•- ^ —wMa
141*1
FOR THE PEOPLE
FOR EDVCATION
FOR SCIENCE
LIBRARY
OF
THE AMERICAN MUSEUM
OF
NATURAI HISTORY
:
ATLANTE ORNITOLOGICO
Uccelli Europei
1. Aquila reale (rf- semi-ad.). 2. Aquila reale (2 giov.). 3- Aquila imperiale (ad.). 4. Aquila imperiale feiov.).
5. Aquila reale (e? ad.).
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
Atlante ornitologico
-
Sq^ì (^}
<r
UCCELLI EUROPEI
cox Notizie d'Indole Generale e Particolare
PEI,
D. K E. ARRTGON1 DEGLI ODDI
Professore pareggiato ili Zoologia nella R. Università <li Padova,
Membro <lii Comitato Ornitologico Internazionale, dell'Unione Ornitologica Inglese e Americana,
della Società Ornitologica Tedesca, della Centrale Ornitologica Ungherese, eie.
CON 50 TAVOLE COLORATE
E DUECENTODIECI DISEGNI INTERCALATI NEL TESTO
rCO HOEPLI
DELLA I'KAL CASA
ANO
:_ -_- -.
Dedico questo volume a' genitori miei, rammaricandomi di non
saper commettere a ben più degna opera il carissimo nome e i.a
imonjanza \>ya. mio affetto, della mia gratitudine per i
li esempi da essi offertimi. per la tenerezza prodigata al-
l'unico figlio in ogni ora della vita. oh 5si, miei adorati,
ear palese ed eterna la vostra virtù, il cuob vostro!
13 Otì
E. aeeh;o.vi degli Oddi.
<g&m*3g*^ì&*S&rt ! i^ *+t \ ?&*+l ì)+b®rt i >+ x .
TPrefa^zionje
Nel settembre /DUO il nostro valoroso Editore comm. lirico Hoepli m'invitava con h
più cortesi parole, a compilargli un lavoro siili' Ari/aiuto Europea, che illustrasse le specie
ili uccelli elie vivono od appariscono entro tali confini, serbando perii un'impronta che ren-
desse il libro accessibile a' pili e ili uso popolare. A questo uopo egli acquistarti il diritto
di riprodurre le tavole dell'opera « Die Vogel Europasn del signor Arnold, le quali, te-
nuto anclie il debito conto dell'esiguo prezzo del volume, sono in generale belle e somi-
glianti; <l queste io ne aggiungevo due altre, raffiguranti uccelli poco noti o rari e non
illustrati dall'Arnold ; e ne affidavo l'eseeniione al mio amico Prof. />'. Lara, della Scuola
degli Artigiani in Padova, la cui arte di disegnare s'armonizza alla piò scrupolosa esat-
tezza. Il comm. Hoepli poi, vigile sempre a mantenere l'alta reputazione meritata dalle sur
pubblicazioni, mi autorizzarli ad ornare il lesto di mi merose figure schematiche, che furono
pure commesse al sullodato Prof. Lara.
Mi accinsi tosto all'impresa con grande ardore, sennonché un viaggio scientifico in
Sardegna, Che durò oltre due mesi, la sospese: ed altra sosta ebbe a subire, quando reca-
tomi a prender parte al Congresso Zoologico Internazionale di Berlino ed imbattutomi nei
Colleghi delle precedenti Adunanze di Cambridge, Parigi, Serajevo etc. con alcuni di essi
peregrinai a risilarc i Musei e Ir Raccolte prirate della tierinnnia. Perciò non mi fu pos
sibile conseguii re il manoscritto prima del Xorcmhrr IDDI . dopo oltre sei mesi di faticoso
lavoro, che tale infatti può. senza iattanza, giudicarsi per l'enorme letteratura sull'ar-
gomento e il numero delle specie e delle sottospecie, (oltre 600), che ducetti illustrare e som-
Diariamente deserirere.
Mi agevolarono questa impresa, soverchiamente ardita, è mestieri confessarlo, e le
ricche mie Collezioni e la mia biblioteca, le quali io cominciai a mettere insieme, con cero
entusiasmo, fin da qua mio non coniarti che quindici anni, e seguitai poi pazientemente ad
accrescere per più che tre lustri, lino ad oggi; mi aiutarono ancora le visite fatte ai mag-
giori Musei d'Europa; i parecchi miei viaggi scientifici ; la corrispondenza coi più noti Or-
nitologi, a molti dei quali sono legato di cordiale amicizia; una fila insomma (mi si lasci
correr la frase) quasi esclusivamente vissuta mi .Mondo Oniitico.
;•/,'/:; izione
Certamente è lungi da me la presunzione di aver fatto ninni completa, ma è altret-
tanto viva la speranza ili aver fedelmente rappresentato' a qual punto oggi si trovi V Ornito-
logia Europea e d'aver impresso al mio lavoro un carattere, quanto almeno ho più saputo,
moderno, sì che esso apparisse ni corrente della Scienza.
Non seguì una classificazione affatto recente e ne esposi le ragioni nel relativo Capi-
tolo ; omisi per brevità i nomi classici delle lingue più note i dialettali italiani <■ In sino-
nimia scientifica, limitandomi a citare quando diversificavano, i nomi adottati nelle Open
sull'Avifauna locale dal Conte Salvadori e dal Prof. GiglioU, due astri fulgidi del sapere
ornitologico.
Molti Ornitologi mi hanno grandemente aiutato, sia coll'invio delle loro pubblicazioni,
sia colla loro autorevole panda o colf illuminato consiglio; in mando a tutti una viva pa-
rola di ringraziamento; ma doveroso e gradito mi torna ricordare in modo speciale i seguenti:
Inghilterra : //. E. Dresser; E. Hartert; A. Newton; Udii. W.Rothschild;R. B.Sharpe.
Norvegia: K. Collett.
Francia: L. Bureau: f Barone d' Hamonville ; Oh. r. Kempen; A. Suchetet.
Austria-Ungheria : S. Brusina; C. Hellmayr; L. Lorenz con Libumau; -/. von
Madaras:; 0. Eeiser ; V. Tsclvusi zu Schmidhoffen.
Germania: Conte di Berlepsch; /«'. Blasius; <>. Kleinschmidt ; A. Eeichenow.
St;iti Uniti d'America: L. Stejneger.
Italia: (/. Damiani; E. 11. GiglioU; G. Martorelli; Conte V. Salvadori; G. Valimi.
Termino quindi col rivolgere le espressioni della mia ricoiiosccir.a al solertissimo
coni m. Hoepli, clic ha in ogni inailo, con ogni largliezza cooperato alla fortuna del libro.
Se questa non sarà per corrispondere a' comuni sforzi, la colpa non sarà eerto di Ini : sarà
tutta mia.
e, militi: (Moìiselice), lo gennaio 1!>0'J.
E. Akrigoni degli Oddi.
INDICE (tEXERALE DELLE MATERIE
Dedica
Prefazione
Posizione delle tavole colorate
Indice delle figure intercalate nel testo
A. - Struttura esterna degli Uccelli
B. - Penne e loro struttura .
a) Aberrazioni di colorito
b Muta ....
e) Pterilografia
Mimetismo ....
Dimorfismo ....
Ibridi .....
Femmina in abito di maschio.
Teratologia ....
Lunghezza della vita negli Uccelli
PARTI'
c.
I).
E.
F.
e;,
il.
La Distribuzione Geografica degli Uecell
<di Uccelli e l'Agricoltura
Le Migrazioni degli Uccelli
Il ( 'auto degli Uccelli
Notizie snlle Uova e sulle Nidificazioni degli
Descrizione delle Caccie maggiormente usate
('accie di Sardegna. ....
Classificazione degli Uccelli
Sguardo storico-bibliografico sull'I Ornitologia
Materiali per una Bibliografia Ornitologica E
« Europa in generale .
5) Isole d'Islanda e Far Oer
cj Scandinavia e Danimarca.
d\ Isole Britanniche
e) Francia ....
i i Olanda e Belgio
g Svizzera e Savoia
h) Penisola Iberica
i Germania e Austria-Ungheria
V) Penisola Balcanica .
ni) Russia ....
hi Italia ....
lecci
in II
latro]
irope
PRIMA.
li
tlia
s<V
ì\
oq |
C<;
rag. vii
XIII
XV
3
18
2]
22
L'I
25
27
tri
28
iri
29
30
34
11
15
Hi
SO
71
SI
115
132
ivi
133
ivi
135
138
140
111
ivi
1 IL'
III
ivi
iis
ATLANTE ORNITOLOGICO
a')
Italia in generale
>■'.
Trentino
e"
Dalmazia
•r
Veneto
Lombardia ■
V)
Piemonte
.'/'!
Ticino .
h>)
Nizzardo
V)
Liguria
V)
Emilia e Marche .
ni '
Toscana
*')
Roma .
»')
Napoli e Italia mi
!»'
Sicilia .
9'J
Malta .
r'j
Sardegna
'')
Corsica
oridii
mule
Pag. 1 is
152
ivi
» L57
159
i v i
ivi
. 160
» ivi
» 161
» 162
ivi
k;:;
. 1 64
• ivi
» 165
PARTE SECONDA.
Indice Sistematico dogli I cecili Europei descritti nel presente lavoro
Cenni descrittivi ed osservazioni sugli Uccelli Europei .
Indice generale ..........
Errata-Corrige ..........
l'ini. III-XXV
1-547
549
567
POSIZIONE DELLE TAVOLE COLORATE
Tavola I
Pag. Frontispizio
li
8 Parte II
]]] .
16
IV .
L'I
V .
32
VI .
IO
VII .
48 »
Vili
56
IX .
61
X
72
XI .
80
XII .
ss
XIII
96 »
XIV.
101
XV .
112
XVI
• 120
XVII
. 128
XVIII
» 136
XIX.
114
XX .
152
KXI.
160
XXII
168
XXIII
17»;
XXIV
181
XXV
192
Tavola XXVI Pag. 200 Parto I]
XXVII 208
XXVIII 216
XXIX 224
XXX 2:;2
XXXI - 240
XXXII 248
XXXI II 256
XXXIV 264
XXXV 272
XXXVI 280
XXXVII 2Ss
XXXVIII » 296
XXXIX 304
XL 312
XLl 320
XLII 328
XLIII 336
XLIV 344
XLV 352
XLVI 360
XLVII » 368
XLVIU 376
XLIX » 384
1 392
[NDICE DELLE FIGURE INTERCALATE NEL TESTO
PARTE PIUMA.
1. figura schematica del corpo di un uccello, per mostrare cenni' le sur parti sou
nella terminologia .......
2. forme principali ili becchi ......
'■'. Tarli del becco. ........
1. Ala <li mi Uccello ........
5. Principali l'orine dulia coda di un Uccello (da Coues). Sulla curva a-c tra le
deve mettersi la lettera il. .... .
li. Piede siiiilattilu lli-iilo) .......
7. Piede di Marena penelope Anatinae ....
8. Piede di Fnligula fuliyula iFuiigulinae) ....
U. Piede totipalmato (Phalacrocorax) .....
10. Piede lobato iSrnsso). .......
11. l'ielle pettinato (dallo cedrone). .....
11'. Diagramma del rivestimento cutaneo del tarso (da Coues)
13. Diagramma di una penna. ......
14. Diagramma delle parti di un Vessillo ....
15-16. Pterilii della superiice dorsale e addominale di un Rondone (Apus apus). V
pertico addominale. Pig. 6-Superfiee dorsale (da Vitzseh)
17. Il Mondo (da Silurili) .......
18. Gli Uccelli attorni) al Fani d'Helgoland, in una notte durante lo iniziazioni
19. Nido di Gazza
20. Nido di Balestracelo. .......
21. Nido di Scricciolo ........
22. Nido di Codibugnolo .......
l':i. Nido di Cannareccione .......
L'4. Nido di Zigolo giallo .......
25. Nidificazioni di Aironi in Ungheria (da Seebohm |
26. Nido di Cicogna, bianca .......
27. Lago della Passaura (Valle Zappa) .....
28. Hotte detta Puntale della Passaura nell'omonimo lago (Valle Zappa)
29. t'asoli di Valle Zappa .......
30. Gruppo di Uomini di servizio, in un giorno di caccia
31. Barca da caccia ........
32. Grappo di Uomini di servizio, ritornando a casa dopo la cucili
i'Iiì
liliali
lettere '<-</
da (
litici
Pag.
:ì
i
5
li)
1 I
Hi
!/'/
ili
ivi
ili
17
iri
IH
L'I
30
i ;;
r.ii
iti
M
ivi
ili
52
ili
.
63
iri
iil
65
66
67
VII. \ N I 1 ORNITOLOGICO
33. Camminando sul ghiaccio in Vallo Zappa nel gennaio L893 ......
34. (' ilo ili ghiaccio formatosi nel gennaio 1889 in Valle Zappa .....
35. I.a Guida del Capo Mannn ............
36. L'Autore cou due Guide alla caccia degli Avvoltoi nei dintorni ili Capo Caccia (Alghero)
."7. L'Autore e Vittorio l'ai Nero ritornando dalla Barbagia Ollolai, dopo d'aver ucciso l'Av-
voltoio degli agnelli .............
38. Recandoci allo Stagno di Sassu, noi carretto sardo ........
Pag.
68
liti
72
73
74
B. - PARTE SECONDA.
39. Testa di Neophron percnopterus ......
10. l'iedo dello stesso .........
41. l'iede di Accipilrr nistts, gr. uat. .....
II'. Ala di Circns macrurus, '/ gr. nat. .....
13-44. Testa ili Circns cyaneus, vista di fianco e di faccia. ' gr. nat.
45. Ala dello stesso, '/, 8 T - ""■*• .......
Hi. Ala di Cirviis pygargus, '\ gr. nat.. .....
17. lesta di Buteo buteo, ' gr. nat. ......
48. Tarso ili Archibuteo lagopus, ' gr. nat. .....
IH. lesta (li Aquila chrysaètus .......
50. Piede della stessa .........
51. Becco (li Aquila maculala. '/ gr. nat. .....
52. Becco ili Aquila orientalis, ' gr. nat. .....
53. l'iede ili Ifaliai/iis ulliìcilla, gr. uat. .....
54. Testa di Circaetus gallicus, ' gr. nat. .....
55. L'iede dello stesso, ' gr. nat. .......
56. Becco di Milvus milvus, ' '., gr. nat. ......
57. Apice della coda di Milvus milvus, ' , gr. uat.
58. Apice della coda di Milvus korschun, ' , gr. nat.
59. Testa di Pernia apivorus, ' gr. nat. .....
fio. Testa di Hicrafalco cherrug, '/, gr. nat. .....
(il. l'iede di Hicrafalco Feldeggi, ' , gr. uat. .....
02. l'iede di Falco peregrin us, '/., gr. nat. (nel testo per errore tu stai
Gii. 'lesta dello stessa, ' e,r. nat. .......
64. l'iede di Pandion haliaetus, / cp gr. nat. .....
65. Sterno di Asia otus Bnlioiiillai' nel testo per errore fu stampalo
ili'.. Sterno di Strix flammea Strigidae ......
67. Nidiacci di Jiubo hubu ........
li*. Testa ili l'isarhiua scopa, gr. nat. .....
00. Testa di Carini uncina, ' gr. nat. ......
70. l'iede della stessa, l / 3 ti''- »at. .......
71. Ala di l'urini- uncina ........
72. Ala ili Alitene Chiurailiac ........
73. l'iede di (Hauciilinin jiusscrinum, un po' ingrandito .
74. Piede di (lluuciiìium setipes, un [io' ingrandito.
75. Testa di Asia uccipilrinns, ' gr. nat. .....
76. Piede di Asia alus, al vero .......
77. l'iede di Asia capensis, al vero ......
78. festa ili Si/rniuin aluca, ' gr. nat. .....
70. l'iede ili Nyctala Tengmalmi, al vero .....
80. Testa di Strix flammea, ' s gr. nat. ......
si. Ala di l.unius excubitor, gr. nat. ......
pato
iiIiiiii
Uì
Pun-
ici
10
13
11
iti
15
17
2ii
22
ivi
25
iti
20
:;i
iri
32
ici
iri
36
:;x
39
iri
13
50
52
iri
.-.:>
....
50
iri
00
ivi
o:i
iri
i;i
65
iri
66
no
70
112
IM'H I i IG1 1:1 INTERCALATI NEI rESTO
XV11
82. Ala «li Lanius excubitor major, gr, nat. ......
83. Testa ili l'uni* communi), gr. nat. .......
XI. Testa di l'itrns ittunltiiius. gr. nal. ......
85. Testa o collo di Saxicola melatioleuca, mas. ad. in prim., gr. nat.
86. Testa e collo di Saxicola melanoleuca occidentalis, mas. ad. in prim.,
87. Becco Muscicapino (da Sharpt .......
^ Hocco Irrticefttlino (ila Sharpt i ...... .
89. Becco Filloscopino (da Sharpe). .......
90. Becco Locustellino ..........
91. Testa 'li Icrocephalus aqiiaticus. gr. nai. .....
92. Testa di dcrocephalus sohoenobaenus , gr. nat. ....
93. Testa ili Motacilla citreola, gr. nat. ......
MI. Testa ili Motacilla campestris, gr. nat. ......
95. Piede ili Antimi pratensis, gr. nat. ....
96. l'iede di Aniluts triviali», gr. nat. .....
M7. Groppone e sopracoda di Antlius pratensis, ingrand.
ms. Groppone e sopracoda di Anthus cervinus, ingrand.
99. Parte apieale di una lunga cuopritrice inferiore della coda dell' Anthus
100. Piede di Anthus Eichardi, gr. nat. ......
101. Piede di Anthus campestris, gr. nat. ......
102-103. Cranio di Bmberiza, a) visto dal disopra - b) visto lateralmente
104-105. Cranio di Fringilla, a) visto dal disopra - b) visto lateralmente
1 oti-107. Cranio di Coccothraustes, a) visto dal disopra - b) -visto lateralmente
108. Testa di limheriza schoeniclns palustri), mas. ad. gr. nat.
10M. Testa di Embirìza schoeniclns intermedia, mas. ad., gr. nat. .
110. Testa di Emberiza schoeniclns tValloni, mas. giov., gr. nat..
111. Testa di Pyrrhula pyrrhula, gr. nat. ......
112. Testa di l'urrlttila pi/iihiiln tttropaea, mas. ad. ....
113. Ala di Coccothraustes coccothraustes, gr. nat. .....
114. Testa di I. uriti curvirostra, gr. nat. ......
115. Testa di Loria curvirostra pityopsittacus, gr. nat. ....
116. Becco di Corvus frngilegus, circa ' gr. nat. .
117. Becco di Corvus corax, circa " gr. nat. .....
118. Becco di Corvus corax tingitanus, circa '/ gr. nat.
110. Becco ili Corvus cornix, circa '/o gr- Ull t. .....
120. Becco di Nucifraga caryocatactes pachyrhynchus, circa ' , gr. nat. .
121. Faccia inferiore della coda della strssu. per mostrare l'estensione del
delle timoniere, circa '/, gr. nat. ......
122. Becco di Nucifraga caryocatactes leptorhynehus, circa l L gr. nat. .
123. Faccia inferiore della coda della stessa, per mostrare l'estensione del
delle timoniere, circa '/a g r - na t- ......
124. 'Testa di Garrulns glandarins, tipo chiaro), circa ' gr. nat.
125. Testa di Garrulità glandarius, (tipo scuro), circa '/., gr. nat. .
126. Testa di Syrrhaptes paradoxus, circa ! gr. nat. ....
127. Piede dello slesso, circa ' , gr. nat. ......
128. Testa di Caccabis saxaiilis, circa "'/;, gr. nat. .....
129. Testa di tur, uhi* ìaxatilis chukar, circa gr. nat.
130. Testa di Caccabis rufa, circa '/ì gr- na *- .....
131-132. Cuopritrice mediana alare di Perdix perdix, gr. nat. a) mas. ad. - !>)
testo furono omesse le due lettere a e 6) .
133-134-135. Fig. 1. Coda (parte apieale) di Tetrao hybridus (femmina). - Pig
apieale) di Tetrao urogallus (femmina). -Fig. 3. Coda (parto apieale 6
femmina), per mostrare la differente forma (da Xttnnitinu'
136. Testa di Tetrao urogallus, mas. ad., circa '/j K 1 '- " :lt -
137. Gallo cedrone (maschio), durante la sua estasi voluttuosa
138. Meleagris gallopavo, mas. ad. ........
rvinus. ingrand
bianco ali
ali
apice
apice
femm. ad. (nel
2. Coda (parte
i Lyrurus letrix
Pag.
112
136
173
iri
IMS
200
208
iti
iti
22 I
iti
231
ili
232
iti
tri
Ìli
252
iti
ili
267
ili
ivi
290
ivi
2M7
301
ivi
311
313
ivi
314
317
iti
iti
iti
321
iti
331
iti
335
iri
336
iti
349
X V 1 1 1
ATLANTE OKNITOLOGII
139. Testa e collo <li Otis tetrax, mas. ad. in prim., circa '/, gr. nat. . . . . .
140-141. Piede ed unghia di Cursorins gallicua, - a] Piede - b) Unghia del dito mediano del
piede destro, vista dal lato interini per mostrare le intaccature (ingr.)
142-143. Piede di Baematoptts ostrilegus, - a) per mostrare l'articolazione del tarso e La mem-
brana del piiil« - b) per mostrare la reticolazione della pianta tarsi (da Sharpt nel
lesto vennero omesse le due lettere a e fti
144-145. l'ieile di Nmnenius phaeopus, - a) per mostrare l'articolazione del tarso e hi mem-
brana del piede - b) per mostrare la reticolazione della planiti lai-si i circa gr. nat.)
146-147. l'iede di Totanns littorens, per mostrare le scalette del tarso, visto sul davanti e il
Banco ..............
148-149. Fig. 1. Timonieri ntrale di Totanns oehropns. - Fig. 2. Penna ascellare dello
stessa, gr. nat. .............
150-151. Fig. :;. Timoniera centrale di Totanns glareola. - Fig. I. Penna ascellare dello
ttteSSO, gr. nat. .............
152-153. Prima remigante primaria di Scolopax rusticula. - a) ad. - /" gior.
154. Limnocryptes gallinula, metanica, '/■• S r - " ar - .......
Idi. l'iede di Phalaropus, - in per mostrare l'articolazione del tarso e la membrana de
piede -in per mostrare la reticolazione della pianta tarsi (da Sharpe)
157. Testa di Ardea rimi-,,,, gr. nat. .........
158. 'Testa di Botatimi stellarle, '/, gr. nat. .........
159. Testa di Oiconia 'ironia, ' ( gr. nat. .........
160. Testa di Piatale» leucerodia, ' \ gr. nat. ........
161. Testa di Phoenicopterus roseus, '/., gr. nat. ........
162. Becco di Cygnus cygnus, circa '/, gr. nat. ........
n;;;. Becco di Cygnus Beioicki, circa ' gr. nat. ........
164. Becco di Cygnus olor, circa '/, gr. nat. .........
165. Testa ili Anser aneer, '/, gr. nat. ..........
liiii. Cecco di Anser albifrons, gr. nat. ..........
167. Becco ili Anser erythropus, gr. nat. .........
168. Becco di Anser fabalis, gr. nat. ..........
169. Becco di Anser neglectus, gr. nat. ..........
170. Becco di Anser brachyrhynchus , gr. nat.. ........
171. Testa di Branta bermela, ' , gr. nat. .........
172. Testa ili Maina priirltqif, mas. ad.. ' , gr. nat. .......
173. 'Testa di Fuligula fnligula, mas. ad. .........
174. Testa di < languiti islandica, mas. ad.. ' ( gr. nat. .......
175. Testa di Barelda hyemalis, mas. ad.. : / è gr. nat. .......
176-177. a) Becco ili Sminili ria spectabilis, femm. L'estremità anteriore dello spazio pennuto
sulla fronte arriva all'angolo posteriore delle narici (1, 1); le penne delle redini (2, 2
terminano molto prima del detto angolo. - h) Becco di Somateria moUissima, temili
La linea centrale delle penne sulla mandibola superiore 11, 1 si estende solo a metà
lunghezza tra la regione posteriore delle narici (2,2) e la posteriore degli angoli frontal
nudi : le penne delle redini si estendono oltre l'angolo posteriore delle mirili .
178. Becco di Somateria umilissima, mas. ad. visto di Banco, cin a ' gr. nat.
179. Becco di Somateria spectabilis, mas. ad. visto di fianco, circa ' gr. nat.
18d. 'lesta di Merganser serrator, mas. ad. '/. gr. nat. ......
181. Testa di Phalacroeorax graculus, ad. in febbrajo Isole Far Oer), circa gr. nat.
L82, Testa di Phalacroeorax graculus Desmaresti, ad. in dicembre (Isola d'Elba), circa gr. nal
1S3. 'l'està di l'Iuilacroconu graculus Desmaresti, ad. in febbrajo (mare di Venezia . , gr. nat
184. 'Testa di Sula bussanti, giov., ' , gr. nat. ........
185. Testa di Pelecanus crispus, ' , gr. nat. .........
L86. Testa di Pelecanus onocrotalus, l j t gr. nat. ........
187-188-189. l'arte apicale della prima remigante primaria - ma paradisea, giov. -
li; stima hirundo, giov. - e) Sii ina Dougalli, ad. ......
190. Testa di I.arns gelaste», ad. in prim., /, gr. nat. ......
191. 'Testa di I.arns ridibundns, ad in prim., : gr. nat. ......
Pag.
360
363
i
3§2
39i
393
» iri
» 412
415
in;
» 4:;;
411
n;
» 44*
» 450
4:.;;
» ici
ir»
» 1 v
4. ".li
» iri
» I ; "i 7
» iri
» iri
459
» 466
477
» 478
179
184
485
ii
4ss
491
.
iri
493
195
195
500
508
iri
INDICE DELLE EIGURE INTERCALATE MI :
r.'_'-i!'.;. l'arte apicale (lolla prima remigante primaria, 7b ì? 1 - na *- " "' l -" r "- ridibnndua,
ail. - b Larua gelaatea, ad.
194. Testa ili Larua argentatili cachinnana, ' , ut. nat
l'.'.'. l'iodi- ilello s/c*.*», ni. nal.
196. Piede ili i:i*sn tridactyla, gr. nat.
L97, Becco 'li Stercorariita crepidatua, mas. ad.
198. Becco ili Stercorariua paraaiticva, mas. ad.
199. Testa ili Oceanodroma caatro, gr. nat.
200. Testa ili Puffinua h'iihlì, ' , gr. nat.
201. Testa ili Buliveria Bulweri, gr. nat.
202. Becco di Colymbua glaciali), gr. nat.
i;o:ì. Becco ili Colymbua arcticus, gr. nat.
204. Becco di PoeKcipes ««ri/«.*, gr. nat.
205. Becco ili Podtctpes iityrtcoZHt, gr. nat. .
l'im:. Testa ili rotitiijHs crietatne, , gr. nat.
207. Becco ili Fruii ri itlu arctica, mas. ad. in prim
da Hiiniiii) .....
208. Becco «Iella stesso, mas. ad. in aut. o do[io la stagione delle cove, gr. nat. (da Bureau
209. i'riitirciilii arctica ad. che assume le appendici nuziali, gr. nat. (da Biirenu)
210. Appendici nuziali del becco della steaaa, che cadono dopo la stagione delle
nat. [da Bureau) ..... ....
. o durante la stagione delle i'iiy
e, gr. na1
ro\.. gr
Pag. 508
512
ili
516
519
in
522
528
in
536
iri
ivi
ivi
Parte Prima
l'arie I.
A. - Strali uva esterna.
(ili uccelli sinici animali vertebrati a tempe-
ratura costante, coperti di penne, cogli .aiti
anteriori modificati a tipo di ala, nel pia dei
casi atti al- volo e bipedi. La pelle è coperta
di penne, le quali sono produzioni cornee di
struttura complicata. La testa, e ili solito ro-
tonda; le mascelle sono modificate in un becco
ili varia forma, coperto da uno strato corneo,
che costituisce due astucci detti ranfoteche; gli
arti anteriori sono trasformati in ali e quindi
gli uccelli hanno soltanto due zampe, queste
(arti posteriori) terminano in un piede con i
diti che variano da due a quattro, e clic sono
muniti di unghie.
Lo scheletro è molto leggero, essendo le
ossa in gran parte pneumatiche. Le ossa del
cranio negli adulti si saldano in modo, che non
rimangono traccio di suture; la mascella infe-
riore è articolata sull'osso quadrato, il quale è
mobile, ed il cranio è articolato colla colonna
vertebrale per mezzo di un solo condilo occi-
pitale; le vertebre sacrali sono immobili e
spesso saldate tra loro ; la coda scheletrica è
corta, con le ultime vertebre ancliilosate a
costituire una lamina ossea verticale, ditta pt-
goslilo, che sostiene comunemente la coda del-
l'uccello, le cui penne sono inserite a semicer-
chio; il tronco e ovato; le clavicole sono per
lo più unite in un pezzo impari (furcula) ; il
coracoidc raggiunge lo sterno, il quale è ili so-
lito fornito di carena; il bacino è molto allun-
gato; i pubi uon si uniscono tra loro (tranne
nello Struzzo), e nei membri posteriori i pezzi
distali del tarso si fondono con quelli del me-
tatarso e formano un pezzo unico, il tarso-me-
tatarso.
Il cervello è bene sviluppato, e nel cervel-
letto si trova distinta la porzione mediana,
detta il « verme ».
I denti mancano in tutti gli Uccelli viventi,
la lingua è per lo più stretta e dura; in ge-
nerale l'esofago si allarga per formale il gozzo;
nello stomaco si distinguono due parti : parte
anteriore ricca di ghiandole (ventricolo suecen-
Eigura schematica del corpo ili un accollo,
per mostrare come le sue parti Bono chiamate oella terminologia.
1. ltedini - 2. Fronte - 3. Tempia - 4. Vortice - 5. Cer-
vice • fi. Auchenio - 7. Nuca - s. Alto dorso - i). Spalla -
10. Dorso - 11. Scapolari - 12. Groppone - 13. Sopracoda -
14. {Branca superiore) lati della mandibola inferiore ; (Inaura
inferiore) caopritrici auricolari - 15. Mento - 16. Gola -
17. Collo - 18. Gozzo - ld. l'elio - 20. Addome 21. Centro
dell'addome - 22. P.asso addome - 2;;. Sottocoda - 24. Timo-
niere laterali - 25. Timoniere mediane 26. I|"» Ilio
27. Ascella.
(urtato), e parte posteriore (ventriglio) musco-
lare e spesso rivestita di una meni brami cor-
nea; il fegato e il pancreas sono presenti;
nella cloaca sbocca una ghiandola detta bursa
Fabricii.
La trachea è munita di una laringe (supe-
ATLANTE ORNITOLOGICO
riore) e ili una sh'inge [inferiore); i polmoni
sono schiacciati contro le costole e si allun-
gano in sacche aerìfere.
Il cuore ha «lue ventricoli e duo orecchiette,
tutti e quattro perfettamente divisi; la circo-
sinistro; tutti e due i testicoli sono sviluppati,
i loro condotti sboccano separatamente nella
cloaca, nella parete della quale, in alcune
forme, si trova il prue.
Tutti gli Uccelli sono ovipari.
Forme principali <1 lucrili,
i. Beccaccia 2. Smergo - 3 Frosone i. Ballerina -5. Ur lenerino 6. Chiurlo -7. Codibugnolo - 8. S incapre -9. Picchio-
lo. Anitra • 11. Gabbiano (abito ili no7./.e) - 12. Crociere ■ 13. Zigolo ■ 14. Avocetta I i aquila (dall Aquila [1901] poi-Km).
la/ioni' è doppia i' completa; l'arco dell'aorta
presente e sempre il destro.
L'apparecchio urogenitale s'avvicina a quello
dei Rettili; i reni [metanepliros) sono per lo
più trilobati e shoccano separatameli te nella
cloaca: la vescica urinaria inanca; e cosi man-
cano di solilo l'ovario destro e l'ovidotto
destro, essendo soltanto presenti quelli del lato
Gadow definisce cosi gli Uccelli: Ver-
tebrati ovipari, di sangue caldo ed a iotici,
colle estremità anteriori trasformate in ali ; il
metacarpo ed i diti portano penne o remiganti;
esiste una giuntura intertarsale ; i diti presenti
non sono mai più di quattro, dei quali il primo
è il pollice.
K\ ans dice : L'uccello è un bipede pennuto.
\ 1 1 . \vi i. ORNI km OGICO
Considerando anzitutto un nccello, troviamo
la Testa. che può essere piatta o globulare,
od a piramide quadrata; essa è terminata an-
teriormente ila un arto speciale detto becco
(rosi ri mi. che è formato dall'unione della man-
dibola superiore o mane/Ila (mandibula supe-
riob o MAxn.i.A) e della mandibola inferiori <>
minili limiti (MANDIBULA INFERIOR O MANDIBULA),
lo spazio intercedente tra le due mandiboli
dicesi fessura della bocca <> boccale, o apertura
iltl liccro (hiatus rostri) e va dall'apice del
becco all'angolo t'orinato dalla base delle due
mandibole : esse talora sono ambedue mobili
i Pappagalli), ma di solito ciò non si avverte
che nell'inferiore. Il becco (importantissimo per
la sistematica i serve come bocca e come organo
prensile (mano), cioè per prendere il cibo, in-
trodurlo nella cavità boccali', spelarlo, infran-
gerlo, inoltre in talune specie, come la lìec-
caccia, agisce anche (piale organo de] tatto,
mentre in altre, che lo hanno finissimo e sottile.
la. si può dire, la funzione di ago per cucire
ed intessere i materiali filiformi, con i quali
compongono l'artistico nido (Basettino); esso
è più o meno conico e termina in punta, di
solito corneo o duro, in un solo od in più pezzi
i Procellaria) e questi pezzi in dati generi (Fra-
tercula, etc.) cadono parzialmente nella inula
.autunnale delle penne, venendo riassunti in pri-
mavera, formano quindi parte della livrea nu-
ziale e costituiscono un carattere sessuale secon-
dario, questi becchi si chiamano caduchi o
decidui. Talora il becco è di costituzione molle,
come il cuojo, e termina in dati generi in
un' « unghia » cornea, più meno distinta e
curvata (Anitra, Pellicano, etc.), od è rivestilo
da una pelle molto vascolare, nervosa e sen-
sibile alla sua estremità, nel «piai caso serve
quale organo del tatto per cercare i vermi
sulla terra i Beccaccia), o può presentarsi duro
e resistente all'apice, mentre la sua base è
molle, tumida e carnosa, come nei Piccioni e
nei l'i\ ieri.
1,'ti li fnlecii (raMPHOTHECA) è il totale integu-
mento del becco, che può essere intero od a
a pezzi; rìnoteca (rikhotheca) <• quello della
ma mi il iola superiore e ij li il li il ini (gnathothei I
l'altro dell'inferiore. Gero (cera, ceroma), chia-
masi la cute di solito colorita differentemente,
che riveste la base della mandibola superiore
I Rapaci), e un integumento simile ad una grossa
membrana e può essere talora fittamente copei ta
di penue (Pappagalli) : nello Stercorarius si noia
una falsa cica, (piando non esiste celti si dice
che il becco è nudo .albi base; essa non è mai
presente nella mandibola interiore. Tornio, (TO-
mii m) e il margine delle due mandibole, quello
della superiore detto tornio mascellare (tomium
maxillare), quello dell'inferiore tornio man-
dibolare (tomii u mandibi i w;i Angolo della
bocca o punto commessurale (commissura), è
il punto ove si uniscono le due mandibole
alla base lateralmente; il margine della supe-
Partì del bi eco.
<e Mandìbola Bnperiore b, calmine - e, fossa nasale -
d narice - e, tornio < margine inferiore della mandibola -
g, rictus * angolo della ' ca <■ punti» di commeBsnra -
i, branca della mandibola inferiore - in, tornio della mandibola
inferiori angolo della gonide n j, gonide ossia Io Bpazio
della mandibola inferiore intercedente n:i l'angolo del]
niilr e l'apice del beerò) - o, p, lati della mandibola inferiore
- >/. apice del l " i co
riore da alcuni viene chiamato RICT1 - e tomia
quello dell'inferiore, sicché dal loro complesso
risulta la commessura della lincea o angolo <lcll<:
bocca, che può essere diritto, curvato od ango-
lare a seconda che RICTUS e TOMIA t'ormano
nel loro punto di contatto una linea diritta,
sinuata, od un angolo. Colmo, culmine o dorso
(CULMEN o notisi M |, e lo spigolo dorsale della
mandibola superiore, che è distinto se giace tra
due solchi longitudinali; talora però esso si pre-
senta da solo come un solco longitudinale, senza
che possiamo distinguere un vero culmine e in
questo caso chiamiamo con tale nome la linea me-
dili un longitudinale del becco (Anitra). Mesorinio
(mesorinium), è la parte del culmine che giace
tra le narici. Gnatidi o rami (gnathidiao rami),
si dicono le due bianche della mandibola in-
teriore, le quali Si fondono in un dato punto
variabile detto myxa, lo spigolo prominente
che ne deriva e che si estende lino all'apice
del becco dicesi gonide (genys) ; talora per go-
nide s'intende anche il punto di fusione o in \ \.
e dicesi angolo della gonide; in generale però
dobbiamo ritenete che per gonide s'intende il
profilo inferirne del becco parlando in senso lato,
essa può essere molto estesa, come nella /■'/«-
trinila o assai breve, come nel Pellicano, ed è
lauto piti lunga (pianto e più cotto lo Bpazio
esistente tra i due rami, delio spazio interra-
miilr : la porzi • estrema anteriore del becco
ATLANTE OKNITOI.I » ! [I ' l
dicesi apici (apex i, la posteriore che si attacca
al cranio base (basis), lo spazio intermedio con.
tinuità, e dietro (dertri mi è l'apice della man-
dibola superiore, quando presenta struttura spe-
ciale e risulta distinto dalle parti circostanti.
Talora il becco è caruncolato, ossia fornito di
grandi processi molli e carnosi, detti caruncole,
od è papilloso, se munito di piccole papille si-
mili a tubercoletti.
Lunghezza del becco. Brevissimo (brevissi-
mum), lungo circa metà della testa; breve (breve),
alquanto più corto della testa; mediocre (me-
diocre), lungo circa come la testa; lungo
(longum), alquanto più lungo della testa : lun-
ghissimo (longissimum), lungo almeno il doppio
della testa: subeguale (Subaequale), tintale
(aequale), lungo come, o (piasi come la testa.
Figura del becco. Depresso (depressum), più
largo che alto (Mestolone); compresso (com-
pressosi), più alto che largo; piano (planum),
di altezza minima; angoloso (angulosum), con
più di due solchi angolosi e longitudinali ; po-
liedro (poltedrum), che ha più lati piani; te-
tragono (tetragonum), che ha quattro lati
piani e quattro spigoli (Ticchio); rotondo o te-
rete (teres), senza spigoli e leggermente ap-
puntito; cilindrico (CYT.INDRICUM), a forma di
cilindro (Picchio muraiolo); spatolato (SPATO-
latum), depresso ed allargato all'apice (Spatola);
filiforme (filiforme), quasi ovunque egualmente
sottile e molto allungato; acuminato (ACUMI-
NATOSI), se intermedio tra filiforme e subulato
(subui.atum), fatto a volta (fornicatum), con
la mandibola superiore tondeggiante come a
calotta (Perdix); inline sredi a pag. 5 e 6 pelle
parole conirostre (conirostrum), ftssirostre (fis-
SIROSTRUM), coltelli/o rmeo culi iato (CULTRATUM);
conico (conicum), eie
Direzione del becco. Diritto (RECTUM), uè pie-
gato in basso, né in alto, ma a forma di una
linea retta (Beccaccia) ; ncurvo o curvato (cur-
vatosi), diritto alla base e curvato verso l'apice ;
ascendente o subulato (ascendens), diritto alla
base e piegato in su all'apice, a l'orma di lesina
(Avocetta) ; discendente (dkscendens), diritto
alla base e piegato all'ingiù verso l'apice, in
modo da formare col rimanente un angolo acuto;
arcuato o falcato (ARCUATOSI), inarcato dalla
base (Chiurlo) ; rollo (infractum), diritto sino
circa a meta lunghezza, quindi nettamente
piegato in modo da l'ormare superiormente un
angolo acuto ed inferiormente un angolo ottuso.
Man/ine del becco. Intero (iKTEGRUM), senza
solchi, nò intacchi, né denti (Corvo); smargi-
nato (emarginatici), con una o più curve si-
nuose, che ili solito si trovano verso l'apice : in-
taccato (crenatusi), con una tacca protuberante
ed una opposta rientrante sulla parte laterale
apicale dello mandibole (Averla); festonato (si-
NUATUM), con un fac-simile di dente ottuso che
fa una curva dolce a guisa di festone sul mar-
gine(-Frtteo); dentellato (dentici i, a ri mi. quando
presenta un fac-simile di piccoli denti aguzzi
verticali (Mergus) ; seghettato (serratum), se
con processi simili a denti inclinati verso la
parte anteriore, od intaccature come una sega ;
lamelloso-dentato (laminoso-dentatum), se con
laminette trasversali o spigoli paralleli, piantati
sugli orli della mandibola superiore (Mestolone).
Apice del becco. Ottuso (obtususi) ; aguzzo,
(acutusi) ; uncinato od adunco (adunci mi. che
finisce con un uncino rivolto all'ingiù (Ra-
paci) ; unguicolato (unguiculatum), se fornito
all'apice di una sorta di « unghia » rivolta al-
l'ingiù e talora uncinata (Anitre, Marangoni).
Superficie del becco. Liscio (I.AEVE) ; solcalo
(si i< vii m), se con solchi di varia forma e di-
mensioni ; coincidalo (caniculatum), se i solchi
sono allungati e simili a canaletti, che possono
essere longitudinali e profondi su ogni lato della
mandibola superiore ed estendersi anche nel-
l'inferiore, se il becco è molto compresso (Fra-
tereula); rugoso o corrugato (rugosum, corru-
gatosi), se gli spigoli sono prominenti e più
a tubercoletti, che a spigoli; a spigoli o strialo
(striatosi), se gli spigoli sono abbastanza di-
ritti.
La differente forma dell'apice del becco nitri
nei tempi passati importante carattere di classi-
ficazione, egli uccelli furono divisi in quattro
categorie principali, cioè:
A - Hpìgnati. Mandibola superiore più lunga
dell'inferiore e curvata al suo apice (Falchi).
B - Ipognati. Mandibola inferiore più lunga
della superiore (Sincopi).
C - Paragnati. Mandibole pari, o quasi in
lunghezza e la mandibola superiore non cur-
vata sulla, inferiore, come nella gran parie degli
Uccelli.
D - Melagnati. Mandibole incrociate ai loro
apici, come nei Crocieri.
Le forme B e /' sono molto rare.
La forma del becco, inoltre, fornì altri dati
per classificazione, che Ora sono quasi affatto in
disuso, ma che, siccome si sentono spesso ci-
tare, credo utile ricordale nei tipi principali :
I - Uccelli di terra.
1. Tipo fissirostre o latirostre, dal becco
piccolo, corto, diritto, ed a larga spaccatura
(Rondine, L'ondane. Succiacapre).
2. Tipo dentiroslrc o dentato, nel quale
si trova una << sorta di dente » nella mandibola
\ l l. \s l l. ORNITOLl >GI<
superiore ed un intacco corrispondente nell'in-
feriore (Averla, Tordo. Rigogolo).
3. Tipo leu il irosi re sottile, CO] beCCO
piccolo, sonile ed una apertura boccale poro
estesa (Picchio imi nitore).
\. 'Tipo curvirostre o curro, col becco
di tipo tenuirostre, ma curvato (Bampichino),
5. Tipo acutirostre o acuto, col becco
piccolo e molto appuntito ( Fiorrancino) .
6. Tipo conirostre o conico, co] becco
fatto a cono (Passero).
B - Uccelli d'acqua.
7. 'Tipo longirostre o lungo, becco lungo,
molle e con spaccatura poco estesa (Beccaccino).
8. Tipo pressirostre o compatto, becco
duro, leggermente analogo al conirostre (Pi-
viere) .
9. Tipo cultirostre o tagliente, becco duro,
appuntito, col dorso grosso e rotondo ed il mar-
gine tagliente (Airone).
10. Lamellirostre o lamelloso, becco tor-
nito di dentellature simili a denti, o di lamelle
sui lati del becco (Anitre).
Tale classificazione è però affatto artificiale,
ed a questo proposito ricordo, come cultrato
possa dirsi tanto il becco dell'Airone, quanto
quello dello Storno, e come quindi convenga
indicare la precisa forma del becco sotto i
relativi gruppi e non attenersi alle grandi
linee generali, che possono svisare facilmente
la verità.
11 becco ofl're casi di dimorfismo sessuale in
riguardo alla sua forma (Pellicani e Poldnella
ili unirci: così le caruncole o rigonfiatine nelle
Galline sono proprie ai maschi soltanto e man-
canti nelle femmine e le differenze sessuali di
colore sono in generale comuni (Merlo, Ger-
mano reale).
(Mi-Uccelli non offrono un naso propriamente
detto, esso è rappresentato dalle narici (nakes),
che internamente si aprono nella superficie su-
periore della bocca, mediante due fessure, e ta-
lora una soltanto; le narici si trovano inserite
sulla, mandibola superiore, talora nella mem-
brana cerosa, ma in generale sono collocate
plesso alla base ed allora sono basilari o sub-
basilari; laterali, se sui lati, mciliinie, se circa
sulla metà del becco; terminali, se all'apice
i Ipterige): superiori, se sulla parte superiore
del becco; mari/inali, se presso il tornio; cul-
minali, se sul culmine, noi qual caso possono
essere riunite in un solo tubo (Procellaria).
Sono situate in una depressione rotonda (fossa
nasale) od allungata (solco nasale), di solito si
presentano aperte, o talora chiuse, o semichiuse
da una membrana. Possono essere nude (nudai;).
ovvero più meno nascoste I il' IAK| da penne
molli, o seiolo>e e rìgide, clic proiettano nella
stessa direzione delle penne della testa od in
si oso opposto, antrorse, ad esse si dà il nome
di auto i VNTIAE) e possono l'ormare due ciuffi
sui due t'ori nasali, o abbracciare con uno solo
per intero la base del becco; le narici sono
•pervie (nares perviae), quando la loro apertura
è esterna; impervie (NARES IMPERVIAE), (pianilo
non ne presentano; talora, uccelli della stessa
specie lianno le due l'orme a differenti età (Ma-
rangoni). Se sono comunicanti ed offrono un
solo t'oro, che attraversa il becco, si dicono per-
forate, ed imperforate, se tra esse esiste un setto
nasale. La loro apertura esterna può essere ili
l'orina lineare o intonila ed allora si presentano
Oblunghe, elittiche, orali ed orale: talora sono
concave o prominenti; se olirono un orlo molto
prolungato o soprastante si chiamano tabulari.
e duplicate se. essendo tubolari, lianno due aper-
ture all'estremità ili ciascuna, l'aloni osservasi
una scala nasale, che sovrasta l'omonima aper-
tura (Gallina), o che presenta uno spazio piatto
come un tetto ('Torcicollo): considerale in di-
rezione del culuiiiie, le narici possono dirsi J)n-
rallele od oblique. Una membrana ne restringe
l'apertura, e la cinge da tutti i lati, o po-
steriormente, o la sovrasta; essa può presentarsi
nuda (Bigogolo), pennuta (Merlo d'acqua), fatta
a colta (Fagiano) o piami (Cicogna), se è ri-
coperta da una polvere bianca dicesi farinosa
( Piccione).
Entro il becco troviamo la lingua, organo di
grandezza e di forma assai variabile.
Consistenza della lingua:
Carnosa (Anitra), molle O cartilaginea (dallo),
scuriosa ( 'l'orilo).
-Figura della lingua :
Depressa: cilindrica: tiilailare (TUBULOSA); htm-
brieiforme (lumbriciformis) ; rotonda .• filiforme.
"Estremità della lingua:
Acuta (ACUTA); lanceolata (LANCEOLATA), Se
foggiata a lancetta; bifida (bifida), se l'apice
è diviso iu due da una intaccatura (Corvo);
setolosa (setosa), se fornita di setole, (piando
queste sono curvate all'indietro dicesi uncinata
(uncinata), e «piando disposte a ciutt'etto pen-
nelliforme (pennelliformis), se dirette all'in-
nanzi e parallele pinniforinc (pennacea); la-
cerata (lacera), se divisa in più strie longi-
tudinali (Pecca fichi ') ; saclliforntc (SAGITTATA),
se a triangolo; rotondata ; troncata : smarginala,
se presenta intaccature.
Dimensioni della lingua:
Prece, se più corta del becco ; mediocre, lunga
e lunghissima (cfr. becco).
VII, w tNlTOl 0G1I
Movimenti dritti lingua:
Per i movimenti, la lingua si distingue in
estendibile (extensilis), se può essere iu parte
protesa inori della bocca; vibratile (vibratilis),
quando pini venir spinta con forza fuori della
bocca.
Superficie della lingua :
\ii'lu: papillosa, gè fornita di papille; ner-
vosa (nervosa), >-e spigoli prominenti corrono
pei unta la sua lunghezza; lacera, se tagliata
irregolarmente e piumata; ciliare (cimata), se
fornita «ti peli rigidi <> di setole; dentellata, se
Cini lamelle proiezioni, simili il (lenii, nelle
sue parti laterali e l'apice conico (i,amelli-
ROSTRES).
Nella testa ilo^ii uccelli distinguiamo le se-
guenti parti: Pileo (pileus), la parte superiore
dalla base del becco alla mica, diviso a sua
volta in fnmir (frons), parte anteriore del pileo,
vertice (vertex), la pane media dello stesso;
occipite (occiput), la posteriore: nella regione
laterale della testa noto, le ritinti (lores), lo
spazio tra l'occhio e la parte laterale basilare
del becco, che può essere nudo (Podicipes),
coperto di setole [Falco) <> di penne (Pemis);
la regione oftalmica o periorbitale o perioculare
phthalmica), lo spazio d'attorno l'oc-
chio, diviso in regione sopra-orbitale, r. post-
orbitale, r. ante-orbitale, r. in/ra-orbitale ; lo
Spazio Orbitale (ORBITA), lo spazio circolare del
tutto prossimo all'occhio sia. pennuto [penne
ciliari), sia nudo; la regione auricolare o paro-
lirti (regio parotica), lo spazio d'attorno l'o-
recchio, che e di solito situato un po' al disotto
ed ali 'indietro dell'occhio : le tempia (TEMPOR l ),
lo spazio tra l'occhio, il vertice e l'orecchio,
non ben distinto dallo spazio post-orbitale : le
guancie (GENA), lo spazio tra la base del becco,
la fronte e l'occhio.
Nella parte laterale della Icsla s'aprono n'ii
occhi, essi si dicono laterali se sono situati sui due
lati della stosa, cioè uno sul sinistro e l'altro
sul destro, come nei Falchi e nella massima
parte degli I cecili, talora sono inseriti mollo
all'indietro I Beccaccia), sono anteriori, se aperti
sul lato anteriore della testa, e se guardano
quindi ambedue in avanti come nei Rapaci
notturni e nelle Miitnitlli. Come prominenza,
diconsi incassati mici u cavi) nei Rapaci diurni;
sporgenti (eminentes), se sporgono molto -ni
pia Iella testa, come nei Rapaci notturni n
incassati o superficiali (si perfn iales), se allo
-lesso livello (Iella lesta come negli A titillili, (ic.
L'occhio ha ire palpebre, l'ima superiore, l'altra
inferiore, la terza detta membrana militante
(membrana 8X< citans), es^a e trasparente e
biauco-avgentina, per mezzo di contrazioni del
muscolo piramidale viene spinta obliquamente
-lilla superficie .'intcriore dell'occhio, ed in dati
casi serve a moderare l'eccessiva luce solare
| Rapaci notturni).
(■li Uccelli non hanno orecchie esterne a
padiglione, come quelle dei mammiferi : ma
esiste un t'oro auricolare, aperto di solito in si-
tuazione postero-inferiore all'occhio e coperto
in generale di penne con struttura speciale, a
barbe molli e decomposte (cuoprilrici aurico-
lari), certamente così formate per non intral-
ciare di troppo la percezione dei suoni : il
meato auricolare è nudo negli avvoltoi e nello
si ruzzo: la Beccaccia ed i Beccaccini hanno
il t'oro auricolare sotto gli occhi o non all'in-
dietro di essi, ed alcuni Rapaci notturni of-
frono padiglione esterno, cioè una ripiegatura
più o meno prominente, che agisce come una
valvola.
La testa ed il collo di molti ucci Ili >i presen-
tano nudi del nulo o parzialmente, ma ciò non
significa che manchino all'atto le penne, bensì
che la copertura e t'ormala di filopiume, e •
degli Avvoltoi; anche la gola olire nudità . che
alle volle l'ormano sacchi golari (Marangoni)
borse mollo estese (Pellicani). Talora le an-
zidette parti sono ornato di ciuffi t'orinati di
penne, semplici. speciali. sono fornite di
creste, di coma, di verruche e di caruncole.
che costituiscono le parti aecessorù della testa
e del collo, tra le quali distinguiamo le seguenti :
Ciuffo, detto anche impropriamenteerestejè un
complesso di penne pili lunghe delle altre cir-
costanti, che -i trovano sul pileo sulla nuca
e che possono venir rialzate dalla volontà del-
l'animale, e qui incidentalmente nolo. come tutti
e,ii uccelli nei II enti di eccitamento possono
ci igere le penne della testa cono a piccolo cintili,
anche se esse non sono allungate; le penne
del ciuffo ponno essere di struttura connine,
od allargate ed allungate, o presentare una tes-
situra speciale, i ciuffi possono essere aperti o
chiusi a gUÌBa di ventaglio e le penne sparse
qua e là irregolarmente od in file mediane e
trasversali od a complesso globulare, situate
nel mezzo della lesta come nella Cincia col
ciuffo, sul vertice, sulla fronte o sulla nuca ; la
loiiua più comune e quella di tipo occipitale ;
se il ciuffo e pieghevole dicesi pi.icatilis ; nel
pili dei casi esso e semplice e tilt riti it ni, ma
in alcuni uccelli caduco e temporaneo offrendo
un carattere tli stagione I Phalacrocorax gracu-
Uis); alni sono doppii e temporanei e costi-
tuiscono carattere di livrea o di sesso, come i
.< cornei li » nel maschio dell'Allodola gola gialla,
mi w :\ ICO
il collaretto esteso sulla gola e sul davanti del
collo eil i ciuffi auricolari «lei Combattente <■
così via; i dopiti ciuffi laterali non sono però
Sempre decidui, come osservasi nei cosi delti
«corni» (PENNAE AURICOLA tMES) dell' Al-
locco selvatico, e speSSO sin (imposti di penne,
ulne che allungate, singolarmente > liticale
quanto a struttura. Così negli Uccelli di Rapina
notturni ed in qualche alno genere, la parte
anteriore della testa ha le penne molli foggiate
in modo da tonnare un cerchio tacciale del lo
disco o cerchio (ZONA I Ai lAI.Is), esso è com-
pleto se è tanto alto al disopra die al disotto
degli occhi (Syrnium), incompleto nel caso op-
posto {Curine), tali piume sono molli, decom-
poste i' setolose: altre volte le. penne della,
gola e del davanti del collo l'orinano compiei i
collaretti elle sono temporanei (Combattente).
Mustacchi o baffi o basette (MTSTACES), sono
penne di tipo ordinario o setole rigide inse-
rite sui lati delle guancie verso lineili del collo
(regione o linea inalarci, anche a ino' di due
macchie (viTTAJB GENALEs), e che danno lisio-
noniia speciale all' uccello (Basettino, Fal-
cone). Barba (barba), ciuffo di peli (penne
modificate e ridotte) o di penne pendenti in-
serite alla base della mandibola interiore (Av-
voltoio degli agnelli), o sulla gola, o sulla
parte anteriore del collo e del petto. Conni
(COKNU), processo corneo di una qualsiasi parte
della testa, p. es., il corno frontale della Pa-
lamedea, o lo scudo o placca frontale del l'olio
sultano e della Folaga. Verruche o papille (pa-
im i. lai;), piccole escrescenze carnose nude si-
tuate (pia e là sulla testa ; caruncola (< \uuncula),
pure escrescenze carnose di varia forma e con-
sistenza, che si trovano sulla cera, sulla parte
superiore della testa, sul le palpebre, sul collo,etc;
barbiglioni (p alea), caruncole allungale e pen-
denti, attaccate sulla mandibola interiore e sulla
gola {Calli/*).
Cavezza (capistri ih), è la parte anteriore
della lesta tutt'attorno al becco, così distinta
quando presenta tinte che si staccano notevol-
mente dalle circostanti e formano uno spazio
differenziato (Cardellino), come la parte supe-
riore della testa (pileo) può offrire uno spazio
scuro e di tinte differenti dalle circostanti, che
si dice calotta e che forma un carattere dia-
gnostico importante (Capinera). Sopracciglio o
/'amia sopracciglia/re (supercilium o fascia si -
PERCILIARIS), si chiama una banda, di solito
di tinta chiara, che dalla base del becco, passa
sull'occhio e termina sull'orecchio, ossia costitui-
sce il bordo laterale del pileo ( Lui). Nella testa,
oltre al sopracciglio, notiamo talora anche làscio
mediane e laterali e piii precisamente ricordo:
la linea mediano longitudinale, che corre sulla
parie mediana del pileo. dal culmine alla nuca.
eche spesso è colorita vivacemente ( Fiorrancino)
e le linee longitudinali laterali, cioè quella tra
il sopracciglio e la mediana (Pagliarolo) e la
stria laterale che può essere lorale, se e sulle
redini, trasversale, se attraversa gli occhi, post-
orbitale, se -i estende solo al di là di essi ■. le
dette fascio, se strette, diconsì Strie strisci, , gè
larghe haiitlc o l'osi ie.
Il Collo sembra un cilindro ; esso varia gran-
demente in lunghezza, a seconda del numero
delle vertebre «die lo formano, non è mai molto
cono, ma almeno abbastanza lungo pei toccare
co] becco la glandola uropigea (efr. p. 12) e sem-
bra che la sua proporzione stia in rapporto
colla, lunghezza delle gambe, e chi' tale dimen-
sione sia necessaria per poter con esso toccar
terra per procurarsi il cibo: pelò vi sono ec-
cezioni, come nel Citino che ha collo lunghissimo
e gambe molto corte. 11 collo e assai mobile.
esso imo essere contratto e spinto all'innanzi
con mirabile forza e celerità, in grazia di spe-
ciali muscoli e di ossa particolarmente costi une.
talora è in parte nudo o coperto di penne filiformi
e setolose, fornito da altre piume orna meli tali,
come ciuffi lineali (Serpentario), od allungale,
oil a barbe disunite, che si riscontrano sulla
regione della gola, del collo e dell'alto petto
(Garzette); di rado il collo è caruncolato.
Nel collo distinguiamo: la -parte anteriore e
la posteriore; ed in quest'ultima la cerner (CER-
vix) o parie superiore del collo, la parte più
alta del collo che confina coll'occipite e si dice
anche regione cervicale; la nuca o rei/ione mi-
etile (mia) detta anche alto collo, la parte del
collo che confina col dorso; aiuhcnio > w i in -
Min), è la mediana tra la nuca eia cervice. I .a
porle anteriore del collo: si divide in inculo (MEN-
IMI), che è la parte nuda o pennuta, situata
tosto all'indietro dei due rami della mandibola
inferiore: lo spazio tra esso e la gonide (punto di
congiunzione dei due rami) è dello spazio in-
tcrrainalc (cfr. pag. '■'■): gola (GULÀ), e la por-
zione inferiore del collo, che conlina col inculo ;
gozzo (.in.ri.iMi, la. parte pili bassa de! collo
che sta tra la gola od il petto e dicesi anche
doranti del collo, come alla, gola ed al gozzo
sì da il nome generale di gola, da ciò macchia
o spazio giugulare gola.
Il Tronco è di forma ovata, talora si pre-
senta, molto compresso (Aironi) o assai de-
presso (Anitre); in esso distinguiamo una re
i/ione dorsale o Superiore (NOTAEUM) ed una
reni ni le od inferiore m. \ mi: ali li) . Comunemente
Atlante ornitologico. — hiu I
10
\ Il \\ tNl rOLOGK "
parlando, si dice il disopra ed il disotto o ;/«-
streo, intendendo col primo le parti superiori
e coi secondi le inferiori e. quantunque arbi-
traria, e divisione affatto indispensabile; so noi
immaginiamo una linea che dall'angolo del
becco corra sui lati del cullo e sui Banchi lino
sui lati della base della eoda, la parte del
Corpo clic sia al disopra di tale linea, com-
presa la superficie superiore delle ali e della
coda costituisce le partì superiori od il cosi
delio disopra, mentre quella che sta al disotto.
compresa la superficie inferiore delle ali e della
coda, costituisce le parli inferiori od il così
deito disotto e gastreo. Né il notaeum, né il
GASTRAEl M sono mai nudi, soltanto il ( . \ > ri: \ i i m
in certi uccelli, durante l'epoca delle cove. pre-
Senta qualche ]iaile nuda o semi-nuda, dovuta
al l'alto clic i delti uccelli si strappano il piu-
mino e le penne pei nascondere le uova o pei
rendere morbido il nido, lalma invece sono le
penne che si consumano sull'addome pei- lo
sfregamento palilo indio stare accovacciati a
covare: lauto il GASTRAEUM, che il NOTAEUM
presentano treni anteriori e posteriori di penne
ornamentali o porzioni coperte di penne em-
bricate, eie. Nella regione dorsale ad pie tro-
viamo: il dorso (dorsum), che sarebbe
lo spazio 'dal collo alla base della coda,
ma propriamente s'intende la porzione
alla del tronco, che confina col collo;
la schiena o regione interscapolare (in-
i i i:-i miiii m), la regione del tronco
(die giace Ira le ali; tergo (TERGI MI. o
basso dorso, la regione tra la schiena
ed il groppone; groppone (i rofygii m),
la parte estrema posteriore del tronco
(die confina col sopracoda, i suoi fian-
chi, detti lati del groppone, talora pre-
sentano penne specialmente modificate;
sopracoda è la parie più est rema del
tronco, che confina colle cuopritriei su-
periori (lilla coda, eolle ((itali spesso si
confonde o s'immedesima, e risulta con-
tiguo alla base della eoda; per munitilo
s'intende il dorso, le scapolari e le ali
piegate, specialmente quando tali parti offrono
tinte unite e speciali come uei Gabbiani, ma
talora invece mantrUti è sinonimo di tlnrsa ;
sjHilUi (humerus), e la regione laterale del
tronco contigua al collo, alla schiena ed al
petto; davanti alle spalle si trovano talora
gruppi di penne detti spallacci (hTJMKRALIA),
che sono collocati propriamente sui lati del
petio e coprono l'angolo dell'ala, quando essa
è aderente al corpo, ma si riscontrano in poche
specie di uccelli (.1 rrfi
Nella regione ventrale troviamo anzitutto : il
GASTRAEl M. (die, oltre ad essere lo spazio in-
feriore del tronco (dal collo alla coda), si consi-
dera anche per tutta la faccia inferiore del
corpo, dal mento alla coda; il petto (pectus), la
parte che copie in sterno e giace tra il collo e
l'addome, diviso in alto petto o parte anteriore
tiri /itili), ed in liasso petto o parte posteriore
od inferiore del petto; ascelle • \\n i \i . i due
lati del petto, cioè la parie sii nata presso la base
dell'ala; ipocondrio (hypochondrh m), la parte
la lei. ile del tronco situala tosto al di sotto dei lati
del tergo e del groppi e (die arriva sino alla
parie posteriore del petto e dell'addome; ad-
dome (abdomen), la regione media del gastreo
tra il petto ed il sottocoda; èpigastro (epiga-
stri! mi, la pane alta dell'addome contigua al
l'eli": ventre (venter), la parte media dell'ad-
dome contigua al sottocoda ; sottocoda (i rissi « .
la parte estrema del gastreo contigua alla base
della coda, e che confina colle cuopritriei in-
feriori della slessa, con le (piali talora si con-
fonde e corrisponde al sopracoda ; lati della testa,
tirili! titilli. i'lr.. sono le parli laterali di tali
regioni; fianchi (ima), pure gli spazii laterali
tra la regione dorsale, il petto e, l'addome;
A Li ili un I Ci'ello.
1. Remiganti primarie - 2. Remiganti secondarie - 3. Penna spuria
l. Cuopritriei primarie superiori - "•. Ala bastarda ■ n Grandi cnopri
trici secondario - 7. Cuopritriei mediane se iarie superiori - s. Piccole
cuopritriei secondarie superiori ■ 9. Remiganti cubitali o terziarie.
calzoni (femorali a), quelle lunghe penne, pen-
denti e pili lunghe (lidie altre, piantale sul lato
esterno delle ".ambe di eerti uccelli, ed in al-
cuni gruppi molto sviluppale (Falchi, l'urlili).
I.e Ali degli recelli rappresentano in essi gli
aiti anteriori, ossia il braccio umano e come
esso orinino la parte prossimale (braccio), il
cui osmi dicesi murra, la parie media (avam-
braccio), con due ossa che sono il radio e Vitina,
e la parte disiale (mano) con varie ossa, e che
e una mano imperfetta, ove notiamo, a varii
ITLÀNT] "KMTOLOGICO
11
gradi <li sviluppo, i diti indice, medio e pol-
lice rivestiti di pelle e poi di penne in modo,
che non sono visibili esternamente, nei diffe-
renti tipi ornitici essi si riscontrano più o
meno Dettamente distinti, come l'ala è svilup-
patissima nei grandi volatori ed è piccola ed
imperfetta nello Struzzo ed affini e rappre-
senta Vorgano essenziale del volo; ma negli uc-
celli che non volano serve ad altri usi. così nello
Struzzo quale aiuto alla corsa, nei Pinguini an-
tartici come paletta pel nuoto, ciò clic osservasi
aneli e nelle nostre Suolatile, che sono però anche
atte al volo: L'ala è sempre presente e perfetta
nella massima parte degli Uccelli viventi ed
imperfetta solo in pochi di essi (Apteryz, Stru-
i/iin e l'orme affini, Pinguini propriamente detti,
Ucù impennis, però quest'ultima sembra oramai
del tutto estinta .
Le penne delle ali si distinguono in tre ca-
tegorie: 1° uhi bastarda o spuria (alui.a) ;
2° remiganti (remiges), clic corrispondono
alle timoniere (cfr. pai;. 13); 3° euopritrici (li i -
rBICKS . ili' corrispondono in qualche modo
alle euopritrici della coda (cfr. pan. 13); inoltre
notiamo la faccia superiore ed inferiore del-
l'ala. La faccia superiore dell'ala presenta l'-l-
littu. ula bastarda o spuria o falsa (ai.ula),
clie è un gruppo di penne piantate sul pollice
dietro l'angolo dell'ala, in modo che giacciono
lungo il bordo esterno e frontale della -tessa,
non so la confondersi con la penna bastarda
o spuria (cfr. pag. 12), sono importanti dal
lato morfologico e talora offrono un carattere
esterno di qualche valore, presentandosi con
tinte speciali o sostenendo uno o più tuber-
coli (pollice armato) di forma più o meno
aguzza, che alle volte sono a struttura ili sprone,
in numero di uno o due e dicesi allora a Strut-
tura CAI.CARATA. I.e remiganti sono grosse penne
più o meno robuste, resistenti e lunghe, inse-
rite sull'avambraccio e sulla mano (il pollice
eccet i nato) e formano il principale strumento
del volo. Sono di forma, di struttura e di nu-
mero Variabile, COSÌ si presentano poco svi-
luppate negli Unni e mi Casoari, rudimentali
aélVApterige, molli e piumose nello Struzzo,
ridotte a coiti scalette sulla palella alare del
Pinguino antartico; variano pel numero da 1G
Uccelli ni" < n a !" I immillili . I.e remiganti
si dividono in tre categorie: Eemiganti primarie
dette anche solo primarie i rkmiges primari m
remiganti secondarie o secondarie (remiges se-
cundariae) ; remiganti cubitali o remiganti ter-
ziarie terziarie seemiilurie interne (RKMIGES
CUBITALE* O REMIGES TERTTABIAE). 11 loro ves-
sillo esterno è sempre più stretto dell'interno,
tranne in pochi casi nelle terziarie: le penm
Mino inserite in modo che il vessillo (•-terno
sta al disopra dell'interno di ogni remigante,
quello essendo rigido, questo più molle. È ora
provato che nel volo hanno luogo moti rota-
torii nei vari movimenti di battuta e di ripn
nei quali l'aria può passare liberamente tra li-
penne: le remiganti sono di solito lanceolate,
cioè decrescono gradualmente restringendosi e
terminano in punta, sedi un tratto divengono
strette si dicono smarginate, se presi ntano una
incisione intaccate, se tagliate nettamente tinn-
ente, se obliquamente e con margini obliqui
sinuate. I.e remiganti primarie -uno le esterne
attaccato sulle due ultime articolazioni ossa
della mano e dei diti, eccettuato il pollice . di
regola s le piii lunghe, le più forti e resi-
stenti e sempre in numero da nove a dieci, lo
Struzzo ne ha -edici : l'apice delle più lunghe
remiganti primarie costituisce in generale la
punta dell'ala, e la sua lunghi zza e data, di so-
lito, dallo spazio intercedente tra la parte ba-
silari- della mano (piniom all'apice o cima di-
stale della penna più lunga : le remiganti se-
condarie sono quelle attaccate sull'avambra
. flessibili, déboli e cedevoli; le remiganti
cubitali, terziarie, o più semplicemente dette
Secondarie interne s'attaccano sull'omero, esse
e le vele secondarie variano in numero da sei
a trenta, le terziarie non esistono veramente
in tutti gli uccelli, ma si da tal nome a due
in- secondarie interne di tinta differente, ta-
lora vanno confuse colle scapolari, quantunque
il pterilio (cfr. pp. 24-25) ne sia differente,
1 38e sono, come dissi, poche ed in generale in-
distinte, ma in alcuni generi, come aé\V Allo-
dole, sono molle lunghe, talora forniscono ottimi
caratteri specifici e assomigliano alle grandi
CUOpritrici in quanto a colore; come pure lum-
ie secondarie, prese in senso lato, possono avere
grande sviluppo, talora e ine (Argo) e sor-
passare le primarie in lunghezza, offrendo ca-
ratteri diagnostici importanti. La proporzione
delle remiganti primarie, specialmente, presenta
un ottimo carattere per riconoscere date specie
di uccelli, nonché per distinguere generi e fa-
miglie; ma questi (lati devono verificarsi su nu-
merosi soggetti, ne -ono sempre del mito ap-
prezzabili, giacché lo sviluppo delle penne può
riuscire incompleto pei- la muta o p088 iSSBl
consunte, spezzate od accorciate dalle intem-
perie o dall'uso diuturno, sicché per accertarsi
di un carattere differenziale conviene possedere
più esemplari e presi in epoche differenti. Altro
carattere ottimo è quello offerto dalla l a remigante
primaria la 10'. come altri dicono, hi (piale
12
ATLANTE ORNITOLOGICI >
varia assai nelle dimensioni, si dice penna
spuria o jiniiid bastarda 8e misura un terzo o
meno della - J , talora è metà (li essa, tal'all la
molto lunga o invece rudimentale, piccolissima,
imperfetta (obsoleta) e può confondersi con
una cuopritrice, tal' altra sarebbe mancante. A
distinguerla, il Savi dice, che, se è una cuopri-
trice, avrà la sua pagina inferiore appoggiata
sulla pagina superiore della seguente remigante;
che se invece è una remigante, avrà la sua pa-
gina superiore appoggiata sulla inferiore della
più prossima remigante, ina a me pare che
non si possano mai confondere. Alcune famiglie
di Passeracei (Fringillidae, Motacillidae. Hirundi-
nidae) sono caratterizzate da nove remiganti 1"'
(Oscines novempennatae - Passeresfringilliformes).
ammettendosi che la penna spuria o 1 ' remi-
gante primaria manchi; in realtà però sembra
ch'essa sia sempre presente, ma si offra affatto
rudimentale, imperfetta, stretta, rigida, e del
tutto nascosta dalla sua più lunga cuopritrice.
ciò che renile impossibile vederla dal di sotto,
ed il carattere così enunciato sorse in l'ausa
dei pochi individui osservati dagli Autori, come
accade sovente; sicché di regola, in quelle fa-
miglie, nelle quali si suppone manchi, invece
nove sarebbero le primarie con completo svi-
luppo e la spuria, o 1", o 10 a sarebbe ridotta
ad una penna di minime dimensioni, nascosta
dalle 1'' cuopritrici e dal vessillo esterno della
2 a remigante primaria e talora misurerebbe
meno di ni. 0, UI 003 in lunghezza totale; ed in
generale si intenderebbe significare ciò, quando
si dice che la penna spiniti è mancante.
Le Cuopritrici (tectrices) sono le penne de-
stinate a coprire e rafforzare la faccia superiore
ed inferiore dell'ala, e si possono paragonali'
alle cuopritrici della coda, ma ne differiscono,
essendo di regola forti e resistenti; esse si sud-
dividono in cuopritrici superiori ed inferiori,
e quelle in due gruppi, cioè (A) quelle che
s'inseriscono sulla mano ornitica (PINION) e
coprono le basi delle primarie remiganti, e (JS)
quelle che coprono la base delle remiganti se-
condarie, e la parie dell'ala, sovrastante, quindi
abbiamo : A -Cuopritrici primarie superiori, dette
anche cuopritrici superiori licite remiganti pri-
marie, o cuopritrici maijijìori esterne, s'inseriscono
sulla mano ornitica. coprono la base delle pri-
marie remiganti e sono in due serie, la seconda
delle (piali più piccola e sempre nascosta dall'ala
bastarda. />' - Le cuopritrici della seconda ca-
tegoria, del te cuopritrici seco mia rie superiori s'in-
seriscono sull'avambraccio e sono divise in tre
categorie: a) - grandi cuopritrici secondarie su-
periori (tectrices m ijores o pteromata), dette
anche semplicemente grandi, maggiori o pri-
marie cuopritrici, sotto il quale ultimo nome pos-
sono confondersi con le cuopritrici del gruppo
-I. sono le più grandi e posano in gran parte
sulla base delle remiganti -' . offrendo caratteri
speci liei importanti per le tinte e perle fascie api-
cali e basilari, che talora presentano: />) - cuo-
pritrici Mediane secondarie superiori (TECTRICES
mediae o pula), dette anche semplicemente
cuopritrici mediane, o cuopritrici secondarie sono
quelle che coprono le grandi cuopritrici e stanno
tra esse e le piccole : e) - piccole cuopritrici secon-
darie superiori (tectrices parvae), dette anche
cuopritrici piccole, o minori, sono più serie di
piccole penne inserite in modo da coprire la base
delle cuopritrici secondarie e la porzione più an-
teriore dell'ala : le cuopritrici dell'omero I termine
poco usato) sarebbero serie di piccole penne in-
serite al di so; ira dell'omero, non sempre presenti,
molto sviluppate nelle Anitre, nelle quali pos-
sono facilmente distinguersi dalle scapolari, con
le quali vanno sovente confuse; il paraptero
(PARAPTERUM) o penne scapolari, sono lunghe
penne che originano dall'omero e si dirigono
verso la parte posteriore del tronco, sono più
nicno allungate, e coprono in varia misura l'ala.
quando è chiusa; per eamptei'io (camptekium),
si intende quella rivestitura di piccole penne
che nasconde il margine anteriore dell'ala, spe-
cialmente sull'angolo anteriore (lidia stessa ; an-
golo dell'ala (flexura alae), è l'articolazione
del cubito col cor] io ; margine dell'ala (margo
alai.), è la serie di piccole penne che coprono
il solo spigolo anteriore dell'ala ; specchio (spe-
COLUM), è una. serie di penne sopra e sotto
l'ala, che offre, nella parte esposta, colore ben
distinto dalle circostanti e più che altro si ap-
plica allo spazio lucido, metallico, e talora a
riflessi che giace, a forma di parallelogrammo,
sulle remiganti secondarie delle Anitre; ditto
spazio può essere anche di colorazione ordinaria.
ed esteso pure sulle stesse porzioni, o su parti
leggìi incute più larghe (Averla maggiore) o
sulla base delle remiganti (Stercorario), ed in
altre parti delle ali. tanto nella faccia superiore
che nell'inferiore; nella superficie inferiore delle
ali troviamo le sue cuopritrici inferiori (TEC-
TRICES INFERIORES), che si dividerebbero in
primarie e secondarie, come per la faccia supe-
riore, iliache per maggior comodità si chiamano
cuopritrici inferiori delle ali, faccia inferitile
dille ali. o disotto delle ali; ascellari (axillares),
si dicono quelle penne inserite presso l'artico-
lazione dell'ala col corpo, sono le più interne,
le più lunghe e relativamente rigide, ed in alcuni
gruppi (Anitre) presentano speciale sviluppo.
Ul.wil ORNITOLOGICO
L3
('unir forma, le Ali (remiganti) possono essere
appuntite (aci i ae), quando alcune remiganti
-olio assai piu lunghe delle altre; rotondi
(rotundatae), quando esse decrescono gradual-
mente in lunghezza; pinniformi (pinniformes),
cioè molto compresse a guisa ili paletta e co-
perte ili penne ili apparenza squamosa : come
dimensioni, brevi (bretes), Be chiuse e piegate
(st;itn ili riposo) giungono con l'apice sui lati
del groppone (Strolagfte) ; mediocri (mediOi ki - .
quando raggiungono la base della coda : lunghe
(longae), quando ne sorpassano la base; lun-
ghissime (longissima e), so ne oltrepassano l'a-
pice <• talora anche notevolmente I Fregata i : inol-
tre possono essere larghe .1 irgae); ristrette (an-
GUSTAe), etc. ; come superficie, quasi piane
(fere n.AN \k), convesse superiormente (superne
C0NVE3 \i:), concave inferiormente ( inferne con-
1 lvae), quando le remiganti sono formate in
inolio elio l'ala ne risulta fortemente convessa
al disopra e concai a al ili sotto, onde gli Uccelli,
elevandosi a volo, fanno uno strepito sensibile
come nelle Staine. Si dicono ali volatili (vo-
latii.es), se le remiganti sono lunghe ed atte
al volo, inette (ineptae), se imperfette, molli
e non adatte al volo: tubercolate (tuberco-
LATAE), se fornite di uno o più tubercoli nel-
l'angolo anteriore; spronifere (calcaratae), se
nella stessa regione hanno due più sproni.
La coda ornitica nulla ha da che fare con
quella dei mammiferi, sempre parlando degli
uccelli viventi; essa non ha scheletro osseo,
nò rivestimento cutaneo, e non è organo prensile
adattato pel nuoto, ma risulta semplicemente
composta di penne sostenute dalle ultime ver-
tebre anchilosate dette il portacoda e fornita
alla sua base di una gianduia speciale, delta
uropigea (elaeodochon). Tale glandola semina
a due lobi od a t'orina di cuore ed è costituita
da molti follicoli, tubetti contorti, che si riu-
niscono assieme, l'ormando all'esterno una pic-
cola, apertura fornita di uno o più pori come
t'ossero piccoli capezzoli, questi pori secernono
un ti nido grasso che può o essa dare nat m allunile
od essere spremuto, anzi, quando gli uccelli vo-
gliono rendere impermeabili le loro penne pre-
inolio col becco la glandola e ne levano delle
goccio con le quali ravviano, spalmano e lubrifi-
cano le loro penne, in modo che ha luogo il fe-
nomeno dell'acqua che non bagna, ma che <• corre
giù .>. La detta glandola e mollo s\ iluppata negli
Uccelli aquatici e nel gen. Pandion, è piccola
negli reeel li terrestri ed, a quanto pare, manca
negli 8truzei, nelle Otarde, nei Pappagalli, etc;
essa è talora esternamente fornita di un anello
pennuto, alla cui presenza o mancanza si diede
notevole calore, anche pei glandi divisioni or-
nitiche (cfr. Olassifieaeione .
Nella cnda troviamo le cuopritricii ri
e le timoniere ri i i ri< i s . Le cuopriMci difen-
dono e proteggono la base della coda, Bono
molli, ed in ciò differiscono da quelle delle
ali: vengono divise in superiori ed inferiori, a
seconda che sono inserite nel notaei u sul
CASTRA KUM; le ciiupril riti inferiori ditta inda
o sottocaudali (tei crii er si bi m uai.es) sono
di solito piii molli e più grandi, in generale 1
arrivano alla metà della coda, ma talora toc-
cano quasi il suo apice, si chiamano anche
alle \niii-. pei- brevità, sottocoda ; le cuopri-
ina superiori dilla coda sopracaudali
un 1- SUPERCAUDALES), sono più resistenti,
talora molto culle, lal'allta enormemente svi-
luppale, come nel Pavone, nel quale le penne
maestose, che si chiamano di solito coda, altro
non sono che le cuopiitiici superiori assai al-
lungate e ehe coprono la colla in limilo che que-
sta appare nulla, anche esse >i chiamano talora
sopracoda e non si distinguono dalle penne
del groppone, però tanto le cuopriMci inferiori
che le superiori variano notevolmente di forma.
ili dimensioni e di struttura, «rune nelle cuo-
pri Ilici, cosi nella vera coda 1 timoniere) abbi.-
una faccia superiore ed una inferiore, che ta-
lora non hanno eguale colore. l'ano eri (PA-
RACERC1 M) e il complesso di penne inserite
sulla parte bassa del groppone, quando esse
coprono del tutto, o «piasi la superficie >upe-
riore della coda.
Le timoniere o uh ici ( 1:1. n.-n 1-:. dette anche
penne della eotla. sono penne grandi e robuste,
Ialina rigide, o molli e piccole, il cui vessillo
esterno è più stretto dell'interno, con l'ecce-
zione delle due mediane nelle quali talora e I
eguali : esse Mino inserite a paia uno sull'altro
in modo che il centrale è il più alto e giace coi
suoi vessilli sulla prossima penna <li ogni lato
e cosi successivamente, a modo di piramide,
come dice il Coues; il loro numero è vario, in
generale è di li paja 12 penne di 4 paja
8 penne, il massimo e. di regola, di 1:1 paja:
quando le penne sono meno di dodici, manca
il pajo o le paja esterne; le timoniere possono
essere molto corte, come nella Quaglia, quasi
nulle, rudimentali ed a piumino (Svassi), ri-
gide e l'orti (Picchi), lunghissime (Cuculo), 1 te
La coda si presenta di solito a ventaglio e
quando e semichiusa può a\eie le seguenti
forme: eguale troncata (tri m ita, lequalis,
INTEGRA), se le timoniere sono di pari lun-
ghezza e presentano all'apice una linea retta,
(piando la linea è rotondeggiante dicesi rotonda
14
ATLANTE ORNITOLOGICO
(rotondata) ed è la forma più comune; sub-
troncata (subtrdncata), se le timoniere diven-
gono gradualmente, ma di poco più lunghe
quanto più ci avviciniamo alle mediane; gra-
duata (graduata), se le timoniere est e me sono
gradualmente, ma ili mollo più lunghe quanto
Principali forme della coda di un Uccello (Da C 8).
ade, rotonda; aec t graduata; aie, cuneato-graduata; ale, cuneata:
aie, doppiamente rotonda; /e g, quadrata; fqg, smarginata ;/» eo g, dop-
piamente smarginate; p ì m, forcuta; pem, fortemente forcuta; pbm ì
forficata.
più ci avviciniamo alle centrali : appuntita,
quando la coda cuneata presenta timoniere
strette ed mine; cuneata (cuneata), una coda
graduata colle timoniere mediane mollo allun-
gate; /ornila (FORFICATA), una coda colle ti-
monieri' esterne molto più lunghe delle interne,
e queste gradualmente più corte, mano mano
che ci avviciniamo alle due centrali ; se la
coda è poco forcuta dicesi leggermente forcuta;
se lo è molto profondamente forcuta, forficata,
questo essendo il limiti' estremo di biforcazione,
talora il pajo esterno ha prolungamenti filamen-
tosi : biforcuta (bifurca), colle timoniere esterne
di poco più lunghe delle interne, che sono eguali
tra loro, però forcuta e biforcuta si scambiano
a vicenda e si usano reciprocamente: smar-
t/inala (EMARGINATA), se le timoniere sono gra-
dualmente, ma di poco più corte «pianto più ci
avviciniamo alle centrali : doppiamente rotonda.
quando, invece d'avere la linea apicale roton-
deggiante, presenta un'intaccatura mediana
con un orlo convesso, ma rotondo su ogni lato
dell'intacco, cioè quando la coda e forcuta nel
cenilo e graduata sui lati; è invece dopjiia-
mente smarginata o doppiamente forcuta, quando
osservasi una proiezione mediana con conca-
vità laterali sul margine posteriore (lolla coda:
code speciali sono quelle di alcune varietà
domestiche del (latin.* bankiva e quella del-
l' Uccello lira: la coda può ossele compressa
(compressa), quando le timoniere esterne sono
verticali e lo interne oblique, inserite queste
su di un piano superiore, e quelle su di uno
inferiore; navicellare (navicularis), se colle
timoniere esterne oblique situate in liasso in
modo, die la coda superiormente è cava ed
inferiormente carenata: può essere larga od
aperta I vri ih \. expansa), quando le timoniere
sono tulle visibili, ristretta o chiusa i \m;i sta,
il, ai -ai, quando non lo sono che in parie;
dilatabile (expansilis), quando da
chiusa può essere aperta lincili' ;i
forma di ventaglio (flabelufor-
mis); oscillante (oscillans), se può
avere movimento oscillatorio ; vei'li-
mie: Orizzontale; ascendente | ISCEN-
dens); tJ«scen<?e«<e(DisCENDENS), etc;
le penne (timoniere) poi si presentano
lineari, se mollo strette ; filamentose,
se multo lunghe e sottili ; lanceolate.
se larghe alla base e strette all'a-
pice; acute, se molto appuntite : acu-
minale, se ad un tratto divengono
appuntite verso l'apice; spati/late,
se mollo larghe all'apice; mucro-
nate o spinose, se il rachide si pro-
ietta nudo al di là del vessillo; troncate se
tagliate trasversalmente idi' apice; incise si-
col bordo apicale concavo, etc. La lunghezza
relativa della coda ed il numero delle timo-
niere, che la compongono, sono buoni caratteri
di classificazione, beninteso quando lo sviluppo
è completo. Così per coda eguale o subeguale
alle ali non si intende che le dimensioni reci-
proche sono pari o quasi, ma si vuol significare
che le ali chiuse col loro apice toccano o quasi
raggiungono l'apice della coda, quando lo sor-
passano, si dice che le ali sono più lunghe
della colla, e così via, ciò che è naturalmente
di poco valore in uccelli preparati o di sviluppo
incompleto.
Dobbiamo ora considerare le estremità po-
stilimi, che servono per camminare, salterel-
lare, nuotare, appollaiarsi sugli allieti, rampi-
care sugli stessi, con o senza l'aiuto del tarso
o della coda, e che talora rappresentano un
organo prensile (Rapaci, Pappagalli), si chia-
mano anche estremitàpelviche, perchè si attaccano
alla pelvi (bacino); variano mollo come struttura
e lunghezza, sono cortissime nel Rondone e
lunghissime nel Fenicottero, e si suddividono
in tre parti: la. prossimale (coscia, comunemente
detta anche femore), il cui osso dicesi femore,
la parte media (gamba, comunemente detta an-
che tibia) con due ossa, che sono la tibia e la
fìbula, e la parte distale i piede, nel quale nel
linguaggio comune distinguesi il tarso e le
dita), formato in realtà di un tarso-metatarso
e di serie di falangi costituenti lo dita : la tibia.
il tarso ed i diti soggiaciono a grandi va-
\ 1 i \ N I I ORNITOLOGICO
15
riazioni. Il /'emine o coscia mimi r i sempre
carnoso, molto grosso e relativamente to;
la tibia (tibia) esternamente appare ili un solo
osso, è la inule che si articola sul femore
e sul tarso, è grossa e carnosa, del tutto
od in parte coperta ili penne, diviene sot-
tile e contratta verso il ginocchio, e volgar-
mente si scambia per la coscia ; ginocchio
(geni | è la giuntura del femore colla tibia
e forma un angolo, ili solito, nascosto dalle
penne dell'addome e rivolto ali 1 innanzi, cioè
verso la lesta, come nella specie umana : il
tarso (tarsbs) è subcilindrico o circolare ed
è la parte tra la tibia ed il podio, non è car-
noso, ma coperto di integumento, di solito
corneo, molto spesso nudo, talora piumato in
]iarte o nel tutto e comunemente si prende
per la tibia; quando la regione più bassa della
tibia presso il garretto non è carnosa, ne pen-
nuta si dice che è seminuda e tale parte porta il
nome di cnemidio (CNEMIDIEM) ed è coperta
dalla podoteca : se sul cnemidio \i è un cerchio
colorato, questo dicesi anelili o armilla (ak-
mii.i.a) e talora è ornamento temporaneo ; gar-
retto (suffrago) è la giuntura della tibia col
tarso, che tonila un angolo rivolto all' indietro.
cioè verso la coda, in senso opposto a quello
che osserviamo nella specie umana ed a cui,
del resto, corrisponde solo in parte ; piede
(pes) è chiamato il complesso del tarso e dei
diti, quantunque nel comune linguaggio indichi
solo questi ultimi, ed il tarso si prenda per
gamba; podio (podium) è il complesso dei diti,
che posano più o meno del tutto sul terreno;
linda lini (l'ODARTHia )l) è la giuntura del podio
col tarso: podalica (pODOTHEi \) è l' integu-
mento corneo modificato (Uccelli di terra) o
coriaceo (Uccelli aquatici) del tarso e del podio,
che non è mai contiguo, ma suddiviso in seg-
menti quasi scalari; quando la podoteca offre
molte suddivisioni (scudetti, reticolati) dicesi
sckisoteca (schizotheca), oloteca (olotheca)
quando la podoteca è a lamina intera (squa-
mata, laminata). Il tarso consta delle parti
seguenti: acrotarso i lcroi lrsitjm), che è la su-
perficie anteriore del tarso tra il garretto ed
il podartro, paratami (pakatarsium), la super-
ficie laterale della stessa porzione ; jiinnta o
pialliti del tarso (et. anta, ri. anta tarsi), la
superficie posteriore della stessa; se il para-
tarso risulta rivestito di una sola lamina con-
tinua, che si unisce all'opposto sulhi parte me-
diana della PLANI \ i IRSI in modo da formare
colla congiunzione uno spigolo prominente, si
dice che il paratarso è laminipliinlare e LaMI-
NIPLANTARES gli uccelli che presentano tale
particolarità (molti Osi li Uccelli nei
quali la PLANTA TARSI e invece rivestila ili
scudetti si dicono Scutelliplantares (Alau-
didae); calcinimi (cali \\m - è la prominenza
inferiore e posteriore del tarso, prossima al
garretto; sprone (calcar) e un processo corneo
situato nella pianta del tarso, di ligula conica,
più o meno allungato ed appuntito, quando e
unico il tarso si dice spronato n ih n:\n-.
quando è doppio bispronato (cu ili iratus),
però talora se ne osservano anche più ili due
(Ithaginis); lo spume e organo sessuale ma-
schile, ('mar Jiiinra. il tai'SO può essere intonilo
o tenie (teres), cioè quasi cilindrico; com-
presso (COMPRESSUS), eoi lati quasi inani: ca-
renato (< >. rinati - . con uno spigolo sulla su-
perficie anteriore, sulla posteriore od in una
delle laterali: per V integumento, mulo (\i pi - .
86 I \i Sono ne peli, ne penne: coperto
(TECTUS), se rivestito di peli di penne più o
meno perfette, se queste sono Setolose si dice
irsuto (niK-i rus) ; se lanuginose e molli, la-
noso (LANUGINOSTJS), Il Podio consta di aero-
podio i M ROPODI1 Mt. che e la superficie supe-
riore di tutto il podio, di solito scudettata ; la
palma I PALMA | ne e l'inferiore; pici no PTERNA),
la porzione della palma sotto il poliamo ed è
spesso prominente. Negli Uccelli viventi i diti
non sono mai più di quattro, e questoè il caso più
comune, talora ve ne sono tre. due nel solo
Struzzo: però nelle specie Europee il loro nu-
mero va da tre a quattro e gli uccelli tutti
sono digitigradi, cioè camminano esclusivamente
con i diti, eccello il Pinguino che tiene il tarso
a terra ed è il solo planHijnnlo. (sembra che
lo siano talora anche le Strolaghe e gli Svassi);
quando manca un dito, esso di tegola è il po-
steriore, eccetto nel gen. Geyx ed Alcyon, nei
quali il dito interno è rudimentale e cos'i di-
cesi per quello interno nel gen. Ckolomis; nello
Struzzo manca il posteriore e l'interno. I diti
sono composti delle seguenti parti: acrodattilo
(ACRODACTYLUM), è la superficie superiore di
cadaun dito; ipodattilo (hypodactylum) ne è
l'inferiore, e si presenta a granulazioni picco
lissime e talora anche a tubercoletti o /ilari;
paradattilo (paradacttlum), ni' è la parte la-
terale, se e distinta per qualche particolarità
dall' ipodattilo ; le falangi (phaj lnges), sono
gli articoli dei diti; il ri:oiiie!iin (RHIZO-
nii ini M), e la falange estrema che porta l'un-
ghia e lilari (TYLARl), si dicono le piccole ri-
gonlintiire, come a tubercoletti. che SÌ trovano
stili' ipodattilo sotto le falangi dei dil i : per la
direzione i diti sono anteriori, posteriori.
salili: anteriori (ANTICl), quelli diretti all'in-
Ili
vi [.ANTE ORNITOLOGI!
Piede Bindattilo ( 1
Danzi, talora Io Simo timi (Rondone) ed il pol-
lice è il più interno, altre volte due sono ri-
volti all' innanzi e, (lue all' indietro (Picchi) e
costituiscono il piede sigodattilo, i due rivolti
all' indietro sono il pollici' e l'esterno, tranne
nel gen. Trogon (pollice ed interno), il più
cl<lle volle tre sono anteriori ed imo posteriore
(pollice), quando vi sono tre diti sono lutti an-
teriori, eccetto nel gen. Picoides, nel quale
l'esterno e volto all' indietro ed il pollice
manca; sindattilo, anisodattilo o singeniesio
dicesi il piede
quando il dito
mediano e l'e-
sterno sono riu-
niti per quasi
tutta la loro lun-
ghezza e sonori-
vestiti dalla pel-
le, come fosse un
unico dito (Alcedo) ; posteriori (postici) s
i diti rivolti all'indietro ; rosa/ili (versatiles),
quelli clic poss esser rivolti tanto all' in-
nanzi, quanto all'indietro (il pollice dei Rapaci
nottanti). Ter situazione, i diti si suddividono
in: u) dilli posteriore, pollice o primo dito
(iiai.i.ux) collocato e guardante all'indietro, se
non è versatile, ha quasi sempre due falangi,
esclusa la basilare, esso varia assai di dimen-
sioni, può essere basilare (Procellaria), lungo
(pianto uno degli anteriori o più lungo di
lutti: dicesi incombente (inCUMBENS), quando
è inserito sullo stesso livello dei diti anteriori,
elevato <> insistente (insistens), quaudo è inse-
rito sul tarso al disopra del loro livello, nel
piinio caso tocca terra anche per tutta la
sua lunghezza, nel secondo col solo suo apice,
(piando non la tocca adatto dicesi remoto.
(rEMOTUS), masi usano anche i molli elee, ilo
mi insistente ; li. dito interno, indice seeonilo
dito (internus, index), ha sempre tre giun-
ture (tranne nel gen. Ceyx ed Alcyon) ed è
quello situato sul lato inter lei piede: e) dito
mediano o terzo dito (medius), ha di solito
quattro falangi, talora tre [Rondone), è quello
che sta tra, l'esterno e l'interno ed è in ge-
nerale il più lungo di tutti : ti) dito es'ei no.
anulare o quarto dito (externus, anularis)
ha di solito quasi sempre cinque falangi, può
averne (piatirò (Succiacapre) otre (Rondone),
ed e quello che giace sul lato esterno del
piede, esso e l'interno sono in generale sub-
eguali od eguali, ma. quando non lo sono, di
solito l'esterno è il maggiore dei due: il dito
mignolo umano non è rappresentato nella classe
Ol'nitica. Riguardo a lunghezza e grossezza i
(liti si distinguono in brevi (BREVES), se più
(•orli del tarso; mediocri (MEDIOCRES), se sub-
eguali; lunghi o lunghissimi, se più lunghi di
esso; deludi (ni cu I - i, -e molto più sottili del
tarso; robusti ;\ w.inii. sedi poco più sottili;
sono liberi ( ricini i. se separati dalla base al-
l'apice; collegati (colligati) o riuniti, se i diti
sono legali assieme da una membrana estesa
uà gli anteriori, dicesi allora che il piede
e palmato (Anitre) ed in tal caso il dito po-
steriore può essere libero (ANATINAE) o munito
Piede «li Man ca >■
l.\\ V11XJK).
l'ini.- ili Fuligula fuligxila
(Fri. ii. i i.i\ u i.
di un lobo membranoso (Fuligulinae), talora
la palma di un dito è più eslesa che quella di un
altro (Sterna); se il posteriore s'attacca anch'esso
con membrana agli anteriori, dicesi che il piede
è totipalmato o stegano (Phalacrocorax), le mem-
brane o palme pos-
Pied< totipalmato
( Phalacrocorax).
sono avere il loromar-
gine apicale munito
di intaccature ed al-
1 loia diconsi incise ;
gei»lJCOÌ%rttó,SEMICOL-
LIGATI, sono i diti
(piando parzialmente
muniti di membrane,
che se sono estese solo alla base del piede,
esso dieesi pohnolo allo base e se sino a metà
lunghezza semipalmato; abbiamo inoltre che i
diti olirono talora membrane laterali espante
sui lati soltanto e che lasciano i diti semi-
liberi, quando esse hanno intaccature presso a
poco eguali in numero
a quelle delle falangi
diconsi piedi fessolobatì
o piiiniiti Folaga); quan-
do non hanno smargina-
tura, lobati i Svasso); nei
diti dei Galli di mon-
tagna troviamo come
frangie tagliate a den-
tellatura acuta, che sono
prodotti di sostanza cornea e si trovano inseriti
sui lati dei diti e questi premi i allora il
nome di peninoti o seghettati (serrati). Ri-
guardo la podoleeo od integumento i piedi ed
il tarso possono essere: sendeltiili (SCI TEIXATl),
se coperti di lamine abbastanza grandi, qua-
!
Piede lobato
I Si -ISSO)
\ Il INTE ORNI rOLOGK
17
tirate e talora embricato, cioè .soprapposte
le uno allo altro collo estremità e coi margini
laici ali ; (niellati (anulati), quando hanno una
fila longitudinale ili scudetti, ognuno dei quali
k
Piede pettinato [Gallo cedrone),
cinge il tarso; clipeati^ ctpeati), quando coperti
di lamine abbastanza grandi di figura pentagona
oil esagona; squamosi (sqi unni, quando co-
perti ili piccole lamine, di solito rotonde e
squamiformi ; reticolati (reticolati), quando
rivestiti di piccole lamine disposte come le
maglie di una rete, non embricate e di solito
trS ...... _ &}
3tcl
i ; \\t \ i irsi degli Svassi. Il tarso può essere
scudettato anteriormente, reticolato sulla por-
zione laterale e posteriore o interamente reti-
Colato e COSÌ via, come pure può presentare inte-
gumento differente da quello del piede,
cioè questo BCUdettatO, quello retico-
lato, eie. le espressioni anellati, clipeati,
Stivalati si usano poco nella terminologia
italiana e si dice piuttosto tarso coperto
di scudetti esagonali, pentagonali, lami-
nari, ite., adoperando il significato, an-
ziché il nome che lo designa. L'inte-
gumento delle appendici pelviche è in
parte nudo ed in parte piumato, e le
penne hanno Struttura dilli unti' da quella
del petto, raramente sono lunghe [cal-
zoni) ; la tibia è in generale piumata nella
parte alta, e talora anche in tutta la sua
lunghezza, il tarso di solito e nudo, ma
talora può essere piumato (pLUMOSl S , CO
me nell'Aquila, anche sul piede, ed allora
si dicono calzati (densi pennati) come nel-
l'Allocco e nel Lagopus; calzarli rni), sono
penne lunghe, simili a quelle dell'ala, cui so-
migliano in struttura, in grandezza e nel lato
di inserzione, che crescono sui piedi ili certi
uccelli, come il Piccione trombettiere e la Gal-
lina di Bantam, e che S inserite sul lato
esterno di quelli. Per l'e-
quilibrio, i piedi si pos-
sono dividere: in centrali
ed eccentrici, sono centrali
od in equilibrio (i entrali,
AEQUILIBRES) , quando so-
no situati nel mezzo del-
l'addome, in modo ehi- il
tronco vi stia sopra «piasi
orizzontalmente ; sono 1 1
centrici o non in equili-
brio (EXI I VI RII I, \\ ERSI .
quando si trovano inseriti
molto all' indietro \ cimi
il sottocoda, in modo che
Diagramma del rivestimento cutaneo del tarso (da ', non potrebbero sostenere
a, Forma reticolata [Piviere) - 6, seudettata e reticolata [Piccione) - <■. a squammee il tronco se cs>o, il collo
a lamine [PetUroeto) • d, tarso scodettato, laminiplantare (Mimi mie) • lt-4t diti - „ i.. .,,♦.. ,.,.,,
.... ..,.. jt* ni jii. ,' e i.i loia iioii.i\*s,Mio
'/■*, laiso - Mei, .', ' dito (tal tarso ;ill apice dell mietila.
posizione verticale.
I Piedi negli Uccelli s > costituiti favore-
volmente alle loro abitudini, e come li/iu si
possono così scindere :
Tipo Accipitrino, piede potente, con unghie
torti, acute e curvate ( Astore).
Tipo Rampicante oscansorio, piede zigodattilo,
con ipiattroditi.o tre, mancando il pollice, allora
il dito anteriore esterno e invece posteriore e Ver-
satile, unghie bene sviluppate e curvate (JPiechio).
esagonali; stivalati (caligati), quando coperti
di grandi lamine senza frequenti divisioni,
perciò né scudettati, nò reticolati; granulati
(granulati), quando le reticolazioni hanno la
l'orina di prominenze, che sombrano gl'anellini
e che rendono talora ruvida la superficie dei
piedi, se tali ruvidezze sono molto palesi si
dicono scabrosi (scariosi) e se raggiungono un
grande sviluppo, seghettati (SERRATI), come la
Atlante ornitologico. — Parto I.
18
Ali. ANii ORNITI ILOGICO
Tipo Insessore o appollaiatore, pollice lungo
e bene sviluppato, gli altri «liti sono liberi dalla
base i Passeracei).
Tipo Ttaszolatore o rasore, piede grosso, con
pollici- elevato ed unghie corte e poco appun-
tite t Gallinacei).
Tipo Grallatore •> cursorio, piede con minimo
potere ili prensione, pollice ridotto od elevato,
(arso allungato (Grallae).
Tipo Natatorio o nuotatole, piede palmato
del latin (stegano), semi-palmato o fesso-pal-
mato (Uccelli acquatici); vi sono inoltre le sud-
divisioni in ambulatorio, gressorio, etc, tutte
distinzioni die un tempo offrivano grande va-
imi- pilla sistematica, ma che oggi sono quasi
completamente abbandonate.
Unghie (unguis); ciascun dito è terminato
ila un' unghia che è cornea, più meno ap-
puntita e curvata all'apice, talora, il pollice uè
è privo od essa è rudimentale; sono ottuse negli
Svassi, poco appuntite nei Gallinacei, assai adun-
che e talora per dir così retrattili nei Rapaci,
straordinariamente allungate nei l'olii sultani;
lineila del dito pollice è spesso la più grande :
prendono il nome dal dito cui appartengono,
cioè: 1.' unghia = unghia del l.°dito; 2." un-
ghia unghia del '-'." dito, etc. D'inverno
in certi Gallinacei (Lagopus), esse raggiungono
grande sviluppo, questi allungamenti s pero
perduti per cambiamento di stagione e si può
dire per effetto meccanico.
fonie forma, le unghie si distinguono in de-
presse, compresse, rotonde, bislunghe, lesini/ormi,
cilindriche, cioè cave internamente, convesse o
tubuliformi esternamente. Ter direzione, esse
sono diritte, adunche o curiate [adunci (')];
se terminano in un uncino rivolto all'ingiù,
ricurve, che si usa anche nel significato di
adunco, ma. nel vero senso della parola, quando
l'uncino è rivolto all'in su. Per Vapice pos-
sono essere aguzze, acute ed ottuse. Talora
presentano uno spigolo dorsale; quando il mar-
nine è distinto dal resto della loro superficie,
si dice che sono marginate (marginati) e
crenate (crenati), se il margine è intaccato;
pel margine interno l'unghia del terzo dito
può essere dentellata <> pettinata, serratus
(Suiti. Anl<<t), canicolata ( caniculatus ) o
solcata (sulcatus), quando i due margini sono
molto vicini inter se e ne deriva un canaletto.
beninteso nella superficie interiore delle unghie;
sono infine pinne se non lo presentano.
B. - Penne e loro struttura,
muta, aberrazioni di colorito, pterilografia.
L'indumento ( l ) degli Uccelli consiste, nella
sua massima parte, di penne; come è noto, un
uccello può definirsi «animale coperto di penne»
e nessun altro essere ha alcuna struttura para-
gonabile ad una. penna ilei tutto sviluppata,
le filoplume sono [loco pili che peli, ma i pro-
cessi di sviluppo servono a nettamente sepa-
ramele. Sembra che alcuni Decolli t'ossili, come
VArchaeopteryx, non avessero che penne salit-
ali e sulla coda, di altri non conosciamo che
lo scheletro, 'l'auto i peli, che le penne sono
prodotti dalle cellule epidermiche della pelle
ed appendici tegumentari, le penne presentano
un rivestimento ed un contenuto, quello è l'as-
sieme di depressioni concentriche di cellule
cornee, questo è una derivazione del derma
e consiste di tessuto connettivo. Quanto allo
sviluppo, un pelo s'inizia con un ingrossamento
dello strato malpighiano, elio cresce entro il
derma; una penna invece è anzitutto una pic-
cola scaglia, che è piantata colla base in una
depressione cutanea e circondata da una de-
pressione circolare. Questa papilla gradualmente
si profonda nella pelle ed assume una t'orma
cilindrica follicolare. Le cellule dello strato
malpighiano cominciano a produrre vigorosa-
mente e formano una serie di grosse ripiega-
ture disposte radialmente all'asse longitudinale
della papilla della penna e \elso la polpa celi-
li. ile; queste masse di cellule disposte radial-
mente subiscono un processo ili cornilicazione,
(') Noi capitoli riguardanti le penne, la muta .-il il colore
mi i uniti grande aiuto gli ottimi artlooli del Dictionary
oj /.'//,/., del Newton che in parte ri] luco tostualmento.
i'i r,i:vns. in latin. i .- maschile (PABim, G Vocab, Hai.-
i ,<< 3.0 edizióne, pag, 3 iE 1869)
\ I I \\ il ORNITOLOGI!
19
si liberano dalle cellule incrostate dello strato
corneo dell'epidermide <■ producono un fascio
ili libre cornee, elle costituisce il piumino em-
brionale; le penne possono ritenere tale carat-
tere per tutta la vita, come nei Rath u ed in
molti Palmipedi, o posa a\ venire nuovi cam-
I liagramma 'li una penna.
ii'oii LUostrazione «li tre sole delle rae barbe).
i. Scapo - ", ('alani'» - lì. Rachide ■ «. Vessillo « pò-
g FV, Bieca anteriore o esterna del vessillo esterno
nv, Metà posteriore " interna del vessilli» interno - /•' 1"'
barbe o rami • /<, Barbole " radii - SR t Iporacliide.
I Ha Mivart).
biamenti. Questi consistono nella formazione
di un secondo follicolo in continuità col primo
della penna, nel quale essa si sviluppa con lo
sii isso processo e può essere una seconda, penna
a piumino, come la prima formata, o può ria-
1/
b'
Diagramma delle parti «li un Vessillo.
/;/:. Due barbe in posizione verticale ■ &'&', Barbolean-
tei invi - ìiU', Barbole posteriori - <\ Barbicelle o cigu'a.
scile una delle tante varietà di penne, clic de-
scriveremo in seguito. In qualunque caso, la
penna crescente spinge il piumino innanzi, e
quest'ultimo è il piumino embrionale ( Beddard).
Le penne si sviluppano con una grande ce-
lerità e talora raggiungono la lunghezza di
60 cui. e più in pochi giorni. La prima indi-
cazione della penna apparisce nel 5. u e 6.°
giorno di incubazione, come una leggera pusto-
letta sulla pelle ancor trasparente dell'embrione.
Dna penna tipica consta di uno stelo assile
o scapo (scapus), la cui parte inferiore, infos-
sata nella cute, è nella penna completa un
cilindro vuoto e trasparente, detto calamo
iwn-i, e la superiore esterna una porzione
assile, quadrangolare, solida e riempita di so-
stanza midollare, detta rachide (sachis) e costi-
tuisce, coi processi divergenti, la \ ci a penna.
Il calamo ha una apertura in basso, cioè l'om-
belico inferiore (i ìibilicus lnfkriok . mercè la
quale la penna comunica coll'orgauismo del-
l'uccello ed una in alto, ove confina col ra-
chide, detta <iml><rt<;, superiore il MHJI.n DS su-
perior), il rachide porta processi divergenti a
(lesila ed a sinistra, i vessilli O pogonii, che
Mino composti di barbi (rami), il loro com-
plesso forma il vessillo esterno, che è quello
rivolto verso l'esterno, e l'interno che -
verso il corpo dell'animale, le barbe, alla loro
volta, pollano altri processi laterali divergenti,
le barbole (radii), che hanno appendici sei
dalie microscopiche o quasi dette barbicelle o
ciglia (olia) e gli amidi uni-ini (Hamuli).
Le barbe (rami) constano di una striscia as-
sottigliata, la cui parte più lina è rivolta verso
il corpo; le esterne, quantunqe più coite, s
più robuste. 11 numero dipende naturalmente
dalla lunghezza della prima, sul vessillo interno
di una primaria di Gru di 0, m 380, il Newton
ne contò 650. Le barbole (radii) sono inserite
nei due ordini opposti sul grosso margine su-
periore delle barbe, e come quelle guardano
verso l'apice della penna. Ciascuna barbola è
una striscia lunga, circa, un nini., la cui parte
alia non e ingrossata come quella delle barbe,
ma doppiata all' insù. Il loro Damerò è cuoi ine:
ciascuna barba. (ramUS) di (ini ora accennala.
sempre secondo i calcoli del New t ne porta
circa (iUll paja, l'ormando (piasi sili). (100 barbi-
celle soltanto pel vessillo interno e certamente
piit di un milione per ambedue (penna intera),
Le ciglia o barbicelle con gli uncini, come di-
cemmo, sono derivazioni delle barbole. Le ciglia
non l'ornile di uncini sono importanti pclla
classificazione di certi gruppi; e gli uncini ri-
dondano di molta utilità pel volo unendo le
barbe alle ba/rbole, ciò che dà coesione ed ela-
sticità all'alio speciali alla superficie del ves-
sillo, h'ipnrai/iiilc è un terzo vessillo inserito
sul calamo (Casoaro), di solito e un semplice
ciuffo (li barbe, però può essere completo,
manca sempre di ciglia e le grandi penne delle
ali e della coda non lo presentano mai. Nel
comune linguaggio piume sarebbero le penne
molli e non resistenti, penne le resistenti e
l'orti; si scambiano però vicendevolmente nel
parlare, sebbene non si chiamerà piuma una
rigida timoniera, ma si dice indifferentemente
le piume o le penne della lesta, del collo, ite.
L'I»
ATI.ANTK ORNI I GICO
La struttura delle penne non è sciupio cosà
complicata ; le grandi alari del Casoaro hanno
solo rachide, le filopluwe poche barbole, com-
poste quasi solo ili rachide e di calamo; gli
uncini mancano nello penne a piumino o piu-
mino; quando non havvi rachide le barbole
s'insilisi' sul calamo. l\ piumino polveroso,
detto anche pulviplume, è una modificazione
delle pe ; n piumino, nella quale l'apice con-
tinuamente si corrode iu una materia polve-
rosa; osso varia assai ili t'orina, di struttura
e di situazione e la sua esatta natura non è
nota, è però ili solito distribuito in regioni
speciali. Il detto piumino polveroso presen-
terebbe, secondo alcuni Autori, poteri lumi-
nosi nell'Airone e servirebbe per attrarre In
preda, ciò che è del mito immaginario. Tali
spazi di penne sono enormemente sviluppati
ni 'j;li Aironi, ove ne troviamo due serie o paja,
l'una su di un largo spazio pettorale e l'alila
sulle coscio: e. quando l'uccello è spellato, si
presentano come aree scure, beninteso sulla
superficie interna ; ne presentano ancora i ge-
neri HMnoeJietes ed Eurypyga, i Grypturi,
i Pappagalli, alcuni Rapaci (Circus, Elanus,
Gypaètus, etc), i generi Podargus e Leptosoma,
sembrano mancare nei Passeracei, eccetto il
gcn. A ria ni us.
Come tonila, le penne si dividono in penne
iìi eonlmno (I'knn ai-:), piumino (ri.r milae),
semipiume (semiplumak) e filopiume (filoplu-
mae); alcuni Autori vi aggiungono anche il
piumino dei nidiacei, e tutte queste varietà sono
connesse da numerosi stadi intermedi.
Le penne ili contorno, le più altamente ca-
ratterizzate, coprono tutto il contorno o pro-
filo esterno dell'uccello, sotto di esse, in molti
gruppi, troviamo strati di piumino. Hanno ves-
sillo esterno ed interno completo, e raggiun-
gono il massimo sviluppo nelle remiganti e
nelle timoniere. Ina categoria di esse, le cosi
dette penne d'ornamento, mancano di ciglia,
spesso di uncini e talora, presentano pochissime
barbe, ionie nelle penne dorsali e pettorali delle
Egrette (tremi posteriore ed anteriore), nei ciuffi
delle Crii pavonine, etc.
Le pinne metalliche hanno le ciglia formate
di compartimenti grossi e di altri piani, e la
parte distali- delle barbe è spesso allargata e
modificata in una struttura priva di ciglia e di
colui blu. Le modificazioni delle penne di con-
torno sono infinite, vi appartengono quelle con
apparenza di scaletti- del Pinguino, quelle a
scaglie luccicanti degli Uccelli mosca, i ciuffi
e collaretti d'ogni genere, le timoniere mediane
e poste di solo stelo degli Uccelli del Paradiso
e di molli altri, le setole diritte di parecchi uc-
celli, le grosse penne nere alari del Casoaro.
l'apice allargato corneo e colorito di alcune
penne speciali del BeccofrOSOne, clic seminano
essere soltanto barbe conglomerate, etc.
Il piumino e quasi sempre nascosto dalle
penne di contorno, o è visibile, come nel collare
del Condor, talora qui sic strutture mancano di
uncini o di rachide, ed in questo caso le loro
coite barbe partono da un calamo pure breve,
tal' altra sono costituite perfettamente, ma
hanno apparenza molle: assomigliano molto
alle pinne dei nidiacei, mentre invece il piu-
mino polveroso sarebbe una loro modificazione.
Le semiphime sono intermedie tra le penne
ili contorno ed il piumino, hanno lo stelo re-
sistente di quelle ed i vessilli molli di questo,
sono (piasi sempre coperte dalle penne di con-
torno e possono offrire un iporachide.
Le filopiume hanno calamo corto ed un ra-
chide cosi lino che sembra un pelo, le barbe
mancanti del tutto o quasi : di primo acchito
sembrano fini peli e non piume. Alcune sono
a setole, si dicono setolose, e si trovano sulle
narici e talora sulle gambe, alcuni uccelli hanno
un fascio di peli o vibrissi attorno all'apertura
boccale ( Caprimulgus) ; esse sono sempre asso-
ciate alle penne di contorno, e nascono in nu-
mero di una o più alla loro base, quanto a svi-
luppo sono piume degenerate, e non primitive.
Talora vediamo filopiume che si proiettano sotto
le penne del collo (geu. Sylvia e Fringilla), e
secondo il Nitzsch, le piume di un bianco de-
licato del collo e dei calzoni del Marangone
sono filopiume semplici e caratteristiche.
Le penne degli Uccelli, riguardo la loro vita,
si suddivisero in due grandi tipi, detti NEOS-
SOTTILI e TELEOTTILI; le prime costitui-
scono il loro primo abito non appena sgusciati
dall'uovo, sono penne molli e piuminose, si-
mili al piumino degli adulti, ma sempre di-
stinte per speciali caratteri da questo e da
quelle, che compaiono dopo col processo della
miitii, che con successione costante si perpe-
tuano per tutta la vita dell'animale e che ven-
go lette 'leleoltili. I .e Xeossottili sono così
caratterizzate: a, da. un calamo molto corto:
h, da un rachide, che quando esiste, è imper-
fettamente sviluppato; e, da barbe lunghe e
sottili ; </. dall'assoluta mancanza di ciglia e
di iporachide, eccetto nel gen. Dromaeus, nel
quale questo esiste. I.e Teleottili, siano penne di
contorno, o piumino, sono egualmente in origine
precedute da una Neossottile, la base della
(piale si trova in diretta continuila cogli apici
dello barbe della penna liliale, che succede;
\il \VI I ORNI rOLOGII
21
ina, facendo attenzione al processo accorciato
di svilupjm, molte ed anche tutte le Neossottili
possono occasionalmente venir soppresse, cosi
che gli apici «Ielle prime penne, che appaiono,
sono allora quelli della seconda generazi >.
Ciò succede nei Passeres ed in molti altri
Nidicolae, cioè in lineile specie che nidificano
in lincili e clic quindi non abbisognano di un
abito di nido. In generale si può dire che negli
Uccelli die costruiscono nidi imperfetti, i gio-
\ ani sono coperti di piumino caldo e fitto,
in quelli che costruiscono nidi più adatti,
i piccoli sono in gran parte nudi, ma il letto
su ini giacciono è morbido e caldo. Nei Pas-
seres e negli PsiTTACl specialmente, le Neos-
sottili, per quanto strutture complicate, cre-
scono soltanto in poche regioni, più che altro
sulle parti della testa e sui tratti delle spalle
e di Ila colonna dorsale. Snsseguentenientc. esse
appaiono all'estremità dell'ala futura e delle
timoniere, e sono largamente distribuite sulla
regione ventrale. Nei Martini ■pescatori, nei
Picchi, e probabilmente in altre Picarie, le Neos-
sottili sono quasi del tutto mancanti, l'er re-
gola tale piumaggio è più distintamente svi-
luppato nei NlDIFUGAE e, come e naturale, si
mostra più resistente in quelli che di buon'ora
sono adatti ad una vita aquatica, esso risulta
sviluppato al tempo della nascita nei Ratitae,
(!.m. linai;, Spheniscidae, Anseres. Pai.mii'k-
DES, PhOENICOPTERIDAE , COLTMBIDAE, La-
RIDAE, LlMICGLAE, PlEROCLIDAE e CtRALLAE,
come negli ÀCCIPITRES o StRIGIDAE tra i Nn>i-
COLAE, mentre del resto è molto scarso o man-
cante nei Pelarci, negli Herodii e negli Ste-
GANOPODES, lilialmente nei Megapodiidae le
Neossottili cadono piima che gli uccelli sgu-
scino dall'uovo, cos'i che essi nascono co-
perti di un piumino di seconda generazione.
Non vi è dubbio che le abitudini dei nidiacei,
ed altre circostanze, sono strettamente connesse
con la condizione del primo piumaggio e che
questo considerato come generalità, può essere
solo usato con grande riguardo quale carattere
tassonomico, mentre le parti che lo costituiscono,
le stesse Neossottili. sono di gran lunga meno
adulto e quindi occorr caratteri più sicuri
( Newton \.
Le penne degli uccelli, tranne poche ecce-
zioni, sono colorite o per semplice pigmento o
per tinto ottiche, che riflettono contro una base
di pigmento scuro per lineilo e per queste :
di regola gli uccelli meridionali sono ili tinte
più vivaci dei settentrionali, come i diurni dei
notturni. I colori si dividono in tre gruppi :
a) calori chimici <> ili assorbimento .■ &) coloii
di struttura obiettiva : e) calori ili struttura sog-
gettiva a metallici.
1. / calori chimici o di assorbimento sono
sempre dovuti a materia colorante, clic può
esistere in forma di pigmento, o di soluzione
dilt'usn. e -olio colori clic non cambiano per
effetto di luce; cito i principali: la zoomela-
nina, cioè il nero animale ; la eooneritina, cioè
il rosso della ('minga, del Fenicottero, del-
l'Ibis, delle pelli nude attorno agli occhi dei
le ti annidi, et e: la Xoo.raiitinta. il giallo : la Tura-
rimi fu scoperta nel 1867 ( l ) da ('lunch nelle
penne delle Musopaghae, che se bagnate dalla
pioggia o messe in bagno perdono il color
rosso, ma lo guadagnano quando sono asciutte;
il color bruno è composto di l'OSSO e di nero,
il bianco non e colore : le penne sono opache
se la superficie è ruvida, lucide se e piana e
ripulita.
2. 1 calori di struttura obiettiva sono quelli
prodotti dalla combinazione di un dato pi-
gmento con la speciale struttura ili parti senza
colore soprapposte. Vi appartengono il violetto
ed il blu. quasi sempre il verde e spesso il
giallo.
'■'■. / colori metallici, prismatici o di natura
soggettiva, hanno le stesse variazioni di quelli
dell'arcobaleno, cioè variano a seconda della
luce e dello sguardo dell'osservatore. Si tro-
vano sulle barbole senza ciglia e mai nelle penne
nascoste da altre.
Le aberrazioni di colorito sono casi semi-
patologici, nei quali il colorito si stacca dal
tipo normale, che offre ordinariamente la specie :
essi si presentano ad epoche indeterminate della
vita dell'animale e durano tutta la vita del-
l'animale stesso, o un periodo più o meno lungo.
Si chiamano anche TSterocrosi e possono essere
simmetrici ed asimmetrici riguardo alle aree oc-
cupate, intaccando sempre le porzioni eguali
o differenti nelle singole specie. Eccone le mo-
dificazioni principali :
Albinismo, bianco, causato dall'assenza di pi-
gmento colorato e prodotto sempre da una lesione
locale della sostanza delle penne, infatti le barbe
e le barbicelle si presentano svasate e la loro so-
stanza col tirale 1 ut la . contoi la ed acca\ aliala qua
e là, sicché le penne appaiono consunte e rovi-
nate. Leucoeroismo, è l'albinismo perfetto con
l'iride rossa; geraiocroismo, è l'albinismo per
effetto di età; allocroismo, <■ l'anomalia che
offre il bianco a disegno di tratti o macchie:
clorocroismo, Cioè il bianco è a tinte -lavate o
sbiadite ; spesso l'albinismo quando e parziale
i'i fi, il. franti., pp. 027 Ili L8«fl
22
ATLANTI". ORNITOLOGI!
può cessare e L'animale ritorna al tipo di co-
lore Dormale, o d'un Matto, o per il leu to effetto
delle mute, come nelle nro- ed uropterozona-
lurr da me osservate uei giovani della Menda
menila.
Melanismo, e causato da una sovrabbondanza
di pigmento nero e L'animale perciò diviene
di tinta mia o più cupa dell'ordinario; può
essere completo, o parziale ed essere combinato
colla varietà albina. Talora si presenta con
tipo costante, come nel Beccaccino comune
(Gallinago Sabinei) , nella Quaglia (Synoecus
Lodoisiae), nell'Allodola, etc., alle volte si ot-
tiene artificialmente nutrendo Cardellini, Ciuf-
folotti, etc, con canapuccia, pepe di Cajenna, eie.
Aeianismo, è l'anomalia nella (piale le penne
da velili divengono gialle, è spesso accompa-
gnato dall'albinismo, come nel Parus major <•
/'. caeruleus, ebe si presentano del tutto bianchi
anche sulle ali e sulla coda, eccetto sul tronco
clie è di un liei giallo canarino (anomalia com-
pleta).
Eritrismo o isabellismo, e l'anormale tinta
iiissigna od isabellina, parziale o totale, che
colora le penne, talora si ottiene mediante
la somministrazione di cibi speciali, o per la.
materia colorante della Rubici tinctoria, etc.
Nel Brasile si usa tingere le parti verdi della
testa delle specie del geli. GhrySOtiS con le se-
crezioni cutanee del Bufo tinctorius, in tal
modo esse divengono gialle, talora si nutrono
uccelli con sangue di qualche pesce siluroiile
o con radici colorate di date piante (Danein) ,
ed in tale modo si ottengono altre variazioni.
Questecontraffazioni non sono ignorate in Europa,
a tutti è, nota la famosa Emberiza scoiata, Bo-
iiiniii in Bp., le varie colorazioni dei Canarini ot-
tenute nei più differenti modi, alimentandoli
con pepe di Cajenna. la cui capsicina li rende
aranciato-cupi. Colorazioni accidentali transi-
torie sono le tinte aranciate die si trovauo
sulle parti inferiori delle Anitre e che sembrano
essere effetto di bagni in acqua ferruginosa o
di sfregamento contro erbe sulle quali si po-
sano, Od una delle tante a/ioni dei pigmenti
ordinari ; la tinta gialla del mento e della gola
nella Sylvia atricapilla dovuta al polline dei
fiori che sfrega, volando, etc.
Muta o cangiamento dell) penne, è la perdita
delle vecchie penne, Bpesso consunte ed inde-
bolite dall'uso e dal tempo, e la crescita di
altre all'atto nuove, che le rimpiazzano ed al
quale fen eno ogni uccello va soggetto almeno
una volta all'anno ; è un fatto della più alta im-
portanza, della più vitale conseguenza ed il più
pericoloso sforzo al (piale la vita di ciascuno
e esposta. Quantunque gli uccelli, pel processo
della muta, siano dotati di una grande energia
fisica, pure talora riesce loro fatale ed e più
facile, come molti Autori asseverano, ch'essi
stiano più giorni senza cibo, piiillostochè pos-
sano superare il pericoloso stadio. Le penne,
in casi che vedremo più avanti, cadono un po'
per volta, e gradualmente sono rimpiazzate, di
modo che l'uccello e sempre coperto e può
\ olare.
idi uccelli che cambiano una volta all'anno
si dice che hanno muta semplice, quelli che
cangiano due volle clic la loro muta e doppia.
Muta semplice o autunnale, e la più completa
e generale: quasi lutti gli uccelli ne vanno
soggetti ed essa di solito comincia appena ter-
minata l'epoca delle cove ed ha periodo vario
di un mese o più. La muta autunnale ha luogo
di solito in agosto; un caso isolato e quello
offerto dalle Rondini e dai Rondoni, i quali,
(dine e da gran tempo noto, mutano una sol
volta nel nostro mezzo-inverno (febbraio), e
ciò succede anche nei Rapaci diurni, general-
mente parlando.
Muta ■primaverile, è il secondo cambiamento
delle penne, che avviene prima della, stagione
di primavera ed avanti l'epoca delle cove; non
pochi uccelli vanno soggetti a tale muta, che
può essere completa, (piando si cambiano tutte le
penne, parziale, se la muta è estesa a regioni
parziali soltanto, come la Tic hodroma, che cangia
le penne della gola da bianche in nere, le penne
speciali ed i collaretti dei Combattenti, i treni
anteriori delle Herodias, ed altre penne piti
meno ornamentali, che costituiscono caratteri
sessuali maschili e che si rannodano coi pro-
blemi della selezione naturale. Molti sono gli
Uccelli che hanno doppia unita, più o meno
totale, e. talora indio stesso genere, una specie
ha semplice muta ed un' altra doppia, ad
esempio la Sylvia simplex, la .V. curruca e la
N. Sylvia dicesi l'abbiano doppia e la S. atri-
capilla semplice; sembra che anche parecchie
specie di EMBKRIZINAE presentino muta, sem-
plice ed altre doppia, ma il problema è in gran
parte ancora un'incognita.
Muta regressiva, e il cambiamento di penne
che offrono i maschi di molte specie di Aualiuac
e di alcuni altri gruppi, mediante il quale, al-
l'epoca delle cove e di solito durante le Stesse,
si BVestonO dell'abito brillante, assumendone
uno fosco, molto simile a quello delle fem-
mine; questo fenomeno viene spiegato dal l'alto
che le Anitre, le, (lidie ed i Cigni perdono
d'un tratto le remiganti e divengono impotenti
al volo, mentre negli altri uccelli ciò avviene
MI \\ I I "KN ,OGH ' '
23
di solilo gradualmente e senza togliere questa
importante funzione all'animale, quindi, se u\ es-
sero il piumaggio brillante usuale, sarebbero
esposti a molti pericoli, mentre invece pelle loro
tinte passano inosservati; le femminenon hanno,
come si capisce, tal muta. Il periodo della mula
regressiva dina un paio di mesi nel Germano
e fino a sei nella Marzajola, e gli adulti, che
« vanno in una eclisse » come dice il Water-
ton, vengono di solito ritenuti giovani dell'anno
e sono generalmente rari nelle Collezioni ; altri
invece ritengono che questo abito particolare
sia una livrea [indetti va pei loro viaggi ili ritorno
verso il sud, cosa poco probabile, perchè al-
lora anche nel viaggio di ritorno verso il nord
per la stessa ragione, dovrebbero riassumerlo.
I.a muta regressiva delle Anitre è un accenno
alle Mute addizionali, di cui il più bell'esempio
è offerto dalla Pernice bianca o Lagopus mutus
il quale presenta una muta dopo la stagione
delle cove (grigia), una verso l'inverno (bianca)
e finalmente una terza di primavera nella «piale
l'abito è più distinto, ma tutti questi cambia-
menti non riguardano sempre le remiganti e
le timoniere.
Muta ruptila, è il fatto mediante il quale
cadono i margini consunti e disseccali delle
barbicelle che frangiano le barbe, rimanendo
sulle stesse i soli segmenti basilari e dando
così un'apparenza più vivace alle penne che
colorano, ciò succede di primavera in molte
specie come nel Fringuello, nella Passera, etc;
«piesto è un fatto di muta addizionale, come
pure il fenomeno dell'intensificazione del co-
lorito, che avviene senza mutamento delle penne
stesse.
Lasciando da parte la questione dei piumaggi
incompleti, e guardando alle leggi che gover-
nano le mute in quegli uccelli, che presentano
abito primaverile distinto dall'autunnale, noi
troviamo (coli' esclusione degli Tnsessores) che
il cangiamento ha luogo in tre modi, cioè:
1.° Per una muta quasi completa.
2.° Per una muta parziale, nella «piale le
vecchie penne d'autunno sono rimpiazzati' dalle
nuove primaverili e da molte di quelle autun-
nali, che cangiano colore.
3." Per un nuovo e completo ricolorimento
delle penne di tutto il piumaggio, poche di
esse essendo mutate o rimpiazzate dalle nuove
primaverili (').
Riguardo agli abiti, abbiamo i seguenti tipi
principali :
(') Millaib, I. «;.. On ih, ehangeof Birdt ta Spring Più-
maye without a MouU, with pi. Dell'I&ùr, L8ft6, pp. 451-457.
Unto, o piumaggio, o livrea da nido, si dice
quella Che riviste l'uccello sino a che è rimane
nel nido negli inetti, <> sino all'epoca che spun-
tano le vere pinne nei precoci.
Primo abito è quello assunto appena caduto
il piumino da nido.
Abito d'autunno è quello rivestito d'autunno.
Abito di primavera o di nozzt ì- quello as-
sunto in primavera o per muta ruptila o per
mula primaverile, o per intensificazione di co-
lme, molli uccelli però non hanno abito di nozze
speciale.
Abito d'estate, o post-nuziale, o estivo tempo-
raneo è quello assunto dai maschi delle Anitre
per mula regressiva o quello dio offrono le Per-
nici bianche dopo l'epoca delle cove; talora si
chiama cosi anche l'abito primaverile consunto
o prossimo a venir cambialo, perchè alle volte
il logorìo delle sue penne modifica distintamente
il colorito ordinario.
Tra gli uccelli, alcune specie impiegano pochi
mesi a rivestire l'abito degli adulti, che vieni
assunto nella loro prima muta autunnale; altre
invece lo rivestono nella, pi ima primaverile;
mentre altre ancora non lo raggiungono che
nel secondo o terzo anno od in un numero
maggiore di anni, nel qua! caso abbiamo tanti
abiti differenti quanti sono gli anni nei quali
hanno luogo questi cambiamenti, e quante le
mute, cui la specie va soggetta (abito incom-
pleto, di semi-adulto, di nozze nel 1° anno,
ad. di' 2 anni, ili .'.' anni, e cosi via). Alcune
specie nou nidificano che a sviluppo completo,
la maggior parte nella primavera susseguente
alla loro nascita, altre nidificano ancora nel-
l'abito semi-completo, come il Codirosso spaz-
/.acumino (Buticilla titis) ed il Ciuffolotto roseo
(C. roseus), altre finalmente dopo qualche mese
dalla nascita : però si osservano nei Palmipedi
(Anatidae) e nei Trampolieri (Numenius e
Tringae) numerosi branchi composti di soli
maschi adulti, che risiedono durante i mesi
estivi lontani dai loro sili di riproduzione e che
non nidificano, come avviene anelli- nell'Estuario
Veneto d'attorno a Venezia polla Manin pe-
nelope, pel Numenius arcuatus e per la Tringa
minuta. '/'. alpina, etc.
1 giovani di molte specie non cangiano le
penne delle ali nel 1 ' anno di età e quindi
presentano muta parziale nello stesso periodo,
però nelle tipiche GrALl invi , che volano molto
precocemente, le remiganti primitive Bpesso
vengono mutate, prima che siano cresciute di un
terzo, e prima che l'uccidili abbia raggiunto la
Statura completa sono rimpiazzale da altre, che
sono quelle dell'adulili. Se il piumaggio dei due
24
\ I I IUTE ORNITOLOGI! 1 1
sessi differisce, il giovane assomiglia alla madre,
.-«■ questi) è più vivacemente colorita del padre,
il giovane ass iglia a questo : se gli adulti sono
eguali, il giovane è differente, ad es. il Cigno
bianco ha i giovani semi : ma vi sono eccezioni
come il Corvo nero, i cui giovani sono nevi;
quando gli adulti all'epoca delle nozze offrono
colorito differente da quello invernale, i gio-
vani di solito sono intermedii; a ciò fa ecce-
zione il Fanello. 11 maschio è in generale più
grande della femmina, però in molti gruppi
questa ha dimensioni maggiori ed i giovani
sono più piccoli degli adulti.
Un tempo si credeva che le penne fossero
le sole parti dell'integumento soggette a can-
4.
affatto differente (Bureau), fatti osservati anche
nei gen. Ghimerina, Ombrìa e Simoì-Jiynchus.
Finalmente sono casi a tutti noti, quelli delle ap-
pendici frontali della Folaga crestata e della
Volpoca che sono più grosse e sviluppate di
primavera, che d'autunno.
Salvo rari casi, le penne in generale non
crescono ovunque egualmente sul corpo or-
nitico, ma su alcuni tratti definiti, oltre i
quali ve ne sono altri nudi o coperti di piu-
mino, e queste forme ed il loro sviluppo sono
differenti e di vario genere. Lo studio di
tali fatti dicesi pterilografia ed il processo in
se stesso è detto la pterilosi ili una data specie;
da ciò si esclude allatto quanto riguarda il piu-
l'terilii della superficie dorsale e addominale di un Rondone {Apui apuft).
(Da Nitach).
Fig a - Superficie addominale. Fig. /' - Superfìcie dorsale.
1. Pterilio dorsale o spinalo - -. Pterilii dell'omei Iella spalla 3. Pterilii del femore o della coscia - i. Pterilio cra-
niale o della testa - 5. Pterilii alari <> dolio ali • ti. Pterilii caudali o della onda ■ 7. Pterilii ormali o delle gambe - 8. Pte-
rilio addominale o dell'addome.
giamenti regolari e periodici, ma già il Nilsson
(182S) fece conoscere che, in date epoche, le
unghie di alcune specie di Tetraouidi si allun-
gavano smisuratamente! (inverno) per cadere o
consumarsi in altre (primavera), ciò che si ac-
certo avvenite regolarmente (Bresser); cosi fu
osservato che all'Organetto cresce straordina-
riamente il becco d'estate, raccorciandosi d'in-
verno, quando cioè si ciba, di semi duri | Gloger);
il Pellicano bianco dell'America settentrionale,
durante la primavera, per circa due mesi, polla
una strana appendice cornea sul culmine, che
poi perde (Palmer e Eigdway), e finalmente ab-
biamo il fatto notevolissimo del l'olcinella ili
mare che dopo l'epoca delle cove perde la
guaina cornea del becco, le escrescenze sotto
e sopra, l'occhio, meni re altre parti si atrofiz-
zano e tutto il becco assume una lisonoinia
mino. 1 tratti definiti sui quali crescono le
penne furono detti pterilà dal Nitzsch( l ) o
« foreste di penne » tratti pterilii, e APTERIA
apterii, quelli nudi e clic separano i tratti tra
essi, l'ochi uccelli hanno il loro corpo parimente
ed ovunque piumato, come il Tucano, il Pin-
guino e lo Struzzo, sui quali i tratti non esistono
sono assai difficili a trovarsi, però gli embrioni
di Stilizzo strano pterilii bene definiti; essi
sono sempre più distinti, quanto gli uccelli sono
più altamente caratterizzati. I tratti sempre
pie. senti negli l 'cecili sono i seguenti:
di II tratto illusili,' o spinale, esteso dalla.
I i Pttrilographiae t viuin, pars prior, p. 11, 1833 ; lo stesso,
n det Pterjtlographie, hrsg. v. Burheistbr i.to m, 10
Kplil. Balle, 1840. Pterylography, franti, by P. 1. Sclatek,
fTith appendice by Bartli i i (wwi Si latbh Gol. LO plat,, I
don. Ra\ Sor.. 1807.
\ I I Wll. ORNITOLOGICO
25
parte posici ime del collo (nuca) alla glandola
uropigea, la cui forma varin grandemente.
h) Il tratto dell'omero o della spalla, è pic-
colo, con poche modificazioni ed attraversa
L'omero, comic una l'ascia di penne rigide.
<■) il tratto addominale, diesi estende dalla
gola alla base della coda e varia .-issai nella
l'orma.
il ) Il lr<itio del /'nuore o della coscia, clic
l'orma due bande oblique, una esterna ed una
interna, che variano assai.
Altri tratti, più o meno presenti, sono:
11 tratto craniale o della testa, clic copre la
testa con varia contiguità e s'unisce al dorsale.
Il tratta caudale o dilla coda, esteso sulla
superficie dorsale <■ addominale prossima alla
coda, ove s'inseriscono le timoniere e le cuo-
pritrici della stessa.
I tratti alari o delle ali. clic corrono dalla
parli' superiore del braccio alla mano ornitica.
1 trulli erurali o delle gambe, che coprono le
por/ioni delle estremità pelviche sotto al gi-
nocchio.
Sembra clic la l'orina di questi tratti sia tanto
costante, che gli < (mitologi possono sicuramente
asserire a (piale gruppo un singolo uccello ap-
partiene, e pare anche che siano ristretti a
singole parti per lasciare eli arti più liberi nei
loro movimenti. Le penne a piumino coprono il
corpo indipendentemente dai tratti come inum-
ili contorno, ma talora possono mancare, come
nei ricchi.
C. -
cllSDW.
\t\hirr anffers nothing in remain in her
Kingdoms which cannot help itsel)
Emerson.
Mimetismo, dello anche Colorazione imitativa,
o mimetica, e il fenomeno pel (piale un animale
assomiglia talmente in colore a speciali oggetti
anorganici o ad esseri organizzati, che in qualche
caso può facilmente scambiarsi con essi, quan-
tunque tra, loro non esista alcuna affinità ; ovvero
Mimetismo è il nome dato in biologia ad una somi-
glianza vantaggiosa, e di solito protettiva, che
una specie ili animali spesso mostra con un'al-
tra specie o con altri oggetti, somiglianza che.
per (pianto è noto, non serve ad alcuna fun-
zione. Quando gli animali non imitano soltanto
il colorito di speciali oggetti naturali, ma ras-
somigliano loro anche nella t'orma, rendendo
pin facile la confusione, si dice, che abbiano
mimetismo ili /urina e ili colore. La specie ap-
parentemente « minielaiite » e quella « mime-
tata » talora non abitano nello stesso distretto,
o non presentano relazioni di sorta, e la somi-
glianza allora e dovuta a singolare adattamento,
od a circostanze speciali ; invece nel caso di
vero mimetismo, la specie mimetante riceve
un diretto vantaggio dalla sua somiglianza colla
specie mimetata ; la somiglianza inganna e
giova, e ciò è egualmente vero, tanto se sup-
poniamo il mimetismo prodotto da fenomeno
creativo, quanto da selezione naturale. Nel-
l'altra ipotesi, e sempre in grazia della sua so-
miglianza, la specie « mimetante » sfugge a
certi pericoli, o a certi nemici, e si procura date
sorta di cibo in virtù della sua somiglianza con
qualche altra, specie. Conviene aggiungere che
la parola mimetismo, come si intende in questo
caso, ha un scuso soltanto metaforico. Cioè il
fenomeno non implica alcuna imitazione conscia,
o volontaria di una specie coli 'apparenza esterna,
o coli' abitudine dell'altra. Tutto ciò invece
significa il fatto di una vantaggiosa somiglianza,
di una somiglianza che delude, che dà all'a-
nimale <■ mimetante » una eccezionale prote-
zione e mezzi speciali di inocularsi una qualità
di cibo, che non avrebbe potuto procacciarsi
se non avesse avuto nini meravigliosa somi-
glianza colla, specie « mimetata ».
Il mimetismo è un fenomeno taro, tanto negli
Uccelli, (pianto negli altri Vertebrati. La gene-
rale somiglianza del < luculo, gruppo dcboleed in—
(') Alla compilazione di questo articolo mi Euronodi grande
aiuto le seguenti opere: Eneycl, Brit. \vi. m». :;4i-:i!.">
■ !■>•.. V Dict. oj Birdt, \i]>. 572 575
Ficaliii E., Zoologia g parto I. pp, 697-734 (1
Distant, L„ Mimicry nello Zoologici, L899 e 1900.
Atlante ornitologico, — Parto I.
26
ATLANTI-; ORNITOLOGI"
difeso. agli Sparvieri <■ ad alcuni Gallinacei è,
in qualche modo, un fatto di vero mimetismo.
Ma il più convincente, tra i pochi conosciuti,
è quello ricordato <l:i 0. Salviti e da lui os-
servalo tra i Rapaci di Rio Janeiro. Uno Spar-
viere insettivoro, V Harpagus diodon, è per-
fettamente simile allo Sparviere carnivoro Acci-
piter pileatiis. Ed il vantaggio sta nel fatto,
che siccome pare che gli Uccelli abbiano ap-
preso a non liniere VHarpagus, perchè si ciba
ili soli insetti, così VAccipiter, pella sua somi-
glianza, riesce a prenderli indifesi ed incuranti
del pericolo, entrambi gli uccelli essendo bruno-
rossicci, se visti dal disotto. Ma VAceipiter
carnivoro ha una distribuzione più estesa e
dove non troviamo lo Sparviere insettivoro,
quello non gli assomiglia più, e la tinta
delle sue cuopritrici inferiori delle ali degrada
sino al bianco. Qui adunque la somiglianza.
benché vantaggiosa, non è protettiva.
Una teoretica spiegazione del mimetismo su
principii evoluzionisti può essere meglio con-
siderala in connessione, col soggetto generalo
della colorazione protettiva e della variazione
nella forma, delle quali è un caso affatto spe-
ciale. Vi sono due modi, nei quali la colora-
zione protettiva può riescile vantaggiosa ad
una specie. Essa può aiutare i suoi membri a
sfuggire a un pericolo e a un nemico, o può
giovai- loro nella ricerca della, preda. Nel primo
caso, le tinte imitative fanno sì che l'animale
possa evitare di essere divorato, nel secondo
10 rendono capace di assicurarsi più facilmente
la preda, e così una quantità di cibo mag-
giore di quella che comporterebbe una livrea.
od una forma meno deluditrice (JEncycl. Brit.).
