ballono pannorum ser Ga- 
rtelis Trivisano et emenda devastationis et expensarum flat etc., 
10. 

lacobinus notarius curie mittatur Ferrariam pro facto Medio- 
nensium occisorum et committatur sibi factum Madii, 102. 

(Lib. VIILJ 
Provisores examinent pacta Mediolani, 1. 

(Lib. XL) 
Comminatio facta -Mediolanensibus pro relaxatione obtinenda 
r Guilielmini de Fraganesco et illuc mittatur nuntius, 45. 

Fiat notus meroatoribus Mediolanensibus in scalis processus 
5tus contra eos occasione Guilielmini de Fraganesco, 79. 

(Lib. XIL) 

Tractatus Mediolani compleatur circa id quod dictum est, 3, 

I 

Concordia tractata cum Mediolanensibus pro facto Guilielmi 
Fraganesco sit firma, 27. 

Placentia. 

(Lib. L) 

Quia Placentini contentantur reducere datium salis ad pristi- 
m statum scilicet ad libras quatuor de qualibet navi, restituan- 
r eis mercationes, et datium de XXV pro centenario remittatur, 
9; cancellatum. 

Mittatur ad dominum Albertum Scotum et alio ad procuran- 



100 . 1 

dum quod promissio facta domino Matheo ViceComiti sibi servetur, 
164, 166. 

(Lib. VI) 

Restituto per dominum Galeaz dominum Placentie balloDO 
pannorum ser Gabrielis Trevisano et facta emenda devastationis 
et OKpensarum, sint revocati processus facti contra Placentinos, 
88, 90. 

lacobus de Placentia possit hie stare non obstantibus repre^ 
saliis tamen non mittat Placentiam nee tanset pena etc., 59. 

(Lib. XllIL) 

Sapientes electi loquantur Placentinis asserentibus se damni — 
ficatos fuisse per galeas armate ser Marci Baseio, 83, 84, 85. 

C u M E . 



(Lib. IILJ 

Protestatio ordinata fieri contra illos de Cumis per lohannem 
Marchisini, 133. 

Committatur extraordinariis factum hominum de Cumis iatro* 
missorum et intromittendorum, 174. 

Dorainus dux consiliarii, et capita habeant libertatem pro 
damnis et offensionibus factis nostris per Cumanos, 131. 

Bona hominum de Cumis sint in banno; 128. 

Habeantur homines de Cumis cum personis et rebus pro ma- 
nifestis inimicis et processus contra eos, 152. 

Pro Zolo barberio affidato per homines de Cumis, 151, 15*3. 

(L^^. V.) 

Acceptetur tractatus habitus cum Cumanis scilicet quod saper 
mercimoniis de Cumis imponatur dacium, 54. 

(Lib. XLJ 

Dominus dux consiUarii et capita et provisores in facto Co- 
marum possint facere etc., 2. 






B R I X I A. 

(m. I.) 
Dimittamus Brixiensibus stratam Ysei, 170. 

(Lib. m.) 
Responsum fuit Brixiensibus quod nos stemus flnni C(mliiM* 
cie pactorum de tenendo stratas securas, 18. 



\ 



101 

CLib. nil) 

Tractatus habitus cum Brixiensibus et quod dent plezariam 
ante omnia de observando, 40, 43, 65. 

Arbitri nostri debentes esse cum Brijciensibus et que com- 
missa eis fuerunt, 46. 

Unus provisorum nostrorum deputetur per nostros et alius 
per Brixienses et ligentur partes sub eis, 107. 

(Lib. VLJ 

Mittantur duo arabaxatores solemnes ad tractandum concor- 
dlam inter dominum Canem et Brixienses, 74. 

Mantua et Mutina. 

/"Lib. ILJ 

Mittatur ambaxata Mantuam requisitura quod denotent nobis 
Mantuani qui sunt sui inimici, 88, revocatum in 90. 

Tansa vadat sursum et addantur tanse tres, ballistarii pro 
scaula habituri libras VI, 89. 

Procedant provisores conti'a defraudantes dacium Ferrarie et 
Mantue sicut procedentur contra defraudantes nostra, 89. 

Vocentur nostri de districtu Mantuano et licentientur sui oc- 
casione novitatuni factarura nostris, 101. 

fLtb. III.) 

Quod strata Padi currat a Mantua supra cum tansa et requi- 
rantur rectores Parme quod placeat eis quod strata ilia currat 
9, 19. 

Accipiantur duo denarii pro libra de merciraoniis et unus pro 
tansa et provideant salinarii salis maris de capitaneo et salario 
etc., 10, 39. 

Responsum fuit Mantuanis quod sumus content! quod tansa 
currat abstinentibus ipsis a gravaminibus que fiebant apud Bur- 
gum fortem, 37. 

Scriptum fuit ambaxatoribus nostris qui sunt Mantue quod 
finaliter sint content! quod apud pontem Dosoli accipiantur pro 
fuiido navis de una fune grossi VI et pro duobus funibus vel plu- 
ribus grossi XII ; et quod procurent de allis daciis apud Mantuam 
accipiendis, 177, 178. 

Inhibitio facta de rebus Mantue hue ducendis, 108, 181. 



102 

(Lih. nil) 

Scriptum fuit ambaxatoribus nostris qui sunt Mantue quod 
stent firmi super pactis antiquis, 171, 173. 

Mercationes Mantue et Mutine solvant daciurn infra termiDuai 
aliarum mercationum alioquin perdatur totuni, 185. 

Laborata Mantue et nascentia ibi solvant soldos X pro libra. 
Non fiat bolleta de rebus aliquibus portantibus Mantuam, 181. 

(Lib. V.) 

Res de Mutina possint conduci libere Venecias cum non sit 
Mutina sub domino Passarino, 33, 44, 53, 77, 82. 

Possit firmari concordia cum Mantuanis decennio duratura, 

Scriptum fuit ambaxatoribus nostris qui sunt Mantue quod 
intendimus stare firmi ad tractata cum po testate et ambaxatoribiL:s 
suis super tribus capitulis, remanente suspenso de Tuscis et foren- 
sibus solventibus apud Burgum fortem etc., 19, 35, 37. 

Banna et inhibitiones facte contra Mantuanos sint revocate, 
20, 82, 88. 

Excusatio fiat per nos Mantuanis de eo quod petunt posse htc 
soldizare balistarios, 138. 

(Lib, VL) 

Fiat littera et.bulleta cuilibet volenti portare vinum Mantuam, 
Regium, Mutinam et ad alias partes Lombardie superiores solven- 
do soldos tres grossorum, 10, 140. 

(Lib. VIL) 

Cuidam mercatori Mutine concessum fuit posse illuc deferre 
modia LXXX salis maris, 67. 

(Lib, X.J 

Super facto Benedicti de Regio pro sale retento mittatar B- 
tem vicario Mantue assignando terminum XV dierum quod pe^ 
mittat sursum portari, 2. 

(Lib. XIIILJ 

Commissum fuit factum ambaxate Mantue provisoribus et si- 
linariis examinandum, 11. 

Quod ambaxator noster qui ivit ad rcgem Boemie in rediU 
suo veniat Mantuam ad requirendum gravamina facta nostris et 
quod intendimus quod pacta serventur, 32. 

Mittatur unus uotarius Mantuam vel fiant litere super obser- 
vatione pactorum etc., 48. 

Committatur provisoribus et salinariis maris quod super ei- 



108 

sionibus factis contra Concordiam, examinent scripturas, et 
U et consulant, 64. 

Terminus XV dierum datus Mautuanis quod reforment omnia, 
68,72. 

Parma. 

fLib. IILJ 

Stemus firmi quod Parmenses non accipiant dacium seu peda- 
n. 18, 38. 

Processus factus contra Parmenses et ligani inferiorem tota- 
r revocetur, 38. Processus eat ad cartas 31. 

Tansa Padi vadat sursum usque Polesinum Manfredum et 
lantur duo scaule, 38. 

(Lib. V.J 

Terminus medii anni datus Parmensibus quod satisfaciant la- 
bino Quirino et aliis, 143, 171. 

Detur de sale Cervie pro soldis Villi grossorum pro quolibet 
)dio euntibus directe per certas vias etc., 51. 

De sale Cervie detur Parmensibus pro soldis Villi grossorum 
'tis tamen conditionibus, 83. 

B N N I A. 

(Lib. nil) 
Qualiter Bononienses contenti fuerunt cassare represalias suo- 
a contra nostros pro libris quadringentis, 126. 

(Lib. V.J 
Mittatur una ambaxata Bononiam in favoro illorum qui fece- 
t plezariam salis ad expensas principalis, 2. 

Bannum impositum pannis laboratis in Bononia occasione 
3 de Cerca, 44, 77. 
Salinarii salis maris possint dare de sale Cervie Bononiensi- 
pro precio viso eis et tirmare pactum, 23. 
Cursus mercationuin in Tusciam per viara Ravenne occasione 
lonie, 181. 

(Lib. VLJ 
Firmentur pacta cum Bononiensibus, 26, 126. 

(Lib. VIILJ 
Facta satisfactione per Bononienses nostris etc., prohibeantur 
tri ca^-taneas alio quam Veuelii:?. 3. 



104 

Prohibitione portentur aliqua Bononiam et quod nostri inde 
discedant pena, 5. 

Bonouienses debeant de Venetiis (discedere) infra unum men- 
sem nee possint venire Venetias nee de suis bonis adduci, 64. 

Concessinius domino legato posse extrahere de Apulia et con- 
duei Ravennam staria viginti mille fruinenti, 133. 

Lieentia data pluribus eundi Bononiam, 74, 1 19, 141, 143, 
144, 147, 148. 

Eleeti ad providendum de remediis opportunis pro noatris 
damnifieatis a Bononiensibus, et ad requisitionem domini legati 
quedam, 2. 

Nostri studentes Bononie non ineludantur in proeessibus nisi 
feeerint eontra vetita, 12. 

(Lib. XL) 

Respondeatur domino legato super facto Bononie, 70. 

Lieentia eoneessa Borgino filio Osbertini de Gofredis eundi 
Bononiam, 71. 

(Lib, XI LJ 

Lieentia aliquibus eundi Bononiam, 17, 50, 59, 71, 86, 9ti. 

(Lib, XII L) 

Lieentie similes date, 17, 60, 62, 66, 76, 96. 

(Lib, XIIILJ 

Lieentia data eundi Bononiam, 22, 23, 26, 35, 37, 50, 53, 55, 
56, 96. 

Similis lieentia data fuit filio Pliylippi lude eundi BononiftiBf 
71. 

Lieentia data alieui eundi Bononiam et aliis inde hue yeniendl, , 
20, 73, 76. 

Sapientes tres sint eura ainbaxatoribus nostris qui de Bono- 
nia redierunt etc., 70, 72. 

Responsio faeta nostris qui sunt Ferrarie cum Bononiensi- 
bus ete., 96. — Redeant. 

Oeeasione coneordie facte cum Bononiensibus, ofBciales de 
eontrabannis non reeipiant amplius aeeusam nee procedere etCn 
103. 

Respondeatur ambaxatoribus Bononie eirca adventum domifli 
Pape ad partes Ytalie et super victualia, 103. 



i 

J 



105 



Ferraria et Aroenta. 



cm. ID 

Concedatur Marchioni et comuni Ferrarie posse facere .... 
ptem mille, 30. 

Mitlatur ambaxata ad iiiducendum concordiam inter Marchio 
in et Bonouiam et siiit plezii si expedit, 57. 

Tansa vadat sursum et addantur balistarii et provisores exa- 
inent fraudantes dacia, 89. 

(Lib. IILJ 

Commissio facta capitaneo tanse, scilicet domino Gabrieli Dan« 
lie, 15. 

Responsum fuit ambaxatoribus nostris Ferrarie quod debeant 
Ferre nos paratos recipere dominum marchionem in Ferraria 
nostra protectione, 13. 

Prohibeant nostri Paduanis ne intrent Ferrariam, 11. 

Tansa remaneat cum duabus scaulis, 47. 

Vadat sursum usque ad Poleseno Manfredum, et addantur 
16 scaule, 38. 

Ordines super contrabannis repertis in Riperia occasione pa- 
orum firmatorum pro Ferraria, 138, 139. 

Cernantur M ballistarii et preparetur navigium, 11. 

Accipiantur duo denarii pro libra de mercimoniis et unus pro 
tisa et provideaut provisores et salinarii salis maris de capitaneo 
salario etc., 10, 39. 

Levetur sigillum salis Bononic exceptis illis de Ferraria et 
idua, 23. 

(Lib. II I I.J 

Qualiter commissum fuit ambaxatoribus Ferrariensibus quod 
jent dominum Pinum {Delia Tosa) vicarium Ferrarie quod non 
>lestet abatem Pomposie, 38, 12, 13, 44. 
* Qualiter requisiverint dictum dominum Pinum de observa- 
ne pactorum, 38. 

Unus ambaxator cum uno sapiente iuris missus fuit Ferra- 
m occasione litterarum cardinalis, 12G, 138. 

Mittatur una persona super observatione pactorum, 126, 130, 
4, 140. 

Aggravati a F«Trariensibus faciant se scribi a Ferrariensibus 
:isfactionem recepturi, 157. 



106 

Ambaxator missus Ferrariam ser Rugerius de Bentacordi 
131, 135. 

Provisiones plurium capitulorum facte contra Ferrariam pr 
pter lesionem pactorum per eos non servatorum, 46. 

Mittatur una littera Francisco Bono et Marco Staniario ex 
stentibus Ferrarie in damnum negociorum nostrorum quod n 
deant, 42. 

Possit eligi viceconsul Ferrarie dando ei usque ad soldos X 
grossorura pro tribus mensibus, 125. 

(Lib. V.J 

Ambaxatores nostri Ferrarie requirant pro nostris habentibu 
feuda ab episcopatu Ferrarie, 157. 

Ambaxator unus possit mitti Ferrariam occasione Papoda 
rum ad expensas illorum quos tangit factum etc. 20, 22, 150, 1§J 
180, 183, 

Gratie deferrendi salem Ferrariam concesse aliquibus, 96. 

(Lib. VLJ 

Clametur quod usque ad dies XV omnes palate et aqua pe 
quas intratur Padum claudatur propter inobservationem paclorui 
que fit per Marchionem et Ferrarienses, 77, 89, 136. 

Supersedeamus de requirendo a Ferrariensibus quasdam pe 
titiones adimpleri et quedam alia petantur, 81. 

luxta determinationem factam per provisores ponantur aliqi 
nostri in tenutam possessionum por Ferrarienses et pro question! 
bus non finitis detur terminus Ferrariensibus usque ad sanctui 
Michaelem, 92, 94, 115, 13(5. 

Notarius missus Ferrariam pro facto Symeonis Boscolo, 131 

Responsio facta Marchionibus qualiter accepimus Argentai 
sub nostra protectione, 106, 114. 

Occasione processuum domini pape clametur quod nuUus p(H 
tet vel mittat Ferrariam et officiales non faciant bolletam, 7, 

(Lib. VILJ 

Processus cridati fuerunt ad petitionem delegatorum doniii 
Pape contra Ferrariam, 46, 50. 

Gravati in comitatu Rodigii sint ad conditionem gravattNnu 
in districtu Ferrarie, 7, 9, 26. 

Commissum est provisoribus ut cognoscant factam bnain 
Derobationis occisi ut alia facta, 9. 

Prorogatio termini super factis Ferrarie, 11, 18, 26, 121. 



♦ . 107 

Responsio facta ambaxatoribus comunis Argente, 22, 24, 29, 
47. 

Dicatiir per provisores Ferrarienses quod mittant hue arbi- 
trum pro Massa et sindicum pro aliis factis, 29, 121. 

Solemnes ambaxatores mittantur ad Ferrarienses cum biis 
que coramissa sunt ser Raynerio Permarino etc., 116. 

Responsio facta ser Saladino Permarino super duobus capi- 
tulis Argentinorum, 22. 

Concessa fuit licentia de anforis XXX vini et decern vassellis 
olei in mense usque ad tres menses, 12, 24. 

Plena bailia data provisoribus et domino Rizardo super deci- 
dendis questionibus vertentibus inter nostros et Ferrarienses, 26. 

{L^^. VIIIJ. 

Missus fuit uiius notarius Ferrariam super facto taiatarum 
factarum ad Lusiam et Concham de Rame, 21. 

Ad petitionem Florentinorum missum fuit Ferrarianj pro via 
de Sancto Blasio, 69. 

Occasione verborum fratris Paulini mittatur ambaxatoribus 
Ferrarie ad ortandum eos quod redeant ad mandata ecclesie, 
73, 82. 

Libertas data collegio super factis Ferrarie, 85, 87. 

Commissa fuit questio illius de Pignatonibus de Ferraria 
provisoribus, 50. 

Scribatur rectoribus Ferrarie super facto domini lohannis 
Fuscareno, Hermolai et Chineti, 37, 48. 

Regiminibus Ferrarie scribatur quod infra dies XV compel- 
lant Petrum Marineti ad satisfaciendum ser Chineto Contareno etc., 
39, 48. 

{Lib. X.J 

Occasione Uttere papalis loquentis de facto Ferrarie eligantur 
X sapientes cum quibus et aliis sapientibus etc., 27. 

Mittatur una sufficiens persona ad marchiones occasione no- 
vitatum factarum in partibus Sancti Alberti, 34. 

Johanninus Marchisini missus pro dicto facto aggravet re- 
sponsionem marchionum et protestetur, 37, 40. 

Ambaxatores mittantur Ferrariam et capitula eis <Jommissa, 
44, 15, 50, 

Provisiones facte per sapientes, 7, 55 usque 60. 

Licentia data quibusdam eundi Bononiam, 147, 148. 

Mittatur unus notarius ad regimina Ferrarie ad aggravan- 



108 

dum de mercimoniis que recipiunt et permittunt deferri in Lom- 
bardiam, 65, 70. 

Responsum fuit Petro del Fabro nuntio Ferrarie quod non ve- 
nit ad plenum etc. , 75, 76. 

Elapso termino mensis presentis nostre palate de versus Fer- 
rariam claudantur etc. 77, 80. 

Pena librarum CCC imposita mittentibus litteram vel amba- 
xatam regiminibus Ferrarie ; sit revocatum, 83. 

Capitula responsionum ambaxate Ferrarie acceptatarum per 
consilia Veneciarum, 83, 84, 85, 86. 

Provisa per sapientes super facto Papociarum et aliis querdis 
nostrorum, 98, 99, H7. 

Que commissa fuerunt lohanni Marchisini dicendo Ferrarien- 
sibus et quod protestetur, 120, 128, 145. 

Mittatur Ferrariam uniis nuncius cum commissione simili pro 
factis Rodigii, 142. 

(Lib. XI.J 

Sapientes electi super responsione et allegationibus Ferrarie 
super possessionibus emptis per Marcum Michael a quodam de 
Laureto, 8, 19. 

Scribatur regiminibus Ferrarie super gravaminibus factis ser 
Grado Signolo, 44. 

fLtb. XIL) 

Provideatur de persona sufRcienti que stet Ferrarie et habeat 
libras sex grossorum in mense, 18. 

Abbati Pomposie flat gratia quod possit facere conduci de Ari- 
mino Pomposiam anforas XXV vini, 35. 

(L^^. XIII.J 

Mittatur unus notarius curie ad aggravandum factum mar- 
cbionibus ut videbitur domino duci consiliariis et capitibus, 14. 

Ambaxatores solemnes mittantur ad marchionem super stri- 
ctura salis et aliis prohibitorum portari ad loca dominorum de la 
Scala, 55, 58. 

Respondeatur ambaxatoribus marchionis, 59. 

(Lib. XI 1 1 1.) 

Maglster Federicus notarius mittatur adhuc ad marchiooeB 
super novitate facta Johanni Delfino, 39. 

Nota quod in libro maioris consilii 33 captum fuit qood oqb* 
sul Ferrarie possit accipere unum notarium cui possit -providere de 
Ubrifl VIII parvorum in mense etc. in eodem libro ad cartas 28. 



109 



Rex BoEMiE in Lomh.vrdia. Regium et alia lombardfa 

NON SPECIFICATA SUFERIUS. 

(Lib, II I J 

Mercationes lige inferioris sint bannite, 21. 

Processus factus contra Parmenses et ligam inferiorem revo- 
tur, 38. Processus eatur ad cartas *U. 

Tansa Padi vadat sursum usque Poleci lum Manfredum et ad- 
ntur due scaule, 38. 

(Lib. VJ 

RespoDsio facta ambaxatoribus Kegii volentibus infringere 
ledam pacta facta nobiscum, 70. 

Dominus dux, consiliarii et capita possint tractare et produ- 
re prope flnem super facto stratarum Louibardie, 9, 44, 51. 

Sit firmum quod tractatum est cum ambaxatoribus Regii, 61. 

Mittatur ambaxata Padi pro irapetrando securo transitu pro 
irchione Montisferrati, 140, 142. 

rLib. VLJ 

Fiat littera et boletla cui volenti portare vinum Marchie Man- 
nm, Regium, Mutinam et ad alias terras superiores Lombardie, 

CLib. VILJ 

Responsio excusatoria facta Marchioni Montisferrati, 32, 44. 

( Ltd, X. ) 

Super facto Benedicti de Regio mercatoris pro suo sale re- 
Qto, mittantur littere vicario Mantue assignando terminum XV 
erum quod permittat sursum portari dictum salem secundum for- 
am pactorum, 2. 

{Lib. XII II,) 

Supersedeatur super factis terrarum Lombardie a Mantua su- 
*a. 48. 

Mittatur unus notarius in Lombardiam occasione novitatum 
le fiunt mercatoribus in partibus Vidiiane, 71. 

Mittatur unus solemnis ambaxator ad regem Boemie in Lorn- 
irdiam, 15, 17. 

Sapientes electi ad consulendum super ambaxata regis Boe- 
ie in Lombardia, 9, 11. 

Provisores et sallnarii maris dent nobis suum consilium super 
teris missis a nostro ambaxatore qui est apud regein Roemie.. .'J0| 



\ 



no 

Responsio provisa fieri dicto arabaxatori super facto sails, 
31, 43. 

Florentia et Tuscia. 

{Lib. 77.) 

Perusini solvant Venetiis unum cum dimidio pro centenario 
de rebus nascentibus in suo districtu, lOG, 112. 

Habeant libertatem dorainus dux consiliarii capita, et proviso- 
res possint providere super dando viara mercatiouibus in Tusciam, 
49. 

{Lib. XL) 

Dominus dux, consiliarii, et capita et supraconsules exami- 
nent et diflniant negocium pecunie et zaffarani intromissorum offi- 
cio supraconsolum petitorum per ambaxatores Golle de Tuscia, 3. 

( Lib. XII L ) 

Mittantur nuntius unus Florentiara aggravando nos de iniu- 
riis et offensis et damnis illatis, nostro comuni et fidelibus alias et 
nunc in partibus Francie per illos de societate liardorum, et mil- 
tatur unus alius nuncius ad regera Francie ad expensas inercato- 
rura, propter hoc, 74. 

Eligantur sapientes super predictis, 79. 

Drapparia laborata Florencie et districtu et merzaria non con* 
ducantur Venetias nee ad terras nobis subditas sub pena penlendi 
totuin etc., et committatur provisoribus hie et extra rectoribus no* 
stris quod inquirant etc., 82. 

nii ad quos pertinet factum ballarum arrestatarum in Fran- 
cia pro Bardis exeant de consilio cum propinquis, 101. 

Respondeant ambaxatores Florencie ut continet pars, 101. 

Concordia facta cum Florentinis et pacta inita cum eis, 106| 
107, 114. 

{Lib. XI ILL) 

Dicatur ambaxatoribus Florentie quod faciant fieri restitatio-' 
nem ballarum in loco vocato Loio usque ad unum mensem prozi* 
mum, 5, 8. 

{Continua*) 






APPENDICE 



AGLI STUDII 



SULLA CRONACA ALTINATE 



Dl ENRICO SIMONSFELD. 



I. 



Rimandando i lettori, quanto al codice milanese della crona- 

Zancarola che, segnato oggi A. G. X, 15 si conserva nella Bi- 

oiecsL di Brera, a ci6 che ne fu detto di sopra torn, XVIII, pag. 

6 e torn. XIX, pag. 321 n. 1, posso subito passare ad esporne il 

iitenuto. • 

Coroincia la cronaca od il codice milanese con un breve rac- 
iito (fol. 1-2'') della fondazione di Venezia, appoggiato come 
re, al gik accennato « Chronicon lustiniani ». 

Fol. 2'*-58. — Vengono registrate le famiglie Venete colle loro 
ni ; seguono alcuni fogli bianchi, poi comincia : 

Fol. 61 — il « Capitolo pynmo (le la Cronicha de la nobel Cila 
Venexia e de la sua Promncia e destreilo » ; segue : 

Ibidem — il cap. secondo « Cotne da po la passion de Christo 
\i suot disipuli ando per lo mondo semenando la fede de esso 
su ChfHsto. E come san Piero fo el pHmo papa » . . . ; segue : 

Fol. 64 ** — la storia favolosa della nascita d' Attila, che fu 
aerato da un cane con una donna giovane ; 

FoL 68 ** — il racconto come Aquileia viene assediatada Attila 
. tempo di re Menapo, Concordia durante il regno di lano ecc. ; 

Fol. 72*. — « Coine Re Attila combate la cita del Alltn e 
nfibate con Re lanus a corpo a corpo. E come el prese la Cita 
lerupela. E quale zcnfe fuzi ale ixolle e hiogi de Veniciani 



ct Juxhilo RiuoaUo e si edi/kho Torcello, Mnroroo c Buran dc 
mare Muran e serainadi costori per )aoUi btogiy^. 

Fol. 72*". — « Chome Re lanus torno in la sua cifadcde 
Padoa e si mando fuora tnlte quelle persone cite non era suffi- 
dcnte ad arme li qnali edificaro)io snxo la ixola de RiuoaUo e 
mollc allre isole cireumslanle ei in Mafamocho, c conie le ^enie 
Lombarde rerona (sic ! pro <( verono » ? i. e. venero?) in subsidw 
de Padoa ; et le dure bafaglie ne fo, Eeome re lanus coinbaiecon 
AUila e si lo a cense; el ale fin Attila prese la Cila de Padoa ». 

Fol. 82''. — Dopo aver accennato ancoi-a come i pagani per 
Timperatore Eradio (Eraclio) furono convortiti alia fe.Ie Cristiana, 
r autore risale ai Troiani, aggiungendo le parole: « E per caxon 
de queste aspre persecution che fece i pagani fo cason de lo hedif- 
ficar de la nova provincia de Veniciani ». 

Fol. 84 ^ — « Chonio fo ediflcluido la cila de Grado, eperchi 
la fo principiada, como quali Iribuni notabeli se j/arli dc la diia 
cila e vene ad habilar in Riva alia. E queslo fo iwffli ani del iUk 
slro signor Y. Ch. VI T XVly> (sic I). 

E qui segue ora una — talora letterale, talora abbreviala — 
traduzione di una parte della Cronaca Altinate e cioe di quel braoo 
che di sopra abbiamo registrato sotto il n. V (Arch. Stor. Hal, VIIL 
90 e sogg. ; Append. V, 80 e sogg. ) — traduzione che, quantunque 
sia scorretta, pure senza dubbio merita di essere publicata qui in- 
tera. Eccola : 

« Gradenichus fo de la cita d(; Grado. Gratici Gratonici li 
fono apeladi, tribuni molto antixi e argumentosi e fono conforta- 
dori del populo de Venecia. E questi vene antigainente de Aquile- 
*gia vechia, la qual fo deslruta per li pagani, como qui ^vanti na 
' liavemo fato mencion. Onde costoro da puo la destrucion de la dita 
Aquilegia loro vene a Grado e disse, come li pagani haveva vastado 
la sua terra. E cussi li Christiani hediificharono in questo logo da 
le fondamente per fina ali morli una altra cita in queste contradfe 
Dunde loro principia e fexe mure e torre e uno bel palazzo dentro 
dn quella cita de stancie ( ? ) de mure, e fexe una piazuola bella e 
una bella citade como iera primameute e a quela similitudine di 
Aquilegia vechia. E tuti li populi con molte zente de quela citade de 
Itaha che iera stadi i mazori e mezani e mcnudi : tuti anda alo 1» 
nigno Apostolicho Roman che haveva nome p". (i) Palagio (La^ 
P.elagio ), che elli domanda uno veschovo. El santo padre li doflmi- 
da chi c stado quelo cho a hedi[icha:lo questa cita, e queH respoxe; 



113 

unto padre, el fo de la cita de Agolia (i. e. Aquileja) e si vene 

pc^lado Gradenichus. Costui fo el principio et anemossi nui.tuU 

le uno animo, a dover edifichar la dita citade ala similitudine de 

]Qela nostra cita che li pagani destrusse. Onde aldido el papa la 

fita domanda li concesse el veschovo e disseli : lo vi conciedo che 

questa Agolia nova socieda el nome de quella verhia. E questi edif- 

flcadori zoe Gradenichus de la ixola de inetropoli de qua avanti 

Tabianome Grado per iusta constitucion come Tautorita del santis- 

simo papa, el qual fo principio deli apostoli. E per che lui conciede 

e comando a san Marcho che andasse a convertir la provincia de 

Aquilegia, si come la iera Aquilegia, che da mo avanti la sia chia- 

mada Grado e cussi apar \nir patenti privilegij ». 

« Come in la soradiia cita de Grado ne fo XXV patnarchii^. 
(of. Arch. St. It. Vlir, 41 ; App. V, iV>). 

« Al tempo de lustignano imperador Augusto che rezeva e che 
tlgniva sto imperio Roman, lo ronstitui la leze Romana e in questi 
diimo {sic!) Benedeto, homo santissimo, si rezeva la giesia Ro- 
mana e da Golia {sic!) la quale temendo la furia di Longobardi 
lui se sparti de Agolia (i. e. Aquilegia) e porto con lui i suo corpi 
santi e la li mese nome Agulia nova. E questo fo Polo patriarcha 
e fo lo primo che senlasse nela sedia patriarchale in la cita de 
Grado. E questo Polo fo de nacion Romana, donde da po lui fo 
fate gardenale >. 

Non vengonoperd segistrati qui tulti i XXV patriarchi. Segue: 

Fol. 84 •* — 4k Belli flngeli die have dapo la cita de Grado, 
E come fiavei suo confini'^, (A. St. It. VIII, 90; App, V, 88). 

« Barbaroman, el fo uno de questa casada el qual se chiamava 
Villanichus roe Vila. Costui per forza prese lo lido de Livenza e 
tutto quello de la Rimondina e tuto quelo de la Pigneda con tuto el 
teritorio e paludi e circonstanti dintorno che fi apellado de Piave ; 
e cusi per longeza como per largeza con tute le circonstancie din- 
torno per fino ala fin de Pannonia ; le qual cose driedo le antigitade 
vene questi sorascriti titoli, como li avanti tribuni prese e reserva la 
cita de metropoli per le opere de Grado, nova Agolia {sic!). Ma in 
un lido prosimo de questa citade li edihcha do giexe V una a devocion 
de m. San Elia che fo patriarcha, Taltra ad honore de miser San 
Pietro martire et de miser San Vido, et eciamdio un templo che vi- 
gniva chiamado per nome Obeloxelo {sic!). Anchora se tigniva 
uno pocho in pie e non era tropo longi de Agolia. Et a quelo luogo 
li edifloo una giesia in honor de San Zuiian et in lo lido segondo li 






114 

edifficha un altra giesia de San Pioro Apostolo. E in que(l) logo con- 
stitui uno monastier in el dito lido, iera niiara tre, e vieu chiamado 
lo lido de Anphora. Et in quel lido vien chiamado Buxo. Et in quelo 
fo la cita che destruse li pagani in lo dito lido. E lien miaro uno. 
El quarto lido vien apelado per lo simile Duxo. E in quel logo li 
edificha una giesia a honor de San Andrea. Et eciam uno mone- 
stier de uionege in lo dito Udo. E tien per longeza mia (i. e. miara) 
VI. E in quel logo finise lo porto. E driedo questo vien el quinto 
lido che vien chiamado Lungana ; e questo nome vien per che se 
solevano trovar niolti ovili et al dir per lo simile e questo lido vien 
chiamado Lungan per la longeza die era longo mia VI. Et in que^sto 
logo per lo simile he lo porto che confina a driedo questo liJo, el 
qual ha nome Taiamento ; lo qual lido miser Lio patriarcha per la 
longeza de quelo lido el fese far la taiada. El dito Udo tien per lon- 
geza miara XII. E driedo questo vien lo lido do Ualziano per el 
qual tuti li peschadori soleva destender le suo rethe, e questo lido 
e longo mia IX. E anchora li selvi e boschi che apartien al dito 
Udo, 6 a quel lido se dovea far do bastie; e fo messo U segnaU; mai 
non li fexe. E pero el dito lido vien chiamado Baselega. E anchora 
uno altro lido che se cliiama Populan, el qual tien uno pocho per 
longeza, e non tropo lonzi dal chanale. 

E tuti li tribuni conciedete e constitui con la juridicion del po- 
pulo de Venesia, e a conferraacion de Poluzo doxe che da qua da 
Grado cita de metropoli per lino a li coufini de Cavorle i vol vescho- 
vado. E tuti questi lidi per lo simile per longeza de le aqua per 
consentimcnto de tuti li tribuni confirma per scrito perpetualmenta 
dovesse esser ad execution e dominacion del patriarcha de Grado 
metropolitano in tal modo, che algun de Chavorle e de Grado nede 
lexolo ne algun angora de Torcelo ne altri homini ne in peschazo- 
ne ne in oxelacione in tuti li lidi sopraditi, ne in tute le aque osasse 
contrariar, e messe tute queste parte in una carta; e tuti queli da 
Muran e di Benesso fono contenti de queli patti sopradetti. E tuti 
li altri de queli confini, che tutti fosseno ad exposicion del dito pa- 
triarca de Grado metropolitano ; ed in quella volta lui coatitui ali 
diti tribuni lo dito patriarcha de Grado, che per longeza dexe mia, 
e contra i canaU, che vegnisse in quello luogo le cazaxon de le be- 
stie si in lo lido de Livenza come in lo Ermelo et in qaelo de la 
Rimonda et in queli de la Pignea et cussi per tute terre de Piave 
e per tuti U luogi che le fosse aprestade zoe aparechiade con navilii 
e con piati e cusi come li feva ali doxi, e similmente debia Car quelE 



115 

e Cavorle e de lexolo con ogni resistencia at soradito patriarcha 
letropolitano. 

Ma Anastaxio Trodoxio et anche Pelentro retigniva alcuni 
Itri cavalieri tuti queli termeni. Ma Zorsi loanasio lo comove molte 
dquita. Et anchora lui messe grande iniquitade stando dentro de 
alevandose queli che stava in lo lido de Pignea ; entro si comen- 
> a far question e bataia, per modo che questo Zorzi alcise molti de 
cieli che era romaxi, come nui havemo dito de sovra. E si fo amazadi 
oli VI de Zilio Gnuolo (Gauolo ?), lo quale era dentro lore. E uno 
be romaxe de loro non locise, landa escampa a Malamocho lo 
aal nome a Gnulo (Gaulo?). Costui andando. Obelinzerio Beato 
riago fradeli e narrali tuto quelo che era sta fato. E de prexente 
[ueli ire fradeli che era doxe in Malamocho subito li anda con el dito 
}iago con gran moltitudine de navili de Malamocho a quelo luogo 
tove era seguido lo dito caso. E inquiri tuto el fato come iera sta- 
te, digandoli come era vignudo e sucesso questa cosa. E li tribuni 
3 certi altri che era in quelo luogo per una voxe a queli diti si- 
pu>ri : Questo non e stado se non un ilagello de Dio, che e vegnudo 
lentro loro. E tuti aldando questo molti se meravegliava. Onde 
Obelinziero doxe subito si ando per tute le porte de Venesia che 
te Concordia. E tuti li tribuni che era in Malamocho e in Rialto et 
iliri homini insieme in lo lido de Pignea dixe al doxe : Zudege quelo 
le die far de tute queste pertinencie de queli, i quali nui havemo 
presi. E grande multitudine ne iera al presente, e cusi queli tribuni 
sha era in lo castelo de lexolo, in qual da queU tribuni era sta fati 
vBrani ; e questi altri che habitava fuora del castello e tuti queli in 
leiBbre con laude de queli che era de li lidi de Livenza, e de tuti li 
;erritori che li apartioniva e in tuto lo teritorio de Piave, che li 
loxi de Venexia che li podesse dominar potestarie e menar tuti po- 
lestadi de queli prexoni. E si pronuncia con fermeza che suo fra 
jiago prexe per laudacion de tuti queli per patrimonio infra lo Ca- 
itello de lexoIo, e de fuora quanto a lori piacesse e de prender ter- 
-e, vigne e con colegar (?) a quel paludi, canali in&n ala confin del 
;eniiene che vien dito Fine. Li soraditi doxi se expone che li ha- 
iresse podestade in tute le parte de Malamocho perpetualmente, po« 
;es8eno retignir e posseder li lidi et eciandio deffender, e simel- 
nente li tribuni de Jexolo, li quali si parti in quatro parte ; e zia- 
ichadun li conciede per noticia de fermeza alo dogado. E anchora 
nti, li tribuni de Malamocho e cussi queli de Riva alta e de Cita 
lova e tati li altri del castelo de lexolo e certi altri li quali era ii^- 



iiC 

seinbre, le laiulo c conformo porpotualinontf> : die li diti doxiha- 
vesse sempre podestado si in li lidi de Livenza e in tiito ol suo terri- 
torio e in lo liflo de Rimondina e la Pij^nea e tuto lo temtorio de 
la Piavft che li podesso far in ogni tempo chazaxon do Ix^stiee 
ancora ogni podesta do rainpi e vigne e fo quesli li tribuni de serri 
de queli tribuni che erano insi de fuora de la cita de la sua proprie- 
tade. E anchora li conciede ai soprascriti libertini selve, vigne che 
li tegnisse in clionzo et aparlignude al dogado zoe a lo palazo si- 
come a tiiti i altri tribuni apartignivano, o foxo a perpetual honor 
a quelli de haver e tOLjnir, c porche per el tempo che a avegnir. E 
li tribuni per raxon, i quali nel tempo de Poluxo doxe e de suo fia 
senza volonta de queli fo constituidi in lo castelo de lexolo et dapo 
se parti e veneno ad habitar in la cita de Riva alta : e tute so pro- 
prietado li constitui al dogado de Venexia, si -che quelh ch'era 
tribuni de Cita nova come queli che habilava in lexolo, e cusi queli 
(che) vene da Padoa: tuti insembre do vesse andar a Malamocho. 
Et impero Theodosio tribun de la cita de Padoa, quel Tamiani Era- 
ziata si e apelada, si proxe le pertinencie de queli de Malamocbo. 
E fo de gran mullitudine con lui e tene tuti li lidi, li quali iera Je 
gran longeza; habidadori in queli logi gran mollitudine dezenle,li 
qual meteva li suo lidi in aqua e in paludo. Le pertinencie de U dili 
lidi fono apelladi Orsona per die li fono do Toroello ediricade. El in 
queli luogi edifRcha una giesia do san Zorzi. Et in quello hiogo o^ 
dena fosse chavado una fossa per longeza per aqua e li poscadori 
metesseno de continuo le suo rethe. E per ('io quelo luogo fo chia- 
mado Chorebo. E simelmente lo fexe far a Chioza per che li pesca- 
dori li apartegniva, e per simele ai Rarbolani e li Barbaromani 
Aulonichi. E tuti questi tribuni (furono) in Malamocho. E tule 
queste perlinenc e apartien ali sopranominadi de Malamocho. E 
anchora li doxi de Malamocho con li diti tribuni tene tuti in quel 
luogo pasc.hoh de cavali e de altre bestie, li quali in queU luogi 
andava a passer i soradili luogi. Reteneno quosli doxi con li tribu- 
ni sopraditi vigne, iera messe per mezo lo dogado. Ma li doxi che 
a tuti li prenomenadi tribuni altri sequenti mignori ogni di insenn 
bre iera congregadi in tute queste cose ave nominade e semptf 
cussl li fassevano ». 

Seguono poi altre cose e fa vole ; fol. 91 vengono registrali i 
sestieri della citta, fol. 93 ^ i corpi santi, fol. 95 i vescovi di OB- 
volo, questi di nuovo son presi dal calalogo della Cronaca Alfr 
pate ; ma non sono tutti e neppure cosl esatti. II passo sopra 11 



in 

vescovo Domenico, per esempio (VIII, 49 ; V, 68), suona qui cosl : 

« Domenego, li suo parent! fuo da Vechia ( Vercelli); suo pa- 
ire nomena Rigo di Barbaromana ; stava in la chiesia di san Moro 
9 non vole accetar may la di^jnita, ma pur miser lo patriarcha de 
Qrado la sagro ; e lo doxe non lo volse acceptar. Per questa cason 
i parenti di questo veschovo amazo el dito doxe andagando a San 
Zacharia. E fuo nel VIFL (sic \) y>. 

Dopo aver anche accennato alia sloria degli iraperatori e dei 
>api, r autore dice che tutto questo fu premesso <( per dechiarar 
fatti e le prodeze falte per Venitiani de tempo in tempo come in 
^sse appar ». 

Fol. 122'' — si logger « Ilelias constitui questo patriarchado 
M>pra la provincia de Venecia e de quela d' Istria e de tuta la Dal- 
cnatia e cussi e rimasto in el luogo de Grado, infina del 1451 oh* el 
lito patriarchado per papa Nicola quinto a requisicion de Veni- 
;iani el fo traslatado in la magna cita de Venexia ; fo fato priipo 
latriarcha de Venexia miser dom. Lorenzo Zustignan de V ordene 
te san Zorzi d' Alga, el qual era prima veschovo de Castello zoe 
ie Venesia ». 

Fol. 124 — Si racconta poi la creazione del primo doge e qui 
iroviamo ancora tradotti alcuiii passi della nostra Cronaca Altinate. 

4c . . , Et questo fo fato acio cir el dito doxe potesse sola- 
inente attender al ben de la provincia de Venexia, e che lui non 
iiavesse altro a far ne zerchar altra via.di poder viver e sustentar 
caxa sua e la sua fameglia. E li ordeno che tuti quelli de Cavorle, 
le Pigneda, Rimondiiia, Amphora, de la Piave e tutti U diti doves- 
seno attribuir segondo le sue costitucion alo dogado. E per lo si- 
mele ordena che tutti quelli che era servi, fossero liberi veramen- 
le, che per ogni casa e massaria fosseno tegnudi de far e portar 
oame» vini, legno al dito dogado e altre cosse come in el capitulo 
suo appar, zoe a capituli . . . i quali mo passo de dir al presente 
per esser piii chiaramente messi in essi capitoli. E cussi nui diremo 
ie tulli li doxi da qui avanti ordinatamonte dove h fono fati . . . » 

« Qiia dircnio tic li Ordcni c ohblirjalioni che s' erano eda- 
^pehicano al dogado, chomo fo ordoiado ». (cf. VIII, 780 ; V, 94). 

4c Anchora conslitui li doxi con tuti li tribuni lo territorio de 
Livenza, lo qual iera rotenuto insembre, che tuto quelo legname 
'.he fosse de mestier al palazo, e nave : questo soradito doxe e tri- 
3uni coraanda che li dovesse far cossi ogni lavorier de campi e de 
[>e6tie. Ancora constitui che ogni homo dovesse far plantar de le- 



118 

gne et de vincolete (?) et zaschadun tegnisse XX cara. Anchors si 
constitui dele aque e chanali e palludi che li potesse far legitime 
peschaxon e qua quelli dovesse adur ire flade a V anno a lo doga- 
do e per lo simele tre oxelason. Anchora costitui a certi altri che 
li dovesse far molti altri servixi con barche e con piati zaschado- 
na fiata che li doxi andasse a visitar Cavorle. E tutto quelle do- 
vesse fare quelli da lesolo, li quali vene da Oderzo atomo de lo 
castello de lexolo ; e che habitava, si era patriali tribuni, che fexe 
far lo castello de lexollo e del suo proprio, disseno de quelli, che 
habitava dentro lo castello. Ma da puo tuti quanti ussi fuora del 
Castello e nisun non habitava la dentro ; onde rimaxe vodo. Et 
in quella fiada Obelinzerio e Biado doxi che iera in Malamocho 
come nui havemo dito de sovra, aldido queste cose, lo ando a que- 
sto hiogo con tuti li tribuni che stava in Racliana zoe Cita nova e 
con queli che era stadi de lo castelo de lexolo e con queli de Ma- 
lamocho e con queli de lo Lido de la Pigneda, che se haveva aldsi 
r uno r altro driedo la morte de Poluzo doxe e de i suo fioli che 
erano sta morti. E li constitui che questi prenominadi doxi et tri- 
buni et molto savij e antixi che algune persone che erano fuora 
de lo castello fosse messe in le case pizole infra lo castello, e 
cussi li promesse de far ; et questi era come homeni senza intelleto 
e bruti animali e non savevano parlar. E iera una bruta zente de 
veder. E tuti quelli che i vedevano fevano beffe de lore spudandoi 
driedo e a nissuno non li saveva comandar niente e non era niana 
che savesse intender el so parlar. E queli de Cavorle e simele en 
queli da Oderzo de ogni ordene e questi haveva nome Chogodoai 
come have aldido, e manzava come fano li pozzi de rugia, e quelo 
che li comanzava non lo saveva fenir (tenir ?) ne far alcun meatier. 
Ma al continuo ierano lavoratori e altro non sapevano far ». 

« T^^iito ad algimi tribuni /uibilanii in Riva alia. Come fi 
edificliado leccolo e li /labiianti del dito luogo erano obUgadia 
dar ». 

« Anchora Obelierio e Biado fradeUi tolse le fondamente de 
Opitergo, zoe Odorzo, e fexele portar a lexollo, e fexe far ^ ca- 
stello zoe con Gaulo de Golia con li suo parenti et amisi e pres» 
no li diti doxi e fexeno far el castello a suo voler et del suo pro* 
prio haver, e chiamasse i tribuni, el qual castelo anchora viaa 
chiamado lexolo. E tuti questi li quali fono con li doxi a brque- 
sta cosa et imperzo ( impresso ? ), queli che insi de lo castello de 
lexolo, e queli fono rimaxi ad habitar dentro dal castello. pagaaee 



lid 

r ogni anno per tribute pelle una de martore per zaschadun e 
10 mezo de pigne. Ma questi tribuni li quali rezeva questo tribu- 
, si stava in Rivo alto da puo questi tribuni li quali primamente 
li del ditto castello de lexollo. E questo fo neli anni del nostro 
jnor Y. Ch » 

€ Questi e quelli che erano tegnndi de far alguni mestieri 
' tribuni e da poi fono revertido che li dovesse farli ai doxii^. 

cHetoloauro, el fo appellado imperzo cli'el fo principio de queli 
e fo tegnudi de far mestier al tribunado e primamente ali doxi 
n tuti li tribuni li concede a questi de sotoschriti die in tuto lo 
itorio de Piave le dovesse guardar con gran rooltitudine de be- 
e de lo dogado e de li tribuni ». 

« Questi si e i nomi de queli die erano tegnudi de guardar 
bestiame de lo dogado ». 

« Questo Bottolo preditto con Machrena sua moier e con sue 
li Senatori si tegniva le selve. Pinetoli si era guardadori de 
achij. Vallari conservava li cani. Vanari erano fattori de varij, 
rdori de*astori. Mania era guardadori de cavali e nudriadori de 
adoli. Pasqualigi vardava e dava da manzar ai porci. Christofli 
i castradori e signadori de cavali. Bragadini e Ganios iera fatori 
salina e feva delle cesse. Saguni che vien appelladi Valenti si 
mava i chari con li buoi e nayegava con li navilii e aveva no- 
I Chani Venieri Ravarii era appelladi che adusse con quelli da 
herbe. Beazachus tegniva becharia. Bezachani si era conzadori 
bechij et alcidevali e vendeva la carne al marchado. Barbazani 
era scortegadori, per uxanza tigniva le pie de tute le bestie che 
scortegava. Orsi si era castigadori de gran galtade et bastonade 
lava a coloro che non voleva far le angarie. E alguni altri me- 
va i chani a 1* aqua. E cussi tuti have li so nomi. Et he da sa- 
ne ohe li libertini servi li quali feva li ser\dsii era chavi de tuti 
illri che era deputadi zoe a vogar gondole in ogni parte che li 
Li voleva ahdar e per far provision de alguna cosa con li tribu- 
Ma questi sorascritti e deputadi de andar da lo lido de Vigo 
vo de fina lo castello de lexollo. E cussi simelmente quelli de 
vorlf? e de li confini delo lido e de la Pigneda fina a Cavorle. 
chora li sopraschritti doxi e tribuni li quali era consuetudine a 
ertini che da mo avanti per lo suo bon servire donde (?) che li 
mno servi fossero liberi e franrhi de Cita nova, zoe che li dove- 
dar ogni mese alii doxi per ogni massaria uno piato de legne 
; tegnisse chara XXV. E si li dovesse <lar per ogni VI massarie 



1 



120 

chara XXV de legnie ; e questo e per le lavoraxon de le terre. 
Anchora che per lo dogado el se podesse tuop in Cita nova per li 
tribuni vigne e terreni e arar ogni cosa per el besogno del doga- 
do da Malainocco e per ogui casa e massaria fosse tigaudi de far 
portar came e altre cose necessarie, couie per i privilegij chia- 
ramente apar, li quali io mi passo deschriver per esser troppo lou- 
go in dir )>. 

II. 

Non mi pare fuor di proposito di publicare qui per inlero an- 
che quel frammento (benche scorretto), il quale si Irova nel Codi- 
ce 504 della Fondazione Queriui Stampalia, e di cui abbiamo par- 
lato tanto di sopra (t. XXI, p. 179 e seg.). Anzi per meglio illustrare 
la relazione che esiste fra esso e la cosi delta Cronaca Barbaro, ag- 
giungiarao di quest' istessa Cronaca i par^si corrispondenti (1), ca- 
vandoli dal codice Marciano n. 92 della CI. VII ital. e lasciamlo ai 
giovani studiosi Veneziani di coutinuare in queste ricerche e con- 
froati delle Cronaclie anti(*he. 

AI foglio 35 1 ^ leggiamo quel |>asso degli Aanali di Andrea 
Dandolo che sta nel Muratori, Scripiores torn. XII, col 301 B: 
« Balduinus rex Hierusaleai . . . Saladinuni superavit ... In alio 
proelio circa Tyberiadem . . . earn superavit, interfectis ex Turcliis 
usque ad mille >. E qui incomincia subilo il nostro frammento: 

Jnterim Venetiarum civcs et popu- CI. VII it., n. 92 fol. 108": Vhevano 

Ills folicitor ct loti vivobunt plus quuin airiiora Venetiaiii felicissimi et contrD* 

alio tempore, flum intoj^ra paco inter tissimi piu cbc in altro tompo liatwiP- 

ipsos fniebantur et in reliquis Jtatiae ro mai fatto, ne solamente li Citt§iiti 

regionibus praecipue Longobardia ar- gmndi, ma ilpvpulo minuto ancon^i- 

mis certabatur. Kedericus enitn cum vendo paciffico et quieto haveva cittii 

tertio (2) in Italiam rc^ressus csi^ot, di psscr contento Vonuto poi ranoo 

magno stipatus excrcitu, uC supra an- in7 fsic fj Federico imperatore tornft 

nuimus (3), et precipue causa federiB la terza volta in Italia coo (rrandi«imo 

Lanp^bardio civitatum Bolvondi, cum esprcito^tiratoprincipalmcntepcraeinl- 

undique proccderet ruina utdestructio- {fere ct disfare la If^pfa di Lombardta, 

ne illorum qui ciui^em impcratoriH fo- et procedendo pur tuttu cuu rovinsfl 

duH rocusavcrant, Alcxandriam obsc- con stratrgre di tutti qiicHi ch*er»D 

dit {4),qnam fodorati oboiusdospoctum uniti con lui, ando fino in AlesniMhii 

(1) ludicaudo cou leltere oorsive le piu iiiiiXirUiiti ditlVTHiize. | 

i?j V'fHli t. X\I, ivif.''. 17.'i, cu^.'i iilthi:iiiiii (IhUu sulla i*ii?jx \rniiU tli Federkt* iu lUlit- 
(3) V^edi gli Annali del D.\m>ou) nel Muratori, t. XH, col. 909 C. 
{i) Nell' anno 1171. VrUi li.v,s 1'bi i<^. I'luth-hn /^ (. II. ^m.:. iSl e ae^'^. 



121 

I fbodnmentifl cxatruxeroDt ili nomine la quale per dispctto di lui havevano 

nemorabill Alex&ndrl III, ubi impe- ftibricata i collegrati in bonoredi Papa 

^'alia exercitug totim rcjfionem rnina Alessandro Vi fece Teserclto impeplnle 

t inoendio absumpslt, nee papcens bo- ^andlflflimi dannl, brucciando et ruvi« 

ainibua ctiiu.scumq'ue conditioniR. im- nando tiitto 11 paese et amaEtando non 

BO pecoribua Ipais; et cum aero certa- solamente frli animali, ma prli buomini 

ilae exercitum federatum vidflsct, A- de tutti li sessl et di tutte l*etk et vc* 

nandriaro aolo equavit (2). Ticinen- nuto flnalmente a bnttas^Iia con qaelli 

Sf (8)' autem cum timerent inimici della le^ et auperatigli ne fece gran- 

zerdtuB victricem ftirorem, abiecto il- dissima occiaione et preaa poi Aleasan* 

oo federe, imperatori sese dederunt, dria del tutto la distruae. Li Paesi tra 

ooram exemplum secuti Cremonensea tanto temendo la fdria delP eaercito, 

mbo illi aacramento fldelitatia adstricti abbandonata la lepra si diedero volon- 

ant Mediolanensea vero in veteri Ital- tariamente air Imperatore et queato 

oo federe obatinati permanserunt. Ve- mcdesmo fecero i Cremoneai, ambidue 

amtamea qnot incendla, calamitates quel popull prlurnndo fedelta perpetua 

t oociaiones paasi aint in eorum regio- allMmperio. Ma i Milanesi cbe atettero 

e, impoaaibile et longum e&setdictu; ostinati nella Icga, non c possibile a 

f Federicus magno itipatus milite Ro- dire quanto ruinc, qnanti fuochi, qii:in> 

mm vetiUM iter per Exarcatum arri- te morti o ((uante catamitii viddero nol 

mil (4). paese loro. 

Diu laboraverant et interim multi S*erano gik per il paamto con moU 
rincipea Cbristiani conabautur, ut in- ta diligenza affaticati et a'aflatticavano 
ir Alexandrum et Federicum pacem ancora tuttayia li principi di Christia- 
omitterent, aed poat varioa oonatua nitk per metter pace ti^a Alcasandro et 
it)or erat Inanis. Verumtamen cum in Federico> ma non ai era potato ne ai 
Dperiali exercitu adesset Cbriater- ' poteva ridurre le cose ad alcuna per- 
ns (5) (iic!) arcbiepiscopua Moguntie, fettione. Ma ritrovandoai ailhora nel- 
ir magne et atrenue auctoritatis apud T eaercito impcriale Cristiero arciveaco- 
edericum, cum illo ipso propter An- vo di Magonza, persona di grandissima 
)ne aucceasua (6) Veneti leg;iti arctam auttorita apreaso V imperadore , col 
nicitiam coniunxerant. lidom cum quale bavendo li Venetiani |)er lo auc- 
rchiepiscopo coilocuti sunt, quoquo ccsao d'Ancona preso atretissima ami- 
lodo paciflcandi essent illi duo magiii cicia, venero li ambasciatori Veneti a 
rincipea,etconiuiicti verba facere im- pari amen to con quel T arc! veacovo per 
?ratorl deliberati sunt. Et quadam paciflcare quelli doi principi ettrattan- 
ie C?) cum Cremonensea legati super dosi del modo et discorretido molte co- 
iioc rem Federico alloquerentur, Ve- se sopra di queato. deliberarono di Xare 
sins leg^atus aubiuuxit: quantum dece- motto air imperadore ; et ritpmata oc- 

<1) II 1 .NfuKpio 1168. Cfr. Pritz, II, 108. 

(8- Cio non h vero; jil contrario Fed«ii<x) non |K)teva occup;irn Aln.s.s«ii'lria I*rlt/. II. i\i. 

(3; Cio* i Pavetfi rhe veraintMitit dall' anno 1171 furono dalla i»artfl d«ir iniiHratore (Phijt/., 
f 23n)j mentre i Gremooosi Don prima che dopo la battaglia di I^uano 1170 a(tertaineute ai 
stlero air imperatgre (Prutz, II, 378 e 'M);. 

(!• Khbe ragione il Barbaro di oinettere qumita notizia,.poiHiA A d**I tulto falu. Imiierrioc- 
bfr clopo r iuipieaa contro di Aleoftaudriu 1174 T imperatore stc-tte quieto uella Ix>mbardia e si 
oomtncio allora a trattare la pace. 

(5) Chriatiano il fainoso cancelliere d<.*ir iinp«ratore. 

(6) Vedi Pritz, II, 230 e aefn^. 

(7) Di cio nulla si legge- altrove. 



122 

ret Imperatorlam maeAtatem, omnium c&slone un ^oraa che atcnnl DobflU 

prinoipum Cbristiauornm caput, paci- Cremoneai $rli parlavano di questt eon 

flee vivere cum snmmo pontiflce, Chri- mrdcma, entrarono a mostrar^li qnan- 

8tl vfcario, et simul bonum et quietem to si convenlva alia maesta imperiale, 

curare populorum et ecclesie discordias supremo Prencipe de tutti li Cbrittitnl, 

removere, certamfna, distructiones , viver paclflcamente ool santo Ponteflce, 

exterminia, inceodia et tot sanf^uinis vicario di Cristo, oostro Redentorf , et 

efrbsiones damnare, quae res post tot procuraro fl bene et la quietcde*po- 

annoR feri belli inter Ipsos ^;ecure f\]e- piili, et ri mover tante discordie, tante 

rant scandalo ultra damnum inestima- prarre, tante disaensioni, tanti ettermi- 

bile, ut magne esset glorie arma con- ni, tante mine e tanto spargimento di 

tra inimicos infideles Christiani nominis sangue quanto era aegnito dope eke 

impellere, cui facinori, quotiescumque quella guerra s'era cominciata traloiD 

opus esset, etiam Venetiarum Commu- et cho maggior et piu vera gloria nrls 

ne certe foret adesse, prout eius mos di sua maesta, voltando la punta delle 

erat semper eius classem imittere orien« armi vitoriose contro gli infedeli iDlni- 

tcm versus praecipue. ci del nome Christiano, net la qnal la- 

presa, disso I'ambasciatore nostrOi doo 
gli mancaria il comune dl Veneiia co- 
me sempre era stato sue costume £ 
mandare una potentissima armata. 
Hec similia dicta legatus ait et Fe- Udi Federico attentamente tntto 

dericus audivit et postea pluries eidem quelle che gli Ai detto et poi tornd piv 

Veneto legato circa hoc locutus est; volte a ragionamento con Tambaacii- 

unde, cum uterque plures litteras dud tore Veneto et scrisM ateune Utiert ft 

Ziano dedisunt, tandem pacem a se doie in questa materia ; si ris$oUe is 

ipso non deflboturam et eius diffcren- fine che da lui non mancava la paeeet 

tias ipsi dud remissurum nee unquam eh* era contento di rimetter in lal !• 

ab eius iudicio discessurum, ipse Fede- sue diflf^reoze, ne si partirebbe mai dil 

ricus obtestatus est. Interim dux per perfetto suo giudicio. In queato mm 

legates Alexandre pontiflei totum quod si tratt6 anco il medesmo col pontefltf 

pertractatum Aierat, notiflcatum voluit; et interponendosi li Re di Frandt H 

et ingredientibus in bee negotio re- d*Inghilterra velevano del papa (cM 

gibus Franciae et Angliae, Alexan- veuisse a parlamento coll* ImperateM 

dram (?) cum imperatore inter se ere- et li promettevano ogni sicuiitk Stan 

tenus convenire firmiter proposuerunt il ponteflce dubioso sopra diei6; pun 

et omne pressidium illi ebtulerunt ad in fine essendo con molta iatann in- 

eius spcuritatem. Pontifex autem non portunato da diversi rissolae dt non aV 

sibi fldebat ; tandem precibus legato- bocarsi con Federico altrove che in V«- 

rum fessus statuit non se conventurum nezia ; et signiflcnta queata raa vdoolk 

Federicum alibi quam Vonetiis (1). al doso et al suo conseglio, oomelafr 

Tqnc duce Venetiarum et consilio nun- divulgata per Vcnetia,/N gengraUank 

tiatis, cum Venetiis propelatus esset gratissima a tutti; ne rimperataei 

adventus . pontiflcis : mirabile dictu , quando gli fh nota, si moatr6 in alean 

quanto gaudio universaliter omne ge- parto nlieno. Et perehe queUi daiaifi 

nus kominum exultasset; et idem im- dplla Christianitii mom attermiutrs tfs? 

(1) ADrJi« questa « la aeguente narrazione ^ Uillisreute dairallra onUnaria cbe ai vede tfl 
PauTZ, U, 2&7. 



J 



1S» 

•tlor fkctQd decreii pontiflols, siemi, gi deliber6 che iDDauU la veouta 

Ikpom ottendit Bt ut prin* loro io Veoetia fdmro molti prtlatl el 

ttenl inter se ipaos coneordet principi maDdati dairano et dalPaltro 

»e$ litterii admoniii, quod di quelli, i quali cod ^W ambaacifttorl 

itam pontlflois et Imperato- de re et de prencipi Cbriatiani deTea- 

f»l eonim legati percurre- aero deoider le materle ch*eraDO In dif- 

jemeDdam in diiQIoQltatlbua flooltli et ridarle a tal termiDe, che dod 

poMent et circiter atataen- g\l mancaase altro del oonaentimento 

t in amborum adventu diffi- loro et V altima aigilatione. Si diaae 

nolute forent neo alhid dfr- che per queata cauaa fbrono io VeneUa 

I eooaeQana amborom et for- poco meno di sei miUe pertone, et che 

IIL Ob haDo oaoaam ig^itur poi, qaando gfiuoaero 11 papa et IMm- 

prereneront Veoetiua malti peratore ne furono cootati piu di uu- 

ig«ti priDcipom et domino- deoi mille foreatieri. II nome Teramente 

eircUer sex millia advena- di tutti qaelli che vecnero ooai de pre- 

na vero prelatoram et prin- lati come di principi aecolari^etdaquan- 

ilariom cam eoram fiunilia te peraone farono accompagnati, tutto 

I iQDt at aequitur videlicet : e diligentamente regolato qui aotto. 
.... (HOI perd li omeitiamo qui). 

. Bt altra principalea pro- fol. 114*. Bt oltre li aopradetti, che 

legmtl, noncii, prelati, prin- Airono huomini principali et prelati, 

mini (bere, at dictum eat, et principi et aignori, come ai ^ detto, ven- 

xmialendum in negrotio pa- nero anco in Venetia di tutte le dttk di 

OE omnibua civltatibua Lon- Lombardia, del la Marca Triviaana, di 

Ifarohia Tarviaina, Bxarca- Rofnagna, delta Marca d' Ancona et di 

Birmria et pluribus Italie Toscana in grrandiaaima quantity molte 

kra multi alii nobilea et po- altre nobili et potent! peraone, venute 

itiaa advenerunt ob cupidi- per trovarai ad uno abbocamento de 

Qdi non tarn duoa magruoe doi principi tanto grandi et tanto no- 

Bt ^rat Alexander et Fede- bill, come^ il papa ei rimperatore, 

a tam diu deaideratam con- per veder una concluaione d*una pace 

paeia, quae ab omnibua or- tanto impartante e tanto deaiderata e 

minum precabatur a divia cosi poco tpeltata da tutti et doppo una 

mum bellum, quod tanta graerra alJungra et ai aangoinoaa oome 

sitbaione uaquequaque cru- era atata tra loro. Fu anco alV hora in 

t Italia. Ideo ob banc cau- Venetia uno ehefaeeva giocki di mano, 

iaae Venetiaa ante eorum chiamato Ouilelmo, il quale pei' I* ecce^ 

ex millia hominum et poat- lenza della sua arte aneora eke ridicola, 

inerant, adauctoa eaae adve- et da diletto era chiamato re de gioca^ 

Bcim millia ferunt traditio- tori. 
Uures vidimus scriptas in 
1 redeamus ad narrationeni. 

itur Federicus Lombardiam Era papa Alessandro, qnando renne 

atoa exercitu viciaset, poat- Federico in Italia^ vedendo Vempito eon 

situm federatum in fiigram eke esso procedeva, et aentendo che la 

t laceratum, per exarcba- leg^ di Lombardia , alt' kora somma 

rua Romam contendit (1). speranza delli curiati, non T haveva 

> do h ftflK) ; jmU' anno 1164 V imperator* veone a Hooa ; iwU' anno h76 ii 90 



124 

Alpxfindpr autem non sibi fldons Red potiito ritcin r. anzl lessercitodi quplU 

fama et timore imperatoris pprcussus, sondo stnto rottOtnon si tenendo ilcnro 

ne Insidiis enm caperot, qiiattuop pra- hi Roma p tpm»'ndo dl non andare nelle 

ipaRRomam sibi mlssas p ppore Giiliel- manl dpi Barbarossa, sen'ere partito 

mo Sicillao spcrpto asrendit et oras pt andatosono npl rppmo di Sidlia fw 

Apnliae petlit, ein^que militlbuR rppiia esspr. facendo btpopno, assicurato anoo 

tutatua est, ita ut pprmanpret securus. dnlle arme del re Guielmo. che srmpK 

Vernntamen postquam pontifex et ne- in tutto il tempo del suo ponteflcato pil 

pTotium pads et consensum Federici in- pra stato favorevole et nmico. Ma poi 

tpllpxit, et conventioneni ntri usque fore havendo il papa havuto novo del tnt- 

Venetiis, prout a duce Venrto et aUis re- tarn en to dp] la pace et del conRentimen- 

giis leqatis ipsi nunciatum fuerat, de- to a quella di Federico et che haverano 

nuo ad Gargnni montis oras Hi clas- di ritpovnrsi insieme in yQueW^^detHt- 

Bern ropris Siciliae asoendit optima sfi- r./so di renire a eonctu^ionf, havnte 

pntus praesidio; et prospere navij^ans qnatro jralere dal detto re Ouielmort 

Jadram pervenit f2), iibi reffecto remi- montatojrli soppa nella Pnglia,pMii 

f?e et nautis brevitep ac feliciter Vene- ron quelle il colfo^ et al drito sene ven- 

tum portum ingrressns est die septima ne a Zara, donde tolti rifrcscameiiti 

Martii 1177 .3). Quod duci relatum, Pe- poco dopo jrionso a Venetia. Etincon- 

trum Ziani, eius fliium obviam cum trato fin snl porto da Pietro Ziani. fl- 

nobill comitatu allep^avit, qui f^auden- prliolo del dose et da molti altri boaefiti 

tor cum popnli conoursu eum accepit buomini della citta fu per quel giono 

et in monasterio s. Nicolai perductus cbe fu il 7'"" del meso di Marzo 1178 

cum nobili comitatu, ilia die ac nocte (zici) mcsso ad allopriare nel mooaste- 

ibi pernoctatus est. rio di S. Nicolo di Lido. 

Postea vero die 4) dux cum primo- 11 giorno seiiueute poi il dose cob 

ribus Venetis et Consiliariis et Henrico tutti li mapr^iori et priccipali de Ve- 

Dandolo patriarcha Gradensi , loanne netia et cod Henrico Dandolo, patriarca 

Polano episcupo Olivolense et toto clc- di Grado. i't con Zuane Polani, vescoTO 

ricali apparatu cum crucibus, coini- di Castello et con tutto il ciero vc«iiti 

tuntibus etiam lepatis principum, Ta- in Tabito sjicerdotale con Ic crociin- 

//fj»t^fi7Kf» in prressuRet.ilias naves opti- nanzi , luontati nol BurAnaturn v\^ 

me ornatas secum ducens, S. Niculai rono a S. Nicolo di Lido, ove toltori- 

monastprium petierunt, ubi pontiflcem vcriMitt^mente il pontefice imucme ooo 

adoraverunt, et eundem cum Hostiin- tre cardinuli, Hostiense, PortacnKtt 

se, Prencstino et Portuonse cardinali- Proneslino, con niolti altri p:elati, lo 

bus et niultis aliis prelatis ad Sanctum eoiMlus.*«eru a S. Marco* ovo smoutatict 

Marcum eum perduxerunt ; ct ecdo- fatte urationi in chiesa raccompagni' 

siam in(?regRi , oratione facta et aXi- rouu fiiio a S. Silvestro et li coiisi^oi- 

quantuluM iiioratif benedictionem im- rono per suo allopriainento il palaM 

fttensi [ sic I ) populo exuHanti et pn; dv\ p:itriarc:i di Gradu pusto sopni it 

gaudio lavriniis ovanti largitas est. Po- Canjil Grando. 

MwKgio e^i sIhmo fu miimruto Uai Mildiii*Hi urc. iHlu Inlta^lia di I^'Kiuiiio; il ii*|ii dou duT«^i 
a\'er« pauru dfl vintu iiii))«M*ut'>n>. 

(1) Cfr. PRUr/, II. mi. 

(S) II 13 Murzo 11:7. 

(3> Era il £) Nhrro il77 atlonrhe i^wiuans Alv^tiiudru a Veii.>m. Cir. t. X\I. y^. !'«■ ^'^ 
anche Cabi* Pftkrk, Unt^fJturhHMgen. zur Geichichte di's Fn'fdfus ron Krinrrfy. |»i'- ^ 

<l, il ^\ Mario. 



125 

n ab ecclesia ejrrcssus nohili ordine 
eomitatu usque nd S Silvestriim in 
lat.um patriarchae GnidiMisis por.iu- 
iH et qunusqje dum Venetiis fnnvfu^ 
f, mnnsit : erat edijicium enioirrro 
center edifficatum et aspectu jtulcrior 
tni alio in Conali Rivoalti ; nvn erat 
im tunc melior habitatiu Venetiis. 

Postquam autem aliquos dies ponti- Uiposto poi alquanti g^ionii il pon- 

K gteio refpoissot ^ f/.^n.t/'/^/K/fc;, cum tofic*' si cntro a consuUare con tntti 

iniiitris tarn re^iis qnam utriusquo qu^lli chn nrano vniuti a Venotia per 

irtis et conomunis Venetiarurn consu- Tuna vX I'altra parte et con gfli am-, 

recepit. de quid ajrendum pro pace; basciutori delli re et prencipi et della 

dam per XII dies assiduos ^1) teni- Commuiiita, et a trattare del modo et 

IS impendisset et interim quotidie delle eonditioni della pace; et stati 

pnis totiis Spiritum Sanctum orabat, dodeci jriorni continui su queste con- 

; corda hominum illuminaret ad me- suite, facondo aempre og'ni piorno ora- 

jra, tandem post multas ot varias di- tione tutto il clero alio Spirito Santo, 

»utationes ad concordiani pacis per- che iiluminasse i cuori k deliberar 

^ntum est. Uiidc in s Tunda Dominica quello clio fusse il meg-lio et piii k glo- 

•ladrag^esimae {2; illius anni pontif.w ria sua et honore, in fine doppo molte 

I eccL^siam S. Marci pepdurtus e>:t, dispute et contrasti si vennc a conclu- 

tjl prima vice sollomniter missnm cvl- sione. onde poi la seconda domenica di 

bravit; et post nii^sam prucessio so- quar.-sima dis.se il papa una messa pon- 

mnis ad gratiarum ai'.tionem facta tiflc.ile in chiesa di S. Marco, dopo la 

lif, si quidem Deus corda hominum qualo si fece una solcnne processione, 

Inminnsset in viam pncis de modo pa- dando ji^ratie a Dio cbe havcva mostra- 

fflcnndi tarn maj^aos principps. Et to modo di pacifflcare quel principi et 

inc pontifex aurea rosa donavit du- alThora dono il papa al dose la rosa 

*m, prout imperatoribns et nia^nis d'oro che ^ sol Ita donarsi alii impera- 

•^ibus uioris habet, ducem que ipsum tori et ai re; et lofece anco caW^ (cava- 

enctam torque aureo insignivit. Post Here?). Dnpoi quosto fu subito spedito 

iec statim imperatori missns fait a Federico Christicerno arcivescovo dl 

brisiernuB archiepiscopus Mop^untie, Ma^onzn signiflcandoli la conclusione, 

ui Federico, quod suncitum erat, nun- il che sera rissolnto, et preg'ando Sua 

arct citra conclusioneni , ad quam Macsta dcvenisse a stabillire et robo- 

nues tam principes quam legati et rare qnanto sera conduso; et scrivendo 

iix Venetiarum convenerant; et litte- anco in questa materia 11 dose allMm- 

m saper id Federico dux ipse dedit, peratore, vedendo Alessandro le lettere 

uas videns Alexander rabea cera si- ducali esser sigillate con cera, concesse 

HIatas, ut mos erat, iussit quod in per spicial privilegio al dose et a tutti 

dsterum bulla plumbea obsignare li successori suoi che dulThora innantl 

osaet, et diplomate concessit tam vi- potessero bollare in piombo et cosi poi 

enti doci quam eius successoribus in si 6 continuato di fare sempre come si 

erpetuum , prout semper servatum vede. Mentre che stete il papa aspet- 

mt, utendum (3j. Dum autem mora- tandu la venuta di Federico, cant6 due 

(1) Secoodo V A/Unate (VIII, 17 i) diciassette giorni. 
(2; Vedi t. XXI, pag. ISa, su questo dato lalso. 
(3) Vedl t. XXI, peg. 1««, nola. 



126 

r«'tiip pontifex adventum imperatoriB volte mesRa pontiflcnie: Tuna in Ca- 

expectana (1)^ bis solemiiiter celebravit stello a S. Pietro, i^altra nella chiem 

(miHsam): aemel videlicet in cathedrnli di S. Daniel, dove alPora erano frati 

Olivolense, altenim in eccIetJ'.i a. Da- diMPordine di S. Aj^ostino. Conner^ 

nielis tunc fratrunm s. Au^rustini. Item anco in qnesto tempo e A'l & 3 Aprile la 

die tertia Aprilis (2) novam eccleRiam chiesa di S. Maria della Caritk concc^ 

8. Mariae Caritatis conseoravit, amplis- dendo amplissime indulg^nxe a tntti 

simas indul^entias conccdcna iia, qui a quelli, che dal vespc^ro di ditto (riorao 

primis vesperis illius diei usque ad oc- lino al vespero del prlorno aegaente vi- 

caaum sequentis illam visitaverint; et aitiissero detta Chiesa; et la detta Id- 

similiter ducaii ecclesiaes. Marci a pri- dul^enza eoncesse anco alia chiesa di 

mis vesperis vigiliae Ascensionis usque S. Marco dal ve»pero della vigillaflno 

ad occasum solis sequentis diei. al vnspero del d'l della Sensa. 

Hoc interim Federicus cum Raven- Venuti ^sidi poi finalmente IMn- 

nam procesaisset se parans Venetias peradore ^ Ravenna et preparandosi di 

profocturus (sic!), dux iliac Potrum venire a Venrtia, niand6 il dose ad in- 

Ziani eius fllium cum sex ^alleis et contrurlo An lu ron sci galere Pietro 

multis primoribus stipatam immisit* Ziani, suo fljrliulo con molti huomini 

qui suo nomine et communis Venetia- notabili in compagnia, che per soo 

rum eum exciperet et letanter comita- nome lo ricevessero et T accompag^nai- 

rentur Venetias, ut secutum est. Et sero. II quale gionto pol a Chiotau ft 

dum Clodiam pervenis»et, ibi obiviam incontrato dalli tre Cardinal!, che en- 

(sic!) process runt tres cardinales su- no col papa et quasi da tutti gUaltri 

pradicti Ostiensis, Prenestinus et Pot- prelati et prencipi che erano nella cHti 

tuensis, qui comitabantur pontificem et fu con molto trionfo condotto a S. 

in eius adventu. Simulque cum eis Nicolo di Lido. 11 gioruo poi, cbe fli 

tunc aderant quasi omnes prelati, prln- adi 24 Luprlio lacomo Ziahi, Taltro pit 

cipes ct legati principum, qui Venetias giovane flprliolo dei dose, col patrlaita 

iam antca advenerant; et cum multis ct vescovi et clero con le croci avanti 

narigiis perpulcit ornatis,TelutiXr\xx\n- et con {j^ran parte del popnlo et molte 

fans ad S Nicolaum in Littore perdu- honorate persone, tutti vestiti di rcmo^ 

ctus est, ubi sequenti node pernoctavit andorono a lovarlo con la nave dncale^ 

uti ponttfecD Alexander fecerat. Postero deita Bucinatoro, con altre barcbe •- 

die, quae f\iit 21 lulii eiusdcm anni, dornate et preparate aontuoaameote ct 

Jacobus Ziani, duels natus sccundus, lo condussero con li mag'^iori, cb^eraoo 

cum patriarcba, episcopo OUvolensi et seco, fino a S. Marco. Cbe In qneHo 

clero cum crucibus et magna parte Ve- spacio ch' d tra V una porta e I'altn 

netorum procerum purpuratorum, ma- era stato preparato an aolaro adonalo 

gna populi acclamatione, cum navi du* ricamente con taped! et bancalieC 

call aliisque navigiis perpulcre ornatis niolte belle verdure, ove atava 

ad imperatorem suscipiendum magni- !I papa in habito pootificale et eon totll 

flee acceasit; quo cum eius nobilibus li suoi prelati et col dose, vestito d! 

aociis reverentcr accepto plausu inne- panno d*oro, aspettando la veDuladel- 

narrahili in S. Marcum perduxit. In- Timperatore. II quale amonta to intn^ 

terim in vestibulo ecclesiae tronus spe- ra et venuti quasi flno alia porta ddia 



(1) II no.ttro anonimo dunquo non sa dire nientc ilella diinora di papa iMnwiiilfw a Pa 
n, e Demmeoo della luoghe e didiciU uegoziasiiMii ciio pracedottero la ^«iy:Wmiw <Wii pan 
a Veoeiia. 

{^) Pluttosto il Aprile Mcoodo r MUnntr, ^1IT, 176. 



stabilis preoxcelienter ornatas tnpetis chiefia, subito il dose gli nsci incontro 

mrei$ Alexandrinis aliisque teliR seri- fino Aiori della porta, et raccet6 rive- 

*faiy auro et coloribus pictis, positus renteniente: entrati poi dentro, come 

teerat; quo supera (sic!) sumtatem fu Timperatore vicino al pontefice, gli 

fraduum pontifez indumento pontift- si iii^inocchio avanti et gli bacci6 i 

aU aedebat eius (cum?) omnibus pre- ptedi. Airhora il papa levatosi et smon- 

Mm comitantibus simal cum duce tato del catnfaico abbraccid et bacci6 

Uano anreo clamide induto, expectan- amorcvolmente Federico; et in questo 

iboa Pederici ingressum (1). Cui cum luoco, ove fu detto abraciamento, fece 

id Oram eofumnarum descondtsset et ad poi i)er eterna merooria di questa pace 

lortain maionm ecclesiae procederet, metier il dose et intagliare in terra un 

rtatim dux ei obviam venit ab extra et quadretto con una crosetta dentro che 

Ham revereuter accepit; et simul in- flno al pretente it vede. Fermata et sta- 

freni, cum imperator apropinquasset bilita la pace tra quelli principi con 

lontifici, gennflexus eum adoravit et quest! 8<>firni d'amorevolesza [et] entra* 

}$dem itxterum osculatus est Tunc ronopoi tutti insieme nellacbiesaycan- 

lOOtifiBX aasurgens tronoque descen- tando air bora devotamente tutti gli 

lens Federieam amploxum deosculatus cbierici il « Te Deum laudamusl » Et 

ist; bocqne loco ducis iussu lapis par- gionti air altar maggiore fece Federico 

rxu qaadrangularis positus est ad futu- longa oracione et ofTerse molti nobili et 

■am huius memorandae pacis memo- ricbi doni. 
iam. Peractis igitur actualiter his pa- 
sit argumentis omnes simul ascende- 
nmt eccleaiaro, et concinnatum est: Te 
D^om laudamus! vibrantibus ciamori- 
bus populi, imixtis lacrimis prae gau- 
dio QDlversali. Cum autem bi magni 
piineipes cum duce ad altare mains ac- 
eeviasent, Federicus Ion gam oratio- 
nam fecit et malta nobilia et pretiosa 
dona altari S. Marci obtulit. 

His oererooniis peractis Federicus Finite poi le cerimonie fii allogiato 

in dncale palatium a duce cum suis IMmperadore nel palazzo ducale ove 

matoribus perductus est ; quo, donee stete fino k mezo TOttobrio susseguen- 

Veoetiia stetit, permansit ad medieta- te. Nel qual tempo si tratt6 di paciffl- 

tern iiaqae mensis Octobris. Hoc autem care con sua mat-st^ le cittk di Lorn- 

■pttio temporls a principibus et eorum bardia; che, havendo Federico fatto pa- 

lagatii et duce ipso actum est cum Fe- ce con Alessandro, era degno che do- 

derioo, de eo pacificando cum civitati- vesse paciftcarsi anco con quelli populi 

baa LoDgobardiae. Nam cum inter pon- che per causa di quello gli erano stati 

tifloem et imperatorem pax certa esset nemici. Ma per molta industria che me- 

llrmata, eoB etiam populos pacifice vi- tessero in questa oppera il papa, el 

Tare ioatum erat, dum propter pontifi- dose e gli oratori de principi che erano 

€em M eivitates federatae inimicitiam qua, et nonostante che li consoli delle 

imperaiarii et rovinas patiebantur. Sed cittk Lombarde con inflnita humilt^ et 

ionomere industri labores pontiflcis^ supliciSsimamente gli dimandassero 

(1) Vedi per6 t. XXI, pag. 181 o V AUinaUj VIII, 175, dove Tien narrato asprMstineota, O0« 
doge venne egti stMSo a prcndere V imp-»ratore dal iQona«it«ro di S. Niool^^ di IM9\. 



128 • 

dncis, principnm rt Ipcrntonim vi- pnrr> pt trioroodo, tion pom vol** mat 

dpbantwr inanes ad taiitiini opiatnin rouseuiiro Tiniprratore di fjir pncecoo 

opU3 perficiendnm. quamvis coiisnles qui'Ilc Ma biMi in prrjtia <K*ill priiicipi 

omniiim civitatum Lombarrline hninili- clic lo jiro;2'avai.r», rorici'sse a I^*nib:irdi 

bus precibnaet snpplicatioriibns paocr.i tropiia ])(t s«^i uio^'i ot mrd-'»ini3nipnt*» 

et vonlam orabant. Nam iinpopjitor ob- fopo aiiro tropriia por auiii qnindeci con 

stinatua imnquam paci corisoiisit. Vp- Oniplmo rp di Sicilia, aiitk'O et i)prpe* 

rnntanien tot precibus principnm f,.R- tuo faiiloiv di Alossandro. 
BUS tandem spx niensiuin inducias civi- 
tatibns Lombardiae obtnlit. prout rtinm 
ropri Onlielmo Siciliao alias indncias ad 
qnindecim anntis larpritus PRt, qui rpx 
spmper fuprat fautop Alcxandri papao 
contra FR(ipricum. 

nictn impo-^sibiln est, qnani mapriio Xon 6 pns.qibilp b <lire qinntopia- 

pandio oxnltnssPt tota Vonotiarnm oi- billo Pt quant' allrprrrzza rra all'loM 

vitas tarn in primoribus quain popnio: in tntfo il populo di Vpiiptia: no nwi 

npo unqiiam fucrat tarn fast.n volut pin fix qnesta oittji tnnto trionfart#, 

triumph:ins quam illo tpm[»orp, et cpr- tanto fpstosa pomo all' bora; et cum(» 

turn vere est quod in diioatn Sobastjani j)n6 diro con veritji cho al tempo diS^ 

Ziani dncis tnnc libari cpptnm est bo- bastiano Ziani romincio in \pnetiail 

nuni et spoctabile repfimpn et cojrnitio biiono et rppolato jrovorno. ro.ti annn 

mairnitutlinis et doporis dominii Vene- pno confpssan-. che in quel tempo ri 

tiarum. preneipio a eonoscer et ^rustare le pnn- 

dezzi* ft le honorovolezze dtlfi sfati. 

IToc tempopp. dum pontiiVx et im- In questo tempo ch'el papa el rim- 

perator Venetiis morarentnr, corum penitore stettero iuHieme in Veni**, 

quiaque seiiinctim decora privilejria eonees^ero I'uno et Taltro di lorow- 

duei et communi Venctiarum conces- paratam*»nte e tutii due insieme nwlU 

Kit. Alexander eius insignia larpritus lionorati privilejrii al dose et al com- 

est: videlicet cereum album, spllam mun di Venetia, quali sono il cirio 

rpclinatariam portatilem, cervieal, um- bianco, la cariejra, el cussiu, rombrel- 

brellam, XII tubas arg^enteas, Vill ve- la. le dodeci trombe d' arjrento et gli 

xilla, album, rubeum, violacpum et ce- otto atendardi, dui» binnchlf dne rosii, 

ruleum. bina videlicet ctiiusque cf)lo- due paonaz/i et due azzurri, le qnali 

ria, quae omnia in solemnitatibus ante tutto cose xono portute aocanti II dow 

ducem detferuntur. Et ultra ipsi duci nelle publiche solenitil. Coucoase toeo 

et auccessoribus suis dominium maris il papa al dose et k tutti li sucniorl 

Adrinttici conceaait; quoclren in die snoi il dominie del mare Adriatico, tie 

Aacenaionls postquam pontifcx orave- ^ questo nvsCru cof/o, et In matioa dri 

rn( in ecclcsia a. Marci, ipse, comite ^iorno delT Aeseiisiune, dopo tulia la 

dncc et primorihua comniunis purpu- perdonuLza iiello cbiesa di S- Maron, 

ratia, et aula pontiflcia cum multis pre- nndu il papa h dare il possesso del mare 

latis navem ducniem oscenderunt, et ai doae. in segno di qiiella mn^poraa- 

ad ostium littoria evecti possessionem zn et di quel dominio ^tu npl niare aa 

maris acceperunt; ut ipse dux in tui- anelio d'uro, quuai dire cbeel vpoaaaM 

pium dominii uureum anuuluiij in mu- il mare et T aceettasso i>er suo, et da 

re proiecit, prout mare ipsum doHpon- quell* bora in dietro aempre Del topn- 

iam<»t^^n! moa qnotnnnis mng^nn sole- dc:to g^fomo si f& ogD* nnno coo icoltl 



129 

nnitate s^rvatur. Federicus otlam post solennita la sopradetta cerimonia. Rl- 

irmatam paccm cum Alexandre o- nov6 anco Federico alii Venetian! tutti 

mlaprivllegia, antquinisconcpsna Ve- li privilejjii antichi cbe havevano ha- 

Btfs ab eios prt^cessoribus Au^nstis, vuti da^li altri imperatori. NellMstesao 

naovavit et firmavit ac aliis tarn epi- tempo a 29 d'Agosto consacrb il pen- 

9p4tf quam monasteriorum erclesiis tefice la cblesa di S Salvatore, cbe 

mreiiit, utpatet;et idem fecerat Ale- s'era abruciata come ho detto.Etpoi 

tnder, qui occle:«iam novam S. Sal- alii 11 d'Ottobrlo consacrd la capella 

atoris \die)29Augu8ticon8ecravit (1), d'Ogni Santf, cbe era nel palazzo del 

Bin alia erat antea combusta propter patriarca di Grado, dove lui allogiava, 

ncendium, prout retroscripsimua (2). contipua alia chiesa di S. Silveatro cbe 

Postea vero ante eius discessum sacel- poi fu con quella unita. 
l^m titulo <» Omnium Sanctorum » no- 
^ter in palatio patriarchal i constrn- 
ctom, ubi idem poutifex babitabatur, 
die undecima Octobris consecravit , 
qnod sacel Inm, cum esseir proximum 
eeclesiae S. Silvestri, eidem ecclesiae 
postea anexum est (3). 

Poatquam igitur isti ma^i princi- Stat! insieme quest! prencipi lo 

pes spatio duorum mensium et diebus spaccio di do! mesi et21 priorno et com- 

ri^oti uno Venetiis moratl essent, com- poste tutte le cose, venuto il di qulnto 

Mwitis rebus, ut diximus, die XV Octo- decimo di Ottobre si partirono tutti dot 

>ri8 cam snis nobilibus sociis discesse- da Venetia con la sua compagnia. Et 

•ant (4). Ad hoc ideo decem gnllearum furono mandate dieci galere et eletti 

tolas paratns fuerat, quibus spectabi- dieci patroni et sopracomiti dei piu 

08 viri iussu duels prefuerunt Marinun vecchi et piu honorati della cittk; et 

)anda]o, Paulus lustiniano, Angelus insieme col dose et con Pietro suo fi- 

ladaario, Petrus Georgio, Stephanus gliolo andarono ad accompagnarlo, li 

^radenico, Laurentius Teupulo, Corne- quali furono Marco Dandolo, Polo Giu- 

ios Michael. Albertus Maripetro, Anto- stinian , Anzolo Badoer, Piero Zorzi, 

lias Navigioso et Angelus Maripetro. Steflano Gradenigo, Lorenzo Tiepolo, 

)aa8 magnifice eqniparatas pontifex, Cornel io Michel, Alban (sic!) Malipie* 

imperator, dux et Petrus eius filius ro, Antonio Navigoso, Anzolo Maliple- 

cam aliia nobilibus viris ascenderunt. ro. Condussern dunque a Ravenna Fe- 

Bt letanter navigantes Raven nam per- derico imperatore, ove barcatolo preae- 

renerant, ubi reverenter posuerunt ro da lui riverente lioenza; et andando 

Pedericum; et postera die ressumentes piu innanzi posero il papa in Ancona 

Hmm maris die tecunda feliciter par- et tolta la beneditione da Sua Santitlt 

\nm Anconae penetrarunt, ubi magno ritornarono a Venetia. 

(4) Vedi Plamixio Ck)RNBLio, Ecclesiae Venetae, Dec. ID, pag. 249. 

(5) Cfr. Dandolo nel Muratori. XII, ool. 291 G. 

(3) Gio^ Deir anno 1485, come abbiaino mostrato t. XXI, pag. 182. 

(4) IE faUo cbe tutti e due sit^no partiti nell' istesso tempo. Auzi V imperatore, come to sap- 
|rfuBO di sicuro, era partite g'lA nella seconda met& del mese di Settembre, forse il 18 Set- 
tendvre, oome dice it Dandolo e come V attestano anche i brevi Anuali Veueti del Godice 5273 
Vatieaoo (vedi Arch. Ven.. torn. XII, pag. 318, e cio clie ultiroamente ho detto nelle Forsehun^ 
§€n swr deuUchen Oeschichte, X. XX, pag. 425). It papa se ne parti il 10 Ottobre. Tutto cid 
che 9ogVLQ oel nostro fVamroooto, ^ quiodi fiivoloao. 

9 



130 

omnium g audio pontificem posueruntet 

accepta poDtificali benedictione Vene- 

tias redierunt. 

Veruntamen tot gaudia ducts et po- Ma non stete dopo quest 

puli Venetiarum post magnos honores tempo, che il dose bebbe dot i 

non diu bteterunt, quod duas magnas simi dispiaceri, V uno quanto al 

callamitates expert! sunt. Nam ladra e V altro nella sua specialitd. 

instabilis et inquieta quarta vice eius publico cbe Zara instabille et 

naturae antiquae infidclitatis paruit; andundo iudietro alia infedel 

nam expellens Dominicum Contareno, sua natura ribello la quarta 

qui comitis et praeffecti fangebatur of- comuno di Venetia , et cacia 

flcio, regi Ungariae se dederant (sic!). Domenico Contarini, che vi ei 

£t quamvis ipse cum navibus armatis si diedeal re d*Ungaria. Et non 

ladram rediisset, nibil profecit et pa- che fussoro dati alcuni naTilii 

triam redire conatus ( sic ! coactus ? ) al detto Contarhii et mandatolc 

est (1). per recuperatione di quella et 

fecc pero profitto alcuno et Ai 

di farlo ritornare alia Patria. 

Aliud truculentum /acinus accidit L' altro poi fu che, sendo ui 

lacobo secundo ducis filio, quod precor- Giacomo suo figliolo piii giov 

dia optimi patris pro magnae expecta- dato con alcuni suoi compagni 

tionis filio ad obitum pene exulceravit nel monasterio di S. 2^rzi, occ 

simul dolore totius comunis et populi. li cani de frati lo straziorono 

Dum quadam die iste egregius iuvenis pczzi et ramazorno. Per la q 

cum aliis pritnoribus sociis monaste- bebbe tanto dolore et prese ts 

rium novum s. Georgii pc^teret, et iam gno il povero dose vecchio, ch< 

ingressus (esset), repeuto c canibus fra- dall'empito della colera, fece 

truum agressus, dilauiatus est et tan- il monasterio: et perseguito tan 

dem obiit. Dux senex et dolore bilioso monachi che furono quasi pei 

percussus atque ira oxardescens mona- donarc qiiel luogo. Pur alia fit 

sterium prosterni iussit et monacos fu- luogo alia razionc, si peuti gra 

rore tarn acri persecutus est quod lo- del suo errore. Et per peniti 

cus quasi derelictus remanserat. Atta- fallo feco riffare quel monast 

men precibus procerum et piorum komi- grande et piu belle di prima 

num victus et rationi indulgens, peni- anco riffar la chiesa facendoli 

tentia humili inductus, monasterium navi, Tuna parte dando a S. 

maius, quod antea, refieri fecit pulcrio- Taltra a S. Stefauo net niodo cli 

ri statura simul cum ecclesia, duabus ancora. Et poi dono per il vi 

navibus distincta, silicet (sic!) una S. sopradetti monachi molto pom 

Georgio dicata, altera S. Stephauo Pro- particolarmeuto quelle case, < 

tomartiri, et monasterium multis pre- della chiesa di S. ZuIian^iM 

diis ditavit, precipue totis domibus quae della Merzaria, co8\ da una bi 

sunt in civitate ab ecclcsia S. luliani me de Taltra; con questo obli 

ab utroque latere usque ad pontem S. che fussero tenuti li sopra det 

Salvatoris. Et statuit quod fratres te- chi ogn^anno la matina del ( 

neantur quotannis in perpetuum in die S. Steffano, che il dose cod la i 

S. Stephani, quo dux cum suis comi- pagnia va a visitare quella ch 

(1) Vedi t. XXI, ptg. 180, ed anche ^ler ciu che rigiutrda 1* e\'eikto 



131 

taverit dictain ecclosiam, in- ad es>o doso in pcrpetuo et a tutti 
Dferre duci et comitantibus et qnelli cho sono con lui da far colatione, 
ido omnibus tribuant vinum dando da bover solamente Ribuola. 
ilee, quod vocatur Ribolle, id 
laDC diem servatur. 

lec iDclitus dux ad ultimam Doppo quosto esscndo il dose vcc- 

m evectiis et precipue afflic- cliio et aprprravato di queste cosi im- 
ftnimi, quibns precordia oius portanti afflittioni d' animo 8'infprm6 
ar, in diuturnam infirmita- (V \\x\^ muXxW^ che fu la sua ultima. \\ 
ill. Qui prudenter eius animae porche vedondoai viciuo alia morte or- 
constituore statuit, partem dino prima le cose sue partiroluri et 
iicilicet suorum bononini pju- lascio g:ran parte de suoi beni per amor 
rrogftndo ; pront etiam eins di Dio. Prima lascid alia congregatione 
lae plateam eircuibaiit, ecele/- de preti secolari di Venetia alcune sue 
[arci leg'ivit, u*. edUIio;itii)ni case run obligo che cadauna di quella 
iae assent ornamento, ultra separatameale devesse ogn^ anno far li 
ios ecclesian propinquas, qui- uii essequio nella chiesa di S. Zorzi ove 
Hani S. M.irci uterjutur pro ordind esser sepelilo. Lascio poi tutte le 
'tua babitatione, et procurato- sue case cb'e-^li haveva intorno la piaz- 
rci coroi.sHario8 eius decrepit. za alia chiesa di S. Marco si per edifii- 

cutione, reparatauiento et ornamento di 
quella, come anco per sustenimento deVi 
sacerdotti che la officiarano et partico- 
larmeute lascio alii capellani della detta 
chiesa per abitazione loro alcune case 
che e^li haveva in capo la Piazza, con- 
tinue alia chiesa predetta ct institui li 
Procuratori della detta cliicsa suoi com- 
messarii ordinando che fussero obli^ 
gati di mandar ogni anno in perpetuo 
tre pani per uno a tutti li pregionieri \ 
et oglio per gli casendelli (?j che tent- 
vano a tre volte alia setlimana legumi 
perfarli minestra 

li ftnisce il nostro frammento e continiia il codice col passo 
mail di Dandolo clie sla a col. 301 D nel Muratori : « Vene- 
!in quaedam historia etc. ». 



LETTERS INEDITE 

LATINE ED ITALIANE 

m ALDO MANUZtO IL GIOVANE 

RACCOLTB DAL DOTTORB 

ANTONIO GERUTI 

(Continnazione V. Tomo XXIll, p. 235.) 



1. Aldus Manutius Petro Maffeo S. D. (1). 

Vereor ne desideres officiuin meum, quod rescribam serins, 
quam fortasse expectabas, epistolae tuae diseilissimae ; neque ego, 
ne a te molli brachio reprehendar, caussam affero. Ingenui est am- 
mi culpam agnoscere ; verum tamen dum litteras tuas multis lego, 
nonnullis etiam studiose petentibus describendas tribuo. Dum hac, 
inquam, voluptate fruor, pene sum oblitus officii mei ; nee tu mecuo 
agere severius debes, cum intelligas grave erratum non esse, vd 
potius erratum esse non posse, quod a studio tuae laudis emanave- 
rit ; quod ipsum tamen dabo operam ut corrigam, praesertim o^ 
gente patre, qui de ingenio tuo, de doctrina, de moribus mira quae* 
dam praedicare, meque exempio tuo non omnino laaguentenif ve- 
hementius tamen commovere solitus est. 

Sed redeo ad litteras tuas, valde enim hoc argumento deleclof, 
nee fere quod praeterea scribam, oceurrit. Praeelaram tibi, mi Uaf* 

(1) Pietro Maffei bcrg^masco, fu professore di eloqnenza a Geoova, pots* 
^retario dj quella Republica; indi ebbe cattedra pur d^eloqaenia nel GbUefli 
Romano. La sua opera piu pregiata ^ la Storia delta conquitta MU ImHi^fiKt^ 
dai Portoghesi; altre di minor mole sou la ViU di 8. Ignazio e tra libii diit* 
nali di storia italiana. Mor\ nell'Ottobre 1603. 

Ck)n questa lettera il Manuzio risponde ad una del Maflbi ia data di Owiti 
« nonis februariis 1563 »; quest! replicuva nel seguente 8 Aprile (VI idoi Aptili4* 



133 

aee, ad scribendum et sententiarum et verborura suppellectilem 
omparasti, studio tu quidem atque industria, sed magis, ut pater 
leas judicat, naturae praestantia, qua superabis ardua quaeque, et 
d summum virtutis praemiura facile pervenies. Hoc tibi iam gra- 
ilantur qui te diligunt, id est qui de optimis artibus op time sen- 
unt ; nam si quis invidet aut obtrectat, laborandum non est. Nos 
lud tenesmus, quo nihil homine dignius, in quo ego avum pa- 
sntemque meum, te quoque, cuius aetati sum propior, imitabor 
oluntate saltern, si re ipsa non licebit. De tuo statu quod signi- 
saveris, pergratum fecisti ; amari te tractarique perhumaniter ab 
ta civitate (1), quae virtutem semper ornavit, nee miror et gau- 
30. Nos hie suspensi magnarum rerum motu, spem tamen otii» 
eti divina dementia et Pii IV optimis consiliis, prorsus non abieci- 
us. Herculi Gonzagae cardinalis obitu damni plurimum factum est; 
iccedet Moronus, adiuncto Naugerio, quorum sapientia fortasse 
edebitur affictis rebus. Trldento quotidie turbolenta afferebantur, 
. studia partium diffidentibus animis apparebant (2) ; nee iam opi- 
ones tantum, sed voluntates etiam timentur. Haec dum audimus, 
lae potest esse tranquillitas mentis? Quis aut studiorum usus aut 
actus ? Quae te puto tamquam ex specula prospicientem mature 
insuluisse rationibus tuis, et istic esse voluisse, ubi nobilissimo- 
im adolescentium quotidiana consuetudine frui, et cum libelUs tuis, 
ilia re interpellante, oblectare te posses ; quod spero diuturnum 
re, opto quidem certe. Nam etsi congressu conspectuque tuo et 
lavitate ilia nostrarum collocutionum carere grave est, facio ta- 
en quod postulat amicitia nostra, ut maiorem tui commodi, quam 
>laiitatis meae rationem habeam ; tuae partes erunt, eae scilicet, 
las tibi imponit humanitas tua, ut hoc nostrum desiderium crebris 
listolis aliqua saltem ex parte lenias, et interdum de genuensibus 

(1) II Maffei era aUora a Genova, ove recossi al principiodel 1^3, retri- 
ito OOQ lauto stipendio, ma se ne parti due anni dopo. In queiranno, essendo 
ora morto il cardinale Ercole GoDzaga qui Dominato, il MoroD^ gli succe- 
tte come presidente dei Legati al Concilio Tridentino e come ambasciatore 
a corte imperiale, ove era assai beneviso ed esercitava grandissima autorita. 
I &Dcbe deputato da Pio IV a procurare fra 1 principi ud' alleanza contro i 
trehi. Ancbe il cardiuale Bernardo Navagero riello stesso 1563 succedette in 
talit^ di Legato al Concilio al cardinale Altaemps defunto. 

(2) Alludesi qui alle gravi dispute e dissensioni cbe agitavano 11 Concilio, 
3886 in parte dagli Spagnuoli, dai Francesi e dagli imperiali, riguardo alia 
ecedenza ed alia riforma, non ostante ie quali a' 4 di Dicembre di queir anno 
10 ebbe fine. 



134 

rebus, quando roniaiiae iacent, laetius aliciuid significes. Vale el 
nos ama. Romae (I). 

2. AUGUSTINO Valerio 

Cardinali amplissimo Episcopo Veronensf. 

Jure igitur nunc, Augustine Valeri, amplissime Cardinalis, 
etiam atque etiam laetari debeo, qui te iamdiu tunsque virtutes et to- 
tins vitae praeclaras actiones adniiratus, tuam banc araplissimam 
dignitatem certa quadani sp<^ praedicabam. Idem etiam sensus rum 
patris mei, in priniis tui aniantissimi, sen.su semptT congruit;etqu(.»J 
ipse Paullus Mannucrius pai:^r, quern honoris et pictatis caussa 
memoria repeto, seutiebat, idom proculdubio sentire boni oninw 
visi sunt, quasi cum tua dignitate communem Christiana** reipn- 
bUcae dignitatem coniu.ictam pro siiigidari tua virtute arbitran>n- 
tm*. Te enim Vero.^a«» opiscopn rreato (i), brevi a«huoduin tempo- 
re Vorona quasi altera Ronia.sanctitate, religione, pietate el verae 
raritatis studio, summa animarum salute, sinnma etiam noministui 
gloria floruit. Quam rom non solum universa ilia civitas atqiie 
propiuijuae nationes, vennn etiam long'uqu le provinciae, tuarum 
virtutum nomine audito, admirantes tp probitato, dortrina, sapiea- 
tia, sacrarum litterarum et perfectao ehristianae phih)sophiae stu- 
dio, sanctissimisqup moribus quasi Augustinum alteram nostris 
teinporibus in Ecrle.sia Dei adesso arbitratae sunt. Utinam veriHs 
aliquo modo explicare possim, qua^^ mihi de tua hac .iniplissima 
dignitatpr.ogilanti atque exsidtanti in mentem veniunt! Dit'erein pn>- 
fe<'to libeuter, quas scilicet gratias pro te in coelis agat Deo opli- 
mo maxinm car<li:ialis illo Naui^ei'ius (.*>) avunculus tuus, qui te 
in terris tantopere amabat, atque ex tuis virtutil»us tuaeque sin,'U- 
lari vitae intcgritaln maximam voluplatem cjspiebal, atque hac 

M; Per lo. iiotizie sopm rifoonii}it«. e rla riffrlr^^i qii sta letti^Ri, mancanttdi 
d;ita ij»?n':nito;rrafi) Jimhrosiimu, ;ill*;»iii»(> irjiV.J, «» fu srntta tni il Mnrzo. rjiOf* 
d«^II:i iiiorto (h}\ oarHinalo OonzsiprJi, o<l il 2R A]»rile, in cui il Nuvajrero eiiti6in 
Trriito, il Moroin' vi foon il sno in^nsso il 10 Apr.lt*. 

Kraiin pria pronto por In stnnij»a qur^^tp l**tt re, qnnndo vidi la pTP^trt* 
III MiifTtM ni»I tomo II. pnfr 101. d.'il.- opori* di liii, cidla ditji Htfmne. ktl. Af^ 
^fI)^.\[[I ; itittavlM la ripnl»ii(M). f)iid«» tDirli -n* lo iiit»j«5itt.-zz*» p?«isii»iiti iiiHsi|Hi- 
niii odizioiie. 

<2 Da qao«t'» parnlo apprsre h\ data d(*lia lottrra, cioe Tamio 15C5. 

(3 II cardinalc Navafroro fu riiiiiiiediato antecesHore del \ alerio ndli «»*■ 
tedra vt-scovile di Verona, 



135 

pe, hac animi consolatione, praeter illam quam semper in Doo de 
^mpiterna sua beatitudine firmissimam habuit, ad coelestem se- 
em migravit, ut tu aliquando amplissimae illius dignitatis haeres 
ptiinus esses, cunctaque cumulatissime, ut iam agis, persolveres, 
aae utriusque nomine debentur. Quod ut diutissime agere tibi li- 
5at, pro communi omnium beneflcio valde etiam atque etiam opto, 
tque divinam deprecor maiestatem. Vale. 

3. Andreae Antonino Aldus Manutius Paulli Filius, 

Aldi Nepos. 

Gratissimae mihi fuerunt iitterae tuae, quibus intellexi te mini- 
10 locorum intervallo a nobis disjungi (1). Id quam gratum mihi 
lerit, ego. qui meos ipse sensus optime novi, plane scio ; incredi- 
■li enim voluntate me perfusum sensi. In qua tamen aliquid, mihi 
•ede, atque adeo multum molestiae latet. Nam hoc annuo fere 
ampere, quod hie Asulae satis otiose satisque inutiliter (addo etiam, 
nod grave est, valetudine impeditus) consumpsi, nihil me de no- 
a ista tua mansione cognovisse, id perqnam mihi moleste accidit, 
iianti porro aestimare debebam eo me esse loco, ex quo ad te cum 
ellem, facile possem excurrere, tuaque suavissima consuetudine 
ui. Non itaque est, quod multis verbis tuum studium significes ; 
[ enim cum facies, vel me ipsum ignorare videris, vel si me ignorae, 
itris me dissimilem in referenda gratia iudicas. Ego vero, qui om- 
ibus in rebus cum imitari conor, etiam si in litterarum scientia 
linus proficiam, quod a natura pendet, cum tamen eam studio vin- 
3re assidue nitar ; si in humanitate, quod in me est, desciscam ab 



(1) RispoDde il Manuzio ad una lettera di Antonini in daia d'Aprile 1570, da 
stiano, a distanza d'otto miglia da Asola, nella quale nulla v' ba di rimarche- 
•le, se non che rammenta « advenientem Bartholomaoum Giardinum sacerdo- 
na, optimum amicum mourn •>, il quale « admonui ut vos mco nomine salutn- 
t officiofiis^ime, curaretquc ut gx ejus oratione, qui meorum consiliorum par- 
^ps est, inflammatum quoddam meum erga te faroiliamque tuam studium 
irciperet ». In alira del successivo 1 Giugno 1573 gli scriveva: « Dederam lit- 
ras ad te supcrioribus diebus, quibus gratulabar te in scribarum numerum 
) ista republica cooptatum, quod Marcus Rospus propinquus tuus nobis signi- 
^averat: .... quod si falsus rumor est, tamen gaudendum statuo, nam totum 
lidquid est, laudi ornamentoque tuo foret, falsaque laus etiam delectat; pro- 
de fieri non potest famosum semper esse falsum .... Lucubrationes tuas in 
imiliares Ciceronis parens tuus adhuc vivus mihi promiscrat: si editae fberunt, 
tquum est debitum te nobis dependere v. 



136 

illius consuetudine et praeceptis, nae inhumanus sim, el eo nomioe, 
quo solum a brutis distamus, prorsus indignus. Hoc igitur scias 
velim (idque te tua prudentia iara antea scisse reor), quidquid a 
me patreque raeo in tui commodum emanare poterit, ita nos in eo 
elaboraturos, ac si nostra et res et existimatio agelur. 

Gavardus noster (1) abest, sexto ab hinc mense Komaia pro- 
fertus; eum tameii quotidie expeclamus ; id nobis per litleras sigui- 
ficavit. Tu interim vale, nostri memor. 

Asulae, VII idus Aprilis MCLXX. 

P, S, Scripsi raptim, in summa temporis angustia, cum Giar- 
dinus (2) statim se discressurum diceret, animoque non admcxliim 
tranquillo. Nolui tamen non respondere tuis suavissimis litlerb, 
praestareque duxi aliquid scribere, etiani si male scriberem, quam 
prorsus nihil scribere. 

4. RiCHARDO SCELLEIO (3) PRIORI AncJLIAE 

Aldus Manutius Pauli filius, Aldi nepos, S. P. D. 

Non equidem vel negligeiitia mea, vel ulla tui oblivione fa- 
ctum est, vir amplissime, ut hucusque, quod proniiserain, non per- 

. (1) Di queato Gavardo cos\ scrivova CamiJIo Pal(H)tto od Aldo nel Dicerobre 
1589 da Pisa: « Hie ig-itur adsiim. cocliquo huius tenipcrio atqiie praoisUntian 
virorum consuetudine niaxinie dolector, in priuiieque I-»aelio Gavardo faniiliaw- 
sime ntor, nequo ullum is officii aut amoris orpra me si^nurn praeterniittit.de- 
qne t« ipso plurimus et perhonorificus inter nos sermo ». Anche 1' Antonini 
cliiede di lui ad Aldo: « De Laelio Gavardo quid sit, et si in ticinensi ctvitite 
sit, avco intellig'erc ». Paolo Sncrato scrivendo pure ad Aldo (Dicembre 1585!f 
dice: « Laelium Gavardum, quern complecM cupio, meo nomine salvere jube*. 
E un G. B. Ollvi (7 Luj^lio 1580i: « Gavardus minime t;irdus nee parum eflox 
et nusquam cunctator, eruditus omnibus ac bene sciens >•. 

('2) Nel 1372, avendo Aldo sposato Francesca Lucpozia Giuuto, flprliadi U- 
cantonio, capo e fondatore df*llo stabilimento tipof^raflco che portova il rao no- 
mo, stabili la sua sedo a Vonezia, trasferendovisi da Asola, ov'erasi portatonri 
1568 da Padova, ove studiava diritto, onde racco{?liorvi a uorae di Paolo !*««- 
dita del defunto Manuzio, allora morto nel Novembre. 

(3) Due rami ricordansi del ca&iito Shellev, ambedue orlondi dolla cooiettf 
Sussex, di cui nno recava il tltolo d(;Ila contea, Taltro di baronetto. Non apptf* 
a qual di questelinco appartonosse il priorr qui nominato; e^^ll era perb i^ 
maestro dei cavalieri fferosolimitani in Inprbilterra, e di lui evvl nn breTetcrit- 
to, con cui, citando passi di vari auUiri, tenta provarc cbe Costnntiiio Blagno h 
Britanno. Una sua lett<'ra scritta in Venczia, colia data del 4 Genna:o iWi 
sullo stesso argouento 6 diretta al cardluale Suntiquattro. Scrisae pun 4i 



187 

lolverim ; alteram enim humanitas tua, alteram natura mea non 
latitur. Quid igitur, inquies, obstitit? Audi, quaeso, quid caussae 
uerit. Cum ipsos undecim menses negot is tribuaraus, aequum ma- 
ores nostri merilo iuiicarunt, ut in extremi mensis aliquot saltern 
liebus nobismetipsis ronsulamus. Nobismetipsis cum dico, animis 
tostris di-'o; meqiie, quin hoc ipsum tibi videatur, summa viro 
eligione prudentiaque in primis praedito, in mentem umquam ve- 
lil dubitare. ItaqU'> me ipsum iam tuo nomine culpa liberavi. Hoc 
lUtem feci humanitate tua fretus, quam admirari omnes qui te 
lorunt. numquam desinunt; mihi eam quoque experiri meo bono 
[uodam fato conti^it. Quid enim dicam de allis tuis praeclarissl- 
nis aninii doli!)us ? Cum maximas divitias, quas alii quasi principa- 
um quoddam expetunt, easque assecuti omnibus fere rebus ante- 
lonunt, tu pro catholica Christi religione spernendas duxeris, ani- 
num quippe tuiim diuturna bene agendi consuetudine confirma- 
um, non casus umquam uUus, non fortuna mutavit; ipse tibi con- 
tas in recte factis, ipse tui iam dissimilis esse non potes. Facit lioc 
atio, qua qui ducitur, aberrat numquam; at qui subito quodam 
itmtis inipetu incitantur, hue illuc diversi feruntur, et cum re.se- 
erit impetus, plane languent; ita non est laudis posscssio diuturna. 
'u vero .... sed quid ago ? Reserventur haec in alium locum a- 
udque tempus ; nam si tibi ipsi quae laude digna cogitas aut agis, 
oner exponere, inepte faciam, nee modestia tua patiatur; quippe 
um ames ilia, unde oritur gloria, ipsam vero gloriam valde non 
xpetas, praeclare; virtus enim mercedem nullam desiderat, seip>a 
audet, extra nihil quaerit. Petendum igitur a summo Deo summis 
recibus nobis, ut te diu servet incolumem, ut eos ex te percipere 
liquando fructus possimus, qui maximam catholicae religionis 
laeque simul patriae utilitatem afferant ; quod ut est summopere 
ptandum, ita pro eximia eius in nos dementia, quin futurum sit, 
rorsus non desperandum. Tu vero, amplissime idemqtie omnium 
umanissiihe, si nie ea, qua complexus es, benignitate fruendum 
msebis, maiore me obstringes beneficio, quam ut ull i umquam 
itione a me persolvi possit : beneficium quidem ipsum tamdiu nie- 
oria prosequar, quamdiu excogitasse me aliquid tua praestanti 

ilta nel 1566 una leUera a Hufflielino suo iiipote, di cui evvl copia neirAm- 
jsiana, De vera chnitianae nobilitatis existinwtione^ in cui fa cenno della sop- 
>8sioDe deH'ordine dei cavalier! di Rodi, e ricorda alcuni de^suoi avi, Riccardo 
liacouio, noil che la distruzione degli Archivi delPordine di S. Gio , avvcnuta 
LoDdra n'ei 15G0. 



138 

dignum virtute sentii. Peto igitur a te, ut quern aliquando non 
ingratum esse intelliges, eum interim ut memorem diligas ; quod 
ut putem impetrari nullo negotio posse, tua mihi non modo singtt- 
laris humanitas, verum etiam constantia persuadet. Vale. Vene- 
tiis, XIV kalendas Mali, MDLXXI. 

5. PR.4ESTANTI VIRO HUOONI BlOTIO AMICO SUO ViENNAM. 

Nolo nmltus esse in ea re, in qua verbositas et scribenli el 
legenti molestiam possit afferre. Venetiis vivimus, sed male vivi- 
mus, cothurnicos (?) ut ita dicam, quotidie inspectantes. Apud me 
recte esse cupio et spero ; domi tamen in familia nescio quid in- 
coinmodi accidit. Ego statim me domo abdicavi, alibique indusus 
dogo. Quid vos ? Undique Pontus, ut ille ait. Si quid in eo elabora- 
veris, quod Crato (I) discedens tibi tradidit, gratissimum feceris, 
et magnas tibi babebo gratias. Amico operam praesto, qui saepe 
saepiiis ad mo veiiit, ei ego omnia cupio. Fac Labbe solvat. Quod 
scripserat Crato, an tu? Hunc Gravatium fratrem habere; nee se 
duobus solvere posse, soniot solvat, vel mihi tibive pro eis tradat; 
ilei'iim se non soliiturum certo promittam (2). Bene vale. 

Venetiis, VIII kalendas Seplembris MDLXXII. 

Aldus Manucius. 

0. S. 

Cur ego tibi, eruditissime (3), addo etiam humanissi- 

me, litteris molestus esse dubitem, eius praecipue filius, quem Ifl 

et tantopere vivum amasti, et mortuum quoque in tuo de 

libro mirifice laudibus ornandum censuisti? Nae ego, cum plurimUD 
tibi pubUca caussa me debere antea intelligerem, nunc, cum ad me 
parentis demortul aes alienum pertineat, immensum quantum et 
quantum a me vix aut ne vix quidem exprimi possit, debere noo 
solum fateor, sed etiam ingenue profiteor. Hoc igitur credas vdio 

(1) Giovanni Cratone ora medico dellMmpcratore Massimiliano II, delqwli 
8i ^ p^-ta parlato nntt^ccdentemente ncHe note alle lettere di Paolo Manniio. 

(2) Le soverchic eHisai, dt cui faceva uso Aldo neUe sue epiatole, ipM» 
aflTrettate, e la sua iiicgualo scrittura, non di rado indecifrabUe, rendoooiMti 
oscura anche questa Icttera. 

(3) 1^ laeune, c\u\ \'c^ixo\m in quosta Altera, sono afbtto conforml a ^M^t 
deU'autof^rafu, pel cht^ non appare a cbi essa Bia diretta. 



189 

aflSrmate, esse me unum ex lis, immo praeripuum esse potius, qui 
tua inerita a^l astra ferat, et te semper In ore amoreque habeat. 
Quod ut tibi signifl^^areiii, fecit eadem mea observantia , elsi haec 
scribens iacerem in lectulo gravissime affliclus. Quod erit in causa, 
ut pluribus te non detineam iis occupatum, quae singularem et tibi 
gioham et posteris fructum pariunt. Haec bibliopolae festinanti fe- 
stinanter currentique calamo, ut vides, incommode exaravi, ut soi- 

res me tuum esse. Bene vale, et eruditissinium hominem 

ante aliquot annos a me cognitum, quem istic esse audio, nisi grave 
est, plurimum a me salvere iubebis. 

Veneliis, VI kalendas martias MDLXXVI. 

7. UaoNi Blotio (I). 

Quo loco sis, cognovi ex litteris tuis, quae plurimum mihi do 
Jectationis atlulerunt, cum dicant te bibliothecae caesareae prae- 

(\) Ritiponde qui Aldo alia sepuente lettera del Blozio: « S. P. V. C. In- 
eredibili occupationum concurau inipeditua, phiribus tecum, V. C].'"^ apere 
prohiheor. Nunc ifritur tantum Cratonis nostri, tui sano quam cupidi et stu- 
diosl, ad te mitto, scripturus proxime pluribus, si has certe rcddilas cogrnovcro. 
Interim vehementer a te peto, ut banc pedis romani vcteris mciisuram examines, 
an vera dici et haberi possit, nam mea plurimum interest hoc compertum ha- 
bere. Magrnopere etiara scire desidero, an Muretus et Victorius adhuc supersint. 
Desiderius Labbeus impostor imprudens me semper evasit, clam se et Inopinnto 
iam saepius Vienna in aulam proripiens ; sed sub Pascha, revertcnte hue Cac sare, 
curabo ut hominem vanum constanti ausu adoriar; non enim vereor ne offon- 
dam nebulonem, qui In re tam exif^^ua famulo facit injurinm. Honores tibi 
aaetos jrratulor, eosque tibi et Reipublicae salutares esse exopto. Ncs in Caesii- 
rea Bibiiotheca desudamus, et in schola in arte oratorin nos publico stipendio 
exercemus. Utinam igitur mihi hac in facultate tyroni patiis tui disciplina do- 
ctiflsimi disertissimique mehercle viri, ex libris ipsis fldiun^ere possem ! Ropro ut 
qoo8 hoc in genere scripserit et ediderit, aut tu, t ruditissime Aide, propediem 
edituruB sis, significare velis. Vale. Ex Bibliotheca Caesarea, cui adjunctnm 
habito 'fomicilium, mihi Caesaris bibliothecae Maximiliani im})eratori8 sumpti- 
bus exaediflcatum. Viennae, 25 fpb. 1577. Tui nominis tuomerito studiosissimus 
Hugo Bix)tius ». - In una del precedento 20 Marzo 1576 scriveprli: '• Dicam te 
niibi in hac mea Bibliothecae injpcratoriae administratione niagno esse orjia- 
mento posse, me quoque tibi commodo et voluptati. Interim hoc a te peto etiam 
atque etiam vehementer, ut avi et patris tui imagines binas una cum diplomate 

insignium vestrorum imperatorio ad me curare velis Causa enim non est 

levis, cur talium virorum monunienta in Bibliotheca Caesaris in sempiternam 
poeterorum memonam extare velint >>. A' 30 Maggio 1576 scrive: « In Polonia 
arx Loskum a 50 Loskii militibus praesidiariis infoliciler defeusum a Batthorio 
est captum .... Nudius tertius artis oratoriae professor in Academia viennensi 



140 

fectum, et in arte oratoria publico stipendio exercere. Haec quart 
vis ob ingenuos mores doctrinamque tuam mihi nova non sint, 
gratulor tamen quantum debeo ; debeo autem plurimum. 

De scriptis patris mei, quod scribis, nihil est editum, quod 
non te scire, vel omnes potius, putem. Quae iam edenda sint, sunt 
Commentaria in Ciceronis Epistolas familiares et in Orationes. Nam 
de meis te rogare, quid simile ? Si me in studiis negligentem esse 
dicam, et ad eam adspirare laudem negem, quae summa est, supra- 
que vires imbecillemque valetudinem experiri, mentiar. Hoc enim 
natura omnibus insitum : multo magis mihi, cui avita paternaque 
laus ob oculos versatur ; sed posse me, quod conor, aliquando con- 
sequi, vix umquam arbitror, cum quam difficilis sit litterarum via, 
optime iam expertus norim, et quantum ingenio valeam. 

Pedis mensuram a te missam veram puto ; ea dividitur in 
palmos quatuor, rursus in uncias duodecim, quae iterum in sicilicos 
48 (1), cum singulae unciae quatuor sicilicos efficiant. Id tu parte 
poteris facillime notare. 

Auctos mihi honores quod gratularis, plurimum tibi debeo, sed 
hi plurimum mihi temporis studiis eripiunt (2). quod tamen liben- 
ter facio Reipublicae caussa, cui omnia me debere, si bonom me 
virum esse, qualem cupio, volo, profiteor; quid, si aliquando ad vos 
aliqua de caussa excurram ! Faciam id perlibenter et publica caussa 
et vestra meaque. ut Cratonem meum amplexar, eiusque humani- 
tatem, litteris testatam suis, sermone privato gustem. Bene vale. 

Insignia quae dicuntur Ruscelliana (3) , hie denuo imprimun- 
tur ; nesnio an istic sit aliquis ex nobihtate primaria, qui huiusmodi 
rebus delectetur, suumque insigne scriptis illustratum in hoc volu- 



Bum declarntus : maneo nihilominus etiam Bibliothecae Caesareae praefeetoi, 
quae meis studiis valde commodabit » ; cd altrove: a Litteras ad Cratonem hmm 
apertas reliqui, Don alio sane consilio, quam ut its, quae de Gallia soripri, leetbi 
quo vis sigrillo a te obsiff'natae, tuisque ad Cratonem litteris conjunctae VienBia 
mittantur » (Padova, 26 Settembre 1572). 

(1) II Sicilico corrispondeva a due dramme, ottava parte delPaaae, oaiila 
quarta parte dell'oncia. 

(2) Alludesi qui alle cariche di professore di belle lettere e letton neto 
Rcuole deUa Cancel leria veneta, ove istruivansi i giovani aspiranti aile ftmaoii 
di sep^retirio del la Republica. 

(3j Parla^i qui delle Imprese lUustri di Gerolamo RoscelH, o apiegaiioM' 
ernbleml ecc., in tre libri. Egli scrisse anche un discorso iotomo airinnuiMi 
delle Imprese, dellMnsegne, de' Motti e delle Livree, che ta atampato in 
al Rtigionamento di Paolo Giovio sopra i moHi e ditegni d* erme e d\ 



141 

) esse cupiat. Odorare, et si quid intelliges, quod tamen quam- 
lum fieri curabis, ad me scribes. Haec cujusmodi sint, nosse te 
; hoc eo dico, ne si aliquis id velit, aeneam figuram et reliqua, 
\ ad hanc rem pertinent, nobis delineandam private sumptu 
iquat. Quod tamen uni tibi dictum voio ; reliqua tu pro tua pru- 
ia, nam haec tibi pro piuribus esse, certo iudico. Si Sambuco hoc 
tnanicaveris, recte facies, eique me plurimum commendabis (1). 
Consilii villae Tarvisinorum, idibus Aprilis MDLXXVII. Ve- 
18 eras reversurus. 

8. Aldus Manutius DmAco Pyrrho Lusitano S. 

Accepi Galli elegiam et quae simul misisti ; curabo ut satis 
ierio tuo fiat. Ue poematis tuis vellem meiiore fortuna mihi 
iceret; nihil a te peterem; sed cum is sim, qui sine summoin- 
modo amicis non possum in hujusmodi rebus operam meam 
re, parcas, quaeso, si contra voluntatem et contra animi mei 
urn cogor ita tecum agere. Neque quod petii, id est eiusmodi, 
tcte supputes, ut tibi molestiam exhibere debeat ; sed mihi is, 
tuas reddidit, dixit nescio quid de libro cujusdam. Fac opus 
etias afleratur ut videam ; cognosces quanti mihi sit tui simili- 
morem gerere. Id ei dixi ut ad te scriberet ; id ego quoque 
tK). Neque est, quod piura possim scribere, et haec raptim. Vale. 

Venetiis, XIII kalendas martias MDLXXIX. 

9. Paullo Melisso (2) comiti palatino et equiti. 
Mitto ad te octo volumina Ciofani (3); quatuor tua sint, ex 

1) Oio. Sambnco ungrherese, di Tyrnau, poeta ed iusigrne medico ed uno 
ill dotti scrittori del secolo XVI, oltre ad aloune opere storiche e di leitera- 
latina, scrisse gli Embletnata et aliquot nummi antiqui operit, stampata 
I prima volta nel 1564 ad Anversa, dedicata all'imperatore Maseimiliano II, 
1 era consigiiere e storiografo. Fu amicissimo ancbe di Paolo Manuiio. Ad 
laa lettera del 30 Dicembre 1562 ad Aldo, aggiunge questi versi : 

Hoc tibi Sambucus Jano renovante kalendas 

Mittil iooffensae pignus atnicitiae. 
Cur maiora negat? Cupidus quia perferet ipse, 

Neve odisse putes iion aolet obruero. 

