^. /IDI
ATTI
DELLA
QUINTA UNIONE
D ;: G L t
SClilZliTI ITiLiyi
TENUTA IN LUCCA
NEL Settembre del mdcccxliii
_ _ ^ j /ira
■cuuu
7
LUCCA
PAIOLA TIPOGRAPrA GIUSTI
18 '14
RECOLAllEXTO GENERALE
PER
LE AIVXIALI RIIMOM IT ALIALE
DEI CULTORI
DELLE SCIENZE NATURALI
»©««• —
Xi fine delle Riunioni dei cultori delle scienze naturali si è di gio-
vare ai progressi ed alla diffusione di tali scienze e delle loro utili
applicazioni.
A conseguir cpiesto fine gli scienziati si adunano ogni autunno
in una delle città d' Italia, per un periodo di tempo che non dovrà
mai oltrepassare i quindici giorni.
II.
Hanno diritto di essere membri della Riunione tutti gì' Italiani
ascrilli alle principali Accademie o Società scientifiche istituite per
r avanzamento delle scienze naturali, i Professori delle scienze fisi-
che e matematiche, i Direttori degli alti studi o di stabilimenti
scientifici dei vari Stati d' Italia, e gì' Impiegati superiori nei Corpi
del Genio e dell' Arliglicria. Gli esteri compresi nelle categorie pre-
cedenti saranno pure ammessi alle Riunioni.
III.
Ogni annua Riunione avrà un Presidente generale, due Assessori
ed un Segretario generale. Nella prima adunanza si procederà alla
ili>isìiiiie tifi iiicnil)ri in più Sezioni, compiondenti ciascuna una o
più scion/e scconilo il numero e gli sludi degl' intervenuti. Nello
stesso cionio ogni Sezione nominerà, a schede segrete ed a phua-
litìi assoluta di voti, uno dei suoi niemliri alle funzioni di respettivo
Pi-csidente, e (|uesti dovrà poi scegliere altro Ira i mcnd)ri medesimi
a 5»e"relario della Sezione stessa. Tutti questi diversi uflizi dovranno
essere alTidati a membri italiani della Riunione.
IV.
Il Presidente generale, i due Assessori, i Presidenti delle Se-
zioni ed il Segi-etario generale comporranno per tutta la durata
della Riunione un ('onsiglio, che provvederà alla buona direzione
e al buon successo della medesima.
V.
Vvaiili lo scioglimento della Riunione, da tutti i membri ita-
liani costituiti in adunanza generale, si procederà col mezzo di
schede ed a i)luralità assoluta di voti alla scelta della città ove
tenere la Riiniione dopo due anni.
VI.
Il Consiglio elegge il Presidente generale per la Riunione del-
I anno prossimo seguente, il quale dovrà avere il suo domicilio
in quella stessa città ove deve esser fatta la Riunione. Al Pre-
sidente generale spetta la nomina dei due Assessori e del Segre-
tario generale, da scegliersi fra gli scienziati del medesimo paese,
almeno sei mesi prima della Riunione.
VII.
I/eletto Presidente generale dovrà fare le dovute pratiche per-
chè la Riunione possa aver luogo in modo regolare nella città
che sarii stata prescelta, ed egli dovrà darne avviso a tempo
debito agli scienziati.
Vili.
l due .\ssessori coadiuveranno il Presidente generale nel jiren-
dere tutte le disposizioni occorrenti pella Riunione: ad essi spet-
terà il decidere ne' casi dubbi se uno scienziato debba o no es-
seie compreso l'ia i iiuiiihii della Riunione, in conformità dellVr-
ticolo II. In mancanza del Presidente, faranno le sue veci i due
\ssessori, in ordine di anzianità.
IX
Nell'ultima generale adunanza il Segretario generale farà un rap-
porto sull'andamento della Riunione, ed i Segretari j)articolari leg-
geranno ciascuno un breve sunto di quanto sarà stato operato nelle
rispettive Sezioni. In (|uesta puijl)lica atliuianza sarà proclamato il
Presidente generale eletto dal Consiglio per la successiva Riunione.
Dopo questa adunanza il Presidente generale, i due Assessori ed
il Segretario generale lasciano i loro uffizi ; sarà per altro loro cura il
trasmettere al l'residenle proclamato pella successiva Riunione l'elen-
co degli scienziati intervenuti, ed il sunto dei pitjcessi verbali.
XI.
Nel caso di mancanza del Presidente generale eletto pella Riu-
nione prossima seguente, prima ch'egli abbia nominati i due Asses-
sori, dovrà il Presidente generale dell' ultima Riunione consultare
|)er una nuova scelta i Presidenti delle Sezionij e, raccolte le loro
proposizioni, farà sollecitamente la nomina di un alli'o Presidente.
In mancanza poi del suddetto Presidente generale dell' ultima Riu-
nione, farà le sue veci il più anziano dei Presidenti di Sezione.
XII.
Agli atti di ciascuna Riunione sarà data quella pubblicità che
si giudicherà utile al progresso delle naturali discijjline, e delle loro
applicazioni. Il Consiglio, prima di sciogliersi, nominerà a que-
st'oggetto un'apposita Commissione.
XIII.
Gli oggetti ed i libri clie fossero offerti in dono a ciascuna
Riunione saranno dati a quei pubblici scientifici stabilimenti del
luogo ove si tenne la Riunione, che verranno* designati dal Pre-
sidente generale.
— 6 —
XIV.
Previo il grazioso Sovrano permesso, gli Alti originali delle Riu-
nioni saraiuio tli anno in anno trasmessi, e eonservali nell'I. K. Mu-
seo < li risica e Storia naturale di Firenze, città centrale dell'Italia
e ea]>itale ili (|ucllo Stato, in cui sotto gli auspicj di Leopoldo II
(]uest' utile istituzione ebbe principio.
Il Direllore dell'I. I\.. Museo sarà il Conservatore degli Atti, ed
ni suo zelo per le scienze resta ([uesla istituzione raccomandata.
Prof. Ranieri GEUBr
PrcsiiJcatc generale.
Carlo L. Bonap.\rte Principe di IMusignano
Prr£Ìdcii(c della Sezione di Zugluj;ia e Analaniia cumi^araln.
Cav. Prof. Pietro Copf figli aghi
Presidente della Sezione di Chimica, ridica e Malenianclw.
Marcii. Cosimo Ridolfi '
Prcsidcnlc della Sezione di Agronomia e Tecnologia.
Cav. Prof. Gaetano Savi
Tresidenlu della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale.
Prof. Angelo Sisjionda
Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia.
Cav. Prof. Gi.\coMO Tommasini
Presidente della Sezione di Medicina.
Prof. Filippo Corbidi
Segretario generale
Approvato tlalln I Riunione degli Scienziati tenutasi in Pisa,
e neir Jiìunanzu generale del di i5 ottobre 1889.
Per copia confonnc all' originale
Prof. Filippo ConniDi
ARTICOLO
A e e I II N T 0
AL REGOLAMEISTO GENERALE
Bu irrnoY*TO nell' adpxakza generale del d"i 25 settembre i812
DALLA IV niUMlONE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IH PADOVA
>«t;,?
Xn caso di imilamenti o addizioni che si propongano allo Statuto
per le Riunioni degli scienziati italiani, l' adunanza non è legale se
non vi assistono due terzi dei membri italiani ascrìtti al Congresso,
e che si trovino al momento della medesima nella città in cui si
tiene il Congresso stesso.
Se è approvata, dovrà la Presidenza del seguente Congresso ri-
proporla al medesimo, ed adottata che sia senza mutazioni e colle
stesse proporzioni nel numero de' votanti e de' voti, avrà efficacia.
Nessuna proposta di modificazioni od aggiunte può esser fatta
altrimenti che per iscritto, da tre almeno de'membri presenti ed in-
tervenuti già a tre Congressi italiani. Essi la rimettono alla Presidenza
generale, e questa l'assoggetta all'esame della generale assemblea
dopo di averla annunziala ai membri almeno tre giorni innanzi.
S. E. Conte Andrea Citt_vdella Vigodarzerk
l'resiiJeRte gcncrdlc.
Prof. Gì ACOM ANDREA GlACOMIJfl
Preìideiilc dclKi Scxioiic di Medicina.
S. E. il Principe Carlo Luciano Bonaparte
PreiidctiU- dcllj Stziouc di /oologia, e di Anatomia e Fisiologia comuaralr.
Prof. GiisEPPE Moretti
Presiilontc delia Sezione di Botaoics e Fisiolof^ia \egetalr.
March. Lorenzo Pareto
Presidente della Seiinnc di Geologìa, Mineralogia e Geogiafia.
Prof. Francesco Orioli
Presidente della Sezione di Fisica, Chimica e Malrinatica.
Dott. Francesco Gera
Presidente della Sezione di Agrooomia e Treooingia.
Prof. Roberto de Visiani
Segretario generale
R. MI
INCARICATA DEI PREPARAMENTI
PEL OCiMO COi\T.RESSO SCIENTIFICO ITALIANO
Marcii. Antonio Mazzaiosa, Presidente.
Nobile Tommaso Sergiusti.
Prof. Paolo Sinibaldi.
Prof. Benedetto Puccìnelli.
Prof. Serafino Lucchesi.
Prof. Giovanni Bai-sotti.
Prof. Luigi Pacini, Segretario.
Conte Nicolao Guinigi.
Conte Carlo De' Nobili.
Nobile Francesco Guidotti.
Nobile Lodovico Sinibaldi.
Signore Ernesto Binda.
Signore Angelo Santini.
DEPlITAZIOlXE
PER L'AMMISSIONE AL CONGRESSO
Prof. Ermenegildo Tessandori.
— Ippolito Borelli.
— Francesco Bandettini.
— Giovanni BarsoUi.
— Francesco Buonanoma.
— Bernardino Poli.
— Giuseppe Giannelli.
— Serafino Lucchesi.
— Paolo Sinibaldi.
— Luigi Arrighi.
— Giuseppe Pardini.
— Gesualdo Franchi,
— Paolo Volpi.
— Luigi Giorgi.
Dott. Leonardo Galli.
UFFIZIALI
BELLA RIUNIONE
PRESIDENTE GENERALE
S. E. il maicliese comm Antonio Mazzaiosa, presidente del R. Con-
siglio di Stato, direttore della pubblica Istruzione, vice-presidente
delia R. Accademia lucchese, e socio di altre illustri Accademie.
ASSESSORI
Prof. Luigi Kornaciari, avvocato regio presso i tribunali superiori,
segretario della classe delle Lettere della R. Accademia lucchese,
e socio di altre Accademie.
Dott. Benedetto Puccinelli, professore di Chimica, Botanica e Agraria
nel R. Liceo, .socio della R. Accademia lucchese e di altre .\cca-
demie.
SEGRETARIO GENERALE
I»oti. Luigi Pacini, professore di Nolomia umana comparata e pit-
torica nel R. Liceo, socio della R. Accademia lucchese e di al-
tre Accademie.
13
S E / 1 0 ^ 1
.\GRO^OMI.\ E TECNOLOGIA
PEESIDENTE
Conte Gherardo Freschi.
VICE-PRESIDENTE
Conte Luigi Serristori.
SEGRETARIO
Bonajuto Paris Sanguinetti.
GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA
PRESIDENTE
March. Lorenzo Pareto.
VICE-PRESIDENTE
Noi). Achille De Zigiio.
SEGRETARIO
Prof. Leopoldo Pilla.
ZOOLOGIA, AN.\TOMIA COMPARATA E FISIOLOGIA
PRESIDENTE
Principe Carlo Luciano Boiiapaile.
VICE-PRESIDENTE
Cav. Carlo Bassi.
SEGRETARIO
Dott. Timoteo Ribnli.
— i3 —
BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE
PRESIDENTE
Dott. Bartolommeo Biasoletto.
SEGRETARI
Doti. Luigi Masi.
Dott. Ettore Celi.
FISICA, CHOIICA E MATEMATICA
PRESIDENTE
Cav. prof. Gaetano Gjorgiiii
VICE-PRESIDENTE
Cav. Ferdinando Tartini.
SEGRETARI
Prof. Gio. Maria Lavagna.
Prof. Luigi Giorgi.
CHIMICA
( Sotto - Sezione )
PRESIDENTE
Prof. Giovaccliino Taddei.
SEGRETABIO
Prof. Luigi Calamai.
MEDICINA
PRESIDENTE
Cav. prof. Carlo Speranza.
VICK-PHKSl DENTE
Ciiv. Salvatore De Kenzi.
SEGRETARI
Doli (Jiiolaiiio Cioiii.
Doli. Vnionid Salvagiioli Marchetti.
SOTTO-SEZIONE 1)1 CHIRURGIA
VICr-PRESl DENTE
l'nil'. Cai-Io Unici.
SEGRET.\nio
Doli, (iiii.seppe Secondi.
deputaziojni accademiche
— ^OO^O OO^Oo-
ACCADEMIA DI AGRICOLTURA, COMMERCIO ED ARTI DI VERONA
Bernardino Grigolati
ISob. Gio. Antonio de Camposniiii
ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DI UDINE
(]onte Avv. Prospero Antonini.
Conte Gherardo Fresclii.
Prof. Matteo Petronio.
ACCADE Ì\IIA DI AGRICOLTURA DI UDINE
Nob. Achille de Zigno.
ACCADEMIA I. E R. ARETINA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
Gap. Oreste Brizzi.
Giovanni Guillichini.
ACCADEMIA DEGLI ASPIRANTI NATURALISTI DI NAPOLI
Cav. Salvatore de Renzi.
ACCADEMIA DI BARCELLONA DI SCIENZE NATI IMI! FD ARTI
Dolt. Felice Maria Falgueia.
Dott. Michele Colmeiro.
Dott. Giuseppe Castelli.
— if. —
A.CCM)EMIA CASENTINESE DEL UUONARROTl IH SCIENZE,
LETTERE ED ARTI
Prof. I). Cammillo Galtesclii.
Abb. D. Luigi Fiaschi.
III''. Francesco Melotti.
ACCADE JIIA DEI CONCORDI DI BOVOLENTA
SCIENTIFICO-LETTERARIA
Prof. Bartolommeo Bizio.
ACCADEMIA DEGLI EUTELETI DI S. MINIATO
Marcii, prof. Cosimo Ridolfi.
Dott. Giuseppe Berni.
ACCADE AI lA DEI CONCORDI DI ROVIGO
SCIENTI FICO-LETTERARI A
Dolt. Giuseppe Baruffi.
Dott. Gaetano Grigolato.
Dott. Vincenzo Fiola.
ACCADEMIA R. DEI FILOMATI DI LUCCA
Dott. Angelo Pelliccia.
Ardi. Cesare Landucci.
ACCADEMIA DI POSSANO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
Cav. prof. Giacinto Carena.
ACCADEMIA I. E R. DEI FISIOCRITICI DI SIENA
Prof. Filippo Garresi.
Prof. Alessandro Corticelli.
— 17 —
ACCADEMIA R. DEL DIPARTIMENTO DI GARD
Bar. D' Hombres Firmas.
ACCADEMIA I. E R. DEI GEORGOFILI DI FIRENZE
Marcii, prof. Cosimo Ridolfi.
Abb. Raffaele Lambiuscliiiii.
Prof. Giovacchino Taddei.
ACCADEMIA I. E R. DEGLI INCAMMINATI
DI MODIGLIANA
Cav. prof. Francesco Mingori.
Placido Campetti.
ACCADEMIA LABRONICA DI LIVORNO
Prof. Gio. Maria Lavagna.
Bartolomnieo Cini.
ACCADEMIA R. LUCCHESE DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
Dott. Giacomo Bonuccelli.
Prof. Ermenegildo Tessandori.
ACCADEMIA R. DI MODENA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
Cav. prof. Gio. Battista Amici.
ACCADEMIA I. E R. DI PADOVA DI SCIENZE ED ARTI
Nob. Achille de Zigno.
R. ACCADEMIA MESSINESE DEI PELORITASI
Dott. Giuseppe La Farina.
— i8 —
VCCADEMIA I. r. R. PISTOIKSE DI SCIENZE, LETTERE EU ARTI
Prof. Luii^i Pacinotli.
l'i'of". Doiiieiiìco INlazzoiii.
Prof. Pietro Micliclacci.
Doli. ('•i(i\aiini ISechelli.
Doli. Filippo l'acini.
ACCADEMIA I . E R . T E G È A O I SIENA
Prof. Filippo Garresi.
Princ. Luigi Luciano Bonaparte.
Prof. .\lessaii(lr(> Corlicelli.
ACCADEMIA K. DELLE SCIENZE DI TORINO
Conte Carlo liarione Petitti di Roieto.
Cav. Prof. Giacinto Carena
ACCADEMIA VALDARNESE DEL POGGIO
Doti. Leonardo Bruni.
Cap. Oreste Brizzi.
Prof. Pietro Savi.
ACC\DEMIA I. E R. DELLA VALLE TIBERINA TOSCANA
DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
Cav. prof. Francesco Mingori.
Prof. Andrea Pandolfì.
ATENEO DI BERGAMO
Doli. Luis;! Coniasclii.
Doli. Ciiovaniii Capsoni.
Dott. Giuseppe Bergamaschi.
Doit. Francesco Cima.
— ig —
ATENEO DI BRESCIA
Prof. Antonio Perego.
Uolt. Aiiloiiio Scliivardi.
Dott. Francesco Cima.
ATE^EO I. E n. ITALIANO
Cav. prof. Giovanni Rosini.
Cav. .Iacopo Giàberij de Ilemsò.
Avv. Ferdinando Maestri.
Dott. Attilio Ziiccagni Orlandini.
ATENEO VENETO
Prof. Bartolonimeo Bizio.
ATENEO DI TREVISO
Dott. Francesco Cera.
COLLEGIO MEDICO I. E R. FIORENTINO
Prof. Giovaccliino Taddei, Presidente.
Prof. Pietro Vaiinoni.
Prof. Carlo Burci.
Prof. Liii^i Calamai.
COMITATO PERMANENTE DI SANITÀ
DEL DUCATO DI LUCCA
i'rof. Gesualdo Franchi.
Dott. Giacomo Bonuccelli.
Doti. Alessandro Gianni.
Doti. Giovanni Hianclii.
IWSTITCTO I) AFFRICA
Cav. Agostino Xdorno de Tsoliarners.
INSTITUTO I. E R. DEL REGNO LOMBARDO-VENETO
DI SCIENZE, LETTERE ED VRTI
Prof. Giuseppe Belli.
Cav. Francesco Carlini.
REPtIDBLICA ECCELSA DI S. MARINO
Cav. prof. Francesco Mingori.
Cap. cons. Oreste Drizzi.
SOCIET.Ì ACCADEMICA DI MEDICINA DI MARSIGLIA
Cav. prof. Carlo Speranza.
SOCIETÀ ACCADEMICO-MEDICO-NAZIONALE DI VACCINAZIONE
DI FRANCIA
Delegazione italica
Doti. Gio. Battista Brunetta.
Cav. Ball Gio. Saladino dal Borgo.
Dott. Niccolò Celle.
Doti. .Iacopo Corinaldi.
Avv. Puccio Raimondo tla Casanuova.
Hott. Giovanni \ annucclii.
SOCIETÀ I. E R. AGRARIA TIROLESE
Sezione ilatiniiii
Conte Benedetto Giovannelli.
SOCIETÀ AGRARIA DI TORINO
March, col. Kinilio Bertone de Satiil)uy.
Cav. doli. Berlini.
Conte Carlo Ilarione Pelilti di Roreto
1. R. SOCIETÀ DI AGRICOLTURA DELLA CARNIOLA
Conte Vittore Trevisan.
SOCIETÀ I. E R. DI AGRICOLTURA DELLA MOR.WIA E SLESIA
AJjb. prof. Luigi Configliaclii.
SOCIETÀ I. E R. AGRONOMICA DI VIENNA
Dott. Bartolommeo Biasoletto
SOCIETÀ ECONOMICA DI C II I .A V A R I
Dott. Stefano Bancalari.
March. Camniillo Pallavicino.
SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA
Cav. Francesco Carlini.
Prof. Giuseppe Bianchi.
SOCIETÀ MEDICA DI EMUL.VZIONE DI PARIGI
Cav. Agostino Adorno de Tscliarners.
SOCIETÀ l\l E D I C A DI LIVORNO
Dott. Einmanucle Basevi.
Doli. Andrea (Jiovannetti.
SOCIFTA MEDICO-FISICA FIORENTINA
l'rof. (Jiovacchiiio Taddei, Presidente.
l'riil'. Carlo lUirci, Scgretri/ia.
Doli, (liuseppe Levi.
Dott. Giorgio Pellizzari.
Doli. Girolamo Cioni.
SOCIEtÀr. DI SAVOIA
Giuseppe Bonjcan.
SOCIETÀ DI STATISTICA GENERALE DI PARK.I
Cav. Agostino Adorno de Tscliarners.
UNIVERSITÀ I . F « . DI PISA
Prof. Raffaele l'iria.
Prof. Ottaviano Faliri/.io Mossotti.
Cav. prof. Paolo Savi.
Prof. Cark) Matteucci.
UNIVERSITÀ I . E R . DI SIENA
Prof. Zanobi Pecchioli .
Prof. Antonio Bartolini.
— «^©e<
CATALOGO
DEGÙ SCIENZIATI CHE CONCORSERO JL QUINTO CONGRESSO
t . x*.(lorno (io Tscharnors Ago-
stino (li Francia, deputato
della Società medica di emu-
lazione di Parigi ec. ec.
2. Alboni dott.Kugenio di Holo-
giia, capitano sanitario del-
le truppe pontificie, socio al
Bollettino medico.
3. Ancona (d') dolt. Sansone di
Pesaro, dottore in Matema-
tiche.
/(. Andreini patrocinatore Gia-
como di Lucca, socio della
R. Accademia dei I'"ilomati.
5. Andreini Vincenzo di Firenze,
prof, di (^-linica chirurgica, e
cav. di s. Giuseppe.
6. Angeli Michele di Fivizzano,
medico di quell'Ospedale.
7. Angeloni Gaetano di Urbino,
prof, di Matematiche supc-
8. Anieliini Rodolfo di Firenze,
medico aslanle nell' I. R. Ar-
cispedale di s. Maria nuova.
9. Appolloni Gaetano di Pisa, me-
dico primario ai Bagni di san
Giuliano,
ro. Aporti abb. cav. Ferrante di
Cremona.
11. Arcangeli Garlo di Firenze,
prof, di Fisiologia e Patolo-
gia generale nell' I. R. Uni-
versità di Pisa.
12. Arrighi dott. Luigi di Lucca,
prof, nel R. Liceo, socio or-
dinario della R. Accademia
dei Filomati.
i3. Anger Gio. Battista Armando
di Parigi, dottore ec.
14. Bacchetti dott. Onorato di Pi-
stoia, membi'o dei Congressi
scientifici di Pisa e di Firenze,
socio di varie Accademie.
— a-'i
i5. Raor (<Ie) rapitano Fcdorigo
(li NVurtoiuhorg.
i6. Balbi cav. Adriano di Vene-
zia, consig. Iinpcriaie.
17. Raldaici dott. C. di I\Iassa,so-
lio ordinario della R. Acca-
demia scientifico-lelleraria di
(|uella città.
18. lìaniliagini Pietro di Siena, ca-
valiere, rettore del Duomo.
1 9. Bancalari dot t . Stefano di Chia-
vai'i, depiilalo di ipicUa So-
cietà economica, prefetto del-
la classe dei Filomati.
ao. Bandettini Andrea di Lucca,
prof, emerito del R. Liceo,
ui. Bandettini dott. Francesco di
Lucca, prof, di Medicina le-
gale nel R. Liceo,
•ja. Santi can. Rinaldo di san Mi-
niato, membro del Congres-
so di Firenze.
a3. Bard cav. Giuscjipe di Benna,
corrispondente isterico del
Ministro della pubblica istru-
zione.
a'|. Baroni Gaetano di Firenze,
membro dell' Accademia dei
(ieorgofili.
a5. Barsanti dott. Pompeo di Luc-
ra, membro del (Comitato di
Sanità.
aG. Barsoccbini abb. Domenico di
Lucca, socio ordinario della
R. Accademia luccbese.
27. Barsolli Antonio di Firenze,
avv. ed accademico tegèo.
■J.8. Barsolti Giovanni di Trucca,
profess. di Calcolo sublime,
Meccanica e Idraulica nel
R. Liceo, socio ordinario del-
la R. Accademia luccbese.
:.>.<). lìartolini Antonio di Prato,
prof, di Medicina pubblica
nella L R. Università di Sie-
na, e deputato della medesi-
ma al Congresso.
3o. BaruchcUi dott. Paolo di Bre-
scia, avvocato, socio di quel-
r Ateneo.
5i. Baruchello dott. Gio. Battista
di Rovigo, prof, nel Semina-
rio di delta città.
32. Barzelletti dott. Gaspero di
Firenze, medico ciu-ante nel
R. Arcispedale.
33. Basevi Abramo di Livorno,
dott. in Medicina.
34. Basevi Emmanuele di Pisa, so-
cie di varie Accademie, depu-
tato della Società medica di
Livorno, e membro dei Con-
gressi precedenti.
3.'). Basili abb. cav. Francesco di
Stia, dei march. Bartolini Sa-
limbeni, patrizio fiorentino.
36. Bassi cav. Carlo di Milano.
37. Bazzini dott. Carlo Auguste
(li Pavia, rettore magnifico
della L R. Università di Pa-
dova, prof, in essa di Statisti-
ca degli stati europei, mem-
bro di parecchie Università
scientifiche e letterarie.
38. Bechclli Giovanili di Pistoia,
su|)plcntf allacaltcclradi Aiia-
toinia neir Università di Pi-
sa, deputato dcH Accademia
pistoiese.
39. Bclleli Moisè di Corfìi , so-
cio dell' Accademia valdar-
iiesc del Poggio.
'|0- Belli dott. Giuseppe di Cala-
sca, prof, di Fisica uella Uni-
versità di Pavia.
4 I . Bellini dott. Ferdinando di Pi-
sa, infermiere dell' I. R. Ar-
cispedale di santa Maria nuo-
va, socio ordinario della I. R.
Accademia dei Gcorgofdi.
42. Bellini Gio. liatlista di Firen-
ze, maestro di turno, chirur-
go di santa Maria nuova ,
ostetrico di quel quartiere,
e socio di varie Accademie
europee.
43. Bergamaschi Giuseppe di Pa-
via, I. e R. medico provincia-
le di Bergamo.
44- Bernardini abb. dott. Romual-
do di Cutigliano, socio del-
l'Accademia pistoiese.
45. Berni dott. Giuseppe M. di san
Miniato, medico soprainten-
dente a (pielli Ospedali riu-
niti, e deputato dell'Accade-
mia degli Euteleti.
46. Bertacchi da Paulo dott. Pom-
peo di Pisa, membro del pri-
mo Congresso italiano, e socio
di varie Accademie.
\-] . Berti dott. Iacopo di Padova,
decano emerito e membro col-
legiale in quella I. R. Uni-
versità, lettore di Geologia.
48. Berti Cristiano di Prato, so-
cio dell Accademia Tegèa.
49. Bertone de Sambuy marchese
Emilio di Torino, colonnello
d' artiglieria, rappresentante
l'Associazione agraria di det-
ta città.
DO. Bertoni dott. Raniere di Pisa,
chirurgo delia pia Casa di mi-
sericordia di detta città, so-
cio della I. R. Accademia di
Scienze, Lettere, ed Arti di
Arezzo.
5i. Bertolozzi can. Paolo di Luc-
ca, socio di varie Accademie.
^1. Betti Mansueto di Lucca, dot-
tore in Legge, e prof, di Ar-
chitettura legale tecnica.
53. Bianchi dott. Giovanni di Luc-
ca, medico della R. Casa e
Corte.
54. Bianchi Giuseppe di Modena,
direttore dell' Osservatorio.
55. Biasoletto dott. Bartolonuneo
di Trieste, ivi direttore del
Giardino botanico
56. Bini Francesco di Pontedera,
ajuto al ])rofessorc di Medi-
cina pratica della scuola di
complemento e perfeziona-
mento nellL R. Arcispedale
di santa INIaria nuova di Fi-
renze, segretario delle corri-
5'.)
Gì.
6a.
G3.
65
— u()
spoiidi-iuc ilfllii Socu'lii me-
tlii'(>-lisK-a (ii>ri'iilina,o iiifiii-
bi-o ili'l priiiio e terzo Con-
gresso.
Hiiii«lolt.T.iiii:i(lil'is;i,iloU.in
Letme, 0 nii'inliio tU'U Acca-
ilciuiii paltTiiiitan.i.
Rini al)l). IVlcsfoio ili Lucca,
bihliotccario, e socio ordiua-
lio (Iella R. Accailcmia luc-
chese.
. ni/io narloloniineo di Vene-
zia, uno dei ([uaranta della
Società italiana, membro ef-
fettivo e vice-segretario del-
l' 1. R. Instituto veneto, prof.
(li Ciiiinica applicata nelle li.
RR. scuole di (piella città.
. Bonaini Francesco di Livor-
no, professore dell' L R. Uni-
versità di Pisa.
. Ronaparle Carlo Luciano di
Roma, principe di Canino.
Bonaparte principe Luigi Lu-
ciano di l-'irenzc, membro at-
tivo della Società medico-fisi-
ca fiorentina.
lionjean J. di Chambery, far-
macistachimico, membrodel-
la R. Accademia di Savoia.
Ronneval ( de ) conte Andrea
di l'arigi, decoralo di diversi
ordini.
Bonuccelli dott. Giacomo di
Lucca, medico di S. A. R. il
Duca, e socio ordinario della
R. Accademia lucchese.
G6. Hori'liardl Cugllclnio di lier-
lino, dottoro in Malenial ielle.
6-j. BorcUi dott. Ippolito di Luc-
ca, prof, di t)liniea e di Ope-
razioni chirurgiche nel Real
Liceo, chiriu'go in capo dei
RR. Ospizi ed Ospedali, so-
cio ordinario della R. i\cca-
deniia lucchese.
G8. Rorgo (dal) cav. BaH Giovanni
.Saladino di Pisa, deputalo
della Comnii.ssione di vacci-
nazione di Parigi.
Gr). Bormida Vincenzo di Lucca,
prof, emerito del R. Liceo.
■jO. Bottini marchese Lorenzo di
Lucca, tenente colonnello,
yi. Botto Girolamo di Genova,
profcss. di Clinica medica in
quella Reale Università,
■ya. Branchi cav. prof. Giuseppe di
Pisa, prof, emei'ito di (|uella
I. R. Università.
y3. Brancoli avvocato Cesare di
Lucca, consigliere di Stato,
avv. consultore della R.Casa
e Corte, socio ordinario delia
R. Accademia lucchese, pre-
.sidente della R. Accademia
dei Filomati, e socio ordina-
rio di quella di Perugia.
74: Brey Gaetano di Milano, inge-
cncre archit., nieml). di di-
verse Accademie scientifiche.
75. Brizzi capii, consig. Oreste
di Arezzo, censore della I. R.
Accademia della valle liberi-
na toscana, mombro dei Con-
gressi di l'iri'iizi' e Padova,
rappresentaule la Eccelsa Re-
pubblica di s. Marino, depu-
talo dell' I. R. Aeeadeiiiia are-
tina, e dell' Acead. valdarnese.
76. Brunetta dott.Gio. Battista del
Friuli, rappresentante la Rea-
le Società accademico-medi-
co-nazionaU! francese di vac-
cinazione residente in Parigi,
e membro di vari Instituti.
']j. Bruni dott. Leonardo di Arez-
zo, nied. primario dell'Ospe-
dale di s. Gemignano, socio
ordinario dell' Accademia val-
darnese, ed imo dei deputati
della medesima al Coneresso.
78. Buonaccorsi Giovanni di Luc-
ca, chirurgo primario del Ma-
nicomio di Fregionaia.
79. Buonamici Enrico di Firenze,
socio conservatore dell'Acca-
demia medico-fisica fiorenti-
na, e membro del terzo Con-
gresso scientifico.
80. Buouanoma dott. Francesco di
Lucca, prof, di Geometria e
d'Algebra elementare nel R.
Liceo.
81. Burci dott. Carlo di Firenze,
prof, di Anatomia patologica
nell'L R. Arcispedale di san-
ta Maria nuova.
82. Calamai prof. Luigi di Firen-
ze, membro del Collegio me-
dico fiorentino.
83. Calderini Carlo Ampelio di
Milano, ivi medico dell'Ospe-
dale, e redattore degli An-
nali di Medicina.
84. Calderini dott. Sebastiano di
Firenze, membro della Socie-
tà medico-fisica fiorentina.
85. Calo' David di Livorno, ivi
membro della .Società medi-
ca, e membro aggiunto della
Società di vaccina di Savoia.
86. Calvi Gottardo di Milano, ag-
giunto all' I. R. Gabinetto
numismatico di quella cit-
tà, socio dell' Accademia dei
Georgofili, e di altre.
87. Calzoni dottor Demetrio di
Ravenna, medico -chirurgo,
membi'o del Congresso di
Padova.
88. Campetti Placido di Lucca,
aggregato alla Biblioteca di
S. A. R. il Duca, rappresen-
tante r Accademia di Modi-
gliana.
89. Camposnini (de) Giovanni An-
tonio di Verona, I. R. Scu-
diere, presidente e deputato
dell' Accademia di Agricol-
tura, Arti e Commercio di
quella città.
90. Capei Pietro di Lucignana,
prof, neir L R. Università di
Pisa, membro ordinario dei
Georgofili.
91. Capezzuoli Serafino di s. Ge-
mignano, aiuto alla catte-
— ...s
tlr;i (li Cliimica ori;aiiir;i (lol-
la scuola (li [)crli'ziotianu'iito
nell'I. II. Ai-cispedalc di san-
ta Maria nuova di Firenze,
segretario delle corrispon-
denze della Società medico-
fisica fiorentina, membri) <lel
primo e terzo Congresso.
q-i. C.appuri dott. Lorenzo di Luc-
ca, socio della II. Accademia
dei Filomati.
()3. Capi-illi Ignazio di Pisa, chi-
mico farmacista, membro del
primo Congresso italiano, e
socio ordinario dell' Accade-
mia valdai'iiese.
g.'j. Capsoni Giovanni di Pavia, di-
rettore degli Ospedali di Ber-
gamo, delegato di quell'Ate-
neo, e membro dell' Ateneo
di Venezia.
gS. Carena cav. prof. Giacinto di
Torino, nieTnbrodcle£;ato del-
la R. Accademia delle Scien-
ze, deputato per (piella di
Possano.'
96. Carina Alessandro di Jjucca,
direttore degli Stabilimenti
termali dei Baani.
97. Carlini Francesco di Milano,
ivi direttore dell' Osservato-
rio, presidente dell' Instituto
lombardo.
98. Carlotli marchese Bonaven-
tura di Verona, membro del-
ia Imp. e Reale Università
di Padova.
99. Carniignani cav. commenda-
tore Giovanni di l'isa, pro-
fessore in (imlia I. R. Univer-
sità, socio di più Accademie.
100. Caroni Pietro di Lucca, mem-
bro dell'Accad. del J'iloniati.
101. Garresi Filippo di Siena pro-
fessore di Materia medica, e
deputato dell' Accademia dei
Fisiocritici,e di cpiellaTegèa.
102. Casali Giulio Cesare di s. Ma-
rino, prof, di belle lettere,
accademico dei Filomati.
io3. Casanuova (da) avv. Puccio di
Pisa, deputato dell' Accade-
mia di vaccinazione di Parigi.
104. Cassiani Ingoni Gio. ISattista
di Parma, prof, di Fisica.
io5. Castelli dott. Giuseppe dei Ba-
gni di Pisa, medico dell' I. R.
Ospedale di detti Bagni.
106. Castelli dott. Francesco di Pi-
sa, socio dell' Accademia fi-
sico-medica fiorentina, e di
altre Accademie.
107. Castiglioni avv. Giuseppe di
Lucca, socio ordinario della
R. Accademia dei Filomati.
108. CalturaniGio. Battista di Tren-
to, memb. della Società agra-
ria tirolese, sezione italiana.
109. Cavarra dott. Angelo di Pari-
gi, medico ce.
I IO. Ceccarclli Leopoldo Pio di Pi-
sa, avv.
III. Cecchi dottore Giovacchino
d' Empoli, già ripetitpre di
— '9
Notomia nella scuola fioron-
tiiia, chirurgo maggiore del-
la guarnigione di Livorno.
1 12. Celi dott. Ettore di Massa Du-
cale, natui'ali.sta, accademico
valdarnesc, e membro del
Congresso di Firenze.
Il3. Celle dolt. Niccolò di Firen-
ze, membro di varie Accade-
mie, ed uno dei deputati di
quella medico-nazionale fran-
cese di vaccinazione.
1 1/|. Centofanti Silvestro di Pisa,
ivi professore della Univer-
sit.ì.
1 1 5. Centofanti Vincenzo di Pisa,
prof, di Ostetricia in quella
Università.
ii6. Cerioli Gaspare di Cremona,
prof, di Chimica e Storia na-
turale, dott. in Medicina e
Chirurgia, membro attivo del-
la Società medico-chirurgica
di Bologna, corrispondente
della Società di Medicina e
Scienze naturali diBruxelles.
ii7.Cerù Nicola© di Lucca, ivi
medico degli Asili infantili.
1 18. Cervelli Michele di Lucca, di-
rettore delle pubbliche fabbri-
che e ingegnere del Governo.
1 19. Cesana IVL Isach di Pisa, dot-
tore in Matematiche.
1 20. Cherici Stefano di Firenze,
accademico ordinario e bene-
merito dell' Accademia della
valle tiberina.
lai . C.hiappelli dott. Francesco di
Pistoia, socio di diverse Ac-
cademie, e membro del pri-
mo e terzo Congresso.
122. Ciliari Pi'ospero di Garfagna-
na, medico ai Bagni di Ca-
sciana, socio dell' Accademia
dei Fisiocritici di Siena, de-
gli Euleleli, di ([ucUa della
valle tiberina toscana, e del-
la Società medica di Livorno.
1 23. Chicca dott. Domenico di Luc-
ca, socio ordinario della Rea-
le Accademia dei Filomati.
124. Chiesi dott. Tito di Pisa, so-
cio corrispondente della So-
cietà di Storia naturale in
Atene.
125. Chifenti dott. Bartolommeo di
Firenze, medico accademico.
Chilcsedott. Francesco di Ro-
vigo, prof, e rettore del Se-
minario in quella città.
Giardini canonico Francesco di
s. INIiniato, prof, di Matema-
tiche e Scienze fisiche, mem-
bro della prima e terza Riu-
nione.
128. Ciarpaglini Francesco di Stra-
da in Casentino, ivi prefetto
del Collegio.
I 29. Cima Antonio di Cagliari, dot-
tore in Filosofia e ]Medicina.
i3o. Cima Francesco di Bergamo,
L R. medico fiscale, deputato
dell' Ateneo di Scienze, Let-
tere ed .\rti di ([uella città.
26.
[27.
— 'io —
i3i. Cini lìaiioloiiiiiK'o di s. 'Mav-
ccllo, deputato dell' Accnde-
miii Ljibronica.
ria. Cini Toininaso di s.lMaiTcllo,
ingetriiiTe.
i33. Cloni dott. Girolamo di l'iicii-
ze,socioconscrvatorc doli' Ac-
cademia medico-fisica fioren-
tina, e deputato della Società
medica al quinto Congresso
degli scienziati italiani.
i34.C.ivinini Filippo di Pisa, ivi
professore di Patologia clii-
rursica, e direttore del Mu-
seo anatomico.
i35. Colli canonico Pietro di Adria,
ivi prefetto dcU'Instituto gin-
nasiale, e accademico corri-
spondente dei Concordi di
Rovigo.
i36. Colmeiro Miguel di Spagna,
dott. in Medicina, prof, al
Giardino botanico di Bar-
cellona.
i37.Colucci Giovanni di Lucca,
farmacista, aggregato al Real
Museo di Storia naturale di
S. A. R. il Duca.
i38. Comandoli Alessandro di Pisa,
dott. in Medicina e Chirur-
gia, socio di varie Accademie,
e medico nei RR. Spedali
riuniti di quella città.
139. Comandoli dott. Giovanni di
Pisa, medico al servizio di S.
A. I. R., e socio di vai'ic Ac-
cademie.
i4o. Comaschi Luigi di Pavia, dot-
tore in Medicina e Chirurgia,
prof, (li Filosofialatinac greca
neir l. R. Liceo di Bergamo.
i/|i. Consoni prof, canonico Tad-
deo di Or/.inuovi lombardo,
socio <li varie Accademie.
142. Contrucci Paolo di Lucca,
membro di altri Congressi.
143. Contrucci prof. Pietro di Pi-
stoia, segretario delle corri-
spondenze dell' Accademia pi-
stoiese.
i44- Copello Giovanni di Chiavari,
socio ordinario di quella So-
cietà economica, e corrispon-
dente della medico-chirurgica
di Bologna.
145. Coquand di Aix, prof, di Geo-
logia.
146. Corafìi dott. Marino di Cefa-
lonia.
147. Corazzi aw. Antonio di Barga.
148. Gorghi dott. Carlo di Torino,
socio di varie Accademie let-
terarie, prof., membro del
Congresso di Padova.
149. Corinaldi dott. lacob di Pisa,
vice-presidente dell' Accade-
mia valdarnese del Poggio,
segretario dell' I. R. Ateneo
italiano per la sezione di Pi-
sa, membro di varie Accade-
mie italiane ed estere, depu-
tato al Congresso dalla So-
cietà nazionale di vaccinazio-
ne di Francia.
il
1 5o. Corradiiii Liii^i di l'Isa, pi'o-
fcssoi'c (li Filosolia ra/.ionalc.
i5i . Coiliiclli Ali'ssandio di Fi-
renze;, prof, di Fisiolo};ia e
Patologia, deputato dell' Ac-
cademia dei Fisiocritici, e del-
la Tegèa di Siena.
1 52. CostaEttoredi Genova, dott. di
Medicina, membro della So-
cietà agraria di Torino.
i53. Covelli avv. Gio. Battista di
Napoli, membro dell' Acca-
demia valeutiniaiia.
i54. Cresci dott. Iacopo di Firenze,
socio di più Accademie, mem-
bro dei precedenti Congressi.
i55. Cristofori Andrea di Mantova,
direttore dell'Ospedale, e so-
cio di varie Accademie.
I 56. Cusieri Aldobrando di Certal-
do, membro della Società mc-
dico-cbirurgica di Bologna,
e di altri Congressi italiani.
iS^. Cuturi dott. Carlo di Pisa, so-
cio dell'Accademia della valle
tiberina toscana.
i58. Damucci dott. Stefano di Fi-
renze, accademico della So-
cietà fisico-medica fiorentina.
1 Sg. Decanini abb. Carlo di Lucca,
aiuto alla cattedra di Fisica.
i6o. Dcmidoff principe, di Russia,
membro dell'Accademia dello
Scienze di Pietroburgo.
i6i. Desideri Francesco di Lucca,
dott. in Matematica, e inge-
gnere alle acquo e strade.
1G2.
iG3
1G4
166
.67.
168
169
170.
171.
172.
,73.
Dini dott. Giovanni di Pistoia,
medico.
Dini dott. Olinto di Castel-
nuovo di Garfagnana, pro-
fessore emerito dell' Univer-
sità di Pisa, e socio di varie
Accademie.
Disperati Antonio di Livorno,
dott., e socio dell' Accad. Lab.
Doveri dott. Giuseppe di Li-
vorno, prof, onorario della
I. R. Università di Pisa.
Duranti Pietro di Siena, mem-
bro dei due Congressi prece-
denti, addetto al laboratorio
zootoniico della Università
di Pisa.
Falguera Felice Maria di Mata-
rò, uno del consiglio di S. M.
Cattolica, auditore di guerra
dell'esercito di Catalogna ec.
Fanteria ( della ) dott. Cam-
millo di s. Miniato, medico
in queir Ospedale.
Fanteria (della) dott. Giusep-
pe di Pisa, membro del terzo
Congresso italiano.
Fantoni canonico Gaetano di
Pisa, prof, di Lingue orien-
tali, dott. neir Università.
Fattori Luca di Firenze, cbi-
rurgo.
Fava Francesco di Lucca, in-
gegnere.
Fedeli dott. Fedele di Pisa,
medico di turno nel R. Spe-
dale di quella città, membro
— 3a
(li'l primo o terzo Congresso,
i> soiio (li varie Accademie
scientifiche.
174. Ferra (de) cav. Leopoldo di
Siena, direttore dello Staliili-
inento di ."Mendicità.
175. Ferri doli, i'rancesco di Pisa,
medico-cliirurgo.
I 7G. Festari Girolamo di A'aldagno,
do», in Medicina e Chirur-
gia, socio corrispondente del-
l' Accademia di Padova.
177. Fiaschi abb. Luigi di Poppi,
ivi bibliotecario della Rillia-
na, e deputato dell' Accade-
mia cascntinese.
1 78. Figarolli prete Francesco di
Verona, prof, di Storia eccle-
siastica nel vcn. Seminario di
(piella città.
179. Finalci Antonio di Bagnone, so-
cio dell'Accademia dei Geor-
gofdi, e di altre Accademie.
180. Finctli canonico Ridolfo di
Lucca, socio emerito della R.
Accademia dei Filomati.
181. Fornaciari Luigi di Lucca, se-
gretario della R. Accademia
lucchese, avvocato regio pres-
so i tribunali superiori.
i8a. Franceschi Gio. ,\ncelo di Fi-
renze, membro del terzo Con-
gresso degli scienziati.
i83. Francesconi dott. C. di Lucca,
medico dei poveri.
184. Franchi dott. Gesualdo di Luc-
ca, prof, di Fisiologia, Pato-
logia e Igiene nel R. Liceo,
membi'o in titolo del Comita-
to di Sanità.
i85. Frediani Carlo di Massa di
Carrara, socio ordinario del-
la R . Accademia di Letteratu-
ra, Scienze ed Arti.
18G. Frosclii conte Gherai'do di Ladi-
ne, deputato dell' Accademia
agraria di quella città.
187. Galletti dott. Marco di Firen-
ze, medico primario del Bigal-
lo, di s. Gio. di Dio, e di al-
tri Stabilimenti, socio ordina-
rio dei Fisiocritici di Siena,
e dei Filomati di Firenze.
188. Galli Eugenio di Lucca, pro-
fessore nel R. Liceo.
189. Galli Leonardo di Lucca, pro-
fessore sostituto di Anatomia
umana e comparata nel Rea-
le Liceo.
190. Galli avv. Odoardo di Lucca,
segretario perpetuo emerito
della Reale Accademia dei Fi-
lomati.
191. Canzoni Giacomo Andrea di
Svizzera, capitano di stato
maggiore, ed uno dei compo-
nenti il Congresso di Firenze.
192. Gargini dott. Filippo di Pi-
stoia, profess. di Fisica nelle
Reali scuole di Arezzo.
193. Gatteschi proposto C. Camillo
di Strada in Casentino, ret-
tore di quel Seminario e Col-
legio.
33
'94
.95,
196,
'97-
Gemignaiii clott. Lorenzo di
Lucca, inuinbro della R. Ac-
cademia dei Filoniati.
Gera dott. Francesco di Conc-
gliaiio.
Gherardi Dragomanni Fran-
cesco di san Sepolcro , fon-
datore e segi'etario perpetuo
dell' Accademia delia valle
tiberina toscana, consultore
della pubblica instruzione del-
la Eccelsa Repubblica di sati
Marino.
Ghivizzani Antonio di Lucca,
direttore generale dei Reali
Ospizi ed Ospedali, socio or-
dinario della R. Accademia
luccbcse.
Giam basti ani Cesare di Lucca,
ingegnere addetto alla R. Fi-
nanza.
Gianfdippi (de) F. A. di Ve-
rona, socio ordinario di più
Accademie d' Italia, e mem-
bro di tutti gli altri Conaressi.
Giannelli avv. Antonio di Luc-
ca, gonfaloniere della Comu-
nità di Capannori, consultore
inspeltore e consigliere della
Cassa di risparmio.
201. Giannelli dott. Giuseppe di
Lucca, prof, di Materia me-
dica nel R. Liceo, medico so-
stituto dei RR . Ospizi ed Ospe-
dali, medico inspettoro sani-
tario aggiunto al Comitato di
Sanità, socio ordinario della
.98.
'99
a 00.
ao2
2o3
2o5.
ao6.
207.
log.
210.
R. Accademia lucchese e del-
la R.dei Filoniati, e corri-
spondente di varie altre, tan-
to italiane che straniere.
Gianni dott. Alessandro di Luc-
ca, medico primario dei Rea-
li Ospedali, membro del Co-
mitato di Sanità.
Glolo Vincenzo di Rovigo, de-
putalo dell' Accademia scien-
tifico-letteraria dei Concor-
di, socio corrispondente del-
le RR. Accademie di Lucca,
Siena, ed Arezzo, di quelle
medico-chirurgiche di Rolo-
gna e Ferrara, e di parec-
chie altre.
Giorgi padre Eusebio delle
scuole pie di Firenze, prof, di
Fisica.
Giorgi Giuseppe di Lucca,
conservatore delle ipoteche.
Giorgi Luigi di Lucca, prof, di
Fisica nel R. Liceo.
Giorgini Carlo di Firenze, uno
dei componenti il terzo e
([uarto Congresso.
Giorgini cav. Gaetano di Fi-
renze, sopraintendente agli
studi del Granducato di To-
scana, assessore del tei'zo Con-
gresso.
Giorgini Gio. Battista di Sie-
na, profess. consigliere nella
I. R. Università.
Giorgini Nicolao di Lucca ,
Presidente del Consiglio dei
— 3/, -
Ministri, diivllorc generale
dell' Interno ee. ec.
ali. Giovaiielli conte lienedetto,
podestà di Trento.
aia. Giovannelti dott. Andrea di
Livorno, socio ordinario di
quella Società medica, e de-
putalo della medesima al
Congresso.
ai3. Giovannetti cav. Giiiscp|)e di
Lucca, tenente colonnello.
al 4- Giovannetti Raffaele di Luc-
ca, professore di Disegno al
R. Liceo.
a i5. Giovaiiiiiiii Antonio di Luc-
ca, avvocato consultore dello
Stato, della Reale Deputa-
zione edilizia, e accademico
latino.
a 16. Giudici ( de') avv. Giuseppe
di Lucca, socio della R. Ac-
cademia dei Filomati.
217. Giusti (de') dott. Angelo di
Lucca, socio della R. Acca-
demia de' Filomati, medico
sostituto alle Carceri.
218. Gràberg de Ilcmsò cav. dolt.
Iacopo di Gottland in Svezia,
console emerito di S. M. Sve-
dese, ciamberlano e bibliote-
cario palatino di S. A. L R.
il Granduca di Toscana.
a 19. Grassi dott. Francesco di Pi-
stoia, cav. di più ordini, pro-
tomodico di salute pubblica
in Egitto, e membro di varie
Accademie.
■)/>.o
aai
223
224.
225.
226
227
229
Grassini Mariano di Pisa, pro-
fessore della L e R. Uni-
versità.
Griffa cav. Michele di Torino,
prof, di Clinica medica, me-
dico dell' Ei'gastolo, incmbio
dell' Accademia di Itcrlino, e
di molte altre.
Grigolati Rcrnardino di Ve-
rona, membro attivo di <|uel-
r Accademia di Agricoltura
Arti e Commercio, deputa-
to della medesima al Con-
gresso.
Grigolato Gaetano di Rovigo,
vice-presidente dell' Accade-
mia dei Concordi, deputato
della medesima, socio di va-
rie Accademie.
Grisanti Giuseppe di Reggio,
socio sedente di ([ucUa So-
cietà d' Agricoltura.
Guicciardini march. Pietro di
Firenze, membro dell' L R.
Accademia dei Georgofili.
, Guidi dott. Raffaele di Lucca,
medico dei poveri.
, GuillicliiniGiovanni di Arezzo,
deputato di quell'L e R. Ac-
cademia di Scienze e Lettere.
, Guinitri marchese Lelio di Teuc-
ri
ca, maggiore comandante i
RR. Carabinieri.
Hombres Firmas (d') d'Alais,
membro corrispondente del-
rinstituto,dellaSocietà R. di
Agricoltura, dell' Accademia
R. (li Torino, di Napoli ce.
deputato della 11. Accademia
di Nimcs.
a3o. lerpi dott. Camillo di Livor-
no, membro attivo della So-
cietà medico-fisica fiorenti-
na, medico curante addetto
al R. Arcispedale di s. Ma-
ria nuova, uno dei compo-
poncnti il terzo Congresso.
a3i. Jacobi C. G. F. di Potsdam,
prof, di Matematiche all'Uni-
versità di Kocnisbcrg, mem-
bro delle Accademie di Ber-
lino, Londra, Parigi ec. , cav.
dell' ordine pel merito ce.
aSa. Lanibruseliini ahi). Ralfaelcdi
Firenze, membro dell' L R.
Accademia dei Georgofili, e
deputato di essa al Congresso.
a33. Lami dott. Giovacchino di Li-
vorno, fondatore di quella So-
cietà medica.
234. Lampronti Salomone di Firen-
ze, socio conservatore dell'Ac-
cademia medico-fisica fioren-
tina, membro di altri Con-
gressi, e socio corrispondente
di varie Accademie.
a35. Landucci Cesare di Lucca, so-
cio della R. Accademia dei
l'ilomati.
a36. Larini arciprete Luigi di Luc-
ca, socio ordinario della Rea-
le Accademia lucchese.
a37. Lavagna G . Maria di Pisa, pro-
fessore di Geometria e Trigo-
240,
241
nometria in f[uclla Universi-
tà, deputato dell' Accademia
Labronica al Congresso.
238. Lazzarini dott. Cesare di Luc-
ca, architetto.
23(). Leonardi aw. Leonardo di
Lucca, prof, d' Istituzioni ci-
vili nel R. Liceo, socio or-
dinario della R. Accademia
lucchese.
Levi dott. Giuseppe di Firen-
ze, conservatore della Socie-
tà medico -fisica fiorentina,
deputato della medesima al
Congresso e membro di quel-
li precedenti.
Linoli dott. Edoardo di Pie-
trasanta, socio corrisponden-
te di varie Accademie scien-
tifico-letterarie e membro dei
precedenti Congressi.
242. Lippi dott. Carlo di Lucca,
medico degli Asili infantili.
243. Lippi Regolo di Firenze, dot-
tore in Medicina.
244- Lorcta Clemente di Ravenna,
ingegnere, socio dell'Accade-
mia economico-agraria di Pe-
rugia.
245. Lottini prof. Zanobi di s. Mi-
niato.
246. Lucchesi aw.prof. Serafino di
Lucca, socio ordinario della
R. Accademia lucchese.
a47- Luciani Ferdinando di Castel-
nuovo, membro di varie Ac-
cademie.
5
— ^^c> —
a/|8. Maoarini doltorc Anioiiio di
Lucca, assistente alla Clinica
medica.
a49- MaesIreUi Costante d' Empoli,
iugcgn. inspettore di acipie
e strade del compartimento
di Ai-ezzo.
a5o. Maestri nw. Ferdinando di
Parma, già prof, di Leggi e
di Economia politica, socio di
diverse Accademie scientifi-
che e letterarie, deputalo del-
l' L e R. Ateneo italiano al
Congresso.
a5i . Magi P. L. Diodoro di Poiane,
lettore giubilalo dei Jlinori
Osservanti, esaminatore sino-
dale, socio ordinario dell'Ac-
cademia della valle tiberina
toscana.
aSa. Maisons du Pallans ( de ) di
TSordeaux, dott. della facoltà
di Medicina di Parigi.
a53. Majocclii G. Alessandro di ]Mi-
lano, membro di diverse Ac-
cademie, prof, di Fisica in
queir L R. Liceo, redattore
degli Annali di Fisica, Chi-
mica e Matematica.
a54. Manfrè Pas(|uale di Napoli, ivi
medico del grande Spedale
degl' incurabili, dei ciechi, e
dell' Annunziata, profess. di
Scienze mediche, e socio di
moltissime Accademie nazio-
nali ed estere.
a55. Manfredi Manfredo di Lucca,
■a56
267
258,
aSg.
aGo.
2G1
162,
ì63.
264.
265.
i66.
chirurgo, sostituto al disset-
tore di Anatomia umana e
comparata nel R. Liceo.
Manzi dott. (^liovaiini di Pisa,
socio dell'Accademia valdar-
nese.
Marcacci dott. Antonio di Pisa,
chirurgo astante noli' Ospe-
dale di santa Chiara.
Mari Gio. Battista di Campi-
glia, capitano dei RR. Cac-
ciatori volteggiatori di costa.
Mari Luigi di Caniiìiglia, ac-
cademico dei Georgofili.
Mariani avv. Michele di Luc-
ca, socio ordinario della Rea-
le Accademia dei Filomali.
Marracci Giacomo di Lucca,
ingegn. del Governo, e ispet-
tore delle misure all' uffizio
del Catasto.
Martelli Giuseppe di Firenze,
ingegn. dello RR. fabbriche,
prof, di (piella R. Accademia
delle Arti.
Martinelli Giorgio di Lucca,
ingegn. al R. Commissariato
per le acque e strade.
Martini avv. Leonardo di Luc-
ca, membro della R. Accade-
mia dei Filomali.
Marzucchi avv. Celso di Fi-
renze, accademico ordinario
della Società dei Georgofili.
Masa dott. Francesco di Bre-
scia, dottore in Medicina, ap-
partenente a quell'Ateneo.
- 37 -
267. Masi T.uigi di Perugia, dott. in
Medicina o socio di varie Ac-
cademie.
2G8. Masi dolt. Raimondo di Pisa,
direttore del reciproco inse-
gnamento.
i6g. Masini Gaetano di Lucca, in-
gegnere del (juiiito di|)arti-
niento delle acque e stiade
del Ducato.
270. Massci avv. Carlo di Lucca,
presidente del trib. di Com-
mercio, socio ordinario della
R. Accademia lucchese, e cor-
rispondente della R. Accade-
1 mia di AgricolturadiTorino.
271. Matteucci prof. C. di Pisa, ec.
272. Matteucci Felice di Firenze,
membro del terzo Congresso.
273. Mautbner Luigi di Vienna, di-
rettore dell'Ospedale dei po-
veri fanciulli ec.
274. Mazzarosa march. Antonio di
Lucca, presidente del R. Con-
siglio di Stalo, direttore del-
la pubblica Istruzione del Du-
cato, vice-presidente della R.
Accademia lucchese ec. ec.
275. Mazzi Gaspcro di Siena, prof.
di Zoologia nell'L R. Musco
di Firenze.
276. Mazzoni prof. Domenico di Pi-
stoia, direttore degli studi nel
Collegio Forteguerri.
277. Melloni cav. prof. Macedonio
di Parma, uno della Società
italiana delle Scienze.
8.
27
279-
ìSo.
2»I
ì83
•284
285
i86,
Melotti ingegn. Francesco di
Firenze, deputato dell' Acca-
<leniia del Buonarroti in Ca-
sentino.
Menchini Vincenzo di Lucca,
farmacista superiore dei Rea-
li Ospedali ed Ospizi.
Menicucci Attilio di Lucca,
medico - chirurgo , membro
corrispondente di:lla Socie-
tà di Scienze, Lettere ec. di
Francia.
Menin Lodovico di Padova,
prof, in quella Università.
Mcnini-Bettini Giuseppe di
Treviso , dott» in Medicina,
membro di (jucU' Ateneo, chi-
rurgo direttore distrettuale
della vaccinazione in Mestre,
e medico comunale.
Michelacci dott. Pietro di Pi-
stoia, prof, di Chimica e Fisi-
ca neir L R. Collegio Forte-
guerri, infermiere maggiore
in quelli IL e RR. Ospedali
riuniti.
Micheli-Pellegrini Andrea di
Carrara, segretario pensiona-
to di Gabinetto di S. A. R. il
Duca di Modena.
Micheloni dottore Antonio di
Lucca, medico dei RR. Ospe-
dali ed Ospizi.
Mingori cav. prof. Francesco
di Lucca, rappresentante l'Ec-
celsa Republìliea di s. Mari-
no, deputato della I. R. Ac-
38 —
ladcMiìu (lolla vallo tiboi'ina
toscana o di ([nella di Mo-
di[;liaiia.
287. Miiiutoli Carlo di Lucca, so-
cio ordinario della R. Acca-
demia dei l'iloinati, e segre-
tario della Direzione generale
dell' Interno.
a88. violini Giiis(^ppc di Firenze,
già hibliotecariodiS. A. I. R.
il Grandiicadi Toscana, mem-
liro (lolla Società geologica di
Parigi .
389. Montazio Enrico di Faenza,
membro dei precedenti Con-
gressi, e di varie Accademie
scientifiche italiane e stra-
niere.
ago. Morelli ingegn. Nicodcmo di
Lucca, inspcttore delle stime
|)er la riforma catastale.
ay I . Morello dott. Paolo di Paler-
mo, accademico dell' Institu-
to d' incoraggiamento.
a^a. Moretti Emilio di Pisa, dot-
tore in Medicina, chirurgo
fiscale, e membro del primo
('ongresso.
agS. Mori dott. Giovanni di Firen-
ze, medico -chirurgo -orto-
podista.
a94- Mori dott. Luigi di Pisa, capo
della farmacia di quelli IL e
RR. Ospedali riuniti.
agS. MoiTO Giuseppe di Genova,
membro della Giunta delle
opere pie, dottor consigliere
296,
297'
298.
299-
3oo.
3oi.
3o2,
3o3.
3o4.
nella facoltà di Logge in ([nel-
la R. Università, e sindaco
della predetta città.
Moscheni avv. Bernardo di
Lucca, consigliere di Slato,
jiresidente del supremo ti'i-
bunale di giustizia e della
Deputazione so|)ra il R. Col-
legio, direttore della riforma
catastale, socio ordinario del-
la R. Accademia lucchese.
Mossotti O. F. di Novara, prof,
di Fisica, llalomatica, e Mec-
canica celeste ncU' I. R. Uni-
versità di Pisa, e deputalo
della medesima al Congresso.
Muti abbate Giuseppe di Man-
tova, ivi professore di Filo-
logia latina.
Neri abb. Santi di s. Miniato,
prof, di Rottorica in ([nella
I. R. scuola, e socio ordinario
degli Eutcloti.
Ncrici Frediano di Lucca, oste-
trico del Comune.
Nicolai dott. Luigi di Lucca,
socio ordinario della R. Ac-
cademia dei Filomati, sostitu-
to al chirurgo ostetrico del-
la città.
Nistri Giovanni di Pisa, medi-
co di ([ucll' Ospedale di santa
Chiara, membro del primo
Congresso.
Nistri Carlo di Pisa.
Nocchi Pietro di Lucca, prof,
di Pittura noi R. Liceo.
39 -
305. Norfini Giuseppe di Fircii/.e,
prof, ili Ostelricia.
306. Nuccorini avv. Angelo di Luc-
ca, presidente della R. Ruota
civile.
'Ì07. Obici Pietro di Pisa, prof, di
Geometria analitica e Geo-
desia in quella I. e R. Uni-
versità.
308. Oinalius D' Ilalloy 1. 1. del Bel-
gio, membro della R. Accade-
mia delle Scienze di r>ruxel-
les, corrispondente del Reale
Instituto di Francia.
309. Onesti Pietro di Arezzo, ad-
detto alla R. Socict:» di Acri-
coltura di Francia, membro
del primo Congresso.
3io. Onestini Sebastiano di Torino,
direttole della Galleria parti-
colare di S. A. R. il Duca di
Lucca.
3 1 1 . Ongaro ( dall' ) abb. Francesco
di Trieste, membro del quai^
to Congresso.
3ia.Orosi Giuseppe di Livorno,
maestro di farmacia di quei
Reali Ospedali, membro della
■ Società medica.
3i3. Orsolini dott. Raffaele di Luc-
ca, sostituto al chirurgo pri-
mario dei RR. 0.spedali, assi-
stente e consultore alla Clini-
ca chirurgica.
3i4. Pacini dott. Filippo di Pistoia,
deputato di qucll' Accademia
di Scienze, e dissettore di Ana-
tomia comparata al Museo
delia LR. LniviM'sità di Pisa.
3i5. Paciui cav. professore Giovan-
ni di Lucca, socio ordinario
della R. Accademia lucchese.
3i6. Pacini dott. Luigi di Lucca",
prof, di Notomia umana e
comparata nel R. Liceo, socio
ordinario della R. Accademia
lucchese, della medico -chi-
rurgica di Berlino, di Wurtz-
bourg, di Naj)oli,di Firenze,
di Bologna, di Livorno ce.
317. Pacini dott. Pietro di Lucca,
accademico dei Filomati.
3 1 8 . Pacinotti dott . Luigi di Pistoia,
deputato di quell'Accademia
di Scienze, Lettere ed Arti,
prof, di Fisica tecnologica e
Meccanica sperimentale nel-
r L R. Università di Pisa.
319. Padoa Prospero di Modena,
dott. in Medicina.
3ao. Padulc (dal) Francesco di Sar-
zana, prof, di Apologetica nel-
r I. R. Università di Pisa.
3a I . Paganini Gio. Carlo di Luc-
ca, prof, di Filosofia, e socio
ordinario della R. Accademia
dei Filomati.
3a2. Paladini Candido di Lucca,
chirurgo delle Carceri.
323. Pallavicino marchese Camil-
lo di Genova, avv. riforma-
tore degli studi, rappresen-
tante la Società economica
di Chiavari.
_ /,o
3a/|. Pandolfi Andrea iV Empoli, iK^
pillalo (K-ir Accailciiiia della
vaile tiberina toscana.
3a5. Paoli conte Domenico di 'Pesa-
ro, socio di vario Accademie.
3aG. Paraliipi doli. Francesco di
Parma.
337. Pardi aw. Pardo di Lucca, so-
cio ordinario della R. Acca-
demia luceliesc.
3a8. Pardini architetto Giuseppe di
Lucca, prof, di Architettu-
ra, Prospettiva ed Ornato nel
R. Liceo e per le scuole tec-
niche, inspettore e consultore
por le puhhlichefahbriclicdel
Ducato, socio ordinario della
R. Accademia dei Filomati.
329. Pareto march. Lorenzo di Ge-
nova, presidente della sezione
di Geologia al quarto Con-
gresso.
330. Parlatore Filippo di Palermo,
prof, di Botanica e Fisiologia
vegetabile, direttore del Giar-
dino botanico e dell'Erbario
centralo ali I. R. Musco di Fi-
sica e Storia naturale di Fi-
renze.
33i. Parola dott. Luigi di Cuneo,
medico primario dell' Ospe-
dale civile, coinmi.ssario del
vaccino, e membro degli an-
tecedenti Congressi.
332. Parravicini nob. lAiigi Ales-
sandro di Milano, direttore
della L R. scuola tecnica di
Venezia, socio coi'risjionden-
tc dell' l. R. Inslituto e di
altre Accademie, vice-presi-
dente della sezione di Agri-
coltura e Tecnologia al quar-
to Congresso.
333. Panini dott. Francesco di Luc-
ca, segretario del Comitato di
Sanità.
334. Passerini Agostino di Lucca,
colonnello dolio stato mag-
giore generale, pro-direttore
della forza armata del Duca-
to, ciamberlano di S. A. R. il
Duca, e gentiluomo di came-
ra di S. A. R. il Principe ere-
ditario.
335. Passerini dott. Francesco di
Pisa, aiuto alla cattedra di
Chimica, membro del primo
Congresso.
336. Pecchioli Gaspcro di Siena,
prof, di Pedagogìa, e diretto-
re dell' Instituto dei sordo-
muti di Pisa.
337. Pecchioli Vittorio di Firenze,
membro della Società ento-
mologica di Francia, e di
altre.
338. Pecchioli dott. Zanobi di Sie-
na, prof, di Clinica chirurgi-
ca e di Medicina operatoria,
deputato di qUell' L R. Uni-
versità.
339. Pedemonte dott. Agostino di
Genova, membro del quarto
Congresso.
Yji
352
— 4i —
340: Pegna Cosare di Firenze, socio
attivo tloir Afcadeiiiia iiiedi-
co-fisica fioreutina.
34 1- Pellegrini dott. Amilcare di
Lucca, addetto al Comitato di
Sanità.
342. Pelliccia dott. Angelo di Luc-
ca, socio ordinario della Rea-
le Accademia dei Filoniati.
343. Pellini Giovanni di Livorno,
sopraintendcntc interino di
queir L R. Ospedale, mem-
bro ordinario della Società
medica e delle Accademie La-
bronica e dei Sepolti.
344- Pellizzari dott. Giorgio di Fi-
renze, lettore di Anatomia de-
scrittiva, dissettore di Anato-
mia sublime in quell' L R. Ar-
cispedale, socio di varie Ac-
cademie, e deputato al Con-
gresso dalla Società medico-
fisica fiorentina.
345. Pelosi Matteo di Lucca, inge-
gnere della Comunità, e della
R. Intendenza.
346. Pera canonico Pietro di Lucca,
socio ordinario della R. Ac-
cademia lucchese, e bibliote-
cario di S. A. R. il Duca.
347.Perego Antonio di lìrcscia,
prof, di Fisica e Storia natu-
rale in queir L R. Liceo.
348. Perfetti dott. Ferdinando di
Firenze, ufficiale suj)crioredi
sanità militare in Egitto.
34q. Pessina dott. Baldassare di Mi-
353.
354.
355.
356.
35
J7,
358,
iano, medico consultore di
([iicir Ospedale, niendiro del
terzo e quarto Congresso.
Petiol F'rancesco di Lione, in-
gegnere.
Petitti di Roreto conte dottore
Carlo Ilarione di Torino, so-
cio ordinario di ([uella R. Ac-
cademia delle Scienze.
Petrucci Giovaccliino di Luc-
ca, dottor di Leggi, segreta-
rio sostituto alla Direzione
della pubblica Istruzione, so-
cio ordinario della R. Acca-
demia dei Filomati.
Petrucci avv. Giuseppe di Fer-
rara.
Piazzini ing. Ferdinando di Pi-
sa, socio di varie Accademie.
Pierantoni Lorenzo di Lucca,
dott. in Matematica, e inse-
gnerc supplente e sostituto
alle Comunità di Lucca eCa-
pannori.
Pieri avv. Gaetano di Lucca,
consigliere di Stato, auditore
ducale, prof, di Diritto crimi-
nale nel R. Liceo, socio ordi-
nario della R. .\ccademia luc-
chese.
Piei'otti Antonio di Lucca, in-
gegnere inspettore delle acque
e strade.
Pilla Leopoldo di Napoli, pro-
fessore di Mineralogia e Geo-
logia nella I. R. Università
di Pisa.
359
3Go.
3tìi.
36a.
363,
364.
365
366.
367.
368.
369,
370
Pilli aw. Loopoldu (li l'ironzo.
Pini Napolfoiu" eli Fircn/.o, so-
cio ordinario dell'Accademia
dei Gcorjjdfdi.
Piria llalìaclo di Napoli, pro-
fessore di Chimica nella T. R.
Università di Pisa.
Pistelli M. KrnuMiojjildo di Ca-
maiore, medico, e mcinhro di
varie Accademie.
Pistoia avv. Gio. Domenico di
Barga, socio dell' Accademia
valdarnese.
Poggialidott. Enrico di Grosse-
to, medico straordinario del-
1 I . e R . Commissione so])rain-
tendentc alla pubblica salute
in quella provincia.
Poli ingegnere Bernardino di
Lucca, prof, di Matematiche
nel R.Liceo,prof. dellescuole
tecniche, socio ordinario del-
la R. Accademia dei Filomati.
Porro conte Alessandro di Mi-
lano, membro della Commis-
sione sulla riforma carceraria.
Porro conte Carlo di INIila-
no, membro dell' Accademia
dei Georgofili e di Torino.
Pouzadoux prof. Teodorico di
Francia.
Prato dott. Massimiliano di Pi-
sa, notaio, e accademico della
Società di vaccinazione.
Piosperi rev. Giovacchino di
Lucca, professore, socio di
varie Accademie.
ì^ —
371. Puccctlì Carlo di Lucca, far-
macista, aiuto alla cattedra
di Chimica.
372. Puccelli Pietro di Lucca, pro-
fessore di Chimica applicala
nelle scuole tecniche.
373. PuccincUi dott. Benedetto di
Lucca, profo.ss. di Botanica e
di Chimica nel R. Liceo, so-
cio ordinario della R. Acca-
demia lucchese.
374. Piigli dott. F'abio di Pisa, me-
dico della pia Casa di mise-
ricordia.
375. Puglia dottore Alcs.sandro di
Reggio, membro dell'Accade-
mia medico-chirurgica di Fer-
rara, e del primo Congresso.
37G. Quadi'i cav. Gio. Ralti.sla di
Napoli, decano della facoltà
medica.
377. Quaglia T. F''ortunato diAdria,
professore nel Seminario di
Rovigo.
378. Quilici Massimiliano di Luc-
ca, professore nel R. Liceo.
379. Racheli Giovanni di Pavia, di-
rettore di un Istituto d' in-
slruzione ginnastica, membro
del quarto Congresso.
380. Rampiuclli Giovanni di Ber-
gamo, dott. fisico, e mem-
bro della Commissione sulle
carceri .
38 1. Ranzi dott. Andrea di Pesaro,
assist, alla Clinica chirurgica
dell' LR. Università di Pisa.
382. Re (del) Federigo di Lucca,
assistente alla Clinica medica.
383. Re (del) avv. Isidoro di Luc-
ca, socio della R. Accademia
dei Filomati.
38/}. Recanati Giacomo di Pisa, dot-
tore in Medicina.
385. Recanati Salvatore di Pisa,
dottore di Scienze fisico-ma-
tematiche.
386. Recchi Gaetano di Ferrara.
387. Regny (de) Pietro Eliseo di
Pisa, prof, di Economia so-
ciale in quella I. e R. Uni-
versità, membro di varie Ac-
cademie ec.
388. Regnoli Giacomo di Pisa, pro-
fessore di Clinica-chirurgica.
389. Renzi (de') cav. Salvadorc di
Napoli, socioord. e segretario
perpetuo di quel R. Istituto.
390. Riboli Timoteo di Parma, dot-
tore in Medicina e Chirureia.
391 . Ricasoli barone Bettino di Fi-
renze, membro dell' I. R. Ac-
cademia dei Georgofili.
392. Ricasoli cav. Vincenzo di Fi-
renze , facente parte della
Commissione pel Giornale di
Rotanica.
393. Riccardi -Vernaccia marchese
Francesco M. di I-'irenze, so-
cio di varie Accademie, mem-
bro dei precedenti Congressi.
394. Ricci Giuseppe di Pisa, chi-
rurgo astante di quelli lì. e
RR. Ospedali.
43 -
395. Ricci dott. Lorenzo di Lucca,
delegato vaccinatore e me-
dico dei poveri.
396. Ridolfi march, prof. Cosimo
di Firenze, presidente dell' L
R. Accademia dei Georgofili,
e rappresentante l'Accademia
degli Euteleti di s. Miniato.
397. Ridolfi prof. Michele di Luc-
ca, socio ordinario della Rea-
le Accademia lucchese, con-
servatore delle belle arti.
3g8. Rigacci dott. Massimiliano di
Firenze.
399. Rinaud Stefano di Pisa, me-
dico-chirurgo, medico degli
Asili infantili in quella città,
privato instruttore di Medi-
cina legale e Terapia speciale.
400. Rivaroia conte F. di Corsica,
generale al servizio inglese.
4oi . Rizzi Domenico di Padova, in-
gegnere civile, premiato dal-
l' I. e R. Instituto veneto di
Scienze, e socio di varie il-
lustri Accademie.
402 . Rogicr Catullo barone de Beau-
fort di Modena, dott. in Me-
dicina e Chirurgia, socio di
diverse Accademie.
403. Rosini Giovanni di Pisa, prof,
alla I. e R. Università.
4o4' Rossi dott. Giovanni di Vicen-
za, dott. in Filosofia, e pro-
fessore in quel Seminario.
4o5. Rossi Giuseppe di Pisa, mem-
bro di altri Congressi.
6
- 44
4o6. Rossini Piolro (li Firrnzp, in-
gc>;ncif ili'ir I. e R. Airispe-
(lalc di santa Mariaimova, e
socio ordinario di'lla 1. R. Ac-
cademia dei Goorgofili.
4o'7. Sacelli prof. V. di Ribbiena,
presidente dell' Accademia ea-
senlinese.
408. Sacerdoti Cesare di Venezia,
dott. in Logge e socio del-
r Accademia valdarnese.
409. Salvagnoli-^Marcliotli Antonio
d' Empoli, medico delle nia-
remme toscane, socio della I.
R. Accad. dei Georgofdi di
Firenze, e di altre Accademie.
4 IO. Sancasciani Francesco di linci-
ne, cavaliere, accademico val-
darnese, tegèo di Siena, del
Ruonarroti e di altre Società.
4 1 1 . Sanguinctti Ronaiuto Paris di
Livorno, socio di varie Ac-
cademie.
412. Sani avv. Ansano di Lucca,
auditore del supremo tribu-
nale di giustizia.
4i3. Sanseverino conte cav. Fau-
stino di Crema, socio di piìi
Accademie.
4i4- Santarnctti prof. dott. Anto-
nio di Pisa, membro delia l.
R. Accademia dei Georgofdi.
4i5. Sargenti Eugenio di Lucca,
medico degli Asili infantili.
416. Savi cav. prof. Paolo di Pisa,
uno dei rappresentanti (juel-
r L R. Università.
417. Savi prof. Pietro di Pisa, pro-
fessore di Botanica in quella
L e R. Università, deputato
dell' Accademia valdarnese.
4 18. Sbragia Fabio di Pisa, mem-
bro del terzo Congresso.
419. Sbragia canonico Ranieri di
Pisa, professore in ([uella L e
R. Università.
420. Sbragia Tommaso di Lucca,
cliimico fiscale.
421. Schiavini Giuse])pe di Verdu-
no, chirurgo primario del-
l' Ospedale d' Alba.
422. Schivardi dottore Antonio di
Brescia, socio attivo e depu-
tato di queir Ateneo, mem-
bro di ])iìi Accademie.
423. Selnnid (de') cav. Luigi di Ber-
lino, membro delia Società
entomologica di Francia, e
di diverse altre.
424. Scotti Antonio di Como, pro-
fessore di Pedagogia, decano
della facoltà fdosofica alla
Università di Pavia.
425. Secondi Giuseppe di Padova,
dottore inlNIedicina, maestro
in CJiirurgia, socio di varie
Accademie, aggregato al Co-
mitato d'ammissione al quar-
to Congresso.
426. Sergiusti Tommaso di Lucca,
consigliere di Stato, e gonfa-
loniere del Comune.
427. Serra cav. Carlo di Candelo,
maggiore, già capitano d' ar-
- 4'; -
tiglicria di Sua Maestà il Re
di Sardegna.
428. Seriistori conte Luigi di Fi-
renze, ufTif iale di slato inai:-
giorc in ritiro.
429. Sforza Pietro di Montignoso,
dott. in Medicina e Cliirur-
gia, e medico condotto.
430. Sliirley Forster Woolnier d'In-
ghilterra, membro della So-
cietà incorporata delle leggi
del regno unito della Grau-
Brettacna.
43 1. Sinionetti Niccolò di Modi-
gliana, rettore, prof, di Fi-
losofia, e membro del terzo
Congresso.
432. Sineo Riccardo di Torino, de-
curione della città, e mem-
bro di queir Associazione
agraria.
433. Sinibaldi dott. Paolo di Luc-
ca, prof, di Matematiche su-
periori e Geometria descrit-
tiva nel Real Liceo, prof, di
Fisica generale nelle scuole
tecniche, ingegn. topografo e
membro supplente del la Com-
missione onoraria consultiva
all' uffizio del nuovo censi-
mento, vice-direttore del R.
Gabinetto di Fisica, membro
della R. Deputazione edilizia,
socio ordinario della R. Ac-
cademia dei Filomati, corri-
spondente della Società eco-
nomico-agiaria di Perugia, e
434
435
436
437
438
439
440
441
ingegn. particolare di S. A.
R. il Duca di Lucca.
. Solerà ahb. prof. Giovanni di
Crema.
. Spandri abb. Paolo di Vene-
zia, prof, di Fisica.
Spence W. B. di Londra, ivi
segretario della Società En-
tomologica, membro corri-
spondente della L R. Acca-
demia dei Georgofili di Fi-
renze, e della Società ento-
mologica di Francia.
Spencer Perceval d' Inghilter-
ra, magister artium della
Università di Cambridge.
Speranza cav. dott. Carlo di
Parma, prof. emer. di Tera-
pia speciale e Clinica medica,
prof, attuale di Medicina le-
gale, socio dell'Accademia R.
di Medicina di Parigi, dei Cu-
riosi della Natura, e di varie
altre Società scientifiche.
. Stagi Giovanni di Firenze,
membro di quell' I, R. Col-
legio medico, socio attivo del-
la Società medico-fisica.
Stagi dott. Stefano di Pisa,
prof, di Materia medica e
Farmacologia in quella I. R.
Università.
Stefani Tommaso di Lucca,
socio ordinario della R. Ac-
cademia lucchese.
Stefanopoli principe professo-
re Pietro de Comnenodi Pisa.
l\[\'i. Stistoil col. Eurico di Londra,
iiieinl)ro del terzo Congrosso.
444- Strozzi march. Carlo di Firen-
ze, membro del terzo e quar-
to Congresso.
445. Tahaui Giuseppe di Pisa, in-
sti tutore.
446- Tabarracci Salvatore di Luc-
ca, medico dei poveri, e mem-
bro della già facoltà medico-
chirurgica lucchese.
447- Taddei Giovacehino di Firen-
ze,prof, di Chimicaorganica.
448. Taddei dott. Pietro di Livor-
no, medico-chirurgo.
449- Tallinucci dott. Gaetano di
Barga, medico.
450. Targioni-Tozzctti Antonio di
Firenze, prof, di Botanica e
di Chimica.
45 1. Tartini cav. Ferdinando di Fi-
renze, sopraintendente gene-
rale alle Comunità di Tosca-
na, setrretario generale del
terzo Congresso.
45a. Tassi dott. Attilio di Pisa,
aiuto alla cattedra di Botani-
ca, e assistente alla direzione
del governo dell' Università.
453. Tazzoli sac. Enrico di Manto-
va, prof, di Filologia.
454- Tayllcr Jac. Guglielmo di Cam-
bridge, membro di quell'Ac-
cademia ce.
455. Tendcrini Giuseppe di Car-
rara, chirurgo maggiore di
detto luogo.
46 -
456.
Tcssandori dott. Ermenegildo
di Lucca, prof, di Patologia
esterna e di Ostetricia nel
Real Liceo, socio ordinario
della R. Accademia lucchese.
457. Tcssandori Giov. Battista di
Lucca, socio ordinario della
R. Accademia lucchese.
458.Thaon dolt. Giov. Battista di
Livorno, aggiunto all' L R.
Università di Pisa.
459. Tomci ahi). Lorenzo di Luc-
ca, prof, di Filosofia nel R.
Liceo, socio ordinario della
R. Accademia lucchese.
460. Tonelli Felice di Pisa, prof.
di Zooiatria.
461. Torri dott. Alessandro di Ve-
rona, membro di altri Con-
gressi italiani.
4G2. Torrigiani march. Pietro di Fi-
renze, socio georgofilo.
463. Torrigiani march. Carlo di Fi-
renze, accademico ordinario
georgofilo.
464- Torselli Vincenzo di Lucca,
consigi . di Stato, direttore ge-
nerale delle RR. Finanze ec.
465. Trenta Lorenzo Riccardo di
Lucca, socio della R. Acca-
demia dei Filomati.
466. Trompeo cav. Benedetto di
Biella in Piemonte, medico
ordinario di S. M. la Regina
Jlaria Cristina di Borbone
vedova di Sardegna, e socio
di varie Accademie.
467
468.
469
470
47'-
472.
473-
474-
- 47 -
Turclictti Odoardo di Fivizza-
no, socio dulia R. Acradcmia
dei Filomali di Lucca, di !\'j^.
quella de' Fisiocritici di Sie-
na, della Società medico-chi-
rurgica di Bologna, della nio
dico-fisica di Firenze, deco-
ralo della medaglia d' oro di 476.
seconda classe da S. A. I. R.
il Granduca di Toscana.
Torri dott. Francesco di Pisa,
medico-chirurgo. 477-
Unis doti. Antonio di Pisa,
impiegato alla pia Casa di
misericordia. 478.
Vacani cav. Camillo di Mila-
no, I. R. generale del Genio,
socio onorario dell' I. R. In-
stiluto delle Scienze di quel- 479-
la città, e di altre Accademie.
Vagnoui canonico Filippo di
Arezzo, censore dell' Accade- 480.
mia del Petrarca di detta cit-
tà, e hihiiotecario. '(Si
Valcntini Francesco di Lucca,
ingegn. addetto al Diparti-
mento delle acque e strade.
Vallini avv. Agostino di Luc-
ca, professore nel R. Liceo.
Vannoni Pietro di Firenze,
prof, di Clinica ostetrica e di
Ostetricia pratica nelle scuo-
le di complemento e perfezio-
namento dell' L R. Arcispe-
dale di santa Maria nuova, vi-
ce-presidente di quella So-
eielà medico-fisica, e deputato
dell' L R. Collegio medico al
Congresso.
Vannucchi dottore Giovanni
di Pisa, accademico, e depu-
tato della Società nazionale
fiancese di vaccinazione al
Congresso.
Vecchi ( de ) Domenico di Fi-
renze, già prof, di Asti'ono-
mia neir L R. Liceo di quel-
la città.
Vecchi dott. Luigi di Fivizza-
no, medico primario di quel-
l'Ospedale.
Vegni Angelo di Firenze, di-
rettore generale soprai nten-
denle ai lavori delle miniere
del bottaccio di Seravezza.
Venturi Ferdinando di Pi-
stoia, farmacista chimico, e
membro del terzo Congresso.
Venturini Antonio di Brescia,
socio di diverse Accademie.
Venturini dott. Giovanni di
Poppi, vice -presidente del-
l'Accademia casentinese.
.'482. Verità Francesco di Modiglia-
na, membro del terzo Con-
gresso.
483. Villoresi Enrico di Livorno,
farmacista, membro di quella
Società medica, e di varie al-
tre Accademie.
484. Vitellini dott. Michele di Luc-
ca, delegato vaccinatore, me-
dico conuinale, e dell' Asilo
infantile.
- 48 -
485. Viviani prof. Cristoforo di
Lucca, iiijjcgncrc.
486. Volpi (lott. Paolo (li Lucca,
prof, (li Clinica medica e di
Medicina teorico-pratica nel
R. Liceo, socio ordinario del-
la R. .Vccademia lucchese.
Von-Troil cav. Canuto di Sve-
zia, membro della Società
Linneana di Slockolm.
Wcstzynthius Carlo Adolfo di
Svezia, niemltro della Socie-
tà degli Antiquari di Cope-
487
488
489.
490.
49'
naghen.
Willis Sherlock d' Inghilterra,
prof, di Medicina in Oxford.
WoiftjaniJ Erhardl di lleidel-
berg, doti. med. chir., art.
obst., membro del Congresso
di Magonza.
Wutzer Guglielmo di Prussia,
direttore di Clinica cbirursi-
ca della Università di Bonn.
492. Zatti dott. Michele di Vene-
zia, dottore in Matematiche,
e prof, in Rovigo.
493. Zerbinati dott. Francesco di
Costa di Rovigo, già assisten-
te alla calledra d' Instituzio-
ni chirurgiche nella L R.
Università di Padova, mem-
bro del quarto Congresso,
socio di più Accademie.
494- Zibibbi Ippolito di Lucca, co-
lonnello di artiglieiia, inspet-
tore delle fortificazioni, co-
mandante la detta piazza.
495. Zigno (de) nobile Achille di
Padova, ivi assessore mimici-
pale, deputato al Congresso
da queir I. R. Accademia, e
socio di varie altre.
496. Zuccagni-Orkuidini Attilio di
Firenze, prof, di Scienze fisi-
che, e rappresentante l' Ate-
neo italiano al Congresso.
>»6e<:
DONI
FATTI ALLA QUINTA UNIONE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI
-♦^»^o o GV© o-o-&<>«-
.A.ccademia cascntinese del Buonarroti — Atti dell' anno secon-
do, e relazione del segretario dott. Gregorio Palmi.
Accademia degli Aspiranti naturalisti di Napoli — Fascicoli i.° i."
4.° 5.° e G.° del primo volume degli Annali, e volume secon-
do parte seconda delle esercitazioni accademiche, raccolte
dal dottore O.-G. Costa.
Accademia R. dei Filomati in Lucca — Atti e relazione del segre-
tai'io dolt. Angelo Pelliccia.
Accademia R. delle Scienze in Napoli — Progi-amma del rendiconto
delle adunanze, e del concorso al premio di 3oo ducati nel 1 844
per la trattazione dei quesiti sulla caprificazione.
Accademia I. e R. Tegèa in Siena — Rapjjorlo della Commissione
• nominata a esaminare le memorie sul tema proposto — Se
l'odierna tendenza a sostituire all'opera dell'uomo le mac-
chine influisca sempre favorevolmente sulla prosperità di
una nazione ec. —
— Progrannna dei premi da accordarsi nel i844 alle due memorie
che soddisfmo al quesito — Qu.ile influenza eserciti sull'eco-
nomia e sulla morale l'assegnazione dei sussidi dotali ec. —
Accademia di Agricoltura, Commercio ed Ai'ti di ^'erona — Memo-
rie accademiche riunite in diciannove volumi.
Accademia medico-nazionale francese di vaccinazione — Circolare
e nozioni regolamentarie del dott. Gio. Rallista Brunetta.
Angers — Onzième session du Congrès scientifique de France qui
se tiendra à Angers (Maine et Loire) le i."septembre i843.
Antiiiori cav. Vincenzo — Della necessità di stabilire un regDlai'e
sistema di osservazioni di fisica terrestre ed atmosferica.
Antoldi dott. — Della cura dei piedi torti mediante la teiiotomìa.
Ayoz dolt. prof, di Losanna — Brano di memoria sul parallelo dello
stato attuale della Medicina e della Chirurgia.
Ballìi cav. Atlriano — Klémens de Geographie generale.
— De l'activité lilléraire de l'Italie.
Uanilini l'olicarpo — Discorsi di Chimica applicata alle arti e mestieri.
I5ard cav. Giuseppe — Teoria dell' Architcllura hisantina orientale
nel ponente, dal V.° all' VIII.° secolo inclusivamente, spiegata
co' monumenti di Ravenna.
Bai-sotti prof. CJiovanni — Teoria elementare delle frazioni-coeffi-
cienti.
— Sul teorema del D'Alembert relativo alle quantità immaginarie.
— Sulla ricerca del centro di gravità o d' inerzia di alcune li-
nee piane.
— Suir equilibrio di una spranga rigida appoggiata a due pareti
piane situale comunque.
Bartolini .\chille — Proposta di risoluzione dell'antico celebre pro-
blema geometrico della divisione deli angoli in dispari nu-
mero di parti uguali, comunemente conosciuto sotto il nome
di prolilema della trisezione dell'angolo.
Bellini dott. Gio. Battista — Metastasi riprovale dalla struttura dei
tessuti e dalle funzioni dei medesimi. Fascicolo i." e 2.°
Bizio dott. Bartolommeo — Dissertazione sopra la porpora antica
e sopra la scoperta della porpora nei murici.
— Sulla porpora del Capello.
— Ricerche suU' azione della calce sopra i carbonati potassico e
sodico.
Bizio Giovanni (figlio) — Osservazioni sopra il congelamento del-
l' acqua, ed esperienze sulla conseguente sua depurazione.
Bonaparte Carlo Luciano principe di Canino — Catalogo metodico
degli uccelli europei.
Bonaparte principe Luigi L. — Lettera responsiva intorno ai sali di
ferro al prof. Giovaccliino Taddei.
— .Nuove ricerche sui valerianati di chinina, di zinco ec.
Bouini G. — Jlemoria intorno l' ultima malattia del prof. Giovanni
Pieraccioli ( vedi prof. R. Menici ).
— 5i —
Bonjean I. — Reclierches cliimiqiies, pliysiologiques et méclicales
sur les eaiix de Cliallcs en Savoie.
— Faits cliiiniques toxicologiques et considératioiis médico-légales
relatives à rempoisoiincnient par l'acide prussifjue.
Borgialli doti. Miclicle — CoTino teorico-pratico sull'emorragie in-
terne dell' utero indipendenti dalla gravidanza.
— Patogenia dell' idrope.
— Risposta alla rivista critica del dott. A. C. Maffoni sulla patoge-
nia dell' idrope.
— Lente epatopatie curabili col mercurio.
Brey ingegn. arcliit. Gaetano — Fascicoli 4-° 5.° 6.° 7.° del primo vo-
lume, e fascicolo i.° del secondo volume del Dizionario en-
ciclopedico-tecnologico-popolare.
— Programma di un premio di too fiorini da darsi all'autore della
memoria che avrà sodisfatto ai quesiti fatti sull'alimento
dei filugelli.
Brignoli (de') de Brunnhoff Giovanni — Invito ai naturalisti italia-
ni e stranieri a valersi della lingua latina nelle opere loro.
Brizzi capit. Oreste — Relazione storica degli atti e studi dell' I. e
R. Accademia aiclina.
Brunetta dott. Gio. Battista — Analisi chimica sui fluidi emeto-alvini
emessi dai colerosi.
— Lettera sulla dottrina del rinnovamento dell' antica maniera di
considerare le malattie dette veneree.
Calvi Girolamo — Della norma che, per dipingere le ombre, deve
dediM'si dalle osservazioni fisiche.
Campetti Placido — Inni nella occasione del quinto Congresso.
Campostrini (de) Gio. Ant. — Memoria sulle uova de'bachi da seta.
Cangiano Luigi — Memoria sulle acque pubbliche potabili della città
di Napoli, e sul modo di aumentarle.
Caorsi dott. — Meinoiia illustrativa di un carcere penitenziario da
lui immaginato.
Carceri (sulla riforma delle) — Rapporto fatto al quinto Congresso
dalla Connnissit)ne eletta nel «piarto.
Carlini Francesco — Dell' anq)iezza dell'arco di meridiano che, at-
traversando la pianura di Lombardia, è terminato dai paral-
leli di Zurigo e di Genova; premessa una notizia sui gradi
del meridiano di Roma e di Torino.
7
Cnrliiii Fraiicpsco — Su ciò clip inaiicluM-ehlie ancora ad una coni-
jìiiila tlcscri/ione ijcografica dello Sialo milanese.
— (operazioni escj^uite per assicurare, coli' erezione di due pira-
midi di granito, i termini della base trigonometrica della
triangolazione in Londiardia.
— Relazioni sull'eclisse solare totale del giorno 8 luglio i84a. (Vedi
anche Piola Gabrio).
Catullo doti. Tommaso Ani. — Lettera al naturalista Antonio Villa.
Celi <lntt. Ettore — Ksemj)lari secchi di piante apuane.
Celle dott. Nicolò — Nuovi elementi fisio-palologici di Medicina
eclettica.
Chiapelli dott. Francesco — Ricerche fisiologiche.
Chiostri — Piante secche della palude di Ricntina, e specialmente
il Vaccinum o.ricocciis. l'I. Dan.
('ima dott. — Sulle vicende del vaccino.
Civalieri P. — Tavole sinottiche di statistiche agrarie fatte secondo
le regole date dal Congresso di Firenze. (Vedi C. B. Merenda
e Carlo Fumagalli ).
Cleopazzo doti. Giosuè — Sul tifo enterico grassato in Guardia San-
framondi nel i84i.
Coli dott. Alessandro — Cenni storico-pratici intorno alla opera-
zione cesarea.
Collège .Vrcliéologique, et Héraldique de France — Programme.
Colmeiro dott. Don Miguel — Ensayo histórico sobre los progre-
sos de la botànica especialmente en Espana.
— Scorze di china.
— Varie specie di piante spagnuole per l'erbario centrale.
— Principj che debbono regolare una flora, applicati particolar-
mente alla formazione della spagnuola.
Cornice agricole de l'arrondissement d'Alais département du Gard.
Bullelin I .» 2." 3.° 4-° 5.° e G.° i84i-4a.
Congrès historique neuvième réuni à Paris dans le Palais du Luxem-
bourg — Discours et compte-rendu des séances, avec l'ana-
lyse des Congrès de i84o, i84i, 1842.
Congrès scienlifique tenn à Strasbourg ( lo.^'session ) — Compte-
rendu par '\I. Jidlien de Paris.
Contarini conte Nicolò tlel fu Bellucci — Cataloghi degli uccelli e
degl'insetti delle provincie di Padova e Venezia. ,
— 53 —
Coriiialdi doli. lacoh — Semi ed esemplari della Cnssinnictitans. Lin.
Costa l'ielro fiiiisej)j)e — Ooiisidera/.ioiii sul pauperismo provve-
duto, sorgente di pubblica felicità.
Costa dolt. CL G. ( vedi Accademia degli Aspiranti naturalisti di
• Napoli).
Oemidoff principe — Sulle miniere d' oro della Russia.
— Osservazioni melereologiclie fatte a Nijné-Iaguilsb nei mesi di
gennaio e maggio del i8'(3.
Desiderio dott. Acliille — Esame di im giudizio dato intorno ad al-
cuni fatti relativi al solfato di cbinina, e nuovi sperimenti
sul medesimo.
Fattori prof. Luca — Trattato sulla cura, pulitezza, conservazione
dei denti, e maniera di curare le malattie dei medesimi coi
metodo della trapanazione.
Pinizio dolt. .\urelio — Nuove ricerclie ed esperienze riguardanti
le facoltà velenose, ostetricbe ed emostaticlic della segale
cornuta, e del suo modo di agire sopra l'organismo animale,
l'umagalli Carlo (vedi Civalieri).
l-'usinieii dott. .\nd)rogio — Del calorico nativo dei corpi come
causa dei fenomeni di calore e luce clie accompagnano le
azioni cbimicbe.
— Sul trasporto di materia ponderabile nelle scariche eletfncbe.
— lUsposla ad un opuscolo del dott. Bartolommeo Bizio intito-
lato — La porpora del Capello rivocata entro i suoi confini .
Galvani Andrea — Cenni sul seccume o macchie delle foglie.
Gazzetta medica di Milano dal Num. i a tutto il Num. 36 del i843.
Gazzetta toscana delle Scienze medico-fisiche dal Num. i a lutto il
Num. i4 del 1843.
Gemignani dolt. Lfnenzo — Prolegomeni sulla neurosi. Memoria
onoiala dalla Società medico-chirurgica di Bologna.
Gberardi Dragomanni Francesco — Biografia di Antonio Mezzanotte.
— Lettere sulla oiigine dell' L e R. Accademia della valle tiberina
toscana.
Giannini Michele — Note sulle risaie della marina lucchese,
(•iannelli j)rof. Giuseppe — Discorso intorno ad un imovo mezzo
|)er iscoprire l' avvelenamento eoli' acido ai-senioso.
Giorgini Carlo — Sulle mutazioni dello stato dell' Vrno rispetto al
suolo di Firenze dopo il mille.
- 5/i -
Gitiri;ini Cai'lo — Conni idranlicd-slorici sopra l'incanalamento di
un tronco sassoso di'l fiinne Arno.
Giolo Vincenzo — Trattalo di Patologia veterinaria. Voi. I." e II."
— Storia della fistola esofagea in un cavallo.
Gorgoni prof. — Osservazioni di (astotoiiiin (piadrilalcrale, estirpa-
zione ili parolide e massetere.
— Sulla natura dei denti. Osservazioni particolari notate nella Cli-
nica chirurgica.
Gràberg cav. doti. Hemsó Iacopo — Sunto sugli ultimi progressi del-
la Geografia. — Carta geografica dell' Impero di Marocco.
Grassi cav. dott. Francesco — Risposta ai sette quesiti concernenti
la peste bubonica orientale.
Griffa cav. Michele — Memoria medica.
— Proposizione a nome di un anonimo di un programma di con-
corso al premio ili trecento fi'anchi per la memoria che avrà
soddisfatto ai (jiiesiti j)roposli sulla lebbra.
— Brevi cenni suU' Omeopatia.
Grigolato Gaetano — Piatite ac([uatiche e palu.stri del Polesine.
— Flora medica del Polesine. Fascicolo I."
Grilli Silvestro — Catalogo generale dello Stabilimento di Orticol-
tura in Firenze.
Gussone G. ( vedi M. Tenore).
Hombres-Firmas baron d' — Souvenirs d'un voyage en Italie.
— Paleontologie.
— Slatisti(|no — Notes sin- Mais ancien.
• — Mcmoire sur la formation d'un cabinet damaleur et d'une coi-
lection gcologi(pic des Cevenncs.
— Notice sur les arbres remarquables du déparlement du Gard.
— Excursion à la montagne de Saint Pierre près de Maestricht.
— Souvenirs du \'csuve.
Hunt's — Merchants' Magazine and Commercial review, for Au-
gust. 1842. Voi. VII. IN." II.
Institut d'\fri(|ue (Annales de I') i84i e 1842.
Iorio dolt. Filippo de — Trattato della coltivazione de' cereali e os-
servazioni relative al Regno di Napoli.
— Pratiche agrarie tolte dal rendiconto dell' Insliluto di Meleto pre-
sentato al pubblico dal niai'chese Cosimo KidoHi — Num. 12,
i3, i4 e 18 del 1842 dell'Omnibus.
— 55 —
Jullien chev. Maic-Anloine — Exposé de la mélliode d'i'ducation de
l'eslalo/./.i Ielle quelle a élé siiivic el pralitiuée sous sa direction
pendant dix années (de 1806 à 181G) dans l'Institut d'Yver-
dun en Siiisse.
Kniglit's — Stoie of knowledge foi- ali Readei-s. London part. II.
August. 184 1.
Liberali doli. — Della fehhrc miliare e sopra alcuni quesiti relativi.
Linari P. Santi (vedi Falniicri Luigi).
I>ippi doli. Regolo — Anomalia di parli genitali.
Lugnani (de) prof. Giuseppe — Discorso degli scienziati del littorale
austro-illirico alla riiuiione di l'adova.
— Lettera relativa alla sicurezza dei piroscafi marinimi austriaci.
— Indicazioni raccolte intorno ai fanciulli occui)ali nelle manifat-
ture del littorale austriaco.
Maeslii Fertlinando — Discorso sulla comune origine e parentela
delle scienze e delle arti, e del modo d' instituire scuole tecni-
che in Italia.
— Memoria sulle carceri penitenziarie.
Maggi doti. Pietro — Memoria intorno ad un fenomeno ottico assai
comune, ma poco avvisato, né trattato dagli scrittori; e intor-
no r arte del cliiaroscuro.
Magrini doti. Luigi — Relazione sull'eclisse solare totale dell'olio
luglio iH.'ia.
Maj rev. dott. Francesco — Programma di im premio di 100 fiorini
toscani all'inventore del miglior metodo per estirj)are la felce.
Majocchi prof. — .\lcune osservazioni risguardanti le correnti nia-
gneto-elettriclie, in risposta ad alcune pretensioni di priorità
del prof. Zantedeschi.
— Processo fisico per conoscere lo zucchero nell'orina dei diabetici.
Marianini prof. Stefano — Memoria suU' indebolimento del magne-
tismo di un ferro ec.
— Memoi'ia di alcune analogie e di alcune discrepanze osservate
nelle azioni magnetizzanti nella boccia di Leyda.
— Fenomeno delle bolle di sapone galleggianti sul gaz acido car-
bonico.
Marracci Amalia — Carme all'Italia.
Massei avv. (]arlo — Ragionamento storico dell' arte delia seta in
Lucca dalla sua origine fino al presente.
— 56 —
Mallcuoci M. Felice — Di due diversi modi ili colmale riguardali
specialmente nei rapporti economico-agrari.
IMattoucci prof. Carlo — Sulla luce della lucciola.
Maulliner doti. — Sulla differenza fra 1' encefalite e l' idi'ocefalo.
Ma/jtaro.sa march, .\nlonio — Lettera al prof. Francesco Puccinotti
sulle risaie.
Medici Condoni (per i) — Modula di tavole stalislico-cliniclie.
Menicucci (loti. Attilio — Quadro biografico dei più distinti medici
e chirurghi lucchesi.
Menici prof. Ranieri — Memoria sulla straordinaria ultima malat-
tia del prof. Clio. l'ieraccioli.
— .Marauico, tragedia. — Pietro Gambacorti, tragedia.
Menici doti. Giuseppe — Sulla elettricità.
— Cenno di una memoria da pubblicarsi sopra una nuova pro-
prietà della maiuiite.
Merenda G. B. (vedi Civalieri).
Micali Giuseppe — Nuove parole di mi guastallese ai suoi concit-
tadini sugli Asili di carità per l'infau/ia.
Milano — Municipalità — Progranuna per la destinazione di austria-
che lire loooo ad una o più grandiose esperienze relative a
(jualsiasi delle Scienze fisiche e natiu'ali da eseguirsi al sesto
Congresso a Milano.
Montucci dolt. Enrico — Geometria meccanica applicata alle arti e
mestieri. Fascicoli i " 2.° 3.° 4-" e 5.° (Vedi anco liandini j.
Namias doti. Giacinto — Studio di alcune circostanze nelle (piali il
medico deve essere poco o nulla operoso.
Nardo dott. Luigi — Cenni critici sui letti meccanici, e sostituzione
ad essi di un mezzo piìi utile e più semjilice.
— Ti'ibulo alla nicmoria del prof. Tommaso Kiina.
— Discorso in morte di Paolo Zannini.
Nardo doti. Gio. Domenico — Osservazioni ittiologiche comunicate
alle assemblee scientifiche italiane.
Ormea dott. — Istruzioni di Medicina.
Omalius (d) D'Halloy Jean — Précis élémentaire de Geologie.
Ottaviani prof. — Ricerche sulle azioni dei rimedi, ed esperimenti
fatti iiell uomo sano colla china e col solfalo di chinina.
Pacinotli prof. Luigi — Esperienze sull'azione del circuito nella
intensità della corrente elettrica.
- 57 -
l'acini prol'. Luigi — Intorno allo stalo della scuola niedico-cliirui-
gica hiccliese, e della chirurgia italiana.
— Kagguaglio anatomico fisiologico di un mostro umano.
Padova <i()tl. — Sulla rivaccinazione.
Paladini Luisa Amalia — Ode pel (juinto Congresso.
Palmi doli. Gregorio (vedi Accademia casentinese del Buonarroti).
Palmieri Luigi e Linari P. Santi — Telluro- elettricismo. Elettro-
magnelismo.
Papanli Ferdinando — Soluzione del famoso problema di longitu-
dine cronometrica ed astronomica.
Pareto march. Loi'cnzo — Memoria su certe alternanze di terreni
con conchiglie marine e lacustri osservale nelle marne su-
happeimine della Liguria mediterranea.
Parlatore prof. Filippo — Sulle impronte dei vegetabili fossili del
monte Massi e del monte Bamboli nella maremma toscana.
Parravicini Luigi Alessandro — Statistica dei fanciulli occupati nelle
manifatture di Venezia.
Percgo prof. Antonio — ìlemoria intorno ai processi meccanici alti
a sviluppare ne' corpi solidi la elellricilii statica.
Petitti di Rorelo conte Ciarlo ilarione — Dissertazione sul lavoro
de' fanciulli nelle manifatture.
— Proposta al quinto (Congresso della compilazione di una sta-
tistica delle scuole infantili italiane, e delle casse di ri-
sparmio.
— Della condizione esordiente della riforma delle carceri.
— Esjjosizione delle ragioni per le quali dissente dagh altri mem-
bri delia Commissione, di cui fa parte, eletta a Padova pei'
esaminare la questione delle carceri penitenziarie.
Piola Gabrio (^ vedi Carlini Francesco).
Pislelli Ermenegildo — Memoria sulle risaie dello Stato lucchese.
Porro cav. Carlo — Osservazioni intorno alla nota del don. Fran-
cesco Orazio Scoi-lpgagna sulle ^'ummoliti.
— Happorlo della Commissione sulla riforma caiceraria eletta nel
Congresso di Padova.
Portai Placido — .Memoria sulla infiammazione.
Puccinelli prof. Benedello — Catalogo dell' Orlo botanico di Luc-
ca del i8.'|3.
— Synopsis plantarum in agro Incensi sponte nascenlium.
— 58 —
Puccini Nicolò (s;iai'(lino" — Fesla ilcllc spis^lio — Anno secondo.
— Premi e incorai;i,'ianu'nli — \nno terzo.
Qiiadi'i cav. — Intorno all'uso del laudano concentrato.
Hasch II. — Delpliinus I.eucopleurus — nova .species.
Renzi cav. prof. Salvadore (de) — Intorno alla Medicina ij)pocra-
tica ed allo spirito di essa conservatosi .sempre in Italia.
Reiiler G. F. — Kssai sur la végélation de la Nouvelle C.astille.
Review democratie. New York se|ileiubei', octohcr i84u. Noi. XI.
N." Li. I.ll.
Riholi doti. Timoteo — Relazione di uno stiaordinario sviluppo
di parti f;enitali e di tutta la persona di un fanciullo <li •>(>
mesi e i5 giorni.
— Relazione critica dei fascicoli i .° a." e 3." del Giornale parmense
detto — la Lettura — .
— Osservazioni e pioposizioni sulle indagini ed esperienze fatte sul
sani;ue dal doli. Poli.
Riccardi- Vernaccia march. Francesco Maria — Memoria sulle bel-
le arti in Torino.
Ridolfi march. Cosimo — Catalogo delle piante coltivate a Bibbiani.
— .Vlbum del giardino di Bibbiani. i843.
— Pubblicazione di una lettera sul vainolo pecorino. (Vedi Sal-
vagnoli dolt. Antonio).
— Progetto di regolamento e discussione fatta nell' I. e R. Accade-
mia dei Georgofili per l' istituzione di una banca di sconto
del credito fondiario.
Rigacci dolt. Massimiliano — Seconda osservazione sopra una po-
liposa vegetazione organizzata e vivente, ritrovata nella orec-
chietta sinistra del cuore.
Kivelli dolt. Giacomo — Elementi genei-ali e positivi della [)ririior-
diale formazione de' visceri addominali.
— Memoria ovologica.
— Osservazioni sopra lo svolgimento dei corj)i organici.
Rizzi IJomcnico — L'agricoltore delle j)rovincie venete. Almanacco
per r anno i8.'j3.
— Manuale pratico per coltivare il gelso e per formarne siepi e bo-
schetti cedui ed a ceppala secondo il metodo di G. B. Travani.
— Illustrazione di una memoria inedita di Giovanni Bottari sulla
coltivazione dei littorali.
59 -
Rosili! prof (liftvaniii — Scritti pei Congressi itctliani.
Rossi (Jiiiseppe — .Miscellanee di notizie le più interessanti 1 agri-
coltura e quanto ad essa si riferisce, trattate per la maggior
parte nei quattro precedenti Congressi italiani.
Roux — Eloge liistorique tie Fodere.
.Sacchi (iiuseppe — Mcinoi-ia prima e seconda sullo stato dei fan-
ciulli occupati nelle manifatture.
Salami prof. — Sopra un aneurisma al poplite.
— Osservazioni di Cislolomia.
— La Clinica chirurgica di Palermo. Fase. ■)..
Salari avv. Giusejìpe — Ragionamento intorno la istruzione spe-
cialmente del p()|)()io e le sue condizioni richieste dalla età
nostra, con appendice sulle scuole infantili del harone De-
Gerando.
— Discorsi accademici estratti dai commentari dell'Ateneo di Bre-
scia. AOI. I. II.
Salvagnoli-.Marchetti dott. Antonio — Lettera al march. Cosimo Ri-
dolfi sul vainolo pecorino.
Sancasciani dott. — Tavole statislico-ciiniciie all'oggetto di rendere
conto ai municipi dell ufficio affidato ai medici condotti.
Sanguinetti Ronaiuto Paris — Sunto statistico dalle città di Pisa
e Livorno.
Sanseveriiio conte Faustino — Notizie statistiche e agronomiche in-
torno alla città di Crema e suo territorio.
Savi prof. Pietro — Sul valore tassonomico delle stipule.
— Impronte vegetabili osservate nel terreno carbonifero del monte
lìamboli.
— Descrizione della Fimbristylis Cioniana Petr. Sav.
— Sulle aberrazioni del piano normale di distribuzione che soglio-
no osservarsi nel sistema ascendente delle Geraniacee.
— Osservazioni sulla Clandestina recti flora. Lamk.
Scaramucci Domenico — Sulla causa delle rotazioni planetarie,
saggio di argomenti estratti dal sistema cosmico.
Schembri Antonio — Quadro geograflco-ornilologico.
Scortegagna dott. Francesco Orazio — Nota sulle Nummoliti.
Selmi prof. Francesco — Intorno alla depurazione del vetriolo di
ferro coli' idrogeno solforato.
Semmola (Jiovanni — Dell'origine del calore ne viventi.
8
— Go —
Semmola ("liovanni — ndlc nialallic vaiuoloidi esaminate nelle loro
scaiiiliievoli correlazioni.
Serrislori conte Luigi — Notizie statistiche delle comuni di Siena
e di Colle.
Sliiilev N'ooiiuer — Lettera con la quale annunzia che anche in In-
j;hilterra .si fa annuale riunione di sapienti pel progresso delle
scienze naturali.
Sismonda doli. Eugenio — Memoria geo-zoologica sugli Ecliinidi
fossili del contado di Nizza.
Società di valle d' F.lsa — Regolamento della Società per incorag-
giare ivi l'agricoltura e le manifatture.
Sociélé francaisc de l'union des Nations — Considrrations généra-
les sur r esprit et le hut de la Société francaise de l'union
des Nations.
Société hollaiidaise des Sciences à Harleni — Extrait du program-
me poui- l'année i845.
Société Imperiai économicpie de Saint Petersbourg — Semi di riso,
detto imperiale, della China.
Speranza cav. prof. Carlo — Sulla dignità della Medicina legale.
— Teofrasto, primo botanico.
Taddei prof. Giovacchino — Lettera al march. Cosimo Ridolfi sugli
uffici i\c\V /iiir/iKs o terriccio nella vegetazione.
— Bicchiere idiostatico
— Lettera al principe Luigi L. Bonaparte su di alcuni artihzi im-
maginati e tentati per render facile e spedita la ricerca di mi-
nime (juanlità di vari composti metallici entro un (jualche
li(|uido.
— Sulla ematosina facente ufficio di acido.
Tliaon doli. — Sulla cura dello scirro.
Targioni Pozzetti prof, .\ntonio — Relazione ed analisi chimica del-
l'acqua proveniente dalla polla delle Tamerici a Montecatini.
— .\nalisi delle acque minerali e termali di Armaiolo.
Tenore cav. Michele — Memoria sull' Opniilia niniclea.
— Memoria su di una nuova specie di Aloe.
— suddetto, e Giovanni Gussone — Memorie sulle peregrinazioni
botaniche.
Testa dott. Giuseppe — Sull estirpazione di un cancro nasale fatta
dal dott.Salenic.
— Gì —
Torselli Viiicenzf) — Delle Scienze in Lucca e dei loro coltivatori.
Trintliiiictti doli. Augusto — Memoria j)reMiiata dall' I. e R. Istituto
londiardo sulla facoltà assorbente delle radici de' vegetabili.
Trompeo cav.dott. Benedetto — Cenno sulla lebbra.
Turcbetti dott. Odoardo — Considerazioni fisio-palologico-praliclie
sopra un caso di universale jinounialosi arteriosa e venosa.
Università Fridericiana di Cristiania — Nyt magazin for ^atu^vi-
denskaberne — l'dgives af dcn pbysiograpbiske Forening.
Valenlini prof. Giuseppe — Catecliismo veterinario.
Vecclii pi'of. Domenico (de) — Memoria sull'azione degl'ingrassi
e del loro stato per un più utile impiego.
Veccliio Bonaiulo (del) — f.ettera al prof. Francesco Zantedeschi
sull'eclisse dell' 8 luglio iS/ja.
Vegni dott. — Osservazioni sullo stato presente della fabbricazione
del ferro.
Villa Antonio — Note su alcuni insetti osservati nel periodo del-
l'eclisse dell' 8 luglio 1842.
— suddetto, e Giovanni (fratello) — Dispositìo systematìca conchy-
linruin tcrrcslrium et Jlimatilium qua', adsen'nnlur in collectio-
nc fnitrum Ani. et Jo. Bapt. Villa.
Wutzer prof. — Sulla operazione della fistola cisto-vaginale colla
punzione puboidea.
Zantedesclii prof. Francesco — Le leggi del magnetismo nel filo
congiuntivo percorso dalla corrente Volliana.
— Memoria sopra alcune modificazioni fatte alla maccliina ma-
gneto-elettrica di Newman, e degli speciali esperimenti eseguiti
con la medesima.
— Troisième mémoire sur l'électricité animale.
— Note sur les conducteurs bipolaires et unipolaires thermo-
éléctricpies.
— Risposta alle accuse date dal prof. Maioccbi sulla priorità di
alcune scoperte.
Zigno Acbille (de) — Memoria sulla giacitura dei terreni di sedi-
mento del Trivigiano.
— Menìoria sopra alcuni corpi organici che si osservano nelle
infusioni.
DISTRIBUZIONE DELLE ORE
PEK LE ADUNANZE DELLE SEZIONI
naile ore 8 alle io \ ^^^'""e <!• Agronomia e Tecnologia.
di mattina )
! sotto-sezione di Chimica.
Sezione di Fisica e Scienze matematiche.
Dalle ore io a mezzo- , •• ™ , .
giorno \ "*^"a di Zoologia e Notomia comparata.
Sotto-sezione Chirurgica.
Dalle 12 alle a dopi
Dall' un ora dopo mezzo- \
giorno alle 3 )
Sezione di Geologia, Mineralogia e Geo-
grafia.
Detta di Botanica e Fisiologia vegetabile.
Sezione di Medicina.
->»««<^
DISCORSO
DETTO
DAL PRESIDENTE GENERALE
NELLA SOLENNE ADUNANZA
IL 45 SETTESIBRE «813
J_ie verità che due tra i nostri maggiori sapienti andavano pro-
clamando, or fa un secolo, non darsi giustizia senza umanità né
senza lil)erl;i aljl)ondanza, parvero allora cose o tanto astruse o co-
sì dissennate, da lasciarle per isgomento o dispregio. Ben se ne av-
vide uno di quei rarissimi, che preposto dalla Provvidenza al go-
verno dei popoli volle giovarli della benefica nuova luce; poiché
n'ebbe amarezze in luogo del dolce della gratitudine, preso il fa-
vore per oltraggio. Né altrimenti poteva accadere a quelle genera-
zioni corrotte, anneghittite per lungo ozio inonorato, assuefatte
nel vivere senza pensieri del bene proprio e d' altrui, ridotte ad
una inuiiobililù che togliendo ogni speranza esclude fino i desiderj.
Comuni sventure scossero da quel letargo, e avvicinarono di nuovo
i diversi gradi, che le antiche instituzioni e 1' abito diuturno tene-
vano separati ; sicché ne venne uno scambievole intendersi di affet-
ti, un desiderio in tutti di aiutare ed essere a vicenda aiutati. Frat-
tanto la sapienza, che aveva assai deviato dal suo fine, verso quello
tornava a poco a poco, ammaestrata nella scuola severa ma som-
niaujenle iustruttiva delle avversità, l moli primi non potevano es-
sere però che disordinati : erano quei di un giovinetto che tutto
— GG —
iiil'ocalo del bene disconosce Inllora i modi più convenienti a coii-
senuirio. né sa contentarsi del buono reale per correr dietro ali ot-
timo immaginario. Non è dunque maraviglia se le podestà sogguai-
davano queirempilo al bene, sospettandovi fini tuli' altro die puri.
Ma la Dio mercè i nuovi afletti jìarlivano da un principio noi)ilis-
simo insilo in noi, e soltanto attutalo dall'educazione; cioè di una
carila universale, die dell' uomo individuo (a una famiglia. Quella
voce costante, e l'azione die pi'orom|)eva malgrado degli ostacoli,
palesarono cliiaro la purezza dei peusiei'i, la necessità di mandarli
ad elfetlo. Quindi i reggitori delle nazioni, non più ondeggianti, si
dieroiio a secondare le moderne instituzioni, e vollero anzi aver la
gloria di aiutarle e persino consigliarle. In una tale felicissima dis-
|)osi/ioiie delle supreme volontà la sapienza poteva offrire se stessa
coadiutrice del miglioramento sociale, con la fiducia di corrispon-
denza la più segnalala. Né fallì la speranza allordiè una mano di
generosi aperse il concetto all' Augusto Moderatore della felice To-
scana. Ereditato egli avendo col nome il cuore di uno tra i più
grandi nella storia de' beneficj, volle aggiugnere quanto dettar po-
teva la persuasione dei vantaggi die da un consesso periodico di
sapienti erano da attendersi. Voi, o Signori, per la piti paile fruiste
quella larghezza, e, se tanto mi è permesso di dire, quella fratel-
lanza con cui volle il Monarca aiutare, accomunare, coronare le
nostre fatiche. E tosto il prezioso esempio veniva imitalo da due
Sovranità, protettrici e soccorritrici d'ogni migliore inslituzione che
intenda nei beni intellettuali e materiali degli amali soggetti. Vi
piacque che Lucca fosse in quest'anno la sede del nostro concilio;
e l'ottimo mio l'rincipe assentiva grazioso alla scelta, e comandava
di favorirla per quanto potevasi, cultore siccóme egli è di molte
.scienze, di lulle amantissimo, e scorrendogli nelle vene il sangue di
Luigi quarlodccimo. Ckin la coopcrazione attivissima di molti rispet-
tabili e zelosi giungemmo ad appai'ecchiarvi la dovuta accoglienza;
che se non riuscirà splendida sarà almeno liastante, e certo con-
dita da schietta cordialità. Noi voleste onorarmi soj)ra tanti merilis-
simi del titolo ambito di presidente; me, cui il liuon desiderio piut-
tosto che la realità ha senza dubbio fatto strada a segno sì cospicuo
della benevolenza vostra. Gravissimo però è il peso annesso all' al-
to grado: ne io me ne trarrò, per (piantuntiue tenui sieno le mie
forze. I consigli dei colleghi da me scelli, e di quei che segnalerete
- 67 -
della voslii» fiduria, mi saranno di ^'uida e sostetjno nell' fseitizio
de' miei doveri, ^oll isdegiiate fialtanlo clie io vi ajjra i miei pen-
sieri, che vi esprima i miei voli.
Ostacoli ben forti, non ha dubbio, si l'rapponevano a maturare
Tallissimo concetto delle annuali nostre unioni, e, se non altro, a
c-avarne tutta la utilità S|)erala. Perla più parte dei nostri sapienti,
avvezzi a starsene senz' ambizione straniera nelle patrie loro, tutte
jiei-ò splendide pei' antica o moderna fjrandezza, dovevano pai-ere
distanze incomode le diverse rejjioni d'Italia: il conoscersi, lo in-
tendersi, in persone d' ordinario vissute a se, erano cose da non
allettare: lo educarsi alle discussioni richiedeva fatica e presagiva
qualche amarezza. Come quegl' impedimenti fossero quasi tosto
vinti, luollìssimi di voi vedeste al primo dei nostri consessi nei
quale convennero dotti da ogni punto della penisola, e ove una
cortesia (Vatellevole si usò tra persone eziandio discordanti; per
lo che benissimo si poteva augurare dei futuri, ^è a tjuesta, che
noi chiameremo scorza dei congressi, fu confinato il vantaggio di
quella prima memorabile unione: poiché si diedero ivi le mosse
a granili cose; e l'agricoltura soprattutto vi ebbe un impulso da
attendersi invano senza la solenne occasione, d'onde e nuove so-
cietà si stabilirono e avvivaronsi le antiche per promuoverla e per-
fezionarla. Altri buoni frutti andavano raccogliendosi e preparan-
dosi in quei che succedevano. Da che se non dagli scientifici con-
gressi alcune delle accademie italiane cambiarono il lusso inutile
delle loro esercitazioni in cose alle arti e ai mestieri attenenti, e si
piegarono fino alla istruzione teoretica, affinchè la mente da qui
innanzi guidas.se la mano? La cognizione delle piante spontanee,
delle terre, degli animali, nelle sì svariate regioni della bellissima
patria nostra, eccitata dai congressi, principia già ad illuminare sui
vantaggi che ne possiamo conseguire per francarci dai tributi allo
straniero. E quelle scienze propriamente dette della natura, che le
virtù ne vanno indagando per applicarle ai bisogni e ai comodi
della vita, già incominciano a ricevere in tanta comunanza di sa-
pienti una estensione, una jìubblicità, senza ipiesto impossibili lia
noi. Né si stimi da taluno che la scienza immutabile ne' suoi priii-
ci[)j sarà inutile corredo nelle nostre adunanze; poiché la ragione
delle cose perfettamente conosciuta risparmierà fatica all' uomo,
disgrazia ;dle campagne, insegnandogli economia di forze, o appo-
8
— 68 —
nendo rimedi. E |)('r iilliino, (jiiaiili v (|u;inli beni dei'ivai'O mai ne
possono all'arte preziosa del j;iiai-iie e dell alleviare le infermila!
a queir ai'le divina, ralles^ralrice e consolatrice nel vortice delle
umane miserie. Fondata essa per lo piti sull'esperienza, j)er le tante
diversità nejjl' individui elie teni])erano spesso e talvolta anelie di-
striii;i;ono le teorie, di (|uale eoj)ia di l'atti non può mai arriccliii'si
ogni anno dai molli valentissimi insieme convenuti, che hanno
coscienza e cuore, due ((ualità sempre congiunte con la vera sa-
pienza? Ecco i heni che in parte già gustammo dalle nostre unioni,
e che molto maggiori e generali possiamo attendere pel futuro. Ma
è necessario in tutti un solo scopo, un animo solo. Ognuno vi porti
il suo tesoro come trihuto, e non come dono : per confonderlo
nella massa, non per tenei-lo separato. Accesi del sublime 'desiderio
di giovare ai nostri confi'atelli, congiungiamo le volontà in modo,
da non perdere in vane o j)rolisse disquisizioni il frutto dei nostri
viaggi, dei disagi, dei nosti'i studi Allora sì che la utilità di C[uesle
dottissime assemblee rapidamente andrà crescendo, e la pubblica
speranza non sarà fallita.
Eccomi in fhie ad esprimervi un desiderio, che non è al certo
mio soltanto, ma di tutti noi individualmente, e del quale perciò
non sono che l'espositore. Fine unico dell'uomo è la sua felicità:
per ciò solo e suda e si travaglia del continuo. Ma nei modi per
arrivarci la mente dei più ondeggia, o è falsata da errori ingene-
rali dall' ignoranza. Provvedere a questo bisogno con una educa-
zione moi'ale, innestata a quella dell'agricoltura e delle arti, sareb-
be il dono più grande che far si potesse alle classi operanti. E i
tempi sono maturi per questo inestimabile benefizio. Ansiosa bra-
ma; purità d'intenzioni; presto favore; tutto contribuirebbe alla
santa o|)era. Poiché le classi anche più abiette dimandano adesso
con la iiupiietczza che dà una necessità da sodisfare luce e consi-
gli nella direzione della vita ; la sapienza non fu mai cosi vicina al
suo modello come ora si trova; e il potere non mai co.sì disposto
ad operare il bene di (|uello sia presentemente.
Orsù adun(|ue, comj)agni dotlissimi e rispettabilissimi, si serva
al mandato; si sodisfaccia al voto d'infiniti che vogliono il nostro
aiuto. Ne conceda il (^ielo che possiamo pei nostri sforzi vedere
migliorata vie più la loro condizione fisica, economica, e morale.
In questa dolcissima speranza ogni cuore perfezionato dalla sapienza
- 69 -
si riconlbrla, rinvigorisce, si accende. Oli si, già mi jiare di ve-
dere (|iiesla nostra terra, che il sorriso delia natura favorisce in
ogni dove, arricchirsi di nuove o più ubertose ricolte; cercata
nelle sue viscere palesare tesori ; e lo deserte piagge tornare in fio-
re di cultura e sanità; e le niaiiii'atture a tale ridotte da svogliare
delle straniere; e moltiplicarsi in ogni angolo famiglie gaudenti
cpieir aurea mediocrità che contenta e non inebria; e lavorare la
terra per lo più da mani non mercenarie; assicurato un pane alla
fatica di tutte l'età senza lagrime e senza il getto delia salute; mi-
norate o alleviale le infermità; non altri mendici che gl'invalidi,
ma soccorsi dalla o[)ulenza vie piìi fatta pietosa; e soprattutto le
classi operanti insti iitle tiei loro doveri farsi docili per convinci-
mento alle potestà, aiutatrici 1' armonia sociale, cospiranti a quel
sublime termine per che 1' uomo fu creato.
(Jueslo sarelibe il trionfo della sapienza: e varrebbe assai più
di (picllo della forza con che gli avoli nostri giunsero a signoreg-
giare il mondo intero. E noi tutti potremmo andarne orgogliosi con
più ragione di (|uei pochi fortunati, (piando nel di solenne traeva-
no incatenati al carro della vittoria i vinti re.
-►♦♦»&f»»qi«<«
ATTI VERBALI
DELLA SEZIO^E
DI AGROi\OMIA E T E C ^ 0 L 0 fi I A
ADUNANZA
DEL GIORNO iG SETTEMBRE
-»B&*
J.1 l'residente conte Gherardo Freschi apre l'adunanza con le se-
guenti parole :
ONOREVOLI COLLEGHI
- Prima di dar principio ai nostri lavori mi corre debito di rin-
graziarvi dell'onore che mi avete fatto eleggendomi preside e mode-
ratore delle vostre adunanze. Io mi so bene, o Signori, non dovere
un posto si ambilo che alla vostra benevolenza, e a quella generosa
bontà che sorpassando le considerazioni d' uno scarso merito si
appaga spesse volte del solo buon volere. Bisognoso però della vo-
stra indulgenza, io non avrò d'uopo d' invocarla, perocché il fatto
stesso me ne assicura, ed ella mi è implicitamente promessa. Rin-
corato pertanto di (piesta fiducia assumo con minor titubanza
l'incarico che mi affidaste.
La nostra Sezione, o miei onorandi fratelli, si è fino ad ora mai
sempre distinta coli' esempio di saggia moderazione, cortesia reci-
proca, e concordia veramente fraterna : egli è perciò eh' io credo
affatto superflua ogni cpialsiasi raccomandazione su questo argo-
mento. Ciò puie,ve ne assicuro, mi è di grande conforto, e m'affida
che men diffìcile, la mercè vostra, sarà per riuscirmi l'esercizio
dello mie funzioni; e che se io non mi sono da tanto per emulare
(|uei valentissimi che mi precedettero, pure mi sarà dato seguire al-
nien da lunge le orme loro, dacché voi stessi me ne appianate la via.
Contuttociò, o Signori, io non poteva dissimulare a me stesso
le molle difficoltà che mi stanno innanzi, e eh' io solo devo cono-
scei'c polendo io solo misurare le mie forze; quindi sentendo viva-
mente il bisogno d' un valido soccorso, porsi supplichevole la de-
- l'A -
sira a S.E. il conle Luigi Serrislori, clie Ijcnigrio e generoso la strin-
se; ed ecco eli' io ve lo pirsenlo come N ice-l'icsidente, hen cerio
di avere in tal guisa secondato le vostre simpatie, e fedelmente in-
terpretati i vostri voti. Ora dun(|ue vi prego di unirvi meco a rin-
graziarlo, j)erchc accettando il secondo posto, mentre a lui s' addi-
ceva il primo, egli viene a porre in salvo 1' onore della vostra pre-
sidenza. -Mi goile poi r animo di annunciarvi il Segretario della Se-
zione nel sig. li. P. Sanguinotli, il (piale avendo meco diviso nel IV
Congresso (piesto non nien laborioso die onorifico uffizio, lia già
dato provo hen atte a commendare la mia scella, e a confortarvi
tutti che i nostri affari stanno egregiamente ajipoggiati.
Ma è tempo, o Signori, di accingersi all'opra. Noi avremo a
trattare in questi j)ochi giorni argomenti di somma importanza, i
quali non riguarderanno soltanto i progressi dell'agricollura e delle
arti meccaniche, ma eziandio i loro rapporti col hen essere fisico,
economico e morale delle classi che le esercitano; e gl'interessi
dell'umanità in conflitto coli' interesse dell'individuo; e l'istruzione
del conladino e dell' artigiano ; e le sorli del fanciullo addetto alle
manifatture. Questi gravi argomenti non mai abbastanza discussi
richiamano sopra ogni altro la vostra attenzione, ed io li racco-
mando al vostro ingegno e al vostro cuore ».
Il Segretario legge la distinta di alcuni libri ed opuscoli presen-
tali alla Sezione.
Il Presidente a nome del prof. Giulio Sandri di Verona legge
una Memoria sopra la golpe del frumento, ove 1' autore dopo ave-
re descritte le resultanze di talune esperienze l'alte per cinque anni
iieir Orlo agrario di Verona inclina a ritenere
1." Essere sempre causa della golpe la polvere carbonica.
■x.° Codesto germe specifico possedere la facoltà germinativa
anche jiiù anni in luoghi ajipropriali alla sua conserx azione.
3.° La golpe divenire malattia contagiosa e facilmente tlilata-
bile in qualunque campo, per opera di anche pochissime di (|uelle
crittogame che i botanici appellano gnsterornici, o funghi con-
sistenti in un sacchetto ripieno di granelli contenenti minutis-
sima polvere.
4-° Però il contagio non isviluppare ovuncpie e con eguale inten-
sità, j)er le varie combinazioni accidenlali che costituiscono le con-
dizioni di maggiore o minore suscettibilità assorbente.
- 75 -
5.° Gif)vare (|iiìik1ì per salvezza dalla golpe la cura di tenerne
esente i .° il seme del grano, adoiìrandone di messe purissima, e me-
dicandolo colla calce od altra corrosiva sostanza capace di distrug-
gere r infettante materia, 2.° il campo seminativo, non contami-
nandolo con infello letame, 3.° il letame, non lasciandovi entrare
le spoglie od i resti del guasto raccolto, come la paglia e soprat-
tutto il pagliuolo e le vagliature o lavature dell'aia, le quali sogliono
contenere il principio dell'infezione.
Il doti. Biasolcllo dubita che la golpe possa risentire origine da
altre cagioni, e ritiene che l' influenza atmosferica e 1' umidità deb-
bano cospirarvi.
Il cav. Griffa osserva che golpe e carbone sono la stessa cosa,
ma senza perdere il tempo in questioni inutili crede opportuno
sieno istituite delle esperienze su codesta malattia, e suggerisce di
studiarla sotto il rap])orlo delle circostanze influenti senza dimen-
ticare lo stalo igrometrico, l'eletlrometrico, il giro dei venti, le mu-
tazioni atmosferiche ; poiché gioverà altamente di riconoscere sotto
l'impero di (piali condizioni la malattia nasca ed ingigantisca.
Il Presidente rrcsclii dietro le dotte ossei'vazioni dei preopinanti
ed in vista dell' imj)orlanza del subbielto nomina una Commissione
composta dei signori, cav. Griffa, dott. Biasoletto, ingegnere Melotfi
e Luigi Mari, per esaminare la Memoria Sandri e farne un rapporto
alla Sezione.
Il sig. avv. Massci nel lodevole concetto d' imprimere ai lavori
della Sezione agronomica una convenevole regolarità, propone, e
più che proporre raccomanda sia l'alto noto il programma degli
argomenti in discussione avanti il giorno designalo, onde gli ora-
tori possano maturare le idee loro prima di emetterle, e così evi-
tare le naturali conseguenze delle dispute improvvisate: rinnuova
r eccilamento agli oratori di aniuniciare il nome loro siccome in
Firenze si usava, avanti di muovere parola sulle questioni, onde
non sia ignota la persona della quale si combattono o si approvano
le opinioni: linalmente consiglia a disporre un posto ove l'oratore
possa parlare all' assemblea ed esserne univci-salmente ascoltato.
Il Presidente risponde al preopinante che siffatte disciplinari
disposizioni già in parie adottale nelle precedenti riunioni saranno
osservate ed eseguile.
IO
- 76 -
Il conte Saiisovoi'ino Ioi,'i,'e \m' iiiteressanlp descrizione del pio
Stabilimento cretto in .Milano sotto il titolo di Ricoi'cro pei giuiui/ii
discoli, del quale è assiduo ornamento come fu creatrice sorjjente
l'ottimo Fra Paolo .Marcliiondi suo benemerito istitutore. Egli di-
pini;e i ])erseveranti sforzi del venerando Fra Paolo onde organizzare
la jiiissinia istituzione, il reggimento igienico, economico, tecnico,
morale ed intellettuale dei fanciulli, l'ordine, la disci])lina e le re-
sultanze conipiulainente soddisfacenti di quel santissimo Uicove-
ro. Una con\ersazione relativa a codesta istituzione viene intra-
presa dai signori Grigolati e Rampinelli col conte Sanseverino so-
pra il vestiario uniforme ordinato a quei giovanetti, ed il modo di
premiare il loro lavoro. Osserva il (ii'igolati come nella Casa d' in-
dustria creata in ^'erona siasi introdotto il sistema di concedere a
quei giovani la quinta parte del prodotto del loro lavoro, la quale
si deposita alle Casse di risj)arniio ; lo clie vale enicaceuicnte a
mantenere in essi assiduo l'amoie di lavorare, ed a preparare loro
i mezzi con che esercitare 1' arte imparata sortendo dal Ricovero.
Aggiunge il Rampinelli, e lo conferma il dott. Cima, essere nata in
Bergamo la prima idea e la prima istituzione di codesti Ricoveri.
Il dott. Riasoletto si fa un dovere di prevenire la Sezione che an-
che in Trieste la Congregazione municipale ha decretata 1' erezio-
ne di simile Asilo.
Il conte Serrislori in nome della presidenza ringrazia il sig. con-
te Sanseverino di avere presentata alla Sezione così preziosa de-
scrizione, ed esprime il desiderio di vedere propagata la conoscenza
in Italia di cotale Stabilimento, affinchè altri ecclesiastici, animati
al pari del venerandissimo ^larchiondi da evangelica carità, inten-
dano a provocare un' istituzione, la quale correggendo gli errori
della piiina età strapjierà certauìentc alla corruzione e al delitto mi-
gliaia ili vittime, onile formarne esseii utili a se stessi e alla società.
Il dott. Gottardo Calvi, facendo eco al voto preaccennato, vor-
rebbe fossero noti i regolamenti che procurarono ali" infaticabile
Marcliiondi cotanto successo; perocché l'assistenza di un uomo
superiore, qual è l'onorando ecclesiastico, si dee riguardare, dicegli,
circostanza accidentale, nò agevole sarebbe il trovare altri individui
così caritatevoli; (juindi converrebbe che lo stesso Maichiondi si
occupasse a comun bene d' intessere e pubblicare un regolamento.
p
— 77 —
Ma il colile Sonisloii, (liil>ila clie il Marcliiondi rirliiesto, sicco-
me vorrciiln' il jìicopinaiile, risjKUHli'iebhe — lasciatemi fare e poi
deitcrò i regolaiiieiili — perciocché egli ritiene che il regolamento
sia lettera moria senza il hiion volei-e di ehi è |)reposlo ad a])plicarlo.
Il Vice-I'resideiile presenta alla Sezione il Regolamento d' una
nuova Società per l' incoraggiamento dell'agricoltura e delle ma-
nifatture nella Val d'Elsa, ed il Programma d'un concorso aperto
dall'I, e R. Accademia Tegèa di Siena sull' utilità della disliihuzio-
nc di sussiili dolali per le fanciulle.
Il marchese Riccardi Vernaccia, zelante amatore delle classi
agricole cui sempre rivolge pensieri di beneficenza e sollievo, ester-
na il voto che si provveda ai più convenevoli mezzi di trasporto
degli agricoltori malati negli spedali mediante lettighe affidate ai
Curati di parrocchie, e si sorvegli al migliore possibile loro tratta-
mento negli spedali medesimi; al che lisjìontle il prof. Barzellolli
coneoidare col j)reopinanle per la pi'ima j)arle ma non convenire
nella seconda, conciossiachè in generale l' infermo levato dal suo
domicilio trovi negli spedali e nella pubblica carità ogni neces-
sario prò V velli mento.
Il Segretario legge l' indirizzo dell' Accademia di Verona accom-
pagnante il bel dono delle di lei Memorie in 19 volumi, ed un rap-
porto della Conunissione veronese per esaminare la nuova filanda
di seta atti\ala colla forza motrice del vapore dal prof, ingegnere
BaVtolommeo Avesani, e la novità della quale consiste in un mecca-
nismo che fa girare gli aspi e riscaldare 1' acqua per la filatura dei
bozzoli, di modo che il caloiico preso dal vajioi-e del focolaio opera
in due guise diverse 1' una dopo 1' altra, cioè dapprima come forza
elastica motrice, poscia come vera potenza calorifica.
Il prof. Paciiiotti pioteslandosi mancante di osservazioni prati-
che e partendosi dai soli principj teorici, fa notare i." che 1' uso
d' una macchina a vapore per ottenere i movimenti occorrenti alle
filande di seta non potrà facilmente riuscire utile, perchè in tali
fabbriche la forza occori'cnte suol esser piccola, per cui meno dis-
pendioso diverrà 1' uso di forze attinte ad altri motori ed anche
all'uomo. 2.° Che il togliere l'uso di riscaldare l'acqua delle cal-
daiuole direttamente col vapore, per sostituirvi l'altro del riscaldarlo
con la mescolanza di acqua calda, può recare diversi inconvenien-
ti : i tubi conducenti il vapore rapiscono meno calorico di quelli
- 7» -
die coiidiirono l'ac<|iia; i tubi, che dalla caldaia lianiio a con-
durre r ac(|iia allo caldaiuole e da ([iieste per niez/.o di trombe la
debbono riportare nelle caldaie necessariamente saranno più lini-
i;bi di (|iK'lli clie occori'ono per condni're il solo vapore nelle
caldaiuolc, e j)erciò disperderanno maggior quantità di calorico;
r acqua clic esce dalle caldaiuole non sarà forse bastantemente
netta per essere 'nuovamente riscaldata e adoprata per la lavora-
zione. 11 riscaldamento, egli soggiunge, dell'acqua nelle caldaiuole
si ottiene con più (acililà e pi-onle/./.a col va[)ore, rimane meglio equi-
librata la temperatura in Itilla la massa dell'acqua nelle caldaiuole,
e meglio viene regolata la tenqieratura di quella massa, senza temer-
ne un eccesso a scapilo di economia e a dainio dei prodotti.
Il conte Sanseverino risponde alla prima osservazione Pacinotti
sulla tenue forza motrice da esso reputala necessaria alle fdande
sericole, con fargli riflettere die una maccbina a vapore serve
all' uso di cin([iianta a sessanta fornelli, lo die ridiiede natural-
mente una potenza di movimento assai considerevole.
Il sig. Grigolati replica non essere la sospettata dispersione di
calorico di grande rilevanza, poicliè la differenza è soltanto di io
a 12 gradi.
In ogni modo, dice il sig. Serristori, siccome il rapporto della
Commissione veronese somministra fidanza d'un processo singolar-
mente economico nella trattura della seta, io credere' opera utile il
farlo stampare in qualche giornale dell'Italia meridionale, onde più
facilmente se ne propagasse ivi la conoscenza. A questo desiderio si
unisce anche l' ingegnere Brey, il quale inclina a rendere nota al
pubblico ogni modificazione su codesto argomento. Però il dottore
B. Cini osserva che 1' applicazione del vapore, come forza motrice
e riscaldante insieme, è già stata fatta in Toscana da parecchi anni
alla filanda di San Donato presso Firenze con resultati economici
sfavorevoli, sebbene il riscaldamento venisse operato con l'introdu-
zione del vapore direttamente nelle caldaiuole. Il Presidente conte
Freschi non vorrebbe azzardare un'opinione senz' almeno avere
sott' occhio un modello della nuova macchina, e spera che il sig. Gri-
golati, concittadino dell' Avesani e generoso cooperatore di utili
progressi, vorrà procurare alla Sezione agronomica in questo o nel
futuro anno un modello o disegno della macchina, per poterne co-
— 79 —
Il doli. Toniniaso Cini lipigliaiido l'argomento osserva che il
frutto del capitale impiegato in una macchina a vapoi'e, più il co-
sto del coinbustihile necessario a tenerla in moto, sono perle co-
muni filande di seta, le quali agiscono tre o quattro mesi dell'anno,
sempre j)iù gravi della spesa necessaria a fai'le agire con forza ani-
male. A questo aggiungasi che la stessa macchina a vapore tenuta
inerte per gli altri otto o nove mesi troppo facilmente si deteriora;
che d'altronde l'applicazione dell'acqua calda sostituita al va-
pore non atlenqìie al bisogno di alzare ed abbassare a volontà la
temperatura delle caldaiuole, e che in fine tutte le altre applicazioni
mentovate, eccettuando questa dell' acqua calda, si rinvengono già
adottale in tutte le buone filande.
Dalle conclusioni negative del preopinante il cav. Griffa prende
argomento per esternare in linea di doloroso convincimento, che di
frequente la sostituzione dei potei'i fisici motori alla forza indivi-
duale dell' uomo sotto a])parenza di beneficio universale è utile a
pochi, mentre a molti arreca gravi danni per l' arresto dell' indu-
stria manueuse, d' onde trae causa il pauperismo; che a siffatte
conseguenze può trascinare talvolta anche una innocente utopia;
che perciò è rendere servigio all' umanità il circoscrivere le pro-
duzioni industriali in una misura, la quale possa conciliare mai
sempre il progresso dell' industria meccanica nel sicuro manteni-
mento del pi'oletario. La seduta fu sciolta.
Visto — // Presidente Conte Ghebardo Freschi
// Segretario B. P. Sanguinetti
ADIJ\A\ZA
DEL G10R^0 i8 SETTEMBUE
-H>S5@<-
X-F(ip() letto ed approvato il processo vcrliale della precedente tor-
nala, l'avv. Maestri ricliiamando l'attenzione degli adunali sovra il
ricovero dei discoli, del quale trattò il conte Sanseverino, accenna
come importi appropriare alle istituzioni, nomenclature clic non
suonino censura uè iul'aiiiia; come perciò l' indica/ione di discoli
andrebbe mutata con talun' altra, che senza tradire la verità eman-
cipasse da una taccia disonorante i giovani corretti in colali rico-
veri ; come debbasi per regola di ben intesa fdantropia decorare
gli stabilimenti pii di correzione con titoli che ne manifestino il
santissimo intendimento, ma non infliggano ai redenti marchio al-
cuno di sfavorevole ricordanza: e come in fine convertendo la de-
nominazione — Ricovero de' discoli — in quella di — Rifugio dei
giovani — si conseguirebbe il bramato intento; perciocché la parola
rifugio include l' idea di qualche miseria o necessità che reclama
aiuto, e non di perverlimento disonorante. Alle sagge riflessioni
dell' avv. Maestri, con variati argomenti convergé'nti però a medesi-
mo fine, aderiscono animosi i signori conte Sanseverino, prof. Gior-
gini, principe Carlo Ronaparte, e il marchese Ridolfi; il quale a prova
più certa del vantaggio di fare sparire le rimembianze odiose o dis-
piacevoli cita il nuovo sistema introdotto in Firenze negli Ospizi
pei Trovatelli, ove ad ognuno di essi viene assegnato, non più il
prenome degl'Innocenti, ma un casato vero e propiio che verrà
trasmesso alle generazioni senza il pregiudizio dell' illegillimismo.
Il Presidente, veggendo entrare in adunanza l'egregio dolt.Gera,
dichiara farsi interprete dei voli dell'assemblea, con aggregarlo alla
Commissione per l' esame della Memoria Sandri sulla golpe del
frumento.
— Si-
li l'resideiite nomina (]uiiuli una Commissione incaricala di ri-
ferire sopia le maniCaUure e le arti dello Sialo luccliese nelle per-
sone dei signori, nobile L. A. Parravicini Presidente, prof. Majoc-
clii, prof. Piiccelli, av\ . !Maestii, pr(jf. Rarsotli, e doti. Tomnia.so Cini
Segretario; ed una Couimissione incaricala di i-iferire sopra l'agri-
coltura nelle persone de' signori, marchese Ridolfì Presidente, dot-
tor Gera, conte Freschi, avv. Massei, e colonnello Bertone de Sam-
buy Segretario.
Successivamente il sig. Francesco Gherardi Dragomanni legge
una Memoria diretta a promuovere ogni via d'incoraggiamento nei
contadini, sia con l' istruzione ed educazione, sia con premi d'emu-
lazione, prevalendosi all'uopo delle Accademie municipali, delle So-
cietà agrarie, de' Comizi agricoli, o di qualunque altra molla ecci-
tatrice di ])rogresso e moralizzazione; e domanda alla Sezione di oc-
cuparsene con meditazione ed interesse specialmente in relazione
ai premi.
Primo a prendere la parola è il marchese Riccardi, il quale senza
rontraddiie i pensamenti del Dragomanni reputa difficile lo inci-
tare i coloni con stimoli diversi da (pielli d un' economica sicurez-
za. Gli succede il marchese Ridolfi emettendo opinione negativa
sugli effetti sperati dal Dragomanni nel concorso delle Accademie
municipali. Per incoraggiare attivamente, egli esclama, si richieg-
gono associazioni e ce ne attesti vie meglio il Piemonte colla sua
Associazione agraria la quale conta circa duemille soci 1 E se a me
fosse lecito di emettere un voto direi che a ristoro di nostra agri-
coltura mezzo eflìcace sarebbe il fondare una sola Società agraria
italiana, la quale corrispondendo con tulle le province e i distretti
s|)andesse raggi di Unni, di consigli, d'incoraggiamenti, d'istruzione
e di premi ovuiupie l'ossero necessari.
Il prof. G. B.Giorgini, dichiarando non intendere di rispondere
al preopinante ma bensì alla speciale proposizione degl' incoraggia-
menti in j)remi, propone alcuni dubbi intorno all' utilità de' premi
considerati come mezzo di j)romuovere l inilustiia, concludendo
il suo dire col seguente dilemma : — O il miglioramento è tale
che r aumento del guadagno stia in una proporzione soddisfacente
coli aumento del lavoro, e in tpiesto caso il premio del produt-
tore sta nel suo tornaconto senz'uopo di eccitamenti artificiali,
o quella proporzione non sussiste, ed allora le forze industriali sa-
— 8i —
ranni» iin|U'j;iiaU' in una via, nella quale non trovano a(le(|nulo
coinj)cnso, e il miglioramento sarà un vero scaj)ito. — 1)un(|ue i
premi sono nella maf^gioi'ità dei casi o superflui o dannosi. Quanto
ai veri miglioramenti, egli soggiunge, saranno al)bracciati con tras-
poito ailorcjuando i produttori rimarranno persuasi del tornaconto,
lo che si consegue istruendo ; al quale scopo d' istruire piuttosto
che allo stabilimento di ])remi vorrebbesi destinato il capitale, che
dagli amatori del pubblico bene si spende nei vantaggi dell' in-
dustria agricola. Ma le opinioni del preopinante non incontrano
r assenso del dolt. Masi, il quale vede nel premio non solo il mate-
riale valore conseguente, ma eziandio l'amor proprio indotto e ri-
svegliato a mantenere nel conladino una gara, capace a generare
1 attività e il perfezionamento.
E siccome il cav. Griffa in proposito de' premi addita la gene-
rosa promessa di monsignor Canova di cento venti zecchini all'au-
tore del miglior Catechismo agronomico, d' onde ha causa una dis-
cussione del prof. Giorgini sopra il più convenevole mezzo tli dif-
fusione dei libri d'agricoltura; così il dot^ Calvi osserva la pre-
sente disputa essersi di troppo allargata, e doversi quindi circoscri-
vere nel suo vero confine. Perciò egli desidera richiamare all'atten-
zione la proposizione Ridolfi sopra un' associazione agraria italiana,
sia indipendente sia aggregata con la Società agraria di Piemonte,
onde provvedere al duplice scopo di istruire ed incitare li agri-
coltori mediante i Comizi provinciali, con giornale, sedute acca-
demiche, scuole, poderi modelli, distribuzione di premi ec. 11 co-
lonnello Bertone de Sambuy come deputato dell'Associazione agra-
ria torinese somministra alcuni dettagli di ciò ch'essa fa; e per
comprovare che si occupa di varie maniere del miglioramento
morale economico ed intellettuale legge 1' art. aS." dello statuto
organico della medesima. Quindi il dottor Gera, e con esso l'av-
vocato Maestri e il principe Carlo Bonaparte, parlano sul principio
dell' associazione come il solo suscettibile di grandi progressi ; so-
j)ra r interesse di cui sono degni i contadini onesti e lal>oriosi ; e
sopra il bisogno d'incoraggirli ed educarli: imperciocché, soggiunge
con rai'o entusiasmo il principe Bonaparte, cessali ormai i barbari
pregiudizi de' tempi trascorsi, il colono al pari d' ogni altro indivi-
duo sente ora in se medesimo quella dignità d'uomo che lo atteggia
alla virtù, al lavoro ed alla intelligenza.
— 83 —
Allora il conio Scnistori aiiminzia che la sequela di cotanta di-
scussione lo condusse ad un afoiisnio, cioè : essere negli agricolloi-i
mezzo principale l' istruzione, mezzo sussidiario i premi ; ed il mar-
cliese Hidolfl chiude l'argomento con un altro aforismo, cioè: es-
sere mezzo di completo successo lo estendere in Italia gì' istituti
di agronomiche associazioni.
Il cav. Griffa imprende a leggere una Memoria sulla miseria del
popolo in varie dircziimi di lùn-ojìa, e ne assegna le cagioni alla
mancanza di ben oitiinala industria e produzione; quindi suggeri-
sce parecchi ordinamenti di arti e manifatture, onde l' Italia, die egli,
maestra eterna di ogni sapienza agli altri popoli, vada un giorno im-
nunie dal ricorrere ad essi per provvedersi ili molle suppellettili ne-
cessarie alle sue abitudini, die suole ritirare dai produttori d'oltre-
mente. Le opinioni coscienziose del cav. Griffa non appaiono fe-
conde di buon succcssft all'avv. Morrò, il fpiale intende rispondere,
non che alla lettura pi-eccdcnte, anche all' oj)inione Griffa sull'uti-
lità delle macchine emessa nella prima tornata. Il dubbio sulle
macchine, «lice l'avv. Morrò, da me si reputa un errore; perocché
il pauperismo indicato dal Gi'iffa derivare in Inghilterra dalle mac-
chine ha ben alti'c sorgenti, cioè gl'immensi latifondi, 1 incremento
delle popolazioni mercè il matrimonio degli ecclesiastici, e la stessa
carità legale ivi istituita, la quale addormenta gl'inerti e gli abbru-
tisce a segno da costituirli in permanente miseria. Da ciò egli s' in-
duce ad acquietare l'animo suo sul dubbio di nocumento nella mol-
tiplicazione delle macchine, ed emette un voto per 1' estensione
dell'uso del vapore. Conciossiachè gli sembra rilevare negli or-
dinamenti della Provvidenza che l' industria sta affidata alla forza
fisica e l'agricoltura alla forza animale, e che perciò ogni diversa
destinazione di uffici involge reazione e diseciuilibrio.
Senza volere affatto enti-are nella discussione principale, il San-
guinetti osserva non potersi occultare tra le cagioni del pauperismo
in Inghilterra i ." la disproporzione fra i salari ed il costo delle so-
stanze alimentarie, a." il sistema doganale che sotto il fallace pie-
testo di sorreggere e confortare l' indigena agiicollura mina la con-
dizione dei proletari : cagioni, egli aggiunge, che nella patria di Pietro
Leopoldo non esistono assohilauienle, per opera benefica della pro-
clamata libera concorrenza, che egli nomina soltanto per non la-
- 84 -
sciare iiici^inplela un' iiidicazioiic, la lacuna delia (juale sarà sfug-
gila al preopinante.
Ai brevi delti del Sanguinetti succedono pochi ali ri dei signori
Gera Giigolati e Majocchi, contro l' idea emessa dal Griffa di au-
mentare soverchiamente le Case di ricovero per il lavoro. Sente il
doli. Gera, ed al suo sentire concordano gli altri due, che in gene-
rale il solo lavoro adattato alle Case di ricovero sia quello delle mi-
nori manifatture e di |iiii facile spaccio; j)oichc l'esperienza ha di-
mostralo che codesti Slabilimenli, volli a manofatli difficili o coni-
pUcali, finirono sempre con perdite gi-avose.
Il slg. Griffa risponde citando alcuni fatti economici dell' In-
ghilterra; ed il conte Serristori chiude la discussione osservando,
che se è reputalo difficile conoscere il proprio paese, è impossi-
bile conoscere esattamente l' estero . doversi quindi concentrare gli
uffici della Sezione all'esame dei miglioramenti italiani. La seduta
è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sanguinetti
A D l^ A \ Z A
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
-o&&t~
iJetto discusso ed approvato il processo verbale della precedente
seduta, il Presidente annunzia che di concerto col sif,'. cav. Presi-
dente la Sezione di Medicina nominerà altrettanti membri della Se-
zione di Agronomia quanti egli avrà nominati fra i suoi, all'oggetto
di comporre una C.ommissione mista di medici ed agronomi, la quale
si occupi a raccogliere gli elementi e tracciare le basi d'una discus-
sione sopra la nocuilà od innocuità delle risaie; questione gravissi-
ma che gli aulecedenli Congressi non arrischiarono l'isolvere e che
resta tuttora in istalo di ])r()blema. E siccome nella medica Sezione
furono eletti sei individui, egli nomina commissari della Sezione agra-
ria i signori, marchese Ridolfi, dott. Gera, conte Sanseverino, F. A.
de Gianfili])pi, conte Benedetto Giovanelli e B. P. Sanguinetti.
Iiiili il colonn. tie Sambuy prende la parola per invitare a nome
dell'Associazione agraria del Piemonte ( della quale egli è Vice-Pre-
sidente ) tulli i componenti il Congresso alla prima riunione della
medesima, che avrà luogo in Alba nei giorni 9, io, 1 1 e la ottobre.
Il marchese Ridolfi a nome dell' I. e R. Accademia dei Geor-
gofili presenta alla Sezione, onde siano diramati, molti esemplari del
Progetto di regolamento per l' istituzione di una Banca di sconto
del credilo fondiario, in esaiu'imento di una missione a quell'Ac-
cademia affidata dalla Sezione agronomica del terzo Congresso.
I/avv. Massei fa dono di molle copie per distribuire di un suo
Ragionamento storico sull'arte della seta in Lucca dalla sua origine
sino al presente; da lui pubblicato espressamente all'occasione del
(pùnto Congresso italiano.
Il Presidente a nome del sig. Stefano Cherici legge una Memoria
sopra r istruzione elemenlare e tecnica più convenevole ai conladini,
r)ve molti mezzi sono tracciati e più specialmente quello delle scuole
— 86 —
parroccliiali, |)or lo quali il sij;. Cliorici vorrohho fosse dal Congresso
assillila un' ini/.ialiva ondo suj)j)lioaro i (Joverni di attivarlo, come
strumento di rigenerazione intellettuale e morale degli agricoltori.
Il Presidente, dopo ultimata f|iiolla lettura, si fa sollecito d'os-
servare al sig. Clierici non inoumljcrc ai Congressi seientidci di fare
insinuazioni o dar consigli ai Governi. Noi possiamo, egli soggiun-
ge, discutere sopra ogni via di prosperità sociale e determinare
quale sia la più retta; ma al di là di questi termini non dobbiamo
giammai avvenluiaioi. Però non dubitate o Colleglli! i Governi
illuminati e benefici colgono le fruita di nostre piantagioni, e senza
uopo d' insinuazioni trovano negli Atti dei Congressi tanta dovizia
di utili insegnamenti, clic ne fanno applicazione frequente in van-
taggio de' loro popoli.
Il nobile L. A. Parravicini loda le rette intenzioni del sig. Clie-
rici, ma diffida del successo coi mezzi proposti, percbò un'espe-
rienza di venti anni lo convince delle somme difficoltà di sradicare
i pregiudizi dei contadini e di mutare le loro praticlie tradizionali.
La mancanza dell' istruzione elementare nelle campagne è fatal-
mente cagione di stagnazione nelle arti agricole, nò le cure dei par-
rochi, bencliè in taluni luoghi attivissime e paterne, sono sufficienti
a riempierne la lacuna. I veri principj dell'agricoltura, die' egli,
si ponno diffondere in tutta la nazione coli' associarli soltanto alle
scuole elementari da istituirsi in ogni parrocchia, come già saggia-
mente si trovano istituite nel Regno Lombardo Veneto; ed a questo
fine vorrei si fondassero in Italia, al pari che in Isvizzera Francia
e Germania, delle scuole normali, e dei seminari di maestri ove que-
sti fossero preparati ad istruire i fanciulli anche nell'agricoltura,
assegnando poi ad ogni maestro elementare un orto in cui fare le
esperienze occorrenti alla presenza degli scolari.
Il Presidente aggiunge, che tra i vari mezzi coi quali si può in-
trodurre r istruzione tecnico-agraria fra i contadini gli sembra im-
portante quello delle scuole domenicali. In San \ho al ragliamento,
terra popolosa che diede i natali a Fra Paolo Sarjii e ad Ant. Lazzaro
Moro, col favore della podestà comunale e di un zelantissimo par-
roco arcidiacono, e colla cooperazione del benemerito Direttore
delle scuole elementari, si è istituita la scuola festiva per gli arti-
giani ed agricoltori, alla quale è annesso l' insegnamento agrario e
tecnico. Ora si sta approntando un piccolo campo per servire di
- 87 -
esperimento, e tra poco si spera che codesta scuola diverrà comu-
nale, poiché il K. Governo la seconda con ogni maniera d' incorag-
giamento. Il Parravicini ammette l'utilità delle scuole festive, ed
il Serrislori si fa sollecito ad anniin/iare l'interessante notizia per-
venutagli, e che spera sentire verificata, cioè che l'insigne cavaliere
Aporti abbia superiormente ottenuta la facoltà di unire alle scuole
elementari l' insegnamento agronomico.
Il sig. marchese Riccardi Vernaccia ritiene essere 1' insegna-
mento un' ottima cosa, ma riescire di poca utilità senza il soccorso
di libri e catechismi per l' agricoltura. A convalidare il suo dire
egli menziona i due ottimi parrochi di San Martino e Peniarelta i
•juali hanno trenta discepoli, ma si lagnano della mancanza di libri.
Egli vorrebbe adunque che gli studiosi cercassero i mezzi di prov-
vedere a siffatta necessità.
Il Parravicini concorda col preopinante sulla necessità di buoni
libri, e prega il Presidente a nominare una Commissione incaricata
di compilare tradurre e diffondere manuali per le arti e 1' agricol-
tura. Ma il dolt. Gera rammentando che l'ai'gomento fu lungamente
trattalo in Firenze, che una Commissione venne nominata allo stes-
so assunto, e che ogni ulterior detto suU' argomento non sarebbe
che ripetizione di cose notissime, il Presidente ne chiude la trat-
tativa, con aggregare lo slesso sig. L. A. Parravicini alla Commis-
sione nominata in Firenze.
Il Presidente nomina una Commissione per fare una escursione
agl'aria sul territorio lucchese da partire mercoledì dopo la tornata
di questa Sezione, e previene la riunione che ognuno potrà seguire
la Commissione medesima.
Il sig. barone d' Homhres Firmas, facendo tributo alla Sezione
di alcuni libri ed opuscoli, parla dei Comizi agricoli descrivendone
gli uffici, gli usi, l'ordinamento. La Sezione gli manifesta aggradi-
mento per la sua comunicazione.
Il doti. Gottardo Calvi chiama l'altenzione della Sezione sull'im-
portanza delle moderne società di mutuo soccorso tra gli artigiani,
dimostrandone i provvidi effetti e residtamenti, ed accennando, a
cagion d'esempio, r Istilulo tipografico di Milano. E suo assunto
di comprovare la distanza enorme che segnala le antiche istitu-
zioni dei corpi d' arte dalle attuali società vicendevoli di soccorso,
assegnandone la cagione alla diversa indole d' organizzazione in-
dustriale civile e morale nelle due ej)oche. E siccome nella propa-
— 88 —
sja/.ioiie (li codesto novello mozzo a temporarc 1" infortunio egli con-
fida sia per venirne altissimo hene alla società; cosi invoca la no-
mina d'una Commissione che intenda a determinare le basi sulle
(|uali silTallf isliluzinni possano l'ispoiidcic all' asjìeilaliva.
Il l'residenlc interprclantlo 1' adesitìue della Sezione passa alla
nomina della Conniiissione, e menziona, per farne parte, i signori,
conte Petilti, L. A. Parravicini e lo stesso sig. Calvi; ma dietro al-
cune rillessioni affacciale da diversi, viene «juella nomina sospesa
per dar luogo a pieliiuiuarc discussione. Ed in vero il prof. Majoc-
chi diflida moltissimo del lavoro delle Commissioni; per cpiesto,
die' egli, perdio nei diversi Congressi si nominarono trenta Com-
missinni, buona parte delle rjuali non si è giammai c(n]vocala. Bi-
sogna dunque d' ora innanzi adottare il sistema di far accettare le
nomine da chi ne è il snhhictlo, ed ohhligai'c gli eletti ad esaurire in
favore o contro, ma esaurire con coscienza, ogni assunta delegazione.
Il conte l'etilti, facendo plauso al sig. Calvi del generoso pensa-
mento, dubita sulla estesa praticabilità di quelle associazioni in Ita-
lia attualmeulc, perocché la previdenza, con tutto il corollario dei
di lei perfezionamenti, può nascere soltanto dopo lo sviluppo del-
l' attività industriale ; nò la penisola somministra per anco occa-
sioni di esuberante guadagno al proletario, onde generare mezzi di
grande risparmio quotidiano, in cui sarà utile codesta speciale pre-
videnza. In ogni modo, egli aggiunge, non giova intervenire in sif-
fatte convenzioni, per le quali reputa non «ssere tempo alibastanza
maturo da farne argomento di disputazione; e se alcuni artigiani,
emulando altri istituti, come fecero varie arti e professioni in To-
rino, si organizzano in società di mutuo soccorso, conviene appli-
care loi'O l'antico adagio — Laissez-fairc, et laissez-pnsser.
IVella presente questione, dice 1' avv. Maestri, mi ristringerò a
citare un fatto dal quale ciascuno trarrà le conseguenze che gli
parranno migliori; ed è che in Parma da alcuni anni esiste ima
società (li mutuo soccorso fra artigiani di diverse classi, presieduta
da una notabililii del paese ma anuninistrala dal collegio dei con-
tribuenti; che i di lei fondi, benché formati da tenuissime settima-
nali contribuzioni, soddisfano al patto sociale di soccori'ere i j)ar-
tecipanti invalidi ed infermi; che (piesta società fiorisce con jioche
regole e costituzioni al segno da produrre annualmente, njercèl'au-
ntento dei soci, notevole risparmio ed avanzo. Soggiunge il sig. Mae-
stri che codesta società circoscritta al soccorso e non estesa a tro-
- «9 -
vare lavoro per gli artigiani, lasciava una lacuna alle occorrenze
(lei prolflario, lacuna cui si supplì nel i8:'(i in Parma con altro
istituto formato j)er associazione di possidenti e negozianti, e col
valevole appoggio governativo, per 1' oggetto di procurare lavoro a
clii si trovasse ozioso. Le (juali iuCorniazioni il Maestri lia voluto
somministrare per comprovare che siffatte associazioni sono note
ed attive sotto diverse formolo in diverse città, e che nascono tanto
dalla pietà dei pochi, quanto dall'economica prosperità dei molti.
Ma il sig. Calvi, apjìoggiandosi anche all'esempio addotto dal
Maestri, insiste onde la nomina della Commissione ax^s'enga senza
meno, e proponga le basi di un regolamento modello per le Società
di mutuo soccorso ; persistendo a credere che, noli altrui i regola-
menti convenevoli, possa conseguirne maggiore la probabilità di
esecuzione. Il Sanguinetti fa però riflettere al sig. Calvi non essere
possibile la compilazione di statuti uniformi ad associazioni, le qua-
li nascendo in variate direzioni, sotto l'impero di variale condi-
zioni, nella inevitabile complicanza d' indole, risorse, bisogne, cli-
ma ed abitudini, reclamano discipline consentanee al loro specia-
lissimo intendimento; non potersi quindi proporre una regola ge-
nerale, ma doversi a misura delle circostanze locali adottare le
provvisioni più proprie ed affini, per non incorrere (siccome spesso
accade nelle istituzioni non bene ponderale) in disposizioni che
soverchiamente comprimano o rilascino l'azione tutelare necessaria
alla libera ruotazione delle intraprese.
Il conte Scrrislori a nome della presidenza osserva al sig. Calvi
che dalle manifestazioni della Sezione sembra resultare la non con-
sentita nomina della Commissione : che in siffatto convincimento
la presidenza dee rispettare le opinioni dell'assemblea per non dare
seguito alla nomina : che finalmente siccome il pensiero del Calvi
volge ad ottimo e pio di\isamento, così essa presidenza lo eccita a
contipuare isolato le sue diligenze in codesto argomento, per quindi
presentare al Congresso di Milano il frullo delle sue indagini. La
seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sangoinetti
A l) l \ A \ Z A
DEL GIORNO j.o SE T T E M IJ K E
-o&&<-
JLietto ed approvato il processo verbale della precedente seduta,
il marchese Riccardi Vernaccia propone, e 1' adunanza con accla-
mazione approva, che sieno dirette azioni di conimcndevoli grazie
all'onorandissimo monsignor G. B. Canova vescovo di blindo, per
il generoso premio promesso all' autore del miglior libro o catechi-
smo j)er r etlucazione e istruzione agraria e tecnologica, del quale
promesso premio fu nunzio il cav. Griffa.
11 dott. Filippo de Iorio da Paterno presenta un Trattato della
coltivazione de' cereali, ed una Memoria sul rendiconto Ridolfi pub-
blicata in quattro numeri dell' Omiiiòus letterario.
Il conte Sansevcrino presenta alla Sezione numerose copie delle
sue Notizie statistiche e agronomiche intorno alla città di Crema,
pubblicale con dedica alla nostra Sezione del quinto Congresso.
Indi il conte Scrristori legge il sunto di sue deduzioni per le
notizie raccolte sull' insegnamento tecnico in Italia, e riportandosi
alle quattro pubblicazioni fattene negli Annali di statistica di Mila-
no, esterna il dispiacere di non essere riescito alla collezione delle
stalislichc per alcuni punti della penisola. Però egli sente il debito
di comunicare alla Sezione come la serie delle notizie raccolte lo
induca alle seguenti deduzioni cioè i." essere scarsissimo ed a po-
chi fruttuoso l'insegnamento tecnico in Italia (il Regno Lombardo
Veneto eccettuato ) per non essere generalizzata cpiant' occorre la
istruzione elementare o primaria, base indispensabile alla tecnica.
2.° Essere le scuole tecniche in Italia (escluse quelle di IMilano e
Venezia e l' Istituto de' Pionieri in Modena ) pressoché tutte man-
tenute e amministrate dalle spontanee oblazioni dei privati ; quindi
senza direzione e sovvenzione governativa. 3.° Gli orfanotrofi attuali
— QI —
presentare stupende condizioni econoniiclie e civili, onde supplire
al difetto o alla lacuna delle scuole tecniche di primo grado, co-
me egli si propone comprovare con separata lettura. E ripigliando
sinteticamente le idee che la precitata analisi gli somministra, av-
valorate dalla rilevante considerazione dell' ohhligo di spandere i
heneficj dell' educazione ed istruzione nelle città e nelle campagne,
colle parole dettate da squisito sentire di caritatevole umanità, chiu-
de il suo discorso emettendo il voto, che quanto prima possa essere
in tutta Italia sistemata e generalizzata l' istruzione elementare dei
due sessi, ad imitazione di quanto operò da già venticinque anni la
sapienza governativa nel Regno Lombardo Feneto. Al voto del Ser-
ristori s' associa unanime 1' assemblea, e con essa il cav. Griffa, il
(piale vuole, a fede del vero, rammentare come siffatto volo sia in-
cluso nella lettura da lui fatta nelle antecedenti tornate
Il prof. cav. de Renzi non vuol essere ultimo a tributare meri-
tate lodi al sig. Serrislori ; e siccome ad esso signore non è riescilo
raccogliere notizie tecnologiche del Regno di Napoli, cosi egli pensa
supplire sommariamente a quella lacuna. Nel Regno di Napoli, egli
assicura con quell'autorità che delta una pura coscienza, vi esistono
in larga misura scuole normali e società economiche : le prime come
sa ognuno hanno per iscopo l' insegnamento elementare ; le .seconde
consultano sui bisogni delle località per gli opportuni provvedimenti.
Non ha guari il Governo ha recati diversi miglioramenti nelle scuole
normali, ed è tanta la sollecitudine per codeste istituzioni, che si
voleva introdurre la legge di esigere una fede d' istruzione elemen-
tare per poter celebrare i matrimoni, come si esige la fede di na-
scita, battesimo, e celibato! E ciò non basta; perocché in tutti i
grandi comuni si rinvengono scuole d' agronomia e tecnologia, co-
me nelle città marittime vi sono le scuole nautiche; le une e le altre
sostenute dal Governo, il quale le dota al segno da permettere loro
un'esposizione biennale di prodotti, e la distribuzione di numero-
si premi.
Il sig. Serrislori rende azioni di grazie al cav. de Renzi per le
belle comunicazioni, di cui la Sezione farà tesoro come di notizie
graditissime.
Il nobile sig. Parravicini fa un dettagliato ed interessantissimo
rapporto sulle scuole tecniche del Regno Lombardo Veneto, e più spe-
cialmente su quella di Venezia della (piale egli è direttore. Menziona
12
— 9'- —
r ordinamento (lisci|)liiiai(>, intcUolliiale, e morale di quella scuola,
i corsi a cui si applicano t;li alunni, e le s|)eran/.e liisiiif^liiere del
nascente stabilimento; accenna come l'Italia per difetto di scuole
tecniche sia costretta pagar tributo allo sli'aniero in molti oi;n;etli di
consuma/.ione; e raccomandando a tutti di allargare in (pianto si
possa i limiti dell' istruzione tecnologica, chiude la sua api)laudilis-
sima perorazione con offrire i di lui consigli, a chi volesse profit-
tarne per cosjìii'are in così utile intrajìresa.
A (piesta lettura succede l'altra annunciata del conte Serristori
sopra gli Orfanotrofi maschili considerati in rapporto all'insegna-
mento tecnologico, nella quale l'egregio autore fa rilevare i vantaggi
che presenterebbe alla più facile ed economica istruzione tecnica ed
agraria il concetto di farla assumere dagli Orfanotrofi; che già do-
tati dalla carità degli avi nostri di mezzi abbondanti, potrebbero
agevolmente aggregarsi (piel genere d'insegnamento sopportandone
il costo, ed e\ilerebbcr'o ai Governi ed ai popoli maggiori sjiese di
fondazione e trattenimento di scuole apposite. A questo felice pen-
siei-o del preopinante con manifestazione di plauso 1' assemblea
concorre ; ed il sig. Brey ne avvalora la persuasione asserendo che
r Orfanotrofio maschile di Milano raggiunge Io scopo indicalo con
ottimo successo. Il Parravicini conferma l'opinione Brey, osservan-
do però che nell'Orfanotrofio milanese evvi il difetto d'inviare i
giovani alle botteghe, ove il pervertimento nella giovinezza è pro-
babile; quindi egli vorrebbe che tutti gli Orfanotrofi contenessero,
come in casa Botta di Bergamo, le officine per il lavoro.
L'avv. Morrò asserisce che il nobile pensiero del Serristori fu
preceduto dal Padre Assarotti, or son trent' anni, e addita lo Stabi-
limento dei sordo-muti di Genova ove sono istituiti vari mestieri,
cioè di stampatore, calzolaro, tessitore ec, senza obbliare le cogni-
zioni religiose e letterarie, il disegno e la pittura, .\rroge due al-
tri stabilimenti, die' egli, cioè l'Orfanotrofio e l'Albergo dei poveri,
ove non s' insegnano è vero molle arti, ma pure v' è quella d' intes-
sere painii e tappeti. Di più deesi menzionare il Conservalorit) Fie-
schi per le fennnine, che ne contiene 5oo, occupate nel lavoro di
quei fiori artificiali che s' inviano allo straniero con sommo nostro
beneficio, perchè superiori alla più squisita manifattura di Francia
e d' Inghilterra.
- 9^ -
Il conte Soriislori (lichiara non avere inteso di produrre un
pi'iisieio peie^'iino, ma soltanto avei- voluto acrennaie un metodo
die conciliasse l'economia della spesa colla magii;iore facilita di
possedere l'insegnamento delle arti industriali.
Il j)rof. Majocclii rammenta all'adunanza ch'egli pure in pas-
sato concepì il pensiero di convertire gli Orl'anotroli maschili in Isti-
tuti tecnici, e ne trattò in un suo opuscolo presentato al terzo Con-
gresso di Firenze e stan)palo nel iS^i.
Il cav. (Jriffa rinnova la manifestazione di sue opinioni e dei
suoi voti, onde si stampino libri manuali per le scuole tecniche :
libri sjìogli da superfluità letterarie, scevri di largo ajìjiarato tli ci-
fre algebiiche e matematiche, ma chiari nell'ammaestramento di
questa o di quell' arte.
Il prof. Garresi legge un rapporto sopra l' insegnamento tecnico
apprestato (piesl' anno in Siena sotto gli auspicj dell' I. e R. Acca-
demia Tegèa, la quale invia alla Sezione agronomo-tecnologica il
seguito di lezioni e discorsi da essa pubblicati. La Sezione accoglie
con segnalata comj)iacenza' la comunicazione del prof. Garresi ; e
sopra la proposizione tlell' avv. Maestri vota ringraziamenti sinceri
all'Accademia Tegèa, per la nobile perseveranza nella retta via d'il-
luminare le classi inferiori.
Il pi'of. Garresi parlò pure con lode della Sezione agiaria de' Fi-
siocritici e della cattedra d'agricoltura del Collegio Tolomei.
Il Presidente comunica alla Sezione che il sig. ingegnere Gae-
tano Brey gli ha diretta una lettera colla quale egli si obbliga sbor-
sare cento fiorini di convenzione, a chi avrà meglio risoluto nel 1844
o 1845 la questione descritta nel programma che sarà apposto in
fondo del presente verbale, ed inserito nel Diario. Dietro proposi-
zione del sig. Parravicini 1' assemblea vota un ringraziamento al
sig. Brey per la sua generosa offerta, che resta accettata.
Il conte Petitti legge una Memoria sul lavoro dei fanciulli nelle
manifatture, colla quale egli intende dare sfogo all'incarico affìda-
tt>gli dalla nostra Sezione nel Congresso patavino. Riferendosi piin-
cipalmcnte alle ((ualtro lettere da lui pubblicate sull'argomento, per
quanto riguarda il Piemonte, nelle ebdomadarie Letture di Famiglia,
ed encomiando l' infaticabile sig. Giuseppe Sacchi di Alilano inca-
licato di raccorre le notizie statistiche dei fanciulli manifattori nel
Regno Lombardo Veneto, raccomanda con amorevoli eccitamenti
- 94 -
asjli .litri incaricati di non stancarsi nella santa impresa, la i|nalc
un giorno sarà coronata da pro\ vidcnzialo successo; ed esj)riine il
desiderio sieno tenute attive codeste indagini, meicè i ." la preghiera
da farsi al ilirettore degli Annali di statistica di Milano di aniinel-
tere nelle colonne di epici Giornale tutte le notizie statistiche che
gli saranno inviate dai delegati; i." la nomina di una nuova Com-
missione la quale, raccogliendo dagli studiosi le opportune infor-
mazioni, possa compilare una relazione generale, e «piella pubblicare
nel Gioi'nale medesimo nella dispensa di luglio 1841; acciocché pri-
ma del nuovo Congresso si conosca in tutta Italia. È forse nell'abuso
del lavoro de' fanciulli nelle manifattui-e la sorgente, dice egli, dei
mali che affliggono molte contrade industriali ! ed ora che fra noi
pure codesto abuso va introducendosi, uniamoci concordi per de-
nunciarlo con moderata ma generosa insistenza, e confidiamo che
la saggezza de' nostri Governi, sullo esempio già dato da imo di
essi, ascolterà i nostri fervidi voli onde prevenire quei danni, dai
quali noi pure siamo minacciali !
Do])o (|uella lettura che attraeva la simpatica attenzione dell'udi-
torio, il conte Sanseverino presenta, per esser letto, il rapporto del
sig. Giuseppe Sacchi come delegato a raccogliere le notizie statisti-
che di cui si è fatto cenno dal Petilti. In questo scritto il nobile
autore, allegando le due Memorie pubblicate sull' argomento negli
Annali di statistica, delle quali presenta alcune copie da distribuirsi
alla Sezione, fa il quadro della misera condizione dei fanciulli in-
dustriali in diverse località, per lavori sempre penosi, spesso moi'-
tiferi, e l'alalmente durevoli da io sino a i4 ore del giorno; per la
negletta igiene dei locali e forse degli alimenti ; in fine per cpiella
voracità industriale che in niun conto ponendo i principj di sociale
carità, attinge le sue regole nella bilancia di un iniquo ed impu-
dente tornaconto ! K nell' assunto di distruggere cotanto abuso, egli
propone, i.° doversi tenere aperta la discussione anche pei succes-
sivi Congressi, affinchè si possano raccogliere nuovi fatti e proporre
nuovi rimedi; 2.° pregare tutti gli amatori del proprio paese per-
chè rivelino ogni anno al Congresso i nomi di quei benemeriti ma-
nifattori, che lianno saputo, per senso di carità spontanea, associare
ai loro opifici discipline di tutela e di educazione pei figli dell' oj)e-
raio. E siami lecito, egli conclude, di citare sino da ora siccome
il primo che ha dato in Italia questo esempio di carità veramente
- 95 -
generosa il .Marchese Ciinori, che dirige in Toscana la più antica e
migliore nianilattin-a di jìorcellane ch'esista in Italia. Egli ha l'alto
de' suoi operai una cordiale famiglia; egli ha aggiunto all'officina
la scuola; al lavoro associò l'educa/.ione; in fine egli imitò l'esem-
pio di (juei grandi uomini di Firenze che sapevano ad un tempo es-
sere padri delle arti e padri della patria !
Il conte Serristori, prima di presentare il suo lavoro della stati-
stica dei fanciulli industrianti, crede dover proporre azioni di rin-
graziamento al sig. Sacchi per la esemplare diligenza e coscienza del
suo lavoro. Possano, egli dice, tutti i nostri deputati spiegare al pa-
ri del sig. Sacchi s\ religiosa attività, e l' influenza della nostra Se-
zione nel progresso sociale addiverrà rilevantissima ! La Sezione
manifesta la sua approvazione alla proposta Serristori con piena
unanimità. Indi il medesimo sig. Serristori deposita sul banco della
presidenza le Notizie sui fanciulli impiegati nelle manifatture del
(>omune di Siena e di Colle, dalle quali egli fa rilevare che pochi
sono i fanciulli in esse impiegati, che non sono astretti a soverchio
lavoro, e che foi-se sarebbe da desiderarsi in essi maggiore operosità.
11 Segretario Sanguinetti deposita un Sunto statistico j)ei fanciulli
manifatturieri delle province di Pisa e Livorno. Il sig. conte Sanse-
verino annunzia ritenere alcuni documenti del prof, de Lugnani di
Trieste che consegnerà alla presidenza. Il sig. Parravicini incaricato
delle notizie statistiche di Venezia promette di presentare il suo la-
voro alle prime sedute. La seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sangui netti
PROGRAMMA
ILL.'"°SIG. PRESIDENTE DELLA SEZIONE DI AGRARIA E TECNOLOGIA
DEL QUINTO CONGRESSO SCIENTIFICO ITALIANO
N.
lei corrente anno poco lungi da Milano venne allevala con ot-
timo successo una piccola quantità di filugelli coli' impiego di un
terzo di foglia comune del gelso, e due terzi di farina di l'iso; e sic-
come alla farina di riso può essere sostituita (juclla di piselli, la fo-
glia del gelso secca in polvere, ed anche forse con maggior securtà
la fecola dei pomi di terra, espeiimentata specialmente dal sig. de
Babò, come vcdesi nel mio Dizionario alla pag. iG8; e considerando
che questi metodi potrebbero addivenire utili anche allorquando si
volesse approfittare di un secondo raccolto di bozzoli nello stesso
anno senza il soccorso della foglia del gelso delle Filippine, la tli
cui maturanza avviene nel settembre ; ed animalo dallronde di po-
tere esser utile in qualche modo ai miei concittadini ; propongo il
premio di cento fiorini di convenzione a quello che produrrà la
migliore Memoria sui seguenti risultali, che possa servire di pratico
manuale alla portata di qualunque agricoltore, dedotta però da pra-
tiche esperienze, cioè:
I ." Quale sia il metodo certo per ritardare la nascita della se-
mente fino alla fine di settembre ed anche più; oppure come ab-
biasi ad operare per ottenere la nascita nella detta epoca della se-
mente ottenuta j)recedentementc nello stesso anno, senza che possa
nuocere né alla semente stessa, né al successivo sviluppo dei filu-
gelli, tanto nell' uno che nell' altro caso.
2.° Come abbiasi ad operare per l'educazione e progredimento
dei filugelli lino al compimento del bozzolo, colla minor (|iianlilà
possibile di foglia, e colf impiego della massima parte delle accen-
nate sostanze, indicando in ciascuna età :
— 97 —
•/. Li l'cspetlivi (|uaiitilati\ i coiisiiiiti di ciascuna sostanza som-
ministrata ; gli eventi s<)j)raggiinili ; il peso dei bozzoli oUenuli ed il
loro numero; e l'epoca in cui fu eseguito l'esperimento.
fi. Finalmente il quantitativo della seta ottenuta dai detti boz-
zoli, col res|)ettivo campione, e colle nozioni ben anche della mag-
gioi-e o minore dinicoltà inconti-ata nella trattura della seta.
E tutto ciò in confronto di eguale quantità di semente trattata
coi solili metodi, e colla sola foglia del gelso.
Il giudizio per 1' aggiudicazione del premio sarà pronuncialo
dalla Sezione di Agraria e Tecnologia del sesto Congresso scientifico
die avrà luogo in Milano; e colla facoltà alla stessa Sezione di pro-
rogare la decisione del premio al successivo settimo Congresso,
quando non fossero intieramente adempite le condizioni del pro-
posto programma.
Sarà (piindi della degnazione dell' illustre Presidente il voler da-
re le anakiglie disposizioni |)er laggiungere l'intento di un tale ar-
gomento, che potrebbe produrre grandissimi vantaggi.
Lucca li 18 settembre i843
L' 01)l)ligat. Servo
GAETANO BREY
Membro t]i questi inlTrssanti
Coajjrcui scieoti6ci
ADUNANZA
DEL GIORNO 21 SETTEMBRE
-»®&<^
il opo letto ed approvato il processo verbale della precedente
seduta, si nominano i signori, Giuseppe Sacchi, conte Alessandro
Porro e dolt. Gottardo Calvi, di Milano, (inali componenti la Goni-
missione permanente per le notizie statistiche sopra i fanciulli im-
piegali nelle manifatture; e sopra proposta del Presidente Freschi
si votano ringraziamenti al conte Sanseverino, per la dedica fatta
alla nostra Sezione del suo libro intitolato : Notizie statistiche e agro-
nomiche intorno alla città di Crema.
L' avv. Maestri meditando i mezzi suscettibili ad accelerare la
pubblicazione degli Atti dei Congressi, e ad ottenerli nello slato
identico dei processi verbali approvati dalle Sezioni di giorno in
giorno, senz' alcuna alterazione di stile né di forma, proporrebbe
che gh Atti fossero stampati quali sono letti ed approvati ; percioc-
ché, die' egli, nulla vale a compensare la verità e autenticità di
quanto fu detto ed approvato da ciascuno ; 1' oratore e il pubblico
vogliono ciò che fu detto, non ciò che può essere migliore ; vogliono
l'opinione intera di ciascuno, non l'opinione vestita ed abbellita da
altri. Perciocché la lentezza nelle pubblicazioni degli Atti ritarda la
pronta propagazione dei lumi e dell'istruzione; la quale lentezza,
soggiunge, è tanto meno bella in questa nostra Italia, madre di sve-
gliatissimi ed alacri ingegni, che sojjra le altre genti ebbe dal Cielo
la prerogativa dell' improvvisare. L'adunanza manifesta adesione alla
proposta, e il Presidente annunzia ch'egli ne farà discorso alla pre-
sidenza generale del Congresso, prendendo norma da alcune rifles-
sioni ed idee relativamente emesse dal dott. Gerae conteSenistori.
Il dott. Gera incaricato dal Presidente di prendere in esame e
riferire intorno all' apparato meccanico perla trattura della seta in-
— 09 —
trodotto dal sig. ingegnere Avesani, legge un ragionato e dettagliato
iaj)i)()rt(), dal (jiiale si rileva non Irovarvisi gran che di novità, né
forse tutta la convenienza in alcune singole parti. Ove però vi regga
l'economia, e previe alcune facili modificazioni, essa macchina po-
trà riescire di assai vantaggio. Prende (|uiudi argomento da ringra-
ziare l'Accademia di \'erona per il bel dono de' suoi Atti, ed esprime
il desiderio che le altre Accademie italiane facciano altrettanto. Di
più egli vorrebbe che i deputati delle Accademie presso il Congres-
so fossero tenuti a dar contezza nella patria delle esercitazioni cui
qui s' intende, ed in questo modo gli argomenti riprodotti in molte
direzioni avranno un eco salutare ed una unità confortevole nel
propagare utili discipline.
Il sig. Bernardino Grigolati osserva che mancando il sig. Ave-
sani e il modello della sua macchina sono inattendibili le osser-
vazioni Gera: le quali sarebbero certamente vinte, egli dice, dall'in-
ventore Avesani; per conto del quale invila il sig. dott. Gera re-
carsi, transitando da Verona, ad esaminarla, e cpiindi formare la
sua opinione.
Il sig. Francesco Gherardi Dragomanni vuole rispondere al
sig. dott. Gera perchè sia resa giustizia all' F. e R. .Vccadèmia della
valle tiberina, della quale egli fu fondatore. L'Accademia, dic'egli,
ha sempre corrisposto con inviare al Congresso deputazioni e let-
tere, di modo che essa può dirsi in assidua corrispondenza. Altret-
tanto allega il dott. Schivardi per quanto concerne l' Ateneo di Bre-
scia, di cui egli è deputato. Al che il dott. Gera risponde sapersi
ovunque la .solerzia di quell' Accademie, e di varie altre, special-
mente della Conferenza agraria di Bologna; ed appunto perchè po-
che sono le corrispondenti attive, egli vorrebbe fosse a tutte diretta
una lettera d'invito onde formare una catena di commercio intellet-
tuale fra i consessi d' Italia. Il Presidente conte Freschi per secon-
dare la manifestazione approbatoria della Sezione incaricava il Se-
gretario della esecuzione. Indi il sig. Guillichini prende la parola, per
fornire alcune sue idee sopra la più congrua distribuzione dei libri
che nelle varie Sezioni sono inviati al banco della presidenza, per
regalarsi ai diversi congregati : alcune riflessioni si affacciano dal
sig. capitano Brizzi e dal Segretario; concludendo doversi siffatte
domande inoltrare alla presidenza generale deU^ongresso. Il RidoKi
auinmzia avere anch' esso un v(.>to da dirigere all'assemblea. Il Con-
i3
100
gl'esso, o Siijnori, egli proiiiin/.ia, iliira (luinclici i;ioriii, tle' f|iiali soli
dodici sono dedicali alle Sezioni; le Se/.ioiii durano due ore; se si
calcola il tempo impiegato alla lellura dei processi verbali, dei do-
ni ec. rimanj;ono circa dodici ore utili in tulio un Congresso: ìm-
jìiegliiamole adunque con profitto; ogni istante che sfugge è una
suttra/.ione dannosissima; già decorsero cinque tornate e noi agri-
coltori non abbiamo trattato per anco un argomento d' Agrono-
mia! ( Ajiplausi reiterati).
Il Presidente Freschi l'ingrazia il marchese Ridolfi d'avere, sic-
com'egli pure fece più volte, eccitata l'adunanza a solida attività, e
dichiara che da questo istante si agiteranno questioni d'Agronomia.
Il conte Sanseverino a nome dell" ingegnere l'aolo Racchetli di
Crema presenta un fascio di spighe di grano nato e maturalo senza
preparazione di terreno, ed accompagna siffatta presentazione con
due Memorie illustrative di questo argomento. Nasce su questo
oggetto lunga conversazione, nella (juale il doti. Cera asserisce non
voler egli negare la riescila, ma opporsi alla speranza di quel me-
todo la questione d'economia, ch'egli largamente discute. Il sig. G.
B.Mari assicura ch'egli pure ha fatte alcune esperienze, e sopra lib-
bre dieci seminate la raccolta fu di libbre quindici ; perchè, die 'egli,
calcolo di averne perduta la metà nella seminagione.
Il sig. Luigi Mari parla della necessità di tenere il calcolo di pro-
porzione nelle rendite diverse, per attenersi a quella che meglio ri-
sponde alla località.
Dopo un' interrogazione del marchese Riccardi cui il sig. Mari
soddisfa, il marchese Ridolfi dice: noi con tulio questo non abbia-
mo che due falli di più; tutti veggono nascere dei semi sopra ca-
panne e fienili; ma è quello il metodo agrario? No,o Signori; il ve-
getare e crescere piante senz' alcuna preparazione è il sistema della
natura per la conservazione della specie. Laonde la questione è uv-
mai giudicata persino nel Giornale, La Phalange, benché estraneo
a questi studi; e meglio vale occuparsi di cose j)iù gravi.
Il Presidente annunzia che domani o sabato si parlerà del
Melilothus.
Il marchese Ridolfi narra taluni suoi esperimenti sopra la palata
delle coriU'^liere, e vorrebbe s'istituissero da altri dell'esperienze, per
parlarne ai futuri Congressi come di subbiello importantissimo.
lOI
Il (Inlt. Gora riproduce la (luoslione se convenga seminare o
piantare il grano, l'iendono parie a cpiesla gi'avissima (piestione il
profess. marchese Ridolfi, il colonnello Sambuy ed il Presidente.
Il Iliilolfi accenna gli esperimenli fatti a ìleleto, ma egli sembra in-
clinare per la semina; ciò ch'egli più d'ogni cosa raccomanda è la
sarchiatura e 1' erpicatura, perocché da quei metodi si puonno con-
seguire i migliori effetti. Il colonnello Sambuy rispondendo alla
(jueslione Gera dice che a Grignon tutti i seminatori colà esperi-
mentati furono abbandonati intieramente : poiché il seminatore
opera assai imperfettamente qualora il suolo non sia accuratamente
sminuzzato. Oi-a dai pratici si riconosce utile che dopo seminato e
rico|)erto il frumento vi rimangano alcune zolle, non grosse però:
imperciocché nello sciogliersi del gelo la terra ripiglia il suo livello
primitivo lasciando così scoperte molte radici; e le zolle disgregan-
dosi, la terra che le formava ricade sminuzzata sovra le radici, e le
rincalza con natuiale giovamento delle piante. L'uso del seminatore
im|)edirel)be (juesto benefizio. Quanto all'erpicatura proposta dal
KidoHì, egli la ritiene utilissima. Il Presidente non isviluppa le sue
oj)inioni perchè 1' ora è tarda, ma le riserva ad altro giorno in cui
sarà ripreso 1' argomento. La seduta è sciolta.
A'isfo — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sanguinetti
ADII\A^ZA
DEL GIORNO aa SETTEMBRE
-»Beo-
MJo\ni letto ed approvato il processo verbale di ieri, il conte Pe-
tilti coiiiunica air adunanza, che ilsig. Porro non potendo assumere
la conferitagli missione per formar parte della Commissione perma-
nente, delegata a raccogliere le notizie statistiche soj)i-a i fanciulli
imj)iegali nelle fahhriclic industriali, gioverà eleggere altro indivi-
duo; quindi propone il sig. dott. B. Correnti di Milano che viene
unaniincinenlc aj)j)i'ovato.
Il Presidente Freschi annunzia che il sig. dott. Rizzi ha deposi-
tato, per dislrihuii-si fra i membri della Sezione, alcuni esemplari
del di lui almanacco, V Agricoltore, e dei manifesti e programmi
dell' I. e R. Istituto veneto; aggiunge che il Rizzi essendo beneme-
rito delle arti agricole, per le quali fu anche meritamente premiato
dall'Istituto nei concorsi, crede dovergli dirigere, in nome della Se-
zione agronomo-tecnologica, sincere felicitazioni. (Applausi).
Il dott. Cera riprendendo la questione di ieri sopra la pianta-
gione del grano, dichiara avere egli inteso parlare non dei semina-
tori, de' quali conosce l' imperfetto operare, ma della piantagione a
mano; egli però spera e pensa che l'ingegno umano, nel suo co-
stante progredire, inventei-à a poco a poco un seiniiiatoi-e che ri-
sponda veracemente all' assunto. Egli pure ha visitato Grignon ed
Off\\il,ove ha veduto raccomandarsi l'uso del seminatore, ma qua-
si senqire seminare a mano !
L'avv. Maestri osserva essere due i vantaggi del piantare a con-
fronto del seminare ; i.° economia di sementa; y." abbondanza di
raccolta. Nella China, egli dice, il frumento si pianta dai fanciulli;
fu calcolato che il risparmio di sementa, ottenuto con (|ucsto meto-
do in (jueir immenso impero, varrebbe a mantenere la popolazione
— io3 —
della (iian Brctlajjna; in Modena, da persona a lui noia, l'u usato il
seiniualore, e si ollenno una laccolla molto maggiore della raccolta
abituale. Codesti due fatti, uno dei quali attesta il primo vantaggio,
e l'altro il secoiidn, dispoiichhero a favore tiel seminatole.
Il doti. KampiiR'lii però teme non sia pei- esseie utilissimo il
piantare grano, perchè codesto mezzo potrebbe esporre col gelo a
far grave danno alla sementa ; danno cui non va soggetto il gran-
turco, perchè generalmente piantato in primavera.
Il dott. Gera risponde essere l'osservazione del Rampinelli in
parte giustissima, ma doversi riflettere che il grano piantato, inter-
nandosi ad eguale profondità, ha una legolare germinazione ; ciò che
non avviene del grano .seminalo a differenti elevazioni di suolo.
Il sig. ingegnere Meloni con una lettura, che gli cattiva la sim-
patica attenzione dell' uditorio, comunica alcuni suoi dubbi e ra-
gionamenti intorno alla seminagione del grano ; dice e proclama ne-
cessaire le aiuole larghe, ove si risparmia il disperdimento di non
poca sementa ; dubita che la piantagione del grano possa utilmente
ajìplicai'si ai latifondi ne'(|uali siavi scarsità di braccia; reputa con-
venevole codeste) sistema soltanto ai piccoli possedimenti; accenna
la speranza di vedere perfezionato in Italia un meccanico semina-
tore che, evitando gì' inconvenienti segnalati dai signori Ridolfi e
Sambuy, divenga vantaggiosamente j)ralicabile; eccita gli studiosi a
meditare sul grave (piesilo della proporzione tra il grano e la terra
da seminare, e domanda venga una volta deciso se la quantità di
grano da seminare esser deliba o no in ragione inversa della fe-
condità del terreno !
Il march. Riccardi Vernaccia domanda se il sistema delle aiuole
larghe sia a|)plicabile tanto alla pianura quanto alla collina; al che
risponde il Jlelolti affermativamente, soggiungendo 1' osservazione
della maggiore facilità di scolo delle acque in collina, lo che vie
meglio opera allo scopo da lui inteso. Il Riccardi ripete essere dif-
ficilissimo persuadere i contadini alle aiuole larghe, come a qiialun-
(juc altro innovamento, e poter forse giovare all'assunto il metodo
da lui tenuto in san Casciano, cioè di separare dalla colonia alcune
terre per coltivarle a conio padronale e farle servire di modello.
Kd in vero, egli assicura, avere ivi introdotta 1' erba medica ; dap-
l)rima il conladino non vi preslava fede, ma alla teiza segatura
se ne convinse.
— IO', —
L'avv. Massci avendo chiesto al doli. Cera se ci'ederel)be il suolo
luccliese capace di utile uso del seniinalore, avuto riguardo alla
somma fertilità del terreno ed alla popolazione condensata di que-
ste coiili'ade, il Oei'a risponile dovere la piantagione riescire pro-
ficua là dove il terreno sia fertile, e tanto più in Lucca ove, essen-
dovi abbondanza di popolazione, non mancheranno braccia a tenue
costo; e soggiunge che il conte Coronelli di Conegliano ha piantato
con ottimo resullamento.
L' ingegnere Rizzi fa nolo che nel podere del celebre Bottari in
S. Michele di Lattisana, di circa ettari aS, fino dal 1800 si adottò di
piantare il frimieiito senza variazione, mercè un erpice di legno
della larghezza delle aiuole, stampando i fori, entro cui fanciulli e
donne gettano la semente; lo che sta a |)rovare la costante utilità,
almeno per i terreni sciolti simili a (juelli di Lattisana.
Il sig. Mari affaccia alcune obiezioni, cui viene risposto dal
Rizzi e Gera, di modo che egli si dichiara convinto dell' applicabi-
lità del seminatore ai piccoli poderi e dell' inapplicabilità ai grandi.
Ma il Scrristori, ossei'vando non essere piccolo il podei'e menzionalo
dal Rizzi, crede più sicura norma da misurarne la convenienza
d'uso quella della popolazione più o meno agglomerala, e consiglia
operare in Lucca taluni esperimenti per servire di regola.
Il Presidente Freschi afferrando un altro punto di osservazio-
ne, ma inerente al quesito della seminagione, opina non essere ne-
cessario di sminuzzare di troppo i terreni per piantare, e special-
mente per piantare a mano. E siccome il Rizzi annuncia potersi
sperare dalle aiuole larghe, piane e livellate 1' aumento di perfino
un terzo del prodotto, così il doti. Gera non lascia sfuggire 1' occa-
sione onde rammentare la differenza esistente tra suolo coltivabi-
le e sotto suolo; e quindi necessarissimo gli sembra consigliare e
raccomandare che le acque non ristagnino giammai; felici, escla-
mando, i possessori, i campi dei quali sono scolali per infiltrazione !
Il Presidente rende grazie al preopinante per la chiarezza con
che ha illustrala la sua opinione.
Seml)ra al sig. colonnello Sambuy che l'interesse dei coltivatori
si riassuma nell' ottenere il prodotto colla massima economia,
che ogni azzardo di grave spesa anticipata sia condannabile; pe-
rocché avvengono talvolta sinistri che annullano non che il profitto
sperato ancora le spese sostenute, siccome appunto ad esso lui ac-
— .o5 —
cadde nel decorso anno; laonde l'esempio addotto dal si};. Rizzi
{,'li seiidìia concludere una prova negativa alla convenienza di pian-
tare il grano, poiché, se alliimenli fosse, col vantato resultamento
molli sareliltero slati i,'!' imilaloii.
Ma il marchese Riccardi non muà trarre malaugurato preludio
dalla mancanza d" imitatori, poiché egli pure ha introdotto nelle sue
terre non pochi miglioi'amcnti senza che alcun altro lo ahhia imitato.
Mentre la questione del seminare o piantare grano riceve, se
non soluzione, almeno impulso illustrativo, 1' avv. Massei non re-
puta straniero di riferire un fatto citato nel Constitutionnel, cioè di
essersi rinvenuti entro ima mummia alcuni granelli di frumento, i
quali, seminati, germogliarono. Il Serristori cita un altro fallo ana-
logo, ad esso lui narrato in Vienna. Questi fatti, imprende a dire il
prof. Pietro Savi, aprirebhero la via a nuovi commenti sulla longevità
della germinazione de' cereali, e sarebbero interessantissimi alla fi-
siologia vegetale; ma dopo brevi parole, osservando il sig. Copello
non competere alla nostra Sezione lo inoltrarsi in codesta discus-
sione, il Presidente inxila il sig. marchese Pallavicino a fai- lettura
di una sua .Memoria intitolata — Dei \'were isolato o aggregato dei
contadini, e delle scuole ambulanti di campagna.
Il nobile autore osserva che l' istruzione de' contadini è in ra-
gione inversa della distanza esistente tra le scuole ed il loro abitu-
ro; che la disianza dipende dal maggiore o minore isolamento dei
latifondi ; che in Isvezia e Norvegia, onde riparare agli effetti del-
l' isolamento e della distanza, esiste il sistema delle scuole ambu-
lanti, ossia di un maestro il quale si trasporta alle case coloniche
ora in una, ora in altra parte delle campagne, se non per dare com-
pita e piena istruzione ai contadini, almeno per farla ad essi cono-
scere e desiderare ; che finalmente in alcune direzioni di nostra pe-
nisola egli bramerel)l)e fosse introdotto codesto sistema civilizza-
tore. (.\pplausi).
L'avv. 3Iorro tributa lode al marchese Pallavicino per avere con
tanta espansione dimostrata la necessità di j)romuovere l'insegna-
mento tra i contadini. In buona pomone della Liguria, egli dice,
non ne abbiamo gran bisogno, ma altrove il bi.sogno è evidente, e
spero non ne sia lontano il rimedio. Prima di entrare nei sacri or-
dini il Padre Cappuccino Cataldi assegnò la cosj)icua soimiia di
lire 5oo,ooo piemontesi per fondare in Sestri di Levante e Premuda
— io6 —
scuole il' istni/ionc elcinenlare j)er arti e afjricoltura ; i contadini in-
viano colà i loro liijli, e le scnole procedono regolari : l'esempio ge-
neroso del piissimo Cataldi svegliò il pensiero a molti, e nutro fidanza
elle le scuole |)reconiz/.ale dal l'alla\ icino verranno tra poco attivate !
Inili il mollo reverendo dott. Francesco Mai pievano a Montiano
legge il programma d'un premio, consistente in una medaglia d' oro
tli cento fiorini toscani, da accordarsi a chi saprà meglio indicare
un mezzo facile, economico e sicuro per estirpare la felce, escluso
però lineilo del fuoco e della falciatura in agosto, perchè esperimen-
tati inutili e di poco profitto; affidandone il giudizio all' 1. e R. Ac-
cademia de'Georgofili di Firenze. L' assenihlea accoglie con mani-
festi segni di esultanza 1 offerta spontanea del pievano Mai, ed il
dott. Gara unendosi al voto universale attesta solennemente al re-
verendo sacerdote la somma sua soddisfazione per 1' udita propo-
sta. 11 Presidente Freschi aggiunge sperare che il beli' esempio Mai
di eccitare collo stimolo del premio, verrà seguito da molti suoi con-
fratelli, e sarà questo il primo anello di una nuova catena di be-
neficj che il clero cattolico intreccia in favore dell' umanità. ( Ap-
plausi reiterati ).
Quindi s' intavola conversazione sopra il subbietto del pro-
gramma, ove molte idee si emettono dai signori dott. Gera, colon-
nello Sambuy, Presidente Freschi, conte Guicciardini e dallo stesso
pievano Mai. Osserva il dott. Gera come ad estirpare le piante sia
usata l'incenerazione, detta abbruciamento del terreno; come col si-
stema d'incenerazione si distruggano, oltre la felce, anche tutti gì' in-
setti, e come importi operarla con diligente attenzione. Dopo alcu-
ne informazioni del pievano Mai sui danni cagionati dalla felce e
sulle difficoltà di eseguire l'incenerazione di notte coli' aria insalu-
bre delle maremme, il colonnello Sambuy replica al Gera che 1' ope-
razione da esso lui consigliata, e della quale il Sambuy fece diversi
esperimenti, sarebbe dannosa nei terreni sabbiosi per la facile ve-
trificazione dei medesimi, ed utile nei terreni argillosi; ma occor-
rere sempre cura singolare, poiché il terreno agevolmente cuoce
come i mattoni. Il Gera osserva aver egli inteso parlare di lento ab-
bruciamento al pari di quello del carbone, ove non crede possano
verificarsi i timori del Sambuy: oltracciò potersi suggerire al re\ eren-
do -Mai anche talun altio mezzo, come per esempio quello di qual-
che coltura die potesse colla propria forza soverchiare la vegetazio-
— 107 —
ne (Iella felce. Ma il conte Guicciardini accenna come le analoghe
indicate pratiche da esso tentate a Mugello, mediante l' uso delle
grassicce, non conducessero al bramato effetto ; peroccliè la felce
parimenti si è riprodotta. Il Presidente Fre.schi chiude la conferen-
za opinando che coli' iucenerazione non solo si distruggeranno le
felci, ma bensì migliorerà la condizione fisica del terreno, mercè il
mescolamento della cenere col suolo; lo che formerebbe un eccel-
lente concime chimico divisore. La seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sanguiwetti
i4
PROGRAMMA
AMfUNZlATO ALLA SEZIONE DI AGRONOMIA DEL QUfNTO CONGRESSO
DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IN LUCCA
— «-D»sw««» —
U,
I II ardente desiderio, un anlichissinio voto meritevole delle vo-
stre considerazioni per la non lieve utilità, vengo a comunicarvi,
nella lusinga che non sia discaro alla gentilezza dell' animo vostro,
degno dei vostri studi, e vantaggioso alla speranza dei miei popolani.
In molli luoglii della provincia grossetana cresce rigogliosa la
felce a danno non lieve e dell' agricoltura e della pastorizia. E sic-
come vano è riuscito ogni tentativo fin qui praticato per estirpare
questa pianta inutile e dannosa; così il sottoscritto dott. Francesco
Mai pievano a Montiano, incoraggiato da quella generosa emulazio-
ne che aduna in Lucca nel quinto Congresso scientifico italiano i
henemeriti delle agronomiche discipline, si fa ad esporvi la neces-
sità di ricercare coi dotti vostri studi un mezzo onde disperdere
questo pregiudicevole vegetante; e così rivendicare all'industria
agricola in quella provincia non pochi iugeri di terreno. Nella spe-
ranza che questa proposta possa essere favorevolmente accolta da-
gli amatori delle scienze agrarie, 1' esponente, a testimonio di vera
gratitudine, anninizia avere stahilito il premio di una medaglia d'oro
di cento fiorini toscani, a quello, che in una Memoria saprà meglio
indicare il mezzo j)iù facile, economico, sicuro, per estirpare questa
pianta sommamente dannosa; escluso per altro quello del fuoco, e del-
la falciatura in agosto, perchè esperimenlali inutili e di poco profitto.
La Memoria dovrà essere dirella all' I. e R. Accademia dei Geor-
gofili di Firenze, la quale aggiudicherà il premio sulla verità del-
l'esperienza, fatta nelle località indicate a risoluzione del quesito.
Resta in facoltà del sig. Presidente dei Georgofili di stahilire il
tempo per la presentazione delle Memorie e per l'aggiudicazione
del premio.
— Jog —
O illustri Agronomi italiani, clic siete tanto benemeriti della in-
dustria nazionale, favoi-ite il mio desiderio, e fate che 1' utile delle
vostre riunioni giunga pur anche agli abitanti della mia povera ma-
remma ; così ancor voi seconderete le provvide e benefiche cure di
quel magnanimo Principe, istitutore e munificentissimo protettore
dei dotti vostri Congressi; e un giorno il colono di quella provincia,
insieme al nome dell' amoroso padre immortale Leopoldo secondo,
benedirà ancora alla memoria della vostra sapienza.
Lucca 11 settembre i843
FRANCESCO MAI
DEL GIOII NO 23 SETTEMBRE
■>©««
JLF opo letto ed approvato il processo verbale, il conte Serristori
prende la parola dicendo : Signori, vi do un'eccellente notizia —
il cav. Aporti è tra noi ! Codesto annunzio è accolto con univer-
sali e ripetuti applausi.
Il conte Pelitli legge due proposte dettate dallo squisito suo
amore umanitario, le quali vengono unanimemente accolte ed ap-
provate, cioè : r una per la compilazione d' una statistica delle
scuole infantili ; 1' altra per la comi)ilazione d' una statistica gene-
rale delle casse di risparmio in Italia: per ambedue le quali distri-
buisce un modello stampato suU' indole delle ricerche necessarie ad
istituirsi ; domanda che una Commissione permanente per la colle-
zione delle notizie statistiche venga nominata, e dicliiara che es-
sendo qui presente il cav. Aporti, apostolo degli asili infantili in
Italia, venga richiesto il di lui assenso alle descritte sue proposte.
Il conte Serristori a nome della presidenza, dopo interpellato il
sullodato cav. Aporti, che si dichiara consensiente, nomina la Com-
missione, che si compone dei signori
Conte Pelitli da Roreto per il Piemonte.
Marchese Pallavicino per la Liguria.
Giuseppe Sacchi per le Province lombarde.
Conte Agostino Sagredo per le Province venete.
Avv. Ferdinando Maestri per i Ducati di Modena e Parma.
Marchese Carlo Torrigiani e ) , ^
^ , . ° > per la Toscana.
Dottor Francescin J
Principe Carlo Bonaparte per gli Stati pontificj.
Cav. prof, de Renzi per le Sicilie.
Conte Giovanelli per il Tirolo italiano.
Nobile .\nlonio Ghivizzani e 1 ., ,^ ,. .
^ .,.._. . > per il Ducato di Lucca.
Prof. Luigi Pacini )
— Ili —
Il Presidente Freschi osserva mancale alla Commissione un Pre-
sidente la di cui influenza faccia volgere vie pii'i al meglio i di lei
lavori ; e ritiene farsi interprete del voto universale appellando al-
meno a Presidente onorario il non mai abbastanza encomiato ca-
valiere Aporti. L'uditorio irrompe in ispontanea ed acclamante ap-
pi'ovazione; dopo la ripetizione della quale il conte Freschi invita
il mentissimo Aporti, nella sua qualità di Presidente onorario del-
la Commissione di statistica, a ])reiidere un seggio alla tavola ed a
lato del Presidente per tutta la tornata. La Sezione saluta di nuovo
il benemerito ecclesiastico con vivissimi applausi.
Il prof, abbate Conlrucci legge un' erudita Memoria, che attrae
la costante attenzione degli ascoltatori, sopra la natura e le resul-
tanze di un modo usato nella provincia pistoiese a salvare dai deva-
stamenti dei fiumi i campi ; alla fecondità de' quali sono rivolti i
comuni studi. Codesto modo consiste nello infrenare tratto a tratto
con grosse muraglie la corrente dell'Orabrone e dei tributari suoi
verso la loro sorgente, mediante serre costrutte di pietre esterna-
mente lavorate alla rustica, aventi la loro convessità verso il ri-
piano, alcune terminanti j)crfcttamente orizzontali, altre con lievi
avvallamenti nella parte media, tutte disposte a modo di gradinata
con massi sporgenti alla base per rompere l' impeto delle cascate ;
modo, egli aggiunge, che riesci dopo molte cure a far salvi i terreni
sottopostili possessori dei quali benedicono, ed a ragione benedi-
cono, quelle opere stupende e tutelari. Il marchese Riccardi Ver-
naccia fa plauso al sig. Contrucci per le belle spiegazioni e illustra-
zioni comunicate, e si crede in obbligo di annunziare quanto gli
venne' verbalmente assicurato da un impiegato supei-iore toscano,
cioè che r etrusco provvidissimo Governo sta meditando i mezzi
onde fare di nuovo popolare gli apennini da alberi che salvino la
precipitosa caduta delle acque, d' onde hanno causa le inondazioni.
Siccome di qualunque mezzo ad accrescere i foraggi la Sezione
si occupa attentamente, così la lunga comunicazione che fa il dot-
tor Cera intorno alle diverse specie di mcliloto ottiene tutta 1' at-
tenzione dagli uditori. Dai principali caratteri del genere, egli pren-
de a noverare le specie indigene all' Italia, e ne mostra gli esem-
plari secchi. Quindi parla delle tre varietà che si riscontrano, una
in Inghilterra, una in Francia e 1' altra in Italia, esuberantemente
magnificate siccome opportune ad accrescere i nostri foraggi, ed
I I -2
lina (Ielle quali Pin aneo alta ad emancipare l'Ingliillerra dal bisogno
dello canaj)e e ilei lino, loro alUialriiente soinniinislrali ilall' Italia
Russia e Germania. Queste tre specie sono appunto il melilothus
£;i£^(inte(i clie il prof. Steer educava e moltiplicava in Padova, il me-
lilothus mncrorltha che il sig. Loiselem- De-Longcliamps proponeva
in Francia, e il meliìothus eretica che il sig. Taylor laudava in Lon-
dra. Il doti. Gera cerca notare i caratteri delle tre piante noveran-
done i pregi, e dichiara opinare in favore del meliloto eretico del
sig. Taylor, non fidando molto sopra le descrizioni pompose degli al-
tri due. Ed appunto, egli soggiunge, giova notare che il meliloto ereti-
co seminalo in autunno può essere taglialo ed estirpato anche in mag-
gio, lo che offre un foraggio fresco in una stagione abbastanza prima-
ticcia ; questa pianta ha ini fogliame ahbondante, e tagliata in pieno
fiore somministra buon raccolto di fieno eccellente ed adattato alle
vacche da latte. Quindi parla dell'uso del meliloto ceruleo per colo-
i-are il cacio, quale si usa in Isvizzera nel cantone di Glaris, eonsi-
gUandone la fabbricazione anche fra noi ; ed entrando nella coltura
dei meliloti si lùfei-isce a quanto egli ne scrisse nel suo Dizionario di
Agricoltura. Il Presidente ringrazia il dott. Gera dei dettagli forni-
ti ; il sig. Rizzi presenta a nome del sig. Steer di Padova i semi dello
stesso meliloto, onde essere distribuiti ( come lo sono ) fra i colti-
vatori che ne volessero fare saggio; ed il sig. dott. Gera propone ne
sieno inviati anche alla Società agraria per esperimentare ; lo che
sarà fatto. Il sig. Dragomanni si crede in dovere di annunziare che il
suo concittadino sig. Giovanni Boninsegni onorevolmente dedito ad
ogni agiario miglioramento, farà saggio del meliloto e ne riferirà
le resultanze.
Indi il dottor Gera riprende la parola per far conoscere come
l'Italia, in genere di fabbriche rurali e specialmente di cascine, non
abbia ad invidiare alcuno, e come meritino encomio le fabbriche
di Lombardia, del Piemonte e del Bolognese. A cagion d'onore men-
ziona gì' ingegneri Astolfi di Bologna e Bossi di Torino; offre del se-
condo il disegno d'una cascina per [\o vacche e loo pecore, e trac-
cia le leggi ed avvertenze che debbono regolare 1' edificazione di
cascine; avverte poi che di questo argomento traila largamente nel-
la sua opera. Il Lntlijicio, la quale sta per escire di pubblica ragione.
Ed a (juesto proposito il sig. Gera dichiara farsi debito di avvertire
al metodo di cagliare il latte proposto dal sig. Muratori di Bologna
— ii3 —
nella Conferenza agraria di quella città, ma solo per accertare non
j)otersi ottenere vero formaggio, senza il presame o caglio animale.
Il Presidente annunzia, che a completare la Commissione per
le risaie egli ha aggiunti anche i signori B. Grigolati e ingegn. Brev.
Il dolt. Gera imprende a raccomandare, temendo non sia nel
Ducato lucchese abbastanza praticato, l'uso di seminare gli olivi; ed
acciocché meglio la pratica ne riesca, egli rammenta che un fran-
cese fino dall'anno decorso consigliava rompere i noccioli e pian-
tare il seme.
Al proposito degli olivi il sig. Luigi Mari deduce aver egli letto
nelì'y/rnifo del contadino, \' estratto della 3Iemoria Mazzarosa in-
torno all'insetto danneggìante l'olivo, indicando che l'osservazione
ivi tracciala sidl' influenza del calorico sembra avvalorata dai fatti
anche in maremma. E siccome egli desidera alcuni cenni sulla rac-
comandata recisione dei rami, così il Segretario Sanguinetti (che
avea in l'adova falla l'analisi della Memoria Mazzarosa) rinnova la
descrizione del procedimento per tagliare e bruciare i rami infestati
dall'insetto, sui quali deposita le uova; ed anche i hcheni sotto cui
bene spesso stanno le uova posate.
Il dott. Gera dice, sino a che le scienze naturali non avranno
trovata la spiegazione dell' insetto, non si potrà sapere ove veramen-
te stanziano le uova, e cita il j)rogramma di Oneglia ov'è promesso
il premio di franchi 10,000 per chi discuoprisse il mezzo di distrug-
gerlo. Il sig. marchese Riccardi cita il prof, de Vecchi come quegli
che si occiqx) primo dell' insello e ne pubblicò le sue opinioni
sotto il pseudonimo Tavanli, ed il Gera volge al prof, de Vecchi le
sue felicitazioni compiacendosi di sempre più vedere nuove glorie
italiane. Il marchese Pallavicino crede dovere annunziare come
del programma d' Oneglia fosse venuta la risoluzione; come però
il premio non venisse ad alcuno deliberato ; e come soltanto una
Memoria ottenesse favorevole la menzione. La qual RIemoria pro-
poneva per rimedio, il raccogliere i frulli assai per tempo e le-
varli affatto; perocché l'uso generale di lasciare qualche frutto
sulla pianta è assai condannabile, se si rifletta che l' insetto trova
in quei frutti mezzo d" alimentazione e di vita. Alla domanda del
conte Serrislori se 1' efficacia di codesto metodo sia riconosciuta
dalla Società d' Oneglia, il Pallavicino risponde : in leoi'ia ma non
in pratica. Allora i sigg. Gera e Mari discorrono sulla necessità d'isti-
— ii4 —
luirc tlejjli osami in sil'fallo argomento. Ma il sig. pievano Mai non
può conconiare con 1' aiilore della Memoria approvata in Oneglia,
poiché in maremma ov'cgli possiede molti olivi, la raccolta precoce
colà adottata non gli fa salvi dall'insetto. Il dott. Chiesi osserva che
varie sono le specie degli insetti; che difficilissimo ò il modo di di-
struggerli non conoscendosene ahhastanza i costumi ; che il pro-
posto metodo di cogliere le olive avanti la completa maturità gli
sembrava efficacissimo, impedendosi così lo sviluppo dell' insetto ;
che a praticare ([uesto metodo non potevano fare ostacolo le osser-
vazioni del sig. proposto Mai, poiché se la maturazione delle idive
si effettua in maremma più presto che altrove, deve pure più pre-
sto avvenire lo sviluppo dell' insetto, non potendosi supporre che la
natura avesse voluto che gì' insetti dannosi all' olivo ponessero le
loro uova sui frutti di quella pianta, e questi divenissero maturi
prima che gl'insetti si fossero sviluppati. Il sig. L. Mari aggiun-
ge essere verissime e giustissime le opinioni del sig. Chiesi sopra
l'accelerazione simultanea. Dopo di che la seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Guerardo Freschi
// Segretario B. P-Sanguinetti
ADINAKZA
DEL GIORNO aS SETTEMBRE
J-l Presidente della Sezione d'Agronomia in\ita i Presidenti e Se-
gretari delle due Sezioni di Cliiinica e di Botanica a prender seggio
al banco della presidenza.
11 dott. Clera a nome del cav. Adolfo Berenger di Conegliano leg-
ge una erudita Memoria sopra il seccume delle foglie del gelso, ove
si tracciano le cause occasionali della malattia con tutte le osser-
vazioni che la precedono e 1' accompagnano. Il Presidente deplora
l'assenza del canonico Bellani, il quale, essendosi occupato di co-
tali studi, avrebbe potuto illustrare 1' argomento ; e propone sia in-
viata la Memoria Berenger unitamente a quella del sig. Andrea Galva-
ni alsullodato signore, onde egli ne riferisca al Congresso di Milano.
La Commissione nominata per esaminare la Jlemoria del si-
gnor Sandri sopra la golpe del frumento, per organo del suo rela-
tore dott. Gera, comunica il di lei rapporto, nel quale, encomiando
le diligenti osservazioni del sig. Sandri, non è la Commissione seco
lui perfettamente concorde, e specialmente sulle cause della golpe.
Da codesto rapporto consegue una conversazione istruttiva alla
quale prendono parte i signori, dott. Gera, Grigolati, prof. Savi,
conte Sanseverino, marchese Ridolfi, conte Freschi, e avv. Gio-
vannini, con- osservazioni e deduzioni di vario genere tanto sopra
il fusarium macuìans, quanto sopra le altre crittogame parasite
dei gelsi ; d'onde si trae la conseguenza di dover nuovamente, e con
somma attenzione degli agronomi e dei botanici, col valido soccorso
degli entomologi, studiare la materia, notandone i fatti singolari nel
loro ordine di avvenimento ; per poter giungere a discuoprire e com-
battere le infermità di una pianta si interessante, qual è il gelso.
A questo proposito il prof. Pietro Savi ricorda che al Congi'esso di
i5
— ii6 —
Padova la Sezione di Agronomia incaricò una Commissione d' in-
dagare la causa della malattia denominata fersa, incarico che la
Commissione non potè disimpegnare in tutta perfezione per man-
canza di sufficienti mezzi ottici; avendo solo stabilito essere pro-
dotta da un fungo parasite costituito da filamenti intrecciati in-
sieme e distesi sui punti ammalati della lamina della foglia.
Il prof, de Vecchi legge una sua Memoria, che ha per titolo
Dell' azione degl' ingrassi e del loro stato per un pile utile impiego.
Scopo precipuo di questa Memoria si è di presentare intorno
agi' ingrassi la dottrina di Liehig, il cui resultamento generale sa-
rebbe, secondo il de Vecchi, che la nutrizione eventuale degl'ingrassi
è nulla o poco giovevole alla prosperità delle piante coltivate, che
traggono presso che tutto il loro incremento dalla nutrizione con-
tinua, e che lo stato nel quale questi ingrassi debbono essere alle
piante stesse amministrati è il più prossimo possibile al carbono-
50, ovvero compita la loro putrida fermentazione.
Aperta quindi la discussione sopra così importante argomen-
to, il marchese Ridolfi fa osservare, che quanto ha detto il pro-
fessore de Vecchi delle sostanze carbonose impiegate come ingras-
so è pure stato detto da altri ; ma che quanto agi' ingrassi dati
allo stato quasi carbonoso, dubita possano produrre 1' effetto che
uno si ripromette ; imperocché, soggiunge, 1' ammoniaca che nei le-
tami si emana, è un oggetto importantissimo per la nutrizione del-
le piante. E discorrendo sulle emanazioni gassose, alle quali danno
origine i letami fatti fermentare fuori del terreno; sulle perdite si-
gnificantissime in materia alibile che allora hanno luogo ; sulla
convenienza, anzi necessità di consegnare ai terreni i letami assai
freschi, o fatti di recente, e tutto ciò in ordine ai principi stabiliti
dalla scienza e confermati dalla pratica, viene egli a condannare
nel più valido modo la riduzione dei letami in quello stato in cui li
vorrebbe il de Vecchi.
Questi però fa osservare non aver egli parlato d' ingrassi ani-
mali, ma bensì d' ingrassi misti. Quanto all' opportunità degl' in-
grassi freschi dice non aver riportato che le opinioni dei più va-
lenti chimici moderni, come Dumas, Boussingault, Licbigec, secon-
do i quali le piante, solo nella germinazione assorbono tutto il nu-
trimento dal terreno, e dopo che si sono sviluppate nell' atmosfera
lo prendono quasi tutto da questa. Talmente che conclude, essere
— 117 —
l'acido carbonico tratto dal terreno un nutrimento eventuale, e
(|uellu dell' atmosfera 1' essenziale.
Ma il marchese Ridolfi dichiara essergli nuovo che le piante
non si nutrano d' acido carbonico per la via delle radici, e perciò
non poter ammettere questa opinione.
Ricorda allora il de Vecchi aver usato l' espressione d' eventua-
le, e dice non esser ciò una novità, dappoiché tale maniera leggesi
in varie opere moderne.
In questo punto il prof. Taddei, presa la j)arola, dichiara, che
essendo egli stato partigiano degl' ingrassi in stato di freschezza,
come protesta di esserlo tuttavia, non può astenersi d' intervenire
anch' egli nella discussione. E poiché a sostegno della opposta pra-
tica, e segnatamente dei letami fermentati e ridotti quasi a terric-
cio, eransi fatti valere i buoni effetti che se ne ritraggono dai giar-
dinieri, egli incomincia dall' avvertire non doversi a cosiffatta pro-
va accordare alcun peso, giacché se fanno sacrifizi di materia nu-
tritiva i giardinieri, non debbono farlo gli agronomi ; ciò che si fa per
i fiori e per il giardinaggio non doversi né potersi fare per i campi;
essere i giardini di mero lusso, essere i campi all' opposto di so-
stegno ai proprietari, e la prima ricchezza deUe nazioni. E scen-
dendo quindi a parlare dell' effetto utile degl' ingrassi, ei si riporta
in special modo a quelli comuni, o delle stalle ( ingrassi misti ) sic-
come quelli di cui per 1' ordinario si fa uso per fertilizzare i terre-
ni. E qui richiamando 1' attenzione sulla enorme perdita di princi-
pj gassosi e vaporosi cui vanno incontro le masse fermentanti dei
letami quando sicno abbandonate per lungo tempo alla fermenta-
zione, o sotto la concimaia, o altrove, fa notare l'utilità che alla ve-
getazione ne verrebbe tuttavolta che quegli stessi principj, anzi-
ché disperdersi nell'aria, fossero messi a profitto della vegetazione.
E convenendo pur egli che in certe date culture e in certe qualità
di letami si possa facilmente incontrare il caso, che neU' impiego
di questi in slato di freschezza, o recenti, non vi sia alcun benefi-
zio, o lo sia pressoché minimo; avverte non doversi gli agi'onomi
lasciare illudere da ciò. E qui opportunamente ricorda, che se per
troppo breve periodo di vita delle piante erbacee, come i cereali,
o per soverchia lentezza e diuturnità di decomposizione di alcuni
letami, come coiattoli, cenci lani ec. avviene che la prima sementa
non ne risenta il desideralo effetto, non mancheranno di risentirlo
— 1.8 —
la seconda e le successive. Quindi insiste che pongasi tutta la cura
nel far sì che tanto l'acido carbonico, quanto il gas ammoniaco ed
ogni altro prodotto di fermentazione, si svolgano nel campo, e in
contatto delle radici o di altri organi delle piante vegetanti, strin-
gendo col dire che alle emanazioni dei letami hanno principal
dritto le piante ; che per esse specialmente la natura le ha desti-
nale: per modo che tradirebbe sempre il proprio interesse quel-
r agricoltore che da siffatta pratica si discostasse. Per ultimo, a con-
ferma dell' esposto, mentre conviene col prof, de Vecchi, che uno
degli uffici del terriccio, e segnatamente quello di condensare i
gas, sia analogo a quello che esercita il carbone polverizzato ; en-
tra nella dottrina di Liebig, riportando ad esempio gli stessi di lui
quadri comparativi rispetto alla presunta quantità di materiali ali-
bili che possono essere introdotti nei vegetabili, sia che si tratti di
piante legnose, sia che si referisca a piante erbacee. D'onde pro-
viene che i materiali introdotti per la via delle radici rappresenta-
no in ambo i casi una ben piccola frazione, dirimpetto alla quanti-
tà che i vegetabili hanno saputo e potuto appropriarsi per altra via,
per immedesimarli ed assimilarli alla propria loro natura. Dal che
manifestamente risulta dover le piante attingere la maggior parte
del loro alimento dall' aria atmosferica, che è quanto dire dal gas
acido carbonico, o da altri gas che sono di continuo disseminati
neir ambiente comune. Finisce allora col dire, che qualora si vo-
lesse ammettere che per la sola via delle foglie i vegetabih si nutri-
scano, senza accordare alcun che alle radici, sarebbe lo stesso che
voler bandire dall' economia rurale la pratica di consegnare ai ter-
reni gì' ingrassi; chiudendo col protestare che fintanto che la chi-
mica non avrà stabilito dei canoni sicuri, e delle teoriche le quali
possano servir di guida allo studio della nutrizione delle piante,
r argomento degl' ingrassi sarà sempre in una continua oscillazio-
ne, ed in grandissimo conflitto di parlili.
Il prof, de Vecchi legge le note al suo scritto nelle quali è ri-
portato il testo di Liebig relativamente a quanto il de Vecchi stes-
so aveva detto nella sua Memoria; e siccome ha sentito nel discorso
del prof. Taddei confermato il suo asserto, gli addimostra d' esserne
sodisfattissimo.
Presa quindi la parola il doti. Dini, esprime il desiderio che sia
proclamalo il principio di concimare i terreni con sughi freschi.
— 119 —
poiché nella pratica, e precisamente nella esperienza comparativa fra
un campo concimato a letame fresco ed un altro a letame fermen-
tato, si è trovato essere i letami tanto più utili quanto più sono
freschi ; e moltissimo imporla lo insistere su questo principio per
vincere la resistenza dei contadini, perseveranti nella tradizionale
loro al)itudine di concimare con letami macerati.
Rispetto a che il prof. Taddei replica, avere 1' Accademia dei
Georgofili già dimostrato in che consista l' inganno in cui cadono
coloro che sostengono coi fatti alla mano, di avere ottenuto mag-
giori vantaggi dai letami fermentati che dai freschi.
11 prof. Pirla, riandando allora sulle cose trascorse e contem-
plate nella Memoria del prof, de Vecchi, dice, aver La Boucherie
osservato nel recidere un tronco zampillare acido carbonico, e ciò
in prova dell' assorbimento venuto dalle radici ; poi quanto a Lie-
big, non ha quest' autore negato l' assorbimento dell' acido car-
bonico dopo il germogliamento, né ha detto che durante il germo-
gliamento vi sia assorbimento di questo gas, ma bensì di ossigeno,
il quale col carbonio della materia organica forma acido carljoni-
co,di cui simultaneamente i semi si spogliano. Aggiunge inoltre che
l'acido carbonico, essendo destinato a decomporsi in contatto delle
foglie e delle parti verdi della pianta, non può essere utile al seme
sprovvisto di tali organi, come sembrerebbe al prof, de Vecchi.
Ma questi insiste non aver riportato che l'opinione di Liebig. Il
prof. Pirla ripete non aver Ietto tal cosa nelle opere di questo autore
Il prof. Pietro Savi allora prende la parola per appoggiare l'espo-
sto del prof. Piria in proposilo di ciò che accade nei semi all'epoca
del loro germogliamento, e ne adduce in conferma tanto le esperienze
del Gough quanto lo sviluppo d' aria mefitica per acido carbonico,
che avviene laddove sono accumulati grani che subiscono un prin-
cipio di germogliamento. Aggiunge che nel passo del Liebig citato
dal prof, de Vecchi non si parla di germogli ad incipiente svilup-
po, ma bensì di piante prive di foglie; per le quali ancorché certo
sia il succiamento d'acido carbonico operato dalle radici, pure é
ancora da credersi che ne assorbisca la superficie dei giovani ra-
mi, come che identica per organizzazione e per funzioni colla su-
perficie verde delle foglie.