Moltissimi animali terragnoli od acquatici pos-
sono presentare delle colorazioni così fatte o
delle forme, clic sono id e, tanto si confon-
dono colle apparenze generali dell'ambiente,
con speciali corpi a -gallici o organizzali.
a fai passare inosservato l'animale, o a farlo
confondere con specie in qualche modo temi-
bili. Tutto ciò, dal punto di visln dielologico.
e ila quello anche della lolla per l'esistenza.
chiamiamo colorazione e forma protettiva, elio
si possono trovare in tulli gli stadi dall'inno
all'embrione, alla larva, all'individuo adulto...
11 fatto più generale e poco specializzato e
questo: die moltissimi animali (ed e cosa noia
da tempo agli osservatori della Natura) hanno
una colorazione gennai. COI rispondente a quella
dell'ambiente terrestre od acquatico, nel quale
vivono abitualmente, tanto che, essi possono,
per ciò solo, confondendosi con le apparen e
dell'ambiente, passare inosservati all'occhio al-
trui; questa maniera di colorazione protettiva
chiamasi omoeromismo . Esso può essere fisso e
variabile. È Osso quando la colorazione dell'a-
nimale non cambia mai, è variabile quando
essa può cambiare, in modo che l'animale pol-
laio da un ambiente con date tinte ad un alno
con tinte diverse, ad esso può adattare la co-
lorazione sua [Ficalbi). Tra i casi di Omocro-
mismo fisso, cito gli animali del deserto di tinte
rossigne, quelli artici di tinte bianche, la lepre.
alpina bianca d'inverno, bigia di estate, in
analogia coll'ambiente nel quale vivono questi
animali. Tra i casi di Omocromismo variabile
o mollile, ricordo la nostra Raganella verde
(Ili/la arborea), che e verde se vive in mezzo
al fogliame, ma se la ponete su fonilo ili altro
colore, la vedrete piano piano adattare ad esso
le suo tinte.
Il colore è sempre soggetto a variare da in-
viduo a individuo, come chiaramente vediamo
negli uccelli da cortile, nei cani, nei conigli, eie.,
ma se ciò e di poca entità pcgli animali do-
mi -liei, nei selvatici invece certe colorazioni
cospicue riescono svantaggiose alla incolumità
dell'individuo per la troppa visibilità che of-
frono; mentre d'altro lato altri colori sicura-
mente agiscono per selezione naturale e giovano
alla sicurezza dell'individuo, armonizzando colle
tinte di contorno. Quando l'aspetto generale del-
l'ambiente è in generale uniforme, e dine una
piccola e \ aga impressione di colore senza forma
individuale può rendersi apparente, le tinte degli
animali sono pure uniformi per corrispondere a
quelle dell'ambiente circostante e non si trovano
speciali adattamenti di forma. Così, tra le eterne
nevi artiche un animale bruno o nero sarebbe
facilmente scollo e se indifeso potrebbe venir
distrutto ben facilmente, menile se trattasi di
un carnivoro di rado o mai avvicinerebbe lauto,
non veduto, la preda da farla sua. Quindi
cola mancano tulle le variazioni ili colore e
gli animali artici sono bianchi. E quando l'am-
biente si modifica, con un regolare cangiamento
da stagione a stagione, il colore della fauna
varia con esso. E la Volpe artica, il Lagopede
ed altri animali sono variamente coloriti sul
verde tappeto circostante, e ritornano bianchi
di neve tra le nevi invernali. Il colore del de-
serto è di un grigio-rossigno (piasi uniforme, e
uli animali del Sahara hanno eguali tinte gri-
gio-rossigne uniformi. Quando l'ambiente è al-
quanto pin diverso, le rassomiglianze cominciano
a mostrare forme più specializzate; qiuinilo
esso è mollo variato, come nelle foreste tropi-
cali, noi troviamo le più grandi diversità di
colini, l'attuale sviluppo di l'orme speciali, e la
VI I l\l I I IRN1 lol.i m.[. il
27
somiglianza protettiva risalta più prossima e
pin comune. Molti uccelli che abitano lo foreste
hanno fondo di colore verde che non si trova
:ii tropici, niellile le tinte brillanti dei tropici
mancano nelle zone temperate.
Il mimi tixiin> rurale, che si trova in alcuni
uccelli come lo Storno, il Pappagallo, il ciuf-
folotto e l'Uccello motteggiatore, deve necessa-
riamente esser collocato in una categoria del
tutto differente da questi casi biologici. Esso
è un risultato diretto e volontario ed appar-
tiene al mimetismo in senso letterale e non
figurato. Tale facoltà semina esser dovuta
all'istinto del diletto particolare, e non allo
scopo di qualsiasi funzione vantaggiosa < Encycl.
Brit.).
D. - Dimorfismo,
Dimorfismo, è il fenomeno pel quale indi-
vidui della stessa specie olirono differenze di
colore costanti e più o meno considerevoli,
tali differenze non obbedendo a coudizioni lo-
cali od accidentali. Questo fenomeno si pre-
senta sotto due aspetti, cioè le differenze sono
dipendenti dal sesso ed in questo caso i carat-
teri sessuali secondarii del maschio e della
femmina possono essere differenti sotto molli
aspetti ed abbiamo il dimorfismo sessuale, o
questo fenomeno si svolge indipendentemente
dal sesso, ed allora si chiama dimorfismo spe-
ri lira propriamente detto.
I casi di dimorfismo sessuale negli Uccelli
sono tanto comuni, che si può dire costitui-
scano la regola. Questa forma di dimorfismo
si manifesta sotto vari aspetti, il più frequente
e (piello della colorazione generale, i cui casi
si presentano in (piasi tutte le specie, poi nelle
differenze della forma e dello sviluppo di certe
parti del piumaggio come ad es. nelle penne
del dorso dei maschi del Pavone, nelle timo-
niere del Fagiano di monte maschio, ctc. Sono
poi casi di dimorfismo sessuale gli sproni sul
tarso o presso l'angolo dell'ala, le appendici
e caruncole del becco, le borse primaverili del-
l'Otarda, etc. ; infine noto il dimorfismo ses-
suale dovuto alla stalura. In generale il maschio
è più grande della femmina, però in alcuni
gruppi di Gallinacei e di fiatiti questa è mag-
giore di quello, ciò che si volle spiegare col
t'aito che tali uccelli sono poligami ; cosi è ben
conosciuto che nella gran parie dei Rapaci le
femmine sono di statura più elevata dei ma-
schi, ciò che non si sa come spiegare; mentre
invece eguale fatto viene offerto da varie Li-
mici >i, ai: [Limosa, Phaìaropus , etc), dalle
Rhynchaee, dalle Tiirui.r, le femmine delle
(piali sono anche più vivamente colorite dei
maschi, e ciò si vuol spiegare coli' asserto
che questi ultimi attendono (piasi completa-
mente alle cure dell' incubazione a preferenza
di quelle.
I casi di dimorfismo specifico sono in gene-
rale poco comuni e punto accertati. Citerò come
il piti noto quello del Labbo, nella (piale specie,
il maschio scuro si trova appajato colla femmina
chiara o la femmina è scura ed il maschio
chiaro, e piti raramente ambedue i genitori
sono eguali di colorito; poi l'altro dei Corvi
neri e cenerini, che si appaiano in quei distretti
frequentati da entrambe le forme, ma molti
Autori li considerano invece buone specie, e
quindi ne ritengono ibridi i prodotti.
E. - Ibridi.
fluido, è l'animale nato dall'unione di due selvatico» sono molto rari e quasi sempre
individui appartenenti a specie differenti inter infecondi, si riscontrano più facilmente nei
se e talora, ma più raramente, appartenenti Palmipedi (Anatidae), nei Passeracei i Frin-
a due generi, anche molto disparati. In generale ijilla eoelebs /■'. montifringilla, fli'rundo ril-
essi assomigliano ai genitori ed allo « stato stica X Cheliilmi urliica, etc.) e nei Tetiaonidi
28
\ i i \M I ORNI COI.OGII "
Cetrao urogallns < T/yrwrv» tetrix, etc). A
parecchi ili essi fu dato rango e Dome spe-
cifico, così dicasi del Teirao medius t T. wro-
gallus o /,. tetrix), della Fuligula Homeyeri
(Nyroca ferina e X. nyroca, etc.). Il loro
immero non è molto elevato, tanto più che pa-
recchi uccelli, che si ritengono ibridi, non lo Bono
ail'aiiD. affatto I- che non è sempre facile il deter-
minarli esattamente. [1 signor A. Suchetel (')ha
pubblicato un importante lavoro sull'argomento,
lavoro informato a larghe vedute, ma le cui
deduzioni non .sono sempre le più accettabili.
F. - Femmina in livrea di maschio.
In parecchie specie di Uccelli, ma special-
niente nei Gallinacei (Tetrao urogallus, Lyrurus
tetrix, l'iiAsiAMD ai . etc.) e nelle Asaiihai:
(Anas boseas, etc.), si osserva il fatto notevole
che le fémmine, invecchiando, divengono inette
a generare ed indossano, in questo caso, una
livrea eguale, in tutto od in parte, a quella dei
maschi, modificando anche la voce, ciò che
succedo soltanto in quelle specie, nelle quali
essa è differente, a seconda del sesso. Questi
uccelli si riconoscono tosto all'esame anatomico,
esternamente in alcune specie ( V. urogallus,
/,. tetrix) la slatina è ottimo carattere; altre
volte non è facile identificarli, perchè lo stesso
piumaggio che partecipa dei due sessi si po-
trebbe scambiare con livree incomplete e gio-
vanili, sicché conviene tare un esame acculalo.
Però questi casi sono piuttosto rari negli uc-
celli domestici e rarissimi in quelli che vivono
allo stato selvatico ; oltre clic nelle specie già
citate, l'osservai anche nella Passera {Passer
Italiae) ed il soggetto e nella mia Collezione
G. - Teratologia.
La Teratologia e lo studio che tratta delle
deviazioni dello sviluppo normale dell'embrione,
ovvero è la scienza che Concerne le anomalie
e le mostruosità, le quali sono sempre dovute
a modificazioni dello sviluppo embrionale (').
Per citare qualche esempio, dirò coinè il feno-
meno delle ire gambe sia piuttosto frequente,
il terzo arto soprannumerario non e completo,
uè presenta diti perfetti ed è inserito sulla.
colonna vertebrale, sulla pelvi, usui femore di
una delle gambe normali (.1 nitrii , Gallina, Pas-
sera, ite); quello delle quattro gambe si pre-
senta ben piii di rado {Gallina. Piedone, Ora.
Passera, Cardellino, etc.), come pure si riscontra
assai raramente l'anomalia delle quattro ali
(Rondone). Ricorderò ancora pulcini di Gallina
con due becchi, tre ali e quattro gambe, di
dea, di 'Piccione e di Fagiano con due becchi
" con due teste, etc. ; s'intende però sempre
che le mostruosità si riscontrano piii facilmente
negli Uccelli domestici che in quelli selvatici,
ciò che e troppo naturale.
ii Dareste, C sur i" production artij
dee monatmiosité», Patìs, is~7. Gerì ich i. ì>ie Entete-
dei /'"/>/>< i >" / " : ' den h'òht '
n Stuttgart, 1883 Batrson, Material» /"/■ '/<< study
i i 'i
(') Les hybrid. à Vétat muvage (1890 1897) e stigli ibridi
italiani \i Bono parecchi lavori miei o ili nitri Ornitologi
(Moschen, lini Fiume, Ninni E., Martorelli
I i Vedi min memoria in proposito, Atti Soc. lini. Se \"i.
Milano, 1888.
vii \M I ORNI I ÌI(
29
H. - Lunghezza della vita negli Uccelli.
Circa la lunghezza della vita degli Uccelli,
poco o nulla sappiamo «li quelli che vivono
allo sialo selvatico, ma molti ili cs>i clic si ten-
Cacatua 81 anni
Oca 80 »
Cigno 70 »
Corvo imperiale CO, 50 »
Gufo reale iì s »
Airone (i0 »
Helotarsus 55 »
Coracopsis 5 1 »
(iunior 52 »
Diomedea 4G »
Gabbiano reale 44, 21 »
Pellicano 41 »
Tortora e Gru 40 »
Beccaccia di mare .... 30 »
Gallo 30, 25, 24 »
gono in domesticità, ci offersero i limiti d'età
piii 8 variati, e qui ne cito alcuni:
Germano 29, 22, 10 anni
Eni lì 28 »
Nibbio 27. 21 »
Rusignolo L'."> »
Passera solitaria. 24 »
Marangone e Cardellino 23 »
Fischione 23, 18 »
Cazza 21 »
Canalino e Merlo 20 »
Ciuffolotto 19 »
i rracchio 17, 18 »
Moriglione 17, 13 »
l'anello 17 »
Tordo bottaccio . . 17. 1 5 »
Combattente .... 10 » etc.( l ).
(') Glumi J. II., Un the comparative (igea io nhich Birds live, IbU, 1899, pp. 19-42.
'AA"-V,« (
La distribuzione geografica degli Uccelli.
Per distribuzione geografica degli organismi
e nel caso nostro degli Uccelli, s'intende il
modo secondo il quale le specie i generi, etc.
sono distribuiti nei vari paesi del Mondo e lo
studio della distribuzione geografica, detta an-
che Geografia o Corologia zoologica o Zoogeo-
grafia o C'oro/oologia, mira a far razionalmente
conoscere come le specie si diffondono da plaga
a plaga, o sono disseminate nelle varie parti del
Mondo all'uopo diviso in Zone, Regioni, Sot-
II Mondo (da Sharpe).
toregioni, Provincie, etc: ma non fissando tali
porzioni geograficamente parlando, cioè a base
di latitudine di longitudine, di palli acquee
o di terra ferma o di divisioni politiche, ma
solo dal punto di vista zoologico, cioè guar-
dando e determinando le varie Regioni del
Globo in conformità ai varii aspetti della vita
animale, che in esse si agita ed a tutte le que-
stioni che con essa hanno attinenza.
Si devono a Buffon le prime argomentazioni
in proposito, ma esse sono cosi vaghe da non
potersi oggi seriamente considerare.
Per trovare un serio conato di Geografia zoo-
logica conviene salire al 1858, nel quale anno
\ [ I \M | 0RNIT01 OGK
:;i
P. L. Sclater pubblicò uno schema, che se-
condo me è il più semplice, ma il più completo
ed il più aduno di quanti vennero dopo. Egli
(livide il Mondo in sci Regioni Zoogeografiche
dette A : licione Paleartica; B) Regione Etio-
pica; I Regione indiana; l'i Regione Austra-
liana; E) Regione Neartica; F) Regione Neo-
tropica; ciascuna di esse si differenzia in un
modo affatto marcato, quantunque le distinzioni
non si eguaglino e non siano sempre ili eguale
importanza. Senza entrare nel dettaglio della
questione, ricorderò solo i lavori di tic insinui
Naturalisti inglesi, l'Huxley, il Wallace ed il
Newton, spiegando poi dettagliatamente il piano
dello Sclater.
Il Prof. Huxley ( ) divise la Terra latitudi-
nalmente e non in senso longitudinale, conio
aveva fatto lo Sclater. ed anziché sei. 6ssò
quattro Regioni Zoogeogratiche, clic sono:
r - Regione Arctogaea (Regioni Indiana.
Etiopica. Paleartica e Neartica di Sclater,.
2" - Regione Austro-Col umbiana (Regione
Neotropica).
3'' - Regione Austràlasiana.
4 : ' - Regione tltHu Nuova Zelanda (Porzione
della Regione Australiana di Sclater).
Il Wallace nel suo lavoro principe (') seguì
le vedute dello Sclater con lievissime modifi-
cazioni.
Il Prof. Newton ('), preoccupato dal fatto
che l'Avifauna della Nuova Zelanda offre fot ine
della più alta importanza, la staccò come zona.
e osservando che nell'Alaska, di area Neartica,
d'estate arrivano numerosissimi Passeracei di
assoluto tipo Paleartico, riunì le due Regioni
Neartica e Paleartica di Sclater in una sola
delia Holartica, proponendo le seguenti sei
grandi divisioni :
ì. 'Regione della Nuova Zelanda \ dette comples-
•_'. Regione Australiana i sivamente
; Notogaea
:;. Regione Neotropica
4. Regione Holartica
."i. Regione Etiopica
(i. Regione Indiana
I dette comples-
sivamente
1 Arctogaea
Egli notò poi come le differenze offerte dalla
Regione della Nuova /.elauda con tutto il resto
del Mondo non sono soltanto piii notevoli, ma
assai più essenziali di quelle presentate da tutte
' 6 voi. II. pp. 130-H5 :
lì,. Ibis, L891, pp. .M4-557.
i i /'/"•-. / !. Soe., 1868, pp. 313-319.
p) The Geografi ; vnl. Lon-
don, ì -;>;.
i Dictionary o/ flirds, pp. 313-31
le altee Regioni componenti il Mondo i
insieme.
Tornando al piano di Sclater, dirò in qua]
modo egli divida le sei Regioni Zoologiche da
lui lissatc notando anche i tipi principali dai
(piali \ anno caratterizzate e fermandomi spi
mente sulla Paleartica, che e la piii importante
pei noi. racchiudendo L'Europa. Ricorderò prima
come altri, accettando pure queste divisioni, pro-
posero [Trouessart) di completarle, aggiungen-
dovi altre due Regioni, cioè la Polare Artica
e la Polare Antartica, che in realtà si mollo
razionali, ma non dal lato ornitologico.
I. Regioni Paleartica (Europa compren-
dendo anche L'Islanda e le Spitzbergen, le Isole
Atlantiche dille Azzorre, delle Canarie e di
Madera, l'Africa al nord del Sahara (eccettuato
Tripoli e l'Egitto), l'Asia al nord dell'I inalaia
e dell'Oceano Indiano, comprendendo L'Afga-
aistan, gran parte del Baluccistan, l'Asia Minore
e la Siria (eccetto la Valle del Giordano) ; dal-
l'Imalaia, dirigendosi verso est, abbraccia la
Cina al nord del Bacino dello .lang-tse-kiang,
il Giappone settentrionale e le Isole Kurilii.
Questa, che è la piti grande delle Regioni
Zoogeografiche, è per noi la più importante,
comprendendo essa L'Europa e gli animali che
più ci interessano : e si divido in tre grandi
sotto-regioni :
a) Sottoregione Europea \ Europa al nord
dei Pirenei, delle Alpi, dei Balcani sino al
Caucaso e L'Asia al nord delle sue parti cen-
trali sino al mare di Bering, le Isole del Giap-
pone e le Kurili); colle due Provincie "Europea
e Siberiana orientale.
tt) Sottoregione Mediterraneo-Asiatica detta
anche Mediterraneo-Persica (Europa al sud dei
Pirenei, delle Alpi e dei Balcani sino alle Pro-
vincie dell'Amili-, le Isole Atlantiche sopram-
menzionate e l'Africa settentrionale, eccetto
Tripoli e l'Egitto); colle provincie Mediter-
ranea, Mediterraneo-Persica . Imalaiano-Oauca-
<ic<t e Mongola.
e) Sottoregione Manciuriana (Dalla Vallata
dello Jang-tse-kiang verso nord circa al 55 di
hit. N. e verso est fino al 100° di long.).
Non è cosa molto facile l'offrire dati caratte-
ristici bene accentuati pilla Regione Paleartica,
perchè quantunque essa non possegga Uccelli
Mosca del Paradiso. Tucani, Pappagalli, Poi-
ceri, Pinguini, etc, pure è intimamente legala
colla Neartica per l'annuale ricambio degli Te-
celli migranti, che si effettua tra L'Alaska e Le
ultime parti nord-orientali dell'Asia. Sembra
elio una sola famiglia sia propria alla Regione
32
ATLAN II. 0UN1 l'OLOGICO
Neartica quella dei Chamadeidae, mentre la sot-
tofamiglia Pannrinae lo sarebbe della Paleartica
col tipo Panurus biarmicus, che è largamente
distribuito tanto verso est, quanto verso ovest.
l.° La Sottoregione Europea ha di spe-
ciale i seguenti generi : Eurynorhynchus o Pio-
vanello a becco a spatola, Lagopus, Tetrao,
Lyrwrus, Tetrastes, molti Zigoli, Fringuelli e tra
<|iu-sii il Goceothraustes, e Uccelli di distribu-
zione geografica larghissima quali il Rusiguolo, il
Corriere piccolo ed il Germano.
2.° La Sottoregione Mediterraneo-Persica
offre Allodole, Silvie, Avvoltoi, Pellicani, Fe-
nicotteri, Coturnici, mentre nei terreni sabbiosi
della costa Africana vi sono speciali forme de-
serticole di Agrohates, Allodole, Culbianchi e
Ganghe; verso il Caucaso e l'Imalaia Lerwa, Te-
traogalli, Fagiani, Ciuffolotti, Pigliamosche,
Podoces, etc.
3.° Sottoregione Manciuriana. Qui tro-
viamo molte torme orientali, come Halcyon,
Eurystomus, Pericrocotus, SutJiora, mentre Uc-
celli di specie puramente Europee sono rap-
presentati da t'orine affini, come il Corvns pasti-
nator in luogo del nostro C. frugilegus, il Corvus
dauricus invece del C. monedula, etc.
II. Regione Etiopica (') (L'intera Africa al
sud della Regione Paleartica, compreso Tripoli
e l'Egitto, le Isole Atlantiche del Capo Verde
e Sant'Elena, .Madagascar, le Isole Mascarene
di .Maurizio, Riunione e Rodriguez, le Ami-
ranti e le Secelle, Socotra, l'Arabia e la Valle
del Giordano). Si divide nelle cinque seguenti
sottoregioni :
a) Soitoregione della Libia (parte setten-
trionale della. Regione Etiopica ed Abissinia).
b\ Sottoregione della Guinea (dalla. Sierra
Leona al Congo, verso est fino allo spartiacque
del Nilo).
e) Sottoregione della Caffreria (Africa me-
ridionale al sud del Congo, Sanf 'Piena e lo
spartiacque, settentrionale dello Zambesi).
ili Sottoregione del Mozambico (Africa orien-
tale tra l' Abissinia e lo spartiacque dello
Zambesi).
e) Sottoregione del Madagascar (Madagascar
e le Isole adiacenti i.
Tipi speciali : Strutllio (vera pallia). Muso-
PHAGIDAE, [RRISORIDAE, <'<iinls. .Xiimhlit . .!»('/-
diits } Balaeniceps, Serpentarius , Rhynchaea,
Aegialitis Sanctae-Helenae. etc,
E qui non posso passare sotlo silenzio la
| Seguii i «lati oli. iti .lai Mivarl, Elem. oj Ornith,
pp. 238 --ali (1892).
sottoregione formata dal Madagascar e dalle
Isole adiacenti; dobbiamo dire che. eccettuando
la Nuova Zelanda, non \i è parte del Mondo la
i|uale possa paragonarsi ad essa per l'interesse
e la varietà della sua vita ornilica. E trala-
sciando il t'ossile Aepyomis . ricorderò come
delle 238 specie proprie alla granile Isola. 129
siano ad essa del tutto speciali con non meno
di :;."> genci i aitano indigeni, ed alcuni di questi
potrebbero innalzarsi al giusto grado di famiglia
[Euryceros, Phìlepitta, Mesites).
III. Regione Indiana o Orientale (l'India
al sud dell'Imalaia e l'Asia orientale al sud
dello Jang-tse-kiang con le Isole meridionali
del Giappone, l'Arcipelago Indiano e le Isole
di llalì. di Borneo e le Filippine), si divide
in due grandi sottoregioni:
a) Sottoregione Indo-Cinese (Penisola del-
l'India, ossia la Regione Indiana al nord della
Penisola Malese).
h) Sottoregione Malese o Indo-Malese (La
Regione Indiana al sud del Tenasserim, con le
Isole dilla Sonda e le Filippine, eccettuato
Celebes e le Isole ad est della linea di Wal-
lace, che corre tra Bali e Lombock).
Tipi speciali: Pavone, Argo, Polypectron ed
altri Fagiani, Buceri Asiatici. Martini pescatori
dai brillanti colori, LlOTRICHIDAE, PrCNONO-
T1DAI'.. EURYI.AEMIDAE, PlTTIDAE, Ile.
IV. Regione Neartica (l'America setten-
trionale circa sino al Tropico del Cancro in
pianura, ina molto più all'in giù verso sud
nelle Montagne dell'America centrale, le P.ei-
niuile e le Aleutine, però queste, Come anelli
l'Alaska, si riannodano molto da vicino alla
Regione Paleartica).
Non si potè razionalmente dividere questa
Regione in sottoregioni e perciò si fissarono
sette provincie, che SODO così stabilite:
a) Provincia /Iella California (California,
Oregon e lo stretto tratto tra la Sierra Nevada
ed il Pacifico).
I>\ Provincia degli Alleghany (Stati Uniti
ad est del Texas e quindi verso nord più o
meno vicino alla linea ilei 100° di long. OCC
e la regione sud-occidentale del Canada.
e) Provincia délV Uaska (America Russa).
i/i Provincia del Canada (Canada, eccello
la regione sud-occidentale).
e) Provìncia ilei Texas (Texas e le parli
adiacenti della Regione Neartica. tra. le pro-
vincie della California e dei Monti Alleghany).
/') Provincia della Groenlandia,
a) Provincia delle Bermude.
\ Il INTI ORNITOLOGICO
33
La regione Neartica è molto povera in fatto
di Uccelli ad essa speciali, ha rilevanti tratti
ili somiglianza culla Paleartica e possia dire
che circa un terzo «lei suoi generi (unitici
sono comuni ad ambedue, Qui le Mniotiltidae
rappresentano le Sylviidae del Mondo Amici
e clinic tipi speciali abbiamo l'Uccello motteg-
giatore, il Piccione migratore e pochi Uccelli
Musei, e mentre L'Alaska ha grandi affinità
coli' Avifauna Paleartica, la Groenlandia ofl're
l'ornic del tutto circumpolari e le Bermude mino
frequentatissime come stazione di passo e ili
riposo pegli Uccelli, che, dal Labrador e dalla
Groenlandia, vanno ;i svernale in paesi più tem-
perati.
V. Regione Neotropica (Tutta l'America
meridionale, l'America centrale, il Messico me-
ridionale [escluso l'altopiano centrale], le An-
tille, le Galapagos e Isole Falkland).
Questa Regione si suddivide in sei sottoregioni,
che non sono del tutto bene distinte, ed esse
sarebbero :
a i Sottoregione della Patagonia (La Terra
del Fuoco ed il continente verso nord un ]>(>'
più a settentrione di Bahia Bianca dal lato
orientale, e a una linea clic corre quindi il
nord-ovest, ad est di Mendoza fino alle Amie;
comprende anche le più alte giogaje delle Ande
a nord dell'Equatore e le pianure ad ovest
delle Ande, da Truxillo verso sud e le isole di
Chiloe, Wellington e le altre situate dietro la
Terra del Fuoco).
b) Sottoregione ilei Brasile (Il continente
.•ni oliente della sottoregione della Patagonia
sino ;i Foiosi e quindi il nord-est, a sud ed a
est del versante delle Amazzoni sino alle (bei
del Paranahyba).
n Sottoregione delle Amazzoni (Bacino delle
Amazzoni verso est sino al suo tributario Ilual-
laga, dalle loci del quale i suoi confini passano
obliquamente ed irregolarmente alle boccilo
dell'Orenoco).
</) Sottoregione del Perù (La parte tra le
Ande e le sottoregioni del Brasile e delle Amaz-
zoni, Comprendendo il resto del Continente .il
nord di Truxillo e dell'* 'remico, le isole Ga-
lapagos e quella di Trinità e Tobago).
e) Sottoregione dell'America Centrale (Le
parti dell'Istmo di Panama fino ai contini della
regione Neartica).
/' i Sottoregione delle An/illc (\.c Indie Orien-
tali, escluso Trinità e Tobago).
Ornitologicamente parlando, questa è la più
ricca delle sei Regioni noie, anche pel fatto
dei generi che le sono proprie, poi basterà ac-
cennare alle seguenti caratteristiche famiglie
Eamphastidae, Galbulidae, Momotidae, Todidae,
Bueconidae, Tinamidae, Opisthocomidae, Pso-
phiidae e Palamedeidae, quindi ai Nandù, ni
veri Pinguini, al gruppo degli Uccelli Mosca
con circa 150 generi, al Condor, eie.
VI. Regione Australiana (Australia, Ta-
smania, Nuova Zelanda, Arcipelago delle Mo-
lncclie lino all'isola di Lombock con Celebi .
e le Isole de! Pacifico sino alle Sandwich verso
nord).
Essa si divide in quattro sottoregioni:
il) Sottoregione della Papuasia (La Nuova
Guinea, e tutte le Noie appartenenti a quella
regione, lino a Celebes, la Nuova Irlanda e le
Isole Salomone).
/i) Sottoregione dell'Australia propriamente
della (Australia e Tasmania).
e) Sottoregione ili Ila Polinesia (Le isole
della Nuova Caledonia, le Figi, le Nuove Ebridi
sino alle isole Sandwich e della Società'.
d) Sottoregione della Nuova Zelanda (Nuova
Zelanda con le isole Norfolk, di Lord Bove,
Kcrniailec. Chatham, Aukland, Macquerrie e
degli Antipodi).
Questa Regione presenta tipi assai caratte-
ristici ed importanti e se è rimarchevole per
questo latto, lo è anche per l'altro che \ i man-
cano del tutto forme notissime.
Fra i più speciali noto gli Uccelli del Para-
diso, i Ptilonorhynchidae, le Meuphagidae,
l'Uccello Lira, i Cacatua, lo Stringops, il Ne-
Stor, le Gourae, gli Finn, i Casoari, gli J/i/r-
ri/r, il Kagu ed il Wotornis. Quantunque rap-
presentati anche altrove, sono qui molto più
abbondantemente distribuiti i Campophagidae,
i DlCAEIDAK, gli ARTAMIDAE, i PODARGIDAE,
i Piccioni ed i Martini Pescatori, etc. Mentre
mancano del tutto i Fagiani, i Vulturidae
ed i Megalaemidae e sono scarsamente rap-
presentati i Tordi ed i Picchi.
L'Avifauna della Nuova. Zelanda presenta
l'orme così strane e meravigliose, (die molti
Autori la separano quale Regione distinta. V.
patria ieìV Apteryx, del Notomis, deWHetera-
locha acutirostris, dei Cerihipharus, dei Cren-
iIìdii, etc.. ed :i ragione il Wallace (') chiamò
questa « la fauna più rimarchevole ed interes-
sante tra le insulari ».
ri Talami l {/•«, p. 1 1 ì.
Atlante ornitologico. — Parie I.
34
HI. \N II. ORNITOLOGICO
Gli Uccelli e P Agricoltura.
L'AgrieóUura vernini degli lucrili.
Gli Uccelli urinici dell'agricoltura (')..
Strani aforismi) il cui semplice annunzio de-
sta, lo immagino, la unanime commiserazione ;
io non li giudico tali e ne espongo le ragioni.
Il ninnerò degli uccelli è straordinariamente
diminuito? In teorica, generale ciò è falso; lo
provano, a citare, un fatto recente, le prodi-
giose prese delle uccellande Lombarde nel 1889,
le (piali superarono tutte quelle, che hi memo-
ria, gli scritti, la tradizione ci narrano del
passato; scendendo al particolare è vero clic
scemarono assai le specie stazionarie, e (piali
le cause .' Non potendo tener conto di talune.
benché efficacissime, prodotte da fenomeni est ra-
nci all'azione e perfino al volere dell' uomo.
dovremo riconoscere che la precipua basa nel
progresso agrario.
Retrocediamo appena mezzo secolo, ritrove-
remo le nostre campagne iu uno stato di vero
abbandono. Confinate da folte siepaglie, ove
sui virgulti del sanguinello, del ligustro, del
pruno selvatico, dell'alno nero, insieme confusi
si attortigliavano i tralci dei rovi e della rosa
selvat ica, disordinatamente attraversate da doppi
filari di piante (il salice, il pioppo, la quercia,
l'olmo, il noce) delle, (piali sull'altissima chioma
Lussureggiavano i grappoli dell'uva, appezzate
da larghi t'ossati di acque stagnanti, con pochi
e sparsi casolari per l'abitazione del colono e
con mal tenute strade, per hi, maggior parte
in sabbia, per accedervi. Unica coltivazione i
cenali; mietuto il frumento, le Stoppie non si
rompevano chi! nel tardo autunno e nella suc-
cessiva primavera, vale a dire la vigilia delle
nuove seminagioni; nei granturchi abbandonato
lo stocco a, marcire sul terreno: un aratro pri-
mitivo fungeva da semplice seminatore, soltanto
ad ogni triennio si capitozzavano gli alberi.
Questo stato semiselvaggio confacevasi agli
istinti ed alle abitudini selvaggie degli ucci Ili;
era una natura pittoresca, i cui silenzi allietava
la poesia dei loro canti.
.Ma (piando suono l'ora del progresso acce-
lerata da uno stimolo poco pietoso, ma pre-
I i (> AniL'iMii Degli Oddi, Oli Uccelli e V Iffricoltura,
1892.
potente: l'aumento delle imposte; e il rettilineo,
le livellazioni, gli atterramenti, i sovesci die-
dero aria, luce, orientazione, fecondità al terreno;
(piando l'ontano, la glediscia, o il bianco spino
continuamente potati, sostituirono le fitte siepi
e gli alberi a mezz'aria successero a quelli di
alio fusto per sostenere la vite : quando dap-
pertutto si aprirono ampie strado, si diffusero
lo strepito delle vie l'errale e il ronzio delle
macchine agrarie, e si costrussero nuove case;
(piando finalmente la facilità delle comunica-
zioni e l'applicazione costante di rimedi a in-
sorti flagelli e la coltura intensiva spinsero le
accresciute popolazioni rurali nel turbinio della
vita e del lavoro, è naturale che i nostri ospiti
alati abbandonassero stazioni, che più loro non
offrivano copia di alimento, tranquillità di di-
mora, agi per la, riproduzione.
Scendiamo a qualche esempio.
Abbondavano le quaglie; foriere della pri-
mavera, dopo il lungo tragitto arrivavano e
disperdevansi nel verde dei nostri frumenti. Là,
ne interrotte, né molestate si compivano le
lotte dei loro amori, le cure della nidificazione
e degli allevamenti. Ora il rullo per compri-
mere il terreno e l'erpice per agevolare le con-
cimazioni chimiche scorrono >u quei campi, pili
tardi una turba di fanciulli intenti alla, cima-
tura o alla, .scerbatura, li attraversano e se oggi
la l'alce o la mietitrice recide quel grano, do-
mani l'aratro ne disfa le stoppie. Il povero
uccello si rifugia nel vicino medicaio o nei
granii urrhi, ignaro che la persecuzione non
cessa perché la falce sega periodicamente il
primo ed è continuo l'accesso dell' uomo per
1. sfioriture e le sfogliature nei secondi. Cos'i
all'apertura della, caccia poche (piaghe ci e dato
ritrovare nelle limitate coltivazioni del miglio
e del panico.
Altrettanto avviene alla capinera, all' usignolo,
al canepino, alla sterpazzola e a quella miriade
di beccliilini, insettivori per eccellenza. Stalle
le antiche siepi, non opportune le sostituite
ceppaie, perche rade o tosato dal l'orbicione.
cercheranno un asilo sull'acero e sui tralci delle
viti ohe ad esso si maritano; asilo che loro
renderanno impossibile le ripetute solforazioni
per l'oidio, cui si avvicendano le irrorazioni
delle miscele cupriche per la peronospora . Ter-
VI l \\ l i I iRNITOLOGICO
35
ciò troveremo questi sublimi cantori rifugiati
nei giardini delle nostre ville e ne avvertiremo
un numero maggiore fino in quelli delle città.
Manca al tordo il folto cespuglio, alla tor-
tora t'eccelso frondeggio, l'annoso tronco al
picchio, alla starna la bassa macchia, al pas-
sero il muro diroccato, alla rondine la tranquilla
trave, mancano a tutti La pace e il riposo.
In tali circostanze, io non vedo speranza di
rimedio. Non lo cercherei in fatto nelle tilan-
tropiche proposte di alcuni ninnolili ; mentre
riterrei poro saggio seguire il consiglio della
Soeieia Agraria di Gorizia di conservare gli al-
beri cavi perchè vi nidifichino gli uccelli, o
l'alno del Dott. Carlo 1,'uss di piantare fruttai
per attrarre gli inselli e tornir loro copioso cibo.
o quello del Prof. Aitimi, che, anche non am-
messa l'utilità, trova doverosa la conservazione
di questi esseri pel pregio estetico, pel piacere
che ci procurano col canto, coi costumi, col
vago loro aspetto ; sublime poesia che si schianta
davanti l'arida prosa dei multiformi balzelli.
Ed ora. se siccome spero, valsi a convincere
che la diminnizione dei nostri uccelli stazionali
debba ascriversi più che altro alle mutate con-
dizioni, nelle quali noi li costringiamo a vivere,
spero mi accorderete elie sarà vano il chiedere
al rigore delle leggi i provvedimenti ; mentre
e assurda ritenere che le leggi umane possano
alterare l'ordine della natura.
Veniamo alla seconda tesi: gli uccelli sono
i nemici dell' agricoltura.
Qui gli agricoltori concordi grideranno all'e-
resia e dopo (pianto si è detto e si è scritto,
questo grido sembrerà giusto. Ma l'opinione
generalmente invalsa, contro la quale oggi io
lotto, ha un fondamento positivo 1 E dessa il
risultato di ripetute osservazioni, di ponderate
meditazioni del naturalista spassionato, che in-
terroga la natura per strapparne i secreti ; o
non e piuttosto una teoria, che emerse spon-
tanea dalle prime e superficiali osservazioni .'
Diradati gli uccelli, aumentati gli insetti;
dunque utili i primi, non c'è dubbio! Questo
concetto nelle appendici dei giornali, nelle pub-
blicazioni d'occasione svolto sotto le t'orine
più vaghe, s' insinui) facilmente nella molti-
tudine che preferisce il dilettantismo alle aride
verità della scienza e in quella degli agricoltori,
sollecitandone la proverbiale inerzia. Nulla di-
l'atti rimane loro a l'are; il Governo, il solo
Governo possiede il talismano. Promulghi una
legge di caccia improntata a generale e indi-
stinta severità ; protegga tutti gli uccelli, ces-
seranno tutti i flagelli, che stremano o annien-
tano i prodotti del terreno; forse le crittogame
-ti --i . gli -tessi oidii. la peronospora, la rug-
gine, il carbone, la bolla e perchè non aggiun-
gono le gragnuole, lo spossamento del Minio e
per ultimo le ta-se ,'
(ih! se il Governo l'accogliesse quest'idea;
meglio ancora se abolisse tutte le reti, se vie-
tasse almeno per un dato corso d'anni tutte
le eaccie, anche quella del fucile, la fertilità
delle line sarebbe assicurata e non ne risen-
tirebbero danno che quei pochi, i quali sprecano
tempo e forze in un esercizio crudele, strascico
di antichi tempi: la violenza del folle.
l'ilo ragionare in lai guisa chi ignora che il
lagno della diminuizione degli uccelli data dai
tempi più remoti, dacché esso provocò in Fran-
cia le leggi eliciate di proibizione abolite
dall'Assemblea Nazionale e nello BteSSO Pie-
monte quelle di Carlo Emanuele (1660), che
vietavano perfino il tiro al volo: chi non ri-
flette che se la comparsa degli insetti dipen-
desse da questa diminuizione. dovrebbero au-
mentale costantemente, anziché variarea seconda
degli anni in Egitto, in Persia, in Sardegna,
nei paesi insomma, ove sempre vissero e vivono
numerosissimi e non molestati gli uccelli, non
abbonderebbero quanto, e inolio più che da
noi, di ogni sorta gli insetti, ripetendosi pe-
riodicamente le più grandi devastazioni ; chi
non considera che le uccellande Italiane acca-
lappiano in maggior parte i migratori, per cui
sopprimendole noi faremmo l'esclusivo vantag-
gio dei nostri alleati e non alleati ili oltr'Alpe
e di oltre mare, ammettendo l'assurdo che gli
uccelli di passo siano una ricchezza, anzi una
proprietà internazionale: privando le nostre
mense di un cibo eletto, e ciò che è più, i
meno abbienti di un Alimento carneo sanissimo
a teuuo prezzo: spegnendo un'arte che occupa
molte braccia, che anima varie industrie: chi
dimentica che la caccia, e maggiormente quella
col fucile, è un esercizio igienico, ricreante,
che aumenta la vigoria, strappa alla vita molle,
effeminata, oziosa della città la nostra gioventù,
che essa data in Italia da epoche antichissime,
coinè ne fanno fedi- gli storici colle descrizioni
dello sterminato numero d'uccelli che si im-
bandivano nei pranzi Romani ; chi insomma
con imperdonabile leggerezza si arrabatta in
una questione complessa, in cui la scienza, il
commercio, l'igiene, il diritto pubblico, il di-
ritto privato, l'agricoltura, l'estetica confondono
problemi ardui a risolvere.
-Meraviglia che uomini seri siansi lasciati
travolgere in quella corrente d'idee e non solo
scrittori, ma benanche osservatori, giova però
rimarcare che questi ultimi erano ornitologi,
36
ATLANTIC ORNITOLOGI! ' I
per cui il soggetto fu considerato in modo
unilaterale. Ma quando se ne occuparono gli
entomologi, vale n «lire quella classe di natu-
ralisti, che devono considerarsi i veri compe-
tenti in argomento, la cosa unito totalmente di
aspetto. La memoria pubblicata nel Bollettino
del Comizio Agrario di Parma nel dicembre
1868 dal Prof. Camillo Rondani fu un avve-
nimento, essa contendeva la decantata utilità
degli uccelli.
Venne alla luce sotto i più infausti auspici.
Le Associazioni agrarie sorte appena, propu-
gnavano presso il Governo coll'entusiasmo della
gioventù, col fervore della convinzione questa
utilità; i naturalisti raccolti nel Congresso di
Vicenza (') tacevano voti acciocché pel vero
interesse dell'agricoltura si prendessero in seria
considerazione quegli aspiri, confortava l'affi-
damento clic lo stesso Ministro avrebbe acce-
duto a quel voto.
Stesa da tu tt' altri, quella memoria sarebbe
passata conio una leggerezza, o piuttosto come
un'assurdità; ma il nome del valentissimo au-
tore, noto per gli studi profondi sui ditteri, si
impose; sorse il dubbio e si procedette ad un
esame coscienzioso dell'invalsa dottrina e nei
lavori accuratissimi dei più noti naturalisti, tra
i quali emergono quelli del Lessona, del Ca-
merino e del Passerini, l'asserto del Rondani
trovò conferma; su questo risultato io chiamo
l'attenzione.
Cominciamo dagli uccelli.
A circa 130 sale il numero delle specie ila-
liane, dal quale detratte le accidentali 14ti. ri-
mangono -N4, o sedentarie o estive, o invernali
di passaggio, divise nei seguenti ordini; 28
Rapaci, 14 Picarie, 129 Passeracei, 4 Colombe,
1 •_' Gallinacei, 52 G ralle e 45 Palmipedi.
Ammessa pel momento la teoria dell'utilità,
mi conforta il rilevare che nemmeno i suoi
più convinti e fieri segnaci la sostengono in
via generale ; per cui a rendere breve e chiaro
il uno contraddittorio procederò per esclusione
e la fonderò sopra solida base, prendendo a
guida le più diligenti analisi sul contenuto dei
ventrigli.
Dei Rapaci nei Diurni si comprendono i cru-
deli divoratori di animali utili e degli stessi
uccelli, né il Biancone che distrugge gli Ofidii,
il Falco grillaio. o il falco cuculo clic si nutre
r i L:i n 'si che iost* d ■. iì li- -< < pi i circostanze personali
ululili ingrata. Giovane ;n>|ii»L r L'i:iin su l:ìh<1ì/ì. anziché su ratti,
al Congresso di Vicenza e parlai e scrissi in senso oppnsto.
mi simli e l'esperienza posteriori mi convinsero dell' errore.
A solo scopo iti bene, por quanl i costi, compio il dovere
di confessarlo.
quasi esclusivamente di Acridii basteranno a
convincere che questo sottordine debba essere
protetto. Fra i Notturni, non trovo die l'As-
siolo asserito insettivoro per eccellenza, del
resto questi abitatori delle tenebre e pei loro
costumi e pei" la pessima qualità delle carni
si Intelailo da loro stessi. E qui ricordo un
fatto sul Barbagianni, il decantalo ingoiatore
delle talpe e dei topi. Vedutolo confitto stilla
putta di una stalla, mossi osservazione su ipic-
sto vestigio di barbarie, mi fu risposto die
quel predone aveva in poche notti distrutto
pressoché tulli i Piccioni di una prossima co-
lombaia e die si erano quasi esauriti tutti i
mezzi di pazienza e di astuzia prima di giun-
gere ad ucciderlo. L'anno dopo, un eguale
massacro si ripeteva a mio danno.
Né le quattro specie (di cui una sola stazio-
naria) delle Colombe, né le dodici dei Gallina-
cei, talune razzolai rici. tutte cibantisi a pre-
ferenza di grani, di frutti, di erbe o di gemme,
giovano alle coltivazioni.
Abitatrici dei paduli e delle riviere, le dalle
prendono svariatissimo il nutrimento, alternando
pesci e loro uova, rettili, molluschi, crostacei,
erbe, vermi acquatici e insetti: ma tanto questi
molti, ciune quei pochi, quali : la Pernice ili
mare, il Cavaliere d'Italia, la Pavoncella, la
Squatarola, il riviere, il Corriere, il fratino,
il Croccolone, il Beccaccino, il Frullino ed altri,
maggiormente insettivori, nessuno o scarso van-
taggio ponno portare all' agricoltura pei luo-
ghi ove abitualmente dimorano.
Per lo stesso motivo non interessa l'ordine
dei Palmipedi, particolarmente acquatici ; dove
fra i Marangoni, le Berte e le Polcinelle di
mare: fra gli Smerghi, i Beccapesci, le Ron-
dini di mare, i Mignattini e i Gabbiani che
alimentassi i primi esclusivamente, i secondi
preferibilmente di pesci ; fra gli Stercorari e i
L alibi, che assalgono anche i giovani uccelli,
annoveriamo le Oche granaiuole dannosissime
per le notturne devastazioni dei frumenti e non
degna di speciale riguardo, la Gavina, che.
sballata dalle burrasche, svolazza sui campi
lavorati per beccare i lombrici nei ri -centi sol-
chi dell'aratro.
Or dunque circoscritto il tenui a due soli
ordini : le Picarie e i Passeracei, osserverò che
fra le Picarie devono eccepirsi il Gruccione,
che distrugge e il Picchio, che perseguita le
tipi; e fra i Passeracei: il l'xccofrosone, i Tordi,
il Rigogolo, che preferiscono le frutta e prima
di tutti gli Storni, i cui branchi devastano le
vigne: perché prediligono le gemine, le bacche
ed i semi: il Frosone, il Crociere, i Ciuffolotti,
ai i. \vi i: iiiini fOLOGICO
17
l'astuta Gazza sturbatrice dei nidi, la G-hian-
daja ed i Coivi, pertinaci razzolatola uri semi-
nati: perchè abitano lo paludi: la Cannatola,
il Cannareccione, le Salciajole, i Forapaglie, i
Pagliaroli e il Beccamoschino.
Ed ora ci avviluppiamo in una (lolle più acri
contese, trattando ilei granivori: lo Lodole e
lo Fringillide (Alaudae e Vringillae) . I pro-
tezionisti, non paghi (li notale elio saziano ili
insetti i nidiacei (ciò che è un fatto), esagerano
asserendo clic i semi che beccano siano d'erbe
infeste ai campi. Me ne appello al giudice più
competente e imparziale quel villico che, sva-
niti tutti i mezzi, smette la coltivazione del
frumento nel (-.-impiccilo aderente allo stallile
padronale alla chiesa pel danno che le chias-
sose inquiline di quei tetti uli apportano quando,
presso alla maturazione, che (' anche l'epoca
più fervida delle loro riproduzioni, spiccano le
[•ranelle e piegano i culmi su cui si posano.
Ma sarà inutile; tni ripeteranno i racconti su
Federico 11, che sprigionò legioni di passere
nella guerra ai nemici (lei suoi fruiteti, sulla
introduzione e sulla protezione del vivace uc-
cello in tanti paesi, (piale prezioso alleato;
ritornelli che si abusano per rendere brillante
la questione a tutto scapito della sua serietà.
Quantunque sia insetticida, nella sola epoca
delle nidificazioni ed abbondi di specie stazio-
narie, io voglio molto concedere ammettendo
che questo gruppo di uccelli colla vicenda delle
due nutrizioni vegetale e animale adegui la sua
azione in guisa da renderne, sotto il punto di
\ isla agrario de' miei oppositori, inditierento l'ef-
fetto. Eccoci ridotti ad un numero limitato d'uc-
celli veramente insettivori, vale a dire a poche
l'icario e dei Passevacei alle varie specie dei
Becchi-gentili. Considerato che non forniscono
certo il maggior contingente alla stazionarietà,
essendo molti di passo e parte estivi o inver-
nali soltanto, che parecchi non sono incolpevoli
perchè ghiottissimi di frutta, conchiuderemo
che questa utilità, in tante lingue sublimata,
dovrebbe per lo meno rimettersi nei suoi giusti
confini. Ma per provare che non utili, ma danni,
all'agricoltore ne ridondano passiamo a parlan-
dogli insetti.
È sbagliata la credenza che l'equilibrio nella
serie dei viventi debba mantenersi colla lotta
di due classi ; ciascuna (è legge di natura) lo
trova in sé stessa e 1" intervento dell'essere
estraneo sbilancia questo equilibrio. Nel caso
nostro esso basa nella grande divisione degli
insetti in erbivori e carnivori ; mentre se lo
Sviluppo degli erbivori è legato si rettamente
colle vegetazioni, per cui l'aumento delle specie
nolo, o la comparsa delle sconosciute si sp
colla estensione e colla intensità delle coltiva-
zioni in uso. e colla introduzione di nume, la
diffusione dei carnivori è in L'apporto diretlo
col numero di questi erbivori. Ignara o in-
curante la generalità non bada all'accennata
divisione e tanto meno ai grandi benefici del
parassitismo; quindi, considerando indistinta-
mente nemici tutti gli insetti, ritiene non poter
trovar*! che fuori di questa classe, in quella
degli uccelli, il provvido, il potente ausiliario
per contenderne i danni e per distruggerli. Sarà
facile dimostrare che s'inganna.
L'insetto litofago o erbivoro nelle sue me-
tamorfosi vive pressoché sempre occulto, co-
stretto a cercare i mezzi di esistenza o sotterra
nelle radici e nei germi, o nel gambo e nel
seme della pianta, sotto la corteccia dei tron-
chi e delle ramificazioni degli alberi, o nella
corolla del fiore, o nella polpa del frutto ;
1' insetto carnivoro spazia, assiduamente inse-
guendolo e cacciandolo dovunque. I. 'uccello.
per (pianto sia penetrante il suo sguardo, per
(pianto siano potenti i suoi modi di locomo-
zione e di preda, non può servirsene general-
mente che all'esterno e quindi nei voraci suoi
pasti ingoierà un numero assai superiore di
insetti carnivori che di litofagi, e a presceglierli
assieme ai parassiti, lo persuaderanno inoltre
il sapore delle carni, la mancanza di potenti
difese, quali gli involucri, le squame, quei
l'orli aculei, quella facoltà di schizzare umori
viscidi e fetenti che proteggono questi carni-
vori. Ripetuti esami sul contenuto dei ventrigli
degli uccelli constatarono che (piatirò quinti
degli insetti, che si rinvennero, appartenevano
ai parassiti e solo un decimo agli erbivori. In
insigne naturalista, il Canterano, vi trovò sem-
pre numerosissimi i coleotteri, l'ordine che
fornisce i maggiori e migliori alleati all' agri-
coltura, e in relazione considerabile le larve dei
lepidotteri. Ora se noi dovremo occuparci (piasi
esclusivamente dei Becchifini che non razzolano,
e, come si asserisce, per legge di conservazione
devono giornalmente ingoiare una quantità di
insetti eguale al peso del loro corpo, enorme
sarà il danno che nelle proporzioni suindicate
da tanta ingordigia deriverà ai prodotti del
terreno. È una verità che trova conferma in molti
l'alti. Quell'attento e coscienzioso osservatene,
che è il prof. Mariacher. il quale per formarsi un
esatto criterio del soccorso degli uccelli osò re-
carsi, all'apparire insolito di un insetto, nella
regione infestala, (piando nel Issi, a Ca\a-
zuccherina in Provincia di Venezia la Pirale
invase le vigne, di dueceiitoquaTantasei stoma-
38
\1 I \NTK ORNITOLOGICO
clii esaminati, appena in trenta rinvenne, e in
esigua quantità di quei bruchi e si elie vi aveva
Compresi, olire lo Passere, alile Specie e che
correva l'epoca delle nidificazioni.
Allorché un eguale flagello Ini colpito la
Francia puossi ritenere che sii uccelli contra-
starono ad arrestarlo : mentre durò eguale tre
anni, scorsi i quali, la sparizione del lepidottero,
avvenuta ad un tratto, si attribuì alla inaspettata
comparsa di numerosi parassiti elle lo aggredi-
rono. ■< Quando due o tre rondini (li. rustica),
« scrive il dott. Antonio Roster, girano tutto il
« giorno attorno ad un granaio ingoiando centi-
« naia di Bruchiti, che uscendo dalle faseolacee,
« ivi raccolte, minacciano la campagna, si l'en-
« dono senza dubbio utilissime, ma se una di que-
« ste rondini, strisciando sulla via polverosa, in-
« goia un Ophion, un Ielineumon, un Campo-
<• plex od un Mierogaster si oppone cnergica-
« niente coi fatti a coloro die la chiamano
« utile e questo accade si può dire giornalmente,
« perchè dove sono battaglioni di larve dau-
« uose, ivi accorrono numerosi gli Imenotteri
« parassiti per deporre le uova su quelle larve
« e gli uccelli, non mancando mai a quei son-
« tuosi banchetti offerti con tanta frequenza
« dalla natura, con due colpi di becco fanno
« e distanno la loro riputazione.
E più sotto « Dove non sono che Effìmere
« e Tipularidi e Coretre e sciami di minuti
« Ditteri, che salgono con una danza continua
« fra i salici e i tamarici delle praterie, accor-
« reranno e Rondini e Mignattiui e Muscicape
« ed Usignoli ; ma le medesime Rondini deci-
« meranno il giorno dopo gli Apiarj i più for-
« niti e i Mignattini rovineranno diecine di
« larve di Odonati, e le .Muscicape e gli Usi-
« gnidi si ciberanno di ragni utilissimi e di
« Imenotteri parassiti. Così il Merops e il Cypse-
« Iits colla medesima voracità colgono al volo
« le vespe, le api ed i Philantus e le varie
« specie di tignuole | Tinnì, Galleria) che colle
« loro elaborate gallerie minano gli Apiari ».
Nell'Ausilia, inferiore, dove una legge rigo-
rosa impone al frutticoitore di sbrucare ogni
anno le piante, sono copiosissimi gli uccelli
insettivori ; mentre scarseggiano in altre parti
dell'Impero, nelle quali è parimente diffusa la
coltura dei pomari e quella legge non è in vigore.
La natura governa forse con eguali regole i
passaggi e le soste, degli uccelli e la comparsa
e lo sviluppo degli insetti, od è in potere del-
l'uomo ordinarli in maniera che dalla loro
coincidenza derivino i benefici vantati ! Astruso
è il tema delle migrazioni, sono instintive e
qualunque si addentri in questo studio ricono-
scerà che lo stato meteorico e termico influi-
scono potentemente e, più che il cibo, la sicurezza
del riposo. Se il vento e le pioggie continue
obbligano i pennuti a mutare sovente le linee
di passaggio, quale fidanza potrà riporsi nel
loro intervento?
Quanto meglio che gli agronomi convertis-
sero questo patrocinio a favore di alcuni mam-
miferi e di alcuni rettili : i pipistrelli, il topo
ragno, il riccio, le lucertole, il rospo, le sala-
mandre, la raganella ed altri, la cui opera
proficua si ricambia con innavvertita o barilaia
persecuzione.
Termino con una spiegazione : io non sono
il nemico degli uccelli; tutt'altro, ne riconosco
i ineriti e i pregi ; quindi difenderò sempre e
premurosamente le restrizioni che si propo-
nessero per tutelare la loro conservazione. Ma
non è in nome dell'agricoltura che le invoco e
lo scopo che mi prefiggo, è di rimuovere il le-
gislatore da questo falso concetto, preoccupato
dalle tristi conseguenze .1 cui esso trascinerebbe.
Sapendo come il mio amico Prof. Alessandro GMgi, nome noto favorevolmente
agli studiosi, si era in modo particolare occupato, con intelligenza ed amore
di Naturalista, sulle relazioni tra gli Uccelli e l'Agricoltura, Io pregai di
stendermi mi articolo col risultato delle sue ricerche, articolo che rispecchia
la posizione scientifica odierna dell'importante questione e che sono ben
lieto di riprodurre nella sua integrità, mandando, anche pubblicamente, i
mici vivi ringraziamenti al gentile Autore.
Su//' azione degli Uccelli in rapporto alV Agricoltura.
Se gli uccelli siano non siano utili all'uomo ragione dol prolungato (libali ilo stia nel fatto,
nei riguardi dell' agricoltura, è questione da che le due parti hanno lino ad ora discusso
lungo tempo dibattuta. Io credo però elio la sopra un falso terreno.
ATLANTE ORNITOLOGI! 1 1
39
Da uu lato ehi non possiede L'abitudine della
osservazione accurata propria del naturalista,
vedendo i propri campi devastati dagli insetti,
e vedendo come questi siano divorati dagli
uccelli, per una serie di grossolani ragionamenti
giunge a chiedere L'abolizione della caccia.
D'altro canto L'entomologo, rinchiuso nella cer-
ehia di studio dei suoi piccoli favoriti, vede
nell'uccello che li divora un odiato nemico
e nel parossismo dell'entomofilia, ritiene che
gl'insetti siano sufficienti a mantenere in natura
L'equilibrio degli organismi.
Vi è chi ha recentemente alleluialo die ove
tulle le specie di uccelli sparissero ad un trailo
dalla superficie terrestre, il numero degli in-
selli litofagi non risentirebbe che un aumento
poco notevole e forse insensibile, perchè al dif-
fondersi di una specie nociva segue il diffon-
dersi di altre specie d'insetti parassite di «niella,
che la riducono in breve periodo al primitivo
sialo d'indifferenza nei rapporti colla vegeta-
zione.
Fino a che la questione si dibatte fra or-
nitofili ed entomotìli, fino a che si deve giu-
dicare in modo assoluto se gli uccelli siano
utili o dannosi, e se gl'insetti parassiti di altri
insetti siano sufficienti ad impedire o ad arre-
stali' la diffusione di specie nocive, la risposta
non solo non è facile, non solo dipende dal
punto di vista dal quale si parte, ma essa è
necessariamente erronea.
Nel congresso Zoologico nazionale tenutosi a
Napoli nell'aprile del 1901, la questione fu
trattata in modo elevato; vi presero parte al-
cuni fra i più emenenti zoologi italiani, i quali
alleluiarono solennemente trattarsi di una que-
stione biologica complessa, a risolvere la quale
occorre tener conto di un numero grandissimo
di fatti, spesso in apparente coutradizione fra
loro. Se io volessi anche brevemente tratteggiare i
complicati rapporti che esistono fra le piante e le
loro clientele di animali, uscirei certamente dai
limili impostimi, ma non posso fare a meno
di ricordare qui il classico esempio di Darwin
sul cielo biologico svolgentesi attorno al trifoglio.
Fecondato dai bombi il trifoglio ha un mor-
tale nemico nel topo campagnuolo che di-
struggo i nidi dei suoi pronubi ed ha dei potenti
alleati nei falchi, nelle civette e nei gatti che
mangiano i topi. Il lettore acuto comprenderà
senz'altro che simili cicli si svolgono intorno a
ciascuna delle piante coltivate, e che la utilità
indiretta di un animale dipende non soltanto
dalla eliminazione che egli fa di puri e sem-
plici litofagi, ma dalla protezione involontaria
ed indiretta esercitata sui pronubi.
Un altro esempio di mollo interesse atto a mo-
strale la complicazione di questi rapporti, ci è
dato dal inolio eoi quale bì propaga il vischio.
In raccoglitore di rischio vede facilmente mila
tOl'dela (Turdms VÌSCivorus) un nemico che man-
gia le bacche «hi lui cercate: non pensa pero
elle senza quegli uccelli il vischio perirebbe,
poiché sono essi che lo propagano a glandi
distanze, mediante la defecazione dei semi in-
digeriti, che restano attaccati ai rami per opera
degli escrementi liquidi.
ciò premesso, passo a riferire le principali
obbiezioni portate dagli entomologi particolar-
mente, contro gli uccelli.
Se si dà uno sguardo alle specie che vivono
in Italia, si troverà, essi dicono, che molle
sono granivore e perciò dannose, alcune vivono
nelle paludi e sono indifferenti; fra le specie
insettivore molte sono di passo eil hanno
scarsa importanza e le altre... che l'anno lo
altre? Mangiano spesso insetti utilissimi, ento-
niofagi come i mantidi, endofagi ed entomopa-
rassiti come gVicneumoni. In una recente in-
chiesta sul contenuto degli stomaci di alcuni
vertebrati è fatto carico ad una rondine, se non
erro, di avere mangiato un icneumone, insetto
utile. Non pensava forse lo zoologo scrivente che
gl'icneumonidi sono fra i più frequenti e nume-
rosi imenotteri e che troppo sarebbe che a queste
velocissime bestiole, le sclilupfwespen dei te-
deschi, non capitasse mai di rimanere preda «li
un uccello.
Inoltre, quando uu uccello mangia un insetto
carnivoro, prima di affermare se il primo ha
fatto un'opera buoua o cattiva, bisognerebbe
sapere se l'insetto era a sua volta divoratore
di insetti utili o nocivi. E «piando si pensi che
la mantide per esempio, dopo le nozze divora
il proprio marito, sarà permesso all'ornitologo
di dubitare che un uccello compiti grave danno
ingoiandola.
Ma oltre agli insetti, l'agricoltura ha molto,
anzi moltissimo a temere dalle chiocciole e dai
topi : quelle sono raccolte con cura dai galli-
nacei e dai piccioni, questi sono preda dei ra-
paci e dei corvidi.
La distinzione degli uccelli in insettivori e
granivori è un errore. Uccelli assolutamente
granivori non ve ne sono, giacché il regimi'
alimentare varia col variare dell'età e delle
stagioni e nel periodo giovanile tutti gli uccelli
esclusi i colombi, compresi i gallinacei ed i
passeri, sono eminentemente insettivori, sia
perchè grani non possono ancora digerire, sia
perchè abbisognano di sostanze animali per
sviluppare il loro organismo.
iO
MI. w I I OKNITOI.OGICO
Stabilito che tutti gli uccelli divorano insetti,
chiocciole <• topi quando possono, restano due
obbiezioni principali da risolvere ancora.
Quali sono i rapporti fra gli uccelli insetti-
vori ed i pronubi delle nostre piante coltivate,
dei quali pronubi è oggi indiscutibilmente rico-
nosciuta l'enorme importanza? La risposta è
facile. So nella natura selvaggia, troviamo clic
molle piante annoverano i loro pronubi fra i
coleotteri, i (litteri. i rincoti ed alcune anche
fra le chiocciole e gli stessi uccelli, è certo che
la grande maggioranza «lei fiori sono visitati e
fecondati dalla famiglia dolle api, antoflle e
pronube per eccellenza, munite d'organi speciali
per la raccolta del polline. Ma le numerose
specie di apiarii sono provviste altresì di par-
ticolari organi di difesa ed offesa ; clii abbia
una certa, pratica di questi animali, sa come sia
cosa tutt'altro che agevole avvicinarle e come
siano temute dai nostri volatili domestici. In-
fatti uccelli eminentemente api veri costituiscono
eccezioni: il gruccione (Merops apiaster) ed il
falco pecchiajuolo (Pernis apivorus) . Queste spe-
cie sono inoltre divoratrici di vespe, annoverate
fra gli insetti dannosi .
Ma gli uccelli insettivori sono dannosi par-
ticolarmente (piando distruggono insetti nocivi.
Questa obbiezione è seria, considerando l'au-
torità di chi la sostiene; nondimeno essa e pa-
radossale. Trae origine dalla considerazione
che al diffondersi eccessivo di una qualunque
specie d'insetti, corrisponda, analoga diffusione
di specie parassite di essa. Poiché i parassiti
sono generalmente più prolifici delle vittime,
alcuni entomologi affermano che quel preda-
tore, uccello, rettile o carabo, il quale non
distinguendo fra vittime immuni ed infettate,
sceglie una, di queste, reca, un gravissimo
danno, perchè per ogni insetto nocivo che di-
strugge, ingoia con esso tutte le larve di pa-
rassita die contiene. A questa obbiezione fu
risposto da altri non meno autorevoli zoologi.
che tenuto conto delle uguali probabilità che ha
il predatore di divorare insetti nocivi immuni
od infettati, non è a, temere clic l'azione del
predatole intralci quella del parassita, ma piut-
tosto le siti di efficace aiuto. Inoltre se vi
sono casi in cui sarebbe assurdo contrastare
la glande efficacia dell'azione dei parassiti. \<-
ne sono altri molti in cui l'azione di questi e
nulla, perchè essi stessi non scelgono sempre
vittime immuni : quando più di un individuo
depone le uova sulla stessa preda, questa e
insufficiente ad alimentare tutti, determinan-
dosi in tal modo eolla morte dilla vittima,
quella dell'intera colonia parassita.
A molte obbiezioni risponde l'esempio della
biologia del Leucospis giga*. K questo uno fra i
più grossi endofagi ed e parassita della Gka-
licodoma mura/ria, frequentissimo ed utilissimo
pronubo, il (piale depone le uova ili una
cella piena di miele. p( 11 tei lamento chi lisa da,
un grosso strato di fango. 11 parassita colla,
potente lerelua perfora, la cella, della vit-
tima e \i depone un uovo. E assodato clic
molte uova possono essere deposte, forse da
più di un Leucospis, nella medesima cella della
Chalicodoma, ed è altrettanto assodato che la
prima operazione eseguita dalla larva di Leu-
cospis schiusa prima delle altre, è di distrug-
gere tutte le uova, della, sua specie dalle (piali
nascerebbero dei terribili concorrenti.
Appare dunque chiaramente come sia mal
basato un dibattito consistente nell'affermare
da un lato l'utilità dei predatori negando quella
dei parassiti, dall'altro l'utilità dei parassiti
negando quella dei predatori.
Ambedue queste categorie di animali possono
recare grande aiuto all'uomo nella lotta contro
gl'insetti nocivi. La schiera dei predatoti, co-
stituita, in grandissima maggioranza dagli uc-
celli, per le considerazioni esposte più su. riesce
di incalcolabile aiuto all'uomo nel periodo pri-
maverile, quando cioè la. vegetazione è nel suo
pieno sviluppo, (piando gl'insetti che vivono a
sue spese sono nella maggiore atti\ ita. e (planilo
gli uccelli nidificando sono costi etti a man-
giare inselli, non solo perche questi sono ne-
cessari all'alimentazione della prole, ma, anche
perchè frulli e semi non ve sono ancora.
A questo punto peto gorge un'ultima obbie-
zione. A (piai proposito parlare di utilità agri-
cola degli uccelli, (piando la loro protezione
è resa impossibile dall'agricoltura stessa, (die
ne impedisce la nidificazione e li rende più fa-
cilmente preda del cacciatore.' quando l'uòmo
reso arbitro dell'equilibrio della natura, può
a, suo talento modificarlo senza intervento di
alile forze organiche naturali !
Queste obbiezioni mostrano solamente che
le condizioni dell'avifauna son rese tali dal-
l'agricoltura, da. esigere una protezione più ef-
ficace di quanto sarebbe necessario in luoghi
ancoia, incolli e disabitati.
È mio profondo con\ incimento (die non l'agri-
coltura, ma l'agricoltore siano nemici della sel-
vaggina, (ili uccelli si adattano facilmente alle
modificazioni dell'ambiente e ne abbiamo prove
nella rondine, nel passero, nelle ci \ il le ed altri,
che i dovevano cerio nidificare nelle case
(piando queste noti esistevano. Non dirò che
l'agricoltura sia proprio tale da favorire l'ao-
ATLANTE ORNITOLOGICO
II
crescimento dell'avifauna, ma anche ni i terreni
coltivali vi restano abbastanza olmi, pioppi e
quercie a disposizione degli uccelli che amano
nidificare in alto, ed abbastanza siepi e fossetti
per quelli che nidificano in iena. E con tutta
la distruzione che se ne fa oggi, sono convinto
che la selvaggina sarebbe ancora numerosissima
se contadini e ragazzi non guastassero siste-
maticamente le nidiate.
Quanto all'equilibrio della natura, mi preme
osservare che l'uomo agisce molto moderata-
mente su di esso. L'uomo modifica, estendendo
una coltura, la qualità della vegetazione, fa-
cendo prosperare una sola pianta dove prima ne
venivano cento. Egli favorisce indirettamente
tutta la clientela di parassiti e niufualisti della
specie coltivata, ma su queste clientele egli
non ha che un'azione molto limitata. Provveda
adunque a che sia mantenuto nell'agricoltura
L'equilibrio speciale occorrente alla prosperità
di una data pianta e poiché le circostanze vo-
gliono clie l'uomo, predatore per eccellenza,
eserciti una azione notevolissima contro i pre-
datori, mentre poca ne ha contro i Litofagi,
moderi quella sua azione nel proprio interesse.
Per concludere, io credo che nella questione
della protezione degli uccelli, sia non solo
permesso ma doveroso l'opportunismo. Oggi
l'uomo renile nulla eil inefficace L'opera dei
predatori schiacciando il carabo, impalando il
rospo, uccidendo la serpe e gli uccelli. Que-
sti costituiscono, come ho detto, un'enorme
maggioranza fra i predatori, ed il loro numero
è al disotto di quanto sarchile, necessario a
mantenere l'equilibrio in quella categoria di
organismi ohe immediatamente ne dipendono.
Nel senso di permettere che i predatori, ossia
gli uccelli in prima linea, i rettili e gli anfibi
poi, possano raggiungere nuovamente lo stato
di equilibrio, io intendo la protezione degli uc-
celli. Oggi dunque io mi sento ornitoiilo. pronto
a passare all'altro partito quando per i tsulte
disposizioni eccessivamente restrittive, dovesse
verificarsi l'eccesso opposto.
Dal Laboratorio di Zoologia dell' f'nìvrixifii <iì lìoli><iini
13 Gnniili; Ì902.
Alessandro Ghigi.
Le Migrazioni degli Uccelli.
Per migrazioni intendiamo quei viaggi rego-
lari e periodici che gli Uccelli imprendono e
compiono ogni turno in determinate epoche e
con eguali direzioni; sono eminentemente mi-
granti quelle specie che nidificano molto al
Nord nell'Emisfero settentrionale e più nordico
che è il loro estremo limite di distribuzione,
più luughi sono i viaggi che imprendono re-
golarmente. Emigrazione è invece l'esodo par-
ziale o totale di una o più specie da una data
regione fino allora abitata, fatto che viene pro-
vocato da cause eccezionali, spesso ignote, su-
bitanee o lente, e persino secolari. Le escur-
sioni poi sono quei parziali spostamenti da una
località all'altra, determinati più che altro da
speciali fattori, (inali il nutrimento, il clima,
la riproduzione, etc. Incursione è l'immigra-
zione di numerose bande di Uccelli, che sono
stazionari nei loro paesi di origine. E l'esempio
più luminoso di questi ultimi anni si deve alla
comparsa del Sinatte che prima del 1863 era
noto soltanto quale abitante della Tartaria e
che ad intervalli invase, quale orda barbaresca,
più paesi d'Europa, ove anche nidificò ed ove
sembra essersi stabilito, lasciando in parte le
natie contraile.
Riguardo alle migrazioni gli Uccelli si divi-
dono in :
n) Uccelli stazionari, detti anche sedentari,
che sono quelli che nascono, crescono e rauojono
nel loro paese di origine, o tutt'al più impren-
dono escursioni. Però, nel senso stretto della
parola, quasi ogni uccello od in un paese o nel-
l'altro della sua distribuzione e migrante, e
può dirsi che tale fenomeno è universale e che
non esistano uccelli generalmente .stazionari .
sicché questi potrebbero piuttosto dirsi « specie
parzialmente migranti ».
b) Uccelli ili passo, cine quelli che impren-
dono ogni anno viaggi: che se tali viaggi sono
regolari e periodici si dice che la specie é di
passo regola/re, se invece essa non si presenta
regolarmente in un dato paese, si dice ehi- è
di passo irregolare} quando le sue apparizioni
Atlante ornitologico. — l'urto I.
42
\ I I w 1 I ORNI rOLOGICO
non sono regolate da alcun fatto ed accadono
solo come fenomeno straordinario ed a larghi
intervalli indipendentemente da qualsiasi ra-
gione conosciuta, si dice che la specie è acci-
dentale od avventizia e quantunque sembri die
nessuna legge governi tale « erratismo » degli
Uccelli, pure pare indubitato clic anche esso
in qualche modo sia governato da principi fis-
sati, perchè se noi non possiamo stabilire in
quale anno arriverà dalla, Siberia in Italia un
uccello accidentale, siamo però in grado di
conoscere relativamente in quale epoca dell'anno
potrà giungere.
Uccelli <li semplice passo o di passo, parlando
delle zone temperale, s > quelli elio (lassano
due volte all'anno in determinate epoche {autunno
e prima/oera) e per determinati paesi, soffer-
mandosi o punto o poco e ben inteso senza
nidificare, uè svernare in tali distretti ; uccèlli
invernali sono quelli clic non nidificano in un
dato paese, ma arrivano nell'autunno per pas-
sarvi l'inverno e partire a primavera, mentre
yli estivi sono quelli che giungendo di prima-
vera, nidificano e ci lasciano all'avvicinarsi
dell'autunno.
Naturalmente le specie che frequentano d'in-
verno le zone temperate sono quelle che nidi-
ficano molto da vicino al polo, e ritornando
laggiù di primavera fanno perfettamente ciò
clic compiono quelle specie che, svernando molto
da vicino all'equatore, vengono da noi in pri-
mavera; mentre gli Uccelli di passo propria-
mente detti, come i nostri invernali, nidificano
assai assai da vicino al polo, ma come i nostri
estivi cercano il soggiorno invernale molto da,
vicino all'equatore, e quindi e piono più lun-
ghe migrazioni.
di /'cecili ili passo parziale, sono quelli che
non compiono vere migrazioni, ma semplici
escursioni in grado più o meno visibile, peni
se una specie è migrante parziale non tutti i
i suoi individui si presentano tali e la ragione
di questa diversità di contegno non ci è nota.
come anche alcune specie sono migranti in un
paese e non lo sono in un altro. Alcuni' specie
hanno passo primaverile iti date regioni, mentre
l'autunnale si effettua per via differente e vi-
ceversa, cosi dicasi per l'Italia àeìVHirundo
nifuìa, della Glareola pratincola, etc. che sono
molto rare d'autunno, mentre compaiono con
una certa frequenza di primavera.
La migrazione, come dice il Newton, è uno
di quei fenomeni che maggiormente eccitano
la nostra curiosità e la nostra meraviglia ed
è forse il più grande mistero che si affacci nel
Regno Animale, mistero che attirò sempre l'at-
tenzione dei più antichi scrittoli e che, nelle
sue grandi linee, pilo essere egualmente spie-
gato dal più moderilo uomo di scienza, (pianto
da un ignorante selvaggio o da un profeta
da un poeta dei tempi antichi, tanto e cosi
immensa è la nostra ignoranza a tale proposito.
Le cause principali che si adducono per le
migrazioni autunnali, cioè per quelle dirette
al sud. sono la mancanza di cibo e l'inclemenza
delle stagioni: in quelle primaverili cioè, nel
senso da sud a nord, si vuol vedere un ardente
desio di litorno alla vecchia patria ed il bi-
sogno della, novella vita. Ed il Wallace (') tentò,
in qualche modo, di spiegare come sarchile stala
contratta l'abitudine delle migrazioni ed io ne
cito le sue stesse parole:
«Mi sembra probabile che qui, come in molti
altri casi, gli individui più adattati tra i so-
pravissuti ( ) mostrino (pianto grande fu la loro
influenza. Supponiamo che una data specie di
uccelli migranti non possa sicuramente nidi-
ficare di regola che in un'area prestabilita e
che in seguito, durante una gran parte del-
l'anno, essa non possa trovare nell'istesso paese
il cibo sufficiente e necessario alla sua esistenza.
Ne seguila che quegli uccelli, che non abban-
doneranno tale area, soffriranno e poi mori-
ranno, ciò che avverrà anche degli altri che
non abbandonarono quella località, cui erano
giunti pello scopo dol nutrimento. Ora, se noi
supponiamo che queste due aree fossero (per
alcuni vecchi antenati delle specie ora esistenti)
coincidenti, ma die si fossero gradualmente
staccate l'una dall'altra per cambiamenti geo-
grafici o climatici, noi potremo facilmente ca-
pire in quale modo sia al line divenuta eredi-
taria, l'abitudine di migrazioni parziali ed in-
cipienti in stagioni fissate, e come in tal modo
sia venuto a Stabilirsi ciò che noi chiamiamo
l'istinto. E facilmente si troverà che ancora
esistono varie graduazioni nelle diverse l'arti
del Mondo, da una completa coincidenza ad
una, completa separazione delle aree di nidili-
cazione e di nutrimento e (piando la, conoscenza
naturale di un sufficiente numero di specie di
uccelli sarà completamente studiata, noi po-
tremo trovare i varii anelli che collegano quelle
specie che non abbandonano mai una ristretta
.ina. nella (piale si riproducono e vivono tutto
l'anno e quelle che hanno due aree all'atto se-
parate ».
Le migra/ioni degli Uccelli hanno luogo anche
digiorno, ma precipuamente di notte, special-
| i Vat V W9.
i i « Survival of (he (Utest ■■■
VII.AS I i: ORNITOLOGI!
l::
niente se queste sono seme o burrascose; alcuni
si riuniscono in grandi branchi, altri soltanto
appajati ; i maschi talora precedono le femmine,
e «li solilo i giovani partono prima dei vecchi,
eccettuando il Cuculo. Circa al fatto che gli
Uccelli siano gli araldi ilei tempo buono o
cattivo, ciò è più teoria, che realtà. Pro-
babilmente essi abbandonano d'autui paesi
già divenuti freddi per le abbondanti nevicate
e violenti burrasche, e quindi non è impro-
babile ehe questo inilusso -i ripercuota anche
in lontani paesi ; quindi se anche dobbiamo
ammettere, elio tali grandi movimeuti-
siano in parte governati da fenomeni me-
tereologici, non ci è giuocoforza presumere
elie gli uccelli servano di sicuro baro-
metro. Ed è un tallo clic sia bello o
sia brutto, sia freddo o caldo le specie
partono od arrivano ad epoche lisse e
strettamente determinate e se. lo studio
delle migrazioni l'osse completo, si po-
trebbe stabilire quasi matematicamente
il giorno di all'ivo delle singole specie,
non di tutte però, e cito pel primo caso
il Rondone ed il l'ideine Ila di mare;
mentre altre die vengono da più lon-
tane regioni non offrono eguale esattezza.
Da tempo pure venne notato elle, spe-
cialmente nei passaggi di primavera, i
brandii composti esclusivamente di ma-
schi arrivano prima di (pulii delle fem-
mine, cosa facile a spiegare, perchè
certamente in epici viaggi di qualche
migliaio di chilometri i maschi, come
pio fortemente costituiti, potranno attra-
versare queste distanze con maggiore fa-
cilità ed impiegando quindi tempo più
breve. Come è un fatto che gli individui di
maggiore statura e robustezza della stessa
specie raggiungono il limite più nordico, cui
la specie stessa arriva; ed a convalidare ciò
cito il fatto dei grandi esemplari di falcone
clie si predano da noi soltanto all'epoche dei
passi e nell'inverno e che collimano per di-
mensioni con quelli clic \ T ivono d'estate nella
Russia settentrionale, mentre i soggetti che ni-
dificano tra noi non offrono le dette dimensioni.
Molte osservazioni sulle migrazioni furono
lavorile da studi fatti su (pianto accade attorno
ai fari. E questo si deve specialmente notare
circa i fari delle Isole Britanniche e dell'isola di
Helgoland, un'isola remota e meravigliosamente
adatta pei osservazioni di tal genere. Queste
notizie, le più complete che mai siano stale
raccolte, le dobbiamo al signor Giitke, che
passò la piii gran parte di una lunga ed utile
esistenza in questa piccola località. Egli studiò
con la maggior cura i movimenti degli ucci 111
durante il passo ed il ripasso a seconda delle
stagioni; a citare qualche l'atto, dirò come egli
assc\ eri che talora essi \ ola \ a no in enormi (pian-
tila attorno al faro: e in una notte di oltobi e,
p. e i Fiorrancini volteggiavano cosi numerosi
come i fiocchi di neve in una abbondante nevi-
cata... sicché alla mattina seguente formicola-
va lappertutto nell'isola; e miai dopo le
allodole a miriadi si affollarono per (piani..
notti consecutive d'attorno ai brillanti raggi
eli uccelli attorno ni Faro d'Helgpland,
in una notte durante lo migrazioni.
uhi Qàtke).
del l'aro, assieme a quantità non minore di
storni ( l'i/rinft).
Parecchi Autori (') parlarono diffusamente
delle, cosi dette vie seguite dalle colonne mi-
granti e le principali pirla Regione Paleartica
furono l'issate dal l'almèn in numero di nove
e cosi dettagliatamente stabilite:
Da prima (A), lasciando le coste Siberiani' del
Marc Polare, la. Nuova Zembla e la Russia
l'I Palméti, "./. Foglamea fiyttningtvàlgar , ETeleingfoi
1874, colla traduzione in tedesco, Ueber die Zugstrassen der
Vogtl, Leipzig, 1876; Eneycl Britann. ..I. D, a III, p. 708;
ETomoyer, E. v. . Journ. fiir Ornith. 1876, pp. 387-391 .
p, 113; !.. Bteeao, /'.'. Wanderungen der I i 1881;
r ,i in ii \ utworl :... Serra E. I'. \ .... II.. ...... i
der « Zugttrassen dei' r< : . ' , Blolsingfore a Leipzig, 1882;
S,.\ , i |/.iu , /
| ,'/'..
>...■ ;,„,,. Voi I/i I I, pp. 234-387) : Ui
Zuggtrassen der V'ògel vm euroj Hschen Riti island, II. pp. 291-
::.'.:i (1886), etc
H
ATLANTE ORNITI >!.< Mi 1< '< i
settentrionale, corre lungo la costa occiden-
tale della Norvegia fino al Mare del Nord
ed alle Isolo Britanniche.
La seconda (B), partendo dalle Spitzbergen e
dalle adiacenti isole, segue la stessa strada.
ma si prolunga sino alla Francia, alla Spa-
gna, al Portogallo, giungendo alla costa oc-
cidentale dell'Africa.
La terza (C), parte dalla Russia settentrionale.
attraversa il Mar Bianco ed i grandi Laghi
di Onega e I. adoga, corre lungo il Golfo di
Finlandia e le parti meridionali del Baltico
sino allo Holstein ed all'Olanda, ove si di-
vide — un braccio unendosi alla seconda via
principale (B), mentre l'altro, correndo lungo
la Valle del Reno ed attraversando quella
del Rodano, si divide ancora, giungendo al
Mediterraneo, ove una strada passa lungo
le coste occidentali dell'Italia e della Sicilia,
una seconda prendendo invece la direzione
della Corsica e della Sardegna ed una terza
seguendo le coste meridionali di Francia, e
le orientali di Spagna, tutte e tre terminando
nell'Africa settentrionale.
La quarta (I>). la quinta (E) e la sesta (F) delle
linee principali partono dall'estremo Nord
della Siberia.
La quarta (D), seguendo Lobi, si divide presso
Tobolsk, un tratto, divergendo al Volga, di-
scende per quel fiume e così passa al Min
di Azov, al Mar N'ero, e quindi pel Bosforo
e, pell'Egeo giunge all'Egitto, un altro tratto
giunge al Caspio pella via del fiume Trai e
per di là si porta al Golfo Persico, mentre
altri due tratti si perdono nelle steppe.
La quinta (E), rimonta lo Jenissei, attraversa
il Lago Baikal ed arriva alla Mongolia.
La sesta I 1'). rimonta la Lena e, toccando l'alto
Amar, arriva al Mar del Giappone, ove si
unisce con la Kiitinia (G) e V ottava (0) che
partono dalle regioni orientali della Siberia
e dal Kamciatka. Oltre questa, la nona (X).
partendo dalla, Groenlandia e dall'Islanda,
passa per le Far Oer alle Isole Britanniche
e fusa nella seconda (B) e india terza (C)
giunge alle costo Francesi.
Queste, secondo il Prof. Palmèn, sarebbero
lo principali vie di migrazione, tutti i corsi
d'acqua servirebbero però quali vie secon-
darie.
Quantunque noi dobbiamo ammirare questi
sforzi intelligenti, sentiamo però che sono in
gran parto sogni di fantasie immaginose, e che in
realtà poco o nulla vi si trova di positivo, e qui
tra quegli Autori che, con maggiore assiduita e
larghezza di mente, studiarono il complesso
problema delle migrazioni degli Uccelli cito il
nomo di fàllico Giitke e della sua grande
opera (').
L'altezza e la celerità di volo dipendono
da molti fattori, quali lo stato dall'atmosfera
e del vento, e nolo però che lo colonne mi-
granti compiono i loro viaggi ad altezze che
l'umano pensiero non creilo possibili e cito il
fallo di Tennant ( '), che guardando il sole con
un telescopio, vide uccelli che parevano Nibbi,
ad un'altezza di parecchie miglia e quello di
Sooit ii olio, osservando nella notte del 1!) ot-
tobre ISSO la luna con un telescopio, vide
colonne di uccelli migranti, che egli presume
fossero ad un' altezza varia di uno a due mi-
glia inglesi ; tralascio altri fatti che non cito
a titolo di brevità (').
Riguardo la velocità di volo degli Uccelli
conosciamo ben poco. Una rondine mandata
da Roubais a Parigi — 160 miglia — impiegò
novanta minuti, ciò che darebbe 106 miglia
all'ora! Si citano esempi di Piccioni, che sii
traiti di qualche lunghezza, teunero velocità va-
rianti da trentasei a ottanta miglia all'ora! il
Piviere dorato americano in una sola notte var-
cherebbe una distanza pari a 1700 miglia od a
questo proposito il signor Ileadle\ dice: « Anche
arguendo una velocità di 60 miglia all'ora, gli
uccelli dovrebbero volare per 25 ore. ciò che
e troppo senza prender cibo » ed ha più che ra-
giono!! Giitke, il benemerito ornitologo tedesco,
che passò la sua vita nello studio dei costumi
dogli Uccelli ad Helgoland , credeva che il
Tot t'azzurro orientale potesse lasciare l'Africa
sull'imbrunire ed arrivare ad Helgoland nove
oic dopo, facondo 1600 miglia durante la stessa
notte, come lo Sharpe dice « la quasi mi-
racolosa velocità di 1S(I miglia all'ora» [Py-
vraft).
Circa la, direzione, cioè al modo con cui si
orientano le colonne migranti, furono messo in
Campo lo ipotesi dell'istinto, di un innato senso
di direzione, dell'esperienza, etc ; ma se la
migrazione è ancora un mistero, il fatto por
cui gli uccelli trovano sempre la loro strada,
sia essa attraverso fitte boscaglie, o lande de-
serte o mari sconfinati, è ancora il mistero dei
misteri.
l'i Vie VogehoarU Helgoland, Brannschiroig, 1891, 2 ft edi-
sione, 1900.
i Stray Feathert, III, pag. Ì19.
I , Bull, Ruttai a,,, Uh. Chili. VI. pp. 97-100
l , Alien, Bull. Vuttal Ornith. Club, TI, p. 188 : Clmpnian,
!.</.. 1888, o 37-39; .'■ mrn. de Phyt. I.I.X. p. 31 Vatuiv
XIX, p. i::i, 13 March L879.
\ I I \\ I 1 ORNI i"l .' "■!' 1 1
15
// canto degli Uccelli.
È noto die tutti gli uccelli hanno una voce
speciale che si dice canto, quantunque questa
parola nel suo vero senso denoterebbe solo un
suono modulato. E ad indicale le varie mo-
dulazioni che olire tale fenomeno, si dice che
il Merlo lischia. clic il Corvo gracida, che il Ru-
BÌgnuolo gorgheggia, che il Tordo gquittisce e
co~i via, come pure varie denominazioni souo
usate pei differenti suoni emessi dai Mammi-
feri. Alcuni Uccelli hanno canto melodioso
(Rusignolo), altri, pure avendo bellissime note
(Cuculo), non hanno un vero e proprio canto. La
voce di un uccello può esprimere ira, avviso di
pei icolo o dolci note d'amore e di ardente desio,
ma non tutti i suoni si possono classare sotto
il titolo di canto. E più volte il Naturalista
si e domandato perche l'uccello canta .' La più
probàbile interpretazione è quella che un uc-
cello canti per innamorare la compagna e pro-
curarle diletto durante le gravi cure dell'incu-
bazione. Ed infatti, assai di sovente, il maschio
cania col piìi grande trasporto, sinché la com-
pagna cova e termina di cantare (piando sgu-
sciano i piccini, che se questi siano distrutti
e la femmina deponga nuove uova, esso prin-
cipia nuovamente a far udire le sue note d'a-
more. Alcune specie (Pettirosso, Lodola, Tordo)
cantano tutto l'anno, eccetto durante la muta
o nelle giornate burrascose d'inverno, ma di
primavera le loro melodie sono piii attraenti,
il canto più intenso e più sviluppato, il gor-
gheggio più modulato.
Semina certo che esiste rivalila tra i maschi
di date specie, nel senso di «piale di questi canti
più soavemente e che le femmine scelgano il mi-
glior cantore, lasciaudo gli altri a sforzarsi per
guadagnare la simpatia di qualche al tra compagna
od a rimanere celibi. Alcuni Autori asseriscono
che il canto è l 'espressione di un eccesso di
energia, di superflua vitalità e che l'uccello
«aula per semplice diletto. Ed il fatto, ehe
tutti i Intoni cantori hanno opachi colori,
tornerebbe in parte a conferma della prima
ipotesi. E si nota che gli uccelli ili brillanti
colori o di canto melodioso rappresentano la
più alta perfezione nella lotta per l'esistenza
e che possiedono qualche cosa di eccedente
nella loro vitalità da consumale nella soa-
vilà del canto o nello splendine delle belle
penne, ma non in ambedue di queste prero-
gative. È indubitato che il canto e anzitutto
un modo di corteggiamento. Ed e un fatto che
quelle specie, nelle quali i maschi non hanno
un tal potete musicale da innamorare le fem-
mine, adottano altri sistemi, sia il combatti-
mento, O evoluzioni, danze, lotte, ite. e questo
è un fattore potente di selezione naturale.
L'organo della voce «lenii Dccelli e allatto
loro speciale e vieti detto siringe od anche
bassa laringe, perchè è situata molto piti al-
l'ingiù del nostro organo vocale, e perchè è
una modificazione degli tinelli terminali, della
trachea e degli adiacenti superiori «lei bronchi.
Questi ultimi sono incompleti nella loro parete
interna, di modo che i lati dei bronchi che
guardano oppositamente e che sono «lei tut io
membranosi, formano la così «letta membrana
timpani/orme, mentre che il timpano della trachea
sarebbe costituito dagli anelli della parte in-
feriore della detta porzione. L'osso trasversale
o pessulus è quello che divide la siringe inter-
namente e per maiilo-aiia semilunarc s'intende
quella ehe parte dal margine superiore del
pessulus e che termina in un margine concavo
nella cavità del timpano della trachea; «piando
il pessulus manca, la membrana si attacca di-
rettamente sugli angoli illusali e ventrali del-
l'ultimo o degli ultimi anelli tracheali. Grli or-
gani vocali, propriamente «letti, sono «ptelli
che si inseriscono sulla parte terminale della
trachea e sui bronchi e variano all'infinito,
tante sono le modificazioni che possono offrire.
11 loro suono è simile a quello di un oboe o
di qualsiasi altro istrumento a fiato ed i muscoli
speciali, che agiscono nelle parti adiacenti, mo-
dificano l'azione dei detti organi. Questi muscoli
si dicouo estrinsici se passano tra il tubo re-
spiratorio e le parti esterne di esso e sono «li
solito in numero di due paja, intrinsiti se pas-
sano soltanto «la timi patte del tubo respiratorio
trachea e bronchi) ad un'altra e di questi ne
esiste in generale un pajo, ma possono pre-
sentarsi in numero di cinque o sei paja e [las-
sano dal disotto della trachea agli anelli bron-
chiali. Questi muscoli addizionali sono presenti
precipuamente negli Uccelli Cantori, ma si tro-
vano tinche in altri che non cantano, come ad
esempio nella Cornacchia e nel Corvo imperiale.
Hi
ATLANTE ORN ITOLO! i |( u
Questa sarebbe la Dormale costituzione del-
l'organo del canto, ma vi possono essere spe-
ciali modificazioni, come la mancanza <li mem-
brana semilunare, ciò che si verifica anche negli
Uccelli Cantori più altamente caratterizzati ; la
siringe può venir formata dalla sola trachea
(gen. Thamnophilus) o «la un solo bronco
(Steatornis) ed i muscoli mancare del tutto,
cioè nella trachea e nella siringe (gen. Struthio
ed atlini. Cathartidae) ; la siringe poi di so-
lito è tracheo-bronchiale, ina può essere tra-
cheale e bronchiale. 1 pappagalli non hanno
osso trasversale e presentano tre sole paja di
muscoli intrinsici, semina ch'essi parlino con
l'aiuto della lingua e del becco. Noi però non
sappiamo come agiscano le membrane vibranti,
uè in (piale modo venga modificata la loro ten-
sione dai muscoli speciali dei (piali parlammo,
quantunque sia certo che le varie dilatazioni
della trachea e della laringe superiore agiscono
sulle diverse modulazioni della voce, che sono
dovute agli anelli, ai semianelli, ai muscoli ed
alle membrane che costituiscono l'organo detto
Siringe.
Il numero dei muscoli vocali o il loro luogo
di inserzione fu usato nelle classificazioni Or-
nitiche per caratterizzare alcuni gruppi di Uc-
celli, e qui cito alcuni nomi adoperati nella ter-
minologia ed il cui significato non è molto noto.
a) Mesomyodi - quando i muscoli sono
inseriti sulla parte centrale o laterale dei semi-
anelli bronchiali (forme primitive delia gran
p;n te degli Uccelli).
b) Acromyodi - quando i muscoli sono
attaccati sulla parte terminale di «pici semi-
anelli, ove passano nella membrana timpani-
forme (Oscines).
e) Anacromyodi — (piando i muscoli sono
inseriti sulla parte dorsale dei (letti semianelli.
ti) Catacromyodi — (piando i muscoli sono
inseriti sulla parte ventrale dei detti semi-
anelli.
e) Diacfomyodi -quando i muscoli sono
insiliti su entrambi gli apici dei detti semi-
anelli.
■y) OlygOMYODAE — se esistono pochi mu-
scoli del canto.
/3) Poi.YMYODAK — se esistono molli mu-
scoli del cauto.
A. Newton così divide i Passeracei :
1) Passeraeei diacì'omyodi, nei quali alcuni
dei muscoli della siringe sono attaccali alla
palle terminale dorsale ed altri sulla, ventrale.
queste parti terminali riuscendo eguali : la
detta, t'orma comprende i Sub-OsCINES e gli
I ISCINES.
2) Passeracei anisomyodi, nei quali i mu-
scoli sono differentemente inseriti, gli uni sul
centro o solo sull'una o sull'altra delle parti
terminali dei semianelli ; questa torma com-
prende i SUB-CLAMATORES ed i Cl.AMATORES.
Uova e Nidificazione,
v Oology takerj alone provos i" '»' a snido
as misleading as an\ othei arbitrar^ mothod
of classiflcation, bui combined wìtb bhe evi-
donce afforded i>\ dne study of otber partloa.
hiriiirs. whether superficial or deop-eoatod,
it cali BCarCely fall in tini)' tu cornimi Ufi I"
an ornithological arrangement asnearlj trae
to Naturi 1 as we inay expOCt to aobiOVC ■>.
Nl;w min.
Gli Uccelli sono ovipari, cioè le uova, lasciano
il corpo delle femmine e sgusciano fuori di esso.
E novo è il nome dato al gamete femminile
che si forma nell'ovario, il quale (uovo), dopo
la fecondazione, dà origine ai giovani degli
animali. Il numero dello uova, che può deporre
un Uccello, è estremamente variabile. Fra essi i
più prolifici sono le forme domestiche, clic fu-
rono accuratamente selezionate dall'uomo per
secoli ed allo scopo di aumentare la. loro ca-
pacità ti prolificare numerose uova. Fra queste
primeggiano le Anitre domestiche e certe razze
di Galline, che da marzo a luglio depongono non
meno di 120 uova. Come e nolo esse e quelle
di altre specie, (piali il Tacchino, la Gallina fa-
raone, la Pernice ed altre, sono grandemente
i Il IMI ORNITOLOGI!
4 7
ricercate per cibo e rappresentano un rilevante
articolo <li commercio. Dall' enonne quantità
che può deporne una Gallina, noi arriviamo ;il
numero pure considerevole del Fagiano e del
Germano, i piccoli uccelli depongono da otto a
dieci uova, talora cinque o sei. duo i Piccioni
e gli Uccelli Mosca, ano la Procellaria, il Pin-
guino e l'Avvoltoio. E cosi varia è la loro rela-
tiva grandezza, quello dello Struzzo equivale in
peso a 36 uova (li Gallina, quelle di Moa, che
furono trovate sotterrate nella. Nuova Zelanda,
erano più grandi, l'altro di Aepyornis del Ma-
dagascar bì eguaglia a 148 uova ili Gallina
nostrale; da questi estremi discendiamo a quello
dell'Uccello Mosca, che è di minime dimensioni!!
l'ero la loro grandezza è in generale, ina non
costantemente, relativa all'animale e la ragione
che talora troviamo femmine molto più grandi
dei maschi è dovuta anche al tatto che de-
pongono uova di rilevanti dimensioni ; osservo
però che il Corvo e l'Uria di circa eguale sta-
tura depongono uova molto dissimili e che stanno
nel rapporto di imo a dieci e quello di Uria
è grosso quasi quanto l'uovo dell'Aquila; il
Beccaccino ed il Merlo quasi di pari grandezza,
depongono uova ben differenti in dimensioni.
Ed a questo proposito cito le parole di He-'
Wilson (') : La ragione di questa grande di-
sparità è, del resto, ovvia; le uova di tutti
quegli uccelli che abbandonano il nido appena
sgusciati e clic sono quindi più completamente
sviluppati alla loro nascita, sono molto grandi.
Le uova variano notevolmente di forma, sono
sferiche nell'Allocco (Strigidae), piriformi in
quasi tutte le Limicolae e in molte Alcidae
ed in questo caso se le uova deposte sono quattro
si tocci coll'estremità più stretta ed occupano
quindi uno spazio minore nel nido; le uova
ancora sono allungate negli Aironi (Ahdeidaj i,
di apparenza quasi biconica negli Svassi (Po-
dicipedidae) etc. Ma poche sono quelle vera-
mente simmetriche, presentando in generale di-
mensioni differenti nell'una o nell'altra delle due
estremità. Cosi varia è la loro superficie, o tra-
sparente ad iridescenza opalina (Picariaei od
opaca o lucida, quasi come la porcellana verni-
ciata (Tinamiiiae), cosi la superficie può essere
liscia come nei Gabbiani e nei l'asseiacei, smal-
tata e ripulita come nei Gallinacei, o granulosa
ed a fossette ' ( Hcogna i. ocon concrezioni calcaree
di considerevole grossezza come negli Stega-
NOPODES (eccetto il Phaeton), negli Svassi, etc:
sembra che le uova di Struzzo del Sud- A dica
presentino granulazioni di straordinario svi-
luppo, mentre sarebbero liscie quelle dello struz-
zo delle parti settentrionali del detto conti-
nente (')!
Talora si osservano uova anormali e ielle forme
più strane e ciò si rinviene non raramente negli
animali domestici, come i l'olii e le Anitre, ove.
(lice il Newton, la eccessiva produzione di uova
tende a sforzare ed esani ire l'ovidotto. La man-
canza di cibo calcareo può spiegare il fenomeno
delle cosi dette uova « molli » o di guscio molle.
Si trovano talvolta uova con d tre tuorli.
che produssero poi gemelli, ciò che venne com-
provato inditi il ii amen te.
Le uova variano molto di colorito, ma hanno
un fondo di tinta speciale. 1' intensità del quale
sembra aumentare colla vigoria dell'animale.
Sopra di questa tinta può sovrapporsi una quan-
tità variabile di macchie, di chiazze, di toppe
o rotonde, o allungate od a ziz-zags più o
meno spirali o lineari, 'l'ale quantità di ma-
teria colorante, depositata e secreta, semina
essere in generale abbastanza costante, special-
mente per quegli Uccelli che depongono molte
uova, mentre in altri clic ne depongono due
soltanto, spesso succede che uno è vivamente
colorito, e l'altro pallido od incolore ed è noto
che quest'ultimo venne depositato per primo. Più
volte si parla nei trattati ornitologici di « uova
« doppie macchie o a </<>i>i>in segnatura ( 2 ) ».
Questa è una delle caratteristiche più notevoli
nello studio dell'Oologia e si riferisce alla, di-
rei quasi, prevalenza delle toppe e delle mac-
chiette sottoposte (di solito grigie o porporine),
che in quelle uova dove rappresentano una
particolarità, sono talora tanto evidenti quanto
le toppe sovrapposte e più scure del guscio.
Così, ad esempio, pel solo fatto di una tale di-
versità delle uova, noi possiamo separare gli
Aironi dalle Giti, quantunque in passato fossero
sempre classificate assieme, mentre invece i primi
depongono uova blu o biancastre immacolate, e
nello Gru l'uovo è sempre scuro e « a doppie
macchie» Nella massima parte dei PaSSERIFOR-
MES od Uccelli appollajatori si deve sempre
osservare che, quando le uova sono macchiate,
queste macchie sono di doppio genere [Sharpe). Il
colore, non è invariabilmente eguale in tutte
le uova deposte dalla medesima specie nella
stessa stagione, ciò che succede specialmente,
come già dissi, in quelle specie che ne depon-
gono poche; mentre nelle altre, che ne di pun-
gono parecchie, il disegno se non è perfettamente
eguale, pure è del medesimo tipo, a ciò però fa
(') Coloni, TUuttr. Eggt Brìi. Birda, Imi. p. X, (1856,).
I 1 ) Ibi», IsTO. p. 74.
l 'all' inglese « iluuble-epottcd eggs » Sharpc).
18
Ali. ANI'ls ORNITOLOGICO
eccezione tra altre specie la Passera mattuggia
che depone cinque o sei uovi, uno dei quali dif-
ferisce sempre assai dai rimanenti della covata.
Le uova di talune specie variano di colore al-
l'infinito. E l'esempio più luminoso l'abbiamo
nell" Uria che depone il suo unico uovo fatto
a pera sulla banchina «li una roccia. Dif-
fìcilmente due uova di Uria sono eguali in co-
lore, il fonilo di tinta varia dal bianco al fulvo-
gialletto, al verde, al falvo-rossiccio, unicolore,
o più o meno fittamente coperto di macchie e
macchioline di varia forma e colore (mia Gol-
legione), sicché è impossibile darne un'esatta
diagnosi. Il pigmento delle uova eccitò lunga-
niente la curiosità dei Naturalisti riguardo alla
sua composizione, e generalmente si riteneva
una secrezione del saugue o della bile. .Ma nel
1875 il signor Sorby (') trovò, col metodo del-
l'analisi spettrale, che esistono sette differenti
sostanze coloranti, alla cui mistura in date
proporzioni si devono le varie tinte e queste
sostanze sono strettamente connesse tanto con
l'emoglobina, quanto coi pigmenti della bile.
In generale le uova bianche o senza macchie
sono depositate nei nidi aperti, ma le eccezioni
a tale regola sono così numerose, che nulla di
positivo può stabilirsi. Così mentre troviamo
elio le Anitre e molli Gallinacei depongono
uova uniformi e spesso bianche in nidi aperti,
ciò che fanno i Piccioni che hanno pure uova
bianche e il Tarabusino e la Quaglia della Vir-
ginia, d'altra parte gli Allocchi hanno uova
bianche tanto se nidificano nelle cavità, quanto
sul nudo terreno o sugli alberi in nidi aperti.
Le uova a macchie sono di solito deposte in
cavità o nei nidi coperti e ciò a scopo di pro-
tezione, ma anche qui abbiamo l'eccezione delle
uova blu pallide della Taccola e di tante altre,
che infirmano la tesi generale.
Le uova per svilupparsi hanno bisogno di un
certo grado di temperatura, per mantenere il
(piale gii uccelli si posano sopra di esse e
fanno ciò che si dice covare. Il periodo dell'in-
cubazione varia ed è in relazione con lo stato
di perfezione, nel quale nasce il pulcino, quindi
massimo pei N'idifughi e minore pei N'idicoli.
colla grandezza e vitalità dell'uccello e col
clima die con gli abbassamenti di temperatura
può ritardare lo sviluppo dell'embrione, special-
mente mi primi giorni dell' incubazione. Sembra
però che gii Uccelli della Me-sa specie che uidi-
licano e presso al polo e presso i tropici
abbiano eguale periodo di incubazione. Lo Struzzo
cova le sue uova da cinquanta a sessanta giorni,
mentre lo Scricciolo dieci giorni soltanto, 36
L'Uccello dello tempeste, 23 la Pettegola, (la
21 a 2:: la Rondine di mare, da L3 a II la
Lodola. l.'i la Rondine, Il la Ballerina, da L3
a 1 :< il Pettirosso, 11 il Codirosso. 1 ."> il Merlo.
20 l'Avvoltoio degli agnelli, ete.; secondo
Evans (') il minimo sarebbe di 10 giorni (Sylvia
Sylvia) il massimo da 50 e 60 (Fitlmarux <//»-
vialis).
In generale è la femmina che cova ed il ma-
schio l'assiste e lo porta il cibo, ma, talora cova,
invece il solo maschio (Quaglia tridattila, Oa-
soaro, Emù, Struzzo, etc), od anche ambedue
prendendo ciascuno il suo turno.
11 Cuculo è parassita, cioè ambedue i sessi
evitano di covare e depongono le uova nel nido
di altri uccelli, ciò che viene facilitato dalle
piccole dimensioni delle loro uova e dall'estrema
variabilità di colorito, essendo questo l'uovo più
variabile che si conosca. Per parassita adunque
s'intende, nel nostro caso, quell'uccello o quelle
specie di uccelli, che non fanno nido proprio,
ma approfittando di quello di altri, affidano
loro la cura di covare le uova e di allevare
i piccoli. L'esempio più luminoso è offerto
dal Cuculo, le cui abitudini, quantunque molto
'studiate, sono ancora in parte avvolte mi mi-
stero. Le più strane teorie furono avanzale
per spiegare le rimarchevoli sue abitudini, la
più certa è quella del gran numero di maschi
in rapporto alla scarsità di femmine, che di
necessità sono poliandre. Non sembra pero
esatto il computo di venti maschi per ogni
femmina, è più prossimo al vero quello di
cinque o sei. È pure un fatto assodato che i
genitori non solo non curano la propria prole.
ma imprendono regolarmente le loro migrazioni
prima dei giovani e questi completano la muta
prima della partenza. Ciascuna femmina de-
posita circa 20 uova nel corso della normale
stagione a giorni alternati e ogni femmina di
Cuculo sembra deporre uova dello stesso tipo
per tutta la vita. Ogni Cuculo è parassita di
una data specie di uccelli e depone le sue, uova
nel nido di un uccello differente solo quando non
trova quello della sua balia favorita o esso non
è in condizioni di riceverlo; depone un uovo
soltanto per nido. e. quando se ne rinviene un
secondo, esso è opera di altra femmina. Quan-
t umiiie le uova di Cuculo che non si avvicinano
a quelle delle loro halic sia molto grande, pure
la .somiglianza con quello degli uccelli, nel cui
nido viene collocato, è sempre rimarchevole,
ed in alcuni casi assoluta, quantunque finora
(') Pine. tool. S„r. l*7f,, pp. 351 365.
('1 //,;«. 18D1, |.]'. 52 ■'■; « 1882, pp.
\ii.xmi ORNITOLOGICO
19
non abbiamo esempi «li uova di Cuculo simili
ii quelli di Scricciolo, di Passere Bcopajole, etc. :
e quasi seni pie l' UOVO depositato nel nido di Co-
dirosso fu rinvenuto blu, e i quello di questo
Ultimo uccello. Le specie nel nido delle quali
si trovò l'uovo di Cuculo sommano a 1 15 I Wells
Bladen, 1896) o a 119 [Skarpe, 1898), -emina
però che i|uelle trovate nel nido del Tuffetto e
della Gallinella d'acqua non fossero autentiche,
ma dovessero riferirsi a due piccole uova anor-
mali delle predette specie. L'uovo di Cuculo è
sciupìi' notevole per le >ue piccole dimensioni,
pella sua estrema variabilità di colore, perla
grossezza ed il peso del suo guscio, fatti che
(osto lo distinguono dalle uova degli altri uc-
celli, nel cui nido giace. Semina che ogni
Cuculo abiti un' area di distribuzione locale
assai limitata e che \i ritorni di anno in anno.
Altri uccelli parassiti sono quelli del genere
americano Sfolothrus e sembra il Cassidi* orysi-
vorus del Brasile. Però, parlando -empie dei
Cuculi, non tutti i inombri di questa famiglia sono
para-siti, mentre il nostro Cuculus canorus lo
è eminentemente, altri costruiscono i loro pro-
pri nidi, allevano la prole e si mostrano parenti
affettuosi.
Un altro fatto strano è lineilo che ci oltre un
Cuculo del Nuovo Mondo la Crotophaga ani di
Griamaica. Molti individui (probabilmente dello
stesso branco) lavorano assieme nella costru-
zione di un grande nido, nel quale tutte le
femmine della compagnia depongono le loro
uova. 11 detto numero è in generale da sei a
otto, ma varia grandemente a .seconda degli indi-
vidui di cui è formata la compagnia; il signor
YV. E. Scott trovò fino a ventuno uova, e
sembra che di solito ogni femmina ne deponga
due, ma ciò che è ancora più strano è che le
uova sono deposte a strati regolari e clic cia-
scuno strato è diviso dall'altro da un letto di
foglie. Fu osservato come gli strati sono di so-
lito due e che il sottoposto è formato di uova
infeconde, alle quali gli uccelli col becco uri-
navano le concrezioni calcaree da una o da
ambedue le estremità. Io ho citato questo fatto,
che sembra strano anche tra i più strani.
I Megapodi della Regione Australiana nò co-
vano le loro uova, nò s parassiti. Essi invece
innalzano grandi citinoli di sostanze vegetali e
di terra e sotto \i depongono le uova, le quali
sgusciano non pel calore sviluppato dal corpo
dell'animale, ma per quello che si sprigiona
dalle materie che si trovano ammassate nei detti
ctunoli, ove fermentano e si decompongono.
E siccome i genitori non emano i piccoli nem-
meno appena nati, cosi la provvida natura ha
fatto in minio che nell'uovo, molto rol inoso,
essi possa aggiungere già un tale sviluppo
che, quando ne escono, sono del tutto coperti
di penne, possono volare per brevi tratti e
sembra che. prima di abbandonare il cumulo,
godano anche di una considerevole statura.
Alcune specie poi depongono le loro uova
sulla semplice sabbia calila del lido e di solito
sopra il più alto livello comune delle acque
ove le alte maree di solito non giungono . i
semina che i raggi del sole col loro calore
le facciano sgusciare.
C e talora i genitori aiutano i piccini, non
ancora sgusciati, a rompere le scorze delle uova
quando sentono il pigolio dei giovani che vi
stanno rinchiusi.
In generale i piccoli sono amorosamente nu-
triti dai genitori ed è a tutti noto il cosi detto
« latte dei Piccioni » che ò un fluido nutriente.
- lall'ingluvie simmetrico che questi uc-
celli rigettano dal loro esofago e che i nidiacei
succhiano introducendo il becco nella bocca
di uno o dell'altro dei genitori o viceversa.
Di regola gli uccelli allevano una sola covata
all'anno, ma altre specie ne fi lue o tre e
sembra che le quaglie ad es. nidifichino anche
in Africa, dopo di aver passato qui da noi
l'estate (').
l'uò dirsi che la costruzione del nido sia come
il reale principio della stagione delle cove,
dolce lavoro cui non tutte le specie si sobbar-
cano con eguale maestria o con pari amori-.
Come si sa hi forma del nido ed i materiali
adoperati nel costruirlo sono differenti nelle
singole specie.
Alcune fabbricano nidi chiusi di straordina-
ria bellezza artistica, altre piti costruendoli
artistici li lasciano aperti, altre non intessono
alcun nido o esso ò molto rozzo.
Cos'i le Urie (Vriae) s'accontentano di de-
pone l'unico novo, senza tetto, nò copertura
alcuna sulla nuda superfìcie di un orlo di roc-
cia, ove però la sua forma conica gli permetti
quell'appoggio necessario per non precipitare. Si
(') Consulta in argomi i. Fortpfianxungt-
geschichu der gè nmten I Lt i| ,/l - 1845; Lefèvre,
l '/*,.. des " w/a dei lux d'I ; Hi
ivitsrm I lllvstrations oj tt UM Birdi.
X'". Kit. :> '. London
t , Washington, I ifnrs, Ti aiti
• gr. Paris, 1880 Ci
PolxHch, ■ ■ a, 1862; Bfidi tei />
lol. Leipzig, 1863 : Wolli ■ "
m ■ ■. London, 1864; Seobohm I iure» <>/
■!•: : molli ai
ed illustrazioni di uov&comparver i Proa
urlili Xaumannia, uri J
nell'iota, nell'opera in corso di stampa Oates,
British M"."i>'ii. di cui già ose) ili
Atlante ornitologico. — Parte I.
ATLANTI-: ORNITOI.OCKXI
dice «-In- il Pinguino (Aptenodytes) porti seco l'u-
nico uovo in una borsa sotto la pelle del ventre,
ricordando quanto avviene nei Kangurù tra i
Mammiferi, il Succiacapre (Caprimulgus) e l'Oc-
chione (Oedicnemuè) depositano leloro uova sulla
iena senza alcuna previa preparazione por pro-
teggerle, ma esse sono abbastanze nascoste per
l'accurata sedia dell'ambiente e pel loro colorito.
Molli Gabbiani e Pivieri depositano le loro
uova in una buca poco profonda ed i Piccioni
l'anno un nido di stecchi e fuscelli, rozzamente
connessi ed intrecciati, (ili Svassi [(Podicipe-
/ u
cementare insieme i fuscelli e le paglie del nido,
i nidi glutinosi ilei Balestruccio sono noti a tulli.
Alcuni Rondoni, delti Salangane (Collocaliae),
però secernono una saliva che s'indurisce rapi-
damente e cosi costruiscono unti sorte di nido a
coliti di pesce, che è il materiale col quale si
tanno «le zuppe di nidi d'uccelli ». Di questi
nidi vien tatto un gran commercio tra le Isole
dell'Arcipelago Malese e la Cina, ed almeno un
tre milioni e mezzo di nidi sono annualmente
importati da Borneo in quest'ultimo paese, ove
le zuppe di nidi d'uccelli sono considerate una
vivanda deliziosa. A Borneo ed in altre loca-
lità le caverne, nelle quali le Salangane (Collo-
caliae) nidificano, sono affittate agli incettatori
per somme considerevoli : ma hanno grande
valore i soli nidi bianchi, l'alti cioè di pinti
secrezione delle sciandole salivari, I nidi di
Nido «li l ras .'
Nido ili Balestracelo.
imi ai.) radunano vegetali che ammassano ed
innalzano su erbe acquatiche nascenti e \i de-
pong sopra le uova. Le Gazze (Pica) co-
struiscono un nido a cupola, clic intrecciano
con spine. Alcuni uccelli tanno uso di lincile
mi terreno o ili piccole gallerie (Speotito <■»-
nicularia e Topino), cosi il Manin pescatore
fodera Iti sua galleria con le spina di pesce che
vomita dal suo stomaco, tali gallerie sono pra-
ticate non lontano dalle acque, ma talora de-
pone le sua uova nelle buche degli alberi disco-
sti dalle acquo, come assicura loSharpe; menile
il Topino fa come un letto di piume alla line
della galleria, ove giace il suo rozzo nido. Il
Picchio usti una buca, cito esso stesso perfora
in un tronco d'albero. Molti piccoli uccelli sem-
brano umettare colla loro saliva, e direi quasi
quelle specie, elio frammischiano (nei loro nidi)
penne ed erbe non sono apprezzati in commercio.
Le glandolo elio forniscono tale secrezione sono
collocato come due guancialetti sui Ititi della
lingua; queste glandolo non si modificano che
nella stagione nella quale gli uccelli fabbricano
il nido e la secrezione è un fluido denso e
adesivo, come la gomma arabica (Sharpe).
Il Fringuello ed il Cardellino fanno nidi aperti
mirabili e lo Scricciolo uno a cupola. Alcuni
nidi a cupola hanno un tibo cilindrico pendente
e cavo internamente e elio l'uccello attraversa
per arrivare al fondo dello slesso. Il nostro Bec-
camoschino (Oisticola cisticola) scoglio un piccolo
lascio di canno clic riunisco, fabbricando nella
cavità formatasi il suo piccolo nido di orbe
e di piccole canno e foderandolo interamente
aitavi i: oi:x li ii
51
di piumino e di pappi limosi; ma tauta mae-
stria viene Buporata da quella dell'indiano Or-
tìtotomus longicauda che separata una larga
foglia, ne cuce mirabilmente insieme i bordi
con fibre filiformi e piumino vegetale. I Buceri
appartengono a quella categoria di Picarie che
di regola non l'anno nido, ma che invece gene-
ralmente scavano una galleria nel terreno al-
l'estremità della ciuale depongono le loro uova
bianche, o le depositano in una cavita degli al-
beri. Ora la femmina del lincerò si ritira nella
cavita di un albero, l'apertura della quale viene
suo ventriglio, questo strato riuscendo formato
da una secrezione che proviene dalla glandola
del proventricolo o da qualche altra parte del
canale alimentare. L'epitelio è spinto fuori in
forma di sacco od involucro, la bocca del quale
e perfettamente chiusa e riempita col frutto che
l'uccello ha mangiato. Questo fatto cosi strano
parve a tutta prima anche poco verosimile, ma
venne confermato di poi dalle migliori Auto-
rità ('). .Semina anche che il maschio dima-
grisca per tale fenomeno e non raramente muoia,
mentre il piccolo diviene molto grasso ed è
V
#
r l
Niilo di Scricciolo.
\ ido ili i todibngnolo
in gran parte chiusa dal suo compagno con
fango, che seccandosi forma un muro solido
ed attraverso ad una stretta fessura essa ed i
piccoli vengono nutriti dal maschio. Semina che
la femmina assista il maschio nel cementare
la cavità e nel farsi rinchiudere dentro, come è
certo che, se il maschio è ucciso o viene a morire,
altri compagni s'incaricano di nutrire la fem-
mina ed il piccino. Nella cavità essa può di-
fendersi agevolmente dagli attacchi dei ser-
penti, che continuamente tentano al nido e
nello stesso periodo ha luogo la sua muta,
durante la quale essa limane impotente avo-
lare, sicché il suo volontario imprigionamento
agisce da fattore protettivo. Ma ciò che è più
notevole è che il cibo, ossia il frutto, che le
vien portato dal maschio, è chiuso in una spe-
cie di luista o involucro, che consiste dello strato
epiteliale del ventriglio del maschio stesso. Il Bu-
cero, a vari intervalli di tempo, non si sa se perio-
dici o irregolari, rompe lo strato epiteliale del
grandemente ricercato dagli indigeni, come cibo
saporito.
I Fenicotteri fanno grandi nidi circolari
di fango che collocano nelle larghe ed estese
paludi ove l'acqua è poco pro-
fonda, e la femmina cova le
uova accovacciata colle gambe
ripiegate (') e non a cavalcioni,
coinè si credeva. Anche le ///-
rundinidae fabbricano i loro nidi
in gran parte col fango, ponen-
doli nelle più svariate località.
In generale gli uccelli, nei
quali la femmina è di colori
opachi, fanno nidi aperti, men-
tre gli altri che li presentano brillanti od
opachi in ambedue i sessi (Marlin pescatore e
Nidi» ili
("ann;ii l
(') BarUett. rroc. Zani. Sur. l*Ki!>. ime. 14J : Newton, A.,
Diet ■ ■_* tardi pag. 133 1893-96); Sharpe R. B., Il
Bird H -././, pag. iti (1898) . etc.
i Chapman, lìrit, 1883, p. 897 i- 1884, p
52
ATLANTE ORNITOLOGICO
Rondone costruiscono nidi coperti o fabbricati in
<-:i \ i t;i : ialina anche le Bpecie nelle quali la
;/"
V.
^£>
Nido di Zigolo
allo.
femmina è di tinto più cupe li fanno coperti,
come nel gen. Malurus.
Si dice clic la Crotophaga ani fabbricbi
nidi in società e che parecchi uccelli
posseggano un nido in comune. 1 Tessitori
dell'Africa infine presentano il più curioso
fenomeno di nidificazioni in massa. Essi
formano nidi congregati assieme in gran
numero, talora a centinaia, pendenti e
con un'apertura simile a quella delle
calze per meglio difendersi dagli attacchi
dei serpenti. Questi uccelli costruiscono
un tetto geuerale che è comune a tutti
e protegge 1' insieme dei nidi. Quindi
sotto questo tetto e sospeso ad esso for-
mano separatamente il loro nido indivi-
dualo, collocandoli assai da. vicino reci-
procamente. < Igni anno costruiscono nuovi
nidi al disotto sospendendoli ai vecchi,
sinché il tutto diviene così pesante da
cedere ed allora il lavoro viene inco-
minciato in una nuova località. I detti
nidi servono pelle nova nel periodo degli
amori e di appollatojo nel usto dell'anno,
essendo anche impermeabili e ben protetti
contro il velilo.
Come tulli sanno il Cuculo non fabbrica
nido, ma depone le uova in quello degli
altri. Lo stesso avviene nel Molothms
pecoris, mentre il .'/. bonariensis è as>ai
irregolare nel suo modo di nidificare.
Allo volle alni uccelli presentano lo
Btesso fenomeno, e non se conosce la vera
causa; così talora si trovarono uova di Fagiani
e di l'ernici nello stesso nido (Mirali). In ge-
nerale, ma non di regola, ogni specie sempre
nidifica alla stessa maniera. Ma sappiamo che
gli Aironi (Ardeidak) nidificano
sugli alberi sulle canne e
negli aperti pantani secondo le
circostanze; i Falchi e le Aquile
nelle sbalze scoscese od in pia-
nura, mentre la Gallinella d'ac-
qua (Gallinula chloropus) fab-
brica il nido sugli alberi soltanto
in quei distretti che facilmente
si sommergono. 11 nido più sin-
golare è quello dello Scoptts
umbretta, una specie di Cicogna
di color luuuo che si trova in
Africa. Essa fabbrica il nido di
stecchi sugli alberi, o più di
frequente sulle roccie e talora
più nidi si trovano nelle vici-
nanze o l'uno presso l'altro. È
spesso molto glande e costruito
assai solidamente, ogni anno viene aggiustato
\ i'iilìcazioni iti Aironi in Influì ■ iti),
e. come si direbbe, decoralo dei più svariati
materiali e consta di ire camere comunicanti
l'ima con l'altra per un sirena porta, nell'ul-
MI \\ 1 I ORNITOLOGI»
:,::
tima delle quali depone le sue nova, cementando
queste camere prima con fango e foderandole
con erbe acquatiche, quella di mezzo serve pei
piccini quando sono nati e la prima come posto
«li guardia pel maschio!
(ili assembramenti ili alcuni Uccelli marini
o pelagici ('), allo scopo ili nidificare, furono
descritti da molti scrittori e costituiscono uno
ceano meridionale e nidificano in società : ma
probabilmente uno degli esempi più meravi-
gliosi di questi assembramenti nel tempo delle
cove, è quello che >i nota nelle ]>iniucdce (Dio-
medeae). Sulla mula isola di Laysan nel Pacifico
il Sii;. Palmer, che si trovava colà allo scopo di
raccolte zoologiche pel .Musco Rothschild, trovò
la «i ;<>one\ »> di I.a,\ san ( Dionu dea immutabilis) a
ìit
Nido di Cicoy.ua bianca.
stiano fatto della vita ornitica. Le Fregate, ad
esempio, che amano il mare aperto, e sono uc-
celli di straordinario poterò di volo, si riuni-
scono nella stagione delle cove, nidificando in
colonie in alcune isole dei Tropici. I nidi sono
collocati sugli albori o sui cespugli, ed ambo-
due i sessi partecipano alle cure dell'incuba-
zione. 1 Pinguini pure si riuniscono assieme in
grandi quantità sulle isolctte rocciose dell'O-
(') Uccelli pelagici marini per eccellenza sono quelli elio
frequentano la regiono dotta Volto mare <> il maio aperto, o
man- oceanico <> pelagico, cioè la regione marina propriamente
dilla, ad acqua limpida con salsedine gridali mari costante:
va dal i li. ovel'acqna ba l'altezza di ebrea 400 metri e pre-
senta, considerando la sua superfìcie, li' i i intermedie e il
fondo mi abisso.
migliaia in modo che coprivano completamente
l'isola, i giovani in alcune località « erano tanto
fitti e numerosi quanti ne potevano stare in
piedi ». Questi uccelli erano straordinariamente
domestici ed avevano deposte le uova ovunque
dintorno. Qualche idea approssimativa della
scena presentata dalla Diomedea bianca a Laysan,
può aversi dalla fotografia donata dal Sig. Roth-
schild dal Museo Britannico.
11 Sig. Palmer osservò pare una meravigliosa
quantità di Rondini di mare scure (Sterna fu-
ligi/uosa) all'isola della Fregata Francese presso
Laysan, di cui fu pure donata una l'otogralia
al Museo Britannico dal Sig. Rothschild. Que-
sta stessa specie di Rondine di mare si riunì-
54
ATLANTE ORNITOLOGICO
scc in quantità innumerevoli nell'isola Ascen-
sion e la •• Wide-awake Fair ». conio è chiamata
la località ove nidificano, è stata spesse volte
citata nei libri ili Ornitologia. Una delle mi-
gliori tela/ioni date in proposito è quella del
defunto Comandante Sperling, che trovò come
la << Fair » consisteva «li una pianura di 15 acri
nell'interno di questa aridissima isola. Egli ilice
che nessuna parola può dare un'esatta idea
dell'effetto prodotto dalle migliaia e migliaia
di questi uccelli ili mare che volavano e gri-
llavano sull'arido Ietto ili cenere, i giovani o
gli uovi ciano cos'i l'itti sul terreno da essere
spesso impossibile il camminare senza pestarvi
su, e questi uccelli non depongono che un uovo
e lo difendono molto coraggiosamente [Sharpe).
11 mio ottimo amico lì. 15. Sharpe ha proposto (') una classificazione degli Uccelli,
nella quale offre una rapida rivista sulle forme del nido, sul numero e sul
colore delle uova e saìVTiaMtat ed io Lo trovato interessante il riprodurla:
Sottoclasse RATITAE.
Nido sul terreno, in una buca poco profonda.
Incubazione sostenuta dal solo maschio.
Sottoclasse GARIN ATAE.
Ordine TINAMIFORMES (Tinami). Nido, una
linea sul terreno rozzamente foderata di erbe.
Uova straordinariamente lucide e di tinta venie,
blu, porporina o bruna. Incubazione sostenuta
dal maschio.
Ordine GALLIFORMES (Gallinacei).
Sottordine Mkgapodii (Megapodi). Nessun
nido. Le uova abbandonate sotto cumoli di
terra e lasciate sgusciare da se stesse. Austra-
lasia.
Sottordine Ckaces (Oraci). Nido sugli alberi.
Due uova bianche. America meridionale.
Sottordine I'iiasiani (Fagiani e Pernici). Nido
in una depressione sul terreno rozzamente fo-
derata di erbe. Cova numerose, uniformi o con
piccole macchie o lineette neve, talora bianche
Cosmopolita. Incubazione sostenuta dalla, fem-
mina.
Sottordine Hkmipodii (Emipodi o Quaglie tri-
dattili). Nessun nido. Uova deposte in una de-
pressione del terreno. Incubazione sostenuta dal
maschio. Europa meridionale, Africa ed India.
Sottordine Pterocletes (Ganghe). Nessun
nido. Cova in numero di tre, egualmente ro-
tonde alle due estremità e a doppie macchie.
India. Africa. Asia centrale tino all'Europa me-
ridionale.
Ordine COLUMBIFORMES (Piccioni). Nido,
una rozza piattaforma di stecchi su un ramo
e raramente in uu buco o in una fenditura.
Due uova bianco-pure. Cosmopolita.
Ordine OPISTHOCOMIFORMES (Opistocomi).
Nido di stecchi in un cespuglio sopra l'acqua.
Quattro uova, fulve, con macchie e macchiette
di un bruno-rossiccio, simili a quelle dei Balli.
Regioni settentrionali dell'America del Sud,
Amazzoni, Guiana, ete.
Ordine RALLIFORMES (Balli). Nido di giunchi
sulle canne o presso la riva delle acque. Cova
da cinque a dieci, giallette o fulvo-giallette.
con macchie brune e macchiette sottoposte gri-
gie. Cosmopolita.
Ordine PODICIPEDIDIFORMES (Svassi). Nido
di canne galleggianti sull'acqua. Cova bianche
in numero da tre a cinque. Cosmopolita.
Ordine COLYMBIFORMES (Strolaghe). Nessun
nido. Due uova di un bruno-oliva -cupo o
bruno-gialletto, con macchie indistinte nere ed
altre sottoposte grigie : deposte sulla terra presso
l'acqua. Regioni settentrionali d'Europa, del-
l'Asia e dell'America del Nord.
Ordine SPHENISCIFORMES (Pinguini). Nido,
una ruvida costruzione di erbe su di uno scoglio
od in una tana. Due uova bianche. .Mari me-
ridionali.
Ordine PROCELLARIIFORMES (Procellarie).
Nido, nessuno, o uno grosso di erbe. In uovo
soltanto, bianco, di solilo deposto in una buca
O sotto una roccia. Cosmopolita.
(<) Wonderi oj ih, Bird World, pp. 146-159(1898).
ATI. W ;SI I. li li
53
Ordine ALCIFORMES (Alche). Nido, nessun,,.
1 ih, o due uova deposte nella spaccatura <li
una roccia o in una lana, o sulla nuda ban-
cliina di una roccia. Mari settentrionali.
Ordine LARIFORMES (Gabbiani). In nido roz-
zamente costruito su di una roccia o nelle paludi.
Ialina sopra un albero, l'uva, due tre. a
doppie macchie di solito bruno-gialletto con
macchie nere. Cosmopolita.
Ordine CHARADRIIFORMES.
Sottordine Ari m.iiu - Beccaccini delle canne).
Nido sul terreno, rozzamente foderato di erba,
l'uva giallette con macchie brune. America me-
ridionale.
Sottordine Chionides (Chionidi). Nido nelle
limile o sotto le roccie. Uova bianco-fulviccie,
e iiiineiose Siettature porporine. Mari meri-
dionali.
Sottordine Dromades (Dromadi). Nido nes-
suno. In solo novo bianco, deposto all'estre-
mità di una lunga galleria nelle eoste sabbiose
dell'Oceano Indiano.
Sottordine Cuitsoiui (Corrioni). Nido, una
buca nel terreno. Due uova, a doppie macchie,
l'ulve, coperte di numerosi e finissimi zig-zags
nerastri. Deserti dell'Africa e dell'india.
Sottordine GLAREOLAE (Pernici di mare). Nido
ed nova coinè i Corrioni, ma gli zig-zags sono
cosi densi da nascondere la tinta di fonda. Eu-
ropa meridionale, Africa, India. Australia.
Sottordine Parrae (Jacane). Nido di canne
ed erbe palustri, fluttuante sull'acqua. Dova pi-
riformi, numerose, bruno-oliva o manate di li-
neette nere. Africa, India. Australia. America
meridionale.
Sottardine Charadrii (Pivieri e Beccaccini).
Nido, di solito nessuno, o una depressione nel-
l'erba Leggermente foderata. Uova quattro, pi-
riformi, collocate colla punta contro la punta,
a doppie macchie, giallette, più o meno marcate
con macchie e linee nere. Cosmopolita.
Sottordine Oedicnemi (Occhioni). Nessun nido.
Due uova, color gialletto, con macchio o linee
nere. L'intero Mondo Antico, America meri-
dionale.
Sottordine Otides (Otarde). Nessun nido, o
una depressione nel terreno leggermente lode-
rata. Cova da due a quattro, a doppie macchie
oliva, con una leggiera sfumatura bruna o mac-
chie grigie. Africa. Europa meridionale e cen-
trale lino all'Asia centrale e l'India.
Ordine GRUIFORMES.
Sottordine < ■ e « es (Gru). Nido sul terreno
nelle pabuli, l'uva da due a tre. a doppie mac-
chie, brune cu macchie rossiccio-scure o grigie.
Cosmopolita. (Mancante nell'America meridio-
nale .
Sottordine Arami (Arami). Nido di giunchi
nelle paludi. Ima numerose, a doppie mac-
chie, bianche con macchie bruno-pallide e
porporine. Parli meridionali degli Stati Uniti
sino all'America meridionale.
Sottordine Rhinoi hi riDES (Ragù). Nido sco-
nosciuto. Cova fulvo-rossiccie, macelliate di
bruno e di grigio. Nuova Cahdonia.
Sottordine Mesitides (Kagù del Madagascar).
Nido ed uova sconosciute . Madagascar.
Sottordine Eubtpygae (Euripighe). Nido di
stecchi sugli alberi. Cova due, grigiastre con
macchie rossiccie. America meridionale.
Sottordine Psophiae (Psofie). Nido sul ter-
reno. Cova bianche. America meridionale.
Sottordine Dietim. unii (Seriame). Nido in
un cespuglio basso. Cova due, bianche COI!
macchie rossiccie. America meridionale.
Ordine AROEIFORMES (Aironi, Cicogne e
tbidi).
Sottordine Ardeae (Aironi). Nido di stecchi
sugli alberi o su di un lotto di canne. Cova
da tre a nove, blu o bianche. Cosmopolita.
Sottordine Ciconii (Cicogne). Nido di stecchi
sugli alberi, o su di un letto di canne. Uova
da tre a cinque, bianche.
Sottordine'BAi.AEmciPiTiKv.s (Uccelli a stivale).
Nido sulle canne, composto di giunchi. Uova,
bianco-giallette o bianco-bluastre. Africa nord-
orientale.
Sottordine SCOPI (Scopi). Nido di stecchi,
molto grande, con camere separate. Uova da
tre a cinque, bianche. Africa.
Sottordine Pi.atai.eae (Spatole e Ibis). Nido
di stecchi sulle canne sugli alberi. Cova blu
venie-bluastre, o bianche, macchiare di bruno-
nissiccio. Cosmopolita.
Ordine PHOENICOPTERIFORMESFeniciieii.
Nido di fango. Un solo uovo bianco-gialletto.
Europa meridionale, Africa. India, America.
Ordine ANSERIFORMES (Uccelli nuotatori).
Sottordine AHSEEES (Cigni. Oche, Anitre).
Nido in una depressione nel terreno, foderalo col
piumino che l'uccello stesso si leva dal petto, o un
56
ATLANTE OKNITnl.i h.;k <)
grande nido di musco, «li stecchi e di giunchi.
Dova numerose, <la sei a dodici, di colóre ver-
dastro ti bianco, sempre uniforme. Cosmopolita.
Sottordine Pàlamedeae (Palamedee). Nido di
giunchi nelle paludi. Uova sei, bianche. Ame-
lie:! meridionale.
Ordine PELECANIFORMES (Pellicani e Uccelli
affini).
Sottordine PhAÈTHONTES (Fetonti!. Nessun
nido. Un uovo soltanto, deposto nella lutea di
una roccia, bianco con macchiette bruno-ros-
siccie. .Mari tropicali.
Sottordine Sulae (Siile). Nido di erbe o di
alghe marine sulle roccie. Un uovo soltanto,
bianco, con concrezioni calcaree. Cosmopolita.
Sottordine PhalacroCORACES (Marangoni e
Aninglie). Nido di stecchi o di erbe marine
sulle roccie o su letto di canne o sugli alberi.
Uova da due a quattro, bluastre o verdi con
concrezioni calcaree. Cosmopolita.
Sottordine Pelecani (Pellicani). Nido di
stecchi o giunchi sugli alberi o sul terreno.
Un uovo soltanto, bianco con concrezioni cal-
caree. Regioni tropicali e temperate di ambedue
gli Emisferi.
Sottordine Fregati (Fregati-). Nido di stecchi
sulle roccie, sugli alberi o sui cespugli. Sol-
tanto un uovo bianco. Mari tropicali.
Ordine CATHARTIDIFORMES (Avvolto.) ame-
ricani). Nido sulle roccie o sul terreno. Uovo
bianco o con poche macchie. America setten-
trionale e meridionale.
Ordine ACCIPITRIFORMES (Uccelli rapaci).
Sottordine SERPENTARI! (Serpentari). Nido di
stecchi nei cespugli o sugli alberi. Due uova,
bianche con macchiette brune. Africa.
Sottordine ACCIPITRES (Avvolto), Falchi, A-
quile, etc). Nido di stecchi, sulle roccie o sugli
alberi, o sul terreno nelle paludi. Uova varia-
mi lite colorite, dal bianco-puro al rossiccio più
vivo. Cosmopolita.
Sottordine PANDIONES (Falchi pescatori). Nido
grande, di stecchi sugli alberi o sulle ro-
viue. Uova da tre a quattro, vivamente colo-
rite, in gran parte rossiccie. Cosmopolita.
Ordine STRIGES (Allocchi). Nido, nessuno,
nelle buche degli alberi o sul terreno, o quello
di qualche altro uccello sugli alberi. Cova ila
quattro a Dove, bianche. Cosmopolita.
Ordine PSITTACIFORMES (Pappagalli). Nido,
nessuno, nelle buche degli alberi. l'uva da
due a quattro, bianche.
Ordine CORACIIFORMES (Picarie).
Sottordine Steatornithes (Steatorni). Nido.
una struttura solida collie di tango in una grotta.
Quattro uova, bianche. America meridionale.
Sottordine PODARGi (Podargi). Nido di stec-
chi, etc. sugli alberi. Cova due, bianche. Au-
Btralasia e Regione Indo-Malese.
Sottordine Leptosomati (Leptosomi). Nido,
di giunchi nelle buche degli alberi. Un uovo
bianco. Madagascar.
Sottordine CORACIAE (Cazze marine). Nido di
poche erbe nelle buche degli alberi. Uova da
quattro a cinque, bianche. Mondo Antico, ge-
neral mente distribuite.
Sottordine HalCTONES (Martini pescatori).
Nido, nessuno, o un rozzo ammasso di ossa
di pesci all'estremità di una galleria scavata
dagli stessi uccelli, talora nei cumoli delle for-
miche o nelle buche degli alberi. Uova da
quattro a sette, bianche. Cosmopolita.
Sottordine BuCEROTES : Buceri). Nido, nessuno.
Cova da due a tre, bianche deposte nello bu-
che degli alberi, nelle quali la femmina viene
imprigionata. Africa. India, Regione Indo-
Malese.
Sottordine V vi r\v. (Upupe). Nido, nessuno,
o malamente foderato di erbe, nelle buche degli
alberi. Uova da cinque a sette, oli va-bruno-
chiare, bluastre, o bianco-verdastre. Europa e
Asia. Africa.
Sottordine Meropes (Gruccioni). Nido, nes-
suno. Cova da tre a sette, bianche, deposte
in una camera all'estremità di una lunga galleria
scavata dagli uccelli stessi. Europa meridio-
nale sino all'Asia centrale, Africa. India, Re-
gione Australasiana.
Sottordine MoMOTl (Momoti). Nido, nessuno.
Cova quattro, deposte in una camera all'estre-
mità di una galleria scavata dagli uccelli stessi.
America meridionale.
Sottordine Toni (Todi). Nido, nessuno. Uova
quattro, bianche, deposte in una camera al-
l'estremità di una galleria scavata dagli uc-
celli stessi. Isole delle Indie occidentali.
Sottordine Caprimulgi (Succiacapre). Nido,
nessuno. Cova di solito due, bianche, macchiati'
di linee a zig-zags, deposte sul terreno. Cosmo-
polita.
Sottordine CrpsELi (Rondoni). Nido di varie
costruzioni, cementato dalla saliva stessa degli
uccelli. Una rozza struttura di stiacci e vecchi
materiali sotto un tetto, o un artistico nido
ui.wn ullN .«"ili o
57
pendente o a tazza, ed attaccato al muro ili
una grotta, l >>\;i da ano :v quattro bianche.
Cosmopolita.
Sottordine Trochili (Uccelli Mosca). Nido
generalmente ili musco, a tazza o sul ramo ili
un albero. Dova due, bianche. Principalmente
nell'America meridionale, pochi migrano nel-
l'America del Nord nell'estate.
Sottordine COLII (Colli). Nido, a tazza, ili
stecchi, nei cespugli, Cova tre, bianche. Africa.
Ordine TROGONES (Trogoni). Nido, nessuni),
l'uva da due a quattro, deposte in una linea
degli alberi. Africa. India, Regione Indo-Malese.
Ordine COCCYGES (Uccelli simili ai Cuculi).
Sottordine Musophagi (Musofaghe). Nido di
stecchi nei cespugli. Uova tre, verdastro o
bianco-bluastre. Africa.
Sottordine Cuculi (Cuculi). Nido, nessuno, o
uno rozzo di stecchi sugli allieti o una strut-
tura a cupola sul terreno. Molte specie paras-
site. Cosmopolita.
Ordine SCANSORES (Uccelli rampicanti).
Sottordine Ramphastides (Tucani). Nido, nes-
suno. Cova bianche, due, deposto in una linea
dogli allieti. America meridionale.
Sottordine Capitones (Capitoni). Nido, nes-
suno. Cova da tre a cinque, deposte in una
lutea degli alberi o delle sponde. Africa, India,
regioni Indo-Malesi, America del Sud.
Sottordine Inihcatores (Indicatori). Nido,
nessuno. Cova bianche, che si dice siano de-
poste nei nidi di Capitoni o di qualche altro
Ideilo. Africa, Imalaia. Montagne della Pe-
nisola Malese e Borueo.
Ordine PICIFORMES (Picidi).
Sottordine Pici (Picchi). Nido, nessuno. Uova
bianche, lucide, che variano di numero a se-
conda dei generi, da uno a dieci, deposte nelle
fenditure degli alberi all'estremità di un buco.
o nei cumoli delle formiche od anche nei nidi
delle vespe. Cosmopolita.
Sottordine BUCCONES (BucCOni). Nido, nes-
suno. Due uova bianco-lucide, deposte nelle
buche delle sponde. America meridionale.
Sottordine GALBULAE (Galbule). Nido, nes-
suno. Uova quattro bianco-lucide, deposte nelle
litiche delle sponde. America meridionale.