2) Da sue lettere del Geonaio, Febbraio e Mano 1580 al Manuzio, rilevapi 
j^li dimorava a Padova nel «< nel borgo de Vignali in casa de mad. Sosanna 
Bca». 

3) Brcole Ciofani da Sulmona publicd una nnova edisione delle Metamof^ 
l^Ovidio eon osservazioni e note coi tipi di Aldo 11 giovane ncl 1575; cinquQ 



142 

ialiis quatuor unura Pinello, unum Aicanlo dabis, unum Mercuria- 
li, unum Guillnndino, quos meo nomine s:.lulabis. Tu me ama. Vale. 
Venetiis, pridie kalendas marlias MDLXXIX. 

Aldus Mannuccics. 

10. Aldus Manutius Dicaco Pyrriio (1) Lusitano S. D. 

Et araavi te antfa ignotum de facie, miiis doctrinam inagnifa- 
cerera scriptis testatam tuis, et vero nunc ex lilleraruiu tuarumhu- 
manitale tantum accessit ad meani in te bent^volcnliam, quantum 
vix credidisscm. Perspexi enini ex eis ingeniuai tuuni et singulareiu 
quamdam iu doclos homines proj)ensionem ; (juo nomine quantum 
tibi debeo ! De patre quod dicis, quodque in iisdem litteri;? suavi^si- 
mum nomlnas, ago tibi, ut debeo, gralias, babeboquc dum vivam. 

Illud permolestum accidit odem tuam de Flaminio (quo virof) 
periisse(2). Utinam menliar, tuque eam aliquoin loco reperias;sed 
in scriptis tamen douiesticis earn non extare sanote offirnio. 

De vigiliis tuis, qui ingenium, iudicium, doctrinam non Ji- 
cam amet, sed admiretur, cur non omnia tua caussa velis ? Ego ve- 
ro omnia mea et tibi et litteratis oinnii)U.s liberaliler polliceor at 
defero ; quod si tu significaveris quot folia excusa fatura sinl, qua- 
que forma eas velis, simul quotvolumina impressa tibi veils redtli, 
ut amicis partem tribuas, partem etiam venalem proponas, cla- 

anni dopo diedo anche i Fasti dcllo st<>s.so po^»ta cffiuilmj^nte il lust rati, e nel 
1581 il libro in P. Oridii Nusunis Elegias de cruce et de mcdiramiue faciei 6^ 
vatiuneSj opoftcolo assai raro; infine nol 1581 publico le Locuzioni tolgori t li- 
tine di Cicerone^ ma non coi tipi Manu/iiini. - Qupsta lettora piuttosto che al 
1579 sembra doversi riferire all' anno seguente, niassime se si ponga menteill« 
lettere del Melisso. 

(1) II Pirro scriveva da Ragusa a' 15 Gennaio 1580, esprimendo il deriderio 
che <f omnes meae lucubrationes ab olRcina tua prodeant; vester enim iUeMto 
anchora obvolutus vel malo libro bonum gouium conciliat ». 

(2) Marc'Anlonio Flaminio d'Imola, flglio di Giannantonio, dotto ancb* 
fw assai caro a' suoi contemporanei ed ammirato pel grande siio sapere, 
lo mostrano le sue opore in prosa e in verso, e fu molto onorato con illustri 9r 
riche ed ouori dalla Corte di Roma ; mori nel 1550. I suoi scritti vanno singoh^ 
mente pregiati per rara eleganza e leggiadria ed una dolce amabUiti. SiU* 
perdita deU'ode su Flaminio, U Pirro scrive: « De lyrico carmine non irf* 
ampUus sis sollicitus; levis jactura est, nam sine meo praeconio vivet Flinf>'^ 
memorial); ed aggiunge: « Illud autem animum meum pungit, quod bMl 
italus cum germanis de religionc sensisse a plerisque credatur, apagctii Cff 
istis iDcendiariis carnificibus, prae quibus Immanes Scytae hominum drUohi^ 
derl possuDt ». 



143 

IS aliquanto tibi sententiam meam patefaciam, quam tamen cum 
ssim nunc (juoque perscribere, volo tibi notam esse. Quot igitur 
lia integra impressus liber habebit, tot scutatos quaero pro cen- 
[n voluminibus, quae tibi vel cui voles dabuntur (1). Reliquum 
l,ut me tuum esse dicarn ; serius autem ad tuas rescribo, datas 
stridie nonas octobris, quod abfui Romam profectus, unde nou 
m reversus sum, quam XV ab hinc dies. Bene vale. 
Venetiis, III idus Decembris MDLXXIX. 

11. DiDACO PyRRHO LUSITANO. 

Mitto tandem ad te Proverbiorum Salomonis exemplura, quod 

t et minori charta et minoribus cliaracteribus; si volet auctor ex 

exemplaria 525, solvet libr. 12 singulis foliis, si volet 1100, 

Ivetlibr. 21 singulis foliis. Sin ex eo quod est raajoribus cha- 

cteribus(nam etsi quatuor folia ad te mittam, duo tantum sunt 

varietate characterum), pro 525 libr. 14 singulis foliis, pro 1 100 
p. 21 singulis foliis. Ita librum habebit impressum, nee pro licentiis, 
que pro nulla alia re, neque pro correctione aliquid aliud solvet. 

Et carmina tua et Galli (2), quae prius miseras, edentur. Tot 
pis oppressus fui praeteritis mensibus, vix ut respirare potuerim. 
lod est in caussa, ut prius non rescripserim, et nunc brevissime. 
posterum non desiderabis diligentiam. Bene vale. 

Venetiis, nonis Septembris MCLXXX. 

P. S. De Croto (?) te audisse sacius est; carmen eius ad te mit- 
; viginti annos natus et in omnibus ita excellit, ut omnes superet. 

12. Praestantissimo vmo Claudio Puteano (3). 

Occasionem mibi oblatam avide arripui te salutandi. Venit ad 

(1) Sembra che qui 11 Manuzio parii deir operetta in versi, stampata coi 

1 tipi Del 1582, « De illustribus familiis, quae hodie Rhacusae eafant, anno 
LXXXII, kalendis jauuariis, ad aroplissimum Senatum Rhacusanum Dida- 
Pyrrbus ». A questo opuscdlo di 16 pag. in. 4.° ^ premessa un^avvertenza dl 
al lettore, in data del 1 Giugno di queiranno. Altri poemi di Pirro non fu- 
D •tampati da Aide. 

(2) A questo proposito il Pirro scrivea nella precitata lettera: « Mitto Gallt 
^m multis in locis vitio temporis corruptam ; utinam integram et scboliia 

UloBtratam brevi nobis resUtuas ». 

(8) E quel Claudio Dupuy, cbe avea preparato un^edizioae delle Storte 
^ Velleio Patercolo, o mandatala airamico Aldo per sentirne il suo avviso« 



144 

vos lacobus Antonius Zonra, oratoris veneti secpi^tarius, iuveois 
probatis moribus, et qui sibi facile omnium amorem conciliet. Ta 
si quid officii in eum contuleris, scias volim lam milii fore id gra- 
tum, quam quod gratissimum. Neque in hoc pluribus utar, qui te 
norim. 

Stegano graphiam Tritemii (I) pro certo habeo gallice ver^ 
sam de Vascotani typis anno MDLX quadrala forma prodiisse. Hanc 
si ad me, etsi gallica sit, perferendam curabis, noli quaererequo 
me beneficio devinxeris; hoc tantum dicam, nihil hoc tempore te 
mihi gratius facere posse ; vicissimque tu aliquid mihi oneris impo- 
ne, quo meam tibi benevolentiam declarare possim. Plura breviUs 
temporis scribere me non patitur; haec enim properanti Zaocbae 
dare omuino volui. Bene vale, et me tuum esse scito. 

Venetiis, kalendis Maii MDXXCII. 

Aldus Manncccius. 

13. Francisco Zavae (2) Aldus Mannuccius. 

Ex mearum litterarum tarditate agnoscas, quaeso, vir huma- 
nissime, gravissimas occupationes meas, agnoscas etiam ac pro- 
bes, rogo, amorem meum erga te, meumque de tua benigniUte 

Qtiesti fece suo quasi compIetnroeDte il Invoro del Puteano. scPirliondone iliM- 
\i;\\o delle sue note, e frammischinndovi akMine cose do! proprio^ ma prive d'alenn 
valore letterario, e stampo iiel 1571 il libro. Quosto atto di slealta e pirateria 
fii biasimato vivamentc dai critici, e lo stt^sso Dupuy ponsuiva poi di pabiioff 
quelle Storie colle proprie note autentiche, ma la morte gli impede d^effettoinil 
8U0 divisamento; tuttavia quella stampa ebbn luogro'nel 1CU8 per opera di CI. Al- 
berto, cbe Tag^iunse alia sua edizione di Tacito^ inscrendo tiitte le note di Ph 
tercolo Insciate dai Dupuy, dalle quali rilnvaHi a cbe riducevasi il lavoro di Aldo. 

(1) 11 Tritemio. storico e abate di TritttMjbeim e di Spanheim, aatorf di 
molte operp, oltre alia PMgrofla^ Ktamp6 anobe un trattato di SUnognphiti^ 
Steganographia, hoc eU Ars per occuUam scripturam anUni sut voluntdiem fftet- 
tibug apetiendi certaA' Apologetica defetisio Stenograpkiae e la Stegimognf^ 
Tindicatoy reserata et Uluitrata. La sua p:rando erudizione Tavea fntlo chiuiiaN 
magiae naturalis magistro per/ectissimo, Nacque Del 1462 e mori tal prine^M 
de) secolo se^uente, nel quale furono ristampate le sue opcre. 

(2) Era di CremoDa, ove dimorava. Scrivendo egli al Manuiio il 18 LosVi 
1585, dice: « Nibil nobis duloius, quam tecum in snburbano meo, xM Uledtfti 
ruris bibliotbpca dedicati vicinam videt, unde lector urbem, diutint ooDBonfL 
Veni nobis maxime ezpectatus » ecc. In altra deirOttobre 1584 dioegll: « U* 
tua mibi Ciceronis Topicorum dedicatio multos conciliavit amlcos, 
tinuit. Oratias quae possum, non quas debeoj ago et babeo; refiBnm, ri 
Qccasio ». 



145 

iadicium ; quae omnia rnihi persuadeut, ut tecum amanter et coa- 
ideater again; cunique ad te srribam, arbitrari iiceat me ad eum 
(cribere. cui esse carissimuiii, anlequam me praesentem noverit, 
degantissimae doctissimaeque eius epistolae testatitur. Ego tamen 
lunquam me a te vinci passus sum, iieque quidquam magis mihi in 
>ptatis erat, quam ut una tandem dies te mihi insinuaret, egoque 
A tuos amplexus liumanissimos venirem, tuque intimas animi mei 

)artes singulari prudentia tua intuHreris, ut aliquid ad a- 

norem tuum erga me accedere posset. Quod feliciter ex voto con- 
i^se ex tuis litteris, quas iamdiu accepi, amoris et humanita- 
is plenas, farile mihi videor cognoscere, idque mihi semper erit 
Lam gratum, quam quod gratissimum atque magis, si ut coepisti, 
nterdum ad me srripsoris, efiiriesque ut iis me esse oarum intelli- 
jam, qui mihi sunt carissimi, quique s(?u)per apud me atque prius 
ipud patrem meum maximo in honoro atque observantm fuerunt. 
Oum enim patris mei, quisquis ille fuerit, haereditariam benevolen- 
iam tueor, eius eliam amicorum haereditale miridce laetor. Quam- 
>brem praestantissimos viros Sfondratum episcopum (1) et Ga- 
eatium Brugoram praetorem (2) sahites meo nomine, te etiam 
itque etiam rogo ; quod si etiam feceris cum Turretino, Tollen- 
ino, Avelinio, Tartinio, mihi rem gratissimam facies ; uxori tuae 
lobilissimae, pudicissimae mulieri, suavissimo RUo tuo nomine meo 
)larimam salutem dicas, summopere opto. Laelius Gavardus no- 
iter, quem ego unice diligo et a te diUgi mihi carissiraum est, 
ibi has meas reddet; nil addam, ne tibi injuriam facere videar. 
Tuos omnes saluta. 

Venetiis, III kalendas quinctiles MDLXXXIII. 

14. Ornatissime Nicodeme (3). 

Tuas accepi mihi gratissimas litteras, quibus brevissime me 
•espondere cogit necessitas et temporis brevitas ; instat enim qui 

(1) NicoI6 Sfondrato, vescovo dl Cremona dal 1660 al 1590, creato cardinale 
el 1583 da Greprorio Xlli, indi papa ncl 1500 col iioine di Gregorio XIV, suc- 
edeodo ad Urbane VII. 

Un M. Lorenzo Torreutino era un libraio di Firenze verso la metk del ae^ 
olo XVI. 

(2) Una lettera del crcmouese Zava al Manuzio del 15 Gennaio 1582, dice 
lalaesso Brugora «r senatorem praetorenique nostrum ». 

(8) Nicodemo Frischiin, di Balingen uel Wiirteiiiberg, del quale si banno due 
perc: Qntreztionum grammaticarum lihri VllI ea ptvbatidsiMti auctoribuif 

10 



146 

ad te discessurus est. Accepi a D. lacobo Kening scutatos trigiuU. 
Libri tui sub praelo erunt proxiina hebdomada, et mittam ad teqaot 
volumina scribis. Tu vero mihi curabis reliquuin pecuniae qoam- 
primum, noii eniin eo loca nunc temporis sunt res meae, ut possiq 
pracstare quod volo. Facias igitur ut saltern triginta aliiscaUti 
mihi reddantur ad hoc opus perficiendum ante nativitatem Domini; 
reUquum quod erit, acceptis Ubris a te, mihi dabitur pro nostra coo- 
ventione. Interim typographia non cessabit, polliceorque tibi bona 
fide facturum me omni diUgentia, ut tui libri tibi perplaceant vd 
chartae bonitate, vel emendationis opera. Plura non possum, com 
maxime vellem. Scribo enim tuas non liabens, quas domi reliquL 
Bene vale. Venetiis, ex domo praedicti d. Kening (1), die D. An- 
dreae, 1583. 

Tuus ex animo Aldus Mannuccics. 

15. Paullo Sacrato Aldus Mannuccius S. 

Sllentium meum, optime Sacrate, ab occupationibus profectom 

collecti a Nicodetno FrischUno poeta laureato, comite palatine caesarto\\^ 
Iiime in S.** di pa^. 432 cd altri 8 fo^li preliminari, con dedica e prefazione. Fk 
soguito a questa la StrigiUs Grammatica, qua G^ratnmatistarutH qmarMmitm 
sofdes^ arti liberalissimae adspersae, deterguntur, di 107 pag. e 7 fog-Hetti d'in- 
dice cd errata cjrrige. Questo ha la duta di \ enozia, 15H3, mentre il preoedeuti 
quella doi 1584, ed una dedica in 18 vcrdi endccasillabi « ad Dobilisumtuu ^ 
litteratissiuium virum D. Georgium Chisciium, dominuxn in Kalterbroun ct 
Ganviz et C. dapifurum comitatus Goritiani haereditarium, sereDissImo Arehi- 
duci Carolo a consiliis ». Altre opere deiristcsso autore, oltre quelle stai&paM 
dal ManuziOy sono : Grarnmaticae Graecoe cum latina ttrt congruemtii pM 
/7rt/9i(7, Holmstadii, 1589, di 509 pagine; De Astronomicae Artis cum dodiM 
coelesti et natarali pkilosophia congrucntis librt V; Francoforti ad lloeooBf 
158G, di pag. 470; Operum poet icor urn Nicodemi Frischlini BalingemU tm. 
pal. etc. Pars scoenica, cootenente sei comcdie e due tra^e-iie ; Carmn ^ 
astronomtco horoljgio argentorateusit Strasburgo, 1575, colle otaervaziooi H 
Guglielmo Silandro; altre opere son ricordate nel tomo XIX delle Memoriedi 
Niceron. Fu egli un celebre filologo tedusco, occup6 lumiDOsaxnente vftrieealti- 
dre di astronomia e letteratura a Tubinga e Laybacb ; ma perseguitato da ii^i- 
diosi uemici. cbe ne laceravano la faaia e lo denigravano presao il duca dl Wii^ 
tcmberg, che erasi dichiarato suo protettore, fu rinobiaao nella fortena^ 
Aurach, da cui tentando di fuggire, precipit6 su un dirupo, sfracellaadovifl.il 
29 di Novembre 1590, in eta di 43 anni. Fra i suoi nemici uno de* pift aoouiti 
fU Martino Crusio, bug confratello ueirUuiversita di Tubiuga. 

(1) Era un mercante Carniolano. 11 Frischliu a\ea il di precedtule 19.111 
al Manuzio, dandogli istruzione sul inodo della stampa di alcuni suoi cpigruAi 
in biaBimo di alcani lutcrani tedoacbi. 



147 

lihil de amore detrabit. Utinain ita ferrent negotia stuJiaque raea, 
It tecum (I) aut loqui aut per litlera^s colloqui saepius possein. Nae 
n diligentiam in me no:i desiderares, quaui taineii, tranquillitatem 
am quasi adeptus, fortasse libi, vel cum foenore, rependam. Sed 
ranquilla quae, duiii hac utimur vita, speranda? Aut tranquilie 
dvemus cum Deo, cuius amor ipsa tranquillitas est, aut in omni 
rita semper erit aliquid, ({uo fluctueinus. Haec me ita stimulat so- 
idtado, ita pungit cura, ut aliquaudo novam ordiri vitam, si pos- 
tal, cupiam. Sed ad praeteritam respiciens, quam retexere non 
icet, ingemisco ; quod si tibi animum raeum liceret iiitrospicere, 
[ualem videres conilictum novarum cogitationum cum veteribus 
lugnantium ! Hoc lis debeo, qui, nihil ut iis deberem, omni studio 
rant conati ; verum victrix, spero, regnabit bonitas et ea sapientia, 
{uam vetus Acaderaia non cognovit. Equidem mihi hoc non ar- 
"Ogo, ut fortis sim in ratione vera ; sed interdum tamen ita sum 
^on imbecillus, ut raorbos etiam prope desiderem, quod eorum 
joamvis magnam molestiam saepe intelligam beneficio compensari 
nulto maiore, ut animus noster, effusus antea in admirationem et 
mpiditatem rerum inanissimarum, admonitus recolligatur, et aucto- 
rem suum seque pariter agnoscat. Quod si ita est, summe genitor, 
lerennem morbum mihi da ; sit unde corpus langueat ; hie autem, 
{oi hucusque aegrotavit, animus valeat et vigeat. Satis iam erra- 
um est, et monere dies videtur, mature ut redeamus in viam, ne 
^onctantes aeterna nox opprimat. Sed quis ego sum, qui ipse hoc 
me putem posse ? Homo sum, qui seiungar a meipso sine Deo ? Non 
snim haec puto esse neque virium nostrarum, quae pro re satis 
Irmae non sunt, neque eius artificii, quod si esset uUum ab humana 
[iradentia, ego id de te praecipue exigerem, qui maximorum homi- 
lum, in iis Jacobi Sadoleti cardinahs avunculi tui, consuetudine 
3t optima natura duce, es assecutus, ut omnes te, tamquam exem- 
plar, ad imitandum sibi proponant. 

Sed, ut ad me redeam, ne mei ipsius oblitus esse videar, quis 
^t ille tarn perfectus artifex, qui conformare possit animam meam 

(1) Paolo Sacrato. fcrrarcse, era nipote del cardinale Giacomo Sadoleto, al 
[aaleera carissimo. Fu canonico nella sua citt^ natale, ed imit6 ep^regiaraente 
*illustre sao zio ncU'eleganza del sue scrivere latino. Si hanno di lui alcuni 
rommenti bibllci ed alcunc lottere fainl^liari. Scrivendo ad Aldo nel Dicembre 
665, in fisposta alia presente, una lunga lettera di consigli moral!, gli dice: 
: Qaemadmodum antea semper uti tllium te mirifice duxi, sic et nunc in eadem 
nm sentcntiOj et amplius propter excellentem tuam \irtutem te plurimi faoio », 



148 

turpi contagione deformatam ? Unus ille snmmns opifex ad suam 
opus nisi accedat, ipsi frustra raolieraur. Et videlicet cogitare mmis 
de hac vita, in qua diversamur celeriter abituri, sapientiae non est; 
quanto igitur praestat, incerti comraodibrevem usuram negligentes, 
ea curare, quae semel assecuti numquam ainittemus ? Cursum hunc 
tu tenebis ; ego te ducem longo intervallo praeeuntem, ut spero, 
tamen sequar. Interim, dum vivimus, eiliciamus ut alii non solum 
nobis, sed et posteris quoque nos vixisse intelligant ; quod cum tu 
elegantissimis et doctissimis scriptis sis assecutus, est cur tibi plu- 
rirauin, immo posteritati omni, gratuler, mihique gaudeam, quod in 
eorum numero sim, quos tibi addictos futura saecula intelligent 
Quando igitur amore me tuo dignum iam iudicasti, fac ut diligas; ego 
te amabo semper, observaboque ut alterum parentem, et ut homi- 
nem antiquae probitatis antiquaeque doctrinae. SalutantteJacobo- 
nius, Signius, Gavardusque meus, vol potius nost^r, qui propediem 
Venetias petens, tuus erit hospes. 

Bononiae, VII kalendas Dccembris MDXXCV. 
P, S. Mitto ad te patris mei librum de Civitnte Romana. 

10. Aldo Manuzio a Luigi Michele 

CI ™° Sig. mio Oss/"** 

V. S. CI."™* con la sua lettera, tutta ripiena di gentilezza, mi 
ha accertato, clie per la lontananza io non le sia uscito di mente, 
di die come che non dubitassi per la sua humanity, potevo ben io 
talvolta sospettare per il mio poco merito. Ho raccollo il giovaw, 
ch' ella mi raccomanda, et hollo anche fatto conoscere al sig. Ca- 
millo Paleotto, gentiluomo illustrissimo di questa cittli et frateUo 
del cardinale, col testimonio di V. S. Clar."** da me vivaraente di- 
pintogli e per il valore e per la bonta sua, et al sig. Pendasio, or- 
namento di questo studio, et al sig. Aldovrando, concorrente della 
Natura. In somma V. S. mi facci pure di questi favori, die mi fiu4 
tener molto buono. Vivo con desiderio di servirla, e per ii merito 
particolare di Lei, e perche Ella e cos\ honorato membro di cote* 
sta Serenissima Republica, alia quale io mi conosco debitore di 
quanto ho et sono per havere, per 1' amorevole et paterno affetlo, 
con che Ella sempre mi abbracci6. 

Com* io viva qui, non discaro a me stesso, per la inclinatioiM 
di questi Illustrissimi Signori verso la persona mia, e come con- 
tento ancora per quella riputatio le, chn mi veggo acqaistare, i 



149 

lemi della quale riconosco, come ho detto, da cotesta citU, lo direi 
piu partitamente a V. S., se potessi essentarmi dal sospetto del- 
[* ainbitione. Et le bacio la mano. 

Di Bologna, a XVUI di Dicembre MDLXXXV (1). 

Di V. S. a."*' 

Ser. Oblig: 
Aldo Mannucci. 

17. doctissimo viro atque humanissimo dlony^io lippio (2) 

Aldus Manutius. 

Quod tu laudatus a laudatissimis viris ad me scripseris, est 
mr tibi debeam plurimum, doctissime idemque humanissime Lippi ; 
[uod vero tantum mihi trlbuas, quantum in tuis litteris scribis, in 
M> cum amem amorem tuum, eoque mihi beatus esse videar, quid 
Dihi oneris imponas, si opinioni quam de me habes, respondere 
role, facile cognosco. Equidem quae aliis adiumento esse solent 
id virtutem, ea mihi nescio quomodo potius obesse video. Auctum 
jnim et paternum noraen quanto plus mihi splendoris affert, tanto 
oagis elaborandum est, ut maiorum gloriae et vero hominum de 
ue iudicio, quod ab amore proficiscitur, aliqua saltern ex parte sa- 
isfaciam. Ego quidem cum tui similibus placere me vel non pror- 
us displicere sensero, maximum studiorum meorum fructum per- 
iepisse opinabor ; Antoniumque primum Rainerium (3) eruditissi- 
Qum virum amo de optima erga me voluntate ; deinde Badiae (4) 
lumnOy ut videre videor, tuo, ingentes habeo gratias, quod ea de 
oe tibi dixerit, quae Rainerii indicium confirmarint, et amorem 
irga me tuum auxerint. Inde enim factum est, ut ad me litteras 
[are volueris elegantissimas maximaque humanitate refertas ; de 

(1) Qaesta lettera esiste nelia Marciana, cl. XIV, cod. 243. 

(2) Pionigi Lippi ^ dal Quadrio annoverato tra i poeti, e le sue rime leg- 
oDsi nella seconda parte di una Raccolta di poesie di Benedetto Varolii. 

(3) Fu genUIuomo milanese, e stette nella corte del cardinal Verulano, le- 
uto di Piacenza e dei Farnesi, da' quali era assai favorito. Si banno di lui 
lolti soneiti e Le Pompe, etampate piu volte a Milano e Venezia, e assai stimate 
i* dotti, coma tutte le sue poesie. 

(4) l\ Lipply nella lettera di cui in seguito, parla di Pompeo Badia, come 
adolescens ornatissimus, qui iam triennium Pisis studiorum causa fuit, quique 
i eias adolesoentia mihi in litteris operam non spernendam dedit^, teque non- 
nnqnam, quamvis philosophos audiat, desuperiore loco audivit, multaque mihi 
3 tuis laudibus narravit, etc. ». 



150 

quo tam tibi debeo, ut solvendo me non esse fatendum mihisit, 
nLsi til me debitorem onere leves, quod eveniet, si qui^umque ex 
istis locis hue veiierint, eos ad me mittes, ut amicissimi hominis 
(ita euim iam te appellare liibet) atque humanissimi, et in optima- 
rum litterarum studiis maxima laudo versati, amicos ornem. A me 
omnia tibi polliccTO, quae a tui studiosissimo proficisci possunt; 
omnia enim debeo. Haer raptira, oociipationum fluctibus fere obru- 
tus ; iamen erga me tuo dedi. Bene vale. 

Pisis, V kalendas januarias MDLXXXVII (1). 

« 

18. Aldus Manutius, Paulli filius, I)avii>i de Pomis. 

Legi Commentariiim tuum, quo medicos judaeos ab oblrecta- 
torum conviciis defendis (2). In quo cum multa praeclara lectuqn* 
diLjnissima milii visa sunt, turn illud in primis suramopere sum ad- 
miratus, uno eodemque tomj ore te non solum de obtrertatoribus 
triumphare, verum etiam to ipsum superare. Nam ita erudilione 
plenus est hie liber, ita elegans et omni ex parte perfectus, ut ni- 



(1) NelTAprilc ir)87 il Mnnnzio htscio nolojrua, dove era stato chiamatonel 
iri85 a siiccedere al Sip^onlo nolla cattedra di oloqueiiza, recandosi a FirenK, di 
Ih a Pisa, chiamato or da' siioi amici e dallistpsso Sisto V, Indi a Romu; al qojl 
proposito il Lippi, scrivendo ad Aldo da Caste! Fiorcntiiio a' 15 Ma^^io deiraoiM 
ste^so, profondondo un mare di lodi, tra I'altre eoae dice: ^ Tu voro. Aide (]oeti»- 
aiine, non tcmero a Maprno Etruriae dnce -olns intrr tot viros doctos, qui locum 
istum lionei^tissimuni nffi>ctabant. lectns os, qui in ista nobiliBsima Pisana-^ct- 
deniia, audientium refertissima , prraecas latinasquc litteras non sine maipi 
mercede ac laude inierpretcris •>. Poco do])o rammenta la sua vecchtaia e i sui 
alunni o discepoli. quantnnquc dio(>ssc ab modesimo « vix littoris tinctus ". 

i2) Davide de' Pomi fu niodico israolit.a, dimorante in Venczia, del qoal« 
si haniio alcunc oporotte relativo airarU^ saliitare, fra oui i Breri Dixconii^ 
eJUcnriisimi ricurdi per liherare ogni citta opprtssa dal maf contagtoto, Vwf- 
zia, lo77, dcdicnti a Nicoio Orsino e Mario Pforza; il DUcono iniomo d fhi- 
maiia miseria e supra il modo di fuggirla, Vonezia, 1572, al quale fa tPgoito 
V EccUsiaste di S:ilomont' tradotto in voijrare, dcdicato al patriarca d'AquiliTi 
Gio. Griniani, Venezia, 1571 ; De Medico Ihtehraeo Enarratio Apologetice, V«ii.. 
1588, in 8.", dodicata a Francesco M. II dnca d'Urbino. che d Topera dicn 
il Mauuzio parla con lode in quosta 1\ ttcra, premessa in fronte al libro medfri- 
mo, con alcune varianti dal nostra teato auto;rrafo. Da ossa si vVe che r>nlof« 
avoa dapprinia pcnsatn di drdicaro il sno libro ad Alvi^tc M^xriiipi. ma poi ra^ 
divisaniento, soRtitucndojrli il duca d' Trbino, con appruvjzione drj Manner 
Dalla data delTopera si deduce, die qursta Utt« ra fu scritta circa rHiuioUS^- 
II de Pomi publico anche un Dizionario cbraico, latino cd italiano, in Venrttt 
uel 1587, du lui dedicato a Sisto V. 



151 

il mihi quidem hac in materia vel ornatius vel doctius legi pos^e 
ideatur. Perge itaque quotidie similia ex animo tuo promere, quae 
b alios iuventy teque ipsum laudibus illustrent. In quo gratissimum 
obis fades, et bene mereberis de re litteraria. 

Quod vero de ornando libro Aloysii Mocenici principis inte- 
errimi atque iustLssimi putas nomine, in hoc quoque agnosco pru- 
antiam tuam. Nam qui multum sapis, vel in dicando libro multum 
tque adeo plurimum sapere videris. Neque tantum laudo cogita- 
oaem tuam, sed prorsus ita probo, ut hujus rei faciendae paene 
actor tibi esse velim. Quid enim umquam praestari a nobis pole- 
t, quod cum tanti huius viri collatum meritis non longo inferius 
we videatur? Verum ne prorsus desides simus, tentemus quod 
cet, quando oculorum nostrorum acies tantum splendorem ferre 
3n potest, conemurque saltem id eflScere, ut id nos agnovisse non 
;norent alii; nosque imitantes acriore ingenii vi, maiora eiusque 
liribus digniora praestent (1588). 

19. Aldus Manuccius Julio Jacobonio. 

Bona te esse memoria cognovi, et eo erga me animo, ut quae 
^o tibi in mandatis dedi, cum isthinc discederem, ea non dubitem, 
din et omnia et summo studio persequaris. Haec igitur litteris 
erare necessarium non est, sed quoniam non minus libenter reci- 
9re tu onus a me soles, quam ego tibi imponere, quod praeterea 
iires aliquid addam. 

In eo cubiculo, cui proximum est illud, quod tuum esse volui, 
le absente, subobscura quadam in cellula mei libri sunt , quos a 
iscessu meo nemo, ut opinor, evolvit aut fortasse ne vidit qui- 
em; itaque esse oportet omnes situ pulverequaobductos: tu excute 
rius unumquemque diligenter et deterge ; deinde ita dispone, ut 
uos mihi scis esse familiarissimos (me enim et mea studia iam 
Bnitus nosti), hi separatim uno in loco sub ocuUs constituantur ; 
3teri tuo arbitratu, id est et quo ordine et quo loco tibi videbitur. 
arietes et fenestras accuratius inspice, et si quas rimas deprehen- 
eris, accerse qui omnes obstruat, ne qua ventorum aut aquae vis 
ossit irrumpere. De pavimento est etiam videndum. Hyeme solet 
jse subfrigidum, ut inambulantes difficile ferre possint, nee sine 
lagno valetudinis incomraodo. Haec multis recte valentibus pi- 
litae fuit origo molestissimao ; nam pedes e pavimento frigus ar- 
upturn imbibunt ut spongiae, iiubibitum transferunt ad stomachum ; 



152 

inde cruditates et ex cruditatibus destillationes, a quibus nisi ego 
dili^^entius caveam, magnopere verendum sit ne opprimar, et eo 
niMfcis, quod ad banc diem frustra cavi. Da igitur operara, ut slra- 
mentis pavimentum instornatur, iisqiio, quoad eius fieri poterit, la- 
tissimis, ne accidat quod solet, ut ex frequontibus coramlssuris 
minus expedita sit deambulatio. Haec, opinor, intelligis quo spe- 
ctent. A litteris diutius, quam oportuit, feriati sumus; nunc adcon- 
suetudinem redire, et vacatione nimis louga si quod damnum ac- 
cepimus, quod certe maximum accepimus, id assiduitate et studio 
resarcire in auimo est. Video qui divitiis abundant, qui fortunati 
vulgo putantur, in ma^nis opibus egoro, numquam animo consi- 
stere, dies noctosque suspeiisos iactari ; partim ne amiltant ilia 
quae babent, partim ut maiora quam quae babent, consequantur. 
Littc^as igitur amplectamur, quando in bis tranquillitas posita esl» 
et in tranquillitate felicitas. Tume quamprimum ex.specta; iamdiu 
enim liuius urbis, quamvis pulcberrima sit et quamvis patria, sa- 
tietas tonot ; et diutius ab ista lu'bium regina abesse non possum. 
Piaculi enim genus esse pulo, ut ille ait, absentem sibi Romam diih 
tins facere, qui in ea possmit constitutis laribus babitare. Vale. 
Venetiis, III idus soptembris (1). 

20. Aldus Manutius Julio Roscio (2). 

At vero mibi de te cogitanti allatae sunt litterae tuae, quibus 
pelis ut si quid de Proba Falconia (3), quae circumfertur, apud me 

(1) Scnibrascritta noH'anno 1588 innniizi la sua andatn a Roma, ove tro- 
vavui?i ^'ia nel Gmg'iio doIUanno SPirnente. 

(2) Era in RoQia, b/noviso a qtK^la corto, poidi^ scrivc ad Aldo, ]>arlando 
di un Lclio: « petii si quid aiua caus;i possoin in aula ». 

(3) Valeria Falconia Proba, pootessa ing'ej^nosa o moprlto del proconiole 
Adi'llloal tempo dellMmperatore Onorio, compose c dcdico a qnesto un poemai 
o CVntone Virg^iliano intorno a Cristo. Scrissero di loi nionRig*. Fontanini (De 
Antiq. Jlortac^ t. II, c. 1;, cbo la vnoh^ nativa di Orte ncirAfirro romano, e prioa 
di lui, I'ajjrostiniano Tonia^o Simeoni da Montcieone, ch« la dJRtingruc da Anicia 
Falconia Proba, uiofjlic del consolo Anicio Probo. Di quceita scrittrice andusmar- 
ritoun'altro suo poema sullo prnorrc civiii di Roma, forsodi nin^crior prppo 
doH'nccozzamcnto di sqtA o frasi vir^nlian*', da lei adattati a celobrape la vitaili 
Crirtto, stampato da Aldo il vfcchio nol \7iKV2 trol titolo: - Probae PalconiaelVo- 
tronis olaridsimae focuiinae oxc(*rptuni o Mitronis carniinibus ad tinsthiionioni 
vi'toris noviqne Testamenti opnsci>lnm >•. In una breve avvertenza deU'ediiore 
intoriu) alia compilatrice, affcrina cbe essa " graocae et latinae libenUioinqQe 
disciplinarum perdocta fuit »>. 



153 

•4, M ad te primo quoqne tempore mittam ; velle te eius foeminae 
serlpta adraodiim ingeniosa et quae sexus captum superent, denuo 
•tttdiosis communicare. Probo tuam pietatem, qui patriae tuae 
ilecus quasi amissnm restituas, et cum earn tu ipse ornes, addas 
etiam ad omamentum, quae maxima cum sint, maiora tameu te 
ornante flunt. Probam ut eam esse certo existiraera, de qua in tri- 
bus antiquis inscriptionibus romanis raentio sit, facile raihi persua- 
deo, et quamquam haec nobis, qui res romanas assidue tractamus, 
8ati8 abunde suppetant, volui tamen, ut aiiquid afferre videar, ea 
ad te (1) mittere, ne dum tu me satis liberalem putas, ego inoffi- 
ciosus sim, et desiderari a te patiar non amorem, sed diligentiam 

meam. Tu interim vale, dura ego te et amicos invisere cu- 

pio et forsan spero. 

Romae, kalendis Junii MDXXCIX. 

21. Rex (2). 

Tertius agitur annus, ex quo Cosmi Medices vitam Francisci 
filii iussu italice a me conscriptam edidi ; eam, Tibi iuscriptam i(:i), 
ad Te misi ; incertum an reddita ; volui scilicet eo scripto me Tibi 
notum esse. Ab eo tempore, mortuo Francisco, Romampetii. Hie pu- 
blico profiteor, ante quinquennium Venetiis in patria, inde Bononiae, 
postea Pisis a Francisco vocatus ; con verso in ea regione rerum 
statu, ad urbem me contuli. Austriacae familiae semper fui obser- 

(1) In una lettera del 27 Settembre 1586, il Roscio informa lietamente Aldo, 
che il giorno precedente « eo ipso die ac pene bora qua obeiisco vaticatio sacru- 
BftDctae Cnicis vexillum iraponebatur, de te accersendo in urbem nb ampIissimlH 
eardinalibus decretum est ». ^ noto cbe il Manuzio non voile moversi da Bolo- 
groa, ov* era allora, se non per recarsi a Pisa; ma la cattedra romana, a cui 
egli era chiamato, non fu conferita a nessuno, e fu assunta dallo stesso Aldo tre 
anni dopo. In occasione dell'erezione di qucir obeiisco il Roscio conipose questo 
epigrramma : 

Jflgypti fluris moles excisa caverois 

Miranda iti I^tium {ler mare vecta rati. 
Quae sacra Caesaribus siimmo stetit acmula roelo 

Ad Vatic^ui plena theatra iug-i. 
liunc vet«>ri dimota loco pro limine torapli 

Aurva victrioem tollit ad astra crucem. 
Strata superstitio vetiis est regumque auperba 

Nomina sub Christi religione iaoent. 
Uui. XLsto, tibi hoc debet puicherrima Ruma, 
Por quern sancta novo fulget honore fldes. 
(2; Filippo II di Spagna. 

(3) La lettera dedicatoria di quest' opera ^ in data di Bologna, 25 Marzo^ 
586. Nel volume vi sono incisioni in rame, attribuite ad Augusto Carracci. 



154 

vantissimus, et ingenio raeo et haereditaria voluntate. Pete a Te, 
ut me in eorum, qui Tibi maxime addicti sunt, numero sinas esse. 
Quod si in me tuendo atque fovendo austriacum de litteratis viris 
benemerendi institutum servaveris, nihil Tibi ornamenti addes, qui 
iam omnia sis ornamenta plane consecutus, sed familiam de liiteris 
non male meritam, temporum injuria paene cadentem, quae moJo 
in me uno nititur, sublevabis. Hoc Aldi avi PauUiqUe patris manes 
postulant. Hoc idem snpplex ego posco, et a quo posco ? A rege et 
a Philippo rege. Id certe si consequar, ut hoc officium Tibi non in- 
gratum fuisso sentiam, rex sum, qui regi omnium maximo non om- 
nino displicuerim. Quidquid sum ( nee tamen me prorsus nihil esse 
ausim dicere), omne id tibi offero. Efficiam profecto, ut posterilas 
vixisse me a tanto rege ornatum cognoscat. Te Deus incolumem 
diutus nobis conservet. 

Romae, XI kalendas Februarii AIDXC. 

22. Camillo Paleotto. 

Camillo Paleotto (I) salutem et bona omnia quis non oplet? 
Kononiam te salvum et incolumem pervenisse valde gaudeo; te 
tameu a nobis abesse vaMe doleo ; magis etiam doleo, quod ego a 
te absim, qui mihi omnem ferme animi tranquillitatem ademeris, 
quod nisi de te persaepe cogitarem (quod unicum mihi remansit 
solatium), tristius etiam agerem. Tuam mei memoriam diligo, quae 

(1) Fu questi fiprlio di Alessandro, dottor di leprge oivilo e canonica. 0)ltivd 
riimicizia del dotti suoi contemporanci, come i Manuzii e Latino Latini, chene 
lodavano Ping'e^o, lo studio e la mnnificenza verso i cultori delle 8Ciense;U 
iMuu lo consnitava noi lavori chc cnmponeva. Di lui non rimanfrono chealeoM 
lettpre a' suoi dotti amid, scritte con molta elcgpanza. Avea ef^W diretto ad AMo 
il 3 Marzo di queiranno una lettera, ove premcsse lodi ed espreasionidt amieteli 
assai lusingrhiero, dice : ^ Florentiam vcni,Mazoniique scholae, quam in celebriills 
Acadomia ma^no hominnm concursu habuit. interfui ; nihil eo nomiDe eroditiBi 
aiit ndmiriibilius invoiiiri potest. Nunc Bononiam pervcni, ubi amicoram vli- 
taiionibus pvue obruur ». Era questi Jacopo Mazzoni, ccleberrimo lettentoe 
fliosofo a' auot tempi, lodato sovente dal Paleotto con sentimenti di ammiraiioM 
e. di trasporto nelle sue Icttere al Latini. Profess6 filosofta in Ceaena^ aua pitriBi 
Macerata, Bolojxna, Pisa e Roma. In altra Icttera, parlaudo del auo T{ag,rioi 
Pisa, Camillo Paleotto scriveprli: « Pisas autem cum venisaem, deque meohiyv 
prorectionis consilio ex aliorum forte littoris e&set inteilectum, ecce domam pa- 
ratam, omnibusque rebus necessariis afTatim instructam a B. Capooio, btuni 
{rymnaaii pracfecto, omni humanitate ac ])racstanti virtute praedito viroj de ft- 
cie tameu auteu mihi nundum coguito offendi » (15 Die. 1589). 



155 

me ita delectat, ut iti isto genere vinci tamen abs te non patiar. 
lUuJ mihi grave est. privari me tuis doctlssiraU collocutiouibus, 
quae mirain ostendunt doctrinam, miram prudeutiam, miram quo 
que humanitaleoi semper spirant. Nam Romae sine te vix libenter 
possum vivere; hio quotidie occupationes ex aliis aliae nascuntur, 
ut a litteris voientes nolentes abducamur. Vos felices Bonouiae ; at 
qua in urbe! Pendasius, Mercurialis, Persius (1), Deus bone, qui 
viri! Alii multi, in quorum amore et benevolentia raaximam felici- 
talis meae partem statuo ; cum his qui vivit, nae ille plane vivit. 

De te interim ego, nulla occasione omissa, semper et cogito et 
loquor ; vel nudius tertius quos mecum sermones, quam honoriflcos 
de te habuit illustrissimus cardinalis S. Marcelli (2) ! Observabam 
ego certe eum virum antea plurimum, qui in doctrma atque in re- 
rum usu in primis, non in postremis sit ; nunc cum viderim te ab 
illo amari amore non vulgari, eumque de te et de tuis scriptis prae- 
clare senlire, factum est, ut nihil non illi debeam, meque hoc prae- 
cipue nomine tantum obstrictum esse, quantum pro maximo, quod 
in me conferre posset, beneftcio et ingenue sentiam et libenter prae- 
dicem. Illustrissimus frater tuus (3), qui mihi amorem suum hoc 



(1) Federico Pendasio mantovano, uno de' piu illustri fliosufi, ebbe suoi di- 
Bcepoli Federico Borromeo e Scipione Gonzaga, chc divcnnero poi cardinali o 
celebri pel loro sapere. Fu anche teologo, e come tale iiitervpuno al Coiicilio di 
Trento col cardinalo Ercole Gonzag^. Ebbe cattedra in Bologna dopo il 1567, e 
Ti public6 r opera Physicae auditionii texturae libri VII f, stariipata in A'ene- 
xia nel 1C03 e da lui dedicata al duca Vincenzo Gonznpr*i- Scrisacro elogi di 
lui il Borromeo e il Qonzaga suoi discepoli, non cbe il CaHtellant, die anitnirava 
in lui ana straordinaria sottigliezza dMngeguo. 

II Mercuriale fu celebre medico forlivese, colmo d'onori e di stima dai 
grr.mdl; ebbe cattedra a Bologna, Padova, Roma, Pisa, e mori nel r606. In una 
lettera di Caroillo Paleotto al Latiui, in data 31 Gennaio 1588, sono lodati del 
Uercariale ed ammirati « homiuis eruditio et suavissimi mores ». 

Aseanio Peraio diede precetti di eloquenza italiana, e occupossi con moiti 
altri dotti a stabilire regole grammaticali della lingiin, cbe sin allora vagava 
presHOchd senza norme stnbili ed antorcvoli. 

(2) Benidetto Giiistin ani genovese, fu cri'jito cardinalo da SiKto V, ed ebbe 
molte alte cariche nel governo papule; aniato e colmo d'onori e dignita da piii 
poDtefici, mori nel Murzo 1621, esseitde vescovo di Purto. Era btimato come atti- 
▼iasSmo ed esperto anmiinistratore, probo ed crudito prelato; d^l suo ricco pa- 
trimonio fece copiosi legati pii. 

(3i Gabriehj Paleotto ebbe fama di uomo integerrimo e dottissimo fln da 
quaudo professava giunsprudenza in Bologna, d'onde passo auditore di Rota a 
Roma, e come tale fu dal ponteflee inviato al Concilio, di cui scrisse poi una 
storia rimasta iuedita. Creato cardiuale e vescovo di Bologna, rinno\6 con sa"* 



156 

tomporo non verbis, quod omnes faciunt, sed reipsa proba\it, qno 
ego beneflcio domestica incommoda quotidie levari experior, ati- 
nam ad earn voluntatem, quam optimam atque beneficam habet, 
adiunctas haberet vires eas, quae communi voto ipsi debentur! 

Paullus .Etnilius Sanctorius (I) te salutat. Huius ego familiae 
et amore honestor et opibus, benignitate, pietate potius sustentor; 
in hac domo otiuni summum negotiuinque maximum semper est 
Cardinalis enim habet quidem certe quod assidue pro publico bono 
tractet; Paullus ^Emilius otium tuum litteris tradit; ita nullum 
umquam tompus alter a negotiis, alter a stucliis vacuum esse si- 
nunt. Tu vale ; et me non dicam iam in tuis numera, sed numera- 
tum fove, ut iudicio adductus me amasse videaris ; ego tibi hiuic 
errorem nou eripiam, sed confirmare studebo. Charta me admonet 
ut (inem faciam. 

Rouiao, XIV kalendas Aprilis 1500. 

Tuus ex animo et vere tuus Aldus Manutius. 

2:5. Marco Hadriano Wasenbonio 

COLLEOII HONDANI .\RCniD. (2) 

Aldus Manuccius S. 
Vinceiitius Robardus niultos ab hinc menses mecum vivit. Is 

piente sapraoin i coatiimi (\e suoi diocosani, e feee rifiorire la relifi^ione; circoa- 
(iavasi di dotti unmini (che fonnavano Del suo palazzo una specie d' Aocademiit 
da cut uscirononon pochi vescovi), come eaimio cultore c protettore deg^li stodi; 
cd anche ne* 8uoi via^rpri tenevasi a compafirni uomini della tempra di Sigoiiio. 
Pendiisio, Gijjante t^d altri tali. L'Orlandi [Serif t, Bologn,, p. 124) raromento le 
opere scritte da questo dotto ed esempl:ire prelato, fra le quail quella Dt Suri 
Concistorii Consultafionibus mostra la sua profonda dottrina canonica. Mori in 
Roma nel Inprlio 1597, quasi ottuaprenario. 

(1) II Santorio, arcivcscovo di Urbino, scrisse iu latino oon somma elegvna 
alcune agiograflo, cd una storia del monastero Carbonense basiliano, stampftta 
in Roma nol 1001. Ebbc fama di storico elegante e perfetto, e rEritreo nel no 
Elogio ansicura, trhVfrli avea cnminciato nna storia generate de^BUoi tempi, cbe 
non fu cnmpiuta U Sorra negli Storici Napolitani \i. II, p. 546), rammeotale 
ojKjre di questo scrittore. 

II cardiiiale Giulio Antonio Santorio casertano, nipote di Paolo IV, scriiH 
il libro Deplo'-atio cahmitatum^ mciitre era vieario generate deirarcivescovo di 
Napoli; fii molto csperto nei var! negf>zi di govomo civile ed ecclceiastioo de- 
ma ndatigli da' papi, e come dutato di singulare perizia nel maneffgio drfli 
afTari [)ublici, puco mancu che non suce^esse ad Innocenzo IX. 

(2) Hond ud Hont, luogo delfAltu Unghoria, tra i comitati di Bonod, 
Zemplin, Zabolcz, Uevecz e Novigrad. 



tnira de te praedicat, egoqiie eum libonter audio ; eius ego sermone 
rehementer te amare coepi, neque potiii occasionem satis idonearn 
(lactus fac^re, quin te his litt.^ris sniutarem. Hoc certe officium tu- 
nauHuario proficiscitur, et majus requireret officium; spero tamen 
fore, lit minimo hoc ad novam ainicitiam aditu contentus, me de 
lioc ames, et mihi, quod tibi ob tua merita debeam, etiara bene 
veils, Tua si ad me raiseris merita tua, non amorem meum auge- 
Hs. Vale. 

Romae, VI idus Aprilis MDXC. 

24. Aldus Manuccius Jo. Robardo (1) S. 

Nihil est, quod non litteratis viris litterati homines debeant. 
Quod igitur ogo fratri tuo, qui nunc apud me est, eum me prae- 
stem quern possum (utinam quern vellem), nihil est, quod ipse mihi 
lebeat. Ego potius eius familiaritate et virtute ductus te amare 
coepl priusquam uoverim, putoque te banc meam benevolentiam 
^tissimam esse et pariter accepturum. Si frater tuus erit qui est, 
fratrem habebis, qui non tam familiae, quam patriae, quam pro- 
trinciae universae splendorem vel maximum sit all&turus. Me uti- 
tur facillime, eodemque (ut Romae) non ita commode, ut ego vel- 
lem. Quis ille sit, quique modo Romae sit, iam ex eius scriptis 
melius, immo ex pontificis et universi Cardinalium collegii de eo 
testiinonio, quam ex me volo te intelhgere. Audies etiam fortasse 
|uae si ipse tibi .... et si me audies, rationem ei facient. Vale. 

Romae, VI idus Aprilis MDXC. 

25. Illustrissimo et Reverendissimo Augustino Valerio 
S. R. E. Cardinali et episcopo Veronensi (2). 

Nae ego istam civitatem amabilissimam paene odi, quae diutius 
te retinet. Ego dum Romam mihi incolendam esse statuo, illud si- 



ll) Bra fratello di Vincenzo, rammentato piti volte dal Manuzio in queste 
ettere. 

(2) Fu vescovo di Verona dal 1565 al 1606, succedendo al cardinale Ber-- 
lardo Nava^ero, suo zto materno. Dottissimo e assai virtuoso, fU Legato Aposto- 
ico in Dulmazia, neiristria e nel Veneto, onde promovere la rifurma dei oo9tumi. 
^Iof\ in Roma. A questa lettera 11 cardinale cos\ rispondeva: « Plurimum dele* 
^tus sum, Manucci eniditisAirae, elegantissimis litteris tuis, in quibus amavi 
imorcm tuum, cum in il.^ te mei absentiam \\x sustinere posse scribas. Ut 



J 58 

mul cogitavi vivere in ea civitate Augustinum Valerium, cuios 
doctrina, cuius probitas, cuius auctoritas maximum mihi futurum 
esset ad incommoda, si quae fuissent, ferenda solatium. Hgo tibi et 
patris iudicio adductus, olim semper tribui et xnunc tuts erga me 
meritis, quae maiora quotidie expecto, tantum tibi me debere pro- 
fiteer, quantum noc cogitatione, nedum verbis me posse assequi 
puto. Absentiam tuam vix sustinere possum. Fac, quaeso. ut Roma 
te diu non desideret, quae cum alios mira tui admiratione incendat, 
nunc te privata amorem suum tibi reservat, te cupit, te expetil, te 
absentem semper alloquitur. Quod Roraae sim, in eo tu mihi per- 
amantem operam tuam praebuisti. Noli modo opus tuum deserere, 
et me tibi supra triginta annos addictissimum, me ex omnibus, qui 
te colunt, unum omnium observantissimum, iacentem hie ac desti- 
tutum relinquere. Faxit Deus, ut tu quamprimum per anni tempus 
licebit, incolumis Romam petas, teque nobis, qui sine te nuUi su- 
mus, restituas, et quantum nos tui amore flagremus, adspicieik!, 
amore nos tuo hand prorsus indignos esse indices. Deus Optimus 
Maximus te servet. 

Romae, pridie Resurrectionem Domini MDXC. 
P. S. Vincentius Robardus (I), qui apud me est, ad te scribil, 
cupitque numerari in tuis. luvenis est eruditus, dignus qui a te Xv 
ligatur vel propter seipsum, vel propter illud etiam, quod mecum 
est; cognosces, cum veneris, adolescentem, qui nullius commenda- 
tion e egeat. 

20. AuausTiNO Valerio Cardinali Veronae. 

Male sit huic, qui me nunc acerrime vexat, morbo, neque tam 
oh eam caussam quod morbus est, quam quod me non sinit esse 
vel saltem videri qui sum et qui esse volo in colendis patronis, 
quorum in numerum cum tu vel a me ipso, triginta ab Iiiac annifl, 
primas teneas, vel a patre meo multo amplius (omitto, quod prae- 

spero, desiderio tuo non multos post menses satisfaciam ; ad Urbcm enim eih 
(ifito, ubi dulcissima consuetudine, doctissimisque sermonibus tuis libenttebM 
frnar. Interim me, ut facis, ama. Vincentius Robardus, quern mihi oominendiif 
cum aese occasio offeret, commendationem tuam apud me magiii ponderia AuHi 
intellis^t. Vale et ora Dominum Deum pro me, ut oves fldei meae creditu M 
coeiestia pascua perducam. Veronae, idibus iuniis 1590. Tuu« Card. Verooae*. 
(1) Da altre lettere di Aldo appare che costui, flammingo, serine no pot- 
ma in iode dei oardinali e di papa Sisto V in cinquecento versl ; da questo Ma 
UQ canonicato in Fiandra, confcrmatogli dai pontefloi Buccesaori. 



169 

dpuum tamen diico, quae mihi cum familia tua intercedii, sangui- 
nis conjuiirtionem) est, quod mihimet ingratus esse videar, ni me 
tibi, quando praesens non possum, saltem per scriptura purgem ; 
ne quam lu de patre meo, de me ipso, de studiis meis, de ingenui- 
tate, quam propriam sibi vindicat familia mea, opinionem iamdiu 
concepisti, ea tibi per negligentiam meam, si non prorsus, aliqua 
saltem ex parte cadat. Cup autem ad te srribam, illud praecipue 
in caussa est, ut tibi magis magisque debeam, cum mihi sim polli- 
citus non defuturam tuam mitii commendationem apud Summum 
Pontificem, qui cum me optime norit, spero quoque te deprecatore 
singularem eius benignitatom me experturum, neque Romae (qui 
ad eius pontiiicatum vitam duxerim, et praeteritas calamitates ma- 
ximo meo malo, magno tamen animo sustinuerim) desideraturum, 
in quo po^sim laboribus meis et vigiliis qualibuscumque (neque 
enim omnino me abiicore volo), si non optime esse; saltem (quod 
nunc facio, quodque Denm testem appello) non egere (1). 

Vincentius Robardus has meas tibi dabit. Nosti iuvenem ex 
litteris, dignum iudicasti protectione tua. Igitur ut eum retineas, 
amplius non addam. 

27. S. I). N. Gregorio XIV. 

Beatissinie Pater. 

Non ego ea a Sanctitate Tua peto, quibus abundare bonum 
omnes putat, ego nunquam sum expertus ; sed supplex posco, ut 
quovis modo numerer in tuis, qui nullum aUud meorum malorum 
mearumque calamitum levamen habeam. Nihil definitum nomino ; 
non enim vel irapruvlens videri, vel eximiam et singularem tuam be- 
nignitatem exiguis terminis circumscribere atque coartare volo. Il- 
lud tantum dico esse me in urbe cum filiis meis innumeris, quos 
per me alere nequeo, libris scilicet. Eos dum Romam et aequora et 
iuga superans advexi, maxima me nedum aeris sed et auri alieni 
copia premi nimis heu graviter sentio (2), cuius tantum fructibus 

(1) Questa lettera mancante di data, sembra di poco posteriore aUapreoedente. 

(2) Questo passo viene a coofermare rasserzione di Qian Vittorio de' Rossi, 
che DPlla Pinacotheca lllvstrium Imaginum dice aver il trasporto della Biblio- 
teca Aldina da Venezia a Roma costato al suo proprietario somma immensa, col 
dovette prendere ad usura, e cbe non pot6 mai restituire. Lo steso Aide il dice 
io ana sua lettera del Sottembre 1592 a Silvio Antoniano, famigliare di Cle- 
in«*nte VIII, Inddovc scrive : ^ ll'^i dom 'Sticae iacturam, quafrcumque est (maxima 



IGO 

vix, aut ne vix qnidem, vol pror.-^us nullo morlo siifficere possum; 
ideoque ita in urbe sum, ut vel rustirantibus iure invi<lere possiin. 
Redde igitur me (quod potes, quodque te velle in onini tua vita 
ostendisti) plane urbanum ; et rusticitatem pello, quae teinporum 
injuria onmom fore raibi humanitalem exsuit. Hoc. a poutiQce el 
a Gregorlo pontifice ( quo nomine summopere rerreor, qui alter! 
Gregorio benofactori, quein Coelum sibi elegit, coelestia omnia be- 
ne evenire, assidue a summo Deo preror) per me et in mo supplices 
mecum postulant Paulli patris et Aldi avi memoriae; postulant quo- 
que optimarum litteraruni studia, cum quibus ipsi semper, egoliur- 
usqne (quod Sanctitas Tua optim-* novil) ex.sulo, qiiarumque inleni 
ipsi (vel invidis omnibus, si qii tamen sunt, fatentibus) fuenmt 
summo bono publico, magno ipsorum mr-icjuo malo restauralores. 
Dens optimus maximus Sanctitati Tua(» folicia omnia triivuat (l). 

Sanctitatis Tuae 

Humillimus sorvus Aldus MANurnus. 

A (ergo: Pro AMo Manuccio. Oppressus gravissimo auro,ne- 
dum acre alieno, supplex poscit quovis modo numorari in famiii* 
pontificia ; natus ex familia optime de litteris et do soile aposlolira 
m(3rita. 

28 (2). 

Ex tuo discessu eum dolorom copi, pater am|)lissiuie, queiu po- 
tui maximum, cum cogltarem quanto patrono et quam benevolo 
privarer. Veniebat milii quideni in mentem tolus ilie tuorum in me 
bcneficiorum cumulus; primum quam amanter ac liberaliter hoc 
meum in litteris studium et conatum, quicumque ille est, proseque- 
baris ; deinde credis ne me oblitum, cum a te proximo petiissem 

atitem est, cum centeflimae usnrae vix nut no vix quidem ullo modo suffldanti 
quam ut Romnm me cum bibliothecn uiPn, cum tliesauro. inquam, oieo ooofer* 
rem subire fuit ueccsse); banc igritur facile fero, libeiiter dissimulo, doopcrimm 
obliviscar ». Non ha duoque ra^ione lo Zcuo di neji^are questa circostania, cbia* 
mandola una manifesta falsita, e sostcncndo cbc Aldo nel trasporto de* snui 
libri ebbe sussicy dalla liberaHta del principi e daUa muniflcenza dl alcaui m^ 
cenati, come prima di lui aveano asserito An^elo Rocca e Muzio Pansa. 

(1) Questa supplica dee essere stata scritUi poco dopo relczione del poDl^' 
fice, avvenuta il 5 Dicembre 1590. Sotto di lui, il^Manuzio couserv^ la mit ci(- 
tedra in Roma (1590;, rimasta vacante per la morte di M. A. Mureto. 

(2J Sembra diretta questa lettora al cardiuale Paolo Emilio Sftiudrati, ai- 
pote di papa Gregorio XIV, neiranno 1500. 



161 

llam dignitatem non iniiiinii certe f met us, quain benigne poUicitus 
*ijeris, quantaeque tibi curae fuerit, ut eain quaiiiprimum a patruo 
xmtifice inaximo obtineres.' Obtinuisti: verum dixit ille, neque 
Amen eius vita memoriam tanti tui in nie bene!icii delere potuit 
leqae debuit; non enim solum beneticio accepto grati esse debemus, 
led etiam dato. Quid postea? Contentus ne hoc fuisti? An non se- 
laxisti me postridie, cum adessent multi clarissimi viri, et quidem 
ooam etiaro mamoria toneo; recordaris quae tua fuerit oratio, quae 
^nfirmatio animi mei, quae promissio ? Aiebas : « Perge modo te- 
lere istam viam, atque in.tuis stuJiis fac eos progressus, quos spero; 
me vivo, tibi ista non deerunt ». His cum ne a parente quidem meo 
x>taerim expectare aut maiora, aut benevolentiae pieniora, cum- 
jue ita sint iniixa animo mco, ut evelli sine eiusdem interitu non 
;>ossint, ecquod unquam tempus futurum putas, in quo me tui ca- 
piat oblivio ? Quod si te egredientem ex urbe prosecutus non sum, 
leque antea literas dedi, fateor mfi videre discedentem non potuisse 
3am sine summo dolore, quern disc^ssisse audire non potui sine 
Uiehrimis. Hanc moliitiem animi mei ut cognoscas, sic fateor; tu 
eero, si quid in hac re peccavi (vereor enim ne peccarim et valde 
laidem), mihi ignoscas veiim, simulque existimes si in mea pote- 
state assem, cum nullo omnem meam aetatem consumpturum aut 
libentius aut iucundius quam tecum, idest cum viro omnium, quos 
liaec aetas vidit, integerrimo ac reiigiosissimo. Hoc cum semper 
Buaimo fui, tum maxime nunc, cum carendo intellexi, quod non ita 
fruendo potui, coepique admirari tantum ad meam pristinam erga 
Fuam Amplitudinem observantiam accedere potuisse, quae iam- 
pridem mihi cumulata etiam videbatur. Haec utinam ita accipias, 
lit a me dicuntur ; dicuutur autem ex animo, ita me Deus amet. Quod 
u oculos tuos in mentem meam inferre potuisses, aut etiam vultum 
:emeres, dum haec scribebam, profecto quantum te diiigam et ob- 
servem^ perspexisses. Vale, meque tantum tibi debere certo scias, 
loantum solvere numquam possim. 

29. Alfonso Cardinali Gesualdo. 

lUostrissime et ReVerendissime Domine. Qui tuo praeclpue 
idctu tuisque auspiciis primum Romam venerim, Romae ne sine tuo 
praesidio vivam ? Ne vivam, si vel ego idem esse desiero, qui sem- 
per f ui, vel rerum status ita conturbetur, ut vivendi locus non sit ; 

|uod iam ut vidimus, reque ipsa experti sumus, utinam diutius non 

11 



102 

videamus, nedum experiamur. Maximam ego in benevolentia tua 
spem locavi ; ea si me deserat, non tu me, sed teipsum deseres. Fac 
igitur, ut quando Romam in urbe Roma quaero, te in teipso non 
desiderem. Vivo, Romae vivo, et in ipsa urbe rusticari mihi videor. 
Verum me felicem, si Horatium, rusticae vitae iaudes decantantem, 
a me Bononiae explanatum, ipsa praxi Romae inteliigere licerel 
Fac igitur (iterum dicam) ut vivam, vel saliem vitam producam, 
cum is sis, qui possis; et cur nolis, si te ipsum spectes, caussa 
nulla sit. 

MDXCI, Januario. 
Illustrissimae et Reverendissimae Dominationis tuae 

Addictissiraus Aldus Manutius. 

30. JOHANNI ROBARDO. 

Vertente anno scribo. Amo amorem tuum, nee est cur dubites 
de meo, qui Vincentium fratrem sponsorem habeas. Bene illi esset, 
si quantum ego pro ipso volo, tantum possem ; quantum potero, 
eflficiam, ut et ipse et tu facile cognoscatis neminem magis vobis 
velle quam ego. Profectionem eius in Siciliam, consulentibus tem- 
poribus, consulo et ipse. Arcliiepiscopum sequitur, me auctore, qui 
et virtute et divitiis (quae iam vera virtus est) excellit. Cetera ex 
eo ; nam haec pauca, a vero amore profecta, viro scribere potui, 
festinante eo, qui has aliaturus est. Hadriano Wasenbouio multam 
salutem, a quo Utteras exspecto. 

Romae, nonis Aprihs MDXCI. 

31. Odoardo Farnesio 
Alexandri vere magni, Parmar et placentia ducis filio 
Alexandri et Rainutii Cardinai^ium pronepoti 
Alexandri pontificis, Paulli dicti, abnepoti 

PhiLIPPI item qATHOLICI REGIS EX SORORB PRONEPOTI 

Cardinali creato. 

Cum iis sis maioribus ortus, quibus omnia omnes, quique vi^ 
tuti omnia debent ; cum ex teipso ita sis ipsa virtute animique ua- 
gnitudine nobilis, ut vel nobiUtatem ipsam illustres, iure homines 
a te summa quaeque exspectant, certoque augurantur fore, ut 
exspectationem superet eventus. Atque ego in hac commuai nedum 
urbis, sed et orbis, te Cardinali renuntiato, gratulatione faciendum 



163 

mihi putavi, ut has ad te darem, quibus (?t veterom Paiilli parentis 
mei observantiam erga fainiliaiii tuain reiiovarem, et aditum mihi 
patefacerem ad earn gratiam, quam summopere mihi semper expe- 
tendam esse duxi. Idem cum memoria repeto, Romam venisse mo 
unum fere cardinalem Farncsium spectantem, in uno omnes meas 
spes collocantera, benigneque semper fuisse ab eo exceptura, cur 
dubitem, cum itle a<l superos evolarit, neque me potuerit benefice, 
ut solebat, accipere, pro eo te mihi futurum in me tuendo atque 
fovendo ? Me igitur ipsum (libere dicam, nuHo tecum deprecatore 
uteas) totura tibi defe^ro, a te pendere volo ; neque est cur banc 
voluntatem raeam ullo modo asperneris, sive te ipsum respicias, 
qui ab ea gente originem <lucas, quae virtutes semper aluit, sive 
me, qui quantus sum, totum me tibi addictum, devinctum atque 
obstrictum et haereditario nomine ess.'» et tuo fore ingenue fa- 
teor, et apu 1 omnes Ubentissiine praedico. Quibus omnibus sin- 
gulari perfusus gaudio, vix ad scribendum poteram mo conferro; 
volui tamen, quidquid hoc est gratulationis, potius mittere, quam 
non meo nomine aures tuas personare, ut scias cupere me omnino 
namerari in tuis, sperareque facile me id impetraturum, cum omnia 
mea consiha, omnes cogitationes ad te colendum iamdiu (quotl for- 
tasse non vere scis) converterim, et nunc rehctis rebus omnibus, 
unum mihi Odoardum (1) perpetuo observandum proposuerim. Ve- 
re dicam. Romae sum ; Romam tamen farnesia luce carentem diu 
quaerens, urbem in ipsa urbe deesse gra\issime cum multis senjper 
sum questus. Gregorio igitur XIV, cuius singularem innocentiam, 
probitatem, iustitiam vidomus nos, experimur, admira])untur quo- 
que posteri, Christiana Respublica debeat, Roma ingentes gratias 
et agat et habeat; qui non te dignitate ornans, sed ipsam dignita- 
tem exornans, Cardinalem te dicens, tuum tibi restituit. 
Romae, pridie nonas martias MDXCI. 
lUustrissimae ac Reverendissimae Dominationi et universae 
famiUae tuae perpetaa serie addictissimus et devinctissimus 

Aldus Manuccius. 

32. Marco Antonio Cardinali Columnae. 

Qui modo aUquantulum corpore, summopere animo langnieam, 

(1) Govcrr6 U ducato di Parma per s\io fratello Ramiccio, che voloa rinun- 
tiarg^lielo; fu vescovo di 3. Sabina e di Toscolo, e beuefico cbiese e monasteri di 
Bomn. 'MoA in Parmn in ct^ di anni 52 nel Febbraio 1626. 



1G4 

maiorem ex eo molestiam capio, quod Illustrissimae et Reverendis- 
simae Dominationi Tuae in commendationis officio, quod nunc a me 
ex animo proficiscitur, praesens adesse non possum. Vincentius 
Robardus (1) hie, qui has meas ad te affert, iuvenis est bene mo- 
ratus et optimis iitteris ita institutus, ut pares habeat admodam 
paucos. Is ad Sixtum V gesta eius quinquenualia quingentis ver- 
sibus descripsit; coniunxit in eo libro laudes illustrissimorum et 
reverendissimoruQi S. R. E. Cardinalium. Eum librum tibi cam eo 
obtuli. A Sixto, me deprecatore, obtinuit canonicatum camera- 
censem ; conflrmavit Urbanus ; utroque pontifice mortuo, Grego- 
rius demum duorum pontificum gratiam stabilivit. Veretur modo 
ille, et cum eo ipse vereor, ne trium pontificum liberalitas pereat, 
quod proculdubio eveniet, nisi litteras apostolicas expediat Pro 
illis quatuordecim ducatis , ut aiunt, opus est ; ex ea summa par- 
tem aiiquam ego ab illustrissimis quibusdam cardinalibus impe- 
travi ; et nondum summa integra, ad te confugi, perennem liberaii- 
tatis et beneflcentiae fontem, ut iuvenem dignum tua gratia iuves, 
et in exterum hominem, privatis domesticis incommodis ob patriae 
suae calamitatem undique circumseptum, benlgnitatem tuam con- 
feras. Ut id alacrius faciam, invitat me non tam natura tua bene- 
flca, ab universa civitate decantata, quam qui mihi unus pro u- 
niversa est civitate sinus R. P. M. Angelus Rocchinius tibi de- 
vinctissimus, mihique sat vetere necessitudine coniunctus. K 
Deus bone, quae de te praedicat ! Ea que de paucis legimus, de 
nuUo forsan (temporum vitio) audimus. Is iutimos animi mei s^n- 
sus optime novit; scit quantum te observem, quantumque tibi de- 
feram, meumque omnino animum vel in bac mea tenui corporis 
tenuissima oppressi animi inlirmitate tibi expianabit. De Robanlo 
quodcumque a te proficiscetur , in me collatum putabo; id eius 



(1) Nel 800 libro De Oesiis quinqitennalibus Sixti V il Robardo scriawqM- 
8to Bpigramma in lode del cardinale Colonna : 

ut Puriis cotnplexa Mliuin radicibus aiislro 

Stat baaia a nulb discutienda looo, 
Ventorumque minas, tempestateaqne aonoras. 

Nee {Mvet irato fUlniina horta Jove. 
Sic immobilibua nitena Prudeiitia flbria 

Pectore non cedet, clare Goliimna, tuo ; 
NalUique formidans curarum pondera. nuiiia 

luvide {wlledcena, quoa atruis, Orce, dolU. 
Cekiior exiirget, migoraquo noinina aumens, 

Sparget in iminenauro aeniina aancta aolum. 
Semina mortales non producentia messes. 

Seniiua Goelicohini <tub inetrtwla Patri. 



165 

virtus meretur, id postulat natara mea, ab avo et patre accepta, 
quae ia eo quod summum est, in re scilicet familidri, a me hone- 
stissime imminuta, aucta tamen immensum quantum et supra pri- 
vatas vires, honestissima librorum supellectiie maxime obscuratur ; 
et nisi a summo pontiflce illustretur (quod etiam per te, quantum 
patitur hunianitas tua, maxime expeto, et per eandem maxime 
spero), perpetua caligine involuta, aliquo fortasse reipublicae lit- 
terariae damno, in tenebris iacebit. Interim meliorem fortunam 
litteris precans, D. 0. M. pro tua et salute et felicitate vere et ex 
aoimo precor (1). 

Illustrissimae et Reverendissimae Oom'mationis tuae 

Addictissimus Aldus Manutius. 

P. S. Haec quae iam scripta, valetudine impetitus, per i- 
psummet Robardum ad te mittere decreveram, ego ipse offero ; ut 
in secessu isto tuo, de quo ab eodem Roccba intellexi, vale tibi 
praesens dicerem, et iuvenem de meliore nota commendarem. Ite- 
rum et semper vale ; meque in hac praecipuo annonae difBcultate, 
omnibus incommodis affluentcm, nisi admodum grave est, summo 
pontifici, antequam discedas, saltem per transennam commenda. 

A. M. 

33. Antonio Mariab Cardinali Salviato. 

Inducit me propensa tua in litteratos voluntas, ut pro litterato 
tibi supplicare non dubitem. Fuit in familia mea aliquot iam annos 
Vincentius Robardus, flander adolescens, qui edidit libellunai?^ Ge- 
slis qiunquennalibus Sixti V, cum illustrissimorum caroinalium 
elogiis, quem ego cum isto auctore superiore anno, ut meminisse 
te credo, tibi obtuli. Ei tum temporis pro laborum istorum com- 
pensatione provisum de canonicatu in Flandria, quam a Sixto coe-* 
ptam gratiam duo postea pontiSces Urbanus VII et Gregorius XIV 
conflrmarunt. Sunt itaque necessario nunc litterae apostolicae con- 
ficiendae ; verum quia subsidium ille a parentibus ob diuturnam bel- 
lorum tempestatera accipere non potest, nee ejusmodi sunt meae for- 
tunae, ut quod velim maximopere, auxilio in hac re illi esse possim ; 

(1) Fu scritta dair Aldo questa Icttera sotto il pontiflcato di InnoceDzo IX, 
quiodi iiell*anDO 1591, Del Noveznbre o Dicenibre, avendo quel pontefice occu- 
pftta la cattedra apostolica soli due mesi. Fore' ancho il Manuzio, non tenuto cal- 
colo di quel brevissimo pontiflcato, raccomandava il Robard sul principio del 
regno di Clemente VIII, eletto a' 30 Gennaio 1592. 



muiiificeiitiae ilium tuae (1) humiliter commendo, obsecrans atque 
()!)t(?.^t.ins, ut illius egostati atque urgent! necessitati aliquo niodo 
subvo.ui'e non graveri:^, quo me atque ilium beneficio multisqni- 
(If^m iam noniinibns Tilu dovinotum magls mngisque devincies;me 
((fiidcMU perpeluum lUustrissimae Domiuationis Tuae clientulum, 
illnm laudum etiam luannn relebratorom sempiternum. 

Haec ego, quao i)raost^n.s debuoram, ob non satis commodam 
valetudineiii per litt(*ras tecum ogi, pietate ductus, ne trium ponti- 
ticum gratia probo et erudito adolesconti pereat (3). 

34. 0»NATissiMO vmo JolIANM A Saijck (3). 

(rratissimac iiiibi fuonmt litlerae hiao, amoris et offirii plenae. 
quae tuam mihi be..ov(>loiitiaiii doclararunt, et me magis niagisque 
tibi devinxeruut. Ego vestratium liominum numquarn satis prae- 
di"a!a ingenuitate commotus, cum primum te vidi, amare coepi; 

1 11 cjirdinnlc S;ilvi:!ti. iiipoto di papa Loone X, fu intortiunzio pontiftrio 
u f'nrlo IX PC dl Francia. poi imnzio prps^!o la f?tP5»sn corto per spi nnni, qnlrdi 
b'lrato a Holoirna Occupi') altri frnidi olovnti iiolln ma prist ratnra roraana p n^l 
jrovoriio corlcsiastioo: biMiPlU'o vnri iKtitnti pii o. <rhipse. e mori iipIT Aprilc Ifit©- 

i2' Ancln* qupsta lottera soinbra scTiiin siil tlnihi dr'Haniio ICOl. 

[\h Giovanni Andrea SnlicM c dal Qiiadrio ricordato fra p:li scrittori. che 
di'ttarono r«*.rolp di I'loqufTiza i^aPana (vol I. p {lA). In una lettpra dpi Salice 
in data di Sondrlo, Ki PiiuTno l.ViS. pprli si qnaliflpu «• Vo'turenne ieio^ drila 
X'altpllina) Vio.ariiis ao malpficioruni indpx .... npjrotinrnin mole obrutus niiwi 
valtMlixi '^; e parlaiido del fatti p(ditici d'jillora, scrivo: « Hie nihil haltPinufl novi, 
nisi qiio#pro'v.*ep«m nnstrac riMpnblii^nc aninii a diicr Sabaudiae ad paiifrcnduai 
cum Pi) feed us vid liop populo nostro pprsuadendum ^olicitantur, nihil auten 
pvro f'lallorum oppujrnanto t'totis **nin) viribus rpstitit) pffectuniin opiuor Si 
quid a]>ud Tios RCMtu di^nuni halipbis, por tuiis conimunioari pcto »>. In altn 
del :io (jiuixno IT-iSi soi'lvovji al Manuzio stos»<o : <- Novi nihil habi nMi«, ni4 
(i'Miu<'n';iuni n»s nos ti'iiiMit .srii ;prn'!()s. ("K*'.(i (.'.mtoni Holvptici In BprnPiisium 
^rratinrn rnilitps ron.^orijisprt', o\ ut idi-ni fatinnt quinciup rotcri Cantoni Sabando 
foi'dorp iuupti hortantur. No>tra Uivpublica 1'2,(MJ0 ppditum in Ir Mum hoc Bw- 
natibu<< oi.Uulit. quorum ouiniuni ropiis pprtissimum est Hprnat-os paiicis dirtiof 
inirrupnto npcpssitatp in<j:iMitPUj eonttatnros pxorcitum Exppi'Maiitur Lpp;li Hel- 
vptinruin :id dup.nni Sabimdi ip niissi, ut cum his pacis nc belli deter in inatio. 
l\px (i.iUopuni CfiMiUfMi.<fs i»rout diciiur pT littpras liortatus osl bono siiitiiiii- 
iiii». si» ( niin pi") ip.-is «\i.Miiiiturntii. i:oqup vim ii r'rri pas^suruui. Idenj Diis« 
nuuLt ad 1Iol\(>tiu.< nus(|Ui^ Kb n'tos Lc^atis riM>di;ri8 renoviitiunt>ni pracurat. Cat> 
sar Au;..^^ustani.. quo iinpr'rialibu.s roniitiisi pr:i(>sit. cum niar;no npparata udrdiil, 
pi;nUitpr at' CPt'Ti iujpprii priiu;:ps. Quis hornni sit futurujf inventus no* it Do* 
nJillU^< . . . Si (\u\\o apud \o-; sunt soitu «ii;yna, nadus opjtortiinitateiu ccninn 
uioart; di;;noris Datum Zutzii raptim etc. >*. 



167 

nunc ad amoretn ineum officio tuo tantum additum esse summo^ 
pere laetor. lUud tamen in voluptate molestiae inest, quod me 
praeveneris, neque tamen ingratum hoc accidit. Vinci enim a te 
facile patior, et ab eo, qui me amat, quemque ego eius merito plu- 
rimum amo, hanc injuriolam inferri libenter fero. Nihil est quod 
ego tibt hoc tempore possim rependere pro iis, quae ad me scribis ; 
forsan erlt alias. Nam modo frigent omnia, ita tamen ut intra pau- 
cos dies autumnum fortasse simus aentate calidiorem habituri : fu- 
turarum rerum specimen. Tu ad me si scribere perges, non efiScies 
ut te magis amem, sed efdcies tamen ut tibi magis debeam, quod 
cum summopere cupiam, scis quid tu commodo tuo sis facturus. 
Interim ut scias optare me ut aiiquid mihi iubeas, primus ego ero 
in te orando. Lumacarum (?) creditores procuratorem suum istuc 
mittunt, et exigunt quod ab iis debetur. Eum tibi maximopere com- 
mendo, gratissimumque mihi feceris, si ipse intelligat hanc meam 
commendationem plurimum sibi adiumenti attulisse. Valde ambi- 
tiosus sum amoris tui ; id creditoribus ipsis de te promisi. Respu- 
blica etiam ad vos scribit, et iustam causam commendat. Pertinet 
ad yeterem vestram illibatamque fidem huiusmodi homines, si mo- 
do tales sunt, perdere, qui vobis maculam hanc inurant, quod eos 
facturos pro certo credo ; et item te rogo, ut ad id quod sponte 
et publica commendatione estis adhibituri, aiiquid etiam accedat 
meo nomine, quod ipsum procuratorem et ex re ipsa et ex tuo ore 
cognoscere cupio, ut aiiquid me apud te esse intelligat. Bene vale. 
Venetiis, VII kalendas sextiles MDXCII. 

35. Aldus Mannuccius Petro Pellotio. 

Ut monueras, ita feci. Dolium nautis tradidi, purgatum ante 
diligenter, ne quid resideret immundae faecis, qua vinum corrumpi 
posset. Ac vide pudorem meum. Cum ipse permisisses ut mitterem 
cuius mensurae vellem, misi quod supra semiamphoram non capit. 
Equidem invitus feci, ut quam tu speraveras laudem liberalitatis, 
ea te privarem ; sed ut aequus es, hanc iniuriam quae ab amico fit, 
et fit cum re tua, non dubito quin levius feras ; sin est, ut gravius 
commoveare , quod ego tamen tua fretus facilitate non existimo , 
abjecta modestia, corrigemus errorem, et posthac in hoc genere 
non peccabimus. Interea dabis negotium villico tuo, ut dolium, ubi 
semel et iterum calida colluerit, infundas vinum, quale tua fides et 
huQianitas postulat. Vale. 

Venetiis, IV nonas Novembris MDXCII. 



168 



36. AuGUSTiNo An'gelello Fabrianum, 



Xae tu, optime Anji^elelle (1), modo humanitatem prorsus om- 
neiii non exsueris, tarditatem in rescribendo raeam facile excusare 
debe.s ; excusationis autein caussam tibi affero. Roinae sum, qua! 
iiUL tu in summa urbis ignoratione versaris, hoc ipsum quid sit, 
iam SOLS ; atqiii si scis, quod me axuses, nihil est ; id ego iam mihi 
persuasi. Quid hie egerira vel agam, quoque in statu sira, si cupis 
nosse, breviter dicam. Romae vixi, si modo vivere quisquam Ro- 
mae posset ; ad banc me diem protraxi, C-lemente pontifice urbeai 
et orbem auctoritate et exemplo felicissime moderante. Quid quae- 
ris ? Pontifex bono in me animo est, portionem palatinam honorl- 
tice assignavit; puellam quam hal)eo, velle se sacro in coenobio 
suis sumptibus alere pontiflcia boiioficentia est poUicitus, ut aDimo 
curis vacuo avitam et patriam hmdem sequi aliqua ex parte possini, 
et aliquando verc vivore incipiam. Apud eius nepotes honesto satLs 
loco sum ; hilari me vultu excipiuut, amplexantur, fovent. lUuxit 
certe dies, ut spero, quo familia mca, quae me denique uno nititur, 
extollere caput queat; ceptum Deus approbet. Vivat pontifex bono 
publico, natus ad pietatem et ad veram solidamque gloriam. Ex- 
sultant boni omnes, tanto viro coelitus rlemisso ; urbs tola trium- 
phat. Tot inter bona unum nobis, quo vos abundatis, deest otium; 
vos temporis copia, nos inopia premimur; vobis charta superest, 
nobis intenlum deficit ; quod si me diligentiorem in scribendo esse 
vis, fac, quaeso, tuo commodo, quando ea Fabrianum ahundat (2), 
ut charta ne egeam. Extra iofum. Chartam ad srribendum, qualem 
Komae non reperio, vellem; octo millia foha (tot enim constare 
meiliam salmam existimo) si ad me mittenda curabis, persolvam 
]tr(Hinm bona fide, (Uligentiamque tuam amabo; vicissimque si quid 
erit. quod a me Romae V(dis, hal)ebis hominem tui amantera, quo 
ad omnia uti, abuti possis. Elliciam in posterum, ut amorem ineum 
nullo pacto desi<leres, quern tamen reipsa numquam iure desiderare 
|w)(ui.sti. 

Aliud quid ? Etiam : Jacobum Mercalum sontinalem, qui mihi 
tuam epistolam altulit, vidi libenter ; baud tamen lil)enter a me est 

1) Km 111! ealilo amuture <Ji niuiiisinatk*n. di cni uvea raccolto uii Muwo 
S/jno rimaste rnolte lettere di Puolo Mnnuzio a lui indirizzate. 

(2; Allude allu rabhrica di carto, g'iii esistente ailora a Fabriano, anaiitl- 
inata tutiora. 



169 

factum, ut docio viro, et adde (lic§t enim et decet) quamtumvis pa« 
rum comroodus fuerim, animum indicavi. Non ingratam sibi acci* 
disse amicitiam meam, et praesens et ab^sens scriptis ad me litteris 
est teatatus ; si qua iu re gratiflcari illi potero, admonitua, cona- 
bor ut intelligat voluntatem numquam mihi deesse, facultatem 
abesae posse. Alios hujusmodi ad me si miseris, non ego reges Gal- 
liae, ut ilie ait, faciam, sed in vacuo regno regnare ipse incipiam, 
hoaedtissimorum virorum famiiiaritate houestatus. liene vale. 
Roma, VIII kaleudas februarias MDXCIV. 

37. Perillustri et R. D. D. Marceluo Vestrio Secretario 

Apostouco. 

Perillustris et Reverendissime Domine. 

Legas minus occupatus. 

Pro hisce litteris, Reverendissime Ve^tri, ireni ad Te offirii 
caussa libentius, non quidem ut tibi tot, tantis, iisque gravissimis 
negotiis distentissimo negotiura exhiberem, sed ut ostcnderem cade- 
re in me posse potius omnia, quam ingratitudinis vitiuni. Ornas me 
laudibus absentem, praesentem quoque utinam vere id faceres. Sed 
vera dicam, sive tu iudicio tuo id vere facere existimas, a mo iudi^ 
ctum, ex quo mihi maximum ornamentum oboriri praeclare intel- 
ligo ; sive spectrum Te maiorum meorum fallit, non possum non 
magis amare amorem. Quorsum haec? Inquies; occupatus su^n, 
nee longitudo litteram occupato convenit. Ego illud addo : qui Bre- 
ve petiit, brevis esse debet. Ad rem veniam : ad otflcium accedit 
necessitas eaque me excuset. Erysipelas me in lecto detinet ; ve« 
rum non hae litterae litterarum vim habent, sed iucundae potius 
allocutionis, id est in moerore ac peqe dixerim in sordibus. Quot 
ego affligar incommodis, tute iam optime scis ; ea spero mo non 
incommode posse a me removere, Clemente VIII duce et auspice, 
ci^us ego beneiicentia quietem post septem aunorum perpetuam 
inquietem sum consecutus. Tu, quaeso, Breve contice (1), ut ad 
portionem, quam cum aliis habeo communem, accedat et illud quod 
alii habent; nil proprium peto. lusta mihi petere videor, praeser- 
tim a clementissimo pontifice, cui tu, si licebit et si libebit, mise- 
rias meas (praeteritas illas certe maiorem partem) de ipso Hrevi 



<1) Allude alia concessione fattagll della stamperia del Vaticano, da lul di- 
retta cou Domeiiico Baaa, od alia cattedra da lui occupata in Roma. 



170 

agens et alias breviter enarrabA^ ; niiserias vel ipsa occasione non 
exigua commiseratione dignas, patienter a me toleratas, quae vix 
aut ne vix quidem in horainem ingenuura, et qui semper infamiam 
evitaverit, virtutem ipsam per se solam expelendam duxerit, ca- 
tholice vixerit, cadere possunt. 

Bibliothecam meam (1) quam primum potero in Vaticanam 
transferam, non indignam fortasse vel ipsis pontiflciis oculis. Sedel 
in ea quoqiie transportanda quanti mihi sint labores subeundi, impen- 
sae faciondae, arcae novae fabrirandae, incredibile dictu est, atque 
ego adhuc in diem vivo non id item in posterum facturus eorum 
niercatorum more, qui fide periclitanlur, fidem tamen tuentur; ita 
ipgo alea spei plena lactavi credilores meos ; nunc ead(^m spe lacto, 
ea tanien rerta. Quid excidit? Liceat (quod iure licere decet) poa- 
tificiam praesentem maniftcentiam semper vocare, quae nunquam 
deest, quo;l bonis elargiatur, nee (Deus bone) Aldi nepos, Paulli 
filius ex familia centum iam et eo amplius annos de Christiana et 
litleraria re bene merita, nulla umquam labe maculave adspersa, 
cui praeter conimuneni opinionem, quae rei meae domesticae sera- 
pt^r nocuit, quamquani ego, quoad potui, sustinere summo meo 
malo sum conatus, nihil est in bonis dissipatis omnibus quorundam 
maiorum ^'ulpa, praesentium etiam iniquitate sublato reliquo, Pa- 
ti'ia procul, abdi^ata non spernenda dignitate, invito senatu, volun- 
tario, ut christiane vivam, mihi imposito exilio (testem Deum vofo 
et amicum communem, reverendissimum Angelum Roccam a Sa- 
cris S. D. N., bominem antiqua probitate, singulari pietate, prae- 
stanti dortrina praeditum), pessima condicione temporum, quae vd 

(1; Di questa ricchissinm Dibliotooa, si cara al suo propriGtario, ^ rimasto il 
('at:ilo<ro coiiifuiiporauoo, chc aI consorva ms iieH'Airibrosiana, col titolo :* Index 
Librornm Hibliothncao Aldi Manutii I'auH filii, Aldi nepos ». Contenevansi eni 
in ciMilo cnfisf^ icapsae ed in qunlche scanziue ed altrove. Somniavano a inoltB 
mip^liaia di voluini La doscrizione ^ assai somniaria, ma d'ogni opera i le- 
ceiinati la data tipo^raflca; non appare per6 in qual anno esaa sia atataoom- 
pilata. Nolla sua supplica diretta a Grej^orio XIV, onde ottenere in Reina pro- 
tezione o sussidio nelie sue strettozze economiche, scrive : « Illud tantuxn dioo 
e^tst' mo in urbn cum flliis mois ininimeris, quos per me alero neqacx). librif Ki- 
liont >> E?li avi>ii in poiiHieru di h>frar1a dopo morto alia Republica VeDetB,mi 
KpiMitosi tuttavia cariro di debiti, i suui libri. ch'ejirii cbiama scmprv raoi figfi 
p Muo ti^soro, Furoiio disfnTsi fr.i i molti snoi creditorl, e prima aiieora che qo^ 
sti HO li dividossrri). la Camera Apostolica. cho avca sequestrate i di Ini eflMti* 
scoUp por 8«'» 1p miprliori opore. I suoi nipoti Paolo e Gian Pietro Ooorio, dino- 
ranti a Cinprolf, cbbrro anch*ei»i qualcbe parte nella divisione di qoalla UUiO' 
tiOii. ohn fu stiniata L-omi>orKi di ottantuniila volumi (v. Renouabd, p. 473;. 



ni 

lociipletUsimi homines expert! sunt, ut tandem Romam peterem. At 
quam urbem ! Tot tcrnus tot maria emensus, et vixi ; nee, inquam, 
debeo ultra sexcci.tos, qui me ipsum usqun modo uiihi ipsi non igna- 
vuia natura aut voluntate liomiiiem subtraxerunt. Nunc niihi resti- 
tutes, S. D. N. pt^des humilUme d »osculor, Ei a summo Tec secunda 
et prospera omnia precans; tibi vero, humanissi me vir (quid ou- 
tem in hoc non cadit ?), me eundem fore erga te polliceor, qui sem- 
per fui, maiori autem vinculo, cum tu me strictissimo et iam ob- 
strinxeris et modo obstringas, et vero magis te fore ob stricturum 
certo mihi persuadeam. Conabor ego, ut amorem tuum et tui simi- 
lium, bonorum scilicet virorum, conservem, augeam quoque, modo 
ut possim. Ex aedibus et ex lecto, pridie nonas majas MUXCV. 

Longiores mihi litterae effluxerunt dictanti, nee ullam umquam 
tecum colloquendi satietatem sentienti. 

Perillustris ac Reverendissimae Dominationis tiiae 

Devinotissimus 
* Aldus Manucius. 

38. (.)berto Gifanio. 

Ab illustrissimo d. Carolo Imhofio tuas accepi, 18 martii scri- 
ptas(l). Quibus respondeo, cum ad priorcs, quas tu in his nominas, 
non redditas respondere non possim. Tuus sum ab eo die, quo me 
tibi tua doctrina et humanitate devinxisti. Amorem vicissim con- 
servemus ; nihil a me tibi deerit, in quo possim, quam praeclare de 
te tuo merito sentiam, testiticari. Interim vale, et scribe si quid vis 
et quidquid vis. 

Imhofium vidi, quam potui, hilari vullu. Utinam liceret per 
Tortunas meas ahquid praestare, quo animus mens, qualis est, talis 
amicis appareret. Erit forsan aliquando ilia dies Seronissimis tuis, 
per occasionem me addictum esse veUm significes, non indignus 



<lj Quando il Maiiuzio m'rivpv.i qnoAta liMtern, Olxirto GifTuii, illustre giu- 
rrcoiiKuItu e fllolo^. iiutivo (ii Hureii lici dueuto oi Gbeldriu, truvuvasi alia 
ctirtp di»iriiniir?ratori' Kodolfo come coiiRit,'lirre o rererendario deirinipero. Oc- 
ciip6 con alU> onore lo rattedre di Orleans, ove foi)d6 nna biblioteca ad uso d^Ila 
nasione gorniaiiica. cio^ doi trd< schi v flanmiio^hi, di Strasburpro, Altorf, In- 
g'oUtudt, p striiiKP rflazioi.o coi Munuzii a Wnezia npl 8Uo viaL'pio in Italia col- 
ranobaaciatorc di Fraucia. Era wstnti crudito in archeologia e belie lettore grecbe 
e latine, coiuc rilevasi dalle sue opore Mori a Pra^a nel Liiirlio 1604. 



172 

mihi prorsus eorum gratia esse videar. Earn tu mihi para ; ad me- 
rita in roe tua hoc maximum addes. Rescribe et iiibe. 
Roraae, ex Vatioano, VI kalendas iunias MDXCVI. 

39. Jlxio Episcopo Herbipolensi et Franciae duci. 

Ignotus forsan homo ad agnitum maximis virtutibus priaci- 
pem scribo. Ne, quaeso, animum hunc spenias, qui ictus tui amon 
et observantia flagrans, peto a te ut ad maximam tuam humanita- 
tem, quam jamdiu a me auditam maxime confirraavit nobilissimus 
vir et antiquae probitatis singularisque doctrine Carolus Imhofius, 
qui has meas tibi reddet, addas amorem in me tuum. Erit hoc glo- 
riosum tibi, honorificum mrhi : scire homines JuUum Herbipolen- 
sem episcopum (at quera virum) Aldo Manucio aliquid tribuera 
Utere igitur opella mea, quaecumque ea sit ; vires mihi addet suiu- 
nuini tibi satisfaciendi desiderium, conaborque aliquid praestare, 
quo possis facile, si non virtutem, diligentiam saltefh amare meam. 
Valeat felix Illustrissima et Reverendissima Dominatio tua, et me 
in amore suo esse sciat. 

Roma ex Vaticano, VI kalendas junias MDXCVI. 

40. Jo. Sario Zamoscio (I). 

Johaunes PauIIus Mucantius, qui sacris pontificiis praeest, 
cum Legato Apostolico in Poloniam proficiscens, has meas D. V. 
Illustrissimae tradet. Is summo suo fratrisque mortui merito ami- 
cus est summus meus ; est igilur cur eum de meliore nota commen- 
dem. At cui commendo ? Ei qui apud Polonos istos patris mei com- 
mendationem phirimum valere posse aliquando existimavit. Illi ego 
Alius. Tu idem es ; nee tamen hucusque euradem experior. qui ad 
mu lias meas litteras nihil umquam responderis; at nil responda 
neque mihi, neque mortuo patri, qui de te vel mortuus loquitur, ne* 
que vero (quod summuin est) tibi ipsi respondes. Quod si occupa- 

(1) Oioviiniii Sario Zamoysky, uomo di stato, dotto griareconsolto, lettenlib 
prrHiide capitnno e $rran cancel Here di Polonio, avea U soo noroe avito da Z^ 
mn<<c, furtezzii iiel Palntinato di Lublino. Bbbo il Sigonio a maestro In Pidow, 
dove era rettore dello studio, occupy curiche altissime Del suo paeae, e il nv 
illustre colle azioni della soa vita e coU'opi're del suo ingegno obe ei aoao rin- 
ate, apeciatmeute lej^ali e atoriche. Mor\ il 3 Oiugno 1605 a 64 anni nella IM 
terra. 



173 

ionibus te inipedituni dices, cur tanto tempore nil litterarum ? Po- 
erat amaimensis aliquid rescribere ei praesertim, qui nee tibi igno- 
us, etiain si in Polonia es, neque principibus exteris ingratus, et 
ummo pontidri atque Italiae universae forsan carus. Memineris 
s Zamoscium esse, et me eius iilium, qui a te gratitudinem aut 
altem non ingratitudinem summo iure summoque merito exposcit. 
igo semper idem ero, neque animo vel magnis principibus um- 
nam cedam. Ita natus, ita educatus sum, ita natura mea fert; 
alem principes ipsi agnoscunt, nee fortasse improbant. Bene vale. 
Ex Vaticano, IV kalendas Junii MDXCVI. 

41. Reverendissimo Julio Cardinali SaiNCTorio. 

Non me fefellit, R. D., fore, quod totam banc laudandi rationem 
reprehenderent, quod in Francisco Ramolino laudationis modum 
excesserit. Ego vero laudaiulum mibi cum primis Cardinalem pro- 
posal, tamen cum cardinalium collegarum consensu. Praeterea cum 
otirs^s(o(7e ilia ab amplissimo senatu more veterum imperatorum 
. . . . (1) Postremo tu eum mibi laudandum, non deturpandum pro- 
sciadendumque dedisti. Laudari in Francisco doctrinam, et in eo 

nihil sane opinor mentitus laudavi iustitiam, a qua multi 

eum alienum fuisse contendunt, atque perdifBcile est ferre 

alteram sententiam, cum alter se laesum putet. An non lauderetur 

primus urbis Roniae praefecturam gesserit, moX vestri or- 

linis fuerit ? Deinde in suo exilio regis Ferdinandi vicarius totius 
regni neapolitani molem sustinuerit. Quare qui improbant, parum 
mihi videntur nosse quidnam sit laudationis ofncium. 

Sed ego stultus, qui si tibi placui (nisi fallor), aliorum nasum 
(Detaam. Caeterum stomachabar professores ad eam redactos mise- 
riam, ot vix aegreque tandem ac praecario pactam mercedem acci- 
pianL Itaqae occasionem nactus ex. eo, quod Franciscus ex profes- 
MNnim nomero aliquando fuit, paucis eoram causam conscripsi, 
loam eo sane omisi consilio, nee totum illud irapepYov videretur ; 
nterscripsi tamen postquam cupere tu dixisti orationem conscri- 
)tam videre. Tuque tua benignitate id totum quantumcumque est 
^m consula:^) et quod facis, litteras tuere, neve sinas earum splen* 
lorom, quem Medlcae potissimum familiae debemus acceptum, Leq^ 

(1) LMrre^]arit& dpita scrittura, spesso iDcotnprcnsibile, dell* autos^refg 
ende inevltnbili qnr^to Incline. 



174 

nis principatu, qui litteratorum praesidium perhibetur, paucorum 
aviditate restingui. Vale. 



42. 



Scio pleraque hoc in opere errata adiiiissa esse, quoinim alia 
lypographis iure adscribentur, alia vero mihi imputari polerunl. 
Verumtamen qui viderit schedas non tantum opistliographas, seJ 
per Iransversum etiam scriptas et frequentibus obelisci^ alque a- 
steriscis confusas, typographum facile excusabit, ea quia levia 
visa sunt, nee lectorom posse remorari, notare ut non animus, ita 
neque otium fuit. Ego vero, si quid erravi, veniam noi deprecor: 
rogo tantum omnes viros bonos et oiXiixzpo'j^. ut corrigant, obli- 
terent, meque amice moneant. Intelligent nee me mihi blandiii 
cupere, nee atpsTtx'OTepov velle niea defendere, sed benigne mo- 
nentem benigne auditurum atquc emendatilrum, et si quid a me in 
his libris praetermissum fuisse annotaverint, libenter id postea afl- 
diturum. Decrevi enim (si Deus voluntati faverit) opus hoc rete- 
xere, et intra annos aliquot multo auctius et eaiendatius eraittere, 
si quale nunc est, placere et probari cognovoro. 



43. 



Cum M. Melchior Rarlaeus gontilis tuus Neapolim venlums 
esset, isque apud me Venetiis plures menses comnioratus esset, 
eiusque opera mihi gratissima usus sim, committendum mihi non 
putavi, ut is sine meis ad te litteris veniret, quod et perpetuum ob- 
servantiae meae testimonium extarot, et v(»ro hominem doctum libi 
commendaret; quod quamquara supervacaneum fore arbitror, quia 
doctos homines, gentiles praesertim tuos, omni benevoleulLae genere 
complectare, tamen volui hoc officium ei tribuere. In quo pluribos 
verbis utendura mihi non censeo, cum seiam ad quern. Bene vak. 

44. Cataldo Antonio Manerino. 

Quod ad me scribens munus etiam addideris ingenii tui fetnd 
illustrem, amo vehementer istum, qui te impulit, amorem ; estque 
cur hoc etiam nomine magis me tibi debere fatear. Quod vero me 
censorem desideras, qui te ipsum amo, opto tamen ut dum alios 
cognoscere vis, teipsum cognosras ; non is ea certe, qui ab 



175 

opinione pendere debeas, rum iam tui ipsius indicium doctorum 
iadicio praeslantissimum locum teneat. Quae ab Antonio Pace (1) 
de me tibi dicta sunt, ea conabor ut in dies certo experiaris ; ami- 
cum equidem habebis me, qualem natura mea fecit, ingenuum 
sine ullo .... 

Haec raptim, ac ob repentinum ab urbe digressum domestici 
mei, cuius mater et frater apud me vivunt. 

Quae edideris, gratum feceris, si ad me mittenda curabis. 

45. Relazione fafla da Aldo Manuzio al Diica di Sora 

a di died ottobre 1581. 

Lo Scozzese detto lacomo di Crettone e giovane di venti 
anni finiti alii 19 d' agosto passato, grande di statura, di pelo 
biondo et d* aspetto bellissimo ; possiede dieci lingue, la latina 
piu bella et piii pronta di quella di monsignor Morietti, la fran- 
cese et italiana in eccellenza, la greca bellissiina et ne fa epi- 
grammi, 1* hebrea, la caMea, la spagnuola, la fiamenga, inglesa, 
scozzesa et intende la todesca (2). Possiede tilosofia, theologia, 

(1) Fa poeta pesarese. Di lui si bauno aliune. satire. 

(2) Di James Cricbton, tiglio di Roljterto, dellu famij^lia reale Stuarda. si 
8tami>6 iu Vebezia nel 1580 in 4.° un opuscoletto col titolo: « In Appulsu ad 
celeberrimam Urhem Venetam de propria statu Jacohi Critonii Scott Carmen ad 
Aldum Mannuccium. Ex Typo$^rapbia Ouerrea ». Cbnsiste in 4 fogUetti, com- 
preso il frontispizio, grande incisions in legrno, la cui parte inferiore rappresenta 
la piazza di S. 4Vlarco. — Verso I'anno 1580 questo eruditissimo giovane sopra- 
nomiDato r Ammirabile, mando una sfida a tutti i dotti, in cui tra l^altre espres- 
■loiii leggevasi : « Nos Jacobus Crlchtonus, Scotus, cuicumque rei propositae ex 
fanproviao respondebimus ». Tale sflda stampata in un foglio in grosso carattera 
italioodairAIdo, fh affissa all' University di Parip:i. a Roma, Padova, e fors'an* 
che a Venezia, ed il Renouard la cbiaroa una « rodomontade, que les Merits du 
tomps recouoaltiseot avoir 6te souieuue avec un t)rillaut succ^ ». Fu assassinate 
di uotte io Mantova da Viucenzo, flglio di Guglielmo Gonzaga, duca regnaute. 
In occasione di questo fatto Andrea Anton ino scriveva ad Aldo: u Ita moerore 
sum aifectus, nt acerbitatem plurimam attulerit nedum mihi ipsi, sed universes 
civitati (Mantuae) casus bic repentinus et miserabilis. Extillemus igitur lacrymis 
amissum eum, quem incredibili semper anaore et benevolentia es prosecutus; 
addo etiam cecidisse eum virum familia nobilissimum, qui sua virtute omnium 
Crratiam sibi compare bat ». L'epoca di quella morte 6 dagli scrittori, compreso 
II Utta, assegnata al Luglio 1583; eppure V Epicedium di S. Carlo Borromeo fu, 
in seguito a pregbiera di Antonio Mag^io, dal Crichton <x proximo post obitum 
die exaratum »f e stampato tosto in Milano (1584); ^ del Dicembre dellMstesso 
anno la sua Gratulatiu a Gaspare Visconti, eletto arcivescovo di Milano; e il 
Cjrmen de re poeticn^ dedicato a Sforza Brlvio, reca iu fine della dediea e pr^- 
fazione Iu dnta dflf 1 Mnrzo 1*85. 



176 

« 

mathematica et astrologia, et tutti i calcoli fatti sin ad oggi per 
falsi. Di filosofia et theologia ha disputato piu volte in questa 
cittk con li primi letterati di questa professione con stupore di 
tutti ; ha perfettissima cognitione della cabala et di memoria tale, 
che non sa che cosa sia il dimenticarsi, et ogni oratione udita 
da lui recita a parola per parola. Fa versi all* irnproviso di tutti 
li metri et di tutte le materie vulgari et latine, et ne fa impro- 
vise et belle. Ragiona di cose di stato con fondamento; corte- 
giano con maraveglia et gratissiino nelle consultationi ; soldato a 
tutta botta, et ha speso due anni in Francia alia guerra con rarico 
assai honorato; salta et balla per cccellenza; armeggia et giuoca 
d'ogni sorte d'arrni, et ne ha fatto qui la prova ; maneggiatore ag- 
garbato di ravalli, giostratore singolare, di sangue nobile, anri per 
madre regale Stuardo. Ha disputato con Greci in casa del Nunlio 
et del patriarca d' Aquileia in materia della processione del Spirito 
Santo, con grande applauso et con grandissima copia d' auttoriti 
de* dottori et consigli come Aristotile et conimentatori alle niani, 
recitando le facciate intiere, non che le righe greche. Ha tulto 
S. Thomaso, Scoto, Thomisti et Scotisti a memoria, et disputa in 
uirufnque partem, il che ha f^tto felicemente T-altro giorno col 
padre Fiamma et con molti altri valorosi prelati alia presenza di 
monsignore illustrissimo il Cardinale da Este. Volse il patriarca 
e la Signoria udirlo, et ne restorono meravigliosi et stupefatti. Da 
Sua Serenity fu premiato di 200 scudi. In sorama e mostro de' mo- 
stri et tale, che molti udendo cosi fatte quality iu un sol corpo be- 
nissimo proportionato et lontaiio dalla malinconia, fanno di molte 
chimere. Hieri si ridusse fuori in villa per stendere due raila con- 
clusioni, le quali in tutta la perfettione vuole mantenere qui in Ve- 
netia nella chiesa di S. Giovan et Paolo fra due mesi : tutto il moodo 
corre per udirlo. 



ANEDDOTI STORICI E LETTERAW. 



LXXXVIII. — Barcandus o Bercandus ? 

(G. B. Salvioni.) — Ho falto il peccato e voglio fare la peni- 
nza, se non la fara anche chi s* imbatterk a leggere questo linee. 
I ogni modo spero di non fare opera inutile alia storia della col- 
ira e deirindustria paesana. La storia di questo genere a differen- 
I di quella vecchia che procedeva per battaglie e per catastrofi; 
aha storia spicciola, minuziosa, che fa suo prd di tutto ; magari, 
qaesto 6 il caso, di una parole. L* identificare il significato di 
oa stoffa pud giovare alia storia della tecnologia, perch6 si pud 
pprendere che fosse e d* onde venisse e per quali vie si disten- 
esse r uso di un dato genere di tessuto. La storia di un panno, 
i una materia tessile ^ strettamente connessa coUa storia della 
Iviltk, in quanto essi ci possono rappresentare un maggiore o mi- 
ore raflSnamento dei costumi. Lasciamo adunque, e senza ram- 
larico, alia storia politica gli splendor! della porpora regale, e 
sriviamo come lo comporta T indole dei nostri studi, un po' di sto- 
ia casalinga del modestissimo fustagno. 

Nel render conto neir Arcfiivio Veneto (t. XXII, p. II) di un 
ivoro del distinto raccoglitore friulano, co. di Prampero, mi sono 
rrestato con qualche cura sui tessuti che si usavano nel periodo 
a lui studiato (1324-1368). Fra questi era il barcandus, ed in 
uei document! si faceva frequente menzione di bercandarii, Ora 
:> scrissi che di questo tessuto non era facile il ritrovare la spie- 
[azione, come me ne aveva avvertito V egregio scrittore citato, il 
[uale alia sua volta si appoggiava sul Ducange. Soggiungeva perd 
(questi benedetti critic! hanno sempre qualche cosa da soggiun- 
fere) che doveva essere una manifattura locale facendosi frequente 
aenzione dei bercandarii nei document! citati. Ora di questa pre- 

erizione e di questa avvertenza vorrei fare onorevolotoammenda. 

12 



178 

Nello scorrere ua interossante lavoro di Jjuclior Zur nuUc'^ 
aUrrlichen DcvollicrunrisslaUsUh tuif bcsondcrcr Ruckshht auf 
Frankfurt a. M. (I) mi avvenne d' incontrarmi in ceria dassed'ar- 
tieri denominali Barclirn(wcht?r, ed allora mi ricordai d'aver vislo 
altrove il vocabolo hxrchcnf, die pei tedeschi odiorni non e altro 
die 11 nostro fustagiio. 

Quosti harchnibrcber non oompaiono a Franc()f.>rte priioa 
del l'l()0;nol 1387 abbiamo in quclla dlla me:iioria di nn arte 
dei lyncmcobci\ tessitori di tela; ncd 1 l.jO troviamo iiiVi^ce gli 
statuti separati di due arli, quoUo dei b h\\\niOr(>ht'r e qu^llt) 
della linciinnlwcrif eioe deir industria del lino. Qiiesta suddivi- 
sione accenna al rapido didonderoi deir industria del f-i.stagiio. II 
consiglio di Francoforte amava inlatli di divi lore le nrti Iroppo 
affollate, cosiodie, per dare un e.soiu[)io, no! I'loO aveva provocate 
la separazio:ie dei tagliapietra c (l*i c^ndat'tli dai fa!e;j:nnmi, in 
modo die se ne formarono tre (*.ori)i separati. Se a Innqne i fusla- 
gnai vengono separati dai linajuoli e 1 »giLtimo riteu'^re ^die la in- 
dustria da poco iniziata eonlasse orniai tal numero tli operai tin 
dar ombra al Consiglio francofortese. Lo Srhnr^ller alia ^iua volla 
iiella sua opera sui fabbricanli di panni e .sui tes.^ilori di Stra.sbu^ 
go, ci fa sapere die appunto al principio del se:olo XV TindiLstria 
del fustagno si feoe strada ad Ulma ed Augusta (;2). II fui^ta;,™ 
d'UIma divenne proverbiale in Germania; trovo infalti in Grimm 
{Dciitschcs Wnrtcrbuch s. v. ban^het) « seiden von Von^»dig, bar- 
chet von L'lm ». L' industria del fustagno a Francoforte puj se- 
guirsi passo a passo. Nel 1377 lo statuto dei te.-silori di lino non 
parla di nessun nuovo ramo di que.st' industria ; nel 13^7 in una 
specie di censimento, fatto airoceasione d(d giuramonlo di fedella 
al re Venceslao, i tessitori di lino sono ancora soli, ma ii..'ir elenco 
della comunita llgurano quattro (L'c/:e/rcbci\ cioe (luallro fabbri- 
catori di coperto da lei to. In un supplemonto all(» statuto del 1377 
deir anno 1418 troviamo elm i tessitori di lino plrgcn (pflegca?) 

(1) NVUa Zeit far ges. Staafsn^ XXXVU, 4. Tubinjrn, Lanpp. 1881. 

(2) Dev'essero qiiindi iripsatta I'assLTzionc di Mascher, D'ix drutseheGt' 
werhetcescHf p. 89 che qupsta industria fiorisoe ad Aup^usta e Ratisbona ^&utl 
secolo Xll. Ma non pu6 riflutnrsi, come vodrenio, Taltra sua asscrziono cheptt 
nrabi fosaero i primi a tnssi'n; il fiJst;iffuo, che da qiinsti lo appreiidcssero pl'iti- 
liani. Dice unche il Miiscbor che Vcn< zia ora lo scalu per il qunle 8i ritirava U 
cotone da Creta e da Cipro. Gli studlosi dullo cose vcueziane ne toiigano colIo 
per vcrificario» 



4f 



m 

u machcn deckelachen e nel 1121 la corporazione 6 composta in- 
line (li lyncnicober, deckelecher iind barc/ienmacher, N«l 1430 
avviene la separazione citata dei fustagnai dai linajuoli^ 

Di queste informazioni i lettori saranno disposli a ringraziar- 
mi tanto, come di una giunta alia derrata veramente superflua, 
roa io ho voluto notare questo episodio iiidnstriale, noii tanto per 
il suo valore sostanziale, quanto per il metodo con cui se n* 6 con- 
dotta la scoperta, con cui voglionsi interpretare siraili testimo- 
nianze, cosi scarse e difficili per ragione dei tempi e della qualitk 
deir argomento. E torno al mio barcliandits, o nostro, se al signor 
Prampero non rincresce la mia compagnia. 

Yr£i\\barclu*nt{Q{[c^co ed il birckindns \n\mem c'6 tanta 
afdnita filolo^ica die per coglierla non occorre es.sere n^ un'aquila 
ne un Ascoli. Se pero ne avessi dubitato me lo avrebbe assicu- 
rato il Diefenbach nol sQo supplemento al Ducanije. Curioso infatti 
di cercare Tetimologia del vocabolo, e coir etimologia la prima 
origine del tessuto ho consultato il Grimm, nel quale ho trovato, 
come pur prevalendo in Gerraania la lezione barclienU vi si ado- 
perano anehe i vocaboli barchct e barchat, ma sulP etimologia 
trovai questo solo: che il barc/icnl derivava da un barc/ianus 
o parchaniis della latinita medioevale. Ma ne berchandus, nb bar- 
chandus, ne barc/iamis, parchaniis non riuscii a trovare nel Du- 
cange per cui ricorsi al Diefenbach (Olossarium laUno^germani- 
cum). Qui le varianti del vocabolo diventano ad(Urittura legione: 
abbiamo parcamis, birganuSj parganus, finalmente anche par- 
chandus. Questa forma ultima si trova in un vocabolario dei primi 
anni del secolo XV, e tutte le forme citate sono spiegate coH'at- 
tuale barchent tedesco. Non ri sarebbe dunque da esitare : bar-* 
c/iandus b il fustagno, e berchandarii sono i fabbricatori di esso. 
II fustagno, com' e noto, si usa non solo per la biancheria, ma 
per i vestiti de' contadinl , non e improbahile che si usasse a que- 
sto ufdzio anche nel secolo XIV e vi sarebba da essere lieti della 
facilita della scoperta. Rimarrebbe tutto al piii da cercare T etimo- 
logia prima del vocabolo, la sua prima scaturigine storica, ed i 
rapporti coll' altra voce, che gli ha fatto concorrenza sino dal 
Medio-Evo, il fustagno (fustanum) — ma c' 6 un guaio. 

Nel corso delle nostr^i ricerche ci siamo imbattuti in un altro 
vocab )lo ch' e venuto ad intorbidarci le acque. II vocabolo sa- 
rebbe barracauo e signidcherebbe un panno, con istriscie di vart 
colori, come si vorrebbe ritrarre dalla descrizione di S. BernardO| 



180 

uno dei primi a signiftcarlo roUe parolo « discolor barracanus ». 
Cosi infatti interpreta V eruditissimo Muratori, il quale si appoggia 
al Ducange, e ne discorro nelle Disseriazioni XXV, XXXII delle 
Antichitd Ualiane (Ed. Class. II, 68; III, 148). L' etimologia del 
vocabolo gli viene facile da barre o striscie. Ma per maggior di- 
sgrazia nei lessici italiani ( p. es. in qucUo della Minerva e del 
Tommaseo) abbiamo trovalo un terzo vocabolo baracane col si- 
gnificato di panno fatto di pelo di capra. 

II Tommaseo che da come sua Tintroduzione di qiiesto voca- 
bolo nei dizioiiari, cita male a proposito di questa interprelazinne 
il Muratori il quale non ispiega che barracano, Soggiungeremo 
anzi, die il Muratori rifiuta contro lo Scaligero clio il Karrm^m 
sia un panno di pelo di capra, mentre questi asseriva che con quel 
pelame i turchi facevano « pretiosos pannos, quos zarcacan vo- 
cant ». Lo Scaligero da zarcacan derivava barracnno. II Mura- 
tori ne lo riprendeva cos'i : « che cosa ha a fare zarcacan con 
barracano e con panni preziosi un panno vile?» II Tommaseo in- 
vece, lo ripetiamo, descrisse, citando il Muratori, il baracane come 
fosse di pelo di capra ; ma in una seconda interpretazione soggiun- 
ge: € Specie di tessuto anche 7ion di pelo di capra ». Dell* una e 
deiraltra interpretazione non si danno esempi. Tuttocio mi par 
prova della leggerezza con cui si trattano simili question!, ch' e 
lecito lasciar da banda, come frivole ed inutili, ma non isfiorare in 
cosiffatto modo. II Tommaseo, tuttocche dotlissimo, srarabia ftei/irt- 
cants con barracano, senza provare V identita dei due termini ; ac- 
cetta una interpretazione ridutata dal Muratori, e la espone come 
se fosse di lui ; propone due interpretazioni diverse da doversi am- 
mettere sulla fede del lessicografo, perch^ mancano gli esempi. II 
Muratori incUna poi anche ad una etimologia dalP arabo barcan 
della voce in questione. 

Ma anche il Muratori non ^. immune da censure e quando se 
la piglia collo Scaligero dando al barracano qualita di panno vile, 
e vittima alia sua volta probabilmente di un equivoco. II prezioso 
barracano non e il vile baracane^ che forse il Muratori indossava 
o vedeva indossare ai suoi d\ nei giorni di pioggia, o se lo e, rio i 
per una degenerazione filologica e sostanziale di quello. Se i let- 
tori vogliono permetterci di consultare S. Bernardo, quello che ci 
lia fatto il regalo di questo vocabolo, mi daranno ragione. L* AjKh 
logia dc vUa et moribus religiosorum 6 una tirata del Santo Pa- 
dre contro la infrazione alia regola dei frati di Cluny ed egli is- 



181 

veisce fleramente contro le male abitudini inflltratesi nei monasteri 
di S. Benedetto. Ora dopo aver rimproverato loro la sontuositk 
dei cibi, viene a rimproverare lo sfarzo delle vesti. « Noi siamo », 
esclama egli nel capo X (e non n^l IX» come citano il Ducange ed 
il Muratori), « seguaci di S. Paolo, il quale voleva cbe si avessero 
soltanto le cose strettamente necessarie, qiiod opus esti^.E conti- 
nua: « Quod, inquit, opus est, hoc est quantum ad indumenta, 
quod et nuditatem tegeret et frigus repelleret. Putasne ibi cui- 
quam galah^num aut isemb^ninum quaerebatur ad induendum ; 
cuiquam ducentorum solidorum mula parabatur ad equitandum? 
Putasne, inquam, cujuspiam ibi lectulum opertorium cattinum aut 
discolor barricanus operiebat? ». Abbiamo citato tutto il passo 
perche esso giova ad allargare e precisare la nostra ricerca, 

Noi intanto acquistiamo cognizione di due nuove specie di pan- 
ni di lusso : il galabrunum e Yisembrunum, dei quali, non abbiate 
paura, anche se la sapessi, non vi fard la storia per questa volta. 
Ne ho del fllo da torcere abbastanza col solo barricano! Quanto al 
barricantis e non barracanits esso dev' essere una coperta da 
letto, infatti e unito all' opertorium cattinum, come cosa da co- 
prire il letto. Una prova evidente ce la fornisce Pietro il Ve- 
nerabile, abate di Cluny, che convocato nel 1131 un capitolo 
di frati per la riforma della regola, probabilmente in seguito al- 
r impressione prodotta dallo scritto di S. Bernardo, fece passare 
fra le altre cose il seguente decreto : « ut nuUus scarlatas aut bara- 
canos vel pretiosos burellos qui Ratisponi fiunt, sive picta quolibet 
modo stramina habeat, sed solummodo cilicium supeijectis tantum 
duobus pannis albi et nigri coloris ». Ed ancor meglio in un in- 
ventario del 1215 citato da Ducange, trovo diuis barracanas in- 
sieme ad altri oggetti da letto come culcilras, coopertoria ecc. II 
barricanus o barracanus rappresentava dunque un tessuto di 
lusso da porsi accanto alle preziose stoffe, che si tessevano a Ra- 
tisbona. Che non fosse anzi anche il barracano (coperta da letto e 
non fustagno) fabbricato in questa citta e da cio venisse tratto iii 
errore il Mascher citato piii sopra ? A dirlo un panno vile fe dun- 
que corso tro_ppo il Muratori. CJie dovesse essere una stoffa tinta a 
colori smaglianti non par dubitabile dal contesto delle fonti citate. 

Ed ora con licenza dei lettori passiamo al di ]k delle Alpi, 
poich^ ormai avviati in questo gineprajo vogliarao mostrare di es- 
serci adoperati in ogni modo pur iVi cavarne qualche costrutto. II 
Diez nel suo Etymologisches Worterbuch der rom^nischen Spra- 



182 

chen ci fece rifar conoscenza col bararano, e ci arMila gli flflSni: 
spagnfiolo: barragan; portoghese: barcgan; ed interprela: «t'in 
Stoff aus Ziegenhaar* un lessuto <li pelo di rapra. Aiiclie qui tor- 
niamo al pelo di capra, ed anche qui manr'ano gli es*^mpi. II I)i«*7. 
poi accetta la derivazione, cli' e gia nella Proposia del Monti A 
in Muratori (v. s.), dair arabo harrakan, harkan clie signitica uu 
veslimenlo, e qui cascano le congetture, ni?ro, 

II Diez crede clie il baracane roraanzo sia tutt' uno rol harchnil 
nuovo alto tedesco. Ma rimane a spiegare come il ba^^ricanits di 
S. Bernardo fosse discolor o di vari colori, se la radice araba si 
riferisce a tessuto di color nevo : come il pelo di capra ci eutras-ip 
se il fuslagno fe fatto di lino, di lana e di cotone insienie e non ili 
quel pelo ; come un panno di lana grossa, ruvido, potesse scam- 
biarsi col soffice fustagno. 

D' altra parte trovo che la derivazione dairarabo della pariMa 
fitsfoQiio e la prevalent'?, che la provenionza di qucsto tessuto diil- 
r Kgitto pare sicura, e non so respingere una etimologia araba. 
rlie renderei)l)e ragione del sinonimo bcrchandus del latino me«lioe- 
vale germani(*o, del barclient del linguaggio tedesco odierno. Non 
resta dinique che raccomandarsi a coloro che conoscono Tarabo — 
che non mi sento d' intraprenderne lo stuflio per i begli occhi del 
berchandus o baracane che sia — di appurarci il signiScato di que- 
sla parola e sopratutto corredarlo di esempi, ed allora si polriira- 
gionarne di nuovo con fondameuto. lo mi contento di avor aptTla 
la via e di additarne gl* inciampi. 

Potrebbero dar lume i dizionari delle lingue affiui, citale dal 
Diez. Ho cercato nel Diccionario dc C Accadonvi Espano'a di D. 
Vicente Gonzales Arnao, Parigi, Parmentier, 187(>, il vocabtdofeiA 
ragan e trovato la spiegazione tefa de lino, che non mi chiaris'e 
nulla ; nel Dictioyinairc FrmK^ais-Espagnol di Fonseca tmvo la 
significazione : gros c/imclot {elolfe }, Nel Littre, cosa slraua, il 
vocabolo bourracan nianra, ma questa voc(» si e usata e si usa 
forse tuttora in Frau'-ia per signiticare: « un tissu a graine grossieiv. 
assez en rapport avec le camelot ordinaire et memo avec le cauielut 
inferieur {DicUoniuiire imicerscl thconque et ijratiquc du Coni" 
mrrce cl de ht yan'galitm, Parigi, (luillaumin, 18(»:J). II tessuU 
e uscito di moda dopu V adozione degf impermeabili di guttaper- 
cha, e simili. 

Ma a che gii'lamo il monlo^ II b'lr.i.-ftn i* rolu til casarc't* 
liel Divon^rio vencziano dul IJoeiuo ed a memoria d' uomo »i 



183 

fhhbricarono, si vtMitlnttoro e si voslirono panni col nome di barU" 
can. CA fu di^tto da taluni che fosse simile q[ fustagno e ixxiV dX 
pid fosse intersecato di p^rossi nodi di pelame — ci si disse die 
conlennsse cotone — ci vonne rassoniigliato all* odierna raiina, 
air astrak'in — altri nep^aroao questo ed anche che contenesse 
pelo di capra. Per il Hoerio « e una specie di stoffa forte di lana 
che 6 come im ciambellotto ». Ciambellotto h il camelot dei fran- 
cesi, che prese il nome dal pelo di cammello, il che pud aver con- 
tribuito alia reputazione capnna del baracane. Qui naturalmente la 
questione diventa strettamente tecnologica e dopoaver falto appello 
airli arabisti dovrei far appello ai tecnici perche vedessero se ci 
possa essere rapporto fra il fustagno ed il baracane, per vedere se 
possono essere stati battezzali ad una fonte — a proposito, dimen- 
ticavo che gli arabi sono mussulmani, ma lasciamo correre — o 
sono due enti distinti. Questo baracane k di una tale tenacita ch' e 
venuto sino ai giorni nostri, e per farla finita, figura nel Dizionario 
universale di srienze, lettere ed arti dei sig. Lessona ed A.-Valle, 
stampato dal Treves neir anno di gi azia 1875. 