Passando quindi ad esaminare altri punti della Memoria del
prof, de Vecchi concernenti in più particolar modo la fisiologia
— lao —
veg;elal)ile, nega il fatto da questo asserito di secrezioni carbonose
accolte intorno alle radici, da poi clic la scienza non solo non ri-
porta esempi di fatti simili, ma anzi dimostra la non esistenza di
siffatte secrezioni escrementizie.
K per (jiiello poi che il de Vecchi dietro l'esposto del Liebig af-
ferma, in proposito della maravigliosa altitudine posseduta dal car-
bone, per far vegetare lussureggiantemente le piante che in lui
estendono le radici, espone che presso di noi non vivono in tal si-
tuazione che alcune piante, e meno prosperano in una terra di cui
un terao sia carbone; ma che la natura di queste non dà molto a
pensare in favore della facoltà alimenlatrice del carbone, in quanto
che esse piante, essendo di quelle che diconsi grasse, hanno tale
indole da prendere la maggior parte del loro nutrimento dall'aria,
an/A che dalla terra.
E il uìarchcse Ridolfi, tornando al carbone proposto come in-
grasso, ed agi' ingrassi resi quasi carbonosi, fa osservare che le
piante vegetano nel carbone finché sono tenute all' ombra, e sono
costantemente innaffiate; ma che tenute al sole soffrono considera-
bilmente per ima soverchia azione dei raggi luminosi. Però crede,
che se comparisce sterile la terra delle carbonaie, debbasi ciò attri-
buire non al carbone, ma bensì ai prodotti pirogenali di cui il ter-
reno resta impregnato. E qui affaccia una sua ipotesi sulla possibile
formazione dell'acido nitrico nella scomposizione degl' ingrassi in
seno alla terra in alcune circostanze particolari, appoggiandosi a
quanto accade nelle nitrerie artificiali; e perciò crede sia opportu-
no che la fermentazione dei letami principii innanzi di adoperarli,
affinchè si abbia ammoniaca in vece di detto acido.
La qual cosa, perchè non generi timori di sorta, il prof. Tad-
dei si affretta ad assicurare che quand' anche abbia luogo produ-
zione di quest' acido, non può esso arrecare danno alle piante ve-
getanti, atteso che, sviluppandosi in contatto di basi terrose, deve
per necessità da queste rimaner neutralizzato; anzi è d'opinione
che potrà essere riguardato in questo caso come un mezzo di più
per la nutrizione, avuto riguardo allo svolgersi del gas acido carbo-
nico, cui avrà dovuto dar luogo nell'occasione di scomporre i car-
bonati per appropriarsene le basi.
Della qual cosa convenendo il marchese Ridolfi, replica però,
che dove abbia luogo formazione di detto acido esser vi deve per-
lai
dita di azoto alibile, conciossiachè non è fin qui noto che le piante
scompongano né l'acido nitrico, né i niliali.
Il Presidente dopo aver fatto alcune considerazioni intorno ai
nitrati che possono formarsi nel terreno, referisce che nella sua
pratica agraria tien per sistema di mescolare i letami alle terre; cosa
elle egli ha trovato tanto più conveniente in quanto che colla stes-
sa quantità d' ingrasso cosi preparato ha ottenuto un effetto tre o
quattro volte maggiore ; dal che egli deduce che questo processo,
fissando i principj volatili che si svolgono dalla decomposizione
delle sostanze organiche o dai letami, li conserva tutti a vantaggio
della pianta ; ed è perciò di avviso che questa sia, se non la migliore,
almeno la più facile pratica per conciliare i vantaggi dei letami fre-
schi con quelli dei letami decomposti o fermentati.
Il marchese Ridolfi appoggiando questa pratica soggiunge me-
scolarsi ai concimi anche il gesso per ottenerne maggior vantaggio.
Fa inoltre osservare che in alcuni avvicendamenti si sogliono far
precedere alla sementa del frumento le piante baccelline, le quali
torna utjle di letamare largamente onde sviluppino assai gli organi
foliacei,pei (juali poi,assorI)endo più largamente il nutrimento dal-
l'aria, ne viene che poco occorra alle piante di succhiare dal terre-
no; ([uindi si ottiene un largo prodotto da quel raccolto senza esau-
rire la ricchezza del terreno, ed anzi accrescendola ; forse per le più
abbondanti escrezioni delle radici, e certo per il fogliame stesso che
finalmente disseccandosi cade sul campo, e vi forma abbondante
terriccio. Ecco come dalle piante baccelline venga procurato alla
terra un aumento di fertilità, e perchè giovi loro un'abbondante le-
tamazione in sul cominciare della vita, e come si possa intender così
l'economia del doppio sistema di nutrizione dei vegetabili.
Rispetto a che il prof. Taddei soggiunge, che mentre il marchese
Ridolfi ha svolto un altro argomento importante di rustica econo-
mia, egli vien anche a distruggere un apparente paradosso, cioè che
nei terreni ove hanno avuto vita le fave, più furono queste rigo-
gliose e feconde, più si ottenga di frumento ; nel che a guardar su-
perficialmente si crederebbe incontrare un doppio esaurimento, e
si trova in vece, per opera delle fave, cresciuta la feracità del terreno
a vantaggio del frumento, in ragione del lussureggiare delle prime.
Il Presidente discorre degli altri materiali che servono alla ve-
getazione.
— laa —
IlCherici affaccia, die in far uso di letami freschi si va ii>contro
al grave inconveniente di riportare molti semi non decomposti, ed
atti perciò a germinare in mezzo ai campi, da cui rimangono infe-
state le raccolte.
A questo proposito il prof. Taddei ricorda non avere l' Accade-
mia dei Georgofili perduto di mira questo grave inconveniente, sug-
gerendo di far subire la concia ai letami, laddove le circostanze lo
permettano. Al che replica il sig. Cherici, non conoscere quel pro-
cesso chimico, ed esser bene di determinarne il tornaconto preciso.
11 marchese Ridolfi chiude tale discussione dicendo, che altro ri-
paro ancor più efficace all' inconveniente affacciato dal sig. Cherici
può aversi niediante un ben inleso avvicendamento agrario.
Il dott. Gera presenta alla Sezione una Memoria di statistica
agraria del compartimento ferrarese compilata dal prof. Casazza, al
quale tributa somma lode. Il Presidente rilascia al dott. Gera la co-
pia presentata, con incaricarlo di porsi in corrispondenza coi vari
membri componenti la Commissione di statistica agraria, e col Segre-
tario della Commissione il quale risiede in Firenze, e a cui egli do-
vrà inviare a suo tempo la statistica Casazza, e quelle altre che egli
potesse raccorre o comporre. La seduta è sciolta.
Il Segretario della Sezione di Botanica
L. Masi
// Segretario della Sezione di Chimica
Luigi Calamai
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Saitguinetti
ADUNANZA
DEL GIORNO 26 SETTEMBRE
J_f opo letto ed approvato il processo verbale del dì ^3, il sig. F. Glie-
rardi Dragomanni accenna eh' egli ha in addietro proposto, quale
mezzo moralizzatore ed instruttivo, un sistema d'emulazione, consi-
stente neir istituire premi di virtìiai contadini; che la Commissione
da esso lui domandata per l'esame di siffatti pensamenti non era per
anco nominata, e che ne chiedeva islanlaneamente la formazione.
Il Presidente aderendo ai di lui voti elegge i signori, principe Carlo
Bònaparte e nobile L.A. Parravicini.
Indi il conte Sei'ristori, uno dei componenti la Commissione eletta
dal Congresso fiorentino a riferire sul progetto di una fiera libraria in
Italia, legge un rapporto negativo al progetto; motivato principal-
mente sulla niuna confidenza che la Commissione nutre verso la clas-
se degli editori e Ubrai, salvo sempre alcune onorevoli eccezioni, re-
lativamente a quella moralissima moderazione dei prezzi de' libri,
che è la condizione pi'ecipua all'attività d'un mercato e d'una fiera.
Il principe Carlo Bònaparte dichiara avere sentite quanto chiun-
que altro le verità contenute nel lucido ed energico rapporto ora
letto. Egli è dolentissimo di vedere tratto in tratto il sotterfugio
vestire abito di graziosa concessione, mercè programmi d' associa-
zione, che atteggiati ad elastiche interpretazioni, velano spesso la
frode, «piasi sempre l' inganno ; in fine egli deplora vivamente la leb-
bra della pirateria libraria, che con sommo suo rammarico vede
propagarsi specialmente nel mezzogiorno d'Italia.
Il dott. Bartolommeo Cini non vuole entrare nello esame dei
vantaggi ineienti ad una fiera di libri in Italia, ma pensa dover an-
ch'egli elevare una voce contro la corruzione che si manifesta nel
commercio librario. Egli ritiene che in Germania, anche senza la
16
— ia4 —
fiera di libri, ve ne sarol)be grande traffico, poicliè lo sfogo delle
opere stampale consegue da bisogni e principj irrevocabili nelle
nazioni ; ed a questo proposito cita la Francia ove l' esito di libri
è considerabilissimo senza fiera ad hoc. In fine, egli aggiunge, bi-
sogna sperare nella educazione progressiva de' librai e dei lettori ;
ottenuta la (juale, il commercio librario potrà ristorarsi col bene-
ficio dell' universalità.
Il conte Sanseverino non vuole omettere di far osservare al dot-
tore Cini die l' Italia, nelle sue condizioni attuali, non ha analogia
colla Francia. Ivi, egli dice, tutto è a Parigi; ed in quel centro è data
tale un'impulsione, che tutta la Francia se ne risente, per commen-
dare o condannare un libro. La Germania al contrario è, come
r Italia, divisa in parecchie province, e senza una fiera od un luo-
go di convegno qualunque, le produzioni stampate, salvo poche ec-
cezioni, rimarrebbero sconosciute da slato a stalo.
Il marchese Pallavicino vorrebbe, se non è possibile la fiera, al-
meno un catalogo di libri simili a quelli ch'egli ha veduti in Ger-
mania: alche risponde il conte Serristori avere la ditta Stella intra-
presa l'edizione di una Bibliografia, la quale suppone sospesa per
ragioni da esso ignorate.
Il Dragomanni vorrebbe fosse pubblicato il rapporto sulla fieia
libraria onde servisse a moralizzare i librai; ed il marchese Ridolfi
chiude r argomento osservando, che allo scopo precipuo di vedere
migliorate le condizioni economiche degli editori e de' librai, lo che
varrebbe eziandio a migliorare il loro contegno morale, gioverebbe
più che tutto il conseguimento di un voto già emesso nel Congresso
padovano, cioè dell' unione doganale tra i diversi stati d' Italia; mer-
cè la quale diverrebbe sacra la proprietà letteraria, e con quella at-
tivissimi i lavori di traffico librario ed i progressi dell' umano in-
tendimento.
Il sig. Parravicini reputa convenevole di comunicare ali' assem-
blea che nel d'i i\ .settembre, per le zelantissime cure del non mai
abbastanza lodato prof. Luigi Pacini, venne inaugurato in Lucca sot-
to la presidenza onoraria del benemerito cav. Aporli il primo asilo
dell' infanzia; e l'adunanza riceve codesta comunicazione con vi-
vissimi applausi.
Il conte Freschi legge un indirizzo dei signori, colonnello Ber-
tone de Sambuy, conte Sanseverino, marchese Ridolfi, lo stesso con-
te Frcsclii, conte Seriistori e li. P. Sangiiinciti alla Sezione d'Agro-
nomia e Tecnologia, nel (juale essendosi esaminate le cause della
decadenza della vinificazione in Italia, i danni emergenti da siffatta
decadenza, ed i mezzi acconci a farla sparire, proponesi che la stes-
sa Sezione, assumendo l'ufficio di protettrice e tutelalrice dell'indu-
stria enologica in Italia, volga i di lei sforzi a promuoxere i miglio-
ramenti di fabbricazione dei vini italiani, ed a propagarne l'uso; a
tale da emanciparla dal tributo pagato annualmente allo stranieio,
per il consumo di qualità, delle cpiali in varie direzioni i vini indi-
geni puonno sostenere onorata concorrenza.
L' adunanza accoglie codesto indirizzo con amplissimo e spon-
taneo plauso, di modo che il Presidente dichiara, interpretando i
voti della Sezione, consigliare a intiaprendere discussione sopra
questo importante argomento.
Dopo alcune riflessioni, ma in senso d'approvazione, del sig. mar-
chese Hiccai'di Vernaccia, la parola è assunta dal marchese Ridolfi,
il quale dimostra con calde e brevi parole l'utilità pratica delle pro-
posizioni formulate, cioè di ima statistica formata col concorso
delle Accademie o di qualche cittadino sopi'a la qualità e quantità
dei migliori vini d'ogni distretto o conqiartimenlo ; d' un deposito
da formarsi in Milano per l' epoca del sesto Congresso italiano del-
le qualità scelte, onde siano conosciute ed apprezzate; della direzio-
ne gratuita da somministrarsi a tutti i proprietari di vigne per il re-
spettivo perfezionamento nella fabbricazione dei vini indigeni. Il
principe Carlo Bonaparte, facendo eco all' approvazione manife-
stata al progetto di rigenerazione enologica da tutta la Sezione,
vuole aggiungere come l' industria vinicola abbia d' uopo di pre-
valente stimolo, non solamente da noi, ma dai consumatori, e come
j)er lo mezzo d' un deposito generale di vini italiani in Milano ri-
fulgerà la potenza della nostra produzione a segno da non abbiso-
gnare di vini stranieri; i quali di sovente mentre non contentano il
palato guastano lo stomaco colle droghe di che sono fatturati. Ed
alle parole lusinghiere del principe Bonaparte il colonnello Sambuy
presta il miglior conforto, asserendo che molti e molti sono i vini
eccellenti in Italia, che parecchi di essi egli conosce nel Piemonte,
che nelle altre parti della penisola pai-imenti altri e moltissimi ne
abbondano; e che qualora, per opera di un deposito, ogni qualità sia
conosciuta, ci convinceremo senza meno della bontà assoluta de no-
1 9.6
siri vini, e delle IxhiIÌi loro relative cogli stranieri. 11 niarcliese Ri-
dolfi concorre nella idea de' preopinanti sopra la podestà in noi di
fabbricare vini buoni al pari di quelli d' oltremonte ; ma altresì di-
ce, conviene persuadersi che ogni terra ha i suoi prodotti speciali
ai quali è bene serbare i suoi caratteri ; che bisogna abbandonare
(juella mania di stranierismo, la quale e' illude al punto da prefe-
rire r imitazione alla creazione ; clie noi non dobbiamo agognare a
fare lo sciampagna, il bordeaux, il reno ec, ma che dobbiamo assu-
mere di fabbricare vini italiani; chiamandoli non con nomi d'ol-
tremente, ma con quelli della comune o provincia ove la vite alli-
gna rigogliosa. Il conte Serristori approvando la massima espressa
dal marchese Ridolfi aggiunge quanto importi svellere il pregiudi-
zio della nomenclatura straniera, nella quale, a scapito della reputa-
zione de' vini nostri, talinii fanno comprendere i nostri prodotti; e
cita un esempio di vini sardi in Russia gustati e ritenuti per vini di
Francia. Molti altri confortevoli ragionamenti si adducono dai si-
gnori, principe Bonaparte, prof. Contrucci, colonnello Sambuy, Pre-
sidente Freschi, march. Ridolfi e B.P. Sanguinelti, inlesi a dimostra-
re r importanza della tutela che la Sezione agronomo-tecnologica
può prestare all' italiano meglioramento della condizione industriale
ed economica dei vini indigeni. Presentandosi al banco della pre-
sidenza molti proprietari vinicoli a dichiarare l' intenzione d' invia-
re all' ideato deposito in Milano i vini loro per farli conoscere e gu-
stare, il Presidente ha nominata una Commissione composta dei si-
gnori, march. Ridolfi, principe Carlo Bonaparte, dott. Bartolommeo
Cini, conte Sanseverino, cav. Bassi, se medesimo ed il Segretario
Sanguinetti, la quale rediga e sottoponga alla Sezione un manifesto
per la pubblicazione dell' adottato progetto ; ad eccitamento degli
ottimi italiani, onde prestino larga ed efficace mano ad una rigene-
razituie vitalissima per gì' interessi della patria!
Il sig. Rizzi presenta un imbuto che quale valvola di sicurezza
serve a chiudere ermeticamente le botti o tini in cui si vuole far
fermentare il vino, lasciando sfuggire a traverso l'acqua contenuta
neir imbuto quella quantità di acido carbonico che svolgesi abbon-
dantemente. La semplicità dello strumento, la poca spesa che porta,
la spiegazione del modo facile j)er usarlo, ed il buon effetto da esso
ottenuto per tre anni, specialmente nella fermentazione de' vini bian-
chi ove si bramino ridotti limpidi e chiari, sono motivi sui quali la
— 127 —
Sezione riguarda quella comunicazioiie con favore. Il prof. Lotlini
osserva che un apparato quasi simile è adottato in To.scana : al che
il Rizzi replica non essere ciò conosciuto da esso, né da molti altri.
Il marchese Riccardi Vernaccia legge una Memoria diretta al pio
concetto di suggerire a vantaggio delle classi inferiori l' istituzione
di farmacie permanentemente aperte a spese delle comuni. Il conte
Sanseverino fa osservare che in Lombardia, per le povere classi,
vi sono ovunque medici gratuiti. Il prof. Lottìni concorda pei-fet-
tamente col marchese Riccardi sopra la necessità e 1' utilità delle
farmacie gratuite per i poveri ; dice che codeste istituzioni ai Go-
verni e non ai particolari competono; ch'egli mosso da sentimenti
d'umanità aprì la sua farmacia in Livorno fino da 27 anni, appre-
stando i medicinali gratuitamente ai poveri di giorno e di notte;
eh' egli sa quanti beneficj e sollievi all'umanità arrechi la prontez-
za dei soccorsi, e specialmente nei casi dolorosi di cadute e di av-
velenamenti spontanei o accidentali; ch'egli non mancò soltoporne
le considerazioni opportune a S. A. I. R. Leopoldo II, onde l'attenzio-
ne paterna di cpieU' ottimo e munificente principe volgasi in favore
di codesto argomento, nel (piale 1' oratore assicura avere sacrificate
enormissime somme, insostenibili dal buon volere d'un privato. La
Sezione sente la comunicazione del prof. Lottini con benevola at-
tenzione, per la filantropia da lui esercitata in sì lungo periodo. 11
marchese Ridolfi dice che fra le utili istituzioni di Toscana quella
del cav. Niccolò Puccini va certamente menzionata; perciò avendo
ricevuto una relazione della festa delle spighe, crede non poterne
fare migliore uso che presentarla alla presidenza, affinchè ne sia
fatta onorevole menzione.
Il sig. dolt. Cerioli legge alcuni cenni per far conoscere un nuo-
vo apparecchio imaginato dal principe \'idoni di Sorresina, col
quale sarebbero tolti gl'inconvenienti derivanti alla pubblica igiene
dalla macerazione del lino.
Il colonnello Sambuy presenta alcuni lavori di statistica agraria
dei signori, P. Civalieri d'.Vlessandria, G. B. Merenda da Carignano,
e Carlo Fumagalli di Cozzo. La Sezione rende gi-azie agli autori del-
le loro dettagliate comunicazioni, le quali saranno inviate al Segre-
tario per la statistica agraria d' Italia.
Il nobile L. .\. Parravicini presenta la sua promessa statistica sui
fanciulli impiegati nelle manifatture di Venezia ; a proposito delle
— 128 —
quali il prof. Maiifrè prende arjjomento per dedurre che nelle pre-
cedenti discussioni, a cui egli non assisteva, essendosi accennati
molti stabilimenti orfanotrofi e tecnici, egli si crede in dovere di
dire che molte delle modificazioni indicate nelle discussioni mede-
sime si trovano fortunatamente attivate nel regno di Napoli, mercè
le provvide intenzioni di quell' augusto Monarca. Cita a modello di
ottima fra le istituzioni l'Accademia Politecnica di Napoli, ed annun-
zia che non ha guari la sapienza di quel Principe ordinò la creazio-
ne di altra scuola tecnica in Pierrarsa non lungi da Napoli, affidan-
done la direzione al non degenere figlio dell' immortale Filangeri.
La seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sa ngu inetti
ADIKAIVZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE
-^>»e*-
.A. questa adunanza intervenne la Sezione chimica. Si legge il pro-
cesso verbale del a5 settembre, del quale il prof, de Vecchi e il mar-
chese Ridolfi propongono di sospendere 1' approvazione, perchè
trattando di gravi questioni deve essere esaminato con tranquilla
attenzione da chi partecipò attivamente alla questione degl'ingrassi.
Il de Vecchi aggiunge che è suo desiderio apparisca nel verbale
com'egli abbia inleso, nelle sue dimostrazioni, soltanto di fare appli-
cazione delle nuove dottrine di Liebig e Dumas, e non altrimenti.
La sospensione del processo verbale è adottata. Indi il Presidente
fa leggere i quesiti proposti nel Congresso di Firenze, e che si tro-
vano a pagina 307 degli Atti di quel Congresso.
« I .'^ Se il terriccio (humus) somministri o no carbonio alle
« piante che in esso vegetano.
Discutono sopra codesto quesito i sigg. marchese Ridolfi, prof, de
Vecchi, conte Freschi, prof. Piria e prof. Taddei, d'onde è risultata
la risposta affermativa.
Si legge il secondo quesito, cioè :
« 2." Se una pianta vegetante nel carbone polverizzato, ed innaf-
fi fiato con acqua contenente azoto lo assorba, per 'poi restituirlo
« puro nella quantità che Io assorbì, e quindi finisca con perire.
Il prof. Taddei reputa il quesito da non proporsi, specialmente
perchè le piante, benché abbisognino di azoto, non ponno assor-
birlo nella sua semplicità. Il marchese Ridolfi appoggia l' opinione
del prof. Taddei, d'onde si dichiara insolubile codesto quesito.
Si legge il terzo quesito
« 3.° Se il carbone in polvere, posto intorno alle radici delle
>< piante, le difenda dai danni che in alcuni casi potrebbe loro arre-
« care la decomposizione delle sostanze segregate dalle radici stesse.
— i3o —
Sul ([iialo quesito il marchese Ridolfi (aceiKlo osservare di do-
versi innanzi tutto stabilire se le materie sono segregate dalle pian-
te; Io che trarrebbe alla c|uestione delle segregazioni; annuente il
prof. Pirla, si decide di sospenderne la soluzione.
Si legge il (juarto (piesito
« 4° Quale azione provi il carbonato d'ammoniaca assorbito
« dal carbone sotto l' influenza di temperalure diverse, proprie del-
« le varie stagioni, tenuto conto delle osservazioni in proposito falle
« dal marchese RidoUi, e dalla Solto-Sezione verificale.
Per il quale, il march. Ridolfi, dichiarando non avere potuto con
successo ripetere le esperienze dianzi verificate ed annunciate alla
Sotto-Sezione di Chimica, prega non inoltrare le discussioni, aggior-
nandole ad allorquando egli potrà riscontrare le prime osservazioni.
Si legge il quinto (piesito
« 5.° Quale azione il carbonato d'ammoniaca eserciti sulle pian-
« te allorché mollo allungato d' acqua venga presentato alle spon-
« gille delle loro radici; e determinare se l'acqua delle piogge con-
« tenga realmente tracce d' ammoniaca, conforme si asserisce.
Di cui il marchese Ridolfì propone la trattativa poiché si rias-
sume sull'ammoniaca nelle piogge. Il prof. Taddei osserva che l'am-
moniaca non viene solo dall' atmosfera ma anche dal terreno e da-
gli slessi animali, di modo che l'elevazione di gas ammoniaco ac-
cade in tutta la superficie del globo. Quindi sulle osservazioni del
prof. Pirla, avvalorate dal prof. Taddei, si decide sulla utilità di più
accurate esperienze, esercitandole in una scala vasta ed estesa.
Si leggono gli altri quesiti, cioè :
« 6." Indagare se, formando le masse del letame con alternarne
« gli strati con altri di polvere di carbone, e per modo che l' idli-
« mo strato della massa sia di carbone, i letami si conservino e si
« dissecchino senza scomporsi, e senza che sia necessario 1' aiuto
« di calore artificiale o del sole.
« 7." Ripetere i medesimi esperimenti, sostituendo al carbone le
« argille ben cotte, e ridotte in polvere, per quindi notarne gli effetti.
« 8.° Stabilire con quale intensità d' azione le argille cotte, tanto
« pure che mischiate con sostanze vegetabili, assorbano e ritenga-
« no i liquidi ed i gas, e come poi li modifichino.
« 9.° Stabilire il grado di coltura delle argille più propizio al-
« r assorbimento in ([uestione, ed il modo di eseguirla economica-
« mente nella pluralità dei casi e delle circostanze.
— i3i —
Per i (|iKili il marcliese Ridolfi dicliiaia ritenere in genere (|iielle
|)roposizioni, ma doversi fare nuove esperienze, ed essere utile di
rimettere quei quesiti ad altra Sezione Agraria. Non dissente da tale
idea il prof. Taddei, raccomandando nelle nuove esperienze di distin-
guere la fertilità cliimica dalla fertilità meccanica: e dopo alcune
osservazioni del conte Freschi sopra 1' ufficio delle argille nella de-
composizione dei letami, viene adottata la proposta Ridolfi.
Indi il marchese Ridolfi comunica alla Sezione l'estratto di un
processo verbale del Congresso scientifico di Cork in Irlanda, ove
un nostro connazionale, il sig. Carlo Bianconi, lesse alcune osserva-
zioni sullo slato progressivo del modo di viaggiare in Irlanda, da
esso lui ivi introdotto con sommo vantaggio di quella contrada, e
per il quale il Bianconi ottenne grandissima gloria e riconoscenza
in quel regno; lo che giova altamente a celebrare anche colà il no-
me italiano. L' adunanza accoglie con applauso siffatta comunica-
zione, e sopra proposta del sig. Fr. Gherardi Dragomanni ordina
sia diretta al sig. Bianconi una lettera di felicitazione.
Il Presidente conte Freschi avendo invitato il sig. marchese Maz-
zarosa a connniicare le sue dotte osservazioni sopra un insetto no-
civo agli olivi, egli fa lettura della Memoria già da esso inviata al
Congresso di Padova, la quale giunta colà tardi per esser letta fu
sf)lamente comimicata per analisi. L'adunanza applaudisce viva-
mente al nobile lettore, e lo ringrazia d'avere così bene sviluppato
il modo di distruggere il dannoso insetto.
Il marchese Ridolfi, per incombenza avutane dal colonnello Sam-
huy Segretario della Commissione incaricata di esaminare le con-
dizioni rurali dell'agro lucchese, annunzia all'adunanza che l'esa-
me fatto dalla Commissione mercè escursioni nei campi lucchesi
l'Iia convinta, che il sistema d'agricoltura ivi generalmente prati-
cato poco o nulla lascia a desiderare, che eccellente ne è il metodo,
stupenda l' esecuzione, e che sarebbe desiderabile vedere in tutta
la penisola adottata cotanta operosità collegata a cotanta intelli-
genza. La seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segrelario B. P. Sarguiicetti
'7
OSSERVAZIONI
INTORBO All' IRSETTO CHE TANTO DANNEGGIA LA EOGLiA E IL FRaTTO DELL' ULIVO
NEI. DllC\TO 1)1 LUCCA
Xjampntava io, è ora un anno, i gravissimi danni che dal princi-
pio di questo secolo pativano i Luccliesi a causa di un insetto per
r innanzi quasi sconosciuto, distruggitore della più preziosa tra le
loro ricolte, vale a dire della uliva; e invocava il sapere e l'opera
dei valenti miei colleglli nella Sezione di Agronomia del Consesso
fiorentino perchè si trovasse modo a liberare noi ed altri da questo
flagello, sia con lo studiare lo insetto nei suoi diversi periodi della
vita e nelle sue al)itudini, sia col raccorre tutti i fatti che avessero
potuto condurre a questo felicissimo scopo. Al che la predetta Se-
zione corrispose in maniera da superare assaissimo 1' aspettativa
mia; invitando la Sezione di Zoologia a pigliare in esame ciò che
le apparteneva, e addossando ad alcuni dei suoi la parte che pro-
prio spettava all' agricoltura. Promisi io dal mio canto ogni coope-
razione pei fatti risguardanti al Ducato di Lucca, e adempio al mio
debito col presente scritto. Quantunque a pochi si riducano i fatti
bene avverati, ciò nondimeno l'agricoltore può trarne profitto non
lieve, se non per estirpare, almeno per diminuire di molto un in-
setto che è slato fino a qui la disperazione d' innumerevoli fami-
glie, e la rovina di pingui patrimoni.
L' insetto di cui si vuol parlare, annunziato già per un Mjris,
erroneamente, fu riconosciuto per un Trips, e forse per il phisapus,
dal valentissimo entomologo il dott. Carlo Passerini di Firenze. Agli
agricoltori sembrano di due specie quest' insetti, poiché ne ha di
bianchi e di neri ; ma può congetturarsi che il bianco sia la larva
dello stesso insetto, che diventi nero quando è perfetto. La maniera
del vivere e dell' operare dell' uno e dell' altro verrebbe a conferma
di tale congettura. Il bianco si ferma in un punto ed è sommamen-
te vorace, due qualità convenienti allo stato di larva; pel contrario
— i33 —
il nero, insetto giù perfezionato, scoire (|ua e là, e meno si nothisce.
Quest'insetto abljisogna di una buona temperatura per nascere; e
nel forte della state, dai primi di luglio alla metà di agosto, fa il
maggior danno, col divorare le tenere foglie e particolarmente le
piccole ulive. Cessa poi del tutto dalla sua azione distruggitrice al
gingnere dei freschi autunnali; depone le uova sui ramicelli infetti
cercando le sinuosità, o pure sotto i licheni che si attaccano ai ra-
mi e al tronco; e muore. Resistono le uova ai nostri maggiori fred-
di naturali, cioè di quattro a cinque gradi sotto lo zero del termome-
tro di Reaumur. Lentamente si estende cotale insetto da un uliveto
all'altro; ma quando si è stabilito in un luogo raramente l' ab-
i)andona. Deve essere grandemente fecondo, moltiplicandosi sulla
stessa pianta se abbandonata da ridurla quasi infruttifera, e talvol-
ta da intristirla al punto che secca. L' ulivo salvatico e la varietà
che più ci si accosta, vale a dire il colombino, sono meno danneg-
giati da questo insetto, che predilige le qualità domestiche e il frut-
to più dolce. Sebbene in tutte le terre e in tutte le esposizioni si
trovino ulivi infestali da tale insetto, pure ne sono più soggetti quelli
situati a mezzogiorno e ponente, e in suolo ove predomina la sili-
ce, che gli altri a levante e settentrione, e in terra a base di allumi-
na o di calce.
Le piogge in genere, ed in ispecie le dirotte, giovano all' ulivo
sospendendo per lo meno l' opera dell' insetto, che sparisce e si na-
sconde fino a che la pianta resta bagnata. È stato anzi osservato che
il solo disporsi del tempo a pioggia serve a farlo rimpiattare. Pare
dunque fuori di dubbio che il calore gli sia necessario. Può accade-
re che la pioggia operi ancora meccanicamente sull'insetto, col far-
lo cadere a terra per l' impeto suo, e col rendergli difficile il soste-
nersi sulla foglia e sul fi-utto per la lubricità che hanno bagnati ;
ma deve avere sopra di esso un' azione fisica se tende a fuggirla
con tanta cautela. Terre fresche, luoghi meno assolati, piogge fre-
quenti sono dunque i modi naturali che risparmiano all' ulivo il
maggior danno da cotale insetto: ne ha poi uno di artificiale bene
avverato che giova allo stesso fine Lasciando perciò tutto quello
che sa di empirico e che non regge alla riprova, io dirò che sta in
nostra mano un rimedio facile ; ma che vuole coraggio e costanza,
due cose ben di rado congiunte. E questo il taglio. Bisogna assolu-
tamente levare col ferro i rami tutti danneggiati dall' insetto, e non
- .3/, -
per un anno, ma per più e più e quanto occorre. In colai guisa ope-
rantlo è riuscito a taluno di liberare totalmente un uliveto dall' in-
setto nel corso di tre o quattro anni soltanto ; incominciando a ri-
sentirne del vanlaf;p;io subito il primo anno, e crescendo graduata-
mente negli altri. 11 tempo clie si crede più adattato a questa opera-
zione è quello della fine dell' inverno, avanti cbe i primi tepori della
bella stagione facciano nascere gì' insetti. Deve il taglio essere ne-
cessariamente assai forte a principio, in ispecial modo se si tratti
di piante da molto infestate. E siccome il maggior male è sempre
nelle cime, come la parte più tenera dell' albero, così è necessario
da prima quasi coronarlo, o almeno abbassarlo notevolmente. Basta
dopo levar via tutti i ramicelli cbe si mostrano infetti, ma con estre-
ma diligenza. Al taglio deve congiugnersi una minuta ripulitura del
tronco, non cbe dei rami, da quei licbeni cbe vi si attaccano ; poi-
cliè sono di riparo e difesa all'insetto per deporvi le uova. E ne-
cessario a\-sertire cbe i rami tagliati e ogni minuzzame vogliono es-
sere subito portati lontani dall' uliveto, e poi abbruciati innanzi die
le uova si discbiudano; essendo stato osservato che da tali mate-
rie ammassate escono a storme gì' insetti, per cercare l' albero pre-
diletto al nodrimento loro. Utilissimo sarebbe che 1' accennato me-
todo generalmente si praticasse, per iscansare il rischio che la infe-
zione del vicino uliveto non si comunicasse di nuovo a quello risa-
nato con tante cure ; e ciò maggiormente alla nostra marina ove gli
ulivi fanno per molto tratto una non interrotta boscaglia. Al rime-
dio cbe si è detto fa d' uopo aggiugnere una generosa e adattata
cultura, per rifornire la pianta di rami, e per levarla da uno stato di
languidezza che favorisce l' insetto piuttosto che allontanarlo. Ma i
lavori della terra non si facciano mai nella stale, quando la pianta
può soffrire per la evaporazione artificiale. Il mantenerne fresco il
piede è stato anzi riconosciuto vantaggioso, adoprando per concio
materie vegetabili verdi, come l'erica volgare e meglio i lupini in
fiore, animale da letame secco di pecora o capra.
Cessi dunque lo scoraggiamento, e si ponga da tutti in opera e
si seguili con costanza ciò che la pratica ha mostrato veramente
utile, in questo caso disgraziato, ai più avveduti e diligenti coltivatori
di ulivi. Non s'imitino soprattutto coloro che, abbandonatisi d'ogni
speranza, dettero con la scure in ulivi secolari; di che poi hanno
avuto a pentirsi, nel vedere che altre derrate non rispondevano al-
— i35 —
l'ulile di ima ricolta seiibene niediociissima di tali ulivi, la (juale
poi non suole mancare anche in quella condizione col solo soccorso
dei modi naturali; e per avere osservalo che talvolta, senza alcuna
caj^ione almeno apparente, gì' insetti lasciano affatto di danneggiare
un uliveto, che torna a fruttificare come in antico. Me pure s' imiti
chi per errore giudicò che un rimedio per liberare gli ulivi da questo
male fosse il non curarli più e ridurli così in uno stalo di spossatez-
za ; giacché si nuoce doppiamente all'ulivo, degenerandolo e renden-
dolo anzi più gradito all'insetto, come accade d'ogni pianta malata.
Ho dunque attenuto la mia parola in quanto da me dipendeva.
Avrei voluto anche mantenerla col far sì che valenti entomologi
esaminassero 1' insetto nei diversi stali della sua vita. Ma questo
mio desiderio per buona sorte non si è potuto da me appagare, non
ostante la maggiore possibile diligenza. Pochissimi n'ebbi, e a gran-
de stento, su raniicelli di ulivo e su tenere ulive, e morirono di lì a
poco ; per lo che mi fu inipossiijile il mandarli, secondo il concerto
preso, al chiarissimo doti. Passerini a Firenze. Molto meno perciò
mi era dato l' inviarli a Verona al dottissimo sig. Bernardino Ange-
lini. Di fatto in quest'anno piccohssimo è stato il guasto fatto da
tale insetto, anche nei luoghi ove si trovavano dal principio del se-
colo. Le piogge frequentissime e dirotte che in primavera sono ca-
dute spiegano assai questo benefizio per noi inestimabile. Si vuole
ancora attribuire ad un foile libeccio che soffiò nel luglio del pre-
cedente anno i84i,a causa delle particelle saline trasportate dalla
vicina piaggia marittima e depositale sugli ulivi, per le quali ve-
nisse a perire l' insello. Ma qualora questo fosse anche un fatto
bene avverato, come sembra, sarebbe però del tutto particolare ; men-
tre molti degli uliveti non si trovano esposti all' impeto e quindi
alle conseguenze del rammentalo vento, ne potrebbe citarsi conio
causa generale di tanto bene
E da sperare che con quel naturale modo delle piogge, in tem-
po specialmente del nascere dell' insetto, ne sia mollo scemata la
quantità; per lo che 1' utile non sai-ebbe allora passcggiero. Per al-
tro non bisogna fidarsi, e io debbo insistere sul purgare gli ulivi
generalmente da tutto ciò che è tocco dall' insetto, e dai licheni
sotto i quali nascondesi per depositarvi le uova; giacché altrimenti
tornerebbe ben presto colla riproduzione alle devastazioni passate.
A. MAZZ AROSA.
ADINA!\ZA
DEL GIORNO a8 SETTEMBRE
-^SDS*^
MJopo letto discusso ed approvato il processo verbale dell" ante-
cedente tornata il sig. Francesco Glierardi Dragomanni ramnìenta,
eh' egli avea nel 26 settembre domandata la slampa del rapporto
sulla ideata fiera di libri in Italia non ammessa dalla Commissione
relativa ; e siccome egli lo crederebbe opportunissimo ne rinnova
la domanda, la quale, appoggiata validamente dal principe Carlo
Honaj)arte, viene risoluta favorevolmente dall'adunanza.
Il sig. marcliese Ridolfi presenta alla Sezione due matasse di co-
tone filato tinto con robbia ottenuta nelle sue terre, onde si vegga
come quella pianta alligni in qualità eccellente anche fra noi; trac-
cia in brevi cenni la storia della coltivazione della robbia in To-
scana, annunzia di averne tentata la coltura in grande unitamente
al sig. barone di Casablanca, e consiglia i tentativi di quella colti-
vazione, raccomandando a tutti di ben calcolare sopra la conve-
nienza ed il tornaconto; poiché siffatta coltura, essendo costosis-
sima per la molta mano d' opera e per la forte massa di concime
occorrevole, non è facile trovare le condizioni di terreno che per-
mettano di sopportare tutta la spesa onde conseguire quella produ-
zione. A questo proposito egli rinnova le più calde sue sollecitudini
per r esaltezza della contabilità agraria, dalla quale dee conseguire
la direzione dell' agronomo nella preferenza delle coltivazioni.
Il Segretario Sanguinetti annunzia che un ricco proprietario del
Capitanalo livornese ha coltivala la robbia sino dal 1839 con il mi-
gliore successo, perocché non solamente la raccolta ha corrisposto
in quantità alle aspettative, ma ben anco la qualità è riescila a tale,
che fu preferita e meglio retribuita delle altre di Levante e di Francia.
Il sig. Luigi Mari fa osservare che la robbia é un antico prodot-
to della maremma toscana, poiché colà esiste uno statuto avente la
- i37 -
data del 1760, in cui è menzione di siffatta coltura, la quale poi era
intieramente cessata ; al che il marchese Ridolfi risponde, la cessa-
zione di codesta coltura provenire appunto dalla sua indole ecces-
sivamente costosa. Egli aggiunge non dubitare della utilità diretta
della coltivazione della robbia, ma doversi calcolare la convenienza
sotto il duplice rapporto della spesa inerente e della rendita dei
terreni impiegati ad altre colture. Il principe Carlo Bonaparte an-
nunzia che nei suoi possessi della maremma romana, la quale è per
i terreni analoga alla maremma toscana, ha fatto molte prove di
coltura e fra le altre quella della robbia. Codesto saggio fu operato
in grande; e qui consiste, egli confessa, lo sbaglio; perocché ne ha
avute e ne possiede venticinquemila libbre, le quali, ottenute con
grande dispendio per mancanza di braccia, non corrispondono allo
sperato beneficio e non sono facili ad esitarsi. Bensì, egli aggiunge,
avvi un gran vantaggio da codesta coltura, ed è quello di fare stritola-
re i terreni, di maniera che si trovano eccellentemente disposti per le
successive coltivazioni di altri prodotti, mediante rawicendamento.
Il marchese Ridolfi vuole aggiungere due parole per comunicare
un' idea importantissima suggeritagli dall'ultima riflessione del prin-
cipe Bonaparte, cioè giovare altamente di seminare nei campi l'erba
medica dopo estrattane la robbia, come primo mezzo di utile avvi-
cendamento ; poiché il suolo fertilizzato dalla preesistente robbia
somministrerà in erba medica assai più che in altri prodotti. Inol-
tre osserva che il consumo della robbia va ad accrescersi sensibil-
mente in Toscana mercé l' incremento attivo colà sviluppato delle
fabbriche di bordati : anche la nuova fabbrica di painii feltrati di
s. Marcello dovrebbe, a di lui parere, agevolarne un discreto esito;
ed interpellando il sig. Cini direttore di quella fabbrica, onde cono-
scere se colà ne sia considerevole il consumo, gli consegna le matasse
di cotone onde sieno esaminate. A.1 che il sig. Cini risponde non occu-
parsi personalmente della direzione manufatturiera della fabbrica ;
essere quell'atti-ibuzione specialissima del di lui fratello dott. Tom-
maso assente dalla Sezione ; conoscei'e però che la robbia occorsa si-
no ad ora fu provveduta a Livorno, ma promettere di fare esaminare
il cotone tinto con robbia toscana, e qualora questa presentasse pa-
rità di resultato relativo al costo, essere sua intenzione di adottarla.
Il conte Presidente, veggendo esaurito 1' argomento, presenta a
nome del sig. Giuseppe Rossi di Pisa alcune varietà di bachi da
— i38 —
seta, tietli uiitiinnali, diversi dai trevollini, e la sela ottenula dai
medesimi. Il marchese Ridolfi fa rilevare che codeste varietà hanno
i loro vantaggi ed i loro inconvenienti ; la loro proprietà principale
si è di vivere e prosperare in temperatura hassissinia, e questo è nn
hcir elogio; l'inconveniente maggiore si è che appena avulo il se-
me rinascono, lo che ne rende difficile l'uso: ed il conte Freschi
aggiimge ; colla propiielà di prosperare in hassa temperatura do-
vrebbero convenire nei paesi settentrionali. Indi il medesimo pre-
senta pure, a nome del sig. Giuseppe Rossi, una pianta di sesamo
da lui coltivato e venuto a prospera maturità, soggiungendo che se
nello Stato lucchese la quantità dell' olio raccolto esclude l' op-
j)()rtunilà dei semi oleaginosi, pure non tutte le province della pe-
nisola posseggono cotanta ricchezza, e perciò debbono quei semi
fissare l' attenzione di un congresso italiano. 11 marchese Ridnlfi
dichiara essere convinto che i semi oleosi vadano coltivati, ma sven-
turatamente il sesamo non gli è mai riescito ; non dispera però
dell'utilità di nuovi esperimenti. Il nobile Parravicini annunzia che
la madia saliva è coltivata con buon resultamento nella provincia
di Como, ed il conte Freschi convalida quel fatto, osservando lo
stesso resultato per la coltura che egh ne fa nella provincia d'Udine.
Il noljile Parravicini propone, e l'adunanza approva, che sia ag-
giunto il sig. Giuseppe Sacchi di Milano alla Commissione dei libri.
Indi egli legge il rapporto della Commissione, composta di se mede-
simo e del principe Carlo Bonaparte, ed incaricata d' esaminare la
proposta del Gherardi Dragomanni di premiare la virtù dei conta-
dini. Conclude per 1' affermativa, con un volo di ringraziamento al
proponente, per avere già indotto 1' I. e R. Accademia della valle ti-
berina toscana a dare il bell'esempio di premiare piuttosto la virtù
dei contadini che i sonetti degli arcadi; ed aggiunge un voto d'au-
gurio all'Accademia, ond'ella sia per lunghi anni ispirata dai sen-
timenti benefici del suo illustre promotore e Segretario perpetuo.
( Applausi).
Il lettore Magi applaude cordialmente agi' incoraggiamenti da
darsi al contadino, ma sente il dovere di annunziare, nell'assenza
dei deputati dell'I, e R. Accademia til)erina, a nome della medesi-
ma, che Segretario interino di lei, con deliberazione del i3 luglio, è
il dottor C. Fantoni e non altro individuo. Il Presidente interrom-
pe questo discorso, facendo presente al lettore Magi che per par-
— i39 —
lare a nome d' un'Accademia bisogna portarne un mandalo espres-
so; clie i deputali di lei al Congresso si trovano fuori della Sezione;
die perciò ogni di lui aggiunta all' argomento peccherebbe di per-
sonalità verso un soggetto che la Sezione agronomo-tecnologica
reputa ad onore di contare fra' suoi, e che desidera vedere sempre
neir ufficio di Segretario di (juell' Accademia, della quale egli figura
tra i migliori ornamenti.
L'ingegnere Piazzini legge unaMemoiia illustrativa di una carta
o mappa rappresentante la parte destra dell'Arno per l'esame dei
vari progetti disegnati da mollo tempo, onde istituire lavori idrau-
lici capaci ad impedire le frequenti inondazioni del Serchio, che
tanto danno arrecano all'agricoltura del territorio lucchese e pisa-
no. La mappa è quindi esaminata col più grande dettaglio. Il mar-
chese Ridolfi osserva essere tanto più interessante la comunicazio-
ne del Piazzini, in quanto che è già organizzata in Toscana una
società, la quale, non per ispirilo di agiolaggio o di giuoco di
borsa, ma, per intendimento d'una seria operazione, con legittimi
e considerevoli capitali è pronta ad incaricarsi della esecuzione
di quel progetto che verrà adottato dai Governi interessati a quel-
le operazioni.
Il barone d' Hombres-Firmas presenta il disegno di una bigat-
tiera fatta costruire in Francia con diversi perfezionamenti, il di cui
autore è il doti. Rousseau.v di Alais; e coglie questa occasione per
esprimere quanto egli si reputi onorato di partecipare alle nostre
riunioni! L'uditorio gli corrisponde con applausi.
11 Presidente legge una Memoria del sig. Riccardo Lazzarini so-
pra il baco nocivo agli olivi; un'altra del sig. Bertacchi sopra le cri-
salidi dei bachi da seta; annuncia essere pervenuto alla Sezione un
nuovo invito dell' Associazione agraria di Piemonte per la riunione
in Alba, di cui già fece verbale invito il colonnello Sambuy a di lei
nome; e propone un voto di ringraziamento alla città di Milano per
il programma generoso da essa pubblicalo, onde accordare larghi
premi alle invenzioni fisiche ec. nell'occasione del sesto Congresso
italiano. La Sezione con vivissimi applausi approva.
Il Presidente legge una interessantissima Memoria del doti. Gia-
cinto Mompiani di Brescia sopra 1' educazione dei sordo-muli, ri-
chiamando V attenzione della Sezione a favore di quesl' infelicissima
parte dell' umana famiglia. Alla lettura succedono poche parole del
18
— i4o —
Segretario sui servigi prestali all' umanità dal Padre Assarotli di
Genova, del (inalo fa pure cenno la Memoria Mompiani , e la descri-
zione fatta dal marchese Pallavicino d' uno stabilimento che egli
chiama Istituto rurale e tecnologico dei sordo-muli. L'abbate Fer-
retti, egli dice, piissimo ecclesiastico, dopo avere assunta la pratica
d' educazione al Collegio dei sordo-muti in Genova, si trasferì a
Fontanabuona di Chiavari ; cominciò dall' educare uno o due di
quegli sventurati ; poco dopo, con uno zelo superiore ad ogni elogio,
ne attrasse alcuni altri, e a poco a poco tutti quelli che esistevano
colà furono educati almeno a tranquilla ed intelligente convivenza. Il
villaggio era povero a segno da mancare di un locale per l' insegna-
mento. L'abbate Ferretti non si sgomentò, ed ottenuto il consenso
del parroco profittò della chiesa per quel santissimo ufficio. I fan-
ciulU del villaggio, attirati dalla curiosità, accorrevano nella chiesa
onde vedere , e nel vedere apprendevano anch' essi il linguaggio
de' gesti ; dalla quale circostanza ne avveniva che il sordo-muto
poteva, non solo coi suoi custodi e colla famiglia, ma ben anco con
tutto il popolo comunicare mercè il hnguaggio appreso anche da
chi la natura dotò d' ogni senso ; lo che risulta ad altissimo sollievo
e conforto per quelle malaugurate vittime. .
L' ora essendo tarda, se ne aggiorna la discussione, e si scioglie
la seduta.
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sanguinetti
RAPPORTO
SUUKAME DBL PROGETTO PER UHA FIERA LIBRARIA IN PIREHZE A GUISA DI QUELLA DI LIPSIA
LETTO DAL CONTE LUIGI SERRISTORI
Xja Riunione scientifica di Firenze incaricò una Commissione dei
signori E. Mayer, G. P. Vieusseux e Luigi Serristori, la quale, dopo
esaminati i principj e le pratiche della fiera libraria di Lipsia, pre-
sentasse un progetto di applicazione all' Italia ; designando Firenze
come la città la più atta per posizione geografica.
La Commissione adunatasi, dopo avere prese le più diligenti in-
formazioni, dovè convincersi die l'istituzione di una fiera libraria
in Italia a guisa di quella di Lipsia non senibravale possibile nelle
attualità delle circostanze.
Di mio impulso particolare, e non come relatore di una Com-
missione che non ha potuto continuare ad adunarsi per le lunghe
e ripetute assenze del sig. E. Mayer, vengo a far parte alla Sezione
di quei motivi che la condussero alla convinzione summenzionata
intorno all' importante incarico affidatole.
Bisogna pure confessarlo; gran numero degli editori e dei librai
italiani non sente ancora, o piuttosto non sente più la dignità della
professione, e non conosce il proprio vero interesse. Ignoranti qual-
che volta a segno da non intendere il libro che vendono, insensi-
bili al movimento intellettuale della nazione, non leggono, non che
giornali, neppure a cagione di esempio la Bibliografìa che più spe-
cialmente a benefizio loro si pubblica dalla benemerita ditta Stella
in Milano; e l' indolenza ncU'eseguire le più facili commissioni è sì
grande, che debbesi talvolta attendere più mesi per avere un libro
stampato 5o miglia lontano.
Ma è egli da darsi in questa bisogna la maggior colpa al hbraio.'
Non lo crediamo ; imperocché anche con lumi migliori, e con le in-
— i4a —
tenzinni le più larghe, gli tornerebbe difficile il superare le dilìlcol-
tà die provengono da una nuova influenza, che non si estende al-
la sola Italia, e finirà forse per corrompere le belle consuetudini,
che a cotesto proposilo invidiamo alla Germania. Gli editori più
che i librai sono cagione dello stalo di anarchia in cui è caduto il
commercio librario. Quando gli editori non vendevano mai ai par-
ticolari, e non depositavano che presso i librai di prim' ordine, e
questi ai librai di secondo ordine con ribassi giustamente calcolali;
la scelta dei libri da stamparsi e le produzioni erano dirette dai
veri bisogni del commercio e della civiltà. Ma le concorrenze, e
r industrialismo che invade anche i campi della scienza, sin ora
vantati liberi ed inaccessibili a speculazioni volgari; che insegna a
sottomettere le facoltà della mente alle leggi della produzione sui
materiali, ed a convertire in moneta persino il pensiero non nato ;
r industrialismo divenuto eccessivo ha dato l' ultimo crollo all' arte
ed al commercio librario in Italia più che altrove. Imperocché vi è
invalso il vituperevole costume di alterare del doppio il valore dei
libri pubblicandoli per dispense ; di affidarne lo smercio ad un nu-
merosissimo stuolo di associatori, i quali non di rado sorprendono
r inesperienza e la creduUtà di coloro, i quali spendendo alla spic-
ciolata non si accorgono di avere pagata a carissimo prezzo un' ope-
ra che per pochi quattrini si compra più tardi sui muriccioli.
Perciò anche il ritrovato delle piccole ripetute dispense, che è
cosi utile quando si tratti veramente di opere periodiche di tenue
prezzo, e del quale alcuni rispettabili editori, come il Pomba di To-
rino, sanno fare un uso sì nobile a prò della classe la meno agiata,
nelle mani dei piìi è divenuto il flagello e la vergogna del vero com-
mercio librario. E tanto è il guasto portalo al dello commercio da
cotesto sistema, che sovente gli stessi editori di rango sono costret-
ti a ricorrervi.
Eccovi, Signori, esposto in poche parole i motivi per i quali
penso con molli, che sia passato, o non sia ancor giunto il momen-
to di realizzare una fiera libraria in Italia, o qualunque altra istitu-
zione analoga a quella della Germania, e più particolarmente di Lipsia .
I nostri lamenti sono gravi; ma richiesti della nostra opinione
non credevamo poter corrispondere più degnamente all' onore im-
partitoci, ed alla nostra coscienza, che col manifestare tutto ciò che
crediamo esser vero. E qui ovviando a sinistre intei-petrazioni non
— i43 —
riputiamo inutile dicliiarare che, come in tutte le classi così in tut-
te le professioni, si danno anche in questa degli editori e dei librai
onorevoli eccezioni; non però suffìcienti per influire salutarmente
sopra la massa .... Anzi desiderosi di poterci ingannare, o di tro-
vare in qualche modo esagerate le nostre osservazioni, abbiamo
( prima di emetterle ) richiesto il parere di un editore considerato
per il primo in Italia, e che per la sua probità, e per la pratica e
vastità degli affari gode meritamente di una grande riputazione in
Europa. Questi appoggiandosi presso a poco su gli stessi motivi,
conviene con noi, che sia per ora impossibile l' istituire una lega,
non che una fiera libraria in Italia.
Nessuno meglio di questo valente editore sarebbe stato capace
di trovare dei compensi, e sappiamo ch'egli aveva progettato un
vasto emporio librario, il quale quando fosse eseguibile tornerebbe
di gran vantaggio all' universalità dei librai e delle buone lettere ;
ma per le stesse cause, e per parecchie altre che è superfluo l'addur-
re, siamo persuasi che nemmeno questo progetto possa incarnarsi.
— •«>^o^ -^-C.C-fr©«—
RAPPORTO
SULLA PROPOSIZIONE DEL SIGNOR DRAGOMANNI
D'INCITARE LE ACCADEMIE IIALIANK A CJMPARTiR! PREMI DI VIRTÙ Al COSTADiNl
-»e)«<s*-
LA COUMISSIONE PER L ESAME E PEI. RAIM'ORTO FO COMPOST*
DEL l'R. CARLO BONAPARTE E DEL RELATORE
Aj uomo è perfettibile di sua natura. Quando tutte le scienze
avranno portalo il loro tributo a questo re della terra, la sua ragio-
ne, rafforzata dal sentimento morale, sarà la face del suo intelletto,
la direttrice della sua volontà. 11 vero, il giusto, il buono saranno
raggi di luce così cbiara in tutte le menti, clie tutte riputeranno
selvagge o puerili stoltezze le invidie, gli odj, le ire, la guerra: il me-
rito s' innalzerà da se ; e la giustizia facendosi un trono nell' animo
d'ognuno compartirà di tratto a ognuno il suo. La storia fedele ci
addita il cammino e i traviamenti dell' umanità, ora lieta e superba,
ora strascinata fra le rovine e le stragi sotto il giogo della servitù,
dagl'illustri scellerati anticlii che si chiamarono eroi.
3Ia quando si compiranno i destini dell'umanità? Un velo ci
nasconde il futuro; e la meta sospirata è di certo lontana.
Intanto già lo sapete, o Signori ; disparate opinioni insorgono
sull'uso de'prcmi per raggiungere sollecitamente quella meta e pro-
muovere la virtù. Oltre le ragioni esposte non ha guari in questa
ragunanza da un nobile ingegno, sostengono alcuni che la virtù
cessa di essere virtù quando v' ha il solo dubbio che possa diven-
tar venale; elio si spesso riescono fallaci le più solenni sentenze
degli uomini integerrimi; che tante passioni agitano l'animo de' giu-
dici; che talvolta possono essere maggiori i mali che i benefizi dei
premi di virtù. Ricordiamoci, o Signori, che cosa avviene nel se-
greto dell'animo nostro quando ci vediamo innalzati sopra gli al-
tri uomini con premi di qualsivoglia maniera; quando vediamo
premiarsi uno che correva nello stesso nostro arringo, lo chia-
— i45 —
merci santo e divino quell' animo die non avesse sentito allora gli
assalti dell' orgoglio e dell' invidia comiuKjue nascosti sotto le for-
me morali .... E tulli sanno che l' orgoglio e l' invidia lacerano
que' dolci legami d'amore clie in una sola famiglia unirà le nazioni.
La vostra Commissione, o Signori, lascia intatto questo campo
di contese scientifiche ai (ilosofi sociali ; tanlo più che 1' uffizio de-
gli agricoltori e de' tecnologi non può essere che quello delle appli-
cazioni delle scienze alla prosperità delle arti, fra le quali mettiamo
prima 1' agricoltura. Sino a che dunque i filosofi non avranno con-
vinto le menti capaci di comprendere quest'alta quistione sociale
dell' errore di premiare la virtù celata sotto ai cenci, o rifuggita nei
tuguri, o raminga sulla terra, noi non abbiamo diritto di contrastare
al desiderio de' cuori più nobili e generosi ; non abbiam diritto di
condannare, con un nostro rifiuto, un principio che vuol imitare, seb-
bene con mezzi imperfetti perchè umani, il principio religioso di tulli
i popoli, che mercè i premi soprannaturali eccita, svolge e coltiva
le azioni virtuose. Per le quali cose, o Signori, la vostra Commissio-
ne opina di accettare la proposta del sig. Fiancesco Gherardi Dra-
gomanni membro onorevolissimo di questa Sezione ; di ringraziar-
lo, perchè ha già indotto 1' I. e R. Accademia della valle tiberina to-
scana a dare il bell'esempio di premiare piuttosto le virtù de' con-
tadini abbronziti, che i sonetti degli azzimati pastorelli arcadici;
esponendo nello stesso tempo il volo, che quella radunanza accade-
mica sia per lunghi anni ispirala dai sentimenti benefici del suo il-
lustre promotore e Segretario perpetuo.
Lucca a 8 settembre i843
L. ALESS. PARRAVICINI
ADINAAIZA
DEL GIORNO ag SETTEMBRE
~^35e<
k5i legge il processo verbale che rimane approvato dopo la lettura
di una lettera dal lettore Magi diretta al Segretario, nella quale egli
dichiara non avere inteso colle sue osservazioni di ieri, che di an-
nunziare un fatto da esso lui ritenuto per esatto.
Indi la Commissione incaricata di esaminare le arti e l' indu-
stria di Lucca comunica due rapporti, che uno è letto dal prof, avvo-
calo Maestri, l'altro dal dolt. Tommaso Cini. Questi due rapporti so-
no ascoltati con festevole attenzione dall'adunanza. Il lettore Magi
propone applausi alla popolazione industriale di Lucca, e l'abbate
G. Prosperi la stampa di quei rapporti. L' adunanza aderisce a quelle
due proposizioni con manifesta dimostrazione, ed il Presidente an-
nunzia che i voli dell' assemblea saranno compiti.
L' avv. Maestri, e con esso il marchese Ridolfi, perseverante nel-
la generosa idea di vedere un giorno l'Associazione agraria del Pie-
monte divenire il nucleo d'un' Associazione agraria italiana, propo-
ne, e r adunanza approva, che si nomini uno o più deputati a rap-
presentare la Sezione agronomo-tecnologica alla prossima riunio-
ne agricola di Alba, affidandone la scelta alla presidenza.
Lo stesso sig. avv. Maestri, vista 1' utilità di estendere la Società
d' incoraggiamento a prò dèli' agricoltura che omai ricopi'e tutto il
Piemonte, proporrebbe che si nominassero nelle diverse città d'Ita-
lia alcuni deputati col titolo di promotori, il cui ufficio fosse di fare
soci e corrispondere colla Società piemontese, per quelle comunica-
zioni che potessero essere di reciproco vantaggio; che fossero in-
tanto Promotori nati i membri agronomi del Congresso e i presi-
denti delle Società scientifiche e letterarie; che finalmente questi,
incaricati a promuovere le Società d' incoraggiamento, dovessero a
suo tempo inviare al Congresso di Milano la notizia de' soci ascritti
o delle particolari Società formate mediante la loro nobile solleci-
— i47 —
liitliiie. A qiipsla pro|)osta aderiste il niarclicse Ridolfi soggiiingeiulo
clic inU-rcssa nioltissiino la cooperazionc delle Società agrarie già
esistenti; dallo f(iiali considerazioni ne consegue essere desiderio
nnivorsalc clic gì' Italiani fra loro si prestino mano efficace, per pro-
vocare i necessari miglioramenti nelle arti agricole.
11 iloll. 15. (uni legge il Manifesto preparato dalla Commissione
di cui egli è relatore, da pubblicarsi per migliorare l'enologia italia-
na : quella leltnra è accolta ed approvata con unanime acclamazione.
Il Presidente Fresclii, a nome del sacerdote Enrico Tazzoli di
Mantova, legge un'interessantissima Memoria più volte applaudita
sull'importanza d'istituire scuole agrarie nei seminari ecclesiastici,
onde somministrare col tempo un numero considerevole di parro-
clii di campagna, i (juali arrecliiiio al loi'o gregge, coli' insegnamento
morale e religioso, i lumi della sapienza agricola. L'avv. Maestri fa
plauso al sig. Tazzoli del generoso e felice pensiero, e fa voti onde i
vescovi, cui è commessa la disciplina scolastica dei seminari, ascol-
tino !e insinuazioni del Tazzoli.
Il Segretario Sanguinelti, a nome del sig. avv. Leonardo Vitelli
della \'aldinievole, legge uno scritto inteso a proporre alcuni migliora-
menti di economia rurale e d' incoraggiamento ai contadini solerti,
e più specialmente a suggerire che fosse data 1' educazione e la di-
rezione agraria ad un maggior numero di trovatelli, onde averne
de' buoni ed educati coloni. Questo secondo intendimento dello
scritto incontra la simpatia dell' adunanza, la quale ne manifesta
aggradimento.
È domandata la stampa del rapporto Parravicini sopra le scuole
fecniclie del Regno Lombardo Veneto, che viene all'unanimità con-
sentita.
Il Presidente Frescbi chiude la seduta con le seguenti parole:
« Nelle variate sorti della vita, l'aniqia di cui la Provvidenza ci
dotava, se talvolta è dalmata a soffrire, molte altre va consolata da
sensazioni che traggono a immensa gioia, ad onore, a gratissima ri-
cordanza. Tra f[ucsle una tlclle più vive arrecavami nell'inaugu-
razione del (plinto (Congresso la vostra onorifica elezione; perocché
al povero ingegno mio non s'addiceva il segnalato favore, ma piutto-
sto il concetto del divino poeta : Me degno a tanto ne io né altri crede.
Vi rendo grazie, o Colleghi, grazie sincere di quella elevazione
cui diritto soltanto mi dava il grandissimo affetto che vi porto; af-
'9
— i/|8 —
fello che giammai non verrà meno nell'animo di chi a voi soli deve
un nome, un nobile ufficio, un' illuslrazlone.
Ma nello spirare di mie funzioni un dubbio tremendo mi assale,
nel pensiero di non avere coirisposlo alla vostra aspettativa. La co-
scienza va, è vero, confortata dalla certezza del più forte buon vo-
lere; ma che puole il buon volere senza la vostra indulgenza? Chia-
rissimi fratelli, noi transitammo un periodo brevissimo al mio cuore,
lungo forse alla vostra impazienza; ma lo passammo in quella dol-
cissima armonia che, invocata da prima a coronare i nostri sforzi,
dominò sovrana in tutta la nostra Sezione.
Noi transitammo il periodo de' nostri studi ora illustrando fatti
conosciuti, ora interpretando teorie novelle, ora imaginando perfe-
zionamenti, temperamenti, istituzioni; sempre meditando sui mezzi
d' imprimere alla scienza un progresso, di recare all' umanità un
sollievo, alla patria un ristoro.
Le quali opere nostre tutte furono resultamento di vostra spon-
tanea volontà, alla quale la mia debole voce non servi pur troppo
che di eco poco possente. Siane dunque vostra la gloria, come ne
furono vostri gli sforzi. Io non oso aspirare a vanto alcuno nel pro-
dotto lusinghiero della vostra santa cospirazione agi' interessi agro-
nomici e tecnologici dell'Italia; siano vostra giusta e meritata ri-
compensa le benedizioni della patria; e concedete a me soltanto il
largo, gradito, inestimabile favore d'essere io il primo ad invocarle ».
Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi
// Segretario B. P. Sanguinetti
RAPPORTO
DRLLA COMMISSIOHE IHCARICATA DI VISITARK LK O^FICISK E MANIFATTURE
ESISTENTI NELL.V CITTA DI LUCCA
— -s»s»©»c-:<» —
Xja Commissione cui affidaste, o Signori, l' onorevole incarico di
visitare le officine e manifatture lucchesi, nel venire a rendervi
conto (li quello che ha operato, sente il bisogno innanzi tutto di
dichiarare, che la brevità del tempo non le ha concesso di tratte-
nersi quanto avrebbe voluto nell' esame di tutti i particolari del-
l' industria di cpiesta città; e però vuole essere scusata, se nel rap-
porto che per mio mezzo essa vi fa, non saranno toccate alcune
cose che leggermente, e non sarà fatto menzione di quelle esistenti
fuori delle mura, come frantoi, mulini, ferriere ec. Non ostante la
Commissione ha veduto abbastanza entro la città, per formarsi una
idea ben favorevole sullo slato dell' industria di Lucca ; ed essen-
dosi poi convinta che desso è principalmente dovuto all'influenza
delle eccellenti scuole tecniche, le ha stimate argomento assai im-
portante da doverne formare soggetto di un rapporto separato, di
cui vi farà lettura l'onorevole membro sig. avv. Maestri; mentre io
anderò soltanto indicando quelli artigiani e manifattori che hanno
priucipaiinente richiamata la nostra attenzione.
E cominciando dalle arti dirò, che in quella del fabbro ferraio,
esercitata con intelligenza in molte particolari officine, si distinse il
I^nci e il Signorelti; il primo dei quali ci mostrò modelli di cose
meccaniche e di un ponte di ferro da costruii-si sulla Lima, 1' al-
tro ci fece vedere oggetti di chincaglieria tirati a bel pulimento e
bruna tempera.
L'arte del raniai<i è pure una di (|ucllc che prospera nella città
di Lucca, e ne vedcnuno eccellenti prodotti, fia i (juali notammo
quelli del Micheli, eseguiti con amore e precisione, particolarmente
alcuni vasi da acqua di coslruziono difficilissima, per esser compo-
sti ili uti solo pezzo tli rame.
Larle dell' argentiere e orefice è trattata pure eccellentemente,
e ci sono stati mosliali dei graziosi lavori in hulinn; osservammo
specialmente i pi-odolli deli' officina dei Romani, il quale avendo
presso di se degli allievi della scuola tecnica, aj)plica con molta in-
telligenza e vantaggio l'argentatura e doratura galvanica.
L' esposizione delle belle arti avi'à dimostrato a quelli die l' han-
no visitata come il sig. Casali tratti con genio e sapere la cesellatu-
ra dell'acciaio, e il sig. del Bianco quella dell' argento.
L'orologeria e la costruzione di sli'umenti per l'ottica e per l'agri-
mensura fioriscono pure in Lucca; presso Massagli die costruisce
buoni orologi a cilindro, presso Ercoli e Pieretti, allievi delle scuole
tecniche, costruttori di buoni riverberi e strumenti da agrimensori,
e presso Nicolai produttore di strumenti di ottica, e che si dimo-
strò a noi eccellente allievo della scuola tecnica, e perfettamente
versato nelle scienze fisico-chimiche applicale.
L'ai-te dell' intagliatore ed ebanista si può francamente dire die
ha raggiunta la perfezione; e si distinguono in essa i fratelli Luc-
chesi che ci mostrarono un bel pavimento con figure ed ornati in-
tai-siati, il Petrucci allievo delle scuole tecniche che fa bei lavori in
madreperla ed avorio, il Bigotti, il Boni, e finalmente Pietro Mas-
sagli che ci mostrò un superbo lavoro eseguito sopra un bastone.
Abbiamo ritrovato 1' arte del calzolaio tanto sviluppata da sup-
plire non solo al consumo della città, ma da avere stabilita anche
una esportazione di (jualche importanza per lontani paesi; e fra co-
loro che r esercitano notammo Mariotti, che tiene occupati circa
cinquanta operai.
La tintura sopra lana seta e cotone è esercitata da vari buoni
tintori, fra i quali visitammo Galli, Verciani e Bini, che posseggono
estesi stabilimenti in cui si lavora coi principj della chimica ap-
plicala. I due primi si distinguono nella tinlura della seta in dif-
ferenti colori, r altro in quella del cotone, particolarmente in rosso
di robbia all' uso di Aleppo, per cui ha ottenuto un brevetto dalla
Società d' incoraggiamento.
Passando ora a jiarlarvi di una delle officine che più si ravvici-
na alle manifatluie, vi dirò come abbia risvegliala la nostra ammi-
razione la fabbricazione delle carrozze dei Passaglia, i quali nella
— i5i —
loro officina, elio dà al commercio eecelleiiti prodotti, eseguiscono
con vcntidne lavoranti tulle le oj)eia/.i()MÌ neeessarie per l'arte lo-
ro, non escluse quelle di sellaio. E mirabile l' esattezza di tutti quei
lavori, e jiarticolauiienle delle sale a olio, che ci sembrano così be-
ne eseguite t|uauto le inglesi.
Dopo avervi parlato dell' importanza delle officine nelle quali si
distinguono molti ingegnosi operai, è nostro debito rendervi conto
dello slato delle manifallurc propriamente dette, che forniscono la-
voro a molli ahilanli della città, e fra le quali visitammo con cura
le fabbriche di seta, berretti di lana, panno, rigatini in cotone,
cuoia, guanti ec, e finalmente la regia intrapresa dei sali e tabacchi.
Il sig. avv. Massei ha recentemente pubblicato un accurato la-
voro suir arte della seta nello Stato lucchese, con i dati statistici
della quantità di macchine in azione, del raccolto di seta greg-
gia, dei lavoranti impiegati, non meno che dei dra])pi prodotti.
I.e ispezioni da noi fatte su tale argomento non hanno potuto na-
luralinente eseguirsi che sulla parie relativa ai mezzi meccanici di
produzione, e per questa abitiamo trovati esattissimi i dati del si-
gnor Massei, che porta a circa Goo i telai e a più di i58 i valichi.
Quindi abbiamo tutta la ragione di ritenere giuste le altre notizie
che egli dà, sulla produzione della seta greggia che fa ascendere a lib-
bre 5o,ooo, suir impannazione che dice eseguirsi per libbre 43,200,
e sul numero degli operai che in cotesti lavori si occupano, e che
egli calcola essere 5, 000.
Da ciò risulta chiaro che l'industria della seta ha qui una impor-
tanza notabile, non ostante che la trattura, la filaliua, la torgilura
non abbiano ancora ricevuti quei perfezionamenti oramai in altri
luoghi adottali. Si vedono in fatti le sete fine dell' Asia minore che
s'impalmano a Lucca, essere inviate prima dai Lucchesi medesimi
a torcersi fuori del loro Stato. Si vedono poi le sete lucchesi più
belle mandate a vendersi sul mercato di Firenze, perchè non tro-
vansi qui mezzi di lavorarle; e perfine le focacce e senighelle spedile
fuori, per ridursi in tessuti ordinari.
I l'abbricatori di seta lucchesi, come i signori Burlamacchi e
Donati, che tengono attivi molti valichi, doppiatoi, incannatoi, ed
olire a 200 telai, dei quali alcuni alla .lacquarl, e come i signori Be-
vilacqua e Baroni, ed .\ndreoni, che fanno pure agire tratture, vali-
chi, incannatoi e telai, rendono certamente grandissimo utile alla
classe indigente della cillà; ma professano però l'arte loro come si
professava nel resto d'Italia avanti 1' a|)plicazii)ne del vapore alla
trattura, e avanti l'adozione delle macchine moderne per la fdaUi-
ra, incannatura, e tessitura della seta. Sopra di loro si è distinto so-
lo il si£f. Londiardi con i telai a doppia seta e con la macchina da
incannare sul sistema lionese, che ha introdotti nella sua fahhrica;
ove trovansi 200 telai, dei quali porzione alla Jacquart, edove si la-
vora con intelligenti sistemi.
l'na falihrica/.ione la (juale l'iesce di grande vantaggio alla città
è quella dei berretti di lana dei signori Burlamacchi e Donati, che
offrono con essa il lavoro ad oltre a, 000 donne della classe indi-
gente nelle proprie abitazioni, e mettono in commercio più di 3o,ooo
dozzine di berretti, dell' approssimativo valore di lire 5oo,ooo per
ciascun anno.
Il modo di fabbricare i berretti è bastantemente semplice e co-
gnito per renderne affatto inutile la descrizione. Lo stesso può dir-
si per i panni che si producono dai medesimi sigg. Burlamacchi e
Donali nella loro fabbrica, ove agiscono 3 scardazze, 18 fdatoi, e i3
telai. Ed intorno ad essi noteremo solamente, che il loro smercio
sicuro e fisso per il vestiario della truppa non è stato certamente
uno stimolo a migliorarne la produzione : i peloni però sono molto
accreditati.
L' arte di conciare le cuoia, esercitata nelle manifatture dei si-
gnori Petri e Giorgetti, Favilla, Lucchesi, Isola e Carbaglia, non ha
per anche ricevuti i moderni perfezionamenti. L' intiero prodotto
di questa fabbricazione non ascende che a libbre 3oo, 000 di cuoia ;
ma è da sperarsi un incremento maggiore, quando, liberamente
esercitata, potesse sostenere la concorrenza in più ampi mercati.
Esiste anche una fabbrica di guanti di proprietà Santini, nella
quale s' impiegano oltre 60 donne a cucire senza macchina: le pelli
sono di buona qualità, e il prodotto è esitato in paese. Altra fabbrica,
che appena avemmo il tempo di visitare, è quella di nastri del sig. (Ioli.
Richiamò per altro la nostra attenzione un' indusliia nascente
che ci parve potere acquistare all'avvenire molla inqxìi-tauza, quel-
la cioè stabilita dal sig. Sebastiano Donati, per i tessuti di cotone
destinali al vestiario del popolo. Sedici telai riuiiili in un locale
nella città, e tenuti attivi da tessitrici della caiiqiagna, e trenta al-
tri nelle abitazioni stesse dei campagnuoli, danno un prodotto di G
— i53 —
ad 800 braccia al giorno di ri{;atini e tessuti operati. Osservammo
con jiiacere i telai alla Jaccjuarl applicati a qiiesl' ii)dustria, e ci fu
grato vedere che si tessevano ancora tovagliuoli di lino.
Il pronto esito clie i jìrodotti di questa fabhi'ica ottengono ne
attesta 1' utilità. Non dobl)iamo poi tacere, clic secondo quello clie il
sig Donati ci diceva, le tessitrici della campagna riescono più lavo-
ratrici e subordinate di quelle della città, onde egli le impiega a
preferenza delle ultime.
Ci mancò il tempo di visitare le tipografie e litogi-afie, ma pos-
siamo considerare queste arti come assai prospere nella città, dap-
poiché sappiamo esistere ao torchi condotti da 5 proprietari diver-
si, fra i quali si distinguono il sig. Giusti ed il sig. Felice Berlini nella
tipogi'afia, il sig. Giuseppe Bertini nella litografia, e il sig. Ridolfi
che ne fu qui primo introduttore.
Fra le manifatture della città ci sembra poi non poter fare a
meno di annoverare anche l' importante intrapresa dei sali e taiiac-
chi, così ben condotta dalli appaltatori presenti, alla testa dei quali
trovasi il sig. Levi. Non parleremo del sale che ritirato dall' estero
nella quantità di 200,000 libbre è qui solo macinato, ma diremo al-
cuna cosa dei tabacchi che provenienti dall'America meridionale,
dall' Ungheria ec. sono qui lavorati. In un fabbricato esteso di sua
natura, male disposto perchè non costruito a quesl' oggetto, ci fu
pur forza d' ammirare 1' ordine che non ostante è riuscito a porre
in tutte le operazioni della fabbricazione dei sigari, e dei tabacchi
da naso e da fumo. Osservammo l' intelligente divisione del lavo-
ro, e 1' operosità dei lavoranti, particolarmente delle fanciulle no-
vellamente impiegate, e la buona ed economica produzione che se
ne ottiene, che fa • importante concorrenza agli appaltatori degli
Stati limitrofi. Notammo essere i5o le persone impiegate alla fab-
brica, e 3oo,ooo le libbre di tabacco greggio che vi si lavorano.
Dall' insieme di queste brevi osservazioni ci sembra doversi
conchiudere, che mentre le scuole tecniche offrono buonissimi
mezzi d' istruzione, ed i capi delle officine ne seppero trarre con
molto ingegno tanto profitto da superare quelli dei vicini paesi, non
avvenne però altrettanto nelle manifatture propriamente dette, ove
non ci è stato dato di rintracciare alcun progresso meccanico, se si
eccettui l'adozione di telai alla Jacquart, e gl'incannatoi e doppi
telai del sig. Lombardi.
— i54 —
E vero dio a prima vista senilirano inutili in Lucca questi per-
fe/.ionanienti meccanici, perdio vi prospera tuttora l' industria mon-
tata sull'antico sistema del distribuire il lavoro alle abitazioni del-
l'operaio; e certamente quando questo sistema potesse durare,
ojjnun sa che è il più utile alla moralità ed al ben essere del po-
polo. Ma svenluratanionte la sua esistenza diviene oi:;ni giorno più
ilifficile, e, per cause die tutti conoscono, va cedendo il jiosto al
moderno principio delle grandi manifatture. Sono queste che, gui-
date dalla scienza die insegna ad economizzare forza, tempo, mate-
ria, e capitali, vanno schiacciando a poco jier volta ogni piccola in-
dustria, e temiamo pur troppo che recheranno con la loro concor-
renza gravissimi danni anche alle presenti manifatture lucchesi,
(piando elleno non si pongano in grado di sostenerla validamente
Facciamo j)erò voti, e gli facciamo sinceri, che non solo le scuole
tecniche, ma ancora i ricchi proprietari si associno per portare al
corrente delle moderne cognizioni 1' arte della seta, e pei- sviluppa-
re ilelle nuove industrie, temendo sempre che possano decadere
(pielle che ora fioriscono. Ognuno vede qual dissesto improvvi.so
apporterebbe un semplice congegno per la fabbricazione della ma-
glia dei berretti, o per l' incannazione della seta, o per l' impanna-
tura dei drappi. Qua noi troviamo acqua motrice in abbondanza,
intelligenti artisti alle officine, popolo sveglio ed industrioso ; non
resta che a trarne profitto; al che nulla vediamo die possa meglio
servire, delle associazioni pecuniarie ed intellettuali, che hanno por-
tato a sì allo grado l'industria fra gli stranieri.
TOMMASO CIM
RAPPORTO
DELLA COMIIISSIORS PER LA VISITA DELLE ARTI E «ESIIERI
IN CIÒ CHE CONCERNE LE SCUOLE TECNICHE LUCCHESI
.Lia voslra Coiiiiiiissione, onorandi Colleglli, vi descrisse lo stato
delie nianifatliire e delle arti, mostrando che in questa dotta, ope-
rosa ed ospitale città non manca alcun' arte utile o necessaria : che
\ i aljjerjjano pur molte di quelle che diconsi di lusso e parrebbono
i-iserhate alle fi;randi capitali ; siccome l'arte di fabbricare le carroz-
ze ; r arte che enuda i colori dell' iride ne' tessuti, di che (|ueir al-
tra adorna le pareti de' signorili edilizi ; e l'altra ancora che ne mo-
l>ili trasporta il disegno e il prestigio delle amene arti.
Vi espose che nella esecuzione non mancano le beile forme, le
proporzioni, l'opportunità a servire agli usi sociali. .Ala le manifat-
ture e le arti vi furono mostrate nell' aspetto dell' utile, e come ri-
sultato materiale delle braccia che lavorano : ora vi piaccia osser-
varle ne' rispetti dell' insegnamento, come effetto ragionevole d' in-
telletti che pensano. Vedemmo l'opera della mano; vediamo 1' ope-
ra della mente.
Udiste, o Signori, come in parecchie officine lavorino gli allievi
delle scuole tecniche. E qui a lode e conforto de' capi d' officina
che vanno o mandano i loro lavoranti alle scuole tecniche, e ad ec-
citamento di quelli che a loro danno si privano di s'i gran benefì-
cio che loro offre gratuito una porzione eletta di cittadini, soci e
professori, vogliamo fare onorevole menzione delle persone e delle
cose vedute.
L' alunno delle scuole tecniche trovasi nella tintoria di Pao-
lino Galli; trovasi in quella di Telespcriano \erciani: e quivi si
conoscono in parte le teoriche delle tinte, e de' reagenti chimici.
Tre allievi delle prefate scuole sono in una stessa officina, un Se-
bastiano del liianco cesellatore in argento, e due giovani abilis-
■ÌO
— I j6 —
siini collaboratori. Fii;lio della Società d'incoraggiamento è un Pal-
miro Peli-ucci, finito lavoratore di tarsìe in legni preziosi, in ma-
(IreiJcrle, in avorio ec, come ognuno ha potuto vedere nella pub-
blica esposizione de' lavori delle arti.
Altri tre alunni della stessa Società, un Buonori, un Bigotti, un
riuidotli Carlo, lianno eccitata 1' ammirazione pe' lavori di scultura
in avorio esposti al pubblico. Né qui dee passarsi in silenzio chela
introduzione della tarsìa e dell' intaglio in avorio, antiche arti tosca-
ne, è merito delle scuole tecniche e della Società d' incoraggiamento.
Samuele Nicolai, meccanico, usa saputamente il metodo galvani-
co nella plastica, nella doratura e argentatura di metalli. Lo stesso
metodo usa 1' argentiere Romani con due discepoli delle scuole tec-
niche ; metodo conosciuto da lutti gli alunni. Un Bini, profitlando
dell' insegnamento in età provetta, tinse in rosso il cotone per mez-
zo della robbia all' uso di Aleppo ; e provata la bontà della tinta
coir analisi chimica ebbe il brevetto d'onore.
Trassero pure buon frullo dalle scuole un Giovanni Giusti sarto,
e un .\nlonio Paolino Galli, addetto alla fabbrica di cera dell'Erra.
La scuola tecnica ci dà altri due artisti ben degni di essere ri-
cordati, un Ercoli e un Pieretti, che professano la meccanica e l'ot-
tica, e fabbricano nella stessa officina d' ogni maniera istrumenti e
lavori per uso comune e della scienza.
La scuola di architettura, prospettiva e ornato ci designa meri-
tevoli di ricordo Nardini Raffaele muratore. Guidoni Salvatore ar-
gentiere, Nicolai Samuele, del Poggetto Carlo, Tognetli Gioacchino,
i quali ottennero nel concorso l'onore del premio.
E qui, o Signori, mi è forza soffermarmi in una considerazione
che per avventura non vi tornerà disaggradevole. Nel Congresso di
Torino vedemmo 1' applicazione della pila alla doratura de' metalli
come recente conquisto delle scienze ; nel Congresso di Lucca ve-
diamo la stessa operazione nelle mani dell' arte. Colà operava con
lieta meraviglia de' circostanti un illustre fisico, il de la Rive ; qui
l'orefice e l'argentiere Romani, ed il meccanico Nicolai. Chi non
si consola vedendo come l'arte rapisca sollecita e si appropri i tro-
vati delle scienze sì tosto vennero alla luce? Chi non si rallegra in
vedendo 1' indomita elettrica favilla ubbidire alla scienza, e farsi
ancella delle arti? Gode la scienza, divenuta direttrice delle arti e
propagalrice di nuovi ministeri, perchè acquista nuovi titoli al ri-
spetto e alla riconoscenza del civile consorzio. E gode jmr 1 arlf
clie i suoi lavori sieno più perfetti, e con meno dispendio di forza
e di cajùtaie comlotli ed esejjuiti; e mentre profitta del lucrf), par-
tecipa alle compiacenze e agli onori della scienza.
-Ma (|ni si offrono al mio dire quei pochi alunni clie si trovaro-
no sopra il luogo, i quali ci diedero bel saggio di loro istruzione.
Lo stesso Nicolai ci fece conoscere coni' egli fosse dotto delle leggi
della prospettiva, e degli effetti ottici che da quelle derivano. Non
fummo contenti eh' ei e' intertenesse delle regole, ma ne piacque
di muovergli varie quistioni, alle quali egli rispose con lode, indi-
cando i principj e la loro applicazione, specialmente della pila alla
doratura, argentatura e plastica. Per egual modo si segnalò il gio-
vinetto Enrico RidoUi, degno figlio del benemerito prof. Michele,
neir esporre la teorica chimica dell' acido solforico ( manifattura
che non manca a Lucca ), distinguendone le varie specie, e sjìie-
gandone le teorie, le preparazioni, e i metodi di servirsene ne' pra-
tici esercizi. Né sarà passato in silenzio il muratore di campagna
Raffaele Nardini, il quale ci parlò assai bene degli ordini dell'ar-
chitettura, distinguendone la specie, le parti e gli elementi; e sod-
disfece a diversi quesiti di ornato architettonico, mostrando studio
dei principj e conoscenza dell'applicarli.
Questi giovani che furono da noi esaminati certificano il buon
metodo dell' insegnamento, e ci lasciano ben argomentare degli altri.
Percliè non erano presenti quelli che non credono all'utilità
delle scuole tecniche? La vista e il parlare di questi giovani (oltre
la considerazione dei lavori più perfetti ed economici ) li avrebbe
persuasi meglio che ([ualunque ragionamento.
Il linguaggio dell'umile artigiano, che discorre con garbo e con
aggiustatezza i principj della scienza, ha un non so che di nuovo e
di singolare die procaccia la simpatia di tutti gli animi. Osservammo
che quando la parola non era prontissima, o alla risposta seguitava
la nostra apjirovazione, un verecondo rubore tingeva i loro sem-
bianti: effetto dell'innocente ambizione di ben fare; del desiderio
della pubblica stima; di un sentimento di dignità.
La scienza adunque si piace d'entrare nelle officine; e la molti-
tudine impara che (piando il dotto medita nella solitudine della sua
stanza prepara ad essa le manifatture più perfette, in più copia, e a
miglior mercato. 11 vincolo di parentela che lega la scienza coH'arte
— i58 —
era im airano ; oi'a l'arcano è svelato. Quindi l'amicizia ira le
scienze e le arti, la reciproca benevolenza tra il filosofo e 1' arti-
viiano, ed il concorso d'onti'ambi a procurare la prosperità dei |)o-
poli. Fu osservalo, o Signori, che fra i discepoli delle scuole leciii-
clie si annoveravano non i capi soli delle arti, ma i lavoranti, e fia i
lavoranti gli attempali di diverse età, alcuni oltre il cin(|uantesimo
anno. Questo fallo importante scioglie una (juestione agitala nel
Congresso fiorentino. Si voleva da taluni che si aggiornasse la scuo-
la tecnica finché le scuole elementari le avessero preparati gli alun-
ni. Benché io pur sia d' opinione che la scuola elementare debba
essere il fondamento dell' istruzione tecnologica, io voleva tuttavia
che questa intanto non fosse ristretta ai soli giovani, ma fatta co-
mune agli adulti. Si opponeva l'esempio di ima città che non era
riuscita a nulla, ed io citava 1' industre Lucca, la quale già dava
buon saggio del contrario.
Ed ora la sua scuola ba mostrato che 1' imparare è di tutte
l'età; che al tecnico ammaestramento basta il saper leggere, scri-
vere, e gli elementi d' aritmetica. Così il beneficio tecnologico non
è riserbato ai soli figli e nepoti: ad esso si ammettono e ne parte-
cipano i padri. Non è un beneficio a\"s'enire, è un beneficio presen-
te. E un beneficio di chi sa e vuol potentemente, come seppero e
vollero i soci e professori lucchesi. Non è dunque che un pretesto
all' imperizia o all' indolenza il differire la scuola tecnica, perchè
mancano gli alunni della elementare.
Né tjui so tenermi dal combattere il mal consiglio che alcuni
danno ai popoli della nostra penisola, di voler volgere ogni indu-
stria alla cultura dei campi, così richiedendo il pingue terreno, la-
sciati gli utili esercizi delle arti ad altre nazioni, che sono pur ric-
che de' loro commerci.
Se la storia de' tempi andati non registrasse nei suoi fasti 1' Ita-
lia come maestra d' ogni arte, come regina del mare ; lo Stato luc-
chese per se solo basterebbe a confutare quell' error pernicioso.
Imperocché, mentre vediamo attualmente consegnati ad un tempo
a queste fertili e ben coltivate campagne i semi di tre derrate di-
verse ( e ciò dopo la messe e nel luogo stesso del frumento ), se
volgiamo il guardo alla città, la troviamo, popolata dalla famiglia
delle moltiplici arti, gareggiare colle città più industri, e far fede
che se queste le stanno innanzi per numero, per ricchezze, per
— i5f) —
grandiusità di iiianitutture; iiuii è ultima per ingcgnu, per attitudi-
ne e maestria di esecuzione. Cessi adun(|ue la male augurata sen-
tenza, e cessino con essa i tributi clie pagiiianio allo straniero. Ita-
liano sia tutto quello che può nascere, tutto (piello che può farsi
con utilità in Italia.
L' opera della rigenerazione delle arti è nelle scuole tecniche; e
un' era novella di prosperità è da aspettarsi da esse, (piando si ve-
dranno in ogni città, dalle alpi all' opposto mare.
L'esempio della scuola lucchese, giusta il voto acclamato ne'pre-
cedenti Congressi, è seguitato in parte dall' Accademia della valle
tiberina toscana, e compiuto dalla Tegèa di Siena. La Commissione
fa voti che sì utili esempi siano da altre Società e Accademie imi-
tali. Artigiani della scuola lucchese continuale nell' intrapreso cam-
mino, e agli altri che non vi seguono siate coU'esempio e colla vo-
ce rimprovero ed invito.
Dotti e generosi Professori, che con tanto amore spezzate alla
gioventù il pane dell' industria, abbiate da questo rispettabile Con-
sesso (tale è il voto della Commissione) abbiale i ringraziamenti, le
congratulazioni e la lode, e colla lode un amorevole consiglio. Le
vostre lezioni sono dimostrate utili dal profitto che ne traggono i
vostri uditori: fatene partecipi gli altri paesi che ne mancano, col
pubblicarle. Date questo saggio di libri elementari. Non sarà lieve
gloria per voi l'allargare così la vostra scuola, e farvi maestri degli
artieri italiani.
A voi finalmente che vi rendeste benemeriti delle arti nell' isti-
tuire la Società d' incoraggiamento, la quale primeggia fra le altre
per ordine di tempo e per zelo e carità; a voi inclito Magistrato
che degnamente ne reggete la presidenza; a voi Segretario perpe-
tuo che ne esercitate con tanta sollecitudine i più gravosi offici ; a
voi lutti illustri cittadini che la sostenete ed alimentale: a voi si
volgono le nostre ultime j)arole. La Commissione crederebbe farvi
torto, se solo pensasse a darvi conforti che sì belle virtù vostre non
vengano meno o si stanchino; vorrà bensì augurarvi che il Cielo
risguardi all' oj)era vostra e le sorrida, siccome ad opera somma-
mente morale e pietosa e santa; e vorrà ripromettervi nel volo di
questa onorevole assemblea la riconoscenza della patria comune.
AVV. FKRDI>AM)0 MAESTRI
RAPPORTO
SULLE SCUOLE TECNICHE DEL REGNO LOMBARDO VENETO
E SPECIALMENTE SILLA SCUOLA TECNICA DI VENEZIA
^^iiando ancor reggeva la Monarchia austriaca quell' imperatore
Francesco che avea detto : Fitte die i miei sudditi imparino <i leq-
gcrc e a sc/were, e non trucideranno piii ; si pubbHcò nel Regno
Lombardo Veneto il Regolamento che in Italia si chiama delle scuole
elementari, e in Germania delle scuole popolari (l'olkscìnde); e que-
ste erano divise, i.° in iscuole elementari minori maschili e femmi-
nili comunali ; 2.° in iscuole elementari maggiori di tre classi maschili
e femminili, e di quattro classi maschili; 3.° in iscuole tecniche.
Le scuole elementari furono subito istituite, e le loro materie
d' insegnamento, cominciando dal leggere, dallo scrivere, dal cate-
chismo e dall' aritmetica mentale, e proseguendo sino alla compo-
sizione per iscritto, all' istoria sacra, all' aritmetica superiore, agli
elementi della geometria, della geografia, allo studio del disegno di
ornamenti e di architettura, alla calligrafia e alle nozioni di stereo-
metria, meccanica e scienze naturali, offrono in tutte le città capo-
luogo di provincia l'istruzione sufficiente ai fanciulli, che vogliono
dedicarsi alle arti minori, al piccolo traffico nelle botteghe, agli uf-
fizi di scrivano, di castaido, o di maestro elementare; esse sono
eziandio scuole preparatorie, così pei giovinetti die intendono pro-
gredire alle scuole latine (nella Monarchia austriaca chiamate Gin-
nasi, ai quali sono ammessi i fanciulli anche dopo aver solo stu-
diato la classe terza elementare), come ai giovinetti che intendono
studiare le scienze, e specialmente la matematica e la chimica ap-
plicate alle arti maggiori nelle scuole tecniche. E queste realmente
si pensò a ordinare, segregandole affatto, in quanto alla loro ammi-
nistrazione, dalle scuole elementari, allorché l' imperatore Ferdinan-
do venne in Milano a cingersi la corona ferrea de' re longobardi.
— iGi —
Nell'anno i838 si pubblicò il Regolamento organico delle scuole
tecniche da istituirsi a Milano e a \'enezia; ossia nelle città cen-
trali dei due Governi, che compongono il Regno Lombardo \'eneto;
notando che n()ve province con ciica due milioni e mezzo di abi-
tanti formano il territorio del Governo di Milano ; e otto altre pro-
vince colla popolazione di poco minore a rjuella suindicata com-
pongono il territorio del Governo di Nenezia.
Ho già indicato il principale scopo delle due scuole tecniche, si-
mili in tutto fi'a esse, dicendo che mirano a diffondere le cognizioni
utili all'esercizio del commercio e delle arti maggiori : e per arti mag-
giori qui s' intendono quelle del capo-mastro muratore, del capo-ma-
stro falegname, del capo-mastro ferraio, del tintore, del verniciatore
o indoratore, del fonditore di metalli, dell' orefice, del conciapelli,
del distillatore, del macchinista, del manifattore, dei fal^bricatori di
carta, vetri, stoviglie, candele, e di altre molte cose, la cui composi-
zione e bontà dipende specialmente dalle cognizioni matematiche e
chimiche. E poi scopo secondario di queste due scuole tecniche
i.° Il procurare le cognizioni scientifiche necessarie ai giovani
che studiano le belle arti nelle Accademie ; ognuno subito vedendo
quanto giovi la geometria agli architetti e ai pittori per le prospet-
tive; quanto giovi la stereometria agli scultori; quanto la cono-
scenza della terra e delle pietre, della storia, della geografia, delle
lettere italiane, all' architetto, al pittore, allo scultore.
2." Formare buoni assistenti alle costruzioni dei ponti, delle stra-
de, delle opere pubbliche ; e intelligenti intraprenditori di queste
costruzioni.
3.° Formare intelligenti amministratori dei fondi propri o degli
altrui; il che vuol dire porgere ai possidenti, ai castaidi, agli agenti,
ai fattori di campagna quelle cognizioni di lettere italiane, calcolo,
negoziazione, zoologia, botanica, mineralogia, fisica, disegno, che
sono indispensabili per intendere i libri di agricoltura ; mettere in
pratica le nuove macchine; promuovere in somma, migliorare, per-
fezionare la prima delle arti ; amore e ricchezza della patria nostra.
4.° Formare buoni ragionieri civili, e buoni pubblici impiegati
>/' ordine ; così chiamandosi nella Monarchia austriaca l'immenso
numero de' segretari, protocollisti, scritturali, accessisti, cancellisti,
copisti, compulisti, assistenti, controllori, doganieri, tahellisti, rice-
vitori, magazzinieri, ed altri molti uffiziali, che non hanno bisogno
l()2
d'avere corso gli studi delle Università ; ma quelli piuttosto delle let-
tere italiane, della calligrafia, dell' aritmetica, del disegno; e di co-
noscere le produzioni naturali e manifalliu-ate, genuine o falsificale,
che entrano ed escono dalle dogane, di misui-arle, ili calcolarle.
5.° Formare buoni maestri privali di calligrafia, di lingua france-
se, di lingua tedesca, di lingua inglese, di aritmetica, e di disegno
ajìplicalo alle arti ;
E per ultimo di fornire esalte cognizioni di lettere scienze ed
arti a (|uel mezzo milione di abitanti del Regno Lombardo Veneto,
che non professando veramente nessun' arte, sentono nondimeno il
bisogno morale d'istruirsi; ovvero hanno d'uopo di ac(|uistare, pel
governo dei propri affari o degli altrui, cognizioni letterarie e scien-
tifiche superiori a (|uclle delle scuole elementari, senza frecpientai-e
le aule de' Licei e delle Università ove l' istruzione è sistematica,
teoretica, sublime, e suppone un lungo studio precedente di lingua
latina e greca, ch'essi non potevano o non doveano fare per la con-
dizione loro o per gli uffici che sono chiamati ad esercitare; ed ove
gli statistici lamentano il troppo numero degli studenti ; mentre è già
eccessiva la quantità de' medici e degli avvocati, clie invano sollecita-
no impiegbi ; e cbe sono per formare, se così posso dire, un ingorgo.
l'er conseguire tutti questi scopi le lezioni delle scuole tecniche
del Regno Lombardo Veneto sono divise in tre anni di studio ; e
suddivise in lezioni di obbligo e in lezioni libere. Lezioni di obbligo
si cbiamano quelle cbe si devono frequentare per ottenere, previo
esame regolare di semestre in semestre, le attestazioni, cbe dichia-
rano l' aUievo capace di essere ragioniere civile, e di assumere un
pubblico impiego o tecnico o di ordine; d'intraprendere operazio-
ni di chimica e di meccanica applicata alle arti; e di condurre lo-
devolmente una casa di commercio. Lezioni libere sono quelle delle
lingue straniere.
Le materie d'insegnamento delle piime due classi, ossia dei pri-
mi due anni di studio obbligatorio sono :
a) La storia sacra, quella della chiesa, e la morale cristiana.
b) La gramatica italiana ragionata, e il comporre.
e) La geografia e la storia.
d) L' aritmetica, l'algebra, la geometria, la trigonometria e le se-
zioni coniche, in quanto occorrano alle arti meccaniche.
e) La zoologia e la botanica.
— iG3 —
f) Il disegno di ornamenti, fiori, macchine, archilettui-a e mollili.
g) La calligrafia, compresa la scrittura corsiva tedesca.
Sono libere le scuole delle lingue straniere, francese, tedesca
«■ inglese.
Gli studi della classe 3." o.ssia del terzo anno si dividono in tre
parti.
La prima di esse parti comprende :
a) La continuazione della istruzione religiosa e morale.
b) Lo stile, la declamazione, la mitologia e la vei-sificazione, in
(pianto occorre per intendere e gustare i poeti italiani.
e) La fisica, e in particolar modo la meccanica.
d) La mineralogia.
Queste materie devono essere studiate indistintamente da tutti
gli allievi della terza classe. Quelli poi fra essi che dichiarano di
esercitare la tecnologia, hanno inoltre cinque ore di scuola per set-
timana di
e) Chimica aj)plicala a tutte le arti.
Quegli altri che dichiarano di voler correre in vece la carriera
commerciale, del ragioniere, o degl' impieghi d' ordine, devono fre-
quentare
f) La scienza del commercio, compreso il diritto mercantile e
cambiario.
g) L' arte di tenere i libri di ragione in iscrittura semplice e
doppia.
h) Il carteggio e la corrispondenza mercantile.
Il metodo dell' insegnamento è simultaneo, prevalendo però 1'///-
dividuale nel disegno e nella calligi'afia. La geometria dev'essere in-
segnata con profondità e rigore ; ma così essa come ogni altra co-
sa vuol essere qui applicata sempre alle arti e al commercio.
I mezzi principali di questa istruzione gratuita per tutti sono :
un gabinetto di chimica tecnica; un gabinetto di fisica; una rac-
colta di produzioni naturali; molti esemplarle modelli di macchine
per lo studio del disegno; nove istruttori ;'e un direttore che fa ese-
guire il regolamento e le ordinanze trasmessegli immediatamente
dal Consiglio di Governo, che presiede agli esami, e compartisce
le attestazioni di merito.
II Comune fornisce il palazzo per le scuole tecniche, e i mobili
gi'ossolani, come a dire sedie, panche, cattedre: l'erario paga le spese
21
o
— iC.', —
per In fondazione de' gabinetti, le ([iiali giungeranno cerio a trenla-
mil;i 11 anelli; (["elle della loro manutenzione, di cancelleria e di
conil>iislil)ili, elle aniiiiontaiio a circa tremila franchi annuali; e
li stipendi degl istiuttori, ile' maestii e tlegl' inservienti, clie si cal-
colano in tutto per ventimila franchi all' anno.
11 direttore e i professori portano l'uniforme de' magistrati, han-
no diritto a pensione ilopo f\o anni di onoralo servizio, e sono pa-
reggiati in grado agli aggiunti regi delegali.
Nel mese di dicembre dell' anno i84i si apri al pvd)blico la /. e
R. scuol(t tecnìcd di Milano; e nel giorno 2 gennaio dell'anno cor-
rente quella di N enezia, che io inaugurava con uu discorso intorno
alle macchine e alle manifatture in Italia. Quaranluno giovani s' in-
scrissero nelle scuole tecniche di obbligo in Venezia, che io ebbi
r onore d' istituire e dirigere; e circa duecento per le scuole libere
delle lingue ; ily de' primi e 5o de' secondi si sottoposero a tulli gli
esami, secondo 1' esito de' quali si distribuirono loro le attestazioni
di merito. Non oso trattenere questa dotta radunanza intorno al
profitto della scolaresca; perchè il ragguaglio mio consumerebbe un
tempo prezioso e mal darebbe l' idea del complesso delle nostre le-
zioni tecniche, le quali avranno solo compimento col 3." corso di
studio nell'anno i845. Fin d'ora per altro assicuro questa Sezio-
ne del Congresso scientifico, che il profitto de' giovani ingegni alle
nostre cure affidati fu grande; e che, non andrà guari, influirà sul
perfezionamento delle arti e del commercio de' Veneziani.
Intanto facciamo sforzi, o Signori, per allargare il pubblico bene-
ficio delle scuole tecniche a tutte le contrade d'Italia. Mentre si or-
dineranno, io spero, secondo i principj del conte Serristori, le scuole
degli orfanotrofi in buone scuole tecniche primarie, intese a procac-
ciare il pane al futuro sarto o calzolaio o falegname o fabbro ; vol-
gete, o Signori, le vostre sollecitazioni anche alle scuole tecniche
secondarie. Ogni bottega, ogni conservatorio, ogni luogo pio, in cui
si raccolgano poveri fanciulli, sono già per se stesse tante scuole
tecniche primarie, che solo hanno bisogno dei lumi e della direzione
de' sa|)ienti, por corrispondere ai caldi voli del nostro cuore. Ma ciò
che resta ancor piìi a desiderare è un perfezionamento alle arti ita-
liane, che le abiliti a produrre presto e bene quelle merci che,
pagando noi il tributo dell' ignoranza all' industria degl' Inglesi,
de' Irancesi, de' Belgi, de' Tedeschi, ci costano milioni e milioni di
— i65 —
lire ogni anno. Chi in Italia sa applicare il gas all' illuminazione?
Clii la forza gigantesca del vapore alle arti? Clii sa costruire le mac-
chine j)iii utili alle maiiifalture del lino e del cotone? Pochi fore-
stieri; e più pochi de'nostii. Mercè le scuole tecniche sparse nelle
città più i)opolate d' Italia ahhiam hisogno di farci nostro comune pa-
trimonio questi impoilanli trovati; ahhiam hisogno di fortificare colla
scienza, in questa iniiversale gara di produzioni, le speculazioni del
manifattore, del conmierciante, dell' agricoltore; ahhiam hisogno di
riaccendere il sentimento della potenza tecnica e industriale degli
Italiani, raccontando alla nostra gioventù, che un tempo Milano for-
niva le armi ai cavalieri e agli eserciti crociali, Firenze i panni e le
sete, Genova i velluti e i broccati, Venezia i vetri e le navi, e altre
città d'Italia altre ottime merci all' Europa non solo, ma alle coste
dell' Affrica e dell' Asia. Senza scuole tecniche secondarie, la tecno-
logia non può diventar popolare; e le vostre dotte opere, o Signo-
ri, saranno ammirate dai sapienti nelle hihlioteche, ma non entre-:
ranno nelle officine, se le scuole tecniche non avranno apparecchia-
to le menti degli operatori a comprenderle. Queste scuole in cui si
esercita 1' acume de' giovani e s' insegna 1' istoria per ciò che in
particolar modo spetta alle manifatture e al commercio, vinceranno
pm-e il volgar pregiudizio che gì' inglesi, i Francesi e i pazienti Ale-
manni soltanto possano riuscire eccellenti nelle arti meccaniche; e
l'altro che gì' It.aliani devono essere puramente agricoltori, e sprez-
zare le manifatture. Voi hen lo sapete, o Signori : senza fare una
strada ai prodotti dell'agricoltura; senza il mezzo di lavorarli, di
perfezionarli, di spacciarli sui mercati, 1' agricoltura langue sul rove-
sciato corno dell'abbondanza. Non è così pel vino?. . . La terra dee
produrre, 1' arte assottigliare, foggiare, abbellire; il traffico mandar
le merci ne' lontani paesi che ne hanno d'uopo. I tempi son vicini in
cui, superato l'istmo di Suez, la navigazione e il commercio d'Eu-
ropa colle Indie orientali ripiglieranno l'antica via del Mediterraneo;
e Venezia e Genova e tutte le città delle nostre coste marittime se
non tingeranno un' altra volta gloriosamente i mari di sangue ita-
liano, acquisteranno di certo quella parte di commercio che il vol-
gere de' casi |)are ricondurle in seno ; che spetta e che è necessa-
ria alla prosperità della patria.
L. ALESS.VNDRO PARRAVICIM
MANIFESTO
H E L \ rivo \ L L A F. N () I. O C. I \ 1 T V LIANA
Xl consumo grandissimo di vini slranieii die da parecchi anni vien
fatto in Italia a preferenza dei nazionali, ed il danno notabile clie
l'industria enologica ne risente, eccitarono spesso i lamenti di tutti
coloro che amano veramente la prosperità agricola e manifatturiera
della comune patria nostra ; e formarono soggetto di profonde di-
s(|uisizioni tanto le cause che ci conducono a dimostrare questa
pi-eferenza, quanto i modi di combattei-le e vincerle. Che se fra le
prime sono talora da annoverarsi la buona qualità ed il buon mer-
cato di alcuni vini stranieri, convien pure confessare che il più del-
le volte la cieca vanità della moda ci muove solo a rifiutare la be-
vanda dei nostri avi, come volgare e non degna del palato degl' in-
civiliti nepoti. Quindi mentre benemeriti agronomi diffondono sa-
ni precetti per migliorare la fabbricazione del vino, altri alzano po-
tente la voce a gridare contro questa manìa di cose forestiere, che
ci conduce persino a tracannare migliaia di bottiglie di liquidi, i
quali nemmeno avremmo onorato di appellare vini, se non avesse-
ro origine e veste straniera.
I componenti la Sezione d'Agronomia e Tecnologia del quinto
Congresso, animati da ([uesti sentimenti medesimi, uniscono quanto
più caldamente sanno i loro voti a quelli di tutti i buoni italiani: e
perchè non limangano sterili, dichiarano che quind' innanzi la Se-
zione medesima in ogni Congresso ecciterà, per quanto sta in lei,
la buona fabbricazione dei vini nazionali, ed ambirà di essere co-
stantemente riguardata come promuovitrice e lulelatrice dell' indu-
stria enologica in Italia. Ed a cpiest' oggetto ella stima che, prima
d'ogni altra cosa, convenga formarsi una giusta e precisa idea dello
stato di tale industria ; poiché rispetto ad essa forse avviene ((uel
— 167 —
medesimo che sventiiratainente vediamo in quasi tutte le cose ita-
liane accadere, cioè che da una provincia all'altra non si conosco-
no affatto. Ora ad acquistare una cognizione esatta del nostio po-
tere produttivo enologico, non solamente è oj)porluno di riunire
quante più notizie statistiche si possano intorno alla quantità e qua-
lità dei vini che si l'accolgono; ma i vini stessi, scelti con savio giu-
dizio ed in un sol luogo portali ed esposti in vendita, conviene sot-
toporre al giudizio dei consumatori.
Per le quali cose non poteva offerirsi occasione più propizia di
questa, in cui il futuro Congresso dovrà adunarsi in Milano; città
ricca e popolosa, e d'ogni cosa utile alla prosperità italiana aman-
tissima.
Quindi la Sezione ha stabilito quanto appi-esso
I." \ iene eletta una Commissione affinchè si occupi attivamente
dell' adempimento delle cose proposte nel presente Manifesto. Essa
è composta dei signori, cav. Carlo Bassi, consigliere Enrico Mylias,
conte Faustino Sanseverino, conte Lorenzo Taverna, principe Vi-
doni di Soriesina, e cav. Ignazio Vigoni, formanti la Sezione cen-
trale milanese di che all'art. 5"; dei signori, conte Gherardo Freschi
a San Vito, dott. F. Cera a Collegllano, ingegnere Domenico Rizzi a
Gorizia, prof. Biasoletto a Trieste, Bernardino Grigolati a N'eroiia,
conte Beffa Negrini a Mantova, conte Ferdinando Vaini e L. Masiari
della Cervara a Parma, commendatore G. E. Maggi a Piacenza, mar-
chese Cosimo Ridolfi e barone B. Ricasoli a Firenze, conte Serristo-
ri a Siena, dott. B. Cini a S. Marcello, B. P. Sanguinetli a Livorno,
colonnello Bertone de Sambuy e dott. Saint-Martin a Torino, mar-
chese \nlonio Mazzarosa a Lucca, marchese C. Pallavicino a Geno-
va, dott. Codelupi a Reggio, dott. Agazzotti a Modena, principe di
Canino e marchese Potenziani a Roma, cimte Domenico Paoli a Pesa-
ro, dott. Manfrè e Giacomo Savarese a Napoli, dott. Giuseppe Cappari
a Messina, prof. Giuseppe Insegna a Palermo, marchese di San Seba-
stiano e conte Pollini a Cagliari; e di quelli che verranno dalla Se-
zione centrale milanese nominati, onde siavi un commissai-io in ogni
provincia d'Italia. La Sezione spera che tutti i nominati e nominan-
di concorrano coi loro sforzi aderendo allo scopo comune.
2.° Tutti coloro che possono raccogliere notizie sulle qualità e
({uantità dei vini prodotti in Italia sono pregati di farlo, e comuni-
carle (|nindi ad uno dei comjionenti la suddetta Commissione: prò-
_ ,68 —
curando che ciò accada in leinpo utile per poterle trasmettere al
Congresso di Milano.
3." Tutti i possidenti italiani che hanno buoni vini sono invitati
a spedirne un saggio a Milano avanti il Congresso predetto, affinchè
vengano colà venduti per loro conto e nel modo migliore. Tali spe-
dizioni dovranno farsi con l'approvazione di imo dei membri della
C(tmmissionc, i (juali indicheranno il modo più economico di ese-
guirle, la pereona che sarà scelta in Milano per la vendila, ed ogni
altro oj)portuno schiarimento, hi genere però- si raccomanda di
scegliere, jier le spedizioni, vini non solo di pcifetta qualità, ma
puri, che abbiano il loro carattere proprio, e non la pretensione di
imitare i vini stranieri.
4.° La Commissione farà a suo tempo un rapporto alla Sezione di
Agronomia e Tecnologia del Congresso di Milano intorno ai vini che
sono stati spediti, ed all' incontro che hanno avuto; e comunicherà
poi ad ogni |)roprietario che vi ha interesse quelle osservazioni che
potranno metterlo in caso di giudicare, se gli convenga o no di fare
nuove spedizioni a Milano od altrove, o se debba introdurre modifi-
cazioni nella fabbricazione dei suoi vini per renderli meglio vendibili.
5." I membri della Sezione centrale mUanese, designati all'art, i?,
si occuperanno di tutte le disposizioni da prendersi in quella città
per il ricevimento dei vini; e redigeraniio le istruzioni da servire di
norma per le spedizioni, trasmettendole agli altri mendiri della
Commissione residenti nelle varie città. Saranno Segretari della Se-
zione centrale i sigg. conte Sanseverino ecav. Bassi, ai quali potran-
no rivolgersi tanto i commissari provinciali quanto i possidenti, per
tutte le domande e comunicazioni concernenti il presente invito.
La Sezione d'Agronomia e Tecnologia nutre fiducia che al suo
invito risponderanno gli agronomi e i proprietari di ogni parte
d' Italia. Essa non crede necessario di mostrare loro (pianto grande
interesse saranno per ritrovare in questa specie di fiera aperta colà,
dove non mancherà concorso d' intelligenti consumatori. Il quale
interesse non consisterà solamente nella vendita dei vini spediti,
ma nel divulgarne molli fra i migliori che pur sono pochissimo co-
no.sciuti, e più nel trarre, dal confronto di tante qualità, utili ammae-
stramenti per la loro fabbricazione successiva.
Solo che osiamo scuotere il giogo della moda, e non siamo schi-
vi di bere quello che il nostro suolo produce, potremo ridonare l'an-
- ■% -
tico splendore ad uno dei più imporlanli rami dell' industria italia-
na. A favorire il quale non chiediamo noi (come in altri tempi si
sarebbe fatto) né proibizioni nò privilegi, ma semplicemente un j)o-
co d'amore alle cose patrie, o j)er meglio dire, un poco meno d'anio-
l'e alle cose olia vengono da fuori. E questa richiesta, siam certi,
veri'à, più che da ogni altra città italiana, bene accolta da Milano;
la (juale è generosa con ogni maniera d' incoraggiamenti a tutte le
industrie, e lo sarà non meno con la industria enologica, se darà il
primo esempio che il gusto, il lusso e la moda possono appagarsi
anche senza ricorrere ai vini di oltremonte.
La Commissione incaricata di redigere il presente Manifesto, che
la Sezione ha approvato per acclamazione, si componeva dei signori
Principe Carlo Bonaparte •
Marchese Ridolfi
Conte G. Freschi
Cav. Bassi
Conte Sanseverino
B. P. Sanguinetti
Dott Bartolommeo Cini relatore.
»35*©I0«
ATTI VERBALI
DELIA SOTTO-SEZIOniE DI CIII1IICA
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A IH \ A IV Z A
l)i:i. GIORNO i6 SETTEMBRE
»©©<>-
ilei passati Congressi la Chimica, facendo parte della Sezione di
Fisica, veniva presieduta da un moderatore a nomina del Presidente
di (|uesta Sezione. Nel corrente anno però il Presidente generale,
dietro una formale istanza clie avanti di dar principio alle adu-
nanze gli veniva avanzata da diversi chimici, si è graziosamente
compiaciuto di concedere, coU'annuenza del Consiglio non che del
Presidente della Sezione di Fisica, che questa Sotto-Sezione eleggesse
il suo Presidente col metodo tenuto dalle Sezioni : dichiarando poi
che avrehhe rappresentato alla prossima futura presidenza gene-
rale il desiderio espresso dai chimici che la parte loro fosse elevata
al grado di Sezione. E di qui è che nella sala destinata alla Sezio-
ne di Fisica, convocati i chimici per procedere per via di sche-
de e nei modi consueti alla elezione del loro Presidente, nomina-
rono il dott. Gioacchino Taddei professore di Chimica organica nel
R. Arcispedale di santa Maria nuova di Firenze; il quale si scelse a
Segretario il prof. Luigi Calamai parimente di Firenze, e stahilì, d'in-
telligenza col Presidente generale, che le sedute avrebbero comin-
ciato la mattina del i8 successivo dalle ore 8 alle io antimeridia-
ne, e così di seguito.
Visto — Il Presidente Prof Gioacchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Calamai
A D l ^ A ^ Z A
DEL GIORNO 1 8 S K T T E M 15 1$ E
»©«*-
Jll Presidente prof. Gioaccli ino Taddei apre la seduta con le se-
guenti parole:
« Mercè i suffragi \()stri, che è quanto dire per effetto della vo-
stra bontà, Colleglli rispettabilissimi, io mi trovo esser preside e
moderatore di questa nostra frazione del quinto Convegno scienti-
fico in Italia. Del qual posto ognun di voi sarebbe stato al certo di
me più meritevole e più degno.
Questa manifestazione di stima è un tratto generoso della vo-
stra benevolenza. E sotto questo titolo io intesi accettare l'incarico
che voleste indossarmi; del pari che a questo solo patto io intendo
di ritenerlo.
Ma permettetemi di grazia che vi parli con tutta l'effusione del
mio cuore. La vostra generosità mi rende cotanto ardito da chie-
dervi ancor di più. Nella mia insufficienza e nella mia pochezza io
non saprei né potrei sostenermi quale voi mi costituiste senza la vo-
stra cooperazione; e cooperazione io chiedo, che risponda intiera-
mente all' utile scopo, per il quale furono instituiti i Congressi scien-
tifici nella bella nostra penisola; cooperazione ripelo che vi quali-
fichi per tpielli che siete.
Il rammentare che l' Italia ci è madre comune è la perorazione
più eloquente che possiamo fare a noi stessi. Basta questa sola remi-
niscenza ad infiammare i nostri petti, ad investirci di un giusto or-
goglio nazionale, a risvegliare in noi una nobile gara nella scientifi-
ca palestra
E sia pur lode a quel filantropico e sapiente Principe, il quale,
ravvisando nelle scientifiche discipline il più valido sostegno della
prosperità dei popoli, invitò i cultori delle medesime a congregarsi
in fratellevole famiglia; fondando così un vero apostolato del sape-
re, onde qua e là, e raj)idamente ovunque, se ne spaigessero i frutti.
Bello è quindi il vedere come altri sommi e polonli, peiietiati
dallo scopo di sì alta ed iiliie missione, alibiano \oionterosi secon-
dalo e favorilo la già fomlala istituzione, accordando d'ogni manie-
ra largo e valevole patrocinio a (juesta nostra pei-egrina famiglia.
Di sì benevola accoglienza si rinnovarono già le prove per la
<|uinta volta: di die appunto abbiamo irrefragabile testimonianza
neir alma e generosa città, die ospiti or ci riceve nel suo seno.
Rimunerazione condegna all' augusto e virtuoso Principe che
governa <|ucsta deliziosa contrada, al dotto e zelante Magnate che
regola come capo il nostro general Con.vegno, ai cospicui personag-
gi che in questa città hanno seggio; remunerazione condegna, io
ripeto, sia il più ricco deposito che da noi far si possa di utili ve-
rità scientifiche; deposito che ci dia il diritto di vantarci di aver
contribuito alla propagazione dei lumi. Eco il più Ijello e il più so-
noro che da noi far si possa alle voci eloquenti di quei tanti uomi-
ni, che per valentìa di dottrine questa loro patria onorarono d'ogni
maniera, e in ogni età.
I loro fasti sieno sprone al nostro intelletto, come al coraggio
del guerriero lo sono le note imprese di un eroe, che gli appartiene
per vincolo di sangue o di patria.
E sebbene a questa città stranieri per nascita, siamole in questi
bei giorni figli per debito di nostra missione, e per riconoscenza.
Rechi ciascuno il proprio obolo, e il confonda con quello altrui :
si faccia in somma ogni sforzo per locupletare la massa. Il tesoro
che sarà per resultarne sarà patrimonio comune, e non comune
soltanto a noi italiani che il costituimmo, ma comune all'Europa,
al mondo tutto.
La scienza, da che la Sotto-Sezione nostra prende il nome, è ric-
ca di risorse, onde raggiungere per quella parte che a noi compete
il proposto scopo. A noi spetta di trarne quell'utile partito die ne
piace sperare
E (piale in fine è l' invito che ora vi faccio, tale anche, onore-
volissimi Colleglli, è il voto universale ».
II principe Luigi Bonaparte legge « Ricerche cltimiche sui veleno
(Iella i'ipera ». Espone in prima i lavori del Fontana relativi a (|ue-
sto veleno, i cpiali ha trovato esatti quanto lo comportavano le co-
gnizioni scientifiche di (pici tempo. Descrive diuique il metod<i pra-
ticato lial I-Ontana onde oltonere dalla vipera il suo liquido venefico.
— 176 —
Osserva esser questo mucillagginoso o gommoso , die essiccato re-
sta traspai'ente ; che non è uè acido nò alcalino. Indica i liquidi in
cui si discioglie, e (|uclli nei quali è insolubile. Avverte eziandio che
imbrunisce il sangue degli animali cui s'unisce, togliendogli la pro-
prietà di coagularsi; che misto ali amiìioniaca conserva il potere
venefico, ma che però lo perde colla potassa caustica, ec. Ciò pre-
messo passa a dimostrare es.ser questo veleno principalmente com-
posto di una materia particolare, eh' egli ha denominato echidniim,
che vale in gl'eco U) stesso che ivy'<'/v'//Y<,- di una sostanza grassa gial-
lastia, di muco, di albumina, e di fosfati e cloruri in tenuissima
(luantità: sali dei quali era in certo modo negato l'esistenza dal
Fontana. Sospetta inoltre l'echiduina isomerica colla ptialina. E de-
scrivendo il processo col quale egli si procura questo materiale ve-
nefico nello stato di purezza dice « che per ottenere 1' echidnina
« pura si comincia dall' ammassare la maggior quantità possibile di
« velen viperino, presentando un vetro da orinolo al rettile morda-
« ce, e conqjrimendo poscia quella parte del capo che corrisponde
« alle glandule velenifere. Si mesce il veleno liquida con molto alcool
« concentrato, che lo coagula ; si raccoglie su d' un filtro, e si lava
« ripetute volte con alcool. I liquidi alcoolici, evaporati in presenza
« dell' acido solforico sotto il recipiente della macchina pneumatica,
« oppure sotto una campana la cui aria sia stata rarefatta, lasciano
a un piccolo residuo, talora colorato leggermente in giallastro. Con
« questa prima operazione si toglie al veleno la materia solubile
« neir alcool, ed in pari tempo il suo color giallo, che par dotato
« di pochissima solubilità. Si fa disseccare il filtro imbevuto di al-
ce cool e racchiudente il veleno coagulato; quindi si ripone nell' im-
« buto, e vi si versa una piccola quantità di acqua distillata, che
a ridiscioglie il veleno, formando una soluzione incolora, che passa
« limpida attraverso il filtro. Si lava questo a più riprese con acqua
« distillata, ma sempre adoperata in quantità di poche gocce. 11 fil-
« tro pure e l' imbuto debbono essere di piccolissima dimensione.
« Queste precauzioni sono necessarie onde avere una soluzione di
« veleno non troppo allungata di acqua. Si trovano talvolta sul fil-
« tro alcuni fiocchi insolubili di nuico o di albumina ».
« Il veleno in soluzione è posto in vetri da oriuolo ed evapo-
« rato sotto il recipiente della macchina pneumatica; vien quindi
« |)f)lverizzato e trattato con etere, che discioglie alcune volle, seb-
■^
' /;
« ben di ratio, mia traccia di materia grassa. Quest'ultimo tralla-
« mento coli' etere non è sempre necessario; ma è bene assicurai'si
« sopra una piccola (piantità di veleno dell'assenza d'ogni sostanza
« grassa. Il veleno dopo tulli <piesti trattamenti si può considei'are
« come ecbidnina pura, semprechè, bruciato sur una lamina di pla-
« tino, non lasci mi residuo di ceneri; nel qual caso è necessario
« scioglierlo in poca acqua distillala acidulata con acido acetico,
« precipitarlo di nuovo coll'alcool, lavarlo a più riprese con questo
« mestruo, quindi ridiscioglierlo nell'acqua distillata, e farlo dis-
« seccare sotto il recipiente della macchina pneumatica in vetro da
« orinolo. Due trattamenti successivi coli' acqua acidulata e coU'al-
« cool sono spesso sufficienti a privar l'echidnina de' sali che osti-
« natamente ritiene, soprattutto facendo uso di uno spirito di vino
« poco concentrato ; benché a dir vero in quest' ultimo caso si per-
« da un poco di echidnina, che non è totalmente insoFubile nell'al-
« cool debole. Qualora i due trattamenti alcoolici e di acqua aci-
« dulata non bastino a privar 1' echidnina de' suoi sali, si debbe
« ripetere la soluzione dell'acqua acidulata, la precipitazione per
« l'alcool, i lavacri alcoolici e la disseccazione; così operando fino
« al punto che si abbia una sostanza che non lasci bruciando al-
« cun residuo. Non è che in questo stato che considera l'echidnina
« come un principio immediato puro e distinto da tutte le altre so-
li stanze organiche conosciute ».
Dopo la lettura di questa Memoria il Principe illustra questo
importante argomento, facendo rilevare la grande somiglianza della
echidnina alla ptialina, sebbene questa innocente e quella potente-
mente venefica. Adduce per prova d' analogia la barite e la stron-
ziana, le quali quanto tra di loro simili in apparenza, altrettanto di-
verse per natura e proprietà venefiche. In fine rende ostensibile
l'echidnina pura disseccata in vetro da orologio, riserbandosi a
parlare diffusamente delle sue proprietà ec. in altra seduta.
Il prof. Luigi Calamai Segretario, convenendo dell' analogia che
ha il veleno della vipera colla pttalina dei mammiferi, invita a spe-
rimentare all'occasione la saliva degli animali divenuti rabidi, onde
tentare l'isolamento del principio mortifero della cosi delta rabbia.
Il conte Paoli legge una Memoria sul quintisolfuro di potassio,
onde provare la decomposizione dell' acqua in cui viene disciolto
questo composto binario; allegando in prova di ciò la mancanza di
- ,78 -
colorazione dell'amido mediante l'iodio. Il quale sperimento però,
secondo avverte il prof. Piria, non saiTl)I)c prova sufficiente in fa-
vore, né della decomposizione uè della non decomposizione del ri-
detto liquido; poiché tanto in un caso che nell'altro il coloramento
in violetto non può avvenire, formandosi acido idriodico nel primo
concetto, e ioduro di potassio nel secondo.
In appresso il j)rof. Pii-ia, premesse le molte trasformazioni di
cui è suscettibile la salicina, comunica quelle segnatamente che può
sonnninistrare sotto l'azione degli acidi, del cloi'o, della sinaptasia ec.
quali saiihbero la saligeniua, l'elicina ec, le quali ha sottomesso
alla pubblica ispezione.
L' ingegnere Vegni offre in dono una sua Memoria avente per
titolo « Osseivazioiìi sullo stato presente della fabbricazione del fer-
ro ec. » invitando la Sezione a voler prendere in esame i diversi
punti di dottrina si teorica che pratica che in quell' opuscolo si
contengono. Dietro il quale invilo il Presidente apre la discussione
rispello al cosi dello apparecchio a gas riduttore, che di recente è
stato introdotto dal sig. Cabrol negli alti forni fusorj ; apparecchio
che consiste in una cassa di ferro fuso in cui arde del carbon fos-
sile, all' oggetto di averne idrogeno carbonaio. Ma poiché per que-
sta stessa cassetta è obbligata a passare tutta l'aria della macchina
soffiante, è evidente esserne illusorio l'effetto, a motivo dell'ecces-
so d' ossigeno dall' aria medesima somministrato ; il quale deve ne-
cessariamente abbruciare tulli i gas carburali di riduzione prima
che possano pervenire ad esercitare l' azione riduttiva, o a rag-
giungere lo scopo cui vengono destinati. Oltre di che il Vegni ri-
fiette ( e su di ciò fu unanime il consentimento ) che per operare
la riduzione vi è una superfluità di gas ossido di carbonio, che può
produrre l' effetto stesso.
Di questo stesso argomento, non che di altri al medesimo re-
lativi, essendo consumato il periodo assegnato alla conferenza, ne
fu rimessa la discussione ad altre sedute successive.
Dopo di che 1' adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Calamai
ADIKAXZA
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
»ftSt
J^etto il rapporto dell' adunanza precedente il conte Paoli fa alcu-
ni rilievi intorno le cose ivi referite, relativamente a non colorarsi
i' amido per mezzo dell' iodio associato al quintisolfuro di potassio,
del pari che alla nessuna precipitazione di zolfo ; e siccome su que-
sto argomento sono affacciati dubbi tanto dal prof. Taddei quanto
dal principe Luigi Ronaparle, così è invitato il conte Paoli a ripe-
tere i suoi sjìeriinenli.
Il principe Luigi Bonaparte legge il seguito della sua Memoria
sul veleno della vipera. .\ (piesto proposito, dopo aver descritto
estesamente le proprietà chimiche dell' echidnina, e dopo aver fal-
lo conoscere appartenere essa alla categoria dei corpi azotati, com-
batte r opinione che sia una specie di gomma. E poiché egli sta-
bilisce un confronto fra detta echidnina e i diversi materiali che
la rassomigliano, per quanto sia indotto a dubitare che la eciiid-
nina possa anche essere non altro che plialina associata alla vera
echidnina, pur tuttavia conclude doversi per ora ritenere come una
sostanza pura ed isolata.
In quest'occasione fa notare che il veleno della vipera e l' echid-
nina, al pari di altre sostanze azotate neutre e facilmente putresci-
bili, fanno assumere un bel color violetto alla soluzione di potassa
caustica tenendo in sospensione dell' idrato di biossido di rame.
Questa proprietà, egli dice, dietro le ricerclie del prof. Taddei, è co-
mune a un gran luunero di sostanze azotate dell' organismo anima-
le, dal suddetto professore in modo speciale studiate. Dice anche
avere avvertito in una nota, che il medesimo gli aveva comunicato
di quelle materie azotate che godono della sopraccennata projirielà,
che in tutte quelle che non sono acide né alcaline, né, come sarebbe
■2Ì
— i8o —
r urea, rappresentabili per sostanze amide o per sali ammoniaca-
li, si manifesta sempre il sopraccitato fenomeno del coloramento in
violetto, quasi in conferma della presenza dell'azoto nelle medesime.
Se non che avere osservato con maravi)j;lia, che il muco della ves-
sica orinarla, sostanza azotata neutra facilmente putrescibile, non
arida, non alcalina, non amida, figurava nella nota del ]>rof. Taddei,
come privo della proprietà di colorare in violetto la soluzione di
potassa caustica con ossido idrato di rame. Questo fatto negativo
gli fa dunque sospettare, che il muco veramente puro possa non
contenere azoto ; la qual cosa verificandosi per 1' analisi elementa-
re, sola decisiva in tale dubbiezza, farebbe credere che muco e inu-
cillassine vesetahile fossero una sola cosa, ammettendo in pari tem-
pò che la mucillaggine ridetta fosse fornita agli animali dalle [)ian-
le, non altrimenti che la fibrina, 1' albumina e la materia caseosa.
E ritornando quindi al veleno viperino comunica i resultati che
si sono ottenuti nell Arcispedale di santa Maria nuova di Firenze,
nell'applicazione di questo veleno come antidoto della vera rabbia.
Questi resultati non possono dirsi né favorevoli né sfavorevoli; da
poi che il veleno viperino applicato al malato mercé la morsicatu-
ra dell' animale, oltre non avere sviluppato i sintomi che sono pro-
pri dell' avvelenamento da lui prodotto, non alterò minimamente
(pielli della rabbia.
Fa poi osservare che il ridetto veleno manca veramente di an-
tidoto, per (pianto la potassa caustica lo scomponga ; mentre l'am-
moniaca non distrugge, né tampoco diminuisce le di lui pioprietà
tossiche, conforme è stato provato dagli sperimenti comparativi isti-
tuiti dal Fontana col veleno puro e col veleno misto ad ammoniaca.
Dietro le quali considerazioni il prof. Cerioli domanda al Bo-
na[)arte, se egli abbia osservato che 1' echidnina trattata con am-
moniaca diluita, anziché concentrata, perda le sue qualità venefi-
che; e questi replica mancare di dati positivi per soddisfare a tale
richiesta; il perchè vien pregato dal prof. Cerioli a voler fare sopra
questo proposito le ricerche opportune.
Per altro il doti. Parola inclina a riguardare l'ammoniaca come
un antidoto del veleno viperino ; imperocché nelle morsicature di
questo rettile il nominato alcali viene usato cOn favorevole successo.
Sul qual proposilo il prof. Michelacci soggiunge, aver di fatti os-
servato nella sua pratica alcuni morsicati da vipere, i ([uali trattati
— i8i —
coir ammoniaca sono guariti; ma però conclude, clic se il veleno
non uccise in questi casi, ciò fu non tanto per la reazione (lell'ain-
moniaca sopra il veleno medesimo, quanto per il soccorso delle for-
ze vitali eccitate sj)ecialniente dall' alcali lidetlo.
Il cav. Adorno, presa allora la parola, referisce che in P'rancia, e
segnatamente a Fontainebleau, nei casi ivi fre(|uentissimi di morsi-
catura di questi rettili, i morsicati sono sempre guariti colle lozio-
ni d' ammoniaca fatte alla parte offesa.
3Ia il principe L. Bonaparte d' altronde fa osservare, che (juesti
fatti non stanno a provare che l'ammoniaca agisca in tali casi co-
me antidoto, perchè il morso della vipera non è sempre mortifero.
Per le quali cose dette, ed altre simili affacciate da diversi du-
rante la discussione, il Presidente crede doversi dividere la (juestio-
ne chimica dalla dinamica; e che però dove si consideri che l'am-
moniaca in qualunque sia modo non altera il veleno viperino, non
può non riguardarsi frustranea all' insorta disquisizione 1' azione
che l'ammoniaca stessa esercita sulle parti viventi.
Il cav. Adorno comunica alcune osservazioni dalle quali emerge,
clie i colcotar del commercio, impiegati di frequente in medicina, so-
gliono contenere arsenico, e che per questo possono j)rodurre gravi
sconcerti, dove si amministrino come rimedio in grandi dosi; e {tar-
lando quindi dell'ossido di ferro usato in terapia, annunzia che pro-
miscuato il sesquiossido di detto metallo col mele, e lasciato con es-
so in contatto, si suscita tale reazione fra le due sostanze, da far sì
che il ses(|uiossido resti depauperato d'una porzione di ossigeno a
favore della materia zuccherina del mele, donde resulti un acido
particolare avente somiglianze coli' acido nimico, il (piale forma col
ferro, parzialmente ossidato, un sale solubile. Si opina frattanto dal
prof. Taddei e dal principe I>uigi Bonaparte, dietro le analogie di
consimili trasformazioni, che quest' acido possa essere il formico.
Il dott. Parola, prendendo parte alla discussione, scende a di-
scorrere dell'azione medica dei sali di ferro, dicendo doversi sem-
pre preferire il malato siccome uno dei più solubili. Questa oj)inio-
ne sollecita il principe Luigi Bonapart» a considerare, che allor-
(|uando si amministra il ferro, o i suoi sali, per le trasformazioni
che deve subire nelle prime vie, e per 1' acido lattico che nelle me-
desime incontra, bisogna necessariamente passi in molti casi allo
stato di lattalo prima di esser portato in circolo: e per quanto sie-
— \Sì —
no a ciò contrari molli fatti esibiti allora dallo stesso cav. Adorno,
pure appogi^iandosi a ragionamenti scientifici ed a (|uanto lian det-
to Bouciiardat e Sandras intorno specialmente alla formazione del-
l'acido lattico nello stomaco defili animali, il Bonaparle insiste
nella oj)inione da esso lui emessa.
il Presidente in ultimo, sollecitato dal Segretario, nomina una
Commissione composta del principe Luigi Bonaparle e del pi'ofesso-
re B. Puccinelli, per esaminare uno scritto pubblicato dal doti. Giu-
sep|)e Menici, avente per titolo « Cenno dì una Mernoiin da [iiiliìdi-
ciirsi sopra una nuoiui /ìropri'e/à della mnnnìte ».
Dopo di ciò r adinianza è sciolta.
Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddf.i
// Segretario Prof. Luigi Cal\m\i
E
ADINA\ZA
DEL GIORNO 20 SETTEMBRE
lodo il processo verbale dell'adunanza del dì 19 ed approvato,
previa una nuova modificazione domandata dal conte Paoli, sem-
pre in rapporto alla di lui comunicazione fatta nella prima seduta,
e relativa alla presunta reazione che passa fra il quintisolfuro di
potassio, r iodio e 1' acqua.
Si annunziano varie opere donate alla Sotto-Sezione la mat-
tina slessa.
Il prof. Perego apre la seduta comunicando alcune osservazioni
da lui fatte intorno al camaleonte minerale, o manganato di potassa
disciolto nell'acqua. Hanno queste rapporto all'azione che eserci-
tano sopra (piesto composto salino alcuni oli grassi, come sono
quelli di oliva e di ricino. Quest' azione, dice il prof. Perego, consi-
ste in un intorbamento che il camaleonte prova per la sua miscela
con detti oli del commercio. Ma quest'azione che si effettua con
una qualità d'olio, non si conferma spesso con un' altra. Né la me-
desima (|ualità d' olio talvolta riproduce 1' effetto medesimo. Per
esempio l'olio di ricino, se è quale lo somministra il commercio, o
qual si estrae dal seme, non altera la soluzione del manganato ri-
detto, ma lo altera bensì qualora sia stato disciolto nell' alcool. È a
dirsi però che il prof. Perego ha osservalo il fenomeno cogli oli
d'oliva di Corfìi e di Nizza. Egli è per questo che considerando f|uan-
to convenga estendere le indagini sopra le qualità di simil olio pio-
veniente da allre contrade, e segnatamente su quello di questo pae-
se, che per bontà può considerarsi come il prototipo, prega la Solto-
Sezione a volersene occupare, per <|uindi venire, se è possibile, alla
cognizione delle cause che producono questo curioso fenomeno.
La Sotto-Sezione facendo conto della connuiicazione del prof. Pe-
rego, e veduto di (|uale utilità possano essere le ricerche in proposito.
— i8/, —
quando sieno coronate da buon successo, cerca col criterio scien-
lifiio (li Iracciarsi una strada per giungere con facilità a conse-
i;uirnc l' intento.
Frattanto il principe Luigi Bonaparlc, dopo essere stato assicu-
rato dal prof. Perogo che il manganato impiegato nello sperimento
era alcalino, opina che a produrre gli accennati cambiamenti stia
possibilmente una (pudciie sostanza volatile associata all' olio me-
desinio, e formatasi nella di lui estrazione per dato e fatto del meto-
do impiegato. Lo clic trova appoggio nel prof. Taddei, il (piale pensa
eziandio si possa dai fabbricanti unire artificialmente all'olio una
(|ualche altra materia, come praticasi di frequente per l' aceto ; tanto
più che, dietro quello che fa osservare il prof. Michelacci, questi oli
preparansi con processi assai difettosi; e perchè anche, come asse-
risce il prof. Loltini, 1' olio di Corfù specialmente è brutto e fetente,
e punto dissimile da quello solito impiegarsi dai ciompi nell' arte
della lana.
Conumque sia, sentilo quanto in proposito dicono ancora il
prof, march. Ridolfi, il prof. Bizio ed altri, il Presidente propone di
formare di questo soggetto un quesito particolare da risolversi per il
sesto Congresso scientifico; il che viene luianimemente approvato.
Il prof, marchese Kidolfi parla del gas protossido d'azoto. Am-
mettendo il fatto che questo gas possa ottenersi in piccola quan-
tità e in certi casi, scomponendo col zinco 1' acido azotico, confor-
me avverte Berzelius; fa osservare quindi, che laddove si mescolino
insieme gli acidi solforico ed azotico in qualunque proporzione, si
ha costantemente, col mezzo dello zinco, sviluppo di detto gas allo
stato di sonmia purezza, e senza che l' acqua, che diluisce i nomi-
nali acidi, ne venga minimamente scomposta; la qualcosa, secondo
l'avviso del precitato Ridolfi, ha luogo finché nel liquido esiste trac-
cia di acido azotico, e s'impedisce che troppo s' innalzi la tempera-
tura del liijuido. In sequela di ciò egli aggiunge, che anche facendo
reagire l' acido solforico diluito sopra lo zinco unito all' azotato di
potassa o di altro alcali, può aversi egualmente questo gas abbon-
dante e purissimo. Dopo di ciò passando a considerare quanto mag-
giore sia la sj)esa che occorre per procurarsi questo gas col processo
conuinemente praticato, e consistente nel trattamento col calore
dell'azotato d' ammoniaca, e qual pericolo d'esplosione possa es-
servi servendosi di questo processo medesimo in giande, racco-
— i85 —
manda di preferire perciò uno di quelli da esso lui indicati; nei
quali casi, da poi che 1' azione si manifesta sempre vivissima, siig-
j^eriscc di moderarla con valersi dell' apparecchio di Gay-Lussac
destinato ordinariamente a sviluppare il f;as idrogeno, e ciò anche
all' oggetto di limitare il consumo della materia occorrente alla pro-
duzione di detto gas al solo bisogno della quantità che di cpiest' ul-
timo si vuole ottenere.
Coglie intanto il Marchese questa opportunità per referire, che
egli ha trovalo il residuo nero, lasciato dallo zinco del commercio
trattato coli' acido solforico, costituito solo da piombo allo stalo
metallico.
Quindi il prof. Taddei, rientrando nel tema primitivo, domanda
al Marchese se abbia osservato, trallando lo zinco cogli acidi azo-
tico e solforico insieme senza l'intermedio dell'acqua, che pure in
questo caso vi sia produzione del medesimo gas; e il Marchese ri-
spondendo non aver dati da soddisfare all' inchiesta, fa però os-
servai'e che 1' acqua in tale operazione, servendo unicamente a di-
luire gli acidi ed a far sì che 1' operazione proceda con regolarità,
è da credere che adoperando gli acidi concentrati sarebbe assai di-
verso il lorf) modo d' azione.
Alloia il principe Luigi Bonaparte, senza perdere di vista quanto
è stato precedentemente esposto sul residuo lasciato dallo zinco, ag-
giunge, che ricercando egli il cadmio nello zinco del commei'cio,
ha rinvenuto nel residuo nero lasciato dall' acido solforico delle
leghe di zinco conforme dice Berzelius. Queste leghe contengono,
soggiunge esso Bonaparte, rame, stagno o piombo. Talmente che si
conviene non potersi più ammettere l'opinione di alcuni chimici,
che cioè detto residuo nero sia specialmente costituito da carbone.
Quindi il prof. Taddei, in continuazione dell'esame e discussione
intrapresa in altra setluta su vari corollari relativi all'economia
del calore, tratti dalla Memoria dell' ingegnere Vegni citata nell'adu-
nanza del dì i8, fa una dettagliata numerica esposizione dei gas che
sono il prodotto della combustione negli alti forni fusorj del ferro;
facendo rilevare quanto notabile sia la dispersione o le evoluzioni
in pura jìerdita dei materiali combustibili, consistenti in gas ossido
di carbonio, idrogeno, e carburo bi-idrico. Rispetto a che fa osser-
vare lo stesso Taddei che solamente 19, 78 di ossigeno atmosferico
vien consumalo nella combustione, dove che per operarla conqjle-
— i86 —
taniente, ed in modo da averne tulio 1' effetlo calorifico possibile,
si ricliiedeiebl)e quasi che il doppio dello stesso ossigeno. Per lo clic
rilcnendo con Weller che la quanlità di calorico, svollo durante il
periodo della combustione, sia alla quantità che realmente se ne po-
lrel)be svolgete, come l'ossigeno consumalo è all'ossigeno che in
realtà se ne potrebbe consumare; il prodotto utile in calore, o l'ef-
fetto caK)rifiici, è ben poco di più che la metà di ([uello che dal
combustibile potrebbe aversi. Quindi proseguendo nello slesso ar-
gomento, il medesimo rammenta i calcoli e i riflessi di Rumford
suir enorme perdita di effetto calorifico ne' couuuii fornelli, e in
tulle le operazioni nelle quali s' impiega calore, non escluse le più
ordinarie o comuni, come il riscaldare l'ambiente in inverno, il dar
cottma agli alimenti ec. ec; con che scende a eccitare i colleghi a
proporre mezzi, o suggerire congegni e luti' altro, all' oggetto di
conseguire economia di calore; lo che equivale al risparmio di com-
bustibile. E tanto più fa questa esortazione, avuto riguardo alla pe-
nuria di esso, ond'è minacciata nell'attuale momento quasi ogni
contrada della nostra penisola.
Diverse rificssioni in risposta a quest'invito sono affacciate da va-
ri conq)onenti la Sotto-Sezione, e segnatamente dal prof, march. Ri-
dolfi, principe Luigi Bonaparle, prof. Ferego e prof. Michelacci; dal-
le quali però resulta, che solo in speciali circostanze, come per esem-
pio nella riduzione di ossidi metallici ed altri composti ossigenati e
decomponibili dal calore, potrebbe aversi un di più di alimento al-
la combustione, ossia un' addizione di ossigeno oltre quello che
d'ordinario ci viene somministrato dall'aria ambiente.
Il Calamai finalmente parla intorno la fosforescenza delle acque
del mare. A ciò fare, dice egli, esser sollecitalo dall' aver appreso
che alla Sezione di Fisica si è discusso un argomento, che se non
si può identificare con quello di cui si accinge a trattare, vi è bensì
per molli lapporti strettamente collegalo. Del qual fenomeno adiui-
<|ue volendo far conoscere le osservazioni da lui fatte, in quanto
che possano in (jualche modo schiarire la causa della luce emessa
dagli animali lucigeni ; narra come traversando da Livorno a Na-
poli sojjra un battello a vapore ai primi del febbraio 1842, al di là
• lei canale di Piombino potè contemplare detto fenomeno in tutta
la sua imponenza. Ne dipinge pertanto l'acqua all'intorno del bal-
lello, e massimamente dove è percossa dalle j)ale delle ruote e dalla
— 187 —
prua rlie la fende, nell' oscurità della notte, come un'onda di fuo-
co, di mezzo alla (iiiaic vedonsi scintille di varia grandezza, lumi-
iKisissinic e ciiiaic ([uanto la luce del sole. T>o[>o di ciò, siccome
giunto a Najioli non perse di mira di verificare ([ual fosse la vera
causa di tale emanazione luminosa, referisce che avendo avuto pres-
so di se air/'niirn; mvdusc, e siniili altri molluschi marini, potè ac-
corgersi doversi a questi animali specialmente atlrihuire le ricorda-
te scintillazioni, per le ragioni che quindi espone. Questi molluschi,
com'è noto ai naturalisti, sono lucigeni; ma la lu'ce che essi ema-
nano non è, egli dice, dai medesimi prodotta perennemente. In fat-
ti, prosegue, fin tanto che (|ucsti animali sono del tutto inmiersi nel-
r acqua e tranquilli, non appariscono così facilmente luminosi ; ma
splendono hensi ogni (jual volta vengono in contatto immediato
coir aria, e poi in specie (piando sono tormentati e spaventati. Fe-
nomeno che in cpiest' ultimo caso essi riproducono di seguito e ad
intervalli ravvicinati un certo numero di volle, sempre però con
più languore le seconde che le prime, ma che mostra i-iatlivarsi coi
tempo, cioè doj)o che 1 animale stesso sembra pel riposo aver re-
cuperato forza e attività. Il perchè, astrazion fatta da altre cause che
possono nell'oscurità render fosforescente l'acqua del mare, è in-
dotto a credere che la luce emessa da questi animali sia 1' effetto
di un'azione organica vitale; onde il provvedimento dalla natura
ad essi compartito per valersene, sia come mezzo atto ad evitare in-
sidie, sia per aggredire con più facilità la loro preda. Ma il fenomeno
della luce dell' ac([na indipendentemente dalle scintillazioni gli offre
campo d' indagine microscopica, e non senza ini ([ualche successo.
Ei trova nell' acqua in cui si manifesta il fenomeno piccoli infu-
sori del diametro di circa '/,„„„ di linea, i (piali, sferici nella prima
età ed emisferici per un senso ed un poco ellittici per l'altro nell età
più adulta, emanano essi pure luce vivissima proporzionatamente
alla loro mole, e sempre o venendo al contatto dell'aria, oppure es-
sendo, colla |)ercussione dell' acqua in cui nuotano, irritati e spa-
ventali. Ricerca che non poteva non essere di molta difficoltà, avu-
to riguardo alla picciolezza degli oggetti di cui trattavasi, ed alle il-
lusioni che nascer potevano intorno ai punti di emanazioni lumi-
nose; ma clie però gli fu agevolata, com'ei dice, dalia perfezione
dello strumento impiegatovi, e dalla molta pratica acquistata nel
servirsene.
24
— i88 —
Dietro questa esposizione di fatti, il prof. Lottini, presa la paro-
la, dice aver esso pure veduto il fenomeno ilella fosforescenza nelle
acque di Livorno ; ed il prof. Biasoletlo disponendosi ad aggiungere
in proposito osservazioni proprie, attesa l'ora tarda, promette di
farne comunicazione nella seduta successiva.
Dopo di elle r adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Calamai
ADUNANZA
DEL GIORNO 21 SETTEMBRE
-H>sei«^
Jjetto il processo verbale dell' adunanza precedente, è approvato
dopo alcune emende reclamate dal principe Luigi Bonaparte e dal
prof. Perego.
È annunziata un' opera d' argomento fisico donata alla Sotto-
Sezione dallo slesso prof. Perego.
Il principe Luigi Bonaparte promuove una discussione sulla uti-
lizzazione dell' ossido di carbonio, sia impiegandolo come mezzo
disossigenante, sia pei- utilizzarlo come combustibile.
L' ingegnere Vegni espone quanto in tal rapporto si è fatto al-
trove, se non per la riduzione degli ossidi metallici, per quel mag-
giore effetto calorifico di cui è suscettibile; traendone soprattutto
partito per la cottura della calcina e per altre brancbe industriali.
Il prof. Coquand interpella allora il Vegni sulla causa de' buoni
effetti ottenuti col noto appareccbio a gas riduttore negli alti forni
fusorj nei quali adoperasi il coke come combustibile, e dei cattivi
ottenuti nei forni medesimi in cui il combustibile impiegato è il car-
bone di legna.
Al elle il Vegni risponde, die dovendo negare, dietro le ragioni
esposte in altra seduta, la presenza dei gas riduttori nell' apparec-
cbio Cabrol, suppone che questa differenza di resultati debba attri-
buirsi piuttosto a quella medesima causa, che produce una differen-
za negli effetti generali dall'aria riscaldata coi mezzi soliti. L'aria
calda in fatti ha dato nei forni a coke resultati molto più vantaggio-
si che (|uelli ottenuti nei forni a carbone di legna. Quindi la diffe-
renza, che passa in combustibililà fra il carbone di legna ed il coke,
la ritiene come causa di questa variabilità di resultali nei due casi.
In fatti il coke, dice il Vegni, non potendo esercitare la sua azione
che in gran massa, ed in presenza di una gran ([uanlilà d'aria, è fa-
If)0
cile coiiipiiMult re clii' il riscaUlaimnilo di qiiesla, cli)\oiuli> siii{<ulai-
ineiile lavorile la C()ml)uslione, accelera per consef;iieiiza aiulie la
fusione; in •juisa che si ha economia di coinhuslihilc e anniento di
piDilotlo in lempo eguale. Laddove nei forni di seconda fusione
nei (|uali impiegasi carbone di legna, pel bruciare che fa questo
più facilmenlè del coke, non può aversi il vantaggio del primo ca-
so. Cosi r a|)parccchio Cahrol, dietro l'osservazione del Vegni me-
desimo, nuli altro fa che aumentare la temperatura dei forni, nei
(|uali s' impiega, dai 3oo gradi ai 375 ; a segno che, laddove nei for-
ni a carbone di legna s' impiegasse detto metodo, danneggerebbe
perfino il materiale del forno medesimo, come il ridetto Vegni ha
potuto constatare.
Ma il jnof ("o(|uand dice aver veduto molla contraddizione sì in
Inghilterra che in Francia circa i resultali ottenuti dall'impiego del-
l' aria calda ; al che il preopinante risponde aver trovalo una certa
costanza nei vantaggi tutte le volte che 1' aria calda era stata impie-
gala a forni che avevano per scopo principale la produzione di ghi-
sa per il getto, e costanza negli svantaggi tutte le volte che la ghisa
era fabbricala per esser di poi convertila in ferro malleabile. In ap-
poggio del cpiale asserto cita diversi Dipartimenti francesi che si
trovano nelle condizioni e.sposte.
Quindi il Presidente, veduto quanto difficile sia di scendere ad
una conclusione definitiva, pone termine alla discussione dicendo,
che fa d' uopo aspettare che la sperienza abbia da se stessa risolu-
to il problema.
Il prof. Bia.soletlo, conforme si era proposto nella seduta prece-
dente, discorre della fosforescenza delle acque del mare; rispetto a
che opina non sia che un effetto della scomposizione delle sostan-
ze organiche. Cita osservazioni proprie sopra diversi animali mari-
ni, come pesci ec. i quali non gli erano apparsi luminosi se non
che dopo morte. Asserisce intanto di non aver trovalo nelle sue
molle ricerche animaletti di veruna mole ai quali attribuir si potes-
se la fosforescenza delle acque, ma .sì bene una sostanza organica
che per il contatto dell'aria rendevasi fosforescente Paragona (|uin-
di questa emanazione di luce alla luce prodotta dallo zucchero per-
cosso, dai legni fregati insieme, da quelli marci ec. ec.
Ma il Calamai, presa la parola, fa osservare, esser ben diversa la
causa che determina lo sviluppo della luce dai legni fregati insieme
— 191 —
e dallo zuccliero percosso, da quella che determina lo stesso svilup-
po di luce dalle sostanze org;aniclie in scomposizione. Che ancora
per (pianto il liiasoletto non ahhia veduto animali marini tranian-
tlare luce finché sono vivi, e molto meno gl'infusoii di cui parlava
esso Calamai nell' adunanza precedente, pur tuttavia non possono
infirmarsi fatti die sono slati osservati, e che per se stessi sono già
noli alla maggior parte dei naturalisti; e non possono infirmarsi
fatti quando specialmente per constatarli occorrono ricerche a quelli
esclusivamente dirette.
Il Presidente, vedendo la cpiestione inoltrata, ravvicina le opi-
nioni facendo sentire, che i due preopinanti, se sono divisi per i
fatti che ciascuno ha raccolto, sono d' accordo circa alla produzio-
ne del fenomeno; il quale sehhene identico può essere originato
da cause diverse.
Il prof. Bizio dice allora esservi di fatto luce emanata da animali
viventi, e da corpi morti; rispetto a che riporta le osservazioni del-
lo Spallanzani e del Bellani.
iiitui'iio al quale argomento in disquisizione il dott. Chiesi, in-
vitato dal Presidente, parla intorno la fosforescenza delle lucciole
(lumpyris italica) e di altri insetti. Dice che, secondo le osservazioni
fatte da diversi naturalisti, la fosforescenza di detti insetti cresce o
scema posti che sieno in ambiente costituito da gas diversi. Che se
poi al ìampyris tolgonsi i due ultimi segmenti, (juesti continuano a
splendere sebbene isolati ; che messi nell' acqua fredda cessano di
splendere, mentre nell' acqua calda proseguono ; donde conclude
esservi una materia che lentamente si abbruci. In appoggio di che
cita il lavoro di Morren, il quale proverebbe che l'effetto luminoso
non ad una causa vitale tenesse, ma si bene che dipenda dalf azio-
ne della respirazione, e che perciò le trachee in questi animali rav-
volgano tutto il sistema luminoso. Le trachee, ei prosegue a dire,
comunicando coU'esterno, permettono all'aria di penetrarvi; e per-
ciò il fosforo unito a sostanza adiposa, venuto a contatto delf aria,
produce la fosforescenza, la quale si rende intermittente per il giuoco
allernalivo di valvole, che ora permettono l'accesso all' aria ed ora
1 inq)ediscono; per la (piai cosa (piando i lanipjris volano sono
più lucenti. Né cessa senza notare che l' organo in cui risiede que-
sta proprietà consiste in tanti prismi di figura esagona.
— 192 —
Il Presidente fa sentire che queste conclusioni coincidono col-
le opinioni già emesse dal principe Luigi Bonaparle alla Sezione di
Fisica. Ed il prof. IMajocclii soggiunge aver di fatto osservato che,
schiacciando una lucciola ed avvicinandola ad un mezzo ema-
iianio calore, la fosforescenza ne aumenta, e che perciò debbasi que-
sto fenomeno al fosforo.
11 Grigolato alloia sospettando possa veramente essere fosforo
quello che rende luminose le lucciole, ammette sia lo stesso anche
dello zucchero; il quale dci)ba averlo per l'osso abbruciato o carbo-
nizzato impiegato nella sua depurazione. Ma il Bonaparte fa osservare
che non bisogna confondere il fenomeno della lucciola con quello
dello zucchero, riconoscendo ambedue questi fenomeni cause diver-
se ; e che poi, anche chimicamente puro, lo zucchero produce il feno-
meno, per il che il prof. Perego ne ravvisa la causa nell'elettricità.
In questo punto il prof. Puccinelli avverte di aver letto che la
fosforescenza delle lucciole preceda la loro fecondazione ; e doman-
da perciò agli entomologi se questo fatto sia vero.
Al che rispondendo il dott. Chiesi, fa sentire non esser discorde
neir opinione, ma dice che tutti gì' insetti sono in questo caso ; im-
perocché dopo la loro fecondazione per lo più muoiono, ed il ma-
schio delle lucciole pochi istanti dopo, per la circostanza di lasciare
nel ventre della femmina il suo genitale. Il prof. Puccinelli fa allora
osservare che questo fatto sarebbe in vero concludente per la que-
stione agitata. Dietro alla quale osservazione il dott. Chiesi narra
come le uova delle lucciole si producono, e come, a proporzione
che vengono fuori dall' animale, diminuisce in esso la quantità di
luce solita emettere in avanti; perciò il prof. Puccinelli crede si
possa stabilire per conclusione finale, che anche in quest' insetto
tale fenomeno sia collegato colle forze vitali. Ciò non pertanto
resta intatta l'opinione che il fosforo non possa non prender parte
alla produzione del fenomeno di luminosità.
In ultimo il principe L. Bonaparte esorta coloro, che sono dis-
posti a intraprendere simili sperimenti ed osservazioni in luoghi
diversi, a servirsi sempre di animali della stessa specie.
Il dott. Capezzuoli espone un nuovo processo per costatare la
presenza dello zucchero nell' orina dei diabetici, appoggiato alla no-
ta j)roprietà che questo materiale possiede di ripristinare 1' ossido
- '93 -
di rame; proprietà messa a profitto dal Trommer e dal prof. Tad-
dei a fine di stabilire dei caratteri distintivi fra le diverse specie di
zucchero, per alcune varianti che presenta il fenomeno. Questo pi-o-
cesso, per il (piale non si richiede clic l' inipicf^o semplicissimo di
quei due reattivi adoprati dal prof. Taddei per differenziare gli zuc-
cheri, è, com'egli ce lo indica, il seguente:
« All' orina diabetica piuttosto recente, raccolta in un vaso ci-
« lindrico o conico di vetro, alquanto angusto, si aggiungono pochi
« grani di ossido di rame idrato, e soluzione di potassa caustica in
« tal quantità da rendere il liquido sensibilmente alcalino. Si agita il
« miscuglio, e si abbandona a se. L' orina viene intorbidata per la
« precipitazione dei fosfati terrosi che vi si trovano disciolti, in gra-
« zia dell'acido libero e per l'ossido di rame che vi si trova Sf)spe-
« so. .\ poco a poco il liquido si schiarisce per la deposizione di un
« precipitato piuttosto voIuminoso.il liquido schiarito è giallo palli-
« do, e col tempo non fa che addivenire ordinariamente di un gial-
« lo più intenso e più bello, fino a passare talora a un color giug-
« gioia. Il precipitato jn vece si mostra sulle prime celestognolo, e
« talora anche azzurrastro; ma passate alcune ore incomincia al-
« la sua parte superiore a manifestarsi in cerchio un color giallo
« canarino, che, avanzandosi gradatamente e regolarmente dall'alto
« al basso, e facendosi sempre più bello, finisce d'ordinario coll'in-
« vadere tutta la massa. Avanti per altro che questa ne sia per inte-
« ro occupata, succede coli' ordine stesso al colore canarino un co-
li lore rosso più o meno acceso, che si sostituisce a quello, o sem-
« plicemente in parte o anche in totalità; rimanendo sussistente e
« immutato sotto una qualunque delle sue varie gradazioni, come
« persistente e immutato rimane il canarino che non venne sosti-
« tuito dal rosso ».
Dopo di che passa a dire il Capezzuoli come questo fenomeno,
che trovasi ordinariamente al suo termine anche |>rima delle 24
ore, nuovo per la scienza per ciò che concerne il modo di sua ma-
nifestazione, delibasi ripetere dalla reazione dello zucchero sull'os-
sido di rame, il quale si riduce a minor grado di ossidazione e quin-
di si ripristina anche del tutto spogliandosi del suo ossigeno a fa-
vore del primo; che lo zucchero per l'ossigeno assorbitosi trasfor-
ma, come sappiamo, più specialmente in acido formico per unirsi
alla potassa presente; e che questa reazione avviene ajtpunto solle-
- '91 -
C-ila e ali Oidiiiiitia tempeialma perchè trattasi di zucchero diabe-
tico, che è identico allo zucchero d'uva.
Ora la comparsa piti o meno rejjolare dei colori accennali, che
egli ha verificato coslantenienle pei' ben ripetute voile sul precipi-
tato dell' orina di due diabetici trattata nel modo già espresso, è il
segno, soggiunge egli, della riduzione dell'ossido di i-une, quindi il
segno veramente caraneristico della presenza dello zucchero in
quesl'orina medesima. Inoltre per quanto fosse facile il prevedere
che la reazione in discorso non potrebbe appartenere ad alcuno dei
principj ordinari dell' orina, come nemmeno ad alcun altro degli
accidentali per noi conosciuti, si è creduto, egli dice, per altro in
dovere di sottoporre ad esperimento comparativo l' orina di per-
sone sane e pur (piella di pei-sone ammalate, specialmente di affe-
zioni lente, per apj)rezzarne almeno le differenze; ed ha trovato che
si comportavano realmente in modo ben diverso dall' orina diabe-
tica. Dice di più di avere a bella posta aggiunto a dell'orina zuc-
chero di latte, che mollo si ravvicina allo zucchero d' uva pel suo
modo d'agile sull'ossido di rame, e di aver pure aggiunto diversi
oli essenziali, che per esperienze sue proprie aveva conosciuto eser-
citare un'azione analoga sull'ossido di rame, disciollo specialmente
in potassa col favore di una mateiia organica azotata neutra; e ciò
a fine di chiarire anche il dubbio, che 1' orina diabetica potesse
equivocarsi con quella che per avventura contenesse zucchero di
latte, o contenesse oli essenziali che vi passano, come sappiamo,
immutati. Ma soggiunge, che anche in questi casi, fatto precedere
il solito trattamento, se pure la riduzione dell' ossido rameico av-
venne, si manifestò ben altrimenti da <|uello che suole manifestarsi
neir orina dei diabetici. Finalmente dà una piena conferma alle sue
indagini, dicendo, che si può riprodurre a suo talento il fenomeno,
con mescere -ad nn'orina qualunque piccole quantità di zucchero ot-
tenuto dal succo espresso dalle uve ; e nota allora che tanto alla sol-
lecita produzione di esso fenomeno, quanto alla vivezza dei colori
da cui viene rappresentato, influisce più un certo eccesso di po-
tassa, che un eccesso di zucchero. Conchidf in ultimo che (piesto
processo, da lui pioposto e seguito per costatare la presenza dello
zucchero nell' orina dei diabetici, è semplicissimo e facilissimo ad
eseguirei, come pure a procurarsi i reattivi richiesti, quindi alla
portata di qualunque medico in qualunque località; che è inoltre
— iqS —
non meno sicuro di quello della fermentazione dell' orina medesi-
ma per l'aggiunta del lievito di birra, perchè tiene come questo ad
una reazione chimica nota, clie non può mancare giammai, come
non è mancala di fatti nemmeno la regolarità di sua manifestazione;
e che fìnahnente è da anteporsi sempre a quelli imaginatidal Kunge
e dall' llimefcld, non tanto per la sua facilità e semplicità, quanto
anche per la sua sicurezza.
Il Presidente, avuto riguardo non tanto alla facilità con che il
processo suggerito dal dott. Capezzuoli può esser messo in pratica
da chicchessia, quanto anche alla costanza dei resultali che se ne
ottengono, non lascia di raccomandarlo ai pratici esercenti la me-
dicina ; potendo c|uesti riconoscere da per se, e senza il sussidio
dell'analisi chimica, se un' orina qualunque contenga o no dello
zucchero. Dopo di che l'adunanza è sciolta.
Msto -:— // Presidente Prof. Gioacchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Calamai
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE
-^S€E«-
X^etto,ed approvato il processo verbale deiradunanza precedente
(loj)o un'addizione suggerita dall' ingegnere Vegni, il Segretario an-
nunzia un'opera tlonata alla Sotto-Sezione, ed il Presidente esprime
il desiderio che si proceda al seguito della discussione sopra la Me-
moria citata altre volte del ricordato Vegni. E per offrir materia di
tlisciuisizione sopra 1' economia di combustibile tanto necessaria
negli attuali bisogni della nostra penisola, lo stesso Presidente fa
considerare che tra noi la fabbricazione del carbone di legna non
è condotta in modo conveniente e necessario ; poiché non si ri-
cava dalle legna che il 17 per 100 di prodotto, mentre se ne po-
trebbe ricavare un' assai maggior quantità, dove si usassero mezzi
più adattati all'uopo; mentre anche un 2 per 100 di più di car-
bone, che ricavar si potesse, sarebbe sempre un resultato di gran
valore. E poiché rispetto a ciò il Vegni dice, che in Germania so-
nosi di già ottenuti effetti molto utili, così vien sollecitato a comu-
nicare tutto quanto gli é noto, e che possa esser vantaggioso alla
fabbricazione del carbone.
Aderendo esso all' invito, avverte esser d' uopo prima di tutto
di servirsi sempre dei locali medesimi per staljilire la fornace di
conversione del legno in carbone; esser poi essenzialissimo di scan-
sare i pezzi di legno tortuosi, affinchè non forminsi tra i pezzi me-
desimi accatastati ampli interstizi, dove possa circolare libera-
mente troppa aria ; né fare mucchi tanto grandi, e regolarli spe-
cialmente secondo la (jualità del combustibile che s' impiega, avuto
riguardo alla di lui maggiore o minor contrazione, secondo che
trattasi di legno duro o dolce, e fra questi il resinoso e non resi-
noso. Cosicché (juesti mucchi, egli dice, possono essere più grandi
— '97 —
quanto meno il legno carbonizzandosi si ritira, e viceversa. Biso-
gna eziandio regolare la durala della combustione, essendo neces-
sità die ne sia mollo lungo il periodo; die è (juanto dire lenta la
sconiposi/.ione o carbonizzazifìiie del legno.
Il Presidente domanda sopra di ciò al Vegni stesso, qual sia il
miglior metodo secondo lui per formare i mucchi.
Al die egli risponde, essere necessario accomodare i pezzi di le-
gno in modo che non lascino quelle camere come in avanti egli di-
ceva, e che nel caso di pezzi tortuosi, gli spazi vuoti che restano
debbono riempirsi con pezzi più piccoli; e che ciò fatto, esser pur
d' uopo che il letto della carbonaia sia costruito con frasclie e ter-
ra inumidita, per impedire il contatto dell' aria esterna più che sia
possibile. E citando in questo mentre apparecchi immaginali altro-
ve, avverte dei loro difetti, ed anche della loro inutilità. Quindi con-
clude, che dove si usino le poche precauzioni da lui indicate, il buon
successo è inevitabile e sicuro. Intorno a che fa sentire il fram-
mento d' una lederà scrittagli dal sig. L. Gallicher direttore d' uno
dei principali stabilimenti metallurgici di Francia, con che lo rin-
grazia de' buoni resultati ottenuti dal metodo suggeritogli per la falj-
bricazione del carbone ; metodo che è lo stesso a cui ora il discor-
so del preopinante allude.
Domanda quindi il Vegni se vuoisi che dia schiarimenti intorno
la combustione del gas ossido di carbonio impiegata fuori d'Italia
come mezzo calorifico. E poiché si risponde affermativamente dal
Presidente, egli dopo aver fatto osservare che questo gas senza es-
ser regolato non abbrucia completamente, e che perciò quando si
volle utilizzare in Germania nella riduzione della ghisa in ferro mal-
leabile non vi si riuscì ; espone che in Francia simili sperienze fu-
rono all'opposto coronate da felicissimo successo. Descrive quindi
il processo migliore con cui attualmente in Francia si utilizza que-
sto gas nell'oggetto preindicato. Consiste, egli dice, nel prendere i
gas sfuggiti alla combustione dal capo del forno; nel condurli per
mezzo di tubi di ghisa fino al luogo di fucina; nell' introdurli in
una cassa ove mediante cinquanta zampilli circa vi si distribuisco-
no, frammischiandosi all'aria spintavi da una macchina soffiante.
Di maniera che, prosegue il Vegni, abliruciando in tal modo dentro
<|uesta cassa, producono l'effetto di un numero eguale di tubi fer-
ruminatorj, capaci a convertire la ghisa nel modo già detto.
— "98 -
Il Presidenic allora fa sentire, che sebbene questo resultato sia
(li ijran valore, pure converrebbe si trovasse la maniera di ijenera-
li/.zarne l'applicazione negli altri sistemi nei quali si brucia carl)o-
ne. Al che si risponde dal Vegni stesso, esser possibile d' ideare
processi che si prestino a sodisfare a questo desiderio ; ma che nel
momento attuale (|uesli processi sono sconosciuti.
11 prof. Taigioui domanda come si raccolgano i gas dagli alti
forni fusorj per abbruciarli completamente, poiché gli pare richie-
dersi un qualche congegno particolare, al che risponde il Vegni, a
più chiaia intelligenza, e col disegno e con una seconda descrizione.
Dopo questa conferenza il prof. Grigolato legge un suo scritto
che ha per titolo « Isolamento della filUrina ». In questo, dopo aver
fatto alcune considerazioni intorno ai rimedi usati come antiperio-
dici, e dopo avere indicato che gli abitanti del basso Polesine da
lungo tempo usavano con buon successo, nella cura delle febbri
intermittenti, la decozione delle foglie e della corteccia del Ulìatro
(pìiyllirea latifoUn) ; referisce averne egli potuto isolare il princi-
pio attivo denominato fillirina, e consistente in un alcaloide, che,
secondo lui, si ottiene facendo bollire le foglie e la corteccia del
lillatro con dieci volte il loro peso di acqua, a c\ii sia mescolato
il 5 per loo di acido solforico ; trattando la decozione con magne-
sia, e disciogliendo il precipitalo in alcool, il quale s' impadronisce
della fillirina, che purificata col carbone e fatta cristallizzare si ot-
tiene in prismi quadrilateri molto rassomiglianti alla cinconina.
In sequela di questa comunicazione il prof. Targioni annunzia,
avere il Carboncini già da più anni annunziato sotto il medesimo
nome un materiale analogo, pure ottenuto dal lillatro; in conferma di
che soggiunge il prof. Piria, aver trovato nella collezione del labora-
torio di Chimica dell'Università di Pisa un vaso contenente il ridet-
to alcaloide, lasciatogli dal suo predecessore prof. cav. G. Branchi.
Il principe Luigi Bonaparte domandando al Giigolato le carat-
teristiche della fillirina, per distinguerla da ogni altro alcaloide, ne
ha per risposta non essere stata ancora a sufficienza studiata, e
solo potersi dire, che molto rassomiglia alla cinconina, dalla quale
diversifica per essere un poco più solubile nell' alcool, e poco o
punto neir acqua.
Il prof. Targioni frattanto sospetta che la fillirina del Grigolato
non sia identica a quella del Carboncini, e il Presidente pure dubi-
— «99 —
taixlo (lilla natura di (|iiesta sostanza, dice non potersi risolvere la
(|uesti(iiie se non che coll'analisi elementare. E però viene eccitato
il prof. Grifjolato a proseguire lo studio della flUirina.
Il dott. Prospero Chiari legge un suo scritto col quale domanda
alla Sotto-Sezione gli aiuti scientifici convenienti e necessari in una
nuova lavorazione di solfato di magnesia, che è per intraprendere
sulla guida dei saggi analitici istituiti dal prof. Passerini di Pisa, e
i cui materiali abhondantemente si trovano a un miglio di distan-
za dai Bagni di Aqui comunemente detti di Casciana.
E poiché in questa fabbricazione è d' uopo conoscere estesa-
mente la natura de' materiali che vi concorrono, il modo di trat-
tarli, le cause per le quali geologicamente si aggruppano e si dis-
pongono per favorire più o meno una speculazione, così il dottore
Chiari propone alla Sotto-Sezione i seguenti quesiti:
i." « Se la formazione di detto sale accada per la decomposi-
« zione dei solfuri.
2." « Se possa essere il prodotto della spenta solfatara-
3.° « Se in quest' ipotesi potrebbero esservi nelle viscere della
« terra dei massi allo stato naturale di detto sale.
.4-° « Se sia una sorgente salina sotterranea che conduca seco
« lei il sale e si cristallizzi all' esterno.
5.° « Finalmente quali sarebbero i metodi da adottai^si più sem-
« plici e più economici, onde ottenerlo più puro ed in maggiore
« abbondanza ».
Aperta la discussione sopra tali questioni, vi prendono parte il
prof.Targioni,il Bonaparte e il prof. Taddei. Si esaminano da questi
i minerali del luogo, e la qualità del solfato di magnesia dal Chiari
raccolto. Si fanno congetture, e si cerca in una parola d'indagare
col criterio scientifico quello che possa essere. Ma da poi che senza
un' ispezione locale non puossi in questa materia avanzare giudizi
senza |)ericolo di cadere in gravi errori; perciò la discussione non
è proseguita.
Il prof. Majocchi, nell'occasione d'avere il dott. Capezzuoli espo-
sto in altra seduta un processo chimico per riconoscere o determi-
nare la presenza tlello zucchero nell' orina dei diabetici, comunica
un pi-ocesso fisico destinalo al medesimo scopo. È questo quello
del Biol già pubblicato, in cui mellesi a prolillo la polarizzazione
della luce, atta a discuoprire la presenza dello zucchero in un li(|ui-
200
ilo (|iialimqiie, e a delerniinariie contemporaneamenle anche la
(|iiniitilM, sia ^M-ando sia estremaineiile piccola. La descrizione dello
strunionlo necessario j)er detto j)rocesso occupa 1' udienza.
Quindi il Presidente, aprendo la discussione, fa osservare al pro-
fessore Majocchi, che il processo del Biot, se in molte circostanze
potrà tornare a vantaggio della terapìa, in altre crede possa render-
si fallace o almeno non utile, sia perchè, dice egli, l'orina può con-
tenere materiali atti a disturhare la polarizzazione solita dello zuc-
chero, sia perchè si richiede uno strumento che esige una certa at-
titudine in chi deve servirsene.
Alle quali osservazioni il doti. Capezzuoli replica, che non igno-
rava il processo del Biot allorché intraprendeva il suo lavoro sulla
ricognizione dello zucchero nell' orina dei diahetici, ma che però,
esponendo egli un processo chimico, si era creduto in dovere di esa-
minare, di confronto a questo suo, unicamente gli altri processi chi-
mici noti, trascurando quello fisico come anche di minor valore e
d'altronde non generalizzato; passa quindi a far molte considera-
zioni duhitative dei huoni effetti di tale processo, e specialmente
per le alterazioni alle quali va si di fiequente soggetta 1' orina. E si
è allora che il Capezzuoli medesimo torna a parlare del suo proces-
so, il quale, come ei dice, se è semplice nell'esecuzione, è altretlan-
•to certo negli effetti ; per quanto variata possa essere la costituzione
chimica dell' orina, e per rapporto de' suoi principj costituenti or-
dinari, e per la presenza di altri accidentali.
Il Presidente, entrando esso pure nelle alterazioni dell' orina,
considerandole nei loro rapporti coli' argomento in disquisizione,"
conclude doversi sempre preferire il processo chimico deldott. Ca-
pezzuoli, siccome di molta facilità, mentre il metodo di polarizza-
zione è costoso e complicato.
Ma il prof. Majocchi fa osservare essere stato questo processo
di recente assai semplicizzato. Ciò non ostante il Presidente insi-
ste nella sua conclusione; se non che aggiunge potersi usare il pro-
cesso del Biot laddove specialmente necessiti di determinare la
quantità in peso dello zucchero contenuto nell' orina.
Dietro la quale conclusi(jne il principe Luigi Bonaparte fa co-
noscere quanto ha detto Berzelius circa il metodo del Biot. Dal che
resulterehhe non dovesse adoprarsi questo metodo ne anche nei ca-
si nei (juali si trattasse di determinare la quantità dello zucchero
20I
sciolto in un liquido, se non in conferma del metodo chimico; e
che jìerciò in ogni caso dovesse esser j)referito il metodo d'isola-
mento. Coglie intanto il Bonaparte quest'occasione per annun/.iare
che il metodo di polarizzazione, ora proposto dal prof. Majocchi, è
stato da un certo tempo impiegato anche nella ricerca di vari sali
disciolli neir ac(|na.
11 Presidente invita la Sotto-Sezione ad esaminare i mineiali esi-
biti dal dott. Chiari, e quindi scioglie 1' adunanza.
Visto — // Presidente Prof. Gio.ycchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Calamai
A D II N A I\ Z A
DELGIORNO aS SETTEMBRE
»©€:«
Jii letto, ed approvato il processo verbale dell' adunanza prece-
dente dietro alcune emende reclamate dai prof. Majocchi, dottore
Capezzuoli e Presidente.
Il Segretario annunzia varie opere donate alla Sotto-Sezione.
Il farmacista Bonjean comunica un nuovo metodo da lui ritro-
vato per scuoprire la presenza dell'iodio contenuto in un'acqua,
anche in proporzioni sommamente piccole. L' amido e l'acido azo-
tico sono i soli materiali che servono allo sperimento. Si mette, ei
dice, in un vaso di vetro una quantità a piacere dell' acqua in cui
si sospetti la presenza dell'iodio; si stempera in quest'acqua una
piccola porzione di amido in polvere, e si affonde poscia goccia a
goccia acido azotico in quantità sufficiente. Se 1' acqua contiene
iodio in qualunque stato di combinazione, vedesi tosto manifestarsi
nel liquido un colore rosso-violaceo, il quale si fa un poco più in-
tenso col tempo. Però, avverte, bisogna non eccedere né coll'amido,
né coli' acido. Un eccesso di amido non ne rende così manifesto il
coloramento, quando in specie si tratti di quantità sommamente
piccole d' iodio in molt' acqua, ed in tutti i casi un eccesso di aci-
do distrugge l'effetto. Soggiunge inoltre esser l'amido cotto, o ri-
dotto in colla, reattivo più sensil)ile. Sicché, prosegue il Bonjean,
mentre coll'amido in polvere possiamo scuoprire la presenza d'una
combinazione d' iodio nel liquido, nella proporzione per esempio di
un grano d' ioduro e di libbre dugento di acqua ; coli' amido cotto
la stessa comliinazione può essere scoperta anche nella proporzione
di un grano dell'uno e di libbre seicento dell' ahra. Sperimentando
allora il processo, fa vedere la colorazione nel modo da lui indicato.
Finalmente conclude, potersi il suo processo rendere utile non tanto
— 2o3
nelle analisi <|ualitative delle acque minerali, ed in terapìa per co-
noscere quando per le orine venga eliminato l' iodio ingerito dal
maialo, e simili, ([luinto per riconoscere il bromo ogni (|ual voltasi
trovi associalo all'iodio; nel qual caso non si'lia che a versare
neir acqua, che si vuole sj)crimenlare, un eccesso d'acido azotico,
e quindi trattarla coli' etere, il quale impadronendosi del solo bro-
mo si colora in giallo bruno.
Il pi-of. Biasoletto fa 1' enumerazione dei materiali immediali e
corpi complessi spettanti al regno organico vegetabile. Dopo la qua-
le ennmei-azione il prof. Pirla fa osservare esser\i alcune di quelle
sostanze, che oggi meglio studiate dai chimici o hanno meritalo al-
tro nome o sono riguardate sotto altro aspetto, intorno a che il
l'resideiite stima dover fare avvertire, essere stato intendimento del
|u<if. Biasoletlo unicamente (|ucllo di licliiamare 1' attenzione sui di-
versi matei'iali che sono il prodotto di secrezioni dei vegetabili, in
(|uanto che invitala la Sotto-Sezione di Chimica a riunirsi a quella
(I Agi'ononiia in seduta mista unit;miente alla Botanica, all'oggetto di
j)ailare d' ingrassi, era fra i possibili, che in svolgendo l'argomento
(Iella nutrizione delle ])iautc, sarebbesi probabilmente fatto pas-
saggio alla disamina dei prodotti diversi delle loro secrezioni.
Il principe Luigi Bonaparte Iralliene sui valerianali di chinina,
(li zinco ec. col precipuo scopo di dimostrare fino a (jual grado di
purezza possono ottenersi questi sali da lui in special modo stu-
diali, e quali ne sono jjarticolarmente le caratteristiche piìi rile-
vanti di cadauno, sia rispetto alle forme, sia al modo di compor-
tarsi coi singoli reattivi. Mostra questi sali, e segnatamente quelli
di chinina, di zinco, di cadmio e di deutossido di cerio, facendone
anmiirare le bellissime cristallizzazioni che ne ha ottenute, e mo-
slia pui'e r acido che fa parte di questi sali in f(jrma liquida, del
lutili incoloro e limpidissimo come il cristallo.
Quindi fa un riepilogo di quanto egli ha pubblicalo sul di-
dimìo ( \'edi la Gazzetta toscana delle scienze medico-fisiche, an-
no primo, pag. 5i, i35) e sul modo di separarlo dal cerio e dal
lantano col mezzo dell' acido valeriaiiico. Presenta intanto il deu-
tossido puro di cerio, e gli ossidi di didiuiio e di lantano. Fa sapere
hioltre: i .° che il coloramento rosso dei sali di protossido di man-
ganese non dipende da presenza di didimio, come avviene in quei
di lantano: 2.° cIiq questo coloramento non è dovuto a un ossido
■).G
— 2o4 —
isomero del protossido di niangaiiese, ma si bene al suo sesquios-
sido : 3.° che r affinità dei sali di sesquiossido con quei di protossido
di questo metallo è tale, clie lo stesso ^as solfidrido è incajiace di
torre il coloramento roseo che questa combinazione intermedia
de' due ossidi presenta.
Il Presidente, a imitazione delle altre Sezioni, invita a proporre
in iscritto, al più presto possi])ilp, i quesiti chimici da lisolversi |)pr
il futuro Congresso di Milano.
Dopo di che 1' adunanza è sciolta,
Visio — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei
Il Segretario Prof. Luigi Calamai
ADl\A!VZA
DEL GIORNO ^5 SETTEMBRE
— •»««-
J.n questo giorno la Sotto-Sezione di Cliimica, dietro l' invito ricevu-
to dal Presidente della Sezione d'Agronomia, si è riunita a ([uesta in
un con quella di Botanica in seduta mista, all' ora in cui era solita
d' adunarsi, per trattare degl' ingrassi applicati a fertilizzare i ter-
leni. I Presidenti ed i Segretari delle tre Sezioni riunite hanno pre-
so posto al banco della presidenza. Il Segretario della Sotto-Sezione
di (Hiimica, da poi che il soggetto in disquisizione era, più che altro,
chimico, si è costituito relatore del processo verbale. Il prof, de
Vecchi ha motivato la discussione sul precitato argomento colla let-
tura di una sua Memoria che ha per titolo « Dell' azione degl' ingras-
si e del loro slato per un piti utile impiego » . La discussione è stata
lunga ed animatissima, avendovi preso parte indistintamente, chimi-
ci, botanici ed agronomi. Il sunto di questa e le conclusioni possono
vedersi nel processo verbale di questa adunanza, di cui è reso conto
nella parte spettante alla Sezione d'Agronomia (Vedi pag. ii5).
Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Cal.amai
A D 11 \ A \ l A
DEL GIORNO j..G SETTEMBHI.
>©<S*-
.Hi letlo ed approvato il piocesso verbale dell' adunanza preceden-
te, e sono annunziate dal Segretario alcune opere presentate in do-
no alla Sotto-Sezione.
11 dott. Serafino Capezzuoli legge una sua Memoria clie ha per
titolo « Ricerche sulle uova dei gallinacei sottoposte all' incuhazio-
ne ». In questa 1' autore, dopo aver ricordato 1' interesse che han-
no preso i chimici moderni alla gran questione sulle materie grasse,
e dopo avere esposto le diverse opinioni insorte sopra questo argo-
mento, i molti lavori che sopra di ciò sono stati intrapresi, e le bel-
lissime resultanze che se ne sono di già ottenute, passa ad annun-
ziare aver egli cercatf) di determinare la quantità di materia grassa
contenuta nelle uova di gallina, per quindi vedere se nel pulcino,
che si sviluppa e viene alla luce previa la loro incubazione, avvenis-
se una variazione di questa quantità, e quale. \ tale oggetto, dice egli,
si dava ad analizzare sei uova, che a bella posta sceglieva diverse
fra di loro e di peso e di volume e di freschezza, alcune delle qua-
li gallale, altre no. Essiccato il contenuto di ciascun uovo, e trattalo
per ripetute volte con etere e con alcool finché questo evapora-
lo non lasciasse residuo, otteneva una quantità di materia grassa
espressa da tante cifre diverse quante erano le uova sottoposte al-
l' esame. Queste cifre ridotte a grani erano conqjrese però in una
scala numerica piuttosto ristretta, il termine inferiore della <iuale
veniva rappresentato dal gì , da cui si ascendeva con ordine alquan-
to graduato fino al laS, termine superiore; e da questi due termini
otteneva la media di io8; la quale, per (pianto ricavata da un pic-
col numero di uova, ciò non ostante, siccome queste erano diverse
fra loro scilo tiilti i rapporli, jioteva slare ad esprimere in genere i
^'rani della materia grassa che entra a far parte loro costituente.
l'assa inoltre lo stesso Capezzuoii a considerare (piesta media in
lapporto col peso degli alti'i materiali organici, e dei pochi inorga-
nici, che fanno parte del contenuto dell' novo, o che restano dopo
la evaporazione dell' acqua, e dopo il trattamento dei mestrui im-
piegati a disciogliere il grasso ; e soggiunge aver trovato che il |)e-
so di (juesti materiali, per (pianto diverso anch'esso nelle sei uova
analizzate, è pure compreso in una scala numerica piuttosto ri-
stretta, che dai i3o grani sale (piasi graduatamente ai 1G2; talché
ha una media di i/j6, che posta a confronto di cpiella ottenuta per
la materia grassa, stabilisce che questa sta agli altri materiali fìssi
compresi nelle uova presso a poco come 2 a 3 ; ossia che la ma-
teria grassa forma i due quinti, tranne l'acqua, del contenuto delle
uova medesime. Dal qual resultato conclude frattanto molta essere
la materia grassa nelle uova rispetto agli altri materiali solidi, che
esse contengono.
Prosegue quindi, esponendo come egli abbia sottoposte all' in-
cubazione altre uova diverse fra loro sotto gli stessi rapporti di
quelle analizzate, e come per mala ventura non gli sia dato di rac-
cogliere il pulcino che da sole quattro. Poi dice, che per estrarre
la materia grassa da questi (piatirò pulcini, che raccoglieva ad epo-
che varie di loro sviluppamento, procedeva nel modo stesso che
per le uova, e ne aveva i resultali che appresso :
IJn primo pulcino, che sarebbe stalo almeno due giorni a farla
.sortita dal guscio, raccolto diligentemente insieme colle annesse
membrane, ha dato sotto il trattamento esposto iio grani di ma-
teria grassa e i44 di materia residua.
\Jn secondo pulcino, che sarebbe sbocciato dal guscio l' indo-
mani, ha dato 73 grani della piima e lao della seconda.
l'n terzo pulcino, rimasto per circa 12 ore presso la chioccia
dopo la sua sortita dal guscio, toltone quindi, e privalo d'ogni ali-
mento per altre 24 ore, ha somministrato di materia grassa 64 gra-
ni, e di materia residua i23.
Finalmente un (piarlo pulcino, lasciato anch' esso presso la
chioccia per più di 24 ore, e per altre 24 tenuto ugualmente in di-
giuno, non ha dato della prima che grani 5i, e 106 della seconda ;
— ao8 —
tenuto conto anclie dei non pochi escrementi che aveva emessi in
(jiiesto lasso di tempo. Questi resultati, per quanto in piccolissimo
ninnerò, è seml)ral() allo sperimentatore che sieno così decisivi e
rilevanti, da potere prestarsi facilmente a trarne le seguenti con-
clusioni :
I .-'' « Che la materia grassa delle uova non soggiace a variazione
di quantità nello svilupparsi che fa il pulcino durante la loro incu-
hazione,e non ci soggiace né considerata assolatamente, né relati-
vamente alle altre materie fisse contenute nelle uova, le quali non
si mostrano variate di quantità in >m modo apprezzabile; ciò che
veniva dimostrato dal primo pulcino ».
1." « Che unicamente negli ultimi periodi d' incubazione, cioè a
sviluppo quasi completo del pulcino, si nota una diminuzione bene
apprezzabile nella materia grassa contenuta nelle uova, come anche
nelle altre materie fisse; le quali nel secondo pulcino si trovano co-
me quella allontanale non solo dalla media fissata, ma dal termine
inferiore delle respettive scale, da cui erasi ricavata ».
3.° « Che la diminuzione della materia grassa addiviene sempre
pili vistosa quando il pulcino ha vissuto un certo tempo liberato
dall'involucro calcare; non così avvenendo delle altre materie fis-
se, le quali non accennano progredire nella loro diminuzione ».
4." « Finalmente vistosissima è la diminuzione della materia gras-
sa quando il pulcino ha vissuto per più di due giorni fuori del gu-
scio, e privato affatto d' ogni alimento; e vistosissima è allora an-
che la diminuzione delle altre materie fisse, come lo addimostra il
resultato fornito dal quarto pulcino ».
Dal che il doti. Capezzuoli stabilisce, aversi nelle uova bella e
formala la materia grassa che poi si ritrova nel pulcino; che anzi
nel pulcino, che si è compiutamente sviluppalo e che quindi ha vis-
suto anche fuori degl' involucri embrionali per più o meno tempo,
piuttosto che aver formazione si ha distruzione, e distruzione nota-
bile di siffatta materia, come si ha distruzione anche delle altre ma-
terie fisse che fan parte del contenuto delle uova. E questo sembra
a lui argomento della distruzione del grasso non che degli altri ma-
teriali organici, durante 1' esercizio della vita, mollo più diretto di
quello ricavato da vedute puramente chimiche, e da semplici osser-
vazioni fisiologiche e patologiche.
iOC)
E dandosi quindi il medesimo a rintracciare la causa v il modo
(li cosiffatta distruzione, a seconda dell'opinione del Liehig e del Du-
mas, espone come la sostanza grassa non gli scmhi-a unicamente
destinata ad essere ahhriiciata, nò tampoco che l' influenza dell'os-
sigeno atmosferico sia richiesta principalmente per portaisi di pre-
ferenza sul carbonio e idrogeno di quella; ed in appoggio della
prima opinione ricorda le osservazioni del Proni relative all'albu-
mina dell'uovo sottoposto all' incubazione, e quelle dell'. -/.ic//f'/-.f o/i,
appoggiate òiCHenle, dell' influenza esercitala dalle sostanze oleo-
se sull'albumina ; ed espone finalmente diversi sperimenti da lui
istituiti e riusciti a buon successo, tendenti a rendere più manife-
sto il fenomeno osservato dall'Ascberson solamente col microsco-
pio. Per !e (piali cose gli sembra non si possa mettere in dubbio
un'azione delle sostanze oleose sull'albumina, azione die tende a
modificarla in qualche modo; e che anzi j)er l'influenza di queste
non crede inverosimile possa quella disporsi a conformarsi in tes-
suto, e ad organizzarsi. Né tampoco si sta dall' osservare che questa
materia grassa è poi anche manifestamente richiesta per far parte in-
tegrante e veramente essenziale di alcuni tessuti, e dei piìi elevali
che si abbiano nella formazione organica, come il tessuto nerveo ec
Il perchè conclude non potersi la materia grassa proclamare come
destinala unicamente ad es.sere bruciata come sostanza assoluta-
mente respiratoria. L' influenza poi dell'ossigeno atmosferico non
gli sembra richiesta al solo oggetto di fissarsi principalmente sul
carbonio e idrogeno della materia grassa a fine di svolgere calo-
rico, per alcune considerazioni fatte sui resultati ottenuti dalle ci-
tate sperienze, per altre considerazioni relative alla formazione dei
tessuti nel nuovo organismo ed al loro successivo logorìo ; per cui
la presenza dell' ossigeno richiedesi per ben altre ragioni, e fino ad
un certo punto ben determinate: concludendo, che, oltre non esser
r influenza dell' ossigeno richiesta unicamente e direttamente per fis-
sarsi sugli elementi combustibili in genere della materia organica
a fine di svolgere calorico, non è nemmeno da una siffatta fissazione
che possiamo ripetere soltanto il calore animale.
Dopo (piesla lettura il prof. Pirla, prendendo la parola, doman-
da al (loti. Capczzuoli di quali grassi destinati ad esser abbruciati
egli intenda di parlare, se cioè di quei tali che si trovano sotto la
— no
pelle ;u-oiiimilati nel tessuto cellulare costituenti l'adipe, o degli
altri che fanno parte dei tessuti organici; poiché egli è di opinione
che (|uesti ultimi non servano alla coml)ustione, e conseguente-
niente alla evoluzione, del calore. Soggiunge inoltre che non com-
prende il modo di agire del grasso soj)ra l'albumina, allorché la mo-
difica costituendola in membrana quando la si trova a contallo; a
meno che non si ammetta una reazione sconosciuta e speciale fra
queste due sostanze.
Al che il dott. Capezzuoli risponde, che il Liebig e il Dumas, nel
riguardare i grassi (piali sostanze destinale ad essere aljbruciate, non
distinguono <pielli costituenti 1' adipe da quelli che fanno parte
integrale dei tessuti; e questa distinzione la faceva egli nella sua
Memoria per rispetto agli uffici che disimpegna il grasso nell' eco-
nomia animale. Crede poi che il grasso coslituenlc 1' adipe sia prin-
cipalmcnle «piello destinato ad esser brucialo; ma che per ([uello
costituente i tessuti, dovendo per il loro logorio soggiacere ad altera-
zione, come vi soggiacciono tulli gli altri materiali organici, non sa-
prebbe come altrimenti potesse alterarsi che per fissazione d'ossige-
no, e quindi per combustione; e conseguentemente dovendo essere
sostituito o rimpiazzato come lo sono pure tutti gli altri materiali or-
ganici, non vedrebbe altro materiale che il grasso costituente l'adi-
pe, che potesse sodisfare a questo bisogno. Cosicché il grasso co-
stituente r adipe sarebbe per lui destinato ad esser bruciato diret-
tamente, e ad esserlo anche indiretlamenle, portato che si fosse a
sostituire (piello costituente i tessuti una volta consumalo j)er il
logorio della vita. Relativamente poi all'azione esercitata dal grasso
suir albumina, soggiunge non poter determinare di che natura que-
st' azione possa essere: vi sarà egli forse un'azione semplicemente
catalillica? •
Intorno a ciò il prof. Pirla osserva, che i grassi destinati a bru-
ciare non crede possano sei'vire ad altro oggetto, e conseguente-
mente non possano servire a sostituire quelli facenti parte integia-
le dei tessuti ; tanto più che questi sono costituiti diversamente da-
gli altri, e non si possono né anche considerare come grassi.
Il prof. Taddei crede frattanto di dover prendere in considera-
zione la divisione ammessa dal prof, l'iria perchè gli sembra pos-
sibile; e lo prova eziandio patologicamente da ciò che le parti pin-
211
guedinose del tisico sono esaurite di glasso immagazzinato, mentre
r altro grasso, quello cioè dei tessuti, esiste tuttavia.
Il dott. (^apczzuoli soggiunge, che considerati i grassi sotto il
punto di vista fisiologico egli vede un passaggio dal grasso costi-
tuente r adij)e a tpiello costituente i tessuti, e che non si può am-
mettere un grasso destinato esclusivamente ad esser hruciato, ed
un altro destinato esclusivamente all'organizzazione dei tessuti, per
quanto nel senso cliiuiico possa esistere una distinzione fra queste
due specie di grassi.
Il dott. Parola fa allora sentire che, secondo Liebig, tutti dne i
grassi concorrono alle cnunziate funzioni ; e quivi estende le cose
dette dal prefato chimico su questo tema.
Ma il Presidente, richiamando gì' interlocutori alia parte sostan-
ziale dell' insorta disquisizione, fa avvertire che per tal modo non
venivasi a rispondere adeguatamente alle domande fatte dal prof. Pi-
ria ; il quale prosegue protestando che la distinzione di grassi or-
ganici e grassi destinali ad essere abbruciati può ridursi ad una
questione di parole, non potendosi riguardare come grassi 1' acido
cerebrico e l' acido oleofosforico che sono i grassi particolari del
cervello ec; ma bensì che intende alludere al grasso dell'adipe pro-
priamente detto, composto cioè di glicerina e di acido margaricf),
oleico e stearico, il qual grasso secondo lui è unicamente desti-
nato alla combustione organica. E dopo alcuni schiarimenti doman-
dati dal medesimo Professore al dott. Capezzuoii su quanto aveva
ilello parlando in proposito del grasso che si ha dai pulcini che
hanno respirato, indica il modo di calcolare la quantità di calore
che deve resultare dalla combustione del grasso nella macchina ani-
male; mostrando che non bisogna confondere quantità di calorico
con tcmpcratui'a, e che una tenq)eralura l)assa e sufficientemente
jjrolungata può dare una considerabile quantità di calorico.
E poiché si torna da questi due preopinanti sulla ((uestione re-
lativa alla formazione del grasso cerebrale, dando ([uesta luogo a
diverse congetture per parte del dott. Bini, prof. Targioni e di al-
tri, il principe Luigi Bonaparte appoggiandone una, che cioè la so-
stanza adiposa possa trasformarsi in altre diverse, non vede in tul-
li questi cambiamenti che altrettante ossidazioni; deducendolo da
ciò, che nei vegetabili si trovano materie glasse in stato ben diverso
27
■11-2
(la quello il) cui esse sono dopo essere state elaborate dagli organi
di uno o di altro animale.
Dovendo neir indomani la Sotto-Se/.ione, nell' ora di sue adu-
nanze, trovarsi insieme con ([uella d' Agronomia per j)rendere in
esame i quesiti proposti ai chimici ed agli agronomi dalla Sotto-
Sezione di Cliimica del terzo Congresso scientifico (vedi Atti di det-
to Congresso pag. 307) il Presidente annunzia che in detto giorno
l'adunanza della Sotto-Sezione di Chimica avrà luogo dalle ore 12
alle 1 pomeridiane. Quindi scioglie la seduta.
\ isto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddf.i
Il Segretario Prof. Luigi Calamai
ADUNANZA
DEL GIORNO 1-] SETTEMBRE
»se«-
J!j letto ed approvato il processo verbale dell' adunanza precedente.
Il prof. Pirla esprime il desiderio di far conoscere alla Solio-
Sezione più estesamente di fnicllo che non fece in altra seduta le
sue molte osservazioni sopra la salicina ; e ciò non tanto perchè gli
send)ra questo soggetto meritare 1' attenzione dei chimici, quanto
per essere slato assicurato dal Presidente che la Sotto-Sezione ve-
dreblie con piacere la conferma de' nuovi falli da lui raccolti, e re-
lativi a detta sostanza.
Quindi si fa a dire : fra i corpi organici ve ne sono di quelli in
cui tutto annunzia una semplicità di composizione, e però sono dif-
ficilmente alterati dagli agenti chimici, e quando pur si decompon-
gano, non danno che un solo prodotto. Ma se ne conoscono degli
altri, che resultano dalla combinazione di più corpi aventi deboli
affinità e contenenti gian numero di atomi elementari, i quali allor-
ché vengono esposti all'azione decomponente degli acidi, delle ba-
si, dell' ossigeno e delle stesse materie organiche, si scompongono
ed ingenerano numerosi prodotti rappresentanti talvolta i principj
immediati della condjinazione oi'ganica distrutta, mentre più spesso
resultano dall' alterazione di questi.
Fra queste ultime sostanze appunto è la salicìna, la quale ci-
mentata cogli agenti chimici dà origine a molti prodotti, e nell'eco-
nomia vegetabile j)are perciò destinala a fornire colla sua decom-
posizione alcuni materiali indispensabili alla nutrizione della pian-
ta. Così per l'azione dell'acido cromico la salicìna si trasforma in
idruro di salicìle, in acido formico ed in acido carbonico; coli' aci-
do nitrico concentrato in acido carbazolico ed in acido ossalico ; e
coir acido idroclorico in zucchero e saliretina.
— il/i —
La natura di ([uesli prodotti è già stabilita, e le loro reazioni
sono ben conosciute ; perciò crede il prof. Pirla che ben poco gli
restercbl)e da dire per questo lato. Ciò non pertanto egli si propone
di rispondere in «jualclie modo ai seguenti quesiti: quale è l'origi-
ne di tali sostanze? come derivano dalle metamorfosi della salicìna?
quale relazione havvi fra la salicìna ed i corpi in cui si trasforma?
La salicìna, come in appresso egli dimostrerà, si vuol conside-
rare siccome un conqiosto naturale di due sostanze, le quali colle
loro metamorfosi danno origine a tutti i prodotti in cui la salicìna si
trasforma. Una di queste sostanze è la glucosia, o zucchero d'uva;
il quale presenta la composizione ed i caratteri tutti di quello con-
tenuto nelle uve e nei frutti, e che si ottiene anche trattando la fe-
cola cogli acidi o colla diastasia. L' altro componente è una nuova
sostanza alla quale, perchè prodotta dalla salicìna, egli dà il nome
di S(ilif;eiì)na.
Quindi prosegue : per scomporre la salicìna ne' suoi principj
immediati bisogna trattarla con una soluzione di sinaptasia ad una
temperatura che non oltrepassi i 4o gradi. Dopo alcune ore la de-
composizione è completa, ed il liquido ne contiene i prodotti. Agi-
tando la soluzione con etere la saligenìna vi si discioglie. Decantata
la soluzione eterea basta evaporarla a dolce calore per ottenerne la
saligenìna in bellissime lamine dotate di molto splendore. Depurata
con diverse cristallizzazioni si presenta in lamine romboidali di una
bellezza sorprendente. Il suo odore aromatico ricorda quello del sal-
cio. È solubilissima nell' acqua, nell' alcool e nell'etere. La sua so-
luzione acquosa non precipita i sali metallici, tranne il sottoacetato
di piombo, ma colora in turchino i sali di perossido di ferro. Ri-
scaldata bruscamente si volatilizza in parte ed in parte si scompone,
esalando il noto odore dell' idruro di salicìle. Trattata coi corpi os-
sidanti si trasforma per l' intero in idruro di salicìle, e tale è la ten-
denza ad ossidarsi, che presenta la proprietà straordinaria di tras-
formarsi in idruro anche quando venga mescolata con un poco di
nero di platino, ed abbandonata in tale stato all'aria libera. L'acido
solforico concentrato la converte in rutihna ; gli acidi allungati in
salirelìna; l'acido nitrico concentrato in acido carbazotico; la po-
tassa in acido salicilico, sviluppando gas idrogeno. E qui riflettendo
che lo zucchero è convertito in acido formico e carbonico dai cor-
pi ossidanti, in acido ossalico dall' acido nitrico e dalla potassa, fa
lìJ
osservare che la salicìna nianifestamenle presenta i caratteri riuniti
dellu zucchero e della saiigenìna, e che i prodotti in cui essa si tras-
forma per r azione degli acidi, delle basi, dei corpi ossidanti ec, so-
no quelli stessi che lo zucchero e la saiigenìna danno ognuno dai
canto suo quando vengono cimentati cogli stessi agenti chimici :
cose che sono in gran parte da esso lui dimostrate contemporanea-
mente per via di sperimenti.
La decomposizione della salicìna operata dalla sinaptasia non
ha per conseguenza, continua egli, nessuna analogia colla trasfor-
mazione dello zucchero in alcool ed in acido carbonico in contatto
del fermento, né con altre metamorfosi della stessa natura di cui
tanti esempi occorrono in Chimica organica. E di fatti lo zucchero
non contiene né alcool, né acido carbonico, perchè in tal caso da-
rebbe quelli stessi prodotti in contatto degli alcali colla distillazio-
ne; ma fornisce gli elementi immediati di cui l'alcool e 1' acido car-
bonico sono composti, e nient' altro. Nella salicìna al contrario si
riscontrano tutte le proprietà de' suoi componenti, e per questo la-
to si assomiglia moltissimo ai composti inorganici, e specialmente
ai sali in cui si trovano riuniti i caratteri dell' acido e della base.
Tuttavia la saiigenìna e lo zucchero non sono né acidi, né basi, né
hanno azione sensibile sugli altri corpi ; sicché non obbediscono al-
le alTinitù ordinai'ie, e non si possono combinare insieme per il sem-
plice contatto, come avviene tra gli acidi e le basi inorganiche. Pro-
babilmente tale combinazione ha luogo nel salcio e negli altri ve-
getabili che j)roducono la salicìna, per 1' azione di alcuno di questi
misteriosi corpi di contatto, come la loro sepai'azione é l'effetto del-
l' azione della stessa natura esercitata dalla sinaptasia.
l-.a saiigenìna si decompone assai più facilmente dello zucchero;
e però vi sono dei corpi che trasformano facilmente la prima e non
Iianno nessuna azione sull'altro. La salicìna sottomessa all'azione
di questi corpi é parzialmente alterata; solo la saiigenìna é conver-
tita in altri prodotti; lo zucchero vi resta allo stesso stato di prima,
ma combinato col nuovo corpo prodotto dalla scomposizione del-
la saiigenìna.
La saiigenìna trattata col cloro produce de' nuovi composti, in
cui una parte del suo idrogeno si trova rimpiazzato da altrettanti
equivalenti di cloro. Se in vece si fa passare del cloro sulla salicìna
si producono gli slessi composti, ma restano combinati collo zuc-
— iiG —
cliero che la salicìna contiene. E questi singolari composti si risol-
vono in zucchero ed in saligenìna clorurata quando vengono mes-
si in coiilatlo colla sinaplasra. I corpi ossidanti, come ha detto al-
tra volta, trasfonuaiio la saligenìna in idruro di saliclle. Ma se si
espone la salicìna all'azione di tali corpi, oltre il ridello idruro, si ot-
terrà dell' acido formico e carhonico provenienti dall' ossidazione
dello zucchero. Se il corpo ossidante messo in uso non è ahhastan-
za energico per scomporre ambo i componenti della salicìna, in tal
caso si ottiene una nuova sostanza organica composta dì zucchero
e d' idruro di salicìle, chiamata provvisoriamente da esso lui e/r'cìna.
L' elicìna cristallizza in piccoli aghi di splendore argentino, e si
prepara, come ei dice, disciogliendo la salicìna in dieci volte il suo
peso di acido nitrico debolissimo (alla densità di i5 B. ) Dòpo 24
ore circa si trova la soluzione acida rappresa in una massa cristal-
lina; la (piale, separala dall'acqua madre e Calta più volle cristalliz-
zare in una debole soluzione d' ammoniaca, dà 1' elicìna purissima.
Questa sostanza è pochissimo solubile nell' acqua fredda, molto
nella calda, abbastanza nell' alcool, punto nell' etere. Non ha rea-
zioni acide né basiche, e non si combina con altri corpi. Gli acidi,
gli alcali e la sinaptasia trasformano l' elicìna in zucchero ed in
idruro di saliclle senz' altro prodotto. Trattata col cloro dà un po-
co d'acido idroclorico, ed un nuovo prodotto che egli chiama c/oro-
elicìna, composto di zucchero e cloruro di salicìle, il quale si risolve
nei suoi due componenti quando vien riscaldato cogli acidi e colle
basi. Il bromo agisce come il cloro producendo della ^/■o/«o-p//c7rtrt,
sostanza composta di zucchero e di bromuro di salicìle. Operando
sulla salicìna con acido nitrico più concentrato di quello che s'im-
piega alla preparazione dell' elicìna, prima degli acidi carbazotico
ed ossalico che si producono ncU' ultimo periodo della sua decom-
posizione, si ottengono almeno cinque altri nuovi prodotti, che so-
no altrettanti acidi contenenti azoto, e dotati di proprietà notevo-
lissime, essi pure suscettibili di trasformarsi in altri prodotti.
Le sperienze che ha fatto sinora il prof. Pirla sopra queste so-
stanze non sono per anche, egli dice, abbastanza complete da po-
terne pubblicare i resultamenli ; non ostante ciò fa sentire volerne
dire (jualche cosa, e specialmente intorno a due di esse, che egli ha
meglio studiato delle altre. E però contiinia la sua esposizione in
questi termini:
— ai7 —
Luna di queste sostanze è affatto identica coli acido indigotico,
di cui possiede i caratteri e la composizione. L' altra è un acido
particolare, clic lia paiiincnU- rnoltissiiiia rassomiglianza coli' indi-
gotico, ma che jjcrò ne diversilica per la composizione e j)er alcu-
ne proprietà.
Per ottenere la prima si discioglie la saliclna nell'acido nitrico
a a/j B. e si abbandona il miscuglio in una boccia ben chiusa per
più giorni. La soluzione sulle prime è gialla; poi diviene verde per
l'acido iponitrico che si forma; in ultimo si precipita parte del
corpo in esame in Imiglii aghi setosi; allora si travasa il li(|iiiilo in
una capsula e si al)bandona all' aria libera. L' acido iponitrico ben-
tosto si esala in vapori, e si forma un' abbondante precipitazione
del nuovo acido. Per depurarlo, dopo di averlo ben separato dal-
l'acqua madre, si discioglie a caldo nell'ammoniaca, e con ripetu-
te cristallizzazioni si purifica il sale anunoniacale ottenuto. Quindi
si scompone quest' ultimo con acido idroclorico. Il nuovo acido cri-
stallizza in lunghi aghi bianchi, che contengono molt' acqua di cri-
stallizzazione. L pochissimo solubile nell' acqua, ma è solubilissimo
neir alcool e nell' etere. Riscaldato con poca acqua in parte si di-
scioglie e in parte si trasforma in una polvere cristallina, che è
l'acido stesso anidro. Forma colle basi de' sali solubili e cristalliz-
zabili; i quali per la maggior parte sono di color giallo, e si decom-
pongono con leggera esplosione allorché vengono riscaldati.
Quest' acido sottomesso all' azione simultanea della potassa e
dell' iodio si trasforma nell'altro acido accennato, il quale è com-
posto di carbonio, idrogeno, azoto, iodio e ossigeno. Questo nuovo
acido forma colle basi sali superbamente cristallizzati di color rosso
arancio, i quali col riscaldamento si scompongono con debole esplo-
sione accompagnata da vapori violacei d'iodio.
Dopo questa esposizione così dettagliata di fatti il medesimo
Professore fa sentire di non aver esibito che parte dei resultamen-
ti avuti dal suo nuovo lavoro, il quale non sarà pubblicato, egli di-
ce, per intero, finché non sia giunto a poter dichiarare qual sia la
vera natura dei numerosi prodotti da lui ottenuti: ragione per cui,
aggiunge, aver anche soppresso i dati numerici delle respettive lo-
ro analisi, solo limitandosi a darne le formule; certo che potraiuio
servire di schiarimento a quanto ha detto.
Ziiccliero d' uva C" H'" O
Più sali;j;enìna C'* H' O'
Salicìni =^ C;*' H" O
Zucchero
saligici
Salicìna niouoclorurata
Più sali<;cnìna monoclorurala
C' H • O
C" H' O
— C" H" O
Zucchero C" H'° O
Più salig;onìiia hiclorurala C* H' O
Sahclna bicloruiata == C" H" O'
Zucchero C" H'" O
Più idruro di salicìle C H* O
Elicìua (i) = C" H'' O
Zucchero C" H'" O
Più cloruro di sahcile C H' O
aoro-ehclna = C" H'= O
Zucchero C" H'" O
Più bromuro di sahcile C'' H' O
Bromo-elicìna ....... = C'° H" O
eh
CI.
Cli
CI.
CI.
CI.
Br
Br
Nuovo acido C'< H' Az O» -[- HO
Idem trattato coli' iodio e colla potassa C" H' V Az O^ -(- HO
In ultimo lo stesso espositore, facendo ancora molti sperimenti
I-elativi alle cose già dette, presenta la maggior parte delle sostanze
ila lui nominate, ed all'occasione di far conoscere i due acidi azotati
nuovi, uno dei quali contenente iodio, osserva non aver la Chimica
nessun processo con cui dosare questo metalloide contenuto nelle
materie organiche. Per la qual cosa, passando ad accennare le dif-
(1) lu questa formula, come in altre ancora, non trovasi indicata l'acqua
di cristallizzazione.
2If)
licoltà che accoinp.ignano la soluzione di tale projjleina, espone un
nuovo metodo da lui immaginato e messo in [)ratica per questo og-
getto; metodo che stima utile nello analisi dei corpi organici, che
contengfino non solo ioilio, ma allresì doro e hromfi.
Quindi il Fi'esidcnte, interpellando i sentimenti unanimi dei con-
f^regali, \alula in un con essi l'interesse di tulli ([uesti lavori per
r avanzamcnlo della scienza, ed esprime voti perchè l'autore voglia
ancor più approfondare mia sì bella parte di (Chimica organica.
Dopo di ciò legge il chimico forense di Lucca Tommaso Sbra-
gia una Memoria tlel chimico Giuseppe Clementi di Padova, la (pia-
le ha rapporto all' aroma della vainiglia. E poiché al Presidente è
sembrato che questo lavoro possa racchiudei-e fatti di cpialche im-
portanza a vantaggio della Chimica organica, così crede convenien-
te di nominare una Conmiissione composta del principe Luigi Bo-
naparte e del prof. Pirla, affinchè esamini lo scritto e referisca in
|)ropositt>.
11 prof. Calamai Segretario, richiamando l'attenzione dell'udito-
rio sopra la connmicazione fatta dal conte Paoli nella prima adu-
nanza di questa Sotto-Sezione, in rapporto al nessun coloramento
prodotto dalla soluzione alcoolica d' iodio versata in una soluzione
di amidino e amidina ( colla d' amido ) e di quintisolfuro di potas-
sio, ed alla nessuna precipitazione di zolfo, asserita dal conte mede-
simo ; ricorda che nella discussione che ebbe luogo a questo pro-
posito rimasero molti dubbi intorno al fatto annunziato, e che per-
ciò avendo egli istituito appositamente nuove sperienze alla presen-
za del prof. Puccinelli, referisce che i resultati da quelle ottenuti
non hanno presentato alcun che di novità che possa interessare la
scienza, conforme all'autore era parso di ravvisare.
Dopo di che 1' adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei
// Segretario Prof. Ldigi Calamai
ADUNANZA
DEL GIORNO 28 SETTEMBRE
iiello il processo verliale dell' adunanza precedente, viene ap-
provato.
Il Segretario legge una Memoria del cliimi(;o Francesco Selmi di
Reggio, pervenuta alla Sotto-Sezione per mezzo del prof. Bartolom-
meo Bizio.
Con questa Memoria 1' autore espone alcuni suoi pensamenti
sull'azione che esercita l' iodio sopra il cloruro mercurico, l'acido
arsenicoso, r ossido d'antimonio ed il tartaro emelico. Questo la-
voi'o è destinato a rettificare l'altro sul medesimo tema, da lui esi-
bilo al Congresso di Padova. Comincia pertanto dal confermare la
supposizione clie l'iodio si combini dilettamente ai composti bina-
ri senza decomporli. Dice quindi che bollito l'iodio con soluzione
mediocremente concentrata di cloruro mercurico colora il liquido
in giallo, senza che questo dia più indizio di contenere iodio libero,
e fa depositare col raffreddamento cristalli di cloro-mercurato d' io-
dm-o-mercurico, e.poi d'ioduro mercurico puro. Ritiene essere in
questo caso il liquido colorato dal clorido d' iodio. Accenna che
concentrando questo liquido medesimo a forte calore svolge io-
dio, e a calore mite si scolorisce e deposita cristalli analoghi a
(|urlli dell' iodocloruro di Lassaigne; cristalli che da primo sono
bianchi, e quindi a poco a poco, ricuoprendosi di punti rossastri, fi-
niscono con assumere una tinta rosea unita. Dei quali cambiamenti
indotti dall' iodio nel cloruro mercurico e di quest'ultimo fenome-
no di coloi'azionc in specie volendo esibire un' adequata spiega-
zione, referisce le seguenti ricerche da esso lui fatte a questo scoj)o.
Preso il liquido nel quale aveva fatto bollire l' iodio col cloruro
mercurico, lo divise in tre parti, trattando 1' una col solfido idrico,
■ — aai —
la seconda coli' acido solforoso, e la terza colla potassa caustica.
i£ posciachè annunzia, avere il solfido idrico precipitato il solfuro di
iiu-rcni'io senza dare indizio il'acido iodico; d'essere stato assorbito
r acitlo solforoso senza coloramento del liquido, producendo in ve-
ce un jìrecipilalo piuttosto copioso d' ioduro di mercurio in bei
cristalli; e la jìotassa aver fatto appai'ire l'idrato di mercurio; e
|)osciacliè il li(|uido avanzato al trattamento colla potassa fdtrato
ed evaporato diede un residuo, die con un acido svolse cloro in
abbondanza; conclude die l'iodio agendo a caldo sul cloruro mer-
curico produce clorìdo d' iodio, ioduro mercurico, ed un composto
clic foi'iiisce cloro a modo ilegl ipoclorìti, e die sospetta possa es-
sere un clorìdo mercurico più clorurato del sublimato corrosivo;
composto a cui dice esser dovuto il coloramento roseo dei nomina-
ti cristalli analo^bi a (pielli di Lassaigne.
Quanto poi all'azione tra l'iodio e l'acido arsenicoso, soggiun-
ge che avendo preso iodio in cristalli, acido arsenicoso ed acqua,
mescolato tutto in liottiglia e fatto bollire fino alla scomparsa del-
r iodio, ha ottenuto un liquido scolorito, die spiega azione molto
acida sulla laccamuffa, che concentrato svolge iodio in copia, che
trattato cogli acidi nitrico e solforico depone molto iodio, e col-
lacido clorìdrico concentrato sviluppa pure iodio, ma solo quanto
basta per colorare il liquido in rosso bruno. Dei quali fenomeni pe-
rò non potendosi render conto, esamina eziandio qual sia la rea-
zione tra r acido iodidrico e 1' acido arsenicico ridotti in soluzioni
concentrate. E poiché trova esservi reciproca scomposizione de due
acidi, e simultanea loro conversione in acido arsenicoso, iodio libe-
ro che si precipita, ed acqua; aggiungendo acqua alla miscela gli
avviene di veder ridiscioglieisi l' iodio e listabilire la trasparenza
flel liquido. La qual cosa sollecitandolo a far nuove sperienze, e di
vario genere, riconosce finalmente che 1' acido arsenicico possiede
la singoiar proprietà di decomporsi coll'acido iodidrico in soluzione
concentrata, e di ricomporsi in soluzione alliuigata.
Dal che passando ad esaminare 1' azione tra l'iodio e l'ossido
d'antimonio, trova essere la stessa che tra l' iodio e l'acido arseni-
coso; cosa per altro che gli sembra ragionevole; e trova poi con sor-
presa, che l'ossido d'antimonio e l'acido arsenico.so, nelle loro com-
binazioni col bitartarato potassico allo slato di emetici, reagiscono
coli iodio (piasi come se fossero liberi. E descrivendo (piindi le spe-
— i i i. —
rieiize ilu Ini islitiiito con i|ueslo metalloide sul tartaro emetico, av-
verti- che questo sale, sciolto nell' acqua a freddo, ha la facoltà
d' iin|);uhoiiirsi dell' iodio, obhlifjaiidolo ad essere assoriìilu <Ial li-
i|uido. Questa soluzione, trattala con alcool, dà un precij)ilalo che
lavato con alcool presenta tutti i caratteri del tartarato di j)otassa
e dell'acido antiujonico, e lascia nel liquido alcoolico acido iodi-
drico liliero ed un poco di tartarato potassico-antinioiiico. Se poi
<|uesla soluzione, in vece di trattarla coli' alcool, si concentra, pre-
senta i fenomeni stessi che ha notato nelle altre reazioni.
r)o|)0 di che passando il Scimi a far molte considerazioni teori-
clie sull'esteso numero dei fenomeni da lui osservali, crede di dover
considerare il tartaro emetico, in opposizione alle dottrine del Ma-
laguli, analogo al hitartaralo potassico, in quanto che 1' atomo
dell'acqua che si riscontra in quest'ultimo sia sostituito da un ato-
mo d'ossido d'antimonio, il quale in tal caso, avendo a rappre-
sentar r ac(|ua da lui tenuta qual acido, deve comportarsi del pari
come un acido. In ultimo annunzia d' aver motivo di credere che
l'acido arscnicico sconqjonga l'acido cloridrico, su di che pei'ò de-
sidera sieno ripetuti gli sperimenti.
Dopo questa lettura, presa la parola il principe Luigi Bonaparle,
il prof. Pirla ed il prof. Taddei, si discorre sopra la costituzione
chimica del tartaro emetico, sopra gli acidi coniugati, e sopra vari
altri composti, nei quali i corpi uniti chimicamente insieme hanno
totalmente perdute le proprietà e caratteri propri per ac(|uistarne
dei nuovi; come nel caso sono gli acidi solfo-acetico, il tartarico, la
cui formula può essere rappresentata da quella dell'acido ossalico
e da cpieila dell' acido acetico, meno un atomo d' acqua, e più par-
ticolarmente poi l'acido acetico ec. Dal che nasce un lungo con-
versare reciprocamente istruttivo, nel quale ciascuno fa sentire che
intorno a questo genere di composti, finché non si sono acquistate
più chiare cognizioni, nidla è più facile di creare nuovi sistemi ipo-
tetici, poco utili alla scienza e facilmente vulnerabili.
Il principe Luigi Bonaparte fa due comunicazioni, la prima delle
quali sulla pi'cparazionc dell'azotato d' uranìle, l'altra sidl' acido
tungstico. L azotato d' uranile si prepara, dice egli, assai facil-
mente allo stato di purezza, profittando della tendenza che ha (jue-
sto sale alla cristallizzazione; di modo che sciogliendo la |)echl)lcnda
nell'acido azotico, evaporando la soluzione infino a secchezza,
223
ridiscioglieiido il residuo nell' acqua, e sottoponendo la soluzione
a ripetute cristallizzazioni, si ottiene con questo processo sempli-
cissimo, con più economia clie cogli altri finora proposti, l'azotato
d' uranìlc in cristalli i)cllissimi e mollo puri. Poi per eslrarre l'azo-
tato d' uramle dalle acque madri soggiunge esser d'uopo assoluta-
mente servirsi dei metodi indicati dalla scienza, e soprattutto di
(|uello dell' etere, come si pratica dal Peligot.
Quanto all' acido tungstico dice potersi ottenere convertendo il
wuìfrain in tungstato di potassa ; quindi in lungstato di calce, pre-
cipitando col tungstato alcalino una soluzione di cloruro di calcio.
Quest' ultimo sale, ben lavato e fatto bollire ancor umido con aci-
do cloridrico, assume un bel color giallo convertendosi in acido
timgslico; il (piale non contiene nessuna porzione di calce, essendo
il tungstato di questa base, tanto quello artificiale quanto il natu-
rale cliiamato scheeìino, totalmente decomposto dall' acido clori-
drico bollente. Il che non avviene coi tungstati di potassa e di soda;
i quali, come non s'ignora dai chimici, non sono che parzialmente
decomposti dagli acidi. Soggiunge inoltre consistere il metodo pro-
posto da Schaffgottsch pure nel preparare un tungstato di calce
fondendo il woifram con cloruro di calcio; ma così operando (co-
me osserva benissimo il Thomson nell'ultima edizione del suo Siste-
ma di Chimica ) la decomposizione del woifram non è che imper-
fetta. Il perchè, prosegue, tornerà sempre più utile preparale il
lungstato di calce per via umida, per quindi avere la totalità del-
l'acido tungstico esistente nel ridetto minerale.
L' acido ottenuto con tal processo si discioglie facilmente a cal-
do neir ammoniaca, e perciò è più adattato alla prejjarazione dei
suoi sali di quello ottenuto coi metodi ordinari, e che ha per que-
sto subito la calcinazione ; per effetto della quale la sua solubilità
negli alcali, e soprattutto nell'ammoniaca, è molto diminuita.
Una proprietà singolare, aggiunge inoltre, dell' acido tungstico
precipitato con un acido dal tungstato d'ammoniaca si è cpiella di
non disciogliersi totalmente in quest' alcali, lasciando un residuo
bianco. I,a |)arle disciolla allo stato di tungstato di ammoniaca for-
nisce di nuovo un acido tungstico non totalmente solubile in aui-
inoniaca, allorché vien decomposto con acido cloridrico bollente.
()uesto residuo insolubile è pressoché bianco, e non si è ancora
— Xlfi —
esaniinato se consista in una porzione di acido liingstico reso inso-
lubile jjei- l'effetto del calore dell'ebollizione; il che pare 1' ipotesi
la più pi'ohahile, a meno che non si volesse attribuire ciò ali esi-
slon/.a (li una nuova sostanza, forse non ancora conosciuta, conte-
nula nel wuIIVanj.
11 Calamai, presa la parola, ricorda che il prof. Taddei Presidente
della Sotto-Sezione avendo fatto il sangue soggetto di molli studi,
aveva fino dal 1839 presentalo al Congresso scientifico di Pisa il
proprio processo per interposizione, mediante il quale era giunto
con molta facilità ad ottenere V ematosìna allo slato di piu-ezza, e
che studi poi più accurati sopra questa materia colorante del san-
gue lo avevano portato a doverla riguardare come una sostanza
acida, che ha designato col nome di acido er/ui-ji/ast/'co ; (|uindi fa
osservare che considerando (piesta sostanza medesima, sia per il
lato della sua chimica composizione, da poi che consta d'ossigeno,
carbonio, azoto, idrogeno e ferro, sia per quello della sua attitudine
a formare, come tutti gli altri acidi in generale, colle diverse l)asi
sali particolari, non ])uò non interessare sommamente la fisiologia
e la patologia. Il perchè, prosegue egli, il chimico Giovanni Stagi
di Firenze, il t(uale ha aiutato il prefato Professore in simili ricer-
che, ha in animo di far conoscere quanto ha rapporto, chimica-
mente parlando, colla sostanza in discorso.
Indi lo Stagi si fa a descrivere il processo di preparazione della
ematosìna, che è quello testé accennato col nome di processo d'in-
terposizione, dimostrando a mano a mano, nell' ordine delle varie
resultanze le materie diverse che si ottengono. Dice pertanto doversi
j)rendere il gi-umo sanguigno, porlo in una toppa di lino, e mediante
ac({ua privarlo della sua parte fibrinosa. Che ciò fatto, nell acqua
in cui è stemperata o sciolta la materia cruorosa doversi affon-
dere della soluzione di carbonato di soda ; inoltre aggiungere un
eccesso di soluzione di solfato di rame onde precipitarne, in un col
carb(jnalo di rame che si forma, tutti i materiali del cruore. Il ipial
precipitato raccolto sur un filtro, e lavato ripetutamente con acqua
distillata o di pioggia, e poscia disseccato e polverizzalo, vien detto
polvere d' interposizione. S"i da (piesta j)olvere, e meglio ancora
dallo stesso precipitato senza previa essiccazione, ricavasi l' emato-
sìna, trattando sia 1' una sia 1' altro con acido solforico allungato
con tio o (|uuttr() \(jllf il suo peso tli ar((ii;i, entro nii si lascia jicr
jioclii istanti in digestione. Messo il tulio sur un fìllio di tela fitta
«li lino, si preme forte onde scindcie niefjlio clie sia pnssiMle la
parie li(|iiida dalla solida. Qnest idiima si esaurisce con alcool con-
centrato, il quale lascia un residuo bianco, incoerente, clie il pro-
fessoj-e Tadflei fino dal i83(j nelle sue pul)l)liclic lezioni ha deno-
minato periglohulo, per distinf,'uere questo materiale aihuminoide
(globulina d'altri chimici) dall'albumina del siero. L'alcool, pro-
segue lo Stagi, che ha servito a quest'ultimo trattamento assume un
coloi- verdone traente al rosso bruno. Si filtra per caria e si tratta
con carbonato d'ammoniaca, aggiungendovene finché la carta reat-
tiva non v'indica più la presenza dell' acido solforico libero. Fil-
trata nuovamente la soluzione alcoolica, si evapora in storta per
recuperarne 1' alcool, procurando di spingere la distillazione solo
fino al punto in cui scorgesi, che la materia rimasta in poco licpiido
acquoso si depone al fondo del medesimo. Lavata questa con acqua
distillata, per sejiararla da ogni sostanza salina, si raccoglie sur im
filtro; ivi lavandola di nuovo, prima con acqua acidulata con acido
idrocloi-ico e quindi con acqua pura finché questa ne scaturisca
insipida. Dopo di ciò al calore di stufa si dissecca. E questa, dice
io Stagi, 1' ematosìna o acido ema-plastico, di cui intanto ne pre-
-senta un vaso. Quindi accennando egli stesso le proprietà caratte-
ristiche di ([uesta sostanza, procura contemporaneamente di dimo-
strarle per la via di sperimenti, facendo in specie i-ilevare (pielle
per le (piali il prof. Taddei dovè considerai'la come un acido parti-
colare e distinto. Annunzia anche aver egli osservato che quest'aci-
do, ottenuto nel modo sopra detto, conserva un odore disgustoso
suo proprio, e forse propi-io della materia sanguigna; e che (|uesto
odore gli è tolto in parte dall' etere, il quale lo priva delle materie
grasse che lo imbrattano.
Fatta questa dimostrazione passa inoltre lo Stagi a presentare
non solo la polvere d' interposizione ed il periglobulo, ma ancora
gli emaplastati di ammoniaca, di stronziana, di barite, di calce, di
[lotassa, di ai-gento e di piombo da esso lui preparati ; avvertendo
potersi eziandio ottenere da quest'acido organico, coll'emaplaslato
d'annnoniaca o con quello di potassa, mercè la doppia scomposi-
zione, un numero assai esteso ili combinazioni saline, nuove |)er la
scienza, e da nessuno per anche studiate.
— aaG —
Qiiiiuli il cliimioo Tommaso Sbragia trattiene V udienza sopra
l'analisi d'una sostanza polverulenta bianco-cinerea, la quale era
stala resa collo materie fecali da un individuo maialo, e clie, da lui
irallala in ijucl miglior modo dettalo dalla scienza, gli aveva dalo per
ultimo resultato una materia gialla j)ropria della bile, e colesterina.
In ultimo il l'residenle rinnova la preghiera che si vogliano esibi-
re i (juesiti |)er la veniente Riunione scientifica, e scioglie l'adunanza.
\ isto — // Presidente Prof Gioacchino Taddei
// Segiclfirio Prof. Luigi Calamai
ADIXAKZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE
Mld lello e approvalo il processo verbale clell'adunanza preceileiUe.
In ordine all' invilo fallo dal Presidente nelle precedenti adu-
nanze, sono proposti i seguenti quesiti per il futuro Congresso di
Milano.
I ." Proseguire lo studio chimico della materia fosforescente delle
lucciole ec, in aggiunta a ciò che è stato fatto.
2." Studiare 1' azione che la mannile, lo zucchero ed altre so-
stanze analoghe esercitano sui borati.
Sono pure proposti i seguenti, tratti dai fascicoli XI.\ e XX II de-
gli Annali di fisica, chimica e matematiche del prof. Majocchi.
I ."• A quali cause debbasi definitivamente attribuire la fermen-
tazione alcoolica?
2.° Si danno delle sostanze isomeriche? Indagare le cause che
produrrebbero l' isomerìa.
3.° Gli acidi, o i composti capaci di produrre dei sali cogli os-
sidi per base, debbono essere essi riguardati come idracidi, confor-
me hanno ammesso Davy e Doulong?
l\.° L'acido carbonico, l'aria, l'ammoniaca e le materie saline
inorganiche, sono esse le sole sostanze che concorrono allo svi-
luppo delle piante?
5."Qual è, nell'impressione delle tele dipinte, l'influenza che
le variazioni atmosferiche [)ossono esercitare sulle combinazioni
dei mordenti di ferro e d'allumina coi tessuti?
6.° Quali sono le reazioni chimiche che possono aver luogo al
fondo dei mari?
7." In (jual modo si spiega la formazione dei depositi di zolfo
nei differenti luoglii conosciuti?
8." Dei miasmi e dei mezzi di conoscerne la natura.
29
— 2^8 —
q." Iiulicare un mezzo efficace, pronto e facile per riconoscere
le falsificazioni degli oli del commercio.
IO." Indicare i mezzi cliiniici coli' aiuto dei quali si potesse ri-
conoscere l'avvelenamento prodotto datali alcali organici.