Ordine EURYLAEMI (Eurilemi). Nido, pen-
dente dall'estremità di un ramo, di glande di-
mensione, composto di foglie e di ciba. Uova
bianche i> fulvo-rosBiccie, fittamente macchiate
di bruno-rossi, -rio opaco di nero. India, le-
gione Indo-Malese
Ordine MENURAE (Uccelli Lira). Nido, una
grande costruzione a forno di stecchi e di mu-
sco. Un ulivo soltanto, di un grigio-porporino,
con macchie di un bruno-porporino più scuro.
Australia.
Ordine PASSERIFORMES (Uccelli appollaja-
tmi).
Si ZIONE A. I i-i 1M -
Famiglia 1. Corvidae (Corvi). Nido di slecchi
ed erbe in un albero o nelle buche. Cova bian-
che o verdi-bluastre, con macchie e macchiette
nere. Cosmopolita.
Famiglia II. Paradiseidae (Uccelli ilei Para-
diso). Nido di stecchi su di un albero. Cova
simili a quelle del Coivo, ma la tinta di fondo
fulvo-rossiccia. Regione Australiana.
Famiglia III. Ptilonorhynchidaef Ptilonorinchi |.
Nido di stecchi su di un albero. l'o\a verda-
stre o bianco-porporine, con molti zig-zags neri.
Regione Australiana.
Famiglia IV. Sturnidae (Storni propriamente
detti). Nido di paglie e di stecchi in un buco.
Uova bianche o bluastre. Europa, Asia e Attica.
Famiglia V. Eulabetidae istoriti degli allievi).
Nido una leggera costruzione di erbe nelle buche
di un albero o nei fabbricati. Cova blu-ver-
dastre, con macchie porporine. Africa. India,
Australia.
Famiglia VI. Eurycerotidae (Becchi-blu). Nido
ed uova sconosciute. Madagascar.
Famiglia VII. Dicruridae (Dronghi). Nido di
sottili fuscelli ed erbe nella biforcazione di un
ramo, come una culla. Cova bianche o colui
salmone, con macchierossiccio-brunastre. Africa,
India e regione Australiana.
Famiglia VIII. Oriolidae (Rigogoli). Nidi di
erbe e di striscio di corteccia, sospesi alla bi-
forcazione di un ramo, come una culla. Uova
bianche, macchiate di bruno-rossiccio. Mimilo
Antico in generale.
Famiglia IN. Icteridae (Itteri). Nido spesso
molto grande, pendente, di foglie ed erbe, col-
locato sugli allieti, nei mucchi di erbe, nelle
canne o sul terreno, l'uva bluastre, <> bianche,
ti zig-zags e macchie nere e grigie. Alcune
specie parassite. America settentrionale e me-
ridionale.
Atlante ornitologico — Parto I.
58
\ 1 1 wri; ORNITOLOGI!
Famiglia X. Ploceidae ( Plocei). Nido, un sacco
tonnato di striscio ili foglie ili [ialina e ili erbe,
fortemente intessute dagli uccelli, sospeso ai
rami degli alluri o fabbricato oei cespugli presso
il terreno. Dova bianche, grigie, o porporine,
ron macchie verdastre o brune. Africa. India
e regione [ndo-Malese.
Famiglia XI. Tanagridae (Tanagre). Nido in
situazioni svariate, a tazza, di fibre di erbe o
licheni, negli alberi o noi cespugli, talora a
cupola, o nelle, erbe delle paludi. Uova bianco-
bluastre, o verdastre, con macchie e macchiette
lirune. America settentrionale e meridionale.
Famiglia XII. Coerebidae (Rampichini ame-
ricani). Nido, a cupola, di peli e tele di ragno
tra due ramoscelli. Uova bianche o blu-verda-
stre, con macchie brune o rosse. America me-
ridionale.
Famiglia XIII. Fringillidae (Fringuelli). Nido
di varia forma, di ramoscelli, foderato di penne
e spesso di licheni e di musco, in ogni genere
di situazione, l'uva varie, generalmente bluastre
o bianche, con macchie e linee nere o porpo-
rine. Cosmopolita.
Famiglia XIV. Alaudidae (Allodole). Nido sul
terreno, l'uva bruno-scure o bianche, macchiate
di bruno. Cosmopolita.
Famiglia XV. Motacillidae (Ballerine e, Pi-
spole). Nido sul terreno o sulle sponde o sulle
mura. Uova bianche o grigie, con macchie più
o meno accentuate brune o bruno-porporine
e con macchiette più scure. Cosmopolita.
Famiglia XVI. Mniotiltidae (Becchi-fini ame-
ricani). Nido, a tazza, di musco, capelli, tele
di ragno, etc. Uova gialliccie, con macchie brune,
rossiccie o grigie, o con strie, nere. America
settentrionale o meridionale.
Famiglia XVII. Certhiidae (Rampichini). Nido
ili fuscelli con erbe e musco, lana, ite.. Delle
lincile, nelle fenditure delle corleccie, etc. Uova
bianche, con macchie rossiccie e raramente ne-
rastre. Quasi cosmopolita (eccetto l'America
meridionale).
Famiglia XVIII. Meliphagidae (Succhiatori di
miele). Nido di fuscelli o radici, tra le erbe,
nei cespugli o sugli alberi. Uova fulve o color
di salmone, con macchie e lineette bruno-ros-
siccie. Regione Australiana.
Famiglia XIX. Nectariniidae ( Net I ari nie). Nido,
a borsa, di erbe e radichette, con una cupola
proiettante sopra l'apertura. Uova verdastre o
grigiastre, con macchie porporine o rossiccie
o bianche o con strie e macchie nerastre. Regioni
Africana, Indiana ed Australiana.
Famiglia XX. Drepanidae (Succhiatori di miele
delle Isole llawui). Nido di radici e foglie.
Uova non ancora descritte. Arcipelago delle
Ilawai.
Famiglia XXI. Dicaeidae (Diceidi). Nido, a
borsa e a cupola, o di radici e erbe nelle buche.
Uova bianche, o rossiccie con macchie brune.
Regioni Africana, Indiana ed Australiana.
Famiglia XXII. Zosteropidae (Zosteropidi).
Nido, a tazza, profondo, di erbe e musco, su
di un ramo sottile. Uova di un blu-pallido. Re-
gioni Africana. Indiana e Australiana, sino alla
Cina ed al Giappone.
Famiglia XXIII. Paridae(Cincie). Nidogrande,
e, di regola, abbondantemente foderato di penne,
nelle eavita degli alberi o dei fabbricati ; in
alcuni generi a borsa. Uova numerose, bianche,
o bianche macchiate di bruno-rossiccio. Quasi
cosmopolita (tranne l'Australia e l'America
meridionale).
Famiglia XXIV. Sittidae (Picchi muratori).
Nido, un rozzo ammasso di erbe, lana, etc,
nelle buche degli alberi, generalmente intona-
cato dagli uccelli stessi, l'uva da cimine a olio,
bianche con macchie bruno-rossiccie. Europa e
America settentrionale, India, Cina, regioni
Indo-Malesi e Australia.
Famiglia XXV. Regulidae (Regoli). Nido di
musco sospeso sotto un ramo. l'uva numerose.
da cinque a dieci, bianco-fulve, talora con pic-
cole macchie rossiccie. Europa, Asia settentrio-
nale. America settentrionale e centrale.
Famiglia XXVI. Laniidae (Averle). Nido di
stecchi, erbe e fibre con lana, grosso di di-
mensioni, usualmente negli alberi spinosi o nei
cespugli. Cova grigiastre o bianco-verdastre,
con macchie e macchiette grigie e nerastre.
Cosmopolita.
Famiglia XXVII. Artamidae (Artamidi). Nido,
una ciotola profonda di fuscelli ed erbe sugli
alberi. Uova bianche O verdastre, macchiate di
porporino o di bruno-rossiccio, con macchie
grigie più chiare. India, regione Indo-Malese,
Australia.
Famiglia XXVIII. Ampelidae (Iìeccofrosoui).
Nido piatto, di ramoscelli e di erbe. Cova
bluastre grigie, con macchie grigie o di un
In uno-cupo. Regioni settentrionali d'Europa e
dell'Asia, America settentrionale e centrale.
Famiglia XXIX. Vireonidae (Vireonidi). Nido,
una copi>a profonda di foglie, di erbe e muschi
in un ramoscello biforcuto. Cova bianche, mac-
chiate di nero e di bruno attorno all'est rem ita più
larga. America settentrionale e meridionale.
\ Ll.AN I I ORNITI ILOGII
Famiglia XXX. Sylviidae (Silvie). Nido «li \ arie
t'oline, il! erbe, ramoscelli, etc. dova ili diversi
colori, un it'orm i o macchiate o marmorizzate.
Generalmente ne] Mimilo Antico.
Famiglia XXXI. Turdidae (Tordi). Nido ili
\ ari materiali, a tazza, sugli alberi o Delle buche.
Uova variate, ili un blu opaco o bluastre con
macchietto rosse o bruni'. Cosmopolita.
Famiglia XXXII. Cinclidae (Merli d'acqua).
Nido il Cupola, ili musco, sotto le roccie.
alle radici di un albero, dova bianche. Europa,
Asia settentrionale e l'Imalaia, Montagne del-
l'Anime:! settentrionale e centrale e le Amie.
Famiglia .XXXIII. Troglodytidae (Scriccioli).
Nido a cupola e rotondo, con apertura laterale,
fatto di musco e tappezzato di foglie, in un
buco degli alberi o ilei fabbricati, o contro gra-
ticci o siepi : in alcune specie sospeso alle canne.
Uova bianche, o bianche leggermente picchiet-
tate di rossiccio e di grigio. Europa, Asia set-
tentrionale e Imalaia, America settentrionale
e meridionale.
Famiglia XXXIV. Mimidae (Uccelli beffeg-
giatoli). Xido di ramoscelli o radiehette, nei
cespugli o negli alberi. Uova opache, verde-
bluastre, o verdi picchiettate di rossiccio. Ame-
rica settentrionale e meridionale.
Famiglia XXXV. Timeliidae (Timelii). Nidi
variati, o un rozzo nido a eupola di foglie ed
erbe sul terreno, o a cupola di musco, etc.
Uova uniformi blu-verdastre o fulvo-giallette
od oliva, con macchie e chiazze bruno-rossiccie,
oliva e grigie. Africa, India, regione Indo-
Malese, Australia.
Famiglia XXXVI. Pycnonotidae (Picnonoti).
Nido di fuscelli, erbe, e musco, fabbricato negli
alberi e nei cespugli. Uova bianche, o bianco-
verdastre, o rossiccie, macchiate di porporino
e di biuno. Africa. India, regione Indo-Malese.
Famiglia XXXVII. Campophagidae (Campo-
faglie). Xido. una coppa poca profonda, di ra-
dici od erbe ed imbottita con fibre vegetali e
musco o licheni, l'uva bianche bianco-ver-
dastre, con macchie e macchiette brune o por-
porine. Africa. India, regione Indo-Malese.
Australia.
Famiglia XXXVIII. Muscicapidae (Pigliamo-
sche). Xido, una rozza struttura di erbe o musco
in un buco o sul terreno, o sul ramo di un
albero; talora una coppa bella e piccola sopra
un ramo. Uova bianche, macchiate di bruno
o di rossiccio. L'intero Mondo Antico.
Famiglia XXXIX. Hirundinidae (Rondini).
Nido di -fango o pagliuzze, sotto i cornicioni
nelle soffitte, ritolto e l'alto di creta ; un nido
rozzamente tolleralo di erba nelle binile delle
grondo sopra u. I i alberi. Uova bianche.
bianche con macchie rossiccie. Cosmopolita.
Sezione B. Oligomyodae.
Famiglia I. Tyrannidae (Tiranni). Nido di
varia forma e materiale, ili erba museo,
a]ierto o a cupola, sospeso ai rami, o nelle
buche, etc. Uova color salmone, con macchie
rosse o brune, di un verde-blu uniforme o a
zig-zags bruno-rossicci o porporini. America
settentrionale e meridionale.
Famiglia II. Oxyrhamphidae (Ossiranfidi).
Nido ed uova sconosciute. America meridionale.
Famiglia III. Pipridae (Pipre). Xido di erbe.
capelli, foglie, etc.. sospeso ai rami bassi. Uova
due, bianco-giallastre, con chiazze rossiccie o
brune. America meridionale.
Famiglia IV. Cotingidae(Cotinghe).Nido vario.
di stecchi o di erbe nelle buche degli alberi,
o di fango e stecchi nelle grotte. Uova di dif-
ferenti colori, blu-verdastre o brune, con mac-
chie rossiccie, bianche, etc. America meridionale.
Famiglia V. Phytotomidae (Fitotomi). Nido
di fuscelli e di fibre erbacee nei cespugli. Cova
verdi-bluastre, macchiate di bruno. America
meridionale.
Famiglia VI. Philepittidae (Filepitte). Nido
ed uova sconosciute. Madagascar.
Famiglia VII. Pittidae (Fitte). Nido globulari'
a l'orno, di erbe ruvide e di foglie sul ter-
reno, o ili un cespuglio presso questo. Uova
bianche, con macchie rossiccie, in numero da
quattro a cinque. Africa, India, e Cina, re-
gione Indo-Malese, Australia.
Famiglia Vili. Xeniscidae (Scriccioli della
Nuova Zelanda). Nido a cupola, di musco, tra
le radici, o nel buco di un albero, o a bottiglia
nelle cavità di un albero o di un edilizio. Uova
bianche, o bianche con macchie rosse. Nuova
/.elanda.
Sezione C. Teacheophonae (').
Famiglia I. Dendrocolapticlae (Dendrocolapti).
Nido di varia forma, di fango o di stecchi
di altri materiali, spesso di glande dimensione
(') Vrackeophonae (o nei o Fratheophoni) è il
Dome dato da Giovami] blùller i ibhandl. ET. Ikad. Berlin,
Phy$. Kl. 1847, p. 387) al secondo it<i >n"i tre gruppi dei
Pabskrim i-I h. hanno la trachea fornita soltanto ili uno o di
iluc paja ili muscoli vocolij e di quelli laterali.
60
ATLANTE ORNITOLOGICO
su di un ramo, con passaggi ; talora sospeso
ad un ramo, o a cupola in un letto ili canne.
Uova bianche, fulve o blu-verdastre. America
meridionale.
Famiglia II. Formicariidae (Formichieri). Nido
di radici o fibre e musco collocato nei bassi
cespugli, Uova bluastre o bianche o bruno-
rossiccie, striale o macchiate di bruno-rossiccio.
America meridionale.
Famiglia III. Conopophagidae (Conopofaghe).
Nido ed uova sconosciute. America meridionale.
Famiglia IV . Pteroptochidae (Tapacole). Nido
di erbe o musco nelle buche del terreno, o di
stecchi ed erba nei bassi cespugli. Uova bianche.
America meridionale.
Sezione D. Atrichornitidae (') (Atricorniti).
Nido ed uova sconosciute. Australia.
Lo Sharpe poi osserva che una classifica-
zione basata sulla colorazione delle uova, sulla
fonila e sull'ubicazione del nido è, del tutto
ipotetica, tanto estreme sono le variazioni in
molle famiglie ed anche nei generi più affini
itilo- se. E ad illustrare tale fatto egli cita quanto
presentano le Rondini paragonate coi 'l'opini
e coi Balestrucci, i Corvi colle Taccole e varii
altri.
Notizie sulle Caccie maggiormente usate in I /alili.
Le caccie j > i Ti usate in Italia sono le se-
guenti :
1 . Caccie colle reti :
1) Il diluvio, rete a sacco di grandi di-
mensioni per le Passere, i Merli, i Fringuelli,
etc. Essa produce assai usata sul far della notte,
lina sola preda imo superare il migliaio.
2) La ragna portatile usata dall'agosto
all' ottobre in ispecialità pegli uccelli dal becco
gentile (insettivori).
?,) Il paretaio o irli api ile : Reti che sten-
donsi nelle praterie aperte per le Pispole, i
Fanelli, le Ballerine, le Lodale, etc. In al-
cune delle nostre Provincie (Bergamo) si giunge
anche ai 4 o 500 uccelli in un giorno, in altre
località come nei Patriarcati (Bovolenta, Pa-
dova) esse sono pure rimunerative, però raramen-
te si arriva ai duecento. Usasi anche sui colli
presso i vigneti o tra le piante ombrose in
pianura, o in una ricurva aperta montana, non
però dominata dai venti, per dove siano soliti
a passale gli stormi di uccelli. In quasi tutte
le uccellande ni paretajo si pongono altresì dei
panioni. E in causa dell 7 abbinamento del pa-
retajo coi panioni, il Governo suole aggravare il
prezzo delle licenze, che di solito concedonsi pel-
le semplici uccellande a paretajo. situate lungo
i (ìlari e fiancheggiate da pianticelle di gira-
sole o di canape, colgono Fringuelli, Fanelli,
Verdoni e Cardellini, e nei primi giorni, se
I utlo ò bene disposto, si raggiunge tino il cen-
tinaio e spesso la cinquantina di individui; in al-
tre località, come a Borgoforte sull'Adige, usan-
si pelle Rondini e pei Topini, e nell'epoca dei
maggiori passaggi si arriva e prenderne anche
centocinquanta al giorno. Si adopera pure il
paretajo pei Chiurli, por le Pavoncelle, pei Pi-
vieri e per i Combattenti, breve la durata del
loro uso e ristretto ai siti acquitrinosi. E ri-
marchevole come gli astuti Falchi attratti dagli
zimbelli che svolazzano, si gettino furiosamente
loro addosso e senza accorgersi nò del caccia-
tore, né delle refi, si lascino spesso cogliere a
questa uccellanda.
4) Lnpantera, colla quale si colgono molte
[.oilole e pochi Beccaccini.
5) La ragnaia sui colli ed in pianura, più
generalizzata; anche questa presenta il massimo
della produttività in Lombardia e sui valichi
alpini, ove le prese sono talora favolose. Al-
cune di esse (da 5 a 6) che sono nelle più
adatto posizioni della provincia di Verona cattu-
rano in una stagione circa 5000 uccelli per ca-
dauna, dei quali circa 1500 sono 'l'orili, Lunarini,
Fanelli, Fringuelli, Tordele, etc, e molti altri
uccelletti dal becco gentile, come Beeeajiehi etc.
completano il numero. Nella Provincia di Como
il Nessi colse nella sua uccellanda 4330 uccelli
nel INNI!, 4262 nel 1SS4, 4358 nel INS.", e
3727 nel ISSO ed il Brambilla, offrendo i dati
delle ]irese della sua uccellanda in Gallarate (Mi-
lano), nota come nel periodo 1792-1886 l'anno
(') Questa seziono di Passeracei presenta due paia di eorti
muscoli trarltoo-lnonc liliali, cioè un paio infierito sul dorso,
l'altro dal lato ventrale e sono quindi àiaerùmyodi.
atlanti: ohm ii ii.mai • •
GÌ
più proficuo M.-i stato il 181!» con 2451 uccelli,
ma dalle cifre date .si capisce che o la tesa non
eia ben curata <> la posizione infelice; cosi le
prese offerte dal Turati pei roccoli e paretaj
in Lombardia non oltrepassano i lumi uccelli
all'anno, e ciò in un lungo periodo di anni ;
mentre il Marchese Honorati a .lesi nel periodo
L 843-1885 dà i massimi di 3659 (1851), 3950
(1859), 3845 il sui) o 4888 (ISti:.) uccelli al-
l'anno etc. (').
Parecchie di queste ragnaie hanno a qualche
distanza disposte delle passate, ossia reti a pa-
retaio. La ragnaia generalmente dura fino alla
prima metà di novembre.
(i. La brescianélla (analoga alla ragnaia),
dove usasi lo spauracchio che si innalza e che
ha la disposizione della rete, anziché ridonda
in quadrilatero col capanno basso, usata in
pianura e colla quale si accalappiano in molta
parte gli stessi volatili della ragnaia. Essa e
poni praticata da noi.
7) La stantia alle quaglie produttiva a se-
conda delle località, il cui uso ha principio
nell'agosto e dura a tutto settembre; è assai
vantaggiosa nei terreni bonificati, ove coltivassi
il grano turco ed il sorgo. Oscilla il prodotto
annuo dai 500 ai 1000, raramente nei grandi
passaggi supera i 1500 individui.
8) Il cerchiello, barbaro sistema adoperato
in primavera pei maschi delle Quaglie. Si può
calcolare che nella sola Provincia di Padova
da dieci a quindicimila covate vadano distimie
da questo aucupio e dall'altro della paratella,
usato in alcuni circondarii nell'epoca del divieto.
2. Le cacete colla pania.
Sono molto usale sia in collina che al piano
dai ragazzetti, perchè uniscono hi poca spesa al
diletto. Il vischio si estrae dalla corteccia del
Viburno del Mattinoli, pianta che trovai cre-
scere spontanea tra altro nella zona montana
del Veronese e più precisamente a Cavalo di
Fumane. I'run, presso Grezzana ed altrove. Le
principali caccie colla pania sono:
1) Col palinone, che va unito quasi sem-
pre al paretaio.
2) Coi pontoni, usasi colla Civetta per le
cimic. i Pettirossi, Codirossi, etc.
?>) Colle frasconaie, pei Tordi.
Speciali frasconaie si tendono, quantunque
non di frequente, nelle montagne per prendere
con lieve spesa buon numero di Tordi ed a
questo genere di caccia, pello scopo cui mira.
si dà il nome di tordàre al rischio (Veneto).
(•) A clii volesse maggiori notizie vedi Giglioli, E. II..
Primo Betoe. etc. III. pp. 41S-WJ (1691).
:!. Le caccie ini Inni lungo l< siepi ed i bo-
schetti anch'esse pegli insettivori.
11 laccio è un cappio di crine. Usasi nel
Trentino, nel Veronese, nell'Udinese etc. e
tendisi pei- Uccelletti di piccola mole, pei 'lordi,
le l'ernici. le I leccaccie, i Beccaccini eie. men-
tre i lacci di ferro si adoperano per acchiap-
pare le Volpi, i 'l'assi, le Faine, le l'uzzoli-
eie. e pur troppo le povere Lepri, ad onta della
proibizione di legge Le uccellande al boschetto
usansi di frequente nell'alto Friuli e nel Tre-
visano lungo la Piave etc. Sono lacci di crine
(die si collocano sopra due fronde o verdi mac-
chie di piante potate in forma rotonda e non
più alte di due metri. Vi si strangolano gli
uccelletti richiamati dal canto degli zimbelli o
dallo zufolo dell'uccellatore nascosto.
1. Le /accie colle tagliuole, cogli archetti ed
alni ordigni per le Averle e più specialmente
nel verno con trappole, tjahhic a scatto (fra le
(piali la ritrosa), strage del Eusignolo adope-
rata in primavera ; la gagg'ia del I'ettirosso ed
altri uccelli, i trabocchetti, le stiaccie, i cuba-
toli, usati questi ultimi quasi esclusivamente
nel verno se la terra è coperta di neve, e
quando il povero stazionario paga colla vita la
soddisfazione del più pressante bisogno, il cibo.
I montanari Veronesi collocano gran copia
di archetti sulle cime degli alberi. Coni] ssi
questo barbaro ingegno di un vermene di noc-
ciuolo, di sanguine o d'olmo piegato ad arco
alla cui estremità si lega una funicella che passa
dal lato opposto e finisce a modo di laccio.
Vi è inserto un piccolo legno detto ciliare, che
lui ficcata in una fenditura una locusta, un
bruco od altro. Su di esso l'uccello incauto si
posa per beccare e così fa scattare l'arco e vi
rimane preso colle zampine. Lo si raccoglie
consunto o morto fra i tormeuti. Ben a pro-
posito scrive il Tirabosco :
Villana invenziun. nli! pio assai
Che piacevol e juata a un coi gentile.
Con questo modo si fa strage in montagna di
Pettirossi, di Codirossi, di varie Silvie o indie
pianure di Averle ed altri uccelli di piccola
mole.
E giacché siamo sul tema della crudeltà, pro-
seguiamo segnalando un'altra strage, che si pra-
tica anche nel Veneto ai poveri uccelletti. È do-
vuta alla gazàra casato da merli, la predi-
letta occupazione dei giovani cainpagniioli.
Quantunque le prede siano limitate nella par-
ticolarità, salgono ad un numero considerevole
per la grande diffusione. Durante il verno e
maggiormente (piando la tei ra è coperta di neve.
62
ATLANTI (>UXIIuì.u.;i( «i
se ne spazza una piazzetta e s' intesse coi vi-
mini una rozza gabbia a scatto che vi si so-
prappone. Merli. Tordi. Ghiandaie, Fringuelli,
Passere, Pettirossi ed altri affamati vi cercano
il cibo e vi trovano la prigionia e la morte.
Che l'unico mezzo a combattere questi crudeli
ÌDganni, la parola del maestro elemeutare uè
dissuada l'uso. Guadagneranno l'educazione e
l'agricoltura, tanto più che le vittime sono in
gran parte uccelli stazionarli.
Sono quasi smessi i passerai, quelle pareti
bucherellate delle colombaie o delle torrette,
che sorgono sui tetti costruite appositamente
per attraivi a prolificare le Passere e rapirne
poi i nidiacei dall'interno.
5. Le cacete col fucile che si esercitano:
1) Con anni di calibro ordinario per qua-
lunque uccello o coli' aiuto delle Civette, dei
Falchi e dello specchietto per adescare i pic-
coli, o col cane ammaestrato, che è in generale
un incrocio fra il barbone ed il bracco, per
frullare la selvaggina più grossa. Fortunata-
mente è poco in uso nell'ardore dell'estate la
caccia crudele all'acqua od abbeveratoio, mentre
invece è praticata quella all'aspetto, che si fa
alle Tortore sul tramonto nei boschetti, ove si
osservò che vanno abitualmente a dormire ed
ai Germani ed altri palmipedi dal far della sera
fino ad un'ora e mezza dopo il crepuscolo sul
margine delle Valli.
Una caccia nella quale fanno il proprio no-
viziato quasi tutti i cacciatori è quella col ri-
chiamo. È un /ischio circuitile o chioccolo, con
cui si imitano i cauti del Merlo ed il garrire
della Ghiandaia.
Questi uccelli non solo, ma tutti gli altri
silvani vi accorrono, dando tempo al tiratole
cautamente nascosto di colpirli posati sul ramo.
2) Con archibugio da posta o spingarda,
canna di calibro grosso che si colloca in appo-
sito barchette Caccia vagantiva che si esercita
anche di notte, specialmente nei laghi aperti
dell' Estuario Veneto.
3) La coccia <li Valle. Nelle località più
aperte di una Valle dove di preferenza frequen-
tano le Anitre, si infiggono nel terreno alcuni
pali, sui quali si soprappone per circa tre metri
un tavolato rivestito e contornato in ogni dove
di erbe palustri, in modo da nascondere anche
a breve distanza l'inganno ed il cacciatore colà
appiattato. È questo il cosidetto postino. Alla
mattina il valligiano vi accompagna in leg-
nini barchette prima dell'alba e colloca d'at-
torno al postino tre quattro Anitre vive da
richiamo e d(f;li zimbelli di legno dipinto, che
galleggiano smossi alla più piccola brezza.
senza allontanarsi perchè attaccati ad una fu-
nicella, cui si annoda una pietra. Verso l'al-
beggiare le Anitre si levano a stonili dalle
valli ed allettate dagli zimbelli e dai gridi delle
compagne di richiamo volano o si posano sul-
l'acqua vicino al posiino. offrendo così bersa-
glio al cacciatore nascosto, che ad ore stabilite
od a suo agio fa raccogliere le morte dal val-
ligiano e ricercar le ferite Coll'aiutO del cane.
Tal genere di caccia è però poco fruttuoso,
difficilmente facendosi una bella preda, come
avviene nei grandi laghi dell'Estuario, ove la
cacciasi fa ogni otto giorni, con regole speciali
e col conforto di grandi prede di Anitre.
La caccia suddetta dura da novembre a marzo.
io ebbi agio di osservarla nel Veronese e spe-
cialmente nella Valle Arpa, tra Belfiore, Al-
cole, Avesa e Albaredo, con circa quattro po-
stini, altri pure se ne trovano nella Valle della
Pellegrina e nei dintorni di Xogaié e Ronco
all'Adige.
4) La caccia di Botte od anche di Valle.
La caccia detta di L'otte od anche di Valle
si ] natica nelle Valli salse da jtcsca e da lac-
cio dell' Estuario Veneto. Sono esse grandi
tratti di laguna di proprietà privata, nei quali
l'esercizio della caccia e della pesca, che ne
formano la principale e quasi l'unica rendita,
è riservato.
Le costituiscono laghi più o meno estesi, di-
visi fra di loro da bassi fondi o da ridossi di
natura arenoso-cretosa (barene), sparsi di piante
erbacee quali Volitene portulacoides v. olive, \o
scirpus niaritimits v. stranie, tagiòn, quarèlo,
lo jiinciis nitiriliinus v. brulo, la glycerìa J'c-
stucafoiiiits v. otji salsi etc, inondati dalle
acque marine solo nelle alte maree {colme).
Piccoli canali e rigagnoli (ghebi) li intersecano.
formando pel dislivello tratto tratto delle poz-
zanghere (mantlràci) che emergono solo nelle
basse maree (sedie). Se la vegetazione è lilla
e lussureggiante diconsi barene forti; dove
manca e l'acqua ristagna pontière, e finalmente
dossi quei punti maggiormente depressi quando
si scoprono.
Le Valli più importanti dintorno a Venezia
sono: nella Laguna Superiore: Cà Zane, Doga,
Draguièsolo, Grassabò ; nella Laguna Media :
Avèrto, Conta/fina, Corniti, TPighèri, Piervmpiè,
Prime Poste, Barenòn o Bìola, Val de Bon,
'/.aita; nella Laguna Inferiore; Qhcbo Storto,
Milccanijii, Morosina .
Sono tutte Valli chiuse (cinse) o compieta-
niente da argini (arseràde), (piali la Morosina
e Draguièsolo o intieramente da cannici (v. da
grisiole O de pare), ([itali Zappa, Val de J!on
vi i \\ ri ORNI roi OGICO
e Barenòn i> in parie da argine ed in parte
da cannicci [semiarzeràde) come tutte le altre.
Ilannnvi pure altre Valli tutte aperte {verte,
avèrte), ma non trovo di occuparmene, attesa
la loro poca importanza in rapporto alla caccia.
l'n lino in figura di cono colla punta recisa,
il cui diametro da cent. 80 in bocca, scende
allargandosi sino ad un metro, si sprofonda nel
fango, assicurandone l' immobilità mediante
ferri zancati ad angolo rotto che ne abbrac-
ciano l'orlo, infissi in alcuni pali piantati d'at-
torno. Si circuisce con un breve tratto di terra,
a pia lolcemente inclinato o perso il centro
viceversa, dì l'orina rotonda od ovale, pre-
munito siigli orli dall'urto continuo del fiotto
con pareti di cannicci e che copresi [s'inibari-
see), per colare V inganno, di zolle con erbe
palustri, tra le quali sono preferite le olive.
vendo pel peso fondarle sopra piani e palafitte,
pericolo di screpolature nei l'orti ghiacci che
Succedono ad alte maree: ecco i danni; ini sono
convinto che è preferibile il sistema antico.
In quasi tulle lo Valli e' è posto con contro-
botte {potè e controbòte), vale a dire clic nello
stesso tombolo, (piasi aderenti fra loro vi sono
due botti, anziché una. Serviva quesf ultima
noi tempi scoisi quando asavnosi i vecchi fu-
cili ad una canna od a bacchetta per un cac-
ciatore che doveva caricarli e passarli al pa-
drone, nonché dargli l'ali' erta. Serve Oggi
raramente pei più quando vogliasi godere la
buona compagnia di un ospite, sempre per al-
cuni onde collocarvi un tiratore di mestiere:
nel primo caso 1' amico della controbòte è di
continuo esposto al tormento dello incappel-
late, vale a diro di vedersi uccidere dall'altro
Lago 'l'Ila Passaùra (Valle Zappa), nel cui centro dietro
la [ingaa di torni e collocata una botte in mezzo al lago (detto
posto ni l(lijo).
(Da una fotografia dell'Autore).
Botte detta Puntale della Passaùra Doll'omonimo Iago.
I Valle /appai.
(Da una fotografìa uVU'Autore)
Questa isoletta improvvisala che sorge più
o meno sul livello dell'acqua a seconda della
marea, porta il nome di tómbolo, dall'antica
voce IiiìiiÌiii, che significa cumulo o mucchio di
terra ; il tino chiamasi botc, ed a preferenza si
fa di quercia, di moro o di larice, abbenchè
adoperinsi in maggior numero degli arnesi u-
sati. fra i quali adatto le botti da olio. Ester-
namente si spalmano tutti' di pece.
Pochi anni or sono io ho tentato una modi-
ficazione in proposito, cioè di sostituire, al le-
gno, il cemento; e feci nella mia Valle Zappa
una botte di tale impasto. Minore umidità
mentre lasciasi sempre asciutta, quando le al-
tre devonsi empire almeno per un terzo d'ac-
qua, perchè vuote si stapperebbero [saltar sii)
nelle frequenti burrasche ; nessuna Spésa di
manutenzione, mentre nello altro la durata è
limitata e le riparazioni annuali necessarie :
ecco i vantaggi; maggior freddo, impossibilità
di trasloco, superiore costo d' impianto. Ac-
quasi sempre gli uccelli ch'egli ha sbagliali,
nel secondo la valentìa del servo mantiene la
fama usurpata dall'inesperto padrone (s'et'òpa)!
Se in luogo di un' isoletta in mezzo al lago,
l'apparecchio sopradescritto si appoggia all'orlo
di una barena dicesi puntale, punta, i>mita, e
talora botàsso, preferito il primo nelle giornate
calme e sereno od anche di Leggero vento con
bassa marea [acquarèla); il secondo nelle bur-
rasche e nello alte maree {aequa alta) od in
circostanze speciali.
Ogni posto di caccia ha una appellazione
sua propria, talora strana od indecifrabile.
{Guzzo de Itatelo, Tajàe, Quarèi) tal'altra traila
dalla condizione dei luoghi | Lai/o seco, Seche,
l'ali, Tombolili ila giàzzo), o da osservazioni
speciali, come la linea abitualmente prescelta
dagli uccelli nel passaggio i Passaùra) o dai
nomi del sito [Padovana, Oaòma, Manzi, Sa-
line), degli uccelli [Oche, Tressòn, Fòfani) o
ili pesci [Oràé), del cacciatore 1 Pisani, Haiti-
lìl
ATLANTE OKNITOU (GICO
stella, Labia, Nardin) o da altre circostanze
quali il t<'in|><> (Messa di notte), la vegetazione
iCaih. Spin, In), la qualità del sito (Gorgo,
('andini. Mandràcio, Gatoléto) e via via. Né
è lare che alla 1 1< » t ( o siasi imposto un batte-
simo d'affetti (Margarita, Contessa, ete.) deli-
cato pensiero che. col risveglio di dolci me-
morie, rende j > i 1 1 gradito il divertimento, quasi
augurio di successo.
Siccome tutti gli uccelli si porterebbero ove
non si tira con danno generale, così tutte le
Valli della Laguna inedia ed inferiore cacciano
in un determinato giorno; esso è fissato, tranne
in tempo di ghiaccio, di solito il lunedì ed in
tempi eccezionali anche di sabato e dicesi
:mno de Irata ; questo però non vale per le
Valli della Laguna superiore, ove si caccia più
volte nella settimana ed ove trota significa
determinate porzioni di Valli. Così ad esempio
in Boga vi sono le seguenti Irate : Tómboli.
Brusàdi, Toròndole, Piombìse, Marno de canài,
Oràe e Conche. In queste si tira per turno
lungo la settimana ed è ritenuto dannoso cac-
ciare contemporaneamente in tutte, giacché i
selvatici se ne andrebbero in mare, non ritor-
nando se non dopo il tramonto.
Le nostre Valli della Laguna media od in-
feriore si dividono, in alte, quelle appoggialo
al Novissimo, canale rettilineo che sconfina i
paludi salsi dalla terraferma, ed in basse, quelle
più vicine alla laguna aperta: sono Valli alte:
i Figheri, Pieiim/iii . Ari riti, Morosina etc. :
Valli basse: Zapa, Val de Bon, Barenòn etc.
Il Cornio, quantunque addossato al Novissimo,
protraendosi molto verso la laguna offre i van-
taggi delle Valli alte e delle basse. I selvatici,
quando il clima è più mite, come nella prima
stagione (settembre-ottobre) e neW ultima (mar-
zo-aprile) preferiscono le Valli alte, le quali
hanno il bitsano o busene, che è una chiavica
che dal Novissimo introduce l'acqua dolce per la
qualità e freschezza tanto loro accetta, e per
dissetarsi e per nuotarvi; negli impaludamenti
circostanti sorgono i canneti (vanii) di Annido
pliragmitis.
Mano mano che il freddo cresce di intensità
(novembre-febbraio), gli uccelli si trasportano
per la maggior patte nelle Valli basse e vi
dimorano. Fino all'ottobre e talora nel marzo
od aprile le Valli titano il salpato, del resto il
lunedì; in ricorrenza di leste (Natale. Capo
d'Anno, Pasqua eie.) si prendono accordi spe-
ciali. Nei tempi eccezionali di agghiacciamento
(l'acqua salsa, gela- con temperature inferiori
a — 4°), lo Valli eli*; hanno sbòe o sbòine, os-
sia tratti ove l'acqua non gela (no se ciàpa) o
per la correntìa o per un gran numero di uc-
celli che coi loro movimenti la tengono con-
tinuamente mossa, i cacciatori, per approfittare
della singolare fortuna, tirano a volontà, spesso
di sabato e poi di lunedì, lasciando in riposo
la Valle nella domenica, porcile si ripopoli di
selvatici. Il busene è la ricchezza delle Valli
alte, la sbòa quella delle basse.
Il venerdì o la domenica precedenti, sui
porti (passi) del Novissimo si vedono giungere
dopo il mezzogiorno le carrozze dei cacciatoli,
che là le abbandonano e, scesi nelle rispettive
gondole o barche, si sparpagliano per le Valli.
Dopo un tragitto che varia da mezz' ora ad
un'ora o due secondo le distanze, l'acqua od
il vento più o meno favorevoli pei canali elio
dividono fra loro le Valli, si giunge al tcrra-
Oaeòn di Valle Zappa (proprietà A>>> • D Oddi).
(Da una fotografia dell'Autore).
pieno (mola) su cui trovasi il fabbricato detto
easòn; conservano quest'antico nome, oggi im-
proprio, le comode case che albergano i cac-
ciatori, in alcune delle quali trovi perfino le
stufo, il letto clastico, un bigliardo con piano
di lavagna per passare allegramente lo lunghe
serate invernali, come in Zappa, e tante altre
comodità. Ciascun cacciatore tiene una o più
camere, la saletta da pranzo è comune
Toccata terra, cominciano le preoccupazioni,
dall'una all'altra finestra è un accorrere solle-
cito, uno squadrare col canocchiale tulli gli
spazi, per capacitarsi quale sia il luogo prefe-
ribile pel domani, un assediare di interroga-
zioni l'oracolo (omo de easòn, quest' importante
personaggio cui ò affidata la custodia e la pu-
lizia della casa ove dove rimanere stabilmente,
anche per sorvegliare che non si commettano
abusi nella settimana o dagli estranei e dagli
stessi pescatori, si paga di solito con cinquanta
o sessanta lire mensili e qualche incorto) ; con-
trollarne con altri il verdetto. Sono un paio
1 I I w I I ORNI fOLOGII
ti.",
d'ore nelle quali la gelosia senatoria ci opprime.
Ma essa svanisce del fcntto all' allegro desco
della sera, dupli il pranzo mi il giuoco od alla
conversazione, quando lo scilinguagnolo si scio-
glie nel miraggio delle dorate illusioni.
idi! la cania del domani. Oh! questo cento
colpiti ! eterno sogno di rado raggiunto e die
domani si compirà ; mentre domani alla stessa
tavola, alla stessa ora si lambiccheranno i cer-
velli i»i giustificare L'insuccesso, dandone colpa
talvolta a tutti, fuorché ai veri colpevoli: L'oc-
chio ed il braccio del tiratore.
E in quelle valli, e sono le più, dove il
Casone dei Pescatori è vicino o promiscuo a
quello dei Cacciatoli, vi sono maggiori attrat-
tive di svago e maggior vita. Fino a Natale
vediamo succedersi e gustiamo anche i va-
riati prodotti di pesche stupende, poi godiamo
la compagnia dei chioggiotti, questa balda
gente di mare. Si scende nella vasta cucina
pei sederci sulle banche circolari al camino
ad udire le romantiche storie dalla viva voce
di Bdilm Nane \ Barba è zio, così poi si chia-
mano tutti i vecchi). Si è avventurato nel mare
per mezzo secolo, pescandovi per starnare la
sua famiglinola, ne ha stidato le più fiere bur-
rasche; quante notti, sbattuto in un turbine di
venti, di nulli, di onde, solo col suo legno
sconnesso lottò per la vita, (piante volte ha
provato l'ebbrezza dei ritorni nelle braccia della
moglie e dei tìgli, che lo avevano già pianto
perduto ! Quale arditezza di similitudini, quanta
poesia in quelle descrizioni ! e come è accen-
tuato il corruccio che la tarda età gì' impe-
disca di riaffrontare quei perigli e lo condanni
alla vita per lui tanto arida del cogolante di
valle. Che se dispenserai qualche pipa di ta-
bacco o qualche litro di vino, Gambiera scena;
la giovane ciurma intuonerà i cori interrotti
dalle canzonette popolari, dagli inni patriottici
e dalle austere cadenze della Norma o del-
l' lumini.
Ma l'ora tarda t'impone il riposo, ed il si-
lenzio, rotto soltanto dal fiotto dell'acqua, re-
gna sovrano nelle celle.
Qualche ora prima dell'alba, l'assordante
tintinnìo della sveglia richiama alla vita e cia-
Miino si veste e si appresta. In questo momento
avviene la scelta del posto. Due sono le con-
dizioni delle affittanze di caccia sopra questo
oggetto: giusto fisso o posto in giro. Della
prima è inutile occuparsi, la seconda si spiega
così che per turno spetta la precedenza della,
sciita a ciascuno, la (piale naturalmente si
lega alla speranza di indovinare il migliore.
E un quarto d'ora di trepidazione generali'.
dà ciò dipendendo l'esito della giornata. E la
scusa di aver errato (sbaglia posto è la co-
moda difesa di cui si abusa per giustificare
perfino gì' insuccessi dei tiri.
«■li uomini di servizio vanno a preparare il
posto, il che consiste nel levar L'acqua dalla
Inule con la inastila (piccola mastella di le-
gno cerchiata di solito in ferro e provvista di
lungo manico), poi pulire il fango con lo seo-
rullili ed asciugare perfettamente l'interno con
una spugna, nel distendervi attorno a conve-
niente distanza gli zimbelli di legno dipinto
Gruppo di Uomini di servi/io in un giorno di caccia.
(Da una fotografia dell'Autore).
{stampi) o di tifa palustre (s. de pavèra) >■ due
o più anitre vive (ziògoli vivi, tinnii- ila siògolo,
miai ile amare) che legati ad una funicella alla cui
estremità è tissa una pietra galleggiano i primi.
nuotano le seconde, illudendo quasi fossero
stormi di uccelli. Ciò eseguito se uè ritornano al
Casone a levare il loro padrone. Fatta caricare
la eenìa, una tela di grosso tessuto con saccoccie
che porrai a mezzo di uncini nella parie interna
all' ingiro della botte per riparare dall' umido
le spalle e per comodità del cacciatore, il
tanibucchio (stambùcio), una eassetta di varia
forma, talora girevole che serve da sedile e
dove sono rinchiuse le munizioni di caccia e
di bocca, il backetòn, bacchetta diesi usa per
far uscire dal fucile qualche cartuccia od altro
e i due fucili, scendi allegro in barchetta {siin-
iliila o barca <la cazza), ed abbenchà il terni o-
Atlante ornitologico. — Parto I.
66
ATI. AMI oKMTOLOUICO
metro segni alcuni gradi sotto lo zero, trascuri
di abbottonare la pelliccia, tanto è L'orgasmo
che ti agita; ed il barchette attraversa celere
l'omla; mentre l'aria d'attorno è agitata dal
fruscio delle ali <li tornio ili uccelli, clic l'oc-
chio invano va cercando nell' oscurità del cielo.
Giunto al tómbolo ed accomodato nella botte.
gli inservienti si allontanano per nascondere in
un ghebo la barca, i cani e loro stessi. Di là
spaziando l'occhio nell'intero orizzonte, daranno
l' all'erta, cioè preavviseranno il cacciatore
dei volatili e quindi all'erta a destra, all'erta
a sinistra {a zanca), ili dietro, davanti, basso
l'occhio agli slamili, etc.
Barca da caccia. (Sandalo o Barca da cazza).
Da una fotografìa dell'Autore).
Questo avvertimento, utilissimo al provetto
cacciatore, annienta, la confusione del novizio :
fa l'effetto, secondo me, del suggeritore in
teatro: per cui si; dal primo senti rimprove-
rare un ritardo od uno sbaglio commesso nel-
l'indicazione, dall'altro odi spesso scongiurare
il silenzio. l'ero molti cacciatori non mandano
a l'arsi preparare il posto, ma vanno in persona
a collocare gli zimbelli (metter :ò i stampi)
come sembra loro più opportuno. Questi si
dispongono in vario modo cioè :
1) l'iiio mono litti, a seconda della mag-
giore o minore intensità del vento, rimanendo
i selvatici molto riuniti (ingropài) quando l'onda
è agitata.
2) Allargati e disuniti (larghi), per tare
meno spauracchio quando sia nebbia (calìvo,
calubèrna, nìbia, ga/rbìn, sisaro), ingrandendo
esso tutti i corpi galleggianti sui vasti specchi
d'acqua.
3) A duo, a quattro, a piccoli branchetti,
se di prima o di ultima stagione, quando gli
uccelli innamorati si appaiano o risentono de-
gli amori passati.
4) Larghi e disuniti {eiàri, larghi) quando
il cielo è senno, l'acqua è tranquilla come se
gli uccelli prendessero cibo o guazzassero.
5) A due. a quattro, in tempo di ghiaccio,
(a (lì>, a quatro, imparisài, a mucièti, a grò-
péti) giacché allora, abbondano i Germani (Ma
sonni), die di solito non vanno in grandi
truppe.
si collocano in generale sui due Banchi del
t bolo, lasciando libero il lato verso mezzodì
e l'opposto, ove si distribuiscono gli zimbelli
vivi. Ciò si fa. per lasciare libera agli uccelli
la vegnìia (il sito dal quale di solito vengono
gli uccelli). La vegnùa varia di posizione, da
posto a posto. Dalla parte ove i selvatici
stanno generalmente più lontani, si mettono
pochi zimbelli, concentrando maggiormente la
loro attenzione sul lato più stretto, por farli
maggiormente piegare da quello. Quanto agli
zimbelli vivi, essi consistono in duo o più ani-
Ire allevate in domesticità, di solito due fem-
mine (ànare) ed un maschio (masorìn), dette
complessivamente m/ua de ànare. si tengono
nel tassilo (specie di gabbia da trasporto ad
una o più sezioni) durante il tragitto dal ca-
sone alla botte: qui giunti e legate le gambe
con cordila di canape, la si attacca a, corda
forcina, cui è annessa una grossa pietra che
scende nel l'ondo e si lanciano in acqua ; può
sostituirsi la. pietra, infiggendo un lungo palo
che sostiene un ovale di legno (cròzzola), su
cui riposano quando sono stanche di nuotare.
Qsansi solo masorìni e non ànare quando:
1) Vi sono in Valle molte Folaghe o Mo-
riglioni o Fischioni, i (piali se sentono il loro
grosso e nasale qua, qua, qua sfiancano ed
evitano le botti.
2) Nell'wfttnui stagione se vi sono special-
mente Folaghe o Fischioni, etc.
Si adoperano maschi e femmine in (piantila
preferibilmente:
1) In temilo di ghiaccio, se abbondano i
Germani e le Alzavole, porcile vi si lasciano
allettare (i glie erede).
2) Se vi sono molti Germani, etc.
Nelle caccie primaverili non adoperansi molti
zimbelli e sempre in maggior numero noi la-
ghi di glande estensione.
Sulle Folaghe fanno miglior effetto:
1) Cli zimbelli di tifa palustre [slamili de
pavèra) coperti di pece (pégola).
l'i l'olii di folaga infilzate su di un pic-
colo palo, poste in modo che raffigurino l'uc-
cello che posa sull'acqua.
3) Anitre vive (sempre maschi), dette
l'aliarti ile Labrador (vai: domestica nera del
< rerroano).
l'or le Anitre in genere (Osèì de Julia) e le
Fnligule (Mollassi, anello Osii de pena).
Al I AMI l'I.MTOI.OC.ICO
67
]) Gli zimbelli di legno dipinti (stampi,
si . <lr legno) a vari colori ad olio ed imitanti
le specie ili Anitre più comuni.
Del rimanente tutti i dati qui esposti sulla
collocazione degli stampi sono opinioni mollo
discusse dai cacciatori; L'importante è di avere
ni I proprio lago qualche migliaio di osèi fati
(uccelli che da molto tempo vi praticano e
non quei branchi avventizi che illudono colla
loro presenza ed ingannano nella scelta del
posto, delti onci depinti, che la giornata sia
favorevole alla caccia e Bopratutto tirar drito,
vale a dire essere valenti cacciatori.
Spunta L'alba : è indescrivibile la poesia di
quest'ora! Rosseggia il crepuscolo, branchi di
uccelli fendono l'aria; altri gridano, altri fi-
schiano, il colpo del primo [insto (') ha
tuonato e continua il succedersi di fuci-
late d'ogni parte, d'ogni dove stigli
uccelli che. attratti dagli zimbelli, volano
attorno le Imiti. La caccia di botte è dif-
ficilissima; la varietà del volo e delle
abitudini dei differenti uccelli, non che
ragioni atmosferiche, rendono impossibile
dettarne regole costanti. Pei novizi poi,
quegli immensi spazi senza un punto fisso
che l'ermi rocchio, quegli spiccili d'acqua
che avvicinano gli oggetti e li ingrandi-
scono, l'aceiecante raggio del sole che
tremola sull'onda, il vento che può dirsi
o-piie stazionario nelle nostre Valli, quel
noioso giudice ch'è l'uomo di servizio.
seduto sul vicino barchette, L'orgasmo
fra tanti gridi e tanti voli, sono diffi-
coltà, le quali finiscono col persuaderli
che colla migliore volontà del inondo i nostri
Selvatici si lasciano piti facilmente sbagliare
che uccidere !
Generalmente la caccia migliore si fa di mat-
tina, ma in alcune valli editi alcuni posti in-
fluisce il calale delle acque e là continuano ad
affluire i selvatici anche nelle ore pomeridiane,
ciò che si dice i/rar de semàda. Dappertutto
il fuoco, nutrito ad intervalli, dura dal primo
albore al tramonto e le grida dell'aderta \i
si immischiano. I laghi s più o meno se-
minati di morti, alle bareni si rifugiano nuo-
tando i feriti, e raccoglie gli uni e va cercando
fra l'erbe pazientemente col cane gli altri l'uo-
mo nei momenti di sosta. I ili ! Come è celere
il fuggire dello oro ! Come talora arriva troppo
sollecito quest' inesorabile ed imprecato tra-
monto! Usavasi prima del cader del sole di
chiudere la caccia dietro il segnale del primo
posto e dicevasi Iminr In mustèla, perchè si
.ano alcuni tocchi sulla mastella; oggi lo
si è Smesso, 'lutti, quando credono, se ne ri-
tornano al Casone, spesso lieti, talvolta con-
fusi, sempre spossati, mai sazi. Ed e là dove
questa valanga di carne si accomuna e -i ab-
bandona al commercio con grande vantaggio
dell'igiene, fornendo principalmente alcune spe-
cie, p. e. le Folaghe, una alimentazione carnea
a lui. in prezzo.
La sera stessa della caccia una barca a due
remi approda ai Casoni di Valle; e la barca
del postièr, un impresario che acquistò gli uc-
celli assumendosi l'obbligo di venirli a pren-
I 1 ) È costume nello Valli bene organizzate, che il
dell'apertura del fuoco lo dia chi occupa il o\ que«
Luogo che nella giornata si presenta pio
i.i\ orei oh :ili.i cai e i
Grappo ili Uomini ili servizio, ritornando a casa dopo lacaci
(martedì mattina).
(Da una fotograna dell'Autore).
dere sopraluogo. La media degli accordi può
precisarsi in L. 2,50 al mazzo o paio (per).
Avviene la consegna da patte dell'uomo di ca-
sone, ma i cacciatoli escono lo stesso per in-
vestigare la preda delle altri Valli : e quante
volte l'oracolo ha schiantato le spavalderie di
ceni tiratori su piede bugiardamente asserite
od esagerate !
Il martedì mattina ciascuno ritorna alla pro-
pria casa, sempre colla speranza di miglior
sorte nella ventura settimana e ciò continua
senza interruzione dall'ottobre sino ai primi di
aprile d'ogni anno. In talune Valli, come già
ilis-i, si fanno anche alcune caecie nel settem-
bre e più di rado nell'agosto; molti cacciatori,
Specialmente se la caccia fu scarsa ed il viag-
gio breve, se ne ritornano a 'casa il lunedi
sera. Nei tempi eccezionali di agghiacciamento
la nonna del giorno lisso si abbandona, come
già narrai, gli uccelli rendendosi quasi stazio-
nari nei pochi tratti sgelati (sbòe, sin, imi. E
68
ATLANTE ORNITOLOGICO
l'epoca del botano, il trionfo dell'utile sul di-
lettevole.
Precisato il luogo che da vari giorni è fre-
quentato dai selvatici, «li nottetempo o prima
dell'alba, nella prossima barena si colloca alla
meno peggio uti piccolo tiro (potassa); là biso-
gna dimenticare le comodità della botte; d'at-
torno i soliti zimbelli e sul ghiaccio li sosti-
tuiscono alenili fastelli d'erbe palustri legate
con vimini e detti baròcoli, che meglio raffi-
gurano il selvatico intorpidito. Le mattine di
ghiaccio poeo si uccide, ma quando dopo il
tocco l'aere intiepidisce, avviene spesso una
vera strage, specialmente se la giornata è
Camminando *nl ghiaccio in Vallo Zappa nel gennaio 1893.
(Ma mia lotngialìa lU-ll'Aiitoi-p).
bella ed allietata dal sole. Talora, con tempe-
rature molto basse ( — 10° fino a — 15°) e pro-
lungate, il ghiaccio si fa consistente in modo
che non si può rompere; allora conviene ado-
perare il così detto saltafossi (piccolo sandolo
foderato di zinco) ed anziché remi, langhièrì
(pali l'errati in cima a grosso uncino). Che se
anche il saltafossi non funziona, sarà gioco-
forza rassegnarsi a camminarvi sopra. Si pre-
munisce, il cacciatore, applicando alla suola
della calzatura dei grossi ramponi (grapèle)
per non sdrucciolare. Non è raro il caso che
al solito sistema di locomozione se ne sostitui-
sca improvvisamente un altro molto incomodo,
vale a dire le parti antartiche ai piedi. Pazienza!
(piando tutto finisce lepidamente ed in una ri-
sata! Ma la farsa si converte pur troppo in tra-
gedia se, come avvenne al cav. E. de Blaas
nel rigido inverno 1889 nel lago del Patron
in Valle Figheri, il ghiaccio si rompe (se sbòa),
stante una località ove non poteva avvertirsi il
suo tenue spessore causato dalla profondità e
dalla coi lente dell'acqua. È una triste nota nelle
liete memorie delle mie eaccie di Valle, l'am-
bascia «he divisi con mio padre pel pericolo
corso da quell'ottimo amico di entrambi. Però
il botazZO si adopera spesso anche senza ghiac-
cio, calandosi con profitto in quelle Valli ove
i selvatici mutano facilmente di stazione, pa-
sturando di sovente in siti lontani dalle botti,
come saccede spesso in Valle Prime Poste.
Ciascuna Valle è maggiormente frequentata da
qualità speciali «li selvatici, ad esempio:
In Valle Avèrto predominano i Fischioni e le
Al/avole.
» C'òrnio » i Germani.
» Figheri » le Alzavole, i Fi-
schioni, i Moriglioni e meno i
Germani.
» Pierimpiè predominano i Codoni, i
.Mestoloni e di prima stagione
i Germani.
» Soia predominano le Folaghe ed i
Moriglioni.
» Val de lìon predominano i Fischioni
e le Alzavole.
» Zappa predominano sempre i Fischioni
e nel freddo anche i Germani e le Alzavole.
etc; i singoli posti di caccia uccidono pure di
preferenza dati uccelli; nei laghi spaziosi tutte
le qualità in maggior numero, ad eccezione
però dei Germani e delle Alzavole. che frequen-
tano i laghi meno estesi e frastagliati da ha-
rene e mandraei.
De] resto la caccia di Valle è assai fruttuosa,
potendo un sol cacciatore in un giorno ab-
battere cento caiii ed anche più. Nel passato
di felice memoria si giunse talora ai trecento;
ma oggi, che pur troppo il selvatico è dimi-
nuito ed i cacciatori aumentati, anche le prede
scemarono ; non può precisarsi la rendita di
una buona Valle, perchè essa dipende da va-
rie cause ; può darne un' idea il Atto annuo
che da lire mille arriva lino alle cimine ed alle
sei. Furonvi cacciatori che spararono più di quat-
trocento tiri in un giorno, in epoche non molto
lontane, nelle Valli Figheri, Morosina, Zappa,
etc., ma m'impedisce di l'arno i nomi la circo-
stanza della scarsa potenza mortale del loro
piombo (ballili storti) ! Or non è mollo il signor
Ferruccio Gallo di Monselice in Vallo Morosina
arrivò ai trecento e dodici capi in un dì ((piasi
tutte folaghe) e nella stessa Valle il signor liei-
nardo Duse di Padova ai duecento e trenta.
Nelle caccio settimanali dell'inverno 1886-87
(sei mesi, ottobre a marzo), le prede di quest'ul-
timo salirono a duemila ed ottocento selvatici;
in buona parto Folaghe; il massimo da me rag-
giunto in un giorno fu ili cento e ottantuno (80
Germani, 72 Fischioni e 29 Moriglioni) il 2:» no-
atlanti: oknitoi.ogico
60
vernine del 1896 nel lago della Ci 'iil issa della
mia Valle Zappa, e molte volte mi avvicinai
a questo ninnerò senza mai superarlo. Del vesto
t'n superato e talora di molto il centinaio da
vati dei nostri più distinti cacciatori, fra i
quali i signori conti Labia e Cornelio di Ve-
nezia, il signor Edgardo Bertolin ili Polo, il
signor Ferruccio I>e Lotto di Mita, il signor
Bernardo Unse di Padova, il signor Aitino
Veronese di Codevigo e molti aldi.
I.e giornate più favorevoli alla caccia sono
quelle ehe precedono e susseguono unti grande
burrasca (òrdene, fortuna), le piowigginose
(lispio, lispièto, I. da dossi), di nebbia leggera
\ t
£9MBi
Cumulo »li ghiaccio formatosi nel seminio lss'.i in Vallo Zappa (La«;<
della ' tonteasa) por L'aminoatàccbiarBi «li unissi' lastre di ghiaccio sbat-
tute <"titro un ridosso da vento molto impetuoso.
Ma ima fotografìa dell'Autore).
I locatari sono chioggiotti, i quali .alla loro
volta tengono in conduzione la Valle dai
proprietari (di Venezia o ili Chioggia per la
maggior parte) per la pesca e per la, caccia,
esercitando direttamente hi prima e sublo-
canilo la seconda. <> tino solo assume L'affli
tanza e poi cede un numero di posti ad altri,
o essa viene Stipulata da vari amici associali;
le condizioni reciproche differenziano sempre
regolandosi secondo i casi, in alcune Valli
tirano anche tersanti, cacciatori da mestiere,
cui si accordano dei posti rimasti disponi-
bili, coli" onere di contribuire volta per volta
il terzo della preda.
Originale, caratteristica è la pena
che si infligge in Valle pelle contrav-
venzioni. Abbenchè differisca allatto
nell'applicazione ai cacciatori e agli
uomini di servizio porta eguale nome:
la tara. Merita davvero descriverla.
Quando uno di questi uomini di ser-
vizio ommette o trascura qualunque
sua incombenza gli si intima ineso-
rabilmente la luca. La sera della
caccia giù in cucina si colloca in
mezzo alla tavola una grossa spugna
inzuppata d'acqua. Calati i calzoni al
paziente, due suoi colleglli, l'uno so-
stenendolo per le braccia, l'altro per
le gambe, gli l'anno battere per tre
volte sulla detta spugna la tramontana
del ventre denudata ! Vi assistono i
((■alitilo), di sereno e sole (lustro) specialmente cacciatori, gli inservienti ed i pescatori, tutti
in tempo di ghiaccio, quiete (de calma) pelle e tutti sganasciano dalle risa. Il cacciatore
folaghe, volando esse a stento col vento; per
le Falli liassc di vento mediocre (ventesèlo,
mezzo nulo) e acqua bassa (aqvisiòla, aqua-
rèla), per le ali»- quelle di vento forte (òrdene)
e grossa marea iaqita alta).
Generalmente ogni cacciatore tiene al servi-
zio due uomini retribuiti con quattro o cinque
lire per Irata e qualche incerto (cena a San
Martino, mancia di Capo d'anno, etc). Se si
cala un bottazzo percepiscono un soprassoldo
(una lira circa), se il cacciatore arriva ai cento,
cinque lire (dopar ti ducato), se ai cinquanta,
in alcune Valli, due lire (dopar ti int:o du-
cato). Varia la durata nei contratti d'affitto e
così variano le condizioni. Semino la mercede
è in denaro, talvolta con piccole appendici di uc-
celli o di polli per feste di Natale. Al cacciatore
la nuda abitazione ed i posti, le manutenzioni
a suo carico, ed a suo carico il rimanente im-
pianto comprese le barche; in generale la forni-
tura della legna da fuoco e del vinello pei di-
pendenti, dietro un compenso pattuito a parte.
invece non incorre nella Ima. che. nel caso
che ritorni dalla caccia dopo aver fatto anche
un sol colpo di fucile senza un selvatico molto
(et xe boaro), un selvatico quindi né un gab-
biano, ne un tòtano, un selvatico od una
pojana. L'uccise, ma il cane non lo rinvenne,
ma l'uomo l'Ita perduto (et sa imbarenà « /<> gò
perso), Io ferì, ma fuggì nuotando soli' acqua
ni xe andà a beehèto), tutte asserzioni inutili,
se non c'è il cadavere ostensibile, se manca il
corpo del delitto, taea. L'entità materiale è
[loca cosa, limitandosi alla bottiglia da far
bere agli amici ed al fiasco (bocdl) di vino
pegli uomini, ma l'importanza morale è grave:
come quelle macchie congenite che riappariscono
tratto tratto, lo sventurato, ritorni in Valle o
s'imbatta soltanto nei compagni, è sempre l'a-
mico della tata. Quante volte al desco della \ igi-
lia l'invitato racconta enfaticamente tutta una
leggenda delle sue prodezze e la sera dopo \ i
si asside disfatto, meditabondo su questi amari
disinganni della vita !!
\ I I ,ANTE ORNITOLOGICO
I fucili («' «dpi (i s' ci<>]H de Vale) si ado-
perano di qualunque fabbrica, ili solito ;i fuoco
centrale del cai. 12 a due canne e lunghi
(in. 1.40 di cui 0, m 80 o 1 m. di canna), per la
sicurezza potendo cadere nell' interno della
botte e mettere a rischio la vita del caccia-
line, perfetti quelli di fabbrica inglese, prefe-
riti però i beisi di Inuma riuscita e di costo
minore. Le polveri nitro-composte non corri-
spondono perchè troppo sensibili all'umidità,
eccetto la YValsrode che è eccellente anche pel
poco strepito dello sparo; le polveri nazionali
più usate sono le seguenti : Vittoria, Milano
eoiinoie, polverificio di Tirano e sopratutto il
tipo /■'ossami a. 1, etc, la carica da gr. li a s,
in generale 7 con gr. 35 di piombo (baimi)
comune od inglese temprato del n. 5 ovvero
fi, in maggior consumo la cartuccia (cartìieia,
fissela, filzèta) rossa della S. F. I. M. di Mi-
lano.
I selvatici si nutrono di un'erba detta vol-
garmente magnaùra (Zostera marina e /. nana),
di chioccioline, di semi e le Fuligulinae anche di
piccoli pesciolini, si dice, che la magnaùra è
la dote delle Valli, perchè ove cresce rigoglio-
sa, il selvatico è assai abbondante ; talora i
grandi calori estivi od il ghiaccio forte e per-
sistente o le balate (valonéa — Vaiolila ntii-
cvilaris (Roth.) Ag. forma aegagropila, Agi
I laudi) che occupano il fondo di estesissimi
tratti lagunari, ne fanno morire una grande
quantità.
Oli uccelli acquatici si vendono a mazzo o
paio (per) che e composto di un numero di-
verso di individui, a seconda della grandezza
e com'è indicato dallo specchio più innanzi.
Sono esclusi all'atto i Gabbiani (gei). Larus)
o le Sterne (gen. Sterna ed Hydrochelidon),
II prezzo del mazzo che era di Austriache
lire 2, salì gradatamente alle 2 italiane e quindi
all'odierno da L. 2,30 a L. 3,25. Si calcola
che nelle Valli dell' Estuario della provincia
di Venezia e di Padova (ettari 30,000 circa) si
uccidano dai 25 ai 30,000 mazzi di selvatici
all'anno.
Anche pei coloro che non sentono questa
passione incomprensibile e per inoli i ingiusfi-
ficata della caccia, una partita in Valle è di-
vertentissima. Signore della, buona, società, gio-
vanotti dediti agli ozi cittadini, ricordano con
desiderio di presto ritorno la gita in Valle, que-
sti specchi d'acqua e questi spazi di cielo in-
terminati, le prodigiose piede di pesci e di
uccelli ; i modesti convivi, la ospitalità spi-
gliata, ma cordiale del cacciatore, i suoi briosi
discorsi, le allegre sciate dei nostri Casoni.
Specchio degli uccelli componenti il mazzo o
paio. — 11 numero scritto a parole indica il
numero dei capi delle singole specie occorrenti
a l'orinare il mazzo ; ne susseguono i nomi scien-
tifico, italiano e volgare veneto; intino è in-
dicato il grado di frequenza, beninteso che
quest'ultimo s'intende sempre in riguardo alle
Valli Salse del nostro Estuario.
Ino. Anser anser (L.) — Oca selvatica -
Oca gronda — Raro.
l 'no (con un 'Alza vola i. Alisei l'abalis ( I. albani)
- Oca granajola — Oca, 0. faraonzìna
Raro.
Due. Anas boscas, L. — Germano reale — Ma-
turili [mas.], Auara {fi'iinn.)— Connine.
Due. Gen. Urinator (') — Strolaghe /•'"-
jouli — Poco comune.
Due. Tadorna tadorna (L.) — Volpoca —
Chi rso — Raro.
Due. Merganser merganser (L.) — Smergo
maggiore — Scrotali — Raro.
Tre. Dalila acuta (L.) — Codone — Asia (m.),
Asiàda (/.), Colami — Comune.
Tre. Numenius arcuatus (L.) — Chiurlo mag-
giore — Arcana — Comune.
Tre. Podicipes cristatus - Svasso maggiore
— Carriòla, Cavriòl — Poco connine.
Tre. Mareca penelope (L.) — Fischione —
dòsso (ni.), Ciòssa (f.) — Comune.
Tre. Merganser serratili (L.) — Smergo mi-
nore — Sèrola, Speì'ga Poco connine.
Tre. Clangala clangula il,.) — Quattrocchi —
Campanàio (m.), Qua trini [m.) Poco co-
mune ().
Tre. Ardea cinerea. L. — Airone cenerino —
Sgarzo, Silurilo, Airòn — Connine.
Tre. llerodias alba (L.) — Airone bianco mag-
giore — Sgarzo bianco — Raro.
Tre. Nyroca ferina (L.) — Moriglione — Ma-
i/asson, M. dal /'ero. Monàro — Connine.
Tre. Fuligula fuligula (L.) Moretta — Pe-
iiarui. Hfagàsso penaciòlo (ih.) — Comune.
Tre. Fuligula inalila (L.) - Moretta grigia
— Mori tini, Magàsso bastardo Raro.
Tre. Chaulelasinus streperne (L.) Cana-
piglia — Pignòlo (m-), Pignòla (/'). Tresso
l'oeo comune.
< i i tra completi) nte e adusi.
| tu alcune specie, nelle < i nuli le dimensioni dei soggetti
maschi offroni tevoli differenze <"n quelle dello femmine e
dei giovani, varia il quantitativo per mazzo in rapporto al
i o Dette specie sono : Clangula clangula, Fuligula fuligula
<■ Mriijiis dlbilìiis l 'oiiie si \ i-ile «tallii specchio della e. clan-
gula e della P. fuligula, bc maschi, ne occorrono tir a for-
mare il mazzo, se femmine o giovani, quattro ; nel flf. albdlus
quattro se maschi, sei Invece so femi bimani.
v 1 1 \\ 1 1 ulivi l [CO
lic Botaurus stellaris (L.) Tarabuso —
Tarabuso, Osilo cavalàro — Poco comune.
Quattro. ciangola clangala (L.) - Quattr'oc-
chi Campartele [fem.egiov.) - Poco comune.
Qnattro. Spatula clypeata (L.) Mestolone
Wòfano, Palato Comune.
Qnattro. Fulica atra, I.. (') - - Folaga
Fòlega < lomune.
Quattro. Fuligula fuligula (L.) Moretta
Vonii, MagassèU (/. e g.) Comune.
Quattro. Mergua albellus (L.) — Pesciajola
Muneghète, Ansateti, Pisagù [m.) - Poco
comune.
Sci. Xottium crocea (L.) - Alzavola ■— Sar-
sègna, Sarsegnòla — Comune.
Sci. Querquedula circia (L.) - Marzajola
('ripulii, Roclièto — Comune.
Sii. Mergus albellus (L.) Pesciaiola
.1 n rolèti, Muneghète, Pisagù piccoli < few,. <• giov.
— Poco connine.
Sci. Squatarola squatarola (L.) — Pivieressa
— Sarùsola Poco connine.
Sci. Vanellus vanellus (I,.) — Pavoncella -
Paonsìna Poco connine.
Otto. Himantopus himantopus (L.) — Cava-
lier d'Italia — Sgambarlo Poco comune.
Dodici. Totauus calidris (L.) Pettegola
Tòtano, Totanòn — Comune.
Ventiquattro. Tringa alpina. !.. Piova-
nello pancia nera Bisegliìn Connine.
Nelle Valli a canna ed in parte in quelle
d'acqua dolce, che ora eanno scomparendo
per le bonifiche, in luogo delle botti, la caccia
-i esercita nelle eovègie. Sono nascondigli ili
canne palustri, in cui il cacciatore occulta la pic-
cola barca, offrono il vantaggio ili buone caccie,
uni nessun comodo pel tiro. Non raramente si
aspi tta pure il selvatico ni capanno od all'acqua.
Caccia alle Folaghe a rastrello o tela.
Quando un largo spazio d'acqua è frequen-
tato dalle folaghe ila parecchio tempo, vi con-
viene nini brigata ili cacciatori. Ciascuno lui
il proprio barchette con due uomini, un rema-
tore ed un caricatore pel secondo fucile. Si
circonda il gruppo degli uccelli e chiudendo
sempre più il circolo, vengono costretti a, le-
varsi, per passare, o di fianco o sulla testa
dei cucciatoli. E un fuoco continuo, perchè le
folaghe si rimettono più volte e la manovra si
replica. Esige poi molta prudenza e cautela,
essendo facile il ferirsi e per la confusione e
per la vicinanza delle barelle. Si fanno talora
grandi prede e, se la tela è bene organizzata e
le folaghe abbondanti, non è raro che comples-
sivamente si uccidano più migliaia di uccelli.
Cacete di Sardegna.
ì. La gita alle Isole ili Mai ili Ventre e Ca-
talano (Sardegna occidentale).
Trascrivo dal Giornale La Provincia ili Pa-
lloni n. 85, 27-'-'S marzo 11101, il racconto, da
me steso, della gita che feci alle Isole Mal ili
Ventre e Catalano nel mar di Sardegna, dove
ebbi la fortuna di uccidere due Gabbiani corsi.
« l'n giorno che col mio preparatore Vitto-
rio Dal Nero passavo a cavallo nei pressi di
Capo Mannii, scorsi un Gabbiano di mediocre
grandezza, il cui volo lo differenziava dai tipi
piii noti ; esso era ad una lontananza non minoro
di treccili Iri ed io gli inviai un colpo a pal-
lottola che riuscì a vuoto, ma. esso per l'emo-
zione provata schermendosi di qua e di là
nell'aria mi lasciò travedere il colore scuro
delle zampe e. offrendomi agio di osservarlo
(') Cimi sei folaghe si forma il <<<" i Ile <i paga e i
il mazzo. Poi mazzi da qnattro ^i fa spocialo contratto.
più accuratamente col binoccolo, lo riconobbi
per un Gabbiano corso, specie molto rara e
mancante nella maggior, parte delle Collezioni.
« Sono quelli i Gabbiani che cerchiamo ! » dissi
io alla nostra Guida, che mi rispose: <• Vaili a
.Mal di Ventre e colà Vossignoria ne troverà
molti ».
Così fu determinata la gita, che poteva riu-
scire fatale. Recatici ad Oristano, ne assunsi
vaghe informazioni. Fui sconsigliato a tentarla
e polla distanza e pel mare allora sempre mosso
e (iella mancanza di approdo e per non so
quante altre ragioni. Ma il vivo desiderio di
procurarmi una mezza dozzina di Gabbiani
corsi ha preponderato. D'altronde il mio viag-
gio aveva scopo Scientifico, investigando luoghi
meno esplorali. La sicurezza personale in al-
cuni deficiente, i molli disagi, i naturali peri-
coli mi erano noli dapprima, ma non erano
argomenti validi a tenermi a casa.
ATLANTE ORNITOLOGICO
Recatomi dalle pani d'Alghero, a fatica no-
leggiai un grosso barco clie non era precisa-
niente del sito, ma il cui equipaggio conosceva
bene i paraggi. Chi fossero o chi siano quei
quattro rematori uon so, ciò che confesso si è
ehe furono uomini preziosi, ai quali unicamente
dobbiamo la nostra salvezza. La gita si pre-
parò di nascosto : agli amici di Oristano di-
cemmo di dirigerci su Iglesias per una caccia
grossa. Partimmo alla cheta diretti a Nord,
giungendo di buon mattino alla costa, ove la
barca ci attendeva e ci imbarcammo. Dopo
La Guida del Capo Marnili.
(Da una fotografia iteli' Autore),
brevi ore eccoci a Mal di Ventre ovo salendo
eoo disagio sugli scogli, scendemmo a terra,
trai tenendoci poco tempo, e rimontati, passam-
mo a Catalano sempre con mare tranquillo.
Ma giunti colà, esso già cominciava a rumo-
reggiare nelle insenature e tra gli scogli e gli
uomini colla barca si ritirarono prudentemente
un mezzo chilometro al largo, mentre io con
Vittorio Dal N'ero ed un marinaio esaminavamo
le grotte col fattalo a sorprendervi i crepusco-
lari Uccelli delle tempeste ed uccidevamo
gran copia di Conigli selvatici, di Marangoni,
di Gabbiani etc. Senonchè il barco avvicina-
tosi, fummo invitati a tosto ripartire: il cielo
si era fatto cupo, il mare burrascoso colle
verdi onde a cavalloni. Lo affrontammo sotto
violenti raffiche di vento; però si proseguiva
bene, sedo si ballava allegramente, quando, gi-
rando all'infuori, subimmo un urto tremendo.
La poppa aveva battuto fortemente contro uno
scoglio semicoperto dalle onde accavallatesi
ed il timone era perduto.
Allora i nostri uomini fecero consiglio. Che
fare.' tornare a Catalano, impossibile: le onde
salivano alte, alte sugli scogli, rompendosi
fragorosamente e la barca si sarebbe infranta
contro le roccie; non ci restava che tentare il
largo. E lo tentammo: la memoria di un lungo
giorno e due notti passate in balia delle onde,
di onde che salivano parecchi metri, che toc-
candosi e frangendosi rumoreggiavano come
tuoni, non è delle più facili a dimenticarsi.
Si navigava, uè i marinai sapevano dirci dove.
quando e come questa danza macabra sarebbe
finita! Asserivano vagamente che ci aggirava-
mo verso sud e che poche ore di diritta navi-
gazione ci separavano dalla spiaggia sarda,
tanto invocata. Previdentemente provvedutici
anche di viveri e di coperte quando ci era-
vamo imbarcati, le sofferenze tìsiche erano at-
tenuate ; mai però le apprensioni morali, il
pericolo essendo giunto al punto di ritenerci
perduti. Più che a noi, il pensiero rivolto ai
nostri cari ci schiacciava! I rematori con sforzi
erculei ed abili manovre cercavano mantenere
la barca in modo da evitarle il cozzo troppo
violento delle onde; tutti vegliavano a che il
vento non ci spazzasse via, e le onde si ac-
cavallavano altissime e irose, aprendosi tratto
tratto come a ricevere nel morbido amplesso
la piccola imbarcazione. Così queste ore di tre-
menda trepidazione si successero eterne, lino
al declinare del secondo giorno, che quietò il
vento ed apparve un raggio di sole ed in noi
un raggio di speranza.
All'alba successiva il vento di ponente ci
permise di spiegare le vele per avvicinarci alla
costa. Dopo quattro ore di navigazione vedem-
mo terra Eravamo salvi!!! Tuttavia, si
procedeva a rilento ed è stiano che quantun-
que cessato il pericolo, il desiderio di affrettare
lo sbarco tanto ci preoccupasse che scorta una
grossa barca peschereccia, la quale navigava
poco lungi, ripetemmo segnali e segnali per
avvicinarcela e vi salimmo a bordo. Ciò non
tolse che a mezzo chilometro dalla sponda
preso il fucilo e qualche preda, saltai in acqua
per guadagnare più sollecitamente terra ! ! !
Ora che tutto è passato e che certamente
non provo il desiderio ili ritentare una simile
escursione, senio però una certa compiacenza
di averla fatta; essa mi mantiene la rie i-
seento memoria dei quattro arditi e robustis-
simi naviganti, della cara compagnia e delle
cure scambiateci col mio lido compagno Vitto-
ATI. AMI. ORNITOLOGICO
73
rio Dal Nero; l'impressione delle forti «-n i< >-
/.ioni provale mi ha procurato il compenso di
arricchire la mia Collezione (li abbondante ma-
teriale pei prediletti miei stadi ».
2. Le iticele ali' Avvoltoio (').
Gli Avvoltoi, sempre molto rari nel Conti-
nente, trovansi frequenti e numerosi in Sarde-
gna, ove stazionano e nidificano : tftaasi sempre
nelle mie escursioni li ho raffigurati eoi binoc-
colo in quei punti neri roteanti a grandi alte/./.e
nell'azzurro del cielo. Seppi a Nuoro che una
località da essi preterita era la zona clic attor-
nia il monte Ortovene alto 1 IH Mi metri e che
dista circa quattr'ore a cavallo. Non volli per-
dere questa occasione singolare di avvicinarli
e cacciarli. Feci il mio piano di battaglia;
spedii duo uomini, consegnai loro un cavallo
morto coll'incarieo di deporlo sulla spianata di
un monte accosto all'Ortovene e vegliarlo lino
al mio arrivo contro gli attentati famelici delle
volpi, dei cani vaganti dei pastori e dei cor-
vi; inoltre commisi loro di costruire alla di-
stanza di circa 200 metri un capanno, per
meglio dire di avviluppare poche frasche che
mi servissero di nascondiglio.
11 di seguente di buon mattino mi vi recai
col lido Dal Nero e una guida. Arrivati al
piede dell'erta, legammo i cavalli. Dal N'ero
prese altra via per cacciare e noi la salimmo.
Entrai nello sconnesso capanno, pagai e con-
gedai i guardiani della carcassa del eavallo e
ordinai alla guida di appostarsi in distanza,
pronta ad accorrere tutte le volte che avesse
udito un mio liscino di appello.
Eccomi solo in quel deserto ! Una carabina
Winchester a otto colpi, una rivoltella cari-
cate a palla e il cavallo morto miei muti com-
pagni ! ! !
Che uggiosa giornata! Finn, lina, ma pene-
trante insisteva, lenta come un pianto, la
pioggia ; ravvolto nella pelle di capra, inti-
rizziva dal freddo; una leggera nebbia velava
il panorama. Mi si stendeva dattorno un anfi-
teatro di colline; a sinistra accusava appena
Illune e Lollove, dall'altro lato più al basso
la foresta di Morgoliai; le aride balzo graniti-
che celavano le loro cime nelle nubi : nereg-
giavano le foreste impenetrabili, ove si all'oliano
il noce e il castagno. Nessun pennello può
riprodurre l'imponente spettacolo di questa
natura, vergine e sei vaggia, nessuna penna de-
scrivere le impressioni provate da chi trovossi
solitario nella immensità di quei silenzi. Quante,
quali svariate idee si successero nella mia
mente in quelle quattro eterne ore bo quel
greppo contate !
I.a Sardegna, questa nobile iena schiacciata
dall'accidia, propria e dall'abbandono altrui:
1' ospitalità COSÌ espansiva de' suoi abitanti.
effetto di un carattere ardente che sfrenalo in-
duce spesso al sospetto, talora trascina al de-
litto, donde lauti sbandali ; la miseria che
affligge le stesse zone ov' è mite il clima e le
coltivazioni sarebbero riiiiuneratrici, ove i pro-
Ci Intondo di parlale del Grifone e dell'Avvilii.. in degli
agnolli.
L'Autore con due (laide alla cacoia dogli Avvoltoi
nei dintorni di Capo Caccia (Alghero).
'I'a una fotografìa dell'Autore).
dotti stessi del suolo : l'olio, il vino, il legna-
me e (pielli dell'industria : eaccia e pesca, non
trovano esito per la mancanza delle comuni-
cazioni ! Provava un rivo muso di compas-
sione...
Volto il guardo alla prossima foresta di
Morgoliai, ricordando il racconto recentemente
udito dell' uccisione là avvenuta dei famige-
rati briganti Sauna e della morte di due sol-
dati, ignorate vittime del dovere. - ispezionava
le cariche della mia Winchester e della rivol-
tella...
Indi un pensiero ai diletti parenti e agli
.•unici mi rasserenava l'umore. Ma a svagarmi
questo Avvoltoio non giungeva mai : COSÌ so-
pravvenne la sera e. richiamata col fischio la
guida, assieme discesi il munte, spossalo e de-
luso, per ritornare dove avevamo lasciati i
cavalli e dove trovai il mio padre laico Dal
Atlante ornitologico. — Parte I.
ATLANTI'. ORNITOLOGICO
Nero, che mi attendeva. Egli aveva visitato i
dintorni ed ucciso alcuni ('ovvi e parecchi uc-
celletti interessanti. Cercammo un posto ìipa-
rato, vi alzammo la tenda e accendemmo un
buon fuoco per sgranchire le membra indolenzite
dal freddo. Riscaldati o rifocillati abbiamo ce-
duto alla stanchezza : ci sdraiammo vestiti e
il sonno ci colse.
All'alba eravamo desìi, l'na giornata fredda,
ma splendida; le creste delle montagne illumi-
nate dai colori metallici del sole nascente ;
argentate, le cime degli alberi dai cristalli della
brina. Lasciato il Dal Nero, mi ridussi al ca-
panno colla guida, che retrocesse alla nota
consegna. Eccomi di nuovo solo a far la guar-
dia al cavallo morto. Ma lo spettacolo oggi era
smagliante e apriva il mio animo ai più lieti
presagi. Infatti, scorsa appena un'ora, mentre
stava rosicchiando un pezzo di galletta e del
cioccolato, un liscino attrasse la mia atten-
zione. Fu l'avvertimento della guida che un
Avvoltoio era in vista. Volava lento lento colle
lunghissime ali distese e il capo rientrante fra
le spalle. Sopra un picco alla distanza di mezzo
chilometro, si alzò e mi passò quasi sulla testa,
volgendosi in continui giri, ma altissimo. Io
non battevo palpebra, stava accoccolato colla
carabina pronta nella più ansiosa attenzione.
La manovra continuò mezz'ora, egli a roteare,,
io a torcermi il collo per seguirne le mosse.
Mi si affievolì la speranza. E d'altronde? Ti-
rargli no, distava troppo, non 1' avrei colpito
e la giornata sarebbesi perduta ; mi armai di
pazienza e attesi. Ad un tratto osservandolo
in una sua svolta col cannocchiale, m'accorsi
che lentamente scendeva, dopo pochi minuti
(iilo e con tardi movimenti sceso sulla carogna
del cavallo, volto l'occhio irrequieto dattorno,
si pose a mangiare. Era un precursore, so-
praggiunse tosto un secondo, indi un terzo, un
quarto e nel volgere di un' ora ben otto Av-
volto] dilaniavano avidamente, contendendo-
selo, il carcame.
Volli divertirmi qualche tempo, assistendo a
quel vorace banchetto, prima di puntar l'arnia
sull'individuo più adulto, che colpito stramazzò,
e di diriger altri due colpi ai suoi compagni
fuggenti, elio per la lontananza riuscirono due
salve di buon viaggio. Fui pago: avevo ucciso
uno stupendo soggetto, una rara, una inspe-
rata ventura mi aveva permesso di avvicinare
laiiio questi sospettosi rapaci da poterne osser-
vare con tutta calma e attenzione il contegno
e le mosse.
Montai il balzo e mi avvicinai al morente,
che subito mi si rivoltò contro. A schermirmi
da quella pericolosa attestazione di gratitudine,
che mostrava l'intenzione di darmi, e per non
rovinarlo gii sparai a bruciapelo un colpo di
rivoltella nell'orecchio »■ cadde. Pesava 15 chili,
aveva la lunghezza di un metro e venticinque
centimetri e le ali spiegate oltrepassavano quella
di tre metri e mezzo. Lo caricai sulle spalle
della guida : tornati al posto dei cavalli e le-
gatolo alla sella, ritornammo gloriosi e trion-
fanti a Nuoro.
Altre due volte ho insidiato gli Avvolto]: a
Capo Caccia (Alghero) e sui Monti Sinnai nella
L'Autore e Vittorio Dal Xero ritornando dalla Bai
bagia Oriolai, dopo d'aver ucciso l'Avvoltoio degli agnelli.
1 1 i;i una fotografia dell'Autore).
Regione dei Sette, Fratelli (Cagliari). Attratti
col solito sistema della carcassa, in entrambi
i luoghi prontamente convennero ; per cui se
queste, caccic riuscirono per me fortunate, at-
tese le prede che ne feci, non mette conto de-
scriverle, poco interesse offrendo al lettore.
Parimenti dicasi dell'altra al Gypaetus, l'Av-
voltoio degli agnelli, specie molto rara e dif-
ficile a cogliere, e che io, nascosto sotto un
burrone, ebbi la buona sorte di uccidere a volo
a Mainogada nella Barbagia Ollolai (Nuoro).
;;. /.e cacete ai Fenicotteri.
11 Fenicottero, all' infuori della Sardegna, in
Italia e assai raro. Ignoto quindi a molti, sento
il dovere, come usasi in società fra persone
civili, di farne la presentazione. Questo uccello
bianco, più o meno tinto di roseo, col grosso
becco e le lunghissime gambe rosse, colle ali
marginate di un rosso sfavillante è il più alto
Ali WI'K ORNITOLOGICO
75
dei nostri trampolieri, dacché si eleva perfino
a in. L,50. Appartiene alla fauna africana; del-
l'Europa non frequenta che le lagune alle boc-
che del Rodano in Francia «■ le marismas del
G-uadalquavii' in Spagna e vi nidifica.
Le femmine depongono due uova sopra un
cninolo ili terra, la « - 1 1 ì altezza, a seconda del
livello dell'acque, sale anche a 70 cui.: covano
posando sul nido colle zampe addoppiate e non
a cavalcioni e tuffate in acqua, come general-
mente si ritiene, e che constatai erroneo nella
\ i-iia che feci loro in Andalusia nel maggio
del ISilS. La carne salata, grassa, oleosa non
è commestibile; una vera rinomanza gastro-
nomica è attribuita alla larga e grossa lingua;
essa data dai tempi più antichi e ne troviamo
conferma nella descrizione delle isole del Capo
Verde (1699) del Capitano Dompier.
In Egitto i Fenicotteri forniscono utile og-
getto di commercio. Nelle isole dei laghi di
Mcnznleh e Matoeotis e nei bassi t'ondi circo-
Stanti si stendono delle grandi reti a larga
maglia. !'l a le quali se ne collocano alcuni im-
balsamati colla lesta sotto l'ala per illudere
sulla sicurezza della località ed affidare i bran-
chi ad appollaiai visi. Arrivano sul calar della
notte e le prese sono copiose^ se questa è senza
raggio di luna e tenebrosa. E l'Arabo prole-
tario usa altra industria raffinatagli dalla po-
vertà: solo, senz' alcun apparecchio, sommer-
gevi nottetempo fino alla bocca e copresi la
testa d'erbe, indi procede con cauta lentezza
tino a raggiungere la. sentinella avanzata (è il
fenicottero di vedetta), gli abbranca le gambe
e celeramento 1' affonda per impedire clic col
grido svegli ed allarmi i compagni.
Così avanzando si impossessa d'altri, prima
clic la moltitudine si desti impaurita e fugga.
E una lotta di dabbenaggine fra assalitore e
assalito, cui non si saprebbe dar fede se non
ne asserissero la. verità osservatori autorevoli,
quali il compianto mioaniicoMacpherson ed altri.
I predati o s' ingabbiano per spedirli a rifor-
nire i Giardini Zoologici d'Europa si com-
pongono eolle ali incrociate sul dorso per esi-
tarli ai mercati di Damietta, Materieh e l'orto
Said. Ma ho troppo divagato e torno in Sardegna.
(ini i fenicotteri arrivano in settembre per
riparlile nell'aprile, pochi restano all'estate e
non nidificano. Presso Oristano o dattorno a
Cagliari la loro prediletta dimora sono quegli
stagni, dove l'acqua salata o salmastra costi-
tuisce quasi dei piccoli mari di poca eleva-
zione e soggetti i più alla marea, o l'acqua
dolce espandisi in laghi non profondi e in gran
parte ingombri d'erbe o a canneto. È il regno
della malaria << intemperia ■> come la dicono i
sardi, i quali però confondono colle febbri alile
malattie; i dolori reumatici, le congestioni, le
dissenterie etc. e narrano che il forestiere col-
pili può facilmente soccombere in pocl
ma che, superato l'assalto, si acciaia a modo
da non temerlo più o in forma molto blanda.
Ringrazio vivamente la Provvidenza che mi ha
risparmiata l'occasiono di appurare la verità
dei due asserii!
È uno spettacolo sempre nuovo, sempre at-
traente, cui avviene spesso di assistere, il pas-
Saggio dei Fenicotteri sulla città di Cagliali.
lU-ranilnri allo Stagno ili Sa&su. n< 1 ranvtln -alili.
a caccia ili Fenicotteri.
(Ila una luti. filini ih 11 Aulinii,
quando dallo stagno di Quarta si portano a
quello di Santa Grilla od al mare cacciati dal-
l' innalzamento delle acque. Sono enormi torme
di centinaia, alle volte di migliaia dal volo a
cuneo, come quello delle oche, ma meno alto
e meno rapido; è un immenso nastro che svol-
gisi lento nell'ampiezza del cielo, alternandosi
ora bianco niveo, ora roseo, ora rosso sfavil-
lante, in guisa da raffigurare una striscia di
fuoco. E che tale apparizione torni gradita
agli stessi sardi, me lo provano quei famosi
fanciulli del tralariliolà, tralai-iliolà che oziano
sulla piazza di Cagliari col cestino in testa,
in attesa di una commissione e di un soldo,
i quali alla vista della (lente tinnitili jCente
rossa, come sono chiamati in Sardegna i Fe-
nicotteri) si entusiasmano, e prorompono in
grida festose.
76
ATLANTI'. ORNITOLOGICO
Ma veniamo alle caccie. Si fanno «li giorno
o di notte, volli goderle tutte due.
('uccia di giorno.
Partii da Oristano eoi fedele l>al Nero, erano
le dieei del mattino, l'equipaggio modesto: un
carretto, l'unico veicolo adatlo per attraver-
sare quelle grandi estensioni paludose ingom-
bre di cisti, sopra così dette strade perdentesi
qna e là nella campagna, o in terreni inondati
d'acqua piovana, nei «inali le ruote si affon-
dano fino all'asse; il ligneo sedile, la mancanza
di molle, quell'incessante strabalzameli to con-
vertivano questo mozzo di locomozione in un
vero antidoto contro le indigestioni. Dopo due
ore di tale trattenimento, pesti come due mer-
luzzi, ci scaricammo in una barca sullo stagno
«li Sassu. Era una chiatta con fondo piano per
poter tragittare su quei bassi l'ondi. Avevamo
sterminati branchi di Fenicotteri schierati da-
vanti per oltre un chilometro, il luogo era
spianato ed aperto, non un albero, non un
ramo. Ai raggi di uno splendido sole meridio-
nale, era un arcobaleno dai colori smaglianti,
che il continuo movimento rendeva ondeggiante
sulle acque glauche dello stagno, camminavano
perlustrando i posti meno profondi in cerca di
chiocciole, non avvedendosi di noi o non cu-
randosene. Ci accostavamo a rilento, attoniti
davanti a quella scena, colmo l'animo di stu-
pore, di speranza, di trepidazione. Ma giunti
a circa 400 metri da essi notammo che la loro
quiete turbavasi, a un tratto coi lunghi colli
drizzati l'esercito inglese (come qui anche li
appellano) s'era messo in allarme; non un mi-
nuto da perdere, punto la Winchester su quello
clic eccede e lo freddo. Tiro poscia tutti i sette
colpi disponibili ; ma senza risultato, abbenchè
il Dal Nero e i compagni vogliano assicurarmi
che altri ne ho feriti. L'alzata fu generale,
strisciarono sull'acqua colle gambe e le ali,
come i cigni e le folaghe, ed elevaronsi gra-
datamente a grandi altezze per recarsi all'altro
lato dello stagno, emettendo rauche grida e
volando col lungo collo e le lunghissime gambe
distese. Una nube infocala si agita e dilegua
nel cielo. Non rimase altro a fare che racco-
gliere il morto, un esemplare adulto in superba
livrea e riprendere la via di Oristano.
Due giorni dopo partimmo perCabras; questa
volta a cavallo. La giornata era splendida,
soffiava da scirocco un' aria spossante, sul
meriggio (piando tutto tace e la natura stanca
sembra addormentarsi. Avevamo percorso o
piuttosto i nostri rassegnati bucefali aveano
calpestato il fanno e l'acqua di mezza strada,
che e' imbattei > in una allegra brigata di
pescatoli; vestiti alla foggia del paese canta-
vano in coro, ora debili ora sonore quelle
melodie si spendevano nell'aere senza eco; mi
arrestai, contai loro alcune monete invitandoli
a replicarle. Era questa la canzone Sarda:
Candoa :i sos pes de una roca umbrosa
M' incontresi unii dio appoggiatili,
Tanti' io una Ae chi testai e festosa
Su olo in una valle liat ispiccadu
Si parat poi in sa si Iva orrorosa
Io su iililn i ' 1 1 osi propaiadu
Ispooiomlo B'&uegra congiuntura
Pro fogliar d'issa una grata pastura
Crederei tradurla così:
D'ombrosa roccia al piodo un di sodalo
Spiccare il volo fra restosa e Usta
Nella valle una silvia eldii io veduto;
Poi internarsi nell'orrida foresta,
Ove il talco attendea la congiuntura
Di far d'essa ghiottissima pastura.
Proseguii e giunsi a Cabras, un paese che
si presenta pittorescamente con uno sfondo di
montagne e rinomato per la bella e robusta
popolazione e pel vino prelibatissimo. Simile
imbarcazione, eguale manovra, medesima preda:
un fenicottero colpito a palla oltre ai 500
metri di distanza.
In queste due escursioni quanto mi sono au-
gurato il barchette colla spingarda delle nostre
lagune !
Caccia di notte.
Mi trovava a Cagliari, dalla cui piazza ve-
devansi nel prossimo stagno di Quartu San-
t' Elena allineati i Fenicotteri. Feci la gita
in barca ; giunsi al posto due ore dopo il tra-
monto, scesi nei bassi fondi, io munito di cal-
zettoni impermeabili, le due guide, che mi
accompagnavano seminude : tutti vestiti di
bianco, e con benclto bianco del pari. Pazienti,
immoti, attendevamo il ritorno dei Fenicotteri,
che qui convengono nella notte a pascersi di
crostacei, di venni e di sostanze acquatiche :
avevamo l'umidità latente sulle gambe, ci cir-
condava un'atmosfera mefitica, 'fratto tratto
un fruscio d'ali ci scuoteva, vane speranze !
erano oche, moriglioni, morette, anitre d'ogni
specie, che a migliaia giungevano, continui
tonfi in acqua e l'ischi, sibili, gridi in ogni tono.
Pioveva a dirotto. Udii un gracidare pari a
quello delle oche, e il sommesso avviso della
nitida: Vossignorìa stia attento, arrivano. Dopo
brevi istanti due enormi croci si disegnavano
nell' aria sulla mia testa, prima che si sper-
dessero nel buio del cielo colla maggiore ce-
lerilà sparai due colpi a pallottola, sentii lo
strepito di (lue cadute, aveva colpito nel segno.
ATLANTI'. ORNITUI.IX.ICO
77
Le due guide arditamente si slanciarono nel-
l'acqua, raccolsero il primo morto, e durai
molta Fatica dal dissuaderle ad inseguire il se-
condo che, ferito emettendo grida e sbattendo
l'ali, si allontanava, nel dubbio che in luogo
del fuggitivo avrebbero preso un bagno che
per la stagione <• per l'ora poteva riuscire loro
fatale; buona gente che non se ne preoccupava,
meno «•erto pel compenso clic per hi soddisfa-
zione di fainii cosa gradita !
Col trofeo rientrai a Cagliari.
Un'altra spedizione l'ho filila a lìiòla con
eguale risultato, impossessandomi di un Feni-
cottero. Ina terza a l'ontis fu invece infrut-
tuosa. La pioggia e la marea coli' insistente
scirocco avi mio alzato il livello dell'acqua, i
fenicotteri clic, in onta alle asserzioni di ta-
luni Autori, sono poco atti al nuoto continuato
non comparvero. Dopo quattro ore di attesa,
dovetti persuadermi all' increscioso ritorno.
Per altre sei notti ho ritentato la prova, in
una sola mi tornò favorevole, anzi con largo
ed insperato compenso, avendone ucciso due.
fu un brilante doppietto del mio Scott.
Conchiudendo rimasi soddisfatto, essendo otto
i Fenicotteri che io ho abbattuto e che. pre-
parati dal diligente Dal Nero, riportai ad an-
niento della mia Raccolta.
4. Cacci*- varie di Sardegna.
Innumerevoli i palmipedi in Sardegna, biso-
gna vedere per credere ; dattorno a Cagliari
e a Oristano in quelle distese, che 1' acqua
stagnante sommerge o che ingombra il canneto
si odono da ogni parte voli, tonti, alate, ca-
priole, grida, mentre nuvole viventi adom-
brano il cielo sviluppandosi, attraversandosi,
confondendosi, roteanti nell'aria in continue e
strane evoluzioni : <■ il carnevale degli acquatici.
Transitando una mattina in carrozza col Dal
N'ero pel paese di Santa Giusta, avvedutisi del
nostro equipaggio, ci rincorsero tre ragazzi
gridando : « Vossignoria vuol fare la caccia
delle anitre coi /assoni! » Al mio «sì» irrup-
pero in un urlo di gioia, in meno che noi dico
uno era già salito a cassetto, due appiccati
dietro al nostro veicolo, meno male che la
mancanza di molle toglieva il pericolo che
scattassero; quanta vita traboccava in quei tre
diavoletti impregnati d'argento vivo ! In breve
ora giungiamo allo stagno di Santa Giusta, un
largo specchio d'acqua monotona, stanca, ove
pare si rifletta in pieno giorno la luna, presso
al mare, però non comunicante con esso, a
differenza di quello di Sassù e di Merceddi da
un lato, di Mistrcs e di Pontis dall'altro:
copiose le anitre, abbondantissime alcune spe-
cie: il Moriglione, la Moretta ed altre. Il cir-
cuito, costituito da terreni acquitrinosi, e il
paradiso delle Pavoncelle, dei Beccaccini, di
tutti i Ripari, contermina il lago un fittasi
canneto alto olire due metri; è qui che le
anitre diguazzano, uscendo sul far di scia quando
il lago è tranquillo, avendo sgombrato i pe-
scaioli di muggini e di lupi di mare, che tulio
il giorno lo solcano sui harchelti o sui fasSOTlì.
Mi raggricchiai dietro un grosso cisto. Mon-
tati su fasci ili caline e tife palustri intrecciale
in maniera da formare una, zattera (sono i fas-
soni), quei fanciulli si avventurarono ove l'ac-
qua sormonta il metro e, associandosi due
cacciatori, penetrarono fra le canne e sparvero.
Là con uno strepito indiavolato, con qualche
sparata all'aria continuarono a disturbare i sel-
vatici per obbligarli a levarsi o shoccare fuori.
Si udivano lo schiamazzo e le schioppettate
intermittenti, si scorgeva l'agitarsi, il piegarsi
delle cannelle e qualche anitra o qualche fo-
laga uscire siili' attenti spaurita ed incerta.
All'improvviso un forte fracasso manifesta l'al-
zata di un centinaio di Morette che si dirigono
alla mia volta; sparo, ma le legioni si succe-
dono alle legioni, sono parecchie migliaia di
volatili, che mi offrono il destro di tirare di-
speratamente per oltre un'ora. Il tardo Ger-
mano precede il velocissimo Moriglione, le al-
legre brigate di Alzavole crepitando seguitano
i Fischioni, vengono tutti coscienziosamente
a ricevere da me il battesimo di fuoco, indi
ronzano ad ali spiegate sullo stagno e si ca-
lano nell'acqua morta, ho davanti a me uno
strato smagliante direi quasi metallico, i cui
variati colori irraggiati dal sole scintillano pel
continuo movimento. Fu disdetta che un osti-
nato liheccio abbia impedito il volo delle fo-
laghe, toltomi quindi il piacere di ucciderne e
di adornare lo strato col morbido velluto della
loro livrea.
Cogli stessi uomini ci portammo a battere
collo stesso sistema i piccoli stagni dolci di
Palmas e Ponti-flgus. Qui i ragazzi, faceva caldo,
gettati gli indumenti e rimasti nel tout-de-
méme ereditato da Adamo, si tuffarono lino al
petto, era l'unico metodo per avvicinare le
folaghe quasi a tiro di bastone e cosi costrìn-
gere le riottose a prendere il volo e, trapas-
sando le brevi lingue di terra che intersecano
il lago, esporle al ben nutrito mio fuoco. Ciò
compito, li congedai. Addio bravi ragazzi preoc-
cupati più che della misurata mercede, che vi
ho concessa, dal desiderio di tentale liuti i
mezzi per completarmi il divertimento!
Siamo all'atto terzo del dramma, cambia
Ts
ATLANTE ORNITOLOGICO
scena; i tre cacciatori rimasti mi appalesano
il loro piano, che accolgo. A scia inoltrata far
la posta alle Oche al sud di Santa Giusta verso
Sant'Anna in una località, ove ne pascola abi-
tualmente un certo numero, e nell'intermezzo
cacciare le Pavoncelle.
Questi eleganti uccelli smettono la innata
diffidenza se avvicinati da una carrozza ed è
quindi con tale sistema che nella mia coi due
arditi ed infaticabili cavallini, internandomi fra
gli sterpi, tirai loro a volo ed a termo. Quale
divertimento ! Talora sbuca dal piede del clia-
maerops una lepre o un coniglio, talora grida
un beccaccino e coi rapidi zig-zags sublima il
tiro, e s'ingrossa il carniere, ove il pelo e la
penna trovano comune ricetto. Ilo arrischiato
anclie un colpo di carabina a 400 metri su
cinque Gru, che se ne stavano immote presso
un piccolo specchio d'acqua, ma senza risul-
tato e intanto annottò.
È il momento della posta, la caccia serale
al passo, (piando le oche dal mare vengono
alla palude in cerca di cibo. La nostra truppa
componesi di tre cacciatori, due uomini di
scorta e il cocchiere. Mi nascosi fra i giunchi
su una prominenza, due cacciatori ai fianchi
ma molto scostati, uno dappresso, Dal Nero in
calessino a mezzo chilometro di distanza. 11
cielo era sereno, limpidissimo, brillava d'inso-
lita luce la costellazione dell'Orsa Maggiore,
lontano lontano il cupo rombo del mare, una
di (ptelle notti d'inverno delle quali solo i climi
meridionali hanno il privilegio, non tirava vento,
l'umidità penetrava nel mio abito e mi scor-
reva un brivido per l'ossa. Quell'isolamento,
quella taciturnità, l'ora m'ingolfarono nella
percezione tormentosa del passato: i ricordi di
una gioventù ordita di sogni e di speranze, le
infauste delusioni che la schiantarono, l'alta
sventura che ha tollerato il mio cuore, la con-
siderazione che da vario tempo mi aggirava
Ira queste arie metitìclie, regno delle febbri le-
tali, la carità dei miei Genitori, il conforto di
poche, ma provale amicizie, la pace della mia
home, il diletto dei miei studi, tante e così
svariate memorie rattristavano il mio pensiero.
Per scuotermi scambiai alcune parole col cac-
ciatore, quando udimmo un fruscio d'ali spe-
dito, fu un volo di morette che quasi ci stri-
sciarono sulla testa, poi un secondo, poi un
terzo e via via, ma l'ordine era il tiro alle
oche, non poteva trasgredirlo. D' intorno l'acqua
veniva agitata dal piombare delle anitre e grida
e liscili, rimanere spettatoli inerti era un vero
tormento, <■ in quel tormento ho passata un'ora,
(piatilo eterna quell'ora ! È pur vero che la du-
rala ilei tempo si misura dalle impressioni che
ci colpiscono: mi è volata in un baleno tutta
lina vicina notte nel Casino di Sassari in quella
festosa ospitalità, tra quelle Donne dai modi
squisiti, dagli occhi stellanti, tra quei nobili
Sardi, nei (piali ogni gesto, ogni discorso svela
L'influsso del loro clima, (pianto più lunga è
questa sola ora in maremma! Il cacciatore
sonnecchiava, manna forte detonazione ci scosse,
sentii tirarmi la l'alila del vestito e sussurarmi
<• i CCO le «clic ».
Girai l'occhio, nulla vidi, sentii però (pici
grido particolare: chec, cine, elice farsi sempre
più chiaro e distinsi una nuvola oscura che si
avvicinava: una dozzina di oche. Tirammo i
«piatto colpi, due tonti in acqua e poco dopo
un terzo. Il cacciatore accorse e ne raccolse
due, che si dibattevano nell'agonia, l'altra
sbattendo l'ali s'involò fra le canne. Mi sono
impossessato di due stupendi soggetti dell'Oca
granaiola. Sparammo replicatamente ad altri
due branchi, ammazzando però un solo maschio.
La notte avanzava, erauo le dieci, la mano
mi si irrigidì sul fucile, mi colsero la stan-
chezza ed il freddo, diedi fiato al corno per
chiamare a raccolta. Presso la carrozza trovai
i due cacciatori, i quali mi attendevano e mi
consegnarono altre tre oche, che avevano uc-
cise. Sciolsi la compagnia e tornai col Dal Nero
a Oristano, arrivandovi a mezzanotte intronati
dai gridi delle anitre. Feci l'inventario: Sei oche.
cinquantasette fra anitre e folaghe, una trentina
di beccaccini, frullini, pavoncelle, una beccac-
cia, un coniglio, due lepri : ecco la preda di
questa impressionante e faticosa giornata!
La Gallina prataiola, questo saporito selva-
tico, oltreché nelle Puglie e in Sicilia abbonda
discretamente in Sardegna e predilige i con-
torni d'Oristano, ove vive, in branchi di trenta
e piìi individui ove staziona, ove nidifica; nella
rimanente Italia è rara, di passo regolare nel-
l'autunno o nel verno. Ha lento il volo, il nero
più o niello intenso si avvicenda col bianco e
col lionato a venderne speciosa la livrea: abi-
lissima alla corsa, salvasi spesso dall' insidia
colla fuga e rende così difficile l'avvicinarla.
Un giorno che cacciava nei piani depressi e
acquitrinosi dello stagno di Santa • ìiusta le l'n
uno dei tanti giorni nei quali ebbi la ventura
di ammirare i costumi bizzari di pescatori dalle
faccie abbronzate, dalle forme atletiche, di
pastori ravvolti nelle pelli e incappucciali, di
donne colle ceste in testa di legna affascinata;
un nuovo mondo che retrocedeva lamia fantasia
lontano lontano in altri temili, in altri luoghi)
vidi un gruppo di circa quaranta Otarde minori.
ui.wii ORNI i n <>
79
La guida mi disse: «sodo Pidragias • •. che
è il nome sardo e aggiunse : «non si abbordauo».
Ricordai allora un metodo già adoperato in Al-
geria, e volli applicarlo anche qui. Diressi i ca-
valli al galoppo in maniera da formare un angolo
acuto col punto dove si trovavano gli uccelli e
senza perderli di vista, lusingandomi che si na-
scondessero nel folto dell'erbe, come aveva letto
avvenire. Ma tristo ohe rimanevano immobili,
cangiai tattica ed a trecento metri ili distanza
descrivemmo un cerchio, restringendolo gra-
datamente per chinderli nel mezzo. Neanche
questo partito portò l'effetto ; nel secondo giro
uno, poi due, indi tutti si levarono a tardo
volo per rimettersi ad un chilometro di di-
stanza sopra un'altura. Tre volte replicammo
il tentativo, tutte tre volte con pari insuccesso;
mi accorsi però che era sistematico il loro tra-
sferimento da questa a quella località, sempre
presso a poco le stesso. Famoso strategico,
mutai piano di battaglia: le canne non man-
cavano, appiedai, e. occultato di presso al sito
donde erano partite, commisi alla guida di re-
carsi a cavallo dietro il branco là dove erasi
rimesso e con abili e pazienti mosse rilevarlo,
dirizzandomelo incontro. «Ho inteso l'ordine
di Vossignoria », fu la risposta e s'involò. Da
un pertugio, che aveva aperto nel mio agguato,
sorvegliava queste otarde ad occhio nudo,
prima tranquille e accovacciate, dopo qualche
tempo agitate, a rincorrersi, finalmente levarsi,
dirigendosi al primitivo punto, precisamente
ove io era nascosto ; passarono a trenta metri
e due caddero estinte dal mio piombo. Udii
uno strepitoso battere d'ali simile al suono di
un filo metallico vibrato dal vinto, e questa
volta si perdettero nelle nubi. I due esemplari,
spellati colla solita accuratezza da Dal N'ero,
arricchiscono la mia Collezione.
Il giorno dopo mi riportai sul sito; aveva
divisato di fare l'esperimento della vacca ar-
tificiale per accalappiarne altre : un piano stu-
pendamente immaginato e industriosamente ap-
parecchiato; sogni dorati, che dileguarono per
una semplicissima ragione: mancarono le otarde:
la storia del famoso intingolo di lepre che un
cuoco, per quanto capace egli sia, non sa ac-
conciare se non ha il lepre ! !
I tordi, segnatamente il bottaccio, invadono
l'isola; negli oli veti, nel bosco ceduo, negli
alti fusti trovansi dovunque ; spaventati si al-
zano a centinaia per rimettersi davvicino: si
uccidono col fucile: le reti, gli altri sistemi di
aucupio ponno dirsi ignoti in Sardegna. All'a-
spetto, la sera quando vengono ad appollaiarsi,
è la caccia, che prediligono gli isolani.
Siede Sassari, ridente citta, nel cenilo di uno
sterminato bosco di giganteschi olivi : si parte
sul tramonto in allegra brigata, lo schioppo ad
armacollo, alla cintura una trentina di cartue-
cie e l'impermeabile arrotolato sulle spalle.
indivisibile compagno in un clima spesso umido
in questa stagione e si mpre incostante. Va-
riato, pittoresco il panorama; il glauco degli
alberi, si confonde licitino nasconde l'az-
zurra volta del cielo: lontano, lontano il maro
di l'orto Torres corona e contermina mug-
ghiarne l'infinito orizzonte: variato pine il sen-
tiero su nuda balza, su viottolo montano.
Frequente è 1' incontro di pastori che recansi
a passare la sera in città in carretto, a ca-
vallo, a piedi, nei nazionali costumi colle Imo
donne dai corsetti a color; diversi, ina sempre
brillanti e dagli occhi fulgenti, e cani, e man-
die di pecore, che ingombrano la via. Ma voi
dovete proseguire il cammino, non curanti che
di giungere in fretta ove l'uliveto si all'olla ;
la via principale fu abbandonata da un pezzo;
da una proprietà privata, scalando muretti di
contine costruiti a siero, siete passati in una
seconda, in una terza fra gli sterpi, sulle spine
dei fichi d'India, sempre avanti: l'ansia di
giungere a tempo, il continuo tzik, tzik dei
tordi vi metton l'ali al piede. Finalmente, ec-
coci giunti! Sotto un'annosa pianta o dietro
un cespuglio, col guardo vagante sugli olivi
dattorno ad attendervi i sopravvenienti. Il sole
declina, cominciano gli spari, aumentano, di-
venta un fuoco nutrito di fila. Il colpo è dif-
ficile : al ramo, attesa la tinta verdognola del
tordo confondentesi con quella delle foglie del-
l'olivo; al volo, quasi impossibile per la grande
rapidità: ostacola in entrambi i casi l'incerta
e scarsa luce. Spesse volte un tordo dà celere
la rassegna alla lunga stilata dei cacciatori, e
Ira la salva dei molteplici tiri, prosegue inco-
lume e s'invola, destando il generale stupore.
Abbenchè ai soli esperti sia dato raccogliere.
e di rado, una dozzina di prede e i più deb-
bano accontentarsi di una o due ogni sera, il
convegno dei cacciatori è numeroso.
Il complesso attrae, affascina ; piacevolissimo
poi è il ritorno aggruppati, così i racconti
delle singole avventure, e l'ingenua ostinazione
di tutti nell' affermare la propria abilità, con-
trastata da particolari accidenti. La buona com-
pagnia del doti. Ignazio l'iras Solinas. un per-
fetto gentiluomo, un apprezzato amico, del
quale e della leggiadra sua Dama non dimen-
ticherò mai l'accoglienza festosa e cordiale, lar-
gamente mi compensò del risultalo di quota
parlila di caccia ai tordi, che forse anche per
80
atlanti; orni kh.ogico
hi notte nebbiosa e fredda, si compendiò in un
unico colpo, che rese vittima un novero mer-
lotto! D'altronde, i ioidi sono grassi, bene
pasciuti «li mirto e di ginepro, saporitissimi e io
feci un bel tratto (forse non volontario) di ca-
valleria lasciandoli tutti ;i disposizione dei mici
linoni ospiti di Sassari.
Ina seconda prova la tentai a Osilo, il
paese rimarchevole pei ricchi abbigliamenti
delle donne.
Partimmo da Sassari in carrozza, ciano meco
Dal N'ero, l'auriga cuna guida. Per via quest'ul-
tima si rivolge a Dal N'ero e gli dice: « Sci
veronese, ti conosco» Dal Nero strabilia. «Molto
spesso ti vidi, prosegue, e ammirai i tuoi uc-
celli >>. l'ai Nero scoppia dalla curiosità.
Allora gli spiega che aveva prestato servizio
nella Cavalleria, che era stato di guarnigione
a Verona e ricordava quei tempi felici del suo
(lassalo. Questo simpatico giovinotto, più ma-
gro del veni, ci confessò che trascinava una
vita di tartaruga inutile e misera colla pesca
vagantiva <• che si era risolto a recarsi nelle
miniere d' Igloias per migliorarla, se gli sarà
concesso. La caccia fu fortunata per la presa
di dodici lordi, ma le mancò il contorno esi-
lararne e poetico: la, compagnia dell'amico
l'iras Sali il as e l'allegro cicaleccio del ritorno.
11 racconto delle mie caccie in Sardegna è
finito; lo suggello ringraziando i linoni Amici,
che col consiglio e gli aiuti agevolarono il mio
compito ed esprimendo la riconoscenza più
viva al mio caro Vittorio Dal Nero, il fido.
L'inseparabile compagno nelle ardite avventuro
delle mie escursioni (').
Quanti aneddoti avrei potuto narrare, se non
avessi temuto di rendermi lungo e noioso !
Quando, percorrendo a cavallo quelle ster-
minate lande, per chilometri e chilometri af-
fano deserte, incontravamo brigate più o meno
numerose di paesani, pur essi montati ed ar-
mali tino ai denti, che appena ravvisati ci
muovevano incontro, rispettosamente salutan-
doci e ci dicevano: «Fa buon viaggio, hai un
po' di tabacco?» io rispondevo spiacente di
non avere L'abitudine e tiravo innanzi il più
delle volte seccato, ma Dal Nero, abbenchè
astemio anch'esso, si all'iettava a tornirli di
sigari toscani, dei quali precauzionalmente te-
ueva piene le tasche e non appena s'erano al-
lontanati con alia trionfale, dicevami : <• Anche
questa è passata ».
i Noi Giornale /--' Provincia di Padova dol marzo*aprile
1901 ho parlato diffusamente delle Caccie al Cervo al
Chi^liiale, al Mulìmir r\<.
E quella notte, l'ultima di carnovale, che
passeggiavamo oziando la deserta piazza di
Oristano e fummo avvicinali da Ire pescatori
clic ci dissero: « Eh ! venite a liere la Vernac-
cia! ». I.i seguimmo, era buio pesto; a poca
disianza ci fecero entrare in una cantina sot-
terranea, ove erano radunate altre persone e
chiusero dietro a noi la porta a catenaccio.
Si dovette tracannare qualche bicchiere del
vino prelibato e fra gli evviva vollero ricon-
durci in piazza. Dal Nero replicavami il ritor-
nello : « Anche questa è passata ! ».
In famiglia si volle festeggiare il nostro ri-
torno in una brigatella d'intimi amici: mio
Padre chiese a Dal Nero quale fu l'occasione
più emozionante del viaggio. N'ebbe hi pronta
risposta: « Non posso dirle la più emozionante,
ma posso assicurarla che la più ricreante fu
quella di sentirmi, non con uno. ma con tutti
due i piedi nel ritorno sul porto di Civitavec-
chia ! ».
.Ma basta; mi manca 1' ardire di sommini-
strare altre dosi del mio sonnifero ai lettori.
Finalmente a titolo di curiosità cito la Cac-
cia che si pratica ai Falchi col (Info reale,
metodo che ora si usa più che altro in Ger-
mania e (die nei tempi nudali fu in grande onore
in Francia ed in Italia. Allora si usava invi-
schiare dei grossi rami d'albero, ed i Rapaci,
i Corvi, le Cornacchie, che accorrevano ad am-
mirare il Gufo, se ne impiastravano cosi Le
ali da cadere a terra impotenti a volale, e in
tal modo divenivano facile preda del cacciatore
nascosto nelle vicinanze.
Oggidì invece si fabbrica una capanna dili-
gentemente nascosta e fornita di spiragli per po-
ter cacciare fuori il fucile e si ha la cura di sce-
gliere unalocalità bene aperta e sforni la di alberi,
il cacciatore vi colloca vicino un albero morto
e coi rami senza foglie o pianta la capanna
nei pressi di quello, il Gufo è legato su di
una crocetta alta circa mezzo metro e si porta
sul luogo in una gabbia scura. Se non lo si
ha vivo, si usano anche uccelli preparati, ma
ciò è meno attraente pei Rapaci o meno di-
vertente pel cacciatore. In tal modo si uccidono
in gran copia Averle maggiori. Corvi, Ghian-
daie e Rapaci di ogni genere, eccetto Le Alha-
nellc le (piali non sembrano ventre al Culo che
sul far di scia.
I Culi giovani sembrano più adalli perchè piii
vivaci, pili attenti e quasi terrorizzali all'at-
tacco del Falco, mentre i suggelli vecchi sono
quasi indifferenti e si portano presso le ca-
panno (piando s'avvicina il nemico. 1 Rapaci
tentano colpire il Gufo sulla schiena, di ferirlo
\ I L v\u-. ORNI rOLOGH
SI
cogli artigli e talora gli colano così dappresso
che non si possono accidere senza tema ili ro-
vinare il Grafo. In tal modo si catturano Astori,
Nibbi, Pojane, Aquile; sembra però che gli
A \ voltoj non si lascino tentare dalla presenza del
fililo reale. K una caccia assai divertente, ma
poco usata chi noi pella grande difficoltà di pro-
curarsi i Gufi (').
Classificazione degli Uccelli.
Si chiama Tassonomia o sistema quella parte
della Biologia, clic cerca di dividere L'insieme
degli esseri viventi in raggruppamenti.
Il raggruppare idealmente degli esseri dicesi
classificare, il risultato del classificare chiamasi
classificazione, e i raggruppamenti, che risultano,
diconsi classi (in significalo generico) o (jritjijii
o assembramenti, si classifica in base a qualità
degli esseri classificati e tali qualità, di cui ci
serviamo, diconsi genericamente caratteri che
significa segno, impronta (Ficaxbi).
Gli uccelli noti si aggirano circa sulle tredi-
cimila specie e naturalmente si dovettero di-
videre in gruppi morfologici, tale fatto si chiama
classificazione ornitologica. Nel coordinarli si
ricorse ai caratteri esterni ed interni, cercando
(pianto piti era possibile di rendere logici quoti
gruppi. Noi includiamo il complesso di tutti
gli uccelli noti nella sottoclasse Uccelli (Aves)
compresa nella classe dei Sanropsidi (SAUROP-
sida), che è formata dai Elettili e dagli Uccelli. La
sui rodasse è divisa in « ordini », questi in «fa-
miglio ». le famiglie in « generi », i generi in
« specie»; quando le famiglie sono parecchie
si raggruppano in un « sottordine », più sot-
tordini in « sezioni », le famiglie in « sotto-
famiglie », i generi in « sottogeneri ». Il con-
cetto di « specie » fu introdotto nelle scienze
biologiche da i • . lìay (inglese, n. 162.S, in. 170E .
che fu il primo a precisare i gruppi, a usare
un'esatta terminologia e a prendere per base
della classificazione zoologica l'Anatomia. Una
specie zoologica, è un « gruppo di organismi vi-
venti, die differiscono soltanto per caratteri
incostanti e sessuali -, questa la definizione;
possiamo dire che la specie nel vero senso della
parola non esiste, ina ebe noi raggruppiamo
sotto questo nome soggetti clic presentano in-
ter se gli stessi caratteri, tanto interni chi'
esterni, cioè l'insieme di quelle cose che pre-
sentano le stesse qualità, ovvero che hanno
iìiler se qualità comuni, che possono pro-
durre individui simili tra loro, i (piali alla
loro volta sono fecondi. Alle piccole variazioni
dipendenti da abitudini, ambiente di vita, lo-
calità od altro clic emanano da un ceppo pros-
simo e, se non del tutto, nel complesso costante
e al (piale si connettono con individui intermedi]
si diede il nome di « sottospecie », adottando
la dicitura trinomia. Oggidì però si moltipli-
cano così le distinzioni sottospeciliehe da in-
generare gravi confusioni, rendendo meno serie
le ricerche scientifiche. E si proposero nomi
differenti per indicare le varie modificazioni,
che la specie tipo subisce nei varii paesi e si
fissarono caratteri troppo fantastici e di lieve
momento. « La qual cosa a parer mio ( 2 ) non
si può coscienziosamente intraprendere, perchè
queste modificazioni passano impercettibilmente
dall'una all'altra, e per infiniti piccolissimi
cambiamenti si svolge e si sviluppa una catena
composta di una quantità di piccoli anelli tutti
tra loro collegati ». Ed una gran parte di queste
moderne distinzioni furono talora stabilite su
di un solo soggetto, confrontandolo con qual-
che altro analogo di provenienza molto distan-
ziata, senza porre attenzione che nei paesi ili-
ci A Olii Volesse IlKlL'lii'Ui ci , • 1 1 IJ H 1 ì sulle valli- cat'l
sicriio lo seguenti opere: Sforzino da Carcano, F., Tre libri
degli Uccelli da preda, nei quali iti contiene la vera ■
Umt dell'arte de? Stroeeieri, 12.° Venezia, 1687 e \-2." Vi-
cenza, ltì-"-; Schlegel et Verstor v. Wulverhorst, Traile de
Fauconnerie, in-tol. max., avec 17 piche, dont 14 ooloriées,
Leiden, imi 1853] Payne-Gallwey, R., il,, Fowleì in Ir.
(1882); Bacchi della Lega A.. Cacete e continui degli Uccelli
Silvani (1892); Maophereon, II. A. Hiet. > 1897);
(miiì r.. cnrri,i. Falconeria, Uccella — u (1901); UillaisJ.G.
The Hi/./ Fowlet in Scottano", (1901), et e. Riguardo ai libri
ohe trattano Balia Falconeria si imi., dire ohe abbiamo lina
vera biblioteca; Schlegel nel buo classico Praia &u l i
nerie (1853) enumera 157 lavori scritti in diciannove lingue e
l'Harting nella sua Kibliotheca I pitraria (1891), che è m.
paziente ed eruditi. Catnloeo dei lil.ti antichi e moderni re-
lativi alla Falconeria, quota IV me numero di ;;7s pubbli-
cazioni in argomento. A i|uost'nltimo lavoro rimando illettore,
che irolesse approfondire le mi. cognizioni in proposito; rie-
weirà interessante anche per eli italiani, nmlti dei -inali pro-
babilmente ignorano ionie imi pure abbiamo una Biblioteca
Aecipitraria, che comincia da Brunetto Latini (147-1) e con
tinna -tini ai giorni nostri.
t 3 ) M. Pai LUCCI, Fami. Malaeol. Calabro, p. 78 (1879).
Atlante ornitologico, — l'arte 1
li
SI'
vi I \\ ih ORNITOLOGICO
termedi si potevano trovare i vari anelli di
coDgiunzione e senza riflettere che è colle grandi
serie che si devono stabilire le specie. Se molti
Naturalisti tenessero a mente il comune detto :
■■ No being on tln's earthly ball
ls like another, ali in ali. »
noi non avremo a lamentare tante suddivisioni
specifiche in gran parte insussistenti, fondate
sulle parole jiare, sembra ed altre analoghe e
che mettono in non lieve imbarazzo il sistema-
tico d' ogni paese.
Per la natura generale e ristretta del mio
lavoro, io non posso fare uno studio partico-
lareggiato e tipico sulle varie classificazioni
mano mano proposte dagli Autori, e mi limi-
terò solo a citare le principali dai primi tempi
sino ai giorni nostri.
ARISTOTILE (350 anni prima dell'Era Volgare)
nella « Storia degli animali » divise gli uccelli
in due grandi gruppi : a) Uccelli dalle dita dis-
tjiniite; b) Uccelli dalle dita rìwaite e poi po-
nendo attenzione al cibo che mangiano . alla
conformazione del piede, del becco od altro,
ne fece otto gruppi, cioè :
1. Gampsonyches, corrispondenti ai nostri
Rapaci.
'1. Scolecophaga, corrispondenti agli Oscines
o Cantori, eccettuati il Cardellino, il Lucarino
e pochi altri detti Acanthopìiaga e costituenti
il 3 1J gruppo.
4. Senipophaga o Picchi.
5. Perìsteroidi o Piccioni.
6. Schizopoda o Trampolieri.
7. Steganopoda o Palmipedi.
8. Barca o Galline.
Aristotile col suo mirabile libro può bene
chiamarsi il « Padre della Zoologia ».
Plinio (1° secolo dell' Era Volgare) nella
sua « Historia naiuralis » adottò in parte la
classificazione d'Aristotile, in (pianto riguarda
la stinti ma dei piedi, ma s' interessò vivamente
dell'ambiente nel (piale gli uccelli vivevano.
Divise gli uccelli nei seguenti tre gruppi :
a) « Uccelli dalle unghie uncinate » — i
Rapaci.
b) <• Uccelli dalle unghie lunghe e ro-
tonde » - i Gallinacei o coi piedi larghi,
piatti e del tutto palmati, come le Anitre e
gli acquatici in generale.
e) Gli Uccelli non palmati e che hanno
potere di canto, li chiamò Oscines, suddividen-
doli in Alili* cioè di grande statura e collo-
candoli parte i Pappagalli egli Uccelli imitatori.
Pur riconoscendo il grande merito di Plinio,
dobbiamo dire che il suo celebrato lavoro ha
più valore letterario, clic scientifico. Da Plinio
tino a Pietra Beton poco o nulla troviamo in
fatto di classificazione.
Pietro Belon (') divide gli uccelli in sei
ordini :
n) Rapaci diurni e notturni.
b) Uccelli di ripa coi piedi nuotatori.
e) Uccelli di ripa coi piedi non nuotatori.
d) Uccelli di campagna, che fauno il nido
a terra.
e) Uccelli che non hanno stabile dimora,
ma vaganti.
/) Uccelletti che nidificano sulle siepi e
nei boschetti.
Ulisse Aldrovandi ( 2 ) nel primo volume
della sua grande opera parlò degli « Uccelli
che vivono di rapina », indi dei Pappagalli, dei
Corvi e degli Uccelli arlini posti poi da Linneo
nel suo ordine delle Piche ; nel secondo tomo
trattò dei «Granivori», degli «Onnivori», dei
« Verniivori », dei « Baccivori » e dei « Can-
tori », chiamò « Polveratori » i Granivori che
amano spolverarsi : nel terzo volume infine si
occupò dei « Palmipedi » e degli Uccelli di
Ripa ».
WiLLUGHHY ( J ), avendo a compagno di studi
e di ricerche il Ray, divise gli Uccelli in due
grandi categorie a) Uccelli terrestri — b) Uc-
celli acquatici e quelli in a 1 ) uncungues (un-
ghie e becco adunchi) e a') reotungues (uli-
gine e becco diritti), gli uncungues in « frugi-
vori», distinguendoli come statura in «grandi»,
in « piccoli », in « medi » , i rectungues furono
suddivisi in riguardo alla forma e struttura
del becco, la natura del cibo ed il colore della
carne ; da ultimo stabilì due gruppi di Uccelli
acquatici, cioè i «palmipedi che nuotano», e
quelli delle rive o che se ne stanno non lon-
tano dalle acque, dividendo questi e quelli in
piii sezioni, delle quali diede le chiavi carat-
teristiche.
Carlo Linneo (1707-1778) può ritenersi il
fondatore della Storia Naturale nel senso mo-
derno della parola, ed il suo tempo assunse
fisonomia così speciale, che si foggiò all' im-
portanza di periodo e fu chiamato « Epoca
Linneana », essa va dal 1735 al INDO e com-
prende anche i lavori di Daubenton, Brisson,
Buffon, Patinilo eie. lutti basati più o meno
l'i o/wrr. </l- pinti siati, trmiv. en Grece, Arie, Znd.Parìs,
1553 o Hiat. ilr In imi- dea Oie. 1555 o Pourtr, d'Oya. etc.
Paris, 1559.
O Biat. \iiinniiuini. in Lfl'vol. Murili miil'U Decolli com-
parvero tra il 1590 <•<! il 1603.
(') Ornitholog. Iil> :. t.ondini, 1676, in Ibi.
vi I. ivi 1 ORMTOI.OGIi
sul pintio lamicano. La Bua grande gloria con-
giste nell'aver «lai <> ordine al caos che regnava
a quei tempi, e nell'aver mostrato che an nome
non era una definizione. Egli segui il piano Wil-
lughby-Ray, migliorandolo notevolmente quan-
do se ne dipartì : può considerarsi il fondatore
della dicitura binomia; nella quale hawi due no-
mi, il primoè il generico, il secondo lo specifico,
cioè 'l'urtili* viscivorus, Turdus significa il nome
ilei genero ossia del piccolo gruppo cui l'uc-
cello appartiene, viseivorus indica quale specie
è esso del genere del Turdus. Ciò è simile al
nome di battesimo ed al cognome di un nonni,
solo die il cognome deve nominarsi pel primo
nel tipo ornitico.
La prima edizione della sua opera principe, da
lui chiamata Systema Naturae, apparve nel 17:;.".,
ma quella cui si riferivano iu generale gli Au-
tori era la dodicesima che comparve nel 1766
o la XIII ' edita nel 1788 a Lipsia sotto la
cura di Gio. Federico Gmelin ; ora il punto di
partenza pella priorità del nome vien dato dalla
X (1758). Nel metodo di classificazione seguì
in gran parte il piano Willughhy-Ray, che,
come dissi, migliorò d'assai, stabilendo i se-
guenti sette ordini (ed. 1735) :
1. Accipitres — Uccelli a becco uncinato,
vi iucluse anche i Pappagalli (Uccelli di Preda
e Pappagalli).
2. Piene — Piche, uccelli colla mandibola
superiore compressa e convessa (Uccelli .Mosca.
Upupe, Corvi).
3. Macrorhgnchae — Macrorinchi, uccelli
dal becco molto lungo ed appuntito all'apice.
-1. Anseres — Oche, uccelli col margine la-
terale delle mandibole fornito di dentellature.
5. Scolopaces — Beccacele, uccelli col becco
cpiasi diritto.
6. Gallinae — Galline, uccelli col becco
curvato a volta.
7. Passeres — Passeri, uccelli col becco
conico ed appuntito.
Nelle ulteriori edizioni del suo lavoro abolì
i Macrorinchi e li riunì agli Seolopaces, for-
mando il così detto ordine delle Grallae o
Trampolieri.
Linneo adottò, in complesso per classificare,
i caratteri delle forme senza escogitare il si-
gnificato di essi e nemmeno il concetto di clas-
sificazione, se ne togli quello di specie, questa
rappresentando per lui le unità primordiali ed
invariabili del complesso dei viventi ed il si-
stema dovendo alla fine arrivare a denominare
ed elencare queste singole opere uscite dalle
mani del Creatore. Linneo in generale si con-
tentava di prendere (piale baso uno o pochi
caratteri comi' si sia e. a seconda di essi, ripar-
tire in gruppi i viventi. Il su lodo fu dello
a ragione metodo artificiale.
Buffon (') pubblico, con L'assistenza di Gue-
neail de Montbeillard. la -na --tenia Naturale,
ove sebbene seminasse spregiare ogni idea di
classificazione regolare, pure lascio un monu-
mento letterario imperituro. Tei primo ebbe
qualche idea della Distribuzione Geografica de-
gli Animali e sulla variabilità della specie, in
contrasto con le vedute di Linneo, che la lite-
in \ :i costante.
MOEHRING () divise gli Uccelli in (piatilo
classi :
1. Hymenopodes, [menopodi, cine Uccelli
colle tibie piumate, coi piedi coperti da una
membrana sottile e con alcune dita collegate
( Passeres e Piene).
2. Dermatopodes , Dermatopodi, cioè ec-
celli colle tibie piumate, coi piedi coperti di
una cute coriacea e rugosa (Accipitres e Gal-
Unni).
3. Brachypterae, Brachitteri, cioè Uccelli
colle tibie seminude e le ali inette al volo
(Struzzi. l>iili. Otarde).
i. HydrophyUie, Idrofili, cioè Uccelli colle
tibie seminude e l'integumento tarsale fornito
di una cute molle e coriacea (Orbi e Trampo-
lieri linneani).
M. A. Brisson ( 3 ) diede anzitutto gran peso
al fatto se le dita erano o no collegate in tutta
la loro estensione, poi alle dimensioni, fin ina
e figura del becco, alla sua nudità alla base.
al tarso nudo o piumato, alla distribuzione
delle dita etc. e ne formò 26 ordini così
chiamati.
Ordine 1.° (Colitmbae).
» 2.° (Gallinae).
» 3.° (Accipitres).
» 4.° (Corvus, Pica, Uteri e Uccelli del
Paradiso ptni.).
» 5.° (Lanius, Turdidae, Cotingae).
» 6.° (Buphaga, Stumus).
» 7.° (Upupa, Promerops).
» 8.° (Gaprimulgus, Hìrundo).
» 9. ù (Fringillidae).
» 10.° (Alauda, Motacilla, Panisi.
» 11. (Sitta).
» 12.° (Gerthia, Uccelli Mosca).
» 13.° (Picus, Psittacits, Tucanus).
» 14.° (Rupicola, Merops, Alcedo).
» 15.° (Struthio, lìln'ii. Oasuarius).
(') Hist. iiat. ginér. et partirvi. 1749-1770.
(■') Ariani genera, Bremae, 1752,
(■•I limiti,. ,1. inm. e Paris, 1760.
84
Al I.WI I. ORNITOLOGICO
Ordine 16.° {Ctis, Cìiwadrius, Haematopus)
>> 17.' [Vanellus, Tringa, Platalea, Ardea,
Porphyrio).
» 18.° (Gallinula, FuUca).
» 19.° (Podieeps).
» 20. {Uria, Fratercula, Alca).
» 21. (Spìtenisous, Oolymbus).
» 22.° (Diniiictlea).
» 23." [Liirit/ac. Sternidae).
» 2i." (Merganser, Anser, Arias).
» 25.° {Phalacrocorax, Peleeanus).
» 2(>." (Phoenicopterus, Becureirostra).
11 lavoro di Brisson è certamente di grande
merito, considerato come di ornitologia descrit-
tiva ; ma dobbiamo osservare che le sue cono-
scenze si limitavano però soltanto ai dettati
dei libri ed alle parti esterne del corpo degli
Uccelli. Nella moderna sistematica non si ac-
cettarono i nomi specifici del Brisson, quantun-
que la sua opera sia posteriore alla X ed. del
Systema naturae, pel l'atto che non è Autore
di regola binominalista ; sono però general-
mente usati i nomi generici da lui proposti,
cosa che seguii io pure.
G. C. Schaekfer (') divise gli Uccelli in
due grandi famiglie.
a) Nudipedi, cioè Uccelli colla tibia se-
minuda.
b) Plumipedi, cioè Uccelli colla tibia del
tutto piumata ; suddivise quelli {Nudipedl) in
sette ordini, il primo dei quali pello .Struzzo
[Fissipedi didattili), il secondo pegli uccelli
simili allo Struzzo e pei Trainpolieri a tre dita
(Fissipedi tridattili), gli altri ebbero pure per
base il numero delle dita e la forma delle
loro membrane. Divise i Plumipedi in undici
ordini, regolandosi oltre che sui caratteri enun-
ciati anche sulla forma del becco, il primo chia-
ino col nome di Fissipedi isodattili e vi com-
prese i Rampicanti; scisse in otto ordini i due
liuneaui dei Passeri e delle Piche.
Scotoli ( 2 ) studiò l' integumento dei tarsi
(podoteca) e separò gli uccelli in due grandi
divisioni, cioè quelli che presentano :
«) Tarsi (da lui detti Tibie) reticolati.
b) Tarsi (Tibie) scudettati.
Scisse ciascuna di esse in nuove suddivi-
sioni e queste in ordini, mantenne quello lin-
neano delle Galline e vi comprese i Colombi,
chiamò Breripedi le Rondini ed affini, assem-
brò i Buceri ed i Tucani ai Rapaci.
LESKE ( ; | segni Linneo, fondando l'ordine
degli / ocelli ad ali piccole coi Brachitteri di
Moehring.
LATHAM ( ) agli ordini Linneani aggiunse
quelli dei Colombi, degli Strussi e dei Pin-
natipedi.
Ilnwni bre ( J ) distribuì gli Uccellini dodici
cliixsi, mise i Colombi colle Galline, lasciò le
Rondini coi Passeri linneani.
(imitino Cuvier ( l ) non solo tenne a base
indiscussa i caratteri delle forme, ma iniziò per
così dire, la critica dei caratteri stessi. Egli
insegnò che i caratteri per classificare non de-
vonsi scegliere a caso, come faceva Linneo; ma
che vanno prima vagliati e poi considerati, e
stabili, ciò che chiamo la subordinazione dei
ai intieri e questi distinse in dominatori e su-
bordinati; servono i primi, disse, a stabilire
i gruppi maggiori e gli altri via via per quelli
minori. Insegno inoltre che ì caratteri non de-
vono essere soltanto esterni, ma contemplare
ogni parte dell' organismo, l'intiero essere;
quindi ecco l'Anatomia comparata, che deve
considerarsi la base della classificazione ed in ciò
consiste il grande progresso, che Cuvier porlo
alla sistematica. Egli seguì il piano Linneano,
però abolì l'ordine della Picae ed adottò quello
dei Rampicanti (Qrimpeurs) proposto da Brisson,
collocando le rimanenti Picae nei Passeracei. E
nel suo successivo e grande lavoro ( 6 ), basan-
dosi sui caratteri del becco e dei piedi, divise
gli uccelli in sei grandi ordini, cioè :
a) Oiseaux tic proie, Rapaci con due fami-
glie : a - Rapaci diurni, a - Rapaci notturni.
b) Passera ii. e, Passeracei con quattro fa-
miglie :
1. TJentirostres, Denti rostri (becco intaccato sui
lati dell'apice: Lanius, Tanagra, Tur dm, Syl-
via, etc.
2. Fissi rostres, Fissirostri (becco eorto, largo,
senza inlacco, fesso profondamente: Rondini,
Rondoni, Succiacapre, eie).
3. Oonirostres, Conirostri (becco forte, più o
meno conico e non intaccato : Allodole,
FriNGILLLDAE, Storni, Corvi. Uccelli del Pa-
radiso, etc).
-1. l'ciniirtisircs, Tenuirostri (becco debolo, al-
lungato, diritto o curvato, senza intacco:
Bitta, ('iiiliia. Uccelli Mosca, Upupa, l:)ii-
iiiachiis. etc.) cui tiene dietro la piccola di-
1790.
( l ) Avfemgtgr. dei Waturgeich. Lipsia, 177U.
i | Qen. >i". ttf Birds, Lumi. 17S1 e Index Orn. Londinl,
(') 1 litri"! . in/ li>*t_ uni. Pragae, 1777.
Iti' i'l. I hintli"! [{ali -lmu:ii\ 1771.
i » l'ur>i<i. un ili. jmrt. Ornith., Parìa, L701
ri i uiii. ilfm. dea a ninni u.i. Paris, L798
/,'. jn, Alimi. Bruxelles, voi. i '. 1836.
ATLAN I ! ORNI ".!' "
85
\ ieione dei Syndaeiyles, sin, intuii (dito esterno
subeguale al mediano e riuniti) allo stesso
sino alla penultima falange: Mrropn. Aleeilo.
Buceros, etc.).
e) Olimpi ni*. Rampicanti.
<ì) Gàllinacés, Gallinacei.
ii Evhassiers, Trampolieri, suddivisi nelle
famiglie seguenti :
1 . Brévipennes, Brevipenni [Stmthio^asuarius \.
2. Pre88vro8tres, Pressirostri (Otarde, Pivieri,
Owriama).
3. Oultirostres, Cultirostri (Gru, Aironi. Cico-
gne, Spatole).
I. Longirostres, Longirostri (Ibis, Cliiurli, Bec-
caccini, Piovanelli, Avocette).
."p. Macrodactyles, Macrodattili (Folaghe, Bah
l'ulne. Gallinelle d'acqua).
Collocò in line ai Trampolieri, come tipi d'in-
certa sede, i generi Ghionis, Glareola e l'Imi -
nieopterus.
f) Palmipédes, Palmipedi, con quattro fa-
miglie :
1. Plongeurs, Tuffatori (Svassi, Alche, l'in-
guini).
2. Longipennes, Longipenni (Procellarie, < -:i 1 ■-
biani, Diomedee).
:'.. Totipalmes, Totipalmati (Pellicani, Maran-
goni, Pillili*'.
4. Lamellirostres, Laniellirostri (Anitre, Oche.
Cigni. Smerghi).
