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Full text of "Atti della ... Riunione, &c. I-VIII & XI. [11 Vol. in 10]"

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^.  /IDI 


ATTI 


DELLA 


QUINTA    UNIONE 


D  ;:  G  L  t 


SClilZliTI  ITiLiyi 


TENUTA  IN  LUCCA 


NEL  Settembre  del  mdcccxliii 


_  _  ^  j  /ira 


■cuuu 


7 


LUCCA 

PAIOLA    TIPOGRAPrA    GIUSTI 
18  '14 


RECOLAllEXTO  GENERALE 

PER 

LE   AIVXIALI   RIIMOM   IT  ALIALE 

DEI    CULTORI 

DELLE   SCIENZE   NATURALI 

»©««• — 


Xi  fine  delle  Riunioni  dei  cultori  delle  scienze  naturali  si  è  di  gio- 
vare ai  progressi  ed  alla  diffusione  di  tali  scienze  e  delle  loro  utili 
applicazioni. 

A  conseguir  cpiesto  fine  gli  scienziati  si  adunano  ogni  autunno 
in  una  delle  città  d' Italia,  per  un  periodo  di  tempo  che  non  dovrà 
mai  oltrepassare  i  quindici  giorni. 

II. 

Hanno  diritto  di  essere  membri  della  Riunione  tutti  gì'  Italiani 
ascrilli  alle  principali  Accademie  o  Società  scientifiche  istituite  per 
r  avanzamento  delle  scienze  naturali,  i  Professori  delle  scienze  fisi- 
che e  matematiche,  i  Direttori  degli  alti  studi  o  di  stabilimenti 
scientifici  dei  vari  Stati  d' Italia,  e  gì'  Impiegati  superiori  nei  Corpi 
del  Genio  e  dell' Arliglicria.  Gli  esteri  compresi  nelle  categorie  pre- 
cedenti saranno  pure  ammessi  alle  Riunioni. 

III. 

Ogni  annua  Riunione  avrà  un  Presidente  generale,  due  Assessori 
ed  un  Segretario  generale.  Nella  prima  adunanza  si  procederà  alla 


ili>isìiiiie  tifi  iiicnil)ri  in  più  Sezioni,  compiondenti  ciascuna  una  o 
più  scion/e  scconilo  il  numero  e  gli  sludi  degl' intervenuti.  Nello 
stesso  cionio  ogni  Sezione  nominerà,  a  schede  segrete  ed  a  phua- 
litìi  assoluta  di  voti,  uno  dei  suoi  niemliri  alle  funzioni  di  respettivo 
Pi-csidente,  e  (|uesti  dovrà  poi  scegliere  altro  Ira  i  mcnd)ri  medesimi 
a  5»e"relario  della  Sezione  stessa.  Tutti  questi  diversi  uflizi  dovranno 
essere  alTidati  a  membri  italiani  della  Riunione. 

IV. 

Il  Presidente  generale,  i  due  Assessori,  i  Presidenti  delle  Se- 
zioni ed  il  Segi-etario  generale  comporranno  per  tutta  la  durata 
della  Riunione  un  ('onsiglio,  che  provvederà  alla  buona  direzione 
e  al  buon  successo  della  medesima. 

V. 

Vvaiili  lo  scioglimento  della  Riunione,  da  tutti  i  membri  ita- 
liani costituiti  in  adunanza  generale,  si  procederà  col  mezzo  di 
schede  ed  a  i)luralità  assoluta  di  voti  alla  scelta  della  città  ove 
tenere  la  Riiniione  dopo  due  anni. 

VI. 

Il  Consiglio  elegge  il  Presidente  generale  per  la  Riunione  del- 
I  anno  prossimo  seguente,  il  quale  dovrà  avere  il  suo  domicilio 
in  quella  stessa  città  ove  deve  esser  fatta  la  Riunione.  Al  Pre- 
sidente generale  spetta  la  nomina  dei  due  Assessori  e  del  Segre- 
tario generale,  da  scegliersi  fra  gli  scienziati  del  medesimo  paese, 
almeno  sei  mesi  prima  della  Riunione. 

VII. 

I/eletto  Presidente  generale  dovrà  fare  le  dovute  pratiche  per- 
chè la  Riunione  possa  aver  luogo  in  modo  regolare  nella  città 
che  sarii  stata  prescelta,  ed  egli  dovrà  darne  avviso  a  tempo 
debito  agli  scienziati. 

Vili. 

l  due  .\ssessori  coadiuveranno  il  Presidente  generale  nel  jiren- 
dere  tutte  le  disposizioni  occorrenti  pella  Riunione:  ad  essi  spet- 
terà il  decidere  ne'  casi  dubbi  se  uno  scienziato  debba  o  no  es- 


seie  compreso  l'ia  i  iiuiiihii  della  Riunione,  in  conformità  dellVr- 
ticolo  II.  In  mancanza  del  Presidente,  faranno  le  sue  veci  i  due 
\ssessori,  in  ordine  di  anzianità. 

IX 

Nell'ultima  generale  adunanza  il  Segretario  generale  farà  un  rap- 
porto sull'andamento  della  Riunione,  ed  i  Segretari  j)articolari  leg- 
geranno ciascuno  un  breve  sunto  di  quanto  sarà  stato  operato  nelle 
rispettive  Sezioni.  In  (|uesta  puijl)lica  atliuianza  sarà  proclamato  il 
Presidente  generale  eletto  dal  Consiglio  per  la  successiva  Riunione. 


Dopo  questa  adunanza  il  Presidente  generale,  i  due  Assessori  ed 
il  Segretario  generale  lasciano  i  loro  uffizi  ;  sarà  per  altro  loro  cura  il 
trasmettere  al  l'residenle  proclamato  pella  successiva  Riunione  l'elen- 
co degli  scienziati  intervenuti,  ed  il  sunto  dei  pitjcessi  verbali. 

XI. 

Nel  caso  di  mancanza  del  Presidente  generale  eletto  pella  Riu- 
nione prossima  seguente,  prima  ch'egli  abbia  nominati  i  due  Asses- 
sori, dovrà  il  Presidente  generale  dell'  ultima  Riunione  consultare 
|)er  una  nuova  scelta  i  Presidenti  delle  Sezionij  e,  raccolte  le  loro 
proposizioni,  farà  sollecitamente  la  nomina  di  un  alli'o  Presidente. 
In  mancanza  poi  del  suddetto  Presidente  generale  dell'  ultima  Riu- 
nione, farà  le  sue  veci  il  più  anziano  dei  Presidenti  di  Sezione. 

XII. 

Agli  atti  di  ciascuna  Riunione  sarà  data  quella  pubblicità  che 
si  giudicherà  utile  al  progresso  delle  naturali  discijjline,  e  delle  loro 
applicazioni.  Il  Consiglio,  prima  di  sciogliersi,  nominerà  a  que- 
st'oggetto un'apposita  Commissione. 

XIII. 

Gli  oggetti  ed  i  libri  clie  fossero  offerti  in  dono  a  ciascuna 
Riunione  saranno  dati  a  quei  pubblici  scientifici  stabilimenti  del 
luogo  ove  si  tenne  la  Riunione,  che  verranno*  designati  dal  Pre- 
sidente generale. 


—      6     — 


XIV. 


Previo  il  grazioso  Sovrano  permesso,  gli  Alti  originali  delle  Riu- 
nioni saraiuio  tli  anno  in  anno  trasmessi,  e  eonservali  nell'I.  K.  Mu- 
seo <  li  risica  e  Storia  naturale  di  Firenze,  città  centrale  dell'Italia 
e  ea]>itale  ili  (|ucllo  Stato,  in  cui  sotto  gli  auspicj  di  Leopoldo  II 
(]uest' utile  istituzione  ebbe  principio. 

Il  Direllore  dell'I.  I\.. Museo  sarà  il  Conservatore  degli  Atti,  ed 
ni  suo  zelo  per  le  scienze  resta  ([uesla  istituzione  raccomandata. 


Prof.  Ranieri  GEUBr 

PrcsiiJcatc  generale. 

Carlo  L.  Bonap.\rte  Principe  di  IMusignano 

Prr£Ìdcii(c  della  Sezione  di  Zugluj;ia  e  Analaniia  cumi^araln. 

Cav.  Prof.  Pietro  Copf  figli  aghi 

Presidente  della  Sezione  di  Chimica,  ridica  e  Malenianclw. 

Marcii.  Cosimo  Ridolfi     ' 

Prcsidcnlc  della  Sezione  di  Agronomia  e  Tecnologia. 

Cav.  Prof.  Gaetano  Savi 

Tresidenlu  della  Sezione  di  Botanica  e  Fisiologia  vegetale. 

Prof.  Angelo  Sisjionda 

Presidente  della  Sezione  di  Geologia,  Mineralogia   e  Geografia. 

Cav.  Prof.  Gi.\coMO  Tommasini 

Presidente  della  Sezione  di   Medicina. 

Prof.  Filippo  Corbidi 

Segretario  generale 


Approvato  tlalln  I  Riunione  degli  Scienziati  tenutasi  in  Pisa, 
e  neir  Jiìunanzu  generale  del  di    i5  ottobre   1889. 


Per  copia  confonnc  all'  originale 
Prof.  Filippo  ConniDi 


ARTICOLO 


A  e  e  I  II  N  T  0 


AL    REGOLAMEISTO    GENERALE 

Bu  irrnoY*TO  nell'  adpxakza  generale  del  d"i  25  settembre  i812 

DALLA  IV  niUMlONE  DEGLI  SCIENZIATI  ITALIANI  IH  PADOVA 


>«t;,? 


Xn  caso  di  imilamenti  o  addizioni  che  si  propongano  allo  Statuto 
per  le  Riunioni  degli  scienziati  italiani,  l' adunanza  non  è  legale  se 
non  vi  assistono  due  terzi  dei  membri  italiani  ascrìtti  al  Congresso, 
e  che  si  trovino  al  momento  della  medesima  nella  città  in  cui  si 
tiene  il  Congresso  stesso. 

Se  è  approvata,  dovrà  la  Presidenza  del  seguente  Congresso  ri- 
proporla al  medesimo,  ed  adottata  che  sia  senza  mutazioni  e  colle 
stesse  proporzioni  nel  numero  de' votanti  e  de' voti,  avrà  efficacia. 

Nessuna  proposta  di  modificazioni  od  aggiunte  può  esser  fatta 
altrimenti  che  per  iscritto,  da  tre  almeno  de'membri  presenti  ed  in- 
tervenuti già  a  tre  Congressi  italiani.  Essi  la  rimettono  alla  Presidenza 
generale,  e  questa  l'assoggetta  all'esame  della  generale  assemblea 
dopo  di  averla  annunziala  ai  membri  almeno  tre  giorni  innanzi. 

S.  E.  Conte  Andrea  Citt_vdella  Vigodarzerk 

l'resiiJeRte  gcncrdlc. 

Prof.  Gì  ACOM ANDREA  GlACOMIJfl 

Preìideiilc  dclKi  Scxioiic  di  Medicina. 

S.  E.  il  Principe  Carlo  Luciano  Bonaparte 

PreiidctiU-  dcllj  Stziouc  di  /oologia,  e  di  Anatomia  e  Fisiologia  comuaralr. 

Prof.  GiisEPPE  Moretti 

Presiilontc  delia  Sezione  di  Botaoics  e  Fisiolof^ia  \egetalr. 

March.  Lorenzo  Pareto 

Presidente  della  Seiinnc  di  Geologìa,  Mineralogia  e  Geogiafia. 

Prof.  Francesco  Orioli 

Presidente  della  Sezione  di  Fisica,  Chimica  e  Malrinatica. 

Dott.  Francesco  Gera 

Presidente  della  Sezione  di  Agrooomia  e  Treooingia. 

Prof.  Roberto  de  Visiani 

Segretario  generale 


R.  MI 

INCARICATA    DEI    PREPARAMENTI 

PEL  OCiMO  COi\T.RESSO  SCIENTIFICO  ITALIANO 


Marcii.  Antonio  Mazzaiosa,  Presidente. 

Nobile  Tommaso  Sergiusti. 

Prof.  Paolo  Sinibaldi. 

Prof.  Benedetto  Puccìnelli. 

Prof.  Serafino  Lucchesi. 

Prof.  Giovanni  Bai-sotti. 

Prof.  Luigi  Pacini,  Segretario. 

Conte  Nicolao  Guinigi. 

Conte  Carlo  De' Nobili. 

Nobile  Francesco  Guidotti. 

Nobile  Lodovico  Sinibaldi. 

Signore  Ernesto  Binda. 

Signore  Angelo  Santini. 


DEPlITAZIOlXE 

PER    L'AMMISSIONE   AL  CONGRESSO 


Prof.  Ermenegildo  Tessandori. 

—  Ippolito  Borelli. 

—  Francesco  Bandettini. 

—  Giovanni  BarsoUi. 

—  Francesco  Buonanoma. 

—  Bernardino  Poli. 

—  Giuseppe  Giannelli. 

—  Serafino  Lucchesi. 

—  Paolo  Sinibaldi. 

—  Luigi  Arrighi. 

—  Giuseppe  Pardini. 

—  Gesualdo  Franchi, 

—  Paolo  Volpi. 

—  Luigi  Giorgi. 
Dott.  Leonardo  Galli. 


UFFIZIALI 

BELLA      RIUNIONE 


PRESIDENTE  GENERALE 

S.  E.  il  maicliese  comm  Antonio  Mazzaiosa,  presidente  del  R.  Con- 
siglio di  Stato,  direttore  della  pubblica  Istruzione,  vice-presidente 
delia  R.  Accademia  lucchese,  e  socio  di  altre  illustri  Accademie. 

ASSESSORI 

Prof.  Luigi  Kornaciari,  avvocato  regio  presso  i  tribunali  superiori, 

segretario  della  classe  delle  Lettere  della  R.  Accademia  lucchese, 

e  socio  di  altre  Accademie. 
Dott.  Benedetto  Puccinelli,  professore  di  Chimica,  Botanica  e  Agraria 

nel  R.  Liceo,  .socio  della  R.  Accademia  lucchese  e  di  altre  .\cca- 

demie. 

SEGRETARIO  GENERALE 

I»oti.  Luigi  Pacini,  professore  di  Nolomia  umana  comparata  e  pit- 
torica nel  R.  Liceo,  socio  della  R.  Accademia  lucchese  e  di  al- 
tre Accademie. 


13 


S  E   /   1   0   ^   1 


.\GRO^OMI.\   E   TECNOLOGIA 

PEESIDENTE 

Conte  Gherardo  Freschi. 

VICE-PRESIDENTE 

Conte  Luigi  Serristori. 

SEGRETARIO 

Bonajuto  Paris  Sanguinetti. 


GEOLOGIA,  MINERALOGIA  E  GEOGRAFIA 

PRESIDENTE 

March.  Lorenzo  Pareto. 

VICE-PRESIDENTE 

Noi).  Achille  De  Zigiio. 

SEGRETARIO 

Prof.  Leopoldo  Pilla. 


ZOOLOGIA,  AN.\TOMIA  COMPARATA  E  FISIOLOGIA 

PRESIDENTE 

Principe  Carlo  Luciano  Boiiapaile. 

VICE-PRESIDENTE 

Cav.  Carlo  Bassi. 

SEGRETARIO 

Dott.  Timoteo  Ribnli. 


—     i3    — 
BOTANICA    E    FISIOLOGIA   VEGETALE 

PRESIDENTE 

Dott.  Bartolommeo  Biasoletto. 

SEGRETARI 

Doti.  Luigi  Masi. 
Dott.  Ettore  Celi. 


FISICA,   CHOIICA    E    MATEMATICA 

PRESIDENTE 

Cav.  prof.  Gaetano  Gjorgiiii 

VICE-PRESIDENTE 

Cav.  Ferdinando  Tartini. 

SEGRETARI 

Prof.  Gio.  Maria  Lavagna. 
Prof.  Luigi  Giorgi. 


CHIMICA 

(  Sotto  -  Sezione  ) 

PRESIDENTE 

Prof.  Giovaccliino  Taddei. 

SEGRETABIO 

Prof.  Luigi  Calamai. 


MEDICINA 

PRESIDENTE 

Cav.  prof.  Carlo  Speranza. 


VICK-PHKSl DENTE 

Ciiv.  Salvatore  De  Kenzi. 

SEGRETARI 

Doli   (Jiiolaiiio  Cioiii. 

Doli.  Vnionid  Salvagiioli  Marchetti. 


SOTTO-SEZIONE    1)1    CHIRURGIA 

VICr-PRESl  DENTE 

l'nil'.  Cai-Io  Unici. 

SEGRET.\nio 

Doli,  (iiii.seppe  Secondi. 


deputaziojni  accademiche 


— ^OO^O  OO^Oo- 


ACCADEMIA  DI   AGRICOLTURA,  COMMERCIO  ED  ARTI   DI  VERONA 

Bernardino  Grigolati 

ISob.  Gio.  Antonio  de  Camposniiii 

ACCADEMIA   DI   SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI    DI    UDINE 

(]onte  Avv.  Prospero  Antonini. 
Conte  Gherardo  Fresclii. 
Prof.  Matteo  Petronio. 

ACCADE  Ì\IIA    DI     AGRICOLTURA     DI     UDINE 

Nob.  Achille  de  Zigno. 

ACCADEMIA   I.  E  R.  ARETINA   DI   SCIENZE,  LETTERE   ED   ARTI 

Gap.  Oreste  Brizzi. 
Giovanni  Guillichini. 

ACCADEMIA  DEGLI   ASPIRANTI  NATURALISTI  DI   NAPOLI 


Cav.  Salvatore  de  Renzi. 


ACCADEMIA    DI    BARCELLONA   DI    SCIENZE   NATI  IMI!    FD    ARTI 


Dolt.  Felice  Maria  Falgueia. 


Dott.  Michele  Colmeiro. 
Dott.  Giuseppe  Castelli. 


—    if.   — 

A.CCM)EMIA   CASENTINESE    DEL    UUONARROTl    IH    SCIENZE, 
LETTERE   ED   ARTI 


Prof.  I).  Cammillo  Galtesclii. 
Abb.  D.  Luigi  Fiaschi. 
III''.  Francesco  Melotti. 


ACCADE  JIIA     DEI     CONCORDI     DI      BOVOLENTA 
SCIENTIFICO-LETTERARIA 

Prof.  Bartolommeo  Bizio. 

ACCADEMIA  DEGLI   EUTELETI   DI   S.  MINIATO 

Marcii,  prof.  Cosimo  Ridolfi. 
Dott.  Giuseppe  Berni. 

ACCADE  AI  lA     DEI     CONCORDI      DI     ROVIGO 
SCIENTI  FICO-LETTERARI  A 

Dolt.  Giuseppe  Baruffi. 
Dott.  Gaetano  Grigolato. 
Dott.  Vincenzo  Fiola. 

ACCADEMIA     R.    DEI     FILOMATI    DI    LUCCA 

Dott.  Angelo  Pelliccia. 
Ardi.  Cesare  Landucci. 

ACCADEMIA   DI   POSSANO  DI  SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI 

Cav.  prof.  Giacinto  Carena. 

ACCADEMIA   I.  E  R.  DEI    FISIOCRITICI   DI   SIENA 


Prof.  Filippo  Garresi. 
Prof.  Alessandro  Corticelli. 


—  17  — 

ACCADEMIA  R.  DEL  DIPARTIMENTO  DI  GARD 

Bar.  D'  Hombres  Firmas. 

ACCADEMIA    I.  E  R.  DEI  GEORGOFILI   DI   FIRENZE 

Marcii,  prof.  Cosimo  Ridolfi. 
Abb.  Raffaele  Lambiuscliiiii. 
Prof.  Giovacchino  Taddei. 

ACCADEMIA      I.    E     R.    DEGLI      INCAMMINATI 
DI    MODIGLIANA 

Cav.  prof.  Francesco  Mingori. 
Placido  Campetti. 

ACCADEMIA  LABRONICA  DI  LIVORNO 

Prof.  Gio.  Maria  Lavagna. 
Bartolomnieo  Cini. 

ACCADEMIA  R.  LUCCHESE  DI  SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI 


Dott.  Giacomo  Bonuccelli. 
Prof.  Ermenegildo  Tessandori. 


ACCADEMIA  R.  DI   MODENA  DI    SCIENZE,  LETTERE   ED   ARTI 

Cav.  prof.  Gio.  Battista  Amici. 

ACCADEMIA   I.  E  R.  DI  PADOVA  DI  SCIENZE  ED  ARTI 


Nob.  Achille  de  Zigno. 


R.    ACCADEMIA    MESSINESE    DEI    PELORITASI 


Dott.  Giuseppe  La  Farina. 


—     i8     — 

VCCADEMIA    I.  r.    R.  PISTOIKSE    DI    SCIENZE,  LETTERE    EU   ARTI 

Prof.  Luii^i  Pacinotli. 
l'i'of".  Doiiieiiìco  INlazzoiii. 
Prof.  Pietro  Micliclacci. 
Doli.  ('•i(i\aiini  ISechelli. 
Doli.  Filippo  l'acini. 

ACCADEMIA      I  .     E     R .    T  E  G  È  A     O  I      SIENA 

Prof.  Filippo  Garresi. 

Princ.  Luigi  Luciano  Bonaparte. 

Prof.  .\lessaii(lr(>  Corlicelli. 

ACCADEMIA    K.  DELLE  SCIENZE   DI    TORINO 

Conte  Carlo  liarione  Petitti  di  Roieto. 
Cav.  Prof.  Giacinto  Carena 

ACCADEMIA  VALDARNESE  DEL  POGGIO 

Doti.  Leonardo  Bruni. 
Cap.  Oreste  Brizzi. 
Prof.  Pietro  Savi. 

ACC\DEMIA  I.  E  R.  DELLA  VALLE  TIBERINA  TOSCANA 
DI  SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI 

Cav.  prof.  Francesco  Mingori. 
Prof.  Andrea  Pandolfì. 

ATENEO  DI   BERGAMO 

Doli.  Luis;!  Coniasclii. 
Doli.  Ciiovaniii  Capsoni. 
Dott.  Giuseppe  Bergamaschi. 
Doit.  Francesco  Cima. 


—     ig     — 

ATENEO  DI   BRESCIA 

Prof.  Antonio  Perego. 
Uolt.  Aiiloiiio  Scliivardi. 
Dott.  Francesco  Cima. 

ATE^EO   I.  E   n.  ITALIANO 

Cav.  prof.  Giovanni  Rosini. 
Cav.  .Iacopo  Giàberij  de  Ilemsò. 
Avv.  Ferdinando  Maestri. 
Dott.  Attilio  Ziiccagni  Orlandini. 

ATENEO     VENETO 

Prof.  Bartolonimeo  Bizio. 

ATENEO     DI     TREVISO 

Dott.  Francesco  Cera. 

COLLEGIO  MEDICO   I.  E   R.  FIORENTINO 

Prof.  Giovaccliino  Taddei,  Presidente. 
Prof.  Pietro  Vaiinoni. 
Prof.  Carlo  Burci. 
Prof.  Liii^i  Calamai. 

COMITATO      PERMANENTE      DI      SANITÀ 
DEL    DUCATO    DI    LUCCA 

i'rof.  Gesualdo  Franchi. 
Dott.  Giacomo  Bonuccelli. 
Doti.  Alessandro  Gianni. 
Doti.  Giovanni  Hianclii. 


IWSTITCTO      I)     AFFRICA 

Cav.  Agostino  Xdorno  de  Tsoliarners. 

INSTITUTO    I.  E    R.  DEL   REGNO   LOMBARDO-VENETO 
DI   SCIENZE,  LETTERE  ED    VRTI 

Prof.  Giuseppe  Belli. 
Cav.  Francesco  Carlini. 

REPtIDBLICA    ECCELSA   DI    S.  MARINO 

Cav.  prof.  Francesco  Mingori. 
Cap.  cons.  Oreste  Drizzi. 

SOCIET.Ì   ACCADEMICA   DI    MEDICINA    DI    MARSIGLIA 

Cav.  prof.  Carlo  Speranza. 

SOCIETÀ    ACCADEMICO-MEDICO-NAZIONALE  DI   VACCINAZIONE 
DI    FRANCIA 

Delegazione  italica 

Doti.  Gio.  Battista  Brunetta. 

Cav.  Ball  Gio.  Saladino  dal  Borgo. 

Dott.  Niccolò  Celle. 

Doti.  .Iacopo  Corinaldi. 

Avv.  Puccio  Raimondo  tla  Casanuova. 

Hott.  Giovanni  \  annucclii. 

SOCIETÀ     I.    E    R.    AGRARIA     TIROLESE 

Sezione  ilatiniiii 
Conte  Benedetto  Giovannelli. 


SOCIETÀ     AGRARIA     DI     TORINO 

March,  col.  Kinilio  Bertone  de  Satiil)uy. 

Cav.  doli.  Berlini. 

Conte  Carlo  Ilarione  Pelilti  di  Roreto 

1.  R.  SOCIETÀ   DI    AGRICOLTURA  DELLA  CARNIOLA 

Conte  Vittore  Trevisan. 

SOCIETÀ   I.  E   R.   DI    AGRICOLTURA   DELLA   MOR.WIA  E   SLESIA 

AJjb.  prof.  Luigi  Configliaclii. 

SOCIETÀ   I.  E   R.  AGRONOMICA  DI   VIENNA 

Dott.  Bartolommeo  Biasoletto 

SOCIETÀ    ECONOMICA    DI    C  II  I  .A  V  A  R  I 

Dott.  Stefano  Bancalari. 
March.  Camniillo  Pallavicino. 

SOCIETÀ   ITALIANA   DELLE  SCIENZE   RESIDENTE  IN  MODENA 

Cav.  Francesco  Carlini. 
Prof.  Giuseppe  Bianchi. 

SOCIETÀ  MEDICA   DI   EMUL.VZIONE  DI   PARIGI 

Cav.  Agostino  Adorno  de  Tscliarners. 

SOCIETÀ      l\l  E  D  I  C  A     DI      LIVORNO 


Dott.  Einmanucle  Basevi. 
Doli.  Andrea  (Jiovannetti. 


SOCIFTA  MEDICO-FISICA  FIORENTINA 

l'rof.  (Jiovacchiiio  Taddei,  Presidente. 
l'riil'.  Carlo  lUirci,  Scgretri/ia. 
Doli,  (liuseppe  Levi. 
Dott.  Giorgio  Pellizzari. 
Doli.  Girolamo  Cioni. 

SOCIEtÀr.      DI       SAVOIA 

Giuseppe  Bonjcan. 

SOCIETÀ  DI    STATISTICA  GENERALE    DI    PARK.I 

Cav.  Agostino  Adorno  de  Tscliarners. 

UNIVERSITÀ     I  .    F      « .     DI     PISA 

Prof.  Raffaele  l'iria. 

Prof.  Ottaviano  Faliri/.io  Mossotti. 

Cav.  prof.  Paolo  Savi. 

Prof.  Cark)  Matteucci. 

UNIVERSITÀ     I .    E     R .    DI     SIENA 

Prof.  Zanobi  Pecchioli . 
Prof.  Antonio  Bartolini. 


— «^©e< 


CATALOGO 


DEGÙ  SCIENZIATI  CHE  CONCORSERO  JL  QUINTO  CONGRESSO 


t .  x*.(lorno  (io  Tscharnors  Ago- 
stino (li  Francia,  deputato 
della  Società  medica  di  emu- 
lazione di  Parigi  ec.  ec. 

2.  Alboni  dott.Kugenio  di  Holo- 

giia,  capitano  sanitario  del- 
le truppe  pontificie,  socio  al 
Bollettino  medico. 

3.  Ancona  (d')  dolt.  Sansone  di 

Pesaro,  dottore  in  Matema- 
tiche. 
/(.  Andreini    patrocinatore   Gia- 
como di  Lucca,  socio   della 
R.  Accademia  dei  I'"ilomati. 

5.  Andreini  Vincenzo  di  Firenze, 

prof,  di  (^-linica  chirurgica,  e 
cav.  di  s.  Giuseppe. 

6.  Angeli  Michele  di  Fivizzano, 

medico  di  quell'Ospedale. 

7.  Angeloni  Gaetano  di  Urbino, 

prof,  di  Matematiche  supc- 


8.  Anieliini  Rodolfo  di  Firenze, 

medico  aslanle  nell'  I.  R.  Ar- 
cispedale di  s.  Maria  nuova. 

9.  Appolloni Gaetano  di  Pisa,  me- 

dico primario  ai  Bagni  di  san 
Giuliano, 
ro.  Aporti  abb.  cav.  Ferrante  di 
Cremona. 

11.  Arcangeli    Garlo   di  Firenze, 

prof,  di  Fisiologia  e  Patolo- 
gia generale  nell'  I.  R.  Uni- 
versità di  Pisa. 

12.  Arrighi  dott.  Luigi  di  Lucca, 

prof,  nel  R.  Liceo,  socio  or- 
dinario della  R.  Accademia 
dei  Filomati. 

i3.  Anger  Gio.  Battista  Armando 
di  Parigi,  dottore  ec. 

14.  Bacchetti  dott. Onorato  di  Pi- 
stoia, membi'o  dei  Congressi 
scientifici  di  Pisa  e  di  Firenze, 
socio  di  varie  Accademie. 


—     a-'i 


i5.  Raor  (<Ie)  rapitano  Fcdorigo 
(li  NVurtoiuhorg. 

i6.  Balbi  cav.  Adriano  di  Vene- 
zia, consig.  Iinpcriaie. 

17.  Raldaici  dott.  C.  di  I\Iassa,so- 

lio  ordinario  della  R.  Acca- 
demia scientifico-lelleraria  di 
(|uella  città. 

18.  lìaniliagini  Pietro  di  Siena,  ca- 

valiere, rettore  del  Duomo. 

1 9.  Bancalari  dot  t .  Stefano  di  Chia- 

vai'i,  depiilalo  di  ipicUa  So- 
cietà economica,  prefetto  del- 
la classe  dei  Filomati. 
ao.  Bandettini  Andrea  di  Lucca, 

prof,  emerito  del  R.  Liceo, 
ui.  Bandettini  dott.  Francesco  di 
Lucca,  prof,  di  Medicina  le- 
gale nel  R.  Liceo, 
•ja.  Santi  can.  Rinaldo  di  san  Mi- 
niato, membro  del  Congres- 
so di  Firenze. 
a3.  Bard  cav. Giuscjipe  di  Benna, 
corrispondente    isterico    del 
Ministro  della  pubblica  istru- 
zione. 
a'|.  Baroni   Gaetano    di   Firenze, 
membro  dell'  Accademia  dei 
(ieorgofili. 
a5.  Barsanti  dott.  Pompeo  di  Luc- 
ra, membro  del  (Comitato  di 
Sanità. 
aG.  Barsoccbini  abb.  Domenico  di 
Lucca,  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  luccbese. 
27.  Barsolli   Antonio  di  Firenze, 
avv.  ed  accademico  tegèo. 


■J.8.  Barsolti  Giovanni  di  Trucca, 
profess.  di  Calcolo  sublime, 
Meccanica  e  Idraulica  nel 
R.  Liceo,  socio  ordinario  del- 
la R.  Accademia  luccbese. 

:.>.<).  lìartolini  Antonio  di  Prato, 
prof,  di  Medicina  pubblica 
nella  L  R.  Università  di  Sie- 
na, e  deputato  della  medesi- 
ma al  Congresso. 

3o.  BaruchcUi  dott.  Paolo  di  Bre- 
scia, avvocato,  socio  di  quel- 
r  Ateneo. 

5i.  Baruchello  dott.  Gio.  Battista 
di  Rovigo,  prof,  nel  Semina- 
rio di  delta  città. 

32.  Barzelletti    dott.   Gaspero   di 

Firenze,  medico  ciu-ante  nel 
R.  Arcispedale. 

33.  Basevi   Abramo    di    Livorno, 

dott.  in  Medicina. 

34.  Basevi  Emmanuele  di  Pisa,  so- 

cie di  varie  Accademie,  depu- 
tato della  Società  medica  di 
Livorno,  e  membro  dei  Con- 
gressi precedenti. 
3.').  Basili  abb.  cav.  Francesco  di 
Stia,  dei  march.  Bartolini  Sa- 
limbeni,  patrizio  fiorentino. 

36.  Bassi  cav.  Carlo  di  Milano. 

37.  Bazzini   dott.  Carlo    Auguste 

(li  Pavia,  rettore  magnifico 
della  L  R.  Università  di  Pa- 
dova, prof,  in  essa  di  Statisti- 
ca degli  stati  europei,  mem- 
bro di  parecchie  Università 
scientifiche  e  letterarie. 


38.  Bechclli  Giovanili  di  Pistoia, 

su|)plcntf  allacaltcclradi  Aiia- 
toinia  neir  Università  di  Pi- 
sa, deputato  dcH  Accademia 
pistoiese. 

39.  Bclleli   Moisè   di   Corfìi ,  so- 

cio dell'  Accademia  valdar- 
iiesc  del  Poggio. 

'|0-  Belli  dott.  Giuseppe  di  Cala- 
sca,  prof,  di  Fisica  uella  Uni- 
versità di  Pavia. 

4  I .  Bellini  dott.  Ferdinando  di  Pi- 
sa, infermiere  dell'  I.  R.  Ar- 
cispedale di  santa  Maria  nuo- 
va, socio  ordinario  della  I.  R. 
Accademia  dei  Gcorgofdi. 

42.  Bellini  Gio.  liatlista  di  Firen- 

ze, maestro  di  turno,  chirur- 
go di  santa  Maria  nuova , 
ostetrico  di  quel  quartiere, 
e  socio  di  varie  Accademie 
europee. 

43.  Bergamaschi  Giuseppe  di  Pa- 

via, I.  e  R.  medico  provincia- 
le di  Bergamo. 
44-  Bernardini  abb.  dott.  Romual- 
do di  Cutigliano,  socio  del- 
l'Accademia pistoiese. 

45.  Berni  dott.  Giuseppe  M.  di  san 

Miniato,  medico  soprainten- 
dente  a  (pielli  Ospedali  riu- 
niti, e  deputato  dell'Accade- 
mia degli  Euteleti. 

46.  Bertacchi  da  Paulo  dott.  Pom- 

peo di  Pisa,  membro  del  pri- 
mo Congresso  italiano, e  socio 
di  varie  Accademie. 


\-] .  Berti  dott.  Iacopo  di  Padova, 
decano  emerito  e  membro  col- 
legiale in  quella  I.  R.  Uni- 
versità, lettore  di  Geologia. 

48.  Berti  Cristiano  di  Prato,  so- 

cio dell   Accademia  Tegèa. 

49.  Bertone  de  Sambuy  marchese 

Emilio  di  Torino,  colonnello 
d'  artiglieria,  rappresentante 
l'Associazione  agraria  di  det- 
ta città. 

DO.  Bertoni  dott.  Raniere  di  Pisa, 
chirurgo  delia  pia  Casa  di  mi- 
sericordia di  detta  città,  so- 
cio della  I.  R.  Accademia  di 
Scienze,  Lettere,  ed  Arti  di 
Arezzo. 

5i.  Bertolozzi  can.  Paolo  di  Luc- 
ca, socio  di  varie  Accademie. 

^1.  Betti  Mansueto  di  Lucca,  dot- 
tore in  Legge,  e  prof,  di  Ar- 
chitettura legale  tecnica. 

53.  Bianchi  dott.  Giovanni  di  Luc- 

ca, medico  della  R.  Casa  e 
Corte. 

54.  Bianchi  Giuseppe  di  Modena, 

direttore  dell'  Osservatorio. 

55.  Biasoletto  dott.  Bartolonuneo 

di  Trieste,  ivi  direttore  del 
Giardino  botanico 

56.  Bini  Francesco  di  Pontedera, 

ajuto  al  ])rofessorc  di  Medi- 
cina pratica  della  scuola  di 
complemento  e  perfeziona- 
mento nellL  R.  Arcispedale 
di  santa  INIaria  nuova  di  Fi- 
renze, segretario  delle  corri- 


5'.) 


Gì. 
6a. 

G3. 
65 


—      u() 

spoiidi-iuc  ilfllii  Socu'lii  me- 
tlii'(>-lisK-a  (ii>ri'iilina,o  iiifiii- 
bi-o  ili'l  priiiio  e  terzo  Con- 
gresso. 
Hiiii«lolt.T.iiii:i(lil'is;i,iloU.in 

Letme,  0  nii'inliio  tU'U  Acca- 
ilciuiii  paltTiiiitan.i. 
Rini  al)l).  IVlcsfoio  ili  Lucca, 
bihliotccario,  e  socio  ordiua- 
lio  (Iella  R.  Accailcmia  luc- 
chese. 
.  ni/io  narloloniineo  di  Vene- 
zia, uno  dei  ([uaranta  della 
Società  italiana,  membro  ef- 
fettivo e  vice-segretario  del- 
l' 1.  R.  Instituto  veneto,  prof. 
(li  Ciiiinica  applicata  nelle  li. 
RR.  scuole  di  (piella  città. 
.  Bonaini  Francesco  di  Livor- 
no, professore  dell' L  R.  Uni- 
versità di  Pisa. 
.  Ronaparle  Carlo  Luciano  di 
Roma,  principe  di  Canino. 
Bonaparte  principe  Luigi  Lu- 
ciano di  l-'irenzc,  membro  at- 
tivo della  Società  medico-fisi- 
ca fiorentina. 

lionjean  J.  di  Chambery,  far- 
macistachimico,  membrodel- 
la  R.  Accademia  di  Savoia. 
Ronneval  (  de  )  conte  Andrea 
di  l'arigi,  decoralo  di  diversi 
ordini. 

Bonuccelli  dott.  Giacomo  di 
Lucca,  medico  di  S.  A.  R.  il 
Duca,  e  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  lucchese. 


G6.  Hori'liardl  Cugllclnio  di  lier- 
lino, dottoro  in  Malenial ielle. 
6-j.  BorcUi  dott.  Ippolito  di  Luc- 
ca, prof,  di  t)liniea  e  di  Ope- 
razioni chirurgiche  nel  Real 
Liceo,  chiriu'go  in  capo  dei 
RR.  Ospizi  ed  Ospedali,  so- 
cio ordinario  della  R.  i\cca- 
deniia  lucchese. 
G8.  Rorgo  (dal)  cav.  BaH  Giovanni 
.Saladino    di   Pisa,   deputalo 
della  Comnii.ssione  di  vacci- 
nazione di  Parigi. 
Gr).  Bormida  Vincenzo  di  Lucca, 

prof,  emerito  del  R.  Liceo. 
■jO.  Bottini  marchese  Lorenzo  di 

Lucca,  tenente  colonnello, 
yi.  Botto   Girolamo   di   Genova, 
profcss.  di  Clinica  medica  in 
quella  Reale  Università, 
■ya.  Branchi  cav.  prof.  Giuseppe  di 
Pisa,  prof,  emei'ito  di  (|uella 
I.  R.  Università. 
y3.  Brancoli  avvocato  Cesare    di 
Lucca,  consigliere  di  Stato, 
avv.  consultore  della  R.Casa 
e  Corte,  socio  ordinario  delia 
R.  Accademia  lucchese,  pre- 
.sidente   della   R.  Accademia 
dei  Filomati,  e  socio  ordina- 
rio di  quella  di  Perugia. 
74:  Brey  Gaetano  di  Milano,  inge- 
cncre  archit.,  nieml).  di  di- 
verse  Accademie  scientifiche. 
75.  Brizzi    capii,    consig.    Oreste 
di  Arezzo,  censore  della  I.  R. 
Accademia  della  valle  liberi- 


na  toscana,  mombro  dei  Con- 
gressi di  l'iri'iizi'  e  Padova, 
rappresentaule  la  Eccelsa  Re- 
pubblica di  s.  Marino,  depu- 
talo dell'  I.  R.  Aeeadeiiiia  are- 
tina, e  dell' Acead.  valdarnese. 

76.  Brunetta  dott.Gio.  Battista  del 
Friuli,  rappresentante  la  Rea- 
le Società  accademico-medi- 
co-nazionaU!  francese  di  vac- 
cinazione residente  in  Parigi, 
e  membro  di  vari  Instituti. 

']j.  Bruni  dott.  Leonardo  di  Arez- 
zo, nied.  primario  dell'Ospe- 
dale di  s.  Gemignano,  socio 
ordinario  dell' Accademia  val- 
darnese, ed  imo  dei  deputati 
della  medesima  al  Coneresso. 

78.  Buonaccorsi  Giovanni  di  Luc- 

ca, chirurgo  primario  del  Ma- 
nicomio di  Fregionaia. 

79.  Buonamici  Enrico  di  Firenze, 

socio  conservatore  dell'Acca- 
demia medico-fisica  fiorenti- 
na, e  membro  del  terzo  Con- 
gresso scientifico. 

80.  Buouanoma  dott.  Francesco  di 

Lucca,  prof,  di  Geometria  e 
d'Algebra  elementare  nel  R. 
Liceo. 

81.  Burci  dott.  Carlo  di  Firenze, 

prof,  di  Anatomia  patologica 
nell'L  R.  Arcispedale  di  san- 
ta Maria  nuova. 

82.  Calamai  prof.  Luigi  di  Firen- 

ze, membro  del  Collegio  me- 
dico fiorentino. 


83.  Calderini    Carlo    Ampelio    di 

Milano,  ivi  medico  dell'Ospe- 
dale, e  redattore  degli  An- 
nali di  Medicina. 

84.  Calderini   dott.  Sebastiano  di 

Firenze,  membro  della  Socie- 
tà medico-fisica  fiorentina. 

85.  Calo'  David   di   Livorno,  ivi 

membro  della  .Società  medi- 
ca, e  membro  aggiunto  della 
Società  di  vaccina  di  Savoia. 

86.  Calvi  Gottardo  di  Milano,  ag- 

giunto all'  I.  R.  Gabinetto 
numismatico  di  quella  cit- 
tà, socio  dell'  Accademia  dei 
Georgofili,  e  di  altre. 

87.  Calzoni   dottor    Demetrio   di 

Ravenna,  medico -chirurgo, 
membi'o  del  Congresso  di 
Padova. 

88.  Campetti   Placido   di   Lucca, 

aggregato  alla  Biblioteca  di 
S.  A.  R.  il  Duca,  rappresen- 
tante r  Accademia  di  Modi- 
gliana. 

89.  Camposnini  (de)  Giovanni  An- 

tonio di  Verona,  I.  R.  Scu- 
diere, presidente  e  deputato 
dell'  Accademia  di  Agricol- 
tura, Arti  e  Commercio  di 
quella  città. 

90.  Capei    Pietro  di   Lucignana, 

prof,  neir  L  R.  Università  di 
Pisa,  membro  ordinario  dei 
Georgofili. 

91.  Capezzuoli  Serafino  di  s.  Ge- 

mignano, aiuto    alla   catte- 


—    ...s 


tlr;i  (li  Cliimica  ori;aiiir;i  (lol- 
la scuola  (li  [)crli'ziotianu'iito 
nell'I.  II.  Ai-cispedalc  di  san- 
ta Maria  nuova  di  Firenze, 
segretario  delle  corrispon- 
denze della  Società  medico- 
fisica  fiorentina,  membri)  <lel 
primo  e  terzo  Congresso. 

q-i.  C.appuri  dott.  Lorenzo  di  Luc- 
ca, socio  della  II.  Accademia 
dei  Filomati. 

()3.  Capi-illi  Ignazio  di  Pisa,  chi- 
mico farmacista,  membro  del 
primo  Congresso  italiano,  e 
socio  ordinario  dell'  Accade- 
mia valdai'iiese. 

g.'j.  Capsoni  Giovanni  di  Pavia,  di- 
rettore degli  Ospedali  di  Ber- 
gamo, delegato  di  quell'Ate- 
neo, e  membro  dell'  Ateneo 
di  Venezia. 

gS.  Carena  cav.  prof.  Giacinto  di 
Torino,  nieTnbrodcle£;ato  del- 
la R.  Accademia  delle  Scien- 
ze, deputato  per  (piella  di 
Possano.' 

96.  Carina  Alessandro  di  Jjucca, 

direttore  degli  Stabilimenti 
termali  dei  Baani. 

97.  Carlini  Francesco  di  Milano, 

ivi  direttore  dell'  Osservato- 
rio, presidente  dell'  Instituto 
lombardo. 

98.  Carlotli    marchese    Bonaven- 

tura di  Verona,  membro  del- 
ia Imp.  e  Reale  Università 
di  Padova. 


99.  Carniignani  cav.  commenda- 
tore Giovanni  di  l'isa,  pro- 
fessore in  (imlia  I.  R. Univer- 
sità, socio  di  più  Accademie. 

100.  Caroni  Pietro  di  Lucca,  mem- 

bro dell'Accad.  del  J'iloniati. 

101.  Garresi  Filippo  di  Siena  pro- 

fessore di  Materia  medica,  e 
deputato  dell'  Accademia  dei 
Fisiocritici,e  di  cpiellaTegèa. 

102.  Casali  Giulio  Cesare  di  s.  Ma- 

rino, prof,  di  belle  lettere, 
accademico  dei  Filomati. 

io3.  Casanuova  (da)  avv.  Puccio  di 
Pisa,  deputato  dell'  Accade- 
mia di  vaccinazione  di  Parigi. 

104.  Cassiani  Ingoni  Gio.  ISattista 
di  Parma,  prof,  di  Fisica. 

io5.  Castelli  dott.  Giuseppe  dei  Ba- 
gni di  Pisa,  medico  dell'  I.  R. 
Ospedale  di  detti  Bagni. 

106.  Castelli  dott.  Francesco  di  Pi- 

sa, socio  dell'  Accademia  fi- 
sico-medica fiorentina,  e  di 
altre  Accademie. 

107.  Castiglioni  avv.  Giuseppe  di 

Lucca,  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  dei  Filomati. 

108.  CalturaniGio.  Battista  di  Tren- 

to, memb.  della  Società  agra- 
ria tirolese,  sezione  italiana. 

109.  Cavarra  dott.  Angelo  di  Pari- 

gi, medico  ce. 
I  IO.  Ceccarclli  Leopoldo  Pio  di  Pi- 
sa, avv. 
III.  Cecchi    dottore    Giovacchino 

d'  Empoli,   già    ripetitpre  di 


—     '9 


Notomia  nella  scuola  fioron- 
tiiia,  chirurgo  maggiore  del- 
la guarnigione  di  Livorno. 

1  12.  Celi  dott.  Ettore  di  Massa  Du- 
cale, natui'ali.sta,  accademico 
valdarnesc,  e  membro  del 
Congresso  di  Firenze. 

Il3.  Celle  dolt.  Niccolò  di  Firen- 
ze, membro  di  varie  Accade- 
mie, ed  uno  dei  deputati  di 
quella  medico-nazionale  fran- 
cese di  vaccinazione. 

1 1/|.  Centofanti  Silvestro  di  Pisa, 
ivi  professore  della  Univer- 
sit.ì. 

1 1 5.  Centofanti  Vincenzo  di  Pisa, 
prof,  di  Ostetricia  in  quella 
Università. 

ii6.  Cerioli  Gaspare  di  Cremona, 
prof,  di  Chimica  e  Storia  na- 
turale, dott.  in  Medicina  e 
Chirurgia,  membro  attivo  del- 
la Società  medico-chirurgica 
di  Bologna,  corrispondente 
della  Società  di  Medicina  e 
Scienze  naturali  diBruxelles. 

ii7.Cerù  Nicola©  di  Lucca,  ivi 
medico  degli  Asili  infantili. 

1 18.  Cervelli  Michele  di  Lucca,  di- 

rettore delle  pubbliche  fabbri- 
che e  ingegnere  del  Governo. 

1 19.  Cesana  IVL  Isach  di  Pisa,  dot- 

tore in  Matematiche. 

1 20.  Cherici    Stefano    di   Firenze, 

accademico  ordinario  e  bene- 
merito dell'  Accademia  della 
valle  tiberina. 


lai .  C.hiappelli  dott.  Francesco  di 
Pistoia,  socio  di  diverse  Ac- 
cademie, e  membro  del  pri- 
mo e  terzo  Congresso. 

122.  Ciliari  Pi'ospero  di  Garfagna- 

na,  medico  ai  Bagni  di  Ca- 
sciana,  socio  dell'  Accademia 
dei  Fisiocritici  di  Siena,  de- 
gli Euleleli,  di  ([ucUa  della 
valle  tiberina  toscana,  e  del- 
la Società  medica  di  Livorno. 

1 23.  Chicca  dott.  Domenico  di  Luc- 

ca, socio  ordinario  della  Rea- 
le Accademia  dei  Filomati. 

124.  Chiesi  dott.  Tito  di  Pisa,  so- 

cio corrispondente  della  So- 
cietà di  Storia  naturale  in 
Atene. 

125.  Chifenti  dott.  Bartolommeo  di 

Firenze,  medico  accademico. 
Chilcsedott.  Francesco  di  Ro- 
vigo, prof,  e  rettore  del  Se- 
minario in  quella  città. 
Giardini  canonico  Francesco  di 
s.  INIiniato,  prof,  di  Matema- 
tiche e  Scienze  fisiche,  mem- 
bro della  prima  e  terza  Riu- 
nione. 

128.  Ciarpaglini  Francesco  di  Stra- 
da in  Casentino,  ivi  prefetto 
del  Collegio. 

I  29.  Cima  Antonio  di  Cagliari, dot- 
tore in  Filosofia  e  ]Medicina. 

i3o.  Cima  Francesco  di  Bergamo, 
L  R.  medico  fiscale,  deputato 
dell'  Ateneo  di  Scienze,  Let- 
tere ed  .\rti  di  ([uella  città. 


26. 


[27. 


—      'io      — 


i3i.  Cini  lìaiioloiiiiiK'o  di  s.  'Mav- 
ccllo,  deputato  dell'  Accnde- 
miii  Ljibronica. 

ria.  Cini  Toininaso  di  s.lMaiTcllo, 
ingetriiiTe. 

i33.  Cloni  dott.  Girolamo  di  l'iicii- 
ze,socioconscrvatorc  doli' Ac- 
cademia medico-fisica  fioren- 
tina, e  deputato  della  Società 
medica  al  quinto  Congresso 
degli  scienziati  italiani. 

i34.C.ivinini  Filippo  di  Pisa,  ivi 
professore  di  Patologia  clii- 
rursica,  e  direttore  del  Mu- 
seo  anatomico. 

i35.  Colli  canonico  Pietro  di  Adria, 
ivi  prefetto  dcU'Instituto  gin- 
nasiale, e  accademico  corri- 
spondente dei  Concordi  di 
Rovigo. 

i36.  Colmeiro  Miguel  di  Spagna, 
dott.  in  Medicina,  prof,  al 
Giardino  botanico  di  Bar- 
cellona. 

i37.Colucci  Giovanni  di  Lucca, 
farmacista,  aggregato  al  Real 
Museo  di  Storia  naturale  di 
S.  A.  R.  il  Duca. 

i38.  Comandoli  Alessandro  di  Pisa, 
dott.  in  Medicina  e  Chirur- 
gia, socio  di  varie  Accademie, 
e  medico  nei  RR.  Spedali 
riuniti  di  quella  città. 

139.  Comandoli  dott.  Giovanni  di 
Pisa,  medico  al  servizio  di  S. 
A.  I.  R.,  e  socio  di  vai'ic  Ac- 
cademie. 


i4o.  Comaschi  Luigi  di  Pavia,  dot- 
tore in  Medicina  e  Chirurgia, 
prof,  (li  Filosofialatinac greca 
neir  l.  R.  Liceo  di  Bergamo. 

i/|i.  Consoni  prof,  canonico  Tad- 
deo di  Or/.inuovi  lombardo, 
socio  <li  varie  Accademie. 

142.  Contrucci    Paolo    di    Lucca, 

membro  di  altri  Congressi. 

143.  Contrucci  prof.  Pietro  di  Pi- 

stoia, segretario  delle  corri- 
spondenze dell'  Accademia  pi- 
stoiese. 
i44-  Copello  Giovanni  di  Chiavari, 
socio  ordinario  di  quella  So- 
cietà economica,  e  corrispon- 
dente della  medico-chirurgica 
di  Bologna. 

145.  Coquand  di  Aix,  prof,  di  Geo- 

logia. 

146.  Corafìi  dott.  Marino  di  Cefa- 

lonia. 

147.  Corazzi  aw.  Antonio  di  Barga. 

148.  Gorghi  dott.  Carlo  di  Torino, 

socio  di  varie  Accademie  let- 
terarie, prof.,  membro  del 
Congresso  di  Padova. 

149.  Corinaldi  dott.  lacob  di  Pisa, 

vice-presidente  dell'  Accade- 
mia valdarnese  del  Poggio, 
segretario  dell'  I.  R.  Ateneo 
italiano  per  la  sezione  di  Pi- 
sa, membro  di  varie  Accade- 
mie italiane  ed  estere,  depu- 
tato al  Congresso  dalla  So- 
cietà nazionale  di  vaccinazio- 
ne di  Francia. 


il 


1 5o.  Corradiiii  Liii^i  di  l'Isa,  pi'o- 
fcssoi'c  (li  Filosolia  ra/.ionalc. 

i5i .  Coiliiclli  Ali'ssandio  di  Fi- 
renze;, prof,  di  Fisiolo};ia  e 
Patologia,  deputato  dell'  Ac- 
cademia dei  Fisiocritici, e  del- 
la Tegèa  di  Siena. 

1 52.  CostaEttoredi  Genova,  dott.  di 
Medicina,  membro  della  So- 
cietà agraria  di  Torino. 

i53.  Covelli  avv.  Gio.  Battista  di 
Napoli,  membro  dell'  Acca- 
demia valeutiniaiia. 

i54.  Cresci  dott.  Iacopo  di  Firenze, 
socio  di  più  Accademie,  mem- 
bro dei  precedenti  Congressi. 

i55.  Cristofori  Andrea  di  Mantova, 
direttore  dell'Ospedale,  e  so- 
cio di  varie  Accademie. 

I  56.  Cusieri  Aldobrando  di  Certal- 
do,  membro  della  Società  mc- 
dico-cbirurgica  di  Bologna, 
e  di  altri  Congressi  italiani. 

iS^.  Cuturi  dott.  Carlo  di  Pisa,  so- 
cio dell'Accademia  della  valle 
tiberina  toscana. 

i58.  Damucci  dott.  Stefano  di  Fi- 
renze, accademico  della  So- 
cietà fisico-medica  fiorentina. 

1  Sg.  Decanini  abb.  Carlo  di  Lucca, 
aiuto  alla  cattedra  di  Fisica. 

i6o.  Dcmidoff  principe,  di  Russia, 
membro  dell'Accademia  dello 
Scienze  di  Pietroburgo. 

i6i.  Desideri  Francesco  di  Lucca, 
dott.  in  Matematica,  e  inge- 
gnere alle  acquo  e  strade. 


1G2. 
iG3 


1G4 


166 


.67. 

168 

169 

170. 

171. 
172. 
,73. 


Dini  dott.  Giovanni  di  Pistoia, 
medico. 

Dini  dott.  Olinto  di  Castel- 
nuovo  di  Garfagnana,  pro- 
fessore emerito  dell'  Univer- 
sità di  Pisa,  e  socio  di  varie 
Accademie. 

Disperati  Antonio  di  Livorno, 
dott.,  e  socio  dell' Accad. Lab. 

Doveri  dott.  Giuseppe  di  Li- 
vorno, prof,  onorario  della 
I.  R.  Università  di  Pisa. 

Duranti  Pietro  di  Siena,  mem- 
bro dei  due  Congressi  prece- 
denti, addetto  al  laboratorio 
zootoniico  della  Università 
di  Pisa. 

Falguera  Felice  Maria  di  Mata- 
rò,  uno  del  consiglio  di  S.  M. 
Cattolica,  auditore  di  guerra 
dell'esercito  di  Catalogna  ec. 

Fanteria  (  della  )  dott.  Cam- 
millo  di  s.  Miniato,  medico 
in  queir  Ospedale. 

Fanteria  (della)  dott.  Giusep- 
pe di  Pisa,  membro  del  terzo 
Congresso  italiano. 

Fantoni  canonico  Gaetano  di 
Pisa,  prof,  di  Lingue  orien- 
tali, dott.  neir  Università. 

Fattori  Luca  di  Firenze,  cbi- 
rurgo. 

Fava  Francesco  di  Lucca,  in- 
gegnere. 

Fedeli  dott.  Fedele  di  Pisa, 
medico  di  turno  nel  R.  Spe- 
dale di  quella  città,  membro 


—     3a 
(li'l  primo  o  terzo  Congresso, 
i>  soiio  (li    varie   Accademie 
scientifiche. 

174.  Ferra  (de)  cav.  Leopoldo  di 

Siena,  direttore  dello  Staliili- 
inento  di  ."Mendicità. 

175.  Ferri  doli,  i'rancesco  di  Pisa, 

medico-cliirurgo. 
I  7G.  Festari Girolamo  di  A'aldagno, 
do»,  in  Medicina  e  Chirur- 
gia, socio  corrispondente  del- 
l' Accademia  di  Padova. 

177.  Fiaschi  abb.  Luigi  di  Poppi, 

ivi  bibliotecario  della  Rillia- 
na,  e  deputato  dell'  Accade- 
mia cascntinese. 

1 78.  Figarolli   prete  Francesco  di 

Verona,  prof,  di  Storia  eccle- 
siastica nel  vcn.  Seminario  di 
(piella  città. 

179.  Finalci  Antonio  di  Bagnone, so- 

cio dell'Accademia  dei  Geor- 
gofdi,  e  di  altre  Accademie. 

180.  Finctli   canonico   Ridolfo    di 

Lucca,  socio  emerito  della  R. 
Accademia  dei  Filomati. 

181.  Fornaciari  Luigi  di  Lucca,  se- 

gretario della  R.  Accademia 
lucchese,  avvocato  regio  pres- 
so i  tribunali  superiori. 

i8a.  Franceschi  Gio.  ,\ncelo  di  Fi- 
renze,  membro  del  terzo  Con- 
gresso degli  scienziati. 

i83.  Francesconi  dott.  C.  di  Lucca, 
medico  dei  poveri. 

184.  Franchi  dott.  Gesualdo  di  Luc- 
ca, prof,  di  Fisiologia,  Pato- 


logia e  Igiene  nel  R.  Liceo, 
membi'o  in  titolo  del  Comita- 
to di  Sanità. 

i85.  Frediani  Carlo  di  Massa  di 
Carrara,  socio  ordinario  del- 
la R .  Accademia  di  Letteratu- 
ra, Scienze  ed  Arti. 

18G.  Frosclii  conte  Gherai'do  di  Ladi- 
ne, deputato  dell'  Accademia 
agraria  di  quella  città. 

187.  Galletti  dott.  Marco  di  Firen- 

ze, medico  primario  del  Bigal- 
lo,  di  s.  Gio.  di  Dio,  e  di  al- 
tri Stabilimenti,  socio  ordina- 
rio dei  Fisiocritici  di  Siena, 
e  dei  Filomati  di  Firenze. 

188.  Galli  Eugenio  di  Lucca,  pro- 

fessore nel  R.  Liceo. 

189.  Galli  Leonardo  di  Lucca,  pro- 

fessore sostituto  di  Anatomia 
umana  e  comparata  nel  Rea- 
le Liceo. 

190.  Galli  avv.  Odoardo  di  Lucca, 

segretario  perpetuo  emerito 
della  Reale  Accademia  dei  Fi- 
lomati. 

191.  Canzoni  Giacomo  Andrea  di 

Svizzera,  capitano  di  stato 
maggiore,  ed  uno  dei  compo- 
nenti il  Congresso  di  Firenze. 

192.  Gargini   dott.  Filippo  di   Pi- 

stoia, profess.  di  Fisica  nelle 
Reali  scuole  di  Arezzo. 

193.  Gatteschi  proposto  C.  Camillo 

di  Strada  in  Casentino,  ret- 
tore di  quel  Seminario  e  Col- 
legio. 


33 


'94 

.95, 
196, 


'97- 


Gemignaiii    clott.  Lorenzo    di 
Lucca,  inuinbro  della  R.  Ac- 
cademia dei  Filoniati. 
Gera  dott.  Francesco  di  Conc- 
gliaiio. 

Gherardi  Dragomanni  Fran- 
cesco di  san  Sepolcro ,  fon- 
datore e  segi'etario  perpetuo 
dell'  Accademia  delia  valle 
tiberina  toscana,  consultore 
della  pubblica  instruzione del- 
la Eccelsa  Repubblica  di  sati 
Marino. 

Ghivizzani  Antonio  di  Lucca, 
direttore  generale  dei  Reali 
Ospizi  ed  Ospedali,  socio  or- 
dinario della  R.  Accademia 
luccbcse. 
Giam  basti  ani  Cesare  di  Lucca, 
ingegnere  addetto  alla  R.  Fi- 
nanza. 
Gianfdippi  (de)  F.  A.  di  Ve- 
rona, socio  ordinario  di  più 
Accademie  d'  Italia,  e  mem- 
bro di  tutti  gli  altri  Conaressi. 
Giannelli  avv.  Antonio  di  Luc- 
ca, gonfaloniere  della  Comu- 
nità di  Capannori, consultore 
inspeltore  e  consigliere  della 
Cassa  di  risparmio. 
201.  Giannelli  dott.  Giuseppe  di 
Lucca,  prof,  di  Materia  me- 
dica nel  R.  Liceo,  medico  so- 
stituto dei  RR .  Ospizi  ed  Ospe- 
dali, medico  inspettoro  sani- 
tario aggiunto  al  Comitato  di 
Sanità,  socio  ordinario  della 


.98. 


'99 


a  00. 


ao2 


2o3 


2o5. 
ao6. 
207. 


log. 


210. 


R.  Accademia  lucchese  e  del- 
la R.dei  Filoniati,  e  corri- 
spondente di  varie  altre,  tan- 
to italiane  che  straniere. 

Gianni  dott.  Alessandro  di  Luc- 
ca, medico  primario  dei  Rea- 
li Ospedali,  membro  del  Co- 
mitato di  Sanità. 

Glolo  Vincenzo  di  Rovigo,  de- 
putalo dell'  Accademia  scien- 
tifico-letteraria dei  Concor- 
di, socio  corrispondente  del- 
le RR.  Accademie  di  Lucca, 
Siena,  ed  Arezzo,  di  quelle 
medico-chirurgiche  di  Rolo- 
gna  e  Ferrara,  e  di  parec- 
chie altre. 

Giorgi  padre  Eusebio  delle 
scuole  pie  di  Firenze,  prof,  di 
Fisica. 

Giorgi  Giuseppe  di  Lucca, 
conservatore  delle  ipoteche. 

Giorgi  Luigi  di  Lucca,  prof,  di 
Fisica  nel  R.  Liceo. 

Giorgini  Carlo  di  Firenze,  uno 
dei  componenti  il  terzo  e 
([uarto  Congresso. 

Giorgini  cav.  Gaetano  di  Fi- 
renze, sopraintendente  agli 
studi  del  Granducato  di  To- 
scana, assessore  del  tei'zo  Con- 
gresso. 

Giorgini  Gio.  Battista  di  Sie- 
na, profess.  consigliere  nella 
I.  R.  Università. 

Giorgini  Nicolao  di  Lucca , 
Presidente  del  Consiglio  dei 


—     3/,     - 


Ministri,  diivllorc  generale 
dell'  Interno  ee.  ec. 

ali.  Giovaiielli  conte  lienedetto, 
podestà  di  Trento. 

aia.  Giovannelti  dott.  Andrea  di 
Livorno,  socio  ordinario  di 
quella  Società  medica,  e  de- 
putalo della  medesima  al 
Congresso. 

ai3.  Giovannetti  cav.  Giiiscp|)e  di 
Lucca,  tenente  colonnello. 

al 4- Giovannetti  Raffaele  di  Luc- 
ca, professore  di  Disegno  al 
R.  Liceo. 

a  i5.  Giovaiiiiiiii  Antonio  di  Luc- 
ca, avvocato  consultore  dello 
Stato,  della  Reale  Deputa- 
zione edilizia,  e  accademico 
latino. 

a  16.  Giudici  (  de')  avv.  Giuseppe 
di  Lucca,  socio  della  R.  Ac- 
cademia dei  Filomati. 

217.  Giusti  (de')  dott.  Angelo  di 

Lucca,  socio  della  R.  Acca- 
demia de'  Filomati,  medico 
sostituto  alle  Carceri. 

218.  Gràberg  de  Ilcmsò  cav.  dolt. 

Iacopo  di  Gottland  in  Svezia, 
console  emerito  di  S.  M.  Sve- 
dese, ciamberlano  e  bibliote- 
cario palatino  di  S.  A.  L  R. 
il  Granduca  di  Toscana. 
a  19.  Grassi  dott.  Francesco  di  Pi- 
stoia, cav.  di  più  ordini,  pro- 
tomodico di  salute  pubblica 
in  Egitto,  e  membro  di  varie 
Accademie. 


■)/>.o 


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223 


224. 

225. 

226 

227 


229 


Grassini  Mariano  di  Pisa,  pro- 
fessore della  L  e  R.  Uni- 
versità. 

Griffa  cav.  Michele  di  Torino, 
prof,  di  Clinica  medica,  me- 
dico dell' Ei'gastolo,  incmbio 
dell' Accademia  di  Itcrlino,  e 
di  molte  altre. 

Grigolati  Rcrnardino  di  Ve- 
rona, membro  attivo  di  <|uel- 
r  Accademia  di  Agricoltura 
Arti  e  Commercio,  deputa- 
to della  medesima  al  Con- 
gresso. 

Grigolato  Gaetano  di  Rovigo, 
vice-presidente  dell'  Accade- 
mia dei  Concordi,  deputato 
della  medesima,  socio  di  va- 
rie Accademie. 

Grisanti  Giuseppe  di  Reggio, 
socio  sedente  di  ([ucUa  So- 
cietà d' Agricoltura. 

Guicciardini  march.  Pietro  di 
Firenze,  membro   dell' L  R. 
Accademia  dei  Georgofili. 
,  Guidi  dott.  Raffaele  di  Lucca, 

medico  dei  poveri. 
,  GuillicliiniGiovanni  di  Arezzo, 
deputato  di  quell'L  e  R.  Ac- 
cademia di  Scienze  e  Lettere. 

,  Guinitri  marchese  Lelio  di  Teuc- 
ri 

ca,  maggiore  comandante  i 
RR.  Carabinieri. 
Hombres  Firmas  (d')  d'Alais, 
membro  corrispondente  del- 
rinstituto,dellaSocietà  R.  di 
Agricoltura,  dell'  Accademia 


R.  (li  Torino,  di  Napoli  ce. 
deputato  della  11.  Accademia 
di  Nimcs. 

a3o.  lerpi  dott.  Camillo  di  Livor- 
no, membro  attivo  della  So- 
cietà medico-fisica  fiorenti- 
na, medico  curante  addetto 
al  R.  Arcispedale  di  s.  Ma- 
ria nuova,  uno  dei  compo- 
poncnti  il  terzo  Congresso. 

a3i.  Jacobi  C.  G.  F.  di  Potsdam, 
prof,  di  Matematiche  all'Uni- 
versità di  Kocnisbcrg,  mem- 
bro delle  Accademie  di  Ber- 
lino, Londra,  Parigi  ec. ,  cav. 
dell'  ordine  pel  merito  ce. 

aSa.  Lanibruseliini  ahi).  Ralfaelcdi 
Firenze,  membro  dell'  L  R. 
Accademia  dei  Georgofili,  e 
deputato  di  essa  al  Congresso. 

a33.  Lami  dott.  Giovacchino  di  Li- 
vorno, fondatore  di  quella  So- 
cietà medica. 

234.  Lampronti  Salomone  di  Firen- 
ze, socio  conservatore  dell'Ac- 
cademia medico-fisica  fioren- 
tina, membro  di  altri  Con- 
gressi, e  socio  corrispondente 
di  varie  Accademie. 

a35.  Landucci  Cesare  di  Lucca,  so- 
cio della  R.  Accademia  dei 
l'ilomati. 

a36.  Larini  arciprete  Luigi  di  Luc- 
ca, socio  ordinario  della  Rea- 
le Accademia  lucchese. 

a37.  Lavagna G .  Maria  di  Pisa, pro- 
fessore di  Geometria  e  Trigo- 


240, 


241 


nometria  in  f[uclla  Universi- 
tà, deputato  dell'  Accademia 
Labronica  al  Congresso. 

238.  Lazzarini  dott.  Cesare  di  Luc- 
ca, architetto. 

23().  Leonardi  aw.  Leonardo  di 
Lucca,  prof,  d' Istituzioni  ci- 
vili nel  R.  Liceo,  socio  or- 
dinario della  R.  Accademia 
lucchese. 
Levi  dott.  Giuseppe  di  Firen- 
ze, conservatore  della  Socie- 
tà medico -fisica  fiorentina, 
deputato  della  medesima  al 
Congresso  e  membro  di  quel- 
li precedenti. 
Linoli  dott.  Edoardo  di  Pie- 
trasanta,  socio  corrisponden- 
te di  varie  Accademie  scien- 
tifico-letterarie e  membro  dei 
precedenti  Congressi. 

242.  Lippi   dott.  Carlo  di  Lucca, 

medico  degli  Asili  infantili. 

243.  Lippi  Regolo  di  Firenze,  dot- 

tore in  Medicina. 
244-  Lorcta  Clemente  di  Ravenna, 
ingegnere,  socio  dell'Accade- 
mia economico-agraria  di  Pe- 
rugia. 

245.  Lottini  prof.  Zanobi  di  s.  Mi- 

niato. 

246.  Lucchesi  aw.prof.  Serafino  di 

Lucca,  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  lucchese. 
a47-  Luciani  Ferdinando  di  Castel- 
nuovo,  membro  di  varie  Ac- 
cademie. 