11 prof, l'uccinelli legge quindi il seguente rapporto :
Signori
« La Commissione incaricata di prendere in esame i l'alti regi-
« strati nel « Cenno di' una Memon'n (hi lìiilibìicarxi so]>nt una nuo-
« i'« />ro/>ri('(ti della mannke » inviato al quinto Congresso dal signor
« dott. Giuseppe Menici, e di referire in proposito alla Sotto-Sezione
« di Chimica, trovasi suo malgrado costretta a rispondere in modo
« assai inconi|)lelo al mandato affidatole. La verità costatata di un
« fatto che è l'ondainentale nel foglio sunnominato, il cambiamento
« cioè che prova il borato di calce in contatto della mannite, veri-
« ficato dai componenti la Commissione da voi nominata, risvegliò
« nei medesimi un vivissimo desiderio di estendere ancora a tutti
« gli altri borati le loro indagini ; ma l' angustia del tempo non per-
« mise loro di mandare ad effetto ciò che avevano pure divisato di
« fare. Necessitati a trattenersi sopra un fatto solo, non possono
« nascondere il dispiacere che provano; sebbene li conforti il pen-
« siero, che anche da poche sperienze non sarà per voi difficile
« r argomentare di (|uanta importanza sia la comunicazione del
« dott. Menici, e il dare una spiegazione almeno probabile al fatto
« che vanno ad esporre.
« Preparata la mannite e il borato di calce, per allontanare ogni
« sospetto di non purezza, prima operazione fu quella di unire
« insieme queste due sostanze in vaso conlenente acqua distillata
« é fredda. La soluzione sollecita ed abbondante che si ebbe del
« boralo di calce nell'acqua che aveva in soluzione poca mannite;
« la scom[)arsa di molte propiietà particolari ai due corpi ; moslra-
« rono che accadeva fra quelli un' azione chimica : e volendo otte-
« nere un licpiido in cui non potesse nemmeno sospettaisi traccia
« di mannite libera, largheggiammo nella quantità del borato di cal-
« ce, poco curandoci della sua piccola solubilità nell'acqua; ab-
« bandonammo a se il vaso per un giorno intero, e dipoi filtran-
« dolo ottenemmo un liquido neutro. .
— 2^9 —
« Erasi intanto notato che nella reazione della mannite sul bo-
« rato di calce non einettevasi alcun fluido aeriforme; e potendo
« da ciò sosj)ettarsi clic la mannite coli' acido l)oiico si dijioiiasse
« in modo aiialoi;o all' acido tartarico, Icntanuiio di conii)iiiare a
« freddo i due corpi-, unendo alla soluzione accpiosa della mannite
« r acido borico ; ma la combinazione non ebbe effetto. E poiché
« rpiesta si ottenne aggiungendo alla miscela la potassa caustica,
« però ci parve necessaria per determinare la unione dei due corpi
« la presenza d' una base.
« Assicurati di cpicsla guisa che almeno a temperatura ordina-
« l'ia ottener non si poteva la combinazione della mannite coll'aci-
« do borico, né la formazione dell' acido, che forse non a torto di-
« rebbesi boro-mannico, dovemmo rivolgere le nostre cure al com-
« posto che esso fa colla calce, é tentare d' isolarlo da ([uesta. Si
« scelse per brevità a tale oggetto l' acido solforico, e, per ottenere
« più facile la separazione del solfato di calce dal liquido in cui
« volevasi trattenere l'acido libero, pensammo esser cosa opportu-
« na di rendere lo stesso lifpiido alcoolico; ma poche gocce di alcool
« essendo state sufficienti a precipitare il sale, ci costrinsero a cam-
« biare via, mostrandoci intanto essere insolubile nell'alcool il sale
« che volevasi decomporre. Versammo allora dell' acido solforico
« assai diluito sopra altra quantità di quel sale medesimo sciolto
« neir acqua, ed anche questa volta le nostre speranze andarono
« deluse ; perciocché trovando libero 1' acido borico fu forza con-
« eludere, o che il solforico era decomponente troppo forte, o che
« tale diveniva per un eccesso anche piccolo, avendone usato in tal
« (|uantità da rendere il liquido appena acido.
« Giunti a questo termine dividemmo il liquido che ci era ri-
« masto in due parli; una delle (juali posta ad evaporare si residuò
« in capo a venti(|uattro ore in una lamina di sostanza lucida, se-
« mi-trasparente e screpolata. L' altra metà fu decomposta coli' aci-
« do ossalico finché dette intorbidamento; (piindi, filtrata ed eva-
li porata a dovere, depose una massa di piccoli cristalli di sapore
« aspro, solubili nell' alcool, capaci di carbonizzarsi al fuoco, e di
« comunicare un color verde alla fiamma dell'alcool. E questo in
« una parola 1' acido che prima salificava la calce.
« Ecco, o Signori, tutto ciò che nella ristrettezza del tempo al>
« biamo potuto verificare sul conio dei fatti del sig. Menici. Se co-
— 23o
« me questo corrispondono tutti gli altri dal medesimo i-egistrati,
« voi bene intendete quanto cresca la importanza dei medesimi, e
« quanto sia a desiderarsi che vengano essi ripetuti e studiati in
« modo più completo di (picllo sia stalo permesst) a noi di fare.
« Quello però di cui sembraci non poter convenire coli' autore si
« è : « I .° che nella mannite, pendente la sua azione sui borali, si
« stabiliscono dei cambiamenti di elementare costituzione ; 2." che
« facendo soggiornare e bollire della manna nell' alcool, ijuesto di-
ti viene acido come la mannite che cristallizzando si deposita » . .\
« noi non è mai accaduto osservare, clie 1' alcool in cui la mannite
« aveva bollilo per lungo tempo cangiasse menomamente la carta
« reattiva di laccamuffa, né saprennno intendere come la mannite
« perdesse poi 1' acquistata acidità « divenuta asciutta per compres-
« sioue o per essiccazione spontanea » come dice l'autore. Se dal fat-
« to da noi verificato, se dalle pochissime sperienze istituite fosse
« lecito dedurre qualche conseguenza, noi saremmo d' avviso, non
« già che la mannite vada soggetta a cambiare la sua chimica cosli-
« tuzione, lo che non potrebbe avere effetto senza che perdesse por-
« zione di alcuno de' suoi elementi, o senza appropriarsene alcuno
« di quelli dell' acqua ( tuttavolta che di questo li(|uido si ammet-
« la aver luogo la decomposizione ) restando inalterati 1' acido bo-
« rico e la calce ; ma che piuUoslo la mannite si copulasse col-
« r acido borico, che producesse in questo modo un composto aci-
« do, capace perciò di unirsi a quella base medesima che era pri-
« ma salificata dall' acido del borace. A conforto di questa nostra
« opinione avremmo la esistenza dell' acido boro-tartarico, o a dir
« meglio quella dei boro-tartarati, non essendo stato sin qui isolato,
« per quanto noi sappiamo, il loro acido. Questa però non è che
« un'opinione. Quanto al rimanente, la Commissione crede che deb-
« bansi rendere grazie al sig. Menici per la sua comunicazione, e la-
« scia la spiegazione dei fatti dal medesimo referili a ([uelli fra i
« chimici, che potranno con maggior tempo e con più cognizione di
« causa studiai li ».
Firmati-^ Principe Luigi L. Bon.vpabte
Prof. Benedetto Puccinelli relatore
Dopo aver letto questo rapporto Io stesso prof. Puccinelli depone
nelle mani del Presidente, jierchè sieno resi ostensibili a chicches-
— aii —
sia, il boru-inaiinato di calce e l'acido boro-mannico, che unita-
mente al principe L. Bonaparte ha ottenuto all'occasione di ripete-
re f^li sperimenti del prefalo dott. Menici; e il Princij)e L. Bonapar-
te, profittando dell'occasione di essere stato parlato nel sopraddetto
rapporto della mannite, presenta un vaso di questo materiale in
bellissimi cristalli quadrilateri assai voluminosi, ottenuto col pro-
cesso da lui descritto nella Gazzetta toscana delle scienze medico-
fisiche ( \ed. an. I. pag. 98 ).
Il prof. Pirla presenta il rapporto della Commissione incaricata
di esaminare la IMemoria del Clementi sidl' aroma della vainiglia;
dal (juale resulta, che la Commissione per ristrettezza di tempo non
avendo potuto pronunziare sul valore delle ricerche chimiche isti-
tuite dall' autore, e delle conseguenze che egli ne tira, ha differito
quest'esame fino all'epoca del futuro Congresso ; invitando lo stes-
so Clementi a ripetere ed ampliare intanto le sue sperienze.
Il prof. Taddei Presidente comunica le ricerche da lui fatte cir-
ca al modo di riconoscere e differenziare il sangue umano da quel-
lo degli altri animali; e sebbene intorno a ciò non referisca che la
sola parte materiale del processo impiegalo a tale oggetto, pure si
applaude generalmente, domandando la pubblicazione dell'intero
(1) lavoro.
Il Calamai Segretario, dopo avere ricordato che il chimico far-
macista Bonjean l»a fatto conoscere in una delle precedenti adu-
nanze, ris|)etto all'iodio ed a' suoi composti, il modo di scuoprirli
con sonmia facilità mercè l'amido e l'acido azotico; dice, che sic-
come il medesimo nel fare gli sperimenti all' oggetto di dimostrale
il fatto non esil/i nessuna guarentigia, sia per i materiali di cui era-
si servito e delle loro respettive proporzioni, sia per la realtà dei
resultati comparativi, da esso lui mediante il cloro e l'amido sem-
plicemente annunziati e privatamente ottenuti ; cosi aveva creduti)
conveniente anzi necessario di ripetere tutti gli sperimenti a ciò re-
lativi. Per il ciie essendosi unito al farmacista Stagi, e debitamente
fatto con esso quanto era da farsi in proposito, comunica per re-
sultato di tali sperimenti, in conferma anche di quanto disse il Bon-
(I) Questo stesso processo per discriminare il sangue ili diversi animali vena
rii)ortato testualmente nel processo verbale dell' ultima adunanza della Sezione
di Medicina, ove l'autore lesse per l'intero la Memoria su questo ari;oinento.
— aSa —
Jean, clic mi g;raiio ti' ioduro di potassio in libbre venticinque di
acqua, cioè una parie dei primo in 172,800 volte il ridetto li(|uido,
può esser reso sensibile con vistosa reazione dall' inipie^'o sinuilla-
iieo dell' amido in polvere e dell'acido azotico, mentre col cloro lo
è appena; che un grano di detto ioduro e libbre cento di acqua,
cioè una parte in peso del primo e 691,200 della seconda, la rea-
zione col mezzo suindicato è sempre sensibilissima, mentre col clo-
ro non lo è punto; finalmente che tale reazione è ancora sensibile
collo stesso acido e amido da trarre un giizdizio non equivoco del-
l'esistenza di un ioduro nell' ac((ua di sperimento, nel caso anche
di avere la soluzione ck)j)piamente diluita, cioè formata di una par-
te in peso d' ioduro e di i,382,4oo di acqua. Talmente che, sebbene
da (jucste ultime proporzioni in poi ogni reazione non si renda pili
manifesta, uè anche coli' impiego dell' amido colto, conforme sug-
gerisce il Bonjean medesimo, conclude esser questo metodo, nei ca-
si nei quali si tratta di cercare l' iodio in li((uidi scoloriti, cosi cer-
to e cos'i efficace da doversi preferire ad ogni altro conosciuto.
Il i)rincipe Luigi Bonaparte, sodisfatto di tali resultati favore-
voli, fa osservare esser questa reazione tra l'amido e l'iodio col
mezzo dell'acido azotico la più sensibile che si conosca, non esclu-
sa <|uella che si ha dall'arsenico coli' apparecchio di Marsh.
Il Calamai, presa nuovamente la parola, parla della mucometria
orinaria del prof. Taddei. Ricordando in questo proposito special-
mente di quale importanza sia il determinare la quantità di muco
contenuto nell' orina dei malati, per deduine non tanto lo stalo più
o meno innormale di tutto l' apparecchio loro orinifero, quanto cer-
te condizioni speciali del malato stesso ; e ricordando eziandio
(juanto diffìcile fosse per lo addietro il giungere a separare da det-
to umore con facilità tal materiale, fa sentire che avendo il prefato
Professore sodisfatto pienamente a questo bisogno colla sua muco-
metria, ossia col suo metodo per misurare la quantità di muco con-
tenuto neir orina, ha reso un importante servigio alla chimica ed
alla patologia, per ciò che riguarda specialmente le affezioni pro-
pine della vessica orinaria.
Quindi il farmacista Stagi dimostra in che consista questo me-
todo. Empie pertanto un cilindro di cristallo di quella orina di cui
vuol far conoscere la quantità di muco di cui essa è carica. Prende
una lamina di rame lunga (juanto la metà del cilindro ridetto, stata
— 233 —
])iecedenlemente ossidata col mezzo di un poco di soluzione di sale
ammoniaco, oppure di sai comune, fattavi sopra asciugare. Pone
(|iiesta lamina nel!' orina lasciandovela sospesa, l'a allora osservare
che tutto il muco di <pu'sto li(|uido, portandosi sulla lamina, forma
doccili leggeri, i tpiali a poco a poco discendono in basso, e vengono
a formare uno strato assai notevole in fondo al vaso. Dice allora
elle raccolto rpiesto |)recipilalo sopra un filtro di carta emporetica,
lavato e disseccato, dà la quantità di muco che si cei'ca.
Il Presidente facendo nota la lodevole intenzione manifestata
dal prof. Majocchi mediante i suoi Annali di chimica, fisica e ma-
tematiche, j)er ciò che riguarda a costituirsi egli medesimo in cen-
tro di propagazione di lutto ciò che in Italia può venir fatto e puh-
hlicato intorno alle scienze anzidette, lo invita ad esporre i mezzi
con che egli medesimo crede poter meglio riuscire a portar la cosa
ad effetto. .\l che il prof. Majocchi replica, che incaricherebbe uno
degli scienziati residenti in ciascuna delle principali e più cospi-
cue città d' Italia per raccogliere e riunire le notizie di (pianto po-
tesse venir pubblicalo sulle ricordate materie, per quindi trasmet-
terle a lui in Milano, ove egli se ne farebbe centro di propagazione
e diffusione.
Le persone a ciò nominale dallo slesso professor Majocchi so-
no le seguenti :
Per Lucca, il doti. Giovanni Barsotti prof, di Matematica subli-
me nel Real Liceo.
Per Firenze, il doti. Gioacchino Taddei prof, di Chimica orga-
nica e Fisica medica nell' I. e R. Arcispedale di santa Maria nuova.
Per Torino, il dott. Domenico Botto prof, di Fisica in quella
Reale Università.
Per Genova, il dott. Girolamo Botto prof . di Clinica medica in
quella Reale Università.
Per Venezia, il prof. Bartolommeo Bizio Vice-Segretario dell'Im-
periale e Reale Istituto.
Per Bologna, il dott. Silvestro Gherardi prof, di Fisica in quella
pontificia Università, e Presidente dell' Istituto dell' Accademia del-
le Scienze.
Per Modena e Reggio, Francesco Selmi pubblico professore di
Chimica in Reggio.
— 234 —
!Vr i'ai'ina, \nlonio Colla direttore dell'Osservatorio, e il Padre
Tassiani prof, di Fisica in quella Ducale Università.
Per Konia, il niai'cliese I.od(>\ico Poloiiziani.
Per Napoli e Sicilia, I^iij^i Palincriiii jìrof. di Fisica nella Reale
Università di Napoli.
Dopo di ciò il Presidente, rivolj^endosi a' suoi Colleghi, con af-
fettuose esj)ressioni li ringrazia per l' impegno e lo zelo con cui
venne da essi assistito nell'onorevole incarico che vollero affidar-
gli, e seco loro congratulandosi j)er la copia delle dottrine emesse
e dei fatti esilnti intorno alle chiiuiche discipline, chiude 1' ultima
adunanza.
^ isto — // Presidente Prof. Giacchino Taddei
// Segretario Prof. Luigi Calamai
ATTI VERlìALI
UELL4 SEZIONE
DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA
3o
A D l X A \ Z A
DEL GIO.RNO i(i SETTEMBRE
-»H)e*-
JLl Presidente marcliese Lorenzo Pareto apre 1' adunanza della Se-
zione con le seguenti parole:
« Ella è ben dolce cosa, o Colleglli amatissimi, che al ricorrere
di ogni annuo periodo ci sia dato rinnovare il fralellevole am|)Icsso,
con cui <|uasi membri di una stessa famiglia ci abbracciamo; e ci
sia concesso ripetere le nostre amichevoli dis(]uisizioni sulle scien-
ze al cui culto ci dedichiamo ora in una, ora in un ' altra delle tan-
to belle e dotte città, clic gioielli sono della corona onde s' insjhir-
lanfla la nostra penisola. Llla è lien dolce cosa, piacemi rijietere, e
dono anzi caparra di provvidenza che molti possano degl' Italiani,
cui è brama e desiderio ardente di vedere questa patria concorde
e felice, convenire in ospitale città, e (pii portare quella pieiruzza
ali'edifizio dell'umano sapere e all' illustrazione italiana, che per lo
ingegno di cadauno si può, e in quel ramo di scienza che si è scel-
lo a mira delle proprie elucubrazioni. E questa dolcezza io mi pro-
vava carissima Tanno scorso in Padova, e carissima provo quest'an-
no in Lucca ; se non che l'amareggia alcun poco il desiderio di molti
nostri ("olleghi, che le occupazioni o altri motivi rattengono lungi
da noi. i\Ia siccome in Padova io doveva, ringraziandovi, «piasi muo-
ver fpierela a voi, o gentilissimi, perchè, nello scegliermi a modera-
tore delle vostre geologiche disquisizioni, avevate armato i vostri
occhi di un prisma, il (piale lroj)|)o in mio favore falsava la vostra
visione; cos'i in egual modo a Lucca io debbo voi ringraziare della
tanta cortesia, per cui ancor mi volete, mentre tanti altri meglio di
me lo sarebbero, Presidente della vostra Sezione, e ministro primo
di f|uelle determinazioni che stimerete opportune al migliore anda-
mento della medesima. E poiché tanto siete cortesi quanto io mi
sentii da meno dell'affidatomi incarico, così debbo a questi ringra-
— iiS —
/.iaiiiciiti |)i'i- l' imore irii|>ailitoiiii ai;i;iiini;ere calde supplicazioni,
al'iiiicliè mi siate larghi d iiKlulgeiile benevolenza, se, come il pre-
vedo, non potranno corrispondere al buon volere e all' ardente de-
siderio di compiacervi quelle forze che scarse io mi sento, a con-
durre (piai mcijlio si conveirebhe le Illa, le quali, negli svariati sog-
getti di cui si occupa la nostra Sezione, concorrono ad ordir la tra-
ma di una scientifica discussione.
E i)er vero, tanto largo cam])o si è aperta da (pialche anno la
scienza geologica, non ha guari bambina, ch'egli è dildcil cosa se-
guitare da soli i rapidi e giganteschi progressi fatti dalla medesima,
la quale di molteplici altre scienze coadiuvandosi dei progi-essi che
(lueste vanno facendo, si complica ; il che rende ardua cosa al cul-
tore della slessa il pienamente conoscere quanto nei vari paesi da
distintissimi geologi viene osservato. Egli è perciò che si dee benedi-
l'e all' istituzione de' Congressi, i (|uali mettendo a contatto gli stu-
diosi di una slessa scienza permellono in pochi giorni di far messe di
preziose cognizioni, e di dilucidare e schiarire molli dubbi, o al-
meno rimuovere talora gli ostacoli che, o per mala intelligenza, o
per non possibile sufficiente esame dei luoghi tulli ove un fenome-
no quasi uniforme presentasi, frappongonsi all'esalta e concorde de-
terminazione della giacitura di qualche fossile o più dell'epoca di
una data formazione.
E ventura di tal sorte anco in quest' anno ci è dato avere, che
oltre ai geologi italiani qui presenti, i quali, o faranno parte all'adu-
uanza di quanto osservarono in questa classica terra toscana dei
fenomeni di metamorfismo e di sollevamento, o ci ridiranno am-
pliale le osservazioni loro sui fenomeni vulcanici sì attuali che di
più antico periodo della meridionale Italia, o ci narreranno le sva-
riate successioni dei teireni di sedimento e il frapporsi a loro di
rocce ignee al piede delle Alpi venete; abbiamo geologi di oltre
Alpe e di oltre Varo, che curiosissimi fatti su porzione della conti-
gua Francia potranno comunicarci, e forse dare la chiave, median-
te il confronto di posizioni intermedie, onde si venga a più fissa de-
terminazione sul j)reciso posto che assegnar debbasi a que' notevo-
lissimi scisti talcosi, a ([uelle rocce arenacee e quarzose di aspetto
antico, che sottostanno alle ingenti e pittoresche moli di candido
marmo dei monti apuani, o alle calcaree subcrislalline de' più mo-
desti poggi de' bagni di san Giuliano. Scisti che ora al terreno gin-
— i^o —
rassico, ora a j)iii aiilklie formazioni riportaiisi. E a dilucidare
s'egli è j)ossii)ile un puiilo lauto impoi'taiite per la Geologia italia-
na io credo non sarà discaro ai nieiid)ri dell' adunanza il consacra-
re una o più di (pieile corse, tanto alla scienza e allo scientifico
consorzio giovevoli, che negli ainii addietro con diletto sommo de-
gli intervenuti si fecero.
Siede la gentile città che cortese ci ospita in ameno ed uhci'to-
sissimo piano iriigato di acque fertilizzanti, il quide è limitato da
due giogaie di monti : una a ponente e mezzogiorno è il monte per-
chè i Pisan veder Lucca non panno, ed è continuazione, soltanto in-
terrotta da una frattura per cui scorre ora il Sercliio, della gigan-
tesca e notevol catena de' monti apuani, che si stacca per un basso
controforte dal vero Apennino là nel Fivizzanese al colle non lungi
da Mlnucciano; l'altra a tramontana e levante è formata dalle pro-
pagini dell' Aj)ennino medesimo, che accompagnano il corso del tor-
rente Lima affluente del Serchio, e che costeggiano anche per cer-
to tratto cpiest' ultimo fiume.
-Nella prima di «juelle giogaie predominano gli scisti, i quarzi del
verrucano e la calcarea ; nell' altra regnano i macigni e la calcarea
più recente. Sotto le scorte del chiarissimo prof. Pilla e del chiarissi-
mo prof. Savi, il (piale vogliamo sperare non disertore della nostra
Sezione che prima lo rivendica, potremo all'una e all'altra dirigere le
nostre corse, ma precipuamente al monte Pisano, e se fosse possibile
ad una parte anche meglio dei monti che stanno verso il Seravezzese.
Potrebbero allora i geologi i-iconoscere le relazioni di molte del-
le accennate rocce, ed osservare le relazioni di certi sollevamenti
che ripetonsi poi in altre parli della Toscana, e i quali a parer mio
molto hanno influito sulla configurazione della costa d' Italia dalla
parte del ÌMediteiraneo a j)artire dalla S[)ezia fino agli Stali del Pa-
pa e al di là; potrebbero forse determinare in qual epoca si debba
credere che siano sorte quelle tanto rimarchevoli montagne.
Né in proporre siffatte corse ho io scordato che non alla sola
Geologia propriamente detta si consacra la noslia Sezione; e in falli
potranno i mineralisti incontrare in queste peregrinazioni notevoli
minerali, ed esaminare le ricche miniere di quei dintorni e le cave
dei tanto celebrati marmi statuari e delle svariate brecce, onde van-
no famose Seravezza e Stazzema. K i geogi'ali avrainio campo a stu-
diare come si comporti quel sistema di monti, il (piale evidente-
mente sembra formare un corpo a parte dell Apennino, un contro-
— a/|0 —
forte totalmente indipeiKieiite dal medesimo : potranno aneo esa-
minare, disoiilendo i livelli del piano ili Lucca, (pielli del laijo di
Bientina e vicinanze, se vi sia probabilità che un tempo il Sercliio
tenesse altra via che adesso, e in vece di j^'Cllarsi jier le (Vallure di
RipalValta, la f[tiale separa il monte Pisano dal monte di Qiiicsa, non
traversasse il piano Lucchese, non percorresse e formasse più esteso
il lago di Bientina e corresse poi a raggiunger l'Arno presso Vico
Pisano, per la valle che sta tra i monti di Bull e i colli di Monte-
Calvoli e ili santa Maria a Monte.
Ma qui m'avveggo che nello spaziare per tali questioni, che io
propongo a voi di risolvere, rubo vuì tcm|)0 preziosissimo, in cui
potreste al fondo esaminarle, e mi dilungo dall' oggetto che aveva
in mira, cioè di fissare di vostro consenso 1' ordine delle discussio-
ni: ad ottenere il qual fine pregherò quelli tra i signori scienziati,
che volessero leggere qualche loro Memoria o si proponessci'o fare
(lualche comunicazione, di essere compiacenti a voleine indicare
r oggetto all' ufficio, o, se preferiscono, depositarne il manoscritto,
affinchè si prenda nota delle medesime e si distribuisca in modo la
materia, che possa esservi ogni giorno un tempo destinato alla let-
tura, e altro consacrato a profittevoli discussioni. E del modo di te-
nere queste discussioni io certo a voi non favellerò, che so perespe-
i-ienza quanta dignità, pacatezza e cordialità ha sempre accompa-
gnalo neha Sezione di Geologia le difese e la discussione di opinio-
ni anco discrepantissime. Giacché io pienamente conosco che noi
coltiviamo unicamente la scienza per se medesima, e non per la glo-
riola che può venire dall'essere tenuti per più valenti dicitori o per
sostenitori di più brillanti teorie. So che ci sentiamo tulli Italiani, e
vogliamo concorrere all' illustrazione di tutta la penisola; so che ci l'i-
guardiamo come una famiglia di fratelli qui convenuti al bene di una
madre comune ; ed è a si sacro titolo che io vi rinnovo mio supplica-
zioni di un benigno compatimento, e che vi do un fraterno amplesso
nel dichiarare aperta la prima seduta della Sezione di Geologia ».
Il Segretario prof. Leopoldo Pilla annunzia i doni di opuscoli
fatti alla Sezione dal sig. Graberg de Hemsò e dal sig. Eugenio Si-
smonda ; cioè per parte del primo il Sunto de' progressi della Geo-
gru fui letto al Con gl'esso di Padova; e per parte del secondo la sua
Monografia degli Echinidi fossili del Picnionle.
Il sig. Graberg de Hemsò comincia a leggere un suo lavoro so-
pra i progressi falli dalla Geografia da un ainio in ipia; il qual la-
voro è conliiiiia/.iniu' di <|iielli letti dal inedesiiiio autore ne' pas-
sati Congressi.
Dipoi il Segretario lef^ge una lettera del prof. Catullo al sitj. Vil-
la di Milano, in proposito di alcune coulroverso formazioni calca-
ree dell' Alpi venete.
Questa lettura dà materia ad una discussione intorno alle diver-
se divisioni i;eolof;i(lie, die si possono riconoscere nel calcare se-
condario degli Apenuini. E stato pi-imamente invitato il sig. Cocpiand,
presente alla Sezione, ad esporre i risultamenti delle sue ricerclie-
intorno alle foi'niazioni calcaree secondarie del mezzogiorno della
Francia, che hanno attenenze con quelle dell'Apennino, e possono
pei'ò chiarirle. Ei fa conoscere come nel Varo e in parte anche nel-
le nasse .\lpi trovasi sopra alle marne iridate primamente il lias con
fossili caratteristici, rpiindi la grande oolite, |)0Ì 1' oxford cltiy, e in
seguito una serie di depositi calcarei, talora dolomitici, che forma-
no le linee più rilevate delle valli giurassiche. In queste valli è de-
positalo il terreno cretaceo ed è assai sviluppato. Il quale è compo-
sto di hasso in allo i ." della formazione neocomia con helemnites
(lilaldtus, .f/xilnngus rctusus, con sopra chaina (unmoiiia, neriitett
gigantea, coqunndiann ed alcune specie d' ippuriti che sono le pri-
me a comparire, e più sopra con plicdluìe, aiicylocer<is ec.\ ■!." del
gfitt/t con fossili caratteristici; 3." in ultimo del gres verde superiore
mollo sviluppato, e notevolissimo per lo immenso numero lì' ippii-
r/'ti, alle quali si uniscono le rmrnmuliti e /w///o//ft' mescolale con tiir-
riliti ed mnmoìiitrs rolhomagcnsis.
A proposito delle nuninuditi il sig. Pareto, esaminando la posi-
zione di alcuni di questi fossili trovati da lui nel contado di Nizza,
e nelle ,\lpi marittime, passa ad esporre la serie delle formazioni
secondarie che ha ravvisale nella riviera di ponente, e nelle altre
parti degli .\pennini liguri, avendo con ciò in pensiero di dar luo-
go a confronti ed approssimazioni con quelli del mezzogiorno del-
la Francia, e col resto tlell' Apennino. Sopra i terreni scisto-talcosi
ei ravvisa un calcare di diverso aspetto, che riferisce in massa alle
formazioni giurassiche ( valli della Gennavaire, del Proia, capo No-
ie ec. ). Nel contado di Nizza sopra il calcare bianco, eh' ei ci-ede
neocomiano, indica delle marne con glauconia e fossili caratteristi-
ci del gres verde. Poscia addila presso la Mortola un banco di tai-
ghe nummuliti con altri fossili, eh' è sottoposto a grossi strati di
macigno, i (piali finalmente sono coronati di calcare a fucoidi; ulti-
— a/,2 —
mi liaiichi secondo lui ilcllo rorniazioni calcaree secondarie. Fa co-
noscere la estensione di tali IkuicIiì, e come si mostrniio in tutta la
riviera di levante, ma molto modificati per l'ei'uzioni serpentinose,
inlìno a che presso alla Spezia non ricompariscono le formazioni
calcaree inferiori.
La discussione intorno alle masse calcaree delle Alpi apuane è
stata rimessa ad un' altra adunanza.
Il Sei^ietai'io Pilla |)rosegueiido a chiarire l'età del calcare se-
condario nell' Apeunino napolitano, fa osservare che dagli Aiiruz-
zi inflno al principio della Calahria questa roccia forma la parte
più antica, visibile del suolo, e l'asse principale della giogaia, ed è
sviluppatissiina; nella Calabria poi comparisce in masse staccate,
soprapposte agli scisti cristallini, a quel modo che nelle Alpi apua-
ne si vede. Siccome il calcare forma grandi ammassamenti rade
volle bene stratificati, e non presenta linee di divisioni bene di-
stinte; cos'i non è j)ossibile di segnarvi esatte divisioni geologiche.
Ma in cambio i fossili possono porgere di buone linee zoologiche.
La porzione più antica del calcare contiene iltìoliti giudicati dal-
l'Agassiz giurassici ( Cast ellamaie, Gifuni vicino Salerno, Pietraroia),
i quali sono i più antichi fossili di tal natura che si conoscono in
Ftalia, e ancora cpialche rarissima ammonite liassica. Questa por-
zione passa insensibilmente ad un calcare carico d' ippuriti, con di-
verse spezie di neriitce, ((clcuiiellc, pettini, terelirntule striate. Le più
alte cime dell'Apennino napolitano sono di questo calcare composte
(Maiella, monte Corno), il (juale è considerato dal Pilla come neo-
comiano, e identico a quello indicato dal Co((uand nel Varo. Sopra
questo s' incontra in qualche luogo un altro calcare molto simile
alla creta con grandi nummuliti, ippuriti, dicerati, ostrea vesicuìa-
lis ec. r|)arte orientale del Gargano, isole di Tremiti, Letto manop-
pello nella Maiella;. Il macigno fiorentino manca interamente nel
Regno di Napoli; in vece comparisce un terreno calcareo marnoso
pieno di fucoidi ( monti di Bovino in Capitanata ), il quale sembia
ancora ])iù recente del calcare cretaceo nummulitico, ed è rap-
presentante dell'alberese toscano
Quindi fu sciolta l'adunanza.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
// Segretario L. Pilla
A D IJ \ A \ Z A
DEL G 1 O II N () 1 « SETTEMBRE
»©€£•
J^ietto ed approvato il processo verbale della seduta precedente;
il Presidente, dopo aver esposto le conciusioni dell' altra adunanza
sul calcare secondario d'Italia, prega il prof. Paolo Savi a comuni-
care le sue idee sul calcare delle Alpi apuane e della Maremma.
Questi risi)ondendo all' invito espone che sopra gli scisti talcosi del
verrucano havvi un calcare di colore grigio, e grigio scuro con am-
moniti, enlrochi ed ortocere, la qual roccia si osserva da prima nel
promontorio di monte Argentaro, a Collelungo, dove il calcare al-
terna cogli scisti, ed in altri luoghi di Maremma; poi ricomparisce
nei monti pisani, e (pondi in grandi masse nelle ,\lpi apuane. So-
pra questo dice essere un altro calcare compatto, che passa al do-
lomitico, ed a mainio statuario. Al quale è so])ra|)])osto 1' alberese,
connesso con la gran massa di macigno. Quest'ultimo terreno non
pure forma colline alle falde settentrionali della giogaia apuana, ma
ancora la porzione principale dell' Apennino di Toscana. Discu-
tendo j)oi l'età geologica di queste rocce calcaree e degli scisti sot-
toposti, mostra essere difficile cosa il chiarirla perfettamente, per
le molte modificazioni che hanno sofferte, per le (piali i calcari
oom|)atti ed argillosi .sono diventati purissimi marmi cristallini, e vi
sono spariti gli avan/.i de' fossili che tenevano racchiusi.
Il prof. Pilla dimanda al prof. Savi la sua opinione sopra alcune
differenze ch'ei crede ravvisare nelle masse calcaree de' monti ci-
tati, nelle quali ei pensa potersi distinguere i." il calcare scistoso
ad (inimuiiili eil arlacvre della Spezia; 2." so|)ra (juesto un calcare
contenente terebnttule striate, pettini etl un rnylilus caratteristico
( valle della Secchia ì, che passa a mano a mano al marmo di (Car-
rara; nel primo caso stratificato, nel secondo traversato solo da nu-
merose irregolari fenditure; 3." un calcare distintamente stratificato
3i
— 244 —
con nmnorosi straleielli di selce iiiteipnsli (san Giuliano nei nionli
pisani, valle dei I5ai;ni di Lucca); /(." l'alberese allenianlc colle
marne, contenente lucoidi.
Il prof. Savi conviene intorno a queste differenze ravvisale dal
Pilla ne' calcali secondari di Toscana; solo crede non esservi linee
bene dislinte per ddinire i loro limili. 11 (piai fallo, secondo il Pilla, è
una ripetizione di quello si osserva nel calcare secondario napolitano.
Dopo ciò il Presidente marcliese Pareto fa osservare, che la stes-
sa successione di rocce calcaree scorgesi in alcuni luoghi delle .Mjjì
niarillime verso le sorgenti del Tanaro; cioè sopra gli scisti talcosi
trovasi un calcare scistoso, poi compatto con fossili, poi conlenente
straleielli di selce; e crede aver ravvisato lo slesso fallo nelle Alpi
che dai Bagni di Louelsch esteiulonsi jier il Siminenllial verso il
lago di Than nella Svizzera, ove sopra gli scisti lalcosi s' incontrano
calcari compalti,e quindi la formazione del macigno co' suoi fucoi-
di, colà chiamalo Jlusvh, e sospetta potervi essere anche qualche
cosa di analogo nei Pirenei. A questo proposito il sig. Coquand di-
ce di riconoscere appunto una grande analogia fra ciò eh' egli ha
osservato nei Pirenei e quello si scorge negli Apennini, e cita an-
cora alile giacilure simili nell' isola d' Elba.
Sul fatto de' calcari a fucoidi il sig. Omalius d' Halloy riferisce
una recenle opinione sostenula a Parigi, secondo la quale questo
calcare può essere consideralo come terziario, e dice questa opi-
nione esser sorta per 1' esame di molti fossili portati dal sig. Le-
merie da lirianilz nei Pirenei, i quali fossili dal Desha\es, e da altri
paleonlologisti sono siali considerali come assolutamente terziari.
11 sig. Co(iuand osserva che sarebbe necessario di vedere, se i
fucoidi che si trovano insieme con quelle conchiglie sono realmente
"li stessi che contrassegnano l'alberese toscano, hidica in falli al-
cuni luoghi delle Basse Alpi ove ci ha fucoidi diversi da quelli del
macigno, e gli riferisce al periodo terziario.
Il prof. Pilla soggiunge che tale questione si lega a quella già
antica del de|)osito di Gosan, e del Kressemberg; ma che in Italia
non ci ha nessun luogo, ove si trovi tal mescolanza di conchiglie
fossili e <li fucoidi.
Dopo questa discussione il sig. Zigno legge una nota, nella (piale
indica la successione dei depositi calcarei nella gronda meridionale
delle Alpi venete. In queste Alpi, ei dice, egualmente che in quelle di
— a/,5 —
Lombardia, la roccia più l)assa che sorregge le forma/ioni arenacee e
calcaiee secondarie è il niicascisto. Sul (jiiaie nelle valli più [ìrofon-
dainentc scavale, come in quelle dell'Agno, della Rosina, dell'Astico,
non che nei contorni di Schio e nel haciiio di Recoai'o, sono po-
sti: i.° l'arenaria rossa aulica con lievi indizi di litantrace; 2.° il
calcare alpino o zechsteiii colle sue marne e tutta la formazione del
trias; 3.° sopra il ketiper si stende il calcare giurassico, il quale for-
ma la massa principale della veneta catena, ed è in molti punti la
sola i-occia più bassa visibile. Tutte queste formazioni si veggono
particolarmente nella parie superiore della valle dell' Agno, e so-
no tagliale dai filoni doleritici surti in più epoche. Kgli è di cre-
dere la dolerite di Recoaro essere tutt' ima col porfido pirosse-
nico che da Fongara si stende, uscendo in guisa di filone verticale,
attraverso la valle della Leagra fino al Timonchiello, e modifica
ovunque il calcare giurassico. Indica quindi come a Cesuna ed a
Camporovere si veggono sovra di essa gli strali conchigliferi del-
l'arenaria verde e del calcare a coralli, e come sulla Monfenera nel
Trivigiano, ed al l'ine nel bellunese, sembra che questi sieno rappre-
sentati dal calcare ad ippurili, die soggiace al calcare ammonitico,
al biancone ed alla scaglia, e che inferiormente si lega alternando
cogli strati giurassici. Afferma potersi scorgere queste relazioni di
giacitura in alcuni punti delle montagne trivigiane e bassanesi, e
nota come 1' inclinazione ilegli strali secondari è parallela a quella
degli strati terziari, che si addossano alle coste meridionali di quella
catena. Ricorda come all'ovest della Brenta s' incontra di rado il
terreno sidiapennino, e come la regione posta tra la Brenta e la
Piave riesce acconcia per vedere le relazioni del terreno cretaceo
e del sopracretaceo; non essendo stati smossi i loro strati dalle eru-
zioni basaltiche e trachitiche, che nel Veronese, Vicentino e Pado-
vano gli sconvolsero, e quindi piìi difficile rendettero il loro studio.
Aggiunge in fine uno spaccato della gronda meridionale della mon-
tagna di Possagno e delle colline asolane, nel quale sono indicate
tutte «pieste relazioni di giacitura.
Il sig. conte Sanseverino presenta un saggio di oro in pagliuolc
raccolto nelle sabbie del fiume Serio vicino a Crema. Ei fa cono-
scere come nella poizione dt^l coiso di (pieslo (iumc, che è |)i{i pros-
sima alle montagne, noti si trova salibia oril'era, ma si solo quando
scorre nella pianura.
- oA6 -
Il sifj. (Inillon offre alcuni suìJì,'! ili oinabi-o, clic trovasi iicIIm
steascisto t^ vcrrucano ) del monte ili Uipa vicino a Seravezza. (Que-
sto minerale è al presente oggello di diversi scavi d' importanza.
Il sig. Omalius d' Ilalloy presenta alla Sezione nn esemplare del
suo Prrcis clc'iiicntdirc de Gc'ologie, il quale accompagna con una
esposizione delle norme clie 1' hanno guidato nella divisione delle
materie della sua opera. Egli ha creduto dover estendere il piano
della sua opera, comprendendovi tutte le conoscenze che riguarda-
no il nostro pianeta, (juindi ha descritto a mano a mano la confi-
gurazione della superficie della terra, la natura delle materie che la
compongono, la loro disposizione,! fenomeni che avvengono nel-
r atmosfera, e quelli che operano o hanno operalo da' tempi i più
remoli sopra le materie liquide e solide. Tutti questi soggetti sono
trattati in cinque divisioni speciali, alle quali dà i nomi di Ceogra-
fht, di Mineraìogid, di Geogiwsiti, di Mcleorologìa e di Geogenia.
Il sig. d'IIombres Firmas presenta alla Sezione le seguenti sue
Memorie.
Sur la forinalion d'un cabinet d'amateur, et d'une collection géo-
logique des Cet'ennes.
E.rcursion ìi hi montagne de saint Pierre.
Notes sur Alais ancien.
Ohsen'dtions sur la terebratula diphya.
Souvenir s du Fe'suve.
Diverse note di paleontologia.
11 sig. Pitiot prega la Sezione che voglia recarsi a visitare la col-
lezione delle rocce e de' fossili raccolti nelle perforazioni de' pozzi
di monte Bamboli e di monte Massi in Maremma per la licerca del
carbon fossile. Il Presidente dispone che questa visita si faccia il
giorno seguente.
Il Presidente propone di fare il giorno 20 una corsa geologica
al lago di Bientina ed ai monti pisani, ed invita coloro che voles-
sero far parte della brigata a scrivere i loro nomi in una nota.
Dopo di che l'adunanza è sciolta.
Msto — // Presidente Marchese L. Pareto
Il Segretario L. Pilla
A D l! ^ A \ Z A
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
— »se«^-
J^etto dal Segretario il processo verliaie della seduta precedente
rimane approvato.
Il Presidente legge una lettera del sig. Nicolucci di Napoli a lui
diretta. Nella quale espone die avendo avuto la opportunità di esa-
minare una sabbia recata dal deserto di Barca avea trovato die
contenea varie generazioni di fossili microscopici, appartenenti a
molluschi polilalamici, tli accpia dolce, ad infusori, e polipi.
Il sig. (iraberg de Ileinsi) continua la lettura del suo sunto sto-
rico de' progressi della Geografia in quest' ultimo anno.
Il Presidente fa conoscere alla Sezione quella parte del Program-
ma pubblicato quest'anno dalla Società olandese delle scienze di
liarlem, die riguarda la Mineralogia.
Dopo ciò il sig. Coquand toglie a fare in una nota un confronto
tra il terreno terziario a lignite di Aix in Provenza ed il terreno ter-
ziario medio di Maremma. Ei crede che e l' uno e l'altro sieno iden-
tici, ed appartengano allo stesso periodo. E siccome si avvisa di
avere dimostralo che il terreno d'Aix debbasi riferire al terreno ter-
ziario inferiore, e propriamente al gesso di Parigi e non già al me-
dio, secondo che pensa il Oufreiioy, però ancora il terreno tosca-
no e gli altri simili d' Italia doversi considerare come tcrziaii infe-
riori, paralleli cioè alla formazione di Montmarlre presso Parigi.
L'esame di (|uesta opinione del Coquand è rimesso ad un'altra
adunanza.
In ultimo la Sezione, dopo l' invito del Presidente, recasi a visi-
lare la collezione delle rocce e de' fossili che accompagnano i de-
positi carl»oniferi di monte Bamboli e nionte Massi in .Maremma.
La (juale collezione è slata fatta dal sig. Pitiot ingegnere direttore
— a48 —
dello scavo di quel conil)ustii)ile. I iiienihri delia Sezione dopo un
diliijentc esame tle'nnnicrosi pezzi raccolti dal sij;. l'iliol, si sono in
ciò accordali, il carbone minerale di monte Band)oli essere ])er i
suoi caratteri mineraloijici e chimici mi vei'o litantrace, e potere
perciò servire ai;li usi di questa sostanza ; le rocce poi clie lo ac-
comjìagnano contenere avanzi di vegetabili dicotiledoni, conchiglie
ed altri residui organici che qualificano il terreno manifestamente
terziario ; non doversi in questo fatto vedere nessuna contraddi-
zione con le dottrine slaliilite nella scienza, secondo che pensano
alcuni volgari; poiché il litantrace non ha unica ed assoluta, ma
solo principal giacitiu'a ne' terreni carboniferi. I ([uali, giusta (pian-
to fu sancito dal primo Congresso scientifico italiano, o mancano
del tutto in Italia, o sono stali trasformali da azioni ignee. Ora è
cosa conosciutissima in Geologia occorrere questa sostanza ancora
in altri piani superiori della corteccia terrestre, e quindi l'essersi
incontrata in un terreno terziario, ciò vuol dire che la sua produ-
zione ha potuto ripetersi infino negli strati più recenti terrestri per
effetto di circostanze particolari. Ne questa scoperta distrugge il
fatto generale, che la gran sede del litantrace è il terreno carboni-
fero, e che questo manca in Italia, ovvero è ridotto in condizione
non più riconoscibile. Messo ciò per vero, rimane solo da chiarire
la questione geologica, cioè se il terreno di Maiemma appartenga al
terreno terziario medio, ovvero all'inferiore secondo la opinione
sostenuta dal Coquand.
Fra i fossili trovati nello scavo del pozzo di monte Bamboli,
la Sezione scorge alcuni denti di mammiferi, che il sig. Coquand
crede poter appartenere al genere annplotherium. Il Presidente in-
vita il prof. Paolo Savi ad esaminargli co' lumi della paleontologia,
ed a far conoscere alla Sezione i risultamenli delle sue ricerche.
Dopo di ciò la seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
// Segretario L. Pilla.
A D l N A i\ Z A
DEL GIORNO 21 SETTEMBRE
->S)9»-
JLicUo ed approvato l'atto verbale del giorno 19, il Segretario pre-
senta alla Sezione in nome del Presidente Pareto una Memoria di
lui su certe alternanze di terreni con conciiiglie marine e lacustri,
osservate nelle marne subapennine della Liguria mediterranea,
l'rescnta anche un esteso articolo sulle miniere d' oro della Russia
del principe Aiiatolio Demidoff. Il Presidente prega il sig. Omalius
d'IIailov di farne relazione.
.\j>pressci il Presidente medesimo prende a dare ragguaglio al-
l' adunanza delia corsa geologica fatta dalla Sezione il giorno ante-
cedente al lago di Bientina, e all' intorno de' monti pisani.
La Sezione partitasi la mattina da Lucca visitava da prima il
piano e territorio lucchese; indi arrivala alle colline presso san
Leonardo incontrava quivi il ferrucano, che presentasi in forma di
])sammite; poi presso al luogo detto /'/ Tiglio si accostava al lago
di Bientina e percorreva il piano verso Calcinala, visitando a san
Giovanni alla Vena le cateratte che chiudono il canale imperiale,
emissario del lago di Bientina al suo sbocco nell' Arno. Dalle os-
servazioni fatte alla sfuggita sembra al Presidente non potersi
trarre nessun argomento a prò della opinione che il Serchio in
vece di correre per Ripafratta, avesse un tempo traversato il lago
di Bientina e fosse andato a mettere in Arno; soggiunge nondi-
meno non esservi fatti precisi che dimostrino ciò essere stalo in-
tieramente impossibile.
Si esaminava poi il verrucano, e spezialmente i suoi scisti lu-
cidi talcosi in tutti i poggi che sono sopra Vorno, Palaiola, Ruti
e san Giovanni alla % ena. .Vddossato al verrucano, e finasi in for-
ma di cintura poco elevata incontravasi il calcare al Romitorio di
— a5o —
san Giovanni alla Vena, poi a monte Olivelo. Dove gli scavi che
sono siali eseguili moslrano il calcare in forma di alti animassa-
menti traversali da screpoli e fenditure. La roccia è aUpianto gra-
nellosa, l)iancliiccia, sovente un po'cellulosa, e proliahilinenle è do-
lomitica. Klla contiene caverne e fenditure con vestigia di brecce
ossifere; non vi è riconoscibile ima precisa stratillcazione. Il si-
gnore Omalius d'IIalloy ravvisa in questo calcare le forme che con-
trassegnano le dolomiti del Tirolo. Tale roccia l'iniaiie interrotta
appresso la Caprona, e poi ricomparisce a' piedi del contrafforte
della Zanibra; tra essa e il verrucano, sul quale poggia, è interpo-
sta una breccia dolomitica. Più olire incontrasi nuovamente il ver-
rucano. .\el luogo poi detto lo Sprofondo comincia un calcare di
aspetto mineralogico un poco diverso : il suo colore è bigio, la gra-
na fina e compatta ; contiene straterelli di selce alcune volte ridot-
ta terrosa nella superficie, ed ancoi'a qualche nocciolo di tpiarzo
grasso, fallo non comune ne' terreni dì sedimento. Non lungi dal
detto luogo passa ad un vero marmo saccaroide, e ritorna poi ad
essere com])allo. Dai Bagni di san Giuliano salendo al colle che dà
passaggio alla strada di Lucca si trova ancora il calcare, e con nu-
merosi strati di selce, ed ancora con tubei-coli di quarzo grasso;
quivi si vede ristretto tra due massi di verrucano, e passa nella
gronda del monte Pisano che guarda Lucca. La medesima roccia
continua lungo i piedi del monte che sono volli a Pisa, e quindi
passa al di là del Sarchio verso rilettole. A Ripafratta ricomparisco-
no le rocce scistose del verrucano. In proposito delle differenti va-
rietà di calcare osservate, il Presidente manifesta un suo dubbio che
non sieno distinte per caratteri sufficienti, e crede che le differenze
mineralogiche le quali presentano si debbano attribuire alla diversità
delle alterazioni sofferte. La Sezione osserva come tra il marmo gra-
nelloso ed il calcare compatto presso a san Giuliano siavi un per-
fetto passaggio, e segnar non si possa veruna linea di separazione.
La brigata fece ritorno la sera a Lucca.
I falli dinanzi esposti danno materia ad una discussione circa
il modo come meritano di essere consiilerati.
II Segretario Pilla avvisa la diversità da lui indicata de' carat-
teri mineralogici essere sufficiente a stabilii'e due differenti forma-
zioni calcaree nei monti j>isani, cioè ([nella di monte Oli veto compo-
sta di un calcare dolomitico, celluioso, avente una struttura massic-
eia, e traversalo da fcndiliirp, 1' altra, delle vicinanze di san Giulia-
no, fatta d' un eakare compatto a j;raua lina, bene stratificato, e
contenente numerosi strali di selce. Ei crede poter riferire il primo
calcare al ^'iurassico, il secondo al cretaceo infeiiore. F.d appoggia
per (|uesto la sua ojìinione sopra i fatti da lui osservati nel calcare
secondario del paese di Napoli.
Il sig. de Zigno è di credere che il marmo variegato bianco e
grigio de' Hagni di san Giuliano derivi da una modificazione del
calcare giurassico ; essendogli avvenuto di osservare una simile mo-
dificazione prodotta dai fdoni di porfido pirossenico nel calcare giu-
rassico delle Alpi venete.
In (pianto alla (|uistione cbe il fiume Sercliio si fosse versato
ne' tempi antichi per il lago di Bientina nell* Arno, secondo che al-
cuni hanno supposto ed ancora scritto ne' tempi andati, il genera-
le Vacaiii espone il suo dubbio che ciò non abbia potuto essere, e
pensa aver posto ostacolo a tal corso (piell'allipiano che pel Perno e
per Vorno congiunge al monte Pisano il monte Pizzorna; il quale
monte sta a ridosso di I\Iarlia e si annoda all'Apennino di san Mar-
cello. Egli è di credere il Serchio aver sem|)re avuto il suo corso
per Ripafratta al mare, o aver messo pel padule di Agnano in Arno
sopra Pisa, o poco inferiormente. E coglie questa occasione per
esprimere il suo desiderio che per lo bene delle floride campagne
che circondano Lucca e sono assai spesso minacciate e ricoperte
dalle inondazioni del Serchio e del lago di Bientina, sia accorciato
il corso del Serchio j)er rilettole, facendolo sboccare direttamente
al mare i-adendo e colmando anche il lago di !Massaciuccoli. Con
la quale operazione viene ad aprirsi alle piene una strada breve e
più libero sfogo, e forse si troverà ancora un mezzo più agevole
e sicuro di abbassare il j)eIo di acfjua del lago di Bientina, senza re-
car minaccia di nuovi interrinienli nel porto di Livorno.
Il sig. ingegnere Piazzini di Pisa presenta una sua Carta topo-
grafica del territorio pisano e di una parte di quello di Lucca, nel-
la quale si veggono indicati tutti i progetti formati dagl' idraulici
per migliorare la condizione delle campagne lucchese e pisana, ed
eziandio il progetto dell' ingegnere iNotlolini per regolare e miglio-
rare il corso attuale del fiume Serchio. Quindi il medesimo inge-
gnere (lice esservi tradizione, e molli antichi e moderni autori aver-
lo scritto, che uno de' canali del Serchio staccavasi al di sotto del
3a
— aaa —
villai;s;io del Ponte a Sercliio nel liiotjo denominalo Ramo, e per-
correndo le campagne di sant'Andrea in l'escaiola, san Iacopo e
san Stefano, entrava in Pisa, e congiungevasi coU' Arno nelle vici-
nanze e poco di sotto all' attnale ponte di mezzo.
Il sig. Carlo Ciiorgini dice di tenere in qnanto ai proposti bonifi-
camenti del Scrdiio pensieri alcpianto ilivcrsi. Aggiunge non poter-
si ntilmenle trattare la questione fuori della Sezione di Scienze fisi-
che e matemaliclie, e quindi riserharsi di discuterla in quella, lad-
dove a ([ualcuno ciò facesse piacere. Rispetto poi all'antica condi-
zione del Sercliio ei ricorda aversi tlaStrabone, Plinio ed altri autori
certa memoria, che il suo corso fosse in quell' età dopo Ripafratta
verso l'.Vrno, nel quale confluiva giustamente sotto Pisa. E salendo
a temj)i più renjoti, non crede inqirohahile che il Sercliio stesso,
innanzi di volgere per la gola di Ripafratta, versasse in Arno pres-
so Vico Pisano una parte almeno delle sue acque. Su' quale propo-
sito osserva : i .° siffatta opinione esser conforme alle tradizioni po-
polari, riferendosi a quei miseri tempi ne' quali tacevano le istorie;
■}.." il declivio di tutta la pianura del Sercliio verso l'Arno mostrare
la pianura stessa essere stata prodotta da una corrente attiva nel-
r indicata direzione; 3." le alluvioni del Sercliio, sulle ([uali si tro-
vano gli avanzi dell' antichissimo pavimento di Lucca, sottostare di
poche braccia al suolo presente della città; mentre dopo il dicias-
settesimo secolo il fondo del fiume si è rialzato oltre a sette braccia.
Questo fatto di tenuissimo sollevamento della pianura rispetto ad
una corrente copiosissima di materie ed attiva nella successione di
tanti secoli, conduce del pari a giudicare che il Sercliio lasciasse
tali antiche alluvioni quando con lunghissimo corso mettea nell' al-
veo dell'Arno allora più depresso a Vico Pisano, e non avesse di
poi considerabilmente rialzata la valle per le sue condizioni a gra-
do a grado migliorate, o riunendo in un sol corso i suoi rami, o con-
ducendolo all' .\rno per il più breve cammino di Ripafratta, o vol-
gendolo dirittamente al mare.
Dopo ciò il l'residente invita il sig. Coquand ad esporre le ra-
gioni perchè ei crede doversi spostare aUjuanlo l'età de' terreni ter-
ziari di Toscana dimandati comunemente ìiiedi o mioceni.
Il sig. Co(|uand dice ravvisar lui una identità comj)iuta tra i ter-
reni a carbone della Toscana e i terreni a lignite di Aix in Proven-
za. Desume questa identità : i ." dalla natura mineralogica degli stia-
— •>'')3 —
li; 2." dalle foj^lie di piaiilo dicniiirdoni clie nell'uno e nell'altro
luogo acconipa^Miaiio il coinhiislihile l'ossile; '3." dalle iiii])iessioni di
pnlmacites Lanianoriis trovale ne' terreni di Provenza e di Toscana ;
4.° dagli avanzi ili tiiiiiiiìotcri trovali ancora ne' terreni de'dne luo-
ghi. E siccome ei crede avere dimostralo, centra l'opinione del Uu-
frenoy, che i terreni terziari di Aix sieno contemporanei del ges-
so di Montmartre vicino Parigi, però ei ne lira per conseguenza
che i tei-reni terziari di Toscana sieno da reputai-e non già medi,
ma sì inferiori, ovvero del j)eriodo eocene.
Il Segretario Pilla fa osservare in proposilo di questo pensa-
mento del (;o(|iuind che in Italia sono state distinte tutte tre le for-
mazioni terziarie conosciute, cioè la superiore o subapennina, ((nel-
la detta media dai geologi italiani, e la inferiore del Vicentino. La
prima e 1' ultima sono bene per i loro fossili determinate, e non la-
sciano luogo a dubbiezza. Quanto alla media ella è stata definita
prendendo per teriuinc di confionto la collina di Superga in Pie-
nionle. La c|uale per la natura de' fossili che contiene, e pròpria-
mente per la proporzione numerica delle specie viventi e delle spen-
te, è universalmente giudicata come terziaria media, e tenente il
mezzo tra la formazione inferiore del Vicentino e la superiore del-
l'.\stigiano. E poiché i depositi terziari di Cadibona e di Caniparo-
la, di Marenmia e di molli luoghi del paese di Napoli si legano a
quello di Superga, però sono siali tulli riferiti al terreno terziario
medio. Non però di meno il Pilla trova molto sensale le considera-
zioni del Coquand, cioè la presenza di [>nìmnciti affini nella forma-
zione di Parigi, di Aix, e di Mai'emma. E .se avverasi il sospetto che
Ira gli avanzi organici trovati a monte Bamboli ci abbia denti di
{tnnploteri, ciò darebbe grandissimo peso alla opinione del Coquand,
e sarebbe un fallo di singolare novità nella Geologia italiana.
Essendo slato detto che ci avea avanzi di tartarughe nel tei're-
no a carbone di Maremma, il principe di Canino fa notare la im-
portanza della loro precisa determinazione per poter servire a con-
l'nuiti tra terreno e terreno.
Il sig. Omalius d' Ilalloy, appoggiando le osservazioni del Pilla,
aggiunge non bastare i generi de' fossili a stabilire la conlemjìora-
neità delle foi'inazioni, ma essere necessaria la identità delle specie e
<li un gran numero di esse. E non sapersi bene se le specie ili palma-
cili di Maremma sieno identiche a quelle de' terreni di Provenza e
— 254 —
(li .M.ireiiinia ; senza rlio (pipsto fossile solo non baslerebhe al ravvi-
ciiiainonto elio inlcmle di l'are il Co(|uand. Quanto poi a' denti di
nianniiilcri trovati a monte Bamboli non conoscersi ancora se ap-
partcns^ano all' anaplotherium ovvero all' antrncotherhun di Cadiho-
iia. Qiiest'iillinio l'approssimare la lignite, nella quale si trova, a cer-
to eouii)ustil)ile delle molasse svi/./.ei'C, le (juali, i,'iusla la opinione
dello Studcr, sarcbbci'o più i-ecenti del terreno terziario medio.
11 Presidenle marcbese l'areto ricorda esservi nunmiulili nel ter-
i-eni) terziario non solo nel \ icentino, ma ancbe a Gassino presso
Torino in un calcare eh' ei reputa terziario, e ad Acqui e nelle col-
line dietro gli Apennini di Genova. Ed ei crede esservi molta ana-
logia geologica tra i terreni a combustibile fossile di Toscana e
tjuelli della valle del Tanaro e di Cadibona, che non si possono se-
parare dalla formazione media, cioè da quella di Superga.
Dopo di ciò la seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
// Secret/Ilio L. Pilla
ADINA \ZA
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE
-^.'5e<^
J_ictto dal Segretario il processo verbale, limane approvato dopo
alcune osservazioni del general Vacani e del sig. Giorgini, relative
alla (|uistione del corso del Sercliio.
Di poi il prof. Paolo Savi espone alcuni suoi pensamenti sopra
le osservazioni fatte dalla Sezione nella sua gita a' monti pisani. Ei
non crede il calcare di monte Oliveto dolomitico, ma calcare sem-
plice rotlo per accidenti locali, ed in parte rilegato da una infiltra-
zione spatica posteriore. Fa osservare ancora che gli scisti colorati,
i quali si veggono a Ripafralta, non aj)partengono già al verrucano.
ma agli s'cisli del macigno modificali.
Nell'esame che la Sezione fece delle rocce e de' fossili che ac-
compagnano il carbon fossile di monte Bamboli, il sig. Coquand
avendo espressa la sua opinione che alcuni denti trovati in quelle
rocce appartenessero ad un niKiplotlieriitm, il prof. Paolo Savi si
propone di studiarli accuratamente, per chiaiire un fatto U quale
sarebbe nuovo nella paleontologia italiana.
Appresso il prof. Pilla legge una sua scrittura intitolata : Sopra
la produzione delle fiamme ne' vulcani, e so/ira le conseguenze che
se ne possono tirare. Nella (piale prende primamente a dimostrare
essere erronea la universale credenza che non producansi fiamme
ne' vulcani. Narra di alcune eruzioni del Vesuvio nelle quali ei le
ha distintamente osservate, e addila le ragioni perchè sono statene-
gate. Indi investiga la natura del gas che le genera con la sua com-
bustione, e dice essere o gas idrogeno semplice o gas idrogeno sol-
foralo. Afferma, da ([uesta osservazione venir luce grandissima so-
prala causa de' fenomeni vulcanici, ed ei se ne serve come di scala
per salire a questa famosa quistione. Ricorda le due teoriche che
— 256 —
ora teni;oin> f;li animi de' fisici divisi, la chimica di Davy e Gav-Liis-
sac, la tliiKtnticd ili Iliiniholdt e Cordicr. Movendo sempre da falli
ei pensa die la verità debba trovarsi nella conciliazione di (jiielle
due teoriclie. Pone diuKiue nel eentro tlella terra un nocciolo di
nielalli terrosi, e principalmente di (pici della silice in islalo d' inos-
sidazione e di arroventamento, sopra il quale 1' ac(jua del mare ar-
rivando di tempo in tempo in modo qualunque, genera con la sua
scomj)osizione un fei-meiito, nrii^ine e causa prima de' vidcani. E
di ci'edere mi nocciolo infuocalo terrestre non essere bastante a
spiegare le azioni vulcaniche; richiedersi una causa eccitatrice, e
questa consistere nel contatto dell' actjua con coipi infuocati che
hanno grande affinità coli' ossigeno, la quale affinità non è soddi-
sfatta. Fa vedere come tulli i fatti si accordano felicemente Ira loro
nel confortare questa teorica, e passa a spiegare parlilamente l'ori-
gine di tutti i prodotti vidcanici conosciuti che derivar debbono
dalla causa prima indicata, cioè dal contatto dell' acqua marina
co' regoli metallici terrosi. Entra poi a discutere le opposizioni che
si possono fare contra questa sua teorica dinamico-chimica, e ad-
duce le ragioni perchè quelle si abbiano a tenere di nessun valore.
Questa lettura apre il campo ad una discussione, nella quale
prendono parie Omalius d' HaUoy, il principe Luigi Bonaparte,
Adriano Balbi, ed il general Vacani.
Il sig. Omalius d'Halloy, compiacendosi de' nuovi fatti recati in-
nanzi dal Pilla, e specialmente di aver costui ravvivate le fiamme
ne' vulcani, una volta tanto in onore e adesso del tutto spente, os-
serva nondimeno che se le fiamme fossero un fenomeno generale
delle azioni vulcaniche non dovrebbero comparire solo quando que-
ste sono energiche, secondo che pone il Pilla, ma ancora nel tempo
di riposo dei crateri.
Risponde il Pilla che se le fiamme non si veggono nei tempi di
calma, ciò deriva, o perchè allora non avviene nel focolaio vulcanico
sconiposizione di moli' acqua, ovvero perchè il gas nell'uscir fuora
dal cratere non trova la temperie necessaria per infiammarlo, ov-
vero perchè è mescolalo a vapore acquoso condensato.
Soggiunge il sig. Omalius che le lave de'vulcani attuali si legano
a mano a mano a'basalti, alle lrachiti,a'porfidi, e in fine al granito.
Come si spiegherebbe la origine di queste idtime rocce secondo la
teorica del Pilla?
— 257 —
A che il Pilla risponde, la composizione cliimica di latte le ci-
tate rocce essere la stessa, la forma solo essere diversa, e questa
derivare da cause j)articolari, e specialmente da differenze nella
|)ressione, a quel modo che la slessa materia di ima lava ora pre-
sentasi in forma di scoria ora di una i-occia cristallina.
Il principe Luigi Bonaparte fa osservare che se Davy pro-
pose il potassio in vece del silicio nella sua teorica de' vidcani, ciò
fu perchè in quel tempo il silicio non era ancora conosciuto. Del
resto saper grado alle osservazioni delle fiamme citate dal Pilla, co-
me quelle che ritornano in onore le influenze chimiche nella pro-
duzione de' fenomeni vulcanici.
Kij)iglia il sig. Omalius d' llalloy e dice, che potrebbe pure ba-
stare il fuoco centrale a produrre i vulcani ; ed i gas che da questi
si svolgono possono trovarsi o prodursi nel focolaio medesimo,
senza che però sia mestieri ricorrere all'intervento dell'acqua.
E se i vulcani trovansi (piasi tutti in vicinanza del mare, questo
essere perchè in tali luoghi più bassi della superficie terrestre le
rotture sono più facili.
Risponde il l'illa che la gran (|uanlità di acqua la quale in forma
di vapore acquoso svolgesi dai vulcani, basta per sé sola ad indi-
car la j)arte che fpiella deve avere nella produzione de' fenomeni
vulcanici; e la qualità muriatica di questo vapore annunziale evi-
dentemente la sua origine. Alcuni hanno voluto ancora attribuire
alla gran copia di vapore acquoso che svolgesi nelle grandi eruzioni
vulcaniche gli uragani che a queste sogliono tener dietro.
A quest'ultimo j)roposito il sig. Omalius dice inchinare molto a
credere che tali uragani possano derivare da mutamenti che l'eru-
zioni cagionano nelle condizioni meteorologiche dell'atmosfera.
Questa opinit)ne, soggiunge il Pilla, è stata da lungo tempo so-
stenuta dal Du Carla in un dotto suo lavoro. Ad ogni modo non ri-
manere neir animo suo e di chiunque abbia studiato i vulcani nes-
sun dubbio, r acqua essere un mezzo potentissimo di azione nei fe-
nomeni vulcanici. Quanto ai pochi vulcani meilitcrranei che si ci-
tano credergli innanzi solfatare che vulcani attivi.
In proposilo di cpiesta opinione del Pilla, il sig. Adriano Balbi
cita i grandi laghi che avvicinano i vulcani interni dell'Asia, i tpiali
ei crede sufficienti a prestare alimento a' focolai di (juelli.
— a58 —
Il ^'(Mieial Vacaiii cita, in proposito della quislionc presa a di-
scutere, lo scoj)pio di una caldaia a vapore, in cui l'actpia potè giun-
gere i-epentinaniente per un canale tortnoso. E domanda al Pilla se
crede nessuna analoi,Ma ravvisare tra gli scoppi delle caldaie a vapore
per improvviso arrivo delle accpie e i fenomeni eruttivi de' vulcani.
Il Pilla risponde l'analogia essere grandissima per quello riguarda
gli effetti dinamici; ma l'acqua avere una parte assai più energica
nella produzione de' fenomeni vulcanici cogli effetti chimici risul-
tanti dalla sua scomposizione.
Terminata questa lunga discussione 1' abbate Augée ed il conte
Serristori dimandano al Presidente che la scrittura del Pilla sia data
alle stampe; la qual proposizione è a pieni voli approvata
Dopo di ciò r adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
// Segretario L. Pill.\
ADUNANZA
DEL GIORNO a3 SETTEMBRE
— ^»a»-
J^etto ed approvato il processo verbale, il Segretario annunzia i
seguenti doni di opere fatte alla Sezione.
Balbi — Élémens de Geographie Generale.
Tenore e Gussone — Memorie sulle peregrinazioni eseguite in
t'ari luoghi del Regno di Aapoli.
Graberg de Heinsò — La sua bella Carta del Regno di Marocco.
Appresso il conte Paoli legge una sua scrittura, nella quale pren-
de a parlare della origine delle terre paludose italiane che sono lun-
go le spiagge del mar Tirreno e dell' Adriatico. Ei crede col Savi
l'Apcnnino aver avuto diversi periodi di sollevamento, e questi es-
sere stali cagione di avvallamenti nelle terre situate lungo le coste,
per una specie di movimento di altalena. Siffatte mutazioni del li-
vello del suolo essere seguite ancora dopo i depositi i più recenti e
nel periodo geologico moderno, onde esser derivato un abbassa-
mento naturale nelle terre che sostengono le città ed altri stabili-
menti dell' industria umana lungo il littorale d' Italia. Cita al pro-
posito un gran numero di fatti che provano questi cangiamenti nel
livello del suolo, si dal lato del Tirreno che dell'Adriatico. Passa in
fine ad esporre le conseguenze che da questa opinione si possono
tirare circa i lavori di bonificazione delle terre basse e slagnanti
d' Italia, e crede che ella può esser la norma da seguitare per lo rin-
sanimento delle dette terre; la quale è di rialzarle con le ojierazioni
di colmate, secondo che già consigliarono il Torricelli ed il Viviani,
e secondo che ora si pratica in IMaremma.
11 sig. Carlo Giorgini fa osservare sembrargli la formazione delle
paludi littorali d' Italia non già contemj)oranea a' sollevamenti del-
l'.Vpennino, ma sì opera posteriore. Egli crede le braccia le quali
33
— a6o —
r Vpoiiniinì iiiellpa nella sua orij^iiie in mare aver dovuto lasciare
yolli interposti, ne' (|iiaii le correnti marine avi'clìbeio levate dighe
arenose, che congiungeano 1' estreme fronti de' capi : onde risulta-
vano ricettacoli di ac(iue stagnanti nell' interno delle terre. I quali
poi sarebbero stati riempiti da bandii di vegetabili corrotti e d' in-
terrimenti recati nel loro fondo tla (lumi e da rigagiii. Sopra le ter-
re così emerse fondavansi gli stabilimenti degli Etruschi e de' Roma-
ni, certo non anteriori a' sollevamenti citali dal Paoli. La cagione
degli avvallamenti di quelle terre ad un livello inferiore a quello del
mare doversi recare a rassodamenti che hanno sofferto per la loro
natura mobile e porosa. Deduce da siffatte considerazioni la conve-
nienza che ne' lavori di bonificazione del suolo le colmate artifiziali
tenganola nuova superficie assai elevata sopra il piano delle paludi.
Il Presidente Pareto non si mostra alieno dall' ammettere in par-
te le idee del conte Paoli, e non nega al sig. Giorgini la possibilità
di qualche restringimento nelle materie molli accumulate nelle ter-
re basse, onde, succeduto un avvallamento, divennero paludose ; se
non che osserva, quest' ultima spiegazione non potersi applicare al-
l' evidente variazione di posto di certe fabbriche fondate sopra roc-
ce vive, come sarebbero quelle che vedonsi j)resso santa Liberata
nel Capo Argentaro. Crede inoltre la formazione di molte terre pa-
ludose litloranee essere derivata da rilievi sommarini paralleli alle
coste, i quali porsero appoggio alle materie mobili trascinate dai
fiumi, e diedero origine a que' tomboli interposti tra il mare e le pa-
ludi. Attribuisce in qualche parte la formazione de' tomboli alle cor-
renti che radono il littorale; e cita in appoggio delle sue idee non
solo gli stagni d' Italia, ma ancora alcuni di Linguadocca. Gli stagni
di .\gole e di Cette sono tra due promontori in avanti della costa, e
quasi paralleli alla medesima. Aggiunge che là dove non sono di
questi capi avanzati e diretti parallelamente alla costa non vi sono
in generale terre stagnanti, e cita in esempio le due riviere di Ge-
nova. A tal proposito parla dei sollevamenti avvenuti nella catena
degli Apennini liguri, i quali in vece di essere a quella paralleli so-
no perpendicolari, ovvero fanno con essa un angolo assai notevole.
11 sig. Balbi non discorda dalle opinioni del Presidente, e in ap-
poggio di (pielledice come lungo la costa dell'America settentriona-
le parallelamente alla catena degli Aj)alaclies vi sono le lagune, le
(juali presentano sopra grandissima scala le stesse disposizioni fisi-
— aO I —
tlie indicale tlal Pareto iiejjli staffili niarillimi dell Italia e di l.iii-
fjiiadoeca. Sdgj^iiiiige inoltre molte di tali la;,'inie niosliarsi in ana-
l(){j;lie posizioni lungo lutto il golfo del Messico.
Il sig. Carlo (iioigiiii riprende a diie elie gli aniielii golfi luin
sono stati inai ripieni, per esser troppo profoiitli, e situati, risj)clto
alle correnti marine, in modo da render dilTicili i depositi. In que-
sta condizione crede sieno le riviere di Genova. E conferma le idee
espresse intorno alla formazione delle paludi in Italia col fatto clie
sono più numerose lungo le rive del Mediterraneo che dal lato del-
l'Adriatico, verso il tpiale le catene trasversali dell'.^pennino essen-
do più rapide e meno prolungate, non possono essere stale cagione
d' impaludamenti tanto e cosi eslesamente efficaci.
Il prof. Pilla dopo aver fatto alcune osservazioni generali sopra
diverse linee di sollevamento da distinguere nell' Apennino, dice la
origine delle terre paludoso italiane legarsi alla gran (piistione geo-
logica del Tempio di Serapide a Pozzuoli. Fa notare che i cangia-
menti tra il livello del mare e delle terre in quel luogo non sono
già l'effetto di cause vulcaniche locali, ma fanno parte de'fenome-
ni della stessa natura che si osservano in tutte le coste della peni-
sola. Egli non entra a investigare la causa di questi cangiamenti nel
livello del mare e del suolo italiano, soggetto di lunghe e non ter-
minate dispute. Osserva soltanto che il livello del mare oscilla nel
nostro paese alternalivamentc lungo la verticale, e nel corso de" se-
coli si è lentamente alzato ed aljbassato più volte; il qual fatto è
messo fuor ili did>l>io dalle osservazioni del Rreislak,del Niccolini e
di esso Pilla nel golfo di Pozzuoli e di Napoli. Quindi è di credere
che tali variazioni nel livello del mare e delle terre in Italia non
debbano mettere nessuno ostacolo ai lavori di bonificazione delle
terre paludose j)er colmate, bastando elevare il j)iano di queste len-
tamente secondo la lenta oscillazione della causa perturbaliice.
Il sig. Omalius d' Halloy legge una relazione sopra il lavoro pre-
sentato dal principe Anatolio Demidoff intorno allo scavo ed alla
produzione dell'oro nell' Impero russo. L'autore, ei dice, tanto co-
nosciuto nelle scienze per la magnifica spedizione intrapresa negli
ultimi scorsi anni in Russia, dopo aver fatto conoscere nel suo la-
voro r organizzazione data recentemente all' ufficio delle miniere in
queir Impero, prende a descrivere tutte le cave d'oro che sono al
presente nella sua vasta estensione, indica i loro caratteri e giacitu-
— aGa —
re geognost ielle; espone gli aimieiili successivi del loro prodollo,
dice della influenza che può avere questo aumento di produzione
nell'equilibrio commerciale. In fine discorre della origine dei depo-
sili che contengono quel metallo prezioso, facendoli derivale dalla
distruzione che 1' acqua e 1' aria hanno operato su le montagne
circostanti, quanluiujue in un luogo solo a Beresofk vicino Kkale-
rinenbourg, si fosse trovalo l'oro incastrato nelle rocce coerenti.
Questa circostanza dà occasione al sig. Omalius di appoggiare l' ipo-
tesi, la quale suppone che i deposili mobili metalliferi non sono
già il prodotto dello sfacimento delle rocce solide che sono alla su-
perficie terrestre, ma che sono stali come i filoni eiaculati dall' in-
terno della terra alla sua superficie.
In proposito della influenza che può avere nel commercio la
grande produzione di oro della Russia, il sig. Balbi osserva non do-
verne nessun cangiamento seguitare, poiché le notizie statistiche
fanno vedere, venir quell' aumento in compenso della diminuzione
che succede nella quantità di quel metallo prezioso che danno le
miniere di America.
Il sig. Omalius, ponendo pure questo compenso, crede la pro-
duzione russa sopravanzare la diminuzione americana.
In ultimo il Segretario presenta alla Sezione, per parte dei signo-
ri Hehner e Comp., alcuni bei pezzi di cinabro tratti dalla loro mi-
niera di Ripa presso Seravezza, ed altri pezzi di galena e di rame
grigio vegnenti dalle miniere di Vj^I di Castello. La Sezione propo-
nesi di visitar quelle miniere e l' altra del Bottino, nella gita che
farà a Seravezza.
Dopo di che la seduta è sciolta.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
// Segretario L, Pilla
A D l N A i\ Z A
DEL GIORNO a5 SETTEMBRE
>sa<>-
J.1 Segiet<irio legge il processo verbale, il quale rimane approvato
dopo la seguente osservazione del prof. Paolo Savi. Ei dice non at-
tribuire la bassezza delle terre stagnanti marittime in Italia unica-
mente ai moti di altalena prodotti da' sollevamenti dell' Apennino,
secondo che pone il conte Paoli, ma in buona parie farla derivare
dai rassodamenti de' depositi di materie mobili seguili in epoche
posteriori in quei luoghi bassi, e che formarono dighe, le quali se-
pararono gli stagni dal mare.
Il sig. conte Scrristori legge una nota, nella quale propone alla
Sezione di verificare con accurate indagini lo stato attuale dell' in-
dustria metallurgica nelle diverse parli della penisola, ed esprime il
desiderio che tali notizie di fatto fossero inserite negli Annali di
statistica di Milano, non più tardi del prossimo mese di maggio,
acciò fossero dal pubblico conosciute innanzi il futuro Congresso
milanese. A tal proposito ei porge una norma che seguitar potreb-
besi nel raccogliere dette notizie, ed offre la sua opera per le notizie
che riguardano la Toscana.
Il prof. Pilla appoggia questa proposizione del Serristori.
Il Presidente dichiara che tale proposizione sarà presa a consi-
derare prima della fine del Congresso, e saranno nominate le per-
sone alle quali sarà commesso 1' uffizio suindicato.
Indi il prof. Savi espone i resultamenti delle ricerche da lui fatte
intorno ai denti fossili trovati nelle rocce di monte Bamboli. Dice
essere quattro molari, appartenenti ad una mascella superiore, non
interi, ma con la corona spezzata. La loro forma indicare di avere
appartenuto ad un animale della famiglia de' pachidermi. Adduce
appresso i caratteri anatomici perchè crede che differiscano dai
denti de'paleoteri e degli anaploteri; e piuttosto stima ravvicinarsi
— aG4 —
alla fiirma de" denti dotjli antracolcri, (|uanlnnque non inleranienU'.
(".Dncliiiulc elio se non si può al'fei-niare eon precisione il genere del-
l'animale a cui quegli avanzi appartengano, si può ritenere fosse
stalo uno di (incili affini ai citali di sopra.
Il Segretario mostra alla Sezione un altro esem])larc ili palma
l'ossile trovata recentemente a monte Bamboli, la quale sembra ap-
[)arlenere ad una specie diversa dalle due rinvenute finora.
Il doti. Salvagnoli, liberando la promessa fatta al Congresso di
l'adova, presenta gli avanzi di ossa umane trovate nel ('.a])o.\rgentaro
insieme con residui di altri animali, con conchiglie marine e con
antichi avanzi d' industria umana.
La Sezione riconosce che i fossili i quali accompagnano le ossa
umane appartengono a specie ora viventi nel paese dintorno: ([uin-
di lasciano dubbiezza, come le ossa di molte altre caverne, se appar-
tengano al periodo alluviale antico ovvero al moderno. Il doti. Sal-
vagnoli fa dono di (piegli avanzi al Museo della Università di Pisa.
Appresso il sig. Pitiot legge una scrittura sopra le rocce che ac-
compagnano il carbon fossile di Maremma. Dopo diverse osserva-
zioni sul loro stato, sulla loro giacitura e sui fossili che rinserrano,
conchiude i .° che tanto a monte Bamboli che a monte Massi il
terreno carbonifero riposa in stratificazione concordante sopra un
calcare grigio chiaro con calciscisto contenente strati di un calcare
selcioso comparabile al diaspro, i." che l'arenaria /«c/f/ij/zo propria-
mente detta manca ne' due luoghi citati, 3." che per i diversi fossili
e vegetabili in gi'an parte ancora indeterminati non si può fermare
una opinione sicura circa la classificazione geologica di tali terre-
ni, 4-° che la loro soprapposizione immediata al calcare inferiore
del macigno a monte Bamboli, o alle rocce feldispatiche del terreno
scrpentinoso a monte Massi, annunzia una contemporaneità con
l'arenaria macigno s"i sovente assisa su le rocce che sojiportano la
formazione carbonifera. Per tutte le quali ragioni il Pitiot pensa clie
la formazione cai-bonifera di Toscana sia coìiternporanea dell'arena-
ria macigno, ovvero della serie neocomiana.
Il Presidente Pareto, confermando le idee emesse dalla Sezione
circa l'età di quelle rocce, e non dubitando della buona qualità del
combustibile che rinserrano, espone il suo desiderio che una com-
missione speciale nominata dal Governo toscano facesse sperimenti
in grande sopra la quaUtà calorifica di quel combustibile.
— 265 —
Il \ ice-1'ivsitlentt' sif;. de Zigno osserva, clie le argille ed il cal-
care di monte liaml)oli gli sembrano identici alle medesime rocce
die nel Vicentino accompagnano il combustibile fossile dei Pulii e
del munte Bolca.
In ulliino il sig. Graberg de Hemsò continua la lettura delle sue
importanti notizie sopra i progressi della Geografia in quest'ultimo
anno, ragionando dei lavori pubblicati sopra l'Asia, l'Africa e le
due Aniericbc.
Dopo questa leltuia il Presidente propone alla Sezione di fare
nel dì seguente una gita geologica nella valle di Seravezza, e scio-
glie la sessione.
Visto — // Presidente Marcliese L. Pareto
// Segretario L. Pilla
GITA
ALLA VALLE DI S E R A V E Z Z A,
ne/ at 26 écélem/re
JLia Sezione partitasi di Lucca la mattina del 26 si conducea la
sera a Seravezza. Cammin facendo fermava i primi suoi sguardi
alla foce del monte di Quiesa per esaminare gli scisti del galestro
soprapposti al calcare, i quali davano materia di discussione sulla
natura ed età di quelli straterelli sottili e bizzarramente contorti.
V'edea indi succedere il terreno del macigno con alquanti strati cal-
carei subordinati.
Passato il sommo della gola la Sezione studiava le rocce calcaree
che sono a dritta d'un botro accanto alla strada : le quali sono colà
sottoposte al macigno e compariscono distintamente stratificate con
direzione dal Nord al Sud e con inclinazione di 60.° all'Ovest, e con-
tengono arnioni di selce. Si convenia da lutti essere quel calcare
probabilmente cretaceo inferiore, e identico per età al calcare di
s. Giuliano ne' monti di Pisa.
Al torrente di Camaiore la Sezione deviava alcun poco per os-
servare una cava di steascisto adoperato come pietra refrattaria, ed
appartenente al sig. Carlo q."* Andrea Frediani di Lucca, nel quale
si trovavano da notare alcune venucce di ferro oligisto.
Nella dimane la Sezione muovca di buon mattino da Seravezza
per la valle della Versilia, deliziosa pel suo aspetto selvaggio. E pri-
mamente visitava le anlicbe cave della breccia di Stazzema, cono-
sciuta col nome di mischio di Seravezza. Dopo un maturo esame
della sua giacitura e de'suoi caratteri era facile cosa riconoscere la
sua vera origine. Osservava la Sezione essere seguita negli strati calca-
rei inferiori una iniezione di materia plutonica, composta ora di
— iG'j —
una specie di aii(ll)<ilile, ora di materia talcosa, la (|iiale si era in-
sinuala nelle divei'se screpolature del calcare, et! i frammenti di
<|uesto avea rilegali insieme. Il «piale fatto assai notevole porgeva as-
sai lume per ispiegare l'oiigine di diverse brecce, e segualamenle del-
l'oficalce. Vedea ancora distintamente il calcare comune passare in-
sensihilmente al marmo bianco, al bardiglio, ed al cipollino.
Di là si miiovea alla valle del Cardoso. La formazione calcarea
seguitava sola in grandi massi |)er buon tratto della valle; ma in-
nanzi di arrivare al Cardoso vedeasi il calcare stratificato immer-
gersi sotto una formazione di arenaria, la (piale divenia soggetto di
molte discussioni j)er rispetto ai suoi carallei'i minci'alogici; (ìeroc-
cliè quantunque in (|ualclie modo rassomigliasse al macigno, nondi-
meno ne differisce per una certa sua natura quarzosa, ed in fatti
nella sua congiunzione col calcare contiene molte vene di quarzo
grasso. Vedea, ma senza osservare in loro naturai giacitura, alcune
ardesie di colore oscuro, non dissimili da cpielle del Genovesato.
Le quali probabilmente provengono dalla formazione nominata di-
nanzi, e sono adoperate come tavole per coprir tetti. Tutta la bri-
gata trovava molto osservabile la giacitura di quella formazione
arenacea nella valle indicata.
Ritornando per la slessa via, passato il ponte stazzemese, la Se-
zione notava che il terreno scistoso cristallino va a mano ingros-
sando sotto il calcare, e predomina in tutta la valle. Indi ascendea
sulla costa sinistra del fiume per visitare la miniera di piombo ar-
gentifero del Bottino. La quale è aperta in un bel filone che traversa
lo steascisto (piarzo.so ; la sua materia è intieramente quarzosa, e con-
tiene diverse sostanze minerali, cioè galena argentifera predominan-
te, blenda, antimonio solforato, pirite cujìrica, bournonite ec. La
spessezza del filone è variabile, ed approssimativamente può sti-
marsi di un metro. Esso è parallelo alla stratificazione della roccia
per modo che riempie una fenditura diretta dal N. N.O. al S. S. E.
Detto filone è stato in vari tenq)i scavato, e da poco tempo in qua
i lavori di scavo sono slati ripresi, ed ora aggiungono alla {)rofon-
dità di dugento braccia. Tutte le circostanze pareano quivi dare alla
Sezione buona speranza di successo, e gi.ì è stata estratta notevo-
lissima «piantila di minerale. La direzione di quella impresa è af-
fidata al sig. Vegni, il (piale dopo avere ne' suoi %iaggi fatto tesoro
delle odierne conoscenze di tecnologia metallurgica è venuto ad ap-
34
— idS —
plicarle in Toscana. La Sezioni; vedea con comjiiacimeiilo luti' i
preparativi che si fanno per la lavorazione di (juella miniera.
Di poisejjuendo il corso della valle la Sezione recavasi a visitare
le miniere di cinabro del monte di Ripa, dove ci sono tre cave di
t,'ià a|)erte ; una del sis;. barone di Mortemart, l'altra dei sigg. Haliner
e compagni, la terza ilei sigg. Semacli e compagni. La Sezione visi-
tava solamente (piella del sig. barone Mortemart diretta dal sig. Cail-
lau, e ricevea dal prelodato sig. iiarone ogni più gentile accoglienza.
Osservava essei'e il minerale in foi'ma di filoncini ed arnioni j)osti
lungo la linea di stratificazione di una roccia di steascislo quarzoso,
e spesso distendersi nelle porzioni laterali degli strati contigui; que-
sti filoncini continuare per lungo tratto ora più ora meno carichi
di minerale, e bastare una volta di avergli trovati per seguitare il
loro corso senza interruzione. Il Segretario Pilla, che aveva già in-
nanzi visitate le altre due miniere, assicurava trovarvisi il minerale
presso a poco nelle medesime condizioni, e siccome elleno sono
aperte in diversi punti, così può giustamente pensarsi che nelle vi-
scere di quel monte il minerale occorra costantemente nella mede-
sima forma, e promette perciò una bella sorgente di ricchezza. La
Sezione non sapea partirsi di (|uel luogo senza ammirare altamente
la vaghezza della pianura e della lunga spiaggia sottoposta; la vista
della quale si estende dai monti di Livorno fino al golfo della Spe-
zia. La Sezione tornava a Lucca a notte avanzata.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
// Segretario L. Pilla
ADIIMANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE
-•sa<^
Xl Segretario legge il processo verbale del giorno precedente, il
quale è approvato.
Il sig. Ziiccagni Orlandini presenta alla Sezione la sua gran Car-
la generale dell' Italia in i5 fogli, di fresco condotta al suo termine.
Ed accompagna ((uesto suo lavoro con una nota, nella quale rende
conto delle norme tenute nel compirlo, delle difficoltà che ha do-
vuto superare, e delle agevolazioni che ha ricevuto da vari dotti
della penisola. La Sezione compiacendosi di veder recata a com-
pimento questa beli' opera del sig. Zuccagni Orlandini, gliene ma-
nifesta il suo aggradimento.
Dopo ciò il Presidente Pareto legge una sua scrittura sulle isole
di Pianosa, Giglio, Gianutri, monte Cristo e le Formiche di Grosseto.
E la Pianosa un' isola molto spianata di cui la superficie si alza
ali' incirca 75 pietli sul livello del mare. Ella trovasi a libeccio del-
l' Elba ed ha io miglia di giro. E composta di una formazione re-
cente, r ultima delle terziarie, e in questa al seno della Botte si sono
riconosciuti gli strati seguenti: i." marna grigia giallognola, 2.° pic-
colo banco di argilla marnosa bituminosa, 3." altra marna con entro
piccola zona bituminosa, 4 ■" un banco sabbioso e ghiaioso con ser-
pule, ostriche, pettini, spondili, clipeastri e ossa di foche, 5.° un ban-
co di calcare poroso avente talora l'aspetto di travertino, che con-
tiene ammassi di conchiglie, 6." altro banco di calcare j)iìi compatto.
Monte Cristo è nel meridiano stesso che la parte media dell' El-
ba. E un solo monte alto aSaS piedi, ed ha io miglia di giro. La
massa piincij)ale dell' isola è tutta di un granito porfirico a larghi
cristalli di fcldisjjalo ortose. Alcune vene di granito a piccoli grani
traversano la massa intiera. Nella parte meridionale sono incassali
— U70 —
nel !,'i'aiiil<> grossi massi di uno scisto siliceo con fi;ranali, cpitloto,
ascianilc, e pii-ili ciiprirere. 1 (juaii massi ei'ano in origine di scisto
del macigno, ma furono avviluppali e modificali dal granilo. Una
curile ])orlliica traversa il granilo alla punta del Diavolo, e si lascia
\edere in altre parti a questa piussinie.
L' isola del (iiglio è più grande che le precedenti. Forma un
monte assai aito, allungalo nel senso del S. S. E. ed è tutto compo-
sto di gianilo, in generale a piccoli grani, talora mollo scomposto.
In certe vene e filoncini vi sono delle tormaline e alcuni indizi di
filimi feiiii'eri. l^resso il Poggio della Pagana accanto all' isola è lega-
lo col monte principale un promontorio detto il Fninco presso il
golfo del Cami)esc, ove s' incontra il veiiucano coi suoi scisti infe-
riormente; al quale è soprapposlo nn calcare ora poroso, ora com-
|)alto; in un punto vi è gesso, in altri masse o d/kes di serpenti-
n(ì, e alla cava dell' allume un filone di ferro.
(iianutri è tutta composta di calcare ora poroso ora compatto,
in cui sono incavale molte grotte, e nelle fessure ci ha brecce con
cemento ferruginoso.
Le Formiche di (irosselo sono fatte dello stesso calcare giui'assi-
co,esono allineate come monte Argentaro, cioè dal S.S. E. al N. N.O.
Il Presidente Pareto fa di poi un confronto tra queste isole e il
monte Argentaro, ove trova molte rocce che avea rinvenute nel
Franco, al Giglio. Passa poi ad alcune considerazioni sulla posizio-
ne di molli capi della Toscana diretti nel senso del S.S. E., e parla
dell' influenza che i sollevamenti avvenuti in questa direzione pos-
sono avere avuto sulla configurazione della costa italiana.
Terminata la lettura di questo lavoro, il prof. Pilla fa alcune
osservazioni sopra i depositi terziari subapennini, in proposito di
quelli cilnli dal Pareto nell' isola di Pianosa. Ei ricorda le due for-
mazioni distinte dal Brocchi ne' detti deposili, la inferiore delle
marne argillose, la superiore delie sabbie; sembrare a lui di esseie
una differenza ne' fossili contenuti nell'una e nell'altra formazio-
ne, la quale forse indica una differenza di età. Crede poi che la for-
mazione superiore si leghi insensibilmente alla formazione detta me-
diterranea o pliocene recente.
Il Presidente Pareto, non negando la linea di distinzione che
ravvisasi ne' due depositi subapennini, dice nondimeno che in al-
cuni luoghi del Piacentino egli ha veduto un graduato passaggio
— 271 —
per alleiiiaii/.i' delle marne con le sabliie, per guisa che inferioi-
inente predominano le marne argillose, superiormente le sabbie.
Il Vice-Fresidcnle de Zigno ricorda a tale proposito, clie in una
scrittura da lui pul)i)licata su i teri'cni di sedimento suj)eriori posti
fra la Brenta e la l'iave, egli ha indicata 1' alternanza delie marne
cerulee e delle sabbie gialle del terreno subapennino, un passaggio
de' medesimi fossili, la quale alternanza vedesi ripetuta fino a sette
e otto volte.
La osservazione del Pareto che la superior parte del deposito
terziario di Pianosa sia identico al terreno mediterraneo recente,
[)orge l'occasione al sig. Omalius di domandare se questo ravvici-
namento non lasci luogo a dubbiezza : poiché il terreno anzidetto,
secondo le osservazioni della Marmora, è contrassegnato dalla pre-
senza di antichi oggetti dell' industria umana.
Il marchese Pareto risponde aver fatto tale ravvicinamentu per
la generalità dei caratteri che presentano i banchi di Pianosa e
(|uelli delle vicinanze di Livorno, riconosciuti come appartenenti
alla formazione recente mediterranea.
Circa tale (juislione soggiunge il prof. Pilla che gli avanzi d' in-
dustria umana sono stati trovati in alcuni pochi luoghi della for-
mazione recente mediterranea ; e ricorda le osservazioni del profes-
sore Savi sopra ìol pa/ic/i/'/ia ; dalle (piali resulta che questo deposi-
to, il quale forma la superiore parte della collina di N'ollcrra, si pro-
lunga a mano a mano fino alla spiaggia di Livorno, dove rinseri'a
in qualche luogo antichi oggetti di arte.
Dopo questa discussione il sig. Graberg de Hemsò continua a
leggere il suo sunto de' progressi della Geografia in quest' ultimo
anno. Nelle precedenti letture avea 1' autore parlato delle spedizioni
del Belve nellWbissinia, e di (piella ordinata dal Pascià d'Egitto al
colonnello Selim, diretta a cercare le sorgenti del Bar el Ahiad o
Mio bianco; e fa sapere come questo scenda da parti molto più
orientali che non si credea, ed espone un dubbio circa la esistenza
dei tanto rinomati monti della Luna. Passando poi al di là del-
l'Oceano Atlantico avea discorso delle novità geografiche circa le
diu' parli del continente americano e soj)ra l'Oceanica, (ira chiude
il suo lavoro con partecipare la notizia del ritorno del capitano Boss
dalla spedizione alle Terre australi, e delle principali scoperte falle
— 372 —
<la (|uoll' arditd na\ij;at(>re, fra le (|iiaU è da mentovare la esistenza
<li un sdIo j)o1o magnetici) in (jnell' emisfero, e non j;iìi di due co-
me si osserva nell' emisfero boreale. La Sezione fa plauso all' auto-
re di (|ucste dotte ed utili raccolte di notizie geografiche, e lo invi-
la a volerle continuare ogni anno.
Dopo di ciò r adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Marcliese L. Pareto
Il Segrcttirio L. I'illv
A D l !V A \ Z A
DEL GIORNO 28 SETTEMBRE
-•sa«-
MJopo la lettura ed approvazione del processo verbale, il Presi-
dente legge una lettera a lui diretta dal sig. Pasini, nella quale es-
primendo il suo rammarico per non aver potuto intervenire al Con-
gresso di Lucca, dice essere unito ai suoi colleghi se non con la per-
sona almeno coli' animo.
Appresso il Presidente medesimo legge un' altra lettera del si-
gnore Alessandro Torri, con la quale accompagna il dono di un suo
opuscolo alla Sezione, intitolato: Iiilonw alla formn del Globo Ter-
raqueo ed al luogo rispettivamente occupato daW acqua e dalla terra,
quistione trattata in Verona da Dante Alighieri. Dice il sig. Torri
avei-e il nostro Divino Poeta parlato con evidenza nella citata scrit-
tura della gravitazione universale e della origine dei monti per
sollevamento.
in proposito di ciò soggiunge il prof. Pilla che ancora nell' ul-
timo canto dell' hiferno 1' altissima mente dell'Alighieri avea con
poetiche forme significata la dottrina della gravitazione e del solle-
vamento delle montagne, quando nominò il punto
Al qual si traggon d' ogni parte i pesi
ed allorché fé nascere il monte del Purgatorio dalla caduta di Luci-
fero, onde la terra su risorse nell' emisperio australe.
Di j)oi il sig. Piazziui, invitato dal Presidente, mostra alla Sezio-
ne una sua Carta del corso del fiume Serchio, nella «juale è indica-
to il progetto di diversione proposto dall' ingegnere Nottolini di
Lucca. Il (piale j)rogetto ha per fine 1." di deviare il Serchio pres-
so al castello di Ripafratta, coiiducendolo per un canale artifi-
ziale che passerebbe per la pianura di rilettole, poi per il monte di
rilettole aperto con un taglio, e in fine andrebbe a mettere diritta-
— 1-][\ —
mente a mare: con la (|iiale deviazione sarebbero liberate le cani-
[la^'iie pisane e luccliesi ilalie inondazioni; 2.° a colmare con le tor-
i)e delSercliio il lago e i paduli di .Massaciuccoli, e rendendo le nuo-
ve ten-e ubertose sjuadaijnabili 3." ad abbassare le ac(|ue del hv^o di
Bientina per via di un canale, ciie j)artcndosi dal liello lago traver-
sasse le campagne lucchesi fino a llipai'ratla, e da (piesto punto fi-
no a mare presso ;jlla foce attuale del Sercbio.
Il sig. Carlo r.iorgini rimettendosi alle cose dette nell' adunanza
del di -il sellendìre si dicbiara affalto contrario alla proposta di-
versione del Sercliio. Dice la (juistione sembrargli abbastanza cbia-
lita per le cose recentemente {)ubbHcate sopi-a essa. Se pertanto i
fautori di quel progetto avessero da fare considerazioni sopra. un
soggetto di tanto rilievo, invitagli nuovamente a presentarle alla Se-
zione di Scienze (isiclie e matematiche, dove ei non mancherebbe di
esporre le ragioni jierchè non reputa utile l'indicato provvedimento.
Il Presidente fa osservare che, esclusa ogni discussione relativa
alla parte tecnica, l'esame della Carta spetta giustamente alla Se-
zione di Geologia e Geografia.
Il generale Vacani appoggiando il progetto esposto nella Carta
del Piazzini, si uniforma del tutto al parere del Presidente.
Appresso il Segretario legge una scrittura del sig. (iiiidoni col
titolo: Aggiuntd alla mia Teoria suìla formazione de' calcari sacca-
roiili. Nella (juale sostiene 1' autore non essere necessario di ammet-
tere che la magnesia contenuta ne" calcari saccaroidi fessesi svolta
in islato di vapore per 1' azione di masse fuse, ma sì che questa so-
stanza preesistesse nelle rocce, le c[uali a mano a mano sonosi con-
vertite in calcari cristallini. Dice esservi calcari saccaroidi di Car-
rara e di Seravezza ne' quali non trovasi particella magnesiaca, ed
in vece contengono la silice, il ferro ; molti marmi bardigli oscuri
contengono l' idrogeno carbonato. Alla presenza della silice e del
ferro l'autore attribuisce la cristallizzazione de' marmi saccaroidi,
la loro durezza, il suono e gli altri caratteri artistici. Non intende
già che la sua teorica applicar si debba a tult' i calcari saccaroidi
o dolomitici di Europa, ma solo a (luelli delle Alpi apuane da lui
diligentemente studiati. Si accorda egli col Coquaiidccon altri geo-
logi che i calcari saccaroidi non sono rocce primitive, ma sì di for-
mazione secondaria che sono state alterate dalla comparsa di rocce
plutoniane; e ricorda aver lui assai prima fatto conoscere che i cai-
- .-5 -
cari saccaroitli di Carrara sono sccoiulari e si lej^aiio ai calcai-i l'os-
siliferi (Iella Spezia. Ma ei va più innanzi poiché animelle, tale con-
versione essere l'effetto (li un'azione lenta magnetica o ciiimica del
ferro e di altri filoni metallici, che si trovano annessi alle masse
calcaree, hi ciò la sua tcoi'ica accoi'darsi |)icn:nncnle con le dollri-
ne esposte dal conte Paoli nella sua opc-i-a sul molti nwlecolnre ilei
solidi. Ammettendo pure con la comune dcgcolo-;! la j,'ran di\isio-
ne delle rocce in plutoniche e nettuniane, non è j)oi disposto ad ac-
cogliere la terza divisione nuovamente formata delle rocce metamor-
fiche. Osserva su tale proposito che nelle rocce prodotte per azioni
ignee, come ne' graniti, ne' serpentini e talvolta ancora nelle lave,
sono stati trovati frammenti di rocce nettuniane che non avevano
sofferta nessun 'alterazione, e contenevano talvolta inalterati i loro
fossili (i). Da ciò deduce non essere necessario di attribuire al-
l'azione di gas esalati dalle viscere della terra le alterazioni avvenute
nelle rocce di sedimento; ma ([ueste poter derivare da azioni pura-
mente chimiche e molecolari, le ([uali si effeltuanodi continuo nel-
le grandi masse delle montagne. Non |)arergli credibile che le i-occe
com]>onenli intere montagne sieno in uno stato assoluto d'inazio-
ne. Cita in appoggio della sua idea certi monumenti di marmo sac-
caroide de' tempi etruschi o romani, che sono nella Galleria di Fi-
renze; ne' (piali gli ornati e le figure dei bassi rilievi sono scoiii|)ai-
se, e nel lor luogo si osservano tanti piccoli cristalli romboidali di
calce carbonata, la (|iial cosa prova che l'azione molecolare con-
tinua ancora nelle masse staccate dalle montagne. Trascorre poscia
l'autore a parlare dell'epoca di formazione e di sollevamento dei
monti della Spezia e delle Alpi apuane, e ad accennare lo stato del-
la Liguria e della Toscana innanzi la comparsa di queste monta-
gne. Dagli avanzi fossili contenuti nelle rocce di (pici monti dedu-
ce essersi .succedute (piattro generazioni di animali: i ." delle am-
(I) Questo è vero. Mii non è poi meno evidente I" alterazione clie le rocce
stratificate hanno solTerto in nioltl.ssinii luoglii per 1' azione di contatto delle
rocce ignee, la quale alterazione va disparendo come le rocce anzidette si allon-
tanano dal centro di eruzione. Le rocce calcaree che si trovano in frammenti nel
niiiiite di Somma sono inanitestamente state svelle dal vulcano dal prossimo
.\pennino; nondimeno la rocria vedesi scm])re modificata e ridotta in calcare
uiagncsilcro o dolomite cristallina. (?iota M Segretario).
35
- 27(5 -
moniti ed orlocere della Spezia; •;>.." degli enoriiii e di alcune tere-
liralule; 3." de' zoofili e di alcune eontliiglie univaUi e bivalvi;
4." de' testacei simili ai viventi. Queste successioni essere avvenute
innanzi alla e<iniparsa delle masse seipentinose, all' er'iizioni delle
(piali egli allriiiuisce in gran [)arte il rilievo tleli'Apennino ligustico
e toscano. In ultimo propone la quislione se la esistenza de' grandi
mammiferi, le cui ossa si rinvengono fossili nel Val d'Arno, debba
considerarsi anteriore ovvero posteriore all' epoca del sollevamento
delle Alpi ajmane.
\ dilucidare le idee del Guidoni il prof. Pilla parla de' falli prin-
cipali die lianno indotto il suo collega ad ammellerle. Tali sono le
cosi delle madri niaccldc da' cavatori de' marmi di Carrara, cioè al-
cune strisce di ferro oligislo ovvero di talco, le quali regolano il
corso de' banchi slatuari; la nolevole scomposizione che patisce
il marmo quando è staccato dalla montagna, il che non accade
(piando il masso rimane a (piella attaccato ec. ec. I ([uali fatti, cer-
tamente assai notevoli, sembrano al Guidoni indicare una certa
azione molecolare, la quale forbisce il marmo delle materie estra-
nee concentrandole nelle parti laterali.
Il sig. Omalius fa osservare che le nnuìri macchie non sono, se-
condo lui, se non materie ferruginose o lalcose, le quali si deposi-
tarono ne' piani di stratificazione che separano uno strato da un
altro nella intcrmillcuza de' depositi calcarei. Ei crede che le inie-
zioni posteriori ferruginose hanno potuto in alcuni luoghi pene-
trar molto nelle masse calcaree e colorarle, ed altre meno e lasciar-
le candide.
Il prof. Pilla, senza profferire la sua opinione su tale controver-
sia, dice solo che ne' calcari marmorei non ci ha vere linee di stra-
tificazione, ma solo fessure accidentali, e che le madri maccìtie non
mostrano col loro andamento il carattere di parallelismo che con-
trassegna le vere linee di stratificazione.
Il |)rincij)e I-uigi noiiaj>aile domanda se le parli marmoree che
non si scompongono sono quelU; che sottostanno inimedialamenle
alle madri macchie di ferro. PoìcIk"' in tal caso potrebbe stare che
(uiesta sostanza facesse 1' uffizio d' invoglio protettore.
Risponde il Pilla che questa circostanza non senqire si avvera;
senza che le madri macchie non sono coslanlemente composte di
ferro oligislo, ma soventi di strisce lalcose.
— 277 —
11 si^. Omaliiis replica non parerj;!! impossibile che la elellrici-
tà abi)ia |)arte in <[iiest{) l'alio, (lonoscei'si al presente die pezzi di
metallo eli natura differente possono preservare alcuni oggetti dalla
scomposizione. Quindi le madri niaccliie possono servire galvani-
camente a (piest' uso, ma non possono già essere prodotte per
un' azione galvanica.
Dopo questa discussione, il Presidente Pareto fa conoscere il
progetto della Sezione di fare l'abbozzo di una Carta geologica del-
l' Italia. Finora molti sludi sono stati fatti in diversi luoghi della
penisola, e diverse Carte particolari eziandio sono state eseguite. Ma
è mestieri adesso di legare insieme tutti questi anelli disgiunti, onde
ne nasca un grande lavoro unito ed armonioso. Per al |)resente po-
trà bastare un semplice abbozzo, al quale daranno opera esso Pa-
reto, Savi, Pilla e Zigno, attendendo poi che nel futuro Congresso
milanese vengano Sismonda, la Marmora, Collegno, Pasini, da Rio,
(^alidlo e gli altri colleghi della penisola a compierlo.
Il sig. Omalius, confortando la Sezione a questo lodevole divi-
samcnlo, chiede intanto al mai'chese Pareto, al de Zigno ed al pro-
fessor Pilla le notizie sopra la slrullui'a generale delle regioni da
loro studiate.
Il marchese Pareto distingue nella Liguria i seguenti terreni
stratificati:
I ." Gneis, fondamento delle rocce stratificate (Alpi marittime,
Savona, Montenotte).
2.° Scisti talcosi, (piarzite, puddinghe, ovvero formazione del
verrucano.
3.° Calcare giurassico, senza fossili distinti.
4." Calcare sopra giurassico, o forse neocomiano ( vicinanze di
Nizza ).
5.° Calcare con echini del contado di Nizza. Clauconia cretacea.
Calcare a nummuliti.
6.° Macigno, calcai-e a futoidi. Loro argille mutate in lavagne,
scisti lucidi, galestri, diaspri.
7.° Terreno terziario inferiore. Composto di puddinghe, gres e
marne, con fossili diversi dal superiore. Grandemente slogato.
8." Terreno terziario su[)criore. Fatto di marne e sabbie con fos-
sili caratteristici. In naturale posizione.
- ^78 -
Distiiii^iif poi i semicnli terreni jìliilnnici.
1 ." Granili delle vieinanze di Savona. Di eia dubbia, pi'obiihil-
ineiile anteriori alle olioliti.
■i." Olioliti.
3." Porfidi posti nel verrucano.
Il sig. de Zigno ricorda di avere accennato in una delle scorse
adunanze le diverse formazioni delle .\lpi venete. Ora ad una di-
manda del sig. Omalius, se i terreni di (|uelle Alpi inferiori al giu-
rassico fossero coiupaiabili al vei lucano, risponde il sig. de Zigno,
che nel Vicentino il calcare giurassico è separato dagli scisti cristal-
lini per mezzo della formazione dello zeclistein e del trias. IMa nel
Bellunese la giacitura degli scisti cristallini potersi comparare a
(piella del verrucano, per rispetto al calcare giurassico che ad essi si
soprappone direttamente.
Il prof. Pilla si propone di presentare nell' adunanza seguente
gli spaccati geologici del Regno di Napoli, e le notizie ad essi relative.
In proposito de' graniti d' Italia il sig. Omalius domanda s' è ben
vera la o|)inione del Savi che il granito dell'Elba sia identico alle
tracliiti del Campigliese, e se queste tracliiti presentano differenze
mineralogiche dalle trachiti comuni. Chiede ancora se i graniti del-
la Liguria si legano alle formazioni gi-anitiche antiche, ovvero a quel-
le dell' KUia.
Risponde il Pareto, che i graniti della Liguria sono più antichi
di quelli dell'Elba. I graniti poi dell'Elba, le trachiti del Campi-
gliese, quelle di santa Fiora, e forse anche di Soriano, sono, secon-
do lui, contemporanee; e queste ultime hanno slogato il terreno
subapennino.
Interrogato il Pilla su tale argomento risponde, non conoscere
ancora le giaciture delle rocce succitate; ma avendo esaminati gli
esemplari raccolti dal prof. Savi, ei pensa che le trachiti del Campi-
gliese si avvicinino j)iù ai porfidi quarziferi dell' Elba, che sono le-
gati ai graniti, che alle trachiti comuni da lui osservate nel Regno
di Napoli (i).
(I) Dopo il Congresso il prof. Pilla lia visitato l'Elba ed i monti ili Campi-
■;lia, e questi ultimi in compagnia tlel signor Cocjuantl. Entrami)! lianno ricono-
sciuto che le rocce eruttive fcldispaticlie dell'Elba e del Campigliese sono mani-
— ^79 —
Il sif;. (Jinalius s(»<;f;iim}{e, la malei'ia delle Iracliitì a\er ijuliito
prendere nell Klba il caralU-ro paiiilico per una maggior lentezza
nel raffreddamento della roccia, la quale potè occasionare la sepa-
lazione in grani dislinli degli elementi del granito.
li Segretario legge una iellcra scritta dai sig. l'eccliioli, nella (jua-
le si dà la descrizione e il disegno di due fossili da costui trovati
nelle colline pisane, e clie sono di ([ualclie importanza. Il primo è
un esemj)lare j)erfetto, 1' unico (in (|ui trovalo, della cluiiim ( isocar-
din) arietinu del Brocchi, della quale non si conoscea finora che
un solo ed imperfetto esemplare della valva sinistra, figurata dal
Brocchi nella classica sua opera. L' altro è una nuova specie di lu-
viiui, chiamata dall'autore rostrata per un particolare carattere che
la distingue.
Dopo di ciò r adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente 3Iarchese L. P.yreto
// Segretario L. Pilla
fcstaiiiL'iitr CDiiteinporaiifC, e presentano in tutto i medesimi accidenti ; se non
che nell' Elba sì lasciano vedere in forma di graniti e di porfidi granitici, e nel
Ganipigliesc in forma di porfidf euritici, di pegmaticì e<l eziandio di tracliiti.
Perciò qnesli luoghi di Toscana riescono importantissimi per lo studio di <|uesti
passaggi. (y'ota del Segretario).
A D 11 \ A ^ Z A
DEL GIORNO 29 SET T E M BUE
.:-"X^;«-
_i_Jell() od appnnalo il processo verbale, il Segretario presenta al-
cuni esemplari degli Atti delia R. Accademia de Filomati di Lucca,
donati alla Sezione da qucll' Accademia.
Il sig, Carlo Giorgini fa dono alla Sezione della sua scrittura in-
titolala « Sidie naitdzioni dello stato dell' Arno rispetto al suolo di
Firenze dopo il mille.
Indi si legge la relazione della gita fatta dalla Sezione nella valle
di Seravezza (vedi pag. a66).
Dopo questa lettura e in proposito della breccia di Slazzema il
prof. Savi indicale ragioni, percliè ei pensa clie la materia la quale
ne forma l'impasto e collega i pezzi di marmo saccaroide, dipenda
da un filone ferrifero che trovasi in quelle vicinanze, e che ha ve-
duto passare nella roccia modificata per mezzo di vene secondarie,
le quali allontanandosi diventano meno ferruginose e più cariche
di silice, e formano una specie di vacca ferrifera.
Il sig. Omalius d' Halloy crede che la pasta di quella breccia sia
di natura diversa dal ferro oligisto, e pare avvicinarsi in alcuni punti
ali epidoto ; ed attribuisce la formazione della roccia alla grande cau-
sa che a suo avviso modificò que' calcari in marmo, jìroducendovi
innumerevoli fenditure, nelle quali s' iniettò poscia la materia che
forma il cemento della breccia.
Il prof. Savi sostiene che tanto il cemento anfibolico o epidoti-
co come il filone di ferro sono di formazione contemporanea
Il piof. Pilla soggiiuige, che la breccia di Staz/.ema spiega bene
r origine di certe brecce simili che trovansi in massi erratici nel
monte di Somma, e sono fatte di frammenti dolomitici rilegati da
un cemento di materia pirossenica.
— 28l —
Dopo questa |disciissiuiie il sig. Olinto Dini pieseiila alcune oi-
locere ed ammoniti trovate nel calcare rosso dell' Alpe di Corfino,
acconipagnandulc con le notizie seguenti.
Il piano (li Pieve Fosriana presso Casteliiuovo di Garfagnana, e
1 altro (li \illa (lolleniandina, sono l'atti di strati di gliiaie, arene, ed
argilla con ligniti. Da questi piani salendo ai poggi ed ai monti per
la strada di Castiglione a Sassorosso ed a Corfino, s'inconliano da
|)riina animassi ciottolosi e veri bandii di puddinghe calcaree, fra i
quali si veggono talvolta strali di un'arenaria che ritrae molto dal
macigno, è effervescente cogli acidi, e di un colore gialliccio; i quali
banchi sono al(|iianto raddrizzati verso le masse serpentinose non
molto lontane dal Moliitu di l'iUd Collemniidind. Ma salendo più
verso i due villaggi di Cerageto e di Massa trovasi allora il vero ma-
cigno, gli strali del quale dirigono le loro feste al N.O.vel-so i monti
calcarci di Cordno e di Sassorosso : e laddove il macigno dai lato
del S.E. continua per molta estensione, poco poi si estende inverso
il N. O. Da questa parte succedono gli strati calcarei, i quali hanno la
medesima inclinazione, ma solo per picciol tratto ed in pochi luoghi
s' inconliaiio inalterati, a\endo per lo più un color l'osso di mattone
o rosso vinato. Ora ne' siti dove il calcare si presenta con questo
colore, ovvero con tinta bruna di lavagna, si trovano in abbondanza
le ammollili e molto rare le orloccrc. Quando si giunge [ler esempio
al villaggio di Sassorosso, se si va più innanzi prendendo il monti-
cello dimandato la Rocca, si vedono i suoi fianchi meridionali, oc-
cidentali ed orientali ricoperti da strati o piuttosto da lastre di cal-
care rosso ainmoiiitirero Nella parte poi che volge a settentrione
cade scosceso, e (piivi si vede che la sua porzione centrale non è
già stratificala, n(' ha colore rossiccio come gli strati esteriori, ma
è fatta di un calcare quasi massiccio, e cenei'ino. Vi sono soltanto
qua e là grandi fessure, ed anche cavità in forma di caverne. Delle
quali alcune sono notevoli per ciò che mostrano il passaggio del
calcare cenerino al calcare rosso stratificato. \'icino al monte succi-
tato sorge la Pania o .\lpe di Corlino, e nelle parti australi di essa
trovasi il calcare semisalino.
La Sezione tutta trova i fossili presentati dal sig. Dini di gran-
dissima inqioilanza, e diventano soggetto di disputa tra i signori
Omalius d' Halloy, Savi e Pilla.
— a8a —
I professori Savi e Pilla iiianifeslano la loro opinione che le aiii-
nionili sieno •jiiii-assii-lie, e (|uincli le ortocere, le quali le accompa-
gnano, sieno della niedesinia età.
II sii;. Onialius alTernia clie se (|iielle orlocere fossero sjiui'assi-
clie, sarel)l>eNÌ un i,Manile cangiamento nelle idee paleontologiche
(in (|ui ammesse su la loro giacitura. Ma innanzi di produrre questo
cangiamento ei crede necessario che siano hene determinale le am-
moniti che accom|)agnano le ortocere. Fa riflettere che in montagne
dove sono avvenuti tanti sconvolgimenti, può esser bene seguito che
masse di calcare di transizione fossero state sollevate in qualche
punto da movimenti sotterranei.
Il prof. Savi risponde, nel calcare della Spezia essere state trovale
ancora delle ortocere insieme con molte annnoniti, le quali furono
determinate dal Sowerhy come giurassiche, e figurate dal Lalx'che
nel suo ^Manuale di Geologia. Non potersi sempre applicare in Ita-
lia le idee geologiche stabilite oltrenionte. Potersi bene ammettere
che le ortocere continuarono a vivere per cjualche tem|)o ne' mari
italiani mentre erano scomparse in quelli del settentrione.
Il sig. Omalius soggiunge essersi molto dubitato delle determi-
nazioni de' fossili della Spezia fatte dal Sowerby; inoltre alcune di
f(uelle ammoniti appartenere ad un periodo più antico ; forse ancora
il d'Orhigny troverel)be in esse altre differenze.
11 prof. Pilla osserva primamente, le ortocere in (piistione non
essere dubbiose ; la loro forma quasi gigantesca allontanare ogni so-
spetto che possano essere alveoli staccati di belemniti, siccome erasi
sospettato delle ortocere della Spezia; senza che non è avvenuto
mai di trovare ne' luoghi dove sono state ritratte le ortocere, anzi
in nessun luogo d' Italia, astucci di belemniti. Quindi fa osservare
che tutte le masse calcaree delle Alpi apuane fanno indubitatamente
parte di una sola e medesima formazione, distinta per caratteri mi-
neralogici e specialmente per la sua giacitura ; tale formazione non
esser mai più antica del lias, secondo che indica il maggior numero
de' fossili vi sono stati trovati finora. Quindi le rare orlocere che
accompagnano tali fossili si vogliono tenere ancora liassiclie. E con-
chiude, questa mescolanza de' fossili confermare 1' altra simile os-
servata nelle Alpi del Salisburghese.
Il prof. Savi replica non potere indicare altra giacitura di orto-
cere in Toscana; ma le ammoniti che le accompagnano a Corfmo
— 283 —
ti'ovarsi ancora nella Maremma pisana a Castaj^nclo in un calcare
s<)U(i|)<)S((i al maci^'nn.
Il sig. Omalins, dopo una gentilissima apostrofe alla Geologia ita-
liana, la (|uale è stala accolla con reiterati a[)plausi, espone il suo de-
siderio clielacpiistione sia un giorno con inconlrastahili fatti chiarita.
Dopo ciò il Segretario Pilla legge una relazione sopra l'opera del
sig. Balbi intitolata Elc'inens de Géogniphie generale. Nella quale re-
lazione indica le niatcìic seguenti che rendono pregevolissima f|ue-
sta nuova opera dell' indefesso italiano geografo.
Nella parte che riguarda le conoscenze generali relative alla
Geografia trovasi un'o specchio accurato delle più alle montagne
del (doho, (juello della superficie dei bacini e della lunghezza del
corso dei principali fiumi, ed il prosjjetto delle jìrincijìali divisio-
ni idrografiche.
Passando alla Geografia descrittiva, vedesi opportunamente riu-
nita la Geografia fisica alla politica nella Geografia generale di ogni
parie del mondo ; vi occorrono ancora aggiiniti gli articoli strade, e
strade ferrate. Nelle notizie relative al connnercio ed all' industria
liavvi r indicazione delle linee primarie della navigazione a vapore,
e sono notati i centri principali dell'industria e del commercio. Gli
articoli religione e governo sono pure assai notabili per aggiunte e
modificazioni, massime j)er quello riguai'da 1' Eui'opa. Vuol essere
ancora nominata la distinzione delle caspiane, delle lagune, e dèi
laghi pro[)riamente delti, ed altresì l' indicazione delle grandi pia-
nure degli altijiiani princijìali e dc'vulcani attivi oggigiorno. Soprat-
tutto poi riescono utilissime le notizie delle altezze in metri ed in
lese dei punti culminanti di tutte le catene montuose menzionate nel
libro, secondo le misure le più recenti e le più degne di fede.
Seguendo le orme dell' illustre geografo Graberg de Hemsii, il
Balbi divide il Nuovo Mondo in Cutonihia cà America propriamente
detta ; e profittando delle ultime scoperte fatte dai navigatori in-
glesi, americani, francesi e russi, egli forma una (juarta suddivisione
nell'Oceania, delta circumpolare, che comprende tutte le terre An-
tartiche nuovamente scoperte, e distinte in tie gruppi.
fondando la classificazione delle lingue sul piano seguito nel
suo .ttla.f cfltnograpliif/ite i/ii Glahe, Balbi ha credulo dovervi recare
importanti modificazioni, quali si dimandavano dai nuovi lavori
pubblicali dopo quell'opera.
3G
1?
— 28/, —
La Geografia particolare rompreiule tanti capitoli quanti sono i
granili Slati o le granili regioni geograliclic ohe si descrivono negli
articoli. Vi sono accuratamente indicate la posizione iistroiiomicn, i
confini, i fiumi, in topografia, e le possessioni per f]uegli Slati clie
ne lianno. In questa parte fu ottimo divisamento dell'autore l'aver
aggiunto alla topografia le primarie posizioni strategiche, ed alcuni
dei punti primari della Geografia biblica: per guisa che sebbene
l'opera del Balbi non fosse comjiosta col disegno di una conijiiuta
(icografia lìsica, commerciale, industriale, militare e biblica, non però
di meno egli ha cercato di presentare i punti più rilevanti, le norme
|)riiicipali di questi vari modi di descrivere la terra.
Qualcuno forse avrelibe desiderato trovare nelle tavole stati-
stiche, che chiudono la descrizione di ogni parte del mondo, le po-
polazioni degli Stati, condotte almeno all'anno i84o. Ma non si può
dissentire dall'autore, dopo aver letto i motivi ch'egli adduce per
aver riprodotto quelle del i8a6.
E osservabile in fine che il Balbi si astenne saviamente da quelle
sentenze generali sulla condizione morale de' popoli, alle cpiali non
pochi geografi sogliono dedicare molte pagine delle opere loro, con
frequente discapito della verità e di quella tolleranza che accompa-
gna la vera filosofia. Egli ha preferito accennare piuttosto quei fatti
dai quali il lettore ])uò desumere 1' iiiij)ortanza commerciale, poli-
tica e strategica dei primari paesi e delle regioni più importanti del
Globo; il che apparisce di leggieri scorrendo la descrizione dell'.//-
geria, dell'isola di Cuba, della Nuova Zelanda, aitava, delle Filippi-
ne, AcW .liistralin ec. ec.
IJ relatore conchiude proponendo alla Sezione di esprimere al-
l' autore il suo aggradimento per lo zelo infaticabile con che inten-
de ad avanzare gli studi di Geografia.
Segue una relazione del Vice-Presidente sig. de Zigno sopra una
Memoria ilei marchese Pio de' Muti, nella cpiale si tratta delle gran-
di linee d' ineguaglianza della superficie terrestre.
L' autore, ei dice, tratta da prima ilelle idee proj)osle dai fi-
sici su questo argomento, ed in particolare accenna ai lavori del de
Biich e del Beaumont sui sollevamenti. Ei divide i sollevamenti in
due grandi classi, che chiama normali ed anormali Ai primi at-
tribuisce la formazione de' continenti, la origine delle grandi isole
e delle catene allungate de' monti. Ai secondi l'elevazioni parziali
— 285 —
ed iir<'f,'olari, f;!' isiilolli, i Milcaiii ec.Soslieiie die i f,'rantli solleva-
meiili (la lui detti iiorniali si delihoiin altrilniire ad ima riunione di
coirenti elctlriclie o elettiomagneliche di sfraordinaiia l'orza, die
ora non sono più. I.o <|uali si partivano dal polo ina}j;netico borea-
le luinbenilo la faccia primitiva del Globo, e si propagavano per
quattro vie diverse ed opposte al polo magnetico australe; delle (ina-
li correnti, secondo l'autore, è un avanzo l'attuale magnetismo ter-
restre. I sollevamenti poi detti dal Muti anormali producono an-
ch'essi correnti niagneliclie, le cpiali in vece di operaie orizzontal-
mente seguono una direzione verticale.
In continuazione delle idee csjioste nell'adunanza precedente dal
Presidente Pareto e dal \ ice-Presidente de Zigno sopra i terreni
della Liguria e delle Alpi venete, il prof. Pilla passa a dire dei ter-
reni che si osservano nel Regno di Napoli, accompagnando la espo-
sizione con due spaccati geologici.
^ella Calabria i terreni stratificali si succedono nell' ordine se-
guente di basso in alto :
I ." Scisti cristallini metalliferi, rispondenti agli scisti delle Alpi
apuane, ed al verrucano.
■}..° Calcare giurassico analogo a quello delle Alpi apuane.
'^° Terreno terziario medio carbonifero come quello di Marem-
ma. Dislogato.
/(.° Terreno terziario subapennino. In posizione naturale, e dis-
cordante col terreno terziario medio ( Yalanidi vicino Reggio ).
Il granito è la principale roccia eruttiva che osservasi in Cala-
bria, e passa soventi allo gneis. La sua età è recentissima, posterio-
re cioè al terreno terziario medio ; forse è contemporaneo al gra-
nito dell' Elba.
Qualche rara eruzione ofiolitica comparisce sopra Nicastro e
ad .\niantea.
Neil' Abruzzo poi tutti i terreni sottoposti al calcare giurassico
scompariscono. Questo calcare ed il cretaceo formano «piasi inte-
l'amente i rilievi montuosi, de' quali fanno parte le più alle sommità
della penisola, monte Corno, Maiella, \ elino.
Al calcare è soprapposto il terreno terziario medio con avanzi
di vegetabili dicotiledoni ; il (piale nel Teramano ("■ svilupjiatissimo,
ed arriva lino all'altezza di 8000 piedi.
A questo segue il terreno subapennino con fossili caratteristici.
— a 80 —
fiancano nella regione setleiitiidiiale rocce cinillive, e solo ci lia
tlal lato ilei ^ledilcrraiieo le tracliili di Ponza ed i vulcani di IVapoli.
Il sig. IMliot legge ima noia sopi-a alcuni filoncini cupriferi che
ha aNuto occasione di osservare in \'al di Castello, i (piali penetra-
no nel calcai-e.
In ultimo il Presidente pone termine alle sessioni col seguente
discorso .
« Ed è pur dolorosa condizione delle umane cose che alle più
dolci consolazioni e ai piìi saporiti piaceri che possono provare la
mente ed il cuore, vada sempre connnisto un non so che di amaro,
che ci prova non potere esser cpii pieno il contento.
Io esultava sul cominciar del Congresso al peusiei'o d! potere
stringer la mano j)er salutazione del buon arrivo a tanti fratelli
nella scienza e nella carità della patria; e in quel lieto istante io fi-
guravami healo, e lungo il tempo che assieme avremmo passato
nelle scientifiche discussioni, nel conversare amichevole, nell'espres-
sione de' voti e degli augurj pel fausto avvenire di questa nostra
terra, cui tanti secoli di sciagure non valsero a spogliare dell' au-
reola gloi-iosa per cui vien salutata madre della moderna ci\iltà. Io
quasi figuravami che lontanissimo si stesse il momento il (piale do-
veva por termine a questi gaudi dell' intelletto. Una qnalche trepi-
dazione soltanto intorbidava in me alcun poco quelle gioie, e n'era
causa il timore di mal corrispondere, pel difettar delle forze, alla
confidenza che cortesi mi avevate accordato nello scegliermi a vo-
stro presidente ; se non che calmava tale turbamento il sapermi certo
della vostra cooperazione e il non disperare della vostra indulgen-
za. -Ma quello che tante gioie or tramuta in cocente dolore si è il
pensiero che i giorni fortunati delle nostre disquisizioni scientifi-
che sono scesi nel novero dei passati ; e che è pur troppo vicino il
momento in cui le elucubrazioni del Congresso saranno di ragion
della Storia, e argomento delle ponderazioni di fpielli che delle no-
stre riunioni, o amorosi vedono e sentono quanto sia 1' utile, o in-
vidi e maligni cercano negare la benigna influenza e attenuare i ri-
sultamenli. i'ertanto a buon pegno di future e crescenti prosperità
pei primi, a confusion de' secondi, rintracciamo in breve quello che
voi, o Colleghi, faceste in quella parte di studi che alla nostra Se-
zione si spetta; onde per noi venga rigettata in faccia l'infamia di
una mentita a chi, per sue stolte ragioni e male voglie, temendo
— 287 —
(jiiclld die può esser cagione di luce, con sulxlole parole comincia
(la prima a porre in dubbio i \antaggi, poi a|)erlamenle nega l'uti-
le, e in (ine dannoso spaccia quanto di più sacro, di ]iiù morale, di
pili cittadino vi può essere.
Ina regione cui diede natura certi confini, die cerchiò di mare
e di altissimi monti per tutto il suo giro, che partì solo con elevata
giogaia, disli'ihuemlo terre e{|uamente dall' una parte e dall'altra, è
per certo destinala più di ogni altra a raj)pi'esciilare una imita; o
se miri ai bacini |>aiv.iali che secondari monti, j)i'opagini della par-
titrice giogaia, in se racchiudono, è modellata anche a formare un
insieme di parti, diverse bensì, ma in bello e saldf) nodo connesse:
questa regione è sicuramente meritevole che ne sia indicata la co-
stituzione geognostica, e che vengan tracciate le diverse formazioni,
le (piali elaborò natura a produrre quel tutto. Convinti della neces-
sità di (piesle conoscere, e sapere in quale relazione tra loro geogra-
ficamente si stiano, favellaste voi di una trarla geologica per l' Ita-
lia, la quale fosse sunto delle già fatte osservazioni da valenti geo-
logi di varie |)arti di lei, e (piadro in cui venissero naturalmente a
prender posto le altre successive per le (piali fosse tale scientifico
e nazionale lavoro condotto a buon termine; e se a crescerlo im-
mediatamente in quella Sezione non fu presentata mappa nuova
che alcuna parte continentale di questa regione geologicamente il-
lustrasse, una tenuissima e quasi infinitesima ne fu vista, che di al-
cune piccole isole che non stanno lungi dalla costa toscana indicò
le diverse f<ìrmazioni. Ma non solo nelle descrizioni grafiche, e nel-
r indicare come si estendano alla superficie le une accanto alle altre
le formazioni, consiste la scienza geognostica, che anzi la superpo-
sizione loro, e l'esame dei fenomeni chele accompagnano, e le dis-
(|uisizioni delle probabili cause che le generarono, fanno lo scopo
precipuo di (jucsta scienza; e voi discuteste di molte di cpielle,e tro-
vaste ragioni per cui terreni a prima vista dissimili si debbano avere
per probabilmente uguali in molte parti della penisola. Sentenziaste
come molte delle calcaree di (picsti monti pisani j)ossano avere le
analoghe nella Liguria, nel Regno di Napoli, non che ai piedi delle
Alpi; e nella nostra escursione alle pittoresche valli che si stanno
tra i monti del Pietrasantino e del Seravezzese, oltre all' ammirare
(|uelle gigantesche masse di candido marmo che sovrastano alle
medesime, poteste anco vedere gl'inferiori scisti e ({uarzi, forse un
— 288 —
tempo ili bi'ii diverso aspello, in sef^iiilo dai solloiTanel ag;eiili wo
lti/nor/o.«iti. E in i\iw\\e valli eziandio vi fu dato, aniiicliè le dis(|iii-
si/.ioni puramente scienlilielie non andassero disgiunte dalle iiidu-
sliiali ilie «olla Geoloi^ia liaiiiio relazione, di esaminare e le mi-
niere di piondìo argeiiliiero del Douiuo e quelle di mercurio sol-
foralo di Rij)a, e poteste osservare come le sublimazioni di quei
nielalli in liK)ui parallelamente alla stratificazione si siano intro-
messe; e vedeste anco in quelle vallale come altre sostanze ferrugi-
nose, anlll)oliclie, talcoso abbiano penetralo tra' bandii in parie
franti e screpolati della calcarea, e di questa avviluppando i fram-
menti, tranmlandoli in marmo bianco, ne abbiano formato la bella
breccia dello Slazzemese.
E lìoicbè nella vostra sapienza ben pensavate, cbe non bisogna
sbandire le (piestioni gcologiclie die coli' industria lianno relazio-
ne, nelle voslre sedule faceste ancbe scopo di discussione quei mi-
rabili depositi di combustibile die la natura provvidenzialmente
mise in serbo nelle viscere della terra, affincliè al diboscamento
dei monti e agli ognor crescenti bisogni dell'aumentala popolazione
compensasse quell' enorme massa di carbone die a mano a mano,
per mezzo della vegetazione, era ella andata sottraendo all'atmosfe-
ra, per prejìararla ad essere fluido respirabile a quelli esseri più
perfetti die il Facitore Supremo volle stabilire c[uasi corona di tutta
la creazione: e di questi combustibili, essendo\i non scarse cave in
Toscana, poteste fare esame dei saggi da quelle estratti, non cbe dei
resti dei mollusdii e di altri animali e delle piante che entro vi si ve-
dono; e <[uel terreno indicare come terreno terziario medio; il com-
bustibile dire di ottima qualità. E ancbe questa sentenza vi condusse
a discutere le relazioni di tal formazione con altre analoghe, le
quali estesissime stanno ai piedi settentrionali dell' Apennino, e in
alcun punto quasi a cavallo del meilesimo si mostrano là ove, per
grande abbassarsi del sommo vertice, lo diresti separato dalle vi-
cine Alpi. F, anco tale isj)ezione dei fossili che acconqiagnano il
condjiistibile di Toscana porse occasione a un dotto zoologo e pa-
leontologo di esaminare certi denti ivi rinchiusi, e quelli non agli
nnaplolerium, ne agli nntracholcriu/n, ma bensì a un animale di uiì
genere a «piest' ultimo assai vicino dimostrare esseie apj)ailenuti.
E nella meridionale Italia un monte famoso non lungi da famo-
sissima città; le sue falde sono ammantate di lussureggiante verzu-
- 289 -
ra ; sono i suoi piedi sp.arsi <li villo e caslolla, ma siili' allo sta la de-
solazione ch'ei sjìt'sso versa sulle ul)erlose campagne e spinge fi-
no al mare: (piesto monte lia comiiiiicazione coli' interno della ter-
ra, e per certi meati e |)er l'enorme bocca clie si a|)re sulla conica
cima spandonsi torrenti di fuoco e si sollevano altissime colonne
di fumo, e masse di la|)illi e ceneri incandescenti clie ricadono to-
sto sui brulli suoi fianchi.
Il maestoso spettacolo è capace di sublimare ogni mente, ma lo
studiarne e spiegarne i fenomeni e cogliere la natura sul fatto è
dato a pochi coraggiosi e sapienti, che sanno sfidare per amor della
scienza i pericoli, e per forte potenza di raziocinio induttivo indica-
re quali possano essere sole le cause, che di sì grandiosi fenomeni
sono sorgente, ^'olevano i geologi antichi che nel vulcano fosse il
terribile fuoco accompagnato da fiamme; le negavano molti moder-
ni, 0 quello che di fiamme aveva parvenza dicevano un riflesso
nell'aria delle incandescenti materie. In nostro collega, che dalla
Isella Partenope alla dotta Pisa è venuto per ottima scelta di saga-
cissimo Principe a professar Geologia, ha saputo sorprendere sul
fatto il vulcano, e nel cratere di f|uel monte allo scoppiare di alcuni
coni parziali accertossi di veraci fiannnc che si alzavano da fpielle
voragini ; e voi sentiste come in dottissima INIemoria qua alla vo-
stra presenza svolgesse le conseguenze che da tale osservazione po-
tevano dedursi : v'indicava come veniva dimostrata la presenza
tleir idrogeno o di altri gas idrogenati ; come l'emissione dell' idro-
geno supponeva 1' azione dell' acqua ; vi accennava come sia-
no abbondanti sul monte i diversi cloniri, e quindi ne deduceva
che r ac(|ua intervenuta era accpia del mare. Scendeva poi colla vi-
vace immaginazione nelle viscere della terra, e là ammesso un noc-
ciolo incandescente e una massa di metalli avidi di combinarsi col-
1' ossigeno, faceva vedere come al sopraggiungere per misteriosi ca-
nali dell'acqua del mare su (piella massa incandescente, per soddis-
fare all'avidità del silicio e di altri metalli per l'ossigeno succedeva
rapida ed ingente decomposizione dell' ac((ua, e quindi |)roduzione
il idrogeno, scoppi e tutti gli altri fenomeni tiella viilcaiiità. Cosi il
Pilla connetteva le due ipotesi con cui finora spiegavansi molti fe-
nomeni vulcanici, e presentava alla nostra -Sezione mio de' più dotti
lavori onde sicuramente può andar superbo il Congresso.
— ago —
Mollo ancora, dopo il tanto, avrei a dire di alli-e ;;oologiclie dis-
cussioni elle occuparono la nostra Sezione, se non che, nei hi-evi
limiti che il timore di esservi a carico mi ha consigliato a prefigge-
re a (|uesla mia informe diceiia, sarei costretto a lacere di (|uello
altre parti di sludi che ugualmente occuparono le nostre adunanze.
^ oi ben intendete clie troppo mi dorrebbe il trascorrere senza far
j)arola dei lavori spettanti alla Geografia clie furono qui presentati.
Questa scienza, il cui campo si estende a tutta la terra, ha tra noi
un indefesso cultore, il quale lunghe veglie ogni anno consacra a
redigere opera meritevole, in cui sono consegnali i progressi tutti
fatti da lei; e (piesto lavoro viene ogni anno iiresentalo dall'autore
alla nostra adunanza, e con ragione al Congresso degli Scienziati di
(piella nazione che un tempo fece fare i più giganteschi passi alla
Geografia, poiché produsse un Colombo. Ora in questo sunto l'autore
ci fa trascorrere col pensiero le diverse parti del Globo, non escluse
([uelle che più da noi lontane a noi meno son conosciute; e là nel-
l'Àbissinia ci mostra le sj)edizioni del Beke, e quella oi dinata dal Pa-
scià d' Egitto al colonnello Seìini intenta a cercare le sorgenti del
B(ir el Abiiul o Nilo Bianco ; ci dice come questo scenda da parli
molto più orientali di quelle da cui si snjìjìoneva che derivasse, ed
emette un dubbio circa 1' esistenza dei tanto rinomali monti della
Luna. Passa jioi al di là dell' Atlantico Oceano, si ferma alcun poco
sulle due parti del continente americano, ci dà alcune notizie del-
l'Oceanica; e poi, volgendo la prora a mezzogiorno, ci fa parola
delle scoperte di recente fatte dal capitano Ross, il ffuale nelle parti
Antartiche l'esistenza di un solo ])olo magnetico, e non di due, co-
me nel boreale emisfero, dimostra.
Ma oltre questo sunto della Geografia generale ebbe l'adunanza
nostra a occuparsi di questioni sulla formazione delle paludi ; e a
questo riguardo sentiste una dotta Memoria, a cui fece seguilo una
soda discussione sulle teorie emesse per la spiegazione dei fatti in-
dicati. Né tralasciaste anche di discutere opinioni diverse ciica l'an-
tico corso del Serchio, e di prendere cognizione di j)rogelli e tli ope-
razioni idrauliche destinate a prevenire i danni che questo fiume
col continuo rialzar del suo letto minaccia alla campagna lucchese.
F. oltre (|uesti lavori poteste esaminare la finita esecuzion topogra-
fica di bella e grande Carta d' Italia del doti. Orlandini Zuccagni.
— 291 —
Nel desiderio di starmi ancora con voi, e f|uasi aitifizio a pro-
lungare i momenti che ci tengono riuniti, io imiìiendeva a tesservi
una succinta storia di (juanto avete operato, mirando anco a con-
vincere col soddisfacente quadro de' vostri lavori gì' increduli, i qua-
li non vogliono [)crsuadeisi derivar grande incremento alla scienza
dalle annuali riunioni degli scienziati italiani. Ma siccome per fata-
le legge non è dato all' uomo rattenere il tempo che fugge, ed è im-
minente l'istante che ci dee sepaiare, così io questo, prima che in-
tieramente trasvoli, voglio consacrare a porgere i ben dovuti atti di
ringraziamento a quanti cooperarono alla buona riuscita del nostro
Congresso. E in primo luogo siano rese grazie alla beila ed indu-
striosa città, la cjuale, con benigno assenso di chi supernamente la
regge, non volle venisse meno l'antica fama per cui sempre gentilis-
sima fu proclamata, e ci fu larga di cortese ospitalità; siano rese
grazie a chi fu moderator primo del Congresso e agli altri che con
lui divisero le cure del supremo incarco; né manchino i nostri rin-
graziamenti a quelli i quali in loro splendida cortesia vollero non
andasse disgiunta dalla gravità delle scientifiche elucubrazioni la
gioia gradila dei festini, che l'affaticata mente ricrea.
!Nè al certo voglio vadano scordati senza ricevere nostri ringra-
ziamenti que' dotti e cortesissimi nostri colleghi che dal Belgio o
dalla Francia vennero a presenziare la nostra Sezione, e a far con
noi cambio di preziosissime cognizioni geognosliche e geografiche,
lo che a scienze necessariamente sui confronti istituite può di utile
sommo tornare.
Ma sia per me tributalo pai-ticolarissimo omaggio di ricono-
scenza a quelli tra i miei colleghi che divisero meco le cure della
presidenza, e fecero sì col loro potente aiuto che io meno male fun-
gessi l'affidatomi incarico.
Siano in fine rese grazie a voi lutti, colleghi amatissimi, che per
vostra benigna indulgenza tollei-aste l' involontario fallire di chi fin
dal principio dichiaravasi voler esser soltanto l'esecutore fedele del-
le vostre volontà; a voi che colla cortesia e coli' urbanità dei modi
nelle più ardue discussioni rendeste grato e giocondo lo scabroso
incarco di tenere equa lance tra le discrepanti opinioni. \ì siano
rese grazie |)er (piella vostra cooperazione nell' arricchire di j)ere-
grine cognizioni la scienza; nel fare che le idee qui da ognunt) por-
tale, discusse e dibattute da voi colla moderata parola (che le ob-
3?
— aga —
hiezioiii solleva ondo ojjiii punto di una questione non passi senza
essei-e investigato) mandassero fuori vivissima luce. Ma più linai-
mente vi siano rese grazie pei' ([uella benignità che voleste dimo-
strai-mi,e per ((uella affettuosa unione che fece di noi tutti una sola
famiglia di fratelli amorosi. Di quesla sì cara unione e concordia io
spero \orrete tener viva ricordanza; e nel tornare alle vostre case e
alle gioie della famiglia, cui vi accompagnano per parte mia gli au-
guri della i)iìi diuliniia felici là, vorrete non dimenticare 1' affetto
che ci ha uniti, e non sbandire dal vostro cuore la memoria di chi
ora sta per farvi i suoi addii. Una sola cosa io vi chieggo in pegno
della sperata ricordanza di me, in testimonianza che non vi fu sgra-
dito il mio operare, e che aveste a caro (|uei sentimenti di affetto di
cui sono per voi compreso; e si è che, nel darmi 1' ultima fraterna
stretta di mano, mi facciate espressa promessa di ritrovarci tutti il
venturo anno nell'ospitale Milano, a fine di rinnovare colà le no-
stre scientifiche investigazioni, e cooperare, per quanto da noi si
puote, al bene della patria comune ; unico scopo santissimo che de-
vono avere i nostri Congressi.
Vivete felici.
Visto — // Presidente Marchese L. Pareto
Il Segretario L. Pilla
s' o I' a A
LA PUOI)l/10\E «ELLE 1 L\)IME \E' VILCWI
e óc^ira /e cefi^emé^uXfe
CHE SE NE POSSONO T I K A II E
DISCORSO
DEL PROFESSORE LEOPOLDO PILLA
«©e» ^. ■ ' ■ _
Egli è uffi7,io propriamentp d' uomo erudito il
voler ricercare in ciascun genere di cose che
egli ode, tanto di ragione esatta, quanto pa-
tisce la natura di esse. — bristol. £tica tra-
dotta da Seinardo Seijni, lib. I. cap. III.
\ji ha in vulcanologia una quislione, la quale, a creder mio, è di
tale importanza nella scienza della Terra che non si può abhastanza
raccomandale alla considerazione de' fisici ; ella si rimane ancora
indecisa per dubbiezze le quali hanno bisogno di essere dichiarate.
I.a maggior parie di coloro che dello studio de' vulcani si sono oc-
cupati negano la produzione delle fiamme nell'eruzioni vulcaniche,
ed è quasi generale opinione che quello dimandasi dalle persone
volgari, ed anche da molti scrittori, con tal nome, altra cosa non
sia die la riflessione della luce prodotta dalle materie roventi sopra
le pareti de' crateri e su la colonna di fumo che n'esce fuora. La
<|uale generalità di opinione siami permesso di qui provare co' pas-
saggi seguenti di autori assai rispettabili.
« Una pruova senza replica, o a dii' vero una dimostrazione della
« insussistenza di questa ipotesi ( dello svolgimento del gas idi-o-
« geno nell'eruzioni di Stromboli) è la seguente. Quando si rom-
« |)ono <|uei timiori nella lava per lo sforzo e la uscita del fluido
« imprigionato, chi non vede che cotal fluido se fosse gas idrogeno
« dovrebbe accendersi in quel momento, e manifestare l'accensione
— 294 —
« alla siipcrlìcie della lava? Ma certissimo et^li è clie in ojjiii eruzione
« non si osserva mai nella lava scoppiala il più piccolo accendi-
ci mento, la piò debile fiamma, siccome con la maggior chiarezza
<c lio veduto allorclic da vicino osservava i |)iù minuti accidenti
« dentro al cratere (i).
« I vari coml)nslil)ili metallici, e metalloidi, possono scomporre
« r acqua a norma del grado di affinità die hanno coll'ossigeno di
« quella, e dare origine alla serie di acidi e di ossidi che si manife-
« stano nei vulcani. Si dee però notare che l'idrogeno nell' uscire
« dalla sua cond^inazione non giunge mai nelle bocche ignivome
« che sono in connuiica/.ione coll'ai'ia atmosferica, g/rtrc/iè non mai
« si è i'cduta da noi fianvna, ne sul cratere in fuoco, nò sulla super-
« Jicie delle lave fluenti (2).
« Una delle conseguenze della ipotesi di Davy, forse la più im-
« portante, sarehhe lo svolgimento dal cratere de' vulcani di una
i( enoi'ine (piantità d idrogeno, ovvero libero, ovvero combinato con
« qualche altro principio, se egli è vero che 1' acqua alimenta col
« suo ossigeno i fuochi vulcanici. Pare intanto che lo svolgimento
« dell'idrogeno non sia molto frequente ne' vulcani. Quantunque
« durante il mio soggiorno a Napoli nel i8o5 coi miei amici Ales-
« Sandro de Humboldt e Leopoldo de Buch, io fossi stato spetta-
« tore nel N'esuvio di frequenti esplosioni che gittavano la lava fino
« ad un'altezza maggiore di aoo metri, non riuscii a vedere alcuna
« infiammazione d' idrogeno (3).
« La luce brillante riflessa dalle nuvole di vapore acquoso, e di
« ceneri sospese sul cono, produce quell' apparenza che sì sovente
« è descritta col nome erroneo ò\ fiamme nelle relazioni di eruzioni
« vulcaniche, da persone volgari che non hanno alcuna pratica
« della scienza (4).
Il la Bcche nel descrivere i fenomeni di una eruzione del Vesu-
vio così si esprime : « Le materie solide lanciate dal vulcano sem-
« bravano una numerosa scarica di palle rosse, mentre la luce flella
a massa rovente dell' interno del cratere, riflessa in modo assai vi-
(1) Spallanzani — f^aggi alle Due-Sicilie. Toni. III. Gap. XXI.
(2) Covclli — Storia de' feiwincni del fesuvio. ^. 1)0.
(ó) Gay-Lussac — Urlìexions sur Ics volcans (Ann. de Chini, et Phys. T. XXII).
(4) Poulet Scropc — Comiderations ori volcanos. Cap. II. §. I.
— 295 —
« vare dalla ccilonna sopi-astante eli vapori, produceva all' occhio
« dell' osservatore silualo a <pialclie distaii/a, cpielle ajtpareiize di
" liaiiinie le (jutili sì vogliono per giuste ragioni riguardare come vere
« illusioni. Almeno egli è ben fero che quosi luti' i fatti di ifuestn na-
« tura che si sono citati non /tanno altra cagione clic un ri/lesso di
« luce, la cui intensitii varia secondo /' attività del vulcano (i).
« I vapori illuminati dalle materie roventi die riempiono i cra-
« Ieri o si trovano nelle pareli, sovente sono stati presi per fiam-
« me. Jla (piesla illusione è stala combattuta da un gran numero
« di osservatori, i quali hanno affermato non escire giammai alcu-
« na vera Hamma dai crateri dei vulcani (a).
Ed io altrcs'i da lanle autorità guidalo affermai la slessa cosa
quando tolsi ad osservare i fenomeni del Vesuvio. « Si dee porre al-
« tenzione in questi casi di non prendere per fiamme l' irraggiamento
« luminoso prodotto dalle pietre e dalle scorie roventi; nel quale
« errore molti sogliono cadere (3) ». E in verità quando queste cose
io scriveva non ancora aveva osservalo vere fiamme nel Vesuvio.
Omn\etlo di qui citare passaggi di autori più antichi. Molti dei
(|uali gli è vero che descrivendo i fenomeni vulcanici fanno talvolta
menzione di fiamme; ma ognuno può vedere ch'essi non posero
un'attenzione particolai-e a questo fenomeno, e non lo distinsero
dalla riflessione luminosa |)rodotla dalle materie ardenti.
Ed ecco come un gran nimiero di geologi, e quelli di maggior
gi'ido, sono siali di credere che l' eruzioni vulcaniche non sono mai
da vere fiamme accompagnate (4). La (piale opinione è ben lontana
dal vero, o almeno io posso ciò liberamente affermare per quello
riguarda il Vesuvio.
(1) Marnici de Gfoìoqie. Art. VoUans en activité.
(2) Brogiiiart — Des volcans, el (Ics tcrrains volcaniqiies ( Aiticelo del Dict.
d' ni$t. Nat.).
(.j) Speltatore del f'emivio Fase. I. S- 28.
(d) Dopo cho un pstratto di questo lavoro fu dato nc'Compt. Rendas de l'acca-
dèmie des se. de Paris ( toin. XVII. num. 17 ), il sig. Bory de s. Vincent ha recla-
mato centra le mie osserrazion! qui registrate, aflermaiido di aver veduto fin dal-
l'anno 1804 di vere fiamme nel cratere del vulcano di Mascareigne nell'isola
Bourl)on,e di aver ciò fatto conoscere nel suo /'oyage aii.r qualre ites des mers
d'.ifrique toni. 1 1. p. 217 e 2'l8. ( Compi. Jlend. su citati, num. 18 ). Io non avea
conoscenza di tale osservazione allegata dal sig. Bory de s. Vincent. Ma siami pe:^
— ■ìc)6 —
E innanzi tutto ò moslicri recare in mezzo i fatti, i (piali delj-
liono servire eonie ili base a (juesla proposizione generale.
Tra i fenomeni clic ho avuto la opportunità di osservare al \ e-
suvio nel corso tli tioilici anni, io stimo (|uelli clie vado a riferire
come i più iaiporlanli, ed allribuisco la sorte di avergli osservati
a j)arlicolaii accidenti; i quali poche volte mi sono venuti davanti,
e forse non sono occorsi giammai ad alcuno.
Nella notte de' •>. giugno i833 io era nel cralcre del Vesuvio a
(ine di osservare i fenomeni di una eruzione, la (|iiale volgeva al suo
termine. Sorgeva allora in mezzo al cratere uno di (|iie'caiil di sco-
rie, i (|uali non sai dire se più maravigliosi riescono per la' celerità
con la <|ualc si alzano, ovvero con che sono distrutti. (Seriamente
era il maggiore de' coni che io vi avessi osservato, per guisa clie po-
lca bene dimandarsi il piccolo Monte Nuovo ( ved. la fig. !.■' ). Sopra
il suo vertice era aperta una grande voragine in forma d' imbuto,
dal l'ondo della ([uale avvenivano l'esplosioni. Nel momento di che
ragiono, elle erano rallentate, e succedeano nell' intervallo di tre a
quattro minuti. Questa avventurosa occasione mi fece nascere il de-
sio di ascendere sul cono per riguardare mollo da vicino e diretta-
mente di su dalla bocca il grande fenomeno dell'esplosioni, la qual
cosa io non avea potuto fare giammai. Egli è vero che molte volte
io avea osservato il grande spettacolo dell' eruzioni dalla sommità
messo tll citare in questo luogo il passo drll' opera anzitletta che ha a quella ri-
guardo. « A dritta delle girandole era un foro un poco lontano, dal quale sul hel
a primo io non avea veduto uscir nulla; ma durante la oscurità ne spicciavano
« fuora di tempo in tempo, e quasi per accesso, delle fiamme azzurrognole, simili
•< a quelle dello spirito di vino ; le quali erano spinte con una certa violenza come
« quelle di una lampada di smaltatore, e producevano presso a poco lo stesso ru-
« more: tali fiamme passeggere cccedcvan di rado tre piedi di altezza ; la loro luce
'• era senza duhhio oscurata dallo splendore delle girandole di jiietre infuocate.
« Sono queste le sole fiamme eh' io m' alihia vedute nel cratere; e ci ha ragioni
« da far credere che i vulcani non ne producano altre, e che ciò che neW eruzioni
u si dimanda fiamme non sono che vapori ardenti. Lascio che altri giudicliiiio delle
roiiscguenze che da questo passo si possono tirare: a me pare che il dotto autore
appoggi con la sua conchiusione quello che io ho affermato nel principio del
mio lavoro, la (jualc distrugge quel poco d'importanza che avrchhe potuto avere
la sua osservazione cosi arida e sterile coni' ella è riferita. Del resto io so grado
al sig. Bory de s. Vincent di avere additato un nuovo fatto che fortifica la tesi da
me sostenuta in (jucsta scrittura.
— '07 —
(Iella Punta dei Palo, nia la disianza tlcila bocca piojjriaiiientc della,
(iwcro dello spiiay;lio del vulcano, le pareli di scorie oiid ella ordi-
nariamente si cinge durante l'eiuzioni, il fumo, i getti di pietre ed al-
lii accidenti simili, mi aveano senipiT impedito di osservare dii-ella-
mcnte (piello seguiva nell'orili/.io vulcanico nel momenlo dell'esplo-
sione. Fortuna ari-ise al mio disegno. Ascesi sull'orlo del cono insie-
me con la mia brava guida, la cpiale dividea con me la curiosità di
vedere il fenomeno. L'interno della voragine era in gran parte sgom-
bro di fumo, e solo (pialclie poco in forma di filo al/.avasi da j)iuili
diversi delle pareti : la (piale fortunata congiuntura, rada ad incon-
trare in (piel luogo, mi coucedea di vedere con la maggior cliiarezza
desiderabile le parti tutte del cratere e quanto dentro di esse acca-
deva. La bocca era aperta in fondo dell' indjuto, e veniami libera e
spedila innanzi agli occhi, e stava alla profondità di circa 80 metri
dal luogo dove io la guardava. La sua circonferenza era presso a
poco di ao metri ; tutto il suo di dentr(j vedcasi arroventato. Lo spet-
tacolo dell'esplosioni era di una grandiosità che non si può ridire:
mi limitei't) solo ad esporre i loro principali fenomeni.
l'n gran rumore sotterraneo ed una scossa violenta del cono an-
nimziavano la imminenza dell' esplosioni. Subito dopo la bocca si
apriva, e scoppiava un rumore simile a quello di una scarica di can-
none ; ed escivane fuora con gran violenza una colonna di fumo
nero e fuliginoso, al <[uale tenea dietro con la rapidità del fulmine
im enorme torrente di sostanze gassose infiammate, e lo getto in
aria di un mucchio di pietre roventi, le quali in forma di grandine
ricadeano gran parte nella voragine, e poche al di fuora. lo era in-
cantalo della grandezza dello spettacolo, ma sopra ogni altra cosa
non mi saziava di osservare la colonna di fiamme vibranti che ac-
compagnava l'esplosione. Era allora la prima volta che m'incon-
trava di vedere tal fenomeno. La fiamma si alzava 4 o 5 metri e di
poi spariva fra' vortici di fumo, per modo che una persona la quale
avesse tenuto 1' occhio a livello dell'orlo della voragine non avrebbe
potuto vederla. E questo io dico, perchè allor quando si guardano
l'esplosioni vulcaniche di lontano, ed in luoghi dove la bocca in
azione non è visibile, eh' è il caso ordinario, non incontra gianmiai
di vedere le fiamme. Onde poi è avvenuto che si è negata la mani-
festazione di (piesto fenomeno nelle azioni vulcaniche. La fiaumia
da me osservata avea un color rosso violetto bene distinto; e ve-
— af)8 —
deasi npcrlanionle elio il gas il (|ualc la pi'odncoa s' iiifìaintnava in
coiilaltu iluir aria, porocciiò esso era inlìainiiiato solaiueiiU' nella
circonferenza della colonna, e nell' interno era oscuro, mostrando
in glande (|uello che la fiamma tli una lampada fa vedere in pic-
colo. Di poi clic la esplosione e la caduta delle pietre eia finita, ecco
apjìariva nn altro fenomeno assai osservabile. Uimaneano in fondo
delia voragine alcune grosse e separale falde di una fiamma pitto-
resca, le (juali lentamente movendosi tlintorno alla bocca lambivano
le pareli dell' ind)ulo, a quel modo clic, ,1/ jxiiva licei coniponcrc
riiagnis, \edesi la fiamma dell' alcool bruciare dentro un vasello.
Allora assai bene distingueasi il suo vago color violetto : le (piali
azioni erano accompagnate da nn odore poco distinto di gas idro-
geno solforato. Io mi trattenni più di nn quaito d'ora a riguardare
uno spettacolo cosi maestoso, nel qual tempo mi fu dato di vedere
cincpie esplosioni accompagnale sempre dai medesimi fenomeni.
E più lungamente sarei restalo in quel luogo se l'ultima dell'esplo-
sioni, la quale con maggior violenza delle altre venne a scoppiare,
non ci avesse obbligali a precijiilarci per lo dosso del cono.
D' allora in poi non ho avuto più opportunità di vedere cosi
da presso la grande bocca del vulcano in esplosione. Ma ho osser-
vato la produzione delle fiamme in altre occasioni quasi simili.
Nel mese di giugno dell'anno i834 il Vesuvio era in eruzione:
io trassi al cratere la sera del 7. Il cono intei'no lanciava in aria pie-
Ire con tal violenza che vietavano di potervisi accostare. Al suo piede
scaturiva una corrente di lava, ed in vicinanza era una enfiatura di
suolo, la quale sostenea 8 piccoli coni, o meglio 8 grossi cannel-
li di lava aperti tutti nel vertice, onde escivan fuora sostanze gas-
sose e vapori con fischio assordante, il quale paragonar si potea a
(juello prodotto dalla elevazione delle valvole in una macchina a
vapore ad alta pressione. Le loro azioni erano accompagnale da va-
ghe fiammelle, le quali col favor della notte si rendeano bene visi-
bili : elle aveano una forma conica allungata, ed escivano da' can-
nelli con tale una vibrazione che rassomigliavano in (pialche manie-
ra alla fiamma avvivata dal cannello mineralogico : la loro lunghezza
era di 3 a 5 pollici, e il diametro alla base di i '/, pollice. Briicia-
van tutte con bella fiamma verdiccia : il quale colore dirivava cer-
tamente dal cloruro di rame eh' era alla sostanza gassosa associalo.
Il fumo che spicciava dagli orifizi de' coni avea un odore insoppor-
— 299 —
tal)ilc eli arido idrocldiico, e non lasciava sentire il gas idrogeno sol-
Cni'alo. Imi ([iiesla la seconda volta che mi vennero vedute iiauinie
nel cratere del Vesuvio.
Mi accadde ancora di vedere in f|uel vulcano di hellissime fiam-
me nella eruzione di agosto i8'3/|. Il monte erasi crepato nella sua
base orientale, e dava fuori quella gran corrente di lava che si di-
stese su le terre fertili di Otiaiano. Nel luogo dove la lava scaturiva
erano due rilievi enfiati, i quali sosteneano dodici piccoli coni, sor-
te di ìiurnitox eh' eran tutti in grande attività, e producevano esplo-
sioni e stridori da assordire ( vedi la fig. IL' ). Uno de' quali,
ch'era in maggiore attività degli altri e |tiìi facile ad essere riguar-
dato, cacciava dalla sua bocca, insieme con una gran quantità di fu-
mo e molle pietre roventi, una fiamma viva di color rosso canden-
te, ch'esciva fuora con molta violenza ed elevavasi fino all'altezza
di IO piedi. Il suo getto era continuo, a guisa della fiamma che ve-
desi escire da un alto forno animato da mantici. Il fumo oi'a carico
di acido idroclorico, ed in un istante si ammassò in forma di den-
sa nuvola dintorno, tanto che mancò poco e non soffogasse me ed
il prof. Tosone di Milano eh' era in mia compagnia.
Queste tre volte solamente ho avuto la sorte di vedere al Vesu-
vio delle fiamme in una maniera bene distinta. Non le ho vedute
mai comparii'e alla superficie delle lave di lungi dalla loro sorgente.
Ma il mio amico Maravigna di Catania assicura di averle osservate
su la corrente dell' Etna del 1819.
.\ppresso le cose dette di sopra rendomi ben certo che 1' esplo-
sioni de' vulcani sono costantemente accomj)agnate da fiamme. Per
quello riguarda il Vesuvio sono così sicuro di questa verità, che tor-
rei sopra di me l' impegno di farle osservare in una eruzione qua-
lunque, laddove occorressero le circostanze favorevoli per vederle.
E piacenii di ripeterlo ancora : se finora si è negatala manifestazio-
ne di questo fenomeno, ciò diriva dalle grandi difficoltà di poter
os.servare assai da vicino l'esplosioni; ed allor (piando le son guar-
date lontano dalla bocca in azione, le fiamme o sono nascoste dal-
le pareti di scorie onde le dette bocche si circondano, ovvero nel-
1 innalzarsi spariscono in mezzo al fumo ed ai getti di pietre.
Il fenomeno, ond' io qui ragiono, non è mica accidentale nelle
gi-andi azioni ile' vulcani. Basta osservarlo una sola volta per con-
vincersi oh' e' debbe intimamente tenere alla causa produttrice di
38
— 3oo —
questo n/ioni. Possiamo dire essere le ruiiiiine l'acoideiile il più os-
sersabile dell' esplosioni vulcaniche, al modo medesimo che ([ueste
sono il fenomeno più essenziale dell' eruzioni, essendo in esse da
ravvisare la manifestazione esteriore la |)iù diretta di ciò che al fer-
mento interno dà origine. Ed ecco perdi' io consitlero le mie os-
servazioni su le fiamme del Vesuvio capaci di spargere viva luce su
la causa de' fenomeni vulcanici.
Da lutto ciò che jìrecede io posso tirare le conclusioni seguenti:
i.°Le lìanune non si manifestano al Vesuvio se non quando
r azione vulcanica è energica, ed è accompagnata da svolgimento
di sostanze gassose in grande tensione. Elle non compariscono quan-
do le azioni sono deboli.
2." Accompagnano sempre l'esplosioni della bocca principale,
se non che è mestieri di occasioni favorevoli per osservarle.
3." Si manifestano ancora ne' piccoli coni in azione, i quali si
formano nell' interno del cratere, o al piede del vulcano.
4.° In fine non compariscono se non nelle aperture, le quali co-
municano direttamente col focolaio vulcanico, e non mai sulle lave
in movimento che sono lontane dalla loro sorgente.
Poste queste cose per vere, si dimanda sapere qual è il gas che
con la sua combustione dà origine alle fiamme nel Vesuvio.
In mancanza di esperimenti diretti, i quali nel nostro caso so-
no impossibili, altra via non ci ha per rispondere a tale domanda
che quella di esaminare le sostanze e gli accidenti in mezzo a'quali
il fenomeno succede. Movendo da questa considerazione, molto ve-
risimile mi sembra ch'esso dirivi dalla combustione di un gas idro-
genato. Laonde si potrà anticipatamente conoscere la direzione,
nella quale io vado a presentare le mie idee su questo proposito.
Primamente un gran numero di analisi del fumo del Vesuvio
fatte da molti chimici concordano in ciò, che lo indicano compo-
sto di vapore acquoso contenente acido idroclorico, e cloruri di
ferro e di sodio.
Inoltre le sostanze che nel cratere del Vesuvio sono prodotte
dall' azione de' gas e delle materie sublimate sono le seguenti :
I." Cloruro di ferro. È il prodotto più abbondante: e raccogliesi
nelle pareti del cratere in forma di un intonaco salino di color gial-
lo rancio.
— 3oi —
2.° Cloruro di sodio. Eziandio è mollo al)l)ondantc; ma la sua
t|uantità cresce ne'peiiodi di atlività vulcanica, e sopra tutto nelle
grandi eruzioni. E cosa conosciuta che allora i paesani del Vesuvio
vanno a fanie raccolta per loro usi domestici.
3." Cloruri di rame, di piombo. Sono assai rari.
In generale i cloruri sono le sostanze che in maggiore abhon-
danza si producono nel cratere del Vesuvio.
4.° Solfato di ferro. Si scompone facilmente col calore e mutasi
in idrossido di ferro.
5." Solfato di rame.
G." Gesso fhro.u).
I solfati sono mollo rari nel Vesuvio, e dirivano dalla scomposi-
zione del gas idrogeno solforalo, il quale anch' esso è sommamen-
te raro.
7.° Sostanze saline., composte di un miscuglio di cloruri e di sol-
fali. Sono rare.
8.° Ossido di ferro nero e rosso, in forma di laminette, d' into-
nachi, di venucce, di ammassi nelle scorie.
g.° Ossido di rame, in laminette nere sottilissime.
Gli ossidi di ferro e di rame traggono origine dalla scomposi-
zione de' cloruri di ferro e di rame in contallo col vapore acquoso.
io.° Solfo. Rarissimo. Diriva dalla scomposizione del gas idro-
geno solforalo.
1 1 .° Sale ammoniaco. Questa sostanza non producesi mai nel
cratere del Vesuvio: almeno io non ve l'ho incontrata giammai.
Per evidenti osservazioni sonomi assicuralo ch'ella si produce nelle
porzioni delle correnti che si estendono nelle terre coltive. Le cor-
renti del 1834 e del 1839 presentavano linee molto osservabili per
tale rispetto. Di poi che avevano cessato di correre vedeasi quella
porzione della loro superficie, che prolungavasi nella zona arida
delle lave, mancante al tutto di fumaiuoli. I quali poi comparivano
con linea bene distinta di separazione nella porzione delle correnti
che si avanzava nelle terre coltive, e davano (piasi tutti del sale am-
moniaco. Onde manifestamente deduceasi tale sostanza trarre sua
origine dalla reazione dell' acido idroclorico della lava sopra la ter-
ra vegetabile delle campagne
Poste tali cose, veggiaino qual è la origine probabile di tulle le
sostanze che si producono nel Vesuvio durante 1' eruzioni.
— 3oa —
Quando si considera che di qncslo sostanze le più abbondanti
sono, il vaiiore ac(|noso, l'acido idi-odoiico, e diverse sorte di cloru-
ri, dubitare non si può che il i;as infianiniato clie le accompagna sia
a base d' idrogeno. K non può essere che o il gas idrogeno solforalo
o il gas idi'ogeno puro. Il gas idrogeno carbonaio non si è nianife-
slato mai nel Vesuvio, né negli altri vulcani, che sia a mia notizia.
Si è affermato il gas idrogeno solforato aver prodotto talvolta
delle fiamme ne' vulcani; però può credersi die da un accidentale
svolgimento di (|uesto gas fossero prodotte le fiamme del ^ esuvio.
Innanzi di rispondere a questa proposizione premetter debbo le ri-
flessioni seguenti :
I ." Il gas idrogeno solforato è sommamente raro al Vesuvio. Le
ricerche fatte finora dai chimici sui gas che si svolgono dal vulca-
no di Napoli non lasciano nessun dubbio su questo proposito.
2.° Inoltre la sua poca frequenza è dimostrala dalla rarità delle
sostanze che sono il piodolto delle sue reazioni. Lo zolfo e il gesso
non si mostrano che in casi estremamente rari. Tutti coloro che
hanno lungamente studiato il Vesuvio si accordano in questo.
3.° La fiamma da me osservata nella eruzione del cono, e l'odo-
re che spandeva, faceano bene supporre ch'ella dirivasse dalla com-
bustione del gas idrogeno solforato. Solamente fo osservare che la
eruzione era allora al suo termine.
4." Le altre fiamme non aveano punto il colore distintivo del
gas idrogeno solforato, né lasciavan sentire 1' odore proprio di que-
sto gas. Elle si manifestavano quando la eruzione era in piena atti-
vità. A voler giudicare dal color rosso candente che presentavano,
spezialmente negli hornitos del i834, si può ben credere essere sta-
te prodotte dal gas idrogeno puro.
La conseguenza che a me j)reme di tirare da queste osservazio-
ni è, che le fiamme nel Vesuvio sono prodotte dalla combustione
del gas idrogeno, ovvero semplice ovvero combinato con lo zolfo.
La forma onde a me si presentarono indicava una produzione in
gran misura nel focolaio del vulcano, ed io sono ben certo che la
loro apparizione tiene ad una causa, la quale nella produzione dei
fenomeni vulcanici deve prendere grandissima parte.
Uno de' più grandi fisici onde il nostro secolo si onora ha det-
to, che se veramente l'acqua alimenta col suo ossigeno il fuoco vid-
canico, una delle sue conseguenze, e forse la più importante, sareh-
— 3o3 —
he lo svolgiiiieiUo dal cratere de' vulcani di una enorme ([unntilà
d'idrogeno, ovvero libero ovvero combinato con ({ualclie altro jirin-
cipio (i). Questo ragionamento è della più grande esattezza.
La prima e grande opposizione fatta alla teoiica di Davv sopra
la causa de fiioclii %ulcaiiici, Cu la universale credenza di non es-
sere neir eruzioni vulcanicbe produzione di fiamme. Gay-Lussac,
guidato dal suo talento a conoscere la vera natiu'a delle i-eazioni
vulcanicbe dietro la considerazione de' loro prodotti, movendo da
questo fatto negativo, suppose molto ingegnosamente die i metal-
loidi della silice, dell'allumina, non fossero già in istato libero nel
centro della terra, secondo die Davy ritcnea, ma sì combinati col
cloro, e die il contatto dell' acqua con questi cloruri fosse la causa
de' fenomeni in parola. A me pare che Gay-Lussac esprimesse la ve-
rità in altri termini; solamente gli sarebbe stato mestieri conoscere
con più j)recisione i prodotti del \ esiivio, de' quali non si aveano
allora che notizie mal sicure ; il celebre chimico non era pure ben
certo dello svolgimento del gas acido idroclorico nel vulcano di Na-
poli, che pure vi si svilup[)a in quantità immensa. E se mai egli
avesse avuta conoscenza delle iiamme die accompagnano i fenome-
ni del Vesuvio, certamente egli avrebbe presentato in altra direzio-
ne le sue idee.
Tale duntpie è la importanza delle fiamme ne' vulcani, che un
creduto difetto di esse è stato cagione che una teorica fosse com-
battuta, ed a quella fosse sostituita un' altra con modificazioni in-
tese a spiegare tale mancanza. Quindi ho ragione di considerare
questo fenomeno come il più rilevante che mi sia incontrato di ve-
dere nel Vesuvio.
Dopo tutto ciò non sai'à fuor di proposito di passare dal campo
de' fatti alle conseguenze generali che se ne possono dedurre. Se
noi vogliamo alzare il velo al gran mistero de' fuochi vulcanici non
ci rimane altra via da seguitare : dobbiamo tirare le deduzioni dai
fatti che ci vengon veduti al di fuora. Questa è la via battuta
dai Breislak, Davy, Gay-Lussac, Cordier, e da altri fisici illustri.
Ora io non vo' qui ripetere quello che tutto il mondo conosce,
la posizione cioè di quasi tutti vulcani lungo le coste o nel mezzo
de' mari, la nascita de' vulcani nuovi nelle medesime circostanze, i
(1) Gay-Lussac — Scrittura di sopra citata.
— 3o/| —
rt'iiiiim'iii olle accoinjiagiiaiu) le loro eruzioni, i procioni che ne di-
rivano, de' (piali i j)iù rilevanti sono il vapore accpioso, il sai mari-
no, r acido idroclorico, i gas idrogenati. Cerlainente allorché alla
riunione di lutti tpiesti falli si jion mente, possibile non è di nega-
re r inlervenlo dell' actpia marina nella produzione de' fenomeni
vulcanici. Tulli gli argomenti che si sono allegali in contrario non
riescono di gran conio : il loro valore sta al valore opposto come il
numero tlell' eccezioni al numero intero de' fatti.
Inoltre, se le mie osservazioni meritano la confidenza de' dotti,
a me pare dimostrino con evidenza che 1' azione principale del-
l'acqua nel gran fenomeno de'vidcani consista nella sua scompo-
sizione, l no de' suoi elementi tleve rendersi fisso e l'altro svolgersi.
Onde Iraggesi una conseguenza al lullo naturale: ciò è, che nel cen-
tro della terra debbono esservi materie che hanno una grande af-
finità per r ossigeno, la quale affinità non è per anco soddisfatta.
E nell'alto di questa soddisfazione ricercar si debbe la origine dei
fenomeni vulcanici.
Ma innanzi di procedere in questa ricerca conviene tpii ram-
mentare le due teoriche, le quali tengono al presente divisi gli ani-
mi de'fisici sopra le cause de'fuochi dei vulcani. La teorica chimica
di Davy e Gay-Lussac, e quella dinamica di Ilumboldl, Cordier ec.
La prima, riguardando a' prodotti de' vulcani, pone nel seno della
terra delle grandi masse di metalli terrosi, o di loro cloruri. L' al-
tra, movendo dalle osservazioni sul calore centrale terrestre, suppo-
ne un nocciolo incandescente ad una certa profondità sotto la cor-
teccia del Globo. Contra 1' una e l'altra molte opposizioni sono sla-
te recale. Ora può essere che nella loro colleganza trovisi la espres-
sione della verità, perchè entrambe si fortificano di falli di gran-
dissimo momento. .\ me dunque non sembra impossibile una loro
compiuta conciliazione.
Se si considera la corteccia del Globo da un punto allo di ve-
duta, noi siamo tratti a credere eh' ella forma una corteccia ossi-
dala, di sotto alla quale, e ad una profondità sconosciuta, trovar si
deve una grande fucina. Ed è osservabile come questa medesima
espressione occorre frequente nel linguaggio moderno de' geologi
e de' fisici : udendosi tutto giorno chiamare il nostro Globo una sfe-
ra ossidata nella superficie, un astro incrostato.
— 3o5 —
Le materie clic compongono questa crosta sono (jiielle slesse
cir entrano nella composizione delle lave e delle altre materie vul-
caniche; solamente la loro forma ed aggregazione sono diverse.
La qual cosa diriva senza dul)])io dalia diveisità di condizioni nelle
(piali sonosi formate. Di tpieste sostanze cpielia che merita maggior
considerazione è la silice.
Ti-a le j)ietre che sono rigettate dall' csj)losioni del Vesuvio mi
è incontrato trovarne alcune che hanno molto fermala la mia at-
tenzione, ed ho 1' onore di presentarle a questo Consesso. Sono tali
pietre composte di una materia hianchiccia, smaltata, hoUosa, infu-
sibile al cannello, che ha tutta 1' apparenza di una sostanza silicea
appena vetrificala. Elle sono ricoverte alla superficie di una crosta
scoriacea nera simile del lutto alla materia delle scorie ordinarie
del vulcano. Ho trovato ancora la slessa sostanza nell'interno di
certe lave recenti. A me pare in queste materie di vedere frammenti
di una massa in gran parie silicea, la quale probabilmente forma il
nucleo terrestre, onde detti frammenti sono stali svelli dall' impeto
dei gas vulcanici e rigettati innanzi che la loro sostanza soggiacesse a
quella mutazione, che la fa passare alla condizione di lava o di scoria.
Questa considerazione ne richiama il pensiero alle grandi emis-
sioni silicee che hanno accompagnalo le azioni ignee antiche alla
superficie del Globo. Non istarò a parlare delle rocce cristalline,
delle quali il quarzo è uno degli elementi più abbondanti. Gioverà
meglio citare alcuni esempi che più direttamente pruovano la mia
proposizione. Non è chi non sappia il quarzo occorrere assai fre-
quentemente in forma di filoni in tuli' i terreni, ma spezialmente in
quelli più antichi, e la loro formazione essere intimamente connessa
a quella de' filoni metalliferi. Nella Maremma toscana, dove le azioni
plutoniche sono stale mollo energiche, si veggono frequentemente
vestigia di tali emissioni silicee. Presso Massa marittima ci ha mas-
se quai-zose eruttive scorificate in tal guisa che rassomigliano alle
lave recenti de' vulcani. Una dimostrazione bellissima di (juesta
verità si scorge in alcuni filoni dell' isola d' Elba e del Campigliese.
Presso alla Torre di Rio nel primo de' citati luoghi, e nella Cc/ir/
dei Piombo nel secondo, si veggono magnifici filoni di pirosseno
verde laminoso raggiante, di epidoto, e d' ilvaite, che traversano
rocce calcaree. Or chiunque bene gli esamina scorge manifesta-
mente che le sostanze le quali entrano nella composizione di essi
— ,1()(> —
(lirivano in parto dalla roccia tiaxcrsala, in parte dall'azione sol-
terranea. La calce è stata sonnninisti'ata dalla roccia calcarea, e la
silice ed il ferro dall' azione plutonica. Questo fatto poi appare di
una evidenza i^randissinia ne'fdoni di Campii;lia, la materia de'cpiali,
conliijiuala in isfcre railiato di una hellezza indescrivihile, si salda
ed amali^aina con la roccia calcarea e contiene numerose geodi di
cristalli di (juarzo; i quali sembrano essere rimasti come testimoni
dell' eruzioni silicee che hanno dato origine al filone. Gli scisti del
calcare cretaceo, dimandato in Toscana n//jerese, mi^mìo si trovano
a contatto con le ofioliti e co' gabbri, sono quasi sempre tramutali
in ftaniti, diaspri, ed altre rocce selciose. .Mlorchè nella medesima
citata regione s' incontrano cristalli di (piarzo, ovvero iniezioni
quarzose nelle rocce di sedimento come nel macigno, nel calcare,
ciò è indizio sicuro che queste rocce sono stale jilutonizzale. Un
notevole fallo di (jucsta natura mi è stato non è guari comunicalo
dal mio egregio collega sig. Coquand. « A monte Rufoli, così egli mi
« scriveva, lio osservato alcuni fatti della più grande importanza, i
« quali vengono bene in appoggio della vostra teorica. In contatto
« della serpentina 1' alberese è del tulio convertito in dolomite, e
« poi in parte silicificato, presentando inoltre delle fessure ripiene
« di diaspro e di ojiale, che si prolungano nelle fenditure della roc-
« eia ignea. Di più nello slesso luogo ho osservato un letto di opa-
« le ( quarzo resinile ) molto spesso, di color verde e brecciforme,
« eh' è senza dubbio la più bella roccia che io abbia mai vista,
« di cui r impregnazione silicea è veramente incontrastabile ». Non
ci ha (juasi terreno trachilico senz' abbondanti deposili di ialite, di
quarzo resinile ec. In fine le acque termali de' luoghi vulcanici ten-
gono soventi disciolta la silice, di che rende fede sopra ogni altra
la famosa fontana di Geyser in Islanda.
Tutte quesl' emissioni silicee che hanno accompagnalo le azio-
ni ignee, sono senza dubbio meritevoli di essere con diligenza no-
tate da' geologi.
E conosciuta 1' azione dell' acqua allorché viene in contatto col
silicio ad una temperie alquanto elevala. Se dunque i vulcani ci pre-
sentano ne' loro prodotti, da lui lato, delle lave e delle scorie com-
poste in gran parte di silice ed alliuiiina, e d' altra parie del vapo-
re acquoso, delle fiamme di gas idrogenati, si ha giusta ragione di
conchiudere che le materie delle lave debbono trovarsi in istalo li-
— 3o7 —
l)ero nel centro della terra, e clie un conlatif) coninn(|iie (lei! acqua
jiroiluee la loro ossidazione, la loro fusione, e liilli {,'li altri fenome-
ni che ne' vulcani si veggono.
Così (piando noi vegi,'ianio ne' forni di alta fiisifine escire delle
fiamme di gas idrogeno carbonato, di gas ossido di carbonio, e in-
di scaturire da essi torrenti di ghisa, siamo tratti a dire che dentro
dal fornello debliono trovarsi di grandi ammassamenti di carbone
e di ferro accesi da correnti di ossigeno. In simile modo (juando
noi veggiamo escire dagli alti forni vulcanici delle fiamme di gas
idrogenati, de' vapori di acqua muriatici, de' cloruri, in fine sboc-
carne fuora torrenti di materie silicale, dobbiamo dire che nel cen-
tro del Globo debbono trovarsi noccioli silicei eccitali dal contatto
di ammassamenti di acqua carica di cloruri.
I fenomeni vulcanici attuali vogliono essere per diritte ragioni
considerati come continuazione di quelli prodotti da' fuochi nelle
antiche condizioni del Globo; se non che (piesti dovettero operare
con una gagliardia ed una potenza di gian lunga maggiore. Ber-
zelius ha osservato con moltissima sagacia che il silicio e 1' ossi-
geno sono i due elementi principali che compongono le materie
terrestri. In questa espressione io trovo racchiuso tutto il segreto
della Geologia. Possiamo dire che dall'affinità chimica di questi
due elementi, e dagli effetti che seguitano alla loro soddisfazione
sono dirivati tutti gli accidenti che hanno dato origine alla cor-
teccia del Globo.
Or qui siami permesso di fare una dimanda. >"on è egli possi-
bile che le sostanze componenti il nocciolo terrestre si trovino in
uno stato d' incandescenza e d' inossidazione iniziale? Forse nel
loro stato primiero non erano in gran parte riparate dall'azione
dell'atmosfera e delle acque, i cui elementi esser doveano allora as-
sai rarefatti intorno al Globo?
Io non vo' cacciarmi molto addentro in questa conghiettura. La
«piale se è vera, come mollo verisimile appare j)er le nostre cono-
scenze su lo stalo attuale del Globo, ne porge la chiave di tutt'i fe-
nomeni passati e presenti del nostro pianeta. Il primiero equilibrio
di questo non permetteva che la esistenza di materie fisse e gassose.
Il contatto delle ultime sopra le prime determinava la ossidazione
della superficie terrestre, e la formazione di una corteccia solida
raffreddata; nel tempo medesimo il nocciolo preservato dall' invo-
39
— 3o8 —
lucro esteriore rimanea in uno sialo il' incandescenza e d' inossida-
zione. 1/ e(|iiilii)rio successivo occasionava 1' accunuiia/.ioiie delle
ac(iue su la corteccia ossidala, ed il deposilo delle prime rocce
stratificate. La picciola spessezza di tale corteccia rendea ])iii fa-
cile la sua rottura e 1' arrivo delle acque al nocciolo incandescen-
te; per ciò i fenomeni ignei erano più generali, e seguivano con
possanza maggiore. Nella condizione attuale del Globo essendo cre-
sciuta la spessezza dell'involucro raffreddalo, il conlatto delle acque
col fuoco è divenuto meno facile; j)er conseguenza gli effetti che
ne dirivano non liainio la stessa energia, e questi sono i fenomeni
de' vulcani attuali.
A me pare dun(|ue, secondo tutto (juello veggiamo accadere al
presente, che l'idea di un nocciolo di metalli terrosi incandescenti
e inossidati nel centro delia terra non ha incontro a se nessuna
grande ragione che la condjatta. Ella ci spiega con bellissimo ac-
cordo non pure i fenomeni de' vulcani, ma di tutte le azioni ignee
passate del Globo. Ed è, se così vogliam dire, il commento di quella
felice espressione, con la quale mi eminente naturalista de' nostri
tempi ha significata la vulcanicilà generale del Globo, cioè la iii/luen-
:a eh' esercita l' interno di un pianeta sopra il suo involucro esterio-
re ne' differenti stadi del suo raffreddamento .
Ma circoscriviamo le nostre osservazioni a' fenomeni de' vulcani
propriamente detti.
Le parti più basse della terra sono i fondi de' mari ; dove la
spessezza della corteccia terrestre esser deve minore. Si può dun-
que credeie, secondo che più volte è stato detto, che 1' acqua del
mare aiutata dalla sua pressione arriva o per mezzo di crepacce o
per altra via qualunque infino al focolaio terrestre incandescente.
Potrei qui citare alcune storie del Vesuvio, nelle quali si legge il
mare essersi ritirato nelle più gagliarde eruzioni di quel vulcano.
Plinio ne parla nella sua famosa lettera a Traiano. Se ne trova fat-
ta menzione nella storia di Serao della eruzione del 1737. Ma io non
entro mallevadore di questo fatto, non avendo avuto occasione di
osservarlo durante i miei studi vesuviani.
Sonosi levate difficoltà contro cosiffatta penetrazione delle acque
del mare, e le principali sono le seguenti :
i.° Esserci vulcani che stanno lontano dal mare.
— 3o9 —
a.° Il calore clic 1' ac(|ua incontra nelle parli sollcnanee impe-
dire l'arrivo di (jucsla nel focolaio incandescente, ed oiìiiligaria a
risalire in (brina di vajìore.
3." Le lave e le sostanze spassose doversi fare strada pei' (pieste
vie di libera conuniicazionc dell actjua; perocché elle troverebbero
(|uivi una resistenza minore che negli spiragli ordinari de' vulcani;
onde vedere si dovrebbero i fluidi clastici aprirsi il varco a traver-
so le ac(pie del mare e venire nella sua superficie a gorgogliare; ciò
che punto non accade.
Alle quali opposizioni si può rispondere:
i.° Che la posizione di alcuni vulcani lungi dal mare è un fatto
eccettivo, che non può disti'uggcre l'altro contrario eh' è generale.
Senza che noi non siamo bene sicuri se questi vulcani mediterra-
nei sono veramente attivi. Sono messi tra questo novero molti vul-
cani, i quali sono delle vere solfatare; io posso citarne ad esempio
r isola di Vulcano nell' Eolie, la quale è un vulcano semispento né
più né meno che la solfatara di Pozzuoli, quantunque tra' vulcani
attivi fosse comunemente annoverato. La stessa cosa dev' essere
de' due vulcani situati nell'Asia centrale; uno de' quali, il Bisch-
Balikli (montagna bianca), indica col suo nome medesimo di esse-
re una solfatara. D'altronde nessuna cosa può mettere un limite al-
l'estensione sotterranea del focolaio d' un vulcano, di cui noi veg-
giamo solamente il forame di apertura alla supcrdcie terrestre.
2." Egli è bene possibile che il primo strato spento intorno alla
sfera terrestre rovente sia conformato di parte in parte a volta, e
che in tali tratti le due masse sieno separate da grandi cavità, dove
mettono i canali sommarini. Per effetto di fermenti sotterranei que-
sti canali possono essere soggetti ora a chiudersi ed ora a riaprirsi
per croUamento di porzione della volta. Sovente mi è incontrato di
osservare nell' eruzioni del Vesuvio, delle caverne che davano usci-
ta a lave : le sostanze gassose che accompagnavano quest' emissio-
ni variar facevano da un momento all'altro la forma di dette ca-
verne, e producevano ora sollevamenti ora sprofondamenti, e quin-
di ostruzioni ovvero aperture nuove al corso delle lave. Per la ra-
gione medesima i canali sotterranei, onde parliamo, possono esse-
re ostruiti per un certo tempo, e poi aprirsi di nuovo, ovvero pos-
sono in processo di tempo ostruirsi intieramente, ovvero aprirsene
nuovi e chiudersi subito dopo. Onde diriva la intermittenza delle
— 3io —
azioni vuloaniclio, dvvcro la loro estinzione, ovvero la loro appari-
zione per una \olla sola in ipialeiie luogo novello.
E qui è da fare un'altra osservazione. E cosa ben certa che le
materie vulcaniche sono pochissimo conihittrici del calore. 11 quale
l'alto accade di essere facilmente verzicato al Vesuvio. Cos'i per esem-
pio in inverno occorre spesso di veder la neve nel cratere di quel
vulcano a piccola distanza da crepacce infuocate (viciìiam Jlammis
i^ldcìem ). INIolte volte io mi sono situato sopra la crosta spenta di
ima lava rovente nel suo di dentro, e sonomi lasciato I raspollare dal
suo movimento. Si può dunque credere che le acque marine infino
a che non arrivano nella cavità centrale non incontrano una tem-
perie così elevata che basti a i-idurle in vapore ed impedisca il loro
arrivo nel focolaio. Ad ogni modo poi allorché elle raggiungono un
calore sufficiente a convertirle in vapori, la loro tensione può esser
non pure ecjuilihrata, ma si ancora vinta dalla pressione della co-
lonna acipiosa superiore che la sospinge in basso.
3.° La cavità centrale ha i suoi condotti già stabiliti e perma-
nenti, ([uali sono gli spiragli de' vulcani. Per essi fannosi via i fluidi
elastici e gli altri prodotti della effervescenza; la quale via torna a
questi più facile clie 1' altra seguitala dalle acque, dove esser deve
una grande pressione della colonna acquosa, ed un energico con-
trasto tra i due elementi.
.Ma pure egli accade talvolta che per (jueste vie di comunica-
zione i fluidi elastici vengono a scaturire in qualche punto della
superficie de' mari. Che cosa sono mai i nuovi vulcani, i ijuali quasi
tutti in mezzo de' mari prendono origine? Non altro certamente che
novelle uscite delle materie vulcaniche, e molto probabilmente so-
no le vie medesime che hanno fatto penetrare le acque nelle cavità
sotterranee. 11 vulcano ultimo di Scincca, l'altra isola che si alzò
ne' mari di Sicilia, e di cui parla T. Livio nel X\\l\ delle sue Sto-
rie, forse non sono state altra cosa che canali, per i quali 1' acqua
del mare penetrava nel focolaio dell' Etna. In Islanda le azioni vul-
caniche somniarine si rinnovano frefpientemente, e sono diman-
date col nome di Vulcani di acqua. In fine si vuole osservare che qua-
si tutt' i nuovi vulcani sonosi alzati presso a vulcani attivi o spenti.
A ciò si aggiunga che i fluidi elastici non mancano di scappar
via per questi canali sonimarini senza produrre vulcani. Io ho ve-
duto ad una piccola distanza dall' isola di Panaria nell' Eolie, un
— 3ii —
grande sxolgiiiieiilo di \n>Ue gassose alla superlicie del mare, dove
elle s|)icciaiio gorgogliando. Il fondo, dal (|uale si veggono svolgere,
è alla ]>rorondil:t di (|uasi io metri, ed è tutto imbianchito. La quale
fircoslanza, e l'odore clic il ga.'» manda, indicano esser (|iiesto del
gas idrogeno solforato.
Adun(|ue l'arrivo delle acque del mare in contatto col nocciolo
terrestre rovente non mi pai-e così impossibile come si pensa (i).
Ma accada pur la cosa in un modo o pm-e in un altro, egli è certo
che se si pone per noi un contatto di tal natura, se ne deduce la spie-
gazione la più felice di tutt' i fenomeni vulcanici. Mancava soltanto
di vedere avverata una delle conseguenze le più indispensabili di
questo contatto, lo svolgimento cioè di una gran (piantila di gas
idrogeno e la sua infianmiazione, ed io credo che le mie osserva-
zioni vengano a riempire questa laguna nel gran problema.
(I) In una nota tipi sig. Angclot sopra V interferito delle acque del mare ne.' fe-
nomeni vulcanici, pubblicata in uno degli ultimi fascicoli del Bullelin de la Soc.
Céol. de t'rance, trovo notizia del seguente fatto, il quale sembra appoggiare
molto l' idea della introduzione delie acque marine uell' interno del Globo per
via di fenditure. Alla distanza di circa un miglio da Àrgostoli, ucll' isola di Cei'a-
lonia, nella estremità del promontorio che separa questa città dalla larga baia
ad occidente, si osservano molte correnti di acqua (quattro almeno), le quali si
precipitano dal mare nell' interno dell' isola, e colano in una maniera continua.
Da una di queste correnti si è ancora tratto profitto, essendo stata adoperata a
far girare, per via di un canale, un molino. Questo canale è lungo 20 rjards, lar-
go circa 3 piedi e profondo G pollici. Al suo termine si è aperta una cavità di 100
yards quadrati di estensione e di '1 piedi circa di profondità sotto al livello del
mare. A marca bassa la caduta è di circa 3 piedi; l'elevazione della marea è di 6
pollici; ma spirando i venti di mezzogiorno tale caduta è molto più grande. Nel-'
l'apertura della cliiusa,una corrente di Ii50 pollici quadrati precipitasi nella fossa
con una rapidità di 20 piedi inglesi per secondo, e scappa via per meati sotterranei
e per fenditure. Quando è abbassata la chiusa, dopo una scarica molto grande di
acqua di mare nella fossa, 1' acqua vi discende alcuni pollici più basso che non
era prima della scarica, ma di poi rialzasi al suo livello ordinario per 1' acqua
dolce delle sorgive che vengono dal lato di terra. Finalmente questa corrente
non è soggetta a nessun periodico cangiamento. Il colonnello Brown ed il signore
Strickland, che hanno fatto conoscere questo fatto curioso, sono molto inclinati
a credere che 1' acqua di mare che si sperde sotterra è ridotta in vapore dai fuo-
chi sotterranei, e produce quindi i Iremuoti tanto comiuii nell'isola, e dà origine
alle sorgive calde che spicciano in differenti parti della Grecia {Bull. cit. II. ser.
toni. I. 6 nov. 18fl3).
— 3l2 —
Arrivato a questo punto io dovrei por lerminc al mio dire, ed
oinineltere tli eiiti'arc in particolarità sopra gli effetti delle azioni
cliiiuiilie nella produzione dp' fenomeni vulcanici. Non però di me-
no cliiejjgoa (jnest'Adunanza il permesso di compire le mie idee, lo
non sono giù chimico, ma per riconoscere 1' origine de' fenomeni
onde parlo, bastano le teoriche generali della scienza. Forse lo stu-
dio speciale che ho fatto di questi fenomeni, ed una conoscenza al-
(|uanlo precisa delle loro relazioni, mi faranno jierdonare (piesta te-
merità. Procurerò solamente d'indicare le i-eazioni conosciute, trat-
tenendomi un poco sopra quelle che hanno mestieri di schiarimenti.
Posto dun(|ue in qualsivoglia modo l'ari'ivo dell' ac(|ua marina
in contatto co' metalloidi roventi, ella si scompone. Ne risultano
degli ossidi, i quali danno la materia delle lave, e del gas idrogeno.
Nel medesimo tempo il cloruro di sodio in contatto con la si-
lice e col vapore acquoso deve produrre 1' acido idroclorico. La
soda in combinazione con la silice forma silicati di soda, i (juali
abbondano tanto nella composizione delle lave e degli altri pro-
dotti vulcanici.
Una porzione di cloruro di sodio si sottrae alla scomposizione,
e sublimato dal calore esce dai canali vulcanici.
Il gas idrogeno e l' acido idroclorico non vengono fuora in quel-
la quantità che sono stali prodotti, perocché nel traversare i canali
vulcanici entrano in nuove combinazioni.
Se il gas idrogeno incontra dello zolfo gli si unisce, e produce
il gas idrogeno solforato.
Si può ancora credere che un' altra porzione del gas idrogeno
in contatto col sesqui-ossido di ferro cangia una porzione di que-
sto in ferro ossidolato. A questo modo si spiega la formazione di
tale sostanza, la quale abbonda ne' prodotti vulcanici. Inoltre l'os-
sido di ferro de' vulcani ha sempre un poco di magnetismo sensi-
bile. Non sarebbe mai da attribuirciò ad un mescuglio costante di
ferro ossidolato e di sesqui-ossido di ferro? lo abbandono a' chi-
mici la soluzione di questa domanda.
Non trovasi mai ne' prodotti de' vulcani il ferro in istato me-
tanico. Pure lo svolgimento del gas idrogeno dovrebbe operare la
riduzione degli ossidi ferrici. Ma Gay-Lussac ha giustamente fatto
vedere che il vapore acquoso, il quale accompagna il gas, impedi-
sce questa riduzione.
— 3i3 —
I na porzione dell acido idroclorico incontrando gli ossidi di
ferro produce del percloruro di (|uesta sostanza.
Vi saranno ancora altre azioni e reazioni clie si possono in-
nanzi iniat;innre clie definire.
In conciiiusione, le sostanze gassose che il vulcano darà fuori,
saranno vapore acquoso, gas idrogeno puro, gas idrogeno solforato,
ed acido idroclorico, sfuggiti alle affinità interne. Il loro stalo di
violenta tensione è la causa di tutti i fenomeni dinamici che si
veggono ne' vulcani.
L' idrogeno libero, o combinato con lo zolfo, sì tosto come viene
in contatto coli' aria s' infiamma, se la temperie è a ciò sufficiente,
e sparisce.
II vapore acquoso si disperde nell' atmosfera menando seco
l'acido idroclorico. Egli accade talvolta che una pioggia traversa
queste nuvole di vapore muriatico sparso nell'atmosfera; allora le
gocciole diventano acide nel traversarle, e danno origine ad una
pioggia caustica, che altera il tessuto delle piante sopra le quali
cade. Io ho veduto molte fiate le raccolte essere distrutte per que-
sto accidente nelle campagne del Vesuvio (i).
Altre azioni si manifestano sul piano del cratere. L' acido idro-
clorico incontrando l'ossido di ferro nella superficie produce del
cloruro di ferro, il quale riveste di belle sublimazioni gialle le pa-
reti del cratere. Da un altro lato il cloruro di ferro, oh' è traspor-
tato dal vapore acquoso, dà con la sua scomposizione dell' acido
idroclorico e dell'ossido di ferro; a questo modo spiegasi la fre-
quente produzione del ferro oligisto ne' vulcani. Onde vedesi se-
guitare uno scambio di prodotti per mutue reazioni.
l.'na porzione di cloruro di sodio sfuggilo alla scomposizione si
deposita alla superficie del cratere o delle lave che ne sboccano.
(I) Dopo la lettura di questo scritto nel Congresso lucchese è avvenuta nel
mese di dicembre passato una energica eruzione nell'Etna. La quale tra' fatti cu-
riosissimi Ila presentato (|ursto ancora assai notevole, clic una pioggia caduta a
Catania durante V eruzione corrose la seta degli ombrelli ; ed un cliiinico avendo
analizzato 1' acqua di tale pioggia trovò che contenea dell' acido idroclorico.
Questo fenomeno è al tutto identico all'altro del Vesuvio citato di sopra. E quan-
do si pone mente alla distanza di Catania dal cratere dell" Etna, si può di leg-
gieri eoinpieudcre la gran quuntilìl di acido idroclorico che la bocca del vulcano
aveva dovuto versare ncU' atmosfera.
- 3./, -
M m<i(l(i medesimo si comprende la produzione del cloruro e
dell'ossido di rame, del cloruro di pioudjo.
Allorché ci ha svolf^imento di gas idrogeno solforato, la sua
scom|)osi/ioiie pi'oduce dello /xilfo, e dilTerenli solfali, di calce, di
ferro, (.li rame. Il celebre geologo lìreislak avea lin dalT anno 1792
riconosciule queste importanti reazioni del gas idrogeno solfo-
rato. « Questo gas, egli dice, mescolandosi all' aria atmosferica si
« scompone, lo zolfo se ne separa, e si deposita in gran parie su
« gli orli ile' fumaioli, ma ne rimane una porzione, la (piale unen-
« dosi coli' ossigeno dell' atmosfera si cambia in acido solforico o
« solforoso (i) ».
A questi ultimi tempi sono state confermate con esperienze di-
rette tali giustissime vedute del gran geologo. Io avea fatto osser-
vare al mio collega Pirla un fenomeno assai notevole che incontra
di vedere nella Solfatara di Pozzuoli. Se avvicinasi un pezzo di car-
bone rovente ad un focolaio di quel luogo, vedcsi il fumo che ne
spiccia aumentare grandemente e produrre un nugoletto bianco.
Il mio abile collega ha dimostralo dirivarc questo effetto da un' azio-
ne calalittica, delerniinala dal contatto del caibone, del ferro, della
pirite, delle lave riscaldate sopra un mescuglio di gas idrogeno sol-
forato e di aria atmosferica. Ne risulta <leir acqua e dell' acido
solforoso, i quali con la reazione di altra quantità di gas idro-
geno solforato danno in cambio dell' acqua e dello zolfo. La cono-
scenza di queste reazioni sparge molta luce sopra altri prodotti vul-
canici, de' quali apjìresso parleremo.
Ed ecco come in modo tutto naturale spiegasi l'origine e la for-
mazione di tutte le sostanze che si producono al Vesuvio e negli
altri vulcani. Tali sono il vapore acquoso, l'acido idroclorico, l' idro-
geno bruciante, il sai marino, il cloruro di ferro, di rame, di piom-
bo, il ferro ossidato nelle lave, il ferro oligisto, 1' ossido di rame,
lo zolfo, il solfato di calce, di rame ec.
^on diiò punto del conforto che viene a questa teorica per la
considerazione delle lave. Basta por mente ch'elle sono composte
di sihcati di allumina, di soda, di calce, di ferro ec. per vedere che
la loro composizione è la contro pruova delle reazioni che noi ab-
biamo ammesse.
(1) Essai minéralogiqae sur la Solfatare de Pouzzoles.
— 3i5 —
È slato opposto che se ci fossero iiiclalli terrosi iiiossidati ne' fo-
colai de' vulcani, trovar si dovrel)l>ero j)ezzi inlatti di essi ne' pro-
dotti solidi vulcanici. Questa obiezione non è certo di alcun valore.
E^li è facile di coniprciidere clic dal momento in cui cominciano
le reazioni ne' luoylii sotterranei infino a che la materia rigettata
della lava si consolida, i conlalti col vapore acquoso e coli' atmo-
sfera sono così moltiplicati che non concedono potere porzioni di
metalli rimanere inossidate. Se t|ualche particella si sottrae alla os-
sidazione dopo la uscita delle lave dal cratere, ella si ossida a poco
a poco a conto del vapore acquoso che si svolge dalle correnti. Da
ciò prohabihnenle traevantj origine ([nelle piccole fiamme che il
mio amico Maravigna aflerina avere osservate su la lava dell' Etna
del 1819.
Un altro dubbio qui sorge, al quale uopo è volgere tutto 1' ani-
mo nella presente qnistione. Se la teorica onde si parla è vera, con-
viene ch'ella spieghi l' origine de' fenomeni e de' prodotti di tult' i
vulcani della terra; perocché, secondo la giusta riflessione di Gay-
Lussac, se la causa die dà dìimento alle loro azioni è la stessa, i
prodotti che sono a tutti comuni possono farla conoscere (i).
Per rispondere a (piesto dubbio conviene fermare i fatti seguenti.
Tra' vulcani alcuni ce ne ha che metton fuora principalmente
acido idroclorico, ed altri che rigettano una gran quantità di aci-
do solforoso.
L' acido idroclorico è senza dubbio il gas più abbondante del
Vesuvio. Ma non manca negli altri vulcani, dove la sua presenza è
dimostrala non pure da esperienze dirette, ma eziandio dalla na-
tui-a de' prodotti che danno, come il cloruro di sodio, di ferro, il
sale ammoniaco. Il ferro oligisto, che occorre cosi frequentemente
in luti' i vulcani, è ancora una pruova della esistenza di questo gas
ovinique ci ha azioni vulcaniche, se la origine del minerale anzi-
detto è sempre la stessa come nel Vesuvio.
L'acido solforoso è ancora noverato tra* prodotti gassosi più ab-
bondanti ne' vulcani. A cpiesta opinione io non saprei consentire
del tutto. Le sperienze registrate nel mio Giornale del l'esuvio fan-
no vedere che questo gas è assai raro nel vulcano di Napoli. An-
cora r illustre Covelli avea dedotto dalle sue ricerche non isvolgersi
■»"-
(1) LlK. cit.
40
— 3ir, —
questo ijas ne' fiiinaiuoli della Solfatara. Le spei'ienze del noussiii-
f^ault sui gas de' vulcani della nuova Granata attestano il difetto
medesimo. Io credo dunque essere Io svolgimento di questo gas al
tutto accidentale, e dirivaie dalla scomposizione del gas idrogeno
solforalo, o da (pialdie solfalo per l'azione del calore.
Una considerazione assai più importante merita il gas idrogeno
solforalo. Si può dire cli'ei tiene ne' vulcani lo stesso posto che l'acido
idrocloi'ico. Rarissimo è nel Vesuvio, dove i gas solforosi si svilup-
pano in generale assai raiamente. Ma al)l)onda negli altri vulcani
del Mediterraneo ed in quelli di America. E un fatto molto notevole
che (|uesto gas predomina ne'vnlcani poco attivi, e sojirallulto nelle
solfatare. Anche quando si sviluppa nel Vesuvio, ciò accade alla fine
dell' eruzioni o allorché il cratere è in riposo. Ora se noi conside-
riamo l'origine di uno de' suoi radicali, troviamo essere conunie con
quella di imo de' radicali dell'acido idroclorico. Quanto poi alla di-
rivazione dell'altro principio, cioè dello zolfo, convien dire ch'ella
è misteriosa. Se si considera come prodotto dell' azione dell' acido
idroclorico sopra le piriti sparse negli strati terrestii, in tal caso lo
svolgimento del gas idrogeno solforato ne' vulcani sarchhe un fe-
nomeno accidentale ; ma le osservazioni dimostrano essere la pro-
duzione di rjuesto gas un fallo generale ; in conseguenza dev' esso
tenere come 1' acido idroclorico ad una causa essenziale ai fuochi
vulcanici. Ed io mi penso essere un gran soggetto di ricerche, il più
grande forse che rimane in vulcanologia, di conoscere 1' origine
dello zolfo ne' fenomeni de' vulcani: e raccomandasi però premu-
rosamente a coloro che a questo studio intendono.
Non so lasciare questo argomento senza fare un'altra conside-
razione. Abbiamo veduto che il sale ammoniaco non s'incontra nel
Vesuvio se non nelle porzioni delle correnti che si prolungano nelle
terre coltive ; ed allora facilmente si spiega la sua formazione. Ma
questa sostanza producesi, e in grande abbondanza, ne' crateri del-
l'Etna, di Stromboli, di Vulcano. Quale duncpie ])uò essere in (jue-
sto caso la sua origine? Io sono mollo indotto a credere dirivare
l'ammoniaca dalla scomposizione del gas idrogeno solforalo in con-
tatto dell' aria. Noi sappiamo per le cose delle di sopra che la pre-
senza di certi corpi determina la scomposizione di questo gas, e la
formazione dello zolfo e dell'acido solforoso: in lali reazioni ci ha
del gas azoto messo in libertà : qualche circostanza può occasionare
- 3.7 -
la coniliiiiazioiìf di f|iiPsto i^as coli' idrogeno del ^as epatico, e pro-
ilurre raiiinioiiiaca, la (jiiale trovando libero e |)roiito l'acido idro-
clorico con esso si combina. Questa opinione trova grandissimo ai>
poggio in un accidente relativo assai osservabile. Nel cratere del
^'esuvio, ilove il gas idrogeno solforato è rarissimo, non pi'oducesi
inai sale ammoniaco; al contrario la gran quantità di questa so-
stanza negli altri vulcani accordasi bene con la emissione abbon-
dante dello stesso gas. Ci sarebbero quindi due modi di foinia/.ione
di sale anuiioniaco ne' vulcani; in un caso diriva dalla reazione
dell'acido idroclorico sopra la terra vegetabile, nell'altro dalla scom-
posizione dell' aria in contatto col gas idrogeno solforato e col-
l'acido idroclorico. Nell'Etna occorrono esempi dell'uno e dell al-
tro modo di formazione: il sale ammoniaco raccolto sulla corrente
di Bronte, la quale erasi avanzala nelle terre coltive, rassomigliava
al tutto a quello prodotto su le lave del Vesuvio nelle medesime
circostanze. Io sommetto questi miei pensamenti alle considera-
zioni de' chimici.
Dopo tutte le cose fin qui dette, a me sembra che noi ci avvi-
ciniamo sempre più alla soluzione del gran problema della origine
de' fuochi vulcanici. La quale soluzione, per la natura stessa del
soggetto, non può essere che in grado di probabilità, ma di una
probabilità che tiene molto presso alla certezza. Numerose osser-
vazioni, i cui risultamenti sono costanti, indicano essere nelle vi-
scere della terra un nocciolo infuocato, il quale è stato riconosciuto
fin dai tenq)i dello Stenone, anzi fin dalle scuole di alcuni filosofi
greci. Da (juesto nocciolo, come da un gran focolaio, muove la causa
di lutt' i fenomeni che dal centro della terra si propagano alla sua
superficie; ma per sé stesso il fuoco centrale non è a questi effetti
bastante: esso è inattivo, è una potenza che ha bisogno deWeitto per
operare, e cpiesl'atto esser deve prodotto dall'arrivo di materie che
innanzi gli erano estranie, e che vi arrivano per una via qualun-
que. I fenomeni de' vulcani lo pruovano infino all'evidenza; ed in-
dicano parimenti non poter essere altra la causa eccitatrice che
r acqua del mare. Per guisa che, dato il contatto di questa con un
nocciolo di metalli terrosi inossidali e roventi, si ha l'origine com-
piuta di luti' i fenomeni vulcanici, anzi dirò ancora di tutt' i fe-
nomeni passati del Globo.
— 3i8 —
Qui ijoiitjo terniinc alle mie considerazioni leoreliclie. Le (|nali
io non avrei dovuto esporre in una congrega, dove trovar debbo-
no posto solamente le dottrine severe e precise delle scienze. A ciò
mi hanno incoraggiato i fatti che mi vennero veduti per qualche
tempo nel mio paese, e che mi hanno sempre nelle medesime idee
confermato. Del resto, quando ancora sottrarre si volesse da questa
nota la parte induttiva, ci rimane sempre un fatto ceito e bene as-
sicurato, la produzione cioè delle fiamme nell' eiuzioni del Vesuvio,
e la certezza eh' elle non sono mica un fenomeno accidentale, ma
si tengono intimamente alla causa primitiva de' fuochi vulcanici.
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ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE
ADUKAKZA
DEL GIORNO i6 SETTEMBRE
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J.I Presidente sig. dolt. Riasoletlo rende grazie ai memliii della
Sezione per la carica conferitagli; manifesta speranza che i lavo-
ri sarainio più assai dei numero dei congregati botanici ; e che la
residenza della Sezione nel Giardino offrirà opportuni argomenti
alle quistioni : vantaggio non minore si promette dalle escursioni
per le campagne lucchesi fiorenlissime. Nella solita concordia di
questa Sezione, e nel buon volere di tutti fraternamente operosi,
si rassicura di qucU' utile che traggono le scienze dalla pace e dal-
ia volontà gagliarda degli uomini.
Il prof. I*uccinelli, offrendo in dono parecchie copie della sua bel-
la Flora lucchese, entra in ragionamento del perchè siasi egli tenu-
to anzi al sistema di Linneo, che ai metodo naturale. Questo libro
avendo egli fatto per mettere gli alunni della sua scuola nella cono-
scenza delle piante del Ducato, non ha stimato convenevole segnar
loro una via difficoltosa e disagevole, coni' è la cognizione di molti
e molti caratteri onde si (igura una famiglia; e piuttosto coi pochi e
semplicissimi di Linneo ha voluto guidare i giovani alla determi-
nazione delle incognite specie. Dice però non essere scompagnato
il metodo naturale dal suo insegnamento ; del quale farà anzi parte
costitutiva, ponendo in fine della sua Flora tutto quanto si appar-
tiene allo studio del metodo naturale.
Il dott. Adorno si prova di sostenere che il sistema di Linneo è
affatto da rigettare anche nel primo anunaestramento, aggiungendo
che il metodo naturale può più agevolmente dei sistema sessuale
mettere i giovani a portata di determinare una s|)ecie qualini<[ue.
Il .Masi si op|)one fermamente all'avviso dell'Adorno, dimostrando
che il prof. Puccineili coti ottimo consiglio prepose ii sistema di
— 3a2 —
I.imu'o nella sua Flora; |)ercliè è piovalanienle (lifficilissimo ad un
i;ii)\ane if^naio all'alio delk- dassilicazioni bolaiiiclic poter nominate
ima pianta eon la i;uida sola del metodo naturale. Di falli, at^ginn^c,
la sola idea di una (amiglia chiedendo esalta conoscenza de' carat-
teri suoi, e così dislintamenle che (|uelli di ima non possano confon-
tlersi con quelli di altra, è quanto mai arduo ad un fjiovane sajìere
di prima giunta in tjual famiglia debba studiare la sj)ecie ignota ; es-
sendo che gli stessi matm'l botanici stanno a (piando a (juando in
sospeso nel collocare una specie. Laonde vien lode al ])ror. l'ucci-
nelli, il cui divisamente si conforta dell'esempio di chiarissimi bo-
tanici alemanni e francesi. Il Masi significa però che il sistema lin-
neano è solamente da ritcnei'e per questo primo insegnamento, nes-
suno potendo contrastare vanto di filosofia al metodo natui'ale in
tutte le Flore, e che lo stesso Linneo veggentissimo se ne mostrò
apertamente sostenitoi'c, dandone parecchie famiglie, e dicendo es-
sere nella Botanica V ultiinum et dcsideralum. Il sig. Adorno avendo
pure pronunziato che il metodo di Lamark era facilissimo, siccome
quello che lasciava senza pena impararsi anche dalle giovani dame
di Francia, il prof. Colmeiro si fece a dissuadere questa sentenza
dicendolo anzi difficile ai coniincianti. Sulla quislione delle due vie
agli alunni fu pienamente di avviso che quello di Linneo si ante-
ponesse; e ([iiindi venne a distinguere lo studio botanico in didat-
tico e filosofico: quello per chi principia, questo per chi avanzò;
cita molti autori che stanno col Puccinelli.
Il dott. .\ttilio Tassi legge alcune osservazioni sugli organi delle
cucurbitacee. Egli dice che guardando i rami succulenti e fistolosi
del Pepo niacrocarptis Rich. vedesi lateralmente alla foglia, più fre-
quente uno, ma anche due organi di varia lunghezza, tereti, acumi-
nali, carnosi, giallo verdastri. Nascono in quel punto del caule men
volto alla luce, da cui pare rifuggano come le i-adici aeree del Po-
ilios iìiolaceus W. ed altri. Onde sono copiosi soltanto oVe la luce
mette pochissimo raggio. Osservati col microscopio presentano una
zona di fasci vascolari, e distintamente tracheiformi ; nell'astuccio
ciie circonda il midollo non hanno stomi; numerosi peli linfatici
li cuoprono. Accostati al terreno umido non illuminato si diramano
\ie più ed in vere radici si convertono. L' autore deduce dalle sue
osservazioni essere (piesti vere radici avventizie, significando igno-
rare se alcun altro botanico sì fattamente le riguardò.
— 323 —
Il sij,'. doli. Corinaldi presenta ])arocc'lii semi ed esemplari olli-
inaiiu'iitc preparali della c/i.fsiti iiirtilans lAii., sulla (piale specie en-
tra così a far parola: clie avendo egli seminato nel maggio 1842
pienamente all'aperto essa specie, ottenne nel mese di f)ltol)re dei
semi abboniti. i\icliiede se altri l'abbia mai coltivata nelle mede-
sime condizioni. A che viene risposto negativamente. Il Presidente
trovò i semi molto simiglianli a quelli della cassia nhsiix Lin., e li
credette confusi insieme in commercio: domandava se si potesse-
ro sostituire gli uni agli altri per uso medico. Richiesto il donatore
dal Presidente se la specie presentata fosse annua come la cassia
alisus, quegli ris[>ondeva affermando, e vi aggiungea die la cas-
sia absus coltivata in Egitto a Koselta è annua; ma nella Nubia
•ove vive spontanea è bienne: ai semi di questa sogliono gli Egizia-
ni dare la preferenza. Sciogliesi l'adunanza.
Visto — // Presidente Dott. B. Biasoletto
Segretari \
Oolt. L. M\sr
Dolt. E. Celi
4i
U
A D li \ A ^ Z A
DEL G 1 O I\ ^ O 1 8 S E r T E IM B I\ E
»se«-
MIj appi'ovato il processo verbale della precedente adunanza.
Il prof, don Michele Colmeiro fa lettura di una Memoria sopra-
la possibilità attuale di formare una Flora spaglinola, e sopra i prin-
cipi die dovrebbero presiedere alla sua formazione. Come in l)reve
prcandxilo viene l'autore significando in lui nascere gratitudine e sti-
ma per quei botanici che le piante esotiche pigliano a studiare ; ma
dilettarsi e innamorarsi assai più nella contemplazione delle piante
native; a che lo conforta questa sentenza di Linneo: Est igitiir cog/ii-
/io uaturalis patria- prcvferenda cxteranun regionum contempìationi-
lius. Quindi porge un compendio storico della botanica in Spagna, dal
(piale si apprende, che gli Arabi spagnuoli furono colà serbatori non
meno che delle altre scienze anchedi quella dei vegetabili. E qui vie-
ne onoratamente ricordando Abu-Zacaria, Averroes di Cordova, Al-
dallabea-Alimad-Diaeldin di Mnrcia, Alchaphre di Navarra, i quali
scrissero, o come agronomi, o medici. Abdelsahaniau-Abu-Materez di
^'alenza parlò delle piante dei monti di Dania, Cullerà e Arason. An-
dò però innanzi a tutti Ebn-Beither di Malaga, che dentro e fuori
della penisola tante piante accuratamente descrisse, che per numero
superò Dioscoride. Salirono in alta nominanza le scuole arabo-spa-
gnuole, sicché da tutte parti a studiare vi accorrevano. Il rinasci-
mento delle lettere e la scoperta dell'italiano Navigatore rinfusero
nuova vita nelle botaniche lucubrazioni, ed ecco nel i5o8 descri-
versi da Gimene Gii molte piante delle maggiori altezze aragonesi ;
e gli antichi autori si tornarono a luce ed ebbero esplicazioni e
commenti, tra' quali non è a tacere quello di Ruellio in Dioscoride
ristampato in Alcala,e di Amato Lusitano ossia Rodriguez di Castel
bianco. Il Laguna voltò di greco in latino gli scritti botanici ad Ari-
— 325 —
slotile attrilxiili; impinguò i commenti Ruelliani, e tradusse di gre-
co in castigliano il Lilier parahilhun, e la Materia mecl/cinal di D\o-
scoride, di assai annotazioni illustrandola. A lui pure si debbono le
ubicazioni di alcune piante spagnuole, e di molto i nomi vernacoli;
a lui la fondazione di mi Giardini! botanico in Aranjucz, proteggen-
te Filippo secondo ; ed è pur vanto sapesse la scoperta a quel tem-
po e cliiaramenle significato il modo di propagazione delle felci, e
clie avessero sesso e fecondazione le piante fanerogame. In questo
tempo si occupò il Jarava delle piante di Dioscoride; ed il Pinciano
e Lopez de Villoloba commentarono Plinio. Dello Estere, cbe scrisse
eruditamente sulla Tlieriaca, dobbiam lamentare siasi perduta la sua
Histurin de i'CL^elalus. Ma il nuovo mondo tira a sé, non meno die
l'avidità de' mercatanti, l'attenzione de' naturalisti; onde gli Spa-
glinoli ])ul)blicano in lùnopa gì' investigamenti delle Indie occiden-
tali, e i Portogliesi delle orientali ; storici e poeti scrivono la differen-
te vegetazione de' due continenti. Nomineremo il Monardes die delle
scoperte anteriori vantaggiandosi formò un'opera di molta celebri-
tà. Piagoso diirurgo, Hernandez medico, ambedue di Filippo secon-
do, studiarono botanicamente per la penisola, ed Hernandez le pro-
duzioni della nuova Spagna descrisse. Il Piagoso pubblicò parecchi
discorsi, e un'ojiera Intitolata de siiccedaneis medicameiUis. Le pe-
regrinazioni dello Hernandez dal iS^i al iSy^ fruttarono copia di
lavori bellissimi, i quali però a mala ventura non ottennero tutta
quella diiarilà di luce che ben meritavano: la qual sorte incontra-
rono pure gli sludi di Robes e di Cobo ugualmente sulle piante
americane. Laonde può dirsi che, senza certa sollecitudine di Giu-
seppe Acosta, sarebbero a metà del secolo XVI rimasi infecondi gli
studi dei naturalisti spagnnnli sparsi per le terre del nuovo mondo.
Mentre si operava in America non era trasandata la Spagna; che
Cienfuegos dello averla tutta viaggiata diede larga dimostrazione
nella sua llistoria de plantos in sette volumi con stampe, tutti ine-
diti ancora nella Biblioteca nazionale di Madrid : né si contentò il
Prez esser botanico peregrino della penisola, che non si traesse fuo-
ri per r Italia e per l'Asia a vedere verdi e crescenti le piante da-
gli antichi figurate e descritte, siccome é veduto nella sua opera so-
pra la Theriaca, e nell" altra de medicamentorum simplicium. Bau
determinò in latino e castigliano la nomenclatura vegetabile, ed emu-
lo del Maranta seppe da giusto critico distrigarsi dalle opinioni dei
— 3-2G —
tempo. Questo tempo fu per la Spaj;iia cosi fertile di autori natu-
ralisti, che assai distesamente potrebbe dirsene se tulli meritas-
sero lode di alti lavori. A lanto progresso di studi ecco succedere
un secolo dotto dall'autore secondo medio evo; ma non tale aj)-
pellal)ile da (pielli che bene avvisano i tempi di mezzo non essere
stati in Italia tanto barbari e dissennati. Nel secolo adunque decimo
settimo la Botanica in Spagna obl)cdondo all' imiìerio di ((uei cono-
sciuti destini retrogradava con le altre scienze. Tultavolla però Teo-
frasto veniva in luce Ialinamente per opera del Sovolla, e Plinio in
castigliano idioma per mano dell' Huerta. U madridense gesuita Vie-
remberg diede parte della sua Hixtoria natura' alle piante, delle quali
stampò eziandio Arius Montano. Escolano, aiutandosi del Clusio, no-
verò parecchie specie nella sua Histovia de Valancia: il Villa pubi)licò
una Raiiillete de pìanlos, e ciurlilo y Velarde il suo Tratado de roras y
peregrinus gerhas, titolo non rispondente alla materia. Intanto Ga-
spar Bauhino diede in luce varie piante aragonesi raccolte da Giocon-
do .Mbino, e quindi Grisley il suo Viridarium lusitanicum. I viaggi di
Barselicr, Boccone e Tournefort, e lo Stirpiiun ewopcvarnm del Ray, fe-
cer nicn j)overa la Botanica di questo tenqio. Sul fhiire del secolo però
ripiglia essa i primi moti di vita nella Catalogna per istudio di Giaco-
mo Salvador, chiamato con istorica qualificazione la Fenice degli
Spagnuoli dal chiarissimo Tournefort, con cui si strinse poscia in
amicizia diraeslicamente scientifica. Ambedue nel 1681 percorsero
Catalogna e Valenza. Il Salvador, non pago di possedere un erbario
ricchissimo, piantava in san Giovanni d'Espi un Giardino, che fu
allora il più ricco di Spagna. (Continua).
Il sig. doti. Attdio Tassi in una sua Memoria intitolata — Con-
siderazioni pili vicine delle cucurbitacec — significa non conve-
nire nell'opinione di molti botanici, e nominatamente dei signo-
ri Endilcher, De CandoUe e Parlatore : i quali considerano i viticci
delle cucurbitacee, non come parti aj)pendicolari, ma come sti-
pale degenerale, e convenire anzi in quella del maestro suo profes-
sore Pietro Savi, secondo il quale li delti organi dovrebbero riguar-
darsi come parti assili, o più degenerazioni di rami. A convalidare
quindi 1' opinione del prelodato Savi emessa in una Memoria già
pubblicata nel Giornale toscano, annunzia l'autore varie osservazio-
ni da lui fatte suU' anguria pedata, i cauli della quale presenta alla
Sezione ; dimostra come questa pianta alcune volte presenti nel-
— 3a7 —
l'ascella delle sue foglie de' fiori unisessuali, una flemma, ed un vi-
ticcio dianielralniente opj)osto alla foglia. In altri il viticcio è ol-
treniodo discosto dalla foglia, e nello spazio interposto vi è un
giiippi) di fiori. Altre volte, oltre i raninienlati organi nell'ascella
della foglia, altio viticcio comparisce, ed è <|uest' ultimo fatto che
invita a prendere in esame : annunziando che i due cirri osservati
in (juest' ultimo caso non ponno essere considerati come stipule
j)er le seguenti ragioni, i ." Perchè non accade mai che dall' ascella
di una foglia emerga una stipula essendovene un'altra laterale, co-
me nel ca'so nostro. 2." l'erchè non vi sono esempi di stij)ule uni-
laterali: che se ahhiamo de' corpi stipulari laterali i cui elementi
sono tra loro disuguali, come parecchie leguminose offrono esem-
pio, non può da ciò dedursì la possibile scomparsa del più piccolo
dei due elementi. Che se nella famiglia delle cucurbitacee vi sono
foglie messe in mezzo da due viticci, non ne consegue che essi deb-
bano considerarsi come stipule, secondo che osservano il Saint-Hi-
laire e il Parlatore. Guardata di fatti la relativa posizione di questi
organi si vede uno dei cirri più vicino, 1' altro più lontano dalle fo-
glie stesse; nò ciò potrebbe accadere nel caso ch'essi fossero sti-
pule degenerate : perchè in fine la stipula come organo semplice
non potrebbe giammai degenerare in un organo ramificato, come
.sono in tutta la loro lunghezza i cirri delle cucurbitacee. Significa
(juindi r autore essere sua opinione che i viticci delle cucurbitacee
sieno rami degenerali : è indubitabile che il cirro che ha la sua
origine nell'ascella della foglia sia un ramo, e che quindi debba
considerarsi come un ramo anche l'altro viticcio laterale, non ostan-
te la sua situazione, ove viene sospinto da un copioso sviluppo di
gemme allato. Rimane a sapere perchè tla un solo lato del viticcio
si fornùno i nuovi rami ; e la ragione di ciò la trova nella differente
altezza che hanno le parti di un'ascella della foglia, essendo esse al-
terne nelle cucurbitacee. E poiché a parità di circostanze più pre-
sto si svolgono in un dato caule le gcnmie superiori che le infe-
riori, possiamo ammettere che ad organismo primitivo la gennna,
da cui proviene il viticcio sia perfettamente assillare ; che quindi
per r ineguale sviluppo delle gemme limitrofe si riduce a poco a
poco laterale. Il princi[)e di Canino dice che le osservazioni del
dott. Tassi forniscono nuovo argomento per contrastare alla opi-
— 3^8 —
iiione (li quelli clic fanno sviluppare i cirri dalle stipule, ricliiaiTi.i
le |)arole fatte sulla ([uestione al Congresso di l'adova.
11 sig. Adolfo Targioni Tozzelti legge una Memoria intorno ad
alcune consiilerazioni morfologiche sidla fronda dei pini. Il giovi-
netlo Autore viene eruditamente notificando, aver detto il vulgo, e
la fisiologia vegetabile sancito, essere foglie quelli organi che di ver-
de chioma adornano i pini. Quei della scienza jierò, dissentendo tra
sé, sotto diverse vedute morfologiche li considerarono ; onde ehber
sospetto fossero pretese foglie di rami degenerati, altri vere foglie
vegetanti. Riferì che il Tristan nella sua divisione del genere pinus,
assai esattamente determina la natura di tali organi, e pigliando la
pianta tlal seme ne viene con assai particolarità descrivendo il tem-
po, i modi e le forme di sviluppamento; e quali differenze di vege-
tazione presenti la pianta nella messa del primo, secondo e terzo
anno, dopo la quale epoca si rimangono costanti i fenomeni, né vi
ha che ripetizione. Delle osservate cose dà l' autore questo risultato :
I .° che le appendici dei pinus nei primi anni di vita della pianta
sono tutte vere foglie vegetanti isolate, distribuite con evidente fil-
lotassi spirale, mentre die la parte assile dei medesimi si compone
in ciascun anno di un sol grado di vegetazione; i." che avanzando
dette piante, le loro produzioni annue offrono parli assili differenti
di natura, di grado di vegetazione, e diversissime sono le sostenute
appendici. Tutta la Sezione loda l'amore agli studi botanici e il sa-
pere del sig. Targioni Tozzetti; il qual nome tornando a memoria
una toscana famiglia che venne ereditando chiarità e venerazione
nella dottrina delle cose naturali, fa giustamente dire col sacrosanto
Poeta degl'Italiani, come viene il valor dì l'oso in vaso!
Il professor Puccinelli presenta un esemplare della ghblxt nn-
tans in seconda fioritura coltivata nella stufa del Giardino bota-
nico; avvertendo che ne ottenne soltanto i fiori per continuo
annaffiamento, ed accennando la sua maniera di coltivarla. Il mar-
chese Ilidolfi e il professor Savi ricordano alcun esempio di altra
fioritura in liuropa.
11 principe di Canino propone che la Sezione di Botanica si
unisca con quella di Zoologia per tenere ragionamento sulle leggi
di nomenclatura già in Padova discusse : resta fissato il giorno 20,
nella stanza dei Zoologi.
— Saf) —
Furono donali i seguenti liJjii :
Sjnopsis plantamm in agro lucensi sponte na^centium, aucore
fi. Pucciiiellio.
Catalogo (leir Orto botanico di Lucca.
Piante aquatiche e palustri del Polesine. Gaetano Gngolato.
K sciolta l'adunanza.
Visto — // Presidente Doli. B. Biasoletto
Segretari <
Dott. L. Masi
Dott. E. Celi
A D l X A \ Z A
DLL GIORNO 19 SETTEMBRE
»se<^
JCi approvato il processo verbale della seduta precedente.
Il prof. Colmeiro ripiglia la sua Memoria sulla Flora spagiiuola.
Le dottrine del Tourneforl , seguila l'autore, ])resto si radicai-ono nella
patria elei Salvador; e Giacomo mandò il lìglio Giovanni a studiare in
Montpellier sotto Magnolio, e quindi presso 1' amico e compagno
Tournefort in Parigi. Giovanni viaggiò 1' Italia, allargando così le
scientifiche relazioni strette dal padre coi botanici più prestanti di
quel tempo. Poco dopo ripatriato raccolse piante nell' isole Baleari-
che non ancora percorse dal giardiniere Richard, alcune delle quali
furono pubblicate dal Boerhaave nel suo Index aìler. Iax penisola
Ibera deslava continuo amore di studio nei botanici viaggiatori: e
Breynius per minacciosa procella avendo dovuto accostare a Valen-
za, profittò di raccogliere alcune piante notificate a Sloane in una
lettera. Antonio e Bernardo Jussieu con Giovanni Salvador commis-
sionati dal Governo francese perlustrarono la penisola nel 17 16, e
guidati dall' itinerario del Tournefort, altro ne scrissero pieno di os-
servazioni importanti, tuttavia inedito; e Giovanni ne formò uno per
suo particolare studio. Lui morto precocemente, continuò nello stu-
dio delle piante il fratello Giuseppe. Ecco che viene l'autore alla metà
del secolo XVIII, epoca illustre per la Botanica, la quale eb])e restau-
ramento in Madrid sopra tutti per opera del Quer. Tornato egli dal
viaggio d'Italia fondò in Madrid un Giardino botanico, che può ri-
guardarsi come il nucleo di quello formato da Ferdinando sesto.