Il metodo Cuvierano e ([Hello della sua scuola
furono di grande importanza per la classifica-
zione sistematica, e tale epoca (1800-1860) è
nota sotto il nome di « periodo Cuvierano »,
cui fa seguito il così detto « periodo Evolu-
zionista ». Ed il fatto che la classificazione del
Cuvier fu lungamente adottata, quasi sino ai
nostri giorni, si deve principalmente all' essere
stata seguita da Roberto Gray nel suo celebre
lavoro « The Genera of l'.irds ».
Lacepkdk (') divise gli Uccelli in sottoclassi.
que8te in divisioni, suddivisioni ed ordini : le
due sottoclassi sarebbero corrispondenti alle
due dello Schaeller e gli ordini sono circa qua-
ranta; distinse gli Struzzi dai Casoari e fece
sei ordini pei soli Rampicanti.
Blumembach (*) segui il metodo Linneano,
ma divise lo Piene in tre ordini, detti dei Le-
riroslri, dei Picchi e dei Cornei e formò un
online anche pegli Struzzi.
Miii'Kii & Wolf ( s ) pure seguirono il metodo
Linneano, ma fondarono 1' ordine dei Colombi,
distinsero le Pica* in due ordini, dando valore
ai caratteri del becco, Inno detto ilei Cornei
e l'altro dei l'ieilii. l'ondarono pelle Rondini
quello dei Chelidonii, chiamarono Cantori i ri-
manenti l'asserì linneani e le Anserei, Natantes.
li. i.n ai: (') riunì in un solo ordine tutti i
Rampicanti e così fece per tutti i Corridori.
Chiamò Baptvres i Rapaci. Ambulatores i Pas-
seracei , Grallatores i Trampolieri, Basores le
Oche.
Egli deve calcolarsi il fondatore della No-
menclatura purista e diede intatti eccellenti
caratteri diagnostici dei generi e delle specie,
determini» con speciali nomi scientifici le varie
partì esterne degli Uccelli, Spiegandone esat-
tamente il significato.
Ti mmim'K ( 2 ) ammise tredici ordini europei,
suddividendo in tre ordini le l'ime linneane
(N. 2, 5, 6) e pure in tre quello dei Passeri
(X. 3, 1. 7). in due le An8eres, ammise quello
dei Colomlii e l'altro degli Uccelli Corridori.
Ecco i suoi ordini :
1.
2
:;.
4.
Ordine Bapaees, Rapaci.
» Collins. Coracie (Gorws, Bomby-
cilla, Orioli/*, etc).
» Ciianleiirs. Canori (TCEDIDAE, Svi.-
VI1DAK. MoTACII.LIDAe).
Passi reau.r. l'asseracei (Ai.aididae,
Parus. Emberiza, Passer, etcì.
5. » Grini jiiins , Rampicanti (GueuUis,
l'i, iis. Bitta, etc).
fi. » Alei/ons, Alcioni (Alcedo, Jlerops).
7. » Ghélidons, Chelidoni (Mirando, Oyp-
sei as, Caprini ulgus).
8. » Pigeons, Colombi (Oohimba, Twrtii/r),
9. » Gàllinacés, Galline (comprende an-
che il gen. Tu mix).
10. » Coureiirs. Corridori (Otis, Cliara-
drius, Ciiisoriiis).
11. » Grolle» , Trampolieri.
12. » Pinantipèdes, l'innatipedi i l-'nlira.
l'Iinìaropiis, Podiceps).
18. » Palmi/iiiles, Palmipedi.
E nella nuova edizione del suo Manuale (')
ananise sedici ordini sul vecchio piano sistema-
tico, ne crei) però tre di nuovi ; e oltre gli Eu-
ropei, contemplò in generale anche gli Uccelli
esotici. Questi sono i nomi delle sedici sud-
di\ isioni :
I 1 ) Tabi. d. mammif. rt .'e* ot»., Paris, 1798.
('-) Handb. ■>. Natvjrgesch. Gofctingen, L803.
( 3 ) Tasch. deviseli. v'ógelkuncU Frank. A. M., 1 810.
(') Prodromi'*' Byti. Manin: et Ivivm, Berillio, 1811.
i i Man. d'Orntt. Amsterdam. 1815.
i i !/..„. d'Orn. '.'.'il Paris, 1820-40.
86
ATLANTE ORNITOLOGICO
I ." i ardine Rapaces, Rapaci
_." » Omnivores, Onnivori = Coraees.
3.° » Tnseetivores, Insettivori.
4.° » Granivores,GrTaiiìvovi=:Passereaux.
5. ■> Zygodactyles, Zigodattili \ Grim-
6.° » Anisodaetyles, Anisodattili ( peurs
7. » Alcions \'). Alcioni - Alcyons.
8. » Ohelidons, Chelidoni.
il." » Pigeons, Colombe.
10." » Gallinacea, Galline.
11." » Alectorides, Alettoridi. = Gralles,
partim.
12.° » Coureurs, Corridori.
13.° » Gralles, Trampolieri.
14. » Pinnatipèdes, Pinnatipedi.
15." » PaVmipèdes, Palmipedi.
16. » Inertes, Inetti (Apteryx, Dvonte).
Il manuale del Temminek, sebbene non privo
di molti difetti, rimane uno dei migliori la-
vori Bull' Ornitologia Europea.
De Blainville ( 2 ) ammise nove ordini, ba-
sandosi più elie altro sul carattere delle intac-
cature (echancrures) dello sterno, carattere già
enunciato da Willughby, ma poi abbandonato
dai successivi Autori. Questi sono i nomi dei
suoi ordini :
1. Prehensores = Pappagalli .
2. Raptatores = Rapaci.
3. Scansores = Rampicanti.
4. Saltatores Passeracei con due sezioni a)
veri, l>) falsi, questi secondi in parte ar-
bitrariamente separati dai Rampicanti.
5. Giratores = Colombi
6. Gradatores = Galline.
7. Gwrsores = .Struzzi.
8. Grallatores = Trampolieri / con quattro
9. Natatores = Palmipedi ) sezioni.
Questo metodo per quei tempi fu di grande
valore e gettò le basi per studi ulteriori e più
vasti .
Vieii.lot (') adotlò cinque ordini liuneani,
riunendo i due delle Pieae e AeiPasseres nell' u-
nico detto dei Sylvani (Silvani).
15. MERREM (') studiò accuratamente la ca-
(') Neil' edizione del 1815 è scritto llcyotu <* Binanti-
ptdes in laogo ili Alciòni e Pinnatipèdet,
(-) Prodr. d'une douv. classi! dn Bégn. A nini. Journ. de
Phye. LXXXXIII. pp. 252-53,58, 59 (181B) e Bullet. Soe.
Phil. Pari» 1816, pag. 110.
P) Anali*, ti' un*' nouv. Orn. élém. L816 i- Wouv. Diet.
m»i. Nat. 2 a ed. art. Ornithologie, 1818.
(*) XeBtam. Byet. Nat. Aviinii. dead. BeroHnensi pp. 287-
859, 1812-13 Berlino, lslii.
renatura dello sterno, ed il suo tentativo rappre-
senta il prillili sforzo latin in analogia cogli si udi
moderni, sebbene alcune delle sue divisioni non
si possano oggi seriamente accettare. I nomi dei
generi sono in gran parte quelli usati da Linneo.
ma ne ommise qualcuno (Buceros, Haematopus,
Merops, etc). Chiamò Aves cauinatae quegli
Uccelli che presentano una carena longitudi-
nale e Aves ratitae o Ratiti quelli che hanno
lo sterno senza carena, cioè gli Struzzi e simili.
Ed i primi (Aves caiunatae) divise in aerei
(Aves aereae), terrestri (Aves terrestres),
acquatici (Aves aquaticae) e palustri (Aves
PALUSTREs) coi seguenti ordini o gruppi :
I. AVES CARINATAE.
1 . .1 ves aereae.
A) Rapaces — a) Accipitres, Vultur, Falco,
Sagitiarius.
6) Stri.,-.
B) Htmenopodes — a) Chelidones:
a) Chelidones nocturnae,
Caprini ubjus.
h) Chelidones diuknae, Hi-
rundo.
b) Oscines :
a) Oscines conirostres —
Loria, Fringilla, Emberiza
etc.
b) Oscines tenuirostres —
Alauda, Motacilla, Lamine,
Turdvs, Paradisea, Oriolus,
Gorvus . siila e Certhiae
PRT. etc.
G) Mellisugae, Trochilus, Certhiae e Upu-
pur PRT.
1>) Dendrocolaftae, Virus, Yunx.
E) BREVILINGUES, a) Upupa ; 6) Ispida.
F) Levirostres, a) Bampìiastus; b) Psittacus.
G) Cocctges, Guculus, Bucco etc.
2. Aves terrestres.
A) Col li lidia.
B) Gallinae.
3. Aves aquaticae.
A) Odontorhim in ; a) Boscades — Anas ;
b) Mergus ; <•) Phoenicopterus.
B) Platyuhynchi — Pelecanus, Phaèthon .
I'IiiIiis.
C) Aptenodytes.
1)) I'kin Aliai i - : a) CEPPHI — Alca, Collimili
PEDIBUS l'M.MATIs ; 6) Podiceps, Columbi
PEDIBDS LOBATIS.
B) Stenorhi m hi.
4. Aves palustres.
\ 1 I INI K "UNI Tlll.iillll (I
*7
A) Hi -in "i w -. a) l'n u iridi - Rallus,
Fulica, l'arni: V) LlMOSCGAl — Xu-
menius, Scolopax, Trmga, Oharadrius,
Eeeurvirostra.
B) Gkau.ak : (i) Erodii — Ardeae angue in-
termedio sellato ; 6) PeLABGI — Cicouia.
Mycteria, Tantali pbt. Platalea : e) GrE-
iìaxi — Ardeae ceistatae, Gruea etc.
0) 0TI8.
II. AVES RATITAE. -- Struthio.
Giiavenhorst (') divise gli Uccelli in dieci
ordini :
1. Spatriai = Accipitres.
2. I,i rirostri (Tucani, Buceri e Pappagalli).
3. C'araci ,
4. Picchi , l'irac linoeane.
5. Tciiiiirastril
6. Passeracci.
7. Gallinacei.
8. Struzzi.
9. Trampolini.
IO. Oche.
C. Ranzani ( 2 ), in un' opera poco nota, imi
pure molto esatta e di indiscutibile valore,
sulle orine di De Blainville e di Mei-rem e basan-
dosi principalmente sulla carenatura dello sterno,
divise gli Occelli in due sezioni ed in sette
ordini :
a) Uccelli aventi lo sterno non carenato.
Ordine 1. Ratiti (Eatitae).
b) Uccelli aventi lo sterno carenato.
Ordine 2. Galline (Gallinae).
» 3. Rampicanti (Scansores).
» 4. l'a sseri (Passerei).
» 5. Rapaci (Eapaces).
» li. Gralle (Grallae).
» 7. Nuotatoli (Natatores).
E nello stabilire ciò, studiò i caratteri dei
tarsi, dei piedi e delle unghie, della positura
del corpo, dell'impennatura delle tibie etc.
L' Heemlniee ( ; ) seguì il suo maestro De
Blainville, studiando la struttura dello sterno e
occupandosi soltanto di ciò nel classificare gliUc-
celli senza curarsi dei caratteri di secondaria
importanza sin allora tanto apprezzati; in questa
considerazione superò di gran lunga (pianto
aveva fatto il De Blainville. Come il Merrera di-
vise gli Uccelli in due glandi gruppi OlSEAl \
Ch I ìigé dot tyttem. natwrg. Broslan, 1817.
i'i i;i>-m. di Zoologia, tomo III. parto 1.. Bologna, 1821.
( l ) Rech. Min- Pappar, sttm. dei Oieeaux, v t ti Sor. Lino, di
Parigi, VI. pp. 3-83 (1K27).
NOEMAUX e OlSEAUX i\n\lir\ t'aiinalar e Bo-
titele di Merrem). Divise gli uccelli normali in
trentaquattro famiglie cioè.
1. « Accipitres » Accipitres, Linnaeus.
2. « Serpentain Oypogeranus, Illiger.
3. « Chouettes » — Strix, Linnaeus.
4. « Touracos » - Opaetus, Vieillot.
5. « Perroquets » — Psittaeus, Linnaeus.
6. « Colibris » — Trochitiin. Linnaeus.
7. « Martinets » - Oypselas, Qliger.
8. « Engoulevents » - Gaprimuhjus, Lin-
naeus.
9. « Coucons » - Oucuhis, Linnaeus.
10. « Couroucous » — Trogon, Linnaeus.
11. « Rolliers » -• Oalgubis, Brisson.
12. « Guèpiers » - Merops, Linnaeus.
13. « Martins-l'iclieiiis » — Alcedo, Linnaeus.
14. « Calaos » - linci ras, Linnaeus.
15. « Toucans » - Rhamphastos, Linnaeus.
16. « Pics » Ficus. Linnaeus.
17. « Épopsides » — Epopsidex, V'ieillot.
18. « Passereaux » — Passeres, Linnaeus.
19. « Pigeons » — Columba, Linnaeus.
20. « Gallinacea » — Gallinacea.
21. « Tinamous » -- Tinamus, Latbaiu.
22. « Foulques » — Fulica. Linnaeus.
23. « Grues » — Grus, Pallas.
24. « Hérodions » -- Herodii, Illiger.
25. « Les ibis et les spatulos » (senza alcun
nome).
26. « Gralles » -- Grallae.
27. « Mouettes » -- Larits, Linnaeus.
28. « Pétrels » — Procellaria, Linnaeus.
29. « Pélicans » — Pelecanns, Linnaeus.
30. « Canards » — Anas, Linnaeus.
31. « Grèbes » — Podiceps, Latliam.
32. « Plongeons » — Oolymbus, Lathain.
33. « Pingouins » — ^4/c</, Latliain.
34. « Manchots » — Aptenodytes, Forster.
L'ordinamento delle vario famiglie non cor-
risponde invero alle migliori regole della uo-
men datura, ma il tentativo dell' Herminier fu
certamente di grande valore e purtroppo ri-
mase frainteso ed in gran parte ignorato.
Poco dopo il Nitzseli, illustre investigatore
del sistema vascolare, propose (') una classi-
licazione basata sugli studi deirilerminier, ma
ila un punto di vista affetto differente, cioè
basandosi sulla varia struttura che presenta
l'arteria carotide. Ecco lo specchietto di quanto
egli ebbe a stabilire; tra parentesi misi lo fami-
glie corrispondenti dell' Herminier, come sono
desunte dal Newton (*).
C) Obeerv. de Avium arteria carotide communi (1329).
t i ZHct a) Birdt, Inti-od. pag. 54 (1893-86).
SS
ATLANTE iPI!M 1 li ci
I. Aves Carinatae [Fi' II. « Oiseanx Normaux»].
.li Aves Carinatae aereae.
1. Aecipitres [L'H. 1. 2 partim, 3]; 2. Pas-
seraio* [L' II. 18] : 3. Macroehires [L'H. ti. 7] ;
4. Cuculidae [L'H. 8,9, 10 (qu. 11. li' .' | :
5. P«ci»ae [L'H. 15, 16] j 6. Psiitacinoe [L'H.
.")] : 7. TApoglossae [L'H. 13, 14, 17]; 8. Jro-
phibolae [L'H. 4].
U) Aves Carinatae terrestres.
1. Columbinae [L'H. 19] ; 2. Gallinaceae
[L'H. 20].
0) Aves Carinatae aquaticae.
(1 ialine.
1. Alectorides (= Dìclwlophus -\- (His) [L'H.
2 partim, 20 partim]; 2. Gruinae [L'H. 23];
Fulieariae [L'H. 22]; -1. Herodiae [L'H. 24
partim]; 5. Pelarci [L'H. 24 partim, 25];
6. Odontoglossi (= Phoenicopterus) [L' IL 20
partim]; 7. Limicolae [L'H. 20 paene omnes] .
Palmatae.
8. Longipennes [L'H. 27]; 9. Nasutae [L'H.
28]; 10. Unguirostres [1/ IL 30]; 11. Stega-
nopodes [L'H. 29]; 12, Pygopodes [L'H. 31,
32, 33, 34].
II. Aves Ratitae [L'H. « Oiseaux Anomaux »].
Il Nitzsch, come si vede, oltre la. struttura
dell' arteria carotide, studiò anche la gene-
rale conformazione degli Uccelli ed in questo
punto sta il distacco delle sue ricerche da
quelle dell' Herininier.
Il Gloger (') trattò solo dei Passeracei, di-
videndo in due sottordini i suoi Aves Passe-
rinae, cioè Passerini cantori (melodusae) e Pas-
serini senza apparato del canto [anomalae) ;
per primo apprezzò le differenze tra Rondini e
Rondoni, sicché riunì nel suo ordine anche
alcune Picariae. Sfortunatamente tale suo la-
voro rimase incompleto.
Il Sundevall ('), prima di qualsiasi altro
Autore, divise gli Uccelli in Altrices e Prae-
COCES, collocando nella prima sezione quelli che
nel primo periodo di età vengon nutriti nel nido
dai genitori e nella seconda gli altri che sono
atti a muoversi ed a cibarsi da se, non ap-
pena sgusciati dall'uovo. In una scala orui-
tica da lui ideata stallili nel primo posto i l'as-
seracei, che chiamò VoVacres, staccando i Tordi
e le- Silvie che pose nel centro; il suo lavoro
è informato, come al solito, alla struttura
estcriia degli Uccelli.
Quantunque questa classificazione semini a
prima vista assai ragionevole, pure non si può
adottare seriamente. Senza dubbio i primi Uc-
celli (nano Precoci ed i più moderni Inetti; e
così può spiegarsi il fatto di tante forme in-
termedie con caratteri differenziali del tutto
validi. Considerando tali circostanze ('), gli Uc-
celli vennero così divisi in riguardo al loro
primo sviluppo :
1. Precoci o NIDI FUGAE — nascono con occhi
aperti ; coperti di fitto piumino ; atti a correre
tosto o quasi subito ; ed aventi una tal quan-
tità di tuorlo a .issato nel loro addome da
renderli per qualche tempo in vario modo non
bisognosi di altro cibo: — Ratitae, Crypturi,
Gtaixinae, Laridae, Limicolae, Pteroclidae,
Grallae, Anseres, Pygopodes.
2. Inetti o NIDICOLAE. -
a) Nidicolae inferiori — alcuni nascono con
occhi aperti, altri ciechi ; coperti di piumino o
nudi ; incapaci a lasciare il nido : vengono nu-
triti dai genitori ; quantità di tuorlo molto li-
mitata: — Spheniscidae, Steganopodes, Tu-
binares, Herodii, Pelarci.
/)) Nidicolae superiori nascono allatto
incapaci a muoversi e ciechi ; in gran parte
nudi e vengono per un lungo tempo nutriti dai
genitori nel nido, il tuorlo essendo stato consu-
mato prima della nascita: — Coi. UMBAE, Stri-
ci ss, Accipitres, Psittaci, Coccyges, Epopes,
Halcyones, Cypselqmorphae, Pici, Passeres.
La due serie a e sono filogeneticamente
parallele (').
Bi.ytii ( J ) studiò i caratteri del gruppo In-
sessores e Raptokbs di Vigors ed in questo
rapporto oltre usare i caratteri sino allora.
noti, diede speciale importanza all' anatomia
come la piit sicura base di classificazione; e
noi dobbiamo notare che le ricerche e le pro-
poste del Blytli s'accordano con le più moderne
conclusioni.
BRANDT (') illustrò il gruppo delle Anseres
(Linneo) NATATORES (Illiger), considerando
piii che altro i caratteri osteologici , ammise
gli Urinatores (Pinguini, Alche, Strolaghe e
Svassi), riunì i PyGOPODF.8 e gli IMPENNES ed
Potutami. Handb. dir Vaturg dei I og Europat' a
(1834).
(') Rcmdlingar pp. 13-130 il«)6).
i i Jenaiaeh. Zeitschrift, 1870, p. 385 e Bromi, Fhierreieh.
I in , p, 7U1.
, Newton, Diciion, <■/ Bird», pp. 10-11 (1893-1890).
. i U.i.i. Bist. Vat. Ni« Siili» II. pp. 256-268, ;si4-3 1 0,
351-361, 420-426, 589-601] III. |>p. 70
(*) Beitràge tur Kenntnisi ■ Yatttrg', <ì. V'igei (1839).
VTI.ANTK lilìMliil.i»;[l o
89
Assimilò alle Anseres il gen. Podoa e Fulica,
«■««sì prossimi ai li vii. in vi., rivelò infine le af-
finità tra i Phalaropi e le Tringae. 1 lavori del
Brandt Mimi i 1 1 1 1 » ■ n ( : 1 1 1 1 i per avere «3gli lissato.
quale base principe, li- ricerche osteologiche.
Il Nitzm ii ('), «li cui già parlammo, nella
sua mirabile Pterylogi'aphie propose una classi-
ficazione basata siigli studi pterilografici. Di-
vise gli Accipitri s in « diurni >> e « notturni ■■,
ed i primi in tre sezioni « Avvoltoj del .Mondo
Nuovo» « Avvoltoj del Mondo Aulico » e fieli.
Falco «li Linneo. Divisi- i Passeres (« Passeri-
na*») in otto famiglie] associò nelle Picariae
le seguenti divisioni: Mai IROCHIRES, CuCUUNAE,
PlCIN VI , PSITTACINAE, AmPHEBOLAJ . CaPRIMUL-
i.invk. TOD1DAE e Lipoglossae ; fece della
sottoclasse Ratitae (MeiTein) l'ordine dei Pl.A-
irsTERNAE etc. L' opera del Nitzsch fu «Iella
piti grande importanza, e possiamo dire che
sulla sistematica è imo dei migliori libri che
siano stati scritti, ma purtroppo come di tanti
altri è un lavoro assai poco conosciuto.
MiilXER, il grande anatomico tedesco, stu-
diò (') gli organi del canto nell'ordine dei l'as-
seracei, che divise in parecchie tribù, e se la sua
classificazione oggi non è piatici, ciò non toglie
che egli trattasse l'argomento molto profonda-
mente e con l'innata perspicacia.
Il Cabanis può dirsi l'ultimo sistematico
della vera scuola Cuvierana. Egli ( 3 ) seguì le,
ricerche del Mailer sulla siringe, cui aggiunse
quelle sul differente integumento della pianta
laisi, che gli sembrava fosse in correlazione
coll'organo del canto e del numero delle re-
miganti primarie, che crescono sulla « manus »
ornitica. Così la « sottoclasse degli Insessori »
che era composta di tutti gli Uccelli che si ap-
pollaiano sugli alberi, eccettuati quelli di Ra-
pina e le Colombe, fu divisa dal Cabanis in
quattro « Ordini » cioè :
1. Oscines = Oscines (Miiller).
2. Clamatores = gran parte delle Picariae
(Xitzsch), cioè uccelli con piedi di struttura
normale e di tipi molto eterogenei Inter se.
3. Strisores, cioè uccelli con piedi di strut-
tura anormale.
i. Scansores = Grimpeurs (Cuvier) e Zygo-
dacti/li (Auct.).
Il Cabanis, specialmente con l' istituzione
CI Pterylographie, (1840).
i i r,h. die bisher vnbekan. typUehen Vertchieden. der
Sti/mmorgcme der Paeterinen, 4", Berlin, (1847r
i ) «irnitbolog. Notizen, Archic fiir Vfaturgeech, XIII
1, pp. 186-256, 308-352 (18471.
dell'i li-dine l >-< ini-, lece opera «li grande valore.
«■« iotevole acume calcoli» caratteri che prima
d'allora ciano rimasti ignorali o negletti.
Tralasciando ora molti alni sistemi di clas-
sificazione proposti «la chiarissimi Autori, come
il Bonaparte, il Blanchard, il Wagner, vengo
senz'alno all'epoca così detta Evoluzionista,
cominciando dall' Huxley.
Questa «plica, detta anche darwiniana dal
principale innovatore e caposcuola, ebbe prin-
cipio nel 1858 e perdura ancora. K per mag-
giori ragguagli sull'importantissimo tema, con-
siglio di leggere gli eloquenti e mirabili capitoli
del Professore Newton, che io ho specialmente
Studiati e in parte riprodotti. Non è qui il
luogo di entrare in dettagli sulla storia del-
l'Evoluzione: malo storico di qualsiasi bianca
della Biologia deve ricordare la fausta data
dell' 1 luglio 1858, nel «piai giorno furono
per la prima volta comunicate al Mondo scien-
tifico le vedute, ora così celebrate, di Darwin «
di Wallace e deve pure rammentare che verso
la fine dell'anno successivo comparve la granile
opera, detta 1' «Origine «Ielle specie» di Carlo
Darwin, che apportò la più grande rivoluzione
del pensiero umano nei nostri tempi o forse
in qualsiasi altro secolo futuro. La gran parte
dei biologi, che erano imbevuti di altri prin-
cipi, furono invero e naturalmente incerti ad
abbracciare la nuova dottrina, ma la loro esi-
tanza fu solo naturale conseguenza «Iella cautela.
che ammetteva il loro metodo scientifico. Pochi
erano quelli che ritenevano mirabile pensiero
l'idea racchiusa nella nuova frase famigliare « se-
lezione naturale »; ma anche quelli che avevano
fino allora creduto e che ancora credevano nel-
l'assoluta santità della «specie », tosto compren-
devano che i loro diuturni studi avevano subito
un cangiamento, che le loro vecchie posizioni
erano minacciato da un pericoloso nemico e che
per sostenersi dovevano trovare nuovi mezzi di
difesa. Molti coraggiosamente mantennero i loro
principi, e per essi non deve esprimersi alcuna
parola di rimprovero. Altri pochi pretendevano,
quantunque fosse noto il contrario, «die essi
avevano sempre parteggiato per la nuova fi-
losofia, così completamente essi assentivano che
ciò fosse del tutto filosofia e per questi anche una
sola parola di rimprovero sarebbe troppo. Altri
ancora con seria deliberazione, come tanno gli
nomini che desiderano onestamente la verità e
null'altro se non la verità, acconsentivano in-
tieramente o quasi del tutto ad argomenti, che
essi gradualmente trovavano irresistibili. Ma
lasciando ila parte le generalità e restringen-
doci a- ciò che è nostro argomento, non vi fu
itl/iul,' i>niitob> : tic<K l'.n l. !.
12
90
ATLANTE OUN1TOLOI ìli ì( >
certamente alcun ramo della zoologia come
questo, nel quale i migliori ingegni e di con-
seguenza i più eruditi lavoratori tosto accet-
tassero i principi dell'Evoluzione dell'Ornito-
logia e naturalmente l'effetto sul suo progresso
fu nettamente marcato ed essa ricevette un
nuovo indirizzo. (ìli Ornitologi ora compresero
che essi avevano qualcosa dinanzi che era
veramente degno di investigazione. Le que-
stioni <li affinità ed i dettagli della Distribu-
zione Geografica furono affrontati con reale inte-
resse, al cui confronto qualunque studio intrapreso
sino allora sembrava un nonnulla e la Classifi-
cazione assunse un indirizzo del tutto differente
dal passato. Essa era stata sino allora come un
artifizio di parole, l'ingegnosa successione di fi-
gure in un bel disegno. D'ora innanzi essa doveva
rappresentare invece il serio studio dei lavori
della Natura nel produrre gli esseri che noi ci
vediamo d'attorno da esseri più o meno dif-
ferenti da essi , che erano esistiti nell 1 età
passate e che erano stati i genitori di proge-
nie variate o variabili — i nostri confratelli
dell'oggi. Classificazione fu per la prima volta
qualcosa di più che il significato dell' imma-
ginazione. Non che essa fosse ora priva del
suo lato immaginativo, ma la inente degli no-
mini cominciava a fissare nella fantasia i
tipi originali di generi o di famiglie di uccelli
così bene caratterizzate. Noi potevano anche
oscuramente discernere alcuni generali caposti-
piti da cui erano discesi interi gruppi, che ora
differiscono stranamente per abitudini e per ap-
parenze ; il loro discernimento, cioè, veniva
aiutato da alcune forme isolate che ancora
ritenevano traccie innegabili di strutture pri-
mitive. Più oscuramente ancora potevano es-
sere direttamente ricercate le. idee di ciò che
doveva essere stato il primo stato Ornitico, e
ritornando anche alla più lontana antichità il
patente Ketliliano. dal quale tutti gli Uccelli
derivarono, fu imitato entro il dominio dell'u-
mano pensiero. E rilevate queste e consimili
riflessioni, o sogni come alcuni vogliono ancora
chiamarli — lo studio dell'Ornitologia divenne
più arduo e più serio; ed un cambiamento nel ge-
nere delle ricerchescientifichesi appalesò tanto vi-
sibile, tanto immediato e così necessario (Newton).
Ammessa come verità la teoria dell' evolu-
zione, ed ammesso come verità che le varie
forme dei viventi, nel caso nostro animali, de-
rivino le une dall'altre, noi vediamo «piale
saia l'ideale delle classificazioni, che allo stesso
tempo rappresenterà la classificazione la più
naturale; l'ideale della sistematica moderna è
che le classificazioni rispecchino le filogenie, e
con i loro diversi gruppi rappresentino le di-
versi stirpi, o i diversi pìii/la evolutivi, delle
quali cioè ciascuno scompartimento rappresenti
un raggruppamento monofiletico, mentre l'in-
sieme rappresenti l'albero genealogico dei phyla.
In altri termini l'ideale della sistematica odierna
è che le classificazioni siano lo specchio del
modo come si è svolto, nei suoi tronchi, rami,
ramoscelli e fronde l'albero animale, e rappre-
sentino nelle singole parti e nei singoli gruppi,
i singoli tronchi, ramoscelli e fronde medesimi
(Fiealbì).
Nel 1867 il Prof. Huxley pubblicò la sua
celebre « Classificazione degli Uccelli », della
quale dò qui per sommi capi lo specchietto
schematico. Secondo tale sistema gli Uccelli
vennero divisi in tre grandi ordini e questi
in sottordini, gruppi, famiglie, etc.
ATLANTE ORNITOLOGICO
91
ORDINE
S( ) I l'ORDINE
GRUPPO
FAMIGLIA
FORME
IN TKRMEOIE
i.i.\i:i:i.
Saururae, Haeckel
Ratitae, Merrem
I. Cariiiatac-, Mer-1. Droiiiaeognathae
rem
II. Schizognathae
III. Desmognathae
IV. Aogithognathae
I. Gruppo
II. Gruppo
III. Groppo
IV. Gruppo
V. Gruppo
1. Charadriomorphae
2. Geranomorphae
3. Cecomorphae
4. Spheniscomorphae
5. Alectoromorphae
6. Turnicomorphae
7. Pteroclomorphae
8. Heteromorphae
9. Peristeroiuorphae
1. Chenoraorphae
2. Amphiniurphae
3. Pelargomorphae
4. Disporoiuorphae
(— Totipalme9, tur.;
St .-omi](i| >i hilcs. l'ur.
5. Aetomopbae
( Raptores, Cav.)
6. Psittaeomorphae
7. Cocoygoiuorphae
1. Tinamidae
1. Charadriidae
2. Scolopacidae
1. Gruidae
2. 1,'allidae
1. Laridae
2. Procellariidae
3. Colymbidae
4. Alcidae
1 . Arcliaeopterix
1. Struthi.!
1. Rhea
1. Casnariufl
2. I irouiaeus
1. Dinoinia
1 . Api
Psophia, Rhi-
nochetus
Otis, Cariama
1. Auatidae, con l'a-
lamedea
1 . Ardeidae
2. Ciconiidae
3. Tantalidae
1. Strigidae
2. Cathartidae
3. Gypaetidae
4. Gypogeranidae
Gruppo intermedio :
Celeomorpbae (Picidae)
Gruppo 1. Cypselomor-
phae
Gruppo 2. Coraconior-
phae ( Passeros)
1.
Coliidaè
2.
3.
Mnsophagidae
Cuculidae
4.
Bucconidue
5.
6.
7.
lìliamphastidae
Capitonidae
Galbulidae
8.
Alcedinidae
9.
Bucerotidae
10.
11.
12.
Upupidae
Meropidae
Moraotidae
13.
Coraciidae
14.
Trogonidae
1.
Trochilidae
3!
Cypselidae
Caprimulgidae
(Phoenicopterns)
ATLANTI-: ORNITOLOGICO
La classificazione dell'Huxley, fondata prin- Lo Sclater senni i lavori dell'Huxley con
cipalmente sulle forme del palato, segnò un notevoli miglioramenti ed aggiunte, ed il se-
passo importante nella Storia della Classifica- guente è lo schema «Iella classificazione da lui
zione ed i suoi studi furono continuati dal proposta (') :
G-arrod e dal Forbes.
Classe AVES.
Sottoclasse CARINATAE.
ORDINE
SOTTORDINE
FAMIGLIA
I.
Passeres
I.
Oseines
a.
b.
e.
<J.
e.
f.
ih
i.
}•
l.
m.
ii.
0.
1>-
</•
r.
s.
t.
Turdidae
C'iuclidae
Sylviidae
Paridae
C'erthiidae
Troglodytidae
Motacillidae
Mniotiltidae
Hirundinidae
Vireonidae
Laniidae
Ampelidae
( 'oerebtdae
Tanagridae
Pringillidae
Alaudidae
Icteridae
( 'orvidae
II.
Oligomyodae
a.
b.
e.
(1.
i .
/•
9-
i.
Oxyrhampbidae
Tvrannidae
Pipridae
( 'otingidae
Phytotomidae
l'iti idae
Pbilepittidae
Eurvlaemidae
Jll
Tracheophonae
a.
b.
e.
Dendrocolaptidac
Formicariidae
Pteroptocbidae
IV.
Psendoscines
a.
b.
Atricbiidae
Menuridae
II.
Picariae
1.
Pici
a.
Picidae
2.
Cypseli
a.
b.
e.
Troohilidae
i !j pselidae
Caprimulgidae
3.
Anisodactylae
a.
b.
e.
d.
e.
/•
g-
( ioli idae
ìlcedinidae
Bnoeiotidae
dpupidae
Irrisoridae
Meropidae
Momotidae
(') The Ibis for 1880.
ATI. asti: ( h:\mtologico
98
ORDINE
III. Psittaci
IV. Striges
V. Accipitres
VI. Steganopodes
VII. Herodiones
Vili. OdontogloBsae
IX. Palamedeae
X. Anseres
XI. Coluiubae
XII. Pterocletes
XIII. Gallinae
XIV. Opisthocomi
XV. Hemipodii
XVI. Fulicariae
XVII. Alectoridos
SOTTORDINE
4. Heterodactylae
5. Zygodactylae
6. Coccyges
l'AMKil. IA
i. Todidae
j. Coraciidae
l. Loptosomidae
ni. Podargidae
n. Steatornithidae
a. Trogonidae
a. Galbulidae
b. Bucconidae
e. Rhamphaatidae
d. Capitonidae
e. Indioatoridae
a. Cuculidae
6. Musophagidae
a. Cacatuidae
b. Stringopidae
e. Palaeoruithidae
d. Psittacidae
a. Strigidae
6. \-:.innl n
a. Falconidae
b. Cathartidae
e Serpentariidae
e.
Plotidae
a.
b.
e.
Ardeidae
Ciconiidae
Plataleidae
Plioenieopterus
Palamedeidae
I. Columbae
II. Didi
a.
b.
e.
d.
Carpophagidae
Coluuibidae
Gonridae
Didunculidae
Pteroclidae
I. Peristeropodes
a.
b.
Cracidae
Megapodiidae
II. Alectoropode8
a.
b.
Phasianidae
Tetraouidae
Opisthocomidae
llcmipodiidae
a.
b.
Rallidae
Heliornithidae
a.
b.
e.
d.
e.
f.
Aramidae
Euryp.v.gidae
Gruidae
Psophiidae
Cariamidao
Otidae
a.
b.
e.
Fregatili:!. ■
l'iiarlhnntidae
Pelecauidae
d. Phalacrocoracidac
9i
ATI.ANTK ORNITOLOGICO
ORDINE
SOTTORDINE
FAMIGLIA
XVIII
Liniicolae
a.
b.
e.
(ì.
e.
/■
Oedicnemidae
l'arridae
Cbaradriidae
Cbionididae
Tbinocoridae
Scolopacidae
XIX.
XX.
Gaviae
Tubili ares
Laridae
Procellaridae
XXI.
Pygopodes
a.
b.
Colymbidae
AU'idae
XXII.
XXIII
Impennes
Crypturi
Spbeniscidae
Tinamidae
Sottoclasse II. RATITAE.
XXIV. Apteryges
XXV. Casuarii
XXVI. Strutbiones
Il Newton (') divide la classe degli Uccelli la seconda pelle forme recenti e esistenti, e la
in tre sottoclassi, una delle quali pegli estinti, terza comprende parte di queste e di quelli.
1. SAURURAE. Haeckel. Archaeopterìx, la sola forma nota.
2. RATITAE, Merrem
a Con denti
a 1 Con vertebre biconcave . . . Fino ad ora sconosciuto
b l Con vertebre a forma di sella . Hesperornù
b Senza denti Forme recenti ed esistenti
3. CARINATAE, Merrem
a Con denti
«' Con vertebre biconcave . . . IcMhyornis
6 l Con vertebre a forma di sella . Finora sconosciuto
b Senza denti Forme recenti ed esistenti
I RATITAE sono divisi in sci Ordini :
1. Aepyornithes Famiglia Aepiornithidak
2. Apteryges » Apterygidae
\ 1 . Dinornithidae
3. Immanes » | 2 . Palapterygidak
\ 1 . Casuariidae
4. Megistanes » ) 2 . Dbomabidak
5. Rheae » Rheidae
6. Struthiones » Stbuthionidae
(') Artide « Ornithology » aeVL'Eneyelopafdia Uri/unnica. Voi. XVIII (1884).
VII. AMI ORNITOLOGICO
95
I CARINATAE sarebbero da lui ilivisi in l'v-
GOPODES, GrAVIAE, I.IMHul \l, GALL1NAE, Co-
LUMBAE, ÀNSI RI S, HeBODIONES, STEGANOPODES,
A.CCIPITRES, poi altri due gruppi che presen-
tano oaratteristiehe assai differenti Inter se,
cioè Picakiak e Alectorides ed infine i Pas-
sivai i i : qnesti grappi sono alla lor volta sud-
divisi in ordini, sottordini, etc.
Il Dr. Reichenow di Berlino nel 1882 (')
ebbe a proporre una nuova classificazione degli
Uccelli, che si può così riassumere:
SERIE
ORDINE
SOTTORDINE
FAMIGLIA
SOI rOFAMIGLIa
SEZIONE
I.
I. Brevipennes
1.
Struthionidar
II. Natatoreg
II. Urinatores
III. Longipennes
IV. Steganopo-
des
V. Lamelliro-
stres
2.
5.
8.
11.
Spheniscidae - 3. Alcidac -
4. Ciilsiiilihi.il-
Proeellariidae - ti. Lariihu- -
7. Sternidae
Graculidae - 9. Sulidae - 10.
Pelecanidac
Mergidae - 12. Anatidae -
13. Anseridae - 14. Cygni-
dae - 15. Palamedeidae
III. Grallatores
VI. Cursores
A. Limicolae
/;. Arvioolae
16.
19.
Charadriiilae - 17. Droraadi-
dae - 18. Scolopacidae
Otididae - 20. Gruidae
A. HLmantopodinau
li. Totauinae
C. Scolopacinae
C. Calaraocolae
21.
22.
Rallidae
Eurypygidae
A. Rallinae- li. Gal-
linulinae - C. Par-
rinae
I). Deserticola!-
23.
Thinocoridae - 24. Turnici-
dae - 25. Pteroclidao
VII. Gressures
26.
Ibidae -27. Giconidae - 28.
Phoenicopteridae - 29. Sco-
pidae - 30. Balaenioipidae
31. Ardeidae
IV.
Vili. Gyrantes
32.
Dididae - 33. Didunculidae
34. G'arpophagidae - 35.
Geotrygonidae - 36. Co-
lumbidae
V. Captatores
IX. G'rypturi
X. Kasores
37.
38.
42.
43.
Crypturidae
Megapodidae - 39. Cracidae
40. Opisthocouiidae - 41.
Phasianidae
Perdicidae
Tetraonidae
A. Pavouinae
B. Phasianinae
A. Perdicinae
B. Odontophorinae
•
XI. Raptatores
44.
45.
46.
Vulturidae
Faloonidae
Strigidae
A. Sarcorhaiuphinae
B. Vulturinae
0. Gypaetinae
A. Polyboriuae
B. Àccipitrinae
C. Buteoninae
D. Falconinae
A. Buboninae
B. Ululinae
C. Striginae
a. Asturinae
b. Spizaetiuae
a. Milviuae
b. Buteoninae
(') Die Yùgtl dar ZoologUchen niirlen (1882).
96
ATLANTE OHN1TOI.OGICO
SERIE
VI. Fibulatofea
ORDINE
XII. Psittaci
XIII. Seaneoree
SOTTORDINE
TAMIL 1.1 \
VII. Arboricolae XIV. Insessores
XV. Strisorea
XVI. Clamato-
res
XVII. Oseiues
47. Stringopid.ie - 4s. Tlissolo-
phidae - 49. Platyceroidae
50. Micropaittacidae - 51.
Trichoglossidae - 52. Pa-
laeomithidae - 53. l'sit-
tacidae - 54. Conuridae -
5."'. Pionidae
56. Musophagidae - 57. Coliidae
- 58. Crotophagidae -59.
Cuculidae
60. Indicatoridae - 61. Bueconi-
dae - 62. Trogonidae - 63.
Galbulidae - 64. Rhampha-
stidae - 65. Capitonidae
66. Pioidae
67. Bncerotidae - 68. Alcedini-
dae
69. Meropidae - 70. Upupidae -
71, 72. Coraciidae
73. Caprimulgidae - 74. G'ypse-
Iidae - 75. Trochilidae
76. Ampelidae
77. Tyranuidae - 78. Anabatiuae
79. Eriodoridae
80. Hirundinidae - 81. Muscica-
pidae
82. C'arupephagidae
83. Laniidae
84. Corvidae
85. Paradiaeidae
86. Oriolidae - 87. Sturnidae -
88. Icteridao-89. Ploceidae
90. Fringillidae
SOTTOFAMIGLIA
SI /li 'NE
A. Zancloatominae
B. Coceystinae
C. Cucolinae
A. Picumninae
li. Dendrocopinae
C. Psilorhinae
D. Picinae
A. Haleyouinae
B. Alcedinidae
./. < oraciinae
/>'. Podarginae
A. Phaethornitliidae
B. Trochilinae
A. Phytotoruinae
B. Anipelinae
C. Lipauginae
A. Dendrocolapti-
nae
/;. Auabatinae
C. Furnariinae
A. Hylactinae
B. Eriodorinae
A. Bombyoillinae
B. Muacicapinae
C. Myiagrinae
A. Laniidae
/>'. Malaconotinae
A. Gynmorinhae
B. Corvinae
C. ftarrulinae
IL Dendrocittinae
/.'. Fregillinae
A. Paradiseinae
B. Tectonarchiuao
C. Glaucopinae
A. Ploceinae - B.
Spermestinae
A. Fringillinae
B. Pyrrhulinae
O. Coceoborinae
li. Emberiziuao
a. Geococcyges
'). Zanclostominae
a. Specie americane
b. Specie asiatiche
e. Specie africane
Al I.AN I 1 <>l;s '.,,|( i,
SKKIH
oniuM-:
SOTTORDINE
FAMIGLIA
91. Sylvioolidae
92.
Alaudidae - 93. Hrachypo-
didae - 94. Meliphagidae
- 95. Nectarinidac - 9ti.
Dacninidae
97.
99.
Certhiidae
Timeliidae
98. Paridae
100. Sylviidae
SOTTOFAMIGLIA
.(. Arremoninae
/>'. Tlir;iii|iiii:n
C. Sylvicolinae
/'. Motac-illiiiac
«. FormedelNuovo
Mondo {Dumi*,
etc.)
b. Forme del Mon-
do Antico (IH-
eaeum, etcì
.1. Timeliinae
/■'. Cisticolinae
C. Troglodytinae
I). Miiuinae
E. Copsychinac
A. Sylviinae
B. Turdiuae
sezioni;
ii. Turdiformes
b. Lueciniformes
Questa è una pallida idea della classifica-
zione proposta dal valente prof. Reichenow, che
incontrò il favore degli Ornitologi tedeschi e
che è fondata su mirabile senso pratico e studio
analitico profondo.
In America abbiamo la classificazione dello
Stejneger, che ebbe a collaboratori l'Elliot, il
Barrows ed il Kingsley ed è lavoro affatto ori-
ginale, differente da quello dello Sclater, ma
non meno ricco di deduzioni nuove e profon-
damente studiate. Ecco lo schema dettagliato ('):
OTTOCLASSE
fcaurtirae
Odoutotormae
I. Odontohol-
cae
'. Eurhipidurae
SOPRAORDINE
I. l'romaeogna-
thae
II. Impennes
III. Euornithes
ORDINE
I. Ornithopappi(.4r-
chaeopteryx, Laop-
teryx 1)
I. Pteropappi (Ich-
thyornis, Apator-
nis)
I. Dromaeopappi
(Hesperornis, etc. i
I. Struthiones
II. Aepyornithes
III. Apteryges
IV. Crypturi (ordi-
ne Gastornithes)
V. Ptilopteri
VI. Cecomorphae
SOPRAFAMIGLIA
I. Strnthioideae
II. Rheoideae
III. Casuaroideae
IV. Dinornithoideae
I. (.'olymboideae
FAMIGLIA
1. Dromaiidae
2. Casuariidae
Spheniscidae
( lo] vmliidae
(Podieipedidae, anct.)
SOTTOFAMIGLIA
ii sin intani Maturai Eittory «Avea» IV., Boston, 1885.
Atlante ornitologico — Parte I.
98
ATLANTE ORNITOLOGICO
SOTTOCLASSE
SOPRAORDINE
ORDINE
VII. Grallae
Vili. Chenuiiiur-
phae
IX. Herodii
X. Steganopodea
SOPRAFAMIGMA
\ l . i ipisthocomi
XII. Gallinae
Sottordine I. < rft]
linae Alectoro-
podes
Sottordine II. Gal-
linae Peristero-
podes
XIII. Pterocletes
XIV. Columbae
XV. Aecipitres
II. Beliornithoideae
(Beliornìs
III. Alcoideae
IV. Laroideae
V. Proccllaroideae
VI. Chionoideae
VII. Scolopacoideae
VIII.Eurypygoideae
IX. Cariamoideao
X. Gruioidae
XI. Aiihimuideui-
XII. Anatoideae
XIII. Phoeuicopte-
roideae
XIV. Ibidoideae
XV. Ardeoideae
XVI. Pelecanuiduait
XVII. Fregatoideao
XVIII. PhaStontoi-
deae
FAMICI.I \
1. Urinatoridae
2. Alcidae
1. Stercorariidae
2. I.aridae
1. Diomedidae
2. Procellariidae
3. Pelecanoididae
1. Chiunidao
2. Thinocoridae
1. Glareolidae
2. Dromadidàe
3. Charadiiidae
4. Jacanidae
5. Scolopàcidae
6. Oedicnemidae
7. Otididae
1. Enrypygidae
2. Rhinoohetidae
3. Mesitidae
1. Psophiidae
2. Gruidae
3. Aramiilat-
4. Rallidae
1. CnemioTiiithidae
2. Cereop8Ìdae
3. Anseraiiatidae
4. Plectropteridae
r>. Anatidae
1 . Palaelodontidae
2. Phoeuicopteridae
1. Cieoniidae
_. Scopidae
3. Balaenicipitidae
4. Ardeidae
1. Pelecanidae
2. Sulidae
3. Phalaciocoraoidae
4. Anliingidae
1. Tetraouidae
2. Phasiauidae
1. Megapudiidae
2. Cracidae
1. Dididae
2. Didunouiidae
3. Gouridae
1. Columbidae
5. Carpophagidae
1. Gypogeranidae
2. Cathartidae
3. Faleonidae
SOTTOFAMIGLIA
\ I 1 \\| E ' IRN1 rOLOGII • I
99
3TTOCLASSK SOPKAORDINE
ORDINE
XVI. Psittaoi
XVII. Picariae
XVIII. Passere»
1
SOPRAFAMIGLIA
I. Cuculoideae
II. Coraeoideae
III. Colioideae
IV. Alcediuoideae
V. Upupoideao
VI. Pieoideae
VII. Trogonoideae
I. Menuroideae
II. Eiirvlaiinoideae
III. Tyranuoideae
IV. Forniicaroideae
V. Passeroideae
i \mic;i.i \
I. Strigidae
1. Stringopidae
2. Plictolophidae
3. Platycercidae
1. Pali rnitliidac
5. Psittacidae
6. Conuridae
1. Mnsophagidae
2. Cacnlidae
1. Steatornithidae
2. Podargidae
3. Caprimulgidae
4. Coraciidae
5. Leptosomatidiic
Moropidae
Todidae
Momotidae
Alcedinidae
Bucerotidae
Upupidae
Irrisoridae
BneconidiK*
Galhulidae
Rhamphastidac
Megalaemidai'
Indicatori dae
Picidae
1. Cypselidae
2. Trochilidae
1. Monuridae
2. Atricliornithidae
Xeniscidae
Philepittidae
Pittidae
Tyrannidae
Pipridae
6. Cotingidae
7. Phytotomidae,
1. Conopophagidae
2. Pteroptochidae
3. Formicariidae
4. Dendrocolaptidae
5. Furnariidae
1. Alandidae - 2. Motacil-
lidae - 3. Enionridae -
Timaliidae - 5. Liotri-
cbidae - 6. Mascicapidae
- 7. Turdidae - 8. Cin-
clidae- 9. Troglodytidae -
10. Chamaeidae - 11. Mi-
midae - 12. Hirnndinidae
- 13. Campephagidae -
1 1 . Diomridae - 15. Ani-
soi roj wim.i.ia
1 . Vultnrinae - 2.
Aqnilinae - 3. Pan-
dioninae - 4. Cir-
oinae - 5. Milvinae
6. Polyborinae - 7.
Accipitrinao - 8.
Falconinae
1. Asioniuae - 2. Stri-
li ■
1. Picunminae- 2.Pi-
cinae -3..Iynginae
1. Chaeturinao - 2.
Micropodinae
100
ATLANTE i UiNITOI.OGICO
SOTTOCLASSE SOPRAORIUXE
ORDINE
SOPRAFAMIGLIA
FAMIGLIA
pelidae - 16. Artamidae
- 17. Laniidae - 18. Vi-
reonidae - 19. Paridae -
20. Oriolidae - 21. Para-
diseidae - 22. Corvidae -
23. Sturnidae - 24. Me-
liphagidae - 25. Nectari-
niidae - 26. I licaeidae -
27. Certhiidae -28. Coe-
rebidae - 29. Mniotil-
tidae - 30. Tauagridae
-31. Plooeidae - 32. Icte-
ridae - 33. Fringillidae
SOTTOFAMIGLIA
Nel 1888 il Prof. Fiivbringer (') propose una
classificazione, che si può più o meno adottare,
ma che è mirabile lavoro e per indagini e per
la sottile analisi. Io la riproduco come le altre.
servendomi del riassunto offerto dal Gadow (')
ed osservando che il 1888 ha t'ormato epoca
nella storia della .Sistematica Ornitica:
Classe AVES.
I. - Sottoclasse SAURURAE.
Ordine
Archoruithes . .
Sottoriusv:
Archaeopterygiforiiies.
Stirpe
Arehaeopteryges
Famiglia
Arehaeopterygidae
II. - Sottoclasse ORNITHURAE
Ordine
Struthiornithes . . .
Rheornithes
Hyppalectryoruithes
Sottordine
Struthioniformes .
Rheiformes ....
Casuari ifornies . .
Sottordine intermedio :
Aepyornithiforuies
Sottordine intermedio :
Palamedeiformes .
[ Anserifonnes . . .
Pelargornithes
Podicipitiformes.
Stirpe Famiglia
Struthiones Struthionidae
Rheae Rbeidae
Casuarii Dromaeidae, Casuarii-
dae, Dromornithidae
Aepyornithes Aepyornithidae
I'ahuuedeae Palaniedeidae
\ Gastornithes Gastormtbidae
/ Anseres o Lamelliiostiea Anatidae
Eualiornithes Enaliornithidae
Hesperornitlics .... Hesperornithidae
r , , u t> t . ^ Colvmbidae
Colymbo-Podioipites j Po / ioipiaidae
(') Untersuchungeii zur Morphologie unti Sistematila der V'ùgel, Amsterdam (ISs^i.
(-) Nature, Voi. XXXIX, pp. 150-152, 177-181 (die. 1888).
ATI.ASTK OKNITQ] i".l( il
1(11
Ordine
Classe AVES (Continua).
I. - Sottoclasse SAURUKAF. (Contìnua).
SOTTOR DI N E S l 1 1 : P E
Phoenicopteri
Polargomithes - Ciconiil'ormee
(Continua)
Sottordine intermedio :
Procellariiformes .
Sottordine intermedio :
Aotenodytiformes .
Sottordine intermedio :
Ichtliyornithiforme
Charadriornithes .... Charadriiformes.
(Aegialornithesi
Sottordine intermedio :
Gruilbrnies
Sottordine intermedio :
Ralliformes
Pelargo-Herodii.
Accipitres
//( merohaì pages, Pelar-
gokarpages)
Steganopodes .
Famiglia
Palaeodidae
Phoenicopteridae
Plataleidae o Hemiglot-
tides
Ciconiidae o Pelargi
Scopidae
Ardeidae o Herodii
Balaenicipitidae
Gypogeranidae
Cathartidae
Gypo-Falcouidar
Phaetontidae
Phalaoroeoracidne
Pelecanidae
Fregatidae
Prooellariae o Tubinares Procellariidae
Aptenodytes o Impeunes Aptenodytidae
Ichthyornites
\ Iclithyornithidao
) Apatoruithidae
Chara-
drii
Laro-Limicolae .
l'arrae
Otides.
Enrypygae
Grues. . .
( Charadriidae
' Glareolidae
( Dromadidae
Cbionididae
Laridae
Aleidae
Thiuoeoridae
Parridae
l Oedicnemidae
/ Otididae
i Enrypygidae
} Rhiuochetidae
( Aptoruithidae
i Gruidae
i Fulicariae.
Hemipodii
!
Alectorornitbos
(G'hameornithesi
Apterygiformes Apteryges
Crypturiformes Crypturi .
Gallitbrmes
Gallidae
Opisthocomidae
< Psophiidae
f Cariainidae
Heliornithidae
Kallidae
\ Mesitidae
; Hemipodiidar
) Apterygidae
/ Dinornithidar
Cryptnridae
ÌMegapodiidae
Cracidae
Gallidae o Alec-
tiinipodes
102
ATLANTE ORNITOLOGICO
Ordine Sottobdink
Sottordine intermedio :
Coliimbiformea . .
Stirpe
Sottordine intermedio :
Psittaciformes.
I Pterocletes
J Colnmbae .
Famiglia
PtcToclidae
l'sittaci
ÌDididae
Colninbidai
Psittacidae
Coracornithes . . . .
(Venflrornilhes)
Coccygiformes Coccyges \ MMophagidae
• ° j Cnoulidae
Stirpe intermedia.:
Galbulae
Pieo-Passeres ,
Pico-Passeri f brmes .
Makrochires.
[ Colii ....
Stirpe intermedia:
I Bucconidae
) Galbulidae
Capi fon idae
Rharaphasti-
Pici . . ì dae
! Indicatoridae
Picidae
l Pseudoscines
Passeres ! Passeridae o
( Passeres
\ Cypselidae
/ Trochilidae
Coliidao
Halcyonifbrmes .
Trogone» Trogonidae
Halcyones ) Halcyonidae
) Alcedmidae
Bncerotes J Dpnpidae
I micerotidae
Meropes Meropidae
Stirpe intermedia:
Todi
Coraciiformes .
\ Momotidae
/ Todidae
\ Coraciidae
) Leptosomidae
l Caprimulgidae
, . . I Steatornithidae
( Podargidae
Striges Strigìdae
( 'oraria»
Caprimulgi .
ATLANTE ORNITOLOGICO
in:;
E finalmente qui offro la classificazione proposta per la Classe Aves dallo Sharpe nel 1891 ('
sottoclassi:
I. Sauroxae
li. Eatitae
III. C'arinatae
OKI 'INI
I. ArcbaeopterygesfFos-
sile)
II. Rheiformes Neotro-
pica)
III. StruthioniformesfE
tiopica)
IV. Casuariit'ormes (Au-
stralasiana)
V. Apterygif'oriues (Au-
stralasiana)
VI. Crypturiformes
VII. Gallii'orines
VIII. Columbil'onnes
(Cosmopolita)
IX. Opistbocomit'urincs
(Neotropicii i
X. Ralliformes (Cosmo-
polita)
XI. Heliornitbifomies
(Neo tropica)
XII. Podicipcdiformes
(Cosmopolita)
XIII. Colymbiforrnes
(Artico o sub-Artico)
XIV. Sphonisciformes
XV. Procellariiformes
(Cosmopolita; Pela-
gico)
XVI. Alciformes (Cir-
cumpolare)
XVII. Laril'ormes
sul TOKDINE
I. Dromeae
II. Casuarii
III. Apteryges
IV. Tinami (Neotropica)
V. Megapodii (Austra-
l asiana e Indo-Malese)
VI. Craces(Neotropiea)
VII. Phasiani
VIII. Hemipodii (Parti
sub-temperate e tro-
picali del Mondo An-
tico)
IX. Pterocletes (Parti
sub -tropicali delle
Regioni Paleartica ,
Indiana ed Etiopica)
X. Geophapes (Austra-
lasiana)
XI. Columbae
XII. Didi
XIII. Opistbocomi
XIV. Halli
XV. Heliomithes
XVI. Podicipedides
XVII. Colymbi
XVIII. Impennes
XIX. Tubinares
XX. Alcae
XXI. Lari (Cosmopo-
lita)
SEZIONE
FAMIGLIA
1. Pbasiauidae (Palear-
tica e Indiana)
2. Tetraonidae (Palear-
tica e Neartiea)
3. Perdicidae (Cosmo-
polita)
4. Numididae (Etiopica)
5. Meleagridae (Near-
tiea e Neotropica)
Turuicidao
Opisthocomidae
1. Gallinnlidae
2. Kallidae
3. Ortygometridae
4. Podicae
Heliornithidae
Podicipedidae
Colymbidae
Aptenodytidae
1. Diomedeidae - 2. Pro-
cellariidae - 3. Pele-
canoidae
Alcidae
1. Stercorariidae
2. Laridae
SOTTOFAMIGLIA
l.ariuae
Sterninae
Rhynchopinac
I 1 ) Vlaseit. Birdt | L891).
104
ATLANTE ORNITOLOGICO
SOTTOCLASSE
ORDINE
XVIII. Cbaradriiformes
(Cosmopolita)
XIX. Gruitbrmes
XX. Pelargiformes
XXI. Phoenicopterifor-
mes (Parti temperate
e tropicali di ambe-
due gli Emisferi)
XXII. An 8eriformes(Co-
smopolita)
XXIII. Peleeanii'ormes
( losmopolita)
SOTTORDINE
XXII. Dromades (Etio-
pica e Indiana]
XXIII. Chionides (An-
tartico)
XXIV. Attagides (Neo-
tropica)
XXV. Charadrii (Co-
smopolita)
XXVI. Glareolae (Etio-
pica ; Mediterraneo-
Persica; Indiana e
Australiana)
XXVII. Cursorii (Etio-
pica; Mediterraueo-
Persica; Indiana)
XXVIII. Parrae (Neo-
tropica ; Etiopica ;
Indiana; Australiana)
XXIX. Oedicnemi (Qua-
si Cosmopolita)
X XX . Otides ( Parti tem-
perate e tropicali del
Mondo Antico)
XXXI. Grues (Quasi
Cosmopolita , però
mancante nella Re-
gione Neotropica)
XXXII. Arami (Neo-
tropica)
XXXIII. Rbinochetides
(Confinato alla Nuo-
va Caledonia)
XXXIV. Mesitides (Con-
finato al Madagascar)
XXXV. Eurypygae
(Neotropica)
XXXVI. Psophiae(Neo-
tropica)
XXXVII. Dicholophi
(Neotropico)
XXXVIIII.Ardeae(Co-
smopolita)
XXXIX. Ciconii (Quasi
Cosmopolita)
XL. Balaenicipitides
(Etiopica)
XLI. Scopi (Etiopica)
XLII. Plataleae (Co-
smopolita)
XLIII. Phoeuicopteri
XLIV. Anseres
XLV. Palamedeael Neo-
tropico)
XLVI. PhaSthontes
SEZIONE
FAMIGLIA
SOTTOFAMIGLIA
Droniadidae
Cbiouididae
1. Attagidae
2. Thiuocoridae
1. Haematopodidae
2. Charadriidae
3. Scolopacid; e
1. Plataloidae
1. Ibididae
1. Cnemiornitbidae
2. Anseranatidae
3. Plectroptoridae
I . Anatidae
Auhimidae
Phaetontidae
Anserinae
Cygninae
Anatinae
Mergiuae
\ i i \M i ORNI rOLOGICO
105
rTOCLASSE
OKDINE
XXIV. Catbartidiformes
Neoge;
XXV. Xecipitriformes
XXVI. CoraciiformeB
XXVII. Trogones (Neo-
tropica ; Indiana ; E-
li"!'
XXVIII. Cocoyges
X.XI.X. Psittaciformos
Si 'i n >i:i>i\r,
XI. VII. Sulae
XLVIII. Pbalacroco-
races
XLIX. Pelacani
L. Fresati
1,1. Pseudogrypbi
1.1 1. Serpentari i i Etio-
pica)
LUI. Accipitres (Co-
smopolita
l.l\'. Pandionea Quasi
Cosmopolita
l,V. Striges (I losmopo-
lita)
LVI. Steatornithes
(Neotropica)
LVII. Podargi (Austra-
lasiana)
LVIII. Leptosomati
(Lemuriano)
1.1 X. Coraciae (Paleo-
geno)
LX. Halcyones (( ìosmo-
polita)
LXI. Bucerotes (Etio-
pica; Indiana; Au-
stro-Malese
LXII. Upupae (Palear-
tica ; indiana ; Etio-
pica i
LXIII. Meropes (Paleo
geno)
1.X1V. Momoti (Neo-
tropica
I.XY. Todi (Antille
LXVI. Caprimulgi : Qua-
si Cosmopolita
l.XVll. Cypseli (Co-
smopolita)
LXIII. Trqohili (Neo-
geno)
LXIX. Colii (Etiopica)
LXX. Muaophagi I Etio-
pica)
LXXI, Cuculi
L.X.Xll. Psittaoi
SEZIONE
FAMIGLI \
SOTTOFAMIGLIA
Sulidae
l 'nalacrocoracidae
Plotidai
l 'elei lao
Fregatidae I Mari tem-
pri iti e tropicali ili
ambedue gli Emi-
sferi)
Cathartidae
1. Vulturidae Mediter-
raneo-Persica ; Etio-
pica ; Indiana)
2. Falconidae
1. Bubonidae
2. Strigidae
1. Nyctibiidae
2. Caprimnlgidae
Polyborinae
Accipitrinae
Buteoninae
Aquilina*
Falconinae
1.
Nestoridae
2,
Loriidae
3.
( iyclopaittaoidae
i.
i lacatuidae
5.
Psittacidae
6.
Stringopidae
Atlante ornitologico.
Tallo I.
106
Al I. VNTE ORNITI ILOGK I I
SOTTOI LASSI)
ukuim:
-( ITTI >KDINE
XXX. Scansorea
XXXI. Picifonues
XXXII. Eurylaemi (In-
diana e Austro-Ma-
XX.VIII. Menurae (Au-
straliana
XNX1V. Passeriformes
(< losmopolita)
LXXIII. Rhamphasti-
des (Ncotropiea)
l.\ \ I V. Capitonea Neo-
tropica; Ktiopica ;In-
diana)
I.XW. Indicatori-* (E-
tiopica; Indiana)
LXXVI. Pici (Cosmo-
polita, ma è mancan-
te nelle Regioni Au-
straliane)
I. XXVII. r.nccones(Neo-
tropica)
LXXVIII. Galbulae
i Neotropica)
SEZIONE
A. i Iscinea
B. Oligomyodae
C. Tracheopho
uae
D. Atriohiidae
FAMIGLIA
l , ( in \ idae - 2. Para-
diseidae - :). Ptilono-
rhynchidae - 1. Stur-
nidae - 5. Eulabeti
dae - li. Euryceroti-
dae - 7. Dicruridae
-8. Òriolidae -9. Ic-
teridae - 10. Plocei-
dae - 11 . Tanagridae
- 12. Coerebidae- 13.
Fringillidae - 11. A —
land idae - 15. Mota-
cillidae - 16. Mnio-
tiltidae - 17. < Vrtliii-
il.ir - 18. Meliphagi-
dae - 19. Neetarinii-
dae - 20. Dicaeidae
- l'I . Zosteropidae -
22. Paridae - 23. Re-
gulidae - 24. Lanii-
dae - 25. Artamidae
- 26. impelidae- 27.
Vireonidae - 28. Syl-
viidae - 29. Turdidae
- 30. Cinclidae - 81.
Troglodytidae - 32.
Mimidae - :ì;>. Time-
liidae -34. Pycnono-
tidae - 35. Campo-
phagidae - :>(i. Mu-
scicapidae - :>7. Hi-
rundinidae.
1 . Tyrannidae-2. < >xj -
rbampbidae - 3. Pi-
pridae - I . Cotingi-
dae - 5. Phytotomi-
dae-6, Philepittidae
-7. l'illiilae - 8. Xe-
niscidae
1. Dendrocolaptidae
2. Forniicariiilae
:s. Pteroptochidae
SOTTOFAMIGLIA
ATI.AMI ■•RMIoI.OGICO
HIT
Lo Sliarpe, ì t ■ an recentissimo lavoro (') non
ancora compiuto, ha modificato un po' tale
classificazione elevando qualche sottordine a
ordine, ma le l>asi sono sempre le stesse.
La Classificazione qui citata è certamente <li
grande importanza, l'Autore \ i ha lavorato d'ai
torno si può diro trent'anni passati uella più
ricca Raccolta del Mondo elicila Libreria più
l'ornila, olire a ciò il sapere, l'analisi fine e
ponderata e le molte pubblicazioni diedero
allo Sliarpe il titolo di Principe dei moderni
Ornitologi. I. a detta ( lasMtìen/ione SÌ basa prin-
cipalmente sulle particolarità anatomiche, sul
colore delle nova, sull'ubicazione del nido,
sulla pterilosi, sui pulcini inetti <> precoci etc.
Infatti si nomina spesso il palato egi cognato (*),
saurognato | . schizognato i | e desmognato
le narici scliizoi inali | i ed nlorinali I i e molti
altri termini osteologi ed anatomici, che trovano
spiegazioni Dei testi speciali.
Non posso lasciare sotto silenzio la grandiosa
opera del Catalogo degli Uccelli del Museo 1 "> i i -
tannico, ma siccome essa fu compilala da molti
Auioii [Shai-pe, Sclater, Gadow, 8alvadort.
Hargitt, Ogilvie-Grant, Saunders), così la Clas-
sificazione, che ne risulta, non è opera di uno
solo e non è animata dallo stesso spinto.
Degli Italiani citerò i lavori faunistici gene-
rali del Prof. Ciglioli e del Conte Salvadori.
Il primo n ha così divisi gli Uccelli, in un
libro (dio tratta però la zoologia in tesi ge-
nerale.
ORDINE
SOTTORDINE
TRIBi
FAMIGLIA
GENERE
ì Sanrnrae
Archaeopteryx
t Odontotorinae
Ichtbyornis
Baptornis
Apatornis
i tdontolcae
1 [esperornis
Eatitae
Struthionidae
Rheidae
Dromaeidae
t Dinornithidae
1 Aepyornithidae
Apterygidae
Strinino
Rhea
I iroraaeus
( 'asnai ni-
1 liiinrnis
Palapterj s
Aepyornis
Aptci\ \
t Megalaptoryx
Carinatae
1 Iromaeognathae
< r> pt uri
rinamomorphae
Tinaiuidao
Tinamus
Scbizognathae
[mpennes
Spheniscomorpbae
I'\ gopodes
Spheniscidae
SpllCIlisCIIS
Aptenod] ics
t Colymboides
Cecomorphae, pt.
Podicipedidae
(oh mbidae
Alcidae
Podiceps
Colymbus
i Alca
Utamannia
l 'ratercula
Tubinares
Procellariidae
Pelecanoides
( 'ecomorphae, pi.
l'iltlinus
Procellaria
Thalassidi a
i iceanites
Oeatrelata
(') Hand-list of ti, Bi I ' voi. London, 1899-1902 In eorso di stampa).
ato, cenando i proci o palatini sono liberi eil il vomere è troncato sul davanti, come la modi-
Reazione dell'osso del palato noi Passeracei, negli Eurylaemi etc.
nato, quando il vomere consta «li due parti laterali, come la modificazione dell'osso del palato dei Picchi.
i , Palato ìehizognato, quando i processi mascello.palatini sono separati «tu una fenditura «lei lelli ed il vo-
tii«i«' terminano in punta anteriormente, come la modificazione dell'osso del palato nei Gallinacei, Pivieri, Gabbiani eto.
^ ) /'.//. ito dosmognata, quando i processi mascello'palatlni sono uniti nel centro, direttament 1 indirettamente -il il
vomere è talora rudimentale o inolio piccolo, come la modificazione dell'osso del palato nei Bapaoi, Pappagalli, ^u
\ rinati, quando le ossa nasali sono ù**t' profondamante, come ai i Pappagalli, Piccioni etc.
i i Varici '■ rinati, quando le ossa nasali sono riunite assieme o leggermente Borente, come nelle Galline, Pi
{*) Zoologia, U. pag. 59-110 (1886). Le divisioni ohe non sono precedute da alcuna ossei ■ anere famiglie,
lineile precedute ila a, b, eie. sezioni.
L08
\ ri imi ORKITOLOGICO
ORDINE
SOTTORDINE
1 RIBÙ
FAMIGLIA
GENERE
l'ricm
] >iomedea
( !a\ iao
Stercorari idae
Lestris
( tecomorphae, ]>i . i
Laridae
Sternidae
l.arns
Rissa
i ielastes
l 'bcoocephalus
Sylochelidon
Tbalasseus
Gelocbelidoo
Onychoprion
Sterna
Sternula
1 [j drochelidon
Rhynchops
Limicolae
( llareolidao
( ìlareola
il iharadriomorpbae)
Scolopacidae
Thinocoridae
Chionididae
Charadriidae
Parridae
< ledicnemidae
Numenius
Limosa
Scolopax
Gallinago , Terekia, Totanns,
Actites, Bartrainia, Calidris,
Machaetes, Tringa, Actodro-
mas. Pelidua, Limicola, Pha-
laropus, Himantopus, Recur-
virostra
Attagis
Cbionis
Haematopus, Strepsilas, Vanel-
lus, Hoplopterus, Cbettusia,
Aegialites, Eudromias, Squa-
tarola, Cbaradrius, ( ursorius
l'arra
< ledicnemus
Alectorides
Otidae
otis. Houbara
(Geranomorphae)
Cariamidae
Psophidae
Gruidae
Eurypygidae
Aramidae
Cariama
Psophia
Grns, Autbropoides
Eurypyga
Aranius
Fulicariae
Rallidae
i Gypsornis, f Aphanapteryx,
li ìeranomorphae. pt.)
Heliornitbidae
Rallus, Ortygometra, Cres,
Gallinola, Efydrornia, Por-
phyrio, Notornis, | Leguatia,
Fnlica
Heliornis
1 [emipodii
Turnicidae
Turili \
Turnicimorphae)
Opiathocomi
< Ipistll Hlli(l:l<>
< Ipisthocomns
i Heteromorphae)
< ìallinae
Cracidae
Penelope, i ireopbasis, ( Iras
Alectoroniorphae)
Megapodidae
Phasianidae
Meleagridae
Numididae
Perdicididae
Tetraonidae
Megapodins, Talegallus
l'iiasianns, PaVO, (Ialina,
Meleagris
Numida
r.ilaoorlvx, | Palaeoperdis,
Francolinus, Perdix, starna.
Coturnis
Tetrao, Lyrurus, Bonasa, La-
gopus
l'trrorli-ti'S
Pteroclidae
Pterocles
i Pteroclomorphae)
Syrrbaptes
( iolnmbae
< lolumbidae
Columba, Tnrtur
1 Peristeromorphael
Carpophagidae
( ìouridae
1 lidunculidae
( larpophaga, Treron
Goura
1 lidlllll'lllllS
mi w 1 1. oimi roLOGii M
109
OEDINE
801 CORDINE
I '■ smognatbae
TRIBÙ
Anseres
Cbonomorphae, ;>i.
Palamedeae
(Chenomorphae, pi.
< >dontoglosaae
i Amphimorpbae
Kerodiones
(Pelargomorphae)
Steganopodes
(Dyspoiomorpbae)
Accipitrea
i Aetomorphae, pt.)
Striges
(Aetomorpbae, pi.
Paittaci
Psi1 tacomorphae)
Anisodactylae
( loccygomorpbae, ;//. i
l' AMl'.l.l A
i Dididae
ttomitbidao
Anaeridae
Anatidae
Mergidac
< lygnidae
Palamedeidae
Phoouicopteridae
Plataleidae
Ibidae
I iconiidae
Ardeidae
Plotidae
I >\ sporidae
Pbalacrocoiacidae
Pelecanidae
Pbaetbontidae
Fregatidae
Serpentariidae
l 'atbartidae
Vnltnridae
Falconidae
Bubonidae
Strigidae
Stringopidae
Palaeornithidae
Cacatuidae
Paittacidae
Steatornithidao
Podargidae
Leptosomidae
( loraciidae
Todidae
Momotidae
Meropidae
Irrisi. liil.id
l pnpidae
GENERE
Didns, Pòzopbapa
a nia
A 1 1 -< i anas, ( !< 1 1 . .|i-i -■ . Bernicla,
Ans< i-
ca, Tadorna, Anas, Chan-
Irlasinns. Spalili;!. Dalila.
Mareca, Marmaronotta, Quer-
quedula, ( !j anopterua, l-'uli-
gnla, Pulix, Bucepbala, Ha-
relda, < lidemia, Somati i ia
Erismatura
Morgue, Mergellua
i osco: oba i | gnus
Palamedea, Chauna
f Palaelodus, f Agnopterns,
Phoenicoptcì ns
Platalea
'li g .IN. Tantalus
i iconia
Nycticorax, Botanms, Ardetta,
Ardeola, Bubulcus, Egretta,
Axdea, Cancroma, Balaeni-
ceps
PlotllS
Pelagornis, Siila
Microcarbo, Phalacrocorax
Pclei'anus
Phaethon
Fregata
Serpentarina
Sarcorhamphns
Neopbron, Gyps, \'nlinr, Gy-
paetus
1 ircaetua . Nisaetua , Aquila ,
llali.irtns. Archibuteo, Bnteo,
Pernia, Milvns. Cerchneis,
Erythropns . Hypotriorcbis ,
Falco. Gennaja, Astar, Ac-
cipiter, Circns, Pandion
j Palaeociicus
I'hiIi". Asio, Scopa, Athene,
Glancidium, Nyctala, Syr-
niiiiii. Surnia
Strix
Stringops
Palaeoruis, Dorina-, Trichoglos
sns. Eelectus, Melopsittacua,
Eupbema, Pezoporus, Aga-
pornis
Cacatua. Calyptorhynohna, Mi
oioglosaa, Calopsitta
Platyeercus, Paephotea, Psitta-
cnla, Coracopsis, Paittacna,
Nestor, Ara. < 'onrjrrjs, ( liry-
sotis
Steatornis
Podargns
Leptosomna
i loracias
Todns
Momotns
Werops
Irrisor
Laurillardia
110
ATLANTE OKNITOI.IN UCO
ORDINE
SOTTORDINE
Saurognatbae
TRI HI'
Fleterodactylae
(Coccygoraorphae,jjt.
Zygodactylae
(Coccygomorpbae, pi.
Coccyges
(Coccj gomoiphae,j>t.
Pici
l 'eleomorpbae
Macrochires
(( \ aelomorphac)
Pasaeres
(Coracomorphae)
FAMIGLIA
Bucerotidae
Aleedinidae
Trogonidae
Galbulidae
Bucconidae
Rhamphaatidao
Capitonidae
[udicatoridae
( luculidae
Miisiipliagidar
Picidae
Iyngidae
Caprimulgidae
Cypselidae
Trochilidae
Hinmdinidao (')
Muscicapidae i
Laniidae
Ampelidao
Vireonidae
Mniotiltidae
Chaniaeadae
Aegithinidae
< (riolidae
Ptilonorhynchidae
Artamidae
Dicinridae
Certhiidae
Sitti dae
Paridae
\ccentoridae
Eupetidae
Cinclidae
Tronglodytidae
I >r\'I ridai-
Pycnonotidae
Sylviidae
Xnrdidae
GENERE
Upupa
;' i ( irj ptornis
Buceros, Bucorvua
Alrrdu
Trogoli, 1 [arpactea
Calurus
(.alluda
Bucco
Rbampbaatoa, Pterogloaaua
.' Homalopu8,Pogonorhyncbu3,
Megalaima, Capito, Indicator
Cnculus, Coccyatea, Coccyzna,
Centropua, Crotophaga, Sau-
rotbera, Coua, Pboenicopbaua
ffNecrornis.Turacus,Mu8ophaga
Dryocopu8 , Piena, Picoidoa,
Geciuus, Picumnua
Iynx
Nyetibius, Caprimulgus, l'o-
da ger
Cypselus, Collocalia, Chaetura
Pbaethoinia, Troohilus, Oreo-
trocbilus, Polytmua, Topaza,
Docimaatea, Saphos
Hirundo, Cbelidon, Olivicola,
( 'utile
Muscicapa, Erytbrosterna, Un-
tali*
Laniiis
Ampelia
Vireo
Mniotilta
Cbamaea
Lciotbrix, Timalia
Oriolua
Clamydera, Amblyomis
Artamua
Diernrus, Irena,
Certhia, Tichodroma
Sitta
:'| Palaegithalua, Lopbopbanea,
P àie, Cyaniates, Parus,
Panurus, Acredula, Aegitba-
lus, Regulus
Accento!
Eupetea
Cinclus
Troglodytea
Ciaticola
l'\ 'cnonotua , Phyllornis, Po-
raatorhinua, Garrulax
Cettia, Potamodus, Locuatella,
Luaciniola . Calamodua, A-
crocepbalus,Hypolais,Phyllo-
scopus, Agrobates, Melizo-
philua, Pyrophtalma, Curru-
ca, Sylvia
Pratincola, Ruticìlla, Neraura,
Cyanecula, Eritacue, Oreo-
i a 0sciNK8 (Acromyody 1. Lutirostres.
(-) 2. Dentirostrea (lutto le famiglie Ikro al N\ :; i b! di Beguito).
\ I I \N TI. ORNI ["OLI li
111
ORDINE
SOTTORDINE
TKir.i
FAMIGLIA
GENERI
ciurla. Tnrdus, Menila, Mon-
ocola, 1 iromolaea, Saxicola
Motacillidae
Calobatee, Motaeilla, Bud
Ambii*, Corydalla
Alaudidae (')
i ìalerita, Alauda, A tmanes,
( lalandrella, < itocorj 8, i'alla-
sia. Melanocorypha
Kinlpcrìziilac
Calcarius, Emberiza. Miliaria,
Passerina
Fringillidae
Loxia, Pinicola, Pj rrhnla, Ery-
throspiza, Carpodacus, Ae-
giothus, Cannabina, Serinns,
( laxduelis, < Ihrysomitris, < 'hlo-
roptila, Ligurinus, C so-
thraustes, Passer, Petronia.
Montifcingilla, Fringilla
Ploceidae
Plocena
TaDagridae
Callisto
[cteridae
Cacicus, Vgelaeus, Quiscalus
sturiiiil:i.'
| Fregilupus, Falculia, Juida,
Euryceros, Bnphaga, Stnr-
iins. Pastoi
Paradiseidae
Xantbomelus, Ma sodia, Pa-
radisea, Epimacus
Corvidae
FxegihlS, l'yrrl ura\. Garru-
lus, l'ira. Nucifraga, Lycos,
Corvus
Promeropidae
Neotarinia, Promerops, Dre-
panis
( loerebidae
i loi reba, Certbiola
Meliphagidae
Myzomela, Meliphaga, Zoste-
rops
Pittidae ( l )
Pitta, Philepitta
Oxyrbamphidae
i ixyrhampbus
Tyrannidac
Tyrannns, Muscisaxicola
Pipridae
Pipra
( lotingidae
Tityra, Rupicola, 1 loi inga, 1 >•-
phalopterus
Phytotomidae
l'bytotoma
Eurylaemidae
Eurylat'inus, ( 'alyptomoua
Dendrocolaptidae ( 6 )
Geositta, Furnarius, Synallaxis
1 lendrocolaptee
Formicariidae
Thamnophilus , Formicn ora .
Grallaria
Pteioptocbidae
Scytalopus, Pteroptochus, Trip-
fcorhinus
Atriohiidae (°)
Atrichia
Menuridae
Menura, fOrthonys
{') 3. Conirostres.
(-) 4. Oultirostres.
( ■) .">. Tenuirostres.
O hi Oligomyodae ' Mcsomyodi, pt.).
(i e) T&acheophonae (Mesomyodi, pt.).
('■) d) Pai ìi Ines.
DI-
ATI. AVI E 0RNIT01 OGK
Il Giglioli seguì la sua elaborata classifica-
zione anche nei susseguenti lavori che riguar-
dano l'Ornitologia italiana ('), beninteso occu-
pandosi dei gruppi del nostro paese.
11 Conte Salvadori nel suo ottimo Elenco ( : ')
ha diviso nel seguente modo gli Uccelli Ita-
liani :
ORDINE
SOTTORDINE
SEZIONE
FAMIGLIA
SOTTOFAMIGLIA
GENERE
Accipitres
Vccipitres diurni
Vulturidae
Gypaetidac
Falconidae
Vultur,( >togyps, Gyps, Neo-
phron
( .\ paetus
aquila, Hieraetus, Nisae-
tns. Ilaliaetiis. Pandion,
( iircaetus, Archibuteo, Un-
ti... Pernia, Milvus, Ela-
nuH, Astnr. Accipiter, Mi-
cronisua, < ìennaja, Palco,
Aeaalon . 1 [ypotriorcliis .
Erythropu8, Tinnunculus,
( 'Il VHS
Àccipitres noc-
Strigidae
Stris
turni
Asionidae
Svin inni . Surnia, Nyctala,
( ìarino,Glaucidium, Bubo,
Aaio, Scop8
Picariae
Zygodactj lae
Picidae
Gecinua, Picus, Dendroco-
pus, Picoidea, Jynx
( 'uculidae
Cuculila, ( ìoccj atea, t loccj -
/US
Anisodactylae
( 'oraci idae
Meropidae
\ Icedinidae
1 Fpupidae
( loraciaa
Meropa
Alcedo, Ceryle
Upupa
Hiautes
( ìaprimulgidae
i !j pselidae
Caprimulgus
( lypaelus
Passeres
( lacinea
i isciuos latiro-
8trea
liirundinidae
Muacicapidae
Ampelidae
Cheli don, Hiruudo, Biblis,
Cotile
Muacicapa, Ficedula, Ery-
throaterna
Ampelia
i lacinea dentiro-
Laniidae
Laniua
strea
e lacinea acutiro-
l'aridae
Regulua, Aegitbalus, l'a-
atrea
Sittidae
uurua, Acredula, l'ani*.
Lophophanos
Sitta
i iscines curviro-
Certhiid i
Tichodroma, Certhia
atrea
( lacinea aubuli-
Troglodytidae
Troglodj tea
rostrea
( linclidae
( 'llirlns
Turdidae
Acceutoriuae
Turdinae
Syh iinae
Accentor
Tui'iliis. i ireocincla, Turdu-
lus, .Menila, Montieola .
1 iromolaea, Saxicola, Pra-
line. .Li. Ruticilla, Cyane-
eula. Calliopi' , Iantina ,
1 i'i oacus, | .iisriiiia
Sylvia, MelizophiluB, Pli.vl-
loscopus, Hypolals, Acro-
cophalus. Potamodus, Lo-
cnsiclla, < lalamodua, Lu-
sciniola, Cettia, Aedon
( ) i "'.. Ttal. 1886 .■ Pubi
( ) Elenco l'ec. Itul. 1887.
Oì nitologioo Italiano otc.
V I I AMI ORNI l"l "'.I' "
113
ORDINE
SOTTORDINE
SEZIONE
1 WIKU.IA
SOI rOFAMIGLIA
GENERE
< ìistioolinae
i liaticola
Motacillidae
Motacilla, Budj tea, Antboa
i iNfiiips amtelli-
Alaodidae
Alauda. Lulliila, (aderita.
plantarea
( Calandrella , Pterocorj ».
Melanocorj pha, < Itocorya,
Ammomanea , Alaemon ,
Certliilanda
i isciues coniro-
1 i ingillidae Emberizinae
l'I i-i't rupi lai ns. Plectrophe-
strea
nax. Enspiza , Miliana,
1. udienza
Fringillinae
Passer, Petronia, Cocoo-
thianatea, Montifringilla,
l'ri umilia, Liguri mis,( 'libi-
le >l itila. Cbry som i tris, Car-
dnelis, Scrinila, Canmt-
iiina. Aegiothoa
Loxiinae
Pyrrhnla, Bucanetea, Car-
podacua, Pinicola, Loxia
( laoinea cultiro-
[cteiidae
Lgelaena
Btrea
Sturnidae
i iriolidae
< 'orvidae
Stornila, Pastor
Oriolna
P.vrrbocorax, Corvua, C'o-
loena , Nooifraga, Pica.
Garrnlua
Colombaie
Columbidae
Colomba; Tortor
Gal li mie
Pteroclidae
Phaaianidae
Tetraonidae
Perdicidae
Syrrhaptee, Pteroclea
Pbaaianua
Lagopna, LJrogalIua,Tetrao,
Bonasa
Francolino», Caccabia. Per-
dix, Cut unii x
Grallatorea
l.imicolae
< nididae
Glareolidae
1 'liaradriidae
Scolopacidae
l Hi», Hoiiliara
Glareola, Cnrsoriiia
Oedicnemna, Vanellria, Ho-
ploptrrns. CI iettasi a. Scpia-
tarola, Cliaradrina. Eudro-
miaa, Aejjialitis. Strepai-
las, Haematopua
Kecurviroatra,Himautopua,
Lobipe9, Phalaropua, Ca-
lidris, Limicola, Arqua-
tella, Aucylocbeilua, Pe-
lidua, Actodromaa, Trin-
ca, Machetea, Bartramia,
Tringoidea , Bymphemia,
Helodroinas, Totaniia.Te-
rckia, Limoaa, Kunienius,
Sc'olopax, Galliuago, I.ini-
nocryptea
l'ulicariae
Rallidae
Palina, C'rex, Porzana, Gal-
linola, Jooocicca , Por-
phyrio, Eolica
Alectoridea
Gruidae
Gnia, Autbropoidea, Balea-
rica
Herodionea
Ardeidae
Ciconiidae
Ibididae
Anlea, Eerodiaa, Bnbnlous,
Ardeola. Ardetta, liotan-
rns, Nyotioorax
Ciconia, Leptoptiloa
Plegadia, Platalea
Phoeuicopteri
Phoenicopteridao
Phoenicopteriis
Ari aerea
Lamelliroatrea
Lnatidae
Chènalopex, Anaer, Branta,
Cygniis . 1 teiidrory ona .
Tadorna, Casarca. Anaa,
Chanlelaaiiuta , Mareoa ,
Datila, Spatula, Qoerqoe-
Atlante ornitologico, — Parte I.
15
in
\ l I INTE ORSITOl.OfilCO
ORDINE
SOTTORDINE
SEZIONI'.
FAMIGLIA
SOTTOFAMIGLIA
GENERE
dilla, Marmaionetta, l'ai
lichen, Nyroca, Euligula,
Aetbyia, Clangala, llarel-
da, Sninati-na, Oedemia,
Erisimi! ara . Mergellns ,
Mergus
Steganopodes
Polecanidae
Phalacrocorax, Microoarbo,
Pelecanus, Siila
Lougipennes
Laridae
Sterni nae
Larinao
Stercorariinae
Thalassens, Actochelidon .
Sicilia, Sternuta, Onycho-
prion, Gelochelidon, Hy-
drochelidon
Ailflariis , Hydrocolaeua ,
Gelastes, Larus, Rissa
Megalestris, Stercorariiis
Tubinares
Procellariidae
Piiftinus, Procellaria, Cy-
mochorea, Oceanites
Pygopodes
Alcidae
Colymbidae
Podicipedidae
Fratercula, Alca, Loinvia
Colymbus
Aechmopborns, Podivipes,
Tacbybaptes
Tale classificazione mentre ha il pregio di
essere consona all'attuale stato scientifico, si
presenta molto semplice ; io ammetto elio per
un lavoro eon speciali intenti anatomici ed osteo-
logie] siano preferibili classificazioni stretta-
mente basate sull'interna struttura degli re-
celli, ma per lavori d" indole generale e direi
quasi popolare o ohe illustrano Avifaune locali
quella del Conte Salvadori è di ginn lunga
ottima e preferibile per chiarezza e semplicità.
Ed è perciò che io l'adottai in questo la-
voro nelle sue grandi linee con lievi modifi-
cazioni riguardo le famiglie e le sottofamiglie,
ma tenendo fermi i sette ordini fondamentali
e, senza qui riprodurre lo schema, rimando il
lettore all'Indice Sistematico, ove il sistema è
del tutto sviluppato. Gli Autori italiani tro-
veranno che non tutti i nomi da me adottati
sono eguali a quelli adoperati dai nostri due
migliori Ornitologi; ho sempre cercato di
usare il nome che godeva la priorità e, se tal-
volta avrò errato, ciò de\esi attribuire alle
enormi difficoltà che si incontrano nello stabi-
lirla esattamente, ma non all'abbandono di ciò
che ogni Autore ha obbligo di scrupolosamente
osservare — la legge di priorità — . prendendo
come punto di partenza la X edizione del Systema
Naturae di Linneo (175S) e scegliendo Autori
costantemente binomiualisti ; come è noto, pei
nomi generici si scelgono anche quelli di Au-
tori non costantemente binominalisti , quali il
Brisson. Quando però tali nomi erano diffe-
renti da quelli adoperati nelle opere del Giglioli
e del Salvadori, li citai sotto quello da me
usalo chiudendoli tra parentesi, così i lettori
potranno facilmente comprendere di quale uc-
cello volevo parlare; nell'Elenco Sistematico
poi dopo ogni singolo nome collocai quello del-
l'Autore die per primo ebbe a stabilirlo e l'anno
nel quale ciò avvenne. Come di leggeri si com-
prende per l'indole del mio lavoro io non avrei
potuto arricchirlo, come sarebbe slato mio vivo
desiderio, di una estesa sinonimia, delle diciture
dialettali e di quelle delle lingue più note od
estendermi soverchiamente sulle diagnosi, sui
dati della distribuzione geografica ete., perchè a
tale scopo non sarebbe stato sufficiente un solo
volume, come desiderava il nostro editore, ma
un'opera di grande mole e quindi di costo rile-
vante, ciò die avrebbe svisato l'intento cui si
mirava da entrambe le parti. Pei nomi geo-
grafici mi sono attenuto alle diciture Italiane
dell'Atlante di Habenicht ('). pelle abbrevia-
zioni dei nomi degli Autori alla Lisia pubblicata
dal Museo di Berlino ( ) e per quelli degli IV-
celli Americani alla Lisia edita dall' Unione
Ornitologica Americana (').
t'f Habeiilclit, E., Atlante tateoAUe^ Gotha o TorÌDO, luuo.
'i Liste Autor, Zool. Art. dati. 2 ni. Musco »li Bertiiio,
6.
i i Inter, 'hit. Un. Check List. - <><!. 1806.
ATLANTE ORNITOl.OiiH
116
Sg nardo storico-bibliografico su IP Ornitologia Europea.
Ho creduto utile e doveroso ad un tempo di
stendere un breve studio bibliografico su lli<
Opere die maggiormente interessano l'Ornito-
logia Europea. Ripeto utile, perchè in Italia
tante opere eminenti e di grande valore scien-
tifico sono purtroppo poco note; doveroso,
perchè è giusto riconoscilo con quali pazienti
ricerche questi Autori hanno l'alio progredire
tali studi e quanto ci danno facilitato il com-
piti! di oggidì.
Mio Padre molti anni addietro ha pubblicato
alcuni capitoli di una « Storia dell'Ornitolo-
gia (') » che purtroppo non fu continuata. Issi
sono scritti con singolare compotenza e. ciò
che non guasta, col suo brio naturale e con
lingua purissima, e non sono certamente io il
solo, (') a rimpiangere che questo lavoro sia
stato troncato, si può dire, nei suoi primi
albori. Occupato in affari pubblici e privati,
ove la sua intelligenza e la sua capacità ciano
grandemente riconosciute ed apprezzate, Egli
dovette suo malgrado abbandonare uno studio
per il quale aveva grande trasporto e ciò fu
certamente una grave perdita nella patria Or-
nitologia. Ed io ho pensato che il più bell'o-
maggio alla sua opera ed il più bell'ornamento
per questo capitolo era quello di cominciarlo
colle sue stesse parole, per continuarlo poi con
le mie critiche più brevi e più disadorne.
A taluno sembrerà strano invero, che io, fisso
di tesservi la storia dell'ornitologia, incominci
a trattarne da epoche tanto remote. I moderni
hanno a vezzo insucidare la mano nella dotta
polvere dell'antichità; ebbene sarò per loro il
naturalista che stende una noiosa pagina d'ar-
cheologia. Opposto affatto al parere di coloro
che non ammettono il graduato progredimento,
per me la scienza è una fede, è un complesso
di verità, che insieme si appuntellano, si so-
stengono: è una catena che ogni di più s'ina-
nella. L'edifìcio, il monumento del progresso
non giganteggia, fattura dell'oggi : tulle, sì
tutte le generazioni, clic si successelo, affati-
cale da ignota pressione \ i recarono la loro
(') Lu Storia dell'Ornitologia, I IV, Atti Soe. Hai. Ss.
Nat. yoL X, pp. 136-144. Milano, 1867 ; id. VVI.. Ro-
vigo, 1873.
P) Ibi; 1x08, p. 312; etc. eU\
pietra per fondarlo, per ergerlo. Discepolo di
questa idea, reco ai grandi che impresero ad
aprirci il varco nell'intentato sentiero, il mio
debito di gratitudine; benemeriti della scienza,
essi ci legarono colle loro oliere il dovere di
rammentarli; io non so esimermi dal compierlo',
e. facendovi retrocedere ventiline secoli, vi con-
duco meco ai tempi di Aristotile.
ARISTOTILE.
Nella Grecia da trecento e cinquantanni
prima dell'Era volgare fioriva Aristotile di Sta-
gna. Versatissimo in lutto, di tutto così dif-
fusamente trattò, da sembrare quasi impossibile,
che, nella breve giornata di una vita umana,
potesse dar termine a tanto. Come filosofo non
è. mio sunto ragionarne ; vi dirò solo colle pa-
role di un sommo tedesco (') che il suo pen-
siero ha penetrato tutte le sfere delle coscienze
umane, e ch'egli fu per molti secoli di seguito
l'unico fondamento di tutto lo sviluppo del-
l'intelligenza. Ma tanto i contemporanei che
la posterità non furono giusti di premio al
naturalista. Il Greco, tiglio di una magica terra,
dove, o riposi lo sguardo nell'amenità dei
poggi, o lo spazii nell'ampiezza del mare, sotto
la curva di un cielo ridente, trova sempre
nuove ispirazioni alla poesia, naturalmente ri-
fuggo dai severi vincoli dall' analisi. Perciò
nessuno fra i suoi contemporanei, per (pianto ab-
biamo contezza, seguì Aristotile nello studio della
storia naturale, assoggettandosi ai contini del
metodo; e i suoi lavori di questo genere do-
vettero giacere obliati, tanto più che erano
stesi in uno stile conciso ed arido. Proseguendo
nel mio assunto, vedremo la varia sorte che
corsero nei tempi posteriori, investigandone,
per quanto sapremo, le cause; per ora ritor-
niamo all'autore, a quell'opera immortale che
è la Storia degli Animali.
Valendosi del dono di un'attenta ossei \ azione,
egli primo vi crea il concetto dell'Anatomia
comparata. Poi questi esseri culi assoggetta al-
l'esame il più diligente: ogni parte singolar-
mente ne analizza, imi capacitarsi quale sia la
(') Hegel, Stternmtliehe W«rke, T. XIV, pag. 418.
116
ATI.ANTK ORNITOLOGICO
funzione ch'essa adempie nell'ordine dell'in-
sieme, e questo insieme con accuratezza lo
studia, ne interroga il modo di vivere e di
riprodursi ; perchè la natura, così forzata dal-
l'incalzante lavoro dal genio, manifesti tutto
il segreto congegno dell 'esistenza e il compito
che a ciascuna parte ha la Provvidenza asse-
gnato nell'opera armonica della creazione.
Ma il pensiero dell'uomo non ha limite fisso,
l'idea è feconda d'idea; l'indefesso investiga-
tóre dalla conformazione interna ed esterna
degli individui e dai loro costumi riconosce il
costante concorso di eguali rapporti che costi-
tuiscono l'affinità fra taluni, e marcano nel
tempo stesso la totale segregazione da altri :
una nuova scoperta è fatta: si caratterizzano
le classi, si pianta il cardine sul quale sì aggi-
rano tutte le Classificazioni. Qui taluno potrà
darmi la taccia di metodista, non lo sono; ma
stimo folle del pari chi crede la natura preordi-
nata a sistema, come chi opina si possa coll'u-
niaua intelligenza comprenderla senza seguire un
sistema. Dell'avviso di un illustre italiano, mi at-
talenti! figurarmi il creato un' immensa rete, leciti
maglie hanno contatto ed intreccio da tutte le
parti fra loro ; e pure mi è d'uopo slacciarne i
nodi, disfarli uno ad uno, per conoscerne la tes-
situra. Aristotile stesso era penetrato di questa
verità, e me n'è garante il modo ch'ei tenne
costantemente nel suo lavoro, la comparazione.
Dal generale scendendo al particolare, meri-
tano menzione il Capo 111 del Libro Vili, ove
parla del cibo, costituendolo uno dei caratteri
per le divisioni, donde i carnivori, i frugivori,
gli onnivori, ed altri; e le dettagliate descri-
zioni racchiuse dal Capo VII al XXXVI del
Libro IX. Le memorie sullo penne, sul volo,
sulle abitudini, sulle nidificazioni, sulle uova,
sparse qua e là, fanno prova di un'analisi più
accurata, primo pregio di un naturalista. Lungi
da me 1' idea che gli studi del filosofo greco
debbano essere il manuale del zoologo odierno;
una giusta ammirazione non mi fa travedere
cotanto; io non m'ebbi altro scopo Dell'accen-
narne i molti pregi, che far conoscere quali
immensi vantaggi ne scaturirono alla scienza;
che cercare che tutti convengano con me averci
Aristotile fatta la via, steso un piano facile
da seguire. Nelle epoche passate si deviò; ma
oggi sembra che avvedutisi del fallo si rinsa-
visca, e si rinvenga alla sorgente, per cercarvi
quella limpidezza, che nella corrente dei tempi
è stata tanto intorbidata. Talora scorrendo a
caso i|Uelle opere, che circolano dappertutto,
mera speculazione libraria, voglio dire alcuni
trattati enciclopedici, ai (piali si affida la ver-
gine intelligenza dei nostri giovani nella folle
speranza die ricevano una coltura su tutto,
quando invece non ne ridonda che una confu-
sione generale, mi avvenne di leggervi malme-
nata la fama dello Stagirita. Facile compito
ergersi censore dille opere altrui, quant'ò dif-
ficile imitarle. Il (litico coscienzioso deve ri-
farsi all'epoca dell'Autore che analizza, stu-
diai nei costumi, immedesimarsi nelle abitudini
di quei tempi, respirarne persino l'aria stessa.
Scrittorelli Bapien tacci, che non sapendo creare
nulla del proprio, mordono continuamente le
fatiche degli altri, stendono lunghi articoli
frutto non della riflessione ma calcolo del de-
naro; questi scrittorelli considerano Aristotile
del secolo diciinono. E in fatti solo a chi vive
nella luce del progresso, colla facilità delle
comunicazioni, coi pronti espedienti per im-
padronirsi di ciò che desidera, coi mezzi sicuri
per conservarlo, col continuo scambio d' idee,
con musei quasi in ogni borgata, con mille
opere da consultare, si può rinfacciare l'asser-
zione non giusta di alcune abitudini degli ani-
mali, le nozioni non esatte sulle specie, la
ripetizione di favolose credenze tradizionali in
(pici giorni, e qualche altra ben piccola mac-
chia in tanta vastità di dottrina. Ma il vano
cicaleccio non trova eco; e voi tutti, che giu-
stamente retribuiste d'encomio D'Alembert e
Diderot, essi che incarnando un ardito conce-
pimento fecero uno e concorde il lavoro dei
grandi viventi e trapassati, compendiando nel-
l'Enciclopedia tutte le creazioni e tutte le sco-
perte, ammirerete con me Aristotile, quest'uomo
più unico che meraviglioso, che nelle molte e
svariate sue opere tutto l'ambito della scienza
umana abbraccia coll'individualità d'un ingegno
prepotente.
PLINIO.
Nel difetto di opere speciali sulla natura, o
perchè nessuno dopo Aristotile, siasene occu-
pato con un vero metodo scientifico, o perchè
la vicenda dei tempi ce le abbia fatalmente
involate, c'è forza trascorrere quattro secoli
di silenzio pei nostri studi, e dalla Crecia re-
carci a Poma, per trovarvi il secondo dei na-
turalisti dell'antichità, (aio Plinio il Vecchio,
Ilio sguardo ai numerosi e diversi suoi lavori,
a una vita indefessamente divisa fra i doveri
del magistrato e le fatiche del guerriero ; fra
le lucubrazioni del filosofo e gli studi del let-
terato, fra. L'amena coltura dei viaggi e lo spi-
noso arringo dell'oratore, e nell'ammirazione
di tanta operosità saremo (piasi trascinati nel
ATLANTE o I : N 1 rOLOGII
117
dubbio sconfortante, che successivamente de-
crescano le forze fisiche e inorali dell'umanità.
Alcuno nel discorrere 'questi monumenti, leci-
tici dal sapere degli antichi, che a Btudiare
basta appena la vita, si dà a crederli meglio
che L'opera «li uno solo, il successo riassunto
di dotte produzioni che smarrirono, o almeno
le fobiche ili molti contemporanei, sotto il nome
«li un grande compendiate; ma a combattere
quest' opinione, che la vergogna troppo facil-
mente persuade, basta la lettela «li Caio Plinio
Cecilio a Tacito, che e ad un tempo la BUC
cinta biografìa <■ l'esatta enumerazione dei la-
vori incredibili «li suo Zio. Il più prezioso «li
essi, l'unico che ci rimani', è la Storia Natu-
rale in IrentaseUe libri, dove con un 'erudizione
sorprendente, infinita, variata «piasi come la
stessa natura, sono trattate pressoché tutte le
scienze e le arti. Ma, nel ricchissimo manuale
della Lingua del Lazio, nell'inesausta miniera di
peregrine e svariate cognizioni, nella vivacità
di uno stile fantastico, nell' arditezza inaspet-
tata d'immaginosi pensieri, se è colpito di me-
raviglia il lettole profano della scienza, non
egualmente avviene al naturalista, che op-
presso dalle numerose favole cerca invano
quell'analisi, che paziente s' interna nei più
reconditi recessi, con ordine, e accurata per-
severanza li indaga, «^ coscienziosa reca alla
luce del giorno frutto di sudati, diligentissimi
studi la verità. Storico non fedele, osser-
vatore non filosofo, Plinio ha ideato un pro-
getto troppo vasto, perchè uomo lo potesse
compiere; è inesatto nelle descrizioni, nella
nomenclatura confuso ed incerto, om messi i
caratteri di classificazione, o se accennati che
non spiccano né stabili, né essenziali, pecca
«li credulità, «li superstizione, di panteismo.
Nei settantacinque capi del Libro X, egli si
occupa degli augelli ; e qui la vita secolare
della fenice, la nascita degli ossifragi, la me-
tamorfosi del cuculo e d'altri uccelli, il pas-
saggio del .Mar di Tonto, insomma un conti-
nualo succedersi di favolosi racconti, non una
storia. Dove lascia spaziare l'immaginazione,
poeta-, dettò superbe descrizioni come nel
Capo XXI sul gallo, nel Capo XXXIII sui nidi,
e sopratutto nel Capo XXXYIII sui mezzi di
locomozione.
Nella giusta severità della critica esaminale
Plinio, naturalisti, non vi rinverrete, come so-
pra accennava né osservazione, né coscienza ;
filosoli, vi troverete tessuta L'interessantissima
storia del progresso della specie umana, tutti
nieraviglieremo con Buffon dell'opera di questo
uomo inspirato, che semina abbia misurata la
natura e trovatala ancora troppo piccola per
l'estensione del suo ingegno.
La grandezza romana dilegua, il Cristiane-
simo oppresso assiduamente mina i fondamenti
del vecchio culto degli idoli e lo scrolla; in-
numerevoli orde di stranieri, varii di nome,
eguali di barbarie, franta ogni diga, inondano
L'Europa, e i popoli nel turbamento della lede.
nell'incertezza della minacciata esistenza, stanchi
subiscono un necessario sonno di torpore. COSÌ
ci è forza scorrere un lungo periodo, che colli-
sile liere burrasche non solo non ha concesso
che sorgano nuovi studi, ma impedito il pro-
gresso degli incominciati, ina travolto preziose
memorie degli antichi. Lo storico, che segue
il sentiero corso dalle generazioni che ci pre-
cedettero, improvvisamente arrestato innanzi a
quest'immense lacune, è colpito da meraviglia
e d'avvilimento ; ma il filosofo scorge il genio
dell'uomo, incatenato dalla forza degli eventi,
dibattersi ; questa fiamma, che il cielo ci ha
immedesimata coli' esistenza, per tanto tempo
non spenta, compressa, mandar tratto tratto
scintille ; una face italiana abbagliare il mondo
(l'Alighieri, il poeta dell'immortalità!); e an-
tivede il secolo di Colombo, di Leonardo «la
Vinci, di Guttemberg, quando le numerose sco-
perte tutto sconvolgono, ricreano, per così dire.
il creato. Circa quest'epoca esuberante di vita,
noi pure incominciamo lo studio storico della
nostra scienza con Uelon e (Jesner.
BELON PIETRO (1518-1564).
Se la memoria «li un uomo maggiormente si
raccomanda quando alle gloriose sue azioni
siasi fatta compagna indivisibile la sventura,
a Pietro Belon non sarà mai per mancare una
somma rinomanza. Nato nel Maine circa il
1518, da poveri e oscuri parenti, lottò fino dalla
prima sua età coll'indigenza. Ma i granili, che
indovinano nello sguardo dell' irrequieto fan-
ciullo balenare l'ingegno, gli si fanno mece-
nati ed egli usa dei potenti loro mezzi solo
per dedicarsi indefesso allo studio. Quell'ar-
dente smania d'imparare, che in lui fu una
seconda natura, lo spinse a perigliarsi in tempi
malsicuri in viaggi lunghi e disastrosi per la
Germania. A Thionville lo arrestarono, riscat-
tato, non gli venne meno il coraggio o la lena.
Riviaggiò la Germania, scorse Italia, lincia.
Turchia, Egitto, Palestina, Asia Minore e ovun-
que osservando e raccogliendo da per tutto,
tornò nel 1550 a Parigi a pubblicarvi le innu-
merevoli e svariate sue cognizioni, a coordinare
118
ATLANTE ORNITOLOGICO
i tesori radunati mi differenti pellegrinaggi.
Qui mi cade in acconcili fermare l'attenzione
sopra un curioso contrapposto. Versò la somma
occorrente pel suo riscaldi un ignoto signore
solo perchè lo seppe conterraneo del poeta il-
lustre Konsarcl : ora gli si contende ostinata-
mente dai suoi colleglli e compatrioti l'ammis-
sione nella facoltà di medicina in Parigi.
Sempre questa legge straziante, il pane della,
sventura bandito sul desco dal fratello! Nel
1564, attraversando il bosco di Boulogne, re-
duce da altri viaggi, fu morto per mano d'un
assassino a quarantacinque anni. .Ma l'invidia
non ha serbato rispetto nemmeno allo sue ce-
neri disgraziate. Si calunniò e la calunnia fu
con tanta insidia tessuta che anche uomini
grandi e creduti le tennero fedo e inconsape-
voli l'accreditarono. Lo si disse servitore di
Gillio, suo compagno di viaggio, furatole dei
suoi manoscritti, dopo la morte di quell'eru-
dito pubblicati — a rubar fama — col proprio
nome; tardi sì, ma finalmente gli fu resa giu-
stizia, e la Francia va. a ragione superba di
avere dato i natali a Belon, uno fra coloro che
maggiormente la illustrarono nel risorgimento
delle scienze. Di un'attività infaticabile, di una
vastissima erudizione, antiquario e geografo,
agricoltore e naturalista, commentò e tradusse
opere degli antichi, dei paesi visitati, descrisse
popoli, costumanze, monumenti ; lasciò sull'a-
gricoltura un trattato, e fu primo a suggerire
l'idea dei giardini pubblici pel coltivamento
d'alberi esotici, dettò sui pesci e sugli animali
in generale. Ma il lavoro che più d'ogni altro
gli sopravvive, secondo anche l'avviso dei piò
illustri zoologi, è la Storia (Iella natura degli
augelli, colle loro descrizioni e ritratti al na-
turale scritta in sette libri ('). Compreso delle
verità che ha palesato Aristotile, ne seguì il si-
stema coll'istituire anatomiche comparazioni ( ).
vi intravide il bisogno di un metodo per meglio
comprendere, per ritenere più agevolmente que-
sto numero straordinario di esseri, dei quali si
occupa l'ornitologia. Ed ecco il grande che af-
ferra un' idea, intimamente convinto si tor-
menta per mandarla ad effetto, ora con attenta
meditazione la studia, ora con fantastico sbalzo
la tenta, incapace a persuadersi che se alla
.-coperta di un veld spesso è chiamato uno sol-
tanto, quasi sempre la sua attuazione perfetta
è riservata al lavoro lento e paziente ili molti
uomini insieme. Bisogna dividere, smembrare
li Parigi 1655| in lui.
(-') Vedi Libro I o specialmente Cap. SII (Comparazione
dello scheletro d'un uccello con quello d'un nomo).
quest'immensa materia per ordinarla, e Belon
riconobbe la necessità di una classificazione,
ma non seppe eseguirla felicemente. Ter questo
egli aggruppa gli uccelli secondo i luoghi che
frequentano, o il nutrimento che prediligono,
talora per conformità di abitudini, tal altra
per somiglianza di forma, sempre perplesso in
diverso sistema, mai fermo, mai sicuro in al-
cuno. Fu tra quei fortunati ai quali la Prov-
videnza ha concesso aprire questo arcano vo-
lume della natura, e per facilità e robustezza
di stile, per osservazione diligentemente minu-
ziosa . per esattezza di racconto (che se spesso
è troppo breve, spicea però per quella franca
lealtà che sottomette lo straordinario ad esame,
che accenna l'inverosimile dubbiando), la sua
opera ornitologica oggi ancora volontieri si
legge come utile, attraente, curiosissima. Essa
va corredata di ligure intagliate in legno, in-
gegnoso ritrovato che avvantaggia d'assai i
lavori dei moderni su quelli degli antichi, fa-
cilitando coli' esposizione al senso il compren-
dimento dello intelletto; ma sfortunatamente
sono così male eseguite da non dare il più
delle volte nemmeno l'idea di ciò che dovreb-
bero rappresentare.
GESNEE CORRADO (1516-1565).
Contemporaneo a Belon è lo svizzero Gesner;
figlio di un' ignota famiglia che doveano illu-
strare le sue geste e quelle de' suoi nepoti —
martiri o eroi sui campi di battaglia, di quel
libero paese — sortì i natali a Zurigo nel 1510.
La fortuna gli arrise dalla culla alla tomba.
Protetto e soccorso, visitò varie città della
Svizzera e della Francia e fermò dimora in
alcune per coltivarsi. Fu uno di quegli uomini
straordinari non nati alla specialità, che tra-
vagliati dal bisogno di apprendere, afflitti per
dir così da una continua sete, cercano estin-
guerla ad ogni fonte si pari loro dinanzi, ed
è perciò che lo vediamo a\ viccndare i suoi
studi Sulle lettere e sulle scienze; il precettore
di lingua greca a Losanna trasformarsi in dot-
tore di medicina a Basilea; se oggi pubblica
un catalogo di botanica in quattro lingue, do-
mani dare alla luco brani di letteratura o di
filosofia; stendere la famosa Biblioteca Univer-
sale e lilialmente il grandioso lavoro della Storia
Naturale. La parte più considerevole di que-
st'ultima è indubbiamente quella che abbraccia
il regno animale, della quale il III volume
stampato a Zurigo ha per tema gli uccelli. Vi
segue l'ordine d'alfabeto premettendo il nome
latino, cui fa succedere quelli di moltissime
ATI AN .'N li"
119
altre lingue. QuesI etodo curioso di dispo-
BÌzione ingenera disordine raccostando specie
del tatto per naturale disuguaglianza lontane
e viceversa, come l'applicazione «li tante ap-
pellazioni, clie se antiche non ponno riuscire
che ambigue, se moderne equivoche, quando
ne è grande la varietà anelli' nella medesima
lingua, anzi nello stesso paese, è sfoggio di
una dottrina che in verità tocca al prodigio,
ina qui l>iii che superflua, dannosa. Ila nozioni
utili sulle malattie, sugli usi, sui nutrimenti,
aggiunge particolarità inutili sulle ispirazioni
elio fornirono ai poeti, varie citazioni dei passi
degli autori, ch'egli addine per qualunque
ragione ne abbiano molto o j>oco parlato, ar-
ricchisce la sua opera di tavole generalmente
scorrette. Se non si può negargli coscienza,
bisogna del pari confessare che non ha reso
alla zoologia i servizi che prestò alla botanica,
pose le fila di un immenso ordito, lasciando
ai posteri il pensiero della tessitura, lìeneviso.
colmato di onori, la morte lo colse non ancora
compito il decimo lustro di età, e fu degno
suggello di una vita attivissima spesa pel bene
altrui. Avea combattuto accanitamente la pe-
stilenza che afflisse la sua patria, prestandovi
la sua coscienza e la sua persona; ma in capo
a due anni ne rimase affetto egli stesso. Ac-
cortosene volle essere trasportato nel suo stu-
dio e là neir assettare i suoi libri soccombette.
Corrado Gesner è vantato il Plinio della Ger-
mania — a buon diritto! Entrambi oltrepas-
sarono la sfera dell'umana capacità nell'ideare
il progetto, entrambi sviarono nell'esecuzione.
ALDROVANDI (1522-1605).
Come il peregrino che s ? imbatte in persona
del proprio paese, che dopo lungo spazio di
tempo risente il desiderato suono della patria
favella, ad una eguale compiacenza si schiude
il mio animo oggi, che nel rifare il cammino
precorso dai grandi naturalisti antichi m' in-
contro in un nostro Italiano: l' Aldrovandi.
Spero che non verrò tacciato d'esagerazione,
se asserisco che le opere lasciatili da questo
Sommo valgono a rassodarci nell'opinione, che
quando sorge un Genio nella nostra terra la
sua azione è arditamente spiccata cos'i da pre-
cipitare l'avanzamento della scienza o dell'aite
a cui si consacrò. L'epoca, sulla quale richiamo
la vostra attenzione, è una certo delle più
splendide del nostro passato, il secolo di
Leone X, allora che i Municipi] Italiani, go-
\ il mintisi col reggimento della vera libertà, Com-
battevano la lotta generosa del progresso. Quanto
tesoro di luminose memorie, quale esempio im-
ponente pei posieii! Perdonate questa digres-
sione, i'lie un giusto orgoglio Ila originalo.
Bologna ha il vanto ili essere siala pallia
ad llisse Aldrovandi. Vi nacque da illustre
famiglia nella prima mela del secolo XVI
(1522). l'i un carattere si latamente vivace,
ili una intraprendenza ardila quanto mai. do-
dicenne diserta il teiio natale, abbandonando
la madre vedova e solo \ iene a Roma. Espa-
triato dopo quattro anni, imprende un lungo e
disastroso viaggio a piedi per l'Italia, la ["ran-
cia e la Spagna. Studia poscia legge e lisiea a
Bologna ed a Padova, riede a Roma, coopera
Mauro nel lavoro sulle antichità, scrive un
Irai (alo sulle statue egli stesso. È un genio
che ossesso dal bisog lei lavoro, ansioso lo
rena, lo abbraccia con frenesia sotto qualun-
que forma gii venga innanzi, presente che un
posto insigne gli è riservato, ma quale, ma
dove lo ignora; è ciò che si affanna a ricer-
care. Lo prime orine nella carriera segnate
dagli uomini illustri marcano spesso questo
penoso ondeggiamento di spirito, che il con-
temporaneo, ignaro della febbre che li assale,
giudica erroneamente o pazzia o perplessità.
Ma avvicinato l'illustre Rondelet, coll'assìsterlo
nel trattato sui pesci Aldrovandi si sente pre-
dominare dalla passione per le discipline na-
turali; ecco finalmente lo ha trovato, è questo
il campo dove quel suo prepotente ingegno potrà
spaziare. A I'isa perfeziona sotto il Ghini
(grande come maestro, più che come autore)
lo studio della botanica intrapreso a Bologna,
ove appresso nel 1553, presa la laurea in filo-
sofia e medicina, diviene professore prima di
logica, indi di filosofia, alla fine di botanica.
Liberalmente prodigandovi le avite ricchezze,
sorretto dalla munificenza del Senato Bolognese
e dagli splendidi doni degli Ottimati Italiani,
piantò un giardino botanico, raccolse un granile
musco, mise assieme una copiosa biblioteca di
libri scientifici. Su queste salde basi ha fon-
dato un monumento : la sua Storia Naturale.
indici volumi in foglio. Quattro solo (i primi)
furono da lui pubblicati, gli altri nove sono
postumi, egli li aveva legati, grato delle bene-
merenze ricevute e della pensione ottenuta in
tarda età, al Senato di Bologna, assieme al
Museo, alla Biblioteca, e ad un numero stra-
grande di lettere, note, trattati e osservazioni,
die si conservano preziosamente in quell'insi-
gne Istituto. Discorrendo quii manoscritti ine-
diti di architettura, di pittura, di antichità, di
musica, di poesia, di arti meccaniche, di cri-
tica, di storiti, di geografìa, di proverbi, di
120
ATLANTE OKN] fOLOGICO
matematica, ili filosofia, «li medicina, di mo-
rale e perfino di teologia, bisogna confessare
elio nell'universo scibile Aldrovandi ha lasciato
una traccia profonda di una versatilità emi-
nente, di una infaticabile operosità, di una eru-
dizione prodigiosa, bisogna ammettere eoi Me-
rosio che egli fu l'Ercole degli scrittori.
È erronea l'asserzione di Lindenio e d'altri
sulla miseria che afflisse la sua tarda età, come
è falso del pari eh 'ci morisse eieco ricoverato
allo spedale. Vi sono biografi i quali, quasi
che a costituire la gloria abbisognino ingrati-
tudini e persecuzioni, svisano gli avvenimenti
a danno della verità, e credono avvantaggiare
la fama del lodato quanto più denigrano la
condotta dei contemporanei verso di lui. È un
tatto die Aldrovandi morì (1605) ricco e colmo
d'onori, come è un fatto che la sua figura si
rileva' abbastanza nello sfondo dei tempi per-
chè non sia d'uopo irradiarla davvantaggio col-
L'aureola del martirio.
Rare volte accade di poter formarsi un'idea
cos'i chiara, tanto esatta di un'Opera, come
dalla seguente leggenda dell'Ornitologia tV Al-
drovandi : Ornitologia, cioè Delia Storia degli
Uccelli Libri XI 1 nei quali si descrivono gli
Uccelli, descrìtti si sottopongono figurati agli
occhi dei lettori, la loro natura, i costumi e le
proprietà per modo si dichiarano, che facilmente
(jiii possa trovarsi ciucche occorra dire intorno
àgli Uccelli. Pazientate che io vi enumeri le
intestazioni di un Capo per provarvi la verità
del mio asserto, e precisamente del primo,
quello sulle Aquile. Genere, dignità, nomi, si-
nonimi, l'orma, sensi, sesso, scili, volo, costumi,
docilità, voce, coito, incubazione, generosità, tem-
peranza, liberalità, 'pugna, antipatia, predo, ma-
lattie, storia, ani/uri, ieroglifici, emblemi, /aride,
apologì, uso in medicina, nei cibi, nelle ciiciie.
nelle costellazioni, nelle insegne, nelle immagini,
negli scudi, nelle armi gentilizie. Novanta pa-
gine (formato in t'olio) trattano delle cose enun-
ciate. Ora quando vi avrò detto che con mag-
giore minore prolissità tutti i capitoli abbrac-
ciano i soggetti suesposti, che la sinonimia, è
ricca di diciannove linguaggi, che cinqueceu-
toottantuno sono gli autori citati, io spero
avervi convinto essere compendiata l'opera in
quelle parole: che facilmente i/ui possa trovarsi
checche occorra dire intorno agli Uccelli. In un
lavoro così traboccante di erudizione, al cui
confronto la Storia di Plinio è un compendio,
nou è a meravigliarsi se abbondano gli errori.
Per questi studi giganteschi cusa è la vita ili
un Uomo? Per quanto si cerchi sopprimere le
lacune, non si vince un ostacolo insormonta-
bile: il difetto del tempo; per le condizioni
poi ilei secolo nel quale visse, il nostro Alitim-
ela impossibilitato di verificare tutto da sé,
dovette quindi valersi assai dei lavori altrui.
Scendendo al particolare, del Volume Primo
citerò a modo d'esempio nelle seicento pagine
degli otto Libri, che trattano sui Rapaci, gli
Avvoltoj pei falsi caratteri generici; le Averle.
questo anello di congiunzione fra due ordini,
confuse fra i Nibbi e le l'ojane; il Cuculo co-
mune non solo erroneamente specificato, ma ciò
che è stiano e che marcherebbe un'imperdo-
nabile trascuratezza di analisi, forse per leg-
gile somiglianze nell'abito, messo fra i Rapaci
diurni, come nei Rapaci notturni, perchè not-
turno, il Nottolone; ed il troppo agevole tro-
vato di designare coinè ibridi quegli uccelli,
che gli erano poco noti e che a prima vista si
avvicinano a due gruppi. Divide con altri Au-
tori antichi l'errore di ammettere i Chirotteri
fra gli Uccelli, abbenchè dia a conoscere di
dubitarne dal titolo imposto al Libro IN dove
ne tratta (Degli Uccelli di media natura cioè in
parte quadrupedi"! in parte uccelli) e dove com-
mette un nuovo sbaglio nel collocare lo Struzzo.
Fantastico è il Libro X, basta citare la indi-
cazione: Degli Uccelli favolosi. Neil Libro XII,
considerando clic fu falso il punto di partenza,
non dobbiamo meravigliare se è falsa la via
che percorse. Vi discorre dei Corvi e degli altri
Uccelli, che hanno il rostro duro e robusto, e
quindi considerandoli sotto quest'unico punto
di osservazione, unisce generi ben differenti,
come i Beccofrusoni, i Picchi, i Crocieri, i Ri-
gogoli etc. etc. A proposito anzi di questi ul-
timi falsifica anche la tavola del nido rappre-
sentandolo rotondo, quando invece è negli Au-
tori tutti e negli esami diretti, clic ini avvenne
di l'are, lo trovai sempre emisferico tessuto sopra
una biforcazione. Credetti bene segnalare questo
errore, perchè uno dei pochi che s' incontrano
nei disegni di Aldovrandi, i quali, inteso sem-
ine dogli Uccelli e nidi comuni, in generale
sono eseguiti con molta fedeltà.
Passando ora al Volume Secondo io mi devo
permettere egualmente di annunciare di volo
nel Libro XIII (Degli Uccelli polvei'izzatori sil-
vestri) quella bizzarra preferenza accordata alla
splendidezza delle penne o all'eccellenza delle
carni, dal che naturalmente origina un'immensa
confusione, quale l'agglomeramento dei l'olii
d'India, dei fagiani, degli Urogalli colle Otarde
e cogli Occhioni, delle Tei niei e delle Quaglie
cogli Ortolani a tacerne tanti altri, qui però
troviamo un compenso nella verità delle fa-
vole. Fra i Polverizzatori che si lavano (Li-
ATI. ANI I ORNITOLOGI)
Ili!
bro. XV) i Colombi sono assieme colle Passere.
Nei Baccivori (Libro XVI) coi Tordi,' gli Storni
ed i Prosoni. Noi Vermivori (Libro XVJI) alle
Rondini sono associate !<• Pernici ili mare, i
Rondoni olle Upupe, le Cincie alle Ballerine,
le Maciole alle Capinere, eciò cheè strano com
presivi perfino i Ciuffolotti. Chiunque poi esa-
ìii ini la disparità delle specie (Silvie, Fringille,
LodOle, eie. ele.i disdille nel Libro XVIII,
i Canori, dovrà concedermi che L'Autore lo
ideò (piale un ripostiglio acconcio a. radunarvi
quegli Uccelli che, in una classatone tanto ca-
pricciosa, inni aveano' trovato altro posto.
In sistema del tulio contrario a quello te-
nuto pei dui' primi, addotto l'Autore nella
classificazione pel terzo ed ultimo Volume. Si
direbbe che quella mente profondissima avesse
esaurita tutta la vena della imaginativa, che
spossata dall'improbo sforzo di attenersi ad una
distribuzione cosi minuziosa e sconnessa, si
tosse lasciata vincete dal bisogno di affrettare
la line del grandioso lavino. È perciò die noi
troviamo due soli Libri: il XIX dei Palmi-
pedi o il XX degli Uccelli clic slatino presso
le acque. Prima però di emettere questa se-
conda opinione, io ho voluto sottopolla al giu-
dizio, che meritamente apprezzo, di due scien-
ziati miei amici i cui nomi la loro modestia
non mi permette di pronunciare". La piena con-
fermo., die n'ebbi, valse a diradarmi il sospetto
che travolto, come ero, dal vortice di una eru-
dizione esuberante e contusa travedessi in Al-
drovandi quell'ansia di venirne a capo, che
intieramente dominava il mio spirito. Difatti
il mio spirito si trovava in questo momento
nella condizione di un fanciullo, che dopo avere
errato a lungo negli ini ricali sentieri di un la-
birinto, siano pure ombrosi ed ameni, si sente
sopraffatto dalla penosa impazienza di uscirne.
Se fra i Palmipedi nel Libro XIX noi troviamo
inclusi dei lobi pedi e dei grallatori, come la
Monachina e il Suasso, e sci pei primi le pinne,
pei secondi le palme dei diti possono in qual-
che modo attenuare L'errore, il solo fatto che
abitano lungo le aeque non basta certo a giu-
stificare nel Libro XX fra, gli Uccelli di ripa
la collocazione del .Merlo acquaiolo, che abita
i monti, o di un Alcione o Passero che dire si
voglia., qual'è il Martin pescatore.
l'assali così in una rapida rivista i tre Vo-
lumi dell'Ornitologia, veniamo ad un cenno
sull'insieme dell'i Ipera.
f; facile, che chiunque interroghi, quanti eb-
bero a discorrere dell'Aldrovandi, non sappia
darsi ragione di tanta discrepanza nei pregiu-
dìzi!; io mi confermo in una osservazione che,
ripetutamente verificata mi ha adatto convinto;
ed è che la rinomanza degli nomi ni attraversa
sovente varie fasi; in vitti l'inviditi la rode;
Sopraggiunta la morte, quasi a compenso l'e-
sagerazione la ingigantisce: il tempo, quesiti
giudico tranquillo, la mette spassionatamente
nel vero suo posto, donde non viene tolta che
quando dopo molti anni L'esagerarla di nuovo
serve ad impicciolire a proprio vantaggio i me-
riti di un contemporaneo, o almeno di uno die
troviamo a noi più vicino per la via del pro-
gresso. Devo citarne un esempio.' Qui me lo
otite Buffon, il quale non è forse tanto parco
di encomio col creatore delle scienze naturali
Linneo, quanto è prodigo collo Aldrovandi ?
Dia non mi negherete che la pentiti dell'in-
signe francese (anche a sua insaputa, se così
vi piaci' ritenere) fosse, guidata da un ecces-
sivo amor proprio nel vergare quelle pagine,
che magnificando i meriti dei nostri Autori,
diminuiscono quelli assai maggiori dello •"sve-
dese. Amai inarcare il carattere per lue spic-
cante dell'elogio di Buffon, elogio tanto, anzi
troppo abusato dagli apologisti più fanatici di
Aldrovandi. Sotto l'impero di giudizi così
discordi, è ben difficile alla critica serbarsi
seria ed imparziale. <'iò premesso!, io entro
nieiio liiuliatite nell'argomento, confessando
che non intendo di esporre che modestamente
e in breve le mie impressioni.
È per ine Aldrovandi un pittore felice, ed
originale, non è uno scienziato ; perchè la sua
opera non è hi storiti dei fatti ; egli non inve-
stiga, non analizza, non medita, dipinge. Do-
tato di un ingegno multiforme, quindi vero
Italiano; non valse ad arginarlo, non seppe
dominarne la vasta comprcnsività; e se il genio
negli uomini eminenti non è che la pazienza ('),
questo dono gli e fatalmente mancato. Aderisco
a chi lo accusa di idee vaghe e indeterminate,
non però a chi me lo presenta come il sem-
plice plagiario di Aristotile, o quello che è
forse peggio, come un commentatore che l'o-
scura: respingo la taccia che mancante affatto
di giudizio e di critica, non avesse altro scopo
clic d' ingrossare hi sua opera. Io lo ritengo
più credulo che poco curante del vero; panni
che per l'analisi gli mancassero il tempo e
l'opportunità; alcune osservazioni alle quali
volle o potè applicarsi le trovo esatte, conio
ad esempio quelle sullo sviluppo del pulcino
nell'uovo; non vi vedo quell'abituale inesat-
tezza nelle citazioni di cui alcuno si piacque
addebitarlo. Finalmente quanto aliti classitìca-
(') Wauveuarguoa.
Atlante ornitologico. — Parto I
122
ATI.ANTK ORNITOLOGICO
zione. lodando i suoi sforzi per tentarla, am-
metto il fallo (e chi noi riconosce, e gravis-
simo?) di avella basata sopra principi che lo
trassero all'innaturale unione di generi dispa-
valissiini. ma non lo chiamo in errore perchè
in luogo «li attenersi ad un unico criterio, ne
ha seguiti diversi. L'accusarlo «li questo è per-
donabile appena a chi non vede nella natura
che un blocco di domabile argilla, che possa
l'uomo a suo talento plasmare, e che non co-
nosce quanto essa sia insofferente ai freni dei
sistemi scientifici.
Davanti l'opera dell'immortale Bolognese io
mi sento colpito di ammirazione, come davanti
ai nostri antichi monumenti: il tempo li rispetta.
scuola ai posteri ed eccitamento!
(•LINA (1684).
Abbenchè più cinegetica che ornitologica, io
non posso esimermi dal raccomandare all' at-
tenzione degli studiosi un'operetta divenuta
rara e ricercata: l'Uccelliera di Giovanni Pietro
Olina Novarese, edita in Roma nel 1684.
Le descrizioni delle varie caccie vi sono fatte
con molto chiarezza, e quantunque semplicis-
sime, la loro lettura non manca di amenità.
Da esse chiaramente traspare come gli uccelli
fossero allora più domestici che oggidì. La scar-
sità delle abitazioni, una popolazione meno fitta
nelle campagne e le campagne poco coltivate,
e perciò quasi deserte, dovrebbero a prima
giunta fai' credere che l'isolamento influisse
per rendere gli uccelli selvaggi: ma bisogna
invece convincersi che in essi, come in tutti gli
animali, predominando il sentimento della pro-
pria conservazione, il maggior contatto col-
l'uomo non fa che creare il sospetto, raddop-
piare l'astuzia, soltanto perchè vi avvertono un
nemico. Ho creduto fermarmi sopra questo
fatto, segnalato anche dalle osservazioni dili-
genti di moderni viaggiatori, che mi prova
all'evidenza come gli uccelli non temano la
novità, ma l'agguato; poiché è un fatto che
ha un'assoluta importanza per chi, al pari di
me, trova in loro un ausiliario potente all'a-
gricoltura, e cerca assicurarselo, oltreché eoi
frenarne la persecuzione insensata, circondan-
done di agi la vita. Quanti invece si schierano
nel campo contrario, e duolini vedervi natu-
ralisti d'altronde i aspettabilissimi, quanti so-
stengono essere gli uccelli non solo innocui,
ma perfino dannosi ai nostri raccolti, ne esa-
gerano la diffidenza, perchè ciò torna a loro
vantaggio per combattere, come inutili le ap-
plicazioni dei nidi artificiali e quant'altro stu-
diosamente si tenta, onde popolare i nostri
boschi e le nostre campagne di questi preziosi
alleati.
Ma io ritorno all'Uccelliera, dove l'i 'lina col
suo stile facile e piano piacevolmente m'istruisce
e l'occhio si allieta nelle venuste incisioni che
l'adornano. Infatti l'autore allo sfoggio di co-
noscenze estesissime sulle varie uccellagioni,
che con minuta accuratezza mi narra, sul go-
verno, sugli alimenti, siili' accecamento, sulle
mute, sulle medicine pegli uccelli captivi, sul-
l 'acconciare le pelli, nelle descrizioni delle
cinquantanove specie, che ha stese, aggiunge
osservazioni particolarissime e nuove. Analitica
è quella per l'appunto sul pigolìo del fior-
rancino, (piasi un ravvedimento dell' averlo
confuso col reattino, e fu guida forse ai recenti
ornitologi nel creare la tribù dei pigolanti ;
veritiera l'altra sull'agevolezza della capinera,
penetrante una terza sulla mobilità della man-
dibola superiore e sul modo con cui il pappa-
gallo si serve della zampa e del rostro. Se
addita attività terapeutiche, allora indisputa-
bilmente attribuite alle carni degli uccelli, lascia
spesso trapelare che dubita della loro efficacia,
talora perfino la nega, ciò che è notevole in
un giurista, (piale egli era. Davvero che ha
saputo spogliare il suo racconto dal prestigio
affascinante del soprannaturale, schermirsi dalle
attrattive del favoloso, due scogli pericolosi oggi
ipiasi inevitabili in quei tempi, nei (piali la
scienza era l'ambito retaggio di pochi, ed il
suo merito generalmente si giudicava non alla
stregua giusta della verità, macoli quella nebu-
losa del mistero. Ora devo aggiungere un'ul-
tima parola sulle stupende figure a bulino del-
l'Uccelliera. Le incisero il Tempesta e il Vil-
lainena; dei (piali se nell'ultimo il pregio de]
facile intaglio e dell'ottimo disegno rimane
alquanto ecclissato da un certo manierismo nei
contorni ; il primo si fa rimarcare per la si-
curezza del tratto, per la verità delle pose, per
una vivacità tale di tocco, che manca il colo-
rito, ma non manca la vita, anzi si direbbe
che (piasi no spicca anche il moto. Mi accu-
seran io lo prevedo, di essermi soperchia-
mente allungato nella critica di quel cimelio,
che è l'operetta di olina, ma io sono certo che
chi, invogliato dal mio elogio si farà a scor-
rerla, non troverà esagerato di troppo il biso-
gno che provai di renderla conosciuta, compa-
tendomi del resto: è nostro Nazionale.
GERIN1 GIOVANNI, Storia Naturale degli Ce-
nili, voi. 5, con tav. di S. Manetti, L.
Lorenzi e V. Vanni. Firenze 17(>7-177ti.
Mi Wli 0BNITO1 OGH '•
123
Opera considerevole più ohe :ili 1 <> pelle ta-
vole colorate dello quali va adorna <■ che pei
quei tempi ivano di rara bellezza, né si deve
far attenzione alla positura grottesca ili molti
uccelli, porcile in allora si usava prendere
come modelli animali imbalsamati e non sog-
getti viventi o bene itati. Il testo è in gran
parte quello di Urisson {Ornili/. lTiiOj. Diversi
Autori e tra questi lo Sliarpe ed il Madarasz
hanno accettato alcuni nomi proposti dal (Sc-
rini, come quello di Falco mirili US etc: ma io
non lio creduto di seguirli, non essendo il Ge-
rmi di regola Autore binominalista.
RANZAN1 CAMILLO, Elementi di Zoologia,
'Ionio III. contenente la Storia Naturale
degli recelli, nove parti. Bologna 1821-
1 s'->6.
Ottimo lavoro per descrizioni di livree e di
costumi e meno noto di quanto meriterebbe.
SAVI PAOLO, Ornitologia Toscana, voi. 3,
Pisa 1827-1831.
Possiamo dire clic anche oggi quest'opera
è la migliore del genere che abbiamo in Italia.
Le descrizioni degli abiti, dei costumi, delle
caccie etc. sono in gran parte originali, esatte
ed in generale inarrivabili per chiarezza e brio,
la distribuzione geografica, per sé stessa dilet-
tosa, dati quei tempi risulta molto accurata;
la classificazione è quella del Temminck [Man.
d'Om. 1815). Il Savi descrisse come nuovo il
Falco pojana che non è differente, dal /•'. buteo,
accennò ad una Sylvia Pajolae che è il gio-
vane della Sylvia nisoria, fece pel primo co-
noscere la Sylvia (Looustélla) luscinioides ottima
specie, hi MotaeiUa cinereocapilla che io misi
tra le forme delle M. flava etc. Sorpassando
ad alcune piccole mende, l'opera mantenne
sempre la sua grande riputazione ed essendo
divenuta assai rara, un provvido Editore, il
Lemonnier di Firenze, pubblicò un 2" edizione
col titolo di Ornitologia Italiana e con prefa-
zione del tiglio Adolfo Savi. Ma tanto la 2' edi-
zione che la ristampa del 1900 peggiorarono
la l a , essendosi introdotte specie che non ven-
nero colte entro i confini italiani, eliminate
altre che dovevano esservi incluse e per nulla
corretti i pristini ertoti : fu nude che le nuove
edizioni di un'opera di tanto merito come
V Ornitologia Toscana di Paolo Savi non siano
state affidate a qualche distinto Ornitologo (e
non mancava in Italia) come opportunamente
fu fatto in Inghilterra pelle varie edizioni dello
Varrell, British Hinhed in altri simili casi, ove
le ristampe riuscirono sempre di \ ero miglio-
lamento.
BONAPARTE C. I... Iconografia della l'anna
Italica, Uccelli, t. I, pi. 2"; Soma ina-
imi, con tav.
Le tavole sono bellissime per esecuzione ,
per rassomiglianza e rappresentano uccelli rari
o poco noti. Il Bonaparte incluse tra gli Uc-
celli Italiani alcune specie che allora non erano
veramente tali, ma che però in parte lo furono
poi (Gerthilauda desertorum, Lomvia traile etc)
altre sono nominali {Alauda cantarella, Lanu
capislratus etc.), poi ad esempio la sua 7'.';»-
ber-iza Duraezoi è identica a certi individui
dell*/-.', pusilla e dell'/-.', sohoenichus ed il /.«™s
Lamìrnischinii al L. gelastes.
SALV ADORI TOMMASO, Uccelli nella pt. -
della l'anna d'Italia, Milano, 1n7'_\
i 'pera notevolissima, perche dà un quadro
(salto e veritiero dell'Avifauna Italica e credo
sia difficile condensare in un numero piuttosto]
list retto di pagine tutti i dati eccellenti che
questo noto Autore offre sulle livree delle
singole specie, sulla loro distribuzione geogra-
fica in Italia, sui costumi e sullo stato della
Scienza Ornitologica in quel tempo, per cui
panni indubitato che il lavoro del Salvadori
per rigore scientifico superi di gran lunga quello
del Savi. Le specie accettate come italiane sono
■ili, ma alcune di esse (Looustélla Jluviatilis,
Lotus leucophthalmus etc.) vennero poi susse-
guentemente cancellate dallo stesso Autore. E
qui sento il piacere di testimoniare il mio sin-
cero plauso all'ottimo amico Conte Salvadori,
che tra gli Ornitologi Italiani certamente ec-
celle per ingegno, per sapere e peli' imparziale
giudizio.
GIGLIOL1 E. II., Elenco delle specie di Uccelli
ehe trovami in Italia etc, Roma, 1881.
Lo stesso, Avifauna Italica (per servire all'In-
chiesta Ornitologica in Italia), Firenze,
1886.
Lo stesso, Avifauna Italica (Primo Resoconto
dei Risultati dell'Inchiesta Ornitologica in
Italia), Firenze. 1889, 1890, 1891.
L' Illustre, Direttore del 1!. Museo di Firenze
e Capo dell' Ufficio Ornitologico Italiano nelle
suesposte pubblicazioni ha estesamente parlato
sugli Uccelli Italiani, i primi due lavori sono
originali, nell'ultimo diviso in tre volumi rag-
gruppò, coordinandole diligentemente, le no-
tizie offerte dai Membri dell'Inchiesta Ornito-
logica in Italia, fili studiosi vi trovano molto
124
ATLANTE ORNITOLOGICO
o svariate osservazioni più die altro sulla di-
stribuzione geografica delle varie speeie e sulle
più notevoli catl me avvenute, e invero può dirsi
lavorìi completo, Se qualche inesattezza si av-
verte nei dati forniti, issa deve attribuirsi alla
difficoltà di trovar dovunque corrispondenti
coscienziosi e di vera competenza scientifica ed
alla quasi impossibilità di indagare in unni
singolo caso la verità delle provenienze. I >rl
resto l'Ufficio Ornitologico Italiano non avrebbe
potuto trovare un Direttori' così zelante ni
operoso come il Professore Giglioli e della cui
valentìa fa sicura prova 1' inarrivabile Colle-
zione t'entrale dei Vertebrati Italiani del R. Mu-
seo di Firenze, ove sono racchiusi tanti te-
sori e che venne compiuta in un tempo rela-
tivamente molto breve. 1/ Elenco comprende
412 specie (per mera dimenticanza venne ora-
messa la Terekia cinerea), V Avifauna 44:ì, il
primo ed il secondo volume dei Risultati del-
l'Inchiesta 450, nel terzo vennero aggiunte il
Palco barbarne, la Motacilla fava beano e
VApus affini*. Mi associo pienamente al parere
dell'Egregio Conte Salvadori nell'escludere dal
novero delle specie Italiane il Gaprimulgus
asiaticus, VAgelaeus phoenieeus, la Dendrocycna
javanica etc. E giacché mi trovo su questo ar-
gomento, non posso astenermi dall' accennare
a un fatto, che se fosse quale certi sospetti
indurrebbero a ritenere, meriterebbe severo
biasimo. In Italia ho osservato da vario tempo
che vi sono alcune località ove gli Uccelli cosi
detti rari siano settentrionali o meridionali,
siauo orientali od occidentali sembrano fare a
tiara per darsi convegno e queste località par-
ticolarmente benemerite sarebbero ad esempio
Nizza, Sarzana e qualche altra e tra queste
una situata nel bel mezzo della Valle Padana,
Non nomino persone, ma con la franchezza riu-
nii distingue e con quella pratica che acquistai
e come cacciatore e come ornitologo, dichiaro
che ho sempre avuto il sospetto che tali sog-
getti in quelle località siano bensì comparsi,
ma arrivandovi sempre o quasi sempre in pelle.
Così io diffido di tutti gli esemplari che vedo
nelle Collezioni con quelle provenienze direi
quasi prestabilite e ritengo che pur troppo per
essi siano stati introdotti nella Scienza errori,
che torna impossibile di correggere.