5 


—   ^^c>   — 


a/|8.  Maoarini  doltorc  Anioiiio  di 
Lucca,  assistente  alla  Clinica 
medica. 

a49-  MaesIreUi  Costante  d'  Empoli, 
iugcgn.  inspettore  di  acipie 
e  strade  del  compartimento 
di  Ai-ezzo. 

a5o.  Maestri  nw.  Ferdinando  di 
Parma,  già  prof,  di  Leggi  e 
di  Economia  politica,  socio  di 
diverse  Accademie  scientifi- 
che e  letterarie,  deputalo  del- 
l' L  e  R.  Ateneo  italiano  al 
Congresso. 

a5i .  Magi  P.  L. Diodoro  di  Poiane, 
lettore  giubilalo  dei  Jlinori 
Osservanti,  esaminatore  sino- 
dale, socio  ordinario  dell'Ac- 
cademia della  valle  tiberina 
toscana. 

aSa.  Maisons  du  Pallans  (  de  )  di 
TSordeaux,  dott.  della  facoltà 
di  Medicina  di  Parigi. 

a53.  Majocclii  G.  Alessandro  di  ]Mi- 
lano,  membro  di  diverse  Ac- 
cademie, prof,  di  Fisica  in 
queir  L  R.  Liceo,  redattore 
degli  Annali  di  Fisica,  Chi- 
mica e  Matematica. 

a54.  Manfrè  Pas(|uale  di  Napoli,  ivi 
medico  del  grande  Spedale 
degl'  incurabili,  dei  ciechi,  e 
dell'  Annunziata,  profess.  di 
Scienze  mediche,  e  socio  di 
moltissime  Accademie  nazio- 
nali ed  estere. 

a55.  Manfredi  Manfredo  di  Lucca, 


■a56 


267 


258, 


aSg. 


aGo. 


2G1 


162, 


ì63. 


264. 


265. 


i66. 


chirurgo,  sostituto  al  disset- 
tore di  Anatomia  umana  e 
comparata  nel  R.  Liceo. 

Manzi  dott.  (^liovaiini  di  Pisa, 
socio  dell'Accademia  valdar- 
nese. 

Marcacci  dott.  Antonio  di  Pisa, 
chirurgo  astante  noli'  Ospe- 
dale di  santa  Chiara. 

Mari  Gio.  Battista  di  Campi- 
glia,  capitano  dei  RR.  Cac- 
ciatori volteggiatori  di  costa. 

Mari  Luigi  di  Caniiìiglia,  ac- 
cademico dei  Georgofili. 

Mariani  avv.  Michele  di  Luc- 
ca, socio  ordinario  della  Rea- 
le Accademia  dei  Filomali. 

Marracci  Giacomo  di  Lucca, 
ingegn.  del  Governo,  e  ispet- 
tore delle  misure  all'  uffizio 
del  Catasto. 

Martelli  Giuseppe  di  Firenze, 
ingegn.  dello  RR.  fabbriche, 
prof,  di  (piella  R.  Accademia 
delle  Arti. 

Martinelli  Giorgio  di  Lucca, 
ingegn.  al  R.  Commissariato 
per  le  acque  e  strade. 

Martini  avv.  Leonardo  di  Luc- 
ca, membro  della  R.  Accade- 
mia dei  Filomali. 

Marzucchi  avv.  Celso  di  Fi- 
renze, accademico  ordinario 
della  Società  dei  Georgofili. 

Masa  dott.  Francesco  di  Bre- 
scia, dottore  in  Medicina,  ap- 
partenente a  quell'Ateneo. 


-     37     - 


267.  Masi  T.uigi  di  Perugia, dott.  in 
Medicina  o  socio  di  varie  Ac- 
cademie. 

2G8.  Masi  dolt.  Raimondo  di  Pisa, 
direttore  del  reciproco  inse- 
gnamento. 

i6g.  Masini  Gaetano  di  Lucca,  in- 
gegnere del  (juiiito  di|)arti- 
niento  delle  acque  e  stiade 
del  Ducato. 

270.  Massci  avv.  Carlo  di   Lucca, 

presidente  del  trib.  di  Com- 
mercio, socio  ordinario  della 
R.  Accademia  lucchese,  e  cor- 
rispondente della  R.  Accade- 
1  mia  di  AgricolturadiTorino. 

271.  Matteucci  prof.  C.  di  Pisa,  ec. 

272.  Matteucci  Felice   di  Firenze, 

membro  del  terzo  Congresso. 

273.  Mautbner  Luigi  di  Vienna,  di- 

rettore dell'Ospedale  dei  po- 
veri fanciulli  ec. 

274.  Mazzarosa  march.  Antonio  di 

Lucca, presidente  del  R.  Con- 
siglio di  Stalo,  direttore  del- 
la pubblica  Istruzione  del  Du- 
cato, vice-presidente  della  R. 
Accademia  lucchese  ec.  ec. 

275.  Mazzi  Gaspcro  di  Siena,  prof. 

di  Zoologia  nell'L  R.  Musco 
di  Firenze. 

276.  Mazzoni  prof.  Domenico  di  Pi- 

stoia, direttore  degli  studi  nel 
Collegio  Forteguerri. 

277.  Melloni  cav.  prof.  Macedonio 

di  Parma,  uno  della  Società 
italiana  delle  Scienze. 


8. 


27 


279- 


ìSo. 


2»I 


ì83 


•284 


285 


i86, 


Melotti  ingegn.  Francesco  di 
Firenze,  deputato  dell' Acca- 
<leniia  del  Buonarroti  in  Ca- 
sentino. 

Menchini  Vincenzo  di  Lucca, 
farmacista  superiore  dei  Rea- 
li Ospedali  ed  Ospizi. 

Menicucci  Attilio  di  Lucca, 
medico  -  chirurgo  ,  membro 
corrispondente  di:lla  Socie- 
tà di  Scienze,  Lettere  ec.  di 
Francia. 

Menin  Lodovico  di  Padova, 
prof,  in  quella  Università. 

Mcnini-Bettini  Giuseppe  di 
Treviso ,  dott»  in  Medicina, 
membro  di  (jucU' Ateneo,  chi- 
rurgo direttore  distrettuale 
della  vaccinazione  in  Mestre, 
e  medico  comunale. 

Michelacci  dott.  Pietro  di  Pi- 
stoia, prof,  di  Chimica  e  Fisi- 
ca neir  L  R.  Collegio  Forte- 
guerri, infermiere  maggiore 
in  quelli  IL  e  RR.  Ospedali 
riuniti. 

Micheli-Pellegrini  Andrea  di 
Carrara,  segretario  pensiona- 
to di  Gabinetto  di  S.  A.  R.  il 
Duca  di  Modena. 

Micheloni  dottore  Antonio  di 
Lucca,  medico  dei  RR.  Ospe- 
dali ed  Ospizi. 

Mingori  cav.  prof.  Francesco 
di  Lucca,  rappresentante  l'Ec- 
celsa Republìliea  di  s.  Mari- 
no, deputato  della  I.  R.  Ac- 


38     — 


ladcMiìu  (lolla  vallo  tiboi'ina 
toscana  o  di  ([nella  di  Mo- 
di[;liaiia. 

287.  Miiiutoli  Carlo  di  Lucca,  so- 
cio ordinario  della  R.  Acca- 
demia dei  l'iloinati,  e  segre- 
tario della  Direzione  generale 
dell'  Interno. 

a88.  violini  Giiis(^ppc  di  Firenze, 
già  hibliotecariodiS.  A.  I.  R. 
il  Grandiicadi Toscana, mem- 
liro  (lolla  Società  geologica  di 
Parigi . 

389.  Montazio  Enrico  di  Faenza, 
membro  dei  precedenti  Con- 
gressi, e  di  varie  Accademie 
scientifiche  italiane  e  stra- 
niere. 

ago.  Morelli  ingegn.  Nicodcmo  di 
Lucca,  inspcttore  delle  stime 
|)er  la  riforma  catastale. 

ay  I .  Morello  dott.  Paolo  di  Paler- 
mo, accademico  dell'  Institu- 
to  d'  incoraggiamento. 

a^a.  Moretti  Emilio  di  Pisa,  dot- 
tore in  Medicina,  chirurgo 
fiscale,  e  membro  del  primo 
('ongresso. 

agS.  Mori  dott.  Giovanni  di  Firen- 
ze, medico -chirurgo -orto- 
podista. 

a94-  Mori  dott.  Luigi  di  Pisa,  capo 
della  farmacia  di  quelli  IL  e 
RR.  Ospedali  riuniti. 

agS.  MoiTO  Giuseppe  di  Genova, 
membro  della  Giunta  delle 
opere  pie,  dottor  consigliere 


296, 


297' 


298. 
299- 

3oo. 
3oi. 


3o2, 


3o3. 
3o4. 


nella  facoltà  di  Logge  in  ([nel- 
la R.  Università,  e  sindaco 
della  predetta  città. 

Moscheni  avv.  Bernardo  di 
Lucca,  consigliere  di  Slato, 
jiresidente  del  supremo  ti'i- 
bunale  di  giustizia  e  della 
Deputazione  so|)ra  il  R.  Col- 
legio, direttore  della  riforma 
catastale,  socio  ordinario  del- 
la R.  Accademia  lucchese. 

Mossotti  O.  F.  di  Novara,  prof, 
di  Fisica,  llalomatica,  e  Mec- 
canica celeste  ncU'  I.  R.  Uni- 
versità di  Pisa,  e  deputalo 
della  medesima  al  Congresso. 

Muti  abbate  Giuseppe  di  Man- 
tova, ivi  professore  di  Filo- 
logia latina. 

Neri  abb.  Santi  di  s.  Miniato, 
prof,  di  Rottorica  in  ([nella 
I.  R.  scuola,  e  socio  ordinario 
degli  Eutcloti. 

Ncrici  Frediano  di  Lucca,  oste- 
trico del  Comune. 

Nicolai  dott.  Luigi  di  Lucca, 
socio  ordinario  della  R.  Ac- 
cademia dei  Filomati,  sostitu- 
to al  chirurgo  ostetrico  del- 
la città. 

Nistri  Giovanni  di  Pisa,  medi- 
co di  ([ucll'  Ospedale  di  santa 
Chiara,  membro  del  primo 
Congresso. 

Nistri  Carlo  di  Pisa. 

Nocchi  Pietro  di  Lucca,  prof, 
di  Pittura  noi  R.  Liceo. 


39    - 


305.  Norfini  Giuseppe  di  Fircii/.e, 

prof,  ili  Ostelricia. 

306.  Nuccorini  avv.  Angelo  di  Luc- 

ca, presidente  della  R.  Ruota 
civile. 
'Ì07.  Obici  Pietro  di  Pisa,  prof,  di 
Geometria  analitica  e  Geo- 
desia in  quella  I.  e  R.  Uni- 
versità. 

308.  Oinalius  D' Ilalloy  1. 1.  del  Bel- 

gio, membro  della R.  Accade- 
mia delle  Scienze  di  r>ruxel- 
les,  corrispondente  del  Reale 
Instituto  di  Francia. 

309.  Onesti  Pietro  di  Arezzo,  ad- 

detto alla  R.  Socict:»  di  Acri- 
coltura  di  Francia,  membro 
del  primo  Congresso. 

3io.  Onestini  Sebastiano  di  Torino, 
direttole  della  Galleria  parti- 
colare di  S.  A.  R.  il  Duca  di 
Lucca. 

3 1 1 .  Ongaro  (  dall' )  abb.  Francesco 
di  Trieste,  membro  del  quai^ 
to  Congresso. 

3ia.Orosi  Giuseppe  di  Livorno, 
maestro  di  farmacia  di  quei 
Reali  Ospedali, membro  della 
■  Società  medica. 

3i3.  Orsolini  dott.  Raffaele  di  Luc- 
ca, sostituto  al  chirurgo  pri- 
mario dei  RR.  0.spedali, assi- 
stente e  consultore  alla  Clini- 
ca chirurgica. 

3i4.  Pacini  dott.  Filippo  di  Pistoia, 
deputato  di  qucll'  Accademia 
di  Scienze, e  dissettore  di  Ana- 


tomia comparata  al  Museo 
delia  LR.  LniviM'sità  di  Pisa. 

3i5.  Paciui  cav.  professore  Giovan- 
ni di  Lucca,  socio  ordinario 
della  R.  Accademia  lucchese. 

3i6.  Pacini  dott.  Luigi  di  Lucca", 
prof,  di  Notomia  umana  e 
comparata  nel  R.  Liceo,  socio 
ordinario  della  R.  Accademia 
lucchese,  della  medico -chi- 
rurgica di  Berlino, di  Wurtz- 
bourg,  di  Naj)oli,di  Firenze, 
di  Bologna,  di  Livorno  ce. 

317.  Pacini  dott.  Pietro  di  Lucca, 

accademico  dei  Filomati. 

3 1 8 .  Pacinotti  dott .  Luigi  di  Pistoia, 

deputato  di  quell'Accademia 
di  Scienze,  Lettere  ed  Arti, 
prof,  di  Fisica  tecnologica  e 
Meccanica  sperimentale  nel- 
r  L  R.  Università  di  Pisa. 

319.  Padoa  Prospero  di  Modena, 

dott.  in  Medicina. 

3ao.  Padulc  (dal)  Francesco  di  Sar- 
zana,  prof,  di  Apologetica  nel- 
r  I.  R.  Università  di  Pisa. 

3a  I .  Paganini  Gio.  Carlo  di  Luc- 
ca, prof,  di  Filosofia,  e  socio 
ordinario  della  R.  Accademia 
dei  Filomati. 

3a2.  Paladini  Candido  di  Lucca, 
chirurgo  delle  Carceri. 

323.  Pallavicino  marchese  Camil- 
lo di  Genova,  avv.  riforma- 
tore degli  studi,  rappresen- 
tante la  Società  economica 
di  Chiavari. 


_     /,o 

3a/|.  Pandolfi  Andrea  iV  Empoli,  iK^ 
pillalo  (K-ir  Accailciiiia  della 
vaile  tiberina  toscana. 

3a5.  Paoli  conte  Domenico  di 'Pesa- 
ro, socio  di  vario  Accademie. 

3aG.  Paraliipi  doli.  Francesco  di 
Parma. 

337.  Pardi  aw.  Pardo  di  Lucca,  so- 
cio ordinario  della  R.  Acca- 
demia luceliesc. 

3a8.  Pardini  architetto  Giuseppe  di 
Lucca,  prof,  di  Architettu- 
ra, Prospettiva  ed  Ornato  nel 
R.  Liceo  e  per  le  scuole  tec- 
niche, inspettore  e  consultore 
por  le  puhhlichefahbriclicdel 
Ducato,  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  dei  Filomati. 

329.  Pareto  march.  Lorenzo  di  Ge- 

nova, presidente  della  sezione 
di  Geologia  al  quarto  Con- 
gresso. 

330.  Parlatore  Filippo  di  Palermo, 

prof,  di  Botanica  e  Fisiologia 
vegetabile,  direttore  del  Giar- 
dino botanico  e  dell'Erbario 
centralo  ali  I.  R.  Musco  di  Fi- 
sica e  Storia  naturale  di  Fi- 
renze. 

33i.  Parola  dott.  Luigi  di  Cuneo, 
medico  primario  dell'  Ospe- 
dale civile,  coinmi.ssario  del 
vaccino,  e  membro  degli  an- 
tecedenti Congressi. 

332.  Parravicini  nob.  lAiigi  Ales- 
sandro di  Milano,  direttore 
della  L  R.  scuola  tecnica  di 


Venezia,  socio  coi'risjionden- 
tc  dell'  l.  R.  Inslituto  e  di 
altre  Accademie,  vice-presi- 
dente della  sezione  di  Agri- 
coltura e  Tecnologia  al  quar- 
to Congresso. 

333.  Panini  dott.  Francesco  di  Luc- 

ca, segretario  del  Comitato  di 
Sanità. 

334.  Passerini  Agostino  di  Lucca, 

colonnello  dolio  stato  mag- 
giore generale,  pro-direttore 
della  forza  armata  del  Duca- 
to, ciamberlano  di  S.  A.  R.  il 
Duca,  e  gentiluomo  di  came- 
ra di  S.  A.  R.  il  Principe  ere- 
ditario. 

335.  Passerini   dott.   Francesco    di 

Pisa,  aiuto  alla  cattedra  di 
Chimica,  membro  del  primo 
Congresso. 

336.  Pecchioli  Gaspcro   di   Siena, 

prof,  di  Pedagogìa,  e  diretto- 
re dell'  Instituto  dei  sordo- 
muti di  Pisa. 

337.  Pecchioli  Vittorio  di  Firenze, 

membro  della  Società  ento- 
mologica di  Francia,  e  di 
altre. 

338.  Pecchioli  dott.  Zanobi  di  Sie- 

na, prof,  di  Clinica  chirurgi- 
ca e  di  Medicina  operatoria, 
deputato  di  qUell'  L  R.  Uni- 
versità. 

339.  Pedemonte  dott.  Agostino  di 

Genova,  membro  del  quarto 
Congresso. 


Yji 


352 


—    4i     — 

340:  Pegna  Cosare  di  Firenze,  socio 

attivo  tloir  Afcadeiiiia  iiiedi- 

co-fisica  fioreutina. 
34 1- Pellegrini    dott.  Amilcare   di 

Lucca,  addetto  al  Comitato  di 

Sanità. 

342.  Pelliccia  dott.  Angelo  di  Luc- 

ca, socio  ordinario  della  Rea- 
le Accademia  dei  Filoniati. 

343.  Pellini  Giovanni  di  Livorno, 

sopraintendcntc  interino  di 
queir  L  R.  Ospedale,  mem- 
bro ordinario  della  Società 
medica  e  delle  Accademie  La- 
bronica e  dei  Sepolti. 
344-  Pellizzari  dott.  Giorgio  di  Fi- 
renze, lettore  di  Anatomia  de- 
scrittiva, dissettore  di  Anato- 
mia sublime  in  quell' L  R.  Ar- 
cispedale, socio  di  varie  Ac- 
cademie, e  deputato  al  Con- 
gresso dalla  Società  medico- 
fisica  fiorentina. 

345.  Pelosi  Matteo  di  Lucca,  inge- 

gnere della  Comunità,  e  della 
R.  Intendenza. 

346.  Pera  canonico  Pietro  di  Lucca, 

socio  ordinario  della  R.  Ac- 
cademia lucchese,  e  bibliote- 
cario di  S.  A.  R.  il  Duca. 

347.Perego  Antonio  di  lìrcscia, 
prof,  di  Fisica  e  Storia  natu- 
rale in  queir  L  R.  Liceo. 

348.  Perfetti  dott.  Ferdinando  di 
Firenze,  ufficiale  suj)crioredi 
sanità  militare  in  Egitto. 

34q.  Pessina  dott.  Baldassare  di  Mi- 


353. 
354. 
355. 


356. 


35 


J7, 


358, 


iano,  medico  consultore  di 
([iicir  Ospedale,  niendiro  del 
terzo  e  quarto  Congresso. 

Petiol  F'rancesco  di  Lione,  in- 
gegnere. 

Petitti  di  Roreto  conte  dottore 
Carlo  Ilarione  di  Torino,  so- 
cio ordinario  di  ([uella  R.  Ac- 
cademia delle  Scienze. 

Petrucci  Giovaccliino  di  Luc- 
ca, dottor  di  Leggi,  segreta- 
rio sostituto  alla  Direzione 
della  pubblica  Istruzione,  so- 
cio ordinario  della  R.  Acca- 
demia dei  Filomati. 

Petrucci  avv.  Giuseppe  di  Fer- 
rara. 

Piazzini  ing.  Ferdinando  di  Pi- 
sa, socio  di  varie  Accademie. 

Pierantoni  Lorenzo  di  Lucca, 
dott.  in  Matematica,  e  inse- 
gnerc  supplente  e  sostituto 
alle  Comunità  di  Lucca  eCa- 
pannori. 

Pieri  avv.  Gaetano  di  Lucca, 
consigliere  di  Stato,  auditore 
ducale,  prof,  di  Diritto  crimi- 
nale nel  R.  Liceo,  socio  ordi- 
nario della  R.  .\ccademia  luc- 
chese. 

Piei'otti  Antonio  di  Lucca,  in- 
gegnere inspettore  delle  acque 
e  strade. 

Pilla  Leopoldo  di  Napoli,  pro- 
fessore di  Mineralogia  e  Geo- 
logia nella  I.  R.  Università 
di  Pisa. 


359 
3Go. 


3tìi. 


36a. 


363, 


364. 


365 


366. 

367. 

368. 
369, 

370 


Pilli  aw.  Loopoldu  (li  l'ironzo. 

Pini  Napolfoiu"  eli  Fircn/.o,  so- 
cio ordinario  dell'Accademia 
dei  Gcorjjdfdi. 

Piria  llalìaclo  di  Napoli,  pro- 
fessore di  Chimica  nella  T.  R. 
Università  di  Pisa. 

Pistelli  M.  KrnuMiojjildo  di  Ca- 
maiore,  medico,  e  mcinhro  di 
varie  Accademie. 

Pistoia  avv.  Gio.  Domenico  di 
Barga,  socio  dell'  Accademia 
valdarnese. 

Poggialidott.  Enrico  di  Grosse- 
to, medico  straordinario  del- 
1  I .  e  R .  Commissione  so])rain- 
tendentc  alla  pubblica  salute 
in  quella  provincia. 

Poli  ingegnere  Bernardino  di 
Lucca,  prof,  di  Matematiche 
nel  R.Liceo,prof.  dellescuole 
tecniche,  socio  ordinario  del- 
la R.  Accademia  dei  Filomati. 

Porro  conte  Alessandro  di  Mi- 
lano, membro  della  Commis- 
sione sulla  riforma  carceraria. 

Porro  conte  Carlo  di  INIila- 
no,  membro  dell'  Accademia 
dei  Georgofili  e  di  Torino. 

Pouzadoux  prof.  Teodorico  di 
Francia. 

Prato  dott.  Massimiliano  di  Pi- 
sa, notaio,  e  accademico  della 
Società  di  vaccinazione. 

Piosperi  rev.  Giovacchino  di 
Lucca,  professore,  socio  di 
varie  Accademie. 


ì^     — 

371.  Puccctlì  Carlo  di  Lucca,  far- 

macista, aiuto  alla  cattedra 
di  Chimica. 

372.  Puccelli  Pietro  di  Lucca,  pro- 

fessore di  Chimica  applicala 
nelle  scuole  tecniche. 

373.  PuccincUi  dott.  Benedetto  di 

Lucca,  profo.ss.  di  Botanica  e 
di  Chimica  nel  R.  Liceo,  so- 
cio ordinario  della  R.  Acca- 
demia lucchese. 

374.  Piigli  dott.  F'abio  di  Pisa,  me- 

dico della  pia  Casa  di  mise- 
ricordia. 

375.  Puglia  dottore  Alcs.sandro  di 

Reggio,  membro  dell'Accade- 
mia medico-chirurgica  di  Fer- 
rara, e  del  primo  Congresso. 
37G.  Quadi'i  cav.  Gio.  Ralti.sla  di 
Napoli,  decano  della  facoltà 
medica. 

377.  Quaglia T.  F''ortunato  diAdria, 

professore  nel  Seminario  di 
Rovigo. 

378.  Quilici  Massimiliano  di  Luc- 

ca, professore  nel  R.  Liceo. 

379.  Racheli  Giovanni  di  Pavia,  di- 

rettore di  un  Istituto  d'  in- 
slruzione  ginnastica,  membro 
del  quarto  Congresso. 

380.  Rampiuclli  Giovanni  di  Ber- 

gamo, dott.  fisico,  e  mem- 
bro della  Commissione  sulle 
carceri . 

38 1.  Ranzi  dott.  Andrea  di  Pesaro, 

assist,  alla  Clinica  chirurgica 
dell' LR.  Università  di  Pisa. 


382.  Re  (del)  Federigo  di  Lucca, 

assistente  alla  Clinica  medica. 

383.  Re  (del)  avv.  Isidoro  di  Luc- 

ca, socio  della  R.  Accademia 
dei  Filomati. 
38/}.  Recanati  Giacomo  di  Pisa,  dot- 
tore in  Medicina. 

385.  Recanati   Salvatore   di   Pisa, 

dottore  di  Scienze  fisico-ma- 
tematiche. 

386.  Recchi  Gaetano  di  Ferrara. 

387.  Regny  (de)  Pietro  Eliseo  di 

Pisa,  prof,  di  Economia  so- 
ciale in  quella  I.  e  R.  Uni- 
versità, membro  di  varie  Ac- 
cademie ec. 

388.  Regnoli  Giacomo  di  Pisa,  pro- 

fessore di  Clinica-chirurgica. 

389.  Renzi  (de')  cav.  Salvadorc  di 

Napoli, socioord.  e  segretario 
perpetuo  di  quel  R.  Istituto. 

390.  Riboli  Timoteo  di  Parma,  dot- 

tore in  Medicina  e  Chirureia. 

391 .  Ricasoli  barone  Bettino  di  Fi- 

renze, membro  dell' I.  R.  Ac- 
cademia dei  Georgofili. 

392.  Ricasoli  cav.  Vincenzo  di  Fi- 

renze ,  facente  parte  della 
Commissione  pel  Giornale  di 
Rotanica. 

393.  Riccardi -Vernaccia  marchese 

Francesco  M.  di  I-'irenze,  so- 
cio di  varie  Accademie,  mem- 
bro dei  precedenti  Congressi. 

394.  Ricci  Giuseppe  di  Pisa,  chi- 

rurgo astante  di  quelli  lì.  e 
RR.  Ospedali. 


43     - 

395.  Ricci  dott.  Lorenzo  di  Lucca, 
delegato  vaccinatore  e  me- 
dico dei  poveri. 

396.  Ridolfi  march,  prof.  Cosimo 
di  Firenze,  presidente  dell'  L 
R.  Accademia  dei  Georgofili, 
e  rappresentante  l'Accademia 
degli  Euteleti  di  s.  Miniato. 

397.  Ridolfi  prof.  Michele  di  Luc- 
ca, socio  ordinario  della  Rea- 
le Accademia  lucchese,  con- 
servatore delle  belle  arti. 

3g8.  Rigacci  dott.  Massimiliano  di 
Firenze. 

399.  Rinaud  Stefano  di  Pisa,  me- 
dico-chirurgo, medico  degli 
Asili  infantili  in  quella  città, 
privato  instruttore  di  Medi- 
cina legale  e  Terapia  speciale. 

400.  Rivaroia  conte  F.  di  Corsica, 
generale  al  servizio  inglese. 

4oi .  Rizzi  Domenico  di  Padova,  in- 
gegnere civile,  premiato  dal- 
l' I.  e  R.  Instituto  veneto  di 
Scienze,  e  socio  di  varie  il- 
lustri Accademie. 

402 .  Rogicr  Catullo  barone  de  Beau- 
fort  di  Modena,  dott.  in  Me- 
dicina e  Chirurgia,  socio  di 
diverse  Accademie. 

403.  Rosini  Giovanni  di  Pisa,  prof, 
alla  I.  e  R.  Università. 

4o4'  Rossi  dott.  Giovanni  di  Vicen- 
za, dott.  in  Filosofia,  e  pro- 
fessore in  quel  Seminario. 

4o5.  Rossi  Giuseppe  di  Pisa,  mem- 
bro di  altri  Congressi. 
6 


-    44 


4o6.  Rossini  Piolro  (li  Firrnzp,  in- 
gc>;ncif  ili'ir  I.  e  R.  Airispe- 
(lalc  di  santa  Mariaimova,  e 
socio  ordinario  di'lla  1.  R.  Ac- 
cademia dei  Goorgofili. 

4o'7.  Sacelli  prof.  V.  di  Ribbiena, 
presidente  dell' Accademia  ea- 
senlinese. 

408.  Sacerdoti  Cesare  di  Venezia, 

dott.  in  Logge  e  socio  del- 
r  Accademia  valdarnese. 

409.  Salvagnoli-^Marcliotli  Antonio 

d'  Empoli,  medico  delle  nia- 
remme  toscane,  socio  della  I. 
R.  Accad.  dei  Georgofdi  di 
Firenze,  e  di  altre  Accademie. 
4  IO.  Sancasciani  Francesco  di  linci- 
ne, cavaliere,  accademico  val- 
darnese, tegèo  di  Siena,  del 
Ruonarroti  e  di  altre  Società. 

4 1 1 .  Sanguinctti  Ronaiuto  Paris  di 

Livorno,  socio  di  varie  Ac- 
cademie. 

412.  Sani  avv.  Ansano  di  Lucca, 

auditore  del  supremo  tribu- 
nale di  giustizia. 

4i3.  Sanseverino  conte  cav.  Fau- 
stino di  Crema,  socio  di  piìi 
Accademie. 

4i4- Santarnctti  prof.  dott.  Anto- 
nio di  Pisa,  membro  delia  l. 
R.  Accademia  dei  Georgofdi. 

4i5.  Sargenti  Eugenio  di  Lucca, 
medico  degli  Asili  infantili. 

416.  Savi  cav.  prof.  Paolo  di  Pisa, 
uno  dei  rappresentanti  (juel- 
r  L  R.  Università. 


417.  Savi  prof.  Pietro  di  Pisa,  pro- 
fessore di  Botanica  in  quella 
L  e  R.  Università,  deputato 
dell'  Accademia  valdarnese. 

4  18.  Sbragia  Fabio  di  Pisa,  mem- 
bro del  terzo  Congresso. 

419.  Sbragia  canonico  Ranieri   di 

Pisa,  professore  in  ([uella  L  e 
R.  Università. 

420.  Sbragia  Tommaso  di  Lucca, 

cliimico  fiscale. 

421.  Schiavini  Giuse])pe  di  Verdu- 

no,  chirurgo  primario  del- 
l' Ospedale  d'  Alba. 

422.  Schivardi  dottore  Antonio  di 

Brescia,  socio  attivo  e  depu- 
tato di  queir  Ateneo,  mem- 
bro di  ])iìi  Accademie. 

423.  Selnnid  (de')  cav.  Luigi  di  Ber- 

lino, membro  delia  Società 
entomologica  di  Francia,  e 
di  diverse  altre. 

424.  Scotti  Antonio  di  Como,  pro- 

fessore di  Pedagogia,  decano 
della  facoltà  fdosofica  alla 
Università  di  Pavia. 

425.  Secondi  Giuseppe  di  Padova, 

dottore  inlNIedicina,  maestro 
in  CJiirurgia,  socio  di  varie 
Accademie,  aggregato  al  Co- 
mitato d'ammissione  al  quar- 
to Congresso. 

426.  Sergiusti  Tommaso  di  Lucca, 

consigliere  di  Stato,  e  gonfa- 
loniere del  Comune. 

427.  Serra  cav.  Carlo  di  Candelo, 

maggiore,  già  capitano  d' ar- 


-    4';    - 


tiglicria  di  Sua  Maestà  il  Re 
di  Sardegna. 

428.  Seriistori  conte  Luigi  di  Fi- 

renze, ufTif  iale  di  slato  inai:- 
giorc  in  ritiro. 

429.  Sforza  Pietro  di  Montignoso, 

dott.  in  Medicina  e  Cliirur- 
gia,  e  medico  condotto. 

430.  Sliirley  Forster  Woolnier  d'In- 

ghilterra, membro  della  So- 
cietà incorporata  delle  leggi 
del  regno  unito  della  Grau- 
Brettacna. 

43 1.  Sinionetti  Niccolò  di   Modi- 

gliana,  rettore,  prof,  di  Fi- 
losofia, e  membro  del  terzo 
Congresso. 

432.  Sineo  Riccardo  di  Torino,  de- 

curione della  città,  e  mem- 
bro di  queir  Associazione 
agraria. 

433.  Sinibaldi  dott.  Paolo  di  Luc- 

ca, prof,  di  Matematiche  su- 
periori e  Geometria  descrit- 
tiva nel  Real  Liceo,  prof,  di 
Fisica  generale  nelle  scuole 
tecniche,  ingegn.  topografo  e 
membro  supplente  del  la  Com- 
missione onoraria  consultiva 
all'  uffizio  del   nuovo  censi- 
mento, vice-direttore  del  R. 
Gabinetto  di  Fisica,  membro 
della  R.  Deputazione  edilizia, 
socio  ordinario  della  R.  Ac- 
cademia dei  Filomati,  corri- 
spondente della  Società  eco- 
nomico-agiaria  di  Perugia,  e 


434 
435 
436 


437 


438 


439 


440 


441 


ingegn.  particolare  di  S.  A. 
R.  il  Duca  di  Lucca. 
.  Solerà  ahb.  prof.  Giovanni  di 

Crema. 
.  Spandri  abb.  Paolo  di  Vene- 
zia, prof,  di  Fisica. 
Spence  W.  B.  di  Londra,  ivi 
segretario  della  Società  En- 
tomologica,  membro   corri- 
spondente della  L  R.  Acca- 
demia dei  Georgofili  di  Fi- 
renze, e  della  Società   ento- 
mologica di  Francia. 
Spencer  Perceval  d'  Inghilter- 
ra, magister   artium    della 
Università  di  Cambridge. 
Speranza  cav.  dott.  Carlo  di 
Parma,  prof.  emer.  di  Tera- 
pia speciale  e  Clinica  medica, 
prof,  attuale  di  Medicina  le- 
gale, socio  dell'Accademia  R. 
di  Medicina  di  Parigi, dei  Cu- 
riosi della  Natura,  e  di  varie 
altre  Società  scientifiche. 
.  Stagi    Giovanni    di    Firenze, 
membro  di  quell'  I,  R.  Col- 
legio medico,  socio  attivo  del- 
la Società  medico-fisica. 
Stagi  dott.   Stefano   di   Pisa, 
prof,    di   Materia  medica  e 
Farmacologia  in  quella  I.  R. 
Università. 
Stefani  Tommaso  di   Lucca, 
socio  ordinario  della  R.  Ac- 
cademia lucchese. 
Stefanopoli  principe  professo- 
re Pietro  de  Comnenodi  Pisa. 


l\[\'i.  Stistoil  col.  Eurico  di  Londra, 
iiieinl)ro  del  terzo  Congrosso. 

444-  Strozzi  march.  Carlo  di  Firen- 
ze, membro  del  terzo  e  quar- 
to Congresso. 

445.  Tahaui  Giuseppe  di  Pisa,  in- 
sti tutore. 

446-  Tabarracci  Salvatore  di  Luc- 

ca, medico  dei  poveri,  e  mem- 
bro della  già  facoltà  medico- 
chirurgica lucchese. 

447-  Taddei  Giovacehino  di  Firen- 

ze,prof,  di  Chimicaorganica. 

448.  Taddei  dott.  Pietro  di  Livor- 
no, medico-chirurgo. 

449-  Tallinucci  dott.  Gaetano  di 
Barga,  medico. 

450.  Targioni-Tozzctti  Antonio  di 

Firenze,  prof,  di  Botanica  e 
di  Chimica. 

45 1.  Tartini  cav.  Ferdinando  di  Fi- 

renze, sopraintendente  gene- 
rale alle  Comunità  di  Tosca- 
na, setrretario  generale  del 
terzo  Congresso. 

45a.  Tassi  dott.  Attilio  di  Pisa, 
aiuto  alla  cattedra  di  Botani- 
ca, e  assistente  alla  direzione 
del  governo  dell'  Università. 

453.  Tazzoli  sac.  Enrico  di  Manto- 
va, prof,  di  Filologia. 

454-  Tayllcr  Jac.  Guglielmo  di  Cam- 
bridge, membro  di  quell'Ac- 
cademia ce. 

455.  Tendcrini  Giuseppe  di  Car- 
rara, chirurgo  maggiore  di 
detto  luogo. 


46    - 
456. 


Tcssandori  dott.  Ermenegildo 
di  Lucca,  prof,  di  Patologia 
esterna  e  di  Ostetricia  nel 
Real  Liceo,  socio  ordinario 
della  R.  Accademia  lucchese. 

457.  Tcssandori  Giov.  Battista  di 
Lucca,  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  lucchese. 

458.Thaon  dolt.  Giov.  Battista  di 
Livorno,  aggiunto  all'  L  R. 
Università  di  Pisa. 

459.  Tomci  ahi).  Lorenzo  di  Luc- 

ca, prof,  di  Filosofia  nel  R. 
Liceo,  socio  ordinario  della 
R.  Accademia  lucchese. 

460.  Tonelli   Felice  di  Pisa,  prof. 

di  Zooiatria. 

461.  Torri  dott.  Alessandro  di  Ve- 

rona, membro  di  altri  Con- 
gressi italiani. 

4G2.  Torrigiani  march.  Pietro  di  Fi- 
renze, socio  georgofilo. 

463.  Torrigiani  march.  Carlo  di  Fi- 
renze, accademico  ordinario 
georgofilo. 

464-  Torselli  Vincenzo  di  Lucca, 
consigi .  di  Stato,  direttore  ge- 
nerale delle  RR.  Finanze  ec. 

465.  Trenta  Lorenzo  Riccardo   di 

Lucca,  socio  della  R.  Acca- 
demia dei  Filomati. 

466.  Trompeo    cav.  Benedetto    di 

Biella  in  Piemonte,  medico 
ordinario  di  S.  M.  la  Regina 
Jlaria  Cristina  di  Borbone 
vedova  di  Sardegna,  e  socio 
di  varie  Accademie. 


467 


468. 
469 

470 


47'- 

472. 

473- 
474- 


-    47     - 

Turclictti  Odoardo  di  Fivizza- 
no,  socio  dulia  R.  Acradcmia 
dei  Filomali  di  Lucca,  di  !\'j^. 
quella  de'  Fisiocritici  di  Sie- 
na, della  Società  medico-chi- 
rurgica di  Bologna,  della  nio 
dico-fisica  di  Firenze,  deco- 
ralo della  medaglia  d'  oro  di  476. 
seconda  classe  da  S.  A.  I.  R. 
il  Granduca  di  Toscana. 

Torri  dott.  Francesco  di  Pisa, 
medico-chirurgo.  477- 

Unis  doti.  Antonio  di  Pisa, 
impiegato  alla  pia  Casa  di 
misericordia.  478. 

Vacani  cav.  Camillo  di  Mila- 
no, I.  R.  generale  del  Genio, 
socio  onorario  dell'  I.  R.  In- 
stiluto  delle  Scienze  di  quel-       479- 
la  città,  e  di  altre  Accademie. 

Vagnoui  canonico  Filippo  di 
Arezzo,  censore  dell'  Accade-       480. 
mia  del  Petrarca  di  detta  cit- 
tà, e  hihiiotecario.  '(Si 

Valcntini  Francesco  di  Lucca, 


ingegn.  addetto  al  Diparti- 
mento delle  acque  e  strade. 

Vallini  avv.  Agostino  di  Luc- 
ca, professore  nel  R.  Liceo. 

Vannoni  Pietro  di  Firenze, 
prof,  di  Clinica  ostetrica  e  di 
Ostetricia  pratica  nelle  scuo- 
le di  complemento  e  perfezio- 
namento dell'  L  R.  Arcispe- 
dale di  santa  Maria  nuova,  vi- 
ce-presidente di  quella  So- 
eielà  medico-fisica,  e  deputato 


dell'  L  R.  Collegio  medico  al 


Congresso. 

Vannucchi  dottore  Giovanni 
di  Pisa,  accademico,  e  depu- 
tato della  Società  nazionale 
fiancese  di  vaccinazione  al 
Congresso. 

Vecchi  (  de  )  Domenico  di  Fi- 
renze, già  prof,  di  Asti'ono- 
mia  neir  L  R.  Liceo  di  quel- 
la città. 

Vecchi  dott.  Luigi  di  Fivizza- 
no,  medico  primario  di  quel- 
l'Ospedale. 

Vegni  Angelo  di  Firenze,  di- 
rettore generale  soprai  nten- 
denle  ai  lavori  delle  miniere 
del  bottaccio  di  Seravezza. 

Venturi  Ferdinando  di  Pi- 
stoia, farmacista  chimico,  e 
membro  del  terzo  Congresso. 

Venturini  Antonio  di  Brescia, 
socio  di  diverse  Accademie. 

Venturini  dott.  Giovanni  di 
Poppi,  vice -presidente  del- 
l'Accademia casentinese. 
.'482.  Verità  Francesco  di  Modiglia- 
na,  membro  del  terzo  Con- 
gresso. 

483.  Villoresi  Enrico  di  Livorno, 

farmacista,  membro  di  quella 
Società  medica,  e  di  varie  al- 
tre Accademie. 

484.  Vitellini  dott.  Michele  di  Luc- 

ca, delegato  vaccinatore,  me- 
dico conuinale,  e  dell'  Asilo 
infantile. 


-    48    - 


485.  Viviani    prof.    Cristoforo    di 

Lucca,  iiijjcgncrc. 

486.  Volpi  (lott.  Paolo  (li  Lucca, 

prof,  (li  Clinica  medica  e  di 
Medicina  teorico-pratica  nel 
R.  Liceo,  socio  ordinario  del- 
la R.  .Vccademia  lucchese. 

Von-Troil  cav.  Canuto  di  Sve- 
zia, membro  della  Società 
Linneana  di  Slockolm. 

Wcstzynthius  Carlo  Adolfo  di 
Svezia,  niemltro  della  Socie- 
tà degli  Antiquari  di  Cope- 


487 
488 

489. 
490. 

49' 


naghen. 

Willis  Sherlock  d' Inghilterra, 
prof,  di  Medicina  in  Oxford. 

WoiftjaniJ  Erhardl  di  lleidel- 
berg,  doti.  med.  chir.,  art. 
obst.,  membro  del  Congresso 
di  Magonza. 

Wutzer  Guglielmo  di  Prussia, 
direttore  di  Clinica  cbirursi- 
ca  della  Università  di  Bonn. 


492.  Zatti  dott.  Michele  di  Vene- 

zia, dottore  in  Matematiche, 
e  prof,  in  Rovigo. 

493.  Zerbinati   dott.   Francesco  di 

Costa  di  Rovigo,  già  assisten- 
te alla  calledra  d'  Instituzio- 
ni  chirurgiche  nella  L  R. 
Università  di  Padova,  mem- 
bro del  quarto  Congresso, 
socio  di  più  Accademie. 
494-  Zibibbi  Ippolito  di  Lucca,  co- 
lonnello di  artiglieiia,  inspet- 
tore  delle  fortificazioni,  co- 
mandante la  detta  piazza. 

495.  Zigno  (de)  nobile  Achille  di 

Padova,  ivi  assessore  mimici- 
pale,  deputato  al  Congresso 
da  queir  I.  R.  Accademia,  e 
socio  di  varie  altre. 

496.  Zuccagni-Orkuidini  Attilio  di 

Firenze,  prof,  di  Scienze  fisi- 
che, e  rappresentante  l' Ate- 
neo italiano  al  Congresso. 


>»6e<: 


DONI 

FATTI  ALLA  QUINTA  UNIONE  DEGLI  SCIENZIATI  ITALIANI 


-♦^»^o  o  GV©  o-o-&<>«- 


.A.ccademia  cascntinese  del  Buonarroti  —  Atti  dell'  anno  secon- 
do, e  relazione  del  segretario  dott.  Gregorio  Palmi. 

Accademia  degli  Aspiranti  naturalisti  di  Napoli  —  Fascicoli  i.°  i." 
4.°  5.°  e  G.°  del  primo  volume  degli  Annali,  e  volume  secon- 
do parte  seconda  delle  esercitazioni  accademiche,  raccolte 
dal  dottore  O.-G.  Costa. 

Accademia  R.  dei  Filomati  in  Lucca  —  Atti  e  relazione  del  segre- 
tai'io  dolt.  Angelo  Pelliccia. 

Accademia  R.  delle  Scienze  in  Napoli  —  Progi-amma  del  rendiconto 
delle  adunanze,  e  del  concorso  al  premio  di  3oo  ducati  nel  1 844 
per  la  trattazione  dei  quesiti  sulla  caprificazione. 

Accademia  I.  e  R.  Tegèa  in  Siena  —  Rapjjorlo  della  Commissione 
•  nominata  a  esaminare  le  memorie  sul  tema  proposto  —  Se 
l'odierna  tendenza  a  sostituire  all'opera  dell'uomo  le  mac- 
chine influisca  sempre  favorevolmente  sulla  prosperità  di 
una  nazione  ec.  — 

—  Progrannna  dei  premi  da  accordarsi  nel  i844  alle  due  memorie 
che  soddisfmo  al  quesito  —  Qu.ile  influenza  eserciti  sull'eco- 
nomia e  sulla  morale  l'assegnazione  dei  sussidi  dotali  ec.  — 

Accademia  di  Agricoltura,  Commercio  ed  Ai'ti  di  ^'erona  —  Memo- 
rie accademiche  riunite  in  diciannove  volumi. 

Accademia  medico-nazionale  francese  di  vaccinazione  —  Circolare 
e  nozioni  regolamentarie  del  dott.  Gio.  Rallista  Brunetta. 

Angers  —  Onzième  session  du  Congrès  scientifique  de  France  qui 
se  tiendra  à  Angers  (Maine  et  Loire)  le  i."septembre  i843. 


Antiiiori  cav.  Vincenzo  —  Della  necessità  di  stabilire  un  regDlai'e 
sistema  di  osservazioni  di  fisica  terrestre  ed  atmosferica. 

Antoldi  dott.  —  Della  cura  dei  piedi  torti  mediante  la  teiiotomìa. 

Ayoz  dolt.  prof,  di  Losanna  —  Brano  di  memoria  sul  parallelo  dello 
stato  attuale  della  Medicina  e  della  Chirurgia. 

Ballìi  cav.  Atlriano  —  Klémens  de  Geographie  generale. 

—  De  l'activité  lilléraire  de  l'Italie. 

Uanilini  l'olicarpo  —  Discorsi  di  Chimica  applicata  alle  arti  e  mestieri. 

I5ard  cav.  Giuseppe  —  Teoria  dell' Architcllura  hisantina  orientale 
nel  ponente,  dal  V.°  all'  VIII.°  secolo  inclusivamente,  spiegata 
co'  monumenti  di  Ravenna. 

Bai-sotti  prof.  CJiovanni  —  Teoria  elementare  delle  frazioni-coeffi- 
cienti. 

—  Sul  teorema  del  D'Alembert  relativo  alle  quantità  immaginarie. 

—  Sulla  ricerca  del  centro  di   gravità  o   d'  inerzia  di   alcune  li- 

nee piane. 

—  Suir  equilibrio  di  una  spranga  rigida  appoggiata  a  due  pareti 

piane  situale  comunque. 

Bartolini  .\chille  — Proposta  di  risoluzione  dell'antico  celebre  pro- 
blema geometrico  della  divisione  deli  angoli  in  dispari  nu- 
mero di  parti  uguali,  comunemente  conosciuto  sotto  il  nome 
di  prolilema  della  trisezione  dell'angolo. 

Bellini  dott.  Gio.  Battista  —  Metastasi  riprovale  dalla  struttura  dei 
tessuti  e  dalle  funzioni  dei  medesimi.  Fascicolo  i."  e  2.° 

Bizio  dott.  Bartolommeo  —  Dissertazione  sopra  la  porpora  antica 
e  sopra  la  scoperta  della  porpora  nei  murici. 

—  Sulla  porpora  del  Capello. 

—  Ricerche  suU'  azione  della  calce  sopra  i  carbonati  potassico  e 

sodico. 

Bizio  Giovanni  (figlio)  —  Osservazioni  sopra  il  congelamento  del- 
l' acqua,  ed  esperienze  sulla  conseguente  sua  depurazione. 

Bonaparte  Carlo  Luciano  principe  di  Canino  —  Catalogo  metodico 
degli  uccelli  europei. 

Bonaparte  principe  Luigi  L.  —  Lettera  responsiva  intorno  ai  sali  di 
ferro  al  prof.  Giovaccliino  Taddei. 

—  .Nuove  ricerche  sui  valerianati  di  chinina,  di  zinco  ec. 

Bouini  G.  —  Jlemoria  intorno  l'  ultima  malattia  del  prof.  Giovanni 
Pieraccioli  (  vedi  prof.  R.  Menici  ). 


—     5i     — 
Bonjean  I. —  Reclierches  cliimiqiies,  pliysiologiques  et  méclicales 
sur  les  eaiix  de  Cliallcs  en  Savoie. 

—  Faits  cliiiniques  toxicologiques  et  considératioiis  médico-légales 

relatives  à  rempoisoiincnient  par  l'acide  prussifjue. 
Borgialli  doti.  Miclicle  —  CoTino  teorico-pratico  sull'emorragie  in- 
terne dell' utero  indipendenti  dalla  gravidanza. 

—  Patogenia  dell' idrope. 

—  Risposta  alla  rivista  critica  del  dott.  A.  C.  Maffoni  sulla  patoge- 

nia dell'  idrope. 

—  Lente  epatopatie  curabili  col  mercurio. 

Brey  ingegn.  arcliit.  Gaetano  —  Fascicoli  4-°  5.°  6.°  7.°  del  primo  vo- 
lume, e  fascicolo  i.°  del  secondo  volume  del  Dizionario  en- 
ciclopedico-tecnologico-popolare. 

—  Programma  di  un  premio  di  too  fiorini  da  darsi  all'autore  della 

memoria  che  avrà  sodisfatto  ai  quesiti  fatti  sull'alimento 
dei  filugelli. 

Brignoli  (de')  de  Brunnhoff Giovanni  —  Invito  ai  naturalisti  italia- 
ni e  stranieri  a  valersi  della  lingua  latina  nelle  opere  loro. 

Brizzi  capit.  Oreste  —  Relazione  storica  degli  atti  e  studi  dell'  I.  e 
R.  Accademia  aiclina. 

Brunetta  dott.  Gio.  Battista  —  Analisi  chimica  sui  fluidi  emeto-alvini 
emessi  dai  colerosi. 

—  Lettera  sulla  dottrina  del  rinnovamento  dell'  antica  maniera  di 

considerare  le  malattie  dette  veneree. 

Calvi  Girolamo  —  Della  norma  che,  per  dipingere  le  ombre,  deve 
dediM'si  dalle  osservazioni  fisiche. 

Campetti  Placido  —  Inni  nella  occasione  del  quinto  Congresso. 

Campostrini  (de)  Gio.  Ant. —  Memoria  sulle  uova  de'bachi  da  seta. 

Cangiano  Luigi — Memoria  sulle  acque  pubbliche  potabili  della  città 
di  Napoli,  e  sul  modo  di  aumentarle. 

Caorsi  dott. —  Meinoiia  illustrativa  di  un  carcere  penitenziario  da 
lui  immaginato. 

Carceri  (sulla  riforma  delle)  —  Rapporto  fatto  al  quinto  Congresso 
dalla  Connnissit)ne  eletta  nel  «piarto. 

Carlini  Francesco  —  Dell' anq)iezza  dell'arco  di  meridiano  che,  at- 
traversando la  pianura  di  Lombardia,  è  terminato  dai  paral- 
leli di  Zurigo  e  di  Genova;  premessa  una  notizia  sui  gradi 
del  meridiano  di  Roma  e  di  Torino. 

7 


Cnrliiii  Fraiicpsco  —  Su  ciò  clip  inaiicluM-ehlie  ancora  ad  una  coni- 
jìiiila  tlcscri/ione  ijcografica  dello  Sialo  milanese. 

—  (operazioni  escj^uite  per  assicurare,  coli'  erezione  di  due  pira- 

midi di   granito,  i   termini   della   base    trigonometrica    della 
triangolazione  in  Londiardia. 

—  Relazioni  sull'eclisse  solare  totale  del  giorno  8  luglio  i84a.  (Vedi 

anche  Piola  Gabrio). 
Catullo  doti.  Tommaso  Ani.  —  Lettera  al  naturalista  Antonio  Villa. 
Celi  <lntt.  Ettore  —  Ksemj)lari  secchi  di  piante  apuane. 
Celle  dott.  Nicolò  —  Nuovi    elementi  fisio-palologici  di  Medicina 

eclettica. 
Chiapelli  dott.  Francesco  —  Ricerche  fisiologiche. 
Chiostri  —  Piante  secche  della  palude  di  Ricntina,  e  specialmente 

il  Vaccinum  o.ricocciis.  l'I.  Dan. 
('ima  dott. —  Sulle  vicende  del  vaccino. 
Civalieri  P.  — Tavole  sinottiche  di  statistiche  agrarie  fatte  secondo 

le  regole  date  dal  Congresso  di  Firenze.  (Vedi  C.  B.  Merenda 

e  Carlo  Fumagalli  ). 
Cleopazzo  doti.  Giosuè  —  Sul  tifo  enterico  grassato  in  Guardia  San- 

framondi  nel   i84i. 
Coli  dott.  Alessandro  —  Cenni   storico-pratici    intorno  alla  opera- 
zione cesarea. 
Collège  .Vrcliéologique,  et  Héraldique  de  France  —  Programme. 
Colmeiro  dott.  Don  Miguel  —  Ensayo  histórico  sobre  los  progre- 

sos  de  la  botànica  especialmente  en  Espana. 

—  Scorze  di  china. 

—  Varie  specie  di  piante  spagnuole  per  l'erbario  centrale. 

—  Principj  che  debbono  regolare  una  flora,  applicati  particolar- 

mente alla  formazione  della  spagnuola. 

Cornice  agricole  de  l'arrondissement  d'Alais  département  du  Gard. 
Bullelin  I .»  2."  3.°  4-°  5.°  e  G.°  i84i-4a. 

Congrès  historique  neuvième  réuni  à  Paris  dans  le  Palais  du  Luxem- 
bourg  —  Discours  et  compte-rendu  des  séances,  avec  l'ana- 
lyse  des  Congrès  de  i84o,  i84i,  1842. 

Congrès  scienlifique  tenn  à  Strasbourg  (  lo.^'session  )  —  Compte- 
rendu  par  '\I.  Jidlien  de  Paris. 

Contarini  conte  Nicolò  tlel  fu  Bellucci  —  Cataloghi  degli  uccelli  e 
degl'insetti  delle  provincie  di  Padova  e  Venezia.  , 


—    53    — 
Coriiialdi  doli.  lacoh — Semi  ed  esemplari  della  Cnssinnictitans.  Lin. 
Costa   l'ielro  fiiiisej)j)e  —  Ooiisidera/.ioiii  sul  pauperismo  provve- 
duto, sorgente  di  pubblica  felicità. 
Costa  dolt.  CL  G.  (  vedi   Accademia   degli   Aspiranti  naturalisti   di 

•  Napoli). 
Oemidoff  principe  —  Sulle  miniere  d'  oro  della  Russia. 

—  Osservazioni  melereologiclie  fatte  a  Nijné-Iaguilsb  nei  mesi  di 

gennaio  e  maggio  del  i8'(3. 

Desiderio  dott.  Acliille  —  Esame  di  im  giudizio  dato  intorno  ad  al- 
cuni fatti  relativi  al  solfato  di  cbinina,  e  nuovi  sperimenti 
sul  medesimo. 

Fattori  prof.  Luca  —  Trattato  sulla  cura,  pulitezza,  conservazione 
dei  denti,  e  maniera  di  curare  le  malattie  dei  medesimi  coi 
metodo  della  trapanazione. 

Pinizio  dolt.  .\urelio  —  Nuove  ricerclie  ed  esperienze  riguardanti 
le  facoltà  velenose,  ostetricbe  ed  emostaticlic  della  segale 
cornuta,  e  del  suo  modo  di  agire  sopra  l'organismo  animale, 

l'umagalli  Carlo  (vedi  Civalieri). 

l-'usinieii  dott.  .\nd)rogio  —  Del  calorico  nativo  dei  corpi  come 
causa  dei  fenomeni  di  calore  e  luce  clie  accompagnano  le 
azioni  cbimicbe. 

—  Sul  trasporto  di  materia  ponderabile  nelle  scariche  eletfncbe. 

—  lUsposla   ad   un   opuscolo  del  dott.  Bartolommeo  Bizio  intito- 

lato —  La  porpora  del  Capello  rivocata  entro  i  suoi  confini . 

Galvani  Andrea  —  Cenni  sul  seccume  o  macchie  delle  foglie. 
Gazzetta  medica  di  Milano  dal  Num.  i  a  tutto  il  Num.  36  del  i843. 
Gazzetta  toscana  delle  Scienze  medico-fisiche  dal  Num.  i  a  lutto  il 

Num.  i4  del  1843. 
Gemignani  dolt.  Lfnenzo  —  Prolegomeni   sulla   neurosi.  Memoria 

onoiala  dalla  Società  medico-chirurgica  di  Bologna. 
Gberardi  Dragomanni  Francesco  —  Biografia  di  Antonio  Mezzanotte. 

—  Lettere  sulla  oiigine  dell'  L  e  R.  Accademia  della  valle  tiberina 

toscana. 
Giannini  Michele  —  Note  sulle  risaie  della  marina  lucchese, 
(•iannelli  j)rof.  Giuseppe  —  Discorso  intorno  ad  un   imovo  mezzo 

|)er  iscoprire  l' avvelenamento  eoli' acido  ai-senioso. 
Giorgini  Carlo  —  Sulle  mutazioni  dello  stato  dell'  Vrno  rispetto  al 

suolo  di  Firenze  dopo  il  mille. 


-     5/i     - 
Gitiri;ini  Cai'lo  —  Conni  idranlicd-slorici  sopra  l'incanalamento  di 

un  tronco  sassoso  di'l  fiinne  Arno. 
Giolo  Vincenzo  —  Trattalo  di  Patologia  veterinaria.  Voi.  I."  e  II." 

—  Storia  della  fistola  esofagea  in  un  cavallo. 

Gorgoni  prof.  —  Osservazioni  di  (astotoiiiin  (piadrilalcrale,  estirpa- 
zione ili  parolide  e  massetere. 

—  Sulla  natura  dei  denti.  Osservazioni  particolari  notate  nella  Cli- 

nica chirurgica. 

Gràberg  cav.  doti.  Hemsó  Iacopo  —  Sunto  sugli  ultimi  progressi  del- 
la Geografia.  —  Carta  geografica  dell'  Impero  di  Marocco. 

Grassi  cav.  dott.  Francesco  —  Risposta  ai  sette  quesiti  concernenti 
la  peste  bubonica  orientale. 

Griffa  cav.  Michele  —  Memoria  medica. 

—  Proposizione  a  nome  di  un  anonimo  di  un  programma  di  con- 

corso al  premio  ili  trecento  fi'anchi  per  la  memoria  che  avrà 
soddisfatto  ai  (jiiesiti  j)roposli  sulla  lebbra. 

—  Brevi  cenni  suU'  Omeopatia. 

Grigolato  Gaetano  —  Piatite  ac([uatiche  e  palu.stri  del  Polesine. 

—  Flora  medica  del  Polesine.  Fascicolo  I." 

Grilli  Silvestro  —  Catalogo  generale  dello  Stabilimento  di  Orticol- 
tura in  Firenze. 
Gussone  G.  (  vedi  M.  Tenore). 
Hombres-Firmas  baron  d' —  Souvenirs  d'un  voyage  en  Italie. 

—  Paleontologie. 

—  Slatisti(|no  —  Notes  sin-  Mais  ancien. 

• —  Mcmoire  sur  la  formation  d'un  cabinet  damaleur  et  d'une  coi- 
lection  gcologi(pic  des  Cevenncs. 

—  Notice  sur  les  arbres  remarquables  du  déparlement  du  Gard. 

—  Excursion  à  la  montagne  de  Saint  Pierre  près  de  Maestricht. 

—  Souvenirs  du  \'csuve. 

Hunt's  —  Merchants'  Magazine  and  Commercial  review,  for  Au- 
gust.  1842.  Voi.  VII.  IN."  II. 

Institut  d'\fri(|ue  (Annales  de  I')  i84i  e  1842. 

Iorio  dolt.  Filippo  de  —  Trattato  della  coltivazione  de' cereali  e  os- 
servazioni relative  al  Regno  di  Napoli. 

—  Pratiche  agrarie  tolte  dal  rendiconto  dell' Insliluto  di  Meleto  pre- 

sentato al  pubblico  dal  niai'chese  Cosimo  KidoHi  — Num.  12, 
i3,  i4  e  18  del  1842  dell'Omnibus. 


—     55    — 

Jullien  chev.  Maic-Anloine  —  Exposé  de  la  mélliode  d'i'ducation  de 
l'eslalo/./.i  Ielle  quelle  a  élé  siiivic  el  pralitiuée  sous  sa  direction 
pendant  dix  années  (de  1806  à  181G)  dans  l'Institut  d'Yver- 
dun  en  Siiisse. 

Kniglit's  —  Stoie  of  knowledge  foi-  ali  Readei-s.  London  part.  II. 
August.  184 1. 

Liberali  doli. —  Della  fehhrc miliare  e  sopra  alcuni  quesiti  relativi. 

Linari  P.  Santi  (vedi  Falniicri  Luigi). 

I>ippi  doli.  Regolo  —  Anomalia  di  parli  genitali. 

Lugnani  (de)  prof.  Giuseppe — Discorso  degli  scienziati  del  littorale 
austro-illirico  alla  riiuiione  di  l'adova. 

—  Lettera  relativa  alla  sicurezza  dei  piroscafi  marinimi  austriaci. 

—  Indicazioni  raccolte  intorno  ai  fanciulli  occui)ali  nelle  manifat- 

ture del  littorale  austriaco. 
Maeslii  Fertlinando  —  Discorso  sulla  comune  origine  e  parentela 
delle  scienze  e  delle  arti,  e  del  modo  d' instituire  scuole  tecni- 
che in  Italia. 

—  Memoria  sulle  carceri  penitenziarie. 

Maggi  doti.  Pietro  —  Memoria  intorno  ad  un  fenomeno  ottico  assai 
comune,  ma  poco  avvisato,  né  trattato  dagli  scrittori;  e  intor- 
no r  arte  del  cliiaroscuro. 

Magrini  doti.  Luigi  —  Relazione  sull'eclisse  solare  totale  dell'olio 
luglio  iH.'ia. 

Maj  rev.  dott.  Francesco  —  Programma  di  im  premio  di  100  fiorini 
toscani  all'inventore  del  miglior  metodo  per  estirj)are  la  felce. 

Majocchi  prof.  —  .\lcune  osservazioni  risguardanti  le  correnti  nia- 
gneto-elettriclie,  in  risposta  ad  alcune  pretensioni  di  priorità 
del  prof.  Zantedeschi. 

—  Processo  fisico  per  conoscere  lo  zucchero  nell'orina  dei  diabetici. 
Marianini  prof.  Stefano  —  Memoria  suU'  indebolimento  del  magne- 
tismo di  un  ferro  ec. 

—  Memoi'ia  di  alcune  analogie  e  di  alcune  discrepanze  osservate 

nelle  azioni  magnetizzanti  nella  boccia  di  Leyda. 

—  Fenomeno  delle  bolle  di  sapone  galleggianti  sul  gaz  acido  car- 

bonico. 
Marracci  Amalia  —  Carme  all'Italia. 
Massei  avv.  (]arlo  —  Ragionamento  storico  dell'  arte  delia  seta  in 

Lucca  dalla  sua  origine  fino  al  presente. 


—    56    — 

Mallcuoci  M.  Felice  —  Di  due  diversi  modi  ili  colmale  riguardali 
specialmente  nei  rapporti  economico-agrari. 

IMattoucci  prof.  Carlo  —  Sulla  luce  della  lucciola. 

Maulliner  doti.  —  Sulla  differenza  fra  1' encefalite  e  l' idi'ocefalo. 

Ma/jtaro.sa  march,  .\nlonio  —  Lettera  al  prof.  Francesco  Puccinotti 
sulle  risaie. 

Medici  Condoni  (per  i)  —  Modula  di  tavole  stalislico-cliniclie. 

Menicucci  (loti.  Attilio  —  Quadro  biografico  dei  più  distinti  medici 
e  chirurghi  lucchesi. 

Menici  prof.  Ranieri  —  Memoria  sulla  straordinaria  ultima  malat- 
tia del  prof.  Clio.  l'ieraccioli. 

—  .Marauico,  tragedia.  —  Pietro  Gambacorti,  tragedia. 
Menici  doti.  Giuseppe  —  Sulla  elettricità. 

—  Cenno  di  una  memoria  da  pubblicarsi  sopra  una  nuova   pro- 

prietà della  maiuiite. 

Merenda  G.  B.  (vedi  Civalieri). 

Micali  Giuseppe  —  Nuove  parole  di  mi  guastallese  ai  suoi  concit- 
tadini sugli  Asili  di  carità  per  l'infau/ia. 

Milano  —  Municipalità  —  Progranuna  per  la  destinazione  di  austria- 
che lire  loooo  ad  una  o  più  grandiose  esperienze  relative  a 
(jualsiasi  delle  Scienze  fisiche  e  natiu'ali  da  eseguirsi  al  sesto 
Congresso  a  Milano. 

Montucci  dolt.  Enrico  —  Geometria  meccanica  applicata  alle  arti  e 
mestieri.  Fascicoli  i  "  2.°  3.°  4-"  e  5.°  (Vedi  anco  liandini  j. 

Namias  doti.  Giacinto  —  Studio  di  alcune  circostanze  nelle  (piali  il 
medico  deve  essere  poco  o  nulla  operoso. 

Nardo  dott.  Luigi  —  Cenni  critici  sui  letti  meccanici,  e  sostituzione 
ad  essi  di  un  mezzo  piìi  utile  e  più  semjilice. 

—  Ti'ibulo  alla  nicmoria  del  prof.  Tommaso  Kiina. 

—  Discorso  in  morte  di  Paolo  Zannini. 

Nardo  doti.  Gio.  Domenico  —  Osservazioni  ittiologiche  comunicate 

alle  assemblee  scientifiche  italiane. 
Ormea  dott.  —  Istruzioni  di  Medicina. 

Omalius  (d)  D'Halloy  Jean  —  Précis  élémentaire  de  Geologie. 
Ottaviani  prof.  —  Ricerche  sulle  azioni  dei  rimedi,  ed  esperimenti 

fatti  iiell  uomo  sano  colla  china  e  col  solfalo  di  chinina. 
Pacinotli  prof.  Luigi  —  Esperienze  sull'azione  del  circuito  nella 

intensità  della  corrente  elettrica. 


-     57     - 
l'acini  prol'.  Luigi  —  Intorno  allo  stalo  della  scuola  niedico-cliirui- 
gica  hiccliese,  e  della  chirurgia  italiana. 

—  Kagguaglio  anatomico  fisiologico  di  un  mostro  umano. 
Padova  <i()tl. —  Sulla  rivaccinazione. 

Paladini  Luisa  Amalia  —  Ode  pel  (juinto  Congresso. 

Palmi  doli.  Gregorio  (vedi  Accademia  casentinese  del  Buonarroti). 

Palmieri  Luigi  e  Linari  P.  Santi  —  Telluro- elettricismo.  Elettro- 

magnelismo. 
Papanli  Ferdinando  —  Soluzione  del  famoso  problema  di  longitu- 
dine cronometrica  ed  astronomica. 
Pareto  march.  Loi'cnzo  —  Memoria  su  certe  alternanze  di  terreni 

con   conchiglie  marine  e  lacustri  osservale  nelle  marne  su- 

happeimine  della  Liguria  mediterranea. 
Parlatore  prof.  Filippo  —  Sulle  impronte  dei  vegetabili   fossili  del 

monte  Massi  e  del  monte  Bamboli  nella  maremma  toscana. 
Parravicini  Luigi  Alessandro  —  Statistica  dei  fanciulli  occupati  nelle 

manifatture  di  Venezia. 
Percgo  prof.  Antonio  —  ìlemoria  intorno  ai  processi  meccanici  alti 

a  sviluppare  ne'  corpi  solidi  la  elellricilii  statica. 
Petitti  di  Rorelo  conte  Ciarlo  ilarione  —  Dissertazione  sul  lavoro 

de'  fanciulli  nelle  manifatture. 

—  Proposta  al  quinto  (Congresso  della  compilazione   di   una    sta- 

tistica delle  scuole  infantili  italiane,  e  delle  casse  di  ri- 
sparmio. 

—  Della  condizione  esordiente  della  riforma  delle  carceri. 

—  Esjjosizione  delle  ragioni  per  le  quali  dissente  dagh  altri  mem- 

bri delia  Commissione,  di  cui  fa  parte,  eletta  a  Padova  pei' 
esaminare  la  questione  delle  carceri  penitenziarie. 

Piola  Gabrio  (^  vedi  Carlini  Francesco). 

Pislelli  Ermenegildo  —  Memoria  sulle  risaie  dello  Stato  lucchese. 

Porro  cav.  Carlo  —  Osservazioni  intorno  alla  nota  del  don.  Fran- 
cesco Orazio  Scoi-lpgagna  sulle  ^'ummoliti. 

—  Happorlo  della  Commissione  sulla  riforma  caiceraria  eletta  nel 

Congresso  di  Padova. 

Portai  Placido  —  .Memoria  sulla  infiammazione. 

Puccinelli  prof.  Benedello  —  Catalogo  dell'  Orlo  botanico  di  Luc- 
ca del  i8.'|3. 

—  Synopsis  plantarum  in  agro  Incensi  sponte  nascenlium. 


—     58     — 

Puccini  Nicolò  (s;iai'(lino"  —  Fesla  ilcllc  spis^lio  —  Anno  secondo. 

—  Premi  e  incorai;i,'ianu'nli  —  \nno  terzo. 

Qiiadi'i  cav. —  Intorno  all'uso  del  laudano  concentrato. 

Hasch  II. —  Delpliinus  I.eucopleurus —  nova  .species. 

Renzi  cav.  prof.  Salvadore  (de)  —  Intorno  alla  Medicina  ij)pocra- 

tica  ed  allo  spirito  di  essa  conservatosi  .sempre  in  Italia. 
Reiiler  G.  F. —  Kssai  sur  la  végélation  de  la  Nouvelle  C.astille. 
Review  democratie.  New  York  se|ileiubei',  octohcr   i84u.  Noi.  XI. 

N."  Li.  I.ll. 
Riholi  doti.  Timoteo  —  Relazione  di  uno   stiaordinario   sviluppo 

di  parti  f;enitali  e  di  tutta  la  persona  di  un  fanciullo  <li  •>(> 

mesi  e  i5  giorni. 

—  Relazione  critica  dei  fascicoli  i .°  a."  e  3."  del  Giornale  parmense 

detto  —  la  Lettura  — . 

—  Osservazioni  e  pioposizioni  sulle  indagini  ed  esperienze  fatte  sul 

sani;ue  dal  doli.  Poli. 