E quella capitale si lodava pure del Minuail, Valez, Orlega ( Giusep-
pe) ec. i quali fornirono molte notizie a Loeffiing. Questi, studiate
le piante di Castiglia, andò in America accompagnato dai giovani
spagnuoli Condol e Pastor. Il Quer diede una Floia spagnuola, per
— 33i —
cui fece via!?|T;i e si valse non poco dell' erbario e del manoscritto
della Flora niatritensis del \ eie/.. I,' opera del (^iier saia cerlaiiieiite
utile a chiiMKpie vorrà di una più perfetta Flora occuparsi, profit-
tando j)rincij)alniente della parte continuala da (ioniez-Orlega. An-
che il IJarnades apparecchiò imo S/>eciincn l'Ionr ìtispauiccr, i-ima-
so inedito. Dalle cose sin qui dimostrate il prof. Colnieiro fa nota-
re che i vegetabili della Spagna non mancarono di molli e solerti
illustratori ; tutta volta però non si era a tale di formare la Flora
ispana. Da (piesto tempo colà si crebbe accesamente 1' amoi-e agli
studi botanici, che fu viaggiata l'America dal Jlutis e dal discepolo
Zea, i rpiali sludiai'ono le specie di Santa Fé di ISogota : quelle del
i'erìi e Chili furono illustrate da Ruiz, Pavon e dal suo alunno Ta-
falla; del Messico da Sessè, Movino, Cervantes, Lallave ec.;di Cuba
da IJoldo, e delle Filippine da Cuellar, Pineda, e Nee, il quale girò
lutto il (Ilobo. Se molli botanici spaglinoli si erano attesamente oc-
cujìati delle piante esotiche, moltissimi altri non meno delle indi-
gene si diedero allo studio. Gomez-Ortega pubblicò utili lavori sulle
piante del paese ; l'alare tradusse lo Species jilantarum di Linneo,
e poiché vi aggiunse molte località delle specie spagnuolc, può dir-
si che si occupasse in quel lavoro della Flora di Spagna. Le erbo-
rizzazioni di Sanchez e Arjona nel recinto di Cadice, di Abal in Si-
viglia ,di Varos ne' contorni di Cartagena, di Banei-a, Gii, \'illanova,
e Lordile in Valenza, di Echeandia nelle vicinanze di Saragozza, di
N illalohes nella Estremadura, di Camina intorno Santiago, di Nee in
(juasi tutta la penisola, diedero buoni materiali per la formazione
della F'iora di Spagna: innanzi lutti però merita onorevole menzio-
ne De .\sso, cui si devono pregevoli scritti sulle piante aragonesi. Il
Portogallo eziandio non si rimaneva inoperoso : e Lureiro fu autore
della Flora cocliinchineiisis ; fioriva in allora il celebre Correla da
Serra, e N'andelli pubblicò alcuni scritti. Quindi il prof. Colnieiro
enumera le opere stampate fuori di Spagna, nelle quali si leggono il-
lustrazioni sulle piante della penisola Ibera e sopra alcune particolar-
mente dei Pirenei, accennando pure quei che scrissero sul Nord del-
l'Africa, che tanto presenta di analogia col mezzodì della Spagna.
Il francese Pourret studiò molto le piante spagnuole, e formò un er-
bario importanle che si conserva in Madi-id. Mann nuovo limiiiiare
si ebbe la scienza botanica nel Cavaiiilles, le cui oj)ere voluminose
vennero in tanta fama da non aver mestieri di nominarle. Egli alla
42
— 332 —
sua morto, nel viijore ileijli anni, lasciò eredità di valenti alunni, i
<|iiali si adoperarono a nianlener %iva la Botanica nella terra nati-
va, sin tanto die le svariate rivollin-e citladinesclie non li stornaro-
no da o^ni maniera di studi.
Fecero onore alla memoria del maestro il celebre Clemente Ro-
iliiguez direttore vivente del Giardino di Madrid, successore del
valentissimo Lagasca, le cui ojiere acquistarono tanta lode, quanta
compassione le sue disgrazie; e non ultima di (jueste fu a lamen-
tare la j)erilila del suo manoscritto della Flora spagnuola. Di lui re-
stano però inediti scritti ed assai profittevoli, tra' quali la Ceres.
Discorrendo la storia della Botanica in Spagna si vede che i più
dei botanici si diedero alla parte descrittiva: tuttavia novera F au-
tore assai lavori in ogni altro ramo della scienza. Non è bisogno
cercare da quali cagioni egli muova lamento se oggidì la Botanica
sta senza progredire gran fatto. Ciò non ostante si occupò non ha
guari frate Mannello Bianco delle piante delle Filippine, quantunque
non siasi tenuto a paro coi progressi della scienza ; e La Sagra raimò
])arecclii materiali per la Flora dell'isola di Cuba, la cui pubblica-
zione egli dirige. Continua enumerando alcuni botanici spaglinoli
che stannosi ora nello studio delle piante native, e termina la prima
parte della sua Memoria citando anche quei botanici stranieri, che
hanno illustrato recentemente la Spagna. Né tace di quei portoghesi
e di quei stranieri che pur si operarono nella Flora lusitana.
Come in conclusione del suo istorico ragionamento significa il
prof. Colmeiro essere ben manifesto, che quantunque gli Spagnuoli
non abbiano di ogni tempo coltivato la Botanica con eguale inten-
dimento e generalità, nondimeno hanno riuniti molti elementi per
la formazione della loro Flora ; i quali, congiuntamente con quelli di
assai botanici forestieri, crebbero considerevolmente la massa dei
materiali necessari al grande e desiato oggetto, cui come possa proba-
bilmente conseguirsi fa conoscere nella seconda parte della Memoria.
Terminata la lettura dal prof. Colmeiro, il sig. Origolato esprime
desiderio che venendosi a compilare la Flora di Spagna fosse clas-
sificata secondo il sistema di Linneo, come più a portata della in-
telligenza universale ; e ridesta così la quistione della prima adu-
nanza. Il Masi tacendo le ragioni già significate aggingne non es-
sere tale avviso menomamente accettevole, perchè il progresso della
scienza botanica sta in massima parte nella propagazione del metodo
— 333 —
naturale, e (niiiuli saicl)l)e un cciiitrastare agli utili avanzamenti, non
flie tlissentiic da (luaiito operaroni) i Ixitanici di cliiarissinia no-
minanza. Non intende con ciò disgradare il sistema del grande Sve-
dese, facendogli anzi merito di avere, (|uaiitnn(iue artificiale, molte
famiglie naturalissime, siccome la j)iìi gran parie delle giaminacee
nella Iriandria diginia, delle ombcUacee nella pentandria diginia,
delle cariodllacee nella decandria, delle sinantcracee nella singe-
nesia ; e concliiude la discussione dicendo che adoperare il metodo
naturale vai cjuanto seguire gì' insegnamenti del sommo Linneo, il
quale non è stato sin (|ui superato da alcun naturalista per alcun
vasto e veramente nuovo concetto. Avendo significato il sig. Melotti
che utilissimo tornerebbe nella compilazione di una Flora mettere
a profitto le due classificazioni, il prof. Colmeiro soggiunge che que-
sto vantaggio fu pur conosciuto da parecchi naturalisti; e cita in
sostegno il Sjfiofjsis Flora' i^ermaiiicfc et hchetic/T del Koch, clas-
sificalo ajtpunto col melod(j naturale, aggiuntavi una tavola di ca-
ratteri generici secondo il sistema sessuale.
11 doti. Celi legge il rapporto mandato dal prof.de ^'isiani rela-
tore della Commissione stabilita in Padova per la fondazione del
Giornale botanico italiano. Il pi-ogetto ad esso relativo avendo già
veduto la luce negli Atti della (juarta Riunione, ora si aspetta ba-
stevole numero di associali per cominciarne la stampa.
Il j)rof. de Visiani zelando vivamente alla pubblicazione di que-
sto foglio si scusa nella difficoltà di tali imprese se non potè trovare
più associati, e raccomanda alla Sezione la speranza che olire i bo-
tanici vogliano dare sostegno al Giornale lutti quelli che studiano
le piante nelle loro piacevoli od utili applicazioni all'Agricollui'a, alla
Orticultura, alla Medicina, alle .\rti industri e alla domestica Eco-
nomia. Il prof Parlatore fa conoscere che lungo il suo viaggio di
Toscana per Napoli e Sicilia si è sollecitamente adoperato di procac-
ciare associati al Giornale botanico, e circa sedici firme potè racco-
gliere nella sua rajìida corsa : notifica poi che essendo stato onorato
dalla Commissione a compilatore di esso, siccome egli trovasi al
servizio del Granduca, così ha creduto dovere, innanzi di accet-
tare la carica, dimandare di permesso Sua Altezza, che graziosa-
mente glie lo accordò.
Il sig. doti. Corinaldi legge sulla polysiphonia parasitìca Agii.
propria del mare Atlantico. Hichiama 1' autore che tra gli esem-
- 3:5', _
plari di alcuno alghe raccolti nel porlo di Livorno e prcsenlati al
(lonijrcsso di Pisa v'era pur questa sj)ecie, cui parvegli tli aver dello
al(|uanto rara in quel porto. L'anno scorso però, avendo falle nuove
liocrclie lunijo "li sco"li del molo, ne raccolse molli csoiiiplari assai
ijraiidi e bene sviluppali. In tale circostanza osservò clic non aven-
dola mai ritrovata esclusivamente su alcune specie o j^eneri, ma
anzi ([ualclie volta a cespui;licUi isolati, le si addice male il nome
specifico dì /mmsil/ca. do non ostante, ilice il (^orinaldi, secondo le
lessiti botaniche non si ha diritto di cambiare <[uesto nome specifi-
co. Ricorda ciò che dice il chiarissimo prof. Meneghini riguardo al
vero parasilismo delle alghe nella bella descrizione ch'esso dà della
splmceldiia ìieitiaim de ì\ot.^ nel Fase. IV. della sua bellissima o])era
delle alghe mediterranee e dalmatiche. Dichiara però che non per
questo si ha diritto di cambiare il dello nome specifico, dovendosi
scrupolosamente obbedire alla légge di anteriorità. Avverte che, per
((uanlo egli sa, ninno ha scritto fino ad ora di aver trovata nel Me-
diterraneo questa polysiphonia, e il celebre Giacobbe Agardh nella
sua recentissima opera sulle aìghe mediterranee e ndriatiche, pub-
blicala a Parigi nel 1842, non ne fa menzione. Finita essa lettura il
Presidente fa alcune riflessioni intorno al parasilismo, le quali sono
conseguitale da un ragionamento del prof. Parlatore. Questi richia-
ma alla memoria la distinzione fatta dal De CandoUe nella sua Pìir-
siologie i'rgctnle delle vere e delle false parasite; parla delle prime
esponendo come talune di queste p. e. il cytinus hypocistis, alcune
(irobanc/te, il loranthiis eiiropa'us, il l'/scum aìbuì» ec. vivono total-
mente a spese delle piante sulle quali crescono; ed altre, come molle
orobanche ec, vivono in parte ricevendo i succhi nutritivi dai vege-
tabili sui quali si trovano, e in parte assorbono con radici proprie
dalla terra i principj nutritivi, hi quanto alle seconde ossia false
parasite dice che sebbene nascano queste sovra altre piante, pure
non vi stanno che come su corpi bruti, senza pigliarvi nutrimento:
ne cita ad esempio le orchidee del Messico, delle Indie ec. e come
queste traggano nutrimento dall' ambiente umido e caldo. Ricorda
a tal proposilo la coltivazione particolare di queste piante in proprie
stufe : discorre dell'ellera, delle piante rampicanti con radici acces-
sorie, che sono false parasite; e rammenta di avere nelle sue lezioni
di botanica tolto questo nome improprio di false parasite, non vi-
vendo tali piante a spese di altre, ed avere sostituito quello di ecofite,
— 335 —
ossia piante clie hanno la loro casa su di altre. Il Presidente la no-
tare elle le alf^lie mancando di radici, debhe meglio studiarsi il
loro modo di parasilismo. 11 prof. Puccinelli soggiunge di avere os-
sei'valo nella lallirea clandestina anche delle radicole, secondo il
De CandoUe.
Il sig. dolt. Corinaldi distribuisce in dono molti e belli esemplari
della polrsiplionia purasitica 11 Presidente annunzia alla Sezione
che l'adunanza del dì veniente si terrà insieme coi Zoologi per dis-
cutere intorno al piano di nomenclatura.
E sciolta r adunanza.
Mslo — // Presidente Dott. B. Biasoletto
I Dott. L. Masi
•^ Dott. E. Celi
A D li ^ A ^ Z A
DEL GIORNO 21 SETTEMBRE
-o;-)G«-
Jli ap|)i't)valo il |)rocesso vei'bale della precedente adunanza.
II pruf. l'arlalore richiatna 1' alteiizioiie dei botanici sulla origi-
ne morfologica dei cirri delle cucurbitacee, a proposilo di aver ve-
duto nel Diario INiim. 3, che il dott. Attilio Tassi lesse una Memoria
sui viticci delle medesime ; nella quale significa di non partecipare
alla opinione di Endliclier, Alf. De Candolle e Parlatore, che li con-
siderano degenerazioni di stipule. Il Parlatore dichiara che essendo
venuto al Congresso il 20, non potè trovarsi presente a quella seduta,
e quindi ignora le ragioni onde il Tassi oppugna la opinione diluì,
che è pur quella di Augusto Saint -Hilaire ; opinione, cui piega
sempre più ad abbracciare per ulteriori osservazioni. Ricorda a que-
sto proposilo, come per poter conoscere la vera natin-a di un orga-
no in mezzo a tulle quelle cagioni che lo mascherano, sieno dege-
nerazioni, aborti, saldature, e divisioni, forza è ricorrere al sito re-
lativo delle parti, che è, secondo lui, la vera pietra di paragone per
disvelare la simmetria degli organi. E qui osserva come bene spesso
non è possibile né per le funzioni né per le forme di conoscere la
vera natura degli organi, e che vi si può solo giungere riguardando
al sito relativo degli organi stessi : così porta in esempio come nel-
le acacie spinose non possono le spine considerarsi quali stipule né
per la forma né per 1' uso, ma soltanto per la situazione rispettiva
alla foglia, essendo inserte nei lati della base del picciolo. Il Parla-
tore con questo ed altri esempi da lui citati vuol dedurre che per'
conoscere la vera natura degli organi, più che alle forme e alle fun-
zioni, bisogna aver ricorso anche al sito relativo degli organi stessi,
o in altri termini alle loro connessioni : in ciò ricorda la teoria del-
le connessioni messa in campo da Geoffroy-Saint-Hilaire per gli ani-
maU, e dice essersi egli occupalo di questa teoria ap])licand()la alla
- 33- -
Botanica; di che sperava presentare ^Icmoi-ia al Congresso di Lucca,
ma il tempo •^\i mancò. In conferma dici viticci delle ciicurhitacee
dipendono da degenerazioni stipulari, aggiunge di ini nii<i\o fatto
(li viticci in ambo i lati di (inesle ])iantp f)sser\alo dojx) la pub-
blicazione delle sue Lezioni di lioUmicd comparata, ove solo cita le
osservazioni di Augusto Sainl-Hilairee del prof. Pietro Savi. Ha pur
visto in tre cucurbitacee, nate da sementa di quest' anno nel Giar-
dino botanico dell'I. 1\. IMuseo di Firenze, esistere i viticci da am-
bedue i lati della base del picciolo, e crede non infrequente questo
Fatto ove facciasi attenzione più speciale -
il Colmeiro, continuando con la seconda parte della sua elenio-
ria, fa noto i principj che dovrebbero governare la formazione di una
Flora., Il nome di Flora dato dal Linneo alla descrizione completa
(Ielle piante di un paese, non solamente fu male imposto all' opera
di Quer, ma oggidì eziandio non potrebb' essere rigorosamente im-
piegato |)er intitolare un libro, che fosse il solo risultato dei mate-
riali esistenti su i vegetabili della Spagna. Avverte quindi che avanti
di porsi alla conqìilazione di una Flora qnalunf|ue debbesi circoscri-
vere (isicamcnte e non politicamente il limite della regione ; ci() clie
torna utile alla dilettosa parte geogi-afica della Botanica. Concorde-
mente all'enuncialo principio significa che la Flora spagnuola deve
abbracciare tutta la penisola Ibera. E venendo alla prefazione pensa
sia da ragionare in essa intorno alla storia analitica di tutti i lavori
sparsi, onde l'opera si compose. Sulla norma poi del Botanico gine-
vrino stabilisce che una Flora contenga tre parti, i." Descrizione fi-
sica della i-egione. a." Enumerazione delle specie. 3.' Considerazio-
ni risultanti dall'esame di esse due parti. La descrizione fisica pren-
de in accuratissimo esame tutte le condizioni terrestri e atmosferi-
che che possono influire sulla varietà della vegetazione. La enume-
razione delle specie ( Flora propriamente detta ) dev'essere classifi-
cata secondo il metodo naturale, seguendo le opere più convenien-
ti; non però strettamente nelle frasi specifiche, le (piali si devono
sempre confrontare con le piante del paese. Parlando della sinoni-
mia scientifica mostra desiderio che in quella volgare sieno non sol-
tanto le appellazioni castigliane, ma le portoghesi eziandio, le valen-
/.iai)e,le catalane ec. Quanto alla descrizione pensa che debba farsi
latinamente come la frase; ma volendo render più divulgata la co-
gnizione dei vegetali nativi potrebbe essere in spagnuolo, suH' esem-
— 338 —
pio ilei Cavanilles in una delle sue opere elementari. Accenna poi
le rej;ole ila seguitare nella indicazione delle varietà, non che delle
località, distinguendo le stazioni dalle abitazioni. Per le varietà è
neeessaiio che il botanico fiorista non si occu|)i che di f|uelle esi-
stenti certe nel paese illustrato: le stazioni di una data specie sono
d'ordinario inunutabili, perchè si legano strettamente con la orga-
nizzazione di essa, mentre le abitazioni sono molte, perchè la me-
desima stazione si può trovare in molti luoghi convenienti alla ve-
getazione della specie ; ed espiime la maniera d' indicare le abitazio-
ni secondochè la specie è comune o rara, e stima pure utile d'indi-
care le abitazioni della stessa specie in altre regioni j)er completa-
re il «[uadio della sua area geografica. L' epoca della fioritura, e an-
che della maturità del frutto, ugualmente che della fogliazione com-
pleterebbe la storia della specie, e vi si potrebbe aggiungere gli usi
locali. Esamina la quistione se le specie introdotte e coltivate devo-
no formar parte della Flora. Per le piante introdotte non v'ha dub-
bio, poiché sono spontanee e non siam certi sempre della loro in-
troduzione; ma relativamente alle coltivate, non tutti i botanici so-
no concordi. Egli però avvisa che le piante di generale e distesa
coltivazione devono avere diritto di cittadinanza, facendone però
cenno con lettere o segni particolari. Nella terza o ultima parte
della flora si troveranno i risultali della comparazione dei fatti som-
ministrali dalle due prime, e vien noverando le cose che si devono
tenere in conto, fra le quali v' ha non solo le considerazioni locali
della Geografia botanica, ma il confronto della vegetazione del pae-
se con quella delle contrade vicine e analoghe. E sé interroga da
ultimo sulla possibilità di formare una Flora della penisola Ibera,
riuniti gli sparsi lavori. Risponde che quantunque non si possa ve-
nire ad opera così vasta, tuttavolta ben potrebbesi tiare un Pradro-
mus, ossia la enumerazione delle piante osservate sino a questo tem-
po, che sarebbe il fondamento della Flora desiderata. Termina espri-
mendo quanta ei trarrebbe lieta satisfazione se speditamente si com-
piessero le brame dei botanici spagnuoh e stranieri, che anelano
alla perfetta conoscenza della ricca vegetazione di un paese, a cui
è desiderabile che la studiosa e pacifica opeia degli uomini concor-
di ])ienamente col favore largitogli dalla natura 11 Presidente rin-
"ra/.ia il Colmciro di avere procaccialo non poco utile e diletto con
la sua Memoria importantissima.
— 339 —
Il Parlatore iiotiCica alla Sezione 1' aumcnlo die dal passalo a
(|iiesto Congresso eblie 1' erbario eentiale in Firenze da Ini diret-
to, per la prolezione splendida di S. \. I. IV. il Granduca di Toscana.
^on dicendo più del modo di dis|)osi/.ione, né ripetendo gli ac(Hii-
sti e i doni fatti ad esso erbario prima del (|uarlo Congresso di Pa-
dova, percliè già noli alla Sezione, ricorda soltanto i nomi dei dona-
tori dopo di (piell'epoca, e gli acipiisli fatti e quelli si van negozian-
do. Il Giannini fece d(jno all'erbai'io di una ricca collezione di piante
lucchesi, tutte quelle del Prato fiorito; il Corinaldi di piante sì col-
tivate come spontanee di Toscana, e di alglie di Livorno; il mar-
chese Andrea Cariega di copiosa raccolta piante liguri; il cav. Vincen-
zo Ricasoli di molte di Svizzera, di Toscana, di Algeri ; il prof, de No-
taris di una riccliissima e preziosa collezione di crittogame italiane,
specialmente dei nuischi da lui descritti nel Srllohus muscorum Ita-
Ike, non che varie fanerogame del Genovesato: i professori iMene-
ghini e Zanai'dini le alghe del Mediterraneo e dell' Adriatico : onde
significa che per questi doni di crittogame, e per quelle avute negli
anni precedenti, possiede ornai l' erbario quasi tutte le nosti-e critto-
game. Dal prof. Gaetano Savi fu donata una numerosa l'accolta di
piante toscane ed esotiche, tutte con etichette di proprio carattere ;
nel che fa notare alla Sezione doversi gratitudine a questo venera-
to botanico per tale durata fatica nella sua età assai innoltrata e in
j)oca salute. 11 cav. Tineo, il Todaro, il Calcara, il Fanzega donai'ono
])iante rare di Sicilia, in modo che con altre mandale dal Gussone e
dal Gasparriui, e con ([uelle già raccolte dal Pailatoi'e, rili'ovasi nel-
l'erbario una Flora siciliana completa; l'Avellino molte rare pian-
te del Regno napolitano, moltissime il Baruffi delle Alpi; il dottore
Clementi altre piante dalmatiche, oltre quelle da lui inviate nell' an-
no precedente. Nola essersi acquisiate le piante della Nuova Casli-
glìa e di Granata dal Keuter reduce da un viaggio botanico ; onde,
con le piante avute innanzi dal Boissier, dal Carreno, dal Montagni
e da «pialche altro botanico, l' erbario di Firenze ha forse la più
bella collezione di piante spagnuole, almeno quasi tutte ([nelle co-
nosciute di sì importante penisola. Finalmente con assai lieto ani-
mo aninnizia clie il Tenore sta preparando una collezione quasi
comi)leta di tulle le piante descritte nella sua Flora napolitana : do-
no preziosissimo, e già in gran parte aj)preslato, come vide il Parla-
tore nel recente viaggio a Napoli. Altri doni si aspettano dal de Msia-
43
- 3',o -
ni, ilal (iiissoiie, dal Ricliard, il (|iiale ha promesso le|)iaiUe di Cu-
ba, tlal Figari die sta in Egitto; ed aspettasi la collezione di Abis-
sinia ordinata allo Schimper. Letto questo ragguaglio il C.rigolato
promise all' erbario una completa raccolta delle piante del l'olesiiic.
Il Presidente propose alla Sezione si scrivesse lettera di ringrazia-
nienlo al Granduca di Toscana che prese in tanta sollecitudine e
protezione (piesto utilissimo divisamenlo dell'erbario centrale. Tut-
ti assentirono gratamente.
Fu dal Presidente nominata una Commissione pel Giornale bo-
tanico nei signori, Parlatore, Targioni Tozzetti, Ricasoli e Baroni.
11 Parlatore comunica di aver ricevute dal Ricasoli ((uallro liriu(>
per il Giornale predetto. L' adunanza è sciolta.
\ isto — // Presidente Dott. B. Biasoletto
/ Scgrcldii \
Dolt. L. Masi
Dott. E. Celi
ADl!\IANZA
1)i:l giorno xi settembre
-->SQ«>-
J2i approvali) il processo verbale della precedente seduta.
11 dott. Tassi udito che il prof. Parlatore dichiarò nella seduta
precedente che, non essendosi trovato alla lettura sulla natura nior-
folojjica dei viticci delle cucurhitacee, non potea conoscere le ra-
gioni che lo inducevano ad oppugnare la sua opinione, si fa a ripe-
tere lo già esposte ragioni ed alcune nuove ne aggiunge. Riconferma
pertanto non poter egli vedere nei viticci delle cucurhitacee stipule
degenerate; i ." perchè provenendo si le stipule che le foglie dal me-
desimo fascello di fibre elementari, non è possibile che le parti di
<|iiesto fascetto talmente si allontanino da vedersi la stipula diame-
tralmente opposta alla foglia, come accaderebhe nei viticci oppositi-
foli che alcune volte si osservano nelle cucurhitacee; 2." perchè non
liavvi esempio alcuno di stipule unilaterali; che se talvolta un ele-
mento del corpo stipulare è dell'altro assai più piccolo, come in
varie leguminose spesso succede, non è perciò che possa dedursene
la possibile scomparsa di uno degli elementi stessi; 3.° perchè non
liavvi esempif) della esistenza contemporanea di una stipula ascel-
lare e di altra laterale; e tale dìsjìosizione aj)punto potè una volta
osservare l'autore nei viticci di un individuo di iiiigur/'ti pedata.
Finalmente perchè non v' ha esempio di organo che originariamente
sem|)lice possa degenerare in organo composto, come sarebbe ac-
caduto nei viticci ramificali delle cucurhitacee. Il Parlatore risponde
alle obbiezioni fatte dal Tassi incontro alla sua opinione di consi-
derare i viticci delle cucurhitacee come degenerazioni slipulari. In
(pianto alla prima, quella cioè di trovarsi talvolta i viticci di tali pian-
te discosti dai lati dell'inserzione del picciolo della foglia, e una sola
— 3/|2 —
volta avor visto il Tassi il viticcio all'ascella di una foi;lia, la ridet-
tere che geiieraliuenle i viticci ili (luoste piante trovansi ai lati del-
l' insei-zione del picciolo della foglia, nel sito clic occu|)ano le sti-
pale nelle piante in cui (piesti organi non sono j)unlo degenerati;
clie se lalM)lta dai lati della base del picciolo sendìraii discosti, egli
è per effetto di un ramo o di un peduncolo che si distaccano dal
nodo vitale e allontanano il viticcio; e in fine dichiara non essergli
mai avvenuto di osservare il viticcio ascellare nelle cucurhilacee, e
che quindi niente può dire del come possa apparire ascellare. Ri-
guardo all'altra opposizione non darsi stipule unilaterali mentre i
\iticci delle cucurhitacee si trovano da un lato solo, osserva il Par-
latore che sebbene non esistano per quanto egli sappia stipule uni-
laterali, pure noi possediamo vari esempi di stipula assai ineguali
da un lato e dall'altro, e per non citar tanti esempi nelle legumi-
nose, nota quello dell' eivuin monnnthos, specie in cui la disegua-
glianza delle stipule è assai manifesta. A questo proposito entra in
varie considerazioni sulla teoria degli aborti, riflettendo come lo svi-
luppo maggiore di un organo tragga .seco l' aborto totale o parziale
di un altro. Or nelle stipule qui citale l'aborto è stalo parziale, non
così nelle cucurhitacee, dove le stipule degenerale in viticci prolun-
gati e molto svihqipali producono appunto per (|uesto grande svi-
luppo l'aborto totale della stipula dal lato opposto ; e dice in fatti aver
osservato nei casi citati il giorno precedente, cioè in quella specie
di cucurbitacee dove ha veduto esistere i viticci da ambi i lati, es-
sere questi viticci più piccoli di tulli gli altri che esistono da un
solo lato nella medesima pianta.
Il professore Antonio Targioni Tozzetti avverte che i viticci
della vitis vinifera sono oppositifoli, come quelli che il sig. dot-
tor Tassi dice di aver talvolta osservato nell' anguria pedata, e che
siccome i primi non sono al certo di provenienza stipulare, così
offrono argomento per dimostrare che nemmeno tal provenienza
abbiano (|uesli dell' anguria. Dice inoltre che la composizione dei
viticci delle cucurbitacee, senqire nudlifidi, male si conviene con la
semplicità propria in generale alle stipule; onde col Tassi insiste
nella utilità di poi- mente alla origine dei tessuti degli organi in qui-
stione, per poter decidere della vera (pialilà loro. Quanto alle pro-
posizioni del Targioni Tozzetti il Parlatore osserva non convenire
— 343 —
r esempio dei viticci della vile per mostrare che sono distanti dalle
foglie, mentre i viticci della vite per consentimento dei botanici sono
degenerazioni dei peduncoli, e quindi non da citarsi per le cucur-
l)itacee. Per l'altra proj)osizionc, rpiella cioè die non devono i vi-
ticci delle cucurbitacee considerarsi come stiptde perchè sono or-
gani di difesa e di protezione, il Parlatore la dichiara falsa, dimo-
strando che come le stipale non han sempre l'oggetto di difendere
o di proleggere le foglie o i fiori, come per esempio nelle roscv, nelle
\'ici(v, nei meliantims, nel ficus elastica, ma servire in altri casi ad
usi diversi ; cosi far talvolta le funzioni di foglie, e in tal caso svi-
lupparsi di molto come nei dorjc/tiiium, in taluni lolus, ove le due
stipulc adeguano le foglioline di tali piante, a segno che sembrano
queste aver foglie quinale : cita il latìijrus aphaca. In altri casi le
stipule degenerano in spine e in aculei : cita le acacin- guernile di
spine {acacia co/v/zife/rt ). Richiama l'attenzione dei botanici su
quanto egli ha detto nella precedente seduta circa al sito relativo
degli organi, dimostrando come né le forme né le funzioni possa-
no essei'e una sicin-a guida per conoscere la vera natura degli or-
gani. Il Tassi insiste sugli argomenti addotti a convalidare la pro-
pria opinione, e particolarmente sul fatto di un viticcio inserto
nell'ascella della foglia contemporaneamente ad altro laterale. Il
Parlatore ripete non aver mai osservalo tal fallo, ne poter (juindi
dir del modo come possa sembrare ascellare il viticcio citato. Il Pre-
sidente considerando siffatta <|uislione bastevolmenle discussa, pre-
ga che le due parli fra loro nel miglior modo convengano.
Il sig. Adolfo Targioni Tozzetli ha comunicalo il ragguaglio di al-
cune osservazioni sul gineceo e sul frutto dei citrus. Cominciando
dai peli che riempiono le cavità carpellari, li ha descritti composti
da uno strato di cellule allungale, alcune delle quali contengono dei
rafidi, e che riunite tutte in foinia di membrana involgono una
massa di tessuto resultante da grandi cellule a parete sottile inter-
ponenti dei meati intercellulari, ripiene del succo acido nei frutti
di questo genere ben conosciuto. Ha veduto uscir lai peli della pa-
rete più lontana dall'asse dell'ovario assai dopo che sulla placenta
erano comparsi gli ovuli, ed ha seguitali i cambiamenti di forma e
di ilimeusioue che essi subiscono, prima di presentarsi (piali si ve-
dono nel frutto maturo. Il gineceo nelle prime sue epoche è evi-
- 3/,4 -
dentemente formalo da più foglie carpellari, le t|iiali, per caiubia-
menti successivi, di quasi piane ed ajierte che sono s' incurvano,
protraggono i loro margini fino all' asse intorno a cui sono dispo-
ste, e vi formano una colonnetta centrale, costituendo così tante
cavità quante sono le foglie carpellari, i di cui lati formano tra Inno
e l'altro voto un doppio tramezzo. Ha veduto la sommità del gio-
vanissimo gineceo prolungarsi e formare lo stilo, mentre la parte
inferiore si rigonfiava producendo 1' ovario. Alla base di cpiesto no-
tò un rigonfiamento fin dai primi momenti esistente, dall'accresci-
mento del ([iiale resulta 1' orlicelo o disco ipogino che vedesi al-
l'ejioca della fioritura; ma poiché questo disco si continua in mo-
do evidente con le foglie carpellari, ama consideiarlo non come
organo o verticillo di oigani particolari, ma come un prolungamen-
to della base delle carpclle medesime. La costante assenza di qua-
hnupie indizio di organi interposti fra l'androceo e il gineceo, non
che i resultati delle proprie osservazioni sulle fasi delle carpelle, lo
autorizzano a riguardare il frutto dei citrus, e probabilmente di tut-
te le auranziacee,come non più complicato di qualimque altro frut-
to composto, e ad infirmare 1' opinione del De CandoUe, che sulle
carpelle suppone espandersi il loro e saldarsi. Esaminando il peri-
carpio ha trovalo stomi nella culicula di esso, e da ciò trae nuovo
argomento contro la decandoUiana dottrina. Il Presidente ringrazia
il giovinetto botanico della sua bella Memoria, e il prega voglia es-
sere spesso cortese di siffatti doni alla Sezione.
Il dott. Tassi legge una Memoria sull'irritabilità degli stami delle
specie, /ìortu/fica mucronata Link.,/j. speciosa FI. Rom., grcwia oc-
cidentalis Lin., entelea palmata Lindi., heìianthemum semiglabrum
Badar. L' autore fa rilevare principalmente ; i .° Che gli stami di
queste piante si muovono tulle le volte che vengono tocchi o irrita-
ti; fenomeno a sua cognizione da nessuno osservato in tali specie.
•>.." Che gli stimoli atti a produrre la contrazione possono essere
vari e numerosi, come una goccia d'acqua, un pezzo di legno, di cri-
stallo, di metallo, e in alcune una goccia di aciilo azotico, produce
il fenomeno. 3.° Che gU starai una volta irritati, quasi dopo otto
minuti di tempo si ricompongono, e di bel nuovo agitandoli torna-
no a muoversi. 4-" Che la direzione del movimento degli slami, irri-
tati che sieno, varia in queste diverse specie. In fatti nelle portu-
— 345 —
lutile si laccuslaiio iiildriio al punto om' si la lisenlire io sliiiiolo.
In alcuni cactus si muovono per una cur\a dalla periferia al centro;
nella grewia e nella entelea dal centro alla periferia, e nell' //<?//««-
tlicmur» niuo\onsi confusamente. In line passa ad esporre il modo
di feconda/ione della entelea i>iiliii(it(i, e termina il su(j discorso
esortando i membri della Sezione a voler considerare i fatti da lui
l'iporlali. Il Presidente gratulandosi ringrazia il Tassi del suo lavo-
l'o L' adunanza è sciolta.
\ isto — // Presidente Dott. B. Biasoletto
Doli. L. M.vsi
. ( Uoll.L.M.vsi
I Segreta,-, }^ Dolt. E. Cku
ADUNANZA
DEL GIORNO ^3 SETTEMBRE
»9®«
-Ci aj)provato il processo verbale della precedente seduta.
Il prof. Taigioni Tozzelli significa, che per bene certificarsi se i
cirri delle ciicurbilacee sieno degenerazione di slipule secondo il
prof. Parlatore, o di rami secondo il doli. Tassi, è bisogno di piglia-
re in esatta considerazione la struttura e 1' andamento dei fascetti
fibrosi degli organi in quistione, potendosi per tal esame lumeggiare
non poco questa morfologica differenza.
Il prof. Perego legge una ftlemoria Dello sclerozio del formen-
tone. Ragionato storicamente della poca conoscenza si aveva in an-
tico nella crittogamia viene al genere sclerotiniii, cui dice stabilito
primamente dal Tode nel 1790. Ricorda di esso genere i caratteri
ed assegna pure le differenti stazioni. Il micromicete da lui scoperto
è ovale, lungo da un quarto a tre di linea, duro, resistente, nero,
rugoso ; il pendio è corneo, e la sostanza interna appare bianca e
compatta: osservata con finissimo microscopio mostra un tessuto
cellulare minuto, svariato, reticolato. Non furonvi scoperti gli organi
della generazione. Ma ciò che merita particolare considerazione si
è die questo micromicete è costantemente solcalo nel mezzo e nella
direzione di sua lunghezza. Talvolta ha due solchi, ciò che pare
un'eccezione al carattere distintivo e costante dell'unica solcatura.
Il Perego lo scuopri nel j)assato marzo, sotto la corteccia e per en-
tro il midollo dei fusti del formentone ( zea mays ). L'autore crede
nuova essa specie, poiché le opere del Tode, del De CandoUe, del
Persoon ed altre come che recentissime non la descrivono : e soltan-
to, secondo le descrizioni del Persoon, lo xclerotiitni duruni e lo scle-
rotium semen vi terrebbero qualche rapporto. Glie la specie sia nuo-
\a vennero pure in qualche credenza i consultati signori. Venturi,
- 347 -
Cesali, e Meneghini. \ meglio dimostrare la scoperta specie (che
chiainiTt'l)l)e sclerotiain sitlcfilKnt) presenta il Perego una tavola,
in cui %eili'si il fungo nella sua picciolezza naturale, e ingiandito
qualtrocenlo volte, e taglialo sì che hen se ne vede la materia in-
terna e il colore. Letta la .Memoria significa il micologo \enluri po-
tersi «piasi certamente confermare la novità di tale specie, non os-
servandosi che in essa esclusivamente le solcature predette. Il pro-
fessor Savi dice che per la oiganizzazione riporterebbe questo fungo
al genere sclerotium, se ragione contraria non gli venisse dalla sta-
zione intcslina. Per dare giusta determinazione a ipicslo fungo il
Presidente stabilisce una Commissione dei signori, Savi, Venturi,
l'erego, Puccinelli, e Corinaldi: il Savi aggiunge il Vittadini e il De
Notaris ; dal \'enluri è aggiunto il Cosali, e dal Corinaldi il Meneghini .
Il dott. Corinaldi, cui sanno tanto grado gli algologi per le sue
studiose ricerche e cortesissime donazioni, presenta due specie di
alghe da lui trovale nel [inrlo di Livorno ; e sono, la coiifeiva /■«-
cliingeri .Igli. che egli crede nuova pel Mediterraneo, e la conferva
diffusa yigh. assai rara nello stesso mare. Presenta inoltre due esem-
plari della luininaiia dcbiUs-Agli. raccolti nel dello porto, pregevoli
per essere uno lungo trenta cenlimelri e largo cincpie, e l'altro mi-
nore di poco, .\vverle poi che essa lamina riti fu trovata nel porto
di Livorno anche dal sig. Antoir, ma non però di tale grandezza,
come si rileva dalla descrizione che il chiarissimo j)rof. ^Meneghini
dà di questa specie, nel fascicolo secondo della sua opci-a sulle alghe
mediterranee e dalmatiche. Il Presidente riconferma il pregio di
tpie' belli esemplari, dicendo di aver trovato copiosa la laminaria
in Isti'ia e Dalmazia, ma assai men grande.
Il prof. Savi espone delle considerazioni morfologiche sulle fron-
di dei berberis e di alcune euforbie a caule crasso. Dimostra come
i berberis e certe euforbie ( E. mamillaris, E. mullangularis ) por-
tino annualmente al pari dei pinus organi apparleneiUi a due di-
stinti gradi di vegetazione, e di aspetto differente secondochè vario
è il grado delle vegetazioni cui appartengono : cosi dai berberis si
ha nella prima vegetazione una parte assile con spine per appen-
dici ; nella seconda ramoscelli brevissimi con foglie vegetanti; nel-
l'euforbie sopra citate la prima vegetazione allunga il caule; la se-
conda origina dei rami suhulali che si convertono in spine. Esami-
nando poi la provenienza della coppia di spine che munisce in-
44
— 3/, 8 —
l'erioriiiciile la base delle lamine dell' eulorljia iicrcifolia, triijucUii,
canariensis ec, trova argomeiilo ad assegnarla non già slipulare, co-
me sul primo si crederebl)e, ma piuttosto analoga a quella delle
siiinc degli (tspiirdi^ns, cioè prodotta da ima divergenza in senso
verlieale delle fibre, che emei-gendo dal caule si espandono a (or-
mare r appendice.
Il Presidente ringrazia, lodando, il prof. Savi della sua comu-
nicazione. Susseguentemente annunzia che nel giorno di lunedi a.'i
settembre la Sezione di Botanica si unirà in seduta mista con le Se-
zioni di Agronomia e di Chimica nella sala destinata agli-agronomi,
per trattare degl' ingrassi applicati a fertilizzare i terreni.
La Sezione fu regalata dei seguenti libi'i.
Sulle iiiìjììoiile dei vegetabili fossili di iiiotUc Alassi e di monte
Bamboli: Lettera al cav. prof. Paolo Sai'i. Fdipjìo Parlatore.
Memoria di iuta nuova specie di Aloe, letta alla li. Accademia
delle Scienze di Napoli. Cav. Michele Tenore.
Su di alcune specie di Opunzie; Memoria prima suirOpuntia aini-
clea del suddetto.
Memoria sulle peregrinazioni eseguite dai sigg. Tenore e Cassone.
Sul seccume o macchie delle foglie. Andrea Galvani.
Programma della lì. .-/ccademia delle Scienze di Napoli pel con-
corso al premio di 3oo ducati da darsi nel i844-
È sciolta ì' adunanza.
Visto — // Presidente Dott. B. Biasoletto
1 Segretari
DoTr. L. Masi
Dott. E. Celi
A D l !V A i\ Z A
DEL GIORNO 26 SETTEMBRE
>se«' —
T-i aj)i)rovato il processo verbale della precedente adunanza.
11 Segretario leg;g;e una lettera del jjarone Cesati, nella quale vien
raccomandato caldissimamente a tutti gli Scienziati il Giornale bo-
tanico italiano, siccome cosa clie recherebbe onore e utile grande
alla Nazione. Riflette alcun poco sul programma di associazione che
verrà tra breve stampato ; e in prova del suo zelo incontestabile alla
j)id)blicazione del (Jiornale predetto, obbliga la sua firma per un
decennio. Fu dalla Sezione lodatissima 1' operosa sollecitudine del
sig. Cesati, e quindi associaronsi i signori, Targioni Tozzetti, l'ucci-
nelli, Colmeiro, Venturi, Riasolello, Celi, Masi.
Il prof. Savi, rammentando cheli prof. Meneghini nel Congresso
di Padova diede fra gli altri quesiti quello ancora (/luil fosse la si-
iriiijìcazione dei cirri nelle sinilaci, si fa ad esporre nel seguente
modo i resultati degli sludi suoi. I viticci delle smilaci per la loro
situazione picciolare erano stati già dal Saint-Hilaire qualificati pei--
tinenze tlelle foglie : ma «juesta determinazione poteva tuttavia es-
sere revocata in dubbio, considerando che la origine di cpieviticci
tanto prossima alla base del picciolo e terminale alla dilatazione
che quella presenta, dava luogo a sosj)ettare che essi potessei'o pro-
venire da stipale saldate per un certo tratto con detta base, secondo
che vedesi avvenire nelle rose e nei riilnis ; ni- bastare a negar tale
qualità esser le smilaci monocotiledoni, da che altre piante di que-
sta gran divisione, come l' lirtlroclxirìs, i putantogeton, le grariiiriii-
cetv le presentano. In sid cominciare le indagini credette l'autore di
aver trovato la soluzione del quesito nel fatto che alla maggior par-
ie delle snidaci le prime foglie mancano di viticci, mancanza mai
avuta nelle stipulc, organi che in alcune piante sono ben più svi-
— 35o —
liii)|)ali presso le l'of^lie inferiori che nelle superiori (frtijxij^o che
talvolU) mancano nelle regioni superiori del caule, essendo nelle infe-
riori (tropaeolurn) . La scoperta però di piante f/«///)7MJ tenuifoliux,
vr(il(ic<;ttx o.vyacantha ) ove le prime e |)iii basse foglie non hanno
stipule, mentre che tutte le altre ne son dotale, gli fece riconoscere
inefficace il predetto argomento a risolvere la questione. Osservan-
do poi che il rappoi-to di sviluppo di delti viticci con la resj)eltiva
foglia non concorda con quello che j)resenlano le slijìule, gli pare
criterio valevole per assegnare la vera natura degli organi contro-
versi. Le stipule costantemente precedono nel loro sviluppo le fo-
glie cui a|)partengono, onde al momento in cui queste si fanno ma-
nifeste sono la metà o il terzo più piccole di quelle stipule che in
seguito per più diecine di volte supereranno; condizione di svi-
luppo necessaria, jicrchè quelle ap])endici possano servire di tutela
alle corrispondenti foglie, ^elle smilaci le foglie appena svolte dalla
gemma presentano dei viticci piccolissimi tanto, che appena equi-
valgono il terzo della lamina cui a])partengono ; mentre quando la
foglia sarà bene sviluppata 1' agguaglieranno. Per questo fatto sta-
bilisce che delti viticci non possono provenire da stipule; e che in
tal caso, pertenendo essi accidentalmente alle appendici cauline,
devono essere considerati quali lacinie di foglie degenerale, come
danno esempio quelle delle uicùc, coòcd', pisuin, e con la differenza
che in queste la degenerazione è avvenuta all'apice, mentre in quelle
alla base. Stabilito che i viticci delle smilaci provengono da lacinie
degenerate, non sorprende più il fatto che essi manchino alle fo-
glie inferiori e sieno nelle superiori, essendo proprietà di tutte le
appendici mostrarsi semplici e intiere alla base delle messe, e divi-
dersi, (juando il comjìorti la f[ualità della s]iccie cui appartengono,
solo nelle |)arti sujieriori del caule. Forse farebbe ostacolo a questo
modo di considerare i viticci delle smilaci la costante semplicità e
integrità delle appendici cauline nelle monocotiledoni; ostacolo di
niun conto quando si consideri che le smilaci sono, per la loro ge-
nerale coufoiina/.ione, per lo svolgimento delle loro messe (ved. Me-
neghini), per l'andamento delle fibre nelle foglie, una eccezione nella
vasta divisione delle monocotiledoni; e il fallo della divei'genza che
presentano fra di loro le fibre delle foglie dimoslia la possibilità
in queste della formazione di lacinie, che in quelle basinervie è af-
laito limossa. Del resto non sono quelle delle smilaci le sole foglie
— 35i —
di moiiocoUledoni clie dieno esempio di divergenza di fdjie, e quin-
di di leiuicir/a ail ()rif:;iiiare lacinie, ma ancora le fof,'lie del tuiiius,
e ijuciie dell' (isimnigtis olTrono saggio di ciò : le prime con i due
piccoli sproni che fiancheggiano la hase del loro picciolo, le altre
con la spina che «liscende dalla base del loro dorso. Il prof. Tar-
gioni Tozzelti domanda se veramente i viticci delle smilacee prove-
nissero dal picciolo ( attesoché si mostrano apparentemente e per
nn ccito tratto aderenti lateralmente ai piccioli), ovvero la organica
slriilttira loro si originasse dal caide come i rami. Il prof. Savi
afferma che partono dal picciolo, come altrettante divisioni della
pagina della foglia.
Il prof. Puccinelli presenta un ramiiiculus raccoìlo sulle Alpi apua-
ne, e che suppone il /■. tuhcrostts La Pejr. Il Savi fa osservare non
aver quello i peduncoli patenti e tereli, ma in vece fastigiali e sol-
cati; e trova di rassomigliarlo al r.polyanthemus, se non che lo sti-
lo j)ersistente delle carpelle anzi convoluto che uncinato gliel fa-
rebbero rapportare al r. nemorosus.
Il dott. Celi distribuisce in dono parecchi belli esem|)lari di piante
apuane, e fa noto che, avendo quasi compiuta la erborizzazione per
quelle Alpi, pubblicherà tra poco un Catalogo.
Il Presidente propone sia sciitta lettera al barone Cesati per rin-
graziarlo di aver dedicato anche a questo Congresso il volume quarto
della sua Iconogi-afia : ò'/ir/>es italiccc rnriores vel noiur, descriptioiiì-
hus iconibusfjue illustratir, Auctoic ì^incentio Dyn. Cestiti.
La Sezione fu inoltre regalata dei seguenti libri.
Memoria sulla facoltà assorbente delle radici dei ves^eUd)ili, del
dottore .tugusto Triiichiiietti.
Allniiiì del Giardino di Bibbiani del march . ( oximo liidolfi.
Catalogo delle piante coltivate a bibbiani, e Cenni per tjualcuna
delle medesime del suddetto.
E sciolta 1' adtuianza.
Visio — // Presidente Doti. B. Bi asoletto
/ Segretari \
Dott. L. Mvsi
Doti. E. Celi
A D li ^ A ^ Z A
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE
>^Ql^
i3i appnna il processo verbale dell' adunanza precedente.
Il dolt. Tassi legge una Memoria del prof. Meneghini « (Conside-
razioni sulla quistione allualninite agitata all' Accademia di Fran-
cia Ira Mirhel e Gaudichaiid intorno alla struttura del tronco delle
monocotiledoni ». Ei ricorda che il prof. Ugo Mohl pose in chiaro
che le fibre delle monocotiledoni discendendo dalle foglio descrivo-
no una curva, per la quale si avvicinano al centro, e da questo suc-
cessis amente si slontanano per recarsi alla peril'cria, ove discendo-
no perpendicolarmente soprapponendosi con legge costante alle più
antiche: ed altra cui'va orizzontale nell' andamento delle libre l'au-
tore stesso osservò. Distinte poi le varie maniere di cauli monoco-
tiledoni, non secondo la esterna forma ed apparenza ma secondo
la interna struttura, dimostrava che tutte queste differenze, e la dop-
pia curva dalle fibre descritta, dipendevano dalla collocazione reci-
proca delle foglie, dai successivi dislocamenti che esse subivano nel
loro sviluppo : e così spiegava la struttura dei tronchi a vegetazio-
ne definita, e di quelli a vegetazione terminale indefinita; come pu-
re dei nodi si osservano nelle graminacee, e degli strati più o meno
concentrici che si osservano in tutte le monocotiledoni ramose.
Conseguentemente il prof. Meneghini significa il raunnarico occa-
sionatogli dalla comunicazione del eh. Linck, fatta alla Sezione bo-
tanica in Padova (proponendo una classificazione dei tronchi delle
monocotiledoni e illustrando la struttura di quello delle smilaci )
perchè mostrò di non fare alcun conto del lavoro di lui. Più anco-
ra si duole che il prof. Mirbel, citando e lodando esso lavoro, non
lo abbia poi giustamente interpretato. E che il lamento del dotto
prof. Padovano abbia indole di giustizia e candidezza, di leggieri si
— 353 —
coinprenclerà per ciascuno che sappia ([iianto loriii grave la di-
nieiitican/.a, puro incolpahilc, a clii conse|,'iiatosi ainnrosaiiiente alla
scienza, iKiii altro j)rcniio desidera che ima ricordevole parola dei
colleglli cultori, e lo esalto comprendimento del significato concet-
to. Rammenta in seguilo che il Mirbel si recò appositamente in Af-
frica per isUidiarvi la struttura del tronco del dattero, studio che
potè compiere in mi individuo che si trasporlo vivente in Francia;
onde si fece a combattere le due opposte teorie del Gaudichand sul-
la discesa delle fibre delle foglie sino alla base del tronco, e della
loro ascesa da (picsto a tpielle: ed espone una nuova teoria, condot-
tovi dal ragionamento e dalla osservazione. Ragionando, egli con-
sidera, che se fosser vere le predette teorie ne verrebbe che per
l'aumentare progressivo dall'alto al basso il numero di esse fibre,
in ragione composta del numero delle fibre di ciascuna foglia e
della vicinanza delle foglie stesse, il tronco dovrebbe necessaria-
niciilc assumere una forma rapidamente conica; e tutti sanno che
il lionco delle palme è generalmente cilindrico. Osservando, cal-
cola approssimativamente il numero delle foglie e il numero delle
fibre che con ciascuna di esse sono in rapporto, e conchiude clie-
nel tronco da lui esaminato, lungo i8 metri e 60 centimetri, il nu-
mero delle fibre dev'essere 4)047,54o. E accordando egli a ciascu-
na fibra un millimetro quadrato di sezione, stabilisce che in tpia-
luii([ue delle tlde sup]i(>sizioni la base del tronco dovrebbe avere i.
metri e 2 centimetri, di diametro, corrispondente al 4 milioni e
tanti centimetri- quadrati. Fa a questo proposito il Meneghini os-
servare che il Mirbel suppQiie che le fibre debbano conservare
lo stesso spessore in tutto il loro corso; e secondamente sieno alla
base <lel tronco così disperse nel tessuto parenchimatoso come so-
no nelle sue parti superiori. Ma fatti troppo noti (dice l'tiutore)
smentiscono (pieste due supposizioni. Venendo il Mirbel alla sua
nuova teoria, dice che nel fiUoforo si riscontrano due soile di fibre,
le une sottilissime costituite da semplici cellule allungate, a pareti
complesse e formanti un astuccio a lume eccentrico, occupato da
un lascio di vasi. Seguendone l'andamento dal |)unto ov'esse en-
trano nel (TUoforo sino a quello in cui sorgono dal tronco, egli as-
sicura che si rileva chiaramente la continuazione organica delle
|)iù tenui e giovani con le |)iii grosse ed invecchiale, .\ggiunge che
se le fibre partissero dalle foglie dovrebbero essere indurite ed in-
— 354 —
veroliiate mollo prima clic avessero raggiunta la l)ase dvi Ironco, e
l't'i-ar (|iiiiidi ostacolo al successivo dislocamento della foglia. Dun-
((iie esse libi'c non discendono dalla foglia, 'ma vi ascendono; non
però dalla base del tronco, bensì da tulla l' interna periferia della
porzione piìi giovane del tronco stesso : a misura clie il Ironco in-
vecchia perde la facoltà di produrre nuove fibre. Solo dove svilup-
patisi nuove radici accessorie, anclie nelle parli |)iù anlidie del
tronco, si formano pure delle libre, le (pKili irradiando dall' esterno
all'interno piegansi verso la sommità e verso la base, contribuendo
cpieste ultime alla formazione dei germogli basilari, mentre le pri-
me salendo alla superdcie del Ironco mostrano di essere stale fino
dalla loro origine in connessione con lo foglie, rimanendone anche
in ajipresso manifesti i punti d'inserzione. Altre due osservazioni si
aj)|)i'<i|)ria il Mirbel: l'influenza della liingbezza de' merilalli ossia
della disianza reciproca delle foglie sulla maggiore o minore curva-
tura delle fibre ; e la curva che esse percorrono nel senso orizzon-
tale : osservazioni sulle quali il jirof. Meneghini aveva già assai di-
stesamente insistito. Rispondendo (piindi il Meneghini all'accusaa
lui ed ili ^lohl fatta dal Mirbel, del non èssersi più chiaramente
spiegati sulla formazione delle fibre, dimostra che, là dove si man-
tengono deleriniiiale correnti di succhi nutritivi a traverso del tes-
suto cellulare, le cellule di quel tessuto si allungano e subiscono
particolari cangiamenti nella loro struttura,. e si riducono in fibre.
Quelle prime fibre che si manifestano alla sommità delle gemme
parallele al margine esteriore di essa e dirette ai centro ( che il
'Nlirbel chiamii /j/ectirsori J sono il priiijo indizio delle correnti che
dalle parli circostanti si dirigono a quel primo rudimento, Egli è poi
la vitale attività di (|uel rudimento, e il sopraeccilanienlo organico
di (piella cellula dalla quale esso rudimento trae sua origine, che de-
terminano la direzione delle correnti. E indubitato che esse sono
ascendenti e centripete, e in tal senso progredisce 1' organizzazione
delle fibre. Fa varie osservazioni sullo sviluppo dei tessuti elemen-
tari, e sui vari cangiamenti che essi subiscono sotto r-inlluenza delle
correnti dei succhi nutritivi. Ragionando il Meneghini della pro-
venienza di tali correnti, dice, coni' è dimostrato dalle o'sservazioni
fisiologiche e dal fatto, che le fibre traducono i succhi dalle radici
alla sommità della jiianta ; che dalle fibre i succhi si diffondono al
circostante parenchima; chetale diffusione succede prevalentemen-
— 355 —
te in corrispondenza della liase della fofi;lia, ove il parenchima me-
glio si presta a fpieslo ahi)everamento. Kcco perchè dalla periferia
cominciano a slahilirsi <|iielle correnti, e la consecutiva organizza-
zione delle fdire. Ma di mano in mano che il centro cui tendono va
acquistando forza ed estensione, le sue fihre diventano altrettanti
centri, cui il succo affluisce dalle j)arli sottoposte; mentre in vece
dalle parti superiori è riciiiamato al rudimento della foglia, che a
quella prima subentra colle successive sue fasi di sviluppo. Cadute
le foglie, le fihre seguitano a tradurre succhi nutritivi, che giunti al-
la cicatrice lasciata dalla foglia slessa si gettano traverso le pareti,
e quindi danno origine al tessuto parenchimatoso, sì abbondante
alla periferia dei tronchi monocotiledoni. Le correnti poi, che arri-
vate all' alto della pianta di là discendono verso il basso, servono
alla organizzazione di nuove libre che si anastomizzano tra loro.
Ciò avviene specialmente in quelle monocotiledoni a tessuto lasso
e succoso, nelle rpiali le fibre rimangono disperse in mezzo al tes-
suto parenchimatoso, in vece che addensarsi in una zona periferica,
come dimostrò il eh. Unger nella òroinclia ananas. Il Professore
conchiude dicendo, che quando nel i83G asserì che la organizza-
zione delle fibre è dovuta all' influenza delle corienti dei succhi
ascendenti e discendenti, non insistette maggiormente in tpiesto ar-
gomento, perchè temeva ridir cose note ad ognuno. La questione at-
tualmente insorta alle nuove teorie del cbariss. Mirbel gli appalesò
che non tutti così l' intendevano. E quindi con queste dilucidazio-
ni spera di aver compilo sotto a tale rajìjìorto il suo la\oro, e di
avere in pari tempo risposto alle obbiezioni del Alirbel. In quanto
poi alle teorie del Gaudichaud, per quanto il linguaggio dall'autore
usalo sembri differire dal suo, ci crede per altro non dissentire pun-
to da lui in quanto all'essenza delie cose; ciò che formerà soggetto
al dotto prof. Padovano di altra IMemoria.
Il prof. Savi con disteso ragionamento significa non trovarsi
d" accordo col Meneghini nell' attribuire la formazione delle libre
all'attivazione delle correnti, le quali, secondo l'idea del Meneghini,
in certo modo filerebbero nel tessuto dette fibre. In falli se, come
questi dice, esse conenti si promuovono per dato e fallo dell' ecci-
tamento, che nel centro del filloforo produce la giovine foglia al-
l' istante del suo organizzarsi, queste correnti dovrebbero accorrer-
vi dai punii ove in maggior ilose è l'alimento; e ciò stando non
45
— 356 —
potrebbero provenire dalla periferia del (illoforo, ove anzi di tal
materia ntitiiliva vi lia niai;i,'ior consumo, per lo svolgersi clie vi si
fa di tutte le foglie che ebbero nel centro il principio del loro or-
ganizzarsi; ma piuttosto dovrebbero aecfirrervi dall'asse dello stipi-
le, clie è in fatti si ricco deposito di materie alimentari. E poi in-
coniprensil)ile, tanto nel modo di vedere del Mirbel, quanto in quel-
lo del Mencijliini e del Molli sullo sviluppo dei cauli monocotiledo-
ni, come possa continuare per cotanto tempo la vegetazione degli
stipiti, senza una obliterazione dei tessuti clic ne formano la parte
inferiore. Poiché per quanto, a parere del Mirbel, non si aggiunga-
no nuove fibre nel tratto inferiore dello stipite per lo svolgimento
del superiore, pure il passaggio dei succhi nutrienti per questo trat-
to deve indurvi necessariamente una lignificazione, capace d'impe-
dire ulteriormente questo slesso passaggio. E nell' altra teoria non
si può intendere come la discesa di un numero di fibre proporzio-
nale a quello delle foglie che si svolgono non debba poi trovare un
linùte nella impenetrabilità del tessuto della base dello stipite, quan-
do il fatto dimostra che detta base non è capace di subire il mini-
mo ingrossamento.
Il barone d' Hombres-Firmas legge una Nota sugli alberi di assai
riguardevole grandezza, i quali si ammirano nel Dipartimento di
Gard. Data ragione del recare queste notizie alla Sezione botanica
anziché all' agronomica, viene dicendo con caldo stile di quegli al-
beri a cui la età lunghissima, la gigantesca statura, il pittoresco aspet-
to, acquistano maraviglia, e quasi direi venerazione. E per alcuni
sono veramente con religiosa cura serbati, mentre altri li abbattono
secondoché un utile vero o immaginato li persuade. La storia di
certi alberi esotici grandissimi ci è data da viaggiatori di sincera fa-
ma: i nostri però vanno atterrandosi per fornire a ponti, a navi-
gli, a sli'ade ferrate, a fabbriche; né v' ha penna che tramandi alla
memoria questi monumenti della natura. Egli ci nota primamente
il juniperus oxicedrus, che incontrasi nel mezzo del cammino di
Alais a Uzés, allo metri 8, 75, e periferico i, Go: U fagiis crtstanen si
trova vecchissimo per le praterie d' .\lais, e su tutte le Cevennes.
Quello del Gard poco lungi da Dourbies ha metri 11, o3 di cir-
conferenza, ma giunto a tre metri di altezza dividcsi in tre grossi
rami; e uno ve n' ha nella Comune di Rousser, il cui tronco diviso
forma un arco sotto del quale passa un uomo a cavallo. Il quercus
— 357 —
robur s' innalza sino a 3o metri di altezza, con 5, 4G di circonfe-
renza. Il (jticrcus ilex lia 3, 05 di diametro. II cuprcssus sempeivirens
più grosso e antico della Francia vcdcsi nel Diparlinienlo delle boc-
che del Rodano: ha esso i8 metri di altezza e 3, o8 di circonfe-
renza. Il cercis sili([uttstruni ha 3, 75 di circonferenza. L' ilex aqui-
foliuni ha il tronco o, G(> di diametro, e di altezza a, o5. Il celtix
(lustralis /|, 9.5 di circonferenza. Il inorits alba 3, 73 di diametro. Lo
jitglans fi/'gra i, 20 di diametro. Dell'o/ert europcea dice l'autore ve-
dersene individui nel Dipartimento del Card, che resistettero all' in-
verno del 1789, e che hanno o, G6 a o, 75 di diametro. L' ulnius
campestris ha fino a 4» 5o di circonferenza. Il populus nigra e al-
ba 8, 85 di tliameti'o e più di 3G metri di altezza. Il pinus pineu 4, 12
di circonferenza e lO metri di altezza. Termina la enumerazione col
platainis occidentale, e particolarmente con uno dei platani che fian-
cheggiano le rive del Galeizon, il cui tronco, fa ornai quarant'anni,
aveva mi metro e cin(|uc centimetii di circonferenza. Le inondazioni
lo sotterrarono più che mezzo; gitlò nuove radici, e formò un nuo-
vo strato a questa altezza che ha 4, 80 di diametro. È piacevole a
riguardare la parte del tronco sepolto, che conserva presso a poco
la pristina grossezza; ciò che fece scuoprire un torrente impetuoso,
il quale premendo e sospingendo via il terreno da un lato snudò i
due piani delle vecchie e nuove radici. Il Presidente ringrazia il
d' Homhres-Firmas della sua comunicazione dilettevole.
Il sig. Antonio Venturi fa dimostrazione di un prodotto fungo-
so, il quale per la disposizione dell' imenio crede possa formare un
genere fra gli agarici e i merulii : ne pone sott' occhio i disegni e
gli esemplari autentici.
Lil)ri donati alla Sezione.
Sul valore tassonomico delle stipale. Prof. Pietro Savi.
Impronte i'cget(diili osservate nel terreno carbonifero di monte
liamholi, del suddetto.
Descrizione della fìmbristjlis cioniana, del suddetto.
Sulle aberrazioni del piano normale di distribuzione che sogliono
operarsi nel sistema ascende/ite delle geraniacee, del suddetto.
Osservazioni sulla latlirea clandestina, del suddetto.
Atti della R. Accademia dei Filomati residente in Lucca.
Catalogo dello stabilimento orticulturale di Silvestro Grilli.
— 358 —
Di due (lifcrsi modi di colmate risgnardati specialmenle nei rap-
porti economico-agrari : Considerazioni di Felice Matteucci.
iVotice sur les arùres remarrjiifddes dii Départcmenl i/ii Card, del
Harone </' Homhres-Firmas .
È sciolta radunanza.
Visio — // Presidente Doti. V>. Biasoletto
Dott. I,. INIasi
/ Segretari , ,, .. ,, ,,
'- ' Doti. K. C-EM
A D 1 1\ A X Z A
DEL GIORNO 28 S I-, T 1' E M B R E
»2Xsi<
Xli appi'ovato il ])roccsso vcrljale doli' adunanza precedente.
Alla coniunicazione del barone d' Ilnnibres-Firinas, il prof. Puc-
cinelli aggiiini;c alcune specie di grande statura, per lui osservate
nei contorni floridissimi di Lucca, e cita il genere cral;egus e quer-
cus. Il Presidente riferisce di un eeltt's rii/s/m/is, che non lasciava
al)l)racciare il tronco da sei persone, vicino Ragusi a Canosa: mani-
festa le circostanze influenti a renderlo cosi gigantesco in quell' iso-
la di vegetazione rigogliosissima. Il d' Honibres-Firmas propone si
faccia una relazione delle piante più grandi, notandone le cagioni
che vi possono cooperare.
11 doli. Parola, leggendo sul modo di sviluppo dello sperone nei
graminacei, mostra che quando esistono condizioni atmosferiche, o
del terreno, contrarie alla fruttificazione, o depravanti la nutrizione,
allora il plcurodcrma di alcune cariossidi si raggrinza, si ammolli-
sce, assume un colorito bianco sporco, segna la superficie di anfrat-
tuosita, ed esala un umore dolciastro vischioso, di un odore assai
nauseante, e di colorilo limj)i(lo chiaro o rossastro come manna.
In questo stato le due membrane costituenti la nosocarya, non che
la sua polpa, e il |)erisperma amilaceo ancoi- semilicpiido, perdono
sì all' occhio nudo come armalo di microscopio la naturale primie-
ra loro struttura, tranne che alcune volte si trova qualche porzione
del sacco emhrionario, od endopleura, la quale qualche giorno di
più resiste alla descritta decomposizione, conservando la struttura
membranosa col suo colorilo verdognolo. Così ridotta la nosocarya,
è a guisa di pasta umida, poco consistente, facile a sj)appolare, e di
un odore di lievito, o di grano marcito, o di nu'-lc fermentalo, con
corrispondente sapore scipilo-acido. E però il suo acino serba tut-
— 36o —
tavia una certa consistenza e struttura niem])ranosa, (jual traccia
dello spermoderma, cioè dell'ovario coi peli che lo sormontano. Ed
è questa porzione di tessuto fìbro-sponf,'ioso assai tenace, che resi-
stendo alla sracclazionc ilelle altre parli della nosocaiya (trovandosi
(|uasi sempre aderente all' apice dei grani cornuti) diede luogo alla
erronea ipotesi dello sfacelio. Quando la cariosside subì la descrilla
degenerazione il suo pedicciuolo o piimariainenle o secondaria-
mente si tio\a pur sempre alterato, carioso, infiammato, vorrebbesi
dire, assumendo un colorito bianco rossigno. Si è in questo stato
che troncata ogni comunicazione colla nosocarya presenta desso
una nuova sostanza morbosa, la quale a foggia di zona, bruna ester-
namente, internamente bianchiccia, di omogenea struttura, vegeta
e cresce al posto dello sfacciato granello, costituendo così lo spe-
rone. Questo parasita in due o tre dì si alza scuìpre ]iiìi finché si
-spinge fuori della gluma, (piasi sempre sormontato dalla stessa no-
socarya. In tale suo crescimento separa continuo il predetto umore
viscoso, il (juale talvolta si vede uscire dalle sue screpolature. Essic-
candosi quest'umore sulla superficie dello sperone lascia uno stra-
to bianco-gialliccio semi-spongioso, di aspetto sporulesceiite, che
facile si disperde in polviscolo. Lo sviluppo si compie in una set-
timana circa, e più frequentemente dieci o quindici giorni dopo la
fecondazione. In |)rova di che presentò il prof. Parola paiecchi gra-
nelli nei singoli descritti casi di alterazione della cariosside, e dello
sviluppo cornuto sia nella segale come nel frumento, e nella festuca
elalior. Evvi pure uno sperone frumcntaceo sormontato dalla ca-
riosside degenerata in golpe.
II prof. Savi legge una Memoria del prof. Meneghini intitolata
Considernzioni sulla nuova teoria dì Morfologia l'egetale del Gaudi-
chaud della dei merit<dli. Il prof. Padovano prende a sostenere la
teoria del Gaudichaud, dimostrante che il preteso sistema assillare
altro non è che una dipendenza dell'appendicolare, ed il coi'po in-
tiero della j>ianta rappresenta un aggregato di clementi organici si-
milari, i quali lutti astrattamente si possono ridurre al concetto ge-
nerale della foglia o meglio del /-'/•(^/cj/z/o. Descrive come questo pro-
tofito, così chiamato dal Gaudichaud, costituiscasi di tre parti, e
come si sviluppino, e quale andamento tengano tanto nelle mono-
cotiledoni quanto nelle dicotiledoni. Prova con ragionamenti fisio-
logici e organogiafici, che la parte chiamata radichetta si debba
— 36i —
lisguaidare caulicolo, che il sistema fibroso discendente si può pa-
raf;()nare al sistiMiia radicaU-, il quale consideralo nella prima fo-
f^lia altro appunto non è che il suo sistema discendente; che la
porzione assile appartiene all' appendicolare, o questa a quella, to-
sto che riguardiamo si luna che l'altra come parti di un elemento
unico. E pui'e, ridette l'autore, se il Gaudicliaud, in luogo di dire
che la pianta è costituita tla una serie di organi appendicolari le
cui porzioni inferiori sedate a capo 1' una dell' altra costituiscono
l'asse apparente, avesse in vece detto che essa è costituita da una
serie di segmenti assillari ognuno dei quali è fornito della sua por-
zione appendicolare, avrebbe certamente trovalo men numerosi op-
positori. Ma in realtà i segmenti successivi non sono né assillari
né appendicolai'i in senso assoluto, perchè ognuno di essi com-
prende e asse e appendice, e giustamente ([uindi volle il Gaudicliaud
contrasegnarli col nome complessivo di fitoni. E qui fa notare come
in fjuesta semplicità di clementi si convenga il confronto tante volte
erroneamente stabilito fra gli animali e i vegetabili. 11 polipaio of-
fre l'esempio più semplice di questa unione di elementi similari
individualizzati; e così sotto altre forme, ma con le stesse leggi, ve-
tliamo posti a caj)o l'un dell'altro i segmenti dell'anclide e del verme,
gli articoli dell'insetto e del crostaceo, le verlcl)rc finahiiente degli
animali superiori. Ma temendo l'autore di non divagare soverchia-
mente ritorna diritto all' argomento, dicendo credei- fatto dimostra-
lo che le fibre tutte del tronco sieno in rapporto alle foglie, e in una
necessaria dipendenza da esse. Nelle monocotiledoni è incontrasta-
bile, e nelle dicotiledoni lo mostrò il Gaudicliaud con osservazioni
ed es|)erienze rarissime a farsi. Le osservazioni dell'Unger anziché
aver contrasto vengono in prova e sono confutate dal Gaudicliaud e
dall' autore stesso con ragioni validissime. Ecco come interpreta il
!Meneghini la teoria del Gaudicliaud : le fibre ne discendono né ascen-
dono: esse si fermano sempre nel tessuto preesistente per succes-
siva morfosi delle cellule parenchimatose, che necessariamente de-
vono preesistere a qualunque formazione fibrosa. Quindi spiega
come avvenga e per (piali cause la formazione predetta. Pt)i signi-
fica che dimostrata la dipendenza dell'asse dagli organi appendico-
lari, o per meglio dire la unità dell'elemento organico assile ed
apjiendicolare, il che per fermo avverrà, la organografia e la mor-
fologia muteranno di faccia intieramente; si toglieranno via (pielle
— 36a —
(|iiisti(iiicolle iminerosissime se all' assile sistema o all' appendico-
lare mia parlo appartenga. E tal lavoro di diritloalGaudichaud. En-
tra poi a conTutare le ragioni che i soslenitoii del sistema assile
traggono dal liore, riguartlalo essenziale e indipendente dalle foglie,
e cos'i il fa, elle nell' esame del fiore stesso piglia nuovo appoggio
alla ddllrina del Gaudicliaud. Nota che di quante teorie furono im-
maginate a spiegare 1' origine organografiea delle varie parli del
flutto, nessuna jiari-eijhe a prima giunta opporsi tanto all' ap])lica-
zione delle idee del Gaudichaud. E pure, soggiugne, qualora la si
ammettesse anche quell' applicazione potrehhe ugualmente aver
luogo. E questa projiosizione vien sostenendo con assai fatti e ar-
gomenti. Numerosi ed evidenti sono i casi di soj)pressione di ogni
parte appendicolare senza però che negare si possa la significazione
morfologica liei relativi scgmenli dell' asse, come a modo di esem-
pio vediamo nei ciiri e nelle spine, che non di rado si convertono
in rami fogliosi al pari degli altri: facile sarà l'attrihuire un'origine
consimile anche alle ramificazioni dell' asse del frutto, e a tutti
quanti sieno gli ordini dei cladostromi, sicno poi o no forniti di
appendici fogliari. Cosi conclude l'autore. Chiunque conosca lo sta-
to attuale dell'anatomia comparata degli animali, non potrà a meno,
io credo, di confessare che questa maniera di considerare morfolo-
gicamente r organizzazione vegetale è in perfetta consonanza coi
principj inconcussi della morfologia animale. Il vegetale al pari del-
l'animale è formalo di elementi similari disposti seiiatameiite a capo
l'uno dell'altro, e formanti perciò un asse dal (piale divergono le
parti appendicolari di essi elementi, ognuno dei quali è suscettibile
di divenire la base di una nuova serie di elementi similari, quali
sono gli arti negli animali, e le varie produzioni della foglia nei ve-
getabili. I rami all' incontro sono nuove generazioni originate para-
sitamente, per così dire, sulle preesistenti, e non hanno analoghi che
negl' infimi animali; i quali ci offrono pure analogia coj;!' infimi ve-
getali negli esempi di coordinazione diversa dagli elementi, o di
sviluppo maggiore degli elementi isolali. 11 Presidente loda la Me-
moria bellissima del prof. Meneghini.
Il prof. Savi legge una Memoria del doli. Clementi sull' ascidio
della iiepentitcs jiìtjllninpìiont. rrimamenle ricorda aver fatta pa-
rola di tali oigani il Lindley, il De Candolle, il Link, il Morren. Quin-
di ne descrive un individuo coltivato nell' Orlo botanico padovano,
— 363 —
tliceiido dio ha circa un metro di altezza, vestito sopra la metà di
roglic, o piccioli alali, le cui espansioni iiienihranose della liinf,'liez-
za di circa o, 20, ilella larghezza di o, o5, decorrono per certo tratto
sul caule. La costa, che prolungasi a guisa di cirro per Gaio cen-
timetri, oltre l'espansione, è quasi canaliculata e lascia scorgere in
due piccoli margini la tifacela della continuazione liud)are; s'ingros-
sa verso la metà ove torcesi in piano perpendicolare per uno o due
giri, e porla inferiormente 1' ascidio, che raddrizzandosi fino dalla
sua hase volgosi verso l'asse della pianta. La lunghezza dell'ascidio
è da 8 a i o centimetri : la larghezza da i e mezzo a •!. Ksso è ventri-
coso verso la base : sulla sua lunghezza scorrono parallele le nerva-
ture: nella parte posteriore, che cori'isponde alla inferiore del pic-
ciolo, vi ha una nervatura più distinta delle altre nella cui estremità
s'inserisce il coperchio. Anteriormente stanno due ali membranose
che provengono dai due margini dei lati superiori del picciolo, e
vanno a terminare alla bocca dell'urna ; le nervature che vi passano
di mezzo sono meno parallele e piìi ramificate delle altre. L' aper-
tura dell' urna è contornata da un margine lucente rovesciato al-
l'infuori. E dopo altre particolarità descrittive torna l'autore alle
opinioni di coloro che lo precedettero nello studio degli organi pre-
detti, rammentando che il Lindley crede l'urna un picciolo forato,
e il coperchio la lamina della foglia ; opinione ch'egli stesso smen-
tisce in seguito quando paragona l'ascidio alla foglia della diona-a.
Il De Candolle li crede ambedue saldamento di stipule. Il Link ri-
tiene l'espansione membranosa una vera foglia, e l'ascidio un'ap-
pendice floriforme. Morren considera l'espansione membranosa una
stipula ; l'ascidio una foglia imparipinnata, di cui le foglioline termi-
nali si fecero coperchif», e le laterali urna. L' oj)inione dell'autore
è che l'espansione membranosa sia vera foglia; l'ascidio il pic-
ciolo prolungato e cavo; il coperchio una disarticolazione trasver-
sale del medesimo, se pure non è il prodotto di due foglioline ter-
minali od uniche di una foglia paripinnata. Fa osservare che in un
genere di piante come il nepenthes, ove non si è veduto ancora
picciolo fornito contemporaneamente di stijiule e di foglie, nulla osta
che l'espansione memiìranosa possa essere la vera foglia. Cliel'iuiia
sia un picciolo forato alla maniera dei fillodi degli agli e tlegli asfo-
dali, lo jìi-ova l'autore considerando il modo di coujportarsi l'asci-
dio nel suo sviluppo, e la direzione che prendono le fibie del pie-
46
— 3G4 —
ciolo ;il passare iioU' iiiiia. Ragiona poi non ikiUtsì in tali organi
vedere laiiiiiie fogliari o stipulali saldale, peiclu' nella parie anle-
riore dell'urna sono due lamine membranose alTallo libere e disiatiti .
Dice che volendo farsi meglio per entro la (ilosolia dell'organismo,
ei seguiterebbe il Link, a mirare nella organogenesi di (jiiella pro-
duzione qualche rassomiglianza con l'antera. E (inalmente che per
legge di bilanciamento organico sarebbe lecito diic che tale produ-
zione ra})presenla in qualche modo la foglia, non già che ne ])i-o-
venga per modificazione di slrullura, e cpiindi che fosse assai più
giuslo chiamar foglia e non stipula 1' unica espansione che sussi-
ste. Considera il coperchio una disarticolazione del picciolo : i ." per
l'andamento delle due predelle nervature; a." per la loro corri-
spondenza dalla palle anteriore con le due ali dell' urna. Termina
descrivendo i caratteri del liquido contenuto nell' ascidio in sul
inomenlo della discesa; e notifica conleneie esso un acido forse
nuovo (nepentico) combinato alla calce. La Memoria è illustrata
da una tavola annessa.
11 prof Olinto Dini presenta una scorza di lignite, nella quale si
vede un frullo di un amenlacea benissimo conservalo.
Il prof. Colmeiro dimoslra e dona alla Sezione parecchie piante
spagnuole, e alcune cortecce di china: il Presidente le destina al-
l' erbario centrale.
La Sezione fu regalala ancora delle seguenti opere :
Saggio su i progressi della Botanica in Spagna, del prof . Michele
Colmeiro.
CnUdvgo recentissimo degli uccelli europei, del principe Carlo
lionaparle.
L' adunanza è sciolta.
Visio — // Presidente Doli. B. Biasoletto
Dott. L. Masi
l Dott. L. Masi
^•^^^'•^^«'•'i Doli. E. Celi
A D li \ A\ Z A
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE
T iene approvalo il processo verbale della precedente adunanza.
Il sip;. Loi'enzo Chiostri legge una Memoria sul i'ticriniiim o.rjcoc-
C0.1 Un. nuova specie italiana. Discorre primamente di aver trovata
essa specie sul finire del i84i, percorrendo il pollino d'Orentano
adiacente al Iago di Bientina. Rende grato omaggio ai professori e
maestri suoi, Puccinelli e Savi, die nella novità di essa specie lo
rassicurarono. Dà una descrizione ben particolareggiata di tutta la
jiianta, notandone con esattezza i diversi periodi di vegetazione.
Quanto alla stazione significa vivere questo vaccinium nel padule
di lìientina, sopra un terreno uliginoso, formato dalla decomposi-
zione di piante palustri, e per caratteri fisici somigliante la torba
dei mincralogi. Enumera gli usi medici nei quali è, e potrebbe es-
sere impiegalo. Non tace di noverare tutte le altre specie clic vege-
tano in quel suolo copiosamente; e avverte che in quella località
negletta ben altre specie rivocano in attenzione i botanici. Lascia
di citare le molte ciperacee, una delle quali affatto nuova, toste de-
scritta tlal prof. Savi col nome A\ Jìinl/rislrlis cioiiiaiia. Un catalogo
di quella fertilissima parte promette il sig. Chiostri di pubblicare.
Da lui vengono donati alla Sezione parecchi esemjilari della fiin-
biistylis cioiiiiaui, della linaria crrrhosa, e del vaccinium oxycoccox.
Il 'Presidente parleci[)a alla Sezione che S. A. L R. il Granduca
di Toscana si è compiaciuta di far rispondere assai graziosamente
alla lettera scrittale in nome della Sezione [ler render grazie del fa-
vore che concede all'erbario centrale italiano ; onde si fa ricchissi-
mo di piante nostrali e forestiere. Lo stesso Presidente mostra un
vdhiiiiinoso scritto del capitano Briicht di Praga, intitolalo — Sta-
tuti che vengono |)roposti per la istituzione di una Società di cani-
— iC6 —
l)io ili piaiile, iKizioiiale italiuna, stabilili sul coiilVoiito dc^Vi Statuii
delle Società consimili esistenti in Germania, Scozia e nella Fran-
cia — Tutto ([uesto lavoro è distesamente discorso in G/| articoli,
scliicrali sotto tre capi j)rincipali, cioè : Statuti p;cnerali ; Statuti per
i soci ; Statuti por la Direzione, l'er la città, iu cui poire la residenza
di detta Società sarebbe opportunissima Firenze, perchè ivi come
dice il Hi'aclit si trova gi-an numero di botanici illustri, e 1' ciba-
rio cenliale per il conCronto e reltillcazione delle determinazioni.
E quanto può servire di utile norma al governo scientifico ed eco-
nomico di siffatta Società nazionale è con assai chiarezza e par-
ticolarità significato. Perchè sia manifesto 1' ottimo zelo del signor
Hracht in (piesto divisamento, riferiamo alcune parole della sua con-
clusione « E nel mentre io rimetto ([uesti miei pensieri iiUa Com-
missione, pieno di consolante fiducia che vi troverà tanto da ])oler
fondare questa Società di cambio, di cui io qui tosto mi dichiaro
membro e forse uno dei più zelanti, non posso a meno di ripetere
che questo cambio promuoverà lo studio dell' amabile scienza più
che mille libri ; che questo è l'unico mezzo di mettere iu circolazione
le specie dell' Italia inferiore, a detto di tutti i botanici esteri, più
difficili ad ottenersi, e più inaccessibili, che quelle di qualunque
paese lontano e selvaggio; questa la via a far pervenire all'estero le
specie, le prestazioni de' nostri autori nazionali, onde procurar loro
anche colà la dovuta considerazione, e sostenervi i loro diritti let-
lei-aii — La vita de' popoli è il commercio. La vita della scienza
sono le comunicazioni reciproche, il progredire nelle scoperte sulla
base di quelle comunicate dagli altri — In via di Storia naturale, in
via di Botanica specialmente, non bastano le comunicazioni ; vi vuole
r ispezione dell' individuo, la propria analisi — Nulla si può ove que-
sta manchi, e gli errori tradizionali acquistano vita secolare — Non
v' è dunque a sperare ciò che si dice vita botanica in Italia, senza
la circolazione delle specie fra i botanici — L'unico mezzo a ciò è
il cambio, un cambio regolato su basi solide e vantaggiose per lut-
ti — Onesto scuoterà; la speranza dell' ac(pnslo del mancante ani-
merà i neghittosi; patti certi rassicureranno i diffidenti — 11 com-
mercio, le comunicazioni comincerainio; regioni disgiunte da se-
parazioni naturali ed artiliziali si cougiungeranno nel punto scien-
tifico; nascerà vita, e questa, si lo spero, darà i risultati più lu-
minosi — In altra via sperarlo sarebbe vano! — L'esperienza
— 367 —
de' secoli diniosliò che per spingere V uomo al proprio bene, biso-
f^iia atloperar»" la molla del suo proprio interesse ». Il sig. ISraclil
mandò pure altro scritto diviso in questi caj)itoIi. 11 (iiornale bo-
tanico italiano; l'erbario autentico; la Società di cambio ; unione
itineraria nazionale; Flora italiana essiccata per associazione. La
|)roposla fatta dal Braclit in l'adova del (Giornale botanico italiano,
la cui'a con che v' intende, e (pieste spontanee elucubrazioni, ben
apertamente dichiarano la sincerità di tali parole sue « Non è, lo
protesto, non è il baf,'liore vano dell' aniI)izione, che mi guida; solo
l'amore per la scienza è la potente molla delle mie proposte; e nel
mentre la conoscenza delle moltiplici istituzioni all' estero mi fe-
cero rimarcare ciò che in Italia è mancante, e perciò desiderabile ;
l'amore per una terra cui appartengo dall'infanzia, e per legami di
sangue, rivolge ogni mio pensiero all'ardente brama di vederla in
nulla seconda a cpialuncpie siasi altra; brama cui cerco a soddisfa-
re... . ». .\ tanta sollecitudine dunque del sig. Bi-acht verso la pa-
tria nostra natale, adottiva per esso, tutti che italiani si sentono de-
vono saper grado ed obbligo. Che bello e santissimo è il sentimento
di chi desidera e vuole fortemente la felicità e la gloria del paese
proprio, quanto è vituperio e bassezza disviarsi da ciò, per guerric-
ciuole pestifere d'individui o di municipj.
Il prof. Puccinelli, partendo dalle cognizioni chimiche del giorno,
mostrava come non si potesse ricorrere all'aria per is|)iegare i cam-
biamenti pei (piali l'amido dell'albume vien reso solubile; accen-
nava le diverse ipotesi fatte per rendere ragione della necessità del-
l'aria atmosferica nel germogliamento; e mostrava il desiderio che
i botanici si occupassero di meglio determinare il modo di agire
dell' ai'ia sui semi in germinazione, e i camijiamenti da essa pro-
dotti. Il Segretario Masi proponeva alla Sezione di trarre un quesito
dai delti del prof. Puccinelli, |)er poi discuterne al futuro Congres-
so. La Sezione ammendo cosi formulava. — Determinare per via di
esperienze (piai parte prenda l'aria atmosferica nel germogliamento ;
in quali sostanze del seme porti essa la sua azione ; e quali cangia-
menti induca nelle medesime.
\ ien letta dal Segrel alio una Ijreve notizia sull'Orto botanico
di Lucca, visitalo da tutti i membri della Sezione in un al corte-
sissimo prof. Puccinelli, che è di esso direttore operoso. L'Orto
botanico di Lucca estende la sua forma irregolaie ari i-io, .298,
— ?,c>s —
iNcl sito inoridioiiale li) (lauclu'i;i;iaiio lo mura assiepale di vigorosi
pioppi, così elle sembrano essere ghirlanda dell' Orto medesimo.
Sulla terra di <|uesto lato (essendo più fredda per i raggi vietali dai
predetti alberi spessiti crescono circa '^oo specie di piante arboree
rigogliose olire l'età, ed alcune grandissime. S' innalzano Ira (|ueste
l'olmo americano a gran foglia, la noce catartica, l'alno a foglie la-
ciniate, il prunus cdruìiiiìaiia, la melcza ciiroixra, V dhiex cdixtdensis
e rnii/iii/ui ; iliverse specie e varietà di ti/ia, di /ìiqiis, di fraxinus, di
jìopuhis, e spezialmente sublime il p. fjuadranguldris, avente alla base
un diametro di 85 centimetri, e smisurata altezza. II cedro del Li-
bano sorge venerando in mezzo al sistema di .hissieu, che è alla si-
nistra dell'entrala, e la stcrculcd pli(t(tniJ'olid nell'Orto Linneano, al-
la destra. Sul primo vedere levarsi esso cedro oltre metri i5, 33, con
un j)erimelro alla base di a, 3o, si stimerebbe di assai remota vetu-
stà; e pure conta soli 22 anni, ed è uno dei tanti figli del cedro di
Pisa. L' Orto è diviso quasi per metà da un largo viale lutto alle-
grato di belle magnolie, il quale conduce ad un laghetto artificiale
ove si coltivano piante palustri, alimentato da un fosso che scorre
l'Orto intieramente da ponente a levante. Al di sotto di questo la-
glietlo giace una porzione di terra destinala alle piante alpine e
spontanee, onde ha coj)ia 1' agro lucchese. Lungo il fosso, per gran
parte murato, corre una doppia via ornata di vasi per seme, la quale
ti porta ad un' area cui fan dolce corona maestosi salici di Babilo-
nia, e questi piovono i rami loro sopra un ben regolato ordine di
vasi, che nel freddo tempo di là si ritolgono. Le serre sono assai ele-
ganti : vi si mira il Sdcc/utrurn officindle, la gìobhn uutdiis, la hani-
husa arundinacea, e una collezione ricca di piante crasse, le quali
fanno liete le serre anche nella state, che per esse è solitamente
stagione di malinconico aspetto. La globba era bella di una secon-
da fioritura. Un viale volto a levante, di lato alla via che dall' in-
gresso mena alle serre, è costeggiato da una panchina, ove si col-
tivano pure molle piante indigene. Dal sito di ponente, prossimo
alla casa annessa ove si sta preparando un Museo patrio, sorge una
monlagnetla ricca di piante forestiere. L' insegnamento botanico
trova nell'Orto tuttoché gli è mestieri, ad onta che gran parte sia
posta a vivaio; donde si trae il necessario pel mantenimento, che
in 16 anni è stato lire italiane a8863, aS. W ha un giardiniere e
due lavoratori. Il professore, che è pur direttore, ben deve lodarsi
- 3G9 -
di solerzia e amore, se vero è die una prova certa iltlla industria
sta nella copia dei prodolti con jiovcrtà di mezzi otteniila.
Il doli, (lorinaldi dona parecclÉi esemplari AiAV (li.sitliiiin conilli-
iiiiiii .li^li. da lui l'accolli nel porlo di Livorno lungo gli scogli del
molo: e (a osservare clic (juesla specie trovasi alìbondantemente in
dello luogo nel febbraio e nel marzo ; scarsa mollo e (|uasi lara in al-
tri mesi. 11 sig. Chiostri presenta della j)alude di Bientina molli
esemplari dello scirpus s<wi, lobeUa laurcntiu, cenlunculus minimus,
fxiiciun cdiulollci. Il prof. Puccinelli dona la Intlinra clarulestiiia.
11 Presidente dott. Biasoletlo, da quella sua anima sinceramente
amica ed aperta, moveva parole di doloroso commiato ai colleglli
botanici colà riuniti per 1' ultimo giorno. Non vile conforto però si-
gnificava venirgli dall'avere compiuto il corso delle adunanze da
fratelli veri; e quindi sentire vivissimo contento dell'avere rinfre-
scato il legame santo dell' amicizia con nodi più stretti e indissolu-
bili. V. seco portarsi al nativo focolare il lieto pensiero, che la Se-
zione non altro segno lasciò che di utile nella scienza, di compostezza
negli animi: per questa via si perviene alla cima di ogni desidera-
lissimo bene! Così terminò Tnllima adunanza.
Il prof. Michele Colmeiro dona parecchie copie della seconda
parte della Memoria letta alla Sezione, appositamente stampala.
Visto — // Presidente Doti. B. Biasoletto
Dolt. L. M.^^st
/ Segretari j ,. ,, „
" Dott. K. Celi
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
1)1 ZOOLOGIA, ANATOMIA COMPARATA E FISIOLOGIA
47
A 1) i; i\ A \ l A
DEL GIORNO iT, S F.TT E M BR E
--•©§♦-
Al Presidente Principe di Canino apre l' adunanza con il seguente
discorso :
« Ed è pur questa la quarta volta, o rispettati Colleglli miei, clie
all' onore del presiedervi mi trovo levato. Ripensando meco stesso
le cagioni di ciò, non so rinvenirle nel merito mio, non pienamente
nella cortesia vostra: |)ercioccliè (piello o è lievissimo o a tanti allri
de' Zoologi congregati appena paragonal)ile ; e quanto alla cortesia
dello eleggere, essa non potrebl)e da molti tenersi alienata, per ami-
carsi ad uno singolarmente. Laonde, passandomi delle tre preceden-
ti onoranze, vi sia jìalcse j)er questa quarta, clie bene avvisando del
merito, la nostra, non dirò gentilezza, ma rettitudine di giudizio, chia-
mava alla Presidenza il dottissimo prof, i'aolo Savi, la quale già sa-
rebbe a lui concordemenle conferita se con ferma e anticipala nega-
zione non .se ne fosse tirato fuori. E tale ricusamenlo in persona di
capace intelletto, non potendo venire die da modestia, vorrei qui
signilìcai-e, parermi non troppo bella cpiesla virti'i quando distoglie
dall' acccttai'e ufficio di utile cooj)crazione, alla prosperità, al retto
governo, alla splendidezza di qualsivoglia insliluzione.
Onde bene diceva il nostro Presidente generale nel suo discor-
so (per utilità di concelti e purezza di forme bellissimo ì che cia-
scuno debba portare a queste Riunioni il tesoro dell opera sua,
non come dono ma come tributo. E veramente ciascuno non deve
soltanto largire di animo spontaneo lacojiia delle cognizioni conqui-
state, ma sentire il tlebito di giovare i (k)ngressi con ogni guisa di
ufficio, e in tutto operarsi, j)er veruna cagione risparmiarsi.
Quanto poi all' obbligo di mia riconoscenza acquistino diritto
(|uelli clie più zelosi vei'so la Inslituzione nostra si dimostrarono, bo
studiato dicliiararvelo nelln scelta del mio \ ice-l'residente sig. Ciarlo
— 374 —
Bassi, e dei diu' Sojjrctari, sig. Carlo l'ono e sig. doti. Ril)i)li. Dei
(juali tre è notissima la venuta fedele a tutte le Riunioni, la dottrina
che vi portarono negli scritti e nelle discussioni, non chela premu-
ra aiutrice in ogni maniera di provvedimenti.
Dopo (juesto ragionare scliicllissimo e da sollecitudine sostan-
zievole derivato, non siavi discaro eh' io vi torni alla mente anche
alcun altro concetto del prefato Presidente, perchè il vantaggio del-
le Riunioni nostre, ACCETTISSIME, vi stia meglio fìsso ncU' animo.
Com'ei saviamente parlò che 1' ahhondanza delle cose necessarie
alla vita fisica sta nella lihertà e rettitudine delle masse sociali,
così nelle nostre adunanze la vita dell' intelletto germoglia e cresce
per virili di liberi e fralellevoii pensamenti. Nessuno si tolga i suoi
sludi ad argomento di propria gloria, ma di utilità universale; non
si ravvolga concentricamente a un punto della scienza, ma si dilati
nell'ingegno, e corra là dove sono piìi grandi i veri da discuoprire,
più prementi i bisogni da satisfare. Vedete come la Instiluzione va
profondando le radici tenacissime! vedete quanti cultori operosi in-
torno a quest'albero della sapienza italiana! vedete quanta gli ven-
ne ammirazione d'oltremare e d' oltremonte, e come si oda per
ogni lingua il desiderio che distenda esso le braccia fino all' ultimo
lido! Conviensi però a noi di ricamhiare le alte ospitali accoglien-
ze con amorevoli largizioni di trovali utili alla felicilà necessaria dei
popoli. In questa città appunto, che ci va cosi bene allettando per
la cura di assai lodevole accoglimento, cercheremo vie piìi accen-
dere in noi il desiderio di consigliare per ogni dove (piella industria
di negozi cittadineschi quivi fiorenti, (luella faccenda di campestri
travagli celebratissima. E chi non direbbe felice quel paese ove ve-
desse, come all' uscire gli spalli di Lucca, coprirsi le irrigate pianu-
re di verzura fruttifera, e vinta 1' aspra salvatichezza dei monti pre-
sentarsi giù per le chine ridente vegetazione di olivi e di vigneti;
spettacolo, non che dilettevole, ai riguardanti maraviglioso. E ammi-
riamo come per tali argomenti sia questo sialo popolosissimo sen-
za povertà, e come ciascuno sia mercatante nella propria bottega,
e lavoratore in un campo che è suo. Per la qual cosa, secondo che
r indole di ogni scienza il comporti, vogliamo, ma fortemente, con
l'opera e col consiglio, ammaestrare chi gli strumenti della sua
prosperità disconosce, e determinare le menti da cui può princi-
palmente governarsi il bene della umana famiglia.
— 375 —
In questo intendimento non si liad'iio|)o di dirnosliazione gio-
vare mollissinio lo sliulio delle scienze della natura, il (|iiale allet-
tando col piacere delle coinpara/.ioni sensilìili educa la niente a ri-
flettere, a provvedere; e salendo dal sasso alla pianta, da (piesla al-
l'animale, ne insefi;na essere tutto moto operoso nelle cose create,
e come 1' nomo attivo e |)ensante si disgradi nella sua dignità altis-
sima, se addormentasi nella inerzia, nello sgomento ».
Presentatasi dal dolt. Regolo Lip[)i la figura in |)iìi copie stam-
pata di un'anomalia di j)ai'ti genitali in due masclii, imo di aa an-
ni l'altro di mesi i/|; enunciando l'autore che molle osservazioni
sarebbe per fare, se ne rimette l'esame al prossimo lunedì.
Leggesi dal dott. Luigi Jlasi di Perugia, invitato dal Presidente,
ima Memoria del sig. marchese Corrado Puliti di Recanati assente
sul Ld/iipris gultti/us di Rctz, brillantissimo pesce de' mari nordici,
presane la occasione da un esemplare colto per caso straordinario,
e degno di esser ricordalo, nella foce che dicesi Fiuniicino dove il
Tevere sbocca nel mare, impaniato nelle arene per bassezza di
acque il dì 1 1 agosto i843. La storia di esso pesce, la noraenclatu-
l'a, la descrizione, i mutamenti nella pi'olungazione delle pinne, la
bontà delle carni ad onta del volgar pregiudizio in contrario, e non
lontana da quella de' tonni, si espongono dal Puliti, il quale signi-
fica esser femineo 1' individuo di cui parla, lungo cinque piedi, al-
lo due j)iedi e tre pollici, del peso di 120 libbre romane. A|)partiene
il pesce agli Sconil/iidi, formandone un genere distintissimo nella
sottofamiglia degli Zeini stabilita dal Principe Bonaparte sopra il ca-
rattere della bocca protrattile.
Il cav. Bassi legge una Memoria affidatagli in Milano Sopra al-
cuìii pesci iV acqua dolce della Lombardia. In essa il dott. de Filip-
pi comincia dal lamentare il poco studio fm qui fatto de' pesci
d' acqua dolce di Lombardia, ed osserva come tra' meno conosciuti
siano le più comuni specie della famiglia dei Cipriiiidi. Giustifica i
motivi pei quali non ama di abbracciare molte delle più recenti
divisioni generiche, mostrando ad evidenza 1' irragionevolezza di
alcune di ([ueste ; e j)rende specialmente a dinotare l' insussistenza
delle recentissime divisioni del eh. Heckel appoggiato anche sulle
osservazioni di Ekstròm circa la variabilità per fino delle foi-me.
Non perciò esclude dai sistemi le divisioni fondale su caratteri an-
che più niinuli purché esatti, ma li vorrebbe confinali a sollogene-
— 37G —
ri, del cui nome non s'avesse a far uso nella binoniiiiale noniencla-
iui;t, ma olio ^alesse per brevità a tener luogo d un' inliera frase per
('.S])iiiiu're il complesso dei caratteri.
Scendendo a parlare del genci'c Lciicisrits Cuv., ne abbraccia i
(piatirò sottogeneri del Principe di Canino, e solo in (piello distinto
col nome di Tclestcs indica qualche diversa limitazione. Passando
alle specie, riconosce nel Cavezzale il I.ctici.scux Cdvcdtuiux liouat)., e
parla della sua abbondanza nel Milanese, aggiungendo alcuno note
circa i suoi costumi. Conferma 1' opinione di Belon, e riunisce a
questa specie il Lcucisciis squalus, ed il I.ciiciscus pareli Ae\ Principe
di Canino, osservando come, ove queste si vogliano sej>arare, far do-
^riasi pur luogo alla creazione di altre specie per quelli individui
che non possono riferirsi piuttosto a quella clic a (jnesta. Parla
quindi del Leuciscus pigus di Clotpict (Cri)rinus riitiìus Scop.) tan-
to celebre per le &ue Jioriture, delle quali dà la descrizione non che
dell' intiero pesce. Riferisce poi il Vairone erroneamente ritenuto
pel Cypr. plìu.rinus Linn., al Lene, miitìcclìus Bonap., ed indica le lo-
calità ove più abbonda, descrivendone accuratamente i caratteri.
A queste aggiunge la descrizione di tre nuove specie di Leucisci pu-
re della Lombardia, di cui qui si registrano le frasi specifiche.
Leuciscus pagellus, De Fil. ( vernac. Trollo)
Telestes dorsali elevata: corpore depresso: spalio interoculari
diametro oculi sesquimajori ; oculo magno : capite longiusculo quar-
lum longitudinis corporis, cauda excepta, subtcquante.
1). II.- 12. \. II.- 12. V. 9. Ser. squam 3f)-4o. '/,
Leuciscus scardinus, De Fil.
Tei.esies corpore crassiusculo : longitudine panini uhia ler alli-
Uidincm superante: capile parvo: fronte convexa : spalio interocu-
lari duplo diametro oculi: ore infero: dorsali ventralibus.opposita.
D. II. .\. II. 1'. i(). V. 9. Ser. squam 39. '/,
Questa specie non è rara nei fossati intorno a Milano ove dal
\olgo confondesi colla Scardola, ossia il /.ciic. eryt/irop/itha/mus
l.iiin., varialo come egli crede pel clima.
— 377 —
I.EUCISCUS PAUPERUM, De Fil.
Telestes coi'pore depresso: loiigitiidiiie alliludiiiem quater su-
perante: pinna dorsali alliusciila: capite brevi: spatio inlerociilari
duplo diametro ociili.
I). ly,. A. 12. Ser. sqiiam. /|0. '\
Anclie cpiesla specie dicesi confusa dal volj^o colla Scfi/rlof/i, e
trovasi anche a Pavia, ove è distinta col nome vernacolo di Shrofjon.
L'autore muove dubbio se sia lo Sq. elatus del Principe di Canino.
Passa quindi a parlare di due specie di Chondrostoma che si pe-
scano nelle acque lombarde; luna la r//o«//. //cww.f volgarmente co-
nosciuta col nome di S(n-fllii; l'altra che ha il nome vernacolo di
Stricelo ritiensi nuova dall'autore chene dà la seguente frase specifica.
Chondrostoma jaclllm, De Fil.
C. longitudine altitudinem sexies snperante : capite altitudinem
cojfquante : s(|uamis argenteo-micanlibus.
D. II. A. 12. ^. IO. Ser. squam. 58. '"/,
Termina col dii'e che il Freg/iioroeu dei Lombardi è il P/io.v/nus
Id'fis ; che il Bertone è una specie forse nuova del genere Gobio; e
che il lialho è il genuino Rarbits Jliwiatilis, muovendo dubbi sopra
la validità delle specie non collimanti del Principe di Canino, e di
■Valciiciemies.
Dopo aver la Sessione ammirato non solo la Memoria sovra
espressa, ma 1' esattissime figure altresì delle quattro specie nuove,
il Principe di Canino si rallegra che i pesci di Lombardia vengano
finalmente studiati da persona così alta ad illustrarli. Senza entrare
nella questione dell'allargamento o rislringimento dei generi, insi-
ste sopra una razionale simmetria dei medesimi, lodando chi con
tanto ardore si accinge a mostrare l'insussistenza dei cattivi. Ri-
vendica alle j)roprie opere l' introduzione del sotlogenere in luogo di
porzione della frase specifica : non ammette tanto facilmente la riu-
nione delle di lui specie, sostenendole inerilevoli ili tal rango almeno
quanto le nuove aggiunte dall' autore della encomiala Memoria, e
— ò-jS —
nel caso dovessero riunirsi, sostiene che tl()vrel)l)ero piuttosto rile-
iH'iv 1 aulici) uoiue di L. .(f/iKi/iLv, clic (jiicilo di A. rdi'rthtnus, e ciò
in \\\ùì di'i;li slessi |>rincij)j dei doli. Do l'ilippi, po'quidi dovrel)be
riunire insieme anco più specie di ([ueste; essenilo oniai ben chia-
ro ciie d'ora in avanti bisognerà per esser conseguenti, o moltipli-
care le specie anco di più di quello che si va facendo, ovvero ri-
sti'ingerle con maggior severità.
Conl'eruia clic il /'airone è indul)itatamente un suo Telesles ; ma.
dul)ila se sia il muticellus; esclude però dai suoi Telestes le tre de-
scritte come specie nuove. Circa la Chondvosloma jacuìam, dice co-
noscere da lungo tempo tale specie, e sospetta che sia già descritta
dai signori Seljs e Pictet che seco lui la trovarono in copia sui mer-
cati di Torino. Circa ai Barbi dice in fine aver applicato alle sue
descrizioni i nonù iui|)Osti da Valenciennes a specie che non avea
descritte; dal che poteva derivare la non coincidenza cui allude il
doti. De Filippi.
Annuncia il Piesidente stesso per ultimo che per sostenere il
meglio che ora possa 1' arringo in cui si pose con la rivista zoolo-
gica letta fin dall'anno i8/|i nel Congresso di Firenze, darà lettura
dei più importanti brani della sua corrispondenza zoologica dopo
<|uclla rivista.
Dopo di ciò r adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente C.\rlo Principe Bonap\rtf.
// Segretario Dott. T. Riboli
ADIKA^ZA
DEL GIORNO i8 SF.TTKMBRE
»se<-
i/iffcrila alla dimane l'approvazione del processo verbale della
antecedente adunanza, il dott. Regolo Lippi incomincia a descrive-
re niinulanienle la inipromessa anomalia delle parti uropoietiche
ne' due maschi da lui osservati, e ne distribuisce i disegni. Essa con-
siste in uno spostamento (o per mejjlio dii'e troncamento diretto e
addossamento) de'muscoli addominali della regione del pube, onde
vedesi a nudo la parte anteriore del basso della vescica, nella quale
scorgonsi due fori stillanti perennemente orina, e più inferiormente
a sinistra della radice del pene un altro foro che emette lo sperma.
Mossi alcuni dubbi dai signoii, prof. cav. Paolo Savi, dott. Chiesi,
dott. Bassi, cav. Schmid, dott. RiJioli, e Principe Bonaparle, soddis-
fatti soltanto in parte dall'esponente; la Sezione dichiara essere
(lUltinnlo striiiin la desciitta anomalia, e prega il Lippi a continuare le
sue osservazioni ne'due individui, ispezionando parti che non tentò.
Il dott. Giolo legge una Memoria su i perniciosi effetti dell'uso
soverchio de' tritici aventi spiche con glume armate, date in ali-
mento ai bovi. Premesso che la provincia del Polesine non invidia
alcun' altra per le sue ottime razze di bovi, passa a far conoscere i
danni che ivi accadono dal cibai'li colle glume del formento fornito
di resta. Tai glume cos'i armate il Giolo dice indigeste perchè le re-
ste passano inalterate da' processi della stessa ruminazione, e quan-
tunque non rechino detrimento agli stomachi per motivo del fitto
e grosso tessuto mucoso che li tappezza, pure oltrepassato l'orificio
pilorico trovando ini tessuto ben diverso e sensibile irritano ed in-
fiammano gì' intestini, e vi esercitano azione micidiale. Espone i fe-
nomeni moibosi da lui osservali nelle necrosco|)ie; e dopo una sto-
ria di Enterite pei-feltauiente guarita dietro espulsione per secesso
48
— 38o —
di una ntcìnlininu .■ijiiiriii, o pseudoniembniiKi, o niciiihniiKi iiiiinr-
ninle, che sottopone alla Sezione, si congratula di aver additata alla
Veterinaria una causa meccanica, rimossa la quale si preserveranno
sovente animali tanto utili alla società.
11 Segretario doli. Riholi legge quindi le sue ridessioni Aiuitu-
niico-Frenologivhe so/>rii mi ernie dii enccia della eos) detta ìiizzri di
S/ìiiii/iti, (i/>/>nrte/iiilo alFidtiiiio Duca di Parnid, ed osserva non esser
vero che siano sempre fortunati in educar gli animali coloro che ad
essi porgono il cibo; né tendenza alcuna esservi tanto riprovevole
che non sia correggibile in tenqio, cosi negli animali inferiori come
ne'superiori. Riferito alcun fatto curioso di cane indomabile, astuto,
intelligente, in cui la docilità sopravvenne per severissimo castigo,
trapassa ad alcune osservazioni frenologiche, per le quali, sia pure
unica o multi[)lice la specie del Cane, si fa manifesto che il regime
di vila e l'aiìiludinc modificano le forme esteriori e le facoltà in-
tellettive in modo riconoscibile da tutti, e potersi scuoprire in esse
le indoli respettive, e quali mezzi siano più acconci a correggerle.
Il doli. r;iolo non si rimane di annotare alcun che sul modo in cui
la educazione contribuisce non solo allo sviluppo delle facoltà in-
tellettuali, ma alla modificazione delle forme eziandio.
\ar\ mendjri della Sezione domandano che il piof. Paolo Savi
dica la sua opinione intorno alla primogenia origine del Cane, se uni-
co, e quale ne sia lo stipite, ovvero siano molliplici e quali ; e nel
primo caso indichi se fosse una specie tuttora esistente nello stato
selvatico, o che se ne sia dipartita, o perduta: fu volo espresso dal
Presidente per ricondurre così la Sezione allo scopo piìi immediato
de' suoi lavori.
Risponde il professor di Pisa non avere alcun fatto proprio sul sog-
getto: esser sua opinione per altro che le varietà lutle abbiano avuto
origine remota da un medesimo tipo, ma nulla poter dire di esso.
Quindi interpellato dal cav. Schmid se quello potesse essere il Cains
Lupus di Linneo, risponde in contrario, ed apjioggia la sua opinione
annoiando che la voce particolare del Lupo ed il suo latrare son di-
versissimi da quelli de'Cani. Stabililasi tra il Principe di Canino, il
cav. Schmid, il doti. Giolo, il cav. Rassi, il doti. Chiesi una discus-
sione intorno al tipo, a' caratteri fisici, agi' incrociamcnli delle raz-
ze, alle abitudini, alle influenze locali, ed altro; il Savi stesso circa
la questione di quale fra le nostrali sia la varietà del Caiiis fuiiu-
— 38i —
ìiaris che più si accosti al tipo, risponde non aversi neppiir sopra
ciò dati cerli, ed esserne prova le opinioni disparate, in pi'oposito
emesse :clie per altrf) si debhan ricercare le l'ornie più approssi-
manti a tal tipo in quelle razze che Irovansi in circostanze più ana-
loghe a (|uelle delle specie selvatiche, in cani cioè di nazioni non
civilizzale, o in Europa in quella dei pecorai. Cita parlicolarineiite
il Cane tie' pastori di Corsica, del (piale vcdesi un esemplare impa-
gliato nel Museo di Pisa, come una delle varietà che a suo parere
possono riguai'darsi più ap|>rossimanti al primitivo. Ed osservatosi
dal Principe di Canino, se escluso il Lupo, potesse piuttosto ammet-
tersi per tipo il Canis aiireus L., lo Giackal, replica il professore che
certamente quel cane de' pastori Corsi potriasi prendere per tale se
non avesse le estremità delle orecchie. pendenti, forse indizio della
influenza dell'uomo, ed unica differenza che fra essi si vede, avendo
color baio giallastro, pelo lanuto folto, e setoluto rigido, ed appa-
recchio glanduloso sopraccaudale beiìe sviluppato Di questo glan-
duloso apparecchio che reputa incognito a' Zoolomi, dice starsi su la
parte superiore della coda, distante dalla base un terzo circa della
sua lunghezza, visibile per una niacchia piìi oscura, il che dipende
da mancare in quel punto il lanuto pelo, essendovi però più rigido
il setoluto, e più fitto: essere questo pelo unto alla base da materia
sebacea trasudante da cripte nascoste entro la pelle di quell'umo-
re spalmata : sotto lo scalpello anatomico non aver mostrato altro
che una più ricca vascolarilà: tulle le specie di Cani e \'olpi da
lui esaminate come il Canis lupus, il iiiloticus, il lagopus, il vulpes,
il mehtiiogaster ed alli'i, andarne munite ; ina nelle Volpi nostrali
odorar quell'umore di viola mannnola.
Dopo di ciò r adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bon.u'arte
// Segretario Dott. T. Riboli
A 1) li N A i\ Z A
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
Vjosì della prim.i come della seconda seduta approvali i processi
verbali, si tornò da' signori dott. Chiesi, doti. Lippi, cav. Bassi, Piiii-
cipe di Canino, e dolt. Riboli sul soggetto delle parli uropoietiche
discusso nel giorno antecedente; ed il sig. prof. Peccliioii invitato a
dirne la sua opinione narra di aver veduto nell' Ospedale di Siena
un caso analogo, da lui definito per estrofìa di vescica. Un caso pu-
re analogo si adduce dal prof. Mazzi, rappresentante una fungosità
nella sua parte superiore come nello esposto dal Lippi, la qual sup-
pose dipendere da poca nettezza. Perciò la Sezione si conferma nel
credere che anomalia di tal fatta non è rara.
Legge il Presidente una lettera del prof. cav. Paolo Savi, che dice
doversi tener lontano anco dalla prossima seduta, a meno che non
si discutessero materie in cui si reputasse necessaria la sua presen-
za; e facendo conoscere la intenzione in cui esso Presidente sa-
rebbe per accordo con quel di Botanica che le due Sezioni avessero
una seduta mista, per ascollar la lettura del rapporto del prof. Me-
neghini in discarico della commissione datagli in Padova sul Piano
unifoniìc di ìwiiiencliitura pe' due lei^ni, animale, e vegetale, inter-
pella la Sezione se voglia invitare il Savi per la dimane, o tenerla
senza di lui, siccome ad esso Professore piacerebbe per occuparsi
di materie da trattarsi in appresso. Risposto unanimemente fu che
il Savi fosse pregato ad intervenire co' suoi lumi alla discussione
sulla nomenclatura fissata pei' la dimane.
Il Segretai'io legge una lettera del |)rof. Tadtlei Presidente della
Sotto-Sezione di (chimica, nella (juale annunciasi che il Principe Luigi
Bonaparte avea colà comunicalo un j)icno suo lavoro di analisi del
veleno viperino, isolandone una sostanza sui generis da lui designala
— 383 —
col nome di ecliidniiui, cui seinbrii deg^iaiisi attriiiuire le j)i-o|)iielà
(Iclclei'io e venelk-lie (li (|uell'iiiii()i('. l'atlosi jn-esfiilc 1). l.uit,'i lioiia-
pailc, mostra egli slesso alla Sezione la della isolala soslanza ed il ve-
leno, aflinchè se ne riconoscano i caratteri differenziali. Ed accen-
nate le proprietà del priricipio veiielico prega la Sezione che se ne
occupi, soggiungendo per maggiore interesse die egli lo lia trovalo
analogo a quel delia saliva denominato /;//c////tc/, separali l'uno non
men che 1' altro dalla gianduia parolide. Mostra la Sezione che di
ciò volentieri si occuperà.
Commendasi dal Presidente la desideratissima opera dell' illustre
Giorgio Roherto Gray intitolata Generi degli uccelli, la quale com-
prenderà i loro caratteri, e le notizie delle abitudini di ciascun ge-
nere, illustralo da figure di David William Mitcliell.
Il Segretario invita la Sezione a prendere in considerazione il
desiderio del sig. Ciister per un cambio di prodotti naturali.
Il sig. Porro comunica una lettera del sig. Verany relativa ad un
pesce a lui incognito, preso nel mare di Genova, del (|uale congiun-
ge il disegno, onde presentalo alla Sezione ne venga riconosciuta la
specie. Il Presidente la riconosce all' istante per il Tetrnpterurus be-
lone, e nel dichiararla piuttosto rara la indica interessante, perchè
forma 1' anello di congiunzione fra le due apparenlcmenle lontanis-
sime sottofamiglie degli Esodili e degli Scombridi. E da (juesta oc-
casione prende a discorrere di alcuni pesci non comuni de' nostri
mari, specialmente del Notacaiillius bonapartii Risso, che mandato-
gli finalmente dal celebre ittiologo, egli ha riconosciuto essere il
vero IS'otacanthus nasus Bloch, di cui (inora ignoravasi la patria;
che perciò viene ad essere il nostro Medilcri-aneo inesauribile cuna
di stravaganti specie nelle sue profondità. E (piindi, jier cominciar
la lettura del commercio epistolare annunziato nella prima seduta,
legge lettera del sig. Risso risguardante princijialmente i ('t'/ì/idlo-
/>0(li;\a (juale avendo destalo molto interesse ne \ien commesso un
rapporto al conte Porro.
Legge inoltre lettera del sig. Luigi Sette di Napoli accompagna-
ta da un elenco di pesci d'ac(|ua dolce lombardi, unitavi (jualche
utile osservazione.
Presentasi dal dolt. Giolo un bell'esenjplare della /'ipe/ri n.tpis L.,
che muove a j)arlare de' caratteri onde si distinguono il maschio
— 38.', —
e la femmina, della forza, e della differenza, se puie esiste, del iciro
velejio; e in ultimo dell'anomalie delle tre piastre cefaliclie, che dalla
l'ipera connine dislinguono la Pclins beriis.
Letta (|uindi la parte zoologica del bel Programma de' premi
della Società Olandese delle Scienze di Harleni, il Presidente lo j)assa
al marchese Pareto, che lo partecipi alla Sezione di Geologia.
È sciolta r adunanza.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte
// Se^reOir/v Doti. T. Riboh
ADINAIVZA
DEL GIORNO 20 SETTEMBRE
-^9e«
N.
Iella Riunione di Padova le dna Sezioni zoologica e botanica con-
vennero insieme a discutere sul progetto dell' inglese sig. Strickland,
relativo alla considerazione delle regole per cui la nomenclatura
della Zt)t)logia può essere stabilita sopra uniforme e solida base.
Terminata colà la discussione, fu nominata una Commissione la
quale si desse cura di esaminare il progetto per riferirne alla Riu-
nione in Lucca. Dei membri della Commissione, tre zoologi tutti
milanesi, e tre botanici padovani, presero respettivamente in esa-
me il proposto piano di nomenclatura, e il marcliese Spinola vi at-
tese di per sé solo. Si sono oggi adunate in seduta mista le Sezioni
di Zoologia e di Botanica di questo Congresso per sentire le re-
lazioni loro.
Il Segretario legge il rapporto del marcliese Spinola, il quale
si dimostra quasi affatto contrario a questo divisamento, mosso
con tanto amore da molli naturalisti. II Presidente Principe di Car
nino si riserba di combattere ad imo ad uno gli argomenti del
cliiarissimo Entomologo, e si limita sul momento ad osservare clie
più facile è atterrare cbe innalzare un edificio; né si toglie di spe-
ranza clie il marcliese Spinola vorrà venire anzi in aiuto piuttosto
cbe dubitare del riuscimonto. A questa lettura conseguita (piella del
sig. Porro di altro scritto nella quistione, da lui redatto anclie a
nome del cav. Bassi e del dott. De Filippi. In esso, dopo assai dotta
esposizione della teoria dei pareccbi sistemi, sono riportate molte
utilissime osservazioni ai diversi paragrafi del progetto, le quali ven-
gono però dai tre zoologi modificate in un' aj)|)eiulice, per nuovi
scbiarimenti avuti, dopo inviato a Padova quel primo scritto.
A queste due letture succede una discussione, da cui risulta es-
sere tutti concordi, die la duodecima legittima edizione del Sj-slerna
— 386 —
i\<itiiriv sollaiilo sia il vero punto olire cui non si (lo!)l)e corcare la
priorità, uè cpiesta rivendicare per gruppi maggiori di generi. Il Pre-
sidente, che fa ben notare questa unaniniilà di consiglio, opina col
cav. Bassi esser minore l' inconveniente di modificare il concetto dei
nomi aniiclii, che la introduzione di nuovi. ISon anmielte però che
il nome di un genere quantunque animale possa mai darsi ad altro
genere anche vegetabile. In quahuu|ue altro caso vuole che per mu-
tare un nome già dato siavi provalissima necessità, e colpa assai
grave essere in coloro che cercano una cagione anche logica per
questo mutamento.
Si viene quindi alla lettura delle osservazioni sul Piano di no-
menclatura dei tre botanici padovani De Visiani, IMcneghini, e Tre-
visan, ricche di giuste vedute, e di dottissimi avvisi, su che a buon
dritto osserva il cav. Bassi che il Relatore non ha ragione di giu-
dicare i pensamenti degli altri membri della Commissione, ma
debb' esserne solo l' interprete fedele. Ultima lettura è il rapporto
del prof. Meneghini, nel quale conclude di adottare la proposizione
dei tre membri milanesi, che cioè « le conclusioni dell'esame ven-
« gano rimesse ad un altro anno, affinchè i membri tutti della Com-
« missione possano con maggior sussidio di documenti soddisfar
« sempre meglio al delicato incarico di cui vennero onorali ». La
Commissione padovana trova luogo di fare una nuova riflessione
in questo; che i botanici, anche giusta il detto del Principe Bona-
parte, non essendo incorsi negli errori dei zoologi, terrebbero mala
via discostandosi dalle leggi di Linjieo. Tuttavia significa che « il De
« Candolle aggiunse qualche utile riforma a quel codice: qualche
« altra è reclamata dallo stato attuale della scienza e dalla insor-
« genza di qualche abuso. Ma più che altro la Botanica sente la
« necessità di far osservare in tutto il suo rigore il corpo delle leggi
« stabilite dal Linneo ». Continuando la predetta Commissione nel
suo ragionamento, dice insufficiente il piano proposto dai zoologi
inglesi, e che il codice linneano alquanto modificato renderebbesi
aiiplicabile alla Zoologia ; onde propone :
« I ." Che sieno esaminate e secondo il bisogno modificate le
« leggi linneane jier quanto spetta alla Botanica.
« ■>.." Che sia piesa in maturo esame 1' applicazione di (luelle
« leggi medesime alla Zoologia.
— 387 —
« A questo doppio scopo gioveranno i lavori dei zoologi inglesi,
« ma il loro piano non può servire secondo la suddetta Commis-
« sione di punto di partenza ».
Il Presidente aderisce alle conclusioni del non potersi decidere
presentemente l'importante quistione; desidera che i botanici si
rassicurino meno della perfezione nella loro nomenclatura ; e pro-
testa fei'mamenle contro 1' asserzione die il progetto inglese non
possa servire di punto di partenza, mentre egli lo crede vicinissimo
alla perfezione bramata. Tanto nell'argomento della nomenclatura
(pianto nelle commissioni a ciò stabilite discutono i sigg. Parlatore,
Masi, Presidente, Schmid, Porro, Bassi, Chiesi. La continuazione di
(juesto soggetto vien rimessa ad altro giorno.
Il Presidente Principe Bonaparte avverte, che domani non si
terrà adunanza di Zoologia, avendo luogo la generale assemblea per
eleggere la città ove congregarsi nel i845. Fa sentire, raccoman-
dando, l'utile e il riguardo che sarà per trarre questa italiana Insti-
luzione dalla scelta della città accoglitrice, fatta con voti di solenne
unanimità. K sciolta l'adunanza.
A'islo — // Presidente Carlo Principe Bonaparte
/ Segretari della Sezione di Botanica
Uott. L. Masi
Dolt. E. Celi
// Segretario della Sezione di /.oologia ,
Doti. T. RiBOLi
49
A D li ^ A \ l A
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE
»©e<^
J.1 processo verbale dell' antecedente seduta essendo stato Icllo ed
approvato, non die distribuite per parte del dott. G. Domenico
Nardo copie delle sue Osseivaziuiii itliolo'j^icltc comunicate alle as-
semblee scienlifìclie italiane; come altresì presentali esemplari di
cataloghi degli l creili e dcgl' Insetti delle province di Padova e di
Venezia compilati dal sig. conte Niccolò Contarini, non essendo in-
tervenuti entrambi gli Scienziati al Congresso che ne è dispiacente;
vengon prepai'ati dal Principe Bonaparte gli animi ad ascoltare una
preziosissima lettei'a a lui diretta dal celeberrimo anatomico dottor
Ilenle di Zurigo, il quale annunzia che la scoperta fatta e publicata
dal doli. Filippo Pacini membro di questa Sezione, nel Congresso di
Pisa, col titolo di JSuovi organi scoperti nel corpo umano, muterà la
teoria fin qui ricevuta nella struttura elementare del sistema nervoso.
Dicesi dall' Henle nella sua lettera che il sig. Kolliker suo pro-
settore ha ritrovato piccoli corpi simili a (pielli dal Pacini osserva-
li nel mesenterio di un gatto. Dicesi aver egli stesso costatato in
tutti i cadaveri umani organi tali; ed oltre ciò averli poi ritrovati
nel Cane, nel Maiale, nella Pecora, nella Capra e nel \ itello. Accer-
tasi, che mercè di esattissime quanto minute osservazioni micro-
scopiche avea veduto, che ogni filamento ( dal Pacini chiamato fu-
nicolo ) onde i corpuscoli si uniscono ai nervi, contiene una sola
fibra nervosa, la quale non solamente prolungasi col nervo annesso
al corpuscolo, ma vi s' insinua per entro, lo percorre fino alla peri-
feiica estremità, ivi dilatandosi in punta ottusa. Prosegue 1' Henle
a narrale che unitamente allo stesso Kolliker vide il nervo mutar
natura poco dopo la sua inserzione nel corpuscolo, divenir cioè
piatto e sottile da cilindrico e grosso, perdere i suoi contorni opa-
- 389 -
chi, impalliiliie. Soggiunge meritar ([ualclie allenzioiie una varietà
che accatle nella cslicniità della lihra nervosa. In una gian parie
cioè de' CUI puscdli il nervo non si termina in un semplice lilanien-
lo, ma si hiforca in fibre j)iii o meno lunghe, non di rado curvate,
ciascuna delle (piali si termina nel moilo stesso delle (ihi-e semplici,
vale a ilire con un piccolo rigonfiamento. Dichiarando in fine di es-
sere altamente riconoscente della scoperta al l'acini, promette una
Memoria su tale soggetto, e propone siano denominati Corpuscula
l'acini (\K\i'^^'i organi, ad onore di chi primo li discoperse (i).
Il prof. Savi applaude alla giustizia resa al l'acini non presente
alla Sezione, e rammentando la biforcazione delle fibre elementari
nervose, accennala da Kollikci- ne' nervi annessi ai corpuscoli da
esso e da Henle veduti ne'cpiadiupedi, fa osservare clie tal singoiar
divisione trovasi anche nelle fibrille nervose elementari de'diaf'iam-
mi dell' organo elettrico della Torpedine, soggetto di cui egli intrat-
tenne questa Sezione in Fii'cnze.
Il dolt. .Marcacci legge un breve estratto di suo lavoro sulla
struttura e movimento del petto, in cui fa conoscere i risultati ulti-
mi delle sue ricerche ed esperienze in proposito, riservandosi a
publicare con le stampe anche la descrizione minuta de' dati ana-
tomico-sperimentali dai (piali essi emergono. Bench(» lungi egli fos-
se dal pretendere d'innovare lo stato delle cognizioni sull'azione
dei muscoli intercostali fondato dal celebi'e Haller, fu colpito da al-
cune specialità, e dettesi ad ogni più minuta indagine anatomica in
molti e diversi animali, esplorò l'azione sotto ogni circostanza; e
non contento di tpiesto sottopose al giuoco della potenza elettrica
le parti dopo morte; e mercè di molli esperimenti oggi conclude:
I ." (Mie le coste e le cartilagini godono di movimenti partico-
lari e distinti, hanno il loro centro di moto respettivaraente sulla
colonna vertebrale e sullo sterno, 1' estremo mobile al punto di riu-
nione delle due parti; debbano perciò considerarsi come distinte
e separate.
•1.° Che il muscolo intercostale interno debba distinguersi in due
porzioni: in quella cioè che occupa lo spazio intercostale propria-
mente detto, ed in (piella che occujja lo spazio intercartilagineo;
(I) Vrdiisi lina .Vnfn «lei doti. Filippo l'acini in replica alla comunicazione
del prof. Ilciilr, letta nella adunanza del dì 29.
— Sqo —
essenilocliè i dati anatomici non meno che i fisiologici reclamano
altamente qnesta separazione.
3.° Che il muscolo intercostale esterno (considerando l'animale
in positiwa verticale ) eleva la costa ossea, nel modo stesso che la
porzione posteriore dell' intercostale interno 1' abbassa.
4.° Che la porzione anteriore di questo medesimo muscolo in-
tercostale interno serve ad elevare la cartila£;ine, come ad abbas-
sarla è destinalo il respeltivo fascetlo del triangolai'e dello sterno.
In conseguenza di ciò il Marcacci riconosce due distinti sistemi
di movimento, uno posteriore che chiama vertebrale, l'altro ante-
riore che dice sternale; ed in ambedue esistere particolari leve mo-
bili sopra le respettive colonne vertebrale e sternale, e per ciascu-
na un apparecchio muscolare da servire al doppio moto respirato-
rio, il ((uale ha per così dire la sua origine ed il suo punto fisso
sopra le due colonne anzidette.
Gioite anteriori opinioni potranno spiegarsi e chiarirsi, altre sa-
ranno riconosciute false in virtù dogh studi del Marcacci. Da' (piali
risulta altresì, che agli argomenti di filosofico confronto rilevati dal
Meekel tra la metà anteriore e posteriore del corpo, paragonando
tra loro la colonna vertebrale e lo sterno, le coste e le cartilagini e
le artei'ie intercostali, e i rami esterni dell' arteria mammaria inter-
na, questi possono aggiungersi, cioè di una propria e distinta mo-
bilità delle cartilagini, e di un distinto apparato muscolare, doppio
in anibedue i sistemi, egualmente disposto, e di un'azione consimile.
Il dott. Duranti presenta due preparazioni da lui fatte. L' una
mostra gli organi genitali àeW Oryctes nasicornis : Y a\\.r& i nervi
ottici, il tubo gastroenterico, e gli organi genitali maschili del Lu-
canus cervus. La Sezione ammira 1' uno e 1' altro lavoro, ne' quali
non solo si ha un saggio di estrema esattezza in fatto di minula
anatomia, ma viene altresì a dimostrarsi la esistenza delle capsule
sj)ermatiche uè' Lucani non viste da Lacordaire, né dal Delle Chiaie,
né dal Carus, uè dallo stesso Dufour, il (piale volle principalmente
perciò sottrarre la sezione de' Lucanidi dalla famiglia de' Lainelli-
corni, e costituirne una famiglia a jiarte distintissima dagli Scarn-
heidi, e più affine e vicina alle famiglie che la precedono, segnata-
mente a (piella àe Palpicoriti. Che la descrizione data dal Dufour
de' testicoli dell' Orjrctes sia esattissima, piace al Duranti che si ri-
levi anco dalla sua preparazione. Quella del Lucnnus ceivus al con-
— Sgi —
trario dello stesso Diifour vieii distrutta, non avverandosi che nian-
cliino le caj)siile spciinaliclie, né die il leslicolo venga oostiltiild
da un lungo tubo agglomerato in forma di |)isei!() ; essendocliè le
capsule, sebbene mollo più piccole, esistono analoghe certamente
nella forma a (luelle dell' Oryctes, discoidee come (pieste, compres-
se con un piccolissimo ombilico nel centro, dal (piale si origina un
più che capillare |)cduncolo o condottino spermatico convergente
co' compagni sull' estremità libera del vaso seminifero, agglomerato
in forma di pisello, che al Duranti sembra rappiesenlar chiara-
mente r epididimo, il quale non cosi mancherebi;e, siccome vuole
Dufour. Se finalmente si consideri che quell'esimio Anatomico vide
i testicoli del Lucantis parnllelepipedus composti dalla riunione di
molte piccolissime ca[)sule sferoidi, e ad un certo tratto del canale
defei'cnle muniti di ej)ididimo; sendirerà più plausibile la ipotesi che
le capsule testicolari del Amc««mj ceivus, tenuissime, principalmente
fuori del leni|)o degli amoi'i,gli sfuggissero dall occhio, ravvolte ne-
gli strati celhilo-adiposi, e le molte trachee che ne rendono tjuanto
mai ardua la dissezione; piuttosto che il sospettare che l'Anatomico
francese e l' italiano abbiano sottoposto all' acume della vista loro
due specie affini di Lucani in cui la natura fosse andata straordi-
nariamente per salti. In ogni caso la Sezione palpabilmente vede la
esisten/.a delle capsule testicolari nella preparazione del Duranti.
Il cav. Carlo Bassi legge il sunto dei propri studi sulle funzioni
degli organi genitali degl' Insetti, da lui osservati più specialmente
nella liomhyx mori. Trattiensi in particolare su quella parte degli or-
gani feminei che dall'Audouin fu detta borsa copulatrice, da Dufour
gianduia sehifica dell'ovidotto, la quale egli vorrebbe |)iuttosto nomi-
nata horsa spermatica. Ricorda come dall' Audouin \enisse emessa
r opinione già annunciata da Herold, che quella vescicola serva di
recettacolo al seme depostovi dal maschio per fecondare le nova
neir atto del loro passaggio attraverso 1' ovidotto, ed accenna come
queir opini(jne venisse rigettala da diversi dei più illustri anatomi-
ci contemporanei, tra i quali specialmente da Carus, Straus, e Leo-
ne Dufour. Ainiovera gli argomenti j)osti innanzi speciahnente da
quest'ultimo contro l'opinione dell' Audouin, e j)arla in partico-
lare di quelli desunti dall' anatomia dell' Hippohosca equina e de-
gli .IJidi Dimostra anche col sussidio delle osservazioni di Dutro-
chet, Morren e Joly l'insussistenza delle opposte eccezioni, non
tacendo j)erò come le condizioni lisiologicbe del tutto straordinarie
— '^c)^x —
«li (|iiilli liisctii non j)oirel)l)cro in (|uulniu|ue ipotesi valere ad
iiiliiiiKiri' la regola generale.
Annnn/ia da quindi esseisi indnhianiente accertato della verità
dell'opinione sostenuta dall' Audouin, coll'aNer costantenienle rin-
venuto il li(|uor seminale nella vescicola dopo raccoppianienlo: es-
sersi accertato del pai'i della natma di «piel litpiido, abbastanza at-
testata dalla presenza degli zoos])ernii clic in esso si trovano. Parla
dello sviluppo di ipiei zoospermi, die dice aver linvenuto liberi e
sciolti nel canal deferente, e nelle vescicole seminali del maschio,
e privi di movimento nel testicolo ove trovansi l'iuniti in fasci, ana-
logamente a quanto in altre specie ebbero ad osservare Lallemand
e Dujardin. Sospetta che nella Bombice la prima aj)i)aiizione dei
zoospermi abbia luogo nella crisalide, o fors' anco nel bruco, poi-
elic ncir insetto perfetto gli si offrirono costantemente provvisti di
coda. Dice inesatta adatto la figura che dà de' zoospermi della Bom-
bice il Dictionnaire Classique d' Histoire luittiiclle, affermando che
quella figura rappresenta in vece Infusorj affini alle Cercarie che
abbondano in isti'abocchevole quantità nel tubo digerente di quel-
le farfalle, costituendo gran parte di quel incconio terroso e rossic-
cio che esse emettono dopo sbucciate dal bozzolo. A questo pro-
posilo parla pure d' una Monade che abbonila moltissimo in tutti i
di\ersi organi della Bombice, e che specialmente rinvenne nume-
rosissima nel tessuto adiposo.
11 Cavaliere parla in fuie degli antichi anatomici, che assai pri-
ma dell.Vudouin diedero la descrizione e determinarono le finizio-
ni della vescicola copulatrice. Ritiene che a torto s'attribuisca allo
Swammerdam l'opinione che quell'organo serva a secernere il glu-
tine con cui le uova sono feiiuate sul piano in cui vengono depo-
ste, e crede che quell' autore ritenga piuttosto destinato alla secre-
zione del glutine 1' organo ramificato e bicorne che trovasi presso
l'orifizio esterno dell' ovidotto. Osserva come anche Lionel attri-
buisse la secrezione del glutine all' organo slesso, ma dissente da
(picir autore nel credere che le uova s'introducano nella vescicola
copulatrice per esser fecondate. Rivendica finalmente all' italiano
lMal|)ighi la prima scoperta della vescicola e delle vere sue funzio-
ni, mostrando come questa gli fosse a torlo usuipata dagli stranie-
ri, e come le proprie osservazioni non tendano che a confermarla,
mediante la verificazione dello spenna nella vescicola attestata dal-
la presenza degli animaletti.
- 393 -
Il prof. Savi concorda nel ritenere clic la vescicola sia desli-
nala a licellacoio delio s|)<Tina. Conft'rnia puro 1' ojìinioiie emessa
dal Cassi che in <|iielle specie in cui la vescicola trovasi fuori della
portata del j)ene del maschio possa lo sperma esservi assorbito pel
movimento peristaltico dal Bassi indicato, ma crede che possa pur
talvolta avvenire che le ovaie attingano nel modo stesso lo sperma
dalla vescicola; mentre non saprehbe allritnenli spiegare come ac-
cader possa la fecondazione in <pielle uova le quali sono già muni-
te di guscio entro le ovaie stesse, e ciò [)arlicolarmente per (piclle
specie le cui uova non vanno munite di foro, od ombilico, ove n(m
s' ammetta che la fecondazione avvenga prima della formazione
del guscio.
Ris|)onde il Bassi credei- ciò poco probabile, giacché conviene
pure animellere che la fecondazione avvenga anche attraverso il gu-
scio, poiché questo in varie specie rinviensi già formato nella cri-
salide, ma suj)|)one che anche in mancanza di foro particolare possa
tenerne luogo la porosità del guscio stesso.
Passa quindi il prof. Savi a ricordare come dal Bassi venisse
adottata l'opinione emessa dai redattori degli Annali delle Scienze
iKiliiriili, che nella flippol/oscn tenga luogo di vescicola copulatrice
la dilatazione dell'ovidotto che da Dufour fu chiamata Matrice, an-
ziché r organo duplice e complicato risguardato da Dufour come la
\era gianduia sebilìca, la (|uale il Bassi inclina piuttosto a credere
il rajìpresentante dell' organo secrelore del glutine, che nella Bom-
bice sta presso l'orifizio esterno dell' ovidotto, e neW Hip/ìohosca
sarebbe inserito assai più lontano da (pieslo. Osserva il prof. Savi
che nella lli]>/)ohosca renderebbesi iniilile un oi-gano secretore del
glutine poiché non depone le uova, mentre compiendosi in essa una
vera gestazione uterina convien pure che l' embiione riceva dalla
madre il nutrimento necessario al totale suo svihqipo, e che in
mancanza di placenta un organo particolare sia destinato a tale uf-
ficio. Ciede rpiiiuli il prof. Savi che l'organo sopra indicato possa
appunto esser destinato dalla natura a cpiest' uso, con che verreb-
bcsi a dar ragione della sua complicazione, e della nioltiplicilà dei
vasi secretori che l'accompagnano. Il Bassi adotta pienamente l'opi-
nione emessa dal prof. Savi, e sospetta che nella lli/ipobosca la ve-
scicola sia modificala in ^latrice, e gli organi secretori del glutine
in organi destinati alla nutrizione dell'embrione.
- 394 -
Tali- iliscussioiie dà luo-jo pure a diverse osservazioni ed iiiter-
pellazioiii del doli. C.liiesi, dal quale iiiterrog;ato il cav. Bassi se vc-
ilesse mai che il niascliio della Bomhi.v lasci nel condotto della fe-
niiiia il pene, come il prof. Aiulouin dice avvenire al maschio della
l'iriile (Iella figiiK, rispontle ciò non aver veduto giammai, né creder
che possa accadere, dacché suole accoppiarsi con diverse femine ;
e interrogato dallo stesso se rinvenisse mai ut>va nella vescicola
seminale della l'emina, opinando egli che vi discendano e vi scor-
rano, negativamente gli risponde. Finalmente volendo quel mede-
simo nuiover dubhio sulla esistenza della vescicola seminale nel-
r lli/ipoliuscd, dacché in (|uel caso le uova disceiiderchhero fecon-
dale tutte insieme, non una alla volta; il prof. Savi prende occasione
di dichiarare che un sol uovo per volta è fecondato dal seme, per-
ché r llippohosca, siccome ognuno sa, non dà in luce che un solo
figlio j)er ogni parto
Due lettere scritte dal sig. abate Francesco Baldacconi di Siena al
Presidente vengono dal medesimo comunicate. Apprendesi dall'una
che il Baldacconi si procurasse il 3 aprile di quest' anno a i6 mi-
glia da Siena \ Aciuilu leucocepìiala, da lui creduta assai rara per non
vederla preceduta di asterisco, come lo sono gli Uccelli italiani anco
j)iù accidentali nel catalogo metodico degli Uccelli europei del Pre-
sidente, ove registrasi sotto il numero i3 col nome di Haliatus leu-
cocephalus. La seconda annunzia che la sua collezione senese si ar-
ricchiva recentemente dell' Otis tetra.i, àeW Aquila naevia, e di un
esemplare al<iuanto singolare àeW'Jnser iilliifrons, di cui porge perciò
la descrizione. Una Mustela, ch'egli sospetta non essei' la mh^aris, per
alcune macchie speciali caratteristiche, è pur soggetto di questa secon-
da lettera del.Baldacconi; lo che escludono il Savi ed il Presidente.
^oti(icatosi dal prof. Savi doversi asciivere nell' Ornitologia ita-
liana il Picus leuconolus, del quale dai monti del Barghigiano fu nella
passata estate spedito un bell'esemplare; il Presidente fa osservare
che il Picus leuioiìotus essendo già registrato tra gli l'ccelli italiani,
rimane al Savi la lode di averlo trovato la prima volta in Toscana.
E' sciolta 1 adunanza.
^ isto — // Presidente Carlo Principe Bonap.\ute
// Segretario Doti. T. Ri boli
ADl^AKZA
DEL GIORNO a3 SETTEMBRE
— »3a«
ITlodificato in parie e quindi approvato il verliale dellanlecedente
seduta; distriljuito alla Sezione un opuscolo del sig. Aclillie de Zigno
Sopra alcuni corpi organici die si ossen'aiio nelle infusioni; altro del
sig. Antonio Villa intitolato Note di alcuni Insetti ossavali nel pe-
riodo dell' Eclisse dell' otto luglio i8/|a; e presentata la Dis/wsitio
Sistematica Conchiliarum terrestrium et flmnalilium, del dolt. Anto-
nio e del sig. Gio. Bat. Villa : il Presidente si accinge a leggere molla
j)arte del suo commercio epistolare scientilico in continuazione della
già mentovala Rivista zoologica.
Prima si è una lettera del sig. conte Contarini di Venezia, il
quale, espresso il rammarico di non poter esser presente al Con-
gresso, porge alcuni cenni sulle mute dell' ./««.v tadorna.
La seconda è del sig. Rasch direttore del Museo di Cristiania, il
quale annunzia aver ritrovato due specie di .ALimmiferi, una cioè
di ^'/(//oyj^e/o forastiero appartenente a genere i di cui caratteri non
erano fin ora ben determinati; l'allra di Cetaceo euro])eo die egli
suppone totalmente luiova ; e ne dà una breve descrizione Ialina, ini-
promettendone al mondo scientifico una più completa- illustrazione.
La terza è del eli. prof. Rujipell di Fiancfort clic discorre degli
ultimi suoi lavori ; cioè della descrizione di alcuni nuovi Mammiferi
di quel Museo Sinckenbergiano; di una .Memoria sui Rosicanti del-
l' Africa .settentiionale, e della prima parte, ossia mammologica,de\
catalogo ragionalo dello slesso Museo; la cui j)arle ornitologica cor-
redala di Memorie illuslralive vedrà la luce nell'anno. (^)ueslo iniper-
lerrito viaggiatore dice die intraprenderà un viaggio ittiologico in
Sicilia per compir di raccogliere i pesci di quelle acque, al qual uopo
saria vago di consigli e di aiuto.
5o
— 3<)(» —
La ([Ilaria f del Principe Massiiniliaiiu di Neuvvied, il ciiiale con-
discendi' pur (inalnientc, ma lardi, a cangiare il nome generico del
suo Gy/nnur/ii/iiis; rpiindi pi'oinclle la descrizione e le figui'e di due
l'ocelli nu()\i elle verianno inseriti nel Xofn ncta pìiysicu-nifil. à\
Bonn ; accenna paroccliie cose naturali importanti, giuntegli dalla
Groenlandia e ilalle Indie orientali : si maraviglia in (ine clic il
prof. Blain ville, dando valor troppo grande alla somiglianza ( forse
anco non così perfetta (|uale egli la credej Ira gli scheletri dcWOrso
grigio di America, e dell' arctos di Europa, li voglia riunire in una
specie sola ; nel clie non possono convenire né il prof. Mayer di Bonn
clie, pei- quanto scrive lo stesso Principe, si accinge a pubblicare
una minuta anatomia compai'ala delle due specie, né il Presidente
Principe di Canino che sostiene esser più che bastanti i caratteri
aoologici a dimostraile distinte.
La (|uinla è dcU'allual direttore del Museo britannico, sig. G. E.
Grav, il <]uale accompagna con essa il dono del catalogo de' Mam-
miferi di c|uello stabilimento, che può a buon dritto andarne super-
bo, contandovisi mille e cinciuanta specie, il più gran numero foi-se
che abl)ia uomo radunalo in un luogo; e massime (juando si'consi-
deri che tutte sono ben determinate e distinte al segno che dal vi-
cino paragone si dimostra. Aggiunge inoltre il Gray, che dopo «piel
catalogo, (|uantunqne recentissimo, gli riuscì di riunirvi quasi cento
altre specie, benché manchino tuttavia colà la Vuìpes melanogastra,
\\Mus tectoriim, la Talpa cecca, la PacJiyura etnisca, \a Mustela lioc-
camela, tutti animali italiani, e non rari. E rende finalmente a no-
tizia che l'ornitologo fratello darà nella prossima primavera un si-
mile catalogo degli Uccelli, del quale ognun vede la utilità.
Anco una lettera è comunicata di questo esimio ornitologo in-
glese Giorgio Gray, il quale oltre alcuni lavori stanqiati, che manda,
dice aver ricevuto dalle isole Celebes molli preziosi oggetti naturali,
fra'quali un magnifico Megaceplialon maleo TemurineK, che a ben
dire non é altro che una Taicgalla col capo ingrossato. Scrive al-
tresì che il Museo si è arricchito di una gran collezione di llccelli
del Nepaul, dallo slesso Hadgson mandali con una lista di suoi nu-
merosi nomi nuovi, e che dopo averli ricevuti è venuto in possesso
della serie ile' disegni co' nomi soltonotalivi, lo che saia di grande
aiuto a determinare il vero posto di essi nel sistema, e faciliterà la
ricognizione di ipie' nomi generici, che sono sinonimi a (juelli già
— 397 —
in iisii. I,a raccolta consiste in mille cin(|iieccnto individui di forse
seicento s|)eeie, pareeeliie delle <|nali sono di mollo intei'esse e di
slrane l'orme; raccolta che rendeiii sempie pili pi-eziosa l'opera or-
nitologica già annunziata dal Gray, il (|uale potrà così fissar bene i
generi dell' Hadgson finora condannati all'ohlio della scienza, come
dispersi ne' vari giornali ilelle Indie tanto dil'licilì a trovarsi nella
stessa Ingliilterra. Lagnasi del torpore degli ornitologi nel Regno
unito, ad eccezione tiel Goni che viaggia il continente per racco-
gliere Ortigi, delle (piali si accinge a dare una monografia, in cui si
comprenderanno altresì le f'/y/t'/V/t- che egli riguarda vicinissime a
ipielle: parla finalmente delle sue osservazioni (seguite come al so-
lilo dalla sana critica dello Strickland ) sopra gli Uccelli della Nuo-
va Olanda pubblicali nel sup])lemcnlo del Lalham, servendosi dei
disegni originali ora posseduti dal Conte di Ilerby.
Segue un sunto di molto bella lettera scritta da quello spargi-
tore di scientifica luce in Inghilterra, Broderip, il (piale racconta
come si trovasse primo all' a[)ertnra della cassa proveniente dalla
Nuova Zelanda, in cui erano i giganteschi fossili Mylodon, e Dinor-
nis i\'oi.i(r Zel<uiili(r, Ovven, scoperta gloriosa di fpicst'anno; il quale
Ovven ha già sparso il prospello dell' opera su i Mammiferi estinti
della gran Brettagna, onde può ben sperarsi una completa Fauna
degli animali estinti di quell' isola per cura dello slesso maestro, che
ha già radunalo una interessantissima serie di Belemniti e ili Ony-
clìoteutìtidi, colle parli molli e j)er(in gli uncini conservali; lo che
farà sì elle venga dissipato ogni dubbio circa la organizzazione di
(piesti esseri. Già lo stesso Pcniir Mtf^;fizine ha sjiarso la scoperta
de' primi rimasugli fossili di un Mumiììiferu placentale trovato nella
Nuova Olanda. Desidera il IJroderip che sorga alcuno in Italia, cui
piaccia dissotterrare e illustrare le ossa di animali cacciali da se-
coli nella profondità del suo fiorente terreno. La lettera è accompa-
gnala da interessanti memorie sojn'a conchiglie fossili.
La penultima lettera è del Selys Longcliamj)s di Liegi, il (piale,
rallegratosi della prosperità ogni di pili crescente de' Congressi in
Italia già più famosi degli allri di Liiropa, lo che attribuisce a cagioni
molto per noi lusinghiere, conferma con asseveranza, malgrado le
contradizioni altrui, ciò che disse del Delphimis bredanensis in una
nota della sua Fauna Belgica. Passa quindi ad acceiniare le sue mol-
le e ben meritate censure sull'opera Xatueiiii T(ddcau dti liegne
- 398 -
(iiiiiiìtil tli Lessoii, specialmeiile per la non curanza tlel ilrillo ili
priorità; e cila in esempio della poca esattezza oltre cin(|nanta er-
rori nella sola famiglia do'/ V.7)f/7//w///, clie a caso gli venne sott'oc-
cliio; non senza annunziare che puhbliclierà (pieste sue osservazioni
nella Rivista zoologica del Guerin. Egli, giudice compctenlissimo
della materia, conferma sempre più per buona specie il suo Aivicola
iiicertus, e riferisce aver avuto couuiiiicazione del disegno dell' .//•-
vicola iiwalis trovato sopia il Faulliorii dai signori Bravais cMartius,
che dice somigliarsi al riihidus (^/nrcd/ns); esserne peiò distinto di
modo che queste specie con il rtitilus della Lapjionia compiono il
numero di tre di tal sezione in Euroj)a. Trapassando ai Rettili ri-
conosce il Selys due specie, non già tre, del Lissotritoii ( genere da
lui non ammesso), atteso che il vittatus altro non è, secondo lui,
che l'c/t;!,'///;.!- di Daudin,anzi ì\ ]>unctatus di Cuvier. Venendo a' Pe-
sci, dice aver egli scoperto a Domodossola uno Squuliiis somigliante
al cavedanus, molto però più svelto, onde il Presidente crede sia il
suo SfjiKilius pareti. Va. quindi- notare che soltanto sull'autorità di
Heckel anmiette i Leiiciscus seìjsii, jeses, rutilus, non essendo ben
persuaso della diversità loro. Quanto poi all'odierno suo Leuciscus
rutiloìdes dice possedere soltanto l'esemplare che ha figurato nella
sua Fauna, e distinguersi dalle specie vicine per la maggiore altez-
za. Finalmente annunzia aver ritrovalo una località ove abbonda il
Coregonus oxfrhynchiis, che non sarà da ora innanzi tanto raro
nelle raccolte.
Ultima lettera è quella del eh. prof. Brandt di Pietroburgo, che
invia le sue recentissime Jlemorie e Rendiconti, ricchi sempre d' in-
teresse scientifico. Se duole non trovare fra questi la continuazione
degli Aninialia Rossica, ci rinfranca il sapere che la interruzione de-
vesi soltanto al desiderio di raccogliere numerosi maleiiali, che in
più fascicoli vedranno la luce nel corso dell'anno. La Monografia del
genere Carho ( Phiilacrocorti.r), libro da se, terminerà il jjrimo vo-
lume degli Uccelli. Il secondo abbonderà d' interessanti Gallinacei e
Passeracei. Pensa il Brandt incominciare l'illustrazione dei Mammi-
feri rari della Russia con quella del Moschifero, avendone com])iu-
tamente anatomizzato due maschi, e sonuninistraliglisi dalla borsa,
che prepara il uuischio, nuovi fatti e di molta entità. Ila p. e. sco-
perto glandule speciali coronanti l'orifizio della borsa perfettamente
analoghe alle glandule prepuziali di vari Mammiferi, di modo che
- 399 -
il imiscliio altro non è che uno S/iiegmn /)re/julii;\a quale osserva-
zione \iene coiiviilidala eziandio dall' appareccliio vascolaie, e dal
nervoso. L'anatomia del ì/o.tc/i/fcru t)ccu[>vìii dieci o ilttdiei la\(ile.
Dopo (piesla darà una Monografia dei Spermofili di Russia, dei quali
|)ossiede sotto s[)irilo (piasi tutte le specie. Desidera ardentemente
[ìossedere i nuovi Nerlehrati italiani, invaghitosene dall'opera del
Presidente, per jìaragonarli co' russi che offre in concamhio. Non
tralascia di render più compite le notizie sullo stato della Zoologia
in Russia dato dallo stesso Presidente, coli' avvertire che ivi non si
ehlie riguardo alle Osservazioni zoologiche del prof. Krorsniann a
Kasan, e del di lui collega De Baer. Il primo ha trattalo di parec-
chi Mannniferi, l'ccelli e Anfdji ; il secondo ha scritto un articolo
sopra la distribuzione geografica del Caiiis lagopus, del <|uale ne
furono uccisi parecchi in Finlandia, e nelle vicinanze di Pielro-
hurgo. Egli slesso, il Brandi, ha terminato testé, per pubblicarla, una
Menioi-ia sopra un nuovo genere di Balene fossili ( Cetollieriiim ) ;
un gran lavoro sul lUiinoceros ticltorltiiiiis, e una Memoria sulla di-
sti'ibuzione geografica dei Picchi; sta preparando altresì un lavoro
geologico sopra il Mastodonte e il Rinoceronte fossili. Il viaggio del
sig. Tohichatpheff nell' Aitai, che si pubblicherà in Parigi, gli som-
ministrerà r occasione di palesare le sue osservazioni sulla Fauna
di quel paese, accompagnate di note sulla Fauna degli animali di
tutta la Russia in generale. Il viaggio del doli. Kolenati al Caucaso e
in Armenia, come pure la spedizione di un preparatore, il sig. Wop-
nesenoki, nel Nord della California e nelle Colonie Russe Americane,
nel Ramlschalka, ed Isole Cui-ili, forniranno materiali nuovi, e com-
pleteranno essenzialmente la collezione di oggetti russi, che for-
mano lo scopo princijjale de'suoi sludi. Spera così dare in luce col
tempo una Fauna più completa della Zoografia del Pallas, soprat-
tutto se il viaggio del prof. Middendoiff nella Siberia si terminerà
felicemente. Finisce colla promessa tli nuovi materiali e notizie che
manderà al Presidente pei Congressi futuri.
Lo slesso Presidente riserba una lettera di Oken al primo giorno
(he sia presente il prof. Savi.
Il dottor Giolo legge una Memoria sulla vera sede del moccio
nel Cavallo e negli altri monofalangi domestici. Citate egli le opi-
nioni dei principali sciitlori a cominciar da Aristotile fino a giorni
nostri, dimostra che i La Fosse fui-ono (pielli che pili degli altri si
— 4oo —
av\ ii-iiiaroiKi a slahilire la sede di ((nestd ft)rmidal)ile niorlxi ; so luiii
che andarono alquanto errali, volendone spiegare i priniilixi feno-
meni. Passa «(uinili a dimostrare colla scorta della notomia e della
iisioloi^ia avere il moccio sua sede nel tessuto mucoso, maniteslan-
dosi da{)|ii'ima, e il più delle volte mantenendosi (eccettualo il caso
d'innesto) nella pi-ima i>or/.\oi\e, /mcit///o-i;(i.\nicn (secondo la divi-
sione di nicliat\ eil in (pialclie caso venirne anclie l'altra attaccala,
cioè la m'iiilo-itrinitrid. Laonde nelle autopsie degli Animali moc-
ciosi r esulceramento (oltre le cavità nasali) della cavità huccale,
gutturale, delle vie aeree e del canale alimentare, come asserirono
Duppuy, Dutz, Rayer, Leblanc e Yovalt, conferma la sede da lui espo-
sta del moccio, allorcliè investe la prima divisione del tessuto muco-
so. I guasti poi rinvenuti negli appai'ati generatore ed oiinari stabi-
liscono indublìiamenteessere affetta la seconda divisione del tessuto.
Si ri\endica 1' attenzione il dolt. Filippo l'acini di Pistoia con
una sua Memoria Sulle relazioni dell' apparcccliio di H'eber con hi
midolla spinale nella famiglia dei Ciprini.
Dopo aver brevemente ricordata la disposizione generale del-
l'appareccb io di Weber sulle prime tre vertebre cervicali, descritte
le principali modificazioni clie queste vertebre relativamente subi-
scono, e le particolarità più importanti degli ossetli componenti
i' apparecchio, quali Welter denomina Martello, Incudine e Staffa,
finalmente dopo aver notata la connessione che questo apparecchio
lia con la vessica natatoria, fa il Pacini osservare che Weber pone
questo apparecchio in rapporto con 1' organo dell' udito per mezzo
di una trama adiposa semifluida clie riempie la cavità del cranio, e
che si estende al di fuori ed in dietro a traverso ad un gran foro
scavato nell'occipitale laterale; massa adiposa semifluida che cir-
conda e protegge al di dietro del cranio l' indicato apparecchio. In
tal guisa è questo apparecchio da Weber consideralo come acces-
sorio all'organo dell' udito, ed allo a Irasmetlergli, per mezzo di
quella massa adiposa, le vibrazioni sonore impresse alla vessica na-
tatoria. Avverte poi che tutto ciò è quanto potè raccogliere dalle ope-
re di Meckel, Carus, Breschet, Cuvier e Valenciennes, non avendo
potuto direttamente consultare quella dello slesso Weber, il quale
senibia che nulla più abbia trovalo di quantt) hanno unanime-
mente riferito sulle di lui scoperte i citati autori; per lo che non
sembra dubitabile che quanto il doli. Pacini intraprende di esporre
— 4o' —
sia tulloia nuovo alla Scienza. Ecco intanto hrevcmente ciò che
egli ha niosti'ato.
La (ii'inia verlchra cervicale, (|iiasi nicliiiientale, è ridotta al solo
corpo, onde è mancante di lamine vertchrali, e di apofisi spinosa;
perciò la midolla spinale è ricoperta in questo luogo da una lamina
ossea orizzontale, che dalla hasc tlella estesa apofisi spinosa della se-
conda vertehra si proliniga in avanti (ino a toccai-e l'osso occipitale.
Questa lamina per la forma che ha è denominata i'olta. In in-
tervallo rimane fra il lato esterno della iW/c/ e il corpo della prima
vertehra posto al di sotto; questo intervallo costituisce il primoyó/w
intervertebrale o coniugato, limitato in avanti da' hordi del foi-o oc-
cipitale, in hasso dal corpo della i)rima vertehra, in dietro dalle la-
mine vertchrali della seconda, in alto dalla volta. Per questo foro
l'aiiparecchio di Weber si pone in rapporto con la midolla spinale.
A tale effetto la staffa di Weher, provvista di due apofisi che
prolungano in alto ed in hasso il suo margine posteriore, si articola
con la apofisi inferiore sidla circonferenza della prima vertehra, e
con r apofisi superiore articolasi col hordo anteriore della lamina
vertebrale della seconda vertehra.
I movimenti della staffa si operano dalf interno all'esterno e
viceversa, alla guisa di una porta che gira sui caldini. I.a s\ia faccia
interna piesenta due concavità, la superiore è più grande e rotonda,
l'inferiore è allungata a forma di doccia.
In corrispondenza della concavità superiore havvi un altro os-
setto, per quanto sembra sconosciuto fin ora, il quale sta articolato
inmiohilmente, e pendente dal margine esterno della volta.
Questo (|uarto ossetlo sulla l'accia esterna presenta una conca-
vità, che è rivolta verso la concavità superiore della staffa. Queste
due concavità formano una cellula, che aumenta o diminuisce di
capacità, a seconda che la staffa gira ali" esterno od all' interno.
In corrispondenza di questi due ossetti la midolla spinale man-
cante delle due prime paia di nervi cervicali è in vece circondata da
un anello fibroso, nella spessezza del quale è scavato un canale,
chiamato dall' autore canale anulare. Questo canale ai lati comu-
nica con la cellula formata dai due indicati ossetti, ed un poco al
di sotto la concavità inferiore della staffa forma parte della sua pa-
rete esterna. Il canale anulare, dopo aver circontlata al di sopra ed
ai lati la midolla spinale, passa al di sotto di questa portandosi in
— 4oa —
avanti, ed allora le sue branche di ambi i lai! si av\icinan<i fra lo-
ro, e si aprono and>ediie in un canale comune scavato nella spes-
sezza dell'osso basilare. Questo canale assai allungato, cliiauialo
dall'autore cdixilc mediano, è posto fra i due succidi dell'organo
dell' u(lili), senza avere alcuna conuuiicazione con quelli, ed è ter-
minato a cui -di -sacco nella parte anteriore. Un umore sieroso
riempie, ed una sottilissima membrana sierosa tappezza tutte (pie-
ste cavità, liberamente comunicanti fra loro, cioè il canale mediano,
il canale anulare e la cellula.
Quest'ultima cavità per i movimenti della staffa essendo su-
scettibile di aumentare e diminuire di capacità, consegue clie la mi-
dolla spinale è sottoposta ad una compressione variabile, trasmessa
dal liquido compresso, che riempie la cellula ed il canale anulare.
1 moviuienli della staffa poi vengono determinali j)er l'intermezzo
degli altri ossetti dalla vessica natatoria nei suoi cambiamenti di
volume. Onde, allorquando la vessica natatoria si ristringe, la cel-
lula si aggrandisce, e la compressione della midolla spinale viene
diminuita; ma l' aumento di questa compressione è solamente pro-
dotto dalla elaslicitii degli attacchi articolari della staffa, la quale
ritorna alla posizione primiera allorché la vessica natatoria cessa
d'agire col rilassarsi o dilatarsi.
Quantunque possa sembrare che la midolla spinale venendo
compressa possa essere accidentalmente disturbata nelle sue fun-
zioni, pure l'autore fa riflettere doversi concepire che dentro limiti
ristrettissimi ed invariabili si eserciti una tal compressione; onde
questa essendo prodotta unicamente ed esclusivamente dalla forza
di elasticità degli attacchi articolari della staffa, questa forza non
pui') per sua natura accidentalmente aumentare, né in conseguenza
disturliare le funzioni della midolla spinale.
Premesso ciò, l' autore osserva che la vessica natatoria essendo
un organo S])ecialmente idrostatico è soggetta a cambiare di volu-
me a seconda dell' altezza della colonna ac(|uca che al pesce sovra-
sta. Da ciò resulta che allortiuando l'animale si eleva nel seno delle
acque la vessica natatoria si dilata, e in conseguenza la midolla spi-
nale per le relazioni e per le cause segnalate viene proporzionala-
menle compressa ; al contrario se il jiesce nelle actpie si ap])rc)fondi
la vessica natatoria si restringe, ed allora traendo questa gli osset-
ti di Weber, la compressione della midolla spinale viene ad esser
— 4o3 —
(liniinuita : per lo clie l' autore crede di potere staliilire clie l'appa-
reccliio di Weber, roii le altre parli essenziali clie etili vi lia ai;giim-
te, sia un apparecchio di relazione, l'orse un sensorio, destinalo ad
avvertire l'animale del grado di profondità alla quale sta immerso
nelle accpie.
Termina l' autore col fare alcune critiche ossci'vazioni suH' opi-
nione di Weber, che riguarda (lueslo apparecchio come accessoi'io
all' organo dell' udito; sul che dichiara, che, (piando anche 1' opi-
nione di W'eher fosse giusta soslanzialniente, pure mentre non po-
trebbe infirmare la nuova spiegazione, da esso doli, l'acini esjiosta,
della funzione di quello ap|)arecchio ; quella opinione dovrebbe inol-
tre essere modificata in quanto al mezzo con cui Weber pone in rap-
porto questo apparecchio con l'organo dell'udito, ed in tale ipotesi
il nostro autore troxerebbe un tal mezzo nel canni //ledia/io, che sia
situato in prossimità dei nervi uditivi e de' sacculi che li ricevono;
analogamente alle quattro sfere ossee con cui termina il canale bi-
fido della vessica natatoria nelle Clujiee. Facendo poi astrazione
dalla ipotesi di Weber polrebbesi ancora, secondo l'autore, pen-
sare che il canal mediano non fosse che una cavità specialmente
destinata alla esalazione dell' umor sieroso, che dee riempire con
una determinata tensione il canale anulare e la cellula.
Correda il dott. l'acini questa lettura con disegni e preparazioni
apjiosite, ed in mezzo all'invilo della Sezione promette a maggior
chiarezza del soggetto la pubblicazione dell'intero lavoro.
Non dubitando il Presidente che i nomi di Staffa, Incudine, e
Martello fossero dati a' suddescritti ossetti del Weber non meno im-
propriamente che già si dettero ai pezzi operculari dal Geoffrov,
ama ucliilo anche dal l'acini, che ciò ampiamente conferma. Il ca-
valier Bassi in fine dice che saria bello il conoscere se e per qual ra-
gione (piest' organo sia esclusivo delia famiglia de' Ciprini.
E sciolta l'adunanza.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bonapartè
// Segretario Doti. T Risoli
5i
A U l .\ A i\ L A
DEL GIORNO i5 SETTEMBRE
->SS«^
\J nitesi di nuovo le due Sezioni di Zoologia e di Botanica per l'ar-
gomento trattato nell' adunanza del 20 corrente, è letto il processo
verl)al(' della medesima, di cui il Princijìe di Canino assume la re-
sjionsabilità dell'esattezza. Quindi il conte Porro a nome eziandio
del cav. Bassi desidera, e la Sezione annuisce, che vengano stam-
pate negli Atti le seguenti osservazioni.
Osserva il conte Porro che siccome il modo di redazione del
progetto presentato poteva lasciar dubbio che si volesse imporre
il diritto di anteriorità anco là dove sarebbe stata dannosa ed as-
siH'da la pretesa del farlo prevalere, essi attesero da prima a distin-
guere i sistemi i quali ponno soggiacere a tali diritti, dagli altri che
per r intima loro natura vi si rifiutano assolutamente.
l'ongono Ira i primi i sistemi analitici, od ascendenti, od empiri-
ci; perciocché in essi non tenendosi conto se non dei fatti speciali
senza che venga ammessa nessuna importanza naturale alla scella
di i-apporli, le partizioni rimangono libere cosi nel numero cftme
nell'ordine gerarchico.
Mettono tra i secondi i sistemi sintetici, o teorici, o discemlenli,
emananti cioè dalla premessa di un ordine prestabilito; gli elementi
del qual ordine, essendo assoluti così nel numero che nell' imj)or-
tanza, legano logicamente a priori il numero delle partizioni sisle-
matiche, e la rispettiva gerarchica subordinazione, e possibihnenle
anco il modo di loro espressione di linguaggio.
Ciò premesso e convalidalo da esempi, vi fanno tener dietro
l'esame tassativo di ciascun paragrafo del progetto, del (]\iale anzi-
cliè trattare le quistioni in tlettaglio si adoprano a raggrupj)arle
ili principi-
— 4o5 —
Sussegue la leltuia di una lettera dagli slessi diretta al Segreta-
rio della Commissione, essendo loro occorso, poco dopo rin\io
de' loro manoscritti, di conoscere per mezzo del Giornale paiigino
r Instiitit alli-a versione di rpiel progetto inglese, non pienamente
in accordo con «piella che veniva presentata in Padova come itlen-
tica all' originale.
In fatti la versione italiana consta di paragrafi nudi ed assoluti,
mentre nella francese, ed antecedenti al progetto, e precedenti cia-
scun paragrafo, leggonsi ragionate esposizioni, le f|iiali non solo cfin-
stano di molivazioni ed esempi, ma designano le indi.sjx'iisdliili ev-
cezioni. Porro, Bassi, De Filippi non ponno a meno di far notare,
come alcune delle eccezioni che da loro erano state mosse al pro-
gramma italiano combinino con quelle che trovarono dappoi nella
versione francese, e ciò principalmente per quanto spetta alla pre-
tesa d' imposizione dei diritti di anteriorità alle partizioni dei siste-
mi sintetici, del che troppo vagamente accennavasi nel 111 §. della
versione italiana, paragrafo che manca affatto nella francese. Com-
parando i paragrafi emerge che se il numero di essi è eguale in
ambe le versioni, non sempre però è eguale il soggetto nell'una,
e neir altra.
Essi credono quindi dover conchiudere che:
Se la Commissione padovana, come pare emerga dalle parole del-
la circolare segretariale, era chidinata ad esamìndie il punto inglese,
desidera che ad essa venga presentata una traduzione inlegra e fe-
dele del testo, onde o si possano confermare i lavori già fatti, od
abbiansi a modificare a seconda le emergenze.
Se all' incontro fu nominata col .solo incarico di prendere in con-
siderazione la vnersione italiana, e voglionsi interpretare le parole
della circolare come semplice avvertimento che anche in Inghilter-
ra si attese già a simile lavoro, allora le differenze notate nella ver-
sione francese, oltre le altre che potrebbero notarsi nell'originale
inglese, sembrano loro di tanta importanza da proporre che siano
prese in esame, rimettendosi ad altro anno le conclusioni, onde i
membri di essa possano con maggior sussidio di documenti sod-
disfare sempre meglio al delicato incarico di cui vennero onorati.
Al cominciare della discussione il Principe di Canino manifesta il
rammarico che i professori Paolo Savi e Filippo Parlatore non sieno
— 4o6 —
presenti, perchè molto avicbbero luiuefjgiato 1' argomento ; e più
d'ogni alilo il l'ailatore come quegli che non incUnando alla Ri-
forma (Iella nmnenclatura avielihe tenuta la discussione ulilinenle
ventilata. Il prof, i'ietro Savi dice che essendogli sembrale nieno-
me le riforme da farsi nella nomenclatura l)otanica, come lo stesso
Strickland in una nula del suo opuscolo confessa ingenuamen-
te, ei non si dette gran pena di pro|)orle, riserbandosi il farlo al
momento iu cui ne sarebbe slato parlato al Congresso. • Il cava-
liere Schmid non conviene nella leggerezza del ])erfezionare la no-
menclatura botanica. E rpii il Princijic di Canino dichiara che i bo-
tanici hanno certo assai meno inesatto il loro linguaggio scienli(ic(t,
e però da essi è da imparare giustamente, ma non può non vedere
la necessità (he aneli' eglino si adoperino in tale subbielto, poiché
liallasi (|ui (li perl'e/.ionamento e non di riforma. Il Bassi fa vedere
(pianta maggiore difficollà incontrano i zoologi sopra i botanici,
da poi che quelli hanno la scienza loro vastissima e suddivisa in
assai più j)arli da produrre tanti lavori isolati e distinti. 11 Principe
di (lanino, insistendo sulla necessità di stabilire un ordine inviola-
bile nella nomenclatura, dimanda a coloro che vi si lifiutano se re-
chi utile alla scienza il dare nomi simili, o non piuttosto confusione
ed im[)accio ! e ([uanto all'ortografia se non giudicano gravissima col-
pa usarne ad ai'bitrio, perchè essendo anch'essa tutta con\enzione è
bisogno andarvi concordi, il che diviene di più forte momento quan-
do entra nella legge di uniformità ed eguaglianza, come nello scri-
vere tutti i nomi dei generi con le iniziali maiuscole, e delle specie
con le minuscole (issohita mente. Si viene quindi a discutere intorno
alla Commissione, e il cav. Bassi propone se ne crei una nuova com-
posta anche di membri non formanti parte di ([uesto Congressr). H
Masi opina che debba rimanere 1' antica, perchè avendo meglio in
piena conoscenza la materia può ne' suoi particolari convegni e
ragionamenti portarvi dentro più luce, e f|uindi giovare le .Sezioni
di un esatto e regolare Rapporto : onde si viene alla decisione di
lasciare la Comnùssione antica la quale però si raduni regolarmente,
e si rimette al Congresso di Milano la ulteriore trattazione di (|ue-
sto tema im|)ortantissimo.
11 Principe di Canino legge pero una lettera del sig. Strickland,
della quale qui segue la traduzione.
— 4o7 —
Mio caro Principe CHcoml.f Uomc E.i-.li.m.InilMlliiTa
AIK 15 maggio 181)
Egli è poco tempo che dal sig. Scoli mi vennero recale due co-
j)ic (Iella lellcra circolare sulla iiDtiicnclalma /.ool()i,'ica, firmate dal
prof. .Mi'iit'^liiiii. \ edf) con assai i^railinicnto che la Coniiiiissione
italiana ha (iiiasi parola a parola adottato le slesse regole da noi di-
sposte in Inghilteria. Io spero che ciò sia da considerare siccome
sej,MU) che esse rcj^ole sieiio conformate aggiustatamente alla verità
e alla ragione, e che i naturalisti tanto d Italia ([uaiilo d' iiighilter-
ra mirano al medesimo oggetto, cioè ai veri interessi della scienza,
e sol della scienza: e (piindi ahhiamo cagione a hene sperare che i
naturalisti di ogni altra parte di lùiropa verranno in tale conseiili-
menló. Le regole della vostra circolare sono così conformi alle no-
stre che quasi niente trovo a dirvi. Temerei però che la loro brevità
e concisione fosse per' tornare non sempre di piena intelligenza al
puhhlico, a meno che non si accoinpagnassero'da dichiarazioni e da
esempi come noi abbiamo fatto nel nostro Codice inglese. La Com-
missione però intenderà forse di mettere siffatte spiegazioni avanti
al Rap])orto che i)resenterà alla Kiiinione di Lucca. Dirò che una
frase è sembrata oscura a me, perchè forse non conosco bastevol-
mente l'idioma italiano. Nella regola (f) è detto « K a raccoman-
darsi che i nomi dati alle suddivisioni s'accordino nella forina con
(piello del gruppo originale » Il senso della regola inglese era che
il nome della suddivisione combinasse nel genere o sesso col gru|)-
po originale; come allora che j4laiula (femminino) è divisa in Gale-
nda, (ìlocoris, Miratia, ec. tutti femminini ec. Io non sono ben certo
se l'espressione « nella forma » implichi la stessa cosa. Osserverò
anche ciie questa raccomandazione è solamente intesa a scliivare
ogni pili lieve diseonvcnienza di cangiare le lerminazioni dei nomi
specifici. Egli è nn punto d' importanza piccolissima, e assai spesso
incapace di applicazione, e quindi non deve mai giustificare il mu-
tamento del genere e del nome generico di già stabilito. Fa omai
poche settimane vi scrissi per la jiosta, ricordandovi che l'Associa-
zione britannica sarà in Cork il 17 agosto. S|)ero che il Congresso
di Lucca non vi toglierà ili onoi-are il nostro. In aggiunta all'ultima
lettera mia \i signifieheiò che il sig. .lardine ha testé pubblicato il
jìrimo volume delle nuove serie delle sue illuslrazioni di ornitolo-
— 4o8 —
già, e il sig. Jertlon di Madras sta pubblicando fio tavole litografi-
clie degli Uccelli indiani, di die vedrete un avviso negli Annali di
Storia Naturale \te\ mese di maggio. — l'regovi di ronsegnare 1" in-
cluso Rapporto a ciascun membro della Commissione, e credermi
sinceramente Ugo E. Strickland
Il Principe di Canino letto il foglio dello Strieklantl, e distri-
buita a ciascun membro per parte dell' Associazione biitannica
una copia autentica del bel lavoro dello Strickland perfezionato
dalla Commissione inglese, ripete essere evidente die la maggior
parte delle obbiezioni e dei dubbi sono venule dalla poco esatta
conoscenza del lavoro predetto, e quindi propone ne sia posta ne-
gli Atti una fedele traduzione, della quale s'incarica il Segretario
Masi, e die verrà pubblicata unitamente alle poche eccezioni die
il Principe Bonaparte ba credulo farvi come membro della Com-
missione, dichiarando che nel resto aderisce in lutto all'opera del-
l'inglese zoologo (i).
È sciolta r adunanza.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bonapartf,
I Segretari della Sezione di Botanica
Doti. L. Masi
Doli. E. Celi
// Segretario della Sezione di Zoologia
Dott. T. RiBOLi
(I) In uii'uppemlice posta in fine del volume si trovano i rapporti delle Sotlo-
Comniissloni milanese e padovana ; quello del marchese Spinola ; e tutto ciò che
è stato trattato nelle sedute miste di Zoologia e di Botanica.
A D l \ A X Z A
DEL GIORNO 16 SETTEMBRE
-oea*'-
_I_Jett() ed approvato il processo verbale deiranlecedeiUe adunanza,
il doli. Pacini, domandato dal prof. Paolo Savi di alcuni sciiiari-
nicnti sul rapporto del editale niediaiw all'organo dell'udito nei
Cijtriiudi, ris[K)nde che il detto canale si trova tra i due sacculi del-
r organo dell'udito senza avervi alcuna comunicazione; esservi pe-
rò analogia tra (juesto canale mediano e le sfere ossee, in cui si
termina il canale della vessica natatoria nella Clupea fida, come
nella sua Memoria già espose. Convenuto di ciò il Savi, e fattosi a
ricordare le molte opinioni che si hanno sulla vessica natatoria, e
(piella in |)arlicolare dell'egregio cav. Bellingeri, il (|uale crede me-
ritar essa speciale riguardo anche come organo influente sulla gene-
razione, oltre all'essere un ingegno idrostatico; mostra quanto i pa-
reri siano discordanti fra loro per le poche cognizioni che si hanno
intorno i costumi dei Pesci, e per le poche esperienze che su di essi
si possono istituire. Ed innoltrandosi quindi a dire ch'egli non può
comprendere come lo sti'ignersi della midolla spinale possa dar luo-
go ad una sensazione, gli risponde il l'acini che non intese egli
punto specificare il risultato dell'azione che l'apparecchio di We-
ber esercita sulla midolla spinale, ma essersi proposto di mostrare
i due seguenti fatti :
1." Che per 1 apparecchio di Weber si esercita un' azione mec-
canica sulla midolla spinale.
2." (".he (piest' azione è inversamente propoiv.ionale ali altezza
della colonna d' actpia che all'animale sovrasta; dal che deduce
che tale apparecchio è bene un apparecchio di relazione, senza
esser certo che possa assolutamente essere un sensorio.
Quindi il Presidente annunzia una importante comunicazione
fatta dalla l'residenza Generale della genei'osa offerta della città di
— 4io —
.Milano, olTerlM ila j)ul)hlicarsi j)er ogni dove; e con ade(niate pa-
role significa quanto bone con (|iiel programma si faccia sperare
del fiiinro Congresso in <nu'lla cai)ilale di Loml)ardia, cui fa che
sicno volali i ringra/.ianieiili tlclla Sezione.
Dopocliè i congregali cessarono dall' occnj)arsi di una circolare
del sig. Rocco Vanniicclii, colla quale si annini/.ia aver già veduto
la luce dodici dispense delle di Ini Miscellanee niedico-eliirurgico-
larniaceiiliclie, e dieci di quelle di Cliiniica, l'isica, e Storia natu-
rale, comj)rendenli sì le une come le altre articoli originali di molti
dotti italiani ; dopoché ebbero intesa una nota a stampa del pro-
fessore Orazio Scortegagna sidlc Nummuliti già Iella al (Congresso
di Padova, e le osservazioni e riflessioni parimenti stampale dal
conte Porro sulla nota suddetta : il professor Civinini lesse alcuni
suoi .ippunti sulla posizione, striilliirii, ed usi (Iella Palnielfa piipil-
lare delle Razze, dei (piali ecco il sunto.
I. Quasi tutti gli autori convengono nel dichiarare immobile la
pu|)illa dei Pesci; alcuni però si spiegano in tal proposito assai
dubbiamente, e per lo meno lasciano incertezza ( Cuvier, Milne
Edwards, Cloquet, Hollard); v'ha poi chi parla in modo deciso di
una vera manifesta mobilità almeno in alcune specie (Lacepede).
IT. In lina lettera al prof. Cartoni intorno all'azione della stricni-
na sull'iride e pupilla dell'uonio e degli animali, inserita nel (iior-
nale medico di Fano, disse il Civinini avere esperimentato il terribile
farmaco negli animali, ed essersi assiciu'alo di quella azione ili di-
stendimento ileir iiide, e conseguente costi-ingimenlo di pnjiilla, da
esso Cartoni scoperta, e fatta conoscere tanto utilmente in una dotta
Memoria. Ora aggiunge a quanto allora disse in genere, avere spe-
rimentalo anche sui Pesci, ed esseili sembralo vedere sotto l'azione
della stricnina una deformazione della pupilla, che gli ha signifi-
cato restringimento. In falli rotonda è per lo più la pupilla dei Pe-
sci, segnatamente di quelli su cui egli sperimentò (Tiiielie, An^iiille),
e sotto l'azione della stricnina ha cicdnlo vederla farsi angolosa agli
estremi del di lei diametro antero-posteriore, e quindi in forza del
matematico teorema che, dato un perimetro, la più grande area com-
presa in (piello è la più regolare, ne ha concluso che erasi ristretta.
Le osservazioni di tal genere però sono troppo |)oche finora, troppo
uniformi, e troppo esclusivamente riguardanti l'azione della stricni-
na, perchè si j)ossa direttamente deduiie da esse sole la mobilità
— /,!' —
naturale della pii]>ìlla nei Pesci nello sialo fisiologico. Polersi però
|ier analogia S(>s|)('llarla non senza fondamento.
III. La pupilla dei l'esci i^eneralmenle rotonda mostra nelle Ittiz-
ze (Rnies proprenieiit dites .Milne Edwards ), e nei Plcuronecli, una
singoiar produzione tagliala in forma di palma, proveniente dal
segmento supcriore dell' iride.
IV. L' iride ov' è stampata nell'uomo la pupilla è destinala in
esso a moderare la quantità dei raggi luminosi che debbono giun-
gere alla relina, l na luce soverchiamente intensa offeiidcrcbi)e (ind-
ia delicatissima membrana; cosi guardando oggetti moltissimo illu-
minati r iride si distende, e la pupilla costringesi ; guardando oggetti
poco iihuninati l' iride si ritira o raggruppa, e la pupilla si allarga.
\ . Il costringimento della pupilla è attivo. La dilatazione e pas-
siva. Ciò è in opposizione alla muscularità del tessuto irideo, ed in
favore alla struttura vascolare erettile.
VI. Se il costringimento della pn|>illa vale ad impedire il passag-
gio a soverchia quantità di raggi luminosi, non dubita che uguale
effetto si avrà dalla palmella nei nominali Pesci, quand' essa di-
spongasi in modo da chiudere l'area pupillare come una gelosia, la-
sciando libero passaggio soltanto a ben pochi raggi in corrispon-
denza degl' intervalli fra le lacinie da cui è frangiala.
VII. Così ha pensato anche dietro avviso di alcuni autori. Gli
rimaneva però a sapere cosa sia, come sta, il come ed in forza di
clic agisca la palmella pupillare. Prese a studiare con vari artifizi
anatomici quella delle Razze di scoglio (Rnies bouclées), e dice quan-
to gli venne fatto di ritrovare sin qui.
\'in. Dalla piccola circonferenza dell'iride, segmento suo supe-
riore, nasce nelle Razze una triangolare produzione a base ade-
rente, a lati ed apice liberi, forniti questo e quelli di appendici
digitali decrescenti in grandezza dall' apice verso la base in nu-
mero fisso di dodici; e tal produzione parlecij)a a tulli i caratteri
anatomici dell' iride.
IX. E composta in fatti di tre sfoglie, che per maggiore chiarez-
za e concisione egli chiama: i." Bianco-Argentina; ■>..' Bianco-Gial-
lognola media; 3.' Nera: tulle continuazione delle risjiettivamenle
corrispondenti, anteriore, media e posteriore dell' iride.
\. Crede poi che Io slesso sia della palmella come dell' iride
stessa, cioè che 1' anteriore sfoglia e la posteriore non sieno che
Sa
— ^11 —
strali d imliiitd sul tossiilo erettile, die fa il t'oiulaineiilale ed es-
senziale orf^aiiisiiio irideo.
XI. Di due posizioni è suscettibile la pahnelta ; orizzontale e ver-
ticale. Nella piiina la superficie nera tocca la corrispondente del su-
i)eriore segmento della coioide, e la bianca tocca il superiore seg-
mento del corpo vitreo; la base in avanti, 1' a])ice indietro: allora
non si vede, ^ella seconda posizione la sujìerficic bianca al dinanzi,
la nera al di dietro, la base in alto, l'apice, i lati e loro appendici
digitali, o lacinie, in basso. Allora si domina tutta, e dicesi spiegata.
XII. In istalo cadaverico nel quale solamente ha potuto osser-
vare la palmelta. essa per lo più è orizzontale e nascosta, talvolta
però si trova ambe incomjjlelamente e malamente spiegala.
XIII. Esaminata isolatamente la palmella unitamente al rispettivo
segmento d' iride da cui dipende, dopo detratte le cosi dette sfoglie
argentina e nera, con forti lenii, e con microscopj semplici ad in-
grantlimento di -io o 3o diametri, ebbe tutte le più chiare e decise
apparenze del tessuto fibroso giallo-elastico occupato da punteggia-
ture cupe più o meno, e molto fitte, risveglianti benissimo l' idea
della trama cellulosa della milza, del clitoride, del capezzolo ec.
XIV. Iniettò occhi di Razza in sito per l'arteria oftalmica ad olio
coloralo, e nei casi, che per vero dire furono frequenti, di felice riu-
scita di questo mezzo, ottenne o completo dispiegamento della pal-
mella se prima era incompleto, o abbassamento e tensione di essa,
se era innalzata; ma non ebbe giammai completo arrossamento.
\V. Esaminate coi medesimi istromenti ottici le palmette e ri-
spettive porzioni d'iride meglio iniettate, scorse gran quantità di
vasi che dall' iride vanno sulla palmetta, si distribuiscono e(|uabil-
menle sopr' essa, poi come riuniti in fasci si portano alle appendi-
ci digitali, o lacinie.
XVI. Questi vasi tortuosi e serpentini offrono numero e varietà
infinite d'anastomosi, meno sull'iride, più sul corpo della |)almella,
e più ancoia nelle lacinie. Le anastomosi sono per lo più ad arco,
ma anche ad angolo; quindi innumerevole quantità di anse special-
mente nelle lacinie, ed a convessità in senso eccentrico; disuguale
il calibro dei vasi fra loro non solo, ma anche nei vari loro traili, e
spesso con nodosità e rigonfiamenti, tanto alle anastomosi (pianto
prima o dopo di esse.
— 4'3 —
XVII. Notò aumento magj^iorc di volume e di estensione nei
corpo della [>almetta e nelle lacinie atl iniezione sempre meglio riu-
scita, e così maggiore ampie/./.a e addri/./.altu'a dei vasi.
XVIII. Avendo sempre iniettato per l'arteria giudicò i vasi per la
maggior palle arteriosi, non però tutti, perchè le anse anastomotiche,
e s[)ecialmente (|uell« degli estremi delle digitazioni, gli riciiiaitiarono
alla mente (pielle dei villi della placenta fetale umana e tlegli ani-
mali, e dei villi intestinali; e credè scorgere in queste come in quel-
le il punto di comimicazione, o passaggio dal sistema arterioso nel
venoso, ed inclina ad anunettere in conseguenza vasi centrifugi e
centripeti nella palmetta dimostratiglisi colta sola iniezione dell' ar-
teria, a materia però finissima, senza die possa però precisare fi-
nora quali e (jtianti sieno quelli dell'uno, e quelli dell'altro genere.
\I.\. La maggior parte delle cose accennale nei j)recedenti ap-
punti, che il Civinini dà per un primo saggio de' suoi studi sull'iride
e pupilla dei Pesci, si dimostrano e riscontrano nei disegni, e sui
jHv.zi che presentati alla Sezione contrihuiscono: i." a provare l'or-
ganizzazione della palmetta; ■>.." a dare idea della sua struttura eret-
tile, dato zootomico di somma entità per escludere la muscolarilà
dell' iride nell' uomo e negli animali; 3." a far conoscere il mecca-
nismo d'azione della palmetta, che è per vera erezione. Si ahbassa-,
spiega e distende sotto l'artificiale iniezione: clie farà nel naturale
afMusso sanguigno?/]." A far conoscere (piest 'azione della palmetta
come e(iuivaleiite all'altra comune del distendimento dell' ii-ide e
ristringimento della pupilla; 5.° a far pensare che non è estraneo
alla classe dei l'esci ogni mezzo di protezione della retina mediante
un ostacolo, qualunque sia e comunrpie posto, al passaggio di trop-
po intensa luce; che il mezzo che si ha nelle Ilnzze e nei P/eu-
ronecti forse non è il solo adoperato in cpiesta classe di Vertebrati;
e che se è vero (|uanto già disse succedere nelle Tinche ed Ait-
i!;iiillc sotto l'azione della stricnina, bisogna credere che anche pei
l'esci sia vero che l'azione dei raggi luminosi sull'iride non influi-
sce in nulla sulle dimensioni della pupilla, ma bensì 1' azione di essi
sulla retina, o uno sialo particolare del nervo ottico e del cervello,
influiscono soli sulle dimensioni di <|uest' apertura. 6.° In conse-
guenza a far pensare che forse i mezzi più soliti e comuni a ci-
mentare l'azione <Ieir iride nell'uomo, ed in (pialche animale ad
esso vicino, non sono i meglio valevoli a destarla nei l'esci, e che
— 4i4 —
si esige foree provocare per parte dei raj^i,'! Itiiuinosi un' opporiiiiia
specifica azione sulla relina, o indurre (|uel particolare stalo in es-
sa, o nel nervo ottico, o nel cervello, clie alihia per oonsei,Mioii/.a l'al-
llusso sant;uii;no portante erezione all' iride. Ma (piai è ipiell'azione,
(piai è (pieslo stalo? 7." A confermare che 1' erezione è per giuoco
nervoso delerniinante afflusso, non per imiscolare. Tanto è vero
clie si pro>ora colle artificiali iniezioni, e con certi nervini. L'azio-
ne (Iella stricnina suU' iride, come ipiella su' muscoli, j)eiisa il divi-
nini sia secondaria, cioè conseguente a cpiella sui nervi.
Dopo un dibattimento di relative osservazioni tra il prof. Savi
e lo stesso prof. Civiiiini, la Sezione si mostra appagata de'suoi teo-
remi, osservando il Presidente come la nalura anco in (|ueslo caso
abbia donato due famiglie di l'esci tanto fra loro distanti, come so-
no i lldjiilì e i Plcuruin'Ctidi, di un organo così acconcio alle abi-
tudini loro.
Il Presidente fa lettura della impromessa lettera dell' Oken da
Zurigo, della quale cpii vengono registrali i passi piìi interessanti.
Osserva quel fondatore dei Congressi, che se non molti furono i lavo-
ri della Sezione di Zoologia nel Congresso di Padova, la slessa scar-
sità osservasi anche negli altri paesi, e non deve considerarsi come
particolare all'Italia. Partecipa che il sig. Ki)lliker ha rccenlemenle
scoperto \\p\\ .lnij)liiv.cis, di cui pescò centinaia di esemjilari in Na-
poli, una narice microscopica, la quale fa si che all'animale possa
assegnarsi nel sistema ordinaria sede. Ricorda che MiiUer fu dopo
Ralhke quello che meglio fece conoscere l'anatomia di quel pesce,
e che trovò bens'i due occhi allo stalo rudimentale, ma non isco-
perse narice né organo auditivo. Aggiunge pure potersi rilenere
neir liiip/iio.ris Y esistenza di un cervello, argomentala da cpiella
del nervo trigemino che in esso riscontrasi, .\iinuncia (piindi il ri-
torno del sig. Tschndi dall' America meridionale, ove non gli venne
fatto di rinvenire alcun SdliinKiiidride. Scendendo a ])ailai'e della
Iconografia della Fauna Italica del Principe Boiiaparle,l Oken fa se-
guire varie considerazioni sul rango assegnalo nel sistema ad alcuni
animali, e j)rincipiando dai Pesci, osserva di non aver ancora sapulo
ben determinarsi sul posto in cui collocare i .yeA/c/;// dal nona|iarle
messi in capo alla lista; ed accenna le successive sue dubbiezze in
proposilo, derivanti da un lato dal non sapersi decidere a slaccarli
dalle Lamprede, e dall'altro dalla persuasione in cui si trova che i
— 4i5 —
Pesci al)dotniiiali, e fra (|iiesti gli Esoci, sieno i superiori Ira (incili
a sflielelru osseo. Tale (.lit'ficollà trovasi poi dal prof. Okeii tanto luag-
gioi'c per lui, atteso il metodo die egli ha adottato del parallelismo
delle classi fra loro, e coi sistemi anatomici.
Persiste l'Oken a ritenere che i 67/r/('//// ahhiano a costituire im
sol ordine coi lialiachii, ed a riguardai-e i Crocodilì quali rappre-
sentanti dei Mammiferi, gli Pterodattili degli Uccelli, i Gekonidi dei
Rettili, e gì' /<//cijv/«/7' dei Pesci. Cos'i pure, per quanto concerne gli
l.ccelli, che i Palmipcili corrispondaiio ai Pesci, le C/v///t' ai Rettili,
i Gdlliiuicei agli Uccelli, e gli Struzzi ai .Manuiiiferi ; e che (piindi gli
Uccelli degli altri ordini (T'aj-je/ace/e/ffl/^flcv) debbano collocarsi in
posto meno elevalo nella sei-ie,coriis|)oiidendo essi agli Invertebrati.
Approva 1' Oken le famiglie adottate dal Principe di Canino pei
Mammiferi, ma non così le altre divisioni dì questa classe. Trova
troppo disuguale la divisione in Placentaria ed Ovovi\,'ipara, e non
vorrebbe separali i Muiiotremi dai Bruti. I Cetacei, secondo lui, so-
no paralleli ai Pinnijicdi, ma non vicini. 11 sistema di disporre gli
animali nelle classi a seconda della loro somiglianza non trovasi
dall' Oken corrispondere al piano seguito dalla natura, formando le
classi una serie interi-otta, non già continua. \ orrebbe quindi che
negli ordini e nelle partizioni inferiori s' avesse a cercare la loro
significazione, ossia il loro parallelismo colle classi.
Conviene in fine della difficoltà non per anche superata di as-
segnare un posto certo ai generi G(de<>]iitliecits, Hyra.r, e Psilo-
dactflus. Vorrebbe i Galeopiteci uniti jiiutlosto ai Marsupiali, pel ca-
rattere dei denti molari triangolari, non trovando egli di poterli
lasciare Ira ì I.crnurini, per aver l'orbila incompleta, mentre per il
carattere opposto dice appunto avervi riuniti gli Psilodattili.
Quanto all' Hyrax lo vorrebbe piuttosto ravvicinato ai Mursu-
piali jier la somiglianza dei suoi denti con quelli del If'ombat, non
sapendo decidersi a lasciarlo tra i Pacliidcnni.
Il prof. Savi non può astenei'si dal maravigliare maggiormente,
in vedere i Rali'achii riuniti in un ordine colle Testuggini ; né la me-
raviglia in lui si attenua per (pianto il Presidente si sforzi a dire che
senz' altro 1' Oken avrà dato un esorbitante peso ad alcune somi-
glianze nel modo di respirare di questi anche per lui distintissimi
animali, né vuol valutare l'apparenza di Rospo che prendono alcune
Testuggini fluviatili, uè la sorte di guscio lestudinesco che assume
— /,iG —
un genere della famiglia dei Rospi. Non ammelle il Principe col-
roken gli stretti rajiporli fra i Se/ac/iiied ì Cicìd.Ktonii, che prosegue
a riguardare gli uni come i più peifelli, gli allri come i più impei-
fetli dei l'esci. Auuuetle però 1 elevatezza nella scala degli Esocidi
già da lui e da allri proclamata, ed anzi gode che la edacità di co-
storo sia un anello di più per congiungerli ai Cani marini, ma sia
necessario sgombrare la famiglia da tanti eterogenei indebitamente
intrusivi dagli autori. Approva aneli egli la distribuzione degli esseri
in serie, le quali però vede sotto un tult 'altro aspetto dell' Oken ; e si
sforza a provare che niun ordine vi si presti meglio di ([nello dei
Serpenti, (piando sieno studiali a dovere. Combalte energicamente
l'idea dell' Oken di considerare gli Uccelli di ripa ed i Palmipedi
come più elevati nella serie che noi siano i Rapaci ed i Passera-
cei; e senza entrare nelle speciose rappresentanze di esso naturalista,
che si potrebbero travolgere in tuli' altro modo, egli si contenta di
ripetere ciò che stampava nel 1826, con tanta e si lusinghiera ap-
provazione dello Swainson parecchi anni dopo, cioè che la debilità
e il bisogno dei parenti nella prima età è norma della maggiore ele-
vatezza nella Scala degli esseri. INon si spaventa della ineguaglianza
numerica nelle divisioni che egli crede naturali, e ben lungi dal
vedere la necessità di riunire i Monitremi ai Bruii, sempre più si com-
piace delle divisioni in Placentaria ed Ovovivipara. INiuno è oggi-
mai che sostenga collegarsi l' infimo di una Classe superiore col
])rimo della susseguente, onde in questo senso ii ammesso da tulli
il l'arallelismo delle serie di animali, su di che il Presidente riman-
da a vari cenni nei suoi scritti. Né lo stesso Presidente né il pro-
fessor Savi possono comprendere, e molto meno ammettere, l'avvi-
cinamento dei Galeofìileci e dell' Hy rat coi Mursupiali ; ed il .solo
j)roporlo fa stupire la intera Sezione, che pen'i si unisce al Presi-
dente nel ringraziare il sommo naturalista, il quale anclie in ci()
che pu(> sembi-are aberrazione ha fatto moslra del suo vastissimo
ingegno, e ha dato si dilettevole ed interessante materia alle discus-
sioni zoologiche.
Il cav. .Schmid, riprendendo l'argomento sull'origine dei Cani,
sostiene che la differenza della voce Ira i (^ani domestici, e gli ani-
mali selvatici cui somigliano, citala dal prof. Savi, non può servire
di pi'ova della loro diversa origine. Accenna che il Canis borealis ed
altri somiglianti affatto al Lupo di quei paesi, conservano la voce
- 4-7 -
del Lupo, e non al)baiano giammai. Di più asserisce che una fcmiiia
del Ciiiiìs /(ii;;o/>ii.t delle regioni artiche d' America somifjliaiile pre-
cisaiiR'iile alla \ Olpe di (pici liuìglii, e com'essa mula, piiilata in
In^'liiltcna figliò, ed il piccolo apprese dagli altri ad ahhaiare. In
(ine considorandii le divei-silà di (\iiii.\- Itorcdlis, ilukunensis, e la-
i^opus, dei (|uali mostra alla Sezione i disegni, conclude che essi pro-
vengano non da un solo tipo originale, come opina il prof. Savi,
ma da più ti])i.
11 prof. Savi, riconosciuta l'importanza del fatto riportato dal
cav. Schmid intorno alla voce ac<|uistata dal ('tiii/'s /uì;o/)iis nato in
Euroj)a, conviene che ne rimanga diminuita l' importanza dell' ar-
gomento da lui usato nel distinguere il Cane domestico dal Cnnis
lu/ms. Ver altro ({uanluncpie si convenga che questi, ed altri fatti
citati dal signore Schmid, rendano meno intricata la questione,
pure non crede che essi possano risolverla ; tanto più che egli è di
parere, che varie delle razze dei Cani da' zoologi considerate come
specie selvagge non sieno i-ealmente clie Cani domestici in quelle
regioni inselvatichiti. Il doti. I\iboli è di parere che a rischiarar la
questione gioverà veder pubblicalo il fascicolo dell'Osteologia com-
parata del Blainville, ove si ragiona dei Cani.
E sciolta r adunanza.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte
// Segretario Dott. T. RinoLi
A D 1 1\ A N Z A
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE
.flLpprovato il processo vcrl)ale dell' anlccedenle adunanza, il ca-
valiere Schmid pone in mano del l'residenle 1' estratto da esso lui
fallo, per servire a'desiderj della Sezione, di una Memoria in tede-
sco mandala al Presidenle stesso dal sig. Pielruski di Podhorodu in
Galizia, ossia Polonia Austriaca, sulla propagazione dell' Ursus ar-
clos, con la descrizione delle qualtro sorte di Orsi che si trovano in
della regione. Ed il Presidente medesimo ne fa lettura.
L' autore comincia col far vedere quanto sia aumentato nei
tempi moderni lo studio della Storia Naturale, e quanto siansi mol-
tiplicati i naturalisti in tutte le classi della Società. Fa vedere ([uanto
dobbiamo esser grati a tanti uomini illustri, che per amore della
scienza, e per beneficare e rendere più felici gli altri, fanno coscien-
ziosamente i saciifìzi pili grandi. Alcuni lasciano i loro paesi e pa-
renti per viaggiare nelle parli più remole del mondo esponendosi
a lutti gli effetti disastrosi di un clima cattivo, ad oggetto di rac-
cogliere piante, animali, e minerali che possono essere utili alle
scienze ed alle arti. Altri sacrificano le proprie sostanze e perfino
la vita per contribuire alla grande opera del progresso intellettuale
dell' uomo, ec. ec.
L'autore, dalla prima gioventù passionatissimo per lo studio
della Storia Naturale, dopo mille difficoltà pervenne a potersi occu-
pare esclusivamente dello studio dei costiuni ed abitudini degli Ani-
mali del suo paese. Ivi per fare osservazioni esatte 1' autore ha in-
cominciato a raccogliere molti animali vivi, li ha collocati in luoghi
adattati ai loro bisogni, e li ha fatti e li fa vivere, per quanto è pos-
sibile, in una maniera simile a (piella della loio libeilà.
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Dopo aver dati) una descrizione dettagliata del suo serraglio,
consistente in un grande numero di l'ccclli. Quadrupedi e Rettili
tutti vivi, l'autoie arriva ali Oggetto |)rinri|>ale della Memoria:
r l'nus tirctos.
Il locale dove sono collocati i tre individui die possiede è una
casa divisa in tre stanze; (juclla di mezzo contiene il maschio, stan-
dosi le feminc in ((uelle de' lati, nelle (piali può farsi trapassare il
mascliio, mediante due porticelle ne' muri divisorj.
Il mascliio è di anni !i, la sua misura dal naso sino alla coda di -
|)iedi. Luna delle l'emine lia ti anni, 1' altia :") ; di misura ambedue
di 5 piedi e mezzo.
L'autore, per dare un saggio della gran diversità di opinione fra
molti naturalisti die hanno trattalo della propagazione dell' Oi-so,
cita alcuni ili loro, dicendo « Mi aveva sempre sorj)reso la discor-
danza che regna nelle opere di Storia Naturale relativamente alla
pro|)agazioiìe dell'Orso ".Linneo dice nel Sjst. \at. rol.l,p. 279.
« La copulazione ha luogo alla fine del mese di ottobre: la femina
|)()i ta 1 1 2 giorni, produce 4 piccoli, li allatta con 4 mammelle ec.ec. »
Wildielm però dice nelle sue conversazioni sulla Storia Nat. Voi. /,
f). 4<j4 ■ " L'epoca della copulazione dell' Orso è alla fine di agosto:
la femina dopo cpiatti'o mesi produce da i a 3 piccoli ec. ec. »
Il doli. Alessandro Zawadsky, nella sua Fauna dice: « La copula-
zione ha luogo nell'ottobre, e la gestazit)ne dura G mesi, ec. ec. » In
un'altra opera leggesi che la gestazione dura 8 mesi, ed in un'al-
tra 36 sellimane.
Potrebbonsi citare ancora molli altri autori nei quali regna la
stessa diversità di opinione, ma le esperienze dell' autore provano
che tutti hanno sbagliato, se non seliipre sul tempo della gestazione,
in ogni caso però sull'epoca della copulazione ec.
Narra poi l'autore diversi casi nei quali si presene Orsi giovani
poco tempo dopo la nascila avvenuta indubitalmente alla fine di
gennaio, o al principio di febbraio. Rimaneva perciò a determinare
il momento del calore e della copulazione. Quando una delle cop-
pie dell'autore non contava più di un anno e tre mesi, egli osser-
\ò che nel mese di maggio tulli due apparivano mollo meno feroci.
l na specie di dolcezza e tenerezza signoreggiava lutti i loro niovi-
menli vf.vv. L'autore concludeva poter esser (piello il lemjio dei
loro aiuoli, ed avendoli posti a conversare insieme, si aspettava che
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le nozze si celebrassero, ina invano. L'anno dopo 18^0 nella slessa
epoca ridersi gli stessi segni di cambiamento di carattere; docili,
amabili e pieni di tenerezza; ma nò pure in (piell' anno, bencliè
giiiooassero e sclici'zassei'o rontinnamcnte fra loro, si copularono.
L'anno 1841 al principio del mese tli maggio niostraronsi gli stessi
sintomi di calore; ed oltre ciò le parti genitali esterne della femiiia
a|>]>arirono molto gonfiate. La copulazione si consumò pai'eccliie
\olte, e fu ripetuta spessissimo durante il mese di maggio. Nel giu-
gno la femina non ammise più il mascliio, e cominciò a dar tutti i
segni di una gravidanza vera. 11 mese di gennaio e febbraio mette-
va però fine alle sjìcranze dell'autore, pcrcbè la femina non ven-
ne al parto.
Nel maggio 1842 la copulazione si rinnovava, reiterandosi in
tutto il mese. Da ipiell'epoca i segni d' indisposizione si moltiplica-
rono; l'Orsa mangiò poco, diventò magra, e succliiava sempre
i suoi piedi. Nel luglio mangiava più, ballava di mollo, e bencbè i
capezzoli delie mammelle non fossero pronunziati, si faceva vedere
una sjìecie di colostro nelle mammelle. INell' agosto bencbè magrissi-
ma ballava altrettanto die prima, e mangiava con grande appetito.
Nel settembre il colostro nelle mammelle era molto aumentato ; gli
ocelli (sporgenti mollo ì avevano il fondo rossissimo. Rifiutava la
bevanda fredda, mangiava di molto, e ballava continuamente. Nel-
r ottobre il basso ventre si gonfiava, e diveniva più pendente. Nel
novembre tutto era nel medesimo stato, nessun cambiamento nei
capezzoli delle mammelle ec.ec.
Dopo sei mesi nessun indizio certo di gravidanza. Nel dicembre
cominciò a fuggire il cibo, e di fatto dal 1 dicembre fino al primo
di gennaio non mangiò la minima cosa, né jiur tra quelle clie ama-
va di molto negli altri tempi, p. e. latte, miele, zuccbero. I capezzoli
delle mammelle diventarono durante questo mese pronunziatissimi,
ed il basso ventre assai crebbe, mentre l'animale mollo men del-
l'ordinario dilettossi del ballo. Nel gennaio non mangiava ancora, e
giaceasi <|uasi continuamente per terra. Nell'ottavo giorno si osser-
varono le parti genitali molto distese, e si separava un licpiido so-
migliante precisamente a quello clie si vede nelle Vacclie ])rima di
partorire. Wtì di gennaio die in luce due piccoli, i quali avevano 6
pollici di liingbezza, colore grigio argentato con una collana bianca,
pelo setoloso; ed erano ciecbi. Durante i primi i5 giorni la madre
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non (lipartivasi da essi mai, né inen per l)ere. Allora incominciò a
preiuicie un j)o'(li latte. 1 piccoli slctlero ciechi nelle prime qiiat-
lii> settimane; dopo due mesi cominciarono a caminare ; e ([uasi
come cani accompagnarono l'autore alle sue passeggiate ec. ec.
In seguito delle sue osservazioni conclude.
I " Che il tempo del calore degli Orsi nell' Europa media non sia,
come venne finora asserito, in agosto, in settembre, né in ottobre,
ma nel mese di maggio.
■1." Che la gestazione n(jn dura, come già si credeva, f\ n 6 mesi,
ma 8 mesi e mezzo.
3." Che i |)iocoli non nascono nell'aprile o maggio, ma d'in-
verno, entro il mese di gennaif).
Protesta poi l'autore contro (j uè' zoologi moderni, i quali so-
stengono che tutti gli Orsi di Europa siano identici, e crede poter
provare che le quattro sorli di Galizia sieno bastantemente diverse
[)cr farne almeno quattro sottospecie.
I . ' Orso color tabacco nerastro
Il cranio poco convesso; lo spazio fra le orecchie piccolo; le
orecchie lunghe; il nuiso appuntato; i denti tanto nella gioventù
(pianto nella vecchiezza giallastri. Il maschio adulto è lungo 6 piedi
e mezzo; la l'emina 6.
Nell'età di tre ainii è di color tabacco nerastro; (piando invecchia
è più chiaro ; il suo pelo è delicato, e j)iìi corto che nelle altre specie.
.\bita i più alti monti Carpati Galiziani, specialmente le Potoiii-
nen della Provincia di .Siryi.
l'ascesi di vegetabili sino all'età di 6 anni; (piindi di animali a
sangue caldo, specialmente pecore, capre, ed anche buoi e cavalli.
Vive in monogamia. Nel maggio entra in calore che dura circa
tutto il mese. La gestazione della femiiia prolungasi 8 mesi e mezzo.
1.' Orso argi-Ntato
Il cranio molto convesso; lo spazio fra gli orecchi molto largo;
gli orecchi corti ; il muso grosso e rivolto ali insù ; denti bianchi.
Di statura è minore del primo, ma più tarchiato e robusto.
Il colore nel primo anno grigio cupo, nel terzo e quarto grigio
argentato, e nella veccliiez/.a giallastro. Pelo grosso e lungo.
Abita nelle foreste delie pianure della Galizia.
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Maiijjia sempre vegetabili; propagasi come 1' anlecedente, ed è
il solo ili Galizia che succhi i suoi piedi.
3." Orso piccolo
Cranio sferico; orecchi medj ; muso appuntalo e coiio ; denti
bianchi; lungo 5 piedi; colore grigio cupo; pelo mollo lungo.
Abita nelle montagne. Mangia vegelahiii ; |)iii facile a dntnesli-
carsi che gli altri.
4." Orso coi.on ni \olpe
Crani») mollo schiacciato; nuiso molto lungo; orecchie lunghis-
sime; denti gialli.
È il più grande di tutti, misurando 7 piedi; di colore è tabacco
chiaro, ma pi'ivo de' riflessi dorati che distinguono l'Orso dei Pirenei.
Abita 1 l ngheria e la Polonia, ^el resto è come l'antecedente.
Suscita la Memoria una discussione fra parecchi membri della
.Sezione; ed il prof. Savi coglie questa occasione per fare interes-
santi rilievi, non senza muover dubbio sul digiuno nell'uhinia epoca
della gestazione; e fermasi specialmente sul cangiamento di i-egime
della prima razza, che mangia prima vegetabili e rpiindi animali.
Si ricorre a' lumi della Patologia, e si parla della ibernazione degli
animali in genere. 11 doti. Chiappelli vuol che s' intenda non rite-
nersi da lui al'fatlo strano il fatto dell'Orsa pregnante, che rimase
sonnolenta e digiuna tutto il dicembre ; sapendosi clie gli Orsi sono
semi-ibernanti, e che vivono alcuna parte del maggioi' freddo senza
alimento, immersi nel sonno più o meno profondo.
Invitato dal Presidente il sig. cav. Schmid a leggere una Memo-
ria che già promise sul parasitismo di una specie di Diptero, Y au-
tore prega il cav. Bassi di leggerla; ed eccone il sunto.
Nota il sig. Schmid che alla metà dello scorso luglio avendo se-
guito le operazioni di uno Sphe.v spirife.r, che erasi accinto a co-
struire il nido in una sua camera, trovò impiegare (juesli circa 18
ore per la costruzione e 1' approvigionamento d'un nido composto
di Ire celle, compile le quali vi recò da 7 ad 8 ragni jier ciascuna,
più tramortiti che vivi, destinati a pascolo della prole nascitura,
chiudendo poscia con limo le celle stesse. Aperto il nido alla do-
mane del compimento della terza cella, il sig. Schmid vi rinvenne
in ciascuna di esse da 7 a 10 Larve apode e biancastre, di varia gran-
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de/./.a, aderenti \)cv ima delle loro esli'eiiiitìi al corpo de' Kagiii ; al-
cuni de' quali erano conletnjìoraneanienlc assalili da tre o (juattro di
esse. (Continuala l'osservazione di codeste Larve sino al principio di
agosto, e vedutone il successivo incremento a spese dei Ragni che
venivano ridotti alla semplice spoglia, nota il sig. Schmid che a
<|ueirepoca incominciarono a trasformarsi in Crisalide, e che pel io
di quel mese tutte le Larve eransi ridotte a quello slato, a quello cioè
d'un corpo ovifoi'me privo di (pialsiasi esterno indizio di membra,
e somigliante affatto alle Mnfe di molli Ditteri. Dopo uno spazio
di altri dieci giorni osservò il sig. Schmid svihiiìparsi l'Insetto per-
fetto, che trovò essere in fatti un Dittero appartenente al genere 7'ti-
clìiiKi. l'assa quindi il sig. Schmid ad investigare in (piai tempo jiossa
la Tticliiiui aver deposto le uo\a sui Kagni, ed anunetlendo la pos-
sibilità che il Dittero possa essersi introdotto nelle due prime celle
di notte tempo mentre stavano tuttora aperte ed egli avevane so-
spesa la sorveglianza, la esclude affatto riguardo alla terza cella che
egli di continuo sorvegliò sino al momento in cui venne dallo Sj>he.r
del tutto chiusa. Ritiene (juindi che le uova fosser già sul Ragno
de|)oste prima che ijuesto \enisse predato dall' Imenottero; e ciò a
tanto maggior ragione che altrimenti non saprebbe spiegare come
dopo sole ventir|uattro ore possano esservisi trovate Larve svilup-
pate non solo, ma di età indubitatamente diversa, non trovando a|)-
plicabili al caso attuale le osservazioni registrale da Lepelletier de
Saint l'"argeau sulla deposizione delle uova delle Tiic/iiiiùli.
Cita poscia il sig. Sclimid le osservazioni fatte sui costumi, di co-
desti Ditteri da Leone Dufour, \'on W'inlheim, Curtis, e Desvoid\,
tutte tendenti a confermare la probabilità delia propria opinione.
Crede poi che lo Splie.r attacchi di preferenza quei Ragni, che per
essere già infestati dal Dittero parassita possono opporgli meno fa-
cile resistenza, tanto piìi che altrimenti non sembrerebbegli che
r hnenottero potesse compire in si breve spazio di tempo 1" appro-
vigionamento di ciascuna cella, ch'egli osservò eseguirsi nel periodo
di un'ora e uà mimiti.
Chiude il sig. Schmid la sua Memoria coU'annunciare come pro-
babili due fatti, sui (piali egli riserhasi d'acquistar certezza col trat-
to successivo, cioè :
1." Che alcune specie di Ditteri attacchino i Kagni, anche ipiando
questi si trovino in pieno stato di salute.
— /.a/i —
a. "Che lo Sp/ie.r spirife.v scelga di preferenza per l'approvigio-
namenlo del suo nido quei Ragni che trovandosi già infestali da
(|iu'sli parassiti, sono per conseguenza incapaci d' oppor loi'o re-
sisttM)7.a alcuna.
Sorge quindi il Bassi a fare alcune riflessioni sulla Memoria del
cav. Schmid, e premesse alcune notizie su (juantoegli pure ebl)e ad
osservare intorno alla costruzione del nido dello S. spìrifc.r, dice non
ritener nuova l'osservazione da lui stesso confermala dell' appiovi-
gionamento di que'nidi fatti con soli Ragni. Non può ammettere
perniilo nell'lmenotlero l'istinto di preferire i Ragni attaccali dalle
Tiic/tiiw; e ritenuto come cosa di fatto che queste non siansi intro-
dotte nel nido per deporvi le uova, poiché il cav. Schmid osservò
il contrario, sospetta che lo Sphex li abbia bensì predali dopo che
erano già infestati da quelle uova, ma senza avvedersene. Dice che
la contraria supposizione è affatto inammissibile, non potendo ri-
tenersi nello Sphex un istinto che lo condurrebbe necessariamente
alia distruzione della propria progenie. Ciò rendesi tanto meno
probabile, che allo Splie.r non mancano mezzi per paralizzare i Ra-
gni da lui predati. Conchiude in fine dicendo che il fatto annuncia-
to dal cav. Schmid gli riesce del tutto nuovo ed interessantissimo,
ed invita 1' autore a continuare le sue osservazioni su quell' argo-
mento, anco per verificare se forse la Tochinn non attacchi i Ragni
e dentro e fuori dei nido dell' Imenottero, il che potrebbe venire a
conferma del doppio modo di parassitismo già osservato dal mar-
chese Spinola nel Sire.v gigas.
Distribuiti dal Presidente a'singoli membri della Sezione gli Jlli
(Iella Reale Accademia de' Filomati di Lucca inviatigli con lettera
dal Segretario sig. Cesare Landucci, se n'esprimono dal medesimo
i debiti ringraziamenti.
Dopo di ciò l'adunanza è sciolta.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte
// Segretario Dott. T. Riboli
A D l ^ A ^ Z A
DEL GIORNO y.8 S K T T E M B R E
><Xi<^
il processo verbale dell'antececleiite adniianza essendo stato appro-
vato, il l'resideiile discorre del suo Catalogo degli Uccelli Europei,
del (piale distribuisce molti esemplari, principalmente esponendo
ciò che riguarda i miglioramenti introdotti nella classificazione.
Nola altresì dovervisi introdurre una nuova specie di /./i/iius clic
perflii nidifica nella (irecia, Ldiiiiis personatus Temmink, del quale
ha veduto un esemplare bellissimo anco nel Museo di Pisa ; ed os-
serva elle il nome legittimo, ipiantuncpic non felice, di questa spe-
cie sarà Laniiis nuiiicus. Aggiunge pure allo slesso catalogo il Pycno-
flatus capensis (Turdus capensis? L. — Cudor Levaillant, Dis. d'Afr.
lab. 107, fig. N — Turdus aurignster Vieillot, Hamatornis chrysor-
rlieus Svvainson ) uccello del Capo di Buona Sjieranza, ucciso acci-
dentalmente, come accade di altre rare specie, nella sì remota Ir-
landa. Prosegue ad osservare che il suo affine Turdus obscurus Tem-
mink, altro non è che 1' affricano Turdus urs/noc di Lichtenstein,
così denominato fin dal 1819. Errore di esso catalogo fa egli ve-
dere che sia la mal voluta riunione del Ptirus lui^ubris della Dalma-
zia al sihiricus; sotto il cui nome anzi si confondono probabilmente
parecchie specie. Ed a chi voglia sapere se fu omissione il non in-
cludere in (piel catalogo la LocusleUu ccrtldolu, risponde che non
fu mai colto ne' confini europei quell' uccello dell'Asia, .\ltre corre-
zioni di minore imj)ortanza, ed altri schiarimenti accenna, tra' (piali
essere stato dato indebitamente ad un Avvoltoio europeo il nome
di l'ultur kolln che è proprio di una specie del Capo di Buona Spe-
ranza, non mai veduta al di qua dell'equatore.
Il cav. Bassi, in aggiunta alle cose da lui ricordate nella prece-
dente adunanza, osserva che necessariamente deve esser diversa la
— 4-ì(j —
specie dei Ragni predali dallo Sphc.r, su tu! livolse la [)iopiia al-
tenzione il cav. Schmid, da quelli che egli stesso ebhe ad osservare,
i «inali tlovovano npcessaiianipntc essere assai minori di grandezza
avendone numerati in ciascuna cella da 18 a 24 indi\idui: essere
del resto cosa assai ovvia che mentre un Imenollero mostrasi co-
stantemente preferire il pasto d' inselli d'un dato genere o famiglia,
trovisi poi indifferente quanto alla scelta delle specie; del che cita
diversi esempi.
Trova essere tanto meno probabile che lo Sphe.v abbia a bella
posta preferito i Ragni infetti da Larve di Ditteri, che richiedendosi
diversi mesi al conijiimento delle proprie metamoi-fosi non v'avreb-
be provvidenza nel disporre per la prole nascitura un cibo che in
meno di due settimane verrebbe distrutto dal parassita, il che lo
conferma nel credere che i Ragni fosseio già infelli all' insaputa
dello SjilicA, poiché il cav. Schmid non ammette che tale infezione
possa essere avvenuta dopo collocati i Ragni nelle cellule. Rileva
in fnie dover esservi qualche latitudine nell'epoca della nidifica-
zione dello Sp/ie.v xpirife.v dacché il cav. Schmid l'osservò in Toscana
alla metà di luglio, mentre il Bassi l'osservò verso il fine di giugno
in Lombardia, quantunque paese più settentrionale di quello. Chiu-
dono la discussione sul tanto ripetuto soggetto del Parasitismo il
doti. Chiesi ed il cav. Schmid.
Il Presidente mostra una rarissima Conchiglia del Regno di Na-
poli, Sol/iriiim stramineuin ; sulla quale invitatone il conte Porro fa
qualche osservazione.
Legge quindi una lettera direttagli dal dott. Vittorio Pecchioli,
il quale non cessa dall' occuparsi de' piccoli Mammiferi toscani, ac-
conq)agnata da esemplari di due Mus ; l'uno de' quali è il Mux /)<•<■-
cliloli Uonap., l'alti'o però egli non sajirebbe determinare, se sia il
rnuscitlus, ovvero una specie distinta, come parca sospettasse il si-
gnor Selys de Longchamps. Aggiunge l'aulore della lettera non poter
confrontare il Miis pecchioli con il xrli'dtictis mancante |)er(ino nel
Museo di Pisa ; dubitar però della differenza (|uanle volte il colore
dei pie deretani, che mostransi cenerini inferiormente soltanto nel
Mus peccliioli, non sia carattere sufficiente a distinguere le due spe-
cie, e riseivaisi ad inslituire l'anatomia com[>arativa degli scheletri.
Duolsi non poter presentare alla Sezione un suo lavoro sojjra i co-
stumi (li alcuni liuprestidi, perchè il sig. Guérin cui spediva il ma-
- /r^7 -
nosciitlo pei- inserirlo nel ISla^jazzcno zoologico non glie ne lia man-
dali esenijìlaii, sebbene fin da gennaio scrivessegli essere sollo il tor-
tiiio per j)ul)ljlicarsi
Il Presidente non trascura questa occasione per eccitare gli Scien-
ziati italiani a pnhlilicare i loro lavori in pati-ia piuttosto clie avven-
tuiarli all'esteio, essendo il minore degl' inconvenienti (juello di cui
si lagna il dott. Pecchioli. Finalmente riguardo ai A/us, non cessa di
stimolare il dott. Pecchioli a mandaili in Liegi al Selys, giudice com-
petenle più che altri, profittando della cortesia del sig. Omalius
d' Halloj suo suocero, che onora di sua presenza il Congresso.
Il dott. Felice Maria Falguera legge una sua .Memoria su/la nn-
liira del j>n'iicii>ìo sensilivo, o cerebrale. Tenta egli sj)iegare i feno-
meni sensorj che hanno luogo nel cerehro per mezzo di un fluido
speciale, come hanno già indicato i fisiologi di ogni tempo ; il qual
fluido nomina sensitivo, o cerebrale; sensitivo perchè produce le
sensazioni, cerebrale per la località in cui l'isiede.
Accenna la natura di esso fluido distinguendolo dall'elettrico per
la proprietà più sottile che gli attribuisce, e cerca spiegare il modo
in cui possa credersi che si formino le idee, e nascano gli appetiti
nell uomo e negli animali, valendosi di argomenti di analogia, e di
risultati di alcune sue osservazioni. Applica in fine questa ipotesi
agli animali acefali, eh' egli considera ripieni del fluido sensitivo in
tutta la sostanza loro ; e ricordando le indicazioni di Moreau sopra
l'applicazione della Fisiologia alla Psicologia, non che quelle di Du-
mas sulla formazione di una Ideologia comparata, conchiude che
col mutuo concorso delle due Scienze si potrebbe coni j)orre un pili
completo trattato delle facoltà intellettuali, sul (piale promette un
lavoro più esteso, non indicando ora che la ' parte riguardante la
Fisiologia delle sensazioni.
Succede animata discussione sull'argomento, così aperto al cam-
po delle ipotesi, tra il signor .\rrighi, il doti. Chiappelli, il dott. Ki-
holi, il Presidente, e il cav. Schmid, i f|uali interpellano a vicenda
l'autore della Memoria. Il Presidente sostiene con forza l'esistenza
di un sol fluido nerveo, e la convalida con l'analogia jier non en-
trare nella questione d' identità) del fluido elettrico, del quale si vol-
lero veder parimente più specie. .Vi dott. Riboli, cui jiiace osservare
cernie questa materia sia totahnenle ideologica, risponde il Falguera
54
— 428 —
il) inaijgior dichiarazione del suo scritto, die ciò non può dirsi senza
confondere le Scienze naturali con le morali ; essendo che un ideo-
loj^o considera le idee come già formate, come parte ilella intelligenza,
e finalmente in un modo astrailo, prescindendo da'corpi ciie inter-
vengono a formarle; il fisiologo, come ognun sa, considera le idee
per rapporto al meccanismo della loro formazione; e ninno potrà
negare che l' ipotesi di un fluido pel cui mezzo si formino le idee
sia una teoria puramente fisiologica. Il doti. Arrighi conclude che,
dovendo ricorrere alla distinzione de' due fluidi, sia meglio attenersi
alle note esperienze di tanti celchri fisiologi, o specialmente a quelle
del ch.sig. Longet. Soggiunge il doli. Chiappelli che se dovesse am-
mettersi una distinzione di fluido nerveo, sarebhe più ragionevole
quella del fluido che percorre 1 nervi del senso da quello che per-
corre i nervi del molo, sapendosi per le conoscenze avute fin qui,
che i nervi del senso esercitano un' azione centripeta, e quelli del
moto un'azione centrifuga. In proposito di che il Miiller propone a
risolversi la questione, se nei nei'vi del senso oltre 1' azione centri-
peta \ i esista una centrifuga, e se in quelli del molo oltre la centri-
fuga n'esista una centripeta. Esso Chiappelli ha immaginato e ten-
tato esperimenti per risolvere questo secondo lato della questione ;
l'uno de' quali ha eseguito, proponendo l'altro come da eseguirsi.
Secondo i risultati del primo si avrebbe che nei nervi del molo non
esiste azione centripeta. Dice pure che si propone altri esperimenti
che renderà di pubblico dritto.
Il doti. Falguera fa osservare che egli non ha ( come dalla di-
scussione potrebbe apparire) distinto il fluido cerebrale dal nerveo ;
e riassumendo dichiara non intendere di opporsi in qualunque caso
alla identità del fluido cerebrale e del fluido nerveo-; e nella sua
Memoria non aver parlato del secondo, perchè si è proposto sol-
tanto indicare il modo col quale possa quello prender parte alla
formazione delle idee nel cerebro.
Il Presidente rallegi-atosi, che occupato si bene l'ordinario tem-
po delle adunanze non siagliene rimasto tanto da poter sottoporre-
alla discussione un suo lavoro manoscritto su i Mammiferi, su i
nettili, e su i Pesci, simile al distribuito a slampa sugli Uccelli; egli
lo depositerà la dimane sullo scrittoio, non con la speranza di po-
terlo discutere, ma perchè sappiasi averne fallo omaggio al Con-
— 429 —
gresso lucchese prima di darlo alle stampe. Scioglie in fine l' adu-
nanza col dire che aspettò l' arrivo defJeologi per leggere anco ad
essi una lettera di Lodovico Pasini da Schio, la di cui assenza ha
prodotto gran vuoto in questo Congresso, cui assicura assistere tut-
tavia con la mente; in prova di che manda ottimi consigh per gli
anni avvenite, che il Presidente gode poter assicurare esser già
stati eseguiti.
Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte
// Segretario Dott. T. Riboi.i
A D 1 1\ A i\ Z A
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE
<H50«
JLit'Ilo ed approvalo il processo verbale dell'antecedente ad.unan-
za, il sig. Carlo Porro legge una lettera del dott. Domenico Nardo al
Presidente, nella (|uale, premesse le espressioni di rammarico di non
avei' potuto intervenire al Congresso, dà un saggio de suoi studi sulla
più naturale distribuzione in famiglie degli esseri appartenenti alla
Classe dei '/.oofitinj di Blainville sulle filosofiche norme del Prin-
cipe di Canino per la classificazione dei J'ertebrnti ; seguito da breve
cenno sopra una nuova specie di Dictichopora vivente. Vista la na-
tura e la importanza del lavoro non suscettibile di un estratto, la
Sezione sul parere emesso dal Porro acconsente che sia inserito per
intero nel verbale, siccome segue.
Distribuzione naturale in ordini, famiglie e generi delia Classe dei
Zoofitarj (Blainville) del dott. G. D. J\ardo membro pensionarlo
dell' /. R. Istituto Lombardo Feneto
Classe dei Zoofitarj (Blainv.)
Famiglia degli Alcioniani (Milne Edwards).
Ordine I.° Zoofitarj tubuligeni Nardo. (Pam. I.° Tubiporea Blainv.)
Di vis. I.° Animale nidulato in una specie di polipaio, solido, cal-
care, di sostanza uni/or/ne.
Fam.I.' Tubiporidi.^.
Gen. 7'«/>//)o/-rt Lanik. Gen. Gyringojtora?
Divis. Il.° Animale nidulatv in una specie di polipaio, cvrneo-farci-
noideo, più, o meno infarcito internamente di aghetti calcarei.
Fam. II.' Cornularidi N.
Gen. Cornularia Lamk. Telcsto Lamouroux.
— 43i —
OssKRVAzioNi « Un lai ordine che i-elativanienle al polipaio foi--
« inerebbe iiiiportanle eccezione alla Classe dei /.uoJ'Udij, d' al-
« troiide naturalissima, può quasi considerarsi siccome risultato
« d' una anomalia consistente nella conversione in corteccia es^er-
« na di ciò che nei Zuojilarj Jituidei convertesi in asse interno.
« / Tuhiporidi rappresenterebbero relativamente al polipaio una
« anomalia dei CoralUdi, ì Cornularidi un' anomalia dei Gorgu-
« nidi. La corteccia esterna che osservasi nei Fitoiilei verrebbe
« rappresentata, ossia polrebbesi considerare come uno stato ru-
« dimentario di essa la specie di veste membranosa che involge
« r animale, da cui sembra trasudarsi la sostanza calcarea, o cor-
« nea. l'na tal mcmbranelia è sovente sostenuta nel suo interno
« specialmente alla parte inferiore, ossia è più o meno infarcita di
« aghetti calcarei ( credo che a torto ne ammetta il Blainville an-
<> che di silicei V. Dict. d' Hist. Nat. pag. 461 ) come meglio osser-
« vasi nelle Cornularie.
Ordine II. ° Zoofuarj alcionari N. (Fam. FV.* Zoofitarj sarcinoidei,
o alciunari Blainv. )
Ordine IV. " Poli/ìi tubiferì Lamie.
Fam. I.° Antìielidi Nardo.
Gen. Anlhelia Lamk.
Fam. IL" Exosidì N.
Sotto famiglia I." ExosìnìN.
Gen. Exos N.
Sotto famiglia IP Alcionidini N.
Gen. Alcionida Edw.
Fam. IH.» Lobularidi N.
Sotto famiglia I.' Lohulan'ni N.
Gen. Lobidaria Lamk. Gen. Sympodiiini Eh rem b.
Gen. Dendridiuin N. Gen. Asbeslia N.
Gen. Alcinia N.?
Sotto famiglia IL' Xen/ni N.
Gen. Animothea Savigny. Gen. Neplea Sav.
Gen. Xeiiia Sav.
Fam. IV.* Briareidei Nardo
Gen. Briareum Blainv.
— 432 —
Osservazioni « E molto naturale un lai ordine. La sostanza po-
« lipirera,clie è eli natura uguale alla corteccia de'/V/wV/c/, contiene
« come ([nella gran numero di corpicciuoli calcarei agliiformi. Que-
« sti sono nelle AnthcUc aj)pena visibili, ed in piccolo numero.
« Crescono in quantità ed in grandezza nella famiglia degli Exosidì.
« ISei Lohiilaridi vedonsi ancora maggiori, sì in numero come in
« grandezza, specialmente nella sotto famiglia Xciiini. I Hridieiiii
« hanno la sostanza polipifera centralmente stipata in maniera da
« simulare una specie di asse solido prodotto dall' insieme degli aghi
« calcarei fascicolati verticalmente, l na tal famiglia forma per que-
« sto carattere naturale passaggio ai l'iloidci. Le differenze nelle fa-
« miglie risultano anche da caratteri spettanti all'Animale. Il genere
« Exos contiene finora due specie; V .tic. e.ros Auct. Exos pnìma-
« tuin Kob. e \ .Ile. stellatuni Edwards, Exo.t stellatum Nob.
« Il genere Lobularia per me restringesi alla Lob. digitata, a cui
« deve aggiungersi (se non è come crede Ehremberg un giovane in-
« dividuo di (piestai la Lob. conoidea Lam. Forse devesi riportare
« a questo genere anche la Lob. auranliacn del medesimo autore.
« Tipo del mio nuovo genere Dendridiuin assolutamente distinto
« dalle Loìndarie è \ .Ile. arboreiim L., Dendridium arborcum Nob., a
« cui aggiungo altre due specie cioè \'.4lc. arboreumjbwuni degli au-
« tori, Dendridium albuscola Nob. , e il Dendridium baculum Nob. che
« ha diramazioni lunghe come bacchette, e lisce, il genere Sjmpo-
« dium Ehremberg, sembrami ben distinto, e da collocarsi dopo le
« Lobularie. Il mio genere Asbeslia ha per tipo 1' .ile. asbestinum
« Auct., e questo forma forse una sotto famiglia per se come forse
« anche il genere Dendridium Elir., .4lc. flcxibite, fldi'uriì, /labclltim,
a viride di Quoy e Gaymard, vengono da me provisorianiente riuniti
« sotto il nome generico Alcjnia, e riposti nella famiglia dei Lobu-
« larini. Nel genere liriareum non può aver luogo la Gorgonia mol-
ti lis dell'Olivi come pensa Blainville, giacché è una vera Gorgonia.
« I generi ammessi dal Blainville fra gli Alcionari quali sono .41-
« cjronium, Cjdonium, Pulmonellum, Mussarium, e Cliona non pos-
te sono aver luogo in tal ordine per le ragioni da me esposte in al-
te tro lavoro prossimo a pubblicarsi, intitolato — Riscliiarimenti e
« rettificazioni ai generi, ed a qualche specie della famiglia dei Zoo-
« fitarj sarcinoidci .slabilita (hd .tig. de Blainville.
— 433 —
Ordine IH." Fitoidei Nardo. (Oid. III." Sez. VI.' Polipi corticiferi
Laiiik. Fani. II." Coralli hlaiiiv.j
Divi.s. 1.' Corteccia spiculifctu — Polipi ottotentucolati.
Fani. I.' Corallidi N.
Gen. Coriilliuiii Lunik.
l''ani. II.' I.sisidi .\.
Sotto famiglia I." Melileiiii N.
Gen. Meliliieii Lanik.
