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Full text of "Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino"

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R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE 


DI TORINO 


PUBBLICATI 


DAGLI ACCADEMICI SEGRETARI 


DELLE DUE CLASSI 


n 


VOLUME DECIMOQUINTO 
1879-80 


——— 


STAMPERIA REALE DI TORINO 
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1879 


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ELENCO DEGLI ACCADEMICI 
RESIDENTI, NAZIONALI NON RESIDENTI, E STRANIERI 
al 31 Dicembre 1879 


DI 


PRESIDENTE 


Ricorti (Ercole), Senatore del Regno, Maggiore nel R. Esercito, 
Professore di Storia moderna nella R. Università, Presidente 
della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Socio della 
R. Accademia delle Scienze di Monaco in Baviera, Gr. Uffiz. &, 
Gr. Cord.@, Cav. e Cons. &; ©. 


VICE - PRESIDENTE 


RicaeLmy (Prospero), Professore di Meccanica applicata e 
Direttore della Scuola d’Applicazione per gl’ Ingegneri, Socio 
della R. Accademia di Agricoltura, Comm. #, Uffiz. ©. 


TESORIERE 


VICE- TESORIERE 


Manno (Barone Antonio), Membro e Segretario della R. Depu- 
tazione sovra gli studi di Storia patria, £ e Uffiz. ©. 


4 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


CLASSE 


DI 


SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE 


DIRETTORE 


Derponte (Giovanni Battista), Dottore in Medicina e in Chi- 
rurgia, Professore Onorario di Botanica nella R. Università, Socio 
della R. Accademia di Agricoltura, Uffiz. #, e Comm. ®. 


SEGRETARIO PERPETUO 


Sosrero (Ascanio), Dottore in Medicina ed in Chirurgia, 
Professore di Chimica docimastica e Vice-Direttore della Scuola 
d’Applicazione per gli Ingegneri, Membro del Collegio di Scienze 
fisiche e matematiche, Presidente della R. Accademia di Agri- 
coltura, Comm. &, &, Uffiz. ®. 


Accademici residenti 


Sosrero (Ascanio), predetto. 

RicueLMy (Prospero), predetto. 

DeLronte (Giovanni Battista), predetto. 

Genoccm (Angelo), Professore di Analisi infinitesimale nella 
R. Università, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, 
Socio della R. Accademia dei Lincei, Uffiz. &,@©,%. 

Lessona (Michele), Dottore in Medicina e Chirurgia, Pro- 
fessore e Direttore de’ Musei di Zoologia, Anatomia e Fisiologia 
comparate della R. Università, Socio delle RR. Accademie di 
Agricoltura e di Medicina di Torino, Uffiz. £&, Comm. e. 

Dorna (Alessandro), Professore d’ Astronomia nella Regia 
Università, Professore di Meccanica razionale nella R. Militare 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 5 


Accademia, e di Geodesia nella Scuola Superiore di Guerra, 
Socio corrispondente del R. Istituto Lombardo di Scienze e 
Lettere, della R. Accademia dei Lincei, Direttore del R. Osser- 
valorio astronomico di Torino, £*, Uffiz. e. 

SaLvapori (Conte Tommaso), Dottore in Medicina e Chirurgia, 
Assistente al Museo Zoologico della R. Università, Professore 
di Storia naturale nel Liceo Cavour, Socio della R. Accademia 
d'Agricoltura, della Società Italiana di Scienze Naturali, del- 
l'Accademia Gioenia di Catania, Membro corrispondente della 
Societa Zoologica di Londra, dell’Accademia delle Scienze di 
Nuova-York e della British Ornithological Union. 

Cossa (Alfonso), Dottore in Medicina, Professore di Chimica 
agraria, e Direttore della Stazione agraria presso il R. Museo 
Industriale Italiano, Socio della R. Accademia dei Lincei, del- 
l'Accademia Gioenia di Catania, della R. Accademia di Agri- 
coltura e Corrispondente del R. Istituto Veneto di Scienze, 
Lettere ed Arti, Uffiz. £, e Comm. ®. 

Bruno (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Scienze 
fisiche, matematiche e naturali, Professore di Geometria de- 
scrittiva nella R. Università, £. 

Berruti (Giacinto), Ingegnere Capo delle Miniere, Direttore 
dell’Officina governativa delle Carte-Valori, Uffiz. #, e Comm. &, 
dell'O. di Francesco Gius. d'Austria, Cav. della L. d'O. di 
Francia, e Comm. della Repubblica di S. Marino. 

Curioni (Giovanni), Professore di Costruzioni nella Scuola 
d'Applicazione degli Ingegneri, Dottore aggregato alla Facoltà 
di Scienze fisiche, matematiche e naturali della R. Università, 
Socio della R. Accademia di Agricoltura, *, e Uffiz. ©. 

Staccr (Francesco), Capitano nellArma d’ Artiglieria, Pro- 
fessore di Meccanica superiore nella R. Università, e di Ba- 
listica nella Scuola d’'Applicazione delle Armi di Artiglieria 
e Genio, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, 
Socio corrispondente della R. Accademia dei Lincei, £, e 
Cav. ©. 


6 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


BeLLarpi (Luigi), Conservatore delle collezioni paleontolo- 
giche presso il Museo di Geologia della R. Università degli 
studi, Prof. di Storia naturale nel R. Liceo Gioberti, Uffiz. & , 
Cav. @, e dell’O. di Cristo del Portogallo, Membro di varii 
Istituti scientifici. 

Basso (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Scienze 
fisiche e matematiche, Prof. di Fisica-matematica nella R. Uni- 
versità, Cav. ©. 

D'Ovipio (Enrico), Prof. ord. di Algebra e (Geometria ana- 
litica e incaricato di Geometria superiore nella R. Università di 
Torino, Cav... 

Bizzozero (Giulio), Professore e Direttore del Laboratorio di 
Patologia generale nella R. Università di Torino, Socio delle 
RR. Accademie di Medicina e di Agricoltura di Torino, Socio 
corrispondente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Let- 
tere, ecc., Cav. ©. 


Accademici Nazionali non residenti 


S. E. Menagréa (Conte Luigi Federigo), Marchese di Val 
Dora, Senatore del Regno, Professore emerito di Costruzioni 
nella R. Università di Torino, Luogotenente Generale, Amba- 
sciatore di S. M. a Londra, Primo Aiutante di campo Onorario 
di S. M., Uno dei .XL della Società Italiana delle Scienze, 
Socio della R. Accademia dei Lincei, Membro Onorario del 
Regio Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, del Regio Isti- 
tuto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, ecc.; C. 0. S. SS. N., 
Gr. Cord. e Cons. &, Cav. e Cons. &, Gr. Cr. 8, @, dec. della 
Med. d’oro al Valor Militare, Gr. Cr. dell’ O. Supr. del Serafino 
di Svezia, dell'O. di S. Alessandro di Newski di Russia, di 
Dannebrog di Dan., Gr. Cr. dell'O. di Torre e Spada di .Por- 
togallo, dell'O. del Leone Neerlandese, di Leop. del Belg. 
(Categ. militare), della Probità di Sassonia, della Cor. di Wur- 
temberg, e di Carlo IM di Sp., Gr. Cr. dell'O. di S. Stefano 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 7 


d'Ungheria, dell'O. di Leopoldo d'Austria, di quelli della Fe- 
deltà e del Leone di Zoehringendi Baden, Gr. Cr. dell'Ordine 
del Salvatore di Grecia, Gr. Cr. dell’ Ord. di S. Marino, Gr. Cr. 
degli Ordini del Nisham £/o0d e del Nisham //tigar di Tunisi, 
Comm. dell’ Ordine della L. d'O. di Francia, ecc. ecc. 

Serra (Quintino), Membro del Consiglio delle Miniere, Uno 
dei XL della Società Italiana delle Scienze, Presidente della 
R. Accademia dei Lincei, Gr. Cord. &, @, Cav. e Cons. &, 
Gr. Cord. degli O. di S. Anna di R., di Leop. d’A., dell’Aquila 
Rossa di Prussia, di Carlo III di Spagna, della Concez. di Port., 
del Mejidié di Turchia, e di S. Marino. 

Brioscni (Francesco), Senatore del Regno, Prof. d'Idraulica, 
e Direttore del R. Istituto tecnico superiore di Milano, Uno dei 
XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Accademia 
dei Lincei, Gr. Uffiz. &, ©, &, Comm. dell’O. di Cr. di Portogallo. 

Govi (Gilberto), Professore di Fisica sperimentale nella R. Uni- 
versita di Napoli, Membro del Comitato internazionale dei Pesi 
e delle Misure, Socio della R. Accademia dei Lincei, della 
R. Accademia d'Agricoltura di Torino, Uffiz. #, Comm. a. 

Motescnort (Jacopo), Senatore del Regno, Professore di Fisio- 
logia nella R. Università di Roma, Socio Onorario della R. Acca- 
demia di Medicina di Torino, Socio corrispondente delle Società 
per le Scienze mediche e naturali a Horn, Utrecht, Amsterdam, 
Batavia, Magonza, Lipsia, Cherbourg, degli Istituti di Milano, 
Modena, Venezia, Bologna, della R. Accademia dei Lincei a 
Roma, delle Accademie Medico-chirurgiche in Ferrara e Pe- 
rugia, Socio Onorario della Medicorum Societas Bohemicorum 
a Praga, della Société medicale allemande a Parigi, della Società 
dei Naturalisti in Modena, dell’Accademia Fisio-medico-statistica 
di Milano, della Pathological Society di S. Louis, della Socredad 
antropolojica Espanola a Madrid, Socio dell’Accademia Veteri- 
naria Italiana, del Comitato: Medico-Veterinario Toscano, della 
Société Royale des Sciences Médicales et Naturelles de Bruxelles, 
Socio Straniero della Società Olandese delle Scienze a: Harlem, 


ki) ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


Socio fondatore della Società Italiana d’Antropologia e di Etno- 
logia in Firenze, Membro ordinario dell’Accademia Medica di 
Roma, Comm. %, a. 

Cannizzaro (Stanislao), Senatore del Regno, Professore di 
Chimica generale nella Regia Università di Roma, Uno dei XL 
della Società Italiana delle Scienze, Socio della Reale Accademia 
dei Lincei, Comm. £, &, Uffiz. =. 

Berti (Enrico), Professore di Fisica Matematica nella R. Uni- 
versità di Pisa, Direttore della Scuola Normale superiore, Uno 
dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Acca- 
demia dei Lincei, Comm. &, &, Gr. Uffiz. ®., 

Scacc®i (Arcangelo), Senatore del Regno, Professore di Mine- 
ralogia nella R. Università di Napoli, Presidente della Società 
Italiana delle Scienze detta dei XL, Segretario della R. Acca- 
demia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, Socio della 
R. Accademia dei Lincei, Comm. &, =, Gr. Uffiz. . 

Bacapa pi S. Rosert, Conte Paolo, Uno dei XL della Società 
Italiana delle Scienze, Socio della R. Accademia de’ Lincei. 

Cornatia (Emilio), Direttore del Museo civico e Prof. di Zoo- 
logia applicata nella R. Scuola Superiore di Agronomia di Milano, 
Presidente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Uno 
dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Acca- 
demia dei Lincei, Socio corrispondente dell’ Istituto di Francia, 
Uffiz. &, &, Comm. &, di Sant Anna di Russia, ecc. ecc. 

ScHIAPARELLI (Giovanni), Direttore del R. Osservatorio astro- 
nomico di Milano, Uno dei XL della Società Italiana delle 
Scienze, Socio del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 
della R. Accademia dei Lincei, dell’Accademia Reale di Napoli 
e dell'Istituto di Bologna, Socio corrispondente dell'Istituto di 
Francia (Accademia delle Scienze, Sezione Astronomia), delle 
Accademie di Monaco, di Vienna, di Berlino, di Pietroborgo, di 
Stockolma, di Upsala, della Società de’ Naturalisti di Mosca, e 
della Società astronomica di Londra, Comm. *, &,, Comm. 
dell'O. di S. Stan. di Russia. 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 9 


Accademici Stranieri 


Dumas (Giovanni Battista), Segretario Perpetuo dell’Acca- 
demia delle Scienze dell'Istituto di Francia, Gr. Cr. della L. 
d’O. di Francia, a Parigi. 

HeLwnoLtz (Ermanno Luigi Ferdinando), Professore nella 
Università di Heidelberg, Socio corrispondente dell'Istituto di 
Francia, a Parigi. 

CHastes (Michele), Membro dell'Istituto di Francia, Comm. 
della L. d’O. di Francia, a Parigi. 

Darwin (Carlo), Membro della Società Reale di Londra. 

Dana (Giacomo), Professore di Storia naturale a New Haven, 
Socio corrispondente dell'Istituto di Francia. 

Hormann (Guglielmo Augusto), Professore di Chimica, Membro 
della Reale Accademia delle Scienze di Berlino, della Reale 
Società delle Scienze di Londra, Corrispondente dell'Istituto 
di Francia (Sezione di Chimica). 

CaevreuL (Michele Eugenio), Membro dell'Istituto di Francia, 
Gr. Cr. della L. d'O. di Francia, a Parigi. 

Hermte (Carlo), Membro dell'Istituto di Francia, Uffiz. della 
L. d'O. di Francia. 

Scawann (Federico), Professore di Fisiologia nell’ Università 
di Liegi, Socio corrispondente dell’Istituto di Francia (Acca- 
demia delle Scienze, Sezione di Medicina e Chirurgia). 

Jouce (G. Prescott), Membro della Reale Società di Londra. 


10 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


CLASSE 


DI 


SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE 


DIRETTORE 


Box-Compagni (Cav. Carlo), Senatore del Regno, Ministro 
plenipotenziario di S. M., Socio della R. Accademia dei Lincei, 
Vice-Presidente della R. Deputazione sovra gli studi di Storia 
patria, della Facoltà di Lettere e Filosofia, e Professore di Di- 
ritto costituzionale nella R. Università, Gr. Cord. &, Cav. e 
Cons. &, Gr. Cord. ©. 


SEGRETARIO PERPETUO 


Gorresio (Gaspare), Prefetto della Biblioteca Nazionale, 
Dottore aggregato alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e già Pro- 
fessore di Letteratura orientale nella R. Università di Torino, 
Socio Straniero dell’ Istituto di Francia, Socio della Reale Acca- 
demia di Scienze e Lettere di Palermo, della R. Accademia 
della Crusca, ecc., Membro Onorario della Reale Società Asia- 
tica di Londra, Presidente della Società di Archeologia e Belle 
Arti per la Provincia di Torino, Comm. &,=, Gr. Uffiz. ®, 
dell'O. di Guadal. del Mess., e dell'O. della Rosa del Brasile, 
Uffiz. della L. d’O. di Francia, ecc. 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 14 


Accademici residenti 


Ricorti (Ercole), predetto. 

Bon-Compagni (Cav. Carlo), predetto. 

Gorresio (Gaspare), predetto. 

Fagretti (Ariodante), Professore di Archeologia greco-romana 
nella R. Università, Direttore del Museo d’Antichità, Socio cor- 
rispondente dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni 
e Belle Lettere), Socio della R. Accademia dei Lincei, Membro 
corrispondente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 
dell’Accademia di Archeologia, Letteratura e Belle Arti di Na- 
poli, della R. Accademia della Crusca e dell'Istituto di Corri- 
spondenza archeologica, Professore Onorario della Università di 
Perugia, Membro e Segretario della Società di Archeologia e 
Belle Arti per la Provincia di Torino, Uffiz. #, Comm. ®, &, 
Cav. della Leg. d’O. di Francia, e C. O. R. del Brasile. 

Peyron (Bernardino), Professore di Lettere, Bibliotecario Ono- 
rario della Biblioteca Nazionale di Torino, *. 

Varauri (Tommaso), Professore di Letteratura latina nella 
R. Università, Membro della R. Deputazione sovra gli studi di 
Storia patria, Socio corrispondente della R. Accademia della 
Crusca e del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 
Comm. £, Cav. dell'Ordine di S. Gregorio Magno. 

FLecnia (Giovanni), Professore di Storia comparata delle 
lingue classiche e neolatine e di Sanscrito nella R. Università, 
Socio della R. Accademia dei Lincei, Uffiz. &, e Comm. &, &. 

CLaretta (Barone Gaudenzio), Dottore in Leggi, Socio e Se- 
gretario della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, 
Membro della Società di Archeologia e Belle Arti e della Giunta 
conservatrice dei monumenti d’Antichità e Belle Arti per la 
Provincia di Torino, Ufliz. £, ©. 

Biancni (Nicomede), Soprantendente degli Archivi Piemon- 
tesi, Membro della R. Deputazione sovra gli studi di Storia 


12 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


patria delle antiche Provincie e della Lombardia, Membro cor- 
rispondente delle Deputazioni di Storia patria delle Provincie 
Modenesi, delle Provincie della Toscana, dell'Umbria e delle 
Marche, Membro Onorario della Società storica Svizzera, della 
R. Accademia Palermitana di Scienze e Lettere, della Società 
Ligure di Storia patria, della R. Accademia Petrarca di Scienze, 
Lettere ed Arti in Arezzo, dell’Accademia Urbinate di Scienze, 
Lettere ed Arti, del R. Ateneo di Bergamo, e della R. Acca- 
demia Paloritana di Messina, Gr. Uffiz. & , Comm. @, e Gr. Uffiz. 
dell'O. di S. Mar. 

Promis (Vincenzo), Dottore in Leggi, Bibliotecario e Conser- 
vatore del Medagliere di S. M., Membro della R. Deputazione 
sovra gli studi di Storia patria, e della Società d’Archeologia 
e Belle Arti per la Provincia di Torino, Ispettore degli scavi 
e monumenti d’antichità in Torino, £, Cav. ©. 

Rossi (Francesco), Adiutore al Museo d’ Antichità, Prof. 
d’Egittologia nella R. Università, Cav. ®. 

Manno (Barone Antonio ), predetto. 

BotLari (Federigo Emanuele), Dottore in Leggi, Direttore del- 
l’Archivio di Stato, detto Camerale, Consigliere d’Amministra- 
zione nel R. Economato generale delle antiche Provincie, Membro 
della R. Deputazione sopra gli studi di Storia patria per le 
antiche Provincie e la Lombardia, Socio Onorario della Società 
di Archeologia e Belle Arti di Milano, Corrispondente dell’Acca- 
demia storico-archeologica di Milano, della Società Lombarda 
di Economia politica, della Società Ligure di Storia patria, 
della Società Colombaria Fiorentina, della R. Deputazione di 
Storia patria per le Provincie della Romagna e della Società 
per la Storia di Sicilia, Uffiz. £& , ®. 

ScuiapareLLI (Luigi), Dottore aggregato, Professore di Storia 
antica, e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia nella 
R. Università di Torino, *, Comm. ®. 

Pezzi (Domenico), Dottore aggregato e Prof. straord. nella Fa- 
coltà di Lettere e Filosofia della R. Università di Torino, Cav. &. 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 13 


Ferrero (Ermanno), Dottore in Giurisprudenza, Dottore aggre- 
gato «alla Facoltà di Lettere e Filosofia della R. Università di 
Torino, Membro della Società d’Archeologia e Belle Arti per 
la Provincia di Torino, Membro IR nr dell’Imp. Instituto 
Archeologico Germanico, Cav. ©. 

CarLe (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Leggi, 
Professore ordinario della’ Filosofia del Diritto nella R. Uni- 
i versità, Cav. ®. 


Accademici Nazionali non residenti 


CaruttI DI Cantogno (Barone Domenico), Consigliere di Stato, 
Membro della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, 
Socio e Segretario della R. Accademia dei Lincei, Socio Stra- 
niero della R. Accademia delle Scienze Neerlandese, Socio cor- 
rispondente della R. Accademia Lucchese, ecc., Membro del 
Consiglio degli Archivi, Gr. Uffiz. #, Cav. e Cons. &, Gr. Cord. 
dell'O. del Leone Neerlandese e dell'O. d’Is. la Catt. di Sp. e 
di S. Mar., Gr. Uffiz. dell'O. di Leop. del B., dell'O. del Sole 
e del Leone di Persia, e del Mejidiè di 22 cl. di Turchia, Gr. 
Comm. dell'O. del Salv. di Cr., ecc 

Amari (Michele), Senatore del Regno, Professore emerito 
dell’Università di Palermo e del R. Istituto di Studi superiori 
di Firenze; Dottore in Filosofia e Lettere delle Università di 
Leida e di Tubinga; Socio della Reale Accademia dei Lincei in 
Roma, delle RR. Accademie delle Scienze in Monaco di Baviera 
e in Copenhagen; Socio Straniero dell'Istituto di Francia 
(Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere); Socio corrispon- 
dente dell’Accademia delle Scienze in Palermo, della Crusca, 
dell’ Istituto Veneto, della Società Colombaria in Firenze, della 
R. Accademia d' Archeologia in Napoli, dell’Accademia di Scienze, 
Lettere ed Arti in Lucca, della R. Deputazione di Storia patria 
per le Provincie Parmensi, di quella per le Provincie Toscane, 
dell'Umbria e delle Marche, delle Accademie Imperiali di Pie- 
troborgo e di Vienna; Socio Onorario della R. Società Asiatica 


14 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


di Londra, delle Accademie di Padova e di Gottinga; Presidente 
Onorario della Società Siciliana di Storia patria e Socio Onorario 
della Ligure, della Veneta e della Societa storica di Utrecht; 
Gr. Uffiz. #, e Gr. Croce @, Cav. e Cons. &. 

Reywonp (Gian Giacomo), già Professore di Economia Poli- 
tica nella R. Università, &. 

Ricci ( Marchese lfatteo), Uffiz. &., a Firenze. 

Minervini (Giulio), Bibliotecario e Professore Onorario della 
Regia Università di Napoli, Segretario generale perpetuo del- 
l'Accademia Pontaniana, Socio Ordinario della Società R. di 
Napoli, Socio della R. Accademia dei Lincei, Corrispondente 
dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Let- 
tere), della R. Accademia delle Scienze di Berlino, ecc., Uffiz. & 
e Comm. &, Cav. della L. d'O. di Francia, dell’Aquila Rossa 
di Prussia, di S. Michele del Merito di Baviera, ecc. 

De Rossi (Comm. Gio. Battista), Socio Straniero dell'Istituto di 
Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere), e della 
R. Accademia delle Scienze di Berlino e di altre Accademie, 
Presidente della Pontificia Accademia Romana d’Archeologia. 

Canonico (Tancredi), Professore, Consigliere della Corte di 
Cassazione di Roma e del Consiglio del Contenzioso diploma- 
tico, £&, e Comm. a. 

Canrò (Cesare), Membro effettivo del R. Istituto Lombardo, 
Soprantendente degli Archivi Lombardi, Socio della R. Acca- 
demia della Crusca, della R. Accademia dei Lincei, dell’Acca- 
demia di Madrid, Corrispondente dell'Istituto di Francia e 
d'altri, Comm. &, &, Cav. e Cons. &, Comm. dell'O. del C. di 
Port., Gr. Uffiz. dell'O. della Guadalupa, ecc., Officiale della 
Pubblica Istruzione e della L. d'O. di Francia, ecc. 

Tosti (D. Luigi), Abate Benedettino Cassinese, Socio Ordi- 
nario della Società Reale delle Scienze di Napoli. 

Siorto-Pintor (Giovanni) Nobile Cagliaritano, Senatore del 
Regno, Presidente Onorario di Corte di Cassazione, Gr. Uftiz. *, 
Comm. a, Comm. dell'O. supremo di Takovvo di Serbia, ecc. 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 15 


Accademici Stranieri 


Mowmwsen (Teodoro), Professore di Archeologia nella Regia 
Università e Membro della Reale Accademia delle Scienze di 
Berlino, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia (Accademia 
delle Iscrizioni e Belle Lettere). 

Muccer (Massimiliano), Professore di Letteratura straniera 
nell’ Università di Oxford, Socio Straniero dell'Istituto di Francia 
(Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere): 

Mianer (Francesco Augusto Alessio), Membro dell'Istituto 
di Francia (Accademia Francese) e Segretario Perpetuo del- 
l'Accademia delle Scienze morali e politiche, Gr. Uffiz. della 
L. d'O. di Francia. 

Renier (Leone), Membro dell'Istituto di Francia (Accademia 
delle Iscrizioni e Belle Lettere), Uffiz. della L. d'O. di Francia. 

Eccer (Emilio), Professore alla Facoltà di Lettere di Parigi, 
Membro dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e 
Belle Lettere), Uffiz. della L. d’O. di Francia. 

Bancrorr (Giorgio ), Socio ‘corrispondente dell’ Istituto di 
Francia (Accademia delle Scienze morali e politiche). 

Wirre (Barone Giovanni Giuseppe Antonio Maria De), 
Membro dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e 
Belle Lettere), a Pari. 

LoneréRIER (Enrico Adriano Prevost De), Membro del- 
l Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Let- 
tere), a Parigi. 

Gresorovius (Ferdinando), della R. Accademia Bavarese delle 
Scienze in Monaco. 


16 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


MUTAZIONI 


avvenute nel Corpo Accademico dal 30 Giugno 1878 
al 31 Dicembre 1879. 


MORTI. 


5 Gennaio 1879. 


GastaLpi (Bartolomeo), Professore di Mineralogia nella Scuola 
d’Applicazione per gl Ingegneri in Torino, Uno dei XL della 
Società Italiana delle Scienze, ecc., Uffiz. &. 


20 Aprile 1879. 


GruiringHELLO (Giuseppe), Dottore aggregato in Teologia, Pro- 
fessore emerito di Sacra Scrittura e Lingua Ebraica nella 
R. Università , Uffiz. &, e Comm. ®. 


8 Agosto 1879. 


GareLLi (Vincenzo), Dottore aggregato della Facoltà di Let- 
tere e Filosofia nella R. Università, Uffiz. #, e Comm. &. 


23 Dicembre 1879. 


CAVALLI (Giovanni), Senatore del Regno, Tenente Generale, 
Gr. Croce £, @, ecc. 


ELEZIONI. 


D'Ovipio (Enrico), Professore d’Algebra e di Geometria ana- 
litica nella R. Università, Cav. &, eletto il 29 Dicembre 1878 
Accademico Nazionale residente nella Classe di Scienze fisiche 
e matematiche, 


ELENCO DEGLI ACCADEMICI 17 


ScniaprareLLI (Luigi), Dottore aggregato, Professore di Storia 
anlica e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia nella 
R. Università di Torino, eletto il 5 Gennaio 1879 Accademico 
Nazionale residente nella Classe di Scienze morali, storiche e 
filologiche. 

Siorto-Pinror (Giovanni), Senatore del Regno, Gr. Uffiz. #, 
Comm. @, eletto il 5 Gennaio 1879 Accademico Nazionale 
residente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. 

Pezzi (Domenico), Dottore aggregato e Professore straordi- 
nario nella Facoltà di Lettere e Filosofia della R. Università 
di Torino, eletto il 18 Maggio 1879 Accademico Nazionale resi- 
dente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. 

Ferrero (Ermanno), Dottore in Giurisprudenza, Dottore aggre- 
gato alla Facoltà di Lettere e Filosofia della R. Università di 
Torino, eletto ii 18 Maggio 1879 Accademico Nazionale resi- 
dente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. 

Bizzozero (Giulio), Professore di Patologia generale nella 
R. Università, eletto il 25 Maggio 1879 Accademico Nazionale 
residente nella Classe di Scienze fisiche e matematiche. 

Carte (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Leggi, 
Professore ord. della Filosofia del Diritto nella R. Università, 
eletto il 7 Dicembre 1879 Accademico Nazionale residente nella 
Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. 

Gregorovius (Ferdinando), della R. Accademia Bavarese delle 
Scienze in Monaco, eletto il 21 dicembre 1879 Accademico 
Straniero nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. 


- 


18 ELENCO DEGLI ACCADEMICI 


ELEZIONI DI UFFIZIALI. 


Ricorri (Comm. Ercole), Senatore del Regno, eletto il 
9 Marzo ed approvato con Decreto Reale del 27 dello stesso 
mese 1879 alla carica triennale di Presidente dell’Accademia. 

RicueLmy (Comm. Prospero), eletto il 9 Marzo ed approvato 
con Decreto Reale del 27 dello stesso mese 1879 alla carica 
triennale di Vice-Presidente dell’Accademia. 

DeLronte (Comm. Giambattista), eletto il 26 Gennaio 1879 
alla carica triennale di Direttore della Classe di Scienze fisiche 
e matematiche. 

Box-Compagni (Comm. Carlo), Senatore del Regno, eletto 
il 20 Aprile 1879 alla carica triennale di Direttore della 
Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. 


Soci passati nella Categoria de’ Nazionali non residenti. 


Motescnort (Comm. Jacopo). 
Storto-Pintor (Comm. Giovanni). 


——_ _Q>-IE 3—_———— 


CLASSE 


DI 


SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE 


n— 


Novembre 1879. 


© asi» 


. 


CLASSE 
DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE 


Adunanza del 16 Novembre 1879. 


PRESIDENZA DEL SIG. COMM. SENATORE ERCOLE RICOTTI 


Il Socio Comm. Alfonso Cossa legge alla Classe la se- 
guente Nota 


CRISTALLI MICROSCOPICI 
DI RUTILO 


CONTENUTI IN UNA ECLOGITE DI VAL TOURNANCHE. 


Tra le roccie che raccolsi in una escursione fatta nello 
scorso autunno insieme all’egregio collega Ingegnere Giacinto 
Berruti nella Valle Tournanche, fermò specialmente la mia 
attenzione una bella eclogite che trovammo allo estremo nord 
della valle alle falde del versante italiano del monte Cervino. 

L'elemento principale di questa roccia è un minerale az- 
zurro che riconobbi per le sue proprietà ottiche e pei suoi ca- 
ratteri chimici identico alla Gastaldite scoperta nel 1875 dal 
Prof. StruEvER a Brosso nella valle d’Aosta e da me analizzata 
(Vedi Mem. dell’Accademia dei Lincei, 1875 e RammeLsBERG, Mine- 
raichemie 24 Auflage, pag. 682). i 

È mia intenzione pubblicare una memoria dettagliata sulla 
composizione di questa roccia. Intanto però mi preme di far 
conoscere alcune ricerche eseguite sopra uno dei suoi compo- 
nenti accessorili. 

Quando si esamina al microscopio una sezione molto sottile 
della eclogite gastalditifera di Val Tournanche, si osserva che 
essa è irregolarmente disseminata di cristallini di color giallo- 
bruno, birifrangenti e che presentano nella luce polarizzata i 


22 A. COSSA 


caratteri di una sostanza dimetrica. Io ritenni questi cristalli 
come formati da zircone, ma il chiarissimo Professore H. Ro- 
seNBUSCH, al quale comunicai un preparato microscopico della 
roccia di Val Tournanche, con una sua lettera del 20 ottobre 
1879, ebbe la cortesia di richiamare la mia attenzione su 
questi cristalli, osservandomi che molto probabilmente, a suo 
parere, essi piuttosto che da zircone, potevano essere formati 
da rutilo, e m’invitò pertanto a fare su questo proposito delle 
ricerche chimiche. 

Accettai di buon grado il consiglio dell’ ottimo collega, 
tanto più che dopo le belle osservazioni del Dott. SAUER 
(Neues Jahrbuch fur Mineralogie 1879, S. 569) questo argomento 
riesce molto importante per la petrografia. 

I risultati dei saggi chimici che ora descrivo brevemente 
confermarono in modo indubbio le previsioni del Prof. Ro- 
SENBUSCH. A 

Polverizzai finamente circa 40 grammi della eclogite di 
Val Tournanche, e feci in seguito digerire la polvere con 
acido fluoridrico diluito, per 48 ore alla temperatura del 
bagno-maria. — Evaporai a secchezza e scomposi i fluoruri 
con acido solforico diluito. Dopo queste operazioni rimase un 
residuo pulverulento di un colore bianco-grigiastro, che trattai 
con acido cloridrico, e dopo averlo accuratamente lavato sot- 
toposi a ripetute levigazioni con una soluzione conveniente- 
mente preparata di ioduro mercurico nell’ioduro potassico 
(Metodo di FouqueT) (1). Così potei facilmente separare una 
sufficiente quantità di una polvere cristallina di color giallo- 
bruno. Esaminata al microscopio essa risultò quasi totalmente 
formata dai piccoli cristalli che voleva far oggetto d’indagini 
chimiche. In alcuni di questi cristalli si notano distintamente 
gli indizii d'una geminazione genicolata caratteristica del rutilo. 

1) Questi cristalli riscaldati ad una temperatura molto 
elevata non si decolorano. 
2) Gol sale di fosforo, sul carbone e nella fiamma ridu- 


(1) Colgo volentieri questa occasione per dire che nella separazione 
dei varii minerali componenti le roccie, il metodo proposto dal FouQuET 
mi diede sempre ottimi risultati. 


SUI CRISTALLI MICROSCOPICI DI RUTILO. 23 


cente, dànno molto facilmente la perla azzurra, caratteristica 
dei composti del titanio. 

3) Sono completamente decomposti quando vengono fusi 
con bisolfato potassico. La soluzione acida depone dopo essere 
stata diluita e fatta bollire per molto tempo dell’acido titanico. 

4) Aggiungendo a parte della soluzione acida e fredda un 
eccesso di ammoniaca, si ottenne un precipitato bianco che 
si scioglie completamente nell’acido cloridrico. 

5) La soluzione cloridrica tinge in bruno la carta di 
curcuma. 

6) La soluzione cloridrica trattata con lo stagno acquista 
| la tinta violacea caratteristica dei composti di titanio. Dopo 

essere stata ridotta, la soluzione cloridrica non tinge più in 
bruno la carta di curcuma, come avrebbe dovuto succedere sé 
nella sostanza esaminata si contiene della zirconia. 

7) Nella soluzione cloridrica privata della massima parte 
dell'acido libero, si aggiunse un eccesso d’ossalato ammonico, 
e poi del carbonato ammonico, il quale precipitò il titanio. 
Nella soluzione filtrata non si riscontrò alcuna traccia di 
zirconia. 

A mio parere, queste reazioni bastano a dimostrare che i 

cristallini contenuti nella eclogite gastalditifera di Val Tour- 
nanche, sono realmente formati da rutilo. 


24 


Il Socio Cav. Alessandro Dorna, colle seguenti parole pre- 
senta alla Accademia alcuni lavori eseguiti all’ Osservatorio 
astronomico, di cui è Direttore. 


Presento all'Accademia per gli Atti: 


1° Le Osservazioni meteorologiche ordinarie che il personale 
dell’ Osservatorio eseguì dal 1° Maggio al 31 Ottobre di 
quest'anno, state redatte dall’Assistente Prof. Donato Levi. 


2° Le Effemeridi del Sole, della Luna e dei principali Pianeti, 
calcolate per Torino, in tempo medio civile di Roma, per 
l’anno 1880, dall’Assistente Prof. Angelo CHARRIER. 


Anno XIV 1879 


ni — 


RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI 


fatte nel mese di Maggio. 


La media delle pressioni barometriche avutesi nel mese 
è di 34,61 media inferiore di mm. 1,22 a quella di Maggio 
della pressione degli ultimi tredici anni. Le variazioni che si 
ebbero nel mese, non furono nè numerose nè rapide. 

Il quadro seguente contiene i valori massimi e minimi della 
pressione : 


Giorni del mese. Massimi. . Giorni del mese. Minimi. 
Digi I 39,94 TP SO 27,05 
STE 3 STO 24,18 

asia 39,89 O 18 na 30,8 
A RR 40,34 20 ALA 28,42. 
E REMO 44,08 | 


La temperatura fu poco elevata in tutto il mese, avendo 
una media inferiore di quasi quattro gradi alla media di 
Maggio degli ultimi tredici anni. Gli estremi termometrici 
del mese furono + 5°, 4 (temperatura minima del giorno), 4 
e +25°,0 (temperatura massima del 23). 


RIASSUNTI MENSILI DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE 25 


La pioggia fu straordinariamente copiosa, sia pel numero 
dei giorni piovosi (19) che per l’altezza dell’acqua caduta 
mm. 341,06. 

Il seguente quadro dà la frequenza dei venti: 


NO NNE NE ENE E RESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW 
MELITO n Me A 


Anno XIV 1879 


RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI 


fatte nel mese di Giugno. 


La pressione barometrica ha, pel mese, il valore medio 36,88; 
esso è inferiore di mm. 0,16 alla media degli ultimi tredici anni. 

Le oscillazioni della pressione non furono nè rapide, nè di 
grande ampiezza, come dimostra il seguente quadro, indicante 
i massimi e minimi che si osservarono nel mese: 


Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. 
fe 35,04 dia 39,25 

DIE LEALE 33,62 DE ended 41,31 

RA ela 36, 51 i Pret fia 40,30 
inarta 30,34 7a i RIP OPIPRZIA RICO. 39, 22 
OMERO 30,29 "if VIRA 41,88 


La temperatura fu bassa nella prima decade ed elevata nelle 
altre due, e specialmente negli ultimi giorni del mese. Essa 
oscillò fra +11°,2 e + 31°,2 che sono le temperature estreme 
del primo e dell’ultimo giorno del mese. 

La media delle temperature è di quasi un grado superiore 
“alla metà di Giugno degli ultimi tredici anni. 

Si ebbero nel mese appena cinque giorni piovosi, e mm. 8,85 
di pioggia raccolta. 

Il seguente quadro dà pel mese la frequenza dei venti: 


NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW 
2 TRE LT A ONT: DBA SILE CAR <br e REIT O o SA o) E 


26 + A. DORNA 


Anno XIV 1879 


RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI 


fatte nel mese di Luglio. 


La pressione barometrica ha nel mese per valor medio 35,40, 
valore che è inferiore di mm. 1,47 alla media di Luglio degli 
ultimi tredici anni. Le oscillazioni della pressione furono 
abbastanza numerose, ma poche furono o rapide o di grande 
ampiezza. 

Il seguente quadro contiene i massimi e minimi barometrici 
verificatisi nel mese: 


Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. 
PA TRBRFTSEAE 29,83 aL BID] 34,51 
Ainsrri 31,13 Gil... LUBAE 37,42 
Dita da 28,86 18.4. estali 38,89 

| EA 31,40 et 36, 78 
1 gigio mie 26,53 VA IR 41, 15 
O. te 34, 60 Ob ct 43,05. 


La temperatura non fu mai molto elevata, cosicchè la sua 
media è inferiore di 1°,7 alla media di Luglio degli ultimi 
tredici anni. La massima temperatura osservata + 29°,7 si ebbe 
il giorno 27, e, la minima +12°,3 nel giorno 16. 

Si ebbe pioggia in sei giorni, nei quali caddero millimetri 
d’acqua 19,25. 

Il seguente quadro dà pel mese la frequenza dei venti. 


NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NW 
8.23 30.6 5 5feeBo 1) 4 080/0400401 16/02 


RIASSUNTI MENSILI DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE DI: 


Anno XIV 1879 


RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI 


fatte nel mese di Agosto. 


Il valor medio delle pressioni barometriche osservate nel 
mese è 36,65, valore inferiore di mm. 0,28 alla media di 
Agosto degli ultimi tredici anni. Le oscillazioni della pressione 
furono di poca ampiezza, essendo minore di dieci millimetri 
la differenza fra la massima e la minima delle pressioni regi- 
strate. 

Il seguente quadro dà i massimi e minimi barometrici os- 
servati: 


Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. 
i E° PIRA 36,73 IPSE 39,63 
biso) 34,25 RALE, SI, 

0 RO SCESE: 33,30 din unritar 36,88 
<P ARR ERE dado ERRATE 37,83 
i È META 31,77 Il ruai 39,09 
7 SPESI 0 AE QAS Sgt AO 38,69 
2A SI re 35,06 


La temperatura fu sempre assai elevata, avendo essa un 
valor medio, che supera di quasi due gradi la media di Agosto 
degli ultimi tredici anni. Gli estremi termometrici del mese fu- 
rono +33°8, e +16°,6 osservati rispettivamente nei giorni 1 e 7. 

Si ebbe pioggia in sette giorni, e l’acqua caduta misurò 
l'altezza di mm. 43. 

Il seguente quadro dà pel mese la frequenza dei venti. : 


NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW 
co ii e 0 e e O 0 a: 


28 A. DORNA 


Anno XIV 1879 


RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI 


fatte nel mese di Settembre. 


La media delle pressioni barometriche registrate nel mese 
37,72 è di poco superiore alla media di Settembre degli ultimi 
tredici anni, differendone solo di mm. 0,71. Le oscillazioni 
della pressione furono numerose ma non furono nè rapide, 
nè di considerevole ampiezza. 

Il seguente quadro dà i massimi e minimi barometrici re- 
gistrati nel mese: 


Giorni del mese. Massimi. Giorni del mese. Minimi. 

3 nic en 44,49 6... 10 34, 89 

lo RARO: 38,50 MI e 30,67 

i [7 SERA E Re 40,07 La ra 35,95 

1 1 DEAR 39,24 D9: ss hlei 32,84 

PRC 91,98 ZO can 34,95 

CENE RINa DA 41,76 I eni 37,90 
Joost 42,61 


La pioggia fu abbondante, essendo quattordici i giorni pio- 
vosi del mese, e mm. 188,07 l'altezza dell’acqua caduta. 

La temperatura oscillò fra + 309,2 e + 9°,0. Queste tem- 
perature si ebbero il primo e l’ultimo giorno del mese rispet- 
tivamente. 


Il seguente quadro dimostra pel mese la frequenza dei venti: 


NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW -W WNW NW NNW 
6.270 28 I 594 258 


RIASSUNTI MENSILI DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE 29 


Anno XIV 1879 


——- — 


RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI 


fatte nel mese di Ottobre. 


Il valor medio delle pressioni barometriche osservate è 38,69. 
Esso è maggiore della media delle pressioni di Ottobre degli 
ultimi tredici anni, superandone di mm. 1,14. La pressione ebbe 
nel mese poche oscillazioni, alcune delle quali però conside- 
revoli per ampiezza, come scorgesi dal seguente quadro che 
contiene i massimi e minimi barometrici del mese : 


Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. 
SIL... 37,85 MEC e 43,93 
DE. 40,00 RSI 46,85 

etico 23,45 did 38,00 
21 25,03 pa gia a 43,17 


La temperatura oscillò fra + 22°,0 (temperatura massima 
del giorno 3) e + 2°,6 (minima del 24). La media della tem- 
peratura è di poco superiore alla media di Ottobre degli ul- 
timi tredici anni. 

Non si ebbero in tutto il mese che solo cinque giorni di 
pioggia, nei quali si raccolse nel pluviometro acqua in al- 
tezza di mm. 12,92. 

Il seguente quadro dimostra pel mese di Ottobre la fre- 
quenza dei venti: 


NO NNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW 
Si e na 8 8 1 TI 


Gli altri lavori sovraccennati vedranno la luce nel solito 
fascicolo annuale che si pubblica per cura dell’Accademia. 


i Aci. i 
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EFFEMERIDI 
‘DEL SOLE, DELLA LUNA 


DEI PRINCIPALI. PIANETI 
CALCOLATE PER TORINO IN TEMPO MEDIO CIVILE DI ROMA 


PER L'ANNO 18Ss8SO 


dall’Assistente Professore 


ANGELO CHARRIER 


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Gare osi sua 


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EFFEMERIDI DEL SOLE so 


— SOLE — 
Gennaio 

à È TEMPO MEDIO DI ROMA © DECLINAZIONE TEMPO SIDERALE 
(>) Lo 

SX MIDI pese O È DI TORINO 

3- PTONIONCRI a ni Tramon- i a mezzodì 
= i meridiano tare mezzodì vero medio di Roma 

h m hm. .s h m h m Ss 

1 ST 1012278 4 45 |@20 2'25"7A| 18 22 58-38 
2 80 23) \5I44 ITA 20 18 26 54:94 
3 80 93 3993697 4 48 | 22 51 52°7 18 30 51-50 
4 SNO 24 0:93 4 48 | 22 45 5500 18 34 48°06 
5 8:00 24 28-14 4 49 | 22 39 50°2 18 38 44°‘61 
el g ol 2454-99| 4 50|92 32384 | 18 49 41-17 
I 80 25 21 ‘26 440-510] 22) 2501998 18! 046. 3773 
8 SRO 25 4714 4ATCOZA) 201709457 18 50 34:29 
9 7 59 260012653 ASS 1N92S61 18 54 30°85 

l10| 7 59| 2637:38| 4 55|92 0454 | 18 58 27-40 
il 7 58 9 081:6,7 ATO 21 AO 19.119 93:96 
10) SY) 27 25:38 ASTA 21 4201259 19 6 20:52 
13 757) 7 48 48 4 590) 21338686 19T 1014708 
14 701537) 28 10 93 4 59 | 21.21 594 19 14 13:63 
15 TRI] 28 3270 5 INCI MI5ZE 19 18 10:19 
16 7 56 28 53-78 SIVORI A 1900698 00.675 
17 7. 56 29 14-16 SW3320) 45%3552 LI 06 RES 3i 

{{ 18 TIR5 29 33:82 5 5 | 20 36 39:63 19 29 59°86 
19 no 29 52-73 5° 6| 20 24202 19 33 56-42 
20 "i 053 30 10-89 5 8$| 20 11380 19 37 52:98 
21 To? 30 28. 29 Ei fg 195883302 19 41 49-54 
292 7 II 30 4491 ITER oe 19 45 46:09 
23 7 bi SIUIOZZ75 DMAIL, SOA 19 49 42‘65 
24 7 50 SITA BITS 19017066 19) 153.0399221 
25 n 49 31 30-02 5I Mb 19. 124345 198/057 (3076 
26 ) 49 Si 43:45 DIRI STATA 20 1. 9239 
27 7 48 31 56 :07 SIRIA | ASSISI 20 5 28-88 
28 7 46 32 7:89 51870181 1605565 90) 19) 95:43 
29 ” 46 32 18-88 5 C190 |M 125 20 13 21-99 
30 7:45 32 29 ‘06 5ARSlO I 445001 20, 17 (18-55 
31 7 44 32 38. 44 DINI | MIO 200021 510 


34 A. DORNA 


— SOLE — 


Febbraio 


TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE 
oc i — zz o DI TORINO 
Passaggio |Tramon- a mezzodì 
Nascere al mezzodì vero 
DRSIA tare medio di Roma 
| 


laleni 


Mese 


GIORNO 


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h m hl is h m h m s 

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2 VASZAL ri 5 25 | 16 54 20%4 2072908021 
R) n Al QI O 5 27 | 16 36 54°3 20) 33. 2497 
4 758) 33 7-88 5 28 | 16 19 10:8 20% 937% Mic32 
5 798, 33 13 ‘27 5 30/16 MO 20 40 57:88 
6 #7 436 SOM 5 31 | 15 42 52°8 20 44 5443 
7 Teo 33 21 ‘63 5. 32| 15 24 19-4 20 48 50:99 
8 34 33 24 ‘62 5 3490/15 503089 20/152) 47-55 
9 736) 33 26 ‘83 5 35 | 14 46 25*8 20 56 44°10 
10 moi dd 2824 5A 370] 14 2270615 20 0 40‘66 
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EFFEMERIDI DEL SOLE 


— SOLE — 
Marzo 

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o 6 56 31 13:40 Garda”, 6 56 43:5 229 23 28-29 

Si 6 54 31 0‘48 GL 9 6 33 42.9 2929 97 24-85 

4 6° 52 30 47-11 6 10 6 10 36-6 9a 21:40 

5 ui 30 33 ‘34 6 di 5 47025:0 229 35 17:95 
6 6 49 30 19-14 6 12 5I 24488 7 92 39 14°51 

“ 6 47 30 457 6 14 50 48°‘0 22 43 11 ‘06 
kj 6 45 29 49-63 6 15 MST MI SSA, Ne = 61 
9 6 43 29 34 ‘33 6 16 4 13 552 991 5i 4:16 
10 6 42 29 18:69 6 17 3 50 23 ‘7 sio (0672 
il 6 40 99 2-73 6 19 3 26 495 23 58 57-27 
12 6 38 28 4645 6% 21 di Sd 23 2 53‘83 
13 6 36 28 29-90 6 22 2 39 344 93 MG. (50:38 
14 6 34 28 13 ‘08 6° 24 9° 15 (544 23 10 46:93 
15 6 32 DTT N02 6 25 III 23 14 43:48 
16 6 31 97 38-71 6 26 DIO 23 18 40‘04 
17 6 29 27 21-20 611097 1 448°5 23129 3659 
18 6 26 On SIA49 6 29 0° 41 (‘58 23 26 33-14 
19 6 24 26 45 *61 6 30 007SS5 93 1300.2917 
20 6 23 26 27 57 61 Si 0 6%18:3 23 34 26‘25 
21 6_21 296 9:39 6432 029 59:0 23 38 22-80 
292 6. 49 25 DI. if 634 0 53 382 931 42 49-35 
23 6° Ly 25 32-73 61 35 (ra 7 23:46 15 ‘91 
24 6. 15 25 1427 6 37 TV 4061433 293 50 12:46 
Ph) 6 14 24 55. 78 GI 7 9 41944 9354 9:08 
26 6 11 24 3726 6 39 2 27 54°8 93.108 Ca bò 
9" 6 9 24 18-71 6 40 9 51 /923:3 042 PAD 
28 6 94 01 6 42 dI 44465 0.5 ‘5867 
29 (7A 31 23 41 ‘78 6 43 3 38 679 0. 9 :55:22 
30 604 23 23 ‘40 6 44 A 14255 013 ‘5178 
31 (Fee 93 5-13 6 45 ARSZIOIOINI 047 48:33 


e 


36 A. DORNA 


— SOLE -—- 


Aprile 


TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE 


GIORNO 
el Mese 


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Passaggio |rramon- a mezzodì 
Nascere al dì vero 
be) Tasnniono tare mezzo medio di Roma 
h m him Ss hiagom htm s 
1 6 0| 022 46:99 6 47 4° 47! 43"3B 0 21 4488 
2 5 58 22 2898 6 48 5 10 45:9 0 25 41:44 
3 DIRDI DOM 6 49 DI SS 0 29 37:99 
4 5 55 291 53:44 6 50 5 56 344 0 33 34054 
5 bios 21 35:96 | 6 52 6 18 19-7 0 37 31-10 
6 5 dl 21 18:69 6 53 6 41 58.6 0 41 27:64 
7) 5 50 O Nale63 6 54 7 430.7 0 45 24:20 
8 5 47 20 44 79 6 55 7 26 557 0 49 20-76 
6) 5 45 20 28:22 6 57 7049031 0:53 417531 
10 5 44 20 11793 6 57 8 11 29:5 057001887 
11 5 42 19 55:92 6 59 810952307 1 1 10:42 
12 5 40 19 40019 " 0 8 55 16:3 1 5 6:97 
13 5 38 19 24-79 7 1 9970 1 9 3-52 
14 5 36 19 9:69 MENO 9 38 34°5 1 13 0:08 
15 5 39 18 54:9 TINES 9. 59 59°1 1 16 5663 
16 5 34 18 4052 MONS MO 92119 1190 53219 
17 5 192 18 26 ‘48 7 6]|10 42 18-4 1 94 49274 
18 5 30 18 12*81 PARAST ri STAI 1 28 4629 
19 5 28 17 59-51 7 911 23 55°0 11132 (42685 
20 5 27 17 46:63 7 10 | 11 44 264 1 36 39-40 
21 5 25 17 34.14 7. 11.| 12 4 46:2 1 40 35:96 
292 23 17 22-10 Tio 01210015090 1 44 3251 
23 III 17 10:48 ) 14 | 12 44 49:9 1 48 29‘07 
24 5 20 16 59:33 AA Sì 152 ‘95:69 
25 5 19 16 48 ‘66 Mi 160/13 247854 1 56 22‘18 
26 al 16 38 ‘50 TRISTI 207 92. (0 18-73 
27 Baio 16 28-84 MATTONI ARSA: 9 84° 15698 
28 5 13 16 19-69 7 920 | 14 21 14°5 9 #8. i84£ 
29 HI O 16 11:084 7 21 | 14 39 50-5 2 12 8:40 
30 bi i 161 3049098228 014758011362 9 160 G495 


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GIORNO j 
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TEMPO MEDIO DI ROMA 


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EFFEMERIDI DEL SOLE 


Passaggio 


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meridiano 


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SOLE — 


Maggio 


Tramon- 


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DECLINAZIONE 


a 


mezzodì vero 


15° 16' 19"2B 
15 34 1122 

15 51 47 
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TEMPO SIDERALE 
DI TORINO 
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(OOBOBORO) LO ND NO 19 19 


DI 09 10 DI n° 


19 42 d3 Lo 03 


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09 13 0 WI 


37 


38 A. DORNA 


— SOLE — 


Giugno 


TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE 


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Gale Passaggio |Tramon- a mezzodì 
SASSI i spii ; mezzodì vero 
©) ioni tare medio di Roma 
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1 40037 \COML6037095 ) 57 | 22° 8' 49"3B 4 22 14°76 
2 4 36 16/4737} 7, 58, 22016893361 4 26 11t31 
3 4 36 16 57 ‘17 7. 59.) 29 23-53c6 4; 30 E97EST 
4 4 35 17087635 8° CONS 50,7 4° DS4 RACTA4I 
5 4 34 17 1787 8 1022603782401 4 38 0-‘99 
6 4 34 17 28-74 8 100294395368 4 41 57-54 
7 4034 17 39-89 8222 49 194 4 45 5410 
8 4 34 17 51 :34 Si 192) 29 (544161 4 49 350°66 
9 4 34 18 3-04 SaS 2598856 4553 147092 
10 4 34 18 14-98 SR OSS 4 57 43:78 
il 4.33] 1807-15) 8, 493 8/80: |, (50 1 068 
12) 4 33) 183947] 8 4|23 19 5-1 | 55 26-89 ll 
13 4 33 18 51 :94 8 5.) 23 15.249 bi 9. 93845 
14 4-33 19 4:55 8 150) 251817202 5. 13 ‘30:01 
15 4:39 19017697, 8 6123 20 50°8 5I 7 26057 
16 4 33 19 30:08 Sa 61/023 208565 pi N91. R93519 
17 4 33 19 42-94 8 6]|23 24 38°0 5 25 19-68 
18 4 3 19 55 ‘84 Ss. “6.1 23, 2500455 5i 909 16:24 
19 ASA 20 8:75 8 6 | 23 26 462 bi 35 45650 
20 4 34 20 21 ‘66 Si |235 007058 E) SI 9:36 
21 4 34 20 34:56 85 075 23027050 5 4l 5:91 
20) 4 34 20 47:40 8 7]|23 26 528 BI AO EAr 
23 4 194 21 0-19 8. 8.723 260-555 5 48 59:03 
24 4 34 21 12:90 8 18.) 23 2415325 5 52 55-59 
25 4 34 21 251 8° ‘81/93 234165 5 56 52-14 
26 4 35 21 38:00 8 8193. olet5r0 6 0 48-71 
Srl 4439 91 50:35 8 8] 23 18 49°-0 6 4 45‘26 
28 4 36 22 2-54 SRL 23M 6 8 41-82 
4 36 22 14 ‘56 8.8.1 23 12 43:0 6,42 38:38 
| 4 SI 292 26 ‘38 ga (800923: 073 6 16 34:94 


E FEMERIDI DEL SOLE 


39 


Luglio 
Re TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE 
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DI Passaggio |Tramon- È 
O ® | Nascere al ezzodì vero 
P meridiano tare Mez 
h m ie h m 
1 4 38 | 0 22 37:98 8 7 | 230 4'59"2B 
2 4 38 22 49:32 8 #4 23 (07309 
3 4 38 293 0:40 SERA 22 Oo teA 
4 4 38 23 1118 RI tz 22 03002250 
5 4 39] 23 21 ‘66 8170] 22° 4404107 
6| 4 40 23 31 +78 Rit 220 SSIS, 
7 4 41 23 41:56 Sh EG] 22132050 
8 4 42 23 50:94 $ 5 | 22 25 19°0 
9 4 43 23 59-92 SI 5A 22 ABAET 
10 4 43 294 8:47 STA 2301003755 