Riccardi- Vernaccia  march.  Francesco  Maria  —  Memoria  sulle  bel- 
le arti  in  Torino. 

Ridolfi  march.  Cosimo  —  Catalogo  delle  piante  coltivate  a  Bibbiani. 

—  .Vlbum  del  giardino  di  Bibbiani.  i843. 

—  Pubblicazione  di  una  lettera  sul  vainolo  pecorino.  (Vedi  Sal- 

vagnoli  dolt.  Antonio). 

—  Progetto  di  regolamento  e  discussione  fatta  nell'  I.  e  R.  Accade- 

mia dei  Georgofili  per  l' istituzione  di  una  banca  di  sconto 
del  credito  fondiario. 

Rigacci  dolt.  Massimiliano  —  Seconda  osservazione  sopra  una  po- 
liposa  vegetazione  organizzata  e  vivente,  ritrovata  nella  orec- 
chietta sinistra  del  cuore. 

Kivelli  dolt.  Giacomo  —  Elementi  genei-ali  e  positivi  della  [)ririior- 
diale  formazione  de' visceri  addominali. 

—  Memoria  ovologica. 

—  Osservazioni  sopra  lo  svolgimento  dei  corj)i  organici. 

Rizzi  IJomcnico  —  L'agricoltore  delle  j)rovincie  venete.  Almanacco 
per  r  anno  i8.'j3. 

—  Manuale  pratico  per  coltivare  il  gelso  e  per  formarne  siepi  e  bo- 

schetti cedui  ed  a  ceppala  secondo  il  metodo  di  G.  B.  Travani. 

—  Illustrazione  di  una  memoria  inedita  di  Giovanni  Bottari  sulla 

coltivazione  dei  littorali. 


59    - 


Rosili!  prof  (liftvaniii  —  Scritti  pei  Congressi  itctliani. 

Rossi  (Jiiiseppe  —  .Miscellanee  di  notizie  le  più  interessanti  1  agri- 
coltura e  quanto  ad  essa  si  riferisce,  trattate  per  la  maggior 
parte  nei  quattro  precedenti  Congressi  italiani. 

Roux  —  Eloge  liistorique  tie  Fodere. 

.Sacchi  (iiuseppe  —  Mcinoi-ia  prima  e  seconda  sullo  stato  dei  fan- 
ciulli occupati  nelle  manifatture. 

Salami  prof.  —  Sopra  un  aneurisma  al  poplite. 

—  Osservazioni  di  Cislolomia. 

—  La  Clinica  chirurgica  di  Palermo.  Fase.  ■).. 

Salari  avv.  Giusejìpe  —  Ragionamento  intorno  la  istruzione  spe- 
cialmente del  p()|)()io  e  le  sue  condizioni  richieste  dalla  età 
nostra,  con  appendice  sulle  scuole  infantili  del  harone  De- 
Gerando. 

—  Discorsi  accademici  estratti  dai  commentari  dell'Ateneo  di  Bre- 

scia. AOI.  I.  II. 

Salvagnoli-.Marchetti  dott.  Antonio  —  Lettera  al  march.  Cosimo  Ri- 
dolfi  sul  vainolo  pecorino. 

Sancasciani  dott. — Tavole  statislico-ciiniciie  all'oggetto  di  rendere 
conto  ai  municipi  dell  ufficio  affidato  ai  medici  condotti. 

Sanguinetti  Ronaiuto  Paris  —  Sunto  statistico  dalle  città  di  Pisa 
e  Livorno. 

Sanseveriiio  conte  Faustino  —  Notizie  statistiche  e  agronomiche  in- 
torno alla  città  di  Crema  e  suo  territorio. 

Savi  prof.  Pietro  —  Sul  valore  tassonomico  delle  stipule. 

—  Impronte  vegetabili  osservate  nel  terreno  carbonifero  del  monte 

lìamboli. 

—  Descrizione  della  Fimbristylis  Cioniana  Petr.  Sav. 

—  Sulle  aberrazioni  del  piano  normale  di  distribuzione  che  soglio- 

no osservarsi  nel  sistema  ascendente  delle  Geraniacee. 

—  Osservazioni  sulla  Clandestina  recti  flora.  Lamk. 
Scaramucci   Domenico  —  Sulla   causa  delle  rotazioni   planetarie, 

saggio  di  argomenti  estratti  dal  sistema  cosmico. 
Schembri  Antonio  —  Quadro  geograflco-ornilologico. 
Scortegagna  dott.  Francesco  Orazio  —  Nota  sulle  Nummoliti. 
Selmi  prof.  Francesco  —  Intorno  alla  depurazione  del  vetriolo  di 

ferro  coli'  idrogeno  solforato. 
Semmola  (Jiovanni  —  Dell'origine  del  calore  ne  viventi. 

8 


—     Go     — 

Semmola  ("liovanni  —  ndlc  nialallic  vaiuoloidi  esaminate  nelle  loro 

scaiiiliievoli  correlazioni. 
Serrislori  conte  Luigi  —  Notizie  statistiche  delle  comuni  di  Siena 

e  di  Colle. 
Sliiilev  N'ooiiuer — Lettera  con  la  quale  annunzia  che  anche  in  In- 

j;hilterra  .si  fa  annuale  riunione  di  sapienti  pel  progresso  delle 

scienze  naturali. 
Sismonda  doli.  Eugenio  —  Memoria  geo-zoologica  sugli  Ecliinidi 

fossili  del  contado  di  Nizza. 
Società  di  valle  d'  F.lsa  —  Regolamento  della  Società  per  incorag- 
giare ivi  l'agricoltura  e  le  manifatture. 
Sociélé  francaisc  de  l'union  des  Nations  —  Considrrations  généra- 

les  sur  r  esprit  et  le  hut  de  la  Société  francaise  de  l'union 

des  Nations. 
Société  hollaiidaise  des  Sciences  à  Harleni  —  Extrait  du  program- 

me  poui-  l'année  i845. 
Société  Imperiai  économicpie  de  Saint  Petersbourg  —  Semi  di  riso, 

detto  imperiale,  della  China. 
Speranza  cav.  prof.  Carlo  —  Sulla  dignità  della  Medicina  legale. 

—  Teofrasto,  primo  botanico. 

Taddei  prof.  Giovacchino  —  Lettera  al  march.  Cosimo  Ridolfi  sugli 
uffici  i\c\V  /iiir/iKs  o  terriccio  nella  vegetazione. 

—  Bicchiere  idiostatico 

—  Lettera  al  principe  Luigi  L.  Bonaparte  su  di  alcuni  artihzi  im- 

maginati e  tentati  per  render  facile  e  spedita  la  ricerca  di  mi- 
nime (juanlità  di  vari  composti  metallici  entro  un  (jualche 
li(|uido. 

—  Sulla  ematosina  facente  ufficio  di  acido. 
Tliaon  doli. —  Sulla  cura  dello  scirro. 

Targioni  Pozzetti  prof,  .\ntonio  —  Relazione  ed  analisi  chimica  del- 
l'acqua proveniente  dalla  polla  delle  Tamerici  a  Montecatini. 

—  .\nalisi  delle  acque  minerali  e  termali  di  Armaiolo. 
Tenore  cav.  Michele  —  Memoria  sull'  Opniilia  niniclea. 

—  Memoria  su  di  una  nuova  specie  di  Aloe. 

—  suddetto,  e  Giovanni  Gussone  —  Memorie  sulle  peregrinazioni 

botaniche. 
Testa  dott.  Giuseppe  —  Sull  estirpazione  di  un  cancro  nasale  fatta 
dal  dott.Salenic. 


—    Gì     — 

Torselli  Viiicenzf)  —  Delle  Scienze  in  Lucca  e  dei  loro  coltivatori. 
Trintliiiictti  doli.  Augusto  —  Memoria  j)reMiiata  dall' I.  e  R.  Istituto 

londiardo  sulla  facoltà  assorbente  delle  radici  de' vegetabili. 
Trompeo  cav.dott.  Benedetto  —  Cenno  sulla  lebbra. 
Turcbetti  dott.  Odoardo  —  Considerazioni  fisio-palologico-praliclie 

sopra  un  caso  di  universale  jinounialosi  arteriosa  e  venosa. 
Università  Fridericiana  di  Cristiania  —  Nyt  magazin  for  ^atu^vi- 

denskaberne  —  l'dgives  af  dcn  pbysiograpbiske  Forening. 
Valenlini  prof.  Giuseppe  —  Catecliismo  veterinario. 
Vecclii  pi'of.  Domenico  (de)  —  Memoria  sull'azione  degl'ingrassi 

e  del  loro  stato  per  un  più  utile  impiego. 
Veccliio  Bonaiulo  (del)  —  f.ettera  al  prof.  Francesco  Zantedeschi 

sull'eclisse  dell'  8  luglio  iS/ja. 
Vegni  dott.  —  Osservazioni  sullo  stato  presente  della  fabbricazione 

del  ferro. 
Villa  Antonio  —  Note  su  alcuni  insetti  osservati  nel  periodo  del- 
l'eclisse  dell' 8  luglio  1842. 

—  suddetto,  e  Giovanni  (fratello)  —  Dispositìo  systematìca  conchy- 

linruin  tcrrcslrium  et  Jlimatilium  qua',  adsen'nnlur  in  collectio- 

nc  fnitrum  Ani.  et  Jo.  Bapt.  Villa. 
Wutzer  prof.  —  Sulla  operazione  della  fistola  cisto-vaginale  colla 

punzione  puboidea. 
Zantedesclii  prof.  Francesco  —  Le   leggi  del  magnetismo  nel  filo 

congiuntivo  percorso  dalla  corrente  Volliana. 

—  Memoria  sopra  alcune  modificazioni  fatte  alla  maccliina  ma- 

gneto-elettrica  di  Newman,  e  degli  speciali  esperimenti  eseguiti 
con  la  medesima. 

—  Troisième  mémoire  sur  l'électricité  animale. 

—  Note  sur  les   conducteurs    bipolaires    et    unipolaires    thermo- 

éléctricpies. 

—  Risposta  alle  accuse  date  dal  prof.  Maioccbi  sulla  priorità  di 

alcune  scoperte. 
Zigno  Acbille  (de)  —  Memoria  sulla  giacitura  dei  terreni  di  sedi- 
mento del  Trivigiano. 

—  Menìoria  sopra  alcuni   corpi  organici  che  si  osservano    nelle 

infusioni. 


DISTRIBUZIONE  DELLE  ORE 


PEK    LE    ADUNANZE    DELLE    SEZIONI 


naile  ore  8  alle  io       \    ^^^'""e  <!•  Agronomia  e  Tecnologia. 

di  mattina  ) 

!   sotto-sezione  di  Chimica. 


Sezione  di  Fisica  e  Scienze  matematiche. 
Dalle  ore  io  a  mezzo-     ,  ••  ™     ,     . 

giorno  \    "*^"a  di  Zoologia  e  Notomia  comparata. 

Sotto-sezione  Chirurgica. 


Dalle  12  alle  a  dopi 


Dall'  un  ora  dopo  mezzo-  \ 
giorno  alle  3  ) 


Sezione  di  Geologia,  Mineralogia  e  Geo- 
grafia. 
Detta  di  Botanica  e  Fisiologia  vegetabile. 

Sezione  di  Medicina. 


->»««<^ 


DISCORSO 


DETTO 


DAL    PRESIDENTE    GENERALE 

NELLA  SOLENNE  ADUNANZA 

IL    45    SETTESIBRE    «813 


J_ie  verità  che  due  tra  i  nostri  maggiori  sapienti  andavano  pro- 
clamando, or  fa  un  secolo,  non  darsi  giustizia  senza  umanità  né 
senza  lil)erl;i  aljl)ondanza,  parvero  allora  cose  o  tanto  astruse  o  co- 
sì dissennate,  da  lasciarle  per  isgomento  o  dispregio.  Ben  se  ne  av- 
vide uno  di  quei  rarissimi,  che  preposto  dalla  Provvidenza  al  go- 
verno dei  popoli  volle  giovarli  della  benefica  nuova  luce;  poiché 
n'ebbe  amarezze  in  luogo  del  dolce  della  gratitudine,  preso  il  fa- 
vore per  oltraggio.  Né  altrimenti  poteva  accadere  a  quelle  genera- 
zioni corrotte,  anneghittite  per  lungo  ozio  inonorato,  assuefatte 
nel  vivere  senza  pensieri  del  bene  proprio  e  d'  altrui,  ridotte  ad 
una  inuiiobililù  che  togliendo  ogni  speranza  esclude  fino  i  desiderj. 
Comuni  sventure  scossero  da  quel  letargo,  e  avvicinarono  di  nuovo 
i  diversi  gradi,  che  le  antiche  instituzioni  e  1'  abito  diuturno  tene- 
vano separati  ;  sicché  ne  venne  uno  scambievole  intendersi  di  affet- 
ti, un  desiderio  in  tutti  di  aiutare  ed  essere  a  vicenda  aiutati.  Frat- 
tanto la  sapienza,  che  aveva  assai  deviato  dal  suo  fine,  verso  quello 
tornava  a  poco  a  poco,  ammaestrata  nella  scuola  severa  ma  som- 
niaujenle  iustruttiva  delle  avversità,  l  moli  primi  non  potevano  es- 
sere però  che  disordinati  :  erano  quei  di  un  giovinetto  che  tutto 


—  GG  — 
iiil'ocalo  del  bene  disconosce  Inllora  i  modi  più  convenienti  a  coii- 
senuirio.  né  sa  contentarsi  del  buono  reale  per  correr  dietro  ali  ot- 
timo immaginario.  Non  è  dunque  maraviglia  se  le  podestà  sogguai- 
davano  queirempilo  al  bene,  sospettandovi  fini  tuli' altro  die  puri. 
Ma  la  Dio  mercè  i  nuovi  afletti  jìarlivano  da  un  principio  noi)ilis- 
simo  insilo  in  noi,  e  soltanto  attutalo  dall'educazione;  cioè  di  una 
carila  universale,  die  dell' uomo  individuo  (a  una  famiglia.  Quella 
voce  costante,  e  l'azione  die  pi'orom|)eva  malgrado  degli  ostacoli, 
palesarono  cliiaro  la  purezza  dei  peusiei'i,  la  necessità  di  mandarli 
ad  elfetlo.  Quindi  i  reggitori  delle  nazioni,  non  più  ondeggianti,  si 
dieroiio  a  secondare  le  moderne  instituzioni,  e  vollero  anzi  aver  la 
gloria  di  aiutarle  e  persino  consigliarle.  In  una  tale  felicissima  dis- 
|)osi/ioiie  delle  supreme  volontà  la  sapienza  poteva  offrire  se  stessa 
coadiutrice  del  miglioramento  sociale,  con  la  fiducia  di  corrispon- 
denza la  più  segnalala.  Né  fallì  la  speranza  allordiè  una  mano  di 
generosi  aperse  il  concetto  all'  Augusto  Moderatore  della  felice  To- 
scana. Ereditato  egli  avendo  col  nome  il  cuore  di  uno  tra  i  più 
grandi  nella  storia  de' beneficj,  volle  aggiugnere  quanto  dettar  po- 
teva la  persuasione  dei  vantaggi  die  da  un  consesso  periodico  di 
sapienti  erano  da  attendersi.  Voi,  o  Signori,  per  la  piti  paile  fruiste 
quella  larghezza,  e,  se  tanto  mi  è  permesso  di  dire,  quella  fratel- 
lanza con  cui  volle  il  Monarca  aiutare,  accomunare,  coronare  le 
nostre  fatiche.  E  tosto  il  prezioso  esempio  veniva  imitalo  da  due 
Sovranità,  protettrici  e  soccorritrici  d'ogni  migliore  inslituzione  che 
intenda  nei  beni  intellettuali  e  materiali  degli  amali  soggetti.  Vi 
piacque  che  Lucca  fosse  in  quest'anno  la  sede  del  nostro  concilio; 
e  l'ottimo  mio  l'rincipe  assentiva  grazioso  alla  scelta,  e  comandava 
di  favorirla  per  quanto  potevasi,  cultore  siccóme  egli  è  di  molte 
.scienze,  di  lulle  amantissimo,  e  scorrendogli  nelle  vene  il  sangue  di 
Luigi  quarlodccimo.  Ckin  la  coopcrazione  attivissima  di  molti  rispet- 
tabili e  zelosi  giungemmo  ad  appai'ecchiarvi  la  dovuta  accoglienza; 
che  se  non  riuscirà  splendida  sarà  almeno  liastante,  e  certo  con- 
dita da  schietta  cordialità.  Noi  voleste  onorarmi  soj)ra  tanti  merilis- 
simi  del  titolo  ambito  di  presidente;  me,  cui  il  liuon  desiderio  piut- 
tosto che  la  realità  ha  senza  dubbio  fatto  strada  a  segno  sì  cospicuo 
della  benevolenza  vostra.  Gravissimo  però  è  il  peso  annesso  all'  al- 
to grado:  ne  io  me  ne  trarrò,  per  (piantuntiue  tenui  sieno  le  mie 
forze.  I  consigli  dei  colleghi  da  me  scelli,  e  di  quei  che  segnalerete 


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della  voslii»  fiduria,  mi  saranno  di  ^'uida  e  sostetjno  nell' fseitizio 
de' miei  doveri,  ^oll  isdegiiate  fialtanlo  clie  io  vi  ajjra  i  miei  pen- 
sieri, che  vi  esprima  i  miei  voli. 

Ostacoli  ben  forti,  non  ha  dubbio,  si  l'rapponevano  a  maturare 
Tallissimo  concetto  delle  annuali  nostre  unioni,  e,  se  non  altro,  a 
c-avarne  tutta  la  utilità  S|)erala.  Perla  più  parte  dei  nostri  sapienti, 
avvezzi  a  starsene  senz'  ambizione  straniera  nelle  patrie  loro,  tutte 
jiei-ò  splendide  pei'  antica  o  moderna  fjrandezza,  dovevano  pai-ere 
distanze  incomode  le  diverse  rejjioni  d'Italia:  il  conoscersi,  lo  in- 
tendersi, in  persone  d' ordinario  vissute  a  se,  erano  cose  da  non 
allettare:  lo  educarsi  alle  discussioni  richiedeva  fatica  e  presagiva 
qualche  amarezza.  Come  quegl'  impedimenti  fossero  quasi  tosto 
vinti,  luollìssimi  di  voi  vedeste  al  primo  dei  nostri  consessi  nei 
quale  convennero  dotti  da  ogni  punto  della  penisola,  e  ove  una 
cortesia  (Vatellevole  si  usò  tra  persone  eziandio  discordanti;  per 
lo  che  benissimo  si  poteva  augurare  dei  futuri,  ^è  a  tjuesta,  che 
noi  chiameremo  scorza  dei  congressi,  fu  confinato  il  vantaggio  di 
quella  prima  memorabile  unione:  poiché  si  diedero  ivi  le  mosse 
a  granili  cose;  e  l'agricoltura  soprattutto  vi  ebbe  un  impulso  da 
attendersi  invano  senza  la  solenne  occasione,  d'onde  e  nuove  so- 
cietà si  stabilirono  e  avvivaronsi  le  antiche  per  promuoverla  e  per- 
fezionarla. Altri  buoni  frutti  andavano  raccogliendosi  e  preparan- 
dosi in  quei  che  succedevano.  Da  che  se  non  dagli  scientifici  con- 
gressi alcune  delle  accademie  italiane  cambiarono  il  lusso  inutile 
delle  loro  esercitazioni  in  cose  alle  arti  e  ai  mestieri  attenenti,  e  si 
piegarono  fino  alla  istruzione  teoretica,  affinchè  la  mente  da  qui 
innanzi  guidas.se  la  mano?  La  cognizione  delle  piante  spontanee, 
delle  terre,  degli  animali,  nelle  sì  svariate  regioni  della  bellissima 
patria  nostra,  eccitata  dai  congressi,  principia  già  ad  illuminare  sui 
vantaggi  che  ne  possiamo  conseguire  per  francarci  dai  tributi  allo 
straniero.  E  quelle  scienze  propriamente  dette  della  natura,  che  le 
virtù  ne  vanno  indagando  per  applicarle  ai  bisogni  e  ai  comodi 
della  vita,  già  incominciano  a  ricevere  in  tanta  comunanza  di  sa- 
pienti una  estensione,  una  jìubblicità,  senza  ipiesto  impossibili  lia 
noi.  Né  si  stimi  da  taluno  che  la  scienza  immutabile  ne'  suoi  priii- 
ci[)j  sarà  inutile  corredo  nelle  nostre  adunanze;  poiché  la  ragione 
delle  cose  perfettamente  conosciuta  risparmierà  fatica  all'  uomo, 
disgrazia  ;dle  campagne,  insegnandogli  economia  di  forze,  o  appo- 

8 


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nendo  rimedi.  E  |)('r  iilliino,  (jiiaiili  v  (|u;inli  beni  dei'ivai'O  mai  ne 
possono  all'arte  preziosa  del  j;iiai-iie  e  dell  alleviare  le  infermila! 
a  queir  ai'le  divina,  ralles^ralrice  e  consolatrice  nel  vortice  delle 
umane  miserie.  Fondata  essa  per  lo  piti  sull'esperienza,  j)er  le  tante 
diversità  nejjl' individui  elie  teni])erano  spesso  e  talvolta  anelie  di- 
striii;i;ono  le  teorie,  di  (|uale  eoj)ia  di  l'atti  non  può  mai  arriccliii'si 
ogni  anno  dai  molli  valentissimi  insieme  convenuti,  che  hanno 
coscienza  e  cuore,  due  ((ualità  sempre  congiunte  con  la  vera  sa- 
pienza? Ecco  i  heni  che  in  parte  già  gustammo  dalle  nostre  unioni, 
e  che  molto  maggiori  e  generali  possiamo  attendere  pel  futuro.  Ma 
è  necessario  in  tutti  un  solo  scopo,  un  animo  solo.  Ognuno  vi  porti 
il  suo  tesoro  come  trihuto,  e  non  come  dono  :  per  confonderlo 
nella  massa,  non  per  tenei-lo  separato.  Accesi  del  sublime 'desiderio 
di  giovare  ai  nostri  confi'atelli,  congiungiamo  le  volontà  in  modo, 
da  non  perdere  in  vane  o  j)rolisse  disquisizioni  il  frutto  dei  nostri 
viaggi,  dei  disagi,  dei  nosti'i  studi  Allora  sì  che  la  utilità  di  C[uesle 
dottissime  assemblee  rapidamente  andrà  crescendo,  e  la  pubblica 
speranza  non  sarà  fallita. 

Eccomi  in  fhie  ad  esprimervi  un  desiderio,  che  non  è  al  certo 
mio  soltanto,  ma  di  tutti  noi  individualmente,  e  del  quale  perciò 
non  sono  che  l'espositore.  Fine  unico  dell'uomo  è  la  sua  felicità: 
per  ciò  solo  e  suda  e  si  travaglia  del  continuo.  Ma  nei  modi  per 
arrivarci  la  mente  dei  più  ondeggia,  o  è  falsata  da  errori  ingene- 
rali dall'  ignoranza.  Provvedere  a  questo  bisogno  con  una  educa- 
zione moi'ale,  innestata  a  quella  dell'agricoltura  e  delle  arti,  sareb- 
be il  dono  più  grande  che  far  si  potesse  alle  classi  operanti.  E  i 
tempi  sono  maturi  per  questo  inestimabile  benefizio.  Ansiosa  bra- 
ma; purità  d'intenzioni;  presto  favore;  tutto  contribuirebbe  alla 
santa  o|)era.  Poiché  le  classi  anche  più  abiette  dimandano  adesso 
con  la  iiupiietczza  che  dà  una  necessità  da  sodisfare  luce  e  consi- 
gli nella  direzione  della  vita  ;  la  sapienza  non  fu  mai  cosi  vicina  al 
suo  modello  come  ora  si  trova;  e  il  potere  non  mai  co.sì  disposto 
ad  operare  il  bene  di  (|uello  sia  presentemente. 

Orsù  adun(|ue,  comj)agni  dotlissimi  e  rispettabilissimi,  si  serva 
al  mandato;  si  sodisfaccia  al  voto  d'infiniti  che  vogliono  il  nostro 
aiuto.  Ne  conceda  il  (^ielo  che  possiamo  pei  nostri  sforzi  vedere 
migliorata  vie  più  la  loro  condizione  fisica,  economica,  e  morale. 
In  questa  dolcissima  speranza  ogni  cuore  perfezionato  dalla  sapienza 


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si  riconlbrla,  rinvigorisce,  si  accende.  Oli  si,  già  mi  jiare  di  ve- 
dere (|iiesla  nostra  terra,  che  il  sorriso  delia  natura  favorisce  in 
ogni  dove,  arricchirsi  di  nuove  o  più  ubertose  ricolte;  cercata 
nelle  sue  viscere  palesare  tesori  ;  e  lo  deserte  piagge  tornare  in  fio- 
re di  cultura  e  sanità;  e  le  niaiiii'atture  a  tale  ridotte  da  svogliare 
delle  straniere;  e  moltiplicarsi  in  ogni  angolo  famiglie  gaudenti 
cpieir  aurea  mediocrità  che  contenta  e  non  inebria;  e  lavorare  la 
terra  per  lo  più  da  mani  non  mercenarie;  assicurato  un  pane  alla 
fatica  di  tutte  l'età  senza  lagrime  e  senza  il  getto  delia  salute;  mi- 
norate o  alleviale  le  infermità;  non  altri  mendici  che  gl'invalidi, 
ma  soccorsi  dalla  o[)ulenza  vie  piìi  fatta  pietosa;  e  soprattutto  le 
classi  operanti  insti  iitle  tiei  loro  doveri  farsi  docili  per  convinci- 
mento alle  potestà,  aiutatrici  1'  armonia  sociale,  cospiranti  a  quel 
sublime  termine  per  che  1'  uomo  fu  creato. 

(Jueslo  sarelibe  il  trionfo  della  sapienza:  e  varrebbe  assai  più 
di  (picllo  della  forza  con  che  gli  avoli  nostri  giunsero  a  signoreg- 
giare il  mondo  intero.  E  noi  tutti  potremmo  andarne  orgogliosi  con 
più  ragione  di  (|uei  pochi  fortunati,  (piando  nel  di  solenne  traeva- 
no incatenati  al  carro  della  vittoria  i  vinti  re. 


-►♦♦»&f»»qi«<« 


ATTI   VERBALI 


DELLA  SEZIO^E 


DI   AGROi\OMIA   E   T  E  C  ^  0  L  0  fi  I  A 


ADUNANZA 

DEL    GIORNO    iG   SETTEMBRE 


-»B&* 


J.1   l'residente  conte  Gherardo  Freschi  apre  l'adunanza  con  le  se- 
guenti parole  : 

ONOREVOLI  COLLEGHI 

-  Prima  di  dar  principio  ai  nostri  lavori  mi  corre  debito  di  rin- 
graziarvi dell'onore  che  mi  avete  fatto  eleggendomi  preside  e  mode- 
ratore delle  vostre  adunanze.  Io  mi  so  bene,  o  Signori,  non  dovere 
un  posto  si  ambilo  che  alla  vostra  benevolenza,  e  a  quella  generosa 
bontà  che  sorpassando  le  considerazioni  d'  uno  scarso  merito  si 
appaga  spesse  volte  del  solo  buon  volere.  Bisognoso  però  della  vo- 
stra indulgenza,  io  non  avrò  d'uopo  d' invocarla,  perocché  il  fatto 
stesso  me  ne  assicura,  ed  ella  mi  è  implicitamente  promessa.  Rin- 
corato pertanto  di  (piesta  fiducia  assumo  con  minor  titubanza 
l'incarico  che  mi  affidaste. 

La  nostra  Sezione,  o  miei  onorandi  fratelli,  si  è  fino  ad  ora  mai 
sempre  distinta  coli'  esempio  di  saggia  moderazione,  cortesia  reci- 
proca, e  concordia  veramente  fraterna  :  egli  è  perciò  eh'  io  credo 
affatto  superflua  ogni  cpialsiasi  raccomandazione  su  questo  argo- 
mento. Ciò  puie,ve  ne  assicuro,  mi  è  di  grande  conforto,  e  m'affida 
che  men  diffìcile,  la  mercè  vostra,  sarà  per  riuscirmi  l'esercizio 
dello  mie  funzioni;  e  che  se  io  non  mi  sono  da  tanto  per  emulare 
(|uei  valentissimi  che  mi  precedettero,  pure  mi  sarà  dato  seguire  al- 
nien  da  lunge  le  orme  loro,  dacché  voi  stessi  me  ne  appianate  la  via. 

Contuttociò,  o  Signori,  io  non  poteva  dissimulare  a  me  stesso 
le  molle  difficoltà  che  mi  stanno  innanzi,  e  eh'  io  solo  devo  cono- 
scei'c  polendo  io  solo  misurare  le  mie  forze;  quindi  sentendo  viva- 
mente il  bisogno  d'  un  valido  soccorso,  porsi  supplichevole  la  de- 


-      l'A      - 

sira  a  S.E.  il  conle  Luigi  Serrislori,  clie  Ijcnigrio  e  generoso  la  strin- 
se; ed  ecco  eli' io  ve  lo  pirsenlo  come  N  ice-l'icsidente,  hen  cerio 
di  avere  in  tal  guisa  secondato  le  vostre  simpatie,  e  fedelmente  in- 
terpretati i  vostri  voti.  Ora  dun(|ue  vi  prego  di  unirvi  meco  a  rin- 
graziarlo, j)erchc  accettando  il  secondo  posto,  mentre  a  lui  s'  addi- 
ceva il  primo,  egli  viene  a  porre  in  salvo  1'  onore  della  vostra  pre- 
sidenza. -Mi  goile  poi  r  animo  di  annunciarvi  il  Segretario  della  Se- 
zione nel  sig.  li.  P.  Sanguinotli,  il  (piale  avendo  meco  diviso  nel  IV 
Congresso  (piesto  non  nien  laborioso  die  onorifico  uffizio,  lia  già 
dato  provo  hen  atte  a  commendare  la  mia  scella,  e  a  confortarvi 
tutti  che  i  nostri  affari  stanno  egregiamente  ajipoggiati. 

Ma  è  tempo,  o  Signori,  di  accingersi  all'opra.  Noi  avremo  a 
trattare  in  questi  j)ochi  giorni  argomenti  di  somma  importanza,  i 
quali  non  riguarderanno  soltanto  i  progressi  dell'agricollura  e  delle 
arti  meccaniche,  ma  eziandio  i  loro  rapporti  col  hen  essere  fisico, 
economico  e  morale  delle  classi  che  le  esercitano;  e  gl'interessi 
dell'umanità  in  conflitto  coli' interesse  dell'individuo;  e  l'istruzione 
del  conladino  e  dell' artigiano  ;  e  le  sorli  del  fanciullo  addetto  alle 
manifatture.  Questi  gravi  argomenti  non  mai  abbastanza  discussi 
richiamano  sopra  ogni  altro  la  vostra  attenzione,  ed  io  li  racco- 
mando al  vostro  ingegno  e  al  vostro  cuore  ». 

Il  Segretario  legge  la  distinta  di  alcuni  libri  ed  opuscoli  presen- 
tali alla  Sezione. 

Il  Presidente  a  nome  del  prof.  Giulio  Sandri  di  Verona  legge 
una  Memoria  sopra  la  golpe  del  frumento,  ove  1'  autore  dopo  ave- 
re descritte  le  resultanze  di  talune  esperienze  l'alte  per  cinque  anni 
iieir  Orlo  agrario  di  Verona  inclina  a  ritenere 

1."  Essere  sempre  causa  della  golpe  la  polvere  carbonica. 

■x.°  Codesto  germe  specifico  possedere  la  facoltà  germinativa 
anche  jiiù  anni  in  luoghi  ajipropriali  alla  sua  conserx azione. 

3.°  La  golpe  divenire  malattia  contagiosa  e  facilmente  tlilata- 
bile  in  qualunque  campo,  per  opera  di  anche  pochissime  di  (|uelle 
crittogame  che  i  botanici  appellano  gnsterornici,  o  funghi  con- 
sistenti in  un  sacchetto  ripieno  di  granelli  contenenti  minutis- 
sima polvere. 

4-°  Però  il  contagio  non  isviluppare  ovuncpie  e  con  eguale  inten- 
sità, j)er  le  varie  combinazioni  accidenlali  che  costituiscono  le  con- 
dizioni di  maggiore  o  minore  suscettibilità  assorbente. 


-     75     - 

5.°  Gif)vare  (|iiìik1ì  per  salvezza  dalla  golpe  la  cura  di  tenerne 
esente  i .°  il  seme  del  grano,  adoiìrandone  di  messe  purissima,  e  me- 
dicandolo colla  calce  od  altra  corrosiva  sostanza  capace  di  distrug- 
gere r  infettante  materia,  2.°  il  campo  seminativo,  non  contami- 
nandolo con  infello  letame,  3.°  il  letame,  non  lasciandovi  entrare 
le  spoglie  od  i  resti  del  guasto  raccolto,  come  la  paglia  e  soprat- 
tutto il  pagliuolo  e  le  vagliature  o  lavature  dell'aia,  le  quali  sogliono 
contenere  il  principio  dell'infezione. 

Il  doti.  Biasolcllo  dubita  che  la  golpe  possa  risentire  origine  da 
altre  cagioni,  e  ritiene  che  l' influenza  atmosferica  e  1'  umidità  deb- 
bano cospirarvi. 

Il  cav.  Griffa  osserva  che  golpe  e  carbone  sono  la  stessa  cosa, 
ma  senza  perdere  il  tempo  in  questioni  inutili  crede  opportuno 
sieno  istituite  delle  esperienze  su  codesta  malattia,  e  suggerisce  di 
studiarla  sotto  il  rap])orlo  delle  circostanze  influenti  senza  dimen- 
ticare lo  stalo  igrometrico,  l'eletlrometrico,  il  giro  dei  venti,  le  mu- 
tazioni atmosferiche  ;  poiché  gioverà  altamente  di  riconoscere  sotto 
l'impero  di  (piali  condizioni  la  malattia  nasca  ed  ingigantisca. 

Il  Presidente  rrcsclii  dietro  le  dotte  ossei'vazioni  dei  preopinanti 
ed  in  vista  dell' imj)orlanza  del  subbielto  nomina  una  Commissione 
composta  dei  signori,  cav.  Griffa,  dott.  Biasoletto,  ingegnere  Melotfi 
e  Luigi  Mari,  per  esaminare  la  Memoria  Sandri  e  farne  un  rapporto 
alla  Sezione. 

Il  sig.  avv.  Massci  nel  lodevole  concetto  d' imprimere  ai  lavori 
della  Sezione  agronomica  una  convenevole  regolarità,  propone,  e 
più  che  proporre  raccomanda  sia  l'alto  noto  il  programma  degli 
argomenti  in  discussione  avanti  il  giorno  designalo,  onde  gli  ora- 
tori possano  maturare  le  idee  loro  prima  di  emetterle,  e  così  evi- 
tare le  naturali  conseguenze  delle  dispute  improvvisate:  rinnuova 
r  eccilamento  agli  oratori  di  aniuniciare  il  nome  loro  siccome  in 
Firenze  si  usava,  avanti  di  muovere  parola  sulle  questioni,  onde 
non  sia  ignota  la  persona  della  quale  si  combattono  o  si  approvano 
le  opinioni:  linalmente  consiglia  a  disporre  un  posto  ove  l'oratore 
possa  parlare  all'  assemblea  ed  esserne  univci-salmente  ascoltato. 

Il  Presidente  risponde  al  preopinante  che  siffatte  disciplinari 
disposizioni  già  in  parie  adottale  nelle  precedenti  riunioni  saranno 
osservate  ed  eseguile. 


IO 


-     76    - 

Il  conte  Saiisovoi'ino  Ioi,'i,'e  \m'  iiiteressanlp  descrizione  del  pio 
Stabilimento  cretto  in  .Milano  sotto  il  titolo  di  Ricoi'cro  pei  giuiui/ii 
discoli,  del  quale  è  assiduo  ornamento  come  fu  creatrice  sorjjente 
l'ottimo  Fra  Paolo  .Marcliiondi  suo  benemerito  istitutore.  Egli  di- 
pini;e  i  ])erseveranti  sforzi  del  venerando  Fra  Paolo  onde  organizzare 
la  jiiissinia  istituzione,  il  reggimento  igienico,  economico,  tecnico, 
morale  ed  intellettuale  dei  fanciulli,  l'ordine,  la  disci])lina  e  le  re- 
sultanze  conipiulainente  soddisfacenti  di  quel  santissimo  Uicove- 
ro.  Una  con\ersazione  relativa  a  codesta  istituzione  viene  intra- 
presa dai  signori  Grigolati  e  Rampinelli  col  conte  Sanseverino  so- 
pra il  vestiario  uniforme  ordinato  a  quei  giovanetti,  ed  il  modo  di 
premiare  il  loro  lavoro.  Osserva  il  (ii'igolati  come  nella  Casa  d'  in- 
dustria creata  in  ^'erona  siasi  introdotto  il  sistema  di  concedere  a 
quei  giovani  la  quinta  parte  del  prodotto  del  loro  lavoro,  la  quale 
si  deposita  alle  Casse  di  risj)arniio  ;  lo  clie  vale  enicaceuicnte  a 
mantenere  in  essi  assiduo  l'amoie  di  lavorare,  ed  a  preparare  loro 
i  mezzi  con  che  esercitare  1'  arte  imparata  sortendo  dal  Ricovero. 
Aggiunge  il  Rampinelli,  e  lo  conferma  il  dott.  Cima,  essere  nata  in 
Bergamo  la  prima  idea  e  la  prima  istituzione  di  codesti  Ricoveri. 
Il  dott.  Riasoletto  si  fa  un  dovere  di  prevenire  la  Sezione  che  an- 
che in  Trieste  la  Congregazione  municipale  ha  decretata  1'  erezio- 
ne di  simile  Asilo. 

Il  conte  Serrislori  in  nome  della  presidenza  ringrazia  il  sig.  con- 
te Sanseverino  di  avere  presentata  alla  Sezione  così  preziosa  de- 
scrizione, ed  esprime  il  desiderio  di  vedere  propagata  la  conoscenza 
in  Italia  di  cotale  Stabilimento,  affinchè  altri  ecclesiastici,  animati 
al  pari  del  venerandissimo  ^larchiondi  da  evangelica  carità,  inten- 
dano a  provocare  un'  istituzione,  la  quale  correggendo  gli  errori 
della  piiina  età  strapjierà  certauìentc  alla  corruzione  e  al  delitto  mi- 
gliaia ili  vittime,  onile  formarne  esseii  utili  a  se  stessi  e  alla  società. 

Il  dott.  Gottardo  Calvi,  facendo  eco  al  voto  preaccennato,  vor- 
rebbe fossero  noti  i  regolamenti  che  procurarono  ali"  infaticabile 
Marcliiondi  cotanto  successo;  perocché  l'assistenza  di  un  uomo 
superiore,  qual  è  l'onorando  ecclesiastico,  si  dee  riguardare,  dicegli, 
circostanza  accidentale,  nò  agevole  sarebbe  il  trovare  altri  individui 
così  caritatevoli;  (juindi  converrebbe  che  lo  stesso  Maichiondi  si 
occupasse  a  comun  bene  d' intessere  e  pubblicare  un  regolamento. 


p 


—     77     — 

Ma  il  colile  Sonisloii,  (liil>ila  clie  il  Marcliiondi  rirliiesto,  sicco- 
me vorrciiln'  il  jìicopinaiile,  risjKUHli'iebhe  —  lasciatemi  fare  e  poi 
deitcrò  i  regolaiiieiili  —  perciocché  egli  ritiene  che  il  regolamento 
sia  lettera  moria  senza  il  hiion  volei-e  di  ehi  è  |)reposlo  ad  a])plicarlo. 

Il  Vice-I'resideiile  presenta  alla  Sezione  il  Regolamento  d'  una 
nuova  Società  per  l' incoraggiamento  dell'agricoltura  e  delle  ma- 
nifatture nella  Val  d'Elsa,  ed  il  Programma  d'un  concorso  aperto 
dall'I,  e  R.  Accademia  Tegèa  di  Siena  sull'  utilità  della  disliihuzio- 
nc  di  sussiili  dolali  per  le  fanciulle. 

Il  marchese  Riccardi  Vernaccia,  zelante  amatore  delle  classi 
agricole  cui  sempre  rivolge  pensieri  di  beneficenza  e  sollievo,  ester- 
na il  voto  che  si  provveda  ai  più  convenevoli  mezzi  di  trasporto 
degli  agricoltori  malati  negli  spedali  mediante  lettighe  affidate  ai 
Curati  di  parrocchie,  e  si  sorvegli  al  migliore  possibile  loro  tratta- 
mento negli  spedali  medesimi;  al  che  lisjìontle  il  prof.  Barzellolli 
coneoidare  col  j)reopinanle  per  la  pi'ima  j)arle  ma  non  convenire 
nella  seconda,  conciossiachè  in  generale  l' infermo  levato  dal  suo 
domicilio  trovi  negli  spedali  e  nella  pubblica  carità  ogni  neces- 
sario prò  V  velli  mento. 

Il  Segretario  legge  l' indirizzo  dell'  Accademia  di  Verona  accom- 
pagnante il  bel  dono  delle  di  lei  Memorie  in  19  volumi,  ed  un  rap- 
porto della  Conunissione  veronese  per  esaminare  la  nuova  filanda 
di  seta  atti\ala  colla  forza  motrice  del  vapore  dal  prof,  ingegnere 
BaVtolommeo  Avesani,  e  la  novità  della  quale  consiste  in  un  mecca- 
nismo che  fa  girare  gli  aspi  e  riscaldare  1'  acqua  per  la  filatura  dei 
bozzoli,  di  modo  che  il  caloiico  preso  dal  vajioi-e  del  focolaio  opera 
in  due  guise  diverse  1'  una  dopo  1'  altra,  cioè  dapprima  come  forza 
elastica  motrice,  poscia  come  vera  potenza  calorifica. 

Il  prof.  Paciiiotti  pioteslandosi  mancante  di  osservazioni  prati- 
che e  partendosi  dai  soli  principj  teorici,  fa  notare  i."  che  1'  uso 
d' una  macchina  a  vapore  per  ottenere  i  movimenti  occorrenti  alle 
filande  di  seta  non  potrà  facilmente  riuscire  utile,  perchè  in  tali 
fabbriche  la  forza  occori'cnte  suol  esser  piccola,  per  cui  meno  dis- 
pendioso diverrà  1'  uso  di  forze  attinte  ad  altri  motori  ed  anche 
all'uomo.  2.°  Che  il  togliere  l'uso  di  riscaldare  l'acqua  delle  cal- 
daiuole  direttamente  col  vapore,  per  sostituirvi  l'altro  del  riscaldarlo 
con  la  mescolanza  di  acqua  calda,  può  recare  diversi  inconvenien- 
ti :  i  tubi  conducenti  il  vapore  rapiscono  meno  calorico  di  quelli 


-  7»  - 
die  coiidiirono  l'ac<|iia;  i  tubi,  che  dalla  caldaia  lianiio  a  con- 
durre r  ac(|iia  allo  caldaiuole  e  da  ([iieste  per  niez/.o  di  trombe  la 
debbono  riportare  nelle  caldaie  necessariamente  saranno  più  lini- 
i;bi  di  (|iK'lli  clie  occori'ono  per  condni're  il  solo  vapore  nelle 
caldaiuolc,  e  j)erciò  disperderanno  maggior  quantità  di  calorico; 
r  acqua  clic  esce  dalle  caldaiuole  non  sarà  forse  bastantemente 
netta  per  essere  'nuovamente  riscaldata  e  adoprata  per  la  lavora- 
zione. 11  riscaldamento,  egli  soggiunge,  dell'acqua  nelle  caldaiuole 
si  ottiene  con  più  (acililà  e  pi-onle/./.a  col  va[)ore,  rimane  meglio  equi- 
librata la  temperatura  in  Itilla  la  massa  dell'acqua  nelle  caldaiuole, 
e  meglio  viene  regolata  la  tenqieratura  di  quella  massa,  senza  temer- 
ne un  eccesso  a  scapilo  di  economia  e  a  dainio  dei  prodotti. 

Il  conte  Sanseverino  risponde  alla  prima  osservazione  Pacinotti 
sulla  tenue  forza  motrice  da  esso  reputala  necessaria  alle  fdande 
sericole,  con  fargli  riflettere  die  una  maccbina  a  vapore  serve 
all'  uso  di  cin([iianta  a  sessanta  fornelli,  lo  die  ridiiede  natural- 
mente una  potenza  di  movimento  assai  considerevole. 

Il  sig.  Grigolati  replica  non  essere  la  sospettata  dispersione  di 
calorico  di  grande  rilevanza,  poicliè  la  differenza  è  soltanto  di  io 
a  12  gradi. 

In  ogni  modo,  dice  il  sig.  Serristori,  siccome  il  rapporto  della 
Commissione  veronese  somministra  fidanza  d'un  processo  singolar- 
mente economico  nella  trattura  della  seta,  io  credere'  opera  utile  il 
farlo  stampare  in  qualche  giornale  dell'Italia  meridionale,  onde  più 
facilmente  se  ne  propagasse  ivi  la  conoscenza.  A  questo  desiderio  si 
unisce  anche  l' ingegnere  Brey,  il  quale  inclina  a  rendere  nota  al 
pubblico  ogni  modificazione  su  codesto  argomento.  Però  il  dottore 
B.  Cini  osserva  che  1'  applicazione  del  vapore,  come  forza  motrice 
e  riscaldante  insieme,  è  già  stata  fatta  in  Toscana  da  parecchi  anni 
alla  filanda  di  San  Donato  presso  Firenze  con  resultati  economici 
sfavorevoli,  sebbene  il  riscaldamento  venisse  operato  con  l'introdu- 
zione del  vapore  direttamente  nelle  caldaiuole.  Il  Presidente  conte 
Freschi  non  vorrebbe  azzardare  un'opinione  senz' almeno  avere 
sott' occhio  un  modello  della  nuova  macchina,  e  spera  che  il  sig.  Gri- 
golati, concittadino  dell'  Avesani  e  generoso  cooperatore  di  utili 
progressi,  vorrà  procurare  alla  Sezione  agronomica  in  questo  o  nel 
futuro  anno  un  modello  o  disegno  della  macchina,  per  poterne  co- 


—    79    — 

Il  doli.  Toniniaso  Cini  lipigliaiido  l'argomento  osserva  che  il 
frutto  del  capitale  impiegato  in  una  macchina  a  vapoi'e,  più  il  co- 
sto del  coinbustihile  necessario  a  tenerla  in  moto, sono  perle  co- 
muni filande  di  seta,  le  quali  agiscono  tre  o  quattro  mesi  dell'anno, 
sempre  j)iù  gravi  della  spesa  necessaria  a  fai'le  agire  con  forza  ani- 
male. A  questo  aggiungasi  che  la  stessa  macchina  a  vapore  tenuta 
inerte  per  gli  altri  otto  o  nove  mesi  troppo  facilmente  si  deteriora; 
che  d'altronde  l'applicazione  dell'acqua  calda  sostituita  al  va- 
pore non  atlenqìie  al  bisogno  di  alzare  ed  abbassare  a  volontà  la 
temperatura  delle  caldaiuole,  e  che  in  fine  tutte  le  altre  applicazioni 
mentovate,  eccettuando  questa  dell' acqua  calda,  si  rinvengono  già 
adottale  in  tutte  le  buone  filande. 

Dalle  conclusioni  negative  del  preopinante  il  cav.  Griffa  prende 
argomento  per  esternare  in  linea  di  doloroso  convincimento,  che  di 
frequente  la  sostituzione  dei  potei'i  fisici  motori  alla  forza  indivi- 
duale dell'  uomo  sotto  a])parenza  di  beneficio  universale  è  utile  a 
pochi,  mentre  a  molti  arreca  gravi  danni  per  l' arresto  dell' indu- 
stria manueuse,  d'  onde  trae  causa  il  pauperismo;  che  a  siffatte 
conseguenze  può  trascinare  talvolta  anche  una  innocente  utopia; 
che  perciò  è  rendere  servigio  all'  umanità  il  circoscrivere  le  pro- 
duzioni industriali  in  una  misura,  la  quale  possa  conciliare  mai 
sempre  il  progresso  dell'  industria  meccanica  nel  sicuro  manteni- 
mento del  pi'oletario.  La  seduta  fu  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Ghebardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sanguinetti 


ADIJ\A\ZA 

DEL    G10R^0    i8    SETTEMBUE 


-H>S5@<- 


X-F(ip()  letto  ed  approvato  il  processo  vcrliale  della  precedente  tor- 
nala, l'avv.  Maestri  ricliiamando  l'attenzione  degli  adunali  sovra  il 
ricovero  dei  discoli,  del  quale  trattò  il  conte  Sanseverino,  accenna 
come  importi  appropriare  alle  istituzioni,  nomenclature  clic  non 
suonino  censura  uè  iul'aiiiia;  come  perciò  l' indica/ione  di  discoli 
andrebbe  mutata  con  talun' altra,  che  senza  tradire  la  verità  eman- 
cipasse da  una  taccia  disonorante  i  giovani  corretti  in  colali  rico- 
veri ;  come  debbasi  per  regola  di  ben  intesa  fdantropia  decorare 
gli  stabilimenti  pii  di  correzione  con  titoli  che  ne  manifestino  il 
santissimo  intendimento,  ma  non  infliggano  ai  redenti  marchio  al- 
cuno di  sfavorevole  ricordanza:  e  come  in  fine  convertendo  la  de- 
nominazione —  Ricovero  de'  discoli  —  in  quella  di  —  Rifugio  dei 
giovani —  si  conseguirebbe  il  bramato  intento;  perciocché  la  parola 
rifugio  include  l' idea  di  qualche  miseria  o  necessità  che  reclama 
aiuto,  e  non  di  perverlimento  disonorante.  Alle  sagge  riflessioni 
dell' avv.  Maestri,  con  variati  argomenti  convergé'nti  però  a  medesi- 
mo fine,  aderiscono  animosi  i  signori  conte  Sanseverino,  prof.  Gior- 
gini,  principe  Carlo  Ronaparte,  e  il  marchese  Ridolfi;  il  quale  a  prova 
più  certa  del  vantaggio  di  fare  sparire  le  rimembianze  odiose  o  dis- 
piacevoli cita  il  nuovo  sistema  introdotto  in  Firenze  negli  Ospizi 
pei  Trovatelli,  ove  ad  ognuno  di  essi  viene  assegnato,  non  più  il 
prenome  degl'Innocenti,  ma  un  casato  vero  e  propiio  che  verrà 
trasmesso  alle  generazioni  senza  il  pregiudizio  dell'  illegillimismo. 

Il  Presidente,  veggendo  entrare  in  adunanza  l'egregio  dolt.Gera, 
dichiara  farsi  interprete  dei  voli  dell'assemblea,  con  aggregarlo  alla 
Commissione  per  l' esame  della  Memoria  Sandri  sulla  golpe  del 
frumento. 


—  Si- 
li l'resideiite  nomina  (]uiiuli  una  Commissione  incaricala  di  ri- 
ferire sopia  le  maniCaUure  e  le  arti  dello  Sialo  luccliese  nelle  per- 
sone dei  signori,  nobile  L.  A.  Parravicini  Presidente,  prof.  Majoc- 
clii,  prof.  Piiccelli,  av\  .  !Maestii,  pr(jf.  Rarsotli,  e  doti.  Tomnia.so  Cini 
Segretario;  ed  una  Couimissione  incaricala  di  i-iferire  sopra  l'agri- 
coltura nelle  persone  de'  signori,  marchese  Ridolfì  Presidente,  dot- 
tor Gera,  conte  Freschi,  avv.  Massei,  e  colonnello  Bertone  de  Sam- 
buy  Segretario. 

Successivamente  il  sig.  Francesco  Gherardi  Dragomanni  legge 
una  Memoria  diretta  a  promuovere  ogni  via  d'incoraggiamento  nei 
contadini,  sia  con  l' istruzione  ed  educazione,  sia  con  premi  d'emu- 
lazione, prevalendosi  all'uopo  delle  Accademie  municipali, delle  So- 
cietà agrarie,  de'  Comizi  agricoli,  o  di  qualunque  altra  molla  ecci- 
tatrice di  ])rogresso  e  moralizzazione;  e  domanda  alla  Sezione  di  oc- 
cuparsene con  meditazione  ed  interesse  specialmente  in  relazione 
ai  premi. 

Primo  a  prendere  la  parola  è  il  marchese  Riccardi,  il  quale  senza 
rontraddiie  i  pensamenti  del  Dragomanni  reputa  difficile  lo  inci- 
tare i  coloni  con  stimoli  diversi  da  (pielli  d  un'  economica  sicurez- 
za. Gli  succede  il  marchese  Ridolfi  emettendo  opinione  negativa 
sugli  effetti  sperati  dal  Dragomanni  nel  concorso  delle  Accademie 
municipali.  Per  incoraggiare  attivamente,  egli  esclama,  si  richieg- 
gono associazioni  e  ce  ne  attesti  vie  meglio  il  Piemonte  colla  sua 
Associazione  agraria  la  quale  conta  circa  duemille  soci  1  E  se  a  me 
fosse  lecito  di  emettere  un  voto  direi  che  a  ristoro  di  nostra  agri- 
coltura mezzo  eflìcace  sarebbe  il  fondare  una  sola  Società  agraria 
italiana,  la  quale  corrispondendo  con  tulle  le  province  e  i  distretti 
s|)andesse  raggi  di  Unni,  di  consigli,  d'incoraggiamenti,  d'istruzione 
e  di  premi  ovuiupie  l'ossero  necessari. 

Il  prof.  G.  B.Giorgini,  dichiarando  non  intendere  di  rispondere 
al  preopinante  ma  bensì  alla  speciale  proposizione  degl'  incoraggia- 
menti in  j)remi,  propone  alcuni  dubbi  intorno  all' utilità  de' premi 
considerati  come  mezzo  di  j)romuovere  l  inilustiia,  concludendo 
il  suo  dire  col  seguente  dilemma  :  —  O  il  miglioramento  è  tale 
che  r  aumento  del  guadagno  stia  in  una  proporzione  soddisfacente 
coli  aumento  del  lavoro,  e  in  tpiesto  caso  il  premio  del  produt- 
tore sta  nel  suo  tornaconto  senz'uopo  di  eccitamenti  artificiali, 
o  quella  proporzione  non  sussiste,  ed  allora  le  forze  industriali  sa- 


—     8i     — 

ranni»  iin|U'j;iiaU'  in  una  via,  nella  quale  non  trovano  a(le(|nulo 
coinj)cnso,  e  il  miglioramento  sarà  un  vero  scaj)ito.  —  1)un(|ue  i 
premi  sono  nella  maf^gioi'ità  dei  casi  o  superflui  o  dannosi.  Quanto 
ai  veri  miglioramenti,  egli  soggiunge,  saranno  al)bracciati  con  tras- 
poito  ailorcjuando  i  produttori  rimarranno  persuasi  del  tornaconto, 
lo  che  si  consegue  istruendo  ;  al  quale  scopo  d' istruire  piuttosto 
che  allo  stabilimento  di  ])remi  vorrebbesi  destinato  il  capitale,  che 
dagli  amatori  del  pubblico  bene  si  spende  nei  vantaggi  dell'  in- 
dustria agricola.  Ma  le  opinioni  del  preopinante  non  incontrano 
r  assenso  del  dolt.  Masi,  il  quale  vede  nel  premio  non  solo  il  mate- 
riale valore  conseguente,  ma  eziandio  l'amor  proprio  indotto  e  ri- 
svegliato a  mantenere  nel  conladino  una  gara,  capace  a  generare 
1  attività  e  il  perfezionamento. 

E  siccome  il  cav.  Griffa  in  proposito  de'  premi  addita  la  gene- 
rosa promessa  di  monsignor  Canova  di  cento  venti  zecchini  all'au- 
tore del  miglior  Catechismo  agronomico,  d'  onde  ha  causa  una  dis- 
cussione del  prof.  Giorgini  sopra  il  più  convenevole  mezzo  tli  dif- 
fusione dei  libri  d'agricoltura;  così  il  dot^  Calvi  osserva  la  pre- 
sente disputa  essersi  di  troppo  allargata,  e  doversi  quindi  circoscri- 
vere nel  suo  vero  confine.  Perciò  egli  desidera  richiamare  all'atten- 
zione la  proposizione  Ridolfi  sopra  un'  associazione  agraria  italiana, 
sia  indipendente  sia  aggregata  con  la  Società  agraria  di  Piemonte, 
onde  provvedere  al  duplice  scopo  di  istruire  ed  incitare  li  agri- 
coltori mediante  i  Comizi  provinciali,  con  giornale,  sedute  acca- 
demiche, scuole,  poderi  modelli,  distribuzione  di  premi  ec.  11  co- 
lonnello Bertone  de  Sambuy  come  deputato  dell'Associazione  agra- 
ria torinese  somministra  alcuni  dettagli  di  ciò  ch'essa  fa;  e  per 
comprovare  che  si  occupa  di  varie  maniere  del  miglioramento 
morale  economico  ed  intellettuale  legge  1'  art.  aS."  dello  statuto 
organico  della  medesima.  Quindi  il  dottor  Gera,  e  con  esso  l'av- 
vocato Maestri  e  il  principe  Carlo  Bonaparte,  parlano  sul  principio 
dell'  associazione  come  il  solo  suscettibile  di  grandi  progressi  ;  so- 
j)ra  r  interesse  di  cui  sono  degni  i  contadini  onesti  e  lal>oriosi  ;  e 
sopra  il  bisogno  d'incoraggirli  ed  educarli:  imperciocché,  soggiunge 
con  rai'o  entusiasmo  il  principe  Bonaparte,  cessali  ormai  i  barbari 
pregiudizi  de'  tempi  trascorsi,  il  colono  al  pari  d'  ogni  altro  indivi- 
duo sente  ora  in  se  medesimo  quella  dignità  d'uomo  che  lo  atteggia 
alla  virtù,  al  lavoro  ed  alla  intelligenza. 


—     83    — 

Allora  il  conio  Scnistori  aiiminzia  che  la  sequela  di  cotanta  di- 
scussione lo  condusse  ad  un  afoiisnio,  cioè  :  essere  negli  agricolloi-i 
mezzo  principale  l' istruzione,  mezzo  sussidiario  i  premi  ;  ed  il  mar- 
cliese  Hidolfl  chiude  l'argomento  con  un  altro  aforismo,  cioè:  es- 
sere mezzo  di  completo  successo  lo  estendere  in  Italia  gì'  istituti 
di  agronomiche  associazioni. 

Il  cav.  Griffa  imprende  a  leggere  una  Memoria  sulla  miseria  del 
popolo  in  varie  dircziimi  di  lùn-ojìa,  e  ne  assegna  le  cagioni  alla 
mancanza  di  ben  oitiinala  industria  e  produzione;  quindi  suggeri- 
sce parecchi  ordinamenti  di  arti  e  manifatture,  onde  l' Italia,  die  egli, 
maestra  eterna  di  ogni  sapienza  agli  altri  popoli,  vada  un  giorno  im- 
nunie  dal  ricorrere  ad  essi  per  provvedersi  ili  molle  suppellettili  ne- 
cessarie alle  sue  abitudini,  die  suole  ritirare  dai  produttori  d'oltre- 
mente. Le  opinioni  coscienziose  del  cav.  Griffa  non  appaiono  fe- 
conde di  buon  succcssft  all'avv.  Morrò,  il  fpiale  intende  rispondere, 
non  che  alla  lettura  pi-eccdcnte,  anche  all' oj)inione  Griffa  sull'uti- 
lità delle  macchine  emessa  nella  prima  tornata.  Il  dubbio  sulle 
macchine,  «lice  l'avv.  Morrò,  da  me  si  reputa  un  errore;  perocché 
il  pauperismo  indicato  dal  Gi'iffa  derivare  in  Inghilterra  dalle  mac- 
chine ha  ben  alti'c  sorgenti,  cioè  gl'immensi  latifondi,  1  incremento 
delle  popolazioni  mercè  il  matrimonio  degli  ecclesiastici,  e  la  stessa 
carità  legale  ivi  istituita,  la  quale  addormenta  gl'inerti  e  gli  abbru- 
tisce a  segno  da  costituirli  in  permanente  miseria.  Da  ciò  egli  s'  in- 
duce ad  acquietare  l'animo  suo  sul  dubbio  di  nocumento  nella  mol- 
tiplicazione delle  macchine,  ed  emette  un  voto  per  1'  estensione 
dell'uso  del  vapore.  Conciossiachè  gli  sembra  rilevare  negli  or- 
dinamenti della  Provvidenza  che  l' industria  sta  affidata  alla  forza 
fisica  e  l'agricoltura  alla  forza  animale,  e  che  perciò  ogni  diversa 
destinazione  di  uffici  involge  reazione  e  diseciuilibrio. 

Senza  volere  affatto  enti-are  nella  discussione  principale,  il  San- 
guinetti  osserva  non  potersi  occultare  tra  le  cagioni  del  pauperismo 
in  Inghilterra  i ."  la  disproporzione  fra  i  salari  ed  il  costo  delle  so- 
stanze alimentarie,  a."  il  sistema  doganale  che  sotto  il  fallace  pie- 
testo  di  sorreggere  e  confortare  l' indigena  agiicollura  mina  la  con- 
dizione dei  proletari  :  cagioni,  egli  aggiunge,  che  nella  patria  di  Pietro 
Leopoldo  non  esistono  assohilauienle,  per  opera  benefica  della  pro- 
clamata libera  concorrenza,  che  egli  nomina  soltanto  per  non  la- 


-    84    - 
sciare  iiici^inplela  un' iiidicazioiic,  la  lacuna  delia  (juale  sarà  sfug- 
gila al  preopinante. 

Ai  brevi  delti  del  Sanguinetti  succedono  pochi  ali  ri  dei  signori 
Gera  Giigolati  e  Majocchi,  contro  l' idea  emessa  dal  Griffa  di  au- 
mentare soverchiamente  le  Case  di  ricovero  per  il  lavoro.  Sente  il 
doli.  Gera,  ed  al  suo  sentire  concordano  gli  altri  due,  che  in  gene- 
rale il  solo  lavoro  adattato  alle  Case  di  ricovero  sia  quello  delle  mi- 
nori manifatture  e  di  |iiii  facile  spaccio;  j)oichc  l'esperienza  ha  di- 
mostralo che  codesti  Slabilimenli,  volli  a  manofatli  difficili  o  coni- 
pUcali,  finirono  sempre  con  perdite  gi-avose. 

Il  slg.  Griffa  risponde  citando  alcuni  fatti  economici  dell'  In- 
ghilterra; ed  il  conte  Serristori  chiude  la  discussione  osservando, 
che  se  è  reputalo  difficile  conoscere  il  proprio  paese,  è  impossi- 
bile conoscere  esattamente  l' estero .  doversi  quindi  concentrare  gli 
uffici  della  Sezione  all'esame  dei  miglioramenti  italiani.  La  seduta 
è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sanguinetti 


A  D l^  A  \  Z  A 

DEL   GIORNO    19   SETTEMBRE 


-o&&t~ 


iJetto  discusso  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente 
seduta,  il  Presidente  annunzia  che  di  concerto  col  sif,'.  cav.  Presi- 
dente la  Sezione  di  Medicina  nominerà  altrettanti  membri  della  Se- 
zione di  Agronomia  quanti  egli  avrà  nominati  fra  i  suoi,  all'oggetto 
di  comporre  una  C.ommissione  mista  di  medici  ed  agronomi,  la  quale 
si  occupi  a  raccogliere  gli  elementi  e  tracciare  le  basi  d'una  discus- 
sione sopra  la  nocuilà  od  innocuità  delle  risaie;  questione  gravissi- 
ma che  gli  aulecedenli  Congressi  non  arrischiarono  l'isolvere  e  che 
resta  tuttora  in  istalo  di  ])r()blema.  E  siccome  nella  medica  Sezione 
furono  eletti  sei  individui,  egli  nomina  commissari  della  Sezione  agra- 
ria i  signori,  marchese  Ridolfi,  dott.  Gera,  conte  Sanseverino,  F.  A. 
de  Gianfili])pi,  conte  Benedetto  Giovanelli  e  B.  P.  Sanguinetti. 

Iiiili  il  colonn.  tie  Sambuy  prende  la  parola  per  invitare  a  nome 
dell'Associazione  agraria  del  Piemonte  (  della  quale  egli  è  Vice-Pre- 
sidente )  tulli  i  componenti  il  Congresso  alla  prima  riunione  della 
medesima,  che  avrà  luogo  in  Alba  nei  giorni  9,  io,  1 1  e  la  ottobre. 

Il  marchese  Ridolfi  a  nome  dell'  I.  e  R.  Accademia  dei  Geor- 
gofili  presenta  alla  Sezione,  onde  siano  diramati,  molti  esemplari  del 
Progetto  di  regolamento  per  l' istituzione  di  una  Banca  di  sconto 
del  credilo  fondiario,  in  esaiu'imento  di  una  missione  a  quell'Ac- 
cademia affidata  dalla  Sezione  agronomica  del  terzo  Congresso. 

I/avv.  Massei  fa  dono  di  molle  copie  per  distribuire  di  un  suo 
Ragionamento  storico  sull'arte  della  seta  in  Lucca  dalla  sua  origine 
sino  al  presente;  da  lui  pubblicato  espressamente  all'occasione  del 
(pùnto  Congresso  italiano. 

Il  Presidente  a  nome  del  sig.  Stefano  Cherici  legge  una  Memoria 
sopra  r  istruzione  elemenlare  e  tecnica  più  convenevole  ai  conladini, 
r)ve  molti  mezzi  sono  tracciati  e  più  specialmente  quello  delle  scuole 


—     86    — 
parroccliiali,  |)or  lo  quali  il  sij;.  Cliorici  vorrohho  fosse  dal  Congresso 
assillila  un'  ini/.ialiva  ondo  suj)j)lioaro  i  (Joverni  di  attivarlo,  come 
strumento  di  rigenerazione  intellettuale  e  morale  degli  agricoltori. 

Il  Presidente,  dopo  ultimata  f|iiolla  lettura,  si  fa  sollecito  d'os- 
servare al  sig.  Clierici  non  inoumljcrc  ai  Congressi  seientidci  di  fare 
insinuazioni  o  dar  consigli  ai  Governi.  Noi  possiamo,  egli  soggiun- 
ge, discutere  sopra  ogni  via  di  prosperità  sociale  e  determinare 
quale  sia  la  più  retta;  ma  al  di  là  di  questi  termini  non  dobbiamo 
giammai  avvenluiaioi.  Però  non  dubitate  o  Colleglli!  i  Governi 
illuminati  e  benefici  colgono  le  fruita  di  nostre  piantagioni,  e  senza 
uopo  d' insinuazioni  trovano  negli  Atti  dei  Congressi  tanta  dovizia 
di  utili  insegnamenti,  clic  ne  fanno  applicazione  frequente  in  van- 
taggio de' loro  popoli. 

Il  nobile  L.  A.  Parravicini  loda  le  rette  intenzioni  del  sig.  Clie- 
rici,  ma  diffida  del  successo  coi  mezzi  proposti,  percbò  un'espe- 
rienza di  venti  anni  lo  convince  delle  somme  difficoltà  di  sradicare 
i  pregiudizi  dei  contadini  e  di  mutare  le  loro  praticlie  tradizionali. 
La  mancanza  dell'  istruzione  elementare  nelle  campagne  è  fatal- 
mente cagione  di  stagnazione  nelle  arti  agricole,  nò  le  cure  dei  par- 
rochi,  bencliè  in  taluni  luoghi  attivissime  e  paterne,  sono  sufficienti 
a  riempierne  la  lacuna.  I  veri  principj  dell'agricoltura,  die' egli, 
si  ponno  diffondere  in  tutta  la  nazione  coli' associarli  soltanto  alle 
scuole  elementari  da  istituirsi  in  ogni  parrocchia,  come  già  saggia- 
mente si  trovano  istituite  nel  Regno  Lombardo  Veneto;  ed  a  questo 
fine  vorrei  si  fondassero  in  Italia,  al  pari  che  in  Isvizzera  Francia 
e  Germania,  delle  scuole  normali,  e  dei  seminari  di  maestri  ove  que- 
sti fossero  preparati  ad  istruire  i  fanciulli  anche  nell'agricoltura, 
assegnando  poi  ad  ogni  maestro  elementare  un  orto  in  cui  fare  le 
esperienze  occorrenti  alla  presenza  degli  scolari. 

Il  Presidente  aggiunge,  che  tra  i  vari  mezzi  coi  quali  si  può  in- 
trodurre r  istruzione  tecnico-agraria  fra  i  contadini  gli  sembra  im- 
portante quello  delle  scuole  domenicali.  In  San  \ho  al  ragliamento, 
terra  popolosa  che  diede  i  natali  a  Fra  Paolo  Sarjii  e  ad  Ant.  Lazzaro 
Moro,  col  favore  della  podestà  comunale  e  di  un  zelantissimo  par- 
roco arcidiacono,  e  colla  cooperazione  del  benemerito  Direttore 
delle  scuole  elementari,  si  è  istituita  la  scuola  festiva  per  gli  arti- 
giani ed  agricoltori,  alla  quale  è  annesso  l' insegnamento  agrario  e 
tecnico.  Ora  si  sta  approntando  un  piccolo  campo  per  servire  di 


-  87  - 
esperimento,  e  tra  poco  si  spera  che  codesta  scuola  diverrà  comu- 
nale, poiché  il  K.  Governo  la  seconda  con  ogni  maniera  d' incorag- 
giamento. Il  Parravicini  ammette  l'utilità  delle  scuole  festive,  ed 
il  Serrislori  si  fa  sollecito  ad  anniin/iare  l'interessante  notizia  per- 
venutagli, e  che  spera  sentire  verificata,  cioè  che  l'insigne  cavaliere 
Aporti  abbia  superiormente  ottenuta  la  facoltà  di  unire  alle  scuole 
elementari  l' insegnamento  agronomico. 