Sotto famiglia 11. ■' Isidini N.
Gen. Isix Lamk. Gen. Mopsea Lax.
Fam. IH.' Gor gonidi N.
Sotto famii'lia I.' Gon^onini N.
Gen. Gorgvniii N. Gen. Pterogordia Eliremberg.
Gen. Ennicea Lamk. Gen. Flabellum N.
Gen. Plucomus N. Gen. Funiculiiia Lamk.
Sotto famiglia IL' Ple.xaurini N'.
Gen. Plc.vaura Lamk.
Sotto famiglia III.' Muriceini N,
Gen. Muri ceti Lamk.
Sotto famiglia IN ." Primnoini N.
Gen. Primnoa Lamk.
Divis. IL" Corteccia non spiculifera, polipi a tentacoli piii o me-
no di otto.
Fam. IV.* Àntipatidi.
Sotto famiglia I." Antipatini — Polipi a sei tentacoli.
Gen. ./nt/iipal/icv VaWh^. Gen. Cirripat/ies Ulainv.
Sotto famiglia li.'' Saralini — Polipi a sedici tentacoli !
. Gen. Sa^'alia N.
OssERv.\zioNi « Sarebbe iialnralissimo f|iiesl' Ordine tanto rap-
« porlo al numero dei tentacoli, die d'ordinario contasi negli Animali
« di questa Classe, quanto rapporto alla presenza degli aghi.calcarei
« nella corteccia de"l polipaio analoi^lii a ([iiclli degli ./Icionari, se
« non si avesse grand' eccezione nella famiglia degli .Intipatidi. Fa
« meraviglia come sia sfuggito all'occhio degli osservatori il bel la-
« voro del Donati \ . suìV .tnfi/iate dell' .\driatico Gorgania sai'oglia
« (Bcrtoloni) inserito nel primo volume del Giornale di Grisellino,
« ove vedesi esattamente descritto e figurato 1' animale con i suoi
— 434 —
« sedici tentacoli. Non v' ha dubbio che una tale specie debliasi di-
" stinguere dal genere Anthipatìies. Costituisce anzi a mio credere
" una sotto faniitjlia, come nKìstrerò in j)iù esteso lavoro relali\o ai
• caratteri distintivi delle famiglie dei /.oojitaij. (ili Animali delle
• Antipaii propriamente dette, secondo Gray ed aitii, hanno soltanto
■ sei tentacoli ; oltre ciò la corteccia in queste è più corrosa, e ca-
•- duca facilmente, e vi ha pur differenza nella struttura dell'asse
" interno. Semi)ranii naturale la famiglia dei Gorgonidi, come pure
• sembrami di qualche valore la distinzione delle quattro sotto fa-
- miglie, le(iuali attesa la grande differenza dell'esterna corteccia,
" e del ninnerò, grandezza, disposizione e forma degli aghi calcarei,
■ debbono presentare importanti differenze anche nella caratteristi-
" ca deir.\nimale, che è desiderabile sia meglio fatto conoscere ; for-
« sechè il numero dei tentacoli non sia eguale in tutte le sotto fami-
■' glie. I Generi Fliiòelliiin, e P/aconiiis da me proposti hanno per
" tipo il primo la G. flabcllum Aucl. ed altre specie, il secondo
•■ la G. pldcomus degli autori, e due altre nuove specie, una delle
" quali Adriatica.
« Nei Gorgonini gli aghetti calcarei della corteccia ijon disco-
" pronsi ad occhio nudo come osservai avvenire nelle Antheìie. Nei
« Plexnurini divengono più appaienti come negli E.vosini. Nei Mii-
'< riceini sono tanto grandi che distinguonsi ad occhio nudo come
« avviene nei Xeniiti. I Primitoiiti diversificano per la grandezza, e
■< per la forma squamniosa che presentano.
« Naturali e ben distinte sono pure le famiglie dei Curollidi e
•■ degli Isididi, e y'ie maggiormente risulterà la loro importanza quan-
« do con più dettaglio si conoscerà la loro caratteristica.
Ordine IV." — Fani. III." Peiinatulari Blainx. Fam. l." B rane /lios tomi
calamidi Latraille. Ord. V.° Polipi natantes Lamk, escluso
il gen. Encrinus. Ord. XVI." Penna- marince Schweigger.
Fam. I.' Umhellularidi.
Gets . Umbellularia Laiìì ■
Fam. II.' Pennatuhiridi.
Sotto famiglia I.' Pennalularini.
Gen. Pcnnatula Lam. e-\ p. Gen. Penna N.
Sotto famiglia II. ° lirgularini.
Gen. Virgiliana Lamk.
— 435 —
Fani. IH." Piwonaridi.
Sotto famiglia I." Pm'onnrini.
Gen. P(H'oìuiria Ciiv. Gen. Scirpearìa Cuv.
lo famiglia II.' Verretlilini.
Gè», f'eretilliuii Cuv. GErr. Revita Lamk.
Osservazioni « La distribuzione di quest'ordine naturalissimo
« è presso a poco quale venne proposta dallo Schweigger. Dettàgli
« caratteristici maggiori mostreranno l' importanza rappresentativa
« delle famiglie e sotto famiglie. Semlji'ami dover distinguere gcne-
« ricamente le Pennatulae grisea e spinosa, dalla phospliorica e
« dalla rubili. I,e due prime hanno l'asse rotondo, le altre due «pia-
ce drangoiare. Dislingnonsi anciie per altri iuij)ortanti caiatteri tanto
« esterni quanto interni sj)ecialmcnte relativi alla disj)osizione delle
« ovaie, come mostrò il Delle Ghiaie. Lasciando il nome generico
« PennatulnAWe f.\>ec\e jrrisea e .i/j/how/, crederei potersi distinguere
« col nome generico I'ennv le altre due cioè ÌAphospiiurica e la rubra.
NUOVA SPECIE VIVENTE DI DlCTICHOPORA D. CINNABARINA Nardo
« Predisse il Lamarck stabilendo il di lui genere Dictic/topora
« che alla sola specie allora conosciuta Mill. violacea Pallas, altre
« se ne aggiungerebbero in seguito. Passarono molti anni prima che
« si verificasse un tale vaticinio, finche nel i8'3t circa M. Aliclielin
« ne scopri una seconda specie allo stato fossile nel calcare gros-
« sr>lano inferiore dei contorni di Chaumont. Ora ho la compiacenza
« di poterne annunciare altra specie vivente distinta molto bene
« dalle precedenti, la quale per quanto giunse a mia cognizione è
« proveniente dal mar Rosso, né so che siasi da altri mai fatta co-
« noscerc. Distinguesi dalla fi. vioìticea ])ercliè mantiensi entro di-
« mensioni minori; j)ei' essere di un bel colore di cinabro in modo
« da sinndare un piccolo corallo. Tal colore è proprio di tutta la
« spessezza del polipaio come osservasi nella /). fiobicea.Soni) nella
« nuova sjìecie maggiormente sottili ed intricale le dirantazioni. Le
« estremità dei rami, invececbè piuttosto ingrossate, moslransi ten-
« denti all'acuto, e lungi dall'essere del medesimo colore del re-
« stante del polipaio sono più biancastre. Le verruche non sono
« slelliformi come spesso osseivasi nella /). fio/area, ma giannlose a
— /iSG —
« gianeili (jiiasi ugnali, rotondi, grosselli, aggruppali in buon nu-
« mero alla superficie dei rami minori. Una sola serie di pori niar-
« ginali longitudinalmente seriali riscontrasi nella nuova specie,
« mentre l'altra vivente ne lia tre, di cui quelli della serie media
« sono maggiori. Gli esjiosti caratteri sono bastanti a distinguere
« le due specie viventi; riserbo ad altro lavoro dettagli maggiori.
« La .1/. rosaccd Pallas, non sarebbe forse una s|)ecie di Dicticlio-
« pora prossima a ([uella da me descritta? Mi sorge un tal sospetto
« osservando la figura, bencbè non mollo esalta, clie rappresenta
« l'Esper nella di lui tavola XXXVF. Cliiarisca clii può un colai
« dubbio, e giudicbi sulla novità della specie di cui lio esibila la
« descrizione. G. D. Nardo
Il Naido promette in fine mandare al futuro Congresso di Milano
una sua nuova Classificazione degli SjHìiigiarj , distesa dietro le
stesse norme, nella quale ai tre ordini prima stabiliti (Corneospoit-
i(e, Sicilispotige, e Ciilcisponge) aggiunse i nuovi ordini dei Curneo-
silici-s/'onge, e dei Corneo-cnìci-sponge ; lavoro clie non potè mandar
compilo al Congresso, come avria voluto, insiem con altri d' Ittiolo-
gia. Le famiglie degli Spongiarj finora gli giungono a quindici, ed i
generi a trenta.
Segue il rapporto del soprallodalo Porro sulla lettera del Risso,
della quale si fece menzione fin dalle prime sedute.
« Affidatomi da voi l' incarico di estrarre da una lettera di pri-
o vaia corrispondenza del prof. Risso al Principe di Canino quanto
« poteva importare agli studi di nostra Sezione, e formandone il
« soggetto una nota di Cefalopodi così viventi, che fossili, e pelre-
« fatti, che a quell'indefesso zoologo avvenne di osservare presso
« le patrie coste Nizzarde dal 1827 al Sg, venni nel pensiero che
« il meglio che per me si poteva sarebbe slato di fondere quella
« coH'allra illustra/ione dei luoghi pressoché eguali, presentataci al
« terzo Congresso Torinese dal sig. Verany sotto forma di tavola
« metodica illustrata da eleganti disegni, la quale per unanime voto
« della Sezione fregia il volume di quegli Atti.
« Ma [)er (piesla fusione esigevasi la possibile conqinrazione di
« quei tlue documenti. Ora sì nell'una che nell' altra illustrazione
« adottasi un ordine diverso di sistema
- 437 —
« Così neir una die nell' altra i nomi dei generi e delle specie
« sono a qnaiili) |)iin Ira vedersi spesso diversi por sinonimia. fJiovò
« in parie a stahiiiiia la tavola del sij,'. \'erany;eyli sareljhe slato a
« desiderarsi che il j)rof. l\isso nmi si fosse limitato ad una nuda
« nomenclatura.
« Costretto da (|uesti ostacoli, e dalla povertà delle mie co-
« ^ni/ioni nel soggetto, e dal difetto delle mie note e libri, e vo-
« lendo pure mostrarvi il mio buon volere, mi ridussi a porre
« di fronte 1' una e 1' alti-a nota in modo che ne emergano gli
« accordi e le dissonanze, lasciando che si possa col tempo e col
« sussidio dei me/zi verificare se tali dissonanze sieno nominali
a od essenziali.
« A non compromellerini nel diflicile labirinto delle sinonimie
« generiche sjiinsi lo scru[)olo (ino a scomporre ambedue le orfli-
« nazioni sislematiche, mettendo i generi nell' artificialissimo or-
ci dine alfabetico.
« Uitengo questa mia redazione come un semplice atto rappor-
« tante fedelmente i risultati di studio di due benemeriti, i quali
« iniziarono, si può ben dire, lo studio dei prodotti della bellissima
« patria loro, e la portarono avanti così, da attirarvi l'attenzione di
« molti tra i dotti stranieri di tal fatta, che in molle jiarli di Zoolo-
« già poche contrade di Europa possono pretendere di essere uguai-
« mente conosciute.
« E qui permettetemi che giovandomi dell occasione io vi ri-
« cordi come ora sono pochi anni eravamo costretti, per difetto
« di valevoli patrie illustrazioni, a studiare e determinare le cose
« nostre italiane sui lavori fatti da altre persone in altri paesi,
« conseguendone facili e ripetuti abbagli ; ed ora tpiasi in ogni
« parte della Zoologia, o possiamo dirci emancipati o siamo pros-
« simi ad esserlo. C. Porro
NOTA COMPARATIVA
DELLE SPECIE DI CEFALOPODI OSSERVATI SCLLE COSTE DEI MAni ni NI7,7.\ E GENOVA
n\i siCNoni vrniNv e nissn
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50
51
V r. il A m V
I Arqonayiia arfjo, Fer.
2 Crancliia Biinelllnna, Fer.
5 Kliìdon Aldiovaiidi, Dcllf Cli
li » Genei, Vcnuiv
5 » inoscliata, Drik' Cli.
(i LoLico vulgaris, Delle Cli.
7 » todaiiis, Delle CI).
8 » satinata, Delle Cli.
9 » subulata, Delle CU.
10 » Berthcloti, Delle Ch
1 1 >i coiiuleti, Verany
12 » niarmorae, Verany
15 LoUgopsis Verany, Fer.
I 'I Octopus vulgaris, Delle Ch.
15 » saluti!, Verany
Ili » ujacropus. Delle Ch.
17 » vclifer, Fer.
18 » carenae, Fer.
19 » catenulatus, Fer.
20 Onycholculhis Lichtensteini, F
21 Sepia officinalis, Delle Ch.
22 Sepicla Rouileleti, Cuv.
23 » niacrosoma. Delle Ch.
■t I » «t o
1 Atrgonauta argo, L.
2 » minor, Gualtieri
5 » aster. Risso
'I » ratis. Risso
5 lielemniles lalns, lìlainv.
G » suhsiileatns. Risso
7 » siilìi'iisirormis, Rasp.
8 » tuliereolalus, Risso
9 Eledona Aldrovandi, Delle Ch.
10 » inoschata, auct.
11 » ambrosiaca. Risso
12 Liluitex nodulosus, Risso
15 Loligo vulgaris, auct.
14 « (sagitlatus) todarus, Delle Ch
15 » >i iuaxiinus,Scl)a
— .... ( secondo il tableau
— di Verany ).
16 » sagittata, Lam.
17 )i fuscus. Risso
18 » parvus, Rondclet
19 )> urceolatus, Risso
20 » Rozeti, Risso.
21 LoUgopsis pcrlatus, Risso
22 Lolimnites meridionalis. Risso
23 Ocythoe mezzaro. Risso
24 Octopus vulgaris, auct.
25 Sepia italica ! ! Risso
2G - . -
27
28
29
50
51
52
55
tuberculatus. Risso
trilenfaculatus. Risso
rulus, Risso
niger, Risso
niacropus, Risso
cocco. Risso
violaceus. Risso
pilosus. Risso
54 Oiiìirìiolntlìii.i haniatus, Risso
35 Sejiin oflieinalis, L.
5G Scpiola Rdudeli'ti, Lani.
57 » niaeroSDina, Delle Ch.
38 >> elega ns. Risso
59 Spirolina silicata, Risso
40 'J'elrnpoiliis carilides. Risso
- 439 -
Il tiolt. Filippo Pacini di Pistoia lefjge una \ot(i relativa ad alcune
sue nuove osservazioni sopra i C'orj)uscu/i da essn scoperti nel cor[)o
umano; quali osservazioni furono motivale dalla lettera del cliiaris-
simo prof. Henle di Zurigo a Sua Eccellenza il Principe di Canino,
clie su tal suhiello fu comunicata alla Sezione nella adunanza del
dì ai settembre.
11 dott. Pacini comincia dal fare osservare come non essendo
stato presente alla comunicazione che fu fatta della lettera del pro-
fessore Henle dal sig. Presidente, ne fu reso partecipe dipoi dalla
bontà e gentilezza del Presidente medesimo, per il clie si projiose
allora di ripetere le osservazioni dei signori prof. Henle e dott. Kol-
liker sopra i nuovi fatti dal primo annunziali. Ma prima di dai' conto
delle sue osservazioni vuol rendere pubjjlicamente un segnalato
tributo di grazie al sig. prof. Henle ed al sig. doti. KòUiker, per avere
essi, il primo in special modo, degnato di prendere sotto la tutela
della propria autorità un nuovo fatto anatomico, che per quanto
contrastato o did)itato da molti, non era men vero che il dott. l'a-
cini già da dodici anni si fosse acquistalo. Ed a questa occasione
rende pui>!)liclie gia/.ic ancora al Congresso pisano che in questa
Sezione ed in quella di Medicina benignamente accolse tale scoper-
ta ; alla Società medico-fisica di Firenze alla quale fu per la prima
volta nel i835 presentata; ed al sig. doli. L. Guarini di Milano che
nel 1841 si die cura diffonderla col farla conoscere nel voi. 97 degli
.■Iniuili Unwersali di Medicina di Oniodei e Cdidcrini.
Dopo di che il dott. Pacini dando conto dei resultali di queste
sue nuove osservazioni fa sentire quanto sia sodisfatto di aver po-
tuto ottenci'c, j)er cpianto gli ha permesso il jjreve spazio di due
giorni di osservazioni, i principali resultati dal prof. Henle annun-
ziali, né di altro è dispiacente se non che di non aver potuto com-.
pletamente venire in chiaro sopra alcune particolarità relative al
punto ove termina la fii)ra nervosa dal prof. Henle scoperta. Rico-
nosce adunque il doli. Pacini l'esistenza di una unica fibra nervosa
elementare appartenente a ciascun coi-puscolo, la quale dice esser
meglio visibile nei corjiuscoli del gatto, per la maggioi- trasparenza
che in questo animale presentano; onde è che per vederla nell'uomo
ha dovuto il doli. Pacini trattare (piei corpuscoli con l'acido ace-
tico, essendo nell' uomo troppo moltiplicati gli strati capsulari di
cui sono essi formali.
— /,4o —
La (il)ra nervosa elementare, secondo le osservazioni del dottore
Pacini percorrendo mila la lunghezza del //^///ci*/» ( i) s'introdur-
rebbe nel corpuscolo, ove egli l' iia seguita (ino all' a|)ice del /v«//^«-
ptmcnto conico. i\v\ funicolo nella csticiiiità centrale del corpuscolo
nicdcsiiiio. In (pieslo tragitto non gli è sembrato che la fibra nervosa
cangi natura, onde egli spiegherebbe le conti'arie espressioni del
sig. prof. Henle jier una diversa accettazione di paiole. Quautfi alla
forma della terminazione della fibra nervosa, differendo il punto
ove Henle la fa terminare da quello fin dove l'ha seguita il dott: Pa-
cini, la diffei'cnza di tal forma viene ad essere implicita colla diffe-
renza del punto ove essa si verifica e perciò non valutabile a tal ri-
guardo; tanto più che il doti. Pacini nel breve spazio di due giorni
non ha potuto estendere a sufficienza le sue ricei'che. Per questo mo-
tivo ancora non ha potuto inconti-are lutte le varietà consistenti in
lina biforcazione della fibra nervosa incontrale dal prof. Henle : ben-
EP
(I) A maggior chiarezza delle osservazioni del pro-
fessor Ilenic e di quelle del dott. Pacini poncsi qui presso
una figura rappresentante un corpuscolo col suo funico-
lo,e colle linee concentriche, che sono la proiezione delle
capsule concentriche di cui si compone.
E C. Estremila centrale del corpuscolo, vale a dire
l'estremità che è rivolta verso le parti centrali del si-
stema animale, in opposizione alla seguente. In questa
estremità centrale vcdesi uno spazio triangolare a cui
vanno a terminare nella figura le linee concentriche, il
quale spazio nella Memoria del dott. Pacini è chiamato
Proltingamenlo conico del funicolo.
E P. Eslrcmilù periferica del corpuscolo.
F F. ^'hikVo/o.Iu questa figura mancano le finissime
linee longitudinali e parallele che si vedono col micro-
scopio nel funicolo e nel suo prolungamento conico, e che
rappresentano la proiezione dei canali concentrici di cui
esso si compone, i quali poi si continuano con le capsu-
le concentriche nel protungamenin conico.
I. Canaletto, o cilindretto centrale, of-aui rulliiim ed
il pili interno elemento capsulare del corpuscolo.
ÌN IN. Fibra nervosa c/cmenfarc, scoperta dui sig. pro-
fessore Henle. Essa è rappresentata come si è offerta al
doli. Paeiiii sotto al mier(>sc(i|)io, che I' ha seguita fino
all'estremila del prolungamento conico del funicolo nella
estremità centrale del corpuscolo.
— 44i —
si ha trovato due fibre nervose clie iiilroducevansi unite e parallele
in un corpuscolo luetlcsinio, lo quali proi»abihnente resultavano dalla
biforcazione di una (ibia nervosa, prima che entrasse in quel cor-
puscolo. Una varietà referibile a (juesto genere, ma di un grado mag-
{^iore, fu (|uel!a clic '^W presentò un corpuscolo il cui interno conte-
neva due corpuscoli minori, ciascuno di ((uesti due provvisto di una
fibra nervosa; ma non potè vedere se (pieste due fibre resultavano
dalla biforcazione di una terza. Ciò che rende probabile questo fat-
to, secondo il dott. Paciui, è la varietà che ej;Ii disegnò nella tavola
piima della sua Memoria, consistente in due corpuscoli ben distinti
fra loro, che ei'ano attaccati ad un funicolo comune, il tpiale dopo
lui certo tratto si biforcava. Doi^o di che il dott. Pacini conclude
che tali varietà, e quelle osservate dal prof. Henle, farebbero (piasi
credere che stassero a significare in differenti gradi una tendenza
di quei corpuscoli e delle fibre nervose a moltiplicarsi per scissione
longitudinale centripeta.
.\lla lista degli animali nei quali il prof. Henle ha ritrovati que-
sti corpuscoli, il dott. Paciui aggiunge il Meles, e V Erinaceus euro-
jxrits, ed una s|)ecie di I.aittm e di Focit, nei (piali animali gli ha
ritrovati dopo la pubblicazione della sua Memoria. Onde, secondo il
dott. Pacini, potrebbesi forse assicurare che tali organi siano pro-
pri della intera classe dei Mammiferi : ma egli crede che i meglio
apparenti ed i più grossi siano (pielli dell'uomo; almeno in nessuna
altra specie gli rinvenne cosi bene sviluppati.
La lettura di questo scritto viene accompagnata dai caldi voti
del dott. Pacini jierdu' non tanli a comparire la Memoria che il
prof. Henle su tal subietto ha promessa, potendosi soltanto da
un Anatomico così distinto as])ettare ciò che reclamava da lungo
tempo la Scienza (i).
Compiuta questa lettura, il prof. Savi domanda al dott. Pacini.se
egli siasi accertato che la fibra da lui e dal sig. Ilenle veduta nel
centro del funicolo sia nervosa, se 1' ha seguita sino al tronco nervo-
so da cui dice dipendere, se ha verificata la sua slrulliira e natura,
(I) Il (Ioli. Filippo Pucini ci unnuiizia la pubblicazione di-Ila Moiiioriu del
prof. Ilonle e dott. Kòllikcr, che prossimamente vorrà tradotta in italiano, l'e-
ber lìie Pncinifchen Kiiriìerchen nn den .Verren des .Venschenund dcr Saugelhiere.
Von. J. IleNLE unii \. kÒLi.iKER. Ziirich, jK'l'l. (L' Editore)
— 44.» —
ed il modo di comportarsi sotto l'azione dell'acqua. Al che il doti . Pa-
ciiii risponde affermativamente. Riflette allora il prof. Savi sulla sin-
};(>larit;i di una libra nervosa sola ed isolata, la (piale distaccandosi
da un tronco nervoso va vagando noli' organismo senza ritornare
al centro nervoso, e termina in vece entro un organo particolare.
Il dott. Kiboli espone alcuni generali principj anatomico-fisiolo-
gici, de' (piali si serve per riconoscere, e misurare il grado, la (pia-
lità e la (piantila di sviluppo fisico delle protuberanze cerebrali. INota
la nomenclatura clic usa; fa conoscere il modod' instituire un esatto
esame cranioscopico: come con esso si fondano, o si riconoscono
i temperamenti: come essi si mutano, e si modificano precisamen-
te : come cangino complessivamente le forme esteriori della persona.
Per conseguenza nota che anche il capo deve modificarsi ad ogni
epoca della vita, che ad ogni epoca deve marcare una superficie re-
lativa, ['er il ciie aunnelle in generale principio (già da lui annun-
ziato a Firenze) che la teca ossea cerebrale (ed anche cartilaginea)
cangia di superficie e di forma a seconda dell' etit, e dell' esercizio, e
delle malattie, e che a misura che una facoltìi si esercita e si si<dup-
pa, le sue lamine ossee portansi fra loro a contatto, distruggesi (o non
vi sì depone) la parte diploica intromessa, e manifesta alla periferia
una superficie relativa.
Tale jirincipio dà motivo al dott. Falguera di fare al doli. Riboli
alcune inlerpellazioni sui lemperamenli, e sulla prevalenza e pre-
ponderanza di azione che deducesi dalle prominenze ; dalle quali
interjjcllazioni emerge che il dott. Ril)oli accennando altre idee ge-
nerali riconosce i temperamenti (a modo di esempio il bilioso) dalla
presenza delle pretuberanze cerebrali, alle quali i Frenologi affida-
rono l'alimentivitri, l'amor della vita, e ladistrattività, per l' influenza
che hanno gli apparali nervosi solloposli sulle funzioni dei visceri
del bassoventre; il sanguigno dall' ««afewtó, comhattivitii, e fermez-
za, |)er la ragione suaccennala, i-elalivamente ai visceri del petto ed
agli apparali locomotori. In egual modo spiega il nervoso ed il lin-
fatico a norma dell'assoluta preponderanza di azioni degli apparati
medesimi, ora cioè delle facoltà percettive, ora delle riflessive.
Il Presidente, deposto sul banco il voluminoso manoscrillo di cui
fece promessa, discute brevemente sui iMannniferi, sui Rettili, e sui
Pesci, interpellando spesso il j)rof. Savi, segnatamente sui Mus, sulle
Arvicole, le liane, e la sua Saltiinaiidra carsica, che j)iù che mai si
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persuade a dislruggeie. Risulta dai Cataloghi esibiti dal Presidente,
il «nialf impilila l'aiuto dei zoologi alla [)erfe/.ione loro per di-
sli'iliiiii'li in altro Congresso, essere le sperie di Mannuiferi euro-
pei i()4; quelle dei Rettili g8; quelle dei Pesci 800, e più. A questo
proposito il prof. Savi impegna caldamente anche a nome di altri
zoologi esso Pi'incijìe di (lanino a pubblicare finalmente il suo Ma-
nuale d'Ittiologia, che servirà di norma in <|uesti studi. Soggiunge
il Principe che per corrispondere appunto il meglio che possa al-
l' aspettativa loro, deve più lungamente occuparsi della materia, e
per ciò andai-ne ritardala la pubblicazione
Le parole onde prese commiato il detto Presidente furono di
riconoscenza pari alla consolazione die ei trasse dal vedere in Luc-
ca cresciute in maggior fiore le Riunioni italiane, ed a «piella ospita-
lità lucchese, che tanto còntribu'i a congiungere gli animi dei con-
gregati in fratellanza e letizia.
K sciolta l'adunanza.
Visto — // l'rcsidcnle Carlo Principe Bon.\parte
// Segretario Dott. T. Ri boli
56
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE DI FISICA E MATEMATICA
A D 11 !V A i\ Z A
DEL GIORNO iG SETTEMBRE
»se«
xXjìriva il Presidente cav. |)rof. Giorgiiii la prima adunanza della
Sezione di Fisica e Malenialica, esprimendo i j)ropri sensi di grati-
tudine ai membri della medesima che lo chiamarono a dirigere i loro
scientifici trattenimenti, l'assava indi a render nolo il desiderio dei
chimici di congregarsi fin da principio in distinta Sezione con un
Presidente nominato dai loro soli suf'f l'agi : al <|uale voto, non ostan-
do i regolamenti, credeva di potere aderire, dichiarando per altro
di non intendere con (|uesto suo partito di voler stahilii-e un esem-
pio che influisca in verun modo sulle determinazioni dei futuri Pre-
sidenti. Soggiugne che la Presidenza generale, nel convenire per la
scelta del Presidente da farsi dai soli chimici, non stimò di potere
elevare al grado di Sezione la Sotto-Sezione di Chimica, avendola
già per tale nominata nell'attuale Congresso; promettendo però di
esporre i desiderj dei chimici intorno a ciò alla prima futura Pre-
sidenza generale, e in tempo op|)orluno.
Si fece poscia il sig. Angiolo N'cgni direttore di miniere a ricor-
dare come nella Sezione di Fisica del Congresso fiorentino parlasse
egli di una macchina di sua invenzione per fabbricare corde di fili
di ferro e d'altri metalli, che diceva economicamente utili nei lavori
delle miniere, per la trazione dei carri sulle strade ferrate, e in varie
applicazioni alla marina. Aggiunge ora che quantunque la Commis-
sione composta dei professori cav. Carlini, Vincenzo Amici, Doveri, e
(ioniiella già si pronunciasse favorevole ai suoi lavori, pure giudica
opportuno di mentovare, in conferma di siffatto voto, i nuovi fatti
venuti in campo a maturare la <|uestione ne'due anni decorsi da quel-
l'epoca. Dichiarasi cioè pronto a provare essere stata adottata la
sua macchina in Inghilterra, per tener luogo di un'altra diversa che
- 4-'i8 -
por la falìbricazioiie di tali coide era stata espressamenle costrutta :
V ti' avere recentemente fornito il iiioilello, i disegni e l'opportuna
liesorizione per mio stahiliinenlo simile a (|uello di Parij^i, da ei'ii,'ersi
nei;li Stali Lniti d' America. Sog;i,'iuni;e inoltre essci'si 1' esperienza
ijià dichiarata in favore delle corde fahbricate dalla di lui macchina,
atteso l'uso loro dilatato in Germania, in Iii[i;liilterra, nel Belgio, ed
in Francia ; depositando alla Presidenza in conferma delle sue pa-
role una nota conlenente i nomi dei luoghi ]iiin<'ipali, e dei diret-
tori ili miniere e di strade ferrate, i (piali con grandissima utilità
ailoprano adesso esclusivamente siffatte corde. Protestasi |)oi di vo-
lere unicamente con tpiesta sua comunicazione rendeie omaggio a
(piella stessa lieve opposizione che incontrò nel Congresso fiorenti-
no, e corroborare l'opinione della Commissione, come cpiella di co-
loro clie accolsero con benevolenza i suoi lavoi-i. Prega egli final-
mente, che non potendo limanere a lutto il Congresso, se dovranno
aver luogo osservazioni su quanto espose, fatte gli vengano durante
l'adunanza, o dopo la lellara del presente processo verbale : al cpiale
desiderio annuiva il Presidente.
I dito ciò dichiara il prof. Majocchi d' aver già pubblicato nel
suo Giornale alcuni cenni sopra una macchina per la fabbricazione
delle corde metalliche, costruita in Inghilterra ed introdotta in Fran-
cia, senza omettere le cose esposte dal sig. Vegni al Congresso fio-
rentino rispello al proprio trovato : e che oragli godrebbe l'animo
di ijossedere documenti valevoli a publjlicamcnte dimostrare do-
versi a un Italiano la priorità di siffatta invenzione. Della cpiale
offerta grato e accettante il sig. Vegni, soggiungeva d' aver già ri-
vendicalo la propria scoperta in un articolo di Giornale di cui dava
lettura alla Sezione.
II medesimo prof. Majocchi inerendo all'utilità che i fisici si ri-
volgano scambievolmente questioni da discutersi durante ogni Con-
gresso, si fece a propoi-re di prendere in| esame la convenienza re-
spettiva delle punte verticali e delle oi'izzontali nei parafulmini: il
che lo trasse a ricordarsi di una Memoria del Segretario della So-
cietà elettrica di Londra, nella quale vieti da costui rassomiglialo il
fulmine alla scarica della bottiglia di Leida. Ma l'oratore trovava
erroneo il paragone, giacché per il fulmine servii'ebbero le nubi
ti' armatura interna, d' esterna la terra, e sarebbe arco scaricatore
un mezzo coibente qual è l'aria; mentre affinchè la scarica della
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b(illii,'li;t (li Leida si trovasse secondo lui nelle medesime snriifeiile
cuiidi/.iuiii dovrebbe essa avvenire a liaverso le pareli del vaso. Al-
la quale necessità contradiceva il j)rof. iMatteiicci, vedendo egli tra-
passare la scarica della bottiglia di Leida lo stesso mezzo di (|iiclla
del fulmine, non servendo il conduttore metallico clic ad avvicina-
re fra loi'o le due armature.
Toccalo incidentalmente questo punto, cliè per essere discusso
a fondo mancava precisa notizia delle considerazioni e dei falli al-
legati nella succitata Memoria, si venne alla <|uislione principale
dei parafulmini. Intorno a cui il prof. ALilteucci opina, jjotersi lai-
volta trar profìtto dalle punte orizzontali, da lui stesso praticate su
di una cbiesa a r>ivorno, ma esser loro preferibili rpielle convenien-
temenle inclinale; osservando bensì giovar sempre di regolare la
varia direzione delle punte secondo la pai'ticolar forma degli edili-
zi. Citava il prof. Taddci in esempio dell' utilità delle punte oriz-
zontali (pielle die guerniscono il palazzo delle Tuilleries. Riteneva
profìcue il prof. Micbelacci le situazioni diverse delle punte in or-
dine alla varia direzione che possono prendere le scariche elettri-
che a traverso l'atmosfera: mentre il conte Paoli escluderebbe le
punte orizzontali per timore che in qualche caso scaricassero late-
ralmente r elettricismo.
Finalmente il prof. Pacinotti, insistendo meno sull' impf)rtanza
delle varie situazioni delle punte che sul buono stato loro, riprova
il sistema di quelle aggrupjiate secondo direzioni diverse con un
medesimo conduttore, com' anche i conduttori orizzontali, prefe-
rendo sempre buone punte isolale niunile ciascuna del respeltivo
conduttore, giacché si tratta per difender le fabbriche di stabilire la
comunicazione più breve e diretta tra le punte ed il suolo. Ma sog-
giunge il prof. Pcrego non essere da escludersi i conduttori oriz-
zontali, come quelli che servono a collegare fra loro le varie pun-
te, e a distribuire la scarica a lutti i (ìli verticali. Della (|ual cosa
non isconviene il prof. Pacinotti, se tali conduttori si facciano di
breve lunghezza, evitando d'appressargli troppo alle parti sporgen-
ti degli edifizi.
Suscitava l'argomento al prof. Majocchi il pensiero d'un invito
a studiare, se veramente nei parafulmini la sfera d' azione della
punta abbia raggio eguale al doppio dell' altezza della spranga : e
leplicavagli il proL Perego, che pei fatti a lui noli crede maggiore
— 45o —
(Ul ilinolaltì lo spazio difeso sugli edifizi da spranghe molto alte, e
minore (piello tutelalo da sj)ranglie di picciola altezza.
Mosso a siffatta improvvisa discussione il prof. Pacinotti, vor-
rebbe clie si pro])onessero in ogni Congresso (piesiti fisici e niate-
Miatici per trattarsi nel successivo: esj)ediente riconosciuto utile
<la vari iiw inhii, purché non si venga per esso ad escludere la di-
scussione improvvisa di questioni recale in campo dall'opportu-
nità. I-aonde il Presidente invitava per redigere il programma degli
anzidetti (juesili una Connnissione composta dei professori Mat-
teucci, iMajocchi, Mossotti, Perego, e Pacinotti.
Dopo di che bramando il prof. Malleucci che si tragga partito
ilair ascensione dell' Arconauta che avverrà durante il Congresso
per istituire osservazioni fisiche nell' atmosfera, vorrebbe che ve-
nisse quest' ultimo corredalo delle istruzioni ed istrumenti oppor-
tuni: al fpiale desiderio ammendo il Presidente deputava 1' oratore
e il prof. Alajocchi alla compilazione del relativo progetto.
^'enuta l'adunanza a questo punto innanzi l'ora del suo ter-
mine ordinario, risolvevasi il j)rof. Matleuccl d' anticipare verbal-
mente il sunto d' una sua Memoria sulla luce della Lnm/)jns italica,
che già proponevasi di leggere alla Sezione in una delle susseguenti
tornate. Premessi alcuni falli, posti in evidenza dalle sue osserva-
zioni ed esperienze descritte nella citala Memoria, era portato da
essi a concludere intorno alla natura del fenomeno luminoso pre-
sentato dalla lucciola, che la produzione della luce nell' insetto è
del tutto connessa coli' assoibimento che esso fa dell' ossigeno, il
quale viene a combinarsi col carbonio, elemento della materia fos-
forescente, giacché é sempre consumala dall' insetto medesimo
una quantità d'ossigeno corrispondente a quella del gas acido car-
bonico sviluppato; e ciò senza segni di calore, il quale dovrebbe
essere accumulato per apparire ai nosli-i strumenli: che poi la vita
dell' insetto non é condizione essenziale della sua fosforescenza,
perchè i di lui segmenti huninosi anche .sepaiati dal coi'po e schiac-
ciati seguitano a risplendere per qualche tempo nell'aria: che ben-
sì la vita é necessaria a conservare la materia fosforescente me-
diante la nutrizione, la quale basta a mantenere splendente l'insetto
anche rinchiuso con erba entro ima scatola. Opina eziandio che il
sistema nervoso possa influire sul fenomeno in questione, estin-
guendosi le lucciole più presto nella soluzione di noce vomica che
— 45i —
nell'acqua, e prirna in questa che nell' ()[)|)ir). E finalmciite l' iiiter-
inilleiiza della luce, la (|uale è (|uasi scintillante, lo induce a stimare
esser connesso il di lei svilu[>j)o colla respirazione dell'insetto, che
per le molte tracli'ee esistenti ne' di lui segmenti luminosi permette
il coniano dell'aria atmosferica con una sostanza sjìeciale, conte-
nuta negli anelli dei medesimi.
Il prof. Perego narrando d'avere anch' egli istituito esperien/.e
sulle lucciole, diceva essergli sempre avvenuto di trovare che desse
perdono colla vita il potere d'emetter luce : a cui il ^latteucci, poter
ciò forse avvenire in qualche caso, ma che (piando non ha veduto
egli ad occhio nudo risplendcrc il morto insetto, posta la sua ma-
teria fra due vetri sotto un microscopio scorgeva luminosi special-
mente gli Olii della medesima.
Non conveniva poi il prof. Taddei che al solo contatto coli' os-
sigeno sia dovuta la luce di «piclla materia, impei-occhè alcuni legni
e farine ec. a contatto coli' aria assoihiscono ossigeno per restitui-
re r e([iiivalente in gas acido carhonico senza però presentare la
fosforescenza. A cui il Matteucci, che nella spiegazione dei feno-
meni hisogna aver riguardo soprattutto alle cause conosciute, e che
inoltre potrehhesi altrihuire la citala differenza d'effetti ad un mo-
do particolare di essere, e di divisione della materia della lucciola.
Frattanto il prof. Pacinotti riferiva inciilentalmente le esperienze di
Nohili e Melloni, i quali ottennero segni di calore al termomollijìli-
catore nella lenta comhustione del fosforo. E il prof. Taddei ritor-
nava a concludere, che la lucciola risplende pel concorso di più
cause, alcune delle quali ignote, accordando ])er altro che l'assorhi-
menlo d'ossigeno e il proporzionato sviluppo di gas acido carho-
nico accompagnano il fenomeno luminoso.
Finalmente il Principe Luigi Ronaparte, udendo che il prof. Mat-
teucci non negava ricavarsi (]ualche traccia di fosforo da una gran
(|uantità di lucciole prese insieme, sehbene rispondendo questi al
prof. Taddei dicesse non averne ottenute d' acido fosforico, e rite-
nuto che il fosforo anche in tcnuissima quantità può emetter luce
senza calore, trova grande analogia tia i fenomeni da esso presen-
tati, e quello in discorso: talché domanda se sia provato chela pic-
colissima (|unntit;i di fosforo esistente nella lucciola non possa ca-
gionare il di lei splendore. X cui il prof. Matteucci, essere troppo
piccola siffatta «juantità di fosforo per attribuirle il fenomeno, e che
57
— 452 —
in molte sostanze dove ne esiste una quantità hene maggiore, come
notava il prof. Taddci nella sostanza cerebrale, non si vede luce.
E il Boiiaparte, potere nella lucciola esser combinalo il l'ost'on) in
un modo incognito, e quindi non rimanere escluso dalla piTuluzioiie
del l'eniimeno .
Continuata un breve tratto ancora la discussione di tale sogget-
to fra i nominati interlocutori ed alcuni altri, il Presidente racco-
mandando a tutti i membri della Sezione di volere iscrivere per
tempo le letture e comunicazioni che intendono di fare, onde pos-
sano distribuirsi convenientemente nelle successive tornate, discio-
glieva 1 adunanza.
Visto — // Presidente Cav. prof. Gaetano (iiorgini
Prof. G. M. L.\vAGNA
( Prof. ^
Segretari ^ Prof.
""■'*"'""' ' " -'■ Luigi Giorgi
ADUXAXZA
DEL GIORNO i8 SETTEMBRE
-<»S««^
iicllo dal Segretario prof. Lavagna, ed approvato il processo ver-
bale della precedente tornata, annunziavansi dal Segretario profes-
sore Giorgi vari opuscoli inviati in dono alla Sezione dai signori,
Fusinieri, .Menici e cav. Antiiiori, alcuni de' (inali pei' essere in nu-
mero sufficiente si distribuirono ai membri presenti. Uno di detti
opuscoli, ([nello del cav. Antinori avente per titolo — Sulla neces-
sità di stabilire un regolare sistema di ossen'azioni di Fisica terre-
stre e atmosferica — muoveva il Presidente a rinnovare ai fisici
r invito, clie già ne' passati Congressi era loro stato diretto, di dar
mano cioè ad opera di tanto momento. Eleggeva quindi in Commis-
sione per siffatto oggetto i professori. Melloni, .Matteucci e .Majoc-
clii, pregandoli d' associarsi ([nelle persone colle quali crederanno
o[i|iortnnu di |)orsi in corrispondenza per la migliore esecuzione del-
l'accennalo j)rogetto. 11 prof. .ALijocclii accettando di buon gradol'in-
carico esternava il desiderio cbe la Commissione si assumesse \'o\y-
bligo di formare il ricbiesto piano entro un determinato tempo,
affincliè do[)o averlo diffuso colle stampe [ler tutta Italia si possa
discutei'e al futuro Congresso, e trarne uno |)iìi [)crfctto ed eseguibii,,'.
Dopo di ciò surse il prof. Lottini ad esporre un fatto, che sembra-
vagli avere un certo ra|i[)orto con ([ualclie [ìunlo della discussione
intorno alla luce della Lamjìyris italica, tenutasi nella [^recedente
adunanza. Narrava dunque come molta lana sudicia già esposta al-
l'umido, avvolta in balle, caricata e comj)ressa a bordo di un basti-
mento, do[)o circa 20 giorni di navigazione le balle comparvero
limiinose senza dare segno sensibile di svilu[)[)o di calore, e giunta
la merce a Livorno trovossi tutta la lana carbonizzata, con indizi evi-
dctili die l'azione avea comincialo dal centi-o di ciascuna balla.
(Miicileva egli jjoscia che si nominasse una Commissione di chimici
- 454 —
|M'r ;iii;ili/./.arf lii^oiosaiiiriilc la niateiia luminosa (lolla lucciola,
onde li'arnc cognizioni più ccrle sulla naiiiia elei renoriieni da essa
presentali. Ma osservando il l'iincipe Luigi Bonaparte, che la delica-
tezza e difficoltà dell' indagine ricliiedevano tempo assai lungo, Ia-
cea discendere il l'rcsiili'nle nell'opinione, clic giovasse unire questo
tema a quelli da proporsi nell'attuale, e trattarsi nel fuliu'o Congresso.
Indi si rinnovava dal Presidente medesimo l' invito ai congre-
gali di addurre nella pi'cseule adunanza (pielle osservazioni che
taluno slimasse di fare, su (juanlo avca esposto nella precedente il
sig. Vegni. Né alcuna essendone stata avanzata, avea la parola il
professore Barsotti.
Leggeva fpiesti aver j)ul)l)licalo nel corrente anno quattro Me-
morie, una sulle frazioni coefficienti, e tre risguardanti la Mecca-
nica analitica.
In una di qiiesl ultime, concernente la determinazione del cen-
tro di gravità d'un arco qualunque di alcune delle principali li-
nee piane uniformemente pesanti riferite a due assi ortogonali, ha
preso egli in esame non solo la reità finita, e qualsiasi arco di cir-
colo e di cicloide, come ordinariamente si usa nei corsi di .Mecca-
nica, ma un arco qualunque di parabola, d'ellisse, d' iperbola, di
logaritmica e di catenaria omogenea.
Nella seconda Memoria si è proposto d' indagare, adoprando le
formole dell'ecpiilihrio dei sistemi rigidi, gli sforzi dei punti di so-
stegno di una porta in equilibrio, qualunque sia il numero e la
posizione loro.
I ." Dimostrando, essere un tale problema affatto indeterminato
se delti punti siano più di tre, mentre per due soli è desso determi-
nato rispetto al calcolo degli sforzi perpendicolari all' asse di rota-
zione sotto fjualunque di lui angolo coll'orizzonle : rimanendo sem-
pre indeterminato per la valutazione degli sforzi paralleli a (|ueirasse.
1." Ha fatto palese un equivoco, nel quale incorse il Mascheroni
nel risolvere geometricamente un tal problema, ed ha sostituito alla
di lui soluzione sintetica una propria di simil genere, con la (piale
è pervenuto ai risullamenli slessi ottenuti colle formole analitiche.
Finalmente nella terza Memoria si è proposto di trattare ana-
liticamente il problema della spranga appoggiata a due pareti, co-
nosciuto sotto il nome di Prohlenid dell' e(iuililjrio della trave iiicli-
nntn. Ha ricercato primamente le formole contenenti le forze che deb-
— 455 —
bono affile ai due capi della spranga in cquiiil)rio, mostrando: i ." Che
la spranga non può essere ecpiilibrata, se il suo centro di «pravità
non è nel piano condotto per le di lei estremità, e se le forze ad
esso perpendicolari non si distruggono separatamente: 2.° Che come
a\ viene in (|U('!!(i della porta, le otl<Miule forniole mostrano deter-
minato il proi)l(Mna in discorso pel calcolo delle forze perpendicolari
alla spranga, e indeterminato per le altre ad essa parallele.
Osservando di poi essere le resistenze delle pareli forze passive,
die all'uopo si sviluppano da se stesse normalmente alle pareti me-
desime, introdusse egli nel calcolo, come comjionenti indetei'minate
delle suddette forze tali resistenze, pervenendo così alle formole ana-
litiche del suo |)roblema considerale in generale.
Ritenute da esso sin (jui per indeterminate le posizioni delle due
pareti d' appoggio della spranga, passava all' i])otesi contraria, e po-
teva trattare come casi pailicolari il problema contemplato dal pro-
fessore \incenzo .\mici nella sua Memoria sull' ecpiilibrio delle fab-
briche, e quello anche più semplice che il prof. Fontana appellava
la Pict/Yi d' inciampo per parecchi f^eometri di prim' ordine.
Al sunto di (pieste Memorie, alle f|uali si rimanda per le mag-
giori particolarità, aggiungeva il prof. Barsolti un cenno di altre due
di analogo argomento già recate a fine.
Nella piima di esse si propone di risolvere il problema dellecpii-
librio della spranga angolare, da lui chiamata biforcuta, appoggiata
coi capi e col vertice a tre (ìareti, il (piai prolìlema conipiende co-
me caso particolare quello della spranga semplice o rettilinea, del
(piale superiormente.
Nella seconda ha preso ad obietto la risoluzione del problema
considerato dall'Eulero nella sua dissertazione suìV y4rmonia ira i
principi di fpuete e di moto del MauperUiis : problema inteso a de-
terminare la posizione che per re(pnlibri() dee prendere una spran-
ga rigida neir ipotesi,
I .' Che dessa possa avere moto si radente clie rotatorio sopra
un |)unto fisso :
a. "Che s'appoggi col capo inferiore sopra un muro verticale,
lungo il quale possa liberamente scorrere, e
3.° Che sostenga coli' altro capo un peso dato.
Avverte poscia che sebbene 1' Fulcro dicesse, non potersi l'alle-
gato problema agevolmente sciorre colle regole ordinarie della Mec-
— 45G —
canica, veniva per altro risoluto geometi'icamenle per vie al(|uanlo
divei-se dal prof. Fontana, e dal lucchese Saladini.
Rende noto finalmente d' aver egli risoluto questo stesso pro-
lileina col soccorso delle citale formole, divenuto ancor più gene-
rale per l'ipotesi, die la parete d'appoggio ilei capo inferiore della
spranga faccia un angolo qualunque coli' orizzonte, e che la dire-
zione della forza applicala all' altro capo di essa le sia comunque
inclinata: determinando non solo la posizione della spranga, ricer-
cata prima dall' Eulero, e poi dal Fontana e dal Saladini, ma pur
anco gli sforzi esercitati contro di essa sì dal muro che dal punto
fisso, i quali le servono d'appoggi.
Terminata siffatta lettura passava il prof. Majocchi, dietro in-
vito del Presidente, a indicare le osservazioni delle quali poteva in-
caricarsi r Arconauta durante la sua ascensione, non che gli stru-
menti di cui conveniva munirlo.
I .° Per raccogliere un certo volume d'ai'ia delle alte regioni, da
recarsi a terra per essere analizzata, un vaso di latta di forma cilin-
drica, terminato alle due estremità da tronchi di cono forniti di chia-
vi pneumatiche : si dovrà esso riempir d'acqua, per indi vuotarlo nel
punto della massima salita, aprendo le due chiavi, e permettendo
così r egresso dell' acipia per l' inferiore, e 1' ingresso dell' ai'ia per
la superiore. Un recipiente di tal natura si proponea dal prof. Majoc-
chi, perchè semplice, di facile e pronta fattura, ed esente dal pe-
ricolo di rompersi.
■ì.° Un elettroscopio, per mezzo del quale l'Areonauta possa ve-
rificare, se, come osservò il Peltier, l'elettricismo delle varie regioni
atmosferiche, in specie nuvolose, passi talvolta dal positivo al nega-
tivo, per ritornare ad essere positivo in una regione superiore.
3.° Un termometro, per notare le diverse temperature delle re-
gioni attraversate.
4.° Un barometro, per potere dalla sua indicazione dedurre l'al-
tezza a cui sarà asceso.
5.° Un igrometro proposto dal prof. Perego.
Apertasi la discussione, specialmente intorno al recipiente sopra
descritto, temeva il prof. Perego che per la piccìola resistenza della
materia di cui lo si voleva com|)oslo, non resistesse al disequilibrio
di pressione che avrebbe nella discesa, per essere ripieno d'aria
molto meno densa di quella verso terra; e reputava poterglisi u(il-
- 45? -
mente sostituire una fontana di r(>ni|)rossione a forti jìareti di ve-
tro. Il prof. Taddei non escludendo l'accennata |)ossil)ilità di rottu-
ra, vedeva inoltre una probabile altera/ione della qualità dell'alia da
analizzarsi, nella presenza della pece clie serve alle saldature, e nella
facile ossidazione del metallo pel concorso dell'umidità e dell'aria
ncir interno del recipiente. Né lo rassicuravano l' inverniciatura o
l'argentatura del vaso proposte dal prof. Majocchi, né la galvaniz-
zazione del ferro, di cui lo vorrebbe composto il sig. \'egni; impe-
roccliè teme anzi nel primo caso alterazione maggiore nei prin-
cipj dell' aria pei' la pi-esenza di un'estesa superficie di vernice; e
scorge negli altii una causa di più pronta ossidazione nel contatto
di metalli eterogenei pel diverso stato elettrico nel (|uale si costi-
tuiscono. E a tal proposito ajipunto notava il j)rof. l'erego aver sem-
pre veduto prontamente ossidarsi i vasi di latta nelle saldature, al-
lorcliè vi si poneva dell' acqua. Preferiva (juindi il Taddei 1' ottone
alla latta, ritenendolo mollo più diflicile a ossidarsi; e di grossa la-
stra di tal metallo, anche per maggiore solidità e resistenza, voleva
costruito il vaso.
Intanto osservava il marcliese Ridolfi, clie sì delicata esperienza
(|ual è r analisi dell' aria, i cui resultati dovrebbero j)orsi a ct)n-
fronto con quelli del Gay-Lussac, si dee non solo eseguire coi mezzi
più S(|uisiti e rigorosi die presenta adesso la Fisica, ma è necessa-
l'io evitare ogni possibile benché remota alterazione dell' aria me-
desima. .\lterazione che potrebbe accadere, non tanto nella breve
durata della discesa, ma ben anche e molto maggiore nel più lungo
tempo in cui 1' aria avrebbe dovuto rimanere nel recipiente prima
di venir sottoposta all'analisi: a meno che non si potesse travasare
appena giunta a terra, come suggeriva il prof. Majocchi, in un \aso
di vetro per mezzo dell' ajiparato a mercurio.
Consigliava dunque il marchese Ridolii di sostituire il \etroalla
latta e all'ottone; e per evitare il pericolo di rottiu-a in ima caduta,
addotto tlal prof. Majocchi, proponevano i professori Mossotti e
Taddei di racchiudere il vaso di vetro in una cassa di legno conte-
nente materie molli e cedevoli.
Prolungatasi alquanto la discussione presso a poco sulle mede-
sime basi tra i sunnominati e i professori cav. Hiorgini, Lottini e
conte Paoli, sembrò l'ultiino provveiliuiento il più conveniente, al-
lorquando tornasse malagevole all' Areonauta il servirsi, come ulti-
— 458 —
mainciUe siigjjcriva il marchese KicloHì, delle comiiiii boltiglie, se-
condo il metodo ])ralicato dal Gay-Lussac, le quali d'altronde avreb-
bero potuto offrire un risultamenlo medio se ci si fosse raccolta
aria di diverse altezze.
Uavvisala tlal prof. Mossotti l' utilità di determinare a certi istanti
l'altezza del globo areostatico per mezzo d'osservazioni contempo-
ranee esetjuite con due teodoliti, a fine di confrontarla con cpiella
determinata col barometro, il Presidente affidava a lui e al profes-
sore Obici l'incarico di tali osservazioni, associandoli alla Commis-
sione nominata nella precedente adunanza. Invitava eziandio, se-
condo la proposta del prof. Lottini, i jìrofessori JMajocchi e Mat-
teucci ad esercitare preventivamente l' Areonauta nell'uso degli
apparecchi che gli verranno affidati.
Il prof. Majocchi nell'avvertire come l'Orlandi dica di non ser-
virsi di zavorra per dare forza ascensiva al suo globo, ma, alla ma-
niera già praticata dal Zambeccari, di un altro piccolo globo pieno
d'aria da rarefarsi più o meno regolando alcune apposite fiammelle
sottoposte, osserva che giovereljbe fosse realmente usato un tal
mezzo onde poterne provare 1' utilità.
In ultimo il Presidente incarica il prof. Majocchi di porsi in re-
lazione col Presidente generale direttore della pubblica istruzione,
per ottenere gli strumenti già mentovati, non che di concertarsi con
chi avrà la soprintendenza dello spettacolo, per impegnare 1' Areo-
nauta a tenere le sue promesse.
Chiudeva poi 1' adunanza coli' annunzio per la successiva tor-
nata di una lettura del conte Paoli sopra alcune emanazioni delle
paludi; argomento, diceva egli, di grande importanza specialmente
pel territorio lucchese.
Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini
. f Prof. G.
/ Sesie tnn < „ r t
* ( Prol. Lu
Prof. G. M. Lavagna
iGi Giorgi
ADINAIVZA
D i: L e I o R N o I <) s i: r t e m b r e
>;5eo-
-I-iello dal Segretario prof. Giorgi il verbale della passata adunanza,
il t|iiale dopo alcune modificazioni richieste dai professori Majocclii
e Taddei veniva approvato, leggeva il conte Paoli la relazione d' al-
cune proprie osservazioni sulle ac(|ue palustri, istituite ad oggetto di
verificare l'opinione da esso emessa in una nota inviata al Congresso
di l'adova, venire cioè la mal"aria costituita dal gas solfido idrico,
come veicolo od escipiente ai cosi detti miasmi.
Si fé egli pertanto ad analizzare le acque di tre contigue paludi
del Cesenatico, ove regnano febbri inlermiltenli, una delle (piali
disseccasi affatto d'estate, l'altra s'asciuga soltanto in parte e ri-
ceve acqua salata, mentre la terza rimane stagno d'accpia dolce in-
gombro di vegetabili. Queste acque presentano al dire dell'autore
i diversi stati di tutte le acipie stagnanti in generale; egli però le rac-
colse in due epoche distinte, onde ottenerle nelle condizioni dovute
ai due estremi di temperatura di que' climi, e dopo molte esperienze
eseguite su di esse col metodo di Pasqiiier, fu portato a concludere :
I ." Che esistono i solfati nelle acque palustri; nelle quali poscia
coir inalzarsi della temperatura formasi il solfido idrico, con più di
prestezza e d'abbondanza, quanto peggiore si è la condizione del
fondo delle paludi.
2." Che siffatto gas veramente si svolge nella stagione estiva dalle
acque palustri nei luoghi di mal'aria, in «piell'epoca dell'anno in cui
sogliono manifestarsi le malattie d'accesso.
Confortato il conte Paoli da tali risultamenti delle sue indagini
nell'opinione emessa a principio sulla causa della mal' aria, termina
raccomandando di praticare per quanto è possibile le colmate nei
terreni palustri; riprovando il sistema di cangiarli con quel pretesto
in risaie, da lui reputate non meno perniciose delle naturali paludi,
58
— 46o —
lifciTiidosi all'alto a (|iiaiilo sta scrino nel libi-o ilo! prò!'. Piieciiiolli
sulle Risaie d' lUi/ia.
Prendeva la parola sulla precedente leltura il jii'of. Taddei, ac-
cordando clic il gas idrof;cno solforato deteriori le condizioni at-
niosfericlie, senza riconoscere in esso la cagione diretta della
mal' aria, che ritiene prodotta da un incognito principio specifico.
Imperocché, egli dice, i luoghi ove svolgesi l' indicato gas, o non
sono malsani, o lo divengono solo per l'eccessiva (piunlità di cotesto
fluido sì deleterio, il (piale vi genera effetti ben diversi da (juelli
della mal' aria. Sostiene quindi in generale i fluidi gasosi permanenti
meno nocivi dei non permanenti, venendo i primi dispersi tosto nel-
I atmosfera dalle correnti aeree e dalla temj)pratura più o meno
elevata di rpiesta; mentre in vece il vapore aqueo serve di veicolo a
materie semi-decomposte derivanti da alcuni terreni, le (piali ren-
dono in essi specialmente jiericolosa la sera, calando con quello,
per la diminuita temperie, a depositarsi sulla superficie del corpo,
o a lasciarsi assorbire nel torrente della respirazione. Cresce poi
d' estate l' infezione, essendo allora più copiose le accennate ma-
terie a nudo sui laghi e sui pantani (piasi asciutti, e favoi'ite nella
decomposizione dall' aumentata temperatura, di guisa che viene il
vapore aqueo a trarne seco maggior quantità. Alle (|uali circostanze,
se aggiungasi il miscuglio d' ac(pie dolci e salale sul suolo, 1' acqua
che s'evapora di giorno vi lascia sali deliquescenti, i quali umet-
tandosi di notte, e tornando a prosciugarsi nel giorno, producono
r alternativa d' umido e d' asciutto, che aumenta la decomposizio-
ne, e quindi le cause dell infezione.
Replica il conte Paoli avere anch' egli sostenuto nella surriferita
nota al Congresso padovano, essere le emanazioni putride precipua
causa dell' infezione, e non tenerne perciò adesso pro])osilo; ma
risguardar sempre per altro come veicolo delle medesime il gas sol-
fido idrico, tolto il quale non basterebbe la putrefazione a cagionare
le febbri, e cita falli in (piesto senso. A cui il prof. Taddei, cre-
dere che liberati i luoghi dalla presenza di (piel gas, per ciò solo
non ne verrebbe purificata l'aria, la quale se disinfettasi col cloro,
deriva da non aver esso azione limitata al predetto gas, ma estesa
eziandio alle materie corrotte.
Interviene nella discussione il marchese Ridolfi a dichiarare ipo-
tetica l'esistenza del principio specifico della mal' aria, non avendo
— 46i —
bastalo a porlo in chiaro, dai tempi dell'Accademia del Cimento al
di d'ojjpi, i possenti mezzi della scienza, i (piali ci fanno rintraccia-
re le mininic (pianlilii di ^:is idroi^eno solforato. E il prof. Majoc-
clii domanda come si spieghi coH'alle^'alo principio specifico l'estesa
infezione liin^'o il Nigel, clic venne dissipata mediante il cloro dalla
spedizione iiif^lese.
Ileplicava ai due preopinanti il prof. Taddei, non intender egli
di spiegare la natura del miasma ; ma per lui resultare dalle istesse
esperienze del Brocchi, esistere »|ualche cosa d'estraneo nei vapori
miasmatici, i(|uali trattati con delicati reagenti si trovano contenere
per la presenza dell' azoto un che di analogo alla natura delle so-
stanze animali. K il marchese Hidollì gii obietta la riconosciuta
esistenza in ogni vapore a<|uco deirultimo principio, senza che per
altro produca ovunque febbri intermittenti ; ed è anzi portato a ri-
tenerlo in generale piuttosto utile che dannoso, come quello che
serve alla vita vegetabile.
Qui interviene il Presidente a narrare d'aver letto nella Biblio-
teca britannica, che abbeverate alcune pecore con accpia dell'agro
loinano in cui era contenuta la citata sostanza (piasi animale, pre-
sero esse le feijbri: dichiarando bensì di non volere avventurare un
giudizio sulla vera cagione del fenomeno, ma di credervi connessa
la circostanza anzidetta.
r.biedeva poscia il marchese Kidolfi come s'accordi coll'ideedel
prof. Taddei la malaria nelle colline samminiatcsi al principio d'au-
liinno, ove mancano le C(jndizi()ni tulle dei luoghi palustri; e segna-
tamente nel Poggio a Isera, là dove insorgono le febbri allorché
ferve in molle fornaci a iu\ tempo la cottura de' mattoni; conclu-
dendo dipendere l' infezione da un complesso di cause, sulle (|uali
non giova che si pr(mtnizino gli scienziati, correndo anzi rischio
di cosi scoraggire l'industria. V cui replica il (irof. Taddei, che nel
luogo citato laiìbondanza slessa delle fornaci diinoslra il suolo argil-
loso, il quale assorbendo e condensando durante l'estate i principi
malsani che in picciola ed innocua (|uanlità esistono nell'aria, gli la-
scia sviluppare in copia dal suo seno al cadere delle prime jiiogge
autunnali, come ne avverte l'odoralo medesimo. Appoggia il dot-
tore Salvagnoli siffatta opinione, ricordando l' esistenza ne' terreni
matlaionosi di sali e sostanze organiche, le (|u.'ili alla maniera già
dichiarata dal jirof. Taddei si connettono colla mal aria. E (|uesti
iinalmente non vede improbabile, che se una volta i chimici s' ac-
— 462 —
cordiMaiino col Liebig a risconlrare il gas ainiiioiiiaco iieiratiiiosCi'ra,
\i vt-nga da esso attcstata la presenza di materie seiiii-deconiposte,
a cui egli attril)uis<;e tanta parte nell' infezione : convenendo j)er
alti'o col maicliese Kidolfi clic sin (|iii debba accogliere il Congresso
tali sue idee come congetture.
Il Presidente, scorgendo gli effetti della mal' aria crescere col-
l'umidità atmosferica, né dubitando dell'esistenza dei miasmi, ([ua-
huKjue ne sia la natura, inclina col 'l'addei a ritenere per veicolo
loro il vapore aqueo. Ma gli oppone il mai'cbcsc Ridolfi che vi so-
no luoglii umidissimi e sani. Volgendosi poscia a spiegare lo spe-
ciale odore che accompagna le prime piogge sopra accennato dal
prof. Taddei, ritiene che dopo lunga siccità sia carica 1' atmosfera
di sostanze organiche, delle quali, cadute che sono colle prime scarse
acque sul terreno riarso, risalgono gli effluvi; svolgendosi in tali cir-
costanze il citato odore anche dalle semplici lasti-e riscaldate dal sole.
L'avv. Massei, a mostrare non indispensabile il concorso del-
l' umidità nello svolgimento delle febbri, cita luoghi asciutti e mal-
sanissimi dell'agro romano, delle maremme toscane, e segnatamente
della Terra di Lavoro. A cui il prof. Taddei, che siffatte contrade
le quali sembrano asciutte, si troverebbero in vece umidissime per
mezzo dell' igrometro. In estensione ed appoggio di ciò, soggiun-
ge il dott. Salvagnoli per propria esperienza concorde coi fatti alle-
gati dal prof. cav. Paolo Savi, trovarsi nelle maremme toscane ter-
reni asciutti coperti d'uno strato di colmata, e sotto di esso cuora ma-
rina da cui risale fino alla superficie del suolo un'efflorescenza salina
capace di produrre i fenomeni più volte discorsi ; e che inoltre l'igro-
metro segna in que'hioghi oltre gli 80 gradi. Nota eziandio che se
ciò non basti, l'influenza delle paludi si estende a gran distanza
lungo il corso de' fiumi ec. ec.
Terminata siffatta discussione, il Presidente rammenta essere at-
teso dall'attuale Congresso il rapporto della Commissione nominata
in Padova per riferire sui lavori pubblicali intorno all' eclisse del
dì 8 luglio 1842. Indi discioglie radunanza.
Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini
/ Segretari
Prof. G. M. Lavagna
Prof. Lt"IG! Giorgi
ADl]\A\ZA
DEL GIORNO 20 S E T T R M li K K
-»sxt^
D,
'opo l'approvazione dell atto verbale dell'anlecedente lornata letto
dal Segretario prof. Lavagna si fé innanzi il cav. Cai-lini a coniiniicare:
Come in ordine all' invito diretto dal Governo di Londjardia a
diversi corpi scientifici e amministrativi per indicare i mezzi propri
a contribuire al buon esito e al decoro del Congresso di .Milano, pro-
ponesse egli in nome della Direzione dell' Osservatorio di detta città,
fra le altre cose anche il seguente provvedimento, che potrà agevo-
lare la formazione del piano delle osservazioni meteorologiche di
cui oc. Pi'opose cioè di fare eseguire in Milano, ove trovatisi in gran
numero abili fai)bricatori di macchine fìsiche e matematiche, una
collezione di strumenti meteorologici costruiti colla maggior dili-
genza, e con metodi uniformi, i quali prima di essere posti in ven-
dita siano stati esaminati e comparati dagli astronomi dell'Osserva-
torio, e contrassegnali con un i)ollo speciale.
Della quale proposta, benignamente accolla dall' L e R. Gover-
no, venne egli incaricalo di dar comunicazione al Congresso luc-
chese. Partcci|)ata da lui all'L e R. Institulo di scienze ed arti di Mi-
lano siffatta superiore incombenza furono eletti da questo i signori
cav. Carlini Presidente, prof. Belli, canonico Bellani, ed Antonio De-
("ramer Commissari, per provvedere tanto alla costruzione del ternio-
iiietio campione, (|uanlo alle esperienze sulla tensione del va|)orc.
Il Presidente fattosi interpetre dei voti dell' assemblea rendeva
grazie al cav. (Carlini e all' Le R Governo di Milano dell'utile prov-
vedimento, pregando l'oratore a volersi intendere circa il medesimo
colla Commissione eletta iiell' attuale Congresso j)er le osservazioni
meteorologiche che sopra ec.
Intesa siffatta comunicazione, il prof. Majocchi riconoscendo
la grande importanza dell'allegato provvedimento, faceva voti af-
(incile non al)l)ia a sorgere dalle molle e gravi occupazioni del
])relodalo (jualclie oslacolo alla esecuzione di esso, e il cav. Carli-
ni lo rassicurava appoggiandosi anche all'opera de' suoi colleglli
nella Commissione.
I)oj)o di ciò si fece il prof. IMclloni a comunicare alcuni resultali
delle ricerche da esso intraprese sulle proprietà calorifiche delle
vaile radiazioni che compongono lo spelilo solare. Esposte le ana-
loghe esperienze eseguile dai fisici intorno a ijuesta importante que-
stione, mostrò egli come vennero sin ora trascurate certe condi-
zioni indispensabili da soddisfarsi, onde dedurre dai fatti os.servati
conseguenze decisive sulla costituzione dello speltro caloiifico: e
determinati i dati sperimentali necessari alla soluzione del proble-
ma, trovava che il massimo calore non è mai nell' interno dei co-
lori, ma costantemente sull' estremità lossa, qualora si prendano in
considerazione le sole zone colorale del Newton ; e che peilanlo
malgrado le alterazioni osservale nelle temperature delle zone infe-
riori dello spettro, le azioni calorifiche dei raggi luminosi manten-
gono costanti le loro mutue relazioni d' energia, traversando le la-
mine e i prismi di qualunque sostanza diafana e scolorata. Ognun
vede di quanta im])ortanza sia siffatta conseguenza per la teorica
ilellti Identilìi Ira la luce e il calorico raggiante. Noi non sapremmo
espiimere con maggior chiarezza e precisione i falli osservati dal
prof. Melloni, e le idee suggeritegli dalla discussione delle sue osser-
vazioni, che riferendo le parole medesime colle quali egli ha posto
fine alla sua comunicazione.
« Concludiamo che nel riconoscere l'esattezza delle osservazio-
ni fatte intorno al calore dello spettro solare da Davy, Englefield,
A\ uiiscli, Seebech, ed altri fisici i cpiali ci precederono nell'esame
di questo importante soggetto, non jiossiamo adottare veruna delle
conseguenze che se ne vollero dedurre relativamente alle varie po-
sizioni attribuite al massimo di tem|)eiatura; stanlcchè il massimo
non può ne deve essere relativo che ad una sola serie di radiazioni
elementari spiegate giusta l'oidine delle loro respettive refrangibili-
tà: e le allegate esperienze forniscono i gradi di calore resultanti
dal concorso di parecchie serie, i cui termini omologhi non si ri-
scontrano esallamenle, e trovansi in vece piìi o meno opposti Ira di
l<iro: si)ecie di conditto disordinato e confuso, ove la forza indivi-
duale soccombe sotto 1' azione delle masse.
— 4«5 —
« Per avei'e le leniperaliire pi'oprie dei colori dolio spettro con-
veniva operare sopra un ra-^f^ic» solare scomposto da un [)i'isnia a
superficie molto più stretta di (|nelle anteriormente adoperate, e ser-
virsi di un corpo termoscopico clic occu|)asse una solili zona lon-
^'itiidinale dello spettro risultanle. .SoddisCalle ambe le condizioni,
le U'mperalure dei colori prismatici ci lianiio svelalo un. indole con-
traria a quella che veniva loro attribuita. Imperocché siffatte tem-
perature si credevano talmente altei-ahili per 1' azione assorbente
delle sostanze limpide e scolorate da perdere affatto le mutue l'ela-
zioni loro d'energia: sicch»' la piìi alta teni])eratura passasse ilal-
r una all' altra zona dello spettro in virtù della semplice trasmissio-
ne dei l'aggi lucidi a traverso i mezzi diafani e privi di qualun(|Me
colorazione.
« Noi abbiamo trovato per lo contrario che i colori dello spel-
tro conservano invariabilmente la massima loro temperatura sid
l'osso estremo, (piaitnitpie siasi la natura della sostanza adoperata
sotto forma di prisma |)er iscomporre il raggio solare. nelle sue ra-
diazioni elementari, o ridotta in lamine per esplorare 1' azione as-
sorbente del mezzo su (juesle radiazioni
« Tuttavia I esperienza ci mostrò che la presenza del massimo
ne' colori osservata dai nostri predecessori derivava dall' assorbi-
mento pili o meno intenso di siffatti mezzi diafani sul calore oscu-
ro scoperto da llerschel oltre il limite rosso.
« Raccoglieremo in una seconda Memoria le varie proprietà di
questo calore che troveremo composto d' elementi diversi più o me-
no facili ad essere diffusi, trasmessi, ed assorbiti da certe sostanze,
e dolati di tutti i requisiti che appartengono ai raggi colorati dello
speltro neutoniano. Anteriori esperienze avevano d' altra parte di-
mostrato che il calore oscuro d' Herschel è soggetto a (]uelle mede-
sime leggi di propagazione, riflessione, rifrazione e polarizzazione
che reggono le affezioni generali della luce. La visibilità è durxpie
r unica proprietà che distingue gli elementi caldi e lucidi da quelli
che sono unicamente dovuti all'azione calorifica. Ma osservammo
altrove che la proprietà d'illuminare è d inq)orlanza affatto secon-
daria relativamente all'efflusso raggiante; imj)eroccliè vi sono al-
cuni individui che non vedono l'estremo violaceo dello speltro,
alli'i che confondono il rosso estremo col verde o col turchino. Ora
un raggio non può essere nello slesso tempo rosso, verde, e turchi-
— /^G^ì —
no, visibile ed invisibile. Queste proprietà di luce e di colorazione
son dunque estrinseche alla radiazione, accidentali, ed unicamente
dovute all'organismo animale: laonde non valgono a coslilnire ima
differenza t;enerica tra i due a{,'enli cui doi>l)iamo i fenomeni della
luce e del calore. Le radiazioni oscure di Herscliel non possono per-
tanto distinguersi scientificamente parlando dalle radiazioni lucide
del Newton, die mediante alcune proprietà specidolie di trasmissio-
ne, assorbimento o diffusione, j)erfeltamenlc analoghe a quelle che
distinguono tra di loro i raggi colorati : e si è detto poco anzi che sif-
fatte proprietà sono anche tra gli elementi calorifici delle radiazioni
oscure. Così si va som|)re più confermando 1' opinione emessa in
ima delle nostre ultime Memorie che /e radiazioni di calore oscuro,
sono vere radiazioni invisibili di luce « .
In occasione di siffatta applaudita lettura osservava il Presiden-
te, che dagli slessi squisiti mezzi sperimentali praticali dall'autore
si potrebbe dedurre il modo di trattare analiticamente la questione.
E il prof. Mossotti riflettendo che per comj)letare le detcrminate
analogie fra la luce e il calore manca quella delle interferenze, sug-
gerisce, ad oggetto di determinarla, di esaminare se nello spettro
prodotto coi reticoli di Fraunhofer si riscontrino differenze di tem-
peratura fra gli spazi luminosi e gli oscuri.
Passava indi il Principe Luigi Bonaparle a riferire in pioposito
dei fenomeni della luce di avere osservato in Siena, come i ritratti
eseguili col dagherrotipo riuscissero bene, tanto con vivissima che
con fìe^ole luce, se abbondavano nell'atmosfera corpuscoli natanti,
e come si ottenessero imperfetti nella scarsità loro. Aggiunse inoltre
che in molle circostanze i sali d' argento non vengono annerili dal-
la luce: citando il fatto di Davy che il nitrato d' argento disciollo in
acqua distillala scevra d' ogni materia organica, e posto entro un
vaso ben chiuso, non veniva annerito dalla luce. Riportò ])ure una
osservazione falla da altri, che cioè il magistero di bismuto esposto
so])ra una carta ad asciugarsi al sole, annerì in (juella parte soltanto
che era a contatto colla carta medesima, e spezzato non si vide nero
neir interno. Sospetta quindi che in tutti gì' indicati effetti anziché
doversi riscontrare un' azione diretta della luce su tali sostanze, vi
agisca essa in vece per forza cataliltica secondo il linguaggio del
IJerzelius, attuando cioè i corpuscoli organici esistenti nell' atmo-
sfera a produrre i fenomeni.
- 4G7 —
Vorrebbe fìn.-.Iniente ol.e da esperii fisici si ripetessero nel vuoto
od in luogo privo dei nominati corpuscoli le soprindicate espe-
rienze, e la confezione dei ritratti col daj,'liern)tip„,„n(le venire sul-
r accennato did)bio a qualclie positiva conclusione. E gradirebbe
cbe silTatta ricerca fosse unita alle altre di cui si devono presentare
i resultati al futuro (Congresso.
Hiflelteva per ultimo il prof. Mossolti cbe il processo per iscuo-
prire le sostanze organicbe col nitrato d' argento potrebbe servire
eziandio alle ricerclie j.er la determinazione, secondo le idee del pro-
fessore Taddei, dei principj della mal' aria.
L'ora essendo già trascorsa il Presidente scioglieva l'adunanza.
Visto — // Presidente Prof. cav. Caetajvo Giorgini
/ Segretari
Prof G. M. Lavagna
Prof Lt iGi Giorgi
59
A D l X A ^ Z A
DEL GIORNO ai SETTEMBRE
»se«-
iictto dal Segretario prof. Giorgi, e approvato il processo verhalt'
della passata adunanza, intratteneva il prof. Cassiani l'assemblea
intorno ad alcune sue osservazioni tendenti a lintracciare le cause
del moto oscillatorio dei sistemi astatici ; del (piale erasi già occu-
pato in uno scritto reso di pubblica ragione nell'anno 1842, pro-
vandolo allora non analogo a quello delle variazioni diurne od an-
nue dell' ago calamitato, né dovuto a torsione del fdo per lo stato
igrometrico, né all'agitazione dell'aria, né a differenza di tenij)era-
tura. Escluse siffatte cause fu portato egli da due recenti indagini a
porre in cliiaro i seguenti fatti :
Che avendo osservato oscillazioni spontanee soltanto in aglii
calamitati astatici, o in sistemi di due aghi a debolissimo magne-
tismo coi poli dello stesso nome sovrapposti, gli sembra dipender
esse da magnetismo alterato nei medesimi.
Che i sistemi astatici, gli aghi calamitati, ed altri sistemi non ma-
gnetici risentono effetti per la diffusione dell' elettrico, i quali va-
riano secondo che il bottone della bottiglia é a levante o a ponente,
al polo boreale o all' australe : e che sono talvolta identici pei siste-
mi calamitati e pei non calamitati, ([uando gli ultimi abbiano po-
sizione non troppo diversa dal meridiano magnetico.
Che tali effetti riescono minori, od anche nulli, per la vicinanza
di sostanze metalliche, e per debole coibenza della campana di ve-
tro. Sono identici sì colla bottiglia positiva che colla negativa: paiono
modificati dall'orientazione dei sistemi.
Che nascono pure effetti oscillatorj dallo scintillar del botto-
ne a non piccola distanza dal sistema, come nel mezzo del tubo
di sospensione.
- 4G9 -
Glie mancain) essi, qualora non si tocclii il vetro col bottone
della iji>ttii;iia.
C.\ìv lilialmente sono piìi definiti e costanti nell' ago semplice
calamitato.
l'ei l'ani aiizidetli opina 1' autore clie 1' elettricità diffoudeiilesi
nell'aria, non (piolla di sola tensione, possa agire sui corpi cala-
mitati e liberamente sospesi in modo diverso dalla semjjlice attra-
zione: die però le suddette spontanee oscillazioni potrebbero attri-
bnii-si a consimile diffusione elettrica fra la terra e le alte rej^ioni
dell' atmosfera: e quindi un sistema astatico, o a debolissimo ma-
gnetismo, potrebbe forse giovare allo studio di tale diffusione o
scambio eletti'ico. Glie finalmente ancbe i sistemi non calamitati
posti in direzione non guari diversa dal meridiano magnetico ven-
gano per inlluenza terrestre a subire (jualclie grado di magnetismo,
cbe gli renda capaci delle indicate modificazioni per influenza di
scaricbe elettricbe.
S|)ieglierebbe poi il ninno i> mìnimo effetto sui sistemi astatici,
pressocbè perpendicolari al meridiano magnetico, per mezzo della
pei'fetta astaticità, stante la (juale venga a neutralizzarsi l'azione
elettrica sopra i due jioli di nome diverso, e ad egual grado di
magnetismo.
Attribuirebbe finalmente l'invertirsi dell'azione attrattiva in
repulsiva, e viceversa, al maggioi-e esaltamento dell'imo e dell'altro
polo nella stessa estremità del sistema, non nascendo siffatta in-
versione nell'ago semplice: esaltamento, clic <lui)ita indotto dalle
varie posizioni del sistema rispetto al meriiliano magnetico.
A siffatta lettura tenne dietro un'altra del prof. Pacinotti sopra
una nuova operazione aritmetica da lui cbiamata Estrazione dei
fattori. Dato in cpiella un numero, vien proposto di trovare i suoi
fatloi-i, quando si conosca (pianti sono, e la differenza che passa
tra di loro. Stabilisce 1' autore di chiamare il l'attor principale di
secondo, terzo, .... m." ordine, secondo che due, tre .... m deb-
bono essere i fattori del ninnerò proposto, e fissa a rappresentarlo
un simbolo fattoriale analogo al radicale. Insegna indi la regola ge-
nerale di calcolo per trovarlo, tpiakuKpie siano le diffci'enze tra
esso e gli altri, intere o fratte, positive o negative, ed anche pel
caso in cui detto fattore non possa aversi cbe per approssimazio-
ne. Osserva in seguito com|)render questa regola come casi parti-
— /Ì7o —
colali un luctodo iiiscf^nalo dal l\iit'flni per l'estrazione della radice
di un ordine (jualiuu|ue, e quello del Hudan per la risoluzione delle
equazioni a coefficienti numerici. Accenna finalmente l'esteso uso
die j)uò farsi della nuova operazione ai'ilmefica, tralasciando i pro-
cessi di calcolo; sui (piali si propone di pul)l)licare un suo lavoi'o,
che non poteva formar soggetto di lettura adattata all' indole dei
trattenimenti scientifici della Sezione.
Taciutosi il prof, l'acinotli, nò essendo altra cosa all' ordine del
giorno, si fé innanzi il prof. Majocclii, in correlazione alla propo-
sta fatta nella prima adunanza dal prenominato suo collega, a pre-
sentare alla Presidenza una nota de' seguenti cpiesiti, clic ei^li già
pubblicava nel fascicolo \I\ de' suoi .tniiali di i'isicd, Cliiiiiicd, e
Matematiche, col Bullettino ileir industria meccanica e citintica.
\ ." Intorno alle cause cui si jiossono allribiiiie le es|)l<)si()ni delle
macelline a vapore, e dei mezzi d'evitare (|uest' ultime.
2.° Quali siano i sistemi d'apparecchi voltaici, che in rapporto
della forza, della spesa, della regolarità ec. devono essere impiegati
per rendere utili ai diversi rami dell' industria le proprietà delle
correnti elettriche.
3." Dell'elettricità atmosferica, ed in particolare della folgore.
Certe sostanze metalliche non prendon talvolta parte importante
alla produzione di tale fenomeno?
4.° Indicare i mezzi di misurare con precisione la velocità dei
venti in tutte le direzioni.
5.° Quali sono i vantaggi relativi dei diversi sistemi idraulici
impiegati sinora.
6.° Sviluppare i vantaggi teorici che possono presentare le mac-
chine a vapore rotatorie.
7.° Esame comparativo dei processi che hanno per iscopo la
preparazione e l'uso del gas illuminante.
8.° I vegetabili legnosi, o erbacei, hanno essi temperatura pro-
pria durante le diverse stagioni dell' anno?
9.° Le osservazioni meteorologiche fatte da lungo tempo in un
gran numero di luoghi hanno esso rendulo qualche servizio al-
l' agricoltura, alle arti ec.?Per qual mezzo potrebbesi accrescere la
loro utilità?
io.° Quali osservazioni possono farsi sulle diverse disposizioni
molecolari proposte dai fisici e dai chimici.
— 47' —
I ! ." Si danno sostanze isomeriche? Indagare le cause cl:e pio-
durreljbero l' isomerìa.
i'i.° Delle aurore boi'eali.
Udita tale comunicazione il Presidente, soddisfacendo anche al
desiderio esleriialo dall'autore, stabiliva che sarebbe data co|)ia del
{,'rave programma alla (iominissioin- incaricata di l'ormularc i (|ue-
siti fisici e matematici pei futuri Congressi, e rlie farebbe fin d'ora
rinnovare la di lui pubblicaiiione nel Diario, anche pel caso che
così possa pronuioversi sopra alcuna delle la (piestioni (jualche
comunicazione o discussione nel seno del presente Congresso.
Dopo ciò recavasi Carlo Luciano Bonaparte Principe di Canino
ad offrii'e alla Presidenza, in nome del Pi'incipe Demidoff, alcune
osservazioni meteorologiche l'atte ila <|uest ultimo a Nijnè-Taguilsk
nei mesi di gennaio e maggio del corrente anno. E il Presidente
pregava il prenominalo di renderne grazie all'autore, dicendo a un
lem|)o che verrebbero parlecij)ate le osservazioni alla Commissione
relativa alla |)roposta del cav. Antinori.
hidi scioglievasi i' adunanza.
Sono stati offerti alla Sezione i seguenti opuscoli.
Alcune oss('/V(i zio/lì risguardanti le correnti mngueto-elettriche
in risposta ad alcune pretensioni di priorità del prof. Znnledeschi .
liei prof. Majocclti.
Hiccìiierc idrostatico del prof . Gioacchino Taddei.
Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini
Prof. G. M. L.\v.\GNA
/ Se<^retari .,,,.,
'^ l Prol. I.i iGi (jIorgi
DEL GIORNO aa SETTEMBRE
-: »39e«
XI processo verliale dell' antecedente tornata è letto dal Segretario
professore Lavagna, e approvalo.
Comunicava indi il prof. Perego una sua relazione di due me-
teore avvenute, una nella provincia di Como, e 1' altra nel Brescia-
no, consistenti in una tempesta e in mia tromba.
Intorno alla prima notò egli la celerità, con la quale si addensa-
rono a cielo sereno nnbi di color bianco cinereo, lampeggianti e
romoreggianti, imperoccbè dopo circa'/, d'ora dal principio del fe-
nomeno, cadeva grandine i cui grani erano grossi come uova di gal-
lina, la maggior parte rotondi e levigati come palle da bigliardo, po-
cbi scabri e appuntati, e alcuni del peso di circa 7 once di Milano.
Non potè però accertarsi se contenessero nucleo nevoso, ma opina
clie fo.ssero interamente composti di gliiaccio (i). Nota pure come
non fosse la tempesta accompagnata da vento, e producesse nondi-
meno enormi danni, i quali si limitarono alla superficie di '/, di ki-
lometro : e richiama 1' attenzione dei fisici sul breve tempo in cui
si foiniò la meteora, osservando come in generale odasi per molte
ore prima della caduta della grandine romoreggiare il tuono. Dopo
aver citalo un fenomeno in parte simile già descritto dal Volta, non
omise di far notare il diboscamento dei monti, nei (piali ebbe ori-
gine la tempesta, come una circostanza che può forse connettersi
colla di lei intensità. Terminò questa prima parte della sua comuni-
cazione coir avanzare un dubbio sulla spiegazione data dal Volta
(1) II prof. Perego mereè ulteriori indagini tia potuto assicurarsi che i grani
avevano il nucleo nevoso, e che il ghiaccino era l'orniato a più strati concentrici
col nucleo medesimo.
— 473 —
dei venti freddi e secchi che succedono ai temporali, attesoché, egli
disse, nelk' costoro refjioiii I' aria è troppo poco densa pei- acf|ui-
slare pel freddo che può aversi in esse tal gravità specifica da di-
scendere fino ai bassi strati.
Iiii|)rese poi a desci'ivere le particolarità di una tromba tei-restre
osservata nella provincia di Como il u5 maggio prossimo passalo,
dicendo come vei-so sera, dopo una dirotta pioggia e qualche grano
di grandine, sorgesse nella Pieve di Lograto da scirocco un nuvolo-
ne atro e fumante della consueta forma di cono rovesciato, coi ver-
tice radente il suolo, bianchiccio in basso, più cuptj in alto, e vol-
gente al giallo oscuro. Emetteva fumo continuo, ed una luce che
scompariva di tratto in tratto. Muovevasi nella direzione N.O., non
in linea retta ma a zig-zag, con velocità che sembrava non troppo
grande ; e ravvolgevasi sopra se stesso con moto rotatorio rapidis-
simo, e con rumore che 1' oratore rassomigliava a quello prodotto
da più dozzine di spaccale gita, lasciando dietro a sé effluvi di odo-
re sulfureo.
Rammentò i gravi danni prodotti e le materie trasportate dalla
tromba. Disse inoltre andar essa a rindialzo, di che lo avvertirono
alcuni gelsi posti in fila sradicati saltuariamente. E in fine notò, co-
me dopo un cammino di circa 4 niiglia si dividesse e si convertisse
in uragano. A meglio intendere 1' andamento di ipiella meteora pre-
sentò alla Sezione la pianta topografica dei luoghi da essa percorsi.
Intesa siffatta lettura, il prof. Dini domandò al succitato se nei
grani di grandine si scorgesse stratificazione alternata di ghiaccio e
di neve, ovvero ben distinta di solo ghiaccio. A cui replicava il Pe-
rego non avere avuto mezzo d' accertarsene.
Il prof. Giorgi, relativamente al fenomeno della tromba, doman-
dò se altri fatti, oltre il saltuario sbarbicamento degli alberi, provas-
sero il procedere a rimbalzo della meteora, potendosi quello spiegare
anche pel semplice molo rotatorio e jìrogressivo a zig-zag della
tromba. E il Perego rispose essere stato direttamente osservato l'in-
dicato movimento.
Il conte l'aoli, riprendendo una sua lettura interrotta in una
delle passate adunanze, diceva come le cose in quella esposte basti-
no a convalidare quanto altri disse della causa della mal' aria della
costa d' Africa e della Marenmia toscana, contro 1' opinione del ca-
nonico Bellani, il quale nega che lo sprigionamento del gas solfulo-
- /i74 -
idrico reiula ragione ilella mal' aria dei fo/ilani/i. Per combattere
siffatta opinione descrisse il conte Paoli la costituzione di siffatti
fonlnnili, o\e le acque, che ricinpinno cotcste fosse di jioca profon-
dità, sorj^oiio dal fondo e dalle j)aieti attraversando la cuora di che
abbondano (jue' terreni: e concluse che per la facilità del gas solfi-
do idrico a sciogliersi nell'acqua, deve essa nell' attraversare le cuo-
re assorbire gran quantità di ((nello. Crede (piindi che le ac(|ue ca-
riche di tal gas somministrino in copia il veicolo alla sostanza dei
miasmi, che si forma per la decomposizione delle materie organiche
nelle acque medesime.
11 Barone d' lIond)res Firmas, inerendo alla pi'oposla del cava-
liere Antinori, si fé a dire che sarebbe utile di unire alle ordinarie
osservazioni meteorologiche anche quelle delle epoche natiu-ali della
vegetazione, lo spinilar delle foglie, la fioritura, la maturità dei gra-
ni e dei frutti, l'apparizione di certi insetti, il passaggio degli uc-
celli, r epoca dei lavori campestri e delle raccolte, le malattie re-
gnanti durante le diverse costituzioni atmosferiche ec. Dopo aver
notato varie avvertenze da farsi rapporto alle indicazioni degli stru-
menti meteorologici, e rispetto alle circostanze dei luoghi e dei tem-
pi d'osservazione ec, disse di essersi occupato dal 1802 al t835 di
tali osservazioni, ora continuate da suo figlio senza servire a ve-
run sistema. Concluse finalmente esprimendo il voto che una Com-
missione permanente, o per meglio dire continua e rinnovabile ad
ogni Congresso, sia incaricata di raccogliere e analizzare le osserva-
zioni che saranno per farsi nei diversi stati d'Italia, e di pubblicar-
ne una recapitolazione. A ciò replicava il Presidente essere questo
progetto di competenza della Commissione più volte nominata, e
che pertanto potrà l'oratore conferirne colla medesima.
Surse poscia il dolt. Mori ad espoi're, come fino dal i84i egli
pubblicasse un metodo per preparare gli stampi in gesso da servire
alla galvanoplastica, e di aver trovato in seguito potersi con molto
migliore esito, e senza pericolo d' interruzione di conducibilità, rico-
prire la loro superficie di una velatura d' argento, bagnandoli con
nitrato di detto metallo, ed esponendoli ai vapori del gas idrogeno
solforato, anziché a quelli dell' acido solforoso. Passando poi alla
doratura e argentatura, dopo un cenno di avere ottenuti i miglioii
effetti coi processi ultimamente pubblicati dai professori Giorgi e
Puccetti, narrò che non avendo potuto conseguire resultati soddis-
■1
- 475 -
facenti dal suo primo modo di preparazione delle superficie defili
stampi, (piando cercù di riprodurre medaglie in argento anziché in
rame, si fece a tentare con ottimo eCl'elto 1 idiogeno puro: e con
una corrente di tal gas diretta sopra gli stampi bagnati di nitrato
d' argento, ottenne un' uniforme velatura argentea sui medesimi.
Dopo di che sostituì per la confezione della medaglia, presentata
alla Sezione, la soluzione di doppio cianuro d" argento e potassio a
quella di azotato d' argento, sapendo che questa non poteva dargli
una massa compalla per arrivare allo scopo da lui primamente rag-
giunto, di ottenere cioè una deposizione di tal massa d'argento da
riprodurre in questo metallo un basso rilievo. Terminò col presen-
tare alla Sezione alcuni bassi rilievi da lui riprodotti in rame sopra
stamj)i di gesso.
Dopo di che recossi il prof. Jacob! di Koenisberg a dare la di-
mostrazione d' un suo teorema generale di Meccanica razionale, di
cui già pubblicò renunciato nei Comptes-Rendus dell'Accademia del-
le Scienze di Parigi, e diesi ricava interamente dal seguente lemma.
Sia dato un sistema d' equazioni differenziali
dx: dx,: dx2 . . . . : dx„ : : x; X,: X2 ; x„
essendo X , X| , Xj X„ funzioni qualunque delle variabili x ,
X( , X2 , . . . . X„
Sia M una soluzione qualunque dell'equazione alle differenze par-
ziali
(1. MX d. MX, d. MX2 (1. M\„ _
dx dx( dx2 • • • • ~r jjj^
e sia M = a (a essendo una costante arbitraria) un'integrale del si-
stema d'ecpiazioni differenziali j)roposte, di guisa che abbiasi iden-
ticamente
du du du du
X -r- + X, — + X. ^ . . . . + \„ -j- == O.
dx ' d\, ' d\, (lx„
Si potrà per mezzo dell'integrale u = a eliminare dalle equazioni
differenziali proposte una delle variabili per esempio x„ , e resterà
ancora a integrarsi il sistema d' ecpiazioni differenziali ridotto
dx; dx,: dx2 . . . : dx„., ; ; x; x,; x^; . . . . : x„.,
Ora, se pongasi M
du
dx„ 60
— 476 —
la (|iiantiln !S avrà le slesse proprietà relativamente al sistema delle
e<|iiaziuni (lilTereiiziaii ridotte, clie la cpiantità M rispetto al sistema
delle equazioni differenziali proposte, cioè si avrà
d. >\ (1. ^\, d. NX, d. NX„ , _
dx '^ ~dZ, f" ~d^ . . . . + ^^ ^ — o
ove N , X , \| , Xj , . . . . X„., sono espresse per mezzo dell' inte-
grale Il z= OL in funzione delle quantità x , x, , X2 , . . . . x„.|.
Prendeva finalmente occasione il Presidente da tpiesta interes-
sante comunicazione per pregare i membri della Sezione, i quali
presentassero una qualche importante Memoria, a volere annunzia-
re il modo col quale intendono di pujjblicarla, affinchè tale notizia
venga inserita negli Atti, e riescano essi di una vera importanza.
E a tal proposito riferì come il prof. Melloni abbia intanto annun-
ziato di voler pubblicare la comunicazione che fece alla Sezione
nella tornata del -ìo corrente, per mezzo degli Atti dell'. \ccademia
di ^apoli.
Indi scioglievasi l'adunanza.
N'islo — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini
l Prof. G. M. Lv
I Segretari \ p,.^p l^,,^, ^i
Prof. G. M. Lavagna
ORCI
A D 1 1\ A X Z A
DEL GIORNO a3 SETTEMBRE
-•S««
Udito dall'assemblea per l'organo del Segretario prof. Giorgi
l'alio verbale della passala adunanza, che venne approvato, reca-
vasi il prof. Bianchi a presentare a guisa di saggio, e come primo
risullaniento d'una sua ben [)iu vasta fatica per la rinnovazione di
un catalogo di stelle, le posizioni medie delle prime 5o fra le 29.0
stelle fondamentali del catalogo del padre Piazzi, da lui osservate e
ridotte per epoca generale e comune al solstizio estivo del 1840,
riferendole per le ascensioni rette a due di esse, Altair e Procione,
le quali furono anche da esso comparate direttamente col sole
ne' quattro consecutivi e(|uinozi, dall' autunno del i8'5f) inclusiva-
mente, alla primavera del 1841 ■ Trovandosi poi le surriferite stelle
nel catalogo di Bradley, calcolato e ridotto dal Bessel al principio del-
l'anno 1755, istituiva per la determinazione dei moti pi'opri di esse
im confronto ilei loro respettivi luoghi medi nelle tre epoche del
Bradley, del Piazzi, e di lui stesso, disgiunte da intervalli poco fra
loro diseguali e assai considerevoli. Notate indi minutamente le
avute avvertenze e i procedimenti tenuti nel corso del suo delicato
e laborioso lavoro, onde fissare il grado e il limite di confidenza
che accordar si possa alle sue indagini, ed esposti i principali ri-
sullamenti delle medesime, passa a concludere:
Che dal (|uadro delle 5o stelle sunnominate, di cui fece osten-
sione all' assemblea, risulta non essere uniforme il moto proprio
d'alcune di esse, e forse nemmeno rettilineo, apparendo in vece sen-
sibilmente variato durante un intervallo minore di un secolo.
Che (piiiidi non sussiste per esse (pianto 1' Herscheil ha detto
del moto proprio comune alle due stelle componenti la 61 del
Cigno, potersi cioè per lo spazio d'alciuii secoli i-isguardare ret-
tilineo e uniforme.
— 4:8 —
Che la (|iianlilà della variazione deiraiuiuo moto proprio d'una
stella, cosliluemlo nella teorica di tali movimenti il secondo loro
coefficiente differenziale, si sarebbe fatto un passo nella conoscen-
za di questi, die finora è stala limitata al pi'imo coefficiente diffe-
renziale, cioè alla parte proporzionalo al It'inpo.
Cile il fenomeno della variazione di tale molo proprio ap-
partiene ili (|iianlità iiulividiialmente alle stelle clic ne sono af-
fette, ne pare sin cpii sottoposto ad alcuna relazione o di|)enden-
za scambievole.
Che bensì tale variazione apparendo rispetto alla direzione dei
moti generale e comune alle indicate stelle tanto in A. R. che in
declinazione, indicherebbe per (piesta parte la sua dipeiuleiiza da
una cagione fisica generale ; e che egli cercherà di raggiunger-
ne una verosimile a lavoro compiuto.
Termina finalmente toccando 1' utilità e l' imjiortanza delle in-
dagini e determinazioni in discorso, anche pel riflesso che qual-
sivoglia catalogo di stelle, dopo il non lungo intervallo di un se-
colo dall' epoca delle sue posizioni date, non può conservare la
sua originale esattezza, né servire agli usi col necessario rigore,
qualora non vi siano ben definiti i loro moti e cangiamenti : i quali,
se inoltre ci guidassero col tempo alla scoj)erta delle loro leggi, e
delle respettive orbite descritte dalle stelle nello sj)azio, servirebbero
a risolvere le più vaste ed ardue questioni d' Astronomia.
Udita siffatta lettura si fé il prof. Majocchi a riconoscere l' impor-
tanza dei risultamenti in essa registrati e promessi, dicendo parole
che in sostanza potevansi interpetrare per l'espressione del volo che
negli Osservatorj italiani non si omettano mai ricerche capaci d'of-
frire resultati, quali ci sono promessi dai precedenti lavori che han-
no già tanto cooperato in Italia all'avanzamento dell'Astronomia.
Dopo di ciò osservava il sig. Carlo 'Giorgini che i resultali delle
indagini del prof. Bianchi non gli sembrano dover contradire, ma
anzi rafforzare i concetti del prof. Mossotti intorno al movimento
progressivo del sistema solare. Rifiessione conferniala dal prol'. Mos-
sotti medesimo, soggiungendo egli potere quest' ultimo movimento
l'cnder ragione dell'accelerazione comune che presentano nel medesi-
mo verso i moti propri delle stelle osservale dal prof. Bianchi; seb-
bene per ora in sì piccol numero da non doverci fondare veruna con-
clusione generale sulle mutue l'elazioni fra il sistema solare e sidereo.
— 479 —
Esaurito siffatto argomeiilo presentava i! prof. Majocchi alla
Sezione gli a])parccchi da affidai'si all' Areonaiila ( v. processo ver-
bale dell' admian/.a del di 18 sellenihre ) consistenti in un barome-
tro a sifone coli' annesso termometro, in una bottìglia da cliindersi
ermeliramente, ricoperta di vimini, e in un vaso di rame della for-
ma stabilita, clie suggeriva il prof. Belli di verificare se fosse real-
mente riuscito a tenuta d'aria. Al quale effetto il prof. Taddei cre-
deva opportuno di non impiegare la maccbina pneumatica, ma
d'immergere a forza il vaso cliiuso ad una certa pi'ofondità nel-
rac(|ua, osservando se scaturiscano bolle d'aria. Ed il prof. Belli
aggiungeva, onde accertarsi che nella discesa non sia entrata aria
di più basse regioni nel recijiiente, giovare immergerlo, prima di
esplorarla, in un vaso pieno d' aerina, aprendo la chiave dalla ])arle
immersa, per rilevare dalla quantità d'acqua che verrà a introdursi
nel recipiente medesimo, se la densità dell' aria in esso contenuta
corrisponda coli' indicazione data dal barometro all'altezza in cui
fu presa. K il j)r()f. Tatldei proponeva, che per maggiore esattezza
dovrebbe l' acqua da impiegarsi essere preventivamente purgata
d'aria mediante l'ebullizione. Il Presidente poi osservasa che per
ottenere l'effetto voluto dal prof. Belli si potrebbe eziandio impie-
gare un manometro. Il barone d' Hombres Firmas propose di so-
stituire il barometrogiafo all'ordinario barometro, per rendere la
.di luì indicazione indipendente dall'osservatore. .\1 (piale propo-
sito si rifletteva dal sig. Carlo Giorgini che il citato istrinnento avreb-
be potuto indicare con maggior sicurezza soltanto il massimo del-
l'ascensione. Tornavasi a pT'opoire 1' igrometro, ma dopo breve
discussione si conveniva di limitarsi ai soli strumenti nominati a
princi|)io, anche perchè non avrebbe voluto 1' .\reonauta, come af-
fermava il prof. Lottini, essere aiutato da verun altro osservatore.
no|)o ciò il Presidente prega il prof. Taddei, come (juello che
presiede la Sotto-Sezione dì Chimica, a voler prendere le opportu-
ne disposizioni per l'analisi dell'aria che verrà recata in basso dal-
l'Arconauta : il quale dichiara che avrebbe formata a cpiest' effetto
una ('ommissione, a cui anche per aderire al desiderio espresso dal
cav. Giorgini non rifiuterebbe d'associarsi. Qui nota il prof. Lottini
che la Commissione nominata dal Municipio per vigilare i prepara-
tivi dell'ascensione è composta dei professori Majocchi e Puccetti,
del conte Paoli, e di lui medesimo.
— 480 —
Avendo poscia accennalo il prof. Sinibaldi I' utilità d' un terzo
istrumento, olire i due teodoliti, per le osservazioni d' altezza del
{^lobo areostatico, proponeva un circolo ripetitore esistente nel
R. Liceo; e il Presidente, associando l'oratore alla Commissione già
formata per tali misure geomelriclie, pregava a un tempo i geometri
della Sezione a volere esser cortesi di loro aiuto alla Commissione
medesima.
Furono letti dal Segretario prof. Giorgi due programmi di pre-
mi proposti dall'I, e K. Instituto di Scienze, Lettere, ed Arti del Re-
gno Lombardo Veneto, e distribuiti ad alcuni membri dell'adunan-
za, unitamente ai seguenti oj)uscoli.
Sttir Elellricitù. Del doli. Giuseppe Menici.
Esperienze suW azione del circuito neW intensità della corrente
elettrica. Del prof . Luigi Pacinotti.
Sulla luce della Lucciola. Del prof . Carlo Matteucci.
Dissertazione sulla porpora antica, e sopra la scoperta della por-
pora nei Murici. Del dott. Bartolommeo Bizio.
Osservazioni sul congelamento dell' acqua, ed esperienze sopra
la conseguente sua depurazione. Di Gioi'anni Bizio figlio.
Cenni sul seccume o macchie delle foglie. Di .Andrea Gnh'ani.
È sciolta l'adunanza.
Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini
j Prof. G. M. Lavagna
/5e^re/«r/p^^f_ Luigi Giorgi
ADlKAi\ZA
DEL GIORNO aS SETTEMBRE
-»8&o-
JLietlo dal Segretario prof. Lavagna l'atto verbale della precedente
adunanza, è rimasto approvato.
Il cav. Carlini comunica un suo scritto, in cui narra come la
Congregazione municipale di Milano abbia accolto la di lui offerta
della cooperazione degli astronomi per la formazione d'una minuta
rete trigonometrica della città, da sei-vire alle operazioni geodetiche
necessarie per eseguire la nuova pianta di essa : e come la Congre-
gazione medesima abbia voluto affidala agli stessi astronomi la di-
rezione del lavoro. Lo divise egli dun(|ue in quattro parti, di cia-
scuna delle quali incaricò una banda distinta d' operatori.
Risguardava la prima il misuramento della base, che fu ese-
guito lungo un tratto rettilineo della strada ferrata di Monza ('non
solo col permesso ma colla valida coopcrazione dell' ingegnere Sarti
costruttore della medesima ) con quelle stesse perticbe di ferro,
delle quali serviroiisi circa un mezzo secolo fa gli astronomi Oria-
ni, Reggio, e Cesai'is per la misura dell'antica base presso il Ticino.
La .seconda, che si assunse l'oratore, comprende la misura d'una
rete trigonometrica, che partendo dai termini della base, raggiun-
ger dee per mezzo di triangoli ben disposti, e gradatamente cre-
scenti, r antica triangolazione di Lombardia, e die protraendosi
lateralmente porterà entro la città un lato fondamentale per la pic-
cola triangolazione.
La terza parie servir dee a determinare ncll interno di Milano
e ne' suoi sobborghi un centinaio di punti trigonometrici, riferiti,
col sussidio di un azimutto fondamentale, alla meridiana dell' agu-
glia del Duomo, ed alla perpendicolare, prese per assi rettangolari
delle ascisse e delle ordinate.
— 48a —
La ([iiarta liiialiiionte comprende la clescrizii)ne grafica di Milano.
Indicali i soggetti a cui è affidata ciascuna operazione, scende
a dare i particolari delle medesime, incominciando dai metodi ado-
prati per la misura della base, riferendosi anche ad una sua Me-
moria del 183^ offeila alla Presidenza generale.
Espone specialmente come tal misura, che abbraccia una lun-
ghezza di circa 55oo metri, sia stata eseguila di notte per evitare
l' incontro dei convogli; e indica gii artifizi usati non che i vantag-
gi ottenuti nel lavorare di notte anziché di giorno, i quali principal-
mente consistono;
I ." Ncir avere così evitato l' influenza dell' irradiazioni dei corpi
circostanti, per cui sarebbe stato impossibile assicurarsi se la lem-
j)eratura delle verghe di ferro fosse precisamente quella indicata
dal termometro.
a." In avere una temperatura media pochissimo diversa da quel-
la in cui è stata stabilita la precisa lunghezza delle tese di ferro,
che è di i3" Rcaumuriani.
La difficoltà del lavoio l'obbligò a dividere la lunghezza da mi-
sui'arsi in sei tratti, ognuno dei quali fu misurato più volte, non
prendendo la media che di quelle misure di ciascuno di essi, la cui
differenza non superava i5 millimetri; e qui nota che un espedien-
te per se stesso s'i semplice e idoneo a far schivare molti errori non
era stato per anco praticato da veruno.
Passa quindi a trattare della riduzione dell' ottenuta misura al-
l'orizzonte, ed offre i dati del calcolo che può farci valutare la dif-
ferenza fra la linea percorsa, e la sua proiezione orizzontale.
Toccato questo punto espone le avvertenze e gì' ingegnosi arti-
fizi da lui usati per la misura di 5 triangoli, circa il primo dei quali
quasi ecjuilalero, appoggiato alla base trigonometrica, e terminato al
campanile di Novate, non si trovò nella somma dei 3 angoli più
di 3" d'errore. Gli altri (piattro furono fatti isosceli, senza di che
sarebbe stato impossibile, partendo da una base di 5ooo metri, rag-
giungere un lato di 3oooo, quale è ([uello che unisce il campanile
di Busto al Duomo di Milano, e che dee servire al confronto della
nuova coir antica base. Nel compori-e per altro i triangoli successivi
di dimensioni gradatamente ciescenti ha evitato gli angoli troppf>
acuti, osservando che non scendessero al di sotto di 35°. Avverte
poi che essendo stato impedito da folte piante di chiudere l'ultimo
— 483 —
triangolo, e quindi di stal)ilire l'indicato confronto, pensa, senza
ricorrere ad altri mezzi, di attendere il cadei- delle foglie, doj)o di
die apertasi da se stessa la visuale piilrà niellei' I o|)era a coinpiiiiento.
Termina finalmente jìresenlando il tlisegno dei triangoli costrui-
ti, ed mi saggio delia pianta di Milano nella proporzione di i a Gooo,
delle (piali carte fé dono alla Sezione.
Udita siffatta lettura, e inteso come la pianta in discorso verrà
offerta in dono agli scienziati clie si riuniranno in Jlilano, il Presi-
dente trac da ciò motivo per comunicare un'altra disposizione che
la città siiddella aniuiiizia d' aver preso pel sesto Congresso, stan-
ziando cioè, e rendendo disponibile una somma di lire austria-
che loooo jier eseguire una o pili grandiose esjjerienze relative
a (picstioni delle scienze fisiche e naturali, invitando i fisici a pre-
sentare i loro progetti entro il 3i gennaio i844- Applaudì l' assem-
blea a cotesto magnifico ordinamento, e dichiarò il Presidente che
avrebbe pregato il Presidente generale a renderne in nome della
Sezione le piìi sentile grazie al -Municipio di Milano.
Invitato poscia dal Presidente medesimo il prof. Majocchi ad
esporre l'esito delle osservazioni almosfeiiche affidate all'Areonauta,
dichiara quegli che dalle osservazioni contemporanee fatte dal pro-
fessore Sinibaldi e dall'ingegnere Piazzini, e calcolate dal j)rimo, ri-
levandosi essere stata 1' ascensione di soli 38o metri circa, non gli
sembra che debba farsi conto del resultato scientifico della mede-
sima. Dojjo breve ragionamento su questo soggetto tra i profess(jri
Majocchi, Ridolli, Sinibaldi, Lottini, e Pirla, l'ultimo dei quali, ol-
tre a confermare l'inutilità d'ogni ricerca sull' aria raccolta, fece
alcune osservazioni sulla convenienza dei mezzi adoprati, conclu-
desi di abbandonare ogni indagine.
Si fé poscia a leggere il prof. Obici un suo lavoro tendente ad
assegnare un'equazione più generale delle curve di 2.° ordine, da so-
stituirsi a quella che si dà nei corsi di Geometria analitica: impe-
rocché trovandosi nella discussione di questa che in ordine alla
grandezza e al segno dei coefficienti possono darsi otto casi, mentre
(per (pianto è a lui noto) sei soli se ne rinvengono nell' effettiva
sezione del cono retto a base circolare per mezzo di un piano, opina
che le due eccezioni derivino da difetto di generalità nella formola.
Per giunger dun(pic al suo scopo cerca di rendere indipendente
l'equazione da (piell elemento che corrisponde alla posizione del
61
— /,84 —
vertice del cono relalivaiueiile alla posizione del piano secante, tatto
da lui costantemente passare per un pinito non situalo sulla superfi-
cie del cono, ritenendo la costui base collocata sul piano condotto pel
suddetto ])unto perpcndicolaruienfe all' asse, (^.osì olliene un'ecpia-
zione atta a rapj)resentaie la sezione, anche (piando è (atta in un
cilindro, che è il caso in cui hanno luogo le due credule eccezioni.
Le quantità che oltie alle coordinale dei diversi punti della se-
zione entrano neire(]uazione, sono le seguenti:
i.° Il raggio della ])ase. 2.° La distanza del punto per cui passa
sempre il piano secante dal centro della hase. 3." L'angolo che la
genei-atrice del cono fa col piano della hase medesima. /(." L'angolo,
che il piano tangente fa col piano predetto.
Passa quindi a mostrare come l' analisi di della equazione age-
volmente si presti alla determinazione di ogni caso: e qui prende
a considerare le tre curve coniche, non che quanto a quelle si rife-
risce: come pure indica le condizioni, onde ottenere da tale e(jua-
ziouf i casi considerati quali eccezioni, mostrando come realmente
non siano altro che due varietà della parabola.
11 prof. Obici medesimo, a nome del prof. Bonazia, dà un breve
cenno di una Memoria di quest' ultimo smW integrazione delle equa-
zioni ili ffereiiziiili lineari, 'A cui soggetto, come esprimesi l'autoie,
è il seguente. « La ricerca di un integrale generale delle equazioni
« lineari a coefficienti costanti, dato per le funzioni simmetriche
.. delle equazioni algebriche. Nella formola generale di Lagrange,
« die' egli, è supposta la risoluzione generale delle equazioni alge-
« briche, il che riconduce la difficoltà ad un'altra forse non meno
« grave ». Non sapendo egli che siano state fatte altre ricerche per
evitarla, ha credulo che queste sue non sarebbero del tutto prive
d' interesse, rispetto alle applicazioni importanti di tal problema
analitico alle (piestioni di Fisica matematica.
Dopo di ciò mise in campo il prof. Matteucci nuovi fatti per
stabilire il parallelo fra la funzione dell' organo elettrico della Tor-
pedine, e la contrazione muscolare. Considera egli questo parallelo:
i." hi ordine all'azione della corrente elettrica; e qui rammen-
ta, come la corrente nel primo periodo di vitalità del nervo ecciti
la contrazione muscolare, tanto nell'invasione che nella cessazione;
e nel secondo non si abbia contrazione, se non che all'invasione
della corrente diretta, e alla cessazione dell' inversa. Così per qua-
— 485 —
luiuiue verso dirigasi la corrente nell'organo elettrico della Torpedi-
n«' da ossa reteii temente separato, si eccita sempre la di lui scarica
tanto ali invasione clie alla cessazione della conente. Indebolen-
dosi l'organo, la corrente non eccita più la scossa clie (piando co-
mincia, se è diretta dal cervello all'organo, e cpiando cessa se è di-
retta in versfi contrario.
2." Rispello alle alternative voltiane, vedendo accadere la sca-
rica dell'organo in quelle medesime circostanze in cui avviene la
contrazione muscolare; vale a dire che perde l'organo il potere di
dare scosse pel continuo cii-colare in esso lui della corrente in un
verso; che lo riacquista se invertasi la corrente; e che dopo averle
di nuovo perduto per la di lei prolungazione in f|ucsto secondo verso,
ritorna a possederlo se facciasi circolar la corrente al modo primiero.
3.° Relativamente all'azione della noce vomica, osservando che
introdotti tre grani di «piesta sostanza nello stomaco della Torpedine,
essa fuori dell'acqua dà scosse spontanee, e le ripete al minimo
tocco del suo corpo. Avverte inoltre che se si tagli la midolla spi-
nale di detto pesce in tal guisa narcotizzato, i contatti col di lui
corjìo al di sotto del punto di sezione non sono più seguiti dalla
scarica: di maniera che la scarica è evidentemente prodotta da un
movimento riflesso per l'intermezzo della midolla spinale.
Passando (piindi a tiattare dello studio dell' organo, riflette non
potersi esso paragonare ad un apparalo voltaico; avvegnaché men-
tre troncando in questo la colonna, supposta avere alla sua sonnni-
tà il polo positivo, si trova alla base inferiore del tronco superiore
il polo negativo: per lo contrario inciso uno dei prismi delT organo
della Toi-pedine, e diligentemente esplorato, trovasi costantemente
positiva la parte tiel taglio più vicina al dorso, e negativa l'altra più
prossima al basso ventre.
Osserva inoltre come si ottenganf) le conliazioni della rana, po-
sandone un nervo sopra una piccolissima ])arte di un jirisma della
Torpedine, il quale venendo urtato o ferito, produce la scossa. Don-
di? inferisce che ciascun prisma, ed anche ciascima delle sue parti
elementari, ha idoneo organismo per produrre la scossa : deducen-
do da ciò non essere altro la scarica totale della Torpedine che la
somma di tutte le scariche elementari dei diversi suoi prismi riuniti.
(Conclude finalmente di ravvisare sempre più difficile ogni rav-
vicinamento tra r origine della funzione della Torpedine, e (|uellD.
— 48G —
(Ielle altre sorgenti elettriche. Che quanto poi v h;i di nie^'lio stabi-
lito neir organo dei pesci elettrici si è il rapporto fra la posizione
dei poli, e la disposizione dei prismi, trovandosi i primi alle estre-
mità di questi, nìalgrado la diversa posizione che hanno nei due
pesci ila esso e dal prof. l'aoloSavi esaminati, vale a ilire dal dorso
al basso ventre nella Torpedine, dalla testa alla coda nel Gimnoto : e
che a vie meglio confermare la generalità di siffatto rapporto di
posizione, gioverebbe lo studio dell'altro pesce elettrico il Siluro.
Cessata tal comunicazione il prof. Barsotti chiede al Presidente
se abbiansi molte Memorie matematiche iscritte per la lettura, di-
cendo utile in tal caso di destinare ad esse un giorno a parte, affin-
chè sappiano di che in esso si tratta coloro, i (piali alla l'isica più
che alle Matematiche paresi sono dedicati ; avviso partecipato ezian-
dio dal prof. Cassiani. La scarsità di tali Memorie non permettendo
al Presidente di aderire al desiderio esternato dai sunnominati, egli
dice che potrà praticarsi l' indicato espediente dai futuri Presidenti,
qualora lo credessero opportuno. Annunzia inoltre che sarebbe al-
l'ordine del giorno una lettura del prof. Bianchi circa 1' Eclisse
del 1842: ma mancandoli tempo è obbligato a disciogliere l'adu-
nanza, dopo che il Segretario prof. Giorgi ebbe annunziato il dono
alla Sezione della Memoria del prof. Perego : Intorno <ii processi
meccanici alti a sviluppare nei corpi solidi l' elettricitii statica, e di
alcune applicazioni che ne derivano.
Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini
/ Segretari
Prof. G. M. Lav.\gna
Prof. Luigi Giorgi
A D l \A \ l A
DEL (JIORNO aO SETTKMHHE
•;-)€:<
Xjetto dal Segretario prof. Giorgi l' atto verbale della precedente
tornata, il cav. Carlini si fé a dire intorno a un articolo di esso,
non dividere 1' opinione che giovi separare la Fisica dalle Mate-
matiche in seno ai Congressi, mentre il concorso delle ultime è
sì possente aiuto ai progressi della prima: solo raccomanda di evi-
tare nelle comunicazioni matematiche i laljoriosi calcoli. E il Presi-
dente, partecipando dello stesso avviso, osserva per altro che non
crederebbe inopportuno d' assegnare un' adunanza o più a sole
questioni di Matematica.
Sorge indi il prof. Hianchi a dar lettura d' una sua lettera in
data del 27 maggio 1 843, indirizzata a Schumacher direttore del-
l'Osservatorio d'Altona, e pubblicata in lingua francese nel nume-
ro !\6'}t iìeW .Istronorniscke J\aclirichten, la (piale s'aggira circa al-
cune di lui osservazioni fatte a Modena, sì dell' Eclisse del dì 8 lu-
glio 1842, che della grande Cometa comparsa nel marzo del corrente
anno: intorno alle (piali vedasi il citato Giornale.
Toccando ivi l'immersione del primo satellite di Giove, che
crede d'aver forse egli solo osservato il 7 luglio 1842 a i4'', i(i'-
26", (ì di tempo medio a Modena, espose intorno <illc occultazioni
dei snielliti di Giofc, essergli più volte accaduto di fare la seguente
osservazione. Immergevasia cielo perfettamente sereno un satellite
neir ombra di detto pianeta, e scemava gradatamente di lume,
come sempre avviene nelle immersioni, al contrario delle emer-
sioni, nelle (piali il satellite occultalo impiega talvolta oltre a due
minuti di tempo nel riacquistare il suo pieno splendore, .\llor-
clu'' fu egli certo che il satellite piìi non vedesasi coli' eccellente e
forte cannocchiale di Fraunhol'er da esso adoperato, portò e man-
tenne dolcemente il pianeta fuori appena del campo di visione dalla
— /iSS —
pai-te opposta ali oiiilira di Giove. Allora rivide con sicurezza il sa-
tellite, e continuò a scorgerlo anche per i5 e più secondi, finch('
poi gli disparve affatto. Da ciò inferisce che a ben giudicare l'istan-
te della totale ilis|)arizionc, o della jirima ria|iparizione d' un satel-
lite, s'esige di collocale nel fuoco d'una lente oculare una lamina,
o lista metallica opaca della larghezza d' un minuto circa, ossia un
poco più larga che il diametro del pianeta, dietro cui possa tenersi
celalo il di lui abbagliante disco, durante 1' occultazione che s' os-
serva. Espediente, che è già da qualche anno praticato nella Specola
del Collegio romano per vedere j)iù dislintamente i satelliti di Sa-
turno: e ricorda che trovandosi egli a Roma nel giugno dell'an-
no 1840, vide per la prima volta col dello mezzo applicato al gi'ande
cannocchiale di Cauchoix tutti e sette i satelliti or mentovati.
Dopo di ciò si faceva il prof. Cassiani a citare alcuni fatti da
lui osservali intorno all'azione lìsiologica dell'elettricismo.
I .° Trattò egli colla bottiglia di Leida, avente armatura metallica
di 2 decimetri circa, e caricata a 2, o 3 gradi dell'elettrometro di
Enley, un individuo di anni 54 colla gamba sinistra gonfia, e il
corpo da siffatta parte paralizzato. Mediante i5 a 20 scosse al gior-
no ben tosto scomparve la gonfiezza, e si agevolarono i di lui mo-
vimenti : tralasciala la cura per sette giorni litornò l'enfiagione,
che riscomparve dopo cinque giorni della rinnovala cura, la quale
per altro non potè salvare 1' ammalato.
2." Una fanciulla di 18 anni, affetta dal cosi detto ballo di san
Vito, inutilmente curala colla pila, e con una sola bottiglia delle in-
dicate dimensioni e tensione, aumentato il numero di queste sino
a quattro migliorò, presentando durante la cura elettrica, ora sì ora
no, maggior frequenza di polsi e un leggiero sudore. Data la scossa
mediante catene api)licate al collo ed al braccio, osservavasi in que-
sto, senza essere stretto dalla catena, un infossamento, e all' incon-
tro appariva nel collo e nelle spalle una turgidezza del diametro
di circa un pollice e mezzo, da cui emetlevasi un umore biancastro
e oleaginoso. .Mentre l'ammalata, che poi guarì, andava migliorando
e non pareva soffrire sotto l'azione di tali scosse, non reggeva ella
al dolore prodotto da quelle d'una pila di l'i a 20 coppie, ciascuna
del diameti'o d'un pollice e mezzo.
Narra finalmente d' avere più volte verificato il fatto, che ap-
plicando alla lingua nella solita guisa i reofori d'oro d'una pila
- 489 -
di ij. coppie, erano (lcl)oli la scossa e il dolore: ma in vece incro-
ciando i lili, il dolore e le contrazioni tanto più s' invigorivano,
(|iianlo maggiore era il tempo che dentro certi limiti s'interpo-
neva ai contatti.
Domanda il prof. .Matleiicci se ahhia egli provato solamente i
reofori d'oro, (lui replica il prof. Cassiani, non avere avuto occa-
sione di sperimentare altri metalli: e aggiunge, che mentre chiu-
dendo nella solita guisa col galvanometro il circuito della sua pila
ottcnevasi una deviazione stabile di A) gradi, incrociando in vece i
reofori senza invertire la loro respeltiva congiunzione coi fili del
galvanometro stesso, 1' ago traboccava sino a dieci gradi dalla
parte opposta.
Il prof. Melloni spiegherebbe il fenomeno col supporre la ces-
sazione della corrente, e il Matteucci lo attribuirebbe a un estra-
corrente. Udendo questi dal prof. Cassiani, che l'effetto dei reofori
incrociati era tre o (piattro volte maggiore che 1' ordinario, osserva
che (pialora si fosse impiegata una pila molto gagliarda potrebbe
esso spiegarsi coli' azione del forte calore che se ne sviluppa, il
(piale da molli è stato erroneamente attribuito a una corrente d'in-
duzione. Narra egli inoltre in proposito della grande efficacia, ri-
spetto ai temperamenti di certi ammalati, della scossa prodotta an-
che da debolissima j)ila,cheun inilividtio fatto paralitico dalla cura
di febbri intermittenti, diveni\a tetanico trattato dal medico con
scosse d' una ])ila di (ì elementi : e che egli ottenne su di lui il me-
desimo effetto da una pila di sole due coppie di 4 a 5 centimetri
di superficie in accpia leggermente salata. Suscilavasi il tetano an-
che amministrando il bagno all'ammalato entro una tinozza di
rame stagnato, e non avveniva in una tinozza di legno; stimando
egli proi)al)ile che il primo fenomeno derivasse dalla coppia pro-
dotta dal rame e dallo stagno.
Esaurita siffatta materia recavasi il prof. Belli ad esporre i re-
sultati d'alcune esperienze intorno la temperatura del vapore aqueo
dell'acqua salata bollente, che si propone di proseguire ed estendere.
Credeva egli già, come dimostra il suo corso di Fisica, che nel-
r ebullizione d' un' acqua salata, la quale non arrivi a bollire che
a parecchi gradi al di sopra di quello dell' ebullizione dell'acqua
distillata, il vajiore si stacchi colla stessa temjìeratura dell' actpia
che il somministra.
— ''l'jo —
niihiiaiulo il Kiitlberg di siffatta opinione, istilui esperienze die
lo confermarono nel dulibio, e che furono ripetute collo stesso re-
sultato da diversi altri fisici in (Germania.
Leggendo queste notizie, dubitò a rincontro il |)rof. Belli, che il
vapore si fosse realmente slaccalo di due, ti'e, o più gradi al di so-
pra della temperatura normale, ma che avesse perduto tale eccesso
di calore nel conlatto colle pareli del vaso da cui s' inalzava.
A schiarire siffatto dubbio adoperò due strumenli rinvenuti nel
Gabinetto fisico di Pavia, cioè:
I ." Un recipiente cilindrico di latta avente in alto un coperchio
munito di due tubi, uno sottile e di fianco per lasciare 1' egresso al
vapore, e l'altro più largo e nel mezzo per fermarvi con sughero
la canna di qualche termometro che voglia graduarsi.
•2." In termometro del Bellani a mercurio coi gradi vicini
agli 80° R. minutamente suddivisi.
Fatta bollire nel descritto apparecchio acqua salata in cui stava
disciolla una forte proporzione di carbonato di potassa, e che inol-
tre durante l'ebuUizione andava fortemente a concentrarsi e ri-
scaldarsi al di sopra dell' acqua bollente comune, trovò subito se-
condo la propria previsione verificato il ritrovamento del Rudberg,
senza che j)er altro ne rimanesse infievolito 1' anzidetlo suo dub-
bio, hitrodusse pertanto entro il tubo di latta un cilindro vuoto di
legno a pareti alquanto grosse, tenuto distante dalle pareti interne
del tubo, dall' acqua bollente, e dal coperchio di latta, per mezzi»
d'alcuni bastoncelli in esso infitti, e sporgenti fuori ali intorno,
tanto che tra gli intervalli potesse salire molto vapore: mentre po-
teva stare senza contatti nell' interno di cotal cilindro di legno la
bolla del termometro. In ciò fare pensava che se il vapore si stac-
casse un po' più caldo degli 80" R., dopo che avesse scaldato (pielle
pareti avrebbe dovuto venire difeso da esse, e conservare in gran
parte il proprio calore comunicandolo al termometro. Ma di ciò non
rinvenne il minimo indizio, quantun(|ue con altre prove trovasse,
non bollire quell' ac(|ua che a parecchi gradi sopra gli 80" R.
Dui)itando per altro ancora delle conclusioni di Rudberg, atteso
il lungo tempo che per avventura poteva richiedere il legno onde
portarsi alla temperatura dell' accpia bollente, sostituì al cilindro di
legno due tubi di latta, 1' uno più stretto dell'altro, temiti lontani
fra loro, dal vaso che gli conteneva, dall'acqua e dal co|)erchio me-
— 49' —
diaiile alcuni pezzetti di legno, affinchè passasse liberamente il va-
pore in tulli ^'ii spazi intermedi. Siffalli tulli, attesa la tenue capa-
cità dei metalli pel calorico, e la grande f'acollà conduttrice, dove-
\ ano a suo credere togliere ben tosto al vapore il calorico necessario
a recarsi [)rima alla temperatura dell' ebullizione normale, e poi
prossimamente a quella maggiore che potesse avere il vapore. Ma
per (pianto lasciasse continuare 1' ebullizione e concentrarsi la so-
luzione, non vide mai segni d' inalzamento del termometro al di
sf)pra della temperatura normale, tranne il caso in cui per la vio-
lenta ebullizione sorgevano spume a imbrattare la bolla: il (piai
caso, concorrendo cause estranee a produrre il riscaldamento, era
da trascurarsi.
Ciò posto si convinse lo sperimentatore dell'esattezza delle con-
clusioni del Rudberg (i), bensì opinando sempre esservi casi in cui
questi risultamenti cessano di sussistere. Per esempio quando dalla
soluzione si f- già in parte separato il sale, e si è già formata alla
superficie una crosta solida, allora dee (piesta ricevere pel contatto
colle parti inferiori una temperatura più elevata, e trasmetterla al
vapore che si va inalzando Ira mezzo.
Termina egli mostrando, come un tal fatto ci possa far trascu-
rare la maggiore o minore purezza dell' acqua, purché le sostanze
che vi sono disciolle non siano volatili, alloppiando per segnare
nei termometri il punto dell' ebullizione si usi il metodo tanto rac-
comandato d' imuieigerli non già nell'acqua bollente, ma nel vapore
che se ne sviluppa.
Compiuto siffatto argomento, ritorn() il prof. Majocclii sull'espe-
rienza proposta in una delle passate adunanze dal l'rincipe Luigi
Bonaparte, relativa alla maniera d'agire della luce sui sali d'argen-
to, estraendo dai numeri i4 e i5 de' suoi .\nnali i seguenti fatti
osservali dal dott. Draper.
I ." Allorché si fa passare la luce solare a traverso una soluzione
di potassa, ella cessa d' annerire la carta impregnata di cloruro
(I) Le conclusioni superiori vennero dopo posteriori esperimenti modificate,
sussistendo però ancora le applicazioni alla termometria, come può vedersi nel
Giornale dell' Istituto lonilwrdo e Biblioteca italiana (Tom. Vili. p. ió'4).
6a
— 402 —
il' argento, godendo della stessa pioprielà Hiolte altre soluzioni sa-
line, ed in specie
Il hicromato di potassa
F.' iiliosolfuro giallo d'ammoniaca
L' idrosolfato di calce
Ìdi ferro
d' oro
di platino.
2.° Esponendo carta impregnata di cloruro d'argento all'azione
dei raggi solari passati per una mescolanza di solfo-cianato rosso
di ferro, la carta diventa d' un colore rosso di mattoni cotti : e tin-
gesi d' altri colori notati in quello scritto, dipendentemente dalla
varietà delle soluzioni diversamente colorate.
Questi ed altri consimili fatti, riferiti nel citato articolo del suo
Giornale, portano il prof. Majocclii a concludere, die anche verifi-
candosi l'esperienza proposta dal Principe Ronaparte, sarebbe sem-
pre vero elle le varie sostanze trasparenti sopraccitate rendono ca-
pace la luce d'agire in modi diversi, o di non agire affatto, sopra
i sali d' argento: non esser quindi generalmente ammissibile (f|uan-
tunque riconosca non aver voluto dare il Bonaparte assoluta gene-
ralità alla propria opinione) che su di essi agisca catalitticamente
la luce, e clie bisogna ammettere in lei un'azione chimica.
Replica il Principe Luigi non aver egli mai inteso di negare af-
fatto l'azione chimica della luce: ma che per altro i fatti citati dal
preopinante si possono spiegare nelle due ipotesi, o la luce trapas-
sando per certe soluzioni perde i raggi chimici, o perde la proprietà
d'agire catalitticamente sui corpuscoli organici dell'atmosfera: che
egli tratta solo dei fenomeni di decomposizione e non di composi-
zione: che finalmente senza escludere siffatti corpuscoli dall'aria
non si potrà risolvere il dubbio, se dessi prendano parte ai feno-
meni del dagherrotipo.
Interviene allora il cav. Melloni a distinguere i fenomeni citati
dal prof. Majocchi da quelli cui si riferisce il Principe Bonaparte, di-
cendo che ne' primi si riscontra al passar della luce per le indicate
sostanze gialle assorbimento dei raggi chimici al di là del violaceo
- 493 -
fino al f^iallo: mentre i raj^gi chimici stessi avrebbero bisogno dei
nominati corpuscoli per agire secondo le idee del Bonaparte sui
l'cnomcni ilei dagiierrotipo.
Prolungato al(|uanto il ragionamento fra i professori Matteucci
e Majocclii,e il l'iiiicipe Bonaparte, consentono essi nel riconoscere
specialmente prohajjile il concorso di sostanze organiclie nella ri-
duzione degli ossidi metallici.
Ksanrita la discussione il Presidente scioglieva l'adunanza.
Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgiivi
f Prof
J Segreta,-, l^^,^_^^
Prof. G. M. Lavagna
Luigi Gionci
DEL GIORI\0 27 SETTEMBRE
-»S53«-
A,
.ppiovato il processo verbale della precedente adunanza, previa
lettura fattane dal Segretario prof. Lavagna, il prof. Majocchi pren-
dendo argomento da un articolo contenuto in esso, riflette sugli
esempi del Volta, Davy, Faraday ed altri, non veder necessaria per
divenire esimj fisici la condizione di conoscere a fondo le Matema-
tiche, convenendo bensì nell'opinione del cav. Carlini che bisogni
almeno essere sufficientemente iniziali in tali scienze. Al qual pro-
posito osservava il Barone d' Hombres Firnias che nell' eseguire
l'accennata divisione altro non farebbesi che uniformarsi all'esempio
dato nel secondo Congresso, ove fu separata la Fisica dalla Chimica.
Sorgeva poscia il capitano Canzoni a dar lettura d'un suo scritto,
in cui mirava a dimostrare 1' utilità che risulterebbe dall' applica-
zione diretta del vapore a produrre nelle macchine la rotazione,
senza aver ricorso ai complicali mezzi meccanici generalmente in
uso per giungere a quello scopo. Incominciò egli dal descrivere la
macchina inventata dal sig. Craig, ed ora privilegiata in Francia a
favore del sig. Staitte, la quale ha una specie di ala vuota nell' in-
terno, munita di due tubi rivolli in senso opposto ad angolo alle
sue estremità, ed attraversata da un asse pur vuoto per una metà
e comunicante coli' interno dell' ala, che sta racchiusa in una cassa
avente un sol foro per dare esito al vapore che finisce d' operai-e.
All' estremità dell' asse si congiunge un cilindro di maggiore o mi-
nor diametro secondo la minore o maggior velocità che vuoisi ot-
tenere, e su di esso awolgesi una correggia, la quale serve a tra-
smettere il moto rotatorio. Inlioducesi il vapore per la parte vuota
dell' asse, e passando nell' interno dell' ala sgorga dai due tubi, eser-
citando alle loro estremità una specie di contropressione che le oh-
- 495 -
hliga a muoversi in direzione opposta a ipiella dell'efflusso del va-
pore, agendo esso di lai guisa a soniiglian/.a dell'acfjua nella turbina.
Narrò poscia come numerose esperienze abbiano dimostrato,
che la massima velocità dell'ala per ottenere il massimo effetto uti-
le è di 45ooo pietli a minuto, cioè che la di lei estremità dee per-
correre in un minuto l' indicato spazio ; di modo che la velocità ef-
fettiva del movimento è in ragion diretta della lunghezza dell' ala.
lùiumerando poscia i pregi di (jucsta macchina sulle consuete a
stantuffo, notò primieramente non esservi foi'za d' inerzia da vin-
cere; essere minori gli attriti, e f(uindi maggiore l'effetto utile. l're-
sentare in secondo luogo maggiore economia, imperocché essendo
di struttura assai più semplice offre un risparmio del /|0 per cento
sul prezzo d'accpiisto in confronto delle conunii; costa meno per
la manutenzione; e per quanto a lui resulta si può da tale macchi-
na ottenere lo stesso effetto utile che si ha dalle consuete ad alta
pressione, con soli due terzi in peso dell'ordinario combustibile da
esse consumato. Disse poi dei vantaggi da essa offerti in ordine al
j)icciol spazio che occupa ; al suo non grave peso, per cui non esi-
gesi eccessiva solidità nei muri d'aj)poggio; alla agevolezza di cam-
biarne a piacimento la velocità; e finalmente alla facile di lei co-
struzione, di cui reputa capace qualsivoglia macchinista di qualche
intelligenza.
Concluse sembrargli che per le macchine a grande velocità non
sia stalo l'effetto pratico del lutto soddisfacente, giacché l'uso delle
locomotive costruite su tal principio non si è per anco generalizza-
to ; come pure al(|uanto dubbiosa 1' utilità di questo sistema appli-
cato a macchine di gran forza. Ksscr poi certo che le macchine fis-
se di piccola forza hanno dato i resultali sopraddescrilti, e si sono
assai moltiplicate specialmente nella Spagna.
l dita questa lettura osservava il doti. Baitolonuneo Cini, che
mentre è verissimo essere in teoria le macchine a rotazione il bello
ideale delle macchine a vapore, pure il sorprende che non abbiano
esse incontrato un piti esteso uso nella pratica, benché da molti
anni introdotte nelle manifatture; e dubilerei)be (|uindi che non
avessero a porsi a livello colle cos'i dette turbine, le quali e' insegna
la teoria essere del massimo effetto utile, mentre poi in pratica non
se ne sono ancora ritratti gli sperati vantaggi, tranne in certe pai-
ticolari circostanze e condizioni. E con maggiore sorpresa vede
- 496 -
l' esponente, che non se n' è esleso 1' uso alle locomotive, cui sem-
bierebi)ero a prima giunta tanto utilmente applicabili si per la na-
tura del loro niovimonto, che per la loro semplicità e il picciolo spa-
zio da esse occupalo.
A cui replicò il Canzoni che per ottenere una maggior velocità
dovendosi accrescere la mole dell' ala, ciò aumenterebbe le dimen-
sioni delia macchina, forse in guisa da non renilerla agevolmente ap-
plicabile alle locomotive. Nondimeno notò egli essersi fatto elogio di
simil macchina applicata all' indicato uso in un articolo del Journal
des Cliemiiis de FerN. 3 del i8/(2,del (|uale die lettura ai radunati.
Rispetto all' applicazione alle locomotive avvertiva il sig. Tom-
maso Cini che potrebbe aumentarsi il diametro delle ruote secondo
il sistema di Brunel figlio
Dopo alcuni schiarimenti richiesti al sig. Canzoni dai signori Ci-
ni, concluse il Presidente che la sola esperienza potrà decidere del-
la maggiore o minore utilità di tale applicazione : e si aggiunse dal
prof. l\h»jocchi che qualora si posseggano fatti in maggior numero
si potrà su di essa intraprendere una più fondata discussione nel
futuro Congresso di Milano. Ma dubita il sig. Canzoni che debba
diminuire l'impoi'tanza delle macchine a vapore, giacché vedonsi
annunziali alcuni tentativi non vuoti d' effetto per sostituire alle
medesime le macchine ad aria atmosferica, le elettro-magnetiche, e
le turbine. A cui il Presidente, secondato dal prof. Majocchi, rispose
non potersi sempre con fondamento dar fede ad annunzi di simil
genere che vedono la luce in Ciornali generalmente politici.
Esaurita siffatta materia, osservando il Presidente come la man-
canza di comunicazione fra i centri degli studi sia ostacolo al-
l'avanzamento delle scienze in Italia, disse tendere a stabilire siffat-
ta comunicazione del sapere i nostri Congressi, ma che pur devono
cooperarvi altri mezzi, intorno ai quali avverte avere il prof. Majoc-
chi alcun che da esporre.
Die questi dunque lettura di alcuni articoli del proemio al
lerz' anno de' suoi Annali, ove mostra con quali mezzi possa prov-
vedersi all' unità del sapere scientifico italiano, citando a tale effet-
to non tanto i Ciornali enciclopedici che servono a diffondere la
scienza, ([uanto gli speciali, come quelli che raccogliendo i progressi
d'ogni ramo di scibile giovano all'avanzamento del sapere : inoltre le
Accademie, gli Atenei, mostrando che fin d' ora molte di queste isti-
— 497 —
tiizioni, varialo il primitivo carattere, lianno cominciato a servire
alla diffusione dei Unni. Scese (|nindi a toccare della necessità che
si riuniscami tutti i lavori in un sol corpo, aflincliè possa risultarne
un (|uadro complessivo generale del nostro sapere in fatto di scien-
ze, lettere, e arti. E per coadiuvale a una simile imjtresa, offerse egli
il proprio Giornale, dicendo che vi nominerà alcune pcisone dei
vari paesi d' Italia, le f|uali da esso officiate s'incarichino di racco-
gliere quanto si farà nelle scienze fisico-matematiche e chimiche
nella respettiva contrada. Porse preghiere a tale oggetto ai dotti, af-
finchè vogliano dal canto loro contiihuii-e a ([uest' opera, comuni-
cando i manoscritti loro, o almeno i titoli delle Opere o .Memorie,
non che il mezzo di puhhlicazionc alle persone indicate, onde far
così conoscere riuniti in un sol corpo alla patria e all'estero i pro-
dotti del sajìere italiano. Aggiunse, che a vie più ampliare il quadro
di tali puhblicazioni sì italiane che estere, e a forse troncare le tante
questioni di jjriorità, si è messo d'accordo col sig. Poggendorf e
con alcinii tra i direttori dei Giornali P/ii/osop/ii'cal Mti^dzine, e
degli Annales de Cbimie et de Phisique, lo che porterà a diffon-
dere all'estero mediante i principali indicati Giornali, e in Italia ])er
mezzo del suo, cioè in quattro lingue diverse, tutto ciò che in esse
sarà scritto nell' accennato proposito.
Il Presidente, udita 1' utile proposta del prof. Majocchi lo ringra-
ziava a nome dei cultori delle scienze del di lui zelo e del mezzo
che offre loro, facendo voti onde lutti vogliano contribuire ali ope-
ra dell' anzidetta unificazione.
Dopo ciò ritenne la parola il medesimo pi'of. Majocchi per dare
notizia di alcune esperienze che si propone di ripetere nella ventu-
ra adunanza.
Ricordato come il prof. Nobili insegnasse il modo di formare per.
mezzo della pila colori ii'idizzanli sopra lamine di diversi metalli in
un sistema d'a|)parenze che egli chiamò clcllro-chimiche, si fé ad
esporre un diverso metodo pubblicato recentemente da esso negli
Annali |icr ottenere l'indicata iridiscenza, che disse presentare due
inqìorlanti vantaggi su quello del Nobili i ." cioè di dare i voluti co-
lori senza bisogno della |)ila: a." di offrirgli sì aderenti alle lastre da
resistere anche a non lieve sfregamento, mentre le apparenze elet-
tro-chimiche del Nobili hanno d'uo|)o fi 'essere difese da un cristallo.
— /ioS —
l'ronilasi, egli ilice, una lastra d'argento, d'acciaio, o di platino,
l)en |)olila, e si collochi al fondo di una tazza di vetro o di porcel-
lana, di una sostanza in somma non attaccabile dalle soluzioni che
si atlo|)rano. Si versi poi su di essa, tanto da ricuopi'irla, una solu-
zione ben purgata e filtrata di acetato di piombo, o di verderame
sciolto neir aceto. Si applichi (|uindi al di sopra della lamina 1 estre-
mità di un cilindretto di zinco, dalla cui dimensione dipendeià la
grandezza dell anello centi'ale, e vi si mantenga a conlatto per un
minuto ed anche un minuto e mezzo. Non tarderà ad osservarsi al-
la superficie della lastra un'azione elettro-chimica, la «piale produr-
rà sulla lamina stessa anelli foschi e non iiidescenti, che cresceran-
no in dimensioni colla durata del contatto dello zinco. Estraggasi
allora la lastra con tauagliette, e si asciughi delicatamente |)er non
portar via cpiella sostanza che vi si è depositata per la repentina
azione chimica, e che non ha ancora acquistato la desiderata ade-
renza, e si sovrapponga ad una fiamma a spirito : non tarderanno a
vedersi risaltare gli anelli divenendo iridescenti, e ampliarsi mag-
giormente a misura che prolungasi l'azione del calore, presentando
tutte le apparenze degli anelli colorati del Newton. Terminava di-
cendo non aver egli sperimentato che le accennate soluzioni, ma
opinare che altre ancora darebbero soddisfacenti resultati.
Domandò il prof. Pacinolti all'espositore, se abbia per anche
istituito esperienze dirette a dare una particolar disposizione agli
anelli, in guisa da ottenerli disegnati a piacere; su di che riportò dal
Majocchi una negativa risposta.
E il prof. Dini domandava ipiali fossero i metalli sperimentati ;
a cui il prof. Majocchi essersi limitato a <|uelli superiormente accen-
nati : e offerse così motivo al Prof. Pacinolti di osservare che forse
potrebbe conseguirsi un buon i-isultamento anche sul placfong, sul
quale ottengonsi bellissime le apparenze elettro-chimiche del Nobili.
Finalmente il cav. Carlini, ap[)laudendo all'esempio che è per
dare il prof. Majocchi d' istituire esperienze in faccia alla Sezione, ri-
flette che molto gioverebbe il non limitarsi nei Congressi alla sem-
plice esposizione dei fatti, ma, ogni qual volta si potesse fare, utilis-
sima ne sarebbe la dimostrazione. Nel (piale avviso convenendo il
Presidente sperava che tale esempio sarebbe seguito a Milano, es-
sendo in ciò tanto incoraggiati i fisici da quel Municipio.
— 499 —
Ranirneiitò egli in fine come non rimanendo al termine del
ConfH'esso che sole due adunanze, jjioverà die si diano in nota
coloro clie avessero a fare (jualclie comunicazione : indi scioglie-
va l'adunanza.
\ istu — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorcini
Prof. G. M. Lavagna
. ( Prof. G. M. Lavaci
° \ Prof. LiiGi Giorgi
63
A D l K A \ Z A
DEL GIORNO 28 SETTEMBRE
»S>€i«
U dito ed approvato dall' assemblea il processo verbale dell' ante-
cedente tornata, cui leggeva il Segretario prof. Giorgi, si fece il
sig. IJorclianll di Berlino ad esporre le proprie ricerche sull' inte-
grazione di alcuni sistemi d'equazioni differenziali non lineari, i cui
integrali da esso ottenuti si compongono d' integrali ellittici. Usan-
do egli vari metodi presenta i suoi risultati sotto diverse forme: e
ravvicinate fra loro quelle di un medesimo resultato vien condotto
a formolc di trasformazione utili nella teorica degli integrali ellit-
tici. Così dall'integrazione di uno di que' sistemi di equazioni dif-
ferenziali ha ottenuto la formola d' integrazione data per la prima
volta dal Gauss: mentre da un altro esempio ricavava la formola
di trasformazione del 3° ordine scoperta dal Legendre nella teoria
delle funzioni ellittiche.
Il teorema fondamentale a cui s'appoggiano le sue ricerche, ver-
tenti in specie sui casi particolari del medesimo in cui tre o quat-
tro sono le variabili, è il seguente:
u Siano X( , .\2 , X3 , Xn , " variabili disposte per ordine
d' indici, intendendo che l'ultima preceda la prima, come se fossero
disposte sulla periferia d'un circolo; si formino le differenze fra
due variabili consecutive, cioè le differenze
X, X2 , X2 \3 , ■ ■ ■ Xa-I X,. , X„ X,
e si ponga il differenziale d'ogni variabile proporzionale al pro-
dotto delle due differenze in cui entra la variabile suddetta, di gui-
sa che si abbia
tlx,: dXj:... dx„.,:(lx„::(x„- x,)(x,- X2):(x,- Tiii)ÌH- t^iY-ÌK.!' \,.[){^,..r "J^x,..,- x„)(x„- X,)
lisultoià che il sistema proposto d'equazioni differenziali avrà sem-
pre due integrali algebrici, cioè
' V| ^2 ì ^ ^42 X3 ) . . . ( X„ , X„ ) ( X, X, ) = C
ed
(X|-X2)(x,-X3) + (X2-X3)(x|-Xj)+...(X„.,-X„)(x,.2-X,) + (X„-X,)(x,.,-X2)=r
il primo de' quali nel caso di un numero pari di variabili si decom-
pone in due e(|uazioni cioè
( X, X2 ) ( X3 X4 ) . . . . ( X„.| — x„ ) = C,
( X2 X3 ) ( Xi X5 ) . . . . ( X„ X, ) = C2
di maniera clic nel caso di // pari si hanno tre equazioni integrali
algebriche, e solamente due nel caso di n dispari.
Terminò l'autore col dire di proporsi la pubblicazione in altra
opportunità dell'anaiisi relativa ai sistemi analoghi d'equazioni dif-
ferenziali a ') e () variabili, intfirno ai quali ha trovato che per mezzo
degli integrali fornili dal teorema generale sopra enunciato, e da
un nuovo principio dello lacobi chiamato da questo A^X^ ultimo mol-
tiplicatore si perviene a ridurre que' due problemi alle tpiadrature.
A ciò fé seguito una lettura del prof. Pacinotti. L' autore pre-
mise il seguente fatto già stabilito in altro suo precedente lavoro.
Se un conduttore formato a pezzi alternativi di due metalli, come
le pile termo-elettriche, venga percorso da una corrente idro-elet-
trica, e cessata questa, si pongano le estremità del conduttore in
comunicazione coi fili del galvanometro, si trova che desso è per-
corso da ima corrente in direzione opposta a quella della prima.
Chiama l'autore quest'ultima corrente primaria, e l'alti-a seconda-
ria: e dimostra che la corrente secondaria corrisponde alla produ-
zione del fenomeno del freddo generato dalle correnti in certe si-
tuazioni dei conduttori metallici, in guisa che quando si voglia
mostrare il fenomeno del freddo prodotto dalla corrente elettrica
l)asterehbe far vedere che si genera la corrente secondaria. Si fece
anzi a provare con resultali d'esperienza esser (|ueslo un mezzo at-
tissimo per tali ricerche da preferirsi a tutti gli altri fin ora usati,
e capace di dare indicazioni vistosissime, quali apjiimlo si conven-
gono ad una pubblica lezione, ed a progredire nelle ricerche più
delicate sul soggetto. I,a su|)eriorilà della corrente secondaria sugli
altri ujezzi già usati per diinosti'ure il fenomeno del fredilo gene-
lalo dalla corrente elettrica, agevolmente si ctmiprenile risj;iiardando
il conduttore colle molteplici sue alternative dei due metalli come
un moltiplicatore, e considerando che la variazione di temj)eratura
non dee comunicarsi da corpo a corpo, ma a!;ire nel corpo stesso
ove ha luogo. Col mezzo della corrente secondaria ha non solo potu-
to provare l'autore, che tutte le correnti idro-elettriche, anche le più
tenui, generano il freddo, e che le termo-elettriche sono capaci di ri-
scaldare i conduttori, ma è pervenuto a render visibile il fenomeno)
del freddo anche nelle correnti termo-elettriche ed in quelle ma-
gnete-elettriche istantanee. Il non aver conseguito il medesimo
effetto dalla scarica elettrica lo portava a spargere un sol dubbio,
che esista cioè differenza tra questa e la vera corrente elettrica
anche istantanea. Terminava accennando che due conseguenze si
deducono dalla produzione della corrente secondaria, i" Nelle pile
termo-elettriche lo sbilancio di temperatura negli elementi si estin-
guerà in minor tempo a circuito chiuso che a circuito aperto.
2." Unadebol corrente che nel suo circuito ha da passare per molte
alternative di metalli trova una resistenza in questi passaggi, pro-
dotta dalla corrente secondaria.
Terminata la sua lettura domandò l'autore al cav. Melloni, se
abbia mai trovato differenza fra i tempi necessari ad equilibrare la
temperatura a circuito aperto e chiuso : cui rispose quest' ultimo
non poter nulla affermare di positivo, usando egli di tener sempre
chiuso il circuito onde non rinnovare i contatti.
Il marchese Ridolfì udendo come il prof. Pacinotti dubitasse,
se veramente la scarica della bottiglia possa risguardarsi come una
corrente fugace, gli domandava in che guisa spiegherebbe allora la
magnetizzazione dell'ago nell'elica mediante la scarica medesima.
E n' ebbe risposta che per questo fatto come per altri sono identici
gli effetti della scarica e della corrente, mentre l' identità per ora
non si verifica in altri fenomeni: si limiterebbe egli dunque a rav-
visare fin qui un'analogia fra quelle due maniere d'essere dell'elet-
trico. Osservò poscia il prof. Matteucci esser difficile che la scarica
della bottiglia faccia per esempio regolarmente il giro degli elementi
della pila termo-elettrica, investendo essa piuttosto tutto in massa
r insieme metallico. E il prof. Belli, approvando il trovato del Pa-
cinotti, stimava tuttavia che così venga a mescolarsi l' effetto del
riscaldamento nella misura di quello del raffreddamento : laonde
— 5o3 —
propiìirebbe d'eliiiiinare il primo imnieigendo le saldature che si
riscaldano in un bagno che le mantenesse a temperatura costante.
E il Pacinotti, non convenendo di siffatta necessità per dimoslrai'e
la corrente prodotta dal raffreddamento, l' ammette per altro allor-
ché vogliasi la misura dell'effetto prodotto.
Venne poscia chiamato il prof. Majocchi a leggere una sua Me-
moria intitolata — Dell' elettro-magnetismo consideriito come forza
motrice — Cominciò egli dal distinguere in due categorie gli spe-
rimenti ed i tentativi diretti a rintracciare l'indole ed il modo d'ap-
plicazione della forza elettro-magnetica : la parte scientifica rivolta
a indagale i rapporti fra detta forza e gli altri due effetti del pillerà
voltiano, il gnlvdiwmetrico ed il chimico; e la parte che comprende
i tentativi e gli sperimenti per applicare direttamente l' elettro-ma-
gnetismo a mettere in moto le macchine dell'industria. L'autore
dopo avere accennato le leggi scientifiche ritrovate dallo lacobi e
dal Lenz, e poscia estese dal Rotto, e notato pure come si debbano
al Dal Negro ed al Botto medesimo le prime idee dell' applicabilità
dell'elettro-magnetismo come forza motrice, passò ad aggiungere le
seguenti sue avvertenze appoggiate all' esperienza.
I ." Tutto ciò che serve a disturbare la disposizione molecolare
del filo conduttore formante l'elica che inviluppa la verga di ferro
dolce, come le piegature cui va soggetto per lo svolgimento e il suc-
cessivo suo ravvolgimento all' ancora, o gli effetti della percossa,
tende a far diminuire il magnetismo indotto nella verga metallica.
1." La quantità di magnetismo sviluppato in una verga di ferro
dolce è proporzionale alla superficie del ferro medesima, il che
concorda cogli esperimenti del Barlow: riescirà quindi, a parità di
mole di ferro impiegato, nei motori elettro-magnetici più utile il
far uso di verghe cave anziché solide. Per siffatta ragione egli crede
preferibili nei motori elettro-magnetici le due disposizioni partico-
lari date alle calamite temporarie da Uadford e Roberts (da esso
descritte nel T. Vili de' suoi Annali) le quali presentano grandis-
sima energia.
3." L' inversione della polarità magnetica coli' invertirsi della
corrente elettrica, processo che é stato applicalo alla maggior parte
dei motori elettro-magnetici, é grande ostacolo al conseguimento
d'un congegno utile nella meccanica pratica. In fatti ha egli trovato
che manifestandosi una certa forza attrattiva d' una calamita voi-
— 5o/, —
laica per un' altra allo stato di quiete, tal forza viene alterata al
momento che le calamite si ravvicinano tra loro. Lo slesso vale per
la forza repulsiva. Ed egli attribuisce questo fatto al magnetismo
d' induzione che si genera nelle spirali e nelle verghe annesse in
virili della legge scoperta dal Faraday. Siffatto ostacolo inoltre, delle
correnti secondarie sviluppatesi per induzione, cresce aumentando
la forza delle calamite voltaiche per mezzo della moltiphcazione dei
giri del filo avvolto a spirale. Laonde la peidita di forza cagionata
dalle correnti indotte può superare l'aumento prodotto dalla mol-
tiplicazione del numero dei giri. Non dee quindi far maraviglia, se
certe macchine elellro-magneliche hanno sviluppato forza elettro-
motrice maggiore alkmpiando le loro verghe di ferro erano l'ive-
slite di due spirali, che quando veniva avvolto quattro o cinque
volte il filo conduttore sulle medesime. Per tali considerazioni s' in-
tende che due calamite voltaiche possono mostrare nella reciproca
loro azione un grande effetto statico, e non un proporzionale ef-
fetto dinamico, e viceversa, per due altre calamite. È altresì da os-
servarsi che tali correnti secondarie contrariano l'azione del piliere,
e la indeboliscono : ollredichè aumentano esse colla celerilà delle
calamite nei loro avvicinamenti ed allontanamenti, laonde anche
per questa parte si ha un ostacolo all' aumento progressivo della
velocità di un motore elettro-magnetico.
4.° Disse d'aver forse per le correnti indotte potuto verificare
più volte un fatto, già osservato, come crede, dal Paje, che cioè due
calamite voltaiche di diversa forza si attraggono nei primi istanti
anche quando vengono appressate coi poli dello stesso nome.
5." Osservò finalmente che nei motori elettro-magnetici in cui
pongonsi in opera parecchie calamite voltaiche, le une molto vi-
cine all' altre onde accrescere la forza del motore, si giunge ad un
punto al di là del quale la forza stessa, in vece d' aumentare col
numero delle calamite, diminuisce. Imperocché per quanto sia
grande la velocità della corrente elettrica, essa nella sua inversione
richiede un certo tempo, sebben piccolissimo; e il massimo svilup-
po della forza magnetica nelle verghe di ferro abbisogna per con-
seguenza di un tempo proporzionale, corrispondente ancora alla
durezza del metallo, alla grossezza ec.
Die qui fine 1' autore al suo scritto, descrivendo le grandiose
esperienze d'applicazione della forza elettro-magnetica alle mac-
— 5o5 —
chine dell' industria falle da IacoI)i sulla Neva, da Davidson in In-
^liillerra, da l'atterson in America ce. Concludendo col Giornale po-
lilecnico di Vienna, che malgrado le citate prove anche per lungo
tempo dovremo allenerei alla forza del vapore.
Risguardaiido imjìrobabile il cav. Carlini che il Dal \egro ed il
Botto abbiano 'pubblicato nell(t stesso tempo le loro idee sulle ap-
plicazioni dell' elettro-magnetismo, vorrebbe che si ricercasse in
prò della storia delle scienze a chi dei due spetti la priorità. E, il
j)iof. Majocchi offerse dati che farebbero prepoudeiare la probabili-
tà in favore del Dal Negro ; di che convenendo i professori Matteucci
e Belli, soggiunse questi che potrà forse risolversi con più certezza
la questione, consultando gli Atti dell' Accademia di Padova, a cui
leggeva quel fisico le sue .Memorie (i).
Lasciato questo punto osservava il dott. Bartolommeo Cini, che
neir istituire il parallelo tra i vantaggi relativi delle macchine elettro-
motrici con (|ueile a vapore, non bisogna trascurare la cpieslione
economica: ed essere stato messo in chiaro da opportuni esperi-
menti, che, nello stato attuale delle cognizioni, costa la produzione
dell' unità di forza colle meno imperfette tra le piime macchine,
ben più che l'eguale iniilà con cpielle a vapore: lo che riconosciu-
tosi anche al Congresso di Strasburgo si venne a concludere non
dar per ora 1' applicazione dell' elettro-magnetismo resultati utili
per r industria, tranne alcuni casi in cui richiedesi picciola forza
ed intermittenza d'effetto. Della (|ual cosa convenne il prof. Majoc-
chi, osservando contenersi implicitamente siffatta idea nella con-
clusione del suo discorso.
Dopo di ciò il Presidente invita la Commissione già da esso no-
minata per la compilazione dei quesiti fisici e matematici, che po-
trebbenj senza vincolo alcuno venir trattati al futuro Congresso, a
voler recare nell' adunanza ultima di domani quelli che avesse già
preparati, che così darebbesi loro pubblicità nel Diario.
Chiese poscia la parola il prof. Dini per narrare anch'egli, in pro-
posito delle osservazioni del prof. Pcrego sulla grandine comunicate
(1) Il medesimo prof. Belli fatto ulteriori ricerche comunicò in seguito, d'aver
trovato clie I' ab. Salvatore Dui Negro espose le sue idee sulla sovraccennata ap-
plicazione all'Accademia di Padova ne' giorni 21 giugno e 10 luglio 1831, e ne
fece inserire una Memoria nel Voi. HI de' Saggi di quell' Accademia, stampata
anche a parte colla data del 1831 ; sicchò la priorità di detto fisico è comprovata.
— 5oG —
ili .nltia ndiinanza, un caso da lui osservalo nella valle superiore del
Serchio, ove gli avvenne di vedere grani di grandine grossi come
uova di gallina, che rotti presentavano un nucleo nevoso involto da
strati concentrici di ghiaccio, non distinti tra loio da altri inter-
posti di neve, ma solo da un diverso grado di trasparenza. In al-
cuni grani meno frequenti, si vedevano gli anelli cfrcolari della se-
zione presentare un andamento irregolare, come se gli strati di
ghiaccio in parte già formati si fossero rotti, e alcune loro porzioni
alquanto dislocate, per l' intromissione di nuovo ghiaccio tra le
crepe si fossero poscia risaldate, e ricoperte da altro ghiaccio : ag-
giungendo che in alcuni grani la superficie era liscia, in altri sca-
bra, e in certuni sparsa di protuberanze, che apparivano prodotte da
ghiaccio che si era disposto per di fuori sulla superficie medesima.
Il prof. Belli disse non rara 1' osservazione della grandine spar-
sa di protuberanze alla superficie. A darne poscia la spiegazione
immagina che formatosi il picciol grano nelle elevate regioni con
qualche minima prominenza in diversi punti della superficie, ov-
. vero nascendo queste da successiva ineguale deposizione di mate-
ria, venga esso nella discesa a raccogliere maggior quantità di pic-
ciole gocce liquide di vapore sulle parti prominenti che nelle ca-
vità, essendo queste per così dire protette dalle prominenze; onde
la differenza di ([uell' incremento relativo porterebbe la forma in-
dicata. Aggiunse che talvolta cadono grani in forma di piramidi con
spigoli quasi rettilinei, e con base convessa; e ritiene che siano
frammenti di grani sferici scoppiati nell'atmosfera trasparente, nelle
nubi, o sotto di esse. Potrebbe poi avvenire che la rottura accadesse
in regioni da cui scendendo i grani continuassero a crescere, e indi
avverrebbero le irregolarità alia superficie di che sopra.
Narrava indi il prof. Pacinotti d'aver sempre veduto in Pisa pi-
ramidali i grani di grandine, e una sol volta con superficie irregolare.
Domandò poscia il cav. Carlini al prof. Belli (|ual forza faccia
scoppiare la grandine in alto dell'atmosfera. E questi soggiunse
come la grandine si formi in regioni molto fredde, ove potrebbe
darsi che le goccioline di vapore fossero liquide a parecchi gradi
sotto zero: cadendo i grani incontrano siffatte gocce, le quali si
distendono per lo più regolarmente intorno ad essi, in guisa da
farli successivamente ingrossare, mantenendoli in generale sferici
e a parecchi gradi sotto zero. Così arrivato il globetto di grandine
ili regioni ove la temperatura è molto meno bassa, comunicasi il
calore alle |)aiti siipei-ficiali, die le iiial/.erà per esemjiio fino a non
essere elie ad un gia<ln od un ^'rado e mezzo sotto zero: allora lo
strato superficiale si dilata, e per la rapidità del canihianieiiln di
temperie non avendo avuto tempi» il calore di penetrare nella pai'te
interna, riceve essa dalla crosta una distensione forzala, e scoppia.
Ricusò finalmente l'opinione per cui s'attribuisce lo strepito, che
talvolta al cader della grandine s'ode in alto, all'urto dei di lei gra-
ni nell'aria ; osservando che dessi cadono a terra in slralo d'assai
picciola altezza, in guisa da doversi supporre sì i-ari nell'atmosfera
da non potersi così agevolmente incontrare; e attribuirebbe in vece
siffatto strepito allo scoppio che sopra.
Kssendo già trascorsa l'ora il Presidente rimette all'indomani
il proseguimento, se dovrà aver luogo, di siffatta discussione. E
prima die si sciogliesse 1' adunanza il prof. Pietro Savi osservava
intorno al <|uesito 8.° pubblicato nd Diario (V. n.°6) a nome del
prof. Majocchi, esister già lavori ililigenti i (piali contengono la di
lui soluzione, e che pertanto bisognerebbe limitarsi a proporre d'esa-
minarli per decidere intorno alle loro conclusioni.
F, sciolta l'adinianza.
Visio — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgimi
.1 Prof. G. M. LwvGNA
/ Segretari { „ ^ , -.,
° [ Prof. Luigi Gronci
64
ADINA l\ ZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE
-«seo-
Xjelto dal Segretario prof. Lavagna e approvato 1' atto verbale
della precedente adunanza, si rijirese dai professori Pacinotli, Car-
lini, e Belli il ragionamento sulla formazione della grandine : e
r ultimo di essi, in conformità della teoria da lui esposta nella an-
tecedente adunanza, si fé a spiegare le cause della tessitura radiata
die presentano alcuni grani di grandine, ne' quali si mostrano
come delle fibre dirette dal centro alla superficie. Si concluse poi
dal cav. Carlini, elle a verificare le idee già dette dal prof. Belli,
gioverebbe mettere i grani caduti in un appareccliio frigorifero, e
poscia inalzarne bruscamente la temperatura.
Lesse indi il prof. Pacinolti il rapporto della Commissione sui
(|uesiti fisici per il futuro Congresso, ne' seguenti termini.
« La Commissione incaricata di compilare i temi da proporsi
j)ei' il futuro Congresso di Milano crede convenientissimi quelli che
sono già stati proposti da uno de' suoi membri, il pi'of. Majocclii; e
solo, partendosi dal principio di raccogliere su tali argomenti i lavoi'i
di una maggior parte di fisici italiani, aggiunge a quelli i seguenti.
a Origine delle due elettricità, statica e dinamica; e quali sono
gli apparati più convenienti per mostrar separate le diverse sor-
genti dell'elettricità.
« Relazioni e differenze che esistono fra le due elettricità, sta-
tica e dinamica, ed apjiarati che servono a convertire l'una nell'altra.
« Strumenti che servono a misurare l' intensità della luce, rile-
vati dalle sue differenti proprietà, e messi d' accordo fra di loro.
« La Commissione fa inoltre osservare che inutil cosa sarebbe
proporre temi, se poi non si pensasse al modo di farli conoscere a
tutti gli italiani, e di guarentire a ciascuno la pi-iorità dei lavori che
potesse eseguire sopra un dato argomento.
— 5o9 —
« Propone quindi che la Sezione voglia incaricare i professori
Majocclii, .Melloni, l'erego e Matleiicci a pubblicare nei Giornali, Ah-
ludi (li Fisica e Chinticn di Miliino, Conti-resi di Xtipuli, Aniudi del
Regno Lombardo- Veneto, e Miscellanee di Scienze fisiche e naturali
di Pisa, f^r indicati temi, con un invito ai cultori delle Scienze fìsi-
clie a volersene occupare, e portare i loro lavori al prossimo Con-
gresso, ove verrà di tutti dato un estratto che serva ad assicurarne
a ciascuno la priorità e proprietà, coi processi verbali del Con-
gresso stesso ».
Approvato il rapporto, s'offerse il cav Carlini di fare inserire
l'intero programma nella Biblioteca italiana; e l'avv. Sineo negli
Annali di Torino.
Inerendo a uno dei (|uesili già j)ubblicati dal prof. .Majocchi,
sulle aurore boreali, il sig. Falguera di Barcellona espone di aver
già fatta pubi)Iica una sua Memoria sulla spiegazione delle medesime,
clic presenterà al futuro (Congresso in dilucidazione dell'argoniento.
Si recò indi il prof. .Mossotti a leggere un suo scritto sulle pro-
prietà degli spettri formati coi reticoli, e su d' una sua analisi ma-
tematica della luce.
(domine io egli dall' osservare che i fisici, i f|uali hanno esami-
nato lo spettro solare per riconoscervi l'estensione dei colori, l' in-
tensità della luce delle diverse parti, e le lunghezze degli accessi o
ondulazioni corrispondenti, si sono comunemente serviti di spettri
j)risniatici, cioè formali colla rifrazione. Ma 1 immagine che per
<|uesto mezzo si ottiene è trasfìgurata; le |)arti più rifrangihili
sono allargate, e raccorciale le meno rifrangibili, laiche malage-
vole vi riesce l'esame delle proprietà delle diverse parti costituenti
un raggio di luce solare.
Il modo raccomandato dall' autore per ben riconoscere la com-
posizione della luce naturale, le relazioni che esistono fra le lun-
ghezze delle ondulazioni nel vuoto o nell'aria de' vari suoi raggi, e
i luoghi da essi occupati nello spettro, quello si è d' impiegare gli
spettri che si ottengono |)er mezzo dei reticoli, osservati per la pri-
ma volta da Fraunhofer. Imperocché il solo elemento da cui dipen-
de la formazione di tali spettri essendo la lunghezza delle diverse
i.ndulazioni dei raggi componenti la luce natmale, il fenomeno si
presenta in essi nel suo massimo grado di semplicità, senza le alte-
razioni prodotte dal passaggio dei laggi per un mezzo rifrangente.
— 5io —
Seguendo egli tale idea ha dedoUo dalle osservazioni fatte con
grado mirai>ilc di precisione dallo stesso Fraunhofer le lunghezze
delle diverse parti corrispondenti agl'intervalli delle selle linee nere
principali, dal citato ottico scoperte. Reso anche più sensibile con
una figura il j)aragone dei due spettri ottenuti da ijuesl' ultimo con
un prisma di flint e con un reticolo, ha egli trovato che gl'inter-
valli fra le suddette lince principali, che nello s|)ettro del reticolo
erano rappresentati dai numeri
3i, GG, 6i, 40) 54, 33,
in (|uella per rifrazione lo erano dai numeri
5G, 27, 27, /|6, 48, 47.
Ha inoltre l'autore rinvenuto d'una singolare proprietà ilotato
lo spettro del reticolo. Fraunhofer determinò nello spettro l'alto
colla rifrazione, che per essere più grande e luminoso è il solo che
ci si presti, le intensità di luce delle respettive parti od intervalli
comjiresi fra le linee nere principali. Le trovò egli diverse per le
diverse parti senza alcuna simmetria : la massima intensità è verso
l'estremità meno rifrangihile dello speltro, nel color giallo presso
il suo confine coli' aranciaio ; e se immaginassimo condotta una
linea secante lo spettro in guisa, che dalle due parti di essa la quan-
tità di luce fosse eguale, essa cadrebbe poco oltre il massimo dal
lato dei colori più rifrangibili, hitendendo ora condotta la linea
omologa nello spettro formato col reticolo, l' autore è portato a
concludere che essa lo dividerà in due parti eguali, e cadrà nel
luogo di massima intensità della luce. Per concepire ciò fa egli os-
servare che nello speltro per rifrazione, la luce essendo condensata
dalla parte della linea normale ove sono i colori meno rifrangibili,
e rarcfacendosi essa da tutta fpiella banda nella conversione che
può immaginarsi falla dello speltro prismatico in quello del reti-
colo, ne avviene che le intensità in tutta l' anzidetta regione risul-
tano minori di quella della linea media.
Dalla sua analisi egli ha tratto eziandio, che immaginando la
lunghezza dello speltro divisa in 3Go parli, come la circonferenza
di un circolo, denotala questa lunghezza con 2^, e con ' quella
delle ondulazioni del raggio ct)rrispondenle al punto dello speltro
del reticolo situato alla distanza <? dalla linea media, 1' ultima lun-
ghezza vien data dalla formola
X= 553 , 5 + 184 , 5 -^
— JI I —
ove r arco o la distanza <? deve essere contala positivamente ari-
dando verso r estremila del color rosso, e nef<ali\ainenle in verso
contrario, e l' unità lineare è il milionesimo di millimetro.
Siffatta forniola differisce sensibilmente dall' altra
0
clie il sig. Blanc ha dedotto dalla regola di Newton ; formola che
dà, per le lunghezze degli accessi dei colori verso le estremità dello
spettro, valori che si discoslano dal \ero.
Mosso dalla semplicità de' suoi risullamenti conclude il profes-
sore Mossolli, elle per riconoscere la distribuzione e la costituzione
dei raggi componenti la luce naturale conviene servirsi dello spet-
tro formato da un reticolo, il quale somministra propriamente uno
speltro normale, cui riferire gli altri spettri variabili prodotti per
modi diversi. La luce si trova in esso simmetricamente distribuita
intorno al suo mezzo, che è nel mezzo del color giallo ; e la rela-
zione fra le lunghezze delle ondulazioni dei raggi e le distanze a
cui essi si trovano dal centro, e (piindi dei colori corrispondenti,
può esprimersi con una legge semplicissima.
Udita con plauso dall' assemblea siffatta lettura, si fece il cava-
lier Carlini a dar notizia d' un telegrafo elettro-magnetico, da lui
applicato a confrontare orologi a pendolo mollo distanti fra loro
nell'Osservatorio di fidano. Premesse alcune parole sull'uso che si
suol fare del pendolo contatore per l' indicato oggetto, venne a dire
come se ne sia miglioralo 1' ufficio in dello Osservatorio, facendo
cioè camminare il contatore sul tempo medio, mentre gli altri j)en-
doli camminano sul sidereo ; cosicché il primo perde sugli altri un
secondo ogni sei minuti. In tal guisa indugiando alcuni minuti
avanti di prendere il secondo accordo, si può fare in modo che
anche (jueslo sia preso in un istante in cui le battute coincidano:
ed allora in vece di un minuto trascorso si sottrae un minuto ed un
sesto di secondo, in vece di due un minuto ed un terzo di secondo,
in vece di tre un minuto e mezzo secondo, e cos'i di seguilo : laonde
in questo modo il pendolo a tempo medio serve a misurare le fra-
zioni del tempo, per lo slesso principio con cui il nonio misura le
frazioni dello spazio
Reso per altro insufficiente l'uso dei conlaloi-i per T amplia-
zione dell'Osservatorio, il nominalo direttore del medesimo pensò
— 1)1 2
d' imiiieitarc all' oi^gello del succitato confronto un telegrafo elet-
tro-iiiagnetico, il (luale in ciò solo differisce dai conosciuti, che la
chiusura e 1' apertura del circuito si opera non dalla mano di chi
detta, ma dalla caduta e dal sollevamento del martelletto dei minuti
mosso dal contatore. L' astronomo che vuol prendere 1' accordo
fra due orologi esistenti in due divei-si corpi di fabbrica della Spe-
cola, si reca prima nell' uno, mette in moto il contatore facendolo
andar di conserva coH'orologio, e nota il tempo di (|uesto all'istan-
te che il mai'telletto cade per chiudere il circuito. Recatosi indi al-
l'altro corpo di fabbrica, dopo un certo numero di minuti interi
di cui tien conto col suo orologio da tasca, osserva il tempo del se-
condo orologio nel momento in cui, essendosi chiuso il circuito, un
ago calamitato che prima era in quiete si mette istantaneamente
in moto. Se per avventura non si fosse in sulle piime ben osservato
im tale movimento, si può attendere il secondo, il terzo, il quarto
minuto, al principio dei quali si ripete regolarmente il movimento.
Siffatto meccanismo, aggiunge l'oratore, divenirgli ora partico-
larmente necessario, imperocché avendo compiuto un periodo di i8
anni di osservazioni giornaliere della luna, già tutte calcolate, para-
gonate colle tavole, e rese pubbliche colle stampe, le quali furono
da lui cominciate all' istrumento dei passaggi di Reichenbach, e
terminate dai signori Kreil e Stambucbi al circolo meridiano di
Scaorr, vorrebbe egli ricominciare un secondo periodo, impiegan-
dovi contemporaneamente entrambi gli strumenti.
Compita tale comunicazione il sig. Olivieri si recò ad eseguire
le espeiienze già annunziate dal prof. Majocchi sulla produzione
degli anelli colorati nelle lamine d'acciaio.
Venne poscia il barone d' Hombres Firmas a leggere un suo
scritto sul modo di riconoscere appi'ossimativamente in prò della
statistica i climi dei vari paesi, senza aver riguardo a veruna serie
di osservazioni meteorologiche; aj)poggiandosi principalmente sui
dati della latitudine, altezza assoluta, topografia, e vegetazione spon-
tanea del paese in questione, paragonati con quelli delle contrade
vicine, la cui temperatura media sia stata preventivamente fissata :
pei quali mezzi ha egli potuto determinare il clima del Diparti-
mento del Gard.
Piesentò in seguito il sig. Mori alcuni cucchiaini di jilacfong da
esso dorati a pila, e giudicati dal prof. Matteucci non inferiori ai
— 5i3 —
|)iii belli che egli abbia mai veduto uscire con questo mezzo dalle
fabbricbe di Paiii;!.
Il prof, (liorgi, sentendo come il dott. Mori siasi servito nelle
sue dorature del processo da lui e dal ])rof. Puccetti additato, ne
trae motivo per dire come c^Vi unitamente al prenominato suo col-
lega abbia notato una rimarchevole dilTei-enza fra il colore dato
alla doratura dalla soluzione aurica ottenuta colla potassa caustica,
e quello che gli oggetti prendono usando i doppi cianuri. Offre di
fatto il j)i-iino metodo una bella doratura simile al vernicila mentre
il secondo fa prendere al pezzo tla dorarsi un colore più giallo, e
elle più si approssima al colore dell'oro vergine. Trae quindi par-
tito dal soggetto in questione per narrare un fatto particolare av-
venutogli nella doratura di una coppa di argento, dicendo: come
avendo ])osto nella soluzione aurica ottenuta col secondo processo
la indicata coppa, in presenza di un anodo di argento, senza inter-
posizione di alcun diaframma fra questo ed il catodo, abbia veduta
quella, sotto 1' azione della corrente, cambiare alternativamente il
suo colore, prendendo in prima una bella tinta aurea, poi compa-
rire il bianco argenteo, e cosi successivamente per varie volte.
Non trovando nelle condizioni dell' apparato, ragione di credere
che lo strato d' oro già depositato venisse poi ad esser tolto, credè
potersi rintracciar la causa di quel cambiamento di colore, in un'al-
ternativa sliatificazione di oro e di argento sulla coppa, venendo
il secondo somministrato alla soluzione per la salificazione del-
l' anodo. E Io confortò in questa sua opinione 1' osservare che non
più si riprodusse il fenomeno, quando all' anodo di argento ne so-
stituì uno di oro.
Dopo di ciò il prof. .Mattcucci si fece a comunicare alla Sezione
i principali risultamenti di un suo lavoro sulla produzione deW elet-
tricità i'oltdica. Consistono essi nell' aver dimostrato coll'esperienza,
che la combinazione chimica dei metalloidi cloro, bromo, iodio ec.
coi metalli, non è accompagnata da elettricità. Ha potuto egli, in ap-
parecchio convenevolmente disposto, agire col cloro, iodio, bromo
sul metallo elettro-positivo d' una coppia, e disciogliere notevoli
quantità di detto metallo, senza ottenere dalla coppia una corrente
capace d' effetti elettro-chimici. Da ciò conclude il prof. Matteucci
che la corrente elettrica si svolge da una coppia voltaica, allorché,
per l'aflinilà chimica, od uno o meglio ambedue gli elementi della
— 5i4 —
coiìpiu stessa lencloiio a conibinai-si coi chic clcmeiili ilcUa conil)!-
nn/.iime li(|iiiila clie è il conduUore di seconda classe. Ne deriva
(|uiii(li la coppia più altiva esser (|iiolla, i due elementi della (piale
liaiiiu) arfinilà pei due elementi della combinazione li(piitla inter-
posta. Lna pila di perossido di piombo e di zinco clie agisce sul-
l'acido idrocloiico, soddisfa a queste due condizioni: l'ossigeno del
perossido si combina all'idrogeno dell'acido idroclorico, il cui cloro
si unisce allo zinco.
Descrisse egli inoltre una sua esperienza, nella quale lo sviluppo
della corrente avviene per 1' affinità chimica limitata al polo nega-
tivo della i>ila, e quindi operante suU' idrogeno del li(|uido. Se s' im-
meige nell'acido idroclorico puro una pila fatta di un filo d'oro
saldato a una lastra di platino coperta di perossido di piombo, si
vede l'oro disciolto dal cloro La corrente in questo caso si genera
dall' affinità dell'idrogeno dell'acido coU'ossigeno del perossido: il
cloro hbero è trasportato dalla corrente sull'oro e vi si combina.
Inferisce da ciò il prof. Matteucci che la formola generale della
teoria elettro-chimica della pila è la seguente : la corrente elettrica
si sviluppa, allorché per 1' affinità i due elementi d' una combina-
zione sono resi liberi e appariscono coi loro stati elettrici, quali li
supponiamo nelle decomposizioni elettro-chimiche. L'ossigeno è
elettro-negativo, l' idrogeno elettro-positivo. Perciò ragionando nel-
r ipotesi d' un fluido solo, la direzione della corrente sviluppala
dall' azione chimica è quella che prende l'elemento elettro-positivo
della combinazione scomposta : nel caso ordinario questa direzione
è quella dell'idrogeno.
Già trascorsa l'ora dell'ultima adunanza della Sezione, dopo
brevi ed ai)plaudite parole di ringraziamento e di congedo dirette
dal Presidente all'assemblea, venne essa disciolta.
Visto — // Presidente l'rof. cav. Gaetano Giorgim
ÌProf. G. M. Lavagna
Prof. Luigi Giorgi
ATTI VERBALI
DELLA SEZ10^E DI MEDICINA
65
DEL GIORNO iG SETTEMBRE
Il l'i«'sidente cav. Carlo Speranza apre la seduta con le seguenti
parole :
« Grazie all'amore, che S. A. R. l' Infante Don Carlo Lodovico
nutre per ogni maniera di studi, e specialmente per le scienze na-
turali, i nostri voti sono esauditi. Questa città la (piale fino da tempi
remoti ebbe scuole, accademie e molti uomini illustri nelle scienze, e
che in oggi pure vanta una Reale Accademia delle scienze : una Reale
Accademia dei Filomati : un Liceo dove sono riunite le cattedre-, i
gabinetti delle scienze, ed affidate a professori distinti per sapere e
per insegnamento, è divenula in quest'anno la sede della quinta unio-
ne scientifica italiana. Per la (piai cosa io riguardo, chiarissimi Col-
leglli, ([uesto giorno per l'epoca la piìi felice della mia vita, in quanto
che vi degnaste di pronuiovermi a Presidente delia vostra Sezione.
\ eramente di tanto onore, di tanta distinzione compartitami al co-
spetto di (piesto fiorente Ateneo, anzi di tutta Italia, ho ben d'onde
essere lieto e superbo. Se non che ultimo fra tanti illustri Colleghi,
fra mediche celebrità, che l' Italia e le straniere nazioni ammirano
e stimano, ben comprendo che superiore alle mie forze è 1' ardua
impresa di cui avete voluto onorarmi. Ma d'altronde mi conforta
il vostro nome, la vostra presenza, la (piale spandendo sovra di me
un raggio di benefica luce m' infonde nuova vita, nuovo vigore, e
mi rende superiore a me stesso. Frattanto per l'onore, di cui foste
verso di me cotanto generosi, quante più posso, grazie vi rendo, ed
indelebile fino alla tomba ne serbeW) grata ricordanza.
Niente più contribuisce al progresso delle scienze, diceva un
moderno scrittore, (pianto le riunioni scientifiche nazionali com-
poste dei cultori delle scienze fisiciie, matematiche, mediche, e na-
— 5i8 —
liliali, ili mia o ili altra iiazÌDiif. Le quali per non avere setle
fissa, diconsi anche nomadi, con raccogliersi una volta per anno
<ira in questa ora in (piella città. Mediante simili riunioni, uomini
di tulle le scienze, per nazioni e per paese diversi, venendo insieme
ravvicinali, trovano il modo piìi facile per l'arsi reciprocamente uli-
li importanti communicazioni : per sciogliere dubbi : per proporre
nuove investigazioni, e per discutere intoriiu argomenti clieabl)iso-
gnaiio luttora di spiegazioni. Quivi uomini, che non sonosi mai
scontrati, e che forse non si vedrebbero giammai, si conoscono, si
stimano, si communicano pensieri, opere, dubbi; si spogliano delle
illusioni, e si affezionano a vicenda li uni cogli altri. Inoltre con
siffatto genere di rotazione scientifica, 1' attività individuale, lungi
dal concentrarsi in un solo punto, si diffonde in ciascim luogo, do-
ve viene stabilito il Congresso. Per cui la forza della intelligenza, la
luce dello spirito, propagandosi al pari dell' elettricismo, produce
scintille di genio, crea mirabili composti intellettuali, dissipa chi-
mere, errori, a vantaggio delle scienze.
Di (juanta utilità siano siffatte riunioni scientifiche ai cultori
dell'arte salutare, ben facilmente si comprende. Anzi i medici ita-
liani avevano in questi tempi bisogno di unirsi e di conversare in-
sieme, onde dar fine alle questioni dalle t|uali per diverso opinare
sistematico trovasi agitata l' arte la più utile, la più bella, che
conserva cioè la vita degli uomini. E l'esito non poteva meglio
corrispondere ai comuni desiderj. Poiché col favore delle nostre
adunanze medici rispettabili per fama per sapere, emuli fra loro
per diverso sentire, prestandosi 1' un 1' altro benevolo 1' orecchio e
la mente, hanno stabilito fra di essi quella vicendevole armonia che
da prima non esisteva. E quali vantaggi non ha ritratto dalle no-
stre adunanze la scienza, e l' arte salutare ! I discorsi, le discussioni
tenutesi nei Congressi di Pisa, di Torino, di Firenze, di Padova in-
torno i diversi rami delle mediche scienze, ed i risiiltamenti che ne
furono la conseguenza, provano che infruttuose non riuscirono per
la scienza e per 1' arte le nostre adunanze. Che se taluno ha giudi-
cato di poco o d' inutile profitto i nostri discorsi, le nostre discus-
sioni, comecché soverchiamente sislemaliclie, ben di\ersamente av-
venne in molti casi; ed i Giornali scientifici italiani e stranieri hanno
applaudito ai nostri lavori, alle nostre discussioni. Le cose nascono
bambine, e non diventano adulte e virili se non collo studio e col
- 5.9 -
Icmpo. K la utopia nelle imiaiie cose non è, per sei'virini di un con-
cello del noslio dolio l'residenle f;eneiale, che un inj^anno, un so-
^no, o l'effello della novità di sistemi. Contuttociò parmi di potere
con (jualclie fondamento asserire, clie appena cominciala la prima
adiMian/.a in Pisa divenne ben tosto virile per opera del rello j;iu-
(ii/io italiano, con avere trattato e discusso quanto altri stranieri
l'orse non fecero durante un numero maggiore di riunioni e di anni.
Dall' esservi. Colleglli chiarissimi, insieme radunati in (|uesto
asilo del sapere per leggere memorie, osservazioni e falli, per muo-
vere duhhi, per discutere intorno i diversi rami delle mediche scien-
ze, avete ben d'onde accendervi il petto, richiamando, come anche
sotto questo cielo non mancarono uomini i quali sonosi distinti
nelle medesime. Quivi liorirono un giorno Teodorico Borgognoni
medico di alta fama; Simone Simoni scrittore di molle opere me-
diche; Francesco Fiorentini anteriore al grande Morgagni nella de-
scrizione dei corpi glandulai'i e dei vasi linfatici ; Sebastiano Pissini
cui dobbiamo interessanti nozioni intorno il diabete; Pietro Tabar-
rani sommo per se, e di molto aiuto al Mascagni nel lavoro dei vasi
linfatici; Pietro Paoli celebre nella litotomia ; Gregorio Marcucci
sommo nelle chirurgiche operazioni; e fra i recenti scrittori .Nicola
Barbanlini autore d' interessanti opere mediche originali ; e Giacomo
Franceschi noto per molle produzioni e pel clinico insegnamento
nella via dell' osservazione e dell' esperienza. Se non che giova ri-
flettere e convenire, che le nostre adunanze, piuttosto che un' Ac-
cademia deliberante, sono esercitazioni intorno i diversi rami della
Medicina. Per cui non consiste soltanto lo scopo della nostra riu-
nione nel leggere memorie, osservazioni e fatti, ma ben anco nel-
l'annunziare nuove dottrine, nel promuoverle se buone, nell'esporre
(juesiti, nel chiedere schiarimenti, nel discutere sui diversi argo-
menti, nel presentare nuovi fatti, nel modificare, correggere, o con-
fermare quelli già noti. E tutto ciò rinunciando, come saggiamente
a noi tutti diceva il nostro chiariss. Presidente generale, alle inutili
questioni, e collo scopo soltanto di favorire il progi'csso delle scienze.
(k)n siffatti principj,e colla mente accesa di nobile emulazione, ac-
cingetevi. Colleghi chiarissimi, alia lettura dei vostri lavori, osser-
\ azioni e falli: ma siano fatti veri, integri, genuini, dai ([uali sol-
tanto, piuttosto che tlalle sistematiche «jucstioni la scienza e l'arie
salutare possono ritrarre utile sicuro profitto. .Ma nel racconto, nella
esposizione dei iiieilesiiui siate brevi, o presentatene piiilloslo ini
estratto succoso, onde lasciare libero e più vasto il campo alle di-
scussioni. ^elle quali alla diversità di opinione contrapponete la si-
cui'a la freilda ragione : alle rivalità, alle antipatie, l'amore per la Me-
dicina, r alibraccio fraterno e la vicendevole affezione. Tale si è
r unica via per contribuire al progresso delle mediche scienze, e
per consctruire vantasnioso frutto dalle nostre adunanze. I medici
nazionali istrutti dalle vostre scicnlificbe esercitazioni faranno plau-
so ai vostri lavori alle vostre produzioni : e gli stranieri avranno
ben d'onde essere persuasi, die in noi pure suona magico il nome
di patrio Congresso scientifico ; clie molti focolari di medica intel-
ligenza ardono sparsi nella nostra bella penisola, e che non minore
in noi tutti è 1' entusiasmo per accelerare 1' avanzamento e la dif-
fusione delle mediche scienze.
^el^onorevole incarico, ed alle mie forze di gran lunga superio-
re, che avete voluto. Colleghi chiarissimi, affidarmi, ho ben d'onde
trarre utile istruzione dalle vostre scientifiche esercitazioni. Per cui
anche da questo lato, aggradite, vi prego, i sentimenti della mia sin-
cera riconoscenza. Ed in quanto appartiene al disimpegno delle fun-
zioni di cui mi avete onorato, non ometterò di riunire tutte le forze
del mio spirito ad oggetto di cooperare al migliore andamento delle
nostre adunanze, e di meritarmi, se non 1' approvazione, almeno la
vostra indulgenza ».
Dopo la lettura del discorso il Presidente stabiliva circa l'ordi-
ne delle adunanze che nella prima ora di queste sarebber. fatte le
letture di brevi Memorie, di Estratti, e Note; che la seconda ora sa-
rebbe dedicata alle discussioni. Annunziava in ultimo aver eletto a
^'ice-P^esidente della Sezione di Medicina il cav. Salvatore de Renzi,
ed a Segretari i tloltori Antonio Salvagnoli e Gii'olamo Cloni; a
Vice-Presidente della Sotto-Sezione di Chirurgia il |M'of. Carlo Bur-
ci, ed a Segretario il dottore Giuseppe Secondi.
Venivan dopo di ciò presentale alla Sezione come offerte in do-
no dai rcspcttivi autori le seguenti opere:
Intorno alla Meilicina Ippocratica ed allo spirito di essa conser-
tatosi sempre in ludia. Del cai', de Renzi.
Sopra alcuni effetti delle Risaie. Lettera del marchese Antonio
Mazzarosa.
Sulle prigioni e sul sistema penitenziario, Del conte Petitti.
— Sai —
Inoltre veniva falla Icltura del pi'oi^i-ainnia di concorso della So-
cielà medico-cliinirgica di Torino reialivo al farcino ed alla morva.
Leggeva quindi il cav. Trompeo 1' eslralto d' una sua Memoria
sulla lel>i)ra, nella quale, dopo aver dichiarato clie questa terribile
malattia tuttora esiste in Europa e specialmente nella Contea di
Mzza, che si propaga per 1' atto generativo di padre in figlio, e per
toccamenlo di persone e di robe, manifestava esser d'opinione clie
ad estinguerne il seminio dovessero riaprirsi gli Ospedali dei leb-
brosi o Lehbrusvrie, j)er accogliervi e curarvi gì' individui affetti da
così grave e schifosa infermità. Dopo la lettura lo stesso cav. Trom-
peo faceva circolare alcuni disegni ove erano delineati vari casi di
elefantiasi e di lebbra.
Il cav. Griffa, chiesta ed ottenuta la parola, annunziava in ap-
presso, che un anonimo deponendo nelle mani del Presidente una
carta di obbligazione di lire italiane 3oo, le assegnava in premio da
conferirsi, a giudizio della Sezione di Medicina del settimo Con-
gresso delli scienziati italiani, all' autore della migliore Memo-
l'ia Sulld lebbra in Italia e sul modo /liii efficace di prevenirla e
di curarla.
Accolta favorevolmente dalla intera Sezione di Medicina la of-
ferta esibita per mezzo del cav. Griffa, il de Renzi si faceva a pro-
porre che venisse redatto un programma, nel quale fossero formu-
late le condizioni colle quali sarebbe per essere aggiudicato il pre-
mio ; e mostrava desiderio che i concorrenti si occupassero spe-
cialmente a distinguere dalla lebbra vera quelle malattie della pelle
le quali possono con essa lebbra esser confuse, ed a stabilire gli
elementi per un diagnostico differenziale di tal malattia.
La redazione di questo programma veniva dal Presidente affi-
data ad una Commissione, composta dei signori cavalieri Griffa e
Trompeo, prof. Paolo ^'olpi, dott. Carlo ,\mpclio Calderini.
Il dott. Costa, prendendo la parola sulla lettura del cav. Trom-
peo, confermava (pianto era stato da questo asserito sulla trasmissi-
bilità della lebbra, adducendo gli esempi di non poche famiglie ili
Varazze nella riviera occidentale di Genova, nelle quali tal malattia
si conserva ereditaria da molte generazioni per particolar cura delle
famiglie stesse diretta a confermare nel loro seno <[uesta infermità,
onde continuare a godere un sussidio mensuale assegnato loro da
pie Congregazioni.
Il de Renzi riferiva quindi che dal dolt. Roussel di Parij;i, in una
comunicazione sulla pellagra indirizzata all' Accademia delle scien-
ze, erano stali riinpi'overati i modici italiani di non aver bastante-
mente studiata ipiesta malattia che domina in vari luoghi d' Ita-
lia; e proponeva che i medici italiani volessero continuare ad oc-
cuparsi di questo soggetto nel futuro Congresso, siccome uno fra
(|uelli che più interessano il nostro paese, ed a mostrare ad un
tempo che agli sludi utili non son mai venute meno le forze dei
medici italiani.
Il Corioli, il Griffa, ed il Calderini, dopo di ciò che era stato
detto d;d de Renzi dichiaravano ingiusti i rimproveri del dott. Rous-
sel, e citavano molte opere e molli scrittorijtaliani che avevan trat-
tato della pellagra.
Il de Renzi, prendendo nuovamente la parola, narrava la istoria
d' un caso di lebbra in un pescatore, che contratto il malore sulle
coste di Barberia veniva sottoposto alla cura arsenicale per due
mesi, trascorsi i quali moriva improvvisamente; ed aggiungeva, che
per la sezione del cadavere eransi ritrovati i polmoni rijiieni di tu-
bercoli allo stato di crudità, mentre non si eran mai manifestati sin-
tomi di lesione degli organi respiratorj durante la vita dell'infermo.
Il doft. Thaon dalla cura di (juesto lebjjroso prendeva occasio-
ne a manifestare alcune sue idee, non favorevoli all' uso dell'acido
arsenioso nella cura delle febbri intermittenti, ed invitava la Sezio-
ne di 3Iedicina a voler discutere soj)ra «jueslo importante subietto
di Terapeutica in un momento, nel quale ed in Francia e nel Pie-
monte r uso dell' arsenico, come succedaneo alla china ed alle sue
preparazioni, veniva nuovamente raccomandato, e per la grande ef-
ficacia e pel tenue jirezzo. Il Presidente a ciò aggiungeva che, sic-
come ora, cosi altra volta era sialo vantato l'uso dell'arsenico nel-
la cura delle febbri intermittenti e di molle altre malattie febbrili
ancora; ed aderendo alla proposizione del dott. Thaon, nella fidu-
cia che di somma utilità riuscir potesse all' umanità ed alla Medi-
cina quel che fosse per risultare da una discussione agitata su tal
soggetto da tanti illusili cultori dell' arte salutare, assegnava il gior-
no di mercoledì ao settembre per trattare questo argomento.
Il prof. Giannelli faceva allora picsente alla Sezione, che esso
pure avrebbe data comunicazione di alcuni suoi lavori spettanti al
veneficio per arsenico, e il Presidente soggiungeva che il lavoro del
— 5a3 —
prof, riiannelli concernendo un argomenlo tossicologico sarebbe
stato trattato successivamente.
Il iloti. Iiircbctti, tornando a parlale sul programma relativo
alli studi della lebbra, esternava il desiderio die venissero invitati i
medici italiani ad inviare al Congresso clic sarà tenuto in Milano,
le istorie dei casi di lebbra tla ciascun di loro singolai'mente os-
servate, per giovare agli sludi di quelli che volessero concorrere al
premio proposto per mezzo del cav. Griffa.
Rispondeva a ciò il prof. Regnoli non potersi sperare clic clii
avesse raccolto dei materiali fosse disposto a cederli altrui ; d' al-
tronde a metterli alla portata di ogni medico esser sufficiente la
stampa. Alla prima di fiueste proposizioni replicava il dott. Tiir-
clielli, confidare egli che l' invito diretto ai medici da un corpo
così rispettabile, come quello dei medici riuniti a Congresso, sareb-
l)e per produrre buon effetto.
11 Presidente proponeva che di questo desiderio esternato dal
dott. Turcbetti se ne facesse conto dalla Commissione incaricata
della redazione del programma sulla lebbra.
11 prof. Pacini faceva in appresso istanza al Presidente onde alla
Sotto-Sezione di Chirurgia fossero messi in discussione i quesiti
chirurgici già proposti al Congresso di Padova. A ciò il Presidente
annuiva, ed il Vice-Presidente prof. Carlo Burci soggiungeva esser
per aderire alla istanza del prof. Pacini.
Il cav. de Renzi, valutando i vantaggi che deriverebbero dal si-
stema di discutere nei Congressi i quesiti appositamente stabiliti in
antecedenza, muoveva istanza al Presidente perchè egli volesse de-
gnarsi d' invitare il Consiglio dei Presidenti a stabilire, che in ap-
presso nella prima settimana dei Congressi dovessero essere messi
in discussione esclusivamente i quesiti proposti nell' anno prece-
dente; che nella seconda fosse dato campo ai liberi studi di ognu-
no dei membri del Congresso; aggiungeva inoltre sembrargli con-
veniente lo stabilire, che fra i quesiti da proporsi si prescegliessero
(|uelli che possono interessare più specialmente la .Medicina ita-
liana. Dojjo di che il dott. Copello proponeva che la scelta dei
quesiti in ordine alla proposizione del cav. de Renzi venisse af-
fidata ad una Commissione speciale.
Il cav. de Renzi, presa nuovamente la parola, tratteneva la Riu-
nione con un suo discorso sopra la Vaccinazione. In questo egli
66
— 524 —
esjìoneva come per essere nei vaccinali comj)arse alcune malattie,
si era andato dicendo essersi queste sviluppate per l' insiiuiazione
di qualclie principio, avvenuta nella inoculazione del virus vac-
cino, e ciò con non lieve detrimento dell'opinione in cui debbe
essere temila la vaccina ; diceva particolarmente di un gran numero
di fanciulli del distretto di Nola, i (piali, alcun tempo dopo essere
stati vaccinali, avendo sofferto l'eruzione delle afte, furono dal
volgo, e <[ucl che è peggio ancora da qualche medico, giudicali af-
fetti da un vizio sifilitico in essi introdotto colla inoculazione del
vaccino, del qual vizio erano ritenute le afte medesime per una non
equivoca manifestazione; per gì' interessi poi della Scienza medica,
e linalmcute per far lacere (piesle vociferazioni conti'o una pratica
oggi quasi universalmente seguita con fiducia, il cav. de Renzi slesso
avvertiva che sarebbe per riuscire della massima utilità la discus-
sione ed il volo della Sezione di Medicina su questo importante
soggetto, della trasmissibilità di alcune malattie colla vaccinazione.
La discussione intanto si apriva, e primieramente si trattava, se
dalla inoculazione del virus vaccino, trailo da soggetti scrofolosi,
potesse temersi la diffusione del vizio scrofoloso. A questa que-
stione prendevan parie il cav. de Renzi, il doti. Parola, ed il pro-
fessore Regnoli.
Il cav. de Renzi faceva in primo luogo osservare, che la diffu-
sione della scrofola per l' inoculazione del virus vaccino tratto da
individui scrofolosi sembravagli non potesse venire ammessa, da
che, non essendovi alcun esempio di trasmissione della malattia
scrofolosa per i contatti di ogni genere cogli scrofolosi, questa ma-
lattia è generalmente e ragionevolmente ritenuta per non conta-
giosa, e sembra f[uiiidi impossil)ile che di un male non contagioso
facciasi veicolo la vaccina. Ritornando sul fallo già citalo dei fan-
ciulli di Nola avvertiva, avere egli presa cognizione minuta di tutte
le particolarità relative a (piella eruzione di afte, ed essersi accei--
lato: 1." che il bambino da cui fu tratto il vaccino era perfetta-
mente sano: 2.° che delle afte ebbero a soffrire molti fanciulli non
vaccinali, mentre molti vaccinali ne andarono esenti. Passava (juindi
ad aggiunger valore alla sopracnunciata sua opinione, referendo
l'osservazione di una inoculazione di vaccina tratta da un indivi-
duo affetto da rogna; la quale inoculazione, mentre era seguila dal
corso regolare del benigno esantema nei due fanciulli in cui essa
— 525 —
era siala praticata, non clava in essi luogo allo sviluppo della scab-
bia, da cui rimaneva attaccalo 1' inf)culat()re niedcsinio.
Il doli. Parola cilava pure dei l'alti identici a ([uest' ultimo rife-
rito, e diniostranti die alle inoculazioni del vainolo vaccino, tratto
ancora da individui a(Telli da malattie esantcmaticlie e contagiose
della |)elle, succede solamenle lo sxiluppo dell'esantema vaccinico,
non proj)agandosi in conto alcuno le malattie da cui son compresi
coloro die somministrano la materia per l'inoculazione.
Il cav. Regnoli esprimeva alcuni duiihi sulla innocuilà delle ino-
culazioni eseguile con vaccina tratta da individui affetti da scrofola,
ed il cav. de Renzi rispondeva citando i fatti di moltissimi fanciul-
li \acciuali con virus tratto da soggetti scrofolosi, senza clie in al-
cuni di essi avesse avuto luogo lo svilupjio della malattia scrofolare.
Il cav. Regnoli credeva potesse essere utile a questa questione
il tleterminare, se rpielli che lian già sofferto il vainolo arabo, sono
più o meno facilmente sottoposti alla scrofola.
Il cav. Adorno rivolgendosi al cav. de Renzi lo richiedeva della
sua opinione sulla pratica della rivaccinazione, e questi replicava
la rivaccinazione non esser seguita da verun pericolo; riuscire as-
sai facilmente ; essersi osservato l'esantema pei' l'ivaccinazione per-
fino in fanciulli, nei quali già da otto giorni era in corso il vaiuolo
di una prima vaccinazione; aver egli veduto svilupparsi le bolle vac-
cinali per le rivaccinazioni eseguite in individui di ogni età, dalla
pili tenei'a infanzia fino alla virilità; non poter però convenire che
dalla riuscita della rivaccinazione sia provato esser negli organismi
rinnla l'attitudine a contrarre il vaiuolo arabo ; doversi circa lo sta-
bilire la necessità e 1' utilità della rivaccinazione procedere con
somma prudenza, per non precludersi una via col riprovarla, per
non soggettarsi ad un bisogno non reale col favorirla.
Il Presidente richiamava come nell'armata del Re di Prussia, ed
in altri Stati della Gei-inania, siasi praticata la rivaccinazione; indi il
dott. Anipelio Calderini, in replica ad una interpellazione del Pre-
sidente, diceva che il doti. Fontanelti, e molti medici di Milano,
avevan pure favorevole opinione per questa pratica.
Il dott. Secondi, esposte alcune sue idee favorevoli alla rivacci-
nazione, citava per confortarle gli esempi di alcuni Governi della
(Germania che ne hanno ordinata la pratica, e le osservaz.ioni pro-
prie fatte in Lombardia.
— 5j.G —
il (lutt. Turchelli ed il cav. Griffa parlavano contro alla rivac-
cinazione; il primo dicendo non essere abliastanza chiari e diffusi
i fatti raccolti circa fiiiesta pratica; il secondo citando il fatto au-
tenticissimo, e da lui stesso osservato, di cinquecento individui
vaccinati, sui quali in quarantadue anni di tempo non ebbe da ve-
dersi nissuno affetto da vaiuolo arabo. Il cav.de Renzi chiudeva
finalmente la discussione in quell' adunanza, riei)ilogando quanto
aveva detto sulla rivaccinazione, e dichiarando esser dcssa non ne-
cessaria, non nociva, consigliabile solamente nel caso di epide-
mia vaiuolosa.
N'iste — // Presidente Ca\ . Carlo Speranza
. l Dott. Antonio Salv agnoli
^ Dott. (iIROLAMO (-.IONI
A D l N A ^ Z A
DEL GIORNO i8 SETTEMBRE
«©e*
iielto dal dnlt. Cioni, ed approvato l'atto della seduta precedente,
Cu comunicata una lettera del dott. Pistelli di Camaiore, con la (pia-
le acconijìajjnando una sua Memoria sulle Risaie dello Stato luc-
chese domandava che fosse nominata una Commissione per esa-
minare la ÌMemoria inviata, e la interessantissima questione della
nocuità o innocuità delle Risaie in generale.
Il Presidente accogliendo la domanda si faceva a rappresentare
che la questione verrehhe meglio discussa ove una Commissione
di agronomi si riunisse a quella dei medici ; il perchè si j)ro-
poneva di farne la relativa pi-oposizione al Presidente della Sezio-
ne di Agronomia.
Sono donati alla Sezione i seguenti opuscoli :
Biografia elei più illustri Medici e Chirurghi lucchesi. Del dottore
Attilio Menicucci.
Delle malattie vaiuoloidi . Del dott. Sernmohi.
Sulla origine del calore dei twenti. Del suddetto.
Sulle ^'icende del vaccino. Del dott. Cima.
Sulla differenza fra V encefalite e V idrocefalo acuto. Del dottore
Lodovico Mauthner.
Il Presidente nomina una Commissione composta dei professori,
Tessandori, ^'olpi, Cerioli, Corticelli e Garresi, per esaminare le cin-
que Memorie inviate al Congresso, concorrendo al premio propo-
sto dal prof. Mazzoni sull'azione della Segale cornuta.
Invitato il dott. Brunetta a leggere la Memoria sulla Vaccinazio-
ne, ha esposto essere stata sua opinione che il virus vaccino avesse
azione preservativa temjioraria, ma che essendo (piasi persuaso del
contrario dietro una conferenza tenuta col de Renzi, si astiene per
ora da qualunque giudizio su questo argomento.
— rriiH —
Il (Ioli. Kiholi (hi iillnioii informazioni sullo straordinario svi-
luppo di un fanciullo, del (piale fece parola nel Congresso di Pado-
va, niauifeslando rincroniento successivo, e le |)arlicolaril;i presen-
tate dal lato della vilà.islinti\a, morale, od intellettiva, con i mezzi
di educazione adojierati; spiegando con ragioni frenologiche lo s|)i-
rito d' imitazione tanto svilujipato in quel meraviglioso fanciullo,
del (piale lia prescnlalo il rilrallo con le misure delle varie parti
del suo corpo. Il Presidente dichiara fpiesto fatto meritevole di mol-
ta considerazione.
11 dott. Maiithner di ^"icnna annunzia aver egli potuto eseguire
numerose osservazioni sui bambini, (piai Direttore di uno Spedale
speciale dell' infanzia in ^ icnna, dal resultato delle (piali osserva-
zioni ha determinato la diagnosi differenziale fra l'encefalitide e
l'idrocefalo acuto dei bambini ; due malattie che egli dice essersi
finora confuse, e clic conviene trattare con diversi metodi curativi.
Invitato il cav. de Renzi dal Presidente a fare le sue considera-
zioni in proposito, ha soggiunto, che i medici italiani non vanno
così facilmente soggetti a questi errori di diagnosi, e che sempre
hanno differenziato 1' encefalitide dall' idrocefalo acuto. E poiché
il medico tedesco è ricco di estese osservazioni, lo pregava volesse
indicare le condizioni etiologiche e patologiche che contribuiscono a
rendere l' idrocefalo infantile cos'i fre(piente nei climi del Nord, e so-
prattutto facesse conoscere se la collezione sierosa nei ventricoli
del cervello potesse esser l'effetto di una encefalite o meningite. Il
dott. Mauthner si è limitato a rispondere che sollecitamente sarà pub-
blicata una sua opera nella quale si troverà la replica ai fatti quesiti.
Il prof. Volpi, domandato ed ottenuto il permesso di riaprire la
discussione intorno alla rivaccinazione, ha detto che la disposizione
a contrarre i contagi non «"' ugnale in tutti gli uomini, e subisce
anche la influenza dell' età, quindi alcuni esser insuscettivi a con-
trarre certi contagi per tutta la vita, ed altri esserlo solamente per
una parte di (piesta; e la scoperta del vaccino essendo recente, non
ancora potersi risolvere definitivamente la questione della costanza
della modificazione preservatrice del vainolo, indotta dalla vaccina-
zione; mentre per lo contrario essendosi osservalo il vainolo dal
settimo secolo in Kuropa, si è potuto esattamente stabilire le leggi
della sua diffusione, e (pielle per le (piali chi lo ha sofferto rimane
più lungamente incolume di (piello che ha subito la vaccinazione.
— 5a9 —
Il doti. Morello di Palermo osserva non poleisi il vainolo ed il
vaccino ci>n('ondL'i'e con i vari contagi ; aver (juclli una specialilà
elle gli distingue dagli altri, e (jiiindi non valere le ragioni del pro-
fessor NOlpi per infirmare la forza j)rescrvalrice del vaccino; e con-
ferma (jiiesta sua asserzione con l'autorità del dott. Sedillot seniore,
il (piale ha recentemente provato che le eruzif)ni sopravvenute ai
vaccinali si sono impropriamente confuse col vaiuolo, dal quale es-
senzialmente differiscono.
Il prof. Volpi replicava citando un passo del Borsieri, il quale
dimostra che anche avanti la scoperta della vaccinazione eransi
osservate le varietà del vaiuolo, e che in conseguenza le moderne
distinzioni delle varie eruzioni vaiuoliformi sono indipendenti dalle
modificazioni indotte nell' umano organisnif) dalla vaccinazione, e
son comparse e compariscono in tutti i tempi.
Al che il cav. de Renzi sogt;iungeva, giuste essere le osservazioni
<lel prof, ^'olpi intorno alle modificazioni prodotte dalle diverse
predisposizioni, e trovare ragionevole la sua prudenza di rimeltere
ai futuri la soluzione di alcune delle tante questioni intorno alle
quali si affaticano i contemporanei; nondimeno opina che la que-
stione della facoltà preservatrice del vaccino possa dirsi ormai ri-
soluta definitivamente dopo 4o anni di osservazioni. Né valgono ad
infu'marla i fatti fin ora raccolti di sopravvenienza di vaiuolo ai vac-
cinati, dicendo che sia errore logico invocare la parte per distrug-
gere il tutto. Dichiara poi non poter convenire intorno ciò che
espone Sedillot, il ipiale pretende provare che le eruzioni osservate
nei vaccinati non siano slate giannnai vaiuolo. Il medico ha il do-
vere di chiarire non di negare i falli, e questi casi di sopravve-
nienza hen costatati nulla provano contro la facoltà preservativa
della vaccina. D' altra parte non potersi affatto negare che si veg-
gano nei vaccinati alcune eruzioni non descritte né da I5oi-sieri né
da altri antichi medici; le quali si possono ragionevolmente attri-
huire alle modificazioni indotte dalla vaccinazione nell' organismo,
in maniera che le manifestazioni esterne del contagio vaiuoloso ap-
pariscono più miti ed innocenti.
Il dott. Parola cita il fatto della fiera epidemia di vaiuolo nella
Provincia di Cuneo, ove niun vaccinato si vide attaccato dal vaiuolo,
il <(uale uccise un grandissimo numerf» di non vaccinati, osservan-
dosi soltanto nei vaccinati il vaiuolo modificalo, ed il ravaglione.
— 53o —
11 (Idtt. (]ima ricorda al Congresso aver egli già da io anni rac-
colto diverse osservazioni sopra epidemie di vainolo studiate in vari
luoglii di Europa e soprattutto in Lombardia ; dalie f|uali risulta-
va, che il vaccino degenera col tempo, che un solo innesto non
basta ad estinguere la suscettibilità a contrarre il vainolo, e che la
virtù preservatrice del vaccino si affievolisce col progresso degli anni.
11 cav. de Renzi prendendo la parola ha detto, che senza man-
care della dovuta fiducia nelle osservazioni fatte dal dott. Cima,
queste essere contradette da numerose osservazioni di altra natura,
da molti medici raccolte, e spesso da lui medesimo verificate. Quan-
do i fatti si veggono isolatamente, e solo in un dato periodo di tempo,
possono dar luogo a conseguenze contradittorie. Le conclusioni del
dott. Cima contengono precisamente canoni opposti a quelli, che
fatti più numerosi, più costanti, più svariati, confermati dal con-
senso quasi universale dei medici, hanno stabilito: esser finalmente
tempo di non rivocare più in discussione questi principj sanzionati
dagli anni e dall' universale consentimento ; né convenire minima-
mente dir parola che possa screditare nella pubblica opinione uno
dei più maravigliosi trovati della Medicina, che la scienza consiglia
di sostenere apertamente senza dubbi e senza riserve a vantaggio
dell' umanità.
Dopo di che l'adunanza fu sciolta.
Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza
/ Segretari <
Dott. Antomo Salvagnoli
Dott. Girolamo Cigni
ADUNANZA
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
»;ì)e«
Xjtlto dal Segretario doli. Salvagiioli il rapporto della precedente
adunanza, ed a[)proval(), venivan presentale le seguenti opere, in-
viate in dono dai respeltivi autori, alla Sezione di Medicina.
Studio di alcune circostanze nelle quali il medico deve essere po-
co o nulla operoso. Del dott. lYaniins.
Osservazione II." sopra una poliposa vegetazione organizzata, e
^■ii'ente ritrovata nelV orecchietta sinistra del cuore. Del doti. Rigacci.
Esame di un giudizio dato intorno ad alcuni fatti rclati^'i (d sol-
fato di chinina, e nuoi'i esperimenti sul medesimo. Del dott. Desiderio.
Il Presidente in appresso annunziava aver prese le necessarie
disposizioni d'accordo col Presidente della Sezione d' Agronomia,
perchè gli studi sulla questione delle risaie venissero affidali ad
una Commissione composta di medici e di agronomi, e nominava
membri della Commissione per la parte medica i signori, Speranza,
(iiiffa, Trompeo, Cerioli, Capsoni, Linoli, Salvagnoli, Taddei.
Il cav. Trompeo, domandato il permesso di tornare sulla que-
stione della vaccinazione, aggiungeva brevemente a quanto era stato
detto nelle precedenti adunanze, che essendo ormai sufficientemente
dimostralo che (juelli nei quali il vaccino ha corso regolarmente i
suoi stadi, non sono andati soggetti al vaiuolo, la pratica della rivac-
cinazione vuole essere considerata siccome inutile; che insistendo
in questa pratica si può somministrare un'arme ai detrattoi'i dcl-
1 efficacia della vaccina; finalmente che ad ottenere i miglioi'i ef-
fetti dalla vaccina sarebbe ottimo provvedimento l'attingere di fre-
(|uenle il virus vaccino dalla vacca, evitandosi con tal mezzo e di
mantenere in corso un vaccino che può non esser di tutta la do-
\ula «'flicacia, ed altri incoM\enienli.
67
— 53a —
Leggeva (|iiiii(li il proC. (.'.eiioli sopra alcuni venni trovali nelle
jnistole conduenti del vainolo, e si mostrava fautore dell' opinione
(Iella ijenci-azione equivoca.
Il cav. de Renzi, presa la jiarola su questa lettura, faceva ossei'-
vare che il fatto narrato potrebbe essere citato a favore della opi-
nione sostenuta dal prof. Cerioli, quando le larve da esso vedute
fossero state descritte minutamente, (piando fossero loi-o slati asse-
gnati tutti i caratteri entomologici, j)ei (piali si fosse potuto con
ogni certezza escludere che le larve stesse non appartenevano ad
insetti già conosciuti ; avvertiva inoltre, in simili studi doversi o
conservare il disegno della larva, o accumulare il massimo numero
dei caratteri pei (piali si distinguono (jiiesti esseri, acciocché le os-
servazioni non rimangano incomplete, o inutili per la Scienza.
Il cav. Griffa leggeva dipoi al«une considerazioni sullo sciri-o e
sul cancro, malattie che egli credeva dover dichiarare per le più in-
fauste della Medicina, come quelle contro le quali sono venuti meno
tutti i presidj, tutte le cure dell'arte da Ippocrate ad Haneman e
Preistniz. Non contento dei resultati degli sludi fatti fino a' nostri
tempi sopra questo stato morboso dagli antichi e dai moderni, dai
nazionali e dagli stranieri, persuaso che i nomi nuovi introdotti in
queste materie servono solo a velare una vecchia ignoranza, dopo
aver confutate le conclusioni di una Memoria del sig. (Àirticclli sullo
scirro e sul cancro, rammentava aver esso fin dal passato Con-
gresso scientifico di Padova proposto come subietto a nuove in-
dagini la ricerca della patogenia e della terapeutica dello scirro e
del cancro, ed or di bel nuovo tornando su tal soggetto, aggiungeva
aver esso stabilito un premio di Lire 5oo italiane, da conferirsi a
ipiegli che nel futuro Congresso scientifico da tenersi in Milano
risolverà o metterà in chiaro il quesito seguente.
— Determinare (piai sia la natura di quel processo morboso
per cui un organo si fa scirroso, poi canceroso ; quali ne sono le
cause occasionali e predisponenti, sì interne che esterne ; quale ne
sia la sede, r andamento, gli esili, le successioni morbose; quale il
metodo curativo che la ragion patologica e l'esperienza abbiano
mostrato il più adattato in cpialsivoglia epoca e circostanza della
malattia; quali gli effetti che se ne possono attendere prima di ri-
correre agli estremi soccorsi chirurgici — .
— 533 —
Ed in aggiiiiitcì a questo quesito accenuava come egli avrel)I)e
desideralo clic si tenesse pui' conto dei casi pratici, nei quali fosse
aunniiiistialo iuteruainentc l' iodio, e le'sue combinazioni colla po-
tassa e colla soda, unito alla segale cornuta, e fossero applicati
esternamente il cataplasma di farina di segale cornuta, e di lo-
glio tenuiU'iilo.
La Sezione accoglieva favorevolmente la proposizione del ca-
valiei- Criffa.
II dolt. Tiiaon chiedeva (piindi la parola, e dopo aver fatto
plauso al modo col tpiale il cav. Griffa aveva inteso a promuovere
gli sludi sullo scirro e sul cancro, esternava la sua meraviglia per
non essere slato in conto alcuno da lui rannnenlato, mentie esso era
slato il j)rimo nei Congressi scientifici a parlare di un metodo cura-
tivo, e di un rimedio per quelle infermità; a raccoglier fatti di gua-
rigioni, ed a proporre un premio per clii più si avanzasse in sif-
fatti studi.
Da ciò prendeva occasione il cav. Regnoli per dichiarare alla
Sezione, essere egli d' opinione che allo scirro ed al cancro non si
reca nessun giovamento coi j)i{i svariati mezzi teiapeulici; la sua
statistica dare per resultalo, sopra 1^6 maiali di scirro e cancro ope-
rali colla asportazione, appena 20 sopravvissuti al di là di 3 anni ;
dalla sua pratica esser confermato sempre più nella persuasione,
che l'operazione chirurgica islessa è una cura palliativa.
Il cav. Griffa, chiesta ed ollcnula la parola per replicare al dol-
tore Thaon, manifestava l'intenzione che egli aveva avuta di tener
parola della cura da lui proposta; da ciò peraltro diceva essersi uni-
camente astenuto per esser venuto a sua cognizione, che non sem-
pre felici furono i resultati della cura risolutiva. .\ ciò replicava il
dolt. Thaon aver avuto dei casi sinistri, e di questi averne già reso
conto al Congresso di Torino; esser però in grado di mostrare a
chiun(|ue, ed allo stesso sig. prof. cav. Regnoli, delle fenmiine, che
giudicate da persone dell'arte affette da scirro alla mammella, dopo
essersi assoggettale al suo metodo, erano jierfellamcnte guarite.
A lai punto della questione il doti. Turchelli rillettendo che lo scir-
ro ed il cancro, lungi dall' esser malattie puramente locali, hanno
radici |)rofonde nell'organismo, credeva di potere slahilire la neces-
silà di non dover curare <|ui'lli siali morbosi o colla sola asporta-
— 53/, —
zione, o colla cura iiilerna soltanto, ina si hene di dover soccori'ero
la terapeutica chirurgica colle cure o trattamenti iiiii\ersali.
Il cav. Regnoli, in aggiunta a (|uaiito aveva dello precedente-
mente, esponeva clie egli pure nei primi tempi del suo esercizit)
pratico della Chirurgia aveva sperato nelle risoluzioni degli scirri
e dei cancri ; che egli pure le aveva tentate, ma che una lunga espe-
rienza lo aveva distolto da questa prima opinione, e che egli si era
convinto che i medicamenti in ogni tempo provati, e da lui stesso
sperimentati, non avevano recato alcim sollievo agi' infermi ; che
in fine la cura risolvente valeva soltanto a trattenere dalle recidive
nei casi, nei quali una parte scirrosa (osse stata asportala con la
operazione chirurgica.
11 prof. Burci deduceva a cognizione della Sezione medica, che
una simile (jnestione era stata agitata ancora alla Società medico-
fisica fiorentina, nella (piale, mentre non era accolta favorevolmente
la opinione della guarigione degli scirri per risoluzione, si ammet-
teva, secondo aveva proposto il prof. Zannetti, che a giovare a tal
questione facesse d' uopo osservare, se veramente la risoluzione
del tumore scirroso si verificava in quelli individui nei quali (juesto
stato morboso si fosse manifestato per recidiva, e dopo che colla
operazione chirurgica fosse stato estratto un qualche tumore, e ri-
conosciuto di natura scirrosa per tutti i caratteri che dalla Anato-
mia patologica sono stati stabiliti.
Il prof. Centofanti, dopo aver espresso il suo sentimento a quan-
to avevan detto precedentemente i professori Regnoli e Burci, ren-
deva noto che nella sua pratica, sopra sessanta individui affetti da
scirro e assoggettali all' asportazione, egli aveva osservato che cin-
quantanove ricadevano nuovamente nella stessa malattia.
Il cav. Griffa manifestava l'opinione che la cura dello scino
non possa in altro modo effettuarsi che empiricamente ; ed adduce-
va in prova di ciò i casi riferiti dal Tanchou, e specialmente l'attuale
stato delle cognizioni che la .Aledicina possiede su tal malattia.
Il prof. Facini nella questione che agilavasi mostrava per qual
ragione secondo lui la risoluzione degli scirri era da taluni am-
messa ; esaminava i casi che sogliono essere citali a comprovare
(|uesle risoluzioni, e faceva in c[ucsti osservare quanto difficile fosse
lo stabilire con certezza la natura scirrosa del male; e di (piesta
— 535 —
ilifTicoltà ailducpva vari esempi da Ini medesimo osservali essendo
a sliidiu sulto il Dupuvli'eii. .\vveiliva inoltre, die l'espellazione, cui
si va necessariamente incontro allorché in caso di scirro si tenta
la cura esterna o interna risolutiva, è molto da temersi; clie men-
tre si differisce 1' effettuazione dell' asportazione può succedere il
passa<;gio dello scirro allo stalo di cancro, e perdersi jjerciò l'oppor-
tunità ad intraprendere l'operazione chirurgica con esito favorevole.
11 cav.de Renzi, dopo aver fatto considerare che questa que-
stione risguardava a varie cose, dichiarava ammettere possibile a
compiersi per le forze della natura la risoluzione dello scirro ; non
esservi diritto in alcuno a negare i fatti, e disprezzare del tutto
chi reca rimedi, e cerca esemjii di guarigione; non stimar però
conveniente che la .Sezione medica di lui Congresso si trattenes-
se, neir agitare una (lueslione sul fatto, da riserbarsi piuttosto a
(|ualche Accademia.
Il Presidente conchiudeva (ìnalmente pregando i membri della
.Sezione di Medicina a continuare i loro studi su questo soggetto,
ed a portarne i frutti al Congresso di Milano.
Doj)o di ciò il dott. Brunetta riferiva di aver trovato alcuni veinii
ascaridi in un tumore molle, fluttuante, sviluppatosi presso il cubito
in un individuo già stato affetto da vizio sifilitico ; e sul caso non
comune chiedeva venisse a rivolgersi l'attenzione della Sezione.
Il cav. de Renzi faceva osservare che in simili casi debbonsi fare
minute e rigorose ricerche; che in quello del dott. Drimetla sareb-
be stato meglio descrivere il verme ed assegnarli tutti i caratteri
colle regole della elmintologia, che denominarlo dalla semplice aj)-
parenza. \eniva (piindi incominciala la lettui-a delle conclusioni
di un lavoro anatomico sull' asse cerebro-spinale del sig. dott. de
Meis, la quale, per esser l'ora tarda, veniva interrotta e limessa alla
futura tornata.
Dopo di ciò l'adunanza si sciolse.
Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza
ÌDoll. Antonio Salvagnoli
Dott. Girolamo Cioni
ADl\AXZA
DEL GIORNO 20 SETTEMBRE
oC
oe<^
iiello dal Segretario Cloni, ed approvalo 1' atto della precedente
adunanza, il Presidente nomina il prof. Tessandori Presidente della
Connnissione incaricata di conferire il premio del prof. Mazzoni, e
Segretario il dolt. Carlo Ainpelio Calderini.
Sono state offerte in dono alla Sezione le seguenti opere.
Lettera sulla dottrina del rinnovamento dell' antica maniera di
considerare le malattie dette veneree. Del doti. G. B. li ranetta.
Ballettino dell' Accademia degli Aspiranti naturalisti. Anno pri-
mo; quinto della sua fondazione .
Sulla cura dello scirro. Del dolt. Tliaon.
Suir emorragie interne dell'utero indipendenti dalla gravidanza.
Cenno teorico-pratico di Michele Borgialli.
Trattato delle malattie dei denti. Del prof . Luca Fattori.
Lente epatopatie curabili col mercurio. Breve saggio di Michele
Borgialli.
Patogenia dell' idrope . Del suddetto.
Nuovi elementi fisio-patologici di Medicina eclettica. Del dottore
Niccolò Celle.
Storia di una pneuniatosi. Del dolt. Udoardo Tarchetti.
Il conte Porro deposita sid banco della Presidenza il rapporto
della Commissione nominata a Padova per esani inai-e la (piestione
delle carceri penitenziarie, e domanda clie ne sia fatta pubblica leltm-a.
Il conte Petitti membro della nominata Commissione espone che
non essendosi trovalo pienamente concoi'de con gli altri colleghi,
ha creduto di pubblicare le ragioni ])er le quali ha dissentilo da
quelli ; e domanda che sia distribuita la sua Memoria già pubblica-
la, e sia esaminata dalla Sezione.
— 537 —
Dopo alcune osservazioni del cav. de Renzi, e del dott. Calde-
lini, il l*residcnle rinvia al di 23 futuro la determinazione di ciò ciie
deve farsi sopra tjuesto soggetto.
Il cav. de Renzi prosegue la lettura della Memoria del dott. de
Meis di Napoli, intorno all' asse cercbro-sj)inaIe, ed alla sua appli-
cazione nella diagnosi delle malattie nervose.
Il dott. Salvagnoli legge quindi alcune sue osservazioni confor-
tate dai fatti statistici, dai (]uali resulta clie nelle Maremme toscane,
dove le intermittenti sono in gran numero, vedesi per l'opposto
assai rara la tisi polmonaie e la scrofola; sopra 8i,83i individui
ammalati in tre anni, soli loo se ne contano affetti da lisi polmo-
nare e lo/i da scrofola; appoggia ancora le sue osservazioni sopra
l'atti l'accolti e pubblicati da scrittori francesi. Egli senza nascon-
dersi i riflessi statistici che voglionsi tener presenti nel risolvere la
(|uestione, ritenendo che esista un antagonismo fisiologico fra il fe-
gato ed i polmoni, opina che possa esser rara la tisi ove dominano
le febbri intermittenti; imperocché la mal' aria fino dai primi gior-
ni della vita portando la sua azione su' visceri dell' addome, questi
ben presto per un aumento di vitalità ac(|uistano un insolito volu-
me e divengono ipertrofici. Tale aumento di vita addominale impe-
disce che si aumenti (juella dei polmoni, e che questi si facciano
facilmente sede della malattia detta tisi. Trova nella rarità della
scrofola nelle Maremme un'altra ragione per spiegare la rarità del-
la tisi in quelle regioni, opinando che fra le due malattie vi sie-
no legami grandissimi.
In fine indica la straordinaria mortalità dei bambini dalla nasci-
ta fino ai 5 anni come un'altra potente causa della raiità dell'ac-
cennata malattia: in fatti sopra a loo morti nella Maremma 56 ap-
partengono a (|uclla età.
Quindi il dott. Linoli legge una sua osservazione sul tleliihim tre-
niens. Dice che per tre volte ha curato felicemente questa malattia
con gli antiflogistici, e che altra volta amministrati improvvidamen-
te ad un suo anunalato i liquori spiritosi, questi morì : dopo averne
esposta la necroscopia parla di due altri casi nei quali giovò il vi-
no e r oppio, e ne trae argomento per concludere doversi questa
malattia a seconda delle circostanze curare ora col tartaro stibiato
e col lauro ceraso, ora con i li(|uori e con l'oppio.
— :,Mi —
Aperta la discussione sulle fatte letture, il cav. de Renzi il primo si
l'aceva ad osscivare sulla nota ilei dott. Salvagnoli che questi abbia
annuM/iato non solo ini fallo, ina anche lo ragioni fisiologiche e pa-
tologiche che ne mostrano la probabilità, lencnilo giusto conto di
un mezzo per rettificare la statistica: egli vorrebbe che nel giudica-
re di tali fenomeni si avesse presente, come ha fallo il doli. Salva-
gnoli, che nei luoghi paludosi scarso è il numero di coloro che ar-
ii\a alla pubertà, età propria allo sviluppo della tisi polmonare, e
(juindi le proporzioni fatte con i morti non debbansi ritenere per
iufallil)ili; che il numero delle malattie acute essendo eccedente, i
rapporti della tisi con l'altre malattie non trovansi in pari circo-
stanze con i luoghi sani; che la lisi avendo un periodo di delite-
sceuza, coloro nei quali il processo tubercolare è incipiente ma non
ancor manifesto possono più facilmente andar soggetti alle inter-
mittenti, e rimanerne vittime, senza farsi tcmj)o al compiuto sviluppo
della tisi. Osserva in fine che fa d' uopo riguardar sempre con una
certa circospezione le ricerche statistiche di alcuni medici viaggia-
tori, provando ciò con 1' esempio delle assertive del sig. Tournè ci-
tato dal Salvagnoli, e dice che quel medico francese avea presentato
un erroneo prospetto statistico, che fu rettificato dal medico de Ren-
zi nei Giornali di Napoli e di Francia.
Il cav. Griffa approvando le riflessioni del de Renzi crede tutta-
via ragionevole la rarità della tisi nelle Maremme, dependendo que-
sta, secondo il suo parere, da una lenta polmonite, e contenendosi a
parer suo nell' arie malsane una maggior quantità di gas azoto, o
di gas acido carbonico,! quali per le loro facoltà anti-eccitanli gio-
vano a non fare sviluppare la tisi polmonare.
11 doli. Rinaud dice che nella Clinica di Pisa hanno osservalo
fatti adatti a [)rovare che la lisi sia frecpienle nei luoghi di mal aria.
\1 che il Salvagnoli osserva che i fatti di Pisa non possono nul-
la provare per ciò che avviene degli abitanti permanenti nelle .Ma-
remme. Il dott. Turchetli quindi cita i fatti del Broussais favore-
voli all' opinione del Salvagnoli, ma soggiunge che sianvi altri fatti
contrari, ed egli stesso non aver verificato l' indicato antagonismo
nelle paludi di Fucecchio e di Bientina.
Il doli. Cioni riflette che si può obiettare al dott. Salvagnoli che
la popolazione delle Maremme non è tutta permanente, poiché in
- 539 -
gran parte emigra in un tempo dell'anno, e coloro nei quali si svi-
hi|)])a la lisi ccrtaniente non ritornano; al che il Salvagnoli rispon-
de die se nella nota mm ha accennala ([uesta distinzione, nelle sue
osservazioni ne ha tenuto conto, e le cifre citate riguardano i soli
abitanti permanenti, poiché la statistica delle IVIarcmme distingue la
popolazione avventizia sì estiva che iemale dalia pei'inanente.