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eg eee | —_——_!r-rt:C-r—-rF-;—;rr—r—--- 


16| 4 49 24 49:76 . 8 1/21 16 50°7 
17| 4 50 24 5484 | 8 0/21 637*8 
18| 4 5i 24 59:38 | 7 59/20 56 3‘4 
19 | 4 52 25 .3:35 |) 7 5820 45 78 
20| 4 53 2D ‘67601 7 571120 393/5154 
21 4 53 25 9-61 ME 55: .20/2201404 
22 | 4 54 25 11°89| 7 55 | 20 10 16-8 
23 | 4 56 25 13:59] 7 54| 19 57 59°0 
24| 4 57 20 d4°79' E " 53 | 19 450021:2 
29| 4 58 Sh Toca: 7 DI | 19 332356 
26 | 4 59 2D d5-24| Mi 50 | 19 19066 
IO 0 25 14:64 | 7 50| 19 5 30*2 
Buio i 25 13-40) 7 49 | 18° 513408 
296/05 (12 25 11°68| 7 47118 37 20°6 
30005 3 25 9°34| 7 46 | 18 22 48°1 
31 5 US 25 6:40| 7 45|18 7574 


TEMPO SIDERALE 


DI TORINO 


NENENENENI LAI LI4 LIA 19 (erierMierMerMer) (erererMerez) 


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a mezzodì 
medio di Roma 


+49 


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40 A. DORNA 


— SOLE — 
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Agosto 
E TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE 
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S- Nasce SARIREO ALAN, i a mezzodì 
3 Dio ea tare mezzodì vero medio di Roma 


h m hmes h m h m Ss 
115 5|0925 2-89] 7 44|17°5248"6B| 8 922 44:76 
291 5° 6 24 58:77| 7 4317 37 22:5 8 26 41:32 
Sale KS 24 54:06| 7 41|17 21 392 8 30 37:88 
4| 5 9 24 48:77| 7 40/17 5 38.7 8 34 34:43 
5| 5 10 24 42:87 | 7 38 | 16 49217 8 38 30-99 
605 Vi 24 36:39 | 7 37| 16 32 48:3 8 42 27-54 
z| 5 12 24 29:31 | 7 3616 15 58:9 8 46 24:10 
8 5 14 24 21:65 | 7 34! 15 58 539 8 50 20:65 
9] 5 15 24 13:39 | 7 33|15 41 33:6 8 54 17:91 
10| 5 16 24 4:56] 7 3115 23 58-1 8 58 13-76 
i1| 5 17 23 55:12] 7 2915 6 8°0 9 2 10:32 
12 5 18 23 45:12) 7 28 | 14 48 3-5 9 6 6:87 
13) 5 20 23 34:55] 7 27| 14 29 450 9. 0° 348) 
14| 5 21 23 23:42] 7 25/14 11 12-7 9 13 59:98 
15| 5 22 23 11:75| 7 23| 13 52 25:9 9 17 56:54 
16] 5 23 22 59:54 7 2113 33 28-0 9 21 53-09 
17) 5 24 22 46°78| 7 21|13 14 16:3 9 25 49:65 
18| 5 26 22 33-52 | 7 19] 12 54 52°1 9 29 46-20 
19) 5 27 22 1975 | 7 17) 12 35 156 9 33 42'76 
20 | 5 28 22 5:50] 7 15/12 15 27-2 9 37 39:31 
291| 5 929 91 5077] 7043. 11 5510760 9 41 35:87 
22| 5 30 291 35:61) 7 12| 11 35 15-6 9 45 32:42 
23 | 5 32 2ì 20:02 | 7 10| 11 14 53‘0 9 49 28:97 
94 | 5 33 21 3:99] 7 8| 10 54 19°5 9 53 25-53 
295] 5 34 20 47:59] 7 6|10 33 35-7 9 57 22:08 
26| 5 35 20 30:79] 7 4|10 12 41:6 10 1 18:64 
27 | 5 36 20 13:64| 7 3| 9 5137-7 | 10 5 15-19 
28 | 5 38 19 56:13] 7 1| 9 30 24:2 10 9 1175 
29 | 5 39 19 38:30] 6 59| 9 9 155 10 13 8:30 
30} 5 41 19 20:15| 6 57| 8 47 30-1 10 17 4:85 
Sia di 19 1:68] 6 55| 8 25 500 | 10 21 141 


EFFEMERIDI DEL SOLE A: 


Settembre 
0° TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE 
pa dvi pe ù DI TORINO 
S- Nascere PRETI Tranione SE a mezzodì 
3 meridiano tare mezzodi vero medio di Roma 
Riegeme Lp s h m h m s 
1 5 42| 0 18 42:92 6 54 8° 4' 1"7B| 10 24 57-96 
2 5 44 18 23-89 652 7 490 0D:5 10 28 54-51 
3 5 45 18 459 6 50 7 20:19 10/03 20251007 
4 5 47 17 45:05 6 48 6 57 5i‘i 10 36 47:52 
5 5 48 17 25-28 6 46 6.35 lSSc4 10 40 44-17 
6 5 48 17 RdS27 6 45 6 13 93 10 44 40‘73 
Il 5 50 16 45 :07 6 43 5 50 391 10 48 37:28 
8 HG) a 16 24 ‘69 6 4l DI 2851 109388 
9 DADA 16 4-15 6 39 e EA 10 56 30:38 
10 5 53 15 43 ‘45 (N 4 42 354 il 0 26:94 
1l 5 55 15 29-58 6 35. -4 19 44:92 11 4 23:49 
12 5 56 15 1‘61 6,99 3 56 48°3 11 8 20:05 
13 DI 14 4054 6 31 3 33 48 ‘6 ii 12 16‘60 
14 5 58 14 19:39 6 30 3 10 45°0 11 16 13-16 
15 bi 209 13 58 ‘18 6 28 9 47 381 11 20 9-70 
16 6 1 13 36 +92 6 26 29 24 279 1l1 24 6:25 
17 6 1 13 15 ‘65 6 25 id 4cO 11 28 2:81 
18 6. 103 12 54:39 6 23 1 37 59-%4 11° 31 59°36 
19 4 12; 415 6 20 IOICAIZIOG 11 35 55:91 
20 6 5 12 11 ‘98 6 18 O 51 21:9 11 39 52-47 
21 6 6 11 50:91 (STI) 0 28 0°6 11 43 49°01 
29 67 11 29:94 6; do 0 4380 11° (47 45:57 
23 6 9 11 9:10 6 13 0 18 45-6A[ 11 Di 42-12 
24 6 10 10 48 ‘40 (n 0 42 9-8 11 55 38:68 
25 6 12 10 27:89 6E 9 1 5,342 11 59 35:23 
26 6 12 10 17:57 (3) e By 1 28 58 6 19 0337 31078 
27 6. 0do 9 47 ‘46 6. 15 1059929357 12% 007 028134 
28 615 9 27 60 [RE 9 154D:9 Ji 9489 
29 6 16 9 7:99 6 9D T395 8101 12 15 2144 
30 6° 518 8 48:65 5 59 SOIT, 19 19° 17:99 
| 


492 A. DORNA 


Ottobre 
SE TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE 
Ba GLi Sarsina DI TORINO 
(CEI Passaggio |Tramon- s a mezzodì 
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h mi Shiiionaa h m h m s 
1 6 18/0 8 29-60 5 58 SO D'ATNAAI 12) 23014255 
2 6 20 8 10:88 5. 56 3 49 3.9 119) O7TAMIAO 
3 6 21 AAT 5 54 CIO) arie 19 831 7:65 
4 6 23 n) 34-41 5 52 TIRI] 10 SARDI 
5 6 24 7odoezi 5 50 4 58 36.3 12 39 0-76 
6 6 25 6 59 :39 5 49 5 21 39‘9 12 49) (57591 
7 6 26 6 42 ‘48 5 46 5 44 49°5 12 47 53-86 
8 6 28 6 25 ‘97 i (A Gba 12 50 50 42 
9 6 129 6 9:90 5 49 6. 30247 12 54 4697 
10 6 30 5 54 ‘26 5 4l 6 53 9°5 12 58 43‘52 
ii 65.1 5 39 -07 5 39 7 15 487 13 2 40:08 
126. ‘33 52437 0|b 8707 3802409 13 6 36:63 
13 6 34 Li LI(0)0Ik7/ DIS 8 0486 13) 10. ‘33:18 
14 6 35 4 56:46 DIS4 89348805 13 14 29:74 
15 6 36 4 43 ‘32 Di 132 8-45 213 13 18 26-29 
16 6 38 4 30-71 RIO 94782605 13 22 22-84 
17 6 38 4 18 69 5 29 9 29 241 (3) 96. M9:40 
18 6 40 4007528 Das 9 5665 13i 130%M165795 
195.616) 48 3 56:50 | 5 26 |10 12 54°0 | 13 34 12:51 
20 6 43 3 46:35 5 24 | 10 34 25°8 13 38 9:06 
21 6 44 3 36 ‘88 5 22 | 10 55/4812 19 CIRNMI6Esi 
22 | 6 45 3.28°07%9 5 20/41 1946055 151 6 1947 
23 (De 7] 3 19:96 5 19°) 11 S8N8556 13 49 58-72 
24 6 48 3 12:56 517158558 13 53 55:28 
DE 6 50 325691 5 6/12 193659 13ì ‘97 5:85 
26 6 5 3 0:00 5 (4 | 12 40/0658 14 1 48:38 
27 6052 2 54:84 Di (130.13 14092550 14 5 4494 
28 6 54 2 50 ‘45 Di iS 20511 14° 9 41:49 
29 6 55 2 46 +83 5 10 | 13 40 24:5 14 13 38:05 
30 60857 2 44°01 5 Si -14, COSTI 14 17 34:60 
31 6 58 9ZI41 97 ICROM 199259 14 21 3116 


EFFEMERIDI DEL SOLE 


— SOLE — 


Novembre 


TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | VEMPO SIDERALE 


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BALrS7 2 24079.] 5 (2. 15 16-29c3 14 33 20°82 
Ang 4 2 43:03 (Op | du] 15: 9450C7 14 37 17:38 
bk) 6 2 44:08 | 4 59 | 15 53 12.5 14 41 ‘13:93 
iuttdi 16 2 46951 (4.590| 1611-1066 14 45 10:49 
Dei9s7 08 2 50-66 | 4 57. 16 28 52:2 14 49 7:04 
Bela 39 2 55:18 | 4 56 | 16 46.171 14 53 3:60 
ig g d Sn052hh 46 (541517013, 34:8 14 57 - 0315 
d0.19:17 L13 3 6:67] 4, 53] 17 20.150 15 0 56°71 
Molo 7-13 D ‘IIECI (45, 5317 36,471:2 15 4 53:26 
ER. 7 sis 3 Afed9al 40 DEUCIT (53. 159 15 8 49°82 
hanlg 7 db 3 0:14. 4 50] 18 8.563 15 12 46:38 
ddr? (118 3 39:63 | 4 49| 18 24 32*-4 15 16 42-93 
15 | 7 20 3 49:95 | 4 48 | 18 39 492 15 20 39-49 
1608/62: 190 4 1013 | 4 47|18 54 46°1 15 24 36:04 
tue fsg 22 4 13:12, 4 ‘46|19 922-7 15 28 32:60 
EBai 77 (93 4 25:94 | 4 45 | 19 23 38-8 15 32 29-16 
IGN a7 -j25 4 39.62 | 4 444 19 37 33,9 LOS 25/741 
20) 7 26 4 54450 | 4 43 | 19 51 78 15 40 22°27 
Malo: 427 5 940| 4 43| 20 4 20°0 15 44 18:83 
SR 98 5 25552 | 4 42| 20 17 10-1 15 48 15‘38 
23.7 30 5 42:43 | 4 41 | 20 29378 15 52 11:94 
24| 7 31 6 0-12 | 4 41 | 20 41 42.7 15 56 8-50 
25:17 .33 6 18-61 4 40 | 20 53 24-5 16/ p0° 5:05 
deo 33 6 37:84 | 4 39| 21 4430 16} pi ni:61 
27| 7 34 6:57/82.| 403921 15,3/55 16 7 5817 
28. 7 36 7.168,03.) 4. 39 |-21 26,,8s1 16 di' 54-73 
E ASSI 7 39:96 | 4 38 | 21 36 14-2 16 .15 51 ‘28 
30 | 7 38 8 .2:07.] 4 37|21 45. 5:6 16 19 47-84 


44 


GIORNO 
del Mese 


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TEMPO MEDIO DI ROMA 
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Nascere | 


Passaggio 
al 
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Dicembre 


Tramon- 


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DECLINAZIONE 


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mezzodì vero 


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TEMPO SIDERALE 


DI TORINO 
a mezzodì 
medio di Roma 


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16 23 4440 
16 27 40:96 
16 37 ‘51 
16 34 *07 
16 30 ‘63 


16 
16 
16 
16 
16 


27 ‘19 
23 074 
20 :30 
16 ‘86 
13:42 


17.29 
17.07, MS 
17) ML (2409 
17 14 59:65 
17. 18 56:21 


997 


17 
17 
107 
19 
107) 


52.77 
49 ‘32 
45 +88 
492 ‘44 
39 ‘00 


35 ‘56 
3211 
28 -67 
25 +23 
21-79 


18:35 
14 +90 
11:46 
8:02 
4:58 
1:14 


EFFEMERIDI DELLA LUNA 


45 


— LUNA — 
Gennaio Febbraio 
o| TEMPO MEDIO DI ROMA x | TEMPO MEDIO DI ROMA i 
S ol ——u  r/! r/_e 25 = © AS gni 23 
ia ssaggio| Tramon- | © «|| Passaggio] Tr a 
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h m | h m h m h m |h mo | h m 

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210% 9| 3=45|10318|021|| 2 4551| 9557/22 
3|11 20] 4530|10 39] 99]| 3| 0552] 5043/1053 29| 23 
4 5 i5il 2/93]) 4| 25 Q) 6 d40]11 8|24 
5| 0232| 6 3/11 25|o4[] 5| 3922. 7 d4o/t1__57|95 
6| 1248] 6 54|11 54|95]| 6| 4 29) 8 42| 0,57] 26 
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8| 4°24| 8 49] 1311|97]| 8|6 9/10 42/3 24|98 
9! 5 38| 8 52| 2° 7/ogfl 9| 6 4511 _38| 4 42|929 
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17]10 20] 4 57/11 48) 6j|17/10 5) 5 51] 0846] 8 
18|10 42] 5 41 7||18|10 42| 6 40| 1548 9 
19/11 6| 6 25| 0853] g||19/11__25| 7 30| 2545/10 
MRI SaR dilel 20719120 | 0 1648 L90633 bi 
31) 0_ 6|.7 58/30 0/10||21| 1514| 9 10| 4 922)12 
salle 45|.8 481-4 LO 11]29/52 18/10. ‘0|<a 0) 13 
ii 32.9 3814 56119193 |//3 25/10: 4865 1330 14 
9402 (26|10 291,5 45/13/1924 |n4 ,33| 11 96] 6 -*1| 15 
25] 3° 29/11 .19| 6 28/14||25|.5 44 6 26/16 
26| 4 33 7 3|15||26| 6 ‘56| 0=22| 6 50/17 
Baja 451/.05-.91-7 33/16)|27|18 9 d1=-9|07 t1118 
298.6 501 05356/|,8 .0|17||98| 9 24| 1257| 7 36/19 
29| 8 0| 1343| 8 _23|18]||29/10 41| 2 47| 8 1/20 
30| 9 1i1| 2 28| 8 45|19]||30 

31/10. 22/3 14| 9 8/|20/|31 | 

Ultimo quarto il 3 a 7h 38" di matt. Ultimo quarto il 3 a 4h 98" di sera. 
Luna nuova | Ata 41 29 di sera. || Luna nuova il 10 a 0 6 disera. 
Primo quarto il 19a 7 29 di matt. || primoquarto il 148 a 4 35 dimatt. 
Luna piena il 27 adl 4 di matt.|| Luna piena il 26 a 244 dimatt. 


46 


A. DORNA 


Marzo 
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2 4236| 92 9| 22 
3| 1813] 55 32| 953 54/23 
41992 6 31051 
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6|4 6|8 34| 1710/26 
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SALON S9) 08 
9| 5 40/11 10| 4 51|29 
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dtt bet 47) 8 38/3300 
2992 14| 9 926] 4 0|12 
93 043; | 0 13) 4 98045 
24| 4 35|10 59| 4. 50|14| 
95 | (5. ASTA .--48.| 1505 
26/7 4 5 37|16 
27/8 21| 0838| 6 3]|17 
98; 9) 40. fis Si 6032) 
ag: 10 59:23 27) 90 8.019 
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Luna nuova 
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2| 22 6 6230/11 1/93 
3| 2545] 75 26] 0=-15/24 
43 17008 18102922025 
Oli 4459 3 NSEZA01126 
6| 4 8i|| {9 153) 50427 
7|4 30|10 37/14 58/28 
S| 4 52 5 | 29 
95 14) 0a 807 10 
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25] 8 36| osia|5 3/16} 
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30 | 0344] 5 20/10 5/21 
31 
Ultimo quartoil 2a 7h 2" di matt. 
Luna nuova il 9a 3 56 di sera. 
Primo quarto il I7a 8 4  disera. 
Luna piena il 24 a 141 39 di sera. 


EFFEMERIDI DELLA LUNA 


41 


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| 2] 1248| 75 6| 07-33] 93 
3| 2512] 7351| 1242/24 
#| 9° 35) 8 36/2 50/095 
DO ER % 9 20| 3 57| 096 
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SON 28: 19 O 0| 12 
DIBIAN 45/49 DA | 226113 
29 | 6 DIOR 0 dA 
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24| 8 40 4 19) 16 
Mis 40/0 E59/,5. 19) 17 
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28/11 49| 4 6.119 4| 20 
29 4 5910019021 
30 | 0=15| 5 48|11__32| 22 
3L | 0-40] 6 34| 0 42] 23 
Ultimo quarto lA a 2h 42” di sera, 
Luna nuova il 9a 7 6 di matt 
Primo quarto il 17 a Il 43 di matt. 
Luna piena il 24 a 7 28 di matt. 
Ultimo quarto il 30 a A4 42 disera. 


s| TEMPO MEDIO DI ROMA L: 
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2| 1524 85 2| 2554/95 

3| 1547) 8346| 3 59/096 

ANI 12931045 3| 927 

Sue 42140 SES C6 6| 98 

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905° 37 ete.34109' 7a 
LO 6 9628 2210 0| 3 
11 0738188 910 3014 
12| 8 42/3 54/10 56| 5 
da Or CA7ZI48 38196 
110% 5350 20147 
(5|11_59| 6 6 8 
16| 12 9| 6 52| 08 2| 9 
in || (0709: AT R01= 261110 | 
18| 3 38| 8 35| 0353/11 
1940 57 [90 33010 125.19 
0) 60 FEO) 3600/20 260 15 
21| 7 24/11 42] 2 58) 14 
99N8g0:93 4 SI 15 
23| 9 9| 0847| 5 18|16 
94|.9 47| 1249| 6 37/17 
29510 16| 2347| 7 57|18 
2610 42| 3 39| 9 14/19] 
Di | Di Sil 0 2810. 2790 
QNT 9850 15704 
29 [11 51) 5 59) 044|92 
30 6° 4401 51.193 
dI 


Luna nuova 
Primo quarto il 15 a 10 41 
Luna piena 
Ultimo quarto il 29 a 10 47 di matt. 


il 7a 10h 44" di sera. 
di sera. | 
il22 a 2 353 di sera.| 


48 


A. DORNA 


Agosto 


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Passaggio] Tramon- | 
S| Nascere SI Tramon cin 
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1| 0216] 7229] 2255/09 
2| 0244| 8Z15| 3° 58/95 
di bgtS 17.) (905 13. VAVe58,tag 
4| 1 54| 9 51| 5 54/97 
5| 2 40|10 4i1| 6 44|0g 
63 ‘329110131 aylog 
7| 4 29) 0219| 8 3/30 
8 5 31 1eS 7A | Sd 1 
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19] 9 50| 4 4|10 S| 5 
13/10 _59| 4 49|10 30| 6 
14| 0 9| 5 36/10 56] ” 
15) 1521) 6 26/11 25| 8 
16| 2 36| 7 20/12 0| 9 
INR ON3 52) IS SNI9 10 
18/5 4|9 22| 0844/11 
19| 6 DA LORO 6161 S 42 | 12 
206. 59/1 N29) MSI 
21) 7 40 ANTA II 
QI 130 = 99.5. 2715 
.||23| 8 42| 1525| 6 48|16 
24| 9 7 Ot 8 ZA NAT7 
i AE) 6|9 18/18 
26| 9 54| 3 53|10 29] 19 
amido 194 38 11° 136020 
28/10 46] 5 24] 0#43| 21 
29|11 17) 6 10| 15 48| 22 
30/11 54| 6 58| 2 50| 23 
di AAA SIMANA 


Luna nuova 
Primo quarto 
Luna piena 


il 7a 2h 41" di sera. 

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di sera. 
Ultimo quarto il 29 a 0 30 di matt. 


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Luna nuova il 6 a 4h 38" di matt.| 
Primo quarto il 13 a A 32 di sera. 
Luna piena il 20a 6 8 dimatt. 
Ultimo quarto il 27 a 5 4 disera. 


| TEMPO MEDIO DI ROMA n 
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403 92211 3| 6 36098 

5 4 25/11 50|% og 

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16/4 49| 9 14| 0833/11 
17| 5 34/10 13], 154519 
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19| 6 40 4 21 (14 
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21] 7 32| 0=54| 6 54/16 
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23| 8 20] 2 29| 9 17|18 
24 | 8 47 [N16 MONAS7 19 
95.9 16 BITS 00 
96 | 9 52] 4 51 ‘0773720 
27 |10 32| 5 40| 1537| 22 
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EFFEMERIDI DELLA LUNA 


LUNA 


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15] 4 40| 9 54] 22 1i[1i1]|| 15 
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18| 5 57 5 46[14]|[| 18 
19| 6 22| 0=290| 6 37/15 || 19 
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23]'8 28/3 83i|11__94|19]| 23 
24/9 13] 4 21| 02920|20]| 24 
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26 |10 59{ 6 i| 1 56|22]| 26 
2712-06 49] 2- 33/23./ 27 
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Primo quarto l 41 a 
Luna piena 
Ultimo quarto il 26 a 


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3 59|10 13| 35331 
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N 560083. £3|dP" 09 
Bi 50/85 534 _49 
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T10.£ 49115: 2941853 
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0-=56|.7 44| 2 21 
Pie 2108, L28027, 44 
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4 210 143° 34 


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49 


50 A. DORNA 


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2| 6=51|11346| 4” 36| 30 2198028407730!) 4255 
3:U8to.81 00745115 49100 3| 935-107. 
4/09 994-547 12] 4110 si2” 38] ii 
PRO SO EEA 68 510-427 SA 
693) 52] | ESM 6 6.1. 15 4 310] 19° 584005 
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12) 2 28| 8 57] 2332/10 191 509 ZZZ 
RR ATI TOTZO RS Zi 1i3.| 2 930 lai. 50402 
149/0880180 199) AG 483 L00515 es 
1540504875530 15.1 3° 450/00 418649 
16)| 4 23 6 58| 14 16| 4 35 7 40| 15 
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18| 5 49| 0556| 8 55/16 18| 6 30| 1519| 9 20197 
19.6 42] 1546| 9 44|17||19| 7 31 2506400578 
20/7 38) 2 .3610. 261802080 33:20 2 19 
20|M8° 3903093111 9 19/21) 9 35/3 35102700 
92919 40 4. 10141 33] /20||22 | 10. 394067049: 
23 0. 42/4 54/11 59021 23 [11 44| 5 04 d88 
24 |11 46| 5 38 0223 29 24 5 43/11 34) 23 
25 6 21] 0546] 23 25] 0=50| 6 28 il A 24 
26| 0551] 7 4000 8/[24||26]| 22 0| 7 16| 0@25| 25 
27| 1559] 7 49 39|25||27] 3513| 8 8| 0858|926 
98] 30 9| 8 37| 1 58/26/|28| 4 27| 9 ZO 
99.4 923 9. 29 2. 92907 29| 5 41|10 6| 2 31|28 
30] 5 47/10 ?25| 3 7| 28] ||301| 6) 4311 113786109 
31| 7 47) 0@216| 4 52|30 
Luna nuova i) 2a 4h 44° di sera. Luna nuova il 2 a 3h 46” di matt. 


Primo quarto il 9a 9 9 di matt. 
Luna piena il 16 a 9 29 di sera. 
Ultimo quarto il 23 a 2 55 di matt. 


Primo quarto )_ 8 a 
Luna piena il16 a 
Ultimo quarto il 24 a 
Luna nuova il 31 a 


7 
4 
7 
2 


28 di sera. 
25 di sera. 
46 di sera. 
46 di sera, 


ECCLISSI 54: 


ECCLISSI 


(1880) 


11 Gennaio. Ecclisse totale di Sole, invisibile a Torino. 
22 Giugno. Ecclisse totale di Luna, invisibile a Torino. 

7 Luglio. Ecclisse annulare di Sole, invisibile a Torino. 

1 Dicembre. Ecclisse parziale di Sole, invisibile a Torino. 
16 Dicembre. Ecclisse totale di Luna, visibile in parte a 


Torino. 
Entrata nell'ombra ........+..0... 2% 34%" pom. 
Meta idell’ecelisse5 ME... .4.. ac E :/29% 


Uscita dall’ombra 


Grandezza dell’ecclisse 1,39, preso per unità il diametro 
della Luna. Il primo contatto coll’ombra a 107° dal 
punto più boreale del disco lunare verso Est; l’ultimo 
contatto a 100° verso Ovest (immagine diritta). 

31 Dicembre. Ecclisse parziale di Sole, visibile a Torino. 


(LL MPA Reg a PATRIA e 22 bo pon. 
Mei Len, Ripalta 3 34 » 
Balli e, ALe 4 13 » 


Grandezza dell’ecclisse 0,29, preso per unità il diametro 
del Sole. Il primo contatto coll’ombra a 54° dal punto 
più boreale del disco solare verso Ovest; l’ultimo a 34° 
verso Est (immagine diritta). 


92 


MERCURIO 
TEMPO MEDIO DI ROMA H Passaggio Dal 
{ Nascere al on Nascere 
meridiano 
h m h m| h m h 
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Aprile fuhsee. 5 37|11 =56| 6 14 5 
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mi. ina 4 11/10 53| 5 36 4 
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Giugno ...... .e|14 25 OLII Di (ROBIIEZ 
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DA Lt Dedo 11-59) 60 20 
DA E E 6 20| 0 % 26| 6 30 7/ 
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Dicembre .......... 6. 12/1694 
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Vi RISSA 6 59 di. ° 18 3 37 10 


A. DORNA 


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f259| 7 26] 23053 93453 17] 8 49||10= 48/4 59 1077 10 
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Mo 6 38) 2 16/18 32/2 1t1| 7 50||9° 29/3 43/9 57 
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e 31 49/1 7 26 1 13) 7. Ol 8 19/2 361 8 53 
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e 001, 256 18000 19) 6 6/7 12617 47 
eGS| 5 13/1 8|| 5 40|11=39/ 5 38||16 24/0 47/7 10 
MSI 4 5810 53/]5 6/112 8|5 10/15 48|0__13/ 6 38 
80 50] 4 44/0 33]|4 31/105:37| 4 43/[5 1ilt1=38|6 5 

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Mas] 4 30/0 22/13 57]10° 6| 4 15]|4 34/115 3/5 321 
Mas 4 16| o_4|{3 22/9 35/3 48|[3 59/105 29| 4 591 
seo 4° 2/11245/{2 47/9 3/3 19/3 2119 53) 4 25] 
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eee 32/11 1/1 32/7 54 2 16||2 - 4/8 3913 14; 
Mise] 3 17/10 38/|0 56/7 20/1 44||1 2718 3|2 38 
sO] 3° 2|10 14/| 0_20/6 461 1 12||0 49/7 26/2  3| 
7 43] 2 47]9 50|[it124|6 10) 0 37||0_11|6 d9|1 97 | 
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7 31] 2 1418 57|[10 24/4 52|11 290103515 29) 0_7| 
Mas] 1 58/8 31/|9 45/4 13/10 Z41||10 12| 4 50/11 228; 
eo 1 42°)8_ 4||9 5/3 33/105 1|]19 33] 4 11/102 49 
Sis 1 2517 36/|8 21] 2 48] 9 15]/8 49/3 26/108 3 
eee 1 97. 9/7 402 5|8 30/8 9/2 45/9 21 
esi o 53) 6 42|16 59/1 22] 7 45/[7 29/2 4|8 39 
eso o 38/6 17|l6 1710 38| 6 59/|6 48/1 22] 7 56 
Messi O 23/5 51|15 30/1149 6 8||6 7] 0—40|7 13 
geeii o 95 26/14 dasfi1> 51 5 22//5 21/11 5316 25 

= CE) = 
6 49/11 255) 5 ila MIDA; 31464 1 88 
medio 111 =429| 4 38/| 3 20/9 34) 3 48] 3. 55/10 95] 4 55 
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sea |11 20/3 58||1 59/8 19) 2 25]|2 34/9 2/3 30 
gio |I1 10/3 40||1 20| 7 33] 1 46|| 1 54/8 22] 2 50 
6 36|11 13 25||0 426 56] 1 i10|/|1 14|7 42/2 10| 
geo 10 5313 13/0 4/6 1910 34/0 3517 3/1 31 


55 


Adunanza del 30 Novembre 1879. 


PRESIDENZA DEL SIG. COMM. SENATORE ERCOLE RICOTTI 


Il Socio Cav. Giulio Bizzozero presenta, a nome degli Autori, 
Signori Comm. Jacopo MoLescHott, Socio Nazionale non resi - 
dente, e Dott. S. Fusini, la seguente Memoria 


SULL’ INFLUENZA 


DELLA 


LUCE MISTA E CROMATICA 


NELL’ESALAZIONE DI ACIDO CARBONICO 
PER L’ ORGANISMO ANIMALE 


Con li bei raggi infonde 
Vita e vertù quaggiuso 
Nella materia sì, come è disposta. 


DANTE, Rime, Lib. IV, Canz, XII, p.129. 
È 
Storia e posizione del quesito. 


Al fatto trovato da uno di noi, fino dal 1855 a Heidelberga, 
che cioè le rane alla luce esalano maggior quantità di acido 
carbonico che non al buio (1), il tempo ormai ha dato sug- 
gello e conferma. 

Da prima le sperienze in proposito vennero avvalorate in 
via indiretta. PertENKoFER e Voir, nel 1866, verificarono che 
durante il sonno della notte l'esalazione di acido carbonico 
nell'uomo è meno attiva che non di giorno nel più assoluto 
riposo (2). E più tardi, nel 1875, Port ritrovò la medesima 


(1) Jac. MorescHorT, Ueber den Einfluss des Lichts auf die Menge der 
vom Thierkòrper ausgeschiedenen Kohlensiure, Wiener Medicinische 
Wochenschrift, 1855, 27 October, n. 43, ed in traduzione francese: An- 
nales des Sciences nalturelles, Zoologie, 4° série, T. IV, p. 209-224. 

(2) PertenKorER und Vorr, Ueber die Kohlensiureausscheidung und 
Sauerstoffaufnahme wihrend des Wachens und Schlafens beim Men- 
schen. Berichte der Miinchner Akademie 1866, 10 November. 


56 MOLESCHOTT E FUBINI 


differenza fra la notte ed il giorno in un topo (1). Se non che, 
paragonando la respirazione notturna colla diurna, si può du- 
bitare, se non agiscano altre influenze, forse non meno po- 
tenti, all'infuori della sottrazione o somministrazione della 
luce, ed in primo luogo il sonno e la veglia. 

Certo è che il riposo durante la notte agisce nel medesimo 
senso come il difetto dello stimolo della luce, per cui la minor 
esalazione di acido carbonico può dipendere dall’nno e dal- 
l’altro di questi fattori. E chi avesse voluto dubitare dell’in- 
fluenza della luce nell'aumentare l’esalazione di acido carbo- 
nico, avrebbe potuto supporre che tutta la diminuzione‘ 
dell’acido carbonico, esalato di notte tempo, dipendesse dal 
riposo più completo o da tutt'altra causa che non fosse il buio. 

Erano dunque di certo desiderabili delle conferme dirette 
di una scoperta, la quale importava nella scienza un fatto, che 
a molti sembrava contrastare colle dommatiche differenze sta- 
bilite fra piante ed animali, che accordavano alle prime sol- 
tanto il privilegio di una diretta dipendenza dalla luce. 

I primi a confermare il risultato delle sperienze di MoLe- 
scHOTT, eseguite sulle rane, furono SELMI e PiAcENTINI, i quali 
trovarono aumento nell’esalazione di acido carbonico per il 
cane, la tortora e la gallina, quando respiravano alla luce, in 
confronto di quello che esalavanò al buio (2). 

Le sperienze di SeLMI e PIACENTINI però non sono scevre 
d’inesattezze. In alcune delle medesime, che chiamano prove 
anzichè cimenti, essi pesarono l'aumento di un apparecchio 
di LieBIG con potassa caustica in soluzione, e di un tubo suc- 
cessivo con potassa solida, senza separare l’acqua, proveniente 
dal cane, dall’ acido carbonico. Non fanno conoscere la tem- 
peratura che regnava dentro la cassetta, che conteneva l’ani- 


(1) Robert Port, Vergleichende Untersuchung uber die Mengenver- 
hiltnisse der durch Respiration und Perspiration ausgeschiedenen Koh- 
lensîure bei verschiedenen Thierspecies in gleichen Zeitràumen, nebst 
einigen Versuchen iiber Kohlensiureausscheidung desselben Thieres 
unter verschiedenen physiologischen Bedingungen. Habilitationsschrift, 
Jena 1875, S. 57, 58. 

(2) Antonio SeLmi e Giovanni PiacentINI, Dell'influenza dei raggi co- 
lorati sulla respirazione, Rendiconti dell'Istituto Lombardo, serie II, vo- 
lume III, p. 51-63 (27 Gennaio 1870). 


" i 


e, <il i A 
Ti SFBPAR 
SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA, E CROMATICA; ECC. 97 


male, temperatura che era senza dubbio più elevata mentre 
la cassetta era abbuiata per un pezzo di panno nero. Più tardi 
avremo da notare altri particolari, che si riferiscono alle spe- 
rienze degli autori sullodati. Ma fin d’ora dobbiamo rilevare 
che la memoria degli sperimentatori Mantovani difetta di dati 
particolari sui risultati delle singole sperienze, il che fa torto 
al risultato sommario, che dessi ne inferirono.'Con tutto ciò 
SeLmi e PraceNnTINI hanno il merito di essere stati i primi a 
far conoscere complessivamente l’influenza della luce nella re- 
spirazione di animali a sangue caldo. 

Più efficaci per avvalorare la scoperta di MoLescHoTT furono 
le sperienze di Giuseppe CHasanowITz ed Orto von PLATEN. 

Il primo di questi autori, lavorando sotto la direzione del 
Professore Von WirtIicH a Koinigsberga, nel 1872, verificò in 
rane e porcellini d'India l'aumento di acido carbonico esalato 
alla luce. Ma CHasanowiTz aggiunse un fatto sperimentale di 
grande importanza alle osservazioni precedenti. Sulla proposta 
di Brown-Séquarp egli ripetè le sperienze comparative in una 
rana, presso la quale aveva reciso in alto il midollo spinale, 
per renderla immobile, eppure egli ritrovò in modo ugual- 
mente pronunziato l'influenza della luce nell’ accrescere la 
quantità di acido carbonico fornito. Difatti i valori medii del 
CnasanowiITz attribuiscono alle 


Acido carbonico esalato da 100 grammi 


in 24 ore 
nni —— _--\ — -— — pag 
buio luce buio luce 
rane intatte 0,329 (1) 0,514 ossia 100 : 156 


rane con reciso il 
midollo spinale 0,549 0,854 » 100 : 155, 


Con queste sperienze CHasANowITZ eliminò nel modo più 
sicuro il dubbio esternato dal Browx-Séquarp, che nelle spe- 
rienze di MoLescHortT quello, che da questi fu attribuito al- 
l'influenza della luce, avesse potuto dipenderne in modo 
indiretto, per via del movimento cioè, che la luce avesse de- 
terminato nelle rane. Del resto, le numerosissime sperienze 


(1) L'unità di peso in tutta questa memoria sarà il gramma. 


58 MOLESCHOTT E FUBINI 


istituite da MoLEscHOTT potevano già escludere questo dubbio, 
poichè il gran numero delle sperienze compensa l'influenza 
perturbatrice di circostanze secondarie. Ma inoltre vuol essere 
ricordato che pure le rane accecate di MoLEescHoTT aveano 
fornito risultato analogo, sebbene queste rane stessero tran- 
quillissime e senza muoversi durante le sperienze, come spes- 
sissime volte accadeva pure nelle intatte (1). 

Colle ricerche di Orto von PLATEN, eseguite nel laboratorio 
del PrLùcer a Bonna, vennero conquistati due fatti nuovi. 
Lavorando sul coniglio von PLATEN raccoglieva da soli i gas 
polmonari e dimostrò che quello, che dai suoi predecessori fu 
trovato per l’esalazione di acido carbonico complessivamente, 
il suo aumento cioè per influenza della luce, vale pure per 
la sola respirazione polmonare, fatto che per certo si poteva. 
presumere dalle ricerche istituite presso mammiferi ed uccelli. 
E per questa ragione è assai più importante il secondo risul- 
tato che si deve alle sperienze di von PLATEN, ed è che l’in- 
flusso della luce non solo accresce la quantità dell’acido car- 
bonico espirato, ma pure quella dell'ossigeno consumato (2). 
È da notarsi che von PLatEN, nelle sperienze al buio, elimi- 
nava la luce soltanto dagli occhi. 

Fu riservato a FuBInI di precisare la parte, che, indipen- 
dentemente dalla respirazione polmonare, compete a quella 
cutanea, comparandone sempre l’esalazione di acido carbonico 
al buio con quella che ha luogo alla luce. 

La prima serie delle sperienze di FuBInI si riferiva a rane, 
cui avea tolto i polmoni. Queste rane alla luce esalavano per 
la pelle l'acido carbonico in maggior copia, al punto che i 
valori medii al buio ed alla luce stavano nel rapporto di 


(1) Joseph CHasanowirz, Ueber den Einfluss des Lichtes auf die 
Kohlensiure — Ausscheidung im thierischen Organismus, Inaugural- 
Dissertation, Konigsberg, 1872, p. 25, 26. CnasanowrTz sbaglia attribuendo 
al BécLarp l’ohbiezione e la proposta surriferite, essendo stato BrRowNn- 
Séquarp che le faceva all'indirizzo di Giulio BfcLarn e di MoLEscHOTT, 
nel dar conto di un lavoro importante del primo, che dovrà occuparci 
nella quarta parte di questa memoria. Vedi E. Brown-Séquarp, Journal 
de la physiologie de l’homme et des animaua, 1858, Tome I, p. 430. 

(2) Orto von PLaTEN, Ueber den Einfluss des Auges auf den thierischen 
Stoffwechsel; PrLiùGer, Archiv fiùr die gesammte Physiologie des Men- 
schen und der Thiere, Bonn 1875, Vol. XI, p. 272-290. 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 59 


100:134. Fusi fu il primo a dimostrare con valori specifi- 
cati l'immenso predominio, che nelle rane compete alla respi- 
razione cutanea in confronto della respirazione polmonare. 
Egli trovò che, senza polmoni, le rane esalano ancora !°/,, 
dell'acido carbonico fornito da rane intatte (1), e spiegò così 
in modo soddisfacente, l’osservazione fatta da molti autori, che 
i ranocchi per più mesi possono sopravvivere alla perdita dei 
polmoni. 

In un secondo lavoro che FuBINI eseguì assieme al D° RoncHI, 
e come il primo nel laboratorio di Torino, egli verificò che 
pure la pelle umana esala meno acido carbonico al buio che 
alla luce, e ciò nella proporzione di 100 :113 (2). 

Alle conferme indirette che altre ricerche portarono all’in- 
fluenza, che spiega la luce per attivare il ricambio della ma- 
teria, deve annoverarsi una sperienza di BipDER e SCHMIDT, 
che non fu abbastanza tenuta in conto. Questi autori, in un 
gatto privo di alimenti, per tutta la durata dell’inaniziazione 
videro, che la perdita che il corpo subiva di giorno era mag- 
giore di quella prodotta in ugual tempo di notte. Solo negli 
ultimi tre giorni la differenza si fece minore assai, perchè il 
gatto, divenuto cieco, non sentiva più l'influenza della luce 
del giorno (3). i 


Per ricapitolare lo stato delle nostre cognizioni, quale si 
rileva dalle sperienze finora pubblicate, possiamo riassumere 
nel modo seguente. L'influenza della luce, per attivare l’esa- 
lazione di acido carbonico per parte dell'organismo animale, 
fu scoperta nelle rane (MoLescHoTT, 1855) (4), e confermato 


(1) S. Fusini, Ueber den Einfluss des Lichts auf die Kohlensàure- 
Ausscheidung bei den Batrachiern nach Wegnahme der Lungen, in Mo- 
LEscHOTT, Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, 
Vol. XII, p. 103, 110. 

(2) S. Fusi e I. RowncHi, Ueber die Perspiration der Kohlensiure 
beim Menschen, MotrescHott, Untersuchungen, ecc. Vol. XII, p. 10,11. 

(3) Bimomer und Scamipt, Die Verdauungssifte und der Stoffwechsel, 
Mitau und Leipzig, 1852, p. 317, 318. 

(4) Egli è necessario di rettificare una data erronea che si trova 
presso due illustri scrittori in rapporto al lavoro iniziale di MoLEscHOTT. 


60 MOLESCHOTT E FUBINI 


per il cane, la gallina, la tortora (SeLmi e PracentINI, 1870), 
per rane e porcellini d'India (CrasanowITz, 1872), per il co- 
niglio (Orto von PLaTEN, 1875), per le rane senza polmoni 
(Fusi, 1876), e per la pelle umana (Fusini e RoncHI, 1876). 
CÒasanowrrz diede la prova sperimentale che la luce produce 
l’effetto in questione eziandio in rane rese immobili per il 
taglio del loro midollo spinale. Von PLaTEN aggiunse il fatto 
che nella luce cresce non solo l’espirazione polmonare del- 
l’acido carbonico, ma pure il consumo d’ossigeno. Per opera 
di Fusini e RoncHI finalmente fu riconosciuto che ‘l'influenza 
della luce si verifica non solo per la respirazione polmonare, 
ma ancora per quella cutanea. 

Ma se una larga messe di osservazioni, raccolte sotto cir- 
costanze assai variate, presso anfibi, uccelli e mammiferi, ha 
messo in sodo il fatto fondamentale dell'influenza della luce 
nel ricambio della materia negli animali, non si può dire 
altrettanto sul quesito, che qui si presenta subito e spontaneo, 
se cioè la luce quando determina maggior consumo d'ossigeno 
ed esalazione più abbondante di acido carbonico, agisca per 
la sola via degli occhi, ovvero se in questa influenza si tratti 
pure di un’azione più generale, che la luce possa esercitare 
nei processi chimici dell'organismo animale. 

Eppure MoLescHorT fino dal suo primo lavoro avea afferrato 
tal quesito, promettendosi di scioglierlo, esaminando pure delle 
rane accecate sotto l’azione della luce e del buio. 

In primo luogo egli paragonò la quantità di acido carbo- 
nico esalato da rane intatte con quello fornito da altre rane, 
che da 197 giorni avevano la cornea appannata in seguito ad 


Hoppe-SevLER, nel suo trattato di chimica fisiologica (Physiologische 
Chemie, I Theil, Allgemeine Biologie, Berlin 1877, p. 26) dice che MoLe- 
scuort fece le sue ricerche relative al nostro argomento su rane prive 
del fegato, Vorr (Ueber die Wirkung der Temperatur auf die Zersetzungen 
im Organismus der Warmbliiter, Zeitschrift fiir Biologie, Vol. XIV, 1878, 
p. 130) asserisce che MoLescHoTT lavorava con rane accecate. Il vero è 
che MoLescHoTT studiò l’influenza del fegato in rane, cui avea esportato 
quest’organo (Wiener Medicinische Wochenschrift 1853 e MòLLER’s Archiv, 
1853), l'influenza della luce in prima linea presso rane intatte, indi per 
discutere le vie per cui agisca la luce, pure in rane che avea accecato. 
Del resto Hoppe-SeyLER con precisione lodevole rettificò il suo errore in 
p. 573 dell’opera sullodata. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 64 


una profondissima cauterizzazione con nitrato d’argento. Ad 
ugual intensità chimica di luce ed ugual temperatura l’acido 
carbonico fornito, in ugual tempo e per ugual peso del corpo, 
dalle rane cieche, stava a quello delle rane intatte nel rap- 
porto di 100 :114 (1). 

Rane intatte, respirando ora al buio, ora alla luce, aveano 
dato il rapporto di 100 : 125 (2). 

La differenza fra il buio e la luce per rane intatte era 
dunque assai più grande, che non fosse la differenza fra rane 
cieche ed intatte, che tutte e due respiravano a temperatura 
e luce uguali. 

Dopo di ciò furono istituite da MoLEescHoTT ventisei spe- 
rienze comparative , tutte in rane accecate, facendole respi- 
rare ora al buio, ora alla luce. Ebbene, quantunque in queste 
rane fosse eliminata l’influenza degli occhi, pure la luce au- 
mentava l’esalazione di acido carbonico, e ciò nella propor- 
zione di 100: 115 (3). 

Ravvicinando queste cifre, il paragone risulta per l’acido 
carbonico esalato da 


al buio alla luce 
rane intatte 100 : 125 
rane cieche 100 î 10; 


e fra rane cieche e rane intatte alla luce il rapporto di 
100 : 114. Traducendo queste cifre in parole, si rileva che la 
differenza maggiore si verificava quando l’azione della luce si 
esercitava nell’animale intatto, che dessa diminuiva quando 
animali intatti si comparavano ad animali ciechi, e che di- 
minuiva pure, ed in grado pressochè uguale, quando venivano 
paragonate rane cieche con sè medesime, ora alla luce, ora 
al buio. 

Dunque, eschiso l’occhio, era meno forte l’influenza della 
luce, l’esalazione di acido carbonico, paragonata a quella di 
animali intatti, calava da 125 a 114, il che certo vuol dire 
che l'occhio era in parte il veicolo dell’effetto, che la luce avea 


(1) MoLescHoTT, l. c., p. 687. 
(2) MoLescHoTT, l. c., p. 682. 
(3) MoLescHoTT, l. c., p. 688. 


62 MOLESCHOTT E FUBINI 


nell'economia respiratoria. Ma sebbene l'occhio fosse eliminato, 
negli stessi animali la luce era ancora attiva nel medesimo 
senso, sebbene in grado minore, e MoLescHoTT ne concluse 
che in parte l'influenza della luce dovesse svolgersi indipen- 
dentemente dagli occhi, e gli sembrava il più naturale ripe- 
terla dalla pelle, 

Von PLATEN avendo nel coniglio studiato l’effetto della sola 
esclusione degli occhi, applicando innanzi a questi ora vetri 
nudi, ora vetri coperti (1), diede la più completa conferma 
al ritrovato di MoLescHoTT, che attribuiva una parte dell’in- 
fluenza all'intervento dell’occhio. L’acido carbonico, espirato da 
conigli con occhi offuscati, stava a quello prodotto con occhi 
liberamente veggenti nel rapporto medio di 100 :114 (2), 
cifre che singolarmente coincidono in modo perfetto con quelle 
del rapporto ottenuto da MoLescHoTT, vent'anni prima che 
PrLùGER facesse esaminare il problema. 

Ma se pure le rane accecate da 6 !/, mese subivano l’in- 
fluenza della luce nel senso più volte esposto, dobbiamo noi 
veramente concluderne che una parte dell’azione debba pene- 
trare per altre vie nell'organismo? 

A noi pare così e pare tanto di più che l’azione della luce 
sì propaga realmente assai profondamente nel corpo animale. 

PrLùGER però, in una memoria sull’influenza dell’occhio nel 
ricambio della materia non si mostrò pago dell’argomentazione 
di MoLescHott. Egli non rifiuta la possibilità dell’azione della 
luce nell'interno del corpo, anzi la conforta di poderosi argo- 
menti. PrLilcer ricorda le sperienze, che il DessAIGNESs istituì 
fino dal 1810, e che davvero sono assai comprovanti (3). Un dia- 


(1) Von PLATEN, I. c., p. 274. 

(2) Von PLATEN, l. c., p. 290. 

(3) Journal de la physique, ossia col titolo completo: J. C. DELAME- 
THERIE, Journul de physique, de chimie et d’histoire naturelle , Novembre 
1810: J. P. Dessarones à J. C. DELAMETHERIE, Sur quelques phénomenes 
de phosphorescence par insolation, Vendòme le 6 Septembre 1810. Il 
passo ci sembra abbastanza importante per riprodurlo qui in intiero. 
A p. 358 si legge: « J'ai fait luire ce diamant à travers une peau de 
mouton mégissée; la mèéme peau, mise en double, a intercepté tous les 
rayons. Il en a été de mème de la peau de mouton chamoisée. Je l’ai 
fait luire è travers le bois de tilleul de 2,5 ou 7 millimètres d’épaisseur; 
au-delà de cette dernière dimension, il est insensible è la lumière. Il 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 63. 


mante che sia coperto dall’indice, attraverso di questo può rice- 
vere abbastanza di luce solare per diventare fosforescente ossia 
lucente al buio, e non solo il dito vivente, ma pure il cuoio 
conciato o la pelle camosciata di montone dànno ugual pas- 
saggio alla luce. E così pure le ossa fresche, munite della loro 
acqua costituzionale, ed il legno sono attraversabili per la 
luce, il legno di tiglio, secondo DessarGNnES, perfino allo spes- 
sore di 2,5 a 7 millimetri. E PrLUGER stesso indica una spe- 
rienza comodissima per convincere tutti di un fatto, ben noto 
d’altronde, che, cioè, le palpebre lasciano passare molta luce: 
chi chiuda bene gli occhi e poi li copra per breve tempo di 
un panno assolutamente intrasparente, se poi ritira rapida- 
mente quel panno, sente un bagliore attraverso le palpebre 
chiuse (1). 

Ma precisamente da questi fatti il PrLicer ripete la prin- 
cipale obbiezione, che egli muove al tentativo di MoLESCHOTT, 
per tracciare la doppia via per cui la luce influisce nel ri- 
cambio materiale. Imperocchè PrLijceR ammette bensì che le 
rane accecate da MoLescHoTT non potessero più vedere, ma 
che perciò fosse insensibile la loro retina, e quindi inattiva 
la luce per via dell’occhio, questo è il punto in cui il PFLÙGER 
con noi non va d’accordo. Anzi, PrLiùGEeR opina che la retina, 
nel maggior numero delle rane operate da MoLEscHOTT, per- 
sistesse intatta, e che questa retina, tenuta all’ ombra dalla 
« escara » (2), era più sensibile, come una retina tenuta al 
buio. Dobbiamo osservare che la cornea severamente caute- 
rizzata era alterata al punto che, trascorsi 6 o 7 mesi dopo 
la cauterizzazione, gli occhi sembrassero e sembrano ricoperti 
da pelle, di modo che difficilmente se ne riconosca il sito. 


l’est également à travers une seule feuille d’étain semblable à celles dont 
on se sert pour l’étamage des glaces. Si on le couvre du doigt indicateur 
et qu'on expose celui-ci aux rayons du soleil, le diamant y prend un 
éelat aussi vif qu’ travers une feuille de papier: il luit mème à travers 
l’épaisseur de la main, mais sa lueur est extrèmement faible. Parmi les 
corps opaques, ce sont donc les substances organiques vivantes, sans en 
excepter les os, qui sont les plus perméables à la lumière; c’est sans 
doute en raison des liquides qui dans l’état vivant en pénètrent tous 
les tissus ». 

(1) PrLiceRr, l. c., p. 268, 269. 

(2) « Aetzschorf » dice PrLiùGER, l. c., p. 268. 


64 MOLESCHOTT E FUBINI 


E parliamo nel presente, perchè nelle nostre collezioni si con- 
servano ancora due ranocchi di quelli allora cauterizzati, che 
non solo anoi, ma a molti colleghi ed amici scientifici, fanno 
l'impressione di ciechi. Ci duole che la retina delle rane ri- 
spettive non venne esaminata subito dopo l'esecuzione delle 
sperienze cui doveano servire. Ma qual si fosse lo_stato di 
conservazione della retina delle rane accecate, sembra pur 
ragionevole il dubbio, se questa membrana, mentre non ser- 
viva più alla visione, coperta dalla cornea offuscata, potesse 
per un tempo protratto, maggiore cioè di sei mesi, conservare 
un’eccitabilità cresciuta, come succede per una retina che du- 
rante un breve lasso di tempo si sia trovata all'ombra. Una 
retina, che ha riposato per più mesi, se non è divenuta del 
tutto insensibile, pure con ogni probabilità deve avere una 
sensibilità assai smorzata, e farebbe meraviglia che potesse 
sotto l’influenza della luce esercitare ancora sì grande effetto 
nella respirazione, come da MoLescHoTT venne trovato. 

Altra obbiezione del PrLilceR consiste nell’asseverare, che 
fra i valori trovati da MoLescHorT per l’acido carbonico esa- 
lato, e l'estensione od intensità dell’azione della luce, non 
esistesse quella proporzionalità che doveva aspettarsi, se vera- 
mente la luce agisse per le due vie, per la pelle cioè e per 
gli occhi; 

Ed in quanto all’estensione PrLicerR fa le meraviglie che 
la luce per via della pelle sola avrebbe prodotto maggior effetto 
che non quando penetrava per gli occhi e la pelle insieme (1). 

Se non che per far risultare questo assurdo dalle cifre di 
MoLescHort, PrLijeer ha fatto fra queste una scelta che noi 
non possiamo ritenere opportuna, nè giusta. Egli paragona 
l'influenza che diversi gradi di luce esercitavano negli animali 
intatti ed in quelli accecati, e trova, secondo il suo modo di 
vedere, i « rapporti » fra le intensità della luce e quei per 
l'acido carbonico esalato: 


gradi di luce acido carbonico 
per rane intatte 1001226042) 100431148 
per rane cieche 1007 E465%f TOS 20E 


(1) PFLÙGER, l. c., p. 270. 
(2) Per un errore di calcolo, di copia o di stampa PrLòGER scrive 
223 invece di 226. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 65 


Viene quindi nella conclusione sopra riferita che una luce più 
intensa avea nelle rane intatte azione meno forte che una 
luce meno intensa nelle rane cieche. Ma questa conclusione 
avrebbe valore soltanto, se fosse provato, che il modo di mi- 
surare la luce, di cui si serviva MoLEscHOTT per avere un cri- 
terio approssimativo, concedesse di considerare le differenze di 
coloramento , che la luce determina in cartoline imbevute di 
soluzione ammoniacale di cloruro d’argento, come proporzio- 
nali all'intensità, colla quale la luce eccita l'organismo. 