Il  sig.  marchese  Riccardi  Vernaccia  ritiene  essere  1'  insegna- 
mento un'  ottima  cosa,  ma  riescire  di  poca  utilità  senza  il  soccorso 
di  libri  e  catechismi  per  l' agricoltura.  A  convalidare  il  suo  dire 
egli  menziona  i  due  ottimi  parrochi  di  San  Martino  e  Peniarelta  i 
•juali  hanno  trenta  discepoli,  ma  si  lagnano  della  mancanza  di  libri. 
Egli  vorrebbe  adunque  che  gli  studiosi  cercassero  i  mezzi  di  prov- 
vedere a  siffatta  necessità. 

Il  Parravicini  concorda  col  preopinante  sulla  necessità  di  buoni 
libri,  e  prega  il  Presidente  a  nominare  una  Commissione  incaricata 
di  compilare  tradurre  e  diffondere  manuali  per  le  arti  e  1'  agricol- 
tura. Ma  il  dolt.  Gera  rammentando  che  l'ai'gomento  fu  lungamente 
trattalo  in  Firenze,  che  una  Commissione  venne  nominata  allo  stes- 
so assunto,  e  che  ogni  ulterior  detto  suU'  argomento  non  sarebbe 
che  ripetizione  di  cose  notissime,  il  Presidente  ne  chiude  la  trat- 
tativa, con  aggregare  lo  slesso  sig.  L.  A.  Parravicini  alla  Commis- 
sione nominata  in  Firenze. 

Il  Presidente  nomina  una  Commissione  per  fare  una  escursione 
agl'aria  sul  territorio  lucchese  da  partire  mercoledì  dopo  la  tornata 
di  questa  Sezione,  e  previene  la  riunione  che  ognuno  potrà  seguire 
la  Commissione  medesima. 

Il  sig.  barone  d'  Homhres  Firmas,  facendo  tributo  alla  Sezione 
di  alcuni  libri  ed  opuscoli,  parla  dei  Comizi  agricoli  descrivendone 
gli  uffici,  gli  usi,  l'ordinamento.  La  Sezione  gli  manifesta  aggradi- 
mento per  la  sua  comunicazione. 

Il  doti.  Gottardo  Calvi  chiama  l'altenzione  della  Sezione  sull'im- 
portanza delle  moderne  società  di  mutuo  soccorso  tra  gli  artigiani, 
dimostrandone  i  provvidi  effetti  e  residtamenti,  ed  accennando,  a 
cagion  d'esempio,  r  Istilulo  tipografico  di  Milano.  E  suo  assunto 
di  comprovare  la  distanza  enorme  che  segnala  le  antiche  istitu- 
zioni dei  corpi  d'  arte  dalle  attuali  società  vicendevoli  di  soccorso, 
assegnandone  la  cagione  alla  diversa  indole  d'  organizzazione  in- 
dustriale civile  e  morale  nelle  due  ej)oche.  E  siccome  nella  propa- 


—     88     — 
sja/.ioiie  (li  codesto  novello  mozzo  a  temporarc  1"  infortunio  egli  con- 
fida sia  per  venirne  altissimo  hene  alla  società;  cosi  invoca  la  no- 
mina d'una  Commissione  che  intenda  a  determinare  le  basi  sulle 
(|uali  silTallf  isliluzinni   possano  l'ispoiidcic  all'  asjìeilaliva. 

Il  l'residenlc  interprclantlo  1'  adesitìue  della  Sezione  passa  alla 
nomina  della  Conniiissione,  e  menziona,  per  farne  parte,  i  signori, 
conte  Petilti,  L.  A.  Parravicini  e  lo  stesso  sig.  Calvi;  ma  dietro  al- 
cune rillessioni  affacciale  da  diversi,  viene  «juella  nomina  sospesa 
per  dar  luogo  a  pieliiuiuarc  discussione.  Ed  in  vero  il  prof.  Majoc- 
chi  diflida  moltissimo  del  lavoro  delle  Commissioni;  per  cpiesto, 
die' egli,  perdio  nei  diversi  Congressi  si  nominarono  trenta  Com- 
missinni,  buona  parte  delle  rjuali  non  si  è  giammai  c(n]vocala.  Bi- 
sogna dunque  d' ora  innanzi  adottare  il  sistema  di  far  accettare  le 
nomine  da  chi  ne  è  il  snhhictlo,  ed  ohhligai'c  gli  eletti  ad  esaurire  in 
favore  o  contro,  ma  esaurire  con  coscienza,  ogni  assunta  delegazione. 

Il  conte  l'etilti,  facendo  plauso  al  sig.  Calvi  del  generoso  pensa- 
mento, dubita  sulla  estesa  praticabilità  di  quelle  associazioni  in  Ita- 
lia attualmeulc,  perocché  la  previdenza,  con  tutto  il  corollario  dei 
di  lei  perfezionamenti,  può  nascere  soltanto  dopo  lo  sviluppo  del- 
l' attività  industriale  ;  nò  la  penisola  somministra  per  anco  occa- 
sioni di  esuberante  guadagno  al  proletario,  onde  generare  mezzi  di 
grande  risparmio  quotidiano,  in  cui  sarà  utile  codesta  speciale  pre- 
videnza. In  ogni  modo,  egli  aggiunge,  non  giova  intervenire  in  sif- 
fatte convenzioni,  per  le  quali  reputa  non  «ssere  tempo  alibastanza 
maturo  da  farne  argomento  di  disputazione;  e  se  alcuni  artigiani, 
emulando  altri  istituti,  come  fecero  varie  arti  e  professioni  in  To- 
rino, si  organizzano  in  società  di  mutuo  soccorso,  conviene  appli- 
care loi'O  l'antico  adagio  —  Laissez-fairc,  et  laissez-pnsser. 

IVella  presente  questione,  dice  1'  avv.  Maestri,  mi  ristringerò  a 
citare  un  fatto  dal  quale  ciascuno  trarrà  le  conseguenze  che  gli 
parranno  migliori;  ed  è  che  in  Parma  da  alcuni  anni  esiste  ima 
società  (li  mutuo  soccorso  fra  artigiani  di  diverse  classi,  presieduta 
da  una  notabililii  del  paese  ma  anuninistrala  dal  collegio  dei  con- 
tribuenti; che  i  di  lei  fondi,  benché  formati  da  tenuissime  settima- 
nali contribuzioni,  soddisfano  al  patto  sociale  di  soccori'ere  i  j)ar- 
tecipanti  invalidi  ed  infermi;  che  (piesta  società  fiorisce  con  jioche 
regole  e  costituzioni  al  segno  da  produrre  annualmente,  njercèl'au- 
ntento  dei  soci,  notevole  risparmio  ed  avanzo.  Soggiunge  il  sig.  Mae- 
stri che  codesta  società  circoscritta  al  soccorso  e  non  estesa  a  tro- 


-  «9  - 
vare  lavoro  per  gli  artigiani,  lasciava  una  lacuna  alle  occorrenze 
(lei  prolflario,  lacuna  cui  si  supplì  nel  i8:'(i  in  Parma  con  altro 
istituto  formato  j)er  associazione  di  possidenti  e  negozianti,  e  col 
valevole  appoggio  governativo,  per  1'  oggetto  di  procurare  lavoro  a 
clii  si  trovasse  ozioso.  Le  (juali  iuCorniazioni  il  Maestri  lia  voluto 
somministrare  per  comprovare  che  siffatte  associazioni  sono  note 
ed  attive  sotto  diverse  formolo  in  diverse  città,  e  che  nascono  tanto 
dalla  pietà  dei  pochi,  quanto  dall'economica  prosperità  dei  molti. 

Ma  il  sig.  Calvi,  apjìoggiandosi  anche  all'esempio  addotto  dal 
Maestri,  insiste  onde  la  nomina  della  Commissione  ax^s'enga  senza 
meno,  e  proponga  le  basi  di  un  regolamento  modello  per  le  Società 
di  mutuo  soccorso  ;  persistendo  a  credere  che,  noli  altrui  i  regola- 
menti convenevoli,  possa  conseguirne  maggiore  la  probabilità  di 
esecuzione.  Il  Sanguinetti  fa  però  riflettere  al  sig.  Calvi  non  essere 
possibile  la  compilazione  di  statuti  uniformi  ad  associazioni,  le  qua- 
li nascendo  in  variate  direzioni,  sotto  l'impero  di  variale  condi- 
zioni, nella  inevitabile  complicanza  d' indole,  risorse,  bisogne,  cli- 
ma ed  abitudini,  reclamano  discipline  consentanee  al  loro  specia- 
lissimo intendimento;  non  potersi  quindi  proporre  una  regola  ge- 
nerale, ma  doversi  a  misura  delle  circostanze  locali  adottare  le 
provvisioni  più  proprie  ed  affini,  per  non  incorrere  (siccome  spesso 
accade  nelle  istituzioni  non  bene  ponderale)  in  disposizioni  che 
soverchiamente  comprimano  o  rilascino  l'azione  tutelare  necessaria 
alla  libera  ruotazione  delle  intraprese. 

Il  conte  Scrrislori  a  nome  della  presidenza  osserva  al  sig.  Calvi 
che  dalle  manifestazioni  della  Sezione  sembra  resultare  la  non  con- 
sentita nomina  della  Commissione  :  che  in  siffatto  convincimento 
la  presidenza  dee  rispettare  le  opinioni  dell'assemblea  per  non  dare 
seguito  alla  nomina  :  che  finalmente  siccome  il  pensiero  del  Calvi 
volge  ad  ottimo  e  pio  di\isamento,  così  essa  presidenza  lo  eccita  a 
contipuare  isolato  le  sue  diligenze  in  codesto  argomento,  per  quindi 
presentare  al  Congresso  di  Milano  il  frullo  delle  sue  indagini.  La 
seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sangoinetti 


A  l)  l  \  A  \  Z  A 

DEL   GIORNO    j.o   SE T T E M  IJ  K  E 


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JLietto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente  seduta, 
il  marchese  Riccardi  Vernaccia  propone,  e  1'  adunanza  con  accla- 
mazione approva,  che  sieno  dirette  azioni  di  conimcndevoli  grazie 
all'onorandissimo  monsignor  G.  B.  Canova  vescovo  di  blindo,  per 
il  generoso  premio  promesso  all'  autore  del  miglior  libro  o  catechi- 
smo j)er  r  etlucazione  e  istruzione  agraria  e  tecnologica,  del  quale 
promesso  premio  fu  nunzio  il  cav.  Griffa. 

11  dott.  Filippo  de  Iorio  da  Paterno  presenta  un  Trattato  della 
coltivazione  de' cereali,  ed  una  Memoria  sul  rendiconto  Ridolfi  pub- 
blicata in  quattro  numeri  dell'  Omiiiòus  letterario. 

Il  conte  Sansevcrino  presenta  alla  Sezione  numerose  copie  delle 
sue  Notizie  statistiche  e  agronomiche  intorno  alla  città  di  Crema, 
pubblicale  con  dedica  alla  nostra  Sezione  del  quinto  Congresso. 

Indi  il  conte  Scrristori  legge  il  sunto  di  sue  deduzioni  per  le 
notizie  raccolte  sull'  insegnamento  tecnico  in  Italia,  e  riportandosi 
alle  quattro  pubblicazioni  fattene  negli  Annali  di  statistica  di  Mila- 
no, esterna  il  dispiacere  di  non  essere  riescito  alla  collezione  delle 
stalislichc  per  alcuni  punti  della  penisola.  Però  egli  sente  il  debito 
di  comunicare  alla  Sezione  come  la  serie  delle  notizie  raccolte  lo 
induca  alle  seguenti  deduzioni  cioè  i."  essere  scarsissimo  ed  a  po- 
chi fruttuoso  l'insegnamento  tecnico  in  Italia  (il  Regno  Lombardo 
Veneto  eccettuato  )  per  non  essere  generalizzata  cpiant'  occorre  la 
istruzione  elementare  o  primaria,  base  indispensabile  alla  tecnica. 
2.°  Essere  le  scuole  tecniche  in  Italia  (escluse  quelle  di  IMilano  e 
Venezia  e  l' Istituto  de'  Pionieri  in  Modena  )  pressoché  tutte  man- 
tenute e  amministrate  dalle  spontanee  oblazioni  dei  privati  ;  quindi 
senza  direzione  e  sovvenzione  governativa.  3.°  Gli  orfanotrofi  attuali 


—        QI         — 

presentare  stupende  condizioni  econoniiclie  e  civili,  onde  supplire 
al  difetto  o  alla  lacuna  delle  scuole  tecniche  di  primo  grado,  co- 
me egli  si  propone  comprovare  con  separata  lettura.  E  ripigliando 
sinteticamente  le  idee  che  la  precitata  analisi  gli  somministra,  av- 
valorate dalla  rilevante  considerazione  dell'  ohhligo  di  spandere  i 
heneficj  dell'  educazione  ed  istruzione  nelle  città  e  nelle  campagne, 
colle  parole  dettate  da  squisito  sentire  di  caritatevole  umanità,  chiu- 
de il  suo  discorso  emettendo  il  voto,  che  quanto  prima  possa  essere 
in  tutta  Italia  sistemata  e  generalizzata  l'  istruzione  elementare  dei 
due  sessi,  ad  imitazione  di  quanto  operò  da  già  venticinque  anni  la 
sapienza  governativa  nel  Regno  Lombardo  Feneto.  Al  voto  del  Ser- 
ristori  s'  associa  unanime  1'  assemblea,  e  con  essa  il  cav.  Griffa,  il 
(piale  vuole,  a  fede  del  vero,  rammentare  come  siffatto  volo  sia  in- 
cluso nella  lettura  da  lui  fatta  nelle  antecedenti  tornate 

Il  prof.  cav.  de  Renzi  non  vuol  essere  ultimo  a  tributare  meri- 
tate lodi  al  sig.  Serrislori  ;  e  siccome  ad  esso  signore  non  è  riescilo 
raccogliere  notizie  tecnologiche  del  Regno  di  Napoli,  cosi  egli  pensa 
supplire  sommariamente  a  quella  lacuna.  Nel  Regno  di  Napoli,  egli 
assicura  con  quell'autorità  che  delta  una  pura  coscienza,  vi  esistono 
in  larga  misura  scuole  normali  e  società  economiche  :  le  prime  come 
sa  ognuno  hanno  per  iscopo  l' insegnamento  elementare  ;  le  .seconde 
consultano  sui  bisogni  delle  località  per  gli  opportuni  provvedimenti. 
Non  ha  guari  il  Governo  ha  recati  diversi  miglioramenti  nelle  scuole 
normali,  ed  è  tanta  la  sollecitudine  per  codeste  istituzioni,  che  si 
voleva  introdurre  la  legge  di  esigere  una  fede  d'  istruzione  elemen- 
tare per  poter  celebrare  i  matrimoni,  come  si  esige  la  fede  di  na- 
scita, battesimo,  e  celibato!  E  ciò  non  basta;  perocché  in  tutti  i 
grandi  comuni  si  rinvengono  scuole  d'  agronomia  e  tecnologia,  co- 
me nelle  città  marittime  vi  sono  le  scuole  nautiche;  le  une  e  le  altre 
sostenute  dal  Governo,  il  quale  le  dota  al  segno  da  permettere  loro 
un'esposizione  biennale  di  prodotti,  e  la  distribuzione  di  numero- 
si premi. 

Il  sig.  Serrislori  rende  azioni  di  grazie  al  cav.  de  Renzi  per  le 
belle  comunicazioni,  di  cui  la  Sezione  farà  tesoro  come  di  notizie 
graditissime. 

Il  nobile  sig.  Parravicini  fa  un  dettagliato  ed  interessantissimo 
rapporto  sulle  scuole  tecniche  del  Regno  Lombardo  Veneto,  e  più  spe- 
cialmente su  quella  di  Venezia  della  (piale  egli  è  direttore.  Menziona 

12 


—  9'-  — 
r ordinamento  (lisci|)liiiai(>,  intcUolliiale,  e  morale  di  quella  scuola, 
i  corsi  a  cui  si  applicano  t;li  alunni,  e  le  s|)eran/.e  liisiiif^liiere  del 
nascente  stabilimento;  accenna  come  l'Italia  per  difetto  di  scuole 
tecniche  sia  costretta  pagar  tributo  allo  sli'aniero  in  molti  oi;n;etli  di 
consuma/.ione;  e  raccomandando  a  tutti  di  allargare  in  (pianto  si 
possa  i  limiti  dell'  istruzione  tecnologica,  chiude  la  sua  api)laudilis- 
sima  perorazione  con  offrire  i  di  lui  consigli,  a  chi  volesse  profit- 
tarne per  cosjìii'are  in  così  utile  intrajìresa. 

A  (piesta  lettura  succede  l'altra  annunciata  del  conte  Serristori 
sopra  gli  Orfanotrofi  maschili  considerati  in  rapporto  all'insegna- 
mento tecnologico,  nella  quale  l'egregio  autore  fa  rilevare  i  vantaggi 
che  presenterebbe  alla  più  facile  ed  economica  istruzione  tecnica  ed 
agraria  il  concetto  di  farla  assumere  dagli  Orfanotrofi;  che  già  do- 
tati dalla  carità  degli  avi  nostri  di  mezzi  abbondanti,  potrebbero 
agevolmente  aggregarsi  (piel  genere  d'insegnamento  sopportandone 
il  costo,  ed  e\ilerebbcr'o  ai  Governi  ed  ai  popoli  maggiori  sjiese  di 
fondazione  e  trattenimento  di  scuole  apposite.  A  questo  felice  pen- 
siei-o  del  preopinante  con  manifestazione  di  plauso  1'  assemblea 
concorre  ;  ed  il  sig.  Brey  ne  avvalora  la  persuasione  asserendo  che 
r  Orfanotrofio  maschile  di  Milano  raggiunge  Io  scopo  indicalo  con 
ottimo  successo.  Il  Parravicini  conferma  l'opinione  Brey, osservan- 
do però  che  nell'Orfanotrofio  milanese  evvi  il  difetto  d'inviare  i 
giovani  alle  botteghe,  ove  il  pervertimento  nella  giovinezza  è  pro- 
babile; quindi  egli  vorrebbe  che  tutti  gli  Orfanotrofi  contenessero, 
come  in  casa  Botta  di  Bergamo,  le  officine  per  il  lavoro. 

L'avv.  Morrò  asserisce  che  il  nobile  pensiero  del  Serristori  fu 
preceduto  dal  Padre  Assarotti,  or  son  trent'  anni,  e  addita  lo  Stabi- 
limento dei  sordo-muti  di  Genova  ove  sono  istituiti  vari  mestieri, 
cioè  di  stampatore,  calzolaro,  tessitore  ec,  senza  obbliare  le  cogni- 
zioni religiose  e  letterarie,  il  disegno  e  la  pittura,  .\rroge  due  al- 
tri stabilimenti,  die'  egli,  cioè  l'Orfanotrofio  e  l'Albergo  dei  poveri, 
ove  non  s' insegnano  è  vero  molle  arti,  ma  pure  v'  è  quella  d' intes- 
sere painii  e  tappeti.  Di  più  deesi  menzionare  il  Conservalorit)  Fie- 
schi  per  le  fennnine,  che  ne  contiene  5oo,  occupate  nel  lavoro  di 
quei  fiori  artificiali  che  s' inviano  allo  straniero  con  sommo  nostro 
beneficio,  perchè  superiori  alla  più  squisita  manifattura  di  Francia 
e  d' Inghilterra. 


-     9^     - 

Il  conte  Soriislori  (lichiara  non  avere  inteso  di  produrre  un 
pi'iisieio  peie^'iino,  ma  soltanto  avei-  voluto  acrennaie  un  metodo 
die  conciliasse  l'economia  della  spesa  colla  magii;iore  facilita  di 
possedere  l'insegnamento  delle  arti  industriali. 

Il  j)rof.  Majocclii  rammenta  all'adunanza  ch'egli  pure  in  pas- 
sato concepì  il  pensiero  di  convertire  gli  Orl'anotroli  maschili  in  Isti- 
tuti tecnici,  e  ne  trattò  in  un  suo  opuscolo  presentato  al  terzo  Con- 
gresso di  Firenze  e  stan)palo  nel  iS^i. 

Il  cav.  (Jriffa  rinnova  la  manifestazione  di  sue  opinioni  e  dei 
suoi  voti,  onde  si  stampino  libri  manuali  per  le  scuole  tecniche  : 
libri  sjìogli  da  superfluità  letterarie,  scevri  di  largo  ajìjiarato  tli  ci- 
fre algebiiche  e  matematiche,  ma  chiari  nell'ammaestramento  di 
questa  o  di  quell'  arte. 

Il  prof.  Garresi  legge  un  rapporto  sopra  l' insegnamento  tecnico 
apprestato  (piesl' anno  in  Siena  sotto  gli  auspicj  dell' I.  e  R.  Acca- 
demia Tegèa,  la  quale  invia  alla  Sezione  agronomo-tecnologica  il 
seguito  di  lezioni  e  discorsi  da  essa  pubblicati.  La  Sezione  accoglie 
con  segnalata  comj)iacenza'  la  comunicazione  del  prof.  Garresi  ;  e 
sopra  la  proposizione  tlell'  avv.  Maestri  vota  ringraziamenti  sinceri 
all'Accademia  Tegèa,  per  la  nobile  perseveranza  nella  retta  via  d'il- 
luminare le  classi  inferiori. 

Il  pi'of.  Garresi  parlò  pure  con  lode  della  Sezione  agiaria  de'  Fi- 
siocritici  e  della  cattedra  d'agricoltura  del  Collegio  Tolomei. 

Il  Presidente  comunica  alla  Sezione  che  il  sig.  ingegnere  Gae- 
tano Brey  gli  ha  diretta  una  lettera  colla  quale  egli  si  obbliga  sbor- 
sare cento  fiorini  di  convenzione,  a  chi  avrà  meglio  risoluto  nel  1844 
o  1845  la  questione  descritta  nel  programma  che  sarà  apposto  in 
fondo  del  presente  verbale,  ed  inserito  nel  Diario.  Dietro  proposi- 
zione del  sig.  Parravicini  1'  assemblea  vota  un  ringraziamento  al 
sig.  Brey  per  la  sua  generosa  offerta,  che  resta  accettata. 

Il  conte  Petitti  legge  una  Memoria  sul  lavoro  dei  fanciulli  nelle 
manifatture,  colla  quale  egli  intende  dare  sfogo  all'incarico  affìda- 
tt>gli  dalla  nostra  Sezione  nel  Congresso  patavino.  Riferendosi  piin- 
cipalmcnte  alle  ((ualtro  lettere  da  lui  pubblicate  sull'argomento,  per 
quanto  riguarda  il  Piemonte,  nelle  ebdomadarie  Letture  di  Famiglia, 
ed  encomiando  l' infaticabile  sig.  Giuseppe  Sacchi  di  Alilano  inca- 
licato  di  raccorre  le  notizie  statistiche  dei  fanciulli  manifattori  nel 
Regno  Lombardo  Veneto,  raccomanda  con  amorevoli  eccitamenti 


-    94    - 

asjli  .litri  incaricati  di  non  stancarsi  nella  santa  impresa,  la  i|nalc 
un  giorno  sarà  coronata  da  pro\  vidcnzialo  successo;  ed  esj)riine  il 
desiderio  sieno  tenute  attive  codeste  indagini,  meicè  i ."  la  preghiera 
da  farsi  al  ilirettore  degli  Annali  di  statistica  di  Milano  di  aniinel- 
tere  nelle  colonne  di  epici  Giornale  tutte  le  notizie  statistiche  che 
gli  saranno  inviate  dai  delegati;  i."  la  nomina  di  una  nuova  Com- 
missione la  quale,  raccogliendo  dagli  studiosi  le  opportune  infor- 
mazioni, possa  compilare  una  relazione  generale,  e  «piella  pubblicare 
nel  Gioi'nale  medesimo  nella  dispensa  di  luglio  1841;  acciocché  pri- 
ma del  nuovo  Congresso  si  conosca  in  tutta  Italia.  È  forse  nell'abuso 
del  lavoro  de'  fanciulli  nelle  manifattui-e  la  sorgente,  dice  egli,  dei 
mali  che  affliggono  molte  contrade  industriali  !  ed  ora  che  fra  noi 
pure  codesto  abuso  va  introducendosi,  uniamoci  concordi  per  de- 
nunciarlo con  moderata  ma  generosa  insistenza,  e  confidiamo  che 
la  saggezza  de'  nostri  Governi,  sullo  esempio  già  dato  da  imo  di 
essi,  ascolterà  i  nostri  fervidi  voli  onde  prevenire  quei  danni,  dai 
quali  noi  pure  siamo  minacciali  ! 

Do])o  (|uella  lettura  che  attraeva  la  simpatica  attenzione  dell'udi- 
torio, il  conte  Sanseverino  presenta,  per  esser  letto,  il  rapporto  del 
sig.  Giuseppe  Sacchi  come  delegato  a  raccogliere  le  notizie  statisti- 
che di  cui  si  è  fatto  cenno  dal  Petilti.  In  questo  scritto  il  nobile 
autore,  allegando  le  due  Memorie  pubblicate  sull'  argomento  negli 
Annali  di  statistica,  delle  quali  presenta  alcune  copie  da  distribuirsi 
alla  Sezione,  fa  il  quadro  della  misera  condizione  dei  fanciulli  in- 
dustriali in  diverse  località,  per  lavori  sempre  penosi,  spesso  moi'- 
tiferi,  e  l'alalmente  durevoli  da  io  sino  a  i4  ore  del  giorno;  per  la 
negletta  igiene  dei  locali  e  forse  degli  alimenti  ;  in  fine  per  cpiella 
voracità  industriale  che  in  niun  conto  ponendo  i  principj  di  sociale 
carità,  attinge  le  sue  regole  nella  bilancia  di  un  iniquo  ed  impu- 
dente tornaconto  !  K  nell'  assunto  di  distruggere  cotanto  abuso,  egli 
propone,  i.°  doversi  tenere  aperta  la  discussione  anche  pei  succes- 
sivi Congressi,  affinchè  si  possano  raccogliere  nuovi  fatti  e  proporre 
nuovi  rimedi;  2.°  pregare  tutti  gli  amatori  del  proprio  paese  per- 
chè rivelino  ogni  anno  al  Congresso  i  nomi  di  quei  benemeriti  ma- 
nifattori, che  lianno  saputo,  per  senso  di  carità  spontanea,  associare 
ai  loro  opifici  discipline  di  tutela  e  di  educazione  pei  figli  dell'  oj)e- 
raio.  E  siami  lecito,  egli  conclude,  di  citare  sino  da  ora  siccome 
il  primo  che  ha  dato  in  Italia  questo  esempio  di  carità  veramente 


-  95  - 
generosa  il  .Marchese  Ciinori,  che  dirige  in  Toscana  la  più  antica  e 
migliore  nianilattin-a  di  jìorcellane  ch'esista  in  Italia.  Egli  ha  l'alto 
de' suoi  operai  una  cordiale  famiglia;  egli  ha  aggiunto  all'officina 
la  scuola;  al  lavoro  associò  l'educa/.ione;  in  fine  egli  imitò  l'esem- 
pio di  (juei  grandi  uomini  di  Firenze  che  sapevano  ad  un  tempo  es- 
sere padri  delle  arti  e  padri  della  patria  ! 

Il  conte  Serristori,  prima  di  presentare  il  suo  lavoro  della  stati- 
stica dei  fanciulli  industrianti,  crede  dover  proporre  azioni  di  rin- 
graziamento al  sig.  Sacchi  per  la  esemplare  diligenza  e  coscienza  del 
suo  lavoro.  Possano,  egli  dice,  tutti  i  nostri  deputati  spiegare  al  pa- 
ri del  sig.  Sacchi  s\  religiosa  attività,  e  l' influenza  della  nostra  Se- 
zione nel  progresso  sociale  addiverrà  rilevantissima  !  La  Sezione 
manifesta  la  sua  approvazione  alla  proposta  Serristori  con  piena 
unanimità.  Indi  il  medesimo  sig.  Serristori  deposita  sul  banco  della 
presidenza  le  Notizie  sui  fanciulli  impiegati  nelle  manifatture  del 
(>omune  di  Siena  e  di  Colle,  dalle  quali  egli  fa  rilevare  che  pochi 
sono  i  fanciulli  in  esse  impiegati,  che  non  sono  astretti  a  soverchio 
lavoro,  e  che  foi-se  sarebbe  da  desiderarsi  in  essi  maggiore  operosità. 
11  Segretario  Sanguinetti  deposita  un  Sunto  statistico  j)ei  fanciulli 
manifatturieri  delle  province  di  Pisa  e  Livorno.  Il  sig.  conte  Sanse- 
verino  annunzia  ritenere  alcuni  documenti  del  prof,  de  Lugnani  di 
Trieste  che  consegnerà  alla  presidenza.  Il  sig.  Parravicini  incaricato 
delle  notizie  statistiche  di  Venezia  promette  di  presentare  il  suo  la- 
voro alle  prime  sedute.  La  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sangui  netti 


PROGRAMMA 


ILL.'"°SIG.  PRESIDENTE   DELLA  SEZIONE  DI   AGRARIA   E  TECNOLOGIA 
DEL  QUINTO  CONGRESSO  SCIENTIFICO   ITALIANO 


N. 


lei  corrente  anno  poco  lungi  da  Milano  venne  allevala  con  ot- 
timo successo  una  piccola  quantità  di  filugelli  coli'  impiego  di  un 
terzo  di  foglia  comune  del  gelso,  e  due  terzi  di  farina  di  l'iso;  e  sic- 
come alla  farina  di  riso  può  essere  sostituita  (juclla  di  piselli,  la  fo- 
glia del  gelso  secca  in  polvere,  ed  anche  forse  con  maggior  securtà 
la  fecola  dei  pomi  di  terra,  espeiimentata  specialmente  dal  sig.  de 
Babò,  come  vcdesi  nel  mio  Dizionario  alla  pag.  iG8;  e  considerando 
che  questi  metodi  potrebbero  addivenire  utili  anche  allorquando  si 
volesse  approfittare  di  un  secondo  raccolto  di  bozzoli  nello  stesso 
anno  senza  il  soccorso  della  foglia  del  gelso  delle  Filippine,  la  tli 
cui  maturanza  avviene  nel  settembre  ;  ed  animalo  dallronde  di  po- 
tere esser  utile  in  qualche  modo  ai  miei  concittadini  ;  propongo  il 
premio  di  cento  fiorini  di  convenzione  a  quello  che  produrrà  la 
migliore  Memoria  sui  seguenti  risultali,  che  possa  servire  di  pratico 
manuale  alla  portata  di  qualunque  agricoltore,  dedotta  però  da  pra- 
tiche esperienze,  cioè: 

I ."  Quale  sia  il  metodo  certo  per  ritardare  la  nascita  della  se- 
mente fino  alla  fine  di  settembre  ed  anche  più;  oppure  come  ab- 
biasi ad  operare  per  ottenere  la  nascita  nella  detta  epoca  della  se- 
mente ottenuta  j)recedentementc  nello  stesso  anno,  senza  che  possa 
nuocere  né  alla  semente  stessa,  né  al  successivo  sviluppo  dei  filu- 
gelli, tanto  nell'  uno  che  nell'  altro  caso. 

2.°  Come  abbiasi  ad  operare  per  l'educazione  e  progredimento 
dei  filugelli  lino  al  compimento  del  bozzolo,  colla  minor  (|iianlilà 
possibile  di  foglia,  e  colf  impiego  della  massima  parte  delle  accen- 
nate sostanze,  indicando  in  ciascuna  età  : 


—     97     — 
•/.  Li  l'cspetlivi  (|uaiitilati\ i  coiisiiiiti  di  ciascuna  sostanza  som- 
ministrata ;  gli  eventi  s<)j)raggiinili  ;  il  peso  dei  bozzoli  oUenuli  ed  il 
loro  numero;  e  l'epoca  in  cui  fu  eseguito  l'esperimento. 

fi.  Finalmente  il  quantitativo  della  seta  ottenuta  dai  detti  boz- 
zoli, col  res|)ettivo  campione,  e  colle  nozioni  ben  anche  della  mag- 
gioi-e  o  minore  dinicoltà  inconti-ata  nella  trattura  della  seta. 

E  tutto  ciò  in  confronto  di  eguale  quantità  di  semente  trattata 
coi  solili  metodi,  e  colla  sola  foglia  del  gelso. 

Il  giudizio  per  1'  aggiudicazione  del  premio  sarà  pronuncialo 
dalla  Sezione  di  Agraria  e  Tecnologia  del  sesto  Congresso  scientifico 
die  avrà  luogo  in  Milano;  e  colla  facoltà  alla  stessa  Sezione  di  pro- 
rogare la  decisione  del  premio  al  successivo  settimo  Congresso, 
quando  non  fossero  intieramente  adempite  le  condizioni  del  pro- 
posto programma. 

Sarà  (piindi  della  degnazione  dell' illustre  Presidente  il  voler  da- 
re le  anakiglie  disposizioni  |)er  laggiungere  l'intento  di  un  tale  ar- 
gomento, che  potrebbe  produrre  grandissimi  vantaggi. 

Lucca  li  18  settembre  i843 


L'  01)l)ligat.  Servo 
GAETANO     BREY 

Membro  t]i  questi  inlTrssanti 
Coajjrcui  scieoti6ci 


ADUNANZA 

DEL   GIORNO    21    SETTEMBRE 


-»®&<^ 


il opo  letto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente 
seduta,  si  nominano  i  signori,  Giuseppe  Sacchi,  conte  Alessandro 
Porro  e  dolt.  Gottardo  Calvi,  di  Milano,  (inali  componenti  la  Goni- 
missione  permanente  per  le  notizie  statistiche  sopra  i  fanciulli  im- 
piegali nelle  manifatture;  e  sopra  proposta  del  Presidente  Freschi 
si  votano  ringraziamenti  al  conte  Sanseverino,  per  la  dedica  fatta 
alla  nostra  Sezione  del  suo  libro  intitolato  :  Notizie  statistiche  e  agro- 
nomiche intorno  alla  città  di  Crema. 

L' avv.  Maestri  meditando  i  mezzi  suscettibili  ad  accelerare  la 
pubblicazione  degli  Atti  dei  Congressi,  e  ad  ottenerli  nello  slato 
identico  dei  processi  verbali  approvati  dalle  Sezioni  di  giorno  in 
giorno,  senz'  alcuna  alterazione  di  stile  né  di  forma,  proporrebbe 
che  gh  Atti  fossero  stampati  quali  sono  letti  ed  approvati  ;  percioc- 
ché, die'  egli,  nulla  vale  a  compensare  la  verità  e  autenticità  di 
quanto  fu  detto  ed  approvato  da  ciascuno  ;  1'  oratore  e  il  pubblico 
vogliono  ciò  che  fu  detto,  non  ciò  che  può  essere  migliore  ;  vogliono 
l'opinione  intera  di  ciascuno,  non  l'opinione  vestita  ed  abbellita  da 
altri.  Perciocché  la  lentezza  nelle  pubblicazioni  degli  Atti  ritarda  la 
pronta  propagazione  dei  lumi  e  dell'istruzione;  la  quale  lentezza, 
soggiunge,  è  tanto  meno  bella  in  questa  nostra  Italia,  madre  di  sve- 
gliatissimi  ed  alacri  ingegni,  che  sojjra  le  altre  genti  ebbe  dal  Cielo 
la  prerogativa  dell'  improvvisare.  L'adunanza  manifesta  adesione  alla 
proposta,  e  il  Presidente  annunzia  ch'egli  ne  farà  discorso  alla  pre- 
sidenza generale  del  Congresso,  prendendo  norma  da  alcune  rifles- 
sioni ed  idee  relativamente  emesse  dal  dott.  Gerae  conteSenistori. 

Il  dott.  Gera  incaricato  dal  Presidente  di  prendere  in  esame  e 
riferire  intorno  all'  apparato  meccanico  perla  trattura  della  seta  in- 


—  09  — 
trodotto  dal  sig.  ingegnere  Avesani,  legge  un  ragionato  e  dettagliato 
iaj)i)()rt(),  dal  (jiiale  si  rileva  non  Irovarvisi  gran  che  di  novità,  né 
forse  tutta  la  convenienza  in  alcune  singole  parti.  Ove  però  vi  regga 
l'economia,  e  previe  alcune  facili  modificazioni,  essa  macchina  po- 
trà riescire  di  assai  vantaggio.  Prende  (|uiudi  argomento  da  ringra- 
ziare l'Accademia  di  \'erona  per  il  bel  dono  de' suoi  Atti,  ed  esprime 
il  desiderio  che  le  altre  Accademie  italiane  facciano  altrettanto.  Di 
più  egli  vorrebbe  che  i  deputati  delle  Accademie  presso  il  Congres- 
so fossero  tenuti  a  dar  contezza  nella  patria  delle  esercitazioni  cui 
qui  s' intende,  ed  in  questo  modo  gli  argomenti  riprodotti  in  molte 
direzioni  avranno  un  eco  salutare  ed  una  unità  confortevole  nel 
propagare  utili  discipline. 

Il  sig.  Bernardino  Grigolati  osserva  che  mancando  il  sig.  Ave- 
sani  e  il  modello  della  sua  macchina  sono  inattendibili  le  osser- 
vazioni Gera:  le  quali  sarebbero  certamente  vinte,  egli  dice,  dall'in- 
ventore Avesani;  per  conto  del  quale  invila  il  sig.  dott.  Gera  re- 
carsi, transitando  da  Verona,  ad  esaminarla,  e  cpiindi  formare  la 
sua  opinione. 

Il  sig.  Francesco  Gherardi  Dragomanni  vuole  rispondere  al 
sig.  dott.  Gera  perchè  sia  resa  giustizia  all'  F.  e  R.  .Vccadèmia  della 
valle  tiberina,  della  quale  egli  fu  fondatore.  L'Accademia,  dic'egli, 
ha  sempre  corrisposto  con  inviare  al  Congresso  deputazioni  e  let- 
tere, di  modo  che  essa  può  dirsi  in  assidua  corrispondenza.  Altret- 
tanto allega  il  dott.  Schivardi  per  quanto  concerne  l' Ateneo  di  Bre- 
scia, di  cui  egli  è  deputato.  Al  che  il  dott.  Gera  risponde  sapersi 
ovunque  la  .solerzia  di  quell'  Accademie,  e  di  varie  altre,  special- 
mente della  Conferenza  agraria  di  Bologna;  ed  appunto  perchè  po- 
che sono  le  corrispondenti  attive,  egli  vorrebbe  fosse  a  tutte  diretta 
una  lettera  d'invito  onde  formare  una  catena  di  commercio  intellet- 
tuale fra  i  consessi  d'  Italia.  Il  Presidente  conte  Freschi  per  secon- 
dare la  manifestazione  approbatoria  della  Sezione  incaricava  il  Se- 
gretario della  esecuzione.  Indi  il  sig.  Guillichini  prende  la  parola,  per 
fornire  alcune  sue  idee  sopra  la  più  congrua  distribuzione  dei  libri 
che  nelle  varie  Sezioni  sono  inviati  al  banco  della  presidenza,  per 
regalarsi  ai  diversi  congregati  :  alcune  riflessioni  si  affacciano  dal 
sig.  capitano  Brizzi  e  dal  Segretario;  concludendo  doversi  siffatte 
domande  inoltrare  alla  presidenza  generale  deU^ongresso.  Il  RidoKi 
auinmzia  avere  anch'  esso  un  v(.>to  da  dirigere  all'assemblea.  Il  Con- 

i3 


100     

gl'esso,  o  Siijnori,  egli  proiiiin/.ia,  iliira  (luinclici  i;ioriii,  tle'  f|iiali  soli 
dodici  sono  dedicali  alle  Sezioni;  le  Se/.ioiii  durano  due  ore;  se  si 
calcola  il  tempo  impiegato  alla  lellura  dei  processi  verbali,  dei  do- 
ni ec.  rimanj;ono  circa  dodici  ore  utili  in  tulio  un  Congresso:  ìm- 
jìiegliiamole  adunque  con  profitto;  ogni  istante  che  sfugge  è  una 
suttra/.ione  dannosissima;  già  decorsero  cinque  tornate  e  noi  agri- 
coltori non  abbiamo  trattato  per  anco  un  argomento  d' Agrono- 
mia! (  Ajiplausi  reiterati). 

Il  Presidente  Freschi  l'ingrazia  il  marchese  Ridolfi  d'avere,  sic- 
com'egli  pure  fece  più  volte,  eccitata  l'adunanza  a  solida  attività,  e 
dichiara  che  da  questo  istante  si  agiteranno  questioni  d'Agronomia. 

Il  conte  Sanseverino  a  nome  dell"  ingegnere  l'aolo  Racchetli  di 
Crema  presenta  un  fascio  di  spighe  di  grano  nato  e  maturalo  senza 
preparazione  di  terreno,  ed  accompagna  siffatta  presentazione  con 
due  Memorie  illustrative  di  questo  argomento.  Nasce  su  questo 
oggetto  lunga  conversazione,  nella  (juale  il  doti.  Cera  asserisce  non 
voler  egli  negare  la  riescila,  ma  opporsi  alla  speranza  di  quel  me- 
todo la  questione  d'economia,  ch'egli  largamente  discute.  Il  sig.  G. 
B.Mari  assicura  ch'egli  pure  ha  fatte  alcune  esperienze,  e  sopra  lib- 
bre dieci  seminate  la  raccolta  fu  di  libbre  quindici  ;  perchè,  die 'egli, 
calcolo  di  averne  perduta  la  metà  nella  seminagione. 

Il  sig.  Luigi  Mari  parla  della  necessità  di  tenere  il  calcolo  di  pro- 
porzione nelle  rendite  diverse,  per  attenersi  a  quella  che  meglio  ri- 
sponde alla  località. 

Dopo  un'  interrogazione  del  marchese  Riccardi  cui  il  sig.  Mari 
soddisfa,  il  marchese  Ridolfi  dice:  noi  con  tulio  questo  non  abbia- 
mo che  due  falli  di  più;  tutti  veggono  nascere  dei  semi  sopra  ca- 
panne e  fienili;  ma  è  quello  il  metodo  agrario?  No,o  Signori;  il  ve- 
getare e  crescere  piante  senz'  alcuna  preparazione  è  il  sistema  della 
natura  per  la  conservazione  della  specie.  Laonde  la  questione  è  uv- 
mai  giudicata  persino  nel  Giornale,  La  Phalange,  benché  estraneo 
a  questi  studi;  e  meglio  vale  occuparsi  di  cose  j)iù  gravi. 

Il  Presidente  annunzia  che  domani  o  sabato  si  parlerà  del 
Melilothus. 

Il  marchese  Ridolfi  narra  taluni  suoi  esperimenti  sopra  la  palata 
delle  coriU'^liere,  e  vorrebbe  s'istituissero  da  altri  dell'esperienze,  per 
parlarne  ai  futuri  Congressi  come  di  subbiello  importantissimo. 


lOI 


Il  (Inlt.  Gora  riproduce  la  (luoslione  se  convenga  seminare  o 
piantare  il  grano,  l'iendono  parie  a  cpiesla  gi'avissima  (piestione  il 
profess.  marchese  Ridolfi,  il  colonnello  Sambuy  ed  il  Presidente. 
Il  Iliilolfi  accenna  gli  esperimenli  fatti  a  ìleleto,  ma  egli  sembra  in- 
clinare per  la  semina;  ciò  ch'egli  più  d'ogni  cosa  raccomanda  è  la 
sarchiatura  e  1'  erpicatura,  perocché  da  quei  metodi  si  puonno  con- 
seguire i  migliori  effetti.  Il  colonnello  Sambuy  rispondendo  alla 
(jueslione  Gera  dice  che  a  Grignon  tutti  i  seminatori  colà  esperi- 
mentati furono  abbandonati  intieramente  :  poiché  il  seminatore 
opera  assai  imperfettamente  qualora  il  suolo  non  sia  accuratamente 
sminuzzato.  Oi-a  dai  pratici  si  riconosce  utile  che  dopo  seminato  e 
rico|)erto  il  frumento  vi  rimangano  alcune  zolle,  non  grosse  però: 
imperciocché  nello  sciogliersi  del  gelo  la  terra  ripiglia  il  suo  livello 
primitivo  lasciando  così  scoperte  molte  radici;  e  le  zolle  disgregan- 
dosi, la  terra  che  le  formava  ricade  sminuzzata  sovra  le  radici,  e  le 
rincalza  con  natuiale  giovamento  delle  piante.  L'uso  del  seminatore 
im|)edirel)be  (juesto  benefizio.  Quanto  all'erpicatura  proposta  dal 
KidoHì,  egli  la  ritiene  utilissima.  Il  Presidente  non  isviluppa  le  sue 
oj)inioni  perchè  1'  ora  è  tarda,  ma  le  riserva  ad  altro  giorno  in  cui 
sarà  ripreso  1'  argomento.  La  seduta  è  sciolta. 

A'isfo  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 


//  Segretario  B.  P.  Sanguinetti 


ADII\A^ZA 

DEL   GIORNO    aa    SETTEMBRE 


-»Beo- 


MJo\ni  letto  ed  approvato  il  processo  verbale  di  ieri,  il  conte  Pe- 
tilti  coiiiunica  air  adunanza,  che  ilsig.  Porro  non  potendo  assumere 
la  conferitagli  missione  per  formar  parte  della  Commissione  perma- 
nente, delegata  a  raccogliere  le  notizie  statistiche  soj)i-a  i  fanciulli 
imj)iegali  nelle  fahhriclic  industriali,  gioverà  eleggere  altro  indivi- 
duo; quindi  propone  il  sig.  dott.  B.  Correnti  di  Milano  che  viene 
unaniincinenlc  aj)j)i'ovato. 

Il  Presidente  Freschi  annunzia  che  il  sig.  dott.  Rizzi  ha  deposi- 
tato, per  dislrihuii-si  fra  i  membri  della  Sezione,  alcuni  esemplari 
del  di  lui  almanacco,  V  Agricoltore,  e  dei  manifesti  e  programmi 
dell' I.  e  R.  Istituto  veneto;  aggiunge  che  il  Rizzi  essendo  beneme- 
rito delle  arti  agricole,  per  le  quali  fu  anche  meritamente  premiato 
dall'Istituto  nei  concorsi,  crede  dovergli  dirigere,  in  nome  della  Se- 
zione agronomo-tecnologica,  sincere  felicitazioni.  (Applausi). 

Il  dott.  Cera  riprendendo  la  questione  di  ieri  sopra  la  pianta- 
gione del  grano,  dichiara  avere  egli  inteso  parlare  non  dei  semina- 
tori, de'  quali  conosce  l' imperfetto  operare,  ma  della  piantagione  a 
mano;  egli  però  spera  e  pensa  che  l'ingegno  umano,  nel  suo  co- 
stante progredire,  inventei-à  a  poco  a  poco  un  seiniiiatoi-e  che  ri- 
sponda veracemente  all'  assunto.  Egli  pure  ha  visitato  Grignon  ed 
Off\\il,ove  ha  veduto  raccomandarsi  l'uso  del  seminatore,  ma  qua- 
si senqire  seminare  a  mano  ! 

L'avv.  Maestri  osserva  essere  due  i  vantaggi  del  piantare  a  con- 
fronto del  seminare  ;  i.°  economia  di  sementa;  y."  abbondanza  di 
raccolta.  Nella  China,  egli  dice,  il  frumento  si  pianta  dai  fanciulli; 
fu  calcolato  che  il  risparmio  di  sementa,  ottenuto  con  (|ucsto  meto- 
do in  (jueir  immenso  impero,  varrebbe  a  mantenere  la  popolazione 


—    io3    — 
della  (iian  Brctlajjna;  in  Modena,  da  persona  a  lui  noia,  l'u  usato  il 
seiniualore,  e  si  ollenno  una  laccolla  molto  maggiore  della  raccolta 
abituale.  Codesti  due  fatti,  uno  dei  quali  attesta  il  primo  vantaggio, 
e  l'altro  il  secoiidn,  dispoiichhero  a  favore  tiel  seminatole. 

Il  doti.  KampiiR'lii  però  teme  non  sia  pei-  esseie  utilissimo  il 
piantare  grano,  perchè  codesto  mezzo  potrebbe  esporre  col  gelo  a 
far  grave  danno  alla  sementa  ;  danno  cui  non  va  soggetto  il  gran- 
turco, perchè  generalmente  piantato  in  primavera. 

Il  dott.  Gera  risponde  essere  l'osservazione  del  Rampinelli  in 
parte  giustissima,  ma  doversi  riflettere  che  il  grano  piantato,  inter- 
nandosi ad  eguale  profondità,  ha  una  legolare  germinazione  ;  ciò  che 
non  avviene  del  grano  .seminalo  a  differenti  elevazioni  di  suolo. 

Il  sig.  ingegnere  Meloni  con  una  lettura,  che  gli  cattiva  la  sim- 
patica attenzione  dell'  uditorio,  comunica  alcuni  suoi  dubbi  e  ra- 
gionamenti intorno  alla  seminagione  del  grano  ;  dice  e  proclama  ne- 
cessaire le  aiuole  larghe,  ove  si  risparmia  il  disperdimento  di  non 
poca  sementa  ;  dubita  che  la  piantagione  del  grano  possa  utilmente 
ajìplicai'si  ai  latifondi  ne'(|uali  siavi  scarsità  di  braccia;  reputa  con- 
venevole codeste)  sistema  soltanto  ai  piccoli  possedimenti;  accenna 
la  speranza  di  vedere  perfezionato  in  Italia  un  meccanico  semina- 
tore che,  evitando  gì'  inconvenienti  segnalati  dai  signori  Ridolfi  e 
Sambuy,  divenga  vantaggiosamente  j)ralicabile;  eccita  gli  studiosi  a 
meditare  sul  grave  (piesilo  della  proporzione  tra  il  grano  e  la  terra 
da  seminare,  e  domanda  venga  una  volta  deciso  se  la  quantità  di 
grano  da  seminare  esser  deliba  o  no  in  ragione  inversa  della  fe- 
condità del  terreno  ! 

Il  march.  Riccardi  Vernaccia  domanda  se  il  sistema  delle  aiuole 
larghe  sia  a|)plicabile  tanto  alla  pianura  quanto  alla  collina;  al  che 
risponde  il  Jlelolti  affermativamente,  soggiungendo  1'  osservazione 
della  maggiore  facilità  di  scolo  delle  acque  in  collina,  lo  che  vie 
meglio  opera  allo  scopo  da  lui  inteso.  Il  Riccardi  ripete  essere  dif- 
ficilissimo persuadere  i  contadini  alle  aiuole  larghe,  come  a  qiialun- 
(juc  altro  innovamento,  e  poter  forse  giovare  all'assunto  il  metodo 
da  lui  tenuto  in  san  Casciano,  cioè  di  separare  dalla  colonia  alcune 
terre  per  coltivarle  a  conio  padronale  e  farle  servire  di  modello. 
Kd  in  vero,  egli  assicura,  avere  ivi  introdotta  1'  erba  medica  ;  dap- 
l)rima  il  conladino  non  vi  preslava  fede,  ma  alla  teiza  segatura 
se  ne  convinse. 


—      IO',      — 

L'avv.  Massci  avendo  chiesto  al  doli.  Cera  se  ci'ederel)be  il  suolo 
luccliese  capace  di  utile  uso  del  seniinalore,  avuto  riguardo  alla 
somma  fertilità  del  terreno  ed  alla  popolazione  condensata  di  que- 
ste coiili'ade,  il  Oei'a  risponile  dovere  la  piantagione  riescire  pro- 
ficua là  dove  il  terreno  sia  fertile,  e  tanto  più  in  Lucca  ove,  essen- 
dovi abbondanza  di  popolazione,  non  mancheranno  braccia  a  tenue 
costo;  e  soggiunge  che  il  conte  Coronelli  di  Conegliano  ha  piantato 
con  ottimo  resullamento. 

L' ingegnere  Rizzi  fa  nolo  che  nel  podere  del  celebre  Bottari  in 
S.  Michele  di  Lattisana,  di  circa  ettari  aS,  fino  dal  1800  si  adottò  di 
piantare  il  frimieiito  senza  variazione,  mercè  un  erpice  di  legno 
della  larghezza  delle  aiuole,  stampando  i  fori,  entro  cui  fanciulli  e 
donne  gettano  la  semente;  lo  che  sta  a  |)rovare  la  costante  utilità, 
almeno  per  i  terreni  sciolti  simili  a  (juelli  di  Lattisana. 

Il  sig.  Mari  affaccia  alcune  obiezioni,  cui  viene  risposto  dal 
Rizzi  e  Gera,  di  modo  che  egli  si  dichiara  convinto  dell'  applicabi- 
lità del  seminatore  ai  piccoli  poderi  e  dell' inapplicabilità  ai  grandi. 
Ma  il  Scrristori,  ossei'vando  non  essere  piccolo  il  podei'e  menzionalo 
dal  Rizzi,  crede  più  sicura  norma  da  misurarne  la  convenienza 
d'uso  quella  della  popolazione  più  o  meno  agglomerala,  e  consiglia 
operare  in  Lucca  taluni  esperimenti  per  servire  di  regola. 

Il  Presidente  Freschi  afferrando  un  altro  punto  di  osservazio- 
ne, ma  inerente  al  quesito  della  seminagione,  opina  non  essere  ne- 
cessario di  sminuzzare  di  troppo  i  terreni  per  piantare,  e  special- 
mente per  piantare  a  mano.  E  siccome  il  Rizzi  annuncia  potersi 
sperare  dalle  aiuole  larghe,  piane  e  livellate  1'  aumento  di  perfino 
un  terzo  del  prodotto,  così  il  doti.  Gera  non  lascia  sfuggire  1'  occa- 
sione onde  rammentare  la  differenza  esistente  tra  suolo  coltivabi- 
le e  sotto  suolo;  e  quindi  necessarissimo  gli  sembra  consigliare  e 
raccomandare  che  le  acque  non  ristagnino  giammai;  felici,  escla- 
mando, i  possessori,  i  campi  dei  quali  sono  scolali  per  infiltrazione  ! 

Il  Presidente  rende  grazie  al  preopinante  per  la  chiarezza  con 
che  ha  illustrala  la  sua  opinione. 

Seml)ra  al  sig.  colonnello Sambuy  che  l'interesse  dei  coltivatori 
si  riassuma  nell'  ottenere  il  prodotto  colla  massima  economia, 
che  ogni  azzardo  di  grave  spesa  anticipata  sia  condannabile;  pe- 
rocché avvengono  talvolta  sinistri  che  annullano  non  che  il  profitto 
sperato  ancora  le  spese  sostenute,  siccome  appunto  ad  esso  lui  ac- 


—    .o5   — 
cadde  nel  decorso  anno;  laonde  l'esempio  addotto  dal  si};.  Rizzi 
{,'li  seiidìia  concludere  una  prova  negativa  alla  convenienza  di  pian- 
tare il  grano,  poiché,  se  alliimenli  fosse,  col  vantato  resultamento 
molli  sareliltero  slati  i,'!' imilaloii. 

Ma  il  marchese  Riccardi  non  muà  trarre  malaugurato  preludio 
dalla  mancanza  d"  imitatori,  poiché  egli  pure  ha  introdotto  nelle  sue 
terre  non  pochi  miglioi'amcnti  senza  che  alcun  altro  lo  ahhia  imitato. 

Mentre  la  questione  del  seminare  o  piantare  grano  riceve,  se 
non  soluzione,  almeno  impulso  illustrativo,  1'  avv.  Massei  non  re- 
puta straniero  di  riferire  un  fatto  citato  nel  Constitutionnel,  cioè  di 
essersi  rinvenuti  entro  ima  mummia  alcuni  granelli  di  frumento,  i 
quali,  seminati,  germogliarono.  Il  Serristori  cita  un  altro  fallo  ana- 
logo, ad  esso  lui  narrato  in  Vienna.  Questi  fatti,  imprende  a  dire  il 
prof.  Pietro  Savi,  aprirebhero  la  via  a  nuovi  commenti  sulla  longevità 
della  germinazione  de' cereali,  e  sarebbero  interessantissimi  alla  fi- 
siologia vegetale;  ma  dopo  brevi  parole,  osservando  il  sig.  Copello 
non  competere  alla  nostra  Sezione  lo  inoltrarsi  in  codesta  discus- 
sione, il  Presidente  inxila  il  sig.  marchese  Pallavicino  a  fai-  lettura 
di  una  sua  .Memoria  intitolata  —  Dei  \'were  isolato  o  aggregato  dei 
contadini,  e  delle  scuole  ambulanti  di  campagna. 

Il  nobile  autore  osserva  che  l' istruzione  de'  contadini  è  in  ra- 
gione inversa  della  distanza  esistente  tra  le  scuole  ed  il  loro  abitu- 
ro; che  la  disianza  dipende  dal  maggiore  o  minore  isolamento  dei 
latifondi  ;  che  in  Isvezia  e  Norvegia,  onde  riparare  agli  effetti  del- 
l' isolamento  e  della  distanza,  esiste  il  sistema  delle  scuole  ambu- 
lanti, ossia  di  un  maestro  il  quale  si  trasporta  alle  case  coloniche 
ora  in  una,  ora  in  altra  parte  delle  campagne,  se  non  per  dare  com- 
pita e  piena  istruzione  ai  contadini,  almeno  per  farla  ad  essi  cono- 
scere e  desiderare  ;  che  finalmente  in  alcune  direzioni  di  nostra  pe- 
nisola egli  bramerel)l)e  fosse  introdotto  codesto  sistema  civilizza- 
tore. (.\pplausi). 

L'avv.  3Iorro  tributa  lode  al  marchese  Pallavicino  per  avere  con 
tanta  espansione  dimostrata  la  necessità  di  j)romuovere  l'insegna- 
mento tra  i  contadini.  In  buona  pomone  della  Liguria,  egli  dice, 
non  ne  abbiamo  gran  bisogno,  ma  altrove  il  bi.sogno  è  evidente,  e 
spero  non  ne  sia  lontano  il  rimedio.  Prima  di  entrare  nei  sacri  or- 
dini il  Padre  Cappuccino  Cataldi  assegnò  la  cosj)icua  soimiia  di 
lire  5oo,ooo  piemontesi  per  fondare  in  Sestri  di  Levante  e  Premuda 


—  io6  — 
scuole  il'  istni/ionc  elcinenlare  j)er  arti  e  afjricoltura  ;  i  contadini  in- 
viano colà  i  loro  liijli,  e  le  scnole  procedono  regolari  :  l'esempio  ge- 
neroso del  piissimo  Cataldi  svegliò  il  pensiero  a  molti,  e  nutro  fidanza 
elle  le  scuole  |)reconiz/.ale  dal  l'alla\  icino  verranno  tra  poco  attivate  ! 
Inili  il  mollo  reverendo  dott.  Francesco  Mai  pievano  a  Montiano 
legge  il  programma  d'un  premio,  consistente  in  una  medaglia  d'  oro 
tli  cento  fiorini  toscani,  da  accordarsi  a  chi  saprà  meglio  indicare 
un  mezzo  facile,  economico  e  sicuro  per  estirpare  la  felce,  escluso 
però  lineilo  del  fuoco  e  della  falciatura  in  agosto,  perchè  esperimen- 
tati inutili  e  di  poco  profitto;  affidandone  il  giudizio  all'  1.  e  R.  Ac- 
cademia de'Georgofili  di  Firenze.  L' assenihlea  accoglie  con  mani- 
festi segni  di  esultanza  1  offerta  spontanea  del  pievano  Mai,  ed  il 
dott.  Gara  unendosi  al  voto  universale  attesta  solennemente  al  re- 
verendo sacerdote  la  somma  sua  soddisfazione  per  1'  udita  propo- 
sta. 11  Presidente  Freschi  aggiunge  sperare  che  il  beli'  esempio  Mai 
di  eccitare  collo  stimolo  del  premio,  verrà  seguito  da  molti  suoi  con- 
fratelli, e  sarà  questo  il  primo  anello  di  una  nuova  catena  di  be- 
neficj  che  il  clero  cattolico  intreccia  in  favore  dell'  umanità.  (  Ap- 
plausi reiterati  ). 

Quindi  s'  intavola  conversazione  sopra  il  subbietto  del  pro- 
gramma, ove  molte  idee  si  emettono  dai  signori  dott.  Gera,  colon- 
nello Sambuy,  Presidente  Freschi,  conte  Guicciardini  e  dallo  stesso 
pievano  Mai.  Osserva  il  dott.  Gera  come  ad  estirpare  le  piante  sia 
usata  l'incenerazione,  detta  abbruciamento  del  terreno;  come  col  si- 
stema d'incenerazione  si  distruggano,  oltre  la  felce,  anche  tutti  gì'  in- 
setti, e  come  importi  operarla  con  diligente  attenzione.  Dopo  alcu- 
ne informazioni  del  pievano  Mai  sui  danni  cagionati  dalla  felce  e 
sulle  difficoltà  di  eseguire  l'incenerazione  di  notte  coli'  aria  insalu- 
bre delle  maremme,  il  colonnello  Sambuy  replica  al  Gera  che  1'  ope- 
razione da  esso  lui  consigliata,  e  della  quale  il  Sambuy  fece  diversi 
esperimenti,  sarebbe  dannosa  nei  terreni  sabbiosi  per  la  facile  ve- 
trificazione dei  medesimi,  ed  utile  nei  terreni  argillosi;  ma  occor- 
rere sempre  cura  singolare,  poiché  il  terreno  agevolmente  cuoce 
come  i  mattoni.  Il  Gera  osserva  aver  egli  inteso  parlare  di  lento  ab- 
bruciamento al  pari  di  quello  del  carbone,  ove  non  crede  possano 
verificarsi  i  timori  del  Sambuy:  oltracciò  potersi  suggerire  al  re\  eren- 
do -Mai  anche  talun  altio  mezzo,  come  per  esempio  quello  di  qual- 
che coltura  die  potesse  colla  propria  forza  soverchiare  la  vegetazio- 


—  107  — 
ne  (Iella  felce.  Ma  il  conte  Guicciardini  accenna  come  le  analoghe 
indicate  pratiche  da  esso  tentate  a  Mugello,  mediante  l'  uso  delle 
grassicce,  non  conducessero  al  bramato  effetto  ;  peroccliè  la  felce 
parimenti  si  è  riprodotta.  Il  Presidente  Fre.schi  chiude  la  conferen- 
za opinando  che  coli' iucenerazione  non  solo  si  distruggeranno  le 
felci,  ma  bensì  migliorerà  la  condizione  fisica  del  terreno,  mercè  il 
mescolamento  della  cenere  col  suolo;  lo  che  formerebbe  un  eccel- 
lente concime  chimico  divisore.  La  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sanguiwetti 


i4 


PROGRAMMA 

AMfUNZlATO    ALLA    SEZIONE    DI    AGRONOMIA    DEL    QUfNTO    CONGRESSO 
DEGLI    SCIENZIATI    ITALIANI    IN    LUCCA 

— «-D»sw««» — 


U, 


I  II  ardente  desiderio,  un  anlichissinio  voto  meritevole  delle  vo- 
stre considerazioni  per  la  non  lieve  utilità,  vengo  a  comunicarvi, 
nella  lusinga  che  non  sia  discaro  alla  gentilezza  dell'  animo  vostro, 
degno  dei  vostri  studi,  e  vantaggioso  alla  speranza  dei  miei  popolani. 

In  molli  luoglii  della  provincia  grossetana  cresce  rigogliosa  la 
felce  a  danno  non  lieve  e  dell'  agricoltura  e  della  pastorizia.  E  sic- 
come vano  è  riuscito  ogni  tentativo  fin  qui  praticato  per  estirpare 
questa  pianta  inutile  e  dannosa;  così  il  sottoscritto  dott.  Francesco 
Mai  pievano  a  Montiano,  incoraggiato  da  quella  generosa  emulazio- 
ne che  aduna  in  Lucca  nel  quinto  Congresso  scientifico  italiano  i 
henemeriti  delle  agronomiche  discipline,  si  fa  ad  esporvi  la  neces- 
sità di  ricercare  coi  dotti  vostri  studi  un  mezzo  onde  disperdere 
questo  pregiudicevole  vegetante;  e  così  rivendicare  all'industria 
agricola  in  quella  provincia  non  pochi  iugeri  di  terreno.  Nella  spe- 
ranza che  questa  proposta  possa  essere  favorevolmente  accolta  da- 
gli amatori  delle  scienze  agrarie,  1'  esponente,  a  testimonio  di  vera 
gratitudine,  anninizia  avere  stahilito  il  premio  di  una  medaglia  d'oro 
di  cento  fiorini  toscani,  a  quello,  che  in  una  Memoria  saprà  meglio 
indicare  il  mezzo  j)iù  facile,  economico,  sicuro,  per  estirpare  questa 
pianta  sommamente  dannosa;  escluso  per  altro  quello  del  fuoco,  e  del- 
la falciatura  in  agosto,  perchè  esperimenlali  inutili  e  di  poco  profitto. 

La  Memoria  dovrà  essere  dirella  all'  I.  e  R.  Accademia  dei  Geor- 
gofili  di  Firenze,  la  quale  aggiudicherà  il  premio  sulla  verità  del- 
l'esperienza,  fatta  nelle  località  indicate  a  risoluzione  del  quesito. 

Resta  in  facoltà  del  sig.  Presidente  dei  Georgofili  di  stahilire  il 
tempo  per  la  presentazione  delle  Memorie  e  per  l'aggiudicazione 
del  premio. 


—   Jog  — 

O  illustri  Agronomi  italiani,  clic  siete  tanto  benemeriti  della  in- 
dustria nazionale,  favoi-ite  il  mio  desiderio,  e  fate  che  1'  utile  delle 
vostre  riunioni  giunga  pur  anche  agli  abitanti  della  mia  povera  ma- 
remma ;  così  ancor  voi  seconderete  le  provvide  e  benefiche  cure  di 
quel  magnanimo  Principe,  istitutore  e  munificentissimo  protettore 
dei  dotti  vostri  Congressi;  e  un  giorno  il  colono  di  quella  provincia, 
insieme  al  nome  dell'  amoroso  padre  immortale  Leopoldo  secondo, 
benedirà  ancora  alla  memoria  della  vostra  sapienza. 

Lucca  11  settembre  i843 

FRANCESCO  MAI 


DEL    GIOII  NO    23    SETTEMBRE 


■>©«« 


JLF opo  letto  ed  approvato  il  processo  verbale,  il  conte  Serristori 
prende  la  parola  dicendo  :  Signori,  vi  do  un'eccellente  notizia  — 
il  cav.  Aporti  è  tra  noi  !  Codesto  annunzio  è  accolto  con  univer- 
sali e  ripetuti  applausi. 

Il  conte  Pelitli  legge  due  proposte  dettate  dallo  squisito  suo 
amore  umanitario,  le  quali  vengono  unanimemente  accolte  ed  ap- 
provate, cioè  :  r  una  per  la  compilazione  d'  una  statistica  delle 
scuole  infantili  ;  1'  altra  per  la  comi)ilazione  d'  una  statistica  gene- 
rale delle  casse  di  risparmio  in  Italia:  per  ambedue  le  quali  distri- 
buisce un  modello  stampato  suU'  indole  delle  ricerche  necessarie  ad 
istituirsi  ;  domanda  che  una  Commissione  permanente  per  la  colle- 
zione delle  notizie  statistiche  venga  nominata,  e  dicliiara  che  es- 
sendo qui  presente  il  cav.  Aporti,  apostolo  degli  asili  infantili  in 
Italia,  venga  richiesto  il  di  lui  assenso  alle  descritte  sue  proposte. 

Il  conte  Serristori  a  nome  della  presidenza,  dopo  interpellato  il 
sullodato  cav.  Aporti,  che  si  dichiara  consensiente,  nomina  la  Com- 
missione, che  si  compone  dei  signori 

Conte  Pelitli  da  Roreto  per  il  Piemonte. 

Marchese  Pallavicino  per  la  Liguria. 

Giuseppe  Sacchi  per  le  Province  lombarde. 

Conte  Agostino  Sagredo  per  le  Province  venete. 

Avv.  Ferdinando  Maestri  per  i  Ducati  di  Modena  e  Parma. 

Marchese  Carlo  Torrigiani  e    )  ,    ^ 

^  ,  .      °  >  per  la  Toscana. 

Dottor  Francescin  J 

Principe  Carlo  Bonaparte  per  gli  Stati  pontificj. 

Cav.  prof,  de  Renzi  per  le  Sicilie. 

Conte  Giovanelli  per  il  Tirolo  italiano. 

Nobile  .\nlonio  Ghivizzani  e    1  .,  ,^  ,.  . 

^     .,.._.   .  >  per  il  Ducato  di  Lucca. 

Prof.  Luigi  Pacini  ) 


—    Ili    — 

Il  Presidente  Freschi  osserva  mancale  alla  Commissione  un  Pre- 
sidente la  di  cui  influenza  faccia  volgere  vie  pii'i  al  meglio  i  di  lei 
lavori  ;  e  ritiene  farsi  interprete  del  voto  universale  appellando  al- 
meno a  Presidente  onorario  il  non  mai  abbastanza  encomiato  ca- 
valiere Aporti.  L'uditorio  irrompe  in  ispontanea  ed  acclamante  ap- 
pi'ovazione;  dopo  la  ripetizione  della  quale  il  conte  Freschi  invita 
il  mentissimo  Aporti,  nella  sua  qualità  di  Presidente  onorario  del- 
la Commissione  di  statistica,  a  ])reiidere  un  seggio  alla  tavola  ed  a 
lato  del  Presidente  per  tutta  la  tornata.  La  Sezione  saluta  di  nuovo 
il  benemerito  ecclesiastico  con  vivissimi  applausi. 