Qu mdo poi si corca se no trovano di curiose : c' e modo per- 
sino di far entrare il pelo di capra in casa al fustagno. Sentite nel 
Littr6 s. \\ fidainier] fustagnajo, un decreto dell' II Gennaio 
1717: « Les peluches composes de poil de chevre et laine ne pour- 
ront etre fabriques que par les veloutiers ou faiseurs de velours 
et celles composes de poih de chevre et de fil par les seuls futai- 
iiiers ». Adunque il pelo di capra entrava qualche volta nel regno 
dei fustagnai, per cui da questo lato il herchandus, fustagno, ed 
il baracane non avrebboro ragione di trovarsi in sospetlo a vi- 
renda. Ne deve far impressione che il decreto sia di tempi relati- 
vamente recenti, perche siffiUti decreti si appoggiano sempre a 
ronsuetudini inveterate, e se i fustagnai vinsero nel 1717, chi sa 
da quanto tempo durava la lite coi vellutieri. Siccome poi le 
rapre dei nostri paesi non danno quel vello finissimo e delicatissi- 
mo che damio (juelle d' Angora e d(d C-achemir sarebbe giustifl- 
rat-a da un altro lato V origine orientale dei nostri tessuti. 
Riassumondo : 

I.^ Inclineriu a credere die il hcrchandtis di Udine significhi 
fustagnt), ed i bcrchmvlrwii siano i fabbricatori di esso ; 

2P Esistono pero parallelaniente due altri vocaboli: bannca- 
nits (barracanus, barrarano), specie di roperta da letto, e bara- 
cane, spe<ue di panno, die potreiibero avere comiuie la derivazione 



184 

etimologica con berchandus od essere la stessa cosa con esso» d 
la stessa fra loro ; ma per affermare tuttocid mancano gli argo- 
inenti, n^ puossi nemmeno escludere che il berchandus udinese 
fosse una di queste due stoffe. Non ^ impossibile che il barraoaniis 
fosse in origine un tessuto di lusso, e servisse da coperta da letto, 
ciocch^ suppone una tessitura grossolana, quando il cotoue era ra- 
ro, era materia preziosa. Un po* alia volta e la materia prima di- 
ventata piu comune, come la tessitura fattasi piii fina col diffoudersi 
in Europa dei progressi industriali degli Arabi, il nome di fta?Tflf- 
camis potrebbe esser passato al fustagno. I fabbricatori di coperte 
da letto che precedono i tessitori di fustagno a Fraacoforte sooo 
un indizio favorevole a quest' ipotesi. 

3.^ Da una radice araba barhan molto probabilmente, e quindi 
dair Oriente, si diffuse un tessuto divulgatissimo, che ha il suo rap- 
presentante in tutte le lingue romanze» e di cui per il silenzio del 
Littrfe, che tien conto della storia dei vocaboli, non e possibile 
assegnare la piu antioa memoria, ma il cui uso si mantenne e pro- 
pagd sino ai nostri giorni. 

In complesso non credo inutile T aver posto in luce tutti que- 
sti dati; spianaiio essi, come dissi, la via ad ulteriori ricerche, 
possono svegliare V attenzione degli eruditf, ed io sono disposto ad 
accogliere tutti gli schiarimenti, le rettifiche e sopratutto citazioni 
di passi, che adoperino il vocabolo di die discorriamo, unico modo 
di venirne a capo con sicurezza. Chi sa che col tempo non spunti 
fuori ridea di un glossario tecnologico delFindustria medioevale, 
e che questo nostro studio possa fare qualche prd al suo valoroso 
compilatore. 

Ed ora dovremo parlare del fustagnOy istituire un raffronto 
fra le etimologie del berchandus e quelle della voce fi^tagno, 
esporre le poche notizie suir arte dei fustagneri ed affini , che 
abbiamo raccolte nelle nostre scorse archivistiche a Venezia, ma 
non abbiamo il coraggio d' infliggere in una volta sola tanto argo- 
menfo di pazienza ai lettori AeW A}^himo, Se il loro interesse noo 
ci fara difetto, se la benevolenza del Direttore vorrk accordarri il 
po* di spazio necessario ne riparleremo in aTtra occasione. 

Ed ora : 

Claudite jam rivoH, pueri : Rat prata bibere. 



185 



LXXXIX. — GjACOMo Casanova ed Alberto von Haller. 

(E. VON LoHNER.) — E nolo che Bartolommeo Gamba chiaraa 
il Casanova « avvenluriere famif^erato ma lelterato non volgare*. 
]B pill giusto che dirlo soltanto un « brigante », come lo chiam6 
Girolamo Dandolo. I contemporanei Lorenzo da Ponte, e quello spi- 
ritosissimo viaggiatore dell* alta societa tedesca del secolo scorso, 
conte Massirailiano Giuseppe Lamberg, che conobbero il Casanova 
personalmenle, pariano del suo ingegno e del suo sapere in ter- 
mini non dubbi ; e Lorenzo da Ponte conosceva molto bene le bin- 
dolerie del famoso Casanova, mentre il conte Lamberg, nella pri- 
ma edizione del suo Memorial d'un mondain (1774), si lagna 
che un uomo come « Monsieur de S. Gait », non fosse ancora gra- 
ziato dal governo veneto ; e nella seconda edizione (1775) si con- 
sola che nel frattempo il Casanova abbia potuto ritornare in pa- 
tria, anzi gU abbia scritto da Venezia stessa. Non si rinnovera forse 
piu quella singolare unione di nauseabonde bricconate e d* ingegno 
originale e cognizioni profonde. E si capisce che non soltanto Vol- 
taire, ma r austero e reverendo savio della Svizzera, grande poeta 
egrandissimo scienziato Alberto von Haller, carteggiasse coll' a v- 
venturiere ; s* intende bene, senza conoscerne le birbonate. Era poi 
consuetudine del secolo scorso, che i viaggiatori s* intrattenessero 
con tutte le celebritk dei paesi che visitavano, e spessissimo da co- 
tal consuetudine nacquero diffusi carteggi. Cosi il Casanova vi dice 
di avere carteggiato con Alberto von Haller, che nell' estate del 
1760 egli aveva visitato a Roche, ove V Haller era direttore della 
salina. E difatti il Barthold {Die geschichtlichen PersdnUckeiten in 
Casanovas Memoiren) ha mostrato che V Haller a questa epoca 
non era piii professore a Berna, ma direttore della salina a Roche. 

Se non che, nel carteggio manoscritto dell' Haller (cio6 nelle 
lettere scientifiche o private, dirette a lui), che ho potuto studiare 
nella biblioteca urbana di Berna, non si trovano piu le lettere di 
Casanova. Non credo peraltro che Casanova dicesse una bugia. E 
piu probabile che le lettere fossero distrutte, quando 1' Haller ven- 
ne a conoscere chi veramente si fosse il sedicente conte e cava- 
liere di Seingalt. Ed e anche probabile che a Dux, in Boemia, ove 
mori il Casanova, bibliotecario della famigha dei conti Waldstein, 
si trovino le lettere dell' Haller. 

lo frattanto ho trovato una lettera del Casanova, diretta non 



186 

airHaller, ma probabilmonto al patrizio b^rnese Lodovico von 
Mnralt, al quale, secondo h Memoric, il Casanova sarebbe debi- 
tore. delle rommondatizio p.^r Hallor. Pare rlie il Muralt abbia 
mandato qiiesta lott^ra airilaller, por farf^li piacere: e rhe fosse 
co9\ dopo la niorto del ^rande bernoso, collorata nol suo carteggio. 
Eccone il teste, rhe ci mostra una volta di piii quanto vaksse 
r Haller, del quale un uomo nientn in.2:enuo e ancora meno enlu- 
siasta, come il famoso avventuriero, scrive qoA : 

^foUo iffusire Signor, Signor osservrudissth'O 

Lnsannn adi 25 Gingrno 17C0. 

Mi son trnRportato a Roccn. o Rono opriri qni di ritorno; ho dato al Sijmor 
de Haller la sua lottora, e mi rltrovo tanto invaghito del nierito imparofrifiabile 
d'un uomo tale, che non posso prouder qiiiete, so non rendo prima a lei le piii 
dlstinto fi^razlo d'avermi munito d'nna lettera commendatizia a questo gran 
fllosofo, 

ArroR^sisco dVssermi portnto alia di Ini rasa pria del mozzo domo, pprrtie 
mi vidi obliorato a permettere d'esser da lui maprnificamente trattato. Se oveal 
proveduto qnollo, clie il poeo mio merito mi viotava di prevcdere, mi sarei rew 
al sno palazzo nel dopo desinare. lia di lui divina conversatione d un pranio 
eaquislto eotanto, che non Ri pu6 in coscienza desidcrare. chc quella bocca. cb? 
ineanta pfli »stanti con mille profondo crudizioni, si trattonpra qualche tempo a 
maniriare. Tanto ^ vero, ctie il dottis<?imo Haller manjria poco, p hove acqua: ma 
la sua tavola imbnndita sigrnorilmente fa vedere, cbe non adotta la virtu delU 
parsimonia, cbe per ah stesso. Qual fortnna per me se potefwi vivere tre oudi 
con un uomo di quella tempral Oltre cbe mi addottrinerei molto. imparerei an- 
cbe a dir le cose col crarbo, con la maestria, con la dolce jrentilozia e con la 
Inimitabil mod stin del siirnor do Hnller. 

Spaceia le erudizioni le piii saporite ridendo. c la sci' nza sua de"* fatti anti- 
cbi sembra una semplice rominiscenza. Si direbbe, cbe quello che vi paria k on 
uomo cbe ba due milTanni, e cbe fu per avventura testimonio di vista delle 
cnsp cbe yi narra. Quando domnnda una qualcbe cosa, si discerne iirlla 8ua que* 
stione un documents, e quando riaponde per insogrnare sembra chc domandii 
imparare, tanto il sno stjie 6 circou'^petto. Non ho scoperto In lui arte alnina, 
tutto fe natura : Tambitione, cbe potrebbe esserprli si raprionevolmente pordonata, 
6 nullaostrmto lontanissima dal suo carattere, ed 6 pur vero che pre8(*ntato nel 
li.'oo, nossuno credMo ardircbbc misnranji con lui. Si fa rcncomio d'un nomb 
quando si dice cbe sa di tutto, ma si debbo diro del Siffnor Haller, che sa tnttn. 
Ei conosce tutto quello, cbe la terra ha snputo produrro, e ne^suno coiiOKe 
rarchitettnra dclPuomo mecrlio di lui: ejrli oonosce dunqae piii di tutti il divta 
architetto, e principalmiuite s^ stesso. Chi mai ebbc al moudo fondamenti di 
mafifjfior scienza? lo ijortero eteriiamente scolj)ita pel cuore la mcmoria di que- 
sto ffrand' uomo, e professerr) obliprntioni prrandi a qoelli. che me Thanno fatto 
conoscere. Non ho fitto a Ini cornplimouto alcuno, ho temuto scandalezxarc vn 
anima superioi-e che non si credo meritar elo;;i. I)ir6 aucora, cbe diuorai sem- 



187 

pfp estatico e soprafatto. La pre^o dl i.rrecarli U mic scuse, e dl prcgarlo per 
iDP A non isdpjri>'ire, che oocup . . . HlUggihile) un luoco fra I suoi ammiratopi ; 
fbwe col t'^mpo mprlter6 di non eBser riputato dejrli ultimi. La SIgnora Sua 
eonflorte mi parve tufto I'opposto della mogrlie di Socrate, e la ai lui flj^lia taiito 
plu mi parve spiritosa quantn piu tacqiio Ella scusi la lunghoiza del mio scri- 
vere, nou cr^ilo pero averla attediata, perch^ il ritratto cho bo futto di questo 
Sij^-nope 6 perfettamente assomijriiante airopiuione che ella ne ha. Assicuran- 
dola intanto del mio osequio [sic) mi rutiflco 
Di V. S. U. Ill • 

Um."° Div °» Oseq "^ Servitore 
Dk Seingalt. 

Due altre lettere del Muralt stesso ci mostrano che il Casanova, 
il cui finto nome il Muralt scrive sempre « Soin-galt », avea fatto 
accogliere, ossia aveva finto di fare accogliere Alberto von Haller 
fra gli Arcadi. Le due lettere sono fran(!esi. lo ho mutato un po' 
Tantica ortografia. La prima stamperd intera; la seconda, nella 
quale il Muralt dice che TamicO Casanova e « tout-puissant en 
Italie », tratta anche di affari concernenti la Svizzera, che non pos- 
sono interessare i lettori AeW Archivio ; e che ho creduto oppor- 
tune di oinmettere. 

fL Bcrne ce 16 mars 1761 
Monsieur et tm-honor6 patron 

Le Comte de Seingalt m' a charge de vous fairc aj?reer de la part de T Aca- 
deniio des Arcades la patcnte cl-jointe conime une marque de leur estime di- 
stinffu^e, et un prix du k vos ouvrajres et di<^ne de vous 6tre offert, puisque lea 
pr6!nicrs poetes d' Italie tels que Mctastasio, Goldoui, Chiari, Gasparo Gozzi, 
Louisa Berjyali ecc. I'ont sollicit^e avec empressement. A peine M/ de Seinpralt 
vous a-^t-il propose que vous avez 6t6 recA par nne acclamation g^ndrale de 
tonte Tassembl^e qui esp^re que vous voudrez bien leur faire Tbonneur d'(^tre 
des leurs. J' y joins mes pri^res les plus empress^es comme membre de I'Aca- 
d^mio des Arcades, et il me sera bien doux si je puisjoindre au nom d'ami, en 
vous parlant mon cher patron, cclui de confrere Arcade. J'ai Thonneur d'etre 
avec respect et avec attachement 

Monsieur et tr^s-honoro patron 

Et tres-cher confrere 

V6tre tr^s-huroblo tt tr^s-obeissant 

Serviti'ur Louis dp. Muhalt 
& del nome d' Arcade Alessido Pario. 

Berne ce 19.® mars 1761. 

Monsieur mon trds-cher et respectable ami 

J' avals recii votre patente de TAcad^mie des Arcjides qui m'6tait annon- 
z^Q depuis un mois, seuleraent dimanche dernier, et comme mon p^re me dit 



188 

que V0U8 deviez arriver le leodemain, je fus lundi chez M.r Steig^er poor avoir 
le plaisir de vous la remettre; mais il m^ a dit que vous 6tiez tomb^ malade, et 
que vous n*arpiviez qu'apr^s PAques, ce qui m' a determine de vous renvoyer 
tout de suite, de peur de me rendre responsable en n'usant pas de diligeoce 
aupr^s de ces Messieurs, qui m'ont fait Thunneur inatteudu et point mSritd de 
m' ap^prr6ger il y a quelque temps b, Icur illustre corps. 

Je dots cela k mon ami de Sein^ralt, qui est tout-puissant en Italie et vdtre 
admirateur; c'est liii qui m'a adress6 v6trc patente. II restera encore ud mois 
k Turin et il sera bien flatt6 si vons lui faites Thonneur de lui ^crire, son adresK 
est a J// le Comte de SeingaH a poste restante, a Turin. A mon retour ici de 
Thunsteten, j'ai 6t6 chez mon ami le professeur Kocher, qui n'a fait que me 
parler grec et latin. 

II resto non contiene nulla de' fatti casanoviaui. 

Iruporterebbd che si facessero ricerche a Dux, almeno per 
trovare le lettere dell' Haller. Quest' uomo avea uno spirito troppo 
elevato ed austero perch6 il contatto con Casanova gli faccia per- 
dere qualche cosa ; d' altra parte il Casanova non acquista nulla 
dalla sua relazione coll' Haller. Ma che secolo era il XVUI, nel 
quale anche fra bricconi c' erano uomini cosi colti e cos) spiritosi! 



RASSEGNA BIBLIOGRAFICA. 



[LHBLM V. GiBSEBBBCHT, Gcschichte dev deutschen Kaiserzeit, I 
Bd. GrUndung des Kaiserthums, 5 Aufl. Braunschweig, 1881. 
Un vol. in 8.® di pag. XLII, 934 con una carta di E. Eiepert. 

Emmamuele Gcibel (1), il principe forse dei poeti tedeschi vi- 
nti, che insieme alia descrizione della natura, e alia esplicazione 
1 sentimeuto del bcHo, seppe manifestare i concetti filosofici e 
litici che lo animano, apostrofa cos\ il santo Reno : 

Du sahst zuerst erhOht des Reicbes Schild, 

Des Reichs, nach dem wir from nocb heut begehren, 

Wir Waisen, nun im eignen Vaterlande 

Rubmlos zertbeiit, wie du zuletzt im Sande. 

11 ?oto del poeta fu consacrato dal sangue sparso sui campi 
Oravellotte e di Sddan, e la Germania divisa prima, e ingloriosa, 
rianita in quel giorno in cui a Versailles Guglielmo « der Sieg- 
ich » cinse la corona dell' Impero tedesco. 

Qoesta suprema aspirazione dei patrioti tedeschi, corae net 
eti, C08\ trov5 apostoli negli storici. L* opera del Oicsebrecht fu 
panto destinata a preparare la publica opinionc tedesca, oude 
8086 ad assecondare T opera assuntasi poi da queiruomo di ferro 
e h Ottone di Bismark. 

La prima edizionedel presente volume uscl nel 1855. Regnava 
!ora in Prussia Federico Guglielmo IV, il cui nome resta ancora 
ritto Bulla fronte del volume. 11 Giesebrecht viveva a Berlino, e 
bbene alia corte non dovessero trovar favore allora le sue simpatie, 



(!) NeueGedichU, XI Aufl, Stutt8:art 1870, p. 157, nel frammenlo: J>^r 
tin. 



i9d 

nclla prcfazionc cp;li nnn (lnbit6 di nfconnnrlo nljbnstnnzn cliinra* 
inente. Parlnmlo dellc varie opiiiioni a quel tempo dilVuse in riguar- 
do ai destini del suo paeso, ricorda quel I i cho vorrtuljoro ricostruire 
sopra nuozi fondamenti V tinild dell' impero e del popolo tedesco. 
Anzi di qui egli dosurne la necessita di studiari^ (jtiol rt*ii)|iO in cui 
Vuiiila, gra7ide e polente Geryiiania era una reri/d, e csorcitava una 
supreiiiazia mondialo. Insiste neiralTeniiaro T irnportanza che hnnuo 
sulla vita pratica *^\[ studl storici risorti e dice apirtniiifnte chVgli 
scrive per to^iiere T ij^noranza in cui i suui connazioiiali vcrsano 
rirva alia propria stona. Nella quanta edizieno, iiscita nel 1873, 
interpreta le sue parole: — clii iiilla pnmpa della ])riniavera [)ensa 
air inverno, allorch«!) il verde de*;li steli restava coperto sotlo la 
neve? Chi ricorda la calda aspiraziune d'allora verso una GeruiJinia 
unita, ^raiule e polente, adesso che la Gercnania e piu unita the 
niai, e la sua furza e riconosciuta universaliuento? — Va p:ii innauzi, 
cd approva indirettaniente la oppressiva politica ecclcsiastica innu- 
f^urata dal Bisniark, perche cs?a signilica che T impero vuole essi're 
pretlamente tedesco, svincolandosi da ogni elcmento etorogenco. II 
vecchio impero era invece, dic'egii, legato alia vitn civile roniana, 
non meno che alia Chiesa di Ruma ; ma qucsto, sorto unicamcnte 
da<^li interessi tedeschi, non appoggiasi che sopra l.asi naziouali. 
1/autore sa bone quali grandi diflicolta si abbiano da supcrare, nia 
non temc: — sotto stelle cosi propizie rntro lud mondo il uuovo iai- 
])(*ro, che solo un povero di spirito potra dubitare ch'esso non prs'a 
rompletamente adempierc il proprio mandato. — Queste cose il G. 
aveva il coraggio di scriverle nella capitale della Baviera, dove si e 
stabilito dal 1862. 

La storia del Giesebrecht h quindi un libro csscnzial inente po- 
litico, mirante alia ricostruzione di un impero germanico che dit 
alia nazione tedesca la supremazia su tutto roccidetite, e che 9ia 
Bcioltu da Roma anche neirordii.e religioso. Vuole una chiesa di- 
zionale cristiana, inero stromeuto in mano dello Statn. Perci5 con 
combatto il cattolismo per s6 stesso, ma in quanto esso per lui h 
un elemento straniero, da cui, come da tutti gli altri, vaole indi* 
pendente la sua patria. Non h a dire perci5 sc noi siamo trattati per 
bene. 

Ghiedcndo I'indipendenza per se, e non per gli altri, lo atorico 
tedesco condanna se stesso. Convieue tuttavia coufessare die egli 
uon h dominato da una meschina stizza rabbiusa: 1' odio nazionale, 
uelle eloquent! pagine del G., spesso assume qualche cosa Ji grandCi 



191 

li nobile, e di dignitoso. Noi disccndcnti dai viuti ncl bosco di Teo- 
;obarga troviamo i nostri seutimenti esprcssi nella nielanconica 
larrazione di Tacito. Ma se anche la Gennania avesse avuto allora 
ID Tacito , qoesti non avrebbe potuto descrlvcre la vittoria di 
\rroinio in miglior forma di quello che abMa fatto il G., iu una 
)figina veramente stupenda (pag. 21). II Vare, redde mihi legiones 
neat, segna pel G. Tcsordire della sua nazione, come per noi il 
lecader della nostra. Nessuno dar^ torto al G. s'egli si sente battcre 
)ili forte il cuore nel raccontar questi avveuimenti : anzi bisogna 
asciarsi trascinare piu o meno dal suo legittimo entusiasmo. Ma 
ion lo possiamo seguiredove fa consistcre Tavvcnire dell'Occidente, 
lel trionfo dei germanismo sulle uiniliate nazioni romanze. 

Le stirpi, che dopo un millenniosaranno unite nel nome tede- 
K50, vivevauo originariamente separate, come il terreuo da esse 
ibitato. Attila le riunl per un istante, ma il regno del feroce Unno, 
*assimigli6, dice poeticamente il G. (p. 65), ad un bolide che com- 
)ar8e appenae spart, lasciando I'oscurita di prima. Troia non caddo 
'be per raano degli Dei: del pari fu (pag. 55) una forza superiore 
;he guid6 le stirpi Gcrmaniche a rovcsciar Roma. Qucsto fatto, 
ante fecondo di consrguenze, e a cui cooperarono tutti i Germaui, 
!ssi non lo compirono perch6 vollero, ma perche dovettero, Nell' in- 
'asione de' pnpoli, si costituirono le monarchic germaniche ; tal 
orma di governo la dovettero assumerc anche i Sassoni ed i Fri- 
oni, e i L >ngobardi tcntarono indarno di fame senza. Questi fatti 
ono dall' A. diligentemcnte esaminati nel cap. 7, Fondazione degli 
fati germanici sul suolo romano, poich5 da essi scaturirono i primi 
^gamx che strinsero le disgregate forze germaniche. Esagera il G. 
ove dice che i Romani stcssi, lungi dal riguardare i Germani come 
ppressori, gli ebbero quali libcratori dal giogo deirimpero: pre- 
jrendo meglio che essere gloriosi con qoesto, di vivere poveri ma 
beri coi nuovi venuti, i quali erano piuttosto collegati che padroni 
p. 73). In ci5 v' 5 molto di vero: ma le lamentazioui di Salviano 
on ci devono far dimenticare che il sacco di Roma fu da S, Ago- 
tino riguardato come castigo divino, o che al doloroso annunzio 
adde la penna di mano a S. Girolamo, mentre commentava la 
(ibbia nellc solitudiui di Palestina. Clodoveo costitu^ il regno 
raoco merce la sua conversione: S. Remigio di Reims lo battezzb, 
! lo istrul nella fede di Nicea ; mentre gli altri germani erano 
)crdQti ncir arianesimo. Non invano Avito vescovo di Vienna pro- 
iODUUzi6 a Clodoveo V universale dominio sui popoli germanici« 



192 

Venuto a parlare (p. 84 e segg.) del regno Longobardo, il G. rico- 
Dosce che lapopolaziono romana Id Italia fu trattata come predadi 
guerra : perduti i diritti politici, diuiinuita la liberty personale, 
B6Qza magistrati proprl, coirimmediata dipendcDza dai magistreti 
Lougobardi. Ma poi Ic due popolazioni si mescolarono, si fasero, e i 
Lougobardi accettando la religioDC cattolica, si sottomisero al ro- 
manismo. La nuova unica nazione (pag. 88), ricordava nelle forme 
civili Torigine tedesca, mentre oella liogua e nella coltura si ricon- 
giungeva airorigine romana. I Romani impararono dai Longobardi 
I'esercizio delle armi ed insegnarono loro, il commercio, rindnstrii 
Tartoe la scienza (p. 348). Ci6 in poche parole vuol dire, cbe i 
Lougobardi pochi di namero, si lasciarono assorbire dai romini. 
Tant^ h vero che lo stesso G. oss^rva, che i Germani diedero alle 
popolazioni romane il sentimeuto dclla liberta, mentre solo iu poche 
rcgioni delFimpero Pelemcnto tedcsco si stabili definitivamente. Nel 
rimanente esso fu di nuovo respintQ. 

Verso lo scorcio del VI secolo tutte le stirpi tcdesche decad- 
dero, perfino i Franchi. Presso questi per altro sorse appunto alien 
una gagliarda famiglia, quella dei Pippinidi, da cui 11 G. (pag. 95] 
fa dipendere nient* altro che il progresso delP Occidente, al quale 
diede uu nuovo centre allurch^ fu assunta alia dignitii regia. Ccu 
la crlstianitii fu da una parte salva dalle aggrcssioni arabe, mentra 
dalPaltra riconquistb contro ai Pagani i pacsi dauubiani, la Betii, 
il Norlco, c la Pannonia. S. Bonifacio fu Papostolo dclla Germaoia, 
obbedendo al comando ricevuto da Gregorio II : quindi giov5, dice 
il G. ad estendere di nuovo, nella met& del sec. VIII, la vcneraiioM 
verso il primato di Pietro. L'A., con sentimento protestante, MM 
facendo rlsalire piii in su che alia fine delTimpero romano la sopre- 
mazia di Roma, come sedc di Pietro, sulle altre chiese cri8tiane,e 
coUcgando viccndevolmcnte la Chiesa Romana e il regno dei Pip- 
pinidi (pag. 99 e segg.], lascia intravvedere di voler accordareai 
tedcschi una cooperazioue troppo grande alio svolgimento atorico 
della Chiesa. Dlfatti couchiude poco dopo, priDcipiando il cap. IXt 
Coitituzione delPImpero Occidentale, che i Germani, i quali aveftno 
Bpartito Pimpcro occidentale, ue ripristiuarono Pautoritii boUo la 
Bupremazia del primo degli Apostoli. Carlomagno diede la aaa prima 
esplicaziooe al principle germanico, e Leone III incoronandolo Imp^ 
ratorc uon fece, a detta del G. [pag. 122], che gettarai ai piedidd 
gucrriero tedesco, prestandogli omaggio, come dapprima i Vescofidi 
Roma avcvano prestato omaggio agli Impcratori di CoBtaDtinopolL U 



10 impero era per altro diverso (p. 123) da quellMdeale che i tede- 
shi avevauo desiderato da secoli : V idea dell* impero era Btata presa 
I wk dalla Chiesa. L*ideale di Carlo magno era il regno di Dio salla 
\m : egli e quasi il rappreseiitante di Dio per dar ordine alle 
uioni, e indirizzarle secondo i fini divini. Quindi ie leggi ch'egli 
romulgb id Aquisgraoa, appena tomato da Roma, souo ad on 
^mpo temporali e spirituali. L' imperatore divenne il figlio pih 
)TOto della Chiesa, ma oe fa anche il prime padrone. I saoi Capi- 
llar! sono r espresslone del proposito di uniformare ad un* anica 
gge le schiatte tedesche, altiere della loro libertit. Come le XII 
aTole furono la fonte del diritto romano, cos\ il Codice di Carlo 
BLgno lo fa per le nazioni germaniche, anzi per tutte quelle di 
aropa (p. 128]. La Chiesa cattolico-romana fu il prime legame 
)1 SQO impero: il secondo era la nazionalit^ franca (p. 129). 11 G. 
isiaie sopra di ci5 : i Franchi coUa spada aveano esteso il loro 
>miDio soir Occidente, e si erauo fatti padroni del mondo germa- 
ico-romano. L' Impero, sebbene romano di nome, era il regno dei 
rancbi dilatato. L'imperatore era centre deirimpero, e signore della 
biesa Occidentale: e nou era in veritdi, che il re Franco. Dopo aver 
iccato dei Vescovi e dei Conti, del vassallaggio e del feudalismo 
irna il G. a parlar della Chiesa, alia quale Carlo non domand6 
»ltanto il Vangelo, ma anche, colla rinascenza deirantica coltura, 
^ni ^Itro elevate vincolo spiritaale. Negli studi, curd anzi tutto 
formazione della grammatica tedesca, e fu il prime a fare una 
Lccolta di canti eroici tedeschi. Carlo ide6 una generate unione 
)' popoli, secondo le esigeuze de^ nuovi tempi. Questi furono pen- 
eri tedeschi : quindi grande fu il mandate del clero franco: quindi 
aec. IX fu quelle in cui Telemento germanico, penetrd nelle pib 
te regioni delPattivitk dello spirito. (p. 136). Di tal maniera Carlo 
agno viene riguardato dal G. come lo instauratore del germani-^ 
nOy emancipate dallo spirito italiano. 

II G. attenua la doppia influenza della civiltk cristiana e ro- 
lana, come religione e come coltura. Ma, ad esser giusti, h evidente 
tie la civilt^ promossa dalla nuova istituzione, una delle sue ori- 
ini la deve a Roma, e si collega intimamente colla civiltk greca 
romana. Sul valore poi che per la Germania ebbe V impero, il G. 
on d'inganna: « io non dubito, diceva un nostro profondo pensa- 
>re (1), di chiamare, e parmi che tutti gritaliani dovrebbero chia- 



(1) C. Balbo, // rjgno di Carlomagno in lialiu, Fireuie 1662, p. 74. 

18 



194 

mare infelicissimo quel d\ 25 decembre dciranno 799 (800), e infe- 
licissima qaella mala restaurazione o iuiitazione deiriinpero romano 
occidentale ». 

I fatti seguiti alia morte di Carlo Magno, in relazione allMm- 
pcro da lui creato, vengouo dal G. [p. 144) rassomigliati alia brim, 
cbe uccide i fiori appena sbocciati nella primavera. Dalla dissolo* 
zionc deirimpero franco, determinata nella partizione di Verdon, i 
tedeschi farono separati dai franchi : cos\ ebbe vera origine la loro 
nazione. 

II O. (p. 151-2) nega chc il pensiero di nnire Toccidente sotto 
la potest^ suprema del ponteficc romano sia nato in Roma: origind, 
die' egli , dalla Francia occidentale, mcrc6 la raccolta delle fate 
decretali attribuita ad Isidoro da Sevilla, e la fe* sua Nicol5 I. EtI- 
dentemente una circostanza h sostituita al fatto sostanziale, e Tin 
bitrato europco assunto dal Papato, viene scambiato con una delle 
sue manifestazioni. Qui c sopra, PA. attribuisce alia Chiesa qds 
influenza, c assegna una posiziune secondaria che in nessun modo 
poteva esscr la sua. Sembra cVegli rinneghi la chiesa in tuttocid 
che ba di straniero al germanismo, per fame da questo poi derivtre 
i suoi elementi di vita in ci5 ch'egli non si pu5 nasconderc. 

Cos\ tormina il primo libro chc 5 come una introduzione. II 
sccondo porta per titolo : Fondazione del regno tedesco. Dopo il forte 
reggimento di Arnolfo, e dopo i deboli governi del fanciullo Lodo- 
vico e di Corrado I il franco, i tedeschi clessero (919) a re Enrico 
di Sassonia. Questi si propose 1* unificazione in un anico regno di 
tutte le schiatte tedesche, e non il predominio della schiatta sassone 
sopra le altre. Nel suo sesto anno, piu colla moderazione, cbe colli 
guerra, egli aveva gi2i raggiunto lo scopo. La gucrra, egli la riserU 
pei nemici, e vinse gli Ungheri (933) nella battaglia di Riadi (Bie- 
thcburg?); laonde 8\ dall' esercito, chc dal popolo fu rigoardato 
come padre della patria (pag. 233). Mori tre anni dopo, e gi& I'eti 
sua riconobbe in lui il fondatore del regno tedesco. < Come fonda- 
tore di questo regno, dice il 6. (p. 240), Enrico ba per noi tedeschi 
an' importanza, che lo pone a lato dei primi personaggi della Dosfin 
storia ». Da questo momento cominci5 pei tedeschi la loro coacieDa 
nazionale. Essa si manifest6 nella grandc festa con cui fa coroDato 
re, nella cattedrale di Aquisgrana, il figlio di S. Enrico, Ottone I il 
Grande (p. 245-6). 

I primi tempi del regno di Ottone I, furono spesi nell*ami]iaK 
1 nemici interni, e nellMnnalzare e rafforzare il potere re^o, Oitooe 



noQ si accontentb di essere il primo feudatario, ma insieme alia 
corona, repat6 avergli Die affidata ramministrazione della giastizia, 
coal sui principi, come sul popolo tedesco. Mentre il regno tedesco 
cresceva di forze, si abbassavano sempre piii (pag. 302) gli atati 
romani della vecchia mouarchia di Carlo Magno. Cosl Ottone abbe 
ad occoparsi della BorgogDa, e iu cooseguenza ancbe deiritalia, 
dove si dispotavaoo la corona Ugo e Bereogario II. Chiadendo il c. 
XI, ia coi paria appanto della Fraucia occideotale, della Borgogna 
e deir Italia, esulta il 6. (pag. 316) nel mostrarci il regno tedesco 
occopare la sua naturale posizione nel cuor deir Europa, regolatore 
degli stati occidentali, e delle relazioui fra i medesimi: quindi non 
^ a meravigliare se alia corte di Ottone s* incontrarono gli amba* 
Bciatori di Francis, Italia, Borgogna e Inghilterra, coi capi dei 
Wendi, dei Boemi, dei Dauesi, degli Ungberi, e coi messi di Bi- 
sanzio e del Caiiffo di Curdova. Nel 950 Ottone era g'\k il primo 
principe deir Occidente (p. 317). 

A poco a poco, coi vincoli del saugue, legossi i principali dn- 
cati tedeschi. Mentre si avvinse la Lorena, dando al duca Corrado, 
la figlia Liutgarda, in altre region! pose^ddirittura a ducbi alcani 
membri della sua famiglia. Un' anica famiglia comandava su tutti 
i popoli tedeschi; la sua storia era quella dello state (p. 336). Venne 
peraltro il memento in cui anche questo legame si pales5 insnffi- 
ciente, e qnando Enrico di Baviera, Liudolfo di Svevia e Corrado 
di Lorena, si levarono contro il rispettivo padre, e suocero, torna- 
rooo a farsi vive le antiche famiglie dncali che parevano distrutte. 
La grande guerra dei figli contro il fadre, narrata dal O. nel c. 3 
del Lib. Ill (pag. 392 e segg.), pose per qnalche istante in dabbio 
Pesistenza del regno tedesco, ma fini invece col raffbrzare Tunitk 
della nazione e consolidare la poteuza del re. I nemici di Ottone si 
erano collegati per fine cogli Ungberi, ma quest! restarono comple- 
tamente sconfitti sui cam pi di Lech, il 10 agosto 955. Ess! non si 
fecero piii vedere sopra terra tedesca. Cosi ebbe fine V dra della tra* 
suoiigrazione de' popoli e cominci5 la civilizzazione degli Ungheri. 
La vittoria di Ottone liberb nou la sola Germania, ma totta V Eu- 
ropa dalle minaccie degli Ungheri: rafforzb il potere regie ed aperse 
ad Ottone la strada alia corona imperiale (pag. 426). Diflfatt! era 
veramente imperiale il suo potere. Un principe che, come Ottone, 
avea fatte sue le Idee dei Carolingi, dovcva di necessitii ricostruire 
rimpero (p. 376-7). 

Dopo la morte (a. 946) della santa sua moglie Edita, OttonQ 



si rivolse piii che mai alle cose delP anima. Nella Cliiesa cerci 
conforto alia sua anima afElitta (pag. 321): ma anche ebbe in min 
di chiedere al clero an appoggio pel suo regno. Soo fratello il dotto 
S. Brnnone, cresciuto fra stadl assidai, diedegli opportunity di rin- 
novare Tattivit^ scientifica del clero tedesco, mercft 1' istitnzione di 
una scuola palatina, da cui si svolse come da un unico centre It 
vita dello spirito in tutte le parti del regno. Cos! Ottone I pose il 
fondamento della politica nazionale. Un clero siffatto era in grado 
di evangelizzare i Wendi, e le altre popolazioni non civilizzate dd- 
I'Est e del Nord; Ottone se ne giov5 per stabilire vescovadi nei paesi 
sottomessi e convertiti, paesi cbe a detta del 6. (pag. 335) eriDO 
stati dimenticati dalla Chiesa e dai pontefici. 

Naturalmente il 6. pone in raffronto la Germania coiritalii, 
sotto I'aspetto religiose e letterario. II ierzo MhvOy Fondaiione dd- 
PImpero Romano della nazione tedesca principia apponto col descri- 
vere V Italia al tempo della mancanza degli Imperatori [ pag. 343 e 
segg.). Ben sMntende, il confronto h tutto a nostro svantaggio. Non 
ha torto nel riconoscere T impossibility in cui si trovava I'ltalia, di 
rimettere in piedi I'lmpero Occidentale. E neppure del tutto h bin 
la similitudine fra gli element! della coltura in Italia, e le pietre di 
un edificio rovinato. Ma h falsissimo che i piii alti beni dell'nmaDiU, 
che fanno degna la vita, avessero perduto il loro valore in Italit 
( pag. 355 ). False, che fosse s\ decaduto il papato, da recar men- 
viglia che non siasi estinto colFImpero (p. 345). Posto per prio- 
cipio che in ogni tempo la vita del clero h il punto di paragone per 
giudicare dei costumi d'un popolo, giudica severiasimamAte dd 
nostro clero. Cita le peripezie di Raterio per far intendere a qoil 
condizione erano ridotti i Vescovi, e ricorda alcuni deploreToIi btti 
del monastero di Farfa per concludere alia demoralizzazione dd 
conventi (pag. 355 e segg.). La coltura classica non era mortage 
quindi egli dice (p. 357) che il clero era animato da spirito anticri- 
stiano. L* anonimo Panegirista di Berengario, gli h innegabiki 
celebra il suo eroe come un grande pagano. Wilgardo di BaTenna 
avea spinto fine al delirio la passione per Pantichitl^. Veriaaimo: il 
paganeggiare della coltura, era accompagnato dal paganeggian 
dei costumi (1). Molto a proposito il G. ripete la proteata cbe Ba- 
terio alz6 contrb questi filosofi e retori d* Italia, oppoati al pensiero 

(1) Cfr. a. De Leva, Del movimento inleUelluale d* Italia nei primi mtU 
del Medioevo. (Atti della deput. veneta di at patria II, Veneiia 1877;. 



197 

taologico. Ma oasconde qual valore abbia avoto pel progreaso nni- 
▼enale la memoria delf antica sapienza di Boma, cooservata con 
tenia cora durante le etk medioevali. La dipendenza dei tedeschi 
dagli italiani in ordine alia Bcienza, egli non la pub negare, ma 
eerca naaconderla. Alia fine del lib. II dice che Ottone non la rnppe 
con Roma, di coi in Germania venne addottata la lingua, per la 
Chiesa, e, in grazia della Chiesa, per le scuole e per la corte: infatti 
senxa di eaaa il popolo tedesco non avrebbe potuto dar moto e diffu- 
aione alia vita dello spirito. E pib tardi dirii (p. 767] che 11 popolo 
tedesco, perchft, riconosciota la propria grandezza, potesse compiere 
la ana missione nel mondo, aveva uopo di mettersi in immediata 
relazione coiritalia e con Roma, sempre il centro dell'antica eoltura. 
— * Ooli, aggionge, se taeeva la boeea della sapienza parlavano i 
mmrmi : la tomda di S. IHetro era piU eloquente degli uomini eke H 
etiamano sueeessori del pHncipe degli ApostolL Riconosce di molto 
interesse essere il far vedere come la vita tedesca assorbl gli de- 
menti deir antica eoltura. Nel modo cbe in architettora lo stile 
romaneaco, esordl collo fabbriche degli Ottoni, coal la Germania 
rinnoy6 la letteratura ecolastica e la classica : poichd ricevendola i 
tedeacbi le comunicarono la propria natura. Scrivevano in romano, 
ma con pensiero tedesco. In nesiun tempo H serine fneno in lingua 
ieiuea, e in nessuno pib can spirito tedesco. 

La Goltura si congionge alia Fede, e alia Chiesa. Quasi tutto 
ci5 cbe c' era di bene neirordinamento di qoesta, pare che il G. 
deaideri di farlo derivare dalla Germania, pur dichiarandosi per la 
indipendenza spiritoale del suo paese. Tocca perci5 della riforma 
apirituale e temporale efiettuata da S. Brunone, quando ebbe il du- 
cato di Lorena: ne mette in vista V importanza, e ricorda (p. 435) 
che on secolo pih tardi an vescovo Lorenese sah col nome di Leone 
IX la sede pontificia, iniziando una nuova (ra per la Chiesa eri" 
sUana, Dope la guerra civile, nella quale perdettero i lore diritti 
gli arcivescovi di Magonza e di Salisburgo, il cancellierato fu affi- 
date a Brunone (1). Umiliata P aristocrazia laica, Ottone cont5 sopra 
i Vescovi, i quali, specialmente nelle sedi metropolitane, erano tolti 
dalla famiglia regia, o dagli addetti alia medesima. Cos! avvenne 
on coUegamento tra lo state e la chiesa tedesca. Si h detto piii volte 
( Q. 440 ) che il regno tedesco sboccib dall' organismo della Chiesa 



(1) Veramente Bruno ( Leone IX), vescovo di Toul in Lorena, era nativo di 
Egisbeim in Alsazia. Delare, Un Pape AUaeien, Paris 1876, p. 2. 



198 

romano-cattolica, e che Pidea di on Doico popolo tedeaco ai frrmi 
nel grembo della Chiesa romana. Cotale fantastico paradosso, affer- 
ma il G. sempre guardingo a non concedere troppo a elementi dod 
tcdcschi, non ha che un'apparenza di verith. La vittoriosa spadi 
chc protcsse dagli assalti dci barhari Tavvenire delle scbiatte te- 
desche, ha fondato il regno todesco. Non fu il pastorale che abbia 
creata I'unit^ del popolo tedesco, non 1' uniformity del Credo che i 
vescovi del popoli tedcschi inviarono a Roma, fu il prime legime 
chc unisse tedeschi a tedeschi ; ma V nniforniit& del giurameDto 
fcudale,che, volontariamente o forzatamente, prestarono ad un nnin 
re e signore. La Chiesa vcnne pih tardi a fortificare un vincolo gii 
esistente. La nazione si giov5 dclle viste mondiali della Chiesa. 
essendo troppo ristrettee individuali quelle dei principi laici. Qaindi 
la Chiesa tedesca non dette, ma ricevetto splendorc dallo stato. 
« L'embloma di quci tempi nnn 5 lo scettro ed il diadema Dascc>sti 
sotto il past;^ra1e e la mitra ; ma la spada sgnninata che, coUa co- 
rona, sovrasta all'anello e al breviario » (pag. 441). Ottone compresc 
I'indirizzo mondiale, che era il religiose. I vescovi assunsero offici 
civili, ed il re divenne reggente del clero, che gli rcst6 servo (pip. 
442). L'alleanza col clero, fu raffermata dalla presenza di Branone: 
grandi conseguenze provenncro da una unione, rotta la quale, non 
solo 1' impero pcrdettc la sua importanza, ma pericol6 ezifindio il 
regno tedesco, e la sua unit^ (p. 445). L'ultima eth carolingia avera 
distaccato la Chiesa dcllo State : V etk degli Ottoni tenta di ricon- 
giungere quei due elementi, nclla vita pratica (p. 769-70). Vescon 
e Monaci frequentano la corte, come officiali civili. In questi con- 
cetti che vedremo meglio defiuirsi in seguito, c*5 del vero e del 
false. Che la Chiesa, insieme al principio nazionale abbia coope- 
rate alia formazione dello state tedesco, d, credo, innegabile. Come 
pure h vero che gli Ottoni mirarono a farsi padroni della foru 
rcligiosa. ond'ebbe origine, mezzo secolo piu tardi, la lotta delle 
Investiture. 

Nonostante alcuni teutativi mal riusciti, scopo di Ottone fa 
sempre T Impero [G. 447), e con cio la superioritii dei suo agli altri 
popoli occideutali. Quantunque,. soggiuuge il 6. (p. 448) tale scopo 
dovesse far versare a torrenti il sangue tedesco, pure il Doatro 
popolo era preparato a tutto, per il proprio onore, e per il bene del- 
Tumanitu. Ottone fu invitatu in Italia dal papa (Giovanni XII figlio 
di Alberico), la cui posizione in Roma, per le intestine discordieeri 
divenuia insostenibile. L'iucoronazione di Ottoue a imperatore ebbe 



199 

loogo in S. Pietro, 2 febb. 962. Cosl la piu elevata posizione Delia 
Cristianit^ Occidentale, la suprema direzione di tutti gli stati uniti 
dairimpero di Carlo Magno, era assicorata a lui, e per lui al popolo 
tedeaco. Ottone pu5 aver restituito al Papa, i possess! toltigli, ma 
coDservaDdo intatto sopra di essi il diritto imperiale. Anzi, anche 
in ordine alle cose spirituali la sede romana dipendcva da lui, co- 
roe gli altri vescovadi di Gerinania e d' Italia. II G. giunge fine a 
dire che la Chiesa Occidentale era nclle mani di Ottone (p. 464-5). 
La sioodo romana aperta il 6 nov. 963, in cui si accus5, si con- 
daDD5 e si depose an Papa, fu raccolta sotto la presidenza di Ottone, 
il quale conferm5 il uuovo eletto. Non nega il G. che i Romani 
▼edendosi tolta anche P elezione del Papa, si dolessero del dominio 
del nordico straniero (p. 469). Ma da ci5 non trae altro argomento 
che di compiacenza : e in taono allegro descrive il tripudio con 
cai fu accolto Ottone, reduce in Germania nel 965, fer la conquista 
i^ Italia, I' acquisto della corona imperiale, e la serviiu del I'apalo. 
(pag. 474). 

II dominio dei Germani sopra Roma datava da lungo tempo: ma 
Carlo Magno, usciva da quella stirpe franca, che prima fra i tede- 
schi avea aderito alia fede romana, di cui per P opposto i Sassoni 
rorono i piU costanti avversari. L* uomo, che non senza orgoglio 
contava fra i suoi proavi P ultimo difensore del paganesimo ger- 
manico, era seduto sul trono imperiale, e come successore di Augu- 
ito reggeva il successore di Pietro. Per mezzo poi di quest' ultimo 
iominava su tntto POccidente (p. 475, 482). II G. si rallegra della 
^lopleta vittoria riportata dal Germanesimo sopra Roma, e della 
freschezza di vita che Ottone seppe difiPonder nel mondo. Unire il 
Qsondo germanico al romano e guidare il Cristianesimo a trionfare 
lei Paganesimo, questo fu lo scopo finale cosl di Carlo Magno che 
legli Ottoni. Ma i mezzi variarono, pcrch5, come PA. ripete, Carlo 
tfagno mirava ad estendere su tutto Pimpero le istituzioni franche, e 
lelPimpero d'Ottone alPincontro, rimasero le diversitii nazionali. II 
*egDO italico formava una speciale divisionc amministrativa con 
[>ropria cancelleria, proprl ufficiali, proprie assemblee. Ed anche 
pih debole fu il legame cogli altri paesi delta vecchia monarchia 
3arolingia. II centre riposa sul carattere di Ottone, sulla sua atti- 
fitk personale. Egli nomina i Papi, i Vescovi, cosl nel regno tedesco 
;be nelP italico. 

M' astengo dall' accennarc agli altri tratti caratteristici della 
>olUicadi Ottone messi benissimo in rilievo dal G., perch^ riguardano 



200 

Btrettamente la Oermania. Nulla peraltro dice il 6. che per loi dob 
collimi a provare la tesi che abbiamo recata, e Dessun fatto egli citi 
che Don abbia Delia sua mente intima attinenza col supremo pensiero 
politico di Ottone. Ricordo solameute TistituzioDe deirarcivescovado 
di Magdebargo, diretto alia conversione degli Slavi, pel quale ottenoe 
Tapprovazione pontificia. Quello che per Tantica Roma erano le co- 
lonie, per Ottone furono i Vescovi ed i niissionari: i popoli (PoloDJa. 
Boemia, Ungheria) che quest! ccDvertivauo al Cristiauesimo, ereoo 
di necessitil avvinti allMmpcro. Fu in mezzo a questa poteuza che 
egli pens6 di stringere parentela colla corte di Bisanzio, coUa quale 
aveva anchc comune una gravissinia imprcsa, la guerra contro gli 
Arabi. Riu3c\ infatti a vincere Taffettata altcrigia dei Greci, eot- 
tenne nel 972 pel figlio Ottono II la mano di Teofana nipote dcl- 
rimperatoro Giovanni Tziraisces. L'anno dopo Ottone I era morto. 
Roma tremb davanti a lui, e i Papi/urono i servi della sua rolonti- 
anche la superba Bisanzio si dovetie piegare alls sue domande ( pag. 
568). 

Scopo di Ottone II fu conquistarc 1' Italia, e fame qd uoico 
stato coi paesi tedeschi (pag, 586). Tant' e vero che prescrisseche 
suo figlio Ottone III fosse coronato in Magonza da Willige arcive- 
scovo di Magonza e da Giovanni arcivescovo di Ravenna. Kelli 
bassa Italia, si trov6 alle prese cogli Arabi, dai quali fu disfatto 
nella battaglia di Cotroue (982). Non si perdette d'anirno per qoesto. 
c nel giugno delTanno scguentc raccolse una grandc asseuiblea in 
Verona. Col& il giovane iinperatore, circondato dai principi italiaDie 
tedeschi, non solo prese le disposizioni necessarie per V impreaa 
contro gli Arabi, ma fece cleggere a re, Ottone III. II G. Tede a ra- 
gione (p. 600) in questa assemblea uu'altra prova del divigamento 
di Ottone II di fondcre il regno tedcsco coll' italico. Ida la guem 
contro gli Arabi non ebbe luogo, poiche prima che finiaae Tanno 
rimperatore mofi in Roma. 

Un bambino di tre anni non poteva sostenere un fardello coal 
pesante com'era il regno tedesco. Nelle tcrribili guerre per la totela 
di Ottone III, alle quali, dircttamcnte o indirettameute prese parte 
anche la Francia, parvc posta perfino in pericolo Punitii del popolo 
tedesco. L'A. rende giustizia a Teofana, la quale si dimentic5d*eaMr 
greca, per non ricordarsi che di osser tedesca (p. 658). Finalmentr, 
raggiunti i quindici anni, nel 995 Ottone III preae in mano le 
redini dello stato. // mondo stava di nuovo ai suoi fiedi, $ il nyt* 
risorgeva nella sua piena polenza. Lo invit6 in Italia, OiovaDiii XT| 



201 

minaceiato da Crescenzio. Venne, e procur6 TeleaioDe di qq aoo 
ttrettu parente, Oregorio V, cbe fa il primo papa tedesco. LHmpero 
§ra riiiabUilo pieno di splendore: il Papato %on $olo gli era sottc- 
messo, ma anehe legato, per slreUissimo vineolo di natura (p. 675). 
II O. Doo approva la politica deir ultimo degli Ottoni, cbe troppo 
bene dimostrb di essere 6glio di una greca. Sta bene ch^egli geguisse 
la via tracciatagli dal padre, neir uniflcazione deir Italia colla Oer- 
maoia, ai quali due paesi diede un unico cancelliere nella persona 
di Eriberto (p. 718). Ma fu con grande irragionevolezza (pag. 760) 
cb*egli prefer! V Italia alia Germauia. Nei auoi piani fantastici, 
Tagbeggi5 la restaurazione della Republica, e voile fare dell' aurea 
Moma la prima cittk deir impero, la sede deirimperatore, il centre 
del mondo (p. 723). Am5 infatti soggiornare nel suo palazzo sull'A- 
▼entino. Greco e romano prima cbe tedesco, piti cbe alia rozzezza 
aaasone fu dovoto alia coltura bizantina: a8pir6 alia restaurazione 
deir impero nel senso antico (p. 719). Prefer! il diritto romano al 
germanico, e concesse a quelle un valore universale, come diritto 
dello state (p. 726). Non riserb5 al popolo tedesco cbe una posizione 
aecondaria in confronto dell'Italia e di Roma. Di tali concetti rende 
aoche responsabile Silvestro II (p. 719), successore di Oregorio V. 
Di quest* ultimo egli dice cbe nella riforma ecclesiastica, voile esser 
papa romano e non vescovo tedesco. Gregorio V ed Ottone s' accor- 
davano quindi nell'impresa di dare alle idee universali dell* ultima 
epoca romana la rivincita sulle particolari dello spirito tedesco (p. 
697-8). L'elezione del franco Gerberto, cbe assunse il nome di Sil- 
Yeatro II, mo8tr6 secondo il G. (pag. 712) le tendenze universali di 
Ottone III. 

Lo spirito religioso di Ottone, cbe lo induceva ad appellarsi 
§grvo delVAposiolo, servo di Q. C, riuneudo nella sua persona il 
monaco e Tlmperatore (G. 717), non gli toglieva di riguardarsi 
come dominatore del papato (p. 727). 11 G. parla volentieri degli 
atti religiosi del giovane imperatore, del giorni da lui passati con 
8. Romualdo o con S. Nilo in sacre meditazioni e in pregbiere, 
della venerazione cb^egli provb pel martire S. Adalbcrto. Al G. sem- 
bra cbe tutto questo serva a delineare esattamente Tanima sua, 
sentimentale, affettuosa, delicata, anzi fantastica. 

Ad ogni istante il G. gli rimprovera d'avere sacrificato, nel 
cuore, il suo popolo sassone. Parlando ai Romani, Ottone (G. pag. 
745) ricord5 lore, ch'egli, nel suo affetto, gli aveva preposti al suo 
proprio sangue, ai Sassoni e in generale ai Tedescbi. Quindi il G. 



202 

vede con amarczza sciogliersi la dipcndenza politica e religioBa dal* 
IMmpero, delta Polonia, delta Boemia, e deirUngheria, alia cui con- 
servazione avevano lavorato le alacri mani di Ottone I e di Ottone 
II. S. Stefano I (Walk) re d* Ungheria, non meno cbe Bolealawdi 
Polonia, rivolsero i loro sguardi non ad Aquisgraua, ma a Roddb 
(p. 737 sgg.]. Le sedi vescovili, istituite in quest i paesi di recente 
convertiti, ruppcro ogni dipendcnza dalle metropolitane tedesche 
(p. 764). E quanto a noi, il G. deplora (p. 747, 764) che Ottone III 
ritasciassc il tributo at doge di Vcnezia Pictro II Orseolo cui Del 
1001 visit6, per averne aiuto nella guerra da lui meditata netritalia 
meridione, e procacciarsi favore prcsso la cortc bizantina, dove cer- 
cava una sposa (I). Rispetto poi alia nostra nazione in generate, it 
G. non ha che poche parole (p. 771-2): « Qual paese come I'ltalia, 
ha provato grave il peso del dominio tcdesco? Eppurc ora glMU- 
liani cominciano a confossaro che, per la forza degli Ottoni, lo svi- 
hippo delta loro nazionalit^ guadagn6 piuttosto che abbia perdato. 
L^iinpero tedesco non fu un governo che poncsse in catene la liberty 
dei popoli ». « Evidentemcnte, avea scritto prima il G. (p. 629), 
questa autorit^ (imperiale) riposava non tanto sull* incoronazioDe 
del Papa, quanto piuttosto sult^uuioue del regno italico col tedesco. 
LMmpero importava it dominio sultMtalia, quale una inseparabile 
propriety delta corona tedesca. Come si chiar\ piu tardi, esso en 
vrnuto in mano delta nazione tedesca ». 

Cotta mortc di Ottone III, spirato di 22 anni a Paterno (23 
genn. 1002) quasi suite portc di Roma, nella quale non pot^en- 
trare, teriuina il presente volume. II periodo dei re Sassoni non h 
Tautunno coi frutti, non b 1* estate coi fieri, n5 la primavera colli 
fresca pompa del sue fogliame, scrive il G. (pag. 773): qaesto k it 
tempo in cui appena spuntano i primi germogli, e i rami del bosco, 
ancora spogli, lasciano intravvederc le gcmme, le qnali per isboc- 
ciarc non hnuno bisogno che di un catdo raggio di sole. 

II G. diede at suo lavoro una forma antica. Le note, le discos- 
sioni critichc, la paziente cd accuratissima esamina delle fonti, tutto 
cio egti colloc6 in fine al volume (p. 777 sgg.). II teste h libero dai 
vincoli freddi dell^erudizione. £) un' opera d'arte del piii alto valore 

di Parhi il G. ; p. 7l7.i dclla potiMiz:i rui ora aRcosa Vcn«*xia, merc^ il com- 
niorcio, o niTiTina cho iiol 1000 i Daliiiutiiii riconobboro Pietro Orseolo per loro 
Rijrnorc. II Ofrorcr {Arch. Ven. XV, 100 sgr?) pone la sped lione al 998. Sfooodo 
una tiirda croiindiMlta (prusso Predclii Cofumem. I, 165 [libr. 1. n. 740]) raniM 
sarebbe ii 992. 



203 

setiza divagazioni retoriche. Le sac dcscrizioDi sodo vive, e lo stile 
h poetico scnza essere ampolloso. Usa anch'e^Ii deirartificio di porre 
in bocca, in via dirotta o indiretta, del discor&i ai suoi persooaggi : 
ma SODO discorsi toiti alia lettera dalle r< uti, non inventati dallo 
ftcrittore. £ un libro dottissiino, e che pure pu5 csscr letto con pia- 
cere da tutti. Uk. si cela sempre nel narrare i fatti particolari: egli 
non comparisce che per proiettare sopra di essi la luce sottu cui 
TQole che ^iaDo coDdiderati. La storia del G. h un poema: per buona 
Borte, il snono del suo canto, ci giunge alle orecchie, come I'eco di 
Qn'et& giii veccbia: e quindi, anche le frasi a uoi piu avverse, tro- 
▼ano nieno difficilmente il perdono. Ad ogni inodo giova tenerne 
coDto, per faro quel confronto tra il passato e il presente che il G. 
Btesso desidera. Anche non condividcodo molti dei suoi priucipt reli- 
giosi e politici, conviene amiuettere che questa del G. 5 una storia 
della pill alta importanza, e che fa ouore alia scieuza tcdesca. 

II catalogo colla descrizione dclle fouti adoperate nel secondo e 
terzo libro, come indica una nota, fu scritto avanti che uscisse la 
prima edizione delle Deuischlands Geschichtsquellen del Watton- 
bach, che infatti vide la luce a Berlino nel 1858. Ai documenti 
(p. 884 sgg.) I'A. lascio quasi per intero la forma in cui uscirono 
la prima volta. 

II volume, per questa quinta edizione fu corretto e migliorato 
coU'aiuto di tuttc quelle monografie uscite in proposito, delle quali 
Teroditissimo A. ha potuto aver contezza. Anche la carta gcografica 
AeWlmpero Romano e delta nazione tedesca verso il 1000, diseguata 
magistralmcnte dal Kiepert, fu nuovameute rivista dalTillustrc gco- 
grafo e cartografo. 

Carlo Cipolla. 



Carlo Goldoni e Venezia nel secolo XVIII di Ferdinando Galanti. 
Padova, 1882, Salmin, pag. 591, 8.\ 

■ 

Nello scorrere questo libro ci risovvenne piii volte la scntenza 
di Federico il Grande: « lilvitcz de Bernis la sterile abondance! ;». 
8i tratta infatti d^una copiosa compilazione, ove si trovano raccolti 
g^li studt deir Autore intorno a Carlo Goldoni e ad altri veneziani 
deir ultimo secolo della Republica di S. Marco. Ma qualche volta in 
chi legge nasce il sospctto che T Autore, piuttosto che il libro da 
loi promesso, abbia publicato i diffusi estratti o, come li chiama egli, 



204 

gli Btodl cbe fece suUe altrai opere (1) e che dovevano aervirgli di 
loateriali per dettare il bqo libro. 

k chi ba destinato 1' Aotore qaeato lavoro di qaasi aeicento 
pagine? Al maggior namero dei lettori? Ma il magg^or Damero dd 
lettori Don legge seicento pagine n& in Italia n& fuori d* Italia. 
V ba destinato alio scarso drappello degli atadiosi? Ma agli atudion 
non era necessario di raccontare in 58 pagine la vita di Carlo Ool- 
doni, fino al momento in cai colla Vedova sealtra si accinse ml 
serio alia riforma del teatro italiano. Non vogliamo negare al Gt- 
lanti nna certa eleganza nel suo racconto, ma cbi potrl^ mai rip^ 
tere questo racconto con grazia maggiore dello atesao Molidre re- 
neziano ? Salvo qualcbe osservazioncella fatta con brio, ma dod 
troppo importante, e che non ci presenta alcnn nooYO ponto di 
vista, quelle 58 pagine non ci danno che nn riassonto delle Mmh 
tie. Si dir& che qaeato riassonto h esatto. Anzi h troppo eaatto, 
giacch^ dove il poeta sbaglia la cronologia, coscienzioaamente abir 
glia altres\ il suo biografo. Ci sia permesao di dire che qoeati ig^ 
giunse qualche errore del proprio: non grave, h vero, ma tale cbe, 
86 fosse possibile, rende ancor pib superfluo il suo riaaannto bio- 
graiico. Per esempio, il piccolo intrigo amoroso colla edocanda dd 
monastero di S. Francesco di Chioggia, il Galanti lo colloca (pag> 
18, 19) a Feltre. La prima recita del Belisario, che h del 24 Novem- 
bre 1734, il Oalanti crede che siasi data a Verona (pag. 31) meatre 
fu data a Venezia. Sono minozie; ma sono errori cbe dod dovrebbero 
incontrarsi in un riassunto, e in on riassunto non neceasario. E tanto 
piU cbe, se Goldoni medesimo non ai fosse espresso aaaai chiaramen- 
te, V Autore, che vuole rappresentarci Venezia nel secolo XVIII e 
che quindi deve conoscerla, avrebbe potuto evitare molto facilmente 
Tequivoco. La stagione autnnnale dei Teatri cominciava in Veneui 
ai primi d'Ottobre (generalmeote al primo lnned\), e si chiaderail 
15 di Decembre. Seguiva poi la Novena e il d\ di Natale, nei qoali 
giorni erano vietate lo rappresentazioni teatrali. Queate si ripigUa* 
vano il 26 Decembre, e col giorno di S. Stefano cominciava la atagia- 
ne dMnverno o di carnovalc, che finiva col martedl graaao. L'anoo 
comico durava dunquedai primi d'Ottobre fino airaltimo giorno di 
carnovale, e in questo tempo gli attori di Venezia, e precisameota 
nel caso nostro quelli del teatro Orimani a 8. Samaele, non atrdh 

(\) <* TrarrC) dai miet studl fattl su quuste Fiabe qualche paglna ; di« a 
pag. 325. Ma di trarre non fiuisce mai. 



lero potato diare rappresentazioni in Terra Ferma. 11 Oalanti poteva 
>6rci6 achivare facilmente l^errore, qnand* anche gli fosse mancata 
ft teatimoDiaDza delle Memorie, di cui ha voloto darci it riassonto. 
I capitoli terzo e quarto riempiono 103 pagine. Qui TAiitore 
VL d4 an- compcDdio (interessante, se voolsi, ma cbe dod dice Dolla 
li nuovo) della storia del Teatro italiano, e delle origini della com- 
nedia e delle maschere italiane. Qoesto secondo compendio dod 
Mre a Doi che fosse Docessario d^ per la storia di GoldoDi uh per 
loella di VeDezia Del secolo XVIII. Ad ogDi modo ci avvicioia- 
no al vero argomeoto del libro. Ma il Oalaoti porta di dqoyo oot- 
bole ad Ateoe, qoaodo comincia il suo capitolo quioto, diceodo cbe 
igli italiaoi dod maDc6 il geaio teatrale. Lo sapeva beoissimo aocbe 
il Ooldooi, aozi dice espressameote oelle Memorie (ed. SoDzogDO, 
Mil., 1876, p. 28) cbe la Daziooe italiaoa « aveva coDoscioto Tarte 
Inmmatica prima di qoaluDque altra delle moderoe » ; ma sog- 
paoge altresl cbe dod poteva compreodere « come 1' Italia I'avesse 
aegletta, avvilita e imbastardita », e desiderava perci6 ardeDte- 
mente di vedere la sua patria risollevarsi al liveilo delle altre, cioft 
lella Fraocia e dell' logbilterra, giaccb^ Dell' autuDDo del 1722, 
liiMid*egli scartabellava la biblioteca dell'egregio professore Lau- 
lie a Pavia, 1' Italia dod aveva aocora poeti drammatici, cbe si 
poteaaero paragooare a quelli delle DazioDi gi& dette. Vorrebbe per 
iTTeniara il Oalaoti difeadere il teatro italiaDO qual era al tempo 
in coi OoldoDi comiociava la sua carriera ? La veccbia poesia 
pseodo-classica, iDgegDOsissima s\, ma loDtaDa dalla vita reale? 
DfTero qoella com media Daziooale delP arte, trovato duovo, cbe 
pro?a V iugegDO italiaDO, ma cbe affidaDdo a qualuuque aDche iD- 
Brno artiata ci6 che possoDO creare soltaoto i graadi poeti, doveva 
rtaacire alfloe moDotooa e, come dire, stereotipa, e secoodare il ge- 
aio triTiale del volgo ? Per coDOscere a qual puDto fosse decadoto 
q[iiel teatro italiaoo del cioqueceDto, ove per la prima volta era ap- 
paraa Parte teatrale, basta rammeutarsi la famosa tragedia il Be* 
tis€rio, che OoldoDi vide a Milaoo Del 1733. II cieco eroe era cod* 
dotto dal suo ArleccbiDO, cbe gli ammeoava colpi di stecca! « Tutti 
erano naoseati », dice Ooldoui, « io poi, pib degli altri ». Sar& 
tone permedso di dubitare se tutti fossero io verity Danseati, giac* 
ahft il gusto, buoDo o cattivo, del publico dod caogia tutto ad ua 
tratto : ci vuole tempo a cadere e ci vuol tempo a risorgere. Ma se 
Don ne aveasimo altre prove, la uausea cbe quel Beluario c' iuspira 
iimoatra assai chiaro che il OoldoDi aveva ra^iono, 



206 

Chi tuttavia Don avesse altre notizic del Teatro italiano, it 
quelle in fuori che il Galanti ci d^, sarebbe teutato di doaiandarc: 
Che necessity vi era d' uua rifornia ? £ perch^ faceva tanto rumore 
quel dottore Carlo Goldoni, che si compiaceva di cbiainarsi At* 
vocaio veneiOf ma che dietro le quinte probabilmeute si cbiamB?a 
Carlino'l (1) 

II geuio compilatore del Galanti uod si stanca coir andare in- 
nauzi, e nci capitoli quinto e sesto abbiaino di nuovo 64 pagiDedi 
un diffuse riassuuto delle Memorie e delle Coui media, che sono per 
la maggior parte notissime al ruaggior numero di lettori. FioaloDeD- 
te al capo settimo ci vengoDO iunanzi i due Gozzi, i Granellescbi.il 
grande aristarco Baretti e Pierantonio Grattarol. Mi sia lecitoqui di 
avvertire il Galanti, che fra la Tartana degli influssi^ nella quale 
Carlo Gozzi diede la prima stilettata a Guldoni, e la messa in scena 
delle Droghe d' amore, corruno vent^anni di tempo. A quest' ultimi 
epoca, il Goldoni, settautenne, e da tanti anui fuori di Venezia, se 
anche scriveva per i teatri di Veuezia (per cscmpio, il libretto dei 
Volponi), pure in patria era quasi dimeuticato. Non aveva piii ne- 
inici a Venezia, ove lo consideravano quasi morto. Era iudobitata- 
mente stimato il primo poeta dolla scena italiana, nia guai se non 
avesse avuto una pensione dclla corte fraucesel 

Parlnndo di questi ultimi anui il Galanti non coglie an tratto 
caratteristico, che ci rivela tutto Goldoni. Ottantcune, assenteda 
Venezia da tanto tempo, publicando le sue Memorie in lingua fran- 
ccse, protesta vivamentc di non avere, quarantasei anni prima, ra- 
bato il denaro del geuovese Berio ! Quanto non deve aver aofferto 
il poeta dai pettegolezzi veneziani del serolo XVIII ! E nn altro 
tratto HhWq Memorie mi sembra degno di essere mentovato: oaa 
scena posta in sulla fine, die potrebbe dare il soggctto d* ud qaadro. 
Vediamo il vccchio Goldoni convalescentc, che riceve la visita di 
Vittorio Alfieri. E proprio il secolo XIX, questo Doatro secolo di 
ferro e delle passioni politiche, che in figura del supcrbo astigiaDO 
entra nella stanza delPottuagenario Goldoni, il quale, a aua volta, 
rappresenta la bonomia del secolo XVIII sul suo tramonto, aecolo 
della parrucca, della tabacchiera, delta filosofia comoda e delle facili 
lagrime. Senza entrare adesso a discorrere della Vita di Alfieri, noo 
sar^ inutile ricordare questa visita, fatta tra la metl^ del Deceobn 
178G e la met& del Qeuuaio 1787. Quanto peraltro aia difScila allt 

(1] Uemorifj ed. cit., pag. 108. 



207 

gioventb d^un aomo o d^oD secolo render giastizia a quelli che 
lo precedettero, possiamo appreuderin da qneste parole di Alfieri, 
che si riferiscoDO a quell* istoeso suo soggiorno a Parigi : « quanto 
ftirarte del verseggiare, nou v'esseudo a Parigi nessuno dei lette- 
rati, cbc intenda piii che luediocremeute la lingua nostra, non c'era 
nieote da impararvi per ine ». Povero Goldoni! 

Fin qui, come abbiam veduto, il Galanti ha tirato innanzi il 
800 libro con larghi estratti dalle Memorie del Goldoni. Sottentrano 
adesso larghi estratti dalle Memorie inuiili di Carlo Gozzi; e qui 
pore, dove sbaglia il Gozzi (sc vuol parlarsi di sbagli in queste un 
po' bugiarde Memorie], sbaglia fedelmente il Galanti che coscien- 
siosamente lo segue. Giovi ancbe qui dame un esempio. Leggiamo 
a pag. 331 : « la l^urandot, tolta dalle fole persiane, fu rappresen-* 
lata la prima volta a S. Samuele, ai 22 Geunaio 1761, e replicata 
per sette sere », e conseguentemente nelle sere del 22, 23, 24, 25, 
26, 27, 28 Gennaio. Vi pare? Ma quindici pagine prima (pag. 316) 
il Galanti aveva scritto: « la sera del 28 Gennaio 1761 il teatro di 
S. Samuele si affolla di gente curiosa ; la compagnia Sacchi recita 
r Amore delle tre melarance, fiaba di Carlo Gozzi , parodia delle 
commedie dcirab. Chiari e del Goldoni ». Ora, come potevauo i co- 
mici rappresentare nella stessa sera la Turandot e le Tre ntela- 
ranee f Trattavasi forse di due diversi teatri ? Tutt* altro. Ma il 
Qtozzi aveva, e lo sa benissimo anche il ch. Galanti, donato tutte e 
doe le sue Fiabe al capocomico Sacchi. £ il Sacchi, il quale era ri- 
tornato dal Portogallo dopo il terremoto di Lisbona, Bno alia prima* 
▼era del 1762 recit6 a San Samuele, come sapr^ di certo il Galanti. 
Soltanto nella primavera del 1762 Sacchi abbandonb il teatro di 
S. Samuele, per incominciare, nel successivo anno comico 1762-63, 
le Biie recite a Sant* Angelo (1). La contraddizione peraltro doq 
deye addebitarsi al Galanti, giacch^ la troviamo nel Gozzi stesso. 
Ma perch^ riprodurla senza avvertirla e tentare di spiegarla? Pro- 
twbilmente la Turandot fu rappresentata a d\ 22 Gennaio 1761, 
mor$ veneto. Chi scrive di cose veneziane, dovrebbe fare un po' 
conto di questa prima ed elementare speciality veneziana. 

Piti grave h Terrore del Galanti quando, sulla fede delle Me- 
morie inuHli, fa partire per Zara il Gozzi giovanetto dai sedici ai 
Itciassette anni. Eppure egli ba potuto trovare che Carlo Gozzi era 

(1) Curiosa combinazione! Goldoui lascia Venezia dopo la Pasqua del 1762, 
I oontemporaDeamente il Medebach, il nemico di Qoldoni, abbaadona U 8U9 
eatro al Sacchi! 



208 

nato Del 1720, e un'occhiata ai dispacci di quel Girolarao Qairici, 
che nelle Memorie inuHli h dipinto con tanto spirito e taoto brio, 
gli avrebbe fatto sapere che il Quirioi era partito neU'Ottobre 1741, 
anzi 8* era imbarcato precisamente il d'l 2 d' Ottohre 1741, qoando 
al Gozzi mancavano due soli mesi per coropire gli aDDi ventano. 

E nondimeno le pagine (253-315) che si rifcriscoDO al Goui, 
bench^ talora inondate da una rettorica inesauribile, mi paiono Ib 
inigUor parte del libro. Faccio subito un' eccezione : Delia critics 
delle Memorie inuiili, il GalaDti dimeDtica che il difctto del Goui 
Don era neirintelletto, era nel cuore; e se, ad cscmpio, per civette- 
ria ci d& intoruo alia sua eik false date, per non confessare che 
aveva cinquantasette anni quando, per gclosia, fece rapprescntare 
le Droffke d^ Amore, ci6 non toglie che abbia dato Delia relazione 
del suo soggiorno iD Dalmazia (1741-1744} un capolavoro di sta- 
dio, che tuttora conserva il suo valore politico ed etnografico. Fattt 
quests eccezione, mi pare che il Galanti abbia colpito al tivo il 
carattere del Gozzi. £l vero che intorno al Gozzi il Galanti ebbe 
precursor! di grande acume, chedovevano agevolargli la via; mala 
sua relazione della rissa fra Gozzi c Grattarol non c soltanto scritta 
assai bene, essa ha un valore storico per rimparzialitk colla quale 
divide fra i due rivali la luce e V ombra. Ma pure, allorch^ dopo 
la bellezza di 62 pagine consecrate a Carlo Gozzi, il Galanti cMd- 
tuona : « cd ora che V abbiamo discusso, vediamolo alia prova il 
nostro Gozzi », il lettore ansiosamente domanda ove finirk il nar* 
ratore, cacciato avanti dai propri interminabili estratti come At- 
teone dai propri cani. II Galanti ha voluto leggcrc tntto, e ci dk 
senza discrezione i suoi estratti, senza curarsi se siano cose notee 
notissime. Talvolta anzi nella sua fede ai propri estratti, ottiene on 
risultato diametralmente contrario al suo proposito. Lease, per 
esempio, le Imbreviature del ch. Belgrano. Ma invece di aamentare 
le nostre cognizioni intorno al Goldoui, ha rimesso all* oacoro 
quello che gli studl diligenti del Belgrano avevano gi& postoin 
luce, giacch^ ha ristabilito come vedemmo gli errori cronologici dd 
Goldoni, come ha conservato religiosamente quelli del Goui. 

D' altra parte, h necessity riconoscere che chi vaol raccontare 
la vita di Carlo Goldoni non pu6 taccre la guerra che gli moaaM 
Carlo Gozzi e i Granelleschi (1). Ma parlando di Carlo Goni, dob 

(1) Inveoe di darcl tante inutili partteolaritik relative air Aeeademla dd 
Granelieachi, 11 ch. Galanti poteva rlatampare piattosto il piaoevole libretlodiB 
porta il titolo: Memorie delV Accaiemia GranelUsca, icrttte M A*, ff. AraM 



209 

pn5 dimenticarsi il Orattarol e le soe viceode. E Don potendo di- 
menticare le vicende del Grattarol, ci capita iDnanzi la « matrona » 
Gatterina Dolfiu TroD (1). E quando si t parlato della Tron 6 ne- 
cessario parlare di tante altre perdone che in Venezia sostenevano 
ana gran parte. II talento di chi scrive si fa palese Delia scelta 
delle persone e delle circostanze, che possoDo rappreseDtarci al 
vivo queir epoca e quella society che iDtendiamo dipingere. Ora 
laaciando pare da parte che il GalaDti della Veoezia del secolo 
Bcorso DOD ci d& « aua corrispondente » idea, perch^ maDca ud saf- 
Bciente acceoDO alia situazioue politica della cadente Republica, 
che baleoava ansiosamente fra T Austria e la Francia: (io parlo 
dellMntervallo fra la pace di Passarowitz e la calata dei Francesi in 
Italia} ; ammettendo pure che V Autore volesse darci soltanto on 

V&netti, fra gli Accademici Oranelleschi detto il Cugnito, e mecenate della delta 
ieeademiaj con varie composizioni poeticke degli Accademici suddetii, tratte da 
t% mss. dello stesso Autore. Treviso, 1799, Giulio Treuto. Sarebbe stata una ri- 
produzione molto piii intercssante di cosi inutili compilazioui ! 

(1) Intorno a questa donna, il saggrio publicnto recentemente nella Nuova 
Amiologia (15 Giugno 1882) dal ch. prof. Enrico Castelnuovo, ci ha fatto seutire 
Mr la prima volta la voce verameute imparziale d'un indag'atore serio, che 
raol dire la verity, e non rimastica st-nza critica le cbiacchere e 1 pettegolezzi 
rolgari. Peraltro, neppure il Castelnuovo 6 riuscito a liberare la mcmoria della 
f matrona » dalla grave macchia che le inflisse la Narrazione del Grattarol. Ci6 
ion toglie che non sia sempre un'infamla pel »ccretario Tavere scritto co6\ di una 
loona che altre volte avcva amato. N^ meno indegna deve cousiderarsi la con- 
tot^k di Carlo Gozzi, il quale vent' anui dopo (1797) burlavasi del nemico morto 
niseramente in tt'rra straniera, e osava negare di averlo preso veramente di 
nira quando avea fatto rappresentare lo Drogke d' Amove. Quando poi il Castel- 
inovo mette in dubbio che T influenza della Tron abbia deciso la rovina del 
Grattarol, credo che non colgu nel segno. Catterina aveva pieno dominio sul- 
^animo del tecchio marito, c questo era <^ el paron » di Venezia. Che il chiasso 
leiraffare Grattarol abbia due anni dopo danneggiato forte le aspirazioni del 
Tron che ambiva il corno ducale, ^ un' osservazionc giudiziosissima del Castel- 
inoTO. Ma ci6 non giova nulla nel nostro argomento. Quegli stessi patrizt che 
i erano fatti stromenti della vendetta donnesca, sprezzarono la Catterina e fe- 
«ro ricadere questo sentimento sul debole marito di lei. Non ^ forse coal la ua- 
ara umana? Per rovinare quel capo ameno del Gratarol pare difatti che il Tron 
.bbiaspeso il nerbo del suo crcdito nella publica opiuione, e ch'egli non po- 
esse perciu vincere la concorrenza di Paolo Reuicr quand'ancbe avesse potuto 
ottare coi suoi zecchini. Noto la coincidenza curiosa: Andrea Tron e Pieran- 
onio Grattarol morirono nelT anno medesimo. Quanto al verso della Tron, a 
iroposito di colui <• che unir sogna ai so corni anca el ducal », mi pare una 
laraftaai del secondo verso del distico, che si deve legger cosl : 

Trunus Eques, Sapiens, nunc Procurator, at iUi 
Si (liadeiuu uej^at Patria, 8|K)U!»a dai)it< 

u 



210 

ritratto dci costumi, uon troviamo ricordati alcani nomi clie dod 
si potcvano omcttere: e valga per tutti la GiustiDa WyDDe, vedou 
del coDte Roscnbcrg-Orsini. La Venezia del sec. XVIU ba, per cosl 
dire, il difetto di cssere troppo intercssaute. La « grande Repabli- 
ca >, come fu chiamata una volta in Germania, bcncbe agoDizzinte 
aveva ancora una straordinaria abbondanza dMngegni. Erano tanti, 
che molti, fra i dimeDticati, oggi sarebbero Icvati alle stelle. E buti 
ricordare quel Francesco Griscllini, giornalista, storico, disegnatore, 
che scrisse sal Sarpi e ne dellDeo il ritratto, che era grande agro- 
nomo ma trovava anchc il tempo di scriver commedie, come qoella 
che dedic5 alPamico Aldinoro Glog {Carlo Goldoni)\ o qael poTero 
Lorenzo da Pontc, i cui libretti, tradotti in tedesco o francese, si can- 
tano tattodl sulle scene di Fraucia e di Oermania coUa musicadi 
Volfango Amadco Mozart ecc. ccc. II sovcrchio della materia so- 
Terchib il Galanti, che pcns5 di sovrapporrc V Ossa al Pclio, acco- 
malando senza discrezioue le particolarit^ — le troppe particolariti, 
pur troppo ! — che ha potato raccogliere. 

Di fatti nei capitoli IX c X, che, uniti, ci portano da pag. 385 
a pag. 425, pare che il Galanti voglia segaire Ic orme di Girolamo 
Dandolo. Ora il Dandolo era an animo nobilc, un vivo ingcgno, on 
ardente amatorc della saa patria, ma non era proprio an modello di 
iraparzialit^. Egli aveva poi ana scusa : ai suoi tempi, 1' ultimo sccolo 
della Repablicadi Venezia era assai mono noto di qaello che siaoggi. 
Ma quando il Galanti sostiene la tesi che Marco Foscarini e Paolo Re- 
nier, aspirando al dogado, non crano mossi da c una brama Tolgare 
di onori vani, o rivolta a scopi di lucro », non si sa veramcnte coia 
rispondcre a questa maniera di scriverc la storia. Paolo Rcnier (con- 
cediamo la tesi per Marco Foscarini) certaniente era an grande do- 
mo di State; fin dal 1750 noi lo vediamo a capo dclle publichedi- 
scussioni (I); c con la sua finezza diplomatica, colla sua coDoacenn 
degli uomini, coircnergia del suo caratterc sapeva imporsi anche 
agl* Inquisitori, dei qaali i dogi, generalmente, erano servi omilit- 
simi. Ma che Paolo Rcnier non abbia avuto scopo di locro qaando 
voile cssere eletto doge, questa tesi mi pare assai sorprendeDte. A 
Padova, soggiorno del ch. Galanti, si trova, e precisamente sella 
Biblioteca del Seminario Vescovile, la Cronaea dell* abate Gennari, 

(1) Che cosa direbbe il GalADti, cho La potato trovare ed eaaminar taali 
fonti, 86 avesso letto auche 1 dispacci dei diplomatici aastriaci, I qaali flnodil 
1750 ci sanno dire tante cose intornoa Paolo Renior ; oppore qneUi del Rerideoli 
aardo, il quale aU'epoca steaaa ci parla di « Paoletto » ! 



211 

che, COD qaalche lacaDa, dal 173Q fino alia metk del Decembre 
1800, c\oh fino a due settimane prima della sua morte, accadata 
roltimo giorno del 1800, tenne cotidianamente memoria di tutto 
qael che accadeva. Nella cronaca del Gennari troviamo la migliore 
Decrologia del Renier, necrologia che dod fa d' uopo di riprodarre 
qaiy ma che il Galanti certamente conosce. Se dod che I'eDtasiasmo 
per la Bepoblica di S. Marco iDduco il GalaDti a Dogar fede alle cose 
piU note. Di qaesto geDere di difesa dod ha bisogDO la grande Re- 
pablica, che darerii ioimortale fiDchd duri la storia. 

Raccogliendo aduaqoe le fila del mio discorso, coDcludo. A mio 
giodizio Id questo libro la siDtesi dod ci dk oDa viva idea della vita 
▼enesiana del secolo XVllI ; e ae vogliamo coDsiderare questo la- 
Toro come an camulo di DOtizie raccolte ad uso di quelli che poi 
Torranno fame la sintesi, dobbiamo confcssare che vi difetta la 
critica. Ermanno von LdHNBB. 

Biographie universelle des musieiens et Bibliografhie gifUrale de la 

muiique par P. J. F^tis — SuppUmeni et compUment puiliis 

ioui la direction de M. Abthub Pouoin. — Tome second. — 

Paris, librairie de Firmin Didot et C, 1880, 8.^ 

(Vedi Tomo XXIII, pag. 468.) 

Nasolini Sebastiano, pag. 263. 

L' opera che col titolo : Monime e Mitridate^ (al n.^' 2) dal con- 
tinoatore egregio si aggiuoge all' elenco del F6tis, a Dostro avviso 
non a?rebbedovuto stare Deppure Monitna e MUridate, ma bea piot- 
toato VonifM e Mitridate, Questa per5 dod veaiva scritta a FireDze 
nel 1793, ma per Trieste Deir AutuDDO 1799, dove veDiva rappre- 
aentata sotto il titolo gi^ riferito dal Fetis, la Morte di Mitridate. 
Nella Primavera 1803 il libretto vcDiva riformato, condotto a lieto 
fine, pel gran teatro la Fenice di Venezia, col titolo Vonima e Mi" 
(ridate, con mosica del maestro Francesco Gnecco, rigoardo ai pezzi 
aggianti e variati con poesia di Gaetano Rossi. 

. // Medico de' bagni. — Livorno 1800 (n.^ 3) davasi prima al 
teatro di S. Samoele in Venezia nell' Autunno 1797 sotto il titolo : 
U Medico di Lucca, con libretto del Bertati. 

Achille. — Firenze 1811 (al n.<^4) rappresentato nella ata- 
gione di Carnovale al teatro Pergola, era stato gi& esegnito col ti- 
tolo: Achille e Patroclo a Modena in qael teatro Civico — ex Da- 
cale -« nella Primavera 1806: noteremo per notiziache al Carcaoo 



212 

di Milano, dopo che a Firenzo, veiiiva neir anno 1819 riprodotto 
col titolo la Morte di Patroclo. 

In rivista dell' elenco esposto dal Fotia osservercmo : 
I. Teseo^ Vienna 1790; forse potrcbbe snssisterc an cqaivocodi 
data, mentre apparirebbc opera scritta appositamento pclla Pergoli 
di Firenze nel Carnovale 1791, col titolo Teseo a Stige nel cui li- 
bretto — Firenze MDCCXGl nella stamperia Albizziniana in 8.* — 
a pag. 5, sotto la lista dci personaggi cd autore, si legge c La mu- 
sica h tutta nuova del sig. maestro Sebastiano Nasolini di Vene- 
zia ». — Per equivoco di stampa negl' indici Formenti ^ Parte VI 
e VII — figura Teseo Astige. 

II. Eugenia, prima che aViccnza, davasi at teatro S.Benedetto 
di Venezia nell' Autunno 1792. 

III. L* Incantesimo senza magia, a nostro credere sarebbe dm 
Farsa non attribuibile al Nasolini, ma ad un altro maestro — jPrax- 
cesco Gardi. 

IV. Gli Annamorati deve leggersi gV Innamoraii. K on dram- 
ma di Giuseppe Foppa, rappresentato nel Carnovale 1793 al teatro 
di S. Benedetto di Venezia, di cui 11 Nasolini scrive?a la masica 
soltanto del primo atto; quella del sccondo veniva composta dsl 
maestro Vittorio Trento. Nell' indice Formenti figura questo sjiar- 
tito col titolo: gli Amanli in collera. 

Al prospetto delle opere ricordate dal Fetis c dal Pougin siamo 
in grado di aggiungere : 

1. Amove la vince, dramma gioctso di Giuseppe Foppa, ricarito 
Cornell precedente dal Goldoni, rappresentato al S. Benedetto di 
Venezia nell* Autunno 1793. Figura nelT indice Formenti — Parte 
IX pag. 168 — col suo titulo originalc la Locandiera ; ma il libretto 
a stampa porta il titolo come da noi rifcrito. 

2. 1 raggiri fortunatu Farsa dell' abate Pietro Chiari^ rappre- 
sentata al teatro S. Benedetto nel Carnovale 1793; riprodotta in 
quelle di S. Gio. Orisostomo nella Primavera dell' anno 1800 col 
titolo la Contessa di Sarzana, 

3. Gl' Indiani. Opera seria rappresentata nell' AatDnno 1786, 
con ottimo soccesso, al S. Benedetto di cui sopra. 

4. Timoleone. Opera seria, cbe si eseguiva al teatro di Reggio 
d' Emilia, in occasione della fiera 1797. 

5. Zaira. Dramma tragico. Carnovale 1797 al 5. Benedetto. 

6. Melinda. Opera buffa. — Autunno 1898 — ivi. 

7. La locandiera. Farsa giocosa di Oiulio Artuti, ridusione in 



213 

atto dat dramma del Poppa, di cai al d.° 1 di questa nostra ag- 
tiDtai COD Domero minore di personaggi, e molte variaDti nel li- 
stto: coDseguentemcDte le riteniamo anche nella musica. 

8. Tenandro in Eleuii, Opera seria. Firenze, Pergola Auton- 
1807. 

9. // ritomo di Serse, Opera seria. Napoli, teatro del FoDdo 
imaTera 1816. 

10. JSurilla. Cantata, di cui non si conosce I' epoca. 

Natalucci Tiberio, pag. 163. 

Scrisse anche due inui popolari a Pio IX nel 1848. Di qnesto 
lestro pos&ediamo an aatografo lavoro, diniostrante la corrispon- 
dza delle note, nellc loro relative chiavi, di tutti glMstrumenti di 
^hestra e banda con quelle del Pianoforte. 

Nencini Andrea, pag. 267. 

Scrisse una Cantata per la morte di Virginia Blasis, artista 
canto assai distinta, col titolo le Tombe, la quale eseguivasi nella 
m del 15 Giugno 1838 alia Pergola di Firenze. 

Neri Benedetto. 

I. Saceenti alia moda. Dramma giocoso di Angdo AneUi rap- 
saentato alia Scala di Milano V Autunno 1806. 

II F6tis in entrambe le sue edizioni attribuisce per equivoco 
eata opera a Michele Neri-Bondi senza indicare epoca e luogo di 
nta. 

Nel DiC'lyr — pag. 601 — ricordandola come posta in musi- 
dal maestro nominate dal F6tis, vi aggionge di suo la data 1795 
aogo di recita, Firenze, ma non sappiamo proprio con qual fon* 
mento. 

Le Nozze di Mandina. Dramma giocoso di Giovanni Bertati, con 
laica espressamente scritta pel teatro Nuovo di Padova in occa- 
De della Fiera del Santo 1807. II libretto, con qualche modifica- 
ine h V opera la Villanella rapila, fino dal 1783 gi& posta in mu- 
a dal maestro F, Bianchi, la quale senza alcuna data, e senza 
)go, collo stesso titolo si attribuisce dal F6tis, come la precedente 
Neri'Bondi Michele. Questi era Fiorentino, il Neri Benedetto cre- 
imo cbe fosse Piemontese. 

Neflmann Antonio. 

Qoesto maestro nato in Trieste, circa al 1814 o 1815, ebbe 
Dora per parecchi anni in Venezia, ove compivala sua educazione. 
dicatosi in principality alia musica d* anni 19 circa, faceva rap- 
38entare al teatro dcila Society Filodrammatica della sua patria, 



214 

nella Primavera 1833, la tragedia lirica Nieola III signor di JPtf^ 
rara, che egli musicava cod libretto di Giambattista Savon, la quale 
cbbe an successo assai lusinghiero, attesa anche la circoatanzt che 
era il primo bqo lavoro teatrale. Nod ci coDsta cbe in appresso De 
Bcrivesse alcuD^altra. Circa air iodicata epoca, essendo il A^eimoMt 
tattavia aluDDO Del OioDasio di S. Gio. LateraDO, faceva esegaire, 
dirigeadola, uDa sua messa soIcddo a quattro voci cod graode or- 
chestra, iD occasioDe di uoa festivitSi della MadoDoa che celebravasi 
da qaegli studeoti Delia Cappella di SaDta Maria del Rosario, on 
pur troppo distrutta da uu iDceodio, la quale aDDCssa al tempio del 
Ss. Gio. e Paolo, era accordata ad uso dcgli studcDti di quel Gid- 
Dasio. 

Circa al 1835 ottcDcva impiego quale riduttore presHO la Caea 
Ricordi di Milauo, ed iD apprcsso partavasi \u America, dopo laqoal 
epoca ci maacaDO Dotizie. SecoDdo che si Icgge Del F6ti8 — pag. 
306, Vol. VI, II. Ediz. — Del 1842 era direttore dell' opera Italiana 
a SaD Jago, e dc riteDiamo esatta la Dotizia, cod che resta esclDSO 
che r autore dell* opera surriferita potcsse cssere quel Nedmann 
(P. A.) viveute iD VieoDa Del 1805, pure DomiDato dal FStit. 

Noberasco Vincenzo, pag. 276. 

Oltre l* opera che quivi si ricorda scrisse aDcbe la mnsict pel 
dramma lirico Ginevra di Scozia per il teatro SaDta Radegonda 
di MilaDo Del CarDovale 1852. 

Orgitano RafTaele, pag. 288. 

La Farsa Non credere alls apparenze^ ossia Amore inirapm- 
dente pella prima volta veniva rappreseatata al teatro S. Moisidi 
VeDczia Dell* AutuDDo 1801, dod altrimeDti a Napoli nel 1804. 
A Padova iD occasioDc della fiera di Saota GiustiDa 1803 veniva 
riprodotta col riferito secoudo titolo I'Apparenza inganna, cheat- 
rebbe corrispoDdoDte al primo dei due titoH origiDali sopra riportati, 
come giustameute si Dota dal sig. Pougin. Oltre le opere da qaeato 
ultimo e dal Fitis iDdicate hay vi da ricordare aoche qoeata : 

Adelaide e Tebaldo, Dramma scDtimcDtale in on atto di Goittu 
Rossi, rappreseDtata al teatro VeDier iD S. BcDedetto di Veneiia nel 
CarDovalo 1802. 

NelP aDDo successive 1' Orgitano doveva scrivcre on* open ae- 
ria per la FcDice, ma De veDue impedito da uDa gravissima mtlat- 
tia, che per quaoto riteuiamo lo trasse alia tomba, mentre dopo 
questa epoca dod ci appariscoDo di lui altri componimenti. 



215 
Oriandlni Giuseppe Maria, pag. 288. 

Alia lista delle opero di qocsto compositore si possono ag- 
QOgere: 

1. Ormitda. Opera seria. Bologna teatro Malvezzi 1722. 

f Intermezzi che nel 1737 veni- 
. uff a I vano eseguiti dail«««l/iinai^<atiii 

. , ^ 1 ed Antonio Lothni^ al teatro m The 

4. // Botegaro gentiluomo ( Hay-Marchet in Londra. 

Pacini Giovanni, pag. 294 e seguenti. 

Quantonqoe ci siamo proposti di essere brevi, non possiamo 

ipensarci dallo esporre alquante rettifiche ed aggiunto all'elenco 

esentato dal continaatore del FUis^ relativamente alle opere di 

C08\ rinomato autore quale si deve ritenere il Pacini, il pitt fe- 

ndo compositore di musica del nostro secolo. 

Per essere chiari, possibilmente, segairemo 1* ordine esposto 
1 chiarissimo sig. Pougin, 

A. — Opbre. Dopo il namero 3 devesi aggiungere : 

I. La Ballerina raggiratriee, opera buffa esegaita dalla Marco- 
iy Pacini il padre, Zamboni e Pochazzi nella Primavera 1814 alia 
rgola di Firenze, opera che non figura nello specchio aggionto 
e Memorie del maestro di cai trattiamo, — Firenze suec. Le Man" 
fT, 1875, fag, 316 — ; ma che viene ricordata nel prospetto publi- 
to nell'anno 1850 nella Oazzetta musicah di Milano, con dili- 
Qte cnra esposto dal sig. Cambiasif con approvazione dello stesso 
xini che lo ebbe ad esamiuare. Per qoesto motive non abbiamo 
tato d' inserirla nella serie cronologica che rolativamente ad on 
chiaro maestro veniva pablicata in died nameri della Gazzetta 
idetta Anno XXXI — 1876, — alia qaale intieramente ci ripor* 
mo, per tatti qaegli schiarimenti, che pell* amore di brevitii ven- 
Do ommessi. 

(6). Gli sponsali dei Silfi. Veniva propriamente esegaita qaesta 
era nel Carnovale 1815 al teatro dei Filodrammatici, e non altri- 
;ati al teatro Re. Se questa sala teatrale, a qaell' epoca, fosse stata 
r aTventnra concessa ad uso dei Filodrammatici Milanesi, potreb- 
reggere V indicazione, ma, non essendone cenno nell' edizione del 
retto — Milano, Pirola, 1815, in 12." — non lo possiamo ammet- 
«, mentre d* altra parte lo stesso Pacini dichiarava di aver scritta 
atta rappresentare qaesta operetta al teatro dei Filodrammatici. 

(9). II titolo rifcrito sotto questo namero deve stare Bettina 
lava, cos\ annunciate dalla Gazzetta di quel tempo, da cui consta 



216 

chc veniva eseguita al teatro S. Mois^ nella Primavera 1815 — dod 
in Autunoo come dalle Memorie dello stesso Paeinit pag. 11, edsUo 
specchio che vi h anueaso. Per questa rettifica relativa alia atagione 
in cui rappresentavasi la Bettina vedova, in un eventuale dqotu 
prospetto, questo spartito dovvh essere collocato imiuediatameDte 
dopo il n.° 4 dell' eleuco riportato dal Pougin. 

II. AoGiUNTA. — La Jiosina. Farsa rappresentata alia Pergola 
di Firenze T Estate 1815, che figura ncUa scrie del sig. Camiiati 
al n.° 4, nel F^iis e nel Die. lyr, con la ridetta data. 

III. Aggiunta. — Onore e dovere, Farsa rappresentata al tei- 
tro a S. Mois^ di Vcnezia nclla Primavera 1816, con il suddetto ti- 
tolo annunciato nella Gazzctta di quel tempo, e rifcrita Chiarina 
dal sig. Cambiasi al n." 9 del suo prospetto. 

(10). Z* Ingenua, rappresentata al S. Benedetto di Vcnezia al- 
r cpoca indicata, nel nuovo evontuale elenco dove precederc : 

(6:. II matrimonio per procura. Farsa non nel 1815, ma Dtl 
Carnovale ISH, 26 Dicembrc 1816 teatro Re di Milano. 

(5). Dalla leffa il disinganno, idem. 

(7). II Carnovale di Milano. Farsa, rappresentata al saddetto 
teatro in Quaresima. Se si eccettui una Cavatina ed il Finale altro 
non h che la musica dclla precedente Farsa la quale veui?a tolta 
dalle scene, perche in corso di recite riconosciuta una satira deiraa- 
torc del libretto — Angelo Anelli — in principaliti\ contro il cele- 
brc poeta Vincenzo Monii. 

(8). Piglia il mondo come viene. Eseguivasi nella Primavera 
1817 e non nel 1815. 

(11). Adelaide e Comingio, Fu la prima del Carnovale 1818, e 
non eseguita nelT anno 1816, errando nnche il Pacini mcdesiroo 
nella citazione delT epocu, pag. 1 1 delle sue Memorie. 

(12). La Sacerdotessa d* IrmiiisuL Davasi per le prima volta 
al teatro grande di Trieste nella Primavera 1820, e dou nel 1817, 
nel qual anno la compagnia di canto che agiva in Trieste era di- 
versa affatto da quella chc il Pacini riportava a pag. 13 delle sue 
Memorie. 1 nomi degli artisti riferiti, ivi, dal Maestro corrispondono 
tutti a quelli che figurano neir edizione del libretto.^ Trieste, Tip. 
Weiss, 1820, in 8.® — cccetto che la prima donna che fu Carolina PltUt- 
grinif e non altrimenti la Bonini nominatadal Maestro. Stante qaesto 
rilievo, che non fummo in grade di stubilire allorquando per Doi ai 
publicava nel 1876 la serie Paciuiana, dobbiamo in oggi rettificare 
auche per nostra parte la data in quella riportata (Primavera 1818j. 



217 

(21) La Fesiale. Qucsta opera sareblc stata riprodutta al tea« 
tro di Piacenza uel Carnovale 1830, con parecchie varinnti, e con 
finale tragico. 

IV. Agoiunta. — Amazilia. Dramina in due atti. Primavera 
1827 al teatro di Curte in Vienna. E ricordato dal Pacini^ pag. 52 
delle sue Memorie, Deve inserirsi nella serie, se pur trattasi di uno 
apartito ampliato, mentre quello riferito dal sig. Pougin coUo stesso 
titolo, al n." 25 h di un atto solo. 

V. AoGiUNTA. — Bellezza e cuordi/erro. Opera buffa, esegoita 
nel Carnovale 1836 in un teatro particolare di Viareggio, la quale 
si riporta dal n." 47 delta serie del sig. Cambiasi. 

VI. AoGiuNTA. — La Foresta d* HermanstadL — Come sopra 
nel 1839, serie Cambiasi n." 49. 

VII. AoGiuNTA. — L' Or/ana svizzera. Opera semi-seria, rap- 
presentata al teatro Del Fondo in Napoli la Primavera 1848, per 
quanto apparisce al n.^ 66 della serie Cambiasi; pcr6 non figura 
Delia recente serie di quel teatro, publicata dal comm. Florimo nel- 
la celebre sua opera: La scuola musicals di Napoli ed i suoi Conser- 
vaiorif Vol. IV, forse mancandone il libretto nella cospicua sua rac- 
colta. 

VIII. Agoiunta. — Lidia di Brabants, Opera scria rappresen- 
sentata al teatro Caroline di Palermo. Si riporta da un autografo del 
maestro Pacini, che si possiede, nel quale vi figura ricordata. 

IX. Agoiunta. — L' Uliimo dsi Clodovsi, rappresentata a Pa- 
rigi al teatro deir opera italiana neir Autunno 1854. E T opera gli 
Arabi nells Gallie, di cui al n." 29 deir elenco del sig. Pougin, ma 
da inserirsi perch5 rinnovata con sette pezzi nuovi. 

X. Aggiunta. — Nieolb de* Lapi, rappresentata nell'anno 1855 
a Rio Janeiro. Questa opera ci apparisce registrata neir autografo 
sopra menzionato. Nell' Autunno 1873 eseguivasi per la prima vol- 
ta in Italia al teatro Pagliano di Firenze. II libretto della poesia 
uella massima parte corrisponde a quello dclT opera la Punizione, 
specialmente nel primo e terzo atto, la cui musica forse il maestro 
riportava in gran parte nel nuovo suo spartito. 

XI. Agoiunta. — I Portoghesi nel Brasile, rappresentata ivi 
nel 1856, per quanto ci risulta dal ridetto autografo. 

XII. AoGirNTA. — Torrismondo, S. Carlo, Quaresima 1858. 
B. — Ohatorii. 

(74) // Tnotifo di GiudlUa, Catnnia 1858. 

(75) // Trionfo della Heligioue. Novembre 1847, nella sala del 



218 

Campidoglio ; nel 1858 ripetato in Locca a benefizio degli Asili 
Infantili. 

(76) Santa Agnese. Oratorio dedicato a Pio IX. 

C. — Cantate. 

(79) La Cantata per Francesco I porta il titolo: U Felice ritemo, 

(80, 81) Trattasi di ana sola cantata, precisamente col titolo: 
il Felice Imeneo, che deve riferirsi al n.* 80. 

Nel 1832, 8 Novembre, giorno dell' assunzione al trono di 8. 
M. il Re delle dae Sicilie, il Pacini scriveva appositamente una caa- 
tata che devesi ritenere al n.** 81. 

(88) Rossini e la Patr'ia, Questa cantata esegaivasi in Pesaro 
ncl 22 Agosto 1864. 

AoGiUNTA. — Nel 1848 scriveva la Honda della Guardia Ci- 
vica^ Cantata che veniva eseguita ncl tcatro la Feuice di Venezia nella 
Quaresima 1848. 

D. — MusiCA Relioiosa. 

Air epoca del Febbraio 1859, in cui ottenevamo dallo stesso 
maestro V autografo sopra mcntovato, per sua dichiarazione in esso 
esposta, ci consta che Egli aveva gi^ scritto ventiquattro Messe, 
due Requiem ed un De prqfundis, 

E. — CoMPOS.ziOM DIVERSE. — Fino dal sudd, anno, i doetti 
le arie per camera, ed i pezzi istromentnli sarcbbero senza naxnero. 

QUANTO ALLS INDICATE INEDITB, OSSerVCromo *. 

1. Rodrigo di Valenza^ veniva scritta dal chiaro maestro nel 
1853. 

2. La Donna delle Isole^ era scritta pella Fenice di Venesia 
ncl 1854. 

3. Carmelita, era destinata pella Scala di Milano nel 1863. 

4. Gusmano d* Almeida. Preparato questo spartito pella Fenice 
di Venezia nel 1832, non venne prodotto, ed in soa vece daviai 
r Ivanhoe, 

5. Nicolb de' Lapi, Non inedita. Veggasi IX Aggionta. 

6. Flnava, era stata scritta nel 1852. 

7. Don Pomponio, primo lavoro del maestro scritto nel 1813 
in cni aveva circa 16 anni. 

8. Gl' Illinesiy opera preparata fino dal 1818. 

RiOUARDO AI.LE OPERE RINVENUTB DOPO LA SUA llOBTE| DO- 

teremo : 

1. L'assedio di Leida, Lo riteniamo lo apartito n.** 6 delle ine- 
dite, Flnava. 



219 

2. Maria Sirarda. Ignoriamo l*epoca in coi yeoiva scritta, e 
per qoal teatro. 

3. // Rinnegato Porloghese. Lo riteDiamo con probability lo 
Btesso spartito che abbiamo ricordato neir Ay^giunta VI. 

4. / Virtuosi di teatro. Figura colla data 1817 al d.<» 14 della 
aerie Cambiasi; forse semplice Farsa. 

5. L' Orfanella Svizzera. Veggasi Aggiunta VIII. 

6. // trionfo delle belle. A Dostro credere eseguito col titolo : 
Belletta e euor diferro. Veggasi Aggianta V. 

7. Bffrida, ricordata dal Cambiasi, forse per equivoco di stam* 
pa Alfrida. 

8. Lidia di Brabante. Conyeniamo col sig. Pougin che possa 
essere lo stesso spartito riportato da lui al n.® 66 del suo elenco. 

Pacini Luigi. 

Questi fa uq basso comico dei piii rinomati del suo tempo, il 
quale ayrebbe composta la musica di una Cantata col titolo : il Pu- 
hlieo Omaggio, eseguita la sera 31 Maggio 1811 al teatro Obizzi di 
Padova per festeggiare 1' anniyersario dell' incoronazione dell' Im- 
peratore Napoleone I. Era il padre del maestro di cui sopra. 

Paganini Ercoie. 

Oltre le opere riferite dal FMs nella sua prima edizione, cd a 
quelle che aggiungeya nella ristampa, il ridetto compositore pone- 
ya in musica la Farsa i Matrimoni aforza ossia i Consigli arraibiati 
cha yeniya rappresentata al teatro S. Moisd 1' Autunno 1800. 

Paisielio Giovani, pag. 296. 

Riguardo a questo celebratissimo maestro le di cui opore me- 
ritano di essere conosciute esattamente, ci limiteremo soltanto ad 
osseryare che I' Amor contrastato dal continuatore rlferito al n.^ 3 
non fu per la prima volta eseguito nel 1789 al teatro dei Fiorentini 
in Napoli, bens\ a Venezia al teatro S. Moisd, con cui aprivasi la 
Btagione del Carnoyale di quelP istesso anno: d' altronde b opera 
che gi^ era stata ricordata dal Fetis al n.® 81 del suo elenco, pel 
yero, non col titolo di cui sopra, che 6 il suo originalc, ma con uno 
diyerso — la Molinara — col quale eseguiyasi in appresso in varl 
teatri. Dappoich^ occasione ci porta gli occhi sopra il prospetto 
F^tis risguardante il rinomatissimo maestro, noteremo che la CtfA 
Jtara al n,^ 80, e la Modista raggiratrice al n.<^ 82 sono titoli che si 
riferiscono ad un solo spartito e non a due. 

Paima Giuseppe. 

A nostro ayyiso, il Naturalista immaginario h spartito che do- 



220 

vrebbe essere lo steaso di qaello che veniva scritto a Napoli con 
libretto del Palomba col titolo la Pielra simpatiea, e fors* anco lo 
Seavamento, 

Air iDcontro, Chi mal fa male aspeUiy ovvero lo Seroecatan 
smascherato Dramma tragicomico, rappresentato al t^atro S. Moisi 
V AutuDDo 1792, DOD figurando nell' elenco del FStis, si doTrebbe 
agg'iungerc alia lista delle Opere del Palma, 

Panizza Giacomo. pag. 299. 

Oltre le operette e balU chi ivi si ricordano, questo maestro 
scrivcva espresdaoiento nel 1855 per Costantiuopoli una Cantata in 
due parti col titolo l' Assedio di Silistria, e prima pelle scene del 
tcatro Carcano di Milano il Sansone Tragedia lirica in tre atti. 

Panizza Giovanni. 

Quest!, crediamo parente del suddetto, nel 1822 in Trieste 
faceva rappreseutare una sua Farsa a quel teatro Grande col ti- 
tolo: Sono eglino maritatif, e quindi V opera coiuica % Due Figaro 
nel Carnovale 1824 ed ivi nclla Quaresima 1834 V Opera semi-serii 
Giovanni di Calais. 

Parisini Federico, pag. 304. 

L* Operetta Jenny sarcbbesi cscguita per la prima volta al 
teatrino dellc Allieve delle scuolo norinali di Bologna nella Prima- 
vera 1872, e la Burla nel 1875. 

PascuccI Giambattlsta. 

Avrcbbc fatto eseguire nella grande Aula dei PP. Filippini di 
Roma r Oratorio la Figlia di Jrfte nella Quaresima 1853. Questo 
maestro nel libretto della poesia si qualifica Allievo del Real Colle- 
gio di S. Pictro a Maiclla di Napoli. Non taceremo che forse i on 
diverso maestro da quello ricordato senza nome dal Poagio come 
autore delT opera buffa il Pronoslieante fanatieo, dappoich^ nel pro- 
spetto dellc opere nuove scritte nel corso delsecondo semcstre 1877, 
inserito nella Gnzzetta musicalc di Milano — Anno XXXII, pagint 
426 — il nome del ridetto spartito viene semplicemente marctto 
con un C. 

Pasini Timoteo, pag. 307. 

La tragedia lirica Giovanna Grip veniva eseguita pella prima 
volta al teatro Comunale di Ferrara nella Primavera 1853, lavoro 
che dair Impresario Jtqfaele Santini dedicavasi alia Nobile Societi 
del Casino di quella cittii. 

Pasta (....) pag. 308. 

Pasla Carlo Enrico. 



221 
Pattoni Gio. Batti8ta, pag. 311. 

Oltre la cantata eseguita iu Modena verso il 1750, scriveva la 
masica di dd^ opera seria col titolo: Nicoraste re di 2'racia rap- 
presentata al teatro S. ADgelo di Venezia in occasione deila Fiera 
deir AsceusioDe 1745. 

Pauseili Antonio, 

Faceva rappresentare al teatro Pergola di Firenze nelP Au- 
toDDO 1817 il dramrna semi-scrio V Innoeenie in periglio , ossia 
Bartolomeo colla cavalla. 

.Pavesi Stefano, pag. 312. 

Le rettifiche al Felis che vengono espostc dal chiarissimo sig. 
Pouffin 8Q0 coQtinuatore sodo attendibili. Aggiungeremo soltanto 
che il titolo V Anonimo al n.® 2 uelTeienco Fitis deve stare VAmante 
anonimo, farsa che fu rappresentata 1* Autonno 1803 al teatro di S. 
Mois^ in Venezia, osservando che I* Antigona o Lauso ricordata dal 
sig. Pougin — n.^ 13 delle sue aggiunte — veniva rappresentata 
alia scala di Milano nel Carnovale 1822, non altrimenti nel 1827, 
data che riteniamo sbagliata per equivoco di stampa, mentre il San^ 
severino da lai citato, riferisce quella da noi espusta e che ci risulta 
dal libretto originate. 

Dair importante opera del distinto co:nm. Francesco Florimo, 
Cenno storieo iniorno alia scuola musicale di Napoli, pag. 613, 614, 
prima edizione, ci risulterobbe che il Pavesi avrebbe scritto inoltre : 
1. Irene e Filandro, Dramma sentimentale. Napoli 1823. 2. 1 Cava- 
lieri del nodo. Dramma in un atto. Napoli S. Carlo 1823. 3. la Pace^ 
Farsa, 1823. 4. V AUoggio militare, Farsa, Vcnezia, Aatunno 1807. 
5. Trajano Daeia. Milano 1810. Quest' ultima opera per altro non 
figura affatto nella serie di tutti gli spettacoli nei teatri milanesi 
poblicata nel 1818 dal CalderaH, e quanto alia precedente farsa 
noD abbiamo avuta occasione di vedere alcnn libretto stampato. Po- 
trebbe darsi che i ridetti spartiti venissero eseguiti altrove, ma 
DOQ siamo in grado in oggi di precisarne la locality. 

Pedrocco Antonio. 

Compositore veneziano, il quale nella Primavera 1853 aveva 
dati saggi non dubbl di talento musicale, facendo rappresentare al 
teatro Camploy a S. Samuele un* opera seria Marco Visconti intito- 
lata, la qaale meritameute aveva incontrato il publico favore. Tre 
anni dopo aveva scritta la musica pella tragedia lirica Medea in 
Corink> che doveasi produrre al teatro S. Benedetto nella Primavera 
1856| ma la recita non ebbe luogo per differenze insorte colPImpre** 



222 

sario Roggia^ presso il qaale, crediamo, trovasi il relativo spartito. 
Per quest' ultima circostauza irritatosi il Pedrocco abbandoDava ogni 
studio musicale e dedicavasi alia Scenografia, nella quale pare si 
distingue. 

Pellegrini ( ], pag. 316. 

Pellegrini Pietro. 

Peilegini Angelo. 

Questo compositore, crediamo di Como, facova rappresentare 
iu patria Etelinda nel 1831, ed il Disertore svizzero nel 1841. 

Penso (....). P*^g- 319. 

Penso Giuseppe, 

Perelli Natale. 

Oltre le tre opere riferite dal F^tis — pog. 383, vol. VI, secoa- 
da Edizione avrebbe scritto ancora: 

1. Man/redo Re delle due Sicilie. Tragedia lirica rappresentati 
al teatro Re di Pavia nel Carnovale 1839. 

2. Clarissa Harlowe. Dram ma lirico, rappresentato al teatro 
della Corte Imperiale di Vienna nella Primavera 1858. 

Peri Achille, pag. 321. 

Questo maestro dava principio in Italia alia sua lodevolissimi 
carriera teatrale colle seguenti opere, — gi& ricordate dal F^tis — 
mentre aveva g'lh dato a Marsiglia nel 1839 in un teatro privtto 
un* operetta col titolo : Una visita a Bedlam, 

1. II Solitario, Melodramma in tre atti rappresentato al teatro 
Comunale della sua patria, in occasione della Fiera 1841;qDindi 
faceva rappresentare: 2. Ester di Engaddi^ dramma tragico al tea- 
tro Ducale di Parma nel Carnovale 1843, e non nel 1846 coDieH 
legge nel F6tis; 3. Dirce, Tragedia lirica, eseguita in Reggio d^B- 
milia all' epoca della fiera del sud.letto anno. 

L'Orfano e diavolo, Melodramma comico-fantastico yeniva rap- 
presentato parimenti a Reggio nel Carnovale 1854-55. 

La Giuditta, Melodramma biblico veniva in appresao, nella 
quaresima 1850, riformato nel finale, scene V, VI, VII ed oltioii 
dell* atto III del prime spartito : con tali modificazioni aveTasi a ri- 
produrre sulle scene del teatro S. Benedetto di Venezia nel Carno- 
vale 1866, ma la recita non ebbe luogo, non essendo atato permeno 
il libretto dalla censnra, almeno per quanto fo detto allonu Non oo- 
nosciamo se prima colle variant! sia stato o meno rappresentato al* 
trove la Giuiiita, od altrimenti dopo la sopraccenoata epocti odtl 
caao dove. . 



223 

II cav. Peri moriva in patria nel 28 Marzo 1880. 

Perotti Domenico. 

Lo riteniamoquello gi^ricordatodal F^tis — pag. 1, vol. VII — 
coi noini di Gio. Domenico. Questi dava oltrc le opere indicate dal ri- 
detto autore, nel Carnovale 1808 alia Fenice di Venezia, T opera 
aeria la ViUima della propria vendetta. 

Perrino Marcello. 

Qaesto dilettante Napoletano scriveva la musica del dramma 
Ulisse neir isola di Circe, che veniva rapprcscntata al tcatroS. Carlo 
di Napoli nell' Estate 1819. 

Persichini ( ), pag. 326. 

Persichini Venceslao. 

Antecedentemte alle due opere ivi ricordate, avrebbe scritta la 
musica per V opera buffa in due parti col titolo: V Amante sessage- 
nario, rappresentata la prima volta al teatro Metastasio di Roma 
nel Carnovale 1853. 

Pert! Giacomo Antonio, pag. 326. 

Le opere Dionisio, Ginevra e Rodelinda^ che si riferiscono fu- 
rono rappresentate tutte tre al teatro del gran duca di Toscana in 
Pratolino, villeggiatura di quella corte, e negli anni indicati ; la 
seconda veniva riprodotta nell* anno 1709. 

Nel Calendario lirico-italiano del sig. M5ras, pag. 7, 8, figura 
r opera Penelope la casta, poesia del Noris, rappresentata al teatro 
di Tordinona nel 5 Gennaio 1696, con coi inauguravasi T apertura 
di quel teatro; ivi la musica f\ attribuisce ad Alessandro Scarlatti 
noD al Perti. Per questa risultanza ci torna dubbia la notizia che 
81 legge nella continuaziono del sig. Pougin alP articolo che si rife- 
risce al Perti, A questo momeuto non siamo in grado di stabilire 
quale del due egregi autori sia eventualmente caduto in equivoco, 
igDorando da quali fonti essi ebbero a rilevare le diverse notizie. 

Petrali Luigi, pag. 328. 

Questo maestro nel Carnovale 1854 faceva rappresentare an- 
che r opera seria Ginevra di Scozia al teatro sociale di Mantova. 

Petrali Vincenzo Antonio. 

Al teatro di Society in Bergamo nel Carnovale 1854 faceva 
eseguire la tragedia lirica Giorgio di Bary, spartito che veniva ri« 
prodotto al teatro grande di Brescia nel Carnovale 1856-57, alquanto 
riformato il libretto, in principalitit avendo il ridetto maestro rin- 
novata la musica di un duetto, e scritto due arie per basso pro- 
fondo. 



224 

Petrella Enrico, pag. 328. 

Si attribaisce a qnesto compositore di ottima fama un* opera 
col titolo: Pulcinella morto e non morio, e da taluno anche come un 
altro spartito il Giorno dellenozze. Questa ultima commedia per mu 
sica ha per secondo titolo: Pulcviella mariio e non marito il quale 
per equivoco e stato riferito come sopra, come se fosse attribuibile 
ad un altro componiroeuto musicale per teatro. 11 primo titolo Don 
sussiste, e gli altri due bodo da riteuersi riferibili ad un^ opera sola 

II F^tis registra V opera Galeotto Manfredi quale spartito del 
i^tf/rtf//ache, secoudo lui, sarebbesi rappresentato a Modena ncl 1843. 
Sussiste la recita, ma la musica fu di un altro maestro : NatalePorelli. 

Petrocini Francesco, pag. 330. 

La Duchessa De la Valliera, melodramma scrio cseguivasi nel 
Carnovale 1852 al teatro Apollo di Venezia. 

L' UscoccOy alquanto abbreviato, con alcnne varianti altresl 
specialmente nel finale delP opera, veniva riprodotto alio stesso tea<* 
tro dclla Scala di Milano nel Carnovale 1860. 

Piagi'io Michele, pag. 342. 

La Fanciulla romanCicay rapprcscntata al teatro Doria di Ge* 
nova h una Commedia lirica in due atti, non altrimenti opera seria. 

Picchi Ermanno, pag. 343. 

Don Crescendo, Opera buffa che nella nota (1) si riforisceesse- 
sere stata eseguita per la prima volta a Modena nel 17 Aprile 1854, 
era stata rappresentata prima a Firenze al teatro degli Arrischiati 
nel Carnovale 1851, e nell'annj succcssivo parimenti di Carnovale 
riprodotta al teatro di Santa Radf^gonda in Milano. 

II Domino bianco^ fu rappresentato alia Pergola di Firenze Del 
Carnovale 1856. 

Dopo il primo suo lavoro teatrale, ricordato gi& dal F/tii, co- 
me riferisce il continuatore, antecedentemente alle due opere sopra 
riportate il Picchi avrebbe scritta la musica anche di on* opera lofla 
tV Tre di Novembre, ma V edizione del libretto, Firenze, tip. Tofani, 
1844 in 8.®, non porta indicazione di luogo di recita, n^ alcoD Do- 
me dogli artisti che eventualmente V avrebbero esegnita. 

V OvtitoTio ffzechia, pella seconda volta eseguivaai nella Chioi 
di S. Gio. Bvangelista delle scuole Pie in Firenze nel 20 e 25 Oen- 
naio 1871. 

Piccinni Nicola, pag. 343. 

PeMon, al n."* 1 dell' aggiunta al Fdtis, ata anche MomiW 
JPetiton, in talona edizione del libretto; questo compoDimento dob 



225 

h on* opera boffa a rigor di parola, ma on semplice intermezzo in 
doe parti. 

Cecehina zitella, al n.^ 1 3 di detta aggianta sarebbe ad eaclo- 
dersi dalla aerie degli spartiti del Pidnni^ in quanto che non h al- 
tro che il dram ma giocoso la Buona figliuola, scritto non per Na- 
poliy dove per la riproduzione in quel teatro Nouvo, vi saranno state 
praticate delle modificazioni soltauto, in specialitii per avere, come 
di metodo, introdotto in qualche parte il dialetto napoletano. 

Piccinni Luigi (figlio), pag. 344. 

Nel Carnovale 1794 al teatro S. Cassano di Venezia rappresen- 
tavasi una farsa in due parti col titolo : /' AtnanU staiua, con mn- 
sica del suddetto maestro la quale ripetevasi in detta cittii nel 1799 
da una compagnia di dilettanti. Probabilmente la stessa farsa ese- 
goita a Parigi nel 1786 col titolo : Suzitte et Oolinet, on les Amanis 
ksureuxpar stratag^me^ cambiati 1 nomi dei personaggi principali. 

Piersantelli ( )> 345. 

Piersantelli Giuseppe, 

II Rinnegato, eseguivasi 1' Autonno 1859 al teatro Doria di 
Genova. 

Pirola Luigi. 

M$zz^ ora air inferno. Cantata Fantastical eseguita al teatro 
Carcano nel 1850. 

L' idea del componimento fu immaginata e descritta dal Pirola 
aaddetto, dilettante di Pianoforte, la di cui musica poi veniva istro- 
mentata per Orchestra da Maestro anonimo all* oggetto della sua 
eaecaztone in teatro, che veniva sostenuta nella parte principale di 
canto da Roeatta Ganboldi-Bassi. 

PisanI Bartolomeo, pagina 449. 

La Gitana, rappresentata alia Fenice di Venezia nel 1876, h 
opera che il maestro a?eva scritta fino dair anno precedente, la 
qoale dovevasi rappresentare al teatro Regie di Torino, ma non lo 
fa per differenze insorte coll' impresario. 

Pistilii Achilie, pag. 350. 

II titolo deir operetta il Gondoliere di Venezia^ va ritennto la 
Oondoliera di Venezia, come viene riferita dal comm. Florimo, pag. 
1092 del suo Cenno storico relative ai Conservatorl musicali di Na- 
poliy dal quale autore si rileva che fu composta pelle AUieve del I.*^ 
Edncandato ai Miracoli nell'anno citato 1863, ed eseguita con mol- 
io plauso da quelle amabili fanciulle. 

15 



226 

Pude8ta (....), pag. 354. 
Podesta Carlo, 

Al tcatro Riccardi di Bergamo ncl dccorso anno cod planso \e- 
niva rapprescDtata la scconda di lui opera col titolo: i Burgrarj, 

Piatania Ignazio. 

Questo maestro di Cappella siriliano, nel Carnovalc 1771 al 
tcatro Rcgio di Torino faccva cscguirc una sua opera scria, Berenice. 

Paglianl-Gagliardi Dionisio. 

Maestro di Cappella Napoletano, dava al teatro Nuovo di Xa- 
poli le segucnti opere: 1. La Casa da vendere. Primavera 1823; 2. 
Fatima e Selim, nel 1824; 3. il Sogno avverato, nzione teatrale ael 
1825 per festeggiare il ritorno del Re Francesco I, avendo presa 
parte nella musica anche Z. Ricci ; 4. // Langratio di Tnbiuga;b. 
Vnbizzaroinganno, entranibe nel 1826; 6. L'Antiquario e la Modi'- 
sta Del 1828 ; 7. La Strega o V Or/ana Scozzese nelPAutunno 1830; 
8. Le due Gemelle simili nel 1831 : 9. OspUalita e vendetta^ os»ia 
La Figlia dell' Agricoltore, nel 1832; 10. La Serata a ben^zio ii 
tin poeta drammatico, nel 1834; 11. Pulcinella condannalo alia Fer- 
riere di Marema, ncl 1835. Inoltre: 12. Ernesto e Zelinda, pel tca- 
tro del Fondo nel Carnovale 1832. Forsc qualche altra. — Nel FHU 
viene ricordato questo maestro pag. 381, del vol. Ill, seconda Ediz. 
col solo cognome Gagliardi. Ivi si riforiscono i titoli di alcune aae 
opere, che noi abbiamo ripetuti come sopra, colle rettifiche che tro- 
vammo opportune. 

Pollini Francesco. 

Qucsti, da Mendrizio, allievo del R. Conservatorio di musica in 
Milano, neir estate 1856 dava prova dei suoi studl nella composi- 
zione col fare cseguirc nel tcatrino di quelle stabilimento ud* opera 
scria col titolo F Orfana svizzera, 

Ponchielli Amilcare, pag. 358. 

Relativamente a questo distinto maestro furono esposti coDTe- 
Dienti rilievi e rettiCche dal sig. S^. F. nella Gazzetta musicale di 
Milano 1880, n.^ 46, pag. 371, 372, ond* e cbe ci dispenaiamo di 
riportare quelle osservazioni. Aggiungiamo che il Ponehiflli da?a 
alia Scala di Milano un nuovo spartito il Figliuol prodiffo, il quale 
ebbe il piii luminoso successo d^entusiasmo per bcllezza e novit^ dei 
pezzi musicali che vi profuse. (Carnovale 1881). 

Poniatowski principe Giuseppe Michele, pag. 360. 

Oltre le operc ricordate dal Fdtia e suo continuatore ne affeb- 
be Bcritta un* altra pel teatro francese nella Primavora 1860 cioe 



227 

pel teatro dell' Accademia reale di Parigi, il di cui libretto col ti- 
tolo: Pier de Medici veniva tradotto da A, Bereitoni, ma igDoriamo 
86 o mono sia atata eseguita in Italia. 