Dovremo più d’una volta tornare su questo argomento. Ma 
prima di tutto ci sia lecito paragonare l’azione oculare della 
luce con quella composta oculare-cutanea nel modo, in cui 
secondo noi PrLiuGerR avrebbe dovuto confrontarle. 

Fra le numerose ricerche di MoLEscHoTT si trova una serie 
di 46 sperienze comparative, in cui le rane stavano al buio 
od alla luce, ed il risultato per l’esalazione dell'acido carbo- 
nico era: 

buio luce 


100: 125; 


le rane cieche invece davano il rapporto: 


buio luce 


100 : 1415. 


In queste cifre, che dànno la risposta più diretta alla domanda 
che MoLescHoTT si era posto prima del PrLUGER, si esprime 
chiaramente il fatto attendibilissimo, che, cioè, l'aumento del- 
l'acido carbonico per l'influenza della luce è maggiore, quando 
questa agisce sugli occhi e la pelle insieme, che allorquando 
gli occhi sono più o meno completamente sottratti all’azione 
della luce. 1 

Ma la differenza diventa molto più cospicua, se invece di 
tener conto soltanto delle sperienze che MoLescHorT istituì in 
rane veggenti, facciamo il paragone considerando pure i va- 
lori medii ottenuti da CHasanowiTz (1) e FuBINI (2). 

L’acido carbonico esalato era: 


(1) CHasaNoWi1TZ, l. c., p. 25. 
(2) Fusini, MoLescHoTT, Untersuchungen, vol. XII, p. 110. 


66 MOLESCHOTT E FUBINI 


buio luce buio luce 
per rane intatte 0,522: 0,654 —100:125 MoLESscHOTT 
DI) » 0,329:0,514—=100:156 CHASANOWITZ 
DITTA » senza polmoni 0,424:0,569 —100:134 Fusini. 


Da questa rassegna per le rane in possesso di occhi sani 
risulta il medio rapporto: 


buio luce 
di 1000 uni8S 
Per le cieche era 100/0460 ei 


A noi sembra che la differenza sia marcata. 

Le sperienze di OrTo von PLATEN ci mettono in grado di 
esaminare pure la questione, se la luce, qualora gli occhi soli 
ne subiscano la sottrazione, abbia effetto uguale o minore, 
che nel caso in cui la pelle e gli occhi insieme alternativa- 
mente si trovino al buio od alla luce. Fra le sperienze fin qui 
pubblicate, il rapporto dell'acido carbonico esalato da mammi- 
feri sottomessi coll’intiero loro corpo al buio ed alla luce era 


buio luce 
pel cane 100: 122 Seum e PracENTINI (1), 
per porcellini d’India 100 : 130 CHasanoWITZ (2). 


Invece il rapporto medio trovato da von PLATEN per conigli, 
di cui solo gli occhi subivano l’alternazione del buio o della 
luce era di 100 : 114. 

Egli è vero che von PLaTEN nelle sue sperienze raccoglieva 
soltanto l’acido carbonico fornito dai polmoni, SeLmi e Pra- 
CENTINI invece, come CHasanowITz, determinarono l’acido car- 
bonico, che proveniva dai polmoni e dalla pelle insieme. Ma 
la proporzione di acido carbonico, che dai mammiferi si esala 
per la pelle, è così piccola in confronto di quella, che viene 
espirata dai polmoni, che aggiungendo pur anche il massimo 
finora riscontrato ai valori di von PLATEN, si verifica sempre 
che l’azione della luce per gli occhi è inferiore a quella per 
gli occhi e la pelle insieme. Di fatti, secondo le sperienze di 
RecnauLT e Reiset, la quantità di acido carbonico, esalato 


(1) SeLmi e PracentINI, I. c., p. 54, 55. 
(2) CHasanowiTz, l. c., p. 25 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 67 


dalla pelle nei mammiferi, arriva di raro ad ‘/, della quan- 
tità espirala dai polmoni (1). Ora se alle cifre di von PLATEN 
si aggiunge '/;, per il buio e la luce, si ottiene il rapporto di 
102 : 116,3. E tenendo conto delle ricerche di FuBini e RoncHI 
dalle quali s’inferisce, che la luce aumenta pure la quantità 
dell'acido carbonico fornito dalla pelle, e ciò nella proporzione 
di 100 : 113, il rapporto 102 : 116,3 diverrebbe 102 : 116,6 
— 100 : 114,3, diciamo pure 100 : 115, e sempre si vede che 
l'influenza oculare non è che una parte dell'influenza simul- 
tanea degli occhi e della pelle (100 :126). 

Ora le cifre di MoLescHoTtT che devono ‘servire per para- 
gonare le differenze dell’esalazione di acido carbonico sotto 
l'influenza di diversa intensità di luce, presso rane intatte e 
rane cieche, non si devono scegliere in modo che solo una 
serie di sperienze venga tenuta in conto, ma bisogna mettere 
a confronto tutte le sperienze, che MoLEscHOTT eseguì così nu- 
merose, perchè in un fatto tanto nuovo, come gli doveva sem- 
brare quello che PrLùGEeR chiama un'importante scoperta, un 
fatto imponente (2), gli sembrava doversi premunire contro 
ogni inganno di accidentalità, facendo parlare le grandi cifre 
ed i valori medii. 

Dalle tavole V, VI e VII nel lavoro di MoLescHoTT risul- 
tano le seguenti intensità di luce accompagnate dalla quantità 
di acido carbonico esalato da rane intatte. 


A 
Gradi di luce Acido carbonico 
1 MI e SR AE 0,447 : 0,592 : 0,679 
10205: #1 /335: 1002a-6 482; he 1535, 


Dalle tavole III e IV del citato lavoro si rileva, sempre per 
rane veggenti : i 


B 
Gradi di luce Acido carbonico 
Trs0078815 0,545: 0,645 
FOO 1 "226; 1006 118. 


(1) ReanauLt et Reiser, Annales de Chimie et de Physique, 3 série, 
T. XXVI, p. 518. 
(2) PrLùGER, l.c., p. 268, 271. 


68 MOLESCHOTT E FUBINI 


Combinando questi due specchietti, calcolando le medie per 
i gradi di luce molto vicini ed i rispettivi valori di acido car- 
bonico, si ottiene : 
C 


Gradi di luce Acido carbonico 


100-: 215 : 335; 100}: 1256560008 


Per le rane cieche, come sopra venne riportato, i rapporti erano: 


D 
Gradi di luce Acido carbonico 
100 : 145 100%=-"123 


Noi conveniamo volentieri che, in questi specchietti, non 
s'incontra quella proporzionalità che si potrebbe aspettare, se 
il grado 4 di luce significasse veramente il doppio del valore 
del grado 2, e che se ciò fosse, potrebbe far senso, che nelle 
rane cieche (specchietto D) un'intensità di luce minore ebbe 
effetto più forte, che una luce più intensa in una delle serie 
ottenute colle rane intatte (specchietto B). Ad ogni modo non 
si dovrebbe chiudere l’occhio per la differenza cospicua, che 
risultava per l’altra serie di rane intatte ed esposte a diverse 
intensità di luce (specchietti A e C). 

Ma egli sarebbe la cosa più arbitraria del mondo, se vo- 
lessimo ammettere che una serie di tinte più o meno nera- 
stre, quali assumono delle striscie di carta fotometrica (1), 
esposte per ugual tempo alla luce, potessero considerarsi come 
quantità cui si potesse applicare il 2 x 2—=4. Evidentemente 


(1) La carta in quistione fu preparata nel modo seguente. Mezz'ora 
prima di volerla adoperare, la striscia di carta priva di colla, rimaneva 
per 3 minuti immersa in una soluzione satura di cloruro d’ammonio, 
ed essiccata rapidamente fra carta bibula, per 1 !/, minuto si teneva in 
una soluzione ammoniacale di nitrato d'argento, satura pur essa. Poi 
la striscia si conservava liberamente sospesa in una scatola d’ottone, per 
estenderla nel momento voluto sopra una lastra di vetro ed esporla per 
5 minuti alla luce, vicino al recipiente, che conteneva l’animale in spe- 
rienza. Il grado d’intensità dell’effetto chimico della luce si desumeva 
da una scala di tinte violaceo-nerastre composta dal pittore ScHaLL di 
Berlino, della quale una copia discreta accompagna la presente me- 
moria. Vedi la memoria sopra citata di MoLescHoTT, p.683, nella quale 
alle linee 17, 18 si deve leggere Sa/miak invece di Ammoniak, 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 69 


il pittore che ha graduato queste tinte ci ha messo in grado 
di valutare il più ed il meno, nè alcuno può credere che ab- 
bia fornito una misura da maneggiare valori proporzionali. 

A MoLescHorT sembrava molto concludente che le ‘rane, 
le quali in belle giornate presentavano sotto la luce un’esala- 
zione più forte di acido carbonico, non la davano più in giorni 
nuvolosi con cielo grigio. E così gli parve, e pare oggi a noi 
un fatto luminoso, che dividendo le sperienze con effetto po- 
sitivo in 2 o 3 gruppi, a seconda della forza chimica, che la 
luce spiegava, si riscontrava tanto per le rane intatte che per 
le cieche correlazione, correlazione intendiamoci in grandi 
tratti, fra i gradi più forti di luce e le maggiori quantità di 
acido carbonico esalato. Cercare o pretendere di più, a nostro 
avviso, condurrebbe ad una precisione ideale, che Giovanni 
MùLLER soleva chiamare troppo bella per esser vera. 

Or se le rane che offrivano la sola pelle all'influenza della 
luce, mostravano in proporzione una maggior sensibilità per i 
raggi così detti chimici che le rane intatte, non potrebbe ciò 
significare, che l’azione della luce negli occhi è meno gagliarda 
per i raggi più refrangibili dello spettro, più forte invece per 
i meno refrangibili, di modo che, graduando la luce solo se- 
condo l'energia chimica, le rane veggenti mostrino alquanto 
meno manifesto l'aumento dell’acido carbonico esalato in cor- 
rispondenza del cresciuto grado di luce? Non vi avrebbe così 
nulla di maraviglioso nella meno perfetta concordanza fra 
l’azione chimica di diverse intensità di luce in animali, che 
si trovino in condizioni così diverse, come le rane cieche e 
le rane veggenti, anzi sarebbe strana questa disarmonia solo 
nel caso, in cui dovesse reggere la supposizione del PrLiger, 
che le rane cieche di MoLEscHoTT avessero avuto, dietro la 
loro cornea offuscata, la retina ugualmente o quasi ugual- 
mente sensibile per la luce che le rane veggenti. 

Il risultato culminante, finora conseguito, sta per noi nei se- 
quenti fatti: 

Quando la luce nelle rane agisce per la pelle sola, l’ aumento 
di acido carbonico è minore (100 :115) (MorescHoTT), che nel 
caso che influisce negli occhi e nella pelle insieme (100 : 138 MoLE- 
SCHOTT, CHASANOWITZ, FUBINI). 


Nei mammiferi poi, se gli occhi soli subiscono gli effetti alterni 


70 MOLESCHOTT E FUBINI 


del buio e della luce, l’effetto è minore (100:115, von PLATEN), 
che mel caso in cui il buio o la luce agiscono nell’ animale intiero 
(100:126, SeLmi e PIACENTINI, CHASANOWITZ). 

Da questi raffronti risulterebbe che la luce attiva l’esalazione di 
acido carbonico non solo per gli occhi, ma eziandio per la pelle 
nei mammiferi, non solo per la pelle, ma pure per gli occhi nelle rane. 

PrLòùGER avrebbe voluto che, per avvalorare l’ultima tesi, 
MoLEescHOTT avesse pure paragonato le sue rane accecate con 
rane veggenti, tenendo le une e le altre al buio, motivando 
il suo desiderio coll’ osservazione, che anche allora possibil- 
mente -le rane intatte avrebbero dato maggior copia di acido 
carbonico, che le rane cieche, il che avrebbe provato non 
trattarsi di un’influenza della luce (1). Mi duole di non aver 
eseguito una tale serie di sperienze colle rane che hanno for- 
nito le cifre consegnate nella tavola IX della memoria del 
1859 (p. 687). La tavola VII però contiene i valori di acido 
carbonico esalato da rane veggenti, che erano state conser- 
vate al buio e respiravano al buio , e questi valori sono para- 
gonabili alle cifre consegnate nella tabella X, per rane cieche 
che respiravano al buio; se ravviciniamo le medie, troviamo 
che la quantità di acido carbonico esalato al buio da 


rane cieche rane veggenti 
era uguale a 0,469 0,459 (2). 


E sono cifre che possono appagare l'esigenza del PrLùGER. 

Ciò nondimeno ci pare dubbioso se quell’esigenza del PFLù- 
GER sia legittima. Egli è probabile che l’occhio anche al buio 
non sia mai al riposo completo, e ciò perchè moltissime 
volte l’uomo ne ha coscienza quando si trova al buio, lo perce- 
pisce come percepisce la luce. Potrebbe quindi succedere che 
nello stesso individuo, che venisse a perdere gli occhi, dopo 
questa perdita, pure al buio la produzione di acido carbonico 
fosse meno attiva di quanto lo fosse, quando possedeva ancora 
gli organi della visione. E di fatto, la diminuzione dell’acido 
carbonico esalato dopo l'esportazione degli occhi, si osservò 


(Per ncer, 1. C., pi 200,201. 
(2) Vedi la memoria di MoLescHott in p. 686 (tab. VII) e p. 687, 
688 (tabella X). 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 74 


da noi più volte presso le rane, presso uccelli e mammiferi, 
sia al buio che alla luce, e ciò in sperienze istituite presso 
il medesimo individuo, studiandone l’esalazione di acido carbo- 
nico, al buio ed alla luce, prima e dopo la perdita degli 
occhi (1). 

Se non che, a noi non conveniva di appagarci di osser- 
vazioni critiche di fronte a dubbi quali vennero emessi da un 
fisiolozo eminente come il PrLiGer. Abbiamo quindi affidato 
a numerose sperienze la missione di decidere il quesito, al 
quale i dubbi predetti si riducono, se cioè, anche in via 
indipendente dagli occhi la luce promuove il ricambio della 
materia quale si manifesta nell’aumento di acido carbonico 
esalato. Ed è per ciò che, desiderosi di progredire nelle ricerche 
sull’ influenza della luce nella respirazione, abbiamo voluto 
istituire sperienze in animali privi degli occhi, ora in seguito 
all’estirpazione di questi col mezzo del tagliente, ora per la 
completa distruzione col ferro rovente e successiva cauteriz- 
zazione con potassa. 

Avendo con siffatte sperienze verificato, che la luce agisce 
in senso positivo pure in mammiferi, uccelli ed anfibi, cui 
mancano gli occhi, abbiamo esteso le nostre investigazioni a 
tessuti isolati. 

Finalmente abbiamo cercato di conoscere l’influenza della 
luce monocromatica, o almeno composta di pochi colori omo- 
genei, tanto più che l’ uno di noi, fino dal 1857, a Zurigo, 
aveva eseguito molte sperienze sull’influenza di luce colorata 
nell’esalazione di acido carbonico presso le rane, che condus- 
sero a risultati non del tutto conformi a quelli che Selmi e 
PIACENTINI prima, e poi Port, inferirono da sperienze che non 
valevano a fornire una risposta assolutamente concludente. 

Divideremo dunque questa memoria in quattro parti. La 
prima è la presente storia dell'argomento e l’ esposizione del 
còmpito, che ci proponemmo di risolvere. La seconda com- 
prende ‘le sperienze fatte sull’influenza di luce mista nell’esa- 
lazione di acido carbonico presso animali assolutamente privi 


(1) Vedi la seconda parte di questa memoria pag. 84, 85, 93; ta- 
belle I. d, II. » (per la rana), VI. d (per il passere), VII. » parte ultima 
(per il surmulotto), VIII. 5 (per il moscardino). 


72 MOLESCHOTT E FUBINI 

degli occhi; la terza compendia le sperienze per conoscere la 
medesima azione in tessuti isolati; la quarta finalmente dà 
conto delle ricerche con luce colorata. Sia lecito mettere fin 
d’ora in rilievo che i nostri studi non si riferiscono soltanto 
ad anfibi, ma si estendono pure ad uccelli e mammiferi. 


Il; 


Sull'influenza della luce mista nell’acido carbonico 
esalato da animali privi degli occhi. 


4. Metodo. 


Il metodo nel quale ci siamo fermati, come altrettanto 
spiccio che preciso, per determinare la quantità di acido car- 
bonico fornito dagli animali, fu quello di aspirare l’aria del 
loro recipiente attraverso un tubo, che conteneva della calce 
sodica, susseguito da due altri contenenti dei pezzetti di potassa 
caustica in bacchette. 

La calce sodica, prima d'introdurla nel tubetto, veniva 
dolcemente scaldata per discacciarne la maggior parte del- 
l'acqua che conteneva, e questa sostanza costituisce un mezzo 
eccellente, per assorbire e ritenere l'acido carbonico. Di fatto 
fino dal 1845 G..J. MvurLper la raccomandava caldamente a 
quell’ uso. 

Prima e dopo ogni sperienza si pesava il tubetto colla calce 
sodica insieme al primo colla potassa caustica che lo seguiva, 
indi separatamente il secondo tubetto con potassa. Se quest’ul- 
timo si cambiava per poco di peso; o se dopo la sperienza, 
come sovente avvenne, era diminuito di qualche frazione di 
milligramma, si era sicuri che i primi due tubetti aveano 
completamente ritenuto l’acido carbonico. Se invece il terzo 
tubetto, il secondo cioè colla potassa, avea subìto un apprez- 
zabile aumento di peso, ciò era indizio della necessità di 
. rinnovare le sostanze .nei tubetti raccoglitori dell'acido carbo- 
nico. Questa è la ragione, per cui il terzo tubetto che amiamo 
chiamare di « vigilanza » , sì pesava separatamente. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 73 


Prima di passare nei tubi raccoglitori, l’aria che veniva 
dagli animali attraversava due tubetti con perle bagnate di 
acido solforico concentrato e puro, affinchè l’aria fosse com- 
pletamente essiccata, prima di venir in contatto colla calce 
sodica del primo tubetto raccoglitore. 

Un simile tubetto con perle ricoperte di acido solforico 
concentrato e puro era intercalato fra il tubetto di vigilanza 
e l’aspiratore. Questo, un grande aspiratore di BRUNNER, che 
poteva contenere circa 30 litri, era fornito d’acqua; rimanendo 
separato per un tubetto essiccatore dai tubetti raccoglitori, 
era eliminato il pericolo che questi assorbissero dei vapori 
d’acqua, durante le manipolazioni richieste per mettere insieme 
l'apparecchio. 

Il recipiente coll’antmale era preceduto da una bottiglia di 
WouLFF con acido solforico concentrato e puro, e questa da 
un’altra bottiglia di WouLrr con forte soluzione di potassa. 

Facendo colare l’acqua dall’aspiratore, l’aria gorgogliava 
prima per la soluzione di potassa, abbandonandole l’acido 
carbonico dell'atmosfera, poi passava sopra l'acido solforico 
della seconda bottiglia di WouLFr, e da qui per il recipiente 
dell'animale, nel quale entrava dunque priva di acido carbonico, 
e se non secca, almeno povera di vapor acqueo. 

Venendo dall’animale, l’aria da prima attraversava due tubi 
essiccatori, poi i tre tubetti raccoglitori e finalmente, avendo 
percorso un ultimo tubo essiccatore, entrava nell’aspiratore. 

Nei tubetti raccoglitori quindi l’aria non poteva deporre 
se non l’acido carbonico che l’animale in esperienza avea 
esalato. 

La corrente d’aria, che entrava nell’apparecchio, non avea 
altra resistenza da vincere, se non quella della colonna di 
soluzione potassica, in cui pescava il tubetto d'entrata alla 
. profondità di 4 o 5 millimetri. Imperocchè, per impedire che 
la corrente dovesse gorgogliare attraverso l'acido solforico, 
nella seconda bottiglia di WouLrr il tubetto conduttore non 
pescava nel liquido, ed i tubetti essiccatori colle perle bagnate 
di acido solforico poggiavano su piccoli tavolini ad altezza 
variabile, di modo che aveano posizione quasi orizzontale; 
non poteva quindi al loro fondo accumularsi uno strato di 
liquido, che l’aria avrebbe dovuto rompere. 


7% MOLESCHOTT E FUBINI 


Da questa disposizione ridondava il vantaggio, che la 
corrente d’aria attraversava con molta regolarità e facilmente 
l'intiero sistema. Quando l’acqua usciva gocciolando dal tubetto 
scaricatore dell’aspiratore, l’aria gorgogliava a bollicini a tra- 
verso la soluzione di potassa nella bottiglia di WouLrr che 
serviva d’entrata. 

Tutti i tubetti sono ripiegati ad U, e da qualche tempo 
per i tubi raccoglitori ci serviamo di preferenza dei tubetti di 
VoLHarp (1), che sono muniti, d’un pezzo, dei tubetti conduttori 
orizzontali, per adattarvi i tubetti di 
gomma elastica che devono stabilire le 
unioni. Ognuno vede come è facile chiu- 
dere ermeticamente le .aperture delle 
branche maggiori di questi tubetti, non 
avendo bisogno di turaccioli forati. E 
non è minore la comodità di poter applicare direttamente ai 
tratti trasversali i fili di platino, che servono per attaccare i 
tubetti al rispettivo uncinetto della bilancia. 

Il recipiente dell'animale era un cilindro di vetro della 
capacità di 650 c.c. Desso si chiudeva con un coperchio 
d’ottone a triplice foratura. In mezzo il coperchio contiene un 
termometro. Il buco d’ entrata è attraversato da un tubetto 
d'ottone a ginocchio, la cui branca verticale colla sua estremità 
inferiore toccava quasi il fondo del recipiente. Nel foro d’uscita 
trovasi un simile tubetto, la cui branca verticale finisce vicino 
al coperchio. In questo modo la corrente dell’aria deve per- 
correre il recipiente dal basso in alto. 

Nelle branche orizzontali di questi tubi d’ottone si trovano 
delle chiavette, affin di poter chiudere per breve tempo il 
recipiente, quando si intercalano altri tubi raccoglitori, fra 
una ed altra sperienza comparative. 

La parte della sperienza che richiede la maggior cura è 
la chiusura del coperchio sul recipiente. Dessa era facilitata 
dal margine largo e piano, che avea la parete del cilindro di 
vetro, sul quale poggiava il margine del coperchio d’ottone , 
senza raggiungere il bordo libero del vetro. Un cerchio metal- 


(1) Vedi il numero 526 nel catalogo di Rearz (NoeLLNER) a Darm- 
stadt, 1876, p. 48. 


» 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 75 


lico verticale del coperchio penetrava nel cilindro. Appena 
entrato l’animale in questo, lungo il margine del coperchio 
e quello del vetro si applicava colla massima attenzione, con 
un pennello, un mastice fuso, composto di due parti di colo- 
fonia ed una di cera gialla. 

Quel mastice offre il grande vantaggio di rapprendersi 
istantaneamente, quando la temperatura di fuori non è molto 
elevata. In questo caso giova aumentare Ja proporzione della 
colofonia nella miscela. 

Per quanto sia opportuna l'applicazione di questo mastice, 
è da notarsi però un inconveniente del suo uso, in quanto 
che, adoperato allo stato di fusione, riscalda di parecchi gradi 
la temperatura dell’aria racchiusa nel recipiente. Ne deriva la 
regola di non cominciare subito la sperienza, appena sia chiuso 
l'animale nel cilindro, ma di far attraversare questo da una 
corrente d’aria, passata per le due bottiglie di WouLrr, a 
traverso la potassa liquida della prima cioè, e al di sopra . 
dell'acido solforico della seconda, mentre un tubo di gomma 
elastica mette in diretta comunicazione l’aspiratore colla camera 
dell'animale, fino a tanto che la temperatura del recipiente 
corrisponda quasi a quella della stanza. 

Coll’intento di non avere un residuo di acido carbonico 
nel recipiente, che sarebbe esalato dall'animale, negli ultimi 
cinque minuti la corrente d'aria si fa passare con maggior 
rapidità per il cilindro, poi si chiudono le due chiavette delle 
branche orizzontali dei tubi d’ottone, si stabiliscono rapida- 
mente le unioni dei tubi raccoglitori coi tubi essiccatori e 
delle bottiglie di WouLrr col recipiente, si riaprono le chia- 
velte, e la sperienza può cominciare. Questa corrente più 
rapida si produceva pure sulla fine di ogni sperienza, ed avendo 
sempre pronta una triade di tubetti raccoglitori già pesati, 
in sostituzione di quelli di cui si deve pesare 1’ aumento, 
lavorando in due, come facevamo, si possono seguire tre e 
più sperienze da paragone senza interruzione. Imperocchè per 
sostituire un sistema di tubetti raccoglitori all’altro, non si 
volevano più di due o tre minuti. Quando avea avuto luogo 
la sostituzione di nuovi tubetti, per i due primi minuti del- 
l'incipiente sperienza, si accelerava pure alquanto la corrente 
dell’aria aspirata, per allontanare l’acido carbonico accumulato 
durante la chiusura delle chiavette. 


76 MOLESCHOTT E FUBINI 


Le sperienze si eseguivano in una camera tappezzata di 
carta bianca non lucente, ed esposta al sud-ovest. Il recipiente 
coll’animale stava vicino alla finestra, sopra un tavolino, che 
mediante una vite potevasi innalzare ed abbassare. Qualora 
s'intendeva che la sperienza si facesse al buio, il cilindro di 
vetro era circondato di un cartone grigio scuro ed abbastanza 
pieghevole, per ravvolgerlo comodamente intorno al recipiente, 
che circondava in doppio o triplice strato. Questo cartone era 
sempre il medesimo. Si toglieva quando l’animale doveva respi- 
rare alla luce. Si aveva cura di difendere questo, all’ uopo, 
dai raggi solari diretti, con un piccolo riparo, il che però, 
nel maggior numero delle sperienze, non era necessario, perchè 
degli edifizi che stanno di fronte intercettavano la luce diretta. 

Fin dalle prime sperienze di MoLEscHoTT quella coperta di 
cartone grigio scuro avea corrisposto assai bene, in quanto 
che non si osservavano che leggiere differenze di temperatura 
fra le ore, in cui gli animali si tenevano al buio o alla luce. 
Quando il sole era molto ardente, era intanto necessario ver- 
sare di quando in quando dell’acqua fresca sul coperchio del 
recipiente, per ragguagliare la temperatura alla luce con quella 
osservata al buio. 

Ognuno vede quanto importava di studiare gli effetti della 
luce a temperature il più possibilmente uguali, dopo che 
LereLLIER, LEHMANN, VierorpT, ed oltre parecchi altri autori 
recentemente CoLasanTI, trovarono che gli animali omoio- 
termici, compreso l’uomo, espirano più acido carbonico, 
quando la temperatura dell'ambiente è decresciuta (1), mentre 
al contrario, per gli anfibi, fu dimostrato da MoLEscHOTT (2) 
e confermato da Ugo ScHuLz (3), che a temperatura inferiore 
esalano minor copia di acido carbonico. 

Per non perdere l’occasione di studiare l'influenza che possa 
avere il grado diverso dell'intensità degli effetti chimici della 
luce, l'abbiamo misurata in tutte queste sperienze col metodo 


(1) Giuseppe Corasanti, Ueber den Einfluss der umgebenden Tem- 
peratur auf den Stoffwechsel der Warmbliiter, PrLòcer, Archiv, 1877, 
vol XIV, p. 92 e seg. 

(2) MoLescHort, Untersuchungen, vol. IT, p. 315 e seg. 

(3) Hugo ScHuLz nell'archivio di PrLiòcer, vol. XIV, p. 90. 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. turi 


descritto sopra nella nota di pag. 68. La prova fotometrica 
per i raggi chimici veniva sempre presa a metà della durata 
di ciascheduna sperienza. 

Quando ci fu possibile raccogliere di un medesimo animale 
più di una serie di sperienze comparative in analoghe circo- 
stanze, abbiamo per lo più alternato l'ordine delle successive 
sperienze, cominciando l’ una volta alla luce e la seguente 
al buio. In questo caso, qualora si cominciava al buio , ciò 
nelle tabelle è indicato con un d dopo la data, mentre un / 
nel medesimo sito significa che la prima sperienza si faceva 
alla luce. Nel maggior numero dei casi i singoli paragoni si 
appoggiano su tre sperienze, imperocchè o quella alla luce 
era interposta fra mezzo a due eseguite al buio , ovvero 
quella al buio fra due sperienze comparative alla luce. Delle 
due sperienze istituite alla luce, come delle due fatte al buio, 
veniva calcolata la media, e questa poi paragonata all’unica 
cifra ottenuta colla sperienza nella condizione opposta. 


2. Sperienze sulle rane. 


Le nostre sperienze nelle rane prive d’occhi furono eseguite 
in femmine di Rana esculenta, a temperature elevate, per cui 
l’esalazione di acido carbonico fu molto attiva. 

Avendo raccolto in fine di questa memoria per tutte le 
sperienze le cifre direttamente trovate e quelle ridotte a 100 
grammi e 24 ore, o almeno queste ultime, riportiamo nel 
corso dell’esposizione le medie peri singoli animali, calcolate 
per le unità di tempo e di peso, e le relazioni fra i valori 
ottenuti al buio ed alla luce. 

La Rana 4 (1), che aveva il medio peso di 48 grammi, per 
cinque sperienze, istituite nei mesi di Giugno e Luglio 1876 
nell’animale intatto, avea fornito in media i seguenti valori: 


AL BUIO ALLA LUCE 


, Acido a ‘ r Acido 
Temperatura eudianiso Grado di luce | Temperatura tianina 
20°; 0 0, 856 II 206 1,056 


(1) Tabella I. a., I. d. 


78 MOLESCHOTT E FUBINI 


Il 5 Luglio a mezzogiorno ebbe luogo l’estirpazione degli 
occhi. Il 7 dello stesso mese il peso della rana era accresciuto 
a 54,1 gramma, senza dubbio in seguito a quell’esagerato 
assorbimento di acqua che nelle rane è segno di malessere. 
Imperocchè il nutrimento è stato sempre il medesimo, cioè 
la rana fu pasciuta giornalmente di un muscolo gastrocnemio 
di rana. Dacchè BreLLucci ebbe ad osservare che i triton divo- 
rano girini di rana, di rospo e di triton non solo, ma strap- 
pano dei pezzi dalla coda dei loro compagni per divorarli, e 
che pure i girini delle rane, tuttochè ordinariamente erbivori, 
divorano girini di rana morti (1), l'alimentazione predetta fu 
da noi praticata su larga scala e con esito assai buono. 

Quarantotto ore dopo l’estirpazione dei globi oculari, che 
furono estratti con un uncinetto e poi tagliati completamente 
colle forbici, una sola sperienza diede: 


AL BUIO ALLA LUCE | 
Temperatura Acido Grado di luce | Temperatura Acido | 
carbonico carbonico | 

Ì 

PALE 0,717 IV 24°, 8 0,985 | 


Se paragoniamo i rapporti dell’acido carbonico esalato dalla 
rana intatta 


al buio alla luce 
(media di 5 sperienze) 100 ; 123 
dalla rana priva degli occhi 
(una sperienza sola) 100 5 197% 


risulta che la luce in questa sperienza ebbe un’ influenza esu- 
berante per aumentare l’esalazione di acido carbonico nella 
rana, cui da 2 giorni mancavano gli occhi. 

Se poi coll’unica sperienza che in causa della morte della 
rana fu eseguita coll’animale cieco, vogliamo paragonare la 
4% sperienza istituita nella rana intatta, troviamo fra il buio 
e la luce per le quantità dell’acido carbonico il rapporto 


(1) Giuseppe BeLLuccr, intorno all’alimentazione ed al sonno dei 
Tritoni, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, vol. IV (1869), 
p. 202-208, particolarmente p. 207, 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 79 


100: 138, ossia quasi la medesima proporzione. Sarebbe quindi 
prematuro volere da una sola sperienza dedurre, che l’azione 
della luce sull’accrescere la produzione di acido carbonico sia 
stata più forte nella rana cieca che nella rana intatta. Solo 
che la luce aumentasse l’esalazione di acido carbonico ancora 
dopo l’estirpazione degli occhi, è giuocoforza riconoscere. 

Nella rana E (vedi tabella II d) le sperienze vennero isti- 
tuite non solo coll’animale intatto e dopo l’esportazione degli 
occhi, ma inoltre dopo l’estirpazione dei grandi emisferi cere- 
brali in una coi corpi bigemini. E non solo la rana cieca, ma 
“ancora la rana cieca e scervellata alla luce diede più acido 
carbonico che al buio. L’estirpazione degli occhi ebbe luogo 
il 23 Luglio 1876, ed il 27, cioè cinque giorni dopo l’opera- 
zione, l'influenza della luce raggiunse il suo massimo. La 
rassegna dei valori medii è questa : 


BUIO LUCE 
Tempe- | Acido Grado Tempe- | Acido 
ratura | carbon. di luce ralura | carbon. 


Rana intatta 

(Media di ? sperienze) 240. 4 1, 228 IIl PI ed) 1,440 
Rana cieca 

(Media di 3 sperienze) SA A IAT III Ps PA I A (Rd | 


Rana cieca e scervellata 
(Media di 2 sperienze) Î 20,0 |0, 898 III 25 44 /0;902 


Ed i rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato: 


al buio alla luce 
Rana E intatta 100 117 
» » cieca 100 106 
» » cieca e scervellata 100 108. 


Vuolsi notare che nella rana £ nei giorni successivi all’e- 
stirpazione degli occhi non fu verificato aumento di peso. 
L'animale intatto pesava in media 55, l’animale cieco 53 
grammi. Dopo l’estirpazione del cervello invece, il peso si 
aumentò notevolmente, imperocchè il secondo giorno dopo 
quest'ultima operazione la rana pesava 77, il terzo giorno 
dopo l’esportazione del cervello (undicesimo dopo l’estirpazione 
degli occhi) 70 grammi. 


80 MOLESCHOTT E FUBINI 


Presso la rana H (vedi tabella III. b) non furono istituite 
sperienze nell’animale intatto, invece 4 sperienze nell’animale 
cieco, e l’ultima di queste, cinque giorni dopo l'estirpazione 
degli occhi. Le medie sono: 


BUIO LUCE 
Temperatura Acido Grado di luce | Temperatura Acido 
carbonico carbonico 
259,3 1, 464 IIT PASUE TI | 1,721 


ed il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalato 


al buio alla luce 


100; ia LUG 


In questa rana gli alti valori per l’acido carbonico non 
dipendevano soltanto dalla temperatura elevata, ma eziandio 
dalla gioventù relativa dell'animale. Il peso medio della rana, 
prima dell’estirpazione degli occhi, era di 34,6, dopo l’opera- 
zione di 32, 8 grammi. Port trovò che rane giovani (R. tem- 
poraria) per ugual peso in ugual tempo, ed a temperatura 
consimile, esalavano 3,6 tanto di acido carbonico che un indi- 
viduo vecchio (1). Parimente il rapporto dell’acido carbonico 
esalato da un individuo vecchio di Bufo variabilis a quello pro- 
dotto da animali giovani della stessa specie era di 1: 3, 5 (2) 
e per Bufo cinereus perfino di 1:4(3). Dalle sperienze di PoTT 
risulta quindi che anfibi giovanissimi possono produrre il qua- 
druplo dell’acido carbonico, che producono animali vecchi della 
medesima specie, e diciamo anfibi giovanissimi, non giovani 
soltanto, perchè il peso degli animali qualificati per giovani 
da Port era piccolissimo. Il giovane rospo (Bufo variabilis) per 
esempio non pesava che 3,41 gramma. 

Il massimo valore che incontrammo in queste ricerche per 
l’acido carbonico esalato da 100 srammi di R. esculenta in 24 


(1) Port, l. c., p. 26 e 27. Le cifre del peso delle rane sperimentate 
da Port sorprendono per la loro piccolezza; la vecchia rana temporaria I 
pesava 13,87, le quattro giovani 5,04 grammi. i 

(2) Vedi Port, l. c., p. 27, 28, 

(3) vPom;p:e29, 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 81 


ore, era di 1,981 gramma (alla luce ed alla temperatura di 
269,3); Ugo ScnuLz trovò 1,607 alla temperatura esterna di 
34°,2, mentre la rana stessa avea la temperatura di 33°,5 (1); 
Port per rane temporarie giovanissime ottenne perfino 3,060. 

Riferendo la media quantità di acido carbonico esalato dal- 
l’uomo adulto alle medesime unità di tempo e di peso, adot- 
tate in tutto questo lavoro e nelle nostre memorie precedenti, 
si calcola la produzione di 1,513. 

Non v'ha quindi alcun dubbio che il massimo valore della 
rana può superare il valor medio dell’uomo che è pur capace 
di tanto aumento. A produrre i valori massimi nella rana, 
all'infuori del movimento, contribuiscono la gioventù, l'elevata 
temperatura, la luce e l’alimentazione. Sia ricordato un’altra 
volta, che le rane nostre, in queste sperienze, furono nutrite 
di carne di rana, il che può in parte spiegare il fatto che nelle 
presenti ricerche ottenemmo valori superiori agli antichi, che 
furono trovati sia da MoLescHoTT, o da Fusini solo, in rane 
che non venivano fornite di cibo e non potevano chiappar 
mosche. 

Quei massimi dell’acido carbonico prodotto da rane o rospi 
non possono per certo fare regola per l’ordinaria attività respi- 
ratoria degli anfibi, nè mai alcuno lo credette (2). 


(1) Vedi Hugo ScHutz in PrLòcer's Archiv, vol. XIV, p. 90, dove le 
cifre si riferiscono ad 1 ora ed 1 chilogr. di peso, devono quindi molti- 
plicarsi per 2,4 per corrispondere alle nostre unità (di 100 grammi e 
24 ore). i 

(2) Non sappiamo davvero dove A. SeLwi e G. PracenmINI (1. c. p. 53) 
abbiano letto che MoLescHotTt asserisca di aver osservate le medesime 
proporzioni di acido carbonico esalato dall'uomo e dalla rana, avuto 
riguardo ai rapporti di peso che hanno questi due esseri organizzati. 
Nel suo giornale (Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und 
der Thiere, vol. I, p. 12 (1857)) MoLescHorT paragona le medie produ- 
zioni di acido carbonico per la rana esculenta e per l’uomo, e trova 
quella uguale a 0,37 di questa. Ne duole che gli autori sovranominati 
non abbiano mai fatto una citazione precisa per le asserzioni che attri- 
buiscono ad altri, ed a MorescHoTT ne ascrivono più di una del tutto 
irreperibile. Se è cortesia citare rigorosamente un autore del quale si 
riferisce qualcaga con lode, di indicarne cioè lo scritto e la pagina in 
cuì si trovi l'affermazione rispettiva, diventa dovere citarlo con preci- 
sione quando si allega a nome suo un assurdo per criticarlo. 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 6 


82 MOLESCHOTT E FUBINI 


Abbiamo determinato la quantità di acido carbonico esalato 
da una quarta rana L (vedi tabelle IV. a, IV. B) cui da 16, rispet- 
tivamente 18 giorni mancavano gli occhi, da 2, rispettivamente 
4 giorni gli emisferi ed i corpi bigemini. In questo caso tutte 
e due le sperienze furono istituite prima al buio, poi alla luce, 
e finalmente di nuovo al buio. I valori medii sono: 


BUIO LUCE | 
Acido ; Acido 
Temperatura ERICA Grado di luce | Temperatura caoniva 
—————___——_—— 
219,0 0, 184 VI | 219,9 0, 247 


ed il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalato 


al buio alla luce 


100... 184 


Riassumiamo i risultati delle nostre sperienze sulla rana: confer- 
mato il primo ritrovato di MoLEscHOTT cui già pria apposero saldo 
suggello CuasanowITz e FuBINI, egli è manifesto innanzi tutto che 
la luce aumenta pure l'esalazione di acido carbonico dopo l’estirpa- 
zione degli occhi. Ed avendo verificato questo fatto nella rana L 
(tabella IV. b, 4 Settembre) 18 giorni dopo l'operazione, resta 
escluso il sospetto, che la luce abbia agito nel moncone del nervo 
ottico da poco tagliato. 

Ma inoltre emerge che, ancora indipendentemente dal cer- 
vello, la luce può svolgere l’azione che attiva il ricambio della 
materia, poichè vediamo in rane cui mancano non solo .gli 
occhi, ma ancora gli emisferi ed i corpi bigemini, crescere 
la quantità di acido carbonico esalato, e ciò perfino di 
1 
3 
col quale al Broww-Séquarp rispose CHASANOWITZ, quando trovò 
che la luce era attivissima per aumentare l’esalazione di acido 
carbonico anche in rane, il cui midollo spinale era in alto 
reciso (1). 

Ognuno si aspetterà a priori che nelle rane veggenti l’in- 
fluenza della luce in quistione debba essere più energica che 


(100:134). Abbiamo dunque potuto avvalorare il cimento, 


—_- 


(1) Vedi sopra: Esposizione storica p. 57, 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC, 83 


in quelle, cui furono rapiti gli occhi. Ed attenendoci all'unico 
animale che ci fornì più di una serie di sperienze, sia quando 
era intatto, sia dopo l’accecamento, questa previsione si avvera 
pienamente, poichè il rapporto fra le quantità di acido car- 


bonico esalato 


al buio * alla luce 
per la rana intatta era 100 ; 17 
» » cieca » 100 3 106 

» » » e scervellata » 100 5 108. 


Dalle antiche sperienze di MoLescHoTT risultavano i seguenti 
rapporti : 


buio luce 
rane intatte (OI rinata 
» cieche TOO azero 


e quindi il rapporto, fra le rane cieche per appannamento 
della cornea e le intatte alla luce, differiva appena da quello 
fra la rana senz’occhi e la medesima rana quando ancora ve- 
deva. Alla luce il rapporto fra 


le rane con cornea appannata e le rane intatte 


era 115 : 125 
fra la rana senz’occhi e la rana inltalta 

106 : 117 

e DORLI LOSE 


Chi badi al gran divario, che presentano i valori dell'acido 
carbonico esalato dalle rane, non farà le meraviglie, se qualche 
volta una rana senz’occhi fornisce una cifra più alta che una 
rana intatta. Non v'ha dubbio però che i massimi aumenti, 
che la luce determina nell’esalazione di acido carbonico presso 
le rane intatte, sono maggiori di quelli che si verificarono in 
rane cieche. Così il rapporto fra le quantità di acido carbonico 
esalato dalla rana A (tabella I. b) si è 

al buio alla luce 
per la rana intatta (28 Giugno) 100 : 460 
per la medesima cieca (7 Luglio) 100/get4 13/4) 


Egli è vero che la rana L, priva degli occhi e del cer- 
vello, 16 giorni dopo l’accecamento, ha fornito il rapporto 
130 ;: 211=100:162, ma qui manca l’occasione di paragonare 


84 MOLESCHOTT E FUBINI 


con una serie di determinazioni fatte presso il medesimo ani- 
male intatto. Se prendiamo la media delle sperienze istituite 
in rane cui mancavano gli occhi, per paragonare il rapporto 
colla media proporzione quale risulta dalle cifre di MoLEscHOTT, 
CHasaNowITZ e FuBINI, troviamo: 


buio luce 
Rane intatte TOO: Ts 
» senz’occhi 100 : 124. 


E per ottenere quest’ultima cifra (124), era necessario di cal- 
colare la media abbracciando l’unico ed elevatissimo valore 
consegnato nella tabella I. è per la rana accecata, ed i valori 
pure molto elevati della tabella IV.b, cui manca il paragone 
coll’animale intatto. Ora, se escludiamo questi valori insolita- 
mente alti, il medio rapporto fra le quantità di acido carbo- 


nico esalato " 
al buio alla luce 
per le rane prive d’occhi diventa 10095 


Per le rane è dunque dimostrato a dovizia il corollario 
richiesto da PFLùGER, che se la luce attiva l’esalazione di acido 
carbonico e per l’eccitamento del senso visivo, e per via della 
pelle od altri tessuti, gli animali ciechi devono sentire quel- 
l'influenza in grado minore degli animali intatti. 

Meglio poi delle cifre medie trovate presso diversi indi- 
vidui, forniscono questa prova graduale le sperienze istituite 
presso la medesima rana E (tabella II bd). 

Vuolsi notare che questa rana, anche al buio, dopo la per- 
dita degli occhi, esalava meno acido carbonico che quando 
era intatta, e meno ancora quando oltre agli occhi avea per- 
duto gli emisferi cerebrali ed i corpi bigemini. Se mettiamo 
= 100 la cifra più bassa dell’acido carbonico fornito al buio 
dalla rana cieca e scervellata, il valore proporzionale 


per la rana cieca soltanto diventa 137, 
quello per la rana intatta 147. 


I valori proporzionali alla luce diventano 


per la rana cieca e scervellata 1086 
per la rana cieca soltanto 146, 
> per la rana intatta *at488k 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 85 


e se mettiamo —100 la quantità dell’acido carbonico che 
alla luce esalava la rana senz’occhi e senza cervello, la cifra 


per la rana cieca si fa 135, 
e quella per la rana intatta 159. 


Poichè la perdita degli occhi in questa rana non avea de- 
terminato quell’assorbimento di acqua, che senz’altro si rico- 
nosce da un rapido e sorprendente aumento del peso del 
corpo, non si poteva invocare questo fattore per spiegare l’as- 
soluta diminuzione dell’acido carbonico che l’animale produ- 
ceva sia al buio che alla luce. 

Dopo l’esportazione del cervello però, la rana tosto pesava //; 
di più di quanto pesava intatta. Ammesso che tutto quell’au- 
mento dipendesse dall’assorbimento d’acqua, e che quest'acqua 
come sostanza indifferente debba diffalcarsi dai tessuti del- 
l’animale, che erano attivi per il ricambio della materia, allora 
i valori diventano per 100 grammi di tessuti attivi : 


buio luce buio luce 


100 1204 = 51002 310872 


Mentre non cambia la proporzione dei valori dell’acido car- 
bonico prodotto al buio ed alla luce, cala assai la produzione 
assoluta in ambedue le circostanze. Se con queste cifre sì 
paragonano quelle trovate per la rana Z (Tabella 1V.. b), che 
era priva d’occhi e cervello, 


al buio alla luce 
0,184 0,247, 


allora s’inferisce che, se la perdita degli occhi per sè sola 
bastava per diminuire l’assoluta produzione di acido carbonico, 
sia alla luce che al buio, la perdita del cervello, aggiunta a 
quella degli occhi, faceva diminuire ancora, ed assai sensi- 
bilmente, l’esalazione di acido carbonico. 

Ne dobbiamo fin d’ora concludere, che anche allo stato di 
relativo riposo gli occhi ed il cervello contribuiscono alla for- 
mazione di acido carbonico, e quanto ciò sia vero per i centri 
nervosi, risulta dagli studi di FuBinI (1), dei quali dovremo 


(1) S. Fusini, Influenza della luce sulla respirazione del tessuto ner- 
voso ; Archivio di Bizzozero, vol. II[ (1879), n. 19, p. 23. 


86 MOLESCHOTT E FUBINI 


occuparci nella terza parte di questa memoria, e che prova- 
rono che « il sistema nervoso esportato dal corpo animale è 
dotato di attività respiratoria, e ciò in grado maggiore sotto 
l'influenza della luce, che quando è sottratto all’azione lu- 
minosa ». 3 

Anche la rana 4, tanto al buio che alla luce, esalò meno 
acido carbonico dopo la perdita degli occhi che non prima. 
Ravvicinando le cifre, ammettendo la cifra più bassa (0,717), 
quella cioè, che la rana cieca esalava al buio, = 100, tro- 


viamo i seguenti valori proporzionali: 
buio luce 


dopo l’estirpazione degli occhi 100.20 CAR 
prima dell’ » » 119 co Ao 


Vediamo ora se le sperienze, da noi raccolte presso rane 
esculente, vengano in appoggio alla tesi, che MoLEscHoTT desu- 
meva dalle sue prime sperienze, che cioè la luce era più 
attiva nell'’aumentare la produzione di acido carbonico, quando 
dessa spiegava maggior energia chimica, tingendo della carta 
bibula impregnata di una soluzione ammoniacale di cloruro 
d’argento (1). 

Trattandosi qui di paragonare, a condizioni di temperatura 
uguale o pressochè uguale, divideremo per ogni rana, che ci 
abbia fornito più di una osservazione istitmita nel medesimo 
stato, intatta, priva degli occhi, ovvero priva d’occhi e di cer- 
vello, le sperienze in due metà, a seconda dei diversi gradi 
d’intensità di luce, aggiungendo sempre la temperatura. 


Bana A intatta 


LUCE MENO FORTE LUCE PIU’ FORTE 
Grado Tempera- Acido Grado Tempera- Acido 
| di luce tura carbonico || di luce tura carbonico 
| Ill 2401050: (1000025 IV AU, dit aT929 
| Ill 938 0a IV 24,9 | 0,900 
II 231,8 1,077 
Medie III 2206 1,019 IV 200,2 | 1, {il | 


—_—— 


(1) Vedi sopra p. 68. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 87 


Mentre le temperature medie differiscono di 0°,6, l’acido 
carbonico esalato al grado III di luce, stava a quello elimi- 
nato al grado IV nel medio rapporto di 100:109. 


Rana B. 
qa) Intatta 


---_=_menkstee bs ssicoi ne sirene stese tree iii” 


TE Ì 
LUCE MENO FORTE LUCE PIU’ FORTE 
Grado Tempera- Acido Grado Tempera- Acido 
di luce tura carbonico di luce tura | carbonico 
III 259,0 IV 24°,0 | 1,508 


Medie III vira 


C) Cieca e scervellata 


| I | 802 0,713 


V | 259, 6 | 1,091 


Le differenze di temperatura sono piccolissime per la rana 
cieca (0°,2), e per la rana che oltre gli occhi aveva perduto 
il cervello (0°,4); per la rana intatta era maggiore di 1°, ma 
la temperatura maggiore accompagnava la sperienza al buio, 
per cui doveva tendere ad abbassare l'influenza della luce. 
Ora si verificano i seguenti rapporti fra le quantità di acido 
carbonico esalato a 

gradi di luce luce meno forte luce più forte 
rana intatta Here IV 100 : 110 
» cieca III e. IV 100 : 118 
» » escervellata I e V 100 : 193 . 


88 MOLESCHOTT E FUBINI 


Rana BA. 


Cieca, 


LUCE MENO FORTE | LUCE PIU’ FORTE 
Grado Tempera- Acido Grado Tempera- Acido 
di luce tura carbonico || di luce tura carbonico 
II 25°, 3 1,834 IV 29 1,875 
HI 25,4 | 1,196 | 
III 26,3 1,981 
Media II, 7 250,3 1,670 


La differenza di temperatura non supera 0°,4, ed il rapporto 
delle cifre dell'acido carbonico 
luce più forte 


112 


per la luce meno forte 


è di 100 


Rana L. 
Priva d’occhi e di cervello, 


LUCE MENO FORTE 


LUCE PIU’ FORTE 


Acido 
carbonico 


Grado 
di luce 


Acido 
carbonico 


Tempera- 
tura 


Grado 
di luce 


Tempera- 
tura 


III QI 0, 211 F3 | | 0, 283 


Qui per temperature sensibilmente uguali, troviamo il rap- 
porto fra le quantità di acido carbonico al grado 


III 
100 


X 
134 . 


E schierando vicini i rapporti trovati: 


gradi di luce 
TI “ec AV 
TH SediN 


rana intatta 
» » 
» cieca 
» » 
e scervellata 


» » » 


og mDvA 
= 
i 
gÉ 
> 
< 


acido carbonico 


100 : 109 
100 : 110 
100 : 118 
100.2 
100.:-155., 
100 : 134. 


mn 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. .89 


Certo questo corredo di cifre potrebbe desiderarsi maggiore, 
se fosse la prima volta che una serie di sperienze dimostra 
che l’influenza della luce nell’attivare la respirazione va cre- 
scendo coll’energia chimica della medesima. Ma trovandosi il 
miglior accordo possibile fra questi dati e quelli anteriori di 
MoLescHort (1), non si potrà di certo attribuirvi poca importanza. 

Per rendere paragonabili le antiche e le nuove sperienze, 
le ravviciniamo qui, dopo di aver ridotto i gradi di luce a 
termini proporzionali, ammettendo che il grado minore o mi- 
nimo di luce per ogni serie sia eguale a 100. Così si ottiene: 


per le rane intatte 


secondo le antiche sperienze di MoLEscHOTT: 


gradi di luce acido carbonico 
a) 100 : 226; 100: 118 
b) 100: 205 : 335; 100:-ag:tozoe 
secondo le sperienze di FuBini e MoLESscHOTT: 
c) 100: 133 ; 100 : 109 
d) 100: 133 ; 100-440: 


per le rane cieche 


secondo le antiche sperienze di MoLEscHOTT: 


e) 100 :'145 ; 100.193: 
secondo le sperienze di FuBini e MoLEScCHOTT: 

Duo 133: 100 : 118 

g) 100: 148 ; LO0-:gla: 


per le rane prive d’occhi e di cervello 


secondo le sperienze di Fusini e MoLEscHOTT. 


h) 100 : 333; 100 : 134 
i) 100 : 500; FO: LOI, 


In qualcheduna di queste serie si trova una proporzionalità 
abbastanza seducente fra i diversi gradi di luce ed i loro ef- 


(1) Vedi questa’ memoria, p. 67, 68. 


® 
90 MOLESCHOTT E FUBINÌ 


fetti, a condizione che si voglia per un momento — molto 
gratuitamente — supporre che il grado II della luce signi- 
fichi il doppio del grado I, e così il grado IX il triplo del 
grado IlI, ossia che il pittore ScHaLL abbia, per ùna delle 
accidentalità più strane del mondo, numerato i gradi della sua 
scala con cifre proporzionali alle diverse intensità di luce, e 
che a queste cifre debbano essere proporzionali non già le 
quantità complessive di acido carbonico esalato, ma solo i 
valori parziali che si trovano addizionati a cento. Il valore 100 
sarebbe, per così dire, costante per ogni cifra dell'acido car- 
bonico, ed a questo valor costante si aggiungerebbe una quan- 
tità fluttuante, ma proporzionale ai gradi di luce. Difatti nella 
serie bd avremmo: 


205335) = 2A 
e per la serie e: 
205):1450= 80000 


Invece nelle serie c, d, f si dovrebbe trovare : 


205.199 = 327210 
mentre si ottenne 


inc 100 + 9 (invece di 121) 
in d 100 + 10 » » 
in f 100 + 18 ” » 


Per le serie A ed i la proporzionalità, nel senso sopra de- 
finito, sarebbe molto soddisfacente, imperocchè 


333 : 500. = 34 : 51, 


mentre i valori ottenuti da addizionarsi a 100 sono 34 e 52. 

Ripetiamo quel che dicevamo in p. 68, che un anda- 
mento più regolare ed esattamente corrispondente fra i gradi 
di luce ed i valori corrispettivi dell'acido carbonico, ben 
lungi dal confortarci, ci avrebbe inspirato sospetto. Non si 
dimentichi che i singoli gradi della scala di ScHaLL non rap- 
presentano tutte le sfumature che l'occhio possa distinguere, 
poichè ScHaLL aveva diviso il primo ed il secondo grado della 
sua scala cadauno in quattro sottogradi, per cui non può in- 
vocarsi in questo caso la guida della legge psico-fisica di 
WeBER e FecHnER. E se, ad onta di ciò e noi malgrado, ci 
siamo qui abbandonati a quel che ci sembrà quasi un giuoco 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 9) 


aritmetico, lo facemmo per cimentare se mai l'influenza dei 
raggi chimici della luce presenti una regolare differenza per 
le rane intatte e le rane cieche, o per queste e le rane che 
furono inoltre prive di cervello. Però una siffatta regola non 
risulta da queste ricerche, imperocchè se l’influenza in qui- 
stione veniva trovata uguale per le rane intatte della serie d 
e per le cieche della serie e, fu maggiore in queste che nelle 
rane veggenti della serie a. Nelle serie & ed è? poi, di rane 
cieche cioè e scervellate, l'influenza di diverse intensità chi- 
miche di luce era inferiore a quella spiegata nelle rane intatte 
della serie b, e superiore a quella della serie a; nelle serie 
c, d di rane intatte finalmente minore che nella serie f che 
sì riferisce a rane cieche. 