Il  prof,  abbate  Conlrucci  legge  un'  erudita  Memoria,  che  attrae 
la  costante  attenzione  degli  ascoltatori,  sopra  la  natura  e  le  resul- 
tanze  di  un  modo  usato  nella  provincia  pistoiese  a  salvare  dai  deva- 
stamenti dei  fiumi  i  campi  ;  alla  fecondità  de'  quali  sono  rivolti  i 
comuni  studi.  Codesto  modo  consiste  nello  infrenare  tratto  a  tratto 
con  grosse  muraglie  la  corrente  dell'Orabrone  e  dei  tributari  suoi 
verso  la  loro  sorgente,  mediante  serre  costrutte  di  pietre  esterna- 
mente lavorate  alla  rustica,  aventi  la  loro  convessità  verso  il  ri- 
piano, alcune  terminanti  j)crfcttamente  orizzontali,  altre  con  lievi 
avvallamenti  nella  parte  media,  tutte  disposte  a  modo  di  gradinata 
con  massi  sporgenti  alla  base  per  rompere  l' impeto  delle  cascate  ; 
modo,  egli  aggiunge,  che  riesci  dopo  molte  cure  a  far  salvi  i  terreni 
sottopostili  possessori  dei  quali  benedicono, ed  a  ragione  benedi- 
cono, quelle  opere  stupende  e  tutelari.  Il  marchese  Riccardi  Ver- 
naccia fa  plauso  al  sig.  Contrucci  per  le  belle  spiegazioni  e  illustra- 
zioni comunicate,  e  si  crede  in  obbligo  di  annunziare  quanto  gli 
venne'  verbalmente  assicurato  da  un  impiegato  supei-iore  toscano, 
cioè  che  r  etrusco  provvidissimo  Governo  sta  meditando  i  mezzi 
onde  fare  di  nuovo  popolare  gli  apennini  da  alberi  che  salvino  la 
precipitosa  caduta  delle  acque,  d'  onde  hanno  causa  le  inondazioni. 

Siccome  di  qualunque  mezzo  ad  accrescere  i  foraggi  la  Sezione 
si  occupa  attentamente,  così  la  lunga  comunicazione  che  fa  il  dot- 
tor Cera  intorno  alle  diverse  specie  di  mcliloto  ottiene  tutta  1'  at- 
tenzione dagli  uditori.  Dai  principali  caratteri  del  genere,  egli  pren- 
de a  noverare  le  specie  indigene  all'  Italia,  e  ne  mostra  gli  esem- 
plari secchi.  Quindi  parla  delle  tre  varietà  che  si  riscontrano,  una 
in  Inghilterra,  una  in  Francia  e  1'  altra  in  Italia,  esuberantemente 
magnificate  siccome  opportune  ad  accrescere  i  nostri  foraggi,  ed 


I  I  -2      

lina  (Ielle  quali  Pin  aneo  alta  ad  emancipare  l'Ingliillerra  dal  bisogno 
dello  canaj)e  e  ilei  lino,  loro  alUialriiente  soinniinislrali  ilall'  Italia 
Russia  e  Germania.  Queste  tre  specie  sono  appunto  il  melilothus 
£;i£^(inte(i  clie  il  prof.  Steer  educava  e  moltiplicava  in  Padova,  il  me- 
lilothus  mncrorltha  che  il  sig.  Loiselem-  De-Longcliamps  proponeva 
in  Francia,  e  il  meliìothus  eretica  che  il  sig.  Taylor  laudava  in  Lon- 
dra. Il  doti.  Gera  cerca  notare  i  caratteri  delle  tre  piante  noveran- 
done i  pregi,  e  dichiara  opinare  in  favore  del  meliloto  eretico  del 
sig.  Taylor,  non  fidando  molto  sopra  le  descrizioni  pompose  degli  al- 
tri due.  Ed  appunto,  egli  soggiunge,  giova  notare  che  il  meliloto  ereti- 
co seminalo  in  autunno  può  essere  taglialo  ed  estirpato  anche  in  mag- 
gio, lo  che  offre  un  foraggio  fresco  in  una  stagione  abbastanza  prima- 
ticcia ;  questa  pianta  ha  ini  fogliame  ahbondante,  e  tagliata  in  pieno 
fiore  somministra  buon  raccolto  di  fieno  eccellente  ed  adattato  alle 
vacche  da  latte.  Quindi  parla  dell'uso  del  meliloto  ceruleo  per  colo- 
i-are  il  cacio,  quale  si  usa  in  Isvizzera  nel  cantone  di  Glaris,  eonsi- 
gUandone  la  fabbricazione  anche  fra  noi  ;  ed  entrando  nella  coltura 
dei  meliloti  si  lùfei-isce  a  quanto  egli  ne  scrisse  nel  suo  Dizionario  di 
Agricoltura.  Il  Presidente  ringrazia  il  dott.  Gera  dei  dettagli  forni- 
ti ;  il  sig.  Rizzi  presenta  a  nome  del  sig.  Steer  di  Padova  i  semi  dello 
stesso  meliloto,  onde  essere  distribuiti  (  come  lo  sono  )  fra  i  colti- 
vatori che  ne  volessero  fare  saggio;  ed  il  sig.  dott.  Gera  propone  ne 
sieno  inviati  anche  alla  Società  agraria  per  esperimentare  ;  lo  che 
sarà  fatto.  Il  sig.  Dragomanni  si  crede  in  dovere  di  annunziare  che  il 
suo  concittadino  sig.  Giovanni  Boninsegni  onorevolmente  dedito  ad 
ogni  agiario  miglioramento,  farà  saggio  del  meliloto  e  ne  riferirà 
le  resultanze. 

Indi  il  dottor  Gera  riprende  la  parola  per  far  conoscere  come 
l'Italia,  in  genere  di  fabbriche  rurali  e  specialmente  di  cascine,  non 
abbia  ad  invidiare  alcuno,  e  come  meritino  encomio  le  fabbriche 
di  Lombardia,  del  Piemonte  e  del  Bolognese.  A  cagion  d'onore  men- 
ziona gì'  ingegneri  Astolfi  di  Bologna  e  Bossi  di  Torino;  offre  del  se- 
condo il  disegno  d'una  cascina  per  [\o  vacche  e  loo  pecore,  e  trac- 
cia le  leggi  ed  avvertenze  che  debbono  regolare  1'  edificazione  di 
cascine;  avverte  poi  che  di  questo  argomento  traila  largamente  nel- 
la sua  opera.  Il  Lntlijicio,  la  quale  sta  per  escire  di  pubblica  ragione. 
Ed  a  (juesto  proposito  il  sig.  Gera  dichiara  farsi  debito  di  avvertire 
al  metodo  di  cagliare  il  latte  proposto  dal  sig.  Muratori  di  Bologna 


—    ii3   — 

nella  Conferenza  agraria  di  quella  città,  ma  solo  per  accertare  non 
j)otersi  ottenere  vero  formaggio,  senza  il  presame  o  caglio  animale. 
Il  Presidente  annunzia,  che  a  completare  la  Commissione  per 
le  risaie  egli  ha  aggiunti  anche  i  signori  B.  Grigolati  e  ingegn.  Brev. 
Il  dolt.  Gera  imprende  a  raccomandare,  temendo  non  sia  nel 
Ducato  lucchese  abbastanza  praticato,  l'uso  di  seminare  gli  olivi;  ed 
acciocché  meglio  la  pratica  ne  riesca,  egli  rammenta  che  un  fran- 
cese fino  dall'anno  decorso  consigliava  rompere  i  noccioli  e  pian- 
tare il  seme. 

Al  proposito  degli  olivi  il  sig.  Luigi  Mari  deduce  aver  egli  letto 
nelì'y/rnifo  del  contadino,  \'  estratto  della  3Iemoria  Mazzarosa  in- 
torno all'insetto  danneggìante  l'olivo,  indicando  che  l'osservazione 
ivi  tracciala  sidl' influenza  del  calorico  sembra  avvalorata  dai  fatti 
anche  in  maremma.  E  siccome  egli  desidera  alcuni  cenni  sulla  rac- 
comandata recisione  dei  rami,  così  il  Segretario  Sanguinetti  (che 
avea  in  l'adova  falla  l'analisi  della  Memoria  Mazzarosa)  rinnova  la 
descrizione  del  procedimento  per  tagliare  e  bruciare  i  rami  infestati 
dall'insetto,  sui  quali  deposita  le  uova;  ed  anche  i  hcheni  sotto  cui 
bene  spesso  stanno  le  uova  posate. 

Il  dott.  Gera  dice,  sino  a  che  le  scienze  naturali  non  avranno 
trovata  la  spiegazione  dell'  insetto,  non  si  potrà  sapere  ove  veramen- 
te stanziano  le  uova,  e  cita  il  j)rogramma  di  Oneglia  ov'è  promesso 
il  premio  di  franchi  10,000  per  chi  discuoprisse  il  mezzo  di  distrug- 
gerlo. Il  sig.  marchese  Riccardi  cita  il  prof,  de  Vecchi  come  quegli 
che  si  occiqx)  primo  dell'  insello   e   ne  pubblicò  le  sue  opinioni 
sotto  il  pseudonimo  Tavanli,  ed  il  Gera  volge  al  prof,  de  Vecchi  le 
sue  felicitazioni  compiacendosi  di  sempre  più  vedere  nuove  glorie 
italiane.  Il  marchese  Pallavicino  crede  dovere  annunziare  come 
del  programma  d' Oneglia   fosse  venuta  la  risoluzione;  come  però 
il  premio  non  venisse  ad  alcuno  deliberato  ;  e  come  soltanto  una 
Memoria  ottenesse  favorevole  la  menzione.  La  qual  RIemoria  pro- 
poneva per  rimedio,  il   raccogliere   i   frulli  assai  per  tempo  e  le- 
varli affatto;  perocché   l'uso  generale  di  lasciare  qualche   frutto 
sulla  pianta  è  assai  condannabile,  se  si  rifletta  che  l' insetto  trova 
in  quei  frutti   mezzo  d"  alimentazione  e  di  vita.  Alla  domanda  del 
conte  Serrislori  se  1'  efficacia  di  codesto  metodo  sia  riconosciuta 
dalla  Società  d'  Oneglia,  il  Pallavicino  risponde  :  in  leoi'ia  ma  non 
in  pratica.  Allora  i  sigg.  Gera  e  Mari  discorrono  sulla  necessità  d'isti- 


—    ii4  — 

luirc  tlejjli  osami  in  sil'fallo  argomento.  Ma  il  sig.  pievano  Mai  non 
può  conconiare  con  1'  aiilore  della  Memoria  approvata  in  Oneglia, 
poiché  in  maremma  ov'cgli  possiede  molti  olivi,  la  raccolta  precoce 
colà  adottata  non  gli  fa  salvi  dall'insetto.  Il  dott.  Chiesi  osserva  che 
varie  sono  le  specie  degli  insetti;  che  difficilissimo  ò  il  modo  di  di- 
struggerli non  conoscendosene  ahhastanza  i  costumi  ;  che  il  pro- 
posto metodo  di  cogliere  le  olive  avanti  la  completa   maturità  gli 
sembrava  efficacissimo,  impedendosi  così  lo  sviluppo  dell'  insetto  ; 
che  a  praticare  ([uesto  metodo  non  potevano  fare  ostacolo  le  osser- 
vazioni del  sig.  proposto  Mai,  poiché  se  la  maturazione  delle  idive 
si  effettua  in  maremma  più  presto  che  altrove,  deve   pure  più  pre- 
sto avvenire  lo  sviluppo  dell'  insetto,  non  potendosi  supporre  che  la 
natura  avesse  voluto  che  gì'  insetti  dannosi  all'  olivo  ponessero  le 
loro  uova  sui  frutti  di  quella  pianta,  e  questi  divenissero   maturi 
prima  che  gl'insetti  si  fossero  sviluppati.  Il  sig.  L.  Mari  aggiun- 
ge essere  verissime  e  giustissime  le  opinioni  del  sig.  Chiesi  sopra 
l'accelerazione  simultanea.  Dopo  di  che  la  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Guerardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P-Sanguinetti 


ADINAKZA 

DEL    GIORNO    aS    SETTEMBRE 


J-l  Presidente  della  Sezione  d'Agronomia  in\ita  i  Presidenti  e  Se- 
gretari delle  due  Sezioni  di  Cliiinica  e  di  Botanica  a  prender  seggio 
al  banco  della  presidenza. 

11  dott.  Clera  a  nome  del  cav.  Adolfo  Berenger  di  Conegliano  leg- 
ge una  erudita  Memoria  sopra  il  seccume  delle  foglie  del  gelso,  ove 
si  tracciano  le  cause  occasionali  della  malattia  con  tutte  le  osser- 
vazioni che  la  precedono  e  1'  accompagnano.  Il  Presidente  deplora 
l'assenza  del  canonico  Bellani,  il  quale,  essendosi  occupato  di  co- 
tali  studi,  avrebbe  potuto  illustrare  1'  argomento  ;  e  propone  sia  in- 
viata la  Memoria  Berenger  unitamente  a  quella  del  sig.  Andrea  Galva- 
ni alsullodato  signore,  onde  egli  ne  riferisca  al  Congresso  di  Milano. 

La  Commissione  nominata  per  esaminare  la  Jlemoria  del  si- 
gnor Sandri  sopra  la  golpe  del  frumento,  per  organo  del  suo  rela- 
tore dott.  Gera,  comunica  il  di  lei  rapporto,  nel  quale,  encomiando 
le  diligenti  osservazioni  del  sig.  Sandri,  non  è  la  Commissione  seco 
lui  perfettamente  concorde,  e  specialmente  sulle  cause  della  golpe. 

Da  codesto  rapporto  consegue  una  conversazione  istruttiva  alla 
quale  prendono  parte  i  signori,  dott.  Gera,  Grigolati,  prof.  Savi, 
conte  Sanseverino,  marchese  Ridolfi,  conte  Freschi,  e  avv.  Gio- 
vannini,  con-  osservazioni  e  deduzioni  di  vario  genere  tanto  sopra 
il  fusarium  macuìans,  quanto  sopra  le  altre  crittogame  parasite 
dei  gelsi  ;  d'onde  si  trae  la  conseguenza  di  dover  nuovamente,  e  con 
somma  attenzione  degli  agronomi  e  dei  botanici,  col  valido  soccorso 
degli  entomologi,  studiare  la  materia,  notandone  i  fatti  singolari  nel 
loro  ordine  di  avvenimento  ;  per  poter  giungere  a  discuoprire  e  com- 
battere le  infermità  di  una  pianta  si  interessante,  qual  è  il  gelso. 
A  questo  proposito  il  prof.  Pietro  Savi  ricorda  che  al  Congi'esso  di 

i5 


—  ii6  — 
Padova  la  Sezione  di  Agronomia  incaricò  una  Commissione  d' in- 
dagare la  causa  della  malattia  denominata  fersa,  incarico  che  la 
Commissione  non  potè  disimpegnare  in  tutta  perfezione  per  man- 
canza di  sufficienti  mezzi  ottici;  avendo  solo  stabilito  essere  pro- 
dotta da  un  fungo  parasite  costituito  da  filamenti  intrecciati  in- 
sieme e  distesi  sui  punti  ammalati  della  lamina  della  foglia. 

Il  prof,  de  Vecchi  legge  una  sua  Memoria,  che  ha  per  titolo 
Dell'  azione  degl'  ingrassi  e  del  loro  stato  per  un  pile  utile  impiego. 

Scopo  precipuo  di  questa  Memoria  si  è  di  presentare  intorno 
agi'  ingrassi  la  dottrina  di  Liehig,  il  cui  resultamento  generale  sa- 
rebbe, secondo  il  de  Vecchi,  che  la  nutrizione  eventuale  degl'ingrassi 
è  nulla  o  poco  giovevole  alla  prosperità  delle  piante  coltivate,  che 
traggono  presso  che  tutto  il  loro  incremento  dalla  nutrizione  con- 
tinua, e  che  lo  stato  nel  quale  questi  ingrassi  debbono  essere  alle 
piante  stesse  amministrati  è  il  più  prossimo  possibile  al  carbono- 
50,  ovvero  compita  la  loro  putrida  fermentazione. 

Aperta  quindi  la  discussione  sopra  così  importante  argomen- 
to, il  marchese  Ridolfi  fa  osservare,  che  quanto  ha  detto  il  pro- 
fessore de  Vecchi  delle  sostanze  carbonose  impiegate  come  ingras- 
so è  pure  stato  detto  da  altri  ;  ma  che  quanto  agi'  ingrassi  dati 
allo  stato  quasi  carbonoso,  dubita  possano  produrre  1'  effetto  che 
uno  si  ripromette  ;  imperocché,  soggiunge,  1'  ammoniaca  che  nei  le- 
tami si  emana,  è  un  oggetto  importantissimo  per  la  nutrizione  del- 
le piante.  E  discorrendo  sulle  emanazioni  gassose,  alle  quali  danno 
origine  i  letami  fatti  fermentare  fuori  del  terreno;  sulle  perdite  si- 
gnificantissime in  materia  alibile  che  allora  hanno  luogo  ;  sulla 
convenienza,  anzi  necessità  di  consegnare  ai  terreni  i  letami  assai 
freschi,  o  fatti  di  recente,  e  tutto  ciò  in  ordine  ai  principi  stabiliti 
dalla  scienza  e  confermati  dalla  pratica,  viene  egli  a  condannare 
nel  più  valido  modo  la  riduzione  dei  letami  in  quello  stato  in  cui  li 
vorrebbe  il  de  Vecchi. 

Questi  però  fa  osservare  non  aver  egli  parlato  d' ingrassi  ani- 
mali, ma  bensì  d' ingrassi  misti.  Quanto  all'  opportunità  degl'  in- 
grassi freschi  dice  non  aver  riportato  che  le  opinioni  dei  più  va- 
lenti chimici  moderni,  come  Dumas,  Boussingault,  Licbigec,  secon- 
do i  quali  le  piante,  solo  nella  germinazione  assorbono  tutto  il  nu- 
trimento dal  terreno,  e  dopo  che  si  sono  sviluppate  nell'  atmosfera 
lo  prendono  quasi  tutto  da  questa.  Talmente  che  conclude,  essere 


—    117    — 
l'acido  carbonico  tratto  dal  terreno  un  nutrimento  eventuale,  e 
(|uellu  dell'  atmosfera  1'  essenziale. 

Ma  il  marchese  Ridolfi  dichiara  essergli  nuovo  che  le  piante 
non  si  nutrano  d'  acido  carbonico  per  la  via  delle  radici,  e  perciò 
non  poter  ammettere  questa  opinione. 

Ricorda  allora  il  de  Vecchi  aver  usato  l' espressione  d' eventua- 
le, e  dice  non  esser  ciò  una  novità,  dappoiché  tale  maniera  leggesi 
in  varie  opere  moderne. 

In  questo  punto  il  prof.  Taddei,  presa  la  j)arola,  dichiara,  che 
essendo  egli  stato  partigiano  degl'  ingrassi  in  stato  di  freschezza, 
come  protesta  di  esserlo  tuttavia,  non  può  astenersi  d' intervenire 
anch' egli  nella  discussione.  E  poiché  a  sostegno  della  opposta  pra- 
tica, e  segnatamente  dei  letami  fermentati  e  ridotti  quasi  a  terric- 
cio, eransi  fatti  valere  i  buoni  effetti  che  se  ne  ritraggono  dai  giar- 
dinieri, egli  incomincia  dall'  avvertire  non  doversi  a  cosiffatta  pro- 
va accordare  alcun  peso,  giacché  se  fanno  sacrifizi  di  materia  nu- 
tritiva i  giardinieri,  non  debbono  farlo  gli  agronomi  ;  ciò  che  si  fa  per 
i  fiori  e  per  il  giardinaggio  non  doversi  né  potersi  fare  per  i  campi; 
essere  i  giardini  di  mero  lusso,  essere  i  campi  all'  opposto  di  so- 
stegno ai  proprietari,  e  la  prima  ricchezza  deUe  nazioni.  E  scen- 
dendo quindi  a  parlare  dell'  effetto  utile  degl'  ingrassi,  ei  si  riporta 
in  special  modo  a  quelli  comuni,  o  delle  stalle  (  ingrassi  misti  )  sic- 
come quelli  di  cui  per  1'  ordinario  si  fa  uso  per  fertilizzare  i  terre- 
ni. E  qui  richiamando  1'  attenzione  sulla  enorme  perdita  di  princi- 
pj  gassosi  e  vaporosi  cui  vanno  incontro  le  masse  fermentanti  dei 
letami  quando  sicno  abbandonate  per  lungo  tempo  alla  fermenta- 
zione, o  sotto  la  concimaia,  o  altrove,  fa  notare  l'utilità  che  alla  ve- 
getazione ne  verrebbe  tuttavolta  che  quegli  stessi  principj,  anzi- 
ché disperdersi  nell'aria,  fossero  messi  a  profitto  della  vegetazione. 
E  convenendo  pur  egli  che  in  certe  date  culture  e  in  certe  qualità 
di  letami  si  possa  facilmente  incontrare  il  caso,  che  neU'  impiego 
di  questi  in  slato  di  freschezza,  o  recenti,  non  vi  sia  alcun  benefi- 
zio, o  lo  sia  pressoché  minimo;  avverte  non  doversi  gli  agi'onomi 
lasciare  illudere  da  ciò.  E  qui  opportunamente  ricorda,  che  se  per 
troppo  breve  periodo  di  vita  delle  piante  erbacee,  come  i  cereali, 
o  per  soverchia  lentezza  e  diuturnità  di  decomposizione  di  alcuni 
letami,  come  coiattoli,  cenci  lani  ec.  avviene  che  la  prima  sementa 
non  ne  risenta  il  desideralo  effetto,  non  mancheranno  di  risentirlo 


—  1.8  — 
la  seconda  e  le  successive.  Quindi  insiste  che  pongasi  tutta  la  cura 
nel  far  sì  che  tanto  l'acido  carbonico,  quanto  il  gas  ammoniaco  ed 
ogni  altro  prodotto  di  fermentazione,  si  svolgano  nel  campo,  e  in 
contatto  delle  radici  o  di  altri  organi  delle  piante  vegetanti,  strin- 
gendo col  dire  che  alle  emanazioni  dei  letami  hanno  principal 
dritto  le  piante  ;  che  per  esse  specialmente  la  natura  le  ha  desti- 
nale: per  modo  che  tradirebbe  sempre  il  proprio  interesse  quel- 
r  agricoltore  che  da  siffatta  pratica  si  discostasse.  Per  ultimo,  a  con- 
ferma dell'  esposto,  mentre  conviene  col  prof,  de  Vecchi,  che  uno 
degli  uffici  del  terriccio,  e  segnatamente  quello  di  condensare  i 
gas,  sia  analogo  a  quello  che  esercita  il  carbone  polverizzato  ;  en- 
tra nella  dottrina  di  Liebig,  riportando  ad  esempio  gli  stessi  di  lui 
quadri  comparativi  rispetto  alla  presunta  quantità  di  materiali  ali- 
bili che  possono  essere  introdotti  nei  vegetabili,  sia  che  si  tratti  di 
piante  legnose,  sia  che  si  referisca  a  piante  erbacee.  D'onde  pro- 
viene che  i  materiali  introdotti  per  la  via  delle  radici  rappresenta- 
no in  ambo  i  casi  una  ben  piccola  frazione,  dirimpetto  alla  quanti- 
tà che  i  vegetabili  hanno  saputo  e  potuto  appropriarsi  per  altra  via, 
per  immedesimarli  ed  assimilarli  alla  propria  loro  natura.  Dal  che 
manifestamente  risulta  dover  le  piante  attingere  la  maggior  parte 
del  loro  alimento  dall'  aria  atmosferica,  che  è  quanto  dire  dal  gas 
acido  carbonico,  o  da  altri  gas  che  sono  di  continuo  disseminati 
neir  ambiente  comune.  Finisce  allora  col  dire,  che  qualora  si  vo- 
lesse ammettere  che  per  la  sola  via  delle  foglie  i  vegetabih  si  nutri- 
scano, senza  accordare  alcun  che  alle  radici,  sarebbe  lo  stesso  che 
voler  bandire  dall'  economia  rurale  la  pratica  di  consegnare  ai  ter- 
reni gì'  ingrassi;  chiudendo  col  protestare  che  fintanto  che  la  chi- 
mica non  avrà  stabilito  dei  canoni  sicuri,  e  delle  teoriche  le  quali 
possano  servir  di  guida  allo  studio  della  nutrizione  delle  piante, 
r  argomento  degl'  ingrassi  sarà  sempre  in  una  continua  oscillazio- 
ne, ed  in  grandissimo  conflitto  di  parlili. 

Il  prof,  de  Vecchi  legge  le  note  al  suo  scritto  nelle  quali  è  ri- 
portato il  testo  di  Liebig  relativamente  a  quanto  il  de  Vecchi  stes- 
so aveva  detto  nella  sua  Memoria;  e  siccome  ha  sentito  nel  discorso 
del  prof.  Taddei  confermato  il  suo  asserto,  gli  addimostra  d' esserne 
sodisfattissimo. 

Presa  quindi  la  parola  il  doti.  Dini,  esprime  il  desiderio  che  sia 
proclamalo  il  principio  di  concimare  i  terreni  con  sughi  freschi. 


—  119  — 
poiché  nella  pratica,  e  precisamente  nella  esperienza  comparativa  fra 
un  campo  concimato  a  letame  fresco  ed  un  altro  a  letame  fermen- 
tato, si  è  trovato  essere  i  letami  tanto  più  utili  quanto  più  sono 
freschi  ;  e  moltissimo  imporla  lo  insistere  su  questo  principio  per 
vincere  la  resistenza  dei  contadini,  perseveranti  nella  tradizionale 
loro  al)itudine  di  concimare  con  letami  macerati. 

Rispetto  a  che  il  prof.  Taddei  replica,  avere  1'  Accademia  dei 
Georgofili  già  dimostrato  in  che  consista  l' inganno  in  cui  cadono 
coloro  che  sostengono  coi  fatti  alla  mano,  di  avere  ottenuto  mag- 
giori  vantaggi  dai  letami  fermentati  che  dai  freschi. 

11  prof.  Pirla,  riandando  allora  sulle  cose  trascorse  e  contem- 
plate nella  Memoria  del  prof,  de  Vecchi,  dice,  aver  La  Boucherie 
osservato  nel  recidere  un  tronco  zampillare  acido  carbonico,  e  ciò 
in  prova  dell'  assorbimento  venuto  dalle  radici  ;  poi  quanto  a  Lie- 
big,  non  ha  quest'  autore  negato  l' assorbimento  dell'  acido  car- 
bonico dopo  il  germogliamento,  né  ha  detto  che  durante  il  germo- 
gliamento vi  sia  assorbimento  di  questo  gas,  ma  bensì  di  ossigeno, 
il  quale  col  carbonio  della  materia  organica  forma  acido  carljoni- 
co,di  cui  simultaneamente  i  semi  si  spogliano.  Aggiunge  inoltre  che 
l'acido  carbonico,  essendo  destinato  a  decomporsi  in  contatto  delle 
foglie  e  delle  parti  verdi  della  pianta,  non  può  essere  utile  al  seme 
sprovvisto  di  tali  organi,  come  sembrerebbe  al  prof,  de  Vecchi. 

Ma  questi  insiste  non  aver  riportato  che  l'opinione  di  Liebig.  Il 
prof.  Pirla  ripete  non  aver  Ietto  tal  cosa  nelle  opere  di  questo  autore 

Il  prof.  Pietro  Savi  allora  prende  la  parola  per  appoggiare  l'espo- 
sto del  prof.  Piria  in  proposilo  di  ciò  che  accade  nei  semi  all'epoca 
del  loro  germogliamento,  e  ne  adduce  in  conferma  tanto  le  esperienze 
del  Gough  quanto  lo  sviluppo  d'  aria  mefitica  per  acido  carbonico, 
che  avviene  laddove  sono  accumulati  grani  che  subiscono  un  prin- 
cipio di  germogliamento.  Aggiunge  che  nel  passo  del  Liebig  citato 
dal  prof,  de  Vecchi  non  si  parla  di  germogli  ad  incipiente  svilup- 
po, ma  bensì  di  piante  prive  di  foglie;  per  le  quali  ancorché  certo 
sia  il  succiamento  d'acido  carbonico  operato  dalle  radici,  pure  é 
ancora  da  credersi  che  ne  assorbisca  la  superficie  dei  giovani  ra- 
mi, come  che  identica  per  organizzazione  e  per  funzioni  colla  su- 
perficie verde  delle  foglie. 

Passando  quindi  ad  esaminare  altri  punti  della  Memoria  del 
prof,  de  Vecchi  concernenti  in  più  particolar  modo  la  fisiologia 


—    lao    — 

veg;elal)ile,  nega  il  fatto  da  questo  asserito  di  secrezioni  carbonose 
accolte  intorno  alle  radici,  da  poi  clic  la  scienza  non  solo  non  ri- 
porta esempi  di  fatti  simili,  ma  anzi  dimostra  la  non  esistenza  di 
siffatte  secrezioni  escrementizie. 

K  per  (jiiello  poi  che  il  de  Vecchi  dietro  l'esposto  del  Liebig  af- 
ferma, in  proposito  della  maravigliosa  altitudine  posseduta  dal  car- 
bone, per  far  vegetare  lussureggiantemente  le  piante  che  in  lui 
estendono  le  radici,  espone  che  presso  di  noi  non  vivono  in  tal  si- 
tuazione che  alcune  piante,  e  meno  prosperano  in  una  terra  di  cui 
un  terao  sia  carbone;  ma  che  la  natura  di  queste  non  dà  molto  a 
pensare  in  favore  della  facoltà  alimenlatrice  del  carbone,  in  quanto 
che  esse  piante,  essendo  di  quelle  che  diconsi  grasse,  hanno  tale 
indole  da  prendere  la  maggior  parte  del  loro  nutrimento  dall'aria, 
an/A  che  dalla  terra. 

E  il  uìarchcse  Ridolfi,  tornando  al  carbone  proposto  come  in- 
grasso, ed  agi'  ingrassi  resi  quasi  carbonosi,  fa  osservare  che  le 
piante  vegetano  nel  carbone  finché  sono  tenute  all'  ombra,  e  sono 
costantemente  innaffiate;  ma  che  tenute  al  sole  soffrono  considera- 
bilmente  per  ima  soverchia  azione  dei  raggi  luminosi.  Però  crede, 
che  se  comparisce  sterile  la  terra  delle  carbonaie,  debbasi  ciò  attri- 
buire non  al  carbone,  ma  bensì  ai  prodotti  pirogenali  di  cui  il  ter- 
reno resta  impregnato.  E  qui  affaccia  una  sua  ipotesi  sulla  possibile 
formazione  dell'acido  nitrico  nella  scomposizione  degl'  ingrassi  in 
seno  alla  terra  in  alcune  circostanze  particolari,  appoggiandosi  a 
quanto  accade  nelle  nitrerie  artificiali;  e  perciò  crede  sia  opportu- 
no che  la  fermentazione  dei  letami  principii  innanzi  di  adoperarli, 
affinchè  si  abbia  ammoniaca  in  vece  di  detto  acido. 

La  qual  cosa,  perchè  non  generi  timori  di  sorta,  il  prof.  Tad- 
dei  si  affretta  ad  assicurare  che  quand'  anche  abbia  luogo  produ- 
zione di  quest'  acido,  non  può  esso  arrecare  danno  alle  piante  ve- 
getanti, atteso  che,  sviluppandosi  in  contatto  di  basi  terrose,  deve 
per  necessità  da  queste  rimaner  neutralizzato;  anzi  è  d'opinione 
che  potrà  essere  riguardato  in  questo  caso  come  un  mezzo  di  più 
per  la  nutrizione,  avuto  riguardo  allo  svolgersi  del  gas  acido  carbo- 
nico, cui  avrà  dovuto  dar  luogo  nell'occasione  di  scomporre  i  car- 
bonati per  appropriarsene  le  basi. 

Della  qual  cosa  convenendo  il  marchese  Ridolfi,  replica  però, 
che  dove  abbia  luogo  formazione  di  detto  acido  esser  vi  deve  per- 


lai 


dita  di  azoto  alibile,  conciossiachè  non  è  fin  qui  noto  che  le  piante 
scompongano  né  l'acido  nitrico,  né  i  niliali. 

Il  Presidente  dopo  aver  fatto  alcune  considerazioni  intorno  ai 
nitrati  che  possono  formarsi  nel  terreno,  referisce  che  nella  sua 
pratica  agraria  tien  per  sistema  di  mescolare  i  letami  alle  terre;  cosa 
elle  egli  ha  trovato  tanto  più  conveniente  in  quanto  che  colla  stes- 
sa quantità  d' ingrasso  cosi  preparato  ha  ottenuto  un  effetto  tre  o 
quattro  volte  maggiore  ;  dal  che  egli  deduce  che  questo  processo, 
fissando  i  principj  volatili  che  si  svolgono  dalla  decomposizione 
delle  sostanze  organiche  o  dai  letami,  li  conserva  tutti  a  vantaggio 
della  pianta  ;  ed  è  perciò  di  avviso  che  questa  sia,  se  non  la  migliore, 
almeno  la  più  facile  pratica  per  conciliare  i  vantaggi  dei  letami  fre- 
schi con  quelli  dei  letami  decomposti  o  fermentati. 

Il  marchese  Ridolfi  appoggiando  questa  pratica  soggiunge  me- 
scolarsi ai  concimi  anche  il  gesso  per  ottenerne  maggior  vantaggio. 
Fa  inoltre  osservare  che  in  alcuni  avvicendamenti  si  sogliono  far 
precedere  alla  sementa  del  frumento  le  piante  baccelline,  le  quali 
torna  utjle  di  letamare  largamente  onde  sviluppino  assai  gli  organi 
foliacei,pei  (juali  poi,assorI)endo  più  largamente  il  nutrimento  dal- 
l'aria, ne  viene  che  poco  occorra  alle  piante  di  succhiare  dal  terre- 
no; ([uindi  si  ottiene  un  largo  prodotto  da  quel  raccolto  senza  esau- 
rire la  ricchezza  del  terreno,  ed  anzi  accrescendola  ;  forse  per  le  più 
abbondanti  escrezioni  delle  radici,  e  certo  per  il  fogliame  stesso  che 
finalmente  disseccandosi  cade  sul  campo,  e  vi  forma  abbondante 
terriccio.  Ecco  come  dalle  piante  baccelline  venga  procurato  alla 
terra  un  aumento  di  fertilità,  e  perchè  giovi  loro  un'abbondante  le- 
tamazione  in  sul  cominciare  della  vita,  e  come  si  possa  intender  così 
l'economia  del  doppio  sistema  di  nutrizione  dei  vegetabili. 

Rispetto  a  che  il  prof.  Taddei  soggiunge,  che  mentre  il  marchese 
Ridolfi  ha  svolto  un  altro  argomento  importante  di  rustica  econo- 
mia, egli  vien  anche  a  distruggere  un  apparente  paradosso,  cioè  che 
nei  terreni  ove  hanno  avuto  vita  le  fave,  più  furono  queste  rigo- 
gliose e  feconde,  più  si  ottenga  di  frumento  ;  nel  che  a  guardar  su- 
perficialmente si  crederebbe  incontrare  un  doppio  esaurimento,  e 
si  trova  in  vece,  per  opera  delle  fave,  cresciuta  la  feracità  del  terreno 
a  vantaggio  del  frumento,  in  ragione  del  lussureggiare  delle  prime. 

Il  Presidente  discorre  degli  altri  materiali  che  servono  alla  ve- 
getazione. 


—    laa    — 

IlCherici  affaccia,  die  in  far  uso  di  letami  freschi  si  va  ii>contro 
al  grave  inconveniente  di  riportare  molti  semi  non  decomposti,  ed 
atti  perciò  a  germinare  in  mezzo  ai  campi,  da  cui  rimangono  infe- 
state le  raccolte. 

A  questo  proposito  il  prof.  Taddei  ricorda  non  avere  l' Accade- 
mia dei  Georgofili  perduto  di  mira  questo  grave  inconveniente,  sug- 
gerendo di  far  subire  la  concia  ai  letami,  laddove  le  circostanze  lo 
permettano.  Al  che  replica  il  sig.  Cherici,  non  conoscere  quel  pro- 
cesso chimico,  ed  esser  bene  di  determinarne  il  tornaconto  preciso. 

11  marchese  Ridolfi  chiude  tale  discussione  dicendo,  che  altro  ri- 
paro ancor  più  efficace  all'  inconveniente  affacciato  dal  sig.  Cherici 
può  aversi  niediante  un  ben  inleso  avvicendamento  agrario. 

Il  dott.  Gera  presenta  alla  Sezione  una  Memoria  di  statistica 
agraria  del  compartimento  ferrarese  compilata  dal  prof.  Casazza,  al 
quale  tributa  somma  lode.  Il  Presidente  rilascia  al  dott.  Gera  la  co- 
pia presentata,  con  incaricarlo  di  porsi  in  corrispondenza  coi  vari 
membri  componenti  la  Commissione  di  statistica  agraria,  e  col  Segre- 
tario della  Commissione  il  quale  risiede  in  Firenze,  e  a  cui  egli  do- 
vrà inviare  a  suo  tempo  la  statistica  Casazza,  e  quelle  altre  che  egli 
potesse  raccorre  o  comporre.  La  seduta  è  sciolta. 

Il  Segretario  della  Sezione  di  Botanica 
L.  Masi 

//  Segretario  della  Sezione  di  Chimica 
Luigi  Calamai 


Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Saitguinetti 


ADUNANZA 

DEL   GIORNO    26   SETTEMBRE 


J_f  opo  letto  ed  approvato  il  processo  verbale  del  dì  ^3,  il  sig.  F.  Glie- 
rardi  Dragomanni  accenna  eh'  egli  ha  in  addietro  proposto,  quale 
mezzo  moralizzatore  ed  instruttivo,  un  sistema  d'emulazione,  consi- 
stente neir  istituire  premi  di  virtìiai  contadini;  che  la  Commissione 
da  esso  lui  domandata  per  l'esame  di  siffatti  pensamenti  non  era  per 
anco  nominata,  e  che  ne  chiedeva  islanlaneamente  la  formazione. 
Il  Presidente  aderendo  ai  di  lui  voti  elegge  i  signori,  principe  Carlo 
Bònaparte  e  nobile  L.A.  Parravicini. 

Indi  il  conte  Sei'ristori,  uno  dei  componenti  la  Commissione  eletta 
dal  Congresso  fiorentino  a  riferire  sul  progetto  di  una  fiera  libraria  in 
Italia,  legge  un  rapporto  negativo  al  progetto;  motivato  principal- 
mente sulla  niuna  confidenza  che  la  Commissione  nutre  verso  la  clas- 
se degli  editori  e  Ubrai,  salvo  sempre  alcune  onorevoli  eccezioni,  re- 
lativamente a  quella  moralissima  moderazione  dei  prezzi  de'  libri, 
che  è  la  condizione  pi'ecipua  all'attività  d'un  mercato  e  d'una  fiera. 
Il  principe  Carlo  Bònaparte  dichiara  avere  sentite  quanto  chiun- 
que altro  le  verità  contenute  nel  lucido  ed  energico  rapporto  ora 
letto.  Egli  è  dolentissimo  di  vedere  tratto  in  tratto  il  sotterfugio 
vestire  abito  di  graziosa  concessione,  mercè  programmi  d'  associa- 
zione, che  atteggiati  ad  elastiche  interpretazioni,  velano  spesso  la 
frode,  «piasi  sempre  l' inganno  ;  in  fine  egli  deplora  vivamente  la  leb- 
bra della  pirateria  libraria,  che  con  sommo  suo  rammarico  vede 
propagarsi  specialmente  nel  mezzogiorno  d'Italia. 

Il  dott.  Bartolommeo  Cini  non  vuole  entrare  nello  esame  dei 
vantaggi  ineienti  ad  una  fiera  di  libri  in  Italia,  ma  pensa  dover  an- 
ch'egli  elevare  una  voce  contro  la  corruzione  che  si  manifesta  nel 
commercio  librario.  Egli  ritiene  che  in  Germania,  anche  senza  la 

16 


—    ia4  — 

fiera  di  libri,  ve  ne  sarol)be  grande  traffico,  poicliè  lo  sfogo  delle 
opere  stampale  consegue  da  bisogni  e  principj  irrevocabili  nelle 
nazioni  ;  ed  a  questo  proposito  cita  la  Francia  ove  l' esito  di  libri 
è  considerabilissimo  senza  fiera  ad  hoc.  In  fine,  egli  aggiunge,  bi- 
sogna sperare  nella  educazione  progressiva  de'  librai  e  dei  lettori  ; 
ottenuta  la  (juale,  il  commercio  librario  potrà  ristorarsi  col  bene- 
ficio dell'  universalità. 

Il  conte  Sanseverino  non  vuole  omettere  di  far  osservare  al  dot- 
tore Cini  die  l' Italia,  nelle  sue  condizioni  attuali,  non  ha  analogia 
colla  Francia.  Ivi,  egli  dice,  tutto  è  a  Parigi;  ed  in  quel  centro  è  data 
tale  un'impulsione,  che  tutta  la  Francia  se  ne  risente,  per  commen- 
dare o  condannare  un  libro.  La  Germania  al  contrario  è,  come 
r  Italia,  divisa  in  parecchie  province,  e  senza  una  fiera  od  un  luo- 
go di  convegno  qualunque,  le  produzioni  stampate,  salvo  poche  ec- 
cezioni, rimarrebbero  sconosciute  da  slato  a  stalo. 

Il  marchese  Pallavicino  vorrebbe,  se  non  è  possibile  la  fiera,  al- 
meno un  catalogo  di  libri  simili  a  quelli  ch'egli  ha  veduti  in  Ger- 
mania: alche  risponde  il  conte  Serristori  avere  la  ditta  Stella  intra- 
presa l'edizione  di  una  Bibliografia,  la  quale  suppone  sospesa  per 
ragioni  da  esso  ignorate. 

Il  Dragomanni  vorrebbe  fosse  pubblicato  il  rapporto  sulla  fieia 
libraria  onde  servisse  a  moralizzare  i  librai;  ed  il  marchese  Ridolfi 
chiude  r  argomento  osservando,  che  allo  scopo  precipuo  di  vedere 
migliorate  le  condizioni  economiche  degli  editori  e  de'  librai,  lo  che 
varrebbe  eziandio  a  migliorare  il  loro  contegno  morale,  gioverebbe 
più  che  tutto  il  conseguimento  di  un  voto  già  emesso  nel  Congresso 
padovano,  cioè  dell'  unione  doganale  tra  i  diversi  stati  d' Italia;  mer- 
cè la  quale  diverrebbe  sacra  la  proprietà  letteraria,  e  con  quella  at- 
tivissimi i  lavori  di  traffico  librario  ed  i  progressi  dell'  umano  in- 
tendimento. 

Il  sig.  Parravicini  reputa  convenevole  di  comunicare  ali'  assem- 
blea che  nel  d'i  i\  .settembre,  per  le  zelantissime  cure  del  non  mai 
abbastanza  lodato  prof.  Luigi  Pacini,  venne  inaugurato  in  Lucca  sot- 
to la  presidenza  onoraria  del  benemerito  cav.  Aporli  il  primo  asilo 
dell' infanzia;  e  l'adunanza  riceve  codesta  comunicazione  con  vi- 
vissimi applausi. 

Il  conte  Freschi  legge  un  indirizzo  dei  signori,  colonnello  Ber- 
tone de  Sambuy,  conte  Sanseverino,  marchese  Ridolfi,  lo  stesso  con- 


te  Frcsclii,  conte  Seriistori  e  li.  P.  Sangiiinciti  alla  Sezione  d'Agro- 
nomia e  Tecnologia,  nel  (juale  essendosi  esaminate  le  cause  della 
decadenza  della  vinificazione  in  Italia,  i  danni  emergenti  da  siffatta 
decadenza,  ed  i  mezzi  acconci  a  farla  sparire,  proponesi  che  la  stes- 
sa Sezione,  assumendo  l'ufficio  di  protettrice  e  tutelalrice  dell'indu- 
stria enologica  in  Italia,  volga  i  di  lei  sforzi  a  promuoxere  i  miglio- 
ramenti di  fabbricazione  dei  vini  italiani,  ed  a  propagarne  l'uso;  a 
tale  da  emanciparla  dal  tributo  pagato  annualmente  allo  stranieio, 
per  il  consumo  di  qualità,  delle  cpiali  in  varie  direzioni  i  vini  indi- 
geni puonno  sostenere  onorata  concorrenza. 

L'  adunanza  accoglie  codesto  indirizzo  con  amplissimo  e  spon- 
taneo plauso,  di  modo  che  il  Presidente  dichiara,  interpretando  i 
voti  della  Sezione,  consigliare  a  intiaprendere  discussione  sopra 
questo  importante  argomento. 

Dopo  alcune  riflessioni,  ma  in  senso  d'approvazione,  del  sig.  mar- 
chese Hiccai'di  Vernaccia,  la  parola  è  assunta  dal  marchese  Ridolfi, 
il  quale  dimostra  con  calde  e  brevi  parole  l'utilità  pratica  delle  pro- 
posizioni formulate,  cioè  di  ima  statistica  formata  col  concorso 
delle  Accademie  o  di  qualche  cittadino  sopi'a  la  qualità  e  quantità 
dei  migliori  vini  d'ogni  distretto  o  conqiartimenlo  ;  d'  un  deposito 
da  formarsi  in  Milano  per  l' epoca  del  sesto  Congresso  italiano  del- 
le qualità  scelte,  onde  siano  conosciute  ed  apprezzate;  della  direzio- 
ne gratuita  da  somministrarsi  a  tutti  i  proprietari  di  vigne  per  il  re- 
spettivo  perfezionamento  nella  fabbricazione  dei  vini  indigeni.  Il 
principe  Carlo  Bonaparte,  facendo  eco  all'  approvazione  manife- 
stata al  progetto  di  rigenerazione  enologica  da  tutta  la  Sezione, 
vuole  aggiungere  come  l' industria  vinicola  abbia  d'  uopo  di  pre- 
valente stimolo,  non  solamente  da  noi,  ma  dai  consumatori,  e  come 
j)er  lo  mezzo  d'  un  deposito  generale  di  vini  italiani  in  Milano  ri- 
fulgerà la  potenza  della  nostra  produzione  a  segno  da  non  abbiso- 
gnare di  vini  stranieri;  i  quali  di  sovente  mentre  non  contentano  il 
palato  guastano  lo  stomaco  colle  droghe  di  che  sono  fatturati.  Ed 
alle  parole  lusinghiere  del  principe  Bonaparte  il  colonnello  Sambuy 
presta  il  miglior  conforto,  asserendo  che  molti  e  molti  sono  i  vini 
eccellenti  in  Italia,  che  parecchi  di  essi  egli  conosce  nel  Piemonte, 
che  nelle  altre  parti  della  penisola  pai-imenti  altri  e  moltissimi  ne 
abbondano;  e  che  qualora,  per  opera  di  un  deposito,  ogni  qualità  sia 
conosciuta,  ci  convinceremo  senza  meno  della  bontà  assoluta  de  no- 


1 9.6     

siri  vini,  e  delle  IxhiIÌi  loro  relative  cogli  stranieri.  11  niarcliese  Ri- 
dolfi  concorre  nella  idea  de'  preopinanti  sopra  la  podestà  in  noi  di 
fabbricare  vini  buoni  al  pari  di  quelli  d' oltremonte  ;  ma  altresì  di- 
ce, conviene  persuadersi  che  ogni  terra  ha  i  suoi  prodotti  speciali 
ai  quali  è  bene  serbare  i  suoi  caratteri  ;  che  bisogna  abbandonare 
(juella  mania  di  stranierismo,  la  quale  e'  illude  al  punto  da  prefe- 
rire r  imitazione  alla  creazione  ;  clie  noi  non  dobbiamo  agognare  a 
fare  lo  sciampagna,  il  bordeaux,  il  reno  ec,  ma  che  dobbiamo  assu- 
mere di  fabbricare  vini  italiani;  chiamandoli  non  con  nomi  d'ol- 
tremente, ma  con  quelli  della  comune  o  provincia  ove  la  vite  alli- 
gna rigogliosa.  Il  conte  Serristori  approvando  la  massima  espressa 
dal  marchese  Ridolfi  aggiunge  quanto  importi  svellere  il  pregiudi- 
zio della  nomenclatura  straniera,  nella  quale,  a  scapito  della  reputa- 
zione de' vini  nostri,  talinii  fanno  comprendere  i  nostri  prodotti;  e 
cita  un  esempio  di  vini  sardi  in  Russia  gustati  e  ritenuti  per  vini  di 
Francia.  Molti  altri  confortevoli  ragionamenti  si  adducono  dai  si- 
gnori, principe  Bonaparte,  prof.  Contrucci,  colonnello  Sambuy,  Pre- 
sidente Freschi,  march.  Ridolfi  e  B.P.  Sanguinelti,  inlesi  a  dimostra- 
re r  importanza  della  tutela  che  la  Sezione  agronomo-tecnologica 
può  prestare  all'  italiano  meglioramento  della  condizione  industriale 
ed  economica  dei  vini  indigeni.  Presentandosi  al  banco  della  pre- 
sidenza molti  proprietari  vinicoli  a  dichiarare  l' intenzione  d' invia- 
re all'  ideato  deposito  in  Milano  i  vini  loro  per  farli  conoscere  e  gu- 
stare, il  Presidente  ha  nominata  una  Commissione  composta  dei  si- 
gnori, march.  Ridolfi,  principe  Carlo  Bonaparte,  dott.  Bartolommeo 
Cini,  conte  Sanseverino,  cav.  Bassi,  se  medesimo  ed  il  Segretario 
Sanguinetti,  la  quale  rediga  e  sottoponga  alla  Sezione  un  manifesto 
per  la  pubblicazione  dell'  adottato  progetto  ;  ad  eccitamento  degli 
ottimi  italiani,  onde  prestino  larga  ed  efficace  mano  ad  una  rigene- 
razituie  vitalissima  per  gì'  interessi  della  patria! 

Il  sig.  Rizzi  presenta  un  imbuto  che  quale  valvola  di  sicurezza 
serve  a  chiudere  ermeticamente  le  botti  o  tini  in  cui  si  vuole  far 
fermentare  il  vino,  lasciando  sfuggire  a  traverso  l'acqua  contenuta 
neir  imbuto  quella  quantità  di  acido  carbonico  che  svolgesi  abbon- 
dantemente. La  semplicità  dello  strumento,  la  poca  spesa  che  porta, 
la  spiegazione  del  modo  facile  j)er  usarlo,  ed  il  buon  effetto  da  esso 
ottenuto  per  tre  anni,  specialmente  nella  fermentazione  de'  vini  bian- 
chi ove  si  bramino  ridotti  limpidi  e  chiari,  sono  motivi  sui  quali  la 


—  127  — 
Sezione  riguarda  quella  comunicazioiie  con  favore.  Il  prof.  Lotlini 
osserva  che  un  apparato  quasi  simile  è  adottato  in  To.scana  :  al  che 
il  Rizzi  replica  non  essere  ciò  conosciuto  da  esso,  né  da  molti  altri. 
Il  marchese  Riccardi  Vernaccia  legge  una  Memoria  diretta  al  pio 
concetto  di  suggerire  a  vantaggio  delle  classi  inferiori  l' istituzione 
di  farmacie  permanentemente  aperte  a  spese  delle  comuni.  Il  conte 
Sanseverino  fa  osservare  che  in  Lombardia,  per  le  povere  classi, 
vi  sono  ovunque  medici  gratuiti.  Il  prof.  Lottìni  concorda  pei-fet- 
tamente  col  marchese  Riccardi  sopra  la  necessità  e  1'  utilità  delle 
farmacie  gratuite  per  i  poveri  ;  dice  che  codeste  istituzioni  ai  Go- 
verni e  non  ai  particolari  competono;  ch'egli  mosso  da  sentimenti 
d'umanità  aprì  la  sua  farmacia  in  Livorno  fino  da  27  anni,  appre- 
stando i  medicinali  gratuitamente  ai  poveri  di  giorno  e  di  notte; 
eh'  egli  sa  quanti  beneficj  e  sollievi  all'umanità  arrechi  la  prontez- 
za dei  soccorsi,  e  specialmente  nei  casi  dolorosi  di  cadute  e  di  av- 
velenamenti spontanei  o  accidentali;  ch'egli  non  mancò  soltoporne 
le  considerazioni  opportune  a  S.  A.  I.  R.  Leopoldo  II,  onde  l'attenzio- 
ne paterna  di  cpieU' ottimo  e  munificente  principe  volgasi  in  favore 
di  codesto  argomento,  nel  (piale  1'  oratore  assicura  avere  sacrificate 
enormissime  somme,  insostenibili  dal  buon  volere  d'un  privato.  La 
Sezione  sente  la  comunicazione  del  prof.  Lottini  con  benevola  at- 
tenzione, per  la  filantropia  da  lui  esercitata  in  sì  lungo  periodo.  11 
marchese  Ridolfi  dice  che  fra  le  utili  istituzioni  di  Toscana  quella 
del  cav.  Niccolò  Puccini  va  certamente  menzionata;  perciò  avendo 
ricevuto  una  relazione  della  festa  delle  spighe,  crede  non  poterne 
fare  migliore  uso  che  presentarla  alla  presidenza,  affinchè  ne  sia 
fatta  onorevole  menzione. 

Il  sig.  dolt.  Cerioli  legge  alcuni  cenni  per  far  conoscere  un  nuo- 
vo apparecchio  imaginato  dal  principe  \'idoni  di  Sorresina,  col 
quale  sarebbero  tolti  gl'inconvenienti  derivanti  alla  pubblica  igiene 
dalla  macerazione  del  lino. 

Il  colonnello  Sambuy  presenta  alcuni  lavori  di  statistica  agraria 
dei  signori,  P.  Civalieri  d'.Vlessandria,  G.  B.  Merenda  da  Carignano, 
e  Carlo  Fumagalli  di  Cozzo.  La  Sezione  rende  gi-azie  agli  autori  del- 
le loro  dettagliate  comunicazioni,  le  quali  saranno  inviate  al  Segre- 
tario per  la  statistica  agraria  d' Italia. 

Il  nobile  L.  .\.  Parravicini  presenta  la  sua  promessa  statistica  sui 
fanciulli  impiegati  nelle  manifatture  di  Venezia  ;  a  proposito  delle 


—      128      — 

quali  il  prof.  Maiifrè  prende  arjjomento  per  dedurre  che  nelle  pre- 
cedenti discussioni,  a  cui  egli  non  assisteva,  essendosi  accennati 
molti  stabilimenti  orfanotrofi  e  tecnici,  egli  si  crede  in  dovere  di 
dire  che  molte  delle  modificazioni  indicate  nelle  discussioni  mede- 
sime si  trovano  fortunatamente  attivate  nel  regno  di  Napoli,  mercè 
le  provvide  intenzioni  di  quell'  augusto  Monarca.  Cita  a  modello  di 
ottima  fra  le  istituzioni  l'Accademia  Politecnica  di  Napoli,  ed  annun- 
zia che  non  ha  guari  la  sapienza  di  quel  Principe  ordinò  la  creazio- 
ne di  altra  scuola  tecnica  in  Pierrarsa  non  lungi  da  Napoli,  affidan- 
done la  direzione  al  non  degenere  figlio  dell'  immortale  Filangeri. 
La  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sa ngu inetti 


ADIKAIVZA 

DEL   GIORNO    27    SETTEMBRE 


-^>»e*- 


.A.  questa  adunanza  intervenne  la  Sezione  chimica.  Si  legge  il  pro- 
cesso verbale  del  a5  settembre,  del  quale  il  prof,  de  Vecchi  e  il  mar- 
chese Ridolfi  propongono  di  sospendere  1'  approvazione,  perchè 
trattando  di  gravi  questioni  deve  essere  esaminato  con  tranquilla 
attenzione  da  chi  partecipò  attivamente  alla  questione  degl'ingrassi. 
Il  de  Vecchi  aggiunge  che  è  suo  desiderio  apparisca  nel  verbale 
com'egli  abbia  inleso,  nelle  sue  dimostrazioni,  soltanto  di  fare  appli- 
cazione delle  nuove  dottrine  di  Liebig  e  Dumas,  e  non  altrimenti. 
La  sospensione  del  processo  verbale  è  adottata.  Indi  il  Presidente 
fa  leggere  i  quesiti  proposti  nel  Congresso  di  Firenze,  e  che  si  tro- 
vano a  pagina  307  degli  Atti  di  quel  Congresso. 

«  I  .'^  Se  il  terriccio  (humus)  somministri  o  no  carbonio  alle 
«  piante  che  in  esso  vegetano. 

Discutono  sopra  codesto  quesito  i  sigg.  marchese  Ridolfi,  prof,  de 
Vecchi,  conte  Freschi,  prof.  Piria  e  prof.  Taddei,  d'onde  è  risultata 
la  risposta  affermativa. 

Si  legge  il  secondo  quesito,  cioè  : 

«  2."  Se  una  pianta  vegetante  nel  carbone  polverizzato,  ed  innaf- 
fi fiato  con  acqua  contenente  azoto  lo  assorba,  per  'poi  restituirlo 
«  puro  nella  quantità  che  Io  assorbì,  e  quindi  finisca  con  perire. 

Il  prof.  Taddei  reputa  il  quesito  da  non  proporsi,  specialmente 
perchè  le  piante,  benché  abbisognino  di  azoto,  non  ponno  assor- 
birlo nella  sua  semplicità.  Il  marchese  Ridolfi  appoggia  l' opinione 
del  prof.  Taddei,  d'onde  si  dichiara  insolubile  codesto  quesito. 

Si  legge  il  terzo  quesito 

«  3.°  Se  il  carbone  in  polvere,  posto  intorno  alle  radici  delle 
><  piante,  le  difenda  dai  danni  che  in  alcuni  casi  potrebbe  loro  arre- 
«  care  la  decomposizione  delle  sostanze  segregate  dalle  radici  stesse. 


—    i3o    — 
Sul  ([iialo  quesito  il  marchese  Ridolfi  (aceiKlo  osservare  di  do- 
versi innanzi  tutto  stabilire  se  le  materie  sono  segregate  dalle  pian- 
te; Io  che  trarrebbe  alla  c|uestione  delle  segregazioni;  annuente  il 
prof.  Pirla,  si  decide  di  sospenderne  la  soluzione. 
Si  legge  il  (juarto  (piesito 

«  4°  Quale  azione  provi  il  carbonato  d'ammoniaca  assorbito 
«  dal  carbone  sotto  l' influenza  di  temperalure  diverse,  proprie  del- 
«  le  varie  stagioni,  tenuto  conto  delle  osservazioni  in  proposito  falle 
«  dal  marchese  RidoUi,  e  dalla  Solto-Sezione  verificale. 

Per  il  quale,  il  march.  Ridolfi,  dichiarando  non  avere  potuto  con 
successo  ripetere  le  esperienze  dianzi  verificate  ed  annunciate  alla 
Sotto-Sezione  di  Chimica,  prega  non  inoltrare  le  discussioni,  aggior- 
nandole ad  allorquando  egli  potrà  riscontrare  le  prime  osservazioni. 
Si  legge  il  quinto  (piesito 

«  5.°  Quale  azione  il  carbonato  d'ammoniaca  eserciti  sulle  pian- 
«  te  allorché  mollo  allungato  d'  acqua  venga  presentato  alle  spon- 
«  gille  delle  loro  radici;  e  determinare  se  l'acqua  delle  piogge  con- 
«  tenga  realmente  tracce  d'  ammoniaca,  conforme  si  asserisce. 

Di  cui  il  marchese  Ridolfì  propone  la  trattativa  poiché  si  rias- 
sume sull'ammoniaca  nelle  piogge.  Il  prof.  Taddei  osserva  che  l'am- 
moniaca non  viene  solo  dall'  atmosfera  ma  anche  dal  terreno  e  da- 
gli slessi  animali,  di  modo  che  l'elevazione  di  gas  ammoniaco  ac- 
cade in  tutta  la  superficie  del  globo.  Quindi  sulle  osservazioni  del 
prof.  Pirla,  avvalorate  dal  prof.  Taddei,  si  decide  sulla  utilità  di  più 
accurate  esperienze,  esercitandole  in  una  scala  vasta  ed  estesa. 
Si  leggono  gli  altri  quesiti,  cioè  : 

«  6."  Indagare  se,  formando  le  masse  del  letame  con  alternarne 
«  gli  strati  con  altri  di  polvere  di  carbone,  e  per  modo  che  l' idli- 
«  mo  strato  della  massa  sia  di  carbone,  i  letami  si  conservino  e  si 
«  dissecchino  senza  scomporsi,  e  senza  che  sia  necessario  1'  aiuto 
«  di  calore  artificiale  o  del  sole. 

«  7."  Ripetere  i  medesimi  esperimenti,  sostituendo  al  carbone  le 

«  argille  ben  cotte,  e  ridotte  in  polvere,  per  quindi  notarne  gli  effetti. 

«  8.°  Stabilire  con  quale  intensità  d' azione  le  argille  cotte,  tanto 

«  pure  che  mischiate  con  sostanze  vegetabili,  assorbano  e  ritenga- 

«  no  i  liquidi  ed  i  gas,  e  come  poi  li  modifichino. 

«  9.°  Stabilire  il  grado  di  coltura  delle  argille  più  propizio  al- 
«  r  assorbimento  in  ([uestione,  ed  il  modo  di  eseguirla  economica- 
«  mente  nella  pluralità  dei  casi  e  delle  circostanze. 


—    i3i    — 

Per  i  (|iKili  il  marcliese  Ridolfi  dicliiaia  ritenere  in  genere  (|iielle 
|)roposizioni,  ma  doversi  fare  nuove  esperienze,  ed  essere  utile  di 
rimettere  quei  quesiti  ad  altra  Sezione  Agraria.  Non  dissente  da  tale 
idea  il  prof.  Taddei,  raccomandando  nelle  nuove  esperienze  di  distin- 
guere la  fertilità  cliimica  dalla  fertilità  meccanica:  e  dopo  alcune 
osservazioni  del  conte  Freschi  sopra  1'  ufficio  delle  argille  nella  de- 
composizione dei  letami,  viene  adottata  la  proposta  Ridolfi. 

Indi  il  marchese  Ridolfi  comunica  alla  Sezione  l'estratto  di  un 
processo  verbale  del  Congresso  scientifico  di  Cork  in  Irlanda,  ove 
un  nostro  connazionale,  il  sig.  Carlo  Bianconi,  lesse  alcune  osserva- 
zioni sullo  slato  progressivo  del  modo  di  viaggiare  in  Irlanda,  da 
esso  lui  ivi  introdotto  con  sommo  vantaggio  di  quella  contrada,  e 
per  il  quale  il  Bianconi  ottenne  grandissima  gloria  e  riconoscenza 
in  quel  regno;  lo  che  giova  altamente  a  celebrare  anche  colà  il  no- 
me italiano.  L'  adunanza  accoglie  con  applauso  siffatta  comunica- 
zione, e  sopra  proposta  del  sig.  Fr.  Gherardi  Dragomanni  ordina 
sia  diretta  al  sig.  Bianconi  una  lettera  di  felicitazione. 

Il  Presidente  conte  Freschi  avendo  invitato  il  sig.  marchese  Maz- 
zarosa  a  connniicare  le  sue  dotte  osservazioni  sopra  un  insetto  no- 
civo agli  olivi,  egli  fa  lettura  della  Memoria  già  da  esso  inviata  al 
Congresso  di  Padova,  la  quale  giunta  colà  tardi  per  esser  letta  fu 
sf)lamente  comimicata  per  analisi.  L'adunanza  applaudisce  viva- 
mente al  nobile  lettore, e  lo  ringrazia  d'avere  così  bene  sviluppato 
il  modo  di  distruggere  il  dannoso  insetto. 

Il  marchese  Ridolfi,  per  incombenza  avutane  dal  colonnello  Sam- 
huy  Segretario  della  Commissione  incaricata  di  esaminare  le  con- 
dizioni rurali  dell'agro  lucchese,  annunzia  all'adunanza  che  l'esa- 
me fatto  dalla  Commissione  mercè  escursioni  nei  campi  lucchesi 
l'Iia  convinta,  che  il  sistema  d'agricoltura  ivi  generalmente  prati- 
cato poco  o  nulla  lascia  a  desiderare,  che  eccellente  ne  è  il  metodo, 
stupenda  l' esecuzione,  e  che  sarebbe  desiderabile  vedere  in  tutta 
la  penisola  adottata  cotanta  operosità  collegata  a  cotanta  intelli- 
genza. La  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segrelario  B.  P.  Sarguiicetti 

'7 


OSSERVAZIONI 

INTORBO  All'  IRSETTO  CHE  TANTO  DANNEGGIA  LA  EOGLiA  E  IL  FRaTTO  DELL'  ULIVO 

NEI.      DllC\TO      1)1       LUCCA 


Xjampntava  io,  è  ora  un  anno,  i  gravissimi  danni  che  dal  princi- 
pio di  questo  secolo  pativano  i  Luccliesi  a  causa  di  un  insetto  per 
r  innanzi  quasi  sconosciuto,  distruggitore  della  più  preziosa  tra  le 
loro  ricolte,  vale  a  dire  della  uliva;  e  invocava  il  sapere  e  l'opera 
dei  valenti  miei  colleglli  nella  Sezione  di  Agronomia  del  Consesso 
fiorentino  perchè  si  trovasse  modo  a  liberare  noi  ed  altri  da  questo 
flagello,  sia  con  lo  studiare  lo  insetto  nei  suoi  diversi  periodi  della 
vita  e  nelle  sue  al)itudini,  sia  col  raccorre  tutti  i  fatti  che  avessero 
potuto  condurre  a  questo  felicissimo  scopo.  Al  che  la  predetta  Se- 
zione corrispose  in  maniera  da  superare  assaissimo  1'  aspettativa 
mia;  invitando  la  Sezione  di  Zoologia  a  pigliare  in  esame  ciò  che 
le  apparteneva,  e  addossando  ad  alcuni  dei  suoi  la  parte  che  pro- 
prio spettava  all'  agricoltura.  Promisi  io  dal  mio  canto  ogni  coope- 
razione pei  fatti  risguardanti  al  Ducato  di  Lucca,  e  adempio  al  mio 
debito  col  presente  scritto.  Quantunque  a  pochi  si  riducano  i  fatti 
bene  avverati,  ciò  nondimeno  l'agricoltore  può  trarne  profitto  non 
lieve,  se  non  per  estirpare,  almeno  per  diminuire  di  molto  un  in- 
setto che  è  slato  fino  a  qui  la  disperazione  d' innumerevoli  fami- 
glie, e  la  rovina  di  pingui  patrimoni. 

L' insetto  di  cui  si  vuol  parlare,  annunziato  già  per  un  Mjris, 
erroneamente,  fu  riconosciuto  per  un  Trips,  e  forse  per  il  phisapus, 
dal  valentissimo  entomologo  il  dott.  Carlo  Passerini  di  Firenze.  Agli 
agricoltori  sembrano  di  due  specie  quest'  insetti,  poiché  ne  ha  di 
bianchi  e  di  neri  ;  ma  può  congetturarsi  che  il  bianco  sia  la  larva 
dello  stesso  insetto,  che  diventi  nero  quando  è  perfetto.  La  maniera 
del  vivere  e  dell'  operare  dell'  uno  e  dell'  altro  verrebbe  a  conferma 
di  tale  congettura.  Il  bianco  si  ferma  in  un  punto  ed  è  sommamen- 
te vorace,  due  qualità  convenienti  allo  stato  di  larva;  pel  contrario 


—  i33  — 
il  nero,  insetto  giù  perfezionato,  scoire  (|ua  e  là,  e  meno  si  nothisce. 
Quest'insetto  abljisogna  di  una  buona  temperatura  per  nascere;  e 
nel  forte  della  state,  dai  primi  di  luglio  alla  metà  di  agosto,  fa  il 
maggior  danno,  col  divorare  le  tenere  foglie  e  particolarmente  le 
piccole  ulive.  Cessa  poi  del  tutto  dalla  sua  azione  distruggitrice  al 
gingnere  dei  freschi  autunnali;  depone  le  uova  sui  ramicelli  infetti 
cercando  le  sinuosità,  o  pure  sotto  i  licheni  che  si  attaccano  ai  ra- 
mi e  al  tronco;  e  muore.  Resistono  le  uova  ai  nostri  maggiori  fred- 
di naturali,  cioè  di  quattro  a  cinque  gradi  sotto  lo  zero  del  termome- 
tro di  Reaumur.  Lentamente  si  estende  cotale  insetto  da  un  uliveto 
all'altro;  ma  quando  si  è  stabilito  in  un  luogo  raramente  l' ab- 
i)andona.  Deve  essere  grandemente  fecondo,  moltiplicandosi  sulla 
stessa  pianta  se  abbandonata  da  ridurla  quasi  infruttifera,  e  talvol- 
ta da  intristirla  al  punto  che  secca.  L'  ulivo  salvatico  e  la  varietà 
che  più  ci  si  accosta,  vale  a  dire  il  colombino,  sono  meno  danneg- 
giati da  questo  insetto,  che  predilige  le  qualità  domestiche  e  il  frut- 
to più  dolce.  Sebbene  in  tutte  le  terre  e  in  tutte  le  esposizioni  si 
trovino  ulivi  infestali  da  tale  insetto,  pure  ne  sono  più  soggetti  quelli 
situati  a  mezzogiorno  e  ponente,  e  in  suolo  ove  predomina  la  sili- 
ce, che  gli  altri  a  levante  e  settentrione,  e  in  terra  a  base  di  allumi- 
na o  di  calce. 