Quanto agli spartiti indicati dal Fdtis, pag. 93, vol. VII, aecon- 
da edizione : Bonifacio e Geremai, 1844 Roma, al d." 4, i Lambtr- 
tazzij 1848, Firenze al d.<^ 5, propeDdiamo a credere che qaest' ol- 
timo sia una riprodozione dell' altro cod cambiamento di titolo. 

Pontillo Domenico. 

Al teatro Valle di Verona nell' Estate 1855 dava un' opera baffa 
col titolo : La Spedizione per la luna. 

Pontoglio Cipriano. pag. 361. 

L' opera I' Assedio di Brescia, che ivi si attribuisce al capo 
della musica del 32.^ Reggiiuento M, A. Pontoglio, appartiene in- 
vece al Pontoglio Cipriano^ mentre Y edizione del libretto Tibaldo 
Bruiaio, ossia I' Assedio di Brescia, per recita al teatro di Brescia 
Del 1865, indica Pontoglio Cipriano quale compositore della mosica, 
e co8\ quella per replica a Firenze nel 1867. 

Col solo secondo titolo nell' estate 1872, lo spartito rifatto no- 
tabilmente riprodocevasi al Politeama di Roma, come si rilevadalla 
Oazutta musicale di Milano, Anno XXVIII, N. 51, pag. 2. Forse 
prima che a Roma, 1' anno precedente eseguivasi a Rieti, sossisten- 
do an* edizione del libretto stampato in quest' ultima cittk dalla ti- 
pografia Trinchi, 1871, in 8.^, colle varianti rigaardo alia prima 
poblicata nel 1865. 

Forse c' inganueremo, ma propendiamo a credere che il titolo 
gli Oitimisti e i Pessimisti altro non sia che an secondo riferibil- 
mente all' opera Don Prospero P ottimista, del compositore Cipriano 
PontogliOy anzichd attribuibile ad uuo spartito non ancora esegaito 
dell' indicate M. A. Pontoglio^ al quale eventualmeute potrebbe sol- 
tanto appartenere la musica del ballo Rolla eseguito a Napoli nel 
1877. 

Ponzo Giuseppe, pag. 361. 

Scriveva precedentemente la musica dell'opera seria Artaserse 
che rappreseutavasi al teatro di S. Benedetto in Veuezia nell' anno 
1776, la quale sarebbe stata riprodotta a Napoli nell' anno medesi- 
Dio, per quanto risulterebbe dal FMs, pag. 95, vol. VII, seconda 
Edizione, il quale autore riporta il maestro Ponzio erroneamente 
aenza riferirne il nome. 

Porpora Nicola, pag. 363. 

U titolo dell'opera riferita dal Mii al u.^ 22 del suo eleuco 



228 

relative a qoesto maestro devc legg^eroi Roshale, non altrimenti Rot- 
dale^ come sta in entrambe Ic sue cdizioni. Qaeata opera per qDanto 
viene esposto nelP Allaeci, col. G80, prima chc a VcDezia sarebbe 
stata recitata Delia cittk di Arezzo V anno 1736. 

Porta Giovanni, pa;^. 362. 

Relativamente a questo maestro Veneziano si possono aggion- 
gere ancora : 

1. La sorle nemica, dramma cseguito in Viccnza at teatro detto 
delle Grazie, in occasione della fiera di Maggio 1728. 

2. Farnace, dramma rappresentato a Bologna at teatro Hal- 
vezzi Delia Primavera 1731. 

Qaanto alP eloDCO che si legge Del Filis : 

(4.) Teodorica deve stare Teodorieo, rappresentato net 1720 al 
teatro di S. Gio. Grisostomo di Venezia. 

(5.) U Amor tiranno, piii esattamente il titolo, come dall'edi- 
zione del libretto si doveva rifcrire VAmor iirannico, opera esegaita 
al teatro di S. Samuelc nella Primavera dell'aDDo 1722. Vi prese 
parte nella composizioue della musica, anche il maestro Foriunaio 
Chelleri. 

(12.) Aldeso, deve leggcrsi Aldiso, rappresentato al teatro S. 
Gio. Grisostomo nell' Inverno 1727. 

13. Amor e/ortuna. La data 1728 indicata dal FMs, b riferi- 
bile ad una replica, mcntre neir Allaeci, col. 59, si ha che questt 
opera veniva escguita al teatro Campagnola di Rovigo nelPAatun- 
no 1712. Qualora questa cpoca sia esatta VAmor e/ortuna avrebbesi 
a ritenere il primo lavoro teatrale del Porta. Comunque sia, primi 
che a Venezia questo spartito sarebbesi eseguito al teatro di S. Btr- 
tolomeo in Napoli nel primo Ottobre 1725, come si rileva nel Fhri* 
mo, vol. II, pag. 20. 

Portogallo Marco Antonio, pag. 363. 

II Cinna, che si aggiunge alle opere di questo maestro esegoi- 
vasi bens\ a Firenze, non per5 neiranno 1807, in coi forse sar^ stato 
riprodotto, mcntre lo si dava nelP Autunno 1793, como ci riBoIte- 
rebbe dall' indice IX del Formcnti, pag. 46. 

II Portogallo dava al teatro musicale anche gli spartiti segaeoti 
che nel F<Stis non figurano : 

] . Rinaldo d' Asti, Farsa giocosa rappresentata al teatro S. 
Mois6 nel 1794; 2. Zulima^ Dramma rappresentato al teatro de- 
gP Intrcpidi detto di Pallacorda in Firenze, nella PrimaTera 1796, 
riprodotto anche a Verona nel 1804, che h diverse dal ricordatoal 



229 

n.® 24 col titolo: Zuhma e Selimo nelV elen^ Fdiis ; 3. VFquivoeo 
in ejuivoeo, Opera boffa rappresentata al teatro Filarmonico di Ve- 
rona 1* anno 1798, 1' anno stesso riprodotta, ristretta a Farsa al S. 
Hoisi di VeDezia ; 4. La madre virtuosa, Farsa giocosa esegaita in 
qoesto oltimo teatro nelP Aatunno del ridetto anno; 5. AleeHe^ 
Opera seria eseguita al teatro la Fonice di Venezia nel Carnovale 
1799; 6. La pazza giomata ossia il Afatrimonio di Figaro, Opera 
boffa, datasi al teatro S. Benedetto pore di Venezia. 

Noteremo altres\ che nclP elenco Fiiis, delle opere teatrali 
Bcritte dal maestro Portogallo, il Filoscfo sedicenie, di cai al n."^ 8, 
h la stessa Farsa riportata al d.^ 17 col titolo: Non irriiar le donne^ 
la qaale, con qoesto ultimo titolo, e con un sccondo, il Chiamantesi 
JUosqfo yeniva csegnita al S. Mois& di Venezia nel 1799, ed altrove 
anche col semplice titolo il Pilosqfo ecc. // Diavolo a quatlro ossia 
le Donne eambiale di cui al n.<* 14 h lo stesso spartito riferito al 
D." 23 col titolo il Ciabbatino, Farsa che davasi la prima volta al 
teatro S. Mois^ suddetto nell* Aatunno 1797. 

Non passeremo sotto silenzio, che nelPedizione del libretto del- 
r opera gli Orazj ed i Curiazj esegaita nel Carnovale 1798 alia Fe- 
nice di Venezia a pag. 4 si dichiara « musiea tutta nuova del celebre 
iig, maestro Portogallo ». Per altro siamo inclinati a credere che 
qoesto maestro non scrivesse del tutto nuova la musiea per on dram- 
ma, collo stesso libretto, neir anno precedente giii state rivestito di 
splendide note dal Citnarosa allora tuttavia vivente , ma riteniamo 
che accomodasse soltanto qualche scena, scrivesse qualche pezzo 
per appagare I'esigenze della prima donna, la Grastini. Tale no- 
stra opinione si appoggia alia circostanza che quella celebre can- 
tante in appresso, parecchi anni dope, dava dei publici concerti con 
ristretto dell' opera suddetta, nel cui relative libercolo della poesia 
s' indicava : musiea dei maestri Cimarosa e Portogallo. 

PratI Aiesslo, pag. 368. 

La Vendetta di Nino, veniva rappresentata a Firenze nel 1786, 
e riprodotta anche a Sinigaglia nello stesso anno. 

Relativamente a questo maestro si legge alia p. 401 del vol. II, 
della grandiosa opera del comm. Florimo : La scuola musicals di Na- 
foliy una biografia che in questa sua scconda cdizione vi aggiunse. 

Prati Bartolomeo. 

Al teatro Re di Milano nella Primavera 1854 faceva rappre- 
acntare un suo spartito, mclodramma in duo atti diviso in quattro 
parti col titolo : Amilda. 



230 

Puccita Vincenzo, pag. 372. 

Qaesto maestro scrisse inoltre dne Parse: 1. La per^iaM* 
perta; 3. OM eh$ bel easo, entrambe esegaite nella Primayera 1803 
al teatro S. Benedetto di Venezia. 

Qaanto all* elenco FMs, rigaardo Puccita, esposto nella snt 
seconda edizione, osserveremo che i Due Prigionieri^ al n.<* 4; i Pri- 
gionieri, al n.** 22 ; Adolfo e Chiara, al n,^ 23, sono titoli che a no- 
stro avyiso devono ritenersi riferibili ad on solo spartito non a tre. 
A Venezia esegaivasi nella Primavera 1804 al teatro S. Moisicon 
un qnarto titolo : la Burla fortunata ossia i Due Prigionieri; il sol« 
lodato aotore la vorrebbe scritta nel 1820 per Roma ma forse h in 
eqaivoco. 

Pulll Pletro, 375. 

Si aggiunge: Cajo Mar^io Coriolano, dramma dedicatoa Maria 
Teresa Cybo d' Este , dachcssa di Massa ed ereditaria di ModeDs , 
della quale, V edizione del libretto porta il ritratto nelP incontro di 
recita al teatro S. Cassano di Venezia nel Carnovale 1747. 

Rigaardo all* opera bnffa cbo si riferisce col titolo : il Camevale 
e la pazzia, senza epoca e laogo, questa potrebbe essere per ay Ven- 
tura corrispondente al componimento prima riportato col titolo; Z< 
Nozze del piacere e dell* allegria il quale veniva ricordato nella Bib. 
Modenese del Tiraboschi, vol. II, pag. 336, e dal Gandini, i teatri 
di Modena, yol I, pag. 61, coUa data 1741, che 5 qnella dell* edi- 
zione del libretto, pur qnesto dedicato alia sopranominata Duchesst 
di Hassa. 

Quarantu Francesco, pag. 377. 

L* opera che si attribuisco a questo maestro EUore FierawMSU 
yeniya eseguita pella prima yolta a Venezia, anche col secondo tito- 
lo: la Di^a di Barlella, al teatro Apollo nella Primayera. 1839. II 
libretto per5 nomina il maestro Coslantino, non altrimenti Franenn, 

QuIIIci Arturo. 

Daya al teatro Camploy a S. Samuele di Venezia nella Prima- 
yera 1857 la Commedia lirica in tre atti col titolo: £i/ida € wou$, 

Ramorino Tommaso. 

Al teatro Nazionale di Torino nella Primayera 1851 il aaono- 
miuato maestro faceya rapprcscntare il dramma lirico Alteri/o i^ 
Romano da lui musicato. 

Rampini Domenico. 

Al teatro grande di Trieste nel 1798 esegaiyasi un'opara bob 
di lui col titolo: Z' Impretario delle Smirne. 



231 

Rasori (....)> v^s- 393. 

Rasori Riceardo. 

Rauzzini Matteo. 

Quodto maestro ^ik ricordato dal FiliSy oltre le dae opere che 
di lai ricorda, dava al teatro italiano anche queste: 1. / due amanti 
in inganno, rappresentatasi al teatro S. Cassano di Venezia nel Car- 
noyale 1775; 2. V Opera nuova rapprescutata al teatro S. Mois^ di 
detta cittk Del Caruovale 1782. 

II Rauzzini rij^uardo alia preceJentc non acriveva la musica 
del secondo atto, il prime ed il tcrzo furouo scritti dal maestro RusL 

Rebbora [sic] Antonio. 

E autore di uq dram ma lirico giocoso, parole o masica, col ti- 
tolo: la Farsa neW opera, il quale veniva eseguito al teatro Nazio- 
nale di Torino Deir AutnoDo 1851. 

Reparaz Antonio. 

Scriveva pcUe Reali Scene di Porto la musica della tragedia 
lirica Zaida la rinnegata nel 1877, la quale riproducevasi al teatro 
Malibran di Venezia uella Primavera. 

RIccardi Giuseppe. 

Nel Carnovale 1817 al teatro S. Mois6 di Venezia dava una sua 
farsa giocosa col titolo: V Avventuriere, 

Ricci Luigi (figlio), pag. 413. 

Oltre le operette che ivi siattribuiscono a questo giovine mae- 
stro, aveva Egli preso parte nella musica colla quale lo Scahini fa- 
ceva rappresentare una sua vera buffoneria col titolo: Kahatoa. 

Posteriormente il Ricci figlio dava alia Fenice di Venezia una 
saa opera seria. Cola di Rienzo nel Carnovale 1880, quiudi Don 
Chiiciotte al teatro Malibran, espressamente scritto pclla Compagnia 
Bociale di Operette diretta dal Franceschini. 

Riesclcl Luigl. 

A questo compositore appartengono i seguenti spftrtiti : 
1. Bianca di Belmonte, melodramma serio rappresentato alia 
Scala di Milano nel Carnovale 1830; 2. Fidanzata di Lammermoor, 
Tragedia lirica rappresentata al teatro Grande di Trieste nell' Au- 
tunno 1831. 

La Gazzetta musicalo di Milano, Anno XIII, n.^' 12, del Marzo 
1855, riferisce come opera nuova del suddetto maestro, Ida di Da- 
nimarca, rappresentata nel Carnovale 1854 al teatro Carcano di 
qnella citti. Per nostra parte per6 riteniamo questo spartito, tutto 
al pill una rinnovazionc del secondo per noi ricordato sopra, mentre 



S32 

la poesia dell' Ida, cambiati i nomi dei personaggi, il laogo delli 
scena ed il titolo, h corrispondeDte a quella della Fidantatat con 
lievi variant!. 

Righi Teleafbro, pag. 423. 

ADtecedentemente all' epoca in cui veniva esegoita a Pavia la 
ricordata opera Marcellina, questo maestro poneva in mosica la Pa- 
rodia in tre atti col titolo GiudiUa, che nell' Autunno 1871 esegoi- 
yasi al Circolo degli Artiati in Torino. 

Riapoli Salvaiore. 

Qaesto maestro di Cappella, napolctano, scrivcvaappositameote 
pel teatro della Scala di Milano la musica per 1' opera seria Iperme- 
sira, da eseguirsi nel Carnovale 1786. 

Rizzo Alfonso, pag. 423. 

L' Opera riferita riguardo a qaesto maestro dcve stare Cloiilie 
di Afonselice, e non di Montelice, come nclla citata pagiua si legge 
per evidente errore di stampa. 

Robuschi Ferdinando. 

Air elenco deile sue opere ricordate dal FHis si ba ad ag- 
giungere auche questa : Riccardo euor di leone^ Commedia per 
musica rappresentata al teatro S. Mois^ di Veoezia nel Carnovale 
1790. 

Quanto alia prima opera i Castrini che del suddettu autore li 
ricorda come data nel 1786 a Parma, la cronologia di qaesto teatro 
Dacale non la riferisce; la riteuiamo invece rappresentata pella pri- 
ma yolta in Venezia nel Carnovale 1787 al teatro S. Samuele, ove 
fa la prima di quella stagione ; andando in iscena nel 26 Dicembre 
deir anno precedente, la data esposta dal FMs potrebbe esaere ri- 
tenuta. II suo titolo preciso per altro devc stare come neli' edixiose 
del libretto a stampa, i Castrini padre efiglio, il quale per evidente 
errore di stampa nel Die, lyr, del Clement figura i Cdsirani. NeirAa- 
tunno 1791 riproducevasi al teatro Obizzi di Padova cod mosica 
anche di G. Valeri. 

Roeder Martino, pag. 430. 

U dramma storico in quattro atti ed otto quadri Pietro Cte- 
diano IV veniva eseguito nelP Autunno 1878 al teatro Vittorio 
Emanuele di Torino. 

Roland Enrico. 

Professore onorario della Congregazione di S. Cecilia, ed Acca- 
demico Filarmonico Romano, nella Primavera 1843 al teatro Aii- 
berti di Roma dava V opera buffa col titolo : Oiii e na% 0$tu 



233 
RomanI Carlo, pag. 436. 

L' opera ricordata col titolo : i Diamanti delta corona b corri* 
apundente ail' argomeoto, ma il suo originale 6 Ermellina, ossia Ze 
Gemme delta corona. 

Romani Stefano. 

Nel 1800 scriveva la musica di un dramma giocoao in atto col 
titolo: il Fanalico per la musica, che rappreseutavasi nel CarDovalo 
del ridetto anno al teatro degl' intrepidi a FireDzc. 

Ronzi Antonio, pag. 438. 

Luisa Strozii, tragedia lirica, neir Estate 1844 si eseguiva al 
teatro S. Benedetto di Venezia, spartito che per equivoco dal Fitis 
e dal Clement si attribuiva a Luigi Ronzi, al quale neppure appar- 
tiene r opera buffa in due atti col titolo : i Rossiniani a Parigi 
rappresentata nel Carnovale 1838 al teatro Re di Milano, che e la- 
voro del sunnominato Antonio Ronzi, Questo compositore nel Car- 
novale 1848 al teatro Pergola di Firenze dava la tragedia lirica 
Bocca degli Abati. 

Rossetti (....), pag. 440. 

Rossetli Antonio. 

Questo compositore milanese che riteniamo il ricordato col solo 
cognome nella citata pagina, nel Carnovale 1778 al teatro Interinale 
di Milano dava V opera seria Olimpiade, e nel Carnovale dell' anno 
successive al teatro S. Mois^ di Venezia due farse i Quakeri e il PiU 
bel dono inutile. 

Ro8si Isidoro. pag. 423. 

Mirra, tragedia lirica rappresentata nella Primavera 1856 al 
teatro di Carpi, fu il prime spartito teatrale di questo compositore. 

In portafoglio tiene un altro lavoro pel teatro, Imelda Lam- 
iertazzif la qual' opera, presentata al Concorso Musicale di Milano, 
tenutosi neir anno scorso, veniva premiata insieme ai Treni di Ge- 
remia, ai Quartetti per istrumcnti d' arco, cd alle Suonate per istru* 
menti di ottone. 

Ro8sini Gioachino, pag. 444. 

Si riferisce che le Cantate, V Augurio felice, la Sacra alteanza, 
il Bardo venivano eseguite in Verona V anno 1823. Dubitiamo che 
questa epoca sia csatta, mentre siamo propedsi a ritenerlc tutte tre 
scritte ed eseguite V anno preccdcnte in quella citt&. 

K bensi vero che quei tre componimeuti iigurano colla data 
1823 ai numeri 9, 10. 11 del Catalogo cronologico delle Cantate 
del sommo Maestro, esteso nella di lui biografia scritta dal chiariss. 



234 

Big. Antonio Zanolini, Bologna, Zanichelli 1875, in 8.^, ma Biccome 
Ivi 81 avverte — nella nota numero 11, pag. 244 — che tatti tw 
qnei componimenti furono composti durante il Congresso di Vero- 
Da, e in quella occasione eseguiti in publico ed in private, abbiamo 
per si fatta avvertenza fondamento di riconoscere Terronea citazione 
deiranno 1823. 

In quella stagione Carnevalesca 1822-23 Rossini era obbligato 
a portarsi a Venezia per la sua opera nuova, Semiramide, e per ri- 
produrre prima il suo spartito — Maomeiio secondo — con impor- 
tanti modificazioni e sinfonia nuova espressamente scritta, ond'ft 
che non possiamo ritenere che Egli si trattenesse in Verona anche 
dopo il Congresso, cho si chiudeva in quella citt& di preciso nel 14 
Dicembre 1822. 

Se, pertanto, regge quanto il sig. Zanolini asscriva nella ci- 
tata nota num. 11, indicando 1' occasione nella quale il GignoPe- 
sarcse scriveva lo tre Gantate, h a riconoscersi un equivoco di dati 
Tauno 1823, sia per parte di lui, che per parte del sig. Pougin che 
la riportava. 

Noteremo che la Gantata al num. 8 del Prospetto secondo del 
suUodato sig. Zanolini col titolo il Vero omaggio, veniva esegoitaal 
teatro Filarmonlco di Verona nella sera di Martedl 3 Dicembre 1822, 
data che in quel Prospetto non figura. 

Nella citata biografia si ri porta, pag. 244, che Rossini aven 
fatto cantare n^W^Italiana in Algeri 11 Coro « Quanto vagliano gl' It§- 
Hani ecc. e dire daila donna italiana al suo amante « Pensa alia A- 
tria e intrepido », Ci permetteremo ricordare che que' robusti e pa- 
triotici pensieri dettati dall' Autore dellc Grouache di Piudo, AngsU 
Anelli, erano state musicate cinque auni prima da Luigi Mosea, 
autore della musica dell' opera buffa, di cgual titolo, e presa da 
eguale libretto, rappresentata con esito buonissimo alia Scala di 
Milano, nel 16 Agosto 1808. 

fOoniinuaJ. 



VARIETA. 



BIBLIUGKAFIA DEGLI OPUSCOLI 

RELATIVI 

AL CONCILIO DI TRENTO 

E STAMPATI IN BRESCIA DURANTE LO STESSO CONCILIO 

ApPENDICE SeCX)NDA AL MUZIO (1\LINI (1) 



Gli opuscoli starapati in Brescia durante il Concilio Triden- 
tino sono interessanti per la storia ed alcuni di essi sono rarissimi. 
Noi ne trovamrao molti sparsi nelle diverse Biblioteche d' Italia e 
specialmente di Roma. La raccolta piii ricca e quella che possiede 
la Quiriniana di Brescia composta di sette volumi ove sono com- 
presi perd anche altri opuscoli Conciliari, ma non stampati in Bre- 
scia. La raccolta Quiriniana 6 opera di que' solerti raccoglitori di 
cose nostre del secolo scorso, che furono V aw. Zinelli e Y abate 
Lucchi (2). Da questa raccolta togliemmo letteralmente le indica- 
zioni di ogni opuscolo. Di quei poclii clio non rinvenimmo nella 
Quiriniana accenneremo il luogo ove li abbiamo trovati. 

1546 (?) 

1. S. D. N. D. Pauli | Divina Providentia | Papae III | Bulla 
I Indiclionis supplicatio | num, seu processionum, per universum 
orbem | Christianum, Pro celebratione Sancti Oecu | menici Gene- 
ralis Concilii: cum adhortatio | ne ad Jejunium, et Sacrosanctam | 
Communionem : et | Gratia plenariae indulgentiae | 

Indi Tarma pontiflcia Farnesft; in 4.** di p. 3 dopp. non numer. ed in fine: 
Stampata in Brescia per Daraiano Tnrlini. 

(1) Vedi ArchiDio Veneto, T. XXIII, P. I. 

(2) Segnati P. XIII, 26. - GG, VI, 12. - GG, VII, 19, 20, 21, 22, 23. 



236 



1557 



2. Reverendi | Patris Don | Marci Brixiensis | De Pargato- 
rio I opus I — Brixiae | apiid Damianum | Turlinum, anno Domi- 
ni I MDLVII I 

In 8 " di p. 20 doppie non numerate ; alia pag. 2 la lettera di dedica: 
Ad RevcrendiRsi } mum et illustrissimum | D. Rainutium Farnesium | 
aancti Anfireli Cardinalem | amplissimum i Marci Brixiani abbatis opuB I de 
Pur^torio ] ed in fine: Ex Aedibus Divae Vir^nis apud j Turrem Claram, iwii 
alia pag. 4: Marci Brixiani Abbatis do animnrum | expiatioDo post mor | tern 
contra earn negnntes ! pro | Kincta Romana Ecclesia | in Concilio Tridentioo, 
Oratio. 



1562 



3. Oratio | Bartholomaei | Baphii Lucinianensis | Ord : Conv: 
S. PYancisr^i | Habita in Oecuraenico Concilio | Tridentino ad Reip. 
Christianae Patres secunda Do | minica adventus Domini super 
Evan I gelium Matth. XI. | Cum audissent loannes in vinculis ope- 
ra Christi I Anno MDLXII | Brixiae apud Ludovicum Sabiensem 
I expensis Philippi de Salis | 

In 4.** di pajr. 6 dopp. non numer. 

4. Littftrae Caroli | Christianissimi Regis | Francorum exhi- 
bilae Patribus ab | Illustriss. et Reverendiss. | V. D. Carolo Car- 
dinale a Lotharingia | in Generali Congregatione | Oecumenici | 
Tridentini Concilii die XXIII novembr. 1562 | Brixiae apud Da- 
mianum Turlinum diligenter imprimcbatur | ad instantiam loannis 
Baptistae Bozolae | Anno MDLXII. 

In alcnni est^mplari vi h apr$riunta : 

Horatio | babita a Domino Renaldo | Ferrerio Praesidenti | in ParltmenlD 
Parislensi | Oratore Caroli GalHorum i Regis Christianissimi | in Generali Coft- 
y:regratione | die XXIII Novemb. MDLXII. 

ResponRum habitum ! Sunctae Synodi | nomine a Reverendiss. D. llatio 
C*a1ino I Archiopiscopo Jachcn. : Illustriss. Card, a lotharingia I ac Christiaoii- 
Rimi Regps Oratoribus | In General! Congregatione Die XXIII | NoveDbi 
M.D.LXII. 

L^esemplare Incompleto consta di 6 pag. dopp. non numer. e oompletodi 
10 pure dopp. non num. in 4." 

5. Doctrina de | Comunione sub | utraque specie et parva | 
lorum publicata in Sessione | quinta Sacri Oecumenici Concilii Tri- 
dentini I sub S. D. N. Pio nil Pont. Max. | die XVI lulu MDLXO 
I Decretum de Reforma | tioiie publicatum in eadem | Sesaione 



i2l 

quinta sub S. D. N. | Pio IIII Pont. Max. | Brixiae | ad instantiara 
Baptistae Bozolae 1502. 

In 8.** o 4.* pfoc. di p. 4 dopp. non nnm. sottorinspgr^a dpi tip. Turlino. 

6. Declaratio | Facullatum | Conclavistarum | et revocatio | 
facultatum Nuntiis | concessarura | Brixiae M.D.LXII. 

In 8.* o 4.** pice di p. 2 dopp. non num. in fine legrgesi: Brixiae apud Lu- 
doTicum SabienaezD | M.D.LXU. 

7. Decretuin Primuin | publicatum ia | secunda sessione Sa- 
cris ConcUii TridenUni sub Pio PP. IIII | die 20 Februarii 1562 | 
Fides publica, seu salvus | couductus quern Sacrosanta Synodus 
etc. dat I omuibus et singulis Germaniae nationis | sub ea forma 
quam alias ipsi petie | runt, cujus tenor est qui | subsequitur | 
Brixiae apud Ludovicum Sabiensein | M.DLXXII. 

In 4.** di p. 4 dopp. uou numerate ed in tine: I^centia Reverend! luquisito- 
riH Brixiae ; impressa est. 

8. Oratio | habita a Reverendissimo | D. Georgio Drascovitio 
Epi I scopo Quinque ecclesiensi Invictissiini D. Ferdinandi | Ro- 
manoruni Imperatoris electi pro Rege | Hungariae Oratore in ge- 
nerali Con | gregatione die XXIIII Februarii MD | LXII | una 
cum responsione Sanctae Synodi | Ripae | ad instantiam Baptistae 
Bozzola I 1562 I 

In 8." o 4." pice. p. 4 dopp. non num. 

9. Horatio habita | a Guidone Fabro Orato | re Caroli Gal- 
liarum regis | Christianiss. in generali Congregatione | et subse- 
quenter Responsum Synodi in | admissione Oratoruin ejusdem | 
Regis Christianiss. datum in Sessione quarta Sacri | ConciUi Tri- 
dentini sub Pio PP. IIII | IIII lunii M.D.LXXII | Brixiae ad instan- 
tiam Baptistae Bozolae 1562. 

p. 6 dopp. non numer Rul frontespizio vi 6 1' insej^na della tip. Turlino, ed 
in fine nuovamento : Brixiae ad instantiam Baptistae Bozolae | Anno M.DLXII. 

Di questa orazione fu fatta dal Turlino un'altra edizione cbeha il fW>nte- 
Bpizio cogli stessi caratteri della suddetta, ma cou qualche diversity nella dispo- 
sisione delle parole. I caratteri pol del tcsto sono piu grandi per cui riusci di 
pag^. 7 dopp. non num. Le differenze sono: L' ultima sillaba della seconda rip^ 
del frontespizio d-rf e non to, la terza riga comincia col Oalliarum e termina 
con Ckriitia e la quarta comincia col Nis$. La data in fondo al frontespizio h'. 
Brixiae , apud Damianum Turlinum j senza anno. 

10. Sermo | Petri Favonii | lustinopoUtani | habitus ad Sa- 
crosanctum Synodum Tridentinum | in die Pentecostes | super 
precatione, lectione et Evangelio | anno domini M.D.LXII | Bri- 
xiae apud Damianum Turlinum diligeuter imprimebatur | ad in- 
stantiam loannis Baptistae Bozolae | Anno M.D.LXII. 

In 8.* o 4.* pice, di p. 4 dopp. non numer. 



238 

11. Oratio | per Revorendum Magistnim | Angelura Forrum 
venetum | Theologum Ordinis | Eremitarum sancti | Augustini | 
coram Patribus | Concilii Tridentini | habita | M.D.LXII | Ripae 
I ad instantiam Baptistae Bozolae | 1562. 

In 4.** di p. 5 dopp. non num. 

12. Concio Doctoris | Petri Fontidonii Hispaui | Segobien. 
Theologi Illustriss. | ac Reverendiss. D. Petri Con | calez de Men- 
doza I Episcopi Salniantini | Habita ad Sacrosanctam | Synodum 
Trident. | Dominica Sanctiss. | Trinitatis | XXII II Maij M.D.LXII. 
I Brixiae apud Daraianum Turiinum. 

In 8.° 4.'* pice, di p. 10 non num. senza dati. 

13. Altera | Concio Doctoris | Petri Fontidonii Hispani | Se- 
gobien. Theologi | Illu.striss. ac Reverendiss. | I). Petri Goncales 
de Mendoca | Episcopi Salmatini | Habita ad Sacrosanctam | Sy- 
nodum Triden. die Beati | Hieronimi XXX mehsis Septembris | 
M.D.LYU I 

In 4.** di p. 12 numerate doppic, ed in fine le^pre.<«i: Brixine | Apud Damia- 
num Turiinum, dili{7enter impriniebatur | ud instantiam loannis Baptistae Bo- 
zolae I anno M.D.LXII 

14. Concio I de duplici | Misterio | abominationis uno | deso- 
lationis aUero. | Habita a Fr. Francisco | Vicedomino Ferrarien. 
I Theol. ex ord. Minorum Conv. | ad Sacrosanctam Synodum Tri- 
dentinam | Dominica XXIIII post Pentecosten, | quae fuit XXII 
Novemb. | Anno Domini | M.D.LXII | Brixiae | apud Damianum 
Turiinum diligenter imprimebatur | ad instantiam loannis Bapti- 
stae Bozolae | Anno M.DLXII. 

In 4.** pa|^. 9 dopp. otto delle quail num. ed in flne lej^prrsi: Brixine | apnd 
Damianum Turiinum dili{:^enter imprinubatur | ad instantiam loannia Baptiitae 
Bozolae ( anno MDLXII. 

15. Illustrissimo | ac Reverendiss. | D. D. loanui Suarez | 
Praesidi Cboymbrensi | Comiti Arganilli et | Domino et C. | Pa- 
trono observandissimo | Paulus Uuidellus | Medicus Phisicus | 
Tridentinus | S. P. D. | Brixiae apud Ludovicum Sabiensem | 
M.D.LXn I 

In 4." di p. 8 dopp. non num. 

16. Oratio habita ad | Patres Concilii Triden | tini die S. 
Gregorii MDLXII | per Reverend. Patrem Don | Augustinum Lo- 
scos abbatem | ordinis Cassinensis. | Brixiae apud Damianum Tiu^ 
linum. 

Senia data in S.** o 4.** pice, di p. 6 dopp. non numer. 

17. Oratio Fratris | Theodori Masii | Mantuani | Cannelitaa 
I quam habuit ad Patres | in Concilio Tridentino die octava Blar | 



239 

tii, quae crat quarta Dominica Quadragesimae | Brixiae apiid Lu- 
dovicum Sabiensem | M.D.LXII. 

In 4." di pajr. 8 dopp. iion numor. 

18. Senno habitus | Tridenli Dominica Quarta | post Pente- 
costen I Auctore Petro Xlorcato Presbytero | Episcopo Vicien. | 
Theol. I Ripae ad instantiam Baptistae Bozolae. M.D.LXII. 

In 8." o 4.** pice, di p. 8 dopp. non numer. 

19. Nomina | Cognomina | Patriae Dignitates | et promotio- 
nes lUustriss. | et Reverendiss. Patriim | qui convenerunt ad Con- 
cilium I Trideiitinum. | Usque in diem ordinat. justa promotionem 
I cujuisque ad suns dignitates | Brixiae apud Damianum Turlinum 
I Anno ^r.DLXII | 

In 4.** di p. 8 dopp. non num«r. od in fino I'ottava paj^ina ^ occnpata dallo 
stemma Turlino con sotto : Hri.xiao apnd Dnniiannm Turlinnm | mensis No- 
▼embr. MD LXII. 

20. Concio Habita | ad Patres in Concilio | Tridentino | Con- 
gregatos | ab Illustri alque Reve | rendo Domino Didaco de Payva 
I d' Andrade, Lusitano, | Sacrae Theologiae Doctore | Dominica 
Secunda post Pasrha | Anno MDLXII — Brixiae | apud loannem 
Baptistam Bozolae | anno MDLXII. 

In 4.® di p. 7 numprate in dopp. ed in fine lejfgeai: Brixiae | apud loannem 
BaptisUim Bozolae | Anno MDLXII. LMnse^na pero 6 del Turlino. 

21. Orationes duae | in Sacrosancto Oecumenico | Concilio 
Tridentino habitae | a R. P. Andrea Tuditio | Sbordellato, Episco- 
po Tininien. | ac DD. Praelatorura | Totiusq. Hungariae | Cleri 
Oratore, | Anno Domini MDLXII. Brixiae, apud Damianum Turli- 
num MDLXIL 

In 8." o 4.** pice, di p. 16 nnmer. in dopp. a paff. 8: Responsum S. C. Trid. 
ab ipsius Sccretario pronunciatum. A pag. 9 : Oratio posterior in Sessiono 
quiDta habita. 

22. Oratio | Habita Serenissimi Por | tugaliae Algarbiorum- 
que I Regis Sebastiani | nomine in Concilio Tridentino | Die . IX . 
Februarii | M.D.LXII | una cum re | sponsione Sanctae Synodi | 
— - Ripas I ad instantiam Baptistae Bozolae | 1562 — 

In 8.° o 4.** pice. pag. 4 dop. non nunier. 

23. Oratio | habita Serenissimi | Portugaliae Algarbiorum- 
que I Regis Sebastiani nomine | in Concilio Tridentino | nono die 
Febr. | 

Segue Tarma pontificia de' Medici, indi sulla stessa prima pagina comincia 
il teste. In 4.° di pag. 2 dopp. noo numer. senia data e tip., ma i tipi sooo del 
Turlino. 



240 

24. Oratio | Habita a Magnifico D. loan | ne Strotio Oratore 
Illu I slrissimi Cosirni Dii | cis Florenliae et Senarum in eius com 
I paritione die XVIII | Martii M.D. | LXII | una cum TPsponsione 
Sanctae Synodi | Ripae | ad instantiam Baptistae Bozolae 1562. 

In 4." di p. 4 dopp. non num. 

25. F. Henrici | de S. Hiero | nymo Lusi | tani | Theologi el 
Artiuin | liberalium magi | stri Domini | cani ; | [)e calamitatibus 
I Ecclesiae Oratio habita 1. Dominica | Quadragesim ae apud Sa- 
crum I Concilium Tridenti | num. Anno | 1562 | Rrixiae apud Lu- 
dovicum Sabiensem. M.D.LXII. 

In 16.* di p. 10 dop. non numer. ; ed in fine: Auctoritate Revcrs: Inqoin- 
toris Brixiae | impreasa est. 

15G3 

20. Francisci | Relcarii Peguilionis | Episcopi Melon. | Ora- 
tio dft Victoria | qua Carolu.s IX Galliarum | Rex Francisci Lo- 
tharingi | Guisae Duels | nee non et Annas Monmorenciis | Equi- 
tum Magistri auspiciis | rebelles causam religionis praetexenles | 
ingenti clade .superavit. | Habita est Tridenti in publico [ palrum 
qui ad Concilium | Oecumenicum convenerunt c^nsessu | Quarto 
Idus lanuarii | M.D.LXIII | — Brixiae apud Damianum Turlinum 
I Ad instantiam lo: Baptistae Bozolae | Anno M.D.LXIII. 

In 4.° di p. 9 dopp. non num. ed in fine: Hrixine apud Damianum Turli- 
num i ad instantiam lo. Baptistae Bozolae I Anno M.DLXUI. 

27. Bulla I Indictionis Sacri | Oecumenici Concilii | Breve Pii 
Pp. IIII super Ordine | sedendi in Concilio | Declaratio facta per 
Illustriss. I D. D. Legatos super Decreto | Sanclissimi D. N. | Pii 
Pp. IIII I Decretum Primum | publicatum in prima Sessione Sacri 
Concilii Tridentini | sub Pio IIII Pont. Max. Die XVIII Januarii | 
M.D.LXII. I Primum Decretum | publicatum in secunda Sessione 
Sacri Concilii et tides publica | seu salvu | Conductus die XXV 
Februarii | M.D.LXII. | Decretum | publicatum in Sessione iertia 
Sacri Concdii die XIIII Maii | M.D.LXII una cum | Decreto publi- 
cato in Sessione | Quaila Sacri Concilii ; Die IIII lunii | MDLXII | 
•— Brixiae, ad instantiam lo : Baptistae Bozolae | M.D.LXIIL . 

In 4.* di pag. 10 dopp. non num. ed in fine : Brixiae apud Lndovieum Sir 
blensem. 

28. De mundi Fallaciis | atque ruina | Oratio | Camilli Cam- 
pegii Papiensis | Theologi Dominicani Inquisitoris Ferrariensis | 
in Dominica I adventus Domini | 1561 | Ad Illustriss. et Reveiw 
diss. I Legatos, et caeteros Patres Sacri Oecoumenici | Tridenliri 



241 

Concilii | 1 lo. S | Mundus totus in maligno positus est. | Brixiae 
ad instautiam lo: Haptistae Iio/olae | M.DLXIII | 

In 4/* di p. 4 ciopp. non nunier. 

29. Lanciloti | Carlei Regiensis | Episcopi de Francisci | Lo- 
tharingii Guisii Duels | postreinis dictis | et factis | ad regem Epi- 
stola ex I Gallico serinone in latinum | conversa | per loannem ve- 
terem | Brixiae ad instantiaui lo : Baptlstae Bozolae | M.D.LXIII. 

Di p. 8 dopp. non num. ed in fine: Brixiae npud Ludovicum Sabiensem. 

30. Catalogus | Fatruuni | in Sacrosanctu ;Synodo | Oecume- 
nica Tridentina | Praesentium | anno M.D.LXIK | Brixiae apud 
Damianiim Turliniim | ad instantlain loan. Baptistae Bozolae | 
anno AI.D.LXIII. ] XII uiensis Febnia — 

In 8." e 4.° pice, di p. 8 non num. 

31. Catalogus | Palrum Orato | rum Theologorum | qui a 
principio usque in | liodicrnum diem ad Sacro | sanctam Oecome- 
nicam Trideutinani | Synoduni convenerunt ; quorum nomina, co- 
gnomina, patriae | et dlgnitates in hoc libello reperientur. Brixiae 
ad instantiam lo : Baptistae Bozolae | anno M.D.LXIII | XIIII 
mensis Angusti — 

In 4.0 p. 10 dopp. non num. ed in fiue: Brixiae apud Ludovicum Sabiensem. 
II frontispizio ^ stampato in rosso e nero (1). 

Altro Catalogo in tutto e^alc al precodente, ma invece della data 13 Ago- 
Bto Icggesi : XV mensis Septembris (2). 

32. Catalogus | Legatorum, Patrum | Oratorum et Theologo- 
rum I omnium | qui ad Sacrosanctam Oecumenicam Tridentinam 
I Synodum convenerunt | Quorum nomina, cognomina, Patriae et 
digni I tales, hie simul explicantur — 

Indi snlla stcssa facciata comincia ii catalogo ed in Ane: Brixiae apud Lu- 
dovicum Sabiensem | M.D.LXIII. Quosto opuscolo fu unito in moiti eaemplari 
del n. 36. 

33. De I Christo ludice | Laetis animis | expectando | Oratio 
I Reveren. Patris Seraphini | Cavalli, Brixiensis Domonicani | S. 
Theolog. Doctoris atque Provinciae | Terrae Sanctae Provincialis 
I in Dominica Prima | Adveutus | 1502 | ad Sacram sanctum Tri- 
dentinum | Concilium. 

(1) Questo opuscolo manca nelle Raccolte Quiriniahe ma lo esaminai nella 
Raccolta N. 13.7 della Biblioteca Angelica in Roma, come pure in una Miscel- 
lanea di opusc^oli del Concilio Tridcntino raccolta nel secolo scorso dall'abate 
Rodella per la Libreria del co. G. Maria Mazzuchelli, ora posseduta dal nostro 
libraio V«lentiiil. 

(2) Questo opuscolo manca nolle Raccolte Quiriniane, lo vidi ed esaminai 
sella suddetta Raccolta Muezucb'^Uiana. 

1« 



242 

Indi scprue IMnsejma <!ol Tiirlino rd in foodo nl frotitospizio in luoj?o diila 
data lcp:;?esi: Rom. III. | Induimini Dominum lesuui Christum; ed in floe al 
libro: Brixiae | apud Dainianum Turlinnm | dill | genter iniprinaebatur | ad 
instautium loan. Baptistue Bozolan | auno M.D.LXIII. 

34. Oratio | ad Illustriss. ac San | ctissimos Patres, Sacri | 
Oecumeiuci Coiicilii | Tridentini | : Habita a Doctore Petro Cume- 
lio I procuratore Kevereudissimorum Episcopi Malacitani: |.Ar- 
chiepiscopiq. HispalensU: ac (leueralis in | quisitionis Hispania- 
rum: Canonico Magistrali, Ecclesiae Ma | lacitanae; | in festo 
omnium Sanctorum : anno virginei partus, | M.D.LXIII — 

In 4.° di pag. 6 dopp. noii num. ed in fine: Brixiae apud Ludovicum Sfr- 
bieusem. 

35. Universum | Sacrosanctum | Concilium | Tridentinum| 
Oecunienicum ac Generale | legitime turn indictum | turn Congre- 
gatum: | 8ub S. D. N. Pont. Max. Paulo III anno 1545. loKi et 
1547 I et sub lulio III anno 1551. et 1552 | et sub Sanctiss. D. N. 
Papa Pio quarto Anno | 15G2 et 1503 | : nunc recens» multo quam 
antea limatius emen | datiusq: in lucem prodit | — Brixiae | cura 
et impensis lo : Baptistae Bozolae | M.U.LXUI. 

In 4.° di p. 107 num. dopp. I tipi sono del Sabbio c cotnpreude tutti i Ca- 
non! c Decreti fmo alia sess. VII inclus. La dedica d: AmpIisBimo ac I Rerercn- 
diss. D. Dominico Bollano I Patritio Vcncto | Dei et Apoat. Sedln Gratia I Bri- 
xiensi Episcopo Duci, Marcbioni Comiti Equitiq *. j lo: Baptista Bosola j Felici- 
tatem 0. P. | e la lettera dedicatoria ha la data Pridie nonos Novembris 1563 il). 

Frattanto cbe il Bozzola stampava quest' opera, a Trcnto ai teneva Tottavi 
Sessiono Conciliare e pubblicavansi i Decreti 8ul mutrimonio e subito dopo il 
Bozzola li Btampava co^li stessi tipi e sesto onde potcRsoro essero unitial libn 
era descritto. L'edizione del Decreti sul matrimonio II lettope la troTeri de- 
scrltta al n. 47 del presentc. Cos\ pure lo stesso Bozzola stamptb co$:li stessi tipi 
e sesto anche i Decreti publicati in Dicembre nella Sessione nona ed nltima del 
Concilio come nel uumero 37. 

36. Oratio | Legatorum | Principis Condei | ad Sacri Romani 
Imperii | Principes electores | Francofurti | Ilabita die sexta No- 
vembris | M.D.LXII | Brixiae apud Damianum Turlinum | Dili- 
genter imprimebatur | ad instantiam loannis Baptistae Bozolae. | 
Anno M.D.LXIII. 

In 4.^ di p. 8 dopp. non numcr. 

37. Oratio | ad Patres in | Sacra Oecumenica Synodo | Tri- 
dentina | sub Pio IIII | habita a K. P. F. Alphoiiso | Contreras 

(1) Ripetiamo qui qucllo cbe dicemmo sul vcscoto Domeuico Bollani, Ifr* 
morie ttoriche delta diacesi di Bifida, p. 152, nota I, cio^ esaere quoata edinne 
sopra tutte le altre in prran pregio percbd correttisslma. 



243 

SiBpano Ordinis Minorum Regu. Obser | vantiae : Regis Catholi- 
;i ia eodem | Concilio Theologo | Dominica II Quadragesimae 
lf.D.LXIII I ad Ecclesiae reformationem | persuadendam | Brixiae 
id instantiam lo : BaptLstae Bozolae | M.D.LXIU | 

In fine: Brixiae apud Ludovicum Sabiensem 1563. In 8.^ o 4.^ pioc. di p. 8 
bpp. non nnmer. 

38. Decreta | Publicata | in Sessione Nona et | ultima sacri 
Honcilii | Tridentini | sub Sanctiss. D. N. Pio HIT. | Brixiae : | ad 
nstantiam lo: Baptistae Bozolae M.D.LXIU 

In 4.* di p. 16 dopp. non num. ed in fine: Brixiae apud Ludovicum Sabien> 
3in. In alcune copio p. e. in quella cbe trovasi nella Raccolta GO. VII. 21 nella 
lairin. non trovansi queste parole: Brixiae ad instantiam ecc. ma solo le pa- 
)le In fine. 

39. Caesaris Ferrantii | Suessani Theologi | Oratio ad Pa- 
res Concilii | Tridentini habita in | festo D. loannis Apostoli et 
!van I gelistae anno a Christo nato | M.D.LXII — Brixiae apud 
)amianum Turlinum | Anno M.D.LXIU — 

In 8 " o 4." pice. d>p. 6 dopp. non numer. 

40. Exemplum Liternrum | Caroli Christianiss. | Gallorum 
tegis ad Sacro | sanctam Synodum | Tridentinam | una cum ora- 
ione habita | a D. Raynaldo Ferrerio ejusdem Regis | Oratore | 
t Concilii responsione | in Congregatione Generali | die XI Pe- 
ruarij M.D.LXIU — Brixiae ad Instantiam lo: Baptistae [ Bozo- 
le M.DLXin. 

P. 1 e 2 Litterae Caroli; p. 2, 9, 4 Oratio Ferrerii; p. 4 Responsio Concilii. 
I fine: Brixiae apud Lndovioum Sabiensem M.D.LXIII. In 8.° o 4.* piooolo di 
4 dopp. non numer. 

41. Literae | Caroli Christianissimi | Francorum Regis ad 
aero I sanctam Synodum Tridentinam | una cum oratione Habita 
a Domino Raynaldo Ferrerio, ejusdem Regis | oratore et Conci- 
i responsiones | in Congregatione | Generali die XI Februarij : | 
[.D.LXUI. I Ripae ad instantiam loannis Baptistae | BozoUae 
IDLXm. 

In 4.* di p. 8 dopp. non nnmcr. 

42. Petri Fontidonii | Segourensis | Doctoris | Theologi Ora- 
habita ad Patres | in Sacro Concilio Tridentino nomine Illu- 
rissimi viri D. Claudii Fernandez Quinonii Comitis | Lunensis 
egis Catholici | Oratoris J Die 21 Maij 1563 | Brixiae ad instan- 
am lo: Baptistae Bozolae | M.D.LXIIL 

In ftlcnni eaemplari vi ft aeffiunto una p dop non numer. col « Reaponsum 
nctae Sinodi » ed in flue: Brixiae apud Ludovicum Sabiensem M D.LXIll. 
8.* o 4.** pice, di p. 7 non num. Nella Bibl. Augelica in Roma vidi un esem- 
ire bellissimo di questo opuscolo. 



244 

43. Oralio | ad S«acrosanctum | Oeoumenicum Concilium 
Tridentinum qua de Ecclesiae auctoritate | et imitandis Apostolia 
I disseritur | Habita per R. P. Gasparem a Fosso | ArchiepisC'V 
puni Rheginum in ejiisdem Conrilii apertione | die XVIII laiiuarij. 
Anni M.D.LXII. | sub Pii IIII Pont. Mnx. | — Brixiae ad instan- 
liam loan Baptistae Bozolae — Anno MDLXIII. 

In 4.° dl p. 5 dopp. non num. cd in fin^v Brixiae apiid Daniianum Turli- 
Tium : ! anno M D LXIII. 

44. De (>hristo | Puero Circunriso et lesu vocato | Concio 
Tridenti habita, Calendis lanuarii | in amplissimo Sanrtae Synoli 
I Cardinalium, Patnim | atq. Oratorum consessu | post reritatura 
de more in | Sacris Misteriis | ovangeliuni | — Brixiae* apnd Ra- 
mianuni Turlinum | ad instantiani lo: Bapti.stae Bozolae | annn 
M.D.LXIII I 

Incomincia: Roberto Furnerio Gallo I Doctor© Thoolopro Anibianensi li- 
nonico authore. In 4.*^ di p. 6 dop. non num. 

45. De Laudibus | Sanctiss. atque | Angeli«'i Dortoris | Di.i 
Tliomae Aquinatis Ordinis fralrum Praedicatoruni | Oratio | R. P. 
ac Magistri Fratris loannis | Gallio Burgen^iis llispan : Sacrje 
Theolqgiae Doctoris ac | Serenissimi et Catholici Re^^is sui Philip- 
pi Theo I logi ad Sacrosanctam Synoduni | Tridentinani | in &- 
clesia sui ordinis | Congregatani die VII Martii | M.D.LXIII — 
Vos estis lux mundi. Non potest civitas | alv-scondi super monteui 
posita Mathei 5. De consensu Reverendiss. Episcopi | Brixieiisi:>el 
Reverendi Inquisitoris | Brixiae ad instantiani lo : Baptistae Bo- 
zolae. 1563 | 

In 8." o 4." plcc. di p. 8 dopp. non nam. ed in fine: Brixiae apnd Lmio^i- 
cum I Sabiensem M.D LXIII. 

46. loan. Francisri | Lombard! Xeapoli | tnni Th«»olo;ri | On- 
tio I Habita ad Patres Concilii Tri«lentiiii, die | Saudi Stephani 
Proto I martins ] — Anno M.D.LXI | Brixiae ad instantiani lo: 
Baptistae Bozolae | M.D.LXIII. 

In 4." di p f> dop. non num. 

47. Derreta | de Sacramento | Matrimonii | ot dft Reforma- 
tione I publicata in Sessione octava, | Sacri Concilii | Tridentini. | 
sub Beatiss. N. Pio IIII | Pont. Max. | die XI NovenjJi. M.D.LXIII. 
I Brixiae: ad instantiam lo: liaptistae J]i>zo]ae. | M.D.IiXIII | . 

In 4.** di p. 14 dop. non numer. ed in fine: Brixiae apud Ludovieum Sa- 
bienaein-.indi un*errata corri^edi 14 righc le quali peri) non sono neU'cKin- 
plare Quirin. GG. VII, 21. 

48. Vera et | Catholica | Dortiina | quod in missa reruni | 
sacrificium et propitia | loriuiii od'eratur ; | promulgata in Sessione 



245 

texta I Goncilii Tridentini. | Die XVII mensis Septembris M.D.LXI| 
I sub Beatiss. Pio IIII | — Brixiae ad instantiam lo : Baptistae 
Bozolae | M.D.LXIII. | 

In 4.* dl p. 6 dopp. ron num« r. 

49. Antonii | Monchiaceni | Democharis | Doctoris Sorbonici 
I ad Patres Sarri Goncilii | Tridentini Sermo, feria sexta, die Pa- 
pascevps | — Anrio 1563, nona Aprilis. | — Brixiae ad instantiam 
lo : Baptistae Bozolae | M.D.LXIII. 

In '4.* di p. 14 dopp non numer. sotto 1' Inspgnn dpi Sabbio. ' 

50. Verba prolata | ab Illustrissirao D. loanne | Cardinale 
Moreno Primo Presidente | et Legato Sacri Goncilii Tridentini in 
ejus prima | comparifione | in generali Gongregatione | die Martis 
XIII Aprilis | MDLVIII | Bipae ad instantiam loannis Baptistae 
Bozolae | MDLXIII — 

In 4." di p. 2 dopp. non num. 

51. Vera et | Gatholica doctrina de Sa | cramento Ordinis ad 
I condennandos errores nostri temporis a | Sancta Synodo Triden- 
tina decre | ta et publicata in Ses | sione septiraa | die XV mensis 
lulii M.D.LXin I Decretura etiam Besidentiae | publicatum in ea- 
dem septima sessione | Brixiae | apud Ludovicum Sabiensera, ex- 
pensis lacobi de Biccijs | M.D.LXIIL 

In 4.' di p. 10 dopp non numer. Queato opnscolo non esiate neHa Raccolta 
^uirfniana, lo I'esamina! nell^An^relica di Roma ove ^ se^rn. n. 13^ 6. 

52. Vera | et Gatholica | Doctrina de Sacra | mento Ordinis 
ad condennandos errores nostri | temporis a Saricta Synodo Tri- 
den I tina decreta et publicata | in Sessione septima | Die XV men- 
sis lulii. M.DLXni I — Decretum etiam Besidentiae | publicatum 
in eadepfi Septiraa Ses.sione | — Brixiae apud Haeredes Ludovici 
Hritanici | ad instantiam Baptistae Bozolae | M.D.LXIII. 

In 4.*' di p. 11 dopp. numerate. Questo opuscolo non esiste nella Raccolta 
^uirin. io Tesaminai nella Barberiniana di Roma ove ^ segn. F, VII, 75. 

53. Vera et | catholica | doctrina, de Sacra | mento ordinis 
ad con | demnandos errores nostri temporis, a Sancta | Synodo 
Tridfentina decreta, et publicata in Sessione septima — | die XV 
mensis lulii M.D.LXIII | sub Sanctissrmo Pio IIII | Decretum etiam 
de Residentia | publicatum in eadem septima Sessione (Brixiae | 
ad instantiam lo: Baptistae Bozolae. M.D.LXIII. 

In 4.** di p. 8 dopp. non numer. ed in flue: Brixiae apud Ludovicum Sa- 
biensem. 

51 R. P. Majjistri | Thadaei Perusini | Augustin: | Goncio 
ad Sacrosanctu^n. | Concilium Tridentinum | Habita in festo Sanctis 



246 

I simae Ascensionis. | M.D.LXII. — Brixiae ad instantiam | lo: 
Baptistae Bozolae. | M.D.LXIII ~ 

In 4.° di p 6 dopp. non numer., od in flno leg^^esi : Briziae apud Ladovl- 
cum Sabiensem. 

55. Bulla I S. D. N. D. Pii Divina | providentia | Papae im | 
super Reformatione Tribunalium Ordinariorum | et alioruin officia- 
lium ac ab eis | dependentium | — Brixiae (?) ad instantiam lo: 
Baptistae Bozolae MDLXIII. 

In 8.^ o 4." pice, di p. 14 non numer. ed in fine: Brixiae apud Lndovlcamj 
Sabiensem M.D.LXIII. A papr. 10 vers.: Bulla super reformatione officii Rotae. 

56. Motus proprius | S. D. N. D. Pii Divina Pro | videnlia 
Papae | Quarti, | super Parrochialium, ac aliarum ecclesiarum | 
curatarum collationibus. nee non jura | meilto et fideiussione prae- 
Stan. I de residendo | — Brixiae ad instantiam lo : Baptistae Bo- 
zolae | M.D.LXIII. 

In 4.° di p. 4. dopp. non num. ed in fine : Brixia apud Ludovicum Sabieir 
8om I M.D.LXIII. 

57. Pii Papae II | Bulla retractationuin | omnium, dudum | 
per euni in minori | bus atlliuc ageutera, pro Concilio | Basilien: 
et contra Eugeniuin Suminum | Pontificeni Scriptaruni | — Bri- 
xiae ad instantiam lo: Baptistae Bozole M.D.LXIII. 

Ill 4.° di p 7 dop. non num. ed in fine: Brixiae apud Ludovicum Sabiensem. 

58. Oratio | R. P. Mgri Eugenii | PLsaurensis | Eremitae 
Augustiniani | ad Sacrosanctam Synodum | Tridentinara habita | 
in Dominica Tertia A(iventu.s Domini | M.D.LXI | Bnxiae apud 
Damianum Turlinum dili | genter Imprimebatur | ad instantiam 
lo : Baptistae Bozolae | Anno MDLXIII — 

In 8.° 4.** pice, dl p. 4 dopp. non numerate. 

59. Provinciale | omnium ecclesiarum | Cathedralium urn | 
versi orbis | cum cuju.sque regionis | monetae nomenclatura ac 
valore, nuper | ex libro Cancellariae Aposto | licae excerptum | 
~- Brixiae ad instantiam lo : Baptistae | Bozolae MDLXIII. 

In 4.* di p. 12 non num. ed in fine: Brixiae apud Ludovicnm Sabiemem. 

GO. Oratio | Habita in | Sessione Nona | ct idtima | Sacri 
Concilii Tridentini : | celebrata duobus contiauis | diebus Prid. et 
Non. Decembris. | MDLXIII | Pio IIII Pont Max. | Brixiae | ad 
instantiam lo : Baptistae Bozolae MDLXIIL 

In 4.** di p. 4 dopp. non num. ed alia p. 1 vers, leggeal: A. R. P. D. Hieio- 
nyuo Rui^azzono | Veneto, Episcopo Nazianzeno, et Coadjntori | Famaagaita- 
no I ed in flue: Brixiae apud Ludovieum Sabiensem. 

01. Oratio | Imbita in Sessione | Octava | SacrosaDcU Conci- 
lii ^ Oecumenici Tridentini | per Reverendissimum D. Franc. | Ri- 



247 

t 

hardotum, Episcopum | Atrabatensem | M.D.LXIII | Brixiae | ad 
istantiam lo : Baptistae | Bozolae : M.D.LXIII. 

Id 4.* di p. i dopp. non num. ed In fine: Brixme apnd Lndovicum Snbien- 
mi. 

62. Oratio | D. F. Martini | Jloias Portalrubei | Illustrissimi 
c I Reverendiss. I). M. Magistri, ac totius | Ordinis Hierosolimi- 
anl I Oratoris f Trittent. in Generali | Congregatione | die VII 
sensia Septembris | M.D.LXIII habita. | — Brixiae ad instantiam 

lo: Baptistae Bozolae | M.D.LXIII — 

In 4.* di p. 4 dop. non num. ed in flue : Brixiae apud Ludovicuro SabienseiD. 

63. Oratio Habita | ad Patres in Concilio | Tricientino | Quar- 
a Dominica Quadragesimae | Anno Domini M.D.LXIII | Per Re- 
ferendum Patrem | Lucretium Tiraboscum Asulai^iim, Theologum 

apud Reverendum Patriarcham | Venetiarum | — Brixiae ad in- 
lautiam lo : Baptistae Bozolae | M.DLXIII. 

In 8.® 4.° pice, di p. 6 dopp. non num ed i tipi sono del Sabbio. 

64. De nomine lesu | Oratio | ad Sacro Sanctam | Synodum 
rridentinam | autore | Gasparo Cardillo Villepandeo Hispano Se- 
;o I biensi, Doctore Theologo — lesus est spes mea | si quid mi- 
abere, pones invitus | reddituro satis | — ' Expensis Philippi de 
;alis. M.D.LXIII. 

In 4.° di 8 p. dopp. non num. ed in fine: Brixiae M.D.LXIII. I tipi sono del 
abbio. * 

1564 

65. Antonii | Cauci Patricii Veneti | Archiepiscopi Patracen. 
it Coadjutoris Corciren. | Oratio Habita in secunda | Sessione 
iacri Goncilii Triden. sub Pio IIII | Pont. Max. celebrati : | die 
tXVI Februarii | anno M.D.LXII — Brixiae | Ad instantiam loan- 
ds Baptistae Bozolae | M.D.LXIIII. 

In 4.^ di p. 4 dopp. non num. ed in fine : Brixiae apud Ludovicum Sabien- 
>m. 

66. Vera, et | Catholica | Doctrina de Comunione | sub utra- 
[ue specie | et parvulorum | publicata in Sessione Quinta | Sacri 
)ecumenici Goncilii Tridentini sub S. D. N. | Pio IIII. Pont. Max. 
lie XVI lulii: | M.D.LXII. | Decretum de Reformatione | publica-* 
am in eodem Sessione Quinta | sub S. D. N. Pio IIII | Pont. Max. 

Brixiae ad instantiam lo : Baptistae Bozolae | M.D.LXIIII. 

Id 4." di p. 4 dopp. non num. 

67. Oratione | di Fr. Henrico | di S. Girolamo | spagnolo ) 
Teologo Dominichino, | e Maestro delle arti liberali delle cala | 



248 

mitk della Chiesa, | Recitata la prima Domini | ca di quaresima 
nel Concilio di Trento | neli'anno M.D.LXIL | tradotta in volgare 
I per Pietro Buccio. | In Brescia | appresso Lodovico di Sabbio 
M.D.LXniI. 

In 4.° di p. 8dopp. non nam. Alia p. ottava la lettera con cui il tradottore 
sotto la data 1 Gennaio 1564 dedica qucsta orazione al R. D. Antonio Gerba. 

68. F. Francisci | Fovferii Olyssiponen. | Ordiiiis Praedica- 
torum I Sacrae Theologiae | Professoris | Ad Sacrum Concilium 
Triden. | a Portugalliae Rege missi, sermo ; quern habuit | ad Pa- 
tres, Dominica prima Adven. | Anno M.D.LXIIl | Brixiae | Adiu- 
stantiam loannis Baptistae Bozolae | M.D.LXIIII. 

In 4.** di p. 8 dopp. non numcr. ed In fine: Apud Ludovicuni SabienseiD: 
1564. Alia p. 2: Reverendissimo Path Magistro | Vincentio lustiniano. Sacne 
Thnolo^iae Professor! | ac totius ordiuis Praedicatorum | (icuerali dij?oii»>imo: 
I loanni'S Baptista Bozola, lirixieusis, felicitatem O. P. | Brixia octavo idus Fe- 
bruar. 1564. 

L. Fe D' Ostiani. 



^ka^ta 



UiovANNi BiANCHi, OerenU respcnsabik^ 



ARCHMO VENETO. 



TOMO XXIV. ~ PARTE II. 



■:iCDL:Li3r^*) 



17 



INTORNO 

A MARINO SANUTO 

IL VECCHIO 



STUDII 

DI E. SIMONSFELD <*) 



E merito principale di Federico Kunstmann, il quale fu il pri- 
mo di tutti ad occuparsi piii particolarmente dell' opera le tante 
volte citata ed adoperata di Marino Sanuto il vecchio, intitolata 
Secreta fidelium cmcis (1), di avere additato le traccie di diver- 
se edizioni manoscritte della medesima (2). Allorquando, assistito 
coUo stipendio « Re Liiigi » dalla muniflcenza di S. M. il re Luigi 
II di Baviera, potei nella priraavera del 1875 intraprendere un 
viaggio in Italia, nelle raie ricerche suUe fonti della storia antica 
di Venezia, non tralasciai di esaminare pure i vari testi dell' opera 
anzidetta del Sanuto. 

CoU'aiuto quindi del pregevole Itinerario Italico di Beth- 
mann (publicato nelvol. XII dell'ArcAe't?. der Gesellschaft fur dl- 
iere deutsche Geschichtskunde J, potei esaminare alquanti mss. 
importanti dei Secreta, e fare poscia una breve relazione intomo ad 
essi, alia R. Deputazione Veneta di Storia Patria (3). Ma ora, do- 
po che in occasione del Congresso geograflco internazionale, il 
quale appunto si 6 tenuto in Venezia nel Settembre 1881, fu de- 
liberato di ristampare quest' opera, mi accingo a scriverne piu 

(*) II cb. Autore di questa Dissertazione ader\ gentilmente al desiderio 
di alcani studiosi, e permise cbe questa versione del co. C. Soranzo fosse fatta 
di publica ragione. {N. d. D.), 

(1) Stampato nelle Qesta Dei per Francos da Bongarsio, t. 11 (Annover, 

leiij. 

(2) Negli Atti della R. Accademia delle Scienze di Bavicrai classe 111, t« 
VII, parte III, pag. 697 e segg. 

(3) Archivio Vencto^ t. XX, pag. 401. 



;252 

iliflusaineutc, affiiK^he la mia relazione serva di studio preparatorio 
a rendero piu porfetta che sia possibile una tale edizione; o per 
cio fare, come e necessario, incomincio ad esaminare e classifirare 
il materiale inanoscritto. 

Pronietto brevemente i risultati delle discussioni di Kunst- 
mann, le quali, alio volte, per dire il vero, non sono troppo chiare. 

I. Riguardo al primo libro, il Kunstmann dice rettameDte, 
che questo, secondo V Introduzione (Bongarsio, pag. 21), fu princi- 
piato neiranno 130C (Marzo). Quando sia state ultimato, non 
vien detlo nel Bongarsio, ma bensi risulta da un codice di Em- 
meram in questa R. Biblioteca di Monaco ( Cod. lat. , n. 14621 ), 
alia fine del primo libro del quale trovasi la data 1307 (Gennaio). 
In u)f epoca alquanto posteriore Marino Sanuto aggiunse un Epi- 
logo al suo primo libro , il quale Epilogo contiene fatti avvenuti 
nel 131.*^ Terminato il primo libro, il Sanuto poi ne fece un breve 
sunto, e riformatolo piu tardi lo intitold Ijrevc compendium. II 
primo libro sta nella sua forma primitiva nel Cod. di Emmeram (ed 
in uno veneto), e non nella edizione del Bongarsio. 

II. II secondo libro — cosi sempre il Kunstmann — fu prin- 
cipiato nel 1312 (13 Decembre), e compiuto nello stesso anno o nel 
successivo ; fu piii volte riformato, e finalmente del tutto compiuto 
non prima del 1321. 

III. II terzo libro fu principiato subito dopo il secondo, poiche 
la narrazione dei fatti storici termina nella parte XIII coU' anno 
1313. E ignota Tepoca del compimento, ma peraltro deveavere 
avuto luogo assai presto, essendo che il domenicano Giordano, la 
cui Cronaca finisce col 1320 ( Muratori, Ant. Italy t. IV, col. 951 
e segg. ), si valse spesso del terzo libro del Sanuto, per la sua re- 
lazione sui Tartari. 

IV. Riuniti in un tutto i tre libri, T opera ebbe il titolo di 
Opus Terrae Sanctac, e con una nuova divisione dei libri e da 
capitoH, Tautorc la dedico a papa Giovanni XXII, presentandogli 
due esemplari mss. dclla medesima colle quattro mappe, il 24 Set- 
tembre 1321. 

Su queste discussioni del Kunstmann si debbono perd lare le 
osservazioni seguenti : 

ad I) che la data 1307 alia fine del prime libro del Codice M 
(ed anche del Veneto), indicataci dal Kunstmann come raniu) 
nel quale venne ultimate il primo libro, secondo V ordine delle pa- 
role appartiene air epilogo susseguente. 



253 

ad m) che non k punto valido V addurre la Cronaca del do- 
menicano Giordano, come documento comprovante T epoca del 
compimento del terzo libro prima del 1320, imperciocchi questa 
Cronaca venne compilata o compiuta soltanto dopo il 1331, con- 
tenendo essa, e cosl pure Testratto nel Muratori (col. 982) — come 
anche 11 Bethmann giustamente osserva {Archiv, t. XII, pag. 230) 
— alcuni versi relativi alia pace di Venezia nel 1177, corapOsti da 
Castellano di Bassano appunto nel 1331 (1). Che poi codesta Cro- 
naca non appartenga al domenicano Giordano, ma al minorita Pao- 
lino, lo dimostrai giJi altrove ( Forschungeri zur deuischen Ge- 
schichte, t. XV, pag. 145 e segg., e Andrea Dandolo e le sue 

opere sloriche, pag. 115 e seg.), e ne parler6 anche in seguito. 

* 

I manoscritti da me esaminati in Italia, che contengono il Li- 
ber secretorum fidelium cruets, furono i seguenti : 
a — in Roma alia Vaticana : 

1) Cod. Vatic. 2972 (membr. del secolo XIV) = R. 1. 

2) > > 2003 (cart, del secolo XV) = R. 2. 

3) > > 2971 (membr. del secolo XIV) = R. 3. 

4) » della BibUoteca della Regina Cristina 548 (membr. 
del secolo XIV) = R. 4. 

h — in Napoli alia BibUoteca Nazionale : 

5) Cod. V. F. 35 (membr. del secolo XIV) = N. 1. 
c — in Firenze nella Laurenziana : 

6) Plut. XXI, n. 23 (cart, del secolo XV) = F. 1. 

alia Riccardiana : 

7) Cod. 237 (prima K, III, 33), (membr. del sec. XIV) = F. 2. 
d — nella BibUoteca Marciana di Venezia : 

8) Cod. Zanetti lat. n.^ 547 (membr. del secolo XIV) = V. 1. 

9) > » » 410 ( > » » )zz=V. 2. 
A questi aggiungo : 10) il piu volte citato Codice (di Emme- 

ram) nella BibUoteca di Monaco (membr. del secolo XV) = M. 1. 

Da qiiesti manoscritti torna facile separare quelli che con- 
tengono il testo nella forma offertaci dal Bongarsio. Questi sono : 
F. 1 e F. 2, come pure 1\. 3 ed R. 4; il quale R. 4 ^ degno di essefe 
menzionato particolarmente per questa circostanza, che esso fu il 
Codice di Petavio adoperato dal Bongarsio per la sua edizione, tro- 

(1) Vedi CicoGNA, Inscrizioni Veneziane^ t. IV. p. 579. 



254 

vandosi scritto da niano antira sulla prima carta del mf»desimo: 
4c Wetavius regis christianissimi in Parisiensi parlaniento consi- 
liarius ». Anche la descrizione di Bongarsio corrisponde perfelta- 
mente a questo Codice, ed alia fine trovansi le Tabelle sincrone, 
r emisfero terrestre, il passo « de insulis minoribus » ( Bongarsio, 
pag. 287 ) ecc. , e cosi pure le lettere nella edizione publicate. 

Poi sono da separarsi dagli altri codici i n. 8 o 10, cioe: V. 1 
ed M. 1. Ambidue, come gia si disse parlando delle disamine di 
Kunstmann, hanno il primo libro differente da quelle della edi- 
zione Bongarsiana. Oltre a ci6, M. 1 contieno in principio una serie 
di lettere, publicate da Kunstmann ; ed a cominciare da carta 33 
alcuni pezzi deir edizione di Bongarsio e Y indice (incompleto) dei 
tre libri di Bongarsio. AU'incontro il Codice V. 1, confrontato col 
Cod. M. 1, ha soltanto il primo libro con alquante varianti di non 
poco rilievo, che indicano essere stato il Cod. V. 1 compilato ante- 
riormente. 

II manoscrilto V. 1 principia coll' estratto dei 4 Evangeli, il 
quale sta pure a pag. 19 dolla edizione di Bongarsio, ed fe quimli 
mancante della dedica a papa Giovaimi XXII. Segue poi il breve 
sunto intitolato piii tardi dal Sanuto Breve compendium , il cui 
testo, come gia disse il Kunstmann a proposito del Codice M. Ip 
varia di molto da quello di Bongarsio (pag. 20). Ma ci sono an- 
che alcune differenze fra V. 1 e il. 1. Nel V. 1 manca il passo 
annotato da Kunstmann a pag. 717, nota 31 : « Item quod quilibet 
teneatur accusare », e cosi pure la glosa (pag. 718): « causa con- 
dendi praedictum capitulum fuit » ; ed il sunto termina nel V. 1 
coUe parole : « secundum quod in infrascriptis declarationibus 
continetur ». 

Viene in seguito la vera prefazione al primo libro (Bongarsio, 

p. 21): « In nomine — Amon. Anno 1300 mense niarcio ... in- 

ceptum est hoc opus >. Qui nel Cod. V. 1 vediamo una rilevanlissi- 
ma dilFerenza dal Cod. M. 1 e dal Bongarsio. Nella prefazione, edit 
Bongars., Sanuto si dichiara : <c familiaris et domicelus devotus, 
olim bonae memoriae ve^ierabilis in Christo patris et domini soi. 
domini Bicardi^ miseratione divina, Sancti Eustachij Diaconi Car- 
dmalis ». (ion ragione adunque conchiude Kunstmann, che il car- 
dinale Riccardo era gia morto quando Sanuto scrisse quelle parofe. 
ed il cardinale morl nel 1313. Ma diversamente suonano le parok 
nel Codice M. 1, cioe: <c olim fairiiliaris et domicellus devotus ve- 
nerabilis patris et domini sui, domini Ricardi miseracione divini 



255 

sancti Eustachy dyaconi cardinalis »; quindi 11 Kunstmann giusta- 
mente osserva che il nominato cardinale doveva essere allora an- 
cora in vita, e che Yoh'm non indica altro che il Sanuto non si tro- 
vava pid al servizio di quel prelato. Air incontro nel Codice V. 1 
leggesi : « humilis familiaris et domicellus devotus venerabUis pa- 
tris . . . diaconi Cardinalis >, e da qui si deduce che lo scrittore era 
ancora in servizio presso il cardinale, e quindi il testo del primo 
libro nel Cod. V. 1 6 anteriore a quello del Cod. M. 1. Cid viene 
comprovato anche dalla circostanza, che quell' epilogo trovato dal 
Kunstmann nel Cod. M. 1, mancante nella edizione di Bongarsio, 
nel Cod. V. 1 conduce i fatti storici soltanto fino alVanno 1309, 
mentre nel Cod. M.l questi fatti vanno fino al 1313. Anche il testo 
di questo epilogo 6 migliore in alcuni luoghi nel Cod. V. 1 che nel 
M. 1. Per esempio nel Cod. V. 1 invecedi <( Naboisseler » sta 4cNay- 
boysseler»; invece di « adrairati », « armirali »; il passo finale (Kunst- 
mann, 1. c, pag. 709, nota) 6 di tal tenore : « Propter quod videtur 
quod bibarsinicher abstulerit dominium soldanatici cheyri et babilo- 
nis, cujus rei causa divisio est inter armiralos ». Non vi 6 percid 
nessun motivo di opinare col Kunstmann (vedi sopra a p. 252), che 
questo epilogo appartenga ad un tempo posteriore. Secondo il 
Codice V. 1, il primo libro col breve compendio e 1' epilogo furo- 
no senza dubbio fatti dal Marzo 1306 al 1309, cio6 nella loro pri- 
mitiva forma (quella del Cod. V. 1), laddove nel Cod. M. 1 tro- 
vasi il tutto giJi un poco mutato ed accresciuto. — 

Gli altri manoscritti, e nominatamente il Cod. R. 1, sul quale 
ebbi occasione di occuparmi piu a lungo, contengono bensi tutta 
r opera, divisa in tre libri come nel Bongarsio, ma, per esprimermi 
brevemente, rappresentano una redazione piii antica di tutta Y o- 
pera, finora mai riconosciuta. Le differcnze principali, che devo- 
no subito presentarsi agli occhi di ognuno il quale confronti que- 
sti manoscritti (N. 1, 2, 5, 9) col testo del Bongarsio, consistono 
prima nella minore mole di tutta V opera, che deriva e per la man- 
canza al principio di alcuni pezzi, e per la maggiore brevitk del 
terzo Ubro ; poi nel fatto che in quel manoscritti trovansi molte 
note marginali, che nella edizione di Bongarsio vennero incorporate 
nel testo. 

I. In primo luogo adunque, dico, mancano in quel manoscritti 
alcuni pezzi nel principio. — Essi sono propriamente quelli (Bon- 
garsio, pag. 1-8) che si riferiscono alia consegna dell' opera nel 
1321, ed aU'esarae di questa per parte di revisori a tal uopo desti- 



256 

nati. E che cid non sia un semplice caso od una svista dei copia- 
tori, r addimostra il fatto che nel Cod. V. 2 alquanti del pezzi man- 
canli vennero oggiunti nel margine da una mano posieriore, I 
Codici R. 1 e 2 e V. 2, (nel N. 1 sono tagliate le prime carte), 
coininciano subito colla prefazione di tutta F opera (Bongarsio, 
pag. 8), cio6 (almeno il Codire R. 1, poiche non ho osservato negli 
altri due) colle parole : « Sanctissimo patri et domino, domino J. 
(Johannl) sacrosancte et universalis ecclesie summo pontifici ». 
Sulla parola sanclissimo trovasi un segno — ,* soiio al quale, nel 
margine, leggonsi le seguenti parole : « In nomine — Amen. laci- 
piunt secreta tarn propter conservationem — paciSco et quieto >. 
E qui subito dichiariarao di avere innanzi a noi un testo di tutta 
r opera, giii dedicata a papa Giovanni XXII, e quindi compilato 
non prima del 1IU6 (1). 

Alia prefazione, rome nel Bongarsio (pag. 10-18), fa seguito 
r indire di tutti i tre libri, \ initixim Sancit Evangelii secundum 
Johannrm, Afarcum, Lficam, MatOiaeum, poi la prefazione al 
primo libro col breve compondio che, ciA 6 degno di nota, non si 
leggo n(»lla redazione del Bongarsio, ma dei Codici V. 1 ed M. 1. 
II Cod. R. 1 contiene anche la glosa : causa comlendi praedkhm 
capUuliim, ed al fine della medesima, al margine, stanno le paro- 
le (mancanti nei Codici V. 1 ed M. 1): ^ Sunt quoque valde neces- 
sarii iuquisitores pcnam eisdem transgressoribus infligentes >, 
parole che furono incorporate nel testo del compendio della edi- 
zione di Bongarsio a pag. 21. In questi manoscritti il primo libro 
pero non e diviso come nei Codici V. 1 ed M. 1 hi 20 capitoli che 
si seguono intorottamente, ma come nel Bongarsio in Parti e Ca- 
pitoli. 

II. Dissi poi che il terzo libro in questi manoscritti h molto 
pill breve che nella edizione di Bongarsio. Non solo alcuni Ca- 
pitoli sono pill brevi ( e di questi avrd occasione in seguito di of- 
frire alquanti saggi ), ma tutto il testo di tale redazione piu 
vecchia del terzo libro, contiene meno Parti che quello del Bonr 
garsio. K specialmente il principio di questo libro e piii breve 
nel Codice R. 1 ecc. Mentro nel testo deUa edizione del Bon- 
garsio si racconta la storia di Terra Santa fino alia prima Cro- 

(1) II paRso 8opra citato doHa prefazioDB a] primo Hbro, jndica anche qui eke 
il cardinale Riccardo era ffik morto; nel Cod. R. 1 dioesi: « oUoi fuBilteril et 
domiceUuR devotus bone memorio (queste due parole mancano nei Codice V. % 
venerabilis in Cbristo patria et domini suf, domini etc. ». 



257 

data In 3 Parti e 26 CapitoU. nel Cod. R. 1 il tutto k compreso 
in 4 soli Capitoll. Ivi, al principio del terzo libro, dicesi : « Incipit 
Ystoria lerosolomitana abreviata continens partes XII. Pars prima 
continet deliquentium in ea correctiones multiplices illatas divini- 
tus usque ad tempora Petri Heremitae habens capitula quatuor ». 
E simile differenza continua per tutto il libro, che qui per brevity 
non si pu6 piu particolarmente addurre. Soltanto citerd alcuni 
passi che nel Cod. R. 1 sono piii brevi dei corrispondenti nella edi- 
zione del Bongarsio, cioe : quelli relativi alia presa di Tiro fatta 
dai Veneziani (lib. Ill, p. Ill, c. 5; Bongarsio, p. VI, c. 10-12), e 
quelli sulla quarta crociata ^iib. Ill, parte VIII, c. 4 ; Bongarsio, 
lib. Ill, p. XI, c. 1-2). In seguito si avvicinano ambi i testi, e si 
assomigliano quasi letteralmente fra loro (per e.. Cod. R. 1, lib. Ill, 
p. XI, cap. 1 e 2 corrisponde a Bongarsio, p. XIII, c. 1 e 2). Ma 
proprio in questa parte XI (nel Bongarsio, p. XIII) mancano nel 
Cod. R. 1 i capitoli 3-9 inclusive (nel Bongarsio, da p. 234 a 241) 
col lungo passo sopra i Tartari, in maniera che il Cod. R. 1, p. XI, 
cap. 3 6 quindi eguale alia parte XIII, cap. 10 del Bongarsio. Spe- 
cialmente manca nel Cod. R. 1 tutta la parte XIV con 12 capitoli 
della edizione di Bongarsio (1). Finalmente quindi in R, 1, il lib. 
Ill, p. XII c. 1-25,6 eguale alia parte XV, c. 1-25 del Bongarsio; 
conforroe peraltro a ci6 che si legge, come abbiamo detto di sopra, 
nel principio del terzo libro : « continens partes XII ». 

III. Per ultimo devono essere ben considerati quei passi che 
ne* manoscritti sono nel margine, e neir edizione di Bongarsio 
stanno incorporati nel testo , in quanto che coll' aiuto loro si 
pud con precisione stabilire il tempo della compilazione del te- 
sto. Si trovano essi, almeno nel Cod. V. 2 (che degU altri non ho 
notizia), gia nel primo libro. Nella parte IV, il cap. 7 (nel Bongar- 
sio, pag. 30, linea 49) dopo le parole « inter quos », 6 nel Cod. 
V. 2 (2) un luogo raschiato fino alia parola « facit Ap(ostolica 
Celsitudo) » (Bongarsio, p. 31, Un. 21). II resto di questo capitolo 
sino alia fine (« manifested) nel Cod. V. 2 si legge nel margine, e 
cosi pure, come nel Bongarsio, la glosa marginale « de galeis ha- 
il) Nel Cod. Y. 2 essa d riportata fuori deUa aerie ad un altro luogo col 
titolo: « Quarta decixna pars », e quella parte che nellMndice (come nel Codice 
R. 1) d disegData come « pars XII h, piu tardi nel testo viene indicata come 
<t Tertia decima pars »> (nel titolo al margine perfino come parte XV). 

(2) Ad eccezione del piccolo passo : « Est autem — redderet cariorem » (nel 
Bongarsio a pag. 30, Un. 52-57), il quale sta diviso nel margine. 



^8 

bendis etc. », ed oltre a cid con ininio le parole : « ponatur in 
margine iuxta capitulum VII quartae partis primi libri ». Del pari 
anche 11 passo (nel Bongarsio, p. 32, lin. 6) : « et cum omni rere- 
rentia — possidetiir»,ed istessarriente Taltro passo « Sic etiam (Bon- 
garsio, pag. 32, lin. 51)— imrautare » (Bongarsio, pag. 33, lin. 13). 
Piu importanti per6 sono i pass! nel secondo libro. Noi ri- 
cordiamo che , dietro le disamine di Kunstmann , codesto libro 
venne principiato a Chiarenza nel Dicembre del 1312, e probabil- 
mente ultimato nello stesso anno (!) o nel susseguente. « Poiche t, 
continua il Kunstmann, « i due anni che indicano un tempo poste- 
riore (1318 o 1316), a seconda del raodo con cui vennero registrali 
i relativi fatti storici (lib. II, parte III, c. 1 nel Bongarsio p. 50, e 
p. IV, c. 5 nel Bongarsio a pag. 57), sembrano esser slati aj?- 
giunti piu tardi ». Ma qnesto, devesi dichiarare da bel principio, 
non calza. Osservando attentamonte tutti e due i passi, mi sem- 
bra che almeno queUo colla data 1316 (nel Bongarsio a pag. 57), 
non fu inserito dopo. In quel capitolo Marino Sanuto parla delta 
costruzione delle navi , che dovevano servire alia inlrapresa 
spedizione delle crociate, e moslra la necessita di avere navi ve- 
loci a forza di remi. Fa d'uopo, « pro minori », egli dice, che 
tutte le navi vengano riformate « ad Terzarolos », cioe che su 
ogni banco siedano 3 remiganti. Appresso sta la nola che nel- 
Tanno 1316 i veneziani avevano fatto la prova con 4 rematori 
per banco, riuscita stupendamente, di maniera che sara vantag- 
gioso di porre 4, e, se fosse poasibile, anche 5 per ogni banw, 
per aumentare la velocita e la movenza delle navi. Se questa sua 
opinione sopra un quarto o quinto remo fosse stata aggiunta piii 
tardi dal Sanuto, allora vi sarebbe eziandio il passo relativo :u 4 
o 5 rematori nella parte IV, cap. 11 (nel Bongai'sio a pag. 65) co- 
me una aggiunta posteriore, cid che pero non e probabile. Da 
quella piii vecchia edizione (Cod. R. 1 ecc.) risulta cio tanto meno, 
anche riguardo al passo nel Cap. 5 (pag. 57) coir anno 1316, dac^ 
che ambi stanno gik nel testo del Codice R. 1 ecc. Ricordiamod 
ancora che gia in questa edizione Marino Sanuto si rivolge a papa 
Giovanni XXII, e quindi la data 1316 non pud sorprenderci. Piul- 
tosto la data 1318, lib. II, parte III, cap. I (nel Bongarsio a p. 50), 
potrebbe essere stata posta piii tardi la dove il Sanuto addimostrt 
la somiglianza delle coste egizie alle venete, indicandole come ri- 
fugio dalle stragi negli anteriori tempi di guerra. « Et diebus istis no- 
vissimis >, soggiunge egli, « quibus Canis magniis de Scak Fh 



250 

dnanum paene subvertit districtura, confugiens multitudo in dicta 
maritima salvata est et secura constitit 1318 >. Ma anche questa 
data, nel Codice R. 1 e negli altri, trovasi diggid incorporata nel 
iesto (e non nel margine), e da cid possiamo dedurre che questo 
testo non fu compilato prima del detto anno 1318. 

Anche per cid i citati mss. R. 1 ecc. non possono offrire nes- 
sun punto d* appoggio per asserire, come opind il Kunstmann (pag. 
726), che, cio^, la dimsione dei Capitoli del secondo libro sia stata 
mutata piii tardi, essendo che un passo non corrisponde piii colla 
presente divisione. Nel lib. II, p. II, c. 10 (nel Bongarsio a p. 49), 
parlandosi della presa di Damiata dicesi : <( ut in praesenti capitulo 
continetur », mentre infatti nel Bongarsio essa e contenuta nel 
precedente capitolo. Cid 6 certamente giusto ; perd non solo nel 
Codice R. 1, ma anche nel Codice R. 4, e quindi non solo nella piu 
vecchia redazione, ma eziandio in quella del Bongarsio si legge 
nei manoscritli un altro tesio, diverso dal suddetto ; e questo cor- 
rispondera perfettamente colla presente divisione dei capitoli, quan- 
do non si riferisca al passo relativo alia presa di Damiata, ma piii 
rettamente all' antecedente . « Praeterea >, dicesi ivi, « incoepto a 
Vestra Sanctitate secundo libro executioni mandare , hoc est, de 
strenuissimo et probissimo viro, ex parte vestrae beatitudinis, capi- 
taneo vestrae gentis, qui eat in Aegypti maritlmam, ad capiendam 
viriliter ibi terram cum XV"* peditum et CCC equitibus : ut inpri- 
ma parte hums secu7idz libri coniineiuv : et ibidem fortilitia con- 
strui faciat et habitacula elevari, cum Aegyptii necessariorum ino- 
pia, suarum mercium in expeditione hostiumque molestiis et iacturis 
terra marique ac fluminibus, sentient immense pondere se oppres- 
ses : et per ea quae praeteritorum experientia nos edocet, videlicet 
quando christiani subdiderunt proprio domino Damiatam, potissime 
cum eam obtinuit sanctus rex Franciae Ludovicus, ut in Ubro pri- 
mo et in hue secunda parte continetur (cos\ nel Cod. R. 1 ed R. 4, 
non so per6 se stia cosi anche negli altri codici ; nel Bongarsio dicesi : 
€ ut in praesenti capitulo continetur »), pro certo a primo anno in 
antea per soldanum Babyloniae libenter firma conventio fiet vobis 
de Terra Proraissionis sanctitati vestrae in totum perpetuo relin- 
quenda, ut ad consumptionem eiusdem vestra sanctitas ulterius 
non procedat ». Siccome il primo libro tratta appunto dei mezzi 
onde abbassare la potenza del soldano (nel Bongarsio a pag. 22 
e segg.), e la seconda parte del libro secondo, fra le altre cose, 
tratta di costruire un « fortilitium » (ivi, a pag. 39) ed anche vi si 



260 

parla di Damiata , cosl la nostra versione corrisponde perfetta- 
mente colla divisione odierna. 

Air incontro i nostri mano.snritti R. 1 ecc. sono di grande im- 
portanza in riguardo ad un altro punto. II Kunstmann (a pag. 726) 
dice che Marino Sanuto ultirad il suo secondo libro soltanto dope 
il 1321, poirh6 e/jli racconta posteriorraente nel suo libro il viag« 
gio da lui fatto a Sluis appresso Bruges, viaggio, come lo addimo- 
stra la sua supplica a papa Giovanni XXII (Bongarsio, pag. 31, 
intrapreso per andare ad Avignone. Cio si riferisce a quel pas- 
80 del lib. II, p. IV, cap. 18 (Bongai'sio, pag. 72, lin. 40; — p. 73 
al fine) : « Jam ego praesens capUulum conswnmavcram, et ecce 
per mare de Venetiis ad portum Clusae in Flandriam veuiens, ibi 
a fide digais accepi etc. — remedium debitum adhibere », che an- 
che nel Bongarsio contiene una nota marginale. Nei nostri mss. 
R. 1 e V. 2 tutto il passo da Jam ego ad adhibere sta pero nd 
margine (1), e vuolsi percid ritenere come una aggiunta posteriore. 
Quesfa edizimie quindi, fu tennnuzta avanti il viaggio delTawio 
1321, e secondo le suddette osservazioni appartiene piii proprinr 
mente agli anni (i310J 1318''1321, stando ^lella medesima foi*- 
ma, colla quale essa fu presentala primieramente al Papa e 
poi consegnaia agli esaminaton. A conferma di cid si puo anche 
addurre, che nel medesimo capitolo 18 (lib. 11, p. IV), quel passo 
relativo al viaggio fatto da Marino Sanuto in Gerniania e alle co- 
ste del Baltico (1321) (nel Bongarsio a pag. 72, liu. 26), cioe: 
« sunt autem in Holsatia et in Sclavia, ubi personality^ affui, 
notabiles multae terrae, juxta flumina aut stagna multis pinguibus 
habitatoribus aiSuentesrAmburg scilicet, Lubec, Visinar (Wismar), 
Rostoc, Xundis (Stralsunda), Guspinal (Greifswald), Sectin (Stel- 
tino) : de quibus trahi posset copia multa bonae gentis : et non so- 
lum inde, sed de regnis Datiae, Suetiae et Norveiae : cum in eisdem 
multae sint habitationes, tam in maris littore quam in insulis con- 
stitutae, quibus marinariorum robustorum et animosorum suppetit 
multitudo, quos omnes non dubito fore utiles ad negotia memo- 
rata : suntque per illud clima multae aliae provinciae seu tame 
ad hoc accommodae, quae hie non nominaUter inseruntur »; tutto 
questo passo, dico, manca nel Cod. R. 1 , e nel Cod. V. 2 sta nd 
margine, dal che si deduce ancora la priority del priino (2). 

(1) Manca del tutto al Cod. N. 1 ; quindi, od 6 il Codioe piii antioo di qatftt 
redaxione, o lo scrittore ommise la nota marginale. 

<2) Anclie nel Cod. N. 1 manca il passo e cosl pura nel Cod. R. S; alTii- 



Questi due passi del cap. 18 mi sembrano quindi specialmente 
idonei alia rubricazione e classificazione degli altri manoscritti da 
me non esaminati. 

Recapitolando il fin qui detto, troviamo : 
I. La piu vecchia edizione deir opera, costituita soltanto dal 
prime libro, col breve compendio e coU'epilogo (compilata 1306- 
1309), cio6 : 
aj nel Cod. V. 1 forma primitiva, coll'epilogo — 1309. 
bj y^ » M. 1 forma poco cambiata, accresciula di poco, col- 

I'epUogo — 1313. 
U. Seconda edizione dell'opera ; il primo libro nella forma at- 
tuale, col breve compendium della prima edizione, senza TepUogo, 
ma coir aggiunta del secondo libro, prmcipiato nel Decembre del 
1312, e del terzo libro in forma piii ristretta che nella edizione del 
Bongarsio. Questa redazione, nella quale mancano i passi relativi 
alia presentazione cd air esame deir opera, fu ultimata fra il 1318 
e 1321 : 

aJ il Codice piu antico R. 1, o 
til il Codice N. 1, al principio mutilo, 
cj 11 Codice V. 2, col testo alquanto mutato, 
dj il Codice R. 2, colle note marginali gi& passate nel testo. 
III. Terza redazione, dopo la presentazione , cio6 dopo il 
1321, compiuta forse durante il soggidrno di 14 mesi di Marino 
Sanuto alia Corte Pontificia, dal Settembre 1321 al Novembre 
1322 (vedi lettera del Sanuto deir anno 1330, in Kunstmann, a 
pag. 787) ; col breve compendium mutato, mancante dell' epilogo, 
coUe note marginali incorporate nel secondo libro, e col terzo li- 
bro assai aumentato, con molti altri pezzi aggiunti al principio. 



* 



Ma ritomiamo ancora una volta al Cod. R. 1, essendo que^ 
sio assai prezioso , anche per un altro motivo. Riccamente a- 
domato di belle miniature su fondo d' oro e scritto con somma 
nitidezza, certamente era V esemplare destinato ad un sovrano, e 
probabilmente alio stesso pontefice Giovanni XXII. Esso contiene 
ancora molte altre carte geografiche disegnate elegantemente, ol- 
tre a quelle publicate dal Bongarsio. Queste carte sono divise fra 



eontro in qaest' ultimo le altre note marginali del Cod. R. 1 eodo gl& incorpo« 
rate nel testo. 



262 

nove pagine del manoscritto, e rappresentano senza dubbio la carta 
del Mediterraneo, die il Bongarsio trovd mancante (1). 
La prima carta al foglio 107* rappresenta il Ponto Eusino, edi 

paesi vicini, indi seguono : 
f.^ 107'' La costa di Costantinopoli fino alia Eubea dall' una par- 
te, e r Asia miaore dall' altra. 
f.^ 108* Le isole del Peloponneso ; Greta fino alia costa meridio- 
nale deir Asia minore, e Y Africa settentrionale dal golfo di 
Zedico fino al golfo di Larcabo. 
f.^ lOS** e 109* Continuazione della costa meridiouale dell' Asia 
minore, con Cipro e 1' Africa settentrionale fino oltre Ales- 
sandria, 
f.^ lOQ** L' Italia superiore e media, la Dalmazia, le coste della 

Francia meridionale fino oltre Narbona. 
f.^ 110* L' Italia meridionale coU' Africa settentrionale da Zizera 

al golfo Zedico. 
f.*^ 1 10** L' occidente ed il nord della Francia, T Irlanda, V Inghil- 
terra, le coste de' Paesi Bassi fino oltre * Cologtiay^, TOlan- 
da e la Danimarca. 
f.° 111* La Spagna e V Africa settentrionale da Safiy (e Mogo- 
dar) fino a Zizera. 
Su tutte queste carte veggonsi quantita innumerevoli di luo- 
ghi, di stendardi e di bandiere. E che queste carte formino vera- 
mente la carta del bacino del Mediterraneo che si credeva perduta, 
me lo conferma sempre piii la descrizione che il P. abate Placido 
Zurla (2) fa delle carte di un manoscritto di Marino Sanuto che 
apparteneva all' ab. Canonici, e che in oggi non si sa dove sia (3), 
il qual manoscritto conforme alle indicazioni dateci dalle Zoria 
(p. 306 nota), conteneva anch'esso I'antico teste di tutta Tepera. 

(1) NeUa prefaxioDe egU dice: « quarum mapparum nobis prima deelk ^ 
mare mediterraneo ». 

(2) Nelle sue dlssertazioni Di Marco Polo e degVtiliri illustri tiaggitUrir^ 
neziani (Venezia, 1819), tomo II, pag. 305 e segg. 

(3) A tenore deUa prefazione del conte Alesaandro Mortars al CaMtfa M 
maDoscriUi Italian! che, sotto la denominazione di Codici Canonidani Italieliri 
coDservano nella Bibllotcca Bodleiana ad Oxford (Ozopii, 1864), p. XII, qartto 
codice venne venduto nel 1835 da Perisslnottl, erede CaDonici, a Sjr Vittv 
Sneyd di Baginton Rector^', Coventry, il quale pid tardl lo avrebbe edtto (« b 
questa porzione si trovava il famoso Cudice di Marin Sanuto cbe U aig. SiqA 
ba poi publicato »). lo per6 non ho rioevuto notiria di ooa tale publleaitaaib^ 

|Oobe to Venesia uon se ne sa nulla, v. Archivio Ve$uh, t XX| pa^. 400. 



263 

Nessuno degli altri manoscritti sopraindicati contiene la carta del 
Mediterraneo (1). 

« * 
Finalmente il Cod. R. 1 e interessante ancora per un'altra no- 

tizia. Sulla carta 71, nel margine, accanto T indicazione : « Nona 

pars (nel Bongarsio, p. XI, pag. 202), continet passagia variumque 

statum ac dominia terre promissionis a morte Saladini usque ad 

transitum Sancti Ludovici babens capitula XV », trovasi scritta, sem- 

bra da mano antica, la seguente, pur troppo, non decifrabile notizia: 

Abhmc usque in finem de magno tcio. La piii semplice spiegazione 

di queste quattro lettere sarebbe tercio, ma non corrisponde al senso 

che vuole chronico, libro (4) fratrLs — Paulini sumptwnest, Que- 

sta notizia, che non trovasi in nessun altro nianoscrUio, si riferisce 

senza dubbio a quel Paolino del quale gik per lo innanzi si fece parola. 

Nate in Venezia, e probabilmente giovanissimo entrato nell* ordine 

(1) Per oompletamento cito qui gli altri manoscritti contenenti il Liber secre^ 
torum di Marino Sanuto, dei quali mi pervenne notizia. Facendo segnito ai 10 
g^ enumerati, d6 il n. 11 al Cod. deli'ab. Canonici ; indi 12 a qoello del Mtiseo 
Britannico in Londra, sezione IV, appendice ai manoscritti n. 27376, membr. del 
aeoolo XIV (V. Neues Archiv, t. IV, p. 374); 13 Ivi, n. 19513, membr. del se- 
eolo XIV (Jacobi di Vitriaco, Hist, orient. , lib. I). Frammento di Marin Sanuto 
(III, 14). Neues Archiv, IV, 360; 14 a Parigi (nella Colbertiana) n. 644 (Theolo- 
gy) Marini Torselli bistoria Hierosolimitana del sec. XIV. Archiv. VII^ 37; 15 In 
Valenciennes (Valenziena), D. 4, 10 membr. del secolo XIV. Archiv. VIII, 439; 
16 In Biusselles, n. 9347 e 17 N. 9404 membr. del secolo XIV. Archiv. VIII, 
588 e 529; 18 in Milano (airAmbrosiana), n. 205. Vedi Arch. Veneto, t. XX, 
pag. 393, n. 1. — Dei manoscritti indicati dagli Studi bibliografici del Narducoi 
(p. Ill) neir opera di Rohricht e Meissner « le peregrinazioni tedesche in Terra 
Santa (Berlino, 1880) » a pag. 562, n. 69, dietro gentile comunicazione dataml 
dal Big. Meissner, soltanto due contengono il Liber secretorum del nostro Marin 
Sanuto (n. 46 il sopra accennato F. 1 ; n. 106 N. 1); gli altri due allMncontro 
Bono lavori del secolo XVI, appartenenti a Marino Sanuto il giovane. 11 conte 
Riant poi con queila gentilezza che lo distingue ebbe la bont^ di farm! sapere, 
che il manoscritto registrato di sopra sotto il num. 14 non contiene T opera del 
Sanuto, ma di lacopo di Vitriaco ; che per altro un codice dei Sanuto si dovrk 
trovare nella Biblioteca Ottoboniana del Vaticano, segnato anticamente 5. X. 
67; e che un altro ancora sta neirArchivio di Stato a Vienna; ma di quest^ul- 
timo Ik non si sa nulla. Finalmente in una publicazione recentissima « Inven*- 
taire des mat^riaux rassembl^s par les B^n^dictins au XVIII si^cle pour la pu- 
blication des Historiens des Croisades (Collection dite de Dom Bertbereau. Paris, 
Bibl. nat., fr. 9050-9080) » nel periodico Archives de V Orient Latin, t. II, lo 
stesso conte registra a pag. 129 : « Fr. 9079 ff. 272-290 Collation de SanutUQ 
■ur le ms. de Marchiennes (auj. Valenciennes, 505), par Dom Queinsert «, 

(2) tomo opina il prof. Wattenbach a Berlino. 



264 

dei frati minori, venne piii volte adoperato in missioni diplomati- 
che (1). CosU p. P. negli anni 1315 e 1310 fu spedito dalla sua pa- 
Iria arabasciatore a re Roberto di Napoli, per appianare certe dif- 
ferenze insorte fra quel re e la republica (2). Sembra poi che si re- 
casse alia Corte pontifida, ove divenne Penitenziere di papa Gio- 
vanni XXII, il quale nel 1321 lo spediva in niissione a Venezia. 
Nel Settembre dello stesso anno 1321 egli si trovava gia alia 
Corte in Avignone, essendo stato allora eletto uno degli Esami- 
natori deir opera di Marino Sanuto. Nel 1322, zelante sostenitore 
della inquisizione papale, fu spedito di nuovo a Venezia per ren- 
derla mediatrice fra il Papa ed i ribelli ferraresi. Tutte queste 
missioni egli deve avere compiute con piena soddisfazione del 
Pontefice, il quale nel 1324 lo rimunero coll' episcopate di Poz- 
zuoli, ove sembra che si recasse soltanto nel 1326, essendo stato 
prima trattonuto per le vertenze di Ferrara. Dopo il 1326 abbiamo 
due lettere dirette a lui da Marino Sanuto, dalle quali si viene a 
conoscere che re Roberto lo avea fatto suo consigliere ; dopo non 
sappiamo nulla di lui. L*Ughelli poneTanno della sua morte al 1344. 
Quest* uonio anche come scrittore era stato assai attivo, ed 
il papa Giovanni XXII nella Bolla di nomina a Vescovo, lo chiama 
un uomo: « Utterarum scientia praeditum ». Compose il Trattato 
fllosofico-politico € de regimine rectoris », (vedi la nota di questa 
pag.) e lo dedicd a Marino Badoer duca di Creta, che occupd tale 
dignita dal Luglio 1313 al Settembre 1315. Ma prima ed anche ap- 
presso Paolino si occup6 eziandio nella compilazione di una Cro- 
naca universale, che poi da lui stesso venne piii volte riformata, in 
modo che al presente si possono distinguere tre testi della medeaif 
ma. II primo ricevette dair autore il titolo di NobiUum ystorior 
rum epytomay e da questo trasse un breve compe^idium in fonna 
di una grande Tavola sincroiia; e finalmente adoperando altre 
fonti storiche, lo riformd in una grande Cronaca universale che 
intitol6 : Speculum Paulini sive Satyrica (derivato da satur) re* 
rum gestarum, mundi. La questione sulla identita deir autore di 
tutte e tre queste grand! opere^ che ritengo essere quel PaolinOi non 

(1) Prcndo queste notizie dalla introdusione di A. Mossafia alia saa ediiM 
del Trattato de regimine Rectorii di fra Paoltno minorita. II MaBsafln, a taxm 
di S. Liubic, potd accrescere di niolto le notizie che relativamente a fra PmHbb 
ci vengono date dallAgustini nelle Bue Notizie iitaric(h<ritiehe intont^ Utik 
$ le opere degli seriUori venetiani. 

(d) Veggrunsi i documeDU da me publicaU neWArch. Yen., t. SUI, p. L 



265 

pad venire qui discussa piii diffusamente, e mi riserbo a farlo un al- 
tra volta (1). Per ora noa si tratta di altro che di determinare T e- 
poca nella quale ebbero origine gli accennati tre testi. Ma pur 
troppo ci6 6 difficile, a motivo che Tautore in nessun modo ci 
indica quando diede principio air opera od alia riforina di essa. 
Conviene procedere, a cosl dire, indirettameute, coUe date cioe da 
esso ltd alia fine citate. 

In base di che V epitome sarebbe state compiuto nel 1313 ; il 
teste secondOy vale a dire la Tavola sincrona (continuata prima 



(1) Che Paolino sia almeno V autore dello Speculum o Satyrica ( cio6 del 
« CliroDicoD Jordan! » publicato dal Muratori), voglio dimostrare oltrc che collo 
proTO date da me altroTe (Andrea Dandolo ecc, p. 116) — cio^ testimonianza del 
Dsndolo e tradizione manoscritta del nome di Paolino — ancbe col fatto seguen- 
te. Nel Codice Vaticano 1060 dal quale il Muratori prese gli estratti, al f. 158, 
cap. 143, p. 5: <c de primo concilio facto super observationera Icgalium in leru- 
n]em», trovan nel margine il seguente passo, che uei manoacritti di Baiuberga) 
di Olmutz, di Cesena e di Firenze (Laurenziana), e gia incorporato nel testo: 
« CoDsecravit autem Petrus in itinere beatum Celsum episcopum Patheolis ; 
■tend continet eius colecta: Deus, qui beatum Celsum (pontiflcein tuum) per 
apostolnm Petrum consecration ie munere dedicasti etc. Et fuit ex primis epi- 
soopis a beato Petro oonsecratis; unde solempnis ecclesia, postea ad bonorcm 
beati Petri in ilia dyocesi erecta, vocata est: Sanctus Petrus in quarto, quia 
beatns Celsus quartus dicitur fuisse episcopus quern consecravit Petrus et qui 
fidem Christ! inibi predicavit. Sicut Putheolana cantat ecclesia ^ cui indiguus 
praesum. quam felix fuit ilia manus imposicio, per quam nobis vt re lucis cla- 
roit cognitio; unde, quando Paulus post Petrum ivit Romam, invenit Puthoolis 
ehrtoUaDOS ». Un vescovo di Pozzuoli senza dubbio fu quindi colui che aggiunso 
o fece aggiungere queste parole. B chi altri poteva esserc se non quel Paolino? 
Che I'autore deirepitome e della Tavola sincrona sia una stessa c nicdesima 
penona, risalta chiaramente dalle parole che leggonsi nella introduziono alUi 
TsTola Sincrona « u( quae ipse in epytomate ystoriarum etc. ». Trattasi quindi 
aoltanto d! dimostrare che Tautore della Tavola, sia la stessa persona deir au- 
tore delle Satyrica. Per cio, oltre la costante e replicata concordanza letterale 
del pdmo e secondo testo col terzo, ne fa testimonianza eziandio il coutempora- 
noo Boccaccio (o T autore di quel zibaldone florentino attribuito al Boccaccio; 
Ted! il mio articolo « Zur Boccaccio-Litteratur » negli Atti della R. Accademia 
di Scienze in Monaco, classo filos.-istorica, 1881, pag. 1 e segg.)> il quale usando 
la Tavola sincrona, la ascrive ad un: « Venetus religiosus ex ordinc fratrum 
beremitarnm (ci6 6 falso) Puteolanus episcopus tempore Roherti Jerusalem et 
Siciliae Regis ». Ed io aggiungo che di quegli ultimamente citati manoscritti di 
Parigi (Neues ArchiVy tomo VI, pag. 490 e 491), il n. 4939, come giii accennal 
nel suddetto mio articolo, sembra contenere il secondo testo, mentrc 11 n. 4940 
ooDtiene il terzo. Voglio quindi sperare che il nome di Giordano, che non si 
legge in nessun manoscritto, dar^ quanto prima luogo a qucllo piu credibile 
di PaollDo. 

18 



2GG 

flno air anno 1323, poiclie (^on quesla data si chiude il testo della 
prima mano) ricovo piii tardi un aggiunta con notizie deiranno 
1328. II terzo loslo poi, come gik si disse, non pu6 essere slato 
ultimato prima del 1331. Da tutlo questo si vede che fra PaoliDO 
quasi nello stesso tempo del Sanuto ha incorainciato a comporre 
la sua cronaca. E siccome oltre a cid la Cronaca universale di 
Paolino corrisponde, almeno nel terzo libro, in quanto riguarda 
alia parte storica, all' opera del Sanuto, cosi non reca punto ma- 
ravijjdia se il nostro Paolino fu ritenuto autore dell' opera di Ma- 
rino Sanuto ; poif'he dalla prefazione di Bongarsio si viene a sa- 
pere, che in un Codice (del famoso Scaligero) contenente soltantoil 
terzo lihro del Liber sccreioruni, invece del noma di Marino Sa- 
nuto stava quello di Paolino, e cio naturalmente per errore, in 
quanto che gia dal Parere degli Esaminatori chiaro risulta che lo 
stesso Marino Sanuto fu T autore del terzo libro. 

E facilmente quindi possibile, anzi forse assai verosimile, che 
la citata nota marginale del Codice Vaticano R. 1 « Abhioc. . .est* 
sia stata aggiunta da uno che avesse innanzi a se il Codice Scali- 
gero, col solo terzo libro. portante il nome di Paolino, e che in 
causa della concordanza di ambidue le opere, ritenesse il testo del 
Cod. R. 1 quasi un estratto di quel terzo libro ( nel Bongarsio 
gia molto accresciuto), e tutti e due lavori di Paolino. Ma sic- 
come da una parte G. M. Thomas indica il secondo testo dell* ope- 
ra storica di Paolino, cio6 la Tavola Sincrona quale fonte del- 
r opera di Marino Sanuto (I), e dairaltra il Kunstmann, comegii 
si disse, asserisce che il Sanuto usd la Cronaca di Giordano, cioi 
il terzo testo di PaoUno, cosl mi sembra necessario di esamioare 
pill accuratamente le reciproche relazioni di questi due storid con- 
temporanei, senza per6 credere che le seguenti mie deduzioni pos- 
sano riguardarsi come un definitivo scioglimento di una qoestio- 
ne tanto intralciata, mentre non ebbi a disposizione T intero inatd- 
riale manoscritto. 

Quando si potesse soltanto attenersi alia serie estema cro* 
nologica dei vari testi di ambedue le opere, certo sarebbe facile di 
stabilire la loro scambievole relazione. Ma qui non si pud adope* 
rare una tal misura, poich^ in opere di si gran mole, la chiusa nos 
& identica al principio, e perch^ si sa che fra questi due uominii 



,li De passagiis in Termm Hanctam (Venciia, 1880). Prefuione. 



267 

Paolino e Marino Sanuto, esistevano relazioni personal! (1), le quali 
non potevano non restare senza influenza sulle loro opere. 

E certo che avuto riguardo alfepoca in cui venne compi- 
lato 11 lerzo testo di Paolino, si pu6 dire ch' esso non poteva piu 
servire di modello e di fonte a Marino Sanuto e neppure alia re- 
dazione del Bongarsio, la quale, come abbiaino gik detto, fu com- 
piata soltanto dopo il 1321. Nel terzo testo di Paolino non solo 
trovasi usato, neir ultima parte, quel Poema composto nel 1331 (2), 
ma esso testo prtncipia, almeno nel Codice Vaticano num. 1960, 
con una breve Tavola sincrona ( f. 1-12 ), ove dalla prima mano 
trovansi registrati: U doge Francesco Dandolo (1328-1339), 
re FUippo VI di Francia (1328-1350) e per fino Benedetto XU, 
che soltanto nel 1334 sail il trono pontiflcio, in modo che la 
compilazione di questo terzo testo di Paolino , non pud aver 
avuto luogo prima del 1334. La priority di Marino Sanuto risulta 
anchechiarase si confronti, per esempio, la relazione di Paolino III 
(cio6 del terzo testo) suirimperatore Federico II e la storia di Terra 
Santa, o gli avvenimentiln Oriente dall'anno 1290 in poi, colla nar- 
razione molto piu dettagliata di Marino Sanuto' usata in parte lette- 
ralmente da fra Paolino (si confronti il Muratori, Antiquitates, IV, 
col. 992 C— 993B colBongarsio,pag. 211, lib. Ill, p. XI, cap. 10- 
12; poi Muratori, col. 1017 CD col Bongarsio, pag. 230, lib. Ill, 
p. XII, cap. 21, 22). Oltre a ci6 voglio addurre alquanti brani del 
testo non publicato, aggiungendovi contemporaneamente gli altri 
testi delle due opere, affine di porre maggiormente in luce la 
lore reciproca relazione. Scelgo anzitutto U seguente episodio dalla 
storia del prigioniero Guido re di Gerusalemme, dopo la sua libe- 
razione (1187). 

D testo piii aniico di Marino Sanuto nel Cod. R. 1, foglio 68 
(lib. in, parte VIII, cap. 2) cosi si esprime : 

« Sequenti autem estate post ammissionem terre sancte cum 
Rex Guido Tyrum (civitatem Tyrensem) non posset recuperare eo 
quod predictus marchio (Corrado di Monferrato), qui earn libera- 
verat, sibi propriam ex pacto vendicaverat ; nee de toto regno suo 
saltern unum casale remanserat, ubi caput reclinaret, indutus ve- 

(1) Fra Paolino, come gi^ si disse, fu uno degli Esaminatori deir opera del 
8anato, e Del Bongarsio trovansi due lettere di Mariuo a lui diretie, vedi 1327 
(pag. 310) e 1329 (pag. 313). Nel 1326 il Sanuto col mezzo di Paolino fa perve- 
Dire una sua lettera airarcivescovo di Capua Ingbiramo. 

(2) V. Bopra a pag. 353. 



208 

recundia (reverentia) et confusione, presertim cum terra sancta 
sub ipsius esset amissa (am. es.) regimine, quasi de vita sua non 
curaret, cum paucis valde quos coUigere potuit, Aeon civitatem 
obsedit (Aconensem obs. civ.) in loco (torono) aliquantulum (ali- 
quantum) eminenti, quod est iuxta civitatem, sua tentoria (ts.) 
collocando. Erat autem frater eius cum eo Gaufridus de Lisinio 
(Lusiuio), vir animosus et in armis strenuus, qui gratia fratris sm 
omnes alios precesserat peregrinos ». 

Nel testo dell' edizione del Bongarsio (lib. Ill, p. X, cap. II) a 
pag. lOG, lin. 13, questo passo 6 del seguente tenore : 

« lam ad regis Guidonis bistoriam redeuntes dicamus, quia 
libertati donatus ad consortem regni quae in Tripoli erat accedens, 
inde usque Tyrum processit ; sed venienti marchio fores clausit et 
postulanti negavit iutroitum suamque non regis asseruit civitatem: 
per ea quae dicta sunt VIII. cap. IX. partis. Videns autem rex quia 
sibi in civitate sua non licuerat hospitari ; in toto quoque Jeroso- 
lymitano principatu nee unum habebat casale, ubi caput recUnare 
valeret : indutus verecundia et pudore confusus, eo maxime quod 
sancta terra promissionis sub eius esset amissa regimine, vita 
quasi neglecta, stupendo magis quam imitando facto ostendit quia 
<( periculosa res est disperatio ». In ipsa aestate qua sanctae Jeru- 
salem amissionem secuta est, anno videlicet Domini 1189. cum 
admodum paucis quos colligere potuit, Ptolomaydam obsedit civi- 
tatem, tentoria sua coUocans iuxta civitatem in loco aliquantulum 
eminenti : cum essent pro uno christiano in civitate quatuor Sara- 
ceni. Erat autem secum frater eius Gaufridus de Lisinio, vir ani- 
mosus et in armis strenuus, qui fratris gratia cunctos peregrinos 
praecesserat ». 

Dei testi di fra Paolino il terzo[Codice Vat. 1960, f. 241, cap. 
228, parte 12) ha detto passo come segue : 

« Eodem anno Guido rex Jerusalem, postquam libertati do- 
natus est, ad reginam que in Tripoli erat iens, clausas portas r^ 
rit asserente marchione Corrado quod civitas sua esset, non regis* 
Cernens autem rex quod in toto principatu Jerusalem non baberet, 
ubi capud reclinaret, facto stupendo monstravit quia periculosa 
res est disperatio. Cum paucissimis recollectis. ante Ptholomaidaffl 
in loco aliquantulum emminenti locavit temptoria, cum essent ia 
civitate pro 1 christiano fere Ilir (4000) Saraceni. Erat autea 
secum Gaufridus frater eius in armis strenuus, qui fratris gntia 
cunctos precesserat ». 



269 

II primo testo pero di Paolino non contiene di cid notizia, ed 
il secondo (Codice* Marciano, f. 19^; vedi la publicazione di G. M. 
Thomas, De passagiis etc), nella rubrica : « Reges Jerusalem », 
soltanto le seguenti parole : 

« Guido captus fuit a Saladino ; vide in explicatione Saladini. 
Et postquam dimissus fuit, cum paucis obsedit Ptholomaydam. 
Erat cum eo fraler eius Gaufredus qui cunctos peregrinos preces- 
serat (sic!) ». 

Di leggieri quindi vedesi da questo confronto che Paolino III 
e pill prossimo al testo di Marino Sanuto della edizione di Bongar- 
sio, che non a quello piii antico, e che perci6 Paolino III 6 sol- 
tanto un estratto da Sanuto II ; ma e evidente eziandio che ne 
Paolino I n6 II potevano essere le fonti per Sanuto II e I. Mi riu- 
scl peraltro di trovare la fonte di Sanuto I. Dessa e Y Historia di 
Jacopo di VUriaco, coUa narrazione del quale nel cap. 98 (Bon- 
garsio, torn. I, pag. 1120, lin. 25), Sanuto I in questo luogo (eccetto 
poche varianti da me sopra indicate fra parentesi), concorda lette- 
ralmente (1). — La stessa relazione mostrasi eziandio nel seguente 
passo, cio6 ove si parla del coraportarsi di Saladino dopo la presa 
di Xxerusalemme (Ottobre 1188) e delle ulteriori sue operazioni. 

Marino Sanuto I narra quest] fatti (Cod. R. 1 fogl. 07, lib. Ill, 
parte VII, cap. 8) nel seguente modo : 

« Postquam autem ante Jerusalem sua fixit tentoria, hac con- 
ditione tradiderunt ei civitatem, ut liberi cum hiis que portare 
possent, secum egrederuntur et usque in terram securitatis a ipso 
deducerentur. Sic igitur de manu iniraicorum evadentes, postquam 
TripoUm pervenerunt, in manus deteriores prophanas et sacrilegas 
inciderunt. Quicquid enim secum detulerant, comes Tripolitanus 
Boamundus cum satellitlbus suis filiis Belial, qui praedictis exuli- 
bus fratribus suis corapati debuerunt, prorsus abstulerunt, crude- 
liores Saracenis se ipsis (ipsos) christianis exhibentes. Ex quo 
illud miserabile et a seculis inauditum refertur (referunt) ibi acci- 
disse. Dum quaedam matrona parvulum suum secum super hume- 
ro3 deferens ab impiis hostibus spoliaretur — nulli enim sexui vel 

(1) AUMncontro non posso con precisione indicare^ n6 ci6 ^ lo scopo del 
presente articolo, quali fouti il Sanuto abbia adoporato per la riforma del testo 
che trovasl nella edizione del Bonprarsio. Suppongro per6, anzi ritrngro assni pro- 
bablle, che sia stata la versione latina del continuatori di Guglielmo di Tiro 
fatta nel 1320 dal padre Francesco Pipino di Boloj^ua deH'ordine dei Predicatori 
(V. MuRATORi, t. Ml. col. 806, inlonio re Guido}. 



270 

condirioni parcebant ner etiam (pudenda) perscrutari erubescebant 
— attendens inulier ilia (quod ea) que sibi Saraceni pro se et suo 
Alio nutriendo reliquerant, bii ad quos confugerat rapiebant, su- 
pra moduin perturbata ct spiritu tristitie et desperationis ab.<orta 
(absorpla) propriuin filium in mare proiecit. — Predictus autem 
Saladinus Ascalonara revertons hac conditione civitatem recepit. 
quod rogom ot niagistrum Templi, quos caplivos tenebat restitueret 
liberatos. Iiide vero non segnis neque piger usque Tripolim per- 
transiens, videns civiuni nudtitudinera cura cis (his) qui ad civita- 
tem confugerant ad resistendum paratam, credens quod de nianu 
eius civitas non posset evadere, si tempore oportuno, postquam 
alias oncupasset munitiones, reverteretur : versus Antiochiani cu^ 
sum direxit ; presertlm quia tunc temporis circa munitiones mariti- 
mas non vellet multum laborare, eo quod Pinitoruin (? Piratarum) 
princeps potentissimus in mari (in m. p.) qui Magarith nominaba* 
tur (quem Margarith nominabant) de regno Sicilie cum 80 galeis 
ad nosb^oynim subsidium advenerat, missus a streauo rege Sicilie 
Guilelmo. Hie enim postquam lamentabilem casum regni Jerosoli- 
mitani audierat ab hiis qui ad partes illas in navibus confugerant 
confestim eadem aestate non solum predictas galeas, sed milites 
500 et Turcopolos (Turcopulos) 300 et victualia absque extima- 
tione (aestim.) transmiserat ad subsidium residue terre sancte. vir 
venerabilis et Deo devotus. Saladinus autem fortunam suam (s. f.) 
in {deest) impetu spiritus sui non segniter urgens , infra trium 
mensium spatium totum obtinuit Antiochcnum prineipalum exce- 
plo castro inexpugnabili domini (Antiocheni) patriarchae, quod 
Cursarium (Cursatum) appellant (ct civitate Antiochena); a qua 
data sibi multa pecuuia a domino patriarcha recessit, spem certam 
et fiduciam habeas quod aliis circumquaque ocoupatis raunitiombus 
sola civitas diu repugnare non posset. Ipse enim plus quam 25 
civitates et oppida in predicto principatu sue subiecerat dictiooL 
Revertens igitur in regnum Jerosolomitanum, civitatem Tyrfli- 
scm, que sola ex omnibus regni civitatibus remanserat, terra el 
mari cum innumerabili exercitu obsidione vallavit. Erat autem in 
tempeslate ilia in civitate Tyrensi vir nobilis et (armis) streaaua 
Cormdus marchio Montisferrati. Nam eadem (eodeui)^ ul dicitar, 
die, qua (quo) nostri in bello predicto (pr. b.) corruerunt, ipwde 
Constanlinopoli veniens illuc cum {deest) navigio deveuit. Hie cum 
(? autem) civibus promisit quod defenderet civitatem, si earn post 
eius liberaliouem sibi concederent possidendam. Gives autem li- 



271 

benti animo et grato (1. et g. an.) eius annuerunt petitioni. Nam et 
ipsi disperati quasi (q. d.) nullomodo posse resistere fortitudini 
Saladini credebant, qui universam iara occupaverat uudique regio- 
nem. Ipse autem ex parte terre Saladino viriliter resistens, ex 
parti maris galeas eius igne succendit ; unde Saladinus turbatus et 
iratos valde (v. et ir.) soluta obsidione (statim) recessit. Ipse enim 
absque expensis raagnis et dampnis et sine aliqua sanguinis effu- 
sione credebat eos angustiare et ad redditionem (deditionem) com- 
pellere. Et revera faciliter hoc fecisset, nisi Deus aliter providisset. 
Nam castra munitissiraa Saphet, Belveir, Torronum et Belfort, que 
in montibus (montanis) sita erant, ipse ad redditionem (dedit.) 
compulit, licet aliquo tempore, quamdiu victualia habuerunt, resti- 
tissent. Quomodo enim pauci et perterriti et impotentes homines 
tarn potenti principi resisterent, qui non solum universam {deest) 
terram Aegypti, sed fere universam (un. f.) Syriam proprie subie- 
cerat dictioni, que a Tygride (Tygri) fluvio habens initium usque 
in Aegyptum protenditur et a CUicia usque ad marum rubrum? » 

Airincontro Marino Sanuto II (Bongarsio, pag. 192, lib. Ill, 
parte IX, cap. VI) racconta i suddetti fatti in questo modo : 

€ Saladinus ante Jencsalem sua flgit tentoria 

Capta est Jerusalem a Turchis, postquam annis 88 fuerat sub do- 
minio Latinorum Post hec multis redemptis iuxta con- 
dictum usque ad securitatis loca conductus tutus exhibitus est. 
Interim vero Jerosolymitanorum militum qui in praelio fuerant, 
redemptae coniuges atque filiae civitatera Jerusalem exeuntes ad 
Saladini usque praesentiam accedentes ediderunt lugubrem eiula- 
tom: inquisita causa respondent, suos se amisisse viros, sibi quo- 
que possessiones sublatas ; petebant proinde ad aliquid misericor- 
diter restaurari. lUe pietate commotus eis qui superessent captives 
reddi puellisque de thesauris suis ampla munera dari iussit secun- 
dum quod cuiusque conditio exigebat ; easque iuxta principatus 
sui magnificentiam blande consolatus est. At postquam Tripolira 
pervenerunt, evadentes Saracenorum pericula, in manus christia- 
norum magis crudelium inciderunt. Comes enim Tripolitanus cum 
satellitibus suis, filiis Belial, cum debuissent confratribus suis exu- 
libus compati, quicquid illis infideles dimiserant, abstulerunt, solo 
nomine christiani. Accidit autem propter huius crudelitatis exces- 
sum, nt cum mulier quaedam parvulum suum gestaret in humeris, 
et sacrilegi illi auferrent, quae pro se et Alio nutricndo reliquerant 
Saraceni : nuUi enim parcebanl soxui vel aetati aut conditioni. 



070 

ffuin omnia smitarpiiturr supra modum animo perturbata et spi- 
ritu tristitiae et desperationis absorpta , in marinas iecit undas 
filiuni ex se natum. Praedictus vero Saladinus Ascalonam rediens, 
rum hac conditione civitatem per deditionem accepit, ut regem 
Jprusalom ot maicistrum Templi, quos captivos tenebat, et quosdam 
alios liborati donaret * (Cap. VII « Continet lamentationem super 
amissiono civitatis sanotae Jerusalem »). Cap. VIII « Continet qua- 
liter Tvrum Saladinus obsedit ». 