Il Griglioli ha pubblicato anche una'lcono-
yrafia dell'Avifauna Italica, della quale usci-
rono circa fio fascicoli Con 300 tavole colorate,
molte delle quali veramente buone, il lesto è
in gran parte quello dell'Avifauna Italica (18S6)
con l'aggiunta di brevi diagnosi; purtroppo
questo lavoro, che sarebbe riuscito un cimelio
per la Scienza e per l'Arte Italiana, è rimasto
interrotto, lasciando poeo speranza ohe venga
compiuto.
SALVADORI TOMMASO, Elenco degli Uccelli
Italiani. Genova, 1887.
Questo Elenco è fatto sul tipo delle Liste
pubblicate dall' Unione Ornitologica Inglese e
da quella Americana. Contiene brevi sinonimie,
il significato, l'origine, e. l'etimologia dei nomi
generici e specifici ed alcuni ragguagli sulla
distribuzione geografica delle singole specie.
La classificazione e affatto moderna e vi spicca
dovunque quella chiarezza e quell'esatto di-
scernimento scientifico che sono i pregi ili ogni
lavoro del Conte Salvadori. Neil 'Elenco il Sal-
vadori annovera 512 specie, delle quali 428 se-
condo lui appartengono veramente all'Avifauna
Italiana e 74, chiuse tra parentesi, egli dichiara
ammesse fra le Italiane per errine o senza prove
sufficienti.
MART0RELL1 GIACINTO, Monografia illu-
strati! degli Uccelli di Bapina in Italia.
con fotoincisioni e tavole sincromiche,
Milano, 1895.
Il diligentissimo Prof. Martorelli ha illustrato
con molti disegni e tavole da lui ottimamente
eseguite i Rapaci Italiani, servendosi del ma-
teriale della stupenda Collezione Turati di Mi-
lano. E un lavoro di grande utilità allo stu-
dioso, ed il miglior augurio si è che tale opera
venga, completata per tutti i rimanenti gruppi
degli Uccelli Italiani.
Queste sarebbero le opere più importanti
sull'Avifauna Italica in generale, nuove specie
furono aggiunte con semplici note, dal Salva-
dori quali il Falco punicus, la Menila torquata
al/iistris, VApus a/fnis, la- Motacilla fava
lncnm. VAegialitis asiatica, le apparizioni del
Sywhaptes pa/radoxuè etc, dal Ninni pella
Somalcria spectdbiUs, dal Ferragni pella Sylvia
ninni, da. me pella Calliope calliope, pel
Unico Unico ilcsertoriim , peli' Aquila rapax ,
pella. Motacilla citrulla etc. Per Regioni clic
quantunque non appartengano politicamente
all' Italia, pure da parecchi Autori sono am-
messe quali parti geografiche integranti, come
il Trentino e la. Dalmazia, abbiamo i lavori
dell' Althammer, dell'Unterstefner e di recente
gli accuratissimi del mio amico Prof. Agostino
Bonomi e ili Oraziano Vallon, pella Dalmazia
gii altri del Micliaelles, di Eggenhofifer, del
Washington, di Kolomhatovich, dello Scliia-
vuzzi e sopratutto del Brusina, che raccolse
preziosi materiali pel Museo di Zagabria. Se il
ATLANTI-'. ORNITOLOGI!
1 23
Trentino lui un'Avifauna prettamente Italiana,
la Dalmazia, secondo me, non mio compararsi
nei riguardi scientifici al nostro paese, poi solo
l'alio che pareccliie specie orientali vi sono fre-
ipienti o vi compariscono di tratto in tratto.
Il Veneto ciedo sia la regióne d'Italia meglio
nota. Quantunque non abbia una propria Avi-
fauna locale del tutto esauriente. Esso conta i
Cataloghi generali del Martens, del Contarmi,
del Nardo e del Ninni ed i parziali del Pollini,
del Baseggio, del Naccari, del Catullo, del Perini,
del De-Bctta. dell'Arnioni Degli Oddi, del
Dal l'ionie, del Valimi, del Tcllini e di pa-
recchi ancora.
E qui cito alcuni lavori che abbiamo sul Ve-
ronese, che è una delle provincie più interes-
santi del Veneto, ed altri che olirono speciale
importanza.
1. POLLINI CIRO, Maggio al Lago di Garda
e al molile llaldo etc, vedi Biblioi/r.
E uno dei primi lavori sugli Uccelli del Ve-
neto l'atto senza rigore scientifico; dopo i nomi
manca perfino quello dell'autore, che io sup-
porrei fosse lo Gmelin, dal l'atto che ne adottò
la classificazione pegli Insetti (pag. 29).
Annovera (pag. 23-24) specificamente diversi
il Coìymbus glacialis dal 0. immer, il C. cri-
stalli* dall' urinalo)-, scambia (pag. 2(5) il Te-
lino francolinus col T. bonasia, chiama il Tur-
ilns iliacus Tordo comune o Bottaccio, ed il
T. musieus Tordo sassello o Malvizzo (pag. 27).
.Non elenca fra gli Uccelli del Garda il Larus
riilibiinihis, il Colymbus arcticus e septentrionalis
e la sua lista comprende all' incirca 150 specie.
È invero l'elenco più misero dell'Ornitologia
Veneta, e la mancanza assoluta di notizie sulla
frequenza, sulla nidificazione, sul passo od altro,
la scarsità delle specie ammesse, lo scambio
di alcune lo rendono un lavoro poco apprez-
zabile.
Dopo questa pubblicazione, comparve un
opuscolo col titolo : « Osservazioni di Cenomio
Kiiganeo intorno al viaggio al Lago di (iarda
etc. del dott. Ciro Pollini. 1817». È un'acre
ed astiosa critica, vi si dice che l'opera del
Pollini è tutto un plagio; copiato il Catalogo
dei Pesci dal Tommaselli e le due specie
nuove determinate dal Kenier; quello degli ec-
celli compilato dal francese Lorrè e dal Conti etc.
E invero una critica poco opportuna e poco
commendevole, perchè sente troppo di pole-
mici. Nello stesso anno rispóse Deuterio Be-
nacense con lo scritto « Rispósta di Eleuterio
P.enacense alle osservazioni di Cenomio l'.u-
ganeo intorno al viaggio etc, del dott. Cito
Pollini. Timepoli, lslT » vivamente ribattendo
e contraddicendo le asserzioni del Cenomio.
Se trOTO doveróso attenuare il biasimo alle
molte imperfezioni del lavoro del Pollini, ri«
Sottendo .alle condizioni del tempo remòto in
cui fu steso, panni del pari inutile occuparci
degli scritti suaccennati che gli successero, nei
quali la polemica, anziché ispirarsi alla sco-
perta del vero in servizio della scienza, scese
nell'ingrato campo della personalità partigiana.
2. VOLTA n s. GIO. SERAFINO, Descrizione
<I<1 Lago ili (larda etc, vedi Bibliogr.
L'Autore dice che gli Uccelli del Lago con-
sistono (pag. 13): « in alcune sorte di Anitre
comuni nella stagione del freddo alla maggior
parte dei laghi e dei fiumi, in Merghi, Foli-
che, Colimbi. Lari, Fenicopteri, Ai-dee, Palli
ed altri simili generi di volatili acquatici ».
Introduce fra gli abitatori del Benaco anche
il Fenicottero, mentre vi è specie accidentale
e molto rara.
Poscia si dilunga a parlare (pag. 13-15) di
una specie di Motacilla, cui dà il nome di M.
montana e ne unisce la tavola col nome vol-
gare di Francolino. Il testo mi pare le assegni
caratteri che possono essere propri] ad una
Motacilla ed alla Frinijilla montifrinijilla, men-
tre la figura sembra rappresentare un Tordo
leucocrostico ! Né io so, né lo sa lo stesso mio
amico Amadei di Salò interpellato, che si ap-
plichi sulle rive del Garda il nome di Fran-
colino ad alcuna specie di piccoli uccelli.
Anche questa operetta, per la parte ornito-
logica, non ha interesse.
3. PEKINI GAETANO, Degli Uccelli Veronesi
e Manuali d'Ornitologia Veronese etc, vedi
BibUogr.
In questi due lavori, il secondo dei quali di
rilevante mole, l'Autore ha riunito una grande
quantità di nozioni per la maggior parte co-
piate qua e là, ripetendo gli errori, dando no-
tizie o poco attendibili o punto esatte su molti
Uccelli del Veronese, creando specie non rico-
nosciute come tali, fornendo dati di sovente
errati sulla distribuzione geografica, sulla ni-
dificazione, sul colore delle uova etc, ciò che
rivela a priori mancare nel Perini lo spirito
analitico, le cognizioni scientifiche adatte, anzi
necessarie per chi si prefigge di scrivere e dif-
fusamente sopra unti Ornitologia in ispecie
locale.
Non riporterò qui tutti gli errori nei (piali
incorse; basterà che accenni come scambiò pel-
individui del Falco l-'.leonorae soggetti da lui
1 -.'lì
ATLANTE ORNITOLOGICO
stesso in seguito detcrminati cmne Falco lana-?
rius = Henna ja Feldeggi, e che vennero rico-
nosciuti poscia per F. peregrinivi, come chiamò
col nuovo nome di Turdus Menegazzianus eerti
individui non completamente adulti della Me-
rititi inerititi, come classificò per Fringilla islau-
diea taluni soggetti in abito autunnale del
Serinus serinus, per Fringilla borealis esemplari
di maggiori dimensioni iélV Aegiothus linaria,
come ritenne V Alauda cantarella specificamente
diversa dallM. arrensis. la Limosa Mei/eri
dalla L. lapponica, lo Scolopax Bretoni dal Oal-
linago gallinago, conte inchiuse erronee notizie
sull'arrivo e stazionarietà del Gaprimulgus eu-
ropaeus, del Larvi atricilla cinque volte preso
nel Veronese, del L. eapistratits etc. etc.
Molti altri e gravissimi sbagli di vario genere
si palesano tratto tratto in questi volumi.
Del rimanente le notizie in generale non sono
né sicure, né interessanti, per cui non saia
tacciato di severità un giudizio sfavorevole su
queste due opere.
1. DE BETTA EDOARDO, Materiali per una
Fauna Veronese, etc., vedi Bibliogr.
— , Sulla straordinaria od accidentale comparsa
ili alcune specie di Uccelli nelle provincie
Venete etc., vedi Bibliogr.
— , Le Cavallette e lo Storno roseo in l'ine, di
Verona nell'anno 1875 etc, vedi Bibliogr.
- , Un nuovo Chirottero per Iti Fauna Venda
e trienni cani ili albinismo negli Uccelli del
Veronese etc, vedi Bibliogr.
— , Alcune noie in Appendice ai Mal. per una
Fauna Veronese etc., vedi Bibliogr.
Il torto più grave del De Betta fu l'essere
stato troppo ligio all'opera del Perini e quindi
aver ripetuti gli stessi spropositi. Ebbe a con-
vincersene egli stesso ed in l'atti scrisse (in
littl) nel 1885 riguardo ai Materiali: «È un
lavoro fatto già da oltre vent'anni e vi si tro-
vano alcuni errori di classificazione specifica,
essendomi allora fidato un po' troppo delle
determinazioni del Perini, elio passava per un
Ornitologo di vaglia». Così vi sono ripetuti
gli sbagli del Falco Fileonorae, Aquila Bonella,
Sylvia (.'elli e sericea. Fieedula reguloides, Alauda
cantarella. Limosa Mei/eri e riifa. Scolopax
Bréhmi e gallinago, Caria atricilla. (1 . capi-
slrala etc.
l'ili tardi l'Autore (Sulla slraorilinaria etc.
1805) ripetè quelli sul Falco Fleonorae, sulla
dacia atricilla e eapìstrata eil elencò tra le
nuove specie Veronesi Y Accentar iitonlauclliis
su dati di poi ritenuti erronei, la Limita bo-
realis su individui maggiori della linaria, la
FringiUa islandica su un maschio in abito au-
tunnale del Serinus serinus, il Lanius ineri-
dionalis probabilmente su soggetti fortemente
coloriti di rosa sul gastreo del X. minor etc.
Posteriormente pero se ne avvide {Alitine note
etc. 1S70), emendando le opinioni sul Falco
Eleonorae, sulla Sylvia tetti e sericea, sulla
Fieedula ielerina e siliilatri.c, Fr. islandica, Fm-
beriea Buraezi, Limasti Mei/eri e rtifa. Lotus
atricilla e sul solito scambio della Fr. incerta
col Carpoilaetts erj/thrinus, scambio ripetuto da
molti Naturalisti per un lungo seguito di anni.
La classificazione, cui si attenne l'A.. non
può considerarsi tra le migliori, quantunque
dica di essersi « accomodato ai più moderni
metodi di distribuzione di nomenclatura », sog-
giungendo « almeno per quanto lo comporta-
vano a mio modo di vedere la quantità nume-
rica ed i caratteri generici o specifici degli
oggetti rispettivamente compresi in cadauna
delle nostre divisioni zoologiche », né mi sem-
bra coerente a sé stesso quando dopo aver
detto di voler ridurre « a più rigorosi limiti
alcuni vecchi generi con non molto rigore cir-
conscritti, e quindi o troppo estesi o specie
troppo disparate fra esse riunendo », aggruppa
nel suo genere Luteo il latteo, V Arcltibuleo
lagopus ed il Fernis apivorus, uccelli tanto
differenti e ben meritevoli di formare tre ge-
neri distinti Inter se. Il De Betta, che rifulse
in altri rami della Zoologia, non seppe assi-
curarsi la fama di vero Ornitologo come il
suo ingegno, come la vastità del sapere glielo
avrebbero concesso. E strano che il valente
scienziato il quale impiegò la più minuziosa,
la più seria investigazione nelle osservazioni
personali, le cui notizie spiccano tutte per at-
tendibilità e per coscienza, abbia trascurata
qualunque analisi sugli asserti del Perini, al
cui l'atto devonsi attribuire la ripetizione di
tanti errori, e le conscguenti emende e i tardi
ravvedimenti che si succedono così spesso nei
suoi scritti.
Nell'opuscolo Bull'<iM>»n»8i»o(1883), il De Betta
descrive varii casi interessanti di anomalie di
colorito osservate in esemplari Veronesi, ed in
quello sull'apparizione del Pastor roseus (1876)
diede ragguagli dettagliati ed esattissimi su
quella straordinaria incursione ed è appena
degno di rilievo un errore di distribuzione geo-
grafica, laddove dice che é anche specie afri-
cana, ciò clic va rettificato nel senso che il
F. roseus non si trova che Ira gli uccelli ac-
cidentali di quel continente, come lo omette
anche lo Shelley nella sua recente opera Lirds
of Africa (1896).
vii \\ 1 1 cinsi ri un
L27
5. SQUARZ0N1 AUGUSTO, L'uccellagione etc.,
vedi Bibliogr.
In quest'illustrazione dell'opera del Tira-
boschi, l'A. ha corredato e ote illustrative
i imssi relativi agli uccelli, alle piante etc. 1.
un libro «*lio si legge volontieri, scritto più
pel dilettantismo che pella scienza. Intani con-
siderandolo sotto questo ultimo aspetto, si do-
vrebbero segnalare parecchi errori, quali ad
esempio che alla Cutrettola è riferita la J/<>/<(-
cilla alba, alla Calandra la Lullula arborea, che
è erroneo V habitat assegnato al l'ansa- monta-
mi», dacché tale specie non manca in Sicilia,
ed è soltanto rara in Sardegna, mentre che per
la Corsica non abbiamo positive notizie, che
il Beccafico è riferito all' ffypolais polyglotta,
mentre e vero che fra i Beccafici» troviamo
confuse varie specie conte le Sylviae simplex,
nis<niii, eurruca, Sylvia, l'Bypolais hypólais epo-
ly gioita, ma pel linguaggio scientifico il Becca-
fico è la 8. simplex, che parlando dell'Aliuzza
le «là il nome di Muscicapa collaris, offrendo
invece i caratteri' della Muscicapa atricapilla etc.
Utilissima è la serie delle note colle quali
il Conte Francesco Cipolla di Verona ha uso
di pubblica ragione alcuni fatti, illustrando
principalmente apparizioni di uccelli rari od
accidentali da lui depositati nella sua Colle-
zione, ed altrettanto dicasi dei vàrii Elenchi
stesi da Vittorio Dal N'ero degli uccelli avven-
tizi i o poco comuni comparsi nella regione e
da lui preparati, e da ultimo delle notizie che
il prof. Adriano Garbini, scrivendo sulle Faune
Atesina e del Lago di Garda, ha porto sulle
varie specie di uccelli di quelle località unen-
done gli Elenchi. Ho citato questi brevi la-
vori perchè meritano una lode speciale, for-
nendo larga messe di peregrine osservazioni al
Naturalista,
Finalmente anch'io scrivendo sul Milrus Icor-
srliiiii nel territorio Veronese, ho illustrato il
fatto importante della regolare sua nidificazione
in I Bosco del Grezzano, ed ebbi la compiacenza
di veder questa memoria inserita nel Journal
J'iir Omiihologie colla traduzione tedesca del
Sig. (). Haase; e colla collaborazione del Signor
Vittorio Dal N'ero compilai i « Materiali per
una Avifauna Veronese », ove ho cercato di rias-
sumere con brevi critiche quanto si conosceva
sull'Avifauna di quella bella Provincia.
ti. XACCAKI F. L., Ornitologia Veneta, ossia
Catalogo itegli Uccelli thila Provincia ili
Venezia etc. vedi Bibliogr.
Lavoro pubblicato nel 1823, se è ricco di
interessanti notizie non è punto scevro di molti
errori ; la classificazione seguita e quella di
Linneo ediz. di Gmelin.
(ita un Falco aeruginosus ed un Falcorufus
entrambi poco frequenti; un Mergus niinutvs
ed un .1/. albellus; la Fulica alni e la /*'.
iiliiiima, un' Manila arrensis ed Un'Alauda
italica eli-., attesta le niililicazioni del Mirijaii-
srr castor, della Ihijila aiuta, della < 'languii!
liani/ula ete. fatti poco probabili, descrive un
I'Iiasianns ailriatiius che è VOlis tttra.r.
7. C0NTAR1NI N'., Prospetto tirali Uccelti
Un'ara assentiti utile Vinile Provincie,
ite., vedi Bibliogr.
In questo lavoro il Conte Contarini si limita
«a presentare soltanto un'alfabetica disposi-
zione dei nomi che si danno agli Uccelli co-
nosciuti comunemente a Venezia e nei luoghi
circonvicini dai cacciatori e dai venditori, ap-
ponendovi il nome sistematico, seguendo il Ma-
nuel d' Ornithologie del Temminck, Parigi, 1820,
L835 e 1840».
Nota sotto il nome di <• Aquila a lesta bianca»
l' Iltiliaelus leucocephalus, specie Nord-Ameri-
cana mai finora comparsa in Italia e sulla cui
apparizione in Europa vi sono i più gravi dubbi,
giacché parcelle siansi scambiati per quella spe-
cie gli individui molto vecchi dell' M. albidUp,';
cita V Aquila heliaca, probabilmente basando
l'errore su qualche soggetto di A. chrysdètus,
enumera lo Scolopax Brehrni distinto dal (!al-
linago gallinago, il Larus capistratuè, il Larve
alritilla. il Telmo uragallus come «uccello di
semplice passaggio», il Totan un luiuularia come
di doppio passo etc.
Questi ed altri errori si rimarcano nel la-
voro del Conte Contariui, ma essi, siano di
distribuzione geografica, di difettosa classifica-
zione o di mancata frequenza, sono in massima
parte inerenti all'epoca in cui venne compilalo
e riuscirono più gravi pei la deficiènza di libri
indigeni iu materia e per lo studio semi-em-
brionale uel quale giaceva a quel tempo l'Or-
nitologia locale (1847). Del rimanente è un
Catalogo non certo privo di buone ed esatte
indicazioni, e tra i vecchi è quello che offre i
maggiori materiali all' Ornitologo Veneto.
8. SAVON G. A., I Cacciatori Trivigiani etc
vedi Bibliogr.
Mi occuperò dei due quesiti trattati dall' A.,
cioè 1.° Cenni sulle emigrazioni degli Uccelli;
2." Il colo degli Uccelli.
Nel primo divide gli Uccelli in Stazionari.
Cosmopoliti e Migratori e motiva tale classifi-
cazione, che è però troppo lata e generale.
128
ATLANTE ORNITOLOGICO
Assevera che causa delle lunghe peregrinazioni
ilei TrampoUeri, e di quelle dei Colombi e degli
AppoUajatori è la ricerca del cibo e ritìnta del
tutto le ipotesi sull'amore e sulla muta. Chiama
nomadi i Gallinacei, mentre certamente le Qua-
glie ed i Siri-atti sono veri migratori. Però
concludo dicendo di essere «impacciato» a spie-
gaie il fenomeno delle migrazioni !
Sul volo degli Uccelli fa molte osservazioni
in rapporto alle diverse forme delle ali e dà
un quadro delle velocità fissate in 101 miglia
pel Beccaccino, in liti pel Rondone, in 70 pel
Moriglione e cosi via. Ne deduce che un'Ani-
tra trapasserebbe la lontananza dalla Norvegia
alle Valli del nostro Estuario, da lui calcolata
in 1000 chilometri, in 12 ore! Sicché un Ger-
mano potrebbe pranzare nel fiord di Vardo e
far la successiva colazione nella laguna di Ve-
nezia!!! È inutile ripetere che il problema della
velocità di volo è oltremodo intricato e che vi
sono strettamente connessi lo stato dell'atmo-
sfera, delle temperature, la forza del vento, la
resistenza degli uccelli e così di seguito; ciò
uon toglie però che il Sig. Savon abbia scritto
un lavoretto cou passione di cacciatore e che
si legge volentieri.
9. DOGLIONI F., Catalogo della Baeeolta l)o-
glioni etc., vedi Bibliogr.
Cita e mediocremente abbondante» la Loxia
eurvirostra pityopsittacus, scambiandola colla
comune L. eurvirostra : parla di un Larus ca-
pistratus etc.; ma è un lavoro interessante, il-
lustrando una ricca Raccolta Ornitologica locale.
E qui non posso passar sotto silenzio gli
ottimi studi del Conte A. P. Ninni, rapito così
presto alla scienza ed agli amici, e le « Escur-
sioni Ornitologiche» del mio simpatico amico
daziano Vallon, ardente e distinto Ornitologo. I
« Materiali per una Fauna Veneta » del Conte
Ninni condensano con poche parole fatti inte-
ressanti e nuovi, rilevati con sano criterio cri-
tico e con una verità quasi ingenua, ma non
meuo reale ed apprezzabilissima. Questa pub-
blicazione che può bene chiamarsi un gioiello
è rimasta incompleta, la morte colpì inaspet-
tatamente l'illustre estensore nella giovane età
di 56 anni! Nel (onte Ninni tutti apprezzeranno
lo scienziato generoso di aiuti e largo di con-
sigli a chiunque, il Naturalista dotto e coscien-
zioso, che si era imposto come un doveroso
compito di asserire sempre la schietta verità,
documentandola su fatti da lui veduti od os-
servati da persone A 1 indubbia fede.
Pel Piemonte abbiamo il Catalogo del Bo-
nelli che è un semplice elenco di nomi scien-
tifici, francesi e piemontesi, alla line vi sono
descritte con chiarezza alcune specie quali il
Fiorrancino, il Luì bianco, il Passero ed altre;
il tiene parlando su alcuni Fccelli del Museo
di 'l'orino illustrò un Turdus Werneri che è il
'/'. obscurus, ed iutìue il ('amusso pubblicò un
Elenco de/ili Uccelli del Basso Piemonte, lavoro
senza critica e che riesce incompleto, vi sono
citate 228 specie.
Pella Lombardia noto gli studi del Lan fossi,
del Balsamo-Crivelli, del Monti, del Brambilla,
del Pavesi, del Piada, del Mazza etc. E qui
devo ricordare la ricca opera dovuta ai Conti
Turati, che commisero al Bettolìi la illustrazione
degli Uccelli elie nidificano in Lombardia: Le
tavole colorate sono di grande valore e possono
gareggiale con quelle di Gould, ma il testo è
molto incompleto e vi mancano le illustrazioni
di specie note come il Lanius minor, V Aquila
chrysaètus ed altre. 11 Ferragni ha pubblicato
un" 1 Ornitologia Cremonese, che è da registrarsi
tra le buone.
Bell'Emilia abbiamo V Avifauna del Modenese
e della Sicilia del Doderlein, lavoro esatto e
serio, il Catalogo anteriore del Bonizzi, puro
un Catalogo degli l'ecciti del Modenese del Pi-
caglia ed un lavoro del Carniccio sulla Impor-
tanza delle Collezioni faunistiche locali e contri-
buzione alla Fauna dell' Emilia. Da ultimo il
Calzolari pubblicò un piccolo studio sull'Avi-
fauna della provincia di Ferrara, oggi par-
ziale, ma che l'A. promette di completare con
successive puntate.
Pel Nizzardo contiamo gli scritti del Risso e
del Verany.ove rinveugonsi errori ed inesattezze,
parecchie specie descritte dal Risso non sono
riconoscibili (Curruca torquata, C. rubricala,
Totanus duìna), altre errate come la Fringilla
incerta che è una varietà del Carpodaeus erg-
ili rinus: possiamo concludere che tali scritti
sono di ben poco valore.
Pella Liguria abbiamo l'eccellente Catalogo
del Calvi, quello meno esatto del I Milazzo e
gli interessanti Materiali per una Avifauna di
Spezia del Carazzi.
Pelle Marche i notevoli lavori del Paninoci,
del Gasparini e del mio buon amico Conte di
Carpegna.
La Toscana ed il Veneto sono le due regioni
classiche dell'Ornitologia Italiana, colla diffe-
renza che quella emerge spiccatamente pell'Or-
nitologia Toscana di Paolo Savi cui fanno se-
guito, abbencbè con minore importanza, il Ca-
talogo degli Uccelli Pisani dello stesso A., quello
di Siena del Dei, della Val di Chiana del Conte
Arrigbi-Griffoli e recentemente gli accurati studi
vi I w IT. ORNITOLOGI»
1 29
del Damiani sull'Isola d'Elba, la così detta
Helgoland Italiana. In Toscana sono molle poi
le Raccolte che si ammirano, la grandiosa del
Et, Musco di Firenze, le altre ili Pisa, ili Siena
e ili l'in toforraio e parecchie private e tra eS8e
quella della Marchesa l'aulueci, ilei Marchese
Ridolfi, «Iella Contessa Larderei, del Conte
della Gherardesca, ilei fonie Arrighi-Griffoli,
della Signorina Picchi ed altre certamente no-
tevoli.
Del Romano si occupò anzitutto il Bonaparte
e cou quell'operosità che tutti gli riconoscono
e recentemente, a merito della Società Italiana
pegli Studi Zoologici della quale è anima e vita
il Prof. Carniccio ed il Conte di Carpegna, si
formò nella R. Università di Roma un'inte-
ressante Collezione locale arricchita dai muni-
tici doni dei Marchesi Lepri e Patrizi, ad essa
debbono aggiungersi le particolari del Principe
Chigi e del Principe Aldobrandino e nuove no-
tizie apparvero negli Atti della detta Società a
merito del Marchese Lepri, del Conte di Car-
pegna, del Prof. Angelini e di altri.
La parte meridonale d'Italia è poco nota, la
Fauna del Regno di Napoli del C'osta, ornitolo-
gicamente parlando, è opera di poco valore.
Bari invece è conosciuta pegli eccellenti studi
del de Romita; egualmente la Calabria per
quelli del De Fiore, del Moscbella e del Luci-
fero, le cui notizie sembrano esatte ed attendi-
bili. Noto però come il Falco barbarus, citato
da quest'ultimo Autore (') come preso a Capo
d'Armi (Spartivento) il 19 dicembre 1898 e
conservato nella Raccolta Arrigoni Degli Oddi,
sia un semplice /•'. pcrcyriiiux. L'antico Regno
di Napoli è ricchissimo dal lato Ornitologico e
non possiamo ebe augurare che qualcuno seria-
mente lo illustri. La Sicilia fu studiata dal Benoit
e dal Doderlein, nel cui importante lavoro si ri-
scontrano alcuni errori come l'ammissione del
Glaueidium passerinum e, dell'jHmwido cahirica,
quanto dice sul Dendrocopus nudius è invece ri-
feribile al />. major ed altro. Il Malherbe pub-
blicò un plagio dell'opera del Benoit per di più
mal copiato e coll'aggiunta di errori ed è spiace-
vole che, essendo scritto in lingua francese, gli
Autori di oltre Alpe lo tengano ingenuamente per
testo. Il Leonardi scrisse sugli Uccelli di Gir-
genti ed il Whitaker s'occupò pure di Ornito-
logia Sicilia e possiede un'importante Raccolta.
Malta fu studiata dallo Schembri e più re-
centemente dal YVright, il (piale diede le più
complete notizie.
La Sardegna infine ebbe una plejade di illu-
stratori dal Celti al Kusler, al ('aia. al La
Marni ora, al Salvadori, al Lepori etc., il la\
del Conie Salvadori è però sempre il migliore,
« Monografie più o meno interessanti, e descri-
zioni di specie i\i', o supposte tali, s
state pubblicate dal Savi, dal La Mai a. dal
(ieuè, dal Laul'ossi, dal De Filippi, dal Ile
Leila e da altri, e di tutte sarà l'atta menzione
nella Bibliografia.
Qui ricorderò le supposte nuove spelinogli
autori che le hanno descritte.
Il Rafinesque descrisse per nuove it specie
di uccelli : la massima parte non sono ricono-
scibili, le altre ciano già State descritte, tranne
forse una:
1.
2.
3.
4.
5.
li.
7.
(') Avicula, V. pag. 37 (1901).
Atlante ornitologico. — Parte I
Falco erythruros = F. vespertinus.
Ardea xanthodaetyla = 1 A. gargotta.
Ardea lucida = A. ibis.
Trinità pietà ! Totanus alareola.
Fmberiza atrata = 1 E. eia.
Friui/illa oli cacca = 1
Motaeilla erythrowrus = Buticilla tithys.
8. Sylvia fulva = .'
9. Sylvia juncidis. Credo di poter riferire que-
sta specie alla Cisticola schocnieola, e se
ben mi appongo il nome del Ratinesque,
che si dovrà scrivere junci, deve avere la
priorità su quello del Temmiuck.
10. Sylvia capinera = Pyrophthalma melano-
ccphala.
11. Sylvia xanthogastra = 1 S. hortensis.
12. Sylvia rhodogastra = 1 S. conspicillata.
LL Sylvia tordella = 1 S. subalpina femm.
li. Sylvia meleuca = ? Pyrophthalma melano-
cephala femm.
Il Bouelli denominò varie specie italiane, che
poi col suo nome furono da altri descritte, tali
la Sylvia subalpina, V Alauda calandrella, ed il
Turdus Werneri; quest' ultimo fu descritto e
figurato dal Gene, ma non è diverso dal T.
pallens, Pali. Il Bonelli denominò anebe, ma
non pubblicò, una Sylvia fuscieapilla, che poi
fu descritta dal Temminck col nome di S. me-
lanopogon.
11 Lamarmora ebbe la fortuna di scoprire
non poche specie nuove, cioè lo Sturnus uni-
color, la Sylvia sarda, la S. conxpieìllata, il
Falco (Aquila) Bonella, il Falca Eleonora* e
la Sylvia Cettii, ma soltanto quest'ultima egli
descrisse, mentre delle prime tre troviamo la
descrizione nel Manuel d' Ornithologie del Tem-
minck, che conservò il nome imposto dal La
Mormora; il Falco Bonella fu denominato e de-
scritto dal Temmiuck poco dopo il Vieillot, che
17
L30
A 1 I.ANTK ORNITOLOGICO
avevalo chiamato Aquila fasi tata, ed infine il
Falco Eleonorae fu descritto dal (iene.
Il Payraudeau ha descritto due specie ita-
liane: il Larus Audouinii, buona e rara specie,
ed il Garbo Desmaresti ('), identico col J'Ita-
lacrocorax graculus.
Nel 1839 il marchese di Brera e pubblicò la
descrizione di un Larus Genei, che circa nello
stesso tempo il Bonaparte descrisse col nome
di L. Lambruschinii, siuouimi ambedue di L.
gelastes.
Un Empieo, dolychonia fu descritta dal Bo-
naparte nel 1845, e pare che sia da riferire
all'i?, aureola, come pure ì'Emberiza Selysii del
Verany.
Il De Filippi fu tra i primi in Italia a rico-
noscere l 1 esistenza di due specie del genere
Hypolais, confuse sotto il nome di Sylvia hy-
polais; egli ne dette buonissimi caratteri distin-
tivi, e credendo non descritta una delle due la
chiamò Salicaria italica, la quale invero non è
diversa dalla Motacilla hypolais, L.
Il Lanfossi ha descritto una Sylvia reguloides,
che pare riferibile alla Motacilla superciliosa,
Gm., ma sopra un individuo, che probabilmente
non era stato preso in Italia.
Il Contarmi fece menzione, al Congresso degli
Scienziati Italiani in Venezia, di un Numenius
hastatus, che è varietà del N. ai/piata ; pare
inoltre che distinguesse col nome di Larus af-
finis un gabbiano, la descrizione del quale e
stata pubblicata dal Nardo col nome di Gavia
affinis, e che, secondo il Ninni (in Hit.), è da
riferire al Larus melanocephalus in abito im-
perfetto » (Sedvadori).
Recentemente il Prof. Giglioli descrisse, non
senza riserve, una nuova specie di Civetta sotto
il nome di Alitene Chiaradiae su di un esem-
plare avuto dal Friuli e conservato al R. Museo
di Firenze e che io ritengo debba riferirsi ad
una rara e singolare varietà di colore della co-
mune Carine nociuti (').
Per lo studioso dell'Avifauna Europea la mi-
glior opera è. sempre 1' Ornithologie Europi \en ne
di Degland e Gerbe; certo buono è anche il
lavoro del Fritsch, VSgél Europa's; splendide,
ma troppo costose le tavole di Gould, Birds
of Europe. Così l'oliera del mio grande amico
H. E. Dresser, Birds of Europe, che è senza
dubbio la più colossale e la più completa, non
(') Secondo ino il 0, Desmaresti è la forma meridionale
del F. graculus o merita di essere distinta quale sottospecie.
(-) Di questa sU'wmìi i-pininne r puro il Chiarissimo Pro-
fessor G. Martorolli (Ulteriori ossorv. suir.4. Chiaradiae, Atti
Soc. it. Se. Nat. Voi. XLpp. 325-339 (1U02)).
e accessibile a tutti pel grave costo. Altri libri
utilissimi sono il Check-Lisi del Coues, 2 a ed.,
il lavoro dell'Evans Birds (Cambridge Nat.
Ilist. Series) The Royal Nat. llist, III e IV,
il Dictionary of Birds del venerando Prof. A.
Newton ed inlino gli Elementi of Ornitlwlogy
del compianto .Mivart.
Poi, tra i libri più utili nei riguardi dei vari
paesi d'Europa, noto :
Gran Bretagna : — Yarrell British Birds, I ' ed . ;
Seebohm, British Birds :
Sharpe, Handbooh of British Birds;
Saundeis, Manual of Jlritish Birds, 2 a ed.
Norvegia: — Collett, liemarks on the Orniti/.
of Northern Xorirai/ ;
Collin, Skandinavien Futjle ;
Sundevall, Svenslca Foglarne (opera purtroppo
incompleta).
Russia: — Non esiste alcun lavoro completo ed
esauriente sull'Ornitologia di questo immenso
Impero, ma molte, pubblicazioni parziali di
grande valore come quella di W'right-Palnieii,
Finland Foglar (eccellente pelle diagnosi degli
abiti di muta estiva delle Anitre) ed altre.
Germania: — Naumann, Naturgeschichte der Vo-
gel Deutschlands (ottimo lavoro del quale ora
(dal 1897) si sta pubblicando in Germania
una nuova ed importantissima ristampa, ri-
veduta ed in gran parte rifatta dai migliori
Ornitologi Tedeschi).
Belgio: — Fallon. Oiseaux de la Belgique.
Olanda: — Schlegel, Vogels ran Nederlaud.
Francia: — Degland e Gerbe, Ornithologie Ftt-
ropéenne;
Bailly. Ornithologie ile la Savoye;
Crespon, Ornitlwlogie du Card e Faun. mè-
riti . eie., ilu midi ile la Frutice .
Italia: — Savi. Ornitologia Toscana: malgrado
i difetti, indietro accennati, anche la Orni-
tologia Italiana :
Salvadori, Uccelli, nell'opera Fauna ti' Italia .•
Giglioli, Avifauna Italica in varii volumi.
Spagna: — Arevalo, Aves de Espana;
Irbv, Ornithology of Gibi'àltar.
Portogallo: — Bocage, Lista de los Ares de
Portugàl :
Tait. A List of the Birds of Portugàl; Aves
de Portugàl,
Grecia: — Lindermayer, Vogel Griechlamls.
Penisola Balcanica: — Reiser, Vogel von Mon-
tenegro, Bosnicn unti Bulgarien (verrà pub-
blicato il resto in seguito).
Dopo tutto, è indubitato che per chi vuol
raccogliere cognizioni estese, per chi vuol fare
ATI.AN I 1 ORNI! i.K •'
i:;i
un importante lavoro conia necessario pò i
-cil.ic 1' Ibis ('), questo grandioso Giornale Or-
nitologico, il (inule purtroppo, olire alla ilitli-
coltà ili ritrovarlo completo, importa una spesa
gravissima, del pari può dirsi del Catalogni
of the Birds del Museo Britannico i ). Come
pine ricordo tra i più importanti periodici ili
Ornitologia, ed a titolo di < re e perchè con-
tengono articoli notevoli per l' intera Avifauna
Europea, i seguenti :
Agitila, Zeitschrift f. Ornithologie, Red. v. 0.
Herman gr. in 4" in. col. Kpfrt. Budapest,
1 89 i e Begg.
Bullettin de la Société Ornithologiqut Suisse,
2 voi. (il tutto pubblicato) 8°, av. plchs.
col. Genève, 1865-1871.
Bullettin of the British Ornithologist' s Club,
ed. by R. B. Sharpe. 8 . London, 1892 e segg.
Isis, Encyelopailische/eitsciil't ete.. von L.< >ken,
Leipzig, 1817-1848.
Journal fii/r Ornithologie, hrsg. v. Cabauis,
Baldamus u. A. gr. sJ mil col. Kpfrt.
1853 e segg,
Mittheilimgen des Ornithologischen Fereines,
hrsg. v. Pel/ehi. Hayek, Knauer, u. Palliseli,
I-MI. W'ien. 1877-1892 (il mito pubblio |.
.XaiuìKuntiii, Journ. f. Ornith. red. v. E. Bal-
daniits. Bd. 1-6 u. Reg. 8°, mit col. Kpfrt.
I-VI. Stuttgart uud Leipzig, L850-1856.
Qrnis, Zeitschr. fiir die gesam. Ornitb. hrsg.
v. lilasius u. Hayek, Band I-Y1II, 8°, ni.
Abbili). W'ien, 1885-1892; continuation :
Orni», Bull. il. Comité Ornith. intera. Pubi.
p. E. Oustalet et de Claybrooke, voi. 1X-XII.
uvee plchs. Paris 1897 e segg.
Ornithologische Monatsberiehte, hrsg. v. A. Rei-
chenow, Merlin, 1893 e segg.
Ornithologische Jahrbuch, hrsg. v. V. Tschusi
zu Schmidhoffen. Hallein, 1890 e segg.
lì/tea, Zeitsehrit't fiir die gesammte Ornitho-
logie, brsg, v. F. A. Thienemann, lleft 1
e 2 in 8°, Leipzig, 1846 e 1849.
Die Sehwalbe, Neue Folge, Wien, 1898 e segg.
Zeitschrift tur die Gesammte Ornithologie, hrag.
v. J. v. Madarasz, gì', in 8°, ni. 52 col.
Kpfrt. ii. •_' Karten. Budapest, 1884-1887.
The Zoologist, London, 1843 e .
Ricordo inoltre:
Centralblatt, Ornithologie. Hrsg. \. Cabanis u,
Reichenow. Jahr. 1876-1882 (tutto il pub-
blicato), gr. in 4°, Leipzig, 1876-1882.
Congress, Ornithol. Sitzunsberichte d. 1 internat.
Ornith. Congresses zu W'ien, 1884. gr. in 1 '.
Wien. 1884.
— II. Internat. Ornith. - Congress zu Bu-
dapest. 2Thle. Berichl u. wissensch. Abhandl.
gr. 1. ni. 2 col. u. si-liw. Kpfrt. Budapest,
L892. — III. Congr. Ora. Int. l'uri-. I' :
Paris. 1901.
Jahresberichi il. Beobachtungensstationen il.
Vògel Deutschlands f. 1882-1886. gr. 8 m.
Karte, Leipzig, L884-1888.
Jahresberichi L886. d. Comité 's f. ornithol.
Beobachtungsstat. in Oesterrecih. - lugani ,
hrsg. v. Blasius a. Hayek. 8°, Wien. 1888.
Jahresberiehte d. Ornith. Beobachtungs sta-
tion i. Konigr. Sachsen. Bearb. v. Meyer u.
llelni f. 1885-1894. 10 Abthlgn. g. 8 u.
gr. 4. Berlin, L886-1896.
Jahresberichi d. Ornithol. Vereins Miinchen l*.
ls. 17-1900, 2 voi. 8°. Miinchen, 1899 e 1901.
Monatssclirifi des deutsehen Vereins /.uni Sehutze
der Vogelwelt, redig. v. E. von Schlechtendal
u. W. Thienemann. Jahr. 3-12, gr. 8°, in.
zahlreich, 2. Th. col. Kpfrt. Halle. 1878-
L887, und Index v. P. Leverkiihn, HaUe,
1888. Dieselbe, Bd. 16-22. 8° ni. col. Kpfrt.
Merseb. u. Gera, 1891-1897.
Verhandlungen d. Zool.-Botan. Gesellsch, in
W'ien. Von Beginn.au: 1851-1901, incl. 51
Jahrg. nebst 3 Reg.-Bden., gr. in 8 mi!
vieleu Kpfrt. Wien. 1852 e segg.
Zoological Society of London, Transactions. roy.
4. \v. nuin. plat. London, 1 s:;."i e segg.
— Proceedings, roy. 8. w. very numerous
col. plat. London, 1830 e segg. (').
(') The Ibis, Quarterly Journal ut Oraithology, ed. by
s. laici, N.\\ h.ii, Saiindere, Salvin ete. w. col. plat. 8°, Lon-
don, 1859 o Boguenii (ainora r> voi mpresi tee indici).
(-} Catalogne 0/ the Jlìrds in th, 1 lìrithh Mutì,'im\ l>\
Sliarpe, IJadou. Soebolmi, Sclater, Salvatimi, Saunders ete.
27 voi. 8°, w. uiany col. plat. London, 1874-1898 (non ancora
completo).
t 1 ) Cfr. anclie per la Bibliografia la soguonto opera : Zoo-
i' \i. Rlcoiid from tho beginiiing in 1864 to 1900 incl,
:t7 voi. I. Imi 1864-1901.
L'Ornitologo italiano troverà inoltre notizie interi
angli Uccelli locali in iBpecial nh.i1.» nel Bollettino del
ralieta e mila Rivieta I arali del po-
riodo 1881-isyG e neH'Avteulà 1897 eeegg. Non bo creduto di
citare VAuk, notissimo Giornale Ornitologico Americano, che
non si è occupato che incidentalmente dell'Avifauna E
132
ATLANTE ORNITOLOGICO
MATERIALI
per una Bibliografia Ornitologica Europea
EUROPA IN GENERALE (').
Arnold F. - Die Vògel Enropas. Stuttgart, 1897.
Back house J. - Handbook of European Birds,
8°. w. platea, clotli. London, 1890.
Baedeker. - Eier ti. Europ. Vògel, fol. ni. 8°.
Kpfrt. Iserlolin, 1863.
Bonaparte. Principe C. L. - Revue critique de
l'Orn.Eur. de Degland, 12 mo . Bruxelles, 1850.
Bree C. R. - llistory of the Birds of Europe
not observed in the British Isles, voi. 4, 8°.
London, 1857. Seconda ediz. voi. 5, 8". Lon-
don, 1875-1876.
Bniim C. L. - Lelirbuch der Naturgeschichte
aller europaisclien Vògel, voi. 2, Picc. 8°.
Jena, 1823-1824.
Degland C. D. - Ornithologie Enropéenne, etc,
voi. 2, 8°. Paris, 1849.
Degland etGerbe. - Ornithologie Enropéenne, etc,
voi. 2. Seconda ediz., 8°. Paris, 1867.
Dresser H. E. - The Birds of Europe, voi. 9.
4 . con 722 tav. col. London, 1871-1896.
Fritsch A. - Naturgeschichte der Vògel Euro-
pa'», voi. 1, testo 8°; voi. 1, tavole. Piagne,
18 70-1 871.
Gloger C. L. - Vollstandiges Handbuch der Na-
turgeschichte der Vògel Europa's (venne pub-
blicato un solo volume contenente gli Uccelli
terrestri). Breslau, 1834.
Gould J. - The Birds of Europe, voi. 5, fol.
London, 1832-1837.
Hartert E. - On some Paleartic Birds (Nor.
Zool., IV, pp. 131-147, 1897 e VII, pp. 525-
534, 1900).
Keyserling und Blasius. - Die Wirbelthiere Eu-
ropa's, voi. 1, 8°. Brunswick, 1840.
Murs des 0. - Description des Oiseaux d'Eu-
rope, voi. 4, gr. 8°. 1886.
Noble H. - A list of European Birds, S 1 . Lon-
don, 1898.
Prevost et Lemaire. - Ilistoire naturelle des Oi-
seaux de l'Europe, gr. 8°. av. 80 plclis. col.
Paris, 1864.
Rothschild, Hartert u. Kleinschmidt. - Oomatìbis
eremita, a Europ. Bird, 4°, w. 3 col. plat.
a. pi, London, 1897.
Rudolf of Austria (H. I. R. H.). - Notes on Sport
and Ornithology, transl. by C. Gr. Danford,
Londra, l,s!>9) Traduzione dall'originale te-
desco).
Schinz H. - Europàische Fauna etc. voi. 2, 8".
Stuttgart, 1840.
Schlegel H. - Revue critique des Oiseaux d'Eu-
rope, voi. 1. 8°. Leiden, 1S44.
Suchetet A. - I»cs Hybrides a l'état sauvage,
Paris, 1890-1897.
Susemihl u. Schegel H. - Abbildgn. der Vògel
Enropas, 65 col. Kpfrt. (Lief. 1-24). Darm-
stadt, 1829-1835.
Temminck C. J. - Manuel d'Ornithologie, etc,
voi. 1, 8°. Amsterdam et Paris, 1815. Se-
conda ediz. voi. 4, 8°. Paris, 1820-1840.
Temminck et Laugier. - Nouvoau Ree. pi. col.
d'Ois. 5 vols. gr. in-4". av. 600 pi. col.
Paris, 1822-1838.
Temminck et Werner. - Arias des Oiseaux d'Eu-
rope, gr., 8°. av. 530plell8. col. Paris, 1848.
ThienemannF. A. L. -Syst.Darstell. d.Portpflan-
zuug der Vògel Enropas, ni. Abbild. d. Eier.
5 Hefte. 4°. in. col. Kpfrt. Leipzig, 1825-1838.
0) Non intondo di offrire una bibliografia complota doi lavori sull'Ornitologia europea, ma di citare quelli cho mi fu-
rono di a.juto e che potei esaminare.
\ I I \s I I I IKN1 GICO
ISOLE D'ISLANDA K FAK-OKK.
Andersen K. - Meddelelser ohi Faniernes Fugle
Mcil saerligt Hensyn tal Nolso; Efter skrif-
tlige Oplysningei fra P. I". Poterseli, Nolso,
Vidnish. Meddel. nat. Form, I, Klilion, (£98
e segg.
Baring-Gould's. - Iceland its Scones and Su-
gas, 8°. 1862.
Briinnich M. T. - Oraithologia Borealis, etc,
8 U . Hafniae, 1764.
Clarke W. E., and Bakouse, J. - Ad Autunni
Kamblc in Lastern [celand, with some no-
tes l'ioni the Faeroes, Ibis . pp. 364 riso,
1885.
Faber F. - Prodromus dei- islàndischen Orni-
thologie, 8°. Kopenhagen, 1822. Supple-
mento, Ibis, p. 792, 1824.
— -Ueber das Lelien dei- lioclmordisehen Vogel,
8 . Leipzig. 1826.
Feilden H. W. - The Birds of the Faeroe Islands,
Zoologist, pp. 3201-3225, 3245-3257, 3277-
3294. lsTl'.
Graba. - Ornitliologisches Tasclienbucli einer
lìeise nacli Fàroe ini Jahrel828, Isis, p. 763,
ls63.
Kriiper T. - Der Myvatn und seine Uingebung,
Naumannia, VII, Heft, I, p. 33, Heft, II,
pag. 1, 1857.
— Die Inselli des Myvatn, Naumannia, VII,
Heft, II, p. 33, 1857.
— Ornithologische Miscelici!., Naumannìa, VII,
Heft, II, p. 436, 1857.
Landt G. - A Description of the Ferree Islands,
voi. I, 8 ". London, 1S10.
Mohr N. - Forsog til en Islandsk Naturbistorie,
8". Kiobenhavn, 1786.
Moller H. C. - Faeroemès Fuglefauua, Meddel.
Nat. For. sec. ser. IV. pp, 1-78, 1862, e
tradotto in tedesco nel J. f. O., pp. 107,
841, 381, 1869.
Newton A. - Ornithology of Iceland, Appendix
A. io Bering- Gould's ' Iceland, its Scenes and
Sagas', r. 8 '. London, 1863.
Olassen Egger. og Paulson B. - Reiae igiennem
Island. etc., voi. 2, 4°. Soroe, 1772.
Pearson H. J. and C. E. - On Birds observed
in [celand in 1894, with a List of the epe-
cies hitherto recorded therefrom, Ibis, pp. 237-
219. 1895.
Procter W. - Notes on an Ornithologioal Tour
in keland, Nabwralist, III, p. 410. London,
1838.
Shepherd. - Nortli-West I'eninsula of Iceland,
8". 1867.
Slater H. H.. an Carter T. - Notes freni Nor-
thern Iceland in llie Suniiiier of 1885, Ibis,
pp. 45-52, 1886.
Slater H. H. - Manna! of the Birds of [celand,
Edinburgh, 1901.
Wolley J. - Birds of the Faeroe Islands. Con-
tri!). Orn., pp. 106-117, 1850.
SCANDINAVIA, DANIMARCA
E SPITZBEBGHEN (').
Agemann A. - Saltdalens Vertebratfauna (Birds),
Tromsoe Museums Aarshefter, VI, pp. 52-
70, 1883.
Andersen K. - Ligurmus sinica s \ Danmark, Vid.
Meddel. fra d. Rai. l'or. 1893.
Baagoe Y., Fahrenholtz E. A.. Gronvold H., 01-
sen R., and Scheel F. - Nòstvedegnens Fu-
gle, Viborg, 1893.
Bahr H. - 2 ,lct Tillaeg tis Stavanger Omegns
Fugle, Stavanger Skoles 'Program, pp. 1-47.
1887.
Barfod. - lagttagelser over Sydsjaellanda Fugle,
saerligt VordingDorgs. Aalborg, L891.
Bergstrand. - Alands daggdjur, foglar, amphi-
bier och iìskar, voi. 1. s . Vesteras, 1852.
Cederstròm C. G. - Om de i trakten af Carl-
stad fòrekommande fogelarter, voi. 1, 8°.
L'psala, 1851.
Christiansen F. D. - Viborgs Omegns Fugle,
Viborg, 1890.
Colle» R. - Norges Fugle, 8°. 1868 e Supple-
mento, 1871.
— Remarks on the Ornithology of Northern
Norway, For. Selsk-, Christ., p. 1, 1872.
— Min die Meddelser vedrorende Norges Fu-
glefauna i Aaren 1877-1 8so, Nyt, Mag. for
Natwrvidensk, pp. 254-394, 1881.
— Tringa Temmincki und minuta, und deren
Briiten in Norwegen, Jonrn. fiir Ornith.,
pp. 323-332, 1881.
— Oreocinela earia (l'ali.), og Aegialites alexan-
drinus (Lin.), nye for Norges Fauna. Far.
Vid. Selsk. Christ. n. 10, pp. 1-6, 1881.
— Carpodaeus erythrinus (Pali.), og Botaurus
stellari* (Lin.), nye l'or Norges Fauna. Far.
Vid. Selsk Christ. n. 17, pp. 1-3. 1882.
— Ardetta minuta (Lin.), Sterno caniiaca(Gméì.),
og Larus minutus (l'ali.), nye l'or Norges
Fauna. For. Vid. Selsk Christ. n.15, pp. 1-6,
1883.
— Ueber Alea impenni* in Norwegen, Mittheil.
Ornith. Vereins Wien, u. 5-6, p. 22, 1884.
(') Le Spitzberghon non farebbero parto dell'Europa geo-
grafica, ma io le incinsi essendo esse strettamene collegato
all'Avifanna europea.
134
ATLANTE ORNITOLOGICO
Collett R. - Oni 5 for Norges Fauna nye Fugle,
fundne i 1883 og 1884, For. Vid. Selsk.
Ohrist. n. 12, pp. 1-14, 1884.
— Om 4 for Norges Fauna nye Fugle, fundne
i 1885 og L886, For. Vid. Selsk. Ohrist.n. 8,
pp. 1-11, 1886.
• — ■ On Lanius excubitor and Lanius major. Ibis,
pp. 30-40, 1S86.
— Further Notes on Phylloscopus borealis in
Norway, Ibis, pp. 217-223, 1886.
— On the Hybrid between Lagopus albus and
Tetrao tetrix, P. Z. S., pp. 224-240. isso.
— On a Breeding Colon] of Larus eburneus
on Spitzbergen, Ibis. pp. 440-443. 1888.
— Om 6 for Norges Fauna uve Fugle, fundne
1887-1889, For. Vid. Selsk. Christ. u. 4,
pp. 1-19, 1890.
— On the Immigration of Syrrhaptes para-
doxus into Norway in 1888, Ornis, Jahrg. VI,
pp. 155-159, Wien, 1890.
— Bird-life in Arctie Norway, tradotto da
A. Heanage Cocks, 8°. London, 1894.
— Mindre Meddelelser vedròrende Norges Fu-
gìefauna i Aarene 1881-1892, med Tillag og
Kegister, Nyt, May. for Naturvidensk. 35 Bd.,
pp. 1-387, 1893-1894.
— On the occurrente of Colymbus adunisi in
Norway, Ibis, pp. 269-283, 1894.
— A List of the Birds of Norway, arranged
according to the Rules of lì. 0. 1 . Bird-life
in Arctie Norway, Appendi:, pp. 1-10. Lon-
don, 1894.
— Oni 4 for Norges Fauna nye Fugle, For.
Vid. Selsk. Christ. n. 2, pp. 1-12, 1895.
— On a Hybrid Thrush fouiid in Norway (T.
iliacuset T.pilaris), Ibis, pp. 317-319, 1898.
Colliri J. - Skandinaviens Fugle, voi. 1, 8°. Co-
penhagen, 1875-1877.
— Bidrag till Kunaskaben on Dauinarks Fu-
glefauna, Kjòbenhavu, 1888.
— Faunestiske og biologiske Meddelelser om
Dauske Fugle, Kjòbenhavu, 1895.
Ekstrom CU.- Beskrifning ofver Morkò socken
i Sòdermanland, 8 . Stoekholm, 182s.
Esmark. - Optegnelser og Beniaeikningcr till
den Norske Fauna, Nyt, Mag. /. Natur.,
voi. 1. Christiauia, J838.
Evans E., and Sturge W. - Notes on tho Birds
of West, Spitzbergen, as observed in 1865,
Ibis, pp. L66-174, 1809.
Faber A. H. - Morsò's Fugle, Viborg, 1887.
Gloger C. W. - Gottlands fogelfauna, ofv. Vet.
Ak. Fórh., p. 223, 1846, pp. 204-206, 1849.
Grieg J. A. - Lagopus urogallo-alòus ehi ueuer
Mooi'sclineehuhn-lJastarcl. Bergens Musewms
Aarsberetning, V, pp. 1-13, 1889.
Grieg J. A. - En Zoologisk Excursion til Husòen,
Bergens Museums Aarsberetning, VI, pp, 1-8,
1889.
Hagerup A. T. - Voikonimen der Secschwalben
und Moven in Jutland, Orn. Monatsschr. d.
Deutseh. Ver. Z. Schutze d. Vogelwelt, 1804.
Hartman C. - Stròdda bidrag till Skandina-
viens fogelfauna. 8°. Stoekholm, 1859.
Heiberg P. V. - Thylands Fugle, Viborg, 1886.
Helms 0. - Om nogle dauske Dglers Gylp,
Vid. Medd. fr. d. Nat. For. i Kjobenhavn,
pp. 55-65, 1001.
Herschend P. - Iagttagelser over Danmarks Fu-
glefauna med saerling Hensyn till egnen
mellem Horsens og Aarhus, Horsens, issi.
Holmgren A. E. - Skandinaviens Foglar, 8°.
Stoekholm, 1866-1871.
Kjellman A. F. - Svenska polar expeditionen
ar 1872-1873 under ledning af A. E. Nor-
denskjòld, 8°. Stoekholm, 1875.
Kjaerbolling N. - Danmarks Fughi, test. voi. 1.
8°, atl. ibi. Copenhagen, 1852-1S5S.
Kolthoff G.. and Jagerskiold L. A. - Nordens Fa-
glar, Parts 1-7, 4". Stoekholm. 1895-1896.
Korner M. - Skandinaviska Foglar tecknade efter
naturen. Lumi. 1839.
Lloyd L. - The Game Birds aud Wildfowl ofSwe-
deu aud Norway, voi. 1, s . London, 1867.
Liitken C. F., und Winge 0. - Jahresbericht iib.
d. Ornith. Beobaeht. in Dànemark 1884-1886.
thle, gr. 8°. ni. karte, Wien, 1885-1886.
Maini A. W. - Gòteborgs och Bohuslàns fauna,
ryggrads djuren, 8°. Gothenburg, 1877.
Malmgren A. J. - Anteckningar till Spetzber-
gens Fogel-Fauna, Òfv. Vet. Ah. Forlì, p. 87,
1863, p. 337, 1864.
Meinertzhagen D., and Hornby R. P. - Bird-Life
in an Arctie Spring, 8 . London, 1809.
Meves W. - Bidrag fili Gottlands fauna, Òfv.
Vetensk. Ak. Forlì., pp. 271-282. 1856.
— Bidrag till Jemllands Ornitologie, Òfv. Vet.
Ak. Forlì., pp. 187-224, 1860.
— Bidrag till Sveriges Ornithologie, Òfv. Vet.
Ak. Forlì., pp. 251-203. 1868.
Miiller 0. F. - /oologia Danica, s. Animalium
Daniaeet Norvegiae rar. ac minus not. descr.
et hist. voi. 4, fol. con 100 tab. col. llav-
niae, 1788-1806.
Newton A. - Notes on the Birds of Spitebergen,
Ibis, pp. 100-210. 496-525, 1865.
Nilsson S. - Ornithologia Succica, 8". Ilavniae.
1817-1821.
— Skandinav. Fauna, 2 lìde. Lund, 1835.
— Illuminerade Figurer till Skandinaviens Fau-
na, vol.2,4°con200tav.col.Lund, 1832-1840.
— Skaudinavisk Fauna, voi. 2, 8". Lund, 1858.
ATLANTE ORNITOLOGI! "
13S
Rasch. - Fortegnelse og Bemarkningei tilldoi
Norge forekom mende Fugle, Nyt, Mag. f.
Saturv., voi. 1, 1838. Primo suppl. voi. IV.
1845. Secondo sappi, voi V, 1848.
Retzius A. J. - Fannae Suecicae a favolo Linné
inchoataé, pars 1\ 8 . 1800.
Schalow H. - Einige Bemerkungen zur Vogel-
Fauna voli Spitzbergen, Journ. /'tir Orinili.
L899.
Sommerfelt C. - Portegnelse òfver de i Osttin-
marken iakttagne Fugle, Off. Vet. Ale. Forlì.,
pp. 67-90, 1861.
Stejneger L. - Andet Bidrag til Vestlandts Or-
nithologiskc Fauna. Nyt, Mag. for Naturi).,
pp. 111-124, 1883.
Strom J. A. af. - Svenska Foglarne, voi. 1, 12.'
Stockholm, 1839.
Sundevall C. J. - Svenska Foglarne, in fog. gr.
Stockholm, 1859-1871.
— Om Spetsbergens Foglar-fauna, 8°. Stoc-
kholm, 1874.
— Akerlund odi Kinberg, Svenska Foglarna
{Aves Scandinav.) qu. fol. in. 84 col. Kpfrt.
Stockholm, 1846-1887.
Sundstròm C. R. - Bidrag till Kannedom af
Òrebrolans vertebratfauna, 8°. Orebro, 1868.
— Zoologiska anteckningar fran Ostia Soder-
niaiiland ocli dithòrande skaigard, ufv. Vet.
Ak. Forlì., pp. 16-45. 1875.
Walter J. E. C. - Nbrdische Ornithologie, 4°. con
139 tav. col. Kopenhagen, 1832-1835.
Wheelwright A. W. - Comparative list of the
Birds of Scandinavia and Great Britain, 4°.
Carlst. 1859.
— A Spring and Summer in Laplaud, 8°. Lon-
don, 1864.
— Ornithologie of Lapland (Spring and Sum-
mer). 2 nd ed. 8°. w. 6 col. pi. London,
1871.
Winge H. - Om Steppehouen (Syrrhaptes po-
radoxus) i Danmark i 1888, Vid. Meda. f.
d. Nat. For. 1889.
- Fuglene ved de danske Fyr i 1890, 1892
e 1898, 3 thle, 8°. m. kart. Kjobenhavn, 1892-
1898.
Winge 0. - Reports on Birds in Denmark in
1885, Ornis, 1886, Do. in 1886, e H. Winge
in 1887, Omis, 1888 e segg.
Wright M. & W. von. - Svenska Foglar efter
naturen ritade, fol. gr. Stockholm, 1828-
1838.
— Òfver de i Bohiislan observ. Foglarne. 8 .
Gòtbenburg, 1851.
— Oiseaiix ree. pend. l'Erped. frane, en Scan-
dinavie, en Laponie, aux Spitzbcrg et aux
Féroés, 6 plch. col. gr. in fol. 1856.
[SOLE BRITANNICHE.
Albin E. - A Naturai Bistory of English Song-
Birds, 1T:;7. Seconda ediz. 1747. Terza ediz.
1759. Quarta ediz. 1766. Quinta ediz. 1 7 7 s .
Aplin Oliver, V. - The Birds of Oxfordshire, 8°.
Oxford, 1889.
— The Birds of Lleyn, West CarnarvoDshire,
Zoologist, p. 489, L900.
Aplin F. C. Rev. B. D'0., and Oliver V. - A
List of tho Birds of the Banbury District,
8°. Banbuiy, 1882.
Arundel W. R. - Ackworth Birds. Being a lisi
of the districi of Ackworth, yorkshire, 12 mo .
cloth. London, 1892.
Babington Churchill. - Catalogue of the Birds
of Suffolk, 8°. London. 1884-1886.
Baikie W. B., and Heddle R. - Historia N'atu-
ralis (licailensis. Zoologi", pai t. I. S.Edin-
burgh, 1848.
Barrett-Hamilton G. E. H. - Harrow Birds, 8°.
Ilarrow, 1892.
Bewick T. - History of Britsh Birds, voi. 2,
8°. Newcastle, 1797-1804. Seconda ediz. 1805.
Terza ediz. 1806. Quarta ediz. 1809. Quinta
ediz. 1821. Sesta ediz. 1826. Settima ediz.
1S32. ottava ediz. 1847.
Blackburn H. - Scottish Birds drawn f. nature,
fol. w. illustr. cloth. Edinburgh, 1862.
— Birds f. Moidart drawn f. nature, 4°. \\ .
illustr. cloth. London, 1895.
Booth E. T. - Rotigli Notes on the Birds ob-
served duriug twenty Years' Shooting and
Collecting in the British Islanda, voi. 3, fol.
London, 1881-1887.
Borrer W. - The Birds of Sussex, 8°. London,
1891.
Buckley T. E. - A few Notes on the Mammals
and Birds of Rowsa, one of the Orkney
Islands, Trans. Nat. Hist. Soc. Glasgow, I
(n. s.), pp. 44-76, 1885.
Bucknill Y. A. - The Birds of Surrey, 8°. Lon-
don, 1900.
Bund W. W. - A List of the Birds of Worce-
stershire and the adjoining Couuties, 8 . Wor-
cester, 1891.
Butler G. A. - British Birds, with their Nests
and Eggs, voi. 6. Hull et London, 1896.
Cambridge Ph. E. - The lìirds of Breconshire.
Brecon, 1899.
Christy M. - The Birds of Essex, etc., 8°.
Chelmsford, Buckhurst Hill, and London,
1890.
Clarke W. E., and Roebuck W. D. - A Hand-
book of the Vertebrate Fauna ol' Voi kshire,etc.,
voi. 1, 8°. London, 1881.
l;;<;
ATLANTE uhm I [CO
Corcleaux J. - Birds of ti io Humber District,
voi. 1. 16°. 1872. Seconda ediz. London, L899.
Cowartl T. A., and Oldhan C. - The Birds of
Chesbire, con illustr. <■ mappe, 8°. Manche-
ster, L900.
Crossman A. F. - A List of tlie Birds of Hert-
fordshire, Trans. Hcrtf .Nat. Hist.Soc. X,1899.
Dixon C. - Nests a. Eggs of Brit. Birds, Handb.
to the Oology of the Brit. Isles, 8°. with
157 illustr. cloth. London, 1894.
- Ncsts and Eggs of non indigenous Brit.
Birds, roy. 8°. \v. col. front, cloth. London,
1894.
— Migration of Britsh Birds, inclad. their post-
glacial emigrat. as traced by the application
of a new law of dispersal, 8°. w. <3 maps,
cloth. London, 1895, and Aiuend. edit. Lon-
don. 1897.
— Bird-Life in a Southern County, 8 years'
gleaning among the Birds of Devonshire,
8°. w. 10 pi. cloth. London, 1899.
— Game Birds and Wild Fowl in the Brit.
Islauds. Seconda ediz. 4°. w. 51 col. pi. cloth.
Sheffield, 19(10.
Dobie W. H. - Birds of West Chesbire, Den-
bighshire, and Flintshire, etc. Proc. Chest.
Soc. Nat. Se. et Ut. n. IV, p. 282, 1894.
Donovan E. - The Naturai Hi story of the Nests
and Eggs of Britsh Birds, voi. 1, Dbl. roy.
8°. London, 1826-1827.
— The Naturai Ilistory of British Birds, etc,
voi. 10, 8°. London, 1794-1819.
D'Urban W. S. M.. and M. Rev. Murray A. - The
Birds of Devoii, 8°. London, 1895.
Supplemeut to the Birds of Devoti , s ".
London, 1895.
Dunn R. - The Ornithologist' s Guide of the
Islands of Orkney and Shetland, voi. 1. 8°.
Hull, 1837.
Evans H. M. - Status of Birds in the British
Isles and in Devonshire, 8°. Plymouth, 1897.
Evans A., and Buckley T. E. - A Vertebrate
Fauna of the Shetland Islands, 8°. Edin-
burgh, 1899.
Eyton T. C. - A History of the Karer British
Birds, and a Catalogne of British Birds, voi. 1 ,
8°. London, 1836.
Fleming J. - A History of British Animals, etc,
voi. 1, 8°. Edinburgh, 1828.
Fox G. T. - Notice of the Appearance of some
Rare Birds of England, Zool. Journ. Ili,
pp. 491-497, 1828.
Fulcher F. A. - Birds of Onr Islands, 8°. Lon-
don, 1897.
Garner R. - The Naturai Ilistory of the County
of Staffimi, voi. 1, 8°. London, 1844.
Gould J. - The Birds of Greaf Britain, voi. 5,
ini]), fol. London, 1862-1873.
Graves G. - British Ornithology, voi. 3, 8°.
London. 1811-1821.
Gray R., and Anderson J. - The Birds of Ayr-
shire and Wigtowshire, voi. l.GlaBgow, 1869.
Gray R. - A Catalogne of British Birds, voi. 1.
8°. London. Prima ediz. 1850. Seconda ediz.
lst;::.
— The Birds of the West of Scollami, etc.,
voi. 1, 8°. Glasgow, 1871.
Gurney J. H. jun. - Catalogue of the Birds of
Norfolk, 8°. London, 1884.
Gurney J. H. jun., and Southwell T. - Panna and
Flora of Norfolk : Birds, Trans. Norf.et Norw.
Natii)-. 8oc, voi. IV.
Gurney J. H.. and Fisher W. R. - Account of
the Birds found in Norfolk, etc, voi. 1, 8°.
184fi.
Hancock J. - A Catalogne of the Birds of Nor-
thumberlaiid and Durham, 8°. London, ISTI.
HartJng J. E. - The Birds of Middlesex, etc,
8°. London, 1866.
— A Haudbook of British Birds. etc,, voi. 1.
8°. London, 1872. Seconda ediz., voi. 1 , S 13 .
London, 1901.
Harvie-Brown J. A. - Birds found Breeding in
Sutherlandshire, From Proc. Nat. Hist. Soc.
Glasgoie, 1n74. Glasgow, 1875.
Harvie-Brown J. A., and Buckley T. E. - A Ver-
tebrate Pauna of Sutherland, Caithncss, and
West Croiiiarty, 8". Edinburgh, 1887.
Harvie-Brown J. A. - A Vertebrate Pauna of
the Outer llebrides, §'. Edinburgh, 1888.
— A Vertebrate Fauna of the Orkney Islands,
8°. Edinburgh, 1891.
Harvie-Brown J. A., and Grahan H. D. - The
Birds of .luna ami .Muli, s ". Edinburgh, 1891.
Harvie-Brown J. A. - A Vertebrate Fauna of
Argyll and the Inner llebrides, roy. 8°. Edin-
burgh, 1892.
- A Panna of the Moray Basin, voi. 2, roy.
8°. Edinburgh, 1896.
Heathcote N. - The Birds of St. Kilda, 8°.
London, 1900.
Hett C. L. - Dictionary of Bird Notes. W. a
glossary of pop. locai and old-fashioned sy-
nonymsof Brit. Birds. 8°, cloth. London, 1899.
Hewitson W. C. - British l lology, voi.::. L831-1842.
- Coloured Illustrations of the Eggs of British
Birds. .Seconda ediz.. voi. 2, 1843-1846.
Terza, ediz., voi. 2. 8°. 1853-1856.
Hudson W. H. - British Birds, 8°. London,
1895, e nuova ediz. London, 1897.
Hunt J. - British Ornithology, voi. 3, 8°. Nor-
wich, 1815-1822.
UT IVI I iiKMl li
137
Irby. Lieut-Col L. Howard. - Britisli Birds: K«\
Listj 8°. LoDdon, L888.
Jardine W. - Ornithologj of Greal Britain ami
[reland, Naturalista' ZAbrary, voi. IX. XI,
XII. XIV. voi. 4. picc. li'". 1838-1843.
Jenyns L. - A Manual of British Vertebrated
Animala, eto., voi. 1, 8°. Cambridge, 1835,
Knox A. E. - OrDÌthological Rambles in Sus-
sex, etc., 12°. London, 1835. Seconda ediz.
8°. London, 1850.
— Game Birds and Wild Powl, 8°. w. pi.
cloth. London, 1850.
Lewin W. - Birds of Greal Britain, with their
Bggs, voi. 7. 4°. London, 1789-1794.
Lìlford. Lord. - Goloured Figures of British
Birds. 36 parti. ioy. 8°. con 421 tav. col.
London, 1885-1897.
— Notes on the Birds of Northamptonshire
and Neighbonrhood, voi. 2, roy. 8°. London,
1895.
List of British Birds. - Gomp. by a Committee
of the Brit. Ornith. Union. s n . London. 1883.
Lubbock R. - Observations on the Fauna of Nor-
folk, etc., 8°. Norwich and London, 1845.
Seconda ediz. di T. Southerner, 1879.
Lumsden J. - A Guide to the Naturai History
of Loch Lomond and Neighbonrhood : Mani-
mais and Birds, 8°. Glasgow, 1895.
Macgillivray W. - A History of British Birds,
voi. 5, 8°. voi. I, 1837. voi. TI, 1839, voi. ITT,
1840, voi. IV, 1852, voi. V. 1852.
Macpherson Rev. H. A., and Duckworth W. - The
Birds of Oumberland, etc, 8°. Carlisle, 1886.
Macpherson Rev. H. A. - The Birds of Skye, etc,
Prue. B. Plii/s. Sue. p. 118. Edinburgh, 1886.
— A Vertebrate Fauna of Lakeland. including
Cumberland and Wcstmoi eland with Lanca-
shire north of the Sands, 8°. Edinburgh,
1892.
— History of Fowling, con fig. Edinburgh, 1897.
Mansel-Pleydell J. C. - The Birds of Dorset-
shire, etc.. 8°. London and Dorchester, 1888.
Mathew Rev. Murray A. - A revised List of the
Birds of Somersct, Prue. Bomerset Archaeol.
et Nat. Jlist. Soc. XXXIX, 1893.
— The Birds of Pombrokeshire and ite Islanda,
4°. 1894.
Meade-Waldo. - On the Birds of Hampshire,
voi. I del Ykturia Hist. of the Counties of
England. Westminster, 1900.
Merrett C. - Piuax rerum Naturali um Britanni-
carum, etc. Aves Britaimieae, pp. 170-184,
voi. 1, 16°. London, 1666. Seconda ediz.
1667. Terza ediz. 1704.
Meyer H. L. - Coloured Illustratimi» of British
Birds and their Eggs. Prima ediz. 4°. 1835-
1843. Suonila ediz. voi. 7. s". London,
1842-1850 e una seconda ristampa nel 1852-
1857.
Millais J. G. - The Wild l'owlcr in Scotland,
with pi. London, 1901.
Mitchell F. S. - The Birds of Lancashire, 8°.
London. 1885.
Montagli G. - Ornithological Dictionary, voi. 2.
8°. London, 1802, e Supplem. voi. 1. 8 .
Exeter, 1813, Seconda ediz. edita da J. Reu-
nie, voi. 1, 8°. London, 1881. Terza ediz.
edita da E. NVuinan, voi. 1, 8°. London.
1 866.
More A. G. - On the Distribution of Birds in
Great Britain dnring ilio Nestirjg-season, Ibis,
pp. 1-27. 119-142. 425-458, 1865.
— A List of Irish Birds, etc. Seconda ediz. 8°.
Dublin, 1890.
Morris B. R. - British Game Birds a. Wildfowl,
4 . u . CO col. plat. London, 1881.
Morris F. 0. - A History ofBritish Birds, voi. 6,
gr. 8°. London, 1865-1866. Terza ediz. Lon-
don, 1891.
Mudie R. - British Birds. Terza ediz. 8°. w. 17
col. pi. London. 1841.
Muirhead G. - The Birds of Berwichshire, voi. 2,
8°. Edinburgh, 1889-1895.
Nelson T. H. - The Birds of Yorkshire (comin-
ciato da W. Eagle Cìarke). Tran». Yorks.
Nat. Union, pt. 24, maggio, 1901.
Newton A. - Fourth edition of Yarrell's British
Birds (vedi Yarrell).
— A Dictionary of Birds. London. lSì)3-96.
Ogilvie Grant W. R. - Handbook to the Game
Birds of Great Britain, voi. 2, 8 U . w. 39 col.
pi. London, 1895-1897.
Payne-Gallwey, Sir R. - The Fowler in Ir eland,
8°. London, issi.
Pennant T. - British Zoology, voi. 1, fol. Lon-
don, 1766. Seconda ediz. 8°. 1768. Terza
ediz. voi. 1, 8°. 1770. Quarta ediz. voi. 4,
in due formati, 8° e 4°. 1776-1777 e 1812.
Poynting F. - Eggs of British Birds : Limicolae,
4°. London, 1895-1896.
Prentis W. - Notes on the Birds of Rainham,
8°. London, 1894.
Pulteney R. - Catalogne of the Birds, Shells,
and some of the more rare Pianta of Dor-
setshire (Orn. pp. 1-22). voi. 1, fol. Lon-
don, 1799.
Rodd E. H. - The Birds of CornwaU and the
Scilly Islanda, editi da J. E. Harting, 8°.
London, 1880.
Salter J. H. - Birds of Aberystwyth, 8°. Abe-
rystwyth. 1900.
Saunders H. - Au Illustrateli .Manual of British
Atlante ornitologico. — Parie I.
18
L38
ATLANTE ORNITOLOGICO
Birds, 8°. London, 1889. Seconda ediz. Lon-
don, 1899.
Saxby H. L. - The Birds of Shetland, etc, 8°.
Edinburgh, 1874.
Seebohm H. - A History of British Birds, with
Coloured Illustrations of their Eggs, voi. 3,
roy 8°. London, 1883-1885. Altra ediz. di
R. B. Sliarpe. Sheffield, 1896.
Selby P. J. - Illustrations of British Ornitho-
logy. Prima ediz. voi. I, 8°. Edinburgh, 1825.
Seconda ediz. voi. I e II, 8°. Edinburgh,
1825-1833, tav. in fol.
Sharpe R. Bowdler. - A Ilaudbook to the Birds
of Great Britain, voi. 3, 8°. London, 1894-
1896.
— Bare British visitors. London, 1895.
Sheppard R. and Whitear W. - A Catalogne of
the Norfolk and Sufiblk Birds, Trans. Linn.
Soc. XV, pt. 1, pp. 1-61, 1826.
Sibbald R. - Scotia Illustrata, etc, voi. 2. fol.
Edinburgh, 1684.
Smith C. - The Birds of Somersetshire, voi. 1,
8°. London, 1869.
— The Birds of Guernsey, voi. 1, picc. 8°.
London, 1879.
Smith Rev. A. C. - The Birds of Wiltshire, 8°.
London and Devizes, 1887.
St. John C. - Short Sketches of the Wild Sports
and Naturai History of the Highlands. Lon-
don, 1846.
— A tour in Sutherlandshire, voi. 2, 1849.
— Naturai History and Sport in Moray, voi. 1,
1864.
Sterland J. W. - The Birds of Sherwood Fo-
rest, etc., voi. 1, 8°. London, 1869.
Stevenson H. - The Birds of Norfolk, etc, 8°.
London, voi. I, 1866, voi. II, 1870, voi. Ili,
1890 (completato da T. Southwell).
Swann H. K. - The Birds of London, 12°. Lon-
don, 1X93.
— A concise Handbook of British Birds, 12°.
London, 1896.
Thompson W. - The Naturai History of [reland,
voi. I-III, Uccelli, voi. 3, 8°. London, voi. I,
1849, voi. II, 1850, voi. Ili, 1851.
Tucker. - Ornithologia Danmoniensis, 4°. 1809.
Tunstall M. - Ornithologia Britannica, etc,
voi. 1, fol. London, 1771; ristampata a
cura di A. Newton, 8°. London, 1880.
Turnbull W. P. - The Birds of East Lothiau, etc,
8°. Glasgow, 1867.
Turton W. - British Fauna, etc. Aves, pp. 18-
77, voi. 1, picc, 12°. Swansea, 1807.
Ussher R. J. - Beport on the Breediug Range
of Birds in Irelaud, Proc. E. Irish Acad.
sci. 3 a , voi. Ili, n. 3.
Ussher J.. and Warren R. - The Birds of [re-
land. London. 1900.
Walcott J. - Synopsis of British Birds, voi. 2.
picc. 4 '. London. ITsi).
Walters J. J. - The Naturai History of the Birds
Of [reland, voi. 1, 12°. London. 1853.
White G. - The Naturai History and Antiqui-
ties of Selborne, voi. 1, 4°. London, 1789.
Le edizioni di questo lavoro sono così nu-
merose che sarebbe troppo lungo il citarle
qui tutte.
Whitlock F. B. - The Birds of Derbyshire, etc,
8°. London. 1893.
Wyatt C. W. - British Birds, fogl. London, iso 1.
— British Birds, voi. 2, 4°. con 67 tav. col.
London, 1894-1900.
Yarrell W. - A History of British Birds, voi. 3,
8°. London, voi. I, 1839, voi. II, 1841,
voi. IH, 1843. Seconda ediz. voi. 3, 8°. e
Supplemen. London, 1845. Terza ediz. voi. 3.
London, 1846. Quarta ediz. edita dal pro-
fessor A. Newton e H. Saunders. London,
LS71-1885.
FRANCIA.
Acloque A. - Faune de France, Oiseaux. Paris,
1899.
Bai Non. - Catalogne de Mammiferes, Oiseaux.
Reptiles et Poissons des environs d'Abbeville
(Somme), 1833.
Bailly. - Ornitliologie de la Savoie. Paris et
Chaiubery. voi. 5. 8 . 1854.
Beltremieux E. - Faune de Charente-inferieure,
Ann. de l'Ai-, de la Bochelle. Paris, 1864.
Benoist. - Catalogue des Oiseaux observés dans
l'Arrondissement de Valogues (Manche), Meni.
de la Sue. des Sviene. Nat. de ('In rhini nj.
8°. p. 10. 1854, II, p. 231, 1855.
Bert P. - Catalogne methodique des animaus
vertébrés qui vivent à l'état sauvage dans
le département de l'Jonue. Paris, 1869.
Besnard A. - Nouvelles acquisitions de la Faune
de la Saithe, Bull. Soc. Zool. de France,
p. 83, 1876.
Blandin J. - Catalogue des Oiseaux observés
dans le département de la Loire-inferieure,
voi. l, 8°. Nantes, 1S64.
— Oiseaux qui sont de passa gè cn Bretagne.
Oonyrés Se. de France. St. Brine. 1872.
Bouillet (de) et Lecoq. - Catalogne des Oiseaux
da Puy-de-Dome, 8°. Moulins, L898.
Bouteille et Labatie. - Ornithologie du Dau-
phiné, etc, voi. 2, 8". Grenoble, 1843-
1844.
ATLANTE ORNITOLOGI!
139
Braguier. - 1 listone Naturelle ou élémentaire
de la l'amie t'raneaise. Mamm. et Oiseaux.
Paris, 1889.
Brocard. - Essai sur Le Catalogue dea Oiseaux
da département do Doubs, Mém. Sor. d'e-
mulation du Doubs, ser. XIII, voi. 11. i>i>. 207-
234, 1*57.
Buchoz. - Aldrovandvs lotharingae, ou Catalogne
des nisi-aux qui habitent la Lorraine et tea
troia évèchés. Paris, 1777.
Bureau L. - Aquila pennata, d'après des ob-
BervationsrecueilliesdanBl'Ouest de la France,
Oongr. de Nantes, 1875.
- Sur la Mouette de Sabine (Xema Sabini 4),
Orni*. XI. pp. 285-306. Paris, 1901.
— Note sur la présance de la Mésange a lon-
gue queue (Acredula Irbyi) dans le midi de
la France. Ornis, XI, pp. 309-311 . Paris, 1901 .
Catlivet. - Catalogne des Oiseaux du départe-
ment de la Manche. Paris, 1843.
Cavoleau. - Statistique ou description du dé-
partement de la Vandée, 8'. 1844.
Charton et Lepage. - Statistique du départe-
ment de Vosges, 1845.
Chenu J. C. - Ornithologie da Chasseur. Paris,
1870.
Chesnon C. G. - Essai sur l'histoire naturelle
de la Normandie, voi. 1, 8°. Bayeux, 1835.
— Catalogue des Oiseaux de la Normandie.
Bayeux, 1841.
Chiriat. - Catalogue des Oiseaux observés dans
la vallèe de Cleurie (Vosges), 1869.
Companyó L. - Histoire Naturelle du départe-
ment du Pyrénées orientales, voi. 1, 8°. Per-
pignan, 1841.
Crespon J. - Faune meridionale, etc. du midi
de la France, voi. 3, 8 ". Nìnies et Montpel-
lier, 1844.
— Ornithologie du Gard, etc, voi. 1, 8°, Per-
piguan, 1863.
Cuhlat et Lafarge. - Catalogue des Espèces
sédentaires et depassage, Ann. de V Auvergne,
voi. XVI e XVII p. 267, 1833-1834.
Darracq. - Catalogue des Oiseaux des départe-
ments des Landes et des Pyrénées occiden-
tales, Act. Soc. Linnéenne de Bordeaux.
t. Vili, pp. 3-31, 1836.
De Chahamiat. - Catalogue des Oiseaux qui ont
été observés en Auvergne, 8°. Clermont, 1847.
Dog land. - Catalogue des Oiseaux observés eu
Europe, principalement eu France, et surtout
dans le Nord du Koyaume, voi. 1, 8 ". Lille,
1839.
Delarbre. - Kssai zoologique, ou Hist. Nat. dea
Vertebrés d' Auvergne, 8°. Clermout-Ferrand,
1797.
Demarle. - Tali, des Oiseaux observés dans le
Boulonais, Preeis. di l'Sisl. l'Ini*, ili-., de
Boulogne-sur Mev et ses environs, t. I e li.
Boulogne, 1854.
De Norquet. - Catalogne des Oiseaux du Nord.
Mini. Sue. Se. Agr. et Ari. de Lille, lst;:..
Docteur A. - Catalogne des Oiseaux du dépar-
tement de la (iironde. liordeaux, 1856.
Dorin. - Catalogne des Oiseaux ilu département
de la Marne. Ann. admin. slatini., etc. de la
Marne. 1863.
Dubalen. - Catalogue critique des Oiseaux ob-
servés dans les département» de Landes, des
Basses-Pyrénnées et. de la Gironde, voi. 1.
8°. liordeaux. 1873.
Forestier. Dr. - Catalogne Ornithologique des en-
virons d' Aix-les-Bains , Guide aux Eaux
d'Aix, 1873.
Gadeau de Kerville H. - Syrrapte paradoxal en
Normandie, Bull. Soc. des A min des Se. Xat .
de Bouen. Kouen, 1888.
— Faune de la Normandie. Paris, 1888-1892.
Gentil A. - Catalogue des Oiseaux observés dans
la Sarthe, 8°. Caen, 1878.
— Ornithologie de la Sarthe, 2 pts. gr. 8°.
Le Mans, 1878-1879.
Gerardin. - Tab. dementane d'Ornithologie, ou
Hist. Nat. des Oiseaux que Fon rencontrecoin-
munement en France, voi. 2, 8 J . Paris, 1806.
Gerbe Z. - Notes, Bev. et Mag. deZoolog., 1854.
Guillemeau. - Essai sur l'Hist. Nat. des Deus
Sevres. Niort, 1806.
Guillot. - Catalogue analytique et raisonné des
Oiseaux du département de la Marne, voi. 1.
8 J . 1870.
Godron. - Zoologie de la Lorraine, 1863.
Hamonville L. (d). - Les Oiseaux de Lorraine,
Mém. de la Soc. Zool. de France, pp. 244-
336. Paris, 1895.
— Oiseaux de France, Suisse et Belgique, voi. 2.
Paris, 1898.
Hardy. - Catalogue des Oiseaux observés dans
La Seine-inferieure, Ann. de l'Assoc. Nbr-
inande pour 1841.
Hecht E. - La Cicogne bianche, Giconia alba,
L. dans les Vosges Franeaises, Bull. Soc.
Zool. de France. XXVI, n. 8, pp. 156-160
(seguita), 1901.
Henon et Mouton-Fuontentlle. - Catalogue des
Oiseaux observés dans le département du
Khòne, ami. X. Lyon. 1802.
Holandre. - Faune du département de la Mo-
selle, et principalement des environs de Metz,
12°, 1826, 16°. 1836. Metz.
Jacquel. - Histoire et topographie du Cantou
de Gerardmer.
140
ATLANTE ORNITOLOGICO
Jaubert. - Oiseaus du Var, Prodrome d'Hist.
Nat. Draguignau.
— Lettre sur l'Ornithologiedu Midi, Reti. Zool.
Paris, 1854-1856.
Jaubert et Barthelemy-Lapommeraye. - Ricb.es-
ses i Irnithologiqaes du midi de la France, etc,
noI. 1.1. Marseilles, 1859.
Kraener. - Apercu dea Oiseaus ile l'Alsace et
des Vbsges, 8 . pp. 4:i. Strasbourg, 1865.
Lacroix A. - Catalogne raisonné des Uiseaux
observés dans les Pyrénnées frangaises, etc..
voi. 1. 8°. con Supplem. Toulouse et Paris.
1873-1875.
— Additions, Bull. Sor. /.ani. de France, p. 01.
ls7G.
Lemetteil. - Catalogne raisonné des < u'seaux de
la Seine-Inférieure, voi. 2. Kouen, 1N74.
Lesauvage. - Catalogne méthodique des Uiseaux
de Calvados, 4". Caen, 1837.
Lescuyer. - La lieronuière d' Eeury-le-Grand,
pp. 63. Caen, 1869.
Lesson. - Catalogne d'une Faune du départ. de
la Cliarente-inl'erieure, Ad. Sue. Limi, de
Bordeaux, pp. 3-64, 1841.
Maingon. - Table systematique des Uiseaux du
Finestére.
Mauduyt. - Tabi, méthodique des Uiseaux de
la Vienne, 8°. pp. 105. Poitiers, 1840.
Marchand A. - Catalogne des uiseaux observés
dans le département d'Lure et Loire, voi. 1,
8°. Paris, 1865.
— Catalogue des Uiseaux observés dans le dé-
partement de la Cote d'Or, voi. 1, 8°. Dijoi),
1869.
Marcotte J. - Les animaux vertébrés de l'arron-
dissementd'Abbeville, voi. 1 . Abbe ville, 1860.
Mlllet S. - Panne de la Maine e Loire, voi. 2.
8°. Paris et Augers, 1828.
— ludicateur de Maine et Loire, voi. 3, 8°, 1850.
Moussier. - Catalogne des animaux vertébrés
observés dans le département de la Haute
Loire, voi. 1, 8°. 1870.
Nouel. - Catalogue des Uiseaux observés dans
ledéparteuienl du Loiret, \ ol. Ì.Orleans, 1876.
Nourry. - Catalogne des Oiseaus de la Nor-
mandie, Bull. Soe. des Amis ile .Se. Nat.
ile Kouen, pp. 86-107, 1865.
Ogerien, le trère. - Zoologie du Jura, ou Ilist.
Nat. du Jura et dépar temente voisins, 8". 1869.
Olphe-Galliard L. - Contributions a la Faune
Ornithologique do l'Europe occidentale, 8°.
1884-1892.
PalaSSOn. - Montone pour servir a llist. Nat.
des Pyrénnées, 8°. Pau, 1815.
Paquet R. (sotto il pseudonimo di Neree Quepat). -
Urnithologic Parisieune. Paris, 1874.
Pellicot. - Les Oiseaus royageurs et leur mi-
grations sur les cótes do la Provence, 8°.
Tottlon. 1872.
Penot. - Stalistique generale ilu département du
Haut-Khin, 1831.
Picot Ph. - lab. méthodiques des Mammifères
ed des Uiseaux observés dans le départe-
ment de la Haute-Garonne, voi. 1, 8'. Tou-
louse. 1799.
Proteau. - Catalogne des uiseaux observés dans
Parrondissement d'Autun pendant les années,
1844-1860.
Ragut. - Statitisque du département du Saòue
et Loire.
Ray J. - Catalogue de la Faune de l'Aube,
voi. 1. 8°. Paris. 1S43.
Regmier R. - Les Uiseaux de Provence. enu-
tner. alphabet. en tram;, et en provene, clas-
sitieat. descript. 8°. Ai\. 1894.
Risso. - llist. Nat. des principales productions
de l'Europe meridionale, etc, voi. 5, 8°.
Paris, 1826.
— Traité <le la eliasse. etc. Cu pentras, 1852.
Roux P. - Uruitliologie Provengale, etc, voi. 4.
4". Marseille. 1825.
Sahler. - Catalogne raisonné des animaux ver-
tebre* qui se reneontrent dans l'Arroudisse-
ment de Montbeliard. Meni, de In Soe. d'e-
mulation de Montbeliard, XII ser., voi. I,
1802-1864.
Salle. Dr. - Faune du dep. de la Marne, Meni.
Hoc. d'Agr. Se. et Art. de Cltalons, 1863.
Sinety (de). - Faune du départ. de Seine et
Marne, etc. Paris, 1854.
Stappaerts L. - Les Passereaux de la France e
de la Belgique, 8°. av. pi. col. Bruxelles.
1860.
Tasle. - Ilistoire Nat. de Morbilian. Vaunes,
1860.
Tournel. - Faune ile la Moselle. Metz, 1837.
Vieillot. - Faune francaise, etc., 8°. Uccelli,
voi. 2. Paris. 1821-1828.
Tremeau de Rochebrune. - Catalogne d'une
partie des Animaux vivants dans le départ.
de la Charente, Ael. de In Soe. Limi, di'
Bordeaux, pp. 211-292, 1841.
Villeneuve (comte de). - Statistique des dépar-
lements des Boucbes du Klione. Marseille,
1821.
OLANDA E BELGIO.
Albarda H. - Ueber d. Vorkommen selt. Yogel
in d. Niederlanden, 8 ". Leipzig, 1892.
— Aves Neerlandieae, voi. 1, 8°. Leeuwardeu,
1897.
atlanti-: cii:mtoi.o<;ico
141
De Graf H. V. - Aerocephabu aquaticus broe-
(linilf in Nederland. Tijdsclir. d. Nederl.
bulk. Verein, 1898.
De Selys-Longchamps E. - Fanne Belge, etc.,
voi. 1, 8°. Liége, 1842.
Dubois A. - Catalogue bj stematiqne dea < liBeaus
de l'Europe, voi. 1. roy. 8°. Bruxelles, L865.
— Fiume dea vertébrés de la Belgique, ser.
dea Oiseaux, t. Il, roy. 8°. Bruxelles, ls.sT-
1894.
Dubois C. F. - Planehes Colorices des oiseaux
de la Belgique et de leurB Oeufs, roy. 8°.
Bruxelles, 1851 -1 siiti.
Fallon F. - Monographie dea Oiseaux de la Bel-
gique, voi. 1, 8°. Namur, 1875.
Fontaine A. (de la). - Faune <lu pays de Luxem-
bourg, voi. 1, S J . Luxembourg, L865-1866,
Jentink F. A. - Collection de tea M. 1 J. 1'. Van
Wickevoort CroninielÌD, Mvt. Hist. Nat. l'ays-
Bas, t. XIV, 1894.
Martin R. - Catalogue dea oiseaux de la Brente,
/;»//. Soc. Zool. de Frante, X. XII, 1887.
Mohimont E. - Lea Oiseaux Luxembourgeoie,
voi. 1, 8°. Arlow, 1847.
Schlegel H. - De Dieren van Nederland : Vo-
gete, a". 1861.
— De Vogels van Nederland, voi. 3, 8°, Leiden
1854-58. Seconda ediz. voi. 2. Leiden, 1878.
SVIZZERA E SAVOIA.
Bailly J. B. - Sur les nioeurs et les liabit. des
oiseaux de la Savoie, 8°. Cbambéry, 1847.
— Oruithologie de la Savoie, etc, voi. 4, 8°.
Paris et Cbambéry, 1854.
Fatio V. - Faune des Vertébrés de la Suisse,
II, Oiseaux, Genève et Baie, 1899.
Girtanner A. - 1 » i » - Làmmergeier in deu Schwei-
zeralpen und in den Zeitungen, 1899.
Meisner F., und Schinz H. R. - Oie Vògel der
Schueiz, voi. 1, 8'. Ziiricb, 1815.
Necker L. A. - Meni. s. les Oiseaux d. envir.
de Genève, 4°. Genève, 182:;.
Olphe-Galliard L. - Exeursions ornitliologiques
en Suisse, 8°. Paris, ls7:;.
Stolker C. - Versucb einer Vogelfauna der Can-
tone St. Galleu und Appenzell, lier. il. SI.
Gallischen natane. Gesellsch. p. 17(1, 1865-
1866; p. 60, 1866-1867; p. 250, 1870-1871.
— Ornitbol. Beobacbtung. 4 Thle. Nebst.
Naehti. z. Vogelfauna v. St. Gallen u. Ap-
penzell, 8.° St. Gallen, 1870-1877.
— Ueb. Scbnabelmissbildungen, 8 ', m. 2 Kpfrt.
St. Galleu, 1874.
— Die Alpeuvògel der Scbweiz, gr. 4. ni. 15
Bl. Photogr. St. Gallen, 1876.
Studer. und Fatio. - Catal. d. Schweizer Vògel.
I, Tagraobvdgel. II. Bulen a. Spaltecbnàblei',
- . ni. 11 Karten. lìmi, 1880-1894 : HI. In-
ìessores, etc. Bero und Genf, L901.
PENISOLA IBERICA.
Arevalo y Baca J. - Avea de Espana, l . Ma-
drid. 1887.
Bocage. Barboza du. - Lista de laa Avea de Por-
tugal, lustrile, prat. etc. para <> Museo de
Lisboa,, pp. 74-76. 1862.
Brehm Dr. A. E. - Vorlaufige Zasammenstellang
der Vògel Spaniens, etc-. Allg. deuUch. Na-
turi*. Zeitung., voi. III. p. 131, etc. 1856.
GuiraO A. - Catalogo inetod. de la> Aves obseiv.
en la provimi;! de Marcia, 1 . e. 2. lam. col.
Madrid, 1859.
Irby L. H. - The Ornithology of the Straits of
Gibraltar, voi. 1. 8°. London, 1875. Se-
conda ediz. 4°. London. 1895.
Lilford. Lord. - Notea on the Ornithology of
Spain. Jhi.-. v . 166, 1865; pp. IT::. 377, 1SG6.
Oliveira (d) P. - Aves d. Peninsula Iberica,
e esp. de Portugal, gr. 8°. Coinibra, 1*96.
Reyes, Ventura de los. y P. - Catalogo de los
Aves de Espana, l'ortugal é Islas l'.aleares,
An. de la Soc. J-.V//. ile llist. Nat., t. XV.
Madrid, 1886.
Rosenhauer W. - Die 'Filiere Andalnsiens, 8°.
in. :! Kpfrt. Erlangen, 1856.
Saunders H. - A List of the Birda of Soathern
Spain, Ibis. pp. 54, 205, 384, 1871.
— Catalogue des Oiseaux du midi de l'Espn-
gne, Bull. Soc. Zool. de J'rance. p. 315, 1876 :
pp. 11, 185, lsTT.
Seoane V. L. - Revision del Catal. de las Aves
de Audalucia, 8°. Coruna. Is7().
— Aves nuevas de Galicia, 8°. Coruna. lsTO.
— Exaiu. crit. del. Perdicea de Europa, partic.
de Espaùa,. 8'. Coruna, 1891.
— Sur 2 nouv. foiines de l'erdix d'Espagne,
8°. Paris, 1*94.
Smith A. C. - Narrative of a Spring Tour in
Portugal, voi. 1, 8°. London. 1870 (Uccelli
da lui veduti, o citati dal Barboza di Bocage
nella Gazeta Medica <ìe Lisboa, pp. ÌT-L'l.
1861).
Tait W. C. - A List of tbe Birda of Portugal,
Ibis, pp. 77-96, 182-201/ 302-814, :!T_'-400,
188 T.
— Aves de Portugal, An. Sciate. Naturam
Porto, I, p. 21, 1894.
Vidal J. - Catalogo de las Aves de la Albufera
(prov. de Valencia), pt. 2, 4°. Madrid, 1*51-
1852.
142
ATLANTE ORNITOLOGICO
Witherby H. F. - Two Months on the Guadal-
quiver; ristampato dalla Knowledge, 1899.
GERMANIA E AUSTRIA-UNGHERIA.
Ammerling. - Fauna cili zu crina ceskà, Piaze,
1852.
Anzinger F. -Vògel Mitteleuropas,Innsbrùk,1899.
Bechstein J. M. - Ornitkologisches Taschenbuch
in timi fiir Deutschlaud, voi. 2, 12°, 1802-
1812.
— GemeinniitzigeNaturgeschichteDeutschlands,
Vògel, voi. 3, 8°. Leipzig, 1791-1794. Se-
conda ediz. voi. 3, 8°. Leipzig, 1804-1809.
Bekker, Lichthammer, und Susemihl. - Deutsche
Omithologie, od. Naturg. aller Vògel Deutsch-
lands, 2 Bande cplt. gr. fol. ni. 132 col.
Kpfrt. Darmstadt. 1 800-1 811.
Borggreve B. - Die Vogelfauna von Nord-Deut-
schland, voi. 1, 8°. Berlin und Kiel, 1869.
Brehm C. L. - Handbuch dei Naturgeschichte
aller Vogel Deutschlands, 8°. llmenau, 1831.
Brittinger C. - Die Brutvògel Oberòsterreichs
nebst Angabe ihres Nestbaues und Beschrei-
buug ilirer Eier, 8". Linz, 1866.
Brusina S. - Auomalien der Ornis Croatica, Mit-
theil. (ì. Ornithol. Verein in Wien, 1883.
— Sastanak oruitologa i izlozbaptica u Becu.
Vienne. Zagreb, 1884.
— Kekericka (Syrrhaptes paradoxusj, Glasnik
hrv. nar. (ir., I. Zagreb, 1886.
— Motriteljem ptica selica, Glasnik, etc. I.
Zagreb, 1886.
— Ornitoloske biljezke za hrvatsku faunu, Glas-
nik hrv. naravosl. ilrus., III. Zagreb, 1888.
— Kirgizka sa,àzn(8yrrliaptes paradoxus), Glas-
nik, etc, III. Zagreb, 1888.
— Strani gosti i zbirka ptica nar. zool. niu-
zeja, Glasnik. etc, III. Zagreb, 1889.
— Skvrlj krijesvar (Pastor roseus), Glasnik, etc.,
III. Zagreb, 1889.
— Nove ornitoloske biljeske, Glasnik, etc, IV.
Zagreb, 1889.
— Motriocem pticjega svijeta, Glasnick, etc,
V. Zagreb, 1890 (Avee usuine).
— Beitrag zur Ornis von Cattaro und .Monte-
negro, Ornithol. Jahrb. Il LUI. Hallein, 1891.
— K ornitologiji Kotora i Cruegore, Glasnik.
etc, VI. Zagreb, 1891.
— Ptice hrvatsko-srpske, Beograd, 1880, Pt. 1 ;
1892, Pt. II.
— Ispravci i dodaci popisu doniacib ptica, Glas-
snilc, etc, VII. Zagreb, 1892.
— Pomornik (Stercorarius parasiticus) a. Ilr-
vatskoj, Lovacko-ribarski viestnik, VII. Za-
greb, 1898.
Brusina S. - Geronticus eremita (L.) Izumrla
ptica nase faune, Prosvjeta., VII. con tig.
Zagreb, 1899.
— Nova ptica za hrvatsku fauna, Lovacko-ri-
barski viestnik, VIII. Zagreb, 1899.
Megalestris »kua, nova ptica za hrvatsku
faunu, Lovacko-ribarski viestnik, IX. Zagreb,
1900.
— Nove i rijetke ptice nar. muzeja, Lovacko-
ribarski viestnik, IX. Zagreb, 1900.
— Jos O porijetlu velikog pomornika (Mega-
lestris skìiaj. Lovaclco-ìnbarski viestnik. IX.
Zagreb, 1900.
Chernel J. - Magyar. Ornithol. Die \ òfjel Un-
garns, 2 Bde. 4 . in. 51 grossententh. col.
Kpfrt. Budapest, 1899.
Dalla Torre und Anzinger. - Die Vògel von Tirol
und Vorarlberg, gr. 4 ". Wien, 1898.
Danford and Harvie-Brown. - The Birds of Tran-
sylvania, Ibis, pp. 188-199, 291-312, 412-
434, 1875.
Deichler C, und Kleinschmidt 0. - Beitriige zur
Ornis des Grossherzogthums Messeti und der
Proviuz Hessen-Nassau, Joum. fiir Ornith.,
p. 416-483, 1896.
Droste-Hiilshoff F. von. - Die Vogelwelt der
Nordseeinsel Borkuni, voi. 1, 8°. Miinster,
1869.
Floericke C. - Versuch einer Avifauna der Pro-
viuz Schlesicn, Marburg, 1892-1893 (incom-
pleto).
Freyer H. - Fauna der in Krabi bekannten Siiu-
gethiere, Vògel, etc, etc, 8 . Laibach, 1842.
Friderich C. 6. - Naturgeschichte der deutscheu
Vògel, etc, roy. 8°. Stuttgart, 1889-1891.
Fritsch A. - Die Vògel Bòhmens, Joum. f. Orn.,
pp. 161-205, 305-313, 378-392, 1871; pp. 366-
384, 1872.
— Ornitliologische Notizeu aus Bòhmen, Joum.
/". Ora., pp. 76-79, 1876.
Gatke H. - Die Vogehvarte Helgoland. 8°.
Braunschweig, 1891. Seconda ^ediz. di H.
Blasius, 1899-1900.
- Heligolaud as au Ornithological Observa-
tory (Tradotto da lì. Rosenstock), roy. 8°.
Edinburgh, 1895.
Gloger C. - Schlesiens Wirbelthierfauna, voi. 1,
8". Breslau, 1833.
Hartert E. - Vorlauflger Versuch einer Ornis
Preussens, Mitili, d. Orn. Ver. in Wien, 1887.
— Ueber die Vògel der Gegend von Wesel am
Niederrhein, Joum. fiir Ornith., pp. 248-270,
1877.
— Ou the Birds of East Prussia, Ibis, pp. 353-
372, 504-522, 1892.
Hartert E., und Kleinschmidt 0. - The. Brehm
kTJ. \N 1 I. ORNITOLOGICO
1 13
Collection, Nov. Zool., Vili. pp. 38-48,
1901.
Herman 0. - A Madarak Hasznàról és Kàràról.
Budapest, L901.
Hinterberger J. - Die Vògel von Òsterreich ob
der Enne, Ber. Mus, "Fratte. Oarol., pp. 1-
112, 1854.
Homeyer E. F. von. • Systematische Debersicht
derVògelPoi eros, voi. 1,8°. A n Ulani. 1837.
Hornschurch und Schilling. - Verzeichniss der in
Pommern vorkqmmenden Vògel, voi. 1, 8°.
Greifswald, 1 s::t .
Hueber L. von. - Verzeichniss der Vògel ICarn-
tens, Jahrb. il. Kà/rnten. Landesmus. pp. 1-
32, 1859.
Jaekel J. -Die Vogel Mittelfrankens, Abh. ZVa-
turhist. (lesxrlsfh . Xiirnberg, III. p. 74. 1864.
Jakel A. J. - Syst. Uebers. der Vogel Bayerns.,etc*
Herausgegebcn vini Prof. D. r R. Blasius, 8°.
Miincheu und Leipzig, 1891.
Je 1 1 te Ics L. - Prodromus faunae vertebrat orimi
Hungariae Superioris, Abh. il. /.-A'. Zool. -hot.
GeselUch. in Wien., pp. 267-278, 1862.
Kaluza A. - Ornitliologia Silesiaca, 8°. Breslau,
1815.
Keller F. C. - Ornis Carinthiae, etc, 8.° Kla-
genfurt, 1890.
Knezourek und Prazak. - Ornith. Beobacht. a.
d. Umgeb. v. Csaslau u. d. Eisengeb. in
Ostbòhraen, 8°. Wien, 1895.
Koch K. L. - System der baierischen Zoologie,
8°. Niiruberg, 1816.
KolenatiF.-FaiuiadesAltvaters, 8 .Briinn,1859.
Kornhuber A. - Die Vògel Ungarns, in Syst. Ue-
bers. etc, 4°. Presburg, 1856.
Kronprinz Erzherzog Rudolf. - Jagden und Beo-
bachtungeu, Wien, 1887.
Landbeck C. L. - Die Vogel Sirmiens, Isis,
pp. 2-41, 83-113, 1843.
— Systematisches Verzeichniss der Vògel Wiir-
tembergs, Wii/rttemb. nabu/rw. Jahreshefte, II,
p. 212, 1846.
Leisler J. P. A. - Nachtràge zu Bechstein's Na-
tnrgeschichte Deutschlands, 8°. Hanau, 1812-
1813.
Lorenz v. Liburnau L. - Ornis v. Òesterreich-
Ungarn u. d. Occupationslàndern, gr. 8°.
Wien, 1892.
— Gescbichte der Zoologie in Òsterreich von
1850 bis 1900, FesUehr. d. fiinfeigjahr.be-
standes <l. k.k. Zool-boi. Ges. in Wien, 4.°
Wien, 1901.
Madaràsz J. - Further Contribution to the Huu-
garian Ornis, Termése Fiieetek, 1899.
— Anser neglectus, Suslik., a Magyax Ornisz-
bad. Termése Fiieetek, 1900.
Marschall. Grf., u. v. Pelzeln. - Ornis Vindobo-
nensis. Die Vogelwelt Wiens u. s. Umgebgn.
ni. Anbg. : Die Vògel. Neusiedler Sees's, 8°.
in. Kart». Wien, 1882.
Meyer B. - Eurze Beschreibung der Vògel Liv- u.
l'.stlilands, voi. 1. 8°. Nurnberg, 1815.
Meyer und Wolf. - Taschenbucb der deutschen
Vogelkunde, voi. 3, 8°. Frankfurt a \I. L810-
1 822.
Meyer A. B. - (Jnser Ami-. Rackel- u. Birk-
wild u. seine Abarten. gr. 4 . mit atlas in
gr. fol. von 17 von Mutzel gezeichn- n. pràch-
rig col. Tat'eln. Wien, 1887.
Meyer A. B., und Helm F. - Verzeichniss der
bis jetzt ini Kònigreiche Sachsen beobach-
teten Vògel, 4°. Berlin, 1892.
MoJSÌSOVÌCS A. VOn. - Biol. unii l'ami. Mittlieilgn.
iiber Sàugeth. und Vògel Siid- Ungarns u.
Slavonien, 7 sthdlgn. 8 ni. '-' Kpfrt. Graz,
1883-1889.
— Excursionen ini Bais-Brodoger u. Baranyaer
Comit. 8". Graz, 1884.
— Self. Erscbeingn. in d. Vògel-Fauna Òesterr.-
Ung. 8°. Graz, 1887.
Naumann J. A., und J. F. - Natnrgeschichte der
Vògel Deutschlands. Seconda ediz. voi. 13,
8°. Leipzig, 1822-1844. (È in corso di stampa,
dal 1897 a Gera, una nuova edizione della
medesima opera a cura di parecchi Ornito-
logi Tedescbi).
Ornitologie. - Teutscbe, od. Naturgescb. aller
Vògel Deutschl. in natugetr. Abbild. Hersg.
v. Borkhausen , Lichthammer, Bekker u.
Lembcke. W T ollst. in 22 Heften, in. 132 Kpfrt.
gest. v. Suse inibì, gr. fol. Darmstadt, 1800-
1841.
Palliardi A. - Syst. Uebers. der Vògel Bòh-
mens, etc, 8°. Leitmeritz, 1852.
Pelzeln A. von. - Beitrag zar Ora. Fauna d.
òsterreich-ung. Monarchie, Abh. d. k.k. Zool-
bot. Gesellseh. in Wien, pp. 689-730. 1871;
pp. 559-568, 1874; pp. 16:1-166, 1876.
Petenyi. - Reliquia Petényana, 8°. Budapest,
1877.
Petényi-Herman 0. - J. S. von Petényi, der Be-
griinder d. wissenseb. Ornitbol. in Un gara.
gr. 4' in. Port. u. col. Kpfrt. Budapest,
1891.
— Ornitb. Naohlass (iiber Pasior roseus, etc,
hrsg. v. O. Herman, 4.° ni. Kpfrt. Buda-
pesi, 1897.
Ratzeburg J. S. C. - Syst. Verzeichniss der ora.
Sammlung zu Xeustadt-Eberswalde, voi. 1,
8°. Neustadt-Ebevsvv. 1860.
Reichenow A. - Syst. Verzeichniss der Vògel
Deutschlands, 8 ". Berlin, 1889.
U4
ATLANTE ORNITOLOGICO
Riesenthal O.von. - RaubvògelDeutschlandsu.d.
aiigreuz Mitteleuropas, Text. gì'. 8° in. Atlas
gr. fol. v. 60 col. Kpfrt. Casse], 1876-1878.
— Vogelleben und Vogelschutz, 8 . Charlotten-
burg, 1884.
— Kennzeichen anserei* Suuapf- a. Schwimni-
vògel nebst An. iib. Entenjagd. gr. 8' . ni.
4 col. Kpfrt. Berlin, 1889.
— Kennzeichen d. Vògel Mittel-Europas, Abth.
I-III (soviel erschienen), s.° m. 9 col. Kpfrt.
Berlin. 1888-1891.
Rohweder J. - Die Yogel Schleswig-Holsteins,
4°. Husum, 1S75.
— Bemerkung. zu schlesw. holstein Ornithologie,
gr. 8° m. Kpfrt. Kiel, 1876.
Schinz H. R. - Beschreibung mid Abbildung
der Nester nnd Eier dei" Vògel welche in d.
Schweiz in Deutscbland, etc, gr. 4°. ni. 73
col. Kpfrt. o in. 144 col. Kpfrt. Ziiricb, 1830 ;
rn. 144 Kpfrt. Leipzig, 1833.
Schrank. Franz von P. von. - Fauna Boica, 8°.
Niirnberg, 1798. Uccelli, voi. I, pp. 105-254.
Schwab A. - Vogelfauna von Mistek und dessen
weiterer Umgebung, Aldi, d. natii rforscli.
Vev. in Bi-iiiin, pp. 1-160, 1868.
Sclater P. L. - Ornithology at Municb, Stuttgart,
Darmstadt, Frankfurt and Cassel , Ibis,
pp. 106-108, 1894.
Seidensacher E. - Die Vògel der Steiermark,
Naumannia, pp. 446-490, 1858.
— Die Vògel von Cilli, 8°. Cilli, 1864.
Taczanowski L. - Ptaki Krajowe (Uccelli di
Cracovia), voi. 2, 8°. Krakau, 1882-1885.
Tschusi-Schmidhoflen V. Ritter von. - Die Vògel
Salzburgs, Zool. Gart., pp. 228-236, 309-312,
345-349, 385-390, 421-430, 457-461, 1875;
pp. 333-334, 1876.
Tschusi-Schmidhoflen V., und Homeyer F. von -
Verzeicbniss der bisher in òesterreieh und
Ungarn beobacbteten Vògel, Ornis, II. pp. 149,
179, 1886.
Vodzicki C. Graf. von - Wyoieczka ornitologiczna
w Tatrv i Karpaly galicyjskie na poczatku
Czerwca, 1850, 8°. Leszno, 1851.
Zander H. D. F. - Systematiselie Uebers d. Vò-
gel Meklenburgs, Meklenb. Archiv., XV,
pp. 44, 150, 1861.
— Naturgescbicbte der Vògel Meklenburgs,
Parchim, 1847-1853.
Zwadzki A. - Fauna der G-alizisch-Bukowinisohen
Wirbelthiere, voi. 1, 8°. Stuttgart, 1840.
stantinople, Rev. et Mag. de 'Zool. pp. 258-
273, 305-315, 342-348, 1869.
Alléon. le Conite. - Nouveaus procédés de Ta-
xidermic. Paris, 1898 (vi sono pure notizie
e figure BUgli Uccelli di Costantinopoli).
Drummond H. M., and Strickland. H. E. - Ca-
talogue of Birds found in Corfu and the
otlierloiii.in Tslands, Ann. et Mag. Nat. Hist.
XII, p. 412.
— List of the Birds of Crete, Ann. et Mag.
Katur. Jlist. XII, p. 423.
Elwes and Buckley. - A List of the Birds of
Turkey,I6is,pp. 59-77,188-201, 327-341,1870.
Erhard D. - Fauna der Cycladen, voi. 1, 8°.
Leipzig, 1858.
Farman C. - On some of the Birds of Prey of
Central Bulgaria. Ibis, pp. 406-414, 1868;
* pp. 199-204, 1869.
Kriiper T. - NotizeniiberGriechenland, Journ.fiir
Orniti,., pp. 360, 435, 1862.
— Brutvògel von Naxos, Journ. fiir Oniilìi.
p. 402, 1863.
Kruper T. und Hartlaub G. - Zeiten des Gehens
nnd Kommens und des Briitens der Vògel in
Griechland und Ionien, Mommsen' s Grie-
ehische Jahreseeiten., IleftlII. Schleswig, 1875.
Lilford. Lord. - Notes on Birds observed in
the Ioniau Islanda, etc. Ibis, pp. 1-10, 133-
140, 228-239, 338-357, 1860.
Lindertnayer A. - Viigel Griechenlands, voi. 1,
8°. Passau, 1860.
Mutile H. von der. - Beitrage zur Ornithologie
Griechenlands. voi. 1, 8 J . Leipzig, 1844.
Reiser 0. - Materialien zu einer Ornis Balca-
nica, II, Bulgarien, Wien, 1894; IV, Mon-
tenegro, Wien, 1896 (il rimanente in corso
di pubbl.).
— L'activité deployée dans le domaine orni-
thologique sur le territoire de Péninsule del
Balkans par le Muséuni de Bosnie Herzégo-
vine a Serajevo - CompteSendus 111 Congrès
Oni. Inteni. pp. 141-151. Paris, 1901.
Reiser 0. und Knotek J. - Krgebnisse der Orni-
thologischen ZugsbeobacbtuDgen in Bosnien
unii Hercegovina, Wissensch. MittJieil. aus
Bosnien nnd dei- Hercegovina, \'III. Band,
1901 j Wien, 1901.
Simpson W. H. - A Fortnight in the Dobrud-
scha, Ibis, pp. 361-374, 1861.
Thompson W. - A Glossary of Greek Birds, 8°.
Oxford, 1895.
PENISOLA BALCANICA.
RUSSIA.
Alléon le Comte, et Vian J. - Des migrations
des Oiseaux de proie sur le Bosphore de Co-
Aksakow J. T. - Sapiski rujeinego ochotnika
Orenburgskoy Gub., voi. 1, 8°. Mobcow,1856.
ATLANTE ORNITOLOGICO
UT.
Alpheraki S. - Le Anitre della Russia (in Russo).
Pietroburgo, 8° col tav., 1901 (in corso ili
stampa).
Alston E. R.. and Harvie-Brown J. A. - Notes
froni Archangel, Ibis, p. "il, 1873.
Andrzejowski A. - Rys Botaniecznj kraim zwed-
zooyek u podrozack promiesdzy Bobem. 1
Dniestrom, etc., voi. 1, 8°. Wilna, Ì823.
Arendarenke N. - Sapiski o Poltawokoy Gub.,
voi. 1, 8°. Poltava, 1848.
Artzjbascheff N. - Excursions et observations
sur les borda de la Sarpa, voi. 1, 8°. Mo-
scow, 1859.
Beitràge zur Naturk. a. d. - < (stseeprovinzen Russ-
lands, hrsg. y. Pander, Eschscholtz, v. Baer
uiid A. Dorpat, 8 Ù , ni. 3 Kpfrt. 1820.
Bianchi V. - Biologische Notizen iiber die in
Soinmer Issi liei I T schaki (Governo di Nov-
gorod) beobachteten Vogel, 8°.St. Petersburg,
1888.
Bogdanow M. - Plitzoi Kavkaza, voi. 1, 8°.
Kazau, 1879.
— Otsherky prirodny Kbivinskago Oazissa u
poustyni Kisil-Kuni (Note sull'Oasi di Kiva
e sul deserto di Kisil-Kum). Tashkend, 1882.
— Conspectus Avium Infierii Rossici, Fase. I,
4°. St. Petersburg, 1884 (incompleto).
Biichner E. - Die Vògel des St. Petersburger
Gouvernements, Beitr. -. Knntn. ti. Euss.
Beichs, Folg. 3, Bd. II, 1888.
Butleroff M. - Ornitologitsbeskaya fauna mest-
nosti Xoukoussa lejasbtscbey mejdon Amu-
Darya i Kouvan-Djarmoi (Ornitologia di Xoii-
koussa, etc.). St. Petersb. Soc. Nat. Se.
pp. 140-155, 1879.
Bykoff A. M. - Katal. u. Beschr. d. Sanimi, z.
Biologie il. Vogel il. Gouv. Polen. (Russ.),
4°. ni. 12 Kpfrt. Warschau, 1896.
Chelebnikoff V. A. - Faunistitsbeskia nabliude-
nia v Borovitcheskom ouyezde (Fauna del
Distretto di Borovitchesky), St. Petersb. Soc.
Nat. Se. pp. 171-172, 1880.
— Material k fanne pozvonotchnykh Borovit-
cheskago on Novgorodskoi Goub. (Materiali
per una fauna dei Governi dei Borovitchesky
e Novgorod), St. Petersb. Soc. Nat. Se.
pp. 21-58, 1888.
— Spissok ptitz Astraklianskoi Goub. (Sup-
plem. all'antecedente).
Czernay A. - Ornith. u. icththyol. Beobacht.
ini Chaikowschcn Gouvern. , 8°. Mosk. ,
1850.
Derjugin K. - Ornithol. Forsobungen ina Gouv.
Pskow. (Russo), gr. 8°. Petersburg, 1897.
Dinnick N. - Ornitologitsbeskaya Nabludenia
uà Kavkaze (Osservazioni Ornitologiche fatte
nel Caucaso), St. Petersb. Soc. Nat. Soe.
pp. 260-378, 1886.
Dresser H. E. - Notes on Birds collected by
Dr. G. Radde in the Transcaspian RegioD,
Ibis, pp. 85-92, 1889.
Drumpelmann u. Friebe. - Abbildgn. a. Besckrei-
bung il. Thierreichs d. nòrdl. Prov. liuss-
lands, liesonil. Lief-Ebst-u. Kurlands, 8
I lette, fui. m. 4(1 col. Kpfrt. Riga, 1807-1811.
Envald R. - Ornithologiska anteckmingar gjorda
i oorra sidan af Finska naturhistoriska oro-
radet, Medd. Soc. prò Faun.et Fior. Vennica,
\V, pp. 1-23, 1886.
Eversmann E. - Addenda ad celeberrimi I "al-
lusi i Zoographiam Rosso-Asiaticam, Pt. 3, 8°.
Kasan, 1835-1842; ristampato ed edito «la
11. E. Dresser, London. lsTti.
— Naturgescb. der Vògel il. < irenburger Kreises
(Russ.), gr. s 1 . Kasau, 1866.
Holmerus A. L. - Ornithologiska iaktagelser i
Sotkamo och Kuhmoniemi socknarareu 1863-
1885, Medd. prò Fanti, ci Fior. Fenilica,
XV, pp. 82-96, 1886.
Jastschenko A. - Ornitologitsheskaya nabludenia
Da sredni Amu-Daria V. rayoue Tchardjui
Kalif (Note Ornitologiche del Distretto di
Chardi-Kalif nell'Amu-Darya centrale), St.
Petersb. Soc. Nat. Se. Zool. et Phys. XXII, 1891.
Johansen H. - Die Vogelwelt des Gouverne-
ments Tver., Orn. Jàhrb. V, pp. 1-13, 1894.
Kessler K. - Kukowdstwo dlia opredelenia ptiz
kotorya wodiatsia ili wstiets ebaintsia u eu-
ropeiskoi Rossii (Russkaya< (mitologia), vol.l,
8°. Kiew, 1847.
Lavroff V. V. - Resultaty svoikh faunistitske-
skikh V Borovskom ou Kalougskoi Goub.
(Sulla fauna dei Governi di Borovski e. di
Kalouga), St. Petersb. Soc. Nat. Se. pp. 186-
193, 1880.
Lichtenstein H. -Naturhist. Ein. zu Eversmann 's
Reise von Orenburg nach Buchara, voi. 1,
4°. Berlin, 1823.
Liljeborg W. - Zoologisk resa i nona Kyssland
och Fiiinmarkeii, Ufr. V. Ak. Forlì, pp. 16-
37, 1849.
Lorenz T. - Beitrag zur Kenntniss der orni-
thologischen Fauna an der Nordseite des
Kaukasus, picc. fol. Moscow, 1887.
— Die Vogel des Moskauer Gouvernements,
Bull. Soc. Moto., pp. 262-321, 1892.
Madarasz J. - Uber die Kaukasischen Acre-
dula, Arten. Termész Fihetek. 1900.
Mela A. J. - Soumen Luurankoiset, eli Inoli-
noli tic tediseli solimeli Luiiransk oi seliii misto
(I Vertebrati della Finlandia), 8°, Helsing-
fors, 1882.
Atlante ornitologico. — Parti) I.
19
146
ATLANTE ORNITOLOGICO
Ménétriés E. - Catalogue raisonné des objets
de Zoologie recueillis dans un voyage au
Caucase, etc., voi. 1. 4°. St. Petersburg,
1832.
Menzbier M. - Ornithol. Fauna d. Gouvern.
Tuia (Russo). Moskau, 1879.
— Tetrastes griseiveniris, n. sp. Menzb. 8°. m.
col. Kpfrt. Moskau, 1880.
— Ornitologitsheskaya geographia Europaiskoi
Ros8Ìi, 8°. Moskva, 1882.
— Revue comparative de la Faune Ornitholo-
gique des Gouvernements de Moscou et de
Toula, 8°. Moscou, 1883.
— On tue Geographical Distribution of Birds
in European Russia north of the Caucasus,
Ibis. pp. 278-315, 1884 ; pp. 255-263, 1885.
— Die Zugstrasseu der Vògel ini europàischen
Russland, Bull. Soc. Nat. Moscou, pp. 291-
369, con due carte, 1886.
Meves W. - Ornithologiska iakttagelser i Nord-
yestra Ryssland, Ófv. Vet. Al. Forlì., pp. 731-
788, 1871.
— OrnithologischeBeobachtnngengròsstentheils
im Sommer 1869, auf einer Reise ini nord-
westlichenRusslandgesaimiielt,0)»/«, pp.181-
288, 1886.
Michalovski J. - Ornitologitsheskaya nabludenia
V Zakarkaze letom 1878 (Osservazioni orni-
tologiche sulla Transcaucasia), St. Petersb.
Soc. Nat. Se. pp. 12, 39, 1880.
Nazarotf P. S. - Recherches zoologiques des
Steppes des Kirguiz, 8°. Moscou, 1886.
Nikolsky A. - Material k poznanin pozoonot-
shnykh-jevotnykh Severo- Vostotshuoi Persii
i Zakaspikago Kraya oblasti (Materiale per
una fauna del N. E. della Persia e della
Transcaspia), St. Petersb. Soc. Nat. Se. pp. 379-
399, 1886.
— K faune mlekopitayushtshikh i ptitz pria-
ralskikh stepney (Sui Mammiferi e sugli
Uccelli delle steppe dell'Arai) Bull. Soc.
Nat. Mosc, pp. 477-500, 1892.
Nordmann A, von. - Faune Pontique, nel voi. 3°,
de Demidoff's. Voyage dans la Russie meri-
dionale, etc. roy. 8°. Paris, 1841-1842.
Noska M., und Tschusi zu Schmidhoffen V. - Daa
Kaukasische Birkhuhn [Tetrao mlokosiewiezi,
Tacz.). Ornith. Jahrb. VI. Hallein, 1895.
Olsson P. H. - Nagra anmarkningsvàfda fogel-
fynd i Kinitis, Medi/, prò Fauna et Mora
Fenilica, XX, p. 11, 1894.
Pallas P. - Zoographia Rosso-Asiatica, voi. 3,
4°. St. Petersburg, 1811-1831.
Palmgrén J. A. - Finlands Foglar, etc. voi. 2,
8°. Helsingfors, 1873.
Palmén J. A. - Bidrag till kamedomen om Si-
biriska Isbafsknstens Fogelfauna enligt Vega-
expeditionens [akttagelsei <>cli Samlingar,
Fega-exp. Vetensk. laìdt. voi. V. Stockholm,
1887.
Patschoskij J. - Fanne i Flore okrestnostei g
Vladimira-Volynskago (Fauna e Flora di ^'la-
dimir-Volhynia), Proc. Soc. Nat. Ilist. Eiew,
IX, Vertebrati, pp. 306-312, 1888.
Pearson H. J. - Notes on Birds olisci ved in
Russian Lapland, Kolguev , and Novaya
Zemlya in 1895, with Introductory Remarks
by Col. H. W. Feilden, Ibis, pp. 199-226,
1896.
Petroff A. E. - Material dlia spisski ptitz Nov-
gorodskoi Gonb. Oblasty Ilnienia (Uccelli
d'Ilnienia, Gover. di Novgorod), St. Petersb.
Soc. Nat. Se, pp. 505-528, 1885.
Pleske T. - Ornithologische Notizen aus Ost-
Russland (Basehkirien), Jour. f. Ornith.,
pp. 89-94, 1878.
— Uebersicht der Saiigethiere und Vogel der
Kola-IIalbinsel. T. IT. Vógel und Nachtràge,
8°. St. Petersburg, 1886.
- Ornithographia Rossica, Band 11, Sylviinae,
4°. St. Petersburg, 1891.
Radakoff B. - Hand-Atlas d. geograph. Verbrei-
tung d. Vògel. d. europ. Russlands, in 19
Karten, gr. fol. Moskau, 1 876-1 S77.
Radde G. - Ornis Caucasica (und erster Xach-
trag), 4°. Kassel, 1884.
— Zweiter Nachtrag zar Ornis Caucasica fiir
das Jahr 1884, Journ.f. Om. p. 74, 1885.
— Die Fauna und Flora des suducstlichen
Caspi-Gebietes, etc, 8°. Leipzig, 18s6.
— Dritter Nachtrag zur Ornis Caucasica liii
das Jahr 1885, Ornis, pp. 457-500, 1887.
— Vierter Nachtrag zur Ornis Caucasica, Ornis,
pp. 400-441, 1890.
— Die Sanimlungen des Kaukasischen Museunis,
Bd. 1, Zoologie. Titlis. 1899.
Radde G. und Walter A. - Die Vògel Transca-
s]iiens, Ornis, 1X90.
Rossikoff K. N. - Obzor zimnei fauny ptitz vo-
stiitslnioi tshasti dolili r. Malki (Kavkaz),
(Uccelli invernali della parte orientale della
vallata di Malki (Caucaso), Trans. Ac. Imp.
Se. St. Petersburg, XLIX, n. 4, 1884.
— Resultaty nabludenij nad ptitzami zap.
tchasti S. V. Kavkaza (Note sugli Uccelli della
parte meridionale e sud-orientale del Caucaso),
St. Petersb. Soc. Nat. Se. XIX, pp. 36-57,
1S.N7.
Rlizskij. - Ornitologitsheskaya nabludenia V
Simbirskoi Goub. (Note Ornitologiche del
Gover. di Simbirsk), l'roe. Kazan University,
u. 142, 1893-1894.
ATI.ANTK ' 11IN-IT0LOGIC0
147
Sandman J. A. - Fogelfaunan pa tarlò och
Kringliggande Skàr, Medd. prò lumini et
Flora Fennica, XVII, pp. L87-272, L892.
Satounire K. - Aves Faun.Mosq. Atti del Congr.
Intera. àVAntr. à Mosca, 1892.
Schweder J. - Die Wirbelthiere der baltischen
Gouvernenients. < 'm ri sjHinil . 1,'iij. itaturf. Ver.
XXXVII, pp. 6-26, 1894.
Seebohm H. - On the Birds of Arehangel, Ibis,
pp. 371-386, issi'.
— Notes on the Birds ol" Astrakkan, Ibis,
pp. 204-232, 1882.
— Ou the Birds of the Caucasus. Ibis, pp. 1-37,
1883.
— Od a Collection of Birds l'ioni Lenkoran,
Ibis, pp. 425-429, 1884.
— Siberia in Europe, voi. 1, 8°. London, 1880;
nuova ediz. The Birds of Siberia. London,
1901.
Severtzow A. - Asini- brevipes, nouv. esp. Russe,
8°, av. 3 plchs. col. Moscou, 1850.
— Ornith. u. ornith. Geogr. d. Etrrop. u. Asiat.
Russlands {Busso), gr. 4°. ni. col. Kpfrt.
Moskau, 1868.
SoniOW N. - Faune Omithologique du Gouvor-
nemeut de Kharcow, 8°. Kharcow, 1897.
Stolzmann T. - Liste de Ois. d'Askbabad, Mini.
Soe. Zool. Fi-ance, III, pp. 88-96, 1889.
— Contrib. à l'Oro, de la Transcasp., etc.
Bull. So,-. Nat. Muse, pp. 382-487, 1892.
Sundman u.Palmén.- Fumisene Vogeleier, 9 Hcfte.
qu.-fol. in. 25 col. Kpfrt. Helsingfors, 1881-
1888.
Suschkin P. P. - Vógel d. Gouveroements Ufa
(Busso), 8°. M<»skaii, 1897.
— Ptitzy Toulskoi Goub. (Uccelli del Gover. di
Tonisi), Jhill. Sor. Nat. Mosc, pp. 1-106,1892.
Taczanowski W. - Catalogne dos Oiseaux du
Gouvern. de Luliliu, Bibl. Warschowska,
p. 337, 1851; p. 144, 1853.
— Eier der Ve igei v. Polen n. d. Sanimi, d.
Grafen H. Tyzenhaus (Polacco), gr. 8°. War-
sawa, 1862 i
— Liste des Vertébrés de Polognc, Bull. Soc.
Zool. Frornee, p. 121, 1877.
Taczanowski L. - Contributions a la Faune Orni-
ihologiquedu Caucase, Bull. Soc. Zool. France.
XII, pp. 618-626, 1887.
— Spia plakow Krolestwa Polskiego obserno-
wanych w ciagu ostatuich hit piedziesiecin
(Uccelli osservati nella Polonia durante gli
ultimi cinquanta anni). Warzawa, 1888.
Taczanowski L. - Liste des Oiseaux observés
depais cinquante ans dan le royaume de Polo-
gne, Ornis, pp. 141-516, 1888.
Tardetit Y. - Essai sur l'histoire naturelle de
la Bessarabie, voi. 1. 16°. Lausanne, 1841.
Teplouchoff T. A. - Beobachtungen iiber <li«'
Ankunfl und den Duxcnzug der Vògel, an-
gestellt ini Friihjahre 1873 ini l'hai des
Obwa-Flusses in der Gegend von Iljinskoje
ini Permschen Erose, Bull. Soc. Ouralienne
d'Amai, des Se. Nat., VII. pp. 38-59,
1883.
Tyzenhaus H. v. - Ornithologia powszechnia, etc.
voi. 3. 8°. con 2 tav. Wilna, 1848-1846.
— Cataloga* avium et niaininaliuni qu. ha-
bitant in regionibns Europae positis inter
gradimi +(ì-C>7 hit . sept. et 35-56 long, a
Ferro, voi. 1, fol. Riga, 1848.
| lologia ptakow Polskich (Oologia del Regno
ili Polonia), 8°. Warszawa, 1862.
Whright M. v. - Bidr. i. Prakt-Eiderns, 4°. ni.
Kpfrt. Helsingfors, 1847.
— Helsingfors traktens Fogel-Faima. 4 ". in. col.
Kpfrt. Helsingfors, 1848.
— Finlands Foglar hufvudsakligen till deras
dragter, voi. 1, %°. Belsingfors, 1859.
— Aves Fennicae, Finlands Foglar, voi. •_'. ed.
J. Palmén, 8°. Helsingfors. 1859-1878.
Wilkouskij F. V. - Otchet ob oroitologisheskikh
izsledovaniakh Kuteliiskoi Goub. (Ornitologia
del Gover. di Kntchisk), Bull. Soc. Nat.
Mosc, pp. 497-504. 1893.
Zarudny N. - Oiseaux de la Contrée Transca-
spienne, 8°. Moscou, 1885.
— Ornitologitsheskava fauna Orenburgskago
Kraya pod. red. Th. Pleske (Fauna ornitolog.
del Distretto di Oreuburgo), 8 J . St. Peter-
sburg, 1888.
— Dopolnitchuaya zanetka k poznaniu Ornito-
logitsheskoi Fanny Orenburgskago Kraya
(Note sull'Ornitologia del Distretto di Oreu-
burgo), Bull. Soc. Nat. Mose. pp. 658-681,
1888.
— KecheirhesZoologiqursilnns la Contrée Tran-
scaspienne, 8°. Moscou : Bull. Sor. Sat. Mo-
scou , pp. 128-160, 1889; pp. 228-315,
1890.
— Ornitologitsheskava fauna oblasti Àmu-Darii
mejdou g. g. Tcherdjuein i Kalifoni (Orni-
tologia del Distretto tra Toherdjuem e Kalif,
Aniu-Darva). Bull. Sor. Nat. Mosc., pp. 1-41,
1890.
148
atlanti: ornitologico
ITALIA IX <i i:\T.RAI.K.
Aldrovandi U. - Ornithologia, siveAviumhistoria,
libri XX, t. 3. Bononiae, 1599-1603 (').
(Anonimo). - Osservazioni sull'Ornitologia To-
scana di Paolo Savi, nella Biblioteca Italiana,
t. 50, pp. 186-194 (182.8), t. 61, pp. 187-
201 (1831), t. 67, pp. 76-83 (1832),
Arrigoni Degli Oddi E. - Nota sopra un ibrido
artificiale (Turtur risorius e T. auritns (L.).
Rovigo, 1885.
— Catalogo della Raccolta Ornitologica Arri-
goni Degli Oddi in Ca' Oddo, I, Uccelli Ita-
liani. Padova, 1885.
— Di una femmina di Passera reale (Passcr
Italiae, Cab. ex Vieill.) che assuuse in parte
l'al>ito del maschio. Atti Soe. Ital. Se. Nat.
Milano, 1886.
— Osservazioni sul Germano reale (Anas bo-
seas). Bollettino ilei Naturalista, Anno VI,
n. 11, p. 1-16. Siena, 1886.
— Due ibridi ottenuti in domesticità nel mag-
gio 1885 {Anas boscas var. doni, e A. bo-
8ca8 fera). Boll. Soc. \'en. Tr. Se. Nat.,
t. IV, n. 1. Padova, 1887.
— Notizie sopra un uccello nuovo per l'Avi-
fauna Italica (Calliope camtsehatkensis), nel
Boll. Soe. Ven. Tr. Se. Nat., t. IV, u. 1.
Padova. 1887.
— Note ed osservazioni sopra un ibrido non
ancora descritto (Fuligula ferina e cristata)
e sull'ibridismo in generale, nell'Ateneo Ve-
neto, gennaio-febbraio 1887. Venezia, 18,s7.
— Notizie sopra un Ligurinus chloris (L.) ed
una Alauda arvensis anomali nel rostro, con
fig. Boll, del Nat., IX, pp. 21-22. Siena, 1889.
— Notizie sopra, un ibrido rarissimo (J)ajila
acuta e Querquedula entra), con tav. col.
Atti Soe. Yen. Tr. Se. Nat., voi. XI, fa-
scicolo II. Padova, 1889.
— Un ibrido nuovo nella famiglia delle Anitre
(Ma reca penelope e Querquedula erecea). Atti
Soe. Li. Se. Nat., voi. XXXIII. .Milano, 1890.
— Su di un maschio di Hirundo rustica, L.
colle timoniere esterne straordinariamente
allungate, con fig. , nel Boll, del \at.. X,
fase. V. Siena, 1890.
(') Sebbene 1 Ornithologìa del] Aldrovandi, <* la Storia Na-
turale degli Uccelli tratl I- li Ornitologìa in generale, tut-
tavìa drvmio essere qui annoverate, perone in osso eù la
particolare menzione dogli Uccelli d'Italia o cosi puro nelle
opero del Bernini, «tri Ranzani e del Geno (Salvadori).
Arrigoni Degli Oddi E. - Studi sugli Uccelli
uroptero-fasciati. Atti Soe. Ven. Tr. Se. Nat..
voi. XI, fase. II, con tav. col. Padova, 1890.
- Sopra un individuo femmina di Querquedula
erecea, anormalmente colorito. Atti Soe. Ven.
Tr. Se. Nat., voi. XII, fase. I. Padova, 1891.
— La caccia di Valle, brano p. nozze Lonigo-
De Zigno. Padova, 1891.
— Su di un ibrido di Lanopus mutus e Bo-
nasa betulina. Atti Soe. It. Se. Nat., con
tav. col. Milano, 1892.
— La Fuligula Momeyeri, lìaed. nel Veneto.
Nota, Ornitologica. Atti Soe. hai. Se. Nat..
voi. XXXIV, fase. II. pp. 179-193. Milano,
1S93.
— Un ibrido naturale di Mareea penelope e
Anas boscas preso nel Veneto. Alti Soe. Ven.
Tr. Se. Nat., ser. II, voi. II. fase. IL Pa-
dova, 1893.
— Anomalie nel colorito del piumaggio osser-
vate in 216 individui della mia Collezione
Ornitologica Italiana. Atti Soe. It. Se. Nat..
voi. XXXIV, pp. 193-255. Milano, 1893.
- Nota sopra cinque ibridi selvatici del ge-
nere Fringilla colti in Italia. Atti Soe. It.
Se. Nat., voi. XXXV. Milano, 1894.
— Nota sull'Agiata rapax e sul Buteo deser-
torum in Italia, Arieula. Ili, fase. 21-22,
pp. 125-12S, 1.899.
Arrigoni Degli Oddi E. & Leverkiihn P. - Die Orni-
tliologische Litteratur italiens wàhrend der
Jahre 1891 bis 1893, in Journal fiir Orni-
thologie, XLII. Berlin, 1891.
Arrigoni Degli Oddi 0. - Deviazioni delle ma-
scelle degli uccelli, con tig. Atti Soe. It.
Se. Nat., voi. XXV. Mila 1882.
Azzi E.. Delor F.. e Camusso N. - Manuale del
Cacciatore italiano. Milano, 1887.
Bacchi della Lega A. - ('accie e Costumi degli
I cecili Silvani. Città di Castello, 1892.
Bernini C. - Ornitologia dell'Europa meridio-
nale. Parma. 1772-1782, in foglio, con 25
tavole.
Besta R. - Sulla deformazione del becco in un
J'icus ri ridili. Atti Soe. It. Se. Nat., VO-
lumeXXVl, pp. 1 22-124, conflg. Milano, 1883.
Brehm A. E. - La vita degli animali. Tradu-
zione italiana, Uccelli, voi. Ili e IV. Milano,
1869-1870. (Vedi le note di M. Lessona e
T. Salvadori).
\ 1 1 \nti (H:\rriii. hck'o
l 19
Bolle C. - Bruchstiicke einigei Briefe, nel Jour-
nal f tir Ornithnltnjie. 1858, pp. !.".(»- KIT .
Bonaparte, Principe C. L. - Iconografia della
Fauna Italica per le quattro classi degli ani-
mali vertebrati. Uccelli, t. I. pt. 2'. Roma,
1832-1841, con tavole.
— Catalogo metodico degli Uccelli Europei.
Bologna, 1842. (In quest'opera le specie ita-
liane solici segnate con asterisco).
Canterano L. - Note Zoologiche. Unii. Mus.
Zoo/. AikiI. Torino, voi. IV. n. ti.".. Torino,
issi).
Carcano da, F. S. - 1 tre libri degli ('cetili da
Rapina. Vicenza, 1622.
Cattaneo G. - Iu torno ad un caso singolare «li
Orimi in uni. Atti Sor. 11. Se. Nat., voi. XXII,
pp. 66-78. Milano, 1N79.
Comalia E. - Sopra due casi (li albinismo negli
Uccelli. Atti Soc. 11. Se. Nat., voi. X,
pp. 449-45S. Milano, ISiiT.
Dal Fiume C. - Sopra un ibrido naturale ili
Murerà penelope e Untila arata (preso nel
Veneto). Atti Soc. 11. Se. Nat., < tav. col.
Milano, 1893.
Damiani G. - Sulla frequenza in Italia della
Rissa triiìaeti/la, L. Arirula. anno III, fasci-
colo 23-24. Siena, 1899.
De Filippi F. - Fauna d'Italia, nell'opera: 1
tre Retini delln Natura, Uccelli, pp. 271-272.
Milano, L852.
— Il Si/rrliaptrs paradoxus in Italia, nel (liorn.
Uff. del "Regno d'Italia, 9 marzo 18(14, e
nella Notizia storica dei larari fatti dalla
Classe ili Scienze Fisiche e Matematiche tirila
],'. Arr. tirile Scienze ili 'l'orino negli anni
isti! e L865, pp. 2 1-27.