L’influenza qui studiata varia dunque in modo irregolare, 
in quanto al grado in cui si spiega in rane cieche ed in rane 
veggenti; in quanto al senso però, in cui si spiega, non v’'ha 
dubbio che a maggior intensità chimica della luce corrispon- 
dono valori più forti per l’acido carbonico. 

Rivolgiamo in prima linea questa critica sperimentale contro 
la nostra ipotesi enunziata sopra (1), che cioè i raggi più ri- 
frangibili potessero agire più efficacemente per via della pelle, 
che per via degli occhi, per attivare nell’animale il ricambio 
della materia. 


3. Sperienze sugli uccelli. 


Come rappresentante degli uccelli abbiamo prescelto il pas- 
sere, Fringilla domestica. 

In tutti e due gli individui che servirono alle nostre ri- 
cerche, abbiamo prima istituito alcune sperienze coll’animale 
intatto, affin di poter paragonare l’intensità dell’effetto della 
luce nell’animale veggente con quella nell’animale cieco. Dessi 
si nutrivano, a loro piacere, di pane bagnato in acqua e di 
scagliuola, ossia di semenza di Panicum îitalicum L. 

Coll’intento di escludere movimenti irrequieti, avevamo tar- 
pato le ali del passere 8, non invece quelle del passere A. 
Tutti e due gli uccelli però erano quieti durante le sperienze. 


(1) Vedi p. 69. 


92 MOLESCHOTT E FUBINI 

L'accecamento si produsse distruggendo gli occhi col ferro 
rovente ed applicando poi dei piccoli pezzetti di potassa cau- 
stica nelle orbite. 

Anche ciechi i passeri sapeano trovare assai bene il cibo, 
che nella gabbia occupava sempre il medesimo posto. 

Il passere 4 fu accecato il 6 febbraio 1878 e morì il 10 
dello stesso mese, ossia sopravvisse solo 4 giorni all’operazione. 

Più resistente era il passere B; operato nel modo predetto 
il 16 febbraio 1878, visse fino alla notte fra il 6 e 7 marzo 
successivo, ossia un poco più di 16 giorni dopo l’operaziore. 
L’autossia, eseguita il dì 8 marzo, fece verificare un’abbon- 
dante suppurazione in ambedue le orbite, non diffusa però 
alia parte posteriore dei globi oculari; una leggiera iniezione 
del cervello, forte invece al midollo allungato; congestione 
pronunziata dei due polmoni; rammollimento dell’ultima por- 
zione dell'intestino tenue. 

Anche in questi passeri abbiamo intercalato ora una sperienza 
alla luce fra due al buio, ed ora viceversa una sperienza al 
buio fra due alla luce. 

Non avendo queste sperienze fornito il medesimo risultato 
per gli uccelli ciechi, quando la successione delle sperienze 
variava, abbiamo riunito in tabelle separate i valori ottenuti 
colla prima e colla seconda. Le tabelle V.a, V.b, VI. a, VI.b, 
contengono le sperienze che cominciarono al buio, le tabelle 
V.e, V.d, VI.c, VI.d quelle che cominciarono alla luce. S'intende 
che nelle tabelle V.b, VI. d, che portano i valori ridotti a 100 
grammi e 24 ore, le cifre per il buio sono medie di due os- 
servazioni, e così le cifre per la luce nelle tabelle V.d, VI. d. 

Il peso del passere A prima dell’esportazione degli occhi era 
di 26,2 grammi, due giorni dopo l’esportazione era 25. La 
temperatura media nel recipiente dell'animale oscillava fra 
14° e 15,1. 

Ora i rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato 
erano: 

al buio alla luce 
per il passere A intatto È . ‘100 0564a 
» D n 2 giorni dopo l’accecamento 100 : 126 (1). 


(1) Vedi tabelle V. a., V. d. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 93 


Le temperature sono vicine quanto lo si può desiderare, per 
il passere cieco al buio in media 17°,4, alla luce 17°,2. Du- 
rante le sperienze col passere intatto la media temperatura 
al buio (15°,7) era inferiore di 1°,5 a quella della luce (17°,2), 
la temperatura quindi in questo caso, trattandosi di animale 
a sangue caldo, doveva agire in senso inverso della luce. Cio- 
nondimeno i rapporti fra i valori dell'acido carbonico sono: 


al buio alla luce 


per il passere B intatto 100 : 131 
” »:.18,;Ci660,..e100. 2.128. 


E prendendo la media dei valori per i due passeri, troviamo: 


al buio alla luce 


per i passeri intatti 100 : 134 
» me rie0icchio» 400.5208270, 


Non v’ha dunque dubbio che i passeri, anche dopo la di- 
struzione degli occhi esalavano più acido carbonico alla luce 
che al buio, e si noti che il passere B era cieco da nove e 
più giorni. È assai meravigliosa la grandezza dell'influenza 
della luce nei passeri ciechi. Imperocchè se mettiamo il valore 
dell'acido carbonico esalato alla luce per i passeri ciechi — 100, 
allora 

quello del passere A veggente diventa 109 
» » B » » 102 


e la media per i due passeri veggenti 105. 

Nel passere B, dopo l’accecamento, si verifica una gran di- 
minuzione dell’acido carbonico prodotto, sia al buio che alla 
luce, diminuzione che fu pure constatata per le rane dopo 
l'estirpazione degli occhi (1). Nel passere A invece, dopo la 
perdita degli occhi, l’esalazione di acido carbonico era cre- 
sciuta ed alla luce ed al buio, ma più al buio che alla luce. 

Poichè pel passere A non erano trascorsi che due giorni 
dopo l’operazione, quando si paragonava l’esalazione dell’acido 
carbonico alla luce con quella al buio, potrebbe credersi che si 
trattasse di un aumento nella produzione dell’acido carbonico 


——______ 


(1) Vedi p. 85. 


9% MOLESCHOTT E FUBINI 


dipendente dalla febbre, aumento osservato da CoLasantI nel 
porcellino d’India (1). Ma se nel passere A accecato la meta- 
morfosi regressiva era attivata al punto di determinare un 
grande aumento nell’esalazione di acido carbonico, riesce tanto 
più significativo che la luce valeva ancora ad accrescerne la 
quantità nella proporzione di 100 : 126. 

Tanto meno eravamo preparati a trovare per i passeri acce- 
cati il risultato opposto, quando la successione delle sperienze 
era luce, buio, luce, invece di buio, luce, buio. Gli uccelli 
intatti, nel giorno stesso dell’operazione, prima di questa, 
aveano dato valori corrispondenti a quelli osservati prima, 
sebbene l'influenza aumentativa della luce nel passere B. fosse 
minore che nelle sperienze in cui quella alla luce fu inter- 
posta a due osservazioni al buio. Difatti per 100 grammi in 
24 ore veniva fornito dal 


buio luce rapporto 


passere A 26,049 36,267; 100 :139 
» B° ‘32,822 306,169; A00S007 
medie 29.435 36,210: (10051238 


Dopo l’accecamento invece, eseguite la prima e la terza 
sperienza alla luce, la seconda al buio, contrariamente a quello 
che in simile circostanza si riscontrò per la rana, era più 
forte l’esalazione di acido carbonico al buio che non alla 
luce (2). Trascriviamo i rapporti che si riferiscono ai due 
passeri nelle condizioni accennate: 

buio luce 
Passere A (1 sperienza, 2 giorni dopo l’accecamento) 100 : 74 
» B(media di 4 sperienze, 4, 6,11,13  » } 1007058 


La tabella VI. d dimostra che in tutte e quattro le sperienze 
per il passere B, come in quella unica del passere 4 coll’or- 
dine delle sperienze : luce, buio, luce, l’esalazione di acido 
carbonico al buio superava di molto, e nel maggior numero 
dei casi moltissimo, quella che si produceva alla luce. 


(1) Giuseppe Corasanti, Ein Beitrag zur Fieberlehre, Archivio di 
PrLùGeR, Vol. XIV (1877) p. 126, 127. 

(2) Vedi le tabelle V. d, e VI. d; poi si paragoni p. 77, e le ta- 
belle I, III per la rana, e per il surmulotto p.99 e la tabella VII, d. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 95 


Il fatto ci sorprese e ci sorprende. Vogliamo dire che le 
sperienze, istituite fin dal mese di Febbraio 1878, non ci die- 
dero luogo ad una spiegazione, oggi che scriviamo il 30 
Luglio 1879. mr i 

Chi volesse supporre, che il buio, dopo la luce, agisse come 
un eccitamento che determini aumento nella produzione di 
acido carbonico, si confuta subito da sè medesimo, vedendo 
che ciò non aveva luogo per la terza sperienza quando dessa 
si eseguiva al buio (1). Se poi il buio avesse tal effetto negli 
animali accecati, sarebbe ben più strano ancora che il pas- 
sere A nulla di ciò mostrava mentre era intatto. Nel passere B, 
egli è vero, la 2? sperienza, al buio, dava più acido carbonico 
che la 1° alla luce, ma la 3? alla luce molto di più che la 
seconda, istituita al buio, in questi rapporti: 


1° sperienza 2? sperienza 3? sperienza 
luce buio luce 


passere B intatto 100 3 105 . 191, 


e quindi, come già fu detto, in media l’esalazione di acido 
carbonico era assai più forte alla luce che al buio. 

Nè può invocarsi una differenza di temperatura per dare 
ragione dell’ influenza invertita, imperocchè mai in alcuna 
serie di sperienze comparative avemmo temperature più eguali 
che in queste, al punto che le temperature medie per le 
osservazioni fatte nel passere B accecato, nella successione 
luce, buio, luce, sono addirittura le medesime (2). 

In quanto poi alla quistione se, oltre la luce in generale, 
abbia influito l'intensità del suo effetto chimico, il passere 4 
non fornisce argomenti, sia per il numero scarso di sperienze, 
sia perchè i gradi di luce non fossero abbastanza diversi. 

Nel passere B invece, potendo disporre di sette serie di 
osservazioni, tutte istituite nell'’animale accecato, vale il prezzo 
dell’opera schierare insieme le cifre, quantunque i gradi di 
luce non variassero che da V a VI. 


(1) Vedi le tabelle V. a, VI. a. 
(2) Vedi le tabelle VI. e, VI, d, 


96 MOLESCHOTT E FUBINI 


GRADO MENO FORTE DI LUCE GRADO PIU’ FORTE DI LUCE 


Grado | Tempera- | Acido Grado | Tempera- | Acido 
di luce tura carbohico | di luce tura i carbonico! 
| 
V 18° 2014779, VI 179,0 | 14, 527 
V 14,9. | 18,733 VI 18,1 ! 21, 011 
V,5 18,2; | 15,784 VI 17,5 | 20, 688 
VI 16,0. 23,777 
Medie Vog di 17,417 VI FIL 2007001 


i] 


Il rapporto fra 17,417 e 20,001 essendo = 100 : 115, egli 
è evidente che fra queste sperienze, che vennero istituite a 
temperature corrispondenti, la luce di maggiore intensità chi- 
mica ha prodotto il maggior valore di acido carbonico esalato, 
di modo che le nostre osservazioni presso il passere non con- 
traddicono a quelle fatte nella rana. E diciamo con riserva: 
non contraddicono, astenendoci dal dire che confermano, perchè 
le tre cifre ottenute con grado minore di luce appartengono 
tutte alla successione: luce, buio, luce, ed una sola di quelle 
che rappresentano l’effetto del grado di luce maggiore. 

Per concludere intorno al passere, tutti e due i nostri in- 
dividui hanno subìto l'influenza della luce di aumentare 
l’esalazione di acido carbonico, tanto ciechi che intatti, quando 
la successione delle sperienze era: buio, luce, buio, invece 
colla successione: luce, buio, luce, solo prima della distruzione 
degli occhi, mentre dopo di questa la produzione di acido 
carbonico era molto più attiva al buio che alla luce. Nè sap- 
piamo il perchè di questa differenza. 

Dopo l’accecamento, applicando la prima successione, l’ a- 
zione positiva della luce era meno forte che prima, ma la 
differenza era meno grande che nella rana E, e certo assai 
meno grande che non si aspetterebbe a priori. 

Finalmente il materiale, che offrono queste sperienze parla 
in favore di una maggiore attività dei raggi chimici nel de- 
terminare l'aumento dell’acido carbonico esalato, sebbene da 
sè sole non basterebbero per erigere in regola il verdetto 
delle cifre trovate. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 97 


4. Sperienze sui mammiferi. 


Avendo in animo di estendere queste ricerche a piccoli 
mammiferi, ci siamo da prima rivolti al topo comune (Mus 
musculus), se non che trovammo questo animaletto così poco 
resistente ad operazioni cruente, che ben tre volte non ci riuscì 
di tenerlo in vita dopo l’estirpazione degli occhi. 

Potemmo invece raccogliere numerose cifre per un esemplare 
di surmulotto albino maschio, Mus decumanus, e per un mo- 
scardino, Myorus muscardinus. 

Ambedue questi animali vennero pasciuti con pane, cacio 
ed acqua a gradimento, vuol dire che si misero le provvigioni 
dell'alimento dopo ogni serie di sperienze sotto la gran cam- 
pana tubulata sotto la quale si tenevano, e che ogni giorno 
ne trovavamo avanzi, quando ci accingevamo a nuove spe- 
rienze. Durante le sperienze stesse gli animali non ricevevano 
cibo, ma potevano considerarsi come ben pasciuti, il che 
s'inferisce senz’ altro dalla circostanza, che il loro peso nel 
tempo che stavano in osservazione si manteneva od andava 
crescendo. 

La campana largamente tubulata, sotto la quale si tenevano 
gli animali, non toccava dappertutto il piatto in cui questi 
stavano, ma in più siti coll’aiuto di pezzetti di legno ne stava 
discosta, per dare movimento all’ aria. Preferimmo questo 
modo di custodire gli animali fra le diverse serie di sperienze, 
perchè ci concedeva di mantenere la massima polizia. 

Il surmulotto consumava in 24 ore fino a 15 grammi fra 
pane e formaggio. Prima dell’accecamento pesava in media 
120 grammi (20, 21 Settembre 1877). 

Addì 29 Settembre l’animale venne accecato, distruggendo 
ambedue gli occhi col ferro rovente ed introducendo poi dei 
pezzetti di potassa caustica nelle orbite. 

Il 21 Maggio 1878 vennero anche esportati i monconi dei 
globi oculari. Esaminati al microscopio, non presentarono traccia 
di elementi retinici. 

Essendochè la prima serie di sperienze venne eseguita fra 
il 29 Ottobre e il 2 Novembre 1877, la seconda fra il 22 Maggio 
ed il 21 Giugno 1878, risulta che nella prima serie si superava 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. ri 


98 MOLESCHOTT E FUBINI 


di un mese la data dell’operazione, e si toccava la fine di un 
mese dopo l'esportazione dei monconi oculari nella seconda. 

Quanto il nostro surmulotto tollerasse bene le due opera- 
zioni, s'inferisce dal fatto che un mese dopo la prima pesava 
in media 139,7, ossia era cresciuto di quasi 20 grammi, 1/6 
del peso primitivo. Nel mese successivo, dopo la seconda 
operazione, il peso medio era di 171,6, ossia più di 50 grammi 
= 5/12 in più del peso iniziale prima di qualsiasi atto cruento. 

Il surmulotto intatto dava le seguenti medie per due serie 
di sperienze, delle quali la prima fu eseguita colla successione : 
buio, luce, buio, la seconda constava di due sperienze sole, la 
prima al buio, la seconda alla luce (1): 


BUIO LUCE 


Acido 
carbonico 


Acido 


Temperatura E 
carbonico 


Grado di luce | Temperalura 


4, 651 VII, 5 26°, 3 9,871 


Il rapporto fra le quantità di acido carbonico si calcola: 


al buio alla luce 


100 ? 12600 


Nelle sperienze istituite un mese e più dopo l’accecamento, 
nei giorni 29 e 30 Settembre, fu osservata la successione: 
buio, luce, buio, e le medie sono: 


BUIO 
Er 0 


Acido 
carbonico 


Grado di luce | Temperatura Acido 


Temperatura È 
carbonico 


189,2 5,949 x, 5 169,7 7, 004 


ed il rapporto tra i valori dell'acido carbonico: 
al buio alla luce 


100 è LS 


Le altre due serie, colla successione : luce, buio, luce, con- 
ducono a queste medie : 


(1) Vedi tabelle VII, a, VII, Bb, | 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 99 


BUIO LUCE 


Acido 
carbonico 


Acido 


Temperatura ; 
carbonico 


Grado di luce | Temperatura 


ed il rapporto fra le cifre dell’ acido carbonico esalato: 


al buio alla luce 


100 : vit 


Insistiamo nel fatto che qui non v'ha l'inversione negli 
effetti della luce a seconda della successione delle sperienze, 
quale fu trovata nei passeri (1). In tutti e due i casi la luce 
aumentava la produzione dell'acido carbonico, sebbene in 
grado maggiore colla successione: buio, luce, buio, che non 
con quella: luce, buio, luce. 


Riavvicinando i rapporti abbiamo: 
al buio alla luce 


Successione : buio, luce, buio 100 : 118 
» luce, buio, luce 100 : 111. 
Media delle 4 serie insieme 100° «sor 11b 


Il surmulotto obbediva dunque alla regola desunta dalla 
rana, che pure l’animale accecato esala più acido carbonico 
alla luce che al buio, qualunque sia l’ordine in cui sì ese- 
guiscano le sperienze. 

A buon conto però, nelle sperienze ulteriori da noi eseguite, 
demmo sovente la preferenza all’interposizione della sperienza 
alla luce fra due sperienze al buio. 

E nello stesso Mus decumanus ci siamo procurato nove altre 
serie di sperienze istituite in quest’ultimo ordine dopo la 
seconda operazione, la quale, come dicemmo, consisteva nel- 
l’esportare i monconi degli occhi. Per arrivare a questi era 
necessario aprire con un taglio le palpebre fuse insieme, ben 
cicatrizzate e munite di peli. 

Le nove serie di sperienze, fatte fra il 22 Maggio ed il 
21 Giugno 1878, diedero come valori medi: 


(1) Vedi sopra p. 94; 


100 MOLESCHOTT E FUBINI 


BUIO LUCE 


Temperatura Acido Grado di luce| Temperatura Acido 
carbonico carbonico 
23°, 8 3, 785 X 23°, 1 4,156 


ed il rapporto fra l’ acido carbonico esalato 


al buio alla luce 


diventa 100 : 110. 


Se ora prendiamo la media di tutte le sperienze (13 serie) 
istituite col surmulotto cieco, per paragonarle con quelle ot- 
tenute nel medesimo individuo intatto, si vede la differenza 
fra l’attività della luce in questo e quello: l’acido carbonico 


esalato: 
al buio alla luce 


dal surmulotto intatto 100... 126 
» » cieco 1000,=* dz 


Esaminando pure qui l'influenza che possa avere la diversa 
intensità dei raggi chimici della luce, lasciamo da parte le 
sperienze istituite nel surmulotto intatto, perchè constano di 
due serie sole, sebbene anche qui al grado maggiore di luce 
(XI) corrisponda il valore più elevato per l'acido carbonico 
(6,071), mentre a luce meno intensa (VIII) si ottenne per l’acido 
carbonico una cifra minore (5,672). 

Ma se dividiamo le cifre osservate per il surmulotto accecato 
in due gruppi, l’uno dei quali abbraccii valori con un grado 
di luce inferiore a X, l’altro quelli col grado di luce da X 
in su, troviamo la seguente rassegna : 


GRADO MENO FORTE DI LUCE GRADO PIU' FORTE DI LUCE 


Luce È n PRE Luce ini 59 
VIII PAASIA | , 454 X TOSO UA) 
VII DID 3, 162 XI 17,0 6, 240 
VIII 2900 4,174 XI 22 5, 101 
IX PARO) 3, 786 XI ded 3, 594 
IX 2250 4,733 XIII 29680 4,193 
IX 1904 4,832 XIV Za 4,212 


Medie | vi, 6 | 219,3 | 4,338 | xi,7 | 2196 | 5,186 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 104 


Il rapporto fra 
#999 0: 5190/291009, 


e queste medie sono molto attendibili, se badiamo alla corri- 
spondenza fra le temperature, che è assai soddisfacente. 

Solo le ultime tre sperienze sembrano deviare dalla regola, 
in quanto che ai gradi di luce superiori (XI, XIII, XIV) cor- 
rispondono valori bassi per l’acido carbonico, ma la differenza 
sì spiega qualora si consideri, che per le tre osservazioni in 
questione regnava una temperatura molto superiore (24°,7 
in media) a quella delle altre (20°,5 in media). 

Simili differenze di temperatura impediscono di scindere la 
tabella in gruppi minori, perchè allora avremmo gradi mag- 
giori di luce in compagnia di temperature inferiori. Le cause 
contrarianti di luce maggiore e calore più forte, le cause co- 
adiuvanti di luce più intensa e calore meno forte si com- 
pensano solo a condizione che il paragone s'istituisca sopra 
un numero di sperienze che sia sufficientemente grande. 

Imperocchè, in questo surmulotto cieco troviamo una lucida 
conferma della legge di LereLLIER, LEHMANN, VieRORDT, Co- 
LASANTI ed altri, che cioè nei mammiferi, come negli uccelli, 
l’elevarsi della temperatura riduce a minor copia l’acido 
carbonico esalato. Difatti; se dividiamo analogamente a quanto 
facemmo per i diversi gradi di luce, le sperienze in due serie, 
delle quali la prima comprenda le sette osservazioni istituite 
colle temperature inferiori (16°,5 — 22°,2), l’altra le sei colle 
temperature superiori (229,5 — 25°), ne risulta il seguente 
specchietto 


TEMPERATURE INFERIORI TEMPERATURE SUPERIORI 


Temperalura | Acido carbonico | Temperatura | Acido carbonico 


169, 5 7,779 229,5 3, 162 
6, 240 20 50 4,454 
5, 223 23,5 4, 174 
4, 832 24,0 4, 212 
3, 786 25,0 4, 193 
4, 733 25,0 3, 594 
5, 101 


23°,.8 3, 965 


102 MOLESCHOTT E FUBINI 


1,90 


Si vede, che per una differenza media di 4°, 4, le quantità 
di acido carbonico esalato alla 


lemperalura superiore temperatura inferiore 
3,965 ; 0,380 


stavano fra di loro nel rapporto di 100 : 136. 

Ora questa relazione inversa fra la temperatura e la quantità 
dell’acido carbonico esalato non risulta meno evidente, se fra 
i valori consegnati in p.100 prendiamo di mira le tre sperienze 
istituite col medesimo grado di luce a temperature assai diverse, 
in cui dunque l'influenza della temperatura deve rivelarsi 
anche più pura. 


Luce Temperatura Acido carbonico | Cifra proporzionale 
XI 25°, 0 3, 094 100 
XI 20610 5, 101 142 
XI 17,0 6, 240 174 


E questa marcatissima influenza della temperatura rende 
desiderabile di dividere le sperienze, che concedono l’esame 
dell'effetto chimico della luce in due gruppi comparativi, 
poichè fra le osservazioni di Ottobre e Novembre 1877 e quelle 
di Maggio e Giugno 1878 vi ha un salto nelle temperature. 
Obbedendo a questo requisito raccogliamo i prospetti seguenti: 


A — Per le temperature più basse: 


GRADO MINORE DI LUCE GRADO MAGGIORE DI LUCE 
Tempera- Acido Tempera- Acido 

Luce tura |carbonico Luce tura carbonico 
IX 19541 4, 832 X 169,5 PISTE, 
IX, 5 1852 5,233 XI LIO 6, 240 


Medie IN 18°, 6 5,027 Xx, 5 TOS 7,009 


Il rapporto fra 5,027 e 7,009 — 100 : 139 . 


SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 103 


HE — Per le temperature più elevate: 


==: Ant ENI in i nt nn nn n | NuINIE:© 


| f 


GRADO MINORE DI LUCE GRADO MAGGIORE DI LUCE 
L Tempera- | Acido T'empera- Acido 
O tura carbonico Luce tura carbovico | 
VIII 7.4 | 4,454 XI deco o, 101 
VIII deo 3, 162 XI 29,0 3, 594 
VIII 72 000] 4,174 XIII “osi 8; 4,193 
IX 2i,0 3, 786 XIV 24,0 4,212 
IX PP 4,733 
Moie wr2 0 22070. 4077 AT I 4,275 
| 


ed il rapporto fra 4,077 e 4,275 è = 100:105, 


È manifesto che la maggior quantità di acido carbonico 
corrisponde sempre alla maggiore intensità degli effetti chimici 
della luce, se non che dai due ultimi specchietti si dovrebbe 
inferire, che i raggi chimici della luce sono molto più potenti 
ad aumentare la quantità dell’acido carbonico esalata a tem- 
perature meno elevate (16 — 19°), che non a temperature 
superiori (241 — 25°). La differenza sarebbe meno rilevante però, 
se il caso non avesse voluto che nelle sperienze a temperature 
inferiori, alla luce più forte avesse corrisposto una tempe- 
ratura più bassa (in media di 1°,9), e nelle sperienze con 
temperature superiori, al contrario, la luce più forte fosse 
stata accompagnata di una temperatura più alta (in media 
di 1°,1), in confronto di quella che regnava nelle osserva- 
zioni con luce a raggi chimici meno intensi. Con altre parole, 
nelle serie di sperienze comparative a temperature minori, 
la luce più forte e la temperatura meno elevata cooperavano 
nel medesimo senso, tutte e due cioè determinavano aumento 
dell’acido carbonico, nelle serie ottenute con temperature mag- 
giori invece, la luce più forte e la temperatura più elevata 
fin ad un certo punto si contrabbilanciavano. 

Qui sarebbe dunque del tutto vano il voler esaminare, se 
differenze fra le intensità di luce, a seconda del loro grado, de- 


104 MOLESCHOTT E FUBINÌ 


terminassero adeguate diversità nella produzione di acido car- 
bonico. E tanto più di buon grado ci appaghiamo del trovar 
confermata la regola in grandi tratti, in quanto che mal volen- 
tieri potremmo risolverci a correggere le cifre trovate, in 
considerazione delle diverse temperature cui corrispondevano. 

Se poi paragoniamo fra di loro osservazioni istituite a tem- 
perature eguali o quasi eguali, vediamo che l’ acido carbo- 
nico cresce rapidamente coll’intensità degli effetti chimici 
della luce : 


temperatura luce acido carbonico 
22050 VII 3,162 si 
22001 IX 4,733 
713: di a XI 5,101 
ZO AO XI 3,594 
29 ;,,0 XIII 4,,19900 


Insomma, a parità di circostanze, il grado di luce e l’acido 
carbonico esalato crescono insieme, ma ci rifiutiamo catego- 
ricamente a voler scoprire una specie di proporzionalità nel- 
l'andamento dei due valori, tutti e due dipendenti da varii 
fattori, e l’uno — l’acido carbonico cioè — misurabile in modo 
assoluto, l’altro — il grado di luce — misurato in modo con- 
venzionale, e forse non altrimenti misurabile. 

Il moscardino, Myorxus muscardinus, che ha servito alle nostre 
sperienze, era la varietà senza o quasi senza odore. 

Addì primo Aprile 1878 avea perduto un pezzo di coda. 

Le osservazioni che doveano stabilire una base per apprez- 
zare l'influenza della luce nell’ animale intatto, caddero nei 
giorni 26 e 29 Aprile successivi. Il moscardino allora pesava 
in media 16,2 grammi. Le medie ottenute per due serie di 
sperienze comparative, erano: 


LUCE 


Acido 
carbonico 


Acido 


5 Grado di luce | Temperalura 
carbonico 


Temperatura 


18°, 6 17,257 VIII, 5 189,0 25, 052 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 105 


ed il rapporto fra le quantità dell’acido carbonico esalato 


al buio alla luce 


100 145 (1). 


Dopo le sperienze del 29 Aprile si esportarono completa- 
mente e cor facilità i due globi oculari. L'emorragia fu minima, 
l’animale non soffriva dopo l'operazione e continuava a man- 
giare e bere come prima. 

Sette serie di sperienze comparative si eseguirono nel mese 
di Maggio successivo, la prima due giorni, la settima ventun 
giorno, dopo l’accecamento, due altre, l’ottava e la nona cioè, 
il 4 ed il 9 di Luglio, cioè 66 e 71 giorno dopo l’operazione. 

Il moscardino, privo degli occhi, nel mese di Maggio, 
pesava fra 15 e 17 grammi, il peso medio era sensibilmente 
lo stesso come prima dell’accecamento, ossia 16 grammi. Nel 
mese di Luglio pesava in media 22,5 grammi, il che dava 
testimonianza dello stato lodevole dell'animale, sebbene morisse 
nella notte dal 12 al 13 Luglio. 

Per il moscardino cieco da tutte e nove le serie di spe- 
rienze si ricavano come valori medii: 


BUIO LUCE 


Acido 
carbonico 


Acido 


L eralura ; 
Pemperalure carbonico 


Grado di luce | Temperatura 


219,4 16,152 XI 219,2 189, 047 


e mentre le temperature medie sono uguali, mostrando pure 
bellissima corrispondenza nelle singole sperienze da paragone, 
la produzione dell’acido carbonico 


al buio alla luce 


sta nel rapporto di #00; ja 0ix442. 


L'influenza della luce si è mantenuta nel moscardino cieco, 
ma se la paragoniamo con quella cimentata nell’animale veg- 
gente, è calata di più nell’animale cieco (da 145 a 112) che 
nel surmulotto (da 126 a 112). 


(1) Vedi tabelle VIII. a, VIII. d. 


106 MOLESCHOTT E FUBINI 


Nel moscardino è notevole che l’influenza aumentativa che 
la luce spiegava pure nell’animale cieco, era assai più grande 
nelle due serie disperienze più vicine all’enucleazione degli occhi, 
ossia 2 e 4 giorni dopo l’accecamento. Ma la stessa partico- 
larità si nota nel surmulotto, quantunque la prima serie delle 
sperienze fosse istituita alla distanza di 30 e più giorni dopo 
l’accecamento. Con tutto ciò ci duole di non aver potuto mol- 
tiplicare più tardi gli sperimenti nel moscardino cieco. 

Per la quistione sulla gradazione dell'influenza dei raggi 
chimici le sperienze sul moscardino forniscono un materiale 
scarso. 

Nell’animale intatto non abbiamo che due serie di osser- 
vazioni comparative. Egli è vero che col grado di luce IX 
l’esalazione di acido carbonico è stata molto più copiosa (27,735) 
che nol fosse col grado VII (22,369), ma nel primo caso la 
temperatura era 17°, nel secondo 19°, 

Inverse differenze di temperatura accompagnavano le singole 
serie di sperienze fornite coll’animale cieco, per cui il dividere 
le osservazioni in due gruppi, a norma della luce più o meno 
forte, condurrebbe ad una coincidenza delle temperature mi- 
nori coi gradi inferiori di luce, ossia ad influenze incrociate 
di luce e calore. 

Per fortuna fra le sperienze eseguite col moscardino cieco 
ve ne ha tre, in cui la temperatura era la medesima (20°) e 
diversi i gradi di luce, per cui meritano di essere paragonate: 


gradi di luce e. VIII XI XIV 
acido carbonico ..'.. 0° 46,3671/4959130724107040) 


Ora mettendo il valore dell’acido carbonico corrispondente al 
grado VII[ =100, e prendendo la media per i gradi XI e XIV, 
risulta: per i gradi di luce VIII e XII, 5 il rapporto di 100 : 119. 

Se il numero di osservazioni in proposito è scarso, ha 
sempre un valore che desse non contraddicono a quanto si 
rilevò dalle sperienze antiche di MoLescHoTT nella rana, e dai 
nostri studi comuni presso la rana, il passere ed il surmulotto, 
ossia ìn tre classi d’animali. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA R CROMATICA, ECC. 407 
Dopo di aver ragionato sui particolari delle singole spe- 
rienze, istituite in tre classi di animali vertebrati, per scio- 
gliere in modo più sicuro il quesito già da MoLEscHoTT cimen- 
tato, se la luce abbia influenza per attivare l’ esalazione di 
acido carbonico, quando ne sia esclusa l’azione negli occhi, 
per essere questi tolti ( rana, moscardino ) o completamente 
distrutti, sia lecito il riassumere in poche cifre il risultato 
principale di questa parte del nostro lavoro. ì 


Rassegna dei rapporti medii fra le quantità di acido carbonico 
esalato al buio ed alla luce per animali intatti e ciechi. 


ANIMALI INTATTI ANIMALI CIECHI 
CLASSE D’ANIMALI 


Anfibi 100 
Uccelli 100 } 100 
Mammiferi 100 100 


A queste cifre, che rendono superfluo ogni commento , si 
aggiunge il fatto non meno stringente, che anche gli animali 
accecati risentono in grado diverso l’energia più o meno intensa 
degli effetti chimici della luce, il che ci piace ricapitolare colle 
seguenti medie: 


Rapporti fra le quantità 


Animali accecati Diversi gradi di luce Hi aeidb carboffito 
Rana !" 11,8, V 100 : 115 (1) 
Passere | UVVI 100 : 115 (®) | 
- Surmulotto | VIIIL6, XI,7 100 : 119 (3) 
Moscardino | © VII] XII,5 100 : 119 (4) | 


(1) Per calcolare queste medie servirono le rane B e H (p. 87, 88, 
che hanno fornito 5 osservazioni a luce meno forte e 2 a luce più 
forte, ossia due gruppi di osservazioni comparabili. 

(2) Il rapporto è dedotto dalle medie di 3 osservazioni per la luce 
meno intensa e 4 osservazioni per la luce più intensa, vedi p..96. 

(3) Medie di 7 e 6 osservazioni, p.100. 

(4) Una osservazione per il grado VIII, la media di 2 osservazioni 
per il grado XII, 5, p. 106. 


108 MOLESCHOTT E FUBINI 


Ogni lettore, che ebbe la cortesia di seguirci fin qui, 
comprende senz'altro perchè non abbiamo scritto i gradi di 
luce in forma di rapporti, e noi ci crederemmo poco cortesi 
se volessimo ancora rilevare che, fra una graduazione con- 
venzionale di una scala di tinte ed i pesi assoluti dell’ acido 
carbonico esalato, niuna proporzionalità in senso matematico 
potrebbe presumersi, nè accettarsi se mai per un caso venisse 
trovata. 

Esclusi gli occhi, la luce continua a determinare aumento nella 
produzione di acido carbonico, certamente in grado minore che negli 
animali intatti, ma in modo indubitabile presso anfibi, uccelli e 
mammiferi. 

Esclusi gli occhi la maggior energia chimica della luce continua 
a produrre un aumento più forte nell’esalazione di acido carbonico 
per gli animali, sebbene dobbiamo rinunziare all'idea di una pro- 
porzionalità fra due effetti, che sono tutti e due il risultato di più 
fattori che non tutti agiscono nel medesimo senso. 


III. 


Sull'influenza della luce nell'esalazione di acido carbonico 
dai tessuti irrorati 0 privi di sangue. 


CHasanowITZ e noi stessi abbiamo soddisfatto all’ esigenza 
di Brown-Séquarp di esaminare l’influenza della luce in rane 
cui era tagliato in alto il midollo spinale (1) o estirpato il 
cervello, compresi i corpi bigemini (2), per eliminare l’effetto 
disturbatore che potrebbe avere il movimento degli animali. 
MoLescHoTT era convinto, che il grandissimo numero delle 
sue sperienze, nelle quali le rane ordinariamente erano affatto 
tranquille, valeva già ad escludere il dubbio accennato, ed a 
noi pure oggi sembra che non avesse torto. Ma comunque sia, 
fu utile di dar la dimostrazione diretta, che la luce aumenta 
l'esalazione di acido carbonico indipendentemente dal movi- 
mento degli animali. 

Ora ci è riuscito di fare molto di più, imperocchè non . 
solo delle rane, in cui sieno distrutti completamente i centri 


(1) CaasanowiTz, 1. c. p. 25, 26, e questa memoria p. 57. 
(2) Vedi questa memoria, parte II, p. 87. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 109 


nervosi, mentre dura il circolo, e rane sventrate, in cui non 
sussiste circolazione, ma anche i tessuti isolati, ancora soprav- 
viventi od irritabili, subiscono l'influenza della luce che au- 
menta l’acido carbonico esalato. 

Addì 29 Ottobre 1878, alle ore 9 #/, a. m. venne decapitata 
una rana esculenta, che nei nostri verbali è contrassegnata 
colla lettera D. Il taglio cadde sul limite anteriore de’ corpi 
bigemini. Furono poi esportati pure questi, il midollo allun- 
gato ed il midollo spinale, e quest’ultimo distrutto fin alla 
sua estremità terminale, introducendo con forza un pezzetto 
di spu&na fino al fondo dello speco vertebrale. 

Subito dopo l'estirpazione o distruzione dei centri nervosi 
abbiamo esaminato la membrana interdigitale col microscopio 
e trovammo circolazione nei suoi vasi, sebbene molto rallen- 
tata. Dopo le tre sperienze respiratorie del 29 Ottobre la circo- 
lazione nella membrana interdigitale era alquanto più attiva. 
Una seconda serie di sperienze s'istituiva il 31 Ottobre; prima 
di essa persisteva lenta la circolazione nei vasi della mem- 
brana interdigitale. Dopo di questi sperimenti il circolo era 
arrestato, ma potè per pochi istanti rianimarsi coll’ applica- 
zione di correnti indotte, nella regione del cuore. All’ eccita- 
mento elettrico rispondevano pure ancora i muscoli degli arti 
e dell'addome. 

La rana preparata, come dicemmo, il 29 Ottobre pesava 
60,6 grammi; il 31 Ottobre, conservata in carta bibula inzup- 
pata d’acqua, 63,5 grammi. 

La sperienza alla luce fu intercalata fra due sperienze al 
buio. Mentre le singole cifre, quelle trovate immediatamente 
e ridotte a 100 grammi e 24 ore, sono consegnate nelle ta- 
belle IX. a, IX.b, seguono qui le medie: 


Rana D, senz’occhi, senza centri nervosi, 
con debole circolazione sanguigna. 


BUIO LUCE 


Temperatura Acido Grado di luce | Temperatura Acido 
carbonico carbonico 
141,°0 0,145 VI 149,4 0,218 
buio luce buio luce 


145. 1,218 = UO TO 


110 MOLESCHOTT E FUBINI 


Il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalate al 
buio ed alla luce era quasi il medesimo nelle due serie: 


nella prima 100 : 152 (col grado di luce VII), 
nella seconda 100 : 147 (col grado di luce V), 


ma le quantità assolute dell'acido carbonico erano molto più 
grandi nel giorno della decapitazione e distruzione dei centri 
nervosi, che nol l'ussero due giorni dopo, e ciò quasi nella 
proporzione di °/; . 

In vista della gran regolarità di questi risultati, non ci 
parve necessario di ripetere le sperienze nelle medesime con- 
dizioni. 

Abbiamo invece aggiunto, in altra rana esculenta, G, lo 
scorticamento alla decapitazione ed alla distruzione completa 
dei centri cerebro-spinali. Fu rispettata la mandibola colla 
lingua. 

Nel giorno stesso dell'operazione, anzi mezz’ ora dopo la 
sua fine, s’istituì la prima, e due giorni dopo la seconda serie 
di sperienze comparative, per determinare l’ acido carbonico 
esalato al buio ed alla luce. 

Il 4 Novembre (giorno dell’atto cruento) la circolazione nella 
membrana interdigitale era lenta assai, ma riperibile in varii 
vasi; le cellule cromatofore erano stellate; il 5 Novembre la 
circolazione un poco più vivace; il 6, prima e subito dopo le 
sperienze, molto debole. Tanto il 5, che il 6 le cellule cro- 
matofore erano globose. Un’ora dopo la fine della seconda 
serie di sperienze era spenta la circolazione ;*le correnti in- 
dotte erano inefficaci nei nervi e nei muscoli, solo i muscoli 
delle dita riagivano a forti correnti. 

Addì 4 Novembre il preparato pesava 38,4, il 6 Novembre, 
in seguito ad assorbimento d’acqua, 44,3 grammi (vedi 1a- 
bella X. a). 

Nelle sperienze del primo giorno la luce non produceva 
aumento nell’esalazione di acido carbonico, anzi si potrebbe 
credere che nelle 3 ore, impegnate per la serie degli speri- 
menti, andasse in modo continuo calando la quantità del- 
l’acido carbonico eliminato. Il secondo giorno invece l’influenza 
della luce era potente e mostrava pure un'azione postuma nel- 
l’ora successiva, in cui il preparato era tenuto al buio, 

Le medie delle due serie son queste: 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 414 


Rana esculenta senz’ occhi, senza centri nervosi 
e senza pelle, con circolo. 


BUIO LUCE 


Acido 
carbonico 


Temperatura 


Grado di luce | Temperatura Acido 
carbonico 


buio luce buio luce 

Happorto'imedioni out 265 : 332 — 100 : 125 

Rapporto del primo giorno 259 : 231 — 100 : 89 
» » terzo » 271: 434 — 100: 160(1). 


Le sperienze consegnate nelle nostre tabelle XI.a e XI.b 
possono considerarsi come istituite con carne muscolare di 
rana. Per ogni serie comparativa servivano due rane decapi- 
tate, scorticate, sventrate, col midollo distrutto e tagliati i 
plessi sciatici. 

Nelle prime due serie la sperienza fatta alla luce fu in- 
tercalata fra due al buio, nella terza e quarta serie invece 
una sperienza al buio fra due alla luce, senza che l’ ordine 
invertito delle sperienze ne abbia cambiato l’esito. 

Tutti i preparati dopo la fine delle sperienze reagivano 
perfettamente alle correnti elettriche. 

Le medie delle quattro serie sono le seguenti: 


Carne di rana esculenta. 


BUIO 


Temperatura Acido 


Grado di luce | Temperatura Acido 


carbonico carbonico 


89,9 0,352 IV,9 8°, 6 0, 600 


E 399 :0000= 10062470 . 


Dunque: senza circolo, senza pelle, senz” occhi, senza centri 
cerebro-spinali o nervi intieri denudati, vediamo la respira- 


(1) Vedi tabelle X. 2, X. A, 


142 MOLESCHOTT E FUBINI 


zione di muscoli contrattili di rana attivarsi di molto sotto 
l'influenza della luce. 

Merita attenzione che senza l'intervento della pelle, col cir- 
colo superstite o spento, la luce conserva la sua azione nel» 
l'aumentare l’esalazione di acido carbonico. Rileviamo il fatto, 
perchè BicLarp vide invertirsi l’azione dei raggi rossi e verdi 
dopo lo scorticamento delle rane. Vista ‘l'analogia fra gli 
effetti fondamentali della luce mista e quella dei raggi colo- 
rati, che faremo conoscere nella quarta parte di questa me- 
moria, insistiamo nella circostanza che i muscoli di rana, i 
quali servirono alle nostre sperienze, dopo di queste erano 
perfettamente contrattili. Imperocchè BicLarp trovò inerti i 
raggi colorati in carni di macello, proveniente da animali uc- 
cisi un giorno o due giorni prima; queste carni in cui la ri- 
gidità cadaverica era naturalmente sciolta, per egual peso, in 
diversi raggi colorati, davano ugual quantità di acido car- 
bonico (1). 

Eseguimmo pure alcune sperienze con carne muscolare di 
una coniglia e di un cane appena uccisi. Cadauna sperienza 
durò due ore, nelle quali durante la prima mezz’orai muscoli 
si trovavano al buio, la seconda alla luce, la terza di nuovo 
al buio, e la quarta ancora alla luce. 

Finite le sperienze, le carni non erano rigide, ma desse 
non reagivano più a correnti elettriche. Cionondimeno i mu- 
scoli del cane sotto l’eccitamento meccanico presentarono con- 
trazione idiomuscolare. 

I valori medii ottenuti per la carne de’ mammiferi ridotti 
a 100 grammi e 24 ore, sono: 


BUIO LUCE 
MUSCOLI 
di Tempe- Acid T a Acid 
A debbo Luce mu Bevrontzo 
Coniglia IA 0, 231 11I, 5 89,4 0,408 
Cane 2 0, 286 III LAPO, 0, 403 
Medie Leo) 0, 268 III,2 AT] 0,405 
buio luce buio luce 
Ora 258 : 405 => 100. “iSi0e): 


(1) BécLarp, Comptes Rendus, T. XLVI (1858), p. 441-443, V. 
(2) Vedi le tabelle XII a, XII. d. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 113 


Raccogliamo qui in un piccolo specchietto i rapporti fra 
le quantità di acido carbonico esalate da 


al buio alla luce 
muscoli di rana con pelle e circolo 100 . 150 
muscoli di rana senza pelle con circolo 100 î 125 
MIETTA Bio fel 100 n 170 
ORE San e MI 100 È 177 
i ART A RARA ALI 100 Sl 14] 


Vedendo persistere l’effetto positivo della luce nell’attivare 
la respirazione dei soli muscoli, non possiamo mettere in 
dubbio l’azione diretta che dessa spiega nell'attività chimica 
dei tessuti, influenza che per certo non esclude l’effetto che 
la luce come eccitamento della retina, ed assai probabilmente 
di altre espansioni nervose, produce nell’ aumentare. l’esala- 
zione di acido carbonico e, come provò von PLaTEN, il con- 
sumo d'ossigeno. Certamente abbiamo qui la più eloquente 
conferma del teorema che MoLescHort inferì dalle sue prime 
indagini, che, cioè, la luce anche all'infuori degli occhi at- 
tiva il ricambio della materia. 

Queste ultime ricerche non ci fornirono gran diversità fra 
i gradi d’intensità chimica della luce con cui sperimentavamo. 
La sola tabella IX. b, che si riferisce a rane prive di centri 
nervosi e di occhi, dà per 


il rapporto dell’acido carbonico fornito 


grado di luce _— —— ur 
al buio alla luce 
V 100 : 147 
VII 100 : 159/« 


Se non che alla sperienza col grado maggiore di luce cor- 
rispondeva pure una temperatura più elevata, e ciò di 2°,4. 
Si potrebbe ritrovare una nuova espressione del fatto ri- 
spettivo, vedendo che il rapporto fra le quantità di acido car- 


bonico, esalato dai mammiferi, era per il 


grado di luce buio luce 
presso il cane III 100%)2 Lal 
» » coniglio III, 5 (E RORCORA Ly 0 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 8 


444 MOLESCHOTT E FUBINI 


Ma oltre al trattarsi di diverse specie di mammiferi , è troppo 
scarso il materiale, per inferirne altro, se non che anche 
queste cifre non contraddicono alla regola generale. 

Dopo la nostra separazione, per il trasferimento di uno di 
noi all’Università di Roma, FuBini ha esteso queste ricerche 
al tessuto nervoso (1). 

Per essere troppo piccolo il miencefalo della rana, furono 
prescelti mammiferi alle sperienze relative, ma coll’avvertenza 
di prolungarne artificialmente la eccitabilità nervosa. 

Fra i diversi artifizi all'uopo messi in pratica da BERNARD, 
Scnirr, MoLescHoTtT, Oscar IsrAEL e Brown-Séquarp, FUBINI 
presceglieva l’inverniciatura della pelle dell'animale dopo di 
averne ben rasi i peli, oppure le iniezioni alcooliche, quella 
e queste raccomandate dallo ScHirr. 

Le dosi di alcool usate erano varie da animale ad animale. 
Così nel cane s’iniettava talvolta fino a 300 c. m. c. di soluzione 
di 20°/, di alcool assoluto nel cavo dell'addome e sotto la 
pelle, nel coniglio e nel porcellino d’India circa 100 centi- 
metri cubici. 

Appena morto l’animale, la cui temperatura andava rapi- 
damente abbassandosi perfino di 20°, si preparava il mience- 
falo colla massima rapidità e diligenza possibile e si pesava. 

Le sperienze si continuavano per 2,3 e 4 ore, a seconda 
che l’eccitabilità del tessuto nervoso del resto dell'animale, 
esplorato coll’elettricità, si trovava conservata. Si possono 
dunque considerare come eseguite sul tessuto nervoso soprav- 
vivente, quantunque manchi l’assoluta certezza, poichè i centri 
. nervosi muoiono più presto dei nervi periferici. 

Delle tredici serie di sperienze 4 si riferiscono al cane 
(1 maschio e 3 cagne), 2 al coniglio (1 maschio, 1 femmina), 
6 al porcellino d'India (2 maschi e 4 femmine) ed 1 ad un 
surmulotto maschio. 

Sette, ossia più della metà, delle 13 serie si prolungarono 
per 4 ore, cioè cominciavano colla respirazione del mience- 
falo per un’ora al buio, poi un'ora alla luce, una terz’ ora al 
buio, e la quarta di nuovo alla luce. Molte volte dunque si 
trattava indifferentemente di una sperienza alla luce in mezzo 


(1) Bizzozero, Archivio delle Scienze Mediche, Vol. II, n. 19 (1879). 


3 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA £ CROMATICA, ECC. {15 


a due al buio e di una sperienza al buio in mezzo a due 
alla luce, per cui, prendendo le medie, tutte e due le succes- 
sioni erano rappresentate. E vuole notarsi che talvolta (4 su 
13 casi), cominciando la serie delle sperienze comparative al 
buio, la prima ora dava un valore più elevato per l’acido 
carbonico che l’ora successiva alla luce, per cui si ottiene un 
risultato più favorevole alla luce, se le medie si computano 
nelle relative serie sulle cifre della 2* e 4* ora, per parago- 
narle senz’ altro alla 3%, e ciò tanto per il cane come per il 
coniglio, che non quando si tiene conto eziandio dell’ ora 
prima. 
Le medie seguenti sono computate su tutte le cifre delle 
singole serie, quali si trovano consegnate nella memoria di 
FuBINI (1). 


Acido carbonico esalato dal miencefalo di mammiferi, 
ridotto a 100 grammi e 24 ore. 


Buio Luce 
= __rPrt—__rP___ ese SELE co 
Animale temperatura acido carbonico grado di luce temperatura acido carbonico 
cane 89,9 0,228 IIl, 9 8°,7 0,340 
coniglio 16,0 0,228 X 17 | 0,305 
porcellino 
d'India 92 0,387 IV, 5 8,8 0,527 
surmulotto 12,1 1,220 VI, 12.2 1,398. 


I rapporti fra le quantità di acido carbonico esalate sono: 


al buio alla luce 
eri ale 100 : 149 
siglon. e at 400 - 114 
porcellino d'India. . 100 - 137 
suemulotto?tit10, 0 900/1041400 s 119 
rapporto medio . . 100 : 129 (2) 


Giova paragonare i muscoli ed il sistema nervoso nella 
loro attività respiratoria e la dipendenza di essa dall'influenza 
della luce presso i medesimi animali. 


(1) Fusini, l. c. 
(2) FuBini, I, c. p. 8, 22, 


116 MOLESCHOTT E FUBINI 


Acido carbonico esalato Rapporto fra Vacido 
per 100 grammi in 24 ore carbonico esalato 

TT ———"— «ide —— °# rea 
buio luce buio luce 
Cane: muscoli 0,286 0,403 ELISE AE 1 
» miencefalo 0,228 0,340 100: 149 
Coniglio: muscoli 0,231 0,408 3 LL ela rar 

» miencefalo 0,268 0,305 IDATA. 


Sarebbe precoce indurre regole senerali da questo paragone, 
tanto più che le sperienze nei muscoli dei mammiferi sono 
meno numerose di quelle fatte coi nervi. Prendendo però le 
cifre nel loro insieme, sembra più attiva la respirazione mu- 
scolare e più sensibile per l'influenza della luce, che nol sia 
quella del tessuto nervoso. 

Tutti e due però, i muscoli ed il tessuto nervoso, mani- 
festamente, sotto l’azione della luce, esalano più acido carbo- 
nico che allo scuro. Risulta quindi che l’esalazione dell’acido 
carbonico per l'influenza della luce cresce non solo rispetto 
la respirazione in genere, ma pure per la respirazione paren- 
chimatosa, e ciò eziandio in tessuti isolati, non più irrorati 
di sangue, ma tuttora sopravviventi. 

A tessuti morti noi non estendemmo finora le nostre ri- 
cerche, ma ricordammo l’effetto negativo di luce colorata, 0s- 
servato dal BicLarp in muscoli che aveano di già . superato 
la rigidità cadaverica (1). 


IV. 
Sull’infuenza della luce colorata nell’esalazione 


di acido carbonico per gli animali. 


1. Note storiche e critiche. 


Il primo che, dopo le sperienze di MoLescHoTT sull’influenza 
di luce mista o bianca nella respirazione animale, pubblicò 
ricerche sull’effetto speciale dei raggi colorati nella funzione 
predetta, fu Giulio BicLarp. Egli esaminò l’azione'di campane 


(1) Vedi sopra p. 104. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA”, ECC. 117 


colorate nella respirazione di uccelli e piccoli mammiferi, 
quali i topi, però senza constatare una differenza per questi, 
mentre rane esculente (rane verdi) sotto campane verdi pro- 
ducevano più acido carbonico che sotto il vetro rosso, al 
punto che questo nella luce verde superava di 3 , di 5 
fino della metà l’acido carbonico fornito in luce rossa (1). 

Questo ed altri fatti osservati dal BicLARD erano così nuovi 
ed importanti che meritavano e meritano la più grande atten- 
zione. Deploriamo quindi vivamente che l'illustre fisiologo 
francese non abbia finora pubblicato i particolari del metodo 
ed i singoli fatti delle sue ricerche, tanto più che per una 
cortese sua comunicazione ad uno di noi ci consta, che il 
BécLarp è giunto alla cognizione di altri dati sull’azione fisio- 
logica della luce colorata e mista, che non furono sinora resi 
di pubblica ragione. 

Dopo l’annunzio dei ritrovati del BécLaRD, che si potrebbe 
in certo modo chiamare preventivo (1858), comparve il già 
citato lavoro di Antonio SeLmi e Giovanni PracenTINI (1870). 
Le loro ricerche si riferivano al cane, alla tortorella ed alla 
gallina (2). 

Il diverso colore anche qui si otteneva con vetri colorati. 
«Il cane stava in una cassetta di legno con una finestrella 
« guernita di un vetro del colore che si voleva predominasse 
« nell’atmosfera della cassetta stessa » (3). Mentre pel cane 
veniva determinato l’acido carbonico che esalava durante il 
suo soggiorno nella cassetta che riceveva luce colorata, per la 
tortora invece, ed a quanto pare eziandio per la gallina, SELMI 
e PraceNTINI misuravano la quantità dell'acido carbonico che 
l’animale emetteva non durante, ma dopo che era stato per 
« qualche tempo » esposto alla particolare illuminazione che 
volevano studiare (4). 


e per- 


(1) Jules BécLarp, Comptes Rendus, 1858, T. XLVI, p. 441-443. 

(2) Port, 1. c. p. 59 dice erroneamente che SeLMi e PracenTINI spe- 
rimentarono col gatto. 

(3) Antonio SeLmi e Giovanni PracentINI, Rendiconti del Reale Isti- 
tuto Lombardo di scienze e lettere, serie 2, Vol. III (Adunanza del 27 
Gennaio 1870), p. 53. 