« 

« Postquam victor inturauit, ad Tyri obsidionem transit Sala- 
dinus. Krat autem tunc in civit^te strenuus vir, Con>xtdfis mar^ 
chio MondslnrratL Nam eadem, ut dicitur die, qua christiani co^ 
mere in bello praedicto, ipse de Constantinopoli veniens, navigio 
ad civitatem api>licuit. Hie cum defensionem proraitteret civitalis, 
si post liberationem eius dominio subderetur, a cunctis civibus ci- 
vitatis casum formidantibus illi f2^ratiose offertur. Coepit proinde 
ad st< suaque tuenda non segniter agere; sed undique civitatem 
munire, confoi'tare cives et pro tuenda libertate ad probitatem in- 
(lucere universos. Advenions autem Saladinus et seorsum a suo 
oxorcitu positis cliristianis, ut eorum qui in civitate erant paterent 
obtulibus, ad Conradum transmisit nuntios : quod si civitatem red- 
<leret, patrem quern tenebat, restitueret et multis rerauneraret the- 
sauris. Ouo ronuente a Ptolomayda 24 galeas iussit procedere ad 
civitatis Tvrensis offensam marisque custodiam ut victualia et 
oninc auxilium prohiberent ; 24 quoque macbinas erexit offeaden- 
tes continue civitatem. Christiani tamen bellatores quotidie bis 
vel ter, ductore quodam Yspano strenuo milite, contra hostes fa- 
ciebant insultus; stabantque Saraceni, cum exirent, attoniti super 
illius militis probitate, quern Guercium militem vocabant. Marchio 
vero vasa navigabilia sic composuit, quod props terram poterant 
navigare, et cooperti homines per fenestras parvulas alios sa^tta- 
bant, galeaeque ad ea appropinquare non poterant. Contigit quo- 
quf\ ut ((uidam iuvenis cuiusdam admii*ati filius, offense patre, ad 
civitatem concurreret peteretque baptisnium. Huius nomine scri- 
ptam litteram cum spiculo marchio transmisit ad hostes ; in qua 
iuvenis Saladinum salutabat ut dominum : asserebat deinde civita- 
tis nosso stalum et nocte sciret fugere christianos : et si hiis non 
crodcbat, nocte ad portum faceret observari. lUe tenore litterae 
(lelcctatus, galeas bonis replet hominibus. Marchio vero ad muroi 
diligentem ponens custodiam, sed quietam, a barbacanis cunctof 
summovit : universos autem armatos ad portum currere iubet, ca* 



273 

tena portus deposita ad cautelam. Sara^oeni vero hoc sentientes, 
flctionem reputant veritatem et portum intrare fesiinant : postquam 
vero aliqua intravere navigia, elevatur catena, trutidantur qui in 
navigiis erant ; et armantur soUemniter christianis tarn acquisita 
quam habita prius navigia, et invadunt alios fugientes. Audiens 
vero marchio quod omnia barbacana essent a Saracenis repleta, 
illo properat, portas civitatis aperit et obviam illis processit : con- 
tinuoque Saraceni expulsi sunt: et ultra mille aut vulneribus aut 
praecipitio perierunt. Videns autem Saladiaus se terra marique 
superatum indoluit : obsidionem ultra prohibuit : in vespera galeas 
suas et machinas igne combussit indeque recessit ». 

Cap. IX 4c Conlinet qualiter civitates Tripolitana et Antioche- 
na cum quibusdam fortilitiis a Saladini irapetu praeservata sunt. 

« Post baec Saladinus non segnis nee piger usque Tripolim 

pertransit Videns Saladinus civium multitudinem 

paratam discessit Pergens versus Antiochiam Tbr- 

tosam civitatem obsedit Videns autem quia circa Tortosam 

nihil proficeret ..... coepit Valaniam .... Gtbel . . . . et infra 
trium mensium spatium totum Antiochenum obtinuit principatum 
excepto c&stro inexpugnabili domini patriarchae quod Cursarium 
dicitur et civitate Antiochiae : a qua recepta multa pecunia a do- 
mino patriarcha, recessit ad tempus, sperans quia circumquaque 
munitionibus occupatis civitas diu perdurare non posset. Subiecit 
itaque suae dominationi in principatu Antiocheno civitates et oppi- 
da 25 et ultra ». 

Senza dare qui tutto iutero 1* ultimo capitolo del testo della 
edizione di Bongarsio, si riconosce subito la differenza che passa 
fra Sanuto I e Sanuto II. Mentre nel primo (facendo anche astra- 
zione da cid, che ivi non si parla punto della generosity di Saladino), 
Saladino soltanto dopo la sua escursione contro Tripoli, passando 
pel Priucipato di Antiochia, si ferma innanzi a Tiro; nel Sanuto II 
si narra il contrario. Cosi pure Sanuto I tace lo stratagemma usato 
dal marchese di Monferrato e narrato da Sanuto II. — Sentiamo 
ora che cosa dice il ierzo testo di fra Paolino : 

Codice Vaticano 1960, f. 241** (cap. 28, parte 11): « Post hec 
(cio^ dopo la presa di Gerusalemme) redemptis multis et iuzta con- 
dictum eis dato securo conducto uxores atque filie Jerosolimitano- 
rom militum, qui in hello capti fuerant, ad Saladini usque presen- 
iiam admisse ediderunt lugubre eiulatum. Inquisita causa respon-^ 
dent se amisisse viros sibique possessiones sublatas ; petebant pro- 



274 

inde ad aliquid misericorditer restaurari. Die pietate motus eis qui 
Buperessent captione (?) reddi puellisque ex thesauris suis ddri 
iussit secundum quod cuiusque conditio exigebat ; easque se- 
cundum principatus sui magnificentiam blande consolatus est. At 
postquam Tripolim pervenerunt, christianos crudeliores Saracenis 
experiuntur. Nam execrabilis comes Tripolitanus cum satellibus 
suis, quicquid eis infideles dimiserant, abstulerunt. Deinde Saladi- 
nus Ascalonam hoc pacto per deditionem accepit, ut regem, ma- 
gistrum Templi et quosdam alios libertati donaret. Postea ivit ad 
obsidendum Tyrum. Sed ipsa die, qua captus est rex, illuc appli- 
cuit Corradus marchio Montisferrati strenuus pugnator, et eo 
pacto promittit defendere civitatem, ut dominetur ibidem. Conligit 
autem, ut cuiusdam admirati Alius ofifenso patre ad civitatem con- 
fugeret peteretque baptismum. Huius nomine scriptam literam cum 
spiculo transmisit marchio ad hostes, in qua iuvenis Saladioum 
salutabat ut dominura. Asserebat deinde civitatis nosce (nosse?) 
statum et nocte sciret fugere christianos, et si hiis non credebat, 
nocte ad portum faceret observari. Ille tenore litere delectatus, 
galeas bonis replet hominibus. Marchio ad muros diligentera po- 
nens custodiam sed quietam, et a barbacanis cunctos submovlt: 
uni versos autem armatos ad portum currere iubet. Cathena portus 
deponitur ad cautelam. Saraceni hiis conspectis fictionem repatanl 
veritatem et portum intrare festinant. Post vero intrata navigia 
levalur cathena et trucidatis Turchis muniuntur christianis. Postea 
in Saracenos, qui repleverant barbacanos, insiliens usque ad 1000 
stravit. Quod aspiciens Saladinus combustis suis machinis et resi- 
duo navigio obsidionem solvit. Post hec mandat comiti Tripolita- 
no etc >. 

Quindi anche qui Paolino III segue la serie cronologica dei 
fatti conforme al testo della edizione di Bongarsio, e non secondo 
quello pill antico di Marino Sanuto ; e che Paolino non fu fonte 
per Sanuto II, anzi all* opposto, lo si conosce dal mancare, per 
esempio, il fatto della mairona, ed anche da certe varianti di qual- 
che importanza, fra le quaU voglio accennare che Paolino fa arri- 
vare precisamente in Tiro il marchese di Monferrato il A nd 
quale il re Uuido era stato fatto prigione, non badando punto al- 
r lU (Ucitur dei Sanuto. 

Relativamente ai due primi testi dell* opera di Paolino, il pri- 
mo non contiene veruna sillaba del passo : < Post hec redemptis > 
flno a « obsidionem solvit >; mentre nel secondo si accranano 



275 

quel fatti soltanto con poche parole. Cod. Marc. f. 79'* (« Die Jeru- 
salem obsidet et optinet II. Octobris XIIII. die obsidionis »). Circa 
Tt/rum vero dampna recepit terra marique. Inde pergit TVipo- 
Um ». E cosi anche questi due testi non possono essere stall le 
fonti per Marino Sanuto I e II. Sanuto I segue qui piuttosto e let- 
teralmente la relazione di lacopo di Vitriaco (Bongarsio, pag. 1118 
e segg.) (1). 

Ove air opposto mi si domandi se in Paolino I e II trovasi 
qualche cosa di Sanuto I e II, debbo rispondere che in quanto al 
primo testo di Paolino cid non mi risulta. Questo testo fu compo- 
sto indipendentemente dal Sanuto, e piii propriamente si approssi- 
ma a Vincenzo de Beauvais ed alia storia ecclesiastica di Tolomeo 
di Lucca. Quanto poi al secondo testo di Paolino, in causa della 
sua brevity, non e si facile il distinguere se Sanuto I e II sieno 
state le fonti. 

Tutto al pill dalla serie cronologica de* fatti nel secondo pas- 
se — prima cioe I'assedio di Tiro e poi la spedizione contro Tri- 
poli — si potrebbe arguire, avuto riguardo al fin qui detto, che 
Paolino. II avesse usato il testo della edizione del Bongarsio. 

In altri punti poi ^ assai diiBcile, anzi impossibile, cotesta di- 
sUnzione, concordando ambo i testi Sanutiani. Cos), per esempio, 
dove si racconta il passaggio e Y incoronazione di Giovanni di 
Brienne. Voglio dare ancora per esteso questo passo del testo piii 
antico del Sanuto, stando esso in quella parte ove nel Cod. R. 1 
trovasi la gia citata nota marginale : « Abhinc usque in finem de 
magno tcio fratris Paulini sumptum est ». (Le varianti della edi- 
zione di Bongarsio, pag. 206, lib. Ill, parte XI, cap. 5, vengono po- 
ste fra parentesi). 

R. 1, f. 72\ lib. Ill, parte IX, cap. 4: « Continet lohannis co- 
mitis Brenensis adventum ac coronationem ; insultum quoque Sa- 
racenorum contra Ptholomaydam (2) et Christianorum in eos (et 
quae gesserunt in terra promissionis) ». 

« Cum igitur statutum approximaret tempus, prefatus comes 
et crucesignati railites ceteraque populi multitudo Marsilie intrant 
navigia, et impellente borea non Ptholomayde sed ad Cayphe ap- 
plicuerunt flumen. Obviavit autem venienti Ptholomensis clerus 

(1) Marino Sanuto II segul foree fra Francesco Pipino (V. Mubatobi.. SS., 
Vll, col. 300 e sejarg). 

(2) Nel manoscritto trovasi sovente scritto Piolom. ed anche Piholom., per 
eguagliauza mi ten go a quest" ultima ma^^era. 



276 

populusque cum ingenti gaudio in vigilia exaltationis sancte cru- 
cis ; nee distulit in crastino desponsare reginam, homagia quoque 
ipsa die a cunclis exigere 1210. Tyrum deinde properavit cum re- 
gina simul coronam accipere, presentibus pene cunctis baronibus 
et prelatis, dimissa carta militum quantitate ad custodiam Ptholo- 
mayde civitatis. Dum igitur Tyri aguntur coronationis solempnia 
(cor. s. T. ag.). Corradinus qui et Melee Maadam (Mahadan) con- 
sentiente nunc patre cum exereitu multo nimis civitatem Ptholo- 
maydam agressus est ; sed extra urbem Ptholomenses omnes (uni- 
versos) paratos armisque munitos invenit. Et dum Corradinus ipse 
exercitui ehristiano nimis appropiat nimisque coartat, spiculo sub 
aure equus illius pereutitur quod ad cerebrum usque pertransil 
(pervenit). Vulneratus equus furibunde se iactans elevansque Co^ 
radinum deieeit, et licet a eireumstantibus prompte erectus fuerit, 
in ipso tamen easu Turchi, heu, tam atroeiter clamaverunt, ut 
christianos omnes subitaneus tremor eoneusserit. Facta aatem ve- 
spera Corradinus cum suo apparatu regreditur. Rex vero et regina 
ceterique tertia die peracto solempnitatis ad Ptholomensem civi- 
tatem (ad e. Ptholomaydam) revertuntur. Post reditum rex lohan- 
nes magnum congregat apparatum et easale refertum divitiis, no- 
minatum vulgariter (v. n.) lusse, invasit, ceteraque multa casalia 
predatua, hominum ae iumentorum copiosam adducens predam, 
salvus cum suis ad propria remeavit. Extunc vero, quasi obsessi 
essent in Ptholomayda (peregrini) nunquam amplius exierunt: non 
rex nee (non) baro, non crucesignatus ; et faetus est quasi popola- 
ris quilibet militaris, donee aliud venit passagium, de quo infra se- 
quenti eapitulo (c. s.). Sohim interim (interdum) Gualterus de 
Monte Beliarcho, frater matris Johannis regis, qui de regno Cypri 
ad eum confugerat, quia de maguis peeuniis a rege Hugone, &cto 
adulte etatis, requirebatur reddere rationem, cum stole per mare 
ad partes accedens Egipti, per flumen Damiate ascendit usque ad 
oppidum vulgariter dictum Bore, et eum multo luero Ptholomay- 
dam reddit. Eodem anno 1214 Albertus patriarcba lerosoL in pro- 
cessione occisus (mortuus) est Cui suceessit Rodulphus. Agari 
(? Agareni) vero attendentes, quia (quod) rex lobannes et qui com 
eo transierant, longe quam putaverant inferioris esse (? essent) 
potentie, satis eito post eoronationem ipsius congregate exercita 
inter cetera ehristianis molesta, castrum firmant (firmayerunt) in 
monte Tabor, IX leuchis a Ptholomayda, ut eandem. civitatem am- 
plius molestarcnt, unJe et antg ipsam sepius discurrebaat Pone- 



277 

grini quoque repatriabant nee remanserunt homines multum divi- 
tes vel potentes ». 

Nel primo testo di Paolino di tutto cid non si fa parola ; nel 
secondo invece (Cod. Marc, f. 80''), nella rubrica dei € Re di Ge- 
rusalemme », si racconta quanto segue; «... transiens vero (sc. 
lohannes Brenensis comes) usque ad 300 milites secum duxit. Post 
coronacionem semel perrexit ad casale vulgariter dictum lusse et 
eum cum pluribus aliis depredatur et copiosam predam reportavit 
animalium bominumque. Videntes autem Turcbi venisse longe 
quam putabant inferioris potentie, inter cetera christianis molesta 
firmaverunt castrum in raonte Tabor, ut Ptholomaidam amplius 
molestarent, unde quasi obsessi extunc in civilate manebant. Pe- 
regrini quoque repatriabant nee remanserunt homines multum di- 
vites vel potentes ». Poi nella rubrica Soldani Damasi et Egyptij 
dicesi inoltre : « Corradinus filius soldanus Damasci. Hie yiventi3 
patre ante Ptholomaydam venit bis ; secunda vice equus eius in 
celebro {sic!) percussus spiculo eum terre alisit (allisit). Postea Je- 
rusalem capit ». 

Ma sentiamo anche questo passo nel terzo testo di Paolino 
(Cod. Vaticano 1960, f. 247^ cap. 230, parte 2): 

« 1210 lohannes comes Brenensis Ptholomaydam aplicuit(^/ 
vedi sopra R. 1, p. 275) pergitque Tyrum cum prelatis et baroni- 
bus, ubi reginam desponsat et coronatur. Corradinus autem qui et 
Melech Maaddam Ptholomaydam agressus Ptholomenses extra ur- 
bem paratos invenit. Et cum nimis appropinquaret, equus illius 
sub aure percussus furibunde se iactans ilium deiecit. Facta autem 
vespera ad propria regressus est. Rex Ptholomaydam rediens se- 
mel predam magnam egit et cum suis salvus rediit. Extunc chri- 
stiani quasi obsessi essent numquam exibant. Saraceni autem vi- 
dentes eum inferioris esse potentie quam putabant, firmaverunt 
castrum in monte Tabor : et ante Ptholomaydam sepius discurre- 
bant, propter quod multi peregrini repatriabant divites et poten- 
tes ». 

Quindi non si pud qui credere e dire che Sanuto abbia adope- 
rato Paolino, ma ben Paolino puo avere attinto da Sanuto I e II. 
Degli altri passi che potei annotare soltanto uno ^ quello che mi 
permette con maggiore probability di conchiudere suUa corrispon- 
denza del secondo testo di Paolino coi due del Sanuto ; cio6 il 
passo della conquista di Tiro fatta dai Veneziani nel 1124. Quasi 
seguendo lacopo di Vitriaco (Bongarsio, pag. 1072, lin. 16) il (eslQ 



278 

pill vecchto del Sanuto racconta il fatlo nel seguente mo»lo (Co- 
dice R. 1, f. 58, lib. Ill, parte III, cap. 5 « de obsidione et captione 
Tyri et edificatione castri Thoroni »): 

«.... Post hec vero cum secundus rex lerosolomitanus Baldui- 
nus de Burgo peccatis exigentibus in captivitate Saracenorum de- 
tineretur, dominus patriarcha lerosolimitanus cum archiepiscopis et 
episcopis et aliis regni baronibus cum comite Tripolitano civitatem 
obsidione vallavit, cum duce etiam Venetorum, domino Dominico 
Michaele (il nome manca in lacopo de Vitriaco), qui multitudine 
pugnatorum comitatus cum galeis 40 et multis tam majoribus 
quam minoribus navibus ex parte navis urbem obsedit. Qui cam 
multo (immenso) labore et multa sanguinis efiusione cum variis 
machinis et bellicis instrumentis longo tempore civitatem impu- 
gnassent, quinto obsidionis mensc cives fame intollerabili deficien- 
tes ad deditionem compulerunt: qui sal vis personis et rebus nostris 
resignaverunt civitatem. Anno igitur ab incarnatione Domini 1124 
capta est clvitas Tyrensis a christianis et christiano nomine resti- 
tuta. ». 

Con ci6 non concorda punto il secondo teste di Paolino, 
dove nella rubrica Duces Veneciarum ( Cod. Marc, f. 76 ft) la re- 
lazione k di tal tenore : 

€ Dominus Michael. Iste invitatus a Rege lerusalem et prela- 
lis cum magno stolo iens in via (T vi*) superavit classem Babiloni- 
cam. Postea versus Egyptura navigans usque civitatem Laris X 
naves cepit, quibus exercitus ditatus est. Interim rex lerusalem 
captus est a Turchis {sic !) Veneti autem cum baronibus et prelatis 
concordaverunt obsidere Tyrum et pacta inierunt postea per re- 
gem confirmata : quod in omni civitate, quam caperent, Veneti hi- 
beant rugam 1 liberam et francham, 1 ecclesiam, 1 balneum, 1 di- 
banum omniaque sua libera et francha sicud rex. In Ptholomajda 
autem facere valeant predicta et 1 molendinum et habere mensa- 
ras bladi, vini et olei. Et de Tyro habeant annuatim 300 bisancia 
et terciam partem Tyri et Ascalone si eas capi contingent. Sed pro 
defensione earum terciam partem expensarum ponere debebant 
Et si Venetus cum Veneto causam haberet, eorum more iudicaU- 
tur. Ceperunt postea Tyrum 1124 ultimo lunii; et exierunt Ve- 
neti de Ptholomayda ad hoc opus XV februarii ». 

Se si confronti questo passo col teste edito dal Boagarao 
(lib. Ill, parte VI, cap. 11 e 12, pag. 159, 160), si viene iacilmeBte 
A conoscere cbe Paolino II ci d& soltanto un estratto dalla jtt 



279 

estesa narrazione die trovasi nel Bongarsio, ed oltre a cid fe da 
osservare che Paolino non poteva comporre la sua breve descri- 
zione sulla base del suo prima lavoro, cio6 deirepitome, in quanto 
che il primo testo di Paolino non parla punto di ci6, ed 11 terzo 
teste molto piu compendioso del secondo, s* avvicina sempre piii al 
testo Sanutiano publicato nel Bongarsio. 

Quindi si pud con bastevole sicurezza asserire che i due primi 
testi di Marino Sanuto del Liber secretorum fideUum c^mcis esi- 
stevano gia innanzi al secondo e terzo testo deir opera storica di 
Paolino. Certo, allora non si potra facilmente acconsentire alia 
supposizione di G. M. Thomas che Sanuto si sia valso di Paolino, 
e con cid concludo le mie discussioni. 

APPENDICE 

A merito della distinta gentilezza del sig. Bibliotecario D. A. 
Neubauer della Bodleiana di Oxford^ vengo a sapere che il sig. 
M. Walter Sneyd non publicd giammai, ne voile publicare il ma- 
noscritto, ma lo vend6 al Museo Britannico. La mia supposizione 
allora che questo Codice sia identico a quello che io citai a p. 263, 
nota 2, n. 11 del Museo Britannico segnato col n. 27376 degli Ad- 
ditional manuscripts y viene confermata da una lettera di quel 
Bibliotecario Edward A. Bond, il quale dietro mia domanda mi 
assicuro essere stato venduto il Codice in parola nel 1866 al Mu- 
seo Britannico, e che esso deriva veramente dalla sostanza lasciata 
dall'ab. Canonici. Cosl anche questo importante Codice di Marino 
Sanuto venne fortunatamente ricuperato. 



PROVVEDIMENTI PRESI 
DAL CONSIGLIO DI VERONA 



IN OCCASIONE 



DELL A PIENA D'ADIGE DEL 1757, 



£l utile sempre paragonare il presente al passato. Persoaso 
che metterebbe conto indagare quali siano stati i provvedimenti 
presi dair autorita cittadina nell* occasione delle varie escrescen- 
ze d* Adige, raccolsi intanto questi pochi documenti sopra una di 
esse. 

Scrivo due righe sulla grande plena delFAdige del secolo 
scorso, ma il pensiero fe tuttora rivolto alia inondazione del 16-20 
Settembre p. p. (1). Chi fu presente al lagrimevole spettacolo dd- 
r Adige, che correva torbidamente biondo e furioso per le vie di 
Verona, non lo pud scordare mai piii; le angoscie di quel giominoa 
si dimenticano. II Municipio Veronese, nella dolorosissima drco- 
stanza, si fece perno dell* organizzazione de* mezzi di salvataggio, 
e centro dei comitati di soccorso agli sventurati. L*esercito si got- 
dagnd la piii viva gratitudine dei cittadini, colla abnegazione e 
coi tentativi difficili e fortunati per la salvezza e V approwigio- 
namento di quanti avevano la casa cadente, e dovevano sloggiar- 
la, affrontando qualsiasi rischio, e sprezzando ogni piii evideoto 
pericolo (2). 

L* inondazione dell* anno corrente non trova riacontro con li- 
tre di questo secolo ; per trovarne una con cui paragonaria, biso- 
gna risalire a quella del 1757, cbe divenne celebre per V eroisno 

(1) Un' altra plena d' Adige si ebbe un mese dopo. Add\ 29 Ottobre rteqpi 
occup6 pareccbie delle strade piii basse ; minacci6 aeriamenle le Regaatet.ZnO' 

(2) Nessun giornale ricord6 la cadata (17 Settembre) della icaligeraeMM 
del dazio alia catenM, nella contrada s. Zeng. 



281 

di Bartolomeo Rubele, dallo Smiles divulgato e fatto noto a tutta 
r Europa, narrandolo (inesattamente per altro) nel suo popolaris- 
simo libro: Chi siaiuta Dio V aiiita, Tutta via la piena del 1757 
fu d' assai inferiore alFattuale (1). Nelle due inondazioni si verifi- 
carono del fatti consimili. Nel 1757 fu danneggiato il Ponte Pietra, 
e cadde in buona parte il Ponte Navi ; ora il Ponte Nuovo cadde 
quasi totalmente , il Ponte Aleardi (in ferro) fu trasportato via 
dalla corrente, e il Ponte Navi ebbe esso pure qualche nocuinento. 
Allora come adesso T acqua ruppe il muro della riva destra del- 
TAdigetto di fronte a Castel Vecchio. Quest' anno anzi si ^ temuto 
che il fiume mutasse il corso, e gettandosi violentemente nelFAdi- 
getto, compromettesse la conservazione d* uno dei migliori quar- 
tieri della cittk. La melma si depositd lungo le strade e nelle case 
allora, come adesso. Ora fu levata in pochi giorni a spese del Mu- 
nicipio, ed allora la si lascid in buona parte sul sito fino airinverno; 
passata la stagione delle semine, si diede T incarico deir cspurgo 
agli abitanti dei sobborghi. Tanto nel secolo scorso come oggi, si 
videro pericolare edifici, ai quali 1' acqua esternamente non per- 
venne, o che ne furono appena lambiti ; e ci6 a causa delle filtra- 
zioni sotterranee, facilissime in un terreno di alluvione, com' 6 il 
nostro in gran parte. Nel secolo scorso non c'erano le gallerie per 
lo scolo delle acque pip vane; eppure i fenomeni che noi deploriamo 
oggi, avvennero anche allora presso a poco nelle identiche pro- 
porzioni, fatta ragione della differenza delle circostanze. 

Una profonda diversity fra il secolo nostro e i secoli passati 
consLste nel difierente apprezzamento fatto in riguardo alia compe- 
tenza dello Stato e del Comune nel riparare ai ponti (principali) in 
citti, ed aglLargini, anche esternamente alla.citta. Mentre nessuno 
vorrebbe oggi costringere il Comune di Verona a chiudere la 
grande rotta fatta adesso sulla sponda destra delFAdige, presso 
Legnago, in addietro la « Magnitica Citta > si riteneva obbligata 
a riparazioni consimili (2). Peraltro nel 1757, sia perche non fossero 
avvenute rotte, sia pef altri motivi, non trovasi fatta parola di 
questo argomento; ma, in seguito alia terribile piena del 1577, la 
Cittk incontrd un prestito presso il Monte di Pieta (da cui all'epoca 

(1) Nel cortile del Civico Museo (gia Palazzo Pom pel), sul lungadige Porta 
Vittoria, Tacqua sail nel 1757 a ceutimctri 93. La piena di quest' anno supero 
la delta altezza di cent. 73, giungcndo Ano a m. 1,66. * 

(2) Questo sia detto senza entrare nella veccbia questione sulla eutita giu-- 
ridica della Magnifica Cittd. 

19 



282 

napoleonica si stacco V attualc Cassa di Risparmio) appunto per 
riparare aile rotte dell' Adige (1). Per V opposto oggi il Coniunesi 
riguarda tenuto a riediiicare a proprie spese il Ponte Nuovo: 
quando nel passato secoio, i lavori al Ponte Navi ed al Ponte 
Pietra furoiio sosteiiuti per intero dallo Stato Veneziano. E al 
Capitano Vice-Podesta di Verona clie nel 1758 sottoposero, inter- 
pellati, i loro progetti, il conte Alessandro Pompei, il sergeDte 
iiiaggiore ing. Xaverio Avesani, il capitano ingegnere Tommaso 
Pedrinelli, e Adriano Cristofali, ingegnere ed architetto della 
« Magnifica Citta ». II Senato si preoccupo dell* affare con ducali 
17 Agosto e 20 Dicembre 1758, e 10 Aprile 1700, disponendo che 
tutti i lavori si facessero a carico della cassa publica (2). 

Come si vcde, la Citta si ritenne obbligata a niinor numero di 
speso nel secoio scorso, che non oggidL II reslauro ai ponti fu a 
spese del governo, e T espurgo della nielma a carico dei sobbor- 
ghi ; alle persone che vi si prestavano coir opera propria, e col la- 
voro dei loro buoi, non si credette dover dare nessun paganicnto 
o mercede. Solamente si dispose per una gratilicazione, la quale 
peraltro era qualcosa piii che discrcla (come viene chiamata), cal- 
colandosi a 22,000 ducati. 

Un' altra divei'sita nclle disposizioni comunali, sta in cid che 
allora il fango si port6 fuori della citta. Oggidl invece si attenuo 
la fatica, e si affretti il lavoro facendolo gettare per la massima 
parte nuovamente neir Adige. Solo in piccole proporzioni lo si 
trasportd fuori di Porta Nuova, a rierapire 1' abbassameuto verso 
r Adige : ovvero lo si porto fuori di Porta Pallio, per alzare il li- 
vello e migliorare i campi in quella poco fertile bassura, che ri- 
tiensi fosse V antico letto del flume. 

Tanto allora come al presente, si riguardo come aggrario 
di Verona, il riatto delle strade, e la ricostruzione e riparazione 
delle fabbriche di proprieta cittadina. Per le sole fabbriche nd 
1757 si calcolarono i danni della Citta neir enorme somma di du- 
cati 115,530. Oggidl si chiese Telemosina per i poveri danneg- 
giati ; nel secoio scorso il Comune la domandd a Venezia per rt, 

(1) Atti del Consiglio, tomo MM, fol. 154' (Ant. Arch. Veronesi). 

(2) I progretti dcgli inge^neri c architcttl suddetti, coUe relative dispoii' 
zioni del Senato, si trovnno rnceolti in un opuscolo ms.. Scritiure de Prtfuttrit 
Ducali delV Ecc.ino Senato per la r\fabhrica del Ponte delle Ndui e rUtan 
del Ponte delta Pietra delVanno 1758 (Proc. Comun. busta 27. 90: Ant Ardufi 
Veroucsij . 



283 

e n'ebbe ducati 10,000 come apprendiamo dalla ducale 29 Dicem- 
bre 1757. 

E nolo che il sisteraa di salvataggio ed approvvigionamento 
nel secolo scorso si fece solto la direzioae dei Rettori, Girolamo 
Bollani e Lodovico Manin, i quali noininarono alcuni deputati con- 
tradali : mentre ora ag'i una coininissione norainata appositamente 
dal Municipio. Di cio parla auche il Biancolini (I). Ma altre parti- 
colariUi noil mi parevano altrettanto conosciute, siccli^ stimai non 
del tutto inutile ricordare le deliberazioni consigliari relative. 

La prima volta che nel Consiglio dei XII e dei L si parlo 
della piena del 2 Settembre 1757, fu il 16 Dicembre appresso. I 
XII e L, dopo r inondazione, si radunarono primieramente if 12 
Settembre, ma si occuparono di tutt' altro argomento : € pro addi- 
tiono ordinaria magniftci Consilii XII » (2). Per sentir parlare del- 
r Adige bisogna aspettare fino al 24 di quel raese (3), quando si 
tratto: « Pro praesidc ad citstodiam Athesis. Sumpto scrutinio 
datus et adprobatus fuit: Augustinus Pizuolatus — Pro Prouisio- 
naiore Athesis, Sumpto scrutinio datus et adprobatus fuit : Hora- 
tius de Guastaversis. — Pro Ingcgncrio Athesis, Datus et adpro- 
batus fuit: Adrianus Chrislofali ». Quoste non erano raagistrature 
nuove : tutt' altro. Ogni auno si sceglievano cinque presidi alia cu- 
stodia deir Adige, e (in via ordinaria) due provisionati del fiume. 
Quanto all' ingegnere, fino dal 1748 era il Cristofali. 

Deir inondazione in proprio senso, non parlasi prima del IG 
Dicembre 1757 (4), ed e per trattare dell' espurgo delle strade 
dalla melma. 

Dimissis mutis rcmaDsit Magnificum Consilium XII o L Praosi- 

dentibus Ill.mis et Ex.mis dnis Rector! bus in vo. 48. 

Pro purganda Civilate. 

Lecta iterum fuit pars infrnHcripta, pro qua dc loco concionis fauorabiliter 
disseruit dominus Joannes baptista Spolucrinus marchio, prouisor comunis : 
contradixit de eodem loco dominus Petrus fabenus Riuanellus legum Conserua- 
tor Sacrista et Officio fungens legum con trad ictoris, cui Pars biduo ante ostensa 
jam fuerat juxta iegpes, quae sutfragijs exposita, capta remansit cum vo. 4G pro, 
2 contra. 

Terminate cssendo le semine o cessati altri piu urgenti lavori della Cam- 

(1) Serie cronol. dii Vesc. e Oovern. di Verona y Ver., 1760, p. 55 segg. 

(2) Atti del Consiglio, tomo NNNN, f. 177. La precedente seduta erasi t©- 
tiuta r ultimo Agosto (f. 175]. 

(3) Vol. cit, t 17T-8. 

(4) Vol. cit., f. 18A'. 



284 

pajrna, :i motiuo do' qu'ili fa sosjjosa rv)i)('ra di pnrgare le cittk dalle dop»i- 
zioiii fan:::o«p, ond(» rininso in^ombrata per la niolentisasima e da alcunodej^li 
abitanti non pin vodiita inonuaziuue ddTAdigo, cbe st^gui nelli g'iomi primoe 
Sticondo del pas^ato suUcinbrc, Kg'li 6 della maturita di questo Qmsiglio il c^r- 
care cbe sia ripi(>:iiato o compiuto nol pin breve termine lo sgt^mbro autedetto 
por restituire alia Citth il suo buon aspetto, per rendere pratticabili .toiite strode 
eziandio principalis ora aflbgate dal fanj^o, e per a^isicurare altri ogffetti, cbs 
p()trcbtx)no farsi di coiimne non lc<^giera importaiiza; e pero a proposizioae del 
Magniflco Marcbose Oianbattista Spoluerini Prouisor di Comun andera Parte 
posta per li Mai^nittci l^rouisori e Cousiglio de Xll. 

Cbo al zcio (lelli Ma.:^nilici Prouisori di Comun e Ck)n8eruatori delle Leggi 
sia demandata rinooinbnuza di ripartire tra le contrade suburbaiio in propor^ 
ziono dolie roapnttiue boarie il lavoro, cho resta a farsi per 1' intiero espurgo 
dolla Cittii, assognando a ciascbediiuo lo Btrade lo quali da ogir una di evse 
douranno ossero riuiondate dentro quel discreto termine di tempo, cbe sara ioro 
asseguato, condiicendo il terreno fiiori dclle Porte, e in quei siti cbe uprraoo 
stabiliti dairauttorita dolli Ecc.mi Rettori. Alii prcdetti Magiiifiri Signori l*n>- 
iieditori e (.'.Misf^ruatori dolle Lcggi resta impartita facolti di sborsare a ciascbe- 
duna dftlle contrade suburbane aotescritte, non in uia di pagamento o merced^ 
ma per semplicc riconosccnza e rogalo, quella discreta somma di denaro, che 
auuto riguardo alia respcttiua fattica coirapprouazione anco di S. E. Podesta 
sara creduto conueniento, coUa quale gratuita contribuzione le Buddctte ooD- 
trade e Ioro abitanti sMntcndcranno tacitati anco per il lavoro da esdi incoDtnto 
nol settembrc decorso. CoUo stesso mctodo douranno li Mag'nilici Proueditorie 
Conseruatori dclle Leggi prouedere percb6 siano otturate le profoude escaiu- 
zioni fatto dalla uiolcnza delle aque nella publica strada del Casteluecchto, et 
alle Orsoline. Uestando uiuamente suplicati li Ecc.mi Public! Rappresentaoti a 
prot(.'ggt'ri> colla Ioro autorita Tesecuzionc del prvsente prouedimento. Sara 
suplito air occorrcnto spesa col denaro di cassa corrcnte, a redintegro della 
quale si risserua questo numcro di prendere quelle misure, che Becondo leeoo- 
tiugenze trouera conuenicnti. 

Dopo la ricordata ducale del 29 Dicembre 1757, si radundil 
ConsigUo dei L e LXXIII, detto altrimeuti il Consiglio universale 
della Citta, composto cioe dei L, e di tutte le sei mude (bimensili) 
dei XII. Scopo della seduta, alia quale furouo present! i Rettori, 
era la lettura della suddetta ducale, provocata da una istanza fatta 
al Senate dai Pro vvedi tori della Citta, coll' appoggio delle racco- 
mandazioni fatte dai Rettori. La radunanza non segui immediata- 
luente alia ducale, poicli^ si tenne solamente il 21 Febb. dell' anno 
seguente, 1758. La seduta fu tutta occupata, com* era cooveniente, 
ill ringraziamenti, e in proteste di fedele ossequio. Costume por- 
ta va (tauto passavano tranquille le discussion! d*allora) che si see- 
glicsse appositamente un confraddiiore alle singole proposte: qo^ 
sta volta, per lodecole riverenza al Senato, si derogd anche a 
quest* uso ; e gli atti di grazie furono deliberati ad unanimity £ 



285 

suffrag^. Si lodarono ancora la costanza e la caritd dei Rettori. 
n nostro Consiglio nella seduta del 29 Settembre p. p. ringrazid 
S. M., e il Ministro dei 1. p. che visitarono la disgraziata citt& ; e 
nomind cittadini ad onore il Prefetlo, il Generale del III corpo 
d' annata e il Comandante del presidio : nonch6 deliberd una ta- 
vola in bronzo in onor dell' esercito. Nel secolo scorso, pure dimo- 
strando riconoscenza soraraa ai rappresentanti civile e railitare del 
govemo, i ringraziamenti non si resero se non al Doge e al Senalo. 

Forse potrk trovarsi curiosa la relazione sulla piena, che tro- 
vasi inserita nelle Parte, e che sembra redatta da colui che fece 
sua la proposta, cioe dal conte Carlo Maria Albert! Cerraison. 

Riferisco per disteso il relativo processo verbale : 

DIeMartIs 21 February maue 1758 in Consilio L et LXXII. Praesidentibus 
in.mis et Exc.mis dominfs Rectoribus in vo. 82. 

Pro Athesi. 

Lectig Litteris Ducolibus die! 29 Dpcfmbris 1757 Maflmificus Co. CaroluB 
Maria de Albertis Cermisonus Prouisor Comunis de loco concionis plura habuit 
snper sing^lari beneuolentia, qua ser.mus Princeps Ciuitatem banc prosequi 
dig^etnr, et dnorum Consiliariorum animia ad summnnn obscquium erga 
Ser.mum Dominium, plenam obedientiam, intepramque fidelitatem perpetuo, 
At enixe colendam acoomodata oratione incendit, confirmauitque. Hinc posita 
tali Para infraacripta quae non contradicta ob laudabilem reuerentiam, et suf- 
firagijs exposita, capta remansit cum vocibus omnibus. 

Memorabile ne' tempi eziandio piu lontani sark la uiolentissima escrescenza 
delfAdi^, cbe doppo auere assai danne^priate le Citt^ di Bolgiano, di Trento, 
et i loro distretti, tanti danni pec6 a questa nostra nelli jriorni primo e secondo 
del paaaato Settembre, con desolazlone uniuersale de^ Cittadini per quei moltis- 
Bimi, cbe ftiggrendo a graue stento dalle innoudate abitazioni portauano in s^, e 
e spargeuano in altri il terrore d'un vicino ultimo eccidio. Delle quarantasctte 
contrade nelle quali si diuide IMntemo delta Citta sole otto rimasero del tutto 
immnnl dallo straordinario allapramento. Nella maggrior parte di quelle, cbe 
sosTRetteui furono, Taqua si aiz6 dalli tre alii sei piedi, in alcune crebbe alii 
sette, in altre alii noue, in altre flno alii dieci, e prccisamente al Monastero di 
8. Lucia in contrk d'Ogni Santi agiunse aU'enorme altezza di undici piedi 
qaattr^oncie e mezza, superando li (di ?) cinque piedi e quasi due oncie la piena 
del 1719, e di sette oncie e tre quarti quella piu famosa de' 31 ottobre 1567, 
seflToata alia ven. Cbiesa di s. Maria della Vittoria. La forza della corrente 8cau6 
alia Cbiesa delle Orsoline, e nella strada occidentale al Castel ueccbio> ample 
uoraginiy abbattendo iui il grosso muro, cbe corre lungo TAdigetto; rouesci6 
Tantica muraglia di Citta lungo I'Adige contigua al baloardo di s. Francesco, 
et altre minori a s. Bernardino, a s. Daniele, a Cappucini, air Orto de Co. 
Gaxola, al luogo detto del Bersaglio et altroue ; 8piant6 la bcccheria d' Isolo, e 
distmsse. la uicina casa di ragione privata ; atterrb due case non lontano dalla 
predetta cbiesa della Vittoria, due uicine a s. Antonio dal Corso, e sconcert6 i 
fou(jh(menti d' altre moltissime in luoghi cziaudiu, a quali non fu veduta estcn^ 



286 

dersi Tlnnondazione, ftioondosi strnda s?ottprrnnpamPTite da per tntto I'immwitt 
plena. II danno della Cittk o de' particolnri per la spesa dl rialzare le fabriche 
cadute, e di ristauraro 1p cadpnti ft gtlma de' Pprit! si 6 trouato ascendere a Dd- 
cati centosettantaseimilla cinqnecento noDantauno dal rtosso. Anche il Ponte 
delle NauK chc di tanto ornamento era e di commodo per Tinsipme struttura, 
Bojrpriacquo miRpramonto al communp disastro, precipitati essendo li due prandi 
archi lateral! alia Torre piantata nel mezzo di esse ponte, la quale, scaaato 
daprimmonsi Dortici il terreno sotto Tangolo uerso s. Fermo. rimnse incliaata 
contro il corso del flume, p pendonte setto piodi e tre oncie. che formano la 
settima parte et un terzo dell'intiera pua base In co8\ laprrimevoli continsreaie 
ammirabilc fn la costinza e caritk deprli Ecc.mi Rettori. In cinschedona delle 
afflitte con trade deputaroroeittadini, ondo sottraere al pericolo tante fiami;:li'', 
cho restauano in preda delle aque senza aliment! ed ajuto; disposero inoltre 
militari custodie. percli6 rubate non fosporo col fauor della nottc da malnair?! 
vomini le abbandonate coso: inuiprilando eziandio, accio nellMmpensato aone- 
nimento alia Cittii non mancassero le c^>se necessarie alia uita ; ct accorrendoin 
persona onunque piu urprente appariua il bisogno, per la cui amorosa sollecitu- 
dine la nostra popolazione donr^ loro ;rrazie immortali. Rimarcabilissixni poi 
furono i danni rissrntiti dalle Arti e dal rommerciO; per pli ediflzi del maglio 
da ferro in contni di S. Silvestro, e di quelli da seprare lepnami a S. Maria in 
Orpanis et in Cittndella, quasi che intieramente distrutti; come ancora per le 
molto barelio, e muliui infranti, c del tutto perduti, e per la strabocelieuole 
qnantita di lop-nami e d' altre merci, che furono pruaste o asportafe dalla insu- 
pprabil corrente, col discapito alio sudette Arti di circa sessanta milla daeati. 
Ma so <lureuolc esser deup per lunprhe oik la funesta rimenibmnza di tanti mali, 
assai piu memorabile e crlorioaa correr.^ j)er le bocche dejrli vomini la pirta 
deir Ecc.mo Sonato, il quale putornamente commosso al primo annunciodellf 
nostrc sciapuro con spociose Ducali 3 Sottcnibrc decorso incarici) pli Ecccjlmi 
Rappresen tanti ad accorrerc anco col Ptiblico denaro a tutto cio, che fosse indi- 
spcnsabilo per la salvezza di questo suo amatissimo popolo, e colle siicci^ueS9 
Decembre ora lotto ha uoluto dare ulterior! prone di sincrolare affeiriono alia 
diuotissima ('itta nostra, assepntindole dal Reprio erario Dncati diecimilla di 
piazza, onde recarle solieuo ne' prauissinii sofTorti discapiti. Per li qual! attidi 
Sourana Cariti douendosi dare quelle, che per noi si possono map>rior! testimo- 
nianze di umilissima pratitudiiie, e di riuerenti>8in)0 oseqiiio uerso un Prendpe 
cotanto beueffico. a proposizione del Mapnifico Co. Carlo Maria Alberti Cenoi- 
son Prouisor di Veroua ander^ Parte. 

Che siano supplicati pli Ecc.mi Rettori rassepnare a Sua Serenity i pin aioi 
umilissim! rendimenti di prazie, le proteste siuceriasime della perpetua o»- 
quiosa riconosccnza di questo Conseplio per la b«>nipnita incomparahileT coo 
cui r Ecc.mo Seiiato si compiace di ripuardnre questa sua fedelisBima Citti 
Nella fat^le disauuentura accadutaci, consolazione mappiorc non poteta arri- 
uarci, che quella di ottenere un nuouo insipne testimonio della sourana predi- 
lezione, di cui, correndo pia il quarto secolo della Tortunatiasima dedisione no- 
stra, spcrimentati abbiamo tante uolte a nostro sommo uantapgio, beueflcen- 
tisdiin! efTetti. La riconlanza delle Publiche Muniflccnze uluer^ etema nella 
men to, e uel cuore d! tutti noi, onde in flam marc! sempre piu nella natnrale nbt- 
dienza, et accesa nostra diuoziouo al Ser.mo Domiuio ; e quella pure uerra tra- 
maudata di mano in mano alia uiemoria du' poster!, perehd conoscano anelie di 



287 

ei6 la fblicltk stngrolariasima da Dio Sipmore a noi accordatacoirassogrflrettarci 
ad an Prencipe, i1 quale repr?6 e prouerna con saute leprflTi ^ s^oi popoli, e cbe 
aoeoppiando alio splendore della Re<ria autoreuole maest^ le dolcissime attrat- 
tlne d*ana Caritii ueramente paterna, incatena a s^ con indissolubile nodo di 
ooatantissima rasseprnazione e di zelo ardentissimo il cuore de' sudditi, che ^ la 
piti nobil parte deirvorao. E se dise^nate le infelici uicende, onde fii tanto 
amaro e deplorabile a nostri Antenati il terzo lustro del seoolo sesto decimo, a 
diferenza di tatte Taltre Citt^ suddite Verona sola ebbe Tonore di appendere 
nella Dacale Basilica un nobile monumento della propria incontaminata fedelt^, 
Doi pare e qaelli che uerranno doppo di noi, emulando le onorate proue de' no- 
stri Progrenitori, ci faremo pregio di sacriflcare in ogni tempo V ingegno, le so- 
atanze, et il sangue pel reale servizio di Sua Serenity, e per la gloria della Se- 
renisBima sempre inuitta Republica. 

Franciscus Lauredano Dei Gratia Dux Venetiarum etc. Nobb. et Sapp. Viris 
Hieronymo BoUani de suo mandato Potestati, et Ludouico Manino Capitaneo 
Veronae fldelibus dilectis salutem et dilectionis afTectum. Versato avendo quosto 
Magistrato de' Deputati et Aggionti sopra la prouision del dinaro sopra le dili- 
genii nostre lettere 22 settembre decorso, cui ha dato rootiuo la suplica presen- 
lata alia Signoria Nostra a come de' Proueditori di cotesta fedelissima Cittk, ci 
fo nuouamente presenti li dannl granissimi, che per le ultimamente note innon- 
dazioni ba ella rissentito tanto rapporto alli stabili, agli edifizj e mobili somma- 
mente pregiudicati di ragione de' Cittadini. quanto rapporto alle strade et alle 
Cabricbe di ragione del corpo della Cittk. Commosso per6 giustamente Tanimo 
paterno del Senato dalla grauitk di co8\ funeste disgrazie, per riparare alle quali 
nella sola parte delle fabriche sentesi ascendere la surnma occorrente a Ducati 
115530; oltre Taggrauio, che deue incontrarsi per lo sgombro delle strade, e 
per il trasporto delle deposizioni fangose di altri Ducati 22 in circa, e disposta 
essendo la publica caritk e compatimento a tali e tanti sofTerti pregiudizij e 
danni, a dare un qualcho conueniente soccorso e suffragio alia Cittk roedesima, 
in argomento anche di quella predilezione con cui 6 dal Senato riguardata per 
le benemerenze, e per le particolari quality che la distinguono, le resta per una 
uolta tanto, et in uista a qualuDquc esigenza accordati la summa di ducati die- 
cimille ualuta di piazza, che dal Sauio Gassier del Collegio ui sar^ sommini- 
strata, onde con tale soccorso dar ella possa pronta mano e principio alli piu 
neoessarij ristauri. E come Toggetto principale di tale publica caritateuole di- 
apoaizione h di prestaro soUieuo a proprg sudditi, cos\ sark deirattenzione no- 
stra, neiratto di renderia nota k cotesti Proueditori, di significar loro essere in- 
tenzione del Senato, che per il di piu che occoresse non abbia a gfettarsi alcuna 
estraordinaria colta, n6 sopra Testimo reale, nd mercantile, n^ personale, ma 
che abbiasi a supplire collo naturali sue rendite. Vol ui prestarete a ci6 col solito 
noetro impegno, inuig^laudo pure con attenta cura, affinch^ sia impiegato il 
soldo sudetto nelle piu premurose et urgent! occorrenze, douendo per ogni altra 
accorrervi nel modo, che conuenisse, dalla Cittk medesima. 

Dat. in Nostro Ducali Palatio die XXIX. Decembris Indictione VI. 
MDCX;XXXXXVII. 

GiBOLAMO Alberti Segrttario. 
Tergo Nobb. ot Sapp. Viris Hieronymo Bollani Potestati , et Ludouico Ma- 
nino Capitaneo Veronuc. 



288 

La cripta Hella ohiesa di s. Fermo maggiore, dove si cuslo- 
(livano le reliquie dei santi Fermo e Rustico, fu invasa dall*acqua, 
la quale manomise ogni cosa. In seguito a eld, yenne disposto dai 
Frati Minori, che ofRciavano la stessa chiesa, di trasportare le re- 
liquie dei detti santi uella chiesa superiore. Cid fu eseguito, non 
senza la rooperazione della citta, il cui Consiglio addi 31 Marzo 
1758 stanziA (i) di venire in aiuto dei monaci con ducati 100 per 
il restauro di quella cripta. Non riproduco il documento, che d'al- 
tra parte non ci interessa direttamente, perchfe su questo argo- 
niento puossi vedere la raccolta dei documenti relativi conservala 
in un opuscolo di propriety del conte Alessandro Lando, edito da 
Osvaldo Perini, nei vol. XI e XII dell' Arch, siorico Veronese, 
Verona, 1881-82. 

A titolo di curiosita unisco una ducale 8 Ottobre 1757 (2), la 
quale proibisce ad ogni privato di occuparsi del trasbordo fra le 
due rive dell' Adige, nel sito del caduto ponte delle Navi. Tale 
guadagno vieiie riservato all' arte dei Burchieri , della quale si ri- 
cordano non solo i danni sofferti, nia anche i servigi resi ai cilla- 
dini, in occasione della plena. 

Franciscus Lauredano Dei Gratia Dux Venetiarum Nobili et Sapienti Viro 
Ludovico Manino de suo mandato Capitanco Veronae Fideli dilecto salutem et 
dilectionis afTectum. Lc informazjoni di qiiesto Magistrato aU'Adice, esteae col 
fondameDto deMumi raccolti dalla sempre eguale e somamente lodevoleesa- 
tezza vostra sopra la supplica di cotesta Arte de Burcheri. hanno dato a cooo- 
scere al Senato quanto ingiusto sia che in ora che per la fatal caduta di coteito 
Ponte. delle Navi necessario si rende il trasporto da riua a riua di tutto cidche 
occorre alia sussisteuza e comercio della Citt^, vi siano persoue cbe tragbet- 
tando con Barche arbitrariamcnte si meschino in quella navi^vazione; intenzioiM 
per6 essendo del Senato, come ricercano i riguardi di Giustizia ed i privileggi t 
detta Arte concessi dair Auttoritii Publica, ch'essa che paga prontameote Is 
proprie grauezze, e cbe nelle lagrimevoli circostanze della paasata escrefoeoa 
dcir Adice ha oltre lo assistenze prcstate per comodo e benefficio de* sadditi* 
sofiTerti gli esposti grauissimi danni, sia la sola che seruir possa con le proprie 
Barche al trasporto delle robbe e persone da una riua alPaltra di detto FfniM^ 
Vi si rende nota quosta Publica Volonta afBnch^ abbiate a disponere qnegli 
ordini che reputcreto opportuni a consoluzione delT Arte medesima. 

Datae in nostro Ducali Palatio, die VIII Octobris Ind.e VI., 1757. 

GiROLAMO Albbbti HgrtUriQ. 

Indubbiamente cid significa che i burchieri presiarono la loro 

(1) Vol. oit., f. 207. 

(2) Reg. Ducali, ueirArcb. dei Rettori VeneU, u. 1369» f. \W (Ant Arek 
Veronesi). 



289 

utilissima collaborazione nella difficile opera del salvataggio ; in 
altre parole disimpegnarono V ofHrio oggi si degnamente compiuto 
dall* esercito. Invece del continuato trasbordo, era, a spese del 
Municipio, si vorrebbe sostituire provvisoriamente il ponte Navi 
con una passerella in legno. 



Tregnago, 22 Otiobre 1882. 



Carlo Cipolla. 



DELIA CITTADINANZ4 Dl CHIOGGIA 



BELLA NOBILTA DE'SUOI ANTICHl CONSIGLI 

ANNOTAZIONl E DOCUMENTI 
( ContJnuazione e fine. Vedi pag. 54 ) 



(87) Nella Storia di Chioggia del Morari, libro XIV, anno 
1521, esisteote in origioale nclla Biblioteca del Seminario Vescofile 
di Chioggia, e publicata coi tipi Brotto, Chioggia, 1870, &ta scritto: 

« Nel 1521 Leonardo Loredano diede luoco nel Principato ad 
Antonio Grimani, il quale scrisse ad Alvigi Bono Dottore PodesU 
di Chioggia significandoli la sua elezione aggiungmido in fine: 

Jubentes ut hie promulgata occasione istis fidelissimis nMlir 
bus, et civibus vestris cunctis, quod per triduum signa contractae 
letitiae celebrentur », 

(88) Tratta da alcune vecchie memorie possedote dalla Faiui- 
glia Padquinelli di Chioggia presso 1* Autore. 

Ommissis. — « Detta congregazione di Nobili eretta in Chioggia 
fin dair anno 1566, podest^ Benedetto Erizzo, per dover pagarela 
tansa insensibile. Esisteva non haguari il RoUo per vigor deglior- 
dini e regole delle scuole e fraglie, ed arti della detta Citt& coQCer- 
nenti la Tansa insensibile predetta stampati nel 1736 Podest^ Zoane 
Daodo e ristampati nel 1762 Podestii Girolamo Arnaldo, oelli qoali 
ordini sta stampato il seguente: 

Rollo composto deir infrascritte scoole e fraglie per U Tanii 
insensibile. 

Omisiis. 
Congregazione de' Nobili. 

Tali regole ed brdini sono approvati dal Gollegio Bccmo deili 
Milizia da Mar con terminazione 1728 13 Oennaro e con Decrcto 
8 Marzo 1736 spedito al detto Podestlt Daodo ». 



291 

Tra le stease memorie: « Monsignor Giovanni Benzoni Vescovo 
assistente al Soglio Pontificio in una sua patente data li 24 Qen« 
naro 1757 in Roma, extra Portam Flaminiam, scrive: 

Dilecto nobis in Cristo Ill.mo viro Domino Nicolao Dose Nobili 
Clodiensi ;». E piu oltre: 

« Nel corrente anno 17^9 sono stati invitati ed intervenati li 
;» Gittadini di Chioggia alia Conversazione publica datta allMmpe*- 
» rator nella forma medesima de' nobili di Terraferma ». 

[89] Fra le carte della Famiglia Pasquinelli al fascicolo Citta* 
dinanza trovasi : 

c Nel Notatorio esisteute neir Archivio della sopradetta Civil 
Cancelleria di Cbioggia, comincia T anno 1573, termina 1592, tro- 
vasi il segaente attestato del N. H. Zuanne de Lezze Podestk di 
Cbioggia. 

In xti Nomine. Amen Anno a Nativitate ejusdem millesimo 
quinqaagesimo ottaagesimo tertio die vero vigesimo secando men- 
sis Xbris Ind. XI. 

Nos Joannes da Lezc pro Serenissimo Ducali Dominio Venc- 
tiarom Civitatis Clodiae Potestas Universis et singulis ad quorum 
manus praesentcs nostrae patentcs lltterae pervenerint fidem indu- 
bitatam facimus et attestamur quod, D.* Samaritana Cusani D."' 
Hieronimi et D."^ Annae Germanico Jugalium filia, se Matrimonio 
conjunxit cum prudenti olim Viro Domino Luca, ex honorabile fa- 
milia Doria q.m Domini Joannis honorabili Civi JSobilique ori- 
ginario ejusdem Civitatis, qui dum vixit fait ex numero eoram 
qui veniunt ad publica comitia dictae Civitatis fuitque particeps 
omnium bonorum gratiarum et privilegiorum quorum participes 
sunt, et quibus frui solent et possnnt omnes et siuguli Cives ori- 
ginarii praedictae Civitatis Venetiarum. 

Omissis. 

Sottoscritto 

Dominions Falconetto I. U. D. Civitatis Clodiae 
Cancellarius Magnus de mandate etc. 

(90) Riportiamo sotto questo numero ancbe altri documenti di 
varia natura che sempre pih comprovano il nostro assunto. 

Vedi per esempio il certificato posseduto in originale dalla Fa- 
miglia del Nob. Antonio Nordio di Chioggia ora resideiifte in Pado- 
Ta e riportato sub 17. 

Libro esistente nella Biblioteca del Seminario Vescovile di 
Cbioggia intitolato : 



292 

< Saggio storico dei fundachi delle farine di Chioggia e PelestrinA 
compilato dal Nob. Sig. Conte Domenico Cestari ^^n/iVflroffk) di Ckiof» 
ffia patrizio Bolognese ecc. e dal medesimo omiliato a S. B. il Nobil 
Homo Antonio Marin Priuli IV podest^ acclamatissioio protettore 
e dei detti fondachi riformatore benemeritissimo in occasione del 
solenne regresso dalla sua gloriosa re^genza delta stessa Cltth. Ve- 
nezia MDCCXCIV, colle stampe di Antonio Zatta ». 

Nobili e Gentiluomini venivano sempre chiamati i Citiaiiui 
di Chioggia e portiamo fra i molti il scguente documeuto presso 
V Autore : 

Al molto III. et Ecc. Sig. mio Oss. il Sig. 
Curtio Mondini Fisico Primario di Ghioza. 
Molto III. et Ecc. Dott. mio Oss. 

Qaesta mattina s'd addotorato nel nostro Collegio il sig. Simon 
BuUo Geutir huomo di Chioza che da V. S. Ecc.ma mi fu raccoman- 
dato li giorni passati et s* h addottorato cosi felicemente cbe piii 
non si poteva desiderare, esscnd* egli stato approbbatto a totti i 
vuti cbe non ne b mancato pur uno. Onde io vengo con questa mia 
a rallegrarmi con V. S. Ecc. et a dirle che poco ha aoto bidogno 
del mio aggiuto se ben per me non ho mancato di fornirlo in tutto 
quelle che dalle mie forze gli ho potuto promettere. Ho pertanto 
servito la V. S. Ecc. piii con V animo che cogli effetti il che totto 
risulta in maggior consolatione di Lei et in maggior honore di detto 
signer Simone, che con la propria virtu s'ha fatto strada a tanto 
honore : et poi che altro non mi occorre di dirle le bacio ecu questo 
fine le mani et le prego dal Signer Dio il colmo d^ogni pieoa pro- 
sperity. 

Di Padova il d\ 2 Luglio 1622 
di V. S. Molto Illustre et Ecc. 

Ser. Aff.mo 
Marc' Angelo Orthelio. 

(91) La raccolta • dcgli stemmi esiste nel Semioario VeacoTile 
di Chioggia disegnata per ordino di Mons. Gradenigo VeacoTO di 
questa Citt2t, tratti principalmente da quelli che esiatevano neH'IIf* 
fioio della Cancelleria Civile prima che fosae demolita. —Una oopia 
migliore venne consegnata al Conte Thurn- Taxis R. Delegmtodi 
Venezia sotto il Governo Aostriaco dal quale non si 6 potuto pik 
ricuperare. 

(92) La seguente Ducale h posseduta dalla Famiglia del Nok 
Buono Nordio di Chioggia eride Marangoni. 



293 

Nicolaas Sagredo dei gratia Dux Venetiarum ad Perpetoam 
Bei memoriam. 

La Nobilid della NascUa accompagnata dalla virtb insigDe del 
sig. Oio. Francesco di Marangoni Avvocato Geniiluomo della CUti 
nostra di Chioggia e dalle beuemerenze de saoi Preaotori anita al 
merito di essere stato uno degli Ambasciatori venuti a coograta- 
larai a Dome di qaella Magnifica Citt& per la uostra Assaotiono al 
Principato, sodo ben ragionevoli e giusti motivi cbe lo reodooo de** 
goo di restar contraBsegnato con qualche spetiosa Marca d* honore 
valevole a dimostrarli dod solo la cordialitii e V a£fetto cod quale h 
stata accolta V ambasciata medesima, ma la stlma insleme che vie* 
ne fatta da noi delle sue ragguardevoU coaditioni. 

Perd oggi nel Dostro plen Collegio cod graD frequcDza di No- 
biltii et altre degoe Persooe lo abbiamo, servate le solite solemoitit 
che Id casi simili soglioDo osservarsi , creato Cavalier di S. Marco 
per Deereto speeiale del Senato del d\ 28 del mese di Settembre 
proasimo passato imparteDdoli autoritii' di portar T armi, la Veste 
Aorata, gli Sproui d' Oro, ed ogDi altro oroameoto Militare et ap- 
presso di godere tutti gli honori, preemiuenze, autoritit, e privilegii 
che apparteDgoDo alia vera militia et dignity di Cavaliere. 

Id pegDO delle qual cose abbiamo ordinato che sia fatto il pre- 
sente privilegio muuito col Dostrosolito sigillo a memoria deiPosteri. 

Dato iD Nostro Ducali Palatio Die Primo Meusis Octobris Id- 
dictiooe XII, MDCLXXV. 

Octavio Negri Secretario. 

(93) Jacopo DoDdi fu ascritto alia CittadiDaoza di Chioggia 
per beDemercDze verso la oostra Cittii Delia quale fu Medico, cod 
Dacale 1333 ultimo di Febbrajo. Era padre del celebre Giovanui 
DoDdi detto poi dall' Orologio il quale Dacque a Chioggia da doDoa 
Fiore pure ClodicDse come h dimostrato da uua dotta dissertazioDe 
ioedita dell' abate Ravaguaa posseduta dalP Autore: 

Ecco UD altro caso iD cui il Patriziato Dostro vieDe coDcesso 
iD rimuDerazioDO del valor militare. 

Tratto da uua raccolta di Mauoscritti per servire alia Storia di 
Chioggia esisteDte Delia Biblioteca del SemiD. Vescov. di Chioggia. 

Paschalis Maripetro D. 6. Dux VeDetiarum Dobilibus et sapieo- 
tiasimia viris Fraocisco VeDerio de suo maudato Potestati Clodiae 
etsQCcessoribussuis fidelibus dilectis salutem et dilectioDis affectum. 

Sigiflficamus vobis quod Id Dostro CoDsilio mioori de XL et 
majori capta fuit pars iofrascripti teooris. 



294 

Supplicavit nobis fidolissimus vir Clugiensis Jacobus de TA- 
cqua q. Nicoleti quod cum ipse et sui progenitoros jamdiu in onini- 
bas rebus comunitatisCIugiae concernentibus, honore et statu Rei- 
pub. nostrae se exercuerint exponeutes personas et facultates eorum, 
et semper contrariis temporibus onera et gravedines terrae*ClQgiae 
sustinuerit sicut alii cives, ct maxime in adeptioue Ravenne ipse 
supplicans cum filiis suia et uno suo uavigio cam sue maximo peri- 
cqIo se exercuerit. 

Conveniensque sit quod sicut onera supportaverit ; ita in bene- 
ficiis et bonoribus Clugiae cum aliis civibus partecipare ct gaodere 
debeat, dignaremur ei de gratia concedcre quod ipse cum filiis et 
descendentibus suis sit de Consilio Clugiae cum modis et conditiooi- 
bus quibus sunt alii qui participant de tali Consilio et sicnt per 
nos aliis concessus est. 

Visa responsione Virorum nobilium Francisci Venerio Vice Po- 
testatis nostri Clugiae et Lazari Mauro et Antonio Donato qui fae- 
runt potestates Clugiae etPauIi Barbadico qui fuit Clugiae cum 
barchis armatis consulentium sibi concodi ut supplicat, fiat eidem 
gratiam sicut petitur et consulitur. 

Quare autem scriptum mandamus vobis quatemus dictam gra- 
tiam et contenta in ea observetis et inviolabiliter observari facere 
debeatis, facientes bas nostras litteras in actis vestrae Cancellariae 
ad futuram memoriam registrar!, ct registratas praesentanti restitoi. 
Data in N. Ducali Palatio Die 1 1 M. Julij Indict. VI 1458. 
(94) Reformationes temporis sccundi regiminis Nobilis riri do- 
mini Bertucci Gradonico honorabilis Clugiae potcstatis incipiendo 
Die I.^ Novembris 1318. Indictione I.* Clugiae. 

Die V Februarij (1319). In majori Consilio super sala Palacii 
comunitatis Clugiae ad sonum campanae more solito congregate in 
quo fucrunt viri de Consilio 204, Dominus Potestas legi fecit qoam- 
dam litteram a Domino nostro Duca trasmissam in dicto ConsiliOi 
cujus litterae tenor talis est: 

Joannes Superancio dei Gratia Venetiae Dalmatiae atqae Croa« 
ciae Dux, Dominus quarte partis et dimidie totios imperii Boma- 
niae Nobili et sapienti viro Bertuccio Gradonico de soo mandito 
poteatati Clugiae ac prudentibus viris judicibas, coDsilio et como- 
nitati terrae eisdem fidelibusdilectis salutem et dilectionia aflJectam. 
Dum insistens nobis GuIIielmua deTebaldo olim de Padua no- 
bis exposuit quod elapsi sunt anni 17, quod ipse onera ef facionei 
\^.iuunitati8 Clugiae sicut faciunt et fecerunt clagienaes ttmia 






295 

6xercitibus quam iu omnibus aliis necessarjis liberaliter tulit et 
fecit. 

Verum cum per vos licentiatus sit de terra Clugiae ita op . . . 
ibidem abitare, .... suppUcavit nobis quod ipsi in terra Clugiae 
permitteremur manere unde prudentie vestre acribimus quod no- 
bis placeret quod eundem Gullielmo sineretis stare permanere ac 
morari in terra Clugiae ante dictae. 

Data in nostro Ducali Palacio die ultimo lanuarj prime indi- 
ctionis. 

Qua prelecta dominus potestas in dicto majori Consilio poni 
fecit partem et facto partite ad busolos cum ballotis capta fuit pars 
qood predictus Guglielmus possit morari in Clugia esse et stare 
qaam partem omnes de dicto Consilio voluerunt preter 51. 

(95) Tratta dal Libro de' Consigli V, pag. 125, 1491. Die XX 
Februarij. — Consilium vocatum est ut fiant eletionea, legatur Ca- 
pitolaria et ponatur partes quae videbuntur. 

Summopere invigilandum est ad conservationem non solum 
honoris et jurisdictionum hujus civitatis verum et pacis et tranquil- 
litatis inter Cives nostros quae potissima causa est bonorum om- 
niam. Cum itaque facile attendere possit quod alliquis de caetero 
auderet per suam gratiam III. mo Domino Duci nostro impetrare 
aliqood officium bujus civitatis seu quod illi possint esse de Consiliis 
Clugiae ad conditionem aliorum civium ; quod nempe sequi non 
possit absque schandalo totius Civitatis et derogationem jurisdi- 
ctionam et legum nostrarum quas prefatus Ill.mus D.ns Dux noster 
per ana dementia nobis semper conservavit et amplificavit, et bo- 
Dum sit occurx^re bujusmodi inconvenienti et proibire ne quia a 
praefacto III. domino duce nostro per suam gratiam talia in futuro 
tempore presumat; Vadit pars quod nemo unquam sit taniae auda* 
daeiae aut presumpiionis aliquo modo impetrandi aut obtinendi a pre- 
facto Ill.mo Duce Domino per suam gratiam aliquod qfflcium hujus 
civitatis, neque quod sit aut esse possit de Conciliis Clugiae sub 
poena si erit de Consiliis privationis dictorum consiliorum et om- 
niomofficiorum et beneficiorum civitatis Clodiae et Ducatorum Cen-^ 
turn auri in suis propriis bonis ; et si non erit de Consiliis praedictis 
sob paena ducatorum ducentorum auri ab iis auferendorum absque 
uUa remissione et privationis quorumcumque benefitiorum, quod 
coDsequi possit quandocumque ab ipsa comunitate. 
In minori de parte omnes de non 0. 
In majori de parte 235 de non 28 non sine. 10, 



296 

(96) Tratta del Libro V, Consigli pag. 199. Die 25 Febratrj 
1508. Consilium vocatum est ut faciatur electiunes et ponatar par- 
tes quae videbuntur. 

Die instanti per Magnificom Dominuin Oratorem Catbolicte 
Majestatis Regis Hispaniae qoi nanc in hac Civitate reperitor prae-^ 
sentate fuerunt Mag. D. Potti secandae littere Ducales datae io Do- 
cali Palatio die 15 instaDti Feb. quibos Mag. Potestati declarator 
qaod pro gratificationem praedicti M.' Oratoris ipse M.s D. Potestas 
operari deberet apud hoc Consiliam qaod Nicolaus Garano Clagiae 
habitator una cum suis heredibus legittimis et ejus deacendentibiu 
acciperetur in hoc Majori Consilio quod erit ad maximam coDtempln- 
tionem et satisfationem praefacti M.' Oratoris et erit gratissimom 
Ill.mo Duci D. Nostro ex quo attentis litteris Ducalibus expeditistd 
quas litteras relatio habentur et per satisfactionem Magnifici Ora- 
toris predicti qui personaliter hue accessit, hac de causa et pro 
ostendendo prefacto Ill.mo D. Duci Domino nostro fidem iDtegram 
et inviolatam erga dominationem suam et obedientiam nostram erga 
sublimitatem suam ut cognoscat banc civitatem semper promptam 
et praeparatam ad ossequendum mandata suae Celsitudinis ; et per 
omni bono et convenienti respectu vadit pars quam nobis propoiait 
M. D. Pottas quod de graUa speciali concedatur praefacto Nicolio 
Garano quod ipse cum heredibus suis et eo legittime pertinentibos et 
descendentibus possit venire ad hoc Consilium et sit ad conditooem 
aliorum de Consilio et hoc atentis et consideratis omnibus premissis 
et si quis ordo esset in contrarium revocetur pro hac via ianiuw^ 

In Collegio judicum proprii omnes 

In Minori de parte omnes. * 

In Majori de parte 88, non 0, non sine. 0. 

(97) Dair Archivio dei Frari. 

Nella Supplica presentata al Collegio Veneto il 1 Giug^o 1718 
da Paolo Grassi si legge quanto appresso : 

« Questi sono li voti di perfetta veneratione con coi at lente 
» cbiamata una riverente famiglia che vanta ormai la gran aorte di 
» vivere da cinque secoli suddita. fortunata alia Sereniti Vostra 
» trappiantata da Bologna in Chiozza, Cittit an^ica e benemeritadi 
» V. Ser.tii, nel 1230 da Girolamo Grassi che si contava fra Nolrili 
» di quella illustre citt& ». 

(98) Nel ma. dell* Ecc.mo D. Giacomo Fattorini di Chioggia 
ultimo Gran Cancelliere di questa Gittit in coi tratU della noatia 
VitUlioanzai manoscritto poaseduto in originale dalla Famiglia dd 



297 

q. >ob. AntoDio Nordio ora resideote in Padova, sta scritto con sio- 
tassi particolare : 

« Si sa intanto ed h notorio cbe traslatesi in Venezia le fami- 
glie del nostri Concittadini fra le altre Tiozzo, Grassi, della Fava 6 
Co: Pagani, ed h pur noto che qoesti per ottenere di essere ascritti 
al Consiglio Nobile di Padova citt& pur col Titolo al certo e per patto 
di dedizione e di posterior coQcessioue o privilegio, si sodo muniti 
del Certificato del Cane. Grande di Cbioggia d'essere ascritti nei li- 
bri dei Cittadini Giurati onde in tal modo averne un doppio titolo ». 

Ommettiamo per brevity il docuaiento (99) di aggregazione al 
Patriziato di Ferrara e Bologna fatta nella persona del conte Dome- 
nico Cestari, esistente nel libro Privilegl pag. 289 e 290 in cui il 
Cestari 6 cbiamato: Nobili Fossae Clodiae, e il documento (100) con 

« 

GUI vengono investiti del titolo di Conte, e del Castello di Cesaua 
Antonio e Francesco Pagan con Docale del Doge Lodovico Manin 
3 Oingno 1789 esistente nel libro Privilegl suddetto a pag. 299 
tergo. 

Titolo consimile ebbero varie famiglie Cbiozzotte come Lorenzo 
.Marona Conte Palatine di Venceslao Imperatore (V. Notiz Stor. di 
Cbioggia, Belluno 1801), Nicol5 de Conti ed altri nei tempi anti- 
chi, e nei recenti la Famiglia Cestari con titolo consimile aggre- 
gata al Patriziato di Bologna nel 1780, la Famiglia Bullo con 
Decreto del Senato 3 Dicembre 1750 nelle persone di Alessandro, 
Antonio, PaOlo, e Mauro fratelli q.m Andrea e lore discendeuti ag- 
gregata ancbe al Consiglio Nobile di Parenzo 23 Ottobre 1707. — 
La famiglia Pagani Conti di Cesana, aggregata al Cons, di Padova 
e di Belluno, e la famiglia Vianelli del Cumm. Carlo e Giuseppe q.m 
Andrea, con Senatus consulto 17 Luglio 1766 venne uggregata al 
Patriziato Romano iscritta a pag. 331 di quel libro d^ oro. 

(101) Gradenigo Serie de'Podest& di Cbioggia, p. 40, nota 54. 

(102 Ibidem pag. 58, note 102. 

(103) Ibidem pag. 60, nota 108. 

(104) Trattadal Libro settimo Ducali nelFArcbivio Municipale. 
Andreas Gritti D. G. Dux Yenetiarum Nobili et Sapientissimo 

Jobanni Lauredano de sue mandate Potestati Clugiae fideli«dilecto 

salotem et dilectionis affectum. Significamus vobis quod beri in no- 

stro Consilio Rogatorum capta fuit pars tenoris infrascripti: 

Sono venuti alia presentia nostra qoattro Ambasciadori delli 

fedelissimi nostri de Chioza e ne banuo esposto cbe avendo intoso 

cbe la Signoria nostra aveva deliberato in questa importantissima 

*20 



occorrcnzji anir.ir due GalKc in quclla Citta, Inro come quclli ikji 
n^putuno esserc de li autiqui e beueineriti sudditi del Stato ni^tro 
crano venuti per parte do quel fidelissiruo populo ad offerire dook- 
lamcnto li omeni da remo officiali c scapoli per V armar le dite doe 
Gallic, ma la roba, vita, ct li proprii figliaoli per cooservatioo e 
beucfici del Stato nostro. — Ben uinilmente ne supplicava che acio 
lo ovidente desiderio et aniino intrepido siconoscese che baoDO totti 
cle exponersi ad ogui inanifestu pericolo che occorres8e alia cost no- 
stra fossimo contcnti come 6 sik concesso in li loci de terra dellt 
Dalmatia che potes^ero armar dicte due gallie e colli 8oi sopracomiti 
eletti dal suo cousilio, il che nelli passati tempi di qoalcbe graode 
iiaportantia dicono la Signoria nostra averli concesso onde esseoilo 
ben convcuicnte di satisfar ad una cosl giusta richiesta FaDderi 
parte che per autorit^ de questo Gousiglio sia concesso a dicti fede- 
lissimi uostri de Chiozza di poter eleggere nel suo Consegio li sopn- 
comiti quali somministrati debbano metter banco e per li provvedi* 
mcnti nostri li sia mandati due arsili, in ordine de qnanto sar^ de 
bisogno con uu pagador air armamento qual debba pagar a omo ptf 
omo le ditto gallic siccomc presentemente si hanno offerto. 

Quare banc litteram mandamus vobis ut super scriptam par- 
tem observctis et ab omnibus inviolabitcr observari faciatis et rfgi- 
strata, presentanti rcstituatis. 

Data in nostro Ducali Palatio die XV Janii indict. I, 
MDXXXVI. 

(105) Dal Libro VI de Consigli pag. 36 tergo. Die 17 Junii 
1537. 

Consilium vocatum est ut eligantur per scrotinium in nomioe 
spiritus sancti duo Idonei sufficicutes et honorabiles supra Comiti 
duarum Triremium armandarum Clodiac in executionem partis ca- 
ptae in esccllentissimo Consilio Rogatorum ct juxta concessioDetn 
lactam huic Civitati per Ulustrissimum Dominium nostrum quae 
coiicessio ct privilegium est maximo decori et honori Civitatis wt- 
strae Clodiac ct quod puucis civitatibus Dominii concedi et dtn 
oou:5tat per litteras Ulu.strissimi Domini Ducis sob die XV instautii 
et pona*tur partes quae videbuutur. 

Scrutinium in Minori Consilio pro eligendis duobus sopra-co- 
initi.'^ triremium ut supra. 

262. 63. D. Hieronimus Vacca 
279. 46. I). Aloijslus Rosens Doctor 
81. -^41 D. Saiirtua de Episcopis s. Petri 



299 

72. 253. D. Hieronimas Bonaldus, q. s. Audreae 
82. 243. D. Natalinus Ballarinos, q. s. ViDceDtii. 

(106) Die XXIII mensis Junii 1537. 

CoDsilium vocatom eat ot elligator Jadex qdqb proprii loco 
Dom. Aloysii Rosa Doct. super electi supra Comiti triremium et 
doc Gancellarii dicti officii loco s. Bernardi Boniventi et s. Baltbas- 
B&ris Theotii qui electi fuerunt i^biles triremium iu condictione 
quod elligeudi stare debeant in Officio usque ad reditum praefacto* 
ram dummodo venerint aute electioues officialium quas fieri soleot 
de mense februarij futuri, et ponantur partes quae videbuutur. 

(107) Lib. Privilegi, pag. 65 tergo. 

Ducale circa il Castellau del Castello di Chioza. 

I^icolaus Sagredo Dei Gratia Dux Venetiarum Nob. et sapieo- 
tisaimo Viro Hieronimo Pisaui de suo mandato Potestati Clodiae fi- 
deli dilecto salutem et dilectionis affectum. 

Accompaguata da vostre lettere del 19 cadente ricevemmo la 
scrittura di Zuanue Nordio, eletto g'\k Castellau di codcsto Castello 
COD la quale rappreseuta li gravi pregiudizi riseutiti dal medesimo 
COD pericolo della totale dirrocazione. Per divertire per^ il mal mag- 
giore si rilasciauo ordini al Magistrate alle Fortezze d* applicarvi 
qoftlche provisione onde li pregiudizi non si facian maggiori ; e per- 
ch5 rappreseuta il sfacimeoto di cotesta pallificata cbe impediva la 
furia del Mare, cbe col battimeoto delle muraglie non precipitassero 
daccb^ pub temersi d' ogni maggior rovioa, si commetta al Magi- 
strate air acque pure di dar ordioi perch^ sia risarcita la palificata 
e cos\ siasi riparato al pericolo, cbe siamo certi cbe sark e dalT udo 
e dair altro de' Magistrati adempite le commissioui stesse. 

Omissis. 

Data iD Ducali Palat. Die 27 Martii 1675, Ind. 13. 

Ottavio Negri, Seg. 

(108) Gradenigo Serie dei Podestd di Chioggia pagiua 41 , 
Nota 58. 

Omissis, 
» Terminata la Fabbrica d'esso Castello Del 1395, il Podest&Si- 
nieoDe Darmer vi destin5 Castellano un Cbioggioto. N5 vi disseutl 
il Priucipe; auzi cod Lettere Ducali de 2 Marzo 1366 si partecipb 
al Podest^ Remigio Sorauzo, come uel Consiglio di Quarauta e uel 
CoDsiglio Maggiore di Veuezia Del d\ ultimo di Febbraio precedente 
era stato preso, quod fiat gratia frovido viro lohanni quondam Do- 
minici Fuseari de Clugia qui per quondatn virum nobilem ser Symo- 



300 

nem Dalmario potestalem tunc Clugiae fuU constitutns CasUllanus 
Castri Lupe cum ducatis quinque propter se et vno Famulo in tnenu 
propter sua dona portamenta etfidelitatem etc, : che sia per due aimi 
confermato. Reform, post, bellora. 1. I, pag. 92 tergo. 

Ne h cosa da maravigliarsi, che dove oggi un Patrizio di Venc- 
zia viene destinato Castellano a quella Fortezza, da principio vi 
presiedesse ud chioggiotto; poich^ uo Chioggioto fiD dagli anticbis- 
simi tempi e certamente prima del 1299 come raccogliesi da certa 
parte del Maggior CoDsiglio di Chioggia di quelP aono (Bef. aut. 
bellum 1. I. pag. 40), si mandava iD quality di Capitano a custodire 
la Torre di Nassaruolo, e uel secolo XV un Chioggioto parimenti 
dal Cousiglio di Chioggia era fatto Castellano a Brondolo. 

Cos\ oeir anuo 1408 a' 13 di Luglio fu confermato dal PriDci- 
pe, Domeuico Zalla eletto in luogo di Domenico Mazzagallo dai me- 
desimi Chioggioti cassato (Lib. 1, Ducal pag, 6, D. in Cane. Civil) 
e Qel 1414 a' 28 d' Aprile Adamo Agatea in luogo di Cortese Cor- 
tesi defunto ( ibid. pag. 33 f . ) e in luogo di questo Adamo uorto 
pur esse, nel 1424 Faustino Agatea di Lui figliuolo (Ducal 1.2, 
pag. 1 1 ) il quale dur5 forse fino all' abolizione di quelP UfiScio se 
guita per lettere Ducali de 23 Giugno 1428 (ibid.). La fede e il valor 
militare de' Chioggiotti tanto allora ai conaideravano dalla Bepa- 
blica che anche nel 1410 fu commesso al Podest^ di Chioggia di 
mandare un Chioggiotto e due barche armate a difendere e custo- 
dire r importantissimo passo di Santo Alberto (Ducal 1. I, pag. 16j. 

Cos'i pure nel 1412, secondo il costume di Venezia, ne*26 
Geunaio un Castellano a Bovolenta (ibid. pag. 27) e forse prima on 
Capitano alia Bastia di Montalbano, nel qual decoroso impiego si 
trova confermato Pietro Bozza, con Ducale di 24 Ottobre 1415 [ibid, 
pag. 35) e nel 1411 in Novembre furono armati in Chioggia de* 
Gnnzaruoli perch^ nella discesa degli Ungheri andassero a custo- 
dire le bocche del fiume Livenza (ibid. pag. 20 f.) e nel Dicembre 
deir anno stesso fu comundato che cento Chioggiotti bene armati 
passasscro alia custodin delta Citt& di Padova; al qual effetto fa is 
Chioggia spedito Francesco Cornaro Figliuolo di Marco giii Doge 
della Bepublica ( ibid.). Ma troppo io sarei lungo ae totte qui aniio- 
verar volessi le prove del valore e della fede de* Chioggiotti^ dodcU 
della fiducia che ha sempre avuta in esai la Republica. — Basterl 
il sin qui detto per aaggio a miei Leggitori, tanto piii, che sdb 
note che seguiranno come abbiamo fatto nelle precedentt dot kdo. 
nccessariatncnte rammemorare altri fatti per loro illuatri o decoroti»- 



301 

(109) Da QDa raccolta di Mauoscritti per servire alia Storia 
di Chioggia esisteute Delia Biblioteca del Semiuario Vescovile di 
Chioggia e dalla Cronaca Boscolo : 

Elenco dei CUtadini di Chioggia eleUi Cran Cancellieri di I'enezia. 

1349, 13 Settembre. — BeniDtendi de Raviguani ClodieiiBe e di- 
scendente di chiara stirpe Milauese preso in ajuto del vec- 
chio Nicol5 Pistorino. 

1352, 1 Novembre. — Benintendi solo. 

1365, 15 Luglio. — Raffaele Cariaini aggregate al Patriziato. 

1401, 23 Marzo. — Nicol6 de'Girardo in ajuto a Giovauni Vide. 

1402, 28 Maggio. — Nicol6 solo. 
1427 — Marco Bon. 
1511, 23 Marzo. — Francesco Fasuolo. 
1675, 21 Dicembre. — Andrea Frizziero. 
1601, 15 Febbrajo. — Francesco Girardo. 

(110) Franchigie del Cancellier grande. V.« LibrodelleCariche 
et Offizii di Terraferma appostati debitori delle annate »,e&i6tente nel 
Magistrate Ecc.mo sopra Denari in Arch, de* Frari a Venezia, ed il 
libro Dacali VIII, Arch. Civ. Clod. pag. 82 e lib. Privilegii pag. 111. 
Dec. de' Pregadi 9 Febbrajo 1685. 

(111) Dalla Cronaca esistente nel Seminario Vescovile di Chiog- 
gia in Biblioteca intitolata : «Memorie diverse della Cittk di Chiozza 
raccolte da me Antonio Boscolo Nodaro q. Spet. Dno Marco, dal Li- 
bro Historia della Cittk di Chiozza di Don Pietro Morari Vescovo di 
Capo d'Istria e Cittadino della suddetta Citt^ di Chiozza e da altre 
note, carte e libri del q. D. Paulo Boscolo q. Giacomo fu fratello 
del q. D*. Nicol5 mio Avo j>. 

Nota e Registri del Cattalogodelli Cancellieri Grand! di Chiozza: 
1240. Giugno. — Marco Baffb primo Cancellier Grande sog- 

f2^etto di gran prudenza e virtu dopo aver tenuta detta carica mesi 

14 la rinancid e si fece religiose Prete. L'anno 1247 fu Cano- 

nico di questa Cattedrale e fu uno fra gli altri componitori fino in. 

quel tempo del Btatuto Municipale della QWi^ esistente nell* Officio 

della Cancelleria di Proprio. 

1299. 12 Aprile — l\icol5 de Girardo. 

1333. 5 Decembre — Andreola suo figlio. 

1353. 7 Ottobre — Giacomo Pasquale fu fatto schiavo nella guer- 
ra dei Genovesi che presero la cittll Tanuo 1379, e mai si 



302 

seppe alcuna cosa di esso, die perCi per i di lai meriti fu 

eletto in sao luogo suo figlio. 
1401. 8 Luglio — Giovanni Pasquale. 
1407. 3 Ottobre — Odorico di Robobelli, Veneziano. 
1407. 11 Novembre — Gioachino Trivisano, eletto pochi anoi do- 

po Cancellier grande di Venezia et in suo luoco fu eletto: 
1413. Francesco Vineario sive Vignero che fu sospesa la di lui ele- 

tione non ossendo ammessa dalla Serenissima Republics 

ct in suo luoco fu eletto: 

1420. Marco Bon, che subito mori e fu coufermato : 

1421. Francesco Veuiero suddetto. 

1450. 24 Settembre — Andrea Fasolo fu padre di Francesco Fa- 
suolo che fu Canceiliere Grande di Vcnezia. 

1467. 12 Ottobre — Nicol6 della Sola Bonacato, di commissiooe 
della Serenissima Republica in una cspeditione cootro 
Turchi 1' anno dctto ove morse e in suo luogo anoi dopo 
fu eletto: 

1473. 27 Settembre — Girardo Ruosa. 

1494. 28 Aprile — Marchesino Vacca, Kav. 

1517. 20 Novembre — Antonio Vacca suo figlio. 

1562. 16 Novembre — Mattio Nordio, quale fu il primo Cancellier 

Grande che fosse eletto dal Collegio dei XXIII, meotre 
avanti 1' electione la faceva il Minor Consiglio. 

1563. 12 Maggio — Domenico Falconetto D.r Kav. 

1592. 7 Maggio — Paolo Falconetto suo fratello morto il GiugDo 

1623. 

1623. 26 Giugno — Gian Batta Vianello Kav. 

1624. 26 Novembre — Simon Bullo D.r Kav. 

1658. 12 Gennajo — Andrea Marangoni dopo alquantl anni viene 
privato della carica per Decreto dell* Ec.o Cons, dei X 25 
Settembre 1660, et in suo luoco viene eletto 

1660. 3 Ottobre — Pasquale Ballarin D.r 

1684. 10 Settembre — Gio. Batta Gennari D. K.' 

1694. 24 Marzo — ^ Gio. Maria Ballarin. 

1766. 29 Luglio — Domenico Gio. Maria MarangoDi. 

1761. 6 Maggio — Gian Pietro Angelo PasquiDcUi. 

1764. 1 Aprile — Felice Fortunato Duse. 

1777. 27 Gennajo — Jacopo Fattorini, T ultimo Gran Canceiliere. 
(112) V. Memoria inedita mss. sui Gran Cancellieri di Chiog^ 

gia del Magn. Gran Canceiliere Giacomo Fattorini esiatente in Bi- 



303 

blioteca del Sem. Vesco vile di Chioggia fra gli allegati all' eluj^io 
di Angelo Gactamo Vlanelli, Busta III. 

(113) Ltberta — Virtu — EiUaglianza 
LA MUNICIPALITi PROVVISORIA DI CHIOGGIA 

Seziom delta Mattina, 

Letti di nuovo li due memoriali sottoscritti da varj Cittadiui e 
presentati V ono alia sera del 5, Taltro la sera del d\ 6 corrente dei 
quali il primo richiede che sia dato alle fiamme il cosidetto Libro 
d' OrOy il secondo che ud tal aionumenta sia conservato e ci6 per le 
ragioni in essi esposte. 

CoDsiderando essere conforme ai priucipii della Democrazia ed 
alle leggi del buoD ordioe il togliere alia vista ed alia mente dei 
cittadioi tatto ci5 che pob richiamare le idee di disaguagliauza fra 
gli aomioi. 

CoDsiderando che il cosidetto Libro tC Oro inoperoso ne'suoi 
efifetti io forza della riacqaistata liberty ed egaaglianza coniune, re- 
8ta percio anche inutile Delia sua esistenza. 

CoDsideraodo che la distruzione del medesimo nieDte toglie al 
decoro di quelli che vi erano ascritti, ai quali non pu5 essere attribui- 
to a colpa, n^ a vergogna Taver appartenuto per nascita piuttosto ad 
uDa che ad ud' altra classe, poich& le sole azioDi particolari di ogDi 
individuo sodo quelle che lo rendouo degno di ODore o di disprezzo. 

CoDsideraDdo essere una maliziosa sciocchezza degli iDtriganti 
r asserzioDe che da quel Libro dipender possa la sicurezza delle pro- 
priety particolari, meutre iofatti restaDo i TestameDti ed Instru- 
menti vero ed uDicofoDdameoto dclle sostaDze dei CittadiDi coi quali 
DOD ha Dessuoa coDDessioDe quel catalogo dei giurati. 

CoDsideraodo che ogni autoritJt costituita beoche provvisoria 
Delia sua quality di Rappresentanza del Popolo sovrauo gode di 
tutti quel diritti che a tale rappreseotanza poiuio essere aDuessi aD- 
che a Nazione organizzata, trattaadosi specialmeDte di operazioui 
favorevoli all' Autorit& del Popolo stesso, come ue fan fede V abbo- 
lizione degli stemmi, delie Livree, degli OrdiuiCavallereschi, dei Ti- 
toU e di qualuoque altro segDo di distiDzione 

DecreCa. 

I. Che resti affidata al Comitato di salute Publica V iucombeoza 
di distroggere il cosidetto Libro d' Oro solo monumenio che ancor 
rimane di disuguaglianza fra qnesti ciliadini. 



:i04 

II. Che tutti gli altri libri, carte, e specialmente 1' Archivio 
dei Notarj morti, che coutiene i titoli delle propriety private Biano 
e sMntcndano sotto la salvaguardia della legge afGdati per ore alia 
pcrsouale responsabiht^ dei Cittadini Ministri che ne hanno fino a 
questo rDomento tenuta la castodia. 

III. Che sia immcdiatamente formato un nuovo Libro nel qoale 
descrltti vengano per ordinc airabetico i Cittadini tutti della Citt& 
e tcrritorio sulle basi dclT Eguaglianza comuDe intitolato: Catalogo 
dei Cittadini di Chioggia e suo Distretto, descritti neW anno I delU 
ricuperata liberla, 

IV. Cho dopo tale Sovrana deliberazione resti o&niDamente 
proibita ogui ulterior discussione sul proposito, s^ publica che pri* 
vata, dovendo cssere cousiderato come nemico della publica quiete 
chiunque ardisse sotto tal pretesto proinuovere turbolenzc, riino- 
stranze e tumolti e come tale rigorosamente punito. 

V. Che il presente debba essere ballotato per appello nominale 
e preso che sia debba essere immcdiatamente stampato ed affisso a 
comunc notizia e consolazione dei buoni Patriotti. 

Presidente, Antonio Piccolo A. (approva) 

Vice Presidente Felice Padoan A. 

Domenico Cestari A. 

Francesco Fabris A. 

Antonio Castelli A. 

Andrea Vescovi A. 

Angelo Oaetano Vianelli A. 

Bon Francesco Zanchi A. 

Giovanni D.r Nordio A. 

Carlo Bullo A. 

Angelo Chiozzotto ^ . A. 

Felice Sambo A. 

Andrea Duse Maaiui A. 

Antonio Pasquinelli A. 

Paolo Comello A. 

Nicola Menetto A. 

Angelo Bottari A. 

Gian Carlo D. Lisatti A. 

Assent! da questa mattina Renter e Scarf a che dieder PappKH 
vazione in mano del Presidente. 

Li 16 Termidor anno V. R. F. e I." della Libert^ Italiana (30 
Agosto 1797, V. S. 1.) 



305 



Je approove avec cmpresse- 
leot r arrets ci dessus. L*admi- 
istration MuDicipale a fait an 
cte de Deniocratie lorsqu'elle a 
ou^ aux flamuies leLivre d'Orau 
r peuple SlaU exdus de leurs iru* 
rescriptibles et incootestables 
roita. Lea taleots et les vertus, 
oila les titres de citoyeDs qui 
oivent occaper les emplois de 
fitat. 

Toute distinction etabliu par 
i naissance ne peat 6tre que in- 
iste etchimerique. Or done l*ar- 
ii6 est trop couforme aux prin- 
ipea de justice et d' equity pour 
roire que desindividus quelcon- 
aea s'opposent directeinent ou 
idirectement k son execution 
ae je protegerai. 

Les Chef Bataillon Comoian- 
ant de la place 

ViLLARET. 

(I14j Dagli AUi di Chioggia 



Approvo con trasporto il 
suddetto Decreto. L'aniministra- 
zione Municipale ha fatto un atto 
democratico in dedicare aile fiam- 
me il sedicente Libro d' Oro in 
forza del quale il popolo restava 
escluso dalP esercizio de' suoi im- 
perscrittibili e incontrastabili 
diritti. Talenti e virtii ecco i Ti- 
toli dei Cittadini che devouo oc- 
cupare le cariche dello Stato. 

OgDi distiuzione stabilita 
della uascita non pu6 essere che 
ingiusta echimerica. Oradunqne 
un tal decreto h troppo confornie 
ai principii di giustizia e di equi- 
ty per credere che vi siano degli 
individui di qualunque sorta che 
s*oppongano direttamente o in- 
direttamentc alia esecuzione del 
medesimo che io protegger6. 

II Capo Battaglione Com- 
mandante la piazza. 

ViLLARET. 

Libera stampati. Bibliot. Som. 



LlBERTA — EOUAGLIANZA 



IN NOME DEL POPOLO SOVRANO LA MUNICIPALITA DI CHIOZZA. 



Cittadini ! 

Noi siamo tutti eguali. E tolta per sempre ogni differenza di 
3bile e di ignobile, di cittadino e di plebeo. Diventiamo d*ora in- 
inzi tutti Fratelli tutti egualmente Cittadini. — La legge diviene 
)[nuDe per tutti, non v' ha piii grudo che possa dispensarne veru- 
9. — Ma non basta che tutti sieno eguali in faccia alle leggi; h ne- 
isaario ancora tolti siano tutti i contrassegni che richiamar possano 
la mente quelle differenze che si vogliono in avvenire irremissi- 
ilmente levate. 

Su tali giusti riflessi la Municipalitli decreta : 



306 

Che nel terrninc di otto giorui, a contarc dalla publicazioDe del 
presente in Citt^ , e di an mese pel Territorio, sieno distrottc e mes- 
se in pezzi tutte le Armi ossia cos\ detti Scudi gentilizii, e sopresse 
le Livree, nonch^ i titoli di Conte, Duca, Marchese ecc. i qoali dod 
possono pill esistere fra i veri Democratici. 

II popolo Sovrano cousidererk i contraffattori a tal ordine co- 
me nemici della stua liberty. 

Li 30 Fiorile anno V della R. F. e I delia libertk Italiana. 
(19 Maggio 1797 V. S.) 

Veduto per il Commnndante della Piazu 

Rey 
DoMKNico Ckstaiu, Prcsid. 

Angelo CniozzoTTO, Manicip. 
Carlo Lisatti, Secret. 

(115) Vedi allegati all' elogio di A. G. Vianelli, in Seoiinirio 
Busta III. 

(116) Li 26 Agosto 1817. N. 2504. 

Ball* Archivio Municipale 

all' TNCLITA CONGBEOAZIONE municipale di CHIOGGIA 

Onorato da codesto Inclito Corpo della pregiata Nota 14 Agosto 
corrente N. 2414, mi faccio a rise ^ntrarla con quel compiacimtDtu 
e venerazione che deriva 1' uno dal vedersi calcolato non inutile si 
decoro di codesta mia Patria, e I'altra dalla stima che professoi 
suoi Cittadini ed a codesta Inclita Municipale Congregazione. 

Non h cosa da osservare soil' andamento degli Atti accompi- 
gnatimi , e neppor sul complesso dell' ultima nota che veggo pre- 
parata per codesto Cancelliere del Censo col N. 1767, in cui vi sU 
annesso il Decreto del Veneto Maggior Consiglio 1.® Aprile 1775, 
documenlo luminoso $ pienamente a mio credere comprovauU il iiieb 
e diriUo di NobiU^ che ginstamente reclama codesto Civico Corpo. 

Ma poich5 mi fa I' onore di chiedere il mio devote parere, devo 
soggiungereche in dae articoli parmi difettosa la preparata mewumi- 

Quanto al prime, trove che il Decreto della Gommiasione Aral- 
dica 17 Decembre 1816 N. 47-305 vuole che le prove da prodoni 
in simile argomento siano Originali. 

Veggo in tutte P andamento delP affare che farone pib volte o 
restituite o richiamate naove prove per mancanza di qoetta Ori/i' 



307 

naiiia. — E finalmcnte rilevo che I' ultima Dota 21 Giiignodecorso 
N. 3511-235 ripete che abbisogna di nuove prove, perchi quelle Jin 
qui assoggeltate non sono che copie in/ormi le quali in modo alcuno 
fum possono essere attendibili, 

Totto ci6 osservato, leggo nella Nota preparata al N. 1767, 
che il suddetto onico lamlooso Docurnento 1.® Aprile 1775 si ri- 
mette anche questo in copia perchd si accusa perduto V originals nel 
tesii accaduto incendio, e si manda la Commissions Araldica a cer- 
carlo nello Archivio politico di S, Teodoro, 

Mi sia permesso di subordinare che non tocca alia Superiors 
Aulorita V andar in traccia di documenti, Parmi invecs indispsnsa- 
bile che la Congregazions Municipals sia in dovsrs diprocurarsi Ella 
stessa dal mentovalo Archivio quello di cui si tratta, e di aggiungervi 
anco se fosse possibile la parte del Veneto Maggior Consiglio, chede- 
ve essere ad esso unita. 

Circa il secondo, dalla lettura del surriferito Decreto N. 47-305 
della CoiumidsioDe Araldica rilevo che erano abilitate le GomaDi 
ad inoltrar direttamente al di essa Protocollo i Titoli e Documeuti 
richiesti. 

Al contrario dal complesso degli Atti accompagnatimi troto che 
questa produzione si d/atta sempre per la lung a via di codes to Can- 
celliere, da esso a questa It. Delegazione, e da quest* ultima final- 
mente al Governo, Non so comprendere da che derivi questo secondo 
modo di produrre le carte, e mi risulta solo che fu obliato interamente 
il primo con danno e ritardo notabile dell* affare 

Detto ci5 per semplice obbedienza all* onurevole avauzatomi 
incarico deggio con tutto il genio, ofifrire a codesto Inclito Munici- 
pic 1* opera mia neir afifare di cui si tratta, ed assicurarlo che nou 
lascierb di approffitare di tutti quei mezzi che il compatimento che 
mi viene accordato da cospicui Personaggi mi far& couoscere giusti 
disinteressati, ed utili al felice conseguimeuto di quanto pu6 risul- 
tare vautaggioso al bene ed al decoro r)i codesta bdorata mia Patria. 

Protesto air Inclita Municipale Congregazione i sensi delta piii 
viva riconoscenza e rispetto. 

Venezia, li 23 Agosto 1817 

Paolo Boscoli. 



iin. Dal Libro Ducale VIII, pag. 108. 

PodesU Gio. ViDMAN. 
Ill.mo Sig. Sig. CoLmo 

1775. 4 Maggxo. 
Sta espreaso nelT unita parte che traamettiaiuo a V. S. Ill m* 
la presa delibera/ione del Ser.ino Mag:gior Coosiglio di agpon^^ere 
air ordine Patrizio cod una nobile aggregazione qnaraota saddite 
famiglie che adorne sieno dei requisiti in essa parte iudicati. 

Ella per6 vulendosidel solito riputato mezzo di codesti Sig. De- 
putati si dark il inerito di fare chepervetiir abbia la Parte medesima 
al Consiglio di codesta Citta per la dovuta notizia e perchd sia regi- 
strata, n^ lascierk nel tempo medesimo d^ accompagnare un tal attu 
con quei modi che la virtli sua pub ben conoscere li piii adattii 
dare il couvenieute risalto ad un tanto testimonio della publica pre- 
dilezione. Della prestata esecuzioue se ne attendouo a roerito di sua 
esattezza solleciti riscontrl, ed intanto !e desideriamo le uaggiori 
felicity. 

Dalle Deputazione dei Correttori 
li primo Aprile 1775. 

Alvjse Zen, Corretor e Colleg.** 



LE UUBRICHE 

DEI 

LIBRI MI ST I DEL SENATO 

PERDUTI 

TRASCRITTK DA GIUSEPPE GIOMO 

SOTTOARCHIVISTA XELL" ARCHl VIO DI STATO IN VENFZIA. 

(Contiiinazione. Vedi pajr. 110. j 



ImPKRAToR RoMANORl'M KT AlAMANIA. 

(Lib, III.) 

Qualiter captuin fuit de providendo ambaxatoribus domini 
imperatoris, 102. 

Responsuin fuit ipjjis ambaxatoribus quod ad coronationein 
suam mittemus de aostris nobilibus per quos rnittemus de nostro 
havere vel nostris rebus, 103. 

Mittantur quatuor ambaxatores ad coronationem domini ira- 
peratoris, 107. 

(Juod dicli ambaxatores pro se, notariis et familia et someris 
et faiuilia habeaut equitaturas L et famulos XXIIII indutos, et 
bint cum salario aliorum ambaxatorum, 107. 

Quod portent valiraentum decem^mdliura denariorum auri, 
107, 108. 

Responsio facta <Uctis ambaxatoribus dictl domini imperatoris 
pxrusatoria propter nostras conditiones, 127. 

Libre quatuor grossorum fuerunt exhibite dictis ambaxatori- 
bus imperatoris, 127. 

Super facto Tuscorum respondeatur quod tentfbimus talom 
viam de qua dominus imp^rator habcbil rationabiliter contentari, 
127. 



310 

(Lib. UIL) 

Respondeatur ambaxatoribus douiini Federici romanorum re- 
gis ad ambaxatam suam et saper facto sororis sue sponse filii 
regis Roberti, 148. 

fLib. X,J 

Dicatur ser Leonardo de Molin, quod respondeat ad litteras 
sibi inissas a coinite de Henebergh qui est in Tridento petente 
suuin consilium utrum videatur quod dominus rex initteret suos 
ambaxatores Venecias, quod civitas Veneciarum regit se multum 
soleinniter et ideo super hoc non potest nee scit plene consulere, S3. 

fLib. XLJ 

Responsio facta arabaxate domini Lodovici qui se scribit im- 
peratorem romanorum ad tria capitula, 5. 

Responsio facta ambaxatoribus domini Karoli ducis Karin- 
tie, 68, 69.* 

Dominus Papa et sui legati et nuncu, et alii prel.\ti. 

(Lib. LJ 

Regent ambaxatores nostri dominum papain quod coraraitlat 
nobis custodiam et quod gravamur de observatione interdicti post- 
quam alii non servant, 46. 

Induantur famuli domini Marci de Pensauro iudicis ut feinuli 
ambaxatoris curie et famulus et notarius similiter, 23. 

(Lib. n.) 

Mittatur ambaxata ad suplicandum domino pape quod conce- 
dat nobis posse ire in Alexandriam cum mercibus, 41. 

Commissio prioris predicatorum missi ad dominum papam. 45. 

Committatur comiti ituro quod prebeat auxilium quod decima 
distribuatur secundum ordinationem domini pape, 62. 

(Lib. nil.) 

Concedatur licentia abbati Pomposie deferrendi amforas XXV 
vini-quod habet in districtu Arimini ad suum locum, 37. 

Commissio ambaxatorum missorum ad dominum papam, 149. 

Volentes ire cum ambaxatoribus Curie et comedere cum eis 
solvant pro quolibet grossos VI in die pro se et uno famulo, 150. 

(Lib. V.J 

Videtur sapientibus clare quod Gamberarie occupate per Trt- 
versum de Dalesmaninis sint monasterii Sancti Ylarii et Bene- 
dicti et immo etc., 62. 



311 

De ambaxata ad Papam et legatum, 67, 71, 101, 131, 132, 
133. 

Dicatur episcopo Adrie de violentiis factis in Papociis nostris 
et quod inducat nostros la possessione etc., 163, 181, 187. 

Scribatur nostro ambaxatori in Curia quod ipse possit ire 
Massiliam pro aptatione represaliarum, 6. 

Ambaxatores nostri ad dominum papam habeant de salario 
libras ducentas pro mensibus quatuor et si plus steterint habeant 
libras XL in mease, 03, 67, 71, 72, 79, 90, 98, 99, 125. 

(Lib. VL) 

Modus mittendi ad dominum Papam super facto Argente, 135. 

F'acta Argente, 114. 

Ser Avezutus de Montemerlo iurisperitus noster procurator 
in Curia liabeat de salario annuatim soldos XL grossorum, 32. 

Pro ser lacobo Viadro ut esset procurator in Curia capta fuit 
pars de non, 88. 

(Lib. VIL) 

Sapientes deputati super factis Curie XII et alii octo habeant 
libertalem etc., 3, 4, 2^3. 

Nominati in processibus domini Ademari faciant procuratio- 
nem ad appellandum et alia, 6, 42, 132. 

Ambaxatores duo mittantur ad marchionem Marchie pro 
aconcio Fani, 6, 8. 

Sapientes eligantur consulturi super ambaxata Episcopi Fer- 
rarie et inquisitoris Lombardie, 45, 46. 

Concordia facta cum archiepiscopo Crete et quod anichiletur 
pape Clementis sententia, 45. 

Respondeatur domino pape super facto Cervie prout respon- 
sum fuit comiti Romaniole, 70. 

Stemus firmi ad consilium sapientum super facto amraonitio- 
nis facte per nuntios ecclesie, 84, 85, 97 : quorum consilium est 
ad cartas huius signi {specie di G gotico) in memoriali (1). 

Archiepiscopo Patracensi concessum fuit posse extrahere ca- 
pellas XX etc., 27. 

Missus fuit lohannes Marchesini ad Curiam, 97. 

Facta fuit responsio litteris papalibus et ambaxate Argente, 
20, 47. 

Detur paga petita domino patriarche Aquilegie, 48. 

l\) Vedi Monnmenti Storici publicati dalla R. Deputezione Veneta di Storia 
Patria, Vol. I. / Lihri Commemoriali, I^rgesti di R. Predelli. pap. 250. n. 861. 



312 

Super facto Zeroli, 40, 43. 

Habeatur consilium super facto litterarum inquisitoris here- 
tice pravitatis de Padua, 122. 

Respondeatur domino legato ad traficura dandum cruc^signa- 
tis, 88, 80. 

Oe broncio domini archiepiscopi Thebarum non solvatur da- 
cium, 92. 

Non mittantur littere pape nee cardinalibus pro recommenda- 
tione ali(uiius persone nisi per Inquisitores et XL etc. : in Ft^onc- 
.\is ad carta-? 140; alia magis stricta in Spiritu ad cartas, 26. 

(Lib. VIILJ 

Sapientes electi .su[)er processibus ser Ademarii (Targa), 4. 

Nominati in processibus domini Ademarii faciant suum pro- 
ruratorium ad appellandum, 6. 

Littera missa episcopo castellano ex parte domini <iucis quo<l 
procuret ne vexentur nostri ab eodem, 7. 

Rpsponsio facta domino pape super facto Firmanorum, oi). 

Commissum est ser lohanni Marchisini quod vadat ad Ar- 
i'liiepiscopum Ravenne ut expediet pro facto questionis, 72. 

(Lib. VIUL) 

Sapientes elerti super questionibus domini Ademarii, 16, Z\ 
41. 

Littere reoommendalionis fiant domino pape in favorem do- 
mini patriarche Gra<lensis, 18. 

Provisio dictorum sapientum super facto predicto dicli ser 
Ademarii, 43. 

Responsio facta litteris domini Pape et nuntiis Floreatinorum 
petentium transitum pro soldatis, 58. 

Possint mitti littere cardinalibus" in favorem dominorum Ni- 
rolai Victuri et Nigri (iauco pro sua navi capta per duas cocha* 
Yspanie, 124. 

Littere recominendatorie mittantur <lomino pape in favorem 
pi'esbiteri Andree Maseli (1) electi Scardone, 15. 

Fiant littere recommendacionis electo Civitatis nove (2) no- 
stro vmioto domino pape, cardinalibus, 116. 



il) II Oams nplla Series Kpi^copontm cathoHce Ecclesie, pag. 39*, lo«cn« 
Audi fas n Mnsculus. 

['<i) Cau;siano 11. II Gani8 lo dice eletto nd 1318, ma iuvece deve ewere Hi- 
la fine del 13'4>5. 



313 

(Lib, XJ 

Scribantur litere aliquibus cardinalibus in favorem cuiusdam 
nostri veneti capti in Maiorica ob suspectum homicidii, 24. 

Responsio facta litteris domini pape super facto Ferrarie qua- 
liter scilicet publicari fecimus processus, et mandavimus officiali- 
bus nostris quod non faciant bulletas pro deferrendo aliqua Fer- 
rariam et sic servatum est, 28. 

Possint mitti littere in favorem abatisse sancte Marie de vir- 
ginibus domino legato Lombardie, 31. 

Responsum fuit domino legato super strictura bladi quam 
habemus et quod nichilominus nos generose concedimus quod bla- 
dum suum usque vigintimillium corbellarum possit deferri Clugiam 
et inde Bononiam, 53. 

Non fiant littere domino Angelo Delfino, 120. 

Simile pro ser Constantino Lauredano electo in primicerio 
Sancti Marci, 147. 

Possint mitti littere recoramendacionis in favorem fratris Ni- 
colini ordinis minorum domino legato, 72, 96. 

Similiter scribi possint littere domino legato et committi am- 
baxatori nostro in favorem aliquorum nostrorum fidelium posito- 
rum in banno pro eo quod fuerunt nobiscum in exercitu Ferrarie 
cum sit per dominum papam omnibus indultum, 142. 

Possit scribi dicto domino legato in favorem presbiteri Servi ; 
similiter pro electo sancti Andree de Aymanis, 142. 

Domino legato fiant littere in favorem ser Marini Superancio 
canonici sancti Marci, 66. 

Pro episcopo Caprularum (1), 150. 

Pro priore Sancti Andree de Aymanis, 150. 

Frumentum gratie domini legati possit exonerari in partibus 
Romaniole, 148. 

Scribantur littere domino pape in favorem ser Marini Conta- 
reno SS. Apostolorum occasione possessionis donate per fratrem 
suum ecclesie Ravenne, 9. 

Mittatur una discreta persona ad dominum legatum in favo- 
rem domini Rizardi de Malumbris, 87. 

Pro electo spalatino (2) mittantur littere domino pape et car- 
dinalibus, 114. 



(1) Zane Giovanni. 

v2j Lucari Donienico elolto H Ottobre 1328. 

•21 



314 

(Lib, XL) 

Captuin fuit de non mittendo litteras recommendarionis do- 
mino pape in favorem plebani Sancte Marie Jubanico electi in ple- 
banatu sanctorum apostolorum, 26. 

Precipiatur Nicolao de TreWsio et socio quod discedant de 
Curia et inquiratur contra eos de temeritate sua dicentium se fore 
nunlios nostros, 48, 49, 50, 53, 54, 74. 

Fiant littere domino pape in favorem episcopi Clugie (1) et 
alie in favorem presbiteri Leonardi Cavaza electi in plebano sancti 
luliani, 76. 

Supersedeatur de mittendo pro fratribus qui sunt in Curia, 49. 

Nicoletus Palamides venetus, unus ex illis qui erant, qui fue- 
runt in Curiam pro facto ser Marini Superancio relaxetur prestila 
plezaria librarum D, 55. 

Mittatur ambaxata solemnis ad dominum legatum pro factis 
Alexandrie et Romanie et sapientes commissionem agant, 49. 51, 
52. 

Abbas Pomposie possit adduci facere de Arimino ad locum 
suum anforas XXV vini, et bottam unam olei, 9. 

Non possint ambaxatores impetrare pro se vel alio in curia 
legati aliquod beneficium, 52, 54. 

Recommendent legato dominum Rizzardum Malumbra, 1,^, 
47, 55. 

Responsio facta ambaxatoribus nostris quod super facto Fer- 
rarie nicliil dicant et quod non revertantur, 55. 

Fratres qui sunt pro nobis in Curia redeant, 55. 

Scribantur littere speciales super facto littere domini legati 
mittende in Sclavoniam, 57. 

In favorem domini Rizardi possint mitti littere. 

Tres eligantur sapientes penes ambaxatores reverses a domi* 
no legato provisuri super hiis que dixit eis idem dominus, 70, 72. 

Respondeatur domino archiepiscopo Thebano (2), et domiiio 
legato scribatur super facto Turchorum de eo quod ponere vola^ 
mus et aliis, 82. 

Mittantur littere domino pape pro recommeDdatione gratie 
postulate et cardinalibus ut videtur domino consiliariis et capitibas 
et domino le^^ato etiam mittantur, 91. 



(1) Dottn Andrea, 1322, trasferito da Grado. 
?2) Tacwni l<<iiardo. 



315 

Fiant littere in favorem ser Constantini Lauredano electi in 
primicerio sancti Marci, 94. 

Similiter scribatur domino pape et legato quod de gremio mo* 
nasterii sancti Gregorii de persona veneta provideatur et fiat abbas 
post finitum terminum amministrationis abbatis presentis, 94. 

In favorem domini Cardinalis Mauroceno, 87. 

In favorem iurium domini lohannis Geno possint mitti littere 
domino legato, 94. 

Petrus Petraca venetus possit mittere Bononiam filium suum 
ad prosequendum iura sua in Curia legati, 84 ; similiter Antonius 
Franco, 31. 

(Lib. XII.) 

Gratia facta abati Pomposie de suo vino Arimini, 35. 

Possint mitti littere domino legato in favorem domini Rizar- 
di, 3. 

Respondeatur fratri Thome Fuscareno super hiis que suggesta 
sunt domino pape contra nos et quod optineat gratiam intentam, 8. 

Mittatur sindicatus secundum usum domino Avezuto de Mon- 
temerlo qui est in Curia, 10. 

Deliberatio consulta super ambaxata domini legati, 27, 28. 

Responsio facta ad litteras domini legati requirentis non fieri 
per nos stricturam per custodiam riperie fidclibus ecclesie, 28, 54, 
58. 

Non fiant littere consulte fieri presbitero Leonardo sancti lu- 
liani, 84. 

(Lib, XIIIJ 

Responsio facta domino legato super apparatu sibi narrato 
qui pro nobis fieret, 17. 

Concessa fuit conventui Pomposie posse facere conduci de 
Marchia anforas XXV vini, 24. 

Mittantur littere domino pape in favorem domini Episcopi Ca- 
stellani (1), 87. 

Simile fiat in favorem sancte Marie de virginibus, 87. 

Domino pape scribatur super facto Turchorum. 97. 

Non fiat novitas comiti de Claromonte in licenciando ipsum 
de terra et respondeatur prelatis, 105. 

Argenteria domini archiepiscopi Patracensis (2) possit con- 
duci usque Motonum cum nostris galeis, 115. 

(1) Angelo DoltlD. 

(2) Frate Gaglielmo deirordine di S. Francesco. 



316 

Fiat buUella do robus oxtralionrHs <le Venetiis que sunt ven«^ 
rabilis palris domini fratris Pauliiii opiscopi Puteolani ei Thoinnsii 
d'> Verardo, 2. 

fLib. XIIILJ 

Possit scribi in favorem domini Nicolai Salomon arohiepi- 
sropi Tbebani, 17. 

Licentia est data conventiii Pomposiano conducendi de Ari- 
inino ad suum locum anforas XXV vini et botam unam olei, 20. 

Respondeatur priori Veneriarum ad verba dicta per emu ei 
parte magistri hospitalis quod parati suraus ordinare quod armaUi 
nostra ipsum levet in Apulia, 91. 

Anibaxatori domini legati respondeatur quod plaret nobis niil- 
tere duo tractatores ad locum comunem ad terminum qui sibi pla- 
cebit, 86, 87. 

Fiant littere recommendacionis in favorem ser lacobi Viajlro 
pro sua canonica domino vicecancellario romane Curie, 89. 

Scribatur domino pape de facto litterarum domini regis Fran- 
cie et de nostra responsione super facto passagii, 90. 

Respondeatur domino legato iustificando iura nostra in facto 
custodie Marchie, 93. 

In favorem monasterii Sancte Marie de virginibus scribaliir 
domino pape et aliis, 94, 99. 

Fiant littere recommendacionis in favorem domini Joliaiinis 
Honiol. 83. 

Padua. 

fLib. I) 
Rogentur Paduani quod flumen brente mutetur« 62, H;J, can- 
collalum. 

(Lib, IIJ 
Responsum fuit Paduanis quod remota palata Tenzoni cogno- 
scatur per comunes personas de loco, 2,3, 31, 33, 36, 37, 38, 
46, 47. 

Arbitri eligendi pro factis Padue habeaDt de salario libiv 
grossorum VIII in anno et grossos XII pro expensis in die, 56. 

Alii arbitri electi pro factis Padue et fratres pro hoc facto. 
115. 

(Lib. IIIIJ 
Qnalitor scriptum fuit Calderario quod diceret Paduanis quod 



317 

content! eramus quod coinpromissum procedat secundum scriptum 
eorum, 43, 44, 66, 102, 139. 

Prorogatio termini solvendi libras quinque mille pro dauuiis 
nostrorum tiat Paduanis, 165. 

Sapientes V elocti provid'*ant que via teiienda sit de querelis 
nostrorum de possessionibus quondam Paduanorum et ubi debft 
cognosci de iure, 107, 135, 165. 

Pro damno Pauli Busati sequestrentur lignamina empta pw 
Paduanos sub specie Vicentinorum, 124. 

fLib, VJ 

Requiratur dominus Jacobus de Carraria quod faciat restitui 
da<ia exacta apud Abbatiam postquam dominus (-anis liabuit Ca- 
strurabaldum bis soluta, 20, 65, 84. 

Factum ser Joannis Venerio exponatur per ambaxatorem de 
pannis eius, 104, 105. 

Excusatio Paduanorum direntium quod non fregerunt pacem 
domino Cani, et quod parati sunt quod cogiioscatur coram iudice 
competente que missa fuit per nostros ambaxatores domino Cani, 
4, 10, 15, 49. 

Dicat Calderarius Paduanis quod pacta violant non permit- 
tendo per stratam Aticis ire Mediolanum et quod parati sumus 
quod coguoscatur alioquin protestetur, 18, 46. 

Comune solvat expensas pro tractatoribus questionum Pa- 
duanorum missis Tarvisium, 1. 

Si circa concordiam domini Canis et Paduanorum aliqua e- 
merserint dubia stetur determinationi domini ducis et comunis, 35. 

Commissa capitula ambaxatoribus missis ad tra^tandum con- 
cordiam inter dominum Canem et Paduanos, 23, 25, 26, 29, 32, 
34, 93. 

Supersedeatur requisitioni Paduanorum petentium quod per 
districtum nostrum possit gens transire in suum subsidium, 27. 

Examinent sapientes iurisdictioneni nostram et monasterii 
sanctorum Ylarii et Benedicti, 50. 

Diffinitio facta per nostros sapientes super facto occupationis 
Gambariarum facte per Traversum de Dalesmaninis, 62, 86. 

Super facto librarum quinque mille respondeatur comuni 
Padue, quod satis expectavimus illam solutionem, et tamen sumus 
contenti elongare usque per totuui Maium alioquin etc., 113, 114. 



318 

fLU), VLJ 

Acceptetur per nos rx)nnor(lia inter (loniinum Canem et Pa- 
(luanos facta, 72. 

Nostre palate aperiantur pro Padua sed accipiat solum daUa 
antiqua, 72. 

fLib. VILJ 

Cominatio facta Paduanis de claudendo palatas, 35, 68. 

Sapientes eligantur super factos discursus Brente per Butini- 
cum, 35, 38, 39, 41, 52, 60, 69. 

Aperiantur nostre palate de versus Paduam et novitates di- 
ctarum removeantur etc., 72, 99. 

^Lib. VIIIJ 

Fuit ambaxata missa ad dominum Canem super derobationi- 
bus factis in Paduano districtu nostris,-91. 

fLtb. VIIILJ 

Examinationes datorum damnorum per gentem domini Canis 
in Paduano, 6, 7, 16. 

Responsio domini ducis ad responsionem ambaxatorum domi- 
ni Canis super predictis, 9, 10, 65. 

Ambaxatores missi ad dominum Canem et Paduam causa 
concordie tractande inter eos, 22. 

Requirantur damna a domino Cane data in Tarvisino distri- 
ctu simul cum illis de Paduanis, 45. 

Tres sapientes elccti ad examinandum damna nostrorum data 
quando exercitus domini Canis fuit apud Basanellum, 79. 

Super palatis factis per Paduanos super nostro, missus fuit 
Nicoletus de Marsilio cum litteris aggravando, 109, 111. 

Terminus datus Paduanis quod palatas per eos facta in par^ 
tibus sanctorum Ylarii et Benedict! removeant, 113. 

Scribant dominus dux, consiliarii et capita Paduanis super 
facto privilegiorum nostrorum que habent a cumuni Padue pro 
eorum frugibus, 115. 

fLib. X.J 

Taxentur damna illata nostris ad Basanellum per dominum 
Canem et gentem suam, 95, 107. 

fLib. XL) 

Non eatur Paduam cum rebus vetitis portari Tanrisium niii 
per Seucum sub pena, et vicedomini suum teneantur nuntiom Pi- 
due, 21. 



(Lib, XII J 

Revocetur nolariuin qui stare (l^bcbat I^adue or.oasioiie pro- 
hibitionis rerum non deferenflarmn Tapvis'mm, 48. 

Occasione novitatum que fiunt nostris habentes possesaiones 
in Plebe sacci mittatur uiius notarius, 28, *]0. 

Verona et Vincentia et domini de la Scala 

PRO EIS et ETIAM ALUS. 

fLtb. II.J 

Reddalur sua pecunia capitaneo Veroae etc.. 24. 

Qualiter retenti fuerunt denarii domini Bartholaraei de la 
Scala, 30. 

fLib. V.J 

Tractatus habitus cum tractatoribus Verone firmetur, 3, 13, 
112. 

Commissum fuil ambaxatoribus factum pannorum ser lohan- 
nis Venerio, 4, 15. 104. 

Rogatus fuit dominus Canis per nostros Ambaxatores quod 
non ininiicetur Tervisinis, 31, 80, 81, 83, 84, 85, 87, 98. 

Missus fuit unus notarius curie ad dominum Can6m et Pa- 
duanos pro redditione daciorura Castribaldi vel Abbatie, 46, 80. 

Capitula commissa ambaxatoribus nostris missis ad tractan- 
dum concordiam inter dominum Canem et Paduanos, 4, 15, 152. 

Que responsa fuerunt lohanni Marchisini dicenda domino Ca- 
ni super transitu mercationum de Verona Pergamum, et quod carte 
annullentur. — Et super eo quod dixerat idem dominus Canis se 
velle interponere ad aptandum factum strate cum Mantuanis, 21. 

fLib. VI) 

Expense ambaxate mittende ad dominum Canem pro damnis 
datis in Tervisino districtu fiant de libris tribus mille etc., 83, 102. 

(Lib. VIIJ 

Processus factus contra Veronenses, 40, 50, 53, 54, 55, 69. 

Capitula concordie domini Canis nobiscum facte, 32, 43, 60, 
77, 80. 

(Lib. VIIIJ 

Modus dandi tractatores amb^ixatoribus Verone, 69, 78. 

(Lib. XL) 

Tres sapientes elecli super daciis acceptis per dominum Ca- 
nem apud Hostiliam et aliLs gravaminibus, 30. 



-.320 

(■Lt^. XIII.) 

Prohibitio facta fuil de non recipiendo de rebus dominorum 
(1(^ la Scala ei non dando eis, et commissa sunt naturnis^ capitibus 
sexteriorum, cataveris et capitaneis postaruni, 34, 55. 

Cornpleatur tractatus cum domino Balardino etc., 35, 36. 

Respondeatur domino Alberto de la Scala, 36. * 

Pix et assungia restringantur per moduni aliarum rerura pro- 
hibitarum deferri ad loca dominorum de la Scala, 50, 56. 

Revocatio omnium processuum factorum contra dominosdela 
Scala et loca eorum, 35, 63. 

Mittatur unum notarium ad dominos de la Scala super hiis 
que fiunt contra pacta, 73. 

Tarvisium et loca illorum de Gaming. 

('Lib. IILJ 

Theotonici possint ire cum suis mercationibus per viam Tar- 
visii solvendo tantum quantum solvitur per viam Forijulii, 61, 73. 

Occasione novitatum factarum per Tarvisinos inveniatur alia 
strata pro ferro et lignamine et si quis adduxerit de predictis per 
Tarvisinum districtum solvat soldos X grossorum de milliari, i3l, 
132, 133, 141. 

fLib. IIIIJ 

Comminatio facta Tarvisinis occasione novitatum et datio- 
rum, 160, 168. 