Il prof. Manfrè consiilera che da un aforismo ij)|)ocralico, e dal-
l'esperienza, abbiamo come la tisi suole svolgersi fra i diciotto ed
i trentacintjue anni della vita, e poiché nelle Maremme il maggior
numero trapassa prima di (|uesto tempo, manca la op|)oi-lunità ad
osservarsi la lisi. Al che il dott. Salvagnoli replica non aver trascu-
rata questa osservazione; e legge di nuovo una parte della sua nota,
ove è accennata la straordinaria mortalità dei bambini dalla nascita
ai cinque anni come una causa della rarità della tisi.
E dubitandosi dal doti. Morello che possa essere utile alla Scien-
za una tal questione, il cav. Griffa ed il cav. de Renzi rispondono in-
teressar grandemente per la profilassi della tisi. Per lo che il dottor
Sancasciani dichiarando essere le osservazioni del dott. Salvagnoli
interessantissime, proponeva che questo tema si tornasse a discutere
.iìl futuro Congresso.
Dopo ciò il cav. Presidente apre la discussione intorno all'uso
dell'arsenico in Medicina.
Il doti. Thaon racconta che in Grodno nel 1812 un grandissimo
tumiero di militari infermi di febbri intermittenti fu da lui curato
coU'uso dell'arsenico con risnltamenti meravigliosi, i quali egli crede
potersi attribuire piuttosto al candjiamento d' aria e di vitto, che
all'azione dell'usato rimedio; ma dopo (pialche tempo venne assi-
curato dal medico maggiore di (|uel reggiinenlo che gran parte di
coloro che furon sottoposti all' indicata cura erano in seguito mor-
ti per affezioni «li petto, e per marasmo.
Il dott. Morello dice di non poteie ammettere che la guarigione
sia avvenuta per la semplice influenza dell' aria e del vitto, e dubi-
ta potersi attribuire le malattie successive alla non giusta dose del-
l'arsenico. Ma il df)tl. Thaon persiste nel credere che ninna guari-
gione si fosse ottenuta da (juel veleno.
Interviene nella discussione il dott. Turchelti, e fa notare che
egli avendo Ietto nel iS'ii una Memoria pubblicala dal dott. Garresi
nel 1819, nella (juale si narrava la guarigione di liG casi di febbri
68
— 54o —
|)er lo j)iìi quartane col mezzo dell' arsenlto di potassa dato alla do-
se di '/,. di grano, credè ben fatto pregare il dott. Garresi ad infor-
marlo dello stato di salute di (juei i3G individui dopo il decorso pe-
riodo dì -ìì anni.
II prof. Garresi rispose con documenti esserne morti soli 36; il
che dimostra la proporzione della mortalità essere stata ancora mi-
nore di <|uella che presentano le ordinarie tavole della probabilità
della vita umana.
Il Principe Luigi Bonaparte richiama 1' attenzione dei medici
sulla differenza che passa fra 1' arsenico bianco, o acido arsenioso,
e l'arsenìto di potassa e di soda, conchiudendo che questi ultimi so-
no più venefici dell acido arsenioso.
Il prof. Garresi soggiunge aver egli somministrato 1' arsenìto di
potassa secondo il metodo di Brera.
Gonferma la innocuità dell' uso dell' arsenico il prof. Manfrè ci-
tando il fatto di Bagnara nella Galabria, ove le febbri intermittenti
sono comunissime, e fin da remoti tempi si vincono con un ri-
medio del (juale fa parte 1' arsenico, chiamato comunemente se-
greto di lìngnnra. E se tal medicamento qualche volta non spiega
la sua azione, non deve far meraviglia avvenendo la stessa cosa
nell'uso della china.
Il cav. Presidente osserva che Brera aveva da vari anni raccolti
molti fatti che provavano l' efficacia dell' arsenico nelle febbri in-
termittenti, ma che egli non sapreljbe giammai consigliare l'uso di
un veleno potente in sostituzione di un rimedio di provata efficacia,
innocente, e facile ad ottenersi; né in questo caso valere la ragione
della tolleranza patologica, perchè molti fatti vengono ad intimidi-
re i più coraggiosi.
Uichiara che il vero specifico delle intermittenti è la china, e
conclude che il solo riflesso del niun costo dell' arsenico potrebbe
farlo consigliare in pratica; ma egli crede indegno della Medicina e
dell' uomo avventurare la salute di un infermo a vili considerazioni
di finanza.
Il cav. Griffa soggiunge essere tanto più ragionevole 1' osserva-
zione del cav. Presidente, in quanto che vi sono altri succedanei alla
stessa china indigeni ed innocenti, come sarebl)e l'ilicìna, la lillirì-
na, e la floridzìna proposta dal Principe Bonaparte, e da lui speri-
mentata vantaggiosa.
— 54i —
Il cav. Presidente nana che la floiidzìna donatagli dal prelodato
Prnicipe Luigi lionaparte mostrò eguale eftìcacia.
li dott. Salvagnoli da ciò prendeva argomento a dicliiarare che
avea fatto sperimentare nello Spedale di Grosseto dal dott. Anichi-
ni la (loridzlna donata dallo stesso Principe, con effetto sufficiente-
mente huono.
Il cav. Adorno esprimeva opinioni affatto concordi con <|uelle
del Presidente; per il che (|uesti si faceva a concliiudere esser rego-
la di prudenza abbandonare un rimedio il (piale da mezzo di vita
può volgersi ad istrumento di morijo e di morte.
La Sezione assentì plaudendo alle parole del cav. Presidente, che
scioglieva (piindi la seduta.
Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza
/ Segretari
Dott. Antonio Salvagnoli
Dott. Girolamo Cioni
DEL GIORNO 21 SETTEMBRE
«se*
Ijetto dal Scfjrelaiio dolt. Salvag;noli, ed approvato il processo ver-
l)ale della precedenle adunanza, il prof, Taddei, tornando a parlare
dell' azione terapeutica dell' arsenico, faceva osservare, che per in-
dagare e determinai'c i danni che si temono per 1' uso dell' acido
arsenioso nella cura delle febbri intermittenti, fa d'uopo aver riguar-
do alla dose, alla preparazione, alla forma, nella quale si anuiiini-
slra, e specialmente alle proprietà fisiche e chimiche dell'acido
sfesso. Ed intorno a ciò faceva primieramente notare, che l'acido
arsenioso può trovarsi in due stati molto diversi, sebbene in cia-
scuno di essi mantengasi sempre identica la di lui composizione
chimica; ed additava (luindi il metodo di preparazione a seguirsi
per ottenere detto acido sempre in un identico stato.
A questo punto il Presidente, giudicando inopportune le soprac-
cennate riflessioni del prof. Taddei, e spettanti unicamente alla
Chimica, lo richiamava all'ordine, e gli domandava se ove egli fosse
affetto da febbri intermittenti si assoggetterebbe alla cura coli' ar-
senico. .\ ciò replicava il prof. Taddei dichiarando da prima essere
intempestive la interruzione e la domanda del Presidente; ed ag-
giungendo quindi concorrere egli nella opinione già acclamata nel-
la precedente seduta, per la <|uale nella cura delle febbri periodiche
veniva ad essere condannata la sostituzione dell' acido arsenioso
alla china ed alle sue preparazioni : concludeva finalmente che egli
erasi accinto a trattare la questione come medico, ma che frat-
tanto non doveva rinunziare a quelle nozioni e a quei soccorsi che
la Chimica poteva somministrare onde scioghere completamente la
<|uestione che ei si era proposto.
Dopo di ciò il Segretario Cioni faceva istanza al Presidente per-
chè si degnasse interpellare i chimici presenti all' adunanza sulla
— 543 —
convenienza della modificazione inserita nel processo verl)ale, ove
pariavasi della preijarazione arsenicale sotto la denominazione di
arseniato di potassa. 11 prof. Taddei, invitato dal Presidente a pro-
nunziare se dovesse dirsi arseniato o arsenìto, dicliiaravasi per la
seconda denominazione; e circa la denominazione di arscniuru ili
/wldssa, usata dal prof. Garresi a dinotale la sostanza da lui am-
ministrata nel curare le febbri intermittenti, delle quali nell'adu-
nanza passata fu tenuto discorso, faceva sentire come essa fosse
inesatta, ma non doversene per ciò rimproverare il prof. Garresi, il
quale non poteva non usarla avendo voluto citare testualmente la
denominazione adottata or sono parecclii anni dal Brera.
Dopo di ciò il cav. Trompco, in appoj^gio a rpianto avea detto
il doli. Salvagnoli sull'antagonismo fra la tisi e le febbri iutermil-
tenti nella seduta precedente, riferiva constarli per molle osserva-
zioni clie in alcuni luogbi del Piemonte, ove domina la mal' aria
a cagione delle risaie, e nella isola di Sardegna nella quale sono
frecpientissime le febbri inlermittcnti, la lisi è rarissima, e pres-
socliè sconosciuta.
Quindi il Presidente annunziava die, essendo stalo aggiunto alla
Gonunissione degli agronomi per gli studi sulle risaie un nuovo
membro, egli pure doveva aggiungerne un altro a render completo
il numero della Gonmiissione dei medici, e perciò sceglieva il cav. de
Renzi. In appresso era dal Presidente slesso nominata un'altra Goni-
missione composta dei cavalieri. Griffa, de Renzi, Trompeo, e dot-
tor Galderini, incaricala di ricevere, e scegliere i temi da trattarsi
al Congresso di Milano.
Acuiva f|uindi comunicalo alla Sezione di Medicina con lettera
del Segretario della Sotto-Sezione di Gliimica, che il Principe Luigi
Luciano Bonaparle, parlando nella medesima del veleno della vipe-
ra, aveva mostrato di esser pervenuto ad isolare la materia a cui
sono dovute le proprietà tossiclie di cpiel veleno, materia die egli
cliiama echidnina ; che nell' Arcispedale di s. ^Liria nuova in Firen-
ze per i suoi consigli era stata praticala or non lia guari la cura
dell' idrofobia col morso della vipera, e che 1 individuo, che ne fu
il soggetto e che mancò per tale malattia, morso da sei vipere, non
ebbe a provare diminuzione alcuna nei sintomi della idrofobia;
che anzi fu osservalo 1' aumento di questi, non essendosi manife-
stato alcun sintomo di avvelenamento. Dopo «juesta comunicazione
- 5/i4 -
era data lottura della istoria del caso d' idrofobia redatta dal dot-
tore Contrucci di Firenze, e dal medesimo inviata alla Sezione me-
dica con lettera, nella <iitalc la Sezione era richiesta a pronunziarsi
sulla convenienza di j)raticare la iniezione nelle vene della ecliidni-
nii nei casi d' idrofobia idioj)atica.
Il prof. Burci rendeva quindi inlesa la Sezione di Medicina, come
dai medici convocati a consulto nell'Ospedale di s. Maria nuova di
Firenze non fu delii)crata ad unanimità la convenienza di curar l'in-
dividuo affetto da idrofobia, di cui era stata letta la istoria, col ve-
leno della vipera, e che egli ed il prof. Pietro Cipriani avevan fatto
scissura dalla opinimie del maggior numero.
11 cav. Griffa faceva osservare essere da molto tempo conosciuta
in Medicina 1' applicazione del veleno della vipera a curare la idro-
foi)ia ; su tal soggetto, ed in favore di questo metodo curativo, esser
pubblicalo un lavoro del l'allazzini di Bergamo, che veniva confuta-
to dal dott.Sormanni di Milano ; aggiungeva inoltre che il prof. Bel-
lingeri aveva pur tentato nell' Ospedale di Torino questa specie di
cura, ma senza alcun buon successo, essendo l' infermo affetto da
idrofobia, che fu fallo morsicare dalle vipere, perito coi sintomi del-
l' idrofobia, e con quelli dell' avvelenamento.
Il Principe Luigi Luciano Bonaparte soggiungeva conoscere be-
nissimo che non egli il primo aveva proposto il morso della vipera
nella cura della idrofobia, ma reclamare per altro la priorità per
la scoperta della ccìiidnina, e per l' applicazione di essa alla tera-
peutica della malattia medesima.
Il cav. Griffa rannnentava inoltre essere stato raccomandalo
nella cura della idrofobia 1' uso ad alla dose dell' aceto e del vera-
Iriim sahddiUn.
Il doti. Manfrè ricordando che a Napoli erasi pure sperimentalo
il morso della vipera nella rabbia senza verun buon successo, e
senza che si rendesser manifesti in modo alcuno i sintomi dell'av-
velenamento pel veleno della vipera, domandava al cav. Griffa se
egli avesse veduto svilupparsi questi fenomeni ogni volta che fosse
praticata l' ajiplicazione del veleno medesimo ; e conchiudeva final-
mente non dissentire dall'opinione del Principe Luigi Luciano Bo-
naparte suU uso della ecludniria nell' idrofobia, non avendosi in
tale morbo alcun vantaggio a sperare dai metodi di cura fin ([ui
praticali.
— 545 —
Il cav. Griffa rispondeva aver Dssei-valo nel caso del Bellingeri i
sintomi dell'avvelenamento pel morso della vi jjera, e fra (|uesti l'it-
terizia essere stata manifestissima.
Il Presidente incoraggiva a sperimentare tal metodo cnrativo,
ed il prof. l'acini pregava il Principe Luigi Luciano lionaparte a
pre|iai'are in certa (juantità la cchiiliiina, e ad inviarla ai principali
.Spedali d' Italia per gli esperimenti da tentarsi.
Il Principe Bonaparle assentiva di buon grado a fpiesta pregliie-
ra, e mentre dichiarava che ajìpena ritoi'nato a Firenze si sarebbe
accinto alla preparazione ùcW ecìiìdnind, non lasciava di accennare
la diflìcoltà da hii stesso incontrata a preparare anche una non
lagguardevole quantità di questo materiale.
Il Presidente, fattosi ([uiiidi inlerpetre dei sentimenti di gratitu-
dine dell'assemblea per la offerta del Principe Bonaparte, gliene tri-
butava ringraziamento; alla (piai cosa la Sezione intera faceva plauso.
In ajipresso il dolt. Brunella tratteneva la riunione sojira due
casi occorsigli nella sua pratica, nei quali, aprendo egli in due di-
versi individui due tumori, dei quali uno situato presso 1' articola-
zione cubito-omerale, 1' altro presso quella del carpo, aveva veduto
uscirne fuori da ambedue una ragguardevole quantità di vermi, della
lunghezza di quattro o cinque linee, e pressocliè simili a quelle lar-
ve, che spontaneamente veggonsi generate nelle carni durante la
fermentazione putrida. Diceva citar questi fatti mosso dall' istoria
di un caso analogo riferito dal prof. Cerioli, dalle considerazioni che
egli aveva udito farvi sopra e dall' autore in appoggio alla teoria
della generazione equivoca e dal cav. de Renzi contro la teoria
stessa; incitava finalmente la Sezione di Medicina a volerne ffir-
mare subietlo delle sue considerazioni. Ciò dava occasione al cav. de
Renzi di replicare non aver esso avuta la intenzione di negare il
fatto messo innanzi dal prof. Cerioli, che egli anzi stimava impor-
tantissimo; aver creduto per altro di dover far sentire come le de-
scrizioni che si davano di quegl' insetti, per essere mancanti dei
caratteri entomologici, rendevano incomplete le osservazioni, ed ec-
cezionabili i fatti citali a sostegno della generazione ecpiivoca, la
<piale può solo rigorosamente conchiudersi quando venga eliminato
affatto il dubbio, che le larve in (piestione sieno depositate da in-
setti conosciuti.
— 5/,6 —
Rispetto pili al casi) particolare del dottor Brunetta, avvertiva
die esso pure era compreso nelle osservazioni sopra citate, che
avendo gli ascaridi luogo fisso nell'organismo degli animali, ove
venissero incontrati in siti diversi, farebbe d' uopo descriverli con
estrema accuratezza; che d'altronde nel caso surriferito la somi-
glianza delle larve con quelle notissime delle mosche dava ragione
(li giudicarle identiche a queste ultime.
Dopo (|ucsle considerazioni il prof. Cerioli aggiungeva alcune
particolarità alle osservazioni da lui già riferite ; assicurava che le
larve degl' insetti osservati nei vaiuolosi differivano da cpielle di
tutte le specie di mosche, da quelle che sviluppansi nelle carni pu-
trefatte; che finalmente egli era di opinione che il fatto da lui nar-
rato fosse rarissimo, né da altri descritto. Contro la novità di queste
osservazioni citava il cav. Griffa (pielle che trovansi nella patologia
animala di Linneo, ed il dott. Morello ne adduceva altre raccolte
in una delle ultime epidemie di vainolo che fu osservata a Palermo,
nella (piale i medici videro di frequente lo sviluppo di moltissimi
insetti negli individui più giavemente attaccati dal male, e prossi-
mi a morte; e manifestava essere sua opinione che questo feno-
meno insolito non fosse stato studiato quanto gli sarebbe sem-
brato necessario.
il dott. Nerici rammentava di più due casi uguali a cpielli del
doti. Morello, osservati in Lucca durante l'ultima epidemia di vaino-
lo, ed il cav. de Renzi tornava a ripetere che i fatti esibiti in tal guisa
poco o nulla sono utili per concludere la generazione spontanea.
Il dott. Pellizzari domandava se la Sezione di Medicina fosse per
occuparsi della generazione equivoca ; nel qual caso egli chiedeva la
paiola in proposito.
Il cav. Presidente replicava in fine esser questo soggetto da trat-
tarsi più particolarmente dalla Sezione di Zoologia.
Dopo di ci() r adunanza era sciolta.
Msto — // Presidente Cav. Carlo Speranza
ÌDott. Antonio Salvagnoi.i
Dott. Girolamo Cioni
ADIXAXZA
D E L f ; 1 O R N O 22 S E T T E M B R E
- — »:3e«
iietto dal Segretario dolt. Girolamo Cioiii l'atto della seduta pre-
cedente, il cav. de Renzi domandava la j)arola per notare come da
una frase dell'atto risultasse portare egli opinione contraria alla
generazione equivoca, mentre non aveva emesso il suo parere sopra
una questione non agitata ancora.
Al che il Segretario Cloni replicava non resultare dall' atto che
il cav. de Renzi ahhia emessa oj)inione contraria alla generazione
equivoca, ma esser quella una semplice asserzione dei dott. Brunetta.
E poiché questi asseriva non aver fatta una simile dichiarazio-
ne, il dott. Cloni con la lettura della nota autografa del dolt. Bru-
netta medesimo dimostra la esattezza dell'atto.
Il cav. Griffa quindi dichiara che non sono state citate le sue
opinioni sull'azione dinamica del veleno della vipera. Il Segretario
Salvagnoli fa osservare che i rapporti non possono né dehbono ri-
petere tutte le parole pronunziate nella seduta, ma bensì conserva-
re le idee principali, ed interessanti ; e gli atti esser compilati con
questo intendimento.
Il dott. Tliaon domanda al cav. Presidente, se sussiste aver egli
detto che il Brera aveva ottenuti dei felici effetti nella cura delle
intermittenti per mezzo dell'acido arsenioso, come risulterebbe dal-
lo stesso alto.
Replica il cav. Presidente che i fatti citati degli ottimi effetti ot-
tenuti dal Brera nella ruia delle iiilerniittenli, si trovano registrati in
tulli i Giornali medici di quei teuq)i, ed essere (juindi esattissima la
relazione dell'atto ; e questo viene aj)provato senza alcuna variazione.
Il dott. Tliaon domandava di nuovo la parol.-» ;jer far palese che
erano incorsi molti errori nella stampa dei Diari, ed invitava i Se-
gretari a \oler mostrare anche in questo la loro diligenza.
69
— 5.',8 —
il doli. Salvagnoli replicava clie i Diari non erano documenti ol-
fìciali, e non doversi tener responsal)ili i Segretari degli errori della
stampa, essendo inconciliabile che essi s' incarichino anche di que-
sta fatica.
\eniva quindi comunicata una lettera del dott. Sancasciani, con
la ((uale pregava il Presidente della Sezione a far dispensare un mo-
dello di tabella statistica clinica ad uso dei medici condotti, ed a ri-
chiamare la Sezione ad esaminare se per mezzo dei medici condot-
ti sia possibile redigere la desiderata statistica medica uniforme.
Il cav. Presidente considerava essersi questo argomento discus-
so in Padova ; credere egli non potersi se non consigliare i Go-
verni a cooperare per la formazione della statistica uniftiiiiie,alla
quale opera non trovar giusto né possibile che vengano astretti i me-
dici condotti; soggiunge che nel Regno Lombardo Veneto e nel Pie-
monte facevansi negli Spedali le statistiche, e che l'Accademia Me-
dica di Parigi erasi lungamente occupata di tali questioni.
Il dott. Sancasciani risponde non chiedere che si costringa al-
cuno a fare delle statistiche, ma solo domanda se i medici condot-
ti siano in grado di poterle compilare. Al che il cav. Presidente sog-
giunge che sia meglio rimettere tale argomento al futuro Congres-
so di Alilano.
Il cav. de Renzi la riflettere essersi molto parlato di statistica, ma
senza quella pacatezza tanto necessaria per una questione cos\ inte-
ressante; esser sua opinione che si possa eseguire una esalta stati-
stica, e questa essere utile alla scienza; imperocché la Medicina,
come tutte le altre scienze naturali, fondasi sulle induzioni, le qua-
li saranno tanto più esatte quanto saranno più numerose e ge-
nuine le prove; coloro che hanno condannato le statistiche aver
parlato sempre di «pielle eseguite senza la necessaria esattezza, ed
aver confuso la difficoltà di una buona statistica con la sua impos-
sibilità; ed in fatti si compilano statistiche in fjuasi tutti li Spedali
d'Italia, ma esse riescono senza vantaggio per la generalità perchè
non collegale da una formola comune; e poiché già i Governi ita-
liani ordinano simili lavori agli Spedali dei loro Stati, crede che si
darebbe compimento alle loro savie disposizioni pregandtìli a farle
eseguire con un modello comune, onde si possano mettere in l'ela-
zione tra loro per trarne utili conseguenze a vantaggio dell' umani-
tà. Inoltre notando che nella questione si è dibattuto più la forma
- 549 -
che Ias().slan7.a,egli vorrebl)e clie si disliiigiiesse la questione in due
parli. l'riiuo: se couvouga pregare i Moveriii di concorrere ad una
statistica medica comune. Secondo : «piale sarebbe la modula da
adottarsi ; opinando egli affermativamente per la prima, e desideran-
do die la seconda sia rimessa al giudizio di una corporazione scien-
tifica indifferente alle cpieslioni agitate.
Il cav. Presidente osserva che già è costituito in Milano il centro
della statistica medica italiana; ed il prof. Pacini soggiungeva esser-
si convenientemente discusso' 1' argomento nei j)recedenli Congres-
si, per opera specialmente del doli. Ferrarlo, e che a Padova fu rin-
viata la votazione al Congresso di Lucca. Crede egli quindi essere
oj)portuno il momento di poi're teiniine alle lunghe (piestioni, nelle
quali si «> posto mente più alle persone che all' interesse della scienza.
Il dott. Turchetli ricorda che le statistiche già si compilano nel
Regno Lombardo Veneto, nel Piemonte e nella Toscana, la qual co-
sa è confermata dal cav. Presidente; ed il cav. de Renzi soggiunge
farsi lo stesso anche in Napoli.
Il dott. Calderini osserva che se il cav. de Renzi avesse presenti
gli Atti del Congresso di Firenze vedrebbe che la (pjestione attuale
è soltanto di forma, poiché tutti concordano sulla utilità in genere
della statistica; ed anche nel Regno Lombardo \'eneto la statistica
medica è uniforme : al che il de Renzi risponde che appunto la forma
è quella che ha nociuto alla f|uestione principale; perciò voler di-
stinguere (piesta <la (|uella; voler rimettere la forma ad un corpo
scientifico, o ad una Sezione del futuro Congresso, e pregare perchè
si decida ora la «piestione principale.
Dopo alcune osservazioni del cav. Griffa e del cav. Presidente
in appoggio all' utilità delle statistiche, il dott. Cera opina che per
determinare la forma convenga dirigersi ai medici, e ai direttori
degli Spedali, non potendosi obbligare i Governi a tal determinazione.
Al che il de Kenzi risponde, che non ha mai inteso di obbligare
i Governi ma solo di pregarli, essendo la preghiera diversa dall'or-
«line e dal consiglio; inoltre dichiara che una istituzione simile non
si può fidare a [)arlicolari individui, ina s<ilo sarà stabile ed unifor-
me quando venga appoggiata ad officiali ordinamenti governativi.
Dopo alcune osservazioni del dott. Calderini e dell' ingegnere
Brey, il cav. Presitlente pose ai voti la seguente rpiestione. « Convien
« pregare i Governi jierchè si degnino concorrere alla formazione
« di una statistica medica uniforme di tutti gli Spedali d Italia, or-
— 55o —
« iliiiando clic vengano intanto dai vari Stabilimenti inviati i nio-
« (lelli delle statistiche ora in attività al futuro Congresso di Mila-
« no, per scegliere le più convenienti, e per compilarne una che me-
li giio si adatti ai bisogni universali? ». Invitali i componenti della
Sezione favorevoli alla proposizione di alzarsi, la proposta vemie
quasi unanimemente approvata.
Quinili vien letto ed aj)|)i'ovato il seguente [)rogramnia per con-
correre al premio proposto dal cav. Griffa per commissione di un
anonimo.
PROGRAMMA DI CONCORSO
Si propone un premio di franchi 3oo per la miglior Memoria
clie verrà presentata entro tutto il mese di agosto del i8/|5 al Pre-
sidente generale del settimo Congresso degli Scienziati Italiani sul-
la soluzione del quesito seguente :
I ." Dare un quadro della lebbra che presentemente si osserva
in Italia, indicandone i sintomi caratteristici, le varietà, ed i segni
coi quali poterla distinguere da altre affini malattie cutanee.
2." Determinare se essa per la sua essenza e per la sua forma
sìa eguale alla lebbra del medio evo.
3.° Indicare qual sia la condizione patologica e dove risieda.
4." Quali ne siano le cause predisponenti ed occasionali.
5." Proporre i mezzi profilattici e curativi, offerendo nuove osser-
vazioni ed esperienze debitamente accertate.
Qualsiasi persona nazionale o straniera è ammessa al concorso.
Le Memorie potranno essere scritte in francese, italiano o latino,
conlenendo un'epigrafe per distinguersi..
Ciascheduno scritto sarà accompagnato da un viglietlo separalo
e sigillato in cui sia segnato il nome e l' indirizzo dell' autore, e che
porli su di esso ripetuto l' istessa epigrafe della Memoria.
Cav. Griffa
Prof. Volpi
Dott. Calderini
Cav. Trompeo relatore
Il cav Trompeo dichiara che il jirof. Volpi, per causa delle sue
molle occupazioni, renunzia all'ufficio di membro della Commissio-
ne incaricata di giudicare le Memorie inviate al concorso pel premio
proposto dal prof. Mazzoni.
— 55i —
II cav. Presidonte, atlps.*» la diiiiissicme del nominato prof. Volpi,
nomina in suo luojjo il dolt. Odoardo TuitheUi, clic accetta un tale
incarico.
Il prof. Giaiuielli comunicava alla Sezione i nuovi esperimenti
in appoggio al mezzo particolare da Ini |)roj)osto per iscoprire l'av-
velenamento coir acido arsenioso. Nel (Congresso di Firenze aveva
dichiarato die il sangue e 1' orina di un animale avvelenato col-
r acido arsenioso ei-ano bastanti a prodiu're la morte dei volatili ai
(juali si facevano ingoiare. E da (uiesli fatti aveva tratto un nuovo
criterio per giungere allo scoprimento del veneficio commesso con
l'indicato acido. Ora dalle nuoveesperienzetraeva queste conclusioni.
i.° Che il sangue, l'orina, il fegato, i polmoni, il cuore, la milza,
i reni, lo stomaco degli animali av\elenati coll'acido arsenioso, so-
no valevoli a spiegare un'azione deleteria sulle civette alle quali si
fanno ingoiare.
2." Che il sangue, l'orina ec. portano questa azione venefica sulle
civette, tanto quando gli animali avvelenali vivono molto tempo do-
po avere ingoiato il veleno, che pochi istanti; tanto quando l'acido
arsenioso sia stato dato agli animali in stato solido, che in quello
di soluzione; sì in grande, come in piccola dose, e per qualunque
via sia stato insinuato nel loro corpo.
3." Che il fegato è il viscere che più degli altri è micidiale alle
civette, e non manca mai di j)rodurre il suo effetto nocivo, anche
in quei casi nei quali la dose dell' acido arsenioso dato agli animali
è appena sufficiente a produrre la loro morte.
4." Che non può determinarsi quanto tempo vivono le civette
dopo avere inghiottito il sangue, 1' orina ec. degli animali av>elenati.
5.° Che le prime a morire sono sempre quelle che mangiano il
fegato.
G." Che il primo sintonia che apparisce in tutte è il vomito della
sostanza ingerita.
7.° Che il cervello e la spinai midolla degli animali avvelenali
coll'acido arsenioso non sono venefici alle civette.
8." Che ogni qual volta in quella porzione di viscere che si dà a
quei volatili vi sarà almeno 'U, di grano di acido arsenioso, ha
luogo la di loro morte, .\vverte ([uindi che la prova certa che le ci-
vette sono morte per mezzo dell'arsenico si ottiene trattando le
carni ed i visceri di queste con l'apparecchio di Marsh. E poiché
— 552 —
egli osserva die le esperienafe con questo apparecchio possono l'iu-
scire spesso fallaci .per trovarsi talvolta arsenico nell' acido solfori-
co, nello zinco, nei tiil)i di vetro; ()|)ina che il mezzo <Ia lui propn-
sto possa essere di sounua utilità pel discoprimenlo dei delitti, ap-
plicato alla Medicina legale, dichiarando che in fatto di avvelena-
mento per mezzo dell" acido arsenioso la sola scienza chimica non
è bastante a chiarire la verità, poiché non serve a differenziare il
caso del veleno |)ropinato duiaute la vita dell' animale, da cpiello
nel quale il veleno è stato introdotto nel corpo dopo la sua morte ;
mentre il jii-of. Giannelli ritiene il mezzo da lui proposto alto a por-
i-e in luce (|uella differenza, credendo che se i volatili i (piali hanno
ingoiato i visceri dell' animale che si sospetta avvelenalo muoiono,
possa con certezza opinarsi che 1' acido arsenioso fu propinato du-
rante la vita di quello, e che in conseguenza vi è veneficio; se non
muoiono allora si potrà ritenere che non vi è veneficio, o almeno
che questo non è stato commesso coli' acido arsenioso, resultando
dai citati es|)erimenti che il fegato, il sangue ec. degli animali uccisi
con gli altri veleni non producono la morte dei volatili. Fra le nuo-
ve esperienze interessantissime per la scienza cita poi quella di vo-
latili morti dopo avere ingoiato vegetabili stati annaffiati con una
soluzione di acido arsenioso. Conclude domandando che sia nomi-
nata una Commissione per ripetere le principali sue esperienze.
.\perta la discussione su questa lettura dal dott. Pellizzari, si fa
ad osservare che egli crede la Commissione inutile perchè alcuno
non può dubitare dell' assoluta verità degli esperimenti del profes-
sore Giannelli ; che questi possono giovare alla fisiologia ed alla pa-
tologia,'ma non già alla Medicina legale; dice non comprendere co-
me il prof. Giannelli voglia convalidare le prove chimiche dell'av-
velenamento con esperimenti soggetti a molta incertezza e ben più
inesatti. In fatti per uccidere una civetta è necessario '/e„ di grano di
acido arsenioso, mentre 1' apj)arecchio di Marsh ne discojire '/,„„.
Talvolta le civette sebbene nutrite con i visceri di animale avvelenato
non muoiono, ed anche morendo, non potendosi escludere il possi-
bile della morte per causa estranea al veleno, sarà sempre indispen-
sabile r appaiecchio di Marsh pei- mettere in evidenza la presenza
dell' arsenico. Considera t|uiiuli che là dove non sono chimici que-
sto suo mezzo. non può valere a tranquillizzare 1' animo di un giu-
dice coscienziato sulla esistenza di un veneficio; ma questi, fatte
— 553 —
raccogliere per mezzo dei medici le sostanze nelle rpiali sfisjielta
esistere la prova del veneficio, lieve inviarle agli esperti medici e
cliimici per essere diligenlemeiite analizzate.
Oltre a ciò, se per acquistare positiva certezza del veneficio egli
slesso anmielle clie si deliba in fine aver ricorso aira|)|>areccliio di
Marsli, (|iial vantaggio si olli«,'ne col dare alle civette i visceri ed il
sangue dell' individuo che si crede avvelenato, coli' aspettare di ve-
dei'C se queste muoiono, se devesi alla fine verificare il fatto per
mezzo dell'apparecchio di Marsh; (|uando jjiiò farsi subito una ta-
le operazione che vien riconosciuta indispensabile?
Re|)lica a «pieste osservazioni il prof. Giannelli che il suo oppo-
sitore ha tralasciato di distinguere il caso dell'arsenico propinato
in vita da tinello dell' arsenico introdotto nello stomaco dojjo la
morte. In tpiest' ultimo caso essere indispensabile oltre il mezzo chi-
mico un altro criterio per stabilire il veneficio; e poiché l'avvele-
namento per acido arsenioso non ha segno patologico patognomo-
nico, secondo il parere ancora dell'Orfìla e del Puccinolti, merita si-
curamente di esser preso in considerazione il nuovo mezzo- da lui
|)roposto come particolare e costante.
li doti. Pellizzari soggiunge che ai medici ed ai chimici è nolo
che il veneficio può talvolta esser simulato, ma che la Chimica ha
agevolmente trovati i mezzi di svelare 1' inganno. Avere Orfila rico-
nosciuto che talvolta può esistere arsenico nei reagenti chimici che
s'impiegano nelle analisi, ma (piesto equivoco è slato totalmente
impedito, poiché prima di mettere nell'apparecchio del Marsh le
sostanze nelle (piali si sospetta esistere 1' arsenico, si prova con la
j)orcellana se il getto di gas idrogeno produce alcuna macchia; ot-
tenuta la prova negativa s' introducono nella bottiglia le materie
da analizzarsi, e se (pielle macchie compariscono, e saggiale poi con
i necessari reagenti si comportano come macchie arsenicali, non è
permesso dubitare che nella operazione vi sia inganno.
L'ora assegnata alla riunione essendo trascorsa, il cav. Presidente
scioglie la seduta, e rinvia la presente discussione al giorno successivo,
\ isto — // Prcsitlcnle Cav. Cario Speranza
. I Dott. Antonio Salvacvoli
/ Seerelnii ) „ ^ „
IJOtl. GlROLA.MO Ciosi
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE
->!5S*-
JLietto dal Segretario dott. Salvagnoli il processo verbale dell'adu-
nanza precedente, il prof. Giannelli chiedeva che vi fosse aggiunto ;
non aver egli tenuta e dichiarala l'opinione che il suo metodo po-
tesse in giudizio dar prova coita di veneficio succeduto per l'acido
arsenioso ; esser solamente convinto che per esso venissero confer-
mati i resultati dell'analisi chimica; aggiungeva inoltre, relativamen-
te alla discussione sostenuta sull'argomento stesso nella tornata pre-
cedente, sembrargli che il preopinante non avesse risposto alle sue
proposizioni, e che se il suo metodo vuoisi considerare inferiore a
quelli che la Chimica possiede a scuoprire il veleno, si debbo però
stimare ad essi superiore per la scoperta del veneficio che per i soli
mezzi chimici non può venire raggiunta ; non poter non essere re-
putato utile per far decidere i chimici ad intraprendere le analisi
coi mezzi che la loro scienza possiede, per servire quindi di confer-
ma ai resultati con quelle ottenuti, per procurare una retta e sol-
lecita istruzione dell'animo in chi debbe iniziare una procedura in
causa di veneficio. Fatta al processo verbale 1' aggiunta richiesta
dal prof. Giannelli, rimaneva approvato.
Il dott. Sancasciani chiedeva definitivamente se i medici con-
dotti avesser dovuto concorrere alla compilazione di una sta-
tistica, ed il cav. de Renzi replicavagli avere il Congresso deciso
affermativamente.
Il prof. Targioni Tozzetti dichiarava hi appresso di non essere
stato presente alla lettura della Memoria del prof. Giannelli, ma ri-
levando da (piolla del processo verbale che vi son citati dei fatti di
animali periti per esser loro slate date a mangiare delle piante, che
nel tempo di loro vegetazione erano state innaffiate con soluzione di
— 555 —
acido arspiiioso, affacciava il dubbio, che f|iie<;li animali fossero pe-
riti per tiitl' allra causa die per (piella dell'arsenico slato assorbito
dalle piante medesime. Diceva esser provalo dall' es|)erienze di \'e-
vei', clic le piante nella loro vegetazione non assorbono l'acido
arsenioso, nò moltissimi altri sali; die l'acido arsenioso special-
mente, restando dec()Hiposto dai terreni, vi si riduce insolubile,
(piindi non allo ad esser assorbito ; che perciò le piante non ne con-
tengono affatto; aggiungeva che Orlila, Souberain, Chevalier ripe-
tendo ossei'vazioni del medesimo genere, per provare se l'operazione
chiamala dai Francesi cluailds^i-, e da essi eseguita col trattare il
grano da seminarsi coli' arsenico per preservarlo dagl' insetti, po-
tesse essere nociva alla pubblica salute jìer il passaggio dell' arse-
nico dalle radici fino al nuovo seme, avevano escluso del tutto
qualsiasi assorbimento della stessa sostanza.
\ «pieste osservazioni citate dal prof. Targioni rispondevasi dal
prof. Giannelli aver egli fatto ini solo esperimeiìto, e da (piesto non
voler trarre alcuna conclusione. Esser però a vantaggio dell'opi-
nione dell' assorbimento dell' arsenico le esperienze e le osserva-
zioni su tal soggetto jiubblicale dal Trinchiuetti, e riconosciute de-
gne del pi'emio dall' Instituto del Regno Lombardo A'eneto.
Veniva quindi conceduta la parola al dott. Pellizzari, e questi
in replica alle ragioni allegate dai prof. Giannelli per sostenere i
vantaggi del suo metodo a provare il veneficio per arsenico, addu-
ceva le seguenti considerazioni.
Non potersi consigliare il metodo in cpiestione come guida al
chimico e al perito, e in appresso come riprova dei risultamenti
ottenuti coi mezzi chimici, dai)poichè i resultati ottenuti col meto-
do del prof. Giannelli non riuscendo costanti, siccome egli stesso
aveva detto, non possono venire con fiducia invocati, né a guida
né a riprova ; non servire poi a stabilire la jirova del veneficio, giac-
ché la j)roprietà avvelenatrice non appailiene esclusivamente ai
visceri degli animali uccisi coll'arsenico, ma, per le innegabili osser-
vazioni del Morgagni e del Mascagni, si é veduta talvolta estesa an-
cora alle viscere di animali morti per malattia. Circa poi all' insuf-
ficienza del metodo in <|uestione a somministrare istruzione per chi
debbe intraprendere una procedura in causa di veneficio, il dottore
Pellizzari richiamava l'attenzione sugl'inconvenienti che possono
70
— 556 —
nascere dall accettare e ritenere per veri i resultali clic una ma-
niera d' indagine diversa, e più iniiversalmenle stimata, quale si è
r analisi chimica, j)uò modificare, correggere, e smentire.
A tal punto della questione il Principe Luigi Luciano Honaparte
taceva osservare, che si potrebbe anzi si dovrebbe convenire inte-
ramente col prof. Giannelli, circa l'utilità del metodo da lui propo-
sto pei' confermare il veneficio mediante l'acido arsenioso, se la
nuova scoperta del celebre Orlila non provasse che i mezzi chimici
sono sufficienti, non solo a rintracciare le più esigue quantità di ve-
leno, ma ancora a metter fuori di dubbio il veneficio. Secondo que-
sto illustre chimico in fatti è provato, che il fegato degli animali av-
velenali con acido arsenioso è mollo pili ricco di questo veleno nelle
sue parti centrali che non negli strati corticali, mentre l'opposto
accade nel caso in cui 1' acido arsenioso sia stato iniettato dopo la
morte. E supponendo ancora il caso in cui per un eccesso di ne-
quìzia venisse distaccato il fegato da un cadavere, e fosse tenuto
immerso in una soluzione arsenicale, si potrebbe coi mezzi chimici
scuoprire la frode calunniosa, avvegnaché in questo caso ancora
la parte corticale del fegato sarebbe più ricca d' acido arsenioso di
quello che il suo interno.
Né lasciava di far presente come questo mezzo, senza dubbio
più sicuro di quello del prof. Giannelli, raggiunga lo scopo che que-
sti si è proposto, cioè quello di mettere fuor di dubbio l'esistenza
del veleno, e di provare il veneficio.
Concludeva finalmente come egli non dubitasse che il professor
(ìiannclli, avuta contezza di questa interessantissima scoperta, non
fosse per convenire con lui dell' assoluta superiorità di questo me-
todo ; e trovando sempre interessanti solto il rapporto fisiologico le
esperienze del prof, medesimo, proponeva che venissergli rese gra-
zie pel tempo da lui impiegato in siffatte ricerche tossicologiche, e
per aver preso tanto a cuore gì' interessi della umanità.
A ciò seguivano poche parole del dott. Pellizzari, colle quali chie-
deva che il processo verbale registrasse, avere egli nel giorno pre-
cedente esternato il sentimento stesso col quale il Principe Luigi
Luciano Bonaparic aveva chiuso il suo discorso.
Dopo di ciò il conte Alessandro Porro leggeva la relazione sulla
riforma carceraria redatta dalla Commissione eletta nel Congresso
— 557 —
scientifico di Padova (i), e composta dei signori consigliere Gia-
neili di Milano, conte Petitti ili l\oi-eto, conte Scopoli di N'erona, Gia-
cinto Monipiani di F5rescia, dolt. Ranipinelii di liergamo, dott. Cal-
derini di Milano, conte Alessandro Porro di Milano; ed esibiti in
a[)presso i docmiienti comprovanti l'adesione alle massime conte-
nute nella relazione per parte dei signori Gianelli, Scopoli, INIom-
piani, Calderini, veniva data lettura dai signori conte Petitti e dot-
tor Rampinelli (2) dei motivi pei quali essi non potevano concor-
rere nelle massime espresse sul rappoi'to della Commissione.
Passava quindi l'avv. Maestri a trattenere la Sezione colla lettu-
ra di un suo lavoro concernente i sistemi penitenziari.
Ed il conte Serristori, essendo sosjtesa |)er (|ueir istante la lettu-
ra che l'avv. Maestri faceva del suo lavoro, moveva istanza alla
Presidenza perchè venisse nominata una Commissione, la quale
entro breve tempo, stabiliti i giusti limiti e formulati i punti prin-
cipali della (|uestione, agevolasse la via a raccorre con giustizia e
prudenza il fruito di una proficua discussione.
Da ciò il cav. de Renzi prendeva pur esso motivo a dimostrare
la difficoltà di risolvere convenientemente la (piestione portata in-
nanzi alla Sezione di Medicina : osservava esser dessa sommamente
complessa; aver bisogno del concorso di diverse specialità. L'uomo
di stato considerare nelle carceri penitenziarie la spesa, la direzio-
ne, la custodia; il giurisperito mirare all'ammenda, e voler le pri-
gioni a punizione e ad esempio; il moralista, fatto conto della in-
dole e della natura dei popoli, intendere a restituire alla società
dei cittadini onesti, in cambio di uomini rotti al delitto; in ultimo
il medico sdegnare che sia rimesso alla società infermo o demente
(juello che fu dato alla carcere per trovarvi correzione, non per per-
dervi la salute o la ragione : questi molteplici modi d' onde può
esser contemplata la questione esser d'ostacolo sommo al suo esat-
to scioglimento. Conchiudeva però, che la Commissione padovana
avendo legittima origine, è dover del Congresso esaminare il rap-
porto, e discuterne le conclusioni, ammettendole, modificandole o
rigettan<lole ; fatto ciò, soltanto esservi luogo a nominare una Coni-
ci) Si veda la relazione in fine dell' adunanza.
(2) Si vedano questi due discorsi in dissenso dalla Commissione in fine del-
l' adunanza.
— 558 —
aiissiiim", 111)11 por esaminare tale o tale altro sistema, ma per pro-
porre un metodo più adatto alla educazione, all' indole, alle consue-
tudini, alle leggi italiane.
n sig. conte Scrristori soggiungeva che colla proposizione della
Commissione non a\eva inteso a ristringere il campo della questione,
la quale anzi desiderava vedere svolta in tutta la sua latitudine ; e
faceva (piindi osservare clie rendendosi necessario 1' esaminare e
il consultare molti documenti dai (piali poteva venire non poca luce
alla questione, egli credeva ciò non potersi fare con vantaggio dalla
intera Sezione di ^ledicina.
Il Princi|)e di Canino, presa la parola, dichiarava convenire stret-
lameiUe col cav. de Renzi, non poter la Sezione far altro che ap-
provare, modificare, o rigettare le conclusioni del rapporto della
Commissione, giudicato da lui dotto, coscienzioso, elahoratissimo.
Manifestava però sentir rammarico di doversi distaccare dalla opi-
nione dei relatori, ma prevalere in lui il desiderio che l' illuminato
e filantropico Congresso lucchese si segnalasse per un giudizio, in
cui fosse tutto il merito della piìi squisita umanità. Lasciata ai giu-
risti la parte austera di simili (piestioni, spettare alla filantropia dei
medici il prendere in difesa il bene fisico e morale dei carcerati.
Non doversi rammentare alla Sezione di Medicina che 1' uomo col-
pevole entrando in prigione non perde tutti i suoi diritti, né che
uno ne acquista, quello cioè di trovarvi quanto possa servire a ri-
condurlo alla virtù, e al consorzio della società. Ricordava in fine
stargli vive nella mente le prigioni visitate in America, né meno
potere suU'aniino suo i recenti lavori del conte Pelitti, vero promo-
tore della riforma carceraria in Italia. Il perchè, ringraziati della
schietta e bella intenzione, non che della fatica lodatissima, i mem-
bri della Commissione, proponeva che le conclusioni deliberative
(la (juella emesse venissero pienamente rigettate.
Il barone di Reaufort avvertiva che la Commissione eletta a
Padova non poteva deliberare, ma doveva unicamente raccogliere
gli studi falli in proposilo di sistemi penitenziari, e presentare la
sua relazione intorno alle modificazioni da farsi ai sistemi propo-
sti ; che la Commissione medesima non avendo adempito precisa-
mente al mandalo ricevuto, si poteva nominare una nuova Com-
missione, secondo aveva già proposto il conte Serristori.
- 559 -
Il conte Uessaiidro Porro ricliiama la f[iieslione d'ordine. L'av-
vucalo -Maestri invocava il diritto della parola; facendo osservare
che al Congresso di Padova non fu parlato die del sistema filadel-
fiano, clie si tacque sul suo lavoro, di cui chiedeva potesse esser
condotta a termine la lettura Aggiungeva essere egli di avviso che
il sistema misto meritasse molla consideia/ione; ed ottenuto dal
Presidente il domandato permesso continuava la lettura. Dopo la
<|uale la discussione veniva aggiornata al dì 26 settembre, e l'adu-
nanza era sciolta.
Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza
Segretari <
Dott. Antonio Salvagnoli
Doti. Girolamo Cioni
RAPPORTO
DFI.I.A COirMISSIONE ELETTA NEL CONGRESSO SCIENTIFICO DI PADOVA
SULLA RIFORMA CARCERARIA
►!»»»-MC-H-«;«»»«-
N.
lei terzo Congresso degli Scienziati, raccolto a Firenze nel i84i, i
signori conte Petitli, cav. Ronchivecchi e consigliere Mittermaier,
con una Memoria a stampa previamente distribuita, proponevano
1 ardua (|uestione della riforma carceraria. Ed annunciando ([uali
effetti sembravano fino allora prodursi dalle diverse regole adottate
nei novelli penitenziari, e le divergenti opinioni die intorno a quei
fatti eransi venute spargendo, si mostravano persuasi che la conti-
nua segregazione celiare dovesse considerarsi perniciosa, ogni qual
volta si applicasse per un intervallo maggiore d' anni due. E dietro
ciò articolavano alcuni quesiti sanitari, richiedendone ai medici
jìarticolare e motivata soluzione, onde, a seconda di tal voto, o con-
fermarsi neir adottata opinione, o determinarsi a ritrattarla publi-
camente, per professare la convinzione contraria.
Le discussioni che, a tenore di quella proposta si tennero nei
giorni 25 e 27 settembre, dimostrarono che i fatti posti ad im-
provviso esame non potevano condurre immantinente ad un'ade-
guata soluzione ; cosicché, rimesso l'argomento all'adunanza del-
l' anno successivo, si fece invito a j)iù accurati sludi nel frapposto
intervallo. E l'illustre Preside della Sezione, prof. Bufalini, riassu-
mendo lo stato della questione, saviamente ne determinava i limiti,
conchiudendo, che, qualora un modo di riforma si chiarisse neces-
sario nei rapporti sociali, non doveva più dimandarsi al medico se
in ^ei\ere potesse nuocere alla salute dei reclusi, ma bensì fjunnto
nocesse, e che solo da un gravissimo e irreparabil danno poteva
trarsi argomento a rifiutare la proposta riforma.
— 56i —
Al successivo Congresso, adunato in l'ailova nell'anno i8/|2,rar-
f»on)ento venne i'ij)roposto con una Menioi'ia |)arinicnli a stampa dei
signori conte l'etilli, conte Scopoli e avv. Salcri, nella (piale i pi-imi-
tivi (piesiti si atteggiarono in nuova e più razionai maniera. Poiché
in luogo d'i cliiedei'e ai medici fpiali potessero per avventura essere le
probabili conseguenze di certi modi di prigionia, si dimandò piutto-
sto quali condizioni e cautele sanitarie dovessero adottarsi in ciascu-
no di essi, per assicurare ai reclusi una sodisfacente normalità di
salute, in guisa che, adempiute le condizioni dai medici indicate, ve-
nisse del resto rimessa alla scienza dello Stalo la libera scelta di (|uel
genere di detenzione che meglio corrispondesse alle sociali esigenze.
La discussione venne aperta in un apposito consesso di 3f)
membri, sotto la presidenza dell'illustre prof. Orioli; il quale rac-
colse sotto nuova forma i quesiti, limitandoli all'influenza sanitaria
che in male o in bene poteva esercitare ciascun regime carcerario ;
benché, per le angustie del tempo, le dispute versassero poi sola-
mente intorno alle due più note e più controverse forme di regime
penitenziario, f|uella cioè di continua segregazione, delta ^ade/fin-
iKi, e quella di lavoro silenzioso con segregazione meramente not-
turna, delta (udmrniuìia. E l' incarico di compiere l' intrapreso esa-
me, e di svolgerlo nei diversi aspetti, venne poi lasciato a quella
Commissione che si onora di sottoporvi nel presente ragguaglio le
conclusioni estreme del suo lavoro.
Se non che, prima d'esporvi le sue proprie deduzioni, ella si
tiene in debito di fare una qualche menzione di quegli studi, che
0 vennero offerti al Congresso di Padova, o vennero diretti alla
Commissione stessa in manoscritto.
Già nel Congresso medesinto si erano fatte appositamente cir-
colare, ed avevano manifestamente influito sulle opinioni, due re-
centi Memorie del sig. Giacinto Mompiani, ed una, anteriore, del
dott. Carlo Cattaneo, scritte nel senso (ìladelfiano. E alla contraria
convinzione inclinava l'esame della conlrovei-sia penitenziaria del
conte Petitli, ed una illustrazione medica del dott. Lorenzo .Martini
sui quesiti proposti a Firenze. Si deponevano inoltre nuove Menio-
1 ie e notizie manoscritte dei signori dott. Speranza, prof. Maestri,
.Alessandro Porro, dott. Conti, cav. Bon, dott. Domenico Menato, e
sig. P. Fraccliia.
— 5G2 —
K dopo il ("onj;iesso, la Coniniissione riceveva dal dolt. Trompt'o
;ili-imi prei;evoli dociimenli sulle carceri della contea di Nizza »•
(Iella Savoia, e dal doli. Liiiij;i Fornasiiii alcune osservazioni sulle
carceri criminali di lìrescia. E intorno al principio dell' intimida-
zione e dell' ementla projioneva a stampa alcune sue viste 1' avvo-
cato \ . l'asini; alle (|uali contrapponeva altre sue considerazioni il
dott. Cai'lo Cattaneo. K finalmente il conte Petitli, altro dei membri
della Commissione, non potendo per sue circostanze intervenir di
persona alle sedule, le comunicava un riassunto motivato delle
sue j)ersuasioni.
Tra i materiali die si offrirono dall'estero, la Commissione j)Ose
mente sojìrattiUto al favorevole rapporto del prefetto di Polizia del-
la Senna sulla grande esperienza falla nel segregatorio giovanile
(.Iella liof/iteltc; e (|uindi al pi-ogctlo di legge, col (piale il Ministero
francese, dopo aver lungamente versato in questi medesimi dubbi,
.risolveva finalmente la questione in aperto favore del principio fi-
ladelfiano. Copiosi documenti d'ogni maniera offerse alla Commis-
sione il nuovo Gl'or na/e di Scienza Carcera/in publicalo a Franco-
forte dai signori Julius, Noellner e Varrentrapp (i). E gli scritti dei
dottori Verdeil e Coindet sulla carcere di Losanna, ed un opuscolo
sulla reclusione individuale, scritto in olandese dal sig. Suringar, e
tradotto in francese e commentato dal sig. Moreau Cliristopbe, me-
ritano onorevol menzione, e per l'invio che ne fecero gli autori alla
Commissione, e per l' interesse che vi dimostrano alle cose italiane.
Intenta la Commissione a ventilar 1' argomento sfrondandone
luttocic) che non sembrasse riflettervi molta luce, spera che ciò le
> arra di scusa, se nel suo lavoro non verranno ad ogni volta ripe-
tuti i nomi di (|uei benemeriti scrittori, che coltivarono i diversi
aspetti della questione. Ma -crede dover manifestare fin da princi-
pio, eh' ella seguì nel suo esame la massima fondamentale già nei
precedenti Congressi sancita, che la Medicina debba bensì coadiu-
^are e condizionare le deduzioni del diritto publico, e solo in caso
d ajjei'ta disapprovazione contrapporvi il suo divieto, ma non debba
mai trarre interamente a se la ([uestione, e con troppo indipendenti
esigenze tendere a tramutare in un asilo di salute un luogo di pena.
(1) Jahrbucher der Gefàngnissltunde, Frankfurt a. M. 18!l5.
— 5G3 —
Un altro ligiiarclo ella seguì nell' esaminare ciascun regime car-
cerario, ed è clic si debba por mente al loro principio costitutivo e
distintivo, senza tener troppo conto di (jnei falli «Ncnluali clie j)ro-
vengono dalle circostanze locali e personali dei singoli stabilimenti;
e ciò per non incorrei'e in im circolo vizioso, e dedurre da fatti non
necessari le costanti e inevitaijili conseguenze d' un principio.
Poste tali cautele, la Commissione cominciò a prendere in esa-
me quel modo di prigionia che si trova tuttora più generalmente
diffuso, e die consiste in una vita pmmiscua più o meno discipli-
nata. Ora, primamente ella dimandò a se medesima come ipiesta
convivenza dei prigionieri li assicuri dalla influenza depra\alrice
del comune consorzio, dei malvagi esem|jli, delle funeste amici-
zie, delle successive associazioni nel delitto. Ella si dimandò per
qual modo si possa impedire eh' essi vicendevolmente si ammae-
strino ad eludere im' aborrita vigilanza, o atl affrontare la forza
coll'accoi'do d'una violenza disperala. KUa si dimandò a quali mani
debba affidarsi l'esercizio d'una custodia e d'una disciplina, la
quale in fine riposa sulle continue minacce della nuda forza. L'in-
fezione, che codesta promiscuità diffonde tra i reclusi, deve ren-
dere perpetuamente sospetti i liberati alla società civile, la quale
rilutterà ad accoglierli di bel nuovo nel suo seno, e deluderà gli
sforzi conciliativi del patronato, e nell'ansietà che la preoccupa per
la sua sicurezza e la sua morale, ripudierà sdegnosamente il tra-
vialo penitente, e lo respingerà di nuovo verso gli eccessi d' una
vita eslege. Per questa via la società non può dunque conseguire
quella maggior sicurezza, eh' è l'intento finale d'ogni riforma car-
ceraria. La vita associata non genera intimidazione, non genera
emenda, esige nella disciplina l' uso d' una forza brutale, e spesso
inicpia, |)erchè commessa al ministerio di gente inculta e venale.
Esclude adunipie il beneficio d'ogni induenza morale; sanziona il
principio dell'infamia indelebile; in somma conferma e perpetua
tutto ciò che rendendo inconq)orlaljile lo stato attuale, fa della ri-
forma carceraria uno slringcntissimo civile bisogno.
Se si chiede alla Medicina il modo di rendere innocuo alla sa-
lute un sì malefico regime, essa, nel dettar partitamente le sue con-
dizioni mitiganti, verrà mano mano disarmandolo di tulle quelle
barbane esasj)erazioni, colle rpiali soltanto la disciplina d un car-
7'
— 561 —
cere j)r<>miscu("> può rendersi teimila al delinqiieiilc. 1*^ allora il cai-
.cere, senza rigori e senza' terrori, diviene un asilo desiderabile al
|>ovei'o, al vagabondo, al malfattore, il (juale all'ombra dell'unianitìi
e della Meilicina sruii;i;e alla pena, e deride la lei,'j;e.
Torna inutile l'esporre parlilainente lo stalo delle prigioni elie
soggiacciono a codesto regime depravante. E se, ad esempio delle
noli/io l'accolte dal doK. Ti-onipeo e (lai doli . rornasini, si venisse
compiendo ima statistica delle carceri pi-omiscue in Italia, ciò che
sarebbe opera sommamente desiderabile, si andrebbe ad aggiungere
altri fatti a (juei fatti gravissimi che confermarono la Commissione
in mi coiv>'incimento, al (piale altronde si j)uò pervenire anche per
la via di razionale induzione.
Ora, se le ineluttabili esigenze del jinbUco diritto condannano
ed escludono onninamente cpiesto modo di detenzione, torna af-
fatto inutile il provocare sopra di esso il giudizio dei medici o il loro
consiglio; poiché, se vi si trovassero sodisfatte .tutte le providenze
dell'arte salutare, ancora, il principio della publica morale e della
])ublica sicurezza vi apporrebbe la inesorabile sua riprovazione.
Esclusa così la prima e più divulgata forma della vita carcera-
ria, la Commissione jiassò ad esaminarne un'altra, cioè quella, che,
sotto nome iV au//ur/uuiia, raccoglie bensì a comune lavoro i car-
cerati, ma intende di poterli bastevolmente preservare dalla mutua
condizione coli' assiduo diurno silenzio e colla solitudine della not-
turna cella.
Ammette la Commissione che molto si è già conseguito per la
costumatezza dei carcerati colla loro segregazione nottetempo. Ma
|)er ciò che riguarda la disciplina del lavoro in comune, ella è co-
stretta a considerare che lutto l'edificio si fonda nel supposto che
il silenzio rigidamente e costantemente si ottenga, e che ottenuto
valga a troncar fra i carcerati ogni altra più artificiosa e tacita co-
municazione. Ora, se l'uno o l'altro di questi supposti in fatto pra-
tico vieii meno, il regime taciturno ricade più o meno nel principio
della promiscua convivenza. E questa, sotto la maschera d'un pre-
teso silenzio e d' un'assidua simulazione, si riproduce con tutte le
sue turpitudini e le sue infezioni, aggravate inutilmente dalle vessa-
zioni e dagli arbitri che accompagnano i vani sforzi d' una disci-
plina mancata. Che se si supponga perfettamente e costantemente
f
— 5G5 —
oHoiiuto il silenzio, ancora è forza comprarlo al prezzo di continui
casli^'lii; poirliò non è dato altrimenti contrariare e domare le
pili \i\aci e, tlireni pine, le più iinuìeenli inclina/ioni dell'essere
limano. Ora, i rif^ori della mera disciplina diverrebbero talora piìi
gravosi die non la pena commisurata dalla lei,'f,'e al delitto; il ciar-
liero e lo sjiensieralo si troverebbero in più iloloroso vivere die lo
sceleralo guardingo e silenzioso. E la frusta, divenuta la suj)rema
leggiliice del caicere, come accade in America, farebbe dipendere
dalla mano brutale clic la impugna il destino dei reclusi, assai più
ilie non dal resjionso ilella legge. E ancora nò il silenzio né i (la-
gelli |)olrebbero impedire che il colpevole non rimanesse esposto
all' infamia e al jieiicolo delle più prave conoscenze, e ad ima ine-
vitabile notorietà, che perseguirebbe per tutta la vita 1 inutile suo
pentimento.
Per lo che la Commissione, adottando il voto clie venne già pu-
blicamente espresso da quello tra' suoi membri, che si mostrava fra
tulli il meno avverso alla disciplina silenziaria, venne a dichiarare
un tal regime doversi in genere abbandonare, perchè il bene dal-
r una j)arte conseguito può venir troppo efficacemente distrutto
dall'altra, e forse anche superato dal male. Laonde torna inutile
provocare i consigli della Medicina sopra un regime, che, per troppo
alte ragioni, in una ben ordinata società non può essere ammesso.
Tuttavia la Commissione trovossi in debito di prendere in esame
tulle (pielle modificazioni, colle (piali i più perseveranti tra i seguaci
tli codesta disciplina intesero di poterne togliere o diminuire i più
daniK^si effetti.
La prima di codeste modificazioni si è quella invalsa in alcune
carceri della Svizzera; e consiste nel ripartire e classificare i prigio
iiieri in diverse brigale, giusta l'apparente loro moralità. .Ma questo
ripiego fa per sé medesimo la condanna del principio silenziario, a
salvare il ipiale sarebbe diretto; poiché sujipone già die il riparo
del silenzio sia insufficiente, e che la sola vicinanza del più mal-
vagio possa peggiorare il inen malvagio prigioniero. Quindi non solo
(piesto regime involge le vessazioni del silenziario, ma suppone con-
tinuate in fallo le corruzioni della vita promiscua. Rinnova jioi ad
ogni istante l' arduo quesito di determinare piede stante la mag-
giore o minor moralità d'ogni singolo individuo, che sopiavvenga
nel carcere ; apre il \aico a infìnile simulazioni ; e mette la disci-
p
— 56G —
pliiiii in coiiliiiiia liilla colla vastità dei recinti e colla loro disposi-
zione. In falli nessun arcliilclto può prevedere il numero dei pri-
gionieri, ohe ili giorno in giorno possono assegnarsi all' una o al-
l'altra classe ili moralità, dietro il bencplacilo di vigilanti, i quali
non possono facilmente chiamarsi dalle più eulte classi della socie-
tà. Potè questo principio classificante sostenersi appena colla perse-
verante carità della cittadinan/a ginevrina, e tuttavia con esilo im-
perfetto, e j)er pochi reclusi, inferiori di numero ai loro custodi e
ammonitori. Ma poco seguito altrove, non raccomandalo in Italia
da j)articoIar persuasione d'alcuno, non sembra |)otersi pro|)orre dal
giureconsulto al medico con alcuna speranza d' utile ajiplicazione.
Sotto il nome di sistema medio od eclettico, un'altra modifica-
zione del regime taciturno venne già raccomandata da uno dei
memltri della Commissione. E si ridurrehhe ad applicare l'aggrega-
zione silenziosa solamente alle più lunghe prigionie, e dopo che il
recluso avesse già scontato nella cella segregante un certo inter-
vallo di tempo. Colla quale combinazione successiva dei due opposti
principi si annuncia di voler evitare i pericoli, che da una più lun-
ga segregazione potessero derivare alla salute. Ma ciò pure implica
il supposto, che la segregazione torni apertamente contraria alle
buone regole sanitarie. Suppone dunque già decisa la questione pri-
ma d'averla discussa, e nell'atto medesimo in cui si sta per pro-
porla al giudizio medico. L'ordine logico dunque dimanda, che
questa combinazione non entri in discorso, se non dopo che il
giudizio medico siasi realmente già manifestalo contrario al prin-
cipio della segregazione. L'officio poi che qui si attribuisce alla pri-
gionia cellulare, di servir quasi d' introduzione alla silenziosa, venne
da' suoi sostenitori difeso coli' osservazione, che « quanto ai difetti
annessi alla regola silenziosa, senza contendere che abbiano a ces-
sare affatto applicandola alle lunghe detenzioni, può dirsi che le in-
frazioni alla regola del silenzio, e resaceri)azione derivante da essa,
debbano per forza d' assuefazione e pel sentimento di subordina-
zione acquistato nel rimaner sottoposto all' altra regola, riputarsi
molto meno importanti di quanto sarebbero se la regola auburnia-
na fosse indilatamcnte applicala ».Ma (|ui resta a vedere se l'aspet-
tativa d' un prossimo trapasso dal raccoglimento della cella alle di-
strazioni della convivenza auburniana non verrà in fatto a turbare
quella rassegnazione, alla quale si vedono cedere gli animi più in-
— 567 —
duriti, e che, mentre tn<^lie alla disciplina ogni asprezza e odiosità,
le aggiunge sonuna el'licacia. Ortaiiicnte la coesistenza dei due modi
di pi'igionia nello stesso stabilimento, e la troppa diversità delle
due condizioni di carcerati, accendcrei)be un tormentoso desiderio,
una continua in(|uieludine, una dissipazione d'animo contraria ad
i>^ni buon pensiero. E dopo una lunga privazione del bramato con-
sorzio dei compagni, come rattenere nel primo ritorno alla convi-
^enza quell'indomito imj)ulso, die spinge a sfogare nel collofpiio i
sentimenti accumulati e acuiti da una rigida privazione? E perchè
esporre a questo ricambio di sentimenti i detenuti a più lunga pe-
na, nel cui novero debbono naturalmente contarsi i più colpevoli,
e più corrotti, e più pericolosi alla disciplina del carcere e alla sicu-
rezza della società? Questo successivo accoj)piameiito della segre-
gazione e della aggregazione aggraverebbe dunejue le difficoltà ed
i mali d'entrambe le discipline.
La Commissione, passando all'esame del terzo principio carce-
i-ario, quello cioè della segregazione celiare dei singoli detenuti, ven-
ne raccogliendo le seguenti osservazioni.
Questo j)rincii)io, oltre all' insuperabile ostacolo che frammette
alla mutua corruzione, lascia intatta e piena l'efficacia intima della
coscienza; anzi colla sua tranquilla austerità, e col rimovere ogni
estraneo impedimento, la fomenta e la sveglia anche nei più per-
versi; e coir incutere un forte senso della posizione penale, costi-
tuisce una vera intimidazione, nel tempo stesso che il triplice sus-
sitlio dell'istruzione religiosa, dell'ammaestramento professionale,
e dei caritatevoli conforti, tempera i gravi effetti della solitudine
sui sensi e sulla ragione. In questi fatti universalmente riconosciuti,
la Commissione si limita a indicare sodisfatte le esigenze dello
Stato e della moralità.
La disciplina celiare, escludendo 1' uso della forza, semplifican-
do tutti i rapporti discìj)linari, e mitigando gli offici della gente de-
putata alla custodia, rende possibile di sostituirvi una più intelli-
gente e caritatevole qualità di persone, alta a cattivarsi meglio la
docilità del prigioniero, e ad esercitare una più intima influenza.
V. nel senso medico, rinniove per sua natura la facilità dei contagi
morbosi, la scamI)ievole dissolutezza con tutte le sue conseguenze,
e le vessazioni della disciplina taciturna.
— 5G8 —
Il supremo principio rolii,'ioso campeggia in liille le parli di (|ue-
sla ilisciplina, ordinala interamente alla conversione del colpevole
e al rinovanionlo moi'alc della sua vita; e con ben calcolati or'ari p
con artifici arcliilclloiiici si può conseguire anche una lodevole l're-
(juenza di |)ie predicazioni, e una certa collegiale commianza nel-
le opere di pietà.
Supposto anclie \ero che nella reclusione cellai'e tornino mala-
gevoli molli generi di lavoro, e non possano applicarsi i più glandi
sussidi meccanici, rimane pur vero eziandio clic ini sufficiente nu-
mero di mestieri vi si può proficuamente apj)rendere ed esercitare;
il novero dei (inali si la salire a non meno di 64, mentre i4 certa-
mente vennero con esito felice inlrodutti nella Roriuctte. E cpiesti
offrono un esercizio più intellettuale che non le grandi industrie
collettive; e soprattutto poi'gono una fonte di sussistenza più <>])-
]>ortuna alle successive ciicostanze del liberato.
Tutto ciò prepara un agevole campo all' esercizio del patronato.
Si può con sicurezza porger la mano all' uomo il quale esce dalla
carcere ignoto ai cattivi, libero tla vincoli infami, piegato dall abi-
tudine e dal raccoglimento ai buoni pensieri, e materialmente capa-
ce di provedere colla solinga sua industria ai bisogni della vita, e
d'aspirar di bel nuovo all'onoratezza del nome e alla fiducia e pro-
tezione dei buoni. Questo è dunque un modo d'ovviare a quelle
recidive e a quel successivo progresso nel delitto, che costituisce
l'istoria dolorosa del maggior numero dei grandi colj)evoli. Sotto il
(|uale aspetto, il principio dell interiore emenda assume la forma
d' un' esterna difesa contro il massimo numero dei più enormi de-
litti, e diventa l'esercizio d'un assoluto dovere governativo.
Accertate così tutte le condizioni che raccomandano il regime
segregante all'approvazione del giureconsulto e dell'uomo di Stato,
rimane di rassegnarlo al sindacato medicale, affinchè o lo si ricono-
sca commendevole anche sotto ([uesto aspetto, o si dichiari con qua-
li cautele e modificazioni lo possa divenire, o in estremo caso lo si
riprovi e lo si condanni. Dopo di che, rimanga aperto il varco a
passare con logico rigore allo studio medico degli altri sopraddetti
modi di prigionia.
Pervenuta a questo punto la Commissione, si trovò ricondutta
sul medesimo terreno della discussione tenuta a Padova, alla (piale
- 569 -
era suo dcliito di attenoi'si nella (iiicslione sanitaria; poiché il re-
gime celiare, coli' escludere ogni iiilliien/a reciproca dei condanna-
li, semplifica la questione sanitaria, e la ristringe alle sole condizio-
ni individuali. Riassumendo perciò quanto allora diffusamente si
discusse, tlol)l)iamo ri|>etere che le piegiudiccMili induenze dell' as-
soluta solitudine sugli ap])arati vocali, sulle l'unzioni del cerebro, e
sulle abitudini viziose, possono venir corrette e rimosse (|uaiido la
vita celiare venga temperala da un opportuno ordine d' istruzione
e di visita, per parte dei direttori, dei medici, dei cappellani, dei
maestri, dei patroni, e dei custodi, in modo che ogni jirigionierti
abbia almeno ogni giorno una mezz' ora d'onesto collo(|uio, e (|uan-
do, oltre alla loilevole spaziosità della cella, ed alla sua buona ven-
tilazione, asciuttezza e nettezza, e al moto natiu'ale che si richiede
air esercizio delle diverse arti, si aggiunga il ristoro d' un' ora di li-
bero moto all' aria aperta, in appositi e segregati recinti, e ciò alme-
no (|ualche volta, o più volle, per settimana. Colle quali cautele e
providenze venne già dichiarato nel Congresso di Padova, che la
\\la collare n(ui solo non può dirsi tnalefica e divoratrice della sa-
lute e della ragione; ma per gente avvezzala maggior parte ad ogni
disordine, j)otrà recare quei vantaggi che provengono dall' oi-dine,
dalia sobrietà, e da una qualche tranquillità dell'animo e dei sensi.
l*ai-e inutile il ripetere un'altra volta che molte obiezioni fatte
contro il regime segregante cadono da se, quando si ponga cura di
spiegar prinui di tutto in qual significato si prenda questo nome.
Poiché alcuni lo confondono tuttavia coli' assoluta eliminazione
d'ogni consorzio umano, senza conforto veruno d esercizio o di la-
voro, e quasi senza l' aria stessa e la luce; una vera vita sepolcrale,
le cui conseguenze sulla salute e sulla ragione sono troppo manife-
ste, anche senza alcuno speciale giudizifi.
Né si possono preterire le obiezioni fatte dai dottori \ erdeil e
Coindet nelle loro illustrazioni del carcere di Losanna : nelle (piali
assunsero a provare, che ad ogni iiulurimento nella .disciplina car-
ceraria corrispose sempre la minor salute dei prigionieri. Con che
si verrebbe ad inferire, che il regime più plausibile d' un carcere
debba esser (piello che conserva più florida la salute. Ma ciò con-
fonderebbe il princijìio del carcere, ove 1' uomo é mandato appun-
— Syo —
to per soffrire, e il principio ci' mi asilo di salute, ove è mandalo a
ristorar le forze e far buona ciera. Si coiifoiule così la ragion pena-
le alla cura medica, si trasforma una uecessilà sociale in una nor-
ma sanitaria, e si esce affatto ilai limili ai (|uali con maggior senso
sociale si volle limitata nei Congressi ilaliuiii la (luestione medico-
carceraria, quando si determinò doversi prendere le mosse dalla
ragion penale e dalla civile necessità, pei' cliiedore ai medici nel
caso favorevole un volo coiisidtivo, e nel caso contrario un volo me-
ramente negativo, ossia un semplice veto di tale o tal altro regime.
Le triste condizioni sanitarie dipinte dal doti. Verdeil sono affat-
to estranee alla vera e pura disciplina segregante, sì perchè le con-
dizioni d'abbandono e di squallore da lui supposte costituirebbero
un altro principio carcerario, indegno d'essere sottoposto a ulterio-
re giudizio ; sì perdio a Losanna più generi di prigionia si trovano
contenqiorancamente accozzali entro uno stesso edifìcio, di modo
che il segregato soggiace alla tormentosa circostanza di sentirsi in-
torno il fremito di tjuelli che sono privilegiati a promiscuo lavoro.
E però la segregazione non è colà il principio fondamentale e uni-
forme del governo della carcere, ma un inasprimento disciplinare,
alla cui applicazione diseguale e arbitraria debbe attribuirsi 1' irri-
tazione permanente dei segregali, e il turbamento del loro animo e
della loro ragione. Ed inoltre, per varie circostanze civili e religiose,
lo stato d'esaltazione mentale in quel paese si riscontra assai fre-
quente. Per lo che una Commissione, incaricata d'indagare l'origine
delle alienazioni manifestatesi nel carcere, avverò che quelle che
eransi cagionate da fatto di convivenza carceraria, appena salivano
all' Lino per cento sul numero dei reclusi.
Veniamo ora ad altre difficoltà proposte nel seno stesso della
Commissione da uno de' suoi membri ; il quale oppose all' adozione
del regime segregante, prima la necessità di vaste carceri, poi la dif-
ficoltà d'aver sempre nella loro immediata vicinanza un considere-
vol gremio di cosi culla popolazione, che possa offrire ai segregali
assistenza e istruzione; e finalmente la gravità della spesa. La Com-
missione, seguendo la traccia di queste obiezioni, vi contrappose quei
dati di pratica verificazione che si trovò avere j)iìi alla mano, e che
riscontrò nelle carceri della Lombardia.
- 571 -
Questa regione conta nnilioni 2. '/, d'abitanti, assai densamente
ag^'loinerati massime nella parte men montuosa Poco mono di 200
mila sono raccolti nel recinto e nei soi)l)orj;lii della capitale; e piii
d'altri 200 mila nelle otto successive città di Brescia, Mantova, Ber-
gamo, Cremona, Pavia, Lodi, Oimo e Monza; e vi si agj^iungono
quattro luoglii di circa i4 mila abitanti ciascuno, e altri nove da
novemila a settemila abitanti. Le carceri vi contano 3G72 detenuti,
dei (piali loii si trovano presso le polizie delle città; laSa si tro-
vano /•//7o7c/// presso i tribunali e le pieture foresi; e Soppresso le
preture urbane. Per lo die i prigionieri co/K/fi/inali restano io.'|8,
ripartiti nelle tre carceri di Mantova, Milano e Cassano d'Adda;
tra i quali, i condannati a piìi di due anni di carcere sono 645; e
tra questi medesimi i condannati a tre anni e più, sono S.'p. .Ora,
su questi soltanto verserebbe la (piestione della possibile dannosità
d'una prolungata segregazione. E si noti la somma probabilità che
la riftìrma penitenziaria, dimiiuiendo la reciproca corruzione e le re-
cidive, debba condurre ad una diminuzione del numero dei prigio-
nieri; il che può anche avvenire per l'abbreviazione nella durata
della pena in virtù della sua maggiore austcì'ità e intensità. Per io
che la Commissione crede tenersi entro i limiti del vero, supponen-
do in via generale, che un carcere penitenziario, capace di cinfjue-
cento condannati a due, tre, o più anni di pena, possa bastare alle
circostanze di due milioni d'abitanti. Ora, fpial è la regione d'Italia
nella (juale si contino due milioni di popolo senza una (pialche am-
pia e eulta città, i cui abitanti possano fornire assistenza e ammae-
stramento per una mediocre prigione, e un proporzionato numero
di sacerdoti e di pie persone, che uniscano a senso caritatevole
(|ueiragiatezza del vivere che sembra predisporre naturalmente alle
cure del patronato? Per lo che non pare che in Italia la vastità delle
carceri e la loro distanza da qualche popolosa e eulta e caritatevole
città possano (arsi fondamenti d'obiezione.
Lo stesso può dirsi intorno alla grave spesa che si attribuisce
alle lunghe detenzioni. In fatti se nel caso so])racitato il numero dei
condannali a prigionia j)er lo meno triennale si limila a un settimo
circa del total numero dei reclusi, ([uesta diversità dovrassi venti-
lare sulla settima parte della spesa totale, senza calcolare la dimi-
nuzione dei detenuti, e il maggior lucro d'un lavoro reso jìiù inten-
so ed accurato per effetto stesso della segregazione, e finalmente la
72
— Sjì —
possiliile miiKirilà delle spese di costruzione in confronto del regi-
me colletlii'o, sulle quali l' immaturità degli studi costruitivi non ci
permette ancora di stabilire invariabili cifre.
Chiarite cosi tutte le difficoltà clic nel seno stesso della Commis-
sione divennero argomento di sludit), rimane a dii-e clie la genera-
le adozione del regime segregante non vieta la provida riserva, che,
ad ogni peggiore estremo, il medico possa con suo decreto esimere
dalla vita celiare lutti quelli nei quali si manifestasse imminente pe-
ricolo d'alienazione mentale. Né ciò porterebbe gran mutamento nel-
l'ordine generale del carcere, da che si è visto che in Losanna stes-
sa il numero delle vere demenze carcerali si riduce all' uno per cen-
to. Per lo che mi carcere di cinquecento detenuti conterebbe, con
siffatta proporzione, in tutto cinque persone da ammettersi a meno
austero regime.
Ridutta a siffatti termini la cosa, non rimarrebbe dubbio alla
Commissione di richiedere che il Congresso medico si facesse a di-
cliiarare :
I .° Che ogni qualvolta il principio di sociale necessità richiedes-
se nelle carceri l' adozione del vero e genuino regime segregante,
non vi si potrebbe fare con fondamento un'opposizione dedutta dal
principio sanitario.
•2.° Che mentre dall' un lato nessuna generale circostanza dei
paesi italiani rende più malagevole che altrove l' istituzione delle
carceri cellari, le quali pure in Italia e in Milano ebbero nel 1766 il
primo esempio d' applicazione alla pena dei più gravi delitti, dal-
l' altra parte la cura d' adattar queste riforme alle peculiari circo-
stanze delle singole regioni d' Italia non è argomento opportuno a
trattarsi in un generale Congresso; e vuoisi perciò rimettere agli
studi dei giureconsulti e medici delle singole italiche regioni.
APPOGGIO E SCHIARIMENTI
ALI. F. VERTENZE
CHE IL SIGNOR DOTTORE GIOVANNI RAMPINELLI CREDETTE DI WANZARk
AL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE ELETTA IN PADOVA
SULLA RIFORMA DELLE CARCERI
XI soltoscritlo non avendo potuto prendere la parola sull' interes-
sante questione delle carceri, a motivo della troppa concorrenza dei
peroratori, si fa dovere di presentare in iscritto a questa onorevole
Presidenza della Sezione Medica alcuni suoi riflessi, perchè se ne
tenga conto nel Diario e negli Alti di questo Congresso scientifico
italiano.
Convinto che 1' usata promiscuità nelle nostre carceri, con trop-
po poco di disciplina e di occupazione morale artistica, non valga
alla debita correzione dei detenuti, ed ai diritti di riparazione al-
l'offesa della società; feci, come ripeto in oggi, un voto completo
per la necessaria ed urgente riforma. Qiial medico coscienzioso
chiamato a far parte di (jucUa speciale Commissione eletta in Pa-
dova, feci noto da primo che i fatti erano da considerarsi nel lato
igienico, ed indispensabili al nostro parere. In riguardo a questi ne
furono citati dai chiarissimi signori avv. Maestri, prof. Botto, e dal
Presidente sig. cav. Speranza, e relativi ai penitenzieri dell'America,
dell' Inghilterra, della Svezia e del Belgio; io ne aggiungerò degh al-
tri appartenenti ad alcune prigioni della Svizzera, e che comprova-
no molti diil)i)i sanitari nella segregazione continua, a cui propen-
derebbe il volo della maggiorità dei membri della suUodata Com-
missione. Già tre anni sono il sig. doti. Coindét ha pul)licato un
bellissimo rendiconto sulle carceri di Ginevra state esperimentate
col sistema di Filadelfia per alcun tempo, e dappoi condotte a quello
di Aubnrn. I.gli dimostrò che il numero considerevole delle manìe,
- 57/, -
e l'accrescinioiUd tlelle niortalilà non ])Oteva che contrariare l'ado-
zione di quel primo metodo; e venne dichiarato incompatibile sotto
diversi aspelli itricnici.
Il si^.doll. Verdeil, medico e direllore doli*! carceri di Losanna,
lece prezioso tesoi'o ai medici col publicare in ([nesl'aniio la sua
opera intitolata: De la rcclusioii daiis le cniiton de l'aiid, et du />(■'-
iiiteiicicr de Ltiitsan/ie, in cui, senza dii-e d'avvanla^f^io, avvi un lag-
guaglio comparativo delle mortalità, delle alienazioni, e delle recidi-
ve successe contemporaneamente sotto le due educazioni nel peni-
tenziere di Losanna dal primo novembre i834 al 3i dicembre i84a,
ed eccone la tavola nella sua verità.
matura
DELLA
DETES7. lOSE
SotaU
DEI
DETENUTI
}]ropor!taiu
IlEl
DDE SESSI
illattalità
som* 1U0
DETENUTI
:^rtcna2Ì(im
sorn.l (000
DETENUTI
UctibiBc
snrBA 100
LIBERATI
Detenzione
con isoliimento
filadelfiano
, 105
l'omini 85
Femm.' i8
7, OG
IG, GG
105, 88
55, 55
50, 8a
GG, 6G
Detenzione
con sistema
auburniano
■ 580 !
Vom.' 158
Fem.' 122
2, 83
0, 82
2G, 20
Ó2, 78
II, 59
13, 08
Se si aggiungono alla prima detenzione sei individui che sortili
ammalali dalla cellula sono morti poco tempo appresso la loro libe-
razione resteranno i4i n sopra loo; mentre nella seconda detenzio-
ne aggiungendo quattro individui che sortiti ammalali dagli arlilie-
li vennero a perire poco tempo appresso, e quindi il numero si li-
mita di 3, 71 sopra 100.
Oh Signori, questi sono fatti della più alta importanza; falli che
non possono a meno di far condannare la segregazione continua, e
che dicono palesemente alla coscienza del medico essere quella
dannosa alla vita ed alle facoltà intellettuali degli sgraziati detenuti,
che sono pure uomini e nostri fratelli.
— 575 —
Mi si opporrà che i;li Sxi/zcii hanno iiilt'altro temperamento ed
inclina/.ioni del popolo italiano; clic in cpiello Stalo come libero vi
si ricoverano individui di tutte le nazioni ! Sia pur vero 'che in al-
cuna parte non può aversi un debito confronto; ma la differenza è
troppo ^-ande fra i danni iciienici ottenuti col sistema delia segre-
gazione continua, in paragone di quelli risultati col lavorf) in co-
mune di giorno sotto la disciplina del silenzio, e separazione indi-
viduale per la notte nelle celle; per cui, anche concesse delle possi-
bili diminuzioni nelle mortalità e alienazioni (Vai nostri prigionieri,
il dubbio igienico sarà sempre maggiore per il primo sistema, anzi-
ché per r adozione del secondo.
La maggiorità degli illustrissimi membri della Commissione car-
ceraria, e per essa il sig. conte Alessandro Porro è venuto franca-
mente a dirci, che adesso non si tratta più di sistema di Filadelfia o
di sistema di Auburn, perchè, come prettamente adottali in f|uelle
lontanissime regioni, sono già slati al Congresso di Padova dichia-
rati inammissibili. Essa Conmiissione però ha concluso nel rap-
porto presentato a Lucca che l' isolamento continuo con compensi
( tenui, di una mezz' ora al giorno di visite, e di passeggio ) era il
solo da prescegliersi nella riforma delle carceri, perchè l'esame del
sistema portava a rinvenirvi tulli i caratteri inerenti ai suo princi-
pio. Avrei desiderato che avanti mi si fosse esposto per assoluto que-
sto voto, si fosse degnala la Commissione di far intendere quali
erano questi compensi, e come prova la possibilità di ottenerli
nelle grandi carceri senza ledere quel suo principio inerente al si-
stema. Avrei voltilo che mi si fosse presentato a considerazione quel
(pialiuKpie compenso sull'altro sistema di lavoro in silenzio di gior-
no negli artilicri, e di separazione di notte nelle celle. Questo non
poteva cadere che suH' interi ii/.ione giornaliera di una mezz' ora al
silenzio, permettendo di intrattenersi e parlare cogli ispettori, coi
patroni, o coi capi artisti. Non vi sarebbe stato un gi-ande amanco
air intimidazione senza punto facilitarne la corruzione; giacché in
(ine non bisogna supporre moltissimi detenuti ammassali in un ar-
tilicre. Ilisoguu vcdeic cpielle carceri, e voi non ne troverete che dai
dodici ai venti liunili in lavoro a certe distanze, e sempre con sor-
veglianza che non si possono communicare: vi sono distinti per la
età, per il tenqjeramento, e per i delitti e criminazioni, e tiueslo a se-
conda del giudizio e della circospezione dell' ispettore generale.
— 576 — ■
il ranporto della Commissione sarebbe clniique a proporre quel
sistema di continuo isolamento, che inorridisce il pensiero; che vuo-
le r inerzia ilei corpo; che accoi'da un travai;lio monotono ; che pre-
dispone al vizio della suliludine ed alle alienazioni mentali; e che
non permette 1' efficacia del culto, della <|uale noi, per la maggior
parte cattolici, abbisogniamo a preferenza di altre nazioni.
Conscicn/.iosamenic io non ho potuto aderirvi j)cr il mio pare-
re,che non poteva essere che igienico; etl egualmente faccio in og-
gi, sentite le discussioni svariate ed eloquenti che ebbero luogo alla
Sezione di ^lediciiia in questo Congresso di Lucca. Mi rapporto alla
vertenza che considerava assai più ammissibile per l'igiene il siste-
ma di .4uburn : e di fatti, i prigionieri hanno un esercizio sufficiente
di corpo, per l' impiego in un travaglio più faticoso e svariato; eser-
citano l'organo della voce nel cantare delle preci all' assistenza del-
le funzioni divine, e nel parlare di quando in quando coi loro ispet-
tori; godono della compiacenza di vedersi almeno di giorno tra al-
cuno degli uomini; possono sentire uno slimolo all' emidazione nei
loro lavori e negli effetti della correzione; divengono meno incline-
voli al vizio della solitudine, ed alle alienazioni mentali. Come me-
dico devo poi soggiungere che il timore dei contagi fissi non è
tanto facile, perchè ivi i detenuti non possono toccarsi o maneg-
giarsi le robe a vicenda nei loro opificj. In quanto ai contagi vo-
latili sono esposti tanto questi, che quelli custoditi coli' isolamento
continuo ; e nel caso di qualche epidemia si potranno istessamente
relegare a tempo nella loro cella notturna, la quale deve avere i
continenti opportuni per lo scambio dell' aria, ed un' ampiezza
sufficiente.
Il sistema misto proposto dal chiarissimo sig. commendatore e
conte Petilti sembrava raccogliere il buono dei due sistemi esanimati
per la riforma delle carceri, nell' intento di soddisfare al giurecon-
sulto, all'economista, al moralista ed al medico. Se questo non aggra-
da perfettamente a (|ualcuno, che vi vorrebbe considerare impossi-
bilità ed esacerbazione grandissima nello stabilire in un istesso luo-
go diverso modo di detenzione per le pene, non dolga di fare nuo-
ve considerazioni a quel sistema di Auhurn, il quale oltre a rispar-
miare moltissime spese, e dare delle rendite vistose da supplire alle
spese dello Stato, assicura qualche somma ai detenuti per potersi
dappoi procurare un mestiere sotto la direzione del patronato, che
- 577 -
non deve mancare a quella (iiialiMi(|ii(' modificazione si voglia effi-
cacemente introdurre nella riforma delle carceri ; dico si consideri
e si mediti ancora il sistema di Aulnirn con 1' aggiunta di (juel com-
penso indicato nella poca interruzione giornaliera del silenzio; e
poi, senza la gloria d'mventarne dei nuovi nell'idea di non dover
dipendere gì' italiani dagli stranieri, si confermi e si decida una
volta che quello è il più adattabile, e che non lascia alcun dubbio
sanitario. Soggiungerei altre considerazioni ; ma (|ui m' arresto per
non eccedere la missione del mandato ricevuto a Padova, e con
convincimento assoluto mi dichiaro opponente alla riforma delle
carceri con isolamento continuo, anche ammessi quei proposti com-
pensi, che in fine non si possono realizzare.
Lucca a d'i 27 settembre i843
Dott. fisico Gio. Rampinelli di Bergamo
Mnnbro della CommissioDc Caroeraria
SQUARCIO
DI UNO SCRITTO DEL CONTE ILAHIONE PETITTI DI KORETO
COL TITOLO
,. DELLA CONDIZIONE ESORDIENTE DELLE CARCERI, DISCUSSIONI E FATTI RELATIVI
CON ALCUNI RIFLESSI DEFINITIVI .,
STAMPATO A FmE^ZE E DISTUIBIITO AL (JCINTO CONGRESSO
.ti.bl)ianio accertato lo stato della discussione pubblica seguila, e
crediamo averlo fatto con. intcrn imparzialità, senza propendere ad
alcuna preconcetta opinione.
A.l)hiamo fatto constare della vera condizione della riforma in
ogni stato d' Europa, e crediamo pure averlo fatto con scrupolosa
esattezza, fondando le date indicazioni sui documenti legali pubbli-
cati ; sulle opere de' trattanti fatte di comune ragione ; sulF estesis-
sima corrispondenza che abbiamo con quasi lutti coloro che trat-
tarono la materia, i quali, la Dio mercè, anche con noi discordi su
qualche punto, tuttavia ci onorano dell' amicizia loro.
Ora ne resta ad esporre la nostra opinione definitiva ed ultima
sui tre sistemi detti Filadelfiano, Auburniano e Misto.
Noi spei'iamo poterlo l'ai-e colla stessa libera imparzialitii, con
cui dal 1837 abbiamo preso a scrivere su cotesto argomento, senza
esilare ad accogliere (pielle modificazioni d'-opinione, le quali ci sem-
brarono ragionci'oli, perciò fondate .
I.'Il sistema di Auburn credasi vantaggioso da noi:
In quanto segrega i detenuti durante la notte ; e perciò impedi-
sce le molte turpitudini ed i mali concerti di ree opere, che seguono
nelle stanze comuni, segnatamente nelle lunghe notti dell' inverno.
Permette una conveniente ed efficace istruzione letteraria e pro-
fessionale; questa più presto imparata nel lavoro in comune.
— 5:9 —
Concede all'istruzione leligiosa e morale maggiori mezzi d'azio-
ne, vmevcv dcll'assistcMi/.a alle fiiii/joni del rullo, riconducendo alle
pratiche religiose, talvolta da lungo tenijio trascurate, /yc//-A/ soi'c/ite
III cuore, riesce a commoverlo, e lo richinma a sentimenti migliori.
Assucia il detenuto ad una severa suhoi'dinazione, e costriiigen-
diilo pili eCficacemenle a faticare in modo per esso produttivo, lo
pone a segno d'imi)arare un mestiere, mentre continuamente occu-
pandolo distoglie r invereconda mente di lui dalle turpi idee, che
potrehhero assalirlo essendo solo.
(lolla vietata ciintiiiii, Ii-onca ogni occasione agli attuali frequen-
ti bagordi, così pericolosa causa di corruttela.
(lolla rilassa, formata tlalla parte del prodotto del lavoro asse-
gnata al detenuto che v'attende, egli è m^pìralo a dii>cnire accurato
ed economo, onde porsi in grado di redimersi in lutto od in parte
almeno con restituzione dal carico del mal tolto, soccorrere alla fa-
miglia, Oli accumulare un fondo che sovvenga ai futuri bisogni del-
la vita libera.
Mercè delle esortazioni, date in comune, riceve utili insegnamen-
ti dai cappellani e visitatori, senza che sia perciò impedito di rice-
vere altresì (pielle individuali consolazioni ed esortazioni, che po-
trebbero desiderarsi per le segrete e convenienti espansioni d' ani-
mo, le quali tanto sono bene accolte, e toccano il cuore anche più
duro, quanto sono indirizzato con paterna unzione.
-Non espone menomamente la salute del corpo, anzi per la fati-
ca cui sottopone, e pel moto cui dà occasione, la migliora più che
in altra vita sedentaria.
INIa tutti f[uesti ottimi resultamenti sono, confessiamolo pure, in
gran parie annullati dalla difjìcdissìnia osservanza della regola del
silenzio ; dalle frequentissime contravvenzioni c\ìe si debbono commet-
tere ad essa regola, pei- cui è forza ricorrere a castighi piii atti ad
esacerbare gli animi dei detenuti, che a migliorarli.
Quand' anche poi sia quella regola osservata, la violenza eh' es-
sa |)erciò impone, sjìecialmente ne' primi tempi della detenzione, è
tale, che dchbc pure esacerbar i^randemente, e costituire una condi-
zione s) fattamente penosa da impedire ogni quiete dell' animo, cos'i
necessaria |)er prepararlo all' emendazione.
La conseguenza inoltre delle relazioni furtive, anche mercè di
soli segni ed (jcchiale, /wf< essere senza alcun dubbio causa d' ait-
73
— 58o —
mento d' iinntoralilà o di peivicacia nelle ree intcnzioiii, come ili
turpi pensieri, di idlri futuri reati conceY\.i\ù per 1' epoca della libe-
razione: e non sempre la più accorta e sollecita vigilanza riuscirà
iid impedire ([iicì;!' inconvenienti.
Coleste ci>nsiilera/,i()ni pcilanlo ci /ii/iiio nlil'iindomire il sistema
d' Auhurii, come esordio di dclcnzionc specialmente, |)erchè credia-
mo che // hene da una parte consei^icito può essere troj>po efficace-
mente dair altra distrutto, fors' anche superato dcd male.
Notisi, che abbiamo detto come primo esordio di detenzione,
perchè si dirà fra non mo\\.o poter giugnere l'epoca in cui l'incon-
veniente preallegalo />MÒ essere in parte rimediato.
11." Quanto al sistema di Filaileljia, si dichiai'a:
Cile la segregazione continua Ira i con-detenidi vuoisi ricono-
scei'e efficacissima ad impedire le relazioni corrullrici fra essi:
Purché i muri di separazione da una cella all' altra veramente
impediscano ogni comunicazione ; la qual cosa è difficilissima, come
consta da ripetuti sperimenti;
Purché negli anditi o sui loggiati, pei rpiali si ha accesso ad ogni
cella, siain'i in continua vigilanza guardiani, che possano scuoprire
la menoma relazione furtiva, che i detenuti, sempre ingegnosi a tro-
varne il mezzo, non mancherebbero di tentare;
Che quando la respcttiva cella d' ogni detenuto sia sufjicien-
lemente vasta per collocarvi oltre al letto, sedia e cesso, un ban-
co o telaio da lavoro, si potrìi benissimo attendere di continuo a
rpiesto, per certe arti però soltanto, e non per tutte; che pe' me-
stieri i quali avessero d'uopo di focolaio, di corrente d'acqua,
di lungo spazio e simili per operare ne sarehhc ivi impraticabile
r esercizio.
Che pel maggior numero la solitudine generando noia, nascerà
sicuramente // desiderio del lavoro, e pochi saran quelli che s' osti-
neranno a far nulla, i quali del resto colla cella tenebrosa, col di-
giuno e co' ferri, ove non eseguissero il lavoro ad essi dato a cnu'x-
mo, facilmente possono costringersi a faticare; e faticando, come
passeggiando ta\\oìta, faran moto bastevole a stancarsi nel giorno,
ed a farli dormir quiete le notti senza essere travagliati da rei pen-
sieri, o da divisamenti di male opere ;
Che r istruzione priniaiia nel leggere, scrivere e calcolare, com-
partita col metodo ideato dal Villars ed usato alla carcere parigina
— 58i —
della lìofiucttf, può riuscire applicala al numero di deleinili colà
raccolti, fui s' anche ad un nuincru (iltiiKiiilu niai^uiore d' essi ;
die l'esercizio pratico d' un' arte può l>enissinrio insegnarsi pu-
re in una cella, per certi mestieri però soltanto, come si è prima det-
to, \w\c\\i' per malli, inutili a specificarsi, ojjnuM vede, die sarehhe-
ro impruticaliili ;
(llie l'esortazione ed istruzione religiosa e morale /wr^ anche se-
guire nella cella prenllegata indii'idiiulmcnte; e riuscire efficace,
purché il numero de' cai)pcllani e visitatori sia adequati) al numero
de' detenuti ; perocché se gli uni non fossero agli altri proporziona-
li, o queir esortazione ed istruzione sarebbero affatto nulle, o ver-
rebbero almeno date in modo così fuggerole, che non si potrebbe
mai concepire fulucia del menomo buon effetto su <[uegli animi, ilif-
fdli a toccare per modo, che sentano la compunzione, /^/vwa scala
air emendazione ;
Che a.nxnxes'^ai possibile (picll' istruzione, certamente l'educazio-
ne dell'intelletto e del cuore sarebbero maggiori coli' esortazione
indi{'iduale, che non con quella comune, perchè in questa talvolta /
piti sono insensibili !ì\\k |)erora/.iiini anche eloquenti e persuasive;
Che un collo(|uio cosi ragionato di due ore, ed anche d' un' ora
sola, giunto all' occupazione del lavoro manuale ed a mezz' ora al-
meno, o meglio ancora ad un ora di passeggio (jiiolidiano, con qual-
che visita anche brevissima del guardiano, del direttore od altro uf-
ficiale della carcere, /Wfy benissimo temperare i perniciosi effetti del-
la solitudine e fare, se non contento della perduta libertà, la ipial
cosa d'altronde neppure è da desiderare, almeno rassegnato all' im-
posta privazione d' altro consorzio, senza che sorgano al pensiero
idee desolanti alle a far scapitare la salute del corpo, o perdere quel-
la della mente.
(■he cotesta segregazione />•« / detenuti può benissimo pure, ove
sia curata a dovere, far sì che essi non- mai si conoscano /' un f al-
tro, se non si conobbero prima; epperò essere ostacolo a convegni
di niuwi reati aW e|)oca della libcrazi(jne ; onde debhe venirne minor
copia ili reciilii'i, (|uindi minor numero di delcnuli da sostenere in
carcere, e perciò minore spesa pella manutenzione d' essi.
Che gioverà pure a tal (ine la molto mnggioce intimidazione della
pena cos'i ordinata, essendo noto che i detenuti /)/-r/èm<Yi«() appun-
to la t'ita del bagno, sebbene più dura jier minori conforti, attesa la
— 58a —
\ila che ivi Iragi^ono ali aria libera, nel consorzio de' compagni di
colpa, e degli altri operai.
Glie cnrandosi le ingegnose maniere ideate e praticate nella
(Iran Brettagna per scaldare e rinfrescar le celle, come per tenerle
|)rovvcdiile d'ac(iua potabile e monde da ogni sticidume, con un
buon sistema inoltre di cessi inodori, purché la capacità d'essa cel-
la la ("accia lai'gamente provveduta d' aria vitale, il continuo sog-
giorno in essa, brevemente interrotto soltanto dal passeggio preal-
legato, non può esser causa d' alcun malanno, come poti'ebbe suc-
cedere in vece quando la cella fosse angusta, non ventilata, non scal-
data, senza sufficiente aria vit(de, con cesso ordinario, non inodoro,
difficile a tenersi monda, e non mai lasciata per continua residenza.
Che contribuiranno sicuramente a. mantenere la saluta mi ciljo
nutritivo, quantun([iu' non delicato, bevande fresche ed acidule nel-
la state, vestire e letto confortevoli, senza mollezza però.
Che le letture di buoni libri, per coloro che sanno leggerli, gio-
veranno egualmente a temperare gli effetti della solitudine, a premu-
nire d<u temuti danni di rovina della salute sì del corpo che della
mente.
Finalmente, che possono ugualmente in quel sistema conseguir-
si i vantaggi procurati dall' altro, risjietto all' abito della subordina-
zione, dell' economia e del buon uso del peculio da essa derivante,
senza che possa nascere dalla continua segregazione ai detti vantag-
gi il menomo ostacolo.
Ammesse praticahdi e sussistenti tutte coteste condizioni aj)po-
ste all'ordinamento del sìslemafìladclfiaiio, resterebbe ancora una
sola difficoltà da superare, specialmente pe' cattolici ; e tutti gì' Ita-
liani, dei quali principalmente dobbiamo occuparci, la Dio mercè,
tali pur sono.
Vogliamo dire la privazione dell' intervento alle funzioni del cul-
lo, alcune delle quali, come l' udire la santa messa, sono precettive.
Né, come abbiamo detto altra volta, può supplirsi col metodo
praticato alla carcere parigina della lìo/piette, perchè quello non è
udire la santa messa, ma solo sentirne recitare rpialclic prece da
persona, che nelle regole del culto non ha mandato per recitarle :
onde nasce la naturale poca tendenza a seguir col pensiero quelle
orazioni, e il difetto però d' ogni incitamento alla divozione,
— 583 —
Af;;,'iuii|^asi la difficollìi logica di persuadere ad uomo, die sia
raijionevoie, la iieccssitit e coin'eiiiciiz<t di toriuire a sciitimciiti reli-
giosi, se si comincia dal fargli coaUii>ti mente trasgredire uno dei più
essenziali /^/t'ft'/// di quella relij^ione clie vuoisi isjiirareal medesimo.
Vero è che gì' ingegnosi disegni d' una capiicUa centrale i-ixihile
ila ogni cella, come sai-ebhero (|uelle ideale dagli architetti Arou-
Komain di Caen, ed Angelini di Firenze, (juesti di conceito col Tor-
rigiani, sendirano proiH'cdcre all' uopo.
Ma, fatta anche astrazione d(dC cnorinitii della spesa la quale />>«/•
i'iiolsi l'aiutare, resta ancora la difficoltà d' udire da ogni cella la pre-
dicazione comune; che una voce anche stentorea non potrebbe a
nostro parere forse farsi sentire da (|ucl punto centrale.
N'ero è ancora che, come si è fatto in highilterra, possono co-
struirsi, con minor spesa, cappelle a forma d' anfiteatro, con stalli
a nicchia, segregati T uno daW altro, facilmente sorvegliali dal ban-
co degli officiali delia carcere posto in luogo pros[)iciente a que' stal-
li, lateralmente all'altare.
Cotesto spediente pare il solo praticabile, potendosi con nume-
rosi accessi, ed accurate cautele in carceri non numerose, come son
(juelle iXi prevenzione K di condannati a pene minori, distri])uire mol-
ti accessi a que' stalli per modo, ch'ogni detenuto w ^/«n^rt solo
senza /' incontro de' compagni.
Sujierata pertanto ([ucsla à\{f\co\\À dell' intervento alle sacre fun-
zioni del culto, difficoltà dalla (juale del resto non è a credere che
ideano <le' Governi italiani mai si risolerà a prescindere ( circostan-
za questa di fatto cui preghiamo i lettori imparziali d'avvertire ),
ed assicurati tutti gli altri ideati compensi, posto che siano pratica-
lidi per mezzi suff denti ad attuarli, noi non esitiamo più a dichia-
rare che abbandonata ogni altra idea contraria alla regola filadel-
fiana, cui ora tende la generale predilezione degli scrittori specula-
tivi, intendiamo essere concordi con loro, e pevcilt filadel/iani pretti
(pianto altri mai possa vantarsi.
Ma qui sta appunto il nodo massimo della difficoltà ; nella pos.u-
bde attivazione e pratica cioè del jiredilelto sistema.
La Commissione di Padova dichiarò in \enì non potersi fermare
n questa considerazio/ie, j)erchè non era di sua competenza il cono-
scerne e prenderne ingerenza onde superare ostacoli di tal fatta.
ììa^ionando in senso astratto, la risposta/w/w sembrare fondata.
584 —
^la r assunto della riforma delle carceri, ci sia lecito il ripeterlo
ancora, è assunto interamente pratico, nel (|ualo // /uoccdere per
astrazioni i un volere assohitanìenle fallire lo scojio cui lendcsi.
Ora., parlando in senso pratico, noi crediamo che il medico ri-
chiesto di Jìssar le norme igieniche della i>ita da trarsi in carcere, o
di giudicare soltanto /' innocaità di quelle propostegli, non può asso-
lutamente prescindere fiali' esaminare se coteste nonne sono o no
realmente possibili ad attuarsi ed a praticarsi.
Il supporre diversamente ^\è un fondare, come dicesi, sud' are-
na ; un procedere /)t'/' mere ipolesi; un esporsi al seni irsi dire dai
Governi italiani, cui l' invocata medica decisione dovrebbe sert'ir di
guida nella j)ia impresa della riforma delle carceri loro : « Noi non
« possiamo tener conto delle vostre scienliflclie speculazioni, né
« de'corollari da esse dedotti, perdio, fondandovi su mere astrazio-
« ni, troppo vi siete allontanati dalla possiòile jiratica esecuzione
« dell'ideato assunto ».
Né in vero potrebbesi condannar quel Governo che cosi ri-
spondesse.
Ma si replica: la pratica supposta impossibile, tale non è, dacché
risulta pienamente attuala la regola in discorso nella più volte cita-
ta carcere della Roquetle.
A colesla replica creduta perentoria, noi ne opponiamo un' altra
che ci sembra esserlo maggiormente ancora.
La carcere della liorptette, per le ragioni già dette, non può asso-
lutamente servir di modulo e d' esempio in una generale riforma di
carceri o/Y/mr/ /ve, essendo in vece una carcere tutta d'eccezione.
Esclusa la carcere preallegata dal servir di modulo, vediamo ora
quel che è veramente possibile nel sistema fdadelfiano approvato
dall'Accademia di Medicina di Parigi e dalla Commissione del Con-
gresso scientifico di Padova; vediamo cioè se gli accennati compen-
si, jh/ quali unicamente fondansi i pili caldi promotori di quella
regola, /^ojj'o//o realmente ottenersi.
Nel caso affermativo debbe, lo riconosciamo, cessare ogni nostra
od altrui eccezione.
\el caso negativo sendirano fondali i concepiti timori. Comincia-
mo dalla spesa y^e/ tulle le carceri da rinnovarsi, se vuoisi realmen-
te attuata quella regola.
— 585 —
Cotesto piiiitn non può ricusarsi, percliè sarclibe strano il voler
i<lea)'e cosa incoinportahile co' mezzi di cui si può disporre.
Ora la carcere della Uofiuclte costò circa tjuiUtru milioni per 45o
(leteiiiiti.
Ma, si so<,'i,Miinj;o, la della carcere ei'a costrutta /'c/- altro nume-
ro e per altra rci^ola ; d altronde, esclusa come punto di parajJione,
ilelib' esserlo in lutto.
Sia pure; ma i calcoli di Arou-Romain, e dell' Angelini, o ecce-
llono le Lire 5,ooo per detenuto da sostenere, o \>i si aviùcinano assai.
Ora (jual è (|uel (Governo, clic nella presente gravezza delle tan-
te spese militari e civili cui debbesi sopperire, y»o//'eMe sottostare n
ipiclla in discorso, ancbe ridotta, se vuoisi, della metti, cosa pure im-
|)ossibile /.»e/- tutti i detenuti clic debbe tenere in carcere?
Rispondano per noi coloro die stanno al governo delle fìnanze
d' ogni Stato !
Posta impossibile la spesa, /»e/' /«//e le carceri da costruire a nuo-
vo, si dovrà ricori'ei'e alla riduzione ili (piclle antiche per la nuova
regola.
Ora, non tenuto ancbe conto della grave spesa, clic pur ne av-
verrcblie per rendere confortevole e compensata la segregazione con-
tiinia, domanderemo a tutti coloro, die ban qualdie idea d' arcbi-
tettura carceraria, se ciò sia possibile senza essere ridotto a tante
demolizioni eà aggiunte, die equivalgano alle suddette nuove costru-
zioni riconosciute tuttavia il' imjiossihile esecuzione pella soverchiti
spesa.
Non polendosi aver stanze alte all' uopo, ne segue la difjicoltii
il' esercitarvi mestieri, utili e produttivi, quindi la necessitii d'atten-
dere ad occupazioni che tali non .fono, e non assicurano la futura
esistenza.
Ancora, deriva l' impossibilità d' aver (pie' compensi, die rendo-
no la cella comoda, men ingrata, salubre; quindi \ pericoli sanitari
annessi a tale condizione di cose; i quali pericoli sono in tal caso
ammessi, ove esista, dagli slvssì Jiladel/iani più caldi.
Colesti pericoli debbono crescere eziandio /iella difficoltà di mo-
to sufficiente, die del)l)c risultare in carceri non assolutamente con-
fórmi ai principj rondanientali della regola in discorso.
Ma la pai grave difficoltà d' esecuzione die, superate ancora le
altre, ci aspetta, la è (pielia d' un numero aderpialo di visitatori
— 586 —
rf ogni specie, i (juiili i>oss<ino intrattenere ogni giorno per due ore ttl
pili, o per un' orti od multe per mezz ora almeno i detenuti, onde
temperare gli effetti, che s' ammettono per funesti della solitudine.
Si comprende, che in molle carceri prevetitii'e di provincia, ed
anche di condannati a pene minori, non allontanati dal luogo della
condanna; o nelle prigioni di piccoli Stati, nelle quali tulle si abbia
solo uno scarso numero di ilclenuli, per esemplo dcd So ai i5o; in
città capi-luogo, dove non mancliiuo persone civili ed educate, da-
te ad opere buone, le quali volentieri attendano all' uffizio di visita-
toti; dove sia inoltre facile trovare ecclesiastici in numero suffi-
ciente per servire di cappellani, come ])ure oHimi direttori ed altri
ufficiali delle carceri, si comprende che possano ogni giorno visitar-
si, intrattenersi, esortarsi, i prigionieri affidati.
Ria cotesto ordinamento di paternitii e di persuasione, possibile
ed utilissimo in xero, potri/ egli praticarsi in carceri lontane da cit-
tii popolate, dove sostengonsi dai 5oo a* 2,000 condannati? Non pos-
siam crederlo.
A coloro che osservassero volersi appunto carceri nien popolate,
in più luoghi disposte, ed in queste yjo/e/w/ allora ottenere fjuel com-
penso, risponderemo, che allora converrà rinunciare alle carceri at-
tardi; che noi vogliam solo apj)ropriarle approssimativamente alle
esigenze /^e/" construirne piìi altre nuove. Si torna allora nell' eccesso
notato di spesa, sicché non può uscirsi da cotesto circolo di Popi-
lio: o provvedere quanto occorre, e cadere in rovinoso dispendio; o
scansare quelC aggravio incomportabile, e mancare de' compensi che
soli possono consigliare ad adottare la regola senza il timore degli
accennati pericoli sanitari.
In buona fede credcsi egli ciò possibile? Ne appelliamo a tulli
coloro, che non ristretti alle sole idee .speculative d' uno studio pri-
vato, ma pratici di carceri, intendenti del governo economico e fi-
nanziere degli Stali, come delle occupazioni degli uomini che po-
trebbero essere idonei all' uffizio di visitatori, sanno se si possa
^ìerAre possibile la spesa occorrente: se anche facendola, rion sa-
rebbe incomportabile, e pregiudicevole a molle altre jiarli di jìiih-
blico servizio, che converrebbe lasciai'e men dolale : se si possa
ragionevolmente credere, che molte persone colte, educate, civili,
ottime e pie lasceran gli affari, la famiglia, un'onesta vita sociale
per andarsi a rinchiudere durante due ore ogni giorno od anche
— 587 —
meno in una cella a conferire con un malvivente, a consolarlo, ad
esorlarlo, ad indirizzarlo al bene in somma, per quanto sin f^ene-
roso e santo il pio assunto.
IH." Ma si replica: « avete ricusato per le detenzioni esordienti
« il sistema d' ./ulntrn ammellendolo inefficace ad impedire l'au-
« mento e propajjazionc della corruzione.
« Riputate impraticabile quello di Filadelfia per troppa spesa,
« e peli' assoluta impossibilità dei compensi ideati, (piai tempera-
« mento alle temute funeste conseguenze della solitudine.
« Che volete aduiiijue? Il vostro sistema misto sarà egualmente
« impraticabile !
« Neil' esordio delle detenzioni e in quelle brevi, o sarà appli-
« cato coi voluti compensi, siccliè sia innocuo, e resterà sempre
« r ostacolo della spesa incomportabile; o mancberan quei com-
« pensi, e s' avranno i temuti danni sanitari.
« Nelle detenzioni lunghe poi sussisterà sempre il pericolo di
« corruzione e d' esacerbazione, da voi stesso imputato alla regola
« auburniana » .
Non abbiamo voluto tacere (piesto grave argomento percliè
prima ed avanti ogni cosa vogliamo discutere con lealtit e senz' al-
cuna reticenza.
Crediamo peropolervi.fi rispondere: ripetiamo credere danno-
sissima r auburniana regola nelle prime e nelle brevi detenzioni ;
doversi assolutamente preferire (juella filtidclfiana.
r. applicazione di questa così ristretta, potersi presumere ridur-
re la spesa per lo meno di tre rpiiirti, non tanto percliè il numero
de' detenuti da mantenersi con essa si valuti solo (ul un rjuarto del
numero totale de'carcerati, quanto perchè cotesto numero, il quale
può valutarsi a circa la rnetii, trovandosi sparso e ripartito in car-
ceri provinciali e di distretto, e di scarsa popolazione, quegli edifizi
saranno j)er lo più appropriati facilmente alla nuova regola, con te-
nue spesa, senza // difetto degli accennati compensi.
Quanto agi' inconvenienti ammessi nella regola d'.'tuburn, sen-
za contendere die cessino affatto applicandola alle lunghe deten-
zioni, tuttavia può dirsi, che le infrazioni alla regola del silenzio,
e r esacerbazione derivante da essa, debbono per forza d' a.fsue-
fazione, e pel sentimento di subordinazione acfjuistato, essendo sot-
toposto all' altra regola, riputarsi molto meno importanti di ciò che
74
— 588 —
li) sarebbero se 1' (iiilnunidna regola prcailegata fosse indilala-
mente applicata.
D'altronde l' inconveniente così scemato sarebbe sempre mino-
re dei pericoli sanitari temuti, che non crediamo potersi umana-
mente imporre iiiiando si possono scansare, senza scemare la parte
di reprensione che è necessaria.
Premessi t[iK\sli molivi noi persistiamo a credere, clie, posto /;e/'
impossibile lordinamenlo totale delle carceii da riformare colla re-
gola filadeljìana temperata dagV ideati compensi, e consentito da
/«/^/ch'essa è pericolosa nel rispetto sanitario senza i medesimi;
come ammesso pure da tutti, che la regola auhurniana, Jiegl' incon-
venienti notati, non può reputarsi utile nella prima detenzione spe-
cialmente, ne avviene per logica conseguenza dover la riforma pog-
giare suir alternatii'O uso d' ambo le regole, nel tempo e nel modo
che (' praticabile ed offre minor somma d incom'cnienti.
Ecco perchè manteniamo in questi termini la proposta del si-
stema misto.
Fino a qual punto poi possa protrarsi l'applicazione della )'e-
gola fìladelfiana, ed a quale convenga sostituirvi fauburnia/ia, ecco
dove siamo disposti alla più larga transazione, come segue formolata.
« Sempre quando l'ordinamento di quella prima regola sia pos-
« sibile coi voluti compensi, per sufficienza di mezzi (// danaro e di
u persone idonee all'esortazione; ogni qualvolta non si manifesiino
« prob(diUi i temuti danni sanitari, crediamo potersi protrarre la re-
« gola anzidetta, perchè /»/>.( atta a correggere.
« Appena pei'ò essa potrebbe riuscire gravosa, pericolosa o noci-
« va, pensiamo che debba tosto succederle V altra.
« Ecco perchè saremmo anche disposti ad accogliere in mas-
« sima il partito adottato in Isvczia ed in Danimarca, coi debiti ri-
« guardi, s' intende, alla possibile diversa condizione di tempo, di
« luogo, di mezzi e dì persone.
« Il voler giudicare a tutti i paesi ap/ilicabile una stes.ta norma,
« non è entrato, né entrerà /««/nelle nostre dottrine governative ».
Un ultimo argomento ancora, e abbiam finito.
Noi preghiamo i Filadclfiani pretti a dirci, se essi, ottimi come
sono, non desiderano ardentemente con noi la reale introduzione
della riforma delle carceri, il cui slato presente è ude da muovere
a seri timori sulla futura ìuoralitii di tutte le popolazioni? La rispo-
— 589 —
sta loro non è dubbiit ; cliè crcdercrnnif) far mi essi ini^iiiriri nel siip-
\iovve i>rcfcrit(i l' attuale pessima condizione ad un sistema, clie non
fosse quello piii specialmente prediletto dai trattanti loro.
Ora, se v' è la massima probabilità, per non dire r intera certezr
za, di non veder accolta, massime da' Go^'crni italiani, (|uella loro
regola pelle cause già delle ili troppa spesa, ili temuti pericoli, di
nessun intervento alle funzioni del culto, a che prò persistere in di-
scussioni, le (piali saran sempre nei confini delle ipotesi teoriche,
non mai nel campo dalla pratica applicazione?
Noi vedemmo nessun Governo italiano /w «jr^/ accostatosi a quei
pi'incipj assoluti ; anzi coi loro provvedimenti tutti han provato di
colersene tenere affatto lontani, seguendo (pulii opposti.
Vediamo, che gli slessi Governi oitreDioiitaiii, i i\y\2X\ sembrano
professare rpie' principj assoluti, giunti al punto di provveder legal-
mente Ha Francia esclusa) esitano a farlo, e si accostano piuttosto,
come r Inghilterra, la Svezia, la Danimarca e la Svizzera (lesole
che fecero leggi con tendenza filadelliana ) a riserve, che tendono
al sistema misto.
Ora, perchè imitando noi i nostri vicini, entreremmo teorica-
mente in una via che altri scansarono •* E dicesi teoricamente, per-
chè i nostri Governi non ci seguirebbero. Per qual motivo vorremmo
perdute le nostre fatiche? [)ella sola difesa d' un principio? .... Noi
speriamo che i piìi non si lasceranno condurre a tal puntai
Del resto cpiando ciò a tutti avvenisse, confessiamo, che rispet-
tando sempre, com' è dovere, l' opinione altrui taceremo sì, ma non
ci sentiremo mai il coraggio di dividerla per le già dette cause.
Eccoci pervenuti al termine di cpiesto nuovo nostro lavoro sul-
la esordiente riforma delle carceri, alla quale ci siamo dedicati da
fa/Iti anni.
Ahhiamo narrato come l' infelicissima condizione morale e ma-
teriale delle dette carceri, ed i danni derivanti da essa nel presente
incivilimento, ahhiano persuaso l'universale della urgente necessità
di riformarle.
Vedemmo come, ideato anticamente, poi trascurato il pio as-
sunto, meglio mandalo quindi ad effetto nella giovane America set-
tentrionale, «(/oiv/wf/zte s' importasse fra noi; e come l'Italia non
fosse l' ultima fra le nazioni che corrisposero alla generosa idea.
— Sgo —
Nolamino come iiiiniagiiiale norme dk-crsc, per accennare alln
scopo di correggere e di emendare, coleste norme, respettivamente
iipprovate e censurate '\\\ ragione Ae reali o presunti effetti d'esse,
facessero nascere le tre dii'crse scuoia, note col predicato d' aulmr-
niana, fdddrljiana e mista, escluso quello iinpropriainente assunto
di scuola francese, che non è a modo alcuno fondato.
Esposte le regole d'ognuna di (|uelle scuole, le eccezioni fatte
alle medesime, e gli argomenti addotti a resj>cttiva difesa, abbiamo
presentato un epilogo esatto ed imparziale della polemica nata per
tale rispetto, giudicando, senza preconcette opinioni, le diverse ra-
gioni addotte da' trattanti che professano nelle prealiegate scuole.
Narrata la serie de' fatti seguiti in Europa nel!' esoi'dire del pio
assunto, se ne notarono i vari successi, i (piali ancora lasciano de-
siderare il suo perfezionamento.
Vedemmo come per conseguirlo e per giudicare con piena co-
noscenza di causa de' migliori metodi, istituivansi discussioni so-
lenni, trattate in Congressi scientifici, con piena lealtà e con non
^'olgare dottrina ; e come proferita nell'ultimo d'essi una decisione,
sebbene non ancora definitii'a, fosse necessario chiarire le condi-
zioni ad essa apposte, onde rettificare qualche meno esatta inter-
pretazione data in Italia ed oltremonti alla proferita sentenza ; come
eziandio jier meglio formolare le nostre vere opinioni, alle quali erasi
attribuita uria diversa tendenza, che e' importa di ricusare per certi
rispetti almeno.
Per accennare a cotesto doppio scopo, dopo aver fatta /' analisi
delle discussioni prealiegate, e delle discipline da esse giudicate, si
è dimostrato a quali tra le discipline medesime si fossero i Governi
proferiti favorevoli, ed a quali altre si mostrassero contrari ; per cpia-
li motivi, e con quali intenzioni; e se ne è dedotto la tendenza d'al-
cuni di que' reggimenti essere per la regola auburniana ; dì un solo
per quella filadelfiana ; di molti altri nel fatto per quella mista.
Giudicata la pos.iihde pratica respettiva d'ognuna d'esse rego-
le; fatto il calcolo del prohahile esito loro; notato nella nostra opi-
nione il merito ed il difetto d' ogni regola, abbiamo creduto doverci
riconfermare nelT ultima del sistema misto, già più volte predicato
utile, perchè di piii facile esecuzione, men soggetto ad inconvenienti
gravi, p'm proòabilmente accettato dai diversi Governi, che volessero
attendere alla/j/« e generosa impresa di riformare le carceri loro.
— Sgi —
Nel proferire (jiiesta ncts[v:i it/f/'mii (ipiiiioiic, noi fiimnin snltaiito
mossi ó'dìV ///i/)iir:ia/c tlesiileiio di g/wnre iillit coiiiuiie j)nln<( ita-
liana; di tenerci lontani da qualunque astrazione ; di accennare alla
sola realtà delle cose possibili.
Lasceremo ora, clie 1' altrui piii eletto ingegno continui se oc-
corre la discussione; e che la prudenza de' Governi italiani decida
del sistema che merita la preferenza dell'universale, perchè miglioi'e.
A noi basta la coscienza d'aver sempre operalo con retto inten-
dimento, e col desiderio d'un I/non esito, nienti'e difendevamo/;«ty/-
tamente le nostre opinioni, rispettando sempre, ripetesi, quelle altrui.
L'avvenire della riforma carceraria sarà da noi, che ci terremo
d' ora in poi assolutamente estranei (ul essa, colle parole, come co-
gli scritti, tuttavia osservato nel più profondo silenzio d' un animo
quieto, il quale solo veracemente desidera // trionfo ben inteso di
quel sistema che sarà chiarito piì( utile pelF emendazione dei travia-
ti, la giusta, ma umana punizione de' colpevoli ; il miglioramento ili
tutte le popolazioni, conservate in tal guisa più illese dalla profonda
immoriditii, die le minaccia, per la immensa corruzione delle car-
ceri ancora governate all'uso antico; per la piii certa tutela in som-
ma d' ogni parte della sicurezza sociale.
La divina Provvidenza, sempre propensa a favorire questa bel-
la, generosa ed interessante contrada, disporrà certamente pel mi-
glior bene d' essa.
Noi con sincero voto l'auguriamo ai nostri ottimi concittadini,
dai quali nutriamo lusinga d'ottenere questa volta ancora c[iie\ìa be-
nevola indulgenza, in altri tempi concedutaci, e di cui sentiamo lul-
t' ora un grande bisogno!
ADUNANZA
DEL GIORNO aS SETTEMBRE
JLietto dal Segretario Cioni I' alto della sessione precedente, ([iiesli
dichiarò che nel compilarlo aveva soltanto accennata la lettura del
rajiporto della Commissione milanese sulle carceri penitenziarie, e
la lettura delle note contenenti le ragioni del dissenso del conte Pe-
titti e del dott. Rampinclli, opinando che tutto ciò dovesse stampar-
si jicr intiero nel processo verhale. La Sezi*ne avendo annuito a
questa proposta, 1' atto rimase approvato. Quindi in pi-esenza delle
Sezioni riunite di Agronomia e di Medicina il dott. Gera, come re-
latore della Commissione incaricata di riferire sulla influenza igie-
nica delle risaie, leggeva il rapporto seguente:
« Letto il rapporto della Commissione instituita a Firenze, e
prese in considerazione parecchie opere, ed alcune memorie, e re-
lative statistiche, pubblicate isolatamente o nei diversi Giornali in
favore e contro le risaie, e ciò a meglio chiarirci intorno all' argo-
mento, gli agronomi esposero innanzi tratto le norme usitate per
formare, dirigere e coltivare le nostre migliori risaie.
Credettero eglino distinguere le risaie dei bassi piani, dette iv//-
tive e perciò stabili, da quelle dei piani più elevati dette a viccndd,
e dove la coltura del riso si allei'na con f|uella di altri cereali. Nel
terreno vallivo 1' acqua ristagna sotto il suolo coltivabile in modo
da conservarlo inetto ad altra coltura. In quello dei piani più alti
l'allagamento è tutto artificiale ; l'acqua vi scorre continuamente, e
devesi ad arte moderarne il corso ; con molta facilità la si devia,
ed il terreno con altrettanta facilità in pochi giorni si asciuga, e cosi
si rende atto a poter essere lavoralo e disposto a diversa produzione.
— 593 —
Osservarono quindi clic appena il riso comincia a g;ermoglia-
re subito si toglie I' ac(|ua e non la si riniedc clic dopo due o Ire
f,'iorni ; che alla fine di giugno, e talora imi' altra volta in agosto,
il terreno tli nuovo si asciuga per circa otto giorni, la piinia per
distruggere le eibe infeste, e la seconda per accelerare la maturità
del riso; e finalmente clie di nuovo lo si asciuga quando è giunto
il tempo della mietitura.
Raccolte così le instruzi<ini relative all' argomento di cui si trat-
ta, il cav. Presidente sig. prof, de Renzi spaziò nel vasto campo
della questione, e si fece ad interpetrare e conoscere entro a quali li-
mili dovevano fissarsi le ricerche da intraprendersi. E come fu ge-
nerale il voto di non scendere ad alcun particolare, allora ad uno
ad uno i diversi membri della Commissione esposero le proprie
opinioni, corroborandole con quelle esperienze e con quelle osser-
vazioni, che pei già fatti studi sembrarono convenienti.
Allora ad oggetto di dare ordine alla discussione, e perchè questa
avesse potuto abbracciare possibilmente quanto la concerne, e toc-
care la maggiore utilità, si formularono i seguenti quesiti :
Quale influenza esercitano sull'uomo le risaie poste
i." Nei luoghi asciutti e salubri;
2.° Nei luoghi asciutti ed insalubri, quantunque abitati.
3." Nei luoghi irrigui non paludosi, siano a prato, a marcita, o ad
altra produzione.
4.° Nei luoghi paludosi, abitati con poco danno della salute.
5." Nei luoghi paludosi quasi inabitabili, specialmente in estate, per
la mar aria.
()." Finalmente nei luoghi paludosi, e dove l'acqua ha lentissimo
corso, ed è stagnante.
Poggiata cos'i la questione, dopo lungo e ponderato esame, con-
cordi ed uniformi ne vennero le conseguenze; ed eccone il come.
I- — Quale influenza esercitano sull'uomo le risaie poste nei
luoghi asciutti e salubri?
Fu unanime e spontaneo il voto, che i ripetuti asciugamenti a
cui assoggettar si deggiono le risaie, anche nei piani più alti, non
possono, specialmente nei territorj molto abitati, che recar nocu-
- Sol -
mento, ed esser causa a parecchi morbi endemici; e che in tah
hioghi le malattie, comunque spesso guaribili, tolgono dal lavoro il
contadino per un tempo più o men lungo, onde ne vien danno al-
la intera famiglia, e talora vi contrae quei cronicismi che ne al)bre-
viano la vita. K jierciò la Commissione è convinta che in tali casi
le risaie debbonsi avere per insalubri.
n. — Quale infliion/.a esercitano suU' uomo le risaie poste nei
luoghi asciutti ed insalubri, quantunque abitati?
Se le risaie tornano all' uomo nocive ne' luoghi asciutti e salu-
i)ri, del)bono pur anche ben certamente vie più concorrere alla in-
saluiirità dei luoghi posti in isfavorevoli circostanze.
III. — Quale influenza esercitano sull'uomo le risaie poste nei
luoghi irrigui non paludosi, siano a prato, a marcita o ad altra
produzione?
Siccome i prati ed altri luoghi irrigui, e specialmente i prati a
marcita, quando abbiano una certa estensione, non possono essere
favorevoli alla sanità, così è giuoco forza ritenere che, cangiati in
risaie, si verrà ad aggiugnere agli ordinari malori le malattie pro-
prie di quei luoghi ove si sviluppano malefiche esalazioni.
IV. — Quale influenza esercitano sull'uomo le risaie poste nei
luoghi paludosi, abitate con poco danno della salute?
Avendo poco sopra ammesso per provato il danno che le risaie
apportano alla salute, la Commissione crederebbe di mancare alla
sua convinzione, consigliandole, e non piuttosto invocare una be-
nefica mano che soccorra al miserando abitatore di queste paludi;
una mano che lo guidi e lo aiuti in altra e salubre coltura. Né igno-
rasi certo, che la Fisiologia vegetale a i)uon diritto insegna come
una ben intesa coltivazione possa ed anzi giunga a mutare 1' aspet-
to di un luogo, e come la vegetazione di molte piante valga a mi-
gliorarne la triste condizione fin anco ove lussureggiano erbe noci-
ve. Quindi in tali congiunture, senza escludere quelle particolari
circostanze in cui anche le risaie posson concorrere al vantaggio
economico, la Commissione fa voti ardentissimi perchè sempre si
abbia di mira specialmente la salute, e perchè a questa sia sempre
subordinato l' interesse locale.
V. — Quale influenza esercitano sull'uomo le risaie poste nei
luoghi paludosi quasi inabitabili, specialmente in estate, per la
mar (iiifi?
- 595 -
La ragione consiglia, allorcliò si possa, clie le paludi malsane
vengano honilicate la mercè della obliinazione e deirasciugamenlo.
'l'uUavia laddove ciò non possa esegnii'si, la Commissione, riguar-
dando come un beneficio per siffatti luoghi qualunciue genere di
coltivazione, così non esclude le risaie.
\\. — Quale influenza esercitano sidl' uomo le risaie poste nei
luoghi jìaludosi, e dove l'acqua ha lentissimo corso, ode stagnante?
In (|uesli luoghi sarebbe vano, anche dal lato economico, met-
ter risaie, perchè si avrà sem|)re pochissimo ed incerto prodotto,
ed anche questo per breve durata.
I.a Commissione avrebbe così forse compiuta la sua opera ; lut-
tavolta essa volle farsi carico di additare:
Quali norme igieniche sarebbero opportune a togliere, od al-
meno ad attenuare gli effetti nocivi delle risaie?
Prima misura crede esser quella di mantenere le risaie ad ima
conveniente distanza dai luoghi abitati, la quale non si potrebbe
però assolutamente determinare, giacché deve dipendere da specia-
li condizioni topografiche; per cui nelle diverse parti d'Italia dif-
ferenti ne sono i regolamenti, che sembra non sieno lontani dal
raggiugnere il desiderato scopo, in relazione al paese ove si trova-
no stabiliti. Non è possibile pertanto dettare una legge assoluta, ri-
flettendo che talvolta, sotto particolari circostanze, anche più o me-
no lontani si portano i malefici effetti, e d' altronde che il corso di
un dinne, lo spirar costante di un vento, può assolutamente indur-
re a poter essere innocua una |)iìi vicina risaia.
In ([ualunc|ue siasi caso non si raccomanderà mai abbastanza
che comode sieno le fabbriche rurali, disposte a più piani, e forni-
te di vespaio, o meglio erette sovra colonne o volte, e quindi che
siano benissimo aereggiate. Guardino esse dove il vento spira mi-
gliore, e sorgano accanto un pozzo d' acqua salubre e potabile.
L'acqua è grande elemento alla salute, e perciò laddove non sia buo-
na, la si migliori colle cisterne e co' filtri economici.
E volgiamo pur anche al villico un consiglio, affinchè si ritiri
in casa innanzi al tramonto del sole, e non esca troppo per tempt);
che dorma nel piano superiore; che tenga mondissima la persona
e la casa; che di frequente si appressi, e giri intorno al fuoco di
viva fiamma. Ed, oh beato! se |)otrà coprire la pelle con lana, ed
usare di un vitto il più possibilmente salubre!
75
— SgG —
La Commissione ha creduto restringersi alle cose principali,
evitando le inutili discussioni; e spera di aver corrisposto il meglio
che poteva al delicato incarico che le venne affidato.
Lucca a4 settembre i843
— Segnati al rapporto originale —
Salvatore de Renzi Presidente
C. Speranza
Gioacchino Taddei •
Antonio Salvagnoli
Dott. Trompeo
F. Sanseverino
Dott. Gio. Capsoni
Filippo Ales. de' Gianfilippi
Cav. Griffa
Freschi
Sanguinetti
Grigolati Bern.
Odoardo Linoli
Gaspare Cerioli
Ingeg. Gaetano Brey
Benedetto conte Giovaneli.i
F. Gera Segr. e Relat.
Avendo il cav. Presidente aperte le discussioni, l'avv. Massei,
chiesta ed ottenuta la parola, si fece innanzi tutto a dichiarare,
che aveva altamente a cuore la salute pulìblica, e che se potesse
acquistar la certezza che dalle risaie fosse cagionato il danno nella
salute di un solo individuo, non si limitere]>be a non consigliare
quella cultura, ma sarebbe il primo ad abolirla : ricordali poi i
precetti di Bacone per ben giudicare, rammentava la necessità
che la Commissione si fosse recata almeno ad esaminare le li-
saie lucchesi; soggiungeva che da ciò avrebbe tratta occasione a
più veri convincimenti; si sarebbe assicurala che limpide e cor-
renti ne sono le acque, che gli asciugamenti indicati nel rapporto
nun debbono, né possono essere, né sono compiuti : non cono-
— 597 —
scersi la natura del miasma, ed i medici ^'indicare ])iìi sulle preoc-
cupazioni clie sul fallo; le risaie essere un vero benefizio per i
luoghi anche mezzanamente paludosi; ed in fine esser quelle uti-
lissime all'industria, poiché migliorano non solo le condizioni eco-
nomiche del proprietario, ma anclie dell'agricoltore, il quale in
sifCallt) modo vien sollrallo dalla miseria e posto nello stato di
meglio provvedere ai bisogni naturali. Passava dipoi alia descri-
zione topografica delle risaie lucchesi ; per la qual cosa deviando
dalla (juestione generale vi fu richiamato dal Presidente.
Il cav. de Renzi, in sostegno del rapporto della Commissione,
avvertiva che questa non si era voluta occupare delle risaie luc-
chesi, per evitare lo scontro di calde passioni e di affrontare f)pi-
nioni sostenute dall' interesse. Riflettè che il Congresso né doveva
né poteva elevarsi a giudice di un affare locale, e che la sua divisa
doveva essere la i'crilìi, \' unKinità. Osservava che la Commissione
aveva bene studiato il miglior metodo di coltivare il riso come ap-
punto si usa in Piemonte ed in Lombardia, né aver mai inteso di
parlare di risaie mal condotte. Riduceva quindi a due principali
gli argomenti che si portavano dai fautori delle risaie; i." di non
esser tanto nocive quanto si crede; -i." di essei-e utili alla industria,
e mezzi di ricchezza. Al che rispondeva che il nocumento delle ri-
saie era jìrovato da uniformi e costanti osservazioni fatte da di-
versi uomini, in diversi tempi, ed in tutti i luoghi ove esistono, e
che sarebbe opera perduta occuparsi a dimostrarlo ; e che perciò
la Commissione avea dovuto limitarle, laddove esistevano condi-
zioni topografiche tali da essere jìer loro natuia malefiche all' uo-
mo. Convenire poi che le risaie fossero mezzi di ricchezza, ma ri-
cordare che la ricchezza è pregevole come mezzo a sostenere la
prosperità dei j)opoli, e che il primo elemento di questa è la sa-
lute. Conchiude che qualche membro della Commissione avrebbe
desiderato, che si fosse piuttosto rinunziato del lutto ad un mezzo
di guadagno che rivolgevasi a benefizio di pochi, onde non aggiun-
gere alle altre occasioni di malattie una cagione malefica, che spie-
ga il suo potere sugli uomini utili, sostegno delle famiglie, e mezzo
potente della prosperità degli Stati; ma che piegando a più miti
.sentimenti, ed a riflessi topografici, e per conservare la bella una-
nimità che ha regnato fra i membii della Connnissione, sonosi uni-
formati alle conclusioni che rilevansi nel rapporto.
- 598 -
l/avv. {x'ccarelli a sostegno del parere della ("oiiiinissioiie nar-
rava, clic in Cenala nel padule detto il Lupo, stabilitasi ima risaia
si vide costantenientc avvenire, che secondo lo spirare dei venti,
or le malattie nianilestavansi nelle case poste all' austro, ora in
(|uelle poste al settentrione, provando cliiaraniente che il jìrincipio
malefico veniva con le colonne atmosfei'iolio portato ad una di-
stanza più o meno lontana.
Il cav. (iiilTa si fece a dimostrare con i falli e con alcuni argo--
menti fisico-chimici la malsanìa delle risaie del \'ercel!ese e del
Novarese, e a dichiarare che egli avrebbe amato meglio che si fos-
se imitata la Francia, la quale preferisce la sanità dei suoi popoli
all' interesse dei pochi.
Il prof. Lettini si faceva quindi ad osservare che anche nel
dubbio la ([uestione doveva essere risoluta a vantaggio dell'umanità.
Il Principe Carlo bonaparte, presa la parola, cominciò a dichia-
rare, che comunque disconvenisse dall' avv. Massei, tuttavia avreb-
be desiderato che questi avesse esposto compiutamente il suo avvi-
so ; che d'altra parte non opponevasi interamente alla Commissione,
ma che riputava non potersi in certi luoghi vietare la coltivazione
del riso, perchè è cosa necessaria alle miserie di alcuni popoli
d' Italia. Trovare in fine insufficienti le misure igieniche assegnate
dalla Commissione, e talora anche ineseguibili dall'agricoltore, ed
avrebbe desiderato che si fossero consigliati più validi e più pre-
cisi espedienti.
Al che il dott. Cera rispondeva che la Commissione aveva do-
vuto consultare innanzi tutto gì' interessi dell' umanità senza tras-
curare quelli della pubblica economia, e che essendo la ridetta Com-
missione composta di grandi proprietari, di agronomi, d' ingegneri,
chimici e medici, avca tenuti presenti tutti gli elementi che con-
corrono alla soluzione del problema; e che in riguardo alle misure
igieniche, queste si erano ridotte alle principali, ed a quelle che il
comune consentimento e la pratica ha fatto trovare migliori; e
che egli invita il Consesso a non occuparsi di riflessioni secon-
darie, ma a manifestare liberamente se nel rapporto vi sieno er-
rori fondamentali.
Il Principe Carlo Bonaparte replicava a ciò che avendo egli ri-
levato dal rapporto che le risaie possono esser utili a migliorare la
coudizione di alcuni luoghi, trovava che dovevano anche consi-
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gliai'si in alctini casi pei ijuada^iio clic se ne ritraeva, essendo spes-
so questo un mezzo piìi polente dei ridessi morali per istigare gli
speculatori a concorrere alla indiretta bonificazione dei terreni.
11 cav. de Renzi si duole che una questione do|)pia siasi confu-
sa, mettendo a pari la sanità dei popoli ed il guadagno dei pochi:
la Commissione aver considerala la (jiieslionc in tutta la sua lati-
tudine; aver posto in primo luogo la pubblica salute, in secondo
l'interesse dei pochi; Tacendosi guidare dalla giustizia, aver de-
terminato i casi in cui (|uesto jìoteva conciliarsi con (piella ; non
aver la Commissione creduto di dar peso ai desiderj del volgo, il
«piale in fatto di cagioni morbose crede appena a ciò che fìsica-
mente lo percuote, non potendo giammai persuadersi clie possa ve-
iiiiiie danno da influenza che ìhhì potrebbe né saprebbe conosce-
re : riguardo poi alle misure igieniche la Commissione aver propo-
sto ciò che suggerivasi dalla costante esperienza; non aver inteso di
dir cose nuove, ma cose vere; e pregare che laddove altri espedienti
più convincenti si possano suggerire, si manifestino per utile della
umanità ed a compimento dei comuni desiderj.
Il prof. Botto di (ienova osserva che non vi sono terreni palu-
dosi i (piali per mezzo di bene intesi lavori idraulici non possano
bonificarsi; essere troppo leggeio il voto di coloro che facendosi
imjiorre da condizioni topografiche, vorrebbero permettere le risaie.
Kgli ricorda esservi un popolo in Kuropa che coi perseveranti ed
industri lavori giunge a rendere abitabile un terreno assai più basso
dell'Oceano; vorrebbe ipiindi che la dotta Italia imitasse piuttosto
i benefici sforzi dell' Olanda, che secondare gli avari desiderj di po-
clii, a danno della salute di molti; e pregava il Congresso a riceve-
re, applaudire e benedire i voti della Commissione.
Al che le Sezioni manifestamente assentirono.
Il cav. l*aolo Savi soggiungeva che l' Italia divisa longitudinal-
mente dagli .\pennini vien distinta in due zone, 1' una esposta ai
venti del mezzogiorno, l'altra ai venti aquilonari; ed aver provato
l'esperienza che i miasmi sono immensamente |)i{i dannosi per la
|)rima che per la seconda zona; e che (piindi nella parte meridio-
nale fosse d' uopo non scendere ad alcuna tolleranza, e poter forse
esser jìiù larghi per la parte settentrionale, come l'esperienza me-
desima aveva consigliato ai nostri padri, anche (piando il lume del-
le scienze fisiche non poteva dirigere le loro operazioni.
— Goo —
11 cav.de Renzi ringrazia il cav.Savi a nome della Commissione
nei- avere aggiunto novello ed inleiessante argomento al parere di
essa, didiiarato con parole più generali, e nelle (piali erede anche
comprendersi il l'alio aniuni/.ialo ; essendosi la Commissione limita-
la ad accennare le differenze che si ricavavano dalle condizioni
topografiche.
Dopo alcune osservazioni del doti. Turchelti e del prof. Manfrè in
appoggio al parere della Commissione, il Principe Carlo Bonaparte
dichiara che egli pme ama di veder sana e felice l'Italia, ma ritiene
ad un tem])o che in alcune speciali circostanze possa convenire la
cultura del riso. Ed a dare maggior peso a questa sua opinione, ed a
mostrarla indipendente da qualunque suo interesse, egli dichiarava
che possessore di latifondi nell' agro romano ove potrebbe colti-
vare il riso, si era sempre astenuto dal farlo ; ed ora prendere so-
lenne impegno col Consesso di non introdurvi mai cotesta cultura.
Il dott. Cera di nuovo invita i membri delle Sezioni a voler
presentare le loro opposizioni al rapporto già letto, perchè quelle
fatte non infirmavano minimamente alcuna delle sue conclusioni,
riguardando piuttosto delle specialità già convenientemente chiari-
te : e giacché nessuno domandava la parola, resultare quindi che il
rapporto rimaneva approvato.
E poiché le Sezioni riunite non dissentivano, il cav. Piesiden-
te dichiarò chiusa la discussione, approvato il rapporto e sciolta
l'adunanza.
Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza
Dott. Antonio Salvagnoli
{Dott. Antonio Salvaci
Dott. Girolamo Cioni
// Segretario della Sezione di Agronomia
B. P. Sanguinetti
ADU\AXZA
DEL GIORNO a6 SETTEMBRE
-^;-X!»-
xjLpriva il Presidente la seduta coli' annunziare che la lettura del
processo vei'ljale delia tornala precedente sarebbe rimessa al dì 28
settembre, in cui si convocherebbero le due Sezioni di Agronomia
e di Medicina.
Dopo di ciò venivano presentate le seguenti opere offerte in
dono alla Sezione dai respettivi autori, cioè
Memoria sulla peste bubbonica. Del cav. Grassi.
Sulle carceri pcnitcìiziaric. DelT avv. Maestri.
Quindi \eniva annunziato per parte del conte Porro che la
Commissione incaricata di riferire sulle materie carcerarie, dopo
la comunicazione del suo Rapporto, aveva ricevuto due Memorie
manoscritte, una del sig. dolt. de Rolandis di Torino sulla Polemica
penitenziaria, V altra relativa alla illustrazione di un modello di car-
cere immaginato dal sig. Giacomo Caorsi di Genova.
In appresso lo stesso sig. conte Porro dava lettura di una nota,
nella quale intendeva a giustificare il sistema j)roposto dalla Com-
missione. Mostrava come la regola proposta dalla Commissione stes-
sa andasse esente da tutte le coercizioni, e particolarmente da (juella
del silenzio, la più gravosa di tutte cui i detenuti son sottoposti nel
sistema auburniano. Aggiungeva che ai vantaggi del sistema della
Commissione non poteva opporsi che dessi venissero conseguiti con
solenne discapito della salute dei detenuti, dajipoichè la Commis-
sione stessa su questo punto era stala rassicurala dal voto della
maggiorità dei medici che componevano quella di Padova. Trovava
poi ingiusto, che i medici, uscendo dai confini della loro scienza,
dimenticato l'ufficio consulente a cui sono chiamati nella società,
volessero in questa questione assumere tjuello proponente, di per-
G02
linoiiza esclusiva della scienza di Stato. Dicliiaraiido in appresso
(jiiali t'ossero i titoli, lo stato ilella (|iiestioiie, il mandato ricevuto
dalla Commissione, passava a mostrare come (jnesta non ne avesse
abusalo, se non usò di quella luajjgiore ampiezza ili facoltà che le
veniva conceduta, come anzi essa si reputasse fortunatissima nel
facilitare il giudizio, col proporre nelle conclusioni del suo lavoro il
voto sancito a Padova da una radunanza di ,^3 membri, e la |)iù
parte medici.
Insisteva finalmente a nome della Commissione di cui faceva
jiarte,.a nome ilei diritti di ogni Commissione legalmente istituita,
perchè fosse rispettata la iniziativa della proposizione da essa fatta;
perchè per tal modo si togliesse via il disordine che sarebbe per
nascere per nuove proposizioni avanzate in anticipazione ad un
voto definitivo; perchè le conclusioni della Commissione fossero
solennemente e ponderatamente giudicate.
Il conte Petilti prendeva in appresso la parola, e accennate le
ragioni per le quali egli non concordava con (]uel che era stato detto
sulla riforma carceraria nel rapporto della Commissione, veniva nelle
seguenti proposizioni.
i."Che la Sezione non rigetti, ma lodi anzi il lavoro della Com-
missione, pregevole per molti rispetti.
2." Che però estendendosi esso a considerazioni estranee alle
sue incombenze, concernenti soltanto alle questioni igieniche, di-
chiari non poter proferire giudizio alcuno su quelle considerazioni,
lasciandole perciò intatte al giudizio di coloro cui spettano, occu-
pandosi soltanto della parte igienica.
3." Che il sistema della vita comune si ravvisa condannevole nel
rispetto sanitario come si ritiene da altri in quello morale, bisogne-
vole perciò di riforma.
/|."Che «piello di Auburn non si può ravvisare pregiudicevole
alla salute rpiando opportune discipline tenijierino la irritazione
che potrebbe derivare dalla regola del silenzio, ed assicurino un suf-
ficiente esercizio agli organi della lo([uela.
5." Che il sistema di Filadelfia cogli enunciati compensi può liu-
scire per le brevi detenzioni non solo innocuo, ma utile anche sotto
l'aspetto igienico. Non così può nelle lunghe detenzioni, sia per la
somma difficoltà a temperare 1' orrore della solitudine, cui credesi
insufficiente la mezz' ora di conversazione proposta, sia per la
— Go3 —
naiiira tlell' Italiano, in specie della parie più meridionale della
penisola, clie non potrehl»- assolulainenle confarsi, senza patirne
gravemente nella salute, a ipiella rej;ola, ove dovesse a lungo es-
servi sottoposto.
6.° Che ciò premesso, la regola mista potendo applicarsi con oj)-
poi-lunilà e prudenza, non solo non si polrehl)e condannare nel-
r aspello igienico, ma forse mcrilerclìhe la preferenza nel maggior
numero dei casi, come quella che cei'cherebhe di scansare i respet-
tivi inconvenienti delle altre due regole.
Il l'rincipc di Canino premesse alcune parole, colle cpiali ester-
nava il dubbio che in una rpiestione d'igiene potesse elevarsi pro-
ticuanicnte la voce di uno che medico non fosse, pure ritenendo
tulli i mend)ri del Congresso uguali, e solo divisi per comodo di
studio in Sezioni, per sparger luce sulle materie che formavanf) il
soggetto della discussione, narrava aver visitate le carceri d'Ameri-
ca, conoscerne le discipline che vi sono manteinite, e gli effetti di
(|ueste. Nelle carceri auburnìane conveniva esservi ridotti i dete-
nuti ad una obbedienza da ammirarsi, ma dichiarava esser dessa
r effetto dei più violenti mezzi di coercizione. Tali sistemi ram-
mentargli tulio f|uel che di più inumano e di arbitrario si può com-
nietlere dagli uomini. Per questo desiderai-e che sia fondato un si-
stema misto ; al quale uopo egli era ben sicuro non mancare uomini
capaci in Italia: insislcva quinili perchè le conclusioni del rap-
j)orlo della Commissione, che egli chiamava eccellente lavoro, ve-
nissero rigettale, e faceva manifesta la sua sorpresa pel dritto che
la Commissione si arrogava di reputare incompetente la Sezione di
-Medicina a discutere il lavoro ad essa presentalo. Poneva termi-
ne al suo dire col fai' notare come il rapporto della Commissione
fosse dominato dalla idea che le j)rigioni debbono esser luogo
per soffi-ire, e che il medico non deve ridurlo ad uno slabili-
luento d' igiene.
Il cav. de Renzi, richiamando la questione ai suoi termini, av-
vertiva, la Sezione non doversi occupare se non della (piestione igie-
nica, questa sollanlo dover essere iinniedialamenle discussa, e vo-
tala. Perciò richiedeva clic la Sezione facesse soggetto delle sue
discussioni la proposizione che egli formulava in questi termini :
Come il silenzio e /' isohiinento, piti o meno i>roluns:»ti, nuoccia-
no alili irilegritii del cor/jo e tiella milione ilei/' uomo?
76
— Go4 —
Il conte Polliti in a|)|)i'esso chiedcvit la parola ])ei' ainmn/.iare
come egli ritirasse le proj)osiy.ioni da lui falle, e si associasse alla
proposizione emessa dal cav. de Renzi; alla quale j)ure aderiva l'av-
vocalo ^lacstri, clic tratteneva la riunione sopra alcuni resultali sta-
tistici relativi alla ii;iene delle carceri lìUuIclliane, citati ancora ilal
Toc(|iic\ illc nel suo rap|)(irl() alla canicia tlci deputati in Francia,
dai (piali resultava la ìnfluen/.a dell' isolamento coutiiuio esser va-
levole a render frequente lo sviluppo delle aliena/ioni mentali. Con-
cludeva esternando il voto che il sistema lìladcKiano e l'auburnia-
no si conlem])erassero scambievolmente, a fai'ne sorgere uno in cui
sieno conciliali i principj della igiene e della penalità, i diritti del-
l'umanità e gì' interessi sociali.
11 barone di Beau fori rammentava clie al Congresso di Padova
le opinioni si erano dicliiarate a favore in s|)ecie del sistema fila-
delfiano ; che fatte contro di questo alcune obiezioni, fu nominala
una Commissione a decidere delle modificazioni che fosse possi-
bile il farvi ; che questa Commissione fu composta specialmente di
pubblicisti, essendovi tre soli medici; che per (piesto non è mera-
viglia se la parte igienica non è conq)letamenle trattata nel lavoro
della Commissione. Ciò dava occasione al doti. Salvagnoli di ilo-
niandare al cav. de Renzi di far lettura del mandato ricevuto dalla
Commissione al Congresso di Padova; al cav.de Renzi, fattane la
lettura, d' insistere pei-chè prima di proceder oltre si discutessero
le conclusioni della Commissione, e perchè queste venissero appro-
vate o rigettale con un modo formale. Essendo la questione ridotta
all'estremo di una votazione, il conte Pelitli rifletteva come per
questa si potesse recar danno agli studi in genere so])ra tal que-
stione, e chiedeva che a dai'c il volo non prendessero parte che
quelli che avevano esaminata e studiata la questione medesima.
11 Principe di Canino, osservando in prima che la questione
non era sufficientemente discussa, domandava che la discussione
fosse ancora protratta, e che la votazione, ove a (piesta si cre-
desse di dover devenire, fosse differita, ed annunziata un gior-
no innanzi.
Il Presidente, avendo presa la parola per discutere pur esso sul-
l'argomento, veniva invitato dal Principe di Canino e dal marchese
Kidolfi a comunicare alla Sezione i suoi lumi, e però a cedere lem-
porariamente l' ufficio della Presidenza ; alla quale domanda au-
— 6o5 —
luiendo, il Vice-Presidente della Sotto-Sezione di Cliiriirgia profes-
sor Burci sedò come Presidente.
Il cav. Speranza, dopo uwv l'alto osservare essere stali a Pa-
dova trascurati gli studi statistici, richiamava l'attenzione della Se-
zione sullo stato sanitario delle caiceri penitenziarie di America, e
citava le osservazioni dei medici americani, j)cr le (piali i-esulta che
le alienazioni mentali in genere nelle carceri di Filadelfia sono in
un numero maggiore che non nelli altri luoghi di detenzione; che
maggiore pure \i è la mortalità; faceva osservare che il massimo
ninnerò degli slahilirnenli [ìcnitenziari sono aiihurniani, e che in
Italia, nel Piemonte, in Toscana, nello Stato pontificio vige un si-
sl'Mua misto; che in Napoli, per le cure e gli studi del \alpicella e
di altri pubblicisti, il sistema (iladelfiano è combattuto; e conclude-
va doversi preferire ai sistemi d' A'merica un sistema eclettico, che
proporzionalo ai bisogni, alle consuetudini, allo stato fisico e mo-
rale degl' Italiani, fosse tale veramente da chiamarsi it((iiimo.
Il prof. Botto faceva (luinili presenti alla Sezione le sue opinio-
ni sul lavoro della Commissione, e sui sistemi penitenziari. Di-
ceva che il ra[)porto della Conunissione può considerarsi sufficiente
a porre in grado il Congresso di ullimare le ricerche sul sistema
penitenziario più conveniente in Italia; non contenere in fatti ve-
run sistema esplicito da tradursi in pratica nella desiderata riforma
delle carceri ; trovarvisi solamente raccomandato il sistema dell'iso-
lamento continuo, contro il (piale si erano elevate nel Congresso
di Firenze molte voci, e fino a farlo rigettare quasi con terrore.
Aggiungeva inoltre che le statistiche straniere, le considerazioni sui
funesti effetti dell' isolamento, osservati in (juelli ancora che sono
a (piesto assoggettati solo tcmporariamente, persuadono a ravvisare
nel sistema di Filadelfia tulli (pielli elementi che possono in som-
mo grado denigrare l'umana ragione.
Del sistema auburniano diceva, essere pur (piesto slato rigettato
al Congresso di l'irenze, e ne rammentava quanto poco avanti era-
sene udito per la parola del Principe di Canino. D'ambedue i siste-
mi annunziava in ap|tresso la modificazione già avvenuta in \me-
lica ; ed a moslrare «punito si abbia a sperare dal fuggire il princi-
j)ii) dell' isolamento, adduccN a il fallo della immensa opera cui si
erano accinti con felice successo lioo detenuti i\\\'Oliio\n America,
ai (piali riusciva di condurre a termine uno fra i più grandi edilizi
— GoCi —
|)cnilei)/.iari. Insisteva finalmente perclic i principj, e le idee piali-
clie per servire di hasc ad im nuovo sislciiia penitenziario si dedu-
cessero dalla filosofia italiana, jìt-rsuaso clic le opere delle nazioni
debbano procedere dalla loro filosofia.
11 niarcliese l\idolll dicliiarava in apjiresso che sebbene egli fos-
se intervenuto all'adunanza colla intenzione di non prendere pa-
rola in una ipiestione di tanto nioinento, |nn-e, dopo ciò che era
stato detto dal prof, botto, erai;li impossibile di non manifestare
che egli assentiva alla proposizione del conte l'elitti, che si dovesse
votar cioè sulla questione nel suo puro rapporto igienico, determi-
nando fin dove, e quanto il silenzio e l' isolamento possano inflig-
gersi ai carcerati senza danno della salute; domandava inoltre che
fossero rendute grazie alla Commissione, che se pure si allontanò
dal suo stretto mandato, fece appunto con (|ueslo che si accendesse
cosi calda la dis|)ula, e che si pronunziassero le efficaci ed applau-
dite parole del prof. Botto. Chiedeva finalmente che lasciato da par-
te ogni modello straniero, una nuova Commissione fosse incaricala
di proporre un penitenziario ; che dessa si giovasse a ciò fare degli
utili principj in ogni tempo e in ogni luogo stabiliti, e (jiiesti adat-
tando ai bisogni e alle esigenze del paese, presentasse il progetto
di una istituzione veramente italiana, facendo cosi ridondare sui
Congressi scientifici la gloria di aver provvisto a questi essenziali
bisogni dei tempi, a queste esigenze sociali.
Il conte Porro protestava in fine che la Commissione non riti-
rava il suo rapporto. La discussione veniva dal Presidente rinviata
al giorno seguente, e la seduta era sciolta.
Visto — // Presidente Cav. C.Anio Speranza
l Dott. Antonio Sa lv agnoli
/ Seme turi ^v .. «^ n
° Doli. Girolamo Lioni
DISCORSO
I' n O i\ Il N Z I A r O DAL PROFESSORE G I R O I, A 51 G BOTTO
IMOIOO .\LL\ lUl ()KM\ CAKCERAKI.V
— ftO-O-O-O c-c-o*-*—
Signori
Xo intervengo per dar lode dapprima al lavoro della Commissione
di ^lilaiin, fallo con iiitPii/.ioni ottime, da essa a voi dichiarale;
ma insieme alTcrmo, clie questo lavoro, non clic il precedente delia
più numerosa Commissione di Padova, non debbono indurvi a met-
ter fine, come ne aveste invito, alle ulteriori ricerclie circa il si-
stema carcerario più conveniente all' Italia, e degno di essa e di
voi. In fatto né il rapporto recatovi dalla mentovata Commissione
di Milano, né ciò clie fu stampato di quella ch'era in Padova, non
contengono alcun sistema riducibile alla pratica, lo che era il de-
siderio di tulli; e ciò vi sarà dinioslrato sol chi! io ricordi, che,
mentre dalle due Commissioni é proposto il sistema riladelfiaiio
come ])referibile, le sette limitazioni o uiiligazioni delle quali rac-
comandano la osservanza, e delle f|uali trovai nota iielli Diari di
Padova, riprovano inesorabilnienle tulio ([ucH americano sistema,
sì nel sostanziale che nei dettagli. Risulta inoltre che ponendo a
scrutinio logico le stesse limitazioni nelle forme in che furono trac-
ciate, e riguardando al tempo che ad esse rigorosamente fu pre-
scritto (mezz'ora), elleno diventano a praticarsi impossibili. Fi-
nalmente dico, che se si fa confronto del rapporto fattovi e delli
Diari di Padova, con ciò che è registrato nel volume degli Atti di
ipiel Congresso, queste inq)orlanti mitigazioni furono oblile o
so|)presse, e negli Alti udii \i si trovano, hi tutti i modi è ina-
dempila la grave inchiesta sulla riforma delle carceri fatta al terzo
memorando Congresso italiano accolto in Firenze; e riconosciuta
— r.o8 —
la neccssilù clic scunlo ni ;ii;ila lutti i cuori generosi d' una ril'oi-
nia delle carceri, penso clie ancora dcbhansi preliminarmente pon-
derare dal vosti'o senno i vizi che io jiersislo ad imputare ai si-
stemi fdadeiliano ed auhurniano ; e clic dol)l)iatc esaminare e de-
cidere se al)l)iamo o no in Italia princijtj ed antecedenti nostri die
bastino a rormulare una riforma senza ritentare metodi estranei, i
(piali in alcune parli di c[uclla rej^ione ove erano stali adottati con
entusiasmo, furono per nuove e nuove riforme fatti in brani, ed
anche totalmente reietti.
Acciò non siano oblite riprenderò il filo delle cose obbiettate
contro le basi delle riforme americane pro|)osle a Firenze. Colà era-
no dichiarali i danni e la impossibilità della riforma auburniana,
come furono indi a Padova. Sebbene a Firenze fosse consentito,
che il silenzio qual mezzo d'ordine era ben necessario in fpialunque
sistema carcerario, e giovevole come mezzo ausiliario alla riforma
morale dei carcerati cercata con qualsivoglia metodo, ed uti-lissimo
alla repressione dei riottosi adoperato come mezzo di disciplina in
concorso dell'isolamento; sia l'uomo o poco o molto reo, se egli sia
interessato nel lavoro, o parlerà del lavoro, oppure non parlerà;
ma se nel lavoro sia addolorato col silenzio perpetuo, quando veg-
ga pur solo i compagni della sua pena, lascerà languire il lavoro,
e in un linguaggio non inteso da voi parlerà nell'ira sua, perchè il
dolore lo predomina, perchè sul labbro torna prima il cuore che
la mente. Voi lo distruggete ma non lo ammutite; egli manderà
fuora odio ed ira. Si è detto a Firenze ed a Padova, che il silenzio
forzato perpetuo in uomo non solitario è violenza contro la natura
stessa dell'uomo, perniciosa al fisico come al morale di lui. Non
potevano i medici non riconoscere, che ciò altererebbe l'equili-
brio della sanità ; né potevano ammettere giammai, che la febbre
del dolore represso potrà produrre un più equabile svolgimento di
funzioni, o di organi, principalmente del cervello. Il sistema fila-
delliano ( isolamento in muta celletta ) era per non meno forti ra-
gioni rigettalo a Firenze, e, posso lieii dirlo, con terrore. .\ gara quei
dotti invocarono e le straniere statistiche, e perfino le contraddizio-
ni delle slesse statistiche, e ne furono concordemente riconosciuti i
danni alla sanila; dimostrabili anco a pilori, .si per la luce poca e
rcflessa, sì per l'aria non pura né purificabile dove è fomite d'esala-
inenlo nocivo perpetuo, sì per la inazione muscolare, che da lungo
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lenipi)j;lisj)erimentitlel l)onemerilo Fontana diinostiala aveano niici-
(lialc ai muscoli ed ai nervi. Diiò or ora clic cosa a ciò la |)oIeniiea ri-
sjìondesse. Contro il detto sistema erano dicliiaiali i ])essimi elìciti
della sola mansione nelle nostre segrete durante i processi ; ed a ben
inoli ielle oggi mi ascollano toi-nerà in mente la spiacente istoria di tre
suicidj nelle carcci'i di Toscana, tentati doj)o reclusione segi-eta di
molli mesi, e due parmi con piena effettuazione, che giudicò pro-
dotti dall' isolamento il medico fdosofo che ce ne parlava ( Betti );
siccome ancora di conformità avea dichiarato colui che nell'atten-
tato era stato trattenuto dal compierlo, affermando che la vita in
quel segreto eragli divenuta insopportabile. E parmi che forte diffe-
renza vi sia fra l'isolamento in una segreta, che al recluso lasciala
certezza d' una liberazione non lontana e che può arrivar lutti i
giorni, e quella sef[uestrazione filadcKiana assai soniigliante allo ini-
nuM-amento; lo isolamento della quale è una tenebra senza fondo e
senza confine, un mezzo ben meditalo d'indurre a disperazione, un
ti'ovatt) che offende l'uomo nel pensiero, e lo trascina a follia o a
suicidio. Le (piali cose ben certe e non controverse, quanto al recar
esse nocumento alla sanità del corpo, nessuna igiene potrìa tenerle
come medicina buonissima al riordinamento morale.
A respingere da noi questo triste dono d' .\nierica gioverà il
ranmientare, e ciò fare con un cenno appena, chele opere delle na-
zioni dove ebbe parte il consiglio dei loro sapienti portano la im-
pronta della loro filosofia.
In Italia noi abbiamo una nostra filosofia, che altri da noi ]>ri-
ma ajipresero e poi lasciarono, quella io dico di Marsilio Ficino, di
Dante, di ^ico,di tutti affatto i grandi Italiani, che fu ancora la fi-
losofia di tulli i padri della Chiesa. Dessa non imperò sulle nòstre
prigioni, e non di manco per essa fu fallo in quelle moltissimo be-
ne. Io lascio che 1' isolamento e il silenzio siano siali da noi ado-
|)erati come mezzo di riforma morale dei carcerati a Milano ed a
Roma ; sempre risulterebbe che dopo la prova di tali mezzi non si
tenne di essi gran conto, e gli Americani di poi vi confidarono som-
mamente. Ma se vuoisi riguardare a ciò che s'è fallo fra noi, si
troverà che isolamento e silenzio vi furono adojiei'ati sempre come
mezzi di rigore, e conviene che si chieda alla istoria quale ne fosse
lo scopo e gli effetti. Inlanlo ninno mi negherà che per il correg-
gimento dei carcerati la Italia pose fiducia nella efficacia della santa
— Ci IO —
narola e cU'llo oscni])io;e rlic roii (|uesti mezzi lia poliiU) so\eiili
volte un semplice IValioello, un miiilc ed oscuro prete far fiorire
nelle sconsolate nostre prigioni molto più di virtù vera che al certo
non fosso mai nei loi-nicnlnti d' America. Perchè non si dà virtìi
dove non è sjxtnliincilà ; o tali metodi possono rcndeie cpiei Iritppo
miseri ancor pegi,'i<>i-i col farli ipoci'ili. In America con quei sistemi
la Ulosofia sensualissima ed il protestantismo portarono il loro frut-
to. Si volle con isolamento e silenzio convertire i carcerali, e ciò
che dicono filantropia prese il posto della carità in quelle case di
dolori (ìlosofici tanto più orrendi cpianto più muti ; e questa dottri-
na variamente modidoala ha invaso molte parli d'Eui-opa,ed a Pa-
dova fu sul punto d'ottenere cilladinanza in Italia. CÀi> risulla dalli
Diari di Padova, e in (|uclli la Commissione con una sola frase
tradì il suo segreto; ci disse ella, che hisogua educare i cervelli, ma
in Italia ci'cdo che si penserà a educare le anime, e lasceremo allo
straniero questa dottrina dell' accomodare i cervelli.
^on fui hreve, e ne chiedo scusa, ma non posso tacervi nulla.
Si è aspettato ora a volerci per gli ultimi impoire quella filosofia
e (juel meccanismo d'America; ora, dico, quando l'America che
se ne era fatta maestra, atterrila dalle mule ma molte vittime
della scuoiatasua filantropia, variati già prima in molti modi i suoi
metodi e trovatili sempre fatali, va distruggendo a grandi sforzi
qiiell' opera di che si era tanto gloriala, e sulla quale aveva tanto
alle altre nazioni mentito. Sì, o signori, è questo un grande fatto il
quale cojtre tutte le discordanti slatisliche e i discordanti rapporti
di visitatori, e le esagerazioni del giornalismo sempre partcggiato-
-re ; fatto, il quale fa dominatrice in questa discussione una sola e
solenne verità. In ciò soltanto, e nella grandezza dclli sagrifici in-
genti, che per cpiesla verità 1' America impose a se stessa, tlessa
sarà davvero maestra ed esempio delle nazioni. Ora se noi abhiam
fede ai nostri antichi principj,ai tiuali pur dobbiamo un' invidiata
su])eiiorilà sui popoli che abbiamo inciviliti, non sarà d' uopo che
ci si confessino in altro modo i resultati di (piei sistemi carcerari,
perchè avremmo potuto prevederli. Non di manco assai duolmi di
non aver meco piii documenti clic mi furono promessi, per darvi
un quadro documentato della reiezione in America di (pielli ame-
ricani supplicj. Avrei ben desiderato dopo il Congresso di Firenze
di visitare I' America del ÌNord, e gli antichi penitenziari ed i nuo-
— Gii —
vissimi, né al cerio fu il disagio die potè impedirmelo. Vi presento
però una dicliiaraziunc del sig. Kdoardo Lestei- dotto e ^'Olitile anie-
rii-ano e console iu (Genova, vi presento un tein])erino, clie j)orla
inciso il nome del sig. Costar il <|uale era or son dieci anni Presi-
dente del (ioverno dell' Olilo, jìcr il quale con (pieslo ne fu allora
i'abhricato uno simile dalli |>i'igìonieri di c|uel nuovissimo e sontuo-
sissimo penitenziario. Questo temperino clie vi presento-fu dal di-
rettore donato al sig. Lester, e questi non seppe negarmelo, ed io lo
avrò senqìre caro a memoria di (piesto giorno. All'Ohio si fcjndava
una nuova caj)ilale; e ciò, e la popolazione crescente, e le opinioni
saviamente colà mutate circa i già famosi metodi penitenziari, in-
dussero necessità di volgere ad. altro uso la carcere della antica ca-
pitale, <? fabbricare nella nuova una jìiù grande e con piìi generosi
principj.Si volle capace di aooo detenuti, con una camera ( non
una mula) per ciascheduno, e con gi-andi sale per opificj siccome
convicnsi in ima casa d' ordine e di lavoro. Erane stalo delineato
il disegno sopra una base venti volte forse maggiore del gran pa-
lazzo del Governo in Genova, e dovea sorgere a otto piani,e dove-
va costare la somma di oltie a 3o milioni di franclii. Quel Governo
già stavasi adunato a deliberarla, allorché chiese accesso un perso-
naggio, quello che ultimo era sortito dal seggio di Presidente, ed
egli offeriva modo di costruirla col decimo della spesa ; domandan-
do che fossero posti a sua disposizione li detenuti, che orano oltre
a dodici centinaia, e gli fossero dati soli 200 soldati: e così fu deli-
beralo. Allora il benefico uomo recossi all' antico carcere, guidò
(]uei miseri per lunga via alla capitale nascente, li alloggiò in ba-
racche, li organizzò a guardia di se medesimi, di essi si valse per
arrestare i pochi che furono fuggitivi, e potè in breve dismettere
la metà delli 200 soldati. L' opera dei prigionieri preparò i grandi
massi di granilo, e costrusse all'Ohio per le loro mani il più gran-
de j)enitenziario, che vi sia al mondo: là fu fabbricato il lenipcrino.
Colà di giorno una parte dei prigionieri attende al lavoro, e da que-
sto il Governo, pagate tutte le spese dello stabilimento, ne ha un
j)rontto di 100 mila franchi all' anno. Isolateli, e certamente non
varranno più nulla. Mi ha fatto un senso, né so dire se fu di pie-
tà, il trovare nella polemica carceraria, che il dotto prof. Martini di
Torino, ad annullare la obbiezione ])ropost<T pur a Firenze contro la
sequestrazione, derivando l'obbietto dal nocumento che verrà ai
77
— Ola —
(icU'iiuli per la sola mancanza di molo, ha consiglialo di coslriu-
fjcre quei reclusi in cellella mula a dare ivi movimeulo per più ore
ad una maccliiiia, al solo scopo di averli falli movere per lanle ore
nella lor tana. VA non ricordò <|uclle Iracce della sapienza primi-
tiva, le quali ci sono dicliiaratc nelle prime scuole, ove ci dissero
die un somigliarne lavoro, coatlo, improduttivo, monotono, gli anti-
chi savi! immaginarono colle mole d' Issioiic, e lo conohhero allo
ad accrescere i tonnenti dell' inferno : se no il celebre medico sa-
riasi astenuto dal preparare fra di noi ai miseri prigionieri un tale
conforto. Torniamo alla lezione la quale io accettai di prendere dal-
l'America. Per quella simpatia che sveglia la civiltà americana, gio-
vine, piena di vita, sollecita di se stessa, tale cui i generosi perdonino
perfino i tentativi male calcolali e male riusciti ; ella è ben degna, o
signori, l'America che noi da essa non accettiamo che il buono.
.\dunt[ue ali Ohio i condannali abitatoli della casa monumentale
che essi a se fabbricarono, hanno di poi continuato e tuttavia con-
tinuano a essere impiegali in buon numero nelle opere di costru-
zione della nuova capitale, e, come è provalo dalla dichiarazione
che vi ho presentato, essi hanno arricchita la loro patria di un bel-
lissimo ponte in granito lungo oltre a mezzo miglio, e fabbricarono
e fabbricano edifici nella nuova capitale suddetta, e fanno sorgere
una delle i)iù belle e delle meglio costrutte città dell' Unione. Sap-
piamo e sapevamo che il lavoro è per l'uomo elemento necessario
di moralità; che la conosciuta utilità del lavoro, e lo scopo di esso
è ottimo stimolo e conforto al medesimo; che in fine l'esempio e
l'enudazione del lavoro, il /ènc^ opus, ììc accresce e triplica il pro-
dotto, e che l'uomo e 1' ape isolali non valgono nulla, perchè per
legge di natura sono enti sociali anco sul lavoio. Si è parlalo di
colonie; e vi ha egli Stato che non abbia «lei terreno coltivabile
abbandonato? E non è questo il tempo delle strade, dei canali,
dei lavori publici? Se l'ordinamento dei carcerati al lavoro mo-
strasse, che si possono organizzare le famiglie in centurie, dove
tulli abbiano un letto in camera sana per dormire, non uno vada
a letto senza aver cenato, né a cena senza aver lavoralo; che ma-
gnìfici deposili" di mendicità sarebbero questi! che bell'esempio
ciò sarebbe, dato da paese cattolico bene disposto ! Ma torniamo
alle carceri. Con ciò che.ho detto cejtamente si può allontanare il
più grande ostacolo che vi sia alla riforma delle carceri, quello
— Gi3 —
«Iella spesa; e si può facilitare un modo di riforma che sia gene-
roso, e con ciò sbandire da uni of,'ni iiupoilazioue haiharica nuo-
va. Fu ricordalo a Firenze che per le deportazioni furono liasniu-
late ili utili popolazioni delle orde mostruose di delinquenti delle
pili |)otenti nazioni d' Kuropa, e fu vietato clie un fiume d'umano
sangue fosse versato per le mani più abbiette, fiucllc del carnefice.
Un dotto Tedesco aveva dello al Congresso di Firenze clic gli Scili
d'oggidì popolano di deportali r.\sia ai confini della Cliina, e pur essi
ai)l)orroiio assai da' siipi)lii'j. Dalle carceri della (lolla Toscana noi
raccogliemmo a Firenze il fallo delle carceri di duiiiie a S. Minialo
che è ora un collegio d'ordine e di lavoro; e quantunque in quelle
genlili e delicate nature il pervertimento sia più die mai conta-
gioso e j)eslifero, pure appena ei-aiio tolte (|uelle meschine al sudi-
ciume delle slincbc, appresero a vivere socialmente anco in pri-
gione. Come questi dati andassero oblili io non so; so bene che è
diritto d'umanità che ol)liti non siano, e che voi vorrete apprezzarli.
Una volta vi ho dello che parlavo cose d' igiene ; ora mentre
slo per finire voglio troncare le difficoltà d' una non giusta obbie-
zione, la (piale troppo mi parve avventurata contro noi medici. Se il
vero medico studia l'uomo, 1' uomo, o signori, (ì tutta la filosofia.
Quando il medico igienista ha determinala una verità a forza di
ragione e di sperienze, egli può e deve difenderla sul proprio ter-
reno e sul terreno delle altre scienze ; e ciò i<) rammento perchiM|iii
imporla assicurare la libertà del nostro giudizio eziandio dalle sotti-
lità. Credo di dover ripetere che non è vero che una febbre di do-
lore represso sia giovevole a portare un più equabile svolgimento
degli organi umani, specialmente al cervello.
Non ridirò i mezzi di silenzio auburniani veduti in America dal
sig. Principe Carlo Bonaparte, ma dei timori del sig. conte Petitti,
al ((uale fa paura la possibilità che, introdotto il sistema filadelfia-
no, il duro sistema sarà, e le escogitate mitigazioni non saranno;
dirò clie, quanto sono convinto che il silenzio perpetuo della voce
fra' vivi non si ottiene senza enormi rigori, altrettanto giudico che
i timori del valente giuspublicisla sono fondali : ma il mio volo non
pii() aggiungere valore a quello di (piei dollissinii, onore e sostegno
(lei Congressi italiani.
Finalmente inlerprelando i sensi di molti che mi sono noti, af-
fermo che la riforma delle carceri la vorremmo per tulio, perchè
— Gi4 —
non sono ora in armonia coi principj nostri; clie a farla per la
via per la quale fummo guidati conviene chiarire e decidere, se
noi abbiamo o no antecedenti nostri che valgano a formularla; e
se sia o no a controscnso della buona filosofia adottar come niez-
zo fondamentale di riforma il meccanismo doloroso delli due me-
todi americani ; ed aggiungo clic in (|uei sistemi i più suppliciali
saranno coloro che j)cr natura ed intelligenza avranno maggior
potenza d'intelletto e di cuore. Una riforma fatta coi nostri prin-
cipj sarà nostra, ed io parlo di questa.
Io non credo, che alcuno vorrà negarmi che in una riforma sa-
ranno elementi utilissimi — sana e conveniente mansione — ordi-
ne — instruzione — lavoro sufficiente — buon esempio di tutti —
premio di buona condotta, e di lavoro — di notte camera a solo e
silenzio — silenzio a modo e tempi determinati di giorno — pre-
ghiera — ai riottosi isolamento più rigoroso, e silenzio per disci-
plina, colla proibizione d'ogni castigo brutale. Ma io mi taccio. L'Ita-
lia nostra possiede uomini che basteranno al grave argomento, ed
io qui ne conosco, e questi si gioveranno delle cose straniere f|uan-
to convenga; io appresi che il senno italiano non rigetta, come non
accetta senza consiglio ; né mai nega omaggio ai promulgatori del
vero, chiunque e dovunque siano. Ciò che molti stranieri non fan-
no verso di noi.
ìHtmtH'.
A D l ^ A ^ Z A
DEL GIORNO a; SETTEMISRE
-•se*-
X-ietto dal Segretario Cloni l' allo della seduta precedente e fatte
alcune modificazioni, dietro osservazioni del Principe Carlo Bona-
parte e del cav. Presidente, restò approvato.
Sono inviate in dono alla Sezione le seguenti Memorie :
Osservazioni sopra lo Si'olgiinciito dei corpi organici. Del dot-
tore Giacomo Rii'elli.
Elementi generali e positivi della primordiale formazione dei vi-
sceri addominali. Del suddetto.
Memoria omologica. Del suddetto.
y^tti della R. Accademia dei Filomati di Lucca, e relazione del
Segretario dolt. A. Pelliccia.
Ricerche Jìsiologic/ic. Del dott. Cliiappclli.
Catalogo metodico degli uccelli europei. Del Principe Carlo Lu-
ciano Bonaparte.
Osservazioni e proposizioni sulle indagini ed esperienze fatte sul
sangue dal dott. Paoli. Del dott. Timoteo Riboli.
E fatta quindi comunicazione che la città di Milano, dimostran-
do il suo gradimento di accogliere gli scienziati italiani che concor-
reranno al sesto Congresso, ha stabilito di mettere a disposizione
degli scienziati la somma di austriache lire 10,000, per eseguire
una o più grandiose esperienze, a forma di un programma distri-
buito ai membri della Sezione.
Appiaudivasi dai congregati alla splendida ed utile offerta del
-Alunicipio milanese, e veniva unanimemente stabilito che ad esso
si porgessero in nome della Sezione i più solenni ringraziamenti.
Il dott. Carlo Anipelio Caidcrini leggeva quindi il seguente rap-
porto della Commissione incaricata dell'esame delle Memorie pre-
— Gi6 —
soniate in risposta al programma di premio proposto dal sig. pro-
fessore Mazzoni di Firenze.
« Il sig prof. Giovanni Ballista Mazzoni, di Firenze, viste le dif-
ferenti opinioni correnti sulle (|ualità speciliclic e suU' uso terapeu-
tico della sejjale cornuta, volle con laudcvolissima generosità, in oc-
casione del terzo Congresso scientifico tenutosi in Firenze, propor-
re un premio di toscane lire mille, da conferirsi a chi avesse pre-
sentata alla (punta riunione degli scienziati italiani in Lucca la più
soddisfacente soluzione dei seguenti quesiti:
I ." Stabilire con fatti clinici se la segale cornuta sia, o non sia
un farmaco di azione certa sull' organismo animale.
2." Verificare per mezzo di esperimenti sugli animali, se tale
proprietà d" ai;ire appartenga esclusivamente alla segale silvestre.
3." Dichiarare i caratteri botanici ed i chimici della segale cor-
nuta, e indagarne con mezzi chimici la sostanza attiva.
/■) " Dedurre da nuovi esperimenti e fatti moltiplicati la deside-
rata soluzione al cpiesito — Se 1' azione della segale cornuta sia
sedativa, o controstimolante; se eccitante o irritante; e quali mu-
tazioni induca nell' animale organismo dopo essere assimilata.
5." Se l'azione della segale cornuta si limita all'utero; determi-
nare qual sistema di esso viscere venga da essa attaccato, o il san-
guigno, o il nervoso.
G." Indicare quando potrà utilmente adoperarsi nel travaglio del
parto, per eccitare le contrazioni uterine, e quando potrà riuscire
o vana, o nocevole.
7." Determinare le cause le quali o tolgono affatto, o rendono
meno efficace 1' azione del farmaco.
8." Facendo esperimenti sugli animali, e raccogliendo fatti cli-
nici bene avverati, determinare se la segale eserciti la sua azione
provocatrice delle contrazioni uterine: i.'a qualun(|ue epoca della
gravidanza quando non apparisce alcun segno di jiarto ; -2." al mo-
mento del soprapparto (|uando sono cessate totalmente le doglie
necessarie ad espellere il feto, e la placenta.
9." Provare con fatti clinici l'azione emostatica della segale cor-
nuta nelle emorragie uterine, nella gravidanza, nel soprapparto, e
dopo di questo.
- 6i7 -
io.° Verificare con espei'imenti sugli animali, i.'Se la segale
cornuta conservi lunpamcnlc il suo |)rinri|)io attivo, o se al con-
Iraiio coir andai'c del Icnipo venga essf) a disperdersi, o a diniiniii-
le (li forza, i." Se realmente la propinazione immediala al polve-
rizzamento delia segale sia la condizione indispensabile per otte-
nerne la ellleacia.
Selle Memorie vennero presentate al concorso : e queste nel-
r adunanza medica del giorno i8 settembre vennero trasmesse ad
una Commissione ctìuiposta del sig. j)rof. 'l'cssandori Presidente,
e dei signori G. Cerioli, cav. Trompeo, cav. Griffa, prof. Corlicelli,
prof. Garresi, doti. Tui'clielli, e del sottoscritto che lia l'onore di
presentarvi il giudizio su di esse.
Tre di (|ueste Memorie non furono ammesse ad esame, perchè
manchevoli delle volute formalità accademiche, e per aver gli au-
tori di esse manifestato il loro nome. — La prima segnata num. i
ha per titolo — Monograda delia segale speronala — del doli. Gio-
vanni Larber medico municipale della R. città di lassano. — Sotto
il num. -x sono comprese: una Memoria scritta in lingua francese
intitolala — Mistoire physiologicjue, cliimi(pie, to.vicologique, et me-
dicale du siegle ergolé — e due esemplari di un estratto di colesla
Memoria scritti in lingua italiana, del sig. Bonjean, noto a voi per
gl'importanti suoi sludi sulla segale cornuta, e per la medaglia d'oro
conferitagli nel 18/11 dalla Società di Farmacia di Parigi per cotesti
studi. — Quella col num. 3 finalmente, col titolo — Nuove ricer-
che riguardanti le facoltà velenose, ostetriche, ed emostatiche della
segale cornuta, e del suo modo d'agire sopra 1' organismo anima-
le — di Aurelio Finizio ( Parigi i843 ).
L'esame cadde sulle rimanenti quattro.
La .Alemoiia segnata num. 4 con l'epigrafe — E carattere dei
discendenti di Galileo tener piede a terra, battere la via dei fat-
ti, e sollevarsi solo a quelle speculazioni che non perdono di vista
il fatto, se pur non sono immediatamente ad esso congiunte —
( Cald. ) — Quo minus nota, eo magis exploranda sunt — ( Fernet. )
— Vera dico; experta dico; sancleque affirmo — (Bagl.), è cor-
redata da nuove esperienze farmaceutiche, terapeutiche, e cliniche,
instituite dall' autore medesimo, e comprendenti i varj casi, nei
— 6i8 —
((iialii)iK> \eniro adoperala la segale cornuta, e i suoi preparali. L au-
tore ha provali di preferenza questi ullinii in luogo della segale
cornuta islessa: non mancano però eziandio queste prove, e talune
falle, coi grani di altri cereali alterati dallo sprone alla maniera
della segale. Parve però alla Commissione, che non lutti i fatti clinici
da lui recali fossero affatto puri, e tali da fornir sempre una noli-
zia distinta dell' azione terapculira del lìniedio; avendo l'autore
talvolta fallo uso nel nieilesimo tempo di altri validi argomenti te-
rapeutici, o fatto seguitare il rimedio ad im trattamento curativo
di per se solo attivo. A malgrado di ciò, questa è Memoria vera-
mente sperimentale e clinica, la quale reca nuova luce sulle virtù
della segale cornuta, e dei suoi preparati, e sviluppa e scioglie com-
piutamente il tema proposto, non tanto per le facoltà della segale
nei casi ostetrici, come ancora per la sua azione lei'ajìcutica in
molle affezioni, in quelle massimamente delle memhrane mucose,
alle quali 1' autore ha rivolto in special modo la sua attenzione.
La Memoria nurn. 5 coli' epigrafe — Non mihi res, sed me re-
bus submittere conor — (llorat. ) intitolata — Discorso sulla se-
gale cornuta — è ricca di considerazioni teoretiche, talune delle
quali sentono di novità, e non sono prive d' importanza. L' autore
ha elevato il suo lavoro piuttosto sulle osservazioni altrui, che sulle
proprie, ne curò di procacciarsene di nuove e di particolareggiate,
che servissero di appoggio alla opinione per lui professata. Sembrò
anzi alla Commissione che anche il lato ostetrico del tema propo-
sto, al quale l'autore ha più direttamente volte le sue ricerche, sia
stato bensì discorso con didattica abilità, ma non compiutamente.
La Memoria num. G che porla l'epigrafe — Necessitas medici-
nani invcnit, expcrientia perfecil : duo sunt pra-cipui cardines, ra-
tio, et observatio — (lìaglivio), intitolata — Monografia della sega-
le cornuta in rapporto alla pratica dei parti, — raccoglie ordinata-
mente le più importanti osservazioni che si conoscono relativa-
mente all' uso della segale cornuta nelle varie contingenze ostetri-
che. Se fra le non poche osservazioni cliniche, che con molta dili-
genza e studio vi sono raccolte, l' autore avesse aggiunte pur delle
proprie, fiuesla scrittura sarebbe riescila, se non tale da rispondere
a tutte le richieste del programma, una compiuta miinograda sulla
segale cornuta in rapporto alla pratica dei parti; massimamenle
— Gig —
per Irovarvisi assai l)ene esposte le varie opporlunità nelle quali
iiniiiiiiiistraro il rimedio in disrorso, non che sviluppate incidenle-
iiii'iil»* alciiiic ulili cuiisidera/.ioiii sidia inei/.ia di'!! iilcro.
La settima Memoria finalmente che ha |)er epigrafe — Poriatiir
ij^ilnr illiid opera (pia-fpie maxima et diffìcillima, vcl pra-miorum
amplitudine, vel consiliorimi prudentia et sanitate, \el lahorum con-
iuDclione superari — ( Bacon ), dimostra la molla pci'izia clinica
dell' autore, il (piale rivolse a proprio uso le ricerche sperimentali
instilnite da alili sui^li animali con questa sostanza, non però ten-
tandone di proprie, e curandosi piultosto, e piii specialmente delle
cliniche osservazioni, (km (pieste però nulla venne ag;giunto a ciò
che si conosce, così inlorno al rimedio stesso, come iiilorno alle fa-
coltà terapeutiche ond'è fornito; giovò bensì a confermare in parte
(|uelle facoltà che dal Bonjean vengono attribuite ai nuovi preparati
per lui ottenuti con (jiiesta sostanza. La Commissione ha trovato
commendevole la specificazione dei casi ostetrici nei quali è o non
è conveniente 1' uso della segale cornuta e dei preparati di essa :
solo sarebbesi desiderato che l'autore avesse porto un maggiore e
piìi svariato numero di fatti, per conoscere più chiaramente (piale
sia l'azione terapeulica di siffatta sostanza nelle affezioni delle
membrane mucose.
Valutati cotesti voti, parve alla Commissione che la Memoria
segnata col num. f\ coli' epigrafe — È carattere dei discendenti di
Galileo ec. — abbia meritato uno speciale riguardo. È quindi ve-
nuta nella unanime determinazione di distinguerla, aggiudicandole
il premio. Cotesta Memoria, a malgrado di alcune imperfezioni
sopra notate, vince le concori'enti, così j)el numero, e per la varietà
e novità delle esperienze, come per le molte cliniche osservazioni,
proprie dell'autore, ond'è arricchita. La Commissione non iia po-
tuto per l'anguslia del tempo aggiungere, come avrebbe desiderato,
a cotesto voto il risullainento sperimenlale delle riprove instituite
coi preparati stati proposti e adoperati dall'autore, il quale colle sue
esperienze farmaceutiche e tcra|iciiliche è riuscito a conseguenze
«lifferenti da ([nelle del Bonjean.
La Commissione (piindi, seguendo le formalità accademiche,
passò all' apertura della scheda sigillata, annessa alla Memoria nu-
mero 4 portante 1' anzidetta epigrafe, e giudicala meritevole del
78
— Oao —
piomio. Il Presidente della Cuiiiniissione, aperlala, ne trovò autore
il sig. dott. l-nigi Parola di Cuneo.
Segnitti — Prof. Ermenegildo TE^SAWDoni Prcsiiìcntc
Cav. Prof. Griffa
Cav. Prof. Benedetto Tuompeo
Prof. Filippo Garresi
Prof. Alessandro Gorticelli
Dott. Gaspare Cerigli
Dott. OdoARDO TlTRCHETTI
Dott. C. A. Calderini Relatore
li cav. Trompeo comunicava dipoi una sua nota con la quale
invitava la Sezione di IMedicina ad occuparsi deli' interessantissime
questioni relative alla peste bubbonica, ed ai lazzeretti in relazione
alla pubblica igiene ; questioni bene sviluppate nella Memoria dona-
la alla Sezione dal cav. Francesco Grassi di Pistoja, direttore delle
(|uaranline ad Alessandria.
Leggeva il dott. Capezzuoli queste ultime conclusioni di una
Memoria sul diabete.
i ." Glie la conversione della fecola e zucchero di canna in zuc-
chero d'uva, che si opera nello stomaco, è un fatto normale del-
l'economia; non è quindi significativo di un'alterazione di funzio-
ne in questo viscere, come si vorrebbe dalla teorica proposta sul
diabete; la quale non sembra possa ricevere sostegno nemmeno
dalle ricerche posteriori del Sandras sulla digestione.
2." Che non sembra ammissibile nemmeno un'aberrazione nel-
le elaborazioni successive, per cui questo zucchero normalmente
formatosi non sia condotto nelle nuove solite combinazioni, e cosi
si rinvenga innestato nelle orine.
3." Che concesso anclie esser lo zucchero d' uva un prodotto
insolito della digestione, e conseguentemente andar perduto sotto
questa forma tutto il materiale amilaceo e zuccherino ; ne dalla pre-
senza di questo insolito prodotto, né dalla mancanza di quello nor-
male, cui avrebbe dovuto finalmente dar luogo il materiale indica-
to, riceveranno la più piccola ragione degli sconcerti che affliggo-
no i diabetici.
— Gai —
'i" rinalmente clie la Cliiinica, insufflcienle affatto per sostene-
ic in ([iialclio modo l'opininiie in esame, se una qualclie cosa può
su^'i;erirci relativamenle al diabete, si è die lo zuccliero non dei'iva
nella sua totalità almeno dagli alimenti fecolenti e zuccherini in-
geriti, ma benanche dalle materie nilrogenate a base di proteina, e
che i reni non sono forse organi di semplice eliminazione.
Esponeva il prof. l'acini die la 3Iemoria del dott. Capezzuoli
era interessantissima per la scienza medica, e domandava che ve-
nisse (piesto invitato a pubblicarla con le stamj)e jìrima dello scio-
glimento della pi-eseiite riunione ; il die vien fatto tlalcav. l'residente.
Il Principe di Canino, dicendosi interpetre dei comuni sentimen-
ti, proponeva che si porgessero al cav. de Renzi i ringraziamenti
della Sezione per le cose scientifiche comunicate; ed annuendo una-
nime la Sezione, il cav. Presidente dichiarava che la fatta proposi-
zione sarà mandata ad effetto.
A proposizione del Barone de IJeaufort venivano quindi dall' intie-
ra Sezione votati dei ringraziamenti alla città di .Milano per losplen-
dido attestato di aggradimento dato agli scienziati italiani.
.\perta quindi la discussione sul rapporto della Commissione di
Milano per referire sulla riforma penitenziaria, il dott. Riboli, come
Segretario relatore della Commissione di Padova incaricata di esa-
minare la proposta del sig. conte Petitti, legge una nota (i) con la
ipiale ridiiama alla memoria le principali cose adottale dalla Com-
missione, ed inserte negli Alti di (juel Congresso. E dopo avere ac-
cennato che le questioni furono trattate nel solo lato igienico,
accenna che i <iucsiti proposti e discussi furono r|uesti:
1 ." Della influenza comparata in male, e forse in bene, della se-
gregazione più o meno mitigata con opportuni compensi.
2." Dell' influenza igienica dei continenti più o meno migliora-
li nei differenti sistemi d' imprigionamento.
'i." Dell' influenza igienica della esercitazione j)iii o meno volu-
ta, più o meno variata, di corpo e d' animo.
Tali (juesiti abbracciano, egli dice, ogni genere di considerazione,
tanto coi principj del sistema flladelfiano quanto con (|uclli dell' au-
burniano. Conclude che la Conmiissione di .'Milano non presentò a
questa Sezione il progetto di una Casa di pena, uniformandosi al
(t) Vedasi in fine dell'adunanza.
— 6aa —
ricevuto maiulato; e però doversi tornare nuovanicnte ad incarica-
re quella Commissione di proporre e piesentare questo piano a Mi-
lano, o a Napoli, prendendo per base del suo lavoro, l'isolamento
colle modifica/ioni più adottate dalla Commissione di Padova.
11 conte Petilli, lodando il pensiero del Kiboii di ricordai'e alia
Sezione i lavori di Padova, osserva che le conclusioni di essa non
furono decisive; a£;giunge poi che non è luogo ad occuparsi di con-
siderazioni morali che non spettano alla Sezione medica, ma che si
discuta la questione igienica, cioè, come e quanto il silenzio e l' iso-
lamento nuocciano alla salute; pregare i membri della Sezione a
volere con le ragioni ed i fatti illuminare le coscienze, dichiarando
che non domanda né crede doversi passare ai voti.
Il Principe di Canino soggiunge che egli non sa comprendere
come possa attendersi il parere di un corpo collettizio senza pas-
sare ai voti ; avverte che se ieri si oppose alla votazione non fu
per contrastare alla Sezione questo diritto, ma perchè sembravali
troppo facile trionfo carpire un voto dalla Sezione, ormai troppo
violentemente impressionata dai pronunziati eloquenti discorsi.
Osservava allora il prof. Durci essere utile, conveniente e neces-
sario di riportare la questione ai termini nei (|uali il cav. de Renzi
la posò, cioè a determinare i danni che possono derivare alla salute
dall'isolamento più o meno prolungato.
Al che r assemblea assente.
Il conte Porro legge una nota in difesa del voto della Commis-
sione; dice che sebbene le conclusioni di (piel voto sieno state
combattute coH'autorilà l' ingegno e l'eloquenza di tanti oratori,
pure ritenere che non siano state menomamente infirmate.
l'nico punto di divergenza è 1' adottare o no il principio della
segregazione fra detenuto e detenuto ; è il permettere a questo le
sole comunicazioni con le persone oneste, o 1' abbandonarlo alle
comunicazioni corruttrici dei compagni di pena. Osserva che que-
sta non è più vertenza fra i pubblicisti : essi tutti concorrono ad
un sol voto, né vi derogano se non costretti da un medico feto,
sulla impossibilità di ordinare il regime di tal principio senza por-
re in pericolo la salute. Prosegue che la conciliazione dei sistemi è
impossibile; un sistema misto, qualunque sia il grado della miscela,
comprende due principj, che ambedue non possono esser buoni.
L'uno dei due principj è cattivo, e come tale per se stesso uni ver-
— 623 —
sainiente rigettato. In prova di ciò fa considerare che tutti coloro,
die pi'opongono un (jiialtiiupie sistema misto, son convinti dell'as-
soluta ed unica bontà dell' elemento segregante clie entra a far
parte della mistione, e inni lo fanno prevalere se non in (pianto
credono a ciò essere aslrelli da necessità igieniclie.
La Commissione ricoiiol)l)e non potersi fare con fondamento
lina oj)posizione dedotta dal principio sanitario, e ciò in relazione
del voto a noi raccomandato come base igienica a Padova; e fece
in fine alcune riserve, die in certi casi il consiglio medico pronun-
ziasse la esclusione del regime segregante, che per adattare (piesta
riforma carceraria alle particolari circostanze dell'Italia, meglio che
l'occasione di un Congresso generale valesse Io studio dei giure-
consulti e dei medici dei singoli paesi. Conclude osservando che la
(Commissione era nella fiducia che alla general convinzione che il
|)rincipio segregante sia 1' unico atto a ben condurre la riforma car-
ceraria, avrebbero i medici l'isposto con la convinzione che l'appli-
cazione di tal principio non nuoceva alla salute del detenuto.
Il marchese Ridolfi diceva che approfittava del permesso di
parlare per dichiarare candidamente come avendo da ieri in (pia
meditato meglio sull' indole dell' attuai discussione, e studiato al-
tresì tutto quanto fu scritto in proposito, doveva disdirsi circa alla
opinione emessa di venire ai voti sulla questione igienica delle pri-
gioni. Osservava esser noi un Congresso scientifico italiano, e scien-
tificamente dover discutere, e nei soli rispetti della scienza trattar
gli argomenti politici. Quindi, ciò posto, non poter altrimenti con-
cludere die si venga ai voli, perclR' non ("Col bianco e col nero, noii
è col numero che si decide o si risolve una controversia scientifi-
ca. Colla forza solo degli argomenti, col peso delle ragioni si giunge
a stabilire il vero, e ciò che deve tenersi pel meglio. Proponeva che
continuasse la discussione finché non sembri esaurita, e tutti (|udli
ai (piali può interessare di conoscere (|ual fosse il parere del Con-
gresso scientifico lucchese sulla questione penitenziaria, lo rilevino
dai nostri Alti, dai documenti pubblicati dai membri che prendono
o presero parte alla discussione, e ikiii già dal numero dei voli se-
greti, clie giammai potrebbe esprimere il parere scientifico del Con-
sesso. Ricordava in fine che seCialileo si fosse apjiellalo ai voti dei
suoi contemporanei forse sarebbe stato anche più infelice, e la ve-
rità pili conculcata che mai.
— Ga/i —
Il cas. (^>uaclri raccomandava alla Sezione l'esame di una sua
Memoria riguardante 1' igiene delle carceri, Iella alla R. Accademia
di Napoli fino dal 1819; ed il doli, (li'islofori di Mantova osservava
clie a l'atlova si volle un giudizio esclusivamente medico sulla con-
dizione igienica delle carceri di Filadelfia e di Aid)nrn, e che a Pa-
dova questo giudicio fu dato. 1 Filadelfìani prevalsero colà di liui-
ga mano agli Auhurniani.
Le sue conclusioni (|ui non si combattono, ma soltanto (pielle
della Sotto-Commissione milanese. \ì ebbero anche a Padova delle
voci generose che fulminarono il sistema segregante, come ()uello
che toglie il lume dell'intelletto e porta innanzi tempo al sepolcro.
Non si obliarono in ricambio le grandi utilità che derivano dalla
vita in comune. Vi ebbe chi con calde ed evangeliche parole rac-
comandò degli esseri degradati alla misericordia di (juella società
che essi offesero ; non si poteva rendere alla religione ed alla filo-
sofia un omaggio più nobile; ma deposto per un istante tutto ciò
che può esser l'effetto di una brillante ispii'azione, fu esaminato
se era vero lutto ciò che s' imputava alla regola di Filadelfia? Cote-
sta regola può o no esser modificata da regolari esercizi corporei,
da providi consigli, da uffizi caritatevoli, da conforti di religione?
Dubitava che si sia bene studiata la cagione della man'ia ; che sia
stata bene distinta la vera dalla simulata; e concludeva dubitare di
questa frequenza della manìa in carceri solitarie, dappoiché essen-
do stalo medico delle carceri a Mantova non ha osservato mai un
caso di manìa nei detenuti lungamente segregati, né che questi an-
dassero soggetti a più frequenti malori di c|uelli che conducevano
vita in comune; ed approva quindi senza restrizioni il rapporto
della Commissione di Milano.
Al che il cav. Presidente si faceva ad osservare, che i fatti stati-
stici citati in appoggio alla frequenza della manìa nei penitenziari
filadelfiani sono incontrastabili, e ricorda le autentiche fonti dalle
(|uali ei lì trasse. Diceva che ogni sistema mei'ita di essere apprez-
zato, ma che non si doveva qui occuparsi di quesl' esame che sotto
il solo aspetto igienico. Esponeva il suo desiderio che la discussio-
ne fosse qui terminata; e faceva voli perché raccogliendosi il frutto
delle cose dette si adottasse un sistema misto degno dell'Italia.
Il dolt. Turchetti in fine dichiarava che la questione aveva de-
viato frequentemente dai suoi veri termini, e che sembravagli or-
— G25 —
mai tempo d' incominciare la discussione veramente ii,'ienica. Rite-
neva die ammesse nel sistema fiiadelliano le niodilica/.ioni indot-
tevi ilalla Commissione di Padova, quello non arrechi alcun danno
al fisico ed al morale dell' uomo. Credere die ove nella cella sia
rinnuovala 1' aria, ed il detenuto parli e faccia dei molo durante la
giornata, non possa risenlire alcun danno dal suo isolumento. Chie-
deva in fine clic si determini (Ino a qual punto l'uomo possa sop-
portare il silenzio e l' isolamento.
Dopo (|ueste osservazioni il cav. Presidente, dichiarando chiusa
la discussione soj)ra (pieslo argomento, scioglieva la seduta.
Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza.
Dott. Antonio Salvagnom
■'i
/ Set'retari i r» „ -^ ^
° \ Doti. Girolamo Cigni
PAROLE
SULLE DISCUSSIONI DELLE CARCEKI
LETTE NELU TORSATft DEL 27 SETTEMBRE DELLA SEZIOUE DI MEDICINA
r/c/c/o/é. '^wioéea ^wcu
SlGNORI
\jome Segretario relatore della numerosissima Commissione di Pa-
dova incaricala di esaminare le opinioni e le proposte dei signori
Petitti, Scopoli e Saleri già annunciate in Firenze, lasciale che vi
richiami alla memoria i sommi capi che quella Commissione adot-
tò, inserendoli negli Atti di quel Congresso.
Primo punto di partenza fu dividere l'argomento in diversi capi
di questione, e metodicamente ventilarli ad uno ad uno.
Per procedere con ordine e con chiarezza si stabilì che la que-
stione non dovesse estendersi che sul lato igienico ; per il che il
prof. Orioli formolo i tre seguenti quesiti, i quali abbracciano ogni
genere di considerazione, tanto co'principj del sistema filadelfiano
quanto con quelli di Auburn.
Quesito I. Dell'influenza comparata in male o forse in bene della
segregazione più o meno completa, più o meno prolungata,
più o meno mitigata con opportuni compensi,
a) Sulla salute in generale.
b) Sullo stato in particolare del cervello e dell' intelletto.
e) Sullo stalo morale, e segnatamente su certe viziose abitudini,
• ed altre degne di speciale considerazione.
Quesito li. Dell' influenza igienica dei continenti più o meno mi-
gliorati nei differenti sistemi d' imprigionamento, per ciò che
spetta,
a) La sufficienza dell' aria vitale non viziata da mescolanza di
principj nocivi.
— G'ì-] —
b) Le condizioni igronietriclie.
e) I.p Ifriiioiiicli'iclie, ec.
(^L'ESITO 111. Dell' iiilliienza ij^ienica delle esercitazioni più o meno
volute, più o meno variate di corpo e d'animo.
■N entilati ad uno ad uno stabilì, ridncendoli a sommi capi,
i." Il locale in luogo alto e salidjre;
a." L'ampiezza della cella;
3." II contatto di persone pie, parenti, capi d' arte, ec. ;
4.° La pulizia della cella e dei propri al)iti ;
.').° Lina passeggiata in corti, corridoi, o luoghi simili;
6." L' occupazione nella propria cella ;
e tutto a correggere, a moralizzare, e a conservar l' individuo.
Ciò visto, in rapporto, ripeto, ai due grandi sistemi fiiadelfiano
ed auburniano per cpianto spetta alla parte igienica, e temendo che
altri mezzi rimanessero a considerarsi ; la Commissione medesima
di Padova creò, prendendoli dal seno della sua Sezione, una Cum-
mission permanente, la quale, partendo da quanto venne stabilito
colà, prendesse ad esaminare ogni qunhuu/ue sistema; ed adottan-
do il /mono, Y utile, e il pruticnìiile d'ognuno, s' incaricasse di redi-
gere un piano di riforma carceraria, o un piano carcerario, o un
sistema di penitenza; ne presentasse il Progetto al Congresso di
Lucca, affinchè o 1' adottasse, o il modificasse, o il proscrivesse.
La Ccmimissione milanese non adempì al mandato che in parte;
istituì degli eccellenti confronti ; esaminò per via analitica e per via
esclusiva ogni sistema finor conosciuto, e tutto quanto v' ha di par-
ticolare intorno a questo argomento ; ma non propose, ma non pre-
sentò né un piano, né alcun progetto.
Ecco, o signori, se mal non veggo, ove non die nel segno la Com-
mission milanese.
Al presente dun([ue non si deve fermare 1 allenzion vostra
Né sui danni che arreca il sistema filadelllano.
Né su quelli di Auburn,
Né sulle statisticiie di essi.
Né far de' confronti.
Né proscrivere o far la guerra al nome dell' uno o dell'altro,
IVè rivendicare una ridicola priorità di adozione,
ina deve la mente vostra concentrarsi al progetto di proposta, o del
79
— 6-28 —
piano, e non clij)ailirsi dalle fatiche dell' Orioli e della (^oininission
padovana, le quali non avevano altro scopo, che quello di conci-
liare la punizione colla emendazione del colpevole, senza che ne
avvenisse danno alia salute del corpo e della mente.
Coi piiiu'ipj da lui proposti, e adottali dalla C^ommission pado-
vana si ripara a tutto, cioè
Alla tctrai,'i;ine Aa^ isolamento e della tacilarnitit, col contatto
di persone pie, parenti, ec. ;
bA' istruzione, col conversare con esse;
Alla moralitèi, col togliere dal loro cuore ogni duhhio ;
kWcsercizio e al moto della persona, col ripuliniento dei pro-
pri ahiti, della propria stanza, e con la passeggiata;
Che più non vi avvedete che con tutte queste modificazioni non
siamo più
Né col sistema di Filadelfia,
Né con quello di Auburn,
Né con altri qualsiansi,
e che non abbiamo più una rigida casa di penitenza, ma quasi un
collegio?
Le parole filadelfiano ed auhurniano, o misto distruggansi ; se
ne proponga una nuova, sia pure italiana ; abbia la nazionale im-
pronta; ma che questa nuova esprima il voto comune, l'ultimo sco-
po, r emendazione: casa di emendazione; e finiscano una volta ([nel-
le gare di partito, mosse quasi sempre o da vano amor proprio, o
da brama di contradire, o da basse passioni.
\ engasi duncpie, o signori, al fatto essenziale, sostanzialissimo,
ai piano o al progetto di una casa di pena, o di emenda; e poiché
la Commission milanese non presentò a questa illustre adunanza
il piano di cui ebbe missione, ma ci fornì di utili schiarimenti;
proporrei che ad essa a preferenza si desse 1' incarico di cercar
nuovi dati, e di proporre o presentare a Milano o a Napoli un vero
piano, prendendo per base, l'ipeto, 1' isolamento, colle modificazioni
di già additate dalla Commissione dì Padova.
Per recapitolar dunque i sommi capi, tengasi per fermo che
nel nuovo piano abbiasi a porre in pratica un progetto, il (piale
indichi che
a) Lo stabilimento sia in luogo alto e salubre;
b) Che aJjbia celle sufficientemente ampie e ben ventilate ;
— Gag —
e) r.lic si adotti il coutittto di persone j)ie, parenti, capi d'arte, ce;
d) (Mie al)l)ia il dclcniilo (|iialc'iie passef,'i,'iata almeno |)er mez-
■/.' ora al giorno ; e
e) Qualche occupazione nella propria cella (i).
Così a\ relè lipaialo
\) Alla salute dell' individuo,
b) Alla sua moralità, e
e) Al suo ravvedimento;
e perciò ridonalo alla ivVr/ inorale e t/iv/e un nostro simile, il quale
anclie (piando fu spinto a l'allirc o trascinato al delitto aj non ces-
sava mai d' essere un nostro simile, e non cessava mai di avere di-
ritto al nostro aiuto, per redimerlo e ritornarlo alla via del \'ero.
(1) Vedi opinioni <• massime su di un nuovo progetto sulle carceri peniten-
ziarie dello stesso dott. Rilioli, nelle Miscellanee inedico-cliirurgico-farmaceuti-
clie di Pisa, art. III.
(2) Vedi le stesse.
A D 1 1\ V ^ L A
DEL GIORNO 28 SETTEMBRE
»se«-
iictto dal Segretario dott. Salvagnoli il processo verbale dell'adu-
nanza del aS settembre, il Principe di Canino chiedeva la parola
per farne rilevare alcune inesattezze. Dopo una discussione nata
pei- le osservazioni del l'rincipe di Canino, alla quale prende-
va» parte, il marchese Ridolfi, il prof. Burci, il dott. Salvagnoli, il
Sanguinetti, e il dott. Cioni, il Presidente, ad istanza del Prin-
cipe di Canino, alla quale aderivano pure i Segretari Salvagnoli,
Sanguinetti e Cioni, nominava una Commissione per esaminare il
processo verbale suddetto, e riferire quindi sulla esattezza della
redazione del medesimo. La Commissione era composta dei signori
avv. Celso Marzucclii, conte Porro, prof. Botto, dott. Rampinelli,
dott. C. A.Calderini. Era quindi letto dal Segretario stesso il processo
verbale dell'adunanza precedente, che dopo una leggera modifica-
zione introdottavi ad istanza del Principe di Canino, e dopo uno
schiarimento somministrato dal dott. Cristofori rimaneva approvato.
Veniva in appresso data communicazione di una lettera del
professore Pasquale Manfrè di Napoli, nella quale era inserito il
seguente Programma.
PROGRAMMA
il prof. Pasquale Manfrè di Napoli propone il premio di franchi
cinquecento per l'autore che avrà scritto e fatto pervenire al Se-
gretario generale del settimo Congresso degli scienziati italiani, en-
tro a tutto il mese di agosto 1 845, una Memoria nella quale con nu-
merosi fatti, e tutti poggiati suU' anatomia patologica, sarà nel nii-
•,'lior modo dichiarato :
— G3i —
i/Se ci sono, e (juali e <nianli sono, i fenomeni patognonioni-
ci differenziali delle diverse alterazioni organiche del cuore e dei
grossi vasi.
2." Se veramente la intermittenza ancor prolungata de' sintomi
debita aversi pei- sintonia patognomonico negativo delle slesse al-
terazioni organiclie.
3." Se vi sono soccorsi terapeutici, e quali sieno; ed in mancan-
za si stabiliscano delle indicazioni razionali, ma che siano fondate
illazioni di fatti osservali, e di gran numero di necroscopie.
Le Memorie potianno essere scritte in francese, in italiano, ed
in latino, con una epigrafe in capo delle medesime, la quale sarà
pui'e ripetuta in una scheda sigillata che conterrà il nome del-
l'autore, senza che vi sia la menoma espressione o segno pel (jua-
le potessero cpielle esser conosciute, nel qual caso si avranno co-
me non mandate.
• È anuiiesso al concorso chiuncpie, sia nazionale, sia straniero.
I cinquecento franchi saranno pagabili in qualunque piazza
d' Italia si vorrà.
II dott. Salvagnoli proponeva che fossero rendute grazie dalla
Sezione di Medicina al prof. Manfrè pel premio proposto, e questa
proposizione era accolta favorevolmente dall' assendjlea.
Sulla domanda del dott. Secondi era (|uindi nominata una Com-
missione per esaminare e riferire intorno ad un suo parere — Sul
valore terapeutico delle abbandonate terme di Caldiero — e tal
Commissione era composta dei signori cav. Trompeo, prof. Cerioli,
doti. Schivardi, dott. Parola, dott. Turchetti.
Dopo di ciò il prof. Quadri leggeva sulla utilità del metodo
proposto dal Petrini a curare la ischiade nervosa; citava molti fat-
ti da lui stesso osservati, nei quali la ustione era seguita costan-
temente da notabile allievamenlo del dolore, e raccomandava ai
medici di estendere la pratica di questo metodo semplice e general-
mente proficuo.
11 dott. Cresci, tornando sul soggetto del <|uale avea già trattato al
Congresso scientifico di Firenze, cioè sulla utilità del kermes minerale
usato nelle infiammazioni dell'ajiparalo respiratorio, rendeva conto
di molti altri individui curati con larghe dosi ili kermes, oltre quel-
li dei quali aveva parlato in Firenze ; ed aggiungeva aver egli spinto
— G3a —
nei casi iiiii gravi la doso di questo farmaco fino alla mezza oncia
nelle venliqualtro ore, ed aver osservalo die la tolleranza pel me-
dicamento sta in ragione della gravezza del male, e clic il largo liso
del medesimo può far ris|iarmiare delle sottrazioni sanguigne. Non
lasciava in ultimo di addurre alcime spiegazioni circa (piesto me-
todo di cura, ma professando di non ritenerle per vere intieramente,
concliiudeva piegando la Sezione di IMedicina a valere piuttosto
considerare i l'atti da lui esibiti, e a far di questi ([uella valutazio-
ne le fosse sembrata migliore.
.\perta f[uindi la discussione sulla Memoria intorno alla peste
bubbonica presentata dal cav. G. Grassi nella precedente adunan-
za, il cav. Trompeo faceva osservare, che a stabilire un sistema ef-
ficace di quarantine è della massima importanza il fissare prima con
ogni prudenza il temj)o d'incubazione dei contagi. E intorno a ciò
egli facc^ a sentire esser tlopinione che il tempo d'incubazione della
peste non può limitarsi per gli uomini a soli sette giorni. A soste-
nere questa opinione rammentava, come si conoscessero dei casi
d'incubazione protratta per dodici e diciassette giorni. Citava le os-
servazioni proprie, durante la cliolera in Pesili, d' individui, nei qua-
li questa malattia si sviluppò dopo tredici giorni, e le adduceva co-
me pro\e d'analogia a convalidare la opinione sopra enunciata.
Circa il tempo d'incubazione del contagio nelle merci, nelle robe,
masserizie di vario genere, diceva non potersi stabilire alcun che
di positivo; esservi ragione a temere che il contagio possa restarvi
per anni ancora, ove sieno mantenute stivate e chiuse, e non sieno
praticate le aereazioni e gli sciorini, operazioni mercè le quali il
contagio è disperso. Circa l'azione del calorico come mezzo disin-
fettante opinava non esservi ancora sufficiente numero di fatti per
ammettere con certezza, che alla temperatura di 5o, o Go gradi di
Reaumur possano venir distrutti i contagi, contro i quali stimava
dovessero essere usati di preferenza il cloro ed i cloi-uri. Concludeva
finalmente dover esser ripresa la questione della incubazione dei
contagi ; nuovi studi esser necessari a fissarne con precisione la
durata, ed a stabilire sopra questa un sistema di quarantine uni-
forme ed efficace.
Il j)rof. IJolto si tratteneva sulla necessità di esser ben cauli nello
stabilire i limiti del periodo della incubazione dei contagi ad un
settenario, poiché dall'esser ristretto il periodo d'incubazione entro
— G33 —
([iiesto breve tempo potrebbero nascere grandissime variazioni ne-
f,'li ordinamenti delle (|uarantine, e nelle leygi sanitarie, dalle (piali
sarebbero a temersi non lie\i danni per la pubblica salute. A i-isol-
vere il problema della durata dello stadia d'incubazione faceva ri-
llftlcre come insoigano molte e svariale (lif(ìcollà ; e circa la trasmis-
sibilità del contagio medesimo non lasciava di notai'e esser dessa
diversa secondo gì' individui, il sesso, il temperamento, l'età, la for-
ma stessa della malattia, a forma di quanto era stato j)ure asserito
dal (Josse dietro le tracce di scrittoi'i anticlii : esternava in ultimo
il desiderio clie tutti i medici, posti in condizioni favorevoli a fare
studi sui contagi, si adoperassero a raccogliere fatti relativi alla que-
stione sanitaria, per stabiliie dei piiiici|)j da servir di fondamento
ad un sicuro sistema di rcgolainenti suiiituri.
Il cav. Grassi leggeva le conclusioni della sua Memoria stampata
sulla peste bubbonica, e quindi l' adunanza era sciolta.
Visto — // Presidente Ca\ . Carlo Speranza
l Dott. AXTOMO SaI.V AGNOLI
" Doti. Girolamo Lioxi
A I) li l\ A \ Z A
DEL GIORNO ag SETTEMBRE
-ose»^
xs-ppiovato I' allo del dì aS settenilire (i) il Segretario Cioiii leggeva
quello della sedula decorsa che uj;ualmenle venne approvato.
Furon presentate in dono alla Sezione le seguenti Memorie
Sullit f/igiiif/'i (Iclhi Mediciiiii lei^aìe. Dei C(W. Carlo Speranza.
Teofrasto, primo holanico. Del suddetto.
Memoria illustrativa di un carcere penitenziario, immaginato dal
dott. Caorsi di Genoi'a.
Intorno all' uso del laudano concentrato. Del cav. Quadri.
Ricerche sulle azioni dei rimedi, ed esperimenti fatti nell' uomo
sano colla china, e col solfato di chinina. Del prof . Ottaviani.
Brevi cenni suir Omeopatia in risposta ai dottori Peschier, Poeti,
Calti e Confani. Del cav. Griffa.
Nuova maniera di cateterismo. Del dott. Biagini di Pistoia.
Sulla rivaccinazione. Del dott. Padoa di Modena.
Quindi il dott. Carlo Ampelio Calderini, come relatore della Com-
missione incaricata di scegliere i temi per discutersi 1' anno futuro
alla riunione di 3Iilano, presentò i seguenti quesiti che vennero dal-
la Sezione approvati.
QUESITO I.
I ." Che cosa s' intenda per scrofola ; sotto quali forme si pre-
senta; e quali siano i caratteri distintivi di essa, per differenziarla
dalle forme di altre affezioni.
(I) Vedasi in fine di questa seduta il rapporto della Commissione nominata
nella precedente adunanza per verificare la esattezza del processo verbale di
quella del 25.
— 635 —
■2.° Quali i sintomi palognonionici, e quali le complicazioni di
essa.
3." Quali le cause predisponeuli, e le occasionali.
4.'' In che consista, e dove abbia sede la condizione patologica
di essa.
5.° Ricercare se le alterazioni che si osservano ne' cadaveri dei
scrofolosi dinotino, o no, un processo morboso specifico, sui gene-
ris; e se le speciali alterazioni che per avventura si trovano siano
primarie o secondarie.
tì." Quale sia il suo modo di decorrere, quali gli esiti, e le con-
seguenze.
7.° Ricercare con fatti e con osservazioni molte se v'ha un me-
todo profdattico, e quale; se uno curativo, e per avventura specifi-
co, e (juale.
QUESITO II.
I ." Dare una classificazione delle alienazioni mentali desunta dai
fatti clinici, e confermala dall' anatomia patologica.
2." Se, e quanto la frenologia possa recar luce, od esser guida
nella conoscenza delle mentali alienazioni.
3." Se, e quanto le alterazioni anatomiche che si trovano nei
cadaveri degli alienati di mente debbansi aver per cagione o per
effetto dell' alienazione stessa.
4-° Quali i criteri per intraprendere la cura più conveniente
nelle varie alienazioni mentali: se v'abbia una profilassi /w/c/i/rrt
esomatica; se una tei'apeutica murale e fisica ; <[uale il valore di
esse ; come e in quali casi adoperarle.
QUESITO III.
Ricercare uno o più segni indicanti V incipiente formazione dei
tubercoli polmonari, e precedenti quelli forniti dall' ascoltazione
immediata o mediata, nel (|ual caso 1' arte medica è impotente a
guarirli: e trovatili, consigliare i mezzi igienici e terapeutici per la
cura migliore, e per impedire la progressiva evoluzione di essi.
80
636 —
QUESITO IV.
i.^Chc s' inlende per mal' <iria, e quale è la composizione chi-
mica di essa?
2.° La maVaria è propria dei soli paduli ? oppure di altri luoghi,
e di quali ^
3." Quale impressione viene fatta e lasciata nell'organismo uma-
no dalla muraria? gli animali domestici risentono danno, o no, dal-
la mal' ai in?
'[."Quali malattie, oltre le fehbri intermittenti, vengono genera-
te dalla mal' aria?
5." Le febbri intermittenti sono tutte prodotte da essa?
6." Quale è la modificazione organica prodotta dalla mal' aria,
per la quale viene generata la febbre intermittente?
7." L'intermittenza della febbre è prodotta dalla maVaria? seda
alti'C cagioni, quali sono esse?
8." Da che derivano le frequenti recidive delle febbri intermit-
tenti ?
9.* Quali sono i mezzi che l'esperienza ha trovati migliori, così
per spegnere 1' azione perniciosa della mal' aria, come per guaren-
tire r organismo umano dal riceverne impressione, e prevenire lo
sviluppo delle febbri intermittenti?
10." Quale la cura migliore per guarire le febbri intermittenti
prodotte dalla mal' aria?
II." Quali i mezzi più opportuni per impedire le recidive?
12." È maggiore l'efficacia della china-china, o quella dei suoi
preparati ?
13." Quale è il preparato di china-china migliore all'uopo, e
quindi da preferirsi?
i^.'Fra le sostanze indigene anliperiodicbe, (juale può essere
convenientemente sostituita alla china-china, e suoi preparati?
1 5.° Quale è il modo di agire delle sostanze antiperiodiche?
16." Se, e quanto influisce sulla virtù febbrifuga dei medica-
menti il tempo di sua amministrazione?
17.° Esiste un antagonismo fra le cagioni produttrici le febbri
intermittenti e quelle che producono la tisichezza polmonare ?
— G37 —
QUESITO V.
Ricercasi se reaimenle esista il virus sifilitico nel senso delle
scuole; cioè, se la malattia sifilitica abbia, o no, niio essenziale etio-
lugia i'irulenta.
QUESITO VI.
I ." Stabilire, se è possibile, la natura di quelle febbri, die si veg-
gono, ad epoca indeterminata della malattia, sopravvenire agli am-
malati, clie subirono una grande operazione cliinirgica, o che ri-
portarono una grave lesione nella organizzazione ; e che si presen-
tano sotto le apparenze, ora delle febbri subcontinue, ora delle più
gravi periodiche e delle stesse perniciose, ora in fine delle tifoidee
e delle nervose.
2.° Determinare se l' infiammazione delle vene, de' linfatici, dei
nervi, e de'visceri più lontani dalla organica lesione, ed altre ana-
loghe affezioni, non di rado falle palesi dalle necroscopie, sieno le
sole cagioni di tali febbri; o se convenga d'ammetterne (pialche al-
tra finora occulta, sia perchè delle prime non si trova traccia alcu-
na ne' cadaveri, sia per aiutarci ad intendere perchè tanto raramen-
te la Medicina trionfi del male.
'3.° Indicare se vi sieno segni o fenomeni che, per la loro nalu-
la, per il loro numero e per la loro costanza, sieno sufficienti a farci
distinguere fra loro le indicate affezioni credute cause delle febbri
delle quali si parla, durante la vita degl' infermi, o darci almeno un
sospetto di qualche altra cagione diversa dalle medesime.
4-° Se nulla di tutto questo non può determinarsi, nello stato
attuale delle nostre cognizioni, è egli possibile lo sperare qualche
lume dalia pratica, indicando ciò che fu trovato utile o dannoso?
QUESITO VII.
I ." Se la vera fibra muscolare s' infiammi, o no?
2." Se, dato e non concesso, che s' infiammi, se |)er opera del-
la infiammazione si rigeneri, o no?
— G38 —
3." Se da causa iraumatica o da agente deleterio asportato o di-
strutto, o lutto un Muiscolo o porzione di esso, si rigeneri?
QUESITI RELATIVI ALL.V PESTE BUBBONICA
I ." Comprovare con nuove e particolarizzate osservazioni ben
accertate la contagiosità e il modo di trasmissione della peste buh-
bonica.
2." Determinare in modo positivo lo stadio di delitescenza o di
incubazione del contagio nelle persone, e nelle sostanze capaci di
essere imbevute del principio contagioso.
3." Dare una ragionata classificazione delle masserizie e sostan-
ze capaci di contagio, per servire di norma certa, onde potere sta-
bilire il tempo necessario dello sciorinamento, e dell' intera lort)
jìurilìcazione.
4-° Genesi della peste bubbonica.
5." Se si debba sempre prestar fede alle patenti nette, e con
quali riserve. Accennare i vizi osservati nei Lazzaretti, e il modo di
toglierli.
G." Se la contumacia possa senza pericolo della salute essere ab-
breviata, sottoponendo i passeggieri allo spoglio, e i loro effetti ad
una temperatura elevata di 5o o Go gradi di lietiiwiur, come si pre-
tende da taluno.
7.° Se col mezzo del calorico elevato a tal grado si modifichi il
principio contagioso, e se si distrugga interamente, oppure se con-
venga tuttora adoperare gli altri già conosciuti sicuri mezzi di di-
sinfezione, sanzionati dall' osservazione e giornaliera esperienza ;
cioè, la soluzione di cloruro di calce, il cloro, ec.
8." Se il calorico è un essere disinfettante, riferire fatti nume-
rosi debitamente accertati, e tutte le circostanze relative; il tempo,
e la durata necessaria per avere una perfetta purificazione.
9." In fine all'appoggio della soluzione dei riferiti quesiti, pro-
porre un progetto di codice uniforme generale europeo di quaran-
tine, consentaneo coli' interesse primario della salute publ)lica e del
commercio, e per le persone e per le merci, e per le varie (jualità
di bastimenti.
- 639 -
^'enne comunicala poi alla Sezione una lettera del cav. Grassi
direttore delle (juarantine ad Alessandria, con la quale egli offre,
tornalo in (|uella città, di rij)etere tutti gli esjìeiimenli che gli fos-
sero richiesti dai nienthri della Sezione tendenti a chiarire le que-
stioni relative alla jieste bubbonica, ed ai Lazzaretti, per giovare così
all' umanità ed al commercio.
Il prof. Gioacchino Taddei badata connmicazione del suo par-
ticolare processo chimico ritrovalo per discriminare il sangue uma-
no da quello dei bruti.
« Intento pur io, come ognuno di noi lo è, alla ricerca dell'utile
e del vero, sonomi da qualche tcnqio rivolto ad esplorare un ter-
reno, il (|uale, per (pianto da valenti uomini sia slato finora esplo-
ralo, pur tuttavia ritiene ancora nascosti nel suo seno molti ed im-
portanti tesori. Ardimentosa però è l'opra clie io tentai, e come
n'ebbi dalla Chimica soccorso, così dalla cooperazione dei medici
ne aspetto assistenza e conforto.
« E a notizia di non pochi fra voi, che di ricerche sul sangue, e
segnatamente sul materiale che lo colora, io mi sto occupando da
qualche lemj>o. Ma sul sangue altro gran quesito io mi attentava a
risolvere, quello cioè di sapere o conoscere quando il ridetto umore
appartenga alla specie umana, e (|uando ai bruii.
« La risoluzione di cpiesto problema, oltre di essere una contpiista
j)er la Medicina del Foro, apporterebbe anche trancpiillità agli in-
nocenti e onesti cittadini, e formerebbe la confusione dei malvagi.
Ognuno invoca a nome dell' umanità intiera un tanto benefizio
dalle fatiche dei sapienti, e dall' attuai progresso dei limii;inq)a-
zienti lo aspettano i ministri di Astrea dallo slancio che le scienze
fisiche han fatto nell'età nostra.
« E poiché a giudicare se il sangue che imbratta un arma, una
supellettile, una veste, appartenga o no all'umana specie, si reputa-
vano esser criterio non sicuro sia la figura o la forma, sia il volu-
me, sotto cui i globuli sanguigni nei vari animali si presentano al-
l'occhio armalo di acuto microscopio; e poiché eziandio si ri-
provava come iiifid<i il carattere dell' odore svolto dal sangue per
mezzo degli acidi, comecché diverso quell'odore ne sia nei diversi
animali, così era di mestieri far ricorso ad un mezzo, che in giudi-
zi di cotanto momento ci mettesse al coperto di resultamenti equi-
— G-^o —
voci t' «li (Mi'ori ; di im mezzo in soniniaclie atto fosse a tranquilli/.-
zarc la coscienza dei periti.
« Quindi eia d'iKipo attenersi a criteri più sicuri ; né tali esser po-
tevano se non quelli che ci vengono forniti dalla Ciiimica. Si ri-
chiedeva inoltre, che non uno soltanto, ma due e più questi criteri
si fossero, onde 1' uno servisse all' altro di conferma e di rinforzo;
come ancor si esigeva che i mezzi di esplorazione, qualunque si
fossero, venissero comparativamente isliluili sul sangue di molle e
variale specie di animali, a fine di ben determinare, mercè la dif-
ferenza dei resullamenli respellivi, (piando è che di sangue umano
si tratti, e quando di quello dei bruti.
« A. differenziare pertanto l'uno dall'altro, io mi accingeva fino
dai primi mesi del corrente anno, mellendo a profitto i resullamen-
li ottenuti, e le osservazioni raccolte per altre indagini previamen-
te istituite sullo stesso lunor sanguigno, ma con altro diverso scopo.
« Furono moltiplici, tortuose, e non senza inciampi le vie che
tentai prima di pervenire a dei resultati tali da lusingarmi in qual-
che modo di poter riuscire a discriminare il sangue della umana
specie da quello di altri animali che vivono all' uomo soggetti, o
che a lui ponno essere facilmente accessibili.
« A malgrado però che io mi vedessi in possesso di alcuni mezzi
di distinzione da me riconosciuti già come sicuri e costanti, pur
tuttavia volendo gastigare in me stesso quella sfrenatezza che lo
spirilo assume, quando si lascia preoccupare dal seducente aspetto
della nuovilà o della singolarità, postomi sotto l'egida della pru-
denza e della riservatezza, fino a rendermi diffidente del proprio
operato, non volli ritenere come autentica la riuscita delle proprie
esperienze, senza prima aver dato prove di mia idoneità.
« Per lo che rivoltomi agli amici e colleghi, loro chiedendo di
essere assoggettato al rigore di solenne esperimento tuttavolta che
mi fossi accinto a discriminare il sangue d' uomo o di <lonna da
«juello di altro animale; secondarono benevoli e cortesi (pieste mie
richieste, i professori commendatore Betti soprintendente di sanità
medica, e doli, del Punta archialro di S. A. Imperiale e Reale il mio
Sovrano: i (]uali invitandomi in una prima disfida a individuare, o
specificare Inno dall'altro, il sangue di vari animali ( l'uomo fra que-
sti compreso ) mi esibivano sette qualità di sangue contenuto in
altrettanti vasi contrassegnati ciascuno con apposito numero d' or-
— G4i —
dine, uiide io, istituiti li opportuni esami, pronunziassi (piale Ira
«pici sangui spettasse all' umana specie, e fpiale ad uno od alli-o
bruto (pudsiasi.
« Io ne dissi esser tre di provenienza umana specificandone il
respetlivo numero, ed appartenere i (|uallro limanculi a bruti di-
vei'si. Ma uno sbaglio commisi, pcrclii; Ira i sette erano «piattro e
non tre le (pialità somministrate da individui umani d'amico i sessi.