(4) È così sorprendente l’idea di esaminare l’azione di un agente 


118 MOLESCHOTT È FUBINI 


Impariamo dalla memoria di SeLMI e PrACENTINI che la tor- 
torella pesava 134 grammi e 655 la gallina; il peso del cane 
non si trova notato, nè alcuna cifra direttamente trovata per 
l’acido carbonico emesso dalla tortorella. 

Il tempo di ogni sperienza per determinare l’acido carbo- 
nico esalato, durava un’ora per il cane e per la tortorella, 
mezz’ ora per la gallina. Quando si riflette che nelle spe- 
rienze di SeLMI e PrAacENTINI venivano paragonati gli effetti del 
buio colla luce mista (vetro bianco), violetta, azzurra, verde, 
gialla e rossa, di modo che sette sperienze comparative 
doveano succedersi, si è tentati a credere che una intiera 
serie di sperienze non si potesse svolgere nel medesimo giorno. 
Ed allora le variazioni del peso, del nutrimento, della tempe- 
ratura si vorrebbe conoscere. Abbiamo più volte rilevato di 
quanta influenza è la temperatura nel far variare le quantità 
di acido carbonico prodotto nella respirazione. Gli autori rac- 
contano che « si notava diligentemente l'ora ...., il grado 
« termometrico e l’altezza del barometro, non meno che la 
« giornata del mese in cui si operava (1) » . Ma di queste pre- 
ziose notizie nulla si trova nella loro memoria stampata, nella 
quale neppure si legge l’assicurazione sommaria che le tempe- 
rature da vicino si corrispondessero. 

Dalla gallina l'acido carbonico passava in acqua di barite, 
dal cane e dalla tortorella per un « apparato condensatore a 
« cinque bolle di Liebig, seguito da altro tubo bicorne nel 
« quale stava della potassa caustica solida » (2). Egli è difficile 
persuadersi che questi mezzi assorbenti potessero davvero 
trattenere tutto l’acido carbonico che proveniva dal cane o 


depo che ha cessato d’agire, che per credere dovemmo leggere più volte 
le precise parole di SeLmi e PrAacENTINI, e per ciò ci crediamo in dovere 
di testualmente copiarle. Descritto l'apparecchio in cui la tortorella sog- 
giornava durante la determinazione dell’acido carbonico che produceva, 
gli autori dicono: « Un’ora intera rimaneva l’animale sottomesso alla 
« prova sotto all’apparecchio, avendo il riguardo di tenerlo qualche 
« tempo prima sotto ad una cassetta di legno, la quale era per tre lati 
« chiusa da assicelle, pel quarto lato chiusa da un vetro colorato ». L. c. 
p. 56. 

(1) L. c. p.54 sopra. 

(2) L. c. p. 53 infra. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 419 


dalla tortorella. Quest’aria, mossa per un aspiratore doveva 
poi abbandonare tutto il suo vapore acqueo ad un « provino 
ripieno di cloruro di calcio fuso » interposto « fra l’assorbitore e 
la camera » che conteneva il cane (4). Ma che a ciò bastasse un 
provino con cloruro di calcio, quando si pensa che, in un’ora 
circa 30 e più litri (2) d’aria ad un di presso satura d’acqua 
. lo attraversavano, a noi sembra troppo dubbioso per osar 
desumere dagli aumenti di peso, che il provino subiva, le 
quantità di acqua che esalasse il cane. E se mai questo nostro 
dubbio non fosse ragionevole, ci par lecito domandare, se 
l’acqua pesata dagli autori proveniva realmente dal cane, e 
non in parte piuttosto dall’acqua di barite, per la quale l’aria 
atmosferica gorgogliava, prima di arrivare nella cassetta del- 
l’animale? 

Tutto questo farebbe doppiamente desiderare che gli autori 
non si fossero appagati di comunicare le cifre, che esprimono 
i rapporti fra le quantità di acido carbonico fornito sotto 
diverse circostanze d’illuminazione, invece di descrivere i re- 
perti immediati delle loro fatiche. 

Solo per la gallina pare che SELMI e PIACENTINI comuni- 
chino cifre direttamente trovate, indicanti volumi. Non dicono 
però quali volumi, nè se questi volumi siano ridotti alle me- 
desime unità di pressione barometrica e di temperatura. 

Aggiungiamo che le sperienze nella tortora e nella gallina 
furono fatte una volta per ogni specie di circostanze, e ciò per 
cimentare il risultato di « sessanta e più sperienze », delle 
quali gli autori medesimi non rimanevano troppo convinti. 
« Si temeva, così dicono, che la cassetta, essendo di legno, 
« potesse recare un qualche incaglio nell’operazione, la quale 
« non riuscisse per ciò esattissima; si temeva che qualche 
« poco di aria penetrasse per le congiunzioni della medesima, 
« e per ciò fu risoluto di ripetere le esperienze » (3). Confes- 
siamo che il nostro timore principale si è, che il « provino 
con cloruro di calcio » non bastasse a raccogliere l’acqua, nè 
il tubetto a bollicini del LieBi& con potassa liquida, seguìto 


(1) L.c. p.54. 
(2) L. c. p.55, linea 14 dal di sopra. 
(3) Semi e PIACENTINI, l.c. p.55, 56. 


120 MOLESCHOTT E FUBINI 


dal tubo bicorne con potassa solida, a trattenere l'acido car- 
bonico proveniente da un cane. Ora queste due insufficienze 
doveano produrre due errori in senso contrario che non pos- 
siamo valutare. i 

Niente avrebbe valso di più a tranquillare l’animo del 
lettore, che la minuta esposizione delle cifre immediatamente 
trovate. 

Comunque sia, diamo qui una rassegna dei rapporti indi- 
cati da SELMI e PIACENTINI, cui spetta l’onore di aver trovato 
per la prima volta in animali superiori, che l’attività dell’esa- 
lazione di acido carbonico varia a seconda della qualità della 
luce. Ma per tutte le ragioni addotte, accompagniamo la ta- 
bella di ogni più prudente riserva. 

Notiamo che la nostra rassegna diversifica da quella degli 
autori in ciò, che dessi scelsero per unità la luce mista, mentre 
noi, per uniformare le cifre a quella da noi prescelta, pren- 
diamo per unità il buio. 


Rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato 
in diverse condizioni d’illuminazione durante o precedente (1) le sperienze 
secondo Antonio SeLMI e Giovanni PIACENTINI 


Illuminazione Cane Tortorella Gallina | 
Buio 100 100 100 
Luce violetta 107 117 112 
» Tossa 112 129 133 
» bianca 122 147 144 
» azzurra 126 147 149 
» verde 141 159 153 
» gialla 150 194 187 


Stando a queste cifre, la luce gialla sarebbe la più attiva 
per aumentare l’esalazione di acido carbonico ; seguivano la 
verde e l’azzurra, ed anche questa superava di poco la luce 
bianca o mista. Meno attiva della luce bianca erano la rossa 


(1) Vedi p. 117, 118. 


È 


i 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 121 


e la violetta. Per tutte e due la produzione di acido carbonico 
superava quella al buio, cui la luce violetta stava la più 
vicina. 

Sebbene in ciascheduna delle circostanze accennate, tanto 
per la tortorella che per la gallina, non siasi fatto da SELMI 
e PiAcENTINI che una sperienza sola, pure con tutta la diffe- 
renza che le singole cifre presentino, vi ha accordo nel suc- 
cedersi dei colori, ordinati secondo la loro crescente efficacia 
nell’aumentare l'acido carbonico esalato, e ciò non solo per 
la tortora e la gallina, ma pure per il cane. 

Il terzo lavoro in cui si tratta dell’influenza di luce più o 
meno monocromatica nella respirazione è quello di Por (1). 

Mentre il metodo di determinare la quantità dell’acido 
carbonico, adoperato da Roberto Pot, è inappuntabile, finora 
è troppo scarso il numero delle sue sperienze, che non furono 
che due per i varii modi d'illuminazione da lui esaminati, 
eccetto la-luce verde e la gialla, per ciascheduna delle quali 
PorT dispone di tre osservazioni. Tutte le sue sperienze ven- 
nero eseguite in una sola specie d’animale. 

Vi ha anche qui il guaio dei vetri colorati, sul quale tor- 
neremo a dire. 

Fu un topo, Mus musculus del medio peso di 16,07 grammi, 
che servì alle sperienze di PorT. 

Le sperienze ripetute sotto le medesime circostanze si ac- 
cordano abbastanza bene, e quando in via eccezionale pre- 
sentano maggior divario, pure in ogni categoria, nell'ordine 
ìn cui verranno qui trascritti i risultati immediati, non si 
trovano che cifre maggiori a quelle delle precedenti. Il topo 
dava nella durata di un’ora: 


gramma 
nella luce violetta | I 0,128 di acido carbonico 
II 0,112» 3 
nella luce rossa \ I 0,130 » » 
part T1e0,108: lb i 


(1) Robert Port, Vergleichende Untersuchung uber die Mengenver- 
hàltnisse der durch Respiration und Perspiration ausgeschiedenen Koh- 
lensiure, etc. Jena 1875, p. 54-59. 


MOLESCHOTT E FUBINI 
gramma 
nella luce bianca | I 0,143 di acido carbonico 
milchweiss | 11 0,136 » » 
nella luce azzurra | a i Ù 
ì I 0,150 » » 
L-=02207 » » 
nella luce verde II 0,181 » » 
III Oria » » 
I 0,239 » » 
nella luce gialla II 0,247 » » 
III 0,493 ” a 


Coll’eccezione della luce gialla, in cadauno dei diversi 
gruppi di sperienze, la cifra successiva è più bassa della pre- 
cedente, senza che si travegga alcun motivo per destar sospetto. 
Solo nella luce gialla i valori andavano crescendo, ed il terzo 
di tanto che l’autore fece bene di non tenerne conto nel cal- 
colare la media. 

Le temperature medie oscillano fra 14°, 5 e 15°,5, e non 
si potrebbe pretendere maggior accordo. | 

Eppure non possiamo tacere una gravissima obbiezione, ed 
è che evidentemente le sperienze di PorT furono eseguite in 
giorni diversi. A vero dire, l’autore, altrimenti così preciso 
ne’ suoi dati, non indica il giorno in cui esperimentava, ma 
dalle ore risulta che desse erano distribuite sopra sei o sette 
giorni, e chiunque abbia fatto numerose sperienze di simil 
genere, lo sa di quanto la produzione di acido carbonico può 
variare presso il medesimo individuo da un giorno all’altro. 

Dopo questi cenni trascriviamo qui le quantità di acido 
carbonico, che il topo di Port produceva nelle varie condi- 
zioni, riducendo secondo la nostra abitudine i valori medii a 
100 grammi e 24 ore, aggiungendovi le medie temperature 
ed i valori proporzionali, e mettendo la quantità dell'acido 
carbonico esalato al buio —100. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 123 
—_—=<Err=rrcre rs —emcet rr mere u_ e e reo oo e oo eee 0_ w-_————F--— rr 


Acido carbonico 


Valori proporzionali 


Stato d’illuminazione j Temperatura sco Dia 94 ore \Per l'acido carbonico 


Buio 199,0 12, 568 100 
Luee violetta 13. 2 16,660 133 
» Tossa TR 17,904 143 
» bianca 14,5 19,172 153 
» azzurra pa e Là DI 2 187 
» verde 14 .b 24, 660 196 
» gialla , 19: ,D 33,512 267 


Fra l'andamento di queste cifre di Port e quello dei va- 
lori di Semi e PracentINI vi ha una grande analogia ed una 
gran differenza. La grandezza dei valori va crescendo nell’or- 
dine medesimo in tutti e due dal buio fino alla luce gialla ; 
in tutti e due la luce mista separa nettamente in due gruppi le 
illuminazioni così dette monocromatiche, imperocchè la luce 
mista si mostrava più attiva della luce violetta e della rossa, 
meno attiva invece dell’azzurra, della verde e della gialla. La 
differenza fra le due ricerche per contra consiste in ciò che 
le cifre di Port crescono assai più rapidamente di quelle di 
SeLMI e PracenTINI. Se paragoniamo il massimo effetto della 
luce gialla che questi ultimi autori rinvennero per la torto- 
rella, troviamo che quasi raddoppia il valore del buio, mentre 
nel topo di Port non era molto lontano dal triplicarlo. La 
differenza risulta poi assai più spiccante, se invece di para- 
gonare i valori del topo di Port a quelli degli uccelli, li con- 
frontiamo con quelli del cane di SELMI e PIACENTINI. 

Il primo autore che abbia pubblicato di aver evitato vetri 
colorati fu CHasanowitz. Egli circondava la camera della rana 
di uno strato di soluzione d’indaco, il quale nello spessore 
adoperato non lasciava passare se non raggi rossi, ovvero di 
una soluzione di bicromato di potassa, che dava passaggio 
principalmente ai raggi rossi, ma inoltre a raggi gialli e ad 
una parte dei raggi verdi. Queste soluzioni si versavano in 
un recipiente esterno, e furono eseguite quattro sperienze 


in luce rossa, ed altrettante in luce mista di raggi rossi, gialli 
e verdi. 


124 MOLESCHOTT E FUBINI 


I valori dell’acido carbonico, calcolati da CHasanowIrz per 
100 grammi e 24 ore, dànno per Rana esculenta: 


buio luce rossa luce rossa-gialla-verde luce mista 


0,329 0,313 0,495 0,514 


e Ie cifre proporzionali sono: 


buio luce rossa lure rossa-gialla-verde —luce mista 


100 : 95 150 a 156 (1). 


Da queste sperienze risulterebbe che, per le rane la luce 
rossa è anche meno eflicace del buio, mentre la luce mista 
di raggi rossi, gialli e verdi avea quasi ugual efficacia che la 
luce bianca. CHAasaNowITZ stesso non è alieno dal credere, che 
la differenza nelle quantità dell’acido carbonico dipenda piut- 
tosto da diversa intensità, che non dalla qualità specifica della 
luce, ed afferma che la sua soluzione di bicromato era deci- 
samente più chiara di quella dell’indaco (2). Siccome però la 
soluzione del bicromato potassico lascia pure passare de’raggi 
verdi, sebbene non molti, come avemmo altresì da constatare 
noi stessi, e giacchè secondo le ricerche del BicLarp i raggi 
verdi sono più efficaci assai dei raggi rossi (3), pare a noi 
che si debba pure tener in conto l’influenza della luce colo- 
rata (4). 

Veniamo ora alle sperienze nostre che vennero istituite in 
rane, uccelli e mammiferi; non esclusi mammiferi ciechi. 


2. Sperienze con rane esculente. 


Nonumque prematur in annum. 
Horatius, De arte poética. 


Allorchè comparve la comunicazione di Jules BicLarp nel 
1858, l’uno di noi, allora Professore di fisiologia a Zurigo, avea 
istituito buon numero di sperienze, per determinare in rane 


(1) Vedi CrasamowiTz, 1. c. (1872), p.16, 20, 22, 25, 26. 
(2) CHasanowiTzZ, l.c., p. 26. 

(3) Vedi sopra p. 117. 

(4) Vedi infra p. 151. 


1 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 425 


l’effetto di luce più o meno monocromatica. E la nostra mal- 
grado dobbiamo ripetere la malaugurata frase della « luce più 
o meno monocromatica », perchè le prime sperienze di Mo- 
.LescHorT (1856) furono pure eseguite con recipienti di vetri 
colorati. 

Le rane stavano in piccole cassette, le cui quattro pareti 
verticali erano di vetro azzurro, giallo o rosso, mentre la pa- 
rete superiore orizzontale avea un’ apertura da chiudersi con 
un coperchio che conteneva, oltre il termometro, i tubi con- 
ducenti l’aria attraverso le cassette. La chiusura ermetica del 
coperchio si otteneva col solo mastice di colofonia e cera 
gialla. E, come in tutte le nostre sperienze, l'aria entrava vicino 
al fondo ed usciva vicino al coperchio dalle cassette (1). 

Tutti i giorni si alternava l'ordine in cui si succedevano i 
colori, ma andarono smarrite le relative indicazioni, come pure 
quelle del peso delle rane, che erano di media grandezza, e 
dei valori immediatamente trovati. Questi ultimi, per dire il 
vero, non intendeva pubblicarli, e non ne parlerei, se non 
sembrasse da un'osservazione del PrLùceR, che egli avrebbe 
desiderato conoscerli per le numerose sperienze della prima 
memoria di MoLescHoTT. Se per economia di spazio non furono 
pubblicati, possiamo pure assicurare che le cifre ridotte a 
100 grammi e 24 ore vennero calcolate colla massima cura. 
Ma d’altra parte speriamo essere condonati, se altrimenti in 
questa memoria pubblichiamo i reperti immediati che posse- 
diamo, senza lesinare per il tempo e lo spazio. 

Disponiamo di dieci serie di sperienze, raccolte nella ta- 
bella XVII; manca solo una sperienza nella luce azzurra, ed 
una nella luce rossa. Le medie per 100 grammi e 24 ore sono 
le seguenti. Si noti che per misurare l’intensità della luce, le 
striscie di carta imbevute della soluzione ammoniacale di clo- 
ruro d’argento si tenevano per cinque minuti in cassettini di 
vetro del medesimo colore come quello delle camere per 
le rane. 


(1) Vedi la descrizione del metodo p. 74. 


126 MOLESCHOTT E FUBINI 


Grado ; Acido Valori 

Colore di oe Temperatura carbonico vrapeisinoni 
Rosso eg LI eV 0,729 100 
Giallo {n 8 RE 0, 749 103 
Azzurro Vil, 3 231,5 0, 831 114 


Emerge che nella luce azzurra si aveva il massimo, nella 
rossa il minimo della produzione di acido carbonico, e che 
la luce gialla si avvicinava sensibilmente alla luce rossa. 

Per la gradazione dell’acido carbonico esalato dalle rane, 
in luce rossa ed in luce azzurra, abbiamo accordo con SELMI 
e PIACENTINI, e così con PorT (1), ma per la luce gialla la dif- 
ferenza non potrebbe essere più grande. Mentre gli autori 
sullodati trovarono il massimo fra tutti i colori per il giallo, 
noi troviamo un valore basso per questo, cioè un valore di 
poco superiore a quello ottenuto nella luce rossa. 

In modo generale possiamo dire che l’influenza della luce 
gialla nelle rane era intermedia fra quelle della luce rossa e 
della luce azzurra (2). 


(1) Vedi p. 120, 125. 

(2) Presso Port (1. c. p. 59) si legge che: « BécHarD » abbia trovato 
« che un raggio violetto ed azzurro producono il massimo effetto per 
« aumentare l’esalazione di acido carbonico, il verde ed il rosso il mi- 
« nimo effetto, mentre l’azione della luce gialla e della bianca sarebbe 
« intermedia ». Ecco il testo originale: « Die Versuche mit farbigem 
« Licht sind nicht neu; so fand BécHarp, dass ein violetter und blauner 
« Strahl am intensivsten auf die Kohlensaureausscheidung einwirkt, 
« griin und roth am schwichsten, gelb und weiss sollten die Mitte 
« halten ». Così Port, senza citare il lavoro di BiécHarp, senza dire in 
che animale o quando le relative sperienze sieno fatte. Non conoscendo 
questo lavoro di « BécHaRDp », e notando che Port non menziona Bé- 
CLARD, siamo caduti nel. dubbio che Port abbia scambiato il nome di 
questo autore, ed il dubbio venne rinforzato dalla circostanza che il 
nome di PiaceNTINI sì è travestito presso Port (p. 59) in PracaRLINI, come 
la gallina di Semi e PracenTINI è divenuta una gattina. Ma se veramente 
Porr attribuisce ad un autore BicHarp che a noi, lo confessiamo, è ri- 
masto ignoto, ciò che spetta al Bicuarn, dobbiamo rilevare che quest’ul- 
timo fisiologo pubblicò il risultato delle sue ricerche sull’azione di luce 
verde e rossa nella respirazione delle rane, ma che non fece conoscere 
l'effetto che abbia trovato per raggi di altri colori. BécLarp (1,c.III) lo 


di 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 127 


Se non che, qui appunto cade in acconcio rilevare, che la 
luce colorata, in quasi tutte le ricerche fin qui' accennate, fu 
applicata col mezzo di vetri colorati, e fra questi il solo rosso 
dà esclusivamente passaggio a raggi rossi, il vetro giallo in- 
vece a raggi di tutti i colori. 

Questa fu anzi la principale ragione, per cui nè in allora 
MoLescHoTT solo (1), nè recentemente noi due riuniti provammo 
di studiare l’effetto di altri vetri colorati. 

Prima di abbandonare i vetri colorati, che non sembrano 
aver inspirato dubbi a SELMI e PIACENTINI, nè a Port, e nem- 
meno al PrLùGeR (2), vogliamo rilevare che gli investigatori 
più volte citati, SELMI, PIACENTINI, PotT e BécLarD trovarono 
la luce verde assai più attiva nell'’aumentare l'acido carbonico 
che non la luce rossa. 

Di fronte all'inconveniente che molti vetri colorati, esami- 
nati col prisma sono tutt'altro che monocromatici, MoLEscHOTT 
fin dal 1857 cercò di procurarsi alcuni dati con luce di un 
solo colore, o almeno, se di due colori, di tali che nello 
spettro solare si stieno assai vicini. 

Ed in questo senso corrispose assai bene una soluzione 
ammoniacale di solfato di rame. La soluzione a 20° aveva la 


dice categoricamente: « Nos expériences n’ont encore portè en ce sens 
« que sur le rayon vert et sur le rayon rouge ». E da una lettera 
cortese del BicLaro a MorescHort risulta che egli è stato distolto dal 
suo lavoro. 

(1) È singolare che SeLmi e PracentINI facciano dire a MoLEScHOTT 
« che il raggio verde favorisca grandemente le combinazioni dell’ossi- 
« geno col carbone (sic!) del sangue venoso », e che MoLescROTT « creda 
« di trovare in questo la ragione per la quale si respira così bene in 
« aperta campagna » (SELMI e PiacENTINI, p. 52) Anzi, pare che i mede- 
simi autori volessero prendere il punto di partenza per il loro lavoro 
da quella tesi presupposta, mentre MoLescHoTT non ebbe mai da speri- 
mentare con luce verde! Questo è il pericolo di citare un « fatto » , « che 
ci venne all'orecchio », senza poter indicare dove sia stampato. Forse 
che SeLmi e PracentINI, scrivendo di memoria, abbiano confuso il nome 
di BécLarp con quello di MoLescHort? Ad ogni modo gli autori ci per- 
doneranno se non crediamo dover rispondere alle opposizioni fatte al 
nostro indirizzo, giacchè essi le desumono come il più amabile eroe 
della letteratura Spagnuola, da una supposizione gratuita, 

(2) PrLùcER, l. c., p. 265-267, 


128 MOLESCHOTT E FUBINI 


densità di 1020, ed uno strato dello spessore di 3 centim. non 
lasciava passare che raggi azzurri e violetli. 

L’idea della ricerca era ormai di paragonare questa luce, 
che rappresentava i raggi chimici dello spettro, con luce mista. 
A tale scopo il recipiente di vetro bianco, che conteneva le 
rane, veniva collocato in un altro più largo, il quale arrivava 
fino alla sua altezza, ed, empito della soluzione ammoniacale 
di solfato di rame, costituiva intorno alla camera dell’animale 
uno strato del liquido azzurro-violaceo dello spessore di 3 
centimetri. Nelle sperienze comparative, il recipiente esterno 
si empiva di acqua, col doppio scopo di ragguagliare la tem- 
peratura e di smorzare la luce, poichè, naturalmente, dessa 
arrivava meno intensa alla camera delle rane dopo di aver 
attraversato la soluzione del solfato di rame. 

In cinque delle nove serie raccolte nella Tabella XVIII, la 
prima sperienza fu fatta in luce azzurro-violacea, e ciò sì- 
gnifica l'a dopo la data, nelle altre quattro precedeva la luce 
mista, senza che questo variare dell’ ordine abbia prodotto 
una differenza rilevante. 

Le medie delle sperienze comparative fra luce mista e luce 
azzurro-violacea, sempre ridotte alle medesime unità di peso 
e di tempo, sono queste: 


i Muminazi Grado Temperatura Acido Valori 
Ù LODO di luce p carbonico |proporzionali 


Mista II 25°, 6 0, 904 100 
I Azzurro-violacea et 0, 4 0, 951 103 


Queste cifre documentano che la luce azzurro-violacea, per 
gli effetti da noi esaminati, aveva presso a poco ugual potere 
che la luce mista, o poco superiore. 

La piccola superiorità potrebbesi anche accentuare, rilevando 
che il medio grado di luce per la sperienza nei raggi azzurro- 
violacei era più debole che nella luce bianca o mista. La prova 
fotometrica venne sempre fatta colla carta imbevuta di solu- 
zione ammoniacale di cloruro d’argento, ma in queste, come 
in tutte le sperienze simili, la striscia di carta era sospesa in 
un tubetto d’assaggio ben chiuso, che attraversava un gran 


a 


SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 129 


sughero, il quale copriva un vetro cilindrico di tal diametro, 
che essendo questo ripieno del liquido corrispondente, il pro- 
vino era circondato da uno strato di 3 cm. di acqua, ossia di 
soluzione ammoniacale di solfato di rame, ecc. Si misurava 
adunque veramente l’intensità chimica della luce, quale arri- 
vaya nella camera delle rane. 

Era sullatraccia delle sperienze consegnate nella Tabella XVIII, 
che fu istituito il paragone fra la luce mista e quella azzurro- 
violacea. In secondo luogo si raccomandava la comparazione 
fra la luce rossa ed il buio. Le singole cifre raccolte nella 
Tabella XIX, conducono alle seguenti medie: 


, ce 

Illuminazione Grado di luce | Temperatura Maid sai 
Buio _ 30°, 4 1,098 100 

Luce rossa Do 30,4 1,104 100,5 


Da queste sperienze risulta dunque che la luce rossa per le 
rane non attiva l’esalazione di acido carbonico, trovandosi per 
peso e tempo uguali in media nessuna differenza apprezzabile 
fra l'acido carbonico prodotto alla luce rossa e quello esalato 
al buio. 

È da notarsi che le sperienze comparative si alternavano 
regolarmente per la successione del rosso e del buio, di modo 
che il primo giorno si cominciò alla luce rossa, il secondo al 
buio, e così di seguito, come lo indicano le lettere r, b, che 
accompagnano la data. 

La luce rossa in queste sperienze fu ottenuta col vetro 
rosso, poichè questo, esaminato col prisma non lasciava pas- 
sare altri raggi. 

Tutte le sperienze direttamente paragonate di una mede- 
sima serie furono raccolte nelle medesime rane, ma non così 
tutte le diverse serie comparative. Alcuna delle sperienze isti- 
tuite alla luce azzurro-violetta e mista sono fatte con femmine, 
tutte quelle alla luce rossa ed al buio con maschi di rana 
esculenta. Giacchè sperienze di MoLescnorr e ScueLsKE (I) 


(1) MorescHort, Untersuchungen, Vol.I (1857) p.4, 5, 14. 


Atti della R. Accademia — Vol, XV. 9 


130 MOLESCHOTT E FUBINI 


hanno dimostrato, che le femmine della rana, a parità di cir- 
costanze, esalano meno acido carbonico che i maschi, si spiega 
tanto per questa circostanza, che per la temperatura elevata 
(27°,3 — 339,3, in media 30°,4), che si ottennero valori molto 
grandi per l’acido carbonico al buio ed alla luce rossa. E s’in- 
tende che queste sperienze non devono direttamente parago- 
narsi colle sperienze istituite alla luce mista o azzurro-vio- 
lacea, trattandosi di individui diversi, di sesso diverso e di 
temperature diverse. Fra le femmine ed i maschi di rana 
esculenta MoLescHoTtT e ScHELSKE trovarono per l’acido carbo: 
nico esalato in identiche circostanze il rapporto di 100 : 128, 
MoLescHorT solo aveva prima trovato 100 : 119 (1). 

Secondo le esperienze riferite in tabella XVII avremmo fra 
le quantità di acido carbonico esalato 


a luce rossa luce azzurra 
il rapporto 100 : 114, 
secondo la tabella XVIII per luce mista luce azzurro-violacea 
il rapporto 100 È 103, 
e secondo la tabella XIX fra il buio ela luce rossa 
il rapporto 100 - 100/75 | 


Combinando questi rapporti, che sono avvalorati per le 
grandi analogie di temperature nelle serie immediatamente 
confrontate, otteniamo le seguenti cifre proporzionali per 
l’acido carbonico esalato dalle rane: 


al buio alla luce rossa alla luce azzurro-violacea alla luce mista 


1 [ICKO RRAZE 100,5 : 115 : 1125 


E traducendo queste cifre in parole dobbiamo restringerci 
alla proposizione, che mentre la luce rossa non aumenta in 
modo apprezzabile l’acido carbonico esalato dalle rane, l’in- 
fluenza della luce azzurro-violacea gareggia con quella della 
luce mista. Quindi, pensando alla poca efficacia della luce 
gialla, la quale nelle sperienze (pur troppo istituite con vetri 
colorati) non superava di più l’effetto della luce rossa, di 


(1) Moreschort, nell’archivio di MiùLLER, 1853, p. 65, 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 431 


quanto la luce azzurro-violacea superasse la bianca, MoLe- 
scnort fino dal 1857 era rimasto nella convinzione che 
l’azione della luce di aumentare l’esalazione di acido carbo- 
nico, per le rane almeno, fosse essenzialmente dovuta ai raggi 
chimici dello spettro. 

Le sperienze per più di venti anni rimasero custodite in 
cartella, perchè MorescHort desiderava moltiplicarle prima di 
pubblicare un risultato così incidente. Ed a questa moltiplica- 
zione ci accingemmo insieme, in seguito agli studi del BécLaRp, 
di SeLMI e PraAcENTINI, e di Port, sui quali sopra riferimmo. 

Prima però di narrare queste sperienze, dobbiamo rilevare 
come rispetto all’inefficacia della luce rossa nell’esalazione di 
acido carbonico per le rane, le sperienze di MoLEscHOTT s’ac- 
cordino con quelle di CHasanowITZ, avendo questi, come di- 
cemmo, ottenuto perfino meno acido carbonico in luce rossa 
che al buio (1). Abbiamo ricordato che CHAsANowITz, in luce mista 
di raggi gialli con molto rosso e poco verde, trovò assai più 
acido carbonico che in luce puramente rossa, ed anzi quasi 
altrettanto come in luce bianca. Per quanto la differenza nelle 
quantità di acido carbonico non dipende dalla maggior chia- 
rezza della soluzione, ma dal colore specifico, ci parve doverla 
attribuire ai pochi raggi verdi uniti al rosso ed al giallo, im- 
perocchè BécLarp trovò molto efficaci i raggi verdi, MoLEscHOTT 
per contra poco efficaci i raggi gialli. 


3. Sperienze sugli uccelli. 


Il nostro desiderio sarebbe stato di applicare il metodo di 
soluzioni colorate, prescelto da MoLescHorT fino dal 1857, se 
non per tutti i colori meglio accentuati dello spettro, almeno 
ai colori estremi e ad uno intermedio. 

Per i raggi chimici non trovammo meglio della soluzione 
di solfato di rame con ammoniaca, quale già servì per le rane. 

La luce rossa ci veniva fornita da una soluzione satura 
di carminio in fosfato di soda, 5 °/,, coll’aggiunta di un poco 
d’ammoniaca. Uno strato di 2,7 cm. non dava passaggio ad 
altri raggi che i rossi. 


(1) Vedi p.124, 


132 MOLESCHOTT E FUBINI 


Ma non ci riuscì finora trovare altri liquidi che diano 
passaggio a raggi luminosi di un solo colore, per quanto nu- 
merose siano le prove da noi fatte. E per ciò con nostro gran 
rincrescimento non abbiamo potuto cimentare raggi verdi o 
gialli, che avremmo così volentieri isolati per potere con spe- 
rienze numerose applicare luce gialla o luce verde in diversi 
animali. Speriamo che un giorno incontreremo circostanze 
favorevoli, ed allora promettiamo obbedire al proverbio: quod 
differtur non aufertur. 

Quando gli ‘animali dovevano subire l’influenza di luce mista, 
il recipiente era circondato di uno strato d’acqua di 2,7 cm., 
ossia di eguale spessore come quello della soluzione azzurro- 
violacea o del liquido rosso, che nelle sperienze comparative 
serviva di mantello colorato. Lo scuro si produceva avvilup- 
pando il vaso esterno, in cui rimaneva l’acqua di un cartone 
grigio, che formava un doppio strato. 

I diversi liquidi si tenevano sempre nella medesima stanza 
in cui si eseguivano le sperienze, affinchè avessero tempera- 
ture il più possibilmente simili. 

Lo stesso cilindro che faceva da camera respiratoria per 
l’animale, posava col suo margine superiore, che è sporgente, 
sul margine del recipiente col liquido. Quest'ultimo, come i 
tubetti con calce sodica e potassa, stava pronto sul finire di 
una sperienza, e giacchè la camera respiratoria stava sopra il 
tavolino che si poteva innalzare ed abbassare al livello op- 
portuno, così era facile che un terzo assistente aiutasse a cam- 
biare il mantello di quella, mentre si sostituivano freschi tubetti 
pesati a quelli che si doveano pesare. 

Colla scala fotometrica di ScHaLL si misurava sempre l’in- 
tensità chimica della luce, tenendo la carta esplorativa in un 
provino circondato da uno strato del liquido corrispondente 
spesso 2,7 centimetri. 

Sarebbe stato desiderabilissimo di avere la medesima inten- 
sità di luce quando il recipiente era circondato sia da acqua 
ordinaria, o dalla soluzione ammoniacale di solfato di rame, 
ovvero da quella di carminio in fosfato sodico 5 °/ con am- 
moniaca. Non abbiamo potuto realizzare questa condizione. 
Anzi, il liquido rosso lasciava passare più luce che il liquido 
azzurro-violaceo, al punto che in giorni d’inverno succedeva 


all 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 133 


di distinguere chiaramente l’uccellino attraverso il mantello 
rosso, mentre a mala pena si vedeva attraverso l’involucro 
azzurro-violaceo. A chiunque verrà l’idea di allungare la so- 
luzione del solfato di rame ammoniacale, e venne a noi, ma se 
non aveva la forza indicata, se cioè non era quasi concen- 
trata la soluzione, uno strato di 2,7 cm., lasciava passare 
pure dei raggi verdi, che assolutamente volevamo escludere, 
se non potevamo sorprenderli soli. 

Importa però ricordare, e l'esame delle tabelle annesse lo 
dimostra, che non ostante la maggior trasparenza del liquido 
rosso, l’effetto chimico del medesimo nella carta d'argento era 
più debole di quello del liquido azzurro-violaceo. 

Le sperienze negli uccelli furono fatte in un passere con 
ali intatte ed un canarino, Fringilla canaria, con ali tarpate. 
Il passere era il medesimo col nome A, cui si riferiscono 
le sperienze descritte in p. 92 e seguenti, e fu nutrito nello 
stesso modo. 

Il canarino in media pesava 13,4 grammi. Le sperienze ven- 
nero eseguite fra il 3 Novembre 1877 ed il 3 Gennaio 1878. 
L’uccellino aveva la sua solita semenza di miglio, Panicum 
miliaceum L., ed acqua a discrezione, e si mantenne bene: il 
3 Novembre pesava 14,2, il 3 Gennaio 13,7. 

Come si vede dalla tabella XX. a, si cambiò sempre l’ordine 
delle singole sperienze. Tre serie di queste contengono tutte 
e quattro le osservazioni, al buio cioè, ed in luce mista, rossa 
ed azzurro-violacea; tre caduna in tre condizioni; una in 
due sole. 

Dalla tabella XX. b s’inferiscono le medie ridotte a 100 grammi 
e 24 ore, e trascrivendole qui, vi aggiungiamo i valori pro- 
porzionali per l'acido carbonico. 


iene Grado Acido Valori 
Illuminazione di luce | Temperatura | carbonico | proporzionali 
Buio — 12°, 4 27,072 100 
Luce rossa —_ 12,6 28, 088 104 
|Luceazzurro-violacea| I, 7 121,0 29, 136 108 


Luce mista II, 5 d2'b,9 32, 558 120 


134 MOLESCHOTT E FUBINI 


Cadauna di queste cifre è la media di 6 osservazioni o spe- 
rienze, eccetto quelle che si riferiscono alla luce rossa, per la 
quale non ne abbiamo che 5. 

Appare da questa serie di sperienze che la luce rossa pro- 
duceva un piccolo aumento dell’acido carbonico sopra il buio, 
e la luce azzurro-violacea un simile vantaggio sopra la rossa. 
Però la luce azzurro-violacea rimane molto indietro all'effetto 
prodotto dalla luce mista. 

Assai più forti, ma ascendenti nel medesimo ordine, erano 
gli effetti prodotti nel passere A. Le sperienze furono pure 
fatte d’inverno, mentre il peso del passere sempre nutrito 
collo stesso cibo in abbondanza, oscillava fra 26 e 28;6 grammi. 

In ogni serie troviamo tutte e quattro le condizioni d’il- 
luminazione, di modo che ogni cifra è la media di quattro 
osservazioni, la cui successione appare dalla tab. XXI. a. 


Grado Acido Valori 


Illuminazione Temperatura 


di luce carbonico proporzionali 


Buio _ 119.6 16, 692 100 

Luce rossa ZA 12004 25, 394 152 
Luce azzurro-violacea | II, 7 : PORT | 28, 556 171 
Luce mista II, 5 110,8 27,561 165 


La luce rossa in questo passere avea un’energia anche mag- 
giore di quella osservata da SeLmI e PracENTINI per la tortora 
e la gallina, come da Port per il topo; mentre l’aumento 
dell'acido carbonico, determinato dalla luce azzurro-violacea, 
nelle nostre sperienze sul passere A, è intermedio fra i valori 
osservati da quegli autori per la luce azzurra (1). 

Giova riunire in un solo specchietto i valori proporzionali 
del canarino e del passere, per prendere anche le medie: 


Luce 


Buio Luce rossa | azzUrro- Luce mista 
violacea 


Canarino 100 104 108 120 
Passere 100 152 171 165 


Medie 100 128 139 142 


(1) Vedi p, 120, 125. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 1359 


E stando a queste medie si verifica: 

1°) Che la luce azzurro-violacea nella energia di attivare 
il ricambio della materia megli uccelli raggiunge quasi il grado 
d’azione della luce mista; 

2°) Che negli uccelli la luce rossa è molto più attiva che melle 
rane; di modo che alla luce rossa gli uccelli esalano molto più acido 
carbonico che al buio, assai meno che alla luce mista od azzurro- 
violacea. 


4°. Sperienze con mammiferi. 


Per confrontare i mammiferi cogli uccelli disponiamo di due 
serie comparative di sperienze, istituite in quel medesimo 
surmulotto, Mus decumanus, E, che ci fornì molte osservazioni 
per la quistione, se la luce, anche dopo l’esclusione degli 
occhi, abbia i. fluenza nel ricambio della materia. 

Le sperienze rispettive, in tutte e due le serie composte 
di una al buio, a luce mista, rossa ed azzurro-violacea, ven- 
nero fatte nel mese di Settembre del 1877, quando il surmu- 
lotto pesava fra 120 e 121 gramma. I singoli valori, immediati 
e ridotti, sono raccolti nelle tabelle XXII. a e XXII. bd, e qui 
trascriviamo i valori medii: 


——____—_—_—_-=== =-=-——---=_#  —+eocro@”@e®r»_vrP—r—ro-r'o——— *°.-——. 


Grado Acido Valori 


| Illuminazione di luce | Temperatura | carbonico | proporzionali 


mm ———___—_———_——-T" 


Buio _ 199,7 4,941 100 

Luce rossa II 21,5 5, 479 111 
Luce azzurro-violacea | II, 5 21,0 6, 906 140 
Luce mista VI 19,8 6, 756 137 


Paragonando i valori proporzionali colie medie degli uccelli 


troviamo: L 
Luce 
Luce rossa azzurro- Luce mista 
violacea 
Uccelli 128 139 142 


Mammifero 111 140 137 


136 MOLESCHOTT E FUBINI 


Dal buio fino alla luce azzurro-violacea si verifica il me- 
desimo ordine ascendente, sia per il mammifero che per gli 
uccelli. 

Per tutti e due poi vediamo avvicinarsi, l’una all'altra, le 
quantità di acido carbonico esalate alla luce azzurro-violacea 
ed alla luce mista. Ed in quest’ ultimo punto si rassomigliano 
pure gli anfibi e gli animali omoiotermici. Difatti, se mettiamo 
= 100 la quantità di acido carbonico prodotto in luce azzurro- 
violacea, risultano i seguenti rapporti : 


Classe d’animali Luce azzurro-violacea Luce mista 
Rane 100 97 
Uccelli 100 102 
Mammifero 100 98 


E lasciando in disparte gli anfibi, per uccelli e mammiferi, 
troviamo il medio rapporto fra l'acido carbonico esalato alla 
luce azzurro-violacea e quello eliminato in luce mista addi- 
rittura —=100: 100. 

Per quanto non siano identiche le condizioni, in cui lavo- 
rarono i nostri predecessori e noi medesimi, avendo, come. 
fu detto, i primi sperimentato con vetri colorati, noi invece 
con soluzioni, che, se non davano passaggio a luce di un sol 
colore, almeno non lasciavano passare raggi luminosi etero- 
genei, pure ci piace schierare insieme i valori proporzionali 
che ora si riferiscono a otto diverse specie d’animali. 


ANFIBI MAMMIFERI 
Rana Cane Topo Surmulotto 
ILLUMINAZIONE esculenta GS Mus musculus| Mus decumanus 
mn SELMI = MoLESCHOTT 
MoLEscHOTT | e PIACENTINI Port e FuBINI 
1856-57 187 1875 1877 
BUIORSRereE: ie 100 100 100 100 
Luce rossa ..... i 100, 5 112 143 111 
Luce azzurra... 115 126 187 140 
Luce mista..... 112 122 153 137 


d 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 137 


UCCELLI 


Tortorella | Gallina Canarino 


ILLUMINAZIONE 

SELMI SELMI MoLescHoTT | MoLESscHOTT 

e PiacenTINI | e PracenTINI | e FUBINI e Fumi | 

1870 | 1870 1877-78 1878. | 
BS anne 100 100 100 100 
Luce rossa ..... 129 133 104 152 
Luce azzurra... 147 149 108 171 
Luce mista..... (47 |! 144 120 165 


i 
Facciamo per ora astrazione dagli anfibi, ed esaminiamo 
in primo luogo le cifre per i mammiferi , che da tutti gli 
sperimentatori venivano osservati, mentre erano esposti alla 
particolare illuminazione che voleano cimentare. 
Se prendiamo per il cane, il topo ed il surmulotto insieme, 
la media delle cifre, troviamo i rapporti: 


fra il buio e la luce rossa 
100 : 122 

fra il buio e la luce azzurra 
100 : 151 

fra il buio e la luce mista 
100 o 134 

fra la luce azzurra e la luce mista 

100 : 89. 


Si conferma che la luce rossa, in confronto del buio, au- 
menta già notevolmente l’esalazione di acido carbonico per i 
mammiferi, quantunque meno assai della luce mista. 

In ognuno degli animali esaminati la luce azzurra agiva 
più energicamente della luce mista, ma la differenza fu ben 
diversa nei singoli casi 


luce azzurra luce mista 


surmulotto 100 = 98 MotrescHoTT e FUBINI; 
Canc. .. + 100 x 97 SELMI e PIACENTINI; 
topo . . . 100 : 82 Port. 


L'accordo fra SELMI e PIACENTINI con noi stessi sarebbe assai 


138 MOLESCHOTT E FUBINI 


vicino e concederebbe sempre di riconoscere, che fra gli ef- 
fetti della luce azzurra e quelli della luce mista c’è poca 
differenza. Invece Porr avrebbe trovato la luce azzurra assai 
più attiva della luce mista. 

Ma egli è difficile, per non dire impossibile, insistere in 
questi confronti. Poichè SeLMi e PracenTINI con Port lavora- 
vano con vetri colorati, la loro luce azzurra dovea essere 
accompagnata da molta luce rossa, mentre la nostra soluzione 
di rame lasciava passare raggi azzurri e violetti. Ripensando 
ai valori bassi che tanto SeLmi-PracENTINI, che Port trova- 
rono per la luce violetta, si avrebbe potuto aspettare a 
trovare più basso il nostro valore per la luce azzurro-violacea, 
ed invece desso è intermedio fra quello degli altri autori. Ma 
ciò non può recare meraviglia a chi si ricordi, quanto di luce 
rossa passi insieme a raggi azzurri attraverso i vetri violetti, 
per cui la cifra trovata dai nostri predecessori per la luce 
violetta va messa senza dubbio in quarantena. 

Per gli uccelli, nei quali Port non cimentò gli effetti della 
luce, ci accingiamo a malincore a fare i relativi paragoni, 
perchè, mentre noi cimentammo il passere ed il canarino 
durante la loro esposizione a luce colorata, SELMI e PIACENTINI 
esaminarono l’effetto postumo delle rispettive illuminazioni (4). 
Pure vediamo! Il rapporto fra l'acido carbonico esalato al buio 
e quello prodotto in una determinata illuminazione era: 


fra il buio ed il rosso 


100 : 131 Selmi e PIACENTINI, 

100 î 128. MoLescHoTT e FUBINI ; 
fra il buio e la luce azzurra 

100 : 148. SELMI e PIACENTINI, 

100 5 139 MoLEescHoTT e FuBINI; 
fra il buio e la luce mista 

100 : 146 SELMI e PIACENTINI, 

100 2 142 MotrescHoTT e FuBINI; 

fra la luce azzurra e la luce mista 
100 > 99 SELMI e PIACENTINI, 


100 : 102 MoLrescHoTT e FuUBINI. 


(1) Vedi p.117., 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 139 


Non torneremo a far la critica che uno studio attento del- 
l'ardua ed importante questione c'inspirava di fronte ai lavori 
di SeLmi- PracenTINI e Port. Non potevamo meglio tributar 
loro l’onor delle armi, se non col confrontare minutamente 
le cifre loro colle nostre. 

Ad ogni modo ci crediamo autorizzati a dichiarare, che la 
luce azzurro-violacea e la luce mista per poco hanno la me- 
desima energia nell’ attivare l’ esalazione di acido carbonico 
presso uccelli e mammiferi. Questa analogia risulta nel modo 
più spiccante, se prendiamo la media di tutte le nostre cifre 
ottenute presso diversi animali, compreso le rane : 


luce azzurro-violacea luce mista 


Bamatte" LUO ; 97 
CADarino -.. «LOO : 111 
Passere . . 100 o 94 
Surmulotto 100 i, 98 
Medie 100 £ 100 . 


Lo stesso medio rapporto (100 : 100) fu trovato da SELMI 
e PiacENTINI per la tortora. 
Ora se prendiamo la media di tutte le sperienze: 


luce azzurra luce bianca 

Rana. ... 100 3 97 MoLESCHOTT 

Tortora. . . 100 £ ‘100 SeLMI e PIACENTINI 

Gallina... 100 ; 97 Senwmi e PIAcENTINI 

Canarino . . 100 E 111 MotrescHoTT e FuBINI 

Passere. . . 100 : 94 MoLEescHoTT e FUBINI 

Cane +. .1y3400 7 97 Selmi e PIACENTINI 

TOPO ta "at 00 È 62: Bore 

Surmulotto . 100 : 98 MoLescHOTT e FuBINI 
troviamo 100 : dii 


Alla cifra elevata, che fu riscontrata per la luce azzurra 
da Port nel topo e da noi nel passere, contrasta la cifra 
bassa, relativamente parlando, trovata da noi nel Canarino. 
Pure nell'insieme le cifre mostrano una tendenza della luce 
azzurra ad aumentare l’esalazione di acido carbonico “di van- 
taggio della bianca. 


110 MOLESCHOTT E FUBINI 


I confronti fra i risultati con luce rossa sono più stringenti, 
nel senso che anche il vetro rosso del commercio non dà il 
passo ad altri raggi che i rossi. Basti quindi il rilevare che 
nei vertebrali omoiotermici , se a paragone del buio era sempre 
attivo il rosso, lo era pure sempre assai meno della luce 
azzurra o azzurro-violacea, e così pure della luce mista o 
bianca. 

Se limitiamo, come ragionevolmente si deve limitare, agli 
animali omoiotermici i nostri paragoni, non vi avrebbe con-. 
traddizione alcuna fra i lavori di SeLMI- PrAcENTINI e Port e le 
ricerche nostre. A prima vista potrebbe sorprendere che noi 
non abbiamo trovato l’ azione della luce azzurra più forte, di 
quanto la trovavano i nostri predecessori; poichè nel nostro 
caso l’ azzurro era accompagnato di violetto, nel caso loro di 
rosso. Sappiamo che ci risponderanno che dessi osservavano 
debole energia per i raggi violetti, anzi un’influenza minore 
di quella del rosso. Se non fosse che quasi senza eccezione 
in queste nostre ricerche, come nelle anteriori di MoLEScHOTT, 
a parità delle altre circostanze, l’acido carbonico presentava 
più forte aumento, quando cresceva l'intensità chimica della 
luce. 

Egli è vero che quest’ ultimo fatto assolutamente non collima 
colle osservazioni di SeLMI e PriAcENTINI, come di Port, dalle 
quali risulterebbe che i raggi verdi, e sovrattutto i gialli, au- 
mentano assai più l'acido carbonico esalato che non gli stessi 
raggi azzurri o la luce bianca. Ma finchè queste sperienze non 
sieno ripetute con raggi uniformi, fosse possibile con colori 
ottenuti da un prisma abbastanza dispersivo, coll’ aiuto di un 
eliostato , la quistione per noi rimane aperta. 


5. Sperienze con mammiferi ciechi. 


Avendo verificato che la luce mista vale ancora, sebbene 
in grado meno forte, ad aumentare l’esalazione di acido car- 
bonico presso animali privi degli occhi, non potevamo sottrarci 
all'obbligo di esaminare, se pure la luce colorata attivi an- 
cora la respirazione in animali ciechi. 

Le nostre ricerche furono eseguite in parte nel surmulotto, 
che già più volte fu oggetto di questi nostri studi, in parte 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. ALI 


in un topolino, Mus musculus, che nei nostri verbali è con- 
trassegnato colla lettera C. 

Giacchè il surmulotto, Mus decumanus E, ha pure servito allo 
stato intatto a sperienze con luce colorata, si presenta qui 
l'occasione del diretto paragone fra gli effetti che subì l’animale 
prima e dopo la perdita degli occhi. 

Le sperienze in proposito col surmulotto cieco furono ese- 
guite fra l'11 ed il 19 Ottobre 1877, da 12 a 20 giorni dopo 
l’operazione col ferro rovente e la potassa caustica. L'animale 
in quel tempo pesava in media 133 grammi, ma stava così 
bene e servivasi così abilmente del cibo, che dovea cercare 
coi sensi olfattivo e tattile, da mostrare in quel tempo un 
aumento di peso abbastanza cospicuo. 

Al buio furono fatte sei, alla luce mista sette sperienze, per 
la luce rossa e quella azzurro-violacea cadauna otto, che sono 
raccolte colle rispettive annotazioni del peso, del grado di 
luce e di temperatura nelle tabelle XXIII, a, XXIII.b. Qui se- 
guono le medie: 


ae 1 " Tempera- Acido Valori 
Illuminazione Grado di luce in È carbonica proporzionali |l 
Buio _ 10039 9, 204 100 
Luce rossa (pe 16, 6 5, 939 114 
Luce azzurro-violacea Td 16,6 6, 063 116 
Luce mista IV, 3 16,0 5, 678 109 


| i 

Confrontiamo con queste le medie ottenute coll’animale 

intatto per l’acido carbonico scrivendo l’ una sotto l’altra prima 

le quantità di esso, ridotte a 100 grammi e 24 ore, e poi i 
valori proporzionali. 


Luce 
Buio Luce rossa azzurro- Luce mista 
violacea 
Surmulotto intatto 4,941 5,479 6, 906 6,756 
Surmulotto cieco 5, 204 5, 939 6, 063 5, 678 
Surmulotto intatto 100 111 140 137 


Surmulotto cieco 100 114 116 109 


142 MOLESCHOTT E FUBINI 


risulta che il surmulotto cieco esalava più acido carbonico 
del surmulotto intatto, sia al buio che a luce rossa, meno 
invece a luce mista ed azzurro-violacea.. 

Le temperature essendo state più basse per ogni modo 
d'illuminazione per l’animale cieco che per l’ intatto, non è 
con essa che si possa spiegare la differenza. Durante le spe- 
rienze coll’animale intatto la temperatura superava quella 
delle sperienze col surmulotto cieco dei seguenti valori: 


al buio alla luce rossa alla luce azzurro-violacea alla luce mista 
ci e 4°,9 4° 4 39”, 


Se si trattasse di influenza di temperatura, l’animale in- 
tatto nella luce mista sarebbe stato meno favorito che al buio, 
e nella luce rossa quasi allo stesso grado che nella luce 
azzurro-violacea. 

Le cifre proporzionali poi mostrano, come la luce rossa era 
più attiva, sebbene non molto, nel surmulotto cieco che nel 
veggente, ma viceversa molto più forte l’effetto della luce 
azzurro-violacea nel surmulotto intatto che nell’accecato. 

Nel surmulotto cieco poi la luce mista era meno attiva che 
la rossa e l’azzurro-violacea. 

Non vuole dimenticarsi che le sperienze a luce mista in 
questa serie furono istituite con un mantello d’acqua intorno 
al recipiente dell'animale, e quindi con luce smorzata, ossia 
in media al grado IV, 3. Così riesce istruttivo il paragone 
colle sperienze consegnate nella tabella VII. b, istituite pure 
col surmulotto accecato, ma senza mantello d’acqua intorno 
alla camera dell’ animale, ad un grado di luce molto superiore, 
ossia in media di X. Trascriviamo le medie : 


Surmulotto cieco 


BUIO LUCE MISTA 
Tempe NEO Grado Acid 
“| carbo- rd \ cido 
ratura | “nico | di luce | Temperatura | carbonico 


Col mantello d'acqua | 17°,3|5,204| IV 3 169,0 5, 678 
Senza »  d’acqua|18 ,1|5,247| X 1d4f 6, 018 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 143 
Ed i rapporti per l’acido carbonico fra il buio e la luce per 


il grado IV è di..... 100 : 109 
» Menia PMO 100/.kio., 


Poichè i valori qui paragonati sono ottenuti a temperature 
vicine, mentre la piccola differenza, che pur esiste, ha dovuto 
diminuire il vantaggio del maggior grado di luce, ci crediamo 
in diritto di dare una grande importanza alla differenza, che 
in queste serie di sperienze corrisponde alle diverse intensità 
chimiche della luce, con cui si rinvennero le cifre per l’acido 
carbonico. 

Col topolino abbiamo istituito più variate sperienze. 

Desso fu accecato ‘col ferro rovente e successiva applicazione 
di potassa caustica, e ciò il giorno 18 Agosto 1877. 

Le sperienze si eseguirono fra il 20 Agosto ed il 15 Set- 
tembre. L’animaletto in quel tempo pesava in media 8 grammi, 
da prima (20 Agosto) 6,3, in fine (15 Settembre) 9,6. La sua 
condizione dunque era lodevole. 

Nelle ricerche con questo topo ci siamo attenuti all'idea 
di cimentare l'influenza specifica delle diverse illuminazioni, 
comparando al buio uno ad uno gli effetti della luce rossa; 
azzurro-violetta e mista; ma inoltre abbiamo confrontato la 
luce mista coll’azzurro-violacea, e così pure quest’ultima colla 
luce rossa. 