Libertas data nostris tractatoribus firmandi pacta cum Tarvi- 
sinis, 173. 

riib. VJ 

Comune solvat tunc expensas pro tractatoribus mittendis 
Tarvisium, 1, 2. 

Comminatio facta Tarvisinis nisi diminuant datia, 46» 54, 
55, 71. 

Terminus datus comiti Goricie quod respondeat super peda* 
giorum negolio, 166, 167. 

Qualiter requisitus fuit dominus Canis quod relinquat reqoisi- 
tionem Castrifranchi amore nostro, 85, 137, 

Item quod discedat de districtu Tarvisii, 79, 80, 81, 83, 84, 87. 

Sumus contenti quod tractatus habitus cum ser Bernardo 
Rajnuci annulletur et carte . . ., 21. 



321 

Noster arabaxator requirat satisfactionem a domino Cane, et 
dicat de datio accepto apud Abatiam, 89. 

Baylia data tractatoribus nostris tractandi cum sindico comu- 
nis Tarviiii, 49, 50, 62. 

Taxatores taxent etiam damna nostris illata in Tarvisinu di- 
strictu post discessum domini Canis, 100. 

rUb. VL) 

Modus gravandi illos de Mola, 35. 

Capitula concordie domini Canis, 79, 80, 83. 

Responsio facta Benenoase existenti Tarvisii, referendorum 
per eura comiti Goricie, 04 

fUb, VII.J 

Taxatores nostri possint ire etc. causa videndi melius verita- 
tem damnorum datorum per gentem domini Canis nostris in distri- 
ctu Tarvisii, 83. 

Mittantur ambaxatores ad rectores Tarvisii ad condolendum 
de raorte Comitis et dicendum verba consolatoria, 86. 

(Lib, VIIIJ 

Ambaxata solemnis missa Tarvisium ad comitissam super de- 
robatione facta Theotonicis in Forojulio, 35, 42. 

Supersedeatur super facto derobationum factarum per Theo- 
tonicos qui venerunt in subsidium Padue et Tarvisii et emende pe- 
tende ipsa occasione, 37, 92. 

Responsio missa ser Marco Bragadeno qui est Tarvisii expo- 
nenda dicto comuni, 38. 

Responsio facta Tarvisinis super eo quod domina Comitissa 
vult se intromittere ad concordandura represelias Karinthie, 76. 

Super questione de ca Cornario cum Tarvisinis deputentur 
domini Rizardus et Arpus, 42, 43. 49, 57, 92. 

Consilium suum, 43. 

(Lib, Vim J 

Respondeatur ambaxatoribus domini Canis stantibus nobis ad 
id quod captum fuit alias, 65. 

Sapientes electi ad providendum qualiter possimus recedere a 
pactis que habemus cum Tarvisinis. 

Unus notarius mittatur domino Cani cum damnis nosirorum 
taxatis, 44, 46. 

Requiratur damnorum datorum in Tarvisino districtu emenda 
simul cum illis de Paduano, 25. 

Tarvisini mittant suum sindicum ad co.iveniendum cum nostro 



322 

pro tepcio assumendo pro questione Andree Cornario, 7, 18, 53, 
51, 55. 

Tervisini requirantur de observatione et dicantur eis Irans- 
gressiones, 40, 54. 

Ambaxatores mittantur Tarvisium super eo quod noslris non 
fit ius ibi et ad denuntianduni et terminum danduni, et dicendum 
omnia capitula gravaminis, 83, 89, 90, 91, 92. 

Elongatio temiini unius raensis eis facta, 103. 

Ambaxatores nostri illuc missi ad condolendum de novitati- 
bus ibi occursis, 103. 

Respondeatur Tervisinis quod non- intendimus ulterius stare 
pactis sed intendimus providere iustitie et indemnitati nostrorum, 
118, 122. 

(Lib, X.J 

Leventur bollete rerura ne portentur Tarvisium et panes inde 
non adducantur et hec committantur capitaneis postarum, 5. 

Non obstante banno fiant per iusticiarios littera et bulleta pro 
eundo ad molendum, 6. 

Dentur duo tractatores Tarvisinis qui tamen non compleanl 
remanentibus ftrmis processibus, 11. 

Acceptetur requisitio comunis Tervisii contentantis adimple- 
re ilia VII capitula pro quibus factus fuit processus etc., 24, 27, 
31, 42. 

Suraraarie scribatur Tarvisinis quod si non adimpleveriot VII 
capitula rennovabuntur processus, 62. 

Declaratum fuit quod initium termini solutionis recipiende sit 
in kalendis maii ut petunt ambaxatores Tarvisii sed addaiur etc., 
64. 

Eligantur tres sapientes super factis questionum vertentiam 
inter dominam Samaritanam et Rizardum de Camino et fratres etc 
65, 89. 

Firmetur tractatus adductus per nostros ambaxatores missos 
ad illos de Camino, 101, 102, 103. 

Contenta est domina Samaritana quod fovea Liventie aperia- 
tur et currat secundum antiquam consuetudinem, et solvere libm 
M pro extorsionibus factis in dicta fovea nostris, 104. 

Tractatus super acontio ipsorum firatrum de Camino cam 
Beaquino quondam domini Tolberti ; non tamen captus esL 106. 

Electi ad examinandum querelas nostrorum contra Tarvisi* 
nos, 112. 



323 

Provisiones super ipsis factis, 123, 128, 139. 

Coraminatio processuum facta Tarvisinis nisi faciant que de- 
bent, 129, 130, 135. 

Sapientes electi super factis Tarvisii et quod possint audire 
questiones de novo, 145, 147. 

(Lib, XL) 

Vetita portare Tarvisium de Padua, 21. 

Super factis Tarvisii excuseraus nos curialiter, 38. 

Pro factis Tarvisii mittatur ad dominutn Canem ambaxata 
solemnis et electi non perc^ant officia, 40, 41, 47. 

Mittatur Johannes Marchisini ad illos quid videntur facere 
guarnimentum contra illos de Motta, 41. 

Nicolettus Marsilii vadat ad dominum Canem cum litteris pro 
factis Tarvisii, 50. 

Scribatur Tarvisium quod dominus Canis missurus est suos 
ambaxatores hue et quod similiter mittant, 52, 53. 

Terminus XV dierum datus Tarvisinis quod satisfaciant de 
damnis et expensis filio Boni becharii, 57. 

Tres Tractatores alias deputati pro factis Tarvisii sint adhuc 
cum Tarvisinis, 81, 91. 

(Lib. XILJ 

Responsio facta Tarvisinis et quod si miserint suos tractato- 
res nos deputabimus pro nobis ser Philippum Belegno etc., 5, 12, 
18, 23. 

Terminus sapientum domine Samaritane prorogetur cum con- 
ditionibus alias ordinatis per presentem mensem, 13. 

Eligantur tres sapientes provisuri ne res ad partes Tarvisii 
deferantur et processus observentur, 27. 

Qualiter sumus contenti de responsione facta per Tarvisinos, 
certa tamen conditione, 35, 36. 

Mittantur ad dominum Canem tres ambaxatores ad rogandum 
eum quod Tarvisinis non faciat novitatem, 39. 

Soldizentur L ballistari per comune pro custodia et defensio- 
ne nostrorum castrorum Motte et aliorum castrorum que tenent 
domini Rizardus et Gerardus de Camino pro se et Beaquino 
etc., 41. 

Respondeatur ambaxatoribus nostris super facto dominii civi- 
tatis Tarvisii dicto eis per aliquos de Tarvisio, 41. 

Dominus dux, consiliarii et capita possint adhuc alios L bal- 
listario* Mottam (mittere), 41, 90. 



324 

Unus notarius curie luittatur Tarvisiuin pro farto tractatiw 
ordinati fif»ri Venetiis, 48, 68. 

Tracta tores deputati sint cum Tarvisinis tractatoribus, 51,52, 
53, 56. 

Annullnta condemnatione Zanoti Vilielmi el fi'atpum, coinim^ 
Tarvisii ei f.iciat suminariam rationem, alioquin coiiiune deiii'ie 
sit responsalf, 5t, 55. 

Mittantur duo solemnes ambaxatores ad dominos de la Scala 
pro novitatibus que fiunt illis de Caiaino et nostris, et pro niittt*;i- 
do furnimenUun ad loca nostra de Camigo, 73. 

Possit inilti per dominum, consiliarios, capita et quinque sa- 
pientes expedieiis furnimentuin pro custodia locoruin illis de Ca- 
mino. 78. 

Respnnsio facta nostris anibaxatoribus missis ad illos de la 
Scala quod miramur de responsione domini Mastini etc., 72, SI. 
82, 83. 

Mittatur Nicolaus de Marsilio ad dominum de la Scala pro 
facto Motte, 8(). 

Item quod mittantur illuc tres provisores qui ducant seciini 
ingeniatores etc., 87, 89. 

Fiat capita leus in Motta loco ser lohannis Storlato i)er «lo- 
minum duj^ein, consiliarios et capita, 94. 

Qui capitaneus dividat ballistarios per loca et deputentur tres 
probi homines pro capitibus et inducantur illi de Camino quod fa- 
ciant fieri laboreria et reparationes in locis : habeat capitaneus 
libras tres in mense et teneat duos famulos et facial rationem et 
iusticiam inter soldatos ; capita vero predicla habeant soldos XX 
grossorum in mense, 95. 

Responsio fncta ambaxaloribus Verone super faclis Motte, 79, 
81, 82, 99, 102, 106. 

Trecenti ballistarii deputentur in Motta et parttbus illis. 

Provisores compleant eis commissa cito et redeanl Venecias 
completo termino et dominus Marinas capitaneus provideat de 
capitibus ut sibi videbuntur, 111. 

Quod tanlam CC ballistarii ibi stent, 111. 

(Lib. Xinj 

Accepletur responsio dominorum de la Scala facta Nicolao de 
Marsilio, 7. 

Tres elecli ad Iractandum cum illis de la Scala» 15, 21 « 29, 31. 



326- 

Unus doroinorum de Camino venial ad dos cum siiis iuribus 
castrorum, 17. , 

Mittatur unus notarius curie ad dominos de la Scala super 
omnibus damnis et sapientes electi faciant etc., 22^ 23, 25. 

Responsio facta dominis de la Scala, 27. 

Responsum fuit illis de Camino quod non faciant novitatem 
cum simus in tractatu cum dominis de la Scala, 27. 

Bedargutio facta eis de eo quod miserunt Medunam contra 
nostrum mandatura, 28. 

Dominus dux, consiliarii et capita et sex sapientes possint 
providere de mittendo ballistarios ad partes Motte, 29, 31. 

Sapientes alias deputati sint cum domino Balardino de Noga- 
rolis etc., 31. 

Mandetur dominis Rizardo et Girardo de Camino quod resti- 
tuantur castrati Tarvisinis, 43. 

Rizardo et Girardo de Camino scribatur et nostro capitaneo 
quod mittant ad nos Tamar da Buffoledo pro eo quod portavit sa- 
lem ad loca dominorum de la Scala. 

Si illi quinque currus salis detenti per predictos dominos est 
(sic) nostri fidelis, capitaneus ipsum hue mittat, et personam cuius 
est, et si esset extranee persone retromittatur, 54. 

Scribatur dominis Rizardo et Girardo de Camino que scripta 
sunt per Marcum Savonario et quod restituant iniuste accepta Bea- 
quino et partes hue mittant hostensure iura sua, 54, 59. 

Respondeatur fratri Danieli quod sumus contenti quod tra- 
ctatus procedat alias dictus et denotatus dominis de la Scala, 56. 

Quod de pecunia Beaquini de Camino possint soldizari hie per 
nostros pagatores usque L ballistarii pro custodia Portus Bufoledi 
qui custodiant locum nomine comunis nostri, 57. 

Revocetur intromissio certe quantitatis lignorum facta ad pe* 
titionem Beaquini de Camino salvis iuribus utriusque partis, 63. 

Scribatur illis de Camino de concordia facta per nos cum do- 
minis de la Scala propter quod Marinus Venerio completo termino 
redeat et bona nostri comunis mittat Venecias, 64. 

Capti de Cesalto pro iniuriis dictis nostris custodibus et ceteri 
capti pro facto salis relaxentur, 64. 

Per dominum ducem corisiliarios et capita eligantur III Sa- 
pientes tractaturi concordiam inter Beaquinum et Rizardum et Gi- 
rardum de Camino, 65, 69. 

Scribatur predirtis quod infra 8 dies restituant castra, lora et 



326 

iura dicto Beaquino pertiiientia nontio Dostro Utori presentiain.Tl. 

Responsio que debet fieh comcni et h:*minibus Tarvisii super 
capitulis ambaxate eorum detur sno ambaxatoii, 72. 

bicatur Gerardo de Camino qnoi displicet nobis multain in- 
obedientiam fratris sui et bona verba eias nobis pbcent et propte- 
rea sibi dicimus quod debent infra 'lies tres posuisse Beaquioum 
in quieta possessione suorum castronim. 75. 

Responsio Tarvisinis facta super facto derobationis Theoto- 
nicorum^ 94. 

Mandatum factum super hoc illis de Camino inferioribus. 96. 

fLii, xim.j 

Concordia facta inter illos de Camino cum Beaquino. et quod 
Mariiius CoiUareiio eir^':tus in capitaneum per partes inittatur Mo- 
lam, :n, :w. 

Feltrum et Cividadoi. 

(Lib. niL 

Provideatur per ilios de grosso de Rassia contra illos de Civi- 
dali, 31, 51, 64. 

Processus factus contra Nigrum de Crucibus qui emit femim 
et lignamen in Belluno, 64. 

Concordia facta cum illis de Belluno sit firma certa conditio- 
ne, 72. 

Officiales grossi de Rassia teneantur se pocius ad determina- 
tionem factam Rellunensibus per lohannem Marchisini quam ad 
banum Credatii, 75. 

fLib. VLJ 

Missus fuit Jacobinus ad dominum Canem pro dacio insolito 
accipi apud Feltrum, 102. 

fLib. Xni) 

Prohibitio facta de rebus terrarum dominorum de la Scaia et 
i\pi rebus aliquibus nostris ad terras eorum, 34, 55. 

TeRRE NOSTRE a GrADO ad CAPUT.AOdEREM. 

(Lib, mi,) 

Concordia facta por lohannem Marchisini inter illos de Gn* 
do et .Vquilegienses sit firma, 121. 



327 

(Lib. V.J 

Potestas Clugie facial precipi BeDato Ferrariensi de Clugia 
quod infra tercium diem venial ad nostram presentiam sub pena 
librarum D elc, 83, IH. 

Absolvanlur homines Gradi de piscibus caplis per eos in 
Yslriam deferendis in Forojulio a dalio a pascale usque ad nali- 
vilalem domini el deinde usque pascha solvanl, 115. 

Domino palriarche Gradensi reddanlur floreni XVII expen- 
sali, 165. 

Gralia concessa fuil Episcopo Clugie faciendi portari Ferra- 
riam miliaria III salis in Iribus mensibus, 71. 

Duo nobiles mitlanlur ad Gapulaggerem ad videndum de qua- 
dam domo conslructa ibi per aliquos Paduanos el de muris el dam- 
nis noslrorum, 167. 

CLib. VLJ 

Comes Gradi facial extimari vinum cum maciis vel meliori 
modo, 39. 

fLib. VIIJ 

Armenlur per poleslalem Capilis aggeris duo ganzaroli cum 
XX hominibus facluri scortam mercalionibus Iranseunlibus per 
Alicem etc., 19. 

NosTRi Rector ES omnes general iter. 

fLib. 11) 

Res que milli non possunl cum navigio disarmato Dyraccbium 
nee ultra el que sic el reddatur dalium de mele quod porlabilur el 
habeanl partem, 81. 

(Lib. VLJ 

Addalur in commissione omnium reclorum Veneciarum de 
exlra culfum quod ipsi leneanlur inquirire de mercationibus que 
apporlabunlur per venelos cum navigiis disarmalis de conlra or- 
dine etc., 127. 

(Lib. XIIILJ 

Quod capilanei nostri el reclores inlromiltanl bona genlis Y- 
spanie occasione damnorum de ca Geno el ser Nigri Cauco el ha- 
beanl de bonis inlromissis soldos II pro libra, 58, 59. 

Comunes noslri de Sclavonia habeanl XII denarios pro libra 
de eo quod excusserint a fallitis nostrarum galearum, 9. 



328 



TlIEOTONICI ET FoNTirUM. 



fLib, IL) 

Provisiim fuit super damno duorum nobilium de Basla, 54. 

Dorainus dux, consiliarii et capita possint provideri uni bone 
persone mittende pro strata Alamanie, 34. 

Modus observandus de mercationibus quas afferunt theotoni- 
ci, 116. 

Mittantur illis de Augusta sive de Usburgo seruritates petit? 
pro relaxatione ballarum nostrorum, 56. 

Quousque strata Foriiulii erit clausa theotonici possint iiv 
per viam Tarvisii solvendo quantum per Forumiulium, CI. 

(Lib, V.J 

Pro pignorationibus ser Vitalis Miani contra ungaros et pro 
aliis veteribus represaliis. 171. 

Concordia facta cum nuncio regis Ungarie super daciis auri 
et argenti, 171. 

Fratres alemannornm qui adducl fecerunt de Apulia cum li- 
centia consulis caseum et res alias absolvantur a duplo dacio, 2. 

fLib. VLJ 

Quidam theotonici deterapti pro represaliis nostrorum rela- 
xentur, mercationes tamen eorum remaneant sequestrate apud vi- 
cedominos donee determinabitur quid sit iustum, 127. 

(Lib, Xni.J 

Responsio facta ambaxatoribus ducis Karinthie, 15, 16. 

Theotonici et ementes ab eis et vendentes eis remaneant in 
priori statu in facto messetarie et piperis et cere, 23. 

(Lib. XIIILJ 

Possit extrahi merzaria per theotonicos cum buUetta vicedo- 
mini theotonicorum fontici solventes denarios XII qui solvi de- 
bent, 7. 

Nullus venetus vel habitator possit emere in credentia vel 
alia in Veneciis vel extra sub quarti pena, 60. 

Responsio facta nostro ambaxatori existenti ad regem Bohe- 
mie super facto salis, 31. 

(Continua.) 



IL DIALETTO DI VERONA 



NBL 



SECOLO DI DANTE 



Questo studio fu prima dato in luce, quasi in embrione, 
sul Propv{fnatore di Bologna dell' anno 1873, analizzando 
senza piu i primi sette documenti dell' antico dialetto di Ve- 
rona editi da mons. Giuliari : ed in primo luogo il libro di 
ser Gidino da Sommacampagna. Disaminando altri documen- 
ti dei dialetti veneti, venuti poi in luce, mi accorsi come ad 
essi in generale potessero convenire in gran parte le conclu- 
sioni, che solamente pel dialetto antico di Verona io aveva 
filologicamente dedotte. L' analisi di altri venticinque docu- 
menti del medesimo antico dialetto di Verona, mi condusse 
a quella dei cinque libri dello Statute Veronese, che sommi- 
nistrar ne doveva I'illustrazione piii autorevole. Ammiriamo 
in essi co' nostri occhi la crisalide antica a poco a poco tra- 
sformarsi in nuova farfalla. 

Lo studio clie in origine era solamente filologico, di- 
venne in tal guisa filologico - storico. Come tale oggi lo 
presento all' Archivio Veneto. Confide non vi stia a disagio, 
avvegnachd molti documenti quivi illustrati, abbiano prima 
veduto la publica luce in esse, come sark a suo luogo accen- 
nato: avvegnach^ la filologia, come nel secolo nostro con 
dottrina piu ampia che in passato h studiata, colla storia sia 
necessariamente congiunta : avvegnachS il gran fatto della 
palingenesi della lingua latina nell' italiana, senza lasciarsi 
sedurre da ipotesi piu appariscenti che vere, da sb in queste 

22 



330 

pagine sia coUa miglior evidenza dimostrato e comprovata 
La ragione del presente 5 nel passato, si vcramente che noi 
con diligent! aualisi sappiamo cercarla, e scoprirla. Mauo dun- 
que air opera. Altri potrSi far ineglio e piii, e lo desideriamo 
per amorc della scienza, e d' Italia. 

Poca scintilla, grau flainma secouda. 

LuiGi Gaiter. 



331 



I. Lingua e dialetti itatici. 

Se lasciando un tratto da parte qualunque ipotesi, cotnunctue 
sottile e speciosa, intorno all' origine della lingua italiana interro- 
ghiamo la storia, rhe 6 luce di verity, senza piu ne risponde con 
quest! tre fatti. 

1. A' tempi antichissimi, ne' quali formata ancora non era la 
lingua latina, e nel Lazio se ne parlava rozzamente 1' elementare 
dialetto, in tutta Italia parlavansi diversi dialetti, a vicenda intesi 
dagli abitatori delle diverse regioni, i quali dialetti pud credersi 
fossero variety di una comune lingua italica anteriore alia storia. 

2. Quando il Lazio, traendo mirabilraente profitto dalle singo- 
lari sue fortune politiche, innalz6 il suo dialetto, sistemato dai 
grammatici greci, a lingua officiale e letteraria dei conquistati 
paesi ; nolle provincie italiane non si lascid di parlare i nativi dia- 
letti. Anzi erano parlati, non che dal contado, dalla plebe, ed in 
parte altresl dai patrizi, nella stessa Roma. 

3. Quando finalmente per decrepitezza piu che per prevalenza 
dei barbari, cadendo il romano irapero, cadde con esso la lingua 
latina, ch' era lingua della dominante aristocrazia, e nella chiesa e 
nei nuovi governi 1' elemento popolare prevalse ; per necessity, e 
per awedimento politico, si uso sempre piu la lingua del popolo, 
anzi che quella di una caduta ed invisa casta privilegiata ; la Hngua 
della sorgente democrazia e civiltk cristiana, anzi che quella della 
caduta aristocratica civilta pagana. 

Si usarono allora nelle scritture i vari dialetti, alquanto modi- 
ficati secondo la graramatica latina, e per tradizionale rispetto verso 
la lingua gia dominante, e per soraiglianza di consanguineitk che 
avevano con essa. Verso il secolo decimoterzo i letterati nei libri, 
poi gli ecclesiastici nella predicazione, piu tardi i magistrati ne' pu- 
blici ofRcl, adottarono come propria la nuova lingua del popolo, 
denominata per questo a que' giorni lingua volgare, o nuovo latino, 
che in sostanza da tempo immemorabile era parlata come dialetto, 
e finalmente, governata con miglior sistema grammatical, era 
scritta (1). 

(1) Nei patti fermati tra il Comune ed il Popolo di Verona e Gian Galeazzo 
Viscontla' 19 Ottobre 1387, cio6 tra vinti o yincitore, T intestazione e conclu- 



332 

Fra le prove dei primi due fatti, ricordiamo : 

1. Le Fabulae Afellanae, reritate in Roma como. le noslre 
Parse a soggetto, da attori che variamente mascherali, improni- 
savano ne' vari dialetti italioi, con grande sollazzo de' patrizi, della 
plebe urbana, e della rustica e peregrina, concorrenti alia metro- 
poU da tutte le provincie (1). 

2. Molte locuzioni altres\ degli scrittori classici , ed alcuni 
brani dei comici, e, piu che di altri, di Plauto, scritti secondo i dia- 
letti italici di que' giorni, riscontriaino con nostra meraviglia somi- 
gliantissimi ai nostri presenti, e nei vocaboli, e nei modidi dire r2). 

3. La lingua lah'na riislica e jjcrcgnna, fuor di dubbio con- 
temporanee alia lingua latina nohile, sono niolto simili ai dialetti, 
ed alia lingua nostra (3). 

In prova del terzo fatto basta rivolgere lo sguardo ad una 



sionc doiratto, o le risposte del Visconte, sono in latino, e Ic proposte dei cittodii;i 
sono in volgare. Per esempio : 

tf Imprima, che '1 popolo de Verona domanda a meser lo Conte, che tati i 
citadini do Verona, tereri e forester!, siano salvi de V aver, e de lo pcrsone, e le 
soe done e soldii dc Verona, dentro e de fora ». 

« Responsio facta per dominum Capitaneum, Cousiliarios et Commissarios, 
concessa est. Uosponsio aiitem praefati illustris Principis et Domini nostri Comi- 
tis, talis est: Confirmamus supra dictam rcsponsionem ». 

(1) Trassero il nome dalla citta di Atella. Sono il gefmo della comedia ita- 
liana, coi vari dialetti parlati dalle varie maschere, rappresentanti i pittorescbi 
costumi delle vario nostre regioni. Fu delta Farsa a soggettOy pcrcb6 dctermi- 
nato prima in generale il sof^p^etto, o argfomento, gli attori ne improvvisavano 
sul palco sccnico le sinj?ole parti. Farsa, forse dal fraucese farce ^ ripieno, come 
farcire, infarcire. 

(2) Philmann, Romanus bilinguis, site dissertatio de d\ferentia linguu 
plebeiae et rusticae tempore Augustiy a sermone hunestiore hoTHiuuM urbanorum. 
Enrico Stefano, De latinitate faUo suspecta; Bonamy, M^xions sur la tei- 
gue latine vulgaire, Quadrio, Storia e rag tone di ogni poesia. 

Lasci6 scritto V elegantissimo Cicerone : « Equidem qaum audio aocmm 
meam Leliam (facilius enim mulieres incorruptam aDtiquitatem conservant, 
quod^ multorum sermonum exportes, ea teneut semper quae prima didioenut), 
eam sic audio, ut Plautum mihi aut Nevium videor audire .... Sic loqaatnm 
esse ejus patrcm judico, sic majores ». 

(3) Fra innumcrabili esompt: equus, rustico caballis; caputs tetta; ffvtatf, 

russus; ignis, focus; via, strata; domus, casa; pulcher^ MIm; vir^ bMi; 
ensis, spata; ager, campus; triticum, frumentum; o«, bacca;i)ift^«i#, crami; 
sus, porou% ;fellis, cattus; linum, stupa. 

Nelle catacombe di lioma leggiamo opitafi quasi italiaui, acolpiti o grtflU 
dalla plebe cristiana nei primi secoli deir dra nostra. V. Qiovakmi OALYiiir 
JOelle genti e delle fatelle loro in Italia. 



333 

biblioteca di scrittori ecclesiastici, disposti secondo Tordine del 
tempi, incominciaudo dalla Bibbia latina delta vulgata, nella quale 
si trova spesso italiana pertino la costruzione dei periodi : ai Rerum 
italicanmi Scriptores, raccolti ed illustrati dal Muratori ; e di per 
s6 di secolo in secolo e coraprovata a tutla evidenza con autentici 
documenti la graduata metamorfosi della lingua latina nella pre- 
sente italiana (1). 

Chi solamente percorra il Glossarium ^nediae el in/imae laii- 
nilalis di Carlo Dufresne du Cange, puo toccare con mano la gra- 
duata metamorfosi del maggior numero dei vocaboli della moriente 
lingua latina nella nascente italiana. Nessun istoriografo o fllologo 
sa indicare il giorno, nel quale gli Italiani potessero dire : leri par- 
lavamo latino, ed oggi parliarao italiano. Nessuno si accorse della 
mutazione della lingua, siccome nessuno si accorge del passaggio 
dalla gioventu alia virilita, od alia vecchiaia. Si sente avvenuto il 
fatto, senza aver potuto avvertire quando e come avvenisse (2). 

Conchiuderemo con Nicolo Wiseman : « In qualunque epoca 
ci facciamo a considerare una lingua, la rinveniamo completa 
nelle sue qualita essenziali e caratteristiche. Essa pu6 ricevere 
maggior perfezione, divenire piu ricca, e di costruzione piu sva- 
riata ; ma le sue proprieta distintive, il suo principio vitale, il suo 
spirito, se con tal nome sia permesso chiamarlo, si pare intiera- 
mente formato, ed e immutabile. Se ha luogo un' alterazione, e 



(1) Troviamo usato le preposizioni con qualunque caso, ed i casi e tempi 
senza regrola, pur cbe foRse espresso a qualunque modo il concetto. Leone III 
8Colp\ in Laterano nel 798 ad onore di Carlomagno, cbe fu detto T Auprusto di 
queir epoca: Beate Peirus dona vita Lcmi p. p. ei victoria Carulo regi dona. In 
S. Girolamo lej^giamo: Dignitnte ptrflaii, vias publicas mannibus, quos vulgo 
borriCOS appellant (In Eccles. X). In S. Greg-orio Magno nel sesto secolo 6 fre- 
qnente pensare per cogitare. Ha pure: Serramenta, quae usitato nomine vangas 
vocamus. Raterio , vescovo di Verona nel secolo decimo ; Cum calcariis , quos 
sperones rustice dicimus. 

(2) « Dal pi6 deir Etna flno alle rive del Gange, una folia di popoli disgre- 
gdti gli uni dagli altri per secoli, quali civili, quai barbari, quali oscuri, quai 
famosi, parlarono e parlano ancora lingue estremamente diverse a prima vista, 
ma dMncontestabile parentela, giaccb^ non solo ban comune un certo numero 
di radicali, ma la grammatica di ciascuna tiene profondo analogie colle gram- 
maticbe di tutte le altre. Dlr6 piu giusto, cbe tutte queste grammatiebe forma- 
no propriamente una sola. Ora, nel massimo numero delle favelle di queste fa- 
miglie, il passaggio dagli idiomi anticbi ai modcmi si effettub in maniera somi- 
gliante, merc^ I'identiUi dMnclinazione e di principl »>. C. Cantu, Stona degli 
Jtalianit Appendice I. 



334 

soltanto per lo nascimento di una lingua novella, che esce come 
la fenice, dalle ceneri di un' altra. Quando pure cotal successione 
6 accaduta, come delFitaliano succeJuto al latino, dell' inglese suo 
ceduto air anglo - sassone ; un misterioso velame e disteso sulla 
metaniorfosi. Questo dialetto sembra invilupparsi come il baco da 
seta per passare alio stato di crisalide. Noi lo ammiriamo quando 
sbuccia, talvolta piii e talvolta men bello, ma sempre pienamente 
organizzato, ed immutabile. Riguardandolo da vicino, vedremo che 
il primitivo ente conteneva in se di gia tutte preparate le parti, 
che dovevano un giorno dar forma e vita all' altro destinato a 
succedergli ». {Discorso II) (1). 

I dialetti, dice Max Muller, sono sempre stati piuttosto filoni 
che canali della lingua letteraria. Checclie ne sia, sono correnti 
parallele, le quali esistevano molto prima che una di esse perve- 
nisse a quella temporanea altezza, che e frutto di coltura letteraria 
{Letture sulla scicnza del linguaggio, 11). 

II. hifluenza dei barbart. 

La storia, e V etnografia, ne insegnano : 
1. Quando si mescolano insieme due popoli che parlano di- 
verse lingue ; come ^ del tutto secondo natura, prevale la lingua 

(1) Come non 6 malagevole Bcoprire nel latino intent lioee italinne, e vice- 
versa; non fu malagevole dcttare versi, che fossero dciruuao dell 'altra lingua: 

A MARIA 

In vasto mare, in siibita proceUa, 
Invoco te, nostra benl^a stcUa. 

Vivo in acerba poena, in mesto horrore, 

Quando te non invoco, in te non spero, 

Purissima Maria, et in sincere 

Tc non adoro, et in devoto bonore. 
Et ob ! beata vita, et anni, et bore 

Quando, contra me armato odio severo, 

Te, Maria, colo, et in gaudio almo et vero 

Vivere spero ardendo in vero amore. 
In te sola, Maria, in te confido, 

In tua aura materna respirando 

Quasi columba in suo beato nido. 
Non amo te, regina augusta, quando 

Non vivo in pace, et in silenzio fide: 

Non amo te, quando non vivo amando. 



335 

del pill numeroso sopra quella del meno numeroso, comunque sia 
vincitore e dominante. Cosi a' nostri giorni accade agli Inglesi nelle 
Indie, ed a Malta ; ai Frances! neir Algeria, ed in Corsica ; ai Tede- 
schi nel Trentino, in Istria e Dalmazia, e prima per mezzo secolo 
nelle provincie venete, e per maggior tempo nelle lombarde. 

2. Se gli Italiani avessero dovuto adottare la lingua dei bar- 
bari invasori (in quasi tutto il medio evo diversi popoli barbari 
avendo invasa T Italia, e vari popoli barbari essendosi talvolta 
impadroniti di varie sue regioni), di tempo in tempo, e talvolta 
eziandio al tempo medesimo, avrebbero parlate varie lingue, in varie 
regioni, onde la nostra nazionalitk sarebbe da molto tempo 
perita (1). 

3. Quando meschiansi insieme per qualche tempo due o piti 
popoli, fra le lingue dei quali sia qualche affinity ; dalla mescolanza 
pud scaturire una nuova fase della lingua, o dialetto, la cui base 
grammaticale e lessica h costituita dalla lingua del popolo piii nu- 
meroso e indigene : una parte secondaria lessica pud esservi ag- 
giunta dal men numeroso e passaggiero. La parte secondaria sark 
maggiore, o minore, in ragione dell' affinity della lingua del popolo 
forestiero con quella dell' indigene. Cosi nei recenti dialetti lombardi 
riscontriamo frequenti vestigi lessici delle affini lingue spagnuola 
e francese ivi gik dominanti: assai pochi della tedesca, perch6 
.meno affine coUa lingua ivi indigena. 

Conoscendo le lingue dei barbari invasori d' Italia, e la poca 
loro afRnitk coUa nostra, la quale, non ostante I'originaria fratel- 
lanza con esse, viveva da secoli vita libera propria e indipendente, 
maestra di civiltk agli abitatori del giardino d' Europa ; chiaro ne 
apprendiamo, che poterono assai poco sopra di essa. Analizzando 
infatti la nostra lingua ; di radice barbara vi rinveniamo aggiunti 



(1) Tanto vive una nazione, quanto conserva la sua liugna. Dove sono tante 
nazioni deU'evo antico e medio, delle grand! gesta delle quail parlano tanti vo- 
lumi? Sono confuse fra le genti, delle quali adottarono le lingue. 

I Maccabei, al tiranno che voleva farli rinnegare e religione e nazionalita, 
nota il sacro teste che risposero nella patria lingua (Lib. II, cap. Vll^ 3, 21). 

Neila Bibbia piu volte 6 scritto lingua per nazione. Dante cant5 di Semira- 
mlde (Inf. V) : 

Fu imperatrice di molte favelle. 

I Roman! imponevano ai vinti, nelle leggi, la loro lingua officiale. « Opera 
data est, ut imperiosa Civitas, uon solum jugum, verum etiam linguam suam 
domitis geutibus per pacem societalis imponeret (Augustinis, de Civ. Dei). 



336 

nuovamente pochi vocaboli, esprimenti per lo piii oggetti di guem, 
e che non mancavano di nome iadigeno (1). 

II dialetto di Yenezia, dove in tulti i secoli di mezzo non pose 
piede nessun popolo barbaro, e affatto simile al dialetto di Verona, 
che fu percorsa da tutti, e fu sede di molti, fino al menaorabilissimo 
16 Ottobre 1866, qiiando vi entrd Tesercito del nuovo regno d'ltalia. 
Se le lingua dei barbari avessero nei tempi di mezzo influito quanto 
volgarmente si crede sopra la lingua d' Italia, Venezia dovrebbe 
parlare il dialetto piii puro, e Verona il piu corrotto. Parlarono in- 
vece, e parlano un dialetto del tutto somigliante, come proveremo; 
e come tutto giorno ascoltiamo. 

Sulla letteratura nostra i barbari non poterono die influire 
indirettamente, lasciandola decadere, o non dandole mano a rial- 
zarsi. Essi non avevano letteratura ; ma solamente qualche antica 
leggenda, saga, o favolosa tradizione. Teodorico, che fu TAuguslo 
dei barbari, non sapeva scrivere il proprio nome. Le magistratore 
per necessita, chiamata magnanimita da* rinnegati italiani, furono 
quasi sempre conferite ai nostri. Boezio Severino ebbe da Teodo- 
rico quella mercede, che hanno d' ordinario sot to i barbari domi- 
natori gli uomini d* onore, che alia fedelta dovuta al tiranno imposto 
dalla fortuna, antepongono la fedelta alia patria imposta dalla 
natura. 

Le leggi fatte dai barbari per noi, erano per necessita dettale 
nel nostro latino. 

La Chiesa conservo sempre lingua e letteratura propria, indi- 
pendente dai barbari. 

Se alcuno di essi, come Carlomagno. voile proteggere e diffoo- 
dere lettere e scienze ; trasse principalmente d* Italia i maestri per 
le altre provincie della sua monarchia. 

Ne piu ne meno avvenne dell' architettura, che solo per ele^ 
nare in onta all* evidenza storica un contro senso, alcuni ostinata- 
mente chiamar vogliono gotica. E una m^^tamorfosi, adatta ai tempi, 
della nostra, siccome fu dimostrato da molti c nostri e stranieri. 
Tanto 6 gotica quell* architettura, quanto e gotica la lingua volgare. 



(I) Per esempio: el mo, galea; usberpfo, larica; brando, spata; alabordi. 
laneea; sprone, calcar; bandiera, texillum; Xjara, fefttrum ; gnanto, cAtfffM^ 
ca; sebiera, acies; gnerra, bellum. 



337 



III. Docunienii del dialetto Veronese net secolo decimo quarto. 

Ventotto documenti or abbiamo in publica luce del dialetto 
di Verona del secolo di Dante, raccolti a questi giorni da monsignor 
Gio. Battista conte Giuliari, canonico bibliotecario della Capitolare 
della stessa citta. 

Trattato dei ritnii volgari di Gidino da Sommacampagna, Bo- 
logna, 1870. E la dispensa CV delle Scelie curiosiid lellerarie dal 
secolo XIII al XVII. 

II libro di Theodolo, o la Visione di Tantalo. Bologna, 1870. 
E la dispensa CXII della Scelta suddetta. 

Iscrizione Scaligera sopra una lapide al Ponte delle navi a 
Verona delKanno 1375, ora nel inuseo della stessa citta, illustrata 
prima dal co. Carlo Cipolla ; poi dalF autore del presente opuscolo. 
E nelY Archivio Veneio, Tomo XI, parte 1, 1876, e nel Propugna- 
tore 1877. 

VenticinquG documenti Scaligeri : 

I. Lettera dell' Abbadessa di S. Michele extra di Verona, 
16 Aprile 1326. 

U. Patti e convenzioiii fra Aventino Fracastoro, ed altri, per 
Tapertura d'una bottega di seta, 28 Febbraio 1356. 

III. Lettera di Cansignorio della Scala a Bartolomeo Mezza- 
scala, 3 Luglio 1368. 

IV. Supplica a Cansignorio della Scala, Gennaio 1370. 
V. Supplica a Cansignorio della Scala, 1371. 

VI. Supplica a Cansignorio della Scala, 1372. 

VII. Supplica a Cansignorio della Scala, Marzo 1373. 
VIII. Supplica a Cansignorio della Scala, 1373. 

IX. Supplica a Cansignorio della Scala, 1373. 
X. Supplica a Cansignorio della Scala, 18 Aprile 1375. 
XL Supplica a Cansignorio della Scala, 1375. 
XII. Supplica a Bartolomeo ed Antonio della Scala, 28 Lu- 
glio 1377. 

XIII. Supplica a Bartolomeo ed Antonio della Scala, 1379. 

XIV. Supplica a Bartolomeo ed Antonio della Scala, 1379. 
XV. Istanza a Bartolomeo ed Antonio della Scala, 18 Febbraio 

1375. 
XVI. Supplica a Bartolomeo della Scala, 3 Marzo 1378, 
XVIL Supplica a Bartolomeo della Scala, 1380, 



338 

XVIII. Ordine pei capiiani del Veronese, 1380. 
XIX. Supplica ad Antonio della Scala, 1381. 
XX. Supplica ad Antonio dolla Scala, 1381. 
XXI. Istanza ad Antonio della Scala, 13 Ottobre 1385. 

XXII. Supplica ad Antonio dolla Scala, 14 Maggie 1386. 

XXIII. Supplica ad Antonio della Scala, 1385. 

XXIV. Patti fra il Conjune di Verona, e Giovanni Galeazzo Vi- 
sconti, 19 Ottobre 1387. 

XXV. Statuti della Casa doi Morcanti di Verona, 28 Febbr. 1388. 

Ouesti venticinque docunienti furono iasieme stanipati dalla 

Tipografla vescovile di Verona, T anno 1778. Quattro erano slali 

publicati da inons. Giuliari in appendi<^e al Libra dci rilmi vol- 

gari citato, ed altri quattro dal co. Carlo Cipolla nelFA/rWrw 

Yenelo, volume citato. 

Questi venticinque do:'uinenti formano TAueddoto XXII edilo 
da mons. Giuliari. Negli Aneddoti XXIII, XXIV, XXV, XXVI t»gli 
pose in luce altri documenti del secolo decimoquinto, i quali non 
convengono propriamente a quest' opera. In essi il dialetto si cicro- 
sta sempre meglio alia lingua, quanto sono di eta piu prossima a 
noi, e quanto e iniglioro !a cultura lettoraria dei lore autori. Sola- 
niente neir Aneddoto XXIV sono tre documenti del secolo deci- 
nioquarto, sopra i quali non e da fjire osservazione filologica, rho 
sopra i precedenti non sia stata gia fatta, eccettuati tre vocaholi 
che registrero coi numeri XXVI e XXVIII dal Giuliari posli ai 
medesimi documenti, in continuazione dei venticinque sopra ri- 
rordati. 

Cio non pertanto da questi documenti del secolo decimoquinto 
dosumo alcune forme grammaticali a compimento di quelle trovale 
in quelli del secolo precedente, ed alcuni vocaboli i quali per vero 
dire non possono essere novita tilologiche di quel secolo, ma legit- 
tima credit*! di quello che gli precorse. 

II documento XX VIII fu gia edito neir Az-cAiwo FbK?to, to- 
mo XXI, pag. 325. 
XXVL Elezione di suor Mirabella a priora del monastero di S. 
Domenico, 1331. 
XXVIII. Supplica del Ccdlegio de' Notai a Ilartolorneo ed Antonio 
da la Scala, 1381. 

I documenti studiati del secolo decimoquinto, sono i seguenti: 
a Capitoli poi tessitori e venditori di panni, 4411. 
h Capitoli del massaro delle biade, 1411. 



339 

c Lettera del Comune di Verona al capitano Gattamelata, 1411. 

d Capitoli per risciiotere una dadia, 1444. 

e Capitoli per alloggiameiito della gente d'arme del capitano 

de Attendolis, 1444. 
f Capitoli iniposti ad un fabbricatore di stoviglie, 1446. 
g Grida pel riformato Statute, 1450. 
h Capitoli per riscuotere la dadia, 1452. 
I Capitoli per manutenzione di fontane, 1450. 
J Lettera di Lodovico de Marclienti, 1401. 
/ Lettera di PanJolfo Serego, 1401. 
711 Lettera di B. Faella, 1402. 
n Supplica al Podest^, 1400. 
o Capitoli per I'arte della lana, 1407. 
p Capitoli per banco di pegni, 1408. 
q Reclami per panni di un Mantovano, i47i 
r Relazione del provveditore G. F. CipoUa, 1475. 
s Statuto de' calzolai del secolo XII. 
/ Supplica di bottegai, 1481. 
u Supplica de' fratelli Vertua, 1482. 
V Supplica di Piotro Sellajo, 1482. 
z Supplica di maestro Nicola barbier, 1483. 
h Capitoli per alloggio, 1487. 
5? Capitoli per manutenzione di fontane, 1487. 
1/ Supplica dei frati di S. Maria della Scala, 1490. 
w Capitoli del Monte di pieta, 1490. 
A Supplica di Gaspare Mozzo, 1491. 
B Supplica di Bartolomeo Caliari, 1491. 
C Supplica del Comune di Peschiera, 1492- 
D Supplica delle Suore di Santo Spirito, 1492. 
E Supplica di Giustasio, 1494. 
F Supplica di Barnaba d' Angiari, 1494. 
G Supplica de' calzolai, 1494. 
II Supplica di Giacomo di Bernardo, 1495. 
/ Supplica di Giacobino panettiere, 1495. 
L Supplica dei Fratelli di Sommacampagna, 1495. 
M Supplica di mastro Pierino, 1490. 
iV Supplica di Gieronimo Mondella orefice, 1498. 
O Supplica di Guarisco de Raimondi, 1498. 
P Supplica dello stesso Guarisco, 1499. 
Q Supplica dei maestri alle botteghe alia Garzaria, 1499, 



340 

R Supplica di Pietro da Vicenza, 1499. 

S Relazione sopra opere idrauliclie, 1499. 

T Supplica di Giacomo e Fratelli da Prato, 1199. 

IV. Gidino da Sommacampagna. 

Air iminortale autore della Vey^ona illustrata (Parle II, lib. II) 
siaino debitori delle poclie notizie biografiche e letterarie, die ripe- 
tiaino intorno a Gidino ( probabilmenle Egidino, secondo altri 
Guido) da Sommacampagna (i). 

Nacque da Manfredi, il quale in un rotolo deirArchivio capi- 
tolare Veronese dell' anno i.*M3 e quoliiicato factor iiohilium d 
7iiagm/}corum dominorum Albcrii ct Masfini de fa Sca/a, Factor, 
oggi in dialetto fatlore (2), signiSca amniinistralore. 

In una menibrana ilei conti Lafranchini di Verona, bi legge 
clie Gidino successe al padre neir ufRcio appunto di fattore sollo 

Cansignorio (inorto il 1375). 

In un libro della Camera fiscale col titolo : Pro curia de N'h 
garoliSy e scritto, che Tanno 1382 sotto Antonio, ultimo principe 
Scaligero, vinto dal Visronti Tanno 1387, neir ufficio di fattore 
ebbe collega Toramaso de' Pellegrini. 

Nel libro inedito : De modomis ges/Ls, del Marzagalia, con- 
servato nella citata bibliotoca, si parla piu volte di un Gidino tra- 
ditore dei Signori della Scala, e si sospetta sia questo. 

Egli e fra i banditi nel documento XXIV citato. 

(1) Campania in basso latino, secondo il Du Canf^e, che ne prescnta parw- 
chi cspmpl, diccvaai un luog-o ''ampestrc piano coniunquc coltivato La veronoM 
intorno alia citta. ad oriente lasci6 il nomo alia Madonna di Campapma, ed a! 
monastero «de santa Catalina dc Campaprca appresso Ja Tomba» nci docniseDti 
Scaligeri; ad occidente, a Mezzacanipagrua, Sommacampag^na e alia delizion 
Canipa^nola. Era allora a bosclii, ed a pascoli. come ricordano ancora, Doecodcl 
mantico, Bii3solc»nj»o (bussus). Lugapnano (lucusj. Ca doi capri, Osteria del Bo* 
SCO. Oli Etruscbi, anticliissimi abitatori, che lasciaronvi documento etiiognfico 
irrefragabile nel dialetto tanto simile al coscano, non dcrivarono in querta arida 
campagna lo vicine acque del Bonaco e deir AdigQ, or da tempo 8\ lan^ in- 
vocate, quantunque celebrati per maravigliosc opere idraulicbe in altre re- 
gioni, perch^ allora non so ne sentiva il bisogno. Fu dissodaia per la coltiTV 
ziono del sorgo turco e dei gclsi , e suddivisa dal Corauuc di Verona in enfi- 
teusi, o livi'lli (Hbelli)^ sono circa trc sc coli. 

(2) A perpetuo riniprovero dei possidenti, i qnali nelle mani del fmitoret\^ 
bandonauo ramministrazioQe dei poderi, gli arguti uoatri cumpHgiiaoli soglioba 
proverbiare ch' egli ^fatto re. 



341 

Nelle rime inserite nel suo Traltato, lod6 Mastino (morlo il 
1350) ; Taddea dei Carraresi sua moglie ; Antonio (deposlo il 1387), 
al quale dedico il libro ; Samaritana dei da Polenta sua moglie ; 
Polissena sua figlia (I). 

Altri versi editi e inediti di Gidino, giacciono in varie Raccolle, 
citate dair erudite editore. 

II manoscritto di questo Trattato, ora venuto in luce, fu tro- 
vato a Bologna da Scipione Maffei, e da esso donato alia Capitolare 
della sua patria. Quale cimelio raro fu trasportato a Parigi nel 
1797. Marchiato ancora del sigillo della Biblioteca nazionale fran- 
cese, fortunataraente fu restituito con altri preziosi codici. II Maffei 
giudicoUo manoscritto coevo air autore, cio6 della seconda meti 
del secolo decimoquarto. L' editore conferma V autorevolissima 
sentenza. 

Gidino ricorda a nome se stesso tre volte nel Trattato ; cio6 
a pag. 221, 222, 223 delP edizione citata. 

Era dubbio, se di Gidino, o di un signor de Conciaco, fosse il 
Contrasto in sestine, aggiuntovi in appendice, in fine del quale 6 
scritto : ExpL Contrastus dni de Conciacho, a pag. 248 dell' edi- 
zione citata. 

Imitando T egloga prima e la terza di Virgilio, espone in dia- 

(1) Ballata minima in onore degli Scaligeri (pag. 99) : 

Viva la prole diva 

Do la Scala jorliva, 
Che a mal far non si cala. 
Viva lo 8U0 Mastino, 

Che come nccel divino 
La rlcopre con V ala. 
Viva la sua fen ice, 

Ch'6 di virtii radice, 
E di giustizia eguala. 
Viva il suo eccelso prince, 
Che per sua virtu vince 
Ciascuna cosa mala. 
Viva r onor d' Italia : 
Viva di virtii balia 
La magnifica Scala. 
Ballata composiia nei capiversi (pag. 221) : 

SERvo son serapro doll' eccelsa Scala : 
Glttorai dunque sotto il suo Mastino 
DIcendo : Veramente uccel divino, 
NOcivo spirto non ti tocca Pala. 
SER GIDINO. 



342 

logo il contrasto di opinioni degli Italian! intorno alia venuta delle 
truppe francesi in aiuto di Lodovico d' Angid. condotte da Eugenio 
Signore di Coiicy, Tanno 1384. 

II diibbio fu dissipato, quando si avvertt che Conciachus era 
il latinizzalo cognome Coiicy, del protagonista del Contrasto, il 
quale fu soldato, e non poeta. 

II dottor Giusto Grion, arzigogolando sopra un documento 
del 1426 pescato con una rete da granchi neir Archivio notarile di 
Verona, sognava un poeta Bontempo Conciago, da Belluno, che 
traeva il titolo da Conziago, frazione del coniune di Mel, venuto a 
Verona sotto gli Scaligeri impadronitisi di quella provincia. 

II Trattato discorre di sette specie di ritmi : Sonetto, Ballata, 
Canzone, Rotondello, Madrigale, Serventose, Mote confetto, con 
un' appendice pei Contrasti. Di ogni specie insegna partitamente il 
numero, qualita e distribuzione dei versi e delle riine, prcsentando 
propri componimenti a modello. 

Parla solamente dei metri, e con molta aridita. Deir estetica, 
dell'arte poetica, della storia letteraria non fa motto. Noa a 
prende cura delle etimologie, sentenziando con mal garbo a pa- 
gina 147 : « Ma de cosl fato nome, o voja Serventese, o voja Se^ 
montese, non 6e da curare*. E piii esplicitamente, a pag. 180: 
« Non 6e raolto da curare de queste etiraoligie, impercio che li 
nostri anticbi posero cosl fati norai a lor ben piacere ». 

Non si vede ragione, pcrclie il sopra citato dolt. Giusto Grion, 
editore di uno scorretto raanoscritto De rithymis vulgaribus, del 
padovano Antonio da Tempo, dedicato pure agli Scaligeri, ante- 
riore di pochi anni a Gidino, c da esso pedissequamente seguito 
altresi nel gofib disprezzo dell* etimologie, pretenda, che imperfetto 
sia questo manoscritto, percli^ non incomincia con una teoria ge- 
nerale sopra il Sonetto. Argomenterebbe con qualche sembianu 
di verity, se prima di ogni altra specie di ritmi, Gidino avesse 
esposta la loro teoria : ma tutte, senza cenno di essa, incominciando 
coUa stereotipa frase : « Nota che » siccome incomincia la metro- 
logica dottrina sopra il Sonetto, e forza conchiudere, che eziandlo 
questa volta ad occhi aperti egli sogna (1). 

(1) Nel la Collezione di opere inedite o rare deiprimi ire ucoU della liȤwh 
edita da G. Romag^noli a Boloi^na, il Orion 8^ introdusae rlstainpando U latiM 
trattato De ritymis vulgaribus del padovano Antonio da Tempo, e pretendeiidOb 
secondo il suo costume, cho il manoscritto migliore fosse quelle, che prlmogB 
caaco in roauo. Mens. Giuliari a pag. 9 del Oidino, si daole cbe sfendolo 



343 

I ritmi propri, da Gidiiio proposti a modello di arte metrica, 
non sono de' piii eleganti o leggiadri, come disse il Maffei. Se li 
paragoniamo coUe poesie liriclie dell' Allighieri, del Petrarca, del 
Boccaccio, suoi coiitemporanei, sono di troppo inferiori, eccettuato 
qua e la qualche verso veramenle felice. Ma se li confrontiamo coi 
versi di altri rimatori di quel secolo, non sono a tutti inferiori. 

Ripetono quasi sempre favole delle Meiamorfosi di Ovidio, 
allora molto studiate, come veggiarao altresi in Dante, Petrarca, 
Boccaccio. Qualche narrazione poetica, per esempio la Canzone in 
dieci stanze con ritornello, sopra Tamore infelice di Pirarao e Tisbe 
(pag. 108), avuto riguardo all' epoca, anteriore al Pulci, al Bojardo, 
ed air Ariosto di oltre un secolo, merita particolare encomio per 
lo bello stile. Confesso che Y iuvenzione 6 di Ovidio ; ma cio non 
pertanto V imitazione del trecentista non toscano Gidino, 6 com- 
mendevole. 

II Perticari ne\\\Amor j)atrio di Dante aveva detto : «Sarebbe 
opera forse utile, o certo non vana, publicare il Trattato di questo 
Gidino*. E utile documento doUa storia della nostra letteratura: 
piu utile, in quella della nostra lingua: utilissima, in quella del 
Veronese dialetto nel secolo di Dante. 

La lingua del Trattato e la volgare, parlata alia corte degli 
Scaligeri nel secolo decimoquarto, in servigio della quale e com- 
posto, o meglio diremo compendiato da quello latino del da Tempo, 
sostituendo a quelli riportati dal da Tempo, componimenti propri in 
ogni specie di ritmo. 

La dedica ad Antonio della Scala, deposto nel 1387, ne da 
r epoca del libro fuor d' ogni dubbio. 

n Contrasto dell' appendice, ne fa spiattellatamente conoscere 
un cortigiano degli Scaligeri, che parla, come dicemmo poco sopra, 
di un fatto avvenuto I'anno 1384. 

Gidino, uomo di lettere qual era, tanto nella prosa didascalica, 
quanto, e piii, nei versi, segue il volgare toscano, nel quale erano 
stati scritti nel suo secolo capolavori immortali, specialmente dal- 
r Allighieri, die ad uno Scaligero aveva dedicato il Paradiso, e 

tito come an mi«j:lior manoscritto fosse nclla Capitolare di Verona, egli abbia 
fatto il nescio. Nella sola prefazione egli nota dodici varianti di rilievo. II pro- 
fessore C. Pasqualigo, confrontando il tcsto del Grion con un ms. della Biblio- 
teca di Ferrara, vi appunt6, oltre le varianti, errori in buon numero. 

Lasciamlo stare, c non parliamo a Tuoto. 

{Inf. XXXI). 



344 

nella corle del gran Lombardo aveva trovato il suo primo rifugio, 
ed ostello (I). 

Ma poichfe lo stesso volgare toscano a que' giorni scrivevasi 
per uso pill che per arte, e molta incertezza era ancora si nel lessico 
che nella gramraatica, come tocchiamo con mano altresi ne' clas- 
sic! ; Gidino non dimentica il suo dialetto nativo. Traspare si nelle 
parole e forme originali, che nelle parole e forme latine provenzali 
e toscane da esso adottate. Egli 6 percid un documento autentico 
assai prezioso (2). 

(1) Ne riporta un verso del Paradiso X, dedicato a Cangrande, e ne ripeto 
qualcbe frase quae Ik. A pa^. 124 dice: « in questa nostra Lombardia » die 
ricorda « il ^an Lombardo » di Dante [Par. XVII). A pa^ 94 id una Ballati 
parla di un Cane, che fuga la Lupa, con apcrta allusione al Veltro ed alia Lnpt 
del canto I deir/fi/?rno, segruendo IMnterpretazione favorevole alio ScaligerOi 
che da questo fatto riconosciamo essefe molto antica. 

Arder d'amor mi face 

Qual can che fuga la lupa fall ace. 

Questo bianco mastino 

Coir ale d* oro seinpro vola in alto (♦) : 

L'eccelso paladlno 

Che /I guida, sempre tende al sommo assalto. 

Per6 senza diffalto 

Sempre lui servir6 con cuor verace. 

(2) II ms. 6 autentico, ma non senza mende. Eccone alcune : 
A pag. 10 descrive il caos imitando Ovidio: 

Prima che Jove avesse Talto cielo, 
E prima che Junone Taere avesse, 
E che Nettuno V acqua possedesse, 
E prima che Plutone intrasse ne lo 
Regno d' inferno biyo, e d' aspro pelo ; 
Tutte le cose insieme eran coonesse, 
In un caos legate seco stesse, 
Litigando fra lor con dolce gelo. 
II testo di Ovidio qui tradotto, e piu il senso, domanda che si correggii io 
strafalcione deiramanuense: 

Litigando fra lor caldo con gelo. 
A pag. 56 : 

E se tu forse credi chMo tMnganni, 
Vattene a lui, e domandalo isteuo : 
SI troverai, che quel ch' io dice 6 vero. 
Pare si debba correggere : 

Vattene a lui, e domanda lui stet$o. 
A pag. 205 : « Queste due dictione par co\ che tanto soDano qaanto 
lis caput ». Correggasi aequale caput. 

(*) L' ali ornavano lo stemma scaligero, come dice ancfae nella Bftlbta riportola 



SI45 



V. La Vistone di Tantalo, e gli aUri documenti. 



Abbiamo una versione del la faraosa Visione di Tantalo, col 
nuovo titolo : Libro di Theodolo, Usiamo di questo libro come di 
ausiliario ad illustrare il dialetto dei documenti sopra enumerati, 
perch6 non e in pretto Veronese, quantunque evidentemente esso 
ne sia il fondo. Come libro ascetico, per avventura fu ricopiato da 
molti in vari paesi; e vi furono perci6 "mutate forme e dizioni, per 
renderlo piii chiaro a clii doveva leggerlo. Prima di escluderlo dalla 
biblioteca del dialetto Veronese, bisogna discutere con molta cau- 
tela. D nome prevede (prete), per esempio, a pag. 28, 38, 43, ed 
altrove, sembra a prima giunta lombardo. E a Milano suU' arco edi- 
ficato Tanno 1171 dopo la distruzione della citta fatta da Barba- 
rossa, e cos\ pronunciasi ancora nelPalta Lombardia. Se non che 
nel documento XVII abbiamo prevy, e prevet/^ che da privede 
differisce ben poco. Prevede e pure in un codice siciliano del 
secolo XIV, editp dal prof. V. di Giovanni (Prapugnatorey vol. IX, 
parte II, pag. 261). 

Dopo la meta del libro, e scritto quasi sempre ze, invece di le 
che 6 sempre nella prima met^, ed equivale al nostre d, Gidino 
scrive ee, 

Molte desinenze, particolarmente di monosillabi, si direbbero 
oggi trentine (1); ma in quel secolo usavansi anche a Venezia, 

(1) Per esempio: 

Pag. 1 bem per betiy bene. 

14 Jim » Jin J Jino. 

31 gram » grany grande. 

31 som >> son^ sono. 

32 mem » w^n, meno. 
59 piem » pien, pieno. 

31 convem v convien, conviene. 
51 avesim » vicin, vicino. 
11 ms. vuol essere corretto in molti luoffhi. 

A paj:^. 4 : « Bornia si i una insula molto grande, e si i sopra el mare Ocia- 
no in le parte do Occidento in verso Borea, che se uno vento, e si i molto ben 
fornida di belli arbori ». 

Rinchiudiisi fra parontesi la grlossa del chiosatore, e si avrk lucido il senso, 
che altrimenti si cerca a tentoni : <« Bernia si i una insula molto grande, e si ^ 
sopra il mare Ociano, in la parte de Occidente, inverso Borea (che si i uno 
vento), e ** ^ molto ben fornida di belli arbori ». Si d per siede 6 frequente nel 
Tesoro di Brunette Lalini, volgarizzato da Bono Giamboni. Scrivea anche sie\ 

23 



346 

come si riscontra nella Cronaca latina di RaSaino Caresini tradotta 
nel secolo stesso, ed in altri documenti contemporanei, non cbe nei 
documenti Scaligeri, quantunque di rado. 

Gli altri documenti sono tutti autentici, dell" epoca scaligera, 
e testimoni autorevolissimi delF idioma, che allora usavasi a VeroiUL 
Oltre la storica, la loro importanza filologica 6 assai grande. 

L' Atto di accusa dei cittadini di Pola contro il veneto gove^ 
natore Nicol6 Zeno, del 18 Maggio 1353, publicato neW Archivio 
Vetieto (Tom. XI parte II), ci avvertl come nella forma slessa, 
e neir idioma degli Atti Scaligeri, allora si scrivessero publici do- 
cumenti neir Italia superiore {Archivio Veneto, Tom. XIV, par. I). 

Molto pill ne fui convinto, quando feci la filologica analisi 
della citata Cronaca del Caresini tradotta da un anonimo treceatista 
in volgare veneziano, publicata dal prof. R. Fulin (Propngnaiore, 
vol. X, 1877). 

Questi veneti documenti, raffrontati coi veronesi contempo- 
ranei, mi indussero ad estendere in generate al volgare veneto 
quelle osservazioni, che a principio aveva fatto per la sola provin- 
cia di Verona. 

VI. Analisi filologica. 

In tutti questi documenti la sintassi e la costruzione del pe- 
riodo, 6 quella semplicissima dei veneti dialetti parlati anche oggi, 
simile afifatto air italiana, francese e spagnuola, dello stile fami- 
gliare, non che alia greca antica e modema. 

Gidino seguiva a passo a passo il latino scolastico del da 
Tempo, e non poteva periodare altrimente. Egli 6 vero. Qud 
periodo tanto naturale del basso latino, era quello usato nello stile 
famigliare altresl nelF aureo secolo, come veggiamo nelle lettere, 
nei commentar!, nei comici ; era quello, a dir breve, della lingua 
latina rustica, e dei dialetti contemporanei della famiglia italiana, 
dei quali 6 palingenesi la lingua che oggi parliamo. Non che il 
Libro di Theodolo, pure tradotto dal basso latino ; i docnmenti 
originali del secolo stesso, hanno identica sintassi e periodo, ptf 



A pagr. 6, Teodolo imprestd ad an amioo ire cavaUi. Tardando quMtla: 
tnirgli 1 tre oavalli, Teodolo and6 a lui, « si gll disae, come che era pawiln mL 
termino, che gli dovea rcndere 11 $ei cavaHi ». — Correggasl ioi, clo6 nM<. 

A pag. 13, salta (tiori ImprovTiso nn Troilo, e doTO eosere Avtfoto, im 
acritto in abbreviatnra B coal di aegaito. 



347 

poco siccome se oggi raccolti fossero dalle labbra del popolo Vero- 
nese. Ripetasi altrettanto della Cronaca del Caresini in volgare 
veneziano del secolo medesimo. E il popolo che parla, eccettuate 
alcune parole e frasi antiquate, come avviene in tutte le lingue, ed 
alcune parole del gergo giudiziario di quel tempo. 

Alcuni periodi, o pagine, possono sembrare a prima giunta in 
qualche parte un guazzabuglio, a chi avesse dimenticato come ben 
diversa dalla coraodissima nostra fosse V interpunzione degli an- 
tichi, e preparasse troppo vasta palestra a dispute filologiche. Fu 
assai benemerito delle lettere, chi racconciando T interpunzione 
mancante, incerta, o errata, divind avventurosamente il senso di 
qualche pagina somigliante a slegati responsi di sibilla, piuttosto 
che a scrittura di uorao ragionevole. Le epigrafi antiche, con molte 
strane abbreviazioni, senza nessun punto, o con un punto ad ogni 
vocabolo, il quale per bella giunta non 6 sempre scritto intero, n6 
integro, ne presentano una imagine qua e Ik nei nostri monumenti. 

Non parliamo del vario modo di scrivere i vocaboli, e dello 
sforzo di esprimere colle lettere dell' alfabeto latino alcuni suoni 
particolari del dialetto parlato, i qnali non erano punto in quella 
lingua morta. Veggiamo anche oggi la diversity, e spesso la vanitk 
di simili violenze contro natura fatte all' alfabeto, da chi scrive in 
dialetto. Quasi tutte le lingue d'Europa oggi usano T alfabeto la- 
tino; ma ciascheduna lo pronuncia a suo modo, ed aggiunge o 
modifica qualche lettera con particolare convenzione fonetica. 

La diflferenza fra lingua e dialetto 6 riposta per lo piu nella 
diversa maniera di pronunciare i vocaboli. L' alfabeto della lingua 
non pud, senza una speciale modificazione, significare, o rappresen- 
tare perfettamente la pronuncia dei dialetti. 

Questi documenti hanno parole e forme oggi antiquate e 
smesse, ed altre conservate ancora nel dialetto rustico. Cos! doveva 
accadere, avvegnache mutabilissimo sia il lessico di lingua viva. 
E detta viva appunto per questo, a differenza delle lingue morte, 
che possono al tutto spegnersi, ma non mutarsi. Se fossero ancora 
soggette a mutazione, sarebbero vive. 

EgU ^ fenomeno da molti notato, che gli uomini della villa di 
tempo in tempo accorrono ad abitare la cittk, dove per molte ca- 
gioni la popolazione pud essere diradata : i vocaboli, come le foggie 
di vestire, che divennero antichi nella citta, si conservano ed usano 
comunemente nella villa, dove pud meno il soUetico dello strano 
e del nuovo. 



348 

Identica e la grammatica del dialetto antico, raffrontata con 
quella del dialetto moderno. Nella storia delle lingue, non abbiamo 
esempio di nazione, clie mutasse grammatica seiiza mutar lingua, 
cioe senza perdere la sua nazionalita (I). 

Anomalia singolare dei veiieti dialetti e la mancanza di forma 
propria della terza persona plurale dei verbi. Pongono in sue luogo 
la terza persona singolare col prononie del numoro plurale. Per 
esempio : el disCy el discva, V ha dito ; i disc, i disevay i lux dito 
(egli dice, egli diceva, egli ha detto essi; dicono, essi dicevano, 
essi hanno detto). 

Gidino, die e lettcrato, e verseggiava con patente imitazione 
dei classici toscani suoi coevi, fugge il solecismo, guidato altresi 
dalla grammatica latina, o conjuga i verbi in generale secondo la* 
grammatica italiana. Ci6 non pertanto la prepotenza del native 
dialetto, che gli suonava tutto giorno airorecchio, era si forte, che 
non pot6 sempre francarsene. 

Verseggia a pag. 73: « Fa che Ic mic parole ii pieghi ». Ed 
a pag. 1G2-63 « E dec esscre in alguna parte de lo Moto confeto 
algune parole de solazo ; e per tutto lo Moto confeto le scntcnzk 
debono cssere estrance, e separate Tuna via da T altra ». 

n traduttore del Libro di ThcodoJo, che non e letterato, 
ripete tre volte il solecismo nel bel primo periodo a pag. 3: «Qua 
comenza la ystoria, la quale parla de le anime, e amarissime pene 
do lo inferno, e come le se devide Y una da Y altra, e come la se da 
ai peccatori, secondo li peccati cite ha facli o grandi o piccoli ». 
In tntto il prolisso libro, una volta sola e scritto so?iOy ed a spro- 
posito, dovendo dir c, ovvero le, o zc come suole, o ce come scrive 
Gidino. In tale goffo solecismo di sono per c, cadono anche oggi i 

(1) « Grammatica ad posteros a majoribus propagator, scparari autem a 
lin^^ua, cui ingcnita est, nequit, aut scorsum pupulis ita tradi, ut verba linguae 
vernaculao retincant, formulas dicendi percgrinas recipiaut «. (G. Humboldt, 
Biblioteq. Judien., vol. I]. 

Veggansi Topere citate di Wiseman e di Max MuUer, che dimostrano ool 
confronto dello lingue rccccllenza del sistema comparative della grammatica, 
sopra quelle comparative del lessici. 

« Nel dizionario inglosc, scrive Max Miiller [op. cit.j toe, cii.), lo stadioio 
della BcicDza del linguaggio puu scoprire, col proprio crogiuolo, g\i elementi 
celtici, normanni, grcci e latini ; mai sempre una goccia di sangue forectMro 
penctr6 nel sistema organico dolla lingua inglese. La grammatica, flangne ed 
anima della lingua, k tanto pura e senza mescolanzo nell' inglese parlato oelk 
isole britanniche, qnanto alIorcb6 si par lava sulle spiaggie dcirOceano 
nico dagli Anglo-Sassoni c Juti del contincntc ». 



349 

nostri idioti, quando si provano a parlare la lingua italiana senza 
averla iinparata. Ecco il testo : « E T anima disse : Questa gloria, 
di che anime sono ? E T angelo rispose, e disse : Questa gloria si d 
di quclH del matrimonio, die lealmente stete in matrimonio ». 

Gli altri docuraenti hanno sempre questo solecismo. Per 
esempio nel documento Scaligero XIII : « Sapiante, Segnori, che 
le d povere (le monache di S. Caterina di Tomba in campagna, che 
supplicano) >. 

II dialetto Veronese pronuncia gli infiniti dei verbi sempre 
Ironchi, a differenza degli altri veneti, che li pronunciano interi, 
ed alcuno altresl con qualche affettazione. Pronuncia, per esempio, 
amar, creder, seniir, per amare, credere, senttre, 

Preferisce Ya aWe; Ye all'/; Y o alYu ed dlYuo, 

Per esempio : amaro, per amerd; vegnard, per venird, verrd; 
panto, 7nonto, per punio, mtinto; domo, (on, ban, per duo77io, 
tuono, buono; deventu, denanzi, per diventa, dvianzi. 

Preferisce il d, al t, il v, al p\ stado per staio; coverto, o 
coerto, per coper to, 

Ommette di frequenle il /, ed il v, fra le vocali. Pronuncia, per 
esempio, crea per creta; sco per sevo^ e nio per nido; avea, 
aea per aveva, Nella Val Policella non si ode un t?. Pronuncia: Al 
Polesella, Ero'na, in, per Val Policella, Verona, vino, 

Gli aggettivi, o participi, in ato, ito, ido, termina in ado, ido, 
lido, ovvero a, i, it, come vedremo. 

Preferisce il g al c. Per esempio : alguno, segondo, sego, an- 
ticamente per alcuno, secondo, sevo. Oggi ancora spiga, fonniga, 
figo, amigo, entrigo, lagrima, gayigrena; per spica, formica, 
fico, amico, intrico, lacrima, cancrena. 

Nella pronuncia non fa mai sentire alcuna consonante rad- 
doppiata. 

VII. Anali&i filologica, 

Nel dialetto pertanto del secolo di Dante, Y articolo come oggi, 
e nel singolare el, la, l* avanti vocale in ambi i gcneri ; nel plurale 
iy le. II segnacaso del genitivo e de, eccettuata qualche volta che 
6 di nei documenti Scaligeri, forse per nobilitare la dizione, par- 
landosi di confalonieri, di signori de la Scala, e simili. 

II pronome, come oggi, ^ mi, ii, si, nel singolare ; nui, via nel 
plurale, che oggi dicesi nu altri, vit altri, usandosi il vu quando 



350 

si parla con una sola persona, che non merita il famigliare U, ne il 
signorile lUy n6 V aristocratico ela. 

Una volta sola si legge eo per to nella supplica di un' abbadessa, 
probabilraente per iraitazione del latino, o del volgare toscano 
contemporaneo. Nel documento stesso, ch' e il I dei venticinque 
Scaligeri, poche linee appresso 6 mi per to, come sempre. 

n ghe proprio del dialetto, in tulti i suoi signiflcati, solo, ov- 
vero accodato ai verbi, o preposto ai pronomi, 6 frequentissimo. 
Talvolta e scritto tedescamente ge. Una volta sola ce in un docu- 
mento Scaligero. 

Lo ere, proprio delle altre provincie venete, e non mai passalo 
alia Veronese, e solamente nella seconda metk del Libra di The(h 
dolo, il dettato del quale non 6 pretto Veronese, come fu nolato. 
Scrivevasi anche le, ed ee, per e, 

Elo, ed ela, per eglt, ed clla ; ed eli, ed ele, per eglino ed el- 
leno, come oggi, usasi anche nei casi obliqui cou frequenza. 

Egif per egli; igi, e quigi, per eglino, e qiieglino^ era non si 
odono che nel contado, cd in altre provincie venete. In queste da 
alcuni zotici pronunciasi ancora elgi, e qnelgi, per egli, e qitegli: 
nielgio, per meglio ; oy^ololgio, per orologio, e vattene la. L' ori- 
gine deir^^e, dell* ^2, e del quigi, con questa idiomatica pronuncia 
b chiarita. 

Come oggi, leggesi 7nio, e mia; to\ e ioa; so\ e soa; im\ 
niei, e me\ mee; i(f, toi, e to* toe; so*, soi, e so\ soc; per mio e 
mia ; tiio e tua ; siio, e sua ; miei e mie ; tuoi e tue ; suoi e sue. 

Fan capolino lui, e loro uominativi, negli atti Scaligeri piii re- 
centi. 

Abbiamo talvolta quiU, quigi; e gi, accodato a verbo^ per 
quelli, a quello, a quelli. Oggi sono smessi in citta. II gi e mutato 
in ghe. 

Quisto per questo, in cittk non si ode pid. Usasi bene 'slo, 
'sta, 'sti, 'ste, come allora, ed anche oggi altrove. 

QualOy in citta non si usa; quala singolare, quale plunk 
femminile, odesi ancora. 

Ogiia, zascuno, zascaduno, usasi in villa. OlrUt aotro, per 
allra ed altro : negota, per niente, di cui abbiamo un solo esem- 
pio, non sono vocaboli veronesi, sibbene delle provincie vicine ad 
occidente. 

Terminano nel singolare in o, i nomi che in citUi oggi si tron- 
cano : prioro, fcUtoWy signoro . . . oggi prior, fattar, signar . . . 



351 

Anche nella lingua abbiamo : cavaliero, destriero, scuddero .... 
cavaliere, desiriere, scudierc . , . troncati in cavalier, destrier, 
scudier . . . 

Fra essi 6 affiUalo, oggi affUtuale ; decretalOy decretale ; ma- 
drigalo, madrigale; salo, sale; ramo, rarne; monto, monte; e 
perfino nwjero, mqjer. Oggi sono affatlo rustici. 

n nome femminile, siccome oggi, ma non sempre, ha il singo- 
lare in a, il plurale in e : eguala, volgara .... egualCj volgare ; 
mane, presone, canzone . . . fnani, prigioni, canzoni . . . 

II singolare terminato in a' accentuata, esce al plurale in e : 
qtumtitdy did . . . al plurale qiuintit^, cite . . . Cosi anche i par- 
tidpi andd, comprd, std . . . . escono in andd, comprd, std . . , . 
Oggi 6 vemacolo rustico. 

Gli aggettivi seguono le medesime norme, come eziandio i 
nomi personali. 

I numeri dice e tre, avevano allora maschile dui, doi, tri ; 
femminile doe, doa, tre. Oggi in citti hanno maschile du, tri; fem- 
minile, do, tre. 

I verbi, come oggi, dair altre coniugazioni passano volentieri 
alia prima, specialmente neirinfinito e nel gerundio: pidnzar, 
ct*ddar, vignar .... ^ev piangere, credere , venire^ odonsi fra il 
popolo anche oggi. L* antico dialetto , e la villa, ha : vezando, 
abiandOy credando . . . per vedendo, avendo, credendo . . . 

Negli infiniti, come nei nomi, si ommette di sovente Y ultima \ 

vocale, come 6 detto; ma in antico^ e nolle ville, all*^ si sostituisce 
o : faro, diro, volero . . . fare, dire, volere. 

Nella terza conjugazione, si fa contrazione, ommettendo, qua- 
si muta, la e della penultima sillaba : esro, metro, perdro, scrivro, 
lezro . . . essere, mettere, perdere, scrivere, leggere. 

Nella seconda, mutando la e penultima in ij si termina in iro : 
mantegniro, sostegniro .... mantenere, sostenere .... oggi in 
citti mantdgner e mantegn^r, sostdgner e sostegndr ... 

I participi oggi sono troncati in d, e, it, o terminati in ado, 
ido, udo. Per esempio : amd, amado ; finU finido ; credit, ere- 
dudo. Sta neir eufonia di chi favella, usare dell* una o delF altra 
ierminazione. E notabile, che nei documenti Scaligeri ^ un solo 
participle in ado. Sembra che V uscita tronca, oggi propria della 
provincia settentrionale, fosse V indigena. 

n plurale del participi tronchi in d, S in ^ : dei tronchi in i, ii, 
h id, ii nel maschile, ie, tie nel femminile. Per esempio: std hste 



352 

maschilee femminile: fini, fa finiiy e finie; mctii, fa metiiie >n^- 
iue, 

Abbiamo stranissime uscite eterorlito, non ismesse ncl con- 
tado : rendu, dcponii, mcfo, ioUeto, movcsto, vegncsto, per rcso, 
deposto, messo, iollo, mosso, vcnufn. 

Soprabboiidaiio i gerundi iu ando, brillando fra essi per- 
fino sfagmido, romagnando, e contrastagnndo, per stando, ri- 
manendo, contrastfuido, aiioinalie fra i rustici non dinienti^'ate. 
Talvolta finisrnno in mito, forso per vozzo di pronuncia. 

Noirindicativo e sogjjiuntivo, il presente nella terza persona 
singolare esce in o anzi die in c: diso, paro, vo-o .... per dity, 
pare, vnole. La prima plurale, come ora, e seuipre in emo: stn- 
hicmo, comandemo, Dante, fra gli altri del buon secolo, non Upre- 
gi6 questa forma : 

Per tal difetlo, e iioii per altro rio 
Seuio puniti, e roI di tanto oflVsi, 
Che souza Bpcmc vivctno in desio. 

{Inf.W). 

La seconda persona plurale del tempo presente <lel raodo in- 
dicativo o soggiuntivo, come ora, e in c ovvero i\ sapit\ avi; sap- 
jnale, aveie. 

Abbiamo un tempo condizionale in avo, ave, che era ^ disu- 
sato nella nostra provincia : credarnvo, poravc; crrdc^^ei, p*h- 
trebbe, 

Nei passati perfetti non mancano anomalie, quantunqu**, come 
ora, fatti quasi sempre cogli ausiliari esserc ed avere, Manca la 
vera forma del passato perfetto : amai, amasli, amd ecc. Usasi il 
participio passato cogli ausiliari, quasi sempre. 

I quali ausiliari, compreso V antico fir per csse^*e^ hanno con- 
iugazione raolto irregolare, presentata piii sotto, come altre di 
simile guisa, in prospptto a parte. 

Come gli altri dialetti della Gallia cisalpina, il nostro usa tal- 
volta avere per esse re. 

Abbiamo un solo imperativo sapianto, che oggi sarebbe M- 
jnd: sappiate, Enel docuraento XIIL E rara forma, che oggi rima- 
ne al Trentiuo, al quale, come abbiamo detto, anticamente piii so- 
migliava il nostro idioma. 

Gli avverbi con desinenza in trntre, anzi che in etile, leggonri 
pure nella citata Gronaca del Caresini. Alcuno se ne ode ancora 
in qualche provincia veneta. 



353 

n domentre di qiiella Cronica, ci conserv6 la radice di inen- 
tre, che si pare essere stata il latino dum, 

Gli altri avverbi, e le preposizioni, sono eguali a quelle del 
dialetto presente, e leggonsi nel Glossario. 

VIII. Osservazioni gene rati, 

I vocaboli dell' antico dialetto Veronese hanno radice latina, 
ed italiana della lingua gia scritta pin o meno dopo il mille, e sono 
modificati secondo la particolare eufonia della provincia. 

Se cid non fosse, almeno per lo maggior numero, il nostro 
sarebbe dialetto in Italia, ma non italiano ; appunto eguale a quello 
del sedicenti Cirabri dei venti Comuni di Verona e di Vicenza, che 
parlano un proprio dialetto tedesco. 

A ben conoscere il dialetto Veronese del secolo decimoquarto, 
ne raccolsi in un Glossario le parole, forme, e frasi pid notabili. 
Alcune vivono ancora nel medesimo dialetto urbano e rustico, e 
sono le piu. Pochissime, oggi smesse nel Veronese, sono conservate 
in altri dialetti. Alcune oggi sono antiquate, e cadute in oblio. 

Taluna, manifestamente di altro dialetto, per vaghezza dello 
scrittore fu mescolata al nostro : molto piii, se in tanti documenti 
ne rinveniamo appena uu esempio. Qualche classico, non eccettuato 
Dante, fece altrettanto, dettando i suoi libri neir aureo trecento. 

Confrontando cio non pertanto il volgare veneziano del secolo 
decimoquarto, col nostro, e con quello di altre vicine provincie, 
egli 6 raestieri conchiudere, che ad esse allora erano comuni alcune 
forme, poscia divenute proprie di qualche provincia particolare. 
Ne faremo annotazione a suo luogo nel Glossario. 

Registriamo tra le voci e forme del Veronese dialetto, alcune 
le quali appartengono alia lingua ; ma dal popolo, altresl illitt^rato, 
qui a preferenza di altre sono molto usate. Esso non pu6 averle 
imparate dai libri. Le apprese neir infanzia dalle proprie famiglie, 
appartenendo alia nazione il patrimonio linguistico, nel quale for- 
mansi prima i popolari dialetti, ed assai tardi la Ungua nobile o 
scritta. 

Giova por mente quali vocaboli della lingua nazionale sieno 
piu antichi ed usati nel dialetto, e quali vi mancarono, o vi man- 
-cano ancora. Nel dialetto e lo specchio della civilla della provincia. 



354 



K. Glossario (1). 



Eo, io (2). 

mi, w, 260, 1. 

mi, me, 259. 

nui, noiy 257. 

te, tu, 253. 

te, a te, ti, 253. 

ti, te, 54. 

vui, wi, 257, I. 

ve, a voU vi, I. 

si, se, II. 

se, St, 4, II. 

sego, seco, 260. 

el, i7, II, VII, XIII, XXIII. 

r, egli {Y era, egli era), XXI, (che '1, che egh) XXU, XXIV. 

elo, egli, 257, XIX. 

elo, lui (per elo, p^r lui), VIII, (a elo, a lui), XVII. 

igi, eglino. 33, IX. 

igi, toro, XV. 

lui, egU, XII, XIV, XVI, XIX. 

lui, Im, XVI. 

eli, eglino, XXIV. 

loro, eglino, 162. 

ela, ella, V. 

ela, 2^' (a ela, a lei), XV, XXI. 

ele, elleno, I. 

ele, toro (contra ele, contra loro), XVII, (da ele, da loro), XVL 

g\ egli (g* ha fato, egU /la fatto), 255. 

ghe, ci, vi, 208, II, IV, XXV : a lui, VII, VIII, XXIH : a fei; XXI 

XXni : a loro, XI. 
gi, a lui (dargi, assegnargi, dargli, assegnargli), IL 
to, /uo, 54. 
toi, tuoi, 242. 

(1) II Libra di Qidino, e TEpigrafe scaligrera aono citati ooi oumeri di pagli 
deli*e(]izionesuddetta; il Libro di Theodolo deU*edizioDe indicata, oolnimia 
di pagina, premessovl ud T; i documenti Scalig^eri ool nnmero ptognmifQ P6l 
redisioDB citata. 

(2) Per queato BoUtario eo per io, v. cap. V^ 



355 

mee, mie, I. 

80', suo, 54, n, VII, XXV. 

soa, sm, II, VII, XXIV. 

soi, suoi, 15, VII, XI. 

8oe, sue, H, XI, XU, XXIV, XXV. 

qualo, qmle, V, VI, IX, XXI. 

quala, quale, 18, XXIII: le qual, le quale, le quali, II, XIV, XIX, 

XX, XXI, 
quigi, queglino, 101, II, XXV. 
gi, quelli, (ovrandogi, adoperandoli), II. 
quili, quelli, XIV. 
quisti, questi, I, II, VI. 

*sto, questo, 247, ('sta doman, quesia dimanc) III. 
algun, alcuno, XXV: alguiio, alcunOy II: alguoi, alcunt, Gidino 

sempre. 
alguna, alcuna, II. 
aotro, altro, II. 
otra, altra, II (1). 

zascaduno III, T. sempre: zascaun, ciascuno, XIV, XXV. 
zascauna, ciascuna, VIII, XXV. 
dui, due maschile, 32, VI, XI, XII, XXI, XXII, XXIV : doi, XXII, 

XXV. 
doe, due feminile, 33, VIII, IX, XXII, XXXIII: doa, II. 
un paro, tin paio, 253. 

tri, trc maschile, 74, III, XV, XXII : cinquantatri, XIV. 
tre, ire feminile, 13, II. 
cinco, cinque^ V : cincocento, II. 

deso, died, VI: dese, 132, II, XXIV: dexema, ddcima, V. 
undese, undiciy 57. 
zoso, dodici, XXV : dodese, r. 
quatordese, quattordici, 63. 
quindese, quindici, 64 (quindes' di, quindici di), II. 
sedese, sedici, 63. 
desesette, r. 
vinti, venli, 163. 
dosento, V. 

tresento, trecento, 253. 
cincocento, cinquecento, II. 

(1) Essendo an solo esempio in tanti documenti sincroni, questa forma pu6 
Credersi dl altro dialetto^ usata per capriccio dallo scrittore del documeuto. 



356 

milo, mille, II, XII. 

milia, migliaia, II. 

meja, yniglia di via, T. 28. 

centenaro, centbiajOy II. 

(16xema, dc^cima (tributo) VII. 

quarta, misio^a di capacitd, 192. 

quartero, misiira li^ieave, XXIII. 

quaro, qiiadrato, 253, T. 55. 

en, m, 254, XXI, e sempre (en faza, in faccia) XII ( en lei, nel) 

XXII (imprima, in prima) XXIV. 
en, 7ie, XII, XXI. 

sen, se nc (sen paga, se nc paga) XIV. 
za, gid, 106, VII. 
ennanzi, innanzi, II. 

denanzi, dinanzi, 35 (Jenanzi clal qualo, dinanzi al quale) VI. 
qua, qui, 168: (qua denanzi, qui innanzi) 168 (qua de soto, jw 

sotio), 58, XX. 
de soto, di sotto, XIV. 
de soto en suso, di sotto in su, 40: 
suso, su, sopra, 40, 125. 
zoso, giiiy IV (1). 
sora, sopra, XV. 
sovra, sopra, VII, VIII, XXV. 
i[)o\poi, VI. 

dre', di mano in mano (oggi, a drio man) VIII. 
l»o' dre', fjoi di mano in 7}iano, XXII. 
drio, dietro, XXII. 
anca, anche, 260. 
anze, anzi, VII. 
enzk, di qiui, VII. 
cerca, circa, VI, XIV, XXIII. 
da \\ en la, dopo dd, II. 
al pill, tutto 'Ipiii, 53. 
per la piii parte, nella niaggior parte, 68. 
en soma, in somma, II. 
en cavo, in capo, in fine, XXV. 
clie no fa, a7izi che, 260. 
en li, dopo, oltre, II. 

(1) Credesi, che di qui traesse il nome Toniba $o$ana^ cM ii foMo (Da 
sico, Descriz. di Verona). 



357 

no', non, II, IV, VII, XL 

r uno, per ciascuno, 89. 

cossi, cosi, 17 (1). 

donque, dunque, 229. 

donca, dunqtie, I, 40. 

al presento, ora, 259 : de presento, II. 

ossio, ossia, II. 

an', anche, III : n6 an\ nd anc/ie, 253. 

plu, pill, XXIII. 

pi, ptic, 260. 

sempro, sempre, 255, VII. 

undo, ond^, XH, XIX, XX, XXII. 

enfina, fino a, n. 

noma, soltanto, XXIII (2). 

mo', fra poco, II, VII. 

mo', adessOy XXII. 

de mo' ennanzi, da ora. III, IV. 

mo', modo (a so' mo', a stw modo) VII. 

'o, dove, 've, 'w, II, XXV ^3). 

entro, tra, II. 

enfra, fra, II. 

massa, iroppo, T. 70. 

r altr' er, V altrojeri, oggi sono due giomi, 247. 

livi, H, HO, (4). 

salu', salute, I (5). 

com', come, 163 : como, VII, Vm, IX (6). 

(1) II sic latino, of^gi 6 cosi, cossly csl, ensl, acsi, si. II rostico Veronese ^ 
eosita, cio^ sic-ita. Ita era Vafflrmazione (da cui^r«»a), quando in caice ai do- 
camenti al proprio nomo aggiungevasi ita^ per cui Dante: Del no per li danar 
vl si fa ita {Inf., XXI). 

(2) Odesi in villa doma e noma. Deriva da dumtnodo. Altri derivati da modot 
sono «»o\ (f« mo\ registrati poi, cio6: ora, fra poco, or ora, da ora, viventi ancora. 
De mo' fa Vanno, b napoletano {Propugnatore, 1874, disp. I, pag. 150). 

(3) Da ubi, si fece dove, ove, *ve, 'u. II nostro dialetto antico, ed ii veneziano, 
prefer! rono *o ad *u. 

(4) Qui e quivi sono nel Dizlonario. Chive e live, per qui e H, profferisconsi 
Del Trentino. 

(5) Qaesto scabro salit, per salute, da salus, utis, 6 fratello carnale di PalU, 
d^palus, udis, nome imposto nel medio evo dai nostri avi ad un borgo formato 
d'ana colonia di ortolani della perrocchia di S. Zeno, cbe allora era fuori della 
cittk Ancbe virtit, deriva da virtus, utis. 

(6) Com* piaque a sua clemenza, d in una lapide a S. Agostino di Bergamo, 



358 

etiamdeo, etiamde', eziandio, 7, 77, IV, XIV. 

de novo, di nuovo, VII, XII, XX. 

bem', bene (avverbio) XXI. 

mart, mariio, 59. 

mojero, moglie, XX, XXI, XXIII (1). 

pare, padre, 260, XIV, XIX. 

fradelo, fratello, 139, XII : fradeli, XIII : fradegi, XXI. 

fraegi, frateUi, XII : freegi, II, XI, XXIV : fregi, 262. 

fiolo, figUo, XXIV: fioli, XI, XXI. 

fiola, figlia, T. 40, V, VI. 

fameja, famiglia, T, 8, XVIII, XX. 

famegi, famigli, XXI: fanjigi, 262 (2). 

om', uomo, VIII : omo, omeni, 96, IV, XI, XII, XX (3). 

dona, donna, XXI : done, donne, XXIV. 

femena, femina^ XXI. 

segnoria, signoyHa, XIII, XXU, e sempre (4). 

segnor, signore, 254, I, XXI: segnoro, 222, V, VI, VII, VIII, IX, 

XIV, XXI, XXII, XXIII, XXX : segnuri, XIV. 
fatoro, fattore, ammhiistratore, 257, V, VII, VIII, XXI : facturi, 

XIV. 
fatoria, officio del fattore, IX, XIV. 
pretoro, pretore, II. 
debituri, debitori, II (5). 
curaoro, curatore, II. 
procuraoro, procuratore, XIV : procuraori, XIV. 

deir anno 1352, illustrata da mons. Finazzi. B rinnotello com' fenice, fta €in(6 
Ingbilfredi siciliano. Como e com*, per come, ^ in Dante: B qual i qmei ckecMde^i 
non sa como {Inf., XXIV) ; navicella mia, com' mal te' carta [Purg.^ XXXU). 

(1) Appartenendo il genere al vocabolo, e non an'oggetto per esao rignii- 
cato, non 6 maraviglia che la femmina sia signiflcata con nome di forma immU- 
le. II milanese fa maschill i plurali del noml feminili. II tedesco ¥feih^ dtmmB, k 
nentro. 

(2) Famigli sono inservienti campestri, pagati ad anno, oonviTenti eoi pa- 
droni. II nome deriya &a famulus. II figlio cristiano della gleba abbortl la pa- 
rola icrvi, ora addolcita in domestici, cbe rioordava la pagana serritti, o achlaTitk. 

(3) Nella Cronaca veneta qaesto Tocabolo 6 osato, oome oggl^ anehe a aigal- 
flcare gli individui componenti un eqnipaggio, una compagnia di aoldall, eec 

(4) Segnoria, e segnor, 6 pid Ticino a senior da cu! deriva. Dominrntj h ]Mdi« 
di dominio e demanio, sinonimo di despota. Senior 6 pid umano, e digalloiOL 
Padrone, da pater, patronus, indica protei ione piii che dominio. 

(5) Signuri, factuH, debituri, dicto, facto, eec., Bono latlnlaiiii o 
del minutante. 



359 

officialo, officialey XXV. 

prioro, priore, XI, XII, XVI. 

xuso, giudtce, II, VIII, XIV, XV, XVI ; xusi, VI, e sempre. 

zuisio, gtudtzio, XIX. 

capetaneo, capUano, XX : capetanei, X VIII. 

soldi, soldati, XXIV. 

delega, delegato II. 

soo delegk, soUo delegato, II. 

nodaro, notajo, XXIV. * 

noaro, notcyo, 11, IV. 

poesti, podesid, 255. VI, XII, XXHI : podesW, XXII. 

beroiri, berrovieri, birri, 253. 

servioro, servUore, VHI, XIV, XXI, XXII: serviori, XI, XVI. 

serviore, serve, 255. 

citaino, citiadino, VII: citaini, 260, IV. 

veschevo, vescovo, VII, XI, XII. 

vescovk, vescovado, 259. 

canonego, canonico, I: casa calonega, 260 (1). 

caloneci, canonici, T. 47 : calonesi, XV. 

alcipreto, arciprete, XV. 

prevy, prevey, preli, XVII. 

chierex^, chierid, 259. 

chierexia, chieresia, XI (2). 

sora, suora, I, XXI: sore, 254, VIII, XI. 

abk, dbale, 254, X, XIX, XXII. 

abaessa, abbadessa, 254. 

baessa, abbadessa', XX. 

moneghe, monache, XX. 

fri, /rate, XX : frfe, XI, frali. 

carbonero, carbonqjo, U (3). 

stazon, venditorio siabifef II. 

stazoneri, mercanti con boUega sterile, II (4). 

orevexo, orefice, VII. 

(1) II volgo toecano pronuncia calonaeo, 

(2) Questo ekierewi, ossia ckiericatif ricorda i ckercuti di Dante (7ii/., XV). 

(3) Carhonero ^ del dialetto veneziano, come si ha nella Cronaca citata. II 
Veronese, oome oggi, doveva essere carbonaro. II mlnutante per avventura sark 
stato yeneziano. 

(4) II vooabolo h co«l deflniio nello Statuto Veronese, cbe disting^ae le varie 
specie di mercadanti, e di modi di vendere. 



360 

formajero, pizzicagnolo, XV, XIX (1). 

terreri, ierrazzani, XXIV. 

fornara, fornaja, 188 (2). 

i^i^iovdi, paneitiei^a, 188 (3). 

ferrari, fabhri, T. 51. 

coletoro, csattorc, 254. 

monea, moncla, II. 

raassar, massaio, IV. 

raassaria, officio del massaio, II. ^ 

maistro, maestro, II e sempre. 

fito, jO/'^j-s:o e coniratto di pigione, o affiitanza, 207, XIII, XVIL 

XXIII. 
afitali, affUiuali, 259. 
cimadori, cimalori del panno, XXV. 
compraori, comperatori, XXV. 
raxoneri, ragionicri, XIX (4). 
garzaria, scardasseria, XXV. 
garzaori, scarJassat07% XXV (5). 
amesuraori, misuratori del grano, XXI. 
mesuraori, misuratori del grajio, XXV. 
bussoli, bdssoli, XXV (G). 
consa, C05a, I : conse, XXV, e sempre. 
cosse, cose, XXV. 
pegnoranze, oppignorazioni, XIX. 

(1) V. Gratacasola. 

(2) Fornix, arco, volto; n'6 evidentc la dcrivazione ^\fomo,f ornate, FwM- 
cazione, percb^ a Roma alcuni portici erano ricctto di femine da conio. 

(3) I latiiii pestavano il grano, che spcysso en^farro, per Tame farina. Diqui 
farragine, pistrinum, corrotto in pristinutn, onde pristinajo e pUtor. 

(4) Da ra/fo, cdmpuh, parte, rata, carato, raneio (porzione indWidnale di 
vitto), ragioniere. 

(5) Qarzaria, sotto gli Scalif^^eri e la Republica yeneta, a Verona come % 
Venozia, cbiamavasi il luogo deJla nohile arte della lana, dove si cardauart. li 
pettine fu detto cai*do per la somigrlianza col cardo, pianta spinosa. DI qui car- 
dare, scardassare, garzaria e sgarzaria. La torre del cardello (checch^ poMa 
protestare la farmacia della gabhia, cbc non lia il cardeHino) 6 vieina alia carit' 
ria. V. I Nomi delle vie di Verona, nel Propugnatore, 1873, vol. VI. 

(6) II buxus lascio il nome a Bussolengo, dove sorgono anoora antidii ko^- 
11 verbo buitsar, cio6 ricmplr d^acqua le botti acci6 dilataDdosi oontengano i U- 
quidi scnza pcricolo di spargimento, ed il noroc dei flumi Buasi, e Btuiiatlk, 
deriva da imbutus, participio di imbuo. Si scambia / con m, oome in SKii per 
fftfMo, da mettere: spussar per putire. 



• 361 

bdchego, tassa personate, stUle bocche, XX. 

erezi, eredi, XXII (1). 

rexi, erediy VI, IX e sempre. 

putolim, puttino, XXIII (2). 

contrk, contrada, IX, XXIII. 

entrk, entrata, rendita, II. 

intrk, entrata, rendita, IV : intrata, 236. 

rendey, rendite, XXI. 

daida, dazio, XXIV. 

dala, dazio, XVII (3). 

segeUo, sigillo, XXIV (4). 

canzone, canzoni, 68, e tutti i plurali feminili in generale cosl 

finiscono. 
parto,paWe, H, VII, XIII, XIV; parte (plurale) 70. 
mane, 7)ia7ii, T. 7. 
lengua, lingua, 36. 
ciera, se)yibiante, 121 (5). 
presom, py^/on^. III: presone (plurale) T. 91. 
caxom, cagione, HI e sempre. 
pegore, pecore, 195. 
zapa, marra, 181. 
seda, seta, 199. 
sea, ^e^, II. 
destreto, distretto, XVIII. 



(1) II latino meditUy in villa si pronancia tnedo, in citUi mezzo. Di v^iffo si 
fece vedo, veggo, veggio, vezo, vezendo e vezando. Di /f^o si fa lezo, Di veggia si 
fa vf^a, vezotOf veda, vedoto, e nella Val Policella 'tf</a, *edoto. Cosi di ^recfi si fece 
ertziy f^d?^. />, g, x, z si scambiano. 

(2) Da j7tf«r si fece |?tta, i^tfj^a, fantoccio di stracci per sollazzare i bambini; 
puto, putel, putin. Q,\ie^\jo putolin, ricorda Wfantolin, il cicognin, ed altri dimi- 
autivi delicatissimi di Dante. Oggi putin. La desinenza m per n, cbe ogg^i odes! 
nel Trentino, era comune aiie provincie venete, come fu detto iiel Capitolo IV. 

(3) Daia, daida, dazio, da dare. Tributo da tribuo, gabella dal tedesco^fdfn, 
flono sinonimi. 

(4) Segello, sigillo, sugello, da signillum, diminutivo di signum, imagine 
improntata suir annello, col quale si aferma d'ordinario, insieme colla propria 
Jirma, un documento. 

(5) Nella Storia letteraria della Liguria, dello Spotorno (vol. I^ pag. 283), 
h una poesia anonima in dialetto genovese, fra Tanno 1270 ed ii 1320, dove si 
legge aperta hiera, cio^ aperta ciera. 

V antico francese chiere, lo spagnuolo cara, significano/nccia. (Dibz, DiziO" 
nario etimologico), ^ nei trecentist!. 

24 



362 • 

dugal, acquedotto, XIV (1). 

formento, frumento, 189, XXIV. 

logazione, locazionCy affiitanza^ XIV. 

bala, palla, 175, (2). 

rosada, ^nigiada, 182 (3). 

mezena, mctd del co?'po del majale, 180. 

lovi, lupi, 189. 

lovara, luogo da lupi, 189 (4). 

tamiso, sctaccio, 199 (5). 

fugazza, focacciay 200 : fugazzina, 200. 

fogo, fuoco, T. 82. 

gaza, piea ghiandaja, 200. 

manaroto, piceola mannaia, 202. 

cortelo, coltellOy 202 (0). 

ponta, pioUu, 88, 

consejo, eonstglio, 254, VIII, XI, XXV (7). 

camara, camera, V. 

povri, poveH, XI. 

vendea, vendita, XIV. 

solennit6, solennild, (plurale) XIV. 

soperchit^, soperchierie, XII. 

covali, ciotloliy XVI, oggi cugoli (8). 

monestero, monastero^ XIX, XXI, XXII. 



(1) Dugal, come aquedotto, da duco. Di qui pure duca, doge, dose. Dueen 
significa stipendiare un maestro condotto, un medico condotto eoc. Pagare, che 
dicevasi ancbe onorare, ondc onorario, cio6 stipendio. 

(2) II dialctto ^ piii vicino della lingua airetimolopria greca. 

(3) Pill vicino della lingua al latino ros, rorii, ed al francese roMie, armer. 

(4) « Lovara ^ una fossa, ne la quale si prendono li lovi con ingauno ;Gi- 
DiNO, op. cit. pag. 189). 

(5) Stame b la radice di tamiso, come setola, o seta, di sedds, setaccio. 

(G) In villa & ancora pretto latino il nome del coltro, o eoltron, neir antro 
Co8\ la bura, II versdr ricorda il vertere terram. Lo stombio e agujo, lo siiwnlm 
Vagultu, Nel III docnmento scaligero h guiar per guidare. Si chiama gua»so9 
guidazzo, il padrino del fanciullo, che dee guidarlo, facendo le veci del padre. 

(7) Giovanni Brunacci, ne\\Q Anticke origini della lingua vcfgare ieiH- 
dovani, ha una poesia anteriore al 1277, collo parole conseja, oonaiglia; veumis, 
vedendo; cum lui, cum ti, con lui, con \q\ faza, faccia; drto, dfetxo: puole 
usate anche da Oidino, e dai traduttori del Caresini e del Theodolo. 

(8) Oggi eogoli, ciottoli rotondi, dal tedesco kugel, per ineogoUr^ aodottoUia 
le etrade. Di qui il nome del villaggio Cogolo, nel Venmeae e nel Vfosntiaob 
dove un tempo si parlava il dialetto tedesco, oggi colli qnaai apento. 



363 

cavilanze, cavilli, XIX. 

la salo, il sale, XX. 

glesia, chiesa, XX, XXI. 

giesia, chiesa, sempre in T. (1). 

sovrastenti, soprastantiy superiori, XXI. 

pagni, panni, XXIX, XXV. 

agni, annt, U, VII, XXH, XXIII. 

ambaxk, comando, decreto, XXII e sempre : ambaxfe (plurale) XII. 

taja, taglia, multa, XXIV. 

termeno, tenmne, 11 : termene, XXIV. 

mercandaria, mercanzia, II, XXJ : mercandarie, XXIV. 

mendi, difeUt del panno, XXIV. 

bosie, bicgte, XVI, XXI. 

buxadra, bugiarda, 262 (2). 

possession, podere, XIII. ^ 

ligaori, ligadori, ramarri, T. 4. 

gratacasola, gratiugixx, T. 17 (3). 

roveda, spino, T. 19 (4). 

tola, iavola, T. 29. 

schiavina, copertoio di lana, T. 22. 

faliva, falda, T. 52. 

carega, scranna, T. 92 (5). 

zoja, zojetta, gioja, gioiello, 14, T. 72. 

seze, stepi, T. 80 (6). 



(1) Neir iscrizione deirAccademia di belle arti in Venezia deiranno 1348, si 
legge: glesia de san Basejo. 

(2) Di bugiadro per bugiardoy d nella Crusca un esempio del Dittamondo. II 
dialetto, fognato il d, conserva bosdr, bosdro, botarCn. 

(3) La casa^ oggi casara^ era la capaona dove facevasi 11 caseus. Ne abbiaroo 
casato, cio^ forma di cacio, formaggio; casolin, venditore di cacio; grattac<uolaf 
grattagia. 

(4) Da robU9. Lascid il nome a Roveda nel Trentino, Roveja, Robianaj Bo- 
biara, nel Veronese. 

(5) 11 nome allude alia forma quadrangolare della scranna, carri, come il 
earro alle quattro ruote, il carrubio alle quattro vie, o rue. Habn omonimo nella 
marina. 

(6) Zesa, o cesa^ da caedo, come bosco ceduo ; cesoja^ dialetto zisora ; cesaries^ 
la cbioma che si tonde. CproDunciavasi dai latini, come di presente nei dialetti 
cisalpinl. Si apprende dal bisticcio di Ausonio, che dice Venere nata salo, suscepta 
solo, patre edita coelo. Pronnnciando coelo secondo la maniera toscana, 11 bisticcio 
con salo e solo svanisce. Del resto, per evitare equivoci, anche i noatri dialetti 
usayano, ed usano, 11 c toscano : per es. boccia, borella, per non confonderlo con 



364 

agnistara, mghisiara, vaso da vino, T. 88. 

zigi, phzi, T. 80, 

zambello, impcdimento, 231. 

brena, hriglia, 32 (1). 

retegno, ynlegno, 237. 

graspo, gmppolo, T. 61 (2). 

cavo, capo, II : en cavo, in capo, XXV : da cavo, VI (3). 

palaxio, palazzo, VI, VIII. 

logo, luogo, II. 

fornasa, fomace, T. 17. 

rasaori, 7^asoi, T. 36. 

ancuzene, incudinc, T. 51. 

poza, pozzanghera, T. 55 (41). 

ussi, ixscii, XII. 

sententia, sentenza, VI. 

porrection, preseniazionc, XXII (da porrigo). 

petition, istanza, VI. 

citanza, citazio7ie, II. 

spa', spada, XVIII. 

lanceta, lancia, XVIII. 

guagno, guadagno, II. 

fintego, fdndaco, XXV. 

marigalo, niadrigale, 153. 

co', capo, 205 (3). 

negota, nienie, T. 44 (4). 

falzon, falcc, XVIII. 



hozza, bottiglia: pocia, intiDgc, per Don confonderlo con posza, pozxangben. 
Leggesi in un documento di Lucca dell'anno 886, in Lupo, II, 476 : tibi tndo et 
vendo, cam caesis et fossis. Nolle Ant. Ital, III, 242, anno 1058: A mane, flnmeo 
quod dicitur Gellicus : a meridio strata, quae dicitur Claudia : a iera, via qua 
duciiur per Albureto, et in josum, per cesam usque ad limitem, quae dicitur & 
Pioppe. Ecco la miniera nel nostro volgare. 

(1) Imbrenar, sbrenar, imbrigliare^ sbrigliare, oggi TiTono. 

(2) U grappolo d detto anche arzitno, inversione di raeemo. 

<3) Capo, cao, cavo, significa unit^, un eao depolame, un cao, o catttto i't- 
cqua, un polio, un canalc, o canaletto d'acqua; significa primato: ei cmo ie et»a, 
11 capo della famiglia, Cao de lista, cogrnome d* iUustre famiglia; algnifiea ter- 
mine : en eao de Vano, al terminare del T anno. In questo senso 6 11 modo rmttoo 
proverbiale, mandecao, alia fine de* oonti. 

(4) Vergot, qualche oosa : negot, nulla, odonsi ancora nella provlnda 
trionale sal Benaco. 



365 

barbua, barbula, XVIII. 

zervelera, cervelliera, XVIII. 

miti, metd, 263, XVIII, XXV. 

quantite, quantitd (plurale), 11. 

meso, mese, II, V, XII : misi, II, VI, VII, XII. XIV. 

arto, arte, II, XXV. 

volenta, volonid, II, V : volunta, VIII. 

volentera, volentieri, XI. 

fi^, fiata. II, XI: altra fik, aUra fiata, XX (1). 

enstrumento, istromcnto, II. 

mesericordia, misericordia, VII, XII. 

ronzin, 7'onzinOy XVII : ronzina, X. 

pia', piato, liligio, XII. 

anema, anima, 256, XI, XIX. 

anema, arma da difcsa, XVIII (2). 

liga, lega, 233. 

verzella, verghetta, 27 (3). 

pensero, pensiero, 235. 

altaro, aUare, 257. 

sentero, sentiere, 235. 

piasero, piacere, 88. 

mester, inesiiere, 238. 

conto, conte, 193. 

^e\piede, T. 21. 

favoro, favore, 133. 

cavreselle, caprette, 27 (4). 

monto, monie, 106. 

mur', mwro, 110. 

(1) Fiada, flata, 6 frequente nella traduzione della Cronica del Caresini. 
Nellatavola di moltiplicazione vol^jr^rmente si pronuncia^^ perflaia: per esem. 
due fid due fa quattro. 

(2) Sono iDDumerabili Ic anime uclla psicologia del dialetto: anima del bot- 
toni, delle piante, dello cravatte, delle lucerne ecc. 

(3) Virga, virgula, virgella. CoUe verzelle oggi i contadini suiraja battono le 
spiche. Venzelli, o vergelliy sono verghe frondose, che si troncano [se truca) agli 
alberi cedui. 

(4) Le capre erano in grande numero nel territorio, ch' era in gran parte 
boschivo. Cd dei cavri, Cavrin. Scrivevasi Cauritiy e leggevasi Carrin, poi Cat- 
prino. i sogno un Cauro, ignoto alia storia, che vi desse il nome. Caper sul Be- 
naco pronunciasi rar^r. Di qui zavaiOy zaugio, contrasto, imbroglio; zavariar, 
delirare, errando colla mente disordinatamentc come le capre al pascolo. Vicino 
a Cavrin, e Porcin^ e Boi^ come in citt^ era Viaferraboi, dietro al Listen. 



366 

ordeno, or dine, 106. 

la lume, la lucema, T. 55. 

la leze, la legge, XX. 

pree, pielre, T. 72. 

ramo, rame, 21 (1). 

inventaro, inventatHo, XVIII. 

fiumo, fiumCy IV, XIV. 

valoro, prezzo, XXI. 

alturio, ajuio, XIV (2). 

pello, pelle, XXI. 

fossk, fosso, XIV. 

gesso senza presa, gesso in joolvere, XXV. 

vaneze, parte di campo, XIV. 

ca', casUf XXV. 

casamento, ca^a, XXIII. 

casalo, possedimetito, XIII. 

rivara, rtva, XIV. 

peza de tera, campo, XIV, e serap^e 

cimossa, eslrcinitd laterale del panno, XXV ( V, Ciniadori). 

avantazo, vantaggio, VIII. 

ponto, ponte, XIV. 

enfermi, infermi^ XI. 

pecca, peccato, 255. 

dia, rfito, XXV (3). 

crenza, credenza, credito II, XV. 

vigoro, vigore, 11. 

secularo, secolare, laico (4). 

niento, niente, VIII. 

decretalo, decretale poniificia, XI, XII. 

ospealo, ospitale, XVI, XXII. 

parto, parte, VXV : da vostra parto, VII. 



(1) Ramo per rame ^ in Brunetto Latini nel Favolello: Va aicuno ammonttlt 
Come ratno dorato. 

(2) Alturio ed alturiare, da adjutorium, sono frequent! nella Cronica del 
Caresini. L' editore nota che vivono ancora fra il volpo di Vcnezia. 

(3) Oggi deOf deiy dito, diti, dita. Deta per (ft/a 6 in Giacopone da Todi. 

(4) Anche in CiuUo d'Alcamo, d Vaheted*e$to secolo, per dire: Tntti p-i 
abeti del mondo : frase ecclesiastica, onde il tempo, il secolo, la terra, sono poeti 
di froDte al cielo, all* eternity, al saccula saeculorum. 



367 

mego, medico, II, V (1). 
vicarii, vicarialo, IV. 
residii, residiu, XVII. 

segramento, sacraniento, giuramcnio, XXV (2). 
le fine, t confini, 15. 
le confine, i confini^ XIV. . 
le amese, gli arnesi, XXVII. 
disputanza, disputa, 224. 
giaza, ghiaccia, T. 19 (3). 
rebegi, ribelli, IX. 
fanchi, fancelliy inservienti, II (1). 
pizolo, piccolo, sempre Gidino (5). 
piazzola, piazzetta, XIV. 

segondo, secondo, I, III, VI, VIII, XXI, XV, sempre Gidino. 
malo, mafc, VII, VIII. 
beneto, benedetto, VIII. 
mezzana, media, 79 (6). 
morbio, morbido, 244. 
cargo, carico, 30, 1, 
encargo, incarico, XI. 
zovene, giovane, T. 14. 
raaor, maggiore, II. 
mazor, maggiore, XXV (7). 
mejo, meglio, 5, XVI. 
latara, lattifera, 196. 

corporala, corporale^ 193, e cosi in gcnerale i feminili termi- 
nanti in e. 



(1) Come di Domenico, Domenego, Menego, Mengo; di medico si fa medego, 
tnedgoy mego. 

(2) Sacramento, per giuramento, 6 fra gli altriclassici nell' Ariosto [Orl. Fur.: 
Ho Sacramento di non cinger spada). 

(3) Ricorda la ghiaccia di Dante. £: nome di un borgo del Veronese ricco di 
ghiacciaje. 

(4) Questi/flrncAf, in ioscsLUO, fancelli, a Mantova si chiamano /(Sfiiaw*, di- 
versi dai facchini. Pare deriviuo dsifante, onde ancha fanticeUo, fanticino, fan- 
tesca. 

l5) Si pronuncia anche picciolo. U vin piccolo, ba il nome dai picciuoH del 
racemi. 

(6) Campo in via mezana, d in un catalogo di campi del vescovo di Lucca, 
dell' anno 991. 

(7) In Monte Baldo, 6 Mon-rnaor. 



368 

utelo, utile, IL 

aguale, egtmle, 109 (1). 

entrego, intiero, 11 : entrega, II. 

grando, grandc, 74. 

gram, gran, grande, XII, XXI. 

grandenissiino, grandi$si7no, T. 18. 

umel, umile, XI. 

nobel, 7iobile, 81. 

benegno, benigno, 254. 

delete, dileito, 98 : deleta, 98. 

valento, valente, V. 

possento, possente, VI, VIII, IX, XI, XXI, XXII, XXIII (2). 

strambo, stroco, slralunato, 193 (3). 

plusore, piii, feminile plurale : sempre Gidiiio. 

casaliva, con case, IX. 

murky murato, IX. 

copa, con coppi, iegole, (1). 

solara, con pavimento di legno, IX (4), 

araora, arativa, XIV. 

vegra, tncolta, XIV (5). 

boschiva, boschereccia, XIV. 

(1) Nel Vocabolista eccletiastico di Giovanni Bernaldo Savonesc, gtampato 
a Milano dal Pacbel V anno 1489, b ingualare, c^uagliare ; barba, zio ; camois, ti- 
e^nuola; copo^ tegola; pressa, frctta; nieddf mucehio; mezena, mcta di majale; 
moeare^ smoccolare; rampegar^ arrampicaro ; rosegarf rodere ; scoder^ riscuutere; 
zesa, siepe ; spegazzar^ imbrattare . . . vocaboli del dialetto Veronese luati an- 
che adesso. 

(2) 6 rindirizzo prammatico delle Rupplicbe ai Cani Scaligeri : At megnifa 
e possento segnor. Tanto a que* d\ eranonobili questi idlotismi, ore Unto pleW 
e villani ! 

(3) L* interprctazlon^, oggi stramba, 6 di Gidino. 

(4) Solarium era per i latin i il palco sporgente dalla caaa, sal quale nd 
verno godevano il solatium, cio6 il riscaldamento della persona al sole. QneHi 
palchi ossendo fatti per lo piu di tavolo, si cbian)6 solar il tavolato. Casa $oiMr§U 
era quella cbe aveva almeno un piano superiore. I«e case dei poveri ne erano 
prive. Una chiesa in Verona, presso la cattedrale, delta S. JUaria in SSoUr,tf% to 
moltededicatie a Maria, come ana omonima a Bergamo, ebbe il nome dal aoUiritm, 
orologio solare, cbe aveva sulla facciata, per segnare il mezzodl, U tem, h 
nona ecc. A quelle ore suonavano le canipane, come per Firenze ricorda ancbe 
Dante, ed il popolo ne aveva quel servigio, cbe ora prestangli gli orologi rail* 
cbiese o sui campanili. 

(5) Da agsr, campo coltivabile, onde agricoltura. OsiKpo {aw^Utu) ^ qws^ 
altresl in acqaa ed in aria. 



369 

usevolo, consueto, 3. 

razonevola, ragionewle, feminile, VII. 

somejevole, somigliante, 3. 

participevole, paWe?ciy;^, 34. 

magistrevole, magistrale, 162. 

Zuan, 247 : Zuano, 11, VIII, XIV : Zuane, XXIV : Zuanin, III. 

Bortolamio, 256 : Bertolomeo, VIII : Bertolameo, VIII : Bertolam^, 

254, II, IV: Bartolame, XIV, XVB. 
Franceschia, XXIV : Chichin, 256. 
Pero, 258, IV, XIV. 
Nicald, II. 
Avatin, Avantin, II. 
Fioravanto, II. 
Fregastora (Fracastoro), II. 
Zilio (Egidio), II. 
Nascinben, IV, XXIV. 

Zambon, Zambonin (Giambono, Giovan Bono). 
Jacomo, IV, IX, XXUI. 
Zordan, IV. 
Bastian, IV. 
Zen, IV, XIV. 
Arduin, IV. 
Bonomo, IV. 
Malgarita, V. 
Catalina, XUI. 
Domenego, VII, XVII, XXI. 
FeUpo, XII. 
Ansermo XIV. 
Alvise, XIX, XXIII (1). ' 
Michelo, XX. 
Jorio (Giorgio), XXI. 
Pelegrin, XXI. 
Lion, XXI. 
Aimouto, XXI, 
Lonardo, XXI. 
Cristofalo, XXIV. 
Polonia, XVII. 

(!) Bono Giamboni nel Volgarizzamento del Tesoro di BruneUo Laiini,ha 
8empre Alois, da AloisiuSt onde i Veneti fecero Alvise. 



370 

Nallo, (Natale), 11. 

Pasqua Tofania (Epifania), II. 

Zenaro, IV. 

Mazo, XXI. 

Aprilo, 255. 

Setembro, 255. 

Veronese, 255: Veronisi, XII. 

Bonaigo (Bonavigo), IV. 

Zeveo (Zevio), XV. 

Padoa, XXIV : Pavgna, II (Padova). 

Vilempenta {Villa picta, oggi Villimpenta), XIV. 

Visentin, XXIV. 

Taliani, 238. 

Fire, fir, esserr, Gidino sempre, II, VII, XI: firo, csserc, II, XXV: 
ft, fa, Gidino sempre : fo, fu, 253, VI, VII, VIII, XXI : f*/, 
furonOf XXI: lia sia, 255: fir^, sard, 201 : lio, sia, II, UL 
VIII, XXIII: fiesso, fosse, II, VI: fiaudo, cssendo, II: fosso, 
fosse, XXV: esro, csscre, XXI: sir, siro, esscre, XXV: sio, 
sia, XXIII, XXV: serave, sarebbc, 1(39, T. 40, IV : seravo, 
sarebbe, VII, VIII : gera, era, T. 9 (1) : sero, sa?*dy 137 : sera, 
sardy I: seranno, saranno^ 231: serobbe, sarcbbe, 239: 
siendo, sc7idOy T. 10 : sianto, essoido, XI : siando, esscndo, T. 
27, VII, VIII, XIV : ee, ^, sempre in Gidino: C e^ sempre in T. 
parte I : xe, e, sempre in T. parte seconda : ^, so7io, II (2). 

Avero, avcrc, XXV : e per ha (si ha tegnii. si d leyiuto), XXII : ea, 
abbia, VII: aba, abbia, 260: ave, avele, I: avi, avetCy III 
avesso, avesse, II: abudo, avuto, 157: al)iu, avuto, VII, XI 
abiue, aviife, II: abii, avuto, XXII: abiando, avemlo, XD 
ke, ha, 172; 6e, ho, 222: averave; avrebbc, 177. 

VoAev,i)otere, 159 : ^o\pud, I, VII : ^moix, possono, 241 : se puole, 
si pud, Gidino sempre: poerlo, potcrlo, XVI: te po\ iupuoi, 
153 : pote, puoi, 259 : possando, potendo, T. 7 : poss^ pea- 



(1) Neiropigrafo del 1348 aU*Acadcznia di beUc urti a Venezia: el duer* 
che ' I gera morto. Oggi in Verona: che Vera, cio6: eh* egli era. Ecoo rorigine 
^o\V egi, igi, quigi, vcdutl sopra. 

(2) II latino esse consta di duo radici, sunii fui, derivate da doe Terbi sas- 
scriti. LMtaliano essere, consta di tre. sono,fui, stale. Suto, o euuto, k il partid- 
pio di essere : stato h di stare. Abbiamo csem])! di esseri ed essiri, offgx del liift- 
letto siciiiano, come neir Epigrafe scaligera. Fir per essere^ era molto usato dU 
troGcnto. 



371 

state, VII: pork, potrd, II: poessimo, potesstmo, I: possd 
potiUo, Vn : po', possono, XI : porave, potrebbe, 28, T. 37 : 
poravo, potrebbe, VII : poraveno, poirebbero, 182. 

Fare: fase, fa, 35, XIV : faxo, faccio, 260, XXI: faxando, facendo, 
V, VIII : faza, faccia, XII, XXV : faesso, facesse, III : fesse, 
facesse, I, 63: faseva, faceva, VIII: fo fato, /w /h^to, VI: 
feso, fece, VIII : desfarlo, disfarlo, 235 : ft, fece, 253 : 

Diro, rf/r^, VII : digo, dico, 250 : diso, dice, IV, VII : dise, dice, 
XXIV: dis, dice, I: diga, dica, VII, XXIII: dixo, dissero, 
XXI: disso, disse, XXXI: digando, dicendo, T. 13, XIX, 
XXIII : dito, detto, II : dite, dette, VII : digante, dicente, 257 : 
se dise, ^e dic^, 4. 

Assavere, sapere, XXI: savesso, sapesse, XXV: saviemo, 5ap- 
piamo, XV : sapi^, sappiate, VII : sapianto, sappiate, XII. 

Volero, volere, VIII, XXV : vole, ve^ofe, 225 : vol, vogliono, I : 
volemo, vogliamOy III: voia, voglia, 117, IX, XXIII : voressi, 
vorreste, 259: voi6, vogliate, 260: vol, i?t^ofe, VI, VII, VIII, 
XVI: volo, vogliono, XXII, XXIII: voUo, vollero, VI. 

Cominciare : coraenza (1), comincia, T. 3 : comenzk, cominciato, 
XII : comenzando, cominciando, 40 : comenzara, cominciard, 
237: comenzado, cominciato, 61. 

Lavemo, laviamo, 257 : domandemo, domandiamo, 257 : lassemo, 
lasciamo, T. 9 : statuemo, statuiamo, XXV : ordenemo, orrfi- 
niamo, XXV. 

Liberart, libererete, 260: mostrard, mostrerd, 10: trattard, ^ra^- 
ferd, 108: parlard, parlerd, 248: gridard, griderb, 248: 
trovark, troverd, 259: vedark, vedrd, T. 106: passark, pa5- 
5^m, 228: accordaranno, accorderanno, 231: schivaresti, 
schiveresti, 82 : romagnerk, rimarrd, V, XV : aunava, arfw- 
92ae?a, XXI. 

Bojesse, bollisse, T. 29: avegnesse, avvenisse, II: conseja (37), 
consiglia, XXV : paghesso, pagasse, XIX : tollesso, togliesse, 
II: occorresso, occorresse, II : attendesso, attendesse, II: os- 
servasso, osservasse, II: guiasso, guidasse. III: alturiasso, 
ajutasse, III: recusasso, ricusasse, XXV: staesso, stesse, II : 
recevessemo, ^ncevessimo. III : jonse, aggiunse, 253. 

Zasando, giacetido, IX : scandando, scande^ido, 4 : vegnando, i?^?- 
nendo, 40 : redugandose, riducendosi, T, 42 : stagando, 5/a?i- 

(1) 11 primo verso 4el Tesoretto di Brunbtto La.tini, 6: Qui 7 Tfejc/ro co- 



372 

do, T. 74: romagnando, rimanendo, II: vezando, reden- 

do, VII. 
Respondanto, rispondendo, XXI : aparanto, apparendo, XIV. 
Tegner, tenere: ten, ten^, XXV: ten, iengono, XX: apparten, 

appariiene, XXIV: conten, contiene, II: tegnii, ienuto, XXII: 

tegniia, tenuta, 257 : tegna, /^w^a, XXV : tegniii, (enuti, XXV. 
Porgesso, porgere, VI : porg6, porse, XVII : porso, pdrlo, (par- 

rectus), VIII, XXIII. 
Piaxere, piacere, Gidino sempre : piaxe, piace, VII : piaxa, piao- 

da, XXII. 
Deventi, diventd, 55: demorfe, dimord, 8: ingannfe, inganndj 59: 

stupr6, sluprdy 59 : st6, 5/^//^, T. 3 : respond^, rispose, T. 7 : 

ft, /ec^, 253 (1). 
cognosro, conoscere, XXV. 
metro, mettere, II, XXV: meto, messo, XI: raetii, messo, II: 

metue, messe, XXIII. 
perdvo, perdere, VII: perdii, jo^rrfw/o, VII: perdufe, prrdee/^, XII. 
coraetro, commettere, V, XI. 
spendro, spendere, VII. 

scrivro, scrivere, XXV : scriveno, scrivono, V. 
destendro, distendere, XXV. 
defendro, difendere, 299. 
lezro, leggere, VIII : lezudo, fe//o, 39. 
tegniro, tenere, XX ; tegniressimo, terremmo, I : tegniva, teneva, 

XXI: tegnesse, ^n^55^, VII : tentelo, ticnlo, T. 13: tegnii, 

tenuto, II : tegniia, tenuta, 257 : tegniii, teniiti, XXV. 
sostegniro, sostenere, VII. 
mantegniro, mantenere, XXIII. 
conzare, acconciare, XVII : conzk, accondato, XXIV. 
cognoscero, conoscere, XXI : cognoscendo, conoscendOj T. 26. 
spoliaro, spogliare, XXIII. 
robaro, nibare, XXIII: robfe, rubati, XII. 
aovrare, operare, adoperare, II. 
mandaro, mandare, XV: manda, niandtito, VII: mand^, t/iow- 

datf, XII. 