Le  piogge  in  genere,  ed  in  ispecie  le  dirotte,  giovano  all'  ulivo 
sospendendo  per  lo  meno  l' opera  dell'  insetto,  che  sparisce  e  si  na- 
sconde fino  a  che  la  pianta  resta  bagnata.  È  stato  anzi  osservato  che 
il  solo  disporsi  del  tempo  a  pioggia  serve  a  farlo  rimpiattare.  Pare 
dunque  fuori  di  dubbio  che  il  calore  gli  sia  necessario.  Può  accade- 
re che  la  pioggia  operi  ancora  meccanicamente  sull'insetto,  col  far- 
lo cadere  a  terra  per  l' impeto  suo,  e  col  rendergli  difficile  il  soste- 
nersi sulla  foglia  e  sul  fi-utto  per  la  lubricità  che  hanno  bagnati  ; 
ma  deve  avere  sopra  di  esso  un'  azione  fisica  se  tende  a  fuggirla 
con  tanta  cautela.  Terre  fresche,  luoghi  meno  assolati,  piogge  fre- 
quenti sono  dunque  i  modi  naturali  che  risparmiano  all'  ulivo  il 
maggior  danno  da  cotale  insetto:  ne  ha  poi  uno  di  artificiale  bene 
avverato  che  giova  allo  stesso  fine  Lasciando  perciò  tutto  quello 
che  sa  di  empirico  e  che  non  regge  alla  riprova,  io  dirò  che  sta  in 
nostra  mano  un  rimedio  facile  ;  ma  che  vuole  coraggio  e  costanza, 
due  cose  ben  di  rado  congiunte.  E  questo  il  taglio.  Bisogna  assolu- 
tamente levare  col  ferro  i  rami  tutti  danneggiati  dall'  insetto,  e  non 


-  .3/,  - 
per  un  anno,  ma  per  più  e  più  e  quanto  occorre.  In  colai  guisa  ope- 
rantlo  è  riuscito  a  taluno  di  liberare  totalmente  un  uliveto  dall'  in- 
setto nel  corso  di  tre  o  quattro  anni  soltanto  ;  incominciando  a  ri- 
sentirne del  vanlaf;p;io  subito  il  primo  anno,  e  crescendo  graduata- 
mente negli  altri.  11  tempo  clie  si  crede  più  adattato  a  questa  opera- 
zione è  quello  della  fine  dell'  inverno,  avanti  cbe  i  primi  tepori  della 
bella  stagione  facciano  nascere  gì' insetti.  Deve  il  taglio  essere  ne- 
cessariamente assai  forte  a  principio,  in  ispecial  modo  se  si  tratti 
di  piante  da  molto  infestate.  E  siccome  il  maggior  male  è  sempre 
nelle  cime,  come  la  parte  più  tenera  dell'  albero,  così  è  necessario 
da  prima  quasi  coronarlo,  o  almeno  abbassarlo  notevolmente.  Basta 
dopo  levar  via  tutti  i  ramicelli  cbe  si  mostrano  infetti,  ma  con  estre- 
ma diligenza.  Al  taglio  deve  congiugnersi  una  minuta  ripulitura  del 
tronco,  non  cbe  dei  rami,  da  quei  licbeni  cbe  vi  si  attaccano  ;  poi- 
cliè  sono  di  riparo  e  difesa  all'insetto  per  deporvi  le  uova.  E  ne- 
cessario a\-sertire  cbe  i  rami  tagliati  e  ogni  minuzzame  vogliono  es- 
sere subito  portati  lontani  dall'  uliveto,  e  poi  abbruciati  innanzi  die 
le  uova  si  discbiudano;  essendo  stato  osservato  che  da  tali  mate- 
rie ammassate  escono  a  storme  gì'  insetti,  per  cercare  l'  albero  pre- 
diletto al  nodrimento  loro.  Utilissimo  sarebbe  che  1'  accennato  me- 
todo generalmente  si  praticasse,  per  iscansare  il  rischio  che  la  infe- 
zione del  vicino  uliveto  non  si  comunicasse  di  nuovo  a  quello  risa- 
nato con  tante  cure  ;  e  ciò  maggiormente  alla  nostra  marina  ove  gli 
ulivi  fanno  per  molto  tratto  una  non  interrotta  boscaglia.  Al  rime- 
dio cbe  si  è  detto  fa  d'  uopo  aggiugnere  una  generosa  e  adattata 
cultura,  per  rifornire  la  pianta  di  rami,  e  per  levarla  da  uno  stato  di 
languidezza  che  favorisce  l' insetto  piuttosto  che  allontanarlo.  Ma  i 
lavori  della  terra  non  si  facciano  mai  nella  stale,  quando  la  pianta 
può  soffrire  per  la  evaporazione  artificiale.  Il  mantenerne  fresco  il 
piede  è  stato  anzi  riconosciuto  vantaggioso,  adoprando  per  concio 
materie  vegetabili  verdi,  come  l'erica  volgare  e  meglio  i  lupini  in 
fiore,  animale  da  letame  secco  di  pecora  o  capra. 

Cessi  dunque  lo  scoraggiamento,  e  si  ponga  da  tutti  in  opera  e 
si  seguili  con  costanza  ciò  che  la  pratica  ha  mostrato  veramente 
utile,  in  questo  caso  disgraziato,  ai  più  avveduti  e  diligenti  coltivatori 
di  ulivi.  Non  s'imitino  soprattutto  coloro  che,  abbandonatisi  d'ogni 
speranza,  dettero  con  la  scure  in  ulivi  secolari;  di  che  poi  hanno 
avuto  a  pentirsi,  nel  vedere  che  altre  derrate  non  rispondevano  al- 


—    i35   — 

l'ulile  di  ima  ricolta  seiibene  niediociissima  di  tali  ulivi,  la  (juale 
poi  non  suole  mancare  anche  in  quella  condizione  col  solo  soccorso 
dei  modi  naturali;  e  per  avere  osservalo  che  talvolta,  senza  alcuna 
caj^ione  almeno  apparente,  gì'  insetti  lasciano  affatto  di  danneggiare 
un  uliveto,  che  torna  a  fruttificare  come  in  antico.  Me  pure  s'  imiti 
chi  per  errore  giudicò  che  un  rimedio  per  liberare  gli  ulivi  da  questo 
male  fosse  il  non  curarli  più  e  ridurli  così  in  uno  stalo  di  spossatez- 
za ;  giacché  si  nuoce  doppiamente  all'ulivo,  degenerandolo  e  renden- 
dolo anzi  più  gradito  all'insetto,  come  accade  d'ogni  pianta  malata. 

Ho  dunque  attenuto  la  mia  parola  in  quanto  da  me  dipendeva. 
Avrei  voluto  anche  mantenerla  col  far  sì  che  valenti  entomologi 
esaminassero  1'  insetto  nei  diversi  stali  della  sua  vita.  Ma  questo 
mio  desiderio  per  buona  sorte  non  si  è  potuto  da  me  appagare,  non 
ostante  la  maggiore  possibile  diligenza.  Pochissimi  n'ebbi,  e  a  gran- 
de stento,  su  raniicelli  di  ulivo  e  su  tenere  ulive,  e  morirono  di  lì  a 
poco  ;  per  lo  che  mi  fu  inipossiijile  il  mandarli,  secondo  il  concerto 
preso,  al  chiarissimo  doti.  Passerini  a  Firenze.  Molto  meno  perciò 
mi  era  dato  l' inviarli  a  Verona  al  dottissimo  sig.  Bernardino  Ange- 
lini. Di  fatto  in  quest'anno  piccohssimo  è  stato  il  guasto  fatto  da 
tale  insetto,  anche  nei  luoghi  ove  si  trovavano  dal  principio  del  se- 
colo. Le  piogge  frequentissime  e  dirotte  che  in  primavera  sono  ca- 
dute spiegano  assai  questo  benefizio  per  noi  inestimabile.  Si  vuole 
ancora  attribuire  ad  un  foile  libeccio  che  soffiò  nel  luglio  del  pre- 
cedente anno  i84i,a  causa  delle  particelle  saline  trasportate  dalla 
vicina  piaggia  marittima  e  depositale  sugli  ulivi,  per  le  quali  ve- 
nisse a  perire  l'  insello.  Ma  qualora  questo  fosse  anche  un  fatto 
bene  avverato,  come  sembra,  sarebbe  però  del  tutto  particolare  ;  men- 
tre molti  degli  uliveti  non  si  trovano  esposti  all'  impeto  e  quindi 
alle  conseguenze  del  rammentalo  vento,  ne  potrebbe  citarsi  conio 
causa  generale  di  tanto  bene 

E  da  sperare  che  con  quel  naturale  modo  delle  piogge,  in  tem- 
po specialmente  del  nascere  dell'  insetto,  ne  sia  mollo  scemata  la 
quantità;  per  lo  che  1'  utile  non  sai-ebbe  allora  passcggiero.  Per  al- 
tro non  bisogna  fidarsi,  e  io  debbo  insistere  sul  purgare  gli  ulivi 
generalmente  da  tutto  ciò  che  è  tocco  dall'  insetto,  e  dai  licheni 
sotto  i  quali  nascondesi  per  depositarvi  le  uova;  giacché  altrimenti 
tornerebbe  ben  presto  colla  riproduzione  alle  devastazioni  passate. 

A.  MAZZ AROSA. 


ADINA!\ZA 

DEL   GIORNO    a8   SETTEMBRE 


-^SDS*^ 


MJopo  letto  discusso  ed  approvato  il  processo  verbale  dell"  ante- 
cedente tornata  il  sig.  Francesco  Glierardi  Dragomanni  ramnìenta, 
eh'  egli  avea  nel  26  settembre  domandata  la  slampa  del  rapporto 
sulla  ideata  fiera  di  libri  in  Italia  non  ammessa  dalla  Commissione 
relativa  ;  e  siccome  egli  lo  crederebbe  opportunissimo  ne  rinnova 
la  domanda,  la  quale,  appoggiata  validamente  dal  principe  Carlo 
Honaj)arte, viene  risoluta  favorevolmente  dall'adunanza. 

Il  sig.  marcliese  Ridolfi  presenta  alla  Sezione  due  matasse  di  co- 
tone filato  tinto  con  robbia  ottenuta  nelle  sue  terre,  onde  si  vegga 
come  quella  pianta  alligni  in  qualità  eccellente  anche  fra  noi;  trac- 
cia in  brevi  cenni  la  storia  della  coltivazione  della  robbia  in  To- 
scana, annunzia  di  averne  tentata  la  coltura  in  grande  unitamente 
al  sig.  barone  di  Casablanca,  e  consiglia  i  tentativi  di  quella  colti- 
vazione, raccomandando  a  tutti  di  ben  calcolare  sopra  la  conve- 
nienza ed  il  tornaconto;  poiché  siffatta  coltura,  essendo  costosis- 
sima per  la  molta  mano  d'  opera  e  per  la  forte  massa  di  concime 
occorrevole,  non  è  facile  trovare  le  condizioni  di  terreno  che  per- 
mettano di  sopportare  tutta  la  spesa  onde  conseguire  quella  produ- 
zione. A  questo  proposito  egli  rinnova  le  più  calde  sue  sollecitudini 
per  r  esaltezza  della  contabilità  agraria,  dalla  quale  dee  conseguire 
la  direzione  dell'  agronomo  nella  preferenza  delle  coltivazioni. 

Il  Segretario  Sanguinetti  annunzia  che  un  ricco  proprietario  del 
Capitanalo  livornese  ha  coltivala  la  robbia  sino  dal  1839  con  il  mi- 
gliore successo,  perocché  non  solamente  la  raccolta  ha  corrisposto 
in  quantità  alle  aspettative,  ma  ben  anco  la  qualità  è  riescila  a  tale, 
che  fu  preferita  e  meglio  retribuita  delle  altre  di  Levante  e  di  Francia. 

Il  sig.  Luigi  Mari  fa  osservare  che  la  robbia  é  un  antico  prodot- 
to della  maremma  toscana,  poiché  colà  esiste  uno  statuto  avente  la 


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data  del  1760,  in  cui  è  menzione  di  siffatta  coltura,  la  quale  poi  era 
intieramente  cessata  ;  al  che  il  marchese  Ridolfi  risponde,  la  cessa- 
zione di  codesta  coltura  provenire  appunto  dalla  sua  indole  ecces- 
sivamente costosa.  Egli  aggiunge  non  dubitare  della  utilità  diretta 
della  coltivazione  della  robbia,  ma  doversi  calcolare  la  convenienza 
sotto  il  duplice  rapporto  della  spesa  inerente  e  della  rendita  dei 
terreni  impiegati  ad  altre  colture.  Il  principe  Carlo  Bonaparte  an- 
nunzia che  nei  suoi  possessi  della  maremma  romana,  la  quale  è  per 
i  terreni  analoga  alla  maremma  toscana,  ha  fatto  molte  prove  di 
coltura  e  fra  le  altre  quella  della  robbia.  Codesto  saggio  fu  operato 
in  grande;  e  qui  consiste,  egli  confessa,  lo  sbaglio;  perocché  ne  ha 
avute  e  ne  possiede  venticinquemila  libbre,  le  quali,  ottenute  con 
grande  dispendio  per  mancanza  di  braccia,  non  corrispondono  allo 
sperato  beneficio  e  non  sono  facili  ad  esitarsi.  Bensì,  egli  aggiunge, 
avvi  un  gran  vantaggio  da  codesta  coltura,  ed  è  quello  di  fare  stritola- 
re i  terreni,  di  maniera  che  si  trovano  eccellentemente  disposti  per  le 
successive  coltivazioni  di  altri  prodotti,  mediante  rawicendamento. 

Il  marchese  Ridolfi  vuole  aggiungere  due  parole  per  comunicare 
un'  idea  importantissima  suggeritagli  dall'ultima  riflessione  del  prin- 
cipe Bonaparte,  cioè  giovare  altamente  di  seminare  nei  campi  l'erba 
medica  dopo  estrattane  la  robbia,  come  primo  mezzo  di  utile  avvi- 
cendamento ;  poiché  il  suolo  fertilizzato  dalla  preesistente  robbia 
somministrerà  in  erba  medica  assai  più  che  in  altri  prodotti.  Inol- 
tre osserva  che  il  consumo  della  robbia  va  ad  accrescersi  sensibil- 
mente in  Toscana  mercé  l' incremento  attivo  colà  sviluppato  delle 
fabbriche  di  bordati  :  anche  la  nuova  fabbrica  di  painii  feltrati  di 
s.  Marcello  dovrebbe,  a  di  lui  parere,  agevolarne  un  discreto  esito; 
ed  interpellando  il  sig.  Cini  direttore  di  quella  fabbrica,  onde  cono- 
scere se  colà  ne  sia  considerevole  il  consumo,  gli  consegna  le  matasse 
di  cotone  onde  sieno  esaminate.  A.1  che  il  sig.  Cini  risponde  non  occu- 
parsi personalmente  della  direzione  manufatturiera  della  fabbrica  ; 
essere  quell'atti-ibuzione  specialissima  del  di  lui  fratello  dott.  Tom- 
maso assente  dalla  Sezione  ;  conoscei'e  però  che  la  robbia  occorsa  si- 
no ad  ora  fu  provveduta  a  Livorno,  ma  promettere  di  fare  esaminare 
il  cotone  tinto  con  robbia  toscana,  e  qualora  questa  presentasse  pa- 
rità di  resultato  relativo  al  costo,  essere  sua  intenzione  di  adottarla. 

Il  conte  Presidente,  veggendo  esaurito  1'  argomento,  presenta  a 
nome  del  sig.  Giuseppe  Rossi  di  Pisa  alcune  varietà  di  bachi  da 


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seta,  tietli  uiitiinnali,  diversi  dai  trevollini,  e  la  sela  ottenula  dai 
medesimi.  Il  marchese  Ridolfi  fa  rilevare  che  codeste  varietà  hanno 
i  loro  vantaggi  ed  i  loro  inconvenienti  ;  la  loro  proprietà  principale 
si  è  di  vivere  e  prosperare  in  temperatura  hassissinia,  e  questo  è  nn 
hcir  elogio;  l'inconveniente  maggiore  si  è  che  appena  avulo  il  se- 
me rinascono,  lo  che  ne  rende  difficile  l'uso:  ed  il  conte  Freschi 
aggiimge  ;  colla  propiielà  di  prosperare  in  hassa  temperatura  do- 
vrebbero convenire  nei  paesi  settentrionali.  Indi  il  medesimo  pre- 
senta pure,  a  nome  del  sig.  Giuseppe  Rossi,  una  pianta  di  sesamo 
da  lui  coltivato  e  venuto  a  prospera  maturità,  soggiungendo  che  se 
nello  Stato  lucchese  la  quantità  dell'  olio  raccolto  esclude  l' op- 
j)()rtunilà  dei  semi  oleaginosi,  pure  non  tutte  le  province  della  pe- 
nisola posseggono  cotanta  ricchezza,  e  perciò  debbono  quei  semi 
fissare  l' attenzione  di  un  congresso  italiano.  11  marchese  Ridnlfi 
dichiara  essere  convinto  che  i  semi  oleosi  vadano  coltivati,  ma  sven- 
turatamente il  sesamo  non  gli  è  mai  riescito  ;  non  dispera  però 
dell'utilità  di  nuovi  esperimenti.  Il  nobile  Parravicini  annunzia  che 
la  madia  saliva  è  coltivata  con  buon  resultamento  nella  provincia 
di  Como,  ed  il  conte  Freschi  convalida  quel  fatto,  osservando  lo 
stesso  resultato  per  la  coltura  che  egh  ne  fa  nella  provincia  d'Udine. 

Il  noljile  Parravicini  propone,  e  l'adunanza  approva,  che  sia  ag- 
giunto il  sig.  Giuseppe  Sacchi  di  Milano  alla  Commissione  dei  libri. 
Indi  egli  legge  il  rapporto  della  Commissione,  composta  di  se  mede- 
simo e  del  principe  Carlo  Bonaparte,  ed  incaricata  d'  esaminare  la 
proposta  del  Gherardi  Dragomanni  di  premiare  la  virtù  dei  conta- 
dini. Conclude  per  1'  affermativa,  con  un  volo  di  ringraziamento  al 
proponente,  per  avere  già  indotto  1'  I.  e  R.  Accademia  della  valle  ti- 
berina toscana  a  dare  il  bell'esempio  di  premiare  piuttosto  la  virtù 
dei  contadini  che  i  sonetti  degli  arcadi;  ed  aggiunge  un  voto  d'au- 
gurio all'Accademia,  ond'ella  sia  per  lunghi  anni  ispirata  dai  sen- 
timenti benefici  del  suo  illustre  promotore  e  Segretario  perpetuo. 
(  Applausi). 

Il  lettore  Magi  applaude  cordialmente  agi'  incoraggiamenti  da 
darsi  al  contadino,  ma  sente  il  dovere  di  annunziare,  nell'assenza 
dei  deputati  dell'I,  e  R.  Accademia  til)erina,  a  nome  della  medesi- 
ma, che  Segretario  interino  di  lei,  con  deliberazione  del  i3  luglio,  è 
il  dottor  C.  Fantoni  e  non  altro  individuo.  Il  Presidente  interrom- 
pe questo  discorso,  facendo  presente  al  lettore  Magi  che  per  par- 


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lare  a  nome  d' un'Accademia  bisogna  portarne  un  mandalo  espres- 
so; clie  i  deputali  di  lei  al  Congresso  si  trovano  fuori  della  Sezione; 
die  perciò  ogni  di  lui  aggiunta  all'  argomento  peccherebbe  di  per- 
sonalità verso  un  soggetto  che  la  Sezione  agronomo-tecnologica 
reputa  ad  onore  di  contare  fra' suoi,  e  che  desidera  vedere  sempre 
neir  ufficio  di  Segretario  di  (juell' Accademia,  della  quale  egli  figura 
tra  i  migliori  ornamenti. 

L'ingegnere  Piazzini  legge  unaMemoiia  illustrativa  di  una  carta 
o  mappa  rappresentante  la  parte  destra  dell'Arno  per  l'esame  dei 
vari  progetti  disegnati  da  mollo  tempo,  onde  istituire  lavori  idrau- 
lici capaci  ad  impedire  le  frequenti  inondazioni  del  Serchio,  che 
tanto  danno  arrecano  all'agricoltura  del  territorio  lucchese  e  pisa- 
no. La  mappa  è  quindi  esaminata  col  più  grande  dettaglio.  Il  mar- 
chese Ridolfi  osserva  essere  tanto  più  interessante  la  comunicazio- 
ne del  Piazzini,  in  quanto  che  è  già  organizzata  in  Toscana  una 
società,  la  quale,  non  per  ispirilo  di  agiolaggio  o  di  giuoco  di 
borsa,  ma,  per  intendimento  d'una  seria  operazione, con  legittimi 
e  considerevoli  capitali  è  pronta  ad  incaricarsi  della  esecuzione 
di  quel  progetto  che  verrà  adottato  dai  Governi  interessati  a  quel- 
le operazioni. 

Il  barone  d'  Hombres-Firmas  presenta  il  disegno  di  una  bigat- 
tiera fatta  costruire  in  Francia  con  diversi  perfezionamenti,  il  di  cui 
autore  è  il  doti.  Rousseau.v  di  Alais;  e  coglie  questa  occasione  per 
esprimere  quanto  egli  si  reputi  onorato  di  partecipare  alle  nostre 
riunioni!  L'uditorio  gli  corrisponde  con  applausi. 

11  Presidente  legge  una  Memoria  del  sig.  Riccardo  Lazzarini  so- 
pra il  baco  nocivo  agli  olivi;  un'altra  del  sig.  Bertacchi  sopra  le  cri- 
salidi dei  bachi  da  seta;  annuncia  essere  pervenuto  alla  Sezione  un 
nuovo  invito  dell'  Associazione  agraria  di  Piemonte  per  la  riunione 
in  Alba,  di  cui  già  fece  verbale  invito  il  colonnello  Sambuy  a  di  lei 
nome;  e  propone  un  voto  di  ringraziamento  alla  città  di  Milano  per 
il  programma  generoso  da  essa  pubblicalo,  onde  accordare  larghi 
premi  alle  invenzioni  fisiche  ec.  nell'occasione  del  sesto  Congresso 
italiano.  La  Sezione  con  vivissimi  applausi  approva. 

Il  Presidente  legge  una  interessantissima  Memoria  del  doti.  Gia- 
cinto Mompiani  di  Brescia  sopra  1' educazione  dei  sordo-muli,  ri- 
chiamando V  attenzione  della  Sezione  a  favore  di  quesl'  infelicissima 
parte  dell'  umana  famiglia.  Alla  lettura  succedono  poche  parole  del 

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Segretario  sui  servigi  prestali  all'  umanità  dal  Padre  Assarotli  di 
Genova,  del  (inalo  fa  pure  cenno  la  Memoria  Mompiani ,  e  la  descri- 
zione fatta  dal  marchese  Pallavicino  d'  uno  stabilimento  che  egli 
chiama  Istituto  rurale  e  tecnologico  dei  sordo-muli.  L'abbate  Fer- 
retti, egli  dice,  piissimo  ecclesiastico,  dopo  avere  assunta  la  pratica 
d' educazione  al  Collegio  dei  sordo-muti  in  Genova,  si  trasferì  a 
Fontanabuona  di  Chiavari  ;  cominciò  dall'  educare  uno  o  due  di 
quegli  sventurati  ;  poco  dopo,  con  uno  zelo  superiore  ad  ogni  elogio, 
ne  attrasse  alcuni  altri,  e  a  poco  a  poco  tutti  quelli  che  esistevano 
colà  furono  educati  almeno  a  tranquilla  ed  intelligente  convivenza.  Il 
villaggio  era  povero  a  segno  da  mancare  di  un  locale  per  l' insegna- 
mento. L'abbate  Ferretti  non  si  sgomentò,  ed  ottenuto  il  consenso 
del  parroco  profittò  della  chiesa  per  quel  santissimo  ufficio.  I  fan- 
ciulU  del  villaggio,  attirati  dalla  curiosità,  accorrevano  nella  chiesa 
onde  vedere ,  e  nel  vedere  apprendevano  anch'  essi  il  linguaggio 
de'  gesti  ;  dalla  quale  circostanza  ne  avveniva  che  il  sordo-muto 
poteva,  non  solo  coi  suoi  custodi  e  colla  famiglia,  ma  ben  anco  con 
tutto  il  popolo  comunicare  mercè  il  hnguaggio  appreso  anche  da 
chi  la  natura  dotò  d'  ogni  senso  ;  lo  che  risulta  ad  altissimo  sollievo 
e  conforto  per  quelle  malaugurate  vittime. . 

L' ora  essendo  tarda,  se  ne  aggiorna  la  discussione,  e  si  scioglie 
la  seduta. 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sanguinetti 


RAPPORTO 

SUUKAME  DBL  PROGETTO  PER  UHA  FIERA  LIBRARIA  IN  PIREHZE  A  GUISA  DI  QUELLA  DI  LIPSIA 

LETTO    DAL    CONTE    LUIGI    SERRISTORI 


Xja  Riunione  scientifica  di  Firenze  incaricò  una  Commissione  dei 
signori  E.  Mayer,  G.  P.  Vieusseux  e  Luigi  Serristori,  la  quale,  dopo 
esaminati  i  principj  e  le  pratiche  della  fiera  libraria  di  Lipsia,  pre- 
sentasse un  progetto  di  applicazione  all'  Italia  ;  designando  Firenze 
come  la  città  la  più  atta  per  posizione  geografica. 

La  Commissione  adunatasi,  dopo  avere  prese  le  più  diligenti  in- 
formazioni, dovè  convincersi  die  l'istituzione  di  una  fiera  libraria 
in  Italia  a  guisa  di  quella  di  Lipsia  non  senibravale  possibile  nelle 
attualità  delle  circostanze. 

Di  mio  impulso  particolare,  e  non  come  relatore  di  una  Com- 
missione che  non  ha  potuto  continuare  ad  adunarsi  per  le  lunghe 
e  ripetute  assenze  del  sig.  E.  Mayer,  vengo  a  far  parte  alla  Sezione 
di  quei  motivi  che  la  condussero  alla  convinzione  summenzionata 
intorno  all'  importante  incarico  affidatole. 

Bisogna  pure  confessarlo;  gran  numero  degli  editori  e  dei  librai 
italiani  non  sente  ancora,  o  piuttosto  non  sente  più  la  dignità  della 
professione,  e  non  conosce  il  proprio  vero  interesse.  Ignoranti  qual- 
che volta  a  segno  da  non  intendere  il  libro  che  vendono,  insensi- 
bili al  movimento  intellettuale  della  nazione,  non  leggono,  non  che 
giornali,  neppure  a  cagione  di  esempio  la  Bibliografìa  che  più  spe- 
cialmente a  benefizio  loro  si  pubblica  dalla  benemerita  ditta  Stella 
in  Milano;  e  l' indolenza  ncU'eseguire  le  più  facili  commissioni  è  sì 
grande,  che  debbesi  talvolta  attendere  più  mesi  per  avere  un  libro 
stampato  5o  miglia  lontano. 

Ma  è  egli  da  darsi  in  questa  bisogna  la  maggior  colpa  al  hbraio.' 
Non  lo  crediamo  ;  imperocché  anche  con  lumi  migliori,  e  con  le  in- 


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tenzinni  le  più  larghe,  gli  tornerebbe  difficile  il  superare  le  dilìlcol- 
tà  die  provengono  da  una  nuova  influenza,  che  non  si  estende  al- 
la sola  Italia,  e  finirà  forse  per  corrompere  le  belle  consuetudini, 
che  a  cotesto  proposilo  invidiamo  alla  Germania.  Gli  editori  più 
che  i  librai  sono  cagione  dello  stalo  di  anarchia  in  cui  è  caduto  il 
commercio  librario.  Quando  gli  editori  non  vendevano  mai  ai  par- 
ticolari, e  non  depositavano  che  presso  i  librai  di  prim'  ordine,  e 
questi  ai  librai  di  secondo  ordine  con  ribassi  giustamente  calcolali; 
la  scelta  dei  libri  da  stamparsi  e  le  produzioni  erano  dirette  dai 
veri  bisogni  del  commercio  e  della  civiltà.  Ma  le  concorrenze,  e 
r  industrialismo  che  invade  anche  i  campi  della  scienza,  sin  ora 
vantati  liberi  ed  inaccessibili  a  speculazioni  volgari;  che  insegna  a 
sottomettere  le  facoltà  della  mente  alle  leggi  della  produzione  sui 
materiali,  ed  a  convertire  in  moneta  persino  il  pensiero  non  nato  ; 
r  industrialismo  divenuto  eccessivo  ha  dato  l'  ultimo  crollo  all'  arte 
ed  al  commercio  librario  in  Italia  più  che  altrove.  Imperocché  vi  è 
invalso  il  vituperevole  costume  di  alterare  del  doppio  il  valore  dei 
libri  pubblicandoli  per  dispense  ;  di  affidarne  lo  smercio  ad  un  nu- 
merosissimo stuolo  di  associatori,  i  quali  non  di  rado  sorprendono 
r  inesperienza  e  la  creduUtà  di  coloro,  i  quali  spendendo  alla  spic- 
ciolata non  si  accorgono  di  avere  pagata  a  carissimo  prezzo  un'  ope- 
ra che  per  pochi  quattrini  si  compra  più  tardi  sui  muriccioli. 

Perciò  anche  il  ritrovato  delle  piccole  ripetute  dispense,  che  è 
cosi  utile  quando  si  tratti  veramente  di  opere  periodiche  di  tenue 
prezzo,  e  del  quale  alcuni  rispettabili  editori,  come  il  Pomba  di  To- 
rino, sanno  fare  un  uso  sì  nobile  a  prò  della  classe  la  meno  agiata, 
nelle  mani  dei  piìi  è  divenuto  il  flagello  e  la  vergogna  del  vero  com- 
mercio librario.  E  tanto  è  il  guasto  portalo  al  dello  commercio  da 
cotesto  sistema,  che  sovente  gli  stessi  editori  di  rango  sono  costret- 
ti a  ricorrervi. 

Eccovi,  Signori,  esposto  in  poche  parole  i  motivi  per  i  quali 
penso  con  molli,  che  sia  passato,  o  non  sia  ancor  giunto  il  momen- 
to di  realizzare  una  fiera  libraria  in  Italia,  o  qualunque  altra  istitu- 
zione analoga  a  quella  della  Germania,  e  più  particolarmente  di  Lipsia . 

I  nostri  lamenti  sono  gravi;  ma  richiesti  della  nostra  opinione 
non  credevamo  poter  corrispondere  più  degnamente  all'  onore  im- 
partitoci, ed  alla  nostra  coscienza,  che  col  manifestare  tutto  ciò  che 
crediamo  esser  vero.  E  qui  ovviando  a  sinistre  intei-petrazioni  non 


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riputiamo  inutile  dicliiarare  che,  come  in  tutte  le  classi  così  in  tut- 
te le  professioni,  si  danno  anche  in  questa  degli  editori  e  dei  librai 
onorevoli  eccezioni;  non  però  suffìcienti  per  influire  salutarmente 
sopra  la  massa  ....  Anzi  desiderosi  di  poterci  ingannare,  o  di  tro- 
vare in  qualche  modo  esagerate  le  nostre  osservazioni,  abbiamo 
(  prima  di  emetterle  )  richiesto  il  parere  di  un  editore  considerato 
per  il  primo  in  Italia,  e  che  per  la  sua  probità,  e  per  la  pratica  e 
vastità  degli  affari  gode  meritamente  di  una  grande  riputazione  in 
Europa.  Questi  appoggiandosi  presso  a  poco  su  gli  stessi  motivi, 
conviene  con  noi,  che  sia  per  ora  impossibile  l' istituire  una  lega, 
non  che  una  fiera  libraria  in  Italia. 

Nessuno  meglio  di  questo  valente  editore  sarebbe  stato  capace 
di  trovare  dei  compensi,  e  sappiamo  ch'egli  aveva  progettato  un 
vasto  emporio  librario,  il  quale  quando  fosse  eseguibile  tornerebbe 
di  gran  vantaggio  all'  universalità  dei  librai  e  delle  buone  lettere  ; 
ma  per  le  stesse  cause,  e  per  parecchie  altre  che  è  superfluo  l'addur- 
re, siamo  persuasi  che  nemmeno  questo  progetto  possa  incarnarsi. 


— •«>^o^ -^-C.C-fr©«— 


RAPPORTO 


SULLA      PROPOSIZIONE      DEL     SIGNOR      DRAGOMANNI 


D'INCITARE  LE  ACCADEMIE  IIALIANK  A  CJMPARTiR!  PREMI  DI  VIRTÙ  Al  COSTADiNl 


-»e)«<s*- 


LA    COUMISSIONE    PER    L    ESAME    E    PEI.    RAIM'ORTO    FO    COMPOST* 
DEL  l'R.  CARLO  BONAPARTE  E  DEL  RELATORE 

Aj  uomo  è  perfettibile  di  sua  natura.  Quando  tutte  le  scienze 
avranno  portalo  il  loro  tributo  a  questo  re  della  terra,  la  sua  ragio- 
ne, rafforzata  dal  sentimento  morale,  sarà  la  face  del  suo  intelletto, 
la  direttrice  della  sua  volontà.  11  vero,  il  giusto,  il  buono  saranno 
raggi  di  luce  così  cbiara  in  tutte  le  menti,  clie  tutte  riputeranno 
selvagge  o  puerili  stoltezze  le  invidie,  gli  odj,  le  ire,  la  guerra:  il  me- 
rito s' innalzerà  da  se  ;  e  la  giustizia  facendosi  un  trono  nell'  animo 
d'ognuno  compartirà  di  tratto  a  ognuno  il  suo.  La  storia  fedele  ci 
addita  il  cammino  e  i  traviamenti  dell'  umanità,  ora  lieta  e  superba, 
ora  strascinata  fra  le  rovine  e  le  stragi  sotto  il  giogo  della  servitù, 
dagl'illustri  scellerati  anticlii  che  si  chiamarono  eroi. 

3Ia  quando  si  compiranno  i  destini  dell'umanità?  Un  velo  ci 
nasconde  il  futuro;  e  la  meta  sospirata  è  di  certo  lontana. 

Intanto  già  lo  sapete,  o  Signori  ;  disparate  opinioni  insorgono 
sull'uso  de'prcmi  per  raggiungere  sollecitamente  quella  meta  e  pro- 
muovere la  virtù.  Oltre  le  ragioni  esposte  non  ha  guari  in  questa 
ragunanza  da  un  nobile  ingegno,  sostengono  alcuni  che  la  virtù 
cessa  di  essere  virtù  quando  v'  ha  il  solo  dubbio  che  possa  diven- 
tar venale;  elio  si  spesso  riescono  fallaci  le  più  solenni  sentenze 
degli  uomini  integerrimi;  che  tante  passioni  agitano  l'animo  de' giu- 
dici; che  talvolta  possono  essere  maggiori  i  mali  che  i  benefizi  dei 
premi  di  virtù.  Ricordiamoci,  o  Signori,  che  cosa  avviene  nel  se- 
greto dell'animo  nostro  quando  ci  vediamo  innalzati  sopra  gli  al- 
tri uomini  con  premi  di  qualsivoglia  maniera;  quando  vediamo 
premiarsi  uno  che  correva  nello  stesso  nostro  arringo,  lo  chia- 


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merci  santo  e  divino  quell'  animo  die  non  avesse  sentito  allora  gli 
assalti  dell'  orgoglio  e  dell'  invidia  comiuKjue  nascosti  sotto  le  for- 
me morali ....  E  tulli  sanno  che  l' orgoglio  e  l' invidia  lacerano 
que'  dolci  legami  d'amore  clie  in  una  sola  famiglia  unirà  le  nazioni. 
La  vostra  Commissione,  o  Signori,  lascia  intatto  questo  campo 
di  contese  scientifiche  ai  (ilosofi  sociali  ;  tanlo  più  che  1'  uffizio  de- 
gli agricoltori  e  de'  tecnologi  non  può  essere  che  quello  delle  appli- 
cazioni delle  scienze  alla  prosperità  delle  arti,  fra  le  quali  mettiamo 
prima  1'  agricoltura.  Sino  a  che  dunque  i  filosofi  non  avranno  con- 
vinto le  menti  capaci  di  comprendere  quest'alta  quistione  sociale 
dell'  errore  di  premiare  la  virtù  celata  sotto  ai  cenci,  o  rifuggita  nei 
tuguri,  o  raminga  sulla  terra,  noi  non  abbiamo  diritto  di  contrastare 
al  desiderio  de'  cuori  più  nobili  e  generosi  ;  non  abbiam  diritto  di 
condannare,  con  un  nostro  rifiuto,  un  principio  che  vuol  imitare,  seb- 
bene con  mezzi  imperfetti  perchè  umani,  il  principio  religioso  di  tulli 
i  popoli,  che  mercè  i  premi  soprannaturali  eccita,  svolge  e  coltiva 
le  azioni  virtuose.  Per  le  quali  cose,  o  Signori,  la  vostra  Commissio- 
ne opina  di  accettare  la  proposta  del  sig.  Fiancesco  Gherardi  Dra- 
gomanni membro  onorevolissimo  di  questa  Sezione  ;  di  ringraziar- 
lo, perchè  ha  già  indotto  1'  I.  e  R.  Accademia  della  valle  tiberina  to- 
scana a  dare  il  bell'esempio  di  premiare  piuttosto  le  virtù  de' con- 
tadini abbronziti,  che  i  sonetti  degli  azzimati  pastorelli  arcadici; 
esponendo  nello  stesso  tempo  il  volo,  che  quella  radunanza  accade- 
mica sia  per  lunghi  anni  ispirala  dai  sentimenti  benefici  del  suo  il- 
lustre promotore  e  Segretario  perpetuo. 

Lucca  a  8  settembre  i843 

L.  ALESS.  PARRAVICINI 


ADINAAIZA 

DEL   GIORNO    ag   SETTEMBRE 


~^35e< 


k5i  legge  il  processo  verbale  che  rimane  approvato  dopo  la  lettura 
di  una  lettera  dal  lettore  Magi  diretta  al  Segretario,  nella  quale  egli 
dichiara  non  avere  inteso  colle  sue  osservazioni  di  ieri,  che  di  an- 
nunziare un  fatto  da  esso  lui  ritenuto  per  esatto. 

Indi  la  Commissione  incaricata  di  esaminare  le  arti  e  l' indu- 
stria di  Lucca  comunica  due  rapporti,  che  uno  è  letto  dal  prof,  avvo- 
calo Maestri,  l'altro  dal  dolt.  Tommaso  Cini.  Questi  due  rapporti  so- 
no ascoltati  con  festevole  attenzione  dall'adunanza.  Il  lettore  Magi 
propone  applausi  alla  popolazione  industriale  di  Lucca,  e  l'abbate 
G.  Prosperi  la  stampa  di  quei  rapporti.  L' adunanza  aderisce  a  quelle 
due  proposizioni  con  manifesta  dimostrazione,  ed  il  Presidente  an- 
nunzia che  i  voli  dell'  assemblea  saranno  compiti. 

L'  avv.  Maestri,  e  con  esso  il  marchese  Ridolfi,  perseverante  nel- 
la generosa  idea  di  vedere  un  giorno  l'Associazione  agraria  del  Pie- 
monte divenire  il  nucleo  d'un' Associazione  agraria  italiana,  propo- 
ne, e  r  adunanza  approva,  che  si  nomini  uno  o  più  deputati  a  rap- 
presentare la  Sezione  agronomo-tecnologica  alla  prossima  riunio- 
ne agricola  di  Alba,  affidandone  la  scelta  alla  presidenza. 

Lo  stesso  sig.  avv.  Maestri,  vista  1'  utilità  di  estendere  la  Società 
d' incoraggiamento  a  prò  dèli'  agricoltura  che  omai  ricopi'e  tutto  il 
Piemonte,  proporrebbe  che  si  nominassero  nelle  diverse  città  d'Ita- 
lia alcuni  deputati  col  titolo  di  promotori,  il  cui  ufficio  fosse  di  fare 
soci  e  corrispondere  colla  Società  piemontese,  per  quelle  comunica- 
zioni che  potessero  essere  di  reciproco  vantaggio;  che  fossero  in- 
tanto Promotori  nati  i  membri  agronomi  del  Congresso  e  i  presi- 
denti delle  Società  scientifiche  e  letterarie;  che  finalmente  questi, 
incaricati  a  promuovere  le  Società  d' incoraggiamento,  dovessero  a 
suo  tempo  inviare  al  Congresso  di  Milano  la  notizia  de'  soci  ascritti 
o  delle  particolari  Società  formate  mediante  la  loro  nobile  solleci- 


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liitliiie.  A  qiipsla  pro|)osta  aderiste  il  niarclicse  Ridolfi  soggiiingeiulo 
clic  inU-rcssa  nioltissiino  la  cooperazionc  delle  Società  agrarie  già 
esistenti;  dallo  f(iiali  considerazioni  ne  consegue  essere  desiderio 
nnivorsalc  clic  gì'  Italiani  fra  loro  si  prestino  mano  efficace,  per  pro- 
vocare i  necessari  miglioramenti  nelle  arti  agricole. 

11  iloll.  15.  (uni  legge  il  Manifesto  preparato  dalla  Commissione 
di  cui  egli  è  relatore,  da  pubblicarsi  per  migliorare  l'enologia  italia- 
na :  quella  leltnra  è  accolta  ed  approvata  con  unanime  acclamazione. 

Il  Presidente  Fresclii,  a  nome  del  sacerdote  Enrico  Tazzoli  di 
Mantova,  legge  un'interessantissima  Memoria  più  volte  applaudita 
sull'importanza  d'istituire  scuole  agrarie  nei  seminari  ecclesiastici, 
onde  somministrare  col  tempo  un  numero  considerevole  di  parro- 
clii  di  campagna,  i  (juali  arrecliiiio  al  loi'o  gregge,  coli'  insegnamento 
morale  e  religioso,  i  lumi  della  sapienza  agricola.  L'avv.  Maestri  fa 
plauso  al  sig.  Tazzoli  del  generoso  e  felice  pensiero,  e  fa  voti  onde  i 
vescovi,  cui  è  commessa  la  disciplina  scolastica  dei  seminari,  ascol- 
tino !e  insinuazioni  del  Tazzoli. 

Il  Segretario  Sanguinelti,  a  nome  del  sig.  avv.  Leonardo  Vitelli 
della  \'aldinievole,  legge  uno  scritto  inteso  a  proporre  alcuni  migliora- 
menti di  economia  rurale  e  d' incoraggiamento  ai  contadini  solerti, 
e  più  specialmente  a  suggerire  che  fosse  data  1'  educazione  e  la  di- 
rezione agraria  ad  un  maggior  numero  di  trovatelli,  onde  averne 
de'  buoni  ed  educati  coloni.  Questo  secondo  intendimento  dello 
scritto  incontra  la  simpatia  dell'  adunanza,  la  quale  ne  manifesta 
aggradimento. 

È  domandata  la  stampa  del  rapporto  Parravicini  sopra  le  scuole 
fecniclie  del  Regno  Lombardo  Veneto,  che  viene  all'unanimità  con- 
sentita. 

Il  Presidente  Frescbi  chiude  la  seduta  con  le  seguenti  parole: 

«  Nelle  variate  sorti  della  vita,  l'aniqia  di  cui  la  Provvidenza  ci 
dotava,  se  talvolta  è  dalmata  a  soffrire,  molte  altre  va  consolata  da 
sensazioni  che  traggono  a  immensa  gioia,  ad  onore,  a  gratissima  ri- 
cordanza. Tra  f[ucsle  una  tlclle  più  vive  arrecavami  nell'inaugu- 
razione del  (plinto  (Congresso  la  vostra  onorifica  elezione;  perocché 
al  povero  ingegno  mio  non  s'addiceva  il  segnalato  favore,  ma  piutto- 
sto il  concetto  del  divino  poeta  :  Me  degno  a  tanto  ne  io  né  altri  crede. 

Vi  rendo  grazie,  o  Colleghi,  grazie  sincere  di  quella  elevazione 
cui  diritto  soltanto  mi  dava  il  grandissimo  affetto  che  vi  porto;  af- 

'9 


—    i/|8   — 

fello  che  giammai  non  verrà  meno  nell'animo  di  chi  a  voi  soli  deve 
un  nome,  un  nobile  ufficio,  un'  illuslrazlone. 

Ma  nello  spirare  di  mie  funzioni  un  dubbio  tremendo  mi  assale, 
nel  pensiero  di  non  avere  coirisposlo  alla  vostra  aspettativa.  La  co- 
scienza va,  è  vero,  confortata  dalla  certezza  del  più  forte  buon  vo- 
lere; ma  che  puole  il  buon  volere  senza  la  vostra  indulgenza?  Chia- 
rissimi fratelli,  noi  transitammo  un  periodo  brevissimo  al  mio  cuore, 
lungo  forse  alla  vostra  impazienza;  ma  lo  passammo  in  quella  dol- 
cissima armonia  che,  invocata  da  prima  a  coronare  i  nostri  sforzi, 
dominò  sovrana  in  tutta  la  nostra  Sezione. 

Noi  transitammo  il  periodo  de'  nostri  studi  ora  illustrando  fatti 
conosciuti,  ora  interpretando  teorie  novelle,  ora  imaginando  perfe- 
zionamenti, temperamenti,  istituzioni;  sempre  meditando  sui  mezzi 
d'  imprimere  alla  scienza  un  progresso,  di  recare  all'  umanità  un 
sollievo,  alla  patria  un  ristoro. 

Le  quali  opere  nostre  tutte  furono  resultamento  di  vostra  spon- 
tanea volontà,  alla  quale  la  mia  debole  voce  non  servi  pur  troppo 
che  di  eco  poco  possente.  Siane  dunque  vostra  la  gloria,  come  ne 
furono  vostri  gli  sforzi.  Io  non  oso  aspirare  a  vanto  alcuno  nel  pro- 
dotto lusinghiero  della  vostra  santa  cospirazione  agi'  interessi  agro- 
nomici e  tecnologici  dell'Italia;  siano  vostra  giusta  e  meritata  ri- 
compensa le  benedizioni  della  patria;  e  concedete  a  me  soltanto  il 
largo,  gradito,  inestimabile  favore  d'essere  io  il  primo  ad  invocarle  ». 

Visto  —  //  Presidente  Conte  Gherardo  Freschi 

//  Segretario  B.  P.  Sanguinetti 


RAPPORTO 

DRLLA  COMMISSIOHE  IHCARICATA  DI  VISITARK  LK  O^FICISK  E  MANIFATTURE 

ESISTENTI    NELL.V    CITTA    DI    LUCCA 

— -s»s»©»c-:<» — 


Xja  Commissione  cui  affidaste,  o  Signori,  l' onorevole  incarico  di 
visitare  le  officine  e  manifatture  lucchesi,  nel  venire  a  rendervi 
conto  (li  quello  che  ha  operato,  sente  il  bisogno  innanzi  tutto  di 
dichiarare,  che  la  brevità  del  tempo  non  le  ha  concesso  di  tratte- 
nersi quanto  avrebbe  voluto  nell'  esame  di  tutti  i  particolari  del- 
l' industria  di  cpiesta  città;  e  però  vuole  essere  scusata,  se  nel  rap- 
porto che  per  mio  mezzo  essa  vi  fa,  non  saranno  toccate  alcune 
cose  che  leggermente,  e  non  sarà  fatto  menzione  di  quelle  esistenti 
fuori  delle  mura,  come  frantoi,  mulini,  ferriere  ec.  Non  ostante  la 
Commissione  ha  veduto  abbastanza  entro  la  città,  per  formarsi  una 
idea  ben  favorevole  sullo  slato  dell'  industria  di  Lucca  ;  ed  essen- 
dosi poi  convinta  che  desso  è  principalmente  dovuto  all'influenza 
delle  eccellenti  scuole  tecniche,  le  ha  stimate  argomento  assai  im- 
portante da  doverne  formare  soggetto  di  un  rapporto  separato,  di 
cui  vi  farà  lettura  l'onorevole  membro  sig.  avv.  Maestri;  mentre  io 
anderò  soltanto  indicando  quelli  artigiani  e  manifattori  che  hanno 
priucipaiinente  richiamata  la  nostra  attenzione. 

E  cominciando  dalle  arti  dirò,  che  in  quella  del  fabbro  ferraio, 
esercitata  con  intelligenza  in  molte  particolari  officine,  si  distinse  il 
I^nci  e  il  Signorelti;  il  primo  dei  quali  ci  mostrò  modelli  di  cose 
meccaniche  e  di  un  ponte  di  ferro  da  costruii-si  sulla  Lima,  1'  al- 
tro ci  fece  vedere  oggetti  di  chincaglieria  tirati  a  bel  pulimento  e 
bruna  tempera. 

L'arte  del  raniai<i  è  pure  una  di  (|ucllc  che  prospera  nella  città 
di  Lucca,  e  ne  vedcnuno  eccellenti  prodotti,  fia  i  (juali  notammo 
quelli  del  Micheli,  eseguiti  con  amore  e  precisione,  particolarmente 


alcuni  vasi  da  acqua  di  coslruziono  difficilissima,  per  esser  compo- 
sti ili  uti  solo  pezzo  tli  rame. 

Larle  dell'  argentiere  e  orefice  è  trattata  pure  eccellentemente, 
e  ci  sono  stati  mosliali  dei  graziosi  lavori  in  hulinn;  osservammo 
specialmente  i  pi-odolli  deli'  officina  dei  Romani,  il  quale  avendo 
presso  di  se  degli  allievi  della  scuola  tecnica,  aj)plica  con  molta  in- 
telligenza e  vantaggio  l'argentatura  e  doratura  galvanica. 

L'  esposizione  delle  belle  arti  avi'à  dimostrato  a  quelli  die  l' han- 
no visitata  come  il  sig.  Casali  tratti  con  genio  e  sapere  la  cesellatu- 
ra dell'acciaio,  e  il  sig.  del  Bianco  quella  dell'  argento. 

L'orologeria  e  la  costruzione  di  sli'umenti  per  l'ottica  e  per  l'agri- 
mensura fioriscono  pure  in  Lucca;  presso  Massagli  die  costruisce 
buoni  orologi  a  cilindro,  presso  Ercoli  e  Pieretti,  allievi  delle  scuole 
tecniche,  costruttori  di  buoni  riverberi  e  strumenti  da  agrimensori, 
e  presso  Nicolai  produttore  di  strumenti  di  ottica,  e  che  si  dimo- 
strò a  noi  eccellente  allievo  della  scuola  tecnica,  e  perfettamente 
versato  nelle  scienze  fisico-chimiche  applicale. 

L'ai-te  dell'  intagliatore  ed  ebanista  si  può  francamente  dire  die 
ha  raggiunta  la  perfezione;  e  si  distinguono  in  essa  i  fratelli  Luc- 
chesi che  ci  mostrarono  un  bel  pavimento  con  figure  ed  ornati  in- 
tai-siati,  il  Petrucci  allievo  delle  scuole  tecniche  che  fa  bei  lavori  in 
madreperla  ed  avorio,  il  Bigotti,  il  Boni,  e  finalmente  Pietro  Mas- 
sagli  che  ci  mostrò  un  superbo  lavoro  eseguito  sopra  un  bastone. 

Abbiamo  ritrovato  1'  arte  del  calzolaio  tanto  sviluppata  da  sup- 
plire non  solo  al  consumo  della  città,  ma  da  avere  stabilita  anche 
una  esportazione  di  (jualche  importanza  per  lontani  paesi;  e  fra  co- 
loro che  r  esercitano  notammo  Mariotti,  che  tiene  occupati  circa 
cinquanta  operai. 

La  tintura  sopra  lana  seta  e  cotone  è  esercitata  da  vari  buoni 
tintori,  fra  i  quali  visitammo  Galli,  Verciani  e  Bini, che  posseggono 
estesi  stabilimenti  in  cui  si  lavora  coi  principj  della  chimica  ap- 
plicala. I  due  primi  si  distinguono  nella  tinlura  della  seta  in  dif- 
ferenti colori,  r  altro  in  quella  del  cotone,  particolarmente  in  rosso 
di  robbia  all'  uso  di  Aleppo,  per  cui  ha  ottenuto  un  brevetto  dalla 
Società  d' incoraggiamento. 

Passando  ora  a  jiarlarvi  di  una  delle  officine  che  più  si  ravvici- 
na alle  manifatluie,  vi  dirò  come  abbia  risvegliala  la  nostra  ammi- 
razione la  fabbricazione  delle  carrozze  dei  Passaglia,  i  quali  nella 


—    i5i    — 

loro  officina,  elio  dà  al  commercio  eecelleiiti  prodotti,  eseguiscono 
con  vcntidne  lavoranti  tulle  le  oj)eia/.i()MÌ  neeessarie  per  l'arte  lo- 
ro, non  escluse  quelle  di  sellaio.  E  mirabile  l' esattezza  di  tutti  quei 
lavori,  e  jiarticolauiienle  delle  sale  a  olio,  che  ci  sembrano  così  be- 
ne eseguite  t|uauto  le  inglesi. 

Dopo  avervi  parlato  dell'  importanza  delle  officine  nelle  quali  si 
distinguono  molti  ingegnosi  operai,  è  nostro  debito  rendervi  conto 
dello  slato  delle  manifallurc  propriamente  dette,  che  forniscono  la- 
voro a  molli  ahilanli  della  città,  e  fra  le  quali  visitammo  con  cura 
le  fabbriche  di  seta,  berretti  di  lana,  panno,  rigatini  in  cotone, 
cuoia,  guanti  ec,  e  finalmente  la  regia  intrapresa  dei  sali  e  tabacchi. 

Il  sig.  avv.  Massei  ha  recentemente  pubblicato  un  accurato  la- 
voro suir  arte  della  seta  nello  Stato  lucchese,  con  i  dati  statistici 
della  quantità  di  macchine  in  azione,  del  raccolto  di  seta  greg- 
gia, dei  lavoranti  impiegati,  non  meno  che  dei  dra])pi  prodotti. 
I.e  ispezioni  da  noi  fatte  su  tale  argomento  non  hanno  potuto  na- 
luralinente  eseguirsi  che  sulla  parie  relativa  ai  mezzi  meccanici  di 
produzione,  e  per  questa  abitiamo  trovati  esattissimi  i  dati  del  si- 
gnor Massei,  che  porta  a  circa  Goo  i  telai  e  a  più  di  i58  i  valichi. 
Quindi  abbiamo  tutta  la  ragione  di  ritenere  giuste  le  altre  notizie 
che  egli  dà,  sulla  produzione  della  seta  greggia  che  fa  ascendere  a  lib- 
bre 5o,ooo,  suir  impannazione  che  dice  eseguirsi  per  libbre  43,200, 
e  sul  numero  degli  operai  che  in  cotesti  lavori  si  occupano,  e  che 
egli  calcola  essere  5, 000. 

Da  ciò  risulta  chiaro  che  l'industria  della  seta  ha  qui  una  impor- 
tanza notabile,  non  ostante  che  la  trattura,  la  filaliua,  la  torgilura 
non  abbiano  ancora  ricevuti  quei  perfezionamenti  oramai  in  altri 
luoghi  adottali.  Si  vedono  in  fatti  le  sete  fine  dell'  Asia  minore  che 
s'impalmano  a  Lucca,  essere  inviate  prima  dai  Lucchesi  medesimi 
a  torcersi  fuori  del  loro  Stato.  Si  vedono  poi  le  sete  lucchesi  più 
belle  mandate  a  vendersi  sul  mercato  di  Firenze,  perchè  non  tro- 
vansi  qui  mezzi  di  lavorarle;  e  perfine  le  focacce  e  senighelle  spedile 
fuori,  per  ridursi  in  tessuti  ordinari. 

I  l'abbricatori  di  seta  lucchesi,  come  i  signori  Burlamacchi  e 
Donati,  che  tengono  attivi  molti  valichi,  doppiatoi,  incannatoi,  ed 
olire  a  200  telai,  dei  quali  alcuni  alla  .lacquarl,  e  come  i  signori  Be- 
vilacqua e  Baroni,  ed  .\ndreoni,  che  fanno  pure  agire  tratture,  vali- 
chi, incannatoi  e  telai,  rendono  certamente  grandissimo  utile  alla 


classe  indigente  della  cillà;  ma  professano  però  l'arte  loro  come  si 
professava  nel  resto  d'Italia  avanti  1' a|)plicazii)ne  del  vapore  alla 
trattura,  e  avanti  l'adozione  delle  macchine  moderne  per  la  fdaUi- 
ra,  incannatura,  e  tessitura  della  seta.  Sopra  di  loro  si  è  distinto  so- 
lo il  si£f.  Londiardi  con  i  telai  a  doppia  seta  e  con  la  macchina  da 
incannare  sul  sistema  lionese,  che  ha  introdotti  nella  sua  fahhrica; 
ove  trovansi  200  telai,  dei  quali  porzione  alla  Jacquart,  edove  si  la- 
vora con  intelligenti  sistemi. 

l'na  falihrica/.ione  la  (juale  l'iesce  di  grande  vantaggio  alla  città 
è  quella  dei  berretti  di  lana  dei  signori  Burlamacchi  e  Donati,  che 
offrono  con  essa  il  lavoro  ad  oltre  a, 000  donne  della  classe  indi- 
gente nelle  proprie  abitazioni,  e  mettono  in  commercio  più  di  3o,ooo 
dozzine  di  berretti,  dell'  approssimativo  valore  di  lire  5oo,ooo  per 
ciascun  anno. 

Il  modo  di  fabbricare  i  berretti  è  bastantemente  semplice  e  co- 
gnito per  renderne  affatto  inutile  la  descrizione.  Lo  stesso  può  dir- 
si per  i  panni  che  si  producono  dai  medesimi  sigg.  Burlamacchi  e 
Donali  nella  loro  fabbrica,  ove  agiscono  3  scardazze,  18  fdatoi,  e  i3 
telai.  Ed  intorno  ad  essi  noteremo  solamente,  che  il  loro  smercio 
sicuro  e  fisso  per  il  vestiario  della  truppa  non  è  stato  certamente 
uno  stimolo  a  migliorarne  la  produzione  :  i  peloni  però  sono  molto 
accreditati. 

L' arte  di  conciare  le  cuoia,  esercitata  nelle  manifatture  dei  si- 
gnori Petri  e  Giorgetti,  Favilla,  Lucchesi,  Isola  e  Carbaglia,  non  ha 
per  anche  ricevuti  i  moderni  perfezionamenti.  L' intiero  prodotto 
di  questa  fabbricazione  non  ascende  che  a  libbre  3oo, 000  di  cuoia  ; 
ma  è  da  sperarsi  un  incremento  maggiore,  quando,  liberamente 
esercitata,  potesse  sostenere  la  concorrenza  in  più  ampi  mercati. 

Esiste  anche  una  fabbrica  di  guanti  di  proprietà  Santini,  nella 
quale  s' impiegano  oltre  60  donne  a  cucire  senza  macchina:  le  pelli 
sono  di  buona  qualità,  e  il  prodotto  è  esitato  in  paese.  Altra  fabbrica, 
che  appena  avemmo  il  tempo  di  visitare,  è  quella  di  nastri  del  sig.  (Ioli. 

Richiamò  per  altro  la  nostra  attenzione  un'  indusliia  nascente 
che  ci  parve  potere  acquistare  all'avvenire  molla  inqxìi-tauza,  quel- 
la cioè  stabilita  dal  sig.  Sebastiano  Donati,  per  i  tessuti  di  cotone 
destinali  al  vestiario  del  popolo.  Sedici  telai  riuiiili  in  un  locale 
nella  città,  e  tenuti  attivi  da  tessitrici  della  caiiqiagna,  e  trenta  al- 
tri nelle  abitazioni  stesse  dei  campagnuoli,  danno  un  prodotto  di  G 


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ad  800  braccia  al  giorno  di  ri{;atini  e  tessuti  operati.  Osservammo 
con  jiiacere  i  telai  alla  Jaccjuarl  applicati  a  qiiesl'  ii)dustria,  e  ci  fu 
grato  vedere  che  si  tessevano  ancora  tovagliuoli  di  lino. 

Il  pronto  esito  clie  i  jìrodotti  di  questa  fabhi'ica  ottengono  ne 
attesta  1'  utilità.  Non  dobl)iamo  poi  tacere,  clic  secondo  quello  clie  il 
sig  Donati  ci  diceva,  le  tessitrici  della  campagna  riescono  più  lavo- 
ratrici e  subordinate  di  quelle  della  città,  onde  egli  le  impiega  a 
preferenza  delle  ultime. 

Ci  mancò  il  tempo  di  visitare  le  tipografie  e  litogi-afie,  ma  pos- 
siamo considerare  queste  arti  come  assai  prospere  nella  città,  dap- 
poiché sappiamo  esistere  ao  torchi  condotti  da  5  proprietari  diver- 
si, fra  i  quali  si  distinguono  il  sig.  Giusti  ed  il  sig.  Felice  Berlini  nella 
tipogi'afia,  il  sig.  Giuseppe  Bertini  nella  litografia,  e  il  sig.  Ridolfi 
che  ne  fu  qui  primo  introduttore. 

Fra  le  manifatture  della  città  ci  sembra  poi  non  poter  fare  a 
meno  di  annoverare  anche  l' importante  intrapresa  dei  sali  e  taiiac- 
chi,  così  ben  condotta  dalli  appaltatori  presenti,  alla  testa  dei  quali 
trovasi  il  sig.  Levi.  Non  parleremo  del  sale  che  ritirato  dall'  estero 
nella  quantità  di  200,000  libbre  è  qui  solo  macinato,  ma  diremo  al- 
cuna cosa  dei  tabacchi  che  provenienti  dall'America  meridionale, 
dall'  Ungheria  ec.  sono  qui  lavorati.  In  un  fabbricato  esteso  di  sua 
natura,  male  disposto  perchè  non  costruito  a  quesl'  oggetto,  ci  fu 
pur  forza  d'  ammirare  1'  ordine  che  non  ostante  è  riuscito  a  porre 
in  tutte  le  operazioni  della  fabbricazione  dei  sigari,  e  dei  tabacchi 
da  naso  e  da  fumo.  Osservammo  l' intelligente  divisione  del  lavo- 
ro, e  1' operosità  dei  lavoranti,  particolarmente  delle  fanciulle  no- 
vellamente impiegate,  e  la  buona  ed  economica  produzione  che  se 
ne  ottiene,  che  fa  •  importante  concorrenza  agli  appaltatori  degli 
Stati  limitrofi.  Notammo  essere  i5o  le  persone  impiegate  alla  fab- 
brica, e  3oo,ooo  le  libbre  di  tabacco  greggio  che  vi  si  lavorano. 

Dall'  insieme  di  queste  brevi  osservazioni  ci  sembra  doversi 
conchiudere,  che  mentre  le  scuole  tecniche  offrono  buonissimi 
mezzi  d' istruzione,  ed  i  capi  delle  officine  ne  seppero  trarre  con 
molto  ingegno  tanto  profitto  da  superare  quelli  dei  vicini  paesi,  non 
avvenne  però  altrettanto  nelle  manifatture  propriamente  dette,  ove 
non  ci  è  stato  dato  di  rintracciare  alcun  progresso  meccanico,  se  si 
eccettui  l'adozione  di  telai  alla  Jacquart,  e  gl'incannatoi  e  doppi 
telai  del  sig.  Lombardi. 


—  i54  — 
E  vero  dio  a  prima  vista  senilirano  inutili  in  Lucca  questi  per- 
fe/.ionanienti  meccanici,  perdio  vi  prospera  tuttora  l' industria  mon- 
tata sull'antico  sistema  del  distribuire  il  lavoro  alle  abitazioni  del- 
l'operaio;  e  certamente  quando  questo  sistema  potesse  durare, 
ojjnun  sa  che  è  il  più  utile  alla  moralità  ed  al  ben  essere  del  po- 
polo. Ma  svenluratanionte  la  sua  esistenza  diviene  oi:;ni  giorno  più 
ilifficile,  e,  per  cause  die  tutti  conoscono,  va  cedendo  il  jiosto  al 
moderno  principio  delle  grandi  manifatture.  Sono  queste  che,  gui- 
date dalla  scienza  die  insegna  ad  economizzare  forza,  tempo,  mate- 
ria, e  capitali,  vanno  schiacciando  a  poco  jier  volta  ogni  piccola  in- 
dustria, e  temiamo  pur  troppo  che  recheranno  con  la  loro  concor- 
renza gravissimi  danni  anche  alle  presenti  manifatture  lucchesi, 
(piando  elleno  non  si  pongano  in  grado  di  sostenerla  validamente 
Facciamo  j)erò  voti,  e  gli  facciamo  sinceri,  che  non  solo  le  scuole 
tecniche,  ma  ancora  i  ricchi  proprietari  si  associno  per  portare  al 
corrente  delle  moderne  cognizioni  1'  arte  della  seta,  e  pei-  sviluppa- 
re ilelle  nuove  industrie,  temendo  sempre  che  possano  decadere 
(pielle  che  ora  fioriscono.  Ognuno  vede  qual  dissesto  improvvi.so 
apporterebbe  un  semplice  congegno  per  la  fabbricazione  della  ma- 
glia dei  berretti,  o  per  l' incannazione  della  seta,  o  per  l' impanna- 
tura  dei  drappi.  Qua  noi  troviamo  acqua  motrice  in  abbondanza, 
intelligenti  artisti  alle  officine,  popolo  sveglio  ed  industrioso  ;  non 
resta  che  a  trarne  profitto;  al  che  nulla  vediamo  die  possa  meglio 
servire,  delle  associazioni  pecuniarie  ed  intellettuali,  che  hanno  por- 
tato a  sì  allo  grado  l'industria  fra  gli  stranieri. 

TOMMASO  CIM 


RAPPORTO 

DELLA    COMIIISSIORS    PER    LA    VISITA    DELLE    ARTI    E    «ESIIERI 

IN  CIÒ  CHE  CONCERNE   LE   SCUOLE  TECNICHE   LUCCHESI 


.Lia  voslra  Coiiiiiiissione,  onorandi  Colleglli,  vi  descrisse  lo  stato 
delie  nianifatliire  e  delle  arti,  mostrando  che  in  questa  dotta,  ope- 
rosa ed  ospitale  città  non  manca  alcun' arte  utile  o  necessaria  :  che 
\  i  aljjerjjano  pur  molte  di  quelle  che  diconsi  di  lusso  e  parrebbono 
i-iserhate  alle  fi;randi  capitali  ;  siccome  l'arte  di  fabbricare  le  carroz- 
ze ;  r  arte  che  enuda  i  colori  dell'  iride  ne' tessuti,  di  che  (|ueir  al- 
tra adorna  le  pareti  de' signorili  edilizi  ;  e  l'altra  ancora  che  ne  mo- 
l>ili  trasporta  il  disegno  e  il  prestigio  delle  amene  arti. 

Vi  espose  che  nella  esecuzione  non  mancano  le  beile  forme,  le 
proporzioni,  l'opportunità  a  servire  agli  usi  sociali.  .Ala  le  manifat- 
ture e  le  arti  vi  furono  mostrate  nell'  aspetto  dell'  utile,  e  come  ri- 
sultato materiale  delle  braccia  che  lavorano  :  ora  vi  piaccia  osser- 
varle ne'  rispetti  dell'  insegnamento,  come  effetto  ragionevole  d' in- 
telletti che  pensano.  Vedemmo  l'opera  della  mano;  vediamo  1'  ope- 
ra della  mente. 

Udiste,  o  Signori,  come  in  parecchie  officine  lavorino  gli  allievi 
delle  scuole  tecniche.  E  qui  a  lode  e  conforto  de'  capi  d'  officina 
che  vanno  o  mandano  i  loro  lavoranti  alle  scuole  tecniche,  e  ad  ec- 
citamento di  quelli  che  a  loro  danno  si  privano  di  s'i  gran  benefì- 
cio che  loro  offre  gratuito  una  porzione  eletta  di  cittadini,  soci  e 
professori,  vogliamo  fare  onorevole  menzione  delle  persone  e  delle 
cose  vedute. 

L' alunno  delle  scuole  tecniche  trovasi  nella  tintoria  di  Pao- 
lino Galli;  trovasi  in  quella  di  Telespcriano  \erciani:  e  quivi  si 
conoscono  in  parte  le  teoriche  delle  tinte,  e  de' reagenti  chimici. 
Tre  allievi  delle  prefate  scuole  sono  in  una  stessa  officina,  un  Se- 
bastiano del   liianco  cesellatore  in  argento,  e   due  giovani  abilis- 

■ÌO 


—    I  j6    — 
siini  collaboratori.  Fii;lio  della  Società  d'incoraggiamento  è  un  Pal- 
miro Peli-ucci,  finito   lavoratore  di  tarsìe  in  legni  preziosi,  in  ma- 
(IreiJcrle,  in  avorio  ec,  come  ognuno  ha  potuto  vedere  nella  pub- 
blica esposizione  de' lavori  delle  arti. 

Altri  tre  alunni  della  stessa  Società,  un  Buonori,  un  Bigotti,  un 
riuidotli  Carlo,  lianno  eccitata  1'  ammirazione  pe'  lavori  di  scultura 
in  avorio  esposti  al  pubblico.  Né  qui  dee  passarsi  in  silenzio  chela 
introduzione  della  tarsìa  e  dell' intaglio  in  avorio,  antiche  arti  tosca- 
ne, è  merito  delle  scuole  tecniche  e  della  Società  d' incoraggiamento. 

Samuele  Nicolai,  meccanico,  usa  saputamente  il  metodo  galvani- 
co nella  plastica,  nella  doratura  e  argentatura  di  metalli.  Lo  stesso 
metodo  usa  1'  argentiere  Romani  con  due  discepoli  delle  scuole  tec- 
niche ;  metodo  conosciuto  da  lutti  gli  alunni.  Un  Bini,  profitlando 
dell'  insegnamento  in  età  provetta,  tinse  in  rosso  il  cotone  per  mez- 
zo della  robbia  all'  uso  di  Aleppo  ;  e  provata  la  bontà  della  tinta 
coir  analisi  chimica  ebbe  il  brevetto  d'onore. 

Trassero  pure  buon  frullo  dalle  scuole  un  Giovanni  Giusti  sarto, 
e  un  .\nlonio  Paolino  Galli,  addetto  alla  fabbrica  di  cera  dell'Erra. 

La  scuola  tecnica  ci  dà  altri  due  artisti  ben  degni  di  essere  ri- 
cordati, un  Ercoli  e  un  Pieretti,  che  professano  la  meccanica  e  l'ot- 
tica, e  fabbricano  nella  stessa  officina  d' ogni  maniera  istrumenti  e 
lavori  per  uso  comune  e  della  scienza. 

La  scuola  di  architettura,  prospettiva  e  ornato  ci  designa  meri- 
tevoli di  ricordo  Nardini  Raffaele  muratore.  Guidoni  Salvatore  ar- 
gentiere, Nicolai  Samuele,  del  Poggetto  Carlo,  Tognetli  Gioacchino, 
i  quali  ottennero  nel  concorso  l'onore  del  premio. 