Nelle tabelle XXIV. a — e sono consegnati i valori immediati, 
nelle tabelle XXIV. a' — e' i valori ridotti a 100 grammi e 24 
ore. Qui seguono le cifre medie accoppiate a norma dei sin- 


goli confronti. 
Buio e luce rossa (1). 


Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali 
buio —_ 26°,4 24,024 100 
luce rossa bo 26 ,4 23,308 ; 97 


Buio e luce azzurro-violacea (2) 


Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali 


buio — 249,6 24,764 100 
luce azzurro- 
7 


violacea I 24 ,8 29,253 118. 


(1) Vedi tabella XXIV.c'. 
(2) Vedi tabella XXIV. d'. 


44 MOLESCHOTT E FUBINI 


Buio e luce mista (1) 
eTZZZZaeeeeeÌg®e© ÌeEettSs5s€eE€©€oeez<z*t2.- ——__m m—tt<o__ 
Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali 
buio —. 290,1 24,072 100 
luce mista VIII 29 ,0 27,299 113. 


Luce azzurro-violacea e luce mista (2). 
e eun) #_-+F___=.x=x=x=_=_=_=x====———— zz 
Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali 


luce azzurro- 
violacea 1,6 20,54 21,290 100 
luce mista JAR; 25,9 29,595 108. 


Luce rossa ed azzurro-violacea (3). 
.TT®]_re—_ (ll lg" %£;;*yr — —1©e>  mumumìi!!"" 
Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali 


luce rossa 10, 2540 27,389 100 
luce azzurro- 
violacea 7 24° 26,316 96. 


Se tiriamo le conclusioni da queste sperienze accoppiate , 
risulta che nel topolino cieco, in confronto del buio, era nulla 
l’azione della luce rossa, giacchè il valore dell’acido carbonico 
in essa ottenuto era inferiore a quello del buio, quantunque 
fossero eguali le temperature. 

Forte invece è l'influenza specifica — confrontata al buio — 
della luce azzurro-violacea, superando la stessa luce mista. 
Questa invece ha agito più energicamente quando si comparava 
direttamente, nel medesimo giorno cioè, colla luce azzurro- 
violacea. Giova pertanto prendere la media dei rapporti fra 


luce azzurro-violacea e luce mista | 


CIPEtTOnna n. 100 ; 108 
indirettamente trovato 118 : 143 
medlossse . 109 ° 110 
ossia 100 : 108. 


Mentre nei confronti col buio la luce azzurro-violacea vin- 
ceva di molto la luce rossa, anche qui s'invertiva il rapporto 


(1) Vedi tabella XXIV. a”. 
(2) Vedi tabella XXIV. d'. 
(3) Vedi tabella XXIV. e. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 1455 


nelle sperienze istituite, per comparare direttamente l’azione 
dei due colori. Prendiamo dunque pur qui la media. 


Rapporto fra luce rossa e luce azzurro-violacea 


direttamente trovato . 100 E 96 
indirettamente trovato 97 î 118 
Medio i... 98,5 : 107 

ossia 100 - 109 . 


Combinando le osservazioni, si verifica per il topolino cieco ‘ 
che la luce rossa vince il buio, la luce azzurro-viciacea supera 
la rossa, e la luce mista batte alquanto l’azzurro-violacea. 

In seguito ci pare utile metter insieme tutte le osservazioni 
che furono fatte sulla quantità di acido carbonico esalato dal 
topolino cieco, cioè 9 raccolte al buio, 8 alla luce rossa, 
10 alla luce azzurro-violacea, 7 alla luce mista (1). Le medie 
risultanti da questa rassegna sono: 


buio luce rossa luce azzurro-violacea luce mista 

24,204 25,349 27,296 28,611 

100% 224/105 : 113 : 1184 
L'influenza della luce mista sarebbe stata comparativamente 
forte. In questo topolino non vennero fatte sperienze mentre 
era intatto, ma in tre altri topi A, B e D (2), che non soprav-o 
. vissero all’accecamento, avevamo ottenuto allo stato intatto 

i rapporti: 


buio luce 

per A Lod: nntt930 

gio EOOV° = 'TA42 

» D 1009 e et 

ossia in media i REL POPE, 122, 


In confronto di questo rapporto, quello trovato nel topolino C 
accecato , ossia 100 :118, indica una forte energia della luce 
mista ancora dopo l’accecamento. 

Ma poi è stata forte eziandio l’influenza della luce mista 
nel topolino cieco, in confronto di quanto fu nel surmulotto 


(1) Vedi tabella XXIV. /. 
(2) Vedi le tabelle XXV, XXVI, XXVII. 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 10 


146 MOLESCHOTT E FUBINI 


privo degli occhi, per cui giova ravvicinare le cifre propor- 
zionali per i due mammiferi accecati, calcolandone pure le 
medie: 

Buio L. rossa L. azzurro-violacea L. mista 


Surmulotto cieco . 100° 114 116 109 
Topolino cieco. . 100 105 113 118 
Medie: © *af. <<: 1007 €409 114 Mar, 


Per tradurre queste cifre in tesi, dobbiamo dire che pure 
in mammiferi ciechi, non solo la luce mista, ma pure la luce 
colorata attiva l’esalazione di acido carbonico; che la luce mista 
e l’azzurro-violacea, fra di loro quasi uguali, sono però assai 
meno forti negli animali ciechi, che negli intatti; che la luce 
rossa nel surmulotto cieco superava alquanto l’energia svolta 
nel surmulotto intatto, mostrandosi invece, presso il nostro 
topolino, inferiore di molto all'influenza, che la luce rossa spiegò 
nel topo intatto di PorT. 

La tabella XXVIII passa in rassegna tutte le cifre propor- 
zionali per i valori dell'acido carbonico, ridotti a 100 grammi 
e 24 ore, negli animali veggenti o ciechi da noi esaminati, 
per l'influenza della luce rossa, azzurro-violacea e mista in 
confronto del buio. Qui confrontiamo soltanto i rapporti medii 
per gli animali omoiotermici. 


Luce azzurro- 


Buio Luce rossa violacea Luce mista 
Uccelli veggenti 100 128 139 142 
Mammiferi veggenti 100 111 140 137 
Mammiferi ciechi 100 109 114 113 


Se non fosse per la luce rossa, che nelle rane non aumen- 
tava l’acido carbonico esalato, i mammiferi ciechi avrebbero 
dato delle medie assai rassomiglianti a quelle delle rane intatte. 
Imperocchè l’acido carbonico esalate dava i seguenti rapporti: 


Buio L. rossa L.azzurro-violacea L. mista 
Rane intatte 100 100,5 115 112 
Mammiferi ciechi 100 109 114 IM3% 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 147 


Bisogna rilevare in modo generale che le rane si distin- 
guono dagli uccelli e dai mammiferi, in quanto che la luce 
rossa non attiva la loro respirazione. Questo fatto a priori non 
era presumibile, imperocchè secondo un’osservazione di 
pu Bors-Revmonp il colore rosso eccita le rane (1), il che 
talvolta, sebbene non sempre, venne pure rimarcato da uno 
di noi. Tanto più vale che CÒasanowiTz ancor egli ebbe da 
constatare, che la luce rossa non aumenta l’acido carbonico 
esalato dalle rane, anzi egli nella luce rossa ottenne anche 
meno acido carbonico da questi anfibi che non al buio (2). 
Siccome noi disponiamo di due serie di sperienze eseguite 
da MoLescHOTT, le quali tutte e due mettono all’infimo grado 
la quantità dell'acido carbonico eliminato sotto l’azione della 
luce rossa (3), non puossi ragionevolmente dubitare dell’inef- 
ficacia di questo colore nelle rane, rispetto all’ eliminazione 
dell’acido carbonico, per quanto possa sorprendere il distacco 
dagli animali omoiotermici in genere e dai mammiferi ciechi 
in particolare. 


6. Sull’influenza dell’intensità chimica della luce 
nella quantità dell’acido carbonico esalato. 


Ora c'incombe il dovere di esaminare, se pure dalle osser- 
vazioni istituite con luce più o meno monocromatica risulti 
un’influenza graduale della diversa intensità chimica che la 
luce del cielo presentava durante le rispettive sperienze. 

A tal uopo, per ogni serie che consti di un numero suffi- 
ciente di osservazioni, abbiamo diviso in due gruppi i valori 
trovati, l’uno corrispondente ai gradi inferiori, l’altro ai gradi 
superiori di luce. 

Talvolta i due gruppi constano di numeri assai diversi di 
osservazioni, perchè il caso voleva che nella serie un deter- 
minato grado di luce prevalesse. 

Altre volte per stabilire il paragone sovra un numero suffi- 
ciente di osservazioni, abbiamo combinato le sperienze istituite 


(1) Vedi MoLescHort Untersuchungen, Vol. V, p.124. 
(2) Vedi sopra p.124. 
(3) Vedi le tabelle XVII e XIX. 


148 MOLESCHOTT E FUBINI 


a luce mista ed a luce azzurro-violacea, quando cioè i valori 
medii per queste due specie d'illuminazione stavano abbastanza 
vicini, come per le rane (tabella XVIII), il passere (tabella 
XXI. b), il topolino cieco (tabella XXIV. f). 

Pel surmulotto cieco, avendo avuto quasi ugual effetto 
la luce rossa e quella azzurro-violacea (tabella XXIII. b), 
abbiamo combinato le cifre ritrovate con queste due illumi- 
nazioni, per schierarle in due classi a seconda dell’intensità 
chimica della luce. 

Le cifre del canarino per le singole illuminazioni sono 
troppo diverse per concedere una simile combinazione, e 
per una illuminazione sola non numerose abbastanza per infe- 
rirne una regola. 

Queste osservazioni bastano per spiegare la composizione 
delle tabelle XXIX - XXXIII, dalle quali sono ricavate le se- 
guenti medie. 


RANA ESCULENTA. 


Sperienze con vetri colorati (I). 


Grado Tempera- Acido Valori 


Illuminazione di luce tura carbonico | proporzionali 
Azzurra IV, 5 23.9 0, 706 100 
i va | 23,5 | 0,866 | 193 
Gialla I ACa 0, 730 100 
a Il 23,1 | 0,754 | 103 
Rossa I ZIO 0,960 100 
» II, 4 Rioni 0,900 94 


Esperienze colla soluzione di rame (2). 


Mista ed azzurro-violacea I 249, 8 0, 900 100 
i) . Il 26,2 | 0,935 | 104 


(1) Tabelle XXIX. a, XXIX. 5, XXIX. c. 
(2) Tabella XXX. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 149 


L'aumento più manifesto nell’esalazione dell’acido carbonico 
corrispondeva alla maggior intensità della luce azzurra del 
vetro colorato, un aumento meno grande, ma però indubitato, 
a quella della luce azzurro-violacea procurata colla soluzione 
di rame, combinando le cifre ottenute in questa con quelle 
trovate a luce mista. La differenza minore nel secondo caso 
con molta probabilità dipende dalla circostanza, che la luce 
mostrava sempre poca energia chimica (vedi p. 165 e 166). 

Ancora più debole, che nel caso precedente, è stata l’in- 
fluenza dell’intensità della luce gialla, il che corrisponde esat- 
tamente al fatto che dessa, nelle rane, aumenta di poco 
l’esalazione di acido carbonico (1). 

Per la luce rossa, che nelle sperienze di CHASANOWITZ e 
di MoLescHoTT fu trovata inefficace nella respirazione delle 
rane, l’influenza della maggior intensità della luce divenne 
perfino negativa, ricordando in ciò il ritrovato di CHASANOWITZ, 
cui le rane nella luce rossa diedero ancora meno di acido 
carbonico che nel buio (2). 

Nel passere i due gruppi, nei quali si dividono le sperienze 
istituite in luce mista od azzurro-violacea, presentano una 
bella differenza nelle intensità di luce, e conforme ad essa 
pure un gran divario nei valori dell'acido carbonico , come 
risulta dalle seguenti medie (3): 


SU Grado Tempera- Acido Valori 
Illuminazione di luce tura carbonico |proporzionali 
Azzurro-violacea 1,4 1,9 25, 416 100 
» IV, 5 12007 32, 464 128 


Per la luce rossa le nostre sperienze non fanno conoscere 
l’influenza dell’ intensità della luce nella respirazione degli 
uccelli, perchè con una sola eccezione il grado di luce è sempre 
stato J. 

Mentre per i mammiferi intatti le sperienze comparative 


(1) Vedi p.126. 
(2) Vedi p.124. 
(3) Tabella XXXI.- 


150 MOLESCHOTT E FUBINI 


non sono sufficientemente numerose, per farne risultare l’in- 
fluenza graduata dell’intensità chimica della luce, abbonda 
invece il materiale per i mammiferi ciechi da noi studiati : 


Surmulotto cieco (1). 


_—_o yz. ooessx< €@©*E€E€E€E€E€E€««r  rrr_rrr—_--___ùm 


FOR Grado Tempera- Acido Valori 
Illuminazione di luce tura carbonico | proporzionali 
Rossa ed azzurro-violacea ] 169,1 5, 891 100 


» » un Mo 6, 184 105 


Mista IV,3: | 16,0 /678 100 
È x 17,7 | 6,018 | 106 


Topolino cieco (2). 


Mista ed azzurro-violacea 1,4 20° D i 2040 100 
» » Vi5 271,11 295/289 108 


S'inferisce da questa rassegna che in condizioni analoghe 
il maggior aumento nell’intensità della luce determina pure il 
maggior accrescimento nell’acido carbonico esalato; imperocchè, 
se senza pretenderla ad alcuna specie di proporzionalità mate- 
matica, riduciamo in ognuno dei tre casi il grado inferiore 
della luce a 100 ed il grado superiore alla cifra proporzionale, 
otteniamo i seguenti rapporti: 


Luce Acido carbonico 
Surmulotto cieco 100 : 220 ; 100 : 105 
» » 100: 233% 100 : 106 


Topolino cieco 100 : 464 ; 100 : 108. 
Nel passere intatto poi l’azione dei raggi chimici fu molto 
più spiccata che nei mammiferi ciechi: 


Luce Acido carbonico 


Passere intatto 100 : 322 ; 100 : 128. 


(1) Tabella XXXII. a, XXXII. >. 
(2) Tabella XXXIII, 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 154 


L'insieme di queste sperienze viene ad affermare, che non 
solo nella luce mista, ma pure in quella azzurro-rossa (vetro 
colorato), ed azzurro-violacea (soluzione di rame), coll’intensità 
de’ raggi chimici cresce la quantità dell'acido carbonico esalato, 
presso le rane, gli uccelli ed i mammiferi. Le sperienze nei 
mammiferi essendo fatte in individui accecati, quest’asserzione 
è estendibile pure ad animali privi d’occhi. Se non che in 
questi l’effetto fu minore che negli animali veggenti, il che 
abbiamo dimostrato essere il caso della luce in genere. 

Nelle rane l’azione della luce rossa essendo nulla per l’e- 
nergia della respirazione, non è da meravigliarsi, se non si 
verificò un’influenza del diverso grado della sua intensità. 
Per gli uccelli ed i mammiferi non si potrebbe dire altrettanto, 
ma le nostre sperienze in questa direzione non sono numerose 
abbastanza per enucleare il fatto in tutta la sua purezza. Sono 
troppo rari i casi, in cui coll’ applicazione della luce rossa il 
grado di questo fu superiore ad I, per poter fare un paragone 
adeguato. Combinando però, pel surmulotto cieco, i valori 
ottenuti in luce rossa con quelli raccolti per la luce azzurro- 
violacea, si potrebbe credere che l'energia spiegata dall’inten- 
sità maggiore della luce non fosse che un altro modo di 
esprimere la prevalenza dei raggi azzurro-violacei sopra i rossi. 
Se non che l’acido carbonico esalato per le intensità di luce I 
e II, 2, dava il rapporto 100:105, mentre nella luce rossa e 
quella azzurro-violacea, fatta astrazione dall’intensità della luce, 
dava il rapporto 100 : 102 (1). Anzi era precisamente la grande 
rassomiglianza fra gli effetti della luce rossa e di quella azzurro- 
violacea nel nostro surmulotto cieco, che consigliava la combi- 
nazione delle due serie, per indagare l'influenza del grado 
di luce. 


V. 
Conclusione. 


L'osservazione fatta per la prima volta nel 1855, che cioè 
la luce aumenta l’esalazione di acido carbonico per le rane, 
oramai si è ripetuta in tante specie d’animali, che una sem- 
plice rassegna delle cifre proporzionali ottenute da vari speri- 


mentatori può bastare per mettere in evidenza la portata di 
quell’influsso. 


(1) 5,939 : 6,063. Vedi tabella XXIII. 5, e p. 141. 


152 


MOLESCHOTT E FUBINI 


La tabella che segue si riferisce ad animali intatti ed in 
essa sono raccolti soltanto i valori trovati per l'acido carbo- 
nico esalato complessivamente, sì dalla pelle che dai polmoni. 


Valori proporzionali dell'acido carbonico 
esalato al buio ed alla luce da diversi animali. 


Specie d’animale 


Rospo 


Media per gli anfibi 


Tortora, 

Gallina 

Passera 
Canarino 


Media per gli uccelli 


Cane 
Porcellino d’ India 
Topo 
» 
Surmulotto 
Moscardino 


Media per i mammiferi 


Buio Luce 
100 : 125 
100 : 156 
100 : 121 (1) 
100 : 126 (2) 
100 : 132 
100 : 147 
100 : 144 
100 : 142 (3) 
100 : 120 
100 : 138 
1003M22 
100 : 130 
100 : 153 
100 : 122 (4) 
100 : 132 (5) 
100 : 145 
100 : 134 


Autori 


MoLEscHOTT 
CHASANOWITZ 
MoLescHOTT e FuBINI 
MoLescHoTT e FUBINI 


SELMI @ PIACENTINI 
SELMI e PIACENTINI 
MotLescHotTT e FuBINI 
MoLescHoTT e FugiNI 


SELMI e PIACENTINI 
CHASANOWITZ 
PoTT 
MoLescHoTT e FUBINI 
MoLescHOTT e FuBINI 


.| MoLescHoTT e FUBINI 


A. delle 
sperienze 


hd 
(e e) 
(Sa, 
(Dai 


(1) È la media di tutte le nostre osservazioni dell’anno 1876. Vedi 


le tabelle I. d, Il. d. 


(2) Vedi tabella XXXIV, 


(3) È la media di tutte le nostre osservazioni. Vedi le tabelle V. 6, 


V. a, VI. b, VI. d, XXI. B. 


(4) La media di tutte le nostre sperienze. Vedi le tabelle XXV. è, 


XXVI. 5, XXVII. b. 


XXII. d. 


(9) La media di tutte le nostre sperienze. Vedi le tabelle VII. è, 


SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 153 


Da questa rassegna s’inferisce che negli uccelli e nei mam- 
miferi occorrono alcuni valori maggiori, comprovanti l'aumento 
dell'acido carbonico esalato alla luce, ma che ciò nondimeno 
gli animali omoiotermici non presentano in media una diffe- 
renza sensibile in confronto ai poichilotermici, rispetto all’in- 
fluenza che la luce esercita nella produzione dell’ acido 
carbonico. Se ammettiamo sempre che l’acido carbonico esalato, 
per le medesime unità di peso e di tempo al buio sia = 100, 
allora la media produzione di acido carbonico alla luce di- 


venta per 
Anfibi Uccelli Mammiferi 


132 138 134 . 


È il merito di Orto von PLATEN aver dimostrato, che l’au- 
mento dell’acido carbonico esalato, quale si determina per 
effetto della luce, significa in realtà un’attivazione nel ricambio 
della materia, poichè egli verificò nel coniglio, che l’azione 
della luce negli occhi accresce non solo l’acido carbonico esalato, 
ma pure l’ossigeno consumato. 

L'aumento che la luce produce nel consumo d’ ossigeno 
venne pur constatato in un animale invertebrato, e ciò da van 
PescH in una specie di scarafaggio, nel Bruchus pisî (1). Pren- 
dendo la media delle cifre di van PescH che misurano l’ossi- 
geno consumato al buio ed alla luce, si trova: 


Ossigeno consumalo al buio alla luce 
nel rapporto di . . . 100 î 201 
colle temperature di . 1294 e TELO 


L'ossigeno assorbito dal piccolo scarafaggio dei piselli era 
dunque raddoppiato alla luce. Ma siccome in questi animaletti, 
similmente a quanto succede negli anfibi, il consumo d’ossi- 
geno va crescendo colla temperatura, vuol essere specialmente 
ricordato che in una delle sperienze di van PescH la luce ha 
triplicato l’assorbimento d’ossigeno, quantunque durante l’a- 
zione della luce, la temperatura non fosse superiore che di 
un mezzo grado a quella che accompagnava la sperienza al 
buio. 


(1) F.J. van PescH, eenige verschijnselen bij de ademhaling van 
kleine Kevers, Amsterdammer Maandblad voor natuurwetenschappen. 
1879, p.116-119. 


154 MOLESCHOTT E FUBINI 


Von PLarteN determinò solo la quantità d’ossigeno assorbito 
e l'acido carbonico espirato dai polmoni, quando gli occhi 
alternativamente subivano l’azione della luce o ne rimanevano 
privi. E questa è la ragione per cui le cifre per il coniglio 
non trovarono posto nella tabella della pagina precedente ; 
desse meritano di essere ricordate a parte. Nel coniglio i rap- 
porti erano: 
con occhi coperti con occhi scoperti 
per l'ossigeno consumato . . . 100 ; 116 
per l’acido carbonico espirato . . 100 ; PE4SI(1): 


Ora, se per un mammifero venne provato che la sua respi- 
razione polmonare si attiva quando la luce agisce negli occhi, 
e scema quando questi si coprono, sappiamo pure per opera 
di FuBINI e RoncHI, che l’esalazione di acido carbonico per 
la pelle umana va crescendo, quando l’organismo intiero su- 
bisce l'influenza della luce. Per l’acido carbonico fornito dalla 
pelle dell’uomo FuBinI e RoncHI trovarono 


al buio alla luce 


il rapporto. di... 4.100,..:. 1139 


Egli era molto istruttivo indagare l’azione della luce nella 
respirazione cutanea in un animale in cui la respirazione per 
la pelle è più attiva assai di quella per i polmoni. È noto 
ormai che questo è il caso della rana. FuBINI esportò i polmoni 
di parecchie rane, e fatta l’ operazione cui questi animali 
sopravvivono per più mesi, egli trovò il rapporto fra i valori 
dell'acido carbonico 


al buio alla luce 


1004 UA13TE 


La luce attiva quindi pure la respirazione cutanea, e ciò 
non' solo nell'uomo, ma ancora nei vertebrati inferiori. 

Ora nasce il quesito, se la luce determini l’aumento nel- 
l’esalazione dell'acido carbonico solo per influenza negli occhi, 
ovvero se dessa penetri pure per altre vie nell'organismo, e 
se per queste vie possa attivare il ricambio della materia. 

Alle cifre tocchi la risposta. 


(1) Archivio di PrLòer, Vol. XI, p. 290. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 155 


Qualora, nei mammiferi, si sottrae alternativamente la luce 
al corpo intiero, oppure si fa agire in esso, il medio rapporto 
fra i valori per l’acido carbonico 


al buio alla luce 
MARenitoa” "22 PUT 


quando invece i soli occhi subiscono l’alterna influenza o pri- 
vazione della luce, allora quel rapporto per l’acido carbonico 
espirato dai polmoni 
al buio alla luce 
nel coniglio diventa 100: 144 


Ma questi rapporti collimano colla differenza che fino 
dal 1855 MoLescHoTT trovò fra l'influenza della luce in rane 
intatte ed in rane, la cui cornea da più di sei mesi era ap- 
pannata: 

al buio alla luce 
UR ILA E DAVANO. 0. n IO © 00, 
le rane colla cornea appannata . . 100 : 115. 


Per tradurre le cifre in parole: qualora nei mammiferi la 
luce si sottrae ai soli occhi, allora la diminuzione dell’acido 
carbonico esalato è meno grande, che quando la luce si sottrae 
al corpo intiero, e sebbene nel primo caso venisse determinato 
solo l'acido carbonico espirato dai polmoni, nel secondo invece 
quello fornito dai polmoni e dalla pelle insieme, è sì grande 
la differenza, che dessa non può perder di valore, quand’anche 
venga aggiunto l’acido carbonico della pelle, il quale pure 
va crescendo sotto l’azione della luce. 

Per le rane risultava, che la luce aumentava maggiormente 
l'acido carbonico esalato, quando poteva simultaneamente agire 
per la pelle e gli occhi, che non quando la sua azione era 
limitata sulla pelie. MoLescHoTT ne inferiva che gli occhi per 
una parte dovessero causare quell’effetto della luce. 

Ma siccome le rane con cornea offuscata pure al buio for- 
nivano meno acido carbonico che alla luce, nel rapporto cioè 
di 100:114, egli conchiudeva ancora che l’azione della luce 
in parte si svolgesse per via della pelle. 

Se non che il PrLiGer obbiettava, che possibilmente la 
retina delle rane, che aveano appannata la cornea, era ancora 


156 MOLESCHOTT E FUBINI 


tanto sensibile, che l’eccitamento della retina per la luce, e 
non l’azione di questa sulla pelle, avesse prodotto l'aumento 
dell’acido carbonico esalato. 

A siffatta obbiezione, da parte di un dotto così autorevole, 
non si poteva rispondere altrimenti che con nuove sperienze. 

Abbiamo quindi addirittura tolto o completamente distrutto 
gli occhi di rane, uccelli e mammiferi, e pure gli animali 
privi degli occhi alla luce esalavano più acido carbonico che 
al buio. Le medie proporzionali da noi ottenute sono le seguenti : 


Animali privi d’occhi buio luce 
Rana: rta po 000 
Passere DINO PORT L09100) RA 
Moscardino SQ UH «i p'el00Giaa 
Sturmulotto'!% 1140100) (0400 Gea 
Topo... (ara di AO 


Si vede che l’influenza della luce, eziandio in animali com- 
pletamente ciechi, aumentava abbastanza considerevolmente 
l’esalazione dell’acido carbonico, sebbene assai meno che negli 
animali veggenti, come n’informa la rassegna che facciamo 
seguire. 


ALLA LUCE 


AL BUIO 


Ciechi Veggenti 
Ranocchio 100 111 134 (2) 
Passere 100 127 142 
Moscardino 100 112 145 
Surmulotto 100 Mad 132 
Topo 100 118 137 (3) 


La proporzione fra i valori medii che gli animali, ciechi 
e veggenti, fornirono tutti e due alla luce, risulta dal seguente 
specchietto: 


(1) Vedi p. 145. 
(2) Media dei valori in p.152. 
(3) Media delle cifre di Port e di noi. Vedi p.152. 


SULL' INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 457 
_—————————__——mhkt0@%0€(|e—e "rr 


Alla luce Ciechi Veggenti 
Ranocchio 100 121 
Passere i 100 112 
Moscardino 100 130 
Surmulotto 100 118 
Topo 100 116 


Queste proporzioni insegnano che, dopo la perdita degli 
occhi, l'influenza della luce era ridotta nel più alto grado 
presso il moscardino, nella misura più piccola invece presso 
il passere. 

Il corollario più diretto al quale conducono queste cifre, 
si è che la luce attizza il ricambio della materia quand’anche 
non possa agire sugli occhi. E poichè sappiamo che esercita 
la medesima influenza eziandio per via degli occhi soli, non 
richiedono alcuna spiegazione le cifre che dimostrano più forte 
l’azione della luce, quando colpisce la pelle e gli occhi simul- 
taneamente, che non allora. che l’una di queste vie le sia 
preclusa. 

Prendendo per i mammiferi la media delle cifre raccolte 
qui sopra, troviamo che presso gli animali ciechi i valori per 


l'acido carbonico 
al buio ed allaluce 


iii mel rapporto di. . . . . 100 o 114. 


In analogia delle sperienze anteriori di MoLescHOTT, ne 
dobbiamo inferire che l’influenza per via degli occhi e quella 
per via della pelle sono all’incirca della medesima forza. 

Ma inoltre risulta che la simultanea azione nella pelle e 
negli occhi insieme presso gli animali intatti supera la somma 
dell’effetto oculare e di quello cutaneo, quali furono determi- 
nati singolarmente e presso animali diversi. Imperocchè si 
trova: 


buio luce 

per l’effetto oculare (presso il coniglio) . . 100 : 114 
per l’effetto cutaneo (topo, moscardino, sur- 

jMaulotto ciechi }'* ft. A. Dego 4004 100 : 114 


per l’effetto oculare e cutaneo simultanei 
(topo, moscardino, surmulotto veggenti) . 100. 138. 


158 MOLESCHOTT E FUBINI 


E da questo fatto si conclude colla massima probabilità, 
che la pelle e gli occhi si rinforzino a vicenda, nell’ aumen- 
tare la esalazione dell’acido carbonico sotto l’influenza della luce. 

Eppure la presenza dei centri nervosi non è indispensa- 
bile, perchè la luce spieghi l’effetto in disamina. Imperocchè 
in rane, che sono prive del miencefalo e degli occhi, ed in 
cui per di più il sangue ha cessato di circolare, cresce ancora 
la quantità dell'acido carbonico esalato per effetto della luce, 
e l'aumento può superare la metà dell'acido carbonico elimi- 
nato al buio. 

Non vi è più che un piccolo passo da fare per giungere 
addirittura a tessuti isolati dall'organismo ed ancora soprav- 
viventi. Non solo dai muscoli ancora contrattili, ma pure dal 
miencefalo di mammiferi, i cui nervi non hanno ancora per- 
duto ogni eccitabilità, alla luce si esala più acido carbonico 
che al buio. Le proporzioni in media sono queste: 


buio luce 
muscoli di rane... & 14008:2600 
muscoli di mammiferi . 100 : 159 


miencefalo di mammiferi 100 : 129. 


La respirazione parenchimatosa si attizza quindi alla luce, e 
quella de’ muscoli così gagliardamente, che dessi devono con- 
siderarsi come la sorgente principale di quell’aumento di acido 
carbonico, che gli animali producono sotto l’influenza della 
luce. 

Una luce più o meno monocromatica, come la si ottiene 
con vetri e meglio con liquidi colorati, non esercita del tutto 
la medesima influenza negli anfibi e nei vertebrati superiori. 

Nella luce azzurro-violacea però tanto le rane, che gli uc- 
celli ed i mammiferi esalano maggior copia di acido carbo- 
nico, al punto che nella luce azzurro-violacea se ne ottiene 
altrettanto e talora anche di più che nella luce mista o bianca. 
La luce rossa invece, mentre è inefficace per le rane, aumenta 
l’acido carbonico prodotto dagli animali omoiotermici, in ispecie 
quello esalato dagli uccelli, sebbene sempre meno assai di 
quanto l’accresca la luce azzurro-violacea. Le medie, che stiamo 
per trascrivere, lo insegnano a colpo d'occhio. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 4159 


Animali intatti Buio |Luce rossa] 42ZUrro- 
violacea | mista 


i ———————P i —T_—_{|.|————T—T—T— |.———__—_[|__ 


Rane 100 100,5 115 112 
Uccelli (passere, canarino) 100 128 139 142 
Surmulotto 100 111 140 137 


È un fatto singolare che negli animali omoiotermici l’in- 
fluenza della luce rossa nell’animale veggente raggiunge l’ef- 
fetto della luce bianca nell’animale cieco, come appare dalle 
seguenti cifre proporzionali: 


Buio Luce rossa Luce mista 
nell’animale veggente nell’animale cieco 
Uccelli 100 128 127. 
Surmulotto 100 111 112 


Le sperienze con luce colorata furono estese da noi a mam- 
miferi ciechi, al surmulotto cioè ed al topo. Ordinando i co- 
lori secondo il grado della loro efficacia, la serie dei mede- 
simi si accorda con quella per gli animali intatti; la luce rossa 
cioè si trovò meno attiva che l’azzurro-violacea, e questa pa- 
reggiava la luce bianca. 


Lùce 
Mammiferi ciechi Buio Luce rossa azzUIro- Luce mista 
violacea 
Topo, Surmulotto 100 | 109 114 113 


Per l’azione della luce colorata in animali ciechi si ripete 
quanto fu verificato per i medesimi in luce bianca. L’ordine 
cioè, in cui l’efficacia si spiega è il medesimo come negli ani- 
mali veggenti, solo il grado dell'effetto è minore. L’azione della 
luce azzurro-violacea nei mammiferi ciechi è maggiormente 
smorzata, di quanto lo sia l’efficacia della luce rossa, di modo 
che i diversi colori nei loro effetti per gli animali ciechi mo- 
strano distanza minore assai che negli animali veggenti. 

La luce gialla, che ci rincresce non aver ottenuto che con 


160 MOLESCHOTT E FUBINI 


vetro giallo che lasciava passare tutti i raggi dello spettro, ap- 
punto per ciò non fu esaminata da noi che per le rane, e 
dessa ci diede un piccolo aumento dell'acido carbonico in con- 
fronto della luce rossa: 

luce rossa luce gialla 


15 iP MBPRGAZIONI Mfbiadelt PARO NET) - 103 . 


Al contrario, negli animali omoiotermici, tanto SELMI e Pia- 
CENTINI, quanto Port trovarono la luce gialla molto più at- 
tiva per aumentare l’esalazione di acido carbonico che la luce 
bianca o l’azzurra. Nelle loro sperienze, }a luce azzurra per 
la sua efficacia si avvicinava alla bianca, più però nelle ri- 
cerche di SeLMmi e PriaAcENTINI che in quelle di Pot. L'effetto 
della luce verde stava fra quello della gialla e dell’azzurra; 
ma tutti e tre questi colori superavano la luce bianca. Dalla 
tortora soltanto SeLmi e PraceNTINI ottenevano la medesima 
quantità di acido carbonico in luce bianca come in luce az- 
zurra. Il rosso ed il violetto agli sperimentatori sullodati die- 
dero valori, che non si scostavano molto da quello della luce 
bianca. Fra tutti i colori il violetto spiegava l’effetto minore. 

Ora questo loro ritrovato male s'accorda col fatto che nelle 
nostre ricerche la luce azzurro-violacea, ottenuta colla solu- 
zione ammoniacale di solfato di rame, pareggiava o superava 
la luce bianca, mentre pure fra il rosso e l’azzurro-violaceo 
trovammo il medesimo ordine, nel quale i suddetti autori 
graduarono il rosso e l'azzurro (rosso-azzurro). 

E qui cade in acconcio il rammentare che, fatta eccezione 
per le sperienze istituite nel cane, delle quali SeLMI e Pracen- 
TINI non rimanevano pienamente convinti, tanto le sperienze 
degli autori Mantovani, quanto quelle di PorT, scarseggiano 
nel numero e non possono considerarsi come rigorose, in 
quanto che venivano eseguite con vetri colorati, dei quali non 
consta quali colori lasciassero passare. Ma quand’ anche sul 
passaggio de’ diversi raggi a traverso quei vetri non sussistesse 
alcun dubbio, pure dovremmo insistere nell’asserzione che un 
numero così scarso di sperienze, quali SeLMI e PIACENTINI isti- 
tuirono colla gallina e la tortora, e PorT col topo, non basta 
per decidere il quesito. E questa difficoltà cresce di peso, 
quando si riflette che le sperienze comparative non furono 
eseguite nel medesimo giorno, mentre SELMI e PiACENTINI non 
indicano la temperatura che le accompagnava. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 164 


Per ora dunque a nostro avviso consta soltanto, che la 
luce azzurro-violacea pareggia all’incirca l'efficacia della luce 
bianca, e che l’una e l’altra sono più attive assai della luce 
rossa. 

Aggiungasi che dalle nostre sperienze, nelle quali sempre 
si tenne conto dell’intensità chimica della luce, risulta che, 
a parità di circostanze, col grado di luce va crescendo la quan- 
tità dell'acido carbonico esalato. E questa regola si manifestò 
nelle condizioni più diverse, in rane, uccelli e mammiferi, in 
animali ciechi e veggenti, in luce mista e colorata. 

In considerazione della grande importanza che spetta a 
questo fatto, per determinare il modo d’azione della luce, si 
raccomanda di esaminarlo qui un’altra volta nel suo insieme. 
A tal uopo rendiamo paragonabili le singole medie, col ridurre 
in ogni serie comparativa l’infimo grado di luce a 100, ag- 
giungendovi il valore proporzionale dei gradi più forti senza 
il segno di proporzionalità, perchè, come più volte dicemmo 
non ne potremmo ammettere il concetto in senso rigoroso. 


Animali veggenti. 


Gradi di luce Acido carbonico Autore 
Rana 100, 215, 335 100 : 125: 152 |MoLEscHOTT, 1855 
» 100, 133 100 : 109,5 MoLESCHOTT 


e Fugini, 1876 


Animali ciechi. 


Rana 100, 145 100: 123 MoLescHoTT 1855 
» 100, 140 100 : 115 MoLEScHOTT 
» (cieca e scervellata) | 100, 416 100 : 143 sec 
Passere 100, 120 100 © 115 » » 
Surmulotto 100, 136 100 : 119 » » 
Moscardino 100, 156 100 : 119 » » | 


Le cifre manifestano chiaramente che la maggiore intensità 
della luce e la più forte esalazione di acido carbonico vanno 
di conserva, sia in animali ciechi che veggenti. Nelle rane 
veggenti il parallelismo fra le intensità della luce e le quan- 
tità dell’acido carbonico non potrebbe essere più soddisfacente. 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. Il 


162 MOLESCHOTT E FUBINI 


Paragonaudo poi gli animali ciechi fra di loro, si verifica che 
ad una grande differenza fra i gradi di luce corrisponde pure 
un gran divario fra i valori dell'acido carbonico esalato dalle 
rane. Calcolando la media delle prime due serie per la rana 
cieca, e paragonandola colla terza serie, troviamo : 


Gradi di luce Acido carbonico 
Rane cieche 100, 142 IDO :119 
» » 100, 416 100 2143 


Tuttavia incontriamo il fatto singolare che talvolta le rane 
cieche erano più sensibili per l'intensità della luce. che non 
le rane veggenti. Ciò risulta in ispecie qualora si paragoni la 
seconda serie per le rane veggenti colle due prime per le rane 
cieche. Accennammo nel corso di questa memoria, come non 
avrebbe dovuto assolutamente sorprendere, se l’azione chimica 
della luce avesse maggiormente incitato la respirazione iìn or- 
ganismi ciechi che in organismi veggenti (1). A siffatta idea si 
oppone però ia insufficiente regolarità del fatto (2), la quale 
si riscontra pure nella nostra ultima rassegna, nella quale 
si legge: 


Gradi di luce Acido carbonico 
per rane intatte 100, 335 100 : 152 
» =» cieche 100,416 100::24:496; 


Si tratta qui, per quanto pare a noi, di una di quelle ir- 
regolarità che si devono incontrare sempre, quando diversi 
individui si esaminano in tempi diversi. Quello che pure s'im- 
pone come un fatto regolarissimo, si è che le rane, sieno 
cieche o veggenti, in condizioni il più possibilmente uguali, 
a luce più intensa esalano maggior copia di acido carbonico, 
ed il massimo ai gradi supremi. 

Negli animali omoiotermici accecati alle differenze dei gradi 
di luce corrispondono differenze analoghe fra i valori dell’a- 
cido carbonico. 

I seguenti specchietti mostrano come pure nella luce co- 
lorata i gradi superiori d’intensità chimica erano più efficaci 
degli inferiori. o 

(1) Vedi p. 69. 

(2) Vedi p.91, 151. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 163 


Animali veggenti. 


III —__—— 


Specie d’animale | Illuminazione Gradi di luce Ricco 
ap 
Rana | azzurro-violacea 100, 189 100 : 113 
Passere | bianca ed azzurro- violacea 100, 322 100 : 128 
Animali ciechi. 

I . 
Specie d’animale Illuminazione Gradi di luce Eu 
Surmulotto | rossa ed azzurro-violacea 100, 220 100 : 105 
Topo bianca ed azzurro-violacea | 100, 464 100 : 108 


S’inferisce da queste cifre che l’influenza del grado di luce, 
presso. gli animali omoiotermici, era molto più forte prima che 
dopo l’accecamento. 

La luce rossa, che nelle rane non aumenta l’esalazione di 
acido carbonico, non acquistava neppure influenza col cre- 
scere della sua intensità. 

Per i tessuti isolati, ed in ispecie per i muscoli, non basta 
il numero delle nostre sperienze con gradi diversi di luce, per 
dedurre una regola sufficientemente provata. Tuttavia le poche 
cifre, di cui possiamo disporre, non sono contrarie a quanto 
dimostrano le nostre ricerche presso organismi intatti e ciechi. 


Muscoli 


Specie d’animale Gradi di luce Acido carbonico 


e —_———_— —— 


Rana 100, 140 100 : 103 
Mammiferi 100,117 100 : 125 


Maggior importanza però compete alle cifre raccolte da 
Fuini per il miencefalo di sei porcellini d’India, cifre che 
nella seguente tabella sono divise in due gruppi a seconda 
ella maggiore o minore intensità della luce. 


164 MOLESCHOTT E FUBINI 


Miencefalo di porcellini d'India. 


FUBINI. 


GRADI INFERIORI DI LUCE| GRADI SUPERIORI DI LUCE 


ie _____rr_—&__—_____11[1——@ 


Grado | Tempe-| Acido Grado Tempe- Acido 
di luce] ratura | carbonico di luce ratura carbonico 
I |8°,2| 0,564 V 89,2 | 0,653 
III 85 | 07z29 VIII ia 0, 640 

RASO ECO ORE 


IVv,5|]8,0| 0,558 


Valori medii | 1115|8°,2| 0,467 | vi,5 | 10°,2 | 0,646 


Quindi il rapporto medio fra i valori dell'acido carbonico 


ai gradi di luce 


100, 186 risulta 100%: 1984 


Sebbene la maggior intensità della luce fosse accompagnata 
da una temperatura un poco più elevata (di 2°), la quale 
molto probabilmente deve attivare la respirazione parenchima- 
tosa, pure da queste cifre risulta che eziandio la respirazione 
dei tessuti va crescendo coll’efficacia chimica, che spieghi la 
luce. 

Negli animali a temperatura costante del sangue la luce ed 
il calore, rispetto alla loro influenza nella quantità dell’acido 
carbonico esalato, si contrastano: quando la temperatura cresce, 
decresce l’acido carbonico, mentre questo aumenta coll’inten- 
sità della luce. Ora essendochè ordinariamente la temperatura 
e la luce crescono di conserva, ne segue che la luce è un 
fattore, il quale fin ad un certo punto può compensare la di- 
minuzione dell'acido carbonico che dipende dall’elevazione di 
temperatura. 

Diversa è la cosa per gli animali a temperatura variabile 
del sangue. In questi il calore e la luce cooperano per accre- 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 165 


scere l’esalazione dell’acido carbonico. E ciò fu verificato per 
il rospo (1), come per la rana. 

Era quinili indispensabile l’indagare l’azione della luce a 
temperature eguali ol almeno molto vicine. Non di rado nelle 
sperienze cogli animali omoiotermici, il caso ci fornì una gua- 
rentigia particolare, in quanto che al buio la temperatura era 
più bassa che alla lace, e quindi avrebbe dovuto aumentare 
l'acido carbonico esalato, eppure alla luce ne fu prodotta mag- 
gior copia che al buio, di modo che l’azione della luce si ri- 
velava in modo più spiccante ed indubitabile. 

Ci piace però ricordare che nel 1857 MoLescHorT divise 
cinquantasette sperienze, istituite con rane, in quattro gruppi, 
nei quali per gradi di luce diversi la temperatura era tanto 
eguale, che le medie riferibili al medesimo gruppo non si 
scostavano mai di 0°,4 (2). Trascriviamo qui la rassegna dei 
valori medii, ordinandoli in serie ascendente delle tempe- 
rature. 


Temperatura Gradi di luce Acido carbonico 
179.10 II, VI; 100, 300 0, 381 : 0,447 = 100: 117 
1942 II, IV; 100, 200 0), 533 : 0,586 = 100: 109 
20.3 II, VI; 100, 300 0, 467 : 0,530 = 100 : 113 
24,0 IV, VII; 100, 175 0, 643 :0,747 = 100: 116 


Questa tabella nelle tre prime serie, mostra chiaramente 
che, a pari temperatura, la produzione di acido carbonico an- 
dava crescendo col grado di luce. Nella quarta serie l'aumento 
dell'acido carbonico è più forte che nella seconda, quantunque 
la differenza fra i gradi di luce sia minore; ma questo ap- 
punto è uno dei casi cui alludevamo, quando più sopra am- 
mettevamo come probabile, che nei gradi più forti di luce un 


rapporto maggiore (3) sia più efficace che nei gradi mene 
forti un rapporto minore O, (3). 


(1) Vedi tabella XXXIV. 
(2) MoLescHotT, Untersuchungen, Vol. II, p. 341-343. 
(3) Vedi p.92 e 109. 


166 MOLESCHOTT E FUBINI 


Per i mammiferi non possediamo tante osservazioni in cui, 
con temperatura uguale, si potè verificare l’influenza di diversi 
gradi di luce nell’esalazione dell’acido carbonico. Le poche 
esperienze istituite in siffatte condizioni parlano però così 
chiaro, che sembra opportuno ricordarle qui nella ricapitola- 
zione connessa dei risultati principali delle nostre ricerche. 


Tempe- 


Specie d’animale pillura 


Gradi di luce Acido carbonico 


Surmulotto cieco RION 100, 112, 137 100 : 149 : 161 
» » 25 30 100, 118 100 : 117 
Topo » 20,0 100, 137, 175 100 - 109 : 128 


Vuol essere notato che i valori consegnati in questo spec- 
chietto non sono medie, e che per ciò gli effetti assai segna- 
lati della luce, come sovrattutto quelli della prima serie per 
il surmulotto cieco, non devono troppo sorprendere. Inoltre 
egli è da rilevare che i gradi di luce erano tutti molto alti, 
compresi cioè fra VIII e XIV, per cui confermano la regola 
che uguali rapporti fra i gradi di luce nella parte superiore 
della scala fotometrica sono più efficaci che nella parte in- 
feriore. 

Ora è facile «estrarre i fatti raccolti in questa memoria. 

La luce attizza potentemente il ricambio materiale nel- 
l'organismo degli animali. Dessa aumenta l’esalazione di acido 
carbonico (MoLescHoTT, SELMI e PIACENTINI, CHASANOWITZ, PoOTT, 
von PLaTEN, FuBINI, FuBINI e RoncHi, MoLescHoTT e FuUBINI) 
ed accresce il consumo d’ ossigeno (von PLATEN, vAN PESCH). 

E questo fatto, che la luce rende più attiva la respirazione, 
fu dimostrato per gli anfibi, gli uccelli, i mammiferi, e pure 
per gli insetti. 

L'influenza della luce, di incitare il ricambio della materia, 
si svolge non solo per via degli occhi, ma eziandio per via 
della pelle. Imperocchè dessa non fa difetto in rane, uccelli, 
mammiferi che sieno privi degli occhi. 

Quando la luce eccita solo gli occhi o solo la pelle, allora 
l’effetto è minore che per l’azione simultanea in tutte e due 
le vie. 


J 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 167 


Nelle rane e nei mammiferi l’ettetto ottenuto per gli occhi 
soli è all'incirca uguale a quello, che ha luogo per via della 
sola pelle. La somma dei due effetti singoli però è minore 
dell'effetto complessivo e simultaneo per le vie oculare e cuta- 
nea nel medesimo animale. Bisogna quindi supporre che l’uno 
rinforzi l’altro. 

La respirazione parenchimatosa, in quanto si misura per la 
quantità dell’acido carbonico esalato, si accresce per effetto 
della luce non meno della respirazione nel suo insieme. Questo 
fatto analitico fu provato nei muscoli delle rane, e così pure 
nei muscoli e nel miencefalo di mammiferi. 

Coll'intensità chimica della luce va crescendo la produzione 
dell'acido carbonico negli animali omoio- e poichilotermici, 
sieno ciechi o veggenti. 

La luce azzurro-violacea e la rossa negli uccelli e nei 
mammiferi aumentano l’esalazione di acido carbonico, la luce 
azzurro-violacea presso a poco nello stesso grado come la luce 
bianca, la luce rossa in grado minore. 

Nelle rane la luce azzurro-violacea è all’incirca altrettanto 
efficace come negli animali a sangue caldo, se la paragoniamo 
colla luce bianca, e non col buio: la luce rossa invece nelle 
rane è inerte. 

Eziandio in mammiferi ciechi l’esalazione dell’acido carbo- 
nico si accresce per la luce azzurro-violacea e per la rossa, 
ma per l’una e l’altra in grado meno forte che nei mammiferi 
veggenti. L’ effetto della luce azzurro-violacea negli animali 
ciechi è abbassato maggiormente che l’azione della luce rossa. 
Non si può quindi ammettere che i raggi chimici agiscano 
meglio per la pelle che per gli occhi, come, per un po’ di 
tempo le primitive sperienze di MoLescHorT, ci inducevano a 
credere (1). 

Ora, se la luce rende più attiva la respirazione parenchi- 
matosa, se questa influenza si svolge sia per via della pelle 
che per via degli occhi, se dessa va crescendo coll’intensità 
della luce, se i raggi azzurro-violacei sono più efficaci dei 
rossi, al punto che la luce rossa presso le rane è perfino 


(1) Vedi p. 66, 87, 146. 


168 MOLESCHOTT E FUBINI 


inerte, è giuocoforza persuadersi che qui c’ entri un effetto 
chimico della luce. 

Se un giorno sarà confermato che i raggi gialli, verdi ed 
azzurri, nell’effetto di aumentare l’esalazione di acido carbo- 
nico, superino la stessa luce bianca, come risulterebbe dalle 
ricerche di SeLMI e PraceNTINI e di Port, allora all’azione chi- 
mica della luce dovrebbe associarsi una potente azione ecci- 
tativa, la quale in modo indiretto favorisse la metamorfosi 
regressiva nell'organismo. Ora l’esistenza continua di un tal 
eccitamento s'impone col fatto, che per via degli occhi soli la 
luce determina un aumento nell’acido carbonico eliminato. 

L'impallidire del rosso retinico, scoperto dal BoLL, come 
effetto della luce, è l’espressione più diretta dell’accresci- 
mento che la luce determina nella respirazione parenchimatosa. 
Rusconi, nel Proteo anguineo, ne osservò un riscontro, quando 
vide le branchie, che in quell’animale al buio sono di un rosso 
pallido, tingersi di rosso vivo alla luce ed il corpo intiero di 
un colore roseo (1). 

Rispetto al rosso retinico, sappiamo per opera del VALENTIN, 
che il suo scoloramento con molta probabilità va attribuito 
ad un’ossidazione accelerata per effetto della luce (2). Ed il 
Bor, fino dalle prime sue ricerche avea trovato che il rosso 
retinico resiste il meno bene ai raggi più rifrangibili dello 
spettro, di modo che nella luce violetta impallidisce più rapi- 
damente che nell’azzurra, ed in questa più prontamente che 
nella verde. La luce gialla scolora assai lentamente il rosso 
retinico, e nella luce rossa da prima la tinta rosso-sanguigna 
della retina si fa più cupa, al punto di rassomigliare a quel 


(1) Rusconi, Observations anatomiques sur la sirène mise en paral- 
lèle avec le protée et le tètard de la salamandre aquatique, Pavie 1837, 
p. 39. « Les branchies de ce reptile (Proteus anguineus Luurenti) ne sont 
pas toujours si rouges comme on le voit dans cette figure... Ordinai- 
rement quand il n'est pas irrité par la lumière ou que l'eau dans la- 
quelle il vit n’est pas au dessus de 12° cent., et surtout quand il n'a 
pas mangé depuis longtemps, ses branchies sont d’un rouge pale ». 
E nella pagina 41, nella spiegazione della figura 5 della tabella II, si 
legge: « Protée qui s’est coloré en rose, en vertu de la lumière, à 
laquelle il a été exposé de temps à autre pendant sa captivité ». 

(2) VaLentIN, nel volume XII di MoLescHort, Untersuchungen, ete. 
p. 65. 


: 


rosso bruno che BoLL paragona ad una tinta particolare del 
rosso Pompeiano. Ciò potrebbe far inclinare a dedurre lo 
scoloramento della retina addirittura dall'azione chimica della 
luce, se non fosse che secondo Bott, i raggi ultra-violetti 
sono del tutto inerti, quantunque egli desideri la conferma 
di nuove sperienze per questa asserzione (1). 

Certamente l’ influenza della luce nel ricambio materiale 
non è tutta compresa in questa azione diretta nel rosso retinico 
od altre sostanze del corpo. Imperocchè nè gli occhi soli, nè 
la pelle sola producono un effetto così forte come l’una e 
l’altra, quando insieme e simultaneamente subiscono l’azione 
della luce. Quando si addiziona l’effetto ottenuto per via degli 
occhi a quello prodotto mediante la pelle, si verifica una somma 
minore del valore complessivo che si ottiene dal medesimo 
anirtale in seguito all’azione simultanea per l’una e l’altra 
via. A ciò si aggiunga che nelle rane prive di cervello la produ- 
zione dell’acido carbonico è diminuita assai (2), il che tuttavia 
non toglie che dopo l’estirpazione del cervello la luce può ancora 
aumentare di tanto l’esalazione dell’ acido carbonico, da far 
concepire il concetto che il cervello possa pure moderare la 
metamorfosi regressiva. Siffatto concetto potrebbe spiegare in 
parte l'aumento imponente che la luce determina nell'esalazione 
di acido carbonico per muscoli isolati. 

In conclusione, alla luce devesi attribuire un'influenza 
che attizza il ricambio della materia, di modo che dagli ani- 
mali si consumi più ossigeno e si esali più acido carbonico 
alla luce che al buio. Questa azione della luce si svolge per 
via degli occhi e per via della pelle. Ma siccome dessa pure 
in tessuti isolati si spiega, ne segue che l'eccitamento per es- 
sere efficace non richiede l'intervento dei centri nervosi. Non 
è inverosimile che il protoplasma o combinazioni simili al 
protoplasma subiscano l’eccitamento della luce, ed i raggi chi- 
mici a spiegarlo dovrebbero essere più efficaci dei raggi ter- 
mici. Imperocchè la luce azzurro-violacea e la bianca esercitano 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 169 


(1) Franz Bocr., Sull’anatomia e fisiologia della retina, A/ti della 
R. Accademia dei Lincei, 1876-77, serie 3*, Vol.I, p 385-387. 
(2) Vedi le tabelle II. d e IV. d. 


170 MOLESCHOTT E FUBINI 


un'influenza maggiore della luce rossa, e tanto maggiore 
quanto più è forte l’ intensità chimica della luce medesima. 

Se veramente la luce gialla supera tutti gli altri raggi nel- 
l’effetto di accrescere la quantità dell’acido carbonico esalato, 
se fia vero che la luce verde nel medesimo senso è più effi- 
cace della violetta, è necessario che si tratti di un’ azione 
molto più indiretta di quella che noi supponiamo per la luce 
bianca e per i raggi azzurro-violacei. 


Roma e Torino 25 Novembre 1879. 


L Foa ladil : i Siasie, e] 
1 "M NS a RS VITARA Valse 


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MU SOLO att sig spor dd du ital AIA avdliogari niro atleti 


172 MOLESCHO[T E FUBINI 


Tabella I. a. 
Sperienze colla Rana esculenta ® (Femmina). 


Animale intatto. 