(1) NcIIa i^^ri'a (^«/ Testamento vecchio di Pibtro di Bbscapb milanose, delb 
quale d un ms. delT anno 1264, nella biblioteca Arobrosiana, si ha de$ctndi, m- 
stenS . . . Questa forma vige nel Modenese, ed in altri dialetti deiritalia snpe- 
riore^ n^ ^ spenta nel rustico Veronese. Corrisponde al Proveniale: dtm^nittt 
cofnenset . . . 



373 

pegnoraro, oppignorarCy XV. 

forzaro, forzare, XV : forz^, forzatU XII. 

compraro, comperare, XXI : comprk, comperaio, XXIV : compr6, 
comperatiy XXI : compraoro, comperatove^ XXX. 

toro, togliere, torre, XXI : tolesso, iogliesse, III : tolleto, toUeta, 
tollo, toUa, IX : tolletoghe, toUogli, XII. 

brusaro, briciare, II : brusar, bruciare, T. 3. 

termenaro, tenninare, VII : termenando, terminando, 58. 

determenaro, determinare, VI, XXII. 

venzero, vincerey VII. 

pagaro, pagare, VIII : pagk, pagato, II. 

tornaro, tornare, IX. 

dovero, clovere, XI : Jfe, rfere, II, 259 : de', devono, XXII : dove- 
rave, dovrebbe, 5, 124: do vera vo, dovrebbero, XXV, XXX: 
debio, debbo. III : devra, dovrd, II : devi6, dobbiate, III : debia, 
rfe?i^&a, XII : debia, debbano, XXII, XXIV, XXV : deveno, deb- 
bono, XI : devesse, dovesse, VIII : dea, debba, XX. 

vegniro, venire, II: vegnando, venendo, 40: vegniva, i;^wim, 100: 
vegnia, veniva, 100. 

intrar, enirare, 232 : intra, intrata, enlraia, 236. 

anar, andare, XXV. 

maravejar, maravigliarsi, 253. 

zugar, giuocare, 227. 

onsar, osare, onsa, osano, XXV ( 1). 

incalmar, tn7iestare, 136. 

smattar, /ar sembrare pazzo, 96. 

scapolar, sfuggire, 236 (2). 

lanzar, lanciare, 226. 

incontrar, accadere, 217 (3). 

cazzar, cacciare, 228. 

desmentigare, dimenticarey T. 7. 

catar, Irovay^e, T. 6 (4). 

smaniar, sentire sniania, T. 28. 



(1) Di 05(zr^ ed o^a qui 6 fatto onsare cd on«^, come oggi si fa ponsare, e 
ponsa, di posare e po^n. Allora faccvasi pur coma di cosa. 

(2) Scapolar, frequentativo di scapar, dal cfl^io, o capestra. 

(3) Oggi si usa incontro, per occasione. Com' egli incontra, Ch' una rana ri- 
mane, e V ultra spiccia {Inf., XXI). 

(4) Captare, k frequentativo di copio. Accattare 6 rlcercare, procurare, men- 
dicare, onde accattone. Cattar Veronese, 6 rinvenire, ritrovare . 



374 

avanzar, soprabhondare, cccedere, II : avanzari, avanzerd, II. 
partir, dividere in parti, II: parti, partia, diviso o divisa m 

partly II. 
impazar, impacciare, T. 33: impazava, occupava, XXIII. 
sopiar, soffiare, T. 57. 
strenzer, stringere, T. 62. 
sormontar, superarc, 37. 
strucar, stringere, T. 61. 
rosegar, rosicchiarc, T. 38. 
sentar, sedere, T. 39. 
taser, tacere, T. 83. 
complir, compirey I. 

descaviarse, accapigliarsi, acduffarsiy T. 15. 
slurare, spegnere, T. 22 (1). 
bandfezk, bandito, XXIV. 
rendu, reso, XXIV: rendua, resa, 255. 
relaxSi, rilasciato, 257, XIII. 
lassfe, lasciati, XIII. 

passa, passatOy VIII : pass6, passati, VII. 
provi, provato^ VII. 
duri, durato, VII. 
oldl, ttrfito (2). 

deponu, deposto, VII : deponudo, XXIV. 
fermk, ferynato, VII : ferm6, fermatiy II. 
possii, potutOy VII. 
usk, i^^a/o, Vn : usfe, z^^ate, VII. 
tegnii, fenwto, II, VII, XX: tegniia, tetiiUay 257: tegniii, tenuft 

' XXV. 
meto, messOy XI : metu, rnesso, 11, XXI : metiie, messes XIII : me- 

tudo, messOy 318. 
scossi, ^^a/^/, II. 
condank, condannatOy VUI. 
lihere, liberatiy XXIV. 
deputi, deputatOy XXV : depute, depulatiy XI. 

(1) O^gi diciamo stuarel lume, elfogo. Ck>me anebe ttua^ stu&y 11116 dtft- 
vare dal francese tuefy ammazzare, ammortare, ammoraare. Id Itallmno mUM$, 
sMarty attutare. 

(2) Oldirey per udirCy i anche nella Cronaca del CareMnl. 1 dialettt nMii 
Bcaroblano d, r in X, Rialdire, aldegarse, dorivano da ardirt. Anohe nella IlagM 
h alberoy ed arbore. 



575 

casshf cancellato, XL : cass^, cancellati, XIX. 

defamfe, diffaniati, XX. 

moleste, molestati, 254. 

publich^, pubblicate, XIX. 

romaso, rimasto, XXIII. 

porso, pdrto (da porgere), VIII, XXIII. 

enventa, invenlato, XXIII. 

receviie, ricevutCy II. 

uu6, Mm7i, XXI. 

estim6, stimale, II. 

prometudo, promet ;, T. G3. 

desteso, disteso, 105. 

delega, delegaiOj II. 

monto, mwn/o, 293. 

movesta, removesta, mossa, rimossa, 243, 204. 

sUi, 5/ato, III : ste, stati, VII : st^, statc^ XII, XIX : st6, 5te«^, 3 : 

staesso, stesse, III. 
dk, dato, 261, II: data, XV. 
strapassk, passato, XXII. 
cambia, cambialo, XXV. 
recomandke, raccotnandate, I. 
t611eto, toto, IX : toUeta, toto, IX. 
fegnido, finiio, 51. 
embugk, tmpacciato, 257 (1). 
azonto, oggiunto, 63 : azonti, aggiunti, 64. 
lezudo, feto, 39. 
componudo, compostOy 49. 
vezudo, vediUo, 48 : vezii, VII. 
stremito, sbigotiiiOy 255 (2). 
immatito, aitonito, T. 11 (3). 
misciata, meschiata, T. 39. 
averta, aperta, T. 35. 
ponzente, pungente, T. 45 (4). 
spanti, da spandere, T. 62. 

(1) Da diico: otturato per sovrabbondante materia. 

(2) k il latino trefnef actus. Oggi siremenido. 

(3) Oggidicesi corounemente immatunido; inlockido, da alocco; incocalido, 
da eoca/, uccello che sembra apatico, sul Beuaco. 

(4) « Spini gros et ponzent » 6 in una Raccolta di laudi pei Battuti di Cre- 
mona, del secolo decimoterzo. Vi 6 pure stagando, donca ... 



376 

morsegata, morsicata, 112. 
menada, condoUa, T. 3 (1). 
variado, variaio, 61. 
strangosada, angosciata, T. 24. 
solamentre, solamente^ II. 
ensembra, insieme, XXI. 
ensembramentre, insiememente, II, XXI (2). 
entegramentre, integra^nente, 11. 
realmentre II, realmente II. 
palesementre, palesemente, XIX. 
maliziosamentre, maltztosamente, VIII. 
proximamentre, prossnnamentey II. 
personalmentre, personalmente. III. 
lialmentre II, lialmente XXV, lealmente, 
solid tamentre, sollecitamente, II. 
comodaraentre, comodamente, II. 
altramentre, altramenie, II. 
juridicamentre,ywr/rfioam^wfe, IX. 

X. M)rft rfi rfiVe. 

Fazo anca mi : faccio ancK iOy 260. 

Stk mejo : d miglior paritto, 5. 

Va de male : si gtcasta, IV. 

S' entendevano ensieme: erano concordi, 110. 

Se toglie per due : si fa valere come due, 6. 

Via dagli altri: Tuna via dairaltra: via, particella di sepan- 

zione, 13. 
Va pian : adagio a' ma' passiy 22. 
Man a man : ad ora, ad ora, 31. 
Come va' sto mondo, 247. No se sa como la va, XII, cotne pro- 

cede, come usa. 
In caso che, 170; Se caso avegnesse II, se per avventurn. 
Cum tuto se dis I : comunqtie si dica. 
Chi ghe piaxe, II: chi le aggrada. 

Sostegniro tante spese, VII : essere sovraooarico di spese. 
No vaja niento. VIII, XIV, sia irrito. 



(1) Nel basso latino minare, condarre. 

(2) Imembre, intembru,'atsembrare, erano voeaboll oonraniaiiDl nd 



377 

Verso i monti, XIV, a seitentrione. 

En tuto e per tuto, XXI, alpostutto. 

s\ no, XXII, asso o sei, 

Dentro e de fora, XXIV, entro e fuori. 

Da due ani in qua, XXIV, dopo due anni, da due annty or sono 

due anni. 
Da vostra parto, VII, XIII, XXIII, quanta e da vol 
Passa tutu, 8, supera tuiti. 
Tor le cose en mala parte, T. 13, apporsi male. 
So quello che Y 6, T. 50, lo conosco a fondo (1). 
Come te s^ntetu ? T. 52, come stai ? 
Chi beve troppo vin, calza la gatta, 96. 
For de zanza, 226, fuor di dubbio. 
Zugar manesco, 227 , menar le 7nani (2). 
Poco dota, 224, val poco. 
De la bona mena, 237 , di buona condizione. 
Per una pezza, T. 39, per molio tempo. 
Che om' porta, I , clie si porta. 
Tegnir a grazia, I , avere gradito. 
Deo v' alegro, I , Dio vi consoli. 

XL Oiunta al Glossario. 

Draperi, a, venditori di drappi. 

Texari, a, tessitori. 

Zenar, g, Gennaio. 

Fevraro, a, Febbrqjo. 

Mazo, rf, Maggio. 

Zugno, d, Giugno. 

Luio, d, Luglio. 

Avosto, a, Agosto. 

Septembre, d, Settembre. 

Octubrio, rf, Ottobre. 

Decembrio, g, Decembre. 

Provedori, a, Provededori, ft, A, i, v. 

(1) Quanta filosofia in queste frasi ! Che cosa 6 I'essenza di qualunque ente? 
Qaeilo che 6. Sentire 86 stesso; rendersi pagione del proprio sentire; ripiegrarsi 
sopra 8^ stessa Tanima, che 6 Tente, come cant6 Dante, Che vive e pensa, e si 
in si Hgira {Purg, XXI). 

(2) ManescoHt ogg'i dicesi chi usa con frequenza le manl a percuotere altri. 

25 



378 

Provedore, a, o, Provveditore. 

Cattiveria, a, cattiva azio7ie. 

Scurador, veU Garzador, a, 

Scuraria o, V. Garzaria. 

Zorno, Zornalo, b, gmmOy giomale. 

Vendaori, b, venditori. 

Biava, biave, b, biada, 

Stora ft, Storolo, a?, stuoja (1). 

Portaori, b, facchini. ' 

Calo, b, i, X, diminuzione, constimo. 

Aconzo, Desconzo, c, acconciamento, sconciamento. 

Andadoro, rf, cursore. 

Restelere e Manzatore, a, greppie. 

Vignali, f, vigneti. 

Lavorero, /*, Lavorente, o. 

Posta, fy avventore di negozio. 

Posta, ky banco da giuoco. 

Destro, f, comodo, cortese. 

Luoghi destri, u, cessi. 

Luoghi cortesi, k, cessi. 

Preda, e, pietra. 

Spezzapreda, z, Tajapreda, m. 

Spina, c, x, grilletto. 

Rotta, J, scoscendimento (rupta). 

Creto, m, credvio. 

Usso, n, uscio. 

Pagni, 0, panni. 

Purgo, 0, purgaztone, bucato. 

Gualivi, o, lisci, piani, agguagliali (2). 

Guala, En gualo, E, a livello. 

Rugolo, 0, rotolo di panno. 

Postizo, a, posticcio. 

Cavo, Cavedal, p, m, capo, capitate. 

Goldimento, r, Goldato, s, goduto, godimento. 

Frusto, r, logoro. 

Suta, a, Suto, g, siccitA, asciutto. 

(1) V. Fregastora fatto poi Fracastoro. 

(2) Aequus, egualo, gualo, gualivo. Orazio diflse iniqnm V mngoU 
del flume. Per metafora aequui voile dire giusto, oome diriUo, e vIoorrarM Mi 
oitorio. 



379 

Disinove, g, dicianove. 

Speraro, a, far trasparire (1). 

Scurare, n, e, Garciare, a, scarddssare, 

Ascoire b, scoder, b, rf, riscuotere, incassare, 

Conzar, a:, acconciare, 

Strenzer, D, F, //, Astrenzer, k, costringere, 

Montar de prezo, f, rincarire. 

Buttar a terra, y, atterrare, 

Sparare (spararessimo), ft, /, sparagnare, 

Descargar, n, scaricare. 

Astupar, n, chiudere (2). 

Aprovar, n, provarc. 

Abolar, aboladi, o, bollare, bollati. 

Apopolar, apopolado, r, popolare, papolaio. 

Atrovar, o, g, m?, Irovare, 

Angarizar, o, angariare. 

Spazare, g, spacciare. 

Responder de s\, XXVI, rispondere si, che si, 

Spigare, r, spigolare, 

Coser, r, cuocere. 

Cusinar, k, cuocere. 

Aldegarse, s, ardire, arrischiarsi. 

Guajare, 5, g, ascriversi in uri arte. V. Statute. 

Sbogentare, A, far bollire, 

Decipare, y, sciupare, scipare. 

Far con alcuno, w, essere consorfe, partedpe. 

Cercare, G, andare in giro (circare). 

Fuger, 1, sfuggire alia vista. 

Smuso, R, smussato, otttcso. 

Cembalo, iV, modiglione, sostegno. 

Giara, S, ghiaja. 

Drizzagno, S, rettifilo. 

Garzotti, P, scardassatori. V. Garzaori. 

Scove, Q, scope. V. Scoazze, Scovazze. 

Faiga, XXVIII, fatica. 

(1) Spera o sfera erano detti i piccoli vetri circolari salle fiDestre. II telajo 
con quest! vetri, dicesi ancora spereto. Telajo da tela usata in mancanza di vetri. 
Sperare, h goardare attraverso un corpo diafano. 

(2) Da Stupa, stoppa. Dicevasi Porta stupa la Porta Pallio quando era 
chiusa. 



880 

Extrasordenarie, r, straordinarie. 

Conta, r, coyitado, 

Boi da zovo, r, buoi da giogo. 

Frue, r, lat. fruges, reddiii, frutti, entrate. 

Povro, r, Povra, w, povero, povera, 

Liorai, /', legumi. 

Masena, r, mamiatnra, 

Spazadora, r, scopa. V. Spazar. 

Bosia, 7\ bugia. 

Zanzarie, r, ciarle. V. Zanze. 

Pontesello, /, z, poggiiiolo, verone, 

Sgorabiado, w, a gomito, ad angolo. 

Zanca, H, angolo di muro, 

Inzancado, ;:, faUo ad angolo. 

Sgonfo, V, gonfio, 

Bugada, U, bucato, 

Liscia, /?, biicatOy liscivio, 

Galeto, cr, rubincUo, V. Spina. 

Suspirarae, cc, periugio. 

Macalufo, lo, nia7icia, 

Traghetadore, A,ponte mobile. 

Zobia, C, giovedi. 

Zata, Zatella, E, zdttera. 

Bade, A, zattere {rates). V. Radaroli. 

Pozol, B, poggiuolo, verone. 

P6rtego, 2), M, portico. 

Monastier, D, monastero. 

Lora, z, vortice del fiume. 

Sfesso, Fy fesso. 

Calzaveri, Zavateri, 0, calzolai. 

Zopoli, 0, pianelle, pantoffole, dial. zopiL 

Lavezi, G, laveggi. 

Introlo, J, vicolo , Itroleto, vicolettOy T. 

S. Zen orador, />, S. Zeno in oratorio. 

Salizada, My selciata. 

Lasta, M, lastra. 

A fllo ed a rego, M, in retta tinea (1). 

Per mezo {per me')y Ey di fronte. 

(1) Reg a era la regola, regolo, riga. Di qui Megasie i marl in retta Unci 
sulle rive delPAdige a S. Zeno, S. Stefano, S. Lorenxo^ e Redentore. 



381 

Dre, a, dopo {dre li diii set misi). 

Da qui in dre', s, da oggi in poi. 

Da mo', A, da oggi in poi. 

Da mo' fin tutto Lujo, rf.* 

Da mo' avanti, g. 

Encontanente, a, incontanente. 

En gualo, E, a livello, V. Gualivo, giialo. 

Volentera XXVI, Z, voleniieri. 

Lonzi, r, F, lungi. 

In sguinzo, o, obbliqnamente. 

XII. Glossario dello Statuto di Verona, 

m 

A sorprendere il dialetto piii antico di Verona nello stato di 
crisalide, ecco il glossario del suo Statuto. Le parole sono espresse 
appunto nella forma del moriente latino, e del nascente italiano. 

n numero romano indica il libro dello Statuto; I'arabico, 
r articolo del medesimo libro. 

Sono segnati con asterisco i vocaboli che hanno perfetto ri- 
scontro nel precedente Glossario. 

A questo Statuto di tempo in tempo furono fatte non poche 
aggiunte; ma le date di esse, ed il latino piu colto, abbastanza 
distinguono il testo nuovo dall' antico. 
Capitellum. luogo dipiiblica magistratura^ I, 3(1). 

* Potestaria, I, 3. 

Camera, cassa di finanza, I, 2. 

Familia potestatis, corte del podesta^ I, 10. 

Barattaria, I, 4, 5, 99, Barattatio, IF, 149. 

Baro, malfattore, truffatore^ I, 45 , V, 62, dial, baron, 

Scribanus, scrivano^ I, 109. 

* Barverii, berrovieri^ l, 6, 7, 8 etc. 
Insignia vel Divisa, I, 7. 

Manica, parte del vesiito^ I, 7. 

* Pignoratio, Pignorare, I, 8. 
Despignorare, II, 83. 

Servitium, officio a vantaggio d* altri^ I, 9. 

(1) Quattro erano i capitelli, o colonne indicanti il mercato, in Bra, a San 
Pietro in Carnario, a S. Giovanni in Valle, in mezzo alia Piazza delPerbe, dove 
sedeva un magfistrato, di cui parla lo Statuto. 



382 

* Bannum, I, 15, 22, Banditus, I, 35. 
Contrabannura, I, 96. 

Bancum, seggio del magistrato^ I, 13. 

Banca, seggio degli officiali inferion^ II* 5. 

Campana, I, 1, Campanella, I, 16. 

Campanarii, I, 16. 

Marangona, nome di campayia, I, 55 (1). 

Importantia, rilievo d' un affare^ I, 16, 76. 

Pedagium, I, 19. 

Datium, I, 20 , Datia * (nome feminile), I, 99. 

Datiarus, I, 20. 

Rupta, rotta del fiume, I, 25 , V, 26. 

* Petia terrae, I, 29. 

* Curtis, corte^ I, 29 , Curtivum, I, 136. 

* AflSctalis, affiiiuario^ I, 42. 
Affitatio, affUtanza, I, 84. 

* Fictus, I, 29 , Fictum, 42. 

Posta, cosa stabilita, ordinaria^ I, 28 , V, 33. 
Arengum, parlamento^ I, 29 (2) , Rengaria, I, 50. 
Transaclio, I, 31, 148. 
Burgus, I, 31 , Suburbium, I, 38, sobborgo. 

* Mezena, 7netd del tnajale^ I, 35 etc. 
Contrata, I, 47. 

Cordelia, I, 36. 

Scaletta, specie di pasta^ I, 37 (3). 

Ciela, ziiccherino per binibi (i), I, 37. 

* Factor, factoria, I, 42, Amniinisiratore. 
Interesse, hicro, I, 43. 

* Robatores, I, 96 , Robaria, 1, 45. 
Adunantia, I, 46. 

lurati, t giurati^ I, 47. 

* Rasonerii, I, 47. 
Salarium, 1, 47. 

(1) Questa campana forse ebbe 11 nome da ci6, cbe col Buono indietTa U 
principio ed il fine del lavoro degli artig^ani, come h nello Statute. 

(2) A Veronn, ed altrove, la maj^gior campana conserva il Dome di nm§o,Q 
arengo, porchd il suono di ossa cbiamava i cittadini airarring^a. 

•3) Da questa pasta condita, gli offellieri nel dialetto sono a Verona deiti 
ancora $caletteri. 

(4) Si chiamano ancora ciHe i zaccberini, cbe avranno avnto ibnna eireo- 
lare, usandosi ancora cWa per cerchio (ciclui). 



383 

Gastaldia, Gastaldium, I, 48. 
Misterium, mestiere, I, 48. 
Muda, muta, I, 51. 

Ballota, Ballotare, Ballotans, Ballotatio, I, 51, 203, mtazione a 
palle, 

* Bussolus, Imbussolare, I, 57. 

Parere, voto, opinione, I, 57, Apparere suum, III, 115. 
Honorantiae, regalie^ I, 61. 
Recolta, raccoUa, I, 64. 

* Solarium, solqjOy I, 65. 

* Copus, coppOy tegolay I, 65 : IV, 72. 
Moltonus, montone, I, 67. 

Miliare, miglio di via, I, 69, 89. 

Limitatio, confine^ I, 76. 

BuUeta, bolleUa, I, 69. 

Cridatio, grida, bando^ I, 71. 

Reclamus, I, 71 , Reclamum, II, 40. 

Talea, iaglia^ I, 71. 

Apontatura, appunto per assenza^ I, 74. 

Casada, casatOj 1, 77. 

Capsa, cassa, I, 77 (1), Cassonus, IV, 63. 

* Intrata, rendita, 1, 78. 

Incontro, riscontro^ confronto, I, 78, 170. 
Parangonum, paragoney confronto^ I, 83. 
Balancia, I, 83 , IV, 178. 
Pertica, I, 83. 

* Locatio, locazioney affManza^ I, 84. 

* Credentia, credito^ I, 86. 
Recursum, ricorso, I, 86. 
Mercandaria, commercto, I, 90. 

* Massarius, I, 93. 

Canipa, fondaco^ 1, 70, dial, cdneva, 

Caniparius, I, 93. 

Rixa, rtssa, I, 96, III, 13. 

Viandantes, I, 96. 

Assassinus, I, 96 , III, 39. 

Malandrinus, I, 96. 

Strata, sirada, \, 96. 99 etc. - Strata publica, et vicinalis, II, 71. 

Sequestrum, I, 96. 

(1) Capia da capio, da cui pure capacity. 



384 

Blada, biada^ I, 96, Bladum, Blava, IV, 91. 

* Ducale, acquedottOy I, 99, V, 7, Dugalerius, V, 13, 

* Campanea, I, 99. 

Stampa, I, 99, Libri stampati, III, 121. 
S6ceda, societd^ I, 99, HI, 80. 
Portamentum, costume, I, 103. 

* Garzaria, I, 103. 

Salarium, I, 105, Salariatus, I, 109, V, 13. 
Pagae, seu salarii, V, 13. 
Andata, 1, 106. 

* Ambaxeria, I, 106, Ambaxata, II, 16. 
Habere, il padere, l' avere, I, 109. 
Libertas, facoltd, 1, 110. 
Cavalcata, I, 118. 

Scolares, I, 118. 

* Terrarius, ierrazzano^ I, 119. 
Forensis, forese^ 1, 119. 
ProthocoUum, 1, 139. 
Imbreviatura, I, 133. 

* Suprastans, il sovrastanle, siipenoix\ I, 139. 
Pagina, I, 147. 

Cambium, I, 148. 

Livellum, I, 148, ad livellum, IV, 25, 

Mutuum, 1, 148. 

Depositum, I, 148. 

Debitum, I, 148. 

Creditum, I, 148. 

Permutatio, I, 148. 

Officium andariae, dot viafori, o cursoH, I, 151. 

Campus, dello scudo, o sfeinma, 1, 152i 

Vachetta, registro^ 1, 165. 

Letus, lettOy giacigUOy 1, 170. 

Sala, I, 170. 

Incantum, asta, Incantare, Incantator, 1, 172. 

Pezarolus, straccivendolo^ I, 175. 

Combiatum, commiato, II, 16. 

Apertura, II, 16. 

Positio, II, 32. 

Dritum, diritto, II, 41. 

Inquilinus, II, 41. 



385 

Massaritiae, II, 41. 
Conductores, affittuarii, II, 42. 
Terra, podere, II, 46. 
Vinea, podere, II, 46. 
Verzerium, verzicrCy ortOy II, 46. 

* Possessiones, II, 47. 

* Clausurae, seu Casales, et Orti, II, 47. 
Usurarius, II, 49. 

Vaccae a jugo, II, 51. 
Stramen a bestiis, II, 51. 

* Zapa, II, 51 , zapare, II, 75. 
Vanga, II, 51. 

* Badile, II, 51. 

* Preonus, jt)iii^//'a grande, dialetto prea, II, 61. 
Camiscia, II, 61. 

Melioramentura, II, 70. 

Terra aratoria, V, 137. 

Contestatio, II, 70. 

Prerogativa, II, 92. 

Corruptela, II, 92. 

Victum, il vitto, II, 98. 

Vestitura, il vesiito, II, 98. 

Interventio, II, 103. 

Confidentes, uomini di fiducia, II, 107. 

Collaterales, II, 107. 

Podere, campo, II, 138. 

Guerra, II, 163. 

Vastator, gtmstatore, II, 163. 

Navarolus, II, 163. 

Exactores ad exigendum, II, 167. 

Burserii, cassieri, II, 170. 

Beneficium cittadinanciae, II, 172. 

Rotii uvae, V, 100 , dialetto rozzi de ua, uva. 

Covae, manipoliy dialetto coCy V, 113. 

* Crea, crekty V, 118. 
Cavatura fossa ti, V, 120. 
Casamentiim, V, 130. 

Laborerium, lavoro, II. 177, Laboratores terrae, II, 180, labo- 
rare ad partem, II, 187. 

* Deciraa, tributo, II, 187, Decimalis, II, 187. 



386 

Scapizatores, II, 187, IV, 64 (1). 
Spiciarii, id. 

* Ferrarii, id. 

Tinctores, id., Tinctoria, Tintoria, IV, 49. 

Sartores, id. 

Pignolatores, id., venditori di panno pignolato. 

* Garzatores, id. 

Caliarii, id., (2), conciatori dipelli, IV, 30. 

* Pistores, id., IV, 92. 

Spigator, Spigalrix, spigolaiori, V, 1 13. 
Texarii, id. 
Brentarii, id. 

* Formagerii, id. 
Barocerii, id. (3). 
Sellarii, id. 
Barloterii, id. 
Linaroli, id. 

Macellatores, id., Macellum, IV, 128. 

* Fomaserii, id., Fornasa, III, 73, IV, 72. 
Marangoni, id., falegnami. 
Copertores domorum, id. 

Zavaterii, id., ciabattini. 

Portatores vini, id. 

Murarii, id., muratort, dial, murari. 

Villanus, IV, 169. 

Syropus, IV, 173. 

Merzarius, Merzaria, IV, 7. 

Candela de sepo, IV, 175. 

Lardum de porcis et porcabus, IV, 175. 

Stopinum candelae, IV, 175. 

Bombasium, IV, 175, bombace. 

CApari, cdpperi, IV, 176. 

Plombinus, dial, piombin, specie di bilancia^ IV, 177. 

Balanzolus, IV, 177. 

(1) ScapizatoreSy seu Merzarii, dice lo Statute : Scarezio, o CSsMSco, da etfi, 
chiamasi in dialetto un ritaglio di pezza di panno. 

(2) Calceus, cdliga, calza, calcagno, calcar, caUgheri, ealiari .... derifiDO 
dalla inedesima radice. Oltre i ealiari^ erano i pelUparii, 

(8) Biroccio, e in dialetto rustico barozdl, alladono alle due mot^, cooif 
carro e carrozza, e Cf^ffoceio, alle quattro, sullf qoali corre U Tvieolo. 



387 

Marcus, romano della hilanciay IV, 177. 

Gioveta, jo^mo della bilancia, IV, 178. 

Minalis,* starium,* quarta,* media quarta/ quartarolus, misure di 

capacitd, III, 83 , IV, 179. 
Zimo, ciina, IV, 181. 
Scotata, scotlalurUy IV, 181. 
Rasaura, da radere, dial, rasdr, IV, 181. 
Rafredatura, IV, 181. 
Carizator, carreggiatore, IV, 182. 
Vinarolus, vinivendolo, IV, 187. 
Verziae, IV, 187. 
Zuchae, zucche id. 
Scarlognae, dial, scalogne, V, 98. 
Rapae, id. 

Cepae, cipolley id., IV, 94. 
Alea, aglio, dial. aiOy IV, 188. 
Timonem, timone, IV, 188. 

Messetteria, Mexatus, mediazionCy medialore, IV, 189. 
Provi:^io, provvigi07ie, mercede, IV, 189. 
Priolus, Schejones, dial, pynol, scalioni del carro, IV, 139. 
Cancellatio, cancellazione. III, 2, Cancellatura, Abrasura chartae, 

III, 121. 
Fortia, forza, id. 
Ferula, ferita, id. 

Becarius, beccajOj id., Beccaria, IV, 7, 49, 128. 
Fidantia, seu Salvumconductum, III, 13. 
Bariselus, III, 23, Ludus biscatiae, IV, 12. 
Scajonatus, seu Fossata, III, 24. 
Lavello, lat. alveolus. III, 27. 
Foresterii, forestieri, III, 30. 
Cultellus a punta trivellata. III, 30. 
Guagina, vagina, III, 30. 
Spanna, III, 30. 
Dardus, id. 

Sepum, sevOy sego, III, 175. 
Spontonus, anna a punta, id. 

* Falzonus, id. 

Rangonus, seu Azza plumbata, id. 

* Celata, seu Cervelleria, vel Colarius, III, 31, Colarium, V, 70, 
Rutella, specie di scudo, id., Roella, V, 70, 



388 

Panceria, id. 

Coracia, id. 

Scriptura privata, III, 48. 

Columbaria, colombaio, III, 73. 

* Caesae, siepi, dial, zese, V, 17. 
Zambello {da uccellare), id. 
Retia copertoria, dial, coverior, id. 
FoUus, folio, III, 74. 
Lignamen, legname. III, 81. 

Stratiae a carta, stracci da fame carta, III, 82. 
Baceta olei, dial, baceda, III, 83. 
Mandulae, maiidorle, dial, mdndole. III, 83. 
Semolae, dial, semole, crusca, id., IV, 89. 

* Runcinus, ronzino: cum ynmcinis el ricncinnbus suis, el aliis 

jumenlis. III, 86. 
Tela de Fiandra, III, 92. 

* Terra vigra, tet^ra incolla, III, lOl , Disvigrandus, id. 

* Terminus, lermine del campo^ III, 109. 
Confinantes, id. 

* Patronus, padrone^ id. 
Pecorarius, pastore^ III, 111. 
Ragatius, ragazzo^ servUorc^ III, 112. 
Interlineatura, III, 121. 

Filtia, filza di carte^ id. 

Aptatio, adaltamento^ V, 7. Reaptare, id. 

Armarium, artnadio^ id. 

Scrineum, scrigno^ id. 

Scrinei, seu Camerelli, camerini^ IV, 133. 

Caltus, casselto di armadio^ id. (1). 

Grassa, grascia^ vetlovaglia, IV, 1. 

Ponticellus, poggiuolo, IV, 1, 66. 

* Stationes, botteghe slabt% IV, 1, 64. 
Confalones artium, IV, 8. 

Calcinaria, calcinacci, dial. IV, 26 , calcislruzzo. 
Glara, ghiaja^ dial, giara^ id. 
Quari, quadri^ cubi di marmo^ IV, 27, 56. 
Penellum, arginc al fiume^ IV, 30, V, 25. 

(1) Calathus, cho ha la radice comune con ealiff, ^ la radice di qaeatonovi 
▼erooeBe e trentino. Lombardo, tiretto. 



^89 

Quarelli, 7}iattoni^ dial, qitay^ei^ IV, 72. 

Tabuletae, dial, taolcttc, specie di mattoni^ id. 

Cendrata, id., vnpaslo di cenere. 

Savonata, saponafa^ id. 

Aqua mortua, acqica morfa^ slagnante, id. 

Aqua viva, cor rente, V, 17. 

Coramen, cuojo, IV, 32. 

Srarnatura, scarnificazione^ IV, 33. 

Curaculum seu fossatum dial, ciiraccio^ da curare^ pulire^ espur- 

gare^ id., Curatio, IV. 
Biscotlae, dial, biscotie^ verze condite con aceio^ id. 
Petiae infantiuin, pannicelli^ id. 
Buellae, bitdelle^ dial, buelk^ id. , Budellae, IV, 59. 
Ridus, rivo: Ridiis Avesae, IV, 34. 
Spina fontis, gHlletio, dial, galletto^ IV, 35. Spina della botte, 

IV, HI. 
Cannonus aquae, canna^ id. 
Restura, il residuo^ IV, 37 , Residuum, V, 5. 
Plombura, piombo, IV, 35, Plorabatus, III, 30. 
Lasta, lustra di marmo, dial, lasta^ IV, 37. 
Galetus fontis, grilletio, dial, galletio^ IV, 38. 
Soratoria fontis, valvole^ IV, 43. Sorare^ dial, dar aria, rinfre^ 

scare, essere smemorato, 
Rina, via con boiieglie^ IV, 48, In bina, in fila, IV, 100. 
Busa, buca^ dial, biisa^ IV, 50. 
Luminaria, abbaini^ dial, luminarii^ id. 
Grada de fero, grata, dial, gradella^ id. 
Scanciae, sive Seclaria, aquajo^ IV, 52. 
Aquarolum, aqiiajo, IV, 53. 
Scalini, gradini^ dial, scalini, IV, 56. 
C6valus, dial, covolo dell' Arena^ archivolto, IV, 56. 
Ruffianus, IV, 57. 
Binda, benda^ dial, binda^ id. 
Sonagium, sonaglio^ dial, sonajdl^ id. 
Scopaturae seu Scovaugiae, dial. Scaugie^ IV, 58. 
Troilus, dial. ^ro>Jo, francese /row, IV, 59. 
Lavaturae, lavaiure, id. 
Porcile, IV, 62. • 

Storiae, siuoje^ dial, store, IV, 63. 
Revendarolus, rivendugliolo, dial, revcfidarol, IV, 63. 



390 

Zavascarius, Zavascaria, contralto, dial, zavajo, zaveyon^ (1) id. 

Voltae, vdlte di portico^ dial, vdlti^ id. 

Orticinum, orticello^ IV, 66, Ortaliae, V, 92. 

Balcones, balconi] id. 

Ribaldi, malvagi^ IV, 68. 

Tina, tino^ dial, iina^ tinazzo^ IV, 68. 

Granfiones, graffi, dial, sgranfioni^ id. 

Picus, picco^ pt'ccone^ id. 

Manaria, mannaja^ dial, mawara, id. 

Brentus, brento^ id., Brentella, IV, 117. 

Calmerius, mdta delle veilovaglie^ dial, calmidr^ IV, 72. 

Cozonus equorum, mediatore da cavalli\ IV, 80. 

Ferri ab equis, ferri da cavallo^ [V, 82. Ferrare equos, id. 

Tanalea, tanaglia^ id. 

Martellum, id. 

Segatores, IV, 84. 

Plumacium, mafero^^o, piumaccio^ id. 

Drapamenta, drappi^ id. 

aabelle, dazi, IV, 86. 

Macinatura, Macinare^ IV, 98. 

Pegola, inpegolare, pegola^ IV. 100. 

Molinarius, mugnajo^ IV, 91. 

Tabernarius, IV, 105. 

Mezzeta, misura di vmo^ id. 

Stagno (metallo), id. 

Boccalettus, id. 

Groppus, nodOj dial, groppo^ id. 

Caretteri, carrettieri^ IV, 96. 

Radaroli, dial, zatteri^ IV, 102. 

Zata seu Rates, dial, zatta^ IV, 102. 

Fassum sive Masium, fascio dilegna^ dial, nuisa^ IV, 105. Id fasso, 

IV, 105. 
Pali larcii, di larice^ IV, 105, picei, di abete^ dial, pezzo, id., a 

vineis, da vitCy id. 
Panis sesonatus, stagionaio^ franc, saison^ IV, 107, dial, xa^onodo* 
Panomattus, seu BufiFetus, dial, pan buffeto, IV, 109. 
Impastatura panis, IV, 110. 
Vegeti vini, veggie^ dial. * vezdtiy^ IV, 111. 

(I) V. CavresiUe, nel Glossario del dialetto. 



391 

Coconus, cocchiume^ dial, cocon^ id. 

Conca vasaora, IV, 117. 

Scuela, scuelerini, scolella^ IV, 117. 

Zerletto, piccola gerla^ dial, zerleto^ IV, 120. 

Stanga, periica^ sianga^ id. 

Vino aquarolo, aquerello^ IV, 122. 

Torculatores, torchiatori^ dial, iorcolotli, Torcolare, IV, 124. 

Zoccum, ceppo^ dial, zocco^ IV, 130. 

Inzignerius, ingegnere^ IV, 25. 

Castroni, IV, 31. 

Stalla, IV, 134. 

SpaUa, IV, 135. 

Friscura, frescura^ IV, 142. 

Gamba, IV, 144. 

Cossa, coscia^ IV, 145. 

Ostaria, IV, 145, Osterii, osti, IV, 144. 

Salsiccia, seu Luganega, IV, 153. 

Brigaldi, seu Sanguinacei, id. 

PoUarolus, pollajuolo^ dial. gaUinarol^ IV, 155. 

Fasianus, fagiano^ dial, fasan^ id. 

Salvaticium, selvaggina^ IV, 154. 

GAmbari, granchi^ dial, gdmbari^ IV, 160. 

Piscarolus, pescivendolo^ IV, 160. 

Pisces salati, id. 

Pergula, pergola^ III, 172. 

Sardenae, accivghe^ dial, sardene e sardelle^ id. 

Maneria, maniera^ dial, lombardi* waaw^ra, IV, 164. 

Soma, peso^ una soma^ IV, 166. 

Libra, libra, lira, IV, 167. 

Folia, colpo dipressione del torchio, IV, 168. 

Aggeres, Aggerini, argini, arginelli, V, 1. 

Progni, torrenti, dial, progni, id. 

Excrescentia Athesis, id. 

Flumeselium, fiumicello, IV, 23. 

Accusa, id. 

Pelliparius, conciapelli, III, 91. 

Clavicae, cateraUe, dial, cidveghe, V, 2, IV, 23. 

Bailia, balia, V, 2. 

Pertinentia, V, 7. 

Campionus, seu Liber memorialis, V, 12. 



392 

Defensiae, seu Securitates, V, 13. 

* Versorio, et Arpego, V, 16, dial. versor,drpego (arairo,erpice). 
Cannello, canmccio dei fbssi^ V, 17. 

Beveratorium, dbbeveratojo^ V, 23, IV, 24. 
Peonatura, palificata^ dial, peon^ palo^ V, 25. 
Planto, palo^ dial, pianton, V, 99. 
Palificare, V, 27. Palificatio, id. 
Rosta, argine, dial. ro5/a, V, 29 (1). 
Bampaoro, dial, tampaora^ V, 33. 
Fossatuin, fossato^ V, 36. 
Bestiamen, bestiame^ V, 37. 
Audientia, udioiza^ V, 59. 

Sclapus, Malga, dial, sciappo^ malga^ V, 63, 80, 44, 86, grcggc, 
yyiandra, 

* Arzimos uvae, racemi^ dial, arzimi^ V, 64. 
Bacinella, specie di armatura^ V, 70. 
Canevo, canape^ dial, cdnevo^ V, 86. 
Str^polae, stoppie^ dial, strdpole^ V; 82. 

Grani et Tavellae, grant e carlocci^ dial. tavellt% panoccie^ V, 98. 

Milio, miglio^ V, 107, dial. 7nejo. 

Panico, panico^ id. 

Milica, dial, milga^ id. 

Sparaverium, id. 

Cazzatores, cacciatori^ V, Cazzare, id. 108. 

Civettatores, uccellaiori colla civeUa, id. Civettare, id. 

Osela tores, Oselare, id. dial, oseladori^ id. 

Grossus, I, 11 , Pondus grossum, IV, 54 (2) , Campana grossa, I. 

Grassus, I, 35. 

Muratus, fahhricalo con muriy II, 45, Dismuratus, I, 35» Domiu 

murata, II, 165. 
Zalus, gtallo^ 1, 36. 
Azurrus, azzurro^ II, 152. 
Vermilius, vermiglio^ III, 83. 
Praticus, I, 89, In practica. III, 122, Practicare, III, 16, 

* Usevolus, consueiOy solito^ I, 93. 
Scandalosus, I, 96. 

(1) II dialetto nostro spiega a meraviglia il rosta ^eW Inferno di Dtnte, 
canto XIII, intorno a cui fantasticarono stranamente molU oommeDtatori. 

(2) Bra doppio il poso, con libbra grossa^ e cod Hbbra $oitit€, che maful 
nella vendita delle varie merci. 



393 

Salariatus, I, 106. — V. Salarium. 
Sigillatus, I, 149. — V. Segillum. 
Seel era tus, II, 1. 
Maritatus, II, 13. 

Cupatus, coperto a tegole^ II, 165. — V. Cupus. 
Uva lugiana, de pergula, varrona, brumesta, III, 172. 
Principalis, III, 18. 

Monetae accursatae, accorciate^ III, 58. 
Pelles laboratae, III, 91. 
Nostranus, III, 92. 
Terra laborata, IV, 83. 
Tempus pluviosum, IV, 147. 
Capere, acchiappare^ imprigionare^ 1, 11. 
Arrestare, I, 17. 

Advocare, seu dicere aliquid pro servitio alicujus personae, I, 9. 
Manutenere, mantenere^ I, 11, 21. 
Manuprendere, prendere^ I, 161. 
Distrigare, sbrigare^ dial, destrigar^ I, 25. 
Litigare, I, 27, Litigantes, II, 103. 
Inquietare, I, 29 , II, 125. 
Cancellare, abrogare^ I, 29. — V. Cassare. 
Laborare, lavorare^ I, 43, 143. — V. Laborerium. 
Laborare ad partem, II, 187, Facere laborem, V, 19. 
Barattare, cambiare^ I, 47. 

Ballotare, Ballotans, Ballotatio, Ballota, votare a palle nel Bos- 
solo, I, 51. 
Arengare, Rengaria, Arengo, I, 56. 
Imbussolare, I, 98. — V. Bussolus. 
Limitare, I, 69. — V. Limitatio. 
Bullare, I, 167, Bullatus, I, 96. — V. BuUeta. - 
Locare, affittare, I, 34. — V. Locatio. 
Ck)mparere, I, 99 , Comparuerunt, II, 33. 
Servire, prestare officio di servitore^ I, 99. 
Perdere, subire privazione^ I, 105. 
Requirere, fare requisizione^ 1, 118. 
Sententiare, 1, 126. 
Exbursare, I, 144. 
Paginare, Compaginare, I, 147. 
Propalare, I, 150. 

Vadere, andare, 1, 153. 

26 



394 

Incantare, meilere alV incantOj alV asta, T, 174. 

Restare, Hynanere in dehiio^ I, 170. — V. Restum. 

Cassare, dimetterc, cancellare^ I, 177. 

Exceptuare, II, 3. 

Ventilare causam, 11, 6. 

Praesentare se, preseniarsi^ II, 29. 

Allegare, II, 33, Praeallegatuni, II, 54. 

Conducere, ax^evc in locazionc^ II, 42. — V. Dugal. 

AnnuUare, II, 48. 

Concordare se, II, 50. 

Venire in concordiam, II, 53. 

Zapare, II, 75, V. Zapa, V, 19. 

^stimare, definirc il valore di itn oggeito^ 11, 07. 

Celare, celatus, nasconderc, II, 74. 

Taxare, II, 96, IV, 72. 

Intervenire, II, 103, V, Interventio. 

Decidere, giudicarc^ II, 111. 

Specificare, II, 126. 

Cercare o Circare, Facere circam, V, 1 , fare Ic visitc d'tifflcio mlla 

provincia. Vadant ad circas, IV, 5 , andave allomo, gtrare, 

n, 138 (1). 
Expressare, esprimere^ II, 152^ 
Intertiare, metier e una terza parte ^ II, 163. 
Metigare, III, 1. 
Fabricare, id. 
Falsificare, id. 
Certificare,lII,175. 
Colare sepum, seu grassum, III, 175. 
Assazare, assaggiare^ IV, 177 , Sazare, IV, 158. 
Scotare, Scotatus, IV, 181. — V. Scotatura. 
Carizare, Carizar, IV, 7. — V. Carizator. 
Rancurare, curare, raccogliere^ IV, 189. 
Palpare, id. 

Garigare, caricare, id., Discargare, IV, 102. 
Pesare, IV, 193. 
Constare, valere, id. 
Medicare, III, 7. 
Ordinare, coniandare^ III, 9. 

(1) Questa frase commenta il verso di Dante al canto XVI del F^tmitm^U 
dove andava Vavolo alia eerca ». 



395 

Vulgarizare, III, 12. 

Pensare, paisare^ pensatum, pensata, III, 36. 

Sagittare, III, 37. 

Cambiare denarios, III, 56 , IV, 157. 

Temptare, ientare. III, 39, Attemptare, II, 187. 

Bolzonare, giliar bolzoni^ ill, 58. 

Trabucare, comhatlere con trabucchi^ id. 

Balanzare, id. — V. Balanza. 

Riceptare, dare ricetio, HI, 72. 

Macinare, III, 83, IV, 97. — V. Macinatura. 

Insocedare, III, 79. — V. Sdceda. 

Impignare, III, 95. V. Pignoratio. 

Alienare, III, 97. 

Disvigrare, HI, 100. — V. Terra vigra. 

Cavare, III, 101, IV, 38. 

Acceptare, III, 109. 

Infilzare, III, 121. — V. Filzia. 

Stravestire, travesiire^ IV, 10. 

Allivellare terrenum, IV, 25. 

Scamare, IV, 30. — V. Scarnatum. 

Salassare, Salassatus, IV, 33. 

Curare puteos, IV, 43. — V. Curaculum, Curatio. 

Saldare, saldare metalli, V, 38. 

Battere, seu Tiblare fruges, Battatio, Tiblatio, IV, 83. 

Segare, IV, 84. — V. Segatores. 

Revendere id. — V. Revenditores. 

Balneare, bagnare, IV, 97. 

Irapegolare, Impegolatum, IV, 100. — V. Pegola. 

Inlavare, IV, 103. — V. Lavatura. 

Instangare, id. — V. Stanga. 

Serrare, chiudere^ IV, 111. 

Torculare, IV, 124. — V. Torculatores. 

Invasclare vinum in vegetis, IV, 124. — V. Vegeti. 

Inflare, Sconflare, gonfiare^ IV, 129 , dial, sgonfar. 

Incanipare, V, Cknipa, IV, 150. 

Filare, id. 

luaspare, id. 

Pectinare, id. 

Sgarbare, seu Atterrare, V, 7, 17. 

Formare, V, 7. 



396 

Abassare, IV, 42. 

Splanare, appianare^ V, 20. 

Asportare, id. 

Mundizare, mondare^ espurgare^ V, 31. 

Agurgere, ingorgare^ V, 36. 

Aquare, irrigare^ V, 39. — V. Aquarolus (I). 

Macerare linum, dial, smasarar^ V, 40. 

Assecurare, dar sicurtd^ V, 79. 

Pascolare, V, 82. 

Damnare, danneggiare^ V, 99. 

Sparaverare, V, Sparaverium, V, 107. 

Manualiter, V, 117. 

XIII. Modi di dire. 

Campana ad martellum, I, 1, 25: campana a maHello. 

Pulsare campanam ad bottos, I, 55 : a 7nntocchi^ dial, a bdiii. 

Extenso sono ad cordam, f , 55 : alia distesa. 

De die et de nocte, I, 6 : di giotmo e di node, 

Omni anno, V, 1, 165: ogn' anno. 

Per unum alium annum, V, 2 : pe?^ un altr anno, 

De duobus in duobus annis, I, 172: di due in due anyii. 

De anno in annum, V, 4 : di anno in anno. 

Pro toto tempore, II, 66 : per tutto il tempo. 

Per unum quartum horae, I, 55 : ;;«?/* un quarto d' era. 

Infra terminum praedictura, I, 96 : nel termine predetto. 

Non vadant foras, I, 8 : non vadano fuori. 

Aliqua persona mundi, 1, 10 : nessuna persona. 

Ad banchum judicis, 1. 13: al banco del giudice. 

In fundo turris, I, 16: in un fondo di tor re. 

Praecise teneantur, I, 20 : sieno precisaynente tenuU^ obbligati 

Dies lovis grassae, I, 35 : dial, la Zobia grassa. 

Cum uno pari, I, 35 : con un pajo^ o paro. 

Una Cordelia, zalla I, 36. 

Crux zalla in campo azzuro, I, 152. 



(1) A Castelvecchio, dove comincia il Rio fiol 8ul quale fa ereito il fvtU 
Riofiol corrotto in Ponte rqfioly e peggio in Ponte rei figliuoli, era S. MaHioo in 
aquario. Aquar sono detti i prati irrigui a mezzogriorno della cittk, 8Qll*Adig«. 



397 

Refectio darani, et iriteresse, F, 43: rifare del danno, e delVinte" 
resse, capiiale e fruiii. 

Non tiirbetur pacificum vivere, I, 96. 

Teneatar in credentia, I, 86, 99 etc.: sc gli faccia credenza. 

Armatiis in puncto et ordine, I, 97. 

Signo, sive starapo, I, 99. 

Super suos fundos, I, 103: sopra i suoi fondi, 

Veniat esse publicata, I, 103. 

In spatio illorura mensium, I, 103. 

Perdere totiim suum salariura, I, 105. 

Sine aliquo salario, I, 118. 

Persona salariata, et non salariata, I, 109. 

De habere et bonis Comunis, I, 109: delV avere e bent del Comune, 

Libertatem habere, I, 1 10. Habeant Ubertatein et bailiam, V, 2: 
esser Ubero di fare, cioe poier fare. 

Non habeant impedire, I, 141: non abbiano ad vnpedire. 

Facere exbursare, I, J 44. 

Facere monstrara, I, 151 : far mostra. 

Vadant ad pignorandura, I, 153, 

Abusio sub praetexto, I, 167 : soito pretesto. 

Bullare pro nihilo, I, 168: per nienle, gratis. 

In facto cominissionum, I, 169: in fatio di commissioni. 

Unurn quintum totius, I, 169: un quinto del tutto. 

Liber ad incontrum, I, 175 : libro per gli incontri. 

Quantum dare restat, I, 179: quanto resia dapagare. 

Cassetur de dicto officio, I, 177. 

Actionem habeat contra eum, H, 27 : abbia azione^ o diritto di 
azionc, contra colui. 

Non stant ad mandata, 11, 28 : non stanno al comando. 

Cecidit de jure suo, II, 42: scadde dal suo diritto. 

Salvum sit creditori, II, 54 : sia salvo al creditore^ ciofe resti fa- 
colfd al credttore. 

Fruges pendentes, 11, 56: V e^itrate pcndc^di. 

A dicto termine in ante, II, 58. 

Plus per poi, dipoi, II, 58, come la Volgata : Noli amplius pec- 
care {io. WW, i^)- 

Pro brachio, II, 62: per ogni braccio (di misura). 

Sine aliquibus expensis, II, 65 : senza alcuna spesa. 
Debeant bene videre, utrum, II, 98 : dcbbano vcder bene^ se. 
Ad victum, vestitum, et letuni, II, 98. 



398 

Revertatur in illo statu et esse, IF, 107: rito}mi in quelle siato 

ed essere. 
Ante causam finitam; JI, 104. 

Dabunt sibi ad perdendum, vel ad vincendum, II, 104. 
Inter unam citationem et aliam, II, 1U5. 

Deliberare quid habeant agere, 11, 179: che cosa ahhiarao a fat^. 
Ad probandum, et probatum habuisse, II, 1 13: apy^otarc edater 

provato. 
Teneantur compellere primo mense tertiam partem, secundo niense 

aliam tertiam, et ultimo aliam, II, 156. 
Si quid dare comune restaverit, II, 170. 
Ire de contrata in contratam ad standura, et ad habilandum, 

II, 182: stare per dimorare. 
Sit contentus, II, 187. 

Ad effectum perducere, II, 107: condurre ad cffelto, 
Facere expensas victus, II, 187 : far le spese. 
Pro quoque pastu, II, 187 : per ogni pjasto. 
Super oro, IV, 181 : sufl'orlo, dial. suWdro^ in orin. 
Dare fidantiam, seu salvum conductum. III, 13. 
Longus plus quam una spanna. III, 30. 
Habeas puntam, III, 30: che ha lapiinta, 
Cridare ad arma ad arma. III, 32 (1). 
Pensatum vel non pensatum. III, 30. 
Non debeat habere a Camera (2), III, 67 : non debba acer ad 

avere, non sia creditore. 
Si habet unde. III, 68 : se lia di che pagarc. 
Non mittat foras citationes, III, 122. 
Remaneant creditores, IV, 6. 
Ad publicum incantum affictatio deliberetur, IV, 16. 
Ponere in opere, IV, 38 : porre in opera. 
Squassare et battere pelles, IV, 48. 

(1) Questa frase ricorda la preghiera di Orazio aUa Fortmia, Od. I. 35: 

neu populus frcquens 
Ad arma cessaDtes, ad arma 
Coucitet, imperiumquae frangat. 

Tanto ^ antica questa frase I 

(2) Camera^ onde camerlengo, ed ineamerare, era la FioaDsa publiot. Bra 
pare la Camera di cammerciOt o dei fMrcanti, ed altre. Due Camert aoDO era 
Del Parlatneato. 



399 

Facere cadere quarum vel petras, IV, 56 ; far cadere un cubo di 

marmo^ o sassi {dalV anfiteatro) (1). 
De una colorana ad aliam, IV, 64: da una colonna alV altra. 
Dare equum ad vecturam, IV, 80. 
Ferrare equos . . . Ferri ab equis, IV, 82: ferrare i cavalli , . . 

ferri da cavalli, 
Laborare, seu tenere poissessiones, ad medium, tertium, quartum, 

quintum, IV, 83, 
Facere pares ad vendendum, IV, 92: far (uUipari^ vendendo a 

tutu la mcrce al prezzo medcsimo, 
Vendere vinuiu ad minutum, IV, 111. 
Ponere manum ad vinum, IV, 111: dial, metlerghe man^ cio6 co- 

minciarc a here il vino della botle, 
Facere dare bonam mensuram, IV, 111. 
A spallis in an tea, IV, 135: a cominciare dalle spalle^ venendo 

avajiii. 
Pro quanto carnes possent dari, IV, 140: per qtianto (prezzo) 

potessero csser date (vendule). 
Super gambis anterioribus, IV, 144. 
Super cossas, IV, 145: sulle coscie. 
Facere salsicias, seu luganegas, IV, 153. 
Vendere ad pondus grossum, et non ad mensuram, IV, 154. 
Quantum duraverit quadragesima, IV, 166. 
Tenere pueros in brachio, IV, 168. 
Spidochiare pueros, id. 
Tenere in bono acconcio, V, 1. 
I )e per se, V, 2 : du se. 

Pro faciendo se cancellari, V, 7 : per farsi cancellare. 
Aliud nihil, V, 11 : nulV altro, nulla piii, 
Facere transitum, V, 16. 
Ire ad bibendum, V, 23. 
Timere de inundatione aquarum, V, 24. 
Facere corapleri, V, 25: far compire, 
Erbam facere, V, 83: dial, far erba, argoier erba. 
Ilia talis persona, V, 117: dial, quelatal persona. 



(1) Questo quaro pu6 giovare aUMiiterpretazione del nobel quaro, che ^ nel 
secondo verso della citata Epigrafe scaiigera; 



400 



XIV. Osservaziom sopra il Libro di Gidino, 



V omo po' lisare^ scrive GiJiiio a pag. 16 del suo libro, per 
si pud lisay^e, Che om porta, e nel I Docuiiiento scaligero. Evi- 
dente e il riscoritro col francese on. Gidino scrive poi venticinque 
volte: A bon piaxere de I* omo. Nei trecentisti e comune la frase: 
liomo puo\ uomo dice, per si pud^ si dice. Si noti la genesi di 
questa frase, che resto alia lingua francese, e nella nostra muto 
r uomo in si. 

Da poscia che^ a pag. 23, ed altrove : imper quello che a 
pag. 25: quamvisdeo^ etiamdeo^ avoegnadeo cfie, souo modi che 
meritano attenzione, comecche non sieno nuovi. La lingua era in 
formazione a quel tempo. Cosi similemente^ a pag. 19; volgat^- 
menie^ a pag. 74; naluralemente, a pag. 133; niaestrevolemenie 
a pag. 142; legieremente^ a pag. 147, e molti altri. 

Pongasi mente a codesta sinonimia di Gidino. A pag. 51, Gi- 
dino propone questa filologica questione, non ancora deiiuita: 
« Lengua volgara^ ossia ioscana ; lengua francescu, ossia oft/tr- 
montana ». I Frances! ora dicono oUramontano in ben altro sen- 
so. La lingua nostra vuolsi ancora da molti denominare toscana, 
o, chiamandola italiana, vuolsi donare nella massima parte alia 
beata Toscana. 

A pag. 66 : 

S' uccorse Climena di duolo amaro, 

sarebbe verso errato, come alcuni di Dante, non che di altri tre- 
centisti, se non concedessimo, che in quel secolo accentuavansi al- 
cuni vocaboli stranieri suir ultima sillaba, come ancora facciamo 
coi nomi Giosu^, Mose ed altri. Cos! fece Dante. 

Per Seniele contp' al sangxie tebano [Inf. XXX) 
Ell'^ Sjmiramis, di cui 8i legr^c (Inf. V) 
Poi 6 Cleopatras lussuriosa [Inf. V). 
Flegias, Flegias, tu gridi a troto {Inf. VIII). 

Badisi a questa frase, a pag. 152. 

B BU r usbergo corse il ferro nudo ; 
Ma tanto fa Tusbergo flsso e forte, 
Cbe la lancfa Yol6e, rotta in dae iorU. 

A pag. 195: « La fiera sorte^ poche dk soHe ». Si gloasa: 
« Questa ditione sorte^ che significa la fortuna, fu astisaU coo 
questa ditione sorte^ che significa la $orte de le oampagne ». 



401 

Da tempo iramemorabile, per fare publica mostra d'impar- 
zialitk nella scelta delle persone giudicate di merito pari, o nella 
distribuzione di parti che dovevano essere eguali, si estrassero a 
sorte i norai, ovvero le parti. Sorie percid prese il significato di 
proprieta comuae a raolti, e coadizioae di ua uomo. I beni comu- 
nali, divisi a sorte fra i membri del comune, furono detti sorte^ 
come pure le singole porzioni di essi. Oggi li diciamo lotti^ per al- 
iusione all' estrazione dei cinque numeri del giuoco del lotto, che 
propriamente dovrebbe dirsi dell' otto, essendo otto i numeri che 
a principio si estraevano dairurna. Un vicolo a Verona, ver- 
so Porta nuova, dove il terreno incolto presso le mura nuove dal 
comune era stato distribuito in sorit, e denominate anche oggi Vh- 
colo sorte, 

Gidino a pag. 197, appella col nome presente la Valle Pulli^ 
ceUa^ commentando un suo verso bisticciato, ove nomina due paesi 
di essa, Fumane e Cema, e nel Mantovano, Poggio, Luzzara e 
SoggiarUj oggi Suzzara. Nei documenti scaligeri abbiamo ZeveOy 
oggi Zevio (XIV), Villempenta^ oggi Villimpenta (XII), Monte- 
galda (III), Viir alta (}\\\ Bonaigo^ oggi Bonavigo (IV), Palii de 
Sozana (V), Avesa (VII), Saorio (XII), Quinzano (XII), la Tomba 
(XIII), Nogara (XIV), Mizole (XIV), Calavena (1) (XXIV), Vicenza 
(XXIV), Padoa (XXIV), Gavardo (XXIV), Pedemonte (XXIV). Noti 
bene questi norai, da oltre cinque secoli affatto eguali ai presenti, 
chi troppo leggierraente fantastica etimologie, probabili secondo 
le norme della glottologia, ma non sancite da storici documenti. 

Finalmente non si dimentichino questi vocaboli di Gidino, che 
non sono nel dizionario italiano, o vi sono con pochi esempi. 
Deessa^ dea, pag. 35. Versi duati^ a due a due, pag. 11 ; qtuzier" 
nari^ pag. 25 ; quinquenari^ pag. 26 ; senari, pag. 61 ; settenari^ 
pag. 61 ; otionari^ pag. 61 ; undenari^ pag. 3 ; duodenan\ pag. 32; 
cioe versi di quattro, cinque sillabe ecc. Segiteniemente^ pag. 23 
di seguito, in continuazione. Per volgare^ per letiera^ pag. 47, in 
volgare, in lettera. Soario^ pag. 52, varieta. Vaghezzo^ pagina 
104, svagamento, o divagaraento. 11 pastorale^ pag. 58, il bastone 
pastorale, non di pastore ecclesiastico. lugale^ pag. 109, conju- 
gale. Sescalco^ pag. 136, scalco, siniscalco. Barbarizzare, pagina 

(1) II nome tedesco di Trejrnago 6 Kalein. La Badia presso questo paese fa 
detta di Kalein, cio^ Calavena. Altresl nei Comuni vicentini h Clavena. Nel 
Trentino 6 Calavin. Questi comuni, come diss! altrove, furono ataitati da un;^ 
colonia tedesca, detta cimbra dal volgo. 



402 

209, commftttere l)arbarismi. Fre^/dura, pag. 214, freddo (1). Az- 
zanna're^ pag. 166, preudere fra le zanne. 

XV. Conclusione, 

La Venezia in generale, ed in niodo speciale Verona, nel se- 
colo di Dante, il quale eletta V aveva sua patria adottiva, era ri«"ca 
di un dialetto si copioso e si porfetto, clio in esso poteva tradursi 
dal latino in servigio della corte scaligera un trattato didascalico. 
Nel volgare veneto traducevasi una lunga svariatis.sima lf»ggenda. 
non die una lunga cronica politica, e drttavansi documeuti leirali. 

Questo dialetto non puo credersi derivato dal latino, perch^ 
ad imraediato confront o doi latini voraholi nelle versioni veggonsi 
vocaboli di radice divnrsa, o soloclsmi del vcTnacolo niedesiino. 
ancora usati, in flagrante conlraddizione colla gramniatlca Intina 
del teste volgarizzato. Senza cht^, il medesimo dialetto e negli altri 
documenti originali e conteraporanei, come ahbiamo veduto. Esso 
fe dunque antichissimo e indigeno. 

I vocaboli di questo dialetto nel maggior numero hanno ra- 
dici che si ritrovano nella lingua latina, no per questo solo pos- 
sono credersi latine. Derivano da quella iilologica fonte, anteriore 
alia storia scritta, onde tutti derivano in generale i dialetti delle 
regioni d' Italia, compreso il Lazio: simili tutti, perche fratelli, ma 
non eguali. 

Le radici che rinveniamo nella lingua latina, le rinveniamo 
in generale in tutte le altre lingue indo-europee. Sono anteriori 
airemigrazioni doi popoli barbari raramentate dalla storia, le quali 
sulla lingua nostra di gia essenzialmente forniala, non ebbero gran- 
de influenza, come abbiamo veduto. Ne sono prova eloquentissima 
il dialetto di Venezia e di Verona, come abbiamo provato. 

La grammatica e in sostanza quella stessa della nostra lingua 
volgare, e delle sorelle. Ila per altro anomalie in gran parte co- 
muni a tutti i dialetti veneti, che la distinguono dagli allri dialetti 
della penisola. 

Catullo e Cornelio Nepote a Verona, Tito Livio a Padova. 
Girolamo Fracastoro a Verona, Pietro Bembo a Venezia, ed altri 
di minor fama, nel rinascimento delki classica latiniUi, parlando 

(1) Qunsto vocabolo 6 consorvato a Verona nel proverbio : jS'im Vicentodd 
la granfredura, e San Lorenzo da la gran ealdura. II primo 6 a' 22 gennaiOy ed 
11 secondo a* 10 agrosto. 



403 

sin dalla puerizia un dialetto tanto simile al latino scritto ; Gidino 
da Sommacampagna, ed un secolo prima fra Giacomino da Vero- 
na (1), parlando fin dalla puerizia un dialetto nel lessico e nella 
grammatica quasi identi(*o al volgare clie allora s' incominciava a 
scrivere, sono effetti naturali delle felici condizioni filologiche di 
queste provincie. 

Non puo dirsi, die gli scrittori classici toscani del duecento e 
del trecento avessero molta influenza su questo dialetto, fatta ec- 
cezione per le studiate poosie di Gidino. Negli altri documenti si 
ode il vivo idioma del popolo ; si tocca con mano la cultura lette- 
raria assai scarsa di clii scrisse. Nel Libro di Theodolo, e nella 
Cronica tradotta del Caresini, talvolta e goffamente sbagliata la 
versione del facilissimo testo latino (2). 

Se le fortunate circostanze della Sicilia e della Toscana fos- 
sero state concesse a Verona ed alia Venezia , possedevano ma- 
teria sufficiente per costituire la base filologica di un novello vol- 
gare. In ogni secolo della letteratura italiana qui abbiamo insigni 
scrittori, specialmente filologi. 

Forraatasi almeno fin dal secolo decimoquarto la fisonomia del 
dialetto; la riconosciamo idenlica ai nostri giorni. Possiamo reci- 
tare lunghi tratti di questi documenti del secolo di Dante alle no- 
stre brigate, senza che alcuno si accorga della loro antichit^. 

E novella prova della dottrina filologica, sopra la quale noi 
abbiamo innalzato il nostro edificio. In qualunque epoca ne fac- 
ciamo a considerare una lingua, la troviamo conlpleta nelle sue 
qualita essenziali e caratteristiche. Essa pu6 ricevere maggior 
perfezione; divenire piu ricca, e di costruzione piii svariata; ma 
le sue propriety distintive, il suo principio vitale, se cosi mi 6 per- 
messo chiamarlo, si pare intieramente formato, ed 6 immutabile. 

II documento piu antico del dialetto Veronese, di qualche e- 

fl) Fra Giacomino da Vorona, verso la fine del secolo decimoterzo ; dettava 
in dialetto Veronese due Canticbe. Nicolo Tommaseo le trasse da un codice della 
Marciana, e TOzanam le inseri nci Docum. inedit. pour sere ir a V hist, litter, de 
ItaliCy Paris, 1850. Le riprodusse ii Fanfani in appendice alia sua traduziono 
dei Poeti Francescani in Italia dollo stesso Ozanain, Prato, 1854. 

(2) Nel Lihro di Theodolo a pa^. 58, la coraunissima frase delTEvangelio 
per aliam viam reversi sunt in regionem suam, si volta cosi : « Noi devemo redire 
per altra via in la reson nostra •> e scambia regionem per rationern Nella tradu- 
zione della Cronica del Caresini a pag:. 61 si les^ge: « Quelli offerisse a nuy la 
citade de Cloza, e la sal o Ic galio ». II testo latino dice* ac saltern galeas Scam- 
bia saltern per sale. 



404 

stensione, publicato dal conte prof. Carlo Cipolla neW Archivio 
storico italiano in quest' anno 1882, che e una lettera del 1297, 
nel lessico e nella grammatica non differisce punto dai document! 
sopra analizzati del secolo di Dante. 

Confrontando il dialetto veneziano e Veronese del secolo de- 
cimoquarto, col presente del decimonono, riscontransi aloune pa- 
role e forme antiquate, e cadute in oblio : assai piii rimaste fra il 
volgo, nel contado, e scomparse dalle labbra delle ptn'sone piii 
colte. E manifesta la propensione a sempre piii assimilarsi e iden- 
tiflcarsi colla lingua, dalla quale differisce ben poco. 

Questo pud essere frutto in gran parte dell' uso d^lla lingua 
piu frequente che in passato, in predicazioni, scuole, teatri, libri e 
giornali, non mai tanto moltiplicati quanto in questo secolo. 

L' unione politica della nazione, con tanta agevolezza e como- 
dita di comunicazioni fra le sue provincie, produrra senza dubbio 
la prevalenza della lingua sopra tutti i dialetti. Giuseppe Baretti, 
nelle Lettere a* suoi fratelli^ osservava nel secolo passato, clie in 
Inghilterra, soppressi per poco i dialetti, parlavasi una lingua sola 
in tutta r isola. Causa principale ne era Tunita politica, ed il com- 
mercio vivissimo fra le provincie. Al contrario in Italia, quasi 
fosse divisa in tante isole, il dialetto di una provincia senibrava 
straniero alia provincia vicina. Divide et impcra era Talfa e To- 
mega della politica dei nostri padroni. Ma la forza degli avveui- 
menti pot^ piii di essi. Essi furono, e noi siamo. Essi appartengono 
al passato. II presente 6 nostro, e con esso prepariamo ravvenire. 

Coirunita politica, F unita della lingua Irionfa. Rar*cogliamo 
adunque con grande amore tutto ci6 che spetta ai nostri dialetti 
prima che prevalendo la lingua, di giorno in giorno suUe nostre 
labbra dileguinsi, e rimangansi non piii che una storica memoria 
per il maggior numero dei nostri nepoti. 

LuiGi Gaiter. 



»' 



ANEDDOTI STORICl E LETTERARl. 



XC. — La tomb a di maestro Simeone orefice, 1338. 

(C. CiPOLLA.) — Nel borgo S. Giorgio, fuori della porta d' e- 
gual norae, suUa via che conduce a Parona, stava incastonata nel- 
la parete della casetta, che faceva seguito alia casa n. 84, la fronte 
di un' area sepolcrale (in rosso Veronese). Demolitasi quella casetta 
in causa della erezione delle nuove Scuole Comunali, quella lapide, 
a cura del Municipio di Verona, fu trasportata (nel Maggio 1880) 
nel locale Museo. Nel centro v' ^ a rilievo una croce sepolcrale, 
con qualche ornamento. 1/ iscrizione, in bel carattere gotico, in due 
linee, dimezzate dal braccio superiore della croce, 6 la seguente: 

• HIC lACET (1) • HONEST VS (2) • V • M AGISTER (3) SIMEON 
AVRIFEX (4) (braccio della croce) PATRONUS • ISTV LOCI 

• OBIIT • M • CCG • XXXVlil • || DIE • IIII • lUNII (5). La croce 
6 sepolcrale, ornata lungo le braccia, colla punta inferiormente. 
Altezza della lapide 0,69 ; sua lunghezza 2,07. 

Questa lapide era stata colk incassata or sono pochi de- 
cenni. Alia metk del secolo scorso, cio6 all' epoca del Biancoli- 
ni (6), la toraba di Simeone orefice vedevasi suUa via « accanto a 
quella casa, che nel Borgo di S. Giorgio dividde la via Trentina da 
quella d' Avesa e Quinzano ». Lo stesso ripete, presso a poco, 



(1) C ed E legate. 

[2] II lapidicida aveva dimenticata la T che aggiuDse in alto in carattere 
minuto. 

(3) E ed R legate. 

(4) U ed R legate. 

(5) U ed N legate. L' asta della lettera I non ^ mai tagliata. DeUe I ta- 
gliate o meno toccai piu volte, e specialmente uelVArchivio Veneto^ XVI, 301-2, 

(6) Chiese, III, 145. 



406 

Giuseppe Toramasi (1). In tale abbandono era stata lasciata fin da 
quaiido (1510, o 1518 socondo il Tommasi) per motivi inilitari era 
stata abbaltuta la Chie.sa, ed insicme V ospitale ili S. Alessio che 
stava appimto sul crociccliio. II locus ricordato dair epiprafe o ap- 
puuto quest' ospitale, di rui trattarono i citali niaih^">liiu e Tom- 
masi, i quali aiiclie publicarouo la nostra epigrafe (2). II lUanco- 
lini, Golla sua solita erudizione, parlo di quaiito Siraeone oredoe 
opero in vantaggio di quell' ospitale, gia esistente lino dal l.i>^'\ o 
da lui ingrandito e rilatlo. Egli rita il docuinento del lohi. Nd- 
vembre 5, ora conservato n(^gli Antichi Archivi VeronrNi <>). 
« Magister Simeon aurifex quondam (sic) dni I>onomi de gunyta 
Pigne institutor fundator et patrouus infi'ascripti hospitalis » dii 
varie terre ed oggetti al vescovo Tebaldo, aflincho ne usi in 
vantaggio « pauperum exulantium ac egentium intirmorum a«l pre- 
dictum liospitale confluentium ». E necessario riforire anclie que- 
sto passo: «Quod quidem liospitalle de licentia et uoluntate prefali 
dni Episcopi structum, fuiidalum, erectum et ediiicatum, est nouiter 
structum, facto (?) et opera predicti magistri Sj'mooni.s, Cuilmspi- 
tali sancti Alexij colieret ab una parte ecrlesia sci Alexij ab alia 
parte via qua itur ad san:'tuni Martinum <le Avesa. Ab alia paKe 
via qua itur ad archamruptam siue uersus Tridpntum ». Non di 
rado nei documenti (4) vien detto che V ospitale era « in suburbijs 
verone », ovvero « apud burguni sancti Jeorgij veron. » (5). Po- 
che notizie biografiche ci danno il Biancolini e il Tommasi intomo 
a Siraeone orefice. Ecco quel poco che potei raccogliere. 11 suo 
cognome risulta da un contralto di compera fat to il venerdi *2C 
(Giugno) 1310 (6) dallo stesso Siraeone « quondam dni Bonomi de 



(1) Storia dello spedale de' SS. Alessio, Barnaba e Concordia. Verona, ITT-I. 
p. 65. — La piccola e briitta strudctta die vol^e a man destra. prima della casA 
ricordata, era, flno a tempi recenti, 1' unica via per Avesa. Cf. P. Sgulmebo, 
Quattro lettere d* Ippolito Pindemonte. Verona, 18*74, p. 14. 

(2) Biancolini, Chiese, III. 114 scffpr.; Tommasi, p. C5. 

(3) Arch. S. Alossio, Itotoli, vol. V (Ant. Arch. Veroncsi). I rotoli deUWr- 
chivio suddetto nel sccolo scorso furono legati in sctte tomi. Oltre.che di qaesti 
preziosi volumi, qucU'Archivio si compone di: a) vol. cart, d' istroxnenti 1336- 
1801 ; b] fascicolo iV Entrata 1805-G; c) vol. cart, con locazioni 161 4*1748. 

(4) P. c. in carta d'ofTersione di donna Bonavcntura del fa Gaardo it Bnris^ 
12 Giugno 1318 (Arch. S. Alessio, vol. I). Troppo brevemente toec6 il Bianeolini 
di questa donna, che fu largamente benemerita di quel pio inogo. 

(5) Istrom. 12 Febbraio 1328 (Arch, cit., lib.'lV). 

(6) Arch. S. Alessio, lib. VII. 



407 

Amicino de pigna ». II qiial Bonomo era di professione sartore (1). 
La bottega [stacio) tli maestro Simeoae stava nella contrada di S. 
Maria antica, ed avova un portico sul davanti. Uii documento del 10 
Gennaio 1301 (2) ha: « Jn guaita Sancte marie Autique sub portic. 
stac. maglstri symeoiiis aurilTicis coiidam dni bonomi de pigna ». 
Ed altro del 11 Febbraio 1327 (3): « Jn guaita sancte marie an- 
tique ante stacionem magistri symoouis aurificis . . . ». II 4 Mag- 
gio 1300 comparisce in un documento di locazione « dna pax vxor 
simonis de pigna » (4). Questa Pace era figlia di Nicoletta vedova 
di Ravanino oredce, e mon verso il 1328 senza lasciar figli. Infatti 
con istromento 12 Febbraio 1328 (Arch. S. Silvestro lib. IV) i fi- 
decommissari del tostamento di Nicoletta, fanno un dono air ospi- 
tale, eseguendo la volonta, della testatrico, la quale aveva ordinate 
che il suo ordine avesse edetto « post mortem sue filie dne pacis 
si contingeret earn mori sine filiis ». Piu tardi Simeon e spos6 certa 
Isabetta, alia quale destino un legato nel suo testamento 2 Giugno 
1338, veduto dal I>iancolini (III, 1 15) nelF Archivio de' Frati di 
S. Fermo. II documento esiste (5), e giova citarne alcuni passi. 
Maestro Siuieone « iiilirmus in lecto » detta Tatto di sua ultima 
volonta : « Jn primis oUigo sepulturam meara apud ecclesiam siue 
hospitalem Sancti Alexij de Burgo Sancti georgij de verona in 
molimento per me ordinate, cuius ecclesia siue hospitaks ego sum 
Patronus et ipsum edifficari feci ». Fra i legati, ve n' 6 uno ad 
« Jsabete meae vxori ». Eredi sono quel « pauperes xpi » che sa- 
ranno scelti dai suoi fedecomissari. 

II Biancolini non cita il codicillo rogato nel giorno stesso. In 
esso Simeone fa un nuovo legato in favore della moglie, e lascia al- 
cune terre a due suoi nipoti, citati anche nel testamento « Bono- 
mo et Johanni fratribus meis nepotibus filijs condam Amicinj Au- 
rificis nepotis mei ». Si noti il nome del padre di Bonomo e Gio- 
vanni, che era forse quello del nonno di maestro Simeone, dive- 
nuto poi, come sembra, cognome (0). 



(1) Arch. S. Alessio, lib. VII. Istr. 15 Ottobre 1308: « a magistro symeone 
Aurifice condam dni bonomj sartoris de waita pigne ». 

(2) Arch. S. Alessio, lib. VII. 

(3) Arch. S. Alessio, lib. VII. 
(4!. Arch. S. Ales.sio, lib. II. 

(5) Ant. Arch. Veroncsi, .S'. FermOj n. 266. 

(6) Arch. S. Alessio, lib. II. Fra i present! al testamento incontrasi « Ma- 
gistro Auantino medico filio dni florauanti de Sancto andrea ». Egli ^ 11 celebre 



408 

A' tempi del Biancolini (III, 146) sotto alia riferita iscrizione 
vedevasene un*altra « piccolissima », nella quale (egli dice) < sta 
scolpito soltanto il nome del detto Santo SANCTUS ALEXIUS ». 
Lo stesso ripete il Tommasi (p. 66). Dove questa sia aodata a fi- 
nire, nol so. 

Se maestro Simeone era € patronus » dell' ospitale, non n' era 
peraltro araministratore. Come tale (in documenti 16 Febbraio e 
21 Aprile 1320: S. Alessio, lib. V e III) comparisce certo fra' Man- 
fredino. Sindaco generale (ossia procuratore) Irovo piii volte ri- 
cordato Guglielmo prete di S. Cecilia : p. e. nel doc. 23 Maggie 
1329 (ivi, lib. VI). 

Aventino Fracastoro, la cui area sepolcrale sta sul prospetto della chii?8a di 
S. Fermo coiranno 1385, meta Novembre (Pkbsico, 1,262). Nel testameDto com- 
parisce come livellario « Maf^ister Bcncius artis grammatice ». Cestui ^ fra i 
testimoni del codicillo « magistro pencio artis gramatice do Sancto andrea x». 



RASSEGNA BIBLIOGRAFICA. 



Biographie universelle des musiciens el Bibliografhie ginirale de la 
musique far P. J. F^tis — SufpUmtnt et complement publiis 
sous la direction de M. Arthur Pougin. — Tome second. — 
Paris, librairie de Firmin Didot et C, 1880, 8.'' 

(CoDtinuazione e fine. Vedi pag. 11.) 

Rosso RafTaele. 

La Dffesa di Goa, Opera seria rappresentata al teatro Regio 
di Torino nel Carnovale 1818; fu posta in masica dal saddetto. 

Rota Giuseppe, pag. 448. 

Questocompositore in society ai suoi compagni di studio .ff^r^^r, 
Randeger e Zelman, tutti allievi del maestro Zuigi Ricci, scriveva 
la musica deir opera buffa il Lazzarone, ossia la Fortuna vien dor- 
mendo, la quale neir Estate 1851 eseguivasi al teatro Mauroner di 
Trieste, e non altrimenti nel 1852 come viene ricordata a pag. 305, 
dove Berger figura indicate Beyer; ma dal libretto della poesiastam- 
pato in Trieste, tipografia Weis, apparisce scritto come h da noi so- 
pra riportato. 

L' Opera i Romani in Pompeiano eseguivasi parimenti in Trie- 
ste a quel teatro Graude nella Quaresima 1856. 

Rugali Gaspare. 

Questo maestro di Parma, Accademico Filarmonico di Bologna, 
dava, nel Carnovale 1794, al teatro di Corte della sua patria, V o- 
pera buffa col titolo : il Doppio equivoco, colla quale si esponeva al 
giudizio del publico per la prima volta, come ci risulta dalla dedica 
alia Duchessa di Parma Maria Amalia lufanta di Spagna. 

Nel F6tis, Vol. VII, pag. 349, si ricorda il sunnominato com- 
positore erroneamente Rugarli, forse per equivoco di stampa, ma 
lo riteniamo come da noi riferito, mentre oltre che dal libretto 
.della poesia, ci risulta Rugali nella Cronologia drammatica del tea- 

29 



410 

tro Docale di Parma, pag. 70, dove si fa conoscero cbe 1' opera boSa 
da lui fa scritta espressamente per quel teatro. 

Per quanto si raccoglie dal suliodato autore, il Rugali avrebbe 
scritta un' altra opera — L' Isola disaUtata, — ma egli non rife- 
risce d5 la data uh il loogo, che neppur noi possiamo indicare, dod 
avendo potuto rilevarue notizia dalla citata Cronologia, nella quale 
DOD figura affatto. 

Ruggeri Pietro. 

AI teatro delia Coucordia di Cromona uella Primavera 1836 
rappreseDtavasi il dramma iutitolato: V Appuntamento nottumo^ con 
masica csprcssameute scritta dal suddetto. 

Ruggi Francesco, pag. 460. 

Z* Ombra di Nino, eseguivasi al teatro del FoDdo Id Napoli 
DcUa stagioDe di CurDovale 1794-95. — Ivi pure eseguivasi La 
Guerra aperla, uel CarDovale 1796, e dod a UilaDO, come si vorreb- 
be far credere, mentre se pure uello spartito, esisteute nel cospicoo 
Archivio del Regio Conservatorio musicale di Napoli, figura Mi- 
laDO, qual luogo di recita, la seric di tutti gli spettacoli datisi in 
quella citt& a tutto il 1818 dod lo ricorda afifatto, c d' altra parte 
gli ludici del Formenii riportaDO V opera suddetta colla data e luo- 
go che abbiamo acceuDato. — II Sqfi Trippone, Opera buffa veoiva 
rapproseDtata al teatro alia Scala Del 1804. 

RuggI Francesco, pag. 462. 

Questo compositore uato iD Napoli, dava al teatro Naovo di 
quella citt&, Delia stagioDe di CarDovale e Quarcsima 1858-39, To- 
pcra buffa iu quattro atti, la Donna rotnantica ossia il Medico omeo- 
paticOy aveudoDe scritta la musica iusieme ad altri maestri. A Mi- 
laDO Del 1868 sarebbesi semplicemcDte riprodotta, dou per5 iodia- 
letto DapolitaDo. L' atto prime di detta opera, poesia di Almerinio 
Spadetla, sarebbe state posto iD musica dal maestro Alfonso Suth 
nomo, il secoudo ed il terzo da Giovanni Valente^ il quarto da FroM- 
cesco Ruggiy e Francesco Campanella musicava un duetto, la scent 
finale con rondeaux. 

Biteuiamo che il Ruggi^ autore Id parte della musica della 
Donna rotnantica, sia quel medesimo che dava in Napoli i qoattro 
spartiti ricordati dal chiarissimo sig. Pougin a proposito di Fm- 
cesco Ruggi uato iD Napoli Del 1826, come si legge alia pag. sopra 
citata. 

Ruggieri Gio. Maria. 

All* Elenco delle opere di questo maestro, che il FiHi espone 



411 

nel Volame VII della sua grandiosa opera, pag. 549, si possono ag- 
giungere le seguenti : 

1. Non son quella d la difesa, rappresQntata al teatro S. Angelo 
di Venezia, 1710, in Aatanoo. 

2. Z' ingannatore ingannato, cseguita in quella stessa stagioDc 
al teatro Grimani a S. Samuele, il quale fino a quell' epoca aperto 
alle recite del comici, pella prima volta accoglieva opere in musica. 

3. Elisa, datasi al teatro di S. Angelo suddetto nell' Autnnno 
1711, dramma comico, il primo che di tal genere venisse cantato in 
Venezia. 

Noteremo altresl che il dramma Amor per vendeiia, riferito dal 
F^iU al n. 5 del 8uo Elenco, non fu un^ opera nuova, ma una replica 
di altra dello stesso maestro, eseguita nel 1696 al teatro di S. Cas* 
siano col titolo : Cloiilde, in molte scene variata e ristretta, della 
quale dal ridetto F6tis non si d^ ragguaglio. 

Runcher Gio. Battista. 

Nel 1747 pella fiera dell' Ascensione, al teatro di S. Samuele 
in Venezia, componeva e dirigeva la musica dell' opera Achille in 
Scire. 

Rust Giacomo. 

Alle undici opere, che furono attribuite dal Fdtis a questo mae- 
stro, 81 aggiungono : 

1. II Conte Baccelone^ 1774, in Venezia. — 2. Vologeso re dei 
Parti, 1779, ivi. — 3. L* Isola capricciosa, 1780, idem. — 4, La 
Caeeia di Enrico IV, 1783, pure a Venezia. 

Quanto alia Contadina in corte, riferita al n. 1 dal Fitis nel sue 
elenco, questa veniva rappresentata nel 1763, e riguardo all* opera 
riportata al n. 6, il titolo deve piti esattamente essere riferito: il 
Giove di Creta. 

Rustic! Giuseppe, pag. 464. 

L'Opera, che questo maestro dava a Milano, porta il titolo : Maria 
di Provenza, e fu rappresentata nel la Primavera 1837 al teatro della 
Canobbiana. 

Rutini Ferdinando, pag. 465. 

Oltre 1' opera riferita dal F6tis e le tre che si ricordano dal con- 
tinuatore, il Rutini nel Carnovale 1802, al teatro degl' Infuocati di 
Firenze, dava la farsa giocosa : il Secreto. 

Sabatlni Bernardo, pag. 466. 

Per quanto si legge hqW Allacci, col. 192, il dramma Circe 
aiiandonaCa da UKsse^ sarebbe stato rappresentato al Teatro Naovo 



412 

di Piacenza P anno 1692, ed il libretto stampato in Parma raooo 
medesimo. 

L' Eraclea, opera, che dal F6H8, nonchd dal CUmenty si vorreb- 
be data per la prima volta in Parma nel 1696, era stata esegaita 
invece a Vcnczia al teatro di S. Salvatore, quale secondo spettacolo 
di quoirinverno. Gio* Cesare Godi, aiitore delia tragi-com media per 
mnsica, dichiara al lettore che non avrebbe voloto scriverla (pag. 8 
del libretto stampato in Venezia, per il Nicolini, in 12 **, con figura): 
« Sappi che io aveva da principio un' inteuzione assai lontana da 
» questa, che io mi vedo seguire: ma la veuuta del Sereuissimo Grau 
» Principe di Toscana, e la dimora sua in Venezia hanno impostoa 

» me una soave necessity di mutarmi » La dedica del poeta 

suddetto a Ferdinando 111 di Toscana porta la data 5 Febbraio 1696. 
Quattro anni dopo (1700), sarebbesi data V Eraclea in Parma, ma 
con musica in parte del Sabadini ed in parte del maestro Alestan- 
dro ScarlaUL 

Sacchi V . . . . 

Al teatro Carcano di Milano nell' Autanno 1877 rappreseota- 
vasi il Melodramma tragico in 4 atti, col titolo Cleopatra, con ma- 
sica del sopra riportato maestro, di cui non conosciamo di preciso il 
nome. Per quanto si Icgge nella Gazzetta musicalc di Milano, aooo 
XXXII, p. 426, sarebbe ivi state eseguito per la prima volta, seb- 
bene esista un'edizionc del libretto del 1876, coll' iudicazione di re- 
cita al teatro Dal Verme, Primavera anno suddetto, per5 senza i 
nomi degli artisti che V avrebbero dovuto esegaire. NelF AotuDDO 
1878 al teatro Vittorio Emanuelo di Torino venivaquesta opera ri- 
prodotta. 

Sacchini Antonio, pag. 467. 

11 Soldato perforza impazzUo per amore. ^ il titolo di an inter- 
mezzo a quattro voci rappresentato nel 1774 al teatro di Pavia, con 
musica del ridetto celebre maestro, componimento che potrebbe es- 
sere state eseguito altrove con altro titolo. Probabilmente h Io stesso 
riportato dalP egregio sig. Pougin come eseguito nel 1771 a Fog- 
gio a Cajano. 

L* Sdipo a Colono, spartito sopra parole francesi. Nel 14 Mag- 
gie 1808, davasi in italiano, al teatro S. Carlo di Napoli. 

Sajon Carlo. 

Scrisse la musica di due drammi pel teatro di Canalregio in 
Venezia, V Ermelinda rappresentata nel 1679, ed il Ihm CiiMoik 
de la Maneia nel 1680. 



413 
Salarl Francesco, pag. 476. 

Si aggiunge alle opere indicate dal F6tis, ed a quella riferita 
dal continuatore, Le Teste deholi, dramma giocoso rappresentato al 
teatro S. Mois^ in Venezia nelT anno 1780. 

Salviani (...), pag. 480. 

Lo Stocchi nel soo diario del teatro Docale di Parma, pag. 44, 
lo riporta Salvoni. Ivi si rileva, che 1' Acquisto per raggiro, dope la 
prima recita del 30 Giugno 1831 veniva replicato nel 3 e 9 del suc- 
cessivo Luglio. 

Sandt Francesco, pag. 482. 

Nel 1858 scriveva la mnsica dell' opera seria la Fidanzata 
di Abido, che eseguivasi nel teatro del R. Conservatorio di Mnsica 
in Milano, la quale nell' Autonno dello stesso anno riprodocevasi al 
teatro sociale di Feltre soa patria. 

Sanelli Gualtiero, pag. 483. 

Oltre gli spartiti che si ricordano dal F6tis, e quelli che ai ri- 
feriscono dal Continuatore, appartengono alio Sanelli i seguenti: 

1. Le Noz:eimprovmse, Farsa per musica appositamente scritta 
pella riapertura del teatro Sociale di Montagnana nel Nov. 1838. 

Questo lavoro ci apparirebbe il primo pel teatro. 

2. Gusmano ilprodey dramma lirico in tre atti rappresentato al 
teatro Sociale di Mantova il Carnovale 1854-55. E opera seria rife- 
rita col titolo : Ousmano ilbuono nella Gazzetta musicale di Milano, 
Anno XIV, n. 9, pag. 70, ma neU'edizionedel libretto originale sta 
come fu da noi riportato. Col seraplice titolo Gusmano, riproducevasi 
al teatro Reale di Parma nel Carnovale 1856-57, forso in parte ri- 
formata la musica, quantunque la poesia neir edizione relativa sia 
conforme a quella del 1854 per il teatro di Mantova. 

Rigunrdo alle opere ricordate dal F6tis, (il n. 4) Luisa Strozzi, 

1847, Livorno, diremo che in detta c'liih deve essere stata sol- 
tanto riprodotta, mentre per la prima volta rappresentavasi al tea- 
tre Dncale di Parma, nel 1846, stagione di Primavera, essendo in- 
corso in un equivoco anche il sig. CUment, che nel suo Dict.-lgr,, p. 
4 1 6, vi assegna r Autunno 1846, e luogo di recita Livorno dove 
forse sar^ stata solo replicata. 

Quanto all' ultimo spartito Gennaro Annese, riferito dal Conti- 
nuatore dichiarando di non conoscerne P epoca, questo rimonta al 

1848, nel qual anno pella prima volta veniva fatto rappresentare 
dalP impresario sig. Lanati al teatro Pergola di Firenze, in Quare- 
aima. 



414 

Troviamo conveniente avvertire che lo spartito il Pomarttto 
fu adattato ad altro libretto col titolo : Piero di Vaseo, il quale non 
deve essere considerato come un ulteriore lavoro del maestro /Saf^//t. 

Sangalii Francesco. 

Alboino h uua tragedia lirica rappresentata alia Scala di Mila- 
no Del Carnovale 1846, cou musica di lui. 

Sangtorgi Filippo, pag. 483. 

Prima delle cinque opere che si riferiscono dal distinto signer 
Pougin, questo maestro dava nel 1855 al teatro di Torre Argeu- 
tiua in Roma Edmondo Kean, 

Santa Catterina Alessandro. 

Pel teatro dei Concordi in Padova nel Carnovale 1846 avreble 
scritta la musica della tragcdia lirica Coriolano, 

Santo Coppa (....;, pag. 485. 

Coppa Sanlino. 

Scappa (...;, pag. 491. 

Scappa Giuseppe. 

Nel Carnovale 1816 avrebbe scritto la musica del Melodramma 
in due atti: Lopez de Vega, che da una society di dilettanti sarebbe 
stata eseguito al teatro degli Accademici Filodrauimatici di Milano. 

Le Tre Eleonorey opera riferita dal Contiuuatore come lavoro 
di uno Scappa, diversa dalla sopraccennata, potrebbe appartenere 
al ridetto Giuseppe, ma uou siamo in grado di assicurarlo, come dod 
possiamo confermare che sia stata eseguita a Milano, aveodo foa* 
damento di escluderla come eseguita nei publici teatri di qoella 
cittii, in appoggio alia serie degli spettacoli di quel tempo dove dod 
si ricorda. Le Tre Eleonore potrebbero essere state rappresentate 
egualmente come V altra da dilettanti. 

Sciroli Gregorio, pag. 507. 

Altri spartiti da doversi aggiungere a quelli riferiti dal FiHs 
e sno contiuuatore sarebbero i segucnti : 

1. L' Olimpiade, Opera seria, rappresentata al teatro di 6. Be- 
nedetto di Venezia V Autunno 1760. 

2. Solimano, Opera seria, nelP Autunno 1766 datasi al teatro 
B. Cassiano di detta cittk, dove sarebbe stata eseguita anche P opera 

3. Le Nozze in campagna, buffa, al teatro di S. Uoiaft nelP Au- 
tunno 1768. 

Scoiari Giuseppe. 

// Finto Cavaliere, Opera bufia, sarebbe stata rappresentata 
al teatro Rangoni di Modena nelP Autunno 1760. 



415 
Scontrino (....). pag- 507. 

Scontrino Antonio, 

Sebastian! Ernesto, pag. 607. 

La terza opera che si attribuisce, ivi, a questo compositore, 
appartieDc invcce al scgaente maestro. 

Sebastian! Giovanni. 

1. Rita Menda, Dramma lirico, rappresentato al teatro Valle 
di Roma P Estate 1853. 

2. Raffaele e la Fornarina, Opera rappresentata al Politeama 
della suddetta citta, Delia stagione d' Estate 1878. 

Sebastian! Carlo. 

Avrebbe scritta la musica del dramma lirico Gualtiero, da rap- 
presentarsi Delia stagione Estiva 1874 al Real Politeama di Napoli. 

Seech! Benedetto, pag. 503. 

Dava saggi questo maestro del risultato de' saoi studl col rive- 
stire di note musicali la Commedia Lirica in due atti intitolata il 
Trovatore, rappresentata al teatro del Conservatorio di Milano nella 
Primavera 1847. 

Seiitti, Seliito Giuseppe, pag. 509. 

Questo maestro, che dal FStis sarebbe ricordato Selleii Giu- 
seppe ( pag, 11, Vol. VII, 2.a Ediz. ), avrebbe scritto anche, la mu- 
sica del dramma Amor d' un' ombra, o gelosia d'un' aura^ che veni- 
va rappresentata Panno 1725 nel Nuovo teatro cretto di sotto Monte 
Calvario in Napoli. 

L' Opera Nitocri, che il Fitis ricorda come dato a Roma nel 
1753, veniva pella prima volta cseguita al teatro di S. Gio. Griso- 
stomo di Venezia nel Carnovale 1733. II Groppo nel suo Catalogo 
ricordando la Nitocri nomina il maestro di musica Salliti. A fronte 
di tutte queste variauti di cognome, por nostra parte, riteniamo che 
questo maestro si chiamasse Sellite Giuseppe come ci apparisce ri- 
cordato dair il//a^(;i, col. 161, e figura indicate nell' edizione dei 
libretti delle due opere sopra riportate. 

Sell! Prospero, pag. 509. 

II Fitis ricorda un lavoro di questo maestro, Elisa di FranvaL 
II titolo di questo melodramma tragicomico in due atti, riprodotto 
in Roma al teatro di Terra Argentina nella Primavera 1840, deve 
stare : Elisa di Franval nel Castello delle paure. 

La Tragedia lirica Ricciarda, che si rifcrisce dal Pougin colla 
data approssimativa 1840, veniva cseguita al S. Carlo di Napoli nel- 
la Primavera 1839. Questo spartito del maestro Selli veniva attri- 



416 

buita a Filippo Celli nelP Opera del Fitis, a pag. 235, Volome II, 
EdizioDe 2. a 

Seneke Teresa, pag. 510. 

La ricordata opera diquesta compcsitrice veniva eseguita nella 
locality indicata nella Primavera 1869. 

Simeoni Michele. 

Nella Priraavera 1842 in Roma al Noovo teatro Metastasio fa- 
ceva eseguire on' opera buffa col titolo: Contraddizione e Puntiglio, 

Sinico Giuseppe, pag. 523. 

Marinella, melodramma in prologo e tre epoche, si esegaiva 
per la prima volta a Trieste al teatro Mauroner nelP Estate 1854, 
26 Agosto, non altrimenti nel 1862, come per eqaivoco anche dal 
sig. Clement si riporta, nel suo Dict.-lyr,, pag. 436. Questa opera 
primo lavoro del maestro suJdetto, nell'incontro della replica al tea- 
tro Armonia di Trieste nelP Autonno 1862, veniva modificata nella 
musica nel Qnale del prologo e neir atto terzo, con corrilpondenti 
varianti nel libretto. 

Oltre i Moschettieri, Trieste 1859, e V Aurora di Nivert, W\ 
1861, il maestro Sinico scriveva pella fiera di Logo il Melodramma 
serio Alessandro Stradella. 

Per quanto ci viene comunicato per gentilezza del sig. Carlo 
De Schmidt di Trieste, il maestro, di cui trattiamo, nel 1864 circa 
avrebbc in. parte scritta la mosica pella tragedia lirica Don Carlo^ 
che poi non terminava. II libretto, poesia del sig. A, Casleifraneo 
fu per5 stampato, Venezia, tipogra6a Grimaldo, 1869, in 16.*, dove, 
a pag. 2, avverte T Autore: « Non ad altro che a titolo di curiositk 
» letteraria e per far riscontro al libretto dei signori Mer^ e Di 
» LocAe musicato da Verdi, libretto che rivestito di note ispirate e 
» sablimi, fa ora il giro del mondo, mi accade di dare pablicitk a 
» qaesto mio melodramma scritto or fanno cinqoe anni per essere 
» masicato dalP egregio mio amico M. Giuseppe Sinico. A parte il 
» merito letterario qualunque ch'esso pob avere, e di cui del resto a 
» me non ispetta di tener parola, parmi di ravvisare in qaeato mio 
» lavoro ana tal qaal liberty di forme melodrammatiche, che atta* 
» gliandosi perfettamente air esigenze mnsicali dell' epoca nostra, 
» ne rendono forse la publicazione non inutile ni inopportona ». 

Smaraglia Antonio. 

Allievo del R. Conservatorio di Milano, in occaaione dei Baggt 
melodrammatici delPanno 1874-75, scriveva la mnaica per alcana 
scene liriche col titolo : Caccia in lonUino. 



417 

Nell' Autunno 18*79, al teatro Dal Verme di detta citt&, dava 
r opera in ire atti: Preziosa, e nello scorso Carnovale alia Scala: 
Bianca da Cervia. 

Solera Temistocle, pag. 528. 

11 Contadino di Agliate e la Fanciulla di Castel Gueffo, non 
80D0 da ritenersi due spartiti diversi, ma an' opera sola con cam- 
biameoto di titolo. 11 Solera, nella riprodozioDedel soo lavoro al tea- 
tro della Ducale Corte di Modena, avr4 forse ritoccato tatto al pib 
la musica di qoalcbe pezzo. 

II libretto V Indovina pel maestro Bozzi, altro non h che una 
riforma di qaello che, col titolo Sordello, aveva gi2i scritto pello stes- 
so maestro. 

l^eW Illusirazione Italiana, A.ddo V, d. 19, pag. 302, si attri- 
buisce al Solera aDcbe il libretto dell' opera : Oberto conte di San Bo- 
n\fazio, primo spartito dell' illustre maestro Verdi; ma I'erodito sig. 
Giovanni Poloschi gentilmente ci ha fatto sapere, che quegli non fo 
che il riformatore di an antico libretto del quale non conosciamo 
precisamente il titolo. 

Soliva Carlo, pag. 529. 

L' Opera Berenice d' Armenia^ di qoesto maestro, veniva rap- 
presentata al teatro Regio di Torino nel Carnovale 1817. 

Somma Lulgi. 

Nella Prima vera 1835 al teatro della Canobbiana di Milano 
veniva rappresentata la Tragedia lirica Ildegonda e Rizzardo con 
musica del suddetto compositore. In conseguenza dell' esito sfortu- 
nato di questa opera, il tenore Carlo Trezzini smarriva la ragione, e 
poco appresso moriva in Bergamo sua patria, Miras, pag. 26. 

Speranza Giovanni Antonio, pag. 535. 

Yava (riferito Java) Commedia lirica giocosa, inun prologo e 
tre atti, nel 1847 veniva rappresentata al teatro del Fondo in Napoli. 

Oltre le opere ricordate dal FStis e soo continuatore, 1' A. scri- 
veva: 

1. La Tragedia huffa^ Dramma giocoso rappresentato al teatro 
Noovo di Napoli nel 1838, forse il primo di lui lavoro teatrale, qua- 
lora non fosre state primo 1' Alloggio tnilitare, riferito dal sig. Pou- 
gin senza epoca precisata, che pur a noi resta ignota. 

2. Egli i di modaf Melodramma giocoso in due atti, eseguito 
nel Carnovale 1840 al teatro Pantera di Lucca. 

3. II Padre dell' esordiente, idem, rappresentato al teatro Bos* . 
siui di Livorno nel Carnovale 1848. 



- V 



418 

Splga ( L . . . . ), pag. 535. 
Spiff a prqf. Lodovico. 

V Opera : il BarHere e V Avaro, veniva eseguita dalle Allieve 
del CoIIegio Maria Luigia in Parma nell* anno indicato. 

Splnazzarl Alessandro. 

Qaesto compositore del secolo XVII, in Vicenza, crediamo sDa 
patria, dava 1' opera col titolo : 1' Aleatrasso geloso, che rappresen- 
tavasi in musica a qael teatro di Piazza V anno 1672. 

Taccheo Luigi. 

Qaesto giovine compositore, dilettante crediamo, di Chioggia 
Bcrisse la musica del Melodramma serio e faotastico in un prologo 
e tre atti col titolo : Proserpina. II sao lavoro fu trovato dagl' in- 
telligenti assai lodevole sotto ogni rapporto, ma da persoDe aatore- 
Toli ed amiche veniva consigliato a non azzardare nn esperimeoto 
in teatrO) stante che il libro della poesia si giudicava pessimo anzi 
che no. II Taccheo, pieghevole al suggerimento che gli veniTa da- 
te, troT5 il mode di far udire la sua musica, addattandola ad altro 
libretto, con diverse argomento, verseggiato col metro del prime. 
NeirAutunno 1880 davnsi al teatro di Chioggia P opera V /«fiamo- 
rato colla musica scritta pella Prosperina, ed ebbe un esito assai 
brillante. Per quanto ci vicn riferito, il Taccheo al presente si trova 
in uno state di salute deplorevole, che fa tcmere di lui. 

Taddeuci (...], pag. 560. 

Taddeuci Carlo. 

Taddei Antonio. 

Questo compositore rivcstiva di note mnsicali e faccva nippre- 
scntare: 1) La Reffina Giovanna al teatro Carlo Felice di Geneva 
nella Primavera 1844; 2) Lida da Carcano, dramma lirico, al tea- 
tro Carcano di Milano nel Carnovalc 1856-57. 

Tamburini (....)> P^^* ^6^* 

Tamburini Giuseppe. 

Questo maestro Riminese, esordiva nella sua carriera teatrale 
con r opera semi-seria AdoJfo e Virginia, ossia gli Sckiazi i% 1%- 
lestina, che si rappresentava al teatro della Fortuna in Fano nd 
Carnovale 1835. 

II Melodramma lirico semi-serio 1 Due Italiani, ricordato dal 

continuatore del F^Hs, veniva rappresentato al Carcano di Hilano, 

come si riferisce, neir Estate 1864. 11 Tamburini, per qnantod 

. aembra rammentare, h autore anche di nno sparttto, che, mancando 

di vita, lasciava in portafoglio, col titolo: Franeuca da J2iflNisi,ad 



• 419 

ignoriaino se o meno sia stato escguito. Di lui dod ci sono note al- 
tre opere teatrali. 

Tanara (..,.), pag. 562. 

Tanara Giulio. 

Tancioni (....), pag. 562. 

Tancioni cav. Enrico, 

' Tarchi Angelo, pag. 564. 

L' opera Dorval e Virginia, che si riferisce essere stata rappre- 
sentata nel 10 Genoaio 1795, due aoDi prima ( Carnovale 1793) 
si cseguiva pella prima volta al teatro di S. Benedetto in Venezia. 
Questo spartito figura come nuovo nell' Indice Formenti, p. 193, 
ove per altro si riporta Paolo e Virginia, che h analogo all' argo* 
mento della novella tragica, di egual titolo, condotta a lieto fine nel 
dramma Paolo e Virginia, Come dal Formenti, si ricorda anche dal 
F^tis, nel suo prospetto delle opere del Tarchi, ma foori delTor- 
dine cronologico, perch^ il titolo figura fra il 1787 ed il 1788. 

Riguardo al detto prospetto troviamo di rettificare: 1. L' Apo^ 
teose d* Ercole, deve stare I'Apoteosi d' Ercole; II. VAdrasio, perch^ 
il titolo sia completo, deve riferirsi Adrasto re d' EgiUo ; III. V Ar^ 
fniniOf eseguivasi a Mantova nel 1785 nella stagione di Primavera, 
e non nel 1786, nel qual anno sar^ stato forse riprodotto. In fine 
troviamo di aggiungere all'elenco dei lavori teatrali di questo ripa- 
tato maestro 1' opera seria Ifigenia in Aulide, scritta pel teatro Nuo- 
vo di Padova nell' occasioue della Fiera del Santo 1785, 

Tavelli Luigi. 

Compositore Veneziano, nel 1726 dava al teatro di S. Cassiano 
r opera : Ottone amante ossia Amore e sdegno, 

Tempia StefiEiio, pag. 567. 

Neir Autunno 1869 per il Circolo degli Artisti di Torino scri- 
veva appositamente V operetta comica in dae atti, col titolo : Amore 
e eapriccio, la quale nella Quaresima 1871, veniva riprodotta nel 
teatro d' Angennes di quella cittii. 

Teodosio dott. Dondio. 

Questo Veronese, non sappiamo di precise sc dilettante o mae- 
stro, dava neir Autunno 1856 al teatro Ristori di Verona la trage- 
dia lirica, gli Scaligeri. 

Terradeglias, o Terradellas Domenico ecc. , pag. 569. 

Questo maestro, il di cui cognome, come si avverte dal FlO" 
rimo, pag. 264, si scrive Terradellas e si pronuncia Terradeglias, 
oltre le opere indicate dal FMs, e quelle riferite dal continuatore, 



420 • 

diede al teatro ancbe V opera seria V Imeneo in Atene^ che rappre- 
sentavasi al teatro S. Samuele di Venezia, pella Fiera dell' Ascen- 
aione 1750. 

Terziani Eugenio. 

Qoesto compositore Romano h autore del segoenti spartiti tea- 
trali : 

I. Giovanna I regina di Napoli, Tragedia lirica rappresedtata 
al teatro Comunale di Ferrara nella stagione di CarDOvale 1844-45. 

II. Alfredo, Dramma lirico, rappresentato al teatro Apollo di 
Roma nel Carnovale 1852. 

Terziani Pietro. 

Anche questo maestro di Cappella Romano, in occasione della 
Fiera dell' Ascensione 1788, faceva rappresentare al teatro di San 
Bamuele di Venezia 1' opera seria in trc atti col titolo : Creso, 

I Campi d^ Ivri, e uu' azione drammatica in on atto, rapprescn- 
tata per la prima volta uei teatri dell' imperiale Corte di Vienna nel 
1805, ed il compositore della mosica si nomina Terziani, forse il 
sopranominato Pietro, ma non ne siamo sicuri. 

Tessitore (....), pag. 570. 

Tessitore Gaetano. 

Avrebbe scritta ancbe la musica per una Fiaba in tre atti e 
sctte qaadri col titolo : Pimpirimpara o la Principessa invisibile, che 
da circa settc od otto anni viene giocata su vari teatri dalla Com- 
pagnia di operette diretta dallo Scalvini, Crediamo cbe pella stessa 
Compagniti scrivesse la musica di altri libretti, di cui ci restano 
iucerti i titoli. 

Tiepoio Marc' Antonio. 

Questo compositore Veneziano, dilettante, per qa&Dto ritenia- 

mo, nel 1754 scriveva la musica per un poetico componimento, ad 

uso di serenata, col titolo : Teseo in Sicilia, cbe ebbe a serTire di 

ni^acevole trattenimento alle Figlie del Pio Ospitalo degP Incnrabili 

^i Venezia. 

Tolomei (....), pag. 683. 

L' Opera cbe di questo compositore si riporta, non vcnney all'e- 
poca indicata, eseguita a Vienna, come ivi si legge per eqaivoco di 
stirmpa, ma il luogo di recita si dcve ritenerc Siena, al teatro dei 
Rinnovati. Veggasi Gazzeiia musieale di Milano, Anno XXX, n.* 51, 
pag. 651. 

Tomasi Gio. Battista. 

Questo maestro di Mantova, ricordato dal F^tiSi VoL Ylllt p. 



421 

242, oltre V opera, ivi riferita, avrebbe scritta in Padova la musica 
dei segueuti Orator! : 1.] La Fortezza e la pieid, ossia Ferdinando 
ed Isabella reginadi Castiglia, con [sic] VAssedio di Granata, 1684; 
2). r Inventione (sic) del Santissimo Sangue, 1786; 3.) II Martirio 
di Santa Agata, 1686; 4.) la Superbia puniia, ovvero Naburdonosor 
[sic], 1686. 

Tomasi ( . . . . De ], pag. 583. 

Tomasi cav. Ferdinando, 

Per quanto si ha dalla Gazzeita musicale di Milano, Anno XIV, 
n.® 9, pag. 70, T opera Guido e Ginevra sarebbe stata rappresentata 
neir Autunno 1855 e non nel 1856. 

L' Enrico di Svezia^ poesia e musica del ridetto compositore, 
veniva rappresentato la prima volta al teatro in Via Pergola di Fi- 
renze, Delia Quaresima 1858. 

Tommasoni Carlo. 

Questi che, per qaanto crediamo, fu compositore dilettante di 
Bassano, nell' Autunno 1818, faceva eseguire in Padova una sua 
opera eroicomlca col titolo: Amor e vanitd, 

Tosi Giovanni. 

Scriveva la musica di un Dramma Sacro intitolato Harun os- 
sia la Sconfitla degli Ammonitiy che nel 7 Marzo 1847 veniva can- 
tato ueir Oratorio dei RR. PP. della Chiesa Nuova in Roma. 

Traetta Tommaso, pag. 885. 

Gli elencbidelle opere di questo maestro, assai rinomato, estesi 
dal Fctis, non cbe da altri, ed anche quello inserito nell' oposcolo 
Tommaso Traetta, Commemorazione publicata in Napoli in occasio- 
ne del Geutenario celebratosi in Bitonto il 6 Aprile 1879, non sono 
punto esatti. A fronte di ci6, quantunque il continuatore del Fitis 
non abbla provveduto alle convenienti rettifiche, pella brevity che ci 
alamo imposta, non riporteremo le notizie alqnanto estese che, intor- 
BO air illustre maestro, venivano date in luce colla Gazzeita di Ve- 
nezia, del 12 e 14 Luglio 1879, n. 184 e 186, e nemmeno riporte- 
remo I'elenco aumentato degli spartiti che ivi si legge. Ci limitiamo 
a riferire soltanto i titoli delle opere che sarebbero da aggiangersi, i 
quali, a nostro credere, sono i seguenti : 

1. Le Nozze contrastate (opera citata dal comm. Florimo), 

2. Nitteti. Reggio (Emilia), 1757. 

3. Solimano. Parma, 1759. Prima opera composta per qoef 
teatro Ducale. Non h la prima quella indicata dal F^tis, Ippolito 
ed Aricia. 



> 



422 

4. Enea net Lazio. Torino, 1760. 

5. / Tindaridi. Parma, 1760. 

6. Le Feste d' Imeneo. Ivi, 1760. 

7. Fnea e Lavinia. Ivi, 1761. 

8. Antigono. Padova, 1764. 

9. La Buonajigliuola maritata. Parma, 1765. 

10. Ijigenia in Tauride. Milauo, 1768. 

11. Merope. Ivi, 1776. 

12. Gli Eroi nei campi Elisi, Veiiezia, 1779. Spartito che ven- 
ne compiuto dal maestro Gennaro Astarita. 

Qaanto agli equivoci rlscontrati nel Fitis, osserviamo: 

I. Didone abbandonata (Parma, 1764), fu prima rappreseutata 
a Venezia nel 1757, al teatro S. Moise. 

II. Olimpiade (Pietroburgo, 1770), prima a Venezia nel 1758. 

III. La Francese a Malaghera (Parma, 1762). Due anni dope 
al S. Mois5 di Venezia, dovendo stare il titolo: la Francese a MaU 
ghera. 

IV. Za Serva rivale (Venezia, 1767) davasi P anno avanti 
pella prima volta air indicato teatro S. Mois^, ed il sac titolo sta 
anche nella replica 1767, le Serve rivali, 

V. L' Isola disabitala (Pietroburgo, 1789). L' anno prima a 
Bologna. 

VI. Stordilano principe di Granata (Parma, 1760) o il Cava- 
Here errante (Napoli, 1777), sono da ritenersi due titoli riferibili 
ad un' opera sola, che davasi al teatro S. Moisd di Venezia nel Car- 
novale 1778, col secondo dci titoli surrifcriti. 

VII. Artenice. A nostro avviso oou appartiene al Traetia. 

Tranquilli Giuseppe. 

Nel Carnovale del 1848 al teatro del Concordi, g\k Obizzi, ve- 
niTa rappresentato un Dramma lirico col titolo Esier, con masict 
del suddetto compositore. 

Travesari Antonio, pag. 586. 

Relativamente a questo compositore non possiamo riferire ni 
1* epoca, uh il luogo di rappresentazione dell' opera di Ini, il FMom- 
seito, perch6 anche da noi non si conoscono i dati relatiTi. 

Za letlera di raccomandazione, nel 1840 veniva rappresenttta 
al teatro Nuovodi Napoli. L'opera bufia Gli Originali, aarebbeai data 
nel Carnovale 1852 al teatro di Vigevano. Fa scritta qnalche anno 
avanti, ma ignoriamo ae rappresentata prima del anddetto anno» ed, 
al casoy dove. Don Oesare di Bazan veniva rappresentato al teatro 



423 

grande di Trieste neU'Estate 1853; forse prima altrove. II Diavolo^ 
ossia il Conte di IS, Germano, eseguivasi al teatro di Novara Del 
Carnovale 1857, quindi si riproduceva ueir Estate 1861 al Carca- 
DO di Milano. 

Trento Vittorio, pag. 586. 

La Baronessa immaginaria, Questa opera bu£fa per la prima 
Yolta veniva eseguita a Roma al teatro Capranica Del GarDov. 1804. 
A FireDze oelT aDDo stesso veaiva riprodotta soltaato. Si legge Del 
FMSj che questo maestro Del 1819 facesse rappreseDtare allaFeDi- 
ce di Venezla Quanii casi in un giorno! ossia gli Assassini, DODch^ 
r opera buffa il Principe delta Nuova China ; ma questa h uDa 
Dotizia erroDca. 11 secoDdo dei sopra riportati spartiti eseguivasi, 
h vero, iu Veoezia Del 1819, di CarDovale, ma al teatro di S. BeDe- 
detto ; r altro, propriaineDte farsa iD ud atto, Dello stesso teatro 
era stato eseguito pella prima volta fiDo dall* AutuDDO 1801. Za 
Foresta di Nicolor, m ud atto, che il ridetto autore attribuisce al 
Trenio, a Dostro avviso dod e che ud terzo titolo della farsa gioco- 
sa gli Assassini di cui sopra, dod g'lk ud duovo spartito. 

II Prospetto delle composiziooi di queste maestro deve com- 
preDdere aDche le segueuti : 

1. Or/eo negli Elisi^ AzioDe teatrale. VeDezia, 1789, teatro 
Accademici Riuuiti. 

% Galatea^ CaDtata. VeDezia, 1791, Sala privata Cambi. 

3. Gl' Innamorati (2.''atto), Opera buffa. Veuezia, CarD. 1793, 
teatro S. BeDedetto. 

4. Lafinta ammalata, Opera bu£fa. Veuezia, GarDovale 1794, 
teatro S. Gassiauo. 

5. I Capriccif Farsa. VeDezia, CarD. 1795, teatro S. BeDedetto. 

6. La Serva Padrona^ iDtermezzo. VeDezia, Sala Cambi detto 
Meo. 

7. Bianca de^ Rossis Opera seria. VeDezia, CarD. 1797, teatro 
S. BeDedetto. 

8. Amore e paura^ Farsa. Veoezia, AutuDDo 1798, teatro S. 
BeDedetto. 

9. Marte e la Forluna, CaDtata. Trieste, Quaresima 1799. 

10. Mantova assediata, Cautata. VeDezia, Estate 1799, teatro 
8. Salvatore. 

11. L'uomo di 40 anni^ Farsa. VeDezia, AutuDDO 1799, teatro 
8. Hois^. 



424 

12. L' Impossibile nel possibile, Farsa. Venezia, Estate 1800, 
teatro S. Angelo. 

13. / due coffnomi, Farsa. Ven., Aut. 1800, teatro P. Samaele. 

14. Elvira di Vitry, Farsa. Ven., Car. 1802, teatro S. Beoed. 

15. Le Nozze del Morlacchi, Opera seria. Padova, Fiera 1802, 
teatro Nuovo, 

16. Ines de Castro^ Opera Seria. Livorno, Aotunno 1803, tea- 
tro degli Avvalorati. 

17. Crescono gli anni e scema il ffiudizio, Farsa. Venezia, Car- 
novale 1804, teatro S. Mois6. 

\%, 11 primo giorno dell* anno, Farsa. Venezia, Estate 1804, 
teatro S. Benedetto. 

19. Semira regina di Cambaja, Opera seria. Roma, Carn. 1805, 
teatro Argentina. 

20. Emilia di Laverpoul, Semi-seria. Napoli, Estate 1817, tea- 
tro dei Fiorentini. 

Forse appartiene al maestro Trenio qualche altro spartito, che, 
per nostra parte, passiamo sotto silenzio, non avendoce dati ^icori. 
Quanto al primo atto deir opera bu£fa gl' Innamoraii, abbiamo gii 
riferitoasQO luogo che veniva scritto dal maestro Nasolini, kg- 
giungeremo che la cantata Marie e la Fortuna, eseguita a Trieste 
pel natalizio di S. Macst^ Francesco II d* Austria, nella Prima?era 
dellostesso anno veniva riprodotta, ampliata, e con qualche variante, 
al teatro di S. Benedetto in Venezia, per festeggiare la vittoria delle 
armi di quel regnante, ed ancbe al teatro Comunale di Bologna in 
Estate, pore del 1799. 

Treves Giacomo, pag. 586. 

Nel 1845 avrebbe ancbe posto in musica il Dramma AfonUtuwuit 
che per5 ignoriamo se o meno sia state rappresentato, ed al caso 
dove. 

Tritto Giacqmo, pag. 587. 

L'opera Alestandro in BfeBO, eseguita al teatro Nazionale di Han- 
tova nel 1804, non d da aggiungersi all' elenco degli spartiti tea- 
trali di questo maestro, perch^ 5 Opera gi^ data per primo spetta- 
colo del Carnovale 1795-96 alia 8cala di Milanp col titolo : AfMe i 
Campaspe. Con lo stesso titolo veniva riprodotta poi al teatro 8. Car- 
lo di Napoli, e figura riportata dal FMi al n. 28 del proapettOi che 
nella sua grandiosa Bibliografia ofifre a pag. 258 del Vol. VIII, 8.a 
Edizione. Venne ricordata egualmente liella prima a pag. 396, VoL 
YIII, al D. 21 deir elenco che ivi si legge relativo al detto maoatrpL 



425 

Forse per la replica al teatro di Mantova lo spartito sBfk stato in 
parte ritoccato. 

Urmacher Davlde. 

Scriveva la masica del dramma il MatnadUro, rappresentato al 
teatro Sociale di Trento in occasione della Fiera di 8. Virgilio, 1835. 

Untersteiner Antonietta. 

Sul Baltico, h il titolo di una fantasia melodrammatica posta 
in mosica dalla stessa, ed eseguita uel R. Gonservatorio di Milano, 
neir Agosto 1879. 

Usiglio Emillo, pag. 595. 

L' opera buffa un' Erediti in Corsica, si ricorda anche a p. 142 
deir Annuario tnusieale del chiarissimo sig. PaloscM, come dato al 
teatro di Santa Radegonda in Milano nel Oingno 1864. Visto che 
figora altresl collo stesso titolo nella Oazzetta musieale di Milano, 
Anno XXI, pag. 182, e la si riferisce come naova datasi al teatro 
Nazionale di Firenze neir Antonno 1868, h a ritenersi , che, in 
quest' oltimo incontro, sia stata riformata dal maestro. 

Vaccaj Nicola, pag. 596. 

II Prospetto delle opere teatrali di qoesto celebre maestro, non 
viene presentato esattamente nella grandiosa opera del FMs. Tro- 
Tiamo di rinnovarlo, non avendo provvedato I'egregio continnatore. 
Gli spartiti teatrali che appartengono al Vaccaj sono i segoenti: 

1. I Solitarii di Scozia, Dramma semi-serio. Napoli, Garnovale 
1815, teatro Noovo. 

2. Malvina, Dramma sentimentale. Venezia, Primavera 1816, 
teatro S. Benedetto. 

3. // Lupo d* Osienda, ossia L' innocenza salvata dalla colpa. 
Venezia, Primavera 1818, teatro S. Benedetto. 

4. Pietro il grande, ossia un Oiloso alia tortura^ Dramma gio- 
coso. Parma, Carnovale 1824, teatro Ducale. 

5. La Pastorella/eudalaria,T)Thinm9L semi-serio. Torino, An- 
tunpo 1824, teatro Carignano. 

6. Zadiff ed Astartea, Dramma serio. Napoli, Garnoy. 1825. 
teatro S. Carlo. 

7. Giulietta e Romeo, Dramma serio. Milano, Antanno 1825, 
teatro Canobbiana. 

8. Bianca di Messina^ Dramma serio. Torino, Carnoy. 1826, 
teatro Regie. 

9. // Precipizio, ossia le Fucine di Norveffia, Dramma aerio. 
Milano, Antonno 1826, teatro Scala. 

28 



426 

10. Giomnna i* Arco^ Dratnma serio. Venezia, Caraov. 1827, 
teatro Fen ice. 

11. Saladino e Clotilda^ Dramina serio. Milano, Carnov. 1828, 
teatro Scala. 

12. Saul, Dramma serio. Napoli, Qoar. 1829, teatro S. Carlo. 

13. Giovanna Gray^ Dramma serio. Hilano, GarnoTale 1836, 
teatro Scala. 

14. Marco Visconti, Dramma serio. Torino, Garnovale 1838, 
teatro Regio. 

15. La sposa di Messina, Dramma serio. VeDezia, Cam. 1839, 
teatro Fen ice. 

16. Virginia, Dramma serio. Roma, Carn. 1845, teatro Apollo. 
L' opera Pietro il grande veniva riprodotta in altri teatri anche 

col titolo Pietro e Paolo, e Zadiga ed Astartea, talvolta col solo ti- 
toto r Esiliato di Babilonia, 

II cav. Giulio Vaccaj, figlio dell' illustre maestro, coi tipi Ni- 
cola Zanichelli, Bologna 1882, in 16.", dava in luce, di recente, It 
vita del proprio genitore molto dettagliata e conscienziosa rigaar- 
do alle vicende artistiche di lai, delle qaali si legge nn qnadro 
esattissimo inunaelaborata prefazione del chiariss. prof. A, Biaggi, 
con alcuni cenni intorno alio state attuale della musica in Italia. 

Fq da noi annunciata questa publicazione neW Arehitio musi- 
cale, periodico reputato di Napoli, nella parte bibliografica del fasc. 
15, pag. 479, ma dobbiamo dichiarare di non aver lodato abba- 
stanza il pregevole lavoro del Vaccaj figlio e V interessante pre- 
fazione del sullodato prof. Biaggi; per5 non dobitiamo che altri 
sappliranno al nostro difetto. 

Chi del resto desiderasse conoscere gli svariati lavori del mae- 
stro Vaccaj, oltre i sedici spartiti d' opere teatrali, di cni esponeva- 
mo piti sopra i titoli, non avrii che ricorrere ai diversi prospetti di 
cui h fornita V edizione del Zanichelli g\h citata. 

Valente G. ( ), pag. 596, 507. 

Valente Giovanni. 

Qoesto compositore nel Carnovale 1870, al teatro la Fenioe di 
Napoli dava la masica per uno spettacolo comico-Cantastico, in 5 
atti, col titolo: Pulcinella marinaro ; inoltre nel 1871 avrebbe acrit* 
ta qnella di una grande opera storica napoletana, diYiaa in nn pn>- 
logo e cinque parti, con ballabili, col titolo: MoianigUo, ma nonei 
consta, per veritit, che sia stata ancora esegnita in teatro. eS al ca* 
80 dove lo venisse. II Valente h autore anche della moaiea di ana 



427 

fiaba intitolata: Flik e Flok, la quale, fino dal 1873 circa, viene 
cantata dalla Compagnia di operette ecc. 

Vaientini Domenico, pag. 597. 