E  qui,  o  Signori,  mi  è  forza  soffermarmi  in  una  considerazione 
che  per  avventura  non  vi  tornerà  disaggradevole.  Nel  Congresso  di 
Torino  vedemmo  1'  applicazione  della  pila  alla  doratura  de'  metalli 
come  recente  conquisto  delle  scienze  ;  nel  Congresso  di  Lucca  ve- 
diamo la  stessa  operazione  nelle  mani  dell'  arte.  Colà  operava  con 
lieta  meraviglia  de'  circostanti  un  illustre  fisico,  il  de  la  Rive  ;  qui 
l'orefice  e  l'argentiere  Romani,  ed  il  meccanico  Nicolai.  Chi  non 
si  consola  vedendo  come  l'arte  rapisca  sollecita  e  si  appropri  i  tro- 
vati delle  scienze  sì  tosto  vennero  alla  luce?  Chi  non  si  rallegra  in 
vedendo  1'  indomita  elettrica  favilla  ubbidire  alla  scienza,  e  farsi 
ancella  delle  arti?  Gode  la  scienza,  divenuta  direttrice  delle  arti  e 
propagalrice  di   nuovi  ministeri,  perchè  acquista  nuovi  titoli  al  ri- 


spetto  e  alla  riconoscenza  del  civile  consorzio.  E  gode  jmr  1  arlf 
clie  i  suoi  lavori  sieno  più  perfetti,  e  con  meno  dispendio  di  forza 
e  di  cajùtaie  comlotli  ed  esejjuiti;  e  mentre  profitta  del  lucrf),  par- 
tecipa alle  compiacenze  e  agli  onori  della  scienza. 

-Ma  (|ni  si  offrono  al  mio  dire  quei  pochi  alunni  clie  si  trovaro- 
no sopra  il  luogo,  i  quali  ci  diedero  bel  saggio  di  loro  istruzione. 
Lo  stesso  Nicolai  ci  fece  conoscere  coni'  egli  fosse  dotto  delle  leggi 
della  prospettiva,  e  degli  effetti  ottici  che  da  quelle  derivano.  Non 
fummo  contenti  eh'  ei  e'  intertenesse  delle  regole,  ma  ne  piacque 
di  muovergli  varie  quistioni,  alle  quali  egli  rispose  con  lode,  indi- 
cando i  principj  e  la  loro  applicazione,  specialmente  della  pila  alla 
doratura,  argentatura  e  plastica.  Per  egual  modo  si  segnalò  il  gio- 
vinetto Enrico  RidoUi,  degno  figlio  del  benemerito  prof.  Michele, 
neir  esporre  la  teorica  chimica  dell'  acido  solforico  (  manifattura 
che  non  manca  a  Lucca  ),  distinguendone  le  varie  specie,  e  sjìie- 
gandone  le  teorie,  le  preparazioni,  e  i  metodi  di  servirsene  ne' pra- 
tici esercizi.  Né  sarà  passato  in  silenzio  il  muratore  di  campagna 
Raffaele  Nardini,  il  quale  ci  parlò  assai  bene  degli  ordini  dell'ar- 
chitettura, distinguendone  la  specie,  le  parti  e  gli  elementi;  e  sod- 
disfece a  diversi  quesiti  di  ornato  architettonico,  mostrando  studio 
dei  principj  e  conoscenza  dell'applicarli. 

Questi  giovani  che  furono  da  noi  esaminati  certificano  il  buon 
metodo  dell'  insegnamento,  e  ci  lasciano  ben  argomentare  degli  altri. 

Percliè  non  erano  presenti  quelli  che  non  credono  all'utilità 
delle  scuole  tecniche?  La  vista  e  il  parlare  di  questi  giovani  (oltre 
la  considerazione  dei  lavori  più  perfetti  ed  economici  )  li  avrebbe 
persuasi  meglio  che  ([ualunque  ragionamento. 

Il  linguaggio  dell'umile  artigiano,  che  discorre  con  garbo  e  con 
aggiustatezza  i  principj  della  scienza,  ha  un  non  so  che  di  nuovo  e 
di  singolare  die  procaccia  la  simpatia  di  tutti  gli  animi.  Osservammo 
che  quando  la  parola  non  era  prontissima,  o  alla  risposta  seguitava 
la  nostra  apjirovazione,  un  verecondo  rubore  tingeva  i  loro  sem- 
bianti: effetto  dell'innocente  ambizione  di  ben  fare;  del  desiderio 
della  pubblica  stima;  di  un  sentimento  di  dignità. 

La  scienza  adunque  si  piace  d'entrare  nelle  officine;  e  la  molti- 
tudine impara  che  (piando  il  dotto  medita  nella  solitudine  della  sua 
stanza  prepara  ad  essa  le  manifatture  più  perfette,  in  più  copia,  e  a 
miglior  mercato.  11  vincolo  di  parentela  che  lega  la  scienza  coH'arte 


—  i58  — 
era  im  airano ;  oi'a  l'arcano  è  svelato.  Quindi  l'amicizia  ira  le 
scienze  e  le  arti,  la  reciproca  benevolenza  tra  il  filosofo  e  1'  arti- 
viiano,  ed  il  concorso  d'onti'ambi  a  procurare  la  prosperità  dei  |)o- 
poli.  Fu  osservalo,  o  Signori,  che  fra  i  discepoli  delle  scuole  leciii- 
clie si  annoveravano  non  i  capi  soli  delle  arti, ma  i  lavoranti,  e  fia  i 
lavoranti  gli  attempali  di  diverse  età,  alcuni  oltre  il  cin(|uantesimo 
anno.  Questo  fallo  importante  scioglie  una  (juestione  agitala  nel 
Congresso  fiorentino.  Si  voleva  da  taluni  che  si  aggiornasse  la  scuo- 
la tecnica  finché  le  scuole  elementari  le  avessero  preparati  gli  alun- 
ni. Benché  io  pur  sia  d'  opinione  che  la  scuola  elementare  debba 
essere  il  fondamento  dell'  istruzione  tecnologica,  io  voleva  tuttavia 
che  questa  intanto  non  fosse  ristretta  ai  soli  giovani,  ma  fatta  co- 
mune agli  adulti.  Si  opponeva  l'esempio  di  ima  città  che  non  era 
riuscita  a  nulla,  ed  io  citava  1'  industre  Lucca,  la  quale  già  dava 
buon  saggio  del  contrario. 

Ed  ora  la  sua  scuola  ba  mostrato  che  1'  imparare  è  di  tutte 
l'età;  che  al  tecnico  ammaestramento  basta  il  saper  leggere,  scri- 
vere, e  gli  elementi  d'  aritmetica.  Così  il  beneficio  tecnologico  non 
è  riserbato  ai  soli  figli  e  nepoti:  ad  esso  si  ammettono  e  ne  parte- 
cipano i  padri.  Non  è  un  beneficio  a\"s'enire,  è  un  beneficio  presen- 
te. E  un  beneficio  di  chi  sa  e  vuol  potentemente,  come  seppero  e 
vollero  i  soci  e  professori  lucchesi.  Non  è  dunque  che  un  pretesto 
all'  imperizia  o  all'  indolenza  il  differire  la  scuola  tecnica,  perchè 
mancano  gli  alunni  della  elementare. 

Né  tjui  so  tenermi  dal  combattere  il  mal  consiglio  che  alcuni 
danno  ai  popoli  della  nostra  penisola,  di  voler  volgere  ogni  indu- 
stria alla  cultura  dei  campi,  così  richiedendo  il  pingue  terreno,  la- 
sciati gli  utili  esercizi  delle  arti  ad  altre  nazioni,  che  sono  pur  ric- 
che de'  loro  commerci. 

Se  la  storia  de'  tempi  andati  non  registrasse  nei  suoi  fasti  1'  Ita- 
lia come  maestra  d'  ogni  arte,  come  regina  del  mare  ;  lo  Stato  luc- 
chese per  se  solo  basterebbe  a  confutare  quell'  error  pernicioso. 
Imperocché,  mentre  vediamo  attualmente  consegnati  ad  un  tempo 
a  queste  fertili  e  ben  coltivate  campagne  i  semi  di  tre  derrate  di- 
verse (  e  ciò  dopo  la  messe  e  nel  luogo  stesso  del  frumento  ),  se 
volgiamo  il  guardo  alla  città,  la  troviamo,  popolata  dalla  famiglia 
delle  moltiplici  arti,  gareggiare  colle  città  più  industri,  e  far  fede 
che  se  queste  le  stanno   innanzi   per  numero,  per  ricchezze,  per 


—  i5f)  — 
grandiusità  di  iiianitutture;  iiuii  è  ultima  per  ingcgnu,  per  attitudi- 
ne e  maestria  di  esecuzione.  Cessi  adun(|ue  la  male  augurata  sen- 
tenza, e  cessino  con  essa  i  tributi  clie  pagiiianio  allo  straniero.  Ita- 
liano sia  tutto  quello  che  può  nascere,  tutto  (piello  che  può  farsi 
con  utilità  in  Italia. 

L'  opera  della  rigenerazione  delle  arti  è  nelle  scuole  tecniche;  e 
un'  era  novella  di  prosperità  è  da  aspettarsi  da  esse,  (piando  si  ve- 
dranno in  ogni  città,  dalle  alpi  all'  opposto  mare. 

L'esempio  della  scuola  lucchese,  giusta  il  voto  acclamato  ne'pre- 
cedenti  Congressi,  è  seguitato  in  parte  dall'  Accademia  della  valle 
tiberina  toscana,  e  compiuto  dalla  Tegèa  di  Siena.  La  Commissione 
fa  voti  che  sì  utili  esempi  siano  da  altre  Società  e  Accademie  imi- 
tali. Artigiani  della  scuola  lucchese  continuale  nell'  intrapreso  cam- 
mino, e  agli  altri  che  non  vi  seguono  siate  coU'esempio  e  colla  vo- 
ce rimprovero  ed  invito. 

Dotti  e  generosi  Professori,  che  con  tanto  amore  spezzate  alla 
gioventù  il  pane  dell' industria,  abbiate  da  questo  rispettabile  Con- 
sesso (tale  è  il  voto  della  Commissione)  abbiale  i  ringraziamenti,  le 
congratulazioni  e  la  lode,  e  colla  lode  un  amorevole  consiglio.  Le 
vostre  lezioni  sono  dimostrate  utili  dal  profitto  che  ne  traggono  i 
vostri  uditori:  fatene  partecipi  gli  altri  paesi  che  ne  mancano,  col 
pubblicarle.  Date  questo  saggio  di  libri  elementari.  Non  sarà  lieve 
gloria  per  voi  l'allargare  così  la  vostra  scuola,  e  farvi  maestri  degli 
artieri  italiani. 

A  voi  finalmente  che  vi  rendeste  benemeriti  delle  arti  nell'  isti- 
tuire la  Società  d' incoraggiamento,  la  quale  primeggia  fra  le  altre 
per  ordine  di  tempo  e  per  zelo  e  carità;  a  voi  inclito  Magistrato 
che  degnamente  ne  reggete  la  presidenza;  a  voi  Segretario  perpe- 
tuo che  ne  esercitate  con  tanta  sollecitudine  i  più  gravosi  offici  ;  a 
voi  lutti  illustri  cittadini  che  la  sostenete  ed  alimentale:  a  voi  si 
volgono  le  nostre  ultime  j)arole.  La  Commissione  crederebbe  farvi 
torto,  se  solo  pensasse  a  darvi  conforti  che  sì  belle  virtù  vostre  non 
vengano  meno  o  si  stanchino;  vorrà  bensì  augurarvi  che  il  Cielo 
risguardi  all'  oj)era  vostra  e  le  sorrida,  siccome  ad  opera  somma- 
mente morale  e  pietosa  e  santa;  e  vorrà  ripromettervi  nel  volo  di 
questa  onorevole  assemblea  la  riconoscenza  della  patria  comune. 

AVV.  FKRDI>AM)0  MAESTRI 


RAPPORTO 

SULLE  SCUOLE  TECNICHE  DEL  REGNO  LOMBARDO  VENETO 

E  SPECIALMENTE  SILLA   SCUOLA  TECNICA    DI    VENEZIA 


^^iiando  ancor  reggeva  la  Monarchia  austriaca  quell'  imperatore 
Francesco  che  avea  detto  :  Fitte  die  i  miei  sudditi  imparino  <i  leq- 
gcrc  e  a  sc/were,  e  non  trucideranno  piii  ;  si  pubbHcò  nel  Regno 
Lombardo  Veneto  il  Regolamento  che  in  Italia  si  chiama  delle  scuole 
elementari,  e  in  Germania  delle  scuole  popolari  (l'olkscìnde);  e  que- 
ste erano  divise,  i.°  in  iscuole  elementari  minori  maschili  e  femmi- 
nili comunali  ;  2.°  in  iscuole  elementari  maggiori  di  tre  classi  maschili 
e  femminili,  e  di  quattro  classi  maschili;  3.°  in  iscuole  tecniche. 

Le  scuole  elementari  furono  subito  istituite,  e  le  loro  materie 
d' insegnamento,  cominciando  dal  leggere,  dallo  scrivere,  dal  cate- 
chismo e  dall'  aritmetica  mentale,  e  proseguendo  sino  alla  compo- 
sizione per  iscritto,  all'  istoria  sacra,  all'  aritmetica  superiore,  agli 
elementi  della  geometria,  della  geografia,  allo  studio  del  disegno  di 
ornamenti  e  di  architettura,  alla  calligrafia  e  alle  nozioni  di  stereo- 
metria, meccanica  e  scienze  naturali, offrono  in  tutte  le  città  capo- 
luogo di  provincia  l'istruzione  sufficiente  ai  fanciulli,  che  vogliono 
dedicarsi  alle  arti  minori,  al  piccolo  traffico  nelle  botteghe,  agli  uf- 
fizi di  scrivano,  di  castaido,  o  di  maestro  elementare;  esse  sono 
eziandio  scuole  preparatorie,  così  pei  giovinetti  die  intendono  pro- 
gredire alle  scuole  latine  (nella  Monarchia  austriaca  chiamate  Gin- 
nasi, ai  quali  sono  ammessi  i  fanciulli  anche  dopo  aver  solo  stu- 
diato la  classe  terza  elementare),  come  ai  giovinetti  che  intendono 
studiare  le  scienze,  e  specialmente  la  matematica  e  la  chimica  ap- 
plicate alle  arti  maggiori  nelle  scuole  tecniche.  E  queste  realmente 
si  pensò  a  ordinare,  segregandole  affatto,  in  quanto  alla  loro  ammi- 
nistrazione, dalle  scuole  elementari,  allorché  l' imperatore  Ferdinan- 
do venne  in  Milano  a  cingersi  la  corona  ferrea  de'  re  longobardi. 


—    iGi    — 

Nell'anno  i838  si  pubblicò  il  Regolamento  organico  delle  scuole 
tecniche  da  istituirsi  a  Milano  e  a  \'enezia;  ossia  nelle  città  cen- 
trali dei  due  Governi,  che  compongono  il  Regno  Lombardo  \'eneto; 
notando  che  n()ve  province  con  ciica  due  milioni  e  mezzo  di  abi- 
tanti formano  il  territorio  del  Governo  di  Milano  ;  e  otto  altre  pro- 
vince colla  popolazione  di  poco  minore  a  rjuella  suindicata  com- 
pongono il  territorio  del  Governo  di  Nenezia. 

Ho  già  indicato  il  principale  scopo  delle  due  scuole  tecniche,  si- 
mili in  tutto  fi'a  esse,  dicendo  che  mirano  a  diffondere  le  cognizioni 
utili  all'esercizio  del  commercio  e  delle  arti  maggiori  :  e  per  arti  mag- 
giori qui  s' intendono  quelle  del  capo-mastro  muratore,  del  capo-ma- 
stro falegname,  del  capo-mastro  ferraio,  del  tintore,  del  verniciatore 
o  indoratore,  del  fonditore  di  metalli,  dell'  orefice,  del  conciapelli, 
del  distillatore,  del  macchinista,  del  manifattore,  dei  fal^bricatori  di 
carta,  vetri,  stoviglie,  candele,  e  di  altre  molte  cose,  la  cui  composi- 
zione e  bontà  dipende  specialmente  dalle  cognizioni  matematiche  e 
chimiche.  E  poi  scopo  secondario  di  queste  due  scuole  tecniche 

i.°  Il  procurare  le  cognizioni  scientifiche  necessarie  ai  giovani 
che  studiano  le  belle  arti  nelle  Accademie  ;  ognuno  subito  vedendo 
quanto  giovi  la  geometria  agli  architetti  e  ai  pittori  per  le  prospet- 
tive; quanto  giovi  la  stereometria  agli  scultori;  quanto  la  cono- 
scenza della  terra  e  delle  pietre,  della  storia,  della  geografia,  delle 
lettere  italiane,  all'  architetto,  al  pittore,  allo  scultore. 

2."  Formare  buoni  assistenti  alle  costruzioni  dei  ponti,  delle  stra- 
de, delle  opere  pubbliche  ;  e  intelligenti  intraprenditori  di  queste 
costruzioni. 

3.°  Formare  intelligenti  amministratori  dei  fondi  propri  o  degli 
altrui;  il  che  vuol  dire  porgere  ai  possidenti,  ai  castaidi,  agli  agenti, 
ai  fattori  di  campagna  quelle  cognizioni  di  lettere  italiane,  calcolo, 
negoziazione,  zoologia,  botanica,  mineralogia,  fisica,  disegno,  che 
sono  indispensabili  per  intendere  i  libri  di  agricoltura  ;  mettere  in 
pratica  le  nuove  macchine;  promuovere  in  somma,  migliorare,  per- 
fezionare la  prima  delle  arti  ;  amore  e  ricchezza  della  patria  nostra. 

4.°  Formare  buoni  ragionieri  civili,  e  buoni  pubblici  impiegati 
>/' ordine  ;  così  chiamandosi  nella  Monarchia  austriaca  l'immenso 
numero  de'  segretari,  protocollisti,  scritturali,  accessisti,  cancellisti, 
copisti,  compulisti,  assistenti,  controllori,  doganieri,  tahellisti,  rice- 
vitori, magazzinieri,  ed  altri  molti  uffiziali,  che  non  hanno  bisogno 


l()2      

d'avere  corso  gli  studi  delle  Università  ;  ma  quelli  piuttosto  delle  let- 
tere italiane,  della  calligrafia,  dell'  aritmetica,  del  disegno;  e  di  co- 
noscere le  produzioni  naturali  e  manifalliu-ate,  genuine  o  falsificale, 
che  entrano  ed  escono  dalle  dogane,  di  misui-arle,  ili  calcolarle. 

5.°  Formare  buoni  maestri  privali  di  calligrafia,  di  lingua  france- 
se, di  lingua  tedesca,  di  lingua  inglese,  di  aritmetica,  e  di  disegno 
ajìplicalo  alle  arti  ; 

E  per  ultimo  di  fornire  esalte  cognizioni  di  lettere  scienze  ed 
arti  a  (|uel  mezzo  milione  di  abitanti  del  Regno  Lombardo  Veneto, 
che  non  professando  veramente  nessun' arte,  sentono  nondimeno  il 
bisogno  morale  d'istruirsi;  ovvero  hanno  d'uopo  di  ac(|uistare,  pel 
governo  dei  propri  affari  o  degli  altrui,  cognizioni  letterarie  e  scien- 
tifiche superiori  a  (|uclle  delle  scuole  elementari,  senza  frecpientai-e 
le  aule  de'  Licei  e  delle  Università  ove  l' istruzione  è  sistematica, 
teoretica,  sublime,  e  suppone  un  lungo  studio  precedente  di  lingua 
latina  e  greca,  ch'essi  non  potevano  o  non  doveano  fare  per  la  con- 
dizione loro  o  per  gli  uffici  che  sono  chiamati  ad  esercitare;  ed  ove 
gli  statistici  lamentano  il  troppo  numero  degli  studenti  ;  mentre  è  già 
eccessiva  la  quantità  de' medici  e  degli  avvocati,  clie  invano  sollecita- 
no impiegbi  ;  e  cbe  sono  per  formare,  se  così  posso  dire,  un  ingorgo. 

l'er  conseguire  tutti  questi  scopi  le  lezioni  delle  scuole  tecniche 
del  Regno  Lombardo  Veneto  sono  divise  in  tre  anni  di  studio  ;  e 
suddivise  in  lezioni  di  obbligo  e  in  lezioni  libere.  Lezioni  di  obbligo 
si  cbiamano  quelle  cbe  si  devono  frequentare  per  ottenere,  previo 
esame  regolare  di  semestre  in  semestre,  le  attestazioni,  cbe  dichia- 
rano l'  aUievo  capace  di  essere  ragioniere  civile,  e  di  assumere  un 
pubblico  impiego  o  tecnico  o  di  ordine;  d'intraprendere  operazio- 
ni di  chimica  e  di  meccanica  applicata  alle  arti;  e  di  condurre  lo- 
devolmente una  casa  di  commercio.  Lezioni  libere  sono  quelle  delle 
lingue  straniere. 

Le  materie  d'insegnamento  delle  piime  due  classi,  ossia  dei  pri- 
mi due  anni  di  studio  obbligatorio  sono  : 

a)  La  storia  sacra,  quella  della  chiesa,  e  la  morale  cristiana. 

b)  La  gramatica  italiana  ragionata,  e  il  comporre. 
e)  La  geografia  e  la  storia. 

d)  L'  aritmetica,  l'algebra,  la  geometria,  la  trigonometria  e  le  se- 
zioni coniche,  in  quanto  occorrano  alle  arti  meccaniche. 

e)  La  zoologia  e  la  botanica. 


—    iG3   — 

f)  Il  disegno  di  ornamenti,  fiori,  macchine,  archilettui-a  e  mollili. 

g)  La  calligrafia,  compresa  la  scrittura  corsiva  tedesca. 

Sono  libere  le  scuole  delle  lingue  straniere,  francese,  tedesca 
«■  inglese. 

Gli  studi  della  classe  3."  o.ssia  del  terzo  anno  si  dividono  in  tre 
parti. 

La  prima  di  esse  parti  comprende  : 

a)  La  continuazione  della  istruzione  religiosa  e  morale. 

b)  Lo  stile,  la  declamazione,  la  mitologia  e  la  vei-sificazione,  in 
(pianto  occorre  per  intendere  e  gustare  i  poeti  italiani. 

e)  La  fisica,  e  in  particolar  modo  la  meccanica. 

d)  La  mineralogia. 

Queste  materie  devono  essere  studiate  indistintamente  da  tutti 
gli  allievi  della  terza  classe.  Quelli  poi  fra  essi  che  dichiarano  di 
esercitare  la  tecnologia,  hanno  inoltre  cinque  ore  di  scuola  per  set- 
timana di 

e)  Chimica  aj)plicala  a  tutte  le  arti. 

Quegli  altri  che  dichiarano  di  voler  correre  in  vece  la  carriera 
commerciale,  del  ragioniere,  o  degl'  impieghi  d' ordine,  devono  fre- 
quentare 

f)  La  scienza  del  commercio,  compreso  il  diritto  mercantile  e 
cambiario. 

g)  L'  arte  di  tenere  i  libri  di  ragione  in  iscrittura  semplice  e 
doppia. 

h)  Il  carteggio  e  la  corrispondenza  mercantile. 

Il  metodo  dell'  insegnamento  è  simultaneo,  prevalendo  però  1'///- 
dividuale  nel  disegno  e  nella  calligi'afia.  La  geometria  dev'essere  in- 
segnata con  profondità  e  rigore  ;  ma  così  essa  come  ogni  altra  co- 
sa vuol  essere  qui  applicata  sempre  alle  arti  e  al  commercio. 

I  mezzi  principali  di  questa  istruzione  gratuita  per  tutti  sono  : 
un  gabinetto  di  chimica  tecnica;  un  gabinetto  di  fisica;  una  rac- 
colta di  produzioni  naturali;  molti  esemplarle  modelli  di  macchine 
per  lo  studio  del  disegno;  nove  istruttori ;'e  un  direttore  che  fa  ese- 
guire il  regolamento  e  le  ordinanze  trasmessegli  immediatamente 
dal  Consiglio  di  Governo,  che  presiede  agli  esami,  e  compartisce 
le  attestazioni  di  merito. 

II  Comune  fornisce  il  palazzo  per  le  scuole  tecniche,  e  i  mobili 
gi'ossolani,  come  a  dire  sedie,  panche,  cattedre:  l'erario  paga  le  spese 

21 


o 


—  iC.',  — 
per  In  fondazione  de' gabinetti, le  ([iiali  giungeranno  cerio  a  trenla- 
mil;i  11  anelli;  (["elle  della  loro  manutenzione,  di  cancelleria  e  di 
conil>iislil)ili,  elle  aniiiiontaiio  a  circa  tremila  franchi  annuali;  e 
li  stipendi  degl  istiuttori,  ile'  maestii  e  tlegl'  inservienti,  clie  si  cal- 
colano in  tutto  per  ventimila  franchi  all'  anno. 

11  direttore  e  i  professori  portano  l'uniforme  de' magistrati,  han- 
no diritto  a  pensione  ilopo  f\o  anni  di  onoralo  servizio,  e  sono  pa- 
reggiati in  grado  agli  aggiunti  regi  delegali. 

Nel  mese  di  dicembre  dell'  anno  i84i  si  apri  al  pvd)blico  la  /.  e 
R.  scuol(t  tecnìcd  di  Milano;  e  nel  giorno  2  gennaio  dell'anno  cor- 
rente quella  di  N  enezia,  che  io  inaugurava  con  uu  discorso  intorno 
alle  macchine  e  alle  manifatture  in  Italia.  Quaranluno  giovani  s' in- 
scrissero nelle  scuole  tecniche  di  obbligo  in  Venezia,  che  io  ebbi 
r  onore  d' istituire  e  dirigere;  e  circa  duecento  per  le  scuole  libere 
delle  lingue  ;  ily  de'  primi  e  5o  de'  secondi  si  sottoposero  a  tulli  gli 
esami,  secondo  1'  esito  de'  quali  si  distribuirono  loro  le  attestazioni 
di  merito.  Non  oso  trattenere  questa  dotta  radunanza  intorno  al 
profitto  della  scolaresca;  perchè  il  ragguaglio  mio  consumerebbe  un 
tempo  prezioso  e  mal  darebbe  l' idea  del  complesso  delle  nostre  le- 
zioni tecniche,  le  quali  avranno  solo  compimento  col  3."  corso  di 
studio  nell'anno  i845.  Fin  d'ora  per  altro  assicuro  questa  Sezio- 
ne del  Congresso  scientifico,  che  il  profitto  de'  giovani  ingegni  alle 
nostre  cure  affidati  fu  grande;  e  che,  non  andrà  guari,  influirà  sul 
perfezionamento  delle  arti  e  del  commercio  de' Veneziani. 

Intanto  facciamo  sforzi,  o  Signori,  per  allargare  il  pubblico  bene- 
ficio delle  scuole  tecniche  a  tutte  le  contrade  d'Italia.  Mentre  si  or- 
dineranno, io  spero,  secondo  i  principj  del  conte  Serristori,  le  scuole 
degli  orfanotrofi  in  buone  scuole  tecniche  primarie,  intese  a  procac- 
ciare il  pane  al  futuro  sarto  o  calzolaio  o  falegname  o  fabbro  ;  vol- 
gete, o  Signori,  le  vostre  sollecitazioni  anche  alle  scuole  tecniche 
secondarie.  Ogni  bottega,  ogni  conservatorio,  ogni  luogo  pio,  in  cui 
si  raccolgano  poveri  fanciulli,  sono  già  per  se  stesse  tante  scuole 
tecniche  primarie,  che  solo  hanno  bisogno  dei  lumi  e  della  direzione 
de'  sa|)ienti,  por  corrispondere  ai  caldi  voli  del  nostro  cuore.  Ma  ciò 
che  resta  ancor  piìi  a  desiderare  è  un  perfezionamento  alle  arti  ita- 
liane, che  le  abiliti  a  produrre  presto  e  bene  quelle  merci  che, 
pagando  noi  il  tributo  dell'  ignoranza  all'  industria  degl'  Inglesi, 
de'  Irancesi,  de'  Belgi,  de' Tedeschi,  ci  costano  milioni  e  milioni  di 


—  i65  — 
lire  ogni  anno.  Chi  in  Italia  sa  applicare  il  gas  all' illuminazione? 
Clii  la  forza  gigantesca  del  vapore  alle  arti?  Clii  sa  costruire  le  mac- 
chine j)iii  utili  alle  maiiifalture  del  lino  e  del  cotone?  Pochi  fore- 
stieri; e  più  pochi  de'nostii.  Mercè  le  scuole  tecniche  sparse  nelle 
città  più  i)opolate  d' Italia  ahhiam  hisogno  di  farci  nostro  comune  pa- 
trimonio questi  impoilanli  trovati;  ahhiam  hisogno  di  fortificare  colla 
scienza,  in  questa  iniiversale  gara  di  produzioni,  le  speculazioni  del 
manifattore,  del  conmierciante,  dell'  agricoltore;  ahhiam  hisogno  di 
riaccendere  il  sentimento  della  potenza  tecnica  e  industriale  degli 
Italiani,  raccontando  alla  nostra  gioventù,  che  un  tempo  Milano  for- 
niva le  armi  ai  cavalieri  e  agli  eserciti  crociali,  Firenze  i  panni  e  le 
sete,  Genova  i  velluti  e  i  broccati,  Venezia  i  vetri  e  le  navi,  e  altre 
città  d'Italia  altre  ottime  merci  all'  Europa  non  solo,  ma  alle  coste 
dell'  Affrica  e  dell'  Asia.  Senza  scuole  tecniche  secondarie,  la  tecno- 
logia non  può  diventar  popolare;  e  le  vostre  dotte  opere,  o  Signo- 
ri, saranno  ammirate  dai  sapienti  nelle  hihlioteche,  ma  non  entre-: 
ranno  nelle  officine,  se  le  scuole  tecniche  non  avranno  apparecchia- 
to le  menti  degli  operatori  a  comprenderle.  Queste  scuole  in  cui  si 
esercita  1'  acume  de'  giovani  e  s' insegna  1'  istoria  per  ciò  che  in 
particolar  modo  spetta  alle  manifatture  e  al  commercio,  vinceranno 
pm-e  il  volgar  pregiudizio  che  gì'  inglesi,  i  Francesi  e  i  pazienti  Ale- 
manni soltanto  possano  riuscire  eccellenti  nelle  arti  meccaniche;  e 
l'altro  che  gì'  It.aliani  devono  essere  puramente  agricoltori,  e  sprez- 
zare le  manifatture.  Voi  hen  lo  sapete,  o  Signori  :  senza  fare  una 
strada  ai  prodotti  dell'agricoltura;  senza  il  mezzo  di  lavorarli,  di 
perfezionarli,  di  spacciarli  sui  mercati,  1'  agricoltura  langue  sul  rove- 
sciato corno  dell'abbondanza.  Non  è  così  pel  vino?.  . .  La  terra  dee 
produrre,  1'  arte  assottigliare,  foggiare,  abbellire;  il  traffico  mandar 
le  merci  ne' lontani  paesi  che  ne  hanno  d'uopo.  I  tempi  son  vicini  in 
cui,  superato  l'istmo  di  Suez,  la  navigazione  e  il  commercio  d'Eu- 
ropa colle  Indie  orientali  ripiglieranno  l'antica  via  del  Mediterraneo; 
e  Venezia  e  Genova  e  tutte  le  città  delle  nostre  coste  marittime  se 
non  tingeranno  un'  altra  volta  gloriosamente  i  mari  di  sangue  ita- 
liano, acquisteranno  di  certo  quella  parte  di  commercio  che  il  vol- 
gere de'  casi  |)are  ricondurle  in  seno  ;  che  spetta  e  che  è  necessa- 
ria alla  prosperità  della  patria. 

L.  ALESS.VNDRO  PARRAVICIM 


MANIFESTO 


H  E   L    \    rivo       \    L   L   A       F.    N   ()   I.  O  C.    I     \       1    T    V    LIANA 


Xl  consumo  grandissimo  di  vini  slranieii  die  da  parecchi  anni  vien 
fatto  in  Italia  a  preferenza  dei  nazionali,  ed  il  danno  notabile  clie 
l'industria  enologica  ne  risente,  eccitarono  spesso  i  lamenti  di  tutti 
coloro  che  amano  veramente  la  prosperità  agricola  e  manifatturiera 
della  comune  patria  nostra  ;  e  formarono  soggetto  di  profonde  di- 
s(|uisizioni  tanto  le  cause  che  ci  conducono  a  dimostrare  questa 
pi-eferenza,  quanto  i  modi  di  combattei-le  e  vincerle.  Che  se  fra  le 
prime  sono  talora  da  annoverarsi  la  buona  qualità  ed  il  buon  mer- 
cato di  alcuni  vini  stranieri,  convien  pure  confessare  che  il  più  del- 
le volte  la  cieca  vanità  della  moda  ci  muove  solo  a  rifiutare  la  be- 
vanda dei  nostri  avi,  come  volgare  e  non  degna  del  palato  degl'  in- 
civiliti nepoti.  Quindi  mentre  benemeriti  agronomi  diffondono  sa- 
ni precetti  per  migliorare  la  fabbricazione  del  vino,  altri  alzano  po- 
tente la  voce  a  gridare  contro  questa  manìa  di  cose  forestiere,  che 
ci  conduce  persino  a  tracannare  migliaia  di  bottiglie  di  liquidi,  i 
quali  nemmeno  avremmo  onorato  di  appellare  vini,  se  non  avesse- 
ro origine  e  veste  straniera. 

I  componenti  la  Sezione  d'Agronomia  e  Tecnologia  del  quinto 
Congresso,  animati  da  ([uesti  sentimenti  medesimi,  uniscono  quanto 
più  caldamente  sanno  i  loro  voti  a  quelli  di  tutti  i  buoni  italiani:  e 
perchè  non  limangano  sterili,  dichiarano  che  quind' innanzi  la  Se- 
zione medesima  in  ogni  Congresso  ecciterà,  per  quanto  sta  in  lei, 
la  buona  fabbricazione  dei  vini  nazionali,  ed  ambirà  di  essere  co- 
stantemente riguardata  come  promuovitrice  e  lulelatrice  dell'  indu- 
stria enologica  in  Italia.  Ed  a  cpiest' oggetto  ella  stima  che,  prima 
d'ogni  altra  cosa,  convenga  formarsi  una  giusta  e  precisa  idea  dello 
stato  di  tale  industria  ;  poiché  rispetto  ad  essa  forse  avviene  ((uel 


—  167  — 
medesimo  che  sventiiratainente  vediamo  in  quasi  tutte  le  cose  ita- 
liane accadere,  cioè  che  da  una  provincia  all'altra  non  si  conosco- 
no affatto.  Ora  ad  acquistare  una  cognizione  esatta  del  nostio  po- 
tere produttivo  enologico,  non  solamente  è  oj)porluno  di  riunire 
quante  più  notizie  statistiche  si  possano  intorno  alla  quantità  e  qua- 
lità dei  vini  che  si  l'accolgono;  ma  i  vini  stessi,  scelti  con  savio  giu- 
dizio ed  in  un  sol  luogo  portali  ed  esposti  in  vendita,  conviene  sot- 
toporre al  giudizio  dei  consumatori. 

Per  le  quali  cose  non  poteva  offerirsi  occasione  più  propizia  di 
questa,  in  cui  il  futuro  Congresso  dovrà  adunarsi  in  Milano;  città 
ricca  e  popolosa,  e  d'ogni  cosa  utile  alla  prosperità  italiana  aman- 
tissima. 

Quindi  la  Sezione  ha  stabilito  quanto  appi-esso 

I."  \  iene  eletta  una  Commissione  affinchè  si  occupi  attivamente 
dell'  adempimento  delle  cose  proposte  nel  presente  Manifesto.  Essa 
è  composta  dei  signori,  cav.  Carlo  Bassi,  consigliere  Enrico  Mylias, 
conte  Faustino  Sanseverino,  conte  Lorenzo  Taverna,  principe  Vi- 
doni  di  Soriesina,  e  cav.  Ignazio  Vigoni,  formanti  la  Sezione  cen- 
trale milanese  di  che  all'art.  5";  dei  signori,  conte  Gherardo  Freschi 
a  San  Vito,  dott.  F.  Cera  a  Collegllano,  ingegnere  Domenico  Rizzi  a 
Gorizia,  prof.  Biasoletto  a  Trieste,  Bernardino  Grigolati  a  N'eroiia, 
conte  Beffa  Negrini  a  Mantova,  conte  Ferdinando  Vaini  e  L.  Masiari 
della  Cervara  a  Parma,  commendatore  G.  E.  Maggi  a  Piacenza,  mar- 
chese Cosimo  Ridolfi  e  barone  B.  Ricasoli  a  Firenze,  conte  Serristo- 
ri  a  Siena,  dott.  B.  Cini  a  S.  Marcello,  B.  P.  Sanguinetli  a  Livorno, 
colonnello  Bertone  de  Sambuy  e  dott.  Saint-Martin  a  Torino,  mar- 
chese \nlonio  Mazzarosa  a  Lucca,  marchese  C.  Pallavicino  a  Geno- 
va, dott.  Codelupi  a  Reggio,  dott.  Agazzotti  a  Modena,  principe  di 
Canino  e  marchese  Potenziani  a  Roma,  cimte  Domenico  Paoli  a  Pesa- 
ro, dott.  Manfrè  e  Giacomo  Savarese  a  Napoli,  dott.  Giuseppe  Cappari 
a  Messina,  prof.  Giuseppe  Insegna  a  Palermo,  marchese  di  San  Seba- 
stiano e  conte  Pollini  a  Cagliari;  e  di  quelli  che  verranno  dalla  Se- 
zione centrale  milanese  nominati,  onde  siavi  un  commissai-io  in  ogni 
provincia  d'Italia.  La  Sezione  spera  che  tutti  i  nominati  e  nominan- 
di  concorrano  coi  loro  sforzi  aderendo  allo  scopo  comune. 

2.°  Tutti  coloro  che  possono  raccogliere  notizie  sulle  qualità  e 
({uantità  dei  vini  prodotti  in  Italia  sono  pregati  di  farlo,  e  comuni- 
carle (|nindi  ad  uno  dei  comjionenti  la  suddetta  Commissione:  prò- 


_    ,68   — 
curando  che  ciò  accada  in  leinpo  utile  per  poterle  trasmettere  al 
Congresso  di  Milano. 

3."  Tutti  i  possidenti  italiani  che  hanno  buoni  vini  sono  invitati 
a  spedirne  un  saggio  a  Milano  avanti  il  Congresso  predetto,  affinchè 
vengano  colà  venduti  per  loro  conto  e  nel  modo  migliore.  Tali  spe- 
dizioni dovranno  farsi  con  l'approvazione  di  imo  dei  membri  della 
C(tmmissionc,  i  (juali  indicheranno  il  modo  più  economico  di  ese- 
guirle, la  pereona  che  sarà  scelta  in  Milano  per  la  vendila,  ed  ogni 
altro  oj)portuno  schiarimento,  hi  genere  però- si  raccomanda  di 
scegliere,  jier  le  spedizioni,  vini  non  solo  di  pcifetta  qualità,  ma 
puri,  che  abbiano  il  loro  carattere  proprio,  e  non  la  pretensione  di 
imitare  i  vini  stranieri. 

4.°  La  Commissione  farà  a  suo  tempo  un  rapporto  alla  Sezione  di 
Agronomia  e  Tecnologia  del  Congresso  di  Milano  intorno  ai  vini  che 
sono  stati  spediti,  ed  all'  incontro  che  hanno  avuto;  e  comunicherà 
poi  ad  ogni  |)roprietario  che  vi  ha  interesse  quelle  osservazioni  che 
potranno  metterlo  in  caso  di  giudicare,  se  gli  convenga  o  no  di  fare 
nuove  spedizioni  a  Milano  od  altrove,  o  se  debba  introdurre  modifi- 
cazioni nella  fabbricazione  dei  suoi  vini  per  renderli  meglio  vendibili. 

5."  I  membri  della  Sezione  centrale  mUanese, designati  all'art,  i?, 
si  occuperanno  di  tutte  le  disposizioni  da  prendersi  in  quella  città 
per  il  ricevimento  dei  vini;  e  redigeraniio  le  istruzioni  da  servire  di 
norma  per  le  spedizioni,  trasmettendole  agli  altri  mendiri  della 
Commissione  residenti  nelle  varie  città.  Saranno  Segretari  della  Se- 
zione centrale  i  sigg.  conte Sanseverino  ecav.  Bassi,  ai  quali  potran- 
no rivolgersi  tanto  i  commissari  provinciali  quanto  i  possidenti,  per 
tutte  le  domande  e  comunicazioni  concernenti  il  presente  invito. 

La  Sezione  d'Agronomia  e  Tecnologia  nutre  fiducia  che  al  suo 
invito  risponderanno  gli  agronomi  e  i  proprietari  di  ogni  parte 
d' Italia.  Essa  non  crede  necessario  di  mostrare  loro  (pianto  grande 
interesse  saranno  per  ritrovare  in  questa  specie  di  fiera  aperta  colà, 
dove  non  mancherà  concorso  d' intelligenti  consumatori.  Il  quale 
interesse  non  consisterà  solamente  nella  vendita  dei  vini  spediti, 
ma  nel  divulgarne  molli  fra  i  migliori  che  pur  sono  pochissimo  co- 
no.sciuti,  e  più  nel  trarre,  dal  confronto  di  tante  qualità,  utili  ammae- 
stramenti per  la  loro  fabbricazione  successiva. 

Solo  che  osiamo  scuotere  il  giogo  della  moda,  e  non  siamo  schi- 
vi di  bere  quello  che  il  nostro  suolo  produce,  potremo  ridonare  l'an- 


-  ■%  - 

tico  splendore  ad  uno  dei  più  imporlanli  rami  dell'  industria  italia- 
na. A  favorire  il  quale  non  chiediamo  noi  (come  in  altri  tempi  si 
sarebbe  fatto)  né  proibizioni  nò  privilegi,  ma  semplicemente  un  j)o- 
co  d'amore  alle  cose  patrie,  o  j)er  meglio  dire,  un  poco  meno  d'anio- 
l'e  alle  cose  olia  vengono  da  fuori.  E  questa  richiesta,  siam  certi, 
veri'à,  più  che  da  ogni  altra  città  italiana,  bene  accolta  da  Milano; 
la  (juale  è  generosa  con  ogni  maniera  d'  incoraggiamenti  a  tutte  le 
industrie,  e  lo  sarà  non  meno  con  la  industria  enologica,  se  darà  il 
primo  esempio  che  il  gusto,  il  lusso  e  la  moda  possono  appagarsi 
anche  senza  ricorrere  ai  vini  di  oltremonte. 

La  Commissione  incaricata  di  redigere  il  presente  Manifesto,  che 
la  Sezione  ha  approvato  per  acclamazione,  si  componeva  dei  signori 

Principe  Carlo  Bonaparte  • 

Marchese  Ridolfi 

Conte  G.  Freschi 

Cav.  Bassi 

Conte  Sanseverino 

B.  P.  Sanguinetti 

Dott  Bartolommeo  Cini  relatore. 


»35*©I0« 


ATTI   VERBALI 


DELIA  SOTTO-SEZIOniE  DI  CIII1IICA 


aa 


A  IH  \  A  IV  Z  A 

l)i:i.    GIORNO    i6   SETTEMBRE 


»©©<>- 


ilei  passati  Congressi  la  Chimica,  facendo  parte  della  Sezione  di 
Fisica,  veniva  presieduta  da  un  moderatore  a  nomina  del  Presidente 
di  (|uesta  Sezione.  Nel  corrente  anno  però  il  Presidente  generale, 
dietro  una  formale  istanza  clie  avanti  di  dar  principio  alle  adu- 
nanze gli  veniva  avanzata  da  diversi  chimici,  si  è  graziosamente 
compiaciuto  di  concedere,  coU'annuenza  del  Consiglio  non  che  del 
Presidente  della  Sezione  di  Fisica,  che  questa  Sotto-Sezione  eleggesse 
il  suo  Presidente  col  metodo  tenuto  dalle  Sezioni  :  dichiarando  poi 
che  avrehhe  rappresentato  alla  prossima  futura  presidenza  gene- 
rale il  desiderio  espresso  dai  chimici  che  la  parte  loro  fosse  elevata 
al  grado  di  Sezione.  E  di  qui  è  che  nella  sala  destinata  alla  Sezio- 
ne di  Fisica,  convocati  i  chimici  per  procedere  per  via  di  sche- 
de e  nei  modi  consueti  alla  elezione  del  loro  Presidente,  nomina- 
rono il  dott.  Gioacchino  Taddei  professore  di  Chimica  organica  nel 
R.  Arcispedale  di  santa  Maria  nuova  di  Firenze;  il  quale  si  scelse  a 
Segretario  il  prof.  Luigi  Calamai  parimente  di  Firenze, e  stahilì,  d'in- 
telligenza col  Presidente  generale,  che  le  sedute  avrebbero  comin- 
ciato la  mattina  del  i8  successivo  dalle  ore  8  alle  io  antimeridia- 
ne, e  così  di  seguito. 

Visto  —  Il  Presidente  Prof  Gioacchino  Taddei 

//  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


A  D  l  ^  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    1 8    S  K  T  T  E  M  15  1$  E 


»©«*- 


Jll  Presidente  prof.  Gioaccli ino  Taddei  apre  la  seduta  con  le  se- 
guenti parole: 

«  Mercè  i  suffragi  \()stri,  che  è  quanto  dire  per  effetto  della  vo- 
stra bontà,  Colleglli  rispettabilissimi,  io  mi  trovo  esser  preside  e 
moderatore  di  questa  nostra  frazione  del  quinto  Convegno  scienti- 
fico in  Italia.  Del  qual  posto  ognun  di  voi  sarebbe  stato  al  certo  di 
me  più  meritevole  e  più  degno. 

Questa  manifestazione  di  stima  è  un  tratto  generoso  della  vo- 
stra benevolenza.  E  sotto  questo  titolo  io  intesi  accettare  l'incarico 
che  voleste  indossarmi;  del  pari  che  a  questo  solo  patto  io  intendo 
di  ritenerlo. 

Ma  permettetemi  di  grazia  che  vi  parli  con  tutta  l'effusione  del 
mio  cuore.  La  vostra  generosità  mi  rende  cotanto  ardito  da  chie- 
dervi ancor  di  più.  Nella  mia  insufficienza  e  nella  mia  pochezza  io 
non  saprei  né  potrei  sostenermi  quale  voi  mi  costituiste  senza  la  vo- 
stra cooperazione;  e  cooperazione  io  chiedo,  che  risponda  intiera- 
mente all'  utile  scopo,  per  il  quale  furono  instituiti  i  Congressi  scien- 
tifici nella  bella  nostra  penisola;  cooperazione  ripelo  che  vi  quali- 
fichi per  tpielli  che  siete. 

Il  rammentare  che  l' Italia  ci  è  madre  comune  è  la  perorazione 
più  eloquente  che  possiamo  fare  a  noi  stessi.  Basta  questa  sola  remi- 
niscenza ad  infiammare  i  nostri  petti,  ad  investirci  di  un  giusto  or- 
goglio nazionale,  a  risvegliare  in  noi  una  nobile  gara  nella  scientifi- 
ca palestra 

E  sia  pur  lode  a  quel  filantropico  e  sapiente  Principe,  il  quale, 
ravvisando  nelle  scientifiche  discipline  il  più  valido  sostegno  della 
prosperità  dei  popoli,  invitò  i  cultori  delle  medesime  a  congregarsi 
in  fratellevole  famiglia;  fondando  così  un  vero  apostolato  del  sape- 
re, onde  qua  e  là,  e  raj)idamente  ovunque,  se  ne  spaigessero  i  frutti. 


Bello  è  quindi  il  vedere  come  altri  sommi  e  polonli,  peiietiati 
dallo  scopo  di  sì  alta  ed  iiliie  missione,  alibiano  \oionterosi  secon- 
dalo e  favorilo  la  già  fomlala  istituzione,  accordando  d'ogni  manie- 
ra largo  e  valevole  patrocinio  a  (juesta  nostra  pei-egrina  famiglia. 

Di  sì  benevola  accoglienza  si  rinnovarono  già  le  prove  per  la 
<|uinta  volta:  di  die  appunto  abbiamo  irrefragabile  testimonianza 
neir  alma  e  generosa  città,  die  ospiti  or  ci  riceve  nel  suo  seno. 

Rimunerazione  condegna  all'  augusto  e  virtuoso  Principe  che 
governa  <|ucsta  deliziosa  contrada,  al  dotto  e  zelante  Magnate  che 
regola  come  capo  il  nostro  general  Con.vegno,  ai  cospicui  personag- 
gi che  in  questa  città  hanno  seggio;  remunerazione  condegna,  io 
ripeto,  sia  il  più  ricco  deposito  che  da  noi  far  si  possa  di  utili  ve- 
rità scientifiche;  deposito  che  ci  dia  il  diritto  di  vantarci  di  aver 
contribuito  alla  propagazione  dei  lumi.  Eco  il  più  Ijello  e  il  più  so- 
noro che  da  noi  far  si  possa  alle  voci  eloquenti  di  quei  tanti  uomi- 
ni, che  per  valentìa  di  dottrine  questa  loro  patria  onorarono  d'ogni 
maniera,  e  in  ogni  età. 

I  loro  fasti  sieno  sprone  al  nostro  intelletto,  come  al  coraggio 
del  guerriero  lo  sono  le  note  imprese  di  un  eroe,  che  gli  appartiene 
per  vincolo  di  sangue  o  di  patria. 

E  sebbene  a  questa  città  stranieri  per  nascita,  siamole  in  questi 
bei  giorni  figli  per  debito  di  nostra  missione,  e  per  riconoscenza. 

Rechi  ciascuno  il  proprio  obolo,  e  il  confonda  con  quello  altrui  : 
si  faccia  in  somma  ogni  sforzo  per  locupletare  la  massa.  Il  tesoro 
che  sarà  per  resultarne  sarà  patrimonio  comune,  e  non  comune 
soltanto  a  noi  italiani  che  il  costituimmo,  ma  comune  all'Europa, 
al  mondo  tutto. 

La  scienza,  da  che  la  Sotto-Sezione  nostra  prende  il  nome,  è  ric- 
ca di  risorse,  onde  raggiungere  per  quella  parte  che  a  noi  compete 
il  proposto  scopo.  A  noi  spetta  di  trarne  quell'utile  partito  die  ne 
piace  sperare  

E  (piale  in  fine  è  l' invito  che  ora  vi  faccio,  tale  anche,  onore- 
volissimi Colleglli,  è  il  voto  universale  ». 

II  principe  Luigi  Bonaparte  legge  «  Ricerche  cltimiche  sui  veleno 
(Iella  i'ipera  ».  Espone  in  prima  i  lavori  del  Fontana  relativi  a  (|ue- 
sto  veleno,  i  cpiali  ha  trovato  esatti  quanto  lo  comportavano  le  co- 
gnizioni scientifiche  di  (pici  tempo.  Descrive  diuique  il  metod<i  pra- 
ticato lial  I-Ontana  onde  oltonere  dalla  vipera  il  suo  liquido  venefico. 


—    176    — 

Osserva  esser  questo  mucillagginoso  o  gommoso ,  die  essiccato  re- 
sta traspai'ente  ;  che  non  è  uè  acido  nò  alcalino.  Indica  i  liquidi  in 
cui  si  discioglie,  e  (|uclli  nei  quali  è  insolubile.  Avverte  eziandio  che 
imbrunisce  il  sangue  degli  animali  cui  s'unisce,  togliendogli  la  pro- 
prietà di  coagularsi;  che  misto  ali  amiìioniaca  conserva  il  potere 
venefico,  ma  che  però  lo  perde  colla  potassa  caustica,  ec.  Ciò  pre- 
messo passa  a  dimostrare  es.ser  questo  veleno  principalmente  com- 
posto di  una  materia  particolare,  eh'  egli  ha  denominato  echidniim, 
che  vale  in  gl'eco  U)  stesso  che  ivy'<'/v'//Y<,-  di  una  sostanza  grassa  gial- 
lastia,  di  muco,  di  albumina,  e  di  fosfati  e  cloruri  in  tenuissima 
(luantità:  sali  dei  quali  era  in  certo  modo  negato  l'esistenza  dal 
Fontana.  Sospetta  inoltre  l'echiduina  isomerica  colla  ptialina.  E  de- 
scrivendo il  processo  col  quale  egli  si  procura  questo  materiale  ve- 
nefico nello  stato  di  purezza  dice  «  che  per  ottenere  1'  echidnina 
«  pura  si  comincia  dall' ammassare  la  maggior  quantità  possibile  di 
«  velen  viperino,  presentando  un  vetro  da  orinolo  al  rettile  morda- 
«  ce,  e  conqjrimendo  poscia  quella  parte  del  capo  che  corrisponde 
«  alle  glandule  velenifere.  Si  mesce  il  veleno  liquida  con  molto  alcool 
«  concentrato,  che  lo  coagula  ;  si  raccoglie  su  d'  un  filtro,  e  si  lava 
«  ripetute  volte  con  alcool.  I  liquidi  alcoolici,  evaporati  in  presenza 
«  dell'  acido  solforico  sotto  il  recipiente  della  macchina  pneumatica, 
«  oppure  sotto  una  campana  la  cui  aria  sia  stata  rarefatta,  lasciano 
a  un  piccolo  residuo,  talora  colorato  leggermente  in  giallastro.  Con 
«  questa  prima  operazione  si  toglie  al  veleno  la  materia  solubile 
«  neir  alcool,  ed  in  pari  tempo  il  suo  color  giallo,  che  par  dotato 
«  di  pochissima  solubilità.  Si  fa  disseccare  il  filtro  imbevuto  di  al- 
ce cool  e  racchiudente  il  veleno  coagulato;  quindi  si  ripone  nell'  im- 
«  buto,  e  vi  si  versa  una  piccola  quantità  di  acqua  distillata,  che 
a  ridiscioglie  il  veleno,  formando  una  soluzione  incolora,  che  passa 
«  limpida  attraverso  il  filtro.  Si  lava  questo  a  più  riprese  con  acqua 
«  distillata,  ma  sempre  adoperata  in  quantità  di  poche  gocce.  11  fil- 
«  tro  pure  e  l' imbuto  debbono  essere  di  piccolissima  dimensione. 
«  Queste  precauzioni  sono  necessarie  onde  avere  una  soluzione  di 
«  veleno  non  troppo  allungata  di  acqua.  Si  trovano  talvolta  sul  fil- 
«  tro  alcuni  fiocchi  insolubili  di  nuico  o  di  albumina  ». 

«  Il  veleno  in  soluzione  è  posto  in  vetri  da  oriuolo  ed  evapo- 
«  rato  sotto  il  recipiente  della  macchina  pneumatica;  vien  quindi 
«  |)f)lverizzato  e  trattato  con  etere,  che  discioglie  alcune  volle,  seb- 


■^ 


'  /; 
«  ben  di  ratio,  mia  traccia  di  materia  grassa.  Quest'ultimo  tralla- 
«  mento  coli' etere  non  è  sempre  necessario;  ma  è  bene  assicurai'si 
«  sopra  una  piccola  (piantità  di  veleno  dell'assenza  d'ogni  sostanza 
«  grassa.  Il  veleno  dopo  tulli  <piesti  trattamenti  si  può  considei'are 
«  come  ecbidnina  pura,  semprechè,  bruciato  sur  una  lamina  di  pla- 
«  tino,  non  lasci  mi  residuo  di  ceneri;  nel  qual  caso  è  necessario 
«  scioglierlo  in  poca  acqua  distillala  acidulata  con  acido  acetico, 
«  precipitarlo  di  nuovo  coll'alcool,  lavarlo  a  più  riprese  con  questo 
«  mestruo,  quindi  ridiscioglierlo  nell'acqua  distillata,  e  farlo  dis- 
«  seccare  sotto  il  recipiente  della  macchina  pneumatica  in  vetro  da 
«  orinolo.  Due  trattamenti  successivi  coli' acqua  acidulata  e  coU'al- 
«  cool  sono  spesso  sufficienti  a  privar  l'echidnina  de'  sali  che  osti- 
«  natamente  ritiene,  soprattutto  facendo  uso  di  uno  spirito  di  vino 
«  poco  concentrato  ;  benché  a  dir  vero  in  quest' ultimo  caso  si  per- 
«  da  un  poco  di  echidnina,  che  non  è  totalmente  insoFubile  nell'al- 
«  cool  debole.  Qualora  i  due  trattamenti  alcoolici  e  di  acqua  aci- 
«  dulata  non  bastino  a  privar  1'  echidnina  de'  suoi  sali,  si  debbe 
«  ripetere  la  soluzione  dell'acqua  acidulata,  la  precipitazione  per 
«  l'alcool,  i  lavacri  alcoolici  e  la  disseccazione;  così  operando  fino 
«  al  punto  che  si  abbia  una  sostanza  che  non  lasci  bruciando  al- 
«  cun  residuo.  Non  è  che  in  questo  stato  che  considera  l'echidnina 
«  come  un  principio  immediato  puro  e  distinto  da  tutte  le  altre  so- 
li stanze  organiche  conosciute  ». 

Dopo  la  lettura  di  questa  Memoria  il  Principe  illustra  questo 
importante  argomento,  facendo  rilevare  la  grande  somiglianza  della 
echidnina  alla  ptialina,  sebbene  questa  innocente  e  quella  potente- 
mente venefica.  Adduce  per  prova  d'  analogia  la  barite  e  la  stron- 
ziana,  le  quali  quanto  tra  di  loro  simili  in  apparenza,  altrettanto  di- 
verse per  natura  e  proprietà  venefiche.  In  fine  rende  ostensibile 
l'echidnina  pura  disseccata  in  vetro  da  orologio,  riserbandosi  a 
parlare  diffusamente  delle  sue  proprietà  ec.  in  altra  seduta. 

Il  prof.  Luigi  Calamai  Segretario,  convenendo  dell'  analogia  che 
ha  il  veleno  della  vipera  colla  pttalina  dei  mammiferi,  invita  a  spe- 
rimentare all'occasione  la  saliva  degli  animali  divenuti  rabidi,  onde 
tentare  l'isolamento  del  principio  mortifero  della  cosi  delta  rabbia. 

Il  conte  Paoli  legge  una  Memoria  sul  quintisolfuro  di  potassio, 
onde  provare  la  decomposizione  dell'  acqua  in  cui  viene  disciolto 
questo  composto  binario;  allegando  in  prova  di  ciò  la  mancanza  di 


-  ,78  - 
colorazione  dell'amido  mediante  l'iodio.  Il  quale  sperimento  però, 
secondo  avverte  il  prof.  Piria,  non  saiTl)I)c  prova  sufficiente  in  fa- 
vore, né  della  decomposizione  uè  della  non  decomposizione  del  ri- 
detto liquido;  poiché  tanto  in  un  caso  che  nell'altro  il  coloramento 
in  violetto  non  può  avvenire,  formandosi  acido  idriodico  nel  primo 
concetto,  e  ioduro  di  potassio  nel  secondo. 

In  appresso  il  j)rof.  Pii-ia,  premesse  le  molte  trasformazioni  di 
cui  è  suscettibile  la  salicina,  comunica  quelle  segnatamente  che  può 
sonnninistrare  sotto  l'azione  degli  acidi,  del  cloi'o,  della  sinaptasia  ec. 
quali  saiihbero  la  saligeniua,  l'elicina  ec,  le  quali  ha  sottomesso 
alla  pubblica  ispezione. 

L' ingegnere  Vegni  offre  in  dono  una  sua  Memoria  avente  per 
titolo  «  Osseivazioiìi  sullo  stato  presente  della  fabbricazione  del  fer- 
ro ec.  »  invitando  la  Sezione  a  voler  prendere  in  esame  i  diversi 
punti  di  dottrina  si  teorica  che  pratica  che  in  quell'  opuscolo  si 
contengono.  Dietro  il  quale  invilo  il  Presidente  apre  la  discussione 
rispello  al  cosi  dello  apparecchio  a  gas  riduttore,  che  di  recente  è 
stato  introdotto  dal  sig.  Cabrol  negli  alti  forni  fusorj  ;  apparecchio 
che  consiste  in  una  cassa  di  ferro  fuso  in  cui  arde  del  carbon  fos- 
sile, all'  oggetto  di  averne  idrogeno  carbonaio.  Ma  poiché  per  que- 
sta stessa  cassetta  è  obbligata  a  passare  tutta  l'aria  della  macchina 
soffiante,  è  evidente  esserne  illusorio  l'effetto,  a  motivo  dell'ecces- 
so d'  ossigeno  dall'  aria  medesima  somministrato  ;  il  quale  deve  ne- 
cessariamente abbruciare  tulli  i  gas  carburali  di  riduzione  prima 
che  possano  pervenire  ad  esercitare  l' azione  riduttiva,  o  a  rag- 
giungere lo  scopo  cui  vengono  destinati.  Oltre  di  che  il  Vegni  ri- 
fiette  (  e  su  di  ciò  fu  unanime  il  consentimento  )  che  per  operare 
la  riduzione  vi  è  una  superfluità  di  gas  ossido  di  carbonio,  che  può 
produrre  l' effetto  stesso. 

Di  questo  stesso  argomento,  non  che  di  altri  al  medesimo  re- 
lativi, essendo  consumato  il  periodo  assegnato  alla  conferenza,  ne 
fu  rimessa  la  discussione  ad  altre  sedute  successive. 

Dopo  di  che  1'  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddei 

//  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


ADIKAXZA 

DEL    GIORNO    19   SETTEMBRE 
»ftSt 


J^etto  il  rapporto  dell'  adunanza  precedente  il  conte  Paoli  fa  alcu- 
ni rilievi  intorno  le  cose  ivi  referite,  relativamente  a  non  colorarsi 
i'  amido  per  mezzo  dell'  iodio  associato  al  quintisolfuro  di  potassio, 
del  pari  che  alla  nessuna  precipitazione  di  zolfo  ;  e  siccome  su  que- 
sto argomento  sono  affacciati  dubbi  tanto  dal  prof.  Taddei  quanto 
dal  principe  Luigi  Ronaparle,  così  è  invitato  il  conte  Paoli  a  ripe- 
tere i  suoi  sjìeriinenli. 

Il  principe  Luigi  Bonaparte  legge  il  seguito  della  sua  Memoria 
sul  veleno  della  vipera.  .\  (piesto  proposito,  dopo  aver  descritto 
estesamente  le  proprietà  chimiche  dell'  echidnina,  e  dopo  aver  fal- 
lo conoscere  appartenere  essa  alla  categoria  dei  corpi  azotati,  com- 
batte r  opinione  che  sia  una  specie  di  gomma.  E  poiché  egli  sta- 
bilisce un  confronto  fra  detta  echidnina  e  i  diversi  materiali  che 
la  rassomigliano,  per  quanto  sia  indotto  a  dubitare  che  la  eciiid- 
nina  possa  anche  essere  non  altro  che  plialina  associata  alla  vera 
echidnina,  pur  tuttavia  conclude  doversi  per  ora  ritenere  come  una 
sostanza  pura  ed  isolata. 

In  quest'occasione  fa  notare  che  il  veleno  della  vipera  e  l' echid- 
nina, al  pari  di  altre  sostanze  azotate  neutre  e  facilmente  putresci- 
bili, fanno  assumere  un  bel  color  violetto  alla  soluzione  di  potassa 
caustica  tenendo  in  sospensione  dell'  idrato  di  biossido  di  rame. 
Questa  proprietà,  egli  dice,  dietro  le  ricerclie  del  prof.  Taddei,  è  co- 
mune a  un  gran  luunero  di  sostanze  azotate  dell'  organismo  anima- 
le, dal  suddetto  professore  in  modo  speciale  studiate.  Dice  anche 
avere  avvertito  in  una  nota,  che  il  medesimo  gli  aveva  comunicato 
di  quelle  materie  azotate  che  godono  della  sopraccennata  projirielà, 
che  in  tutte  quelle  che  non  sono  acide  né  alcaline,  né,  come  sarebbe 

■2Ì 


—  i8o  — 
r  urea,  rappresentabili  per  sostanze  amide  o  per  sali  ammoniaca- 
li, si  manifesta  sempre  il  sopraccitato  fenomeno  del  coloramento  in 
violetto,  quasi  in  conferma  della  presenza  dell'azoto  nelle  medesime. 
Se  non  che  avere  osservato  con  maravi)j;lia,  che  il  muco  della  ves- 
sica  orinarla,  sostanza  azotata  neutra  facilmente  putrescibile,  non 
arida,  non  alcalina,  non  amida,  figurava  nella  nota  del  ]>rof.  Taddei, 
come  privo  della  proprietà  di  colorare  in  violetto  la  soluzione  di 
potassa  caustica  con  ossido  idrato  di  rame.  Questo  fatto  negativo 
gli  fa  dunque  sospettare,  che  il  muco  veramente  puro  possa  non 
contenere  azoto  ;  la  qual  cosa  verificandosi  per  1'  analisi  elementa- 
re, sola  decisiva  in  tale  dubbiezza,  farebbe  credere  che  muco  e  inu- 
cillassine  vesetahile  fossero  una  sola  cosa,  ammettendo  in  pari  tem- 
pò  che  la  mucillaggine  ridetta  fosse  fornita  agli  animali  dalle  [)ian- 
le,  non  altrimenti  che  la  fibrina,  1'  albumina  e  la  materia  caseosa. 

E  ritornando  quindi  al  veleno  viperino  comunica  i  resultati  che 
si  sono  ottenuti  nell  Arcispedale  di  santa  Maria  nuova  di  Firenze, 
nell'applicazione  di  questo  veleno  come  antidoto  della  vera  rabbia. 
Questi  resultati  non  possono  dirsi  né  favorevoli  né  sfavorevoli;  da 
poi  che  il  veleno  viperino  applicato  al  malato  mercé  la  morsicatu- 
ra dell'  animale,  oltre  non  avere  sviluppato  i  sintomi  che  sono  pro- 
pri dell'  avvelenamento  da  lui  prodotto,  non  alterò  minimamente 
(pielli  della  rabbia. 

Fa  poi  osservare  che  il  ridetto  veleno  manca  veramente  di  an- 
tidoto, per  (pianto  la  potassa  caustica  lo  scomponga  ;  mentre  l'am- 
moniaca non  distrugge,  né  tampoco  diminuisce  le  di  lui  pioprietà 
tossiche,  conforme  è  stato  provato  dagli  sperimenti  comparativi  isti- 
tuiti dal  Fontana  col  veleno  puro  e  col  veleno  misto  ad  ammoniaca. 

Dietro  le  quali  considerazioni  il  prof.  Cerioli  domanda  al  Bo- 
na[)arte,  se  egli  abbia  osservato  che  1'  echidnina  trattata  con  am- 
moniaca diluita,  anziché  concentrata,  perda  le  sue  qualità  venefi- 
che; e  questi  replica  mancare  di  dati  positivi  per  soddisfare  a  tale 
richiesta;  il  perchè  vien  pregato  dal  prof.  Cerioli  a  voler  fare  sopra 
questo  proposito  le  ricerche  opportune. 

Per  altro  il  doti.  Parola  inclina  a  riguardare  l'ammoniaca  come 
un  antidoto  del  veleno  viperino  ;  imperocché  nelle  morsicature  di 
questo  rettile  il  nominato  alcali  viene  usato  cOn  favorevole  successo. 

Sul  qual  proposilo  il  prof.  Michelacci  soggiunge,  aver  di  fatti  os- 
servato nella  sua  pratica  alcuni  morsicati  da  vipere,  i  ([uali  trattati 


—    i8i    — 
coir  ammoniaca  sono  guariti;  ma  però  conclude,  clic  se  il  veleno 
non  uccise  in  questi  casi,  ciò  fu  non  tanto  per  la  reazione  (lell'ain- 
moniaca  sopra  il  veleno  medesimo,  quanto  per  il  soccorso  delle  for- 
ze vitali  eccitate  sj)ecialniente  dall'  alcali  lidetlo. 

Il  cav.  Adorno,  presa  allora  la  parola,  referisce  che  in  P'rancia,  e 
segnatamente  a  Fontainebleau,  nei  casi  ivi  fre(|uentissimi  di  morsi- 
catura di  questi  rettili,  i  morsicati  sono  sempre  guariti  colle  lozio- 
ni d' ammoniaca  fatte  alla  parte  offesa. 

3Ia  il  principe  L.  Bonaparte  d'  altronde  fa  osservare,  che  (juesti 
fatti  non  stanno  a  provare  che  l'ammoniaca  agisca  in  tali  casi  co- 
me antidoto,  perchè  il  morso  della  vipera  non  è  sempre  mortifero. 
Per  le  quali  cose  dette,  ed  altre  simili  affacciate  da  diversi  du- 
rante la  discussione,  il  Presidente  crede  doversi  dividere  la  (juestio- 
ne  chimica  dalla  dinamica;  e  che  però  dove  si  consideri  che  l'am- 
moniaca in  qualunque  sia  modo  non  altera  il  veleno  viperino,  non 
può  non  riguardarsi  frustranea  all'  insorta  disquisizione  1'  azione 
che  l'ammoniaca  stessa  esercita  sulle  parti  viventi. 