Dei A. - Sulla possibilità che. le Quaglie covino
in Africa anco dopo aver nidificato nella
primavera in Italia, nel giorn. Il Libero Cit-
tadino, anno XXII. n. 49. Siena, 1887.
— Su cinque casi di Brachydactilia negli Uc-
celli domestici, nel giorn. L' 'Agricoltore Ita-
liano, anno XVI, fase. 195. Firenze, 1890.
Fiori A. - Alcuni casi di melanisnto in due
specie di Uccelli. Atti Soc. Nat. di Modena,
ser. Ili, voi. XIII, anno XXVIII, pp. 87-92.
Modena, 1N94.
Gene G. - Sulla Iconografia della Fauna Italica
di Carlo Luciano Bonaparte, Principe di
Musignano. Osservazioni, nella Bibl. Hai.,
t. 71, pp. 165-:i.">6 (1833), t. 75, p. 13 (1834),
t. 77, p. 59 (1835), t. 80, p. 22 (1835), t. 83,
p. 376 (1*36), t. 92, pp. 26-174 (1839), t. 95,
p. 50 (1839).
La stessa opera iu un volumetto. Milano,
1839.
Gene G. Storia aaturaledegli animali esposta in
lezioni elementari. Opera postuma. Uccelli,
voi. Il, pp. 1-230. Torino. L850. (\. Ila
parte ornitologica di quest'opera si parla di
quasi tutte le specie italiane, e perciò deve
essere qui menzionata).
Gerini G. - storia. Nat male degli Uccelli, voi. •"'.
con tav. col. Firenze, 1767-1776.
Giglioli Hillyer E. - Catalogo degli Uccelli os-
servati in Italia. Fase. I della Iconografia, etc.
l'iato. 1879.
— Iconografia dell' Avifauna Italica. Fase. 1-52,
con 265 tav. col. foglio, l'iato, 1879-1895.
(Quanto ne venne pubblicai pera incom-
pleta i.
— Elenco dei Mammiferi, digli Uccelli e dei
Rettili ittiofagi appartenenti alla Fauna Ita-
lica e Catalogo degli Anfibi e dei Pesci Ita-
liani. Firenze, 1880.
— Elenco delle specie di Uccelli che trovatisi
in Italia, stazionarie o di passaggio, colla
indicazione delle epoche della nidificazione
e della migrazione. Annali di Agricoltura,
n. .'iti. Roma, issi.
— Notes on the Avifauna of Italy, in Ibis,
ser. IV, voi. VI, pp. 181-222. London, Issi.
— Avifauna Italica. Elenco delle specie sta-
zionarie o di passaggio in Italia, colla loro
sinonimia volgare e con notizie più special-
mente intorno alle migrazioni ed alle nidi-
ficazioni. Firenze, 1S86.
— Primo Resoconto dei Risultati dell'Inchiesta
(•mitologica in Italia, l'i. I, Avifauna Ita-
lica. Elenco sistematico delle specie di Uc-
celli stazionarie o di passaggio in Italia con
nuovi nomi volgari, e eolle notizie fin qui
fornite dai Collaboratori dell'Inchiesta Or-
nitologica, con una carta delle Stazioni Or-
nitologiche Italiane. Firenze. 1889.
— Primo Resoconto dei Risultati dell'Inchiesta
Ornitologica in Italia. Pt. II, Avifaune lo-
cali, Risultati dell'Inchiesta Ornitologica nelle
singole provineie. Firenze, 1890.
— Primo Resoconto, etc. Pt. III. Notizie d'in-
dole generale, migrazioni, nidificazioni, ali-
mentazione, etc. Firenze, 1891.
— L'Attiene Cliiarailiar. sp. n. uell' Ariritla.
IV. fase. 29-30, pp. 57-60 (1900) e nell'Oro»,
tonieXI, n. 2-'.',, pp. 237-242, 1900-1902, etc.
Mauretti P. - Sopra alcuni casi di scoloramento
delle penne in Uccelli nostrali. Atti Soc. It.
Se. Nat., voi. XXII, pp. 292-300. Milano,
1879.
— Aberrazione nel colorito delle penne in Uc-
celli dell'Ordine dei Passeraeei. Atti Soc. It.
Se. Nat., voi. XXV. Milano, 1882.
150
ATLANTE ORNITOLOGICO
Martens G. V. - Iutieri. 8 Bde. Stuttgart, 1844-
isKi. [Die geografisclie Zoologie, pp. 253-502.
Vogel, pp. 268-311).
Martorelli G. - Sopra un Falco islandieus, Briinn.
(err. det.t annunciato per la prima volta in
Italia, nello Spallanzani di Roma, taso. V e
VI. Roma, 1887.
— Sopra alcuni esemplari del gen. Limosa.
Atti Soc. lt. Se. Nat., voi. XXXIII. Mi-
lano, 1890.
— Note Ornitologiche sopra osservazioni fatte
nell'anno 1894-95. Atti Soc. It. Se. Nat..
voi. XXXV. Milano, 1895.
— Monografia illustrata degli Uccelli di Rapina
in Italia. 4°. con 5 tav. col. Milano, 1895.
— Le forme e le simmetrie nelle macchie del
piumaggio, nel voi. VI, fase. II, delle Me-
morie della Soc. 11. (li Se. Nat. e Mus. Gir.
tli Stor. Nat. di Milano, con una tav. cro-
mol. e zincotip. Milano, 1898.
— UEmberiza luteola e la Menila Naumanni
in Italia, Arieula. V, fase. 45-46, pp. 131-
133, 1901.
— Ibrido probabile di Turdus obscurus e
T. iliacus, nell'Orafe, XII, n. 2-3, pp. 229-
231 (1901).
Olina G. P. - Uccelliera, ovvero discorso della
natura e proprietà di diversi uccelli, e in
particolare di quelli che cantano, con il
modo di prendergli e mantenergli, con figure.
Roma, 1622.
— Idem. Roma, 1684.
Parona C. & Grassi G. B. - Sovra alcune mo-
struosità di uova di Gallina. Atti Soc. It.
Se. Nat., voi. XX, pp. 103-124, con tav.
Milano, 1877.
Parona C. - Alcune particolarità di due indi-
vidui AelV Anas boschas. Atti Soc. It. Se.
Nat., voi. XIX, fase. IV. Milano, 1877.
— Due casi di deviazione nella mascella in-
feriore degli Uccelli. Atti Soc. It. Se. Nat.,
voi. XXIII, pp. 127-134, con tìg. Milano,
1880.
— La pigomelia nei Vertebrati. Atti Soc. II.
Se. Nat., voi. XXVI, pp. 211-326. con fig.
Milano, 1883.
Pavesi P. - SulF importanza del melauismo negli
Uccelli, negli Atti I. E. Acc. degli Agiati,
ser. Ili, voi. I, fase. I. Rovereto, 1895.
Pelzeln Aug. v. - (Due Cataloghi con cenni
sugli Uccelli Italiani), voi. XXI e XXVI,
delle Verhandhingen ilei- K. K. Zool. Bot.
Gesellsch. in Wien, 1871-76.
Ranzani C. - Elementi di Zoologia. Tomo terzo
contenente la Storia Naturale degli Uccelli.
Bologna. Pt. I eli (1821), pt. Ili e IV (1822),
pt. V, VI e VII (1823), pt. VIII (1825),
pt. IX (is-j(ì).
Salvador! T. - Lettera intorno al Syrrhaptes
paradoxus in Italia, neìVlbis. 1864, p. 228.
— Studio intorno agli scritti Ornitologici del
Prof. P. De-Pilippi, negli Atti della E. Acc.
di Torino, p. 263. Torino, 1868.
— Degli Uccelli avventizi in Italia, negli Atti
della Soc. Hai. di Scienze Nat., voi. XII.
pp. 544-547. Milano, 1869.
— Lettera (nella quale vengono contradette
alcune osservazioni del Sig. Saunders, rela-
tive all'Ornitologia Italiana), nell'i&fe, 1870,
pp. 153-154.
— Intorno alla Fringìlla citrinella, L., negli
Atti della E. Acc. Se. di Torino, voi. VII.
pp. 259-264 (1871) (').
— Fauna d'Italia, parte II, Uccelli. Milano,
1872.
— Intorno a una specie di Falco nuova per
l'Italia. Aiti dell' Acc. di Se. Torino, voi. XIX.
Torino. 1884.
— La Aegialitis asiatica (Pali.) trovata per la
prima volta in Italia. Atti B. Acc. di Se.
Torino, voi. XXIII. Torino, 1887.
— Elenco degli Uccelli Italiani, negli Annali
del Mus. Civ. di St. Nat. di Genova, ser. II,
voi. Ili, ed in voi. separato. Genova, 1887.
- Il Sinatte in Italia nella primavera del 1888.
Boll, dei Musei di Zool. Anat. della lì. Univ.
di Torino, n. 47, voi. III. Torino, 1888.
— Altre notizie intorno al Sirratte in Italia
nel 1888. Boll, dei Musei di Zool. Anat.
Camp. li. Univ. di Torino, u. 52, voi. III.
Torino, 1888.
— Le ultime notizie intorno al Sirratte in
Italia negli anni 1888-1889. Boll, dei Musei di
Zool. Anat. Oomp. E. Univ. di Torino, n. 70,
voi. IV. Torino, 1889.
— Il Cypselus affinis in Liguria. Ann. Mus.
Civ. St. Nat. di Genova, ser. II, voi. IX
(XXIX). Genova, 1890.
— Intorno a una Cutrettola nuova per l'Italia.
Boll. Mus. Zool. Anat. Oomp. E. Univ. To-
rino, voi. VI. n. 101. Torino, 1891.
Intorno alla Menila alpestris, Brehm, nel
Boll. Mus. Zool. Anat. Gomp. E. Unir,
di Torino, voi. VIII. n. 152. Torino,
1893.
(') Numeroso notizie intorno all'Ornitologia Italiana sono
registrate negli Atti tifila 2 a . \i ll t 5 a , 6 a , 7 a ed 8 a Riunione
degli Scienziati Italiani, tenute in Torino (1840), in Firenze
(18-11), in Lucca (1843), in Milano (1844), in Napoli (1845),
ed in Genova (1846). I Sigg. Hollniayr e Tachusi zu S<'lnni-
«Uiuilrn (Oni. Jah.br, XI, pp. 5-G, 1900, etc.) parlarono delle
Cincie di padule italiano.
ATLANTE ORNITOLOGICO
151
Saunders H. - Notes od the Ornithology <if Italy
and Spain, Dell'Ito, L869, pp. 891-403.
— Lotterà (in risposta alle osservazioni «lei
dott. Salvadori); nell'Ito, L870, pp. 289-299.
Savi P. - Ornitologia Toscana, ossia I •(•scrizione
e Storia degli Uccelli ohe fcrovansi nella To-
scana, con l'aggiunta delle descrizioni di
tutti gli altri propri del rimanente d'Italia.
Pisa, t, I (1827), t. Il (1829), t. tll (1881).
— Quadri sinottici dell' Ornitologia Italiana.
Pisa, 1831.
— Considerazioni sul Fagiano che vive in
Italia, onde decidere se delibasi considerare
come animale selvaggio o come domestico,
scritte in occasione di un processo per tra-
sgressione di caccia e pubblicate in un opu-
scolo intitolato: Parole in difesa di Sabba-
Uno di (laddo avanti il Tribunale di Prima
Istanza di Pisa. Pisa. Isti:!, pp. 14-31.
— Ornitologia Italiana, tomi 3. Firenze, 1873-
1877, seconda ediz., 1900.
Settembri A. - Quadro geograflco-ornitologico,
ossia quadro comparativo le Ornitologie di
Malta, Sicilia, Toscana, Liguria, Nizza e la
provincia di Garda, Malta, 1843.
Selys-Longchamps E.. Baron de - Notes on va-
rious Birds observed in Italian Museums in
1866, Dell'Ito, 1870, pp. 449-455.
Sharpe R. B. - On Whitehead's Nuthatch. Proc.
Zool. Soc, 1884, n. 28.
Spallanzani L. - Opuscoli cinque sopra diverse
specie di Rondini, nell'opera: Viaggi alle
due Sicilie ed in alcune parti dell'Appennino,
Appendice. Pavia, 1792-97. (Milano, 1826,
t. Ili, pp. 369-470).
— Opuscolo sopra l' Uccello notturno da di-
versi naturalisti chiamato Strix scops ed in
alcune provincie d'Italia Chinino, 1. e. (Mi-
lano, 1826, t. Ili, pp. 471-500).
Tanara V. - La Caccia degli Uccelli, da ma.
inedito della Bibl. Commi, di Bologna, a
cura di A. Bacchi della Lega. Bologna, 1886.
Tschusi zu Schmidhoflen. Ritter V. von. - Vor-
laiifiges ii ber don Zug des Steppenhuhncs
(Si/rrhaptes paradoxus, P.) durch Oesterreich-
Ingani in Jahre 1888-1889 nel giorn. Die
Sclnralbc, Mittlicilung des Ornitliologischen Ve-
reines in Wien, n. 14, aprile 1889.
Valli A. - Il canto degli augelli. Koma, 1601.
Vallon G. - Die Samnilung italienischer Vògel
des Prof. Graf Arrigoni Degli Oddi in Caoddo
(Mouselice) bei Padua, nell'Orma. Jahrb.,
XII, Heft 2 e 3, pp. 89-97. Hallein, 1901.
Tradotto con aggiunte da G. Damiani. Avi-
dità, fase. 45-46, pp. 121-131 (1901).
— Nota intorno alla nuova specie di Civetta
scoperta nella provincia del Friuli. Atti Ac-
cad. di Udine, Ber. III. Tel. VII (1901), e
Om. Jahrb., XII. Heft 6 (1901).
Zinanni Conte, G. - Orile Uova e dei nidi degli
Uccelli, con 22 tav. Venezia, 1 7 : : 7 .
TRENTINO.
Althammer L. - Catalogo dogli Uccelli osservati
nel Tirolo. Padova, 1 *.">(>.
— Verzeichniss der bis jet/.t in Tyrol beobach-
teten Viigel, nella Naumannia, 1857, pp. 392-
104.
— Briefliche Mittheilungen, nella Naumannia,
1858, pp. 167-168.
Ambrosi F. - Prospetti! delle specie Zoologiche
conosciute nel Trentino, pubblicato nella
Statistica del Trentino di A. Perini. Trento,
voi. I, p. 269, 1852.
— Cenni per una Storia del progresso delle
Scienze Naturali in Italia. Atti Soc. Ven. Tr.
Se. Nat., voi. V, pp. 234-274. Padova, 1877.
(Anonimo). - Catalogo di una Collezione degli
Uccelli del Trentiuo, s. a.
Azzolini L. - Elenco degli Uccelli esistenti nel
Civ. Mus. di Rovereto al 31 dicembre 1898.
Rovereto, 1899.
Bonomi A. - Notizie sugli Uccelli tridentini.
Boll, del Natur. e Rivista It. Se. Nat. (varie
comunicazioni), I-XIV. Siena, 1881-1894.
Idem, neWOrnithologisclies Jaìirbuch (Hal-
lein), s. a.
— Avifauna tridentina, nel Programma dell'I.
B. Ginnasio superiore dello Stato in Rovereto,
anno 1883-84. Rovereto, 1884.
— Ornituologische Beobachtungs. Stationen in
Oesterreich-Ungarn . Wien, 1884-1889.
— Calendario ornitologico Trentino, ne]V Agri-
coltura, Giornale pegli interessi della classe ru-
rale nel Trentino, ser. Ili, anno XVI, pp. 9-
10, 25-28, 42-44, 58-61, 74-76, 95-97,
123-124, 140-142, 153-155, 170-171, 187-
188. Trento, 1887.
— Nuove contribuzioni all'Avifauna Tridentina,
nel Programma dell'I. E. Ginnasio supcriore
dello Stato in Rovereto, anno 1888-1889.
Rovereto, 1889.
— Materiali per un'AvifaunaTridentina, nel Pro-
gramma dell'I. R. Ginnasio superiore dello 8ta-
toinRovereto, unno 1890-1891. Rovereto, 1891.
— Quarta contribuzione all'Avifauna Triden-
tina, nel Programma dell'I. lì- Ginnasio su-
periore dello Stato in Rovereto. Rovereto, 1895.
— Lo Zigolo dal collaro catturato per la prima
volta nel Trentino. Atti 1. R. Se. Lelt. ed
Ar., ser. Ili, voi. V, fase. IL Rovereto, 1899.
152
ATLANTIC ORNITOLOGICO
Garbari ti. - L'Uccellagione quale viene prati-
cata nel nostro Paese. Trento, 1897.
Untersteiner. - Aggiunta al Catalogo degli Uc-
l'i'lli osservati nel Veneto dal Sig. A. 1*. Ninni,
relativa agli Uccelli osservati nel Trentino,
nel Commentario della Flora, Fauna e (Ica
del Ventiti e dil Trentino, voi. I, pp. 252-
253. Venezia. 1859.
Vallon G. - Escursioni ornitologiche nel Tren-
tino. Boll. Soe. A, Ir. Se. Hat., voi. XIII.
pt. II. Trieste, 1892.
DALMAZIA (').
Brasilia S. - Motriocein Pticjega Svijeta. Soe.
Hist. Nat. Oroat., anno V. Zagabria, 1890.
- Sulle Alche, etc, Boli. Soc. Zoo!. Hai.
X. Roma, 1901.
Eggenhòffer. - Vogel uni Triest, neH'is/s, 1842,
pp. 296-298.
Kolombatovich G. - Osservazioni sugli Uccelli
della Dalmazia, nel Programma tirila I. R.
Scuola superiore. Spalato, 1880-1881.
— Catalogus Vertebratorum Dalmaticoruni.
Spalati, 1888.
- Novi Nadodatci Kraljesnjacima Dalmacije.
Spalato, 1S93.
- njekim Kraljesnjacima. Spalato, 1895.
— Zoologiske Vijesti iz Dalmacije. Spalato,
is',16.
- Druge Zoologiske Vijesti iz Dalmacije. Spa-
lato, 1900.
Michaelles C. - Ueber das Winterkleid von
Larus atricilla, Temm. {plumbeiceps : Brehra)
nebst einigen Bemerkungen iiber die im J In-
feri von Triest bemerkten Movenarten, nel-
Vlsis, 1829, pp. 12(i'J-i270.
Schiavuzzi B. - Elenco degli Uccelli viventi
nell'Istria ed in specialità nell'agro pirauese.
Boll. Soc. Adr. Se. Nat., n. 1. Trieste, 1878.
— Sulla comparsa del Larus tridaetylus, L., in
volgare Gabbiano Terragnolo, nella rada di
Tirano. Boll. Soc. Adr. Se. Nat., voi. V,
n. 1. Trieste, 1879.
— Aggiunte e correzioni all'Elenco degli Uc-
celli viventi nell'Istria ed in specialità nel-
l'agro piranese. Boll. Soc. Adr. Se Nat.,
voi. V, p. 287. Trieste, 1880, voi. VI,
p. 165, 1881, e voi. VII, p. 13, 1882.
— Materiali per un'Avifauna del territorio di
(') Qualche notizia su^li rjooelli dalmati si trova anche nei
due seguenti lavori: Arrigoni Degli Oddi lì. Note Ornlt. sol
Muboo Noz. «li Zagabria, Boll. Soe. Zool. TttU. Voi. I, sor. Il,
fase. 1-2, pp. 69-81, 1900; Lo stesso Autore, Rimi. Orn. di
Serajevo, Orme, pp. 175-182, 1900.
Trieste tino a Monfalcone e dell' Istria. Boll.
Soe. Adr. Se. Nat., voi. VII, fasci. Trieste,
1888.
Schiavuzzi B. - Sulla comparsa di specie nor-
diche nella regione Adriatica settentrionale.
Zeitsehrift fiir die (itsiniinite Ornitlioloi/ic. I,
Jahrg. issi. Budapest, 1884.
- Alca tortiti, L. nel golfo di Trieste. Zeit-
seìirifl fiir die gesam. ornilh. von /'.' Mu-
darti*;. 1 Jahrg. p. 248, 1884, e Miltheil.
der ornilli. Verdina in Wien. p. 127. 1884.
Idem, Zeitsehrift, etc. Budapest, 1884.
— Osservazioni fenologiche e sui passaggi degli
Uccelli del litorale Austriaco durante l'anno
1884. Monfalcone, 1885.
— Anas boscas anom. Millheilungcn des oruilh .
Ver. in Wien. anno Vili. p. 38, 1884, e Zeit-
sehrift fiir die gesam. Ornith. di Madarasz,
II, p. 53, 1885.
— Materiali per un'Avifauna del litorale Au-
stro-Ungarico. Boll. Sur. A tir. Se. Nat.,
voi. X. Trieste. 1887.
Washington S. - Ornithologische Notizen aus
Istrici], Zeitsehrift fiir die gesam. Ornilh.
di Madarasz in Budapest, voi. II. pp. 341-
368, 1885.
VENETO.
(Anonimo). - Osservazioni intorno all' Ornito-
logia Toscana, etc. nella Bilil. Jtnl.. voi. L,
pp. 180-194, 1828, voi. LXI, pp. 187-202,
1831, voi. LXVII. pp. 76-83, 1832 (').
Arrigoni Degli Oddi E. - Lettera aperta al pro-
fessor E. II. Gigli. di. Padova, 1884.
- Note ed osservazioni fatte dall'agosto al di-
cembre 1885, specialmente in riguardo al-
la migrazione degli Uccelli nella provincia
di Padova e nell'Estuario Veneto. Boll. Soc.
Yen. Tr. Se. Nat., t. ITT, n. 4. Padova,
1886.
- Sul Codirosso nel Padovano, nel Boll, del
Nat., anno VI, n. 11, p. 146. Siena, 1886.
— Cicogna e Codirosso, nel Boll, del Nat.,
VII, n. 7. Siena, 1887.
— Sulla colorazione a fascio della coda in al-
cuni individui giovani del .Merlo nero (Me-
nda nit/ra, L. ex Schw.) della mia Collezione
Ornitologica Italiana, con tav., negli Atti
E. Afe. Se. Leti, ed Ar. di ì'titlortl. letta
nella tornata 22 maggio 1887, inserita nel
voi. Vili, disp. IV. Atti e Meni. Padova,
1887.
(') Ho creduto di dover menzionare anche questo la-
voro di anonimo Autore, giacché in esso si parla specialmente
degli Uccelli del Veneto.
\ n \M i I ii;\i imi 06ICO
153
Arrigoni Degli Oddi E. - Notizie su aldine cat-
ture di Uccelli. Boll, del Nat. Siena, 1887.
l'asso straordinario di Uccelli. Boll, del
Noi. Siena, 1887.
■ — La Lusciniola melanopogon, la Ceiiia Oettii
e la Oyaneoula Wolfi nel Padovano. Boll.
Nat., Vili. Siena. 1888.
— Notizie su alcune- catture di l'ccelli nel 1SSS.
Boll, del Nat., IX. Siena. 1889.
— Contribuzioni all'Avifauna del Padovano,
nel Primo "Resoconto dei Eisultati dell'Inchie-
sta Ornitologica in Ito Ho, l't. 1, li, III. Fi-
renze, 1889-91.
— Notizie sulle peregrinazióni della Ghiandaia
(Garrtilus glandarius) in un quinquennio di
osservazioni (1885-1889). Boll. Nat., fase. VI.
Siena, 1890.
— I Cigni del Veneziano. Gozzetta di Venezia,
due mini, del febbraio 1892.
— Catture di Uccelli negli anni 1890-1891 . Ri-
vista lt. Se. Nat. e Boll. Nat., XII. Siena,
1892.
-— Su di un Mónachus atricapillus a becco ano-
malo. Atti Soc. Yen. Tr. Se. Nat., ser. II,
voi. I. fase. I, con tav. Padova, 1892.
— La Branta leueopsis nel Veneto, rota orni-
tologica. Atti Soc. lt. Se. Nat., voi. XXXIV,
fase. I, pp. 117-123. Milano. 1892.
— Catture di Uccelli avvenute durante l'anno
1892. L'insta lt. Se. Nat., XIII. Siena, 1893.
— Note ornitologiche. Rivista lt. Se. Nat.,
XIV. Siena, 1894.
— La Tadorna cornuta nel Veneto. Spori Il-
lustrato. XIII, n. 595, p. 41. Milano, 1894.
L' Haliaètus albichila nel Veneto. Sport Il-
lustrato, XIII, n. 598, p. 77, 1894.
— Materiali per la, Fauna Padovana dei Ver-
tebrati, II, Uccelli. Atti Sor. lt. Se. Nat.,
voi. XXXIV, pp. 367-433. Milano, 1894.
— La Caccia ili botte o di valle nelle lagune
di Venezia. Sport Illustrato, ed in un Opu-
scolo separato di pag. 50. con fig. Milano,
1894.
— Le ultime, apparizioni dell' Actochelidon
sandvicensis (Lath.) nel Veneziano. Atti Soc.
lt. Se. Nat., voi. XXXVI, pp. 17-32. Mi-
lano, 1896.
La cattura di un Fenicottero nel Veneziano.
Atti Soc. lt. Se. Nat., voi. XXXVI, pp. 221-
223. Milano, 1896.
— Note ornitologiche per l'anno 1895. Atti
Soc. It. Se. Nat., voi. XXXVI, pp. 231-38.
Milano, 1896.
— Note ornitologiche, nella Eivista 11. Se. Nat.,
voi. XVII, n. 11. Siena, 1896.
— La nidificazione del Mibms migrane, I?. nel
territorio Veronese, atti /.'. Ist. IV».. eie.
t. IX. sei. VII. pp. 93-114. Venezia, 1898.
Arrigoni Degli Oddi E. - Eine Brutstàtte dea
schwarzeii Milans bei (Mezzano bei Verona.
Journal fur Ornith., XX.IV, pp. 524-587.
Berlin, 1898. Lo stesso, tradotto in inglese
nello Zoologist, 1898.
Notes on some specinicns of Anatidae in
the late Count Ninni's Collection in Venice,
in Ibis for Jan. 1898, pp. 67-74. London,
L898.
- Le recenti comparse del Puffinus 2T«/ift(Boie)
nel Veneziano. Atti Noe. //. Se. Nat., XXXVII,
pp. 21 1-218. Milano. 1898.
— Letter on the ocourrence of Skuas in the
monti) of Septemher 1898 on the Lake of
Garda, nell'Ibis, 1899. pp. 156-158. London.
1 899.
Arrigoni Degli Oddi E., e Sicher E. - Alcuni Uc-
celli anomali del Veneto, con tav. Atti Soc.
IV». Tr. Se. Nat., voi. X, fase. II. Padova,
1887.
Arrigoni Degli Oddi 0. - Uccelli stazionari, di
passaggio annuale o tenuti in domesticità
delle provincie di Padova e Venezia (class.
Temminck-Catal. Contarmi), s. a. (Mss. in
Coli, opusc. Prof. Canestrini).
Bagatta F. - La Provincia di Verona, voi. I.
Verona, 1865.
Baseggio G. B. - Degli l'ccelli dei contorni di
Bassano, nella Bibl. Ita!., t. XXVII. 1822.
— Catalogo degli Uccelli, classato secondo
Latham. Bibl. Hai., t. XXVIII, 1822.
— Ornitologia Bassanese (Mss. s. a. in Còli.
opusc. Prof. Saccardo).
Camerano L. - Il Co: Alessandro Pericle Ninni,
cenni biografici. Boll. Mus. Zoòl.Anat. Oomp.
B. Univ. di Torino, n. 113, 4 febbraio 1892,
voi. VII. Torino, 1892.
Canestrini G. - Commemorazione del Co: A.
P. Ninni. Atti E. Ist. IV». Se. Lèti., t. LI,
ser. VTI, voi. IV, disp. IL Venezia, 1892-93.
Canestrini R. - Il colera dei polli nel Pado-
vano. Padova, 1888.
Carraro G. B. - Raccolta degli Uccelli della
Provincia Vicentina da esso preparati, inse-
rita nel libro: Primo inoltrili dell'industria
e delle arti dello Provincia Vicentina, p. 11,
sezione IL Vicenza, 1855.
Catullo T. A. - Brano di lettera a Mous. Ran-
zani, Prof, di Storia Naturale nella Pontif.
Università di Bologna, nel (ìiorn. sulle Se.
e Leti, delle Provincie Venete, voi. XVII,
p. 189. Treviso. 1829.
Sulla Loria Infasciala, nel Qiorn. di Tre-
viso, voi. XVII, p. 186, 1829.
Atlante ornitologico — Parte I.
154
ATLANTE ORNITOLOGICO
Catullo T. A. - — Catalogo ragionato degli
Animali Vertebrati permanenti o solo di
passaggio nella Provincia Bellunese, pub-
blicato nelle fauste Sponsalizie Manzoni-Viil-
lestorf, Belluno, 1838.
— Animali <lel Canale di S. Croce, cui si ag-
giungono quelli che si reputano i più spe-
ziosi delle Alpi Bellunesi, nel Trattato sopra
la Costituzione Geognostico-fisica dei terreni
diluviali e postdiluviani delle Provincie Ve-
nete. Padova, 1838 (Uccelli, pp. 1652-194).
— La etessa opera, seconda ediz., note-
volmente accresciuta ed emendata. Padova,
1S44 (Uccelli, pp. 145-171).
Cipolla F. - Fenicotteri sul Benaco. Comuni-
cazione. Atti E. Ist. Yen. Se. Leti., voi. L,
ser. VII, voi. Ili, disp. IV e V, pp. 445-446.
Venezia, 1891-1)1'.
— • Il Beccofrusone nel territorio Veronese.
Atti E. Ist. Yen. Se. Leti., t. LI, ser. VII.
voi. IV, disp. X. Venezia, 1892-1893.
— Il Merlo nel canto XIII del Purgatorio. Atti
E. Ist. Ven. Venezia, 1894.
— Albinismo ed Isabellismo. Atti E. Ist. Yen.,
t. VI, ser. VII. Venezia, 1895.
— Metacromatismo di un' Fmberiza citrinella, L.
Atti E. Ist. Yen., ser. VII. Venezia, 1895.
— Due Corvi ed un Rondone. Atti E. Ist. Yen.,
t. VII, ser. VII. Venezia, 1895.
— Due parole sulla mia Emberiza citrinella, L.
Atti E. Ist. Ven., t. VII. ser. VII. Venezia,
1896.
— Del Metacromatismo degli Uccelli. Avicula.
L pp. 51-52. Siena, 1897.
- Tetraonidinel Veronese. Atti E. Ist. T"e».,etc.
t. IX, ser. VII. Venezia, 1898.
— Aquila reale. Atti E. Ist. Ven., etc, t. LIX,
pt. II, 1899-1900. Venezia. 1900.
- Cataloghi degli Uccelli e degli Insetti delle
Provincie di Padova e Venezia, in 4.° Bas-
sano, 1843.
— Sopra la muta degli Uccelli. Memoria letta
all'Istituto il 22 gennaio 1843, inserita nel
voi. I, II Atti, p. 265. Venezia, 1S43.
— Nozioni sopra la Plectrophanes calcarata
o Fringilla lapponica, lette all'Assemblea
Milanese degli Scienziati Italiani il 13 set-
tembre 1844, publi. per estr. negli Atti,
p. 344 1844.
— Nota sulla Fringilla incerta, letta all'I. R. Isti-
tuto di Scienze ed inserita nel voi. VI degli
Atti, p. 440. Venezia, 1846.
— Notizie sulla Fauna terrestre e particolar-
mente sull'Ornitologia del Veneto Estuario,
con cenni sul passaggio degli Uccelli e sulla
caccia, inserite nel voi. II, dell'opera: Ve-
nezia e le sue lagune, pp. 157-259. Venezia,
4°, tip. Antonelii. 1S47.
Contarini N. - Memoria sopra una nuova specie
di Numenius da esso chiamata Xumcnius ba-
stata, affine alla comune Numenius arquata e
frequentatrice al pari di questa dei lidi veneti,
letta alla Sezione di Zoologia del IX Con-
gresso il 22 settembre 1S47. inalilo.
- Memoria sulla Sterna aranea, Savi, imiti
ammessa prima nell'Ornitologia Veneta, letta
alla Sezione di Zoologia il 22 settembre 1847
del IX Congresso degli Scienziati Italiani.
- Prospetto degli Uccelli finora osservati nelle
Venete Provincie, con alcune notizie sopra
la comparsa, permanenza e partenza, se vi
nidificano o no, se vi siano stazionari o rari
e qualche cenno sui loro costumi, nell'opera:
Venezia e le sue lagune, voi. II, p. 193-
238. Venezia, 1847.
— Cenno sopra il passaggio degli Uccelli nelle
Venete Provincie, nell'opera: Venezia e le
lagune, voi. II, pp. 239-244. Venezia, 1847.
— Cenno sopra la caccia nelle Venete Pro-
vincie, nell'oliera; Venezia e le sue lagune,
voi. Il, pp. 245-259. Venezia, 1847.
— Osservazioni sui costumi della Fringilla in-
certa, Risso, comunicate da D. Nardo al
l'I. R. Ist. Ven. nella Seduta 4 agosto 1851,
Atti 1. E. Ist. Ven.. voi. Il, ser. II. Ve-
nezia, 1851.
Dal Fiume C. - 11 Syrrhaptes paradosus nel
Veronese, Boll, del Nat., Vili, n. 6, p. 89.
Siena. 1888.
— Il Calcarius lapponicus, nel Veneto. Atti
Soc. Ita}. Se. Nat. Milano, 1895.
- Contributo allo studio dell' Avifauna del
Polesine, Atti Soc. Ven. Tr. Se. Nat., ser. 11.
voi. III, fase. 1. pp. 3-40. Padova. 1896.
Dal Nero V. -Il Sym'haptes paradoxus, lllig. nel
Veronese, Boll, del Nat., Vili, p. 164. Siena,
1888.
— Ancora sulla comparsa dei Sirratti nel Ve-
ronese, Rivista It. Se. Nat., IX, p. 38. Siena,
1889.
— Cyanecula suecica albina, Bivista It. Se.
Nat., IX. p. 38. Siena, 1889.
— Note ornitologiche sul Veronese, nella L'iri-
stalt. Se. Nat., XI. pp. 43-44. 74. Siena, 1890.
— Note ornitologiche sul Veronese, nella Bi-
vista It. Se. Nat., XII, pp. 59-60, 121-122.
Siena, 1891.
— Varie note ornitologiche sul Veronese, Boll.
Agr. Veronese, I, pp. 331-332, 347, 362-363,
378-379, 393-394. Verona, 1891.
— Note ornitologiche sul Veronese, turista II.
Se. Nat., XII, pp. 59-60. Siena, 1893.
ATI.AN IK ORNITOT.OOICO
156
Dal Nero V. - Il Byrrhaptes paradomis nel Ve-
ronese, Boll. Agr. Veronese, n. 24. Verona,
1892.
— Varie note ornitologiche sul Veronese, Full.
Agr. Veronese, II. pp. Il, 68, 80, 102-104,
168-164, 235-286, 260, 284, 882, 341, 355.
Verona, L892.
— Vario noie ornitologiche sul Veronese, Unii.
Agr. Veronese, 111. pp. 629-631, 666-667, 690-
791, 726-727, 749-750. Verona, 1898.
— Proverbi Ornitologici Veronesi, nelle Me-
morie dell' Acc. d' Agr., etc, voi. LXX,
sei. 111. Verona, 1894.
De Betta E. - Materiali per una Fauna Vero-
nese, nelle Memorie dell' Acc. d'Agr. Ar. e
(Jomm. dì Verona, voi. XL1I, Aves, pp. 42-
110. Verona, 1868.
- Sulla straordinaria od accidentale comparsa
di alcuni Uccelli nelle Provincie Venete, Alti
dell'I, li. Tst. Veri., sor. Ili, voi. X. Venezia.,
1865.
— Alcune note in appendice dei Materiali per
una Fauna Veronese, Atti delVAcc. d'Agr.
Art. e Ciniini. ili Verona, voi. XLVII. Ve-
rona, 1870.
— Le Cavallette e lo .Storno roseo in Provincia
di Verona nell'anno 1875, Atti li. Ist. Yen.,
voi. Il, ser. V. Venezia, 1875.
Vedi anche t. I, ser. V, disp. 8, p. 836
(1875-76). Venezia, 1876.
— On the Appeaiance and Breeding of Po-
star roseus in the l'roviuce of Verona, tran-
slated liv W . Long, in Zoedogist t'or 1878,
pp. 16-22. London, 1878.
— Un nuovo chirottero per la Fauna Veneta
ed alcuni casi di albinismo negli uccelli del
Veronese, Atti II. Ist. IV». Se., voi. 1, ser. VI.
Venezia. 1883.
De Toni E. - Note sulla Fauna e Flora Veneta
e Trentina. Udine, 1898.
DÌSCOnzi D. F. - Catalogo degli Uccelli inset-
tivori, nella Entomologia Vicentina, pp. 260-
272. Padova. 1865.
Doglioni F. - Catalogo della Raccolta Zoologica
di Angelo nob. Doglioni, in-S". liclluno, ls71.
G. F. M. (Grimani F. M.) - Per li cacciatori,
uccellatori ed ornitologi. Almanacco per
l'anno 1825. Venezia, 1825. (La raccolta
comprende quattro volumi 1-IV e va dal
1825 al 1828, essi però vennero redatti da
varii Autori).
Garbini A. - Primi Materiali per una Monografia
Limnologica del Lago di Garda, nel Boll.
8oc. Entomol. lt.. XXVI, trini. I. Firenze,
1894.
— Distribuzione ed Intensità della Fauna Ate-
sina, nelle Mi nini n dell' Acc. d' \gr., vo-
li • LXXI. sei. Ili, fase. II. Verona,
IMI.").
Gemma G. - Catture interessanti nel Veronese,
Boll. Nat., XII, pp. 5-6. Siena. 1892.
Gianese M. - importanti cattare di eccelli,
turista II. Se. Xiil., voi. XI. pp. 18-19. Siena.
1891.
Giglioli H. E. - V Attiene OMaràdiaé, sp. o. nel-
VArìetila, [V, fase. 29-30, pp. 57-60 (1900)
éOrttis, Ionie XI, n. 2-3, pp. 237-242, 1900-
1901, etc.
L'Arena. - Il l'autor roseti.?, L. nel n. 147.
Verona, 4 giugno 1875.
La educazione ilei Fringuelli. Padova, 1817.
La Tribuna. - Sopra un' Aquila imperiale
(err.det.), anno XIII, 12, nov. 1895, 2 a ediz.,
n. 314, Poma, 1895.
Lanzani E. - Saggio di una l'autografia Vi-
centina, Volatili, fase. II, pp. 67-82. Ve-
nezia, 1834.
Lioy P. - Sulle condizioni tisiche ed economiche
del Vicentino, Atti Hoc. lt. Se. Nat., voi. XI,
pp. 425-439. Milano, 1868.
Mariacher G. - Note Fenologiche, Boll. Soc.
Mei. It. Torino, 1885.
Mariacher G., e Dal Nero V. - Due Tetraonidi
Veronesi che scompaiono, Rivista lt. Se. Nat.,
IX, p. 23; Siena, 1889.
Martorelli G. - SulVAthene Chiaradiae, Gigi.,
Atti Soc. Hai. Se. Xat. Voi. XL, 1902.
Martens G. V. - Reise nach Veuedig. Ulm, 1824
(l'amia, voi. II, pp. 381-538).
— Reise nach Venedig, ediz. 2 a Ulm, 1838
(Fauna, Vogél; voi. II, pp. 395-404).
Moschen L. - Sopra un ibrido naturale di Frin-
gilla coelebs con Fiim/illa nuintifringilla . Full.
Soc. Ven. Tr. Se. Nat., voi. I, pp. 99-105.
Padova, 1880.
Mugna P. - Della Collezione Ornitologica del
nob. Angelo Doglioni di Belluno, con osser-
vazioni in gran parte tolte a ras. di Lui (Mss.
s. a. in Coli, opusc. Prof. Saccardo).
Musatti C, e De Toni E. - Il Dizionario Vene-
ziano del Boerio e X. Contarmi, Ateneo Ve-
neto, anno XXII. Venezia, 1899.
Naccari F. L. - Ornitologia Veneta, ossia Ca-
talogo degli Uccelli della Provincia di Ve-
nezia. Treviso, ls'j:;.
— Aggiunte pubblicate nel n. 57 del Giani.
dell'Ita!. Letteratura del Co. Da Rio di Pa-
dova, p. 188, maggio-giugno, 1823.
Nardo D. - Garin affinis, descrizione lasciata dal
Contarini e pubblicata a cura di D. Nardo.
Atti dell'I. U. Ist. Ven. ser. Il, voi. IV,
p. 1056. Venezia, 1858-1859.
156
ATLANTE ullXITiil.DClni
Nardo D. - Prospetti sistematici degli Animali
delle Provincie Venete, Atti dell'I, li. Ist.
Ven.. sor. HI. voi. IV. Aves. pp. 1035-1070.
Venezia, L858-1859.
— Biografia scientifica de] Cav. Fortunato Luigi
Naccari nel Commentario, ete 1m;t.
— Bibliografia cronologica della Fauna delle
Provincie Venete e del mare Adriatico, Alti
E. Ist. Yen., voi. I, ser. V. Venezia, 1875.
Ninni A. P. - Delle emigrazioni degli Animali
nelle Provincie Venete, Pt. 1. Venezia, 1866,
cui fa seguito il Prospetto delle specie di
Mammiferi e di Uccelli fino ad ora osser-
vali nelle Venete Provincie, con cenni sul-
l'epoche nelle quali si fanno vedere, Bulla
loro frequenza, sui luoghi che prediligono, ete.
— Catalogo degli Uccelli del Veneto, con note
ed osservazioni; Rapaci, Rampicanti e Pas-
seracei nel Commentario, ete., voi. I, pp. 5-
20, 411-65, 136-149, 186-190. Venezia, 1869;
Colombe, Gallinacei, Gialle e Palmipedi pub-
blicati a parte. Venezia, 1870.
— Materiali per la Fauna Veneta, Vi, Aves,
Atti li. Ist. Ven, Venezia, 1879-1885.
— Sopra due rarissime specie di Uccelli pos-
sedute dal Civ. Museo di Venezia, Atti Soc.
Ital. Se. Nat., voi. XXVI. Milano, 1883.
— Sulle mute del Larus melanocephalus e del
Lai-us canus, Atti Soc. Ital. He. Nat.,
voi. XXVI. .Milano, 1883.
— I Merli urofasciati, Atti Soc. It. Se. Nat.,
voi. XXX. Milano. 1887.
- Sul passaggio straordinario della Querque-
dula ciicia nel marzo 1886 nell'Estuario Ve-
neto, Atti Soe. 11. Se. Nat., voi. XXX. Mi-
lano, 1887.
- La Cicogna nel Veneto, Boll. Nat., VII,
pp. 136-137. Siena, 1887.
— Sul passaggio del Codirosso nel Veneto,
Boll, del Nat. Siena, 1888.
— Sulle recentissime opinioni intorno alle, spe-
cie Venete del gen. Acredula. Venezia, 1889.
— Le Acredule Venete, con tav. Atti B. Ist.
Ven., voi. VII, ser. VI. Venezia, 1889.
— La Caccia degli Uccelli acquatici nelle valli
del Veneto Estuario, Lo Sport, n. 39, Mi-
lano, 15 febbraio 1890; con aggiunte. Ve-
nezia. 1890.
- Giunte e Correzioni al Dizionario del Dia-
letto Veneziano. Venezia, 1890.
— Nota sul Otreus ntjus (L.), Boll. Nat., XI,
pp. 15-16. Siena, 1891.
— Materiali pei un vocabolario della Lingua
Rusticana del Contado di Treviso, ser. I-III.
Venezia, 1891-1892.
Ninni A. P., e Trois F. - Catalogo degli Ani-
mali della Fauna della Provincia di Venezia,
nella Provincia di Venezia, monografia sta-
tistica, economica, amministrativa raccolta e
coordinata dal Co: L. Sorniani-Moretti, R. Pre-
fetto. Venezia, 1880-81.
Ninni E. - Noto sopra un Uccello nuovo (Larus
gelastes, Thienm.) per l'Avifauna del Veneto.
Siena, 1898.
— Note ornitologiche per hi Provincia di Ve-
nezia, Atti Soc. It. Se. Nat., voi. XNN1X.
Milano, 1900.
Pagello S. - Il Roccolo, per nozze Polcastro-
Papafava. Bassano, 1795.
Pavesi P. - Commemorazione del Co: A.P. Ninni,
Boll. Soc. Ven. Tv. Se. Nat., t. V, n. 2.
Padova, 1892.
Perini G. - Manuale di Ornitologia Veronese,
nelle Memorie dell' Acc. d'Agr., ete., voi. LI
(1873). Verona, 1874 (opera postuma in due
volumi).
— Degli Uccelli Veronesi, nelle Memorie del-
l' Acc. d'Agr. Ar. e Connn. di Verona,
voi. XXX VII. Verona, 1858.
Pirona G. A. - Voci friulane significanti ani-
mali e piante. Udine, 1854.
— Lettera intorno al Tetrao paradoxus, Atti
dell'I. B. Ist. Ven., ser. Ili, voi. X, pp. 331.
Venezia, 1X64.
— La Provincia di Udine sotto l'aspetto stor.
nat. Udine, lf-7 7.
- Della vita e degli studi di G. D. Nardo.
Commemorazione, Atti li. Ist. Ven. Se. Lett.
eil Ar., voi. VI, ser. V. Venezia, 1878.
— Vocabolario friulano pubblicalo dal Pro-
fessor Giulio Pirona. Venezia, 1871.
Pollini C. - Viaggio al Lago di Garda ed al
Monte Baldo, ete. Verona, 1816 (Uccelli,
pp. 23-28).
Savon G. A. - Caeadori al fogJier che se la
conta. Padova, 1856.
— Cenni intorno alle emigrazioni degli Uccelli
nell'opera: I Cacciatori 'Trevisani, pp. 203-213.
Treviso, 1866.
— Il volo degli Uccelli, con tav. nell'opera:
1 Cacciatori Trevisani, pp. 214-226. Treviso,
1S66.
Scarpa G. - Catalogo della Raccolta Zoologica
del D. 1 G. Scarpa. Treviso. 1882.
A. P. Ninni, cenni biografici. Treviso,
1S92.
Squarzoni A. - L'Uccellazione di Antonio l'i-
mbosco, con note storico-ornitologiche. Ve-
rona, 1888.
Stefanoni D. - Sirratte nel Padovano, liirista
It. Se. Nat. e Boll, del Nat., Vili, a. 11,
p. 156. Siena, 1888.
\ ! I \\ I I (>i:nit<)I.cm;icii
Teli ini A. - Della vita e delle opere di (fil-
lio Andrea l'irona. Odine, 1 x ì • 7 .
— 11 Gabinetto di Storia Naturale di Odine.
Udine, 1897.
Tirabosco A. - L' Uccellatone, lil>. tre. Ve-
rona, 4". 177:,
TorOSSI G. B. - La Collezione Zoologica del
D. ,f Giuseppe Scarpa in Treviso. Treviso,
1889.
— Ricordi autunnali (Cenni Bulla Raccolta Or-
nitologica del Conte E. Arrigoni Degli Oddi).
Vicenza, 1897.
Trevisan V. - Uccelli a pag. 198 nell'oliera:
I Colli Enganei, illustrazione storico-artistica
con appendice ili notizie statistiche, geolo-
giche, igieniche, etc., 1845.
Trois F. - Sulla comparsa accidentale della
Fratereula arctica sulla spiaggia di Mala-
mocco, Atti lì. Ist. Ven., sei. IV, voi. III.
p. 2397. Venezia, 1874.
— Annotazioni sopra un Phoenicopterus roseus
preso nel Veneto, Atti lì. Ist. Yen. Se. Leti.,
voi. IV, ser. VI. Venezia, 1885.
— Sopra un esemplare di Utamania lorda presa
il 20 luglio L887 sulla spiaggia di Mala-
niocco, Atti lì. Jsl. Yen. Se. Lelt. Venezia,
1886-1887.
Vallon G. - Note sull'Avifauna del Friuli, Boll.
Soc. Adr. Se. Nat., voi. IX, u. 2. Trieste,
1886.
— Escursioni ornitologiche nella Provincia del
Friuli, T' serie, Boll. Soc. Adr. Se. Nat.,
voi. IX. Trieste, 1887.
— Escursioni ornitologiche nella Provincia del
Friuli, 2' 1 serie, Boll. Soc. Adr. Se. Nat..
voi. XII. Tiieste, 1890.
— Contribuzioni allo studio sopra alcuni dei
nostri Acroeephalus e Calamoherpe, con 6 tav.
col. Boll. Soe. Adr. Se. Nat., voi. XIII.
Trieste, 1891.
— Contribuzioni allo studio sopra alcuni Uc-
celli delle nostre paludi e marine (Ardetia
minuta), con tav. col., Boll. Soc. Adr. Se.
Nat., voi. XIV. Trieste, 1893.
— Alcuni Uccelli molto rari per la Provincia
del Friuli, Avicula, voi. I, pp. 81, 61, 102,
131 (1897); voi. II, pp. 7, 48 (1898). Siena,
1897-1898.
— Nota intorno ad una nuova specie di Civetta
scoperta nel Friuli (Attiene CliiaradiaeJ. Alti
Acc. di Udine, ser. III, voi. Vili. Udine,
1901, etc.
Volta Mons. G. S. - Descrizione del Lago di
Garda 6 ilei suoi dintorni con osserva/ioni
di Storia Naturale e di Belle Arti. Mantova.
1828, con tav.
LOMBARDIA,
Angelo G. B. (dell') - Catalogo della Raccolta
Ornitologica Vigezzina, L887,
Arrigoni Degli Oddi E. - Nota sopra una specie
del gen. Perili.r nuova pei- l'Italia (Conio).
Padova, 1885.
— Sul Synoeeiis Lodoisiae (melanismo d. Co-
turnix communis), con tav. col., Atti Soc.
Ven. Tr. Se. Xat. Padova, 1890.
— Bird Notes froni Rrein baua Valley, Zoologist,
.Jan. 1901.
Arrigoni G. - Notizie storiche sulla Valsassina,
con aggiunte di L. Arrigoni e di A. Stop-
pani. Lecco, 1889.
Atti della Giunta per l'Inchiesta Agraria, voi. V,
fase. IV, p. 657, articolo di Sandri, L., Il
Circondario di Chiari ed a p. 698 quello di
Erra C, Il Circondario di Verolanuova con
notizie ornitologiche, L882.
Balsamo Crivelli G. - Uccelli indigeni finora
osservati in Lombardia, nell'opera: Notizie
naturali e civili sulla Lombardia, pp. 355-
386. Milano, 1844.
— Prospetto ornitologico della Lombardia, in-8 .
Milano, 1848.
Berinzaghi E. e Lanza E. - Sopra alcuni albini
del Museo Zoologico di Pavia. Pavia, 1875.
Bettoni E. - Storia Naturale degli Uccelli che
nidificano in Lombardia, voi. 2, con tav.
col. Milano, 1865-1868 (').
— Prodromi della Faunistica Bresciana. Rrescia,
1884.
— Elenco dell'Ornito-fauna Rresciaua di L. Erra
a cura di E. Rettoni, Comm. dell'Ateneo.
Rrescia, 1899.
Borromeo C. - Osservazioni ed appunti di Or-
nitologia, Atti Soc. It. Se. Xat.. voi. XXIX.
Milano, 1886.
Brambilla G. - Elenco degli Uccelli che si tro-
vano nell'Agro Pavese. Al ninna ero Pavese,
ls.~>6; e nelle Notizie Nat. e Ohim.-.agr. Prov,
Pavia, pp. 45-57. Pavia, 1864.
Bossi L. - Trattato delle malattie degli Uccelli
e dei diversi metodi di curarle. Si aggiun-
gono alcune altre notizie utili e curiose di
ornitologia, con tre tav. in-8". Milano. 1822 (').
(') Venne ristampata nel 1807 in line edizioni, cioè in-4 '.
Verona, eredi il. Meloni ed in >". Vernini Tip. I*.ìs«-m1 i .
(') Sebbene il II volume di quest'opera abbia la data del
lsiis, tuiiavia la 8 uà pubblicazione ba continuato tino al 1871
Bai I 'KÌvrij.
(■') In quest'opera v'è un Catologo degli Uccelli di Lom-
bardia (Vedi lìihl. Hai., voi. I. p. 181
158
ATLANTE ORNITOLOGICO
Caffi E. - Saggio «li un Dizionario dell'Avifauna
Bergamasca. Bergamo, 1898.
Capoferri L. - Memoria sulla Valcamonica. Ber-
gamo, 1808.
Cornalia E. - Sopra «lue rasi ili albinismo negli
Uccelli, Atti Soc. 11. Se. Nat., voi. X. Mi-
lano, isti?.
De Carlini A. - Vertebrati della Valtellina, Aiti
Soc It. Se. Nat., voi. XXXI. Milano, 1888.
De Filippi F. - .Sul 'l'urdù* olivaeeus, L., e sul
T. Naumanni, Temm. presi nel Bresciano, Atti
VII Riunione degli Se. It. in Napoli nel 1845,
p. 739.
Erra L. - Sul Phalaropus platyrliynehus, let-
tera al Prof. Emilio Cornalia, Atti Soc. It.
Soc. Nat., voi. li, p. 58. Milano, 1860 (').
Ferragni 0. - Avifauna Cremonese. Cremona,
L885, e Suppl. 1886.
— Nuove specie di Uccelli per la Provincia
di Cremona, giorn. Lo Provincia, anno Vili,
n. 99. Cremona, 1886.
— La Sylvia inula e VAnser erythropus nel Cre-
monese, giorn. La l'rorineia, anno Vili,
n. 78. Cremona, 1886.
— Rassegna Urnitica Cremonese, giorn. Inte-
ressi Cremonesi, anno XIII, n. 128. Cremona,
1887.
— Annotazioni Ornitologiche per la Provincia
di Cremona, giorn. Interessi Cremonesi. Cre-
mona, 1890.
— Il Picchio murajolo sul Duomo di Cremona
e albinismo in una Cornacchia, giorn. In-
teressi Cremonesi, anno XXI, u. 149 e 14(i.
Cremona, 1895.
— L'Anthus lìichardi nel Cremonese, giorn.
La Provincia, anno XXVIII, n. 227. Cre-
mona, 1896.
Frate Gregorio (al secolo Brunelli). - Curiosi trat-
tenimenti contenenti ragguagli sacri e pro-
fani dei popoli Comuni etc. Venezia, 1698.
Galli V. B. - Materiali per la Fauna dei Ver-
tebrati Valtellinesi. Sondrio, 1890.
Guida Alpina per la Provincia di Brescia, com-
pilata dalla Sezione di Brescia del C. A. I.
Brescia, 1882.
Lanfossi P. -Cenni sull'Ornitologia Lombarda,
Bibì. It., t, LXXVII, pp. 357-361, 1885,
t. LXXVIII, pp. 31-71, 1885.
— La stessa in un volumetto. Milano, 1835.
— Memoria sulla Storia Naturale dei Crocieri,
Bibl. It., t. LXXXV, p. 202, 1S37.
— Notizie riguardanti la Storia Naturale dei
Crocieri, Bibl. It., t. XC, pp. 236-247, 1838.
(') La specie <li <'ni bì tratta in questa lettera non è il
l'h. plaiyrhyiifhuK, uè L'altra dello steBso genere (Salvadori).
Lanfossi P. - Sopra varie Motacille appartenenti
al sottogenere Sudi/tes di t'uvier, Comm. del-
l' Ateneo, p. 91. Brescia, 1840.
— Notizie spettanti alla Storia di alcune Mo-
tacille e di alcune Emberize, Comm. del-
l'Ateneo, p. 76. Brescia, 1X45.
— Lettera intorno una Sylvia reguloides, n. sp.
Giorn. dell'I. E. Ist. Lomb., nov. ser. I,
pp. 268-270, 1847.
— Sopra l'albinismo e melanismo di una Loxia
curvìrostra e di una FrimjiUa cisalpina e sul-
V Emberiza rustica, Pali. Giorn. dell'I, li. Ist.
Lomb., nov. ser. II, pp. 111-113, 1850.
— Sopra varie Fringille appartenenti al sotto-
genere Linaria di Brehm, Giorn. dell'I. E.
Ist. Lomb., nov. ser. Ili, pp. 95-100, 1851.
— Intorno a varie sorta di Motacille, Giorn.
dell'I. B. Ist. Lomb., nov. ser. VI, pp. 224-
240, 1854.
— - Intorno ai Crocieri a doppia fascia. Giorn.
dell'I. 1!. Ist. Lomb.. nov. ser. IX, pp. 117-
127, 1856.
— Intorno ad alcune sorta di Pigliamosche o
Muscicapae. Atti Soc. It. Se. Nat., Voi. IV,
pp. 105-135. Milano, 1862.
— Intorno ad alcune specie di Silvine appar-
tenenti al genere Hippolais di Brehm ed al
genere Calamoherpe di Meyer, Atti Soc. It.
Se. Nat., voi. IV, pp. 105-135. Milano,
1862.
Maestri A. - Osservazioni intorno all'albinismo
e melanismo di diversi Uccelli raccolti nel-
l'Agro Pavese, B. Ist. Lomb. Se. e Lett.,
fase. XVII e XVIII. Milano, 1871.
Maironi da Ponte G. - Catalogo degli Eccelli del
dipartimento del Serio, in-8°. Bergamo, 1803
(190 specie).
— I Tre Pegni della Natura della Provincia
Bergamasca, Mem. Soc. It., t. XIX, 1822.
— Idem, in un volumetto, Modena, 1822.
Martorelli G. - Due nuovi casi d'Ibridismo negli
Uccelli (Menda menila e Turdus pilaris, Anas
bosCOS e Datila acuta). Atti Sue. 11. Se. Nat.,
voi. XL, pp. 129-151, con tav. Milano,
1901.
Masserotti. - Catalogo degli animali selvatici
finora osservati in Lombardia (lide Riva, Oru.
Ticin. p. XV).
Mazza F. - Note Faunistiche sulla Valle di
Staffora. Atti Soc. It. Se. Nat., voi. XXIV.
Milano, 1881.
Menis W. - Saggio di Topografìa statistico-me-
dica della Provincia di Brescia etc. etc., voi. IL
Brescia, 1837.
Micheletti F. - Viaggio attorno al Garda. Bre-
scia, 1878.
\ I ! \\ I i ORNITOLOGI!
l§9
Monti M. - Ornitologia Comense, nel Munitale
per In città ili <'miio. Como, 1844.
— Catalogo e notizie compendiose degli Uc-
celli «li stazione e di passaggio nella Città,
Provincia e Diocesi ili ('omo. Como, 1845.
Parona C. - Annotazioni ili Teratologia e Pato-
logia comparata. Pavia, 1879.
Pavesi P. - Lo StrepsUas interpres. Uccello nuovo
per la Fauna Lombarda. Eend. R. Ist. Lomb.,
ser. II, voi. XII, fase. XI e MI. Milano, 1879.
Dalle mie Annotazioni Zoologiche. Rendi-
conti del R. Ist. Lomb., ser. II, voi. XIV,
fase. XVIII e XIX. Milano, Issi.
— La Ilernicla leucopsis in Lombardia, Eeniì.
E. Ist. Lomb., sii. II, voi. XIX, fase. VII.
Milano, 1886.
— Catalogo Ornitologico Pavese in cinque parti,
1W,J.17. Atti Sor. lt.Sc. Nat., voi. XXXII,
1889 e Boll. Se. Ann., 1890, 1893, 1895,
1897.
— Di un altro Uccello nuovo per la Lombardia
e Calendario Ornitologico Pavese, 1897-98.
Boll. Svieni., voi. XX. Pavia, 1898.
Perego A. - Relazione sull'eclisse totale dell'otto
luglio 1842. Covivi. dell'Ateneo. Brescia, 1842
(rilevato dal ms. presentato all'Ateneo).
Pilati. - Saggio di Storia Naturale Bresciana,
voi. I, con tav. Brescia, 1869.
Prada T. - Elenco degli Uccelli che si trovano
nell'Agro Pavese. Notizie naturali e Chimi-
co-Agronomiche della Provincia di Pavia,
pp. 45-57. Pavia, 1864.
— Avifauna della Provincia di Pavia. Pavia,
1877.
Ragazzoni G. B. - Dell' Ottarda maggiore, ma-
schio e femmina, Oornm. dell'Ateneo, p. 68.
Brescia, 1830.
Raimondi E. - Caccie delle fiere annate e di-
sarmate e degli animali quadrupedi, vola-
tili, etc. Brescia, 1621, e Venezia, 1630.
Riva A. - Schizzo Ornitologico delle Provincie
di Como, di Sondrio e del Canton Ticino.
Lugano, 1860.
Tiboni P. E. - Tremosino e suo territorio. Bre-
scia, 1859.
Verreaux L. et des Murs 0. - Description d'une
nouvelle espèce de Ki/itnivus. Hwiiv et Magatili
de Zool., pp. 225-226, avec pi. 1862.
Zanni 6. B. - Vocabolario Bresciano Ornitolo-
gico, nella Strenna pel 1881 del giorn. //
Cittadino di Brescia. Brescia, 1880.
l'Olisi viatorie de Turin . 1811, pp.
278 (').
Camusso N. - (ili Uccelli del lìasso Piemonte.
Milano, 1887.
Gene G. - Description de qnclque espèces de
la Collection zoologique de Turin. Mém. Aee.
de Turin, t. 37, pp. 291-306, 1834, con fig.
Groma M. E. - Description du Phoenicopterus
tue en l'ii-nioiii le 31 Mai 1806, etc. Mém.
Acc. de Turin. 1 sur.- 1, sos, pp. 318-327.
Morozzo. Conte. Description d'un Cygne sau-
vage pris en Piémont le '_".• décémbre 1788.
Suivie d'une notice de quelques autres oi-
seaus étrangers qui ont parti dans l'Inveì-
de 1788-1789. Mém. Acc. de Turin, 1789,
p. 99.
Salvadori T. - Notizie intorno al Gypaètus bav-
liatus. /ioli. Mas. '/.ool. An. Comp. E. Univ.
di Torino, X, n. 207. Torino, 1895.
TICINO.
Pavesi P. - Su alcuni Uccelli albini osservati
a Lugano nel 1869. Atti Soo. It. Se. Nat.,
voi. XII. pp. 649-657. Milano, 1869.
— Materiali per una Fauna del Canton Ticino.
Atti Soo. It. Se. Nat., voi. XVI. Milano, 1873.
Riva A. - L'Ornitologo Ticinose, in-8°. Lu-
gano, 1865.
— Sopra una Sylvia rarissima presa nel Cir-
condario di Lugano. Atti Soc. It. Se. Nat.,
voi. XV. Milano, 1872.
NIZZARDO.
La Marmora A. - Mémoire sur deux Oiseaux
du Corate de Nicc, avec trois pi. Mém. Acc.
Se. de Turin, t. 25, pp. 253-261. Torino,
1820.
Moggridge Traherne J. - An Ornithological lettor
troni Mentone, Ibis, 1863, pp. 152-162.
— An Ornithological letter fiora Mentone, Ibis,
1864, p. 406.
Moggridge Weston M. - An Ornithological letter
frora Mentone, Ibis, 1863, p. 233.
Risso A. - Histoire naturelle des principales
production» de l'Europe meridionale et par-
ticulicrment de celles des environs de Nice
et des Alpes Maritimes. Paris, 1826 (Oi-
seaux, t. Ili, pp. 26-84).
PIEMONTE.
Bonelli F. A. - Catalogne des Oiseaux du
Pieraont, 1811 (Estratto dagli Ann. de
C) Il Bonetti, durante t:li anni l h lo- 1811 raccolse in Pio-
munte giornaliere osservazioni orjutolpgiohQ, ohe comò in uu
Calendario »i trovano registrata negli Ann. de VObiervatorie
'/• l'Ano, 'le Furi». Turni, 1810-1812 Saìvadori).
160
ATLANTE OKNITOLOUICO
Verany J. B. - Zoologie des Alpes Maritimes
ou Catalogne des :iiiiiiinux observés dans le
département, Oiseaux, pp, 10-25. Nice, 1862.
(Estratto dalla Statistique generale dv Dé-
partement).
LIGURIA.
Calvi G. - Catalogo d'Ornitologia di Genova.
Genova, 1828.
Carazzi D. - Materiali per un' Avifauna del
Golfo di Spezia e della Val di Magia. Spezia,
1887.
Dimazzo C. - Gli Uccelli Liguri, con tav. Ge-
nova, 1840.
- Uccelli. Descrizione di Genova, voi. I, pt. II,
pp. 151-178, con tav. Genova, 1846.
Giylioli Hillyer E. - Letter on Coti/le rupestris,
Ibis, 1863. p. 474.
Issel A. - Il Museo Civico di Genova. Genova,
1886.
Magni-Griffì F. - Di una specie d' Eij'polais
nuova per l'Italia. Meni. Soc. lì. Se. Nat.,
I, p. 2, con tav. Milano, 1864.
Riccardi G. - Sugli Uccelli di passaggio. Me-
morie di un vecchio osservatore. Genova,
1836.
EMILIA E MARCHE.
(Anonimo). - Una buona cattura, giorn. Il Pa-
naro, auuo XX, n. 31618. Modena, 1881.
Bonizzi P. - Catalogo degli Uccelli del Mode-
nese, in-8 ù . Modena, 1868.
- I Colombi di Modena, con tav. Modena. 1876.
Calzolari A. — Primo contributo allo studio
dell'Avifauna Ferrarese. Ferrara, 1898.
Carniccio A. - Di un Ampelis garrulità, L. preso
nel Modenese. Ann. Soc. Nat. ài Modena,
anno VII, pp. 119-125. Modena, 1872.
— Sul Si/rrhaptes paradoriis nel Modenese.
Mem. R. Acc. Se. Leti, ed Ar. di Modena,
voi. XVII, pp. 247-264 e Ann. Soc. Nat. di
Modena, ser. II, anno XI, pp. 129-145. Mo-
dena, 1877.
- Nuove aggiunte alla Fauna dei Vertebrati
Modenesi ed alle Collezioni Universitarie.
Ann. Soc. Nat. di Modena, anno XIII,
pp. 180-195. Modena. 1879.
- Sulle, specie dei Vertebrati albini e raela-
nici del R. Museo di Modena. Ann. Soc.
Nat. di Modena, anno XIII, pp. 17-19. Mo-
dena, 1879.
— Note illustrative al Catalogo dei Vertebrati
del Modenese. Atti Soc. Nat. di Modena.
Mem., ser. III, voi. I, anno XVI. app.,
pp. 1-112. Modena, 1882.
Carruccio A. - Varietà interessante di Pernis
apivorus. Atti Soc. Nat. di Modena, ser. III,
voi. I, p. 38. Modena, 1882.
- Cenni sull'importanza delle Collezioni Fau-
nistiche locali, etc. Vertebrati del Modenese.
Ann. Soc. Nat. di Modena, voi. XV. ser. II,
pp. 130-184. Modena. 1884.
Bonizzi P. - Primo Catalogo delle Collezioni dei
prodotti naturali della Provincia Modenese.
Gab. di St. Nat. dcll'lst. Tecn. Prov. Mo-
dena, 1881.
Cicognani E. - Avifauna Forlivese, iu-8°. Forlì,
1875.
Doderlein P. - Avifauna del Modenese e della
Sicilia, in-4°. Palermo, 1869-1872.
Fiori A. - Uccelli albini del Modenese. Ann.
Soe. Nat. di Modena, anno XIII. p. 19. Mo-
dena, 1879.
— Nuovi Uccelli del Modenese. Ann. Soc. Nat.
di Modena, anno XIV, ser. II, pp. 175-176.
Modena, 1881.
— Contribuzioni all'Avifauna del Modenese e
del Reggiano. Ann. Soc. Nat. di Modena,
anno XIV, ser. II, pp. 90-130. Modena, 1881.
— Sulla Querquedula formosa nel Modenese.
Atti Soc. Nat. di Modena. Eend. delle Adun.,
ser. Ili, voi. I, p. 4, 1882; e Zool. Anzeig,
V, Jakr., 1882, n. 104, p. 94. Leipzig, 1882.
Gasparini V. - Sulle specie più rare dell'Avi-
fauna Marchigiana. Fano, 1889.
— Avifauna Marchigiana. Fano, 1894.
Ginanni Conte G. - Storia delle Pinete Ravennati,
Uccelli, pp. 338-373. Roma, 1774.
Imparati E. - Uccelli del Piacentino, Arienla,
anno II, fase. IX e seg., fase. XXI e XXII.
Siena, 1898-1899.
Maggera A. - Sul passaggio dello Storno roseo
avvenuto nella scorsa primavera in varie
parti del Modenese. Ann. Soc. Nat. di Mo-
dena, anno VII, pp. 230-233. Modena, 1872.
Massa C. - Notizie intorno alla Fauna dei Ver-
tebrati di Monteggibio. Atti Soc. Nat. di Mo-
dena, Mem., ser. Ili, voi. Ili, anno X,
pp. 89-100. Modena, 1884.
Monti C. - De Penduliuo Bononiensium, sive
Reniiz Polonoruni (Parus pendulinus). Gomm.
Bonon., t. II, pt. I, pp. 63-64, 1745 : Gomm.
cit. pt. II, pp. 57-63, 1746.
Picaglia L. - Sulla comparsa di un Vnrsorins
gallicus nel Modenese. Ann. Soc. Nat. di
Modena, anno XIII, fase. III. Modena, 1879.
— Vertebrati del Modenese. Atti Soc. Nat. di
Modena, ser. Ili, voi. I, pp. 133-135. Mo-
dena, 1883.
- Straordinaria comparsa del Lestris parali-
tica (L. crepidatus) nel Modenese. Atti Soc.
Ml.wir ORNITOLOUICO
161
Vat. 'li Modena, ser. IH. voi. Il, pp. U-44.
Vlodena, 1884.
Picaglia L. - Sunto della Relazione sull'Inchiesta
Ornitologica [>«-l Modenese. Uti Soc. Nat. di
Modena, Eend. delle Adun., Ber. Ili, voi. Ili,
pp. 1 16-119. Modena, L887.
Mote < (mitologiche. Alti Soc. Nat. di Modena,
Rend. delle Adun., Ber. Ili, voi. III. pp. 121-
123. Modena, 1887.
Elenco degli Decolli nel Modenese. Atti Soc.
Nat. dì Modena, ser. Ili, voi. VII e Vili.
Modena, 1889.
- Appunti ed aggiunte ili Ornitologia Mode-
nese. Atti. Soc. Nat. <li Minienti, ser. Ili,
voi, IX. Modena, 1890.
Picaglia L. e Fiori A. - Contribuzioni all'Avi-
fauna ilei Modenese. I nn Soc. Nat. ili Modena,
ser. Il, unno XII, pp. 130-140. Modena, L879.
TOSCANA.
A. B. - Estratto dell'Ornitologia Toscana del
D. 1 Paolo Savi. Nuovo Giorn. dei Lett.,
ii. 36, voi. XV, pp. 227-236, n. 37, voi. XVI,
pp. 10-45, ii. In, ibid., pp. 191-202. Pisa,
L827-29.
(Anonimo). - Catalogo (lolla Collezione Oruito-
logicadel Conte Luigi Capponi. Firenze, 1879.
Arrighi Griffoli G. - Avifauna della Val di Chiana.
Siena, 1891.
Sulla comparsa accidentale della Clielusia
gregaria in Val di Chiana. Atti Soc. L'uni.
per ijli studi /uni., voi. II. Poma, 1893.
Baldacconi F. - Comunicazione intorno al Tur-
ine migratorius (') indigeno dell'America
settentrionale, presentata al Congr. degli Se.
Sedente in Milano Panno 1844, con tavole.
Siena, 1844.
Benvenuti E. - Lettera intorno al Falco Ho-
mi li. alla Caccabis petrosa ed alla Oaccabis
graeca, Ibis, ]>. 227. London, 1S64.
Bolle C. - Bruchstiicke einiger Briefe. Journ.
/tir Ornith., p. 150, 1858.
Damiani G. -Cenni sugli Uccelli dell'Elba della
Collezione Toscanelli, Avicula, anno III, fa-
scicolo 17-18 e segg. Siena, 1899.
— Note Ornitologiche dell'Elba (1898), Avi-
cula, anno III, fase. 23-24. Siena, 1899.
- Sul Phalaropus hyperboreus, Patii, all'isola
d'Elba. Atti Sor. Lio. Sr. Nat. e Ocogr.,
anno XI, voi. XI. Genova, 1900.
11 Turdus Swainsoni (T. aliciae, B.) all'Isola
d'Elba, Atti Soc. Lig. Anno XII. voi. XII.
Pini .
Dei A. - Il Beccapesci, la Gazza marina <■ la
i; line montana, giorn. Libero Cittadino,
n. 16 e 17. Siena, Issi;.
Catalogo degli Uccelli della Provincia di
Siena. Siena, IstiL'.
Escursione fatta al Monte Argentario ed
all'Isola del Giglio. Siena. 1884.
Sulle emigrazioni e sui passaggi in ge-
nerale e su i|iiello delle Staine in parti-
colare, giorn. /." Caccia, anno II, n. 12, pp.92-
94. Panna. 1886 (').
Giacchetti G. C. - I Piccioni del Duomo di
Firenze. Firenze. L888.
Giglioli Hillyer E. - Notes on the Birds obser-
ved at Pisa and in ils Neighbourbood dnring
the Winter, Spring and Snmmer of 1864,
Ibis, pp. 50-63. London, lsi;:,.
— Lettor on Bernicla ruficollis, Ibis, p. 241.
London. 1869.
Passerini C. - Frammento di lettera intorno
alla Sylvia orphea, al l'uni* palustris ed alla
Stri.r bulio. Xiioro (Unni, dei Lett. VI, n. X.
p. 347. Pisa, 1823.
Roster D. - Sulle irregolarità del passo prima-
verile, L'ir. Scimi. /min*, anno XV, n. 8,
pp. 153-155. Firenze, 1883.
— Intorno al passo della Fuligula i ufina | l'ali. |
e della Wrismatura leucocephala (Scop.). Eiv.
Stirili. Intliis. anno XVI, n. 5, pp. 89-91.
Firenze. 1884.
Savi P. - Catalogo degli Uccelli della Provincia
Pisana, Est. dal Xuoro Giorn. dei Lett.,
V, pp. 299-327. Pisa. 1823.
— Sopra una nuova specie di Sylvia, lettera
al Dr. Carlo Passerini, Xuoro Gwr. dei Lett.
voi. VII, pp. 341-343. Pisa, 1824.
— Osservazioni per servire alla Storia di al-
cune Sylvie toscane, Nuovo Giorn. dei Lett.,
voi. XI, pp. 1(5-30, con tav. Pisa, 1825.
Sul nido del Beccamoschino. Xuoro Giorn.
dei Lett., VI. n. XI. pp. 117-130, con tav.
del nido (1823), e Mnn. Scientifiche, Dee. I.
pp. 103-115, tav. Ili (1828). Pisa.
— Ornitologia Toscana, voi. :'.. Pisa. 1827-31
(voi. I, 1827, voi. II, 1829, voi. IH.
1831).
Sopra due nuove specie di Motacillae non
per anche state trovate in Italia, una delle
quali inedita. Xuoro Giom. dei Lett. a. 57,
pp. 186-194. Pisa, 1881.
i . E V Accentar alpinus
.1 tktnù "i nUologieo l'arie I.
i 1 . Molti articoli relativi all'Orni» Italiana e toscana n
.., ,., ,,,;,,,■ sono contentiti ni I Bollettino <
nella Bt». Ital * Se. Voi 188»-1890) e nell'J
,1.-'.iT .- «».'«
21
1 62
\ 1 1 w 1 1 CHINI mi im, ii I.
Savi P. - Sopra tre specie di Falchi europei.
Xti,,n> (Unni, dei Lett. Pisa, 1S31.
Stolker C. - Ornitologische fragniente aus Flo-
renz, Journ. fiir Orti., p. :'^!7. 1869.
ROMA.
Birbeck R. - Notes on the Birds of Italj and
Sicih made in 1n,->:;. Zoologi* t, pp. 4249-4251,
1854.
Bonaparte. principe C. L. - Specchio compara-
tivo delle Ornitologie di Roma e di Filadelfia,
Nuovo Giorn. dei Lett., n. 38, voi. XIV,
pp. 161-185 (1827), voi. XV, pp. 3-29.
95-120, etc.
Idem, in opuscolo separato. Pisa, 1827.
- Supplemento allo Specchio comparativo delle
Ornitologie di Roma e di Filadelfia, Nuovo
(liani. dei Lett.. etc. (1831).
Idem, in opuscolo separato. Pisa, 1831.
Carniccio A. - Specie animali della Provincia
di Roma esistenti nella nuova Collezione,
Boll. Mus. Zool. R. Unir, di Roma, voi. I,
1888, disp. 1-8, estratto dallo Spallanzani,
anno XVII della serie II, fase. VII e Vili.
Roma, 1888.
— Indications piincipales sur les Vertébrés
de la uouvelle Collection regionale Romanie,
presentato al Congr. Zool. Intero, di Cam-
bridge, 1898, e Bull. Soc. Romana Studi
Zool.. voi. VII, pp. 178-203 (1898) e voi. Vili,
pp. 72-S2 (1S99).
Diorio V. - Rarità zoologica, ossia Houbara,
venute nel Territorio Romano, Bull, della
Ooì"risp. Sfinii, di lumia per l'aean:. delle
Nr., anno XII. n. l'I . con tav. in fotogr. 1860.
Gilius Ph. A. - Agri Romani Historia Naturalis,
l'ars prima. Tornile primus, Ornithologia. in
8°, inni tal). Romae, 1781.
Lezzani M. - Ai cultori di Storia Naturale, nota
intorno ad un individuo del Pleetrophanes
niralis ucciso nel Romano, estratta fiali 'Album,
anno XXIII, distrili. Iti, con tav. 1857.
Martorelli G. - Sopra un falcone Sacro preso
nella Provincia Romana, con tav, Roma, 1888.
Salvadori T. - Letter on the supposed existence
of l'Iectnijdianrs nirnlis on Mouut Vetore,
Ibis, pp. 236-238, 1863.
- Letter on the sanie argument, Ibis, p. 128,
1864.
Sclater Ph. L. - List of Roman Birds, Zoolo-
gi t, pp. 4160-4164, 1854.
Società Romana per gli Studi Zoologici (Bollet-
tino della). - Anno I e seguenti (1892 e segg.),
parecchi articoli del Marchese Lepri, del
Conte di Carpegna, del Prof. Angelini, etc.
Tristram H. B. - Letter on the supposed exi-
stence of Pleetrophanes nivàlis on Mouut \ i
tote. Ibis, p. 364, 1863.
NAPOLI E ITALIA MERIDIONALE.
Arrigoni Degli Oddi E. -Nota sopranna Gennaja
Weldeggi colta in Calabria, Ai-inda, I. fase. ti.
1S97.
Beck A. - Nota, sui passaggio autunnale degli
Uccelli nei dintorni di Napoli, Ann. del-
l'Aee. degli Aspir, Natur., voi. Il, pp. 256
258, 1844 (Vedi ('osta. Fauna, Uccèlli, pt. 2,
p. 32).
Cavanna G. - Dal Vulture al Pollino, Boll, della
Sue. Entom. Ita!., anno XIV, fase. 1. Firenze,
1882.
Costa 0. - Cenni Zoologici, ossìa Descrizione
sommaria delle specie nuove d'Animali di-
scoperti in diverse condrade del Regno nel-
l'anno 1834, in 8° di pag. 90. Napoli, 1834.
— Notizie intorno alla emigrazione degli Uc-
celli, linai. dell'Ace. Pontoniana, anno IL
p. 20 (18...?).
- Panna d'Aspromonte e sue adiacenze, Uc-
celli, Atti delVAcc. Se. di Nap., voi. IV,
pp. 70-73. Napoli. ls:i<».
— Vocabolario Zoologico, comprendente le
voci volgari con cui in Napoli ed altre con-
trade del Regno appellatisi animali o parti
di essi, in 8° di ]>. 53. Napoli, 1N4I1.
- Fauna del Regno di Napoli, Uccelli, pt. I
e II, con 15 tav. Napoli, 1857.
Costa A. - Sul Cuculus glandarius, L., Ann.
dell'Ace. degli Aspir. Natur., ser. III. voi. VI.
pag. 90. Napoli, 1866?
- Su {'Manda alpestri.?. L'end, della li. Are.
delle Se. Fix. e Materni, di Napoli, p. 149.
Napoli, 1869.
— Notizie relative alla Fauna Italiana (l'ha-
lowopus lobatiis ed Anser albifrnnx), Remi,
della R. Ace. delle Se. Fis. e Maiem. di Napoli,
fase. II, p. 22. Napoli, 1870.
Fiore de C. - Materiali per un'Avifauna Ca-
labre. Roma. 1X90.
Kònig A. - Vogelwelt atif Capri. Naumb. s".
isso.
Lucifero A. - Avifauna Calatila (dall' Arieula,
auno II, fase. 8 e segg. 1898 e segg.). Siena,
1901.
Martorelli G. - Sopra un nuovo esemplare di
Falcone Saero preso nelle vicinanze di Lu-
cerà, Atti Soc. Hai. Se. Nat., voi. XXXVI,
pp. 199-203. Milano, 1896.
Moschella G. - CU Uccelli di Reggio Calabria.
Reggio di Calabria, 1891.
vi l \N II ORNITOLOGICO
Moschella G..- La Siila bassotta a Reggio Ca-
labria, gioni. Calabria, ai VII, d. 5.
Reggio-Calabria, 29-30 gennaio 1899.
Romita de V. - Avifauna Pugliese, Ann. dei
/.'. Istit. l'ein. di Bari, anno IL Bari, 1883.
Aggiunta all'Ornitologia Pugliese, Ann. del
/.'. hi. Tecn. ili Bari, voi. Vili. Bari, L890.
Nuove aggiunte all'Ornitologia Pugliese,
.1»». del /.'. Tst. l'ini, ili Bari, voi. XVIII.
Bari, L899.
Materiali per una Fauna Barese, nel voi. Ili
dell'Opera La Ferra ili Bari. Trani, L900.
Sofia Moretti F. - I Tetraonidi, giorn. La Caccia,
Anno VII. n. 17(1, L890.
SICILIA.
Angelini G. - Nota sulla Turnix sylvatica, Boll.
Sor. Unni. Stilili '/noi., anno I. voi. I. 1892.
— Sulla permanenza invernale di alcune s]>. oi<
ili Uccelli in Sicilia. Boll. Sur. ],'om. Studi
Zool., anno II. voi. II. Roma, 1893.
Contributo allo studio delle migrazioni Or-
nilirlie con osservazioni l'aite specialmente
attorno lo Stretto di Messina, Boll.Soc. L'imi,
simii /unì., voi. V, fase. I a VI. Roma,
1896.
Benoit L. - < 'mitologia Siciliana. Messina. IMO.
Birbeck R. - Notes on the Birds of Italv and
Sicily inaile in 1853, Zoologist, pp. 4249-
1253, 1854.
Calcara P. - Elenco di alcuni Uccelli, L'ircirhr
sulla Si. Xat. dei dintorni ili Xilosio, in S .
Palermo, 1831.
— Catalogo Uccelli, Descrizione dell' Isola d'U-
stica, in 8°. Palermo, 1842.
Elenco di alcuni Uccelli, Descrizione dell'I-
sola Linosa, in 8°. Palermo, 1851.
Cancilla G. - Elementi di storia Naturale, vedi
voi. II. 1801.
CupaniF. -PanphitonSiculum. Palermo, 1713 (').
Oes Murs 0. - Analyse de la Faune Ornitholo-
gique de la Sicile de M. A. Malherbe, /.Ve.
et Mini, ile Zool.. pp. 21-24, 1854.
De Stefani. - Note diverse di Ornitologia, Sul.
Siril.. anno X, p. 50. Palermo, 1895.
Doderlein P. - Avifauna del Modenese e della
Sicilia, giorn. Scienze Nat. ed Eco»., voi. V,
1869, voi. VI, 1870, voi. VII, 1871, voi. Vili,
L872, ete. Palermo. L869-1874.
— Alcune generalità intorno la Fauna Sicilia
(') Vedi Brocchi, Notizie bibliografiche intorno al Panphi-
ton tùulum «lei Caponi, Bibl Ital. i. XXVII, pp, 190-202.
Uili 1822 S
dei Vertebrati, Uccelli, p. 10-20, Ann. della
Soc. Xat.. anno VI. Modena, 1872.
Doderlein P. - Sulla accidentale comparsa di
una Buia bassana nelle vicinanze di Palermo,
Natur. Siril.. anno II, n. 2. Palermo, 1883.
Sulla immigrazione in Sicilia del Turdns
torquatUS, L.. .Xat. Sicil., anno II. li. 2.
Palermo, 1883.
— Rivista della l'amia Sicilia dei Vertebrati,
Nuove Effem. Siril.. voi. NI. Palermo, 1881.
Ferrara F. - Storia Naturale, s. a.
Galvagni G. - Mei ia sull'Ornitologia dei din-
torni dell'Etna, |>. .".(>. Catania. L839.
Panna Etnea, Mini. dell'Acc. Oioenia, Ber. I.
t. NIN. pp. 245-259, 1842, t. XX, pp. L65-
185, L843.
Gemellaro C. - Zoologia del Colio di Catania,
Uccelli, Meni. I. Atti/Irli' .[rr. Qioenia, voi. XII,
p. ls. 1837.
Gonzenbach Th. V. - Beobachtungen iiber die
Vogel in der Gegend vini Messina, st.tini-
lischer Bericht, i>. 104, L863.
Graf G. - l>i un Picchio murajolo rinvenuto
nelle vicinanze di Messina. Messina. L842.
- Lettera e descrizione di un Avvoltoio Gri-
fone. Messina, IMI.
Leonardi C. - (ili Uccelli dei dintorni di Gir-
genti. Girgenti, 1893.
Malherbe A. - Faune Ornithologique de la Si-
cile. Metz. 1M::.
Minà-Palumbo F. - Catalogo degli Uccelli delle
Madonie. Palermo, 1853.
Aggiunte al Catalogo degli Uccelli delle
Madonie, giorn. La Favilla, n. 10. Filler
ls.jT.
— Ossei vazioni sull'albinismo degli Uccelli,
1858.
Mina-Palumbo F. e Morici-Minà M. - Avifauna
Sicilia, Metiicrotuatisnio, Alienili, anno II,
fase. 11. Siena, 1898.
Morici-Minà F. - Osservazioni sull'albinismo,
Boll, del Xat. n. 1, Issi;, n. e s, l^sT.
n. :.', 1888.
Muth G. P. - Die Vogel ani' Sicilien, Zoologi-
scile Garten, p. 1 ;::, 1870.
Nocito G. - Catalogo degli Uccelli del territorio
di Girgenti, in 4°, 1844.
Palazzotto B. - Trattato di i (mitologia Siciliana,
nis. conservato alla Biblioteca di Palermo
ilxil circa).
— Lettera intorno ad un Uccello di singolare
forma nella conformazione del becco (Comi*
graculus). Giorn. di Se. Lett. ed Ar. di Si-
cilia, t. XXTT, pp. 137-152, 1826.
Patti-Zuccarello M. - Ricerche Ornitologiche in
Sicilia. Palei- , 1844.
164
ATLANTE oHNITi H.i » ilei >
Patti-Zuccarello M. - Osservazioni e ricerche su
ili un vago Uccellino Siciliano (Sylvia atrica-
pilla), Alti Acc. (limili/i. ser. II, f. I, pp. 137-
11'.', 1844.
Osservazioni Ornitologiche sopra molti Uc-
celli Siciliani, Atti Acc. Gioenia, ser. II, t. I,
pp. 145-148, 1844, t. II, pp. 321-335, 1845.
- Sulla grande Ottarda, sull'Anitra casarca e
sul Pellicano bruno, AttiAcc. Gioenia, sor. II,
t. in, pp. r;,i-r.H, 1846.
Pistone A. - Metacromatismo in alcuni Uccelli,
Nat. Sicil., p. 9. Palermo, 1890.
Power M. G. - Lista di Uccelli Siciliani, Guida
pei' la Sicilia, in 8°. Napoli, 1842.
Rafinesque Schmaltz C. S. - Caratteri di alcuni
nuovi generi e nuove specie di animali e
piante della Sicilia (Uccelli, pp. ">-"). Pa-
lermo, 1810.
Riggio e De Stefani. - Appunti e note di Or-
nitologia Siciliana, Nat. Sicil., anno V, n. 8°.
Palermo, 1895.
RUSSO E. T. - Discorso per l'inaugurazione del
Gabinetto di Storia Naturale, in 4°, 1841.
Russo F. - Breve descrizione di tutte le sorti
ili Uccelli conosciuti nella Sicilia, etc, ms.
depositato nella Piccola Biblioteca di Palermo.
Sava R. - Lucubrazioni sulla Flora e Fauna
dell'Etna, e sull'origine delle caverne nelle
lave di questo vulcano. .Milano, 1844.
Scinà D. - Catalogo di Uccelli, Topografia di
Palermo, in 8°, Palermo, 1818.
Whitaker J. - Sulla riproduzione in cattività
del l'orplu/rio coeruleus ( Vandelli), Nat. Sicil.
anno III, n. s. n. 1. Palermo, 1899.
— Acredula stenla. Bull. Jhiih. Orti. Club.,
li. 78°. London, 1901.
— Further Informat. on tuo recenti? described
Species of Passerine Birds, Ibis, Jan. 1892,
Pp. 54-59, w. pi.
MALTA.
Blasius R. - Ornis vmi Malta und Gozo, Ornis,
VII .Jalirg. lieti 1 und II, pp. 139-211. Brami-
seli weig, 1895.
Godeheu de Riville. - Sur le passage des Oiseaux
de Malte, Meni, de Miti, et de Pliis. prés a
VAcc.de Sole Paris,t. IH, pp. 90-93, 1760.
Grant W. - Birds found in Malta and Gozo
witli their Knglish, Maltese and Latin na-
mes. La Villetta, 1866.
Medlycott W. - Catalogne of the Birds of
Malta witli their English and Maltese iianies.
Sherborne, 1860.
Schembri A. - Catalogo Ornitologico del gruppo
di Malta, con una tav. Malta, IS4:!.
of Birds etc,
pp. 245-256,
Sperling R. M. - Some Accountofan Ornitho-
logist's Cruise in the Mediterranea», Ibis,
pp. 268-290, 1864.
Strickland H. E. - On Thalassidroma melitensis,
Schembri, a supposed ne^ species- of Storni;*
Petrel, I»». and Mag. N. II.. XIV, p. 318,
1844.
(in the occurrence of Charadrìvs virginia-
nus, Bork. at Malta, Ann. and May, .V. 11.,
V, p. IO, 1850.
Wright C. A. - Lista di l'ccelli Maltesi, Beper-
torìo ili Storia Naturale del Di'. Gulia, alla
parola Ghasfur, p. 160-174, 1862.
- A visit to the Islet of Filila on the South
Coast of Malta, Ibis, pp. 435-440, L863.
— List of the Birds observed in the tslands
of Malta and Gozo, Ibis, pp. 42-7:'., 137-157,
1864.
- Appendix to a List of Birds observed in
the Islands of Malta and Gozo, Ibis, p. '-'91,
1864.
Seciuiil Appendix to a List
Ibis, pp. 459-466, 1865.
— Third Appendix etc, Ibis
L869.
- Fourtli Appendix etc, Ibis, pp. 488-493,
1S70.
SARDEGNA.
Arrigoni Degli Oddi E. - Note di Caccia in Sar-
degna, giorn. La Provincia ili l'adora, varii
numeri del marzo-maggio 1901. Padova, 1901.
Bellenghi A. - Notizie sulla Storia Naturale del-
l'Isola di Sardegna, giorn. Arcailies, t. LYII.
pag. 60-109, 1832 (')•
Bonomi P. - Nota Zool. sopra i Fenicotteri emi-
granti in Sardegna. Estr. Ann. 1895 del
Club Alpino Sardo. Cagliari. 1896.
Breme, Marquis de. - Nouvelle éspèce euro-
pi-enne du genie l.ains, lice, /un/., p. 321,
1839.
Cara G. - Elenco degli l'ccelli che trovansi
nell'Isola di Sardegna od Ornitologia Sarda,
in 4°. Torino, 1842.
— Osservazioni di Gaetano Cara al Catalogo
degli Uccelli di Sardegna pubblicato dal
I)r. Tommaso Salvadori. Cagliari, 1866.
Carrucolo A. - Catalogo metodico degli Ani-
mali Vertebrati riportati dalle escursioni nelle
Provincie meridionali, in Sicilia, e Sardegna
negli anni 1868-69 dal Cav. prof. A. Tar-
gioni-Tozzetti, Atti Hoc. lt. Se. Nat., voi. XII,
pj). 553-586. Milano, 1869.
(') Tgnoro se in questa memoria *i imi ti degli Uccelli ili
Sardegna {Salvadori).
\ I I km 1 ORNITOLOGI!
1 65
Cetti F. - Gli Uccelli di Sardegna. Sassari, l T 7 • ". .
Gene G. - Nouvelle éspèce européenne da genre
Faucon, Eev. /noi. p. L05, In:!'.' e giorn.
L'Institui \ 11. p. 396, 1839.
Descrizione d'un i vo Falcone di Sardegna
i / '. Eleonorae), Mem. li. Acc. Se. di Torino,
t. Il, sci. IT, pp. LI -48, con due tav., 1840.
Gloger Dr. C. W. L. - Pio l 1 " unii .">"' europei -
sclir Scharben Art : Ualieuj Desmarestii und
//. teueogaster, Journal fur Ornith., pp. \-T.\,
1 s.-. 1 .
Hansmann A. - Die Sylvien der Insel Sardinien,
Su ii lini » n in, pp. 404-429, lx,->7.
Homeyer E. v. - Garbo Desmarestii, Journ. f tir
Ornith., p. 247, L858.
Kuster H. C. - Die Vògel der Insci Sardinien,
Tsis, pp. 208-231, 1835.
Die \'<>ml der Insci Sardinien (continua-
zione), Isis, pp. 732-739, L841.
La Marmerà A. - Voyage en Sardaigne, 1 ' ed.
Paris, L826.
Determination ed description des differénces
d'ìiges de l'Aigle Bonelli [Falco Bonetti,
Teram.), Meni. lì. Ae. de Turili, t XXXVII,
pp. 100-124, pi. I, 1834 (Memoria lotta, il
1' I gingno 1832).
Voyage en Sardaigne, 2 a ed., Oiseaux,
pp. 173-176. Paris, 1835.
Lepori C. - Contribuzioni allo studio dell'Avi-
fauna Sarda, Atti Soe. It. Se. Nat., voi. XXV,
pp. 293-345. .Milano, Issi'.
Magretti P. - Ina seconda escursione zoologica
all'Isola di Sardegna, Atti Soc. 11. Se. Wat.
voi. XXIII, pp. 17-+1. Milano, isso.
Martorelli G. - Osservazioni sui Mammiferi ed
Uccelli fatte in Sardegna. Pistoia, 1884.
Picchi C. - Breve nota sulla cattura della 1,'issn
tridaetyla in Sardegna e sulla sua frequenza
in Italia, Alienili, anno III, taso. XXI-XXII.
Siena, 1899.
Salvadori T. - Catalogo degli Uccelli di Sarde-
gna, Atti SOC. 11. Se. .V,,/., voi. VI, pp. 10-66,
L93-228, 124-497. Milano, L864.
Idem, in un volume. Milano, 1864.
Katalog der Yiigel Sardinicns in i t N'olcn
und Beobachtungen von Tommaso Salvadori,
Aus tieni llalienisclien iibei tnigen dindi
Dr. Cari Bolle, Journ. fiir Ornith., pp. 15-
67, 128-144, 271-288, 314-326, H5-432,
1865 (').
CORSICA.
Payraudeau B. C. - Description de dens éspèces
nouvelles d'Oiseaus appartenenl aux Genres
Mouette (Larus) et Cormoran [Garbo), Ann.
Se. Nat. Vili, pp. 460-465, 1826.
— Curili) Desmarestii n. sp. et Larus Audoui-
nii n. sp. Nouv. Bull. Se. Soe. Philomat.,
pp. 122-123. — Ferussac, Unii. Se. Sul. t. XI,
p. •-'<>:;, 1827. Isis, pp. 894-895, 1834.
Sharpe R. B. - On Whitehead's NuthatcL, Prue,
'/.noi. Soe. n. 28, 1884.
Wharton B. C. - Notes on the Ornitbologj of
Corsica, Ibis, ser. Ili, voi. VI, pp. 17-29.
London, 1876.
Whitehead J. - O in ittiologica] Notes troni Corsica,
lbix. ser. Y, voi. II. pp. 24-4s. London, lss.">.
I 1 ) Se la memoria non m'ingaiuin anche m-1 1.« Zoologitt
dell anno limi ii 1902 \i è un brevissimo Bcritto Bnil'Ornito-
logia Minila ili. Milo ail ini sottnfHcialc fittila Marina inglese.
Parte Seconda
Indici: Sistematico
unirne ACCII'ITKKS . . . .
Sottordine \< !< IIPITRES DIURNI
Famiglia Vulturidae
Genere Vultur, Brisson, L760 .....
1. Vultur monachus, Linnaeus, L766; Avvoltoio
i ., mi ii Gyps, Savigny, 1809 ......
•_'. Gyps fulvus (Gmelin), L788; Grifoni .
Genere Yeopkron, Savigny, 1808 .....
3, Neophron percnopterus (Limiaeus), 1758; Capovaccaio
Famiglia Gypaétidae
Genere Gypactus, Storr, 17M
l. Gypaétus barbatus (Linnaeus), 1758; Avvoltoio degli agnelli
Famiglia Falconidae
Sottofamiglia Accipitkinak
Genere Astur, Lacépède, 1801 .....
5. Astur palumbavius (Linnaeus), L758; Astore
6. Astur brevipes, Severtzow, 1850; J'-imi- levantino
i.i Aceipiter, Brisson, I7iiu .....
7. Aceipiter uisus (Linnaeus), L758; Sparviere
Genere Oircus, Lacépède, L801 .....
8. Circus aeruginosus (Linnaeus), 1758; Albanella .
9. Circus macrurus (S. Gmelin), 1777: Albanella pallidi
LO. Circus cyaneus (Linnaeus), 17ii(>; Albanella irate
LI. Circus pygargus (Linnaeus), 1758; All'aneliti minore
Sottofamiglia Bi tbonutae .......
Cenere Buteo, Cuvier, 1X00 ......
li'. Buteo buteo (Linnaeus), L758; Pojana
I2a. Buteo buteo desertorum (Daudin), 1799; Pojana minori
L26. Buteo desertorum Zimmermannae (Ebmcke), 1893; Pojan
nore dello Zim-mermann .....
13. Buteo feros (S. Gmelin), 1771: Pojana dalla coda bianca
Genere Archibuteo, Brenna, L828 ......
1+. Archibuteo lagopus (') (Gmelin), 1 7ss ; Pojana calcata
Sottofamiglia Aquii.inak. ........
Pag.
»
IVI
»
2
»
ivi
»
::
»
ivi
»
1
»
ivi
■>
5
»
li
»
ivi
»
7
»
ivi
»
s
»
ivi
»
Q
■/
ivi
»
11)
•>
\\ i
>>
11
»
IL-
»
13
»
1 1
»
ivi
»
15
»
16
»
ivi
»
17
»
18
»
19
»
20
■'
ivi
»
■_'l
O Fata i'i anni* b Orti, boi ,, p I L764J
Atlante ornitologico.
23
\ I I. \N 11 ORNITOLOGICI l
( lenei'e
( tenere
i ìencrc
Genere
( tenere
Genere
i tenere
I .cucii
15.
16.
17.
is.
L9,
l'O.
21.
22.
23.
24.
< tenere
28.
30.
31 ,
32.
34.
35.
36.
37.
38.
39.
lo.
41,
12.
13.
44,
in.
Iquila, Brisson. min. .......
àquila chrj-saétii6 (Linnaeus), 1758; Aquila reale
Aquila heliaca('), Savigny, 1810; Aquila imperiale .
Aquila Adalberto', Brehra, 1860; Aquila dalle spalle Inanehe
Àquila rapax (Temiuinck), 1828; Aquila rapace.
Aquila orientalis, Cabanis, 1 s.", i ; Aquila orientale e formi
Aquila maculata (Guielin), 1788; Aquila anatrala maggiore
Aquila poraerana, Brehin, 1835; iquila anatrala minore
Nisaetus, Hodgson, 1836 .......
Nisaetus fasciatus (Vieillot), 1822; Aquila del Bottelli
Nisaetus pennatus (Gmelin), 1788; Aquila minore
Haliaetus, Savigny, 1809 .......
Haliaetus albicilla (Linnaeus), 175N; Aquila ili man .
Haliaetus leucorypbus (l'aliasi. ITTI: Aquila ili muri- di Pallas
Oircaetus, Vieillot, 1816 .
Circaétus gallicus (Gmelin), 17s,s ; Biancone
Milvus, Cuvier, 1 800 ........
Milvus milvus (Linnaeus), 17">s ; Nibbio reale
Milvus Uniscimi) {-) (S. Gmelin), 1771 : Nibbio Inumi .
Milvus aegpytius (Gmelin), 1788; Nìbbio egiziano
.Milvus tnelanotis, TemmincL & Schlegel, ?1845; Nibbio dalle
orecchie nere .... ...
Elanus, Savigni . 1809
Elanus caevuleus (Desfoutaines), I7s7: NibMo bianco .
l'cniis. ( luvier, 1 si7 .
Pernis apivorus (Linnaeus), 1758; Falco pecchiaiolo
Hierofalco, Cuvier, 1817
Hierofalco cherrug(') (J. E. Gray), 1833; Sacro
Hierofalco Feldeggi (*) (Schlegel), 1844 ( B ); 1, unni-in
Hierofalco candicans (Gmelin), 1788; Oìrfalco ili Groenlandia
Hierofalco islandus (Gmelin), 1788 1 ); Girfalco d'Islanda .
Hierofalco gyrfalco (') (Linnaeus), 1758; Girfalco
Falco, Linnaeus. 1758 .......
Falco peregrinus, Tunstall, 1771: Faleone .
Falco punicus, Levaillant, 1n.">o ; Faleone minori
Palco barbari», Linnaeus. 1 7 ."> s ; Falcone ili Birberia.
Falco subbuteo, Linnaeus, 1758; Lodolaio .
Falco Eleonora*, Gene, 1839; Falco della regina
Falco aesalon ( 8 ), Tunstall, 1771: Smeriglio
Tinnuneuhi8, Vieillot, 1807 ......
Tinniinculus vespertillUS (Linnaeus,, 17(ili: Folio euculo
Tinnunculus tionunculus (Linnaeus), L758; Gheppio .
l'Oli.
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
>•
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
21
22
23
ivi
21
ivi
26
ivi
27
ivi
28
29
ivi
30
ivi
ivi
.".1
32
33
ivi
ivi
34
ivi
:;.-.
ivi
36
37
38
10
ivi
41
ivi
12
13
41
ivi
45
46
47
ivi
48
'Falco melanaetus, Linnaeus Syst. Vai., !. \>. ■- - i ileo impenalis, lieeli toiii Om. Vaseh., HI, 553, u. 3
(1803-1805).
i) Falco migram Boddaerl Cabl d. IM. Eni., p. 21 □ (1783).
( :1 ) Cfr. Dr. Reicheno^ \.. Syst Viste Vogel Deutechl n 33 (lfi I
i ■ | / aXco Feldeggii, Schlegel.
Pedi Kleinechmidt, O iquila, \ni, p. (1901)
■ i / ■ ' BrUnnich, Orn. bor. (1764).
i » Monili Latori dicono che Li nome «li F. I ■ ■■ ■ mimo di F. peregrinus, m.i basta vedore le dimensioni
offerte da Linneo (Faun. Suec, ed. r, p. 2] L746) pei convincersi che tale a orto
I i .'■ "■ '■- i erronoainonte stampato (cfr. pag IC).
ISIMi I -1-1 I M \ l'K
Hi. Tinnunculus Nauraanni (Fleischei . 1818; Falco gi-illajo
Sottofamiglin Pandionin le . . • •
i ienere Pandion, Sa\ ignj . L809 ......
IT. Pandion lialiaètus (Linnaeus), L758 ; Falco pescatore .
Sottordine \> CIPITRES N0CTURN1
Famiglia Bubonidae
Sottofamiglia Boboninai
Genere Bubo, Cuvier, isi?
|s. Bnbo bubo (Linnaeus), L758; Gufo troie .
Genere Pisoì'hina, Kaup, 1848 ......
4-9. Pisorhina scops (LinnaeuR), L758; Assiolo .
Genere Nyctea, Stephens, L826 ......
50. Nyctea nyctea(') (Linnaeus), 1758; Civetta delle nevi.
Genere Surnia, Duméril, 1806 ......
51. Surnia ulula (*) (Linnaeus), 1758; Ulula
aia. Surnia nlnla capameli (P. L. S. Miiller), ITTti; Ulula «mei
Genere Carine, Kaup, 1829 .......
52. Carine noctua (Scopoli), 1769; Civetta
52«. Curine noe tua glaux (Savigny), 1809; Civetta meridionali
Genere Glaucidium, Boie, 1826 ......
53. Glaucidium passerinum (Linnaeus), L758; Civetta minori
Sottofamiglia Syrniinae ( s ) ........
Genere Asio, Brisson, !7<io .... . .
54. Asio otus (Linnaeus), L758; Gufo comune .
55. Asio accipitrinus (Pallas), 1771: Gufo <li padule
:>G. Asio capensis (Smith), 1835; Gufo del Capo
Genere Syrnium, Savigny, Iso'.i ......
."p". Syrnium aluco (Linnaeus), L758; Gufo selvatico.
58. Syrnium oralense (Pallas), 1771; Gufo degli Urali
.">;>. Syrnium lapponicum (Retzius), 1800; Gufo ili Lapponia
Genere Nyctala. Brehro, 1826 ......
60. Nyctala Tengmalmi (') (Gmelin), 1788; Civetta eapogrosso
Famiglia Strigidae .........
Genere Strix, Linnaeus, 1758 ......
61. stri \ flammea, Linnaeus, I7(iii: Barbagianni
Ordine PICARIAE. . ...
Sottordine ZYGODACTYL1
Famiglia Picidae
Sottofamiglia Picinae .........
Genere Geeinus, Boie, 1831 .
62. Geeinus viridis (Linnaeus), 1758; Picchio verde .
62«. Geeinus viridis Sliarpei (Saunders), ls72; Picchio verdi
Olinolo ........
»
19
»
ivi
»
.-,11
»
.-,1
»
ivi
»
52
»
ivi
»
53
»
:,1
»
:,.-,
»
ivi
»
56
»
ivi
»
57
»
ivi
»
58
»
ivi
»
(il
»
ivi
»
62
»
63
»
ivi
»
li!
»
ivi
»
li.-,
»
ivi
»
66
»
07
»
liS
»
ivi
»
li!t
»
ivi
»
7(1
»
71
»
71'
»
7::
»
ivi
»
ivi
»
71
»
ivi
spa-
ri Umili Anidri adottano per qnestn specio il 1 'li V*. scandiaca, e 1--1 » pifi .< p iccu< Linneo
chiamò Stria seandiaca l'adulto <■ Stria Yyctea il giovani ma siccome entrambi i nomi -1 trovano nella \ edizione (V3 ■ 1
-1 può usai e 1 ano l 'ali ro indifl'ei entem< nte.
Surnia ulula (L 1 e S. funerea (L.) Bono sinonimi; Linneo [Syst. Nat, l p, 93, n. 7 ■■ LO, L758) dà loro ■■ 1
l'Eni-opa, pero il Naumann 1 1 -•■ h'.ff Eur.) dice «'li>' Linneo nella Faw diede per habitat alla S. funerea l'Europa
i' l'America, <■ che quindi il nome «li 8. ulula > da pn fi
(ili corrispondente italiano Barebbe Sirniini e non & eonn ?enno orroneamento stampato {cfr. pa|
1 1 ) in scrivo Tengmalmi >■ non tengmalmi, 0(1 in tata sauro va e >tto a pag. 68 iinoa I
VI t.ANTI ORNI rOI.OGICO
i ienere
i tenere
Genere
Sottofamiglia
i tenere
Famiglia
Sottofamiglia
Genere
Genere
Genere
Sottordine
Famiglia
Genere
Famiglia
Genere
Famiglia
Genere
Genere
Famiglia
i Ienere
Sottordine
63. Gecinns canus (Gmelin), lTss: Picchio cenerino.
Ficus, Linnaeus, 1758 .......
lil. l'icus 111:111 i us. Linnaeus, IT." 1 -: Picchio nero
Dendrocopus, Koch, 1816 .
iì.'i. Dendrocopus major (Linnaeus), 1758; Picchio rosso maggiori
65a. Dendrocopus major syriacus (Hempricli & Elirenberg), 1828
Picvliio rosso maggiore siriani .....
66. Dendl'ocopus leuconotus (Bechstein), 1802; Picchio a dorso bianc
66«. Dendrocopus leuconotus Lilfordi (Sharpe & Dresser), Isti ; Pie
chio 11 dorso bianco di Lilford .....
UT. Dendrocopus medius (Linnaeus), 1758; Picchio rosso mezzano
68. Dendrocopus minor (Linnaeus), 1758; Picchio rosso minore
68tt. Dendrocopus minor pipra (l'aliasi. 1831; l'ici-hio rosso minor-
silurili no .........
68&. Dendrocopus minor Danfordi (Hargitt), Iss:;; Picchio rosso mi
non di Danford. .......
Picoides, Lacépède, 1801 .......
69. Picoides tridactyliiB (Linnaeus), 1758; Picchio tridattilo
Iynginae ... ......
Ii/u.i, Linnaeus, 1758. .......
70. Iynx torquilla, Linnaeus, 1758; Torcicollo ....
Cuculidae
Cucolinae. .........
i'iiciilns. Linnaeus, 1758 .......
71. Cuculus canorus, Linnaeus. I75S; Cuculo ....
Goccystes, Gloger, 1834 .......
Ti'. Coccystes glandarius (Linnaeus). 17.">s ; Cuculo dal ciuffo
Coccyzus, Vieillot, lslii .
73. Coccyzus americanus (Linnaeus), 1 7 r> s ; Cuculo americano .
"il. Coccyzus erythrophthalmns (Wilson), 1811 : Cuculo americani
dagli occhi rossi ........
ANISODACTYLT . ....
Coraciidae ....
CoraciaS, Linnaeus, 1 7 ."> s .......
75. Coracias garrnlusC), Linnaeus, 1758; Ghiadaja marina
Meropidae
Merops, Linnaeus, 1758 .......
7ii. Merops apiaster, Linnaeus, 17.">s : Gruccione
77. Merops persicus, Pallas, 177:; : Gruccione egiziano
Alcedinidae .........
Alcedo. Linnaeus. 1758
78. Alcedo ispida, Linnaeus, 17.VS
Ceryle, Boie, 1828 .
79. Ceryle rudis (Linnaeus), I7.">S;
Upupidae
Upupa, Linnaeus. 17.~>s
su. I pupa epops, Linnaeus, 175S; Upupa
HIANTES
Martin pescatore
Marlin pescatore bianco e nero
Paq.
1 .>
Ì\ 1
i\ i
76
ivi
(8
ivi
7!l
»
IVI
»
SII
»
ivi
»
SI
»
ivi
»
ivi
»
82
»
ivi
»
ivi
»
83
»
st
»
ivi
»
ivi
»
85
,>
ivi
»
ivi
»
si;
»
ivi
»
i\ i
»
87
»
ivi
»
ss
»
ivi
>>
SII
»
ivi
»
ivi
»
'.III
»
ivi
»
ìli
»
ìlli
»
ivi
»
ivi
(i) Coraciai garritivi, Llnnaens, Spit. Xal , l ]>. 107 (1'
IMiH I -I-I I M MI'
Famiglia
( renere
Famiglili
Sottofamiglia
Genere
Sottofamiglia
Genere
< Inlinc
Sottordine
Sezione
Famiglia
Genere
( tenere
( tenere
( tenere
Famigli!)
Genere
i tenere
i tenere
Famiglia
i tenere
Sezione
Famiglia
Genere
81
82
83
84
85
85
sii
88
89
90
91
92
93
94
94
95
''7
98
98
99
Caprimulgidae
Caprimulgus, Linnaeus, L758 .....
Caprimulgus enropaeus, Linnaens, L758; Succiacapre
Caprimulgus ruficollis, Temminck, 1820; Succiacapi-e dal collo
rosso ..........
Caprimulgus aegyptius(Lichtenstein), L823; Succiacapre algerino
Cypselidae. .......
Ci PSELINAE .........
[pus, Scopoli, 1777 .'......
A|piis melba (Linnaens), L758 ; Rondoni alpino,
Apus apns LinnaeuB . 1758 : Rondone ....
a. Apus apus ti i ii ìi ti 1 1 ^ (Brel 1855; Rondone pallido
Apus afSnis (J. E. Gray), L832 ; Rondone indiano .
('hai il i:in vie .........
Cimi Inni. Stephen s, L826 . ......
Chaetura caudacuta (Lathara), 1801 : Rondone dalla coda spinosa
PASSERES
OSCINES.
OSCINES LATIROSTRES
Hirundinidae
Clielidon, Unir. Ì822
. ( Ihelidon urbica i Linnaeus
lliriiiìilo, Linnaeus, 1758.
. Hirundo rustica, Linnaeus.
. Hirundo rufula, Temminclì
Olivicola, Forster, 1817 .
. Olivicola riparia (Linnaens), 1758; Topino.
Ootile, Unir. 1822
. Colile rupestri* (Scopoli). 1769; Rondini montana .
Muscicapidae
Muscicapa, Linnaeus, 1766 ......
. Muscicapa grisola, Linnaeus, 1766; Pigliamosche
Ficedula, Brisson, 1760 .......
. Ficedula atricapilla (Linnaeus), L766 ; Balia nera
a. Ficedula atricapilla semitorquata (Homeyer), 1885; Balia ean
casica .........
. Ficedula collaris (Bechstein), 1895; Balia dal collare
Erythrostema, Bonaparte, 1838. .....
. Erythrosterna parva (Bechstein), 1795; Pigliamosche pettirosso
Ampelidae ..........
Ampelis, Linnaeus, I7cti . ......
. Ampelis garrulus (Linnaeus), 1758; Beccofrusone
OSCINES ADUNCTROSTRES
Laniidae ..........
Lanius, Linnaeus, 1758 .......
. Lanius excubitor, Linnaeus, 1758; Averla maggiore.
a. Lanius excubitor major (' ) (Pallas), isll ; Averla maggiori ri
Pallas. . .
. Lanius meridionalis, Temminck, 1820; Averla meridionale
1 758 : Balestruccio
1 7nS ; Rondine.
1 835 : Rondine rossiccia
Pag.
92
»
93
»
ivi
»
94
»
95
»
ivi
»
96
»
ivi
»
ivi
»
97
»
i\ i
»
ivi
»
98
»
ivi
»
ivi
>>
ivi
•>
99
»
ivi
»
ivi
»
100
»
ivi
»
1111
»
ivi
»
102
»
ivi
»
103
»
ivi
»
ivi
»
1(11
»
105
»
ivi
»
ivi
»
106
»
ivi
»
1H7
»
ivi
.
ivi
»
108
»
ivi
••>
109
»
i\ i
»
11(1
»
ivi
»
111
»
li::
»
ivi
(') Il Coni. Salvatimi od il l'ini', i figlioli adoperarono il nome ili ì . major poi nni tn Botfc
ATLANTI-: ORNITOLOGICI I
ino. Lanius algeriensis, Lesson, L839 ; Averla algerina
101. Lanius minor, Gnielin, 1788; Averla cenerina .
102. Lanius collurio, Linnaeus, 1 7 r. s : Averla piccola
103. Lanius senator, Linnaeus, L758 ; Averla capirossa
104. Lanius nubicus, Lichtenstein, 1823 ; Averla dalla maschera
105. Lanius isabellinus, Ehrenberg, 1828; Averla rossiccia
Sezione OSCINES A.CUTIROSTRES .... . .
Famiglia Paridae ........ . .
Sottofamiglia Regulinae ..........
Genere Beguine, Cuvier, 1800 ........
106. Begulus regulus (Linnaeus), 1758; Regolo. ....
107. Regulus ignicapillu8(Temniinclc ex C. L. Rrehm), 1820; Fiorrancino
Sottofamiglia Parinae ...........
Genere Bemieus, Stejneger, issi; ........
108. Remizus penduliuus (Linnaeus), l7."iS: Pendolino
108 a. Remizus penduliuus castaneus (Severtzow), ls7:l; Pendolino
castagnolo ..........
Genere Panurns, Kock, 1816 ........
109. Panarne biarmicus (Linnaeus), 1758; Basettino.
Genere Aegithalus ('), Hermann, 1804 .......
110. Aegithalus caudatus (Linnaeus), 1758; Codibugnolo testabianca .
110«. Aegithalus caudatus senes (Madarasz), 1900; Codibugnolo testa
bianca causasico. ........
Ilo//. Aegithalus caudatus dorsalis (Madarasz), 1900 ; Codibugnolo
caucasico <lal dorso nero .......
lille. Aegithalus caudatus roseus (Blyth), 1836; Codibugnolo rovo.
110 d. Aegithalus caudatus macedonicus (Salvadori & Dresser), 1892;
Codibiignolo macedonico .......
110 e. Aegithalus caudatus Irbyi (Sharpe & Dresser). 1 s 7 1 : Codibu-
gnolo grigio .........
110./'. Aegithalus caudatus caucasicus (Lorenz). 1887; Codibugnolo
caucasico ..........
110 gr. Aegithalus caudatus siculus (Whitaker), 1901; Codibugnolo
siciliano ..........
Ilo/. Aegithalus caudatus tephronotus (Giinther), 1865; Codibu-
gnolo Inno .........
Genere Parus, Linnaeus, 1758 ........
111. Parus caeruleus, Linnaeus, 1758; Cincioyrella ....
112. Parus Pleskei, Cabanis, 1 s77 : Cinciarella ili Pleske .
113. Parus cyanus, Pallas, 1770: Cincia/reila azzurra
111. Parus major, Linnaeus, 1758; Cinciallegra . . . .
115. Parus aler, Linnaeus. 1758; Cincin mora. . . . .
115 a. Parus ater britannicus (Sharpe & Dresser), 1872; cincia moni
Ini la ìi n ira ..........
116-118. Parus palustris, Linnaeus. 17f>s, e fanne affini .
119. Parus lugubris, N'aiterei-, 1820; Cincia dalmatina
ll'll. ParUS eineliis, Boddaert, 1783; Cincia siberiana
Genere Lophophanes, Kaup, 1829. .......
121. Lophophanes cristatus (Linnaeus), 1758; Cincia col ciuffo.
Pag.
»
»
»
»
»
»
»
»
»
-
»
»
»
»
»
11 1
ivi
11.-.
ivi
116
ivi
117
ivi
118
ivi
ivi
119
120
ivi
ivi
121
ivi
122
ivi
123
1 '_' 1
ivi
1 25
»
IVI
»
1 26
»
127
»
ivi
»
1 28
»
ivi
»
129
»
i::o
»
ivi
»
L37
»
138
»
ivi
»
ivi
I 1 ) Il Salvador! Del il Giglioli cosi ohinmarono lo Irò voooliio l'ormo ilo! Codibugnoli Italiani: Aeredvla emulata (110),
A. rotea filmi 1. Trbyi (110.
IM'H I SISTEMA
Famiglia Sittidae ...........
Genera Sitta, Linnaeus, 1758 ........
122. Sitta caesia, Meyer >\ Wolf, lslo: Picchio muratore
123. Sitta europaea, Linnaeus, I T ."■ s ; Picchio muntimi nordico,
124. Sina Ne ayeri, Michaholles, L830; Picchio muratori dalmati no .
125. Sina YVhiteheadi, Sharpe, 1884; Picchio muratore còrso .
Sezione OSCINKS CDRVIEOSTRES
Famiglia Certhiidae
Genere Gerthia, Linnaeus, 1758 ........
126. Certllia familiaris, Linnaeus, 1758; Rampichino alpestri
126 a. Certhia familiaris brachydactyla (Brehm), 1831; Rampichino .
Genero Tichodroma, llliger, lsii ........
r_'T. Tichodroma muraria (Linnaeus), lTiiii: Picchio illuminiti .
Sezione OSCINES SUBULEBOSTEBS
Famiglia Troglodytidae ........
Genere Anorthura, Rennie, 1831 .
128. Anorthura troglodytes (Linnaeus), 1758; Scricciolo
128 a. Anorthura troglodytes liirtensis (Seebohm), 1884; Scricciolo ili
Situili Kilda .........
128 6. Anorthura troglodytes borealis (Fischer), 1861; Scricciolo
isltllltlifo ..........
Famiglia Cinclidae
Genere Cinclus, Bechstein, 1802 ........
li'it. Cinclus cinclus (Linnaeus), 1758; Merlo acquajolo .
129 «. Cinclus cinclus aquaticus (Bechstein), 1802; Merlo acquajolo
nordico ...... ...
1296. Cinclus cinclus melanogaster (') (C. L. Brehm), ls-j:ì ; Merlo
acquajolo pancia nera .......
129 e. Cinclus cinclus cashmiriensis (I |d), 1859; Merlo acquajolo
asiatico ..... ...
Turdidae
\' < I \ CORINAK ..........
Accentor, Bechstein, 1802. ... ...
130. Accentili' cullali- (Scopoli), 1 Tli'.t : Snri/tnit ....
131. Accentor modulane (Linnaeus), L758; Passera scopajola
132. Accentor montanellus (Pallas), 177ti: Passera scopajola asiatica.
133. Accentor fulvescens, Severtzow, IsT.'l; Passera scopajola bruna.
134. Accentui- ai ri.uularis. Brandt, ls44 : Passera scopajola dalla gola
nera ...........
TUBDINAE. ........
Turdus, Linnaeus. IT.'iS ......
135. Turdus viscivorus, Linnaeus, 1758; Tordela ....
136. Turdus musicus, Linnaeus, 1758; Tordo .....
137. Turdus ustulatus Swainsoui (Cabanis), 1846; Tordo di Swainson .
138. Turdus aonalaschkae l'aliasi (Cabanis), ls4T : Tordo nano
139. Turdus pilaris, Linnaeus, 1758; Cesena .....
140. Turdus iliacus, Linnaeus. IT.'iS: Tordo sassella
1 •' neic Ma ulti. Leach, 1816
Famiglia
Sottofamiglia
( renere
Sottofamiglia
i renere
l'tt,,.
139
»
l in
»
ivi
»
ivi
>>
1 II
»
i\ i
•
142
»
h i
.•>
1 13
»
ivi
»
IH
»
ivi
»
ivi
»
1 1.-.
»
ivi
»
in;
»
ivi
1 17
»
IVI
»
lls
»
ivi
»
ivi
149
»
150
>>
ivi
»
151
»
ivi
»
ivi
»
152
»
1.-,::
»
ivi
»
ivi
»
1.-.4
»
ivi
>>
155
»
ivi
»
156
»
157
»
158
»
ivi
»
159
i | i Profl Salvador] e Giglioli adopoi no U nome di i nu ■ ■ ■ ■. questa sotto
\TI. \\ I i i >i:\ ,ini
111. Mei uhi obscura (Ginelin), 1788; Tordo oscuro .
142. Merlila fuscata (Pallas), L811; Cesena fosca
143. Merula Naiiinanni (Temminck), 1820; Cesena di Nanmann
144. Merula rufieollis (Pallas), 177H; Tordo dalla gola rossa
145. Merula atrigularis (Temniinck), 1820; 'l'arilo dalla gola veni
146. Menila merula (Linnaeus . 1758; Merlo nero
1 17. Menila, torquata (Linnaeus) 1758; Merlo dal collare.
I 17 a. .Menila torquata orientalis, Seebohm, 1888; Merlo ilul lollan
orientale ..... . .
117/'. Morula torquata alpestris (C. L. Brehm), 1828; Merlo dal col-
lare meridionale. ........
i, Micie Geociehla, Kuhl, anno? .......
148. Geociehla varia (Pallas), 1811; Tordo doralo . . . .
149. Geociehla sibirica (Pallas), 1776; Tordo siberiano
Genere Monticola, Boie, 1822 .......
150. Monticola solitarius (Linnaeus), L758 ; Passera solitaria
'.."il. Monticola saxatilis (Linnaeus), 17ii(i; Codirossone
Genere Saxicola, Bechstein, 1802. ......
152. Saxicola leucura (Gmelin), 1788; Monachella nera
153. Saxicola leucopyga (Brehui), 1855; Monachella testa hi, min
154. Saxicola leucomela (Pallas), 1770; Monachella dal dorso una
155. Saxicola melanoleuca (Giildenstadt), 1775; Monachella gola nera.
155 «I. Saxicola melanoleuca occidentalis (Salvadori), 1ss7 : Monachella
gola nera occidentale ........
156. Saxicola stapazina (Linnaeus), 17i;ii: Minute/iella
157. Saxicola oenaufclie (Linnaeus). 1758; Culbianco .
158. Saxicola isalielliua. Cretzschmar, 1826; Culbianco isabellhw
159. Saxicola deserti. Riippel in Temminck, 1825; Culbianco del
deserto ..........
Genere Pratincola, Koch, isiti ........
160. Pratincola rubetra (Linnaeus), 1 7 r> s : Stiaccino ....
161. Pratincola rubicola (Linnaeus), 17(iii; Saltinpalo
1(51 a. Pratincola rubicola Hemprichi (Ehrenberg), 1829; Saltinpalo
orientale ..........
ili - .'. Pratincola caprata (Linnaeus), 17(i(>; Sali in pala nera
i. cncie Ruticilla, C. L. Brehm, 1828 .......
16:.!. Kulieilla phoenicurus (Linnaeus). 17.~>N; Culi rossa
163 «. Ruticilla phoenicurus mesoleuca (Ehrenberg), 1829; Codirosso
ili Ehrenberg .........
164. Ruticilla tilis (Scopoli), 1769; Codirosso spazzacamino
165. Kulieilla ochvura (S. Gmelin), 1771: Codirosso ili Gould .
166. Kulieilla Moussieri (Olphe-Galliard), 1852; Codirosso algei-ino .
167. Ruticilla erythrogastra (Giildenstiidt), 1775; Codirosso ili Giil-
ilnishiill ..........
Genere Cyanecula, C. L. Brehm, 1828. ......
168. Cyanecula suecica (Linnaeus), 1758; Petf azzurro orientale
168 a. Cyanecula succici cyanecula (Wolf), 1810; PetV azzurro occidentali
Generi Calliope, Gould, 1836 ........
169. Calliope calliope (Pallas), I77ii; Calliope .....
Genere Nemura, Bodgson, 1845 .
17(1. Neiniira cvaniira (Pallas), 177:;; Cod'azzuìTO .
Pag.
159
»
Hill
»
liil
»
ItiL'
»
ivi
»
n;:;
»
h;i
li;:,
■>
IV]
»
166
»
ivi
»
167
»
Kis
»
ivi
»
li;:!
»
17(1
»
ivi
»
171
»
Ì\ !
»
171'
»
ivi
»
17:'.
»
174
»
17:.
»
ivi
»
17li
»
ivi
177
17s
•■
ivi
•>
ivi
»
179
»
ivi
»
INI»
»
ivi
»
INI
»
ivi
»
ivi
»
182
»
ivi
»
183
»
ivi
»
184
»
ivi
1\HI( I -l»l \.\l \ I li O
\l
Genere
Genere
Sottofamiglia
i .. nere
Genere
Genere
Genere
Erithacus, Cuvier, Imni .......
iti. Erithacus rabecula (Linnaeus), L758; Pettirosso
171 a. Erithacus rabecula nyrcanus I BIau forti), ls7 1 : Pettirosso /» vaiano
l i limi, Forster, 1 si 1
172. Aitimi luscinia (Linnaeus), L758; Rusignolo
17l' a. Aèdon luscinia Golzi (Cabanis), 1873; Busignolo ■persiano
17:'.. Ai iiun philomela (Bechstein), 1795; Busignolo maggiore .
Svi. \ usai:. .........
Sylvia, Scopoli, 17ii!i .......
171. Sylvia simplex, Latbaui, 1787; Beccafici) ....
17."). Sylvia atricapilla (Linnaeus), 1758; Capinera .
I7ii. Sylvia ui Boria (Bechstein), 1795; IHijia padovana
177. Sylvia orphaea, Temminck, 1815; Bigia grossa.
17s. Sylvia eunuca (Linnaeus), 1758; Bigiarella
17:i. Sylvia Sylvia (Linnaeus), 1758; Sterpazzola
180. Sylvia conspicillata, La Marmora in Temminck, 1820; Steipaz-
sola ili Sardegna .......
181. Sylvia nana (Hemprich ov Ehrenberg), L828; Sterpazzola nana
lx'_>. Sylvia subalpina, Bonelli in Temminck, 1820; Sterpazzolina
182 a. Sylvia subalpina mystacea (Ménétriés), 1832; Sterpazzola il
Menci ri cs .........
183. Sylvia raelanocepbala (Gmelin), L788; Occhiocotto
183a. Sylvia melanocepbala momus (Ehrenberg), L829; Sterpazzola
ili Lmiimtn ........
184. Sylvia. Rueppeli ('), Temminck, 1823; Bigia del Riippel
Melizophihis, Leacb, 1816 .... . .
ls.'i. Mcli/cipliilus iinilaiiis (Boddaert), 1783; Magnanina .
186. Melizophilus sardus (La Marmora in Temminck), 1820; Magna
nina saniti ........
Phylloscopus, Boie, 1826 .......
Is7. Phylloscopus Eversmauni (Middendorff), 1851; Luì di Bversmann
188. Phylloscopus nitidns, Blyth, 1843; Lui giallo .
189. PhyUoseopus vi ridano», Blyth, 1S4:'. : Lui verdognolo
190. Phylloscopus sibilator (Bechstein), 17;»:;; Lui verde
191. Phylloseopns trocbilus (Linnaeus), 1758; Luì grosso.
192. Phylloscopus Bonellii (Vieillot), 1819: Luì Manico
193. Phylloseopns rufas (Bechstein), iso'^; Luì piccolo
194. Phylloseopns (ristia, Blyth, lst:ì ; Luì sibcriano
195. Phylloscopus proregulus (Pallas), 1811; Luì ili Pallas
196. Phylloscopus SUperciliosne (((melili), 1788; Lui /mestieri! .
tìypolaia, e. !.. Brehm, 1828
197. Hypolais hypolaia (Linnaeus), 17.VS; ('tinnì, imi maggiore
198. Hypolais polyglotta (Vieillot), 1M7: Canapino.
199. Hypolais olivetorura (Strieklaud). ls:'.?: Canapino levantino
200. Hypolais pallida (Hemprich & Ehrenberg), 1829; Canapino ehiar
ellenico .........
201. Hypolais opaca (Licbtenstein), 1850; Canapino ciliare iberico
202. Hypolais caligata (Licbtenstein), ls'_':ì; Canapino asiatico.
'«;/•
! 85
»
ivi
»
186
»
ivi
»
187
»
i\ i
»
ivi
»
188
»
ivi
>>
L89
»
ivi
»
L90
»
liti
»
i\ i
»
192
»
ivi
»
193
»
ivi
»
l'.ll
»
ivi
»
L95
»
ivi
»
lìti;
»
IVI
»
197
»
ivi
■
198
»
ivi
»
199
»
i\ i
»
200
»
201
»
202
»
ivi
»
203
»
204
»
ivi
»
205
»
ivi
»
206
»
•_><I7
»
ivi
I | Ree tCueppelH, come venne erroneamente stampato nella nota a pa
Atlante ornitologico.
A ll.AN I I. I 'KM L'OLOGII "
Genere
( MIMI |
Genove
l .lini.-
Genere
203.
204.
205.
206.
207.
208.
209.
L'IO.
211.
212.
213.
214.
215.
216.
217.
218.
L'i:».
219
Sottofamiglia
i renere
Famiglia
Genere
220.
i renere
22 1
222
223
224
225
226
226
226
226
227
227
227
228
229
230
231
232
233
Acrocephalus, Xauniaun, IMI .......
Acrocephalus sckoenobaenus (Linnaeus), 1758; Forapaglie
Acrocephalus aquaticus (Gmeliu), 1788; Pagliarolo .
Acrocephalus arundinaceus (Linnaeus), 1758; Colmareccio ne
Acrocephalus palustri» (Bechstein), lst»2; Cannajola verdognola.
Acrocephalus streperus (Vieillot), 1M7; Cannajola .
Acrocephalus dumetorum, Blyth, 1849; Cannajola di Blyth
Acrocephalus agricolus (Jerdon), 1X44 ; Cannajola di Jerdon
Loeustella, Kaup, L829 ........
Locustella luscinioides (Savi), 1824; Salciajola .
Loeustella fluviatilis (Meyer & Wolf), 1810; Salciajola fluviatile.
Locustella certhiola (Pallas), 1811; Forapaglie ili Pallas .
Locustella naevia (Boddaert), 1783; Forapaglie macchiettato
Locustella straminea (Severtzow), 1873; Forapaglie siberiano
Locustella lanceolata (Temminck), 1N4H; Forapaglie lanceolato.
Lusciniola, G. R. Gray, 1841 .
Lusciniola melanopogon (Temminck), 1823 ; Forapaglie castagnolo ■
Lusciniola Sclrwarzi (Radde), 1863; Forapaglie di Eadde .
Ci Itin. Bonaparte, 1838 ........
Cettia Cettii (La Marmora), 1820; Eusignolo ili fiume
Igrobates, Swainson, 1837 .......
Agrobates galactodes (Temminck), L820; Eusignolo d'Africa
a. Agrobates galactodes familiaris (Ménétriés), ls.">2 : Eusignolo
levantino ..........
Cisticolinae ..........
Cisticola, Kaup, L829 ........
Cisticola cisticola (Temminck), 1820; Beccamoschino.
Motacillidae
Motacilla, Linnaeus, 1758. .......
. Motacilla alba, Linnaeus, 17.">N; Ballerina ....
. Motacilla lugubris, Temminck, 1820; Ballerina nera
. Motacilla melanope, Pallas, 1776; Ballerina gialla .
. Motacilla citreola, Pallas, I77ti; Cutrettola lenta gialla orientale .
. Motacilla campestri», Pallas, 177*5 ; Cutrettola testa gialla.
. Motacilla Bava, Linnaeus, 1 7 ."> s ; Cutrettola gialla
n. Motacilla, flava beema (Sykes), 1832; Cutrettola gialla orientale.
h. Motacilla Bava borealis, Sun de vali, IMO: Cutrettola capo scuro,
e. Motacilla flava cinereocapilla (Savi), ls:ìl ; Cui retiniti capo
cenerino . . . . .
. Motacilla melanocephala, Lichtenstein, 1X2;!: Cutrettola capinera.
a. Motacilla melanocephala paradoxa (('. L. Brehm), 1855; Cu-
trettola capinera a sopraccigli bianchi. ....
ti. Motacilla melanocephala xanthophrys (Sharpe), L885; Cutret-
tola capinera a sopraccigli gialli. .....
Aiilhiis. Bechstein, 1x07 ........
Antlius 1 1 i \ i.-i I i s. (Linnaeus), 1758; Prispolone . . . .
. Antlius Gustavi, Swinhoe, 1 sr>7 ; Prispolone di Swinhoe .
. Antlius pratensis (Linnaeus), I7r>s : Pispola . . . .
. Antlius cervinus (Pallas), IMI ; l'ispida gola rossa .
Autlius pennsylvanicus (Latham), 1787; Spioncello americano .
Antlius spipoletta (Linnaeus), 1758; Spioncello
<ag.
207
»
2 OS
»
209
»
2111
••
ivi
-.
211
»
iv i
»
ivi
»
2 1 2
»
ivi
»
213
»
ivi
»
21 1
»
ivi
»
ivi
»
2 1 :>
»
ivi
»
216
»
ivi
»
217
»
ivi
»
ivi
»
2 1 S
»
21!)
»
ivi
»
ivi
»
22 ti
»
ivi
»
221
»
•>VW
»
ivi
»
22)1
»
22 1
»
22..
»
226
»
ivi
»
ivi
»
22S
229
»
IVI
»
2:10
»
ivi
»
ivi
»
231
»
232
»
233
»
234
INDICI 5IST1 M vi h
\m
288 a. A ii ili iis spipoletta obscurus I I (Latbain), L790 : Spioncello marino Pag. 23 I
233 6. Anthus obscurus rupestris, Nilsson, 1 si 7 : Spioncello marino
scandinavo ..........
284. Anthus campestris (Lionaeus), 1758; Calandro.
235. Anthus Richardi, Vieillot, 1818; Calandro maggiori
Sottordine OSCINES SCUTELLIPLANTARES
Famiglia Alaudidae
Genere Mintila, Linnaeus, 1758 .......
236. Allunili arvensis, Linnaeus, 1758; Lodola
Genere Lulhila, Kaup, 1829 ..... . .
237. Lullula arborea (Linnaeus), 1758; Tottavilla ....
Genere Galerita, Boie, 1828 ........
238. Galerita cristata (Linnaeus), 1758; Cappellaccia
239. Galerita Theklae, Brehm, L858 ; Cappellaccia spagnuola
Genere Calandrella, Kaup, 1829 ........
240. Calandrella braebydactyla (Leisler), IMI: Calandrella
241. rullili. lidia pispoletta (l'allusi. L811 ; Pispoletta
241 a. Calandrella pispoletta minor (Cabanis), L850; Pispoletta minore.
2416. Calandrella pispoletta baetica (Dresser), 1873; Pispoletta spa-
gnuola. ..........
Genere Pterocoì'ys, Stejneger, 1884 ......
242. Pterocorys sibirica (Gmelin), 1788; Lodola siberiana
Genere Melanocorypha, Boie, L828 .......
243. Melanocorypha calandra (Linnaeus), 176IÌ ; Calandra.
244. Melanocorypha yeltoniensis (Forster). 17li7: t'uh, mini vera
Genere Otocorys, Bonaparte, L839 .......
245. Otocorys alpestris (Linnaeus), 1758; Lodola nula gialla .
24(5. otocorys peniciUata (Gould), 1837; Lodola gola gialla orientale
247. Otocorys bilopha (Temraink), 1823; Lodola gola bianca algerina
Genere Ammomanes, Cabanis, 1850 .......
2is. Ammomanes cinctura (Gould), IMI ; Lodala del deserto minore .
Genere Chersophilus, Sharpe, L890 .......
249. Chersophilus Daponti (Vieillot), 1820; Lodala del Dupont
Sezione OSCINES CONIROSTEBS
Famiglia Fringillidae. ........
Sottofamiglia Emberizinae ..........
Cenere Càlcarius, Bechstein, 1802 .......
250. Càlcarius lapponicus (Linnaeus). 1758; Zigolo di Lapponia
Genere Plectroplienax, Stejneger, lssu . ......
251. Plectrophenas nivaMs (Linnaeus). 1758; Zigolo della nere.
Genere Miliaria. ('. L. Brehm, 1828 .......
252. .Miliaria calandra (Linnaeus). 1758; Strilloeso ....
Genere lùtspha. l'.nnapai'te. ls:;2 .......
253. Euspiza raelanocephala (Scopoli), lTiiH: Zigolo capinero
254. Euspiza aureola (l'aliasi. 177:: ; '/.aiolo dal collare
255. Euspiza luteola (Sparrman), 17siì : Zigolo dalla lenta aranciata .
Genere Emberiza, Linnaeus. 1 7 r> s .......
256. Emberiza chrysophrys, Pallas, 177d : Zigolo ilal sopracciglio
giallo »
»
2:;:,
»
ivi
»
236
»
2:'.7
•>
i\ i
»
ivi
»
238
»
239
»
ivi
»
2 m
»
ivi
»
242
»
ivi
»
ivi
»
243
»
ivi
»
211
»
ivi
»
ivi
»
2 C
»
ivi
»
2 Ili
»
2 17
»
ivi
»
248
»
ivi
»
ivi
»
24!)
»
ivi
»
250
»
ivi
»
251
».
h i
»
2:. 2
»
2.-,::
»
ivi
»
25 1
»
2.-i :,
»
ivi
»
256
»
ivi
»
i\ i
»
2.". 7
»
ivi
(t, .1. obsevrm
U nome nauta (Ini Proff. RnlvaAnri i 1 Giglioli per questa Bottoapt
XIV
ATLANTE ORNITOLI "(• ' I
Sottofamigli
i (enere
i tenere
Genere
Genere
i ìenere
Genere
< ìenere
( tenere
Genere
Genere
( ìenere
257. Emberiza citrinella. Linnaeus, 1 7 ."i s -, Zigolo giallo
258. Emberiza cirlus, Li leus, 17(>ii : Zigolo nero .
259. Emberiza hortnlana, Linnaeus, 1758; Ortolano.
260. Emberiza Buchanani, Blyth, 1844; Ortolano dal colli} grigio
261. Emberiza caesia, Cretzschmar in Ruppe), 1826; Ortolano grigi
262. Emberiza eia, Linnaeus, 17(i<>: Zigolo miniano.
263. Emberiza Leucocephala, S. Gmelin, 17 70 : Zigolo nota rossa
2(!4. Emberiza rustica, Pallas, 1 7 7 1 > ; Zi, /alo boschereccio
265. Emberiza pusilla, Pallas, 1776 : Zigolo minore .
266. Emberiza schoeniclus, Linnaeus, 17.">N; Migliarino <li padtde
L'ini a. Emberiza schoeniclus palustris (Savi), 1829; l'ossero ili padu
266 6. Emberiza schoeniclus pyrrhuloides (Pallas), IMI : Passera
patitile orientale ........
1 Ef!1NG1I.I.INAE .........
l'asser, Brisson, 1760 .......
Passer domesticus (Linnaeus), 1 7,">s ; l'ussero oltremontana
l'asser Italiae (Vieillot), 1817 : Passera ....
. l'asser liispaniensis (Temminck), 1820 ; Passera sartia
l'asser montanus (Linnaeus). 1 7 ."■ s : Passera mattnggia
Petronio. Kaup. 1829 .......
Petronia petronia (Linnaeus). 17(i(i; Passera logia .
Monti fringilla. C. L. Brehm, 1828
. Montifringilla nivalis (Linnaeus), L766 ; Fringuello alpino.
a. Montifringilla nivalis alpicola (Pallas), 1811 : Fringuello alpin
caucasico .........
Fringilla, Linnaeus, 1758 ......
. Fringilla coelebs, Linnaeus, 1 7.">s : Fringuello .
Fringilla spodiogenys, Bonaparte, 184] ; Fringuello algerino
. Fringilla montifringilla, Linnaeus. 175S; Peppola
Carduelis, Brisson, 17(10 ......
. Carduelis carduelis (Linnaeus). 1 7 ." n : Cardellino
Carduelis caniceps, Vigors, 1837, Cardellino dell'Imalaia .
Cltriisoinitris. Boie, 1828 .......
. Chrysomitris spinus (Linnaeus), 175* ; Liicarino.
Chloroptila, Salvadori, 1871 ......
. Chloroptila citrinella (Linnaeus). 1766 ; Venturone .
a. Chloroptila citrinella corsicana (Kònig), 1899; Venturone mi
ridionale .... ....
Serinus, Kocli. 1816 .......
. Serinus serinus (Linnaeus), 17-66 : Verzellino
Serinus canarius (Linnaeus), 1758: Canario
. Serinus imsillus (Pallas), IMI : Verzellino dalla fronte rossa
Ctinnaliìna, Brelim, 1828 ...-••
. Cannabina cannabina (Linnaeus). 1758 ; Fanello
Cannabina flavirostris (Linnaeus). 1758: Fanello nordico .
Aeanthis, Bonaparte, 1850 ......
. Acantbis linaria (Linnaeus). 1758; Organetto .
a. Aeanthis linaria rufescena (Vieillot), 1818; Organetto minori
l>. Aeanthis linaria exilipes (Coues), 18(11 : Organetto di Coues
Pijrrlinla, l'.vissiin. 17(10 .......