L^ Oratorio la Morie d' Abele veniva scritto nel 1741 pel RR. 
PP. Filippini di Venezia, e nel 1743 la Passions di GesU Crisio 
Signor Nostra, altro Oratorio pei medesimi religiosi. Anche per par- 
te nostra non h dato d^ indicare V epoca della morte di lui. 

Vaientini Giovanni. 

Riguardo alle opere teatrali di questo maestro: 
Rettifichiamo primieramente ledateche siespongono dal F^tis, 
pag. 294, vol. VIII, Ediz. seconda. — I.) Le Nozze in conirasto, pri- 
ma cbe a Milauo venivano eseguite a Venezia nel 1779. — II.) I 
Castellani burlati, furono prima che a Parma, rappresentati pare a 
Venezia nel 1785. — III.) A Pesaro non davasi pella prima Tolta 
r opera La Statua maiematica, ma anche questa a Venezia nel 1734. 
In secondo luogo facciamo conoscere, cbe, all' Elenco offerto 
dal FSHs si devono aggiungere le seguenti opere: 

1. Z' Isola della luna. Venezia, 1780. 

2. Jtosina consolata, ossia r Innocenza protetla. I?i, 1781. 

3. Le Sorelle rivali. Brescia, 1781. 

4. La Quakera spiriiosa, Venezia, 1786. 

Vaientini Michelangelo, pag. 597. 

Oltre V opera indicata, avrebbe scritta ancbe la masica del 
Dramma serio Solimano^ pel teatro Regio di Torino, nel Carnovale 
1756. II dramma fu riprodotto al teatro San Carlo di Napoli nel- 
V Autunno dello stesso anno. 

Valier Giuseppe. 

Questo maestro Veneto, crediamo tattora vivente in Russia, al 
teatro della Concordia di Cremona, nella stagione del Cam. 1842-43, 
faceva rappresentare V opera seria Lucrezia degli Obizzi, 

Vecchietti Lulgl. 

Nella Primavera 1837, al teatro Capranica di Roma, davauna 
Farsa col titolo : La Fedelti in pericolo, ossia Tre innamorati di 
una vedova. 

Ventura Lionello, pag. 612. 

Alda^ Dramma lirico in tre atti, esponevasi per la prima Tolta 
nelP Autunno 1868 al teatro Comunale di Bologna. Riformato in 
appresso lo spartito, davasi al teatro Sociale di Treviso neir Autun- 
no 1877, e probabilmente circa questa epoca anche a Trieste. 



428 

Venturelli ( ), pag. 612. 

Venturelli Vincenzo. 

Vera Edoardo, pag. 613. 

Anelda da Messina, esegaivasi nel 17 Ottobre 1843, al teatro 
della Scala Id Milano. A LisboDa forse h stata riprodotta soltanto, 
tutto al pill riformata. Adrianna Lecouvreur pella prima volta ve- 
niva rappreseDtata, se dod erriamo, al teatro di Torre Argentina in 
Roma; non certainente al teatro ed epoca indicata dal Continaa- 
tore per equivoco, mentre V epoca ed il teatro da lai esposti sono 
proprio riferibili alP opera Anelda di cui aopra. 

Veracini Francesco. 

Nel 1737 al teatro Reale Hay Market di Londra eseguivaai 
il dramma la Clemenza di Tito, con mosica del saddetto maestro. 

Verdi Giuseppe, pag. 614. 

Dispensandoci di riportare an elenco rinnovato delle opere tea- 
trali di qaesto illastre e rinomatissimo maestro, onore e vanto d'l- 
talia, mentre coUa massima esattezza si riscontra unite all' opascolo 
del sig. Q, Peresio, ed ancbe di recente riportato nel libro — Vita 
anedottiea del maestro — edito nel R. Stabimento Ricordi, ma solo 
affinch5 sieno evitati eqaivoci in segoito, riporteremo i titoli di al- 
cuni spartiti, che dopo le prime rappresentazioni venivano altri- 
menti intitolati, per varie cause, nell'incontro di repliche in altri 
teatri. 

Un giomo di regno, in seguito riportava il titolo : il Finto Stt- 
nislao. — Emani^ il Proscritto ossia il Corsaro di Venezia. — Gixh 
vanna d^ Arco, Orietta di Lesbo. — La Batiaglia di Legnano, V As- 
sedio d' Arlen. — Stifellio, Guglielmo Welingrode — Migohtto, Vi- 
scardello. — La Traviata, Violetta. — / Vespri Siciliani, OioTanna 
de Guzman. — L* Emani inoltre ancbe, EWira d' Aragona ; e final- 
mente VAttila rappresentavasi col titolo: gli Unni ed i Bomani. 

Viceconte Ernesto, pag. 620. 

Selvaggia, opera seria di lui, veniva rappreseniata al S. Carlo 
di Napoli nella Primavera 1872. 

Villaflorita Giuseppe. 

Questo compositore, propriamente cav. Burgio di VUU{fmU^ 
dava al teatro musicale italiano i seguenti spartiti : 

1. Di chi i la eolpa f Commedih lirica, rappresentata al teatro 
Giniselli di Milano, V Estate 1870. 

2. // Paria, Tragedia lirica, rappresentata alia Pergola di Fi- 
renze, Qoaresima 1872. 



429 

3. Jolanda, Tragedia lirica, al teatro Grande di Brescia, Gar- 
Dovale 1879, la quale \u qoesto Autunno riprodacevasi in Adria. 

4. Ze Notti romanSf Dramma in 4 atti, che veniva eseguito 
Deir AutuDDO 1880 al teatro parimenti di Adria. 

Villanis Angelo, pag. 62r.. 

II libretto dell' opera riferita al n.^ 3, porta nella sua prima 
edizione soltanto il titolo : // Matrimonio di una cantante. 

V Opera ricordata al d."" 6 veniva rappresentata, ed il libretto 
della poesia publicato, col titolo: Una notte di/esta. In seguito si 
adattava la mosica di qaesto spartito ad altro dramma intitolato : 
Emanuele Filiberto^ ossia Una notte di festa^ in cqI si riscontrano 
anche cambiati 1 nomi di talun personaggio, il luogo, e Pepoca del- 
r avvenimento. 

Vasconcello, al n.*^ 7, prima che a Milano, veniva eseguito al 
teatro della Fenice di Venezia, nella stagione di Carnovale-Quare- 
sima 1857-58. 

Vital! Gio. Battista, pag. 631. 

L' Ambizione debellata, . Anche questo Oratorio veniva pari* 
menti eseguito a Modena nel 1685. 

Vital! Angelo. 

Questo compositore Modenese, h autore di uno spartito teatrale, 
Toinifi, eseguito al teatro S. Cassiano di Venezia nel 1680. 

Vivian! Luigi, pag. 632. 

Oltre 1* opera seria ivi ricordata, nel 1829 al teatro Alfieri di 
propriety dei signori Accademici Risoluti di Firenze faceva rappre- 
sentare V Amove in guerra. II suo duetto « Sei pur tu che ancor 
rivedo » per soprano e contralto, scritto nell' opera VEfoefranceee^ 
riferita dalContinuatore, in quel tempo ebbe ad ottenere qualche ce- 
lebrity, e veniva introdotto nelPopera il Crociato in Sgitto del maestro 
Meyerbeer, e crediamo in qualche altro spartito di altro maestro. 

Xinda Splridione. 

Maestro compositore greco, scriveva la musica delP opera ita- 
liana Anna Winter, che veniva eseguita nel Carnovale 1855 al tea- 
tre di Corfh. Ivi dava nelP istesso anno // Conte Giuliano. 

Zabban Benedetto, pag. 682. 

Prima dello spartito ricordato, faceva escguire nell' Autunno 
1858 al teatro Apollo di Venezia, T opera seria il Conte di Sten* 
nedqfi che neir anno successive riproducevasi in Corfti. 

Zaccagna Gaetano. 

Questo distinto dilettante di musica e compositore, nativo di 



430 

Troviso, inancato di vita in patria qaalche anno dopo il 1840, 
scriveva la musica di una farsa giocosa, Sior Tonin bella gratia, 
che si eseguiva al teatro Onigo nella di loi citt& Datale neir Aq- 
tuDDO 1807. Neir anno successivo, ivi, dava 1' altra col titolo:t 
Puggitivi; inoltre rivestiva di note masicali ana Cantata^ in occa- 
sione delle Nozze di Napoleone I, che nella sera 20 Maggio 1810 
nella ridetta citt^ veniva esegaita in casa di Madama Dufort, 

Zajitz Giovanni. 

Allievo del R. Conservatorio di Milano, dava saggi dei sooi 
stadl col far rappresentare nella Primavera 1870 al teatro Civico 
di Fiome il Melodramma in quattro atti, Amalia ossia il BandUo, 
da lui masicato. 

Zamboni Leopoldo. 

£ aatore della mosica di an dram ma giocoso, rappresentato Del- 
ia Primavera 1825 al teatro di S. Benedetto di Venezia col titolo: 
Oro non compra amore, 

Zanardini Angelo. 

Veneziano, dilettante distinto di mosica, compositore e poeta. 
Nella Primavera 1854 faceva rappresentare in patria al teatro San 
Benedetto la tragedia lirica Amleto^ della quale aveva scritto ancbe 
il libretto. Ebbe lusinghiero soccesso ; non ci consta per5 che al- 
tre opere desse al teatro, od almeno scrivesse. Ora da qoalche anDO 
stabilitosi in Milano, prestasi a tradozioni ritmiche di libretti ma- 
sicati da compositori stranieri, o ne scrive per italiani. Fella mo- 
sica del maestro Massenet U^lAxx^^q il Re di Lahore, ed ultima- 
mente scrisse V Frodiade pello stesso, e ridusse la tradazione che 
ne veniva fatta dai signori P, Millet ed B". Gremoni; pella mo- 
sica di Eubenstein ridusse il libretto del Feramor ; quello della Bi- 
gina di Saba musica di Golmarck, La poesia della recente opera 
il Figliuol prodigo del Ponchielli, b sua; come pore qnella del Logo 
delle Fate del Dominici, antecedcntemente scrittay e finalmente 
V altra delle Donne curiose per Usiglio. 

Zandomoneghi Luigi. 

Masicava la tragedia lirica Merope, ossia la Regina di Memne, 
che nel Carnovale 1871 si eseguiva al teatro Rossini di Peaaru, e 
quindi riproducevasi al teatro Nazionale di Torino. 

Zanetti Francesco, pag. 683 (prima colonna). 

Alia serie delle Opere di lui devonsi aggiangere ancbe qaeste: 

Artaserset dram ma rappresentato al teatro Onigo di Trevit^ 

nell' Aotanno 1782. Non taceremo che V opera bnfh La OogmaU in 



431 

contesa^ pella prima volta veniva eseguita rAotanno 1780 al teatro 
S. Mois^ di Venezia, dovendosi riteDere una replica la recita citata 
dal FStis^ 1783, in Alessandria della Paglia. 

Zavertal Luigl 

Nt'lla Primavera 1880 dava al teatro di Praga 1' opera Una 
Notte difesta, in lingua boema. Precedentemente aveva scritta, in 
unione a sqo padre Vincenzo, on* opera bufifa: Tita ossia Scene del 
Camovale di Treviso, esegoito al teatro di qaesta citt& nel 1870, in 
dialetto trivigiano. Non ci b noto V argomento del primo lavoro so- 
pra citato; se comico, siamo inclinati a crederlo quello stesso datosi 
a Treviso, ridotto e forse ampliato. 

Zonghi Giuseppe, pag. 693. 

L^opera ivi ricordata, nella Gazzetta musicale di Milano, 1869, 
si citerebbe col titolo : i Paggi del Duca di Savoja, 






Chiaderemo il presente saggio coll' esporre alcune aggiunte 
alia nostra rivista del primo volume. 

I. Campiani Lucio, dopo il suo Bemabb Visconti, nelP Autun- 
no 1857 dava al teatro di Society in Treviso un altno suo spartito : 
// Consiglio dei Died, opera cbe neiranqg successivo riproducevasi 
al teatro Grande di Trieste. 

II. II maestro Cortese FrancesCO, oltre le quattro opere rife- 
rite dal sig. Pougin a pag. 203, faceva rappresentare in Trieste 
nella Quaresima 1852 il dramma lirico in tre atti col titolo il Tro- 
vatore, appositamente scritto per quel teatro Grande. NeirAutunno 
dello stesso anno questo spartito davasi al teatro Leopoldo di Firen- 
ze, per5 riformato con libretto di altro titolo — La Schiava — ma 
cbe in sostanza h lo stesso cbe il dramma sopraccennato condotto a 
tragico fino air atto III, e cambiati i nomi di alcuni personaggi. 

III. Graffigna Achille, h autore di un altro spartito : Maria di 
Braiante, cbe si eseguiva in Trieste al teatro Grande, 1* Autunno 
1852. 

Questo maestro azzardava di rivestire di sue note musical! I'an- 
tico libretto il Barbiere di Siviglia, tentative g'\k sperimentato nel 
1868 dal maestro DalV Argine in Bologna; ma il Grafflgna non eb- 
be miglior risultato di questo, avendolo fatto eseguire al teatro 
Goncordi di Padova nella primavera 1869. Nel 21 Maggio di detto 
anno il rinomato maestro Balbi scriveva una sua dotta e bellis- 
sima relazione in argomento, cbe si legge nel Giornale la Seena 
di quel tempo. 



432 

Ci corre V obbligo poi di correggere alcune date iDserite nel 
presente lavoro, ed a motivo della nostra non bella scrittura prese 
in eqaivoco dallo stampatore. 

Za sciocca per astuzia, del maestro Mazza, veniva esegaita a 
Trieste nel 1853, ed 11 J^te del medesimo nel 1851 a Yenezia. 

La Melinda, del maestro Nasolini, veniva rappresentata nel 
1798. 

Un obbligo altres^ ci rcsta, che non abbiamo potuto soddisfar 
prima, sebbene fino dal Dicembre 1880 il presente saggio fosse 
compilato ; ed h qaello di esternare i nostri pih sentiti riDgrasit- 
menti al gentilissimo sig. Arturo Pougin, pelle lusingbiere espres- 
sioni che si compiacque publicareal nostro indirizzo (pag. 109, Lia- 
navosani Luigi], per le quali publicamente ci riteniamo in dovere di 
esternargli i sensi della nostra riconoscenza. 

G. Salvioli. 

II duomo di Aquileja (1) nei Bldtier des eAHsiliehen Kunsiverrinei 
der Didcese Seeiau (Anno X, nnm 1-5). 

Neireffemeride men^e che porta il titolo sopra citato, si legge, 
nelle prime cinqoe dispense dell' anno decimo (1879), la storia del 
Doomo di Aquileja, corredata di tavole opportnne, ricavate sal laogo 
dal sig. Gans, e poi disegnate all' uopo dal sig. Mikovics. Qoesta 
storia h stesa con tanta accuratezza e competenza, che ci par?e utile 
d' informarne i lettori dell' Archivio, trattandosi di eosa nostra. Sd 
essi lettori perdoneranno, se breve non h la ri vista, perchfe se ne 
vnole dare una idea piena, toccando pure di que' patriarchi che, pih 
meno, ebbero mano in quel Duomo e di altri pih eminenti. 

L'autore comincia col dire che a due cittk e a doe chiese deve 
la Stiria il beneficio di essere entrata nella civilU^ del mondo ro- 
mano e nella religione di Cristo ; e le due citti^ e le doe chieae aono 
Aquileja e Salisburgo. Da queste partirono i primi miasionarl che 
vi portarono il cristianesimo e vi stabilirono i veacoTati a reggere 
i nuovi fedeli. tL ptfrci&. un tributo di gratitudine il parlar di quel 
Duomo. 

(1) Queeto articolo ^ T ultimo lavoro del noBtro compianto amieo Pletro Mb- 
erna, che la roorte inopinatamente rap) il dl 16 Ottobre ISSS^ Delia mente • 
del cuore del Mufi^a ragriond oon aflnsttuosa reverenia 11 coote Gino Qttadella 
Vigodanere; e deirettinto amico 11 prof. B. Moraolin apparaoehfa una oomme- 
morazione, che inaeriremo nel fiucioolo succeasiTO. 



433 

La preseote Aquileja, ove si ricordino le Dotizie che di essa De 
conservb la storia, ci fa, piti che meravigliati, storditi della caducU 
ik delle cose umane, essendo venuta a tale, che piti dod tiene tarn* 
poco V ombra della grandezza prosperosa di una volta. Qoanto alia 
origine sua, b noto che C. Scipione Nasica, P. Flaminio e L. MaoU 
lio Acidino per decreto del Seoato vi coodDSsero ed iDaugurarono 
Deiranno 182 a. C, secoDdo gli usi italici antichi, una colonia di 
tremila aomini. Fondata dapprima a barriera contro i popoli di ol- 
tremoote, divenne ben presto il panto di partenza delle operazioni 
guerresche che dovevano assoggettarli. Sotto Aogasto ed i socces- 
sivi imperatori sah a floridezza potente ; allargata di molto, ebbe 
ad ornamento publiche fabbriche qoali sorgevano nelle grandi cit* 
ik, Vantava essa templi, obelischi, acquedotti, fonti salienti, bagni, 
anfiteatro, circo, e perfino un palazzo imperiale. Era in piti quar- 
tieri divisa: la cxith interna, specialmente abitata dai notabili e dai 
patrizi, ne formava il nucleo o centro, costituito in parte dai site 
dell'antica colonia, e in parte dairampliamento fattone da Augnsto 
col campidoglio, col foro, con la caria. A questa si oniva al snd-est 
il quartiere mercantile, la Mariniana, nome che tattora si roan- 
tiene nella bocca del popolo, ed era la sede dei negozianti col loro 
foro mercatorio. Le truppe che da Aquileja nomerose marciavano 
contro il nord, vi aveano il loro Campo Marzio; soUa lagnna la 
flotta il quartier sao ; e dove adesso b Monastero si apriva il quar- 
tiere aggiunto da Adriano [Hadriana)^ ed una necropoli serviva al 
seppellimento de' morti. 

]^ percib naturale che dai romani scrittori Aquileja si chiami 
Soma seeunda ; maxima Italiaeurbs; Italiae emporium ; /requen- 
tissima, praedives ; regina del mare Adriatico. N6 ^ a maravigliare 
di tali encoml, poichg Aquileja era la capitale della Venezia, la sede 
del consolafe o governatore, V acquartieramento di piii legioni, con 
zecca e cassa centrale, con vivo movimento di commercio per terra 
e per mare, a cui era unita per un lungo canale navigabile fino a 
Grade, dove era il porto. La sua prosperity la rendeva anche il fa- 
vorite soggiorno dei piu celebri imperatori, da Augusto a Teodo- 
sio. Le terre entro la cittiL e all' intorno erano piantate con cura, 
e vi si coltivava la vite, sottosopra come da noi tuttora general- 
mente si costuma, giacch^ Erodiano, nella discrizione che ne fa^ 
dice : arboribus comparibus ordinis ac vitibus inter se junctis ae 
in sublime tractis, 

Esposta alle incursioni de' barbari, veune Aquileja dai pih ter-> 



434 

ribili di essi, gli Unni condotti da Attila, presa e distratta nel 452 
dopo an assedio di tre mesi. RicostrDita come si pot^, fa doote- 
mente rovinata da iavasioai barbariche, talch^ Del concilio tenato 
a Grade Del 579, quei vescovi dissero cbe Aqaileja jam pridetn ab 
Attila /undilus est destructa, et posiea Gothorum incursu et caete- 
rorum barbarorum quassala, vix respirat etiam nunc Langobario- 
rum n^andae gentis flagella sustinere non valens. 

Come gli abitaati romaai di Aquileja emigraroDO, eDiigraroDo 
pare per la massima parte le sue maraviglie arcbitettoniche, a ser- 
vire di materiale e di ornato alle Doove fabbriche di Veoezia e di 
Padova. Piu tardi, fiao ai Dostri giorni, quasi tutto che si 8terr5 in 
epigrafi, statae, urae, broDzi, oggetti di vetro ecc. passb a Trieste, 
a VeDczia, ad Udine, a Vienaa, e perfino Dei mnsei di Francia e 
d' Ingbilterra. Dopo taata dispersione, h molto che Aquileja possa 
ancora offrire testimonl notevoli della graadezza antica nella colle- 
zioDe del conte Cassis (che quella dello Zandonati fu da non molto 
tempo acquistata dalla citt^ di Trieste] e nel Afuseo patrio recente- 
mente aperto. Di antico sono pore a vedere in Aquileja, in istrana 
confusione murati sulle pnrcti esterne della fattoria del conte Sac, 
e in un cortile solla strada che conduce alia locanda, moltissimi 
pezzi in rilievo, e frammenti di iscrizioni in pietra di origine idola- 
tra e cristiana. Lascio quello che gli scavi misero a giorno: il giro 
delle mura, il piano di un tempio rotondo, una parte di strada col 
800 pavimento ecc. ecc, per venire aH'oggetto nostro, al Doomo, 
ben meritevole per s5 solo che si visiti ancora Aqaileja. 

La tradizione fa rimontarvi il cristianesimo a S. Marco, che 
da Roma, spedito da S. Pietro, vi soggiorn5 dall* anno 46 al 50, e 
vi fondb la chiesa, alia qaale propose, partendo, il vescovo S. Er- 
magora. Questi e il suo diacono Fortunate, che saggellaroDo col 
sangue la loro fede, ne divennero anche i patroni, ed il Duomo h 
a loro intitolato. Con Ermagora si apre la serie non interrotta 
de* vescovi sine al 369 ; degli arcivescovi fino al 557, e fiDalmente 
de' patriarchi fino al 1751. Sotto Costantino, che la amava tanto da 
celcbrarvi il suo matrimonio, la Chiesa di Aquileja acquiatd impor- 
tanza grande ed autorit^ sugli altri vescovi, uniformandoai Pordi- 
namento della Chiesa a quello dello State; e il vescovo di Aquileja, 
cio5 di una delle due diocesi piU antiche d' Italia, diveone il provin- 
ciale della Venezia con diritti metropolitici. Difatti Del concilio te- 
noto a Roma nel 337, presenti 122 vescovi, di universale couaenio, 
Benedetto vescovo di Aquileja occupy il primo poato sabito dopo il 



435 

Papa. NelPanDO 381, per sentenza del Concilio milacese, presieduto 
da S. Ambrogio, 1' autorit^ metropolitica del vescovo di Aquileja si 
estese ancbe sopra i vescovati di Sebeo in Tirolo, di AagDsta in 
Baviera, di Juliam Camicam nel Friuli, di Tearnia in Carintia, di 
Scarabantium in Pannonia. Cbe se la cercbia si restrinse pili tardi 
col distacco de' vescovati della Venezia marittima, ne contava an- 
cora 17 di saffraganei nel 1180, ed erano quelli di Como, di Man- 
tova, di Verona, di Vicenza, di Padova, di Treviso, di Concordia, di 
Ceneda, di Belluno, di Feltre, di Trento, di Trieste, di Capodistria, 
Cittanuova, Parenzo, Pola e Pedena. Molto estesa ne era la stessa 
dioccsi, se comprendeva il Friuli con la Carnia, il Cadore, la contea 
di Gorizia, la Carniola, la Carintia e la Stiria meridionale sino alia 
Drava, assicaratale questa ultima per sentenza arbitrale deirSll 
da Carlo Magno. 

Non segairb, per amore di brevity, TAutore nostro nella sto- 
ria cbe dk succinta di tutti qoelli cbe occuparono la sedia cospi- 
caa di Aquileja sino alia sua cessazione, contento di rilevare il pih 
importantc di que' soli cbe piti degli altri si legano con la fabbrica 
del duomo. E priino ne si presenta Fortunaziano Africano (347-60], 
il quale, secondato dair imperatorc Costantino, murar fece sul site 
del duomo una cbiesa, cbe, compita, fu qualificata tnaffn\/leum tem^ 
plum. N^ lascierb qui di notare cbe con la cbiesa di Aquileja fu in 
relazione S. Ambrogio, avendovi presieduto ad una sinodo; come fa 
pure in relazione con essa S. Girolamo, cbe le mandb in dono un 
esemplare della sua Vulgata. 

Dinanzi ad Attila, distruttore di Aquileja, il suo vescovo Secon« 
do col clero si rifugib a Grado, cbe di venue la seconda residenza 
degli arcivescovi ogni qualvolta il soggiorno in Aquileja, per con- 
dizioni avverse, tornava difJScile e pericoloso. 

Nel secolo VI ebbe luogo una catastrofe cbe pes5 per piii secoli 
Bul patriarcato, voglio dire la divisione spirituale col distacco de' ve- 
scovati della Venezia marittima. Lontana cagione, ma la pili effi- 
cace, ne fu la separazione cbe allora si fece della Venezia, Id una 
terrestre, occupata dai Longobardi, e in una marittima, consistente 
nelle isole della laguna, pili difesa questa cbe sfruttata dalP impero 
greco, e costituitasi a Rialto in nuovo Stato e vigoroso. II potere 
spirituale era tuttora uno e risiedeva in Aquileja, ma per5 i vescovi 
suffraganei della Venezia marittima dovettero sentire la influenza 
del nuovo ordine di condizioni cbe si escludevano a vicenda. Lo 
scioglimento politico venne poi dalla questione teologica de* Xre 



436 

Capiioli, C08\ detta dai tre punti del decreto di GiustiDiano del 
544 545, che anatemizzava : 1. Teodoro Mopsoesteno ed i SQoi 
Bcritti ; 2. le opere di Teodoreto contro il vescovo Cirillo ed il Con- 
cilio di Efeso ; 3. la lettera d' Ibas al vescoTO Maris di Persia. 
Bififatta qoestione, sconvolgendo nelle soe varie viceDde tatta la 
chiesa, produsse nno scisma nel qnale fa pore avvolto V episcopate 
della Venezia marittima e terrestre. Durante quel tramestio, il par- 
tite cattolico della Venezia marittima, favorevole ai Greci, rinsed a 
fare eleggere Candidiano a patriarca di Grade, al qnale il vescova- 
to della terrestre oppose, col favore de' Longobardi, altro patriarca 
in Giovanni cbe risiedeva in Aqnileja. Qaesta rivalitk fra i doe pa- 
triarcbi, pib o meno attiva a seconda de' partiti politici fra bizan- 
tini e longobardi, fra veneziani e francbi, fra papa ed imperatore, 
non si compose cbe nel secolo VIII, quando i patriarchi di Aqnileja, 
riconoscinti per veri metropoliti, si stabilirono a Cividale, e vi fece- 
ro erigere qae^ monnmenti arcbitettonici, tattora aoiminiti, rima- 
nendo per5 a Grade il sue patriarca, ed essendo riconoscinta da 
Roma qnella divisione. D^allora in poi quasi tntti i patriarcbi par- 
teggiarono per IMmpero; con anticipazione del nome, non della cosa, 
fnrono gbibellini. Qnal balnardo dell'impero, il patriarcato ebbe 
anche inflnenza politica e potere temporale, e il patriarca Rodoaldo 
(963-984) fo create messo imperiale per I'Jtalia, e presiedeva alle 
corti di gtustizia. 

Ora ci abbattiamo in uno de' pib grandi patriarcbi, in Popone 
(1010-1045), di origine germanica, il quale fu prima caocelliere 
deir imperatore Enrico II, e godette poi il favore e V amicizia di 
Corrado II, cbe lo invests delle vaste possessioni aquilejesi. Cos\ Po- 
pone potd sfoggiarla da principe, e, fatto ardito, sentissi mosso a 
riconquistare il perduto, nh contento della conferma di ooa Sino- 
do, assah e prese Grade trasportando ad Aqnileja qnaDto gli cadde 
in mane. Roma per5 ridusse le cose alio state di prima. Popone 
trasfer^ da Cividale la residenza ad Aqnileja, che ai pD6 dire rifece, 
ornandola di grandiose palazzo patriarcale, del duomo e relative 
campanile ; contribn\ al rifiorimento della citt&y provvide a mag- 
gior digniti del sao capitolo cbe poi cont6 50 canonieiy ed aaaicn- 
r6 condizione migliore ai conventi che aorgeano ne* press!. Percid 
quanto egli era amato e celebrate da' snoi, altrettanto era temnto 
ed odiato da quelli della Venezia marittima. A conferma delle lodi 
riporto i doe epitaffi cbe gli si acolpirono ; e sono : Lnm et iiCMt 
eeeleiu^rum, gloria romanh ^P^^ ^JfiW imperii — JPi^it cim$r$9 fmi 



437 

habet muros, Aquileja, quod ingens stat temflum^ iurris eeUa quod 
astra pelity quod dos ampla datur Conrado a Caesare .... deientur 
cuncta haec illi qui clauditur area hoc Popo ! 

Dei patriarchi che seguirono, ghibellini pur essi, Sigardo del 
conti Plaieu (1045-77) fu nominato duca del Friuli; Ulrico I, figlio 
del margravio Marquardo di EppensteiD (1077-1121] ebbe id cq- 
stodia papa Pasquale prigioDe ed efficacemente contribul alia paci* 
ficazione; Ulrico II dei conti Troffen (1161-82), fautore del Barba- 
rossa, uella spedizione da questo intrapresa contro Venezia, per 
8econdarIo,cadde prigi one col soo seguito, e liberato si tolse dal 
parteggiare, e si fece mediatore di pace fra il papa e T imperatore, 
e alia loro conciliaziooe in Venezia assistette da posto cospicoo. N6 
senza ricordo voglio che siano due patriarchi del secolo XIII, Wolf- 
gero Leukrechtskircben (1204-1218) e Bertoldo Andechs (1218- 
1251). II primo figlioccio e favorito del celebre cancelliere e arcive- 
scovo Riualdo Dussel, ebbe una gioventti agitata, avTolto in tutte 
le imprese guerresche come uno della corte, educatore de' principi 
e chlaro poeta in tedesco ed in latino. Stanco per6 di tale vita si 
fece prete a Salisburgo, e da vescovo di Passavia venne patriarca 
ad Aquileja, dove mor\ di anni 82 in odore di santitk. Col »econdo 
il patriarcato tocc5 al sommo della potenza, se Bertoldo pot& andare 
alia incoronazione in Roma deir imperatore Federico II accompa- 
gnato da duemila cavalieri. L' imperatore alia sua ^olta dichiarb la 
chiesa di Aquileja prima fra tutte le cbiese dell* impero, e di questo 
nomin5 principe il patriarca. Piti tardi per5 Bertoldo si tolse al- 
r imperatore, indottovi forse da S. Francesco di Assisi, col quale era 
legato in istretta amicizia. 

Ora nella storia e ue' monumenti del duomo si distingue una 
potente famiglia italiana, quella de' milanesi Torriani, la quale die- 
de quattro patriarchi ad Aquileja: Raimondo della Torre (1273-99), 
Gastone (1316-18), Pagano (1319-22) e finalmente Lodovico 
(1358-65). I Torriani, sopraffatti dai Visconti, ^i cercarono un ri- 
fugio, ma non potendo dimenticare il perduto potere, involsero i 
congiunti patriarchi nolle loro lotte coi fortunati riVali per riaver- 
lo ; essi vi perpetuarono il loro nome nella cappella gotica che si 
fecero costruire nel duomo, e dove hanno sepoltura e monumento 
tre patriarchi e due altri Torriani, perch^ Gastone morl a Firenze 
e iu sepolto in Santa Croce. 

Inseparabile dalle sorti del duomo h pure il nome del patriar- 
ca Marquardo Randegg (1365-81), che lo ricostrul, devastate che 



438 

fu da terremoto orribile ; e parimeDti PQltimo patriarca tumnlato 
in esso duomo COD questo epita£So: Vir primUus iste ruinis /un- 
datum gravibus praesentem siruxU egenam ecclesiam. 

II progressive fiorire di Udine, che gi& fino dal 1236 era dive- 
uata la residenza degli Stati e passava per la capitale del patriar- 
cato, gli ostlli elementi all' intorDO cbe non ne permettevano qd 
governo bcDe ordiDato, d^ un possesso tranquillo, vagheggiato da 
Venezia ; il grande scisma di occidente nel secolo XV che ne ca- 
gioDb uno di particolare ad Aqaileja per la deposizione del patriar- 
ca Antonio II Panciera c la nomina in sua vece di ADtonio da Pod- 
te, furono tutte cause, piii o meno dirette, che insidiavano la esi- 
stenza del patriarcato. Sebbene i due rivali patriarchi si ritirassero, 
il guaio non j5nl, perch^ ne occupb la sede nel 1412 Lodovico Teck 
per ingerenza imperiale. Venezia approfitt6 del disordine : s' impos- 
sessd del Friuli, e lo tenne contro le proteste del papa e del concilio 
di Basilea. Al successive patriarca Scarampi non rimase altro che 
riuunziare nel 1449 al dominio temporale del patriarcato, verso ana 
aovranit^ limitata sopra Aquileja ed un paio di villaggi friolani, ol- 
tre ad una pensione di annui 5000 ducati. II papa e 1' imperatore 
approvaroDo poi V operate. D' era in poi non incontreremo che pa- 
triarchi veneziani : Barbo, Donato, Gradenigo, Dolfin, Grimani. Di 
tal mauiera la potente Aquileja, la rivale di Grado, si trov5 umi- 
liata e settomessa dal patrono della sede gradense, di sottoporsi la 
quale aveva per secoli tentate indarne. E che avvenne di Grado con 
tutte questo ? L' anno stesso 1450 che port5 la conferma papale 
della caduta di Aquileja, non tratt6 meglio Grado, che vide col coo- 
senso poDtificale trasferita la sua sede a Venezia in S. Pietro di Ca- 
stello ; d'allera in poi il patriarca di Venezia a' intitold anche prima- 
te della Dalmazia. Grade, sulP orlo della laguna, via via divenne 
nn misero nido di pescatori sbattuto dalle onde del mare. La stessa 
Aquileja and5 incontro a sorte non disuguale, giacch^ T Austria fi- 
no dal 1544 si oppose a che i sooi sudditi di Gorisia e del Friali ob- 
hedissero al nuovo patriarca. A ferza di provvisorl e di negoxiazioni 
COD Boma si tir5 innanzi, finch^ a Maria Teresa riuBCl nel 1750 di 
ottenere, consenzienti Roma e Venezia, che il patriarcato di Aqaileja 
fosse dichiarato estinto, e ne venisae divisa la dioceai fra i doe ar- 
civescovati di Gorisia e di Udine pel caso eretti. Udine e Venetia 
farono, a co8\ esprimermi, gli estremi rintocchi cbe diedero al lore 
tramonto, le due rivali Aquileja e Grado. Anzi Daniele Dolfin, oiti* 
fno patriarca di Aquileja, fuoziond da arciveacoTO in UdUne flno al 



^ 



439 

1762, N^ in condizione diversa da Grado sarebbe ora Aquileja stes- 
sa, se M^ria Teresa con saggi provvedimenti con ne avesse frenati 
i fiumi, regolati i canali, asciugate le paludi, onde quegli abitanti 
si coDsolarono e si consolano di aria sana, di terreni frottiferi, di 
operosit^ prosperosa. 

Dopo una divagazione cbe par si lega al soggetto, veniamo al 
duomo che sorge nel cuore della romana Aquileja, dove si trovarono 
resti di un tempio, altari dedicati a Nemesi, a Minerva, ad Escula- 
pio ed a Venere. La piazza ad occidente dellMngresso alia cattedrale 
forse ne era il foro, come si argomenta da traccie di publiche fab- 
briche all' intorno, quali il magazzino per le biade, il tribunale con 
career! sotterranee, la zecca dove si scoprirono corbe di monete e 
vergbe di argento, ed il teatro. A settentrione la piazza offre quan-' 
titiL di pezzi di colonna e di cornici appartenenti ad antichi monu" 
menti iusigni ; ed altri ne offre pare uno spazio cinto di muro a 
mezzogiorno dell' atrio, mentre non pochi altri resti di antico ai 
veggono impiegati nel complesso della fabbrica del duomo. 

Tre parti vi si distinguono: I'atrio, il battistero con Tannessa 
chiesa de* pagani e il vero duomo. Tutte e tre dette parti rimonta- 
Do al IV secolo, ma non nella forma presente, che h opera di poste- 
riori periodi, e se ne possono notar quattro. La prima fondazione 
risale ai primi secoli, se sotto T imperatore Aureliano (270-75) ai 
fa menzione del battistero, il quale, come ora si vede, non h piti 
tardo del regno di Diocleziano, o subito dopo. La costruzione per5 
della chiesa propriamente detta, madre, a cosl dire, del duomo, 
promossa ancbe da Costantino il Grande, si deve al vescovo Fortu- 
naziano (347], come gi^ si accennb. Oltre al battistero con I'an- 
nessa chiesa de' Pagani, regge tuttora di questa prima edificazione 
Tabside principale, la cripta, la nave trasversale e la maggior parte 
di quella che le h contigua con qualche parte dell'atrio. 

II secondo periodo comprende il tramutamento nella grandezza 
attuale per opera del celeb re patriarca Popone (1019-45), che ne 
allarg6 di molto V interno verso occidente, dove 1' atrio primitivo 
fu convertito in portico. A lui pure si devono le absidi secondarie, 
il colonnato a sodezza nella nave trasversale, la disposizione della 
navata con le colonne sormontate da capitelli che danno, a dir cosl, 
una fisonomia propria al tempio da lui stesso consacrato solennis- 
simamente il 1031. 

Al terzo periodo appartiene il radicale ristauro sotto il patriarca 
Marquardo Randegg (1365-81), eseguito in causa del terremoto che 



440 

totto avea scosso e guasto il duomo. Si rinnovarono allora i mnri 
superior! della nave e le loro fiDestre ; si rinnovaroDo i pilastri fi- 
nali di essa navata ad oriente ed occidente cod le loro corDici a ca- 
pitello, come altres\ tutte le arcate e la volta in legno della nave 
primaria e del transetto; mentre V abside principale si ebbe un rin- 
forzo esterDo ad angolo retto, ed i muri di cinta delle Davi lateral! 
e la facciata s! assodarono con contrafforti e speroni. 

Nel quarto periodo si prat!c5 la trasformazione del coro in 
sullo scorcio del secolo XV, quando la Signoria di Venezia vi si era 
fondata. Si voile con essa abbellire lo spazio piii importante della 
chiesa, e, finita V opera, ne fece la consecrazione il patriarca card!- 
nale Domenico Grimani (1497-1517). 

Quale appeudice ai quattro period! notati si lega V altimo ri- 
stauro compiuto nella state del 1876, seguito da nuova consecra- 
zione il 13 Luglio deir anno stesso. Cos\ abbiamo tutte le vicende 
e trasformazioui che il duomo sub\ sino ai nostri giorni. 

Passa ora V Autore alia descrizione particolare delle ire parti 
distinte, e comincia dair atrio cbe b IMntermezzo fra la chiesa 
de' Pagan! ed il Duomo. L' inesplicabile, che esso a prime aspetto 
presenta nella sua forma, si spicga col mutamento che Buh\ allor- 
ch& Popone amplib la cbiesa. Prima d' allora esso atrio non era 
altro che la parte occidentale del portico, che cingeva il vestibolo 
della prima chiesa. Tre sole colonne, delle molte, susaistono ancora 
lungo gl! audit! coperti, e sono tronchi di antiche, fra i quali oao 
scannellato, con basi inform! e con capitelli rozzissimi, aormontati 
da impostatura a trapezio ; e gli archi sorretti voltano, come qoan- 
do esisteva il vestibolo, cioh, verso il duomo e la chiesa de^ Pagaoi. 
Sotto V atrio si veggono alle pareti del duomo veccbi aarcofiagi, ri- 
cordanti i banchetti, pih tardi aboliti, che vi teneano nei fonerali i 
sacerdoti coi parent! del morto. 

Una porta maggiore e due lateral! con impoate a campi di 
forma gotica introducono nel duomo, discendendo per pib gradini 
al livello romano, sicuro indizio dell' antichit^ della prima chieaa. 
Severamente caratteristico ed imponente ne h V interno, che ben 
regge al paragone con chiese di egual maniera ed antichitt aell* I- 
talia superiore, quali S. Nicolb a Treviso, Ss. Oioyanni e Paolo e 8. 
Maria dei Frari a Venezia, S. Anaatasia e principalmeaia 8. Zeno 
maggiore a Verona. Arrogi che il auo erganiamo e le proponku 
ai accordano mirabilmente, correndo in lungbeiia per metri 65.60« 
e 29.60 in larghezza, con la nave mezzana di metri 12 ed oM laei 



441 

di metri 22.35 sino air arcDato soffitto in legno. Un doppio ordine 
di dieci colonne, ed do pilastro qoadrato finale al presbiterio fa di- 
visione delle navate fra loro. L'avere poi le colonne un diametro di 
70 cent, e la distanza di metri 4 da ona airaltra, permette che 
V occbio Bcorra liberamente da per tutto ; vantaggio cbe non ban- 
no altre cbiese di stile romano e gotico. 

Le colonne di pietra istriana con la base ed il capitello misa- 
rano metri 5.80, sono composte general men te di doe pezzi e spesso 
rastremate qua e 1^ con qoalcbe fasto antico e di granite. Le piti 
sottili della nave trasversale sono di verde antico, e perci6 anticbe 
esse pare, mentre quelle della longitudinale datano, senza dubbio, 
da Popone, come appare dalle loro basi attiche di forma s\ rozza e 
scorretta che le parti non corrispondono fra loro, e dai capitelli co- 
rintii non male imitati, ma per5 di estrema seccbezza nell' acanto. 
Le colonne piii piccolo della nave trasversale hanno sopra i capitelli 
le imposte ancora nella forma fondamentale bisantina di trapezio, 
e sono di stile romano nella longitudinale; con qoesto per5 che 
nella trasformazione gotica, sotto il patriarca Marquardo, ad ogni 
tre colonne, partendo dalla trasversale, le impostature furono rifatte 
e messe a fogliami gotici. 

I pilastri e mezzi pilastri che chiudono le arcate, sono intera- 
mente gotici, con cornici a capitello ornate di fogliami e di mez- 
zo figure di apostoli e di vergini. Uno di essi a destra, dinanzi la 
nave trasversale, presenta al basso nel corpo doe altorilievi, fign- 
ranti I'ono S. Caterina, notevole pel movimento della persona e 
pel largo piegar delle vesti, e I'ailtro S. Antonio abate. Ed a pro- 
posito di qoeste scolture e decorazioni ci sembra opportono di no- 
tare, che il loro gotico b quelle osato a Venezia, e ricorda i capitelli 
figorati del palazzo docale ed il fogliame che si vede a Venezia in 
monomenti sepolcrali. 

S\ le colonne che i pilastri servono a portare le volte archiacote 
con on profilare arieggiante il gotico, e quindi datano non da Po- 
pone ma da Marquardo, nel soo ristaoro radicale domandato dal ter- 
remoto. Con le pareti soperiori della nave mezzana fo giocoforza al- 
lora di rifare anche le finestre, alle quali per6 si diede un' apertora 
strettamente oblunga esternamente, ad arcoacoto ottuso e schiac- 
ciato internamente, talcb^ distinguere appena si possono dalle fi- 
nestre romanze di ona volta, qoali sono tottora nella facciata, nelle 
navi laterali e nella trasversale, parti che non vennero dal terre* 

moto rovinate. 

29 



442 

Sebbene i muri di cinta non siano stati dal terremoto abbat- 
tuti, furono pero scossi e resi maUicari, talch^ Marquardo si Tide 
costretto ad armarli di robusti contrafforti. Le navate laterali alte 
metri 9.10, Del piii recente ristauro, si soffittarono di legno di qd 
bruDO Daturale nello stile del riDascimento che staoDa, mentre qaella 
di mezzo e la traversale sono a ponte di nave e dipinte, recando in 
UQ campo della trasversale la data 1560 Marzo 30, che pao essere 
PaDno in cui fa costruito, o rinnovato. Siffatta maDiera di soffittare, 
panto usata in Germania, si vede, fra altri siti, tattora a Venezia in 
S. Stefano e S. Giacomo dcirOrio, in Padova agli Eremitani ed a 
Verona in S. Feroio e S. Zeno maggiore. In Aqoileja per5, a mag- 
giore stability, si posero delle buone traverse che corrono da on late 
all' altro ; e da grandi e piccole finestre viene ana bella lace al 
duomo grandioso. 

La grande navata trasversale, che h ona eccezione in basilicbe 
anticbe, misura insieme con Tabside principale e la cripta metri 9.5 
in largo, c 42.65 in lungo. Singolare h il colonnato che da ana parte 
corrc fra la nave trasversale e le laterali, e dall'altra, in rispondenza 
dirctta con le pareti longitadinali della chiesa, attraversa da dnc lati 
la stcssa nave trasversale. AlPuopo si impiegarono i piii interessanti 
fusti anticbi con capitelli pure antichi, o de' primi tempi cristiani. 
Codesto ordinamento non pub avere avato altra ragione che qoesta, 
di legare e sostenere le mura esteriori. Le angnste finestre in doe 
piani che la illuminano, hanno la impronta dello stile romanzo della 
costrazionc di Popone, sotio il quale si aggiunsero pare le doe abaidi 
secondarie, novit^ sconosciuta alP architettara criatiana primitiva. 
Come era 1' uso, queste due absidi sono coperte da mezza copola e 
scarsamente rischiarate da ana finestra nel fondo. La volta poi di le- 
gno di questa stessa nave somiglia a qaella della principale, cod la 
particolarit^ che nel mezzo si foggia a copolai risaltante da qoattro 
superficie sferiche, e dipinta. 

La cripta, qoi chiamata martirio, alta metri 3.68, la pretende 
altresl a grande anticbit^, uh senza fondamento, so la Tediamo in 
B. Avito di Orleans, che si vuole del 534 o in quel tomo; se la Te- 
diamo nel duomo di Torcello, che data circa dal 641 e nella chiesa 
claustrale di S. Gallo (720-60). Questa poi di Aqoileja arieggia le 
piU vetuste, pel correre che fa il boo colonnato aemicircolarmente 
entro V abside che la costitoisce, e si palesa una aQCCeaaione imme- 
diata delle confessioni. 

Le colonne dividonla in tre navi, ne hanno altre In riipoiH 



443 

denza Del maro, e sodo tutte di dd pezzo, moDoliti. II mancare esse 
colonne di base, ed i capitelli rozzamente corintii ci giovano a de- 
terminarne Pet^, che dod pob di molto variare da quella della cripta 
di Torcello. V6lta a tutto sesto con cappe, sob! qualche modifica- 
mento dair ordine primitive negli accessi e in altro. Nel v6lto e 
nelle lunette alle pareti presenta veccbi iuteressanti dipinti, molti 
del quali banno somiglianza con quelli esistenti nella cbiesa sotter- 
ranea di S. Clemente a Roma, e rappresentano diversi santi: an ve- 
scovo con casola e pallio, on diacono con libro e tnribolo, altro dia- 
cono con il calice ecc. ; e ne' iiberi campi del v6lto, storie di 8. Brma- 
gora. Quale particolarit^ in essi dipinti rilevo il mancare di pieghe 
per la seccbezza del segno, le veccbie forme de* paramenti ecclesia- 
stici, la disposizione delle lettere confuse insieme nelle scrittCi e 
due modi diversi di fare, cbe indicano eth diversa. Nel mezzo poi 
della cripta, cinti da una forte ringbiera di ferro corrente fra le co- 
lonne, sono custoditi i corpi de' Ss. Grmagora e Fortunate, chiosi 
in un sarcofago iussu Marci Barbi patriareAae (1465-91). Sovra 
esse sarcofago riposa una grande cassa di legno cercbiata di ferro, 
piena di reliquie di santi, il cui nome h registrato sopra una tavola 
nella sacristia. Dinanzi questi reliqniarl e fuori della ringbiera, che 
si spinge sine al tetto, sorge I'altare. 

Usciti, si Volga V attenzione al core girato dalla grande absi- 
de semicircolare, con all' estremitk doe intere colonne anticbe sor- 
montate da capitelli pure anticbi, come in S. Marco. Una semplice 
cornice moderna corre longo la parete sotto la mezza cupola, e mo- 
derna h altres\ la dipintura nel fondo, baroccamente incorniciata da 
linee di stucco intrecciate. Dissi moderna con certezza la pittura, 
percbd il canonico Bertoli nelle sue AniieAUd di Aquileja prqfane e 
sacre, Venezia 1739, vide altra cosa cbe descrive; per5 dod gik il 
mosaico deiranticbissima cbiesa ma il dipinto dell'etit di Popone. 

Nel fondo di essa abside sta tuttora la cattedra patriarcale ia 
pietra, con semplici bracciuoli e dorsale semicircolare chioso, alqoan- 
to pill elevate. Senza alcun fregio s' innalza da on imbasamento,alto 
mezzo uomo, ed una breve scala con ringbiera di pietra e con ornati 
cristiani, vi conduce su. Sopra i dossi degli stalli del core, cbe fan- 
no corona in semicircolo al trono, sono scolpiti alconi Apostoli nella 
maniera gotica italiana, ora rozzamente dipinti. 

L' altar maggiore, con quanto gli sta intorno di noovo e modi- 
ficato, h opera sullo scorcio del secolo XV, e qoindi del rinascimento. 
E ci5 h confermato da un docomento cbe si scoprl nella nooya con- 



444 

secrazione di esso altare avvenota il 13 Lnglio 1879, aprendosene il 
sepolcro. Esso documeDto, che si conserva nella casa canonica, atte- 
sta che soUo il patriarca Domenico cardinal Grimani (1497-1517) 
il vescovo SeiasHano Nasimbeni suo suffraganeo lo ha cansecrato il 
16 Aprile 1498. L' altare danqoe, e quanto la circonda. h commis- 
sione di un veneziaDo, ed ha tatto il carattere di qoel primo rina- 
scimeDto, la bella epoca de' Lombardi e di Alessandro Leopardo. 

Lo spazzo del santaario b rialzato di molto. stando sopra la 
cripta, e coDsta di tre parti, della mezzana e di due laterali, delle 
qaali qiiella a destra ^ ordinata ad altare del SS. SacrameDto, e I'al- 
tra alia sinistra ad orchestra, e sono impellicciate a basso di mar- 
mo, con intorno pilastrini e dischi di marmo piii oscoro a cod ornati 
sculti SDgli orli, come s' incontra a Venezia in palazzi e chiese del- 
V epoca stessa, specie in S. Maria de' Miracoli. 11 piano del terrazzo 
stesso si distingue per una cornice a mensola molto sporgente, e 
80¥ra essa ona balaustrata di colonnette gira il qaadrato delle doe 
ali, come si vede in coetanei balconi a Venezia. 

Opera stapenda h il ciborio. Qoattro colonne scannellate di mar- 
mo bianco, qai sempre adoperato, con basi a fogliami e bei capitelli 
corintii, portano il tetto della piccola mensa sopra unMmpalcatora ma- 
gnificamente adorna e a cassettoni al di sotto. Le pareti esterne del ci- 
borio corroDO in arco semicircolare a nicchie in forma di conchiglia, 
coronate da una cornice con punte a chiocciola e cpi caratteristici 
acroteri net mezzo ed agli angoli. Un piccolo tabernacolo di semplice 
forma, ma di squisita ornamentazione, si addossa alia parete sopra 
la mensa, ed un bel rilievo lo sormonta rappresentante la salma di 
Cristo rilevata per met& fuori del sepolcro e da Maria e da OioTanni 
sostenuta e pianta da due angeli ed adorata, rappresentazione fre- 
quente ne' tabernacoli italiani de' secoli XIV e XV. La sua consecra- 
zione h data da piti scritte, ed io non riporter5 che qaella suUa ba- 
laustrata : jffoe oratorium ex oblacionibus decanus et eananiei summo 
studio omandum curavere. 

Nel mezzo della fronte del coro ricorre un terzo aggetto, sotto 
il quale si apre semicircolare la finestra della cripta, e Bormontato e- 
gualmente da marmorea ringhiera, trattata piti elegantemeDte, come 
altresi le parti del suo imbasamento, che non il resto. Questo h il 
pergamo, la cui forma d' ambone e la postura ne ricoBfermano che 
in Aquileja si mantenne V antico rituale. Presso il pef^mo corre la 
gradinata di marmo che mette all' altar maggiore. Notevole Be d la 
mensa elegante di marmo bianco, la quale armonissa ndlo stile oob 



445 

la disposizioue del coro, di maggiore sempUcitli dalla parte della na- 
vata, pill ricca di decorazione da qoella del trono patriarcale, aegno 
che i patriarcbi vi celebravano secondo il costome antico. Preaenta 
in simbolico rilievo 11 pellicano e V aquila, questa forse con allosio- 
De ad Aquileja, e la scritta : Deo unico ei vivo et veto Jeiu Christo 
et suU martyribus Hermagora font, et Fortunato hujui saneti tern- 
pli archidiacono. 

Ora ne resta aDCora a rilevare per 8\ grandiose doomo, il non 
molto che esso offre in ulteriore ornate e fornimento. In alto alia 
parete deir abside h sospeso sovra il trono patriarcale nn trittico 
che ha la maniera del secolo XV. £) chioso da cornice dorata di ma- 
gnifico intaglio, e su tavola presenta nel mezzo gli Apostoli Pietro 
Paolo, alia destra i SS. Giorgio e Oirolamo, alia sinistra Ermagora 
e Fortunato; e nei campi minori, al di sopra Criato risorto, circon- 
dato da doe profeti, e al di sotto, nella predella, fignre pih piccole. 
Qaesti dipinti sono molto danneggiati dal tempo, ma di merito in- 
contestabile, e se non di Giovanni Bellini, come ad Aquileja si ynole, 
appartengono certo alia scuola veneziana. 

Sorprende, a dir vero, la straordinaria profonditk della corni- 
ce, ma si e lontani dal sospettare che al tirare una corda, sMualzi 
la tavola di mezzo e compaia di dietro, entro niccbia, una piccola 
Madonna di alabastro con traccie ancora di nn coutorno policromo. 
£) an lavoro tnteressante che, a giudicare dal piegar secco delle 
vesti, si pq6 far opera del secolo XIII. Fa la grande venerazioue, in 
cai era tenuta quella Madonna, che le procnrb nel secolo XV quel 
trittico a difesa. 

Passando ora alia nave trasversale, due sarcofagi principaU 
mente attirano V attenzione. Essi riposano so quattro colonnette, e 
vanno adorni di fogliami alia veneziana e di figure; quelle a mez- 
zogiorno rappresenta da un lato S. Marco in piedi che benedice 
quattro inginocchiati con nimbi; e dalP altro il Redentore di e«> 
spressione giovanile e col libro. Entrambi i rilievi erano una volta 
colorati. L'altro sarcofago poi offre nella sola faccia in niccbie piatte 
il Signore cinto da quattro vergini, segno che un tempo era inne- 
stato nel muro. 

Nell' abside di questa nave ai due lati sono due parti orna* 
mentali di aitare in pietra, le quali hanno la impronta di eth remo- 
tissima, decisamente de* primi tempi cristiani. Che siano soltanto 
parti di aitare, e che stessero, altrove facilmente si riconosce. I resti 
dei parapetti con traccie d' imposte di colonnette, e quel rilievi 



446 

coDiiiteoti parte Id iDtrecci decoratiYi e roxxi foglmmi, parte a 
piccoii campi e mcdaglioni con V Agoos Dei, la colomba, V aqoi- 
la, il leone ecc, faooo soapettare cbe Taltare fos^e foggiato ccme 
qoello del doomo di Torcello, cbe dette parti lo ciogessero ancort 
ai gioroi di PopoDe, e cbe fossero traaferite do¥e ora sodo, oel secolo 
XV, qoaodo si diede al coro la Doova forma. Nella ¥6lta poi della 
stessa abside h on fresco del secolo XIV, rappreseDtante, pib grande 
del fero, il Sal?atore in trono e beDediccDte, circoodato dai qoat- 
tro ETaogeliBti piccoii. Da qoi h accesso alia aacristta, doTe h scio 
Dotevole QD rilievo marmoreo del secolo XIV aTaozato, cod doe An- 
geli giooccbiooi, sosteoeoti la mezza figora deir Scee Ilcmo in me- 
daglioDe. 

Bello h Taltare del Sacramento neiraltra abside della oaTsta; 
e delle qoattro cappelle aggioote al corpo del doomo nel corse dei 
tempi, rilevo soltaoto qaella fabbricata dai Torriani. La cappella di 
molta semplicitft e qaadra e della maniera gotica italiana. L' in- 
gresso, bipartite da ana colonnetta con base a foglie oegli angoli 
e COD capitelli a bocciooli, vieDe cbioso da una bella riDgbiera di 
ferro, e Delia sua v6lta si apre ooa finestra. L' interno, T6lta a cro- 
ce COD costoloDi, partenti da colooDette agli aogoli, e il cai pro- 
filo h QD bastoDe rotondo oscente in taglio. Quattro sarcofagi, doe 
graodi e belli , doe pib semplici , ana pietra sepolcrale dove h 
aepolta AllegraDza di Rande madre di Rinaldo della Torre, e doe 
statoette di Maria e dell* ArcaDgelo Gabriele soir altare ne formano 
il priDcipal coDteDoto. Uoa tavola del 1821 iodica qaaii della Torre 
siaDo stati sepolti in qae' sarcofagi. 

Ora passando nella nave principale verso il portale, trovia- 
mo il Saerario, piccolo e strano edificio, in forma di torre rotonda, 
con basso zoccolo, e coronato da una cornice, soUa quale posano ia 
giro colonnette sormontate da corona dentata portante il tetto a 
tenda e listato. E certo deir eik di Popone, del secolo XI, e mi- 
sura internamente 3 m. ; ha in un lato una nicchia ad arco roton- 
do con sotto una panca di pietra doppiamente incavata, cbe ba dd 
foro nel mezzo a smaltire 1' acqoa adoperata a lavare i vasi sacri, 
a riporvi V olio santo fuori d' uso, la lana, il bombace cbe fa da 
queljo toccato ecc. Inoltre qui consecravano quell* olio i patriarchi, 
e air uopo vi h una tavoletta di pietra sostenuta da una colonoa. 
Presso la strana costruzione sono due grandi capitelli atranameo- 
te fatti servire ad uso di pile dell* acqua santa e di epoca dif- 
ferente, perch^ quello a sinistra aqtico ^ di no bel corintiOy ma 



447 

danneggiato, mentre 1' altro 6 pare corintio, ma rozzo, qaal pot6va 
dare V eth di Popone. 

Si passi ora alia chiesa de' Pagani par molto iuteressante, la 
quale si lega al battistero, ma ne h iadipeDdente, come quella che 
aveva lo scopo speciale di preparare i catecameni al battesimo. Sem- 
plicissima air esterno, h internamente tripartita da due e dae pila- 
Btri marali sporgenti e d' inegaal forza, e da arcate a costoloDi, co- 
perte da doppia v6lta a croce e da cupola piatta: alle pareti si apro- 
DO nicchie semicircolari sormontate da ana fiaestrina, ordinamen- 
to qaesto che ricorda an altro monumento di lontanissima et^, il 
vecchio daomo, la cbiesa di S. Stefano a Ratisbona. £) possibile cbe 
codesta chiesa sia dello stesso tempo del battistero, sebbene 1' Aa- 
tore inclini a farla del secolo XI ed attribairla a Popone, scorgen- 
dovi una maniera e condotta piu romanza che non cristiana primi- 
tiva. Ai giorni del sopra citato Bertoli aveva an piano saperiore di 
egaal grandezza e disposizione, con pittare e traccie di an altare. 
Ora h deserta, e sembra an portico abbandonato in ana rovina, il 
quale abbia all' intorno ruderi di fabbriche romane e pezzi di pavi- 
mento a mosaico. 

Una porta mette da esso nel battistero, il quale, relativamente 
al duomo, ha la posizione medesima che qaello di Firenze, di Pisa 
e di Parenzo. E ottagono, del diametro di m. 14, con an' abside se- 
raicircolare, retta all' esterno, nella quale sorgeva 1' altare, non pih 
esistente, per la comunione de' battezzandi. Come generalmente i 
pih antichi, ha intorno al grande bacino on colonnato che, unite da 
v6lta ai muri superiori, porta il lucernario ed il coperto a cupola. 
Curioso h qui che sei soltanto sono le colonne disposte di conformi- 
ty intorno al fonte esagono ; talchfe V ottagono dell' esterno si tras- 
forma in esagono internamente. II caso per5 non h nuovo ; si ripe- 
teva in quelle di Cittanuova in Istria ora distrutto. Le colonne di 
granite orientale del diametro di 57 cent, sono fusti di antiche, con 
impostatura in luogo di capitelli, congiunte da v6lte ai muri di cin- 
ta, come h date ancora vedere. Ci5 dice, perch6 il tetto precipit5 
con la cupola, allorch5 I'amministrazione comunale pens5 nel 1790 
di far levare le spranghe di ferro che tutto insieme legavano. Ri- 
staurato piii tardi, le sei colonne vi portano un tetto a cono finien- 
te in pigna. II battistero misura internamente m. 2.05, ed ha nel 
fondo lo smaltitoio dell'acqua. 

Sul sacrato s' inalza libero V alto campanile da una gradinata 
sporgente ; cominciato da Popone fu dall' altro patriarca Bertrando 



448 

(1334-50) compiuto. L*arme poi di ud Grimani, cbe vi si vede 
acolpita, fa sopporre che da lui aia stato rimesso il cimiero, che tie* 
ne di qoello della MadoDoa dell' Orto in Venezia. Uoa soda scala di 
pietra conduce alia galleria delle campane, da dove si gode una este- 
aiasima vista stupenda. 

NoQ dispiaccia ora di segoire TAotore sino a Grado per la sola 
via, che h il canale navigabile. Ne meritano la pena le due sue cbie- 
se, unici testimonl di quello che un tempo fu. Vi primeggia la cbiesa 
di S. Eufemia, la patriarcale di una volta, che, dair aspetto e dalle 
DOtizie che se oe hauuo, si pu6 dedurre sia del patriarca Elia, 
fabbricata quindi avanti il 578 e ristaurata sotto il patriarca Fortu- 
uato ( 803-25). ]& una schietta basilica a tre navi senza la trasver- 
sale avanzata da un atrio della profonditii di m. 4.95 ; il sao inter- 
no, compresa 1 unica abside, misura in lungo m. 47.50 e 19.60 in 
largo. Dieci colonne per lato dividono con una serie di arcate la nave 
di mezzo, larga m. 10.20, dalle due basse laterali. I fusti delle colon- 
ne, tutti di fabbriche antiche, sono leggieri e svelti, del diametro di 
cent. 62 tranne uno molto grosso, e con capitelli di origine diversa: 
forse 8 sono corintii antichi, gli altri compositi che sporgono molto e 
con fogliami di stile bizantino. Le quattro estreme presso 1* entrata, 
che furono aggiunte alle altre nell' allungamento della chiesa £atto 
dal patriarca Fortunato, hanno capitelli, rozzissima imitazione de- 
gli antichi come portava V epoca di piena decadenza. L* atrio h or- 
dinate come si vede in Roma a S. Lorenzo fuori le mora e a S. Gior- 
gio in Velabro ; e parte di esso atrio h occupata dal campanile. Le 
navate hanno il tetto a seggiola, e V abside a mezza cupola. 

Notevolissimo h il pavimento a mosaico, qua e U, dove man- 

cava, sostituito da terrazzo. Una parte di questo mosaico h certa- 

mente antica, e presenta soltanto disegni ornamentali. Ma che il 

lavoro appartenga ad epoca molto remota dell' arte cristiana, lo 

prova, se ci fosse bisogno, una lunga serie di scritte co' nomi de- 

gli oblatori. Bastino queste : St^fanui Gregori praeibjfter $t A%UmiM9 

Appolloni offerunt — Amaralic et AnUmina cumJUiis *uis . . . . te- 

volaium solvent — iervuswpi Laurentius diaeanus voium solviL Im- 

portante h questa piii lunga : 

Atria quae cernis vario formata decore, 
Squalida sub picto coelatur marmore tellus, 
LoDga vetustatis senio ftiscaverat aetas, 
Prisca eu cessarant magno novitatis hoaori 
Praesulis Heliae studio praestante beati, 
Qaec sunt tecta pio semper devota timori. 



449 

SiDgolare h il pnlpito, ripoaante 80vra sei colonne^e con altret- 
tanti rigonB nel parapetto io forma di eaagODo gotico; sei colon- 
nette sostengono il tetto a cupola. Qoesto ordinamento, cbe ha 
grande rassomigliaDza cod V ambone del vangelo di 8. Marco a 
Venezia, ritrae con quel coperto pib dai pulpiti bizantini ed arabi 
cbe noD dagli occidentali cbe ne van senza. Questo poi di Grade 
per molti rispetti si pa5 riportare al secolo XIII, come presso a 
poco pur qoello di S. Marco. 

Pib aotico e dei primi tempi h il trono patriarcale di pietra 
dietro 1' altar maggiore e su pib gradini, con un baldaccbino pore 
di pietra sorretto da doe colonnette e con una ornamentazione carat- 
teristica del tempo. La v61ta dell' abside sovrastante presenta on 
fresco del secolo XIV, figurante nella mandorla il Gindice snpremo 
del mondo, pib grande del vero, coi simboli de' Vangelisti fra Maria 
ed il Battista, S. Lorenzo ed un vescovo. Bello h il tabernacolo sul- 
V altar maggiore in magnifica forma di tempio, e fregiato d' inta- 
gli, lavoro del tardo rinascimento; elegante il ciborio in marmO| 
moderno, come moderno il pavimento di egual materia. 

Pur notevole \\ presso h il battistero, semplice ottagono, cbe 
presenta all'ingresso tre veccbi sarcofagi. N^ 5 da passare in silen- 
zio S. Maria delle Grazie, presso la piazza del duomo, piccola cbieaa, 
ma antica assai ; divisa in tre navi da doppio ordine di cinque co- 
lonne, sormontate da capitelli di stile bizantino in pib semplice for- 
ma come quelli del duomo. Finisce nell' abside ad oriente : il co- 
perto nolle navi laterali h piatto : a croce nella principale. Quinci 
a qualcbe distanza h il mare, cbe come un tempo contribul alia 
grandezza di Grade, lo ridusse poi via via al misero state presente. 



ANTONIO BARACCHI 



Se i dotti e gli eruditi di ogni nazione, non avessero, special- 
mente nel nostro secolo, fatto largo uso di ogni specie di documenti, 
e illustrato gli avvenimenti o i particolari del passato, colle stesse 
memorie contemporanee ; potrebbe porsi in dubbio che negli Ar- 
chivl Notarili non si custodissero altre scritture che dMnteressi 
privati. E di questo parere furono, e sono tuttora i notai ; i quali 
non considerando gV istrumenti e i testa men ti che sotto 1' aspetto 
delle cose e dei diritti contrattati o abbandonati ad altri, nulla altro 
vogliono vedere in quelle carte che non sia ragione del mio e del 
tuo. N6 diversa opinione ebbero i commissari e i legislatori che 
votarono, dopo una discussione in parte non esatta, la legge sol 
Notariato, nella quale appena 6 fatta una parola della paleografia, 
ma in si poca considerazione sono tenuti gli Archivi Notarili anti- 
chi. Per noi perd, cid malgrado, quegli archivi restano altrettanti 
tesori di documenti che illustrano la storia sociale, quella degl' in- 
dividui, dell* arte, delle Industrie; gli usi, le costumanze, la lingua; 
che fomiscono, per cosi dire, i materiali del fondo o della scena 
nella quale si avvicendarono uomini, fatti, ed istituzioni, illustrate, 
negli archivi i^itici, dalle leggi, dalle scritture diplomatiche, da 
quelle dei magistrate Anzi la storia non avrk assolto interamente 
r alto suo uflBcio — di ricostruire il vero con tutti i ricordi che ci 
lascid il passato — se non avrk studiato coi documenti pablid quelli 
che hanno si stretto rapporto colla vita privata ; e descritto i suoi 
personaggi nella societa alia quale presero parte. Quante notizie a 
questi stud! nolle carte degli Archivi Notarili! Quale fonte storica 
interessante non sono le minute dei notat, per qualche secolo le 
sole memorie della vita dei nostri padri, della quale si poco ci la- 
sciano indovinare le imprese guerresche e i patti poUtici, piii nar- 
rati dai cronisti che a sufficienza descritti nei documenti degli Ar- 
chivi di Stato ! 



451 

Ma non dimentichiamo di scrivere iu queste pagine, che sono 
chiaro testimonio deirimportanza degli Archivl Notarili, e pei molti 
documenti da essi tratti, che vi hanno veduto la luce» e per qualche 
questione a loro attinente che vi fu svolta. Onde se ci lasciammo 
andare a ritoccar un argomento che non abbisogna di nuove dimo- 
strazioni e difese, fu pel vivo rammarico che, dopo si lunga gesta- 
zione, la legge sul notariato e il regolamento per applicarla non 
abbiano provveduto all* onore, al progresso della instituzione e al 
vantaggio degli studi. Gl* impiegati degli Archivi Notarili, che un 
alto personaggio, con parole certo non inspirate al vero, disse au- 
mentati a dismisura del bisogno, furono invece dai primi anni del 
secolo lasciati diminuire fino alle presenti strettezze ; nessun tiro- 
cinio, nessuna norma per gli ufficiali futuri ; se ve n' ha qualcuno 
esperto delle scritture antiche e del proprio archivio, al suo cessare 
dal servizio 6 quasi certo che nessun altro verrk a supplirlo, mentre 
sopra tutti, al primo posto dovra sedere un notaiio, il quale dal suo 
cancello passera qualche ora alF Ufficio> non avendo tempo, nh 
nutrendo simpatia per le « carte vecchie » che recano si scarso 
provento alia cassa, e le quali in fondo ( ricordo, ad esempio, le 
affermazioni del presidente di un Consiglio Notarile, del resto com- 
pianto patriota, ed esperto tabellione) non sono storiche^ nonpos- 
sono contener nulla di storico! 

Per queste false opinioni si 6 veduto Y Archivio Notarile di 
Venezia da died impiegati e tre inservienti (1), ridursi grado gra- 



(1) Dal Ifgennaio 1816 al 1 geoDaio 1826: 

1. Maderni Giovanni Matteo, conservatore deli* Archivio, presidente 

della Camera, collo stipend io annuo di ital L. 3000 

2. Maderni Giovanni Filippo, viceconservatore » 2700 

3. Balbi Marc' Antonio, cancelliere » 2200 

4 Porta Giovanni, coadiutore »> 1700 

5. Maderni Giovambattlsta, coadiutore » 1700 

6. Vucovich-Lazari Giovanni Vincenzo, coadiutore » 1700 

7. Costantini Pietro, ufflciale » 1400 

8. Agazzi Lorenzo, ufflciale » 1400 

9. Caliari Paolo, scrittore »> 1200 

10. Pisani Vito, scrittore » 1200 

11. Piloni Francesco, portiere . . . » 700 

12. Palazzioii Lodovico, portiere ...» 700 

13. Gerlan Carlo, custode » 525 

L. 20129 






452 

do a cinque, poi a tre ed un inserviente (1) coUa spesa, da Lire 
20125, a L. 5474.88! Ma lasciamo all' avvenire ii dimostrareil 
grave errore che si k fatto e le sue conseguenze ; e parliamo del- 
r Archivio Notarile di Venezia, quando non era per anco ridotto 
ad un numero d'impiegati insufficiente e indecoroso per un istituto 
che, almeno sotto i riguardi dell' interesse publico, si giudica lut- 
tavia molto importante ; quando vivevano cio6 il Bedendo, il Ba- 
racchi, e vi prestava servizio il sig. de Medici. 



• 



Pu6 dirsi degli Archivi Notarili che se le ricerche vi sono piii 
agevoli e non richieggono quella diversa conoscenza di magistrati 
e di serie di atti, che negli Archivi di Stato ; vi torni per6 piii diffi- 
cile che in questi, il trovarvi notizie interessanti la storia gene- 
rale, quella delle arti e dei costumi, se non vi preceda V esame 
di qualche impiegato esperto ed amoroso, il quale prenda nota di 
quante cose importanti e curiose incontra nelF ordinamento o nel- 
r esame dei rogiti notarili. Divise per notaio, quelle scritture, re- 
cate dal suo studio nell' Archivio, non portano con s^ altra guida 
che dei nomi degli attori. E se negli Archivi di Stato la stessa na- 
tura del documento che si domanda fornisce un indirizzo a ricer- 
carlo in uno degli archivi speciali; nei Notarili, ignorando il no- 
taio, la ricerca h quasi sempre lunghissima, a non dir impossibile. 
Onde maggiore la necessity di prender nota delle carte piii impor- 
tanti per lo storico e per 1' erudito ; ed anzi tutto il bisogno di or- 
dinare 1' Archivio. 

Fu questa la prima impresa nella quale ebbe parte principale 
il Baracchi, cosi da potersene dir quasi 1' autore. 

Antonio Baracchi aveva cominciato il suo servizio nell' Ar- 
chivio Notarile di Venezia, come diumista scrittore il 10 Ottobre 
1842. Nominato scrittore V 8 Aprile 1850 e trasferito a Vicenza, 
ebbe agio di rendersi esperto delle scritture antiche. Nel marzo 
del 1856 venne assegnato all' Archivio Notarile ai Frariy coUo 
stesso grado di scrittore, e fu nominato coadiutore il 28 Maggie 
1857(2). Deir ordinamento dell' Archivio (1855-1863), promosso 

(1) Perini Giovambattista, cancelliere L. 2300.00 

Ceccarello Pietro, scrittore . . . » 1235.64 

Graziussi Giacoroo, scrittore » 1235.64 

Miori Giacomo, inserviente » 808.60 

L. 5474.88 

(2) Collo stipendio di ital. L. 1700, che egli percept fino alia morte, cM 
per 25 anni, senza alcun aumento. 



453 

e caldeggiato dal vice conservatore, il fu cav. Pietro Bedendo, fu 
detto ampiaraente in questo Archivio (torn. VI, pag. 293 e segg.) ; 
traendone raolti particolari dalla relazione 7 Aprile 1863 che ne 
fece il Bedendo stesso alia Presidenza del Trib. di Appello Lomb.- 
Veneto (1). Egli ricordd T opera paziente del suo bravo coadiutore 
Baracchi ; gli innumerevoli errori nella indicazione del notat, cor- 
retti ; le miscellanee, separate e attribuite ai notai cui spettavano ; 
gli atti di 291 notai di Candia, distintamente ordinati; e T « Indice 
generale comprendente i cognomi ed i nomi dei notai, gli atti del 
quali si custodiscono neir Archivio Notarile, per ordine alfabetico 
e cronologico, riportativi pure la residenza, il principio e la fine 
degli atti di ciascun notaio, non che la indicazione degli scafiali 
ove si custodiscono gli atti di esso, tanto riguardo agli istromenti 
e testamenti, se uniti, quanto indicandovi la sede nelF Archivio 
degli uni e degli altri, se separati » . . . . Aggiungeva il Bedendo 
che neir ordinamento fu chiarito, € alcune lunghe file di volumi e 
di filze che contenevano atti di piu che un secolo, assegnati ad un 
notaio solo, essere invece da applicarsi a parecchi notai uniti in 
una compagnia o society rappresentata da un solo cognome » . . . 

Da queste operazioni risultava, nel 1863, che il numero dei 
notai era di 3927 ; appartenenti a Venezia 3258, alia Terraferma 
e alle Isole 378; a Candia 291. II numero delle buste, filze, li- 
bri ecc. era di 20,556, cifra che il Bedendo faceva ascendere a 
30,000 pacchi, « le buste e le filze abbracciando piix volumi ». I 
documenti cominciano dal 1038. 

L' opera ingente promossa dal Bedendo ed eseguita dal Ba- 
racchi, 4c che piu di tutti e piu lungamente prestossi con intelli- 
genza, amore e zelo instancabili » ; dal cancelliere Michele Merlo; 
dal coadiutore Luigi Bresciani; dagli scrittori Alessandro Buzza- 
carini e Pietro de Medici, e dallo scrittore diurnista Antonio Tre- 
visan, fu riconosciuta dal Ministero della giustizia con gratifica- 
zioni agli ufficiali, e col conferimento al Bedendo del titolo di con- 
sigliere imperiale. 

» 
La vita di un ufficiale di Archivio 6 intimamente legata ai 

lavori che per dovere, ma talvolta con qualche annegaziohe e con 

amore speciale, egli ha compiuti. Onde se il Baracchi non era — 



(I) Pu re^istrata al N. 231-17, anno 1863, del protocollo generale della 
Conservazione delT Archivio Notarile. 



454 

la veriUi innanzi a tutto — uomo di lettere ; ben aveva affetto agli 
studi, e comprendendo il valore dei documenti, prendeva nota dei 
pill importanti e curiosi, divenendo cosl modesto collaboratore de- 
gli eruditi, alle cui ricerche era felice ogni volta che potesse cor- 
rispondere. Lascid pertanto gran numero di utili indicazioni ; e si 
proponeva di accrescerle e coordinarle, se un morbo nascosto a 
molti, ma non agli amici e ai parenti suoi, non avesse quasi due 
anni prima della sua morte, minato la sua robusta esistenza. Noi 
non diremo — colle solite esagerazioni dei giorni nostri che tutti 
proclamano martiri — che al Baracchi abbia accorciato la \ita 
r adempimento de* suoi obbhghi. Bensi affermiamo, essendone qua- 
si quotidiani testimont, che le condizioni sfortunatissime del suo 
Ufficio, grandemente lo accuoravano ; e se non furono cagione del 
suo malore, gliene a£frettarono e resero piii amara pero la fine 
letale. Quasi presago che non avrebbe piii ripreso il suo posto in 
queir Archivio che lo aveva avuto a valido e continuo lavoratore 
per quasi quarant' anni, egU discorreva meco, pochi giorni prima 
della sua morte (a cui lo spinse il precipitoso progresso del male) 
delle infelici vicende della sua carriera ; ricercando fra le sue me- 
morie di antichi documenti un rimedio al suo caso ! Ma ahim^ non 
ha farmaco la medicina contro la rovina deir organismo per una 
per altra occulta potenza. E il povero Baracchi mori (1) avvilito, 
per aver tratto si ingiusto compenso agli onorati e intelligenti 
servigi di ben otto lustri ; onde — non esitiamo a dirlo — crudel- 
mente si negava anche a lui un breve e ben dovuto compenso ; 
angustiato dal pensiero di due flgli pei quali sacrificava le altre 
scarse ore della sua vita, tutta lavoro e affetto alia famiglia. 



« 



Antonio Baracchi lascia neir Archivio Notarile di Venezia un 
vuoto che al presente non pu6 essere riempiuto da alcuno. E que- 
sto il maggior rimpianto che di lui possa fare chi ricorreva a quel* 
r Archivio per averne guida nelle ricerche ; ed ^ anche il suo mag- 
gior elogio, che onestamente ne fa per primo quel brav* uomo del 
signer Giovambattista Perini, cancelliere dirigente da quasi sette 
anni V Ufficio. 

n Baracfihi fu uomo di aspetto cordiale e simpatico, di animo 
nobile e sensibile. Patriota costante^ forse deve attribuire dapprio- 

(1) Antonio Baracchi Dacquo a Venexia il 21 luglio 1881, vl morl il 80 
•ettembre 1882. 



455 

cipio la meschinissima camera, a sentimenti del quali aveva fatto 
indubbia professione. 

Nel dire addio alia memoria di un ufficiale valente, di un eru- 
dite ricercatore e di un vero galantuomo, noi sentiamo tutta Tama- 
rezza e Tingiustizia che la vita non gli abbia consentito quelle 
modeste ricompense alle quali aveva diritto pel coscienzioso adem- 
pimento dei suoi doveri, in s'l lungo periodo di anni ; ricompense 
che quaggiii premiano troppo spesso tante vanity che sembrano 
persona, tante coscienze duttili, tanti infingardi o incapaci, veri ba- 
stoni tra le ruote del grande congegno dello Stato. 

B. Cecchetti. 



IGNAZIO ZENTI 



Nelle ore antimeridiane del giorno 16 Dicembre moriva dopo 
breve malattia don Ignazio Zenti, bibliotecario della Comuaale di 
Verona. Era nato nel 1824. Percorsi con lode gli studi ginnasiali 
e liceali si dedicd alia carriera ecclesiastica. Poco dopo consacrato 
prete, fa assunto quale impiegato nella Biblioteca Comunale di 
Verona, retta allora da don Cesare Cavattoni. Dal 1850 circa fino 
al giorno della sua morte egli dedic6 tutto il suo ingegno e tutte 
le sue forze a' lavori bibliografici. Nel Febbraio del 1861 fu chia- 
mato con nomina stabile al posto di vicebibliotecario, e nel Gen- 
naio del 1873 (nell* Aprile del 1872 era morto il Cavattoni) fu no- 
minato bibliotecario. 

Queste poche parole riassumono la vita del nostro Zenti ; ma 
non si pud con poche parole riassumere quanto fosse attivo e di- 
ligente impiegato, e quanto la Biblioteca Comunale di Verona deve 
air opera sua indefessa. 

Poche sono le sue publicazioni ; ma fanno fede della sua spe- 
ciale cultura e della sua competenza in fatto di bibliografla e di 
studf eruditi. Eccone il breve elenco : 

1) Osservazioni iniomo ad una hibliografia del P. Bariolomeo 

Sorio. Verona, 1862, Civelli, 13 pag. in 8.*^ 

2) Elementi di hibliografia. Verona, 1872, Merlo, XI-58 pag. in 

8.^ Questa publicazione ebbe le lodi del Valentinelli in que- 
sto periodico (t. IV, p. 405). 

3) Alcune lettere di uomini illustri al Card. Enrico Noris. Ve- 

rona, Civelli, 1877. 

4) Elenco dei doni pervenuii alia Biblioteca Comunale di Ve^ 

rona dal 1864 al 1875, premessa una relazione intomo 
alia Biblioteca stessa, Verona, Franchini, 1877, 47 pag. in 8.^ 

5) / Santi Martiri Fermo e Rustico in Verona, NoUzie. Verona, 

Civelli, 1879, 30 pag. in 8.^ 



i 



1 



457 

>) V epoca dei SS. MM. Femio e Rusttco, dissertazione storico^ 
crilica, Verona, 1881, Franchini, 83 pag. in 8.^ Di questa mo- 
nografia parl6 a lungo e dottamente Carlo Cipolla in questo 
A^^chivio (t. XXin, pag. 435). 

II giorno 18 gli furono fatti decorosi ftinerali, a cui interven- 
ero le autoritk cittadine. Sul suo feretro furono letti due discorsi, 
i uno del prof. (}. L. Patuzzi, a nome della Commissione preposta 
a-la Civica Biblioteca, e V altro del dott. Giuseppe Biadego, vicebi- 
^^liotecario, a nome degli impiegati. Riproduciamo questi due di- 
".orsi che valgono a tratteggiare vie meglio il carattere e le 
\ irtii del benemerito estinto. 

DiSCORSO DEL PROF. G. L. PaTUZZI. 

La Commissione preposta alia Elblioteca Comunale non avreb- 
1)6 potuto lasciar calare nella fossa la salma di don Ignazio Zenti, 
senza darle un vale; e pregd me di interpretare il desiderio comu- 
ne, ch' fe ispirato dal sentimento piii che dal dovere. 

Dal sentimento, o Signori, perch6 la Commissione assists lun- 
gamente all' opera amorosa e indefessa da quest' uomo prestata 
per la consenvazione e per Y incremento della biblioteca, a stao- 
carlo dalla quale valse la morte soltanto. 

Egli, giovanissimo, comincid a forniar parte di questo Istituto 
accoltovi dal Cavattoni ; dopo alquanti anni vi ottenne stabile im- 
piego; poi successe a quel benemerito, seguitandone Tindirizzo ; e 
durante un periodo di trent' anni, cadutigli intomo i parenti e ri- 
raasto solo, s' immedesimd sempre piii, per dir cosi, con la biblio- 
teca, tanto da formare un tutto con essa. 

II suo pensiero fu volto quasi esclusivamente a quei lavori 
che meno si vedono, non ban publica lode, spesso biaaimo vol- 
gare, e che sono piii necessari ad una biblioteca, afiinch6 i libri 
non rimangano Ik, tesoro ignorato ed inutile, quasi auree monete 
nello scrigno dell'avaro, ma si rendano capaci, come a dire, di 
moto, di vita, obbedienti al cenno, pronti a rispondere al bisogno, 
cosi che si possa aflfermare di essi vitae lampada tradunt 

E tutti i veri studiosi della cittk nostra, moltissimi d' ogni 

parte d' Italia, non pochi di paesi stranieri, possono attestare come 

anche dalla biblioteca civica di Verona fossero agevolate le lor ri- 

cerche talvolta difficili, con una fede e cortesia che ricorda i piii bei 

giorni del Rinascimento, e spesso dietro una semplice richiesta affi* 

50 



458 

(lata alia posta da chi non avrebbe la possibility di intraprendere 
un viaggio. 

Perch6, Signori, al nostro tempo, i numerosi giomali lette- 
rari e scientifici, i libri a buon mercato, le molteplici associazioni, 
se alle biblioteche scemano di molto Tobbligo di aprirsi come pu- 
blic! prati a pascolo minuto, impongono un compito sempre piii 
alto: quello di fornire con maggiore intensity ed energia i succhi 
agli stud! piu severi e piii ardui, dai quali 6 poi alimentata la let- 
teratura popolare. 

Questo, ch' h V ufficio vero delle biblioteche moderne, senti, a 
questo attese in tutta la misura delle sue forze, il pio e modesto 
sacerdote a cui diamo mestamente V ultimo addio. 

DiSCORSO DEL DOTT. GlUSEPPE BlADEGO. 

La vita del nostro bibliotecario don Ignazio Zenti, di cui, o 
Signori, qui piangiamo la perdita, si pud compendiare in queste 
parole : lavord sempre e sempre cercd di nascondersi. In lui V atti- 
vitk pertinace, diuturna, non fu superata che dalla modestia. Ond'6 
che nessuno come noi, che lo abbiamo avuto giorno per giomo, 
ora per ora, compagno nei lavori d' ufficio, superiore amoroso e 
guida diligente ed esperta in tutto cid che s'attiene all'ordina- 
mento d' una biblioteca, nessuno come noi pud dire quanto quelle 
due doti fossero radicate in lui, da diventare natura. Egli cercava 
di essere* utile agli studiosi, e per questi non risparmiava ricerche 
lunghe e faticose, ma nello stesso tempo non ambiva con lavori 
propri di far vedere la cultura, di cui la sua mente era adoma; 
egli per piii di trent'anni attese, riordinando e dirigendo la nostra 
biblioteca fatta ricca negli u Itimi tempi per molti depositi e doni, 
a preparare quel materiali, in apparenza tanto umili, ma in realUi 
tanto preziosi per tutti coloro che s* applicano agli studi d' erudi- 
zione. 

II nostro benemerito don Ignazio Zenti fu discepolo di Cesare 
Cavattoni, di quell* uomo sapiente, la cui morte suscitd, sono poco 
pid di dieci anni, un rimpianto cosi profondo e generale. E dal Ca- 
vattoni lo Zenti ereditd la dottrina bibliograflca, da lui esposta in 
quegU importanti ElemenU di BtbUografia, che ebbero le lodi del 
Valentinelli, uno dei nostri pib grandi bibliografl ; dal Cavattoni 
ereditd V amore alle ricerche erudite e il fine acume ndla eritica 
degli antichi monumenti, di cui die' saggio nelle doe pregiate mo- 



459 

nografle sui SS. MM. Fermo e Rustico. E lavori di maggior lena 
il nostro don Zenti ci avrebbe dato di certo, se la morte non lo 
avesse colpito in un'etk, in cui si ha ancora diritto di vivere. Ma 
ahim6 fu la stessa attivitk sua, fu V amore al proprio ufficio che 
gli tronco innanzi tempo la vita. Erano gik parecchi mesi che egli 
si trovava un po' malfermo in salute ; ma non valsero i consigli, 
non valsero le preghiere degli amici, perchfe si astenesse dal venire 
in biblioteca e cercasse di curarsi. Egli, per lo zelo al proprio do- 
vere, pel bene degli altri, fu nemico a sfe stesso ; e pur troppo la 
malattia, che minava sordamente la sua esistenza, disprezzata si 
fece gigante, e in poche settimane lo trasse al sepolcro. 

Onore dunque, o Signori, all' intelligenza eletta che si consu- 
md neir adempimento del proprio dovere ; onore all' anima onesta 
e mite con tutti e soccorrevole a tutti ; onore al dotto, che prefer! 
ai facili applausi il lavoro paziente ed oscuro, ma fecondo di van- 
taggi incalcolabili alia scienza. 

Dicembre, 1882. 



R DEPUTAZIONE VENETA 



DI 



STORIA PATRIA 



Presidenza 

Lampbrtico senatore comm. Fedele, Presidente. 
GiULiARi conte mons. Giov. Batt., Vicepresidente. 
Veludo comm. Giovanni, Vicepresidente, 

Gonsiglio DirettiTO 

FUUN CaV. RiNALDO. 

De Leva comm. Giuseppe. 
Berchet comm. Gugublmo. 
Stefani cay. Federico. 
Barozzi comm. NicoLd. 
Gloria cav. Andrea. 

Socf Ordinari 

Antonini co. comm. Prospero, senatore del Regno . Udine 

Bailo ab. prof. Luigi Treviso 

Barozzi nob. comm. Nicold Venezia 

Berchet comm. Guglielmo Venezia 

Bertoldi dott. Antonio Verona 

Bertolini cav. aw. Dario Portogruaro 

Bocchi nob. dott. Francesco Adria 

BuUo cav. ing. Carlo Chioggia 

Caccianiga cav. Antonio Treviso 

Capparozzo cav. Andrea Vioenza 

Cavalli co. comm. Ferdinando, senatore del Regno Padova 



461 



Cecchotti comm. Bartolomeo Venezia 

CipoUa conte Carlo Verona 

Cittadella co. comm. Giovanni, senatore del Regno Padova 

De Leva nob. comm. prof. Giuseppe Padova 

Fulin prof. cav. ab. Rinaldo Venezia 

Giuliari mons. conte Gio. Battista Carlo .... Verona 

Gloria prof. cav. Andrea Padova 

Guerzoni prof. cav. Giuseppe Padova 

Joppi dott. Vincenzo Udine 

Lampertico comm. Fedele, senatore del Regno. . Vicenza 

Marinelli pro£ cav. Giovanni Padova 

Morsolin prof. ab. cav. Bernardo Vicenza 

I^ellegrini prof. ab. cav. Francesco BeUuno 

.^ertile prof. cav. Antonio Padova 

I'ompei conte Antonio Verona 

Predelli Riccardo Venezia 

Sardagna (di) cav. Gio. Battista Venezia 

■ tefani cav. Federico Venezia 

\ eludo comm. Giovanni Venezia 



ATTI 



DBLLA 



R. DEPUTAZIONE VENETA Dl STORIA PATRIA 



Venezta, 11 Dicenibre 1882. 



Chiarissimo Signore 



L* Adunanza generate publica, che in quest* anno doveva te- 
nersi in Rovigo, venne per le dolorose circostanze ben note ri- 
messa all' anno venture. Invece si terrk in Venezia una seduta ge- 
nerate privata nel Palazzo della Fondazione Querini Stampalia, il 
giomo 27 Dicembre corr. alle ore 2 pomeridiane, nella quale sa- 
ranno trattati i seguenti argomenti : 

1. Relazione suUo stato delle pubUcazio^it in cor so. 

2. Conlo Consuntivo del 1881-1882, e Preventivo del 
1882''1883. 

3. Nomina di due membri del ConsigUo di?*ettivOy in luogo 
dei due uscenti di carica per anzianiid. 

4. Discussione ed approvazione delV allegata Prqposta di 
Statuto. 

5. Discussione intorno alia divisala opera € Topografla del- 
la regione Veneta dair epoca Romana alia discesa dei Longobardi 
in Italia ». 

Si avverte che, se nella seduta del 27 Diceinbre alle ore 2 
pom. non si potessero esaurire tutti gli argomenti post! all' ordine 
del giorno^ la seduta verra ripresa nello stesso giomo e luogo alle 
ore 8 di sera, o nel giorno appresso alle ore 10 di mattina. 

La PRESmENZA. 



463 



PROCESS VERB ALE 



dell' Adunanza generale privata tenutasi in Venezia il 
27 Dicembre 1882 nella sede della DeputazioneJ 



Presenti : 

il Vice-Presidente comm. Veludo 
il Segretario comm. Berchet 
i membri della Deputazione comm. Barozzi, cav. Stefani, cav. Fu- 
lin, comm. De Leva, dott. Joppi, cav. Morsolin, prof. Bocchi, 
cav. Sardagna, R. Predelli, cav. Bertolini, cav. Gloria, cav. 
Btdlo, prof. Bailo, cav. Guerzoni, cav. Marinelli, cav. Pertile, 
ed i soci corrispondenti co. Prampero, cav. Combi e cav. Luciani. 
Hanno giustificato la loro assenza il Presidente comm. Lam- 
pertico chiamato a Roma al Senato, il Vice-presidente co. Giulia- 
ri ed i membri della Deputazione co. Pompei, co. CipoUa, cav. 
Caccianiga e cav. Girotto. 

II segretario Berchet comunica che, in seguito alle dolorose 
vicende da cui fu colpita la Provincia di Rovigo, il Consiglio di- 
rettivo della Deputazione ha deliberate di prorogare all' anno ven- 
turo r adunanza generale publica da tenersi in Rovigo come fu 
stabilito nelFultima adunanza generale, e di tenere per quest* anno 
la sola adunanza generale privata, in Venezia. Avverte che venne 
pregato il Municipio di Rovigo a voler esso stesso indicare un* e- 
poca pill opportuna per 1* adunanza generale publica nel secondo 
semestre dell* anno prossimo. 

Presenta quindi il conto Consuntivo 1882 ed il Preventive 
1883, invitando V Assemblea a voler eleggere due revisori, con 
preghiera di riferire nell* odiema adunanza. 



464 

Espone lo stato delle publicazioni sociali dair ultima adunaL- 
za Generale del 1881, le quali sono: 

38 fogli del torno III dei Regesti dei Commemoriali della 
Republica di Venezia, a cura del socio Predelli. 

56 fogli del torno II della Miscellanea, dove sono contenuti : 
Le Fonti edite ed inediie della storia della regiaae ve- 

nela, a cura del co. Cipolla ; 
Gil staluti civih e criminali di Concordia, a cura deir ab. 

Degani ; 
Les princes de Mor^e ou d* Achate, a ^.vira del co. di 

Mas-Latrie ; 
Le popolazioni dei XIII comuni veronesi, a cura del co. 
Cipolla ; 
2 fogli del tomo I delle Cronache, contenente / Diarii di 
Leonardo e Gregorio Aynasei, a cura del dott. Antonio Ceruti. 

4 fogli a continuazione delle Lettere del Panda, a cura del 
socio Fulin. 

Cosicch^ nei prossimi mesi potranno distribuirsi ai Soci : un 
volume de' Commemoriali, uno di Miscellanea, tre delle Lettere 
del Paruta, mentre si fe gia dato mano ad un volume di Crona- 
che, e ad un terzo volume della Miscellanea. 

Riferisce quindi le condizioni della biblioteca, arricchita di 
preziosi volumi ricevuti in cambio delle publicazioni sociali, e 

finalmente lo stato delle edizioni sociali che si tengono in 
deposito. 

Proposta dal presidente comm. Veludo la nomina dei revi- 
sori dei conti, e fatto lo spoglio delle schede, risultarono eletti 11 
CO. Prampero ed il cav. BuUo, i quali si ritirarono in altra stanza 
insieme al tesoriere comm. Barozzi. 

Intanto il cav. Fulin pres3nta una mozione per invitare TAs- 
semblea a voler deliberare che sia prodotta al Ministero di Grazia 
e Giustizia una istanza affinch^, in base al disposto dall' art. 140 
del Regolamento suir applicazione della legge sul notariato, Y kt- 
chivio notarile di Venezia passi per la parte antica sotto la dire- 
zione e custodia dell' Archivio locale di Stato. 

Locch^ venne dall' assemblea approvato alia unammitii. 

Rientrati i revisori , il co. Prampero espone che, esaminati i 



465 

conti Consuntivo 1882 e Preventivo 1883; trovati regolari ed ogni 
cifra giustiflcata dagli allegati documenti, propone all* Assembled 
ch' essi vengano approvati, nei seguenti estremi : 
Consuntivo a tutto ottobre 1882 
Entrate compreso il civanzo in cassa del- 

r anno precedente L. 18374:81 

Uscite » 10798:15 

Civanzo in cassa . . . L. 7576:66 
delle quali, L. 2000 rappresentano la prima rata del sussidio mi- 
nisteriale per la publicazione dell' opera La topografia delta Ve- 
nezia dalV epoca romana alia discesa dei Longobardi in Italia. 
Preventivo a tutto Ottobre 1883 
Entrate compreso il civanzo dell' anno 

precedente L. 18986:66 

Uscite » 9400:00 

Civanzo L. 9586:66 

delle quali, L. 4000 a rappresentare la prima e seconda rata del 
sussidio ministeriale per La topografia delta Venezia. 

E I'assemblea, ad unanimity di voti, essendosi astenuti i mem- 
bri del Consiglio direttivo, ne deliberd 1' approvazione. 

Procedesi quindi alia nomina di due membri del Consiglio 
direttivo, in luogo dei signori comm. Barozzi e dott. Joppi uscenti 
di carica per anzianit^. 

Eletti scrutator! i soci cav. Bocchi e cav. Bertolini e fatto lo 
spoglio delle schede, si ebbe il seguente risultato : 
Votanti 18 

Barozzi comm. Nicold voti 16 
Gloria cav. Andrea » 14 
the furono proclamati eletti. 

L' ordine del giorno, recando la discussione del nuovo Sta- 
tuto, viene dal vice-presidente comm. Veludo invitato il relators 
cav. Stefani a darne lettura. Apertasi la discussione sopra ogni 
singolo articolo, esso nuovo Statuto venne, con poche modiflca- 
zioni sul progetto presentato dal Consiglio, approvato nel tenore 
che verrk publicato in fine del presente Atto Verbale. 

Stante 1' ora tarda, e per un riguardo al presidente comm. 
Lampertico, il quale si amerebbe d' aver presente alia discussion 



466 

ne, viene prorogata ad altra prossima seduta la trattazione del- 
r ultimo argomento posto air ordine del giorno cio6 : Discussione 
intorno alia nuova opera: La topografia deUa regione veneta 
dair epoca romana alia discesa dei Longdbardi in Italia, 
G la seduta k levata. 

H M. E. e Segretario 
6. Berchbt. 



INFORMAZIONE 

preeedeute il pro^etto di rifornia 
proposfo dal Coiisi^lio Dire<(ivo« 



L* instituzione in Venezia di una Societk di Storia Patria, 
tentata parecchie volte da privati, fu iniziata nel 1873. Una Nota 
di S. E. il comm. Scialoja ministro della Publica Istruzione, in data 
5 Marzo di quell' anno, invitava V on. senatore Mayr prefetto di 
Venezia a chiamare presso di sfe le persone piii competenti nella 
materia ; consigliava la forraazione della Society mediante asso^ 
ciazione di privati contribuenti come la Societk Ligure, promet- 
tendo poi da parte idel Governo nazionale sussidio annuo non infe- 
riore a lire 2000 (V. Arch. Ven., Tom. V, pag. 181). 

Di conseguenza, Ton. Prefetto convocava il 12 Aprile a. s. un 
Comitate Promotore, il quale deliberava la nomina di una Giunta 
di cinque membri, commettendole: a) di studiare rargomento sotto 
Taspetto economico; bj di indicare sommariamente Tindirizzo degU 
studi e delle publicazioni da farsi ; cj di tracciare uno Statute 
fondamentale. Riuscirono quindi eletti a cid i sigg. cav. prof. Ri- 
naldo Fulin, cav. Federico Stefani, cav. ab. Giuseppe ValentinelU 
prefetto della Biblioteca Marciana, cav. Teodoro Toderini direttore 
del R. Archivio di State , comm. Nicold Barozzi direttore del Gi- 
vice Museo Correr fAUo verbale, nell' Arch. Ven,, Tom. V, pag. 
185 e segg.). 

Questa Giunta, interpretando lo spirito piuttosto che la lettera 
della sudd. Nota Ministeriale, considerava anzitutto T opportunitii 
che la nuova societa, nonchfe servire per Venezia sola, si esten- 
desse a tutta la Regione Veneta, di guisa che si avesse a scope la 
illustrazione storica di tutte le citt& venete, e, conseguentemente, 
dovessero essere chiamati a far parte della societk anche i dotti 
delle provincie, insieme coi quali avrebbesi stanziato le Statute 
Sociale. 



468 

E del pari, riteneva di dovere discostarsi da I concetto mini- 
steriale ne* riguardi economici, proponendo ciofe che, in luogo di 
cercare la base economica del nuovo edifizio nelle contribuzioni 
private, si facesse appello ai Consigli Provinciali e Comunali ed 
altri Corp! Morali della Venezia , locchfe avrebbe conferito alia 
instituzione maggior decoro e stabilita. {Arch, Ven,, torn. V, pag. 
392 e segg. ). 

II Comitato Promotore, presieduto sempre dal R. Prefetto, 
accoglieva ad unanimita queste idee nella seduta del 17 maggio 
1873, e incaricava di porle in atto con piena autorit^ la Giunta 
stessa, che diveniva quindi esecutiva. Le pratiche da essa adope- 
rate, mediante le quali riusci con prudenza e con perseveranza a 
vincere gravissime difflcolta, perraisero che, colFappoggio efficace 
del R. Governo, dopo le prime adesioni venule naturalmente e 
generosamente dal Comune e dalla Provincia di Venezia, si potesse 
dichiarare costituita la Societk il 20 Maggio 1874 (Arch. Ven,, 
torn. VII, pag. 463 e segg.). Non avendo quindi tardato le altre 
cittii e provincie del Veneto ad aderire al programma, i loro rap- 
presentanti convennero coUa Giunta a Venezia il 3 Giugno 1875, 
e insieme stanziarono lo Statute (Arch, Ven,, torn. IX, pag. 185 
e segg. ). La costituzione definitiva della Deputazione Veneia 
sopra gli studi di Storia Patria, ebbe finalmente luogo in Ve- 
nezia il 1 Agosto 1875, e la Societa che aveva appunto preso quel 
nome pel carattere suo evidentissimo di publica instituzione, fu 
solennemente inaugurata nella festa di S. Marco, il 25 Aprile 
1876, nelle sale dello storico palazzo dei Dogi. (AtU della Deput. 
Anno I). ^ 

E noto come la Deputazione Veneta sia cresciuta rigogliosa 
negli anni susseguenti, e come gli studi storici siano da lei pro- 
mossi nella Venezia con impulso cosl vigoroso da pareggiare qual- 
siasi altra society storica italiana pel valore de*suoi membri e per 
r importanza delle sue publicazioni, in cpnsiderazione dalle quali, 
la Maesta del Re, con Decreto del 23 Febbrajo 1878 la decorava 
col titolo di Regia. 

Senonche, mentre si o provveduto con ottimo successo alio 
sviluppo scientiiSco, rimane ancora da flssare la situazione giori- 
dica della Deputazione nello Stato. Inoltre, T esperienza degli anni 
passati dimostrd V opportunity di rivedere lo Statuto, composio 
quando non avevasi ancora sufficiente esperienza del sistema mi- 
gliore di reggimento conveniente ad essa. Preoccupandosi perci6 



469 

di questi fatti, il Consiglio Direttivo incf ric6 la Presidenza di chie- 
dere in proposito il voto della Deputazione raccolta in assemblea 
a Vicenza il 23 Ottobre 1881. Vdottata all* unanimitk nel seno di 
questa la massima, fu quindi eletta una Commissione coU* incarico 
di riferire nel termine di sei mesi. Fu composta, oltre alia Presi- 
denza, dei soci effettivi membri del Consiglio, commend. Barozzi, 
comm. Berchet, prof. cav. Fulin e cav. Stefani relatore, ed 6 frutto 
dei suoi studi il disegno di ri forma generale che segue. 



STATUTO RIFORMATO 



DELLA R. DEPUTAZIONE VENETA DI STORIA PATRIA. 



Dli^poftlzlonl a^enerali. 

1 • La R. Deputazione Veneta di Storia Patria ha per fine di 
promuovere gli studi e mettere in luce i monumenti che servono 
ad illustrare, sotto ogni aspetto, la storia della Regione Veneta, 
della Republica di Venezia, e degli Stati che vennero a costituirla. 
La sua sede 6 in Venezia. 

•• La Deputazione provvede alio scopo pel quale fu insti- 
tuita, coi fondi che le vengono assegnati dal R. Govemo, dalle 
Provincie, dai Comuni della Venezia e da altri corpi morali, o con 
altre fonti. 

S« La Deputazione 6 composta da : 
a) Membri effettivi, 
h) Membri onorarl, 
c) Socl corrispondenti. 
4« L*Ufficio di presidenza della Deputazione, 6 composto da: 
a) un Presidente, 
h) due Vice-presidenti, 
c) un Consiglio di sei membri. 
L*Ufficio di presidenza 6 scelto fra i soli Membri effettivi, 
fatta eccezione del Presidente che pud essere eletto anche fra i 
Membri onorari. 

S« La Deputazione si raccoglie una volta ogni anno in As- 
semblea generale; ma TUfficio di presidenza, o p^ iniziativa 
propria o dietro iniziativa di almeno 10 Membri effettivi, ha ftooKi 
d* invitarla ad Assemblee straordinarie ogni volta che lo gindidii 
(^portano. 



471 

A« Le publicazioni della Deputazione si dividono nelle serie 
seguenti : 

a) Documenti o loro regesti, 

bj Statuti 6 leggi, 

c) Cronache e Diarii 

dj Miscellanea, 

ej Atti , comprendenti i resoconti annuali , i lavori letti 
nelle Assemblee ed altre comunicazioni dei Membri della Depu- 
tazione. 

■y. Ogni Membro o Socio pud presentare i lavori che erode 
utili agli scopi della Deputazione. Questi lavori sono esaminati 
dair Ufficio di presidenza, che, qualora ne sia il caso, ne propone 
la stampa a) voto delF Assemblea. Nel caso contrario , il ms. 6 
restituito air A. I lavori brevi destinati alia Miscellanea, potranno, 
in caso d*urgenza, essere ammessi alia stampa col voto della mag- 
gioranza del Consiglio; ma Tammissione dovrk essere giustifl- 
cata neir Assemblea prossima. 

8« Ogni lavoro publicato direttamente e a sue spese dalla 
Deputazione, diviene propriety sua, r\b potrk essere ristampato 
senza la formale adesione dell' Assemblea, dietro rapporto deir Uf- 
ficio di presidenza. 

•• L' autore o il compilatore di un' opera, ha diritto a cin- 
quanta esemplari di essa. Qualora si tratti di lavoro collettivo, il 
numero degli esemplari da distribuirsi fra gli autori o compilatori 
potr& essere aumentato ; ma non oltre il limite di esemplari ses- 
santa. 

nembrl etteitl\l. 

10» n numero dei membri e£fettivi della Deputazione, 6 As- 
sato a trenta. La loro elezione neir Assemblea, si fa dietro presen- 
tazione di una tema discussa precedentemente dalF Ufficio di pro- 
sidenza. Devono essere cittadini italiani. Sono scelti fra i piii di- 
stinti cultori degli studt contemplati dalla Deputazione, e, in via 
ordinaria, dalla classe dei Soct corrispondenti. 

1 1 • I Membri effettivi dovranno avere il loro domicilio nella 
Venezia. Quel Membro effettivo che trasferisca il suo domicilio 
fuori del Veneto, passa per questo fatto nella classe dei Soct corri- 
spondenti. Riprendendo poi il domicilio nel Veneto, rientrerk, ri- 



472 

chiedendolo, ne' suoi diritti, tosto che si veriflchi una vacanza fra 
i trenta. 

!%• I Membri eflfettivi hanno voto nell' Assemblea, e fra loro 
sono scelte le cariche di cui all' art. 4. Dalla loro nomina in poi, 
essi hanno diritto ad un esemplare di tutte le opere che si publi- 
cheranno direttamente dalla Deputazione, e ricevono il periodico 
Y Archivio Veneio. Nei casi di vacanza, essi hanno facolta di pro- 
porre Felezione di altri Membri effettivi, non meno che Soci cor- 
rispondenti con lettera diretta al Consiglio e motivata ; ma la pro- 
posta dovra precedere almeno di un mese V adunanza deir Assem- 
blea. 

1S« I Membri effettivi sono in dovere di contribuire ad ogni 
IncremeLto della Deputazione, sia con nuove opere proprie, sia con 
personali prestazioni, o rapporti, o commission!, quando la Presi- 
denza ne li richieda nell' interesse deir instituzione. Qualora, senza 
motivo giustificato, trascurino di compiere gli obblighi loro e gli 
incarichi che avessero assunti o che loro fossero stati demandati 
dalla Presidenza, trascorso un anno dopo un awertimento della 
Presidenza stessa, sono considerati rinunciatari. 

Hembrl onoraii. 

14« Sono eletti Membri onorari colore che, nell* intemo o 
alPestero, per benemerenze special! verso la Deputazione o gli 
studi storici, possono contribuire air onore e all' utile deir insti- 
tuzione. Intervenendo air Assemblea, assi hanno diritto alia parola. 
n Presidente che fosse scelto da questa classe, durante il suo uiS- 
cio godrk di tutti i diritti spettanti ai Membri effettivi. 

Soci corrlspondenii. 

1 S* I Soci corrispondenti scelti fra i cultori e gli amatori 
degli studt di cui si occupa la Deputazione, sono inlemi, cio& do- 
miciliati nella Venezia, ed estemi. 

1 •• I Soci corrispondenti intemi, non piii di quaranta, sono 
in dovere di concorrere coi loro lavori al lustre deUa Depatazio- 
ne, e di prestarsi ogniqualvolta V Assemblea o la Presidenza fac- 
cia appello all* opera loro. Sono a loro distribuiti gli AM della 
Deputazione ; intervengono alle Assemblee, e possono prendervi la 
parola. 



473 

1 "y. I Soci corrispondenti esterni, non hanno obbligo alcuno, 
ma, coir accettazione, sono impegnati a concorrere nel modo mi- 
gliore a vantaggio dell' instituzione. Quando poi prendano domi- 
cilio nella Venezia, sono parificati ai corrispondenti interni ; come 
del pari i corrispondenti interni, allontanandosi dalla Venezia, ven- 
gono considerati come corrispondenti esterni. 

UlDclo dl PretildensEa. 

18. L'Ufficio di presidenza della Deputazione, costituito co- 
me air art. 4, esamina e propone air Assemblea i lavori da publi- 
carsi ; ne dirige e sorveglia la stampa ; discute i titoli e prepara le 
terne per nomine dei soci ; amministra il patrimonio della Depu- 
tazione ; tiene il carteggio pegli affari correnti ; nomina gli impie- 
gati che Y Assemblea riconobbe necessarl, e li revoca qualora non 
corrispondano all' ufficio loro. Le deliberazioni dell' UflScio sono 
prese a maggioranza di voti. 

19* I Membri deir Ufficio di Presidenza residenti fuori di 
Venezia, nel caso di riunione, ricevono una indennita di viaggio 
in ferrovia, pari al prezzo di un biglietto di prima classe dalla sta- 
zione ferroviaria di partenza a Venezia e vice versa. Una inden- 
nita simile 6 corrisposta ai Membri residenti a Venezia, se awen- 
ga che la riunione si tenga fuori della sua sede ordinaria. 

Prefildeiite. 

90m II Presidente della Deputazione 6 nominato dall' Assem- 
blea. Esso dura in carica tre anni, e non pud essere rieletto se 
non dopo 1' intervallo di un triennio. 

^ 1 • II Presidente rappresenta la Deputazione presso le au- 
toritk, e nei contratti ed atti ne' quali essa interviene come parte 
civile. Convoca V Assemblea in via ordinaria, e, se lo giudica ne- 
cessario, anche straordinariamente. Raccoglie il Consiglio quando 
ne riscontra 1' opportunity, e vi presiede. Distribuisce le commis- 
sioni ai singoli Membri della Deputazione, cosl quelle discusse 
neir Ufficio di presidenza, come le occasionali. Sottoscrive i di- 
plomi, i mandati di pagamento, i resoconti, i rapporti destinati ad 
essere presentati all' Assemblea o publicati. 



SH 



474 



\lee President!. 



**• Sono nominati, come il Presidente, dall' Assemblea, e 
durano in carica lo stesso periodo di tempo. In mancanza del Pre- 
sidente ne compiono le funzioni, e in ogni caso, hanno, nell' Ufficio 
e nel Consiglio, voto deliberativo. 

Its* Se il Presidente non 6 domiciliato in Venezia dove ha 
sede la Deputazione, dovra trovarsi in questa condizione uno dei 
Vice Presidenti. 

Consig^Ilo. 

*4« II Consiglio 6 nominato direttamente dall' Assemblea, ed 
6 composto di sei Membri effettivi della Deputazione, quattro dei 
quali devono avere il loro domicilio a Venezia. Esso si modifica 
ogni anno per terzo e per anzianita. 

%l&m II Consiglio e convocato con invito della Presidenza 
spedito dieci giorni prima dolla seduta, coll' indicazione delle ma- 
terie da trattarsi. In caso di urgenza, potranno peraltro essere con- 
vocati i Membri residenti a Venezia, o dalla Presidenza diretta- 
mente dietro iniziativa di tre di loro d' accordo con un Membro 
della Presidenza, e le loro deliberazioni saranno esecutive; ma 
r urgenza sara giustiftcata dal Presidente nella seduta ordinaria 
successiva. 

^B. I quattro Membri del Consiglio domiciliati in Venezia, 
si dividono fra loro le mansioni relative all' amministrazione della 
Deputazione, cio6 : di Segretario, Cassias, Bibliotecario e Archu 
vista, Ciiratorc delle stampe. Una Sezione del Regolamento, ne 
determina le singole attribuzioni. 

%^. In caso di impedimento del Presidente e dei Vice Presi- 
denti, ne fa le veci il Membro anziano del Consiglio residente in 
Venezia. 

itsfieinlilea. 

AS* L* Assemblea della Deputazione si raccoglie, in via or- 
dinaria, una volta 1' anno, e in via straordinaria quando le circo- 
stanze lo richiedano (art. 5), dietro circolare del Presidenta dira- 
mata 15 giorni prima del giorno assegnato, nella quale 6 indicato 



475 

r ordine delle materie da trattarsi. Contemporaneamente aUa cir- 
colare, V avviso della convocazione dovra essere publicato nei 
giornali di Venezia, e nei giornali della citta dove V Assemblea 
avra luogo. 

%9. U Assemblea si raccoglie per turno in una delle cittk 
della Venezia, ch' essa designa volta per volta V anno prima. Essa 
6 ritenuta legale, quando il nuraero dei Membri effettivi presenti 
raggiunga il terzo, piii uno, del loro totale. In caso che non si 
raggiunga tale numero, la Presidenza fissera una seconda convo- 
cazione in Venezia, nella quale le deliberazioni saranno valide qua- 
lunque sia il numero de' soci intervenuti. 

30« L' Assemblea tiene, possibilmente nello stesso giorno, 
due sedute, cioe una privata, V altra publica. 

31* Nella seduta privata, sono ammessi i soli Membri e Socl 
della Deputazione. Sono argomento di pertrattazione le comunica- 
zioni della Presidenza, i resoconti morale ed economico, le propo- 
ste di nuove publicazioni e di nomine e, in generale, tutti gli aflfari 
sociali. — II consuntivo viene esaminato da revisori scelti per un 
triennio dair Assemblea, e dev' essere da lei appro vato. 

SUm Le nomine, V appro vazione del consuntivo, le proposte 
di nuove publicazioni, si votano a scrutinio secreto, e sono accetta- 
te quando si raccolga la maggioranza assoluta fra i votanti. La 
scelta della citta per V adunanza dell' anno seguente, si fa per al- 
zata e seduta. 

33* La seduta publica ha luogo in forma solenne, coir invito 
delle Autorita locali. Tengono il seggio il Presidente della Depu- 
tazione, i Vice-presidenti e il Membro del Consiglio che funge da 
Segretario. Dopo un discorso del Presidente, il Segretario espone 
i lavori della Deputazione nei corso deir anno e i suoi progressi. 
Si da quindi lettura di una dissertazione appositamente scritta so- 
pra argomento della storia locale. 

9 A. I Resoconti e le letture di cui agli art. 31 e 33, raccolte 
dal Segretario, saranno publicate negli Alii della Deputazione. 

Dei rapporti della Deputazione col Governo^ colle Provincie 
e coi Municipi^ con altri Gorpi scientiflci e coi Priyati. 

36* La Deputazione presenta annualmente al R. Ministro del- 
r Istruzione Publica il resoconto dei suoi lavori, e due esemplari 
di tutte le opere da lei direttamente publicate. 



476 

SO* I Municipi e le Provincie, che sussidiano la Deputazio- 
ne oltre la somma annua di 1. 100, ricevono un esemplare delle 
opere da lei direttamente publicate. Sono distribuiti gli Atti a tutti 
gli Enti morali che corrispondono meno della somma suddetta. 

8V« E ammesso dalla Deputazione il sistema degli scambi 
colle Societa o Accademie storiche nazionali e straniere. Sark cura 
della Ppesidenza di mantenere ed allargare quanto piii sia possibile 
questi rapporti suUa base di cortese reciprocanza, e del comune 
interesse per V incremento degli studi. 

9%. Alle serie delle piiblicazioni indicate all' art. 6, vanno 
aggiunte le publicazioni messe in luce da uno o piu Membri della 
Deputazione, ma che sono da lei soltanto sussidiate. In questo 
caso, rUfficio di presidenza, dietro maturo esame del valore del- 
r opera e delle condizioni del bilancio della Deputazione, sem- 
prech6 non ne abbia a soffrire il progresso ordinario delle serie 
come air art. 6, propone il sussidio nei limiti che trova conve- 
nient!. Ottenuta T approvazione dell' Assemblea, la publicazione 
in discorso porta sulla coperta 1' intitolazione : R. Deputazione 
Venela di Sioria Patria, L' opera rimane del resto interamente 
indipendente dall' amministrazione della Deputazione , la quale , 
air infuori del vincolo del sussidio votato, h libera da qualsiasi 
altra responsabilit^. Gli autori o gli editori dell' opera sussidiata 
corrispondono poi, dal canto loro, un numero di esemplari di 
essa il cui prezzo ragguagli interamente T importo del sussidio. 
Questi esemplari sono consegnati all' Ufficio di presidenza, e ven- 
gono dispensati secondo che all' Assemblea piace di disporre. 

Patrlmonlo deUa Deputaadone. 

99^\ II patrimonio della Deputazione, che consta della Biblio- 
teca, dei deposit! delle publicazioni sociali e delle risultanze di 
cassa, h amministrato dall' Ufficio di presidenza, come agli art 18 
e26. 

40* Nel caso di scioglimento della Deputazione^ rAsaemblea 
deciderk sulla liquidazione del patrimonio sociale. 

4 1 • Le mutazioni ed aggiunte che, col volgere del tempo, si 
veriflc^ssero necessarie nel presente Statute, dope di essere state 
studiate dall' Ufficio di presidenza , saranno indicate per esteso 
nella lettera d* invito all* Assemblea, e non potramio essere am- 



477 

messe se non si trovino present! alia deliberazione almeno i due 
terzi del Membri effettivi. 

itrtlcolo tranfiltorlo. 

419* Alio scopo di diffondere maggiormente gli Atti proprl 
e quelle comunicazioni dei Membri o Soci che non trovano luogo 
nelle serie di cui all* art. 6, la Deputazione, mediante una conven- 
zione speciale colla Direzione del periodico trimestrale Y Archimo 
Veneto, tiene a propria disposizione fogli tre di ogni puntata di esso. 
La Direzione suddetta fornisce inoltre trenta esemplari di ogni pun- 
tata da essere distribuiti ai Membri effettivi della Deputazione, e 
cento esemplari degli Atti estratti, che vanno diramati ai Soct cor- 
rispondenti e agli Enti morali di cui agli art. 17 e 38. 



A pagiDa 26, linea 16, di questo volume corse un errore che voglfamo 
correggrerei quantanque ogni iDtelligente lettore possa correggerlo di per s^. 
Invece di leggere « ed era cugino di Francesco » si iegga « Qaesta era cu-^ 
g^na di Francesco ». 



Giovanni Bunohi, Oertnfe responsabik^ 



INDICE. 



Memorle orlgliiallt 

Cnrlo Goldoni o Ic sue Memorie. Frammenti (E. von Loehner) . . . pag. 5 

Intorno a Marino Sanuto il vecchio, Btudii di E- Simonsfeld ... *> 251 

D<NMiiiicnU llluntratt. 

Libri e mobilie di casa Aleardi al principio del secolo XV (Carlo 

Cipolla) » 28 

Delia cittadiDanza di Chio(^ia e della nobilUi de' suoi antichi con- 

sigli [Continuazione] (C. Bulio) » 54 

» » {Continuazione eflne) . . . . , >> 290 

Le rubricbe del Lihri Misti del Senato perduti trascritte da Giu- 
seppe Giomo. 

Pyranus >• 82 

Intula » 83 

Smonia » ivi 

Parenlium . » 84 

Ruhinium /> M 

Umagum >» 85 

Capitauei Paysenatici terre nostre Tstrie in geuerali sumpie et 

Sanctus Laurentius in speciali » ivi 

Belforte » 87 

Comes Gorieie et alie terre Tstrie non nostre » ivi 

Patriareha Aquilegie et Forumiulium » 88 

Tstria et ligna custodie » 92 

Forenses » 93 

Tunisium » 95 

Janua et Sagona » 96 

Mediolanum » 97 

Plaeentia » 99 

Cume » 100 

Briaia » M 

Mantua et Mutina » 101 

Parma » 103 

Bononia » M 

Ferraria €t Argenta , • . . » » 10ft 



479 

Rex Boemie in Lomhardia. Reg turn et alia Lomhardia non spe- 

cificata superius pag. 109 

Florentia et Tascia » 110 

Imperator Romanorum et Alamania . . . . ! » 309 

Padua » 316 

Verona et Vincentia et domini de la Scala pro eis et eliam aliis . » 319 

Tarvisium et loca illorum de Carnino » 320 

Feltrum et Cividadum » 326 

Terre nostre a Qrado ad Caputaggeretn » ivi 

Nostri Rectores omnes generaliter » 327 

Theotonici et Fonticum » 328 

11 Dialetto di Verona nel secolo di Dante (Lalgl Gaiter) » 329 

Appendice agli studii sulla Cronaca Altinate (Enrico Slmonsfeld) . » 111 
Lettere inedite latine ed italiane di Aldo Manuzio il giovane rac- 

colte dal dott. Antonio Cerati » 132 

Provvedimenti presi dal Consiglio di Verona in occasione della pie- 

nad'AdigedeI1757(C. Cipolla) » 280 

Aneddotl fiitorlcl e lietlerari* 

LXXXVllI. — Bapcandus o Bercandus? (6. B. Salvioni) .... » 177 
LXXXIX. — Giacomo Casanova ed Alberto von Haller (Ermanno 

von Loehner; » 185 

XC. ~ La tomba di maestro Simeone orcfice (C. Cipolla) . » 405 

Basiftegiia lilliliograllca* 

Wilhelm v. Qiesebrecht, Geschichte der deutscben Kalserzeit (C. 

Cipolla) 

Carlo Goldoni e Venezia nel secolo XVIII di Ferdinando Galanti (E. 

von Loehner) 

Biograpbie universelle des musiciens par F^tis. Supplement 

de M. A. Pougin [Continuazione] (6. SalvlofI) .... 

» » (Continuazione efine) 

II duomo di Aquileia nei Blatter des christlichen Kunstvereines der 

Diocese Seckau (P. Mugna) » 432 

Varlela. 

Bibliografia degli opuscoli rclativi al Concilio di Trento e stampati 
in Brescia durante lo stesso Concilio. Appendice II al Muzio Ca- 
lini (L. ¥h d' OstlanI) » 235 

CommeiiioraBloiBl. 

Antonio Baracchi (B. CeoohettI) » 450 

Ignazio ZenU (Q. L. PatuzzI, Gluoeppe Biadego) » 456 



» 


i»V 


» 


203 


» 


211 


» 


410 



480 



Atli della B. DepotertOBie Tenela tU Storia Patrla. 

Presidenza, Consig^lio Direttivo e Soct Ordinarl pagr< 460 

Circolare della Presidenssa » 462 

Processo Verbale deir Adunansa generale privata tenutasi in Vene- 

zia 11 27 Dicembre 1882 nella sede della Deputazione .... » 468 
loformaziono precedente 11 prog^etto di rlforma proposto dal Con- 

Blglio Direttivo » 4S1 

Statato riformato » 470 



ARCHIVIO 

N E T 



BBLICAZIOSE PISRIOtUCA 



TOUd T^UI-PAtlTt ' 



MK2. 




BELLA H. DEPUTAXIONE ATENI 

mWK m SITDI HI STO«I\ rATIII\ 



j,ib?i t'ljmob'iuioniili ijella Repablicu tli VenuMiu. 

Bege*tJ. Tomo I. Venczia, ]i?76, 4-' . . 
I«)bri Oaniiueiuoriali <li'll» Itc|Mit)lt(-.u (}i Vctmiu. 

lUvesl). Tomo U. \eniHio, lS7fl _ 

(lolla n. IVputaitJotie V'-ncUt di Storia Vv.i , 

Annf> 1. II. IIL \Vu.-ritt, 137(1. H, 76, 4. 
:i d&Ha It. noimtaxiiiritf Vpriotu <li Sturiu rutriiit 

Annt 1870-fii)-81 ('rdit^'unin^mimoffij , . 
bco Diplomutjco Padovaaa dul n:-colo n&to » > ' 

V iiufW'iino Viaiotia, 1877. 4/ , . - 
ec llifilomalico PadovaDO dnir nnnfl llfll 

pact' di GmUiuKu ll'arte I.) N't'iiusJa, 187fl 
ttw Uiploaotico Pndoraiiri {P. H). Vitucaio. l*Wl 
II at Diplorriiita ruR V<!ntttnv, (j<i-uc<*.ue nbjiH! Lovauiil 

il lust™ n tin. VpL.'irift, IRiMi 

pill di Carh>(^'ftKii di^llii R^'giinii.' Vmititu. A'vu«ni, 

18»l. ■*." 



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L ARCHIVIO 


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rilMIUrX ALL'llifVOSIMOirH Bl NiPOtl 1871 
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VKNEZIA 
usa. 



Itiut>i>|ii\». Hrar htasl'lu FvUn.H A'«aI/*». i 

MM, A." .^(17(V, P«H«.(<t. 

AuntN'iniiAyiiwK, Tip, 'M Oooiiwroio dl 



■[(•(•II Jf W*^»fi» Wni-H Iwi^t 'tf ft (v 



I AM«i'<lt*"Htll«tuilil <mpa CMaavn AltUiitt* ;E»Pl«a WoMiWdt 
pi.lto«uiiliitt. AilcriaCaratl - . - 

AvtM'UTi STUunu 1ft liKnniAiii. 

. itMcUMtniJ ^H. B. SkWMl 

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