« Su questo da me commesso errore studiai indefessamente per
due mesi; e posso dire die un tale sbaglio mi fu salutare, poicliè
non solo mi fu scorta a rettificare alcune operazioni accessorie, le
quali avrebbero potuto farmi cadere nuovamente in errore, ma mi
fu sprone eziandio a cercare sussidj in appoggio e conferma di quel-
li elle fin allora mi era procurato all' occasione di tracciare il mio
piano di discriminazione.
a Un'altra disfida io provocai, la quale mi venne dai eoUegbi an-
zidetti accoi'data nel prossimo passato maggio ; e senza commettere
sbaglio di sorte, ricoiiobjji «piale si fosse il sangue umano, e (piale
appartenesse ai bruti, che erano il bove e l'agnello. Altre simili di-
scriminazioni fra due, tre o piìi sangui io ho fatto dopo (piell'epo-
ca, ed ogni volta con resultamento pienamente felice.
« Dal che io presi coraggio per estendere le mie indagini, e per
ravvicinarle a quel punto di utile applicazione, cui ognuno di noi
aspira di vederle giungere, non meno per la utilità sociale, che pel
decoro della Chimica, sempre valevole coadiutrice della Medicina
giudìciaria (i).
« Ma tutto ci(i che fin allora io aveva detto ed operato era ancor
lontano dal raggiungere il bramato scopo. Ed in vero a (piai prò le
discriminazioni che io ho annunziato di aver fatto e potersi fare
sul sangue fresco, o di recente estratto, laddove si volesse in ogni
caso trionfare dell'umana ne(piizia? Laddove si volesse comprime-
re la scelleraggine, la (piale fidando nel silenzio in cui venne con-
(I) L'autore della Memoria depose allora sul banco della presidenza il
testimonio autentico di ciò che stava asserendo, mediante una lettera a stam-
pa colla (jualc si rendeva conto dell' accaduto; lettera indirizzata dal profes-
sore commendatore Betti di Firenze al prof. Patini di Lucca, ini inserita nel-
la Gazzetta delle Scienze mediche toscane, Num. 9. IG £;iugno 18'13.
{ IVola del Segretario)
— f..',a —
siiinata, o elio non avendo altro testimone che la divinità (cui nul-
la si cela ) elude le più sedule ricerche, ed anche insolentisce con
baldanzosa indifferenza nella fronte dei ribaldi e malandrini?
« Egli è un fatto che la giustizia non impugnerà la sua vindice
spada, onde la vita dell' innocente sia {)agata colla vita del reo, se
non allorquando si abbia, o si possegga il mezzo di riconoscere che
sam^iie iiiikiiìo comunque secco, comunf|ue antico, è pur quello che
contamina una camicia, un fazzoletto, mi lenzuolo, una veste ....
a A questo importante scopo io ho pur rivolto le mie indagini,
ed ho la dolce soddisfazione, Colleghi prestantissimi, di annunziar-
vi fin d' ora, che come i processi da me praticati valgono a distin-
guere se il sangue, che è in slato li([uido, appartenga o no alla spe-
cie umana, così valgono del pari ad ammetterne od escluderne la
umanità, non ostante che secco da tempo più o meno lungo, e tale
da costituire macchie o piccole o grandi, e (jua e là sparse sulle ve-
sti, sulle biancherie, sulle armi.
« Onorato di una visita dal sig. Gauttier di Clauby, distinto chi-
mico di Parigi, nel giugno prossimo passato, cadde fra noi il dialo-
go sul sangue, e sullo scopo delle mie ricerche, senza che però io
venissi a manifestazione alcuna dei miei processi. Per il che limi-
tandosi egli ad animarmi a proseguire con impegno i miei lavori,
pervenuto che ei fu a Napoli ne scrisse in Francia, dandone contez-
za all' attuai presidente dell'Accademia delle Scienze il prof. Dumas ;
il quale ne fé comunicazione all' Istituto, nella giornata, se io non
erro, del 17 luglio ultimo decorso. Per il qual mezzo avutane pur la
notizia il prof. Orfila, m' incoraggia e mi stimola pur egli con sua
officiosa lettera a pubblicare un qualche prodromo sulle intraprese
mie ricerche sul sangue, non che a volerne continuare ed estende-
re lo studio.
« Messo or dunque nell'inqiegno di far conoscere i procedimenti
e li artifizi pei (piali mi è dato di discriminare (piando il jiiedetto
umore appartenga all' umana sjjecie e (piando ai bruti, io mi deter-
mino a farne la manifestazione cogliendo 1' opportunità che mi of-
fre r attuai convegno scientifico ; manifestazione però che intanto
io mi glorio di fare al cospetto di voi illustri medici italiani qui
congregati, di voi che delego e ritengo per miei giudici competenti.
« Ma prima che io devenga all'esposizione della parte materiale
del mio processo, permettetemi di preparare il vostro spirito con
— 643 —
fare brevi considerazioni intorno al siil)ietto che in questo momen-
to ci occupa.
« La prima fra queste si è che non voghate immaginarvi di sen-
tire grandioso e complicato apparato di cose, né tampoco pomposa
serie d'esperienze per ottener l'intento, ma in vece seni|)licilà di
mezzi, discreta perizia, ed attitudine agevole ad acquistarsi anche
da coloro che la Chimica coltivano non e.i professo, non esclusi
quelli slessi medici che la vita loro consumano nel pratico esercizio
della professione: lo che io spero possa- venir da voi commendato
nel caso di che si tratta.
« Oggetto dell'altra mia considerazione si è quello di distruggere
la prevenzione in che 1' animo vostro potreijhe di leggieri esser ca-
duto (ino da quando ho annunziato d' inq)rendere a staiiilire la
umanità o non umanità del sangue.
« Sono a tutti noti i materiali immediati che concorrono alla for-
mazione del sangue negli animali di im rango assai elevato ; all)u-
mina; fibrina e materia colorante (i); astrazione fatta da varie ma-
terie grasse e da alcuni sali a dose diversa : ecco tutto ciò che di
piecipuo abbiamo in quel prezioso umore, che a me piace di qua-
lificare come liquido fattore di solidi e di umori formanti la com-
page organica degli animali, .^è tampoco è a voi ignoto che il ma-
teriale albuminoide testé rammentato non è tutto quanto identico
nel sangue di qualun(]ue siasi animale, poiché altra é 1' albumina
del siero, altra é l'albumina del cuore; la <|ual ultima é da me di-
stinta col nome di periglobulo o di sostanza periglobu^re (a), ma
però di natura proteifera sì 1' una che 1' altra in ordine ai bei rav-
vicinamenti recentemente fatti da Mulder fra l'albumina del san-
gue e quella delle uova, della linfa, del chilo, non che fra la stessa
albumina e la fd^rina e caseina, compresavi pur anche 1' albumina
dei vegetabili.
« Ma ciò che più monta si é che conqjarando il sangue di un ani-
male con quello di altro di specie diversa, 1' analisi ci dimostra va-
I iai notabilmente il rapporto e la proporzione relativa fra i mate-
(1) Oggi distinta in ematosina e in globulina ( sostanza albuminoide par-
ticolare o peri'ilobulo ).
(2) .itti della prima Riunione degli scienziati italiani. Sezione di Medici-
na, pag. 2Ì'J. Pisa I8Ì0.
8l
— 644 —
Mali compoinMili il jin'delto umore. Nel ([iial mudo esseiulo, il per-
spicace vostro intelletto muovendo da queste cognite, potrebbe forse
voler |)reredermi nel camino, e quasi indovinare la meta delle mie
ricerclie, l'oi'tnandosi l'idea che io abbia iiileiulimento di posare la
base delle mie discriminazioni fra un sangue e l'altro sulle già men-
zionate differenze di composizione quantitativa . . . Ma no . . . 11 Cie-
lo ci guardi dal seguire questa strada, la quale ci condurrebbe a
connncttcre i j)iìi gravi errori!
« Chi è in fatti fra voi che non sappia essere la quantità dei glo-
buli o corpuscoli sanguigni differente eziandio fra due, tre animali
appartenenti alla slessa specie in virtù di j)arlicolari idiosincrasie,
et! a malgrado che dessi si trovino in pari condizioni di sesso ed
età? esser differente perfino nello stesso animale, secondo che il
sangue è ailcrioso o venoso, secondo la dieta o lauta o fingale che
osserva, esserlo in fine talora per costituzionale iperemia, talora per
abituale anemia, le quali entrambe sono pur compatibili collo stato
di salute? Le belle e pazienti ricerche di recente istituite da An-
drai (i) mi dispensano dal trattenermi più a lungo su colali diffe-
renze della composizione quantitativa del sangue.
« Ma quando io dico esistere questa continua oscillazione fra le ci-
fre esprimenti la quantità ponderabile dei globuli sanguigni, chi è che
non veda dover l'albumina, la fibrina e simili sbalzare dall'alto al
basso, o dal più al meno, e viceversa, e così deviare grandemente
dalla normale che per il sangue dei singoli animali si potesse ave-
re stabilita in uno o in altro modo? ....
« Lo che ritenuto, se si raffronta il sangue del bove con quello
dell'uomo, la minor proporzione di ematosina che il primo ci offre
im|)lica minor (juanlità di albumina di siero nel secondo. Ma se noi
nelle discriminazioni da farsi per interesse del Foro e' imbattiamo in
sangue di donna clorotica o pur di uomo in stato di abituale ane-
mia, avremo sangue con deficienza di globuli, essendone la fpiantilà
espressa da cifra inferiore d' assai alla normale; lo che importando
necessariamente diminuzione ili ematosina e di periglobulo, ci farà
dire esser sangue di bove quello che in realtà era sangue d'uomo
o di donna costituiti entrambi nelle condizioni poc'anzi esjiresse.
E che aviemo fatto regolandoci con queste norme nei nostri giudi-
(I) Essai de kcinatologie pathologiquc. Paris I8'l3.
— 645 —
/.i? Noi avremo a danno della umanità e a disdoro dell'arte nostra
risparmialo una vita di cui la società intera a nome della legf^e in-
\t)cava il sacrifizio.
« \i lia ([uindidi pejjgio ancoi-a nel caso opposto. Immaginatevi
d' imhatlere in una veste contaminala di altro animale sano, vigo-
roso e ben nudrito; che la comparazione venga istituita con san-
gue il (piale provenendo da uomo caclieltico, o pure spossalo da
sofferte emorragie, od anche nudrito con scarso e cattivo alimento,
ci offra tal (piantila di globuli che sia sensibilmente discesa sotto
la proporzione normah', come nel bove ne è ascesa al di sopia.
Partendo da questi dati quantitativi, voi proclamate umano quel
sangue che in realtà era di bove, e oltre a non purgare la so-
cietà del mostro che fu per essa infesto e che tornerà ad infe-
staila, correte anche rischio di render vittima del vostro sbaglio
mi innocente. Ognuno che (|ui ci ascolta raccapriccia con noi so-
lamente nel pensarvi.
« Il burbero criminalista parla a noi con questi tremendi accenti,
(piando a nome della Divinità e della Giustizia invoca i lumi del-
1 arte nostra — È egli sangue o no quello che costituisce tali mac-
chie in (piesta camicia, in cpiesto fazzoletto? — K facile di rispon-
dere a (piesto quesito, imperocché la (chimica ce ne offre i niezzi ; e
tanto più è facile, in quanto che la scienza e' insegna perfino a di-
stinguere il sangue vero dall' artefatto o falso. Lo stesso Berzelius
ci ha trasmesso su tal particolare utili precelti.
« Ma in ordine alla prima domanda il criminalista soggiunge — E
qualora sia sangue, è desso umano o pur di altii animali? — .\ (pie-
sto secondo quesito, per poco che noi rincttiamo poter la nostra ri-
sposta decidere della vita o della morte di un nostro simile, l'animo
nostro rimane compreso da profondo terrore. E se taluni furono
cos'i temerari da rispondere affermativamenle, fidandosi solo o al
fatto, o al soccorso del microscopio, costoro, permettetemi che io lo
dica, erano in (piel momento da forte patema d' animo distratti;
poiché se altrimenti fosse, io direi che avevano un'anima di fango.
« Ordunqueseagli im|)rovidies|)edienti somministratici dall'ana-
lisi ipianlitativa io consigliassi di ricorrere, voi avreste ben ragione
d' impormi silenzio, e di (pialificarmi come uomo pericoloso. I mez-
zi che io suggerisco sono di altra indole; essi promettono (piella si-
curezza e trancjuillità di coscienza che si richiede in materia di sì
— GAG —
grave niomenlo; essi riposano su differenze qualitalive; cosicchù io
anderù cercando di differenziare il sangue dell'uomo da quello dei
bruti per qualità e proprietà clie sono respettivainente inerenti al
ridetto umore, e tali al tempo stesso che si mostrino ben distintive
allorciic vengon messe a confronto fra loro. Laonde io oso dire che
([iKindo la scienza non ci somministrasse il mezzo di scorgere dif-
lerenzc por (juesto lato, noi potremmo renunziare ad ogni ulteriore
indagine, perchè troppo facile sarebbe di cadere in errore, e di tra-
dire la propria coscienza.
« l'n'allra condizione importante, e dirò anche indispensabile, si
è quella che le differenze qualitative (siano pur (pialuncpie) si man-
tengano costanti a <lisj)ello delle oscillazioni, cui negli animali e so-
prattutto nell' uomo la intima composizione del sangue è di conti-
nuo soggetta, dipendentemente da cause moltiplici e diverse.
« Rispetto a che io provo un sentimento di vera compiacenza in
annunziarvi che le differenze da me notate fra il sangue dell'uomo,
e quello dei vari bruti, fin qui sottoposti all'esperienza, mantengono
la loro costanza, sia che il sangue umano da me preso per tipo nelle
mie ricerche fosse puramente venoso, come lo era quello esil)ito
mediante salassi, o pur fosse misto coll'arterioso, come lo era (man-
do io il raccoglieva nelle amputazioni o resezioni di qualche mem-
bro: non altrimenti che la costanza nelle differenze mantiensi, sia
che il sangue provenga da persona salassata per semplice cefalea, o
per pletora, o pur somministrato sia da individuo cachettico, e da
paziente oppresso da diuturno morbo, non escluso tampoco il san-
gue esibitomi da soggetti in preda a flusso emorroidale; sangue che
appartenendo al sistema della porta, è, come è noto, ben diverso dal
venoso di altri sistemi
« Dicendovi ora del processo di discriminazione da me immagi-
nato e seguito, e del come ne debba l' operazione esser regolata, io
procurerò di esser conciso (juanto mi sarà possibile, con resecare
da questa narrazione i particolari e le minuzie, non volendo io abu-
sare della indulgenza che mi accordate.
« Immaginatevi il caso più comune e più ovvio, quello cioè di un
pezzo di biancheria o di altro tessuto di lino, di canape, cotone, e
simili, intriso di sangue, e (juesto fatto già secco da tempo più o
men lungo. Reseco colle cisoie dal campo bianco, o netto, le porzio-
ni macchiate, o le isole formate dalle macchie sanguigne. Mi prò-
- 647 —
curo !a nozione del loro peso, mi adopro a scacciarne a calor di
stufa la umidità o actiua igrometrica, clie sappiamo esser tenace-
mente ritenuta dai tessuti; torno a j)esare ed asciugare i Ijrani rese-
cati e macchiati, e in questa alternativa proseguo fin lauto che
scorgo die il peso ne l'imane stazionario. Fatto ciò immergo quelli
stessi brani nell' acqua distillata, li agito e comprimo con un pe-
stello di porcellana o di vetro, e dopo un' ora o due di immer-
sione ne decanto il liquore tinto già più o meno in rosso scuro;
al quale aggiungo il liquido eziandio che esprimo a forza da quelli
stessi tessuti.
« Torno quindi ad asciugare all' aria i brani di biancheria così
detersi, ne affretto il prosciugamento a stufa, li peso e ne spingo
oltre quanto puossi l'essiccazione, fino a che non più diminuiscano
di peso come nel caso precedente.
« Egli è ora evidente che operando in cosiffatta guisa, la differen-
za che passa nel peso fra i pezzi di biancheria, prima e dopo di es-
sere stati smacchiati, sta per denotare la massa o quantità del san-
gue secco costituente o 1' una o le più macchie.
« Tenuto conto di ciò, sciolgo in appresso in discreta quantità di
ac(|ua distillata tal proporzione di carbonato biacido di soda il qua-
le rappresenti esattamente il terzo del peso datomi dal sangue sec-
co abluito; mescolo la ridetta soluzione salina coli' altra sanguigna,
agito il miscuglio, e decorsa un'ora o poco più, vi verso del solfato
di rame jireviamente disciollo nell'acqua e in (piantità tale che ec-
ceda alcun poco quella che strettamente sarebbe necessaria per de-
comporre il sale sodico anzidetto. !Mercè la f|ual decomposizione
accompagnala da copioso svolgimento di gas acido carbonico, ot-
tengo un precipitato di carbonato di rame, il quale trascinando seco
la sostanza cruorosa del sangue in un coli' albumina del suo siero,
comparisce assai voluminoso.
« F\accolgo sopra un filtro di carta questa massa melmosa preci-
pitata, la lavo a grand' acqua per ripetute volte, la di.ssecco e la ri-
duco in polvere; la quale in tale stato presenta un color verde scuro
il' oliva fradicia.
« Destinatane allora una porzione qualunque all'esperienza, pren-
do cognizione del peso che mi presenta, e la mescolo con una volta
e mezzo il suo peso di liquido acido previamente preparato con
parti uguali di acido solforico a GG .\r. B. e d'acqua, mercè il qual
— 648 —
trattamento 1' impasto che ne resulta assume un color rosso granato.
E poiché i pesi indicati poc' anzi sì per la polvere che per il liquo-
re acido sono fra loro in tal rapporto che quella si imheva della
totalità di (|uesto, così non vien l'alto di lasciare indietro por/.ione
alcuna sia dell' una sia dell' altro.
« Nel descrivere questo processo io figurai il caso di aver agito
sui brani di biancheria, o su cenci cospersi e macchiali fli sangue
già secco, senza però indicare qual sangue si fosse, o (piale animale
ce lo avesse somministralo Debbono rivelarcelo i fenomeni,
o le fasi che la materia subisce, dopo aver soggiaciuto al traltamen-
fo testé riferito.
« Ora io suppongo il caso che il sangue di cui fu questione finora
appartenesse alla specie umana. Ecco i fenomeni che esso ci pre-
senterà, e per i quali potrà esser distinto da quello di altri animali.
« La pasta che fu poc'anzi formata colla polvere imbevuta di li-
quore acido, si presenta qual massa omogenea semisolida, plastica,
appiccaticcia, e dotata di tal coesione, che può facilmente modellarsi
e foggiarsi s\ in palle che in piccole focacce come la pasta di farina
di frumento. Collocala sopra una lastra di vetro in piano orizzontale
si appiana a poco a poco come farebbe l' impasto di una farina che
si lasciasse lievitare ; cresce in diametro in ogni senso facendosi di
mano a mano più molle, intanto che divenendo sonuiiamente lu-
cida, e prendendo l'aspetto di una materia picea o semifusa, ri-
flette si bene e sì nettamente le immagini, che possiamo in essa ri-
mirarci come in uno dei comuni specchi. Decorse appena 12 o i4
ore si rende talmente molle che assume l'aspetto di sciroppo. E
tulle queste successive fasi accadono quando la temperatura è di 20
o 22 Reaumur.
« Aimienta quindi gradatamente la sua fluidificazione, e con tal
celerità, che decorse le i[\ ore occupa un'area assai estesa. Se allora
s' inclina il piano della lastra in modo che essa formi coll'orizzonte
un angolo di 45 a 5o gradi, la materia fluidificata cola e percorre
un trailo di più pollici in breve spazio di tempo. Tutti questi fe-
nomeni si succedono con qualche lentezza o in un tempo molto più
lungo a temperatura più bassa; tacciono poi affatto a pochi gradi
sopra lo zero.
« Fin qui del sangue umano, che io vi presento come archetipo o
come termine di comparazione per l' esame non tanto di quello di
- 649 -
altri di-i inaiuiiiiferi ( fra i quali io prenderò ad esempio il bove )
f|uant'aiulie di alcuna delle s|)ecie ajiparlenenti alle altre tre classi
di vertebrati, dir v()<,'li() f,'li uceelli, i iettili, eil i pesci. Rispetto ai
<piali tutti servirà a noi ili ravvisare pel loro sangue sensibili diffe-
renze da (|uello umano; nulla cintandosi il Foro di distinguere i
singoli biuti cui possa un tale o tal altro sangue appartenere, e ri-
chiedendo soltanto clie di così fatto umore venga negata, od am-
messa la umanità. E passando ora a dire del sangue del bove, av-
vert<i intanto che i trattamenti preliminari sono ([iielli stessi che
descritti abbiamo per 1' umano.
« L'impasto che mediante il liquor acido se ne ottiene è omoge-
neo, coerente e plastico come f|uello dell'uonjo, onde è che nessuna
differenza fra l'uno e l'altro emerge fin qui, se non che agitata e
compressa a lungo la pasta che resultonne, essa si strappa, e si ri-
duce in stracci che non «■ possibile di agglutinare di nuovo. Collo-
cata su lastra di vetro secondo il solito, nessun cambiamento ci f)f-
fi'e ilecorse che siano ben i a ore, nessinio dopo le 3o e le /|0, a mal-
grado che la temperatura dell' ambiente oltrepassi ao gr. Reaumur.
Mantiene la sua forma non che i suoi diametri ; non assume aspetto
di materia semifusa o picea, non lucidità, non facoltà di riflettere le
immagini. Quindi nessuna fluidificazione in questa pasta si osserva
decorse più settimane e mesi. Non si deforma comunque venga in-
clinato il piano della lastra su cui riposa, ma in vece niantiensi per
l'aspetto ([uella stessa che era in principio, tranne l'avere assunto
un colore più fosco.
« Chi è ora che, raffrontando i resullamenti ottenuti da questo
secondo esperimento con (pielli del primo, non scorga per le notate
discrepanze essere i due sangui provenienti da animali diversi, ben-
ché spettanti alla categoria medesima dei manniiiferi? Chi è che
non veda che ritenendo come caratteristica del sangue umano la
facile e pronta fluidificazione della sua massa (^divenuta tale da ma-
ravigliare per la concepita scorrevolezza) non pervenga a differen-
ziarne il sangue del bove, di cui l'impasto resta, come dicemmo,
im|)assil)ik' ed inerte?
i< Sono quindi non meno sensìbili le differenze che ci presenta
l'impasto ottenuto coi già indicati mezzi dal sangue di colombo,
che ii> vi presento come tipo j)er la inimerosa classe degli uccelli,
l'ino dal momento in cui s'imprende ad unire la polvere col li-
— G5o —
quore acido, ci è facile di accoig;eisi che umano quel sangue non è.
Avvegnaché per quanta dihgenza e destrezza si adoprinel fare l'im-
pasto, non ci è per alcun modo possibile di formare un sol tutto
otl una massa coerente, plastica, ed omoj^cnea ; non si ha che un
mucchio (li particelle 1' una dall'altra divise ove la materia solida
è sì poco intimamente unita col liquore aggiunto, che recusando
ostinatamente di ap])ropriarselo, ben presto ne dispinge notaiiile
porzione verso le parti periferiche, non senza però subire in capo
a qualche giorno una specie di fusione o di soluzione entro il li-
([uido stesso che ha respinto.
« Donde manifesto apparisce che se prima di poter discriminare
il sangue del bove da quello dell'uomo fa d'uopo di lasciar decor-
rere un certo periodo, perviensi all' opposto a discriminare quello
di colombo nell' alto stesso di mescolarne, o di estinguerne la pol-
vere col liquore acido.
« Quanto poi ai caratteri che ci vengono presentati dal sangue
dei rettili, e de'pesci, fra i quali io ebbi ad esaminare la ranocchia
ed il ramarro, la tinca e l'anguilla di accpia dolce, n'è si piccola la
differenza al confronto dei resultamenti ottenuti dal sangue di co-
lombo, che ciò che abbiamo detto di questo, è da dirsi in gran par-
te per quelli
« Tali quali io li esponeva, rispettabili Colleghi, sono i caratteri
più precipui ed essenziali, e direi anche patognomonici, per la discri-
minazione del sangue umano da quello dei bruti. Altri poi ve ne
hanno di succursali, che la sommaria descrizione del processo non
permette di enumerare, ed altri anche forse ne troverò per maggior
corredo, in continuando questi miei studi sul sangue. Pur tuttavia
io non dissimulo, o Signori, che alcuni ostacoli mi rimangono anco-
ra da superare
« .\ccarezzo anch' io l'animale che per difendere la vita del suo
signore sacrilica volonteroso ed impavido la propria. Encomio nel
cane la virtù di leccare la mano che lo percuote, e vorrei esser
poeta per inalzarne i meriti fino alle stelle. Simbolo di fedeltà io lo
proclamo degno dell' uomo, e di stare in sua compagnia ; ma non
vorrei che a lui si avvicinasse tanto quanto gli si avvicina per il
iato del sangue, perchè appunto il suo sangue mi ha dato assai da
fare, e tuttora me ne dà nelle indagini che vado facendo per diffe-
renziarlo da quello dell'uomo.
— G5i —
« Pongo fine umanissimi uditori al mio ragionamento, porgendovi
con vera compiacenza dell' animo mio una solenne prova della fe-
lice riuscita del mio processo; essendoclic desso non solo corrispose
nelle mie mani, che ne sono l'autore, e che essendomi in cosiffatta
materia esercitato riunisco in mit) favore la presunzione di mag-
giore idoneità che altri, ma corrispose del pari eziandio nelle mani
di IMI giovine che essendomi stato aiuto nelle esperienze, e cono-
scendo i miei metodi, fu in grado nel prossimo passato agosto di
riconoscere fra due tòppe di tela di cotone macchiata già da un
mese e piìi, luna col sangue di hove l'altra con sangue umano, fu
in grado, ripeto, di distinguere quale fra esse era quella slata mac-
chiala da sangue umano.
» Taccio di costui il nome, poiché, presente, io temerei d'offen-
derne la modestia. Vi narro però un fatto, di cui può ciascuno a
suo talento costatare la veridicità e autenticità.
« Vogliano altri, io li scongiuro, fare altrettanto. Vogliano meco
cooperare all' impresa, estenderla e perfezionarla : io sarò hastante-
niente pago per avere il primo dato impulso ad un' opra la quale
nelle laute applicazioni di cui è ferace, non può non arrecare al
henessere delle nazioni il più segnalato servizio ».
Prof. Gioacchino Taduei
Terminata questa lettura, l'adunanza, conosciutane l' importan-
za, proruppe in replicati applausi, ed a proposizione del prof. Botto
votò che siano rese puhhiiohe grazie al distinto autore.
Il Principe Luigi Luciano lìonaparte domandò (juindi che a te-
stimoniare il conto in che si teneva la Memoria del prof.Taddei,
venisse (piella inserita per intiero negli .\lti; l'adunanza assenti
plaudendo a questa proposta.
Il prof. Luigi Pacini lesse dipoi la relazione di una traslocazione
dello .stomaco, dell' intestino colon e di alcune volute del tenue in-
testini) dal ventre nel petto, avvenuta in un vellurino di 33 anni; il
(juale dieci anni prima della sua morte cadeixlo da cavallo pei'cosse
fortemente il ventre sul suolo. Fa osservare il Pacini che questo caso
non può esser collocato fra l'ernie, perchè mancante di sacco er-
niario, e degli altri caratteri indicali dagli autori per l'ernie di <|ue-
sta natura. Una tavola illustialiva accompagnava la .Memoiia.
82
— 6'rx —
Leggeva il cav. Quadri un suo ragionamento sulla Medicina pra-
tica italiana, ed il dott. Turclietti presentava un opuscolo del dot-
tore (iiiintoii sulla causa clic più pi'ol)al)iliiu'iite genera alcune en-
ileniiclie ed c|)idcmiclie malallic nel popolo del l'onte huggianese,
e ne faceva rimarcare i pregi.
11 cav. Presidente in fine con le seguenti beneornate ed affettuo-
se parole prendeva congedo dalla Sezione sciogliciid(i la seduta.
Il Se nel corso di mia vita ebbi ini' epoca felice, ella è la pre-
sente, in cui mi venne dato di sedere a Preside di questa Sezione,
la quale raccoglie colleglli doni, illuminati; colleglli distinti per fa-
ma, per sapere e per insegnamento. Lltimo fra voi, mi glorio di
avere utilmente appreso dai vostri discorsi, dalle vostre scienlifi-
clie esercitazioni. Voi avete trattato gravi argomenti con senno, con
severità ; e nelle vostre discussioni, dato bando al calore delle di-
spute, allo spirito di parte, non eravate animati clic dall' amore
della scienza, dalla sicura e fredda ragione. I medici nazionali ed
esteri vi renderanno giustizia e lode per l' interesse clie avete di-
mostrato pel progresso della scienza e dell' arte salutare, e per li
utili risullamenti cbe ne sono la conseguenza ».
« Ma troppo presto sono scorsi i giorni : ed i nostri cuori sonosi
appena vicendevolmente aperti ed amati, che è segnata l'ora della
nostra separazione. Perciò io vi lascio, dando a tatti nn tenero ad-
dio, un frateruo abbraccio, e portando meco sino alla tomba la ri-
cordanza dell'amore cbe mi avete, oltre ogni mio dire, dimostrato.
E se nel disimpegno dell' onorevole incarico, quale vi degnaste af-
fidarmi, ho conseguitola vostra soddisfazione : ella è tutta opera vo-
stra, egli è tutto a voi dovuto ».
Visto — // Presidente Cat\ . Carlo Speranza
( Oott. An
ISegretanl^ Doti, (il
NTONIO SaLVAGNOM
ROLAWO ClONI
RAPPORTO
Ik COMMlSSlOHg INCàRlCATà DI VERIFICARE L' ESATTEZZA DEL PROCESSO 'VERBALE
DELL ADLNA.NZA DEL iS SETTEMBRE
Ali adempiiiuMito dell incarico, onde \ennero ieri oiioi'ali i sollo-
sciilli, si sono radmiali nella sala delle Commissioni, ove il dot-
tor Salvagnoli rassegnò i processi verbali, sui quali vertevano le
ossci'va/.ioni falle a voce dal sig. Principe tli Canino, e poscia co-
nninicatc ad uno di noi.
Fatta (|uindt attenta lettura di (iiiel verhale, e raffrontando i
passi controversi coi corrispondenti appunti de' Segretari, e colle
reminiscenze tiei membri componenti la Commissione : hanno tro-
vato che i punti sui (|uali poteva nascer dubbio di minore esat-
tezza, erano;
I ." Se si avesse potuto dire unanime il volo delia Conunissione
delle risaie, mancante della firma dì uu<> dei membri nominati a
farne parte:* e si «lecise in senso affermativo, perchè al Segretario
della Sezione medica cui incombeva dar notizia del rapjiorto e delle
conclusioni in esso j)resentate, non constava da cpiel documento
riserva di sorta per parte d'alcuno de'membri di quella Commissione.
5. ."Sul senso da darsi alle parole con cui il sig. Principe di Ca-
nino assumeva im])egno di non porre a risaia i propri latifondi
neir Agro romano che sarebbero atti a tale coltura, riferite nel ver-
bale coi seguenti termini:
a II Principe lìonaparte dichiara che egli pure ama di vedei-
« sana e felice 1' Italia e però ritenere che in alcune speciali circo-
« stanze possa convenire la coltura dei riso. Tuttavia essere tanto
« forte il desiderio so|)ra espresso, che possessore di latifondi nel-
« 1 Agro romano ove potrebbe coltivale il riso a suo prolilto, pure
— 654 —
n Ila seiupi'e ascritto a sua gloria sagrificare al l)en pul)blico il suo
<> privalo interesse, anzi prender solenne impegno col Consesso di
« non introdurvi mai (|ucsta coltura ».
Preso dai sottoscritti in esame tal dubbio, attesa la dichiara-
zione fatta dal Principe di Canino a maggiore schiarimento del sen-
so col quale proferì (pielie parole, non volendo esso riferirle in ap-
poggio alle conclusioni proposte dalla Commissione, ma soltanto
per maggiormente comprovare l' indipendenza del proprio voto in
tale argomento; e poiché tale dichiarazione risulta conforme alla
impressione ricevuta dai sottoscritti (piando fu pronunciato il dis-
corso a cui essa è riferibile, ritenendo essi die dal verbale non
risulti con sufficiente chiarezza un tale concetto, trovarono oppor-
tuna la modificazione seguente.
« Il Principe Bonaparte dichiara che egli pure ama di veder
« sana e felice l' Italia, ma ritiene ad un tempo che possa in alcune
« speciali circostanze convenire la coltura del riso ; a dar maggior
« peso a questa sua opinione, ed a mostrarla indipendente da qua-
« lunque suo interesse, egli dichiarava che possessore di latifondi
« neir Agro romano ove potrebbe coltivare il riso, si era .sempre
« astenuto dal farlo, ed ora prendeva solenne impegno col Conses-
« so di non introdurvi mai codesta coltura ».
.\ riguardo delle esposte considerazioni e dei proposti schiari-
menti i sottoscritti hanno fiducia che la Sezione vorrà passare alla
definitiva approvazione di quel processo verbale, che riconoscono
del resto regolarmente redatto.
Lucca 29 settembre i843
Avv. Celso Marziicchi
Alessandro Porro
Girolamo Botto
Gio. RA:>rpiNELLi
C. A. Cai.derini
ATTI VERBALI
DELLA SOTTO-SEZIONE DI CHIRURGIA
A D l N A i\ Z A
DEL GIORNO 1 8 SETTE M BUE
»se<-
M.I Vice-Presidente apre radunanza con un Iji-eve discorso col quale
ringrazia chi volle elef,'gerlo alla comiiiaccnza di dirigere la Solto-
Sezione, e prega i membri della medesima a voler essere cortesi
delle loro osservazioni, ed in qualun(|ue disputa s'intraprenda averlo
j)er fratello, mirando sempre alla |)ratica utilità, piuttosto clie alle
meno proliltcvoli discussioni tcorcticlie. Dopo di che avuta la pa-
rola il dott. Linoli fece le seguenti domande ai membri adunati.
i.'Se la vera fibra muscolare sia soggetta o no alla infiam-
mazione.
-2." Se asportata si rigeneri o no, accennando egli come per espe-
rimenti da esso instituiti fosse persuaso che la fdira muscolare non
possa esser presa da (logosi, e che quand'anche lo possa essere
non ne viene per conseguenza che si rigeneri.
Richiesto dal doli. Turchetti, il dott. Linoli descrive la maniera
degli esperimenti da esso eseguiti, dai (piali ha tratte le sopraddette
conclusioni. Insorta discussione, il prof. Regnoli sostiene non solo
essere infiammabile come ogni tessuto organico la fibra muscolare,
ma ancora riproducibile; né solo essa, ma il tessuto tendineo pur
anco, come dimostrant) le osservazioni anatomiche e patologiche di
Guerin. Nella opinione del prof. Regnoli scendono j)ure il dott. Tur-
chetti e il prof. Pacini. Il Vice-Presidente ricorda come in generale
la cicatrizzazione dei muscoli divisi, specialmente (piando la divi-
sione ("■ trasversa alla direzione delle libre, e che vi è retrazione
grande, si fa per nuovo tessuto tendineo, onde il muscolo diviene
digastrico se innanzi non era ; e conferma l'asserzione ricordando
dei fatti in proposito. .Ma insistendo il dott. Linoli nel ritenere che
la riunione dei capi divisi del muscolo non si faccia per nuova fi-
— 658 —
lira teiulinea, il pi'nl'. Kegiioli aggiunge essere probabile che la dis-
crepanza dipenda dai vari periodi nei (|uali fmono fatte le ossei-
vazioni analomiclie, e dal vario modo di cui-are lesioni tali tenen-
do le parti in riposo per moltissimo o per brevissimo tempo.
Passata la discussione all' altro argomento della riproduzione di
fibra muscolare, ed avvertendo il Vice-Presidente come si abbia fa-
cilmente riproduzione di quei tessuti che si compongono essenzial-
mente di cellulaie, e non in egual modo chiara la lipioduzione
della fibra nervea, e muscolare; richiesto il parere dei mèmbri del-
r assemblea, il dott. Parola disse essere innegabile la riproduzione
della fibra stessa specialmente jjcr effetto di flogosi. E di fpiesta
opinione si dichiara pure il doti. Rigacci, confortandola con un fatto
di ferita del sopra-cigliare, che dopo dieci anni non manifestò trac-
cia di antecedente lesione, come se il muscolo fosse slato sempre
continuo. Il \ ice-Preside ricorda come anche nel muscolo sotto cer-
te speciali circostanze si possa avere la riunione immediata, quindi
la mancanza di cicatrice per tendine; e che sarebbe esempio di ve-
ra riproduzione muscolare quello che succedesse alla asportazione
di molta parte di un muscolo. Mosso quindi il discorso intorno alla
infiammabilità della fibra muscolare, sostengono esseie questa ve-
ramente infiammabile i professori Regnoli eCenlofanti, il dott. Paro-
la e il dott. Nerici, in quanto che si trovano in essa fibra le vestigia di
tale processo morboso. Il dott. Ampelio Calderini consiglia che ol-
tre le osservazioni anatomiche ad occhio nudo, le quali sono stale
fatte sul muscolo in massa, si facciano ancora le microscopiche, on-
de chiarir meglio questo importante argomento.
Il dott. Turchetti fa risovvenire essere state proposte somme in
denaro a disposizione degli indagatori dell' arte che amassero ri-
petere gli esperimenti giudicati convenienti dal voto complessivo
dell' assemblee di qualunque Congresso italiano; e il doti. Linoli
chiedendo la ripetizione de' suoi ne ha dal Vice-Preside promessa
che la sua dimanda sarà messa innanzi al Presidente della Sezione
di Medicina. Dopo ciò lo stesso dott. Turchetti riferi un caso di
spappolamento cerebrale avvenuto in un individuo ferito da alcuni
proiettili slanciali da fucile, nella faccia e nel capo e segnatamente
nella gobba parietale sinistra, con perforazione dell'osso, e lesione
del lobo cerebrale anteriore. Benché caduto a terra nell'atto del
ferimento il paziente si riebbe tantosto; le lesioni avvenute per gli
- 659 -
accennati proiettili alla faccia e all' apice della lingua cicatrizzaro-
no in pochi giorni ; unico rcsitluo patologico fu la inipossihilitù di
enielterc e articolare i suoni, (|uantiMi(pie fossero liberi i moli della
lingua e fisiologico il senso del gusto. Le funzioni mentali rimasero
regolari. Dopo dodici giorni, colto successivamente da letargo, deli-
(|ui, convulsioni e paralisi, nioil in ventisei ore di niniiifesla affe-
zione cerebrale.
La sezione cadaverica mostrò una ben liquida fusione del lobo
cerebrale anteriore sinistro; fusione della quale il sinistro ventrico-
lo era il ricettacolo; non eravi limite d'alcuna cisti, però era marca-
to con precisione il guasto dal tessuto normale del cervello, per cui
sembrava più effetto della pressione de' proiettili peneti-ati che di
un infiammatorio processo. Rimarcò essere stato sempre apirettico il
ferito, ed aggiunse attribuir egli' la mutolezza al semplice ingorgo
del nervo che serve all'articolazione de' suoni.
Il Vice-Presidente dichiara importante la comunicazione conva-
lidante i concetti ilei Bouillaud, e del Dei-Punta, cioè essere proprio
alle affezioni de' lobi cerebi-ali anteriori la imperfezione, o la perdita
della favella.
Il Vice-Presidente stesso offre alla discussione alcuni temi pro-
posti alla Sotto-Sezione chirurgica di Padova, e non trattali per man-
canza di tempo.
I ." Se la iscuria che quasi improvvisamente assale i vecchi è real-
mente effetto di paralisi della vessica orinarla, ( intendendo per pa-
ralisi la mancanza di azione nerveo-muscolare nel senso general-
mente accordato a questa parola ).
2." Se nei tiunori erettili congeniti son preferibili le iniezioni irri-
tanti nel viluppo dei vasi, dai quali sono formati, ad ogni altro meto-
do operativo, oppure in quali casi esse meritino la preferenza.
3." Se negli idroceli non molto antichi della vaginale del testicolo
sia preferibile 1' ago-piuitura agli altri metodi di cura radicali.
4." Riconosciuto in donna incinta da pochi mesi il diametro sacro-
pid)ico di due pollici e mezzo ed anche meno, si deve egli procu-
rare il parto immaturo al settimo mese, od eseguire la isterotoniìa
laterale o la pubitomìa del Cattolica al nono mese nel secondo sta-
dio del parto?
5.° Quali sono i casi nei quali convenga la litotomìa, o la lito-
trijjsia, e viceversa?
83
— 66o —
Esposti i quesiti per le discussioni future, si tornò sull'esame
della causa dell' ascesso cerebrale narralo dal doli. Turclielti.
Il prof. Cenlofanli espone di non poter animellere la raccolta
del pus seii/.a il processo flogistico, e nel caso prima riferito o man-
care la vera marcia, o esservi stata infiammazione; aggiungendo che
anche una lenta flogosi può condurre all' esito di suppurazione sen-
za manifestazione, a corpo vivo, de' fenomeni caratteristici dell'in-
terno processo, il dott. Turclielti confessa il suo dubbio sulla vera
natura del liquido trovato, non avendo potuto analizzarlo chimica-
mente, ma avanza l'opinione che piuttosto risultasse da sciogli-
mento della sostanza cerebrale, per effetto della causa traumatica
accennala.
Il Vice-Preside fa osservare che la permanenza di un corpo stra-
niero non può a meno di non indurre la flogosi di reazione, finché
non siasi lentamente formata una cisti difendente i tessuti dal mo-
lesto contatto. Opina perciò che il liquido trovato fosse pus per
flogosi, e ricorda essere più frequente nelle encefaliti, anche lente,
il trovare il rammollimento ed il pus, di quello che l' iniezione pro-
pria del tessuto nerveo. Il dott. Lindi cita per sequela di argomen-
to un caso da lui osservato di donna, la quale dopo inghiottito un
emetico cui era avvezza per emicranie ricorrenti, morì rapidamente.
La necrotomia mostrò concrezioni nel cervello, e rammollimento
del cervelletto; chiede egli perciò se tali risultati si possano attribui-
re a processo flogistico. Neil' esaminare il Vice-Presidente se deb-
bansi attribuire i rammollimenti dell'encefalo ad infiammazione,
cita per schiarimento un caso di emicrania vespertina ricorrente, che
sedata alcune volte col solfato di chinina, si rese ostinata in seguito
a quel sussidio e ad ogni altro, cagionando la morte. Avvisa che
l'ispezione cadaverica mostrò un- corpo fibroso nel lobo destro e
alla base del cervello con circostante rammollimento ; spiega la man-
canza di paralisi per 1' ostacolo del rammollimento all' intera com-
pressione del corpo fibroso accennato, ed invita a tener conto di
questi casi j)reziosi ad illustrazione della patologia dell'encefalo.
Il dott. Linoli narra altro caso di soggetto amaurotico il quale
recatosi a consultare anche il celebre prof. Nespoli n' ebbe in ri-
sposta essere incurabile 1' amaurosi per tumore fibroso nella parte
cerebrale prossima ai nervi ottici; e alla morte del cieco, nella se-
— 66i —
zione si trovò un tumore piramidale che partiva dal talamo dei ner-
vi ottici, del volume di ima pera.
Il prof. (Iciilofaiili cliicdc precisa decisione dall' assemblea se
r indurimento e il ranunollimciilo cerebrale, e le nuove formazio-
ni organiclie siano sempre dipendenti da infiammazione; risponde
il Vice-L'residente clie per argomento di analogia cogli altri tunioii
infiannnatorj si può rilenei'e il rammollimento cerebrale figlio di
processo flogistico.
Il j)rof. Pacini domanda al dott. Turcbetti se nella necroscopìa
del suo ferito abbia osservato la condizione del nervo grande-ipo-
glosso,onde argomentare, in sostegno delle osservazioni del prof. Pa-
nizza, se per lo stato patologico del duodecimo paio del Soemmering
si potevano spiegare i fenomeni d'impedita loquela presentati dal-
l'infermo; e lispondendo r interrogato non aver riscontrato la pre-
cisata lesione, né averla sospettata, passò Io stesso prof. Pacini a
chiedere al dott. I, inoli in (piai parte del talamo de' nervi ottici esi-
stesse la compressione del tumore piriforme accennato, onde avva-
lorarne fisiologiche conseguenze; e il dott. Linoli rispose che il tu-
more colla sua base comprimeva interamente il talamo de' nervi ot-
tici accennati, aggiungendo altri casi da lui osservati di rammolli-
mento cerebrale. Qui il Vice-Preside la Sotto-Sezione osserva che al-
cune volte il rammollimento avviene per sola causa traumatica.
Il dott. Vecchi cita un caso di morte repentina per soffocazio-
ne, nel quale alla necrotomia si riscontrarono nella cavità del cranio
ventisette idatidi, alcune grosse come un uovo di piccione ; e non
solo negli emisferi cerebrali ma pur anco nei ventricoli, quattro in
uno e cinque nell'altro, della grossezza anche maggiore di un ecce;
aggiunse essersi riscontrato del rammollimentocircostante, esoggetto
l'individuo ad insulti epilettici ricorrenti. Osserva il Vice-Presiden-
te che il rammollimento cerebrale in quel caso poteva esser frutto di
decomposizione cadaverica, giacché l'individuo mori nella più calda
stagione, e fu sezionalo due giorni dopo morte; avendo anche ri-
guardo che il ripetuto rammollimento è altrettanto più facile ed
esleso quanto più ra]>ida è l'estinzione della vita.
Il doti. Nerici comunica altro caso di necroscopìa mostrante spap-
polamento di tutta la massa cerebrale più coi caratteri della feccia del
vino, che con risultanti da decomposizione di umani tessuti; ag-
giunge il prof. Pacini che tale individuo avea da qualche tempo in-
— 662 —
nanzi la morie perduta quasi per intero ogni memoria, mentre pri-
ma ne possedeva in dose invidiabile, e glie perciò reggesse il so-
spetto essere stata una lenta lesione quella die indusse il risultato
cadaverico accennato.
Il dott. Turchelti torna suir argomento primo a domandare, se
per r effetto dei proiettili entrati nel cranio dell' individuo da lui
osservato, sia succeduto lo stesso rammollimento di tessuti clie av-
viene in tante altre parti esterne immedialamenle dopo ferite da
arme da fuoco, cioè vero rammollimento traumatico; risponde il
Vice-Presidente che la presenza del pus indicherebbe piuttosto il
ranimollimento flogistico.
Passò in seguilo il prof. Centbfanti a far decidere dall' assem-
blea, se succeda assorbimento di piis, se questo possa formarsi nelle
vene, e se esiste diatesi purulenta.
Risponde il Vice-Presidente che le osservazioni del prof. Panizza
e di altri mostrano facili le vene ad assorbire anche i principj disaffi-
ni, e possibile la piugenla generale per giro della marcia separata
dalle vene stesse infiammale, rara però a motivo de' grumi sanguigni
che difendono spesso una vena pregna di pus, e ne minorano la p(ì-
lenza circolatoria. Ripete 1' anzidetto prof. Centofanti credere quasi
impossibile l'assorbimento di vene ammalate; ma succede assertiva
vice-presidenziale trovarsi pus nelle vene in qualunque slato fisiolo-
gico o patologico si ritrovino ; ed alla domanda del ripetuto professo-
re se delibasi credere alla flogosi della membrana interna delle vene,
risponde la slessa autorità essere abilitali dal cumulo dei falli osser-
vali ad ammetterla, non per le alterazioni della tunica interna, ma
per quelle del vaso tutto, e delle parti vicine.
11 prof. Borclli manifesta il desiderio che 1' assemblea s'occupi
della natura e delie cagioni di quelle febbri, che insorgono dopo le
più gravi lesioni violente della organizzazione, e delle più grandi
operazioni chirurgiche, perchè non gli sembrano determinate, né an-
che dalle opere de' più recenti scrittori, con (]uella precisione che
sarebbe necessaria per istabilire un adattato metodo curativo. Ri-
sponde il prof. Centofanti che molte morti credute figlie di febbri
particolari, non lo sono che per assorbimento di pus. Replica il
prof. Borelli, facendo rifleltere che, per giimgere allo scopo soprain-
dicato, non basta ricordare una od altra cagione capace di produrre
quelle febbri, ma si debbono considerare tutte al tempo stesso.
— 663 —
CliiiidoiI Vice-Preside la Sotto-Sezione narrando un fatto di flehiti-
de succeduto al salasso dal braccio sinistro in una donna nella (juale
dopo la ferita della vena, forse già mal disposta, cangiò la natura
della febbre per la quale erasi ricoverata nel Nosocomio, e die in un
accesso perì. Trovossi obliterala la cefalica ferita, per l'estensione
di due pollici alla piegatura del gomito, e (piindi pus fino all' ascel-
lare; poi grumi sanguigni nell'ascellare, indi nuovo pus nella suc-
clavia, il quale, non essendo cbiuso da grumi nella cava superiore,
giungeva al cuore destro, in line ascessi metastatici del polmone de-
stro ; e perciò un esempio di generale infezione per flogosi della vena
succlavia, giacché la cefalica obliterata non poteva trasmettere il
pus. Vennero così illustrate ambo le attitudini delle vene tanto a se-
parare nel loro interno la marcia, come a trasmetterla alle cavità
maggiori, ed al cuore. Seguì l'esortazione alle indagini delle alte-
razioni patologicbe riscontrate ne' morii per gravi oj)erazioni di
('.liirurgia, e se sia per assorbimento dell'accennato licpiido disaf-
fìne o pei' febbri da causa e d'indole particolare. Chiesta in fine dal
<av. Adorno de 'Ischarner l'opportunità di comunicare alcune sue
osservazioni intorno ad una materia gialla non puiiforme Conte-
nuta nelle vene, venne data al medesimo la parola per la futura se-
duta, e r adunanza si sciolse.
Visto — // J'ice-Presiilenlf Prof. Cablo Bi-rci
Il Segretario Dott. Giuseppe Secondi
A D li ^ A \ Z A
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
-•»«♦
J^etto ed approvato il processo verbale della adunanza preceden-
te, il cav. Adorno de Tscliarner parla suU' incertezza dei caratteri
relativi alla vera natura del pus; cita i mezzi microscopici del Man-
dei, o del Donne; e narra un fallo di sezione cadaverica in donna
morta sette mesi dopo il parto, nelle vene centrali della quale si
rinvenne molta sostanza giallastra sembrante pus, e riconosciuta col-
l'osservazione microscopica niancaiile dei caratteri devolutigli, e so-
migliante piuttosto al latte. Risponde il Vice-Preside die i cliirurglii
italiani quando trovano nelle parli circondanti il liquido puriforme
tutti i caratteri di pregressa inHammazione si ritengono dispensati
da esami maggiori, ma non fanno alcuna meraviglia, né confondono
mai col pus la materia giallognola o biancastra che trovano nelle
puerpere, o allattanti, sapendone la diversa natura. Aggiunge il dot-
tor Pellizzari essere imperdonabile, e assai difficile che d'ora in poi
si facciano simili confusioni, essendo infallil)ile, e di universale
cognizione il reagente del prof. Taddei per distinguere la presenza
del latte, comunque tenue la sua quantità e misto a (lualche altro
de' fluidi animali.
Sorge il prof. Pacini e prova ingiusta la gloria del Mandel del-
l'originalità nella scoperta de' mezzi microscopici per decidere la
vera forma gloiiulare del pus, e rivendica al benemerito Guglielmo
Hunter la incontrastabile precedenza.
Il prof. Vannoni interroga il cav. Adorno sulla ricomparsa della
mestruazione in quella donna nei mesi trascorsi dal parto alla
morte, ed accertato negativamente, si trova incoraggitoa ritener mag-
giormente che il liquido giallognolo rinvenuto ne'centri venosi delia
stessa, fosse di lattea natura.
— 665 —
Si passa in seguito a ricordare il quesito proposto nell' antece-
dente adiiiian/.a dai prof. Borelli, col quale ricliiedeva se alcuno de-
gli adunali sia in grado di dire di qual natiu'a sono le felihri che
tengono dietro alle grandi operazioni cliirurgiclie ed alle gravi le-
sioni trainnaticlie; quali sono le cagioni da cui prendono origine;
e perche sono così ribelli a rpialunque metodo di cui'a, e finiscono
quasi sempre con la morte.
Il prof. Regnoli asserisce come il più delle volte si tratti di gra-
ve flohilide non difficile a riconoscersi, piuttosto che effetto di as-
sorbimento marcioso, e concede (|ualche possibilità di confusione
colla febbre tifoidea, solo quando la flebitìde e questa siano di
molto inoltrate.
Il prof. Ccntofanti accorda succedere qualche volta la flebite alle
gravi operazioni, ma fa osservare che i coaguli venosi possono nella
maggior parte dei casi impedire la traduzione della sostanza mar-
ciosa ai centri circolalorj, e ritiene che quand'anche vi si traduca
per libertà di vasi, cpiel fluido sia piìi omogeneo alla fibra che di-
safline o pericoloso, citando fatti di pus inalterato per lunghissimo
tempo, quando si eviti il contallo degli agenti esterni capaci di
prontamente alterarne la innocua natura; e crede che in molti ope-
rati l'indole della suppurazione si alteri per sole circostanze indivi-
duali, e per disordini dietetici. Concede il Vice-Presidente che il coa-
gulo dipende spesso dalla piugcnìa generale, ma chiama a riflettere
derivare le gravezze di tali infermità ora dalla grave lesione trau-
matica del sistema nervoso, ora dall'atto stesso operativo, talvolta
dall'assorbimento del pus, e spesso dall'unione di due o più circo-
stanze. Il prof. Centofanti risponde come ritenga che tali ammalati
si perdano per tre cause principali cioè, ora per la flebite, ora per li-
febbri miasmatiche, ora per le influenze morali, che sconcertando le
funzioni del sistema nervoso producono le febbri [)erniciose, funeste
colla maggiore frequenza, .\ggiunge il dott. Turchetli che alle cause
antecedenti si deve unire quella particolare disposizione morbosa
tanto illustrala in questi ultimi tempi, perla quale formasi una quan-
tità di sostanza purulenta, affatto sproporzionata a (piella che potreb-
be derivare per assorbimento dal focolare marcioso manifesto ; e ciò
per associazione di condizione j)atologica ad altri visceri noncontinui,
ed anche remoti dal punto della esterna lesione. Domanda il prof. B<>-
relli se sia lecito 1' ammettere fra le cause delle febbri sopra indi-
— 666 —
cate nuche l' infiammazione di qualche parte del sistema linfalico,
creduta da tahino fra i moderni capace di produri'e i più gravi
sconcerti nella economia animale. Domanda inoltre se quelle febbri
che frequentemente liainio le apparenze delle più gravi perniciose
ne abbiano anche i caratteri e l' indole.
11 prof. Pacini invita a considerare il poco conto tenuto sin qui
della neurilimile quasi inevitabile jier la molta lesione di sostanza
nervosa nelle eslese operazioni cliiruigiclic, come nelle gravi le-
sioni traumatiche. Esorta perciò ad instituire più frequenti e sol-
lecite indagini, rendendole meno scabrose colle utilissime norme
del Malpiglii; proponendo che s'inoltrino le osservazioni patologi-
che microscopiche del sistema nervoso, prima di passare alla solu-
zione degli altri quesiti su tale argomento. Palesa inoltre la sua
credenza che i maggioii tiionfi ottenuti da molti chirurgi della
Germania nella cura secondaria de'grandi operati, possano derivare
dalle fredde applicazioni che ordinano costantemente per molte ore,
tanto sulle palli incise come sulle contuse: la sottrazione immediata
di calorico che deve accadere per queste applicazioni modera la sen-
sibilità de' nervi oltraggiati, rende minima la reazione, e dà più fa-
cile la riunione per prima intenzione, o assai limitata la flogosi
flemmonosa secondaria. Concorda il Vice-Presidente con le os-
servazioni del prof. Pacini, ed aggiunge che le circostanze topo-
grafiche concorrono talvolta a produrre sorprendenti particolarità
negli esiti degli operali; al qual proposito rammenta la fortuna spe-
ciale e forse unica degli operali e dei feriti nel cranio in Firenze.
Il cav.prof.de Renzi, per avvalorare le norme di j)recauzione
in infermi di questa natura, espone all' assemblea le confessioni
private ed ingenue del suo benemerito amico Petrunli, il quale lo
assicurava come dopo lunga esperienza si astenesse perfino dal-
l'operaie quegli individui che presentavano una suscettibilità nervo-
sa particolare; avendo verificato suo malgrado più volte la perdita
di costoro anche a cura ben inoltrata, e quando sembrava meno
ragionevole il temerlo o per precipitosi irreparabili sconcerti d' in-
nervazione, o per febbri tifoidee infrenabili, o per inosservate ne-
vrilemiti con infiammazioni staccate dei visceri più remoti sim-
patizzanti colla regione ferita. Concorda il Vice-Presidente col cav. de
Renzi in queste sorprendenti propagazioni flogistiche.
— 667 —
Chiede il prof. Borelli se alcuno al)l>ia fatti od osservazioni che
lo ponj;ai)o in gi-ado di determinare se le febbri che si veggono nei
casi anzidetti aventi le apparenze delie tifoidee derivino da uno
stato di debolezza, o da mancanza d' innervazione, come pensa la
maggior parte dei pratici moderni, o da uno slato diametralmente
opposti), cioè da infìanuiiazione del cervello, della midolla spinale o
del sistema nervoso, come sembra a cpialche chirurgo dei piìi distinti.
Risponde il prof. Regnoli aversi ne' casi gravi caratteri comuni
alle flebiti e alle febbri tifoidee, e dice che dopo avere sperimen-
tato ogni metodo di cura confida nei soli chinacei per differire la
perdita dell' infermo, minorando o la forza, o la frequenza degli ac-
cessi febbrili accennati.
Conviene il prof. Borelli dei fatti pratici asseriti dal professore
pisano perchè gli ha trovali interamente concordi a quelli che gli
ha mostrato la sua pratica; ma fa osservare che dai preparati di
china non ha ricavato né anche, per ritardare l'esito infelice di
quelle febbri gravissime, quei vantaggi che altri assicurano di aver-
ne ricavato ; probabilmente perchè quasi mai non si può determi-
nare innanzi la morte, con quella precisione ch'è necessaria, se le
medesime dipendono da deficienza di forze, o da qualche occulta
inlìammazionc, o da (|ualchc altra incognita cagione.
Conclude il Vice-Presidente che ogni infermo ha diritto a consi-
derazioni e cure particolari, giacché nelle necrolomìedi tali soggetti
talvolta non si riscontra alterazione di sorla, come in quelli che
trapassano subito dopo l'operazione, o la ferita; tal' altra suppu-
razione per fleliitide, ed in alcuni, ascessi in vari parenchimi con
province sane intermedie; ciò che prova tanto j)iù le tre funeste
possibilità. i.°Di [ìcrdere gl'infermi per mancanza d'innervazione
senza tracce cadaveriche indicanti alterazione patologica, a." Di ve-
rificare in altri la flebite, o l'assorbimento del pus. 3." Di vedere in
molli la non diffìcile diffusione flogistica per neurilcmite a vari
centri staccati dell' organismo.
È sciolta r adunanza.
Visto — Il Vice-Presidente Prof. Carlo Burci
// Segretario Dott. Giuseppe Secondi
84
A D li ^ A i\ Z A
DEL GIORNO 20 SETTEMBRE
»©«*-
XJelto ed approvato il processo verbale dell' adunanza antece-
dente, il Vice-Presidente propone all'assemblea il quesito ostetrico
insoluto alla Sotto-Sezione chirurgica patavina per difetto di tem-
po; cioè, se riconosciuto in donna incinta da pochi mesi il diametri)
sacro-puhico di due pollici e mezzo, ed anche meno, si det'e procu-
rare il parto immaturo al settimo mese, od eseguire l' isterotomìa
laterale, o la pubitonùa del Galhiati al nono mese, nel secondo sta-
dio del parto. Si legge il primo giudizio emesso a Padova dal pro-
fessore Vannoni in favore del parto prematuro, ed i suoi (piesili
secondari per la migliore soluzione del principale. Quindi il pro-
fessore Centofaiiti si dichiara immediatamente per il parlo provo-
cato, come quello che per pratici risultati e ricchezza di statistiche
offre la salvezza del novanla([uattro per cento nelle operate, e la-
scia in vita (|uasi un numero di bambini eguale a quello dei sal-
vali colla isterolomia. Avvalorano con attestazioni conformi il pa-
rere del prof. Centofanti i dottori Pellizzari e Turchetli, il prof. Te.s-
sandori e il doti. Nerici; e il prof. Cerioli aggiunge a maggiore con-
ferma il fatto a lui notissimo di una donna di Cremona, che per-
deva per ripetute operazioni sul feto vari bambini, e serba quasi
adulto quel solo liberato col parlo prematuro artificiale. Il cav. Ador-
no de Tscharner vorrebbe che prima di passare a questo atto opera-
tivo si calcolasse anche sulle risorse impreviste della natura nel
permettere la nascita di bambini maturi in donna mal conformata:
risponde il Vice-Presidente che il ([uesilo precisa il convincimento
osletrico-lcgale della impossibilità por diametri viziali alla uscita di
feto maturo, e che concorrendo tulli i membri adunati alla prefe-
renza del parto provocato al settimo mese accetta come conclusione
- 669 -
assoluta per gli Atti del Congresso questa decisione. Invita c|uindi a
deridere sulla seconda parte del (juesito, cioè sul metodo o|)erali>()
da piel'erirsi. Il prof. Ceiitol'anti assicura sul miglior esito perla pun-
tura del sacco delle acque; il dott. Calderini fa risovvenire i risul-
tati delle (Cliniche ostetriche di Pavia e di Milano mercè la dilata-
zione graduata del collo dell' utero colla spugna preparata, e col
lanq>one: risponde il j)rof. Centofanti essere qualche volta fallibile
il mezzo della dilatazione, non mai l'apertura del sacco; diffìcile
l'introduzione della spugna, ed esagerali i liinoi'i di alcuni sui fu-
nesti effetti della puntura delle membrane. Il doli. Calderini espo-
ne il parere del prof. Billi che è che perforando il sacco si perda
il vantaggio della forma conica della borsa agevolante la dila-
tazione delle parli. Il prof. Centofanti nega tale necessita ed utilità
delle acque, aggiungendo che anche colla puntura il più delle volle
esse non iscolano che a gocce. Il dott. [Serici crede essere il sacco
più di danno che di giovamento all' atto del parlo, e si dichiara
per la puntura. Il dott. Parola avvalora con citazione di concordi au-
tori oltramontani la preferenza dell'atto ostetrico, ripetuto colla pre-
scrizione della segale cornuta nel caso d' inerzia successiva allo
scolo delle acque. Il prof. cav. de Renzi dichiara che per la scelta
di (jueslo ragionevole atto operativo eravi a sufllcicnza nelle auto-
revoli assertive del prof. Centofanti. Il cav. Adorno de Tscharner cita
il parere di molli chiiurghi fi'ancesi sulla utilità della permanenza
del sacco delle acque a dilatare la via del feto. Il prof. A'annoni di-
fende r utile dell' integrità del sacco per disporre le parti genitali
non preparale dalla natura al settimo mese come sono al nono, e
dichiara per suo giudizio nociva la puntura di fronte nella proci-
denza della borsa, e che dovendo pungere, sempre preferibile la
puntura colle regole del Maisner, per cui mezzo le acque non pos-
sono che sortir lentamente, impedendo una pressione precipitosa del-
l'utero sul feto. Palesa il prof. Vannoni di aver punto il sacco per
la circostanza del quesito una sol volta, ed essere grato alla dilata-
zione, che secondo lui permette un parto più consimile al naturale;
non esclude però i felici risultali oltcnuli anche colla puntura,
juuchè sia eseguita colla siringa a dardo, giusta le norme del Maisner
accennate. Anche il prof. Tessandori condanna 1" apertura di fronte
per la troppo celere pressione uterina sulla testa del feto: ricorda
quanto sia lungo e pericoloso quel parto nel quale precipite è
— 670 —
1 liscila delle acque, mentre la forma conica della borsa è il niez/.o
dilatante la bocca dell'utero più simpatico alla medesima. Il pro-
fessore Centofanti richiama sulla già fatta asserzione che di rado le
acque in tuli casi di parto provocato sortono rapidamente, e che
I' asciuttezza utero-vaginale delle partorienti la crede più lìglia di
llogosi dell'interna mucosa che dell'accennato scolo precipitato
delle acque; e dopo alcuni schiarimenti fra lui e il prof. Vannoni
sulla siringa a dardo per forar le memjjrane, si decide per mag-
gioranza sulla convenienza della puntura delle membrane in modo
di averne la lentezza di scolo delle acque desiderata. Accettata col
voto della Vice-Presidenza questa seconda conclusione si |)assa alla
lettura dei ([uesiti del prof. Rorelli.
i."E possibile nello stato attuale delle nostre cognizioni ricono-
scere e determinare la natura di quelle febbri che tanto frequen-
temente tolgono di vita quegli anmialati che subirono una grande
operazione di Chirurgia, o riportarono una grave lesione organica?
2.° È possibile di conoscere e deteniiinare la cagione, o le ca-
gioni che rendono quelle febbri così gravi, che l'arte medica riesce
assai di rado a vincerle?
3." Se non fosse possibile determinare né 1' una né 1' altra co-
sa, é egli permesso d'invocare i sussidi della pratica per norma di
chi deve curare, e trar partito da ciò che nocquc o giovò nella
cura di tali febbri?
Egli soggiunge non bramare altro dalla adunanza che i carat-
teri differenziali valevoli alla giusta diagnosi nelle gravi emer-
genze delle febbri accennate, e desiderare che i contenti per la
riuscita di (pialche metodo di cura lo palesassero per l'utile ed
istruzione conume.
il Vice-Presidente consiglia di attenersi, per i sintomi opportuni
a stabilire la diagnosi di tali febbri nervose e suppuratone, ai vari
scritti della scienza chirurgica; e trattare nell'assemblea dei sussidi
terapeutici più convenienti per gli aggravati da febbre traumatica in
conseguenza di recenti e forti lesioni. Propone il prof. Cenlofanli
che prima si staliiliscano le differenze di condizioni nosocomiali. 11
^'ice-Presidente consiglia a sciogliere il quesito in modo rifcrii)ile
alla generalità. Concorda il prof. Borelli nell' estendere le ncjrmc a
tutte le lesioni chirurgiche e traumatiche, a tutte le stagioni e to-
pografie; ma chiama l'attenzione speciale su quelle febbri che
— 6'7i —
hanno tutta 1' appai'on/.a di perniciose, ed avvengono quando sem-
ina già moderato il pi-occsso flogistico, e ben regolata la suppura-
zione. Invita a decidere (piali accessi appartengano al tifo, (piali alla
debile, e (juaii alle febbri nervose. Osserva il Vice-Presidente esistere
di pubblico diritto massime non inutili per diagnosi difCeren/iali di
(picsle varie specie di Cebiìri, e crede clic, lasciata da parte la sinto-
matologìa, si passi direttamente alia manifestazione degli utili tera-
peutici ottenuti in casi gravi con caratteri precisali.
K sciolta r adunanza.
Visto — // Fice-Presidente Prof. Cablo Burci
U Segretario Doti. Giuseppe Secondi
ADl^A\ZA
DEL GIORNO ai SETTEMBRE
Xjetto ed approvalo il processo verbale della precedente seduta, il
prof. Vannoiii, adempiendo alla di lui promessa fatta in Padova
(piando offr\ le prime sue osservazioni sulla Aiest/na nelle donne
gravide, comunica le sue esperienze di quest'anno, consegnando due
(piadri statistici relativi a quarantaquattro casi di analisi di orina con
ritrovamento della sostanza cercata, ed altri sino al cento, per i qua-
li manifesta come nelle gravide ammalate si sospendesse il fenome-
no, e ritornasse appena riparato lo sconcerto patologico producente
la sospensione, e come in alcune ricoverate nella Clinica per sem-
plice equivoco di apparente gravidanza non si riscontrasse la kie-
slina giammai. Dimostra perciò inconcludenti, per l'imperfetto me-
todo d' indagare, le osservazioni di coloro che asseriscono di non
averla mai trovata, e crede abbiano essi osservate le pregnanti in
istato di malattia, o lasciando le orine ad una temperatura molto
minore dei ventisei gradi necessari per la comparsa regolare alla
superficie del liquido della sostanza in questione; avverte trovarsi
molto pili di rado nell' inverno che nelle altre stagioni, e fa noto
aver aggregato alle sue ulteriori osservazioni fisico-cliimiclie-micro-
scf)piclie i professori Cozzi e Parlatore, onde' offrire alla ricor-
renza di altro Congresso più doviziosa statistica di casi speri-
mentali, e norme semplici e sicure per tutti quelli clie amasse-
ro di verificare la kiestina. Dicliiara il Vice-Presidente lodevole il
prof. \'annoni pel suo zelo, osservando (pianto utile ne deriverebbe
alla scienza, e specialmente alla Ostetricia legale, colla scoperta di
nn segno diagnostico sicuro per il principio di gravidanza.
— 673 —
Passa il dott. Pelliccia a leggere il compendio di una sua Me-
inoriu sulle (ebbri traumatiche, trattenendo anche sulle nervose.
Di queste ultime ne ammette due specie, che con semiiian/a noso-
logica quasi eguale nascondono malattia di fondo essenzialmente
divei-so. lina la chiama nervosa ipostenica essenziale, 1' altra ner-
vosa (logistica ; e dice risolversi quesl' ultima ora in neurite, ora in
debite profonda o diffusa ; cita caratteri differenziali fra la nervo-
sa ipostenica e la nervosa flogistica, e dopo la distinzione scende
a cercarne la condizion patologica o la sede, assegnando caratteri
alla (Icliite, e alla neurite, e mostrando che la neurite ha i sintomi
dell'atassìa, eia flebite diffusa quelli dell'adinamia; narra dei perico-
li e delle successioni morbose della flebite, e del resistere spesso che
essa fa alla ragionevole cura iposlenizzante, come al metodo ecci-
tante; parla in ultimo della perniciosa, e crede che possa assalire i
feriti, e gli operati, sia per influenza atmosferica, sia per patema,
sia per soverchia impressione nervosa, o per lo stato intrinseco della
lesione. Kiferisce cpiesta febbre ad una specie di avvelenamento
analogo a quello che produce le febbri miasmatiche gravi, sia per
la improvvisa introduzione del pus nel torrente della circolazione,
sia che si generi per ignote perturbazioni del sistema nervoso un
veleno analogo all'acido prussico che uccida rapidamente l'infermo.
Finita la lettura sorge il dott. Turchetti a rivendicare la sua
priorità nella ripetizione degli esperimenti dell'inglese dott. Gol-
ding Birth sulla kiestina, citando i suoi cinquanta casi pubblicati;
concede che in istato di malattia non si riscontra, ed asserisce di
averla tiovata non solo nelle gravide ma pur anco nelle ragazze, e
perfino nelle impuberi, sempre in quantità proporzionale all'età;
accenna averla veduta comparire varie volte, benché più lentamen-
te, anche nell'orina di alcuni uomini, e di non avere altra incer-
tezza che la mancanza dell'analisi chimica.
Il ])rof. Corlicelli dubita della regolarità delle osservazioni fin
qui praticate, giacché non si tenne calcolo né della qualità né della
quantità dei cibi inghiottiti, non della temperatura in cui restava
r orina dopo emessa, né quanto tempo dopo l'emissione si facesse
r esame; cita come il prof. Capezzi in due gravide non potesse rin-
venirla, e crede che l'arte saprà qualche cosa di certo solo quando
si attenga a simili norme.
— 674 —
Il Vice-Presidente ricorda per giuslizia che appena uscite le os-
servazioni del medico inglese ripetesse primo le sue esperienze il
prof. Taddei, e che solo se ne astenne quando seppe che i profes-
sori Vannoni e Cozzi intendevano a proseguirle. Dimanda il pro-
fessore Cenlofanti al prof. Vannoni degli schiarimenti sul tempo
trascorso fra 1' uscita dell' orina a contatto dell' aria, e 1' esame; ha
in risposta, o/to o dieci ore , ([uaudo non era la temperatura minore
del grado accennato di ■}.(> Rcaumur: sospetta il prof. Ccntol'auli
doversi il fenomeno a chimica influenza.
Il dott. Manfrè di Napoli osserva quanto sarohbe utile l'analisi
chimica delle orine del sesso maschile, perchè ove si linvenisse, co-
me dice taluno, anche negli uomini la kiestina, cesserebbe il biso-
gno di attendere i lunghi esperimenti delle Cliniche ostetriche; e di-
chiara più conveniente il fare 1' analisi non tante ore dopo, ma
emessa appena 1' orina.
Il prof. Vannoni promette di farlo, ed estendere 1' esperienza
anche sulle orine dei bruti.
Il dott. Linoli torna a parlare delie febbri degli operati, ed ec-
cita a stabilire le varie influenze topografiche per la scelta del sus-
sidio terapeutico. 11 prof. Cenlofanti asserisce abbastanza trattato
r argomento, ed utile il passare ad altri quesiti.
Chiede il prof. Borelli se alcuno dell'assemblea possa indicare i
precisi caratteri differenziali della febbre nervosa, del tifo, della fle-
bite, e della linfanginite, ed in particolarità delle febbri con algore
ricorrente più volle nella giornata. 11 Vice-Presidente e il prof. Cen-
tofanti dicono potersi affidare ai trattati sufficienti che abbiamo in
proposito e scarsi nel solo argomento della linfangioite.
I signori dottori Hilli, Copello e Rigacci dicono mancante la
scienza chirurgica dei caratteri pi'ecisi, onde stabilire con esattezza
le differenze fra la flebile, e gli effetti di assorbimento del pus;
non esservi definizione precisa della febbre traumatica, ed impor-
tare una sottile disamina dei quesiti del prof. Borelli per la scelta
del più idoneo metodo curativo. Discorda il prof. Centofanti, asse-
rendo provveduta la Chirurgia di scritti in proposilo, non solo no-
stri ma inglesi pur anco. Concorre in parte nello slesso parere il Vice-
Presideule, col dimostrare che risultando 1' imjiortanza di tali alte-
razioni patologiche da un complesso di circostanze individuali e
— GyS —
l(>poj;iaficlie, necessita, per non isinarrirsi nel labirinto dei sintomi,
qiu'l criterio j)rivato che non si può ottenere ciarli scritti; però ri-
spettando il desidei'iii del prof, liorelli, e dei mcnihri della Sezione
seco lui opinanti, lo invita a presentare i suoi quesiti perchè, pub-
blicati cogli Alti del Congresso, (jffrano a (pialche ingegno felice il
mezzo di riempire colla precisione desiderala (pieslt) vuoto della
chirui'gica scienza.
K sciolta r adunanza.
Visio — // yice-Pvesidente Prof. Carlo Burci
// Segretario Doti. Giuseppe Secondi
85
ADIIVAKZA
DEL GIORNO aa SETTEMBRE
■ »se«
Jjetto ed approvato il processo verbale deHantecedente seduta, il
dolt. Pelliz/.ari avverte una di lui omniissioue del giorno avanti,
cioè la j)rova del prof. Taddei del suo reagente sopra la kiestina, allo
scopo di rimuovere il sospetto di alcuni, potersi confondere questa
separazione delle gravide col latte, per contenerne alcuni materiali;
ed essersi accertato come la kiestina sia di tult' altra natura e non
contenga veruna quantità di lattina. 11 dolt. Bini non accetta que-
sta precisa sentenza del prof. Taddei, adducendo che il sospetto era
perla cascina in vece della lattina, e n<ui potersi decidere dal citato
reagente. Ripete il prof. Manfrè il suo voto perchè l'analisi chimica si
faccia con sollecitudine della orina dei maschi, avanti la progettata
serie di quella delle femmine. Passa quindi il dott. Secondi a co-
municare una Memoria del dott. Spessa di Rovigo .sopra un nuo-
vo processo per ottenere la chiusura delle aperture morbose alla
volta palatina, invocando il parere dell' assemblea sull' accettazio-
ne del processo medesimo. Consiste questo nella cruentazione dei
margini dell'apertura con biston o forbice ottusa, ripetuta, appena
cessato il processo di vegetazione, sicché i margini due o tre volte
cruentati producano ogni volta nuova ricchezza di lembi, finché
arrivino a chiudere completamente 1' apertura. E desunto il pro-
cesso dall' imitazione della natura, che nelle ferite anche molto di-
varicate, quando siavi un grado di flogosi sufficiente, offre tal grado
di vegetazione da rendere necessaria la mortilicazione coi caustici;
come pure da varie guarigioni spontanee di fistole cisto-vaginali o
di ani preternaturali in conseguenza di una specie di ipertrofia, la
quale o per rozzi ripetuti maneggi o per altro scopo di sutura favo-
— 677 —
lisce <iuella sarco-plastica necessaria alla desiderata chiusura. Eab-
bamloiiiito al critoi-io di o-jiii cliinii^o il numero delle; cruenla/.ioiii,
da praticarsi in ragion diretta della (piantità di sostaii/.a necessaria
per la variante estensione delle particolari aperture morbose ; solo
viene precisato uno spazio di ipiindici o venti giorni fra 1' uno e
r altro allo operativo, fuicliè siasi compiuta la cicatrice, regolata
c|ualcbe volta in fine dal caustico potenziale. I l'atti citati in conler-
nia raccomandano il processo ai clinici tutti.
Entra il Prof. ManlVè a convalidare il j)rogelto dei doti. .Spessa
narrando i (elici risultali otteinili con egual metodo dal rinomato
Monterosso di Napoli, il quale preferiva sempre il bistorì, e il ni-
trato d' argento sul finire del processo vegetativo; ed aggiunge il
suo consiglio perchè nei casi ove questo primo metodo non riu-
scisse, volessero i chirui'ghi ricordarsi la massima sulla rigenera-
zione delle ossa dell' illustre prof. Troia di Napoli, il quale raschia-
va anche ripetutamente (|ualche porzione di jjeriostio, onde pro-
vocai-e un grado di vegetazione riproduttiva verificandolo sempre.
Il dott.I'cUizzari teme antifisiologica la norma proposta dal profes-
sore Manfrc, osservando come siano scarse di arterie le ossa, e
quanto necessarie di periostio per la vita loro. Concilia l'opinione
del doti. Pellizzari la lisposla del prof. ^lanfrè, che nell'osso palatino
avvi anche il compenso del periostio superiore. Per incoraggire i
dinidenli di (|ueslo atto chirurgico a sceglierlo ne'casi di necessità,
l'imarca il ^'ice-l'residente l'analogia di questo processo colla confri-
cazione delle estremità non riunite di ossa fratturale inerti al tra-
sudamento della linfa constituente il callo, nella quale confricazio-
ne si arreca pure qualche danno al periostio per la sfuggevolezza
dei bordi ossei confricati su di lui.
Sospetta il dotl.Nerici diversa la influenza dell'atto per l' irri-
tazione dell'aria sull'osso palatino denudato, da quella che si fa
su parli che son nascoste dai tessuti nuiscolare e cutaneo. Rispon-
de il Vice-Preside che lo scopo patologico, anche colla varietà di
circostanza accennata, è di eccitare nell'osso un'infiammazione ve-
getativa indispensabile alla guarigione, e impossibile altrimenti.
Chiede il doli. Angeli se per vegetare l'osso abbia seuqjre bi-
sogno dell' accennata abrasione. Soddisfa all' obbiezione del me-
desimo il doti. Secondi coli' osservare che i chirurghi si riducono
a questo alto, solo quando non ne possono a meno, e conchiude
— r>78 —
elidendo il sospetto fisiologico emesso da alcuni della necrosi del-
l'osso per raschiatura del periostio, citando il limile della porzione
di periostio raschiata, e fatti pratici dai quali potè convincersi del-
la esuberante concorrenza della natura a prodig;are tutta la vegeta-
zione ilesiilerata; esuberanza che costringe tanto spesso a modella-
re i processi di cicatrizzazione coi caustici, e che si può attivare
nei rai'i casi di scarsa corrispomlenza rij)ctendo l' irritazione della
raschiatura, come si ripete la conlricazione delle fratture inveterale.
11 prof. cav. de Renzi raccomanda che in caso di malattie costitu-
zionali si garantisca prima l' infermo con idoneo metodo curativo
interno, senza il quale, come dice anche il doti. Spessa, non si fa-
rebbe che aumentare 1' esulcerazione.
Passa la Vice-Presidenza a chiedere il giudizio dell' assemblea
sovra un altro dei (piesiti a Padova non risoluto. Cioè, se negli
idroceli non mollo antichi della vaginale del testicolo sia preferibile
r ago-puntura agli altri metodi di cura radicale.
Risponde il dott. Pellizzari avere sperimentalo 1' ago-puntura
{|uanle volte occorrevangli per convincersi essere questo un metodo
eccezionale di poco o nessun calcolo a prò degli adulti, e solo pre-
feribile ne' bambini che non abbiano ottenuto vantaggi dai sussi-
di terapeutici piìi innocenti.
Il doli. Lincili accenna la necessità di prima liflettere sull' età,
costituzione dell' individuo, e malattie pregresse, asserendo impos-
sibili le guarigioni con lai metodo anche ne' bambini, se abbiano
malattie costituzionali. Giustifica il doli. Pellizzari la propria asti-
nenza del cenno di tali norme, sapendo essere queste professate da
tutti i buoni cultori di Chirurgia. Oppone il dott. Nerici all' utile
dell' ago-pimlura la impossibilità dell'uscita del liquido per s\ esi-
le mezzo, e il |)ericolo d'infiltramento scrotale; gli risponde il dot-
tore Pellizzari essere questo il vero scopo del chirurgo in tale pro-
cedimento, ed impossibile senza l'infiltrazione scrotale l' infiamma-
zione opportuna alla radicai guarigione. Entra il prof. Manfrè nel-
r argomento dichiarando necessarie le più scrupolose cautele per
non assoggettare all'atto operativo indicalo individui affetti di qual-
che idiosincrasia, odi eccedente nervosa suscettibilità, consigliando
far precedere all' atto chirurgico la prova dell' applicazione del-
l'alga marina, in tanti casi efficace; nel qual parere concorrono,
e il dott. Linoli, e il dott. Pellizzari.
— 679 —
Il doti. Bini propone die si faccia precedere l'ago-punlura a
qualunque altra operazione maggiore, essendo quasi mezzo inno-
cente ove non giovi, e vorrel)be clic i'eletlro-ago-pinilura l'osse an-
che a dirittura preferita, come quella che maggiormente facilita la
flogosi opportuna alla guarigione radicale. Cita in proposito le espe-
rienze del prof. Pecchioii. (Àincliiude la Vice-Presidenza essere ac-
cettata dall' assemblea la semplice ago-puntura qual mezzo di cura
radicale degl' idroceli per que' bambini di sana costituzione che
non guarirono con soccorsi piìi miti, ma non pf)tersi j)erò estende-
re, o preferire pei' gl'idroceli degli adulti.
E sciolta r adunanza.
N isto — // f icf-Piciii/fiitc Prof. (Iviii.o lii n( i
li Segretario Dott. Gii seppe Secon»i
ADIKAXZA
DEL GIORNO iZ SETTEMBRE
»s«<-
JLielto ed approvato il processo verbale della precedente seduta, il
dolt. Turchetti comunica un fatto importante di donna malaticcia
da qualche tempo per clorosi, la quale tlopo aver mangiato una
schiacciata fu presa da freddo felilirile con moderata piressia, vo-
mito e deiezioni alvine frequenti, e ad onta del salasso ed altri ri-
medi propinati mori in meno di otto ore, e senza avere in questo
tempo alcuna emissione di orina. In meno di un giorno era decom-
posto il cadavere in modo che semlirava morta da <|uindici giorni,
e sfigurata in modo di non essere riconoscibile da alcuno. Fa osser-
vare il referente aver ti'ovato all'ispezione cadaverica vesciche con
siero verde sull'addome, muscoli spappolati, cervello avvallato, siero
verdastro anche nel cranio, e sulla lingua piccoli corpetti giallastri
di forma migliare. Lo stomaco coperto di una patina giallastra, e
nel suo fondo ini foro con bordi netti, conico con apice all'esterno,
e precisamente come succede in un cuoio per stampo di metallo,
senza che intorno all'apertura vi fosse alcun carattere di precedente
processo esulcerativo. Narra il doti. Turchetti come appo tali resul-
tati si dovessero spedire i visceri ed muori raccolti ai valentissimi
chimici di Firenze, i quali coli 'apparecchio infallil)ile di Marsh non
rinvennero alcuna traccia di arsenico, e si accertarono non esservi
alcun altro veleno. Escluso con tanta certezza ogni sospetto di ve-
leno, offre il dolt. Turchetti due conclusioni che se ne potrebbero
dedurre cioè, potersi avere fenomeni nosologici e cadaverici simili
a quelli di veneficio arsenicale, ed aversi perforazione dello stomaco
senza processo flogistico antecedente. Chiede poi il parere dell' as-
semblea sopra la causa di tanto rapida putrefazione in donna più
malaticcia che ammalala davvero. Il Vice-Presidente domanda al
— G8i —
doti. Turchetli se fosse infìniuinnto il peritoneo, o vi fossero nell'atl-
iloiiie defili ascai'idi l()inl>rionidi ; i'is|>i>iide il duU. Turclielli negati-
vamente. Quindi per agevolare le induzioni cita lo stesso \ ice-Prc-
sidente il fatto di una ragazza, che, dopo avere inghiottito della car-
ne salata durissima, moiì sullo i j)iù forti dolori addominali all'ospe-
dale di S. .Maria .Nuova poche ore dopo i-icovei-ala. La neci'olonùa
non mostrò ajtro che un'ulcera del fondo dello stomaco con foro
non maggiore di una lenticchia, più laigo all' interno, e nelle inte-
stina poi enorme quantità di loud)ricoidi ( '5oo incirca) e caratteri
d'in(.i|jienle peritonite. iNon nega il dolt. Turchelti che nel suo ca-
so vi potessero esistere vermi assai più piccoli, sfuggiti alla di lui
vista per avere esportato suhilo i liquidi addominali destinati al-
l'esame. Il dott. l'ellizzari dice che non si deve sospettare di awe-
lenameiilo per arsenico ove non si notino i caratteri di reazione flo-
gistica dello stomaco, spèciaJmente ove trovisi perforazione ; e in
conferma della sua asserzione l'icorda gli esperimenti istituiti da lui
in l'irenze per mezzo dell'arsenico in soluzione, ai quali l' istesso
Vice-lVesidente aveva assistito. Oppone il dott. Turchetti le asser-
zioni del henemerito Rognetta escludenti la fre(|uenza di (piesteflo-
gosi enteriche per arsenico. Dice il dolt. Secondi essere sempre lo
stalo di gastrica irritazione in ragion diretta della concentrazione
del veleno, e che, quando è diluito, l'azione ipostenizzanle dinamica
supera tanto la flogosi per chimica irritazione, da non potersi più
quest' ultima chiamar con lai nome; concede che la i'ai)ida reazio-
ne particolare di qualche individuo avrà potuto dare in alcuni casi
dei caralteii di gastrite, ma risultare per i ri])iluli esperimenti del-
l' illustre prof. (ìiacomini che, a veleno diluito, la potenza dina-
mica e la maggiore rapidità della morte impediscono che l' irri-
tazione chimica |)ossa determinare un vero processo flogistico. Con-
vengono però tutti e tre nella verità inconlrastahile che nella più
lenta morte per veleno concentralo dehhasi riscontrare in (jual-
che punto della gastrica mucosa l' indizio della chimica irritazio-
ne flogistica.
Il prof. Ahinfrè cila il caso d' individuo che morì nove giorni
dopo aver inghiottito vari pezzetti di arsenico, senza presentare
nel ventricolo né foro di sorta, né tendenze della memhrana interr
na ad esulcerarsi. Il prof. l'acini osserva come non si ahhia ancora
— 682 —
deciso se le perforazioni intestinali con vermi siano prodotte da
lenta flogosi, o da quelli entozoi; palesa attenersi egli alla prima
i)er vari casi di elmiiitisi, i (jiiali oasi lo pcrsiiasei-o dell' iiirapa-
cilà dei vermi a j)erforar le niendirane; al quale oggetto narra egli
un fatto di non remota osservazione nel cadavere di una donna
presentante vari punti prominenti dal tubo intestinale verso il pe-
ritoneo, ed avendo innoltrata r ispezione trovò all'interno seltan-
tadue lomhricoidi fra i (juali dei più grossi, e nessuna perforazio-
ne, o minaccia di essa.
Il dolt. Linoli cita un caso del prof. Targioni il (juale trovò id-
eerà del ventricolo senza traccia di (logosi jjregressa, o di veleno, e
doversi perciò ricordare le asserzioni dello Spallanzani e di Hunter
intorno alla facoltà esulcerante del sugo gastrico sulle tonache del
ventricolo poco dopo la morte di alcuni individui.
H prof, cav.de Ueiizi invita l'assemblea a riflettere sul caso im-
portantissimo riferito dal dott. Turchelti, e raccogliendo le fda di-
vergenti della dispula cercare sj)icgazione del fatto, e procurare di
stabilire se veramente esista in alcuni individui un processo disso-
lutivo rapidissimo, basalo parcamente sulla Medicina umorale.
Risponde il Vice-Presidente essere egli inclinato ad ammetterlo,
e sollecita quanti abbiano ragioni o fatti illustranti i processi esul-
cerativi dello stomaco, o le precipitose decomposizioni cadaveriche,
a produrli.
Il dolt. lerpi in proposito della ulcerazione cita fatti di autori
i quali si adoperarono per provare che l' iniezione di molti veleni
minei-ali per le vene produce più presto esulcerazioni, della de-
glutizione degl' istessi veleni.
Il jirof. Borelli fa riflettere come giustifichi in parte la celere
putrefazione della donna esaminata dal dolt. Turchelti il sapere
che prima del caso rovinoso era malaticcia per radicata clorosi.
Non consente il prof. Manfrè che la clorosi possa disj)orre la
libra organica a tanta alterazione, e crede che la condizione pa-
tologica di quella donna non fosse la sola clorosi.
Il Vice-Presidente risponde potersi concedere alla clorosi una
causa di scomponimento, ma non potersi però mai emettere un
giudizio positivo quando non si riconoscono esattamente le condi-
zioni estrinseche, ed intrinseche capaci di produrre le singolari de-
— G83 —
composizioni accennale ; osserva inoltre come in certe ignote va-
rielà ili ciiin|)(isi/,ioi)e di un coi-po si risoonliiin) fenomeni impossi-
bili in altri ; accenna la l'reipienza di tali particolarità cadaveriche
per veleni vegetabili, e ricorda il fatto di un suo amico, il (|uale
essendosi avvelenato con laudano liquido, si decompose tanto ra-
pidamente in poche ore il c(>r|)n dopo la morte da non potersi ri-
conoscere da alcuno.
Tornando al caso del iloti, 'rurclietti ritengono alcuni essere
anmiissibìle ima precedente particolare disjiosizione; il prof. Ro-
relli riponeva per la spiegazione del fatto la causa in t|ualche dis-
crasia, ed appoggiavasi ai frequenti casi analoghi in Chirurgia, quan-
do cioè si vede in eguale indole e giado di malattia, colla medesi-
ma operazione e metodo curativo, perire rapidamente un anuna-
lato, mentre mi altro in egual lemjjo guarisce.
Il dott. Levi domanda al dott. Turchetti quale fosse io stalo
della bile nella sua ammalata; risponde il dott. Turchetti che la ve-
scica era vuota, e sospetta essersi formato in quella donna ipialche
veleno simile per potenza letale all' acido prussico. Concede il ^'ice-
Presidenle non potersi j)er ora né ammettere né respingere questa
formazione particolare di veleno, giacché altliiamo troppi casi avvalo-
ranti, j)cr analogie di putrefazione, il sospetto che si possa formare
accensione spontanea nell'individuo anche in brevissimo tempo.
Chiede iF prof . Manfrè se nel caso tanto discusso siasi analizza-
lo in modo da non sos|)cttare altro genere di veneficio, e ne ha in
risposta che la più esatta indagine dei chimici fiorentini non potè
riscontrarne.
Si discute fra il prof. Rorclli e il prof. I5ini, siili' accettazione o
bando della parola discrasia, e sulla sostituzione del sinonimo di
alterazione umorale incognita, proposta dal prof. Borelli ; e il dot-
tore Bini consiglia di attenersi alla prima nomenclalura, linihè al-
cuna delle scuole chirurgicho nazionali o straniere continua ad
usarla. Il Vice-Presidente riflette quanto utile deriverebbe alla scien-
za dalla sistemazione di un linguaggio comune.
Furono donati alla Sotto-Sezione i seguenti libri :
Considcniziuiii /ìsio-/>fif(>/(ii;ic(>-/)ni//c/ie svpra un ctisu di um\'er-
sa/e pneumatosi arteriosa e venosa. Del do(t. Turchetti.
Intorno allo stato della scuola medico-chirurgica lucchese, e del-
la Chirurgia italiana. Del prof . Pacini.
86
— 684 —
Jliiggutii,'/i<i (tiìdtoriìico-Jisiologico di un mostro iirna/io. Del pro-
fessore Pticiiii.
Cenni storico-pratici intorno alla operazione cesarea. Del dot-
tore .t lessa miro Coli.
Sulla operazione della fistola cisto-rai^inale eolla piinzione pu-
boidea. Del prof . ìVutzer di Bonn.
E sciolta l'adunanza.
Visio — // rice-P residente l'rol. Carlo Burci
// Segretario Doti. Giuseppe Secondi
ADIIVAIVZA
DEL GIORNO aS SETTEMBRE
iiello ed approvato il processo verbale della precedente seduta,
comunica il doti. Lindi le proprie osservazioni sugli ascessi della
regione iliaca ; aggiunge criteri sui caralleri diagnostici differenziali,
onde si avvalori in seguilo la diagnosi e la prognosi di simili casi
colle norme terapeutiche più idonee per risultati felici ottenuti. Di-
chiai'a il Vice-Presidente importanti le conuniicazioni del dott. Li-
noli, ed utile die 1' assemiilea concorra col propizio giudizio a con-
fermare o modificare più o meno le deduzioni.
il dott. Comandoli fa (|ualclie osservazione sull'argomento delle
ulceri del ventricolo trattato nel giorno innanzi, dichiarandole fi-
glie quasi sempre di lento processo (logistico inosservato. Risponde
la Vice-Presidenza essere questo pure il parere della maggiorità dei
patologi, ma aver la Sotto-Sezione insistito solo |)cr la ricerca delle
cause in quei casi rari di ulcerazione, nei (piali manca all' indagine
anatomica ogni fisico carattere di flogosi preceduta.
Il dott. Damucci propone che si diffonda, por mozzo della pub-
blicazione degli .Vtti del Congresso, l'utile terapeutico deU'accpia del
bagno di Cecinella nei confini dell' Agro fiorentino col pisano in
malattie croniche esterne con apiressia ; narra avervi il prof. Tad-
dei trovato coli' analisi chimica (]uantitù di principj ferruginosi ed
acido carbonico ; credo debito suo assetirne la j)iù volte verificata
efficacia in simili morbi.
.Si passa a discutere sul quesito patavino intorno ai tumori eret-
tili, cioè — se nei tumori erettili congeniti siano ]>refcrihìli le iniezioni
irritanti nel viluppo dei vasi da cui son formati ad ogni altro meto-
do operativo, oppure in quali casi esse meritino la preferenza — .
Il dott. Galli espone i suoi felici risultali con questo metodo ot-
tenuti ; narra la storfa particolare di due casi trattati con soluzione
— 6SG —
ili iiili;ili> il ;iii;eiit() in ildse niiiiorc di im grano por ogni oncia
d" acqua in principio e maggiore in progresso, iniettando la solu-
zione colla siringa ili Anel, mai ])orò pungendo nella parte più
piominente del tumore, ma in alili hioglii, e facilitando (juindi la
ditì'usione del liipiido per tutte le cellule dello slesso tumore. Accer-
ta die il tumore diminuisce di colore e di volume ad ogni iniezione,
e progetta egli l'adozione di tal processo curativo in preferenza di
ogni altro mezzo cliirurgico, imitando i membri a decidere se
per alcuni gradi di analogia si potrebbe tentare anclie in alcuni tu-
mori emorroidali.
Il prof. Centofanli dice che i fatti citali da Monro, e le proprie
osservazioni lo autorizzano a credere la guarigione frequentemente
spontanea di questi tumori; supporre la maggior concorrenza della
natura nella guarigione dei curati, ma non pretendere col Monro
clic il cliirurgo debba rimanersi incile in alcuni casi particolari di
rapido aumento. Vorrebbe solo clic si limitasse questo trattamento
ai casi più miti, considerando come nei tumori di non tenue volu-
me sia quasi impossibile ottenerne la cura nemmeno coi mezzi più
forti. Ritiene utile un eguale procedimento nei tumori erettili ai con-
torni dell'ano, e dannoso nelle emorroidi vere, percbè di più nobile
organizzazione ed in rapporto diretto coli' universale economia.
Il dott. Galli asserisce aver trovato vantaggi ancbe nella cura di tu-
mori estesi, purché l' iniezione sia fatta e ripetuta in modo che
tutti i punti del tumore ne sentano l' influenza.
Chiede il Vice-Presidente al dott. Galli se usasse compressione
dopo avere iniettalo o per vuotare il tumore di sangue o per ac-
crescere r infiammazione ; ed il dott. Galli dichiara di poter attri-
buire i suoi particolari vantaggi all' omissione delle varie norme
stabilite, confidando nella senii)lice iniezione, giacche col mezzo di
quella sola aveva ottenuta talvolta reazione flogistica tale da ricor-
rere alle applicazioni fredde. Domanda schiarimenti il prof. Cenlo-
fanli intorno al senso atlribuito alla parola tumore erettile, cioè se
intendasi tumore pulsante e non pulsante, ossia arterioso e venoso,
ed ha dal Vice-Presidente schiarimenti opportuni. Teme il prof. Cen-
tofanli che r iniezione in tumori con vasi comunicanti col resto del
circolo possa produrre due danni, cioè ingresso nel circolo della
sostanza iniettata, e mancanza dell'effetto progettalo sul viluppo
de' vasi cosliliienli il Uimore.
— 68-] —
Aggiunge il dolt. Polli/.zari due allri dati secoudo lui necessari,
cioè la propriclà della sostanza iniettala a coagulare la massa san-
guigna, e la |)r()|)iielà astringente della medesima sui vasi; coi quali
sussidi svanirebbe il timore di trasporto nel resto del circolo, salvo
però il caso di tumori con vasi grossi, nei quali per la stessa ragio-
ne che non si può evitare il ti'asporto mai'cioso, in caso tli flebite,
tanto meno si eviterà quello di un li([uido meno denso. Vorrebbe
il dott. Pellizzari decisione caratteristica jiiìi precisa dei tumori
indicati dal quesito, specialmente se intendansi «juelli del derma,
e del tessuto cellidai'c soltanto, od anche dei più profondi. Rispon-
de il dott. Galli aver inteso parlare dei primi soltanto, e il dott. Pel-
lizzari dichiara essere ancora scarsa la Chirurgia di fatti opportuni
per decisioni assolute. Palesa il dolt. Secondi come il valente cli-
nico parmense Rossi, nel proporre il quesito, accennasse già la se-
miprova di sue fortunate esperienze nei casi moderali, e potere la
Sezione partire da (pieslo dato coscienzioso nello stabilire i vantag-
gi del metodo in questione.
Passa il prof. Centofanti a emettere i propri dubbi sulla pos-
sibilità del giro delle iniezioni, sulla difficoltà d' incontrale colla
siringa un vaso conduttore grosso, e |jer l' imperfetto giro del
li(|uido iniettato ad aversi la recidiva.
Il doli. Pellizzari ammette molla facilità di circolo in questi
viluppi vascolari; ricorda per similitudine la facile iniezione dei cor-
pi cavernosi del pene in qualinique punto si faccia, ed il sempre va-
riante colore de' ripetuti tumori per il liberissimo circolo che pos-
sedono colle reti vascolari circon\icine. Dubita il prof. Centofanti
di un circolo d' iniezione così facile nel corpo vivo come quella di
corpi cavernosi del cadavere, e ripete la sua diffidenza della possi-
bilità di guarigione per iniezioni in casi di volume, prevedendo la
jjrepolenza fisiologica dei vasi maggiori alla recidiva.
Il prof. Manfrè dice escludibile dalla questione il tumore carat-
terizzato dal chiarissimo .Vurelio Severino, e tulli i grossi tumori
sanguigni di consimile importanza. Ricorda la osservazione del Ma-
rocchetti sulla conformazione particolare dei corpi cavernosi, e con-
corre nel parere di tentare la iniezione irritante in qualche caso
di tumore erettile, unitamente alla compressione, onde agevolare il
giro dell' iniezione.
— 688 —
Osserva il \ ice-PresideiUe clie l'assemblea si è dichiarala per
l'esoliisione di tal soccorso nei tumori di troppa estensione, ed a
grossi vasi sani;ni^ni.
Il dott.Turchelli considerando come siano piccoli i tumori eret-
tili nella prima età, propone la ripetizione degli esperimenti di Dn-
crò, che molti ne distrusse innestandovi il pus vaccino.
("hiede il barone de Beaufort se la iniezione si estenda a tutto il
tumore, e se nei vasi sanguigni o nel cellulare intravascolare. Rispon-
de il Vice-Presidente non essere ])ossibile in quel viluppo di vasi pre-
figgersi precisione iniettando, ma che la costrizione indotta nei vasi
per iniezione parziale basta spesso ad impedii-e il circolo, e ad
atrofizzare la parte.
11 dott. Pellizzari crede ragionevole nell' assemblea 1' adozione di
questo metodo, vedendo come si limiti ai tumori di minore importan-
za, e non vi sia relazione di casi sinistri. Il dott. Nerici narra aver egli
un caso in cura, ribelle a otto iniezioni, con vantaggi limitati da
(pieste, simili a quelli per altre irritazioni ; cita i casi di lacobi sul
tumore erettile, e crede più utile il caustico anche per il minor
pericolo di posteriore deformità. Conclude il Vice-Presidente che i
limitati vantaggi dal dott. Nerici ottenuti in tumore esteso, avvalo-
rano la decisione dell' assemblea per 1' adozione del metodo nei
soli casi di moderato volume, e limitati alla cellulare sottocuta-
nea ; ed all' insistenza del dott. Pellizzari per la precisione dei carat-
teri classificanti, dichiara essere di consentimento comune l'esclu-
dere tutti i tumori sanguigni voluminosi e con grossi vasi arteriosi
e venosi, e tutti i nevi materni solidi non iniettabili. Per essere tra-
scorsa 1 ora si rimette alla successiva adunanza la discussione
sugli ascessi della regione iliaca motivata dalle osservazioni del
dott. Linoli.
E sciolta i adunanza.
Visto — // / ice-Presidciilc Prof. Cablo Burci
// Segretario Dott. Giuseppe Secondi
A D L X A \ L A
DEL GIORNO ii; SETTEMBRE
-<»Ae«-
JLietto ed approvato il processo verijale della seduta antecedente,
si legge dal dott. Manfrè il voto della Commissione eletta a giudi-
care della Memoria del dott. Angeloni di Siena sulla posizione latera-
le sul fianco nel parto, unendo al proprio voto di elogio (|uello con-
corde del prof, liorelli ; si manifesta dal Segretario della Sotto-Sezione
il voto del prof. Norfini, terzo commissionato alla decisione, il quale è
dissenziente; voto affidato vcrbalmetite all'espositore per inipreve-
duto bisogno di assenza. Le di lui eccezioni si appoggiano alla pro-
pria esperienza, ed alla considerazione che quasi tutte le forze mu-
scolari ausiliarie della donna sono minorate, e quasi nulla quella
pili im[)orlaiite de' muscoli addominali ; r altra die l'asse centrale
della pelvi, non è più in relazione coli' asse della medesima, e colla
linea percorsa dal feto.
Si decide dalla Vice-Presidenza la registratura del voto prepon-
derante dei primi due (i), e quello del prof. Norfini dissenziente,
onde il dott. Angeloni ed i chirurghi si regolino come più loro pia-
cerà nel progresso delle pratiche osservazioni.
Passa il N'ice-Presidente prof. Rurci a parlare di una particolare
famiglia di tumori carnosi, che pei' essere composti prinripalmente
«li materia gelatinosa vincolata da una trama organica, com' è di
tutti i sarcomi, denomina gelatinosi. Dice essere stati osservati dai
più recenti scrittori di patologia, ma separatamente gli uni dagli al-
tri considerati, dando ai medesimi nomi vari e diversi secondo la
forma, la struttura, la sede, od anche la stessa apparente natura
elei medesimi. Comprende perciò nei gelatinosi in generale il sar-
coma pancreatici) dell .\l)erneth\ , i tumori linfatici ili l'agel, i lu-
(I) Vedasi in fine della seduta.
— G90 —
moli iilaliginei della mammella di Cooper, i tumori fibrosi di que-
st' organo slesso del Syme, i corj)i lohtdosi mammari del Cruveiihier,
l'esostosi midollare e pcriostale fungosa del Cooper stesso, il lungo
composto del Porta, il carcinoma fascicolato jallino del Muller, ed
il cisto-sarcoma filloideo di Valentia.
Descrive (|uindi i caralleii fisici, anatomici e cliimici del tumore
gelatinoso, le varie maniere di presentarsi, e le differenze clic ])rin-
cipalmente rispetto alla sede derivano; ammette una specie di gelati-
noso che denomina libro-gelatinoso con alcuni patologi, (juaiulo cioè
il tessuto fibroso ba largbe strie, e si vede manifestissimo e (piasi j)re-
dominantc sulla materia gelatinosa; la osservare come nel tumore
gelatinoso si trovino dei vani e delle concamerazioni soppannate da
un sottil velamento sieroso clic separa in aliliondanza sierosità, la
tpial cosa non si trova in altre produzioni etcrologhe, e nota pure la
particolarità (pialche volta funesta di gravi versamenti sanguigni en-
tro il tumore, i quali, se esso è comunicante all'esterno per antece-
dente erosione, danno campo a minacciose emorragie. Concbiude
quindi avere il tumore gelatinoso il periodo di crudità, e (juello di
rammollimento, come lo scirro, il fungo midollare ec. ed es.sere di tale
natura da rassomigliarsi pei- 1' indole sua ai tumori maligni. Presen-
tò tavole colorate illustranti, e dimandò l'opinione dell asseml)lea
intorno a questo suo rischiarimento, e semplificazione nosografica.
Il doti. Pellizzari, prendendo le conclusioni del Vice-Presidente,
che cioè il tumore gelatinoso ripullula come lo scirro ed il cancro,
e notando che il iunior pancrealico esportato non si riproduce, vor-
rebbe differente l' indole del pancreatico dal tumore gelatinoso, né
troverebbe analogia di l'orma e struttura fra cpieste due produzioni
nuove; pensa ancora che il fìbro-gelatinoso possa essere un'acci-
dentale varietà di|)endente dal tessuto ove il gelatinoso si genera;
né crede conveniente 1' ammettere analogia fra il sarcoma ])ancrea-
tico ed il fibio-gelatinoso, mancando per ora a-nalisi ■chimiche della
materia che compone il pancrealico stesso. A queste osservazioni
risponde il Vice-Presidente considerare egli il tumore gelatinoso in
generale, e non riferire quelle sue considerazioni al solo sarcoma
pancreatico; non potere convenii-e della non somiglianza di (piesto
col gelatinoso, e sj)ecialmente del fibro-gelalinoso da esso conside-
ralo come una varietà, ritrovandosi in tessuti per natura non fibro-
si ; chiama quindi l'attenzione sulla struttura simile a cpiella delle
— 691 —
glandiile salivali clic ne' suoi primordi lia qualche volta il fibro-f;e-
lalinoso, osservandosi f^lobi e granulazioni, e in conseguenza poco
dissimile dalla forma ])ancrealica; e che le diflerenze osservate fra
il tumore gelatinoso della mammella, ove cresce il pancreatico, sono
indispensabili per lo svolgimento del pancreatico stesso a maggio-
re volume ed a più larghe concamerazioni. Ossei'va essere il sarco-
ma pancreatico il cominciamento del gelatinoso o fibro-gelatinoso
della mammella, come lo scirro lo è del cancro che vi si genera;
con questa differenza che il gelatinoso cresce, se le disposizioni del-
l'individuo son favorevoli, a grandissimo volume, la qual cosa non
avviene del cancro.
Il dott. Pellizzari insiste, avuto riguardo all' indole del sarcoma
pancreatico, a volerlo distinguere totalmente dal gelatinoso ; ed il
Vice-Presidente avverte, come lo scirro genuino si mantenga tal-
volta alla maniera del sarcoma pancreatico nel suo stato rudimen-
tario, come il sarcoma pancreatico sia stato dall' Abernethy detto
tumore di piccolo volume, perchè probabilmente esf)or(ato al suo
nascere ; finalmente che i tumori gelatinosi e llbro-gelatinf)si delle
mammelle di molta mole, e che egli presentava in tavole, erano co-
minciali alla foggia dei pancreatici, e tolti col taglio erano recidivali.
II prof. Rognoli domanda al ^ ice-l'residenle qual differenza, ri-
spetto alla malignità, vi sia in principio fra lo scirro ed il tumore
gelatinoso, avendo riguardo specialmente alla parte terapeutica; ri-
s|K)nde egli che considerando il tumore gelatinoso in genere, esso
ha (pianto ali indole grande analogia collo scirro e col cancro, non
escludendo lo stesso sarcoma pancreatico; non quando è piccolo
ma ([uandn è voluminoso, e con i caratteri anzidelti. Lo stesso pro-
fessor Regnoli aggiunge aver tolto dalla mammella ili una donna
un tumore, ch'egli denominò strumoso, di mole rilevante e simile
al descritto gelatinoso, senza che ne a^'venisse la recidiva; e con-
clude col ^'icc-Presldente che nella evoluzione di un tumore vi è
tale cangiamento di forma, e varietà tanta di principj com|)onen-
li, da non poter precisare alla sezione del medesimo la natura della
prima origine, ed inclina a ritenere il fibro-gelatinoso della mam-
mella come analogo agli encefaloidi.
11 prof. Borelli narra pur egli un caso di guarigione radicale di
consimile tumore voluminosissimo alla mammella, ed altro egual-
mente ne ricorda il prof. Civinini.
87
— Gga —
Il Vice-Presidente facendo conto delle sopiannotate comunica-
zioni de' distinti professori dell' assemblea, li esorta a voler prose-
guire le loro indagini in ])roposito, ed essergli cortesi di quanto fos-
sero per conoscere ili valevole ad illuslrai'o questa parte ancora
oscura di chirurgica patologia.
il prof. IManfrè, appoggiandosi a delle osservazioni particolari del
|)rof. Lanza, e Rosati di Napoli, concorre nella opinione del N ice-
Presidente che i tumori gelatinosi abbiano malignità come hanno
lo scirro ed il fungo midollare, e perciò riprovevole ogni indugio
all' unico sussidio di (pialche speranza, l'esportazione.
Il prof. Centofanti sostiene non potersi il sarcoma pancreatico
includersi nella classe del gelatinoso, il quale ultimo dice potersi
ritenere piuttosto simile al midollare, s'i per lo sviluppo che pei'
l'esito. Conclude il N'ice-Presidente essei'e stato suo intendimento,
con la scorta dei fatti clinici e della anatomia patologica, di studia-
re lo svolgimento del sarcoma pancreatico, non tanto quando esso è
jìiccolo e non per anche essenzialmente maligno, quanto ancora al
suo compiuto sviluppo allora che sono manifesti i caratteri del tu-
more fdjro-gelatinoso mammario. Ed essendo trascorso il tempo sen-
za che r inscritto cav. Grassi avesse avuto campo di fare le proprie
comunicazioni sull'elefantiasi dello scroto, uè discusso l'importan-
te aigoinento degli ascessi alla regione iliaca, viene dalla Vice Presi-
denza fissata per ambedue gli argomenti la successiva adunanza.
E sciolta r adunanza.
Visto — // / ice-Presidente Prof. Carlo Burci
// Segretario Dott. Giuseppe Secondi
CONSIDERAZIOJNI
OSTETRIl. O- FISIOLOGI <:0-Pn A TICHF.
SIILA POSIZIONE DELLA PARIORIEME SIL FIWCO
V
T-i (|iiesl(j il titolo della Memoria clie il culto dott. Girolamo Aii-
geloiii di Siena sottometteva al giudizio della Sotto-Sezione di Clii-
rurgia di questo quinto Congresso, e che da quella veniva a noi
commendata per 1' esame.
In essa 1' autore, dopo breve ijuanto analogo esordio, si fa ad
accennare le posizioni da alcuni popoli preferite per il parto, e di
cui egli dopo minuto esame fa ragionata critica, mostrandone i
danni che ne provengono, e prendendone argomento per progetta-
re ed inculcare qual più buona ed acconcia di tutte la laterale per
fianco a sponda di letto. Su valide e moltiplici ragioni anatomico-
fisiologiche poggia la preferenza che merita questa non generalizzata
posizione laterale, né trascura di convalidaila con fatti succeduti
nella propria e nell'altrui pratica. Noi, anche per onore della nostra
Italia, ci compiacciamo aggiungere a que' fatti i tanti che ottiene ogni
di il chiarissimo Billi direttore della Clinica ostetrica di Milano, il
(piale da circa due lustri non fa osservare, per massima, altra posi-
zione die la laterale in quel rinomato luogo lombardo. Il sìg. Ange-
Ioni mostra di vantaggio che la posizione di che si tratta è appunto
(|iiella che comanda 1 istinto, e dopo lungo confronto felicemente
istituito fra gì' inconvenienti e i vantaggi della ordinaria posizione
supina, e della laterale, che vorrebbe si generalizzi, finisce mostran-
do come venne a capo di far tali osservazioni, e conchindendo che
alla posizione supina si dovrebbe far ricorso soltanto nel caso di
grande obliquità anteriore dell'utero, o nella sua antiversione, nelle
affezioni toraciche, o nella dura circostanza d" indigenza. alloi(|iian-
— <i9 1 —
do sarà l'orsi pur mestieri Fai' uso di sedie, e d' altre positure
ancora che son comandate dalla circostanza, e non dalla ragione
e dalla scienza.
1/ interesse della materia, così ben Irallata, ci rende persuasi
die il sii;, doli. Angeloni meriterebbe i più sinceri ringraziamenti;
la sua Memoria converi'ebbe esser epilogata negli Vtti ilei Coìigres-
so, ed il metodo dovrei)!)' esser raccomandato ed inculcato per il
bene delle povere puerpere.
ni Lucca aS setteml)re i8/(i
I'asqu.vle M.\NFni': rrldUne
Ippolito Borelli
A D l X A i\ Z A
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE
•E)S<^
iietto ed approvato il processo verbale della seduta antecedente,
il cav. dott. Grassi presenta alcune tavole colorale illustranti i tu-
mori di enorme volume allo scroto, cioè del peso ordinario di ot-
tanta o novanta libbre, di sostanza gelatinosa, prodotti da lebbra ed
elefantiasi nel basso Egitto, e specialmente in Alessandria, Rosetta
Damiata ec. Accenna le guarigioni de' suoi operati, e risponde al
N'ice-l'residentc die lo interroga sulla condizione patologica della
cute di tali individui, essere sempre ipertrofica : ed alla domanda
unita del prof. Centofanti e Vice-Presidente sulla sede precisa della
gelatina costituente il tumore, dice nella cellulosa scrotale, e i testi-
coli esserne consensualmente attaccati qualcbe volta, ora con idro-
cele, ora per inoltrata atrofia per compressione, la quale si redime
talvolta colla esportazione del tumore; ritiene più endemica che
contagiosa la malattia, e comunica di aver trovato talvolta unite in
un solo individuo la lebbra e l'elefantiasi. Domandano il prof. Cento-
fanti e dott. Turcliclli se la malattia abbandonata a se stessa peg-
giora in modo conipromillente la vita; risponde il cav. Grassi es-
sere stazionaria per anni indeterminati, e i)iii u-.i incomodo par-
ziale che risentimento di economia generale. Dice il prof. ^lanfrè
discordare le osservazioni dell'esponente da quelle di Clot Bey in
quanto alla gelatina del tumore, e sospettare in ipiesti casi Irattai-si
di natura lipomatosa; e il dott. Pellizzari considerando la impoten-
za accennata dell' alcool ail impedirne la decomposizione, esorta
il cav. tirassi a far eseguire delle analisi cliimiche sui componenti
la materia del tumore, onde avere maggiori criteri in seguito sulla
natura dello stesso. Promette il ripetuto esponente le bramate ana-
- 696 -
lisi chimiche ed osservazioni uheriori, eli e iiianderù ai filimi Cuii-
gressi scientifici itaUani.
Il cav. Tronipeo fa osservare come anche in Italia siavi efjual ma-
lattia con simili mole e |)cso, e speciahiieiilc a ^izza ; jialesa che ivi
attacca piìi le estremila inferiori che i genitali, e principalmente epic-
icli individui che si inilrono ili carni salate, e pesci guasti. Avverte
che la malattia rassomiglia alla lehhra, ed è quasi congenita nella
provincia di Oneglia, e specialmente a N'illafranca ; più aver crite-
ri per ritenerla contagiosa. Ripete il suo desiderio che a norma del
programma per lui puhhlicato si occupino i pratici col soccorso an-
che delle necroscople a verificare se sia o no congenita, o conla-
giosa, e quale il più idoneo metodo curativo.
Il doti. Pelliccia legge una sua IMemoria nella quale, dopo l'anali-
si de' vari melodi operativi sin qui adoperati per la cura delle ul-
ceri varicose, propone la sutura col metodo di Velpeau, e citando
casi di guarigione da lui con tal metodo ottenuti ne propone la
preferenza. E fa riflettere che dove questo metodo non riesce si è
per un'alterazione intrinseca delle tuniche delle vene stesse; la qua-
le renderebbe inefficaci anche gli altri metodi tendenti allo scopo
di destare flogosi reattiva, specialmente nelle ulceri varicose delle
gambe. Il doti. Centofanti diffida della sutura, tanto per i risultati
della sua pratica come del prof. Ilegnoli, e dice aver trovato più van-
taggiosa l'elettro-ago-puntura, protratta vari minuti, secondo la tol-
leranza, e lasciando poi gli aghi per due giorni; sollecita quindi
per altrui esperienze in proposilo.
Il dott. Bini avvalora il parere del prof. Centofanti ; riflette co-
me r azione dell' elettricità siili' albumina del sangue debba favori-
re il coagulo, e come l'elettrico possa aumentare e mantenere il
grado di flebite proposta ; ripete quindi il suo voto per la cura del-
l' idrocele, e dell' idrartrosi coli' elettro-ago-puniura.
Il prof Pacini comunica i casi felici del prf)f. Rizzoli nelle va-
rici agli arti, nel cirsocele, e nel varicocele • dice di avere veduto
egli medesimo alcuni de'suoi curali, e descrive il metodo del pro-
fessore di Bologna consistente nell' inipianlare tlivei'si aghi nella
vena alla distanza di un pollice uno dall altro, e ritirarne parte o
tutti quando il risentimento flogistico del vaso sia maggiore del pro-
gettato. Fa riflettere che i novanta casi già raccolti dallo stesso
— 697 —
professore possono incoraggire all' esempio, e presentarne una
iniiij^ior messe quando verranno i |)ropri dal difensore del me-
todo pubblicati.
Il prof. Bellini ri|)cte le sue idee in favore dell' ago-puntnia
estesa nelle vene, già pubblicale colla stampa, e dice che volendola
accettare in questo genere di malattia sarel)l)e preferibile l'elcllro-
ago-puntiM-a.
Passa il prof. Manfrè a narrare un caso d' ipertrofia apparente
del ventricolo sinistro del cuore, e dilatazione del seno destro; c<in
polsi aneurismatici, e colore simile alla cianosi, più oscilla/.ione
coiitenqjlabile nella celiaca. .\lla necrotomìa si trovò la detta ce-
liaca dilatata come una melarancia, e rotta con stravaso sangui-
gno addominale; il cuore senza il setto dei ventricoli; caratteri
carruiicolari nel luogo del setto medesimo, ed un grumo raj)-
presentante rozzamente il setto con foro centrale, simile ma più
[liccolo di {|ucllo del Botallo. Trae da (piesto fatto argomento
l'esponente per proporre un premio di cinquecento franchi per
ohi darà la nùgliore Memoria sui sintomi patognomonici di tutte
le malattie con organiche alterazioni dei centri della circolazio-
ne. Il Vice-Presidente ringrazia in nome della Sotto-Sezione il pro-
ponente, e lo autorizza a stendere il suo quesito, avvisanilolo però
come (|uel tema vada ad esigere più un' opera estesa, che una li-
mitata monografia.
Il «lott. Pellizzari chiede schiarimento al prof. Jlanfrc se (|uel
grumo rappresentante il setto si potesse credere di data antica, <»
recente, e la mancanza del setto un vizio embrionico, o frullo di
patniogic'iie altei'azioni posteriori. Risponde il prof. Alanfrè che
<|ucl grumo si staccò appena toccato dal tlito, ma non doversi
perciò credere tanto recente; e litcnere il cuore di una sola ca-
vità ventricolare anche in principio. Obietta il dott. Pellizzari il
molto tempo eh' è necessario per indurimenti flogistici stabili, e
le lente successive esulcerazioni ; come pure ritiene che il grunu»
fosse recente, perchè durando a lungo avrebbe acquistalo (piella
durezza e consistenza maggiore che accpiislano i grumi sanguigni
fre(|nenlemenk', e in (piel viscere in ispecialità, da esser creduti
al primi) esame dei polipi.
Soggiunge che avendo il prof. Manfrè palesato la eccentricità
dell' ipertrofia di quel cuore, esistono ragioni di patogenia suffi-
- G98 -
cieiiii |iei' liiciicie il vizio della celiaca ed il grumo ligli di «niel-
la, l'ionielte il professore di Napoli comunicazioni ulteriori in
pioposito, e iliinostrazione del pezzo patologico ad un fuluio
Congresso.
È sciolta 1 adunanza
\ islo — // / ice-PiTsideiite l'rof. Carlo Burci
// Segretario Doti. Giuseppe Secondi
A 1) l i\ A A Z A
DEL G10R.^0 28 SETTEMBRE
— »3€E«-
Jjetto ed approvalo il processo verliale della precedente seduta fu-
rono donale alla Sotto-Sezione le seguenti opere:
Sopra un uneurisma al poplile. Del pruf. .Saler/ii.
Osservazioni di Cisto/arnia. Del suddetto.
La Clinica chirurgica di Palermo. Fase. 2. Del suddetto.
Osservazioni di Cistotoiniu (juadrdaterale, estirpazione di paro-
tide e massetere . Del prof. Gorgoni.
Sulla natura dei denti. Osservazioni particolari notate nella Cli-
nica chirurgica Del suddetto.
Memoria sul midollo spinale umano. Di Giovanni Misco.
Suir estrazione di un calcolo nasale eseguita dal prof. Giovan-
ni Sale mi. Riflessioni del doti. Giuseppe Testa.
Il cav. dott. Bellini, chiesta ed ottenuta la parola, dimostra due
istrnnienti di sua in\ dizione, uno per la più facile trattenuta dei
bordi delle fistole cisto-vaginali onde eseguirne la cruentazione dei
margini, e successiva sutura (i); l'altro per la segalin-a dei pezzi
d' osso proluberanti dai monconi degli amputati entrando per la
cavità dell' osso cilindrico senza toccare le j)arli molli, e segando
dall'interno all'esterno circolarmente tutta la spessezza dell'osso
(I) Questo strumento è appellato iiravescica, e consiste in una specie di pia-
stra ovale, più o meno grande,da cauteri,con lungo manico piegato a collo d'oca
in prossimità della detta piastra ; manico e piastra divisi da cima in fondo, e ar-
licoliiti come una pinzetta anellata, di cui ha la ligura ; e che adoprasi ( presa
per 1' estremità superiore) infiggendone, 1' inferiore per la fistola nella vescica,
con l'aiuto di un indice, come un hottone introdurrehhcsi in uno occhiello di un
abito. Allora quando faccia d' uopo, divaricando le branche dello strumento con
più presa, questo avvicina all' esterno la parte ammalata.
88
— 7<^o —
sino al primo lamento dell' ammalalo per lesione di parie molle,
oppure fermandosi a nove decimi soltanto della spessezza dell' os-
so medosimo (i).
Al primo istromento obbietta il prof, l'acini la difficoltà di aver
docili i bordi vescicali della fistola alla stiratura quando siavi in-
s;rossamento e callosità di pareli con impiccolimento flogistico del
viscere orinario.
Risponde il doli. Bellini non aspirare alla generalizzazione del
metodo; trovar giusta l'obbiezione del prof, l'acini, ma riposare
sulla possibilità della riuscita per alcuni suoi casi di guarigioni in
tal maniera ottenute.
Risponde il prof. Pacini doversi prima ottenere dal processo
cbirurgico la possibilità di deviare il passaggio dell'orina sui punti
di cucitura.
Sj)era il dott. Bellini die quando si riesca a ben cruentare, e te-
nere a mutuo contatto i margini colla sutura, coli' aiuto del decu-
bito a pronazione per 24 •"• 3o ore si potrebbe avere (|uel prin-
cipio di adesione clie permetterebbe poi le più utili conseguenze.
Torna a cbiedere il prof. Pacini se si possa estendere il tentati-
vo alle fistole cisto-uretrali, e il dott. Bellini risponde non vederne
r impossibilità.
11 \ ice-Presidente crede utile l'islromento per tirare a se i bor-
di nelle fistole non trasverse, e domanda se in questi casi si può fa-
cilitare la sutura dei bordi cruentali collo slesso.
Risponde l' inventore die se mai nelle fistole Irasverse non si
potesse ottenere il vantaggio di un' intera chiusura, sarebbe con-
(I) Questo strumento chiamato sega a trapano, è composto di due aste lun-
ghe oltre due pollici, tutte due da capo terminate con due mezze rotelle, voltate
a angolo retto in fuori o a zappa, le quali (a strumento serrato) vengono a pren-
dere forma di un coltello lenticolarc, tutto denti: da piedi poi la branca inte-
riore, dopo avere ricevuta in sé la superiore onde stabilire un' articolazione, ter-
mina in una culatta, la quale è ricevuta, e col mezzo di una vite è mantenuta fer-
ma in una manovella ; la superiore poi, al di dietro dell' articolazione accennata,
termina in un braccio a squadra, volto all' insù, che è pressato, mediante una
molla, contro 1' arco rotondo della detta manovella, onde la sua nuzza rotella
venga allontanata dalla sua compagna, e tenda sempre a stare dalla medesima
discosta, affinchè 1' una e 1' altra ravvicinate a forza e introdotte nel canal mi-
dollare, urtino abbandonate a se stesse nell'osso, e nel girare la manovella se-
ghino il medesimo.
— 7°' —
eludente averlo anche in gran parte, e, valendo, ripetere l'alto ope-
rativo per ottenere la chiusura completa.
Domanda il prof. Tessandori se; l' istronicnlo si possa sostituire
più piccolo nelle fistole per callosità di bordi, minori del diametro
trasversale dell' istromento; dice il dott. Bellini potersi fare più li-
mitalo, o servirsi di (jualche uncino adattato o modificazione al mo-
mento tlell' atl<j operativo non precisabile.
Osserva il dott. Nerici molta impossii^ilità di portar sutura so-
vra parti incallite, e dice aver sempre veduto in tali casi affatto
inutile la sutura.
Kispontle il dott. Bellini dedurre la sua fiducia dai casi pro-
pri, e da quelli dei dottori Malagodi e Fabbri, e perciò esortare
all' imitazione.
Conclude il Vice-Presidente sull' utile di tale istromento in spe-
cie per le incisioni in basso, e desiderabili ulteriori esperimenti.
All' altro istromento nega il dott. Pellizzari 1' utile in confronto
della sega a catena, perchè dovendosi recidere l'osso anche quando
è sepolto nelle parti molli, si arrischia di lederle, non volendo, per
la varia spessezza delle pareti nelle ossa lunghe; di maniera che
è già una parte dell' istromento contro le parli molli {[uando man-
cano altrove alcune linee a trapassarlo ; riconosce un altro incon-
veniente di dover sempre arrecare qualche danno alle parti molli
per eslrar l'osso segato, o dover attendere il lunghissimo processo
del distacco spontaneo col rischio che torni ad attaccarsi, come le
ossa fralluralc, quando l'osso non sia reciso nclli' sue lamine ester-
ne; più che i denti della sega a catena tagliando dall'esterno all' inter-
no salvano parimente le parli molli da un insulto circolare, e perciò
che gli ammalali soccorsi coli' istromento del dott. Bellini lo sareb-
bero meglio col mezzo della sega a catena accennata.
Il dott. Bellini risponde che l' osso segato per nove decimi col
suo metodo cade come quello necrosato per raschiatura di midollo,
e perciò non potersi riattaccare; che mette per condizione, in chi
vuol segare anche 1' ultimo decimo, di arrestarsi al primo gemito
dell' ammalalo, e proporlo per ipielli ammalati che stanno a letto
da più mesi con disperazione di migliore sussidio.
Osserva il Vice-Presidente che la sega a catena è più utile nelle
procidenze di osso nudo, e di sufficiente convenienza l'istromento del
doli. Bellini in [)orzii)i)i di osso interamente sepolte nelle parti molli.
']0-2
il iloll. Bellini rimarca che amputando colla sega a catena non
avanzano le parti molli indis|)ensahili a ben coprire il moncone,
c(ìnie si ottiene col di lui istrnniento.
Il prof. Tessanilori concorre nel parere del Vice-Presidente che
in alcuni casi, dove sia più economico per le parti molli segare dal-
l'interno dell', osso all' esterno, sia |)referihilc l' islromenlo in di-
scolpo, e il doli. Cima concorda ncll utilità dell'istroniento quando
r inventore non intenda generalizzarlo, ma solo unirlo ai meto-
di conosciuti.
Dice il Baione de Beaufort l'itenci'e impossibile l'adesione del-
l'osso dopo la privazione cii'colare tlel suo periostio; il doli. Pel-
lizzari risponde aver inteso con ciò obbiettare per que'casi nei (juali
non segando tutta la spessezza dell'osso, rimane intatto l'esterno.
Ripete il Barone de Beaufort potei-si applicare il metodo del
doti. Bellini colla incisione ciicolare delle parti molli circondanti,
ma crede il dott. Pellizzari esservi pericolo di emorragia per la
troppa diflicollà di arrivare a j)rendere i vasi lesi quando si debba
mollo approfondare con l' incisione.
Osserva il dott. Galliche in casi di osso sepolto nelle parti mol-
li è necessario un taglio longitudinale troppo ampio per a]iplicarlo.
Risponde il Vice-Presidente che in alcuni casi di parli non in-
callite né di grave infossamento dell'osso non è tanto dannosa una
incisione limitata, e però nei casi esigenti troppo taglio di parti
molli essere prcferiliile il processo del dott. Bellini.
Dice il prof. Botto esser più facile e meno doloroso il metodo
Belliniano, perchè segando dall' indentro all' infuori, le parti sono
meno sensibili, (piindi alleviamento di dolore; e non essere ammis-
sibile il sospetto di riadesione dell' osso segalo sino all' esterno pe-
riostio. Crede poi che intorno al timore del tro|)po tempo neces-
sario al distacco dell'osso segato debbano decidere i progressivi
esperimenti piuttosto che il j)resagio.
Rimarcali dott. Pellizzari essere il periostio assai sensibile; sen-
sibilissime le parti a questo contigue, ed avere molli dati j)raliii di
analogia concludenti per ritenere che l'osso anche necrosato resti
mollo tempo infisso nelle parti molli
Asserisce il prof. Botto che a contatto dell'osso non avvi d' f)r-
dinario che sistema cellulare; oppone il dott. Pellizzari essere spesso
aderenti all'osso liste carnose, e tendini tenacissimi; e il dott. Belli-
"JOÌ
Ili risponde potersi schivare col suo mezzo l' inconveniente della
lesione del pcrioslio col segare i nove decimi soltanto, e limitarsi
la permanenza tlell'osso necrosato collo stiramento modico speri-
mentale e ripetuto di (pialclie pinzetta.
Conclude il Vice-l'residenle che la Chirurgia, presidiata di un
mezzo operatorio di più, per alcuni casi speciali |)otrà forse col
tempo accordare all' istromento del d(Ht. Bellini un merito auciie
maggiore del conceduto al presente.
E sciolta l'adunanza.
Visto — // l'ice-Presidente Prof. Carlo Burci
// Sef^retniio Dott. Giiseppe Sf,co\di
ADl]\A^ZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE
-^S€E<-
JLietto ed approvato il processo voi'hale della precedente seduta,
legge il doli. Secondi una sua Memoria sulla condizione patologica
della gangrena secca, nella quale dimostra per qual ragione abbia-
no fin qui discordato sommi pratici nel metodo di cura, avendo
tulli con mezzi opposti ottenuti eguali clinici risultali. Attribuisce,
per estese osservazioni, la causa ad una diversa condizione morbo-
sa, cl>e si osserva in soggetti giovani o vecchi di qualche risorsa
dinamica, nelle parti contigue alle mollificate dalla secca gangrena.
Osserva esistere in queste parti lult' altra condizione, vale adire una
flogosi flemmonosa, la quale se non è curata come conviene dà una ir-
radiazione flogistica generale, ed anche la vera gangrena umida, af-
fatto diversa dalla secca già limitala. Spiega con questa duplice con-
dizione morbosa, riscontrabile in un solo arto, come giovino nei
casi di mortificazione semplice i rimedi stimolanti interni, e il cau-
terio attuale che rianima il circolo pericolante delle j)arli semispen-
te, e come siano utili in caso di succedaneo flemmone nelle parli
vicine alle emancipate dal processo mortificante, i salassi e rimedi
interni iposlenizzanli, praticati in ispecialità dal prof. Dupuytren.
Prova come tulli si appaghino di una metà di guariti, e, (piando sia
possibile, salvarne mi luniiero maggiore, differenziando la cura se-
condo le particolarità dinamiche dell' individuo, e della parte am-
malata. Ti'ibula i meritali elogi al prof. Tessandori, che primo spe-
rimentò e propose l'util sussidio del cauterio attuale approfondalo
nei tessuti vicini ai mortificati, ricordando che Percy e Fabrizio II-
dano non lo usarono che nella umida gangrena; giustifica il dupli-
— 7°^ —
ce metodo usato dai dott. Linoli, ed espone tre stati patogenici del-
le parli minacciate o assalite dalla ripetuta gangrena.
1." L'oblilera/.ionc dei vasi per lenta arterite, passata ad ingros-
samento gradualo delle pareti vascolari sino alla chiusura totale del
loro lume. E questa spesso nei giovani sifìlitici, o scrofolosi, o scor-
hutici, con vita plastica imperfetta anche per eredità. Crede (piesta
la più l'requente, e più facile a ben curarsi.
2." La così detta ossificazione delle arterie, limitata o generale,
per decrepitezza assoluta ovvero relativa, e conseguente a lente ma-
lattie del cuore e vasi maggiori, difficile a limitarsi, e mai corrispo-
sta dai sussidi della natura.
3." La dipendente da difetto d' innervazione di una parte j)er
l'azione venefica sui nervi gangliari presidi alla vita dell' arto; nel-
la quale i vasi colla necrotomìa si trovano aj)erti con qualche gru-
mo sanguigno soltanto. Ritiene causa di questa lesione nervosa un
principio particolai'e paragonabile a quello dell' antrace o carbon-
chio nialigno: la dichiara meno frecjuente delle altre; esigente cura
|)iù locale che generale, e il vantaggio del cauterio attuale che con-
centra il bersaglio patologico del principio qualunque disaffine, del
«piale necessita 1' eliminazione.
Si discute poi sugli ascessi della regione iliaca ; e il doli, l'elliz-
zari, autorizzato dal Mce-Presidente, propone un formale quesito pei'
altro Congresso sulla causa ignota di molli casi di psoite osservati
senza causa manifesta.
Il dott. Cima comunica un caso di soggetto operato colla cisto-
tomìa per caratteri di calcolo, nel quale si Ij-ovarono in vece adesi
alla parete della vessica (|ualtro corpi di forma variata, della gran-
dezza maggiore e minore di una nocciola, composti di fosfato ain-
moniaco-magnesiano, gelatina, ed albumina formante il cemento;
e per essere questi corpi dissimili anche per forma e posizione dai
calcoli, dalle pietre saccate, dai tumori cistici e simili, dichiara il
Vice-Presidente utile il cenno generale a norma degli studiosi.
Termina il prof. cav. Quadri la seduta colla dimostrazione di
una sua siringa jìcr le iniezioni dei condotti lagriniali, s])ingente il
Huido per soccorso [ìneumatico senza bisogno dei maggiori maneg-
gi occorrenti colla siringa dell' .Vnel, e men facile a lacerare la
membrana interna dei condotti accennati. Lo applaude 1' assein-
— •jo6 —
blea: la quale sciogliesi per l' ultima volta, esprimendo con molta
generosità senlinienti di gratitudine e stima alla Sagacia ed erudi-
zione del Vice-Presidente, e all'assiduo buon volere del Segretario.
E sciolta 1 adunanza.
Visto — // yìce-Presìdente Prof. Carlo Burci
// Segretario Doti. Giuseppe Secondi
ADUNANZA GENERALE
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE
-=»<«H«HM«=—
89
ADUNANZH GENERALE
DEL GIORNO 3o SETTEMBRE
»B€H>-
Xl rresidenle generale annunzia clie il Consiglio, nella sua prima
adnnan/a del iG corrente, nominò a j)ieni voti, e anzi pei' accla-
mazione, a Presidente generale del sesto Congresso scientifico da
tenersi in Milano nel settembre del i844i S. E. il conte Vitaliano
Borromeo, Consigliere Intimo, e Ciamberlano di S. M. I. R. A.
Partecipa inoltre che nella generale adunanza dei membri ita-
liani, acca<liita il giorno ai, pressoché universale fu il voto per
Napoli come sede del settimo Congresso il iS^S.
Dipoi il Segretario generale lesse la seguente relazione :
Grave del pari che necessario ufficio gli è il mio questo giorno,
o Signori, nel quale mi è forza parlarvi di tutto che di notabile av-
venne rispetto al ijiiinto Congresso scienlilico italiano, che t|uesfa
città va ben lieta di aver accolto nelle sue mura con quella splen-
didezza che sapeva e poteva maggiore. Ora in (piesto ufficio se da
un lato sento venir meno il mio animo, consapevole come io sono
della pochezza mia, mi conforta dall' altro a ciò fare la somma gen-
tilezza e umanità vostra, che è dote soltanto di chi come voi è fiore
della sapienza. E poiché cosi vfkgliono le istituzioni nostre ed il pe-
so che tanto benignamente fuiiinii atlilossatu, andrò jìcrciò ado-
prandomi di offerirvi il compendio delle cose qui fatte, tralasciando
quelle che avvennero la mercè de' vostri studi e delle meditazioni
vostre, e di cui i Segretari delle varie Sezioni fra non mollo sapranno
convenevolmente istruirvi. Intanto sì le une come le altre daranno
fama alla storia dei Congressi italiani: i cui beni morali e fisici non
— 7"' —
v'è uomo, per poco istruito e di discreto animo clie sia, che non veg-
ga ed ammiri. Ascoltate benevoli le mie incolte sì, ma pur veraci
parole, e condonatemi, ve n'esorto, tutto clie potesse per avventura
sembrarvi inadeguato all' altezza del subictto,ed alla solennità di
questo giorno memorando per sempre negli annali de' Congressi
d' Italia; de' quali 1' illusti'e nepote di Leopoldo il grande fu il ma-
gnanimo istitutore, come è tuttavia proteggitorc magnanimo.
>ella città ove prima si ridestarono dal letargo de' secoli le lettere
e le arti, ove apparve massimo scrutatore de' cieli il Galileo, ove l'Ac-
cademia del Cimento sorgeva, nella coita e gentile Firenze gli scien-
ziati italiani raccolti, or sono due anni, acclamarono in una gcneiale
congregazione la città di Lucca come stanza del (juinto Congresso,
ove ne avessero ottenuto l' assenso dal Principe augusto che ne
regge i destini ; del che ninno era che osasse menomamente dubita-
re. Però venuta fra noi illustre Deputazione, tosto 1' ottenne con
quelle amabili espressioni con cui i principi illuminati usano acco-
gliere chi professa le utili discipline. Non andò guari che per tutta
Italia corse la voce di un tanto assentimento; però coloro che sono
il fiore di Europa ebber certezza di visitare nel quinto Congresso le
sponde del Serchio, per fpnvi stendere novellamente la mano a non
poche trattazioni, determinare i modi più acconci di giungere a tro-
vamenti splendidi, porre in fermo migliori massime di pratica agri-
coltura, far tesoro di nuovi e più feraci frutti di mediche osserva-
zioni, trovar vie più utili a vantaggiare le arti e l' industria, risolvere
per bel modo non pochi problemi, e tutto inlìne ipiello per cui fassi
più avventurosa e migliore la santa causa della umanità. Indi a non
molto volle chi ne regge nominare una Commissione, di cui erano
parte le LL. EL. il marchese Antonio Mazzarosa che ne fu Preside,
il consigliere Tommaso SergiustiGonfaloniero, i professori Barsotti,
Lucchesi, Puccinelli,Sinibaldi, perchè tutta fosse nel procacciare che
gli ospiti illustri che qua eran per giungere, trovassero «pianto |)o-
!eva tornar utile a loro ed insiememente decoroso alla città che do-
veva riceverli. \1 cpial desiderio com'essa abbia risposto non tanto
bene si addice a me, se non che con modeste parole, nairarlo : che
io pure più tardi fui cliiamato a farne parte. \ ero si è che dal ri-
spettabilissimo Magistrato, da cui dipende, ebbe la Commissione ogni
appoggio ed anzi il maggiore eccitamento; vale a dire da S. E. il
— -yll —
cav. Mcolao Giorgini Presidente del Consiglio dei Ministri, e (|iii
come Direttore generale dell' Interno, benemerito della patria mia
per tanto bene consigliato e j)rocurato. Intanto il Congresso pa-
dovano salutava nel settembre dell'anno decorso siccome jirimo
Preside del quinto Congresso scientifico italiano S. E. il sig. cavalie-
re commendatore niarcliese Antonio Ma/.zai-osa Direttore dell'isliu-
zione pubblica nel Ducato di Lucca. Al (juale annimzio, dato dall il-
lustre Presidente generale S. E. il dott. conte Cittadella Vigodarzere,
voi udiste echeggiar l'aula magna di quella vetusta l iiiversità di
vivi e iterati plausi; essendo il nome del personaggio pi-e|)osto a
tanta eminenza di uffìcio a tutti noto in Italia per nobili scritti e
pei non ismentita fama di sapiente, di che dava splendide prove
ancora testé nei due Congressi di Pisa e di Firenze.
Fu suo primo pensiero, come chiedono gli statuti, di scegliersi
due Assessori, ed il primo fra essi fu l'avv. Fornaciari, il cui nome
passò anche olire le alpi per filantropico zelo, non che per lelterai-ie
fatiche, in ispecie intorno all' idioma che quel severo ingegno del-
l'Astigiano disse a rA^xone, gentile, puro e sonante : eà il secondo il
prof. Puccinelli, al quale la dottrina e gli scritti dettero già un bel
nome fra i botanici della penisola. Non dirò qual uomo ei si sce-
gliesse a Segretario generale ; che più di (juel poco che per me si
fece per la scienza, mi sta al presente più che mai al pensiero che
altri meglio di quel che io seppi ne avrebbe sostenuto il non age-
vole uffizio. Posti per tal modo i primi ufficiali del Congresso, non
ultima cura stimarono i regi commissionati (piella di determinare
qual dovesse esser l' effigie da porsi sopra una delle facce della me-
daglia storica, di che doveva esservi fatto dono, o Signori. Al Prin-
cipe j)iac(|ue <|uella di Castruccio degli Antelminelli come f uomo
il più grande, io mi penso, di che gli annali di nostra patria facciati
ricordo; chiarissimo ancora perchè e' volle quella gloria più prezio-
sa e durevole, la gloria io dico di render migliore la sorte degli avi
nostri. Ora perchè la bellezza ed il pregio del dono rispondesse al-
l'altezza di coloro cui destinavasi, fu commessa l'esecuzione del
lavoro al maggiore fra i xiventi incisori di medaglie al cav. Ciro-
inetti di Roma. Quanto e come da lui siasi operato, lo scorgeste di
per voi stessi, o Signori, gittando lo sguardo su di questo che tutti
dissero miracolo dell'arte. In altro oggetto si propose la Commis-
sionc, cioè di propararvi stan/.a ove in lielc hi-igale poteste iiitral-
tciiervi nelle ore ornai già lunghe della sera; che ad uomini i quali
dctter la più palle del giorno a gravi esercilazioiii ed a studi severi,
si adilii'ono non tanto i clanuirosi spettacoli (pianto le famigliari e
fratellevoli conversazioni, o\ e poter meglio avvicinarsi tra se e (pia-
si scamhiexolnu'iite aprirsi, e jier le (pudi siane conceduto di cono-
scer meglio l'indole e la civiltà de' più scelti ordini <lel paese, e a
dirla con 1' Epico ferrarese
« Le lc""i(idrc maniere e le hellezze
co
a Di don ne e di donzelle, ii cortesi atti,
« Senza idcun danno d' oneslade, nwezze.
A tpiesto bisogno si piac(iue di soddisfare graziosamente V. Iceadeinid
delle Stanze, da che n'ebbe preghiera da noi, per la voce dell'avv. Car-
rara Consolo delle medesime: e tali furono le cortesi note a noi di-
rette da quel gentile, che ne dettero arra di quanto sarebbesi ope-
rato per favorirci. E vaglia il vero, deputati di (pielle sale i signori
Giorgelti direttore, Barsotti, Gemignani, della Maggiora e Brancoli,
e questi forniti di ottimo gusto e desiderosissimi di compiacere a
chi gì' invitava, tosto fu posto mano all'opera e di tal modo che le
stanze, le gallerie e i gabinetti di quel palazzo furon la mercè di
loro messe in assetto, ridipinte con decoro dal Pellini e dal Laucci,
e riaddobbate, alcune conforme 1' antico costume, altre secondo il
moderno. Intanto voi foste testimoni, o Signori, di quanto sono an-
dato narrando, e come tutti abbiano gareggiato nel farvi festa e
corteggio, per render di tal guisa il soggiorno vostid, ahi lro])po
breve! quanto sepper meglio gradilo. Abbiansi duiuiue lode lillu-
stre Accademia e i suoi deputati, che con tanta cortesia asseconda-
rono i voti di quanti (pia sono cittadini. I quali, se furon lieti della
presenza di ospiti s'i ragguardevoli, si rimangon oggi, (pianto |)uò
mai dirsi, cKjlenti del partir vostro, dopo che vi ebbero sì falta-
nientc amati ed ammirati.
lii'altra cura si tolse la Commissione, vo' dire di offeiirvi la
Guida della città e de'suoi contorni, divulgata altra volta dal nostro
Presidente, ma oggi da esso accresciuta di s'i fatta guisa, che è da sti-
marla per cosa nuova. E già anche prima un grande ingegno ila-
- 7-3 -
liano el)be a dii'la scrittura disiiu'olld e non di rado pittoresca . A
{|iiesti prcf^i si aj,'f,'iiiiig()ii oi'a la nitida ciiizione, ojiei'a di Giiiscpjje
(Jiiisti tipoj^rafo di molto iionic, e le Icdcli staiii|)e che vi mostra-
rono ad uno ad uno i piìi bei monumenti di (|ucsla anticiiissima
città non che i siti deliziosi de' suoi ciiiildriii, disegnate ed incise
da ahili artisti. I'. perchè fpiest' opera fosse vie j)iìi detona di voi, si
volle lieyiaria ilella carta di Lucca ridotta in piccolissima misura
da ([nello slesso prof. Sinihaldi che poco innanzi si toglieva il ca-
l'ico di formarne graluitamcnle ima maggiore, giovandosi delle
mappe catastali. Lo che posto ad effetto, coiifìdavane l'esecuzione
al non volgale bulino del liuonori. La piima di che vi dissi, è ope-
la di Giuseppe Bertini; il quale per la sola forza del proprio in-
gegno, poi'tò r ai'le litografica fra noi oltre ipiel teimine in cui la si
vide salita ne' paesi non tanto discosti dal nostro ove essa ebbe
mecenati. Ma già col mio dire io giungeva all'istante in cui tutto
(pii ajìpareccliiato per accogliervi, più non si attendeva che il giiui-
ger vostro; ed ogni ordine di cittadini ne affrettava col desiderio
il momento. Lode al Governo vigile non che alle pietose persone
che a (|uello soccorsero, all' avv. Giannelli operare, all' architetto
prof, l'ardini, che schiusero alle preghiere, con cui implorammo
i celesti favori dal i'aracleto sul (piintf) Congresso scientifico italia-
no, uno de' più celebrali templi per cui andarono e andranno eter-
namente superbe le arti italiane. Ottimamente gli armoniosi con-
centi del Quilici, già diletto discepolo del Mattci, si unirono a f|uelle
jtreci ; e bene (pielle sanie parole furono sui labbri del l'rincipe
Giuseppe Poniatowski e di Felice Francesconi, che lant' allo solle-
vai'onsi nell'arte ilivina del canto. Da ([nel tempio, nel f|uale avre-
sti detto versata la città tutta, passaste, or sono ipiindici giorni, nel
prossimo istituto del R. Collegio Carlo Lodovico, di cui la maggior
sala ripiena di eletta schiera di amatori e di gentili amatrici vi
aveva già pre|)arato la via. Quivi in tutti era vaghezza di udire le
parole con che il Preside nostro apriva il fjuinlo Corìgresso italia-
no; ed egli con calda ed elo(|uente orazione dava pre|)aramento
alle comuni nostre faticlie, e ne infondeva coraggio perchè faces-
simo nt)vclle prove nell ardua e malagevole via della scienza. Le
parole del Preside sono durevolmente scolpite nella memoria di
ognuno; e se io brevemente le andassi ricordando, temerei con ra-
gione di scemar loro il |)regio di che vanno a dovizia fornite. F. ([ni
— 7'4 —
\i prego concedoriiii rlie por srr\ire alla storia del Congresso luc-
chese, tocchi per poco di questa sala che per volontà del Principe
e per le cure del hencmei'ito prefetto del regio erario S. K. il consi-
glier Torselli, venne a ctiniodilà vostra l'csa vasta di guisa da agia-
tamente contenervi, e adornala jier vaghezza e severità di dipinti
dal nostro rinomato Francesco bianchi, che nell'arte ili [)ilturare a
temjìcra ahilitavasi, non ha guari, a Bologna e a Milano. Se ei ri-
spondesse all' aspettativa di tutti, lo vedete di per voi slessi, o Si-
gnori: che ei seppe alla gentilezza degli adornamenti congiunger le
memorie più chiare della sapienza dei nostri maggioii, con l'effi-
giarvi coloro che nelle scienze, nelle lettere e nelle arti belle piii se-
gnalaronsi fra noi. Quella Deputazione di che tenni proposito poco
fa, fra le altre cure (piclla pur chbe di procurarvi comodi alloggia-
menti, e che in un silo quanlo mai più potevasi ameno, foste a
comune mensa riuniti. Io mi auguro che delle abitazioni voi siate
stati, per quanlo ci era dato dalle nostre condizioni, conlenti; e del-
l' altro ne son certo, poiché da tutti lo sentii chiamare ameno, ri-
dente e quanlo mai atto a tal uopo. E affinchè tutto, per la mensa
e per gli alloggiamenti andasse con ordine, fu desiderio del R. Go-
verno che alla nostra Commissione altri individui venissero aggiim-
ti; e questi fiuono il conte cav. de' Nobili, il conte Guinigi, i nobili
Sinibaldi e Guidoni, ed i signori Binda e Santini. Non è a dire con
quanta alacrità essi rispondessero all' aspettativa ; che voi tutti li
vedeste, ammirandone lo zelo e la urbanità. Né sia per avventura
che per me si taccia del regale banchello che ai Presidi ed agli al-
tri minori ufficiali del Congiesso fu dato dal munifico Principe,
rappresentato, Lui assente, dal Maggiordomo Maggiore S. E. il mai-
chese Francesco Boccella nel palazzo regio il d'i x i di questo mese ;
né dei conviti splendidissimi delle LL. EE. il barone F'abrizio Ostini
Ministro degli affari esterni del serenissimo sig. Duca nostro, e il
marchese Maz/.arosa jirimo Preside vostro; i cpiali idtimi, quasi non
fossero paghi di avervi accolti a lauta mensa, vollero schiudere
una sera per ciascheduno ampie sale per festeggiarvi. Nemmeno
l'Accademia, nelle cui stanze convenivate seralmente, ebbe trala-
sciato di darvi sontuosa festa. Ed eccomi a poco a poco pervenuto
al giorno tutto festivo che ha preceduto il separarci da voi, in cui
a vie più solennizzare il quinto Congresso sedè la R. Accademia
Lucchese, f)ve il socio corrispondente il chiarissimo prof. avv. Mae-
- 7.5 -
sili ila l'arma, lesse l' Elo(,'i() dell' illustre ahale Micliele Colombo in
mezzo ai plausi de' convenuti, co! desiderio che quella nobile scrit-
tura vegga presto la luce.
Molte furono le opere donate ai Ojngresso, e non poche le Uni-
versità e le Accademie tanto nazionali quanto estere che spedi-
ronvi deputati.
Era già teui[>o che negli animi di molli i)uoni miei concittadini
cresceva la brama di pone in cpiesla città un (silo che raccogliesse
la misera infanzia di fanciullette pericolanti nelle vie e nelle povere
case, e a bontà le dirigesse: e il generoso compilatore del ìfcssti^-
giero delle doline iitdiane faceva ed appianava ad un tempo la stra-
da a ciò; tanto che fattomi accorto che i tempi erano oramai ma-
turi, mi tolsi in mano la cosa; confortai molti a carità, e da molte
e da molti raccolsi quanto era d' uopo a dar principio ed avvia-
mento all' opera. La (|ualc per me si volle cominciala alla presenza
vostra, perchè ricevesse più grande splendore e più sicuri conforti.
Sorgeva il dì 9.4 di questo mese e tulio era apparecchiato al i)i-
sogno. Nella chiesa di santa yiaria Jo/7.r/)ortfi//i erano già accolte e
convenevolmente vestite le povere band)inelle ; ed invocato il Santo
Spirilo perchè della carità ne accendesse, si offeriva 1' ostia di pro-
piziazione ad aiuto di lutti : ed il reverendo canonico Franchi inau-
gurava r opera della carità con tali jiarole che ben mostravano
quanto a cuore gli stesse la medesima. Quindi con beli' ordine le
gentili Signore nosti-e si toglievano a guidare (piella schiera di fan-
ciullette verso V Asilo; e se ad alcuna di queste non bastava la forza
di seguitare ordinatamente il cammino, la generosa donna, cui essa
era in cura, la si toglieva sulle braccia come se fosse cosa sua,
e a lei più caramente diletta. Nell'-Zf/'/ti già benedello dal parroco,
furono per me pronunciale alcune poche parole; poche a dir vero,
perchè 1' animo era grandemente commosso, e perchè anche così
voleva la congiuntura. .\ quella solennità che sarà sempre cara a
lutti i buoni, nulla mancava; che guidavala e dirò anche la infor-
mava la santa carità cristiana, e la consolava di sua presenza l'im-
mortale apostolo degli Asili in Italia, il sacerdote Ferrante .Aporti,
circondalo dai direllori degli Asili di flenova, di Mantova, di Gua-
slalla, di Firenze, cioè il Pareto, il l'aralupi, il Conzaga ed il Fran-
ceschi : lutti alla sua scuola ammaestrali a beneficare sapiente-
mente il genere umano.
90
— 7 '^ —
Eccovi, Signori, il breve cenno di (|uanto si è fatto per voi e
dinanzi a voi. E aggiungerò, die se al tanto vostro merito è stato
poco, non è mancalo a ([iicsta mia città il Imono ed efficace desi-
ilerio di onorar>i (|uanto piìi si poteva per lei.
Prof. Luigi Pacini
A questa succedettero le relazioni dei Segretari delle Sezioni e
Sotto-Sezioni.
SEZIOM DI .URO\0«U E TECPLOGIA
Chiarissimi Colleghi !
Mentre suona fatale l'ora di nostra separazione, io sento tutto il
peso del gravissimo ufficio che m' incombe, con riferirvi (pianto la
Sezione, della (piale immeritamente mi voleste Segretario ed inter-
prete, ha con rara saviezza di utili discipline nel breve periodo di
sua durata santamente operato.
Né conforto alcuno attingere m' è dato in opera dosi manifesta-
mente superiore alle mie forze, ove non piaccia a voi tutti, degnis-
simi Colleglli nel (punto Congresso italiano, prodigarmi ipiella ge-
nerosa indulgenza di che meco fu costante e cortese il Collegio
agronomo-tecnologico; indulgenza che, benevola accompagnando-
mi nell'arduo sentiero, fu capace d' imprimere alla mia esilità la
potenza d' un Ercole.
Voi non lo ignorate, o Signori: la Sezione d'Agronomia e Tecno-
logia è chiamata nell' or(hnamento delle sociali istituzioni ai più
alti destini. lUla riassume la jiialica applicazione di lutti i perfe-
zionamenti, che l'umana sapienza nel giro dei secoli e delle gene-
razioni medila e risolve. Ella abbraccia tutto il perimetro in che
s'avvolge lo studio della natura nei suoi fenomeni, nelle sue leggi
e nelle sue varietà. Ella comi)rende nei di lei calcoli, sotto il ves-
sillo della forza libera dell' uomo, ogni scienza che gli assicuri sa-
lute, prosperità e ricchezza. Ella espelle le abitudini nocive, san-
tifica le utili, e provoca le necessarie. Ella inipi'ende a consulta-
re, provvedere e modificare le bisogne sociali ed individuali, dal-
l'infanzia alla maturità, cominciando dall' educazione, base della
— 7'7 —
vita morale, proseguendo con 1' istruzione, t'onduniento della vita
intelleltuale, e completando il l)enefizio con le arti agricole e in-
dustriali, sorgente indispensabile ilclla vita economica. Ella in fine
è il tronco di (piella pianta cui Bacone alludeva, dicendo : « tutte le
scienze essere rami di un sol albero ».
\l nobilissimo magistero per me descritto, lia la Sezione agro-
nomo-tecnologica del quinto Congresso con plausibile diligenza e
latitudine corrisposto?
Esaminiamo !
Ogni stadio d' incivilimento lia caratteri prevalenti, essenziali,
e Ira loro distinti : j)eroccliè si manìlesta nei tempi di iìarbarie con
l'ignoranza, la forza brutale e la compressione; e nei periodi di
inoltrato jirogresso con 1' istruzif)ne, 1' onesta lil)ertà e l' emula-
zione. E quindi ufficio di clii deve dirigere lo sviluppo dell umana
intelligenza lo incardinare le tendenze delle attualità, ed avviarle
al piìi agevole conseguimento. E siccome, per somma nostra ven-
tura, l'epoca attuale addita un'era di confortevole avanzamen-
to nelle vie della civiltà, così ragion voleva die assunto ilella Se-
zione agronomico-tecnologica fosse lo secondare, con ogni manie-
ra di eccitamento, gli sforzi diretti a promuovere la migliore so-
ciale convivenza.
(jiiali orme calcava ella, onde pervenire a siffatto resultamento?
lo veggo nei di lei atti 1' educazione di fanciulli, orfani, conta-
dini ed artieri, formai'e subbietto di lungbc distpiisizioni ; veggo
l'insegnamento tecnico occupare pareccbie tornate, ed ispirare ai
numerosi filantropi ( onde la Sezione si onora) pensieri, concetti
e suggerimenti sulla scelta dei metodi migliori per l' isti'uzione;
veggo la condizione igienica di giovani, vecchi ed infermi, dare
causa a gravi meditazioni, j)er loro arrecare pietoso un ristoro;
veggo le reclamate statisticlie delle classi inferiori, delle quali un
giorno sarà fatto tesoro ])er ottimi provvedinu'uti, concoirere in
folla e fare di loi-o bellissima mostra; veggo mollìplii'i le propo-
ste, caldi gli stimoli, ferviili i voti per emulare gli animosi, per
incoraggiare i timorosi, e per mantenere in tutti la libra ilei cuore
energica, attiva, volenterosa, a fine di provocare sane istituzioni o
virtuose azioni, e di propagare quel sentimento morale che è mol-
la e vita di bene intesa civiltà; veggo il sacerdote ed il laico, il
magnale e il cittadino, il sapientissimo ed il men dotto, insieme
- 7«8 -
atìVatellali e collegati alla più santa cospirazione convergente al
bene dell' umanità e delle classi non quanto le nostre avventurate !
E qui mi torna dolcissimo il dovere di menzionarvi un Serrislo-
ri, un l'elitti, un UidoHì, un Freschi, un Sanseverino, un Maestri,
im Bonapartc, un Gera, un Sambuy, un Calvi, un Dragomanni, un
Parravioini, un Pallavicino, un Mai, un Rrey, mi Riccardi; e con
essi mille altri, fra cui non posso tacere i nomi dei nosli-i prestan-
tissimi colleglli Contrucci, Griffa, Rampinelli, Morrò, De Renzi,
Manfrè, Giorgini, Grigolati, Piria, Cherici, Massei, Cini, Pacinot-
ti, Sineo, Garresi e Tazzoli : i quali ripetutamente con allissiiiK»
amore umanitario e con pallia carità trattavano le interessanti
questioni dell'educazione ed istruzione elementare e tecnica; dei
ricoveri, ospizi e manicomi ; degli asili per l'infanzia; delle isti-
tuzioni caritatevoli ; delle società d' incoraggiamento, previdenza e
mutuo soccorso; dei giovani industrianti; dei giovani traviati; dei
sordo-muti ; delle scuole domenicali o festive ; in fine del miglior
modo a premiare con retto intendimento ogni tratto di spontanea
virtù, jier destare ima cara emulazione, sempre foriera di avan-
zamento nel mondo morale !
La quale emulazione riceveva novello impulso dalla Sezione,
mercè quei giustissimi encomi ivi tributati ad ogni uomo in cui al-
berghino sensi di generosa ed operativa pietà. Ed in vero, chi non
si sentirà voluttuosamente trascinato dall'ansia d'imitazione, uden-
do proclamare i contemporanei benefattori dell' umana famiglia
con espansione, amore e veneranza? Chi ai nomi celebrati di un
Monsignor Canova, di un Padre Assarotti, di un Padre Ferretti, di
un fra Paolo >hn'chi()iidi e del piissimo Padre Cataldi non griderà
nell intima sua coscienza: .-//i potessi fare alUctUiìilo?
Si, rispettabili Colleghi; l'esempio del bene è un contagio po-
tente, attivo, singolarissimo! le laudi all' ecclesiastico, che sue cure
consacra in sollievo dell' infortunio ed in esordio di virtuose ope-
re, sono leva gagliarda all' imitazione; conciossiacliè sotto (|ual-
sia influenza di tempi, di civiltà, di religione e di nazione, il sacei-
dozio avrà scm|)re nel movimento morale quel primato che la I*ro\-
videnza Celeste gli assegnò, e che non è dato all' uomo di togliergli!
Se la Sezione nostra nuli' altro avesse iniziato ed illustrato, for-
se le cose dianzi descrittevi basterebbero alla di lei gloria, al di lei
convincimento. Ma, come Sezione d'Agronomia e Tecnologia, volle
— V'O-
di vari argoiiicnli che le coinpeloiio agitare quesiti, muovere dubbi,
consigliare esperienze, proporre concorsi.
Ed in falli noi tiattaninio il dil'iicilc argonienlo della semina-
gione o piantagione del grano, che è il primo alimento dell' uniaii
. genere ; dei meliloli, dei trifogli e degli altri foraggi che puunno
assicurare superiore ralinicnlo all' utile besliame ; delle' malattie
ilelle piante, riv(jlgeiul(> principale I allen/.ione alla golpe del Iru-
menta, al seccume delle foglie di gelso, all' insetto danneggiatore
degli olivi : ed ognuno di leggieri comprenderà come, suggerendo
pratiche profittevoli, o temperamenti altenuanli i danni delle infer-
mità eventuali cui vanno soggetti frumento, seta ed olio, che sono
piima fonte della ricchezza italiana, noi investimmo tutto 1' econo-
mico ordinamento dell'amata penisola!
Noi agitammo lungamente la (|uestione dei concimi vegetabili ed
animali, studiammo varie teorie fisiologiche pei- applicarle alla ru-
rale economia; risolvemmo l'arduo problema della nocuità delle
risaie, irresoluto prima da noi; esaminammo una serie di (piesiti
agronomo-chiiiiici, legatici dai precedenti Congressi ; pro()onem-
mo diversi altri quesiti, cui si annodano le pratiche agricole colle '
sciènze chimiche e fisiologiche.
E tpii mi sia lecito tributare azioni di sincere grazie, in nome
della Sezione di cui sono interprete, alle benemerenti sorelle nostre
la .Sotto-Sezione di C.h'imica e la Sezione ili Botanica, instancabili
sci'utatrici dei misteri della natui'a, per il saggissimo concorso pi-e-
slatoci nei gravi sludi sopra gl'ingrassi e l'assorbimento degli ali-
menti nelle piante; mercè le quali sorelle dilettissime perveninmio
a brillanti soluzioni e conclusioni!
Siami lecito parimenti fare omaggio di festevole ricordanza al-
l' illustre Sezione medica, la quale seco noi, siccome accennai, con
anq)Ia indipendenza, scrupolosa coscienza ed analisi severissima,
ha com|)ilalo (piel rap|)orto sulle risaie, che diverrà la genesi irre-
vocabile di codesta coltura !
Noi dispulammo sovra parecchi allii ([uesiti di meccanica in-
dustriale, di pialica riu-ale, di ])erfezionami'nli tecnici ed economici ;
In cui delineare mi trarrebbe a (juclla prolissità che mal conviene
discorrendo innanzi a voi. Laonde gli Atti parleranno, e le loro pa-
gine varranno a perpetuo monumento della saviezza, del buon vo-
l<>i'e e della diligenza di nostra .Sezione.
']-i.O
Ppiò se molle cose, comunque rilevantissime, per ispirilo di bre-
vità debbo tacere; non lo posso in un subbietlo che forma direi
cpiasi il complemento delle molte npei-c cui la Sezione ha dedicati
i suoi pensamenti. Intendo aceeiuiai'vi 1 enologia italiana, per la
quale s'indagarono le cause di decadenza ed i mezzi di risorgimen-
to. E comune e dolcissima (Idaii/.a di vedere, all' egida dei pi'oget-
tati provvedimenti che si pubblicheranno colle stampe, rigenerata
queir industria già per tanti secoli primeggiante in Italia : e se i no-
stri voli saranno adempiti, la Sezione agronomo-tecnologica avrà
superiormente ben meritato della patria !
Noi agionomi volemmo visitare 1' Agro lucchese, onde esami-
nare la coltura, i sistemi e le condizioni; e sicuri che niiuio a no-
stra sincerità attribuisca adulazione, dichiarammo, come poco o
nulla siavi a bramare in linea di perfezionamenti ; come stupen-
do ne sia il metodo e diligentissima 1' esecuzione ; e come, raro
esempio di uomo integerrimo cui 1' amore di patria ( benché squi-
sitissimo) non accieca, il marchese Mazzarosa abbia nelle sue pub-
blicazioni descritta ogni piratica agraria con tale mi esattezza e ve-
rità, da servire a modello di qualunque autore che intenda a dipin-
gere le cose patrie con coscienza ed indipendenza !
Noi tecnologi volemmo esaminare di questa ospitale città l' in-
dustiia e le arti. Ci trasferimmo nelle officine, nelle fabbriche, nei
magazzini; ispezionammo i prodotti, interrogammo gli artieri; ed
al consolante spettacolo di cotanta intelligente solerzia e raffina-
ta industria, appellammo l'operosissima Lucca, la Manchester del-
l' Etruria !
Sono questi, o Signori, gli sludi, i lavoi'i e le opere della Sezione
di Agronomia e Tecnologia nel quinto Congresso italiano; studi,
opere e lavori nei quali essa con fratellevole armonia ha varcalo il
periodo di sue riunioni, conservando mai sempre per divisa la li-
bertà, per simbolo il progresso, per iscopo 1' umanità, e |)er mezzo
l'incremento delle sociali ricchezze!
B. P. S.\NGIJINETTI
— 7^' —
SOTTOSEZIOXE DI CHIMICA
La Sotto-Sezione di Chimica incominciò le sue esercitazioni
scieiilificlie la mattina del i8, né venne a capo di «|iieste che cui
Icrniinare del tempo assegnato.
E poiché il suo Presidente mentissimo, il prof. Gioacchino Tad-
dei, con calde ed eloquenti parole aprendo le sedute, invocava
l'unanime coopera/.ione de' suoi colleglli a vfiler esporre i propri
studi e lavori ad incremento e lustro della scienza, ricordando (juan-
to Cu fatto nei precedenti Congressi, qual dicevole henevolenza ci
accolse ovuncpie convenimmo, e con (|ual fratellevole vincolo ci
strinse l'amore degli studi ai quali eravamo diretti ; ciascuno dei
componenti la Sezione disponevasi di huon animo a secondare cos'i
lodevoli intenzioni, ed a mostrarsi degno d' appartenere a (jucsta
terra prediletta non solo dagli uomini, ma ancora dalla stessa na-
tura. Talché nel hreve corso delle sedute preslahilite, durante le
(|uali r ordine e la buona armonia ne furono compagni indivisilti-
li, il tesoro scientifico si è di molto accresciuto, sia per le impor-
tanti comunicazioni che sono state fatte, sia per le fruttuose discus-
sioni che hanno avuto luogo sopra argomenti, che richiedevano di
essere e sviluppati ed estesi.
K queste comunicazioni e discussioni avevano rapporto non
tanto alla j)arte sperimentale della scienza, e del suo matei'iale,
quanto anche alle sue applicazioni; di maniera che può ben dirsi,
che tutte le parti della scienza medesima ne sono state egualmen-
te interessate.
Sicché dovendo render conto in questo giorno solenne di tulli
((uesti importanti lavori, io lo farò con brevità, disponendoli in (|uel-
r ordine il più approssimativo allo scientifico.
Per questo occupa il primo posto tuia comunicazione relali\a
al gas protossido di nitrogeno; composto binario assai importante
lu'lle chimiche ricerche. Essa é relativa a una cognizione più eslesa
dei modi di ottenerlo e delle circostanze sotto le quali esso si for-
ma. Questo é pertanto un fatto di qualche interesse dovuto alla
instancabilità del marchese prof. Cosimo Ridolli, che premurosa-
ment<> alla Sezione lo esibiva ; ed é anche di qualche interesse, pe-
■J-X'X
rocclit' tla esso veiiivasi a stabilire, conti'o l'opiiiionc di alcuni du-
niici, essere piombo unito a qualche altro metallo, e non solo car-
bone, il residuo nero lascialo dallo zinco del coniniercio, allorché
\ien disciolto nell acido solforico
Il Principe Luigi Bonaparte esibiva i suoi lavori sul didiniio, sul
cerio e sul tantano, i (piali costituiscono una scoperta di somma
utilità, e feconda di bellissime icsultanze. Esso di certo addita al
chimico investigatore una via facile per raccogliere nuovi fatti.
Quindi la esposizione, che lo stesso Bonaparte faceva di queste so-
stanze metalliche ossidate, rare per loro slesse, e ridotte al massi-
mo di purezza, non j)0teva esser riguardala che come una novità.
Poi lo stesso Principe additava il modo speditivo con cui otte-
nere l'acido lungslico, e 1' azotato d'uranile, 1' uno e l' altro oggetti
non indifferenti nello studio della scienza, e 1' uno e 1' altro da es-
so lui presentali alla Sezione nel loro massimo grado di purezza.
Né di minor valore è una serie di osservazioni, che comunicava
il chimico reggiano Giuseppe Selmi, sulle reazioni tra l'iodio e il
cloruro mercurico, l'acido arsenicoso, l' ossidt) d'antimonio, e il
tartaro emetico; avvegnaché queste osservazioni possono valere a
stabilire utilissime pratiche, ed a spargere molla luce sopra un ge-
nere esteso di chimiche combinazioni : lo che già si avverava in
una lunga discussione cui diedero luogo.
Ma lo studio dei valerianati, dal Principe Luigi Bonaparte pre-
sentato, arricchisce non tanto il tesoro preziosissimo delle chimi-
che cognizioni, e la categoria dei prodotti chimici conosciuti, (pian-
to la terapia di mezzi validi ed efficaci a vincere delle infermità.
Il prof. Pirla faceva conoscere una numerosa serie di fenomeni
da esso lui ollenuli e studiati rispello alla salicìna, e alle metamor-
fosi di cui questa materia é suscettibile. Essa in fatti forma il sog-
getto di moltissime considerazioni : i di lei principj costituenti e il
modo di comportarsi con diverse sostanze, la qualificano come un
materiale singolarissimo. Quindi la saligenlna, l'clicina, e due acidi
particolari provenienti dalle molle trasformazioni cui va soggetta la
stessa salicìna, sono altrettanti ac(piisti della scienza, tutti dovuti al
|)rof. Pirla, il quale faceva di essi la più chiara dimostrazione, e la
pili estesa esposizione.
Discussioni animatissime susseguite a ciò servivano a spargere
•Udita luce intorno alla formazione degli acidi e corpi coniugati.
— 'Jl'ò —
L' ematosiiia ilei san{,'UL- già riconosciuta dal prof. TacUlei jht
un acido particolare, e da lui distinto col nome di acido emapla-
sticn, mentre veniva ricordata dal Calamai come oggetto di molta
importanza, il chimico Stagi latamente la faceva conoscere in tutti
i suoi rapporti. Essa di certo non può clic interessare non tanto la
Chimica (pianto la Fisiologia e la Patologia, ogni qual volta si ahhia
riguardo alle misteriose funzioni cui è destinato il sangue, del cpiale
è dessa una delle parti essenziali.
E poiché ogni studio che si porti sopra le concrezioni morbose
della specie umana tr)rna a vantaggio della specie istessa, in rpiesto
il chimico Sbragia ha pagato il suo obolo, coir analisi da lui esibita
di alcuni calcoli biliari dell' uomo.
Né meno oda valutarsi l'intenzione del prof. Biasoletto, il rpia-
le, dovendo noi riunirci alla Sezione d'Agronomia in un con ipiella
di Botanica per discutere sopra gì' ingrassi, ci parlava dei materia-
li che fanno parte dei vegetabili, e che concorrono alla loro orga-
nica costituzione.
il chimico Clementi di Padova comunicava notizie intorno l'aro-
ma della vainiglia; su dì che una Commissione composta del pro-
fessor Pirla e del Principe L. Bonaparte, referiva essere importante
il soggetto, ma abbisognare eziandio che il Clementi stesso lo svi-
luppi e lo estenda.
E il prof. Grigolati esibiva i suoi sludi sulla fìllirìna tratta dal
lilliitro : materiale, che se non è rigorosamente identico alla cinco-
nina per caratteri chimici, non se ne discosta d' altionde per le sue
virtù antiperiodiche.
Ma se un nuovo materiale di proprietà straordinarie sia da va-
lutarsi, se la cognizione di queste proprietà sia un fatto importan-
te per la scienza, noi ravvisiamo tutto questo nella echidniiin i ma-
teriale mortifero del veleno viperino, isolato e studiato dal Principe
Luigi Bonaparte. Era questo un lavoro che egli consacrava a questa
riunione. E cos'i la Chimica ha veduto in tpiesta bella e ricordevole
circostanza accrescersi l'elenco de' suoi prodotti organici; ha ve-
duto altresì nel veleno della vipera, (piello che possibilmente scuo-
j)rirà in altre matei'ic organiche complesse, come, secondo quello
ne diceva il Calamai, sarebbe a modo d'esempio il materiale attivo
e mortifero della così detta rabbia, nella saliva degli animali di-
venuti rabidi.
9'
— 7^4 —
Il prof. Peiego faceva conoscere una reazione del camaleonte
minerale sugli oli grassi, ed il dott. IMenici un'altra reazione affatto
nuova della mannìte sul borato di calce. La Sotto-Sezione ravvisando
in queste comunicazioni la possibilità d' importanti scoperte, racco-
mandava al prof. Perego il seguito delle sue osservazioni ; e quanto
al dott. Menici, riportandosi al rappoi'to della Commissione nomi-
nata per esaminare quel lavoro, e composta del Principe Luigi Bo-
naparte e del prof. Puccinelli, sollecitava i chimici a profittarne
per l'avanzamento della scienza.
.\ltre comunicazioni che venivano poi fatte dal cav. Adorno, una
sull'esistenza dell'arsenico nei calcolar del commercio, e l'altra
sulla reazione tra il mele e 1' ossido di ferro, formavano il soggetto
di molle riflessioni; le (juali, mentre da vni lato sollecitavano ad es--
sere cauti nella scelta dei mezzi tei'apeulici, dall'altro servivano a
spargere molta luce sulle trasformazioni, cui van soggette molte
materie organiche.
La parte sperimentale delle scienze tutte, se è bella ed istrutti-
va, è altres'i utile e necessaria. La Chimica specialmente, che si è
eretta in scienza sol per opra della sperienza, si è anche per opra
di essa che ognora s' ingigantisce. Quindi nessuno fra i chimici
può acquistar maggior titolo di riconoscenza di coloro, i quali pro-
curano di estendere questa parte così importante, da cui ne emer-
gono le più utili applicazioni.
Rendevasi pertanto benemerito il giovane farmacista Bonjean
con una sua comunicazione intorno a un modo da lui trovato per
scuoprire l' iodio, o i composti di questo corpo aloide contenuti
anche in frazioni minime da (pialunque li([uido incoloro. La (jual
cosa veniva pur confermata ed ampliata dal Calamai e dallo Stagi
con sperimenti comparativi da essi a bella posta istituiti, e dai qua-
li è resultato doversi di fatto preferire ad ogni altro nella ricerca
dell' iodio, il metodo Bonjean.
i\è meno benemerito poi si rendeva il doli. Serafino Capezzuoli
con indicare la via più brev«, e sicura ad mi tempo, onde ricono-
scere e constatare la presenza dello zucchero nell' orina dei diabe-
tici. E sebbene vi sia altro metodo conducente al medesimo inten-
to, ([nello fisico del Biot, fatto in (lucila circostanza estesamente
conoscere dal prof. Majocchi, pur tuttavia la Sezione riguardava il
lavoro del dott. Capezzuoli, cui dava la preferenza, come un impor-
— 7^3 —
laute servigio da ([iieslo cliimico reso alla Patologia, e come un
ac<|iiisto non indifferente per la Chimica; come lo fu la mucome-
Irìa orinaria del pi'of. Taddci, della <|iial<' pure si è parlalo e dal Ca-
lamai e dallo Stagi, facendone, specialmente ([uesl' ultimo, le oppor-
tune dimostrazioni.
Ma uno dei lavori in questa categoria, 'clie più d'ogn' altro fissi
l'attenzione del (ilosofo non die del solo chimico, si è il modo di
riconfìscere e differenziare il sangue umano da (]uello degli altri
animali. Questa scoperta dovuta al prof. Taddei, del quale la scien-
za si ha cotanto a lodare per 1' instancahililà con cui ne cerca
l'avanzamento, era essa piu'e destinata per f|uesta riunione. E(|uan-
tunipie a (piesta Sotto-Sezione il Taddei non ne presentasse che la
sola parte materiale del processo, pure la Sezione stessa seppe al-
tamente apprezzare il merito della scoperta, mostrandosi perciò
all' autore grata e riconoscente.
Il dolt. Capezzuoli es])oneva inoltre delle ricerche fatte sulle
uova dei gallinacei per notare (piali variazioni suhisce il grasso
nella loro incuhazione, e cpiindi nel pulcino che ne vien fuori;
ed aggiungeva non semhrargli il grasso destinato a compiere ne-
gli animali quel solo ufficio assegnatogli da Dumas e da Liebig,
(piale è (piello di servire alla comlnistionc organica. F. la discussio-
ne insorta in questa occasione, mentre dilucidava le dottiine a ci(>
relative, faceva nascere nuove idee, che non possono rimanere in-
feconde di utili resultati.
E il Calamai offriva finalmente osservazioni e fatti da esso lui
raccolti intorno alla fosforescenza delle ac(pie del mare, nello scopo
precipuo di offrire alcun che il (piale potesse contribuire alla solu-
zione del problema, se cio(' la luce emessa da molli animali sia il
resultato di una semplice reazione chimica, ojipure 1 insieme di (pie-
sta, e dell'azione vitale : intorno a che il prof. Biasoletto faceva esso
pur dono di notizie da lui raccolte; sicché aperta lunga ed anima-
ta discussione, si concludeva essere il fenomeno della fosforescenza
degli animali, conforme opinava il Calamai, strettamente legalo al-
le forze vitali.
Tali sono in coni|)eiidio i principali lavori di cui la Sotto-Sezio-
ne di Chimica in (piesta (piinta unione si ('• occiqiata. .\ (piesti, se
la brevità imposta dalla circostanza lo permettesse, sarebbero pur
da aggiungersi i molli frulli che se ne colsero mercè le ripetute
discussioni suscitate in varie seilule successive sui prodotti della
combustione, e sulla economia del calorico, non clip sulla miglior
lahbi'ica/.ionc del carbone; soj^gelto di studio, il (juale concorde-
mente fu reputato della magijioi'e impoi'tan/.a nel momento attuale
in cui si penuria di combustibile; e sarebbe pur da aggiungersi il
resultato della lunga ed interessantissima discussione, che alla Se-
zione di Agronomia fu agitata sopra gl'ingrassi, discussione cui
prese j)arte attivissima (piella di Chimica, per convenula riunione
delle due classi.
Ma non ])osso tacere che oltre tutto rpiesto ebbe luogo un'in-
terpellazione |ìer parte del dott. Chiari relativa a una di lui fab-
bricazione incipiente di solfato di magnesia, all' oggetto di averne
gli opportuni e necessari schiarimenti; che materie disparate fu-
rono poi, al volgere degli accennati argomenti, soggetto di studio e
di recij)roca istruzione; e che finalmente si ripeterono sperimenti,
e si proposero nuovi studi per la veniente unione scientifica.
Sicché non temo di errare concludendo, essere stata la Sezione
di Chimica assai operosa. I falli che essa ha raccolto, così come è
dato a tutti di giudicare, sono di non poco valore. E vaglia il vero,
essi sono tali e cosi fattamente numerosi, che non possono non
contribuire all'incremento della scienza! Perciò ogni membro di
questa Sollo-Sezione pago e sodisfallo, lasciava le adunanze sotto
questo bel cielo non così facile a dimenticarsi, come quell'operaio,
il quale si vede largamente rimunerato della propria fatica.
Prof. Luigi Calamai
SEZIONE DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA
Nel Congresso scientifico di Lucca la Sezione di Mineralogia, Geo-
logia e Geografia non è stata meno operosa che ne' Congressi |)re-
cedenti. Fin dalle sue prime adunanze poneva in campo e discuteva
di tali quislioni, che assai lume doveano spargere su la struttura
fìsica della nostra penisola. Molte scritture si leggeanoe di non lieve
argomento. Si faceano utili comparazioni tra le masse minerali che
rilevano dal piede delle .Mpi al Capo Spartivento. K per dir tutto in
breve la nostra Sezione ha ordinata quest' anno la tela, nella quale
esser dovrà rajipresenlala la Carta geologica italiana, e molle fila
— 7^1 —
lia liiate che dovranno riempirla : il qual lavoro sarà il soggetto
(lesiileralissinio tielle l'iiinioni avvenii'c. Se rjucste cose son vere ne
rciulerainio lede coloro che le nostre adnnanze hanno onorato, e
mollo più le brevi e particolari notizie che tpii facciamo conoscere.
Apriva le nostre adunanze il Presidente marchese Pareto con
caldo e passionalo discoi-so, col (piale jjroponcva alla Sezione le
materie che poleano occii|)arla con utile nell'esame de' monti che
sono presso a Lucca, dove molti geologi italiani e stranieri eveano
alla scienza ac(|iiistate di belle e lucidissime verità.
Dipoi il sig. (Jraberg de Hemso leggeva pregevolissimo sunto
storico de' piogressi della Geografia nell' ultimo anno, in continua-
zione di altri lavori sìmiglianti da lui letti ne' Congressi passati.
Soi-geva indi una quistione sopra le differenze di età «lei calcare
secondario degli A])enniui; soggetto non ancora ben chiaro della
Geologia italiana, e spezialmente privo di quella unità eh' è neces-
saria a' confronti. Nella quale quislione recavano i fruiti dei loro
studi il marchese Pareto per l' Apennino ligui-e, il sig. de Zigno
per le Alpi venete, il prof. Paolo Savi per le Alpi apuane, il pro-
fessore Pilla per l' Apennino napolitano. E porgeano lume al
proposito i signori Omalius d' Ilalloy e G()(|uand, compai-ando il
calcare dell' Apennino con quello del mezzogiorno della Francia
e de' Pirenei.
Il carbon fossile trovato non è guari in Maremma dava alla Se-
zione materia di gravissima importanza. Ella esaminava diligente-
mente la collezione delle rocce recate di (piel |)aese dal direttore
dello scavo sig. Pitiot, e conveniva tutta in cpiesta opinione, essere
(piel combustibile un vero litantrace, ma aver giacitura in un ter-
reno ierziari(j medio, e ciò non esser contrario a nessuna massima
fermata nella scienza.
Variando la materia delle precedenti adunanze, lo scrittore della
|)resente relazione leggeva un suo lavoro sopra la produzione delle
/iantine ne' vulcani, e sopra le conseguenze che se ne possono tirare.
Seguiva una lettura del sig. conte Paoli sojira la origine delle
terre paludose itnlinnc, le «piali ei fa derivare da bassezze cagionate
ne vari periodi del sollcvauiento aj)eiininico per un moto di alta
lena. Questa gravissima ricerca apriva il campo ad una quislione,
la (piale era tolta a chiarire dal Pareto, dal Savi, dal Balbi, dal ge-
neral \ acani, da Giorijini Carlo e dal Pilla.
— 7*8 —
Alcuni (lenti fossili trovati nelle rocce carbonifere di Monte Bam-
boli in Maremma erano secondo i lumi dell' Anatomia inveslifjali
dal nostro collei;a Savi. 11 quale gli riconosceva appartenenti ad
uno de' j;eneri perduti della famiglia de' pacliiilermi, diverso dal
paleolerio e dall' anaploterio, ed in j)arle aflìuc all' antracoterio
di Cadibona.
il dolt. Salvatjuoli, liberando la promessa l'alta nel Congresso di
l'adovaf, presentava alla nostra Sezione gli avanzi di ossa umane
trovati nel Capo Argentare insieme con residui di altri animali, con
concbiglie marine, e con anticbi oggetti d'industria umana. La Se-
zione non deliniva 1' età di quelle ossa per la loro mescolanza con
specie animali viventi ora nel paese dintorno.
L'industria metallurgica si va estcudeudo ogni giorno in Italia,
e principalmente in Toscana, la quale può cliiamarsi In Sassonia
della nostra penisola. A fine di giovare a quell' industria il conte
Serristori proponea si verificasse lo stalo suo attuale in ogni paese
italiano, e le notizie raccolte si publdicassero innanzi il futuro
Congresso milanese.
La struttura fisica delle isole die si alzano di fronte alla costa
toscana era stata bene illustrata da molti valorosi geologi italiani
e stranieri. Riinanea qualclie desiderio sopra la composizione delle
più piccole di tali isole; ora questo è cessato per le importanti os-
servazioni del nostro Presidente marcliese Pareto sopra le isole di
Pianosa, di Monte Cristo e del Giglio, e per le belle carte die di
(|ueste isole lia rilevale.
I candidi marmi carraresi, fra' (piali si vive il nostro collega
(iiiidoni, son sempre soggetto dc'suoi studi. F.gli aveva già fallo co-
no.scere la loro vera natura con la sco|)eila de fossili della Spe-
zia. Ora toglie a illustrare la loro struttura cristallina, facendola
derivare da azioni lente eletlro-magnelidie. Il quale suo pensa-
mento ei conforta di non ispi-egevoli fatti in una scrittura rimessa
alla Sezione.
II sig. Dini presentava al consesso alcune ortocere ed ammoniti
trovale nel calcare di Sasso Rosso presso Corfiiio. La scoverla di
tpiesti fossili era da tulli giudicala di grandissima importanza, e
dava materia ad alta quistione di Geologia generale.
Fra' nostri colleglli sono stali alcuni geologi stranieri di bellis-
simo nome. Noi dobbiamo sapere lor grado jier la cortesia con
— 7*9 —
la <|uale ci sono stati larghi di ior lumi nelle quislioni riguardanti
la nostra penisola.
Le nostre ailunanze sono state interrotte da due gite che ahhia-
nio fatte ne' monti pisani, e nella valle di Seravczza. E l'una e l'al-
tra st)no riescite profittevoli alla scienza, per la luce che vien fuora
dalla comunicazioiie delle idee e dal loro esame in presenza de' fatti.
Molte opere, carte geografiche e sostanze minerali sono state
jnesentate alle nostre sessioni. Fra le quali meritano di essere ri-
cordate con lode gli Kleinciiti di Geografia del IJalhi, gli F.lcnienli
di Geologia del sig. Omalius U' llalloy, la gran Carta dell' Italia del
Zuccagni Orlandini non è guari condotta a termine, la Carta di
Marocco del Griiberg de Hemso, le Carte topografiche delF Agro
pisano e lucchese dell'ingegnere Piazzini. E tra' minerali vanno
nominate le rocce carbonil'ei'e di Maremma, ed i minerali di Cina-
bro di Ripa nel Pietrasanlino.
Così chiudevasi la Sezione di Mineralogia, Geologia e Geogra-
fia del presente Congresso. Dalla quale ciascuno se n'è ito con co-
noscenze maggiori che innanzi non avesse. Perocché il geologo di
Piemonte e di Lombardia ha scambiato i suoi frutti intellettuali
con (|uello delle Sicilie, dando all' uno e all' altro la mano il colle-
ga di Toscana e di Komagna. Vantaggio preziosissimo che farà sem-
pre benedire (|uesta nostra santa istituzione, ed augurarle ogni anno
prosperità e fori mia maggiore.
Prof. Leopoldo Pilla
SEZIONE Di 1Ì0T\MC.\ E FISIOLOGIA VEGETALE
La Sezione di Botanica ebbe compenso al corto novero de' suoi
membri nella importanza delle Memorie, delle verbali comunica-
zioni, nei doni di libri, di jiiante, e nelle discussioni temperatissime,
che v' istillarono una vita non meno utile che dilettosa.
Il Colmeiro ne fu cortese in più adunanze di una Memoria sulla
Flora spaglinola, dicendo prima storicamente sui progressi della
liolanica, clic furono lenti o rapidi, secondo che la pace o le rivol-
ture cittadinesche diversamente governarono i destini della Peni-
sola ibera : (|nindi ragionò sul modo di venire alla migliore forma-
zione della Flora predetta. Il Tassi scrisse e parlò sui cirri delle
— ^]'^0 —
cucui'bitacee, sosteneiulo non essere slipiile ma rami degenerati;
(luesto soggetto venne lumeggiato da Antonio Targioni Tozzetti ; e il
Pai-latore con disteso ragi<inamcnto volle sostenere (pianto il Tassi
negava. Il Mcnegliini mandava due Memorie, ima sulle ([uestioni
attualmente agitale all' Accademia di Francia intorno alla struttura
del li'onoo ilelie monocotiledoni. Sopra vi disseiMÒ l'ielro Savi con
jiarecdiic criliclie riflessioni, per le <piali venne a dissentire in pai-
te dalle teorie del Mirbel e del Professor padovano. L'altra Memoria
è in sostegno al concetto del Gaudicliaud, che, cioè, il sistema as-
sile e r appendicolare non sono due distinti : lavoro di alta consi-
derazione, come (piello che porta un nuovo ordine d' idee nella
dottrina morfologica. Adolfo Targioni Tozzetti acquistò lode alla
verde sua giovinezza con le belle considerazioni sulla fronda dei
pini, e con altra Memoria ricca di osservazioni sul frullo dei ci-
Iriis. Il Clementi mandò uno scritto sull' ascidio della nepenlhes
plnllinìipìiorn, dando nuova significazione morfologica alle diverse
parli di esso. Le frondi dei berhcris si fece a considerare morfo-
logicamente il Savi, non che alcune euforbie a caule crasso; dimo-
strando come al pari dei pinus abbiano organi di due distinti gradi
di vegetazione. Il Corinaldi lesse una nota s,\iWa. poìysijilioiiin jxi-
/Y/.v/z/crt; d'onde surse discussione sul parasitismo de' vegetabili Ira
Biasolelto, Parlatore, Puccinelli. 11 Tassi altra Memoria sulla irrita-
bilità degli slami di parecchie specie, toccando pure alla sensibilità
e immolililà delle piante. Il D' IIombres-Firmas ne diede contezza
di (piegli albeii del dipartimento del Gard, che sono più riguarde-
voli per ombrifera altura, per grossezza, ed dà lunghissima : di essi
dolorando il continuo disfacimento, consigliava desideroso volesse
taluno consegnare alla storia (piesti utili e ammirali monumenti
della natura. Lodevole è questo avviso di lui: però che sotto la for-
za operosa del tempo, sassi, piante, animali si formano, si scom-
pongono, e si rifanno: la convinzione sola di affetti nobilissimi
mette vegetante germoglio, siccome ne' cuori nostri quella gratitu-
dine che serberemo immut<ibile al reggimento dei dotti moderatori,
e alla ospitalità degli ottimi cittadini lucchesi.
La Sezione botanica fece |)ur lieta la scienza di alcune nuove
scoperte. Tributarono ad essa il Parlatore, l' orcliis ricnsoliann; Chio-
stri, il vaccinium oxfcocchos ; Perego, uno sclerotiiint ; \Qn\.nr\, un
genere fra gli agarici e i merulii; Corinaldi, la cunfeivu rucliiitgeri,
- 73. -
e la ('. (li/fusa: non mai prima liovak' nel Mcdilerranco. Della
cassia nktilans il Corinaldi, e della iilolilxi nutaiis il Puccinelli die-
dero illiislra/ione, e iiisei,Miameiitn a collina. Il Parola espose della
si-cala corintia il iiasciiiienlo e le fasi di vegetazione. Il desidera-
to Giornale botanico italiano ac(|iiistò certezza di venire in luce,
per le firme di associazione procacciategli, e per gli scritti mandati
dal de \'isiani, dal Cesati, dal Hraclit ; i rpiali ragionarono sul mi-
glior modo di dargli vita e divulgamento. 11 Parlatore ci metteva
neir animo non poca gralulazione ridicendo di quante specie no-
strali, e di più lontane forestiere regioni, vada tesoreggiando I' Fi--
hario centi'ale italiano, cui valse e varrà possentemente la opera di
Lui, che splendidamente accoglieva, proteggeva, incardinava i Con-
gressi. Il Bracht, che gode chiamarsi figlio adottivo di questa Italia
bellissima, mandò un complesso di statuti che risguardano al go-
verno scientifico, economico, e commerciale dell' Erbario centrale,
per farlo sempre più prosperare e traricchire. Non bastando il
tempo al lavoro rimase incompiuto il desiderio di nniovere e ricer-
care per le fiorentissime campagne, e fruttiferi monti di Lucca;
se non che ne compensò in parte la Flora lucchese donataci da
quel cortese spirito del Puccinelli, e una visita al suo Giardino bo-
tanico, ove tra moltissime specie esotiche, molte indigene da lui
descritte ne fu diletto di osservare.
Le dogliose parole, con che toglieva connato il Presidente Bia-
solelto, si confortarono dell'amoroso sentimento di avere fornita
l'opera nostra fiaternamenle, e di aver fatto il legame santo del-
l'amicizia più stretto e indissolubile. E siccome lo studio de' vege-
tabili, dolce e placido quanto le ombre e i frutti loro, educa l'animo
al 1 iposo del meditare ; e da .semplici elementari principj dimostran-
do tutto comiHirsi e unitamente armonizzare lo svariato multiforme
popolo delle piante; così par che ne insegni dovere ciascuno di noi,
nella pace degl' intelletti e neh' utile della scienza, ric.onfondersi e
rieongiugnersi in una sola indivisa famiglia.
Doli. L. Masi
9»
— ySa — •
SE^IO^E DI 700I,0CH, AMTOÌIIA COMPARATA E FISIOLOGIA
La Sezione di Zooloijia, Anatomia comparata e Fisiologia, pre-
sieduta per la <[uarla volta ila S. E. il Principe di Canino, col dì 16
setlcinljre e siiccossivi intrapiesp le sue particolai'i adunanze.
Klelli tlal Principe slesso i signori, cav. Bassi a Vice-Presidente,
e dott. Riboli a Segretario, intrattenne con eloquenti parole e con
sacrosante espressioni la Sezione medesima, e la invitò a quella amo-
revole fratellanza che costituisce l'onore dei Congressi italiani, onde
ottenere lo scoj)o che si prefiggono.
Le verità che richiamò alla mente eccitarono tanto l' interesse
d'ognuno, che ogutnio si sentì in ohhligo di porgere alla Sezione me-
desima il tesoro di cognizioni che aveva, non come vana pompa di
viste particolari, ma come mezzo di arricchire la scienza e di farla
brillare nella sua maggior verità.
Non uno di chi era presente fu avaro di sue cognizioni, né ti-
mido d'interpellazioni, né vergognoso di avere schiarimenti per ri-
conoscere il vero da chi più era dotto e sublime.
Primt) fra {[ucsti il sig. marchese Politi, col mezzo del sig. dottor
Masi, presentò una sua Memoria intorno al Lainpvis gtittatiis ( Re-
zio); e il sig. dott. De-Filippi, con quello del sig. cav. Bassi, una Me-
moria Sopra iilcHiu pesci iT (icqun dolce delia Lombardia ; colla qua-
le indicò specie nuove, e le arricchì di esalta descrizione e di ben
ponderale osservazioni.
Il dott. Regolo Lippi descrisse wn Anomalia di parti uro-poie-
lic/ie e genitali da lui osservala in due individui, l'uno di 10. anni,
l'altro di i4 mesi ; ne- distribuì le tavole, e mosse non poche opinio-
ni, alle quali non vi fu mendiro della Sezione che non prendesse
parola, allo sco|io di riconoscerne esattamente la sua natura, la sua
analogia e la sua rarità.
Il sig. dott. Pecchioli e il sig. prof. Mazzi narrarono di casi si-
mili, che in ultimo riconobbero per estrofia di vescica.
Il sig. doti. ("liolo fece la .storia di una Psctidomcndirana della
lunghezza di Ire braccia, della (orma di un intestino, emessa da un
bue durante una epizoozia intestinale resa più forte dal soverchio
uso de' tritici aventi glume con reste.
— 733 —
Il cluii. Kiholi die IcUura di alcune sue Rijlessiuiii uiuilumico-
J'renologiche sovra un Cane da caccia, e mostrò come non sia vero
die chi porge il cibo agli animali abbia sempre il sopravvento nel-
r ediicaiii, e come non vi sia tciiilcn/.a riprovevole che in tempo
non si possa correggere, tanto negli animali inferiori non meno che
nei snperioi'i. Accennò come nn cane, credulo indomabile, si rese
docile con un mezzo violento; narrò di sue astuzie e di sua intelli-
genza ; enumerò i tratti di sua docilità, e fece osservazioni anatomico-
lisiologiche sull'origine di una sola o di molte specie di tante varietà
di cani, che si osservano. Tale idea diede motivo ai signori Paolo
Savi, cav.Schmiil e Presidente di svolgere non jioche opinioni sul
loro tipo originale, le cpiali se non riescirono a decidere la cjuestio-
ne dell'uno o de'più tipi primitivi, servirono di ameno trattenimento
e di utilissime considerazioni.
Il Principe Luigi Honaparte, benché chimico, ci porse egli pure
motivo d' indagini e di riflessioni, nel presentarci un materiale sui
generis che per analisi chimica aveva ricavato dal veleno viperino,
e che denominò echidnina. Ci assicurò manifestava sull' economia
animale un'azione venefica come il veleno medesimo, e disse aver-
vi riscontrato un principio analogo alla ptialina.
Il sig. Rizzo, col mezzo del nobile sig. Carlo Porro, e' intratte-
neva sui cefalopodi.
Il sig. Veranì ( collo stesso mezzo ) intorno un Pesce preso nel
mare di Genova.
Il ce!cl)re anatomico sig. Henle di Zurigo, con quello del sig. Pre-
sidente, ci annunciava che il sig. Kòlliker aveva ritrovato dei pic-
coli corpi simili a quelli del sig. dott. Filippo Pacini nel mesenterio
di un gatto, e di averli riscontrati in tulli i cadaveri d'uomini e di
animali, che sottopose al suo coltello anatomico. Perciò rendeva
omaggio al sig. Pacini suddetto di questa sua nuova scoperta, pro-
ponendo lo si onorasse denominando cpie' suoi piccoli organi Cor-
pu scoia Pacini.
Il sig. dott. Marcacci leggeva un Sunto di deduzioni intorno la
struttura e i moi-imenti del petto in alcuni Mammiferi, col (piale in-
dicava, dietro esperienze di applicazione cleltrica falle in diversi
cadaveri, di aver riscontrato:
1 .' Che le coste e le cartilagini del petto godono di movimenti
particolari e distinti ;
— 734 —
•i."Clie il muscolo intercostale interno deve distinguersi in due
porzioni, costale projiriamcnte delta e cartilaginea ;
3." Che tra il muscolo intercostale esterno ed interno v' ha an-
tagonismo d'azione;
4.° Che si osserva il medesimo fatto per la porzione cartihrginea.
Con ciò chiariva, semplificava e conciliava molte e svariate
opinioni, che si avevano e che si hanno sull'azione dei muscoli
intercostali.
Il sig. prof. Civinini esponeva dicianove apptiiili di ricerclie ed
o.iseivdzioni sulla posizione, struttura ed usi della p(dn>eltii pu-
pdlare delle Razze.
11 sig. dott. Duranti presentava due preparazioni l'una sugli or-
gani genitali dell' Oryctcs, l'altra sui genitali maschili del Lura/ius
cen'us, le (|uali potevano servire a togliere di duljhip 1' esistenza
delle capsule spermatiche, passate sott'occhio ad insigni anatomici,
per la mancanza delle quali si separò la famiglia degli Scnrabeidi
da quella dei Lucaiudi.
Il sig. cav. Bassi leggeva un Sunto de'propri studi sulle funzioni
degli, organi genitali degl' insetti, da lui osservati più specialmente
nella Bombyx mori. Con esso intratteneva in particolare su quella
parte degli organi femminei che dall' Audouin fu detta borsa copu-
latrice; ci ricordava come da quell' autore fosse emessa l'opinione,
che quella vescicola serviva di ricettacolo al seme depostovi dal
maschio; parlava delle obbiezioni fatte a quella teoria da vari ana-
tomici contenqioranei ; ribatteva gli argomenti da questi impiegati
per rigettarla; annunziava che la destinazione della vescicola è in-
dubbiamente attestala dagli zoospermi, che vi si rinvengono dopo
l'accoppiamento; ne mostrava l'identità con quelli che ritrovansi
negli organi genitali maschili, dei quali descriveva la condizione e
lo sviluppo; ricordava le opinioni degli antichi anatomici sulle fun-
zioni di delti organi da lui descritti, e terniinava col rivendicare al-
l' italiano Malpighi la prima loro scoperta.
I signori dott. Giolo e dolt. Filippo Pacini di nuovo leggevano,
r uno Sulla vera sede del moccio, 1' altro ( il Pacini ) Sulle relazioni
dell' apparecchio di It'eher colla midolla spinale nella fanuglia de' Ci-
prini. Descritto l'apparecchio di Weber sulle tre prime vertebre cer-
vicali; mostrata la sua connessione alla vescica natatoria; descritti
i tre ossetti che lo compongono ( martello, incudine e staffa ); fatto
— 735 —
osservare che questo autore jxme mi tale apiiaieccliio in rapporto
coir oifjaiio dcirndili); dinioslrava con due Itcllissiinc pi-epara/.ioiii
come dello a|)i)arcccliiu non sia in relazione coli' organo dell udito
ma col midollo spinale. Descritte di fatto minutamente ed esalta-
mente le parli che aveva scoperto (un anello libroso, un canale anu-
lare, un (juarlo ossetto); concludeva che l'apparecchio di Weber,
con quanto egli vi ha scoperto ed aggiunto, sia un vero apparecchio
di relazione; un sensorio destinato forse a far conoscere all'animale
il grado di profondila in cui sta inmierso.
A questi interessanti lavori si allernavano delle notizie risguar-
danti i progressi della Zoologia, che il sig. Presidente si faceva pre-
gio di comunicale alla Sezione, ricevute per mezzo di lettere, e dal
Iienemerilo sig. Francesco Baldacconi di Siena; e dal sig. Conlariui
di Venezia; e dal sig. Uasch di Cristiania; e dal prof. l\up|)el di
Fiancfort; e dal Principe Neuwied; e dal dolt. Nardo Domenico; e
dall' illustre sig. Oken di Zurigo, e da altri: le finali notizie anieniz-
zaudo le nostre adunanze ci mettevano a portala di quelle i-ecenti
scoperte, le (juali, per mancanza di mezzi, non pochi forse avrebbero
o ignoralo sempre, o troppo tardi riconosciute per dar moto e pro-
gressione consecutivi alla scienza.
.\nche il sig. Pielruski di Padhorodu di Galizia ci amenizzava con
una sua Memoria ( mercè la gentilezza del sig. cav. Schmid che dal-
l'alemanno nella nosti-a favella la Iraduccx a) Su/In jiro/Migtizione
(Icir Orso comune; additandone i costumi e le abitudini, e distin-
guendone quattro specie distinte, desunte non solo dai suaccen-
nati costumi ed abitudini, ma anche da caratteri anatomici.
Lo sles.so sig. cav. Schmid per conto proprio, leggendo sul para-
silismo di un Iincnoitcro, narrò come gli venne dato di osservare
un insetto (lo Sphex spirifex) nell'atto che costruiva un nido; se-
gnò il tempo; investigò il modo di sua costruzione, e 1' approvigio-
namenlo, e le ([ualilìi del cibo che vi recava, e come il preilava :
colle quali pazientissime indagini conchiuse :
I ." Che alcune specie di Ditteri attaccano i ragni ( cibo di lo-
ro predilezione ) anche quando (piesli trovausi in pieno stato di
saliUe:
•i.T.he lo Sphex spirifex sceglie di preferenza per approvigio-
nare il suo nidrt quc' ragni che ' trovandosi già infestati tla parasi-
ti ), sono per conseguenza incapaci di opporgli alcuna resistenza.
— 736 —
Il sig. dolt. Falgiiera, con mia sua scrillura Su/ />ni/c//iio .wnsi-
tho, ci trasporlava il pensiero nei campi della fisiologia della mente,
e eoli ardita ijiotesi tentava di cliiariine ideolojjicameiile i misteri
delle sue associazioni e della sua polen/.a, esleiidenduli aiiclie alle
azioni degli animali.
Il l'acini per lo contrario, ritornando con nuove indagini sopra
i suoi luioi-i organi da luì scoperti nel corpo umano, ci richiamava
l'attenzione a novelle osservazioni uUimameiitc fatte sugli organi
slessi, e sopra la primitiva fibra nervosa che nel corpuscolo slesso
vide e insinuarsi e perdervisi.
Il dolt. Uiholi, passando da questo freddo positivismo all'argo-
mento di sua predilezione, la Frenologia, svilujipava fl/c«n«y9/-/«c//y
generali per mezzo de' quali ognuno potrà misurare e precisare gli
istinti e le propensioni, le altitudini e le tendenze a cui tutti si sen-
tono piti a meno inclinati. Partendo dai mutamenti fisici, che nel-
r uomo succedonsi ad ogni epoca della vita, stabiliva con questi
mutamenti potersi riconoscere a priori i." la forza della vita istinti-
va; ■).." la grandezza della vita monde; i." la potenza della t'ita intel-
lettiva relativamente d' ogni individuo. Ammetteva che come avven-
gono i mutamenti della persona, visibili ad ognuno, succedano in
egual modo o primitivamente o contcmporaneamenle gli stessi pbm-
sibili mutamenti in rjuella parte del nostro corpo, che dirige quasi
esclusivamente ogni nostra azione ; [W capo ; e qui, diceva, bisogna
considerarlo non come organo semplice ed iuesjilicabile, ma come
organo complesso; diviso anatomicamente in apparati ed in siste-
mi diversi e distinti; incaricato, e incaricati in ragion diretta e delle
classi e di sua perfettibilità; tanto in ispecialità, che in massa; sì in
istato fisiologico, come in istalo patologico; della piìi niiiiuta e di-
stinta, o delle più minute e distinte funzioni della mente. Parago-
nabile, o paragonabili nella loro sublimità e nelle loro diverse forme,
( gli si passi r idea ) a (|iicllc, che ognun conosce, più o meno sol-
lecite, più o meno perfette, di secrezione, di riparazione, di ripro-
duzione ec, prese nel senso lato della parola); e che in essa tanto
il continente che il contenuto abbiano ad essere soggetti alle stesse
leggi di ogni altra parte del corpo. Partendo da (jiiesto generale
principio riconosce i cangiamenti a seconda delle///, ìXìÀV esercizio,
e delle malattie; e a seconda di essi, creando una nomenclatura, dei
gradi di svolgimento ti' ogni singola facoltà, ammetteva potersi rico-
— 7^7 —
iioscere dai medesimi, o col mezzo dei iiiedesiini i temperamenti,
senza perdersi in ipotesi di fluidi e di correnli, e senza voler rin-
tracciare, die sia il pensiero nella sua essenza, o 1' anima nella su-
hliiiiilà del suo essere. Ai mezzi l'elici con cui ella fa conoscere le
sue fac-ollà, e^-li richiamava l'allenzionc e il riilcitere; e voleva ognu-
no si convincesse die anche (piando dalla nostra fisica conforma-
zione non si hanno risultamenli fisici, l'anima non cessa di essere
nel suo principio suhiime.
A queste interessanti letture aggiungete che per due volte la
nostra Sezione a quella di Botanica si univa allo scopo di discutere
un Piano di noineiicidliini, proposto per la prima volta in Padova
dal Principe Bonaparte,/)e/ due regni animale e vegetale, per veder
pure di migliorare anche da questo lato la scienza.
Lo stesso Principe Bonaparte finalinunte depositato sul tavolo
il suo lavoro sui Jlammifeii, sui Rettili, e sui Pesci, additandone par-
titamente dei brani invogliava la Sezione a riconoscerlo per esteso;
la quale, mossa dall'avidità d' istruirsi, l'eccitava a renderlo di pu-
hlico diritto.
La quantità e 1' utilità delle comunicazioni, la libertà e la tran-
quillità con cui furono esposte e discusse, mostrarono (piella leale
fratellanza, che il vero saggio degnamente innalza e sublima, e po-
sero a luce di limpido sole l'ardente brama, che candidamente ave-
va ognuno di scoprire esclusivamente il vero, per farne Irono lu-
minoso alla scienza.
Dott. TlSIOTEO RiBOLI
SEZ10\E 01 F1SIC.\ E MATEMUICA
La riunione dei fisici e matematici presieduta dal cav. Gaetano
Giorgini, cospicua per uomini eminenti, sostegno delle scienze in
Italia e decoro della patria comune, apriva le sue adunanze nel (plin-
to Congresso scientifico italiano, lieta della speranza che nuovi lumi
del vero brillerebbero dal suo seno. Le idee maturale nel silenzio
(lei gabinetti s' ap[)restavano al cimento della |)ubblica discussione
fra degni giudici e competitori, i quali gareggiando col pubblico
neir aspettativa, anelavano d'applaudire ad alcun nuovo ed utile
frutto delle nobili fatiche dei propri colleghi. Quanto in vero si gio-
— 738 —
vassero delle cose discorse la IMateinalica pina, la Meccanica, l' Ot-
tica, l'Aslronomia, la Fisica speriiiiciilalc e le ajjplicazioniloro, sarà
fatto ])alcse dau;li Alti di'l Coiii^irsso, e vie più dalle orii;iiiali Memo-
rie che gli autori renderanno di pul)l)lica ragione. A me l'angu-
stia del tempo qui solo permette di addurre ini indice delle ma-
terie e dei nomi degli oratori : ma il pubblico già consapevole delle
cose trattate rivegga almeno ncU' arido sclielelro le tracce tlclla
vita che fu.
Muoverò io naturalmente dalla Matematica, la quale mentre ci
pi'cpara allo studio complesso della natura, aspetta che ne siano
resi adulti i rami diversi per rannodarne i tralci, e segnare colla
misura delle sue applicazioni i gradi dell' avanzata loro cultura.
Dirò aduncpie come il prof. Pacinotti rendesse nota un'operazione
da esso chiamata estrazione dei fattori, colla (|uale si trovano i fat-
tori anche approssimativi di un numero dato, allorciiè si conosco-
no le differenze loro reali. Modificava il prof. Obici 1' equazione
delle curve di second' ordine, mirando a una migliore analisi lo-
ro. Mandava il prof. Bonazia le sue ricerche sull' integrale gene-
rale delle equazioni lineari a coefficienti costanti dato per le fun-
zioni simmetriche delle equazioni algebriche. Ci apportava d' Ale-
magna il doti. Borchardt, conqìosti d'integrali ellittici, gl'integrali
di certi sistemi d'equazioni differenziali non lineari, da cui ritrasse
la formula d' integrazione del Gauss, e quella di trasformazione del
terz'ordine scoperta dal Legendre nella teoria delle funzioni ellitti-
che. Il prof. lacobi finalmente, che in addietro enunciava in un
Congresso britannico un teorema generalissimo di Meccanica razio-
nale, svolgendone gli estesi usi in quella scienza, muoveva di Koe-
nisberga a dichiarare in un Congresso italiano il Lemma analitico
su cui tutta riposa quella bella scoperta.
Colle formule dell' equilibrio dei sistemi rigidi scioglieva il pro-
fessor Barsotti vari problemi di statica, spingendo i suoi passi
oltre i confini tra cui furono lasciate da illustri matematici siffatte
questioni.
Venuto ieri il prof. Mossotti a svolgere il parallelo fra gli spet-
tri prismatici e quelli ottenuti coi reticoli di Traunliofcr, questi
scevri dalle alterazioni prodotte dal passaggio dei raggi per \\u
mezzo rifrangente agli altri |)referiva, come speltri normali per
ben ricouoscei'e la composizione della luce naturale, le relazioni
— 7^9 —
che esistono fra le lunghezze tleHe ntiihilazioni nel vuoto e nei-
i' aria de' vari suoi raggi, e i luoghi occupati da essi nello speltro.
Mentre poi, com'è nolo, !' iiilensitii di luce varia senza sininielria
da mi' estremila ali altra dello spelilo piistnalico, trovava egli elie
in <|uello del reticolo è la luce sinuiietricaniente distribuita intorno
al mezzo del color giallo, mezzo a un tempo dello spettilo, luogo
dell' intensità massima, e cpiello da cui la tolalilà della luce rimane
divisa in due parli eguali. iNè gli venne meno il potere d'esprimere
con semj)licissiiiia formula la relazione fra le lunghezze delle ondu-
lazioni dei raggi e le disianze a cui si trovano essi dal eeiiln+. e
cjuindi dei colori corrispondenti : trovati e idee cui la Sezione fa-
ceva plauso unanime.
Poco innanzi aj>plaudiva egualmente a colui, che dopo tante
scoj)erte analogie tra la luce e il calorico raggiante leggeva, come
operando sopra un raggio solare scomposto da un prisma a super-
ficie molto più angusta di quelle anteriormente adoprate, e valen-
dosi il' un corpo termoscopieo che solo occupava una solili zona
longitudinale dello s|)ettro j)rodollo, ne desumesse contro i l'esullali
precedenti dei fisici, che nello speltro solare il massimo calore non
è mai neir interno dei colori, ma sempre sull' estremità rossa, cpia-
lora si considerino le sole zone colorate del Newton : e che pertan-
to, malgrado le alterazioni osservate nelle temperature delle zone
inferiori dello spettro, le azioni calorifiche dei raggi luminosi man-
tengono costanti le mutue loro relazioni d'energia, traversando le
lamine e i prismi di qualsivoglia sostanza diafana e scolorata. Ognu-
no ha inteso che qui si parlava del cav. Melloni, il quale dicendo
di riserbare per altra .Memoria le sue nuove indagini sul calore
oscuro dell' Ilcrschel, annunziava tuttavia andai'si vie più confer-
mando la già nota opinione, die le raditi zioiii di ciilore oscuro sono
l'ere radiazioni iiwisihili di luce.
Dai fenomeni della luce e del calore, venendo a quelli dei corpi
celesti per cui se n'irraggia l' universo, dirò come ad avanzare le
moderne difficili e laboriose ricerche dell" Astronomia siilerea sulla
determinazione dei moli propri delle stelle recasse il cav. Bianchi,
brano di una sua più vasta fatica, le posizioni medie delle prime 'io
fra le rt.-M stelle fondamenlali del catalogo del celebre Piazzi. Dal
loro confronto colle corrispondenti del Bradlev e del Piazzi mede-
simo inferiva, olire ad altre notevoli conseguenze, non essere uni-
93
— 74o —
forme il inoli" inoprio di alcune di esse, e forse nemmeno rettilineo,
a])|)ai'eiKlo invece sensibilmente varialo eiilro un inlcrvallo minore
(li in) secolo: apparU'iicrc in (|iianlil;i silTalla vaiia/.iimc individiial-
menlc agli aslri che ne sono alìcUi, nò sembrare sin qui sollt>posla
a veruna dipendenza loro scambievole, mentre al contrario appa-
rendo essa rispetto alla direzione dei movimenli generale e comune
alle accennate stelle, iiiiliclierebbe per questo lalo la sua dipenden-
za da una cagione fisica generale. Ravvisate siffatte illazioni dal
Giorgini Carlo non discordanti dall'idee del prof. Mossotti sul mo-
vimenlo progressivo del sistema solare, soggiungeva cpiesli poter
anzi con esso spiegarsi l'accelerazione comune alle stelle del liian-
chi, sebbene il piccol numero di tali osservazioni non possa per
anco sostenere veruna conclusione generale sulle vicendevoli rela-
zioni fra il sistema solare e il sidereo. Poscia dalle regioni tele-
scopiclie, ove moslreià il tempo (pianta sia possanza nell' intellelto
e neir umana scienza per compiendere e formulare i grandi e re-
motissimi fenomeni del crealo, discendendo il Ciancili medesimo a
quelli del nostro sistema clie più colpirono 1' attenzione comune,
ci narrava die cosa osservasse rispetto all' eclissi solare dell' anno
decorso, e alla grande cometa comparsa nel passato marzo: e come
inoltre per ben giudicare l'istante in cui un satellite s'immerge o
spunta dall' ombra del suo pianeta, si esiga di porre nel fuoco
dell'oculare un'opaca lista metallica non guari più larga del dia-
metro del |)ianela medesimo, dietro cui possa tenersi celato il costui
abbagliante disco durante 1' osservata occultazione. A siffatto ar-
tifizio d'Astronomia pratica, la quale ora più clie mai ha d'uopo di
squisita perfezione ne' suoi mezzi strumentali per le delicate ulte-
riori ricerche, un altro ingegnoso ne aggiungeva il cav. Carlini col
suo telegrafo clettio-magnetico, che utilmente adopra a confronta-
re neir Osservatorio le indicazioni di orologi a pendolo molto di-
stanti fra loro.
Scendendo ora ai fenomeniche si spesso funesti avvengono nel-
l'atmosfera, mi farò a ricordare con che vivi colori descrivesse il
prof. l'erego una tempesta e una tromba, sottoponendo alla medi-
tazione dei fisici le projirie accurate osservazioni sulle singolari cir-
costanze di que' due tenibili effetti dell' imperversante natura. ^ e-
demmo la grandine appena supposta formata nell'atto con t|ualclie
lieve asperità superficiale, a tulle le strane conformazioni dal citalo
— 7-4' —
(isici) e dal iiroC. Dini descritte, agevolinciite ridursi dal prof. Belli
nella caduta, mediante la successiva sovrapposizione di gocce li-
(piide di vajìore, e talvolta di aghi minimi di gliiaccio, e tal alti'a
in virtù delio scoppio de'suoi grani, avvenuto per rej)entini> can-
giamento di temperie nel passaggio a men fretlde regioni. Udimmo
promossa dal prof. Majocdii la (jucstione sull' analogia li-a il fulmi-
ne e la scarica della bottiglia di Leida, e con esso ragionarvi i pro-
fessori Malteiicci, Perego, Paciiiotti, Jliclielacci, e il conte Paoli,
procedendo anche a conclusioni sulle più utili maniere di parafid-
mini. Né tacerò, come intendendo i fisici di nulla trasandare in prò
della scienza, premlessero i loro provveilimenli per renderle pi-oli-
cua l'ascensione del globo aereostatico, resi infruttuosi dalla picciola
altezza e dalla irregolarità dell'accaduto volo. Kiassumevasi inline
con zelo ed accordo la proposta del cav. .\ntinori int(u-no a un pia-
no di regolari osservazioni meteorologiche per tutta Italia, rispetto
al quale facea pure le proprie riflessioni il barone d' Hombres Fir-
mas, e il Presidente nominava a compilarlo i professori .Melloni,
Matteucci e Majocclii-.
Largamente connessa colla scienza dell' elettricità la Meteorolo-
gia m'induce ad accennare ciò clic fu discorso rispello all'additato
potere universale, il cui intervento sembra esercitarsi nelle più im-
portanti e recondite operazioni della natura. Primicramenic il pro-
fessore Cassiani cercò di spiegare, mediante la diffusione dell'elet-
trico fra la teri-a e le elevate regioni dell' atmosfera, le spontanee
oscillazioni degli aghi asiatici, e di sistemi non calamitati posti pres-
so a poco nella direzione del meridiano magnetico, raccomandando
un sistema asiatico o a debolissimo magnetismo per lo studio di
siffatta commutazione elettrica. Dimostrava il prof. Pacinolli che
la corrente da esso chiamata secondaria, che già provò percorrere
un conduttore formato di pezzi alternati di due metalli al cessare
di una correlile [irimaria idroelettrica, C(iriis|)Oiide alla produzione
del fenomeno del fretldo generalo dalle correnti in certe situazioni
dei conduttori metallici, per modo da potersi ritenere quale un
mezzo superiore agli altri fin qui usati ad attestare la presenza del
fenomeno medesimo. -Vdduceva il prof. Matteucci nuovi falli on-
de mettere vie più in chiaro il parallelo tra le contrazioni nuiscf)-
lari e le funzioni dell' organo elettiico della Torpedine; ritenendo
rispetto ad esso che ogni suo prisma, ed anche ciascuna delle sue
— 742 —
jìiuii flementai'i, abbia iiloiioo organismo por pi'od ti fre la scossa, in
guisa da doversi risgiiardare la scarica totale della Torpedine come
la somma di tulle le scariclie elementari dei diversi suoi j)rismi
riuiiili. Inoltre il comparalo esame di questo pesce e ilei (Pillinolo,
cui vorrebbe potere unire eziandio lo studio del Siluro, gli sugge-
riva nulla esservi di meglio stabilito intorno all'organo dei pesci
elettrici quanto il rapporto fra la posizione dei poli e la disposizio-
ne dei prismi, essendo costantemente i primi alle estremità degli
ultimi. Comunicava finalmente in altra occasione, come principali
risultati di sue descritte esperienze suWa />ro(/ii:/(>/ìe ilelT clctlrivilà
fuittiicti, clie la combinazione cliimica dei metalloiili coi metalli non
è accompagnata da sviluppo elettrico; e resultargli per formula ge-
nerale della teoria eletlro-cbimica della pila, die la corrente elettri-
ca si sviluppa allorciuando per raffinila i due elementi di una com-
binazione sono resi liberi, e appariscono coi loro slati elettrici qua-
li si suppongono nelle decomposizioni eletlro-cliimiclie : e clie (pan-
di neir ipotesi di un (luido solo la direzione della eoriente genei'ata
dall'azione cliimica è (|uella presa dall'elemento elettro-positivo
della combinazione scomposta, cioè nel caso ordinario quella del-
l' idrogene.
Relativamente alle a|)plicazioni dell'elettricità e dell' eletlro-nia-
gnelismo narravano i professori Matleucci e Cassiani notevoli fatti
circa l'azione fisiologica della corrente e della scarica elettrica da essi
osservali nella cura di certe malattie. Mostrava il dott. ÌMori bei pro-
dotti della galvano-plastica, dicbiarando i metodi da lui migliorali
pei quali pervenne a formare medaglie, e bassi rilievi in rame e in
argento su stampe di gesso, e intense dorature su leglie melalliclie,
clic davano motivo al prof. Giorgi di descriver quelle da esso e ilal
prof, l'uccelli ottenute. Descriveva, e faceva mettere in azione il
prof. Majocclii un suo processo per rendere tenacemente iridiz-
zanli lamine d' acciaio, di platino e d' argento. E 1' udimmo final-
mente leggere in ei'udita .Memoria una serie di suoi a\ verlimenti
appoggiali all'esperienza per dirigere l'applicazione dell'eleltro-ma-
gnetismo qual forza motrice alle macelline dell' industria.
Facea avvertire su comunicati documenti l'ingegnere Negiii,
come già l' industria di varie contrade eslesamente si giovasse delle
corde di fili metallici fabbricati colla nota maccliina di sua inven-
zione — !.i)<la\a poi il capitano Canzoni l'apiilicazione diretta del
- 743 —
vapore a produrre la rotazione nelle macelline in quella guisa che
1' accpia nelle turbine.
Intorno al vapore convinccvasi il prof. Belli, nicdiante una serie
di acculiate e progressive esperienze, esser vere le leggi del Rudberg
circa la tenijìcralura di (jnello che si svolge dall' ebullizione del-
I accpia salata; dubitanilone però sempre in qualche caso che schia-
rirà con nuovi t'S|)eiiiiu'iili.
Il vapore aqueo mi fa toccare a questo punto una lunga discus-
sione promossa da una -Memoria del conte Paoli, e agitata fra esso
e il prof. Taddei, il marchese Uidolfi, il Presidente, il tlott. Salva-
gnoli, e l'avv. .Massei sulla natura e le cagioni della mal' aria, rite-
nuta dal Paoli per un effetto composto dell'azione del gas idroge-
no solforalo e dei miasmi che si svolgerebbero dalla decomposizione
di sostanze organiche: mentre sosteneva il Taddei l'esistenza d'un
principio specifico di essa, scaturito dalle indicate fonti, che con-
dotto dal vapore acpieo, e soccorso dalla pi'csenza di sali delirpiescen-
li sopra alcuni terreni, produca l'infezione. Rifiutato dal marchese
Hidoin il malefico principio come quello che non dimostrano espe-
rienze dirette, parve non escissero le diverse opinioni dallo stato
probabile, e che sia tuttora una speranza la soluzione positiva e
precisa di lui problema connesso colla vita d' intere poi)olazioni.
IJn' altra discissione, messa in campo dalle idee già pubblicate
del prof. Matteucci sul fenomeno luminoso presentalo dalla Luni-
pyris itniica (lucciola"), ebbe luogo tra l'autore, i professori Taddei.
Perego, Lotlini,e il Principe Luigi Donaparte.
Questi finalmente fé noto di sospettare per fatti allegati, che
agisca calalilticamente la luce sulle lasti'e dagherriane, e sui sali
d' argento, rendendo cioè idonei i corpuscoli organici natanti nel-
l'aria a produrre i fenomeni che le vengono inmiediatamente attri-
buiti : e più volte discussa l' ipotesi tra esso e i professori Majocchi,
Matteucci e Melloni, conclusero di non reputare improbabile il con-
corso di sostanze organiche, specialmente nella riihiziuue degli (is-
sidi metallici.
Ora che sia <pii pei' disciogliersi la vostra i-iunione, vi rivf)lgele
col pensiero naturalmente, o Signori, alla capitale della I-ombardia
che s'appresta ad accogliervi nell' anno venturo, e nessuno ignora
con (piali magnifiche disposizioni in prò delle scienze. Io bensì ri-
corderò che mercè proposta del cav. Carlini, accettata e gradita dal
— 744 -
Governo e dall' Istituto di Scienze, Lettere ed Arti di (|uel Regno, tro-
veranno i fisici a Milano collezioni d' islriimcnti nielcoroloi;ici, là
costruiti colla maggior diligenza e con melodi uniformi sopra i piìi
jìcrfctti modelli- e come la nuova pianta di delta città, da offrirsi
in dono agli scienziati, si vada ora delincando sopra una minuta re-
te trigonoinetiica già (piasi compiuta, la cui formazione è jìrincipal-
nicnlc diretta dal sullndalo astronomo con accorgimenti sagaci che
rifulsero nella descrizione del sistema generale d'operazioni, letto
da esso .in una delle nostre adunanze. Né tacerò che sol per tras-
mettere a così dire in cpialche guisa 1' azione di un Congresso al
suo successivo, tenendola viva nell' intervallo, e non già per isce-
mare agli scienziati libertà di speculazioni, anima e nervi dei loro
lavori, il Presidente nostro nominava tuia Commissione composta
dei professori IMatleucci, Majocchi, Mossotti, Perego, e Pacinotti a
compilare un programma di quesiti fisici e matematici, per richia-
marvi l'attenzione nei futuri Congressi; il quale già redatto verrà
convenientemente pubblicato nelle primarie città della penisola.
Tali cose solamente accennate, ed altre che duolmi d' avere
omesso per brevità di tempo, si fecero e si dissero in seno della
Sezione nostra. Uomini di cui Italia s'onora sedevano presso ad uo-
mini che c'invidia lo straniero: e il pubblico ammirava e riveriva
il picciolo ed illustre drappello. Qui vi congregast^e, o Signori, come
in futuro v' adunerete, ugualmente paghi il cuore e lo spirito pei
ritrovati amici nei connazionali cultori delle medesime scienze; ed
è agevol cosa il comprendere, (pianto desiderio vi dee muovere a
riunirvi in arricchire le scienze, se oltre alle grandi attrattive della
verità e all' amor della gloria, che in addietro era s'i sjiesso tardo
IribiUo e contrastato in vita, o fregio di sepolcri, ora vi attendono
laudi immediate, e stima universale di contemporanei in (piesto
nuovo arringo aperto alla nobile gara del sapere di tutta una na-
zione. Se ciò è già jìcr se stesso un gran bene, giova sj)erare che av-
venga un bene maggiore, qualora ogni popolo promuova in siffatta
guisa da se solo il |)roprio incivilimento. Venuto tra di voi d' Alc-
magiia un matematico celebre, non (;bl)e uopo Italia di riceverlo
col vanto delle glorie passate, ma lo |)(Mieva al cospetto di uomini
degni di lui. E molti[)lici vorremmo in simili circostanze le mutue
visite dei dotti, e i contatti del sapere del mondo incivilito, affin-
chè i Congressi scientifici, servendo all'unità della scienza, procac-
»
- 745 -
ciasseii) 1 unione fratellevole degli spiriti eminenti delle nazioni in
un medesimo scopo, il vero e il bene dell'umanità.
Prof. G. M. Lavagn.\
HZIOH DI )IEDlCn.\
Signori !
Nel ritornare colla mente su^li studi che dalla Sezione di Medi-
cina vennero fatti nel (|uinto Congresso degli scienziati italiani,
prova il mio animo gratissima compiacenza; perocché, se male non
avviso, parnii in «luclli designato lo scopo il più bello e il piti lo-
devole cui delibano mirare le scientiliche nostre riunioni. In fatti
abbandonate ([uelle teoretiche discussioni che poco o nulla giova-
no ad avanzare la scienza, e che in altri Congressi furon seme da
cui certo non provenne buon frutto, noi, o Signori, facemmo se-
gno alle nostre esercitazioni l' esame severo e coscienzioso di argo-
menti che interessano da vicino 1' umanità, e tanto accrescono la
dignità della medica scienza die obbligano a venerarla quelli stessi
che in prima sembrava non volessero prestarle fiducia.
Già nel Congress.o scientifico fiorentino due gravi questioni era-
no state agitate nella Sezione di Medicina, cioè quella risguardante
a modi migliori a seguirsi in una riforma carceraria, l'altra relativa
alla iiiflueii/a che aver può la cultura del riso sulla umana salute.
Nuove ricerche facevansi a Padova sulla prima, ed una Commis-
sione ivi creata assumeva l'incarico di continuare ogni maniera di
studi, e di rimaner centro dei lavori di lutti quelli che avesser voluto
concorrere ad illustrare coli" opere loro (piell' importante subietto.
I resultamenti di questi studi noi li vedemmo presentati alle
nostre riunioni dalla Commissione medesima ; la quale nella sua re-
lazione stabiliva potersi adottare a base di una riforma cai'ceraria
il principio del vero e genuino regime segregante, senza opposizione
veruna deilolla dalle leggi della igieiif. Mia (juale massima poiché
non assentivano il conte l'elitti ed il doti. Uampinclli ne fu porta
1' op|)ortuiiità ad una discussione, per cui furon manifeste le ra-
gioni che favorirono il dissentimento, e dalla (piale resultò esser
necessaria la continuazione degli studi in siffatta materia a raccorre
— 746 —
^li elemcnii per formarp mi sisleina carcerario conforme special-
mente all' indole, agli usi, alle lei;t,'i ilegl' Italiani.
Ma come utilissimo srojio (juello è ili jirovveclerc che 1' nomo
traviato o dal vizio o dalle passioni si riconduca al sentiero della
virtù, scn/a clie la salute del corpo e 1' intef;;rità della ragione ah-
hiano a soffrirne detrimento, non di minore utilità si è l'adoprarsi
che, mentre egli tle\e tiarre la projìria sussistenza col sudore della
sua fronte, non vada soggetto ad infermila per soddisfare all'au-
mento di private ricchezze. Perciò pochi soggetti is[)iravano inte-
resse uguale a quello destato dalla questione delle risaie, in rui mo-
mento in sjìccie, nel quale i saggi (Joverni di alcuni Stati d'Italia
attendevano dal consiglio dei medici i lumi necessari a provvedere
cantamenle agi' inleicssi dei loro popoli. Una ('(immissione aj)po-
silamenle eletta, della (juale facevan parte distintissimi agronomi,
fisici, chimici e medici chiarissimi, veniva richiesta di presentare i
frutti dei suoi studi, e le sue opinioni sopra un argomento di s"i
grave importanza. I quali studi e le quali opinioni sentite dalle Se-
zioni di Agronomia e di Medicina, convocate in una medesima
adunanza, eran cagione di animate discussioni, dopo le quali pa-
reva però che il maggior numcio jiropendesse per quel partito,
pel (juale ristringendosi grandemente la coltivazione del riso dessa
dovesse essere riserbata soltanto pei luoghi palustri lontani dal-
l' abitato, e che non ponno ricevere alcun bonificamento per qual-
sivoglia bene ordinato sistema di opere idrauliche.