Pyrrhuln [(.urinila (Linnaeus), I75s ; Ciuffolotto maggiwe .
l'ti 7
268
269
270
L'71
272
•_'7:;
274
275
270
277
278
270
279
280
•JM
282
•js::
284
285
285
285
2 SC,
. Pag.
25 S
»
259
»
2(10
»
201
io »
ivi
»
ivi
»
262
»
263
»
ivi
»
264
le »
267
»
i\ i
»
268
»
ivi
»
26(1
»
ivi
»
27(1
»
271
»
ivi
»
ivi
»
272
»
273
»
ivi
»
ivi
»
27 1
»
275
»
ivi
»
276
»
ivi
»
277
»
ivi
»
27 s
»
ivi
»
279
»
ivi
»
28(1
»
ivi
»
281
»
282
»
ivi
.
ivi
»
28::
»
28 t
»
ivi
»
285
»
ivi
»
289
»
ivi
IMilc I SIS1 HI VI l< O
\\
Genere
i renere
Genere
( renere
Sottofamiglia
Genere
Genere
Sottofamiglia
Genere
Sottordine
Famiglia
i renere
Genere
Famiglia
Genere
Famiglia
i nuore
i renere
286a. Pyrrhnla pyrrhnla enropaea (Vieillot), 1816; Ciuffolotto.
287. Pyrrhula Cassini (Kami). 1869; Ciuffolotto di Cassin
Erythrospiza, Bonaparte, 1888 .......
288. Erythrospiza githaginea (Lichtenstein), 1823; Trombettieri
289. Erythrospiza sanguinea (Gould), L837 ; Trombettiere dalle ali rom
Carpodacus, Kaup, 1sl".i ........
290. Carpodacus erythrinus (Pallas), 1770; Ciuffolotto scarlatto
291. Carpodacus roseua (Pallas), I77f>: Ciuffolotto roseo .
292. Carpodacus rubicillus (Giildenstadt), 1775; Ciuffolotto roseo cau-
casico ...........
Finirò!, i. Vieillot, 1807
293. Pinicola enucleator (Linnaeus), 1758; Ciuffolotto delle pinete
Uragus, Keyserling .^ Blasius, 1840. .....
294. Oragus sibiricus (Pallas). 1771: Ciuffolotto roseo siberiano
COCCOTHBATJSTINAK .........
Coecothraustes, Brisson, L760 .......
295. Coecothraustes coecothraustes (Linnaens), 1758": Frosone .
Chloris, Brisson, 1 7<>o ........
296. Chloris chloris (Linnaeus), 17:>s : Verdone ....
LOXIINAE ...........
Loria, Linnaeus, 1758 ........
•J07. Loxia curvirostra, Linnaeus. 17."is ; Crociere ....
•_':i7 K. Loxia curvirostra pityopsittacus (Bechstein), L802; Crociere delle
pinete ..........
L'ii7 b. Loxia curvirostra rubrifasciata, Bonaparte ^\ Schlegel, 1850;
Crociere dalle /a.srie rosse .......
l'US. Loxia Rilasciata. Brehm, ls-_'7: Crociere fasciato
OSCINES CULTIROSTEES
Sturnidae
sturnus, Linnaeus, 1758 ........
299. Sturnus vnlgaris, Linnaeus, 1 7 ."• s : Sturilo. ....
299 a. Sturnus vnlgaris purpurascens (Gould;, 1868; Stormi porporino .
299 6. Sturnus vnlgaris Poltoratskii (Finsch), 1878; Storno •porporino
ili h'inseh ..........
•_'!(!! e. Sturnus vnlgaris caucasicus (Lorenz), 1887: Storno porporino
caucasico ..........
300. Sturnus unicolor. La Mannoia in Temminck, ÌSI^II; Storno nero
"Pastor, Temminck, 1815 .
301. Pastor roseus (Linnaeus). 17.">S; Storno roseo ....
Oriolidae
Oriolus, Linnaeus, 17tiC ........
302. Oriolus oriolus (Linnaens), 1758; Rigogolo ....
Corvidae
Corvus. Linnaeus, 17.">s ........
303. CorvuS frugilegUS, Linnaeus. 1758; Corro ....
:uil. Corvus corax, Linnaeus, 1758; Corro imperiali
304 a. Corvus corax tingitanus (Irby), 1874; Corro imperiale africano .
305. Corvus monedula, Linnaeus, 17.">S; Taccola ....
306. Corvus cornix, Linnaeus, I7."is : Cornacchia ....
:!07. Corvus corone. Linnaeus. 17."is: Cornacchia nero
Vucifraga, Brisson, 17(io ........
'".'/•
289
»
290
»
291
»
ivi
»
ivi
»
292
»
ivi
»
293
»
29 l
»
295
»
ivi
»
296
»
ivi
»
ivi
»
297
»
ivi
»
298
»
ivi
»
299
»
300
»
ivi
::oi
»
302
»
ivi
»
303
»
304
»
305
»
ivi
»
306
»
307
»
ivi
»
308
»
ivi
»
::tiii
»
ivi
»
ivi
»
:;m
»
ivi
»
;iii
»
ivi
»
318
»
ivi
»
::i l
»
315
»
ivi
ATI.ANTK ORNITOLOGI!
308. Nucifraga caryocatactes (Linnaeus). 1 7.">s : Nocciolaja
Genere Pica, Brisson, 1760 .........
309. Pica pica (Linnaeus), 1758; (!a::<i ......
Genere < 'i/iniopoliiis. Bonaparte, 1S4U .......
310. Cyanopolius Cooki, Bonaparte, 1849; <:<i::<i dalle ali a~:nrre .
Genere Garrulus, Brisson, 17HO ........
311. Garrulus glandarius (I.innacus). 1758; Ghiandaja
::i 1 a. Garrulus glandarius Brandti (Eversmann), lst:; ; Ghiandaja dei
Brandt
311 fi. Garrulus glandarius Krinicki (Kaleniczenko), 1839; Ghiandaja
a testa nera .........
:'.l 1 e. Garrulus glandarius liyrcauus(Blanford), 1 s7:i: Ghiandaja persiana
Genere Perisoreus, Bonaparte, 1838 .......
312. Perisoreus infaustus (Linnaeus), 1758; Ghiandaja ili Siberia
Genere Pyrrhoeorax, Vieillot, 1X16 .......
313. Pyrrhoeorax graculus (I.innacus), 17li(>: Gracchio corallino
::1 1. Pyrrhoeorax pyrrhoeorax (Linnaeus), lTlili; Gracchio
Online COLUMBAE .
Famiglia Columbidae ..... ...
Genere Coluniba, Linnaeus, 1758 . . .....
315. Collimila livia. Bonnaterre, 1790; Piccione selvatico .
)!1(>. Columba oenas. Linnaeus, 17."is ; Colombella ....
MIT. Columba palumbus, Linnaeus, 1758; Colombaccio
Genere Turtur, Selby, 1835
318. Turtur turtur (Linnaeus), 1758; 'l'urloni .....
■ '■\\K Turtur orientalis (Latliam), 1790; Tortora orientali .
:'.'J0. Turtur douraca, Hodgson, 1N44: 'l'orioni dal collare
321. Turtur scnegalensis (Linnaeus), 170IÌ ; Tortora egiziana
322. Turtur cambayensis (Gmelin), 1788; l'orioni indiana
Ordine (fALLINAE ... . .
Famiglia Pteroclidae
Genere Syrrliaptes, Illiger, 1811 .
323. SyrrhapteB paradoxus (Pallas), 177)!; Siri-atte ....
Genere Pterocles, Temrainck, 1815 .......
:!'_'!. Pterocles alcliata setarius (Temminck), 1815; Grandula medi-
terranea ..........
325. Pterocles arenarius (Pallas), 1 7 7 ."> : Ganga ....
Famiglia Phasianidae ..........
Genere Tetraogallus, Cray, 1833 ........
.".'_'iì. Tetraogallus caucasicus (Pallas), 1811; Tetraogallo del Caucaso.
327. Tetraogallus caspius (S. Gmelin), 17*1; Tetraogallo del Caspio.
Genere Caccabis, Kaup, 1829 ........
328. Caccabis saxatilis (Wolf & Meyer), 1805; Coturnice.
328a. Caccabis saxatilis chukar (') (Gray), 1829; ('iiil.or
329. Caccabis ruta (Linnaeus), 1758; Pernice rossa ....
330. Caccabis petrosa (Gmelin), 1788; l'irniir sarda
Genere Francolinus, Stephens, 1819 .......
331. Francolinus francolinus (Linnaeus), 17li(i: Francolino
'mi.
316
»
318
»
ivi
»
319
»
ivi
»
:;-_Mi
>>
ivi
321
»
322
.»
ivi
»
ivi
»
::•_<::
»
ivi
»
324
»
ivi
»
325
»
ivi
»
326
»
ivi
»
ivi
»
::'_'7
»
ivi
»
ivi
»
328
»
ivi
»
ivi
»
329
»
ivi
»
330
»
ivi
»
ivi
»
::::i
»
332
»
ivi
»
333
»
ivi
»
33+
»
ivi
»
ivi
»
:::;:,
»
ivi
»
336
»
ivi
»
:ì:;7
»
ivi
(') Il nome ih C. ehvkai b pag. 336j Hnon i va corretto con C
chvlar
IN -I-I I M V
Genere
i leu ere
i ìeuere
Famiglia
Genere
Famiglia
Genere
Genere
Genere
(tenere
( li-dine
Sottordine
Famiglia
Genere
Genere
Genere
Famiglia
Genere
Genere
Genere
Famiglia
Sottofamigli
Genere
332
335
336
337
338
339
340
34 1
342
343
343
345
346
347
348
349
350
351
352
353
354
a
Perdix, Brisson, 1 7 »»o .......
Perdis perdis (Linnaeus), 1758 ; starna ....
Coturnix, Moehring, 17.">l'. ......
Coturnix coturnix (Linnaeus), 1758; Quaglia
Phasianus, Linnaeus, 1758 ......
Phasianus colchicus, Linnaeus, I7."is ; Fagiano .
Turnicidae
Tumix, Bonnatorre, L790. .....
Turnix s\ h alien (Desl'ontaines), 17.s7 ; tanaglia tridattila .
Tetraonidae
Lagopus, Brisson, lTiio .....
Lagopus scoticus ( Lai liam ). 1783; Pernice di Scozia.
Lagopus lagòpus (Linnaeus). 1758; Perniee Manca nordica
Lagopus inittus (Montili). L776-1786 ; Pernice bianca
Lagopus rupestris (Gmelin), 1788; Pernice bianca delle roccie
Lagopus hyperboreus (Sundevall), 1838; Pernice bianca della
Spitzbergen. ........
Lyrurus, Swainson, 1831 . ....
Lyrurus tetrix (Linnaeus), IT.'ìS; Fagiano ili manie .
. Lyrurus Mlokosiewiczi (Taczanowski), 1 s 7 ."> ; Fagiano di monti
del Oaucaso ......
Tetrao, Linnaeus, 17.">s .... . .
, Tetrao urogallus, Linnaeus, 1758; dalla cedrane
a. Tetrao urogallus uralensis (Nazarow), 1886; dalla cedrini
degli l'rali. ......
Tetrastes, Keyserling & Blasius, 1850 ....
. Tetrastes bonasia (Linnaeus), 17.">N; Francolino di manie .
. Tetrastes griseiventris, Menzbier, 1880 ; Francolino di manie
orientale .........
(tRALLAK
ltmicolae
Otididae.
Otis, Linnaeus, 175S .......
. Otis tarda, Linnaeus, 17.~>S; Otarda .....
. Otis tetrax, Linnaeus, 1758; Gallina pratajola .
Honbara. ltonaparte, 1831
. Honbara andulata (Jacquin), 1784; Oubara
. Houbara Macqueeni (J. E. Gray), 1833-1834; Oubara asiatica
Oedienemus, Temminck, 1815 ....
Oedicnemus oedienemus (Linnaeus), 17,"j8; Occhione .
Cursoriidae
Pluvianus, Vieillot, 1816 .
Pluvi anus aegyptius (Linnaeus), 17.">S; Piviere egiziano
Cursarius, Latliam, 17110 ......
Cursorius gallicus (Gmelin), 1788; Corrione biondo .
Glareola, Brisson, 1760 .......
Glareola pratincola (Linnaeus), 17ti(i; Pernice di mare
Glareola melanoptera, N'ordinami, 1842 ; Pernice di mare orientale
Charadriidae
HaKMATOI'ODIN.W. ........
Ilaematopus, Linnaeus. I 7 ."• S ......
ag.
338
»
ivi
»
339
»
340
»
341
»
ivi
»
342
»
ivi
»
ivi
»
343
»
ivi
»
344
»
ivi
»
345
»
ivi
»
346
»
ivi
»
ivi
»
317
»
ivi
»
348
»
349
»
350
»
ivi
»
352
»
ivi
»
353
»
ivi
»
354
»
355
»
356
»
ivi
»
357
»
ivi
»
358
»
ivi
»
359
»
ivi
»
360
»
ivi
»
361
»
362
»
ivi
»
ivi
»
363
\ l'I. \N I I. ORNI rOI.OGICO
355. Hacmatopus ostrilegus i l ). Linnaeus, 17.">s : Beccaccia ili mare
Genere Arenaria, Brisson, ITiiti .......
356. Arenaria interpres (Linnaeus), 17.">n: Voltapietre
Sottofamiglia Charadriinae
Genere Hoplopterus, Bonaparte, L830 ......
357. Hoplopterus spinosus (Linnaeus), 1758; Pavoncella armata
Genere Vanellus, Brisson, 1760 .....
.;.".s. Vanellus vanellus (Linnaeus), L758; "Pavoncella
Genere Chettusia, Bonaparte, 1841 ......
359. Chettusia gregaria (Pallas), 1771 ; Pavoncella (irei/aria
360. Chettusia leucura (Lichtenstein), ls2;i; Pavoncella <i coda bianca
Genere Squatarola, Leach, 1816 .......
361. Squatarola squatarola (Linnaeus), L758; Pivieressa .
Genere Charadrius, Linnaeus. 1758 ....
362. Charadrius apricarius ('). Linnaeus, 1758; Piviere dorato.
::ii:;. Charadrius dominicus il'. !.. S. &f filler) i lTTti; Piviere orientali
Genere Eudromias, C. 1.. Brehin, 1831
364. Eudromias morinellus (Linnaeus), L758; Piviere tortolino
Genere Oxi/echvs, Reichenbach, 1n."'J ......
:{ii."). Oxyechus vociferus (Linnaeus), 17.">s; Corriere americano .
Genere Aegialitis, lìdio, 1822 .....
:;iii;. Aegialitis asiatica (Pallas), 177:'>; Corriere asiatici)
367. Aegialitis hiaticula (Linnaeus), 1758; Corriere grosso
368. Aegialitis duina (Scopoli), 1786; Corriere /limilo
369. Aegialitis alexandrina (Linnaeus). 175S; Fratino
Sottofamiglia Himantopodinae ........
Genere Himantopus, Brisson, 1760 ......
:'.7(). Himantopus himantopus (Linnaeus), 17,".s; Cavalier d'Italia
Genere Eecurvirostra, Linnaeus, 1758 ......
371. Recurvirostra avocetta (Linnaeus), 1758; Avocetta
Sottofamiglia Totaninae .........
Genere Numenius, Brisson, 17(ii> .......
372. Numenius arcuatus (Linnaeus), 1758; Chiurlo maggiore
::7:'.. Numenius tenuirostris, Vieillot, 1 si 7 : CMurlotello .
:;7t. Numenius phaeopus (Linnaeus). 1758; Chiurlo pinolo
375. Numenius borealis (Forster), 1772; Chiurlo piccolo eschimese
Genere Limosa, Brisson, 1760 .......
376. Limosa lapponica (Linnaeus). L758; Pittima minore.
:\11. Limosa limosa (Linnaeus), 17."iS; Vittima reale
Genere Macrorhamphus, Leach, 1816 ......
378. Macrorhamphus griseus (Gmelin), L788 ; Piro-piro dal /ietti
rossiccio .........
i '■ lolaniis. Cuvier. 1800 ......
379. TotanUS fuscus (Linnaeus). L758 ; lutano moro
::si». Totanus calidris (Linnaeus), 17(Ui; Pettegola
381. Totanus stagnatilis, Bechstein, Ino:'. ; Albastrello
382. Totanus flavipes (Gmelin), I7ss : Albastrello americano
Pilli.
363
»
364
»
ivi
»
365
»
ivi
»
366
»
ivi
»
367
»
368
>>
i\ i
i y
ivi
»
369
»
ivi
•>
370
»
::71
»
ivi
»
372
»
ivi
■
:;7:;
»
ivi
»
:;7I
»
ivi
»
Mò
»
376
»
ivi
»
M77
»
ivi
»
:;7s
»
ivi
»
:;7'.i
»
ivi
»
ivi
»
:;sn
»
381
»
382
»
383
»
:;m
»
ivi
»
385
»
386
o
»
387
»
ivi
»
388
»
389
»
ivi
»
390
i ') //. oetralegue A nei.
i i Le citazioni ( Via • adrim più viali
■ un-, i pi i i' e gè d] i" Loril '.
370, :ì71 «■ 372 vanno corrotto con C. api icai iue, avendo io adottato quest'ili
IMMI l -l-l! IH
i tenere
( tenere
I .elicle
i teneri
Sottofamìglia
Genere
i tenere
Genere
Totai) U6 littoreus (Linnaeus), 1758; Pantana .
384. Totan uà glareola (Linnaeus), L758; Piro-piro boschereccio
385. Totanus ocbropus (Linnaeus), IT.".--: Piro-piro culbianco
386. Totanus solitariu8 (Wilson), 1813; Piro-piro solitario
Tringoides, Bonapai'to, 183] .....
387. Tringoides bypoleucus (Linnaeus), L758, Piro-piro piccolo
388. Tringoides maculari us (Linnaeus), 1766; Piro-piro macchiato
Terekia, Bonaparte, l vi - -. ......
389. Terekia cinerea (Giildenstadt), ITTI: Terechia .
Pavoncella, I. cucii, 1816 .
390. Pavoncella pugnas (Linnaeus), 1758; Combattente
Bartramia, Lesson, 1831 .
391. Bartramia longicauda (Beckstein), L811; Piro-piro coda lunga
Tringinai ........
Tringites, Cabanis, 1856 ......
392. Tringites snb-ruficollis (Vieillot), 1819; Piro-piro fulvo
('tilii/ns. Cuvier, 1800 ......
:;:•:;. Calidris arenaria (Linnaeus), ITiiii; Piovanello intintalo
Tringa, Linnaeus, 1758 ......
394. Tringa minuta, Leisler, 1812; Gambecchio.
395. Tringa minutilla, Vieillot, 1819; Gambecchio minore.
396. Tringa Temmincki, Leisler, 1812; Gambecchio nano.
:;'.t7. Tringa maculata, Vieillot, 1819; Gambecchio dal petto fasciato
min ritinto .........
398. Tringa acuminata (Horsfleld), 1821; Gambecchio tini petto i>'
sciato siberiano .......
399. Tringa fuscicollis, Vieillot, 1819; Gambecchio americano
ino. Tringa maritima, Briinnick, 1764; Piovanello violetto
101. Tringa subarcuata (Giildenstadt), 1774: Piovanello .
Hi'.'. Tringa Canuti, Linnaeus. L758 ; Piovanello maggiore
103. Tringa alpina, Linnaeus, 175S; Piovanello pancia nera
(.cuci e Limicola, Kocb, 1816 ......
lui. Limicola pygmaea (Beckstein), 1802; Gambecchio frullino
Sottofamiglia Scolopacinae ........
i. cuci e Scolopax, Linnaeus, 1758. .....
105. Scolopax rusticula, Linnaeus. l7.Ys; Beccaccia .
Lenire Gallinogo, Leacli, 1816 ......
406. Gallinago inedia (Frisck), 17ii:;: Oroccolone
Ki7. Gallinago gallinago (Linnaeus). 17;.s ; Beccaccino
Genere Limnocryptes, Kaup, 1829 .....
408. Limnocryptes gallinula (Linnaeus), 1766; Frullino .
Sottofamiglia I'iialaropixak . .......
(■cuore Phàlaropus, Brisson, 1760 .....
411'.». Pkalaropus lobatUS (Linnaeus), 17">s ; Fnltiro/io ti becco sottili
Genere Orymophihis, Vieillot, 1816 .....
410. Crymopkilus fulicarius (Linnaeus), I7.">s: Falaropo a becco largo
Sottordine ITLK'ARIAE
Famiglia Rallidae
Genere Eallus, Linnaeus. 1758 ......
111. liallus aquaticus, Linnaeus, I7.">s ; Porciglione .
Genere Orex, Becbstein, 1803 ......
'«'/.
391
»
392
»
»
394
»
ivi
»
395
»
ivi
•>
:;'.Hì
»
ivi
»
397
»
398
•>
100
»
ivi
»
ivi
»
1(11
»
ivi
•'
102
»
ivi
»
403
»
ivi
»
404
»
105
»
4ll(i
»
ivi
»
IH7
»
108
»
ivi
»
1011
»
no
»
ivi
»
ni
»
ivi
»
412
»
4L?
»
ivi
»
Il 1
»
ivi
»
41.-,
»
416
»
ivi
»
417
»
ivi
»
lls
»
ivi
»
419
»
ivi
»
120
»
ivi
Atlanti "l 'litologico.
;4
\ I I \vi I. i n:\i rOLOGH
tanni ili
li Sìlice
412. Cres cres (Linnaeus), 1758; III- ili Quaglie
Genere Poi-zana, Yieillot. lsiu .......
413. Porzana porzana (Linnaeus), 1700; Voltolino
+14. Porzana intermedia (Hermann), L804; Schiribilla grigiata .
415. Porzana parva (Scopoli), 1769; Schiribilla
Genere Gallinula, Brisson, 17(i(i .......
410. Gallinula chloropus (Linnaeus), 1758; Gallinella d'acqua .
Genere Porphyriola, Blyth, 1N49 .......
117. Porphyriola Alleni (Thompson), 1842; l'olio sul/, ino dell'Alien
i ■ciicic Porphyrio, Brisson, 1700 .......
418. Porphyrio caeruleus (Vandelli), 1707: Pollo sulla no .
419. Porphyrio porphyrio (Latham), 1700; l'olio sultano dalla schiena
verde .........
420. Porphyrio poliocephalus (Latham), 1802; Pollo sultano indiano
Genere Fulica. Linnaeus, 175N ....
421. Fulica atra, Linnaeus, 1 75s : Folaga
422. Fulica distata. Ginelin, 17NX; lutinoti crestata
Sottordine ALECTORIDES
Famiglia Gruidae .......
Genere Grus, Pallas, 1760 .....
4l':;. Grus grus (Linnaeus), 1758; Gru
Genere Sarcogeranus, Sharpe, L893
424. Sarcogeranus leucogeranus (Pallas), 177:1: Gru b\
Genere Antigone, Reichenbach, 1S52 .....
425. Antigone collaris (Boddaert), 17s:i; Gru antigonc
Genere Anthropoides, Vieillot, 1816 ......
42li. Antliropoides virgo (Linnaeus), 1758; Damigella ili Numidia
Sottordine HERODIONES
Famiglia Ardeidae ..........
Genere Ardea, Linnaeus, 1758 .....
427. Arfea cinerea, Linnaeus. 175* ; Airone cenerino
428. Artica melanocephala, Vigors & Children, 1826; Airone i
collo nero .........
129. Arde;) pui'purea, Liunaeus, 1760; Aironi rosso
Genere Herodias, Boie, 1822 .......
430. Herodias alba (Liunaeus), I75N; Airone bianco maggiore .
431. Herodias garzetta (Linnaeus), 1706: Gai-setta .
Genere Bubulcus, Bonaparte, 1854 ......
L32. Bubulcus lucidus (Kafinesque), 1810: Airone guarda-bum .
Cenere Ardeola, Boie, 1822. .......
433. Ardeola ralloides (Scopoli), 1760: Sgarsa ciuffeito
Genere Ardetta. G. K. Gray, 1842 ......
434. Ardetta minuta (Linnaeus), 1700: Tarabusino .
Genere Botaurus, Brisson, 1700 .......
t35. Botaurus stellari* (Linnaeus), 175S; Tarabuso .
4:ì0. Botaurus lentiginoSOS (Montagu), 1813; Tarabuso americano
Genere Nyctieorax, Rafinesque, 1815 ......
437. Nyctieorax nyctieorax (Linnaeus), 1758: MHirora
Famiglia Ciconiidae
Genere Ciconia, Brisson, 1760 .......
138. Ciconia ciconia (Linnaeus), 175!S: Cicogna Manca
. Pag.
121
»
ivi
»
ivi
»
122
»
12::
»
ivi
»
121
»
ivi
»
125
»
ivi
>>
420
»
ivi
o »
127
»
ivi
»
I2s
»
ivi
»
ivi
»
420
»
ivi
»
430
»
ivi
a »
ivi
»
C'.l
»
ivi
»
ivi
»
ivi
»
4S2
»
ivi
»
433
»
/
434
»
ivi
»
135
»
436
»
ivi
»
137
»
ivi
»
138
»
ivi
»
139
»
ivi
»
44(1
»
ivi
»
441
»
ivi
»
442
»
ivi
»
ivi
»
il::
»
ivi
IN Slsl I M M H ■•
Famigli*
( lenei e
i r eri ere
SnltiHiline
Famiglia
i renere
( tedine
Famiglia
Sottofamiglia
i tenere
Sui tofamiglia
Genere
i reneve
i tenere
Sottofamiglia
Genere
i renere
i renere
Genere
I renere
Genere
Genere
i renere
139. < ' i«-<«n in nigra (Linnaeus), 1758; Cicogna nera .
Ibididae
Plegadis, Kaup, 1829
440. Plegadis faleinellus (Linnaeus), 1766; Mignattajo
Platalea, Linnaeus, 1 758 .....
441. Platalea leucerodia, Linnaeus, 1758; Spatola .
PH0ENIC0PTER1
Phoenicopteridae ......
Phoenicopterus, Liunaeus, L758. ....
4 il'. Phoenicopterus roseus, Pallas, isll : Fenicottero
ANSERES
Anatidae .... ....
Ctgninae. ......
Gygnus, Bechstein, 1809 ......
143. Cygmis cygnns (Linnaeus), I75s; Gioito selvatico
144. Cygnus Bewicki, Varrell, 1830; Ciano minore .
445. Cygnns olor (Gmelin), 1788; Ciano reale .
A\-l RINAE ........
ci,,,,. Boie, 1822
446. Clien byperborens (Pallas), ITiiT; Oca della neve minor
447. Chen nivalis (Forster). 1772; Oca della neve maggiore
Anser, Brisson, 1760 ......
Us. Anser anser (Linnaeus), 1758; Oca selvatica
t49. Anser albifrons (Scopoli), 17(i>»; Oca lombardella
450. Alisei- erythropus (Linnaeus). 1758; Oca lombardella mino
451. Ansei- fabalis (Latham), 1 7 s 7 ; Oca granaiola .
152. Anser neglectus, Sushkin, 1895; Oca granaiola orientale
t53. Anser brachyrhynchus, Baillon, 1833; Oca dalle stampe i
Branta. Scopoli, I7C1I ......
4.")4. Branta leucopsis (Bechstein), 1803; Oca faccia bianca
455. Branta bernicla (Linnaeus), L758; Oca colombaccio .
156. Branta ruficollis (Pallas), 1769; Oca collo rosso
A SATINAI".. ........
Tadorna, Fleming, 1822 ......
+57. Tadorna tadorna (Linnaeus), 1758; Volpoca
Casarca. Bonaparte, 1838 .....
458. Casarca casarca (Gmelin), 1788; Casarca .
Alias, Linnaeus, 1758 ......
459. Alias lioscas, Linnaeus, 1758; Germano reale .
lùniciia. Bonaparte, L856. .....
400. Eunetta falcata (Georgi), 1775; Ah, imi,, forestiera .
Chaulelasmus, G. K. Gray, 1838 ....
461. Chaulelasmus streperus (Linnaeus). 1758; CanapigUa
Marie,,. Stephens, 1n'_'4 ......
402. Mareca penelope (Linnaeus), 1758; Fischione
463. Mareca americana (Gmelin), 1788; Fischione americano
Xeiiiiiin. Kaup, 1829 .....
404. Xettium formosum (Georgi), 1775; Alzavola asiatica.
Ki5. Xettinm crocea (Linnaeus), 1758; Alzavola
166. Xettinm caiolinelise (Gmelin), 1788; Alzavola americana
1 infila. Stephen», L824
■a,,.
1 1 1
■
ivi
»
115
-
ivi
»
447
»
1 18
»
A i
»
ll'.i
»
ivi
»
ivi
»
15(1
»
451
»
ivi
»
452
»
ivi
»
ivi
»
15:;
»
15 1
»
A i
»
ivi
»
155
»
A i
»
ivi
»
456
»
ivi
»
457
»
ivi
»
158
»
ivi
»
t59
»
ivi
»
160
»
ivi
»
462
»
ivi
»
ivi
»
4 fi:ì
»
ivi
»
ivi
»
164
»
165
»
ivi
»
ivi
»
ICC
••
ivi
»
167
»
ivi
»
ivi
»
168
»
Ili'.»
»
ivi
ATLANTE OKNIT01 CM31CO
167. Datila acuta (Linnaeus), 17.">S; Codone ....
Genere Querquedula, Stephens, 1 S2+ .....
168. Querquedula circia (Linnaeus), L758; Marsajola
169. Querquedula discors (Linnaeus), ITiìiì; Marsajola dalle ali blu
Genere Spalala. Boie, 1822. ... ...
ITO. Sputala, clipeata (Linnaeus), 1758; Mestolone
Genere Marmar ometta, Reichenbach, 1852 .....
471. Marmaronetta angustirostris (Menéfcriés), 1832; Anatra manna
rizzata .........
Sottofamiglia Fuligulinae .........
Genere Netta. Kaup, isnv) .......
172. Netta ratina (Pallas), 177:ì; Fistiane turco
Genere Nyroea, Fleming, 1822 .......
47:!. Nyroea felina (Linnaeus), 1758; Moriglione
474. Nyroea nyroea (Giildenstiidt), 17(1!» ; Moretta tabaccata
Genere Fuligula, Stephens, 1824. ......
1 7 r> . Fuligula marila (Linnaeus), 1758; Maretta grigia
4711. Fuligula fuligula (Linnaeus). 17(i(i: Maretta
Genere Clangula, Leach, 1819 .......
477. Clangula clangula (Linnaeus). 17.">N; Quattr'occhi
478. Clangula islandica (Gmelin), 17ss; Quattr'occhi islandico .
479. Clangula albeola (Linnaeus), 1758;
Genere Harelda, Stephens, 1 sii 1 .
INO. Harelda liyemalis (Linnaeus), 17."iS
Genere Histrionicus, Lesson, 1828 .
4SI. Histrionicus histrionicus (Linnaeus).
Genere Oidemia, Fleming, 1S22 .
482. Oidemia nigra (Linnaeus), 1758
183. Oidemia fusca (Linnaeus). 1 7 r. s
4S4. Oidemia perspicillata (Linnaeus)
(/rande .........
Genere Heniconetta, G. K. Gray, isti». .....
tsr>. Heniconetta Stelleri (Pallas), 1769; Edredone di steller .
Genere Somateria, Leach, 1819 .......
486. Somateria moltissima (Linnaeus), 1758; Edredone
187. Somateria spectabilis (Linnaeus). 17,'iS; Uè degli Edredoni
Sottofamiglia Erismaturinaf. ........
Genere Erismatura, Bonaparte, ls;{2 ......
488. Erismatura leucocephala (Scopoli), 1769; <!ohha rugginoso
Sottofamiglia Merginae .........
Genere Mergus, Linnaeus, 1758 .......
189. Mergus albellus, Linnaeus, I7.">s : Peseiajola
Genere Lophodytes, Reichenbach, 1852 .....
490. Lophodytes cucullatus (Linnaeus), 175S; Smergo americana
Genere Merganser, Brisson, 1760. ......
491. Merganser merganser (Linnaeus), 1758; Smergo maggiore.
192. Merganser serrator i Linnaeus). 1758; Smergo minare
Sottordine STEGANOPODES
Famiglia Phalacrocoracidae
Genere Phaìaeroeara.i\ Brisson. 1760 ......
493. l'iialacrocorax carilo (Linnaeus). 17.".s: Marangone
Quattr'occhi americano
Marcita codona .
■-), 17f>s ; Morella arlecchino
Orchetto marino
Orco marino .
17'iS : Orco marino dal becco
. l'aq.
469
»
170
»
ivi
»
171
»
ivi
»
i\ i
»
172
»
i\ i
»
17.".
»
ivi
»
i\ i
»
171
»
ivi
»
17:.
»
ivi
»
170
»
ivi
»
477
»
ivi
»
178
»
ivi
»
179
»
ivi
»
180
.
ivi
»
INI
»
ivi
»
ivi
»
182
»
ivi
»
183
»
ivi
»
ivi
»
tsi
»
185
»
ivi
»
186
»
ivi
»
ivi
»
ivi
»
IS7
»
ivi
»
ivi
»
4SS
»
ivi
»
189
»
ivi
»
190
»
ivi
I N !•[■ 1 -I-I I M ITICO
194. Phalacrocorax graculus (Linnaeus), 1766 j Marangoni col ciuffo
settentrionale .........
194 a. Phalacrocoras graculus Desmaresti (Payraudeau), 1826; Maran-
gone col ciuffo meridionali .......
195. Phalacrocoras pygmaeus (Pallas), ITT:!: Marangone minori
Famiglia Sulidae .
Genere Sula, BrissoD, 1760. .... ...
196. Sula bassana (Linnaeus), 1758; Svia . ...
Famiglia Pelecanidae
Genere Pelecanus, Linnaeus, L758. ......
hit. Peleoanua onocrotalus, Linnaeus, 1758 : Pellicano
1:98. Pelecanus roseus, Gmelin, 1788; Pellicano minore
199. Pelecanus crispus, Bruch, 1832; Pellicano riccio
Sottordine LONGIPENNES
Famiglia Laridae
Sottofamiglia Sterminai ....... •
Genere ffydroehelidon, Boie, L822. ......
500. Hydrochelidon hybrida (Pallas), 1811 : Mignattino bigio .
501. Hydrochelidon nigra (Linnaeus), 1758; Mignattino .
502. Hydrochelidon Gssipes (Pallas), IMI : Mignattino ali bianchi
Genere Gelochelidon, Brehm, 1831 .......
503. Gelochelidon anglica (Montagli), 1813; Eondine di mare rampe
nere ........
Genere Hydroprogne, Kaup, 1829. .......
.".ni. Hydroprogne caspia (Pallas), IVVO; Eondine ili mare maggiore.
Genere sterna, Linnaeus, 1 7 r> s ..... .
.mi.".. Sterna hirundo, Linnaeus, 1758; Eondine ili mure .
506. Sterna paradisea, (') Briinnich, 1764; Eondine ili mare coda lunga
."■ut. Sterna Dougalli, Montagu, 1813; Eondine di mare di Mae Dovgall
508. Sterna cantiaca, Gmelin, 1788; Beccapesci . . . .
509. Sterna maxima, Boddaert, 17t;:i ; Eondine ili mure maggiwe
americana ..........
:>lo. sterna media, Horsfield, 1820; Eondine ili man- ilei Eùppel
.MI. Sterni) fuliginosa, Gmelin, 1788; Eondine ili mure scura .
512. Sterna minuta, Linnaeus, 1766; Frittiteli" . . . .
Genere Anous, Stephens, 1826 .......
513. Anous stuliilus (Linnaeus), 1758; L'inuline di mure stolida
Sottofamiglia Laminai-: ..........
Genere Xema, 1, cucii, 1819 .........
514. Xema Sabinei (.1. Sabine), 1818; Gabbiano ilei Sabine
Genere Eliodostethia, Mac Gillivray, 1842 .....
515. Rhodostethia rosea (Mac Gillivray), 1824; Gabbiano dalla
cuneata .........
Genere Larus, Linnaeus. 1 7.">s .......
."■li;. Larus ininiitus. Palina, iTTii: Gabbianello
MT. Larus ichthyaétus, l'allas. 177:'.; Gabbiano ilei Pallas
.Ms. Larus melanocephalus, Natterer, 1818; Gabbiano corallino
519. Larus philadelphia (Ord), 1815; Gabbiano ilei Bonaparte.
Pag. IM
■tuia
»
192
»
ivi
■•
1'.):;
»
ivi
»
ivi
»
Hit
»
ivi
»
\\ i
»
195
»
i\ i
»
196
»
ivi
»
ivi
»
197
»
ivi
»
ivi
»
I!IS
»
ivi
»
ivi
»
499
»
ivi
»
i\ i
»
.Min
»
.-,(11
»
i\ i
>.
ivi
»
502
»
ivi
»
ivi
»
503
»
i\ i
»
ivi
»
.MI!
»
ivi
»
ivi
»
.-,11.-,
»
ivi
»
ivi
»
506
»
ivi
•>
.MIT
»
ivi
(') Secondo SannAers (Cat. IKrdi Brit. llru. XXV. p 82.1! levi criversi *S mraih mieli, Ora. fior. p. -IH
i [ìornholni no. 152, adulto.
ATLANTE ORNITOLOGICO
520. Larus riilibundus. Linnaeus, ITtili: Gabbiano comune
521. Larus gelastes, Tbienemann, 1 s : : s ; Gabbiano roseo
522.. Larus marinila, Linnaeus. L758 ; Mugnaiaccio .
.">!':!. Larus fuscus, Linnaeus. 1 T.'.s : Zafferano ....
523><i. Larus fuscus aflìnis (Reinhardt), 1853; Zafferano siberiano
524. Larus argentatus, Briinnicli, litit: Gabbiano reale mudilo
524 a. Larus argentatus cacliinnaus (') (Pallas), 181J ; Gabbiano reah
525. Larus Audouini. Payraudeaa, ]N2(i: Gabbiano còrso
526. Larus canus, Linnaeus, 1758; Gavina ....
.v_'7. Larus glaucus, Briinnicli, 1764 ; Gabbiano glauco
528. Larus leneopterus, Fàber, 1822; Gabbiano islandico .
Genere. Pagoph/ila, Kaup, 1S29 .......
529. Pagopbila eburnea (Pbipps), 1774; Gabbiano tbwmeo
Genere Eissa, Stephens, 1N2(> ........
530. Rissa tridactyla (Linnaeus), 1758; Gabbiano tridattilo
Famiglia Stercorariidae
Genere Megalestris, Bonaparte, 1856 ......
531. Megalestris catari liactes (Linnaeus), 17lil>: Stercorario maggiore
Genere Stercorai'ius, Brissoo, 17(50 ......
532. Stereorarios pomatorliinus (Temniinck), L815 ; Stercorario me:
:<i)io ..........
533. Stcreorarius crepidatu-. (Banks), 177:'.; Labbo .
534. Stercorari us parasiticus (Linnaeus), 1758; Labbo ernia lumia
Sottordine TUBINARES
famiglia Procellariidae .........
Sottofamiglia Procella riinae ........
Genere Procella/ria, Linnaeus. 1758 ......
535. Procellaria pelagica, Linnaeus, 1758; Uccello delle tempeste
Genere Oeeanodroma, Reiehen bacìi, 1852 .....
536. Oeeanodroma leucorrhoa (Vieillot), 1817; Ueeello (ielle tempeste
a cmla forcuta ........
537. Oeeanodroma castro (Harcourt), 185] : l'eccito licite tempeste ili
Marititi .........
I >. l-.ANITINAE .........
Oceanites, Keyserling & Blasius, 1840 ....
538. <»eeanites oceanicus (Kuhl), 1820; Uccello tifile tempeste ame-
ricano .........
l'elatjoti roma. Reichenbacli, 1852 .....
539. Pelagodroma marina (Latham), 1790; Ueeello delle tempesU
fregata ........
Famiglia Puffinidae.
Sottofamiglia Pukiininak .........
Genere Puffinus, Brisson, 1760 .......
540. l'ulìinus gravis (0' Reilly), 1818; Berta dell'Atlantico
541. Puffinus Kubli (Boie), 1NX". : Berta maggiore .
r. 12. Puffinus anglorum (Ray), 171:; : Berta minore nordica
542 a. l'ulìinus anglorum yelkouaa (Acerbi), 1827; Berta minore
543. l'uttìnus aaglovom, Gould, ls:;7 ; Berta minore tosco
544. l'ulìinus grisella (Gmelin), 17SS : licita grigia .
Sottofamiglia
Genere
Genere
".'/•
508
»
509
»
ivi
»
:.l(i
»
ivi
»
.-,11
»
ivi
»
.-.1-
»
514
»
ivi
»
5 1 5
»
ivi
»
ivi
»
.-.ili
»
ivi
»
5 17
»
ivi
»
ivi
»
518
»
ivi
»
519
»
520
»
ivi
»
52]
»
ivi
»
ivi
»
ivi
»
.".22
»
IVI
»
523
»
ivi
»
ivi
»
ivi
»
:.2l
»
i\ i
»
ivi
»
ivi
»
ivi
»
.V2.-.
»
ivi
»
526
»
ivi
»
ivi
(') A pag, 511, linea 34 il nome .li /.. caehinnam v:. (sorretto /.. a. cnchinnans.
I\|i|i I -l-IHIlllni
I .nini
Sottofamiglia
Genere
famiglia
Genere
Sottordine
Famiglia
Genere
548.
549.
Genere Oeeirelaia, Bonaparte, 1855 ......
545. Oestrelata liaesitata (Kuhl), L820; Uccello delle tempeste <"l
cappuccio .........
."ili;. Oestrelata brevipea (Peale), ists; Uccello <l<ll< tempeste dalla
gola bianca ........
Bulweiia, Bonaparte, 1842
Bulweria Bulweri (Jardine & Selby), 1830; Uccello delle lem
peste <li Bulwer ........
1 i i M \m\ \i:
Fulmams, Stephens, L826 .....
Fulmarus glacialis (Linnaeus), lTiiii; Fulmaro .
Diomedeidae .........
THomedea, Linnaeus, 1758 ......
Diomedea melanopbrys, I !<>ii- in Temminck, L828; THomedea dalli
ciglia nere .........
PYGOPODES
Colymbidae
Colymbus, Linnaeus, L758 ......
Colymbus septentrionalis, Liunaeus, 1766; Strologa imi uhi
Colymbus arcticus, Linnaeus, 1758; Strologa mezzana
Colymbus glacialis, Linnaeus, L766 ; Strologa maggiore
Colymbus Adunisi. G. R. Gray, 1859; Strologa dat he<<u giallo
Podicipedidae
Podicipes, Latham, 1787 .......
Podicipes Buviatilis (Tunstall), 1771 ; Tuffetto .
Podicipes auritus (Linnaeus), 1758; Svasso cornuto .
Podicipes nigricollis, Brehm, \*:\\ : Svasso i>irr<>io .
Podicipes griseigena (Boddaert), L783 ; Svasso dal collo rosso
Podicipes cristatus (Linnaeus), 1758; Svasso maggiore
Alcidae
Ali inai: ..........
Alca, Linnaeus. 17.">S .......
Alca inipennis. Linnaeus. L758 ; .1/'" maggiwe
Alca torda. Linnaeus. 1758 : Gassa marina
Alle, Link, 1806
Alle alle (Linnaeus), 1758; Gassa marina minore
Uria, Brisson, 1760. .......
Uria trofie (Linnaeus), 17lit> ; Uria .....
l'via Bruennicbi, Sabine, 1818 ; Uria dal becco grosso
Uria grylle (Linnaeus), 1758; Uria nera ....
Sottofamiglia Fraterculinae ........
Genere Fraternità. Hrissou, 17tit). ......
."ili."). Fratercula arctica (Linnaeus), L758 ; Polcinella di mare .
Famiglia
Genere
Famiglia
Sottofamiglia
Genere
Genere
Genere
550
551.
552.
553.
:.:,1.
."i .") Ti .
556,
557,
558,
559.
560.
561,
562
563
564
Pag.
»
IVI
»
528
»
ivi
»
ivi
»
ivi
»
.-.'-".1
»
ivi
»
ivi
»
530
»
ivi
»
531
»
ivi
»
ivi
»
532
»
ivi
»
534
»>
ivi
»
535
»
535
»
536
»
ivi
»
537
»
ivi
»
538
»
539
»
ivi
»
ivi
»
540
»
541
»
ivi
»
ivi
»
542
»
ivi
»
:,4:;
»
ivi
»
ivi
»
545
Ordine ACCIPITRES - Rapaci.
Becco di tipo accipitrino perfetto, eorto, robusto, col culmine fortemente arcuato
in basso, tornito alla base di cera nella quale si aprono le narici; redini di solito
coperte parzialmente di setole e non di vere penne; ali grandi di dieci primarie
bene sviluppate; gambe coperte di penne; tarsi intieramente od in parte piumati;
forti, raramente molto lunghi, reticolati, scudettati o a granulazioni rugose; piedi
forti; diti grossi in numero di quattro, il posteriore più grande di tutti e rivolto
all' indietro, i laterali più o meno riuniti alla base col mediano, l'esterno riunito
e non versatile o libero e versatile; unghie acute, di solilo molto curvate, mira-
bilmente atte ad afferrare, offendere e difendere, mobili ed in generale retrattili.
Piumaggio rigido, talora molle, opaco o poco brillante: sessi con poche ec-
cezioni simili di tinta, la femmina di regola maggiore in statura del maschio, i
pulcini inetti e coperti di piumino, anche gli adulti hanno il corpo coperto di
piumino.
Si dividono in duo grandi sottordini: Rapaci diurni e Rapaci notturni.
Sottordine ACCIPITRES DIURNI - Rapaci diurni.
Manca il disco facciale completo; narici di solito nude. Becco col margine
della mandibola superiore intaccato o festonato, sinuoso, non intero; occhi laterali,
più o meno infossati; cera nel più dei casi molle e scoperta o in parte coperta
dai peli delle redini; orificio auricolare di solito piccolo; piedi editi in generale
nudi; tarsi talora intieramente piumati; pollice rivolto all'indietro, dito esterno
di solito non versatile; piumaggio in generale rigido e resistente, fornito di più
mino in ogni età. Hanno abitudini diurne.
Sono uccelli di grande potere di volo che in generale non compiono lunghe
migrazioni, ma più specialmente si spostano qua e là in cerea di cibo, i giovani
viaggiano più degli adulti, però molte specie sono essenzialmente migranti; il
loro piumaggio è oltremodo variabile, e vanno soggetti a numerose varietà
Atlante ornitologico, 1
ATI.ANTK 0KN1T< >I.< )< i l( '(>
locali, climatiche, melaniche ecc., sicché il gruppo è uno dei più difficili a stu-
diarsi: il loro nutrimento è quasi del tutto animale e di solito il rifiuto vieni' poi
ricettalo in t'ornia. di una pallottola. Sono cosmopoliti, risultano maggiormente
distribuiti nell'America meridionale, scarseggiando nello isole del Pacifico. Le
400 specie note si scindono in tre grandi famiglie ed in 80 generi, un quarto dei
quali è rappresentato in Europa.
Famiglia VULTURIDAE - Vulturidi.
Testa nuda o rivestita di piumino colla parte superiore coperta in parte di
rade piume rigide, giammai di vere penne; bordo della mandibola superiore
sinuoso; cera di regola nuda, non coperta di setole e generalmente molle e
carnosa; occhi laterali ed a fior di testa, coda di 12 a 14 penne; tarsi reticolati:
diti nudi, l'esterno non versatile, unito all'interno da una membrana; unghie non
aguzze e poco ricurve.
Comprende questa famiglia dieci generi con circa 2f> specie delle quali tre
soltanto si trovano in Europa. Vivono di solito in società, nutrendosi di animali
morti, di biscie, di lucertole e talora d'insetti di vario genere. Sono uccelli dal
volo lento, ma forte e resistente e possono imprendere lunghi viaggi in cerca di
cibo; frequentano le località montuose, le campagne alberate ed anche le pianure
sterili, s'internano entro le città dei paesi orientali, ove apportano notevole utile,
cibandosi di carogne e dei rifiuti abbandonati sulla strada. Fabbricano il loro nido
od area sugli alti alberi, sulle nude roccie o nei vecchi fabbricati, deponendo un
uovo o due di forma allungata, il cui colore va dal bianco al bruno-rossiccio-vivo
con o senza macchie. La questione se essi nella ricerca del cibo siano guidati
dal senso della vista o da quello dell'olfato fu per lungo tempo discussa ed ec-
citò sempre il più vivo interesse tra gli Ornitologi. Oggi però prevale l'opinione
che ciò sia dovuto alla loro acutissima vista.
Talune specie hanno abitudini sedentarie e se migranti, si presentano il più
delle volte erratiche; i giovani diversificano nelle tinte dagli adulti, ma i sessi
sono simili nel colorito e la loro muta è semplice, la femmina ha in generale mag-
giore statura del maschio, ma vi sono eccezioni a tale regola.
Genere VULTUR, Beisson,
Becco robusto, diritto alla base, subeguale alla testa, colla mandibola supe-
riore festonata sul margine e adunca all'apice; narici rotonde, aperte nella parte
anteriore della cera nuda; occhi mediocri, non infossati: ali lunghe, ottuse colla
.",' e 4 ' delle remiganti primarie le più lunghe, la l a molte breve: coda rotonda
di 12 penne; calzoni mediocri; tarso robusto, subeguale o più corto del dito me-
diano senza unghia, piumato nella metà superiore, reticolato nell'inferiore; diti
quattro dei quali uno volto all'indietro, l'esterno unito col medio alla base da una
piccola membrana.
Testa piuttosto piccola, coperta in gran parte di lanugine e di fitte piume
setolose sui lati delle redini sino all'apertura auricolare e posteriormente oltre
VII VVI 1. IIIÌSITil K II
L'occhio, collo in parte nudo, colla pelle ('orinante pieghe trasversali; corpo mas-
siccio, voluminoso.
I. Vultur monachus, Linnaeus, Avvoltoio.
l'I'.w. Ili, &g. 2 o Tav. XLVIII, fig. 2].
Cera carnicino-cerulea; piumaggio bruno-nero-opaco o lucido più cupo sulle
remiganti e sulle timoniere; parti inule della testa e del collo carnicino-livide
coperte da una lami-ine nero-scura che forma un ciuffo sull'occipite; sui lati del
collo un collare di penne lunghe dirette all'infuori ed all'insù; spallacci grandi,
formati di penne lunghe ed acuminate; coda arrotondata; piedi celestognoli (ad.).
In generale più bruni cella regione lanuginosa della testa meno estesa (giov.).
Lunghezza totale da l."<><> a l, m 20; becco da 0,"'088 a 0, m 097; ala da 0, m 760
a ii. 830; coda da 0, m 355 a 0,'"410; tarso 0, m 115; dito mediano senz'unghia 0, m 125( 1 ).
Questa specie abita l'Europa meridionale, l'Africa settentrionale-orientale e
l'Asia centrale sino all'India ed alla Cina. In Italia è discretamente abbondante
in Sardegna, manca in Corsica, molto rara si presenta in Sicilia, sul continente
è di accidentale comparsa e fu colta in Liguria, in Toscana, nelle Marche e presso
Piacenza, fu trovata in Gamia ed è specie rara, ma sedentaria in Dalmazia. Ni-
difica in febbraio sugli alberi, raramente sulle roccie, deposita un uovo e molto
raramente due, così fittamente macchiati di rossiccio-cupo da sembrare per intero
di questo colore.
(ili individui provenienti dalla Sardegna e riferiti dal Cara all'Africano Oto-
gyps auricularis (Daudin), altro non sono che V. monachus col meato uditivo dila-
tato soverchiamente per difettosa preparazione. Le affermazioni poi della cattura
di esemplari di quella specie nella Spagna e nel mezzodì della Francia meritano
conferma e non sono basate sufficientemente per ammetterla tra le Europee.
Genere GYPS, Savigny.
Becco forte e robusto, subeguale alla testa colla mandibola superiore unci-
nata; narici strette e verticali, mule, poste presso il margine anteriore della
cera, pure nuda; testa piccola, essa ed il collo in parte coperti di fitto piumino
bianco; collo ornato nella sua parte bassa da un collare di penne semi-lanose
(ad.) o di vere penne allungate (giov.); ali lunghe colla 4 a remigante primaria la
massima, la l a molto breve; coda leggermente graduata di 14 penne; calzoni me-
diocri; gambe e piedi molto grossi e forti; tarso reticolato nella sua parte supe-
riore e piumato nell'inferiore, più corto al dito mediano senz'unghia; diti lunghi,
(') Quando non è indicato, o non vi siano osservazioni in proposito, s'intende che la statura minore
e ilei maschi e la maggiore delle femmine e che la differenza tra le due ;■ data dai soggetti intermedi,
perchè naturalmente ne tutti i maschi, né tutte le femmine hanno dimensioni matematicamente identiche,
quanto dissi s'intende solo pei Rapaci; mentre del rimanente posi due dimensioni soltanto quando esse
variavano cosi tra individui della stessa specie, da tonnare duo estremi, come primo misi quel dato cui
giunjre il più ferali numero dei soletti della, specie della quale si parlava, ed è semplicemente per questo
che talora si trova indicata in primo luogo la lunghezza massima e talora la minima.
ATLANTE ORNITOLOGICO
l'esterno unito col mediano alla base da una piccola membrana; unghie forti, poco
curvate e quasi ottusi'.
Questo genere consta di sette specie sparse nel Mondo Antico e delle quali
una sola abita l'Europa.
2. GypS fulvus ((Ì.MELIN), Grifone.
[Tav. Ili, fig. 1].
Estremità delle penne arrotondata; testa e collo coperti di piumini) bianco che
sul collo forma un folto collare costituito di penne semi-lanose bianche legger-
mente isabelline; colorito generale di una tinta caffè e latte più cupo sull'alto
dorso, più chiaro sulle cuopritrici medie e piccole delle ali, le grandi colla base
scura ed un largo margine grigio-bianchiccio; parti inferiori più chiare, eccetto
il gozzo che ha piume fittissime marrone-cupo; remiganti e timoniere bruno-nere;
coda leggermente graduata (ad.). Estremità delle penne acuminata. Collare formato
di vere penne lunghe, acuminate bruno-fulve, bianchiccie soltanto nel loro centro;
tinta generale più accesa, colla parte mediana delle penne bianchiccia a guisa di
siria longitudinale chiara (giov.).
Lunghezza totale da 1,"'00 a l, m 25; becco da 0,'"073 a 0,'"080; ala da 0, m 720
a 0, n, 750; coda da 0,'".'!00 a 0, m 320; tarso 0,'"095; dito mediano s. u. 0, m 125. La
femmina è di poco più piccola del maschio.
È specie accidentale nelle parti settentrionali d'Europa e ne abita costante-
mente le porzioni centrali e meridionali, nonché l'Africa settentrionale sino al
Sudan. In Italia è comune in Sardegna ed in Sicilia, trovasi pure sulle Alpi del
Nizzardo e del Friuli e sembra vivesse un tempo anche in quelle del Piemonte.
E di casuale comparsa nel resto della Penisola, credo però non vi sia provincia
d'Italia ove non siasi mostrata ed in generale le sue comparse avvennero dopo
violenti bufere.
Fabbricano il nido in febbraio sulle roccie, depongono un solo uovo bianco-
sudicio talora con grosse macchie fulviccie o vinate.
I soggetti colti in Sardegna ed attribuiti dal Temminck e dal Cara al 0. Kolbi
(Daudin) devono riferirsi a questa specie e cosi il G. occidentalis del Bonaparte e
del Salvadori altro non è che un sinonimo della presente. Come ben nota que-
st'ultimo Autore, l'Avvoltoio indiano del Savi è un semplice Grifone, sebbene non
vi corrisponda la sinonimia ed il (ì. occidentalis dello stesso Autore è l'adulto di
questa specie.
II (4rifone di Spagna infine fu distinto dallo Sharpe col nome di G. hispanìolensis,
ma gli Autori sono concordi nel non ammetterlo quale buona specie.
Genere NEOPHRON, Savigny.
Becco sottile più lungo della testa, rivestito sino a mela lunghezza della cera
nuda, coi margini della mandibola superiore leggermente sinuosi, uncinato alla
punta e coll'apice della mandibola interiore ottuso; occhi non infossati: narici
mediane, allungate, orizzontali; ali lunghe, appuntite, 1" remigante primaria molto
breve, la 4 a la massima; coda cuneata di 14 penne; piedi piuttosto sottili; tarso
ATI. AMI. "i:\IHil.nGICO
ivii.-, .lato più corto del dito mediano; diti anteriori riuniti da una membrana;
unghie ottuse.
Parie anteriore della testa sino oltre l'orecchio e sola inule, la regione po-
steriore ed il collo coperti di penne lanceolate. Statura relativamente piccola;
corpo snello, colorito uniforme, biancastro negli adulti, bruno nei giovani. Si co-
noscono quattro specie appartenenti a questo genere, una delle quali è propria
anche all'Europa.
3. Neophron percnopterus (Ltnnaeus), Capovaccaio.
[TAV. Ili, 6g. 5 e 6J.
Biancastro più e meno gialliccio od isabellino; parte anteriore della testa e
gela nude e gialle, penne occipitali Lunghe e lanceolate; remiganti primarie nere,
le secondarie con la base cenerina, talora nerastra {ad.). Bruno cenerino uniforme;
parte nuda della testa e gola carnicino-livide qua e là coperte di lanugine ne-
rastra; cuopritrici alari marginate di fulvo (giov:). Nello stadio intermedio il piu-
maggio è fulviccio sul groppone e sulla coda, cioccolata-nerastro sulle lunghe
penne del collo, a tali tinte si mescolano sovente le incipienti penne biancastre
dell'abito degli adulti.
Lunghezza totale da 0,'"700 a 0,"800; becco da 0,'"058 a 0,'"06 ( .i; ala da 0,'"4GO
a 0, m 498: ceda da 0, m 200 a 0, m 228; tarso 0,'"075; dito mediano s. u. 0, m 085. La
femmina è più piccola del maschio.
#
r ' f f f f f ; ì J " x J*e,mrf*
Testa di N. percnopterus.
Piedi» di N. percnopti i ■«.«.
Abita l'Europa meridionale, l'Africa e la sottoregione Mediterraneo-Persica,
accidentalmente fu preso in Inghilterra, nella Norvegia ed in Germania. In Italia
è specie poco comune, ma sedentaria nel Nizzardo, nella Maremma Toscana, al-
l'Isola del Giglio, nella Campagna Romana ed in alcune provincie meridionali
come a Taranto, in Basilicata e finalmente in Sicilia ed è strano che manchi in
Sardegna. Comparve a Malta, in Calabria ed io ne ebbi uno dal Vicentino, l'unico,
a quanto sembra, preso nella Valle Padana.
Si riteneva fosse specie non migrante, ma ora è noto che in certi distretti
della Svizzera e della Savoja arriva di marzo, ripartendo nell'autunno dopo le cove.
ATLANTE ORNITI >!.' «i:li '■ >
5
Nidifica «la maggio a luglio sulle sporgenze delle roccie, nei vecchi fabbricati e
più di rado sugli alberi; deposita uno o due uova bianco-sudicie quasi interamente
rupi aie (li macchie rossiccio-vive.
Famiglia GYPAETIDAE. Gipaetidi.
Becco subeguale alla testa, robusto, col culmine rialzato, a margini diritti o
leggermente sinuosi, fortemente ricurvo all'apice della mandibola superiore, occhi
grandi, poco infossati; la cera, le narici, ovali ed allungate, la base della mandi-
bola inferiore e le rediui sono coperte di penne setolose, come grossi peli, che sotto
il mento si foggiano a pizzo diretto all'innanzi; ali lunghe ed acute colla .">' re-
migante primaria la massima; coda di dodici penne, lunga, cuneata; calzoni ampi
e pendenti: tarso robusto, più corto del dito mediano, piumato di solito sino ai
diti che sono squamosi coll'esterno riunito alla base col medio da una membrana;
unghie ricurve, ma poco adunche.
Testa e collo ricoperti di penne con quelle delle guancie e della parte ante-
riore della testa corte e quelle dell'occipite e della regione dal collo aU'ingiù lunghe
ed acuminate. Statura elevata; corpo allungato e massiccio; piumaggio forte e re-
sistente, ma poco variabile di colore; sessi eguali, adulti differenti dai giovani, il
piumaggio completo degli adulti viene assunto dopo vari anni di età.
Questa famiglia consta del solo genere Gypaetus ed è l'anello di congiunzione
tra i Vulturidi ed i Falconidi, se ne conoscono due specie, delle quali l'Europea è
ben nota col nome di Avvoltoio degli agnelli. Esso abita le più alte montagne, ove
si nutre di carogne, di ossa e meno comunemente di carne viva, sembra però che
molti fatti che si raccontano in argomento siano esagerati e che il medesimo attacchi
animali viventi solo se stimolato da una fame eccezionale. Vi sono però attesta-
zioni positive che esso talora assali fanciulli. Naumann ricorda il fatto avvenuto nel-
l'Oberland di Berna nella persona di Anna Zurbuchen di Hachbern, fanciulla di
tre anni, che venne salvata a tempo dal padre, però ferita al braccio ed alla mano
sinistra e che venne in seguito chiamata Lammergeier Anni. È notissima la sua
abitudine di prendere le ossa e lasciarle cadere da una grande altezza perchè si
frangano contro le roccie e poterle mangiare più facilmente (piando sono spez-
zate, ma non sembrano troppo veri i racconti che esso si getti contro gli animali
che si trovano sull'orlo dei precipizi per farveli cadere dentro. Non ha il volo
pesante dei veri Avvoltoj, ma invece esso è agile e leggero e si riconosce tosto,
quando rotea, pella coda lunga e cuneata. Voracissimo, mangia grandi (pian
tità di cibo in una volta, potendo poi rimanere digiuno per vari giorni; costruisce
il rozzo nido sui greppi più dirupati dei monti, nei siti più impraticabili e sel-
vaggi ; la femmina vi deposita un solo uovo, raramente due di un bianco-sudicio
con macchie gialliccio-rossiccie.
Genere GYPAETUS, Storr.
Ila i caratteri della famiglia.
A LI. A S I I OBN -'"■li O
4. Gypaétus barbatus (Linnaeus), Avvoltoio <l<t/li agnelli.
(Arpia).
[Tav. Ili, 6g. 3 o 4].
[ride bianca o bianco-gialla circondata di rosso vivo; becco avviluppato alla
base da grosse penne setolose che formano sotto il mento un ciuffo di peli ispidi
rivolti in avanti; sopra l'occhio una fascia nera che si unisce all'occipite; testa
e collo con penne lanceolate bianco gialliccie lavate più o meno intensamente di
rosso-rugginoso; colorito generale delle parti superiori grigio-bruno più o meno
nero con una stria centrale bianchiccia o bianco-fulviccia su ciascuna penna;
gastreo rosso-lionato più o meno biancastro. I soggetti molto vecchi presentano
fìtte macchie nerastre sulla testa, che si tanno rade sulle penne del collo e del-
l'addome [ad.). Iride di solito bruna: testa e collo nero-fuliggine o leggermente
lucido; colorito generale bruno-cinereo con penne bianco-fulviccie e come scolo-
rite sul dorso, sulle cuopritrici delle ali e sul gastreo; remiganti e timoniere ne-
rastre (giov.).
Lunghezza totale da 1,'"00 a l, m 30; becco da 0,'"090 a 0, m 105; ala da 0, m 750
a 0,'"920; coda da 0, m 550 a 0, m 665; tarso da 0, m 090 a 0,'"110; dito mediano s. u.
da 0,'"115 a 0, m 122. La statura varia assai e giunge sino a l, m 48, la femmina è
più grande del maschio.
Abita le montagne più elevate delle contrade circummediterranee, spingendosi
fino all'Europa centrale, al Caucaso, all'Asia centrale, all'Imalaia ed alla Cina
settentrionale. Per l'Italia è specie discretamente comune in Sardegna, fu rinvenuta
in Corsica e nelle Madonie in Sicilia, ove è molto rara. Sulla catena delle nostre
Alpi si può dire estinta, tranne pel tratto delle Marittime tra il Colle di Tenda
ed i monti sopra Valdieri, ove negli ultimi trenta anni se ne catturarono sette esem-
plari, viveva sulle Alpi del Bergamasco (min Culli 1 : ione) e sembra esistere ancora
su quelle sopra Chiavenna (Alpi Retiche), ma non su quelle del Bellunese e del
Friuli come, certo erroneamente, venne asserito. Si trova anche nelle montagne
della Svizzera, ma ovunque è in diminuzione.
Famiglia FALCONIDAE, Falconici/.
Testa e collo coperti di penne: becco in generale più corto della testa, co
perto alla base di cera nuda sparsa di peli e pennuzze, coi bordi interi od intac-
cati e L'apice ricurvo ad uncino; occhi infossati e protetti da una protuberanza
più o meno sviluppata dell'arcata sopracigliare; narici nude, di varia forma, aperte
verso la base del becco; redini di solito nude e raramente coperte di penne di
forma speciale; nessun collaretto distinto sul collo, un ciuffo di setole sotto il
becco; ali di varia lunghezza, acute, subrotonde; coda di varia l'orina, composta
di dodici timoniere; calzoni quasi sempre presenti e pendenti; tarsi scudettati o
reticolati, nudi o piumati; dito esterno libero o unito al inedia no da una meni
brana e di solito non versatile; unghie adunche, appuntite e molto retrattili.
vn.AVli: ORNI! [CO
Questa famiglia si suddivide in cinque grandi sottofamiglio, tutte rappresen-
tate in Europa, tranne l'Americana dei Poliborini (Polyborinae).
Si htokamiglia ACCIPITRINAE. Ai ri),, trini.
Becco piccolo o mediocre col margine della mandibola superiore sinuoso,
testa in generale piuttosto piccola: ali e coda lunghe, talora le ali in rap-
porto più brevi di questa; tarsi lunghi e sottili, dito esterno unito al mediano con
una membrana alla base ; tibie molto lunghe, eguali al tarso ; unghie molto acute.
Piumaggio talora molle, alle volte esiste un disco facciale incompleto che
si estende da una regione auricolare all'altra, sessi eguali o differenti; forma al-
lungata e spesso gracile; la femmina è nel maggior numero delle specie più
grande del maschio. Questa sottofamiglia consta di 13 generi con 147 specie, delle
quali sette ripartite in tre generi abitano l'Europa.
Genere ASTUR, Lacépède.
Becco più corto della testa, molto adunco, curvato dalla base, margine ta-
gliente della mandibola superiore festonato; occhi poco incassati: narici ovali,
semicoperte da penne setolose come le redini; ali corte, quando sono piegate, le
maggiori penne arrivano alla metà delle timoniere, l a remigante primaria molto
corta, la 4 U la massima: coda arrotondata e troncata: tarso forte, piumato nella
parte superiore, coperto sulla faccia anteriore e posteriore di larghi scudetti, re-
ticolato sulla laterale; diti mediocri, il mediano piuttosto corto, distintamente più
breve del tarso e più lungo dei due laterali che sono subeguali, l'esterno non
versatile ed unito alla base col mediano da una piccola membrana, questo sen-
z'unghia in lunghezza meno del doppio (0,'"053) del culmine, calcolando Io spazio
dall'angolo anteriore della cera all'apice del becco (0, m 028); unghie assai lunghe,
adunche, acuminate, con quella del dito interno assai più grande di quella dell'e-
sterno.
Statura piuttosto forte col corpo più o meno robusto e massiccio; calzoni in
generale sviluppati; sessi eguali, adulti differenti dai giovani. Piumaggio degli
adulti cenerino al disopra con fascie trasversali sul gastreo, i giovani superiormente
brunastri con strie scure allungate nelle parti inferiori.
(ili Astori sono uccelli assai fieri e rapaci, dotati di volo rapido ed estrema-
mente agile, si nutrono di colombi, di pernici, di anitre e di altri uccelli, arre-
cando grandi danni ai Gallinacei ed alla selvaggina in generale, si cibano anche
di piccoli mammiferi e di insetti, ma sdegnano le carogne. Abitano tanto le
foreste e le boscaglie, quanto l'aperta campagna vicina, sono molto sanguinari
e dicesi che uccidano più vittime di quelle che non consumino. Erano molto
adoperati e stimati nell'antica Falconeria. Nidificano sugli alberi alti, talora oc-
cupando i nidi abbandonati dalle gazze, dalle cornacchie e da altri uccelli e vi
depongono da due a quattro uova bluastre o bianco verdastre senza macchie.
Questo genere quasi cosmopolita abbraccia sessantatre specie, due sono proprie
all'Europa ed un'altra forse vi giunse accidentalmente.
Tav. 2.
1 e 4. Aquila anatraja maggiore. 2. Aquila anatraja minore (2). 3. Aquila anatraja minore (&* giov.).
5. Biancone. H. Aquila minore (cf 1 forma scura). 7. Aquila minore ( J forma chiaraì. 8. Falco pescatore.
Ulrico Huepli, Editore, Milano.
ATLANTE OKN1TOLOGICO
5. Astur palumbarius l,i\v\i.t>. Astore.
[TAV. V. fig. 5 e <3J.
Iride giallo-aranciato vivace; guancie grigio-bruno-cupe; sopraciglio, redini e
nuca bianco-grigiastre; parti superiori grigio-plumbeo-scure colla coda terminata
ili bianco e attraversata «la quattro fascie di un bruno più cupo; remiganti pri-
marie con fascie Maire; pani inferiori bianche collo stelo delle penne a lai- he
fascie trasversali bruno mie, eccetto sul sottocoda che è immacolato (mi.). Iride
giallastra; parti superiori grigio-brune con Larghi margini bianco-rossicci o fulvi;
Le inferiori di un bianco-fulvo, talora molto acceso, marcate di grandi e Larghe mac-
chie a goccia od allungate bruno-cupe; ceda bruna con cinque fascie più cupe e
l'apice biancastro (giov. .
Lunghezza totale da 0, 180 a 0, m 650; becco da 0, ro 030 a <». : 040; ala da 0, m 290
a 0, 370; coda da 0, m 200 a O," 1 ^."»: tarso da 0, m 065 a 0, m 085; dito medio s. u. da
0,'"04r> a 0,'"055. Varia assai nelle dimensioni.
Abita l'Europa centrale e meridionale, l'Africa settentrionale-orientale, la
Siberia sino all'Imalaia ed al Giappone. In Italia è specie sedentaria, ma rara, un
pò meno infrequente durante l'epoche del passo, nidifica certamente in Sicilia, in
Sardegna ed in parecchie altre località.
Una specie affine che ha le stesse dimensioni dell'Astore, ma ne è distinta
pel colorito scuro della testa e pella tinta delle parti inferiori, nelle quali la co-
lera/Jone cupa è disposta a macchie e non a fascie trasversali, abita l'America
settentrionale e venne trovata finora tre volte nelle Isole Britanniche, cioè una
volta nella Scozia e due nell'Irlanda, essa è nota col nome di A. atrieapillus
Wilson) o Astore americano. Il Saunders lo esclude dalla lista Britannica e cosi
il Dresser dall'Europea, è ammesso pella < Iran Bretagna dallo Sharpe, sicché la sua
inclusione nell'Avifauna Europea è per lo meno poco sicura.
6. Astur brevipes. Severtzow, Astore levantino.
Iride gialla; colorito generale di un grigio-ardesia, nerastro sul dorso, pallido
all'apice della coda; i lati della faccia ed il collo cenerino-pallidi; gola biancastra;
parti inferiori bianche fittamente fasciate per traverso di un fulviccio delicato;
cuopritrici inferiori della coda bianche; timoniere attraversate da cinque fascie
bruno-scure, poco appariscenti o mancanti sulle due centrali e sulle due esterne
(ad.). Iride bruno-nerastra; parti superiori bruno-cenerognole con le penne mar-
ginate di rossiccio più accentuato sulla testa; nuca macchiata di bianco: un di-
stinto sopraciglio e lati della testa bianchi striati di grigio-bruno; gola bianca
con strie nere sul centro; gastreo bianco con larghe macchie bruno-rossiccie a
goccia sul petto, ovali sui fianchi, a fascie sul basso petto, lanceolate sui fianchi,
meno numerose sul sottocoda; coda bruno-cenerognola terminata di fulvo- rossiccie
e traversata da cinque fascie nerastre (giov.).
Lunghezza totale da 0, m 337 a 0, m 392; becco 0,'"022; ala da 0,'"224 a 0,' '232; ceda
da 0,'"172 a 0, m 177; tarso 0,'"040; dito mediano s. u. 0, m 029,
Il primo esemplare di questa specie fu preso nella Serbia i Museo Britannico), poi
sette ne ebbe dal Montenegro il mio amico prof. Brasilia e sono conservati nel Museo
i tlanti <m nitologieo.
10
ATLANTE ORNITOLOGICO
diZagabria. È uccello che abita l'Europa meridionale-orientale (Montenegro, Grecia,
Turchia, ecc.. la Palestina, l'Egitto e l'Asia Minore. Non venne finora trovato in
Italia, però ricordo come al Museo di Firenze vi sia un soggetto colla data 2 otto-
bre 189."> Reggio Calabria, è un maschio giov. Lo Strickland asserì che a Malta com-
parve L'africano Melierax gabar (David.) o Gabar, ciò fu indicato anche pella Spagna
e pel Portogallo, ma sono fatti che meritano conferma.
Genere ACCIPITER, Beisson.
Piede di A. nisus, -j B
Ha i caratteri del genere Astur, ma il tarso è gracile,
lungo e sottile, i diti lunghi e scudettati su tutti i lati,
il dito mediano senz'unghia è più del doppio (0, m 037) del
culmine misurato dall'angolo anteriore della cera all'apice
del becco (0, m 016).
Nelle abitudini somigliano agli Astori, ma sono ancora
più fieri, più coraggiosi e dotati di maggiore attività, sicché,
quantunque di piccola mole, non si peritano di assalire Per-
nici e giovani Fagiani. Depositano da quattro a sette uova
bianco-bluastre macchiate di rossiccio più o meno vivace.
Si conoscono quarantadue specie di questo genere.
7. Accipiter nisus (Linnaeus), Sparviere.
[Tav. V, iig. 7, 8, 9 e IO e Tav. XLVIII, fig. i}.
Occipite bianco; parti superiori di un grigio-bluastro-cupo leggermente tinto
di brunastro sulla coda che è attraversata da quattro fascie bruno-nerastre e
terminata di bianco; guancie fulvo-rossiccie cogli steli bruno-chiari; mento e gola
bianchi leggermente rossicci cogli steli bruno-rossicci: resto delle parti inferiori
bianco con fascie trasversali bruno-fulve o rossiccio-fulve più o meno distinta
mente sfumate od incorniciate di cenerognolo; fianchi fulvo-vivace; sottocoda di
solito non fasciato (mas. ad.}. Simile; ma il rossiccio- fulvo delle parti inferiori è
limitato ad uno spazio spesso indistinto sui fianchi; le fascie sono più numerose
brune o bruno-nerastre (femm. ad.). Parti superiori brune con Larghi margini
rossicci; spazio auricolare bruno-rossiccio; occipite e sopraciglio bianco misto a
strie nerastre; parti inferiori bianche con strie trasversali nerastre dalla gola al
petto e da questo all'ingiù con strisele allungate bruno-nerastre miste a macchiette
rossiccie; timoniere bruno-cenerine con cinque fascie più scure e l'apice bian-
castro (semi-ad.). Fondo di tinta delle parti superiori bruno-rossiccio coi margini
rossicci estesi anche alle timoniere, che portano quattro t'ascie brune poco distinte;
mento, gola e guancie bianco-cenerognole con piccole strie brune; resto del ga-
streo bianco-gialletto collo stelo delle penne nero e macchie a goccia bruno-fulve
o rugginose sbiadite; sottocoda di solito immacolato (giov.).
Lunghezza totale da 0/"300 a 0,"'400; becco da 0,"'<»i;> a 0, m 022; ala da 0, m 205
a 0,'"2:")0; coda da O/"140 a 0,"'195; tarso da 0, m 05_! a 0, m 061; dito mediano s. u.
da 0, n, 036 a 0, m 041.
Le femmine sono assai più grandi dei maschi ed è specie eminentemente
vi i \vn: ORNITOLOGI! 11
variabile nelle dimensioni, nel numero delle fascie sulla coda e nel colorito, per mi
andrebbe studiata meglio su materiale di varie provenienze; gli individui di mag-
giore statura furono distinti dal Bekker l ) col nome di Falco nisus major dando ai
più piccoli lincilo ili Falco nisus minor; inoltre il primo era caratterizzato dal tarso
due o tre mm. più Lungo, da] tono di tinta più cupo sulle parti superiori e meno
fulvo nelle imi rimi, da sette a otto zone sulla coda in luogo di cinque a sci. (Ili
individui di grande statura non sono che femmine il cui colorito è variabile;
sembra (die esse quando sono mollo vecchie divengano sterili ed indossino una
livrea semi-maschile, che si può così brevemente descrivere: Parti superiori di un
grigio-lavagna, più cupo sulla testa; parti interiori ed ascellari tinte di rossiccio,
cosi le guancie che hanno lo stelo delle penne grigio; la gola mostra strette strie
bruno-fuligginose ed il resto delle parti interiori fascie trasversali bruno-fuliggi-
nose, le penne del petto sono ornate di due fascie, una delle quali più stretta
dell'altra e non sempre presente.
Questa specie abita la regione Paleartica, arrivando d'inverno fino all'Asia
ed all'India. Lo Sparviere di Tunisi fu distinto dall'Erlanger col nome di A. pu-
nii ns, l'altro di Madera dallo Sharpe sotto quello di A. Granti. In Italia è ovunque
uccello sedentario e comune, nidifica specialmente nelle parti settentrionali, ma
è più abbondante all'epoche del passo e nell'inverno. Il mio amico Rev. Kleinsch-
midt ha recentemente distinto col nome di A. nisus Wolterstorffi gli individui sta-
zionari di Sardegna e ciò su di un esemplare avuto da Lanusei nel dicembre 1900.
Lo Sparviere di Sardegna avrebbe statura minore, tinte più chiare sulle parti
inferiori, più cupe sulle superiori e formerebbe parallelo notevolissimo coll'.l. Granti.
Io possiedo larghissime serie di Accipiter d'Italia e delle Isole, compresa la Sar-
degna, e sono dolente di dire che non approvo punto le deduzioni del chiaris-
simo ornitologo Tedesco.
Le anomalie albine sono rarissime in questa specie.
Genere CIRCUS, Lacépède.
Becco più corto della testa, piccolo, compresso, colla mandibola superiore
curvata dalla base e leggermente festonata sul suo margine tagliente; cera estesa
e molto appariscente; narici ovali senza escrescenza cornea, in parte nascoste da
piume setolose che coprono anche le redini: occhi molto infossati: ali lunghe e
strette che giungono in generale all'apice della coda colla l a remigante primaria
di solito molto corta e la massima oscillante tra la 2 H , la 3 a e la 4' primaria;
coda lunga, quadrata e subrotonda; tarsi quasi interamente nudi, lunghi, retico-
lati nella parte posteriore e scudettati nel resto; diti piuttosto corti, non molto
differenziati, il medio molto più corto del tarso, esso è unito alla base coll'esterno
da una membrana: unghie leggermente curve e molto acute.
Piumaggio molle e di colorito variabile; forma allungata e gracile, ma slan-
ciata; testa piccola fornita di un collaretto di penne fitte e piccole a forma di
disco facciale incompleto, a somiglianza di quello dei Rapaci notturni, che si
(') Teutscht Uni. Ileft iii. pia. 1, 2, 3, 4, 5 (e. 1800).
12 ATLANTE ORNITOI.Oi ili e (
estende tra le due regioni auricolari passando sotto la gola; calzoni bene svilup-
pati, sessi differenti negli adulti e questi differenti dai giovani: pulcini coperti di
piumino ed inetti.
Questo genere quasi cosmopolita consta di 18 specie, quattro delle quali abi-
tano anche l'Europa. Frequentano le aperte pianure, ma più che tutto le paludi
e le località acquitrinose, nutrendosi di piccoli mammiferi, di uccelli specialmente
se giovani o feriti, di rettili, di pesci e di uova di uccelli. Il loro volo non è alto
se non quando migrano, del resto è lento, ma sostenuto, fanno grandi giri circo-
lari poco discosti dal terreno in cerca di preda, molte specie però imprendono
lunghissimi viaggi. Nidificano sul terreno, costruendo il grosso e rozzo nido sopra
un rialzo di terra frammezzo alle acque e intessendolo di canne e di erbe palustri,
vi depositano da tre a cinque uova bianco-bluastre senza macchie o macelliate
di bruno-pallido.
8. Circus aeruginosus (Linnaeus), Aìbanélla..
(Falco di padule).
[Tav. Vili, fig. 1. 2 e 3].
Disco facciale foco sviluppato; 1' remigante primaria assai breve, ■'!'' e 4" li mag-
giori; coda senza, fascie ed uniforme nel colorito.
Parti superiori bruno-cupe con margini rugginosi più o meno apparenti e
molto accentuati sulle cuopritrici alari; testa, gola e collo bianco-rossicci con fitte
strie longitudinali bruno-nerastre; resto delle parti inferiori rosso-fulvo più o meno
vivace, uniforme o con strie bruno-nerastre; cuopritrici delle remiganti primarie,
remiganti secondarie, sopracoda e coda grigio-azzurrognolo uniforme {mas. ad.). Co-
lorito generale bruno-castagno con riflessi porporini, più chiaro sulle parti infe-
riori, talora con margini lionati o rossicci più accentuati sul dorso e sulle cuo-
pritrici alari; pileo tino alla nuca e gola bianco più o meno giallognolo o fulviccio,
taluni esemplari offrono di tale tinta il petto, le cuopritrici piccole delle ali e più
di rado il centro dell'addome (fen/n/. ad. e giov.). I giovani nel primo abito sono
di un castagno-nerastro-scuro ed uniforme, smorto o con riflessi, e con poche mar-
ginature di un nocciola-castagno acceso sul dorso e più che tutto sulle cuopri-
trici, di tale colore è pure la fronte ed un grande spazio sull'occipite {giov. 1" abito).
L'iride in questa specie e nelle Albanelle è in generale gialla negli adulti e bruno-
cupa nei giovani, dico in generale perchè talora trovansi anche giovani coll'iride
gialla.
È specie molto variabile di colorito, sicché non è facile trovarne due del tutto
eguali, presenta una varietà dimorfica scura e nerastra che s'incontra non vara-
mente in Turchia e nel Caucaso, ma la coda è sempre di un grigio-azzurrognolo.
Conservo da Reggio Calabria un consimile soggetto nerastro colla fronte, il mento,
il basso petto' e l'addome biancastri; le timoniere, le remiganti secondarie e le
cuopritrici delle remiganti primarie grigio-azzurrognole.
Lunghezza totale da 0, m 48Q a 0, m 520; becco da 0, m 030 a 0, m 040; ala da 0, ffi 410
a 0, m 435; ceda .la 0, m 250 a 0™275; tarso da 0,'"082 a 0, m 090; dito mediano s. u.
da 0, m 038 a 0,™046.
Abita l'Europa temperata e la Siberia, pollandosi d'inverno nella Cina, nel-
l'India e nell'Africa settentrionale. In Italia è ovunque specie comune, stazionaria
\ M \\ I 1 ORNITOLOGICO 13
ed anche di passo. Frequenta Le località ricche di paludi ed è specialmente ab
bondante d'inverno, però gli individui nel caratteristico abito di maschio adulto
sono rari, specialmente nelle provincie settentrionali. Nidifica ovunque siano lo-
calità adatte.
9. Circus macrurus s. Gmelin , Albanella pallida.
(Circus Swainsoni. Smith).
|Tav. Vili, Bg. 7. 8 e 9].
Disco facciale distinto; i' remigante primaria piccola, la intaccatura del suo ves-
sillo interno corrisponde all'estremità delle primarie cuopritrici esterne o la supera di
poco (meno ili 0, m 010); -' remigante molto più lunga della 5" {io media 0, 038), di-
stintamente più corta della I' (in media 0, m 012); 3 a remigante la massima e più
lunga della ■!' di circa 0, m 010; vessillo esterno della ~> primaria intero e senza smar-
ginatura.
Parti superiori cenerino-chiare più pallide sul vertice, scure e coi centri delle
penne bruni sull'occipite, periate sul collo, sulle medie e piccole cuopritrici e
sulle remiganti secondarie interne; sopracoda bianco con fascie cenerine strette,
ma distinte; parti interiori bianche, immacolate; remiganti primarie nere nel terzo
apicale, bianche nel resto; timoniere cenerine disopra, biancastre disotto con sei
o sette fascie poco distinte cenerine (mas. ad.) Parti superiori di un bruno-cene-
rino o di un bruno-chiaro miste a rossiccio colle piccole cuopritrici marginate di
giallo-ocra, dello stesso colore ed immacolate le parti inferiori o bianche con
macchie centrali brune; coda fulvo-rossiccia con cinque fascie trasversali brune
(femm. ad. e giov. i.
Lunghezza totale da 0, m 405 a 0,'"445; becco da 0,' <>l>4 a 0, m 030; ala da 0, m 320
a d.'.iTO; coda da 0, m 220 a 0, m 235; tarso da 0, m 065 a 0,"'070; dito mediano s. u.
da 0,'"030 a 0, ,!, 037.
Le femmine ed i giovani sono molto variabili di tinta e si confondono spesso
con quelli del C. cyaneus e del C. pygargus, i caratteri dati in testa alla specie
servono a distinguerli a priori, pur-
ché l'individuo abbia raggiunto il
completo sviluppo delle penne delle
ali e quindi nel massimo numero ' 4 u
dei casi.
L'Albanella pallida abita l'Eu-
ropa orientale e temperata e l'Asia, Qi
portandosi d'inverno nell'Africa,
nell'India e nella Cina. Essa fu rin-
venuta ovunque in Italia compreso
il Piemonte (mia Collezione), in generale è poco abbondante, quantunque più
facile ad aversi delle due specie seguenti e trovasi con maggiore frequenza
nelle provincie meridionali ed in Sicilia; la riterrei sedentaria, però si presenta
anche migrante e ne ricevetti molte di Calabria in aprile e maggio. Nidifica,
ma non abbiamo notizie positive, sappiamo però che si trova tra noi in ogni
stagione.
Ala di
C.
macruruSj
■
3."
1 i ATI.ANTK ORNITOLOGICO
IO. Circus cyaneus (Linnaeus), Antonella nule.
[Tav. Vili, fig. I. 5 6].
Disco facciale distinto; 1' remigante primaria come nel G. macrurus; 2 a remigante
distintamente più breve della 5 a {in media 0, m 012) e multo più breve della I' {in me
dia 0, m 030)\ I' remigante la mussiti/a e più lunga della 5" ili circa 0,™010; vessillo
esterno della 5' primaria smarginato; statura maggiore del C. macrurus.
Occipite bianchiccio con macchiette centrali bruno-fulve: parti superiori,
testa, collo e petto cenerino plumbeo talora periato, più chiaro sulle cuopritrici
delle ali; resto delle parti inferiori, calzoni e sopracoda bianco-uniforme, talora
con piccole macchie ovali ocraceo-pallide, mancanti sul sopracoda; remiganti pri-
marie dalla l a alla 6 a nere, più ciliare all'apice, nella faccia inferiore nere dal-
l'apice sino oltre metà lunghezza; coda grigio-cenerina coll'apice biancastro e
qualche fascia sulle timoniere laterali, spesso incompleta e poco apparente {mas. ad.).
Parti superiori bruno-cenerine marginate di fulviccio; testa, collo e parti inferiori
o fulvo-rossiccie con larghe macchie brune longitudinali o rosso-ocracee, senza
macchie; sopracoda bianco con qualche macchia bislunga fulva: timoniere con
cinque bande brune su fondo fulviccio sfumato di cenerognolo sulle due mediane
e colla fascia subterminale più larga (femm. ad. e giov.).
Lunghezza totale da 0,'"470 a 0, m 550; becco da 0, m 024 a 0, m 031 ; ala da 0, m 350
a 0,'"410; coda da 0, m 225 a 0, m 250; tarso da 0,'"062 a 0,'"076; dito mediano s. u.
da 0,'"034 a 0,'"041.
5. 1
4.
::.
■»
~^H
1.
Ala di G.
cyaneus, '/:-•
'l'est. i ili 0. cyaneus, vista di l'accia, e di liane», ' .
Abita le parti settentrionali d'Europa e dell'Asia, svernando nelle regioni me-
ridionali dei due continenti, si trova anche nel Nord dell'Africa, In Italia è specie
stazionaria e di passo, non egualmente distribuita ed in generale poco abbondante,
più comune nelle Isole e nelle provincie centrali e meridionali. Nidifica.
II. Circus pygargus (Linnabus), Albamélla minori.
| Circus cineraceus (Montagi fl.
[Tav. IX, Bg. 1, 2 e 3]-
Disco facciale distinto; V remigante primaria piccola^ la iuta, totani del suo ves-
sillo interno supera da 0, m 025 a 0, m 030 l'apice delle primarie cuopritrici esterne; i' :i
\ I [. \ N tNITOLOGIi 1S
remigante un po' più breve {'ina 0, m 010) della / e molto più lumia della :'>'' {in me
din 0, m 050); ■'<" remigante la mussi mu <■ piu lunga della I dì circa '>,<>l<>: vessillo
esterno della ■">' remiganti intero, senza smarginatura ; statura minore del C. maCTurus.
l'arti superiori, testa, collo e petto cenerino-plumbeo più chiaro sul groppone
e sul sopracoda; timoniere dello stesso colore, uniforme sulle due mediane e con fascie
brune o rossiccio rugginose sulle laterali; resto delle parti interiori cenerine chiaro
coi fianchi, l'addome ed i calzoni sparsi di macchie rossiccio-marrone centrali,
Larghe ed acute di forma; remiganti 1" nere per intero nella l'accia superiore,
le secondane con due fascie aere trasversali l' un a esposta subapicale, l'altra ba-
silare nascosta dalle cuopritrici maggiori (mas. ad.). Parti superiori grigio-brune
quasi senza macchie o solo con macchie estese alle piccole cuopritrici alari (femm.
ad.) o con larghi margini rosso-fulvi (giov.); ultime sopracaudali bianche miste
talora a macchie rugginose; fronte, vertice e base del collo fulvo, bianchiccio
sull'occipite, il tutto con macchie nerastre allungate; parti inferiori bianco-ros
siccie con macchie longitudinali rosso-brune (femm. ad.) o rosso-fulve uniformi e
di solito senza macchie (giov.); timoniere grigio-brune con cinque fascie di un
bruno-nero che volge al fulviccio sulle laterali (femm. ad. e giov.). Varietà metanica.
Di un grigio-bluastro più o meno cupo e nerastro con riflessi verdastro-porporini;
coda uniforme senza fascio e di tinta più chiara. I soggetti nei quali il fenomeno
non è perfetto, presentano parziali colorazioni di tipo usuale.
Lunghezza totale da 0,'"400 a 0,'"440; becco da 0, m 024 a 0,'"030; ala da 0, m 355
a 0,"'385j coda da 0, m 216 a 0, m 232; tarso
da 0,'"056 a 0™060; dito mediano s. u.
da ; '"027 a 0, n, 030.
Abita le parti temperate d'Europa
e d'Asia, portandosi d'inverno nell'Africa.
nella Cina e nell'India. In Italia è uc-
cello di passo e parzialmente estivo, ni-
difica anche nella Valle l'adatta, ma è più
distribuito nelle provincie meridionali, Ala ,]l c - pygargus, ' .
mentre in alcune delle nord-occidentali
è rarissimo, è abbondante all'epoche del passo primaverile in Liguria, in Cala-
bria ed a Malta, sembra assai scarso in Sardegna e può dirsi da noi la specie
più rara del genere Circus. È strano il fatto del soggetto ricevuto dal Giglioli nel
gennaio dal Veneto, il che indicherebbe essere uccello stazionario, avendone io
avuti da marzo a novembre.
5. a
j. '
Sottofamiglia BUTEONINAE, Buteonini.
Becco mediocre coi margini della mandibola superiore sinuosi, capo -rosso;
cera in parte coperta di peli sui lati; tarsi di solito in gran parte nudi, piuttosto
alti, più corti della tibia, non reticolati, ma squamati posteriormente; gambe e
diti piuttosto brevi; dito esterno riunito al mediano da una membrana alla base;
unghie adunche. Piumaggio variabile; sessi eguali; forma robusta e tozza.
Questa sottofamiglia consta di sedici generi e circa settantacinque specie
più o meno autentiche, di queste soltanto due, con due altre sottospecie, riunite
in un solo genere, abitano l'Europa.
Hi ATLANTK OENIT .l'i»
Genere BUTEO, Civili;.
Becco debole e piccolo, più corto della testa, appena Festonato; testa subro-
tonda; cera nuda, coperta di peli sui lati; occhi poco incassati: narici verticali,
ovali non esposte, coperte in parte dai peli delle redini; ali subeguali alla coda,
l l remigante primaria corta, 4 ;i la massima; le quattro prime primarie con una
marcata intaccatura nel vessillo interno Q); coda piuttosto grande, troncata; tarsi
piuttosto, lunghi, scudettati e piumati solo sul davanti della parte superiore; dito
esterno unito al mediano da una piccola membrana, questo più lungo dei due
laterali, unghie mediocri, adunche. Piumaggio opaco e molto variabile.
(Questo genere abbraccia trentatre specie, delle quali parecchie sono, a mio
vedere, semplici sottospecie, sparse su tutto il Mondo, eccettuata l'Australia. Sono
uccelli estremamente variabili di colorito e che offrono non poche difficoltà al
sistematico. Abitano tanto il monte che il piano, i boschi e le pianure alberate,
hanno volo pesante e si nutrono più che altro di piccoli mammiferi, di rettili e
d'insetti e meno comunemente d'uccelletti, che non inseguono a volo. Nidificano
sugli alberi o sulle roccie, occupando talora i nidi abbandonati da altri uccelli e
depositano uova bianco-bluastre con macchie di disegno e colorito molto variabile.
La muta è semplice.
12. Buteo buteo C 2 ) (Linnaeus), Pojana.
(Buteo vulgaris, Lkach).
[Tav. IV, fig. 3, 4 e Tav. XLVIU, fig. 3].
Colorito generale bruno superiormente col margine delle penne più o meno
rossiccio; gola bruna, bianco-gialletta sul margine delle penne; petto ed addome
bianchi leggermente gialletti o con macchie longitudinali brune, talora così nume-
rose sull'addome da formare una grande fascia scura, o con fitte fascie brune trasver-
sali; coda con dieci o dodici bande trasversali brune disopra, bianco-grigie di-
sotto {ad.). Colorito generale bruno più pallido, parti inferiori bianco-giallette mac-
chiate di bruno (giov.).
Butto mutans, Vieillot. Parti superiori di un bruno-ferruginoso con le penne
della testa e del collo marginate di bianco; gola e gastreo bianchi con macchie
longitudinali brune, quasi nulle sulla gola, numerose e larghe sul petto, più strette
sul basso petto, rade sull'addome e cordiformi sul sottocoda; coda attraversata
tanto disotto, che disopra da ventiquattro fascie eguali, alternate grigie e brune,
faccia inferiore della stessa bianco-grigia.
Buteo fasciattcs, Vieillot. Parti superiori bruno-scure, bordate di bruno chiaro
sulle scapolari, sulle cuopritrici alari e sulle remiganti secondarie; sola bruna e
\ui multi soletti clic esaminai, non ebbi a ritrovare la ,V primaria con intaccatura.
(') Ilo accettato tale dicitura seguendo gli Autori Inglesi e Tedeschi più accreditati, i quali si
hanno tatto scrupoloso dovere di non venir meno alla rigida osservanza della legge di priorità e ciò
quantunque Linneo avesse scritto: « .Xomìins specifici vocabula non ni composita, nominibus generici»
similia». (Boukgi tGS n . Method. conchyol. denomin., pag. 63).
Tav. 3.
1. Grifone. 2. Avvoltojo. 8. Awoltojo degli agnelli (ad.). 4. Awoltojo degli agnelli (giov.).
5. Capovaccajo (.ad.)- 6. Capovaccajo (giov.).
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
IT] \N n "i.'N .' IGICO 17
bianca, davanti del collo con tacche trasversali bianche; Lati e porzione alta del
petto 'li un bruno-cupo uniforme, base del petto ed addome striati trasversalmente
di bianco e di bruno, ciascuna penna ha cinque bande bianche e cinque brune;
sottocoda bruno-rossiccio con linee trasversali di un bruno più cupo, coda attra-
versata ut-ila sua faccia inferiore da nove bande grigie e nove brune, La bruna
preapicale almeno doppia in Larghezza delle altre.
Buteo pojana (Savi . Penne del pileo, della cervici- e del collo bruno-chiare
all'apice, bianche alla base e sul margine; resto delle parti superiori bruno-chiaro
cangiante in paonazzo, col margine delle penne ceciato-sbiadito ; gastreo bianco
ceciato con una macchia apicale bislunga scura, meno apparente sulle penne
della linea mediana, quelle del sottocoda immacolate e con una macchia subcordata
nerastra; coda bruno-chiara con sedici a diciotto
l'ascie bruno nere e bruno-chiare che lungo lo stelo ^^''^C "T^--.
volgono al ceciato-lionato. \
Lunghezza totale da 0,'"545 a 0, m 660; becco •.
da O; 040 a 0, ni 048; ala da 0,'"400 a 0. 44u : coda da ' -|
(i. L'I.", a 0/ L'iu: tarso da 0, ra 072 a o. 085; dito me-
diano s. il. da II. 1 dio a 0, m 046.
<,iue>ra specie è di colorito cosi estremamente
variabile, che si può dire difficile il trovare due Testa di /; ,,„,,
jetti di tinta eguale. Il" descritto le principali
varietà di piumaggio, che da taluni Autori, e tra questi il Savi, vennero elevate
al rango di specie distinte.
I.a Pojana abita 1 Kuropa occidentale e verso oriente si incontra co] U. ìmim
desertorum. In Italia è ovunque comune, sedentaria e nidificante; più abbondante
d'inverno per l'arrivo di numerosi soggetti Nordici; gli individui residenti in
Sardegna sono leggermente più piccoli e più rossicci e con molta probabilità in-
termedi tra il B. bilico ed il /.'. buteo desertorum.
Il B. buteo va anche soggetto a varietà albine e se ne trovano talora di un
bianco più o meno puro ed immacolato.
Le specie americane li. lineatus (Gmelin) e /;. borealis (Gmelin) furono colte
in Inghilterra, ma pare che le informazioni su tali catture non siano del tutto
attendibili, né il Dresser le ammette tra gli Uccelli Europei, né il Seebohm ed il
Saunders tra i Britannici.
12". Buteo buteo desertorum Daudin), Pojana minore.
Colorito generale bruno-nerastro con tutte le penne largamente marginate e
terminate di fulvo-rossiccio-vivace. tranne sul groppone che è unicolore, tali mar-
gini sono più larghi sulla testa, sul petto, sui fianchi e specialmente sui calzoni,
che sembrano del tutto rossigni; penne del sopracoda rossastre all'apice e sul ves-
sillo esterno; timoniere di un rossigno-fulvo-acceso misto a brunastro, che forma
varie bande poco regolari ed una larga fascia subapicale brunastra, fi terminale
è fulvo-rossigna (femm. mi. Foggia, 2-2. II. 1899). Più pallido degli adulti, special-
mente sulle parti inferiori; coda con tinte rossigne ed in generale con tredici
fascie [giov.).
Atlante ornitologico. 3
1 S ATLANTIC ORNITOLOGICO
Lunghezza totale 0, m 520; becco da 0, m 030 a 0, m 040; ala 0, 375; coda 0, m 190 ;
tarso 0, m 072; dito mediano s. u. (),'"():;r).
Questa sottospecie è assai variabile di colorito e talora identica al II. buteo
dal quale si distingue pelle dimensioni sempre decisamente minori, pei colori ]iiù
rossigni specialmente sui calzoni, sul .sopracoda e sulla coda, le cui fascie in ge-
nerale sono da nove a dieci e nei giovani sino a tredici, talora esse mancano
completamente od è solo presente una larga banda subapicale nera, la tinta fulva
è allora assai vivace. Ho constatato che il carattere del dito mediano eorto e
grosso offerto da parecchi Autori è poco apprezzabile, ciò che può dirsi anche
rispetto al Lanario (Hierofalco Feldeggi [Seni.]).
Questa sottospecie abita il sud-est dell'Europa, l'intera Africa e l'India;
nell'Europa occidentale è avventizia, ma fu rinvenuta tanto nella Spagna e nel Por-
togallo, quanto nella Penisola Balcanica, quindi non è fatto straordinario se com-
parve anche tra noi. Nulla posso dire sulla sua distribuzione in Italia, due esem-
plari che il Martorelli le riferisce e che provengono dalla Sardegna si conservano
nel Museo di Milano, essi hanno le seguenti dimensioni: maschio giov. ala 0, m 360,
illumina giov. ala 0, m 380, io credo che essi appartengano alla forma Sarda e non
al B. buteo desertorum propriamente detto.
Io conservo nella mia Raccolta i seguenti soggetti Italiani: quattro femmine,
cioè due da Foggia e due di Sardegna, maschio e femmina da Reggio Calabria,
una femmina da Roma avuta nel giugno ed una femmina da Padova. Il loro co-
lorito è assai vario, le dimensioni delle ali oscillano da 0, m 350 a 0,'"380, tre di
essi hanno la coda fulva unicolore e vivace con una fascia subapicale larga e
nera, gli altri la portano fasciata su fondo rugginoso, eccetto uno di Roma che
la tiene eguale a quella di un B. buteo tipico. Avendo esaminato e possedendo
larghissime serie di li buteo <h si riunì m orientali ed autentici, non ho alcun dubbio
circa l'esatta determinazione dei miei Italiani. Il fatto della femmina avuta nel
giugno da Roma darebbe a credere che questa specie abbia nidificato tra noi.
Infine ricordo un soggetto conservato nel Museo di Firenze colto, secondo il Gi-
glioli, a Elmas in Sardegna nell'ottobre 1893 e che presenta il dito mediano assai
corto e molto grosso.
Ho considerato il B. desertorum, che la maggior parte degli Autori ritiene buona
specie, quale sottospecie pel fatto dei numerosi individui intermedi che si incon-
trano, secondo me esso è il semplice rappresentante orientale del B. buteo e nulla
più. Per tale fatto lo chiamai II. buteo desertorum.
12/'. Buteo desertorum Zimmermannae (Ehmcke) f 1 ).
Pojdìio minore dello Zimmermann.
Parti superiori bruno-scure largamente marginate di rossiccio; dorso rossigno
macchiato di bruno; gola e lati della testa bianco-rossicci, striati di bruno-scuro;
parti inferiori con una macchia eentrale grande e larga castagno-rossiccia e lo
sirlu nero distintissimo, alcune penne hanno due macchie, una basilare, l'altra
(') Buteo Zimmermannae, Ehmcke, Jcrarn. f. Ornitli. XLI. p. 117 (1893J.
Ali \MI < >i:n 1 TOI-OGICO 19
apicale e lo spazio intermedio è rossiccio-chiaro o rossiccio gialletto; coda ros-
siccio-fulva vivace, le timoniere centrali rossigno-chiare marginate ili bianchiccio
con una larga banda subapicale e da due a quattro fascie più strette, le timoniere
esterne col vessillo esterno bruno-nerastro tinto di grigio o di rossigno-bruno,
l'interno rossiccio con fascie trasversali bruno-nerastre su tutte le penne, la fascia
terminale molto più larga, gli steli bianchi (Bogdanow).
Lunghezza tei,-. le (>. T> n >; becco 0, m 032; ala 0, m 370; coda 0, m 200 ; tarso 0, n, 070;
dito mediano s. u. 0, m 034.
Secondo me questa non è che una t'orina nord-orientale e rossiccio scura del
/;. buteo desertorum ed a ciò mi convinsi maggiormente dopo aver veduto il tipo
di Ehmcke nella raccolia Kleinselimiilt a Yolkinaritz ; è quindi da chiamarsi sem-
plicemente /•'. des( rtorum Zimmeriinutiitii •:, parecchi Autori Mussi ed alcuni occidentali,
come lo Sharpe, la reputano buona specie e le assegnano quale patria la Russia e la
Transcaucasia.
Cosi il lì. Mi m tursi, Bogdanow viene considerato dallo Sharpe e dal Madarasz
buona specie il cui habitat si estenderebbe nel S. E. dell'Europa, il I M'esser dice
che non può separarsi nemmeno (piale sottospecie. Le differenze tra questa t'orma
ed il B. desi rioni w Zimmermannae mi parvero cosi di poco momento da non po-
tersi ammettere quali specifiche e tutt'al più anche questa Pojana potrà esser
divisa (piale sottospecie col nome lì. desertorum Menetriesì o Pojana minore del
Ménétriès.
13. Buteo ferox (S. Gmelin), Pojana dalla coda bianca.
l'arti superiori brune coi margini delle penne rossiccio-ocracei ; bruno uniforme
sul basso dorso e sul groppone; testa e collo bianco-rossigno con una stria scura
sullo stelo; sopracoda e sottocoda fulvo-rossigni, le maggiori sottocaudali brune;
petto, addome e fianchi fulvo-rossicci con macchie lanceolate brune; remiganti
primarie brune, bianche alla base; coda bianco-rossigna ; le due timoniere laterali
esternamente lavate di grigio e talora con una macchia bruna presso l'apice (ad.).
Il rosso-fulvo volge al bruno-deciso; la testa ed il collo sono sparsi di molte macchie
brune sul centro delle penne; coda rossigno-pallida con fascie trasversali di un
rossiccio più cupo (giov.).
Lunghezza totale 0,'"700; becco 0,'"04:7; ala 0, ffi 500; coda 0, m 250; tarso 0, m 090
dito mediano s. u. 0,'"040.
Anche questa è una specie sempre molto variabile di colorito, ma la -rande
statura, la coda lunga, il tarso assai lungo e le dita grosse e brevi in confronto
col tarso la rendono facilmente distinguibile.
Abita le regioni sud-orientali d'Europa, l'Africa nord-orientale, spingendosi
sino all'India nord-orientale. In Italia è specie affatto accidentale, ne comparve
un individuo in Liguria [Museo di Genova), due a Girgenti (Museo di Firenze)
due a Reggio di Calabria, ed uno a Foggia (questi tre ultimi sono nella mia Col
lezione). Sembra che un altro individuo colto nel maggio 1900 a Reggio Calabria
sia andato perduto (').
(') Avutila, 1900, pag. 76.
20 ATLANTI - , ORNITOLOGICO
Genere ARCHIBUTEO, Bkehm.
Ha i caratteri del genere Buteo e se ne distingue prin-
cipalmente pei tarsi piuttosto lunghi e piumati, eccetto
che posteriormente sulla linea mediana (pianta tarsi,.
Piumaggio variabile, biancheggiante negli adulti, mor-
bido e fitto; calzoni bene sviluppati.
Questo genere abbraccia quattro specie, delle quali
una sola è Europea. Abitano principalmente le aperte pia-
nure e si nutrono più che altro di piccoli mammiferi, di
uccelli, di rettili ed eventualmente di pesci. Nidificano
sulle roccie o sugli alti alberi, depongono da due a quattro
o cinque uova bianco-bluastre molto variabili di colorito.
14. Archibuteo lagopusi 1 ) (Gmelin), Pojana calzata.
[Tav. IV, tìjr- 5 e 6].
Tarsi piumati sino all'inserzione dei diti nella parie anteriore e laterale.
Parti superiori brune miste a spazi bianchi e fulvi; testa, collo, una fascia
sul petto e sottocoda di imbianco striato di bruno-scuro; basso addome bruno-scuro;
coda bianca alla base delle penne, cenerognola e rossiccia nella metà apicale
delle stesse, ove talora si notano quattro o cinque fascio scure, l'apice è bianco
preceduto da una distinta fascia subapicale nerastra (ad.). Più brunastro; parti
inferiori più striate di bruno: coda meno bianca alla base, brunastra verso l'apice
ove manca la banda subterminale (giov.).
Lunghezza totale da 0, m 500 a Ó, ffi 575; becco da 0, nl 036 a ().'"( >4i> : ala «la 0, m 200
a 0, ra 250; coda 0, m 220; tarso 0, m 075; dito mediano s. u. 0,'"040.
È specie estremamente variabile di colorito ed io non sono lontano dal cre-
dere che i soggetti di tinta molto scura siano dovuti al fenomeno del dimorfismo,
anziché all'età. I sigg. D. Urban e Mathew figurano nell'opera The Birds of Devon
un esemplare del tutto nero con vivaci ritiessi porporini, caso giudicalo estrema-
mente raro.
La Pojana calzata abita le parti settentrionali d'Europa e dell'Asia, nonché
l'Alasca, discendendo verso Sud all'avvicinarsi della stagione fredda. In Italia è
specie di comparsa rara ed irregolare durante l'inverno, ma fu presa ovunque, anche
nelle Isole; sembra trovarsi più facilmente nel Veneto e ricordo le sue numerose
comparse d'attorno Venezia nel freddissimo inverno 1879-80, nel dicembre 1899
e nel febbraio 1900, quando le vidi io stesso inseguire le Anitre ferite dai cac-
ciatori. Non nidifica in Italia.
L'esemplare riferibile all'Americano A. Sancti-Johannis (Gmelin) colto nel
Devoushire settentrionale e citato nello Zoologista), altro non erase non una va-
1 1 | BkUnnich, (ini. Bor. p. I. 17CI |.
i L876, pag. isi i ,. is70.
ATI.ANTK OKNITOI.OOICO 21
rietà della presente specie, giova perù ricordare che non tutti gli Autori an
tono la validità specifica della t'orina Americana, che andrebbe quindi chiamata
A. lagopus Sancti-Johannis (Gm.).
SOTTOFAMIGLIA AQUILINA E. Aquilini.
Becco piuttosto lungo, di solito forte, a margini sinuosi od intaccati; ali grandi;
tarsi grossi e robusti o sonili, rivestiti di penne lino all'inserzione dei diti o invece
più o meno nudi; dito esterno non versatile ed unito al medio da una membrana
basilare.
Questa sottofamiglia comprende cinquanta generi con circa duecentocinquanta
specie sparse per tutto il Mondo.
Lo studio di questo gruppo fu ed è tuttora dei più complessi ed incerti pel
sistematico e la validità specifica di parecchie forme, finora ritenute linone specie.
non è del tutto sicura.
Genere AQUILA. Bkisson.
Becco più corto della testa, forte e curvato dalla base, assai uncinato all'a-
pice della mandibola superiore, margini della stessa festonati; cera nuda, solo
parzialmente coperta dalle setole delle redini; narici laterali, ovali, inclinate, di-
rette all'indietro ed all'ingiù, esposte, talora rotonde e verticali; ali grandi e lunghe,
colla quarta remigante primaria in generale la massima; coda grande, rotondata;
calzoni di solito sviluppati; tarso ricoperto di piume tino ai diti, in parte nudo
e reticolato sulla taccia posteriore; diti forti e reticolati, scudettati sulla porzione
apicale, dito esterno unito alla base col mediano da una membrana; unghie grandi,
acute, uncinate e forti.
Corpo robusto, statura varia; penne del collo acuminate; adulti eguali, ma
differenti dai giovani: nidiacei coperti di piumino ed inetti.
Il genere Aquila comprende quindici specie sparse nel Mondo Antico, peto
VA. chrysaetus si trova anche nell'America settentrionale, sebbene alcuni conside-
rino differente questa forma sotto il nome di A. canadensis, Cassiti. Le Aquile sono
i più potenti tra gli Uccelli Rapaci, vivono sulle alte montagne o nelle grandi
foreste e si nutrono in generale di preda viva e sanguinante, talune piccole specie
anche di rettili e di insetti, il fatto che esse attacchino bambini non è del tutto
sicuro. Di solito cacciano sole, ma talora ne furono vedute a due; il loro volo è
agile, elevato, grazioso, innalzandosi e discendendo fanno dei grandi semicerchi,
talora colle ali aperte, quasi immobili, scoperta la preda vi si gettano conno colla
celerità del fulmine. Fabbricano un indo mal connesso sulle roccie o sugli alluri
e lo intrecciano di rami e di stecchi, foderandolo internamente di musco, di penne.
di lana, ecc.; depositano poche uova di fondo di tinta bianchiccio più o meno
bluastro con grandi macchie cenerine o rossiccio-scure. Le Aquile difendono di
solito energicamente il loro nido e molti sono gli accidenti patiti dai maldestri
che, senza la dovuta prudenza, tentavano di involarne le uova od i pulcini.
22
ATLANTE ORNITOI.OOII '( >
15. Aquila chrysaètus (Linnaeus), Aquila reale.
[Aquila].
[Tav. I, fig. 1, 2 e 5].
Colorito generale bruno-nerastro con leggeri riflessi porporini; penne della
nuca e della parte posteriore del collo lanceolate bruno-dorate; remiganti nera-
stre; coda brunastra alla base, nerastra all'apice, attraversata nel suo centro da
una larga fascia grigia; calzoni bruno-scuro uniforme {ad.). Coda bruna verso
l'apice, nel resto bianca, sicché la fascia risulta molto larga; base delle penne
bianca, ciò che è più visibile sul gastreo; calzoni con macchie bianche {giov.).
Lunghezza totale da 0, m 900 a 1,'"00; becco da 0, m 060 a 0,'"072; ala da 0, m 600
a 0,'"720; coda da 0, m 300 a 0, m 350; tarso da 0, m 098 a 0, m 100; dito mediano s. u.
da 0."'110 a 0,"1 '_'().
t 1 1 1 1 1 1 ( 1 — y i , i Me^i-
w/. •
Testa ili A. chryiaetns.
Piede ili -/. ohryeaetus.
Abita l'Europa, l'Africa giungendo all'Abissinia, l'Asia sino all'Imalaia, la Cina,
il Giappone e l'America settentrionale sino alle montagne del Nuovo Messico. È
sedentaria sui monti più alti dell'Italia continentale e delle Isole, ed è abbastanza
comune in date località (Valtellina). Durante le migrazioni, nell'autunno o nel-
l'inverno, e di consueto per l'imperversare di forti burrasche o per la caduta di
abbondanti nevicate, qualche individuo, per lo più giovane, scende in basso e se ne
catturano nelle pianure, nelle valli e nelle paludi. Nidifica di marzo e d'aprile.
Parecchi Autori distinguono due specie di Aquila reale. L'ima detta A. chry-
saètus presenta il petto rossiccio colle penne strette e lanceolate e la base di
tutte le penne comprese le ali e la coda non è mai bianca, le timoniere sono
macchiate di bruno-cenerognolo che a grado a grado sparisce, la metà apicale è
di un bruno uniforme e sarebbe la forma settentrionale; la meridionale fu detta
A. fulva o .1. iidbilis e non ha colorazioni rossigne sul petto, le cui penne seno
ottuse ed abbastanza larghe, la metà basilare delle piccole penne sul corpo sa-
rebbe bianca, mentre quella delle remiganti e timoniere nell'adulto sarebbe simile
a quella della specie precedente, ma invece variata di tinta più chiara e di bianco-
puro. Secondo il Severtzow tre sarebbero le forme tipiche dell'Aquila reale e cioè:
a) A. fulva (L.), il giovane ha la base della coda bianca, ma questo carattere
sparisce con l'età e la coda è scura nell'adulto.
\ I r.ANTl OKNI M'I'i'.lHi 23
b) A. chrysaetus {L.), il giovine non ha la base della roda bianca, essa è scura
come nell'adulto.
e) A. nobilis, l'ali., il bianco alla base della ceda è permanente, si nel gio
\ .me che nell'adulto.
UÀ. Barthelemyi,Ja,ubert,è un' A. chrysaetus con Le scapolari più o meno bianche.
Queste forme e quella nota sedo il nome di A. ilaplianea, I Iodismi non sembrano
rappresentare specie distinte, o sottospecie o varietà, ma pare costituiscano e
rappresentino semplicemente Le varie livree indossate dall'. I. chrysaetus nei diversi
passaggi dall'eia giovanile all'adulta.
16. Aquila Meliaca, s.vvigny, Aquila imperiale.
I Aquila mogilnik, Strickl. ('), A. imperialis (Bckst. ].
[Tav. I. lì-. 3 « IJ.
('(intoniti dell'ala si-uro, spalle in 'parte bianche (ad.); aspetto striato (giov.) 2 ).
Tinta dominante bruno-nerastra; testa e parte posteriore del collo di un gial-
Liccio-biancastro, talora fulviccio; basso collo rossiecio-gialletto; scapolari in parte
bianche, in parte brune; parti interiori bruno-nerastre (ad.) Apparenza striata; parti
superiori bruno-chiare, col centro delle penne fulvo; basso dorso, groppone e so-
pracoda fortemente lavati di fulviccio; coda bruno-uniforme coll'apice bruno-
biancastro; mento, gola e talora i calzoni, il tarso ed il sottocoda di un giallastro
uniforme, resto del gastreo d'aspetto striato, colle penne acuminate giallastre nel
centro, bruno-scure sul contorno; ali con tre fascie fulvo-chiare; coda bruno-uni-
forme coll'apice bruno-biancastro {giov.).
Lunghezza totale 0,'"790; becco 0/"064; ala 0, m 575; coda 0, m 310; tarso 0, m 088;
dito mediano s. u. 0, m 062.
Abita l'Europa sud-orientale sino all'Asia centrale, l'India settentrionale e la
Cina e non venne mai trovata sino ad ora in Italia, quantunque parecchi Au-
tori, cominciando dal Savi, ve l'abbiano annoverata, basando l'errore su individui
dell'. 1. chrysaetus. Non posso omettere però che al Museo di Firenze vi è un ma-
schio giov. che il Giglioli ritiene preso a Firmo presso Castrovillari in Calabria.
nel settembre 1898.
17. Aquila Adalberta Bkehm, Aquila dalle spalle Manche.
Contorno dell'ala e spalle bianche per intero (ad.); aspetto uniforme (giov.).
Parti superiori brune di terra d'ombra, col dorso più cupo e l'apice delle
sopracaudali biancastro; gastreo terra d'ombra uniforme, rossiccio sulla, gola e
sul collo; coda di un grigio-chiaro, picchiettata di bruno, color terra d'ombra
nel terzo apicale e terminata di grigio (ad.). Apparenza uni fornir; parti superiori
bruno-rossiccio-chiare qua e là miste a bruno-scuro e di un giallo-rossigno sul
Ci Lo Sharpe [ llaml-lhi Btode, I. pag. 261 (1899)] motte VA. mogilnik, Gm. tra i .sinonimi del-
l' A. bifasciata, I. E. Gray.
I i \un ho trovato apprezzabile il carattere del numero delle scaglie sull'ultima falange del dito
mclmno fissato in numero di tre peli' Aquila reale, di 1 e 5 peli' Aquila imperiale, non avendolo riscon-
trato costante.
24 ATLANTE ORNIT GICO
groppone e sul sopracoda; remiganti e timoniere senza fascie trasversali; c'uopri-
trici inferiori delle ali giallo rossiccie; gastreo bruno-rossiccio uniforme e legger
melile striato sul petto che è fulvo-chiaro con poche penne marginate di bruno;
coda grigio-rossiccia, marginata e terminata di bruno; remiganti e timoniere senza
fascie trasversali (giov.).
Lunghezza totale 0, m 830; Lecco 0,'"078; ala 0, m 620; coda 0, m 350; tarso 0, m 105;
dito mediano s. u. 0,'"065.
Abita la Spagna, il Portogallo ed il nord-ovest dell'Africa, è accidentale nella
Francia occidentale.
Questa specie rimase confusa coll'.l. heliaca sino al 1860, quando venne de-
scritta dal Brehm sotto il nome di A. Adalberti e nel 1872 dal Dresser sotto quello
di .1. leucolena.
18. Aquila rapax (Temmtnck), .\<i>ii/<t rapace.
| TAV. XI. VII, lig. 1 J.
Colorito generale delle parti superiori bruno-cupo più o meno rossastro sul
collo e sulla testa, t'ulviccio sul dorso e biancastro sul sopracoda colle penne
più chiare nella loro parte centrale e ciò pili manifesto sulla regione interscapolare >■
sulle scapolari superiori; parti interiori bruno-fulviccio scure colle penne del petto
e dell'addome più cupe nella parte centrale; timoniere di un bruno quasi uniforme,
macchiettate di grigio e terminate di fulviccio {ad.). Colorilo generale fulvo-ocraceo
qua e là sfumato di cenerino-rossigno-gialletto sul collo e sulla gola, cenerognolo
sulle penne che marginano l'ala, si dal lato interno che dall'esterno; molte penne
specialmente sul collo, sulle cuopritrici alari, sul petto, sui lati e sui fianchi in
parte fulve lavate di cenerino sulla linea centrale, in parte cioccolata-brune con
riflessi porporini (particoloured feathers), ciò che dà una fisonomia speciale a questo
uccello; parti inferiori più chiare delle superiori; timoniere brunastro-cenerognole,
terminate di fulvo (gioì-.).
Lunghezza totale 0, m 800; becco 0, n, 046; ala 0, ra 545; coda 0, m 25O; tarso 0,'"080;
dito mediano s. u. 0, m 062.
Abita l'Africa. In Europa è rara nella Spagna meridionale, finora non sembra
comparsa in Francia, i due esemplari, che vennero citati dal Degland come colti
nella Camargue, erano invece due .1. Aduli» -rli ; venne trovata in Bulgaria, in
Turchia ed attraverso la Russia sino all'Asia centrale ed all'India nord-occiden-
tale. In Italia comparve una sol volta nel novembre 1898 a Cagliari, è un indi-
viduo giovane che fa parte della mia Raccolta, un secondo maschio ad. preso,
a quel che pare, a S. Antioco pure in Sardegna nel marzo 1 8 7 ( > sarebbe conser-
vato nel Museo di Firenze.
ai S'arili verticali ed orali .
19. Aquila orientalis. Cabanis, Aquila orientali <■ formi affini.
A. orientalis, Cabanis. Bruno-scuro uniforme con uno spazio uucale fulvo {ad.).
Il 1° piumaggio è bruno di terra macchiato di fulvo-pallido sul basso dorso, sulle
scapolari mediane, sulle cuopritrici mediane e piccole delle ali. sul petto e sul-
l'addome; le grandi cuopritrici alari e le remiganti secondarie hanno estese mac-
ìav. 4.
1. Aquila di mare (ad.). 2. Aquila di mare (giov.). 3. Pojana. 4. Pojana (varietà). 5. Pojana calzata (2 giov.).
6. Pojana calzata (o* ad.).
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
UI.vmi e "i:\ITOLOGICO
25
chic apicali fulve, cuopritrici superiori ed inferiori della coda fulve. Dopo la 1
muta le macchie fulve 'li tutte le penne spariscono più o menu, con l'eccezione
di quelle sulle grandi cuopritrici alari e sulle remiganti secondarie. Dopo la 2
mula il piumaggio diviene quasi uniforme, ma le doppie fascie attraverso le ali
e le traccie di fulvo sulle cuopritrici della coda esistono sino alla 4° mula, culla
quale l'uccello assume l'abito di adulto {giov. .
A. infasciata, J. E. Gray. Bruno di terra con doppia fascia sulle ali e le cuo-
pritrici superiori ed inferiori della coda fulve; le remiganti primarie, le secondarie
e le timoniere senza fascie {ad.). Bruno di terra con la doppia fascia sulle ali,
ma senza le macchie uelle altre parti del corpo; il 2° piumaggio è macchialo di
fulvo; dopo la 3" e 4 muta l'uccello addiviene colorito più uniformemente ed
assume il suo piumaggio di adulto, mantenendo soltanto le due fascie sull'ala giov. .
. I. Glitschi, Servertzow. Bruno di terra con una banda liticale fulva ed una
fascia trasversale di un fulvo-pallido sul basso dorso; le remiganti primarie, le
secondarie e le timoniere fasciate ad.). Il 1° piumaggio di quest'Aquila è quasi
per intero di una tinta bruna di terra uniforme con macchie apicali fulve su
alcune delle più grandi cuopritrici alari: remiganti secondarie e timoniere ter-
minate dello stesso colore; timoniere fulve, le più esterne fasciate irregolarmente
di bruno; però la fascia lineale fulva e quella di un fulvo-pallido attraverso il
basso dorso si manifestano con la 3 a e la 4" muta (giov. (Menxbier).
Lunghezza lutale da 0, m 555 a 0, m 660; becco da 0, m 066 a 0, 072; ala daO, m 215
a 0, m 350; coda da 0,'"()70 a 0,'"080; tarso da 0,'"090 a 0™098; dito mediano s. u.
da (i. (MIO a 0, n '066.
Queste tre forme dell'Aquila orientale sono confinate alle steppe della Russia
sud orientale, dell'Asia centrale e non sarebbero mai comparse in Italia, quan-
Becco di A. maculala, '/ 2 ,
Becco di A. orientalis, '/ 2 -
tunque un soggetto da me ucciso in Sardegna nell'inverno 1901 presenti i carat-
teri dell'.!, orientalis, per cui sembrerebbe accidentale nell'Isola.
VA. Infasciata poi, sotto il nome di A. nipalensis, Hodgson, fu elencata dal Gi-
glioli tra gli Uccelli del nostro Paese su di un esemplare conservato al Museo di
Genova; il Salvadori però non è di tale parere, dicendo che la sua provenienza
è incerta e che in ogni caso dovrebbe essere riferita molto probabilmente alla
forma occidentale, cioè all'-l. orientalis.
Le forme dell' J. tuinitnhs anzidescritte sono molto simili interse, ma parecchi
Autori e tra questi il Severtzow e lo Sharpe recentemente le considerano specie
distinte; io posseggo materiale troppo scarso per interloquire in questione, ma
Atlante ornitologico. ±
L't) ATLANTI < il, -MITOLOGICO
ricordo come Autori competenti le ritengano più che altro varietà climatiche da
riunirsi sotto l'unica specie A. orientalìs.
In Narici orizzontali e rotonde.
20. Aquila maculata (Gmelin), Aquila anatrata maggiore.
| Aquila clanga, Pam... A. naevia, Schrenck].
[Tav. II, fig. 1 e 4].
Ali che distintamente non raggiungono l'apice della coda.
Colorito generale bruno-nero-uniforme, talora con riflessi porporini sulle parti
superiori; penne della parte posteriore del collo e della nuca leggermente ros-
siccie; coda senxa fascie, ma con vestigio di tinte grigie sul vessillo esterno negli
individui più vecchi (ad.). Colorito generale più chiaro; scapolari, grandi e medie
cuopritrici delle ali con larghe macchie ovali di un fulvo-bianchiccio all'apice
delle penne, le piccole cuopritrici le hanno a forma di goccia, quelle del grop-
pone sono più grandi e (piasi triangolari; gastreo nerastro, brunastro sulla gola
con macchie ocraceo-brune sul centro delle penne del petto; addome ocraceo
(piasi uniforme: cuopritrici superiori della coda bianche, le interiori fulvo-ocracee;
coda nerastra uni fornir, terminata di fulvo-bianchiccio (giov. i.
Lunghezza totale da 0, m 650 a 0,'"710; becco da O^óO a 0, m 062; ala da 0, m 505
a 0, m 560; coda da 0, m 220 a 0, m 250; tarso 0,' n 100; dito mediano s. u. 0,'"065.
Abita le parti meridionali d'Europa, le settentrionali d'Africa, l'India, l'Asia cen-
trale e nord-orientale. In Italia è specie di comparsa irregolare e non tanto rara nel-
l'abito giovanile, rarissima in quello di adulto coll'eccezione della Liguria, ove sarebbe
di passo quasi regolare di primavera e nell'ottobre e novembre: fu presa ovunque
tranne a Malta, io ne ebbi di Sardegna, ove pareva mai comparsa, avrebbe nidificato
quasi di certo a Modena, sul Pavese, in Toscana ed in Sicilia, quindi dovrebbe trovar
posto tra le specie irregolarmente estive. Costruisce il nido sugli alti alberi.
UÀ. fiilirsrrus, J. E. <iray, sembra doversi riferire a questa specie.
21. Aquila pomerana 1 ', Brehm, Aquila anatrala minore.
| Aquila maculata, Sharpe (neo. Gm.), A. naevia, M. W. (nee Gm.), A. pomarina, Brehm, err.].
[Tav. II, fig. 2 e 3].
Ali che raggiungono quasi l'apice della coda o la sorpassano.
Dimensioni minori della specie precedente; colorito più chiaro, minor copia
di riflessi limitati negli adulti alle ali ed alla coda; fondo di tinta più chiaro e
brunastro-terreo; nei giovani minor numero di macchie; tarsi più sottili.
Lunghezza totale 0,'"520; becco 0, m 054; ala 0, m 460; coda 0, m 210; tarso 0, m 084;
dito mediano s. u. 0,'"050.
Abita l'Europa centrale e meridionale, migrando d'inverno verso l'india. In
Italia è specie di passo irregolare, ma che sembra assai più rara dell' J. maculata,
sebbene possa venir con essa confusa. Conosciamo dieci catture avvenute sul
continente e nelle Isole e fu presa anche a Malta.
. Brehm scrisse A. pomarina {VSg. Deutschl. p. 27. 1835), nome che giustamente va corretto
A. pomerana, cioè di Poiiicrania.
ITLANTI OHXITOLOGICO 27
VA. Wahlbergì e VA. Desmursi dei Cataloghi Italiani, prese vicino a Pisa ed
a Firenze, altro non sono che due A. pomerana, mentre invece col nome di A. Wahl-
bergì, Sundevall .1. Desmursi, Verreaux s'indica una specie dell'Africa tropicale,
mai comparsa in Europa.
Genere NISAÉTUS. Eodgson.
Becco mediocre, ma alto e grosso, più corto della testa, curvato dalla base,
uncinato all'apice e munito di un grosso lesione; narici elittiche, vellicali, coperte
di penne setolose come le redini: cera coperta di setole sui lati; occhi mediocre-
mente infossati; ali abbastanza sviluppate ed ampie, ma relativamente brevi: la 1'
remigante primaria piuttosto corta, l ' di solito la massima; ceda alquanto lunga
e troncata; gambe grandi, allungate, ricoperte di penne fino all'articolazione dei
diti: calzoni abbastanza Lunghi; tarso di solito più lungo del dito mediano; diti
Lunghi e forti col diano maggiore dei laterali, forniti di unghie grandi, potenti
ed uncinate.
Forma allungata e snella; testa piccola e sottile; colorito in alcune specie
molto variabile; statura mediocre, talora piccola.
Quattro specie compongono questo genere, tre abitano il Mondo Antico, la
quarta è propria all'Australia.
Hanno le abitudini delle Aquile e, come esse, si nutrono di piccoli mammiferi,
di uccelli, di grossi rettili, dicesi anche di pesci e d'insetti. Nidificano sulle rupi
e SUgli alberi.
22. Nisaètus fasciatus (Vieillot), Aquila del Bonetti.
[Aquila fasciata, Vikili.. |.
[Tav. XLVII, tìg. 2].
l'arti superiori brune colla base delle penne bianca; parti inferiori bianche
con macchie longitudinali brune più o meno numerose lungo il centro delle penne
e che divengono lanceolate sui fianchi; coda a f'ascie bruno-cenerognole e grigio-
rossastre con una larga t'ascia bruna all'estremità (ad.). Parti superiori brune; le
interiori fulve di vario tono con strie longitudinali brune sullo stelo, più o meno
grandi <• numerose a seconda dell'età; coda ornata di f'ascie trasversali, ma non
dell'apicale distinta ((//oc),
Lunghezza totale 0,'"700; becco 0,'"050; ala 0,'"485; coda 0, , "i , T;">; tarso 0, m 095;
dito mediano s. u. 0, ra 093.
Abita le contrade bagnate dal Mediterraneo, estendendosi dalla Spagna verso
Esf tino all'India. In Italia è specie stazionaria in Sardegna, ove e discretamente
comune, meno abbondante si presenta in Sicilia, rara nelle provincie meridionali
della penisola, accidentale altrove, cioè in Toscana ed in Lombardia [mia Collezione).
Non venne presa finora nel Veneto, L'esemplare citato dal Perini dovendosi ri-
ferire ali*. 1. chrysaetus. (ili adulti col gastreo quasi del tutto bianco sono molto
diffìcili ad aversi anche in Sardegna.
\>H ATLANTE ORNITI D.OOH O
23. Nisaètus pennatus Gmelin), Aquila minore.
I Aquila pennata (Gm)., Hieraetus pennatus (Gm.)].
[ Tav. II. Bg. 6 e 7].
a) Tipo chiaro.
Froiiic biancastra; mustacchio bruno-nerastro; parte supcriore e laterale della
testa e del collo giallo-fulve con tacche longitudinali brune ; parti superiori bruno-
opache con margini bruno-chiari; spallette bianche; parti inferiori bianche più
o meno rossiccie con dei piccoli tratti bruni sullo stelo delle penne e special-
mente su quelle del petto e dell'addome; coda bruna disopra, biancastra disotto,
con bande brune trasversali (ad.). Fronte biancastra; un mustacchio sviluppai is
simo bruno-nerastro: parti superiori come gli adulti, ma più lucide; spallette di
un bianco-puro; le parti inferiori giallo-rossiccie con dei tratti bruni sullo stelo
delle penne (giov.).
b) Tipo seuro.
Simile all'adulto del tipo chiaro: parti inferiori bruno-fuligginose o bruno-
nerastre con tratti longitudinali più scuri sullo stelo delle penne (ad.). Fronte
biancastra; un mustacchio assai accentuato bruno-nerastro; parte superiore e laterale
della testa rosso di ruggine vivace con tacche longitudinali brune; parti superiori
come negli adulti, ma più lucide: spallette bianco-pure; le inferiori bruno-fulig-
ginose con dei tratti più scuri sullo stelo delle penne (giov.).
Lunghezza totale da 0, m 490 a 0,"'540; becco 0, m 040; ala da 0, m 355 a 0,'"410;
coda 0, ,n 19r>; tarso 0,'"060; dito mediano s. u. 0, m 0G. r >.
P.rchm divise l'Aquila minore in due specie, A. pomata o tipo chiaro, A. mi-
nuta o tipo scuro, quest'ultima era distinta dalla prima pelle tinte cupe, pella
mancanza di spallette bianche e pella statura minore. Ora è perfettamente asso-
dato che esse formano un'unica specie e che noi ci troviamo dinanzi ad un sem-
plice caso di dimorfismo, offerto anche da varie specie di Rapaci, come il Falco
Eleonorae, Gene, il Cinti* pijtjargus ed altri, e possiamo concludere col Bureau che
il N. pennatus presenta il tipo chiaro ed il tipo scuro indipendenti da vere ano-
malie di colorito, che la livrea dell'uno e dell'altro viene rivestita indifferentemente
dai maschi e dalle femmine e che gli individui delle due forme si accoppiano
assieme; sui nidi si trovano di solito individui di un solo tipo, ma talora sono
anche frammischiati, il loro piumaggio si modifica parallelamente con l'età, ma
i cambiamenti sono più accentuati nel tipo scuro; i soggetti dei due tipi nel pas-
saggio all'età adulta si modificano, conservando il carattere loro proprio (Bureatt).
Abita l'Africa, l'Asia centrale, l'India ed in Europa, la Russia meridionale, la
Turchia, la Penisola Balcanica e la Spagna ed è strano che sia così rara in un
paese intermedio, quale l'Italia. Da noi può dirsi accidentale, quantunque sembri
capitare più facilmente in aprile e nell'ottobre, fu presa nelle provincie settentrio-
nali, in Liguria, in Toscana e presso Roma e finora mai nelle regioni meridionali
e nelle Isole ( l ).
(') Se ben ricordo, ael R. Museo ili 'l'orino esiste un individuo ili questa specie proveniente dalla
Sardegna.
ATLANTE ORNITI JI.Cn . I'
29
Genere HALIAÉTUS. Savigny.
Becco subeguale alla testa, molto forte, diritto alla base, curvato dalla cera
all'apice in t'orina di un profondo uncino; redini coperte di setolo piuttosto corte;
cera seminuda, bene sviluppata, concolore o quasi col becco ; narici grandi, ovali,
perpendicolari; ali ampie che giungono quasi all'apice della coda, 1° remigante
primaria brevissima, 2" minore della .">', r la massima; coda, cuneata o legger-
mente rotonda; tarso piumato nella sua parte superiore, poi nudo < scudettato, coi lati
e la parte posteriore reticolata; diti divisi, l'esterno versatile; unghie; forti, unci-
nale, solcate di sotto, con quella del dito mediano più lunga ili tutte.
Statura elevata; colorito generale bruno; penne della testa e della parte po-
steriore del collo allungate ed acuminate; calzoni mediocri.
Questo genere abbraccia nove specie sparse su tutto il Mondo, delle quali
due sono anche Europee ('). A differenza delle vere Aquile, esse abitano i grandi
fiumi, le coste del mare, i laghi o le località non lontane dalle acque; si cibano
di pesci e di uccelli acquatici e non sono molto coraggiose, ne assaltano mam-
miferi maggiori di un coniglio. Nidificano sulle roccie o sugli alti alberi, depo-
nendo due o tre uova bianche qua e là macchiate.
24. Haliaètus albicilla Linnakis, Aquila di mare.
[Tav. IV, fig. 1 è 2].
Becco giallognolo; colorito generale bruno coi margini delle penne più chiari,
testa e collo di un grigio-giallognolo; coda
bianca, senza macchie e leggermente gra-
duata (ad.). Becco bruno; piumaggio bruno su
fondo fulvo-giallastro ; testa, collo e calzoni
bruno - uniformi ; timoniere variegate grigio-
bianchiccie a zig-zags grigio-brunastri, brune
sul margine (giov.).
Lunghezza totale da0, m 900 a l, m 05; becco
da 0,'"078 a 0, m 086; ala da 0, m 645 a 0, m 750;
coda 0, m 290; tarso 0,'"105; dito mediano s. u.
0,'"090.
Abita l'Europa, l'Islanda, la Groenlandia
od il Nord dell'Africa e dell'Asia, da dove
si reca a svernare nella Cina e nell'India.
L'Aquila di mare sarebbe uccello più che
altro di passo irregolare in Italia, vi compare
specialmente d'autunno o nell'inverno, meno
difficile a trovarsi è nel Veneto, ove talora
qualche esemplare sverna negli estesi paludi
dell Estuario; gli adulti sono sempre più dif-
fìcili ad aversi dei giovani. Sembra non rara in Sardegna, colà ed in Corsica non
Piede di //. albicilla,
(') L'Haliaetu» le licori pluiliix (L.j venne più volle citato per l'Europa, scambiando per esso individui
inolio vecchi dell'//, albicilla. L'II. leucocephaliu abita l'America del Nord.
30 ATLANTE ORNITOLOGICO
è improbabile possa nidificare : se ciò si avverasse positivamente, andrebbe inclusa
tra le specie sedentarie. Nidifica in marzo.
25. Haliaètus leucoryphus (Pallas), Aquila di more di Pallas.
Becco corneo- verdastro ; testa e eolle giallo-rossiccio-vivace, più pallido sul
mento e sulla gola; parti superiori brune di terra d'ombra; parti inferiori ros-
signo-brune, più cupe sul sottocoda e sui fianchi; coda bruna alla base ed all'apice,
bianca nel centro (ad..). Testa e collo fulvo-bruno-cupo, striato di bruno-rossigno ;
parti superiori bruno-scure, colle penne del dorso più cupe alla base; resto delle
parti inferiori di un bruno-fulvo più chiaro, le penne sul petto sono terminate di
bruno-bianchiccio; coda uniforme bruno-scura, lavata di grigiastro (giov.).
Lunghezza totale 0, m 820; becco 0,'"068; ala da 0, m 560 a 0, m 620; coda 0, ra 300;
tarso 0, ni 095; dito mediano s. u. 0, m 093.
Abita le regioni dal Mar Caspio all'Asia centrale, l'India ed il Burina. In
Europa si trova nella Russia orientale, in Crimea e secondo Farman fu osservata
anche in Bulgaria.
Genere CIRCAÉTUS, Vieillot.
Becco più corto della testa, robusto, curvato fino dalla base, non intaccato,
soltanto appena festonato; occhi grandi e molto infossati: narici ovale-allungate,
perpendicolari, coperte di setole lunghe e rigide; redini fornite di piccolissime penne
e di lunghe e grosse setole; ali grandi, lunghe, con le quattro prime remiganti
primarie profondamente intaccate nel vessillo interno; la l a remigante primaria
.Mila, la .">' massima: coda grande, quasi quadrata; tarso alquanto lungo, esile,
nudo, tranne che nella parte più alta, più lungo del dito medio, esso ed i piedi
coperti di grosse scaglie esagonali; diti corti, forti colle unghie robuste, acute e
poco curvate.
l'està subrotonda, grossa, coperta come il collo di penne lunghe ed acuminate;
occhi splendenti; calzoni mediocri; statura piuttosto elevata; colorito variegato.
Questo genere consta di sei specie sparse in Europa, nell'Africa, nell'Asia e
indie Isole della Sonda.
Hanno le abitudini delle Pojane e si nutrono principalmente di rettili e di
piccoli mammiferi. Nidificano di solito sugli alberi, sugli arbusti e sulle roccie,
deponendo un solo uovo bianco colla superficie ruvida.
26. Circaétus gallicus (Gmelin), Bianconi.
| Tav. II, li-. 5].
Tarso e diti nudi, reticolati, coperti di grosse squame scagliose, esagonali.
Iride giallo-vivacissima. Fronte e redini biancastre sparse, come i lati della
testa, di setole nere, che formano un folto sopraciglio; base di tutte le penne bianca:
parti superiori bruno-grigie, più chiare sul margine delle penne, nere sullo stelo,
con splendore porporino sulle scapolari e sulle cuopritrici alari; parti inferiori
bianche con numerose macchie centrali larghe e longitudinali scuro-rossiccie,
\ 1 1. vm i ORNITI ICO 31
trasversali e più rade sul basso addome; talora i calzoni ed il sottocoda sono
immacolati, come puro altri soletti, ohe sembrano molto vecchi, mostrano il
gastreo quasi del unto bianco-immacolato; coda superiormente bruna, terminata
ili bianco e con tre fascie trasversali bruno-nerastre, biancastra di sotto
Cuopritrici alari col margine più pallido; gola e petto bianchi con macchie bruno-
rossiccie centrali ed allungate sullo stelo, ma più o meno numerose a seconda
degli individui: fascio sull'addome più larghe (ffiov.).
Lunghezza totale da 0, 650 a 0, m 700; becco da 0, m 050 a 0, ra 057 ; ala da 0, m 540
a 0, 570; coda 0, m 280; tarso 0, ra 085; dito mediano s. u. 0, m 055.
''*>
resta ili C. gallicus, ' . Piede ili C. gallicns, ' .
Abita l'Europa centrale e meridionale, l'Africa settentrionale e l'Asia centrale,
estendendosi fino a Timor e Flores. In Italia è specie abbastanza comune, sparsa
ovunque anche in Sardegna, ove perù sembra essere più rara. È sedentaria, ma
anche di passo, che effettua più che tutto nel marzo e nel settembre, allora si può
dire comune in Liguria. Nidifica.
Genere MILVUS, Cuvier.
Becco un po' allungato, diritto, molto adunco, curvato dalla base fino alla
pice, non intaccato, ma leggermente festonato; narici ovali, oblique: redini o cera
coperto di piccole penne setoloso; ali appuntite, lunghe, la l a remigante primaria
corta, la ."> e la f le più lunghe; coda lunga, più o meno forcuta; tarso corto,
debole, piumato nella metà superiore, nudo e coperto di larghe piastre nella parte
basilare anteriore, la laterale e la posteriore rivestite di fine reticolazioni; diti
corti e forti, il mediano più corto del tarso e più lungo dei diti laterali, l'esterno
leggermente versatile, unito col mediano alla sua base; unghie moderatamente
acute, lunghe e curvate.
Forma allungata; statura piuttosto grande; colorito costante; testa appiattita,
<olle penne della cervice e della nuca più o meno allungate ed appuntite; occhi
molto infossati: calzoni lunghi.