LUGE BUIO 
DATA 
del- Grado di Acido ; Acido 

1876 (1) | animale l'em- carbonico Tem- carbonico 
di Juce. | Peratura esalato | peratura esalato 

in 4 ora in A ora 

28 Giug. / 47,1 IV 210) 0,0263 | 21°,7 0,0163 
30 » 7 49,3 Il Clo 0:01.90 200 0,0183 
2 Lugl. b 46,2 IIl CERI, 0,0200 21,4 01161 
{> b 48,7 IV. 24 39 0,0180 LOR 0,0132 
De ai di 48,1 III. 23 ,8 (),0216 23 7 0,0208 

Il 5 Luglio si fece l’estirpazione degli occhi. 


24 ,8 | 0,0222 25,2 | 0,0159 


Tabella II. a. 


Sperienze colla Rana esculenta E (Femmina) 
Animale intatto. 


7 Luglio / 94,1 IV. 


BUIO 


PESO 
DATA 


Acido Acido 

Tem- ” Tem- 
peratura | ©a"bonico | peratura 
in dl ora in { ora 


3 del- Grado 
1876 l’animale carbonico 
di luce 


19 Luglio? RU ; 0,0350 PI È 
» b 54,4 i 20,0 0,0311 24 si 


Il giorno 22 furono estirpati ambedue gli occhi. 


94,3 Il. i 24,9 0,0287 25,1 0,0273 


| I.. | 296 | 0,02234 2327 WMMLU261 
IV. | 24% | 0,0306| 24/5 | 0,0230 


Il 30 Luglio si esportarono gli emisferi cerebrali ed i corpi bigemini. 


{Agosto !| 77,2 V. 25,6 | 0,0351| 25,6 | 0,0272 
2» bi 697 I 25,2 | 00207| 244 | 050241 


(1) In questa e nelle seguenti tabelle un Z dopo la data informa che la prima spe- 
rienza della serie rispettiva fu fatta alla luce, un bh invece che fu falta al buio. 


c_ 


Tabella I. db. 
Rana esculenta A (Femmina). 
I valori dell'acido carbonico sono ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 1783 


NUMERO PERSA 
I DATA | 
della Acid a 
| MITE ri lerentirinna l'em- msi Tem- Acido 
sperienza peralura cianioi peratura rionali 
I 1  |28Giugn.]| IV. 2495 I 34,829 ai, 0,824 
| se O 3 _._JIl 217,2 0,925 hat 0,884 
I 3. |2Lugl.bl IL 22 ,8 1.065 | 21 4}| 0,897 
| Al A» Deo IV 24,9 0,900 23 32 0,650 
TIE: LIL 23 _,8 1,077 23 37 1,086 
Valori medii . | III4 22° ,8 1,056 22° 6 0,856 
Il 5 Luglio a mezzogiorno vennero estirpati gli occhi. 
| 7 | TO. .| IV. | 2,8 | 0985 | 25 2 | 0,717 


Tabella II. bd. 


Rana esculenta E (Femmina). 
I valori dell’acido carbonico sono ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE BRUSERO: 
ni DATA 
@ 1876 Tem- Acido Tem- Acido 
sperienza Luce peratura sabenioi peratura cabonica 
1 |19 Lugl./ IV. 24°,0 1,508 249,7 1,310 
Drr4121,,0% +, Dl AI: 25,0 1,372 24,1 1,147 
Valori medii . IIT,5 24°,5 1,440 24°,4 1,228 
Il 22 Luglio vennero estirpati i due occhi. 
3 |23 Lugl.! III. 249,9 1,269 | 25°, 1,207 
d026: (n biagi 23 ,6 1,035 it ela 
5. 27.mer | IV. 24,4 1,360 24,5 1,022 
Valori medii . 111,3 24°,3 1221 | 240,2 1,147 
Il 30 Luglio vennero estirpati i grandi emisferi cerebrali ed i corpi 
bigemini. 
6 | 1 Agost./ V. | 25°,6 1,091 250,6 0,846 
7 na e Li ita dti 0713 24 4 0,830 
Valori medii MI. | 254 | 0902] 2550 | 0,838 


174 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella III. a. 


Sperienze colla Rana esculenta MI (Femmina). 


Animale cieco. 


DATA PESO 
FOT Fio Acido Acido 

1876 l’animale DA oi carbonico senno carbonico 
RICO inl ora in 4 ora 
9 Agost. / 32,5 III. 25°,4 0,0162 20° 0,0162 
10 » b 33,4 IV. 25,7 0,0261 24,6 0,0208 
ILCARIN VAN 31,8 II. 25,3 0,0243 25,6 0,0199 
130 pi ib 34,4 ILE 26,3 0;0284 25,6 0,0238 


Tabella IV. a. 


Sperienze colla Rana esculenta Lù (Femmina), 


il 17 agosto 1876 ne furono estirpati gli occhi, 


il 31 dello stesso mess inoltre gli emisferi cerebrali ed i corpi bigemini. 


BUIO 


PESO 


del- Erado Ape Acido Pa Acido 
l’animale peratura carbonico peratura carbonico 


di luce { ) 
in 4 ora in | ora 


2 Sett. b| 79,6 : 229,0 0,0070 0,0043 
4, -—-----b 69,6 a 21139: --0,0082 0,0069 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 175 


Tabella III. b. 


Rana esculenia HI (Femmina) cieca. 


I valori dell'acido carbonico sono ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


Valori medii . II. A ia d21 


GIORNI LUCE BUIO 
DATA inineali | 
1876 | I i Tem- Acido Tem- Solda 
| mento peratura calbonica | peratura | carbonico 
Ialia Gli lia 
9 Agost. 2| 1 III. 2004 1,196 259,3 1,196 
CO | 24,6 | 1,495 
12» 1 4 II 25 ,3 1,834 | 25,0 1,502 
iu» Db 5 III 26,9 1,981 29 06 1,660 


Tabella IV. d. 


Valori della Rana esculenta IL cieca e priva di cervello, 


ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


A INU*G.E BUIO 
DATA 2 |k 
2 ISIS Had Acid ido 
1876 "AR 021 Mbng est Tem- DO Tem- Acito 
S 85 di luce | PSFAtUFA | carbonico!| PEFAtura carbonico 
o |a 
2 Sett. bl 16| 2 III. 229,0 0,211 20,9 0,130 
4 


MO 18 4 X. PA 0,283 4 0,238 


Valori medii . |  VI5 | 219,9 | 0,247 | 219,0] 0,184 


176 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella V. a. 


Sperienze su Fringilla domestica, Passere A. 


PESO = e el 
DATA 
dell’ fo ; 
Acido Grado 7 Acido |, Acido 
1878 î Tempe- È Tempe- Tempe- 
animale| ratura | car- di ratura car- ratura CAL 
bonico Tuce bonico bonico 


1 Febbraio b | 26,2 | 149,0/0,3216| VIII | 14°,0 |0,3569| 179,5 0,1970 


Il passere venne accecato il 6 Febbraio, alle 3 pomeri- 


diane, col ferro rovente e successiva applicazione di pez- 
zetti di potassa caustica. 


8 Febbraio b 


25,0 | 149,0 |0,2913| VII 


159,0 


0, 2601 15°5 | 0,2936 


Tabella V. c. 


Sperienze su Fringilla domestica, Passere A. 


—___m—m—m——___—__+" T_—_——__P_—__—_—_———_—=—=—=—=—==e== 
LUCE 


BUIO LUCE 
5 PESO = 
DATA 
dell’ Grado Acido Acido | Grado Acido 
1878 , Tempe- Tempe- Tempe- 
animale | ratura | car- | ratura | car 
di luce bonico 


r- 6 ratura | car 
bonico | di luce bonico 


6 Febbraio | 26,0 


| VII | 12°,5[0,3907| 14°,0[0,2822| VIII 


149,5 |0,3951 


| 


Al 6 Febbraio il passere fu accecato. 


9 Febbraio / 22 | VI so 


0,2582| 169,5 


160,2 |0,2248 


02259 x 


1} 
SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 177 


Tabella V. bd. 


Fringilla domestica, Passere A. 
Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


NUMERO LUCE BUIO 
DATA di giorni trascorsi e MONO SERIO 7 == 
1878 dopo Grado Tempe- Acido Tempe: Acido 
l’accecamento |di luce | "2!U"8 | carponico| FATUtA | carbonica 


{ Febbraio b VII | 14°,0 | 32,693| 159,7 a 


L’accecamento fu eseguito il 6 Febbraio. 


95,162 


8 Febbraio bi 2 VII | 159,0 


Tabella V. d. 
Fringilla domestica, Passere A. 
Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


= | 
NUMERO PE GE PRO 
DATA di giorni trascorsi | 
1878 dopo Grado | rempe- Acido |'mtempesije fcidof 
l’accecamento di luce alii carbonico FARara carbonico 

6 Febbraio / VIIL5 | 13°,5 | 36,267] 14°,0 | 26,049 


Il passere si accecò lo stesso giorno dopo questa sperienza. 


32,201 | 


| 


| 


3 VII | 15°6 


23,950 | 16°5 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 42 


178 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella VI. a. 


Sperienze su Fringilla domestica, Passere B. 


BUIO LUCE bUOTITO 


PESO 


) i) ì . 
1878 dell tempe-| acido | grado | tempe- acido | tempe-|2Cido 


animale | ratura | carbon.| di luce | ratura | carbon.| ratura | carbonico 


15 Febbr. b| 25,0 | 149,0 [0,2903] IV |17°,2 |0,3589/ 179,5 | 0,2594 


| Il 16 Febbraio il passere venne accecato col ferro rovente 
| e successiva applicazione di potassa caustica. 


25 » bl 21,2/480,2/0,1387) VI | 1831 {07185668 20N\001435 
26. » bi 24,3 |17,0|0,1405] VI [17,5 |0,1836/18 ,5| (0,1962 
28 » bl 21,517 0|0,1514], VI |16 0 (0,2130160 | 0,1360 


Tabella VI. c. 


Sperienze su Fringilla domestica, Passere B. 


BRUCE BUIO DU OE 6 DINANZI | 

; PESO | 
DIFAREIRA I 
IP [grad eri 1 (I 

1878 Mai ui tempe-| acido | tempe- | aCido dun tempe-| acido I 
animale ratura | carbon.| ratura | carbon. ratura | carbon. 

luce luce | 


16 Febbr. 2| 25,0 | VII | 179,5 | 0,3264| 179,7 |0,3419] VI | 189,0 | 0,4270 


Il 16 Febbraio, dopo queste sperienze, il passere venne accecato. 


| 
| 
| 
I 


20 » 21 23,5) V | 179,0 |0,1435| 179,5 |0,2591| VII | 179,0 | 0,1410 
22 » 2: (21,5 |- VI | 17,5 |0,1209] 18,0-|0;2484/0N0/00900 0,1619 
2A » 122,2] V| 18,5 (00/1513) 18,0 |'0;2525|/ MIMO 0,1768 

1 Marzo /|] 21,1 | 


V| 14,7 |0,1680] 15,1 [0,1806|] V |15,1 |0,1614 
' 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 179 


Tabella VI. d. 
Fringilla domestica, B. 
Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE RUI oil 


grado | tempe- acido |tempe- acido 
di luce | Fatura | carbonico | ratura | carbonico 


15 Febbraio b 34,454 |159,7 


Il passere fu accecato il 16 Febbraio. 


Numero 
di giorni 
trascorsi 
dopo 
l'accecamento 


16,256 
18,969 
16,040 


Medie | VI {17°,2| 21,825 |17°,4 17,088 


Tabella VI. d. 
Fringilla domestica BB. 
Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


canAnZER SIZE E TIZI 
LUCE BUIO | 


grado | tempe- acido |tempe- 
di luce | ratura | carbonico | FalUra | carbonico 


36,163 | 179,7 


L'accecamento fu praticato, dopo di queste sperienze, 
il 16 Febbraio. 


Numero 
dei giorni 
trascorsi 
dopo 
l'accecamento 


20 Febbraio / 4 VI |17°,0| 14,527 |175| 26,61 
> AA l 6 |V,5]|18,2| 15,784 [18,0] 27,728| 
mil» l i V |18,2| 17,735 |18,0| 27,297 
1 Marzo 13 V |14,9) 18,733 [15,1] 20,542 


Medie | V,4|17%,1| 16,695 [1791] 25,507 


LI 


180 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella VII. a. 


Sperienze sul Mus decumanus IE (surmulotto albino). 
Animale intatto. 


BUIO LUCE BOO.I O 


DATA PESO 


ì A % , 
1877 Li tempe- acido | grado tempe- acido tempe- acido 


animale | 1ALUrA] carbon.| di luce | AtUra| carbon.| ratura| carbon. 


20 Settembre b | 122,7|239,0|0,1758| VIII |239,0 | 0,2900|279,7|0,2132 
21 » b | 117,3) 23,2|0,2687| XI |29,7|0,2967 


Il 29 Settembre il surmulotto fu accecato completamente, 
distruggendo ambedue i globi oculari col ferro rovente ed 
introducendo poi pezzetti di potassa caustica nelle orbite. 


| 29 Ottobre b | 139,2/16°,5]0,2943] X Kai 0,4512] 179,5 | 0,4029 
» b | 138,518 ,0|0,2931| XI |17,0]0,3601|21 ,0|0,3866 


LUCE BUIO LUCE 


grado tempe-| acido \tempe-| acido grado 


di a " 5 di 
ralura | carbon.| "2lUra| carbon. 
luce luce 


‘1 Novemb.7| 138,5] X | 18°,0|0,3169/179,5|0,2882| IX | 189,5|0,2860 
IPA 2| 142,5] IX | 18,510,2949[18,510,2432] IX | 19,710,2789 
Il giorno 21 Maggio 1878 si aprono le palpebre cicatrizzate 


e coperte di peli e si esportano i monconi informi dei 
globi oculari, nei quali non si scoprì più traccia di retina. 


tempe-| acido 
ratura carbon. 


BUIO LUCE BUIO 


tempe-| acido grado (tempe-| acido |tempe-| acido 
ratura| carbon.| di luce | ratura| carbon.| ratUra| carbon. 


219.0 | 0,3079 0,2660| 229,0 
24,0 | 0,2839 22 ,1|0,3343| 22,6 
24 ,5|0,3119 2,7|0,3307| 23,2 
22,0 | 0,2229 0,3694| 22,7 
24 ,0|0,2545| V 2,5 | 0,2269| 23,0 
24 5 |0,2520 0,3000| 24 ,5 
25,0 |0,2760 25,0|0,2564| 24,5 
25,0 | 0,2643 0,2944| 25,0 
i. ,0|0,2118 0,2978| 24,0 


1878 
22 Maggio 


24 


(or lopuleratepalerMor tor eni log 


DI 


SUI.L'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 181 


Tabella VII. d. 


Mus decumanus. 
I valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE BUIO 


grado |tempe-| acido |tempe-| acido 
di luce | ratura | carbonico | ratura | carbonico 


20 Settembre b VII | 239,0]. 5,672 | 259,3) 3,804 
21 » b Aia 297 0 2 1 AR 
Medio) #2) | VO | VIIE: DI 260,9. |" DIS7I 2452 | 4,651 


L'animale venne accecato il 29 Settembre. 


RI n S sI 
rascorsì grado tempe- acido tempe- acido 
DATA Mo MOPD I di luce | ratura | carbonico | atura | carbonico | 
29 Ottobre b 39 X 19%. | 0 119,0 6,010 
Mt 1; 3I XI | 17,0) 6,240 | 19,5| 5,889 
1 Novembre 1 33 |1X, 5] 18,2] 5,223 | 17,5) 4,9% 
2 S l 34 | IX | 19,1| 4,832 | 18,5) 4,096 
Medie ... . . ta, x LATI 6,018 189,1 5,247 


Il 21 Maggio 1878 si estirparono i monconi dei globi oculari. | 


1878 | 
22. Maggio 235 IX 


b 219,0) 3,786 | 2390) 4,569 
2 » b 237 IX | 22,1| 4,733 | 23,3) 4,304 
27 » b 240 VIII | 22,7) 4,454 23,8) 3,887 
29 » b 242 XI 22,2) 65,101 22 3,345 
3 Giugno Db 247 VII 22957 162002305) 3406 
b) » b 249 VII 1.29.50 403 24,5] 3,378 
7 » b 251 | XI | 25,0) 3,594 | 24,7] 3,873 
10 » bo|0 254 | XII D'25:4011 4,193 | 25,0) 4,004 
21 » b 265 | XIV 24,001 02129 | 124,00 3,092 
Medie | X |23%1| 4,156 | 23°8| 3,785 


182 MOLESCHOTT E FUBINI 
Tabella VIII. a. 


Sperienze eseguite con Myoxus muscardinus, animale intatto. 


BAUMEO LUG BUIO 
DATA PESO —_©"’——_—_—_—m__ 

dell’ Acido 3 Acido Acido 

a car- Grado car- car- 
1878 . Tempe- | bonico Tempe- | ponico | T@MP®- | bonico 

animale | ratura TA 3 ratura ; ratura iS 

7 di luce n i 
un'ora un'ora un’ora 


26 Aprile | 16,9 | 19°,0|0,t141] IX | 17%,0|0,1953| 17°.5|0,1212 
90h 15,6 | 19,0|0,1015| VIII | 19,0|0,1454| 19,0|0,1248 


Dopo le sperienze del 29 Aprile si esportarono comple- 
tamente e con facilità i due globi oculari per la enuclea- 
zione. L'emorragia fu minima, l’animale non soffriva dopo 
l'operazione e continuava a mangiare e bere come prima. 


1 Maggio 16,3 [199,0 [0,1130 IX | 17°,2|0,1737| 17°,2|0,1139 
3» 15,0 | 19,0 [0,1081| X | 19,0|0,1515| 18,5|0,1045 
Bibi» 16,6 | 21,0 [0,1134| XI |20,0|0,1239) 20,0|0,1644 
13 0» 15,0 | 20,0 |0,1048| XIV | 20,0/0,1315| 20 ,0|0,1091 
15» 15,5 | 20,0 [0,1123] VIII | 20,0|0,1057| 20,5|0,1074 
17 » 16,3 | 22,0 |0,1125| XIV | 22 ,0|0,1213| 21,1 |0,1396 
20» 17,0 | 24,5 |0,0782| IX | 23,5|0,0954| 23,5 [0,1104 
4 Luglio 23,0 1 25,5 [0,1057| XIV | 24,0|0,1264| 24,0 |0,1182 
9 » 22,0 | 25,0 |0,1266| X |25,0|0,1171| 25,0|0,1282 


Tabella IX. a. 


Rana esculenia MD priva di centri nervosi e senza occhi. 


BUIO LUCE 
DATA PESO —— 
‘ A i 
dell AU Grado 
1878 È Tempe- bonico Tempe- 
animale | ratura ” i ratura 
Mu di luce 


un’ora 


29 Ottobre | 60,6 {159,0 [0,0036/ VII | 15,6 |0,0069] 159,0 |0,0055 
Ria ica 63,5 |13,0 [0,004] V |13,2 |[0,0043] 13,0 |0,0025 


] 
Ì 


i 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 183 


Tabella VIII. b. 


Myoxus Muscardinus. 
Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


La Ué&E BUIO | 

DATA al 
1878 Grado Tempe- Acido Tempe- Acido | 
di luce ARIE, carbonico PDA carbonico 


26 Aprile b IX TO Re 117212 
89) 0° )°Db VIII 19! ,04;|122,309 19,0 | 17,302 


Medie | VIIL5 | 1890 | 25,052| 18°6| 17,257 
L’accecamento si eseguì il 29 Aprile. 
Ì 

Giorni trascorsi Grado Tempe- Acido Tempe- Acido 

dini Lea di luce ratura | carbonico ratura | carbonico 

i Maggio bl 2 IX | 1792 | 25,576) 1891 | 16704 

| CS X | 190 | 24240] 1877 | 177008 

8.» b 9 ATTI 20,0 17,913.| 20,5 20,082 

13 » b 14 XIV 20,0 21,040 | 20,0 17,112 

î » b 16 VIII 20,0 16,367 | 20,2 | 17,009 
Di » b 18 XIV 22, 0 17,860 | 21 ,6 18,559 | 

20 » b 21 IX 23,5 13468443313 

4 Luglio b 66 XIV 24,0 CIAO ZII ATO 

GN » b 71 X COSO: TARSIA 40,0 13,898 
Medie XI Sa 18,047 | 21°,4 16,152 | 


Tabella IX. bd. 


Rana esculenta WD, priva di centri nervosi e di occhi. 
Valori ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE BUIO 
PDEACTA 

1878 Grado Tempe- Acido Tempe- Acido 
di luce ratura carbonico ratura carbonico 
a PO e na ee i cda e e 
29 Ottobre b via | 1526 | 0,273 | 1500/0180 | 
» b 2 Inogtogne) 43,00 [Oto 
be a NEI Sele sa Ml 

31,12 MMC, SASINIIZIA ISO VI 149,4 0,218 14°,0 | 0,145 


184 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella X. a. 


Runa esculenta & priva di pelle, centri nervosi ed occhi. 


BUIO LUO TESE BUIO 
DAMA NSIOO 
1878 |» del- Tem- n presa Tem- wi Tem- °° 
l’animale peratura carbonic. tor: peratura carbonic. peratura carbonic. 
int ora in 4 ora in 4 ora 


4 Nov.{ 38,4 | 109,5 |0,0056 | IV. 119,0 |0,0037 | 11°,0 |0,0027 
6 « 454,3 | 11,5 |0,0028| VI. 11 ,8|0,0080 | 12,2 |0,0072 


Tabella XI. a. 


Carne di rana esculenta; rane decapitate, scorticate e sventrate, 


distrutto il midollo, tagliati è plessi sciatici. 


z| BUIO LUCE BUIO LUCE 
pata | # | 5° soa E 8 | E 
N zo NA CIdO 2 | Acido| 2 |Acido{ £ |.2 i 
1878 | E| £ |carbo-| 3 | £ |carbo-| £ |carbo-| # | £ |carbo- 
E = DICON MS 2 nico A nico | 8 2 | nico 
7 S linlora| £ £ lintora £ lintora| # | £ |inf ora! 
Qu E D E Ei (ce) E 
9 Dic.|65,5] 109,4|0,0225| V. |10°,7|0,0378/11°,1 |0,0100 
16 » [49,5] 8, 2/0,0085] V. | 7 ,0j0,0051| 8,7 |0,0006 
18 » |38,6 V. | 8 ,6/0,0083) 8,6 |0,0055| IV. | 9°,2 Leo 
21 » |66,5 V. | 8 ,0/0,0080| 8,0 |0,0070| V. | 8,0] 0,0066 


Ì 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 185 


Tabella X. d. 


Rana esculenta @, priva di pelle, centri nervosi ed occhi; 


valori ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


EU GE Bi. Bd 
DATA 
Grado Acido Acido 
1878 Temperatura Temperatura 
di luce carbonico carbonico 
4 Novemb. IV. 119,0 0,231 149.7 0,259 
bi » VI. 11,8 0,434 11,9 0,271 
Medie V 11034 0,332 119,8 0,265 


Tabella. XI. d. 


Valori dell'acido carbonico esalato dalla carne di rana, 


ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


Acido Acido 


Grado 
Temperatura 


Temperatura 
di luce carbonico 


carbonico 


Medie . 


186 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XII. a. 


Carne di coniglia e di cane. 


È BUIO LUGE BUIO LUCE 
E 
-—_——____t1tt@@m@cs=== i 
aci v 
DEVA I COSITE ; SI Ì E SE ; 
È; 2 |Acido| £ Z |Acido| 2 |Acido| 2 2 | Acido 
18780) 2 2 | carbo Ss = |carbo-| # |carbo- 5 = |carbo- 
3 2. | nico "= 2 nico 5 nico A: 2: | nico 
Z 5 |indora|.£ E in dora] 5 [|indora| £ E in 4 ora 
c E (ce) E Ei (de) Ei 
Coni 
glia 


23 Dic. |44,7| 89,7 |0,0013| III. | 89,2 |0,0000| 89,2 |0,0028] IV. | 89,61 0,0076 
n » |47,0j 7,5 [0,0023[III.| 7,0 |0,0044] 7,0 |0,0033| III. | 7,0] 0,0035 


Tabella XIII. 


Valori medii dell'acido carbonico esalato dal miencefalo di cani, 


ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


(FUBINI). 


PESO 


Grado Acido Acido 
del miencefalo Temperatura Temperatura 
di luce carbonico carbonico 
f. 73,95 III. 10,9 0,340 ceti 0,295 
f. 95,30 III 8,0 0,363 8,0 0,181 
m. 94,50 V,5 10,0 0,209 9,0 0,203 
TELO) IV. 9,5 0,448 9,6 0,232 


| Medie . III,9 | SITA | 0,340 89,5 0,228 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 187 


Tabella XII. d. 


Carne di mammiferi. 


Valori ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


DATA SPECIE 


Grado man Acido lor Acido 


peratura 


1878 d’animale star 
pes 9 carbonico 


di luce carbonico 


23 Dicem. | Coniglia| III,5 89,4 0,408 89,4 0,231 
Cane m. III 0,403 i 


Tabella XIV. 


Valori medii dell’acido carbonico esalato dal miencefalo di conigli, 
ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


(FuBINI). 


PESO 
A Grado Acido Acido 
del miencefalo Temperatura Temperatura 
di luce carbonico carbonico 


15°,7 0,331 15°,5 
f. 13,00 ; 18,5 0,279 


Medie 


188 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XV. 


Valori medii dell’ acido carbonico esalato dal miencefalo 
di porcellini d'India, ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


FUBINI. 
TNXUNGRE BUIO 
PESO —__———————É_________—m_____=_—@ét tf = na 
del Grado Acido Acido 
miencefalo Temperatura Temperatura 
di luce carbonico carbonieo 
f. 6,70 Ill 895 0,229 89,5 0,158 
f 4,00 II 872 0,564 8,2 0,324 
Tie 0520 IV; 8,0 0,517 8,1 0,443 
m. 5,00 V 8,2 0,653 8,1 0,528 
f. 4,00 IV,5 8,0 0,558 8,0 0,270 
f. 4,50 VIII 12,2 0,640 14,3 0,597 
Medie . IV,5 8°, 8 0,527 9°2 0,387 


Tabella XVI. 


Valori medii dell'acido carbonico esalato 
dal miencefalo di Mus decumanus, ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


FUBINI. 


PESO ee — === &&3îî/"8&s5ékéjì®; »“ 
del Grado Acido Acido 
miencefalo Temperatura Temperatura 
di luce carbonico carbonico 


m. 2,30 VI 129,2 1,398 129,1 1,220 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 189 


Tabella XVII. 


Rana esculenta. Valori dell’acido carbonico, ridotti a 24 ore 


e 100 grammi. MoLEscHOTT. 


LUCE AZZURRA LUCE GIALLA LUCE ROSSA 
DATA cli 
Grado ; Grado Grado |* 
Acido Acido Acido 
1856 di |Tempe- di Tempe- di Tempe- 
ratura car- ratura car- ratura car- 
luce bonico luce bonico f luce bonico 


—_—_ —_ -——y__ 
——_ ——_— I_—_—_—_m rr | sea 


22 Agosto | Vi |23°,2/0,793] II |22°,7/0,801| I |23°,7[0,724 
27» vin|23 5 (ogg — || M.|25:7]079) 
2800» IV |24,2]0,699] I |23,5/0,662| I |24,50,655 
:) ARNO PERA I 42307 0648 1 2/25 ll'digue 
1 Settembre] VI |24,5|1,007] Ir |25,7/0,991| Il |24,0|0,766 
6.0» vii | 20,2|0,923|] I |21,2/0,825] I |22,0|0,884 
mu, VI |21,5/0,905|] I |20,2/0,632] IV |24 ,0[0,813 
i» xvI|24,0|/0,773) 1 |21,0{0,798] Il |22,7|0,679 
0 00 v [225/0714] 11 |24.0(0,659] I |21,5|0,670] 
E vi |27,5/0,859| 11 |24,5/0,723] I |23 50,733 
Medie . |VII3 |23%,5 [0,831 | 1,8 |22°,9/0,749] 1,9 |239,7 [0,729 


190 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XVIII. 


Rana esculenta. Valori dell'acido carbonico, ridotti a 24 ore 
e 100 grammi. MoLescHOTT. 


LUCE MISTA LUCE AZZURRO - VIOLACEA 
DATA 
Grado Acido Grado I5D 5 Acido 
1857 | Tempe- empe- 
di luce tatura carbonico di luce i carbonico 


____mr ' ——___  _r———_—>—_______—__;-_|rr_- — —n2à» 


8 Giugno a II 279,0 0.818 I 249,7 | 0,912 
10 » m II 2058 0,625 I 21,5 | 0,660 
190» a II 25,5 0,822 I 24,9 | 90,40 
72: V08 a II 24 ,5 1,023 I 23,8 | 1,074 
RO | pa I 23,3 | 0,892 I 25 32.1,0,882 
26 » a II 209 di 092 I 72 i e 15) 
Rittal **T Il PALIO) 0,978 II 73 Pc LUGO (CE 
14 Luglio a II 28,9 1,039 I 27,1 | (05963 
19 + mi II 28,4 1,013 I 28,4 | 0,882 


Medie . . II | 256 | 090 Li | 254 | 0,981 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 194 


Tabella XIX. 


Rana esculenta. Valori dell'acido carbonico, ridotti a 24 ore 
e 100 grammi. MoLEscHOTT. 


LUCE ROSSA BUIO 
DATA 0 2 pa areas eg È IRC CES 
Grado Acido Acido 
1857 Temperatura Temperatura 
di luce carbonico carbonico 
16 Luglio r È 309,1 1,144 di 0,794 
iN »' Db I 20.59 1,238 Si 9 1,349 
un air II 28, 4 1,292 28,0 1,084 
MILO » (\b Ì 31 ,4 1,052 30 ,6 1,085 
SME, II 34 ,5 1,205 33 ,3 1,150 
iii .b l 32 ,2 1,107 di; 1,097 
>.) LR I 32 ,2 1,123 290.1 1,441 
sor nb II 31 ,8 0,875 29 4 1,115 
Sugli» | cr I 29 ,6 1,015 29 ;6 0,960 
Me» Db I 29 ,8 0,935 7,6 0,816 
3 Agosto r II 7a 1,036 S26 9,403 
ec 0h II 28 4 1,222 30:.;2 1,183 
Medie . . 1,5 309,4 | 1,104 | 300,4 1,098 


n II 


192 MOLESCHOTT E FUBINI 
Tabella XX. d: 
Fringilla canaria. 


————<_k€2z2z———_——_—— “PO PO___rrrr_——rrrrTrTrrTrrrrrrrrrrrrmr_rr = 


PESO Grado Tempe- Acido 
DATA dell? Qualità di luce carbonico 


animale di luce ratura in Ad ora 


3 Novembre 1877 | 14,2 buio 2AMMASO 0;1603 
» » Lazzurro-violacea| I |13,7| 01791 
0,2181 


luce mista 


5 Novembre  » 134 luce mista Ii | {14;0| 0;i921 
» y luce rossa I 15,0 0,2042 


27 Dicembre» 12,7 buio — [11,5] 01081 
» » luce mista IV |11,0| 0;1478 
; » |l.azzurro-violacea) II |11,0| 0,1365 


» » luce rossa I 12,0| 0;1300 


Dicembre  » 12,8 buio — |412,0| 0,1295 | 


» » luce mista II 1201788 
» » luce rossa I 1U2,50T0.1A16 
» » JI. azzurro-violacea| lI |13,1| 0,1318 


Dicembre  » 13,5 luce rossa I 12,5| 0,1535 
» » |l. azzurro-violacea| II 125 1 0;1819 
» » buio — |13,0| 0,1878 
» » luce mista e Sil) 


—r —_@——P1P.1.@|{r rr rrrr@r@oai..i.——___ee=. «ss 


2 Gennaio 1878 | 13,7 |l.azzurro-violacea| I 1200 01577 
» » luce rossa I 14,1 | "0;1459 
» » buio —_ 12 ,0 0,1399 


3 Gennaio 


13,7 |l.azzurro-violacea| II 12,5 | 019591 
» » luce mista TI ij AZIO 071902 
» » buio — | 42,0. 011873 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, Ecc. 4193 


| 


Tabella XX. bd. 


Fringilla canaria. 


| Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


| LUCE MISTA | asuncoiiicea | LUCE ROSSA | BUI0 


} 15 ndo tempe-| acido grado tempe-| acido grado tempe-| 2Cido {tempe-| acido 

i luce | F2tUra| carbon.f tuce | 12!U"a] carbon.] luce |!2!UF2] carbon. ratura| carbon. 

; ppmma e al) ile dhonclorv-ontrstt gi al dille. 

1877 

Novembre I |14°,5|36,861]4 I {13°9,7|30,270] — | — — |149,0|27,093 

i » II |14,0|34,406] — | — _ I |15°,0| 36,073] — — 

{Dicembre | | 11,0|27,821f II |11,0|25,694j I |12,0[24,471{11,5|20,348 

» II |12,5|32,475} II |13,1|24,712] I [12,5] 26,550112,0| 24,280 
» II |13,7|31,467] II |12,5|39,338f I |12,5]|27,289f13,0| 33,38 

. 1878 

(Gennaio } — | — — I |12,0| 27,626 I |11,1|25,559 12,0] 24,507 


» III |12,0|33,320] II |12,5|34,178] — | — | — |{12,0|32,819 


e e  ]_— |[_—__[—T____[_[___—__[—_—_—_—_—____ | __ | _ —_—_- | - T&T 


Medie . { II, 5]|12°,9|32,558f 1,7 [12°,5|29,136] I |129,6|28,088f120,4| 27,072 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 13 


194 MOLESCHOTT £ FUBINI 


Tabella XXI. a. 


Fringilla domestica, A. 


) 


TRVASSEGA PESO Grado | ‘Tempe Acido 


1878 £ dell Qualità di luce Gio cal pertonizo 
7 Gennaio 28,6 buio ARENA 
» » luce mista I tedio 420,360 
» » luce rossa I 12,0] 0,2138 
» » |l. azzurro-violacea| I 12,0] 0,3384 
10 » 27,0 luce mista II 12,0| 0,1878 
» » buio — 11 3) 0,2415 
» » |l. azzurro-violacea| II 11,5] 0,3104 
» » luce rossa 12,5] 0,2843 
16 » 26,0 buio — |12,0| 0,1734 
» » luce mista I 12,0] :0,3246 
» » luce rossa I 12,0] 0,3381 
» » |I. azzurro-violacea| I 12,7] .0,2647 
2 Febbraio 26,0 buio — |{10,5| 0,1218 
ù » luce mista IV | 11,0] 0,3616 
» » luce rossa I 13,0/ 0,2942 
» » |l. azzurro-violacea| VII | 15 ,0 


03662 


Tabella XXIT. a. 


Mus decumanus KE. 


D À Al A PESO Grado Tempe- Acido 


dell’ Qualità di luce { “i | cavbonico 
1877 animale di luce | ratura in | ora 


22 Settembre 120,7 buio -- | 229,0 | 0,2850 
» » luce mista VII | 22,0 |17:0,3132 
» »  |[l.azzurro-violacea] II | 22,5 | 0,3339 
» » luce rossa II | 23,0] ‘02783 


ee ee e —T | —+  9_—____________—_——_—————_—_—__—_—_T— | _rr ru ———— 


27 » 120,5 buio 5 | 0,2117 
7 |! 0,3657 
,0 | +0,2724 
5 | 0,3602 


— 1 
5 » luce mista IV | 
» » luce rossa II 2 
Di »  |l. azzurro-violacea| III 1 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 195 


Tabella XXI. d. 


Fringilla domestica, A. 


I valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE MISTA LUCE LUCE ROSSA | BUIO 


azzurro-violacea - 


1878 20200 ‘mp acido RO tempe-| acido ca: tempe-| 2cid0 Jtempe-| acido 
È l 
luce | Fatura) carbon.] tuce | 1ALUra] carbon. rd ratura| carbon.f ratura| carbon. 


Gennaio | HI |12°,1 30,210] I |1290|28,397f 1 |12°,0|17,941{12°,8|17,992 
È IT {12 ,0|16,693f 11 |11,0|27,591f 1 |12,5|25,274jt1 ,5|21,467 
’ I |12,0|29,963] I |12,7|24,434 I {12 ,0|31,209]12 ,0|16,060 


‘ebbraio | IV |11 ,0|33,378J VII | 15,0|33,803f II |13 ,0|27,157f10 ,5|11,250 


I |. *f —— | ——T |--—_ f— ——- 


Medie I1,5|119,8|27,561f 11,7 |129,7|28,556f 1,2 (129,4 |25,394Î11°,6 | 16,692 


Tabella XXIII. ». 


Mus decumanus, IE. 


«I wvalori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


i” 


LUCE MISTA IPRDOET+O LUCE ROSSA | BUIO 

A TA azzurro-violacea 

|  VOVI9IE EEE Tal Lola di 
1877 n° lempe-| #cido |8"à ado tempe-| acido a tempe-| acido (tempe-| acido 


luce | tatura| carbon.] luce | tAtUra] carbon.| tuce | 12!UrA| carbon.| ratura| carbon. 


=-—i—_| —- |__| —|  —— | —_T—— [-_—— 


tetem) VIII|229,0| 6,229 IT |22°,5| 6,639 IT [239,0] 5,534/229,0| 5,667 
î \ IV |17,7| 7,284] mi [19 ,5| 7,174] 11 [20,0] 5,424|17 5| 4,216 


A 
- 


Medie VI {19 ,8| 6,756| I1,5[21,0| 6,906 Il (21,51 5,479/19,7| 4,941 
li 


196 


MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXIII. a 


Mus decumanus IE, accecato col ferro rovente e potassa, 


il 29 Settembre A877. 


Grado 
Tem- 


Qualità di luce peratura 


di luce 


Acido 
carbonico 


in | ora 


buio - 169,0 
luce mista Il. 154,5 
luce rossa II, 15,0 
l.azzurro-violac. I. 1002: 
luce mista ING 14,9 
l.azzurro-violac. Il 17,5 
luce rossa Il. 19,0 
luce rossa l. 16,0 
l.azzurro-violac. I 16,0 
buio — Hsa 

luce mista MI. 16, 
l.azzurro-violac.| IL 16,0 
luce rossa Dl 15,4 
luce mista VO 16,6 
buio = laico 
buio — 16,5 
luce rossa I 18,5 
l.azzurro-violac. | HI. 20,0 
l.azzurro-violac. I 17,0 
luce rossa I. 17,0 
luce mista V. 16,7 
buio — 19,0 
luce mista \'? 16,2 
buio — 17,0 
I. azzurro -violac. Il. 16,9 
luce rossa È 1952 


DATA Peso 
dell’ 
1877 ì 
animale 
11 Ottobre 126,8 
» » 
» » 
12 Ottobre 129,2 
13 Ottobre 19485 
n »d 
15 Ottobre 134,8 
» » 
» » 
16 Ottobre 134,8 
17 Ottobre 134,1 
18 Ottobre 138,0 
19 Ottobre 134,1 
» » 


» 


— 


: 13,0 
.azzurro-violac. A 14,0 
15,5 


luce rossa 


luce mista V. 


0,2421 
0,2664 
04343 


0,2796 
04005 
073127 
03234 


0,4460 
0,1760 
0,2892 


i 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 197 


Tabella XXIII. 6. 


Mus decumanus IE, accecato col ferro rovente e potassa caustica , 


il 29 Settembre 1877. 


I valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore, 


11 Ottobre 
2 


Medie « 


DATA 


1877 


13 » 
50» 
16 » 
17 » 
18 » 
19 » 
Medie 


Giorni trascorsi 


11 Ottobre 
12 


- IEUIGOERO IMOLESERZA LUCE AZZURRO-VIOLACEA 
$ Grado T Acido Grado DA Acido 
SS em- Vem- 
2| di luce RULLO, carbonico] di luce peratura carbonico 
- 
12 Ill. LORO 7,666 I Tae 8,252 
3] 1v. 14,9 | 4497 Il 175 | 4,949 
I4l nr 16,6 | 5,902 I 16,0 | 7,309 
16 Và 16,6 5,901 Il 16,0 3,265 
a) su = HI 20,0 | 7,941 
18 VI 16,7 7,696 I 17,0 3,150 
19 V 16,2 3,442 Il 16,9 6,751 
20 Y 15,5 | 4739 I 14,0 | 6,887 
1v,3 | 1690 | 5,678 1,6 | 169,6 | 6,063 
a EUR ArOSSA BUIO 
9 È 
23 
8 Tata Acido 
s ci di luce peratura carbonico Serie carbonico 
Si 
II. 15900 | 6,133 169,0 | 4,819 
Il. 19,0 | 8,067 di & 
I. 16 ,0 5,103 17,6 5, 707 
I 15,4 | 4,615 17,5 | 6,347 
Li 18‘5 8,133 16,5 3,675 
I. 17,0 | 5176 1910 | 6,192 
I. 19,2 | 6,144 17,0 | 4,485 
È 13,0 | 4,145 = E 
1? 16°,6 5,939 l3 5,204 


198 


MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXIV. a. 


Mus musculus ©, accecato col ferro rovente e potassa caustica, 
il 18 Agosto 1877. 


DATA Peso Le Grado Tem- Acido 

4877 Lin RURIEAI RAI: di luce bll nt Sn 

20 Agosto 6,3 buio = 299,0 0,0699 
» » luce mista V 29,0 0,0777 

» » buio 29 ,6 0,051 4 

21 Agosto 6,2 buio _ 27,6 0,0833 
» » luce mista x. 28,7 0,0794 

» » buio = 30 se 0,0633 

22 Agosto 6,4 buio —_ 29,0 0,0664 
» » luce mista IX. 29,2 0,0575 

» » buio — 29,0 0,0442 


Tabella XXIV. d. 


Mus musculus ©, accecato col ferro rovente e potassa 
il 18 Agosto 1877. 


caustica, 


n P Acid 
| Dt dell. | ‘Qualita diuca | SESS Tem- | carbonito 
4877 animale di luce peratura | jin 4 ora 
| ci °° i A ZA 
il 24 Agosto 6,5 luce mista VII (*) 21,5 0,0874 
» » l azzurr.-violac.| III. 26 ,1 0,0819 
» » luce mista X (*) 24,7 0,0816 
25 Agosto 6,8 luce mista Il. 26 .5 0,0746 
» » I. azzurr. -violac. I. 26,9 0,0915 
» » luce mista Il. 27,9 0,0897 
27 Agosto 7,2. {l.azzurr.-violac. Lf 27 52 0,0770 
» » luce mista I, 26 ,9 0,0780 
» »  |l.azzurr.-violac. I 27,6 0,0586 
11 Settembre 9,1. |l.azzurr.-violac. I. 23,0 0,0959 
» » luce mista II. 23.48 0,1227 
» » l. azzurro violac. II. 24,9 0,0877 


(‘) Solo nelle sperienze del 24 Agosto, colla luce mista, il recipiente dell’animale 
stava in un recipiente di vetro senza mantello d’acqua. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 199 


Tabella XXIV. a”. 


Mus musculus €, accecato. 


I valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE MISTA (’) BUIO (**) 


Giorni 
trascorsi 
, dopo Grado e: 
l’acceca- l'em- 


mento - eratura 
di luce p 


Acido ICE Acido 
peratura 


carbonico carbonico 


20. Agosto. Db 2 ‘- È i 23,105 
28,374 
20,737 


24,072 


Tabella XXIV. d. 


Mus musculus €, accecato. 


1 valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE MISTA LUCE AZZURRO-VIOLACEA 
Giorni — ron ———=———==- 
DATA trascorsi | 
dopo ; ; , 
1877 Pacco Grado un Acido Grado Tem- Acido 
ii di luce pernura carbonic.} di luce peratura carbonie. 


2% Agosto m | 6 ix. | 2691|31,200] 1. | 269,1 | 30,240 
25» ml 7 I. | 27,2|28,999| I. | 26,9 | 32,29 
9 I | 26,9|25,82) 1.| 27,4 | 22,444 


11 Settem. a 24 VI. 23,3 | 32,3601 (1,5 23,9 |, 24,211 


27 » a 


Medie . 111,7 | 2599 | 29,595] 16 | 2691 | 27,297 


(*) Le sperienze alla luce mista furono eseguite senza mantello d’acqua. 
(**) Tutte le cifre registrate per le sperienze al buio sono medie di 2 osservazioni. 


200 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXIV. c. 


Mus musculus €. 
Accecato col ferro rovente e potassa caustica il 18 Agosto 1877. 


D'ATT-A PESO TN PERI Grado |Tempe-| Acido 

1877 Ar mani LI 

30 Agosto 7,7 buio — |26°,5| 00766 
» » luce rossa II 25,6] 0,0794 

» » buio — |26,5| 0,0896 

Ila fo 8,0 buio || 27,5] ‘(0;0825 
» » luce rossa I 27,5 | 0,0748 

» » buio — 28 ,0 0,0731 

1 Settembre 9,0 luce rossa I 26,4 | 0,0905 
» » buio == 261,0 0,0892 


» » luce rossa II | 27,0] 0,0764 


Flea) 9,0 luce rossa I 25,0 | 0,0890 
» » buio — 25,9 0,0865 
» » luce rossa I 26,4 | 0,0872 


Tabella XXIV. d. 
Mus domesticus ©. 
Accecato col ferro rovente e potassa caustica îl 18 Agosto 1877. 


DATA HO al Grado | Tempe-| Acido 
{877 Rs Qualità di luce di luce | ratura Pirbonieo 

4 Settembre 9,3 buio — |23°,7| 0,0921 
» - »  |[l.azzurro-violacea] I |25,2| 0,1092 

» » buio == 25 ,9 0,0749 
5» 8; bud le buio — |24,0| 0,0894 


» » |l.azzurro-violacea| I 24,5 | 0,1074 


» » buio == 24 iN 0,1088 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 201 


Tabella XXIV. c'. 


Mus musculus €, accecato. 


Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


Gioni LUCE ROSSA (*) BUIO: (4) 
DATA trascorsi |== 
1877 dopo Grado Tempe-| Acido |rempe-| Acido 


l'accecamento| di luce | ratura | carbonico f "atura | carbonico 


30 Agosto b 12 II |25°,6| 24,748 f 269,5] 25,901 
31 » b 13 I Di 044360) E, (23:940 
1 Settembre r 14 I° #[-26%7°17 "23203 112601 (23,787 

3 « r 16 I 25,7] 23.493 f 25,5] 23,067 

Medie 1,5 | 26°,4| 23,308 | 26°.4]| 24,024 


(") Le sperienze del 30 e 31 di Agosto dànno valori medii di 2 osservazioni al 
buio, quelle dell’ e 3 Settembre dànno la media di 2 sperienze alla luce rossa. 


Tabella XXIV. d'. 


Mus domesticus €, accecato. 
Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


Giorni | LUCE AZZURRO-VIOLACEA BUIO (*) 
trascorsi pero ce = 
dopo Grado ‘'fempe-i Acido $Tempe-| Acido 


l’accecamento] di luce | FalUra | carbonico $ PAlura | carbonico 


4 Settembre b 16 | 25°,2 | 28,181 { 24°,6| 21,548 
ue» b 17 I |24,5| 30,325 f 24,3] 27,981 
Medie I 24°8| 29,253 | 249,41 24,764 


a i i valori registrati per il buio sono medii di due osservazioni, 
(*) Tutti i valori registrati per il buio so lii di due osservazioni 


sea a |» _ 


202 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXIV. e. 


Mus musculus €, accecato col ferro rovente e potassa caustica, 


il 18 Agosto 1877. 


DATA Peso Grado î Acido 

TANI em- ; 
dell” Qualità di luce peratura carbonico 

1877 : di luce . 

animale in { ora 
12 Settembre 8,8 |azzurro-violacea | II, 24°1 | 0,1143 
» » rossa LÀ 24,0 0,1127 
» » azzurro-violacea I. 25.0 0,0973 
13 Settembre 9,1 azzurro-violacea I. 24,8 0,0958 
» » rossa LI 25,9 0,1133 
» » azzurro-violacea| II. 26,5 0,1102 

14 Settembre 9,0 rossa I. 25,0 0,0899 
» » azzurro-wiolacea | II 24,4 | 0,0915 
» » rossa Il 25,6 0,0979 
15 Settembre 9,6 rossa I: 24 ,8 0,0967 
» » azzurro-violacea| II. 24,4 0,0994 


» » rossa Il. 25,8 0,0945 


SULL'INFLUENZA- DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 203 


Tabella X.XIV. e'. 
Mus musculus € , accecato. 


Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


LUCE AZZURRO-VIOLACEA 


LUCE ROSSA (°) 


3 Giorni = 
DATA trascorsi 
dopo 1 " 
{877 i a Grado Debt Acido | Grado Mame Acido 
SIGARO di luce peratura carbonic.|] di luce Liga carbonic. 


12 Settemb.a| 24 | 15 | 2495] 28,854] 1 | 249,0 | 30,736 
lt». al 5 | 15] 25,6/27,160] 1. 125,9) 29,881 
4» rl 26 | mn | 24,4] 2440] 15 | 25,3 | 25,040 
45» il 27 | 1. | 24,4| 24,850) 15 | 25,2 | 23,900 


Medie . 17 | 25°,7 | 26,316] ‘1,2. (25°,1 | 27,989 


(*) Nelle due prime serie le cifre per la luce azzurro-violacea , nelle due ultime 
quelle per la luce rossa sono medie di due determinazioni. 


204 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella i 


Rassegna di tutti i valori ottenuti, 


LUCE 


ROSSA 


Acido Acido 
Temperatura Luce Temperatura 
carbonico carbonico 


290,3 23, 105 Il 259,6 24,748 | 
28,9 28,374 I 27,5 22,740 | 
29,0 20,737 Il 26,7 22,258 | 
26,5 25,901 LL 95,7 93,493 | 
27,7 23, 340 LL 24,0 30, 736 | 
26,0 23, 787 I 25,9 29,881 
25,5 23. 067 15 25,3 25, 040 | 
24,6 21,548 15 25,2 23, 900 | 


Valori medii 


SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC, 205 


XXIV. /. 


per il Mus musculus €, accecato. 


LUCE MISTA 


LUCE AZZURRO-VIOLACEA 


Acido . 


Acido Time 


peratura 


Tem- 
peratura 


carbonico carbonico 


269,1 30, 240 
26,9 32, 294 


290 | 29,600 
28,7 | 30,735 
29,2 | 21,562 
26,1 31, 200 
27,2 | 28,999 


I. 24,5 | 30,325 26,9 | 25,821 
1,5 2,5 | 28,854 23,3 | 32,360 
15 2,6 | 27,160 
I. 24,4 24,400 
nl 2,4 | 24,850 


alori medii 1,5 250,3 27,296 270,2 28, 611 


206 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXV. a. 


Mus musculus, Topo A. 


(c°) 
(co! 
i 
° 


Peso dell’animale 
Temperatura 

in {1 ora 
Acido carbon. 
Temperatura 
Acido carbon. 

in d ora 


11 Agosto . | 1 0,099] x. 0,1014| 269,2 (0,0650 
DAMA I 00810] xL 5|o,t105| 27,5 |0,0802 


Tabella XXVI. a. 


Mus musculus, Topo B. 


DI 
si 
Lei 
° 


Grado 


in 4 ora 


di luce 


Peso dell’animale 
Temperatura 
Temperatura 
Acido carbon. 

in d ora 
Temperatura 
Acido carbon. 


tî Agosto . | 6,5 | 279,2[0,0507f Ix. 5 |0,0545] 289,0 [0,0528 


18 van Salani GOT] 0,0701| 27,7 |0,0437 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC 207 


Tabella XXV. d. 


Mus musculus, Topo A. 


Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


1877 Grado Acido Acido 
Temperatura | Temperatura 

di luce carbonico carbonico 
I {1 Agosto E 2600 | 21,728 SReS 17,614 
Ma» "i 275 | 23,061 27 5 16,803 
| | 
- si IA TITTI VAI 
| Medie . xX,5 269,7 22,394 26°,6 17,208 


Tabella XXVI. d. 


Mus musculus, Topo B. 


Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


Grado Acido Acido 
Temperatura | ‘l'emperatura 
di luce carbonico carbonico 


20,123 19,107 
23,367 19,733 


21,745 19,420 


208 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXVII. a. 


Mus musculus, topo D. 


LUCE BUIO LUCE 
1a ——__ lf 
DATA pic Rei Be] a 
DIS S Acid 5 Acid 3 
DE 2 cido 2 Acido 
7 ® Grado = = = 
1877 i di £ |carbon. a carbon. 5 
= di ® È ® E v 
® luce [= In (A in E 
mu a "i & de 
6 { ora G I ora E 
E Ei e 


19 Settemb. | 7,1 [ VIII | 219,5 0,1278 {22°,1|0,0886 | VIII | 229,4 | 0,0855 
L'animale morì tra il 19 ed il 20 Settembre. 


Tabella XXVIII. 


Rassegna delle cifre proporzionali per î valori dell'acido carbonico 
ridotti a 100 grammi e 24 ore, per animali veggenti e ciechi, 


Sia 
ri Specie d’animale Buio due 3 “E E 
> 
anti Sr) PVI 
Rana 100 |100,5| 115 | 112 
Canarino 100 | 104 | 108 | 120 
Intatto Passere | 100: | 1525 (ZII INI65 
Medie per gli uccelli 100 | 128 | 139 | 142 
Surmulotto 100 | 111 1400/0197 


Surmulotto 100 | 114 | 116 | 109 


STI 
dieco opo 100 | 105 | 113 | 118 


—T_—_—_—_—_[|[__—__—t___ 


\ 
| Medie per mammiferi ciechi | 100 | 109 | 114 | 113 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 209 


Tabella XXVII. 6. 


Mus musculus, topo D. 


Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore. 


1877 Grado Tem- Acido Tem- Acido 
di luce peratura | carbonico $ peratura |carbonico 


19 Settembre VIII gi9 36,050 | 22°, 1 28, 901 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 14 


2410 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXIX. a. 


Rane esculente. 


Luce azzurra (vetro) (1). 


GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI 
Luce Temperatura do Luce Temperatura Ri 


rr——_—___———————— —kppF-_--+- - +-+ ---—|-—-- 
Ptr 


IV) 2492 0,699 VI 239,2 0,793 
VN 0 2295 0,714 VI 2% 55 1,007 

VI 2,5 0,905 

VI 27,5 0,859 

VII 23 ,5 0,803 

VII 20,2 0,923 

XVIII 2 ,0 0,773 

Med° IV,5| 239,3 0,706 VII 239,5 0,866 


(1) Vedi tabella XVII. 


Tabella XXIX. c. 


Rane esculente. 


Luce gialla (vetro) (1). 


GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI 
Luce Temperatura GAD a Luce Temperatura NR gen 

I 239,5 0,662 II 2207 0,801 

I 21,0 0,798 II 23 ,7 0,648 

II 25,7 0,991 

II LAO 0,825 

nr 0,632 

Hi ‘MAE 0,659 

I 2 5 0,723 

Medie 1| 2292 0,730 | «R8r0 0,754 


(1) Vedi tabella XVII. 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 241 


Tabella XXIX. d. 


Rane esculente. 


Luce rossa»(vetro) (1). 


n 


GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI 
Luce Temperatura | ET Luce Temperatura bia 
I 249,5 | 0,655 II Za 0,724 
I 22,0 0,884 IT 25,5 0,642 
I Sd o | 0,670 II 24 ,0 0,766 
I 23 39 | 0,733 Il PAPI) 0,679 
| 30 ,1 1,144 II 28 4 1,292 
| #1 1,8 1,238 II 34 ,5 1,205 
I 31 4 1,052 II 31 ,8 0,875 
[ 32 ,2 1,107 II 28 4 1,222 
I de e 1,123 HI 25 ,7 0,731 
I 29 ,6 1,015 HI 29 ,7 1,036 
I 29,8 0,935 IV 24 3 0,726 
Medie I |, 27°,6 0,960 IT,4 gii 0,900 


(1) C£, le tabelle XVII e XIX. 