Mentre con ciò s' intendeva ad impedire per quanto possibil
fosse lo sviluppo di nuove n)alaltic popolari, dirigevasi eziandio
r attenzione su quelle che altre volte mietevano non poche vitti-
me, e contro le quali nasceva il dubbio non fossero più sufficienti
i mezzi usati fin qui a prevenirle. Ognuno di leggieri s'accorge te-
nersi qui discorso del vainolo arabo, contro il quale, secondo che
viene da alcuni supposto, torna meno efficace il presidif) Jenne-
liano, ove dopo certo tempo non venga rimiuovato. Pochi j)erò
favoreggiavano questa opinione del rinnuovamento, i jiiù la in-
fìiinavano, ed a conforto della o[)inione contro 1' inutilità della
rivaccinazione additavano lunga serie di osservazioni statistiche
incontrastabili, e quel gran numero di fatti certificati che non pos-
sono non esser ritenuti pel fondamento migliore di ogni medi-
ca convinzione.
— 74: —
(iiovi acliin(|iic pmlai- (iiliicia che la vaccinazione sia costante
presidio a salvarne dall' epidemie vainolose, ed or tanto più clie
non è vano il timore della iic(im|)arsa fra noi della piiVs|iavcnl<)sa
e ributtante malattia, della ipiale sperasanio saperne soltanto (piel-
lo, che le antiche scritture ce ne avevan trasmesso. Intendiamo (|ui
accennare alla lebbra, sulla quale venivan presentali recenti studi
dal cav. Trompeo, che, compreso da giusta apprensione peri' au-
mento in che vedcsi f|nesta malattia in alcuni luoylii del l'iemon-
te, proponeva a circoscriverne gli effetti la nuova riedificazione delle
lehiiroseric ; come a studiai ne la natura, a distinguerla dalle alli'e ma-
lattie della pelle, a stabilire un metodo conveniente di profilassi e ili
cura, vi fu ehi assegnava un premio da conferirsi, pel giudizio della
Sezione di Medicina del settimo Congresso italiano. Bello ed imi-
tabile esempio ad incoraggiare gli studi, ed a far nascere emula-
zione fra i cultori di essi; il (piale nella nostra Sezione trovava imi-
tatori nel eav. Griffa di Torina, e nel doti. Manfrè di Napoli, questi
offrendo premio a chi con nuova e più certa luce rischiarasse la
semeiotica e la cura delle malattie cardiache, quegli richiamando i
medici a far nuovi studi sullo scirro e sul cancro, stati morbosi sui
(piali agitavasi un' animata discussione, perchi!^ alcuni fra voi li vo-
levano curabili con certi presidj, altri al contrario erano persuasi
che r arte medica ne fosse sempre minore.
Se le accennate questioni e gli accennati avviamenti a nuovi
studi rendevano della massima importanza le adunanze della no-
stra Sezione, (piesto interesse accrescevasi ancora per racconto di
fatti speciali tutti tendenti allo scopo di rischiarare la occulta etio-
logia di certe infermità, o di renderne più proficua la cura, o di ar-
ricchire di nuove osservazioni la fisiologia e l'anatomia patologica;
cose tutte 1' utilità delle ([uali ninno negherà esser di massimo mo-
mento non solo a quella parte della Medicina che ora soccorre ai
bisogni degl' infermi, ora dirige nelle sue azioni il pubblicista, ma
eziandio a (piella per cui si compie 1' ufficio d' illuminare la niente
di chi è chiamato a giudicare della reità o della innocenza di un ac-
cusato. A questa ultima parte miravano le discussioni nate dagli
esperimenti che sul veneficio per arsenico con imitabile perseve-
i-anza intraprendeva il prof, niannelh; a (piesta tendevano i resulta-
menli dei lunghi studi sul sangue, che il prof. Taddei presentava
nella ultima delle nostre tornate, nella quale pareva che i cuori di
94
- 748 -
lutti si unissero con leg;aiiii j)iù sacri e piìi indissolubili, e che al-
l'aninia di oi;nwno jiai'lassc una voce di amore, di fratellanza, di
CDiu-onlia; t;i'andi e suliiinii sentimenti, i qnali ove, come son ceito,
continuino ad esser durevoli, avremo pei Congressi italiani un mez-
zo sicurissimo di avanzamento scientifico, e di migliorala condi-
zione sociale. Dott. Girolamo Ciomi
SOTTO-SEZIONE 1)1 CniRURGlA
Prestantissimi TDiToni
Nel mio dovere di riferirvi in questo giorno solenne le opera-
zioni intellettuali della Sotto-Sezione destinata alla parte più ])osi-
tiva della ."Medicina, devo dicliiararvi essere angustiato da due brame
egualmente virtuose, ma però fra di Joro elidenti ; 1' una di rendere
dettagliata giustizia indicativa ai tanti illustri clie col senno ed
operosità la onorarono, 1' altra di cedere colla più possibile solleci-
tudine la parola al sig. Preside generale per quel discorso di con-
clusione, il quale, benché provocato dall'ingrato motivo di congedo,
sarete per le qualità eminenti dell' oratore avidi di sentire al pari
di me. Cederò quindi a quesl' ultimo sentimento, litcnendu far
cosa grata agli stessi interessati della riferta dei loro lavori, ben sa-
pendo con essi come sia offerto ai volonterosi nel Diario, e negli
Atti complessivi del Congresso, un mezzo indennizzante la povertà
conveniente della odierna esposizione.
Il sig. Vice-Presidente prof. Carlo Burci inaugurava le discussio-
ni accademiche della Sotto-Sezione esortando a tenersi fermi e con-
cordi nella via del noto per l' ignoto, e tentar decisioni j)iù per il
progresso della scienza ed utile dell' umanità, di quello che per in-
di\iduale interesse ; e primo saggio di corrispondenza offerivasi
neir accettare per primo argomento il simpatico anello diretto dal
Congresso patavino alla Riunione lucchese con vari quesiti risolvibili
in questa : e quelle domande, accarezzate da noi come figli adot-
tivi, fruttarono dolce nodo di moderazione nella disputa, cosicché il
pericoloso amor proprio diveniilt) rapidamente l' ultimo scopo, ne
emergeva facile e rapida la verità scientifica al bramato incremen-
to dello scibile confidalo.
— 749 —
Il piiriKj ijiicsilo die si scifìlse fu (|iiesto: se riconosciuto in
donna incinta di poclii mesi il diametro sacro-pubico di due polli-
ci e mezzo, ed anche meno, si deve procin-are il parto immaturo al
settimo mese od eseguire la isterotomia laterale o la pubitomia al
nono mese nel secondo stadio del parto. Fi dopo varie coscienziose
discussioni, e confronto di statistiche proprie e d'altrui fra i pro-
fessori \annoni, Centofanli, Tessandori e Cerioli, e fra i doli, l'el-
lizzari, Nerici, Turchetti e Tschamer, concorse il voto unanime del-
I assemblea per il parto prematuro artificiale, eseguito nella maggior
|)arle dei casi mercè la puntura del sacco col processo di Maisner.
II j)rof. liorelli propose decisioni e indagini intorno alle cause e
natura delle febbri ne'grandi operati di Chirurgia, e feriti per gravi
lesioni traumatiche; e dopo vari utili schiarimenti, avvalorati anche
da una Jlemoria Iella dal doli. Angiolo Pelliccia, si riducono i dubbi
al misto d'influenze topografiche, e particolarilà di perniciose, pro-
ferii a disamina per alli-a riunione. Chiese il dolt. Linoli se la vera
fibra muscolare sia infiammabile e riproducibile avanzando il pro-
prio parere in contrario, e i professori liegnoli, Pacini e Cento-
fanti decisero affermativamente. Il dott. Calderini invitò a nuovi
esperimenti microscopici.
Per un caso di spajìpolamenlo cerebrale riferito dal dott. Tur-
chetti, prodotto da ferita d' arma da fuoco, si confermò da molte-
plici riflessioni essere le raccolte di pus e il rammollimento cerebrale
sempre figli d' infiammazione; e per 1' esposizione del sig. Tschar-
ner di aver trovato nelle vene di donna puerpera da sette mesi ma-
teria gialla che non era all'analisi vero pus, si ripeteva il sospetto
delle metastasi lattee. Il prof, \annoni criniunicò cento casi di espe-
rienze ulteriori sulla kiesliua, ciuarantaqualtro dei quali servono di
sicura prova per la Sua presenza nell' orina delle gravide in salute,
e la di lei sospensione in caso di malattie, con ritorno a salute ricu-
perata; promise osservazioni future in unione ai professori Cozzi e
Parlatore, tenendo conto dei consigli dei professori Corlicelli e .Man-
frè per la maggiore futura sicurezza di questo utilissimo criterio
medico-legale di gravidanza.
Il dott. Secondi comunicò un mio vo processo del dott. Spessa
di Hovigo per la chiusura delle aperture morbose alla volta jialatina,
consistente in ripetute cruentazioni dei margini dell'apertura; e
— 7^*^ —
dopo varie osservazioni ilei professori MaiilVè e de Renzi si coii-
cliiude suU'iUilità del metodo, premettendo nna idonea cura interna.
Si l'isposc all' altro ipicsito patavino sulla priTerilìilità niaiji^'iore
o minore ilell' ai,'()-|)unlura ayli altri melodi dì cuia radicale lU'yli
idroceli non molto antichi della vaginale del testicolo; raccolte le
varie oonlessioni dei pratici lisultamenli dei dottori l'elli/.zari, Li-
uoli, -ManlVè, Peccliioli e Cini, specialmente sulla eletli'o-ago-])iui-
tura, concliiuse il Vice-Presidente l'accettazione dell' ago-puntura
per r idrocele dei bambini di sana costituzione.
Ina storia del dott. Turcliclti di donna clorolica morta poche
ore dopo avere inghiottito ima schiacciata, il cadavere della «piale
si decompose i-apidissimamente, originò là relazione di molti altri
casi di celere decomposizione cadaverica per veleni inghiottiti ed
anche senza; dopo di che si conchiuse non essere sempre la pre-
cedenza di un veleno la causa di tali rapide alterazioni chimiche
di cadaveri, ma pur anco alcune inesplicate varietà nel misto orga-
nico ili alcimi individui, paragonabili a quella stessa che produce la
comljustione spontanea di im individuo vivente.
Si adoperava il dott. Linoli con istorie di casi propri a rendere
meno dubitativa la diagnosi degli ascessi alla regione iliaca, e vari
membri della Sezione quella della psoite che li pi'ecede. Indi si pas-
sava alla soluzione del tema dei tumori erettili, e sulla predilezione
delle iniezioni irritanti per distruggere questi tumori congeniti; e
dopo le confessioni di vari membri della Sezione dei loro risulta-
menti pratici in questo genere di cura, si decideva per ispeciale
concorrenza dei dottori Galli, Nerici, Pellizzari e Turchetti, profes-
sori Manfrè e Centofanti, non doversi estendere il metodo ai tu-
mori d' importanza, ed escluderne interamente i nevi materni
non iniettabili.
Il dott. .\ngeloni di Siena proponeva con una sua Memoria la ])re-
feienza nel parto alla posizione laterale sul fianco; i professori Ro-
relli e Jlanfrè concordavano coli' autore, ed il Segretario esponeva
le ragioni negative del terzo delegato alla Commissione, prof. Nor-
fini assente.
11 Vice-Presidente lesse il compendio di una sua imi)oitanle Me-
moria che stamperà in esteso sopra una particolare famiglia di tu-
mori carnosi, denominali da lui gelatinosi, e dei quali ha special-
- 75i -
melile sluclialo la parie anatomico-patologica, soccorrendo anche
alla ilia^'iiosi tUn'ereiiziale del tumore gelatinoso alla mammella con-
f'undil)ile col sarcoma-pancreatico.
Il cav. doli. Grassi ci portava, col mezzo di esatte tavole colora-
te e precisa descrizione verbale, nella parte inferiore dell' Egitto
per vedervi una specie di enormi tumoii allo scroio per elcfaulia-
si, del peso di quaranta e piii libbi-e, operali da lui, e per nulla in-
fluenti sulla generale economia, attribuendo questa innocuità alla
natui-a gelatinosa degli stessi.
L'ai'gomento delle ulcei'i varicose veniva riscliiarain da una -Me-
moria del doli, l'elliccia colla quale raccomanda la suliu-a di \'elpeau ;
altri membri della Sezione avvalorarono la proposizione, aggiun-
gendovi il beneficio della eletiro-ago-puntura. II prof. !\Ianfrè nar-
rando un suo caso di equivoca lesione organica al cuore, con man-
canza del setto de'venlricoli, passò alla fdantropica proposizione di
un premio di 5oo franchi per il miglior lavoro sulla diagnosi e
cura delle malattie del cuore con esili di organiche alterazioni.'
La parte istrumentale si arricchiva di due istronienli del profes-
sor Bellini, uno per la più facile trattenuta dei bordi delle fistole
cislo-vaginali onde eseguirne la cruentazione dei margini e succes-
siva sutura, r altro j)er la segatura dei pezzi d' osso protubcranti
dalle ferite degli amputati, e sepolti in esse : così pure di un altro
del prof. Quadri consistente in una siringa per le iniezioni dei con-
dotti lagrimali, spingente il fiuiilo per soccorso pneumatico senza
bisogno dei maggiori maneggi occoi-renli colla siringa dell' Anel.
Terminava le letlure il doti. Secondi con sua .Memoria sulla con-
dizione patologica della gangreiia secca, dimosli'ando le due ojìpo-
ste condizioni mori)ose risconli'abili in un solo arto affetto da tal
malattia, la possibilità di guarigioni maggiori variando metodo di
cura a norma di questa differenza e prevalenza di condizioni mor-
bose, e di tre stati patogcnici delle parli minacciate, o assalite
dalla menzionata gangrena. Chiudeva (piindi i'ullima seduta il dot-
tor (^ima comunicando un caso utile alla cislotomia, per la storia
e disegno di quattro cnr|)i maggiori e minoi-i di una nocciola, com-
|)osli ili fosfato annnoniaco-magnesiano, gelatina ed ali)uniina l'or-
mante il cemento, e trovati adesi al corpo della vescica anziché li-
beri nella ili lei cavità.
— ']5ì —
Eccovi, |iieslaiilissimi, accennati in conciso, anziché desciilli, i
principali fruiti scieiilUloi ili questa zelante Sezione. E ragionevole
la speranza che le ili lei decisioni apportino vei'o proj^resso alla
scienza ed utile durevole alla umanità sofferente, giacché i ragiona-
menti tulli adoperati per giungere a quelle non camminarono in-
certi e sfuggevoli nella «leplorahile arena del sofisma, ma stampa-
rono orme sicure e coscienziose sul sentiero adamantino dei fatti.
Questo metodo infallibile, generalizzato ad ogni scientifica assemblea,
varrà a rendere ognor ])iìi prospera la già gloriosa vita de' Congres-
si italiani: ed i colli ed ospitali Lucchesi che sej)pero tanto genero-
samente contribuirvi, aggradiscano oggi in nome di tulli il meritato
rendimento di grazie.
Dott. Giuseppe Secondi
Finalmente l' illustre Consesso fu congedato con le seguenti
PAROLE DI Rl.\GRil21AllEi\I0 DEL PRESIDEME fiE.\ERALE
Delle cose operate e trattate nella presente nostra unione ciascu-
no di voi ascoltò un sommario altrettanto lucido quanto verace, dai
valenti e instancabili Segretari nostri colleghi. Se le disposizioni
comandate dall' amatissimo mio Principe sortirono un esito felice,
siane lode ai tanti che consacrarono le loro cure indefesse a servire
la patria in occasione così onorata. E lode sia a (|ueir Accademia
lienemerita, cui piacque generosamente dare agio al conversare dolio
e piacevole delle sere. A voi tutti spetta la gloria per la importanza
degli argomenti, e la gravità delle disf|uisizioni, che hanno fatto il
soggetto di questo memorando Congresso. Io debbo adesso narrare
e consegnare alla posterità ciò che allo spirito e ai sentimenti con-
cerne della scientifica unione italiana a Lucca; io che non mai tra-
dii la mia coscienza col nascondere il vero, né mai profanai la lin-
gua e la mano col mentirlo. Un' anima sola pareva in tutti; in tulli
un solo desiderio di giovare e giovarsi. Ciascuno, mirando al bene
comune, gli sacrificava di buon grado con mirabile concordia le
proprie opinioni, le j)assioni medesime. L' accolla sapienza non fu
mai cosi circospetta, cosi tollerante; né diede mai segni maggiori
ili (juella moderazione che tanto concilia a se la stima universale.
— 753 —
1' alTc'lto dei grandi della lena. Fedele al princij)io della sua iiislitu-
zioiie il quinto Congiesso, arricchiva le scienze di nuovi falli; esten-
deva le maniere di prosperità alla prima tra le arti; soccorreva alla
timanilà, Insse anclie colpcMile. Qui ancora si rinnovarono e anzi
nioltiplicaronsi i nobili traiti, |)er avanzare utilissime cognizioni con
lo stimolo ili st>lenni premi. Le (juistioni poslc s' infuocavano fino
a che un'onesta liherlà permelle\a : al di là, modi non che gentili,
delicatissimi troncavano il pericolo che dalla cosa si passasse alla
j>ei'sona. In tutti poi si vide radicata questa massima, che non è da
noi il consigliare, ma solo è dato desiderare miglioramenti che sie-
no di pubblica ragi(jne. Il sajjienle vede il bene nella sua essenza,
e r uomo di Stalo nella sua convenienza. Esempli molti però e' in-
segnano che gli ottimi semi sparsi sono raccolti o prima o poi dai
moderatori dei popoli, e coltivali con ipielle cure che un diligente
padre di famiglia usa nel suo patrimonio. Laonde è stata tolta via
■ quella inquietezza nel volere il buono, che in vece di favorirlo
gli nuoce.
Ecco ritratta in poche linee la parte morale del quinto Congres-
so. Dal quale si slimò che partissero voli perchè alcuni speciali ar-
gomenti fossero agitali nel prossimo futuro, a fine che ognuno stu-
di nelle materie, e vada parato a trattarle ; senza però torre la libertà
di portare il frutto dei propri pensamenti.
k voi tutti perciò. Colleghi prestantissimi, rendo grazie infinite
della vostra peregrinazione, dei tesori qua recati, dei modi con che
nobilitaste il Congresso lucchese. l'cr la usatavi accoglienza piacque
a voi in mille guise di spiegare il gradimento : e certamente fu quel-
la di fratelli che si riveggono doj)o lunga separazione, o s' incon-
trano per la prima volta. Io poi vado superbo dei segni i più ma-
nifesti di amicizia, della (juale avete voluto onorarmi ; e che ormai
a voi tulli con indissolubile nodo mi lega. Assai maggiormente, mi
gi'avercbbe la vostra partita se non avessi fermo nell'animo di se-
guirvi, fino a che basteranno le forze, nelle città ospitah alle no-
stre unioni. I! primo scambievole salutarci, il jirimo toccarci delle
fratellevoli destre sarà a Milano nel prossimo anno; in (piella inclita
città, nodrice di tanti elevati ingegni, segnalata |)er tanti generosi
esemjìli di patria carità, per tanti s|)lendidi momuucnti di sovrana
provvidenza; e la quale a una florida industria campestre congiu-
gne quella ogni dì crescente e migliorante delle arti.
- 75-'.
La quinUi unione dei sapienti il:iliani dona ima pagina alla sto-
ria ili Lucca piena il' onoie ; quasi in compenso del disdoro che
n'ehbe sullo spirare della romana Repubblica. Percioceliè di qua
parti un' infausta luce quando Cesare slava librandovi le sorli del
Mondo : ed ora una benefica di qua si diffonde sulla umanità ; che
farà maluraic preziosi fluiti, se il troppo desiderio non guasti l'ope-
ra della ragione e della prudenza.
IMI 0 G U A M ì\ A
DELLA CONGREGAZIONE M U N I C I I' A L E
-«8e«-
JLia città di Milano, lieta dell' onore d' accogliere fi'a le sue mura
la sesta riunione degli Scienziati italiani e bramosa di dare agli
Scienziali stessi qualclie testimonianza della propria considerazione
che in più particolar modo colla natura de' loro studi s'accordi, lia
determinato di disporre la soiiuna di austriache lire 10,000, ilestinata
ad una o più grandiose esperienze relative a qualsiasi delle scien-
ze fisiche e naturali, da eseguirsi tluranle il Congresso medesimo.
S invitano quindi lutti i cultori delle scienze stesse, tanto ita-
liani che stranieri, a far pervenire, non più tardi de! 3i gennaio i844
alla Congregazione municipale della regia città di Milano, l' indica-
zione dell'esperienza che essi intenderehhero eseguire, della (piale
r intiera esecuzione verrebbe sempre afddala al proponente, limi-
tandosi il concoi'so della civica amministrazione al solo rimborso
delle spese.
Scaduto il termine sopra indicato, verranno i di\ersi progetti
presi in esame da un' apposita Commissione scientifica, dalla quale
verrà determinato, secondo il relativo grado d' importanza e di spe-
sa, se ad uno od a più dei proposti esperimenti si [lossa dare ese-
cuzione. Non aj)pena avrà la Conuuissione deliberalo so|)ra tale ar-
gomento, essa si porrà in comunicazione immediata coli' autore
o cogli autori dei progetti adottati, e procederà d' accordo coi me-
desimi a tutti gli occorrenti |)reparativi.
L' esperienza da eseguirsi dovrà essere tale da poter far cono-
scere qualche nuovo fatto o qualche recentissimo progresso della
scienza, essendo da escludersi lutle (juelle che non offrissero alcun
95
— 7^6 —
interesse di novità scientifica ; dovrà parimenti essere di natura da
non richiedere un soverchio tempo di esecuzione, dovendo poter
esser eseguita in modo clic i memliri del Congresso possano como-
damente assistervi.
La città non s' incarica che delle spese immediatamente relative
all' esperimento, rimanendo le spese di viaggio a carico del propo-
nente; e qualora intendasi clic s' abbiano a sostenere anche altre
spese, r accordarle o meno, farà soggetto di particolare deliberazio-
ne secondo l'evenienza del caso.
Le indicazioni ben particolarizzate delle esperienze che si vor-
rebbero eseguire, e che verranno dirette dai proponenti alla Con-
gregazione municipale della regia città di Milano, dovranno essere
scritte in una delle seguenti lingue: latina, italiana o francese.
11 presente programma verrà pubblicalo diramandolo ai princi-
pali corpi scientifici d' Europa, non che per mezzo delle più impor-
tanti pubblicazioni periodiche.
Milano dal palazzo municipale li 18 .settembre i843.
AVVISO
Il Presidente generale fa nolo che S. M. il Re del Regno delle due
Sicilie degnò aderire al voto (|iia.si unanime della quinta Unione
scientifica italiana, perchè la settima si tenga in Napoli il i845: co-
me si ha dal grazioso dispaccio dell' illustrissimo sig. conte Luigi
Grifeo de' Principi di Partanna, incaricato d' affari della prelodata
M. S. presso le Reali Corti di Toscana e Lucca, dato da Firenze il 5
novembre del i843, e diretto al medesimo Presidente.
A. Mazzarosa
APPENDICE
PER LE ADUNANZE DELLE DUE SEZIONI RIUNITE
1)1 ZOOLOGIA E 1)1 BOTAiMCA
►»tk'-fM;)i«-<-j'««
A D l !V A i\ Z E
DELLE SEZIONI RIUNITE DI ZOOLOGIA E DI BOTANICA
PER TEKERS RAGIONAHENTO SOLLE LEGGI DI HOMENCLATURA
-^S«*-
JT rcsiedendo il Principe Bonapartc le Sezioni al suddetto effetto riunite,
si ascolta in primo luogo il seguente rapporto, mandato dal prof. Mene-
ghini Segretario e relatore della Commissione.
RAPPORTO dei lavori della Commissione destinata a render conto
al Congresso di Lucca sul nuovo piano di nomenclatura per i due
regni Animale e Vegetale.
Dietro proposta di S. E. il Principe Bonaparte le due Sezioni di Zoo-
logia e di Botanica del quarto Congresso de' Scienziati italiani tennero una
seduta promiscua, per discutere il nuovo piano di nomenclatura presentato
dalla Commissione a ciò destinata all' Associazione britannica nell' ultima
sua adunanza in Manccster. Aveva in mira il Principe di mettere in accordo
i botanici coi zoologi nello stabilire le norme delia nomcnclatiu'a, perchè
riconosceva che i botanici essendo in generale rimasti fedeli alle leggi lin-
neane potevano giovare a ricondurre sul retto sentiero anche i zoologi.
Nella seduta comune tenutasi a questo oggetto il d^i 27 settembre sotto
la presidenza del prof. Moretti, Presidente della Sezione botanica, il Prin-
cipe lesse un sunto del suddetto piano, che articolo per articolo fu dai
membri delle due Sezioni esaminato e discusso. Insorta per altro la ne-
cessità di nominare una Conuuissione, la quale si facesse carico delle ad-
dotte osservazioni, e prendesse in nuovo esame 1' intiero piano, furono
nominati a farne parte i signori
1 Principe Bona])arte
Marchese Spinola
Cavaliere Bassi
Conte Porro
Dottor De Filippi
Fra i botanici i
— 762 —
Professor Moretti
1. Savi
Pai'lalorc
Yisiani
Conte Trevisan
Prof. Mcnoghini Scgret. rclutore
Onorato quindi il sottoscritto di questo difficile incarico invitò con
sua circolare, i." marzo i843, i sunnominati membri a volergli comuni-
care le loro osservazioni a fine di poterle raccogliere opportunamente, ed
ordinarle in modo da presentare al Congresso di Lucca un ragionato co-
mento al proposto piano.
.\ir invito gentilmente risposero i signori
Marchese Spinola
Cavalier Bassi
Conte Porro
Dottor De Filippi ;
E i membri padovani di quella Commissione
Professor Visiani
Conte Trevisan
Professor Meneghini
unitisi in Sotto-Commissione, aggiunsero le loro osservazioni a quelle dei
sullodati zoologi, compilando cos\ nell'annesso foglio il frutto dei lavori
di {[uella porzione della Commissione che rispose all' incarico affidatole.
Non appena dato termine a questo lavoro, comparve nei recenti nu-
meri 5oo-5oi, 3.7 luglio e 3 agosto, del Giornale parigino V Jnstitut una
versione dell' intiero piano proposto nell' ultima adunanza di Mancester,
di cui il Principe Ronaparte avea letto 11 sunto al Congresso padovano.
In seguilo di questa publicazione la Sotto-Commissione milanese costi-
tuita dai signori
Cavalier Bassi
Conte Porro
Dottor De Filippi
avvertiva che « la publicazione italiana presenta nudi ed assoluti 1 pa-
•> ragrafi del piano, mentre nella francese, ed al piano in com])lesso, ed a
" ciascun paragrafo in particolare sono falli precedere parziali ragiona-
menti,! quali non solo contengono le motivazioni e gli esempi, ma le
■• eccezioni ad osservarsi nell' atto d'applicazione, e che ignorali que' ra-
•> gionamcnti si sarebbe per forza indolii a dare spesso falsa interpreta-
— 763 —
« zione ai pensieri dei cliiarissimi Autori inglesi, confondendo i casi
« nei quali credettero utili le norme da loro proposte, cogli altri in cui
" essi stessi le avvertirono di pericolosa od impossibile applicazione >• ;
ed in seguito di ciò essa Sotto-('.omniissione propone che le venga pre-
sentata una traduzione integra e fedele del testo inglese, o il testo stes-
so, per potere o confermare i lavori già fatti, o modificarli a seconda
delle emergenze.
La Sotto-Commissione padovana trovò di approvare la proposizione
della milanese, unendosi ad essa sul domandare che '> le conclusioni del-
« l'esame vengano rimesse ad un altro anno, affinchè i memhri tutti delia
" Commissione possano con maggior sussidio di documenti soddisfar scm-
" pre meglio al delicato incarico di cui vennero onorati ■■ .
Essa Sotto-Commissione padovana trova nello stesso tempo di fare
una nuova proposizione. Il Principe Bonaparte a buon diritto avvertiva
che i botanici essendo rimasti fedeli alle leggi linnean'e si tenneio lontani
in fatto di nomenclatura dagli errori nei quali incorsero i zoologi. Da
questa incontrastabile verità deriva evidente la conseguenza che i bota-
nici non potrebbero discostarsi dal codice linncano senza evidente dan-
no della scienza. Il De Candolle aggiunse qualche utile riforma a quel
codice. Qualche altra è reclamata dallo slato attuale della scienza, e dal-
l' insorgenza di qualche abuso. I\Ia più che altro, la Botanica sente la
necessità di far osservare in tutto il suo rigore il corpo delle leggi sta-
bilite da Linneo.
Trattasi di decidere se queste leggi sieno applicabili anche alla
Zoologia.
Il piano proposto dai zoologi inglesi sembra alla suddetta Sotto-Com-
missione di gran lunga insufficiente, mentre invece poche modificazioni
renderebbero applicabile il codice linncano anche alla Zoologia.
Propone quindi ;
I .' Che sieno esaminate, e secondo il bisogno modificate, le leggi lin-
neane per quanto spetta alla Botanica.
2." Che sia presa in maturo esame l'applicazione di quelle leggi me-
desime alla Zoologia.
A questo doppio scopo gioveranno i lavori dei zoologi inglesi, ma il
loro ])iano non può servire, secondo la suddetta Sotto-Commissione, di
punto di partenza.
Rimettendosi quindi al giudizio del Congresso di Lucca, la Sotto-Com-
missione padovana, a nome anche dell'intera Commissione, si dichiara
96
— 764 —
pronta a continuarp i suol lavori dietro il piano che da esso Congresso le
verrà stabilito, ovvero rinunziare il suo incarico ad altra Commissione che
al Coni^rosso slesso jiiacesse di nominare.
Padova 7 settembre i843
Prof. G. Meneghini Segr. re/ntore
A maggior diluridazione il .Sei^retario legge i rispettivi pensamenti
delle due cos\ dette Sotto-(^.ommissioni, cominciando da ([uesto particolare
(lei marchese Spinola. •
Ornatissimo Signore
Antivedendo sin d' ora che i miei interessi domestici non mi permet-
teranno intervenire alla prossima riimione dei Scienziati italiani in Lucca,
mi stimo in dovere di rispondere al di lei invito del primo marzo pp. ; e
di trasmetterle, entro il termine assegnato, le mie osservazioni intorno al
piano di nomenclatura zoologica inunaginato dall' oi-nitologo inglese il
sig. Strickland.
Avrei preferito sostituire alle parole leggi e regole, usate dal medesi-
mo, le espressioni piti vere di massime 'teoriche, e di esortazioni pra-
ticlie, perchè queste non suppongono 1' esistenza di un supremo legislato-
re e di un giudice inappellabile. Ma non ardisco al presente dipartirmi
dal testo del programma, onde anderò ripassando ad una ad una ([ueste
COSI dette leggi o regole, aggiungendo le mie riflessioni in calce a ciascu-
na, ed apponendo la cifra O a quelle che mi sembreranno ammissibili
senza riserve e senza modificazioni.
1. // nome origiiialinente dato dal fondatore di un gruppo o di
una specie dere essere permanentemente ritenuto ad esclusione di
ogni susseguente sinonimo. Vi sarebbe dell' inutile e del falsato se
r applicazione di questa legge fosse estesa in gruppi superiori al genere.
Dell' inutile, perchè tpiei gruppi superiori non hanno nome che entii nella
nomenclatura binomiale. Del falsato perchè i migliori fra i nomi di (pici
gruppi essendo sempre quelli che meglio esprimono le loro caratteristiche
distintive, e queste caratteristiche dovendosi diversamente eleggere nei di-
versi sistemi di classazione, gli epiteli che convenivano ad un sistema ri-
formabile possono non essere appiopriali al sistema riformato. Non im-
porta che i gruppi nuovi siano identici coi gruppi antichi . La sinonimia
della nomenclatura sistematica esige 1' assoluta identità del sistema.
— 765 —
II. I.<t ìiumenclalurn binomiale originandosi da Linneo, la legge
di /iiioritii non dci'c slendersi agli scritti di autori antecedenti. I bo-
tanici liaiiiio i;ià riclaiiiala una riserva a favore dei nomi del Tournefort.
Alila jjiìi yi-ncralf si dovrà jìiirc ri<-laiiinrc |)cr tulli <|uci nomi classici li-
masti da^li antichi Greci e I.aiìni. puiclir non sieno slati già usurpati a
torto o a ragione dai classici moderni, e piiiciiè si riesca a dimostrare
la loro giusta convenienza.
III. La legge di prioritii ben c/tè sia utile guida nei gruppi piii ele-
vati non deve essere rigorosamente sostenuta che pei generi e per le
specie. Questa legge sarà superflua (juando la prima sarà siala debita-
mente emendala.
IV. Un nome generico slaùilito una volta non deve esser cancellato
in alcuna susseguente suddivisione, ma ritenuto per una delle costi-
tuenti porzioni. Bisognerebbe eccettuare il caso possibile per cui il ge-
nere antico per difetto di buoni caratteri fosse slato cancellato intiera-
mente nella riforma, perchè allora nessuno dei nuovi generi potrebbe dir-
sene una suddivisione.
V. // nome generico sarebbe da ritenersi sempre per (juclla por-
zione del genere originale che fu considerata come tipica dall'autore.
Benissimo per i lavori da farsi, ma non cos'i per ciucili già fatti. Bisognerà
tener conto del tempo decorso dopoché un autore ha disvialo dalla por-
zione tipica di un genere la sua primitiva denominazione, dell' autorità di
c|uesto autore, e della pratica generalmente osservata dai suoi successori.
Per esempio, Latreille ha giustamente suddiviso molli generi del Fabri-
cius, oppure spesse volle egli ha assegnalo il nome Fabriciano a una por-
zione del genere diverso dalla tipica, trasponendo quel nome a un' altra
frazione del genere primitivo. I nomi del Latreille hanno tantosto la vita
di due umane generazioni. L' autore è uno dei padri e degli eroi dell' En-
tomologia. Le sue tracce sono siate fedelmente calcale da tulli i suoi con-
nazionali, e (la molli fra gli esteri. Arriviamo troppo lardi per andare
s|>igolando le sue minime inavvedutezze, e dobbiamo accettare per forza
di logge, i nomi che potremmo desiderarci migliori.
VI. Quando il tipo originale ili un genere non è perfettamente
chiaro ed inquestionabilc, quegli che primo il suddivide, può apporre
a volontìi il nome originale a ciascuna porzione di esso, e nnino po-
steriormente ha diritto di trasferire (pici nome ad alcun ' altra parte
del genere originale. Bisognerebbe prevedere il caso in cui lo stesso ge-
nere antico fosse passibile di due suddivisioni affatto diverse perchè basate
— 766 —
sopra opposti principj, e tali che le specie di ciascun f;enere della seconda
non corrispondessero a quelle dei generi delle altro. In (]uosto caso l' ap-
plicazione della legge VI sarebbe arliitraria, a meno che l'autore della
prima suddivisione non avesse eletta una data specie per tipo d' ogni ge-
nere. La scella e la chiara indicazione di questo tipo sono pertanto le due
condizioni da aggiungersi.
\U. Quando due iiutori definiscono e nominano lo stesso genere,
dandogli precisamente la medesima estensione, deve essere cancel-
lato totalmente il nome posteriore. Mi figuro che col cancellato to-
talmente si voglia dire che il nome posteriore è cancellato dall' ante-
riore in quel dato luogo, ma non ne segue che questa cancellatura lo
sbandisca dalla scienza, anzi mi sembra che rientri nello stuolo dei nomi
vaganti e disponibili, e che la libera facoltà restituita a ciascuno di farne
un uso più conveniente non sia cosa da tacersi. Ma data pure quella oj)-
portuna spiegazione, crederei che questa legge sia troppo generale, che
possa soffrire qualche modificazione nella futura pratica, e che sia sog-
getta a forti eccezioni ne' suoi effetti retroattivi. Queste eccezioni mi sem-
brano verificarsi i.° Se è passato poco tempo fra le due pubblicazioni.
■ì.° Se furono fatte a grandi distanze di luoghi. 3.° Se la prima ebbe una
lenta e limitata diffusione. 4 ° Se la seconda ha acquistalo una (piasi ir-
revocabile autorlt.ì in forza degli anni decorsi, della propria iniportan/,a,
e della fama superiore del suo autore. Una piìi sminuzzata esposizione di
tutte le possibili circostanze, e eccezionabili, mi sembrerebbe inopportu-
na in giudizio di fatti che non conoscono altre leggi fuorché quelle della
consuetudine e dell' equit.ì.
Vili. Se d nome posteriore sia così definito da pareggiare la
estensione di più generi deve essere cancellato affatto. Bisognerà an-
cora eccettuare il caso in cui i piìi generi non meritassero di essere man-
tenuti, e anzi si dovessero escludere da un sistema nalui'ale. Ne abbiamo
gli esempi nei primi lavori tentati sojira alcune classi d' Invertebrati.
Ora dai diversi stati del medesimo animale, ora dai diversi sessi della
medesima specie, si sono fatti ])iìi specie e più generi, i (piali hanno ce-
duto il posto a un nome unico e posteriore in forza delle scojierte dei piìi
moderni osservatori .
IX. Componendo di parecchi piccoli generi uno solo, il primo per
epoca di essi, a meno che non abbia eccezioni, dovrà essere prescel-
to, ed esteso a tutto il genere così composto. Che si possa, non lo con-
trasto, ma che si debba non lo capisco. Se i parecchi piccoli generi si
— 7^7 —
sono dovuti ritoiulere in un solo è cliiaro che non dovevano essere inlru-
dotti. Ora non inli-ndo come possa aver dii-ilto di priorità chi non ha mai
avuto diritto di esistenza.
X. lln nome deve esser cangiato quando innanzi sia stato impie-
gato per altro genere di Zoologia e di Botanica, o per alcune spe-
cie del medesimo genere, tuttavia ritenuto per tale genere e specie.
Concedo tutto in (|uanto ai nomi specifici. Ma riguardo ai nomi dei ge-
neri ho due difficoltà da contraporre. i.'Non dobbiamo tenere allo stesso
livello il cambiamento di un nome conosciuto coli' ammissione di un
nome nuovo. Tutti gli argomenti in favore della cosa fatta si oppongono
al primo, e tacciono di rimpelto all'altro. Multa facta tenent, rnifr fieri
prohibentur . a." Riguardo all' ammissione dei nomi nuovi mi astengo dal
dire della Botanica, che credo meno suddivisa, e più compatta; ma la Zoo-
logia è attualmente troppo estesa, troppo complicala ; i suoi rami sono troii-
po numerosi, troppo grandi, troppo divergenti, perchè il curioso della na-
tura che va scorrendo uno di essi, sia tenuto di sapere ciò che altri ha
fatto, e sta facendo sopra altro ramo distante, e prolungato oltre la i)or-
tata della di lui vista. Non si può pretendere che un ornitologo conosca
i nomi generici di tutti gì' insetti, nò che un entomologo conosca quelli
di tutte le conchiglie. Credei-ei pertanto, che alle parole per altro gene-
re di /.oologia e di Botanica si dovessero sostituire queste per altro
genere di Botanica, e del medesimo ramo della Zoologia, ossia della
medesima classe di animali.
Né mi si opponga che il fondatore di un nome ha la risorsa dei buo-
ni dizionari. ì^»-'"o stato progressivo della scienza, il libro che risponde a
tutte le domande sta fuori dei confini dell' intelletto umano, talché non
può giungere alla finale omega |)rima che V alpha e \a beta non siano di-
venute lacunose e insufficienti.
XI. t/n nome può essere cambiato, quando implica Jdlsa proposi-
zione, e che può propagare rilevanti errori. Prima di ammettere 1' uti-
lità e la convenienza di siffatta mutazione, vorrei (lersuadcrmi della possi-
bilità del supposto inconveniente. INIa mi sembra, che il nome non si ten-
ga per una definizione, poiché si vuole all' articolo XII che sia chiara-
mente definito, che non essendo definizione non implica proposizione né
vera né falsa, e che nulla alTermando non può propagare errori né gravi
né leggieri.
\H. Un nome che non fu chiaramente definito in opera pubbli-
cata, deve cedere a quel primo nome per cui l' oggetto sarà stato così
— 768 —
definito. Parlando sempre dei nomi da introdursi e non di ([iielli clie hanno
già diritto di possesso, dimanderei se la chiara definizione ha rapporto al
significato del nome, o agli attributi del nominato. Nel primo caso direi
che prima di richiedere la huona definizione del nome bisognerebbe aver
dimostralo la necessità di un suo significato ; e lungi dairauimellcrla, mi
|>ropongo di rilevarne le difficoltà e i pcriciili nelle susseguenti osserva-
zioni alla legdla g . Nel secondo caso chiederei, quali saianiio le assolute
condizioni della necessaria chiarezza? La definizione può dir di troppo in
punto di genei'i per avei' compreso dei carattcì'i di specie nei caratteri del
genere. Ma se queste particolarità secondarie non disconvenissero alla spe-
cie tipo, tutte le indicazioni dell'autore sarebbero state veritiere, e non sa-
prei come si possa pretendere di non veder chiaro in mezzo alla l'idondanza
delle verità, l.a definizione può dii' tro|i]io poco, e cpieslo è un maggioi' ma-
le; ma il male non mi sembra da tanto da giustificare il camhiamenlo del
nome introdotto, purché il poco detto dalla definizione non sia ad evidenza
insufficiente per far rinvenire l'oggetto definito. La definizione può manca-
re del tutto, siccome suole accadere nei cataloghi delle collezioni. Siffatti
nomi possono sembrare a molti veri enigmi, e sembra piìi naturale ch'ogni
scienziato abbia il dii'ltto di rimpiazzare con ini nome definito una parola
senza senso determinato. Eppure in questo medesimo caso s' incontrano
talora certe circoslanze che rendono ([uei nomi senza definizione, ancora
rispettabili, e nelle (piali lo scienziato coscienzioso non può trascurarli
senza mancare al proprio dovere. Supponiamo che il curioso abbia otte-
nuto libero e comodo accesso in una collezione ; che vi abbia riscontrata
la specie inedita ti|)0 del genere portato col semplice nome nel catalogo
stampato; che sia slato avvisato dall' autore del catalogo, dal possessore
della collezione, della esistenza della nuova specie, della esistenza del nuo-
vo genere: credo che egli sarà ingrato a chi gli a|)erse la sti'ada alla co-
gnizione dell' ignoto, e che egli mentirà alla propria coscienza se por-
rà in non cale tutte le comunicazioni avute, e se cercherà d' introdurre
nuovi nomi col favore di una più solenne pubblicazione. Per me, ripute-
rei ima così insigne mancanza di fede come un delitto vile e infame; e
vorrei che il Congresso degli Scienziati italiani, al certo non meno amici
della virtìi che del sapere, non omettesse di protestare contro 1 improbo
abuso della sua tolleranza, e che dichiarasse espressamente, che la muta-
zione (li mi nome, non vhinrnmcnte tlefinilo pel pubblico, cessa dal-
r esser lecita, quando le pmuitc coninuinicazioni si sono avute in
rimpiazzo sufficiente delle pubbliche definizioni. Finalmente la defini-
— 769 —
zione potrà mancare di cliiarrzza pcrcliè mancherà di verità. Ma allora,
non è solo il nome, ma bensì il nominato stesso che aiulcin soj^gelto a ri-
fornia ; e chi è che potrà persistere in volere il primo permanente, ([uan-
do l'altro non può scansare ili essere variato?
XIII. Un nuovo nome deve esser (Itilo ad unii specie, quando il
suo antico nome venne adottato per un >^encre che includa (uiesta
specie. Sia pm- cosi pei nomi già adottati, ma si aggiunga che vi sono
molti inconvenienti nell' innalzare un nome ili specie al grado di nome
generico. I più fra i nomi specifici sono adiettivi latini poco atti a diven-
tar sostantivi, ed esprimenti un carattere di specie non estensibile a tutto
un genere; i |)Oclii in origine sostantivi corrispondono quasi tutti a nomi
volgari di specie conosciute, e non si può applicai'li ad altri senza alterare
il senso attribuito da tutti alle di'uominazioni jjopolari le più usitale.
XIV. Scrivendo i nomi zoologici e hotanici, le regole di lingua Ia-
lina devono essere ortograficamente ad essi appropriate — O — ,
sempre e (piando si tratti di nomi nuovi. (Ili antichi si mantengano come
furono introdotti.
Ora passiamo alle regole che voglionsi dire consecutive, (piasi che le
leggi che hanno preceduto avessero la forza di raddrizzare il passato.
a) / nu'gliori nomi sono r/uelli derivali dal latino, o dal greco, e
c/te esprimono qualche caratteristico distintivo dell' oggetto cui song
applicati. La pratica di (jiieslo canone presenterà poche difficoltà finche
si tratterà dei nomi specifici, stantecliè basterà che 1' epiteto convenga
alla specie, e non vi sarà confusione se esso converrà parimente ad altra
congenerica, purché (jiiesta sia contrasegnata da altro titolo. Ma se si
tratterà dei generi, osserverò che non si potrà quasi mai esprimei-e con
una sola parola la loro caratteristica distintiva, stantechè (picsta sta nel-
r aggregato complessivo di tutti i suoi caratteri riuniti. .Se si vorrà rile-
vare il carattere isolato che distingue il genere da quello ad esso più
prossimo, si rischierà d' impiegare un epiteto che converrà eguahnenle
ad altro genere di altra distante famiglia. Se si vorrà ricavare il nome
caratteristico da (jualclu^ particolarità della specie tipica, si rischierà di
attribuire al genere una condizione che disdice a una certa porzione delle
sue specie. I nomi arbitrari e insignificanti ci salvano da (piesti pericoli,
e sotto questi aspetti possono dirsi i migliori.
b) Deve raccomandarsi che le unioni dei generi nelle famiglie
siano denominate colC aggiungere la terminazione idae al nome del
genere primo conosciuto in esso, o tipicamente caratterizzato — O — .
— 770 —
e) I nomi specifici devono sempre scriversi con una piccola let-
teta iniziale, anche quando demati da persone o luoghi: e i nomi dei
generi damano sempre scnWrsi con lettera iniziale maiuscola — O — .
d) A" da raccomandarsi che l' autorità del nome specifico, quan-
do non è applicabile al generico, sia susseguita dall' espressione di-
stinlit'a (sp.) — O — .
Non Ilo saputo ravvisare gì' inconvenienti di queste tre regole, perchè
non ho saputo ne meno valutarne i vantaggi. Ritengo siccome minuzie
indifferenti, che la terminazione di certe suddivisioni sia in idee, piuttosto
che in oidciv o in ila", o in qualsivoglia altra desinenza usitata; che
si scriva Scarabeus hercules, piuttosto che scarabcus Hercules; e che si
ponga /)rrt«««.f C««/Vhj (sp.), piuttostochè Tjrannus crinilus (Mu-
scicapa) Ln. Ma non è del pari indifferente che la Connnissionc abbia da
consumare parte del suo tempo nelle discussioni di queste inutilità, e ri-
ferirne alla Sezione zoologica del Congresso di Lucca.
e) Si raccomanda che i nuovi generi e le nuove specie siano am-
piamente definiti e pubblicati in modo che possano essere general-
mente conosciuti — O — .
f ) k da raccomandarsi che nella successiva separazione d' un vec-
chio genere i nomi dati alle suddivisioni s' accordino nella forma con
quella del gruppo originale. Questa concordanza di forma t[uando venga
osservata rigorosamente può trascinare le più stravaganti contradizioni.
Ex. gr. il genere Curculio era mascolino : il dolt. Schoenherr nella sua S/n.
ins. ha voluto che tutti i generi dislaccati dal Curculio, anco prima di Ini,
fossero pure mascolini ; ha cambiato i nomi feminini Cleoiiis del Megerle,
Sitona e Baris del dott. Germar, in Cleonus, Sitones, Baridius, ed ha
violato per motivo puerile la legge del rispetto dovuto al nome del pri-
mo fondatore: indi arrivato alle specie del genere Calandra, e non osando
forse proferire il barbarismo Colandrus, egli ha sbandito il nome di tpie-
sto genere dal suo sistema, e ve ne ha sostituito una dozzina di altri ai
quali non è mancata la sistematica desinenza in us.
Il conte DeJean d'accordo con lo Schoenherr in volere che tutti i Cur-
culionidi siano mascolini, non lia voluto mutare la finale ai generi dei
Megerle e del Germar, ed ha preferito riempire le pagine del suo cata-
logo con dei solecismi pari a Sitona gressooius, Clonis roridus, Baris
spoliatus ec.
Ringraziato sia che non è arrivato a dirci Calandra piccous.
— 77' —
g) Finalmente si raccomanda che nel definire nuovi generi, l'eli-
mologia del nome sia chiaramente stabilita, e che sia scelta invaria-
hilmente una specie come tipo e termine di confronto. Ottimo consi-
glio la scelta della specie tipo, ina prima di raccomandare la chiara defi-
nizione del nome generico, sarebbero state da stabilirsi previanienlc l'op-
|)ortunità dell' etimoloj^ia, e la necessità del nome sij^nificante. Non spin-
gerò avanti le mie osservazioni col rilevare che tutte le regole e leggi del
sig. Strìckland versano soltanto sopra la corteccia della nomenclatura, e
pretcM'mettono la ([uestionc sostanziale, quale ha da essere il gruppo
che si dirà genere, e cui dei-e toccare il primo termine del binomio,
e molto meno m' impegnerò in questa discussione affatto estranea alle in-
cumbenze della Commissione. Ma concbiuderò con dire che pocbe sono
le proposizioni dell' ornitologo inglese che non debbono essere o ristret-
te, o modificate; clic fatte pure le debite emende nessuna può avere un ef-
fetto retroattivo, e poche avranno un effetto assoluto nell'avvenire; che fra
i frutti fondatamente sperabili jìoclii sono importanti, molti di poco e di
niun valore. E probabile che in un'assemblea politica la pro|)osizione, vista
sotto questo as|)ctto, provocherebbe una domanda deHordine del giorno.
Non intendo d'avanzarla, perchè la credo poco conforme alle usanze delle
riunioni scientifiche, ma sono di sentimento che la Commissione debba
rigettare tutte le pro|)osizioni del jirogramma quando si presentino coi
titoli di Regole, di Leggi; clic non possa accettarle in tutto o in parte,
fuorché in qualità di utili consigli ; clic abbia pure da astenersi dal sosti-
tuire legge a legge, o regola a regola, ed in somma da tutto ciò che ten-
derebbe a dare al suo rapporto la veste di un Canone dogmatico. Le de-
cisioni dei tribunali sarebbero conati vani e puerili se non avessero in
garanzia della loro esecuzione la protezione del potere governativo. Le
assemblee scientifiche non hanno altra garanzia che la loro propria forza
morale; e questa forza, lungi dal perdere, molto acquista quando si con-
tenta di parlare 1' unico linguaggio che le convenga, cioè quello del voto
consultivo. -Sono con la più alta considerazione, di \. S. ornatissima
Genova ai li maggio i843
IJefotiss. Ohhligatiss. Sen'idore
ALissiMiLi.iNO Spi>ola
11 Presidente Principe di Canino non convenendo nelle critiche rifles-
sioni del eh. entomologo, si riserba combatterle ad una ad una in di
97
— 77^ —
lui presenza. Frattanto significa solo c\\c piìi i' l'acilc lutiicic a lena
un edificio, (ho al/.arlo : nò toglicsi di speranza clic il marchese Spinola
voglia portare la sua filosofica veggenza (lenirò l'aigonu-nlo, piullosto clic
proclamarne vana la trattazione.
A (Miesla lellura conscsiuita altro scrino relativo del si''. Porro,
ch'egli ha redallo anche a nome del cav. ita.ssi e del tlott. de I''ilippi.
SU PIA\0 DI \OME\Cl\Tl'R\ DEL REG\0 ORG.WICO
Carlo Bassi, Filippo de Filipj)i, e Carlo l'orro, nicmhri, nella parte
zoologica, della Commissione nominata nella seduta del 9,7 scttemhre 1842,
del Congresso di Padova, per im piano di " Nomenclatura Zoologico-
Botanica ■■ avanti di sottoporre le loro osservazioni sui paragrafi del pro-
getto ad essi comniimicalo dal .Segretario di detta Commissione professore
Meneghini, credono dover prcsenlarc alcune rillessioni suH' indole oppo-
sta de' sistemi attualmente vigenti, onde vengano distinti tiuclli ai (piali
le progettate norme ponno essere convenienti, dagli altri che per 1' intrin-
seca loro natura essenzialmente vi ripugnano.
Gli attuali sistemi conseguono dall' uno o dall' altro di due principj
assoluti ed inconciliabili.
In alcuni non tenendosi conto di altra verità fuor quella dei /'itti
speciali, e non ammettendosi nessuna iinportanza naturale nella scelta
de' rapporti, e nella gerarchica gradazione di ([uesli rapporti, 1' adozione
delle partizioni metodiche è pienamente libera cosi pel numero che per
la subordinazione, e per le formolo di loro cspivssione (i) : fuori i casi nei
(piali piuttosto una convenzione che una necessità logica fecero adottare
in <]uesti sistemi un linguaggio consono (2), questi ponno dirsi sistemi
empirici, od ascendenti, od anrdifici.
(1) Tale è il sistema di Linneo, nel ([iialci generi, le classi ec. non hanno una
base unisona, né sono architctt.Tti dietro un piano prestabilito — Tali i sistemi
di tutta la scuola linneana — Tali in genere le classificazioni di coloro i (juali
con lavori più o meno largamente monografici presero a sistemi/.zarc un gruppo
(li esseri, senza legare le loro viste all' assieme di un regno: Dejean, e Fal)ricius
per gl'Insetti, Draparnaud pei Molluschi fluviali e terrestri ce. ec.
(2) Anco in alcuni generi di Linneo si hanno esempi di linguaggio consono
per semplice conTenzione. Così ne' Lepidotteri i nomi delle specie del Gcn. Ceo-
inrlra terminano in aria od ala: Ceoin. ìactearia, nivearia. . . . mnntdta. lillu-
u
— 77^ —
Altri sistemi, i ([uali per contraposto cliiainercbbonsi teorici, o discen-
denti, o sintetici CMiianaiio dalla premessa dell'esisleiiza di mi ordine pif-
stahilito, gli elementi del (piale sono assoluti cosi nel numero che nell'or-
dine di loro importanza. Quindi l'entità ed il numero delle partizioni tro-
vansi compresi a priori iiell' idea stessa clic 1' autore prese a svolgere ri-
tenendola il eardine di (piesto ordine (l).
La dipeiideii/.a loj^iea del numero e del grado delle partizioni è la
caratteristica di <picsti secondi sisicnii, la (piale dipendenza se in falli non
è sempre condotta fino all'ultime partizioni dei generi ci() non toglie che
|)0ssa e debba essere tentata, ed allora non potrà imporsi nep|)ure 1' ac-
ccttazione de' generi da uno in altro sistema pel fatto di anteriorità
di creazione.
Ma oltre i limiti, il numero, e la subordinazione delle |)ai'tizioni, nei
sistemi sintetici trovasi legato anche il linguaggio, sia per la radicale del-
ra\a — ([ucllc del Gcn. Torlri.T in (ina; T. bnnhiana, mnndtina — i[ucllc dello
l'ijralis in alis : l'ijr. marginalis, farinatis — ijuillc (kllf Tinee in e /(« ; T. tin-
rerella, gigantella.
(1) Cuvior cercando l'idea d'ordine nella fisiologia pone a base delle più
alfe partizioni del suo regno aniniab.- il sistema nervoso, come il più emin( nte-
niente vitale: Io studio del sistema nervoso presentandogli quattro forme cleinen-
lari, egli scoinparte tutti gli animali in quadro grandi partizioni {embranclte-
inenls ) — Cerca il secondo grado delle partizioni, le classi, negli apparati di cir-
colazione e respirazione, e dai divi^rsi modi eoi (piali sono costituiti è indotto a
ripartire l' f mòirtiic/icmcii/ de" /'eriebrati in (piattro elassi; quello de'jl/()(/i<.<f/ii
in sei; il terzo degli articolali in (jiialtro ce. ec, ]>iocedeiido sempre a cercare la
base delle successive partizioni in clementi organici fisiologicamente subordinati
a quelli clic costituiscono le partizioni superiori di più alta importanza delle
inferiori.
Oken vede il regno animale come 1' uomo anatomizzato, e quindi gli animali
non sono per lui se non organi indipendenti, ed autonomi ; le alte partizioni del
suo metodo per quanto al numero (bevono corrispondere ai quattro sistemi ana-
tomici ; per (pianto al posto, esso e loro prefisso distinguendosi ciascuna dall' an-
teriore per 1" addizione di un nuovo sistema anatomico. Così è per le classi ( tre-
dici ) le ([uali corrispondono agli organi ec. ec.
Nei citati esempi sarebbe assurdo il paragonare una classe di Cuvier ad al-
tra di Oken; più assurdo il pretendere clic il posteriore in data di (|ucsti siste-
mi accetti le partizioni dell" altro pel solo fallo che venne anteriormente pub-
lilicato; e clic 1" uno e l'altro dovessero sottomettersi airanlcriorilà del sistema
iiiineano.
— 774 —
le [Kirolo «losliiialo a significare 1<> |iarlizioni ( iiulicandosi per esso lu
base su cui sono statuite ), sia nella lenninazione per indicarne il gra-
do gerarchico (i).
Bassi, de Filippi, Porro ritengono (luiiuli per connine accordo ciie
le attuali norme di nomenclatura non abbiano ad intendersi applicate se
non ai sistemi «'//yw/c/ raccomandandole lult'al piti ai .i/z/fe/Zc/ per quan-
to possano essere loro convenienti.
In riguardo ai paragrafi del piano sottomesso alla Commissione
^.1.111. — §.!.// nome or/gi/irirùimente dtito dal fondatore di un
gruppo, o di linci specie, dei>' essere pernmnenternente ritenuto ad
esclusione di ogni susseguente sinonimo.
§. III. La legge di prioritìi, bencliè sia utile guida ne' gruppi piii ele-
fati, non deve essere rigorosamente sostenuta salvo nei casi dei
generi e specie.
Sviluppando nelle antecedenti rifiessioni quanto è troppo leggermente
accennato nel §. III. si diede un giusto limite all' applicazione della nor-
ma esposta con soverchia generalità nel §. I.
(1) Linneo aggruppanJo artificialmente gli animali impiega, ad indicar le
classi, ([iialsiasi parola volgare, (piantunf|uo priva di uu senso scientifico; ;Vam-
malia. .ives, Jmfhibia, Pisccs, Inserta, f'crmes.
Okcn invrce dietro i suesposti principj riparte gli animali dapprima in Oru-
larii, Sesmarii, Fisctrarii, e Carnosi : poi gli suddivide nelle classi àc'/'iteUacei,
Àlbumìnacei, Fetacei. Ovacci, Clandulacei, Renacci — Intestinacei. Fenacei, Pol-
monacci — Ossacci, jtluscolacei. Nervacei, Sensacci — e cos\ di seguito per gli
ordini, famiglie ec. — Blainville divide il regno animale in tre sottoregni (colla
terminazione in ... . morfha') Zijgomorpha, ^ctinomorpha, ITeteromorpha : cia-
scun sottoregno in Tipi (colla terminazione in zoa) il 1." in Osteozoa,
Entomozoa, Mnlacozoa ; il 2." in Jctinozoa : il ó." in Elerozoa — Le classi nelle
(luali dividonsi i tipi, prendendo nome da caratteri esterni, e terminando diver-
samente secondo i tipi ai ijuali si riferiscono, danno origine pel tipo degli Osteo-
zoa alle parole Pilifera, Pennifera (4ves), Scutifera (Reptilia) ec; pel tipo degli
Entomozoa agli /fexapoda, Octopoda, Dccapoda, ec.
Ciò premesso, si potrà egli obbligare ad uno scambio di nomi ne'diversi grup-
pi quantunque identici nel senso, e surrogare al tipo Ac'Pennifcri di Blainville,
eli alla classe degli animali yervacei di Oken la parola .-/rcs di Linneo?
— 775 —
§. II. La nomenclatura binominale originandosi da Linneo, la legge
di priorità ( §. I.), non deve estendersi a scrittori antecedenti.
Le parole non suflìcientcìncntc precise di questo paragrafo portereb-
bero a vedere in esso piuttosto un atto di venerazione alla persona di
Linneo, di lineilo dm un'assoluta decisione su (piello che avrà a rijjuar-
darsi come primo e classico documento scientifico per la formola del lin-
guaggio binominale.
La formola binominale non trovasi nelle prime opere del Linneo (i).
Nelle molte e successive pubblicazioni da lui fatte, anzi nelle diverse edi-
zioni di una stessa opera, trovasi che mutando le frasi generiche o spe-
ciali, e conservando i nomi antecedentemente introdotti vengono con egua-
le parola designati oggetti diversi (■>.). Ritiensi (|uiiuli che il priviles^io di
autorità, non alia persona, ma debbasi riferire ad un' opera del Linneo,
anzi ad una data edizione da indicarsi.
In fine credcsi buono 1' avvertire che se per rpiesto §. si stabilisce
provvidamente un termine ultimo alle citazioni sinonimiche ed indagini
nomenclative, non perciò s' intende d' ini])orre l'obbligo di rimontar sem-
pre fino alle fonti liuneanc, essendo provate insufficienti principalmente
in riguardo agli organismi inferiori.
§. IV. V. VI. — §. IV. Un nome generico stabilito una l'olta non de-
ve essere cancellato in alcuna susseguente suddivisione, ma rite-
nuto per una delle costituenti porzioni.
^. \'. Un nome generico sarebbe da ritenersi sempre per quella por-
zione del genere originale che fu considerata tipica daW autore.
§. VI. Quando il tipo originale di un genere non è perfettamente chia-
ro ed inqucslionahile chi primo lo suddivide putì apporre a vulontii
V originai nome a ciascuna porzione di esso, e nessuno posterior-
mente ha diritto a trasferire quel nome a nessuna altra parte del
genere originale.
Al primo arbitrio concesso dal §. VI. sarebbero a premettersi racco-
mandazioni di preferenza ])er quello tra i gruppi risultanti dalla nuova
(1) Cosi nella Fauna Sueeica, nel jVusaum Friderici Jdolphi oc. ec.
(2) La frase data pel genere Cordius nella docinia edizione del Sistema .\a-
turce è diversa da quella che trovasi nell'edizione duodecima, come in conseguen-
za sono diverse le specie comprese nelle due edizioni.
— 77^ —
ripartizione di un vecchio genere, il iniule, ad onta che ninnciii di un ti-
po speciale distinto, pure risulla i)iìi cospicuo, sia pel numero che i)er
r entità delle specie, sia per allie ragioni.
Per rij;uardo poi all' utilità od al dainio emergente dalla conservazio-
ne di un nome, ad onta che venga mutato il complesso delle idee che in
origine era destinalo a rappreseulaee, alla quale questione riguardano i
primi due di (luesti paragrafi, il §. IV. e V. vedasi quanto verrà detto
ne' seguenti §. Vili. IX.
§. VII. Quando due autori definiscono e nominano lo stesso i^enere
dandoiili i>rccisamcntc la medesima estensione deve essere can-
cellato totalmente il nome posteriore.
^ edasi, come eccezione a questo paragrafo, quanto si è detto, e nelle
riflessioni sul linguaggio consono nei sistemi empirici, e quanto importa
al caso nelle note ai §. X. XI. XII.
§. A III. IX. — §. ^ III. Se un nome posteriore sia così definito da pa-
reggiare in estensione due o piii generi previamente pubblicati,
deve essere cancellato affatto.
§. IX. Componendosi di parecchi piccoli generi un solo, il primo per
epoca di essi, a meno clic non id>bia eccezioni, dovrà essere pre-
scelto ed esteso a tutto il genere cosi composto.
Concessa pel momento la massima del §. VIII all' eccezione inclusa
nel §. IX. dovrebbero aggiungersi, come si fece al §. VI, raccomandazioni
di preferenza pei casi nei (piali 1' uno dei generi novellamente riuniti,
cpiantunf[ue di più recente formazione degli altri, prevalga per entità o
numero degli individui, o per altre ragioni.
Ma le disposizioni del §. Vili analoghe a quelle del §. IV e V. met-
tono in campo una più vitale questione.
E indubitato che « un nome deve rappresentare con tutta certezza ini
preciso complesso d' idee >■ ; il che in modo, come sempre, fortunatissimo
tenne in conto il Linneo, scrivendo che " conjusis nominibus. omnia
confundi necesse est » .
Conservando materialmente im nome, e variando il complesso delle
idee si arrischia di rendere incerto e confuso il linguaegio scientifico. .Si
è in questo caso ogni volta che togliesi un elemento a questo complesso di
idee, ed ogni volta che vi se ne aggiunge uno; ogni volta che per esempio
— 777 —
sceverando un genere degli individui niunili ili un certo carattere si ado-
pera (]uesta frazione a costituire un nuovo genere, o viceversa ogni volta
che si dà ad ini gi^nerc una maggiore latitudine di senso, onde renderlo
capace di comprendere nuovi oggetti (l).
IiiIruduiiMido all'incontro nuovi nomi ad ogni modificazione apporta-
ta al complosbo delle idee clic essi sono destinali a i'a[)presentare, non può
<'vitarsi un penoso sopi'acarico al dizionario tccni<o.
l'orse vi sarelìln' modo a riparare in |)arle a (pieste difficoltà produ-
eendo formolc analoghe a (incile piìi sotto accennate al §. d. (a) ; avvertendo
ciò che si disse in parte, perciò che non sempre gli autori che nel fatto
modificarono i limiti di un genere, si presero la cura di formulare essi me-
desimi una frase generica adalla alle introdotte modificazioni.
De Filippi e Porro convinti dell' im|)ortanza della (lucstione, sia
considerata per se stessa, sia in rapporto alla molla influenza che deve
(I) Il senso della parola generica Ifelix quale venne adoperata da Linneo è
così lato (la iiicliidcr forine diversissime di concliiglie appartenenti a Molluschi,
clip niunili (li bruiiclile vivono assolutamente nel mare, o nelle accjuo dolci, o
niunili ili polmone vivono nelle ac(|ue respirando 1' aria, o sono assolutamente
tern^stri — Bruguiere creando a spese dell' Ilelix di Linneo il suo genere Buli-
n\us dietro certe forme della conchiglia, ne limitò if senso linncano (luantuiujue
inanlenrsse un genere I/elijc — Lamarck e Draparnaud, conservando pur essi la
parola linneana per un gruppo generico, non compresero in esso se non animali
polmoniferi terrestri, anzi sottrassero moltissime specie di Htlix terrestri liunca-
ne per fondare vari generi distinti — Pfeiffer, Studer ec. continuarono (piest' ope-
ra di (listiii/.ioni — Férussac d'altra jiartc riuniva nel suo genere Helix tutte le
specie terrestri, raiiimale delle (|uali è fornito di dati caratteri, le cpiali da La-
marck, Draparnaud, l'ieiller, Studer ec. erano stale genericamente distinle per la
l'orma delia conchiglia. Abbassava quelle distinzioni al grado di sottogeneri, mu-
tandone anco i nomi, per ciò gli rese sistematici nelle radicali, e consoni nel-
le determinazioni.
Queste ed altre moltissime vicende subite dalla parola I/eli.r fanno s'i che
incontrandola citata non si possa indovinare con (piale latitudine di senso venga
intesa da chi 1' adopera.
Tuli casi sono Ireipientissiini nei nomi generici i quali conservano tuttora
una parola di fondazione linneana.
^2) (§. d.) È a raccomandarsi che l'aulorilà del nome specifico, quando non è ap-
plirahilc ni generico, aia susseguila dall'espressione distinlira C^P-) C"*"' ^' scri-
verà J'ijriiiìnus crini(us L. ( sp. ) per indicare che la specie, non il genere appar-
tiene a Linneo, il cpiale di fatto aveva posto ipiesto uccello nel suo genere Musci-
capa. Vicillot fu l'autore del genere Tyrannus.
- 77» -
avere nell' accettazione di molti paragrafi dcH alti
che non possa venire sciolta senza una previa iliscussione di tutta la Com-
uiissione. Hassi inclinerebbe a vedere il danno emergente dalla confusione
del linguaggio di gran lunga inferiore a (luello derivante dall' inlrodu-
zione di una serie di nomi nuovi, e crede il primo ridotto a nulla (|uai)-
do si trovino formolo analoghe a ([ucilc iiulicale al §. d.
§. X. Un nome deve essere cambiato (jiiaiulo innanzi sia stato impie-
galo per un altro genere di Zoologia o di Botanica, o per alcuna
altra specie del medesimo genere tatta^'ia ritenuto per tal s;ene-
re e specie.
Di pieno accordo viene ritenuta la necessità di cambiare i nomi spe-
ciali simili a quelli già esistenti in uno stesso genere, come di pieno ac-
cordo viene ritenuta tanta la distanza degli esseri vegetali ed animali,
da reputarsi vano ogni timore che per eguaglianza di nome di due generi
posti r uno neir un regno, 1' altro nell' altro, abbia ad ingenerarsi confu-
sioni di idee.
Per quanto spetta il doppio uso dc'nomi generici nel regno animale,
de Filippi è d' avviso che abbia assolutamente ad evitarsi, quand' anche
questi generi appartengano a due partizioni superiori disparatissime.
Trascurando questa massima pare a lui che si venga a rinimciare al prin-
cipale vantaggio della nomenclatura, quello di rappresentare sicuramente,
e nettamente un oggetto colla semplice indicazione del suo nome sistemii-
tico (i). Egli insiste tanto piìi in questa proposizione in quanto gli sem-
bra che senza inventar nuovi nomi si possa rimediare all' inconveniente
de' nomi a doppio uso già introdotti nella Zoologia, sia cancellando defi-
nitivamente in alcuni casi uno di quei generi (y.), sia sc("glicndo opportu-
namente tra i sinonimi, che nell'uno o nell'altro de' generi disparati
mancano di raro (3).
(1) Suppongasi clic in un' oprra non sistematica, p. e. in un Viaggio, si legga
« i Torlrix in questo paese danneggiano moltissimo gli alberi a frutti « L'erpe-
tologo ignaro dell'esistenza di un genere omonimo nell'Entomologia sarebbe
tratto in doppio errore.
(2) P. e. il gen./)ri/mus Merrcm fra i Rettili. Lasciando quello di Lalreille per
gì' Insetti Imenotteri.
(."5) Negli Uccelli Ira i sinonimi Bclh\]\\xf e Cissopis verrà a scegliersi que-
st'ultimo, onde lasciare esclusivamente il primo alla classe degl' insetti Imenotteri.
— 779 —
Quanto all'avvenire conlula nel Nomenclator di Agassiz, come un aiu-
to valevole a porre in avvertenza, onde non cadere nel doppio uso di
nomi "onorici, e nelle coiisr^uonti aniliii'uità.
Bassi e l'orro valutando dall'una parte la concomitanza di circostanze
colle (piali un nome generico è citato nella (piasi totalità de' casi, con-
coniilan/a ilio dà mozzi a conoscere il vero senso nel (pialo vuol essere
inteso; dall'altra temendo che nel fatto il rimedio di scegliere tra i sino-
nimi già esistenti trovisi molto limitato ; credono che 1' eliminazione di
nomi generici a doppio uso possa ristringersi a partizioni meno generali :
così p. 0. a (piella Av^W cnibranc/ientents di Cuvier od allo analoghe ne-
§. XI. Un nome puh essere vnmhiuta quando implica falsa proposi-
zione che può propagare rila^'unli errori.
Accettato questo §, (|uando il danno della falsa proposizione sia ve-
ramente evidente.
§. XII. XIII. — §. XII. Un nome che non fu mai chiaramente defi-
nito in un opera pubblicata, dci'c cedere a quel primo per cui Tog-
getto sia stato chiaramente definito.
§. XIII. Un nuovo nome specifico deve esser dato ad una specie
quando il suo antico nome viene ad essere adottato per un gene-
re che includa quella specie.
Adottati.
§. XIV. Scrivendo i nomi zoologici e botanici, le regole di lingua lati-
na, devono essere ortograficamente ad essi appropriate.
Qui nasce (luestionc in riguardo alle leggi grammaticali latine che
verrohboro imposte ai nomi propri e di località da (|iialun(pie lingua essi
derivino, aggettivandoli od usandoli in caso genitivo per designare la specie.
A'isti i fro(picnti contiosensi e harharismi che ne derivano ' T, de I"i-
lippi e Porro amerebbero si prendesse per norma di adoperarli sempre
(I) Nella lingua latina le parole, meno per pochissimi dittonghi, leggonsi quali
sono scrltto,diversaniciito da ciò che accade nella tedesca, inglese, francese ec. In
98
— 780 —
assolutamente od indeclinabilmente. Bassi opina si alihia a lasciar libero
il campo all' eufonia |)er quanto essa possa dipendere dal j;uslo |)ersonale,
non prescrivendo norme generali, vista anche la diversa natura armonica
de' nomi, raccomandandosi di evitare il barbaro accozzamento di parole
derivanti da lingue diverse.
NORME PER LA NOMENCLATURA CONSECUTIVA
( §. a ) / nus;ìiort nomi sono quelli derivanti dal greco e dal latino,
e che esprimono qualclie caratteristica distintiva degli oggetti cui
sono applicati.
Visti i casi troppo frequenti nei quali un oggetto trovasi erroneamen-
te o falsamente nominato; sia perchè il nome impostogli all' epoca della
scoperta include una troppo assoluta idea di patria e di costumi ( i ) ; sia
moltissimi casi come in quelli di De Camlollc, Dcsliayes, se vuoisi aggettivare
o genitivare le parole come sono scritte^ si dovrà leggere DeCandoUei, DcCandol-
leana. Dcnhayesii, Deshayesana, ledendo le norme di pronuncia della lingua alla
quale appartengono: genltivaudole od aggettivandole come vengono pronuncia-
te si avrà DirandoHi, Dccandollana, Dchci, Deheana; e cosi se ne troveranno ot-
fesc le leggi orlografielie. Obbligati poi a leggere queste parole una metà con
norme di lingua francese, l'ultra con norme di lingua latina, si avrà uno stra-
no barbarismo.
Si domanda pei casi nei quali alcuni nomi di lingue estranee hanno una pseu-
dotermiuazione latina, se essi dovrebbero conservarsi intatti come radicale a cui
si aggiungerà la Ibrmola declinabile, o se per la falsa loro terminazione verranno
declinati su di questa. Così p. e. i nomi di Camus, Berzelius, Carus, Treviranus,
porterebbero al genitivo Berzeliusii o Berzclii? Catnii,o Camusii? Cariio Caru-
sii? Treviranii o Trci:iranusii? ce. ec.
Iiifiue s'invita a riflettere sulle frequentissime cacofonie conseguenti da (|ue-
ste forzate ed inutili latinizzazioni.
(I) Esempi per le patrie — Il Sorex catruscus abita per tutta Italia meridio-
nale la Callcruea lusitanica è comune per tutto il mezzodì d'Europa —
V I/elix algira, il Poliphemus algirus raccolgonsi al)l)ondanti sui liltorali italiani
e francesi ec. ec.
Esempi pei costumi — La Meìoc uulumnuUs s' incontra anco in primavera —
Sono sinonimi i Carahiis arvensis Fabr. e rupicola Jurine — i Carabiis horlensis
Fabr. e nemorulix IHig. — i Cleopiis rampanulae Fabr. e linariac Ziegl. — 1' //y-
pophheus pini Panz. e fraxini Payk. — VJltica haedeiae lUig. e graminis Entom.
Iloefu. — i Cryptocephalus coryli Fabr. e lid's Panz. ce. ce.
— 7^1 —
clu- iniliclii un caraltere proprio solo ad alcune età dell' animale, od ec-
cezionale ad alcuni individui, il <|uale carattere falsamente creduto co-
stante venne con nome designato come caratteristico (iV, sia che racchiuda
un' idea di rapporto con altri oggetti congenerici, la (juale Irovossi poi in-
firmata da posteriori scoperte (a) ; sia per altre ragioni analoghe:
Visto che (piesti difetti originano dal fatto che il nome viene apposto
ad ima specie, prima che sia suflicienlemente conosciuta, cioè ajipena ne
sieno noti pochi esemplari, per il che mancano i mezzi a sceverare quanto
è ad essi individuale per le forme, pei costumi ec, da quanto sarà comune
a tutti quelli nella stessa specie; si sarehbe indotti a veder preferite, per
la denominazione delle specie, tali parole, le quali anziché portar seco
un' idea scientifica avessero a riceverla dall' oggetto stesso. Queste go-
drehlicrn inoltre del vantaggio di poter sopportare ogni e (pialunque mo-
dilica/.ione di senso, emergente da una sempre maggiore estensione e pre-
cisione di cognizioni acquistale per studi successivi intorno all' oggetto
da loro designato. Soccorrono all' uopo <pielle parole che esprimono
una circostanza vera, ma lata ; cosi gli aggettivi pietas, miniatus, ple-
heius, insignis ec, o 1' altre che nella scienza non hanno senso, come
nomi personali ec.
\]n nome non è una definizione, e non si potrà pretendere a fissare col
nome speciale una idea caratteristica, se non (juando si avrà il criterio per
giudicare dell' entità individuale, speciale, generica ec. delle parti di cui
un essere è composto ; altrimenti sarà sempre una scelta alla cieca di ca-
ratteri erronei.
( §. b ) Deve raccomandarsi che le unioni di generi nelle famiglie
sieno determinate coir aggiungere la terminazione idae
(1) I nomi di ctnerta, ferruginea, che trovansl veri sinonimi di un'unica Trin-
ja.'come per iin Falco i nomi di cyaneu» e rubiginosus, pure sinoiiiiui, dipendo-
no dall' essere sfato ritenuto come carattere costante nella specie il colore, il
quale varia all' incontro n seconda l'età e la stagione. Essendosi scandiiatc le
circostanze individuali di punteggiatura con una importanza di carattere spe-
ciale si hanno come sinonimi la j\itidula 6. pustulata Fabr. della li. pustulata
Sturm; la Calleruca 1. maculata Fabr. della limaculala Panz. ce. ec.
(2) La Crisomcla grossa, la lilaps gigas certo tennero per poco tempo la su-
premazia indicata dai loro nomi, dovendo cederla ad altre specie congeneri, le
quali potevano pretendervi con migliori diritti.
— ']Sj'. —
ai nome del genere prima coiioxcinto in esse, o lijiicdinrntc ai-
ratterizzdto.
Ritenuto; (iiiaiulo non vi ostino i casi rijHiiitanu'nlc considerali nelle
riflessioni generali, e nelle osservazioni ad analoghi paivigrafi del |)rogel-
lo. Ripetesi pure che prima di scej^liere il genere piìi antico in formazio-
ne, abbiansi a tenere in conto gli altri, i quali, se non assolutamente tipici,
sono cospicui per numero od entità di specie.
(§. e) I nomi specifici decono sempre scriccrsi con aiia piccola let-
tera iniziale, ancìw quando dcricano da persona o da Iiioì;o,
ed ì generici con iniziale maiuscola.
Spesso i nomi personali hanno un secondo senso, ne vi ha altro mez-
zo a contradistinguerli se non ado|)erando una diversa iniziale nello scri-
verli (l). Questi casi si fanno anche piìi frc(|uenti per (pie' generi nei qua-
li si adottò una terminazione consona {'ì). Infine (piesta misura conti'adi-
ce apertamente alle leggi ortografiche di tutte le lingue. Lo stesso è per
i nomi di località. De Filippi e Porro ritengono però che si possano seri-
vere con iniziale minuscola i nomi speciali di località usati aggettivamen-
te (3), e quelli dedotti da un oggetto che portano un nome originalmente
derivato da persona (4).
( §. d ) k a raccoinaiularsi che rmitoritìi del nome specifico, quando
non sia applicabile al generico, sin susseguita dall' espressieme
distintii>a ( sp ).
Adottato.
(1) >on si potrebbe distinguere una j^fhis Uosa: drcllcal;! ad uno scienziato
di nome Rosa, da un Àphis che si avesse voluto caratterizzare come al)ilatore di
iiucsti fiori, se non pel diverso modo di scrivere il nome sproiale ron lettera
maiuscola ucl j)rimo, e con niiiiuscobi nel secondo caso.
(2) Una Geometra dedicata al cav. La Marmora, Geometra Murmorata san'h-
be a tutto diritto l'alsamente intesa.
(ò) Dorcatoma dresdemis : Synchita mediolanensù; Uelix sardiniensis ec.
('I) Cnifomela asclepediasis, quantun(|ue vivendo sulV Jsclepias vinretoxicum
iircnda nome da questo vegetale boluuicauieute dedicato al Greco medico.
— 783 —
( §. e ) Si raccomaiuld che i nuovi generi, e le nuove specie, siano tim-
l>ì(iriifiilc def/iiiil', e pulihUcali in modo che possano essere i^e-
itcrulmcntc conosciuti. La puljblicazionc in un libro stampato
basta a fissare V anterioritìi, ma per esigere che sia rispellata
com'ien procurare che la pubblicazione abbia un'estesa ed im-
mediata circolazione.
Nel progetto presentato, il fatto di anteriorità forina la base dei diritti
di eoiiscrvazioni", (|uin(li parrobbc esistere (]iii un eoiitroseiiso nel rieono-
seere elle la pubblicazione per istarnpa delle definiziuui basta per fissare
r aniei-iorilà ; ma non è sufTiciente perchè sia rispettata: del resto devcsi
ipialclie riguardo alle cireostanz.e elic non sempre lasciano libero un au-
tore nella scelta de' mezzi di pubblicazione e divulgazione.
(§. f) jÈ' a raccomandarsi che nella successiva separazione di un
vecchio genere, i nomi dati alle suddivisioni si accordino nella for-
ma con (pielli del gruppo originale.
Adottalo.
(§. g) Finalmente si raccomanda che nel definire i nuovi generi
r etimologia de' nomi sia chiaramente stabilita, e che sia scelta
invariabilmente una specie come tipo e termine di confronto.
Adottato.
Milano IO agosto i843 Carlo I'ohko
C.A.RLO Bassi
F. DE FlLlPI'l
.\. (picsta lettura tiene appresso (piella della seguente Appendice degli
stessi zoologi, nella quale sono modificate in parte le osservazioni del
primo scritto.
Egregio sig. Segretario
In data del giorno io p.p. ella avrà ricevuto dai sottoscritti il ms. delle
osservazioni al ■■ piano di nomenclatura ■• presentalo al Congi-esso pado-
- 784 —
vano da S. E. il Principe Carlo Donapartc, r por 1' esame del quale foi'-
mavasi la Commissione in cui hanno 1' onore di essere inscritti. Non ap-
pena avevano dato termine al lavoro, dietro la scorta della circolare pri-
mo marzo ji. p. nella (piale era esposto detto piano, e presentato come
identico alla proposta (alta neUuIlinia adiinan/a di INIancliester dell'Asso-
ciiuione britannica, clie per i reeenfissinii iiunieri 5oo e 5oi (■;>,7 luglio,
e 3 agosto ) dell' ottimo Giornale parigino l' Iitstilut ebbero a conoscerne
una diversa versione, meritevole, secondo essi, d'esser presa in esame pel mo-
do stesso col quale differisce dalla versione italiana della succitata circolare.
La pubblicazione italiana presenta nudi ed assoluti i jiaragrafl del pia-
no, mentre nella francese, ed al piano in complesso, ed a ciascun para-
grafo in particolare, sotio fatti precedei'e parziali ragionamenti, i (piali non
solo contengono le motivazioni egli esempi, uia le eccezioni da osservarsi
nell'atto di applicazione. Ignorati que' ragionamenti, si sarebbe per forza
indotti a dare spesso falsa interpretazione ai pensieri dei cbiai'issimi autori
inglesi, confondendo i casi nei quali credettero utili le norme da loro pro-
poste, cogli altri in cui essi stessi le avvertirono di pericolosa od im-
possibile applicazione.
I sottoscritti nel loro lavoro eransi pili ch'altro adoperati a distinguere
questi casi, cercandone la ragione nell' intima natura di essi; e da poi che
confrontarono la versione ragionata francese con ciò che da loro era stato
fatto, ne vedono tanta la concordanza, che se dall'una parte sono persuasi
di rinvenire meno opportuna 1' opera loro, dall' altra non ponno nascondere
la compiacenza di tale risultato, lenendolo come prova non dubbia d' es-
sere ben entrati nello spirito di que' dotti inglesi che primi attesero a
questi utili provvedimenti, e con essi loro d' aver sentiti alcuni dei più es-
senziali bisogni della scienza. E ciò principalmente per quanto spelta alla
più generale limitazione dei casi nei quali è, o no, possibile il far prevalere
il diritto di anteriorità nelle partizioni sistematiche superiori.
Leggesi nel §. Ili della versione italiana ( il qual paragrafo manca af-
fatto nella francese ) che .. la legge di priorità benché sia utile guida nei
- gruppi più elevati, non deve essere rigorosamente sostenuta che pei ge-
" neri, e per le specie » ; le quali espressioni non abbastanza precise, come
è d'uopo, in ogni disposizione pratica, (piali sono i paragrafi di una legge
qualsiasi, e vertenti d' altronde suU' importantissimo fatto delle diverse
basi filosofiche sulle quali appoggiansi i diversi sistemi altualmente vi-
genti, meritavano a parer de'soltoscrilli un fondato esame; anzi più essi
consideravano tale l' influenza di quella ciucstione che, come lo fecero, do-
— 785 —
vesse essere trattata antecedentemente a lutto il [)iano. Con piacere vi-
dero dappoi elle anciu' nella versione francese ([nella (picslione è trattata
per esteso come introduttiva ai paragrafi, e clic in essa arrivasi a quasi
eguali risultati Icggendovisi fra le altro parole •■ Nous ne voulons pas par-
« ler ici de cette divcrsité de langage qui resulto des difiercntes métlio-
« des de classification adoptées par Ics <livers autours, et qui sont iiiévi-
» tables dans l'élat actuel de nos connaissances. Tant quo les Maturaiistes
•• ne scront pas d'uicoril sur les divers poiiits de vùe sous les queis il
" coiiviendra d'envisagei' lesaflìnités naiurelles desanimaux, il y aura tou-
'• jours des dil'l'érences dans les classlflcations, et le seul nioyen d'arriver
■• à un verilable systèine de la nature est de permettre tonte liberto de
« systènie en cette niatière. Le mal dont on se jilaint ici est d'un autre
« caractère ■■ ec. ec.
Eguale accordo trovasi pure nel §. II ; eccependo alle parole di esso, le
quali sono analoghe in ambe le versioni, i sottoscritti credettero osservare
che non a IJnnco in generale come r-isullerchhe da esse, ma ad un'opera,
anzi a data edizione di un' opera di ([uel fecondissimo autore dovevasi at-
tribuire il privilegio di punto di partenza scientifico. La risposta a quella
necessaria esigenza trovasi ne' ragionamenti che precedono il paragrafo
nella versione francese, ne'(|uali viene prefissa la duodecima edizione del
Sfstema natura-.
Lo stesso potrebbe citarsi anche per altri casi, ed a cagione d' esem-
pio per il §. a), dove raccomandasi •• che i nomi specifici abbiano ad
indicare ([ualchc caratteristica ■■. La nudità del paragrafo italiano fa cre-
dcr(! questa come norma generale, ed assoluta, mentre nella versione fran-
cese essa è accompagnata da lunga nota, nella quale col titolo di •• Classe
di nomi soggetti ad obbiezioni ■■ si eccepiva anche ai nomi ^coi^nifici eA
a ([uesti indicanti caratteri comparalwi, incontro ai quali si erano mosse
eccezioni anche dai sottoscritti, che gli riguardavano, e loro pare con di-
ritto, come nomi indicanti caratteristiche s|)eciali.
Dal confronto delle due versioni risulta altresì una non piena concor-
danza ne' paragrafi.
Concordano i §. I italiano e I francese, il II e II.
Il §. Ili della versione italiana non esiste nella francese; vivemmo
già a che intenda supplire.
Quindi il §. IV italiano risponde al III francese — il \ al IV —
il VI al V — il VII al VI — .
11 §. VII della pubblicazione francese contiene una eccezione alle di-
sposizioni dell' antecedente §. \ I, la (piale manca nella versione italiana.
— 786 —
Conronlano i $^. Mll o Mll _ IX ,. IX _ X e X — XleXl —
XII e XII — .
Il soiiso (k-1 §. XIII francese è erralo, forse per scorrezione tipografi-
ca; pare però die ilebha corrispondere al rispettivo §. italiano.
Concordano i §<^. XIV" e XIV, e cos\ pure i §§. a ) ed a ).
La versione italiana del §. b ) non contiene che sola la metà della ver-
sione francese, giacché in quest'ultima, oltre a quanto spetta al modo di
formazione dei iivini delle pwiiglic, parlasi di quello per le sotto-famìglie .
Viste le quali differenze Ira le due versioni, pare ai sottoscritti di
dover pi'oporre :
Che se la Commissione padovana, come vien dello nella piti volle ci-
tata circolare i marzo, fu chiamata ìi prendere in esame il progetto in-
glese, i'engn presentntd <td essa una traduzione integra e fedele del
testo inglese, onde si possano o confermare i lavori già fatti da' membri
di cui è composta, o modificarli a seconda le emergenze. Così, nel caso
personale de'sottoscritli, le loro riflessioni, le quali si videro formare tal-
volta un doppio colla versione francese, saranno a togliersi cpiando essa si
avvicini di più all'originale inglese; a dissentirsi, e forse a svilupparsi nei
caso opposto.
Se poi essa intcndcsi nominata col solo incarico di prendere in con-
siderazione la versione italiana, e vogliansi interpretare le parole delia
circolare come un semplice avvertimento a far sapere che in Inghilterra
si attese già ad analogo lavoro, alloi'a le differenze notate nel lesto fr'an-
cese, e quelle che forse potrebbero trovarsi nell' originale inglese, sem-
brano loro di sufficiente importanza per proporre che vengano prese in
esame, e quindi rimettansi ad altro anno le conclusioni, onde i ni(>in-
bri di essa Commissione possano con maggior sussidio di documenti sod-
disfar sempre meglio al delicato incarico di cui vennero onorati.
Pregandola, sig. Segretario, della communicazione per Icllura di que-
sto foglio in piena Commissione, colgono con desiderio l'occasione per
ripeterle i loro sentimenti di stima e di personale affezione
Milano i8 agosto i843.
Carlo Porro
• F. DE Filippi
C. Bassi
A queste due letture succede una discussione da cui risulta essere tutti
concordi, che la duodecima legittima edizione del S) sterna nalurir sol-
tanto sia il vero punto oltre cui non si debhc cercare la |)riorità,nè quc-
- 787 -
sta rivendicare per gruppi maggiori di generi. 11 Presidente, che fa ben
notare ([iiesta unanimità di consiglio, opina coi cav. Bassi esser miuore
r inconveniente di modificare il concetto dei nomi antichi che d' intro-
durre i nuovi. Non ammette pei'ò che il nome di un geneir, ([uantunciue
animale, possa mai darsi ad altro genere anche vegetabile. In qualunque
altro caso vuole che per mutai'e un nome già dato siavi provatissinia
necessità; e colpa as.sai grave essere in coloro che cercano una ragione
anche logica per questo mutamento.
Si viene (|uindi alla lettura delle osservazioni dei tre botanici
padovani.
OSSERVAZIONI sul /moro /mino di nomenclatura, dei membri della
Commissione a ciò destinata, ì'isiani, Trevisan e Meneghini.
Vedute le osservazioni dei signori membri, Bassi, de Fdippi e Porro,
si trova utile il premettere al piano 1' avvertenza, trattarsi in esso unica-
mente dei nomi generici e specifici, i (piali devono rimanere invariabili e
indipeiiilinli da <|ualun(|ue sistema piaccia meglio adottare, e da (|ua-
lunque cambiamento il progresso della scienza sia per arrecare ai si-
stemi stessi.
I. In seguito alla osservazione del chiarissimo mendiro della Com-
missione sig. Spinola, che la legge non dev' essere applicata a' gruppi su-
periori ai generi, si trova di modificare l'espressione nei seguenti termini :
// nome ori'^itiariaiiiciitr dato dal fondatore di un i^enere o di una
specie dei'' essere i>crmancntcniviitc ritenuto ad esclusione di oi^ni
susseguente sinonimo, tranne i casi eccezionali esposti al §. XI.
II. L'eccezione pro])osta da alcuni a favore dei nomi generici tourne-
forziani, per (pianto sia giusta, non potrebbe anunellersi senza rovesciare
gran numero dei generi linneani universalmente adottali ; ciò che tor-
nerebbe a confusione e danno della scienza. L' opera di Linneo dalla
(piale dovrà cominciare 1' a])plicazione della legge di anteriorità sarà l'ul-
tima edizione del Sistema n<itur<r da lui medesimo pid)blicata, come
t|uella che deve ritenersi la piii completa. Con ciò si vanno ad evitare
gl'inconvenienti di annnettere nomi adottati nelle anteriori edizioni, e da
Linneo slesso ])er varie ragioni successivamente cangiati. Linneo alcune
volte comprese sotto un medesimo nome specie diverse. In tal caso sarch-
ile da ritenersi il nome per (piella specie a cui meglio corrispondessero la
(rase specifica, i sinonimi, le (ìgiu-e e 1' abitazione citata da Linneo.
— 7^8 —
III. Questa legge jiiiò iiiliinum-iilc oinetlpi-si tosto clic fu convenuto
(li non occu])arsi che dei nomi generici e specifici.
IV e V". Si possono auibedue ([ucstc leggi coinprcnderc in una soia
così espressa :
Doi'endosi ripartire in piii generi un genere già esistente, il nome
lii questo genere doi'rii essere consenuito per quello fra i generi nuo-
K'(unente proposti che conipretule o il maggior numero delle specie
tipiche, o il maggior numero dei caratteri del veccluo genere.
riiuslissinie sono a ([ueslo proposilo le due osservazioni del chiaris-
simo Spinola:
l." Che bisogna eccettuare il caso possibile per cui il genere aulico,
per difetto di buoni caratteri, fosse stato cancellato intieramente sulla
riforma, perchè allora nessuno de' nuovi generi potrebbe dirsene una
suddivisione. Caso per altro da riguardai'si come eccezionale. In ogni mo-
do potrà essere indifferente 1' applicare il vecchio nome ad uno o ad al-
li'o dei nuovi generi, ma si dovrà pure sempre conservare.
2.' Che la legge è applicabile ali avvenire, ma non al passato, (pian-
do specialmente 1' epoca trascorsa e 1' anteriorità abbiano sancito l'appli-
cazione del vecchio nome ad una porzione che non fosse la tipica del
genere ori<iinario.
W. La osservazione del chiarissimo Spinola serve ad illustrazione di
questa legge, ma essa può rimanere, perchè applicabile appunto al caso
in cui il tipo originale di un genere non sia perfettamente chiaro ed
inquestionabile.
VII. Questa legge rientra nella prima, e epiindi è supei-flua. A ragione
avverte il chiarissimo Spinola che il nome rimasto vacante può impiegarsi
ad indicare altro nuovo genere, ma possibilmente di famiglia lontana per
evitare la confusione.
Le eccezioni poi pi'oposle dallo Spinola non sono anunissibili. L' an-
teriorità, (]uando sia dociunentata con la stampa o con la lettura dinanzi
ad un corpo accademico, è sempre valevole.
Vili e IX. Cadono contro a queste due leggi, che devono essere fuse
in una sola, le obbiezioni proposte dal chiarissimo Spinola, e ipielle dei
signori de Filippi e Porro, perchè (]ui si tratta di nomi che devono ser-
vire quali segni convenzionali, e (piindi sono sempre buoni (piando non
implicano errori di fatto e di forma. .Vnchc quando si sopprimono i ge-
neri erroneamente fondali sui vaii stati dello stesso essere; (picllo col
(piale si designò l'essere perfcttamenle sviluppalo sarà il preferito, o se
- 7«0 -
(jiu'slo inanellerà si |)iesee;;rK'rà 1' anteriore in epoca, pureliè non cada
nelle eccezioni comprese nella legge XI. Le formole poi analoghe a quel-
la indicata al §. d) jiolranno in Oi;ni caso, come avverte il eliiai-issinio Tias-
si, evitare le confusioni, con molto minore danno, che 1 introdu^ioIle di
nuovi nomi.
X. Si accorda al chiarissimo .Spinola che devesi far dilTerenza dal cam-
biamento di un nome già conosciuto, all' ammissione di im nome nuovo.
Ed in quanto al secondo caso, cioè se si possa per ini nuovo genere im-
piegare un nome già usato in regno diverso, i sottoscritti ritengono fer-
mamente elle no. Tanto meno jioi se il nome stcs.so è impiegato per una
classe diversa del regno medesimo. In (]iianto poi al passato i botanici
sono d' accordo di adottare la legge medesima, ncU' ajiplicazionc della
quale essi hanno anzi alcuna volta ecceduto, cancellando qualche nome dai
loro cataloghi perchè impiegato, benché jiosteriormente, dai zoologi, e
tali nomi devono restituirsi alla Botanica, rimanendo 1' obbligo ai zoolo-
gi di rimpiazzarti i loro. I sottoscritti sono perciò d' accordo col signor
dott. de Filippi, ritenendo con esso che si deve in ogni caso poter rap-
presentare sicuiameiile e nettamente un oggetto, con la semplice indica-
zione del suo nome sistematico.
L' obbiezione quindi pro|)osta dal chiarissimo .Spinola riguardo ai no-
mi a doppio senso già ammessi, spetta unicamente ai zoologi, ed è desi-
derabile che essi si uniformino alla legge dei botanici.
Le difficoltà che si accampano per conoscere lutti i nomi impiegati
vanno ogni giorno scemando, e non possono costituire valevole obbietto
all' ammissione della le"[ce.
DO
XL Potrebbe esprimersi piìi chiaramente:
Un nome tanto generico che specifico dev' essere cambiato quan-
do implica ei'idcnte e dannoso errore di fatto, o rettificato (piando
implica errore di lingua.
Per errore di fatto s' intende un falso carattere ; carattere cioè che non
si riscontra nella specie con (piel nome indicala, o in nessuna delle specie
comprese in quel genere. (Ili errori di patria p. e. devono essere tollerati,
non potendosi rigorosamente dimostrare che tal pianta od animale real-
mente manchi in un dato jiaese, o che vi abbia sempre mancato. Quando
poi il nome non contiene la esposizione d' un carattere non può mai im-
plicare errore, e (piindi non sarà mai nel caso di venir cambiato. Cade cosi
l'obbiezione del chiarissimo Spinola.
— 79° —
XII. Si può ospriiiiciv così :
i'n seiiì/ilicc iminc sia i^cncrico sin specifico, pubblicato senza dv-
Jinizioìic, non Ita diritlo di tinierioritii.
S' intende die trattasi della definizione della cosa e non del noriic.
L' obbiezione del cbìarissimo Spinola è giusta, ma accenna ad un caso die
va compreso nei difetti die non si possono impedire. Spetta a ciascun
autore il garantirsi da simili IVodi, nulla impedc^ndoi^li di pubblicare i ge-
neri o le specie die realmente crede nuovi. Ma se d'altronde non si pone
a termine fisso la pubblicazione della definizione per islabilire 1' aiitei'io-
rità, si tomenta l'abuso dei semplici cataloghi, coi (piali alcuni nulla ar-
rischiando, intendono assicurarsi una immeritata anteriorità per generi o
specie sui quali non sono ancora certi, e conservandosi sufficiente latitu-
dine per impiegare in appresso quei nomi stessi in significato diverso
dal primo.
XIII. La obiezione del chiarissimo Spinola va riferita ad altro luogo.
L' innalzamento del nome specifico a nome generico è da alcuni intiera-
mente riprovato, e certamente nei casi indicati dal chiarissimo Spinola è
inammissibile.
XIV. Si aggiunga e greca.
E la legge s' intende applicata al passato come all' avvenire.
Convenendo perfettameiile col Piassi che si abbia a lasciar libero cam-
po all' eufonia e al gusto della lingua latina, si può stabilire come re-
gola generale :
Che per i nomi tratti dal latino o dal greco, e per la desinenza di
tutti, sieno conservate le regole ortografiche e grammaticali della lin-
gua latina.
Che per i nomi di persone si conservi 1' ortografia originale con la
desinenza analoga all' indole della lingua latina.
Che in (pianto ai vernacoli barbari si ritenga fermamente il canone
linneano, che non possano es.sere introdotti ne come specifici, ne molto
meno come generici.
a) Le osservazioni del chiarissimo Spinola e (picllc dei nicmbn mila-
nesi, che restringono opportunamente l'uso dei nomi esprimenti caratteri
specifici, o vie meglio generici, sono pienamente da adottarsi; restando
non pertanto la legge che nei casi, quaiid' anche rari, ne' (piali il nome
senza pericolo di errore possa esprimere il carattere, sia da jireli'ri isi
ad ogni altro.
— 791 —
h) Questa logge esce dal (jikkIio del |)i('scnte piano, non potendosi .(|ui
Irattare che dei nomi g(Mierici e specilìci. l'cr le ragioni sii|)erionncnte ad-
dotte i nomi dei gruppi superiori possono essere relativi al sistema, e tpiin-
di variabili con esso.
e) I sottoscritti ritengono che si debba, come fanno sempre i botanici,
impiegare l'iniziale maiuscola anche per i nomi s|>ecinci, quando sono
sostantivi e (piando sono di pei'sona.
d) Questa od altra sìmigliantc formola. Quella adottata dal Reicbcm-
bac è più spicciativa: egli pone fra parentesi il nome dell' autore quando
si riferisce alla specie e non al genere.
e) Perchè sia rispettata: si deve intendere per non produrre il dan-
no che nuovi nomi vengano creati, i (piali vanno poi aboliti, senza da cit)
inferirsi il diritto dell' anteriorità.
f) Quet.la legge non è obbligatoria, e (]uindi cade l'obiezione del chia-
rissimo Spinola, col (piale ci uniamo nel riprovare gli esempi da lui addotti.
g) Approvata.
A'l.Sl.\M
Trevis.vn
Meneghini Segretario
Sorge il cav. Hassi a dichiarare che un relatore non più") mai farsi giu-
dice delle opinioni dei colleglli della Commissione, ma deve meramente e
con fedeltìi riferirle. Il Principe di Canino aderisce non solo alla dichiara-
zione del IJassi, ma fa rillettere inoltre che la Commissione non es-sendosi
potuta riunire, tutte le carte lette finora sono da considerare come par-
ticolari trattazioni dell'argomento: materiali preziosissimi sì, ma che non
possono godere di (piel jìcso che avrebbe un rapporto regolare emanalo
dalla maggiorità di una Commissione che, discutendo, prende luce e dot-
trina. E perciò appunto, dopo il ragionare dei signori Parlatore, Masi,
Bassi, Porro e .Schmid, il Presidente dichiara non potersi decidere (pii
la importante (piestione. Desidera che i botanici si rassicurino meno
della perfezione della loro nomenclatura, e protesta fermamente contro
r asserzione che il Progetto inglese non possa sen'ire di punto di fmr-
Irnzii, mentre egli lo crede vicinissimo alla perfezione bi'amala. Avverte
però che se i botanici intesero di avere a primo maestro in nomenclatura
Linneo, insieme coi zoologi, niuno più di lui sente debito e soddisfazione
a rendere, come sempre, omaggio a (piel sommo.
— 79'- —
Di'l resto poi, 0 (lai lavori ilei diversi membri della Commissione pa-
dovana, e dalle discussioni (alte intorno ai medesimi, tulli gli adunali
sentirono il bisogno di l'imellere al futuro (Congresso di Milano 1 esame
del progetto inglese; e tutti, tiovando giuste le considerazioni fatte dai
zoologi milanesi intorno alla non esalta corrispondenza di (|uelio con la
versione presentata a Padova, convennero nella necessità di pubblicarne
negli Atti della quinta Unione una versione fedele.
Visto — // Presidente Principe Carlo Bonaparte
/ Segretari della Sezione di Botanica
Dott. L. Masi
Dolt. E. Celi
// Segretario della Sezione di Zoologia
Dott. T. RiBOLi
RAPPORTO
DZLLA COHHISSIONE ORDINATA. .PER COKSIDERARK LE REGOLE DA CUI LA NOMENCLATURA DELLA ZOOLOGIA
PUÒ ESSERE STABILITA SOPRA UKA BASE UNIFORME E PERMANENTE ,.
PRESENTITO dall' ASSOCI 17.I0XE DBITAVMCl PEIl I.' 1V*\/.AMENT0 DELLA SCIENZA
A CIASCl'NO DEI MEMBRI DELLA COMMISSIONE DEI CONGRESSI
SCIENTIFICI ITALIANI
« Si quid novisti rcctius istis
Caiulidus iiiipcrti, si non his utero mccum ».
(Minuta del Consii^lio. Fcb. ii, 1842.
" Risoluto — Glie ( in vista di assicurare una sollecita attenzione al se-
guente importante subietto) una Commissione composta dal sig. C. Dar-
win, prof. Ilcnslow, rov. L. Jcnyns, sig. W. Ogilhy, sig. J. Phillips,
(lott. Kichai(lson,sig. II. E. Stricklaiul (relatore), sig. J. O. Westwood,
sia nominata per considerare le regole per le quali la nomenclatura
(Iella Zoologia può essere stabilita sopra una base uniforme e pcrma-
iioiite;il rapporto ilovrà essere ])resentalo alla Sezione zoologica, e
.sottoposto alla sua Commissione, nel Congresso tli Jlanchester.
Minuta (Icìlii Camniissionr della Sezione. D. Giugno 29, 18/(2.
« Risoluto — Che la Commissione della Sezione di Zoologia e Botanica ha
troppo poco tempo durante la riunione dell'Associazione a tliscutere
un rapporto sulla nomenclatura, e perciò lo rimette alla speciale
Commissione nominata a stenderne il rapporto, e presentarlo sotto re-
sponsabilità propria » ).
La Commissione stabilita dal Consiglio dell' Associazione britannica
per il soprannominato oggetto, domanda il permesso di riportare che alle
sedute che hanno tenuto in Londra i seguenti signori, fu accresciuta la Com-
missione e assistita ne'suoi lavori dai signori W. J. Itroderip, prof. Owen,
— 794 —
W. E. Slmckard, G. R. Watcrliousc, e W. Yarrell. Un saggio del propo-
sto codico di regole essendo sialo re<lalto e stanijialo, ne furono spedite
delle copie, e nel paese e fuori, ai più prestanti zoologi, con richiesta di
favorire alla Commissione le loro osservazioni e connnenti. Molli e pro-
fittevoli avvisi derivarono da tale sorgente, e per tale soccorso la Com-
missione potè introdurre parecchie importanti modificazioni nel piano
originale. Poche copie del piano corretto furono stampate per uso della
Commissione; la spesa totale di ([ucste due edizioni ascende a L. 4- losh.
Sireome il prolìahile successo di r|uesta misura (li|)('iidi'rà massinia-
niCDte dall' ottenere una pi'onla ed estesa circolazione tanto Ira stianicri
zoologi, quanto fra nazionali, la Connnissionc prega di raccomandare che
una piccola sonnna (cioè L. 5. io sh. ) sia dovuta a stampare e distri-
buire separate copie di questo rappoi'to nella forma che sarà finalmente
per assumere nelle nostre transazioni.
Il piano emendato è stato inoltre considerato dalla Commissione du-
rante la riunione di ^lauchester, e la Commissione avendo fatto ogni sfor-
zo per maturare il piano, chiede oi'a di soltometteilo all'approvazione
dell' Associazione britannica sotto il titolo di
SERIE DI PKOraSlZIONI PER RENDERE LA NOMENCLATURA
DELLA ZOOLOGLV, UNIFORJME E PERMANENTE.
PREFAZIONE
Ogni persona cui sia familiare 1' attuale stato della Zoologia debbe es-
sere consapevole del grave danno che si comporta la scienza per la ista-
bilitii ed incertezza di sua nomenclatura. Non riferiamo qui noi a (]uelle
differenze di linguaggio venute da vari metodi di classificazione adottati
per parecchi autori, e che inevitabili sono in questo stato di nostre cono-
scenze. Fintantoché i naturalisti discordano nelle vedute cui sono disposti
a ritenere sulle naturali affinità degli animali, sai'aimovi sempre diffeien-
ze di classificazioni, e la sola via per giugnere al vero sistema di natura
è di concedere in {[uesto riguardo lihci'là perfetta ai sistematici. Ma di
altro carattere è il male lamentalo. Sta in i|uesto che (|i1ando i naturalisti
sono convenuti in accordo sui caratteri e limiti di uno individuai gruppo
o specie, eglino tuttavia variano nelle iippellazioni con che distinguerli.
Un genere è spesse volte designato da tre o (|uattro, ed una specie da
doppio numero di sinonimi precisamente ecpiivalenti, e in assenza di ogni
— 79^ —
regola sul subbielto, il naturalista trovasi tostamente incerto qual nomen-
clatura (k'l)l)a adottare.
La conseguenza è che la così detta conumilà della scienza diventa
giornalmente divisa in stati indipendenti tenuti separati dalle diversità
del linguaggio, come |)ure da limiti geografici.
Se un zoologo inglese, per esempio, visita i musei, e conversa con i
professori della Francia, egli trova, che il loro linguaggio scioifi/iro è
quasi tanto straniero ad esso quanto il loro vernacolo.
Pressoché ogni esemplare che egli esamina è elicheltato da un titolo
a lui sconosciuto, e si avvede che soltanto una continuala residenza in
([nella contrada jinò rendergli famigliare la scienza di essa.
Se egli Huiovc quindi in Germania o in Russia rimane nuovamente
incerto: travolto pei- ogni dove tra la confusione della nomenclatura ri-
torna sconfortalo alla patria, al museo, ai lihri cui è accostumato.
Se <|uestc differenze di linguaggio scientifico fossero tanto profonda-
mente radicate fiuanlo il vernacolo di ciascun paese, sarebbe naturalmen-
te fuor di speranza il pensiero di rimediarvi ; ma fortunatanu'nte non è
questo il caso.
Il linguaggio della scienza è comparativamente in bocca di pochi, e
(jucsti pochi, benché sparsi su distanti paesi, hanno abitudine di frequente
ed amichevole corrisjìondenza 1' uno coli' altro. Solo bisognerebbe adun-
(|ue che alcune piane e semplici regole, fondate sulla giustizia e sana ra-
gione, fossero emanate da un competente corpo di persone, e (juindi ve-
nissero estesamente divulgate attraverso il mondo zoologico.
L'attenzione indivisa dei chimici, degli astronomi, anatomici, minera-
logi, si è conservata fruttuosamente questi ultimi anni per fissare su so-
lide basi il rispettivo linguaggio. Perchè dunque esitano i zoologi a sde-
bitarsi medesimamente? in im tempo ancora che lutti conoscono i mali
della presente anarchia nella propria scienza.
Gli è inutile cercar di soverchio le cagioni della presente confusione
della zoologica nomenclatura. Ciò è in gran misura il risultato dello es-
sere stato coltivato lo stesso ramo di scienza in distanti regioni tla persone
che furono o inevitabilmente ignare degli altrui lavori, o che trascura-
rono istruirsi bastevolmente dello stato della scienza in altre regioni.
E quando consideriamo i grandi ostacoli che ora esistono alla circolazione
dei libri, oltre i convenzionali confini degli stali in cui vengono pubblica-
ti, deve ammettersi che questa ignoranza degli altrui scritti, quantunipie
deplorabile, è tuttavia da perdonare. .^L^ v ha un' altra sorgente a questo
loo
— 79^ —
mali' mollo meno scusalnlc; la pratica di gratificare la individuai vanità
col tentare sui jiiìi frivoli pretesti di cancellare i nomi staliiliti dagli ori-
ginali scuopritori, e sostituire in luogo una nuova non autorizzata no-
menclatura. Un autore pone a regola che nessun nome specifico dovrebbe
essere derivato da geografica fonte, e senza scrupolo procede ad inserir
nomi di suo proprio conio in tutti questi casi ; un altro dichiara guerra
contro i nomi di esotica origine, che non sia greca o latina; un terzo
sbandisce ogni parola eccedente mi certo numero di sillabe; un quarto
cancella tutti i nomi patronimici, e così via via finché la uiih'crsdlilìi, e la
pcrmdiienzd, i due cardini essenziali dello scientifico linguaggio, sieno in-
tieramente distrutte.
(ili è quindi soggetto ben degno all' attenzione della zoologica Sczio- •
ne dell' Associazione britannica per 1' avanzamento delle scienze, divisare
alcuni mezzi per diminuire la diffusione di questo male, se non intiera-
mente distruggerlo. Il miglior metodo di farne il tentativo sembra essere
quello di affidare ad una scelta Commissione la preparazione di una serie
di retrolc, la cui adozione deve essere lasciala al buon senso de naturalisti
in genere. Emanando dall' Associazione britannica è da sperare che le
proposte regole saranno investite d' un'autorità, che nessun zoologo indi-
vidualmente, comimcpie eminente, avrebbe potuto lor conferire.
Il mondo scientifico non è più ora mai una monarchia, obbediente
agli oi-dinanicnti benché giusti di un Aristotile, di un Linneo. Esso ora
ha assunto la forma di una repubblica, e benché questa rivoluzione possa
avere accresciuto il vigore e lo zelo dei partigiani, ha pur distrutto molto
del suo ordine primitivo e regolarità di governo. L' ultimo può soltanto
esser distrutto dal formare tali leggi fondate sulla ragione, e sanzionate
dall'approvazione di uomini della scienza ; è appunto alla preparazione
di queste leggi, che la Sezione zoologica dell' As.sociazione è invitata a
porger soccorso.
Avventurandoci di proporre queste regole a guida di tutte le classi
di zoologi in ogni contrada, noi siain lungi dalla intenzione d' imporre ai
dotti quella via che possono vedere la j)iìi diritta a seguirsi. Gii autori
debbono sempre avere in libito di conformarsi o dissentire da questi priii-
cipj; noi gli officiamo solo alla franca considerazione dei zoologi, nella sj)e-
ranza che possano condurre ad una uniformità di metodo sufficiente a
impedire la scienza di diventare im mero caos di parole.
Noi ora procediamo a sviluppare le particolarità del nostro piano, e
per rendere apparenti ai naturalisti in genere le ragioni da cui fummo
— 797 —
guidati, sarà mestieri di amnii'ttcrc a ciascuna proposizione una breve
i-ga
spifsaziono delle circostanze che a ciò ne chiamarono.
Tra le numerose regole di nomenclatura proposte da' naturalisti ve ne
ha parecchie, che quantunque ottime in se, non è desiderabile sostenere ( i ).
I casi in che queste regole sono state trasandate, o da esse si è di|)artito,
sono così numerosi, e di tal lunga istallazione, che a portarle in effetto
stringerebbesi l' intiero edilizio della zoologica nomenclatura.
Ma mentre noi non adottiamo (pieste proposizioni come leggi invio-
labili, possono |)crò essere consultate vantaggiosamente nel fare tali addi-
zioni al linguaggio della Zoologia (juali sono addimandale dal progresso
della scienza. Aderendo ai sani princiiy della fdologia noi possiamo cvi-
• tare gli errori futuri, anche (piando è troppo tardi per rimediare al pas-
sato, e il linguaggio della scienza assumerà cosi eventualmente un aspetto
di i)iìi classica purità che ora presenta.
Quindi r oggetto nostro si divide in due parti ; la prima consiste nelle
licitole per la rettificazione della presente zoologica nomenclatura, e la
seconda in liacconiiiiuliizìoiii per migliorare la nomenclatura in futuro.
PARTE PRIMA
REGOLE PEI» HETTIFICAIIE LA PRESENTE NOMENCLATURA
(Limilazione del piariv alla nomenclatura sislematica)
Proponendo una misura per lo stabilimento di una permanente e uni-
versale nomenclatura zoologica, deve premettersi che riferiamo soltanto
al latino,© sistematico linguaggio della Zoologia.
Niente abbiam noi che fare con vernacole appellazioni.
Una gran cagione del ti'ascuramento e corruzione che prevale nella
scientifica nomenclatura zoologica, è stata il frecpiente e spesso esclusivo uso
di nomi vernacoli, in vece di latine sistematiche appellazioni hinoniinali,
che formano il solo linguaggio legittimo della Zoologia sistematica.
Tentiamo adunque piuttosto di render perfetto il latino o linncano
metodo di nomenclatura, che essendo forte lontano dallo scopo di nazio-
(I) Vedi specialmente I' ammirabile codice proposto nella Filofofia botanica
di Linneo. Se i zoologi nvesscro data macgiore attenzione ai principj di questo
codice, l'attuale impresa alla riforma sarehlic stata forse inutile.
- 79» -
nali vanità e moderne antipatie, rassicura solo la speranza d' introdurre
nella Zoologia il gran dcsidcraltiin, che è un linguaggio universale.
(Legge di priorità la sola efficace e giusta)
Anunesso per ognuno essere le parole soltanto i segni convenzionali
delle idee, è chiaro che il linguaggio può unicamente raggiungere in ef-
fetto il suo fine dal venire durevolmente stabilito, e generalmente ricono-
sciuto. Questa considerazione sembrami avrebbe dovuto frenar coloro che
si attentano del continuo a sconvolgere lo stabilito linguaggio della Zoo-
logia sostituendo termini di lor proprio conio. ÌNIa dimenlicando la vera
natura del linguaggio durano a confondere il nome di una specie o
gruppo con la sua dcfinizioiic ; e perchè il primo spesso non raggiunge
r abbondanza di espressioni nell' ultimo trovata, essi lo cancellano senza
esitazione, ed introducono alcinii nuovi termini che sembrano loro più ca-
ratteristici ma al postutto sconosciuti alla scienza, e perciò sfornili di ogni
autorità (i). Se cotesti obbiettasscro a tali nomi di uomini come Longui
(Long), Piccoli (Little), Fortibracci (Armstrong), Giganti (Go-
lightly) ec, in casi che tai nomi non fossero appropriati agi' individui
che li portano; o lamentassero dei nomi,r.()FFi (Gotigh), Lorenzi (La-
wrence), o Jacobini ( Hiuvej ), perchè sforniti di significazione, e quin-
di proponessero di cambiarli per più caratteristiche a])pellazioni; non ado-
prerebbero più antifilosoficamente e sconsigliatamente che il facessero nel
caso da noi contemplalo, perchè in verità nulla affatto importa con qual
suono convenzionale noi conveniamo chiamare un oggello individuale, pur-
ché il segno da impiegarci sia improntato da autorità tale da farlo passare
correntemente. Ora in Zoologia ninno può susseguentemcntc reclamare
im' autorità ])ari a ([uella posseduta da chi è il jii'imo a definire un nuovo
genere o descrivere una nuova specie; e quindi il nome originalmente da-
to, benché inferiore di espressione e di eleganza a quelli susseguentemente
proposti, deve perpetuamente ritenersi per generale principio.
A (jucsta considerazione dovremmo noi aggiungere la ingiustizia di
cancellare il nome originale scello dalla persona alla cui opera siamo de-
bitori della prima conoscenza dell' oggetto, e dovremmo riflettere quanto
1 arbitrio di tal pratica disserri ima porta agli oscuri pretendenti, per ti-
rarsi in fama a scapito degli originali osservatori.
(I) E Linneo in proposito o Àbstinenium ab hac innoratinne qua numquam
cettarel quin in dies apliora dctegcrentur ad l'ii/iiiifuni ».
— 799 —
Nò può un autore farsi lecito di alterare un nome che egli slesso pub-
blicò, eccettualo il caso ili soltonict tersi a leggi stabili e giuste.
Ottimamente dice il De CaudoUe « L' autore stesso che primamente
" stabili un nome non ha più d' un altro il diritto a cambiarlo per sem-
« plice cagione d' improprietà. La priorità in fatti ò termine fisso, posi-
" fivo, che niente ammette di arbitrio, o di parziale ».
Per siffalte ragioni nulla esitiamo noi di adottare come nostra massima
fondamentale la « Legi^e di priorità -.
§. I. Il nojne originalmente dato dal fondatore di un gruppo, o
dal descrittore di una specie, dev' essere permanenleinentc rite-
nuto ad esclusione di ogni susseguente sinonimo, con le eccezioni
che or ora diremo.
Avendo posto siffatto principio, dobbiamo ora cercare dentro quali
limiti è necessario metterlo in pratica.
(Non si deK>e stendere ad autori piii antichi di Linneo)
Siccome il nostro soggetto è strettamente confinato al binominale
sistema di nomenclatura, quello cioè che indica le specie per mezzo
di due Ialini vocaboli, 1' uno generico, 1' altro specifico, e siccome que-
sto inesliniabilc metodo ebbe origine solamente da Linneo, gli è chiaro
che in (juanto concerne le specie, non dobbiam noi cercare di portare
indietro il principio di priorità oltre la data della XII edizione del Sj-
steina natura-. Avanti questo periodo i naturalisti erano in necessità
d' indicare le specie non con un nome compreso in una parola ma con
una definizione che occupava una frase, 1' eccessiva verbosità del qual
metodo era produttrice di grave inconvenienza. Egli è vero che una pa-
rola bastava talvolta per la definizione di una specie; ma questi rari
casi erano binomi per mera acci<lentalità, e non per principio, e non
debbono perciò in verun esempio infirmare le binominali appellazioni
imposte da Linneo.
Le medesime ragioni si applicano anche ai nomi generici. Linneo fu
il primo che mettesse un definito valore ai generi e desse loro un carat-
tere sistematico col mezzo di esatte definizioni ; e perciò benché i nomi
usati da precedenti autori possano essere spesso ap])licati con proprietà ai
moderni generi, tuttavia in tali casi eglino acquistano nuova significazio-
— 8oo —
ne, e sarebbero citati suU' autorità del primo scrittore che li usò in <jue-
sto secondario senso. Vero è che parecchi degli antichi autori si avvicina-
rono casualmente alla esattezza linneana nella dellnizione ijenerica, ma
tuttavia questi non furono che parziali tentativi; ed è certo, che se nella
nostra rettificazione della nomenclatura binominale, noi cominciamo a
cercare indietro per le autorità tra il buio che precede 1' epoca della sua
fondazione, non troveremo niun posto fermo, o fissato limite per le no-
stre ricerche. La nomenclatura di Ray è principalmente derivata da ([uella
di Gesner e Aldrovando, e da questi autori noi possiamo tornare indietro
aEliano, Plinio, e Aristotile, fintantoché i nostri sludi sarebbero distrutti
tra i raffinamenti della classica filologia (i). Noi perciò raccomandiamo
r adozione della proposizione seguente.
§. ì. La nomenclatura binominale originandosi da Linneo, la
legge di priorità, in quanto a quella nomenclatura, non deve sten-
dersi agli scritti di autori antecedenti.
(Dovrebbe qui farsi aperto che Brisson, il quale era contemporaneo
di Linneo e consapevole del Systenia ludiirtv, definì e pubblicò certi ge-
neri di uccelli che sono adJizioiKili a quelli della XII edizione dell'opera
di Linneo, e che sono perciò di buonissima autorità. Ma Brisson tuttavia
aderiva al vecchio costume di designare le specie con ima frase in vece di
una parola, e perciò mentre noi riteniamo i suoi definiti generi, non esten-
diamo la stessa indulgenza ai titoli delle sue specie, anche quando queste
sono accidentalmente binominali nella forma: p. e. la Perdix. ruhrti di
Brisson è il Tetrao ri/fus d\ Linneo; perciò siccome noi i-ileniamo in que-
sto caso il generico nome di Brisson e lo specifico nome di Linneo, il cor-
retto titolo della specie sarebbe Perdix rufa ).
(I numi generici non si cancellunu nelle suddivisioni susseguenti)
Siccome il numero delle specie conosciute, che forma il fondamento
della Zoologia è sempre crescente, e più completamente veniamo a cono-
scere la loro struttura nuove generalizzazioni continuamente si fanno in-
contro al naturalista, e il numero di generi e gruppi, chiedente appella-
zioni, diviene sempre più esteso. Laonde è necessario suddividere le specie
(1) « i^uj» longo avo recepta vocabula commutaret hodie cumpafrum? nhvisxvs.
— 8oi —
raccliiiisc nei vecchi gruppi, e fare le defìnizioni loro contiiuiamcnte più
ristrette. Nel portare a termino (|uesto proresso, è atto di giustizia verso
r autore originale che il suo nome generico non dci)lja mai essere perduto
di vista; e non è meno essenziale alla prosperità della scienza, clic tutto
ciò che è fondato sulla sua nomenclatura debha restare inalterato tra le
ad<li/.i()ni che sono continuamente in ciò fatte. Su <|Ucsto fondamento rac-
comandiamo r adozione della seguente regola: —
§. 3. Un nome generico staliililc^ una volta non dev'essere can-
cellato in (pialsiasi susseguente suddivisione, ma ritenuto in un
senso ristretto, per una delle costituenti porzioni.
( I nomi generici devono essere ritenuti per la li/ìini /lorziviie
ilei genere antico)
Quando un genere è suddiviso in altri generi, il nome originale dev'es-
sere ritenuto per quella porzione che offre in piìi copia i suoi essenziali
caratteri, come prima definito. Gli autori frequentemente indicano ciò,
scegliendo alcuna specie come punto fisso di rapporto, che chiamano •< ti-
po del genere ■• . Quando essi tralasciano di cos"i fare, può anche in parec-
chi casi essere correttamente inferito che la prima specie mentovata nel
loro catalogo, se trovasi esattamente concordare con la loro definizione,
In riguardata da essi come tipo. Un nome specifico, o i suoi sinonimi,
servirà spesso a metter fuora la particolare specie, che per implicazione
dev'essere riguardala come il tipo originale di un genere. In tali casi noi
siamo giustificati di restaurare il nome dell' antico genere alla sua tipica
significazione, anche quando recenti autori alihian fatto altrimenti, ^ìoi
perciò somnu'ttei'emo che
§. 4- II nome generico sarà sempre ila ritenere per (piella por-
zione del genere originale che fu considerato tipico dall'autore.
Esempio — Il genere Picumnus fu stabilito dal Temminck, e inclu-
deva due gruppi, uno con quattro dita, l'altro con tre; il primo fu con-
sideralo dall' autore come tipico. Nullameno il Swainson elevando non
ha guari questi due gruppi al rango di generi, diede un nuovo nome, Asthe-
iiuriis, al primo grup|)o, e ritenne Picumnus per V ultimo. In questo caso
non ahliiam noi altra scella che rendere il nome /*/ckw/»m Tenun., al suo
— 8oa —
dbrrctto senso, cancellando il nome .4sf/ieniirtis Sw., e imponendo un nuo-
vo nome al gruppo tridigitato che Swaìnson avea chiamato Pictminus.
( Quando nitm tipo è indicato, l' originai nome dev essere tenuto
per quella susseguente suddii'isione che prima lo ricevette )
La nostra seguente proposizione non sembra ricercare alcuna spi»v
«azione : —
§. 5. Quando l'originai tipo di un genere non è perfettamente
chiaro e iuciuestionabile, allora la persona che prima suddivide il
genere può apporre a volontà 1' originale nome a qualunque por-
zione di esso, e ninno jiosleriormente ha diritto trasferire quel no-
me ad alcun' altra parte del genere originale.
( Un nome posteriore della medesima estensione di un anteriore
dev essere intieramente cancellalo )
Quando un autore rompe la legge di priorità dando un nome nuovo
al genere che è stato già definito e nominato propriamente, il solo ca-
stigo da infliggersi a questo atto di negligenza o ingiustizia è di sbandire
dal confine della scienza il nome così introdotto. Non è a dritto restrin-
gere in tali casi il significato del nome posteriore, cosicché possa restare
nello stesso grado dell' anteriore, come talvolta è stato fatto. Per esempio
il genere Monaulus, Vicill. 1 8 16, equivale pi-ecisamente al l.ophophorus,
Tcmm. i8i3, ambiduc gli autori avendo adottato la niedosima specie <'o-
me lor tipo, e perciò quando il genere posteriore venne in pi-ogresso di
tempo ad essere suddiviso in due, fu scorrettezza dare il condannato nome
Monaulus a una delle porzioni. Per dirlo succintamente
§. 6. Quando due autori definiscono e nominano lo slesso ge-
nere, dandogli precisamente la medesima estensione, dev' essere
cancellato totalmente il posteriore, e non i-itenulo neppure in un
senso modificalo (i).
Questa regola ammette 1' eccezione seguente : —
(1) Questi nomi scartati possono nondimeno essere tollerati se sieno stati ri-
proposti in seguito sotto un senso totalnicnle nuovo, bcncliè noi ci confidiamo che
iu futuro ninno scientemente applicherà un veccliio nome, sia ora .idottalo o no,
ad un genere nuovo. ( Vedi la proposizione q. infra ).
— 8o3 —
§.7. Posto liiUavia clie questi due autori scelgano i loro respet-
tivi ti|,i (lai!,- (lifferenli sezioni del genere, e queste sezioni sieno
poscia elevale a generi, auihidue questi nomi possono ritenersi in
un ristretto senso per nuovi generi risj)ellivanienle.
Esempio — I nomi OEdemia, e Mclanclia sono originalmente roe-
stesi sinonimi, ma i loro tipi rispettivi sono presi da differenti sezioni
che non sono levate a generi, distinti da più titoli.
(Ninna regola speciale è ricercata per i casi in cui 1' ultimo dei due
nomi generici è definito così da essere meno esteso del primo nella si-
gnificazione; perchè se 1' ultimo include il tipo del primo genere, si can-
cellerà in virtù del §. 4., e se non include ([uel tipo egli è in fatto un ge-
nere distinto ).
Ma quando 1' ultimo nome è più esteso del primo la seguente regola
viene in opera.
( Un nome pia recente equivalente a parecchi anteriori
tlev essere cancellato).
Lo stesso principio compreso nel §. G. si applicherà al §. 8.
§. 8. Se il nome posteriore sia definito, cosi da essere uguale
nell'estensione a due o più generi previamente pubblicati sott' al-
tri nomi, dev'essere cancellalo affatto.
Esempio — Psarocolius Wagl. 1827 è equivalente a cinque o sei
generi previamente pubblicati sott' altri nomi ; quindi Psarocolius dovreb-
be essere cancellato.
Se questi generi previamente pubblicati sieno adottati separatamente
(come accade degli equivalenti di Psarocolius) prevarranno i loro nomi
origmali maturamente; ma se noi seguiremo l'autore ultimo nel combi-
narli in un solo, la regola seguente è necessaria :
(Un genere composto di due o piti, previamente proposti generi,
i cui caratteri sieno ora stimati insufficienti,
dovrà ritenere d nome di uno di essi).
Egli avviene talvolta che il progresso della scienza esiga che due
o più generi fondati sopra insufficienti ed erronei caratteri vengano riu-
lOI
— 8o4 —
niti in un solo. [ii simili casi la logge di pilorilà ci |)roil)isco di cancella-
re tiilti i nomi originali e d imporne nno /iiioftì a ipieslo genere compo-
sto. Noi doi)l)iam (piindi scegiieii" (luaUlie Sjieeie come lipo o esempio, e
(lare il nome generico primamente creato all' intiero gruppo ora i-il'orma-
to. Se (piesti originali nomi gcnciici dilli risconi) in data, il piti antico do-
vi-el)l)e essere (jnello adottato.
§. f). Componendo di parecchi piccoli generi un solo,ranleriore
(li essi, se non ha altriineiiti eccezione, dev'essere scelto, e il suo
primo nome genciico tleve essere esles(j sopra il nuovo genei'e
così composto.
Esempio — I generi .Iccciitor e l'riiiiclld di ^ ieillot non essendo
risguardati sufficientemente distinti nel carattere, .sono ora uniti sotto la
generica denominazione di Accentar, essendo questo 1' anteriore. Così
anche Ceritlutim e Potrimif/es, che furono per lungo tempo considerati
distinti, ora sono uniti, e 1 ultimo nome rientra nel ])rinio.
Noi ora procediamo a notare i pochi casi che formano eccezioni alla
legge di priorità, e in cui egli è a im tempo giustificahilc e necessario al-
terare i nomi originalmente imposti dagli autori.
(l'/i nome deve essere cangiato quando è applicato prcviatiicntr
ad altro gruppo che tuttavia lo litiene)
Essendo essenziale al metodo hinoniinale indicare le cose naturali col
mezzo di due parole soltanto senza il soccorso di alcvma ulteriore desi-
gnazione, ne consegue che un nome generico deve avere un solo significato;
in altri termini, che due generi non porterehbero mai lo stesso nome.
Per una simile ragione due specie dello stesso genere non potranno
mai portare lo stesso nome. Quando s' incontrano questi casij il postcrio-
iT dei due nomi duijlicati dovrà essere cancellato, e un nuovo vocabolo,
o il primo sinonimo, se vi è, sostituito. Quando è necessario formare nuo-
ve |)arole in proposito, è desidei'evole far loro poi'tare (pialche analogia con
(pielle che sono destinate a rimpiazzare, come (piando negli uccelli il s^v-
ncre Plector/iynckus, essendo preoccupato in Ittiologia, viene cambiato in
Plectorlinmpluis .
Noi com|)rendiamo che un autore trovasi in costringente debito, (pian-
do nomini un nuovo genere, di assicurarsi per accurate ricerche che il
— 8(j5 —
noine propostosi d' irnpioj^ait' unii sia mai per lo innanzi adoperato in al-
tre parti (Iella seienza naturale (i). Trascurando ([uesta precauzione ei
va sorrgotio ad avere alterato il nome, e la sua autorità rintuzzata dal
primo autore seguente che discuopra 1' abbaglio, e per (piesto risultalo,
benché sfortunato, temiamo non siavi rimedio, benché tali casi sarebbero
meno frecpienti se gli scuopritoii ili errori siffatti, per officio di cortesia,
ne facessero accorto lo slesso autore, se vivente, e a lui lasciassero di cor-
reggere la propria inavvertenza. Quest' occasionale fastidio ne sembra
men grave che permettere 1' uso di dare il medesimo nome generico
iid libitum ad mia molliplicità di generi. Noi ammettiamo quindi che
§. IO. Un nome dev'essere cangiato quando innanzi siasi impie-
gato ])er altro genere di Zoologia o Botanica, o per alciui' altra
specie nel medesimo genere, (piando e,- tuttavia ritenuto per tal ge-
nere o specie.
( Un nome il cui significato t- manifestamente falso
può essere cangiato)
I>a nostra .seguente proposizione non ha altro diritto per essere adot-
tata che (|uello di essere una concessione alia umana inlcrmezza. Se i n(j-
mi [)ropri di località come Covent Garden, Lincoln s Inn Fields, New-
castle, Bridgewater ce, non piìi suggeriscono l' idea di giardini, campi,
castelli, ])onti, ma richiamano la mente colla ])rontczza del pensiero alle
peculiari località che essi rispettivamente designarono; non vediamo ra-
gione perchè i nomi propri usati nella storia naturale non comi)iercbbero
egualmente 1' officio di corretta indicazione (piand' anche il loro signifi-
cato etimologico potcss' essere intieramente inapplicabile all' oggetto che
essi tipificano. Ma noi dobbiamo ricordare che il linguaggio della scienza
ha un limitato corso, e ([uindi le |)arole che lo compongono non circole-
ranno con la stessa libertà e rapidità, come ([nelle clic a|)partengono alla
vita giornaliera. L' attenzione è conscguentemente soggetta negli studi
scientifici ad essere divertita dalla contemplazione della cosa significata nel
senso etimologico del segno, e (|uiiuli è necessario provvedere che il |)o-
steriore non sia tale da propagare 1' attuale errore. Esempi di (piesto ge-
(1) Questa laboriosa e diflìcile ricerca vrrrA jirandonionte ageyolata dalla uti-
lissima opera dull'Agassiz, intitolata « ?iusi£.\'CL\TOii zooLocicrs ».
— 8o6 —
nere sono veramente mollo radi, e in casi, come Monodon, Cnpriniulgus,
Prinitliscd 'i/xxld, e Monocitlds, hanno acf|ui.stato sufficiiMile corso da
non i)iìi cagionare errore, e sono perciò rilenuli senza innlaniento. Ma
qnancio noi troviamo ini lìatrachio nominalo, con violazione delle sue vero
atlìnità, MdstodoiìSdunis, una specie messicana chiamata ( per eri'onea
notizia di patria) l'icds cdfcr, o un uccello di color d'oliva chiamato Mu-
scìcapa atra, o cjnando un nome è derivato da una mostruosità acciden-
tale, come il Pictis seniirostris di Linneo, e l' Ilelix disjuncta di Tur-
ton, noi ci crediamo giustificati nel cancellare questi nomi e adottare il
sinonimo che segue innnediatamenlc in ([uanlo alla data. Nel medesimo
tempo noi pensiamo a diritto di notare che (jucsto privilegio è molto sog-
getto all'abuso, e deve perciò essere applicato solamente agli estremi casi,
e con cautela grande. Con ([ueste limitazioni noi possiamo concedere che
§. 1 1 . Un nome può essere cangiato quando implica una falsa
proposizione la quale possa propagare rilevanti errori.
( I nomi non chiaramente definiti possono essere cangiati)
A meno che una specie o un gruppo sia intelligibilmente definito
([uando vien nominato, non può essere riconosciuto da altri, e la significa-
zione del nome è conscguentemente perduta. Due cose sono necessarie
perchè un termine zoologico acquistar possa autorità qualunque, cioè de-
finizione, e publtlicnzione. La definizione propriamente implica una espo-
sizione distinta dei caratteri essenziali, e in tutti i casi noi concepiamo
ciò indi.spensabile, benché alcuni autori sostengano che una mera enume-
razione delle specie componenti, o anche di un singolo tipo, è sufficiente
ad autenticare un genere. A costituire la pidiblicazione, niente fuori della
inserzione delle predette particolarità /// un UI>ro stampato è sufficiente.
Molti Uccelli p. e. nei IMusei di Parigi, ed altri del continente; molte
Conchiglie nel Museo britannico (al tempo del dott. Leach's ) ; i Fossili
nella collezione Scarborougli ed altre pubbliche collezioni, hanno ricevuto
nomi manoscritti, i quali non saranno di ninna autorità finché non ven-
gano pubblicali (l). Tutte le descrizioni inedite, (]uantun(|ue esatte (come
quelle di Forster che sono tuttavia chiuse in un MS. a Berlino ) non po-
(I) Questi nomi ms. sono in tutti i casi capaci di crear confu.sionc,etl è perciò
molto ila desiderare che la pratica d' impiegarli sia evitata iu futuro.
— 8o7 —
Iranno reclamare alcun diritto di priorità avanti sieno pubblicate, e quin-
di solamente dalla data della loro pubblica/.ionc. La stessa regola cade sui
casi (love i gruppi o le specie sono pubblicati, ma non definiti, come i
catalogbi in ([ualclie Museo e il trattato di Ornitologia di I>esson, dove
molte specie sono enumerate col nome, senza alcuna descrizione o cita-
zione, pei- cui non possano essere identificate. Laonde
§. 12. Un nome clic non è stato mai cliiaramcnle definito in
qualclie opera pubblicala verrà cangialo nel primo nome col quale
l'oggetto sarà stato con tal cliiarezza definito.
(I nomi specifici adottati come generici, devono essere cangiati)
La necessità della seguente regola sarà meglio illustrata da un esem-
pio. Il Cort'iis pj-rrhocorax Linn. fu quindi levato a genere sotto il no-
me di Pyrrliocornx. Trmminck adotta questo nome generico, e ritiene a
un tempo il veccliio nome specifico, così die egli chiama la specie Pyrrho-
corax pyrrìiocorax. La ineleganza di cjucsto metodo è cos\ grande da
dimandare un cangiamento del nome specifico, e la specie chiamasi ora
Pyrrhocorax alpinus A'icill. Noi proponiamo quindi che
§. i3. Un nuovo nome specifico dev'essere dato ad una specie
quando il suo vecchio nome è stato adottato per un genere che in-
clude la delta specie.
N. B. Si vedrà tuttavia più sotto che noi fortemente obbiettiamo
alla idteriore continuazione di questa pratica di elevare i nomi specifici
in generici.
(La ortografia latina dev' essere seguita)
Sul soggetto della ortografia egli è necessario anteporre una |)ro-
posizione.
§. 1/4. Scrivendo i nomi zoologici, le regole dell'ortografia latina
devono essere sempre rispettale.
Latinizzando le jiai-ole gi-eche vi sono certe regole di ortografia cono-
sciute dai dotti che non devono mai trasandarsi. Per esempio i nomi che
— 8o8 —
i nioilcrni autori hanno scritto .lij'tiiicmin, Zcnophitsia, poiovcphaìa,
devono secondo le leggi della etimologia essere pronunziati -i;/)^c«c//»V/,
Xenopìiasia e pceocephuìa. Latinizzando le parole moderne, le regole
dell' uso classico non sono applicabili, e tutto ciò che possiam fare è di
dare a tali termini un' ap])ari'nza classica por quanto ne dà potere la ne-
cessaria preservazione delia loro etimologia. Nel caso delle parole europee
la cui ortografia è fissata, è meglio viloncie la i'oinia originale, anche quan-
do includesse lettere e combinazioni incognite ai latini. Tali pai'ole p. e.,
come ll'iìothvardi, Kiiiglili, Bullochi, Kscìuchollzi, sarebbero del tutto
inintelligibili se fossero latinizzate in Viuhardi, Cnichti, Bullocci, Es-
solzi, ec. Ma i vocaboli di origine barbara, non avendo fissa ortografia,
son pili declinabili, e quindi adottati in latino dovrebbero rendersi di tan-
ta classica apparenza ipianta è concilialìile con la preservazione del loro
suono originale. Cos\ le parole Tockiix, tHxsiiree, argoondah, kundoo, ec. ,
dovrebbero scriversi, (iiumdo latinizzale, Toccus, luisure, argitìidd, ciin-
du, ec. Tali parole dovrebbero in ogni caso praticabile avere una termi-
nazione latina specialmente se usate genericamente.
Latinizzando nomi propri, la regola più semplice sembra essere di usa-
re la terminazione — us, genitivo — /, quando il nome finisce in con-
sonante, come nei citali esempi ; e — iits, gen. — //, quando finisce in
vocale, come LntvcUlc, LatreUlii ec.
Convertendo le parole greche in latino devono osservarsi le rego-
le seguenti : —
'eco
Latino
Grcc
ai
diviene
£6
$
CI
-
i.
<?
ce
terminale
US.
X
cv
>•
uni.
H
cu
diviene
u.
rx
CI
tt
06.
77
V
»
y-
diviene
Latino
th.
ph.
eh.
e.
neh.
ng-
h.
Quando un nome è stato erroneamente scritto, e la sua ortografia è
stala poscia emendata, noi concepiamo che l'autorità dell'autore originale
debba essere tuttavia ritenuta per il nome, e non già quella della per-
sona che fa la correzione.
- 8o9 -
P A RIE SE C ONDA
HACCOM AND AZIONI PKH MIGLIORAIIE LA N0:MK.\CL V I l HA IS AVVENIRE
Le pi'CiK'Itc proposizioni sono tntlc quelle die nel presente stato della
scienza senilirano suscettibili rivestire il carattere di lej^gi. IS'oi ci siamo
sforzati di farle il più possibilmente poche e semplici, nella s|)eranza che
verranno meglio agevolmente comprese e adottate dai naturalisti in gene-
rale. ÌXoi sappiamo che un esteso numero di altre regole, alcune delle
(piali sono i|ui appresso enumei-ate, sono state proposte e attivate tla vari
autori, i (|uali hanno intrapreso il difficile incarico di formar leggi su <pie-
sto soggetto; ma come 1' invigorire tali regole attaccherebbe in parecchi
rasi r inestimabile principio di pi'iorità, noi troviamo non giustificato di
adottarle. Nello stesso tempo pienamente ammettiamo che le regole in
quistione sono per la più parte fondate sopra giusta critica, e quindi, ben-
ché non accordiamo loro di operare retroattivamente, ben volentieri le
riteniamo a guida futura. Quantunque sia delia piìi alta importanza che
li principio di priorità segga sovranamente su lutti gli altri, tuttavia non
siam ciechi al punto da non vedere la convenienza di rendere il nostro
linguaggio scientifico accomodato al piacere del dotto, e deli' uomo di
buon gusto. Molti termini zoologici, che ora portano 1' impronta di un
valore perpetuo, sono tuttavia tanto difettosi in formazione, che la impos-
sibilità nostra a rimuoverli, senza infrangere la legge di priorità, può es-
sere subietto di lamento. Con cpiesti termini non possiamo venire in con-
trasto, se aderiamo agli stabiliti principj; nò v' ha pm'c rimedio a pone,
se gli autori insistono d' infrangere le regole del buon gusto por intro-
durre nella scienza parole ugualmente ineleganti e non classiche pel tem-
po avvenire. Ma quello che non può essere fortificato dalla legge si può
efTettuare dentro un limite per persuasione, e con questa veduta noi sot-
tomettiamo le seguenti proposizioni ai naturalisti, sotto il titolo di — /ìnc-
coriianddziuni per mii(/iorrire la \orneiicl<itur(t zoologica in futuro.
( I migliori nomi sono parole caratteristiche greche o latine )
Le lingue classiche essendo state elette per la Zoologia, e le parole
essendo piìi agevolmente ricordate in proporzione che sono espressive, egli
è ben evidente che
— 8io —
§. A. I migliori nomi zoologici sono quelli derivati dal latino o
greco, ed cspiiiuenli (iiialclie cai'atlere distintivo dell' oggetto a
cui sono applicali.
(Classi de' nomi sos^gctti a obbiezione J
Da qui ne viene che le seguenti classi di parole sono più o meno sot-
toposte a ohliiczioni in fatto di gusto, hcncliò, nel caso dei generi, egli è
necessario di usarle, per la inqwssibilità di trovare parole caratteristiche
le quali non sieno state inq>iegate avanti per altri generi. Cominceremo
da quelle che sembrano meno esposte alla obbiezione come
a. A'o/ni i^cogid fici . Queste parole essendo ])er lo più aggettivi pos-
sono radamente impiegarsi per generi. Come designazioni di specie <'ssi
sono stati cosi fortemente obbieltati, che alcuni autori (Wagler, p. e.) sono
andati tanto in là da sostituire nomi nuovi ovunque gli haimo trovati; altri
( p. e. Swainson ) li vogliono tollerati solo quando hanno un significato
esclusivo, come Lepus liibernicus, Troglodjtes europceus ec. Noi non sia-
mo per nulla disposti di andare si oltre. Non è men. vero che la Hirundo
jwanica è un uccello di Giava, benché possa incontrarsi in altre contra-
de, e quantuiupie altre specie d' Uirimdo sieno in Giava. 1/ argomento
piìi incalzante contro queste parole si è che non dicono la intiera verità.
Comunque siccome parecchi autori contrastano a questa classe di nomi,
è meglio evitare di darli, salvo che vi sia ragione di credere che la
specie sia principalmente confinata alla contrada di cui porta il nome.
b. Nomi barbari. Alcuni autori protestano fortemente contro la in-
troduzione di parole esotiche nella nostra latina nomenclatura, altri ne
sostengono la pratica con eguale calore. Noi possiain notare prima-
mente che la pratica non è contraria all' uso classico, dappoiché i Greci
e i Romani fecero occasionalmenle, benché con ripugnanza, inli-odurre
voci barbare sotto modificata forma nei loro rispettivi idiomi. Seconda-
mente la conservazione dei nomi triviali, che gli animali portano nelle
loro native contrade, è spesso di grande vantaggio al viaggiatore nello
scuoprire e identificare le specie. Noi quindi non crediamo, quando a tali
parole venga data terminazione latina, che 1' occasionale e giudizioso uso
di esse, come termini scientifici, possa venire giustamente obbiettato.
e. Nomi tecnici. Tutte le parole significanti mestieri e professioni
sono state da alcuni scrittori escluse dalla Zoologia, ma senza sufficiente
ragione. Le parole di questa classe, quando sono accuratamente scelte,
— »l I —
esprimono spesso i peculiari caraltcri e costumi degli animali in una ma-
niera metaforica, elegante assai. Possiamo citare i nomi generici An>i-
colii, Lonius, Pdstor, Tyranim.s, Jìciiulus, Miiiius, Plucciis vc.come
opportuni esempi di (jucsta classe di nomi.
d. Nomi mito/uifici o storici. Quando questi non hanno percettibile
rapjiorlo o allusione ai caiallen dell' oggetto a cui sono conferiti, pos-
sono essere propriamente risguardali come insignificanti e di cattivo gu-
sto. Cosi i nomi generici Lesbia, I.citus, Reinus, Corjdon, Pnsifae sono
stati applicati a un Uccello mosca, a ima Farfalla, a un Bacherozzolo, a
un Pappagallo, e a un Granchio, rispettivamente, senza alcuna perccttihilc
associazione d' idee. JMa i nomi mitologici possono «lualche volta essere
usati come generici colla stessa pro])i'ictà di quelli tecnici, nei casi dove
una dii'ctta allusione |)uò essere tracciata tra le narrate azioni di un per-
sonaggio, e le aljiludini osservate, o la struttura di un animale. Così (piando
il nome Progne è dato ad una Rondine, Clollio a un Ragno, Ilydra a
un Polipo, Atìienc a una Civetta, Nestor a un Pappagallo di testa bian-
ca ec, una piacevole e utile connessione è slahilila Ira la letteratura
e la scienza fisica.
e. Nomi comparativi. Le obbiezioni che sono state levale contro alle
parole di (picsla classe non sono senza fondamento. I nomi, non meno
delle definizioni degli oggetti, dovrebbero, (piarKlo si può, essere tratti da
positivi e per se evidenti caratteri, e non già da paragone con altri og-
getti, i quali possono essere meno noti al lettore di quello che gli sta
sott' occhio. I nomi specifici esprimenti la gi-andezza com|)arativa sono
pur da schivare, siccome quelli che possono essere resi inesatti da po-
steriori scoperte di specie addizionali. I nomi Picoides, Emberizoides,
Pscudoìtiscinid, ruhcculoides, maximus, minor, minimus ec. sono esem-
pi di tale biasimevole pratica.
f. Nomi generici composti di altri generi. Questi sono in qualciie
grado esposti alla stessa imputazione delle parole comparative ; ma com'es-
si servono spesso ad es|)rimere la posizione di im genere come intermedio
Il affine a due altri generi, possono impiegarsi occasionalmente con van-
taggio. Deve aversi cura di non adottare tali composte parole che sìeno
troppo lunghe, e soprattutto non alterarle provandosi di renderle più cor-
te. I nomi Gallopa\'o, Tetraogallus, Gìpactiis, sono esempi di conve-
niente uso delle parole composte. •
, g. Nomi specifici derivati da persone. Sin tanto che queste compli-
mentarle designazioni sono usate con moderazione, e sono ristrette a per-
101
«1-2
soiic eminenti come zoologi scienziati, |)os!>ono essere impiegate con pro-
prietà nei casi in cui le parole espressive, o raratteristiclio, non sieno
arconcianiente trovate. Conveniamo però pienamente con (pieili che cen-
surano la pratica di nominare le specie da persone di nessuna riputazione
scientifica, come negozianti di cimosha (^^p. e. C(iiii\'ct/, Jio/s.toneautiJ,
sacei'dotcsse peruviane ( Cora, Amuzilia), o Ottentoli ( Klassi).
h. JVof/ìi generici deridati da persone. Le parole di questa classe
sono state assai estesamente usate in Botanica, e però sarebbe stato ben
fatto escluderle intieramente dalla Zoologia, per ottenere ima memoria
lecnicii per mezzo della (piale il nome di un genere ci sigiiirulicrebbe ad
un trailo a quale dei regni della natura appartiene. Alcuni pochi perso-
nali nomi generici sonosi tuttavia intru.si in Zoologia, come Ciwierid,
Mulleria, Rossia, Lcssonia ce, ma sono molto radi, conqiarati a quelli
della Botanica, ed è forse desiderabile che non se ne aggiungano altri.
i. Nomi di aspra e inelegante pronuncia. Queste parole sono dure
all' orecchio, o per la ineleganza della forma, come Iluhun, Yithina,
Cra.rirex, Eschscìioltzi, o per la troppa lunghezza, come cìiirostrongylo-
stinus, Opetiorhyncluts, !>rnchjpodioides, Thecodontosaurus , non ri-
cordando r Enaliolimnosaurus crocodilocepludoides di un iiatiu'alista
tedesco. Non è mestieri dilungarsi sul vantaggio di consultare l' eufonia
nella formazione del nostro linguaggio. Può raccomandarsi come regola
generale di evitare 1' introduzione di parole che abbiano più di cin-
que sillabe.
k. Xoini antichi di animali applicati in un falso senso. E stata
pratica comune, in numerosi casi, di applicare nomi di animali trovati ac-
cidentalmente negli autori classici a generi o specie esotici intieramente
ignoti agli antichi. I nomi Cel/us, Callitliri.v, Spiza, Kitta, S/rtit/iiis, ne
sono esempi. Questa pratica non si deve per alcuna via incoraggiare. La
difesa comune di ciò sta nella impossibilità di identificare ora le specie a
cui il nome era anticamente a|)plicato. Ma è certo che se ogni viaggia-
tore si desse la cura di raccogliere i nomi vernacoli, usati dai moder-
ni greci e italiani per i Vertebrati e i Molluschi dell' Europa meridio-
nale, il significato degli antichi nomi potrebbe in molti casi essere deter-
minalo colla più gran precisione. È stato ben osservato che un pescalo-
rello cretese è molto miglior commentatore della storia degli animali di
Aristotile che un dotto bi-itanno o tedesco. Tuttavia 1' uso dei nomi anti-
chi, i7K/7//r/o .f/rtrt/?/i//ca/o co/vertawew/c, è più desiderabile perchè •■ for-
— 8i3 —
mando delle voci scientifiche, 1' appropriare vecchie parole è preferibile
alla formazione delle nuove (i) ».
1. .\()mi i^ciierici iiifi^rltU'i. I nomi dei generi sono in lutti i casi es-
seii/.ialmcnte sostantivi, e ipiindi i nomi aggettivi non possono impiegarsi
per loro, senza recare offesa alla grammatica. I nomi generici Hians, Cri-
niger, Cursorius, Sitiduhi, ec. sono esempi di finesto uso scorretto.
m. i\omi ibridi. Le parole composte onde le parti coin])onenti sono
prese da due lingue diverse, sono deformità grandi in nomenclatura, e i
naturalisti dovrebbero guardarsi spezialmente d' introdurre altri più nomi
simili in Zoologia, la ([uale ne foi'nisce di già eseni])i pur trop|)i. Ne ab-
biamo composti dal greco e dal latino, come Ueiidrofalco, Gjmno-
corvus, Monoculus, Àrborophila, Jlavigaster ; greci e francesi, come
Jacamaralcyon, Jacamerops ; e greci e inglesi, come Bulluckoides,
Gilbertsocrinitcs .
n. Nomi che assai rassomigliano altri nomi giìi usati. Dalla rego-
la IO fu stabilito che quando un nome introdotto è identico nA a\\.ro pre-
viamente usato, deve cambiarsi il più recente. Alcuni autori hanno esteso
il medesimo princijìio ai casi in cui 1' ultimo nome, (piando è scritto cor-
rettamente, si avvicini soltanto nella forma senza intieramente coincidere
col primo. Checchessia noi non pensiamo conveniente di far questa legge
imperante, pi-imo per la vasta estensione della nostra nomenclatura che
rende grandemente difficile trovare un nome che non abbia jìiù o meno
somiglianza con qualche altro, e secondo per la impossibilità di fissare
un limite al grado di approssimazione, oltre il (piale una tale legge do-
vrebbe cessar di operai-e. Laonde ci contentiamo di mettere avanti questa
proposizione qual semplice raccomandazione ai naturalisti, nello scegliere
nomi generici, di evitare quelli che troppo da vicino somigliano a parole
già adottate. E così quanto alle specie il naturalista giudizioso mirerà
alla varietà della designazione, e non chiamerà p. e. una specie i'irens o
virescens in un genere che già possiede un viridis.
o. Paro/e corrotte . Formando delle parole latine ronijìoste, vi sono
certe regole granunalieali conosciute e attivate da duemila anni, e cui il
naturalista è obbligato conoscere prima di provare la |)ropria abilità nel
coniare nomi zoologici. Una delle principali di (pieste regole quella è che,
componendo le parole, ogni radicale o essenzial parte dei membri costi-
tuenti dev' essere ritenuta, e niun cangiamento fatto, salvo nelle termina-
ci) Whewcll, Pliil. Iiid. Se. V. I. p,i2. T.XVII
— 8i4 —
zioni vari;il)ili. Ma parecclii nomi j;oiu'rici sono siali ulliiiiainontc iiili'o-
dolli ili Olila (li (|iiosla rcijola, r foiiiiaiio sgradevole iiiijii'essioiio in tutti
i|iiolli elle sono in diinestieliezza con T indole della lingua Ialina, l n nome
foggialo eon la piiiiia mela di ima ])arola e coiriillinia metà di un'altra,
è uà COSI dofonne mostro in nomenclatura, come una Sirena o un Cen-
tauro il sarebbe in Zoologia ; tuttavia ne troviamo esempi nei nomi Cor-
cura.v ( da Corpus e Pyrrltocora.r ), Cjpsnagra ( da Cypseìus e Ta-
ntigra), Merulaxis (da Merula e Sjnallaxis), Lo.rigilla (da Loxia e
Fringill(i) ce. In altri casi ove il comincianìciito AvW'uns. e dell'altra pa-
rola semplice è ritenuto nella composta, si cade in errore tagliando fuori
troppo della radicale e vitale porzione, come nel Bucorfus (da Buceros
e Co/vusJ, Ninox ( da Nisus, e Nocttia) ec.
p. !S'omi insignijicuntì. Alcuni autori avendo trovata difficoltà nello
scegliere nomi generici non usati per lo innanzi, hanno adottato il piano
di coniare parole a caso senza veruna derivazione o significato. Eccone
esempi: ì'irdhn, Xciim, Azecn, Assiniiiud, Qncdiicx, Spisulii. Alla me-
desima classe possiamo riportare gli (iiingramini di altri nomi generici,
come Dacelo e Cedola da Alcedo, Ztipornia da Porzaiui ec. Cosiffatti
fanciulleschi giuochi di parola sono di pessimo gusto, e buoni soltanto a
far disprezzare la scienza. Di ciò non ha esempio l'età latina di Augusto,
e può soltanto farsene paragone con le bisticccrie dei tempi mezzani. Egli
è contrario al genio di tutte le lingue, che mostrano non produrre mai
parole nuove da generazione spontanea, ma derivarle sempre da ([ualche
altra sorgente come che distante ed oscura. Ed è particolarmcnie di noia
agli etimologisti, i quali, dopo aver cercato invano per attraverso il vasto
magazzino dell' umano linguaggio la parentela di cotali parole, s'accor-
gono alfine di aver perseguito un igiiis Jhtuiis.
q. lYonii previamente cancellati in forza del §. G. Alcuni autori
considerano che quando un nome è stato ridotto a sinonimo in forza delle
leggi di priorità, sono eglino in libertà di applicarlo a ])iacerc ad ogni
nuovo gruppo mancante di nome. Noi consideriamo però che quando una
parola è stata proposta una volta in un dato senso, e si è quindi som-
mersa nel pelago della sinonimia, è assai meglio porla da banda per sem-
pre, che correre il rischio di far confusione ri producendola sotto un nuo-
vo significato.
r. Nomi specifici alzati a generici. Suddivi<lendo qualche vecchio
genere si è talvolta praticato di dare al genere minore cos\ formato i
nomi delle loro respcttivc specie tipiche. La nostra regola i3 autorizza
— 8i5 —
(lì formare un nuovo nome spccilìco in tuli casi; ma noi, spingendoci più
oltre, (lisap|)rovianio la pratica oniiinamenic. Considerando, come noi
facciamo, che i nomi specidci originali dovrebbero, per (pianto è possibile,
mantenersi inviolali, tanto pei' pi'incipio di giustizia ai loro autori, (pianto
per pratica convenienza ai naiuralisli, dissuadiamo forlcmente ddlta ulte-
riore coiitiiiudz'oiit; di una ])ratica gratuita in se, e che porta la necessi-
tà di alterare nomi specifici da lungo tempo stabiliti.
Abbiamo ora accennati i principali scogli, e le sirti che insidiano il
cammino del nomenclatore: e si vedrà che il navigare tra essi non è per
nessun modo agevole. L' impresa di costruire un linguaggio che risponda
alla esigenza di tuia scientifica accuratezza da un lato, e dall' altro della
letteraria eleganza, non deve sconsigliatamente assumersi da persona che
volgai'c sia. La nostra nomenclatura presenta già assai troppi difetti e
ineleganze; e siccome 1' austera legge di priorità vieta rimuoverli, ne con-
seguita eh' essi resteranno come monumenti del cattivo gusto o falsa dot-
trina de' loro autori, sino alle remote età in cui sarà studiata la Zoologia.
( Le famiglie devono terminarsi in idae, e le sotto-famiglie in inae)
La pratica suggerita nella proposizione seguente è stata adottata da
molti recenti autori, e la sua semplicità e convenienza è si grande, che
noi fortemente ne raccomandiamo 1' uso universale.
§. B.Si raccomanda che 1 complessi di generi, dctù famiglie, sia-
no uniformeinenle nominali, aggiungendo la terminazione i<l(r al
nome d^l primo conosciuto o più tipicamente caratterizzato genere
tra essi; e che le suddivisioni loro dette sotto-famiglie sieno co-
struite parimente con la terminazione ince.
Queste parole sono formate cangiando la ultima sillaba del genitivo
in id<r o ina', come Stri.r, Strigis, Strigida-, Buceros, Bitcerotis, Buce-
ro tidir, e non Slrixidiv, Buccridii:.
( I nomi specifici devono scriversi con una piccola iniziale)
Una convenieate memoria tecnica può conseguirsi adottando la no-
stra seguente proposizione. Si è usato, (piando i titoli delle specie sono
dei-ivali da nomi propri, scriverli con una lettera maiuscola, e (pùndi an-
— 8iG —
die il nome specifico usato solo jniò venire talvolta seambiato pel titolo
(li un '^oncre. Ma se i titoli delle specie fossero iin'diiitljiìmcntc scritti
con una iniziale piccola e quelli dei generi con una graiule, V occhio
distinguerebbe a un lenipo il grado del gruppo cui si riporta, e una sor-
gente d'errori sarelìbe tolta. Dovrebbesi ricordare che tutte le specie sono
eguali, e (piindi sono da scriversi tutte similmente. Noi (juindi pro-
poniamo che
§. C. I nomi specifici dovrebbero sempre scriversi con lettera
iniziale minuscola, benché derivati da persone o luoghi, e i nomi
generici sempre con ima maiuscola.
( L' autorilci per una specie, esclusii'a del genere, sia seguita
da una distinta espressione )
I nomi sistematici della Zoologia essendo ancora lontani da cpicUo sta-
to di fermezza che è 1' ultimo scopo della scienza, è spesso necessario per
aver corretta indicazione di apporre ad essi il nome della persona sulla
cui autorità sono stati proposti. Quando la medesima persona è autorità
s\ pel nome specifico come pel generico, il caso ò molto semplice ; ma
tpiando il nome specifico di un autore è annesso al nome generico di un
altro, occorrono alcune difficoltà. Per esempio la Muscicapa crinita di
Linneo appartiene al moderno genere Tyrannus di Vicillot; ma Swain-
son fu il primo ad applicare il nome specifico di Linneo al generico di
Vieillot. Or nasce questione sotto quale autorità è da registrarsi il nome
Trraniius cri/iitus? ha. espressione Tyrannus crinitusUm. impliche-
rebbe cosa non vera, perchè Linneo non usò il nome Tyrannus ; e Ty-
rannus crinitus Vieillot, è del pari scorretto, perchè Vieillot non adot-
tò il nome crinitus. Se lo clnaniiamo Tjrannus crinitus Sw., impliche-
rebbe che Swainson fu il primo a descrivere la specie, e Linneo verrebbe
fraudalo del dovuto onore. Se noi lo chiamiamo Tjrannus Vieill. crini-
tus Lin. usiamo una forma, la ([uale, benché esprimente i fatti corretta-
mente, e perciò non senza vantaggio nel particolari casi in cui si richieda
grande esattezza, è anche di troppa lunghezza e inconvenienza per venire
usata con agevolezza e rapidità. Delle tre persone interessate nella for-
mazione di un titolo binominalc nel caso predetto, noi intendiamo che l'au-
tore il quale primo descrive e nomina una specie che forma il fondamen-
to di generalizzazioni più recenti possegga un più allo diritto di ricordan-
- »'7 -
za nel suo iioinc, clic ([iii-gli il (lualc in appresso Jefinisce un genere clic
trovasi ad abbracciare (|iiella specie, o clic può essere un mero mezzo ac-
citlenlale di portare in contatto i nomi generici e specifici. Dando 1' au-
torità pel nome specifico in preferenza a tutti gli altri, il ricercatore è
riportato dircttiimeittc alla descrizione originale, abitazione ec. della
specie, e gli è al tempo slesso raniinentata la data della scoperta; mentre i
generi essendo meno lumierosi delle specie, possono essere portali a me-
moria, o riferiti ad opere sistematiche senza necessità di allegare perpe-
tuamente l'autorità loro. Aduntpie il modo piìi semplice per l'ordinario
uso ne sembra essere quello di annettere all' originaria auloritii per la spe-
cie, quando non sia applicabile anche al genere, qualche distintivo segno,
come (sp.), che implica una esclusiva relazione al nome specifico, come Tjr-
rnnnus crinitus Lin. (sp.), e ad omettere questa espressione quando la
medesima autorità prende il genere e la specie, come Ostrea edu-
lis Lih. (i). E quindi
§. D. Si raccomanda che l' autorità per un nome specifico,
(piando non sia applicabile anche al nome generico, sia seguila dal-
la distintiva espressione (sp.)
(I nuovi generi e specie si definiscono ampiamente e pubblicamente)
Una parte grandissima del complicato ammasso di sinonimi, ora dive-
nuto r obhrobrio della Zoologia, derivò o dalla negletta e imperfetta ma-
niera con che le sjiecie e i gruppi furono originalmente definiti, o dal-
l' essere state inserite le definizioni in pubblicazioni locali ed oscure che
mai ottennero circolazione estesa. Laonde benché sotto il §. i^ noi abbia-
mo conceduto che una semplice inserzione in un libro stampato è suffi-
ciente per Xa pubblicazione, tuttavia fortemente raccomandiamo agli au-
tori di nuovi gruppi di dar sempre in sulle prime una piena ed accurata
defiiMzione dei loro caratteri, e inserirla in qualche opera periodica o al-
tra, onde possa ottenere un' immcdiala ed estesa circolazione. A dir ciò
brevemente,
§. E. Si raccomanda che i nuovi generi o specie sieiio ampia-
mente definiti, ed estesamente circolali dal bel principio.
(I) L' espressione Ttjrannus crinitus ( Linn. ) sarebbe forse preferiLile per la
sua brevità molta.
— 8i8 —
( I nomi (III darsi itile suMirisioni dei generi da>ono essere masco-
lini, femminini o neutri, secondo il genere originale)
A piTscrvaro por quanto (■ possibile i nomi specifici sotto una foi--
ina inalterata, qualuntiue cangiamento possano suliire i generi cui appar-
tengono, è desiderabile, (piando si possa con propriet.ì, fare clic le nuove
suddivisioni dei generi condiinino grammaticalmente con i vecchi gruppi
da cui sono formate. Questa raccomandazione non autorizza di cambiare
la terminazione mascolina o fonnninlna di un genere già stabilito.
E brevemente
§. F. Si raccomanda clic suddividendo un vecchio genere per
r avvenire, i nomi dati alle suddivisioni combinino nel genere con
quello del gruppo originale.
(Etimologie e tipi de' nuovi generi da dichiararsi)
E chiaro che 1 nomi dei generi sarebbero generalmente con più ac-
curatezza formali, e le loro definizioni rese più esatte, se gli autori si
attenessero al seguente avviso.
§. G. Si raccomanda che definendo nuovi generi la etimologia
del nome debba sempre essere dichiarata, e che una specie debba
essere invariabilmente scelta come tipo o norma di paragone.
Conchiudendo questo saggio di un jiiano per la rellificazione della
nomenclatura zoologica noi abbiamo soltanto da osservare, che quasi tut-
te le proposizioni contenute in esso possono con eguale esattezza a|)plicar-
si alla sorella scienza botanica. Tuttavia abbiamo preferito in esso saggio
di limitare le nostre vedute alla Zoologia, tanto per rendere la quistione
meno complicata, quanto porche riconosciamo che di prosento la nomen-
clatura botanica trovasi in molto minore bisogno tli distinta legislazione,
che la zoologica. Le mirabili regole lasciate da Linneo, Smith, De Candol-
le, e altri botanici ( ai (piali, non meno che alle opero di Fabricius, Illi-
ger, Vigors, Swainson e altri zoologi, siamo debitori dei materiali per que-
sti documenti), hanno sempre esercitalo una benefica influenza sui loro di-
- 8'9 -
scepoli. Quindi il linguaggio della Botanica ha raggiunto una condizione
più perfetta e stabile della Zoologia ; e se questo tentativo alla riforma
può avere efficacia di avanzare la nomenclatura zoologica oltre il suo im-
perl'etlo presente e anormale slato, saramio pienamente compiuti i desi-
derj de' suoi promotori.
(Sottoscritti) II. E. SrniCKLAND. J. S. IIenslow.
Giugno ay, 1842 John Phillips. W. E. Shuckard.
John Richaroson. G. R. Waterhouse.
Richard Owen. W. Yarrell.
Leonaiu) JfiNyns. C. Darwin.
AV. J. Droderip. J. O. Westwood.
Per traduzione conforme
Dott. L. Masi
Paragonata attentamente la traduzione coli' originale inglese la di-
chiaro fedele. Carlo P. Bonaparte
Ed io medesimo qui soprascritto, pago di trovarmi quasi in perfetto
accordo coi soprasegnati membri della Commissione, dalla ([uale furono
valutate parecchie mie osservazioni ad un primo abbozzo del loro lavoro
definitivo, mi restringo a farvi sopra le seguenti rillessioni. E premetto la
FoRMAL Proposta, che sulle basi gettate dagl' Inglesi si redigano più
compendiosamente che si possa le Regole di Nomenclatura sancite dal-
l' autorità dei Congressi Italiani, valutabilissima tra noi, non leggera
presso gli stranieri. Non è ragionevole il stqiporre che altri si faccia a
violarle, e sarebbe irragionevole che per il solo sospetto di lor violazio-
ne si trascurassero ; perchè altrimenti non vi sarebbe alcuna norma di
scrivere, e neppur di pensare.
OSSERVAZIONI ALLA PARTE PRIMA
IKTITOLAT*
regole per rettificare l' attuale nomenclatura
Alle regole i e a osservo che vorrei rispettata anco più che noi vuole
la Commissione la sacrosanta legge di priorità, limitandone maggiormente
le eccezioni, ed eccezionando sulle stesse eccezioni, per ritornare nella re-
io3
— Sao —
gola quanto più sia possibile, ponendo sempre ostacoli ai novatori, che
non mancano mai tli pretesti per mutar 1' un nome in un altro. Veniamo
subilo airescm|)io. La Counnissione concliiude che si chiami Pcrdi.v mfa
la Perdix riihni di Brisson perchè è il Tetrao riifiis di Linneo, onde
avremmo allres'i Pcrdi.v sti.rdfìlis, e non Pcrdi.v i^r/fcti Ri-isson. Ma
([ucsto io non ])osso a])|)rovaie. Brisson distinse lienissimo le Pernici eu-
ropee, e ( quantunque per caso ) pure applicò alle due sopracitate una
hinominale appellazione. Oi'a dunque come vengono adottali i di lui ge-
neri per eccezione, cos'i voi-rci fosse delle sue specie quando si può, e spe-
cialmente se ( come avviene nel caso pi-esente ) le specie ben distinte da
lui siano state riconfuse da altri, come lo furono le tre Pernici europee
sotto il nome Tcfrao rti/iis \j., vhc ingiiistaincntc si vorria prevalesse.
Sia, dunque regola certa che quando un (nitore non Ijinominario ap-
plicò casualmente un binomio adottabile a specie da lui benissimo
distribuite, che poi vennero confuse da altri, adottisi il nome piìi an-
tico a preferenza soprattutto di quello che creò la confusione, e in
tal caso la regola 2, che fa eccezione alla i, non colpisca gli autori
non binominali. La mia severità iicll' attribuire al binomio il vero autor
suo, per le ragioni che dirò qui appresso, mi fa dar maggior peso a
questa determinazione.
Alla regola 4» cui .applaudisco di cuore, osservo soltanto in proposito
dell' esempio addotto, che quantunque Swainson facesse evidentemente
male nell' applicare il nuovo nome Astenurus al gruppo, cui piuttosto
che all'altro quadridigitato avrebbe dovuto lasciare quello di Picumnus,
tutlavolta in f[iicsto e simili casi sarà meglio seguire che ricambiare il già
fatto, non esigendolo la circostanza.
Alla regola 6 osservo, che quante volte due autori abbiano dato due
nomi diversi a\\o stcssissimo genere, il quale poi venga debitamente scis-
so in due, non solo non debba essere vietato di ritenere il nome più re-
cente nel senso ristretto, ma sostengo che sia lodevole il cos\ fare. Cosi ho
praticalo io sem|)re, e seguiterò a praticare fino a che non si decida inap-
pellabilmente il contrario. Il solo caso in cui credo non potersi tollerare il
ritenerlo, è appunto quello in cui la Commissione lo concede, cioè in un
senso totalmente diverso dal primitivo. Onde è che io riconosco rt/b/'//t)/y
le eccezioni che infermano la legge G, di cui parliamo, e specialmente ab-
braccio la legge 7, mentre mi oppongo a lutto ciò che la conferma, e per
— Sai —
conseguenza alla legge 8. Ammetto cioè, come faceva lo stesso sig. Stri-
ckland nel suo primo schizzo, che « se un nome più recente comprende
uno o più generi anteriori ad esso in ptmto di data, ed inoltre una por-
zione inilrjinitii, si può nel suddividorlo in appresso ritenere il nome
complessivo, in un senso ristretto, a quella porzione del gruppo che non
fu definito daH'uutorc piìi antico ■.. Sostengo in fatti che il nome Psiiro-
colius possa venire impiegato per una porzione di quel Magazzeno H'n-
gleriano. Sono ora mai venti anni che io scriveva nel mio Genere degli
i'ccelli americani: « L' introduzione di nuove appellazioni evitai per
quanto è possibile, ancor cpiando sarebbero state più appropriate; poiché
dillicilnii'iili' si |)uò proporre una nuova divisione cui non convenga un
nome, fra il taulo numero di «[uelli che già ingombrano la scienza ».
Alla regola io, e più specialmente al suo prologo, osservo che è da
approvarsi in tutto, e principalmente da lodarsi il cortese consiglio di av-
visare i dispensatori di nomi già preoccupati acciò li cambino essi stessi
di per se; ma che ciò non basta, imperciocché colui che non è persuaso
non potersi dare a due esseri uno stesso nome, rifattasi sovente a cambia-
re, ed io potrei <larne le prove.
Alla regola 1 1 . Inculco se fia possibile maggior cautela di <piella sles-
sa rhe saggiamente raccomanda la Commissione.
Alla regola la. Sia bene che si preferisca un nome pienamente defini-
to ad uno non caratterizzato, quaiitun(pie alcuni autori colla semplice enu-
merazione coscienziosa delle specie costituenti un lor genere, abbian fat-
to a |)ro della scienza assai piìi di altri che dettero cattive definizioni di
generi da loro fondali ; ma sostengo, che chi scarla un nome non caratte-
rizzato sostituendogliene un altro che egli stesso caratterizzi invece di
quello, fa cosa poco lodevole, nociva alla scienza, e talvolta perfin disonesta!
Alla regola i3. La regola è sacrosanta, ma ben lungi dal biasimare
approvo che in taluni casi il nome della specie sia elevato al genere.
.\lla regola i.'|. Aggiungerei soltanto, che moltissimi nomi propri
usati come specifici dovrebbero a parer mio lasciarsi indeclinabili. Come,
per esempio, declinare lioissoneau? non mai certamente coli' introdurci un
//.' ( Boissoneauti ) . Lodo per altro che i nomi generici derivali dal bar-
— 822 —
baro vengano dolceinenle accomodati al suono e gusto latino, modifican-
doli se occorre anche piìi che non 1' accenna la regola ; ed in esempio ci-
terò il mio genere \'anellino Clietusùi tratto da Keptusclika. In <[uanlo
poi all' ortografia sarebbe troppo indegno, che un saputello si approprias-
se un nome per avergli mutato una lettera soltanto o poco piìi, mentre
r errore poteva esser provenuto dallo stampatore, come in ogni caso la
cortesia vorrebbe che si credesse.
OSSERVAZIONI ALLA PARTE SECONDA
INTITOLATA
RACCOMANDAZIONI PER ÌMIGLIORARE IN FUTURO LA NOMENCLATURA
Egli è chiaro, che se alcuno a torto o a ragione non si uniformasse
alle Raccomandazioni che seguono, non per questo verrebbero rigettati i
suoi nomi poco lodevoli, mci'itando questo sfregio soltanto (pielli che pec-
cassero contro le regole della prima parte, alle quali ipso facto vanno
soggetti dal momento della rispettiva pubblicazione.
Alla Raccomandazione A. Non tutti convengono che i migliori nomi
generici sicno quelli, derivati dal latino o dal greco, esprimenti qualche
caratteristica del soggetto; che anzi, siccome i caratteri di un genere so-
no soggetti a restringersi, ampliarsi o modificarsi in mille guise, oltre che
possono essere comuni a parecchi, perciò molli sostengono che quelli sie-
no i più cattivi, preferendo nomi privi affatto di significato, e giungono
perfino ad estrarre a sorte più sillabe per compornc un vocabolo fortuito.
Sarebbe dunque da preferirsi il decidere che ognuno possa in ciò condur-
si a suo buon grado, raccomandata principalmente l' eufonia.
La classificazione dei nomi eccezionabili, e i consigli dai (piali è ac-
compagnata, sono assai commcndevoli. Non mi astengo però dall'annotare:
Al §. a. Che Jiuffon assai prima di Swainson andò- il più oltre possi-
bile nel limitare l'uso dei nomi geografici; dicendo, a cagion di esempio,
che |)er chiamare ninericiino un Cardcllo sarebbe necessario che non si
trovasse che in America, e fosse 1' unico di ([uclla parte di mondo.
Al §. e. In ampliazione alla critica dei nomi comparativi osservo che
la Scolopea major degli autori è per avventura più piccola della minori
Al §. g. Circa i nomi specifici presi dalle persone, riconosco anch' io
non doversi prodigare essi troppo, anche perchè l'onore ne sia più gran-
— 8a3 —
(le. Ma chi sarà giudice coinpetenlc sopra 1' autore? I>a ignobilità di una
persona e la sua coudizione illetterata non sembra vietino che venga iin-
poslo il di lei nome, quando siasi ossa rosa utile alla scienza anco ne' mo-
di più volgari; olio aii/.i un simile trihulo di riconoscenza onora chi lo
rende, compensando in qualche modo la ingratitudine con la (piale ven-
gono le pili volte trattati i proletari dei nostri studi. Qual geologo co-
scienzioso potrebbe negare, a cagion d' esempio, di aver assai profittato
di un umile Vincenzo Cozzolino ncU' esplorare il Vesuvio?
Al §. i., cui mi conformo interamente, si potrebbe riflettere chetante
volle l'asprezza di un vocabolo è semplicemente relativa.
Al §. II. Quantunque io sia più olio altri mai contrario dal ripetere
qualsiasi nome anco ne' rami pili lontani della Storia naturale, altrettanto
son facile ad ammettere quelli ohe offrono la più piccola differenza. Chi
ooiifoiidorelibc mai Marca con Mtiscus, .istcr con Astus, Stellarla con
Slelleria, quantunque tanto simili fra loro?Sembrannii poi male scelti gli
esempi di nomi da evitarsi; perchè vircns o vircscens possono utilmente
darsi a specie di un genere che già vanta.sso una i'iridis.
Al §. ]). Quanto ai nomiy>//i7 (// si^iiijìcato ahbiam già detto che al-
cuni li preferiscono; non è giusto per ciò il dii-o che la diffìcoltà di tro-
varne altri fosse la ragione perchè furono scelli. Xciiia per altro non ap-
partiene a (piclla categoria, avendo un significato greco: mentre pur si
sforzano alcuni dotti zoologi a rintracciarne 1' origine, come |)er esempio
di Zaporma Leach, che non è che 1' anagramma di Porzana!
Al §. q. Di questo abbìam già dotto parlando della regola 6.
Al §. r. Anco di questo dicemmo in proposilo alla regola li.
Alla Raccomandazione B. Neil' approvare questa regola adottata per
mia cura in Inghilterra nella sua semplicità, non posso astenermi dall' es-
primere il disgusto che provo nel vedere, specialmente in alcuni scritti
francesi, i nomi delle famiglie derivati dal nominativo e non dal genitivo;
come per esempio Lr/>iici(/rr invoco di Lr/xiri/ltr. IVIen disgustoso, ma non
lodevole, è \ tnlciahr, .Inlcaiiar di alcuni Inglesi, invece di .lidciilir,
Ardeiiuv. La rima è pur (pialohe cosa quando si accorda con la ragio-
ne. Più essenziale ancora della uniformità nelle formazioni dei gruppi
è die i naturalisti vadano di concerto nel chiamare con gli stessi nomi
i diversi gradi dei gruppi nella gerarchia. Troppo ben radicalo è oramai
il significato Ci\ famiglia, introdotto da' botanici per un gruppo che rac-
chiuda generi affini, perchè si pensi a cambiarlo. Che se il prof. Paolo Savi,
— 8a4 —
allucinato un momento dalla più filosofica inlcUigonza di chiamar famiglia
r ultima ramific;uione, lo applicò ai sottogcncri della sua pregiata Orni-
tologia toscana, vogliani credere che in una seconda edizione egli ancora
sarà per riunirsi alla generalità dei naturalisti.
Alla Raccomandazione C. Malgrado gì' inconvenienti ( e dove mai
non sono?) cercati con lo specillo, sono tanti e cosi grandi i vantaggi
che si ritraggono dall' incominciare i nomi specifici con la lettera picco-
la, che adotto la bellissima regola senza esitazione alcuna. L' uguaglianza
ha maggiori dritti dell' etimologia.
Alla Raccomandazione D. A questa mi oppongo del lutlo; poiché so-
stengo che si deve far seguire il binomio dal cognome di (\uc\\' autore
che lo stahih. La verità prima di tutto. Né giustizia manca ad ognuno
nelle sinonimie e nella storia della scienza. D' altronde, quando io dico
Perca fltwiatilis "L. , non intendo dire che Linneo fosse lo scuopritorc di
tale specie, ed è in me idea secondaria quella che Linneo la chiamasse
il primo COSI : ma ciò che mi preme è il constatare, che il pesce di cui
parlo, è quello cosi denominato da Linneo, ^\Acc\ìh.\a. Perca fluviatilix di
un altro autore può essere tutt' altro pesce. Non è poi vero che non ab-
bia alcun merito colui che con dottrina e imparzialità riporti al suo vero
genere una specie; colui che con pazienza e criterio rimonti al di lei le-
gittimo nome specifico, ed accoppiatili ne componga il binomio, al quale,
a parer mio, convicn resti affisso il cognome suo. Ciò nulla toglie, lo ri-
peto, alla gloria di chi descrisse per primo la specie anco erroneamente.
Resta c"uahnentc illeso il merito di chi ne fondò il genere, sulla csclu-
sione del quale autore trovomi d' accordo con gì' Inglesi. Ma nell' i|)otesi
di tre concorrenti al binomio, io scelgo quello che ne assunse la veia re-
sponsabilità; responsabilità (nota bene) che verrebbe in molti casi decli-
nata dall' altro cui la raccomandazione inglese lo impone, o con parentesi
o senza. Che piìi? Molte volte accade che l'antico autore, cui si vorrebbe
serbare la specie, non clihe altro merito che quello di darle un cattivo
nome, non avendola né scoperta, né definita, ma soltanto espilata entro
gli scritti dei suoi predecessori. Non é dun([ue vero che con (pici nome
specifico si rimandi direttamente alla descrizione originale, all' habi-
tat ec, né tampoco alla data della scoperta.
— 825 —
Altro non restami ad osservare, che appunto perdio la nomenclatura
l.otanica è più perfetta, ed ha passalo meno peripezie della zoologica, ho
dcsideialo che i botanici venisseio in aiuto dei zoologi per reciproco be-
ne. Né posso dar termine a queste mie parole senza dire cpianto mi goda
l'animo nel v.'dere le sane leggi di nomenclatura ridotte alla più sem-
plice espressione dal perspicace acume di un Isidoro fk-offroy Saint Hi-
laire, il quale dopo aver paragonato la (ìroposta inglese e le osservazioni
italiane, riduce le regole a quattro; esclamando con lui: « Tutte le regole
di nomenclatura possono riassumersi nella sola (pii ajiprcsso. Qi andò
PIÙ ivoMi LOGICAMENTE AMMISSIBILI ( noli erronei nù giii dati ) si
ADOPERirrO PER UN MEDESIMO GRUPPO, ADOTTARE INVARIABILMENTE IL
PIÙ ANTICO ».
I\DICE ALFABETICO
DELLE COSE PRL^CIPALI DI QUESTO VOLUME
— «-^^o-o c^o«<-<^
-/^fcadcmie. Vantaggi clic si avrebbero se i Congressi italiani conoscessero gli
Atti «Ielle medesime; se i deputali di fjiicllc a questi fossero tenuti a dar con-
to in patria delle esercitazioni dei Congressi; pratica lodevole di alcune Ac-
cademie, 99.
Jcque. — marine. Scintillazione e fosforescenza di esse, 18C; cause diverse di
tali fenomeni, 190 jJafusfr/, considerate in relazione con la maParia (ve-
di aria).
Acidi. — azotico. Dubbio avanzato clic possa prodursi nella scomposizione de-
gl'ingrassi, e considerazioni in proposito, 120; preferenza da darsi al mede-
simo nella ricerca dello iodio, 202; esperienze rc'Iative, 2ÓI ; azione ebe spiega
sulla salicìna e composti die se ne ottengono, 217. — lungsiico. Sua migliore
preparazione; sue proprietà particolari, 222. — arseniofo. Azione di esso
sullo iodio, 220; uso da proscriversi nella cura delle intermittinti, 522; con-
siderazioni relative, .559, 5'l2; nuovo mezzo pro|iosto per diseoprirb) in caso
di avvelinamento, 5.jl; osservazioni ediscussioni in proposito, .552, 3.01. emn-
plastico.Sua preparazione; sue proprietà, 221. — toro-nianriico (vedi man-
nìlej. — nepenlico (vedi nepenthe»J. — valerianico (vedi talerianatij golfo-
rico. Azione ebe esercita sulla salicìna, 21 '1. — innominato, 281. — formico.
Dubbio elle si produca per l'azione del mele sui sali di ferro, 181.
j^go-puntura, come mezzo per curare le ulceri varicose (vetli ulceri).
Agricoltori. Incoraggiamento da darsi ad essi ; come; discussione relativa, 81 ; ne-
cessità di provvedere al migliore trasporto dei medesimi negli Ospedali 77.
Agricoltura. Stato della medesima nel Ducatii luecliesc, 1.11.
Aiuole. Ampiezza da darsi ad esse nella sementa del grano; considerazioni in pro-
posito, 103.
Alberi. Portamento gigantesco di alcuni di essi coltivati nel Dipartimento del
Gaixl, 556; e di altri della Italia, ,"39.
Alpi. — venete. Considerazioni geologielie su di esse,2Vl. — apiinne (vedi calcare).
Alterazioni AA cuore; premio relativo (vedi cuore).
Amaurosi per spappolamento cerebrale (vedi tpappolamento) ; per tumori (vedi
tumori).
io4
— SiS —
y^mnwniaca. Aziono cliiiiiica della nirdcsiiiia sul principio voncfioo di'lla vipe-
ra; e consiilciMzioni relative al modo di agire di essa negli avvelenati da
lineilo, 180.
.-/iiiji/ii/ojMi's. EsistiMiza in ipiesto animale di nn cervello e di una narice micro-
scopica, 'Il 'I.
y/noli'si di un calcolo (vedi calcoloj.
j4nas. Intorno alle mute dell',/, tadorna, 505.
Anomalie diverse di parti genitali, ."70, 082.
j^nstr. Singolarità di un individuo dell',/, albifrnns. .lO'l.
y^pennino })isloiese. Cure dell' I. e R. Governo toscano per popolarlo. III.
yìperlure morbose della volta palatina, e modo miglioro di curarle, 67G.
Apparecchi. — Chahrol. Mancanza dei gas riduttori nel medesimo, J78; ragiono
dei buoni ell'elli die alcune volte produce; considerazioni in ])roposlto, 180.
— di ff^eber (vedi Ciprini). — immaginali per diminuire i danni prodotti
dalla macerazione del lino, (vedi lino).
Jppunli intorno alla palnietta delle Kazzc (vedi Razze).
Aquile rare della Provincia senese, ,"0'l.
y/reonau(fl. Osservazioni (Isico-cliimiclieda farsi per mezzo di esso, '1.50; strumenti
ed istruzioni da darsi al medesimo, 15G; discussioni in proposito, '170, ftSó.
y/rjiVJn. Considerazioni relative ai modi di agire di essa sull' acqua, sui gas, sui
litami (cpieslti pro|)Osti a Padova), 11)0.
Aria cattira. Cagione di essa riconosciuta noli' idro-solforico che si svolge dalle
acque palustri, '130; discussioni in proposito, 'l75.
Aroma. Osservazioni relative a quello della vainiglia, 210; relazione della Com-
missione chiamata a prenderle in esame, 251.
Arsenico (vedi acido arscnioso).
Arti. Commissione per conoscere lo stato di esse in Lucca, 81 ; rotazione della me-
desima, I'l6, l'iO.
Ascessi di Ila regione iliaca, G85.
y/sd'rff'o. Considerazioni morfologiche intorno a quello della nepentlies pliyllani-
pliora (vedi ncpenthes).
Asili. — d' infanzia. Origine di essi in Lucca, 12'l. — di ricovero pei traviati (ve-
di Case).
Associazioni agrarie. — italiana e sua utilità, 81. — di Piemonte. 139; progetto
di estenderla a tutta Italia e mezzi proposti, l'iO.
Assorbimento di pus. So debba o no ammettersi, GG2, G7'(.
Astronomia, hll, 187, 511.
Atti dei Congressi. Mezzi proposti per averli presto stampati, 98.
Auranziache. Osservazioni relativo al gineceo di esse, ó'I^.
Azotato di uranile e modo di averlo puro, 222.
Azoto, considerato relativamente alla vegetazione, 129; suo protossido (vedi gas).
Baco da seta autunnale. Considerazioni relative ai vantaggi di osso, 157.
Herìieris. Considerazioni morfologiche intorno alle fronde di essi, 3'l7.
fiijaKiera, descrizione di uua, 159.
_ 8t.9 -
BombU. Sliiilc relativi agli organi genitali degl' insetti, fatti su quelli della
fì. mori. r.'JI.
Borsa coimlatrire. Che cosa sia; ipiali usi abbia negl' insetti, 592.
Bottiglia di Leida. Confronto della scarica elettrica di essa col fulmiae (vedi elet-
Iricilà atmosferica).
Calcare secondario. Sue età; sue controverse formazioni, 2'll, 2Vl ; — nelle ^tpi
apuaiie,'27!l ; — nc^li .-/pennini napoletani, 2'l2; — nei l/onli pisani. '2'\'J; — in
quelli di Seracezza, 2GC; — nella Liguria, 2'lt ; — in Calabria, 2iij; — nelle
y/fpi venete, 2'l'l; — nel mezzodì della Francia, 2'll.
Calore. Sua economia necessaria, 185; sua diversa intensità nelle radla/.ioni del-
lo spettro solare, 'Kj'l.
Camaleonte minerale. Azione di alcuni oli grassi sulla soluzione di esso, I8ò.
Cambio proposto di prodotti naturali, 583.
Cancro. Considerazioni su <pipsta inferniitù e premio proposto, 532.
Caiif. Osservazioni Ircuologichc sopra un individuo di questo genere, 580, e in-
torno alla origine primigenia dei Cani, 580, 'lIC.
Carbonato di ammoniaca. Azione di questo sale sul carbone, sulle piante vi-
venti, 130.
Carboni. — vegetabile. Slodo di agire del medesimo sulle radici degli alberi, sui
letami, 150; quando serva alla vegetazione, 1 20 ; sua migliore preparazio-
ne, 190. — /bssi/c. 257.
Carceri. Riforma proposta di esse, 53C, D.'iG ; relazione della Commissione pado-
vana sulla medesima, .'JGO; molivi di dissenso di uno de' membri di essa, 575;
opinione discordante di altro membro, ."^78; discussione, COI, 022; jiarole del
Segretario della Commissione padovana, G26; discorso particolare di un
medico, G07.
Carle. — topografiche — deU'/la/ia. 2G9;^ della parte destra dell'arno relativa
al profitto di deviazione del Sercbio, 159, 251 ; considerazioni relative, 273.
— geologiche — del jyapoletano,'2S7i ; di alcune isole italiane, 270; progetto di
una Carta geologica generale d' Italia, e modo di eseguirla, 277.
Cascine (vedi fabbriche). - -
Case. — di ricovero pei giovani discoli, 76; motivi cbe comandano un cangia-
mento nel nome di essa, 80; — di lavoro, 81; — d' industria in Verona; ori-
gine di essa in Bergamo, 7C.
Casse di risparmio (vedi statistica).
Cassia niclilans L. Sua coltivazione all'aperto in Pisa, 523.
Cefalopodi dei mari di Nizza e di Genova. KoUi de' medesimi, Jl38.
Cerio, 205.
Chondrostoma jaculum. Dubbi intorno alla novità di questo pesce, 377.
Cinabro di /tipa nel Piclrasaiilino, 2'lG, 202.
Ciprini. Relazioni dell'appareccbio di Weber con la spinale midolla nei medesi-
mi, aOO; notizie ulteriori, /|09.
Cirri. Considerazioni morfologicbe intomo a quelli delle Cucurbitaccc,32G ; osser-
vazioni relative, 3ÓG, 341 ; studi relativi a ((uelli delle Smilaci (vedi SmilaxJ.
— 83o —
Clima. Mmlo (li rioonoscrrlo taciliiionto ovuiiqiir in prò della statistica, 512.
Cloruro mereurico. Azione dello iodio su questo salo, 220.
Coke. Efletti migliori di esso nella riduzione metallica dovuti alla sua maggiore
coMil)ustil)ilil;\, 189.
Calcolar del commercio. Facile esistenza in essi dell'arsenico, 181.
Colori prodotti dalla jiila sopra alcuno lamine metalliche, 'J97; dimostrazione
puhiiliea, 512.
Combuslibile. Economia necessaria del medesimo, 196.
Cometa. Osservazioni relative a quella del corrente anno, 487.
Comizi agricoli. L'ilici, usi, ordinamento dei medesimi, 87.
Conduttore elettrico fatto da metalli diversi alternantisi ; correnti che accadono
in esso; fenomeni che presentano (vedi corrente idro-elettrica).
Conferva. Esemplari giganteschi della C. dilfusa e ruchingcri Agli., colti nel mare
di Livorno, 5'l7.
Corde di fili di ferro. Loro utilità conosciuta nei lavori delle miniere, 447.
Corpi particolari osservati nella vescica dell' uomo, 705.
Corpuscoli paciniani. Esistenza di essi nel mesenterio di un gatto ed in al-
tre parti, 588; nuovi studi sui medesimi fatti recentemente dallo scuopri-
tore, 459.
Corrente idro-elettrica. Fenomeni che presenta nei conduttori fatti da metalli
eterogenei che alternano, ,501.
Coste. Movimenti diversi che eseguiscono, .189.
Colone tinto con rohhia coltivata in Toscana (vedi robbiaj.
Cruentazione ripetuta. Mezzo di cura proposto per le morbose aperture della vol-
ta palatina, G7G.
Cucurbitaecc. — Radici avventizie delle medesime, 522. — l'ilicci e loro origine
morfologica negli individui di questa famiglia (vedi cirri).
Cuore, alterazioni del medesimo; segni patognomonici di esse; premio propo-
sto, 050; ipertrofia singolare di (juesto viscere, G97.
Dagherrotipo. Duhhio mosso che non dalla sola azione della luce, ma anche da
quella dei corpuscoli organici natanti nclP aria siano da ripetersi i ritratti
ottenuti con esso, 466.
Delirium (remcns. Osservazioni risguardauti la cura di tal malattia, 537.
Denti fossili delle Maremme toscane, 2'l8; studi e considerazioni fatte per cono-
scere a qual genere di animali appartenessero, 254, 2G5.
/>eras(anifnli cagionati da torrenti; mezzi usati in Toscana per allontanarli, III.
Diabete. D'uovo mezzo proposto per scuoprire lo zucchero nell' orina, 192; con-
fronto di questo con il mezzo fisico già usato al medesimo scopo, 200; con-
clusioni mediche rclativ(! all'origine di questa sostanza, G20.
Dialesi purulenta. Se debba ammettersi, GG2.
Z)idim«o. Errore provato di attribuire il colore rosso do' protosali di manganese
a questo metallo; cause di tale colorazione, 205.
Discorsi. — del Presidente gcncrale,G'); — del Presidente della Sezione di ./jioho-
mia, 75; — del Presidente della Sotto-Sezione di Ciiimica, 174; — del Presi-
— 83i —
dente della Sezione ,li Vineralogia, 2ù7 ;— del Preiidcnle della Sezione di
Zoologia. 273; — del Presidente della Sezione di Medicina. 517.
Discrasia (vedi pusj.
lìiscriminazione M sanj,.„o dell' ..on.o ,la qu.llo d.;i bruti; mezzi proposti, G39.
Dislrihuzione (vedi librij ; — metodica dei Xoofitarj, 1")0.
Viclichopora cinnabarina. Descrizione di cjuesta nuova specie vivente, 435.
Doratura a pila. Modo di averla ; e/T.-tti ottenuti con melo.li <liversi, iT't, 3|.>.
Echidnina. Scoperta di .pirsta nuova sostanza; sua preparazione; suoi caratteri <•
propriotà; consldrnizioni relative alla sua natura cl.iniica; alla sua azione di-
namica, 175,382; ell'etli ottenuti dalla medesima nella cura della rabbia, 5.'|3.
Economia di combustibile (vedi combustibile).
Eclisse. Osservazioni relative a quella che avvenne nel luglio del t8Ì2, '187.
Educazione dei con ladini, 81.
Elefantiasi (vedi lebbra).
Elettricità. Azione (isiologica della medesima, /188; correnti diverse di ossa in
certe circostanze, 501 ;— delta Torpedine considerata in relazione con la con-
trazione muscolare, Ì8Ì ; _ ne.' sistemi astatici (vedi moto); — voUiana; idee
intorno alla produzione di essa, 513; — atmosferica: confronto del fulmine
con la bottiglia di Leida, /j/l9.
Elettro-ago-puntura (vedi ulceri).
Elettro-magnetismo considerato come forza motrice, 503.
Eticina. Pr, parazione, caratteri e proprietà della medesima ; composti che fa col
bromo e col cloro, 2IC.
Ematosina (vedi acido emaplastico).
Emetico. yuoMX opinione intorno alla sua natura; considerazioni relative, 222.
Encefalite. >uovi argomenti per dilfcrenziarla dall' idrocefalo acuto; osservazio-
ni sulla materia, 528.
Enologia. Cagioni della decad.'nza <li essa fra noi, 123; modi e mezzi proposti per
migliorarla, |. '17; Manifesto relativo, ICC.
Erba-medica, 103; considerata come la prima a coltivarsi in un campo dopo la
robbia per utile avvicendamento, 137.
Erbario centrale italiano. Aumento di esso nell'anno per oggetti donati e com-
prati, 3.39; ringraziamento Jiretto dalla Sezione botanica a S. .4.. I. e R. il
Granduca di Toscana pel favore che gli accorda 3'l0.
Esperienze. Somma destinata dalla Città di Milano per quelle da farsi nella sesta
Unione, '183; vantaggi che si avrebbero se si eseguissero pubblici esperimenti
nelle adunanze delle diverse Sezioni dei Congressi, il98.
Euforbie. Considerazioni morfologiche intorno alle foglie di alcune specie a cau-
le crasso, 3'17.
Fabbriche rurali. Stato di queste in Italia, 112.
Fanciulli impiegati nelle manifatture; condizione trista di essi; progetti di una
statistica relativa ; mezzi per mandarla ad elletto, 95.
Farmacie gratuite. Utilità di esse per la classe inferiore degli uomini; esempio
dato in Livorno, 127.
— 83a —
Febbri. Quesito relativo a quello elio tengono dietro allo f>rnvi lesioni franmati-
cKo 0 allegravi eliirurgichc operazioni; al modo di diilerenziarle da altre;
alla cura di esse, G(j5; considerazioni relativo, 670.
Fegato di zolfo (vedi quinlisolfuroj.
Felce. Coyie possa estirparsi; proniio proposto, 106; programma relativo, 108.
Ferro. Osservazioni intorno alla preparazione del medesimo, 178.
Fiamme dei vulcani, 255; Memoria relativa, '293.
Fibre. — animale — muscolare. Se s' infiammi, se si rigeneri, 657. — vegetabile.
Considerazioni relative alla formazione di essa, 552.
Fiera libraria. Considerazioni relativo al progetto di averla in Italia, 123, 130;
relazione della Commissione, l'Il.
Filanda da seta. Relazione che risguarda una nuova filanda proposta, 98; (v. vaj'orcì.
Fillirìna. Modo di propararla ; considerazioni relative, 198.
Fisica matematica, 509.
Fistole cisto-tiretrali. Considerazioni relative alla cura di esse; strumenti pro-
posti per ottenerla, 699.
Flebite venuta in conseguenza di salasso; effetti di essa sulla malattia preesi-
stente, 663; se possa esser cagione delle febbri che conseguono alle gravi ope-
razioni o ferite, 67 'I.
Flore. — lucchese, 321. — spagnuola, 337. — italica essiccata, 367. Considerazio-
ni intorno al metodo da seguirsi nel formare una Flora, 321, 332.
Floridzìna, come succedaneo della cliina, 5'(l.
Formiche di Grosseto; loro costituzione geologica, 270.
Forma del globo terrestre, 275.
jForiii alti fusorj (vedi calore], 198.
Fossifi.— Coiic/iij/if, 2'll,2!l3,253,28l.— Ossa. 264, 597 (vedi denlij. — le-
gni, 26'l, .36'!. — Carboni (vedi litantrace). — microscopici ritrovali in al-
cune sabbie, 2'l7.
Fosforescenza. — Considerata nella Lucciola, 191 ; esperienze tendenti a determi-
narne la causa, 'l30. — Considerata nello iHfc/iero e noi (fgiii, 190; — nella
lana '1.53; — nelle acque marine (vedi acque marine].
Frenologiche osservazioni. — Intorno allo straordinario sviluppo di un fanciul-
lo, 528. — Relative ad un Cane da caccia (vedi Cane).
Frenologici principj generali per misurare e precisare gli istinti ec, '1^2.
FronJc Considerazioni niorfologiclie sulle fronde dei pini, 328; — su <|m(IIc dei
berberis, e delle cuforhiw (vedi berbcris, euforbia).
Frumento, discussione relativa alla sementa del medesimo, 100, lO'l.
Funghi. Alcune nuove specie di questa famiglia, 516, .357.
Fusarium niaciWaiis. Considerazioni intorno a questa e ad altre piante parasite
del gel.fo, 1 15.
Galvanoplastica. Stampi in gesso per servire alla medesima, 'l7'l.
Cangrena secca. Condizione patologica della medesima; cura, "O'I.
Has. — gas-ossido di carbone; uso che potrebbe farsene, 197. — protossido di
azoto; sua prejiarazionc facile; considerazioni relative, 184.
— 833 —
Generazione equivoca. Fatti luldolti che scuibravuno lavorirla (vc«ll vermi); va-
lore iiissuiio dei medesimi, 532, 5'l5.
Geodesia, 'l8l.
Geografia. — Relazione dei recenti progressi della medesima, 2'lO,2'l7,2G5, 271.
— Elciut'iiti di Ccofjriina j;eiuTalr, 285.
Gentogia. Comiieiiilio eleini nlare della nudcsima, 2'lC.
Geologiche gite (vedi gite).
Gernùnazione di grani di frumento avvenuta dopo lungo tempo, 105 ; azione del-
l' aria in essa non ancora ben conosciuta, 3G7.
Gianulri. Costituzione geologica di ijucsl' isola, 270.
Gineceo ( vedi auranziache).
Giornale bofaniro. Relazione della Commissione relativa, 333; nuova Commis-
sione eletta, 3'l0; sottoscrizioni al medesimo, 3'l9.
Giornali. Mezzo per provvedere alla unità del sapere scientifico italiano 496.
Gite. — geologiche — ai Monti pisani, 2ì(j; — alla valle di Seravezza, 265; re-
lazione di <'sse, 2'ltl, 2CC. — agronomiche, 87.
Globo — areostatico (vedi areonauta). — terrestre (vedi forma).
Glohba nutans. Sua doppia fioritura in Lucca; come ottenuta, 528.
Golpe del frumento. Sue probabili cagioni ; durata della (acoltà germinativa dei
germi di essa; sua natura contagiosa; mezzi atti ad allontanarla, 7'!; consi-
derazioni relative, 115.
Grandine. Fenomeni offerti dai grani di essa; cagioni di questi, 503; (v. meteore).
Granili — di Savona. 278. — dell' FAha. 285.
Grano, nato e maturato senza preparazione di terreno, 100; se convenga meglio
piantarlo o seminarlo, IDI, 102.
Grasso. Quanto ne coiiteni;ano le uova dei Gallin.icei; se la (juantità di questo si
alteri nel pulcino, 20G; cause della distruzione di esso, 209 ; considerazioni
relative, 210.
//ippobosca, o\idutto lacieutc uffizio di borsa copulatrice nell', 593.
Idrocele. Considerazioni intorno alla cura di esso, 678.
Idrofobia. Effetti della eeliidiùna nella cura di essa (vedi echidnina).
Ilicina come succedaneo alla cliiiia, 5'10.
Imbuto proposto per chiudere i vasi della vinificazione; suo uso già noto ai To-
scani, I2G.
Industria me/nKurgtco; desiderio che se ne verlficlil lo stato in ogni paese; st^i-
tistica relativa desiderabile, 2tì5; (vedi urli).
Ingra.^si. I IG; discussioni' dei ipiesili pro|iosli a Firenze; considerazioni relative
ai medesimi, 129.
Insegnamento tecnologico — in /(n/i'a , "scarso, e mantenutoda particolari, 90; utilità
di esso e desiderio che si a|)plichi agli Orfanotrofi, 92; — consider".»lo ni'l Re-
gno di .\apoli. 91 ; — in f'enezia e nel Regno Lombardo- f^encto. 92, IGO; — in
Siena. 95; — in Lucca, 153; — necessario agli agricoltori (vedi scuole).
Insetto dannoso all' olivo; considerazioni relative al modo e ai mezzi di scemare
il danno che arreca, 1 15, 1.52,
— 834 —
ìnttrferenze. Analoni-i ili esse mancante per completare le gii note analogie fra
la luce e il calorico; mezzo proposto per iletirniinarla, 'lOG.
Intermittenti considerate a confronto della tisi nelle Maremme toscane, 537 ; ai-
senico proposto per curarle (vedi acido arsenioso).
Jnleslini (vedi trastocazioncj.
/odio. Mezzo migliore per scuoprirue resistenza (vedi acido azotico); azione di
esso sul fjoriiro inereurico (vedi cloruro) : sull'acido arsenioso (vedi acido ar-
tenioso);saì tartaro emelico (vedi emetico^; sull'ossido d'antimonio (vedi ossidi).
Ipertrofia (vi-di cuore).
Irritabilità degli stami di alcune piante; movimenti ad essa dovuti, olili.
Itchiade. Cura migliore della medesima, G3I.
Iscuria considerata nei vecchi relativamente alla causa, G59.
Isole. — Del Ciglio : — di Pianosa ; — di Cianutri; — di monte Cristo; — delle
Formiche di Grosseto; loro costituzione e caria geologica. Kit), 2G9.
/s<ero(omi(i. Se debba preferirsi al parto procurato; considerazioni relative al
quesito proposto dal Congresso padovano, CCS.
/s(rti;ionf. Mezzo di incoraggiamento pel contadino, 81. — elementare tecnica da
darsi al medesimo, e discussione relativa, 85; necessità di libri per ottener-
la, 87, 95; njodi diversi per conseguirla, 8G. — elementare ; bene che sia ge-
neralizzata, 91.
Ittiologia (vedi pesci).
Aermes minerale. Sua utilità nelle infiammazioni dei visceri toracici. Cól.
Aicstina. Nuove indagini sulla medesima ; considerazioni relative alla scoperta ed
al criterio che potrebbe desumersi dalla presenza o mancanza di essa nelle
orine, G72.
Lampyris (vedi fosforescenzaì.
Lampris gultatus ; \>tscc delli mari del nord colto a /"lumjVmo; considerazioni
intorno ad esso, 575
Lana. Lenta e spontanea combustione di essa (vedi fosforescenza).
Lontano. Come separarlo dal cerio e dal didlmio, 203.
Lattato di frrro; preferenza da darsi al medesimo a rimpetto degli altri sali di
ferro; osservazioni sulla questione, 181.
Lavoro (vedi case), dei fanciulli nelle manifatture (vedi fanciulli).
Lebbra. Considerazioni su cpiesta malattia; premio proposto, 521; programma re-
lativo, 5.50. /"umori prodotti dalla medesima negli abitanti del basso Egitto, C95.
Leghe ritrovate nel residuo nero lasciato dallo zinco dopo l'azione dell'acido sol-
forico, 185.
Lettere zoologiche al Principe di Canino. — Del sig. Conlarini, 395; del signor
Hasch, ivi; del sig. liuppel, tri; del Principe jS'cutvied, 39G; del sig. Cray, ivi;
del sig. Brodcrip, 397; del s\q. Sabjs Longchamps. ivi: del Ilrandt.7>08;di
Ochen, 414; dal sig. Strickland, relativa alla riforma della nomenclatura zoo-
logica. 407.
/-idrt. Intorno alla migliore distribuzione dei medesimi nei Congressi, 99 (vedi fiera
e istruzione).
— 835 —
Limone, osservazioni sul friitln del, (vedi auranzìaehej.
Linee. — di iolleramen(o, 2GI ; — di inugiiagtianza siilhi supcrfirlr dri ^lobo, 28'1.
Lino. Ap|);irocclii per togliere gì' iiiconvcnieiili che tengono iillu sua niucera-
zione, 127.
Litantrace (vedi carbone].
Litolonùa. Quando convengn, G59.
Lilutrizia. Quando sin |)rrtrriljile alla litolonùa, GIÌ9.
Lucanus cercus. IVervi, tubo gastro-enterico, e organi genitali di ipiesto insetto,
preparati, 500.
Luce. A/.ione della medesima sui sali d'argento (vedi datjherrodfo} ; sue proprietà
calorilielie (vedi fa/orp^,' analogie della stessa col calorico (vedi interferenze).
JUacchine dannose alla industria nianuense, 79.
Madia saliva, considerata come piant.T oleifera, 138.
Madri macchie dei marmi carraresi; natura di esse; considerazioni relative, 276.
Magnetismo (vedi moto).
Mal' aria (vedi aria).
Mammiferi, 'Il 5, 126, /|'|2.
Manganato di potassa. Azione degli oli su di esso (vedi camaleontej.
Manifatture (vedi artij.
Mannìte. Nuova proprietii della medesima; relazione relativa, 228.
Marmi carraresi. Struttura cristallina di essi fatta derivare da lente azioni elet-
tro-magnetiche, 271.
Matemaliche.— pure 1 j'i, 469, '175, 183, 50<) ; — applicale It'yi, ItitS, 170, 175,
177, ISIj.'jOO.
Meccanica e idraulica. — pratica. 117, 170, 191; — razionale. Il.'i, 175.
Meduse (vedi acque marine).
Meliloli, considerazioni intorno a varie specie di. III.
Meteore. Descrizione di due di esse, 172; (vedi grandine).
Meteorologiche osservazioni, 171.
Miseria d<l popolo: cagioni di essa; osservazioni e discussione relativa, 8."».
Moccio. Intorno alla vera sede di esso, 390.
Morti sollecite; esempi di rapida putrefazione dei cadaveri per (vedi putrefazione).
Marca. Premio relativo, proposto dall'Accademia di Torino, 521.
Moto oscillatorio negli aghi calamitati astatici; cagione di esso; sostanze che
minorano o annientano il medesimo, 168.
Mucomeiria orinario. In che consista; come si faccia, 232.
Muscolo (vedi fibra).
Muscoli (vedi coste).
Mus. Intorno ad alcune specie di essi, 126.
A'arire microscopica (vedi amphiopsis).
Aepenlhes phgllamphora. Studi relativi all' ascidio della medesima, 362.
Mirali. 120,222.
A'omenclatura. Adunanze miste per discutere intorno al progetto di una generale
nomenclatura pel regno organico, 385; — relazioni — del Segretario della
— 836 — ,
Coiiiinissloiio nominata noi Congresso padovano, 7G1 ; — del marchese Spi-
nola, 76'l; — dei botanici padovani, 787; — osservazioni dei zoologi, 772; —
versione del progetto inglese, 793; — osservazioni al medesimo del Principe
di Canino, 819.
A'uoce snslunzr rinvcmitc ni'lla salicìnu (vedi salicinaj.
Allori organi del corpo umano (vedi corpuscoUJ.
Olirò, Insetti dell' (vedi inselli).
Orcfiis ricasoliana. Nuova specie delle Maremme toscane, 730.
Orfaiii)lr<>lì. l'tillu'i di a])rire in ossi delle scuole tocniclio (vedi islruziond.
Organi. — iiiioi'i del corpo umano (vedi corpuseolij. — genilali M Lucanus (vedi
■ Lueanm): — dell' Orycles (vedi OryclesJ. — dogi' insetti (vedi Bombi.rJ.
Orijcles. Organi genitali di questo insotto, 390.
Orina. Mozzo por conosoore se conlonga zucchero (vedi J/nfcffc^ ,■ (pianto muco
contenga (vedi mucomclriaj.
Oro del fiume Serio presso Cremona, 2Ì5. — Considerato nell' Impero russo, 261.
Orso. Intorno alla propagazione di esso, /|I8; doscrlzìouc di alcuno specie, 'l2l.
Orto. Relazione doli' Orto botanico di Lucca,. "07.
Os.'ierrazioni. — di Fisica terrestre ed atmosferica ; Commissione relativa, '155. —
meteorologiche. 'l7l. — almosferiche (vedi Jreonaula). — ittiologiche, ^88.
— sullo stato jnesenlo della fabbricazione del ferro, 178.
0.isidi. — di carbone, 180 (vedi apparecchi]; — d'n;o(o (vedi gas); — iV antimonio
e iodio; reazione che accade fra queste sostanze, 221; — di ferro e nic(e; rea-
zione elle accado; probabile formazione dell'acido formico, 181; — di didimio.
cerio e lontano, 205.
Ossigeno atmosferico. Come agisca nella germinazione (vedi quesiti hotanicij.
Oca (vedi grasso].
Palmaeili dolio Maremme toscane. Considerazioni relative ad essi, 253.
Palmella. .4ppuutl relativi a quost' organo nello Razze (vedi /lazza).
Parafulmini. Considerazioni intorno alla migliore direzione dolio punte in ossi
(vedi cleltricitù atmosferica).
Parto. So, e quando convenga provocarlo por angustia di bacino (vedi isterolo-
mìa) : posizione sul fianco giudicata la migliore nel parto naturale, 689; rela-
zione relativa, 695.
Palala delli^ oorrfiV/Iif re Esporionzi' intorno alla niedoslnia, 100.
y'ci/njra. Ingiusto rimprovero fatto ai modici italiani ; aisriiifo jiroposto por 1 a
cura di essa, 522.
Periglobulo. Come si prepari; quali oarallori abbia, 225.
Pesci. Descrizione di alcuno specie di pesci di Ila Lombardia, 575; elenco di ])esci
lombardi, .585.
Peste biibonica. Considerazioni sulla medesima relative a stabilire un miglioro
sistema di quarantine, G32.
/'(•((o, osservazioni relative alla struttura e al moviniontl del, 589.
Pianosa (vedi isole).
Pila. Doratura e colori ottenuti pi r mezzo di essa (vedi doratura, colori).
— 837 —
l'ini. Consiilerazioni iiiorlolugiclie sulle froiidf ili essi (vedi (ronde).
l'olysiphonia parasilira. Griiiuli cs<'iii|iliiii del pmio di Livorno; ronsidrrazinni
rcliitivo al nome siiccilico di essa e al panisitisino delle piante, 555.
Polvere carbonica (vedi golpej.
Porfido della Limiiia, 278.
Premi. — di virtù proposti per ineoraggiare gli agricoltori, e considera/.iuni in
proposito, 81, 158; rela/.ione della Commissione per giudicare sulla proposi-
zione, n'J. — l'er la estirpazione della felce (vedi felce). — Per la cura dello
tcirro e cancro (vedi cancro). — Per la lebbra (vedi lebbra). — Per le ma~
latlie del CMorc (vedi cuore). — Poi migliore calechitmo agrario. 82. — Per
I' educazione del baco da seta, !)C.
Preparazioni auatoniico-zoologiclie (vedi Oryctet, Lucanut).
Principi anatomico-frenologici per misurare gì' istinti, le percezioni ec. (vedi
frenolo(jiei).
Propo.'ita di d(stlnarc alle matematiclie pure alcune delle adunanze fisiclie, 'l86;
osservazioni relative, /l9'l.
Pubitomia. Se convenga anteporsi al parto procurato (vedi isterotoinìa).
Pus. Se possa ritenersi che si assorba (vedi assorbimenlol.
Putrefazione. Esempi di sollecita putrefazione; indagini fatte per scuoprirue le
cause, G80.
Quarantine (vedi peste).
Quesiti. — chimici, 227. — fisici, 'l50, 470, 508. — botanici. 367. — medico-chi-
rurgici. .j25, ()5'l, t>70; — utilità elio i medesimi sieno conosciuti, 508.
Quintisolfuro potassico. Dubbio mosso intorno alla sua decomponibilità nel-
1' acqua; esperienze addotte in prova; considerazioni relative, 177; osser-
vazioni posteriori, 219.
Uabbia (vedi idrofobia).
Itadiazioni luminose. Proprietà calorifìclie diverse delle medesime (vedi calore).
Hana. Contrazioni risvegliate in essa )U'I contatto di un suo nervo con un prisma
della Toi-pedine, 485.
Itazze. Appunti sulla posizione, struttura ed usi della palmetta in esse, 'IIO.
Relazioni. — del Segretario generale, 709. — ilei lavori delle Sezioni — agrono-
mica, 7 IO. — chimica, 721. — geologica, 72G. — botanica, 729. — zoologi-
ca, 752. — fisica, 757. — medica, 745 chirurgica, 740.
Helicoli (vedi spettri).
Ilingraziamenli. — del Presidente della Sezione di .agronomia, 147. — della Se-
zione di Geologia, 28G; — di tpiello della Sezion<' di .Uedicina, 052. — del
Presidente generale, 709.
liisaie. Commissione scelta per giudicare della iiocuità od innocuità di esse, 84,
527 ; relazione della medesima, 592.
Jliraccinazione. Considerazioni intomo alla utilità od inutilità di essa, 525,
528,551.
Robbia. Coltivazione di questa in Toscana ; cotone tinto con la inetleiinia ; osser-
vazioni relative alla convenienza od iuconvenieiizo di tale coltivazioue, I3C.
— 838 —
notazione pr<i<l<ilt;i «lai vaporo (vedi vapore).
Salicin'A. — Stilili relativi alla natura cliiinica ili essa, e reazioni che produce con
altre sosfuii/.e, 213,
Saligenina. Come si ollinga, 21 'I; come si diporti con alcuni corpi, 215.
Sali. — di ferro, 181. — di arijcnto. Mll.
Sangue. Modo di distinguere ipicllo dell' uomo da quello degli animali (vedi rf(-
scriminazione.
Saltllili. Artili/.io adoperalo per conoscere il vero istante della diS])arizion<' e del-
la riappari/ione di essi, 'l87.
Scirro. Premio relativo; considerazioni intorno alla cura (vedi cancro).
Schraliutn. Commissione per giudicare dilla novità di un fungo parasita del
formentone, creduto dallo scopritore uno sclerozio, ."'iG.
Scuole. — elementari per 1' agri<oltore, 80. — ambulanti, 105. — agrarie da in-
trodursi nei Seminari, 147. — festive, 86. — tecniche (vedi insegnamento).
Seccume delle foglie del gelso, 1 15.
Sega. — a trapano proposta per segare le ossa. — a catena. Confronto dei due
strumenti e conclusione, C99.
5fjfl/f conni/fl. Memorie presentate pel premio proposto nel terzo Congresso;
Commissione nominata per l'esame di esse, 527; giudizio della medesima, 615.
iSemi di cassia nictitans L. offerti (vedi cassia).
Seminatore. Considerazioni intorno a cpiesto strumento, 101, 102.
Sensitico. Intorno alla natura del |)rincipio sensitivo o cerebrale, 'l27.
Serchio. Corso antico di esso, 251 ; progetto di deviazione (vedi carie); osservazio-
ni sul medesimo, 139, 273.
Sesamo, considerato come pianta oleifera, 138.
Seta, nuova fdanda da, (vedi vapore).
Siluro (vedi Torpedine).
Siringa pneumatica, proposta invece del sifone di Anel, 705.
Sistemi asiatici. Oscillazioni negli aghi di essi; cause (vedi moto).
Smilaci. Considerazioni morfologiche intorno ai cirri di queste piante, 3W.
Società. — di vicendevole soccorso tra gli artigiani; descrizione relativa, 87; esi-
stenza di essa in Parma, 88. — di incoraggiamento per gli agricoltori, 77 ;
modo di estenderla, l'iG; (vedi associazione).
Solarium stramineum. Ksem|)larc di <[uesta conchiglia colto nei mari di Napo-
li, 'j2G.
Solfuro di potassio (vedi quintisolfuro).
Sordi-muti. Stabilimento di essi in Genova ; educazione dei medesimi, 139.
Spappolamento cerchrale. Storie relative, 058 ; discussione sull' argomento, GCO.
Spettri. Proprietà di quelli formali coi reticoli, 509.
Sphex tpirifex. Osservazioni relative alle abitudini di tale insetto, 122; considera-
zioni relative, 125.
Stami. Nuovi esempi di irritabilità (vedi irritabilità).
.Statistica. — dii fanciulli impiegati nelle manifatture 93, 127. — delle cafse di ri-
sparmio, 1 1O. — agraria, 127. — agraria del Ferrarese, 1*22. — medica, 5'l8 ;
- 839 -
nuove considerazioni e proposizioni intorno ad essaiSIO. — delle tcuole in-
fantili, 1 1O; Commissione relativa, l'ci.
Stelle. Posizioni medie delle prime 50 Ira le 220 fondamentali del Piazzi ; princi-
pio di un lavoro per la rinnovazione di un catalogo di esse, 477.
Stomaco. Uaro caso di traslocazione di esso nel petto (vedi IraslocazionrJ ; ulce-
razioni di esso, 082.
Strumenti. — meteorologici. Fabbricazione di essi a Milano pel sesto Congresso, 4G3.
— chirurgici nuovi, 099.
Sutura. Proposta per curare le ulceri varicose (vedi ulceri).
Tachina. Considerazioni relative al tempo in cui depone le uova sui ragni, 423.
Tartaro emetico (vedi emetico].
Telegrafo elettro-magnetico applicato per confrontare orologi a pendolo molto
ùistanli, 51 1.
Temi (vidi quesitij, proposti in altro Congresso, e discussi nel Congresso lucche-
se, 008, 078, 085.
Temperatura. Esperienze relative alla temperatura del vapore aqueo, '|89; — dif-
ferente negli spazi luminosi e oscuri dello it|)e/(ro solare; intensità diversa
di essa, 40Ì.
Teoria morfologica detta de' meritalll, osservazioni sulla medesima, 500.
Terme di Caldierojloro efficacia terapeutica, 05 1.
Terre. Origine delle terre paludose italiane, 2.59; osservazioni sull'argomenlo,20.').
Terreni. — a carbone fossile, 252. — di sedimento, 271. — concliiijlifero, '2'i'J.
— terziario. — in Maremma, 25."). — in Provenza. 247.
Terriccio fhumusj. Sua azione sulle piante, 129.
Tira-vescica. Strumento proposto per la cura delle fistole orinarle (v. strumenti).
Tisi rara nelle .Harcnime toscane ove sono comuni le febbri periodiche (vedi l'n-
termitlenti).
Torpedine. Intorno all' apparato elettrico di essa (vedi elettricità).
Trasloca zio ne dello stomaco e di alcuni intestini dal ventre nella rnvitù di I
petto, 051.
Trasporlo. Modo di farlo per gli agricoltori nmmnLili (vidi agricoltore).
Trigonometrica rete della città di Milano; modi usati per farla ; uso di essa, 481.
TVonco. Struttura di esso nelle Monocotiledoni, 352; considerazioni sulla mate-
ria, 355.
Trovatelli. Costume lodevole già adottato In Toscana di dar loro un cognome, 80;
educazione e istruzione agraria da darsi loro, 147.
Tritici con reste; danni che arreca al bestiame il soverchio uso di essi, 379.
Tumori. — erettili. Considerazioni relative alla miglior cura di essi, 085 gela-
tinosi considerati in generale, 089 ; — prodotti du lebbra (v. elefantiasi) ; ca-
gione di amaurosi, 000 (v. rrrxiiV.
Iccelli, 385, 594, 390, 424.
Ulceri varicose. Osservazioni intorno alla cura di esse, 090.
franile, azotato di, 222.
l'rsus. Osservazioni risguardanti la propugazioue (vedi Orso).
— 84o —
f''accinazione. Cmisidorazioni rrlativc alla possil>ilità ili trasiiicllerc roii ossa al-
tre uialatlir, "l'i."); alla ripetizione di essa (vedi riiaccinaziunej.
f'aceinium oxicoccos; dono di questa nuova specie italiana ; sua descrizione; suoi
usi, ."^05.
f'aleiianati. Studi relativi ai medesimi, e dimostrazione di quelli di cliina, di :m-
co, di cadmio e di deutossido di cerio, 203.
f'apore acquoso consideralo nell'applicazione alle filande da seta come l'orza mo-
trice e come potenza calorifica a un tempo, 77; osservazioni relative, 99;
— come motore delle macchine a rotazione, 49^1.
/'arici (vedi ulcerij.
f^eleno viperino (vedi echidnina).
/'«ne. Se da esse si possa generare il pus, CG2.
fermi. — Ritrovati nelle pustole del vainolo, 532, 5'l0 ; — nei tumori, 535, 545;
necessità che sieno mei^lio studiati e descritti, lei.
f'iaggiare. Osservazioni sullo stato progressivo del modo di viaggiale in Irlanda ;
lode che ne viene a un italiano, 131.
f'ie (nfn'mn/i. Strumento proposto per la iniezione di esse (vedi siringa].
f'ifera aspif, 383.
Vinificazione. Modo di migliorarla (vedi enologia).
/'ilicci. Origine di essi nelle Cucurhitacee (vedi cirri). — nelle Smilaci (v. SmilaciJ.
Vulcani. Memoria che pone fuori di duhhio le fiamme dei vulcani; cause di esse
(vedi fiamme).
If'eher, apparecchio di, (vedi Ciprini).
IVolfram (vedi acido tungstico).
Zoofilarj. Distribuzione metodica dì essi, 'l50.
Zucchero. Modo di scuoprirlo nell' orina dei diahetici (vedi diabete).
INDICE GENERALE
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R
Logolaincnto generale per le annuali riunioni de' naturalisti
italiani pag. 3
Articolo aggiunto ai medesimo y
Commissione inraricata dei pre|)aramcnti per la fiuinta unione . « t)
Deputazione per 1' ammissione al Congresso "io
Uffiziali del medesimo •> 1 1
Deputazioni arcademiclie "l5
Catalogo alfabetico degli Scienziati « a3
Detto dei doni fatti alla quinta Unione '49
Distribuzione delle ore per le adunanze delle Sezioni ... - 63
Discorso del Presidente generale nella prima solenne adimanza .
Sezione di Agronomia e Tecnologia
Adimanza del dì iG settembre .
Detta del i8
Delta del 19
Detta del 20
Detta del ìì
Detta del a-2
Detta del a3 . . . . • .
Detta del uS
Delta del aG
Delta del a 7
Detta del a8
Detta del p.f)
65
7'
73
80
85
90
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■ 46
— 8/,2 —
Sotto-Sezioni: di Chimica « fyi
Adunanza del dì iG settembre « 1^3
Detta del 18 "174
Delta del 19 ' '79
Delta del 20 ... . « 1 83
Detta del 21 " '^9
Detta del 22 « 196
Detta del 23 •< 202
Detta del 25 « 2o5
Della del 26 « 206
Delta del. 27 « 2i3
Delta del 28 « 220
Detta del 29 . « 227
Sezione di INIiner.vlogia, Geologia e Geografia .... « 235
Adunanza del dì 16 settembre « 237
Detta del 18 « 243
Detta del 19 « 247
Della del 2 1 . " 249
Detta del 22 « 255
Detta del 23 •■ aSg
Delta del 25 •■ 263
Della del 27 « 269
Detta del 28 ■' 273
Detta del 29 « 280
Sezione di Botanica e Fisiologia vegetabile " ^19
Adimanza del dì 16 settembre « 32i
Detta del 18 « 324
Delta del 19 " 33o
Della del 2 1 " 336
Della del 22 . '341
Della del 23 •■ 346
Delta del 26 " 349
Detta del 27 < 352
Detta del 28 ■• 359
Detta del 29 •• 365
— 843 —
Sezione di Zoologia, Anatomia comparata e Fisiologia -371
Adunan/.a del ili iG seUcmhre • 3^3
Detta del 18 .379
Detta del 19 38a
Delta del 20 385
Detta del 21 « 388
Delta del 2 3 SgS
Detta del jlj • 4o4
Detta del uG • 409
Detta del 27 « 4 18
Delta del 28 425
Detta del 29 • 43o
Sezione di Fisica e Matematica "445
Adunan/,a del dì iG settembre '447
Detta del 18 • 453
Detta del 19 • 459
Detta del 20 « 463
Detta del 21 - 468
Detta del 22 • 47*
Detta del 23 - 477
Detta del 25 .481
Detta del 26 • 487
Detta del 27 • 494
Detta del 28 • 5oo
Detta del 29 • 5o8
Sezione di Medicina -515
Adunanza del dì 16 settembre «517
Detta del 18 • 627
Detta del 19 • 53i
Detta del 20 • 536
Detta del 21 ■ 54»
Detta del 22 « 547
Detta del 23 • 554
Delta del ^5 • 592
Delta del 2G «601
— 8/,4 —
\(lunaii/.a (U-1 d'i -27 settembre •■ Gi5
Della del 28 ■ tì3o
Detta del ag « G34
SottoSf.zione di Chirurgia « 655
Adunanza del d\ 18 settembre « 65^
Delta del 19 « 664
Delta del '^o "668
Detta del -ii - 672
Detta del -ì-ì <■ G76
Detta del 23 ■> 680
Della del aS "685
Della del 26 " 689
Detta del 27 " 695
Detta del uS » 699
Detta del 29 • 704
Adunanza generale ultima. — Annunzio della nomina del Presi-
dente generale per la sesta unione, e della scella della Città
pei
r la settima. — Relazioni dei Segretari e ringraziamento
e"
del Presidente generale " 709
Programma della Congregazione municipale della Regia Citlà di
Milano « 755
Avviso della graziosissima Sovrana adesione alla scelta della Città
per la settima unione scientifica ■■ 757
Ap|)endice per le adunanze delle Sezioni riunite di liotanica e
Zoologia " 7 9
Indice alfabetico delle cose principali di questo volume . . . 827
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CORREZIOM
l'>5- '5,
lin.ull-.
., 23.
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., 155.
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.. 242,
..23.
.. ■136,
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., Hi.
..28.
„ 828,
.. 6.
Ollelti Cailrlli
Ticliaroen Tichirncr
Priiot Hiliot
doli. Poli ilull.PolK
del Micheli dello SlcHirn
di cbr (imir altri adoroa 1* altra cbr aJuroi
acteonrtle acteonrilc
Sictliiponge Silici •ipungc
diitrjttività (tiiiruttiiìlà
Aaaliti di un calmlo (vedi calculu). . Analiii di uo calcolo, 22t}.
M 2U,
•I 20.
M 365,
ALTRE COnREZIOKI DIMAHOATB ALLA PlieSIDE!(7A CEXERALB, HA TROPPO TARDI
PCnCIlè POTESSERO PARSI NEL TESTO
, 56,
, 26,
loslitiilo dol Rrgnu Lombanlo -Veneto
( Prof. Giuseppe Drlli )
' ( Cbt. Fraii(!eico Cirliai )
rocolaio
Lo strtso Prcsidrole motlra un volurninoio
irritto del capitano Bractu di Praga, in*
titolato — Stalliti clic vcag^>oo proputli
per la ifiittuionc* di una Socirtà di cam-
bio dì piante, naiìonale italiana, itattititi
■ul confronto degli Statuti delle Società
coosimili esistenti in Germjinia, Scoxia e
nella Francia — .
IntlitUto Lomltjrdo
Prof. Giuieppp Bell
, 435,
ppc
fu inaio la
Lo alrs^o Prendente austra del cajiilanu Uracbt
il voluniiooio tcritto degli Statuti nsguardanti Pan*
dameoto icieutifìco ed economieo di un Inititulu
di cambio di piante naaiooalr italiano, compilali
sulla baie degli Statuti delle uguali Istituziooi, eii-
itenti in Germania, io Scoiia ed io Francia, chie-
dcodo il Capitano cbc sia nominata una Commi*-
■ionr incaricata di rtainiaarli e ritenere ciò che
fotse adattato; ed altra Memoria del medesimo
autore «ul Giornale Lolaoieo italiano, ralla Uti-
lliaione di una unione itineraria italiana, e la di-
ipeoia della flora esiiccala italiana per aisociaain-
ne «iene letta dal prof. Puccinclli.
. 17, Diclirbopara Uisticliopora
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