I Nibbi hanno il volo rapidissimo ed un po' le abitudini delle Aquile, si ve
dono spesso roteare lungamente ad un'altezza così rilevante che sembrano Eton
dini, girando in cerchio o librandosi immobili per qualche minuto sulle ali o
descrivendo grandi spirali nelle diverse evoluzioni di salita e discosa. Nidificano
32
ATLANTE 0BX1
_!i alberi o sulle roccie, depositando quattro uova poco difFerenti da quelle
delle Pojane. il nido è un rozzo ammasso di stecchi, foderato di rimasugli di carta
o di lana uniti e saldati con fango o sterco animale. Si nutrono di bircie, di ra-
marri, di piccoli mammiferi, di vermi, di artropodi, di molluschi e sono molto
avidi dei nidiacei e più specialmente dei pulcini delle galline che assaltano colla
rapidità del dardo. Compiono grandi migrazioni, riunendosi in enormi stuoli. È un
genere quasi essenzialmente Paleartico, ma una specie abita l'Australia (M. affi
Gould : le altre cinque il Mondo Antico.
27. Milvus milvus iLinnafxs ,
Nibbio reale.
Milvus regalis, Boux, M. ictinus. Sav.].
[Tav. v. fig. 3].
('<,!>, r dominanti f>< - : coda fulva, molto forcuta.
Iride giallo-pallida: penne della testa acuminate bianco-cenerine, con una stria
longitudinale nera su cadauna penna; parti superiori bruno-nerastre, fulve sul
margine; parti inferiori e cuopritrici alari fulvo-accese, con una larga macchia
centrale nerastra lungo il mezzo delle penne; coda fulvo-accesa, le timoniere la-
terali brunastre sul vessillo esterno, con macchie trasversali nerastre poco accen-
tuate sull'interno ad. . Iride bruno-cenerognola ; penne della testa arrotondate
fulvo- chiare, marginate di bianco e senza macchie centrali nere; colorito generale
meno vivace; penne del dorso marginate di bianchiccio: strie sul gastreo più
strette: coda bruno-cenerognola debolmente fulviccia [giov. .
Lunghezza totale da 0, 650 a 0, 710; becco da 0. - : "44: ala da 0. -
515; ■oda, timoniere esterne da 0, n, 320 a 0. 350, timoniere mediane da 0, m 240
a 0, : '2*0: tarso 0, ra 050: dito mediano s. u. 0,*!-: -
Becco
ili M.
Apice della coda
ili M. milru», '/<•
Apice della coda
di .1/. lcoi
Abita l'Europa meridionale e centrale e d'inverno l'Africa settentrionale. In
Italia è specie abbondante e comune nelle Isole e sul versante Mediterraneo dalla
Toscana in giù, raro ed estivo nell'Italia settentrionale. Nidifica, talora fram-
misto al M. Ttorschun. Dall'Italia settentrionale migrano tutti alla fine di luglio e
nell'agosto, ma anche nelle parti centrali e meridionali si notano individui che
partono dopo le cove.
1. Falco pecchiaiolo (a* ad.). 2. Falco pecchiaiolo (5 semi-ad.). 3. Nibl
6. Astore (giov.). 7. Sparviere ( o 71 ad.). 8. Sparviere (cf
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
eale. 4. Nibbio bruno. 5. A
..). 9 e 10. Sparviere ($).
ni \\ ri ORNI DOLOGICO 33
28. Milvus korschun (S. Gmelin . Nibbio bruno.
IMilvus migrans (Bodd.), M. niger, Bp.; Nibbio nero],
[Tav. V. 6g.
Color dominante bruno-scuro ; coda bruna con fascie nerastre, poco forcuta; Intra riero.
[ride giallognola; penne «Iella testa bislunghe ed appuntite di un bianco leg-
germente fulviccio, lavato di bruno stille cuopritrici auricolari; tutte Le penne
della testa con una stretta fascia centrale nera; parti superiori bruno-cupe, collo
stelo delle penne nero e l'orlo fulvo-rossiccio; le parti interiori fulve accese, tranne
il sottocoda che è di un f ulvo-rossigno ; una larga stria bruna bordata di grigiastro
sulle penne del petto, più stretta e che occupa solo lo stelo, e quindi senza bordo,
sui calzoni, sui fianchi e 3ul sottocoda; cuopritrici alari bruno-cupe, collo stelo
nero ed il margine fulvo; di sotto delle ali scuro; timoniere con fascie nerastre
indistinte su fondo bruno-scure, quasi nero sulle penne laterali, che tendono al l'ulvo-
bruno all'apice {ad.). Iride nocciola; colorito generale più cupo con margini ful-
vicci e l'apice delle penne ceciato, molto esteso su quelle della testa e del collo;
timoniere terminate di f ulvo-rossigno ./
Lunghezza totale da 0, m 610 a 0, m 640; becco da 0, m 038 a (V045 ; ala da 0, m 440
a 0,'"475; coda da O,"'2f)0 a 0,'"280; tarso 0, ra 045; dito mediano s. u. 0, m 043.
Abita l'Europa centrale, la meridionale e l'Asia centrale, svernando nell'A-
frica. In Italia è specie di passo ed estiva, non egualmente distribuita, general-
mente rara coll'eccezione della Campagna Romana, del Veronese, ilei 1 lassa nese
e di diverse località delle Alpi Venete e probabilmente di parecchie altre Pro-
vincie; nidificò anche nel Pavese e ciò avviene di certo nelle grandi boscaglie
degli Appennini e delle Alpi. Nidifica in maggio e riparte in luglio ed agosto.
29. Milvus aegyptius (Gmelin), Nibbio egiziano.
Color dominante bruno-scuro; rodo bruna noi fascie nerastre, poco forcuto; Inerti
giallo.
Molto simile alla specie precedente, anche nel colorito, ma il becco è giallo; testa
leggermente più rossiccia e coda un po' più forcuta.
Dimensioni eguali.
Questa specie abita l'Africa fino al Madagascar e venne catturata qualche velia
nel sud-est d'Europa e precisamente in Grecia, nelle Cicladi, in Turchia, in Un-
gheria e nella Germania. Ma non fu mai presa finora in Italia, però venne citata
dal Giglioli nell'Elenco del 1881; egli stesso poi corresse l'erronea asserzione e
sembra, secondo il sullodato Autore, che la sua cattura, a (pianto pare, avve-
nuta in Dalmazia, sia poco attendibile.
30. Milvus melanotis. Tkm.mim k <£ Schlegel, Nibbio dalle orecchie nere.
Come il M. korschun; base delle remiganti primarie bianca a furino di specchio sullo
faccia inferiore delle ali.
Simile al M. korschun dal quale si distingue: pei margini delle penne della
testa e del collo bruno-rossigni e non bianchi; pelle cuopritrici auricolari bruno-
Atlanle ornitologico. 5
.",1 MI \M I ORNITOLOGI!
scure, nerastre sul margine supcriore: pelle parti interiori più pallide e menu
rossiccie: pel vessillo interno delle remiganti primarie bianco alla base e che
t'urina uno spazio cospicuo a specchio sulla superficie inferiore delle ali, infine
pel becco bluastro.
Lunghezza totale 0,' 630; becco 0/"040; ala 0, !l 178; coda 0, m 245 ; tarso 0, m 050 ;
dito mediano s. u. 0, m 046.
Abita l'Asia settentrionale fino al Giappone, l'Imalaia e sverna nell'India e
nel Burma; in Europa si trova in Russia nei governi di Perni, di Ha. di Oren-
burgo e negli Urali {}).
Una specie affine a questo genere, VElanoides forficatus (L.) o Nibbio a coda
di rondine, fu citata nei Cataloghi Europei come presa, in Francia e nelle Isole
Britanniche. Però, trattandosi di catture molto antiche, gli Autori non sono con-
cordi nell'ammetterla nelle liste Europee. Essa ha il capo, il collo, il basso dorso,
il groppone e le parti inferiori bianche, tutto il resto nero-porporino o verde, le
cuopritrici superiori delle ali bianche alla base, grigio-verdi nel resto, le ali molto
lunghe e la coda assai forcuta colla timoniera esterna lunghissima. Abita le parti me-
ridionali del Nord America, portandosi d'inverno nell'America centrale e meridionale.
Genere ELANUS. Savigny.
Becco piuttosto piccolo, leggermente festonato, coll'apice fortemente uncinato
ed appuntito e la mandibola superiore curvata dalla base: narici ovali, in parte
coperte da setole; ali lunghe e grandi, sopravanzanti la coda, colla 2 :i e 3 a delle
remiganti primarie le più lunghe: coda corta, (piasi quadrata; gambe e piedi
l'orti; tarso leggermente più lungo del dito medio s. u., piumato sul davanti per
circa :ì ' 1 della sua lunghezza, reticolato nel resto; diti forti, grossi, reticolati,
l'esterno non versatile, unito alla base col medio da una piccola membrana; un-
ghie moderate, acute e curvate.
Colorito delicato bianco e cenerino di vario tono; dimensioni piuttosto piccole;
forma elegante; testa leggermente rotonda e coperta di penne usuali.
Questo genere consta di cinque specie sparse nell'Africa, nell'India, nelle
Isole della Sonda. nell'Australia e nell'America, una di osse giunge talora in Europa.
Hanno abitudini crepuscolari e si cibano a preferenza di pipistrelli, di piccoli
mammiferi, di insetti, frequentando i siti alberati e boscosi; nidificano sugli al-
beri, ove fabbricano un rozzo nido di stecchi riuniti, foderandolo nell'interno di peli e
di radici e depositandovi parecchie uova bianco giallognole con macchiette rossigne.
31. Elanus caeruleus (Desfontaines), Nibbio Manco.
Iride gialla o rossa: spazio perioculare e palpebre nere; parti superiori gri-
gio-piombate, leggermente brunastre sulle due timoniero centrali; fronte, redini,
guancie, sopraciglio, lati de! collo, ascellari, parli inferiori e timoniere laterali
bianche, tinte di cenerino sui fianchi; piccole e inedie cuopritrici alari nere ad.).
, Molto l'neilineiite questo Nibbio od il precedente non sono che l'orine locali del Nibbio brillìo.
Ali imi ORNI rOI-OGIi 35
[ride bruna; parti superiori cenerino-brune con un largo spazio apicale bianco-
cenerognolo o fulviccio; coda della stessa tinta, biancastra nel vessillo interno
delle penne; parti inferiori bianche, coi lati del petto rossastri e strette strie ili
egual colore nella parte centrale dello stesso e sui Banchi ; cuopritrici alari come
Dell'adulto, ma terminate di fulviccio giov.).
Lunghezza t.-iale 0,' 305; becco 0,' 029; ala 0,' 268; coda 0, m 128; tarso ". <>
dito mediano s. u. 0,'"0:;o.
Abita L'Africa settentrionale, la Palestina, l'India. Ceylan e la Penisola Malese.
In Europa giunge talora nella Spagna e nella Grecia e sembra essere stato preso
in Irlanda, nel Belgio, in Francia ed in Germania. Non è mai comparso in Italia,
quantunque il Malherbe asserisca che è di passo in Sicilia, ciò che non venne
confermato e certamente ebbe erigine da inesatte informazioni.
Genere PERNIS, Cuvier.
Becco piuttosto lungo, sottile e, debole, mediocremente curvate dalla base,
coi margini taglienti della mandibola superiore ne festonati, né intaccati, ma
quasi diritti; cera grande e nuda; narici ovali, allungate, oblique; redini fittamente
coperte da penne piccole, rigide e scagliose come quelle della faccia; ali grandi e lunghe,
cella, r remiganti.' primaria certa, la 3 e 1 le più lunghe ed i vessilli interni
delle quattro prime primarie profondamente intaccati: coda grande, lunga, tron-
cata: tarso corto, più lungo del dito mediano s. u., piumato Della metà superiore,
nel resto a fine reticolazioni poco sporgenti; diti mediocri, separati alla base, il
mediano più lungo dei laterali; unghie sottili, mediocremente curvate ed acuminate.
Testa un po' piatta: calzoni mediocri; forma allungata: taglia moderata; piu-
maggio consistente ed assai variabile.
Questo genere consta di cinque specie sparse nel Mondo Antico. Sono uccelli
meno coraggiosi della Pojana e si nutrono di piccoli mammiferi, di rettili, d'in-
setti e specialmente di api e di pecchie, essendo avidissimi delle larve e del miele.
Costruiscono il nido sugli alti alberi con stecchi male intrecciati o s'impadroni-
scono di quelli abbandonati da altri uccelli: la femmina vi depone due uova, di
solito giallette o rosso-mattone nella tinta di fondo con macchie rosso-mattone o
rosso-vivo. L'incubazione dura tre settimane.
32. Pernis apivorus (Linnaeus), Falco pecchiajolo.
[Tav. V, Bg. 1. -2 e Tav. XI. Vili, fig. 8].
Redini e fronte fittamente coperte ili penne rigide ni n scaglie, mancanza assoluta
ili srtiiìr al/11 Imsr ilil becco; tutte le penne colla base bianca, talora per lungo tratto;
iride gialla più o meno aranciata o limone o bruna.
Testa e lati della stessa di un cenerino-bluastro pallido; parti superiori bruno-
scure, con riflessi porporini e le ali coll'apice nerastro; parti inferiori bianche con
qualche macchia bruna sui fianchi e talora sui lati del petto; coda con numerose e
strette fascie scure indistinte e tre quattro larghe e scure, specialmente larga
e nerastra la preapicale, apice biancastro (n/ns. mi.). La testa come il precedente,
però le redini e lo spazio perioculare di un cenerino-bluastro pallido; cervice e nuca
36 ATLANTE ORNITOLOGICO
bruno-scure col margine delle penne bruno-rossiccio, talora vivacissimo; parti
superiori come il maschio o lavato di cenerognolo o più tendenti al rossiccio;
parti inferiori bianco-fulviccie con numerose fascie di varia forma bruno-scure o
Derastre o fulvo-accese così fìtte da coprire quasi del tutto il bianco; talvolta la
nula è bianco-fulva debolmente striata di bruno, e le fascie sul petto obliterano
completamente il bianco e formano uno spazio scuro (femm. ad. e probabilmente il ma-
schio idi// del tutto adulto). Testa e collo bianco-gialli con macchie centrali brunastre;
parti superiori bruno-scure variate di bianco colle remiganti e le cuopritrici termi-
nate di biancastro; parti inferiori bianco-gialle, unicolori sulla gola e sul sotto-
coda, nel resto ornate di strette strie centrali allungate di un bruno più o meno
nerastro (giov. . Parti superiori di un bruno-cioccolata più o meno cupo, talora quasi
nero con una stria centrale nerastra sullo stelo delle penne; ali e coda più cupe del
consueto; la base bianca delle penne è in alcuni individui assai distinta ed estesa,
sicché traluce qua e là; gli individui adulti mostrano la testa tinta di celestognolo,
mentre i meno vecchi hanno il petto e l'addome
--> più chiaro e le strie centrali nerastre limitate o
Ék \ più distribuite (tipo scuro).
"\ Lunghezza totale da 0, m óbO a 0,'"620; becco
da 0, m 034 a 0,"'042; ala da 0, m 400 a 0,'"450; coda
0,245; tarso 0,'"048; dito mediano s. u. 0,'"045.
E specie che varia assai nelle dimensioni, ma
■' più che altro nel colorito e tali modificazioni sem-
brano avvenire senza mute complete; io credo
Testa eli /•. apioorus, ' . che il Falco pecchiaiolo al pari di altri Rapaci
presenti fenomeno di dimorfismo e che nella fase
scura oltreché giovani, si trovino anche soggetti del tutto adulti; ricordo in-
fatti di averne osservati di simili, e precisamente uno al Museo di Zagabria, che
ritenni allora una semplice livrea giovanile. Se ciò si potesse sicuramente assodare,
i giovani della forma scura avrebbero la testa uniforme col resto; negli adulti invece
essa sarebbe di un cenerino-bluastro-pallido ed il piumaggio più cupo e con mag-
giore intensità di riflessi porporini, le varie tonalità di tinta sarebbero proprie agli
stadi intermedi. Nelle descrizioni da me offerte ho cercato di citare i principali abiti,
ma la cosa è bene intricata, trovandosi diffìcilmente due Falchi pecchiaioli eguali.
Abita l'Europa e la Siberia occidentale, eccettuato l'estremo Nord, sverna in
Africa. Per l'Italia è specie poco comune e di passo, più abbondante in quello
primaverile, è comune allora in Sicilia, in Calabria ed in Liguria; fu trovata anche
in Sardegna. Nidifica, ma piuttosto raramente, ciò avvenne di certo nel Veneto
e forse nel Piemonte, da dove tanto il Giglioli che io ne avemmo in giugno e
dove è frequente nel passo autunnale, come mi consta /Ir visu. In Calabria sene
uccidono molti nell'aprile e nel maggio, ma difficilmente si possono avere, essendo
ricercatissimi pelle loro carni assai grasse e saporite.
Genere HIEROFALCO, Cuvler.
Becco corto, fortemente convesso, ricurvo fino dalla base e grosso; mustacchi
stretti o quasi nulli; narici ovali e con un tubercolo anteriore; ali acute, lunghe,
mi \Mi 0RNIT01 "meo 37
ma che non giungono all'apice della coda, distanza tra gli apici delle remiganti
primarie e delle secondarie eguale a mela o a più della metà della coda; la 2
remigante primaria la massima: coda larga, lunga, enneata: tarso sempre più
lungo del dito mediano s. u., piumato Dei i / s antero-superiori, finamente reticolato
sul davanti: dito esterno ed interno eguali; unghie grosse, grandi e robuste.
Colorito chiaro variabile; t'orma tarchiata e robusta; statura piuttosto rile-
vante.
Questo genere consta di IO specie, che sono sparse in gran parte dd M lo,
mancando nell'Africa meridionale, nell'Oceania e nell'America meridionale; alcune
di esse sono confinate alle più alte latitudini. Aiutano più che tutto le aperte pianure e
sono uccelli sanguinari, arditi e robusti. In molti paesi si usano pella Falconeria
e nell'India con successo per la caccia alla Gazzella, all'Otarda ed alla Gru.
Nidificano sugli alberi o sulle nude roccie, senza fabbricare nido, e se lo costrui-
scono, esso è rozzo e voluminoso: depongono due uova bianche macelliate di un
rossiccio di vario tono.
33. Hierofalco cherrug (J. E. Okay, Sacro.
[Falco saker o sacer . Gm., Gennaja o Hierofalco saker Gm.) |.
[Tav. XI. vii. Kg. 3].
Distanza tra gli apici delle remiganti primarie e delle secondarie (maschio,
0, m lSf>; femmina, 0, m 200) eguale a 2 / 3 circa della lunghezza della coda maschio,
0, 240; femmina 0, m 260).
Testa e collo bianchi senza macchie, la fronte e la gola con piccole mac-
chiette brune, centrali, lanceolate: occipite tinto di rossiccio; dorso bruno leg-
germente cenerino, talora tinto di rosso ruggine verso il groppone con le penne
a larghi margini rossicci o nocciola ; ali come il dorso con larghe marginature
rossiccie o nocciola e macchie ovali e fascie trasverse rossiccie sulle secondarie,
sulle scapolari e sulle maggiori cuopritrici; mento, gola, sottocoda, penne del
tarso e della tibia dal lato interno biancastre immacolate, col resto delle parti
inferiori biancastro con macchie nere rotondeggianti sul petto, allungate sull'ad-
dome e sui fianchi; coda grigio bruna, biancastra all'apice, timoniere centrali uni-
colori, le laterali con numerosi spazi ovali bianco-fulvicci, che disotto sembrano
fascie; piedi giallastri (m/.\. Testa bianco-fulviccia più chiara sulla fronte e coti
macchie brune centrali, fitte, più numerose sulla regione inalare, ove formano due
mustacchi ben distinti, ma piuttosto ristretti; parti superiori bruno-cenerine molto
più scure degli adulti, con larghi e spiccati margini di un rossiccio jiiii o unni*
chiaro ed estesi su tutte le penne; tinta delle parti inferiori bianco-fulviccia immaco-
lata come gli adulti e con macchie longitudinali brune sul petto, sull'addome e
sui fianchi, esse in queste due parti sono talora così fitte da nascondere il fondo
di tinta chiaro; timoniere centrali di solito senza macchie, le altre con numerose
macchie di forma ovale di un bianco più o meno puro e che disotto sembrano
fascie; piedi bluastri {giov.).
i.\!i.i.i\ Sy»i Sui. I. [i. 27::. 1888 ex Iiri«s. scrisse sacer, ma «leve esser scritto saker, essendo
nome arabo e non latino.
\ ri. ami: ORNITOLOGICO
Lunghezza totale da 0, n 1=80 a 0, m 520; becco da 0, m 030 a 0, 036; ala da 0,' 365
a 0," 120; coda da 0, ,n 240 a 0, m 260; tarso 0, m 060; dito mediano s. u. 0, m 050, diti
laici-ali eguali in lunghezza; 2" remigante primaria
la massima: 1" più corta della ."> ' e più lunga
^ della 4 l , però mai più di 0,'"005.
" '>~€P > ^ Sacro ha la fisonomia affatto distinta dal
X-; Falcone, quantunque gli assomigli talora in gio-
ventù. La sua forma è però piuttosto tozza e molto
B forte; il becco grande e fortemente convesso; il
'i mustacchio molto più strette, .piasi Invisibile negli
adulti; la coda molto più allungata e con macchie
resta di //. cheirug, ' . rotondeggianti e grandi, eccetto sulle due timoniere
mediane; le zampe grosse e robuste col farse ( i. "010
più lungo del dito mediano senz'unghia ed i diti laterali eguali in dimensioni o
tutt'al più l'esterno più lungo dell'interno di uno scudetto; infine la tinta è diffe-
rente, sempre più chiara di quella del Falcone e con notevoli margini rossicci
o nocciola sulle parti superiori.
Esso abita l'Europa sud-orientale, non è raro in Slavonia, si trova falcia
in Croazia (Brusitia) e presso Vienna, nell'Asia si estende sino alla Cina e al-
l'India nord-occidentale. In Italia è specie di comparsa irregolare, fu presa un
po' dappertutto, ma specialmente nelle provincie meridionali ed in Calabria:
l'ebbi in giugno da Pontebba. È uccello raro ed in generale ritenuto rarissimo,
ma lo è meno di quanto si credi/: possiedo undici soggetti avuti dal Veneto alla
Sicilia ed alla Sardegna.
Una specie affine detta II. milvipes, .leni., sulla cui validità specifica vi sono
molti dubbi, vive nell'Asia dal Tibet alla Mongolia ed al Nepal e fu presa presso
Tifiis nel Caucaso; essa ha le parti superiori rossiccie a fascie brunastre e la coda
egualmente fasciata e non a macchie ovali.
34. Hierofalco Feldeggi (Schlegel), Lanario.
[.Falco Feldeggi, Sem.., F. lanarius, Sem... Gennaja Feldeggi iSchl.)].
[Tav. VI. 6g. 2 e 3].
Testa e nuca rosso-fulve con macchiette scure sul vertice e sulla parte bassa
della nuca-, separate dal biancastro della fronte da una fascia a semicerchio bruno-
nera: mustacchi ristretti neri e cosi una fascia dall'angolo posteriore degli occhi
ai lati del colle: dorso bruno-nerastro, grigio- plumbeo sul groppone e sul sopra-
coda; queste parti e le ali fasciate trasversalmente di cenerino-grigiastro; parti
inferiori bianco giallette con una tinta rossiccia sul petto, immacolate sulla gola
e sul collo, con strie allungate sull'alto petto e piccole macchie a goccia bruno-
nerastre che assumono la forma di fascie sui fianchi e sulle cuopritrici inferiori
delle ali; timoniere bruno-grigie con nove a dieci Larghe fascie trasversali bruno-
scure e l'apici' bianchiccio ad.). Pileo nerastro, più chiaro sul margine delle penne;
nuca rossiccia sul margine, nerastra sul centro delle penne; dall'angolo posteriore
dell'occhio min linea nerastra che passando sui lati della nuca raggiunge la parte
bassa posteriore del collo; baffi ristretti bruno-nerastri; parti superiori ed ali
bruno-cenerine col margine indistintamente più chiaro; parti inferiori bianco-
MI INT1 ORNI rOLOGH 39
giallette senza macchie sulla gola, sul ''"ilo e sul sottocoda, nel rimanente con
macchie centrali allargate all'apice delle penne, che talora obliterano la tinta
chiara di fondo e che sulla parte laterale delle penne dei fianchi e dei calzoni
presentano spazi rotondi più o meno allungati ed affatto particolari; angolo dell'ala
di solito bianco; timoniere, le due centrali cenerognolo brunastre con lasci. ■ ab
bozzate, Le altre bruno-rossigne coll'apice bianco-ceciato e macchie ovali sul ves-
sine esterno e fascie fulve chiare sull'interno (giov. .
Lunghezza letale da 0,' 150 a 0, m 500; becco da 0, m 026 a 0, m 032; ala da 0, m 306
a 0, m 342: da 0, m 329 a <>. ! :;77: ceda 0, m 170; tarso da 0, m 044 a 0, 058; da 0, 046
a 0, ,n 053; dito mediane s. u. da 0, m 043 a 0, m 051; da 0, m 046 a 0,"'0:>1.
Piede di //. Feldeggij Piocl« di P. peregriniu, '/ b .
Ala, 2 n remigante primaria massima, 1 ' più corta della 3 a e più lunga della 4"
(il secondo carattere non sempre costante).
L'H. Feldeggi adulto è facilmente riconoscibile dal /•". peregrinus pella testa
rosso-fulva, pel mustacchio corto e stretto e per l'assenza delle fascie trasversali
nerastre sull'addome e sui calzoni; da giovane si può talora confondere col Sacro
e col Falcone. Dal primo si distingue pella forma più esile, il becco meno grosso;
i tarsi più lunghi e meno grossi, il dito mediano in proporzione più grosso, inoltre
la colorazione scura della parte pesici ime del collo si prolunga in modo sui lati
dello stesso da formare un facsimile di mezzo collare ben distinto; poi la linea
nerastra, che, partendo dall'angolo posteriore dell'occhio si dirige sui lati del collo,
si unisce indistintamente in basso sugli stessi al mustacchio, abbracciando uno
spazio bianco con penne scure sul centro, tale spazio è formato dalla regione
auricolare e dai lati del collo, questo è carattere ottimo anche per distinguerlo
dal Falcone; mancano i margini rossigni o nocciola sulle parti superiori, i diti
sono sempre gialli ad ogni età; dal Falcone è distinto, oltreché pel carattere prima
accennato, pel fatto del mustacchio ristretto e corto, pel dito mediano più eorto
del tarso, pei laterali eguali od al più l'esterno eccedente l'interno di un solo
scudetto, mentre nel Fa leene è più lungo e se alquanto corto, supera sempre l'in-
terno di almeno due scudetti, poi i giovani da me esaminati avevano la tinta
delle parti superiori uniforme e scura, senza le marginature bianco-fulviccie o ros-
siccie così cospicue nel Falcone, la cui tinta di fondo è sempre notevolmente più
chiara. Le distinzioni offerte da alcuni Autori e che riguardano L'estensione del
bruno sotto gli occhi, la gola striata, l'angolo dell'ala bianco, la 1 e 2° remi-
gante intaccata sul vessillo interne, le differenti dimensioni delle remiganti, la
ferina delle macchie del sottocoda, i diti corti e grossi, specialmente il mediano ecc.
IO \ Il Wli ORNITOLOGICO
sono caratteri differenziali di poco valore, perché non si riscontrano eguali in tutti
i soggetti.
UH. Feldeggi abita le regioni circummediterranee, estendendosi sino alla Persia
ed al N. E. dell'Africa. Fu trovato, od anzi descritto, su esemplari di Dalmazia,
si riscontra nell'Erzegovina e nidifica nel Montenegro. In Italia è specie rara, presa
nel Veneto, nell'Auro Romano, nelle Puglie ed in Sicilia. Secondo il Giglioli, sarebbe
stazionaria nel distretto di Modica (Siracusa) e nell'Agro Romano e nidificherebbe
di certo in ambedue le località. È però rara e talora più difficile ad aversi, se-
condo me, del Sacro.
35. Hierofalco candicans ') (G-melin), Gvrfako di Groenlandia.
Becco giallo, bluastro all'apice; tinta di t'ondo tanto delle parti inferiori, che
delle superiori bianca a tutte le età, fianchi senza t'ascio trasversali.
Bianco- puro unicolore sulla testa e sulle parti inferiori, talora con piccole
strie nere sulla nuca; dorso, groppone ed ali con macchie subapicali nere a forma
di V più o meno numerose; remiganti bianche con macchie nere nel vessillo
esterno e macchiette nell'interno; coda bianca m/as. ad.). La femmina ad. è più
cupa di colore. Bianco con strie brune di forma irregolare ed allungata sul gastreo
e sui fianchi; redini e lati della faccia con macchiette allungate brune; timoniere.
bianche, fasciate trasversalmente di nerastro {giov.).
Lunghezza totale 0, m 582; becco 0,'"036; ala 0;"318; coda 0,"'250; tarso 0,"'07.V.
dito mediano s. u. 0,'"066.
Abita le estreme regioni Artiche e la Groenlandia, qualche individuo arriva
accidentale nell'Europa settentrionale, giungendo verso sud sino al versante fran-
cese dei Pirenei. Non venne mai preso in Italia.
36. Hierofalco islandus (Gmelin), Girfalco d'Islanda.
[Tav. VI, rig. 1 ].
Becco bluastro; fianchi con strette fascie trasversali più o meno regolari:
fondo di tinta delle parti superiori grigio-cupo a tutte le età.
Testa bianco-sudicia con strie nerastre lungo lo stelo, strette sulla fronte e
larghe sulla nuca; parti superiori di un grigio-bruno-cupo colle penne fasciate e
terminate di bianco più o meno fulviccio e spesso irregolarmente: remiganti bruno-
scure macchiettate di bianco-fulvo; gastreo bianco, unicolore sulla gola e sul
mento, nel resto con macchie allungate, centrali bruno-nerastre che terminano a
goccia all'apice di alcune penne; fianchi con fascie trasversali bruno nerastre.
abbastanza larghe: timoniere cenerognole a fascie nerastre, bianche all'apice (ad.).
Testa biancastra con fitte strie allungate, centrali nerastre ; parti superiori bruno-
cenerognole con macchie ovali bianche sulle cuopritrici della coda, delle ali e
sulle scapolari e coi margini delle penne biancastro-grigi ; parti inferiori bianche,
immacolate sul mento, sulla gola e sul sottocoda, con fascie allungate bruno nerastre
nel resto, che sui fianchi si dispongono a fascie trasversali [giov.).
' II Falco rustieului, !.. min i- probabilmente un Girl'alru, ina mu varietà albina (lolla l'ojana.
Tav. 6.
1. Girfalco d'Islanda. 2. Lanario (<? ad.). 3. Lanario (J ad.). 4. Falcone (.<f ad.). 5. Falcone (J giov.).
6. Lodolajo (q 71 ad.). 7. Lodolajo (giov.).
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
\ I I \\ I I ORNI COLOGK II
Lunghezza totale da 0, 557 a 0, 602; becco 0, 034; ala da 0, 365 a 0, W5;
coda 0, m 230; tarso 0™060; dito mediano 8. u. 0,"'0f><».
Abita L'Islanda da dove s'allontana ben di rado, giungendo nelle [sole Bri-
tanniche e sul continente Europeo più scarsamente dell'i?, candicans; fu preso aneli''
nella Svizzera Fatió). In Italia comparve una sola volta, un esemplare giovane
venne ucciso il 15 gennaio 1880 dal ('unte Labia nell'Estuario Veneto presso Ve-
nezia, mentre volava frammisto a parecchi Archibuteo lagopus in una giornata
molto rigida. Esso fa parie della mia Collezione.
37. Hierofalco gyrfalco (Linnaeus), Gfirfalco.
Becco bluastro, nero all'apice; t'ondo di tinta delle parti superiori blu-grigio
(•un larghe fascie trasversali lavagna-cupe.
Redini e fronte biancastra; testa grigia, macchiata di nero sullo stelo; parti
superiori a fascie alternate blu-grigio e lavagna-cupo, più pallide sul groppone,
sul sopracoda e sulla coda: parti interiori bianco-cenerognole immacolate sulla
gola, con strie longitudinali nere sul petto, allargate verso l'apice delle penne e
che si dispongono a fascie trasversali sull'addome, sui fianchi e sulle ascellari {ad. .
Testa bruna, macchiata di bianco-fulviccio sul margine delle penne; tinta gene
rale delle parti superiori bruno-lavagna con margini e macchie biancastre e fui
viccie e con chiazze fulviccie sulle scapolari, sulle cuopritrici alari e sulle remi-
ganti specialmente dal lato esterno e più accentuate sul sopracoda; parti inferiori
bianche con macchie centrali brune su ciascuna penna: timoniere bruno-cupe con
bande irregolari fulviccie.
Lunghezza totale da 0, m 506 a 0, '530; becco 0, m 033; ala da 0, m 366 a 0, m 380;
coda 0, m 255; tarso 0,'"074; dito mediano s. u. 0, m 064.
11 Grirfalco nell'abito giovanile è «piasi irriconoscibile dai due congeneri, in quello
di adulto sembra un grande Falcone senza l'ombreggiatura nera verso l'apice della
coda; e cpii giova notare che la validità specifica dei tré Girfalchi è da molti
Autori contestata ed infatti, anche a mio veliere, esse non sono che raxxe Inculi di
un tipo unico ///. gyrfalco).
Abita l'Europa settentrionale, la Siberia e l'America nordica dall' Alasca alla
Baja di Hudson. Non venne mai preso in Italia.
Genere FALCO, Linnaeus.
Becco fortemente intaccato su ambedue le mandibole e fornito di dente sulla
superiore, corto, forte, curvato dalla base e grandemente uncinato all'apice; con-
torno dell'occhio nudo: narici rotondate, munite di un tubercolo centrale; pochi
peli alla base della cera; ali acute ed appuntite che talora sorpassano l'apice
della coda, colle remigami primarie molto più lunghe delle secondarie, la 1' ole
due prime soltanto sono intaccale sul vessillo interno, la 2 :i è di solito la mas
sima; coda di media lunghezza e generalmente rotondata: tibia molto più lunga
del tarso; tarso breve, sempre i>iii eorto del dito mediano s. ti. e più o meno forte.
piumato nella parte antero-superiore e reticolato nel resto; piede robusto; diti
allungati e sottili, forniti di grossi tubercoli al di sotto, il mediano subeguale o
A.tìant\ ornitologie**. C
12 Ali. AMI'. ORNITOLOGI!
più lungo del tarso, mai più corto; dito esterno riunito al mediano da una raem-
brana interdigitale alla base e sempre pia lungo dell'interno; unghie forti, lunghe
e ricurve.
Piumaggio rigido; taglia relativamente forte; mustacchi in generale distinti ;
corpo di solito massiccio, ma slanciato: sessi simili: i giovani differenti dagli adulti.
La specie del genere Falco, in numero di trentasette, sono sparse in tutte le
regioni del Mondo coll'eccezione delle artiche e delle Isole del Pacifico. Esse abitano
tanto le aperte pianure, quanto i boschi e sono sanguinari per eccellenza, attac-
cando uccelli e piccoli mammiferi, dei quali fanno loro principale nutrimento. Per
questo istinto e pel loro volo potente furono impiegati molto proficuamente nella
Falconeria. Altre specie però si nutrono d'insetti e sono in generale di piccola
mole. Nidificano sulle roccie o sugli alberi, costruendo un rozzo nido di stecchi
ammassati ed intrecciati e foderandolo di lana e di musco, depositano parecchie
uova di un colore vario, ma per lo più bianco-sudicio o rossastro o verdastro
macchiate di rossiccio-aranciato o di rossiccio-scuro, qualche specie nidifica in
buche senza costruire un vero nido. Anche sulle specie di questo genere gli Au-
tori non sono concordi, e sulla validità specifica di parecchie non fu ancora pro-
nunciata l'ultima parola.
38. Falco peregrinus, Tunstall, Falconi.
| Falco communis, Gm. |
| Tav. VI, Big. 4 e 5 e Ta.v. XLVIII, fig. .", |.
Testa e cervice nero-azzurrognole ; guancie, cuopritrici auricolari ed un grande
mustacchio nerastri; un tratto bianco tra la parte posteriore del collo e le cuopri-
trici auricolari; resto delle parti superiori grigio-azzurrognolo con fascie trasversali
nerastre, la tinta di fondo più pallida sul groppone e sul sopracoda; le inferiori bianche,
unicolori sulla gola, tinte leggermente di rosso-vinato e sparse di macchie nere a
goccia sul petto, bianco-grigie con numerose fascie trasversali nerastre sull'addome,
sui calzoni e sul sottocoda; timoniere grigie con nove larghe fascie trasversali ne-
rastre, l'ultima subapicale più cupa e più larga in modo da formare un'ombreg-
giatura distintissima, coda terminata di bianco; piedi gialli {ad.). Parti superiori
bruno-nerastre senza fascie e con margini bianco-fulvicci o rossicci, un largo
mustacchio nero-brunastro; parti inferiori fulviccio rugginose, senza macchie sulla
gola, con macchie allungate brune sul mezzo delle penne nel resto, che sulle
cuopritrici inferiori della coda e delle ali assumono l'aspetto di fascie trasversali;
coda bruno-chiara lavata di cenerino-plumbeo, coll'apice bianco-sudicio e nove a
dieci fascie fulviccie spesso interrotte (jgiov.).
Le tinte rossiccie sul petto variano assai di intensità e talora colorano molto
vivacemente anche parte del gastreo, così le macchie sul davanti del petto sono
più o meno cospicue od anche mancanti sulla parte alta, il mustacchio nero che
spicca assai sulla tinta uniforme della gola è alle volte molto largo ed esteso su
quella e quindi lo spazio chiaro tra la detta parte e la posteriore del collo si
porta più o meno all'insù, inoltre varia assai nelle dimensioni. Su questi carat-
teri, resi più costanti e più accentuati nei vari paesi ove vive il Falcone, come
tipo principale, si fondano molte altre forme consimili che vennero distinte coi
nomi di F. mélanogenys, dould (Australia), F. anatum, Bp. (America), /•'. minor, Bp.
Ul \\ I I "K\ [I
43
(Africa), /•'. leucogenys, Brehm, /•'. cornicum, F. griseiventris età, e che da taluni Autori
vennero ritenute buone specie, da altri riuniti' in tutto od in parte sotto il F. •peregrinus.
Lunghezza totale: maschio, 0, o, 420; femmina 0, m 490; becco: maschio, 0, n, 028,
femmina 0, m 036; ala: maschio 0, m 320, femmina 0, m 380; coda: maschio 0, m 142, fem-
mina 0, m 185; tarso: maschio (V040, femmina 0, m 050;
dito mediano s. u.: maschio 0, ro 045, femmina 0, ro 060.
La 1 ■' remigante primaria più corta della 2" che
è la massima, ma più lunga della 3" e molto più Lunga
della 4 a .
.Muta l'intera Europa, l'Asia, l'America setten
(rionale, d'inverno l'Africa e L'India. In Italia questa
specie è stazionaria ovunque, ma poco comune e più
facile ad aversi al tempo dei passi.
'l'auto il F. Brookei, Sharpe, preso in Sardegna
che il F. leucogenys del Piemonte [Menxbier) vanno
riferiti a questa specie ; noto però come il /•'. Brookei,
fosse da alcuni Autori attribuito al /•'. punicus^ ma, avendo esaminato più volte a
Londra quei soggetti, essi mi parvero Falconi del tipo proprio a quelli che vivono
nelle nostre grandi Isole e nelle provincie mediterranee ed a questo proposito
osservo come tali Falconi andrebbero studiati più accuratamente, il loro tipo mo-
strando differenza con quelli settentrionali e con quelli della cesta Africana me-
diterranea.
Testa di /•'. peregrinili, '■ .
39. Falco punicus. Levaillant, Falcone minore.
[Falco minor, Bp.; Falcone tunisino].
Piumaggio identico a quello del F. peregrinus, se ne distingue pei seguenti
caratteri: forma più tarchiata, statura più piccola coi piedi in proporzione più
grandi; uno spazio iitgginoso distinto sulla nuca, colle penne rugginose anche alla
base; parti superiori assai meno fasciate che nel Falcone: uno spazio assai esteso
bruno-nero-lucido dalla base della mandibola inferiore alla regione auricolari», sic-
ché non vi sono mustacchi, ma il nero di essi è fuso col nero delle guancie e
della regione auricolare come talora nel /•'. peregrinus, ma più specialmente nel-
l'australiano 7' 1 . mélanogenys; aspetto delle parti inferiori assai più fosco; le fascio
sull'addome più avvicinate; dimensioni generali minori: il tatto della 1' remigante
primaria più corta della .">' non è costante, l'ero secondo il Gurney il maschie giov.
del F. punicus somiglia tanto alla femmina del F. barbarus, ed egualmente la fem-
mina del F. punicus tanto al maschio giov. del /*'. peregrinus che la sola constata-
zione del sesso, fatta colla dissezione, può illuminare sull'esatta identità specifica.
Ecco le dimensioni offerte dal Gurney stesso:
Maschio: ala da 0, m 286 a 0, m 296; tarso da 0, m 038 a 0, m 045; dito mediano s. u.
da 0, m 045 a 0, m 051.
Femmina: ala da 0, m 330 a 0, m 337; tarso da 0,'"04ij a 0,'"051 ; dito mediano s. u.
da 0,'"Or>l a 0,' n 054.
11 Falcone minore o Falcone tunisino abita le contrade occidentali bagnate dal
Mediterraneo, tanto dal lato Europeo che dall'Africano. In Italia lo si trova in
Sardegna ed in Sicilia, fu colto in Liguria ed anche in Calabria e si suppone
U ATLANTE ORNITOLOGICO
possa essere discretamente abbondante lungo Le scogliere delle nostre Isole del
Mediterraneo, ma poco o nulla si sa della, sua frequenza e della sua distribuzione
geografica, data la grande difficoltà di procurarsene e l'altra enorme di esatta
mente determinarli. Questa non è certamente una buona specie, ma una sottospecie
del /•'. peregrinus, però io non potei stabilire ciò del tutto sicuramente non avendo
materiale sufficiente, tanto più clic i così detti F. punicus di Sardegna sono forse
differenti da quelli autentici dell'Africa mediterranea, e devono riferirsi alla forma
insulare del /•'. peregrinus nota sotto il nome ili /•'. Broókei. Se ciò fosse assodato.
i Falconi minori italiani dovrebbero chiamarsi F. peregrìnus Broókei (Sharpe).
40. Falco barbarus, Linnaeus, Falco ili Ba/rberia.
Molto simile al Falcone ed al F. punicus dai quali differisce per dimensioni
minori, pelle parti superiori più chiare e più grigie, pella nuca rosso-rugginosa
macchiata di nero, pel gastreo gialletto tinto di rossiccio colla gola ed il petto
unicolori e xrir.a macchie, pei fianchi ed il basso addome debolmente striati per
traverso di nerastro, cioè con fascie più piccole ed in minor numero; da giovane
è molto difficile l' identificarlo ; esso però ha il color rossiccio, macchiato di
nerastro della cervice molto più esteso che nei giovani F. punicus, inoltre pre-
senta il vertice unicolore coi lati del capo ed i mustacchi molto più larghi
ed oscuri, nel F. barbarus il mustacchio è discretamente sviluppato e copre in
parte le guancie bruno-nerastre miste a rugginoso; il F. barbarus avrebbe le ^mar-
ginature rosso-ruggine o nocciuola delle parti superiori più cospicue e le macchie
sul petto e sull'addome più piccole e meno larghe che nel /•'. punicus, finalmente nei
giovani di quest'ultima specie le cuopritrici inferiori della coda portano fascie trasver-
sali molto larghe e spiccate, mentre nel F. barbarus esse sono ridotte a macchie ri-
strette e piuttosto angolari sul centro delle penne e che qua e là si fanno trasversali.
Lunghezza totale 0, ffi 328; becco 0, m 029; ala da 0, m 283 a 0, m 304; coda 0, m 120;
tarso da 0, m 037 a 0, m 044; dito mediano s. u. da 0,'"045 a 0,'"048. La femmina è
più grande del maschio.
Abita L'Africa sino alla Senegambia, spingendosi verso Est all'India nord-occi-
dentale. In Europa sembra essere stato preso nella Spagna, in Francia. nell'Olanda,
in Dalmazia ed in Croazia. L'esemplare colto in Croazia, che io già illustrai, è un
giovane individuo affatto tipico e si conserva nel Museo di Zagabria, quello preso
in Dalmazia è andato perduto. Le catture del F. barbarus citate pell'Italia sem-
inano invece spettare tutte ad esemplari del F. punicus, sicché tale specie an-
drebbe esclusa da quelle del nostro paese, però recentemente (1891 1 il Giglioli c'in-
forma che un bellissimo individuo preso a Malta nel L885 è conservato nella Raccolta
del Dresser, ove lo vide pure il Salvadori. Nel lì. Museo di Firenze esiste un /-'. bar-
barus, avuto in camino dal Museo di Norwich, colla scritta: mas. mi. 1850,? Malta.
41. Falco subbuteo, Linnaeus. Lodolai».
[ Hypotriorchis subbuteo (L.)].
1 Tav. VI. ftg. li o 7 e Tav. XLVIII, lig. 6].
l'arti superiori scuro-nere con ridessi bluastri; le gote ed un largo mustac-
chio neri: parti inferiori bianche, immacolate sulla gola e sul collo, giallognole
ATLANTE ORNITOLOGICO t."i
sul petto, sull'addome e 9uj fianchi che sono percorsi da strie centrali allungate
nere, più Larghe su quest'ultimi, calzoni e sottocoda di un fulvo-vivace uniforme
ed immacolato; remiganti primarie con faseìe sul vessillo interno ; ali che giungono
all'apice delia coda ad.). Parti superiori grigio -nerastre con margini giallognoli
più ii menu grigiastri; due macchie rossiccie sulla nuca; gote e mustacchio neri;
parti inferiori bianco-giallette con oumerose macchie aere, centrali, allungate pre
senti anelli- sui calzimi e sul sottocoda <</ior. .
Lunghezza totale da 0,' 305 a 0,' 325; becco da 0, m 020 a 0, m 026 ; ala da 0, m 255
a 0, m 290; «-oda 0, m 140; tarso da 0, m 030 a 0, m 035; dito mediano s. u. maschio 0, ra 030,
femmina 0, m 035.
Abita le parti settentrionali e centrali d'Europa e dell'Asia, spingendosi d'in-
verno sino all'Africa. all'India ed alla (ina. In Italia è specie abbastanza comune
durame le epoche del passo e non pochi svernano tra noi; di primavera è più ab-
bondante sul versante Mediterraneo e d'autunno su quello Adriatico. Fu asserito
(die nidifica nel Pavese {Brambilla) e nel Trentino (Althammer), ma tali lattinoli
vennero confermati.
42. Falco Eleonorae. Gene, Falco della regina.
| Hypotriorchis Eleonorae Gen*)].
| Tav. XI. VII. Hg. I |.
a) Tipo chiaro. — Parti superiori bruno-nere, più scure sulla testa, sulle gote
e sui mustacchio; gola e lati del collo bianco-giallognoli senza macchie o con
sottilissime strie centrali aere; parti inferiori rossiccie, più cupe, quasi rosso-
mal ione sull'addome e sui calzoni, con tutte le penne ornate di una grande mac-
chia centrale nerastra, più stretta su quelle dei calzoni e del sottocoda: remiganti
primarie bruno-nere senxa macchie o faseie ilo/ loto intinto, ali che giungono all'apice
della coda; timoniere grigio-brune con macchie rossiccie sul vessillo interno, nella
faccia inferiore esse appaiono a fascio alterne rossiccie e bruno-grigie, ma sempre
soltanto nel vessillo interno (ad.), l'arti superiori di un nero plumbeo con largo
margine nocciola-ocraceo esteso anche sulle cuopritrici alari ed all'apice delle
remiganti, tali orli molto più larghi e fulvi sulla testa: parti inferiori come l'adulto:
timoniere ardesia- uniforme sulle due centrali, coll'apice nocciola fulvo. Le laterali
dello stesso colore ardesia, ma fasciale anche sul vessillo esterno con otto o nove
bande e L'apice nocciola-fulvo (giov.).
b) Tipo scuro. — Colorito generale nero-fuliggine più o meno cupo e lucente;
timoniere grigio-nere unicolori o talora con traccio poco appariscenti di fascio
più cupe (ad. e giov.).
Questa specie presenta il fatto singolare di offrire due abiti del tutto differenti,
l'uno chiaro, l'altro scuro, essi sono affatto indipendenti da sesso, da età o località
e posso positivamente asserire che si trovano giovani tanto coll'abito chiaro, quanto
collo scuro. Nel tipo chiaro questo Falco assomiglia assai al /•'. subbuteo, dal quale
si distingue a priori pella statura maggiore e pelle remiganti primarie unicolori e
senza macchie sul vessillo interno, il dito mediano s. u. è in generale più lungo
del tarso, ma quest'ultimo non è carattere costante ('i.
Nella Raccolta Ornitologica della Marchesa M. Paninoci alla Boa Villa ilei Munti' presso Cer-
4G ATLANTE OliXITOI.OGICO
Lunghezza totale da O, m 350 a 0, m 410; becco 0, m 025; ala da 0, m 280 a 0, m 340;
coda 0, ra 160; tarso da 0, ,n 035 a 0, m 038; dito mediano s. u. da 0, m 037 a o,'"(>40.
Questa specie abita le contrade circummediterranee e d'inverno l'Africa orien-
tale e risiila di Madagascar (Shciì-pe). In Italia essa è sedentaria ed abbastanza
comune sugli isolotti del Toro e della Vacca all'angolo S. 0. della Sardegna,
sembra trovarsi su parecchi altri punti delle coste di Sardegna e della Corsica:
inoltre il Giglioli l'incontrò all'isola Lampione al Sud di Lampedusa e venne
presa accidentalmente a Malta,, in Sicilia, in Calabria ed in Liguria. Il F. Eleo
norae, che venne citato pel Veronese dal Perini e dal de Betta, è il giovane del /•'. /«
regrinus.
Una specie affine il F. concolor, Teimn. comparve, secondo il Temminck, in
Dalmazia ed in Grecia, ma egli non offre dati sicuri. Esso abita l'Africa nord-
orientale verso Est sino alle coste dell'Arabia e verso Sud giunge al Madagascar.
43. Falco aèsalon, Ttjnstall, Smeriglio f}).
[Falco I i t h o falco, Gm. |.
| Tav. VII. fig. le.'].
Parti superiori cenerino-bluastre con strie longitudinali nere sullo stelo delle
penne; coda dello stesso colore, bianca all'apice con fascie incomplete ed una di-
stinta zona subterminale nera; base del collo e nuca rosso-fulviccie macchiettate
di nerastro; mustacchi quasi nulli; fronte, gote, lati del collo e sopraciglio bian-
chicci con macchie bruno-nerastre; mento e gola bianchi; parti inferiori di un bianco-
rossiccio più o meno vivo con macchie bislunghe nerastro-rugginose, molto strette
sui calzoni, i quali hanno inoltre la tinta di fondo più accentuata; ali circa un
terzo più corte della coda (ad.). Parti superiori grigio-brune con larghi margini
fulvo-rossicci e fascie dello stesso colore specialmente sulle scapolari, con macchie
fulve sul vessillo esterno delle remiganti primarie e fascie incomplete sull'interno;
mento e gola bianchi; parti inferiori bianco -fulviccie con macchie allungate
bruno-rugginose più larghe sui fianchi, più strette sui calzoni; timoniere bruno-
cenerine (un sette fascie fulviccie, la subterminale nerastra e l'apicale bian-
chiccia (giov.).
Lunghezza totale da 0, m 260 a 0, m 305; becco da 0, m 020 a 0, m 026; ala da 0, m 210
a 0™235; coda 0,'"125; tarso 0, m 035; dito mediano s. u. 0,"'0:ì2.
Abita l'Europa ed il Nord dell'Asia, svernando nelle parti meridionali di questi
due continenti e nell'Africa settentrionale. In Italia è specie di passo ed invernale,
di arrivo in settembre e nell'ottobre e di partenza nel marzo-aprile; non è co-
mune in Sicilia, discretamente abbondante in Sardegna, ma in generale è poco
frequente e non parimenti distribuita. La sua nidificazione da noi non è accertala.
nò probabile.
tallio esislr un giovane falco, ucciso nelle vicinanze ilei Folte ilei Marmi presso Viaieggio, ohe a prima
rista sembra un /-. Eleonorae, ma che è invece un vero /■'. tubbuteo. La statura e pero più rilevante
speeialnieiite riguardo al lieeco. la tinta delle parti superiori molto pia scura e (inolia del gastreo di un
rossiguo chiaro; non lui alcun dubbio sulla sua identità, ma è un soggetto veramente notevole.
(') Lo Shaki-i-:. Ihuuì-lhl of Birdi I, pag. 275 (1899) adotta il nome /•'. merillua (Gbbini) che io i
alluperò, non essendo il (Jkkini ili regola Autore lunominalista.
\ 1 1 \\ 1 1. ORNI i [CO 17
Genere TINNUNCULUS. Vieillot.
Becco abbastanza grosso, uncinato all'apice con un dente ili solito ben di
stinto; narici, spazio attorno all'occhio e redini come nel gen. Falco; ali appun
tite, strette, subeguali alla coda; coda abbastanza lunga, subquadrata o rotonda, piut-
tosto flessibile; tarsi piumati sul terzo antero-superioro o poco più e nel l'osto reticola ti
o subscudettati; diti piuttosto deboli e corti, coi laterali (piasi eguali ed il mediano
s. u. un po' più lungo di essi e di solito molto più corto del tarso; dito esterno
unito al mediano da una membrana abbastanza sviluppata; unghie mediocri, for-
temente uncinate, ma relativamente deboli.
Taglia di solito piccola; corpo piuttosto slanciato: calzoni bene sviluppati;
piumaggio piuttosto molle; abito degli adulti dissimile in riguardo al sesso e diffe-
rente da quello dei giovani.
Questo genere consta di circa trenta specie sparse in quasi tutto il Mondo.
Essi sono veri Falchi, dalle abitudini in generale eminentemente migratorie, riu-
nendosi in grandi branchi all'appressarsi dell'inverno per portarsi in paesi più
meridionali. Si nutrono di uccelletti ecc., ma alcuni fanno loro cibo principale*
locuste ed altri insetti.
44. Tinnunculus vespertinus (Linnakks), Fulco cuculo.
[Falco vespertinus, l... Cerchneis o Erythropus vespertinus (L.); Barletta |.
LTav. vii, ttg. :;, ì e ."> |.
Colorito generale cenerino-bluastro-cupo, più chiaro sulle remiganti primarie
e sulle parti inferiori, eccetto le penne dei calzoni, del basso addome e del sotto-
coda fulvo-rosse; becco celestognolo coll'apice nerastro; cera, piedi e palpebre rosso-
vivo; unghie bianco-giallette {mas. ad.). Parti superiori di un cenerino-plumbeo con
Larghe fascie trasversali nerastre: testa fulvo-rossastra ; fronte, gote e gola bianco-
fulviccie; parti inferiori rosso- fulve di vario tono, più vivace sul petto e sui fianchi,
il rosso-fulvo è unicolore o con poche macchiette allungate nerastre; timoniere
grigie coll'apice tinto di biancastro, con una larga fascia subterminale nerastra
e otto a nove fascie pure nerastre (femm. ad.), l'arti superiori grigio-brune coll'apice
delle penne grigiastro; le inferiori bianchiccie collo stelo nero e macchie centrali
bruno-nere poco distinte;coda con fitte fascie cenerognolo-biancastre; unghie bianche
o rossiccie (giov. d'aut). Nella primavera susseguente il color dominante è il piombato
più chiaro sul petto e sull'addome con gli steli neri, esistono traccie più o meno
apparenti di tinte fulve sul petto, sul sottocoda e sui calzoni e le timoniere hanno
le fascie biancastre e scure più visibili e regolari. Dice il Martorelli che i giovani
nel primo abito d'autunno si possono confondere coi giovani del Lodolaio e dello
Smeriglio, ma che si conoscono tosto pei caratteri delle unghie bianche o rossiccie.
del piede piccolo dai diti brevi e del color giallo-vivace delle parti nude.
Lunghezza totale da 0, m 280 a 0, m 310; becco da 0,'"018 a 0,"'0i'l ; ala da 0, m 240
a 0."'265; coda 0, m 122; tarso da 0, m 025 a 0, m 028; dito mediano s. u. da O/'Oi'l
a 0, m 026.
Questo grazioso Falchette abita l'Europa centrale, la nord-orientale e l'Asia
|s vii \\|] ORNITOLOGICO
Minore, svernando nell'Africa sud-occidentale; è poco abbondante nella Spagna.
In Italia è uccello principalmente ili passo primaverile, nell'autunnale può dirsi
raro; è più distribuito nelle provincie meridionali che non nelle settentrionali,
ove in alenne è quasi sconosciuto, così è comune nel Friuli e raro nel Veneziano.
Non sembra che abbia mai nidificato in Italia ed è eminentemente insettivoro.
45. Tinnunculus tinnunculus (Linnaeus), Gheppio.
| Falco tinnunculus, L., Tinnunculus alaudarius [Gm.), Cerchneis tinnunculus (L.) I-
[Tav. VII, Bg. 8, 9 «■ Tav. XLVIII. Bg. 7 ].
l 'ui/h/'i nere. Fronte lionato-chiara; testa e nuca di un cenerino-piombato con
mia st'iiina tura f'ulviceia ed una stria nerastra sullo stelo delle penne, negli indi-
vidui più vecchi manca la velatura t'nlviccia ed il fondo di tinta è più cupo:
unte ed un mustacchio ben distinto leggermente più cupi; dorso, scapolari e
cuopritrici rosso- mattone vivace con grandi macchie triangolari nere sulle sca-
polari e assai piccole sulle, minori cuopritrici; groppone, sopracoda e coda di un
cenerino-plumbeo, questa con una larga fascia subapicale nera e l'apice bian-
chiccio; parti interiori isabellino-chiare immacolate sulla sola, sui calzoni e sul
sottocoda, con strie centrali nere sul petto, più grandi e lanceolate sui fianchi e
sul basso addome; remiganti secondarie interne castagne (mas. ad.). Differisce dal
maschio pella testa rossiccio-fulva con macchie centrali nerastre e talora sfumata
di grigio; pelle parti superiori rossigno-nocciola fasciate di nero sulle scapolari
e sulle cuopritrici alari e con macchie più numerose sul dorso; pel groppone
nocciola e lavato di bluastro nei vecchi individui; pella coda nocciola con nove a
undici fascie trasversali e non sempre complete nere, l'ultima delle quali è sub-
terminale e molto più larga, infine l'apice è bianco-fulviccio (femm. ad.). Le parti
nude, cioè cera, piedi e diti sono giallo-aranciati negli adulti. Parti nude giallo
pallide; somigliano alle femmine ad., ma le parti superiori hanno le penne con larghi
margini bianco-rossicci e le macchie nere sono nel complesso meno decise igiov.).
Lunghezza totale da 0, ra 325 a 0, m 360; becco da 0,'"021 a 0, m 026; ala da 0, m 240
a 0, ra 275; coda da 0, m 160 a 0,'"180; tarso da 0, hl 042 a 0, ra 050; dito mediano s. u.
da ", ii: io a 0,'"035.
Abita l'Europa e l'Asia settentrionale, svernando nell'Africa e nell'India. In
Italia è specie ovunque comune e sedentaria, abita anche entro le città, sulle toni,
sui campanili e nei vecchi ediflzi. Gli individui sedentari di Sardegna sono di sta-
tura leggermente minore e di tinte più cupe, ma sono differenze di lieve valore e non
reputai necessario di dar loro nome speciale, quantunque pensi che questo non
tarderà a venire! Nidifica; questa specie si presenta anche di passo d'autunno e
di primavera ed è in generale più abbondante da noi durante l'inverno. Ila abi-
tudini carnivore.
46. Tinnunculus Naumanni (Fleischer), Falco grillqjo.
| Falco cenchris, Vum.. Tinnunculus tinnunculoides (Natt.), Cerchneis Naumanni Fi.eisch.); Grillato].
| Tav. VII. iig. (i e 7 |.
l'ntlliii biancastre o giallette; sempre distinto dal precedente pella statura mi-
nore e pelle unghie biancastre o giallette. 11 mas. mi. presenta il grigio della testa
lav. /.
1. Smeriglio (giov.). 2. Smeriglio (o" ad.). 3. Falco cuculo (tf ad.). 4. Falco cuculo ($ad.).
5. Falco cuculo (giov.). 6. Falco grillajo ($). 7. Falco grillajo (e? ad.). 8. Gheppio (o" ad.).
9. Gheppio (J).
Ulrieo Iloepli, Editore, Milano.
UI.WM. 0BNIT0L06IC0 t9
pili chiaro e ili solito senza gli steli scuri; il mustacchio assai meno accentuato;
inoltre ha il dorso, lo scapolari e lo cuopritrici alari rosso inaitene vivace senza
macchie nere; li' parti inferiori rosso-vinate, cenerino sui lati del petto, giallette
sul basso addome e sul sottocoda con poche e piccole macchie nerastre ovali
sull'addome e sui fianchi; le remiganti secondarie grigio-bluastre marginate di
rossiccio-biancastro. La femm. mi. è più piccola ed ha le unghie biancastre o
giallette; colorito più chiaro, le macchie e le fascie sullo parti superiori più fitte.
La. V remigante primaria è subeguale o più lunga della '■'<'. raramente più
cena, ma sempre più lunga che noi '/'. tinnuneulus.
Lunghezza totale da 0, ffi 280 a 0, m 315; becco da 0, m 017 a 0, m 020; ala da0, m 240
a 0, m 255; coda da 0, in 142 a 0, m 158; tarso da 0, ,n 030 a 0,'"O.H4; dito mediano s. u.
da 0, ra 024 a 0, m 026.
Abita le contrade bagnate dal Mediterraneo fino all'Asia centrale ed alla
(ina, sverna nell'Africa e nell'India. In Italia è specie di passo ed estiva, ni-
difica in Sicilia, in Sardegna, nelle provincie meridionali e forse anche nelle
centrali; in parte sverna in Sicilia ed in Sardegna, sicché colà vi sarebbe sta-
zionaria, almeno parzialmente. Non è ovunque egualmente distribuita, ina sempre
più comune nel mezzodì d'Italia che nelle parti settentrionali, anzi in alcune delle
Provincie nord-occidentali è quasi sconosciuta, sarebbe abbondante in Sicilia.
Sottofamkìlia PANDIONINAE, Pandioniìii.
Narici non coperte di setole; manca il disco facciale; diti liberi, non congiunti
da membrana alla base, l'esterno interamente versatile, squamine dei diti spini-
formi : tarsi mediocri: piumaggio compatto ed impermeabile.
Questa sottofamiglia, consta di due generi con sei specie più o meno buone,
delle quali una sola si trova anche in Europa, il gen. Polioaètus abita la sottoregione
Indo-Malese.
Genere PANDION, Savigny.
Becco forte e grosso, più corto della testa, festonato, rialzato sul culmino,
fortemente uncinato; cera in parte scoperta, in parte coperta alla base dalle se-
tole delle redini; narici nude, oblique, oblungo-ovali; ali molto lunghe e strette
che oltrepassano la coda, questa grande e troncata; gambe grosse ed alquanto
lunghe con piedi robustissimi ed i diti completamente liberi; tarsi piumati sul
lato supero-anteriore e coperti nel resto di piccole scaglie rotonde all'apice od
embricate dall'alto in basso, le scaglie della parte posteriore del tarso sono em
bricate in senso opposto; diti coperti di scaglie e di tre o quattro grosse placche
nella porzione preunguinale, colla faccia inferiore dei diti guarnita di piccoli nodi
a rugosità spiniformi; dito esterno del latin versatile, subeguale in lunghezza al mediano
questo, senza unghia, più corto del tarso; unghie grandi, forti, molto uncinate.
Mancano i calzoni; le penne del capo e del collo sono lanceolate ed allun-
gate; il capo sottile; le dimensioni mediocri; la forma allungata; il piumaggio
compatto, impermeabile: i sessi eguali: i giovani differenti dagli adulti.
Atlante ornitologico. 1
50
ATLANTE OR.MTlll,l (GICO
Si distinguono tre specie di Pandion; alcuni Autori, e torse più a proposito,
le riducono sotto l'unico tipo principale /'. haliaétus (L.), mentre altri accettano il
P. leucocephalus, Gould dell'Australia, rigettando l'Americano P. carolinensi 's (Grmelin .
Il Falco pescatore si nutre esclusivamente di pesci, che prende anche tuffandosi
sott'acqua ed è raro ed accidentale nelle regioni povere di vaste superfìcie d'acqua :
vola a mandi altezze, ma quando è in cerca di cibo rotea continuamente poco
lontano dalla superficie delle acque e non appena scopre la previa vi si getta ad-
dosso di botto, sommergendosi, ed afferratala. con grandi spirali ritorna alla primiera
altezza. Dicesi che talora rimanga affogato, vittima della propria avidità. Nidifica
sulle rocce o sulla nuda terra, preferendo però gli alti alberi ed il nido è un rozzo
intreccio di stecchi, foderato di musco nella sua baso interna: vi depone tre uova
di solito biancastre macchiate di rossiccio.
47. Pandion haliaétus (Linnaeus), Falco pescatore.
[Tav. 11, (ig. 8 e Tav. XI. Vili, Hg. 1 J.
Pènne della lista e del colli) distintamente lanceolate.
Una fascia che dagli occhi scende sui lati del collo, riunendosi sul dorso
e parti superiori bruno-scure, più chiare sul margine delle penne : occipite e parte
alta del pileo bianche con macchie longitudinali brunastre; linea post-oculare che
si dirige verso la nuca, gran parte della testa, gote e parti inferiori bianche;
petto sparso di macchie brune piti o meno fulve che formano una larga banda;
coda grigio-scura senza fascie o con le stesse poco apparenti ed estese di solito
sul vessillo interno (ad.). Testa e collo bianco-fulvicci con macchie centrali ne-
rastre molto fitte sul vertice; fascia che dall'occhio si dirige verso il dorso, parti su-
periori ed ali bruno-nere con margini bianco-gialletti o rugginosi, mancanti sulla
fascia oculare; parti inferiori bianche, talora leggermente fulviccie; alle volte sul
davanti del petto vi è uno spazio molto cospicuo
ed esteso, tal'altra imperfetto, di tinta fulviccio-
vivace; coda grigio-bruna con sei fascie bruno-
cupe ii/inr.K
Lunghezza totale da 0, m 560 a 0, m 610; becco
da 0, m 042 a 0,'"04U; ala da 0, m 500 a 0, m 538; coda
da 0, ra 205 a 0, ra 225; tarso da 0, m 060 a 0, ra 070; dito
mediano s. u. da 0, m 045 a 0,'"050.
Considerando le tre forine di Pandion riunibili
sotto questa specie, il suo Inibitili sarebbe quasi
cosmopolita, altrimenti il /'. haliaétus abiterebbe
l'Emisfero Orientale, il /'. carolinensis l'America
del Nord, ed il /'. leucocephalus l'Australia.
In Italia è specie poco comune, ina nemmeno
rara, più frequente e sedentaria nelle Isole di Sar-
degna, di Corsica e di Montecristo ove nidifica, sul continente appare di tanto in
tanto di primavera e d'autunno, e non consta nidifichi. Ai tempi del passo viaggia
ed allora compare qua e là, ma non sembra imprendere vere migrazioni.
Piede ili /'. haliaétus, 7 j u .
VII \ N 1 I ORNI l"l .' »■!' 51
Sottordine ACCIPITRES NOCTURNI - Rapaci notturni.
Becco corto, accipitrino, col margine della mandibola superiore di solito intero,
circondato alla base di piume setolose dirette in avanti; narici grandi e coperte
di piume setolose; occhi molto grandi, diretti in avanti, chiusi in un cerchietto
di piume setolose, sormontati da un arco sopracigliare e contornati di cerchi com-
pleti sui lati del capn formati da piccole piume speciali; orecchie esterne assai
grandi e tornite di un opercolo o padiglione mollile, alquanto simile alla conca
auricolare dei mammiferi; ali grandi colla prima remigante primaria di solito
dentellata esternamente; coda coita, in generale di dodici penne; tibia il doppio
in lunghezza del tarso; tarsi e diti più o meno piumati e talora piumati anche
per intero; quattro diti, due diretti in avanti e due all'indietro, l'esterno versatile
e più corto del mediano, il posteriore di media lunghezza, non elevato; unghie
molto Lunghe e curvate, acutissime, quella del dito mediano spesso pettinata.
Testa molto grande e larga; piumaggio morbidissimo e vellutato, tornito di
piumino ad ogni età; sessi (piasi eguali, la femmina è di solito di statura mag-
giore del maschio; le tinte sono opache e protettive, egualmente diffuse e non a
spazi in contrasto ed offrono notevoli difficoltà per una esatta diagnosi.
Questi uccelli hanno abitudini notturne, salvo rare eccezioni, possedono vista
adatta pell'oscurità, soffrono dei raggi solari, ma è inesatto che durante il giorno
non vedano affatto.
Hanno volo del tutto silenzioso, ciò che si deve alla struttura molle del loro
piumaggio; si nutrono di piccoli mammiferi, di uccelli, di rettili, di pesci e
più di rado d'insetti e cacciano di notte, protetti dall'oscurità, come i carnivori.
Dopo il pasto, come altri Rapaci, rigettano in una pallottola rotonda ossa, penne,
peli ed altre sostanze diffìcili a digerirsi. Passano le giornate nascosti nelle sof-
fitte, nei siti diroccati, nelle fitte boscaglie, nelle buche degli alberi, nelle caverne,
uscendone al cader del giorno. Pongono il nido nei loro nascondigli diurni; esso
è rozzamente intessuto di stecchi, talora depongono nelle buche degli alberi
senza nido alcuno le loro uova di solito bianche e subsferiche in numero da tre
a sei. Mutano una volta all'anno, in generale nel luglio ed agosto, sicché d'autunno
il loro piumaggio è brillante e di primavera consunto. Si conoscono all'incirca :-?(.K)
specie sparse per tutto il Mondo, parecchie delle quali non meritano il rango
specifico.
Conchiudendo, possiamo dire che i Rapaci notturni assomigliano al Oircus pel
disco facciale, all'Aquila pel tarso piumato, al Pandion pel dito versatile (Seebohm).
Famiglia BXJBONIDAE, Bubonidi.
Margine posteriore dello sterno profondamente fesso, con due o più intacca
ture; clavicola libera, non fissata alla carena dello sterno ; dito medio sempre più
52
ATLANTK ORNITOLOGICO
Lungo dell'interno e col margine interno delle unghie non pettinato. La testa è
talora provveduta, su ogni lato della fronte, di pennacchi frontali composti di un
ciuffo di penne più o meno allungate ed erigibili.
sterno ili dsio otna (Eubonitiae)
sterno <li Sirio; flammea (Strigidae).
Questa famiglia può dividersi in due sottofamiglie, la prima dei Buboninae,
nella quale il disco tacciale è imperfetto, essendo meno sviluppato al di sopra
degli occhi che al di sotto, la conca auricolare è più piccola dell'occhio e non
presenta opercolo di sorta; in Europa comprende sei generi con otto specie; hi
seconda detta dei Syrniinae, che presenta il disco perfetto, essendo alto tanto al
di sopra che al di sotto degli occhi, la conca auricolare più grande dell'occhio
e chiusa da un opercolo distinto; essa è rappresentata in Europa, da tre generi
con sette specie.
Questa famigliti comprende molti generi diversi che vanno dall'Indiano Ketupa
che mangiti pesci, ai nostri Gufi e Civette, ma pochi di essi sono Europei.
Sottofamiglia BUBONINAE, Bubonini.
Genere BUBO. Cuvier.
Becco corto, robusto, curvato, fortemente uncinalo, col margine della mandi-
bola superiore quasi diritto e quello dell'inferiore intaccato; narici grandi, rigonfie,
ovali o rotonde, esse del tutto, ed il becco solo parzialmente, sono coperti di piume
setolose; occhi assai grandi; dischi facciali incompleti, ma bene distinti; aper-
tura auricolare piccola, ovale, senza opercolo; .piume del mento dirette in avanti
verso Iti mandibola inferiore; ali alquanto corte però mai meno di 0, m 300, più
ATLANTE 0RNI1 [CO
53
corte della coda che è breve, ma larga; tarsi sempre coperti di piume
corte, '-"-i i diti, the sono alle volte
in parte nudi; unghie Lunghe, liscie e
ricurve.
Testa grande e roi la, fornita di
due ciuffi di penne lunghe; piumaggio
assai molle e vellutato; calzoni mediocri:
statura, elevata: prima remigante pri-
maria dentellata sul margine esterno;
colorito quasi costante.
Sono tra i Rapaci notturni i più
potenti ed audaci; si nutrono in ispe
cial modo di piccoli mammiferi e di
glossi gallinacei, di lepri, di conigli, di
gatti, etc; hanno le abitudini dei con
generi. Questo genere consta di circa
L'i) specie sparse per tutto il .Mondo.
fitte e
tranne nella Regione Australiana.
Nidiacei ili /.'. bubo.
48. Bubo bubo (Lmnaeus), Gufo reni,:
IBubo ignavus, Forster, B. maximus. Fi. km.].
[Tav. X. fig. l|.
Cerchi tacciali grigio-gialletti macchiati di bruno e di fulviccio; iride giallo-
aranciata; ciuffi assai lunghi bruno neri, fulvieci sul margine interno; parti su-
periori giallo-fulve sui lati, nerastre nel mezzo delle penne, le scapolari e le cuo-
pritrici alari miste a spazi biancastri; la testa ed il collo più chiari del dorso;
mento, gola e centro del petto bianchi, tra le due prime parti una banda di penne
giallette eoi centro delle stesse nero; parti inferiori fulve con grandi macchie nere
sul mezzo delle piume e strie brunastre, trasversali, strette e numerose sull'addome
e sui fianchi; remiganti e timoniere giallo-fulviccie, macchiate di nerastro e
con t'ascie trasversali nerastre uniformi o macchiate di fulviccio; tarsi piumati e
cosi i diti sino all'inserzione delle unghie, cioè all'anello antiunguinale, le dette
piume l'ulve quasi unicolori o macchiate di nericcio sui tarsi.
Lunghezza totale da 0, ni 610 a 0, m 660; becco da 0, m 044 a 0, m 052 ; ala da 0, m 450
a 0, m 520; coda da 0,'"260 a 0, m 290; tarso da 0,'"072 a 0,'"090: dito mediano s. u.
da 0, m 056 a 0, m 065.
Abita l'Europa, dalla Scandinavia al Mediterraneo, parte dell'Asia settentrio-
nale e dell'Africa del Nord. In Italia è specie sparsa ovunque, tranne in Sardegna,
ove sembra mancare; è però dappertutto poco abbondante e più distribuita mdlc
grandi boscaglie alpine del Piemonte, del Veneto e dell'Appennino Toscano; pare
che al tempo del passo si osservino individui migranti d'oltre Alpe.
Secondo il Menzbier tanto il II. sibiricus, Lichtenstein, che il lì. tureomamis
(Eversmann) sarebbero comparsi entro i limiti Europei, il primo nei Governi di
Perni e di Orenburgo, il secondo ad Ovest delle pianure Aralo-Caspiane. 11 Dresser
però non li ammette nella sua grande opera The Birds of Europe.
54 ATLANTE ORNITOLOGICO
Il lì. siili r ir iis è di statura maggiore del B. bubo e di tinta più pallida ed e
proprio delle regioni ad oriente dei monti Urali e della Bashkiria; il lì. turcomamts
è più piccolo del 11. bull», più pallido di tinta, più biancastro sulle parti interiori
essendo più rade le strie addominali, ha le gambe rivestite di piume bianche e
coperte sino alle unghie; le due penne centrali della coda hanno tinte brune
prevalenti nel />'. bubo ed invece fulvo-giallette nel />'. turcomanus; inoltre le cuo-
pritrici inferiori delle ali sono a fascie trasversali nel />'. I>uhi> ed uniformi nel
/.'. turcomanus. Non tutti gli Autori sono concordi circa la validità specifica ili
questi due Gufi asiatici. Il lì. turcomanus abita la Siberia sud-occidentale, il Tur-
cheatan, il Tibet e lTmalaia.
Il lì. ascalaphtis, Savigny, che è proprio dell'Africa settentrionale. Cu eitalo
eome preso nella Spagna (Lilford), in Sicilia (Temminck, Bonaparte e Malherbt . in
Sardegna (Malherbé) e presso Sorrento {Saunders), ma tali informazioni sembrano
molto dubbiose, sicché, fino a nuova conferma, è da escludersi dalle specie
Europee.
Genere PISORHINA ■ , Kaup.
Becco abbastanza lungo, molto curvato dalla base col margine della mandi-
bola superiore festonato e quello dell'inferiore intaccato; cera piccola; narici pie
cole, rotonde, non rigonfie; esse, la cera e gran parte del becco nascoste da
piume setolose; ciuffi abbastanza larghi ed allungati; dischi facciali piuttosto grandi,
incompleti sopra gli occhi; conca auricolare assai piccola e senza opercolo; ali
molto lunghe, subacute, non più lunghe di 0,'"2?>8 che arrivano all'apice della
coda la quale è mediocre, rotonda e composta di penne molli; tarso più lungo
del dito mediano, rivestito di piccole penne sul davanti; diti spesso nudi, l'esterno
versatile; unghie piccole e mediocremente adunche, quella del dito posteriore la
massima.
Testa piuttosto piccola, fornita di due ciuffi di piume abbastanza cospicui;
occhi piuttosto grandi; statura piccola; forma snella ed elegante; l a remigante
primaria dentellata su lungo tratto; calzoni poco sviluppati; sessi eguali; colorito
simile a quello del gen. Caprimulgus; piumaggio molle, abbastanza lungo.
Sono uccelli migratori, nel senso lato della parola; si cibano in gran parte
d'insetti; una sola specie è propria all'Europa, essa è ben nota pel suo canto
che odesi spesso nelle notti d'estate e che si può ripetere colla parola chiù,
donde il suo nome ben conosciuto in molte delle nostre Provincie. Questo gè
nere consta di ottanta specie, alcune delle quali non offrono validità specifiche
rilevanti e sparse per tutto il Mondo, eccetto l'estremo Nord, il lato sud del-
l'America meridionale e la Regione Australiana, sembra perù che abitino la
Nuova Zelanda.
Un adottato il gen. Pisorkina, Kaup (1840) anziché Scopa, Sav., 1*09, perchè esso dianzi venne
usato dal Briinnicfa 1 7 7 '_' i per un pesce, ed il munì' EpkiaUes, Keys-Blas, (1840 era stato adoperato in
Entomologia, se la memoria non mi inganna.
\n w il ORMI ili 55
49. Pisorhina scops Linnaeus), Assiolo.
| Ephialtes scops i. . Scops giù (Scoi*.)].
[Tav. \. dg. 2],
[ride gialla; ciuffi mediocri, rossicci sul vessillo esterno dello penne, grigi sullo
stelo; dietro la regione auricolare una t'ascia semilunare nera marginata di bianco-
fulvo; dischi facciali interrotti sul margine interiore-, faccia grigia macchiata ili bruno
e di fulviccio; piumaggio generale cenerino-chiaro lavato di rossiccio più o meno
vivo e fulviccio, con strie Longitudinali bruno-nere sullo stelo di ogni penna, miste
a lineette trasversali ed a punteggiature o tini zig-zags dello stesso colore e con
macchie o spazi grigio-chiari o biancastri, questi sono più accentuati sulle sca-
polari esterne che sono nere all'apice e formano uno spazio alare e sulle cuopri-
trici medie e grandi, che presentano macchie bianche sul vessillo esterno; parti
inferiori dello stesso disegno, ma più variate di bianco e di fulviccio; mento bian-
castro; remiganti primarie sul vessillo esterno a fascio trasversali regolari bruno-
rossiccie macchiate di biancastro, sull'interno quasi uniformi bruno-rossiccie,
eccetto sul margine, che è fasciato; tarsi piumati fulvo-aranciati con piccole li-
neette centrali allungate bruno-nere; diti nudi, squamati. Vi sono individui for-
temente lavati di rossiccio, altri più di grigiastro e poca dif-
ferenza esiste coi giovani dell'anno, che però di solito sono
meno rossicci.
Lunghezza totale da 0, m 152 a 0, m 205; becco da 0,'"012
a 0, oi;,; ala da 0, m 145 a 0,'"170; coda da 0,'"Htif> a 0, m 072;
tarso da 0, m 024 a 0/"028; dito mediano s. u. da 0,"0lf> a 0,'"018.
Abita l'Europa centrale e meridionale, giungendo acci-
dentalmente nella settentrionale, e l'Asia centrale, migrando
d'inverno nel Nord dell'Africa fino alla Senegambia e al-
l'India settentrionale. In Italia è specie abbondante, sopra- Te8ta dl ''■ ""'"■
tutto, come estiva, arriva in marzo ed in aprile, riparte in
settembre e nell'ottobre, sverna a Malta ed in Sardegna e talora nelle provincie
meridionali e centrali, sicché può dirsi scarsamente sedentaria, non venne mai
trovata d'inverno nella valle del Po. Nidifica in maggio e nel giugno.
Dubbiosamente venne asserito che una specie Nord-Americana la Pisorhina
usili (Linnaeus), ora stata colta due volte nelle Isole Britanniche, ma le notizie sono
troppo vaghe per ammetterla.
Genere NYCTEA. Stephens.
Becco (piasi del tutto coperto da penne setolose, mediocre, curvato dalla base,
col margine della mandibola superiore e quello dell'inferiore intaccato; narici
grandi, ovali, non rigonfie; cera corta; disco facciale molto incompleto; apertura
auricolare piuttosto piccola, senza opercolo; ali subacute, mediocri, colla 1" re-
migante primaria dentellata esternamente, la 3" la più lunga, la 2" e la 4 eguali,
le ali non giungono all'estremità della coda; coda rotonda e di media lunghezza,
ampia, colle cuopritrici inferiori che quasi ne toccano l'apice; tarso più corto del
56 ATLANTI ORNITOLOGICO
dito mediano con unghia, tarso, piedi ed in parte anche le unghie coperti da lunghe
penne fitte e molli; unghie mediocri, acute, abbastanza ricurve.
'I"esta grande e grossa senza ciuffi apparenti, in taluni esemplari del tutto
mancanti e, se esistono, sempre molto brevi; occhi mediocri: calzoni molli ed assai
sviluppati; piumaggio uè troppo molle, né troppo rigido colle timoniere e le re
miganti resistenti: statura elevata.
Questo genere consta di una sola specie che abita le più alte latitudini imi'
. diche, ove frequenta le località più aride e desolate, spoglie di qualsiasi albero,
portandosi raramente nelle foreste; caccia più che tutto di giorno ed ha quindi
prevalentemente abitudini diurne: si nutre di piccoli mammiferi e più che altro
di Lemmings, che segue nelle migrazioni. Nidifica sulla nuda roccia o talora nelle
buche e deposita da quattro a cinque uova, alle volte tino a dieci, ovali e di un
bianco-puro.
50. Nyctea nyetea (Linnaeus), Civetta <l<llt nevi.
[Tav. IX, fig. 4].
Tinta generale bianco-nivea. sfumata di brunastro sul pileo ed all'apice delle
remiganti; becco ed unghie nerastre di corno; iride gialla {ad.). Bianco di neve
con fascie bruno-scure angolari sulle parti superiori e trasversali sul gastreo,
sulle remiganti e sulle timoniere, più abbondanti quanto più l'uccello è giovane
e più rade quanto più invecchia (giov. .
Lunghezza totale da 0,'"o40 a 0,'"680; becco 0, m 065; ala da 0, m 400 a 0, m 450;
coda da 0, ra 250 a 0, m 270; tarso da 0,'"050 a 0, m 060; dito mediano s. u. da 0,"'060
a 0,'"070.
Questa specie abita le regioni Artiche d'Europa, dell'America e dell'Asia,
spingendosi d'inverno al sud sino agli Stati Uniti, all'Asia centrale ed all'Imalaia:
nella stessa stagione in Europa giunge al Caspio ed al mare d'Azov, alla Dani-
marca, alla Germania settentrionale e comparve irregolarmente in Inghilterra,
in Olanda, in Francia, nella Svizzera e nell'Austria, ma non venne mai colta in
Italia e nei paesi circummediterranei.
Genere SURNIA. Duméeil.
Becco corto, alto, forte, curvato dalla base, col margine della mandibola su-
periore leggermente festonato e quello della inferiore intaccato, in gran pai-te
nascosto, come le narici e la cera, da lunghe penne setolose; narici piccole e ro-
tonde; cera coita: disco facciale quasi nullo; orificio auricolare piccolo, subovale.
senza opercolo; ali corte, che terminano ben lontano dall'apice della coda, subacute
■ olla l 1 remigante primaria dentellata esternamente ed eguale alla li', lai' 1 più
lunga della .">', la 3° e -T subeguali e le più lunghe, le tre prime col vessillo in-
terno intaccato; coda lunga, cuneata, cioè colle penne graduate, le laterali arro-
tondate e le due mediane acuminate; tarso piuttosto corto, più breve del dito mediano,
esso ed i diti fittamente coperti di penne mediocremente allungate; unghie me-
diocri, curvate, acute.
Testa mediocre, piuttosto stretta, piatta, senza ciuffi; occhi un po' piccoli:
Tav. 8.
1. AlbaneUa (tf ad.). 2. Albanella ($ ad.). 3. Albanella (cfgiov.)- 4. Albanella reale (e? ad.). 5. Albanella
reale (9 ad.). 6. Albanella reale (giov.). 7. Albanella pallida (tf ad.). 8. Albanella pallida ( J ad.)
9. Albanella pallida ((? giov.)
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
\ I I \\ I I OENJ rOLOGII ■>'
calzoni mediocri; piumaggio abbastanza lungo e molle colle remiganti e Le timoniere
discretamente rigide, penne mediane della coda più molli; statura mediocre.
Queste Civette hanno abitudini del tutto diurne e cacciano solo durante il
giorno, sono coraggiose ed il loro volo silenzioso è però sostenuto <• rapido. Non
a torto gli Inglesi le chiamano Haivk Oivls, paragonandole all'Astore, di cui hanno
in parte le abitudini ed il grido acuto e t'urto. Si nutrono di uccelli, di piccoli
mammiferi ed anche d'insetti, prendendo di solito la preda a volo; uidiflcano nelle
buche degli alberi; deponendo da tre a sette nova bianco scure, un po' arrotondate.
Si conoscono due specie, una dolio quali Europea, l'altra dotta S. doliata (Pali.)
abita la Siberia, il Kamciatka e l'Alasca; una forma poco differente dalla specie
Europea vivo in America, da dove talora giunge accidentalmente nelle Isolo Bri-
tanniche.
51. Surnia ulula (Linnaeus), Ulula.
| Surnia funerea, Dum. |.
[Tav. IX, fig. 5].
Becco giallo-chiaro; iride gialla; testa Inaino nerastra con fitte macchie bianche
che quasi obliterano la tinta scura, fronte e nuca quasi intieramente bianche;
cuopritrici auricolari bianche d'argento terminate di nero, tale tinta torma una
t'ascia a mezzaluna, che corre dal margine posteriore dell'occhio fino al posteriore
della regione auricolare a guisa di disco facciale, che non è presente; un anello
oftalmico ed una macchia davanti agli occhi neri: colorito generale delle parti
superiori bruno di seppia con fascie bianche; scapolari bianche sul vessillo esterno
in forma di spazio distinto sull'ala, macchie bianche ovali sulle grandi cuopri-
trici alari e sulle mediane; gola ed alto petto bianchi separati da una fascia
bruno scura; resto del gastreo bruno con strette fascie brune trasversali, più larghe
sul sottocoda; remiganti bruno-cenerognole con fascie bianche e l'apice pure bianco;
timoniere molto lunghe e graduate bruno-cenerognole con nove strette fascio
trasversali di un bianco sudicio (ad.). Testa bruno-pallida colle penne strettamente
terminate di bianco-sudicio; mancano quasi del tutto le macchie ovali bianche
sulle cuopritrici ed il bianco sulle scapolari; le fascie sulla coda sono di un bianco-
brunastro e quelle sulle parti inferiori tinte di biancastro: l'ascia pettorale poco
distinta; in generale il colorito chiaro è meno puro e lo scuro più cupo [giov.).
Lunghezza totale da 0, m 354 a 0, m 367; becco 0, m 023; ala da 0, m 226 a 0, m 232;
coda da 0,"'17.7 a 0, 190; tarso 0, m 025; dito mediano s. u. 0, m 027.
Questa specie abita le estreme parti nordiche dell'Europa e dell'Asia occi-
dentale, svernando nella Russia centrale e visita irregolarmente d'inverno le Isole
Britanniche, la Danimarca, la Germania settentrionale, è accidentale in Polonia,
in Austria, nella Francia settentrionale e nella Svizzera; non comparve mai in
Italia, ma il Bonaparte l'annoverò sotto il nome di 8. funerea tra quelle (die vi
capitano raramente d'inverno, senza però offrire dati positivi.
51 a. Surnia ulula caparoch (P. L. S. Muller), Ulula americana.
Distinta dalla S. ulula per le tinte delle parti superiori più cupe, specialmente
sul dorso; pel bianco della gola meno scuro; pelle fascie scure sulle parti infe-
AtUmte ornitologico. 8
58 ATLANTE ORNITOLOGICO
riori più larghe e di un bruno-vinato o di un bruno-castagno; la statura, secondo
lo Sharpe, è maggiore nel maschio che nella femmina.
Lunghezza totale: maschio, 0, m 382; femmina, 0, m 355.
Abita l'America Artica, spingendosi d'inverno sino alle parti nordiche degli
Stati Uniti, è accidentale nelle Isole Britanniche.
Alcuni Autori considerano la presente quale specie distinta, ma io ritengo
debba considerarsi una forma della S. ulula.
Genere CARINE, Kaup (').
Becco curvato dalla base, forte, abbastanza alto, colla mandibola inferiore
intaccata all'apice; narici coperte da piume setolose, ovali, rigonfie e aperte sul
margine anteriore della cera, che è corta; conca auricolare larga, subrotonda col-
l'orificio piccolo e senza opercolo; disco facciale non bene definito col collaretto
incompleto e sviluppato sopratutto sui lati; ali grandi e rotonde, colla l a remi-
gante primaria dentellata esternamente, allungata, poco più corta della 2 a e sub-
eguale alla 6 a , 3 a e 4 ' quasi eguali e le più lunghe; le quattro prime col vessillo
esterno smarginato poco distintamente; coda mediocre, leggermente rotonda; tarso
lungo, interamente coperto di penne corte anche posteriormente, abbastanza ele-
vato, un po' più lungo del dito mediano con unghia; diti parzialmente squamosi,
coperti di rade setole; unghie forti, curvate, acute.
Testa rotonda, grande, schiacciata, ma senza ciuffi; corpo accorciato e mas-
siccio; occhi grandi e gialli; calzoni nulli; piumaggio molle e corto; remiganti
e timoniere abbastanza rigide; taglia piccola.
La specie di questo genere in numero di sei abitano le regioni Paleartica,
Etiopica ed Indiana, due di esse s'incontrano nei limiti Europei.
Sono rapaci di abitudini eminentemente notturne e quando escono di giorno,
sembrano stupidi e meravigliati; si nutrono di piccoli mammiferi, di uccelletti,
di biscie, di rane e d'insetti; il loro grido è triste e riscalda la fantasia del popo-
lino, che li ritiene apportatori di disgrazie.
Le Civette nidificano nelle soffitte, nelle buche degli alberi, delle roccie, nei
luoghi disabitati etc, senza fabbricare nido, ma accumulando stiacci, peli, pezzi
di carta e deponendovi sopra poche uova bianche e rotonde in numero da quattro
a cinque.
52. Carine noctua Scopoli), Civetta.
| Athene noctua (Scop.) |.
| TAV. X, flg. 7 |.
Becco verde-giallastro; iride gialla; parti superiori di un cenerino-bruno-
olivastro più o meno rossiccio, con macchie subrotonde bianche più o meno ful-
viccie, ben distinte sulle scapolari e sulle grandi cuopritrici delle ali, disegnate
a fascie sul sopracoda e più o meno nascoste dalle penne soprapposte, il bianco
(') Ho adottato il nome Carine, Kaup 1829, anziché rpiello ili Athene, Boie 1822, perchè questo era
stato già usato dall' Hiibner nel 1816 per un genere di Farfalle
ITLANT] ORNITOI OGICO 59
più esteso sulla nuca, sulla porzione Laterale e posteriore del collo; penne della
faccia e del sopraciglio biancastre, nerastre verso L'apice delle penne; guancie
biancastre striate di nericcio; mento e collo biancastri, con una banda bruna
sulla gola ; Le parti inferiori bianche con strie centrali allungate, brunastre e fascie
trasversali, indistinte sui fianchi; remiganti brunastre con macchie bianco-fulviccie
sul vessilln esterno e fascie trasversali sull'interno ; timoniere brunastre, Mancasi re
all'apice e con quattro fascie trasversali bianco-brunastre ; diti grigio-biancastri
Testa di C. nootuu, ' Piede di C. nociva, '/ 3 .
rivestiti di radi peli (ad.). Colorito più opaco; macchie bianche sulle parti supe-
riori meno accentuate; macchie allungate delle parti interiori più allungate e la-
vate di rossiccio.
Lunghezza totale da 0, ,n 240 a 0,'"250; becco da 0,'"014 a 0, m 017: ala da 0, m 160
a 0,'"180; coda da 0, m 080 a 0, m 088; tarso da 0, m 030 a 0, m 035; dito mediano s. u.
«la <),'"020 a 0, m 026.
Questa specie abita l'Europa centrale e meridionale, portandosi accidental-
mente nella settentrionale. In Italia è specie abbondante e sedentaria, eccetto
a Malta, ove è rara e di apparizione irregolare; in alcuni paesi delle provincie
settentrionali migra d'inverno. Nidifica in maggio. È molto usata nel Veneto, in
Lombardia, nella Toscana, nel Romano, in Sicilia etc. per la caccia degli uccel-
letti e delle Allodole in particolare.
Il GiglioliC) ha recentemente descritto una nuova specie di Civetta sotto il
nome di Athene Charadiae, sopra di un solo soggetto avuto dai monti del Friuli. È un
po' più piccola della C. noctua e vi predominano le striscie e le macchie in dire-
zione longitudinale anziché trasversale, inoltre appare più macchiata; il colore
delle parti cupe del piumaggio è di un bruno-bigio-scuro e mancano le tinte
fulvo-rossiccie; l'iride è bruno-cupa quasi nera. Lo stesso chiarissimo Autore la de-
scrive come nuova specie, non nascondendo però fortissimi dubbi in proposito.
Di recente ho veduto a Udine un soggetto consimile, che il signor G. Val-
lon trovò egualmente sui monti del Friuli in un nido di C. noctua che conte-
neva quattro nidiacei, tre dei quali di C. noctua, il quarto della specie detta
A. Chiaradiae ('-). Io ho lungamente studiato lo strano individuo e se devo mani-
festare la mia opinione, francamente ritengo che non sia una buona specie, la
statura, la voce e la fisionomia sono di C. noctua, come lo sono il becco, le zampe
ed il portamento. Riguardo alla tinta, il colorito generale del gastreo si può dire
(') Avicula, pag. 57-60 (1900); Orafa, XI. no. 2, 3, pp. 237-242 (1901).
(■) Vai.lon O., Nota int. alla nuova specie di Civetta scoperta nella provincia del Friuli, diti dee.
ili Udine, Sor. Ili, Voi. Vili, e Ora. Jahrb. XII. Heffc G (1901).
60
ATLANTE ORNITOLOGICO
rassomigli assai a (inolio di C. nottua, solo il l'ondo di tinta è bianco e le strie
scure più ristrette sono maggiormente appariscenti sulla colorazione più chiara; Le
principali differenze appaiono sulle parti superiori, ove la tinta chiara, anziché a
Ala (li Caline uncina.
spazi trasversali, si palesa quasi ovunque in senso longitudinale, come di estese orla-
ture die s'allargano qua e là. specialmente sulle ali e sulla coda. Sicché i caratteri
più notevoli sarebbero la differente disposizione delle macchie e delle fascie sulle
Ala di Alimi,- Chiaradiae.
parti superiori ed il colore dell'iride. Per l'iride non saprei dare un'esauriente
spiegazione, sebbene altre nidiate di specie, anche ben differenti, offrano talora
individui con occhi a vario colore inter se, ciò che venne più volte osservato; polla
differente disposizione delle macchie e delle fascie ricordavo al signor Vallon come
anche il così detto Synoecus Lodoisiae presenti macchie dirotte in senso opposto
a quelle della C. coturnix, sicché per me VA. Chiaradiae è una semplice varietà
di coloro per quanto singolare, e due sarebbero i soggetti noti, l'uno nel Museo
MI INTE ORXITOI.OMCO GÌ
di Firenzi' ed il secondo ancora in possessi, de] signor G. Vallon, ebbi occasione
di esaminarli entrambi Lungamente e li trovai identici
52". Carine noctua glaux Savigny), Civetta meridionale.
\ Athene persica Virili..), A. glaux (Sav.); Civetta minore].
Differisce dalla C. noctua per la tinta delle parti superiori più pallida e di
un bruno-rossigno e per le strie longitudinali delle pai-ri inferiori più dilavate e
rossigne su fondo di un bianco più puro. Innli re. secondo lo Sharpe, il margine
interno dell'ala è molto pallido, la 1 remigante primaria ha quattro fascie tra-
sverse sul vessillo interno e quelle delle altre penne sono molto larghe, mentre
india C. noctua il detto margine è di un bruno molto cupo, le fascie nella r re
mi-ante sono tre e quelle delle altre più strette.
Statura eguale o leggermente minore.
Abita questa sottospecie le regioni Africane bagnate dal Mediterraneo, estenden-
dosi fino all'Asia eentrale: in Europa si trova in Grecia, in Turchia, nel Sud della
Russia e molto dubbiosamente nella Spagna, nelle Baleari, nel Portogallo e nella
Francia meridionale. Non comparve mai in Italia, quantunque sia stata indicata
per Malta e con dubbio pella Sicilia, e l'errore pare fondare su individui in abito
rossiccio della specie comune. Gli Anturi sono concordi nel riferire, come già
dissi, la Strix meridionalis del Risso trovata a Nizza ad una varietà rossigna del
Syrnium aluco.
U Athene glaux Savigny) non è ritenuta da molti Autori come specie distinta.
ma forma o varietà climatica della C. noctua, i giovani delle due specie sono iden-
tici; cosimi sembrano di poco momento le differenze date pell'.I. noctua meridio-
nalis, Schlegel rappresentata da individui di C. noctua di tinte grigio-brune secondo
alcuni o rossiccie secondo altri; ma io non possiedo materiale sufficiente per de-
finire tale questione.
Genere GLAUCIDIUM. Bore.
Becco piuttosto grande, torte, curvato dalla base, ove è in gran parte coperto
di pilline setolose, col margine della mandibola inferiore intaccato; narici pie-cole,
rotonde, nascoste da piume setolose; cera corta; disco facciale quasi del tutto
mainante; conca auricolare piccola, subovale, senza opercolo; collaretto poco s\ i
luppato, eccetto dietro le guancie; ali corte, larghe e rotondate, la distanza tra
esse e l'apice della coda più lunga del tarso; la l a remigante primaria dentellata
esternamente e ben più corta delle secondarie che sono lunghe, .1.4 e 5 sub-
eguali, 4" la più lunga, le tre prime smarginate; coda molto più lunga della meta
dell'ala e debolmente rotondata; tarso più lungo del dito mediano, fittamente co-
perto di piccolo penne; diti coperti di piume per la maggior parte lunghe e se
tolose: unghie sottili, lunghe, curvate ed acute.
!.'■ 'in'- ;ili figurate appartengono :i due individui della nidiata rinvenuta dal Bignor Vallon ani
monti ili-I Friuli.
(il' ATLANTE ORNITOLOGICO
Testa appiattita senza ciuffi, arrotondata e relativamente piccola; occhi piccoli;
calzoni mediocri; piumaggio abbastanza lungo e molle; remiganti e timoniere piut-
tosto rigide; statura molto piccola, talora mediocre.
Trenta specie circa compongono questo genere, una sola delle quali abita
l'Europa, le altre sono sparse per tutto il Mondo, eccetto l'Australia. Hanno abi-
tudini quasi del tutto notturne e raramente si vedono durante il giorno, cacciano
di solito sul crepuscolo, quantunque uccelli piccoli, sono assai rapaci, violenti e
coraggiosi, ma punto timidi anche dell'uomo. Depongono poche uova bianche in
una buca degli alberi senza fabbricare nido, né alcun letto per deporvele.
53. Glaucidium passerinum (Linnaeus), Civetta nana.
| Civetta minore |.
[Tav. X, fig. 8].
Becco e iride gialli; parti superiori grigio-brune più o meno rossiccie, sparse
di fitte macchie rotonde bianco-sudicie disposte talora a mezzaluna sull'occipite
e sempre a strie trasversali sul dorso, sulle scapolari, sulle cuopritrici alari, sulle
remiganti, sul groppone e sul sopracoda; faccia cenerino-bruna con numerose
macchiette bianche; sopraciglio ed uno spazio a mezzocollare sulla gola bianchi ;
parti inferiori bianco-argentee con macchie allungate longitudinali brune e fascie
bianchiccie su fondo bruno sui lati del petto; timoniere bruno-rossiccie con cinque
fascie trasversali bianche; tarsi e diti rivestiti di fitte piume setolose, biancastre
o cenerine con rade macchiette scure.
Lunghezza totale da 0,'"132 a 0, m 162; becco 0, n, 015; ala da 0, m 108 a 0,"'llf>;
coda da 0,'"060 a 0,"'0(J9; tarso da 0,'"021 a 0,'"020; dito mediano s. u. da 0,'"015
a 0,'"019.
Abita le Alpi orientali ed attraverso le parti centrali sino alle regioni più nor-
diche d'Europa e la Siberia, manca nelle Isole Britanniche. In Italia è specie
molto rara e di comparsa accidentale nelle Alpi della Lombardia, del Veneto
e del Trentino, ove però secondo il Bonomi sarebbe sedentaria nella foresta della
» Parisa » presso Folgheria. Non nidifica da noi, per quanto si sa, ed il limite
più meridionale di riproduzione fu trovato a Olii nella Stiria.
I due G. passerinum citati dal Doderlein (fide Benoiti e dal Saunders come
presi in Sicilia e conservati a Catania sono riferibili al brasiliano G. pumilum
'Temili.) specie venuta d'America ma in pelli', quindi il G. passerinum deve scom-
parire dai Cataloghi di quell'Isola.
II Madarasz, nel suo recente lavoro sull'Ornitologia Ungherese ('i. distingue la
forma Ungherese o meridionale dal Glaucidium passerinum del Nord, sotto il nome
di G. setipes, che cosi caratterizza: Glaucidio passerino Linn. simile, sed striis fu-
scis iilnloiiiiiiiiUlins distilliti*, a colore albo iiiai/is discrrtis, plumibus iiusitlihns obscu
rioribus, digitisene brevibus et parcius plumosis, fere setosis diversum.
Le dimensioni sarebbero le seguenti:
Lunghezza totale da 0,'"160 a 0, m 170; becco 0,"'01T>; ala da 0,'"096 a <).' 107 ;
coda da 0, m 065 a 0,'"070; tarso 0,'"020; dito mediano s. u. 0, m 015.
l'i Magyarorszdg. Madarai. V, pag. 203-204 (1900)
\ il \\ :m i • > i .... i . o
In Italia io ho trovato entrambe le forme, giacché di due esemplari Veneti
presi nel novembre, uno apparterrebbe al G. setipes, l'altro al 0. passerinum. Il
primo ha i «liti poco piumati, ma un po' ]>iù di (incili figurati dal Madarasz, clic
li avrebbe quasi nudi e le penne sono più setolose (die nei soggetti Scandinavi.
Piede ili '■'. pai xi rimini, un po' ingrandito.
Piede ili Gr. ìetipes, un po' ingrandito.
F.eeone le dimensioni: ala 0, ra 110; dito mediano senz'unghia 0,'"014. Del resto
trovai individui di Scandinavia che avevano quasi pari le tinte dell'addome e
quelle delle penne nasali: i diti solo erano un po' più brevi e più fittamente
piumati ('); mi sembra poi che tali distinzioni specifiche siano di poco momento
e credo che il G. setipes, anziché come specie, tutt'al più forse potrà accettarsi
quale semplice sottospecie col nome di G. passerinum setipes.
Sottofamiglia SYRNELNAE, Sirniinae.
Genere ASIO, Brisson.
Becco allungato, molto curvato sino dalla base, col margine della mandibola
superiore quasi diritto e quello dell'inferiore appena intaccato all'apice; cera grande:
narici ovali, aperte in parte nella cera ed in parte sul becco, nascoste da fitte
piume setolose; disco facciale completo e ben distinto: conche auricolari grandi,
munite di un opercolo semicircolare e membranoso; meato uditivo asimetrico e
mediocre; ali lunghe, colla 2 a remigante primaria di solitola massima, la 1' den-
tellata per intero, la 2" solo verso l'apice; coda mediocre, troncata; gambe e diti
piumati, questi fino all'anello antiunguinale o talora parzialmente nudi, il mediano
senz'unghia più corto del tarso; unghie lunghe, acute, adunche, piuttosto sottili.
Iride generalmente gialla; testa fornita di due ciuffi più o meno allungati;
calzoni abbastanza sviluppati; statura mediocre; piumaggio abbastanza lungo e
morbido; colorito piuttosto costante.
Alcune specie di questo genere hanno abitudini migratorie ed oltre che ci-
barsi di piccoli mammiferi e di uccelli, non sdegnano gli insetti, ma il loro nu-
trimento principale sono i sorci. Se ne conoscono quattordici specie sparse in
tutto il Mondo, eccetto l'Australia, si trovano anche nelle Isole Sandwich (A. acci-
pitr/iiiis).
(') Ho osservato che anche i soggetti nordici del /•'. imito hanno le gambe e i «liti piii fittamente
pinmati degli individui meridionali.
li I ATLANTE ORNITOLOGI!
54. Asio otus Linnaeus), Gufo comune.
[ Otus vulgaris. Fi km.: Gufo |.
[Tav. IX. Bg. 7 |.
Iride giallo aranciata; ciuffi lunghi e grandi neri, sul margine esterno fulvi,
bianco-grigi sull'interno; disco tacciale bruno-gialletto; le penne dal lato interno
dell'occhio nere; penne del collaretto bianche alla base, scure all'apice; parti
superiori grigio-lionate o grigio-biancastre con larghe strie longitudinali bruno-
nerastre e numerose macchiette bruni trasversali, tali tinte si dispongono qua e là
a zig-zags, più appariscenti nella metà apicale delle penne sul dorso e sulle cuo-
pritrici delle ali; mento biancastro: parti inferiori giallo-lionate con larghe fascie
longitudinali ed altre frasi-ertali ma più strette nere; fianchi, basso addome e calzoni
immacolati: penne del petto in gran parte bianche con una linea centrale nera
sulle penne e pochi zig-zags trasversali : ali e coda a fascie bruno-grigie e bruno-
scure e tinte giallo-fulve negli interspazi. Si trovano individui di tinta più rossiccia
o più chiara e grigio-biancastra.
Lunghezza totale da 0, m 350 a 0, 380; becco 0, m 025; ala da 0, m 310 a 0,'"330; coda
da 0, m 135 a 0, m 150; tarso da 0,'"041 a 0,'"044; dito mediano s. u. da 0, m 030 a 0, 032,
Abita l'Europa, il Nord dell'Asia fino al Giappone, la Cina, l'Imalaia e il nord-
ovest dell'India. È stazionario ovunque in Italia, ma più abbondante quale uccello
invernale e di passo. Nidifica certamente nell'Italia settentrionale e centrale ed
in Sicilia; è in generale poco comune.
55. Asio accipitrinus (Pallas), Gufo di patitile.
LOtus brachyotus Forst.), Otus accipitrinus (Pall. |.
[Tav. IX. flg. 8].
Iride gialla; ciuffi assai corti, del color della testa, poco distinti, situati in
alto sul davanti dei dischi facciali; occhi circondati da uno spazio nero: disco
facciale bianco-fulvo misto a strie nere: penne delle parti superiori bruno-nere
largamente marginate sui lati di fulvo-chiaro e con spazi bianco-giallicci sulle
cuopritrici alari; mento bianco; parti inferiori giallo-fulve con sole strie centrali,
longitudinali bruno-nere, strette dal basso petto all'ingiù, mancatili sui calzoni e
sul sottocoda; remiganti fulve a fascie ed apice bru-
nastri; timoniere bianco-fulve con sei o sette fascie
scuro-nerastre e terminate di bianco-fulvo. Le macchie
strette, allungate sul sottocoda e sulle cuopritrici in-
feriori delle ali non sono speciali alle femmine, ma
un semplice segno di immaturità.
Lunghezza totale da0, m 370 a 0,'"390; becco 0, ,n 025;
ala da 0,' 316 a 0, 336; coda da 0, m 135 a 0, m 155; tarso
da 0, 035 a n. oli: dito mediano s. u. da 0, m 028 a
0, m 032.
resta Hik.occipitri .' . Q uesta s P ecie V;| soggetta a notevoli variazioni
di colorito del tutto indipendenti dalle località e che
si osservano specialmente nel tono chiaro o scuro delle tinte di fondo.
Tav. 9.
1. Albanella minore (o" ad.). 2. Albanella minore (giov.). 3. Albanella minore (2). 4. Civetta delle nevi.
5. Ulula. 6. Gufo degli Urali. 7. Gufo comune. 8. Gufo di padule.
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
WLANTB ORNITOLOGI*
65
Abita quasi tutto il Mondo, eccetto l'Australia, si trova però alle isole Sand-
wich. In Italia è specie comune più che altro ai tempi del passo e uell'inverno,
taut 'Ile paludi, che uri campi alberati e nei boschi di 1 itagna. Nidifica noi
Veneto, in Sicilia ed in altre parti. È migratoria in modo inarcato.
56. Asio capensis (Smith), Gufo del Capo.
Iride bruno-nerastra; ciuffi molto corti; attorno all'occhio uno spazio piumato
nero; disco facciale brunastro, macchiato di rossiccio-gialletto poco accentuato;
parti superiori bruno-scure tinte di cioccolata e con zig-zags stretti ed indistinti
brunastri, più accentuati e commisti a macchie sulle cuopritrici delle ali: parti
inferiori bruno-ocracee pallide con fascie, macchie a zig-zags fulvo chiare e ta-
lora biancastre; petto con fascie di tal colore; basso addome, sottocoda e gambe
di un fulvo-gialletto immacolato; remiganti primarie pialletto-rossiccie con l'apice
a fascie trasversali bruno -nerastre, alcune delle più interne e le secondarie
esterne per un grande spazio bianche all'apice; timoniere, le due centrali bruno-
cupe con tre fascie basilari distinte e due terminali poco accentuate di un fulvo-
carico, le altre terminate di bruno-fulviccio : diti ili solito midi limisi del tutto.
Lunghezza totale da 0, m 340 a 0, m 355; becco 0, m 028; ala 0, m 295; coda 0, m 150;
tarso 0,'"037; dito mediano s. ti. 0,'"030.
Piede di A. otus, al vero.
Piede di A. capensis, al vero.
Questa specie abita l'Africa tropicale e settentrionale, mostrandosi acciden-
talmente nella Spagna e non venne finora inai riscontrata in Italia,
Genere SYRNIUM, Savigny.
Becco curvato dalla base, piuttosto corto, distintamente più breve della testa
e compresso, col margine della mandibola superiore intero e con quello dell'inferiore
leggermente intaccato; narici grandi; cera piccola, più corta del culmine; conca
auricolare breve, ovale, cassa ossea dell'orecchio simmetrica sui due lati, apertura
auricolare larga e fornita di un grande opercolo semilunare; cera, narici e parte
del becco coperte di penne setolose; dischi facciali rotondi, grandi e completi;
ali ottuse o subottuse, piuttosto corte, larghe, che non arrivano all'apice della
coda, remiganti piuttosto molli, le due prime remiganti primarie piti o meno
Atlante ornitologico. 9
66 k.TI VNTl ORNITOLOGI! ••
distintamente dentellate; coda molto lunga e alquanto molle: tarso subeguale al
dito mediano con unghia, diti piumati fino alle unghie e coperti di penne setolose
o nudi del tutto; unghie lunghe, curvate, acute, scanalate di sotto.
Testa -lande, gl'essa, rotonda e senza ciuffi; occhi piccoli, rispettivamente
all'animale; calzoni mediocri; piumaggio lungo e assai molle: statura grande o
abbastanza grande; sessi simili: i giovani se coperti di piumino bianco, lo tengono
soltanto per brevissimo tempo; forma robusta, resa voluminosa dall'abbondante
piumaggio.
Il Syrnium è notturno nelle sue abitudini ; nidifica nei siti più disparati, nelle
foreste selvaggie, ma furono trovate le sue uova perfino nei campi alberati in
pianura, in montagna, in padule entro le buche degli alberi e nelle tane scavate
dai cenigli. Anche questi Gufi, oltre di essere carnivori, mangiano insetti.
Si conoscono 31 specie sparse per tutto il Mondo, mancano però nella regione
Australiana e nel Madagascar; tre di esse abitano l'Europa.
57. Syrnium aluco (Linnaeus), Gufo selvatico.
[ Allocco'].
[Tav. X, fig. 3 e 4].
l'arti superiori cenerine più o meno grigie o rossiccie con una larga fascia
longitudinale sullo stelo di ogni penna ed altre trasversali strette ed ondulate bruno
nere, con spazi bianchi sulle scapolari esterne e sulle cuopritrici alari esterne, ec-
cettuate le piccole; ampi cerchi facciali biancastro-rugginosi sulle penne centrali.
bruni variati di fulvo e di bianco sulle laterali, tali colorazioni foggiate talora a cer-
chi concentrici d'attorno l'occhio; mento bianco-rossigno; fondo di tinta del gastreo
bianco o fulviccio, di disegno eguale a quello delle parti superiori; remiganti primarie
bruno-chiare con fascie bruno-scure sulle esterne e con sei larghe bande trasver-
sali brunastre a zig-zags scuri agli apici, con le due prime penne dentellate sul
bordo esterno, tale carattere talora si estende anche fino alla 5 a ; coda brunastro-
rossiccia o cenerognola, biancastra all'apice e con zig-zags bruno-cupi, fascie
larghe, più o meno regolari, in numero di sei sulle timoniere
- .<•- •"»r^» v laterali; tarsi e diti piumati, questi sino all'anello preungui-
,• ~^V naie; dito mediano più lungo dell'interno.
Lunghezza totale da 0, m 380 a 0, m 425; becco 0, ,n 026; ala
■ \ da 0, m 260 a 0, m 310; coda da 0, m 165 a 0,'"190; tarso da 0, m 040
a 0, 050; dito mediano s. u. da 0,'"030 a 0, ra 032.
1 nidiacei non sono coperti di piumino bianco che nei
primi giorni di vita, poi di piumino cenerino chiaro con fa-
Tosta di S. aluco, ' . scie trasversali ondulate brune e rossiccie coll'apice bian-
chiccio, presentano due tipi di colorazione, cioè l'ondo di tinta
grigio rossigno-rugginoso sempre chiazzato e varialo di biancastro e di bruno.
Questa specie presenta casi di dimorfismo spiccato sotto più aspetti e più
che altro si trovano oltre il tipico descritto:
a) individui di un fulvo-rossiccio di vario tono col disegno normale con-
servato e che furono attribuiti a livree femminili, ma a torto non esistendo dif-
ferenza fra i sessi, quantunque tale abito sia più frequente nelle femmine.
MI Wl I oi;\i ini. ni. li i> 07
b) individui di un colorito scuro, talora bruno-cioccolata o bruno aero, nei
quali il disegno Dormale traluce, mentre uei più completi e scuri la tinta è uni-
forme ed il disegno del tutto scomparso.
Questa specie abita l'Europa e i paesi circummediterranei; in Italia è ovunque
stazionaria ed anche di passo, manca in Sardegna ed è rara uelle Provincie me-
ridionali ed in Sicilia. È però dappertutto poco comune e non egualmente distri
Unita. Nidifica.
La stri.r meridionalis del Risso è probabilmente riferibile alla forma rossigna
di questa specie, quantunque l'Autore le asse-nasse occhi gialli
58. Syrnium uralense (Pallas), Gufo degli Urali.
I Allocco dell' little ].
[Tav. IX, fig. 6].
Becco giallo; iride nocciola-cupa: parti superiori bianco-grigie col bianco più
o meuo puro e chiaro, ed una larga macchia bruno-nerastra longitudinale cen-
trale sulle penne e spazi biancastri grandi ed accentuati sulle scapolari e sulle
grandi euopritrici; le penne del dorso spesso più scure e con t'ascio trasver-
sali dello stesso colore scuro, sicché la colorazione chiara si dis| > qua e là a
grosse macchie; cerchi facciali bene accentuati e completi grigio-bianchicci collo
stelo delle penne nerastro e con macchie rugginose d'attorno all'occhio; collaretto
bianco, nero sulla linea centrale delle penne e macchiato di bruno-fulviceio, in
certi soggetti alcune penne del tutto nero-lucenti; parti inferiori bianche qua
e là giallette con larghe strie centrali longitudinali bruno-cupe, più scure sul petto,
sul basso addome e sui fianchi; remiganti primarie bruno-grigie coll'apice bianco-
fulviccio e con larghe fascio brune; coda graduata, lunghissima, le due timoniere
centrali eccedono le laterali, di un grigio-bruno con fine macchiette biancastre
a zig-zags e con sei o sette fascie indistinte, più accentuate sulle laterali: penne
dei calzoni biancastre uniformi o macchiate di brunastro.
Anche questa specie offre differenti toni di tinta, in alcuni individui il colorito
scuro specialmente sulla testa è nerastro e lucido ed il soggetto è nel tutto più scuro:
abbiamo casi di dimorfismo come nel S. educo, cioè di tinta scura, talora nerastra
più o meno fuligginosa e nei più completi il disegno normale è scomparso, né essi
sono rari ove la specie è comune.
Lunghezza totale da 0, ra 550 a 0, '696; becco 0, ,n 035; ala da 0, m 380 a Q, m 398;
coda da 0,'"270 a0,'"2iS0; le timoniere laterali di 0, m 038 più corte delle mediane:
tai-so da 0, in 055 a 0, m 063; dito mediano s. u. da 0,'"040 a 0, m 0r>0.
Abita il Nord dell'Europa e la Siberia, d'inverno si porta verso Sud * giunge
tino nella Stiria e nella penisola Balcanica: ma forse nidifica ed è specie stazionaria
in Croazia ed in Slavonia, ove è però più comune d'inverno [Brusina) e dove si tro-
vano anche facilmente individui della forma scura. In Italia é specie accidentale
e molto rara, è strano che fu presa soltanto due volte e ambedue nell'Udinese
ilsT'.ie 1898, lì: Museo </i Fimr.e e mia Collezione). Il soggetto giovane citato dal
Costa pel Napoletano colla data 1883, certamente non appartiene a questa specie,
ma al S. itine» od al lì. Imbo.
US ATLANTE ORNITOLOGICO
59. Syrniutn lapponicum (Retzius), Gufo di Lwpponia.
Becco bruno-gialletto ; iride gialla; parti superiori bruno-cenerognolo-cupe con
macchie a zig-zags irregolari bianche e macchie centrali allungate scure più
accentuate sul dorso; scapolari bianche con una stria centrale e poche fascie
trasversali brune; disco facciale bianco-grigiastro con fascie avvicinate, ondulate
nerastre; spazio sopra, l'occhio nerastro, sotto lo stesso bianchiccio; mar-ine del
collaretto bruno-cioccolata, macchiato __ di bianco nella sua parte bassa; mento
bruno-nerastro con macchiette 'bianche ; parti inferiori bianco -brunastre con
strie centrali bruno-cupe e barre poco distinte bruno-chiare; remiganti bruno-
scure con fascie larghe bianco-brunastre, zig-zags fini bruno-grigiastri e tinte
fulviccie sul vessillo interno delle penne; timoniere cenerino-brune, più cupe al-
l'apice e attraversate da cinque fascie indistinte biancastre, fittamente macchiate
di bruno-cenerino; penne dei tarsi e dei diti bianco-grigiastre con strette fascie
bruno-grigie.
Lunghezza totale: maschio, 0,"'G80, femmina, 0,'"710; becco 0,'"048; ala da 0, m 450
a 0,'"470; coda da 0,'"325 a 0,'"340; tarso da 0,'"06ó a 0,'"07S.
Questa specie abita l'Europa settentrionale e il Nord dell'Asia, mostrandosi
accidentalmente nelle parti centrali dei due continenti e nell'America nord occi-
dentale, né mai comparve finora in Italia.
Il Temminck e il Gould hanno ammesso il & nebulosum (Forster) dell'America
settentrionale tra gli uccelli colti nella penisola Scandinava, senza offrire però
prove esaurienti. Il Gould lo ha anche figurato ( l ).
Genere NYCTALA, Breiim.
Becco corto, forte, curvato dalla base, compresso colla mandibola superiore
non festonata e coll'inferiore intaccata verso l'apice; cera rudimentale; narici
piccole, quasi circolari; esse e la cera del tutto ed il becco in gran parte nascosti
da penne setolose; conca auricolare grande, ovale, fornita di un opercolo bene
sviluppato, colla cassa ossea dell'orecchio asimetrica sui due lati; dischi facciali
mandi, rotondi, quasi completi; ali lunghe, rotonde, la 3 a remigante primaria la
pi fi lunga, la l a e la 2 !l smarginate verso l'apice, la l a dentellata per intero sul
margine esterno, la 2 ;l solo verso l'apice; le ali non giungono all'estremità della
coda, che è piuttosto corta, rotonda, remiganti e timoniere molli: tarso piumato
per intero e più lungo del dito mediano, quantunque piuttosto corto, diti piumati
fittamente fino alle unghie.
Testa grande e grossa senza ciuffi; piumaggio molle e molto lungo; taglia
piuttosto piccola.
Due specie compongono questo genere, una delle quali la N. acadica (Gmelinì
è propria all'America settentrionale, taluni considerano distinte anche la N.teng-
malmi dell'America Artica e la chiamano N. Eichardsoni, Bp.
i'i Birds of Europe, I. pi. XLVI.
ATLANTE ORNITOLOGICO 69
60. Nyctala Tengmalmi (Gmelln), Civetta capogrosso.
| Tav. X, Bg. 5 e 6].
Becco giallastro; iride gialla; parti superiori bruno-rossiccio-chiare o cenerine,
macchiale di bianoo, a larghe fascie sul dorso e sul collo ove talora sono a mezzo
nascoste, a macchie ovali estese sul vessillo esterno, sulle scapolari e sulle cuo-
pritrici alari, eccettuate le piccole; penne attorno all'occhio nerastre: dischi fac-
ciali bianco-grigiastri con Le penne dell'orlo rossiccio-scure e con una macchia
apicale bianca; mento e davanti del collo bianchi, separati da una banda brunas tra;
parti inferiori biancastre tinte di fulviccio, con fascie trasversali ed irregolari, che
sui fianchi si foggiano a strie bruno-scure; remiganti biancastre più chiare, col
margine di entrambi i vessilli macchiati di bianco, ma più estesamente sull'interno:
coda bruna con cinque fascie trasversali bianche: tarsi e diti rivestiti fino alle
unghie di penne bianche macchiate di fulviccio {ad.). Bruno-cioccolata con spazi
bianchi sulla testa e macchie ovali sulle ali; parti inferiori
brunastre miste a bianco-sudicio; tre fascie incomplete sulla
coda; peune del sottocoda e dei tarsi bianco-giallette con
macchiette brune {gioì'.).
Lunghezza totale da 0,'"230 a 0,'"25ó; becco da 0,'"017
a 0,'"020; ala da 0, m 165 a 0, m 186; coda da 0,'"094 a 0,'"099;
tarso da 0,' n 025 a 0, m 028; dito mediano s. u. da 0,'"020
a 0,'"022. \ v ';
Abita l'Europa centrale e settentrionale ed il Nord piede (li v Tengmalmi,
dell'Asia e specialmente nella Scandinavia si trova sino a i vero,
alle latitudini più boreali; discende verso Sud nell'autunno.
Questa specie è rara nelle parti settentrionali d'Italia, ove si prende d'autunno
e d'inverno, ma forse in alcune località delle Alpi è stazionaria e non rara, ciò
succede nel Trentino (Bonomi); si scosta sempre molto raramente dall'Alpi, ove
vive nelle foreste di conifere. Ebbi un esemplare ucciso sul Padovano nell'agosto 1809.
Il Catullo asserì che nidifica nel Bellunese.
Anche la N. acadica (Gm.) comparve nei Cataloghi Europei come presa in In-
ghilterra, anzi il Milner ha citato nello Zooloc/ist (') la cattura di due soggetti, ma
tale notizia è poco attendibile, secondo i migliori Autori Inglesi. Abita gli Stati Uniti
d'America fino al Messico e si distingue per la statura minore, per le parti su-
periori più uniformi e le timoniere con tre fascie trasversali. Giova però notare
che la Strix acadica di Temminck va riferita al 0. passerinum e non alla N. aca-
dica (Gm.).
Famiglia STRIGIDAE, Strigidi.
Margine posteriore dello sterno sinuoso, ma non intaccato distintamente: eia
vicola fissata alla carena dello sterno; dito medio ed interno eguali in lunghezza:
margine interno dell'unghia di quello pettinata. Nella porzione anteriore dello spazio
i'i 186(1, [>ag. 71(11.
70 ATLANTI OUXITOLOGICO
facciale un ciuffo di piccole penne rigide molto larghe; non esistono ciuffi erigi-
teli sui lati della testa; apertura auricolare con un opercolo bene accentuato;
diselli tacciali più o meno perfetti e sempre presenti; tarso e diti mai coperti per
intero di penne.
Questa famiglia consta di due generi, uno dei quali il genere Strix è rappre
sentato in Europa, l'altro Scelostriz è composto di due specie ed abita le parti
meridionali d'Asia e le isole della Honda, si distingue per i dischi facciali incom-
pleti e frequenta le praterie di densa vegetazione.
Genere STRIX, Linnaei rs.
Becco diritto alla base, fortemente curvato verso la punta, molto compresso,
col margine della mandibola inferiore intaccato e quello della superiore (piasi
diritto; cera corta; narici ovali, oblique, esse, la cera e la base del becco in gran
parte coperte di penne setolose; disco facciale grande e quasi perfetto, solo ri-
stretto al di sotto degli occhi verso il becco; collaretto composto di penne corte,
arrotondate all'estremità, disposte in più file l'ima dietro all'altra che formano un
cordone di penne di apparenza scagliosa, che contorna la testa, come un circolo
completo, rientrante sulla fronte e che termina alla base della mandibola inferiore;
conca auricolare rotonda, estesa, fornita di un grande opercolo o coperta di penne
setolose, rigide; ali lunghe ed ampie, arrotondate che oltrepassano la coda; l a e 3 a re-
migante primaria eguali e di poco più corte della 2 a che è la massima, bordo esterno
della l a dentellato; coda corta, quasi quadrata; tarsi lunghi e sottili, circa il
doppio in lunghezza del dito mediano senza unghia, ricoperti di fitto piumino sino
a Vi lunghezza e poi di piumino setoloso fino all'origine dei diti: diti reticolati,
coperti sul disopra di poche setole col posteriore versatile, il medio e l'interno di
pari lunghezza; unghie lunghe e scanalate di sotto, molto arcuate ed acute col
margine interno di quella del mediano seghettato.
Testa liscia senza ciuffi; occhi piccoli; taglia mediocre; forma allungata; piu-
maggio molle: remiganti rigide; timoniere piuttosto molli.
Le specie di questo genere hanno abitudini del tutto notturne e non escono
dai loro nascondigli che al crepuscolo, per rientrare all'alba. Passano il giorno
nei luoghi diroccati, nelle soffitte o nelle buche degli edifici e più di rado in
quelle degli alberi. Si nutrono di ratti, di piccoli mammiferi e d'uccelli e, se vicini
ad una piccionaia, tanno strage di colombi, recandovisi di continuo e distruggendo
più che altro i giovani. Il loro grido fu paragonato in qualche modo al russare
di un uomo. Depositano da tre a sette uova bianche, senza fabbricare nido, nei
luoghi che abitano durante il giorno e siccome le uova sono deposte ad intervalli,
così il piccolo Barbagianni è anche nato da più giorni, quando altre uova non
sono ancora sgusciate.
Il genere Strix è cosmopolita e le sue forme, che lo Sharpe recentemente (1899)
stabilisce in numero di 26 specie, sono oggetto di vivo dibattito tra gli Ornitologi,
molte sembrando doversi ascrivere a semplici varietà, dovute a modificazioni lo-
cali o climatiche; una sola abita l'Europa.
ATLANTE ORNI rOLOGICO 1 I
61. Strix flammea. Uvwfis, lUirl>«<ii<innì.
[Tav. \. fig. 9].
Becco quasi bianco; iride aera; partì superiori di un giallo-fulvo vivaci' con pie
cole macchiette Longitudinali bianco-periate e bruno-nerastre e fine striature neric
cio-grigiastre a zig zags; disco lacciaie bianco d'argento, penne del margine del col-
laretto bianche del tutto o bianche terminate di aranciai li grigio aerastro;
una macchia estesa sull'angolo anteriore dell'occhio ed il piccolo contorno dello
stesso rugginoso scuro; parti inferiori bianco candide o bianco-giallognole con
poche niacchi. ite cenerine sui fianchi o talora sparse qua e là: remiganti e coda
con quattro o cinque fascie mal definite nerastre macchiate di grigio, specialmente
sul vessillo interno delle prime e sulle timoniere laterali,
chi' sono in gran parte bianche ad. . l'arti superiori più *■;•-'-'•
pallide; le interiori con macchie lanceolate più numerose
Igiov.). ,'■ > ir
Lunghezza totale da 0, m 350 a 0,' n 410; becco da O^OSO
a0, m 036; ala da 0, 280 a 0,'"305; coda da 0,'"102 a0,'"ll 1; \ ... ,
tarso da 0, m 05<i a 0, m 061; dito mediano s. u. da 0, m 033
a 0, m 035.
Questa specie va soggetta a numerose variazioni di co- festa di s. flammea,
lolite, ma come ben dice il Martorelli, le Italiane, ed io
aggiungo anche le Europe, sono di poca entità: una forma non molto rara e
che s'incontra su di una vasta, area in Europa è la scura che presenta le parti
superiori grigio-scure senza o con scarso accenno di fulvo, esse cioè sono va-
riate di grigio-nerastro, di nero e di bianco-grigio e scarsamente di fulvo: il
disco tacciale biancastro tinto di fulvo: le parti inferiori bianco-fulve con mac-
chiette lanceolate grigio-nerastre. Questa forma abiterebbe, secondo l'Hartert, la
Scandinavia meridionale, l'Europa centrale, la Francia, la Svizzera, l'Austria e
l'Ungheria; e fu chiamata Strix flammea. La forma chiara è fortemente lavata di
fulvo sulle parti superiori, specialmente sul contorno del disco, nonché sul gastreo,
ove le macchiette sono mal definite; essa fu distinta dall'Hartert sotto il nome
di S. flammea Kirchoffi ed abiterebbe la Gran Bretagna, l'Irlanda, i paesi circum-
mediterranei, sebbene i Barbagianni di queste ultime regioni, secondo lo stesso
Autore, forse sarebbero appartenenti ad altra forma.
In Italia ed in Sardegna si trovano spesso soggetti differenti dai tipi già noti, essi
seno in gran parte bianchi con deboli tinte fulviccie e piccole macchiette lanceolate
sulla testa, sul dorso e sulle cuopritrici alari: il disco, il collaretto anche sul
margine apicale e le parti inferiori sono bianche d'argento, manca il rugginoso
del contorno e della porzione anteriore dell'occhio: le fasciò sulle remiganti e sulle
timoniere, quantunque deboli, sono bene caratterizzale ed il fondo di tinta è bianco
Leggermente fulviccio. Ora il Kleinschmidt ( ] ha recentemente distinti questi
soggetti col nome di S. Ernesti. Egli dice questo Barbagianni di Sardegna è ili
un bianco vellutato splendido, che si estende sulla parte superiore della coda e
(') Or». Monatti). (190] .
72 ATI.ANTK ORXIT(.II.0(iI('<)
sul centro delle remiganti superiori. Il maschio conserva la tinta normale del
Barbagianni, però più sbiadita, soltanto sul vertice, sulle parti posteriori del collo,
sul dorso e sui margini delle ali. Riscontratisi poi alcuno fascie sbiadite sulla coda
e sulle ali ed una macchia bruna davanti agli occhi. La femmina è di poco più
scura. Non mi pare giustificata l'unione fatta dall'Hartert del Barbagianni inglese
con quello spagnuolo. Ad ogni modo, ed oggi maggiormente, è necessario dare
un nuovo nome alla forma sarda che è costantemente più chiara e che si distingue
notevolmente da tutte le altre forme poliforme d'Europa e dell'Africa settentrio-
nale». Col mezzo gentile di molti miei Corrispondenti (') ho raccolto una mira-
bile serie di Barbagianni di ogni parte d'Italia e delle Isole, e francamente di-
chiaro che io non accetto le deduzioni di Kleinschmidt. Con numerosi individui noi
troviamo che le differenze tra soggetto e soggetto si riducono a nulla, tante sono le
gradazioni di tinte e più chiare e più scure che si riuniscono insensibilmente a quelle
del tipo più noto; ed io credo che i soggetti di un « bianco-vellutato splendido »
siano dovuti all'albinismo e ne ebbi dalle Isole e dal Continente: dirò poi come
lo Tschusi, Autore Tedesco molto benemerito ed anche molto tenero pelle sotto-
specie, fu della mia stessa opinione dopo che ebbe veduti i soggetti più differen-
ziati della mia Raccolta. Se il Kleinschmidt, invece di esaminare soltanto qualche
individuo di Sardegna, avesse avuto sott'occhio serie numerose e provenienti da
molte e differenti località italiane insulari e continentali, non avrebbe stabilito
la sua <S'. Ernesti.
È specie che abita l'Europa, eccettuato l'estremo Nord e propriamente dalla
Scandinavia al Mediterraneo; si trova anche nell'Africa e più che altro sul ver-
sante Mediterraneo. E sparsa si può dire su tutto il Mondo con variazioni locali,
alcune delle quali poco distinte e per colorito e per dimensioni, e sul cui valore
specifico gli Autori non sono punto concordi. In Italia è ovunque distribuita, se-
dentaria e comune, sebbene non molto abbondante; se ne mena grande strage, oltre
che pei pregiudizi del volgo, per uso ornamentale e di esportazione; si trova tanto
nelle campagne che entro città.
Ordine PICARIAE - Picarie.
Becco non adunco e senza cera; narici nude e ricoperte di pennuzze o di
peli; ali assai variabili, con dieci remiganti primarie delle quali la 1° è raramente
spuria; di solito le grandi cuopritrici sono almeno metà in lunghezza delle remi-
ganti secondarie, che talora coprono o ne raggiungono l'apice; coda variabile
di forma, di solito con 8 a 12 penne; gambe di solito piumate; tarso sottile e nudo:
(') G. Vallon, V. D.ilNoro, A. Corazza, E. Bonomi (Alta Italia-. <;. Damiani (Elba), C. Coli, S. Hrogi,
lì. Giagnani (Italia eentrale e meridionale), S. Sgroi, C. Leonardi, lì. Meloni, 1'. Monomi (Sicilia e Sar-
degna), ecc.
1. Gufo reale. 2. Assiolo. 3. Gufo selvatico (forma rossastra). 4. Gufo selvatico 6. Civette capogrosso
6. Civetta capogrosso (giov.). 7. Civette 8. Civetta nana. 9. Barbagianni (forma semai.
Ulrico Hoepli, Editore, Milano.
\ I I LNT1 ORNI rOLOGICO !'■'•
piedi variamente modificati, con tre diti davanti ed uno all'indietro o soltanto
tre complessivamente: unghie mediocri, arcuate, piccole, quella del dito posteriore
più piccola, mai più grande di quella del 3° dito. Apparato vocale debolmente
sviluppato, quindi a differenza dei Passeracei sono uccelli poco cantori. Gruppo
polimorfico che va dai Pappagalli agli Uccelli Mosca e dai Picchi ai Rondoni.
Sottordine ZYGODACTYLI - Zigodattili.
Quattro diti dei quali il primo ed il quarto diretti all'indietro, i due altri in
avanti o tre soltanto, col primo rivolto all'indietro ed il quarto mancante: palato
desmognato.
Famiglia PICIDAE, Picidi.
Becco lungo, diritto, cuneiforme, talora curvato, assai duro, con spinoli mar-
cati, le mandibole sono eguali, taglienti e troncate all'apice; narici nude o coperte
da penili' setolose; lingua saettiforme, assai lunga, carnosa, retrattile coll'estre-
mità cornea e munita di setole rivolte all'indietro; le ali offrono la particolarità
delle cuopritrici assai corte e così della l a remigante; coda mediocre, composta
di li' penne graduate, rigide e resistenti; piedi robusti, diti di solito quattro, più
raramente tre, terminati da unghie grandi, forti, acute e molto ricurve: tarso
scudettato e più o meno rivestito di penne nella sua parte superiore.
Abitano i boschi, i parchi e le campagne ricche di alberi e non migrano.
Sono arrampicatori tipici e si nutrono esclusivamente d'insetti e di larve, cercando
il cibo nei buchi che praticano negli alberi, intaccando le parti più guaste di
questi. Il loro volo è abbastanza rapido, undulato, ma poco sostenuto. Depositano
numerose uova bianche, senza nido, nelle buche degli alberi da essi stessi scavate
e talora a rilevanti profondità. Sono monogami, i piccoli nascono inetti e vengono
nutriti per qualche, tempo dai genitori. Cangiano le penne una volta all'anno
d'autunno e con lento procedimento, di modo che in alcune specie la muta dura
da luglio a ottobre.
Il piumaggio è di solito brillante ed a grandi spazi di speciale contrasto; i
sessi di solito differenti e così i giovani; si conoscono 370 specie all'incirca clic
abitano le regioni tropicali e temperate del Mondo tranne il Madagascar, l'Australia
e la Polinesia, sembrano mancare anche nell'Egitto.
Sottofamiglia PICINAE, Picini.
Becco forte e robusto; narici coperte di piume setolose dirette all' indietro;
coda rigida, composta di penne dure e lunghe; sessi differenti; piumaggio a tinte
varie e brillanti, specie sulla testa dei maschi.
Atlante ornitologico. 10
74 ATLANTI'. ORNITOLOGICO
Genere GECINUS, Bons.
Becco compresso, lungo quanto la testa, piuttosto forte, con i margini late-
rali un po' concavi, appuntito all'apice, mandibola superiore con un profondo solco
che eerre parallelo su ciascun lato e che si rialza vicino al culmine; narici basilari,
coperte di penne setolose, dirette in avanti; ali moderate; coda lunga (pianto il
tronco, di 12 penne graduate, appuntite, coi vessilli resistenti e gli steli curvati
e rigidi, il primo pajo di poco più lungo delle cuopritrici superiori della coda;
tarsi scudettati, rivestiti di penne su breve tratto anteriormente; diti in numero
di quattro, due rivolti in avanti e due all'indietro, il 2° unito al .">" alla base, il
4° rivolto all'indietro ed eguale al 3°; unghie forti, ricurve, quella del dito interno
la minore.
Colore dominante verdastro con scarse tinte rosse; statura mediocre. Hanno
abitudini anche terrestri, ma però sono eminentemente arboricoli. Questo genere
comprende 17 specie sparse nella regione Paleartica e nell'Indiana.
62. Gecinus viridis (Linnaeus), Picchio verde.
[Tav. XXVI, flg. 13 e 14].
Redini, penne nasali, parte anteriore della faccia e contorno degli orchi uni; pileo,
testa e mustacchio rosso-eramswzo-brillante, il mustacchio bordato ili nero; parti supe-
riori di un verde-oliva, giallo-brillante sul groppone e sul sopracoda; le inferiori
bianco-giallette con macchie e fascio scure sul basso addome {mas. ad.). Mustacchio
nero e meno largo (femm ad). Sopraciglio e mustacchio di un nero-cupo macchiato di
bianco-olivastro; la tinta rossa sulla testa è leggermente aranciata e non colora che
l'apice delle penne: tinta verde meno brillante e sparsa di macchie biancastre;
numerose macchie brune e bianche sul gastreo (giov.).
Lunghezza totale 0,'"310; becco 0,'"040; ala 0, m 160; coda 0, m 110; tarso 0, m 027.
Abita l'Europa fino al 63° di latitudine, trovasi pure in Persia, nell'Asia Minore
e sui monti Urali. In Italia è specie comune, sedentaria e nidificante, rara in
Sicilia e mancante in Sardegna ed a Malta, ove, come si sa, non vive alcun Picchio.
Va soggetta a varietà albine e melaniche ed una bellissima è di un bianco canarino
col pileo rosso.
62". Gecinus viridis Sharpei (Saunders), Ticchio verde spagnuolo.
Simile al G. viridis; faccia grigia tranne uno macchia nera sitili redini, mustac-
chio scarlatto senza la bordatura nera {mas. a</.<. Mustacchio nero {femm. ad.). 1
giovani si distinguono da quelli del 0. viridis pella l'accia grigio-lavagna, verdastra
anteriormente con macchie bianco-sudicie; sopraciglio senza macchie {giov.).
Lunghezza totale 0, m 310; becco 0, n, 039; ala 0, m l 60; coda 0, m 108; tarso 0, m 028.
Abita la Spagna a mezzogiorno della Sierra de Guadarrama ed il Portogallo.
Ml.WI'l OlIMTol '"IH il 75
63. Gecinus canus (Gmelin), Ticchio cenerino.
[ Tav. XXVI, fig. 15 .■ lfi].
Uno stretto tratto sulle redini, mustacchio e nuca neri: pileo rosso nel centro;
fronte, lati del vertice e della testa di un bel cenerino-piombato-cupo; parti su-
periori verde-gialle, più vivaci su] groppone e sulle cuopritrici superiori della
coda; gola cenerino-pallida; parti inferiori verde-grigio-uniformi (mas. ad.). Manca
la tinta rossa sul pileo ed il nero «lei mustacchio e delle redini è più ristretto;
testa cenerina per intero (femm. ad.). Fascie trasversali nerastre e grigio-verdastre
sulle cuopritrici superiori delle ali, sui vessilli esterni delle remiganti 2 e e delle
timoniere; i maschi hanno tinte rosse sulla fronte ed il mustacchio nero, cai-atteri
mancanti nella femmina [giov.).
Lunghezza totale 0,'"270: becco 0, ra 029; ala 0, li:.; coda 0/ L08; tarso 0,'"026.
Abita gran parte d'Europa, specialmente verso il Nord ed in Asia si estende
fino alla Cina. In Italia si trova raramente sulle Alpi ed in Liguria, e più facil-
mente sugli alti monti del Veneto, del Tirolo e della Carniola.
Genere PICUS, Linnaeus.
Becco forte, che termina a cono troncato, più lungo della testa, con solchi
longitudinali, il più alto dei quali parte dalle narici ed è più profondo degli altri:
narici coperte di fitte penne setolose rivolte in avanti; ali piuttosto lunghe; coda
più lunga del tronco, assai rigida; tarsi piumati quasi fino all'inserzione dei diti,
scudettati nel resto; diti quattro.
Statura piuttosto grande; tinta dominante nera con scarse colorazioni rosse:
penne dell'occipite rialzate a ciuffo; sessi e giovani differenti.
Una sola specie.
64. Picus martius, Linnaeu.s, Piceli io nero.
\ Dryocopus martius (L.) |.
[Tav. XXVI, lig. le 2].
Parte superiore della testa con le penne allungate a ciuffo di un bel rosso
vivacissimo; nel resto nero-profondo che tende leggermente al bruno sulle remi-
ganti e sul gastreo, ma più che tutto sul petto (mas. ad.). Tinta generale nera
più opaca e brunastra, la rossa è limitata ad una macchia sulla nuca (femm. ad.).
Becco meno