242 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXX. 


Rane esculente. 


Luce mista e luce azzurro-violacea (soluzione) (1). 


GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI 


Acido Acido 


Luce Temperatura calbanico Luce Temperatura dabanico 


0,892 i LIO 0,818 
0,912 0,625 
1,660 0,822 
0,940 0,928 
1,074 0,978 
0,832 ( 1,039 
0,945 1,013 
0,963 1,171 
0,882 1,023 


I 
I 
I 
I 
I 
I 
I 
I 
I 


Mede I 249,8 0,900 IT 269,2 0,935 | 


(1) Vedi la tabella XVIII; la lettera m che accompagna il grado di 
luce significa che le cifre furono raccolte a luce mista, a invece che si 
ottennero a luce azzurro-violacea, col mantello della soluzione ammo- 
niacale di solfato di rame. 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 213 


Tabella XXXI. 


Passere. 


Luce mista ed azzurro-violacea (soluzione) (1). 


GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI 
Luce Temperatura CEE "i Luce Temperatura Pas 

Im 129,0 29,963 II m 120.1 30,210 
Ia 120 28,397 IVm 11,0 33,378 
Ia 12 37 24,434 VII a 15,0 33,803 
Im 12,0 16,693 
Ila 41,0 27,591 

ue |<; 

| MedeI4| 119,9 25,416 IV5 129,7 32,464 


(1) Vedi tabella XXI. 5. In questa tabella m significa luce mista, a 
luce azzurro-violacea. 


QAL MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXXII. a. 


Surmulotto cieco. Luce rossa ed azzurro-violacea (soluzioni) (1). 


GRADI INFERIORI DI LUCE GRADI SUPERIORI DI LUCE 
Acido Acido 
Luce Temperatura Luce Temperatura 
carbonico carbonico 
la 159,2 8,252 Il a 179,9 4,949 
la 16 ,0 7,309 Ila 16 ,0 3,265 
Ia I7AZO 3,150 Ila 16 ,9 6,751 
la 14,0 6,887 Ir 15,0 6,133 
fi 16 ,0 5,103 Il r 19 ,0 8,067 
ra 15,4 4,615 II a 20 ,0 7,941 
Ir 18,5 8,133 
Tua 17,0 9,176 
Ir 19,2 6,144 
Tor 13 ,0 4,145 
Medie I| 169,1 5,891 112 179,4 6,184 


(4) Vedi Tabella XXIII. è. La lettera a significa che le sperienze vennero fatte în 
luce azzurro-violacea, r che furono istituite in luce rossa. 


SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 245 


Tabella XXXII. ». 


Surmulotto cieco. Luce mista (41). 


GRADI INFERIORI DI LUCE GRADI SUPERIORI DI LUCE 
Acido i Acido 
Luce Temperatura Luce Temperatura 
carbonico carbonico 
IIl i 7,666 IX 19°,1 4,832 
III 16 ,6 5,902 [X,5 18,2 5,223 
IV 14,9 4497 X 16,5 7,779 
V 16 ,6 5,801 XI 17,0 6,240 
Vv 16,7 7,696 
V 16 2 3,442 
V 15 ,5 4,739 
Medie IV 16°,0 5,678 X AT] 6,018 


(1) Vedi Tabella XXIII. è e VII. d. 


216 MOLESCHOTT E FUBINI 


Tabella XXXIII. 


Topolino cieco. Luce mista ed azzurro-violacea (1). 


GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI 
Acido Acido 
Luce Temperatura Luce Temperatura 
carbonico carbonico 
Im 20,9 25,821 HI m 239,3 32,390 
la 26,9 32,294 III a 2601 30,240 . 
I a 27 4 22,444 Vm 29 0. 29,600 
I a 290,2 28,181 IX m 29152 21,562 
Ia 24GD 30,325 IX m 26 ,1 31,200 
1,5 a 23 ,9 24,211 X m 28 ,7 30,735 
15 a 2% 5 28,854 
1,5 a 25,6 27,160 
Im 202 28,999 
Ia 2 24,400 
I a 2% 4 24,850 
Medie I4| 259,5 27,049 VI,S 279,1 29,283 


(1) Vedi le Tabelle XXIV. a, XXIV. &, XXIV. d', XXIV e. La lettera m significa luce 
mista, la lettera a luce azzurro-violacea. i 


SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 217 


Tabella XXXIV. 


Bufo cinereus (1). Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi 


e 24 ore. 


DATA DATA 


della i della 


: Grado Acido i Acido 
sperienza Tempe- sperienza Tape 


ratura 1876 ratura 


1876 di luce carbonico carbonico 


17 Ottobref VII 0,331 {18 Ottobre i 0,331 


25 VI 19 
26 VII 

VII 

VI 


(1) Il rospo pesava in media 250 grammi. 


pos 


E 
i 
} 
5 
4 
PICO 
i 
9 
i 
r 


"i 


ada 


Scala fotometrica di Schall Tav.I 


14 


20 


MOLESCHOTT e FUBINI = INFLUENZA DELLA LUCE 


hi 
, 
' 
î 
3 È . 
+ 
tà 
Pi 
x 
\ 
4 
> DE 
- ‘ $40%, 
s 
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giu» 
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INDICE 
della 
MEMORIA DI JAC. MOLESCHOTT E S. FUBINI 


Sull’influenza della luce mista e cromatica nell’esalazione 
di acido carbonico per l’organismo animale 


I. Storia e posizione del quesito . : E ; 0 \\ PAG. BS 
II. Sull’ influenza della luce mista nell’acido carbonico esalato 
da animali privi degli occhi . _ : " b » 72 
1. Metodo 7 / è ; 3 } } » ivi 
2. Sperienze sulle rane ' . 1 ; ; » 7 
3. Sperienze sugli uccelli . È ci ; - » 91 
4. Sperienze sui mammiferi i : » 97 
III. Sull’influenza della luce nell’esalazione di acido Luni 
dai tessuti irrorati o privi di sangue 5 i : » 108 
IV. Sull’influenza della luce colorata nell’esalazione di acido 
carbonico per gli animali ; . EIN A : » 116 
1. Note storiche e critiche e ; È } ” ivi 
2. Sperienze con rane esculente .. ; mit. 424 
5. Sperienze sugli uccelli . ; ; x MAGARI 
4. Sperienze con mammiferi . i; , n 495 
5. Sperienze con mammiferi ciechi . ; 5 » 140 
6. Sull’influenza della intensità chimica della luce 
nella quantità dell’acido carbonico esalato . PINE, (i LI 
V. Conclusione ì ” E ; 7 : i 3 » 151 
Tabelle : i i, 4 : ] è : . » 172-217 


- 


HOMBAM. 


auto 6 


resa sea 


una Had 1 
o solapoaa 


sunsugz 
sa fnaa 
iinjtago 
frà Moya 


Ilog 


224 


Il Socio Cavaliere Luigi BeLLARDI presenta e legge, a nome 
dell’Autore, Ingegnere A. Portis, il seguente lavoro 


INTORNO 


AD ALCUNE 


IMPRONTE EOCENICHE 
DI VERTEBRATI 


RECENTEMENTE SCOPERTE 


IN PIEMONTE 


Mentre i terreni giurassici ed i terreni cretacei di Europa e 
di America hanno a più riprese forniti animali fossili apparte- 
nenti alla classe degli uccelli, ma presentanti caratteri che li 
distinguevano a prima vista da tutte le famiglie che rappresen- 
tano nel mondo odierno questa classe e che ne autorizzavano 
la creazione di nuove onde poterli classificare; i terreni ter- 
ziarii medii e superiori hanno per lo più offerti uccelli fossili, i 
quali potevano esser classificati nelle divisioni di vario ordine 
stabilite per la fauna ornitologica vivente, taluni anzi far 
parte di generi rappresentati da specie diverse odierne;.citerò 
ad esempio alcune delle specie dei gessi oligocenici di Parigi 
e quasi tutte le specie mioceniche e plioceniche di Europa, 
mentre alcuni altri uccelli eocenici di Parigi e d’ Inghilterra, 
particolarmente però il genere Odontopteryx dell’argilla di Londra, 
ricordano ancora vivamente nei loro caratteri i rappresentanti 
della classe nei terreni giurassici e cretacei. 

Per conseguenza ci pare affatto naturale l’ammettere che il 
periodo di tempo scorrente tra il cretaceo e l’oligocenico , in 
una parola il periodo eocenico, sia quello appunto in cui 
avvennero le maggiori modificazioni nel tipo degli uccelli; 
modificazioni che ebbero per conseguenza il distacco netto e 
ben definito del tipo uccello dal tipo rettile con cui aveva 
avuta tanta analogia nelle epoche passate. 


Q292 A. PORTIS 


Se la fortuna avesse corrisposto all’aspettazione, noi ci sa- 
remmo aspettati di vedere con numerosi e successivi esem- 
plari la coda rettiliforme persistente nell’Archaeopterye adulto 
accorciarsi man mano fino a quel breve mozzo che contraddi- 
stingue gli uccelli d’oggidì, e le penne direttrici invece di 
essere collocate disticamente lungo i lati di essa ridursi in 
numero e venirsi a collocare ordinate su di una linea pressochè 
normale all'asse longitudinale del corpo dell'animale. 

Avremmo assistito alla riduzione delle dita della mano, 
rispettivamente dell'ala, dell’Archaeopterye fino alla semplice 
conformazione dell’ala nei più infaticabili volatori d’oggidì; 
avremmo visti i denti, ancora così numerosi e ben conformati 
nel lestornis e nell’esperornis del cretaceo superiore, sparire poco 
per volta nell’eocene ed aver perduta pressochè tutta la loro 
importanza verso il cominciare dell’epoca oligocenica, in cui 


pochi generi solamente di uccelli avrebbero ancora conservati: 


questi organi rappresentanti di un ultimo e più tenace carat- 
tere della classe dei rettili da cui si erano successivamente 
differenziati gli uccelli. 

Invece, la storia del periodo eocenico è al riguardo muta o 
quasi; delle due grandi sezioni in cui si divide il periodo 
eocenico, la prima e più antica non ci ha fornito che sei 
sole specie di uccelli delle quali l’una e la principale, rappre- 
sentata da un cranio munito di denti, ricevette dal suo de- 
scrittore: dapprima il nome di Dasornis londinensis (1), poi quello 
di Odontopterya toliapicus (2); una seconda: quello di Lithornis 
vulturinus (3) supposta della famiglia dei vulturidi; una terza: il 
nome di Halcyornis toliapicus (4) affine al vivente genere Alcedo; 
una quarta il Megalornis (5), viene poi dal SeeLEy (6) supposta 


(1) Owen, Trans. Zool. Soc., vol. 7, pag. 145, pl. 16. 

(2) Owen, Description of the Skull of a dentigerous bird ecc. Quart. journ. 
of the Geol. Soc., vol. 29, 1873, pag. 511, pl. 16. 

(3) Owen, Trans. Geol. Soc. of London, 2 ser., vol.6, pag. 206. — Brit. 
foss.mamm. a. birds, pag. 549. 

(4) British foss.mamm. and birds, pag. 554. 

(5) BowerBAanK, Annals of natural History, 1854, 2nd ser., vol. 14, 
pag. 263 (Lithornis emninus). 

(6) SeeLev, On the tibia of Megalornis. Quart. journ. of Geol. Soc., vol. 30, 
1874, pag. 708. 


INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE EOCENICHE DI VERTEBRATI. 223 


appartenere alla prima ed esser fondata su ossa dello scheletro, 
mentre quella era fondata sul solo capo: ed una quinta rap- 
presentata da impronta di penna, nominata Argillornis longi- 
pennis (1): queste cinque specie provenienti dalle argille di 
Londra e dell'Isola di Sheppey, mentre la sesta specie, il Ga- 
stornis parisiensis (2) proverrebbe dal conglomerato sovrastante 
al conglomerato pisolitico del bacino di Parigi: ciò trala- 
sciando alcuni avanzi senza nome del bacino stesso di Parigi. 

La seconda epoca eocenica il Flisch è ancor più avara di 
notizie, essa non provvide che un solo esemplare di uccello, 
il Protornis (3), il quale stante la cattiva conservazione non 
potè nemmanco venir ben studiato e con più o men grande 
probabilità collocato accosto ad una delle viventi famiglie di 
uccelli. Questo valga per l’Europa, chè, in America, le recenti 
grandi intraprese geologiche hanno portato alla scoperta d’una 
relativamente grande fauna ornitologica eocenica, la quale 
comprende pure, oltre tipi vicini, anche tipi assai differenti da 
quelli oggigiorno viventi, ma che non potrei ancora usare qual 
termine di confronto non essendo ancora di tutti ben cono- 
sciuta la natura. 

Egli è perciò che qualunque nuova traccia della classe degli 
uccelli nel periodo eocenico verrebbe ad acquistare in paleon- 
tologia un interesse grandissimo; tanto più se essa venisse 
constatata in un bacino o in un giacimento in cui questa classe 
non fosse stata finora rappresentata, e tanto più ancora per 
noi, allorchè si trattasse di un giacimento italiano dove gli 
uccelli hanno per unici rappresentanti l'individuo scoperto 
nella lignite miocenica di Monte Bamboli, descritto dal com- 
pianto Prof. GasraLpi (4), e le impronte di penne oligoce- 


(1) Owen, On Argillornis longipennis, a large bird of Flight, from the 
eocene Clay of Sheppey. Quart, journ. geol. Soc., Vol. XXXIV, 1878, pag. 124. 
pl. VI. i 
(2) Constant Prevost, Compt. rend. hebd. Acc. Se. Paris, vol. 40, pag. 554, 
1855. — Hesert, ibid., pag. 579 et pag.1214. — Larter, ibid., pag. 583. 
— Owen, Quart. journ. Geol. Soc. of London, vol. 12, pag. 204, pl.3, 1856. 

(3) H.r. Mever, Neues Jahrbuch, 1839, pag. 682 ; 1840, pag.211; 1841, 
pag. 187; 1844, pag. 338 (Sin. Osteornis scolopacinus GERVAIS). 

(4) Intorno ad alcuni fossili del Piemonte e della Liguria, Mem. d. Acc. 
R. delle Sc. di Torino, Classe di Scienze Fis., Mat. e Nat., Ser. II, vol. XXIV, 
1866 (dell’estratto, pag. 32, tav. 6). 


224 A. PORTIS 


niche raccolte al Monte Bolca (1) mancando finora nel terreno 
eocenico. 

Nell'agosto e settembre passati, mentre io mi trovavo ad Ar- 
gentera, ultimo villaggio della Valle di Stura di Cuneo, onde 
cercarvi i fossili che in abbondanza si trovano nel calcare 
carbonioso di quella località, mi capitò fra mani una lastra di 
arenaria che a prima vista mi colpì, e mi ricordò quelle arenarie 
rosse a impronte, abbondanti nelle roccie triasiche degli Stati 
Uniti e mostranti impressioni di passi attribuiti ad uccelli e 
di goccie di pioggia. 

Eccitata l’attenzione, .subito mi diedi attorno a cercar di 
determinare l’età del terreno in cui si trovava la lastra; e fui 
fortunato a segno, da trovare fra i potenti strati dell’arenaria 
ad equiseti, anche alcuni sottili straterelli di un’argilla bitumi- 
nosa indurita, ricchissimi di fossili appartenenti agli ordini in- 
feriori del regno vegetale: colla scorta di questi e del trovarsi 
l’arenaria sovrapposta in stratificazione concordante alle ar- 
desie che ricoprono il nummulitico, mi assicurai di essere 
nella sezione del terreno eocenico corrispondente al Flisch 
degli Svizzeri; corrispondente per conseguenza anche ai famosi 
strati di Glarus che fornirono il primo e fin qui unico uccello 
eocenico superiore sul continente europeo. 

Giunto a Torino, ediesaminata dopo alcun tempo e con calma 
la lastra, e fattala vedere al Professore BeLLARPI, ebbi il pia- 
cere di sentir da lui trovata ragionevole la mia supposizione 
di aver dinanzi l'impronta del piede di un uccello, il quale, 
doveva esser passato sopra una sottil spiaggia di sabbia, già 
stata anteriormente improntata da una forte pioggia. 

La lastra dizarenaria in questione è tutta tormentata e bu- 
cherata per isghembo, siccome vediamo nelle lastre triasiche 
dell'America che ogni paleontologo conviene di riconoscere 
sotto l'appellativo di pioggia fossile. In mezzo ad essa si vedono 
immediatamente quattro solchi profondi raggianti da un centro 
producendo angoli diversi ed aventi lunghezze e larghezze molto 
differenti fra loro. {Un uccello avente tre dita anteriori ed un 
dito rudimentale posteriore, camminando sopra un lido di 
sabbia umida, lascia un'impronta tal quale la osserviamo sopra 


(1) Fauyas, in Ann. du Mus. d’Hist. Nat., tom. 3, 1803, pag. 21, pl. f. 


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7 Va 
| questa sabbia indurita, anzi dalla direzione delle dita e spe- 


INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE FOCENICHE DI VERTEBRATI. 225 


cialmente del posteriore, potei verificare trattarsi nel caso 
presente di un'impronta del piede destro nel quale il dito po- 
steriore era ridotto a ben poca cosa ed appena toccava la terra 
con pochissima deviazione dal canone ; il dito interno, poco 
allungato, poteva avere una lunghezza di mill. 40, mentre 
l'esterno, molto divaricato dal medio, ne aveva una di mill. 50, 
e il dito medio, per essersi, come l’esterno, mosso, mentre o 
dopo che l’animale aveva appoggiato il piede, aveva guastata la 
propria impronta; così che essa si era allargata nella metà 
posteriore e cancellata nell’anteriore. Egli è naturale che l’ani- 
male, passando, abbia cancellate sui suoi passi le traccie pree- 
sistenti della pioggia caduta, alcune però traspaiono ancora 
al di sotto delle dita, specialmente del dito medio e dello 
esterno, e questo fatto appunto mi indicò doversi l’irrego- 
larità della superficie superiore dell’arenaria non ad accidenti 
di ripiegatura o laminatura sopravvenuti posteriormente, bensì 
invece ad una causa anteriore e probabilmente alla pioggia. 

Allorchè, or è poco tempo, visitavo i giacimenti triasici di 
arenaria a labirintodonti di Bernburg e di Cassel, mi si fece 
osservare come la superficie scura e la granulosità dell’arenaria 
impedissero l'esame minuto delle impronte di passi, ma che 
questo studio era agevolissimo sovra una contro impronta in 
gesso. Applicai lo stesso sistema all’arenaria di Argentera. Ma 
quantunque l'impronta sia risultata felicissima non ne ebbi 
alcun vantaggio. La sabbia dell’antico lido eocenico del luogo 
ove or giace la frazione di Grangie (che là appunto la rinvenni) 
era troppo grossolana, di più già improntata dalla pioggia per. 
ricevere e conservar bene l’immagine delle articolazioni e delle 
nervature dell’epidermide delle dita che la premettero; devo 


è per conseguenza limitarmi a ciò che si vede sull’originale che 


è quanto dissi finora e che pur bastando a rendere ragione- 
vole l’ammettere di aver dinanzi l'impronta di un piede destro 


. di uccello non è sufficiente a dirci a qual ordine questo abbia 
| appartenuto. — Egli è con tutla riserva che io lo supporrei 


un uccello a piedilobati, superante alquanto in dimensioni il 
comun nostro Podiceps minor (non si osserva traccia di unghie). 
Egli è conveniente il dare un nome all’animale che in tal 


‘ modo ci si è manifestato ; mi pare che poichè abbiamo già 


Atti della R. Accademia — Vol. XV. 45 


: 


per impronte di tal genere nel trias dell’America, il nome 0r- 
nitichnites che non può dar luogo a controversia di sorta per | 
essere appunto un nome sospensivo , mi sia lecito dare all’uc- | 
cello di Argentera la denominazione di Ornitichnites, dandogli | 
quella specifica di Argenterae tratta dalla località in cui venne | 
trovato il fossile, come per la ornitolite di Glarus. | 

Non senza motivo ho più sopra ricordati i vertebrati fossili 
del trias della Germania e dell’America; infatti se l'impronta | 
fossile di un uccello aveva in me evocato la memoria di fatti | 
consimili riscontrati in America, un altro fatto mi condusse | 
pure a ravvicinamenti col Buntes Sandsiein cotanto sviluppato | 
nella Europa centrale. Infatti, mentre io nelle località circo- | 
stanti al villaggio di Argentera cercavo se mi era dato riscon- | 
trare una seconda impronta che servisse a schiarirmi sulla | 
prima, m’imbattei nel vallone di Pourriac e precisamente al | 
limite superiore dei terreni coltivati a prato in una seconda | 
lastra di arenaria a impronte. Anche questa lastra appartiene | 
all’arenaria ad equiseti dell’Eocene superiore o Flisch ed anche | 
questa mostra sopra una delle sue faccie un’impronta di un | 
piede. Nel volerla liberare dalla roccia a cui stava aderente, la | 
lastra andò in pezzi, ma questo fatto mi servi moltissimo a ' 
‘constatare la realtà della impronta, poichè il pezzo di roccia | 
che la costituiva si staccò parallelamente alla sua maggiore | 
superficie lasciando una cavità dello stesso perimetro ed a 
fondo irregolare. Egli è infatti naturale il supporre che, come 
oggi avviene, così sia allor succeduto, l’animale cioè, passando 
sulla sabbia umida, determinò per la pressione fatta dal peso 
del massiccio corpo, nei luoghi dove esso posava il piede, dei 
grumi di sabbia i quali conservarono anche frammezzo alle | 
varie vicende che determinarono la solidificazione della roccia | 
una differenza di coesione dal materiale circostante, e per con- | 
seguenza una maggior facilità a lasciarsi isolare dall’arenaria | 
entro cui giacevano. Giunto a Torino e ricostituita per lo 
studio la lastra, lasciai mobile il frammento in questione onde 
poterne dimostrare ad altri la verità. 

Questa seconda impronta non è più di un uccello, le sue 
dita in numero di quattro, anteriori, tozze, ravvicinate e ad 
estremità arrotondata, portano da sè ad un riavvicinamento ai 
grandi anfibii dell’epoca triasica, le impronte dei quali (special- 


226 A. PORTIS 


Ù INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE EOCENICHE DI VERTEBRATI. 227 


mente quelle del genere americano Anisopus, di dimensioni un 
po’ minori, ma a dita relativamente alquanto più lunghe e 
divaricate) concordano ancora con quelle di Argentera nella 
forma della superficie palmare del resto del piede, leggermente 
appuntito allo indietro. La lunghezza della impronta è di 
mm. 38; la larghezza di mm. 25. 

Mentre sulla stessa lastra di arenaria, a mm. 65 indietro ed 
amm. 36 avanti dal margine rispettivamente posteriore ed an- 
teriore dell'impronta accennata, si vedono ancora le traccie di 
due altre consimili, ma molto più confuse, impronte; e pre- 
sentanti pure le medesime dimensioni della prima (per una 
di esse si verificò di nuovo il fatto or dianzi citato dello 
staccarsi della roccia costituente l’orma che è già essa stessa 
depressa dalla superficie della lastra), a mm. 5 dal limite an- 
teriore della impronta principale, tocchiamo la parte posteriore 
del perimetro di una impronta anch’essa, come la prima, ab- 
bastanza ben conservata. Quest'ultima orma è di minori dimen- 
sioni delle altre, misurando mm. 25 di lunghezza e mm. 19 
di larghezza, ha pur le traccie di quattro dita anteriori corte 
e un po’ aguzze, ma la palma è allo indietro più arrotondata. 
Piccoli rilievi e depressioni per entro a queste due orme più 
belle, accusano la presenza di polpastrelli sotto la superficie 
del piede e di concavità intercalate. Queste ineguaglianze, 
come naturale, più sentite nel piede maggiore che nel minore. 
Della natura del tegumento plantare non potei rilevar nulla, 
causa la troppo grossa grana della sabbia e la presenza di 
alcuni licheni. 

Io ritengo queste due orme siccome quelle delle due estre- 
Mità sinistre di un grosso anfibio urodelo il quale passeggiò 
sui sottili lidi marini dell’epoca eocenica e vi lasciò le sue 
impronte, che un successivo straticello di sabbia gettatovi sopra 
dalle onde, ricoperse, riempì e conservò fino ai dì nostri, dan- 
dloci poi a leggere questa importante pagina della storia della 
nostra fauna. L’impronta più piccola anteriore appartiene al 
piede anteriore, la posteriore più grande al posteriore. La pic- 
colissima distanza fra un piede e l’altro (5 mm.) ci indica come 
questo animale, di dimensioni alquanto superiori a quelle del 
genere Siredon, camminasse al modo delle comuni salamandre, 
movendo cioè assieme il piede anteriore di un lato con quello 


228 A. PORTIS. - INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE EOCENICHE ECC. 


posteriore dell’altro in guisa da piegare il corpo dal lato op- 
posto a quello dell’arto anteriore in moto. 

Se queste impronte son veramente di anfibio urodelo noi 
potremo (a parte i labirintodonti) riportare alla seconda metà 
dell’epoca eocenica la comparsa in Europà degli urodeli fin 
qui solamente conosciuti a cominciare dal terreno miocenico 
dei diversi giacimenti dell'Europa centrale. Stante l’incertezza 
delle determinazioni e dei ravvicinamenti fatti sulla sola base 
delle impronte, mi son tenuto nella determinazione di queste 
ultime allo stesso regime sospensivo che per la impronta di 
uccello, dandogli il nome di Saurichnites Pourriaci. 

Mi premeva di far conoscere queste prime traccie di uccelli 
ed anfibi delle nostre Alpi, nella speranza che risvegliata l’at- 
tenzione su questo oggetto, non si finisca un giorno o l’altro 
per ritrovare anche gli avanzi materiali degli animali che 
lasciarono tali traccie. i 

Mentre per riprodurre l'impronta di uccello con tutta l’esat- 
tezza possibile, ho col simultaneo concorso della fotografia e 
della litografia ottenuta l’annessa figura, queste arti mi erano 
quasi inutili per le impronte di anfibio stante la scura tinta 
della pietra e la leggerezza delle traccie; ho per conseguenza 
rinunziato a dare una fignra delle impronte di Saurichnites 
Pourriaci. 


L’Accademico Segretario 
A. SoBRERO. 


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CLASSE 
DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE 


Adunanza del 23 Novembre 1879. 


PRESIDENZA DEL SIG. COMM. SENATORE ERCOLE RICOTTI 


NOTIZIE 


SULLA VITA E SUGLI SCRITTI 


DI 


VINCENZO GARELLI 


Col ricordo delle virtù d’un nostro caro estinto mestamente 
suggellammo i lavori del trascorso anno accademico, e già era 
triste necessità, che a sì breve intervallo dal ricordo delle virtù 
d’ un altro collega dovessero aver principio le sedute del nuovo 
anno. Ma se è triste necessità, è altresì pietoso ufficio porgere 
una parola di rimpianto alla memoria di coloro, che noi chia- 
mammo consorti negli ardui conati di recare alla scienza 
qualche nuovo elemento di progresso ; è debito di grata ami- 
cizia rammentare la loro vita e le loro opere dopo tanta comu- 
nanza di desiderii e di speranze, per cui le scoperte e le fa- 
tiche d'uno qui sono i trionfi e la gloria di tutti. Il qual 
debito verso l’esimio chie testè perdemmo a me sembra farsi 
anche maggiore, poichè io penso, che da alcuni cenni di sua 
vita semplice e modesta, ma collegata con insigni vicende 
dell'istruzione in Piemonte, gli scritti di lui possano ricevere 
un’utile e bella illustrazione. Da altri l'avrebbero splendida; 
l'avranno almeno affettuosa da me nell'adempimento d’un mesto 
ma pur dolce incarico. 


DIA B. PEYRON 


Delle recenti nostre sciagure a noi, siccome di tutte, fu il 
dolore; alle scienze filosofiche toccò non poca parte dei varii 
danni. Per ricordarne ancora uno, chi può rassegnarsi a che 
rimase incompiuta la storia della greca filosofia, mentre dalla 
eletta mente, che l’aveva intrapresa (1), a giudicare dal già 


fatto, avrebbe potuto ottenere, insieme con una mirabile ori-- 


ginalità, una mirabile perfezione? 

Anche a siffatta classe di scienze è a riferirsi l’ultima iat- 
tura, dacchè a tre rami delia filosofia s’attenevano gli studi 
del socio nostro, cioè alla filosofia così detta pura, che egli 
per l’uffizio suo restringeva ai confini dell’insegnamento ele- 
mentare, a quel ramo che è la pedagogia, e in fine più parti- 
colarmente a quella parte della pedagogia, che cerca il ritorno 
del giovane traviato alla virtù, e può dirsi umanitaria, ed era 
da lui denominata Educazione emendatrice. In ciascuno di questi 
tre rami lasciò scritture non poche e tutte notevoli. 

A proposito d'una filosofia, che, come si vede, è essen- 
zialmente pratica, mi sovviene un'osservazione troppo opportuna 
da non doversi tacere, comecchè possa apparire ovvia. Chi 
spazia con robusto ingegno nelle più sublimi regioni della 
teoria, nè mai discende da tale altezza, sembra in qualche modo 
cingersi della luce stessa delle verità che rivela. Ed egli ama 
rimanere in essa, e gli ammiratori suoi più solleciti del filo- 
sofo e di sua vita speculativa, che dell’uomo e di sua vita 
operativa, appena è, che si rammentino di domandare chi sia 
luomo; che se domandano, questi loro appar sempre avvolto 
nei paludamenti del filosofo. Ma chi dagli alti principii scende 
alle pratiche applicazioni, che sono poi il vero beneficio della 
scienza, per una parte acquista il diritto, che si estimi parte 
integrante della sua sapienza quell’ armonia che ei pose tra i 
suoi precetti e le sue azioni, onde nasce l'autorità e la effi- 
cacia della parola, per altra parte ne induce per forza alla 
bella indagine del modo con cui la scienza per suo mezzo di- 
venne benefica. Or bene, questo filosofo che possedette la 
scienza e la mise tutta in servigio di quella educazione, che 
fra le bellissime cose Platone chiamò prima, perchè forma gli 
uomini eccellenti, quest uomo, a cui è giustizia tener conto 


(1) Giovanni Maria BERTINI. 


NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 233 


non pure di ciò, che per così nobile scopo scrisse, ma di 
ciò che fece, tener conto, che entrò nelle scuole del villaggio, 
entrò nel carcere del giovane ditenuto, studiò instituzioni e 
cuori, che per formare e correggere il costume cercò abbel- 
lire gli insegnamenti coi lenocinii dell’arte non rifuggendo 
neppur dalla gentil forma del romanzo, questo filosofo pratico, 
quest'uomo benefico, questo letterato fu Vincenzo GARELLI. 

Nacque in Mondovì l°8 maggio 1818. De’ fratelli non fu solo 
ad aggiungere decoro al nome della famiglia. Dovette egli 
stesso ad un colto sacerdote fratello primogenito la sua prima 
istruzione. Sono poi riputati gli scritti d’altri due, che riman- 
gono a continuare la bell’opera dell’ingegno (1). Fece gli studi 
universitari in Torino; vi conseguì la laurea di Filosofia nel 1841, 
e dieci anni dopo l’aggregazione al Collegio della stessa Fa- 
coltà. Nei primi suoi esperimenti il giovane filosofo s’era fatto 
collaboratore a Lorenzo VaLERIO, amico suo, in quel giornale 
d’educazione che dapprima s'intitolò Letture popolari, poi Letture 
di famiglia. Riferisco il fatto eziandio perchè ne fa palese il 
suo patrio sentimento sin da giovanetto, essendo noto, come 
in quelle periodiche letture timidamente e cautamente per 
necessità di tempi, ma abbastanza manifestamente giovani e 
fervidi ingegni emettessero idee, di cui non tardò il fondatore 
del giornale farsi aperto e caldo campione. Ne’quali sensi ita- 
liani, che serbò per tutta la vita, senza dubbio a raffermarlo 
valse lo studio, cui allora attendeva, delle Opere dei due 
sommi filosofi italiani del secol nostro. Perocchè sembra fatale, 
che la Filosofia debba sempre offrire un asilo, a cui rifugga 
la libertà per dire securamente ed efficacemente le sue ragioni. 
Quando poi si stabilì in Piemonte il governo costituzionale, 
volle il GareLLi, che anche la sua scienza si mostrasse sol- 
lecita del nuovo ordine di cose, salutando quell’èra colla pub- 
blicazione d’un primo libro intitolato: Prime regole di logica 
parlamentare. 

L'insegnamento elementare della filosofia fu prima e fu 
lunga occupazione del GareLLI. Ripetitorein Torino fino al 1845, 
Professore per tre anni in Cuneo, venne traslocato Professore 


(1) Sac. MicneLe; Comm. Dottore Groanni Senatore del Regno; Cav. 
FeLice Dottore in Fisica, Preside emerito del Liceo BeccarIa. 


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234 B. PEYRON 


a Genova nel 1848, quando per quella Legge, di cui l’illustre 
autore (1) è oggi fra noi, s’instituirono i Collegi Nazionali sovra 
basi, che ai liberi tempi parevano più conformi. Questa no- 
mina l’onorò, in quanto che fu giudicato di mente e di cuore 
capace a dare con prudente principio stabilità alla novella 
instituzione. Bene adempì al suo mandato, e di là venne ad 
insegnare in Torino nel 18559 al Collegio di S. Francesco da 
Paola, dove ebbe tra suoi discepoli uno, che ora è insigne 
Orientalista, il DeGuBERNATIS. Reputo a ventura, che il degno 
discepolo siasi fatto carico di stampare ciò che non avrei po- 
tuto dir io, come cioè il maestro avesse facile ed abbondante 
la parola e con l’aperta sua eloquenza facesse ammirare lo splendore 
del vero e lo splendore del buono. Riferisce, come il GARELLI 
amasse Manzoni, e lo facesse amare dagli scuolari, soggiun- 
gendo: Questo suo bel modo di congiungere lo studio del passato con 
quello del presente e le lettere colla filosofia cresceva grande attrattiva 
alle sue lezioni, delle quali alcune ci andavano proprio al cuore. 

La dottrina, che in sì nobile maniera professava in iscuola, 
raccolse il GareLLI e pubblicò in tre trattati, che sono: No- 
zioni compendiose di metafisica ; Della logica e della teorica della 
Scienza; Appunti di filosofia morale; i quali tutti s' informano 
ai principii fondamentali della dottrina di Rosmini. Son libri 
scolastici, che, se hanno comuni con tutti gli altri di simil 
genere lo scopo e il modo, hanno essi pregi speciali, che a 
preferenza d’altri li fanno anche oggidì ricercati; hanno poi 
alcune attinenze coll’ intima storia della filosofia elementare 
in Piemonte, che non saria bello dimenticare. Primo veramente 
lo ScioLLa, nome di maestro venerato ad alcuno di noi, a cui 
presto si unì il Corre, mirabilmente s’adoperò ad introdurre 
nell’insegnamento delle Scuole Subalpine le dottrine Rosmi- 
niane, appena furono pubblicate dal loro inventore, ma, di- 
cono, non senza qualche oscurità ne’ suoi trattati. Poi la verità 
di quelle dottrine fu posta in dubbio da un grande avversario, 
il GioserTI, e le dottrine nuovamente vennero dai dotti ven- 
tilate e discusse. Il GareLLI fu tra primi a dichiararsi disce- 
polo di Rosmini, dando a sè il secondo còmpito di ricondurre 
nelle Scuole Subalpine le stesse dottrine riconfermate e belle di 


(1) Conte Carlo Bon-Compacni. 


NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 235 


loro difese, e, se fosse possibile, farle amare nella semplicità 
e chiarezza di un’ esposizione elementare. Che egli abbia ot- 
tenuto lo scopo, si dimostrò persuaso lo stesso Rosmini nel- 
l’attestargli la sua riconoscenza, talchè la logica del GaRELLI 
nelle scuole Rosminiane è ancora in gran pregio; nè è certo 
picciol merito d’ un discepolo verso il maestro rendere popolari 
i suoi dettati. Quanti, seppure il mio paragone non è teme- 
rario, quanti poterono delibare in Senofonte Ja filosofia Socra- 
tica, i quali non avrebbero potuto assorgere all’altezza, a cui 
lo sollevò Platone? Nè perchè accettò i principii Rosminiani 
il GARELLI o non conobbe, o non apprezzò i sublimi concetti 
del GroBERTI. Perocchè quasi a compenso della preferenza data 
altrui lo riporta ad ogni tratto in un tal sistema di benevolo 
eclettismo, che ricorda glì sforzi, con cui per lungo tempo nelle 
scuole Platone ed Aristotele si vollero tra loro conciliare. 
Dissi, che il GarELLI s'era dichiarato discepolo del Rosmini. 
Aggiungerò cosa, che grandemente onora il discepolo, ed è, 
che egli fu congiunto a tanto maestro da una tenera e costante 
amicizia. Lui visitava spesso nei tranquilli recessi di Stresa, e 
sempre ne era accolto come uno de’ più cari ospiti. Con lui, 
finchè visse, ebbe familiare carteggio. E quando il grande 
pensatore cessò la sua carriera nel mondo finito, stimò suo 
dovere il GareLLI scriverne la vita, e la scrisse così, che bene 
appare come fosse addentro nell'animo suo, e quanto affetto 
gli portasse. In quella vita è una critica esposizione delle opere 
lel grande amico, dalla quale il mirabile sisterna filosofico di 
lui sembrami posto in piena evidenza. La dotta e affettuosa 
biografia forma un intero volumetto della Raccolta: I contem- 
poranei illustri pubblicati in Torino dalla Unione tipografica. 
E qui giova rammentare che il nostro socio non solo col 
Rosmini ebbe consuetudine scientifica, ma con altri, e special- 
mente col Mamiani e col GiuLianIi, e che fu insieme con essi 
benemerito fondatore dell’Accademia di filosofia italiana. 

È noto, che l’anno 1845 il Marchese ALFIERI DI SostEGNO, 
capo della Riforma, uomo di grande sapienza e di sentimenti 
generosi, facilmente arrendevole a consigli, ch’ei riputava sa- 
pienti e generosi, di alcuno fra i suoi intimi (1) (ed erano certo 


(1) L’Abate Amedeo PevRon. 


236 B. PEYRON 


sinceri consigli), chiamava da Cremona a Torino l’abate APoRrTI 
ad insegnare una scienza, che per molti giungeva peregrina 
e per alcuni temuta la Metodica. Naturalmente in tutto ciò, 
che è umano, può sempre essere la parte umana, ed anche 
nelle applicazioni d’una grande verità astratta può essere la 
esagerazione; nè è qui il luogo di indagare, se veramente . 
qualche cosa sia da desiderare in alcuna delle posteriori appli- 
cazioni di un’ ingenua dottrina. Certo è, che per necessità di 
racconto accenno ad un’ importante e bello periodo nella storia 
della popolare istruzione. in Piemonte. Importante, perchè 
questa, non può negarsi, ebbe allora e determinate norme e 
incredibile aumento; bello, perchè oltre al nome dell’ALFIERI, 
si rannodano ad esso bellissimi nomi. A tal periodo dee ascri- 
versi la instituzione di una cattedra di pedagogia nell'Università 
di Torino commessa a quel RavnERI, che al sentimento arti- 
stico congiunse vasta e seria dottrina. E sebbene per i riguardi 
alla modestia di chi è presente volessi tacere un nome, sono 
costretto a dirlo per fedeltà di storico. Il Conte Boncompagni 
non solo fu il patrono della scuola novellamente introdotta, 
non solo non isdegnò farsene discepolo e scrivere libri elemen- 
tari secondo quel metodo, ma quando ministro elaborò la 
Legge del 4 ottobre 1848 , non altronde che da quella scuola 
chiamò a sè i Consiglieri. Ora se non può revocarsi in dubbio 
la grande influenza dell'istruzione popolare sul carattere della 
nazione, apparisce l’importanza storica di quanto io narro, 
perchè allora l'istruzione popolare fu singolarmente studiata 
e promossa con nuovo indirizzo, e uomini insigni cercarono 
assicurare quell’indirizzo e quella influenza non pur colla 
parola e coi libri, ma con la sanzione, che possono dare ai 
fatti le patrie leggi. 

Alle autunnali lezioni dell’AportI, insieme con BERTI, TROYA, 
RavnerI, DAannA, PeLteri, Re, ed altri interveniva il gio- 
vane GARELLI; veri apostoli di quel metodo, tutti questi reca- 
vansi alla loro volta nelle provincie ad insegnarlo in conferenze 
anche autunnali. Anch'esso il GareLLI nelle sue vacanze dalla 
cattedra di filosofia, a cui ritornava nel tempo scolastico, l’in- 
segnò in Genova, Pinerolo, Chiavari ed altrove. 

Era mestieri narrare tutto ciò non solo perchè vi si com- 
prende un fatto notevolissimo della vita giovanile del nostro 


NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 237 


socio, ma specialmente perchè vi si comprendono le cagioni 
de’ più importanti scritti di lui che sono i pedagogici, dacchè, 
lasciato dopo molti anni l'insegnamento filosofico, ei tornò 
agli studi di quella Scuola. Come ciò avvenne dirò in breve. 

Nel 1859 fu nominato Regio Provveditore degli studi in 
Genova, donde colla stessa dignità l’anno 1865 venne traslo- 
cato a Torino. Rincrebbe fortemente a’ suoi amici, che l'esperto 
Professore fosse tolto all'insegnamento, a cui meglio che alle 

. cure di una amministrazione pareva si confacesse la bontà e 
la mitezza, principal carattere dell'animo suo. Comunque, egli 
seppe accordare i nuovi uffici col suo amore per la scienza, 
e provvedendo agli studi altrui non dimenticò i suoi. Sola- 
mente dovette uniformarli agli attuali doveri. Di questi il più 
delicato, che concerne l’ educazione e l'istruzione primaria 
dovette naturalmente far ricordare al discepolo di Rosmini, 
che egli era pure il discepolo d’Aporti. Il ricordo era tanto 
più facile, perchè la pedagogia del lombardo Sacerdote poggia 
tutta sulle nozioni graduate, che formano il fondamento della 
pedagogia del Rosmini, non essendovi, come osserva il BERTINI, 
argomento dalle più ardue questioni alle più complesse e pra- 
tiche, il quale non sia stato considerato in modo sottile ed 
‘originale da quella potente intelligenza. Che se è necessario 
possedere la Scienza teorica per discendere alle pratiche ap- 
plicazioni di essa, il nostro socio aveva il vantaggio di scen- 
dervi rinforzato dallo studio teorico di circa vent’ anni. Dalla 
sua nomina adunque a Provveditore datano gli scritti peda- 
gogici di lui, i quali erano pubblicati secondo che gli stessi 
doveri della carica ne porgevano all’ autore l'occasione. 

La prima occasione fu nel 1863, in che ebbe l’incarico dal 
Governo d’instituire le scuole elementari a benefizio delle 
colonie dei domiciliati coatti in quel gruppo d’ isole che fron- 
teggiano la Toscana. Fi visitò allora e quella Capraia e quella 
Gorgona, che la ghibellina ira di Dante invocò in sì terribile 
imprecazione, ed Elba famosa e l’altre tutte. Adempita la sua 
missione, non desistetti più, egli scrive, dal pensare alla quistione 
generale della più facile e più sicura istruzione degli adulti. A_tale 
effetto fece da prima una serie di lezioni sperimentali sopra 
una classe d’analfabeti nelle scuole serali di Genova, e poscia 
un breve corso di lezioni teoriche, in cui svolse il suo sistema 


238 B. PEYRON 


dell’istruire i provetti in età, avviando, secondo le norme esco- 
gitate, le Scuole serali di Savona e di Voltri. Questo suo si- 
stema ei notificò in quattro lettere al Comm. Garlo PERI, 
che la Gazzetta Ufficiale del Regno ebbe cura di pubblicare, 
e varii periodici della penisola di riprodurre. Più estesamente 
poi lo notificò in un libro, che già vide la terza edizione ed 
è intitolato: Norme e lezioni per il primo ammaestramento degli 
adulti. Non occorre qui dire i particolari di quel suo metodo 
prediletto, ma un’osservazione generale non è fuori di propo- 
sito. Ad alcuni usciti dalle Scuole dell’Aporti, ed allo stesso 
RayNnERI, che pure non perdè mai di vista il gran fine morale 
dell’educazione , si fece più volte carico, che non tennero un 
giusto modo nel ritrarre ed applicare alla pedagogia i prin- 
cipii, ossia le leggi Rosminiane della graduazione, e che di- 
menticarono un poco le leggi della spontaneità dell’ animo 
umano. Tale accusa non sembra meritarsi il GarELLI, il cui 
metodo è tutto pratico. Anzi della spontaneità l’autore tien 
conto, nè più del bisogno entra nelle speculazioni filosofiche. 
Nel suo zelo poi di utilità pratica diessi a pubblicare un gior- 
nale col titolo: I{ maestro degli adulti. 

Scopo delle cure e argomento degli scritti del nostro socio 
non furono soltanto gli adulti, ma tutte le classi dell’istruzione 
primaria. A tale ordine de’ suoi studi si riferiscono le opere, 
che pubblicò: La scuola di campagna; Delle biblioteche circolanti 
nei Comuni rurali; Dei lavori di campagna nella stagione inver- 
nale; Del lascito ALBeRGHETTI in {mola; La Creazione, libro di 
letture, in cui l’opera dei sette giorni è narrata in modo, che 
i fanciulli si dilettino, e gli adulti trovino savie interpretazioni 
alla prima pagina del Genesi. 

Ma del formare i costumi non è opera men santa l’emen- 
darli, ove si corrompano. Anche a quest'opera, anzi special- 
mente a questa attese il GareLLI ne’ suoi studi pedagogici, e 
a lei si riferiscono i più importanti de’ suoi scritti. Sin d'allora, 
che erasi recato, come dissi, alle isole del mar Tirreno, sebbene 
scopo primario del suo viaggio fossero le scuole, si commosse 
sulle condizioni di quelle colonie di relegati, e prese a medi. 
tare sulle questioni, che al gravissimo subbietto della pena si 
connettono. Le forti impressioni provate allora e le idee, che 
da quelle scaturirono, s’affrettò a narrare a tale uomo che in 


NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 239 


siffatte materie è giudice competente, al nostro Collega Tan- 
credi Canonico in alcune lettere a lui dirette, che intitolò: 
Delle colonie penali nell’ Arcipelago Toscano, inserte nel giornale 
torinese Le Alpi. In esse è specialmente discorso delle località 
più adatte. Ma anche in questo lavoro il filosofo per senso di 
pietà non rifuggì dall’entrare nel campo del Diritto penale, e 
il chiaro Professore di questa scienza lo accolse amico nel 
proprio campo, venendo con lui a scientifiche discussioni. Il 
ritrovo per amendue era sempre il giornale delle Alpi; ma i 
loro scritti furono poi anche pubblicati a parte. Lo stesso ar- 
gomento più ampiamente e anche più scientificamente trattò 
nella Memoria, con cui volle rispondere al quesito fatto dalla 
Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Modena: Se, ed 
in quali luoghi specialmente dell'Emilia potesse aver luogo l’esperi- 
mento delle colonie agricole penitenziarie. I teoremi d’una scienza 
teorico-pratica il Concorrente Monregalese si adoperò di ridurre 
per mezzo della pedagogia in serie più ordinata e rigorosa. 
La Memoria riportò il premio da quella dotta Accademia. 
Pur rimanendo nel medesimo argomento è qui il luogo di 
notare, che il GarELLI sentiva il bello dell’arte. Forse altri han 
pure osservato, com’ egli ne’ suoi scritti anche più serii amasse 
le forme e gli ornamenti letterarii. Così ad esempio per le re- 
lazioni sceglieva la forma epistolare. Ci dice poi il DEGUBER- 
NATIS, che s'era innamorato dei romanzi di Giovanni RUFFINI, 
il che s'accorda perfettamente con ciò, che noi sappiamo es- 
sersi egli molto dilettato degli aneddoti. Per tali suoi gusti in 
fatto di lettere, non fa meraviglia, che volendo con la sedu- 
zione degli esempi tentare in pratica quell’educazione e quel- 
l'emendazione, il cui fenomeno complesso in dotti libri espo- 
neva, abbia sdegnato la pedestre forma della narrazione nei 
due, che con bell’intendimento di moralità compose, voglio 
dire di Compare Lorenzo da Monferrato, racconto, e Della forza della 
coscienza. Storia di Policarpo Davvegni. Veramente non qualificò 
le opere sue fuorchè coll’aggiunto di racconto e di storia. 
Ma non v’ ha il menomo dubbio, che l’ammiratore de’ romanzi 
altrui volle alla sua volta scriverne due per suo scopo filoso- 
fico. Per verità (seppure la seconda citazione non è, come la 
prima, ardita nei suoi confronti), che altro è la Ciropedia, se 
non un romanzo filosofico? Ma di un genere tutto proprio, 


A 


240 B. PEYRON 


laddove i due componimenti del nostro romanziere rivestendo 
le forme della moderna letteratura non si possono giudicare 
altrimenti che colle norme comuni. Dunque v’ha chi definì 
il romanzo finte avventure d’amori per il diletto; l’ingiusta 
definizione è storicamente vera in ciò, che i romanzi dilettano ‘ 
anche troppo e quasi esclusivamente per il contrasto di forti 
passioni. Ma le finzioni d’un moralista debbono di necessità 
essere così severe, che niuna grande impressione può deri- 
varne. Per altra parte i documenti morali, scopo precipuo del 
libro, dispersi in una lunga narrazione smettono di loro forza. 
Per siffatte cagioni io penso, ed altri così meco pensano, che i 
due scritti morali, pubblicati dall'autore sotto spoglie roman- 
tiche, sieno commendevolissimi per l’intenzione e lo stile, ma 
dal lato letterario riescano alquanto imperfetti. La forma, quale 
mezzo, sembra piuttosto ritardare che giovare lo scopo, e, se 
non m'inganno, i due libri nè dilettano nè istruiscono così, 
come avrebbe voluto l’autore. Ma m’inganno. In questo genere 
di libri le ripetute edizioni son la vera prova del diletto, che 
recano, e Compare Lorenzo da Monferrato già tre volte uscì dalle 
tipografie. 

Ma d’un lavoro, il cui merito scientifico è incontestato, è 
ora a dire. La Commissione aggiudicatrice dell’ annuo premio 
Ravizza in Milano aveva proposto un tema circa le riforme da 
introdursi nei sistemi di detenzione penale in Italia. Il tema 
non poteva toccare più addentro gli studi e il cuore del nostro 
socio. Sotto la pietosa epigrafe: Ben si deve loro aitar lavar la 
nota si nascose il Regio Provveditore degli studi di Torino, e con- 
corse con ampio scritto intitolato: Della pena e dell''amenda. La 
prima parte, la quale ben sì connette col tema, ma non vi ade- 
risce, rimarrà alle scienze giuridiche una bella monografia sul 
diritto di punire. L'argomento poi nelle rimanenti parti sì trovò 
pienamente svolto con ampia dottrina e con vedule eminentemente 
pratiche. Noto, che nella Commissione fra autorevoli voci era. 
la voce di Cesare Cantù, e poi riferisco uno dei giudicii, che 
è questo: Con profondità filosofica egli sa penetrare melle più 
intime latebre della coscienza umana per iscoprire ad una ad una 
le recondite vie per le quali si possono indurre i condannati ad 
atti sicurî di ravvedimento. L’elogio va non solo all'opera, ma 
alla mente del filosofo, e si riverbera per ciò su tutte le 


NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 24A 


opere, che in tale materia da quella mente uscirono. L’elogio 
è bello...e non è mio! Dopo di ciò non occorre dire, che fra 
cinque fu premiata la Memoria di Vincenzo GareLLI. Era il 
secondo premio, che riceveva da scientifiche Accademie. Ma 
tutti i suoi libri’ didascalici erano già stati premiati dai Con- 
i gressi pedagogici italiani. E poichè non meno la popolare istru- 
zione, che il miglioramento delle colonie agricole ne’ suoi 
libri efficacemente promosse, ebbe e dal Ministro dell’Istruzione, 
e da quello di Agricoltura una medaglia di benemerenza. 

A sì lusinghieri voti l’ Accademia nostra volle aggiungere 

il suo eleggendolo in seduta del 24 giugno 1874 suo socio re- 

sidente. E pronta occasione le si presentò di trar profitto delle 
sue speciali cognizioni, quando lo chiamò a far parte della 
Commissione incaricata di esaminare gli scritti presentati nel 
concorso al tema sulle dottrine di Antonio Rosmini. Quel con- 
corso venne funestato dalla morte di chi l’aveva sapientemente 
suscitato, il nostro BeRTINI, ed ebbe poi due volte esito in- 
felice. Il GarELLI fu relatore della prima prova. 

Altri servigi doveano aspettarsi dal suo ingegno. Ma gli anni 
della sua vita erano contati! Qualche intima doglia parve in- 
durre in lui necessità di riposo. Questo ei chiese al Governo 
dal suo impiego due anni appena dopo la nomina accademica, 
e questo ei trovò in seno della sua virtuosa famiglia, ove 
sempre avea trovate le sue gioie. Non perciò depose affatto la 
penna, ma pochi, sol pochi giorni prima dell'estremo, quasi 
ricordo agli amici, pubblicò ancora un libro col titolo: Di un 
paese che si rifà. 

Niuno creda, che quel paese sia l'Italia, e che alti pen- 
sieri di economia vi si contengano. Il filosofo in fin di vita 
era stanco e voleva riposarsi ricordando. Il paese è un piccolo 
Comune di sua fantasia, e il libro è un romanzo di sue remi- 
niscenze. Ricordò uno stato a sè caro, che senza rivolte per 
atto d’ un monarca conseguì libertà politica, ricordò utili inno- 
vazioni introdotte da libere instituzioni; ricordò, che cagione 
di bene furono ognora la istruzione, l’attività, la previdenza. 
Raccogliendo intorno a sè queste memorie e dando loro corpo 
le fece rivivere sotto nuove imagini e semplici avventure in 
un paesello, ove il dinasta finì per disposare l’onesta popo- 
lana, e la Scuola elementare s’ edificò accanto alla Casa Co- 


Atti della R. Accademia — Vol. XV, 16 


242 B. PEYRON - NOTIZIE SULLA VITA ECC. DI V. GARELLI 


munale. Così termina il romanzo. Congedando il suo libro, 
l’autore s’ impensierì, perchè in esso mancano quelle diletievoli 
sorprese che tanto piacciono. Ecco il suo conforto in queste pa- 
role, che furono le ultime vergate dalla sua mano: Ma anche 
la madre in quell'atto che dà il primo bacio alla Sua creatura può 
essere forzata a dire: potrebbe essere più bello it mio bambino, tut- 
tavia mi piace e basta perchè è proprio mio, tutto mio. 

Aveva ragione! V’ hanno scritti, cui basta leggere per indo- 
vinare chi sia l’autore: e negli scritti del GARELLI è scolpito 
l'animo suo benevolo. Noi amiamo i suoi scritti, ma non ab- 
biamo neppur bisogno di studiarli per indovinar l’autore. Noi 
lo conoscemmo, ed abbiamo d’innanzi agli occhi la fronte 
serena dell’ottimo padre, del cittadino operoso e dotto, il 
quale il dì 8 agosto ora scorso irreparabilmente perdemmo. 
La Scienza speculativa debbe essergli grata di ciò che le 
diede, e sarebbe ingiusta se volesse chiedergli conto di non 
averle dato tutto. Perocchè il tempo tolto alle speculazioni ei 
consumò nel fare il bene, e ancora questo bene ei fece in 
nome della Scienza. 


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