Il  cav.  Adorno  comunica  alcune  osservazioni  dalle  quali  emerge, 
clie  i  colcotar  del  commercio,  impiegati  di  frequente  in  medicina,  so- 
gliono contenere  arsenico,  e  che  per  questo  possono  j)rodurre  gravi 
sconcerti,  dove  si  amministrino  come  rimedio  in  grandi  dosi;  e  {tar- 
lando quindi  dell'ossido  di  ferro  usato  in  terapia,  annunzia  che  pro- 
miscuato  il  sesquiossido  di  detto  metallo  col  mele,  e  lasciato  con  es- 
so in  contatto,  si  suscita  tale  reazione  fra  le  due  sostanze,  da  far  sì 
che  il  ses(|uiossido  resti  depauperato  d'una  porzione  di  ossigeno  a 
favore  della  materia  zuccherina  del  mele,  donde  resulti  un  acido 
particolare  avente  somiglianze  coli'  acido  nimico,  il  (piale  forma  col 
ferro,  parzialmente  ossidato,  un  sale  solubile.  Si  opina  frattanto  dal 
prof.  Taddei  e  dal  principe  I>uigi  Bonaparte,  dietro  le  analogie  di 
consimili  trasformazioni,  che  quest'  acido  possa  essere  il  formico. 
Il  dott.  Parola,  prendendo  parte  alla  discussione,  scende  a  di- 
scorrere dell'azione  medica  dei  sali  di  ferro,  dicendo  doversi  sem- 
pre preferire  il  malato  siccome  uno  dei  più  solubili.  Questa  oj)inio- 
ne  sollecita  il  principe  Luigi  Bonapart»  a  considerare,  che  allor- 
(|uando  si  amministra  il  ferro,  o  i  suoi  sali,  per  le  trasformazioni 
che  deve  subire  nelle  prime  vie,  e  per  1'  acido  lattico  che  nelle  me- 
desime incontra,  bisogna  necessariamente  passi  in  molti  casi  allo 
stato  di  lattalo  prima  di  esser  portato  in  circolo:  e  per  quanto  sie- 


—    \Sì    — 

no  a  ciò  contrari  molli  fatti  esibiti  allora  dallo  stesso  cav.  Adorno, 
pure  appogi^iandosi  a  ragionamenti  scientifici  ed  a  (|uanto  lian  det- 
to Bouciiardat  e  Sandras  intorno  specialmente  alla  formazione  del- 
l'acido  lattico  nello  stomaco  defili  animali,  il  Bonaparle  insiste 
nella  oj)inione  da  esso  lui  emessa. 

il  Presidente  in  ultimo,  sollecitato  dal  Segretario,  nomina  una 
Commissione  composta  del  principe  Luigi  Bonaparle  e  del  pi'ofesso- 
re  B.  Puccinelli,  per  esaminare  uno  scritto  pubblicato  dal  doti.  Giu- 
sep|)e  Menici,  avente  per  titolo  «  Cenno  dì  una  Mernoiin  da  [iiiliìdi- 
ciirsi  sopra  una  nuoiui  /ìropri'e/à  della  mnnnìte  ». 

Dopo  di  ciò  r  adinianza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddf.i 


//  Segretario  Prof.  Luigi  Cal\m\i 


E 


ADINA\ZA 

DEL    GIORNO    20   SETTEMBRE 


lodo  il  processo  verbale  dell'adunanza  del  dì  19 ed  approvato, 
previa  una  nuova  modificazione  domandata  dal  conte  Paoli,  sem- 
pre in  rapporto  alla  di  lui  comunicazione  fatta  nella  prima  seduta, 
e  relativa  alla  presunta  reazione  che  passa  fra  il  quintisolfuro  di 
potassio,  r  iodio  e  1'  acqua. 

Si  annunziano  varie  opere  donate  alla  Sotto-Sezione  la  mat- 
tina slessa. 

Il  prof.  Perego  apre  la  seduta  comunicando  alcune  osservazioni 
da  lui  fatte  intorno  al  camaleonte  minerale,  o  manganato  di  potassa 
disciolto  nell'acqua.  Hanno  queste  rapporto  all'azione  che  eserci- 
tano sopra  (piesto  composto  salino  alcuni  oli  grassi,  come  sono 
quelli  di  oliva  e  di  ricino.  Quest'  azione,  dice  il  prof.  Perego,  consi- 
ste in  un  intorbamento  che  il  camaleonte  prova  per  la  sua  miscela 
con  detti  oli  del  commercio.  Ma  quest'azione  che  si  effettua  con 
una  qualità  d'olio,  non  si  conferma  spesso  con  un'  altra.  Né  la  me- 
desima (|ualità  d'  olio  talvolta  riproduce  1'  effetto  medesimo.  Per 
esempio  l'olio  di  ricino,  se  è  quale  lo  somministra  il  commercio,  o 
qual  si  estrae  dal  seme,  non  altera  la  soluzione  del  manganato  ri- 
detto, ma  lo  altera  bensì  qualora  sia  stato  disciolto  nell'  alcool.  È  a 
dirsi  però  che  il  prof.  Perego  ha  osservalo  il  fenomeno  cogli  oli 
d'oliva  di  Corfìi  e  di  Nizza.  Egli  è  per  questo  che  considerando  f|uan- 
to  convenga  estendere  le  indagini  sopra  le  qualità  di  simil  olio  pio- 
veniente  da  allre  contrade,  e  segnatamente  su  quello  di  questo  pae- 
se, che  per  bontà  può  considerarsi  come  il  prototipo,  prega  la  Solto- 
Sezione  a  volersene  occupare,  per  <|uindi  venire,  se  è  possibile,  alla 
cognizione  delle  cause  che  producono  questo  curioso  fenomeno. 

La  Sotto-Sezione  facendo  conto  della  connuiicazione  del  prof.  Pe- 
rego, e  veduto  di  (|uale  utilità  possano  essere  le  ricerche  in  proposito. 


—    i8/,    — 
quando  sieno  coronate  da  buon  successo,  cerca  col  criterio  scien- 
lifiio  (li  Iracciarsi  una  strada  per  giungere  con   facilità  a  conse- 
i;uirnc  l' intento. 

Frattanto  il  principe  Luigi  Bonaparlc,  dopo  essere  stato  assicu- 
rato dal  prof.  Perogo  che  il  manganato  impiegato  nello  sperimento 
era  alcalino,  opina  che  a  produrre  gli  accennati  cambiamenti  stia 
possibilmente  una  (pudciie  sostanza  volatile  associata  all'  olio  me- 
desinio,  e  formatasi  nella  di  lui  estrazione  per  dato  e  fatto  del  meto- 
do impiegato.  Lo  clic  trova  appoggio  nel  prof.  Taddei,  il  (piale  pensa 
eziandio  si  possa  dai  fabbricanti  unire  artificialmente  all'olio  una 
(|ualche  altra  materia,  come  praticasi  di  frequente  per  l' aceto  ;  tanto 
più  che,  dietro  quello  che  fa  osservare  il  prof.  Michelacci,  questi  oli 
preparansi  con  processi  assai  difettosi;  e  perchè  anche,  come  asse- 
risce il  prof.  Loltini,  1'  olio  di  Corfù  specialmente  è  brutto  e  fetente, 
e  punto  dissimile  da  quello  solito  impiegarsi  dai  ciompi  nell'  arte 
della  lana. 

Conumque  sia,  sentilo   quanto  in   proposito   dicono  ancora  il 
prof,  march.  Ridolfi,  il  prof.  Bizio  ed  altri,  il  Presidente  propone  di 
formare  di  questo  soggetto  un  quesito  particolare  da  risolversi  per  il 
sesto  Congresso  scientifico;  il  che  viene  luianimemente  approvato. 
Il  prof,  marchese  Kidolfi  parla  del  gas  protossido  d'azoto.  Am- 
mettendo il  fatto  che  questo  gas  possa  ottenersi  in  piccola  quan- 
tità e  in  certi  casi,  scomponendo  col  zinco  1'  acido  azotico,  confor- 
me avverte  Berzelius;  fa  osservare  quindi,  che  laddove  si  mescolino 
insieme  gli  acidi  solforico  ed  azotico  in  qualunque  proporzione,  si 
ha  costantemente,  col  mezzo  dello  zinco,  sviluppo  di  detto  gas  allo 
stato  di  sonmia  purezza,  e  senza  che  l'  acqua,  che  diluisce  i  nomi- 
nali acidi,  ne  venga  minimamente  scomposta;  la  qualcosa,  secondo 
l'avviso  del  precitato  Ridolfi,  ha  luogo  finché  nel  liquido  esiste  trac- 
cia di  acido  azotico,  e  s'impedisce  che  troppo  s' innalzi  la  tempera- 
tura del  liijuido.  In  sequela  di  ciò  egli  aggiunge,  che  anche  facendo 
reagire  l'  acido  solforico  diluito  sopra  lo  zinco  unito  all'  azotato  di 
potassa  o  di  altro  alcali,  può  aversi  egualmente  questo  gas  abbon- 
dante e  purissimo.  Dopo  di  ciò  passando  a  considerare  quanto  mag- 
giore sia  la  sj)esa  che  occorre  per  procurarsi  questo  gas  col  processo 
conuinemente  praticato,  e  consistente  nel  trattamento  col  calore 
dell'azotato  d' ammoniaca,  e  qual  pericolo  d'esplosione  possa  es- 
servi servendosi  di  questo  processo  medesimo  in  giande,  racco- 


—    i85    — 

manda  di  preferire  perciò  uno  di  quelli  da  esso  lui  indicati;  nei 
quali  casi,  da  poi  che  1'  azione  si  manifesta  sempre  vivissima,  siig- 
j^eriscc  di  moderarla  con  valersi  dell'  apparecchio  di  Gay-Lussac 
destinato  ordinariamente  a  sviluppare  il  f;as  idrogeno,  e  ciò  anche 
all'  oggetto  di  limitare  il  consumo  della  materia  occorrente  alla  pro- 
duzione di  detto  gas  al  solo  bisogno  della  quantità  che  di  cpiest' ul- 
timo si  vuole  ottenere. 

Coglie  intanto  il  Marchese  questa  opportunità  per  referire,  che 
egli  ha  trovalo  il  residuo  nero,  lasciato  dallo  zinco  del  commercio 
trattato  coli'  acido  solforico,  costituito  solo  da  piombo  allo  stalo 
metallico. 

Quindi  il  prof.  Taddei,  rientrando  nel  tema  primitivo,  domanda 
al  Marchese  se  abbia  osservato,  trallando  lo  zinco  cogli  acidi  azo- 
tico e  solforico  insieme  senza  l'intermedio  dell'acqua,  che  pure  in 
questo  caso  vi  sia  produzione  del  medesimo  gas;  e  il  Marchese  ri- 
spondendo non  aver  dati  da  soddisfare  all'  inchiesta,  fa  però  os- 
servai'e  che  1'  acqua  in  tale  operazione,  servendo  unicamente  a  di- 
luire gli  acidi  ed  a  far  sì  che  1'  operazione  proceda  con  regolarità, 
è  da  credere  che  adoperando  gli  acidi  concentrati  sarebbe  assai  di- 
verso il  lorf)  modo  d'  azione. 

Alloia  il  principe  Luigi  Bonaparte,  senza  perdere  di  vista  quanto 
è  stato  precedentemente  esposto  sul  residuo  lasciato  dallo  zinco,  ag- 
giunge, che  ricercando  egli  il  cadmio  nello  zinco  del  commei'cio, 
ha  rinvenuto  nel  residuo  nero  lasciato  dall'  acido  solforico  delle 
leghe  di  zinco  conforme  dice  Berzelius.  Queste  leghe  contengono, 
soggiunge  esso  Bonaparte,  rame,  stagno  o  piombo.  Talmente  che  si 
conviene  non  potersi  più  ammettere  l'opinione  di  alcuni  chimici, 
che  cioè  detto  residuo  nero  sia  specialmente  costituito  da  carbone. 

Quindi  il  prof.  Taddei,  in  continuazione  dell'esame  e  discussione 
intrapresa  in  altra  setluta  su  vari  corollari  relativi  all'economia 
del  calore,  tratti  dalla  Memoria  dell'  ingegnere  Vegni  citata  nell'adu- 
nanza del  dì  i8,  fa  una  dettagliata  numerica  esposizione  dei  gas  che 
sono  il  prodotto  della  combustione  negli  alti  forni  fusorj  del  ferro; 
facendo  rilevare  quanto  notabile  sia  la  dispersione  o  le  evoluzioni 
in  pura  jìerdita  dei  materiali  combustibili,  consistenti  in  gas  ossido 
di  carbonio,  idrogeno,  e  carburo  bi-idrico.  Rispetto  a  che  fa  osser- 
vare lo  stesso  Taddei  che  solamente  19,  78  di  ossigeno  atmosferico 
vien  consumalo  nella  combustione,  dove  che  per  operarla  conqjle- 


—  i86  — 
taniente,  ed  in  modo  da  averne  tulio  1'  effetlo  calorifico  possibile, 
si  ricliiedeiebl)e  quasi  che  il  doppio  dello  stesso  ossigeno.  Per  lo  clic 
rilcnendo  con  Weller  che  la  quanlità  di  calorico,  svollo  durante  il 
periodo  della  combustione,  sia  alla  quantità  che  realmente  se  ne  po- 
lrel)be  svolgete,  come  l'ossigeno  consumalo  è  all'ossigeno  che  in 
realtà  se  ne  potrebbe  consumare;  il  prodotto  utile  in  calore,  o  l'ef- 
fetto caK)rifiici,  è  ben  poco  di  più  che  la  metà  di  ([uello  che  dal 
combustibile  potrebbe  aversi.  Quindi  proseguendo  nello  slesso  ar- 
gomento, il  medesimo  rammenta  i  calcoli  e  i  riflessi  di  Rumford 
suir  enorme  perdita  di  effetto  calorifico  ne'  couuuii  fornelli,  e  in 
tulle  le  operazioni  nelle  quali  s' impiega  calore,  non  escluse  le  più 
ordinarie  o  comuni,  come  il  riscaldare  l'ambiente  in  inverno,  il  dar 
cottma  agli  alimenti  ec.  ec;  con  che  scende  a  eccitare  i  colleghi  a 
proporre  mezzi,  o  suggerire  congegni  e  luti'  altro,  all'  oggetto  di 
conseguire  economia  di  calore;  lo  che  equivale  al  risparmio  di  com- 
bustibile. E  tanto  più  fa  questa  esortazione,  avuto  riguardo  alla  pe- 
nuria di  esso,  ond'è  minacciata  nell'attuale  momento  quasi  ogni 
contrada  della  nostra  penisola. 

Diverse  rificssioni  in  risposta  a  quest'invito  sono  affacciate  da  va- 
ri conq)onenti  la  Sotto-Sezione,  e  segnatamente  dal  prof,  march.  Ri- 
dolfi,  principe  Luigi  Bonaparle,  prof.  Ferego  e  prof.  Michelacci;  dal- 
le quali  però  resulta,  che  solo  in  speciali  circostanze,  come  per  esem- 
pio nella  riduzione  di  ossidi  metallici  ed  altri  composti  ossigenati  e 
decomponibili  dal  calore,  potrebbe  aversi  un  di  più  di  alimento  al- 
la combustione,  ossia  un'  addizione  di  ossigeno  oltre  quello  che 
d'ordinario  ci  viene  somministrato  dall'aria  ambiente. 

Il  Calamai  finalmente  parla  intorno  la  fosforescenza  delle  acque 
del  mare.  A  ciò  fare,  dice  egli,  esser  sollecitalo  dall'  aver  appreso 
che  alla  Sezione  di  Fisica  si  è  discusso  un  argomento,  che  se  non 
si  può  identificare  con  quello  di  cui  si  accinge  a  trattare,  vi  è  bensì 
per  molli  lapporti  strettamente  collegalo.  Del  qual  fenomeno  adiui- 
<|ue  volendo  far  conoscere  le  osservazioni  da  lui  fatte,  in  quanto 
che  possano  in  (jualche  modo  schiarire  la  causa  della  luce  emessa 
dagli  animali  lucigeni  ;  narra  come  traversando  da  Livorno  a  Na- 
poli sojjra  un  battello  a  vapore  ai  primi  del  febbraio  1842,  al  di  là 
•  lei  canale  di  Piombino  potè  contemplare  detto  fenomeno  in  tutta 
la  sua  imponenza.  Ne  dipinge  pertanto  l'acqua  all'intorno  del  bal- 
lello,  e  massimamente  dove  è  percossa  dalle  j)ale  delle  ruote  e  dalla 


—  187  — 

prua  rlie  la  fende,  nell'  oscurità  della  notte,  come  un'onda  di  fuo- 
co, di  mezzo  alla  (iiiaic  vedonsi  scintille  di  varia  grandezza,  lumi- 
iKisissinic  e  ciiiaic  ([uanto  la  luce  del  sole.  T>o[>o  di  ciò,  siccome 
giunto  a  Najioli  non  perse  di  mira  di  verificare  ([ual  fosse  la  vera 
causa  di  tale  emanazione  luminosa,  referisce  che  avendo  avuto  pres- 
so di  se  air/'niirn;  mvdusc,  e  siniili  altri  molluschi  marini,  potè  ac- 
corgersi doversi  a  questi  animali  specialmente  atlrihuire  le  ricorda- 
te scintillazioni,  per  le  ragioni  che  quindi  espone.  Questi  molluschi, 
com'è  noto  ai  naturalisti,  sono  lucigeni;  ma  la  lu'ce  che  essi  ema- 
nano non  è,  egli  dice,  dai  medesimi  prodotta  perennemente.  In  fat- 
ti, prosegue,  fin  tanto  che  (|ucsti  animali  sono  del  tutto  inmiersi  nel- 
r  acqua  e  tranquilli,  non  appariscono  così  facilmente  luminosi  ;  ma 
splendono  hensi  ogni  (jual  volta  vengono  in  contatto  immediato 
coir  aria,  e  poi  in  specie  (piando  sono  tormentati  e  spaventati.  Fe- 
nomeno che  in  cpiest'  ultimo  caso  essi  riproducono  di  seguito  e  ad 
intervalli  ravvicinati  un  certo  numero  di  volle,  sempre  però  con 
più  languore  le  seconde  che  le  prime,  ma  che  mostra  i-iatlivarsi  coi 
tempo,  cioè  doj)o  che  1  animale  stesso  sembra  pel  riposo  aver  re- 
cuperato forza  e  attività.  Il  perchè,  astrazion  fatta  da  altre  cause  che 
possono  nell'oscurità  render  fosforescente  l'acqua  del  mare,  è  in- 
dotto a  credere  che  la  luce  emessa  da  questi  animali  sia  1'  effetto 
di  un'azione  organica  vitale;  onde  il  provvedimento  dalla  natura 
ad  essi  compartito  per  valersene,  sia  come  mezzo  atto  ad  evitare  in- 
sidie, sia  per  aggredire  con  più  facilità  la  loro  preda.  Ma  il  fenomeno 
della  luce  dell' ac([na  indipendentemente  dalle  scintillazioni  gli  offre 
campo  d' indagine  microscopica,  e  non  senza  ini  ([ualche  successo. 
Ei  trova  nell'  acqua  in  cui  si  manifesta  il  fenomeno  piccoli  infu- 
sori del  diametro  di  circa  '/,„„„  di  linea,  i  (piali,  sferici  nella  prima 
età  ed  emisferici  per  un  senso  ed  un  poco  ellittici  per  l'altro  nell  età 
più  adulta,  emanano  essi  pure  luce  vivissima  proporzionatamente 
alla  loro  mole,  e  sempre  o  venendo  al  contatto  dell'aria,  oppure  es- 
sendo, colla  |)ercussione  dell'  acqua  in  cui  nuotano,  irritati  e  spa- 
ventali. Ricerca  che  non  poteva  non  essere  di  molta  difficoltà,  avu- 
to riguardo  alla  picciolezza  degli  oggetti  di  cui  trattavasi,  ed  alle  il- 
lusioni che  nascer  potevano  intorno  ai  punti  di  emanazioni  lumi- 
nose; ma  clie  però  gli  fu  agevolata,  com'ei  dice,  dalia  perfezione 
dello  strumento  impiegatovi,  e  dalla  molta  pratica  acquistata  nel 
servirsene. 

24 


—    i88   — 

Dietro  questa  esposizione  di  fatti,  il  prof.  Lottini,  presa  la  paro- 
la, dice  aver  esso  pure  veduto  il  fenomeno  ilella  fosforescenza  nelle 
acque  di  Livorno  ;  ed  il  prof.  Biasoletlo  disponendosi  ad  aggiungere 
in  proposito  osservazioni  proprie,  attesa  l'ora  tarda,  promette  di 
farne  comunicazione  nella  seduta  successiva. 

Dopo  di  elle  r  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddei 


//  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


ADUNANZA 

DEL   GIORNO    21    SETTEMBRE 


-H>sei«^ 


Jjetto  il  processo  verbale  dell'  adunanza  precedente,  è  approvato 
dopo  alcune  emende  reclamate  dal  principe  Luigi  Bonaparte  e  dal 
prof.  Perego. 

È  annunziata  un'  opera  d'  argomento  fisico  donata  alla  Sotto- 
Sezione  dallo  slesso  prof.  Perego. 

Il  principe  Luigi  Bonaparte  promuove  una  discussione  sulla  uti- 
lizzazione dell'  ossido  di  carbonio,  sia  impiegandolo  come  mezzo 
disossigenante,  sia  pei-  utilizzarlo  come  combustibile. 

L' ingegnere  Vegni  espone  quanto  in  tal  rapporto  si  è  fatto  al- 
trove, se  non  per  la  riduzione  degli  ossidi  metallici,  per  quel  mag- 
giore effetto  calorifico  di  cui  è  suscettibile;  traendone  soprattutto 
partito  per  la  cottura  della  calcina  e  per  altre  brancbe  industriali. 

Il  prof.  Coquand  interpella  allora  il  Vegni  sulla  causa  de' buoni 
effetti  ottenuti  col  noto  appareccbio  a  gas  riduttore  negli  alti  forni 
fusorj  nei  quali  adoperasi  il  coke  come  combustibile,  e  dei  cattivi 
ottenuti  nei  forni  medesimi  in  cui  il  combustibile  impiegato  è  il  car- 
bone di  legna. 

Al  elle  il  Vegni  risponde,  die  dovendo  negare,  dietro  le  ragioni 
esposte  in  altra  seduta,  la  presenza  dei  gas  riduttori  nell' apparec- 
cbio Cabrol,  suppone  che  questa  differenza  di  resultati  debba  attri- 
buirsi piuttosto  a  quella  medesima  causa,  che  produce  una  differen- 
za negli  effetti  generali  dall'aria  riscaldata  coi  mezzi  soliti.  L'aria 
calda  in  fatti  ha  dato  nei  forni  a  coke  resultati  molto  più  vantaggio- 
si che  (|uelli  ottenuti  nei  forni  a  carbone  di  legna.  Quindi  la  diffe- 
renza, che  passa  in  combustibililà  fra  il  carbone  di  legna  ed  il  coke, 
la  ritiene  come  causa  di  questa  variabilità  di  resultali  nei  due  casi. 
In  fatti  il  coke,  dice  il  Vegni,  non  potendo  esercitare  la  sua  azione 
che  in  gran  massa,  ed  in  presenza  di  una  gran  ([uanlilà  d'aria,  è  fa- 


If)0      

cile  coiiipiiMult  re  clii'  il  riscaUlaimnilo  di  qiiesla,  cli)\oiuli>  siii{<ulai- 
ineiile  lavorile  la  C()ml)uslione,  accelera  per  consef;iieiiza  aiulie  la 
fusione;  in  •juisa  che  si  ha  economia  di  coinhuslihilc  e  anniento  di 
piDilotlo  in  lempo  eguale.  Laddove  nei  forni  di  seconda  fusione 
nei  (|uali  impiegasi  carbone  di  legna,  pel  bruciare  che  fa  questo 
più  facilmenlè  del  coke,  non  può  aversi  il  vantaggio  del  primo  ca- 
so. Cosi  r  a|)parccchio  Cahrol,  dietro  l'osservazione  del  Vegni  me- 
desimo, nuli  altro  fa  che  aumentare  la  temperatura  dei  forni,  nei 
(|uali  s' impiega,  dai  3oo  gradi  ai  375  ;  a  segno  che,  laddove  nei  for- 
ni a  carbone  di  legna  s' impiegasse  detto  metodo,  danneggerebbe 
perfino  il  materiale  del  forno  medesimo,  come  il  ridetto  Vegni  ha 
potuto  constatare. 

Ma  il  jnof  ("o(|uand  dice  aver  veduto  molla  contraddizione  sì  in 
Inghilterra  che  in  Francia  circa  i  resultali  ottenuti  dall'impiego  del- 
l' aria  calda  ;  al  che  il  preopinante  risponde  aver  trovalo  una  certa 
costanza  nei  vantaggi  tutte  le  volte  che  1'  aria  calda  era  stata  impie- 
gala a  forni  che  avevano  per  scopo  principale  la  produzione  di  ghi- 
sa per  il  getto,  e  costanza  negli  svantaggi  tutte  le  volte  che  la  ghisa 
era  fabbricala  per  esser  di  poi  convertila  in  ferro  malleabile.  In  ap- 
poggio del  cpiale  asserto  cita  diversi  Dipartimenti  francesi  che  si 
trovano  nelle  condizioni  e.sposte. 

Quindi  il  Presidente,  veduto  quanto  difficile  sia  di  scendere  ad 
una  conclusione  definitiva,  pone  termine  alla  discussione  dicendo, 
che  fa  d'  uopo  aspettare  che  la  sperienza  abbia  da  se  stessa  risolu- 
to il  problema. 

Il  prof.  Bia.soletlo,  conforme  si  era  proposto  nella  seduta  prece- 
dente, discorre  della  fosforescenza  delle  acque  del  mare;  rispetto  a 
che  opina  non  sia  che  un  effetto  della  scomposizione  delle  sostan- 
ze organiche.  Cita  osservazioni  proprie  sopra  diversi  animali  mari- 
ni, come  pesci  ec.  i  quali  non  gli  erano  apparsi  luminosi  se  non 
che  dopo  morte.  Asserisce  intanto  di  non  aver  trovalo  nelle  sue 
molle  ricerche  animaletti  di  veruna  mole  ai  quali  attribuir  si  potes- 
se la  fosforescenza  delle  acque,  ma  .sì  bene  una  sostanza  organica 
che  per  il  contatto  dell'aria  rendevasi  fosforescente  Paragona  (|uin- 
di  questa  emanazione  di  luce  alla  luce  prodotta  dallo  zucchero  per- 
cosso, dai  legni  fregati  insieme,  da  quelli  marci  ec.  ec. 

Ma  il  Calamai,  presa  la  parola,  fa  osservare,  esser  ben  diversa  la 
causa  che  determina  lo  sviluppo  della  luce  dai  legni  fregati  insieme 


—  191  — 
e  dallo  zuccliero  percosso,  da  quella  che  determina  lo  stesso  svilup- 
po di  luce  dalle  sostanze  org;aniclie  in  scomposizione.  Che  ancora 
per  (pianto  il  liiasoletto  non  ahhia  veduto  animali  marini  tranian- 
tlare  luce  finché  sono  vivi,  e  molto  meno  gl'infusoii  di  cui  parlava 
esso  Calamai  nell'  adunanza  precedente,  pur  tuttavia  non  possono 
infirmarsi  fatti  die  sono  slati  osservati,  e  che  per  se  stessi  sono  già 
noli  alla  maggior  parte  dei  naturalisti;  e  non  possono  infirmarsi 
fatti  quando  specialmente  per  constatarli  occorrono  ricerche  a  quelli 
esclusivamente  dirette. 

Il  Presidente,  vedendo  la  cpiestione  inoltrata,  ravvicina  le  opi- 
nioni facendo  sentire,  che  i  due  preopinanti,  se  sono  divisi  per  i 
fatti  che  ciascuno  ha  raccolto,  sono  d' accordo  circa  alla  produzio- 
ne del  fenomeno;  il  quale  sehhene  identico  può  essere  originato 
da  cause  diverse. 

Il  prof.  Bizio  dice  allora  esservi  di  fatto  luce  emanata  da  animali 
viventi,  e  da  corpi  morti;  rispetto  a  che  riporta  le  osservazioni  del- 
lo Spallanzani  e  del  Bellani. 

iiitui'iio  al  quale  argomento  in  disquisizione  il  dott.  Chiesi,  in- 
vitato dal  Presidente,  parla  intorno  la  fosforescenza  delle  lucciole 
(lumpyris  italica)  e  di  altri  insetti.  Dice  che,  secondo  le  osservazioni 
fatte  da  diversi  naturalisti,  la  fosforescenza  di  detti  insetti  cresce  o 
scema  posti  che  sieno  in  ambiente  costituito  da  gas  diversi.  Che  se 
poi  al  ìampyris  tolgonsi  i  due  ultimi  segmenti,  (juesti  continuano  a 
splendere  sebbene  isolati  ;  che  messi  nell'  acqua  fredda  cessano  di 
splendere,  mentre  nell'  acqua  calda  proseguono  ;  donde  conclude 
esservi  una  materia  che  lentamente  si  abbruci.  In  appoggio  di  che 
cita  il  lavoro  di  Morren,  il  quale  proverebbe  che  l'effetto  luminoso 
non  ad  una  causa  vitale  tenesse,  ma  si  bene  che  dipenda  dalf  azio- 
ne della  respirazione,  e  che  perciò  le  trachee  in  questi  animali  rav- 
volgano tutto  il  sistema  luminoso.  Le  trachee,  ei  prosegue  a  dire, 
comunicando  coU'esterno,  permettono  all'aria  di  penetrarvi;  e  per- 
ciò il  fosforo  unito  a  sostanza  adiposa,  venuto  a  contatto  delf  aria, 
produce  la  fosforescenza,  la  quale  si  rende  intermittente  per  il  giuoco 
allernalivo  di  valvole,  che  ora  permettono  l'accesso  all' aria  ed  ora 
1  inq)ediscono;  per  la  (piai  cosa  (piando  i  lanipjris  volano  sono 
più  lucenti.  Né  cessa  senza  notare  che  l' organo  in  cui  risiede  que- 
sta proprietà  consiste  in  tanti  prismi  di  figura  esagona. 


—  192  — 

Il  Presidente  fa  sentire  che  queste  conclusioni  coincidono  col- 
le opinioni  già  emesse  dal  principe  Luigi  Bonaparle  alla  Sezione  di 
Fisica.  Ed  il  prof.  IMajocclii  soggiunge  aver  di  fatto  osservato  che, 
schiacciando  una  lucciola  ed  avvicinandola  ad  un  mezzo  ema- 
iianio  calore,  la  fosforescenza  ne  aumenta,  e  che  perciò  debbasi  que- 
sto fenomeno  al  fosforo. 

11  Grigolato  alloia  sospettando  possa  veramente  essere  fosforo 
quello  che  rende  luminose  le  lucciole,  ammette  sia  lo  stesso  anche 
dello  zucchero;  il  quale  dci)ba  averlo  per  l'osso  abbruciato  o  carbo- 
nizzato impiegato  nella  sua  depurazione.  Ma  il  Bonaparte  fa  osservare 
che  non  bisogna  confondere  il  fenomeno  della  lucciola  con  quello 
dello  zucchero,  riconoscendo  ambedue  questi  fenomeni  cause  diver- 
se ;  e  che  poi,  anche  chimicamente  puro,  lo  zucchero  produce  il  feno- 
meno, per  il  che  il  prof.  Perego  ne  ravvisa  la  causa  nell'elettricità. 

In  questo  punto  il  prof.  Puccinelli  avverte  di  aver  letto  che  la 
fosforescenza  delle  lucciole  preceda  la  loro  fecondazione  ;  e  doman- 
da perciò  agli  entomologi  se  questo  fatto  sia  vero. 

Al  che  rispondendo  il  dott.  Chiesi,  fa  sentire  non  esser  discorde 
neir  opinione,  ma  dice  che  tutti  gì'  insetti  sono  in  questo  caso  ;  im- 
perocché dopo  la  loro  fecondazione  per  lo  più  muoiono,  ed  il  ma- 
schio delle  lucciole  pochi  istanti  dopo,  per  la  circostanza  di  lasciare 
nel  ventre  della  femmina  il  suo  genitale.  Il  prof.  Puccinelli  fa  allora 
osservare  che  questo  fatto  sarebbe  in  vero  concludente  per  la  que- 
stione agitata.  Dietro  alla  quale  osservazione  il  dott.  Chiesi  narra 
come  le  uova  delle  lucciole  si  producono,  e  come,  a  proporzione 
che  vengono  fuori  dall'  animale,  diminuisce  in  esso  la  quantità  di 
luce  solita  emettere  in  avanti;  perciò  il  prof.  Puccinelli  crede  si 
possa  stabilire  per  conclusione  finale,  che  anche  in  quest'  insetto 
tale  fenomeno  sia  collegato  colle  forze  vitali.  Ciò  non  pertanto 
resta  intatta  l'opinione  che  il  fosforo  non  possa  non  prender  parte 
alla  produzione  del  fenomeno  di  luminosità. 

In  ultimo  il  principe  L.  Bonaparte  esorta  coloro,  che  sono  dis- 
posti a  intraprendere  simili  sperimenti  ed  osservazioni  in  luoghi 
diversi,  a  servirsi  sempre  di  animali  della  stessa  specie. 

Il  dott.  Capezzuoli  espone  un  nuovo  processo  per  costatare  la 
presenza  dello  zucchero  nell'  orina  dei  diabetici,  appoggiato  alla  no- 
ta j)roprietà  che  questo  materiale  possiede  di  ripristinare  1'  ossido 


-  '93  - 
di  rame;  proprietà  messa  a  profitto  dal  Trommer  e  dal  prof.  Tad- 
dei  a  fine  di  stabilire  dei  caratteri  distintivi  fra  le  diverse  specie  di 
zucchero,  per  alcune  varianti  che  presenta  il  fenomeno.  Questo  pi-o- 
cesso,  per  il  (piale  non  si  richiede  clic  l' inipicf^o  semplicissimo  di 
quei  due  reattivi  adoprati  dal  prof.  Taddei  per  differenziare  gli  zuc- 
cheri, è,  com'egli  ce  lo  indica,  il  seguente: 

«  All'  orina  diabetica  piuttosto  recente,  raccolta  in   un  vaso  ci- 
«  lindrico  o  conico  di  vetro,  alquanto  angusto,  si  aggiungono  pochi 
«  grani  di  ossido  di  rame  idrato,  e  soluzione  di  potassa  caustica  in 
«  tal  quantità  da  rendere  il  liquido  sensibilmente  alcalino.  Si  agita  il 
«  miscuglio,  e  si  abbandona  a  se.  L'  orina  viene  intorbidata  per  la 
«  precipitazione  dei  fosfati  terrosi  che  vi  si  trovano  disciolti,  in  gra- 
«  zia  dell'acido  libero  e  per  l'ossido  di  rame  che  vi  si  trova  Sf)spe- 
«  so.  .\  poco  a  poco  il  liquido  si  schiarisce  per  la  deposizione  di  un 
«  precipitato  piuttosto  voIuminoso.il  liquido  schiarito  è  giallo  palli- 
«  do,  e  col  tempo  non  fa  che  addivenire  ordinariamente  di  un  gial- 
«  lo  più  intenso  e  più  bello,  fino  a  passare  talora  a  un  color  giug- 
«  gioia.  Il  precipitato  jn  vece  si  mostra  sulle  prime  celestognolo,  e 
«  talora  anche  azzurrastro;  ma  passate  alcune  ore  incomincia  al- 
«  la  sua  parte  superiore  a  manifestarsi  in  cerchio  un  color  giallo 
«  canarino,  che,  avanzandosi  gradatamente  e  regolarmente  dall'alto 
«  al  basso,  e  facendosi  sempre  più  bello,  finisce  d'ordinario  coll'in- 
«  vadere  tutta  la  massa.  Avanti  per  altro  che  questa  ne  sia  per  inte- 
«  ro  occupata,  succede  coli' ordine  stesso  al  colore  canarino  un  co- 
li lore  rosso  più  o  meno  acceso,  che  si  sostituisce  a  quello,  o  sem- 
«  plicemente  in  parte  o  anche  in  totalità;  rimanendo  sussistente  e 
«  immutato  sotto  una  qualunque  delle  sue  varie  gradazioni,  come 
«  persistente  e  immutato  rimane  il  canarino  che  non  venne  sosti- 
«  tuito  dal  rosso  ». 

Dopo  di  che  passa  a  dire  il  Capezzuoli  come  questo  fenomeno, 
che  trovasi  ordinariamente  al  suo  termine  anche  |>rima  delle  24 
ore,  nuovo  per  la  scienza  per  ciò  che  concerne  il  modo  di  sua  ma- 
nifestazione, delibasi  ripetere  dalla  reazione  dello  zucchero  sull'os- 
sido di  rame,  il  quale  si  riduce  a  minor  grado  di  ossidazione  e  quin- 
di si  ripristina  anche  del  tutto  spogliandosi  del  suo  ossigeno  a  fa- 
vore del  primo;  che  lo  zucchero  per  l'ossigeno  assorbitosi  trasfor- 
ma, come  sappiamo,  più  specialmente  in  acido  formico  per  unirsi 
alla  potassa  presente;  e  che  questa  reazione  avviene  ajtpunto  solle- 


-    '91    - 
C-ila  e  ali Oidiiiiitia  tempeialma  perchè  trattasi  di  zucchero  diabe- 
tico, che  è  identico  allo  zucchero  d'uva. 

Ora  la  comparsa  piti  o  meno  rejjolare  dei  colori  accennali,  che 
egli  ha  verificato  coslantenienle  pei'  ben  ripetute  voile  sul  precipi- 
tato dell'  orina  di  due  diabetici  trattata  nel  modo  già  espresso,  è  il 
segno,  soggiunge  egli,  della  riduzione  dell'ossido  di  i-une,  quindi  il 
segno  veramente  caraneristico  della  presenza  dello  zucchero  in 
quesl'orina  medesima.  Inoltre  per  quanto  fosse  facile  il  prevedere 
che  la  reazione  in  discorso  non  potrebbe  appartenere  ad  alcuno  dei 
principj  ordinari  dell'  orina,  come  nemmeno  ad  alcun  altro  degli 
accidentali  per  noi  conosciuti,  si  è  creduto,  egli  dice,  per  altro  in 
dovere  di  sottoporre  ad  esperimento  comparativo  l' orina  di  per- 
sone sane  e  pur  (piella  di  pei-sone  ammalate,  specialmente  di  affe- 
zioni lente,  per  apj)rezzarne  almeno  le  differenze;  ed  ha  trovato  che 
si  comportavano  realmente  in  modo  ben  diverso  dall'  orina  diabe- 
tica. Dice  di  più  di  avere  a  bella  posta  aggiunto  a  dell'orina  zuc- 
chero di  latte,  che  mollo  si  ravvicina  allo  zucchero  d'  uva  pel  suo 
modo  d'agile  sull'ossido  di  rame,  e  di  aver  pure  aggiunto  diversi 
oli  essenziali,  che  per  esperienze  sue  proprie  aveva  conosciuto  eser- 
citare un'azione  analoga  sull'ossido  di  rame,  disciollo  specialmente 
in  potassa  col  favore  di  una  mateiia  organica  azotata  neutra;  e  ciò 
a  fine  di  chiarire  anche  il  dubbio,  che  1'  orina  diabetica  potesse 
equivocarsi  con  quella  che  per  avventura  contenesse  zucchero  di 
latte,  o  contenesse  oli  essenziali  che  vi  passano,  come  sappiamo, 
immutati.  Ma  soggiunge,  che  anche  in  questi  casi,  fatto  precedere 
il  solito  trattamento,  se  pure  la  riduzione  dell'  ossido  rameico  av- 
venne, si  manifestò  ben  altrimenti  da  <|uello  che  suole  manifestarsi 
neir  orina  dei  diabetici.  Finalmente  dà  una  piena  conferma  alle  sue 
indagini,  dicendo,  che  si  può  riprodurre  a  suo  talento  il  fenomeno, 
con  mescere  -ad  nn'orina  qualunque  piccole  quantità  di  zucchero  ot- 
tenuto dal  succo  espresso  dalle  uve  ;  e  nota  allora  che  tanto  alla  sol- 
lecita produzione  di  esso  fenomeno,  quanto  alla  vivezza  dei  colori 
da  cui  viene  rappresentato,  influisce  più  un  certo  eccesso  di  po- 
tassa, che  un  eccesso  di  zucchero.  Conchidf  in  ultimo  che  (piesto 
processo,  da  lui  pioposto  e  seguito  per  costatare  la  presenza  dello 
zucchero  nell'  orina  dei  diabetici,  è  semplicissimo  e  facilissimo  ad 
eseguirei,  come  pure  a  procurarsi  i  reattivi  richiesti,  quindi  alla 
portata  di  qualunque  medico  in  qualunque  località;  che  è  inoltre 


—  iqS  — 
non  meno  sicuro  di  quello  della  fermentazione  dell'  orina  medesi- 
ma per  l'aggiunta  del  lievito  di  birra,  perchè  tiene  come  questo  ad 
una  reazione  chimica  nota,  clie  non  può  mancare  giammai,  come 
non  è  mancala  di  fatti  nemmeno  la  regolarità  di  sua  manifestazione; 
e  che  fìnahnente  è  da  anteporsi  sempre  a  quelli  imaginatidal  Kunge 
e  dall' llimefcld,  non  tanto  per  la  sua  facilità  e  semplicità,  quanto 
anche  per  la  sua  sicurezza. 

Il  Presidente,  avuto  riguardo  non  tanto  alla  facilità  con  che  il 
processo  suggerito  dal  dott.  Capezzuoli  può  esser  messo  in  pratica 
da  chicchessia,  quanto  anche  alla  costanza  dei  resultali  che  se  ne 
ottengono,  non  lascia  di  raccomandarlo  ai  pratici  esercenti  la  me- 
dicina ;  potendo  c|uesti  riconoscere  da  per  se,  e  senza  il  sussidio 
dell'analisi  chimica,  se  un' orina  qualunque  contenga  o  no  dello 
zucchero.  Dopo  di  che  l'adunanza  è  sciolta. 

Msto  -:—  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddei 


//  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


DEL   GIORNO    22    SETTEMBRE 


-^S€E«- 


X^etto,ed  approvato  il  processo  verbale  deiradunanza  precedente 
(loj)o  un'addizione  suggerita  dall' ingegnere  Vegni,  il  Segretario  an- 
nunzia un'opera  tlonata  alla  Sotto-Sezione,  ed  il  Presidente  esprime 
il  desiderio  che  si  proceda  al  seguito  della  discussione  sopra  la  Me- 
moria citata  altre  volte  del  ricordato  Vegni.  E  per  offrir  materia  di 
tlisciuisizione  sopra  1'  economia  di  combustibile  tanto  necessaria 
negli  attuali  bisogni  della  nostra  penisola,  lo  stesso  Presidente  fa 
considerare  che  tra  noi  la  fabbricazione  del  carbone  di  legna  non 
è  condotta  in  modo  conveniente  e  necessario  ;  poiché  non  si  ri- 
cava dalle  legna  che  il  17  per  100  di  prodotto,  mentre  se  ne  po- 
trebbe ricavare  un'  assai  maggior  quantità,  dove  si  usassero  mezzi 
più  adattati  all'uopo;  mentre  anche  un  2  per  100  di  più  di  car- 
bone, che  ricavar  si  potesse,  sarebbe  sempre  un  resultato  di  gran 
valore.  E  poiché  rispetto  a  ciò  il  Vegni  dice,  che  in  Germania  so- 
nosi  di  già  ottenuti  effetti  molto  utili,  così  vien  sollecitato  a  comu- 
nicare tutto  quanto  gli  é  noto,  e  che  possa  esser  vantaggioso  alla 
fabbricazione  del  carbone. 

Aderendo  esso  all'  invito,  avverte  esser  d'  uopo  prima  di  tutto 
di  servirsi  sempre  dei  locali  medesimi  per  staljilire  la  fornace  di 
conversione  del  legno  in  carbone;  esser  poi  essenzialissimo  di  scan- 
sare i  pezzi  di  legno  tortuosi,  affinchè  non  forminsi  tra  i  pezzi  me- 
desimi accatastati  ampli  interstizi,  dove  possa  circolare  libera- 
mente troppa  aria  ;  né  fare  mucchi  tanto  grandi,  e  regolarli  spe- 
cialmente secondo  la  (jualità  del  combustibile  che  s' impiega,  avuto 
riguardo  alla  di  lui  maggiore  o  minor  contrazione,  secondo  che 
trattasi  di  legno  duro  o  dolce,  e  fra  questi  il  resinoso  e  non  resi- 
noso. Cosicché  (juesti  mucchi,  egli  dice,  possono  essere  più  grandi 


—    '97    — 
quanto  meno  il  legno  carbonizzandosi  si  ritira,  e  viceversa.  Biso- 
gna eziandio  regolare  la  durala  della  combustione,  essendo  neces- 
sità die  ne  sia  mollo  lungo  il  periodo;  die  è  (juanto  dire  lenta  la 
sconiposi/.ione  o  carbonizzazifìiie  del  legno. 

Il  Presidente  domanda  sopra  di  ciò  al  Vegni  stesso,  qual  sia  il 
miglior  metodo  secondo  lui  per  formare  i  mucchi. 

Al  die  egli  risponde,  essere  necessario  accomodare  i  pezzi  di  le- 
gno in  modo  che  non  lascino  quelle  camere  come  in  avanti  egli  di- 
ceva, e  che  nel  caso  di  pezzi  tortuosi,  gli  spazi  vuoti  che  restano 
debbono  riempirsi  con  pezzi  più  piccoli;  e  che  ciò  fatto,  esser  pur 
d'  uopo  che  il  letto  della  carbonaia  sia  costruito  con  frasclie  e  ter- 
ra inumidita,  per  impedire  il  contatto  dell'  aria  esterna  più  che  sia 
possibile.  E  citando  in  questo  mentre  apparecchi  immaginali  altro- 
ve, avverte  dei  loro  difetti,  ed  anche  della  loro  inutilità.  Quindi  con- 
clude, che  dove  si  usino  le  poche  precauzioni  da  lui  indicate,  il  buon 
successo  è  inevitabile  e  sicuro.  Intorno  a  che  fa  sentire  il  fram- 
mento d'  una  lederà  scrittagli  dal  sig.  L.  Gallicher  direttore  d'  uno 
dei  principali  stabilimenti  metallurgici  di  Francia,  con  che  lo  rin- 
grazia de'  buoni  resultati  ottenuti  dal  metodo  suggeritogli  per  la  falj- 
bricazione  del  carbone  ;  metodo  che  è  lo  stesso  a  cui  ora  il  discor- 
so del  preopinante  allude. 

Domanda  quindi  il  Vegni  se  vuoisi  che  dia  schiarimenti  intorno 
la  combustione  del  gas  ossido  di  carbonio  impiegata  fuori  d'Italia 
come  mezzo  calorifico.  E  poiché  si  risponde  affermativamente  dal 
Presidente,  egli  dopo  aver  fatto  osservare  che  questo  gas  senza  es- 
ser regolato  non  abbrucia  completamente,  e  che  perciò  quando  si 
volle  utilizzare  in  Germania  nella  riduzione  della  ghisa  in  ferro  mal- 
leabile non  vi  si  riuscì  ;  espone  che  in  Francia  simili  sperienze  fu- 
rono all'opposto  coronate  da  felicissimo  successo.  Descrive  quindi 
il  processo  migliore  con  cui  attualmente  in  Francia  si  utilizza  que- 
sto gas  nell'oggetto  preindicato.  Consiste,  egli  dice,  nel  prendere  i 
gas  sfuggiti  alla  combustione  dal  capo  del  forno;  nel  condurli  per 
mezzo  di  tubi  di  ghisa  fino  al  luogo  di  fucina;  nell' introdurli  in 
una  cassa  ove  mediante  cinquanta  zampilli  circa  vi  si  distribuisco- 
no, frammischiandosi  all'aria  spintavi  da  una  macchina  soffiante. 
Di  maniera  che,  prosegue  il  Vegni,  abliruciando  in  tal  modo  dentro 
<|uesta  cassa,  producono  l'effetto  di  un  numero  eguale  di  tubi  fer- 
ruminatorj,  capaci  a  convertire  la  ghisa  nel  modo  già  detto. 


—    "98   - 

Il  Presidenic  allora  fa  sentire,  che  sebbene  questo  resultato  sia 
(li  ijran  valore,  pure  converrebbe  si  trovasse  la  maniera  di  ijenera- 
li/.zarne  l'applicazione  negli  altri  sistemi  nei  quali  si  brucia  carl)o- 
ne.  Al  che  si  risponde  dal  Vegni  stesso,  esser  possibile  d' ideare 
processi  che  si  prestino  a  sodisfare  a  questo  desiderio  ;  ma  che  nel 
momento  attuale  (|uesli  processi  sono  sconosciuti. 

11  prof.  Taigioui  domanda  come  si  raccolgano  i  gas  dagli  alti 
forni  fusorj  per  abbruciarli  completamente,  poiché  gli  pare  richie- 
dersi un  qualche  congegno  particolare,  al  che  risponde  il  Vegni,  a 
più  chiaia  intelligenza,  e  col  disegno  e  con  una  seconda  descrizione. 

Dopo  questa  conferenza  il  prof.  Grigolato  legge  un  suo  scritto 
che  ha  per  titolo  «  Isolamento  della  filUrina  ».  In  questo,  dopo  aver 
fatto  alcune  considerazioni  intorno  ai  rimedi  usati  come  antiperio- 
dici, e  dopo  avere  indicato  che  gli  abitanti  del  basso  Polesine  da 
lungo  tempo  usavano  con  buon  successo,  nella  cura  delle  febbri 
intermittenti,  la  decozione  delle  foglie  e  della  corteccia  del  Ulìatro 
(pìiyllirea  latifoUn) ;  referisce  averne  egli  potuto  isolare  il  princi- 
pio attivo  denominato  fillirina,  e  consistente  in  un  alcaloide,  che, 
secondo  lui,  si  ottiene  facendo  bollire  le  foglie  e  la  corteccia  del 
lillatro  con  dieci  volte  il  loro  peso  di  acqua,  a  c\ii  sia  mescolato 
il  5  per  loo  di  acido  solforico  ;  trattando  la  decozione  con  magne- 
sia, e  disciogliendo  il  precipitalo  in  alcool,  il  quale  s' impadronisce 
della  fillirina,  che  purificata  col  carbone  e  fatta  cristallizzare  si  ot- 
tiene in  prismi  quadrilateri  molto  rassomiglianti  alla  cinconina. 

In  sequela  di  questa  comunicazione  il  prof.  Targioni  annunzia, 
avere  il  Carboncini  già  da  più  anni  annunziato  sotto  il  medesimo 
nome  un  materiale  analogo,  pure  ottenuto  dal  lillatro;  in  conferma  di 
che  soggiunge  il  prof.  Piria,  aver  trovato  nella  collezione  del  labora- 
torio di  Chimica  dell'Università  di  Pisa  un  vaso  contenente  il  ridet- 
to alcaloide,  lasciatogli  dal  suo  predecessore  prof.  cav.  G.  Branchi. 

Il  principe  Luigi  Bonaparte  domandando  al  Giigolato  le  carat- 
teristiche della  fillirina,  per  distinguerla  da  ogni  altro  alcaloide,  ne 
ha  per  risposta  non  essere  stata  ancora  a  sufficienza  studiata,  e 
solo  potersi  dire,  che  molto  rassomiglia  alla  cinconina,  dalla  quale 
diversifica  per  essere  un  poco  più  solubile  nell'  alcool,  e  poco  o 
punto  neir  acqua. 

Il  prof.  Targioni  frattanto  sospetta  che  la  fillirina  del  Grigolato 
non  sia  identica  a  quella  del  Carboncini,  e  il  Presidente  pure  dubi- 


—    «99   — 
taixlo  (lilla  natura  di  (|iiesta  sostanza,  dice  non  potersi  risolvere  la 
(|uesti(iiie  se  non  che  coll'analisi  elementare.  E  però  viene  eccitato 
il  prof.  Grifjolato  a  proseguire  lo  studio  della  flUirina. 

Il  dott.  Prospero  Chiari  legge  un  suo  scritto  col  quale  domanda 
alla  Sotto-Sezione  gli  aiuti  scientifici  convenienti  e  necessari  in  una 
nuova  lavorazione  di  solfato  di  magnesia,  che  è  per  intraprendere 
sulla  guida  dei  saggi  analitici  istituiti  dal  prof.  Passerini  di  Pisa,  e 
i  cui  materiali  abhondantemente  si  trovano  a  un  miglio  di  distan- 
za dai  Bagni  di  Aqui  comunemente  detti  di  Casciana. 

E  poiché  in  questa  fabbricazione  è  d' uopo  conoscere  estesa- 
mente la  natura  de'  materiali  che  vi  concorrono,  il  modo  di  trat- 
tarli, le  cause  per  le  quali  geologicamente  si  aggruppano  e  si  dis- 
pongono per  favorire  più  o  meno  una  speculazione,  così  il  dottore 
Chiari  propone  alla  Sotto-Sezione  i  seguenti  quesiti: 

i."  «  Se  la  formazione  di  detto  sale  accada  per  la  decomposi- 
«  zione  dei  solfuri. 

2."  «  Se  possa  essere  il  prodotto  della  spenta  solfatara- 

3.°  «  Se  in  quest'  ipotesi  potrebbero  esservi  nelle  viscere  della 
«  terra  dei  massi  allo  stato  naturale  di  detto  sale. 

.4-°  «  Se  sia  una  sorgente  salina  sotterranea  che  conduca  seco 
«  lei  il  sale  e  si  cristallizzi  all'  esterno. 

5.°  «  Finalmente  quali  sarebbero  i  metodi  da  adottai^si  più  sem- 
«  plici  e  più  economici,  onde  ottenerlo  più  puro  ed  in  maggiore 
«  abbondanza  ». 

Aperta  la  discussione  sopra  tali  questioni,  vi  prendono  parte  il 
prof.Targioni,il  Bonaparte  e  il  prof.  Taddei.  Si  esaminano  da  questi 
i  minerali  del  luogo,  e  la  qualità  del  solfato  di  magnesia  dal  Chiari 
raccolto.  Si  fanno  congetture,  e  si  cerca  in  una  parola  d'indagare 
col  criterio  scientifico  quello  che  possa  essere.  Ma  da  poi  che  senza 
un'  ispezione  locale  non  puossi  in  questa  materia  avanzare  giudizi 
senza  |)ericolo  di  cadere  in  gravi  errori;  perciò  la  discussione  non 
è  proseguita. 

Il  prof.  Majocchi,  nell'occasione  d'avere  il  dott.  Capezzuoli  espo- 
sto in  altra  seduta  un  processo  chimico  per  riconoscere  o  determi- 
nare la  presenza  tlello  zucchero  nell' orina  dei  diabetici,  comunica 
un  pi-ocesso  fisico  destinalo  al  medesimo  scopo.  È  questo  quello 
del  Biol  già  pubblicato,  in  cui  mellesi  a  prolillo  la  polarizzazione 
della  luce,  atta  a  discuoprire  la  presenza  dello  zucchero  in  un  li(|ui- 


200     

ilo  (|iialimqiie,  e  a  delerniinariie  contemporaneamenle  anche  la 
(|iiniitilM,  sia  ^M-ando  sia  estremaineiile  piccola.  La  descrizione  dello 
strunionlo  necessario  j)er  detto  j)rocesso  occupa  1'  udienza. 

Quindi  il  Presidente,  aprendo  la  discussione,  fa  osservare  al  pro- 
fessore Majocchi,  che  il  processo  del  Biot,  se  in  molte  circostanze 
potrà  tornare  a  vantaggio  della  terapìa,  in  altre  crede  possa  render- 
si fallace  o  almeno  non  utile,  sia  perchè,  dice  egli,  l'orina  può  con- 
tenere materiali  atti  a  disturhare  la  polarizzazione  solita  dello  zuc- 
chero, sia  perchè  si  richiede  uno  strumento  che  esige  una  certa  at- 
titudine in  chi  deve  servirsene. 

Alle  quali  osservazioni  il  doti.  Capezzuoli  replica,  che  non  igno- 
rava il  processo  del  Biot  allorché  intraprendeva  il  suo  lavoro  sulla 
ricognizione  dello  zucchero  nell'  orina  dei  diahetici,  ma  che  però, 
esponendo  egli  un  processo  chimico,  si  era  creduto  in  dovere  di  esa- 
minare, di  confronto  a  questo  suo,  unicamente  gli  altri  processi  chi- 
mici noti,  trascurando  quello  fisico  come  anche  di  minor  valore  e 
d'altronde  non  generalizzato;  passa  quindi  a  far  molte  considera- 
zioni duhitative  dei  huoni  effetti  di  tale  processo,  e  specialmente 
per  le  alterazioni  alle  quali  va  si  di  fiequente  soggetta  1'  orina.  E  si 
è  allora  che  il  Capezzuoli  medesimo  torna  a  parlare  del  suo  proces- 
so, il  quale,  come  ei  dice,  se  è  semplice  nell'esecuzione,  è  altretlan- 
•to  certo  negli  effetti  ;  per  quanto  variata  possa  essere  la  costituzione 
chimica  dell'  orina,  e  per  rapporto  de'  suoi  principj  costituenti  or- 
dinari, e  per  la  presenza  di  altri  accidentali. 

Il  Presidente,  entrando  esso  pure  nelle  alterazioni  dell'  orina, 
considerandole  nei  loro  rapporti  coli'  argomento  in  disquisizione," 
conclude  doversi  sempre  preferire  il  processo  chimico  deldott.  Ca- 
pezzuoli, siccome  di  molta  facilità,  mentre  il  metodo  di  polarizza- 
zione è  costoso  e  complicato. 

Ma  il  prof.  Majocchi  fa  osservare  essere  stato  questo  processo 
di  recente  assai  semplicizzato.  Ciò  non  ostante  il  Presidente  insi- 
ste nella  sua  conclusione;  se  non  che  aggiunge  potersi  usare  il  pro- 
cesso del  Biot  laddove  specialmente  necessiti  di  determinare  la 
quantità  in  peso  dello  zucchero  contenuto  nell'  orina. 

Dietro  la  quale  conclusi(jne  il  principe  Luigi  Bonaparte  fa  co- 
noscere quanto  ha  detto  Berzelius  circa  il  metodo  del  Biot.  Dal  che 
resulterehhe  non  dovesse  adoprarsi  questo  metodo  ne  anche  nei  ca- 
si nei  (juali  si  trattasse  di  determinare  la  quantità  dello  zucchero 


20I       

sciolto  in  un  liquido,  se  non  in  conferma  del  metodo  chimico;  e 
che  jìerciò  in  ogni  caso  dovesse  esser  j)referito  il  metodo  d'isola- 
mento. Coglie  intanto  il  Bonaparte  quest'occasione  per  annun/.iare 
che  il  metodo  di  polarizzazione,  ora  proposto  dal  prof.  Majocchi,  è 
stato  da  un  certo  tempo  impiegato  anche  nella  ricerca  di  vari  sali 
disciolli  neir  ac(|na. 

11  Presidente  invita  la  Sotto-Sezione  ad  esaminare  i  mineiali  esi- 
biti dal  dott.  Chiari,  e  quindi  scioglie  1'  adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  Gio.ycchino  Taddei 

//  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


A  D  II  N  A  I\  Z  A 

DELGIORNO    aS   SETTEMBRE 

»©€:« 


Jii  letto,  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'  adunanza  prece- 
dente dietro  alcune  emende  reclamate  dai  prof.  Majocchi,  dottore 
Capezzuoli  e  Presidente. 

Il  Segretario  annunzia  varie  opere  donate  alla  Sotto-Sezione. 

Il  farmacista  Bonjean  comunica  un  nuovo  metodo  da  lui  ritro- 
vato per  scuoprire  la  presenza  dell'iodio  contenuto  in  un'acqua, 
anche  in  proporzioni  sommamente  piccole.  L'  amido  e  l'acido  azo- 
tico sono  i  soli  materiali  che  servono  allo  sperimento.  Si  mette,  ei 
dice,  in  un  vaso  di  vetro  una  quantità  a  piacere  dell'  acqua  in  cui 
si  sospetti  la  presenza  dell'iodio;  si  stempera  in  quest'acqua  una 
piccola  porzione  di  amido  in  polvere,  e  si  affonde  poscia  goccia  a 
goccia  acido  azotico  in  quantità  sufficiente.  Se  1'  acqua  contiene 
iodio  in  qualunque  stato  di  combinazione,  vedesi  tosto  manifestarsi 
nel  liquido  un  colore  rosso-violaceo,  il  quale  si  fa  un  poco  più  in- 
tenso col  tempo.  Però,  avverte,  bisogna  non  eccedere  né  coll'amido, 
né  coli' acido.  Un  eccesso  di  amido  non  ne  rende  così  manifesto  il 
coloramento,  quando  in  specie  si  tratti  di  quantità  sommamente 
piccole  d' iodio  in  molt'  acqua,  ed  in  tutti  i  casi  un  eccesso  di  aci- 
do distrugge  l'effetto.  Soggiunge  inoltre  esser  l'amido  cotto,  o  ri- 
dotto in  colla,  reattivo  più  sensil)ile.  Sicché,  prosegue  il  Bonjean, 
mentre  coll'amido  in  polvere  possiamo  scuoprire  la  presenza  d'una 
combinazione  d' iodio  nel  liquido,  nella  proporzione  per  esempio  di 
un  grano  d' ioduro  e  di  libbre  dugento  di  acqua  ;  coli'  amido  cotto 
la  stessa  comliinazione  può  essere  scoperta  anche  nella  proporzione 
di  un  grano  dell'uno  e  di  libbre  seicento  dell' ahra.  Sperimentando 
allora  il  processo,  fa  vedere  la  colorazione  nel  modo  da  lui  indicato. 
Finalmente  conclude,  potersi  il  suo  processo  rendere  utile  non  tanto 


—    2o3    

nelle  analisi  <|ualitative  delle  acque  minerali,  ed  in  terapìa  per  co- 
noscere quando  per  le  orine  venga  eliminato  l' iodio  ingerito  dal 
maialo,  e  simili,  ([luinto  per  riconoscere  il  bromo  ogni  (|ual  voltasi 
trovi  associalo  all'iodio;  nel  qual  caso  non  si'lia  che  a  versare 
neir  acqua,  che  si  vuole  sj)crimenlare,  un  eccesso  d'acido  azotico, 
e  quindi  trattarla  coli'  etere,  il  quale  impadronendosi  del  solo  bro- 
mo si  colora  in  giallo  bruno. 

Il  pi-of.  Biasoletto  fa  1'  enumerazione  dei  materiali  immediali  e 
corpi  complessi  spettanti  al  regno  organico  vegetabile.  Dopo  la  qua- 
le ennmei-azione  il  prof.  Pirla  fa  osservare  esser\i  alcune  di  quelle 
sostanze,  che  oggi  meglio  studiate  dai  chimici  o  hanno  meritalo  al- 
tro nome  o  sono  riguardate  sotto  altro  aspetto,  intorno  a  che  il 
l'resideiite  stima  dover  fare  avvertire,  essere  stato  intendimento  del 
|u<if.  Biasoletlo  unicamente  (|ucllo  di  licliiamare  1' attenzione  sui  di- 
versi matei'iali  che  sono  il  prodotto  di  secrezioni  dei  vegetabili,  in 
(|uanto  che  invitala  la  Sotto-Sezione  di  Chimica  a  riunirsi  a  quella 
(I  Agi'ononiia  in  seduta  mista  unit;miente  alla  Botanica,  all'oggetto  di 
j)ailare  d' ingrassi,  era  fra  i  possibili,  che  in  svolgendo  l'argomento 
(Iella  nutrizione  delle  ])iautc,  sarebbesi  probabilmente  fatto  pas- 
saggio alla  disamina  dei  prodotti  diversi  delle  loro  secrezioni. 

Il  principe  Luigi  Bonaparte  Iralliene  sui  valerianali  di  chinina, 
(li  zinco  ec.  col  precipuo  scopo  di  dimostrare  fino  a  (jual  grado  di 
purezza  possono  ottenersi  questi  sali  da  lui  in  special  modo  stu- 
diali, e  quali  ne  sono  jjarticolarmente  le  caratteristiche  piìi  rile- 
vanti di  cadauno,  sia  rispetto  alle  forme,  sia  al  modo  di  compor- 
tarsi coi  singoli  reattivi.  Mostra  questi  sali,  e  segnatamente  quelli 
di  chinina,  di  zinco,  di  cadmio  e  di  deutossido  di  cerio,  facendone 
anmiirare  le  bellissime  cristallizzazioni  che  ne  ha  ottenute,  e  mo- 
slia  pui'e  r  acido  che  fa  parte  di  questi  sali  in  f(jrma  liquida,  del 
lutili  incoloro  e  limpidissimo  come  il  cristallo. 

Quindi  fa  un  riepilogo  di  quanto  egli  ha  pubblicalo  sul  di- 
dimìo  (  \'edi  la  Gazzetta  toscana  delle  scienze  medico-fisiche,  an- 
no primo,  pag.  5i,  i35)  e  sul  modo  di  separarlo  dal  cerio  e  dal 
lantano  col  mezzo  dell'  acido  valeriaiiico.  Presenta  intanto  il  deu- 
tossido puro  di  cerio,  e  gli  ossidi  di  didiuiio  e  di  lantano.  Fa  sapere 
hioltre:  i .°  che  il  coloramento  rosso  dei  sali  di  protossido  di  man- 
ganese non  dipende  da  presenza  di  didimio,  come  avviene  in  quei 
di  lantano:  2.°  cIiq  questo  coloramento  non  è  dovuto  a  un  ossido 

■).G 


—  2o4  — 
isomero  del  protossido  di  niangaiiese,  ma  si  bene  al  suo  sesquios- 
sido  :  3.°  che  r  affinità  dei  sali  di  sesquiossido  con  quei  di  protossido 
di  questo  metallo  è  tale,  clie  lo  stesso  ^as  solfidrido  è  incajiace  di 
torre  il  coloramento  roseo  che  questa  combinazione  intermedia 
de' due  ossidi  presenta. 

Il  Presidente,  a  imitazione  delle  altre  Sezioni,  invita  a  proporre 
in  iscritto,  al  più  presto  possi])ilp,  i  quesiti  chimici  da  lisolversi  |)pr 
il  futuro  Congresso  di  Milano. 

Dopo  di  che  1'  adunanza  è  sciolta, 

Visio  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddei 

Il  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


ADl\A!VZA 

DEL   GIORNO    ^5    SETTEMBRE 


— •»««- 


J.n  questo  giorno  la  Sotto-Sezione  di  Cliimica,  dietro  l' invito  ricevu- 
to dal  Presidente  della  Sezione  d'Agronomia,  si  è  riunita  a  ([uesta  in 
un  con  quella  di  Botanica  in  seduta  mista,  all'  ora  in  cui  era  solita 
d'  adunarsi,  per  trattare  degl'  ingrassi  applicati  a  fertilizzare  i  ter- 
leni.  I  Presidenti  ed  i  Segretari  delle  tre  Sezioni  riunite  hanno  pre- 
so posto  al  banco  della  presidenza.  Il  Segretario  della  Sotto-Sezione 
di  (Hiimica,  da  poi  che  il  soggetto  in  disquisizione  era,  più  che  altro, 
chimico,  si  è  costituito  relatore  del  processo  verbale.  Il  prof,  de 
Vecchi  ha  motivato  la  discussione  sul  precitato  argomento  colla  let- 
tura di  una  sua  Memoria  che  ha  per  titolo  «  Dell'  azione  degl'  ingras- 
si e  del  loro  slato  per  un  piti  utile  impiego  » .  La  discussione  è  stata 
lunga  ed  animatissima,  avendovi  preso  parte  indistintamente,  chimi- 
ci, botanici  ed  agronomi.  Il  sunto  di  questa  e  le  conclusioni  possono 
vedersi  nel  processo  verbale  di  questa  adunanza,  di  cui  è  reso  conto 
nella  parte  spettante  alla  Sezione  d'Agronomia  (Vedi  pag.  ii5). 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddei 

//  Segretario  Prof.  Luigi  Cal.amai 


A  D  11  \  A  \  l  A 

DEL    GIORNO    j..G   SETTEMBHI. 


>©<S*- 


.Hi  letlo  ed  approvato  il  piocesso  verbale  dell' adunanza  preceden- 
te, e  sono  annunziate  dal  Segretario  alcune  opere  presentate  in  do- 
no alla  Sotto-Sezione. 

11  dott.  Serafino  Capezzuoli  legge  una  sua  Memoria  clie  ha  per 
titolo  «  Ricerche  sulle  uova  dei  gallinacei  sottoposte  all'  incuhazio- 
ne  ».  In  questa  1'  autore,  dopo  aver  ricordato  1'  interesse  che  han- 
no preso  i  chimici  moderni  alla  gran  questione  sulle  materie  grasse, 
e  dopo  avere  esposto  le  diverse  opinioni  insorte  sopra  questo  argo- 
mento, i  molti  lavori  che  sopra  di  ciò  sono  stati  intrapresi,  e  le  bel- 
lissime resultanze  che  se  ne  sono  di  già  ottenute,  passa  ad  annun- 
ziare aver  egli  cercatf)  di  determinare  la  quantità  di  materia  grassa 
contenuta  nelle  uova  di  gallina,  per  quindi  vedere  se  nel  pulcino, 
che  si  sviluppa  e  viene  alla  luce  previa  la  loro  incubazione,  avvenis- 
se una  variazione  di  questa  quantità,  e  quale.  \  tale  oggetto,  dice  egli, 
si  dava  ad  analizzare  sei  uova,  che  a  bella  posta  sceglieva  diverse 
fra  di  loro  e  di  peso  e  di  volume  e  di  freschezza,  alcune  delle  qua- 
li gallale,  altre  no.  Essiccato  il  contenuto  di  ciascun  uovo,  e  trattalo 
per  ripetute  volte  con  etere  e  con  alcool  finché  questo  evapora- 
lo non  lasciasse  residuo,  otteneva  una  quantità  di  materia  grassa 
espressa  da  tante  cifre  diverse  quante  erano  le  uova  sottoposte  al- 
l' esame.  Queste  cifre  ridotte  a  grani  erano  conqjrese  però  in  una 
scala  numerica  piuttosto  ristretta,  il  termine  inferiore  della  <iuale 
veniva  rappresentato  dal  gì ,  da  cui  si  ascendeva  con  ordine  alquan- 
to graduato  fino  al  laS, termine  superiore;  e  da  questi  due  termini 
otteneva  la  media  di  io8;  la  quale,  per  (pianto  ricavata  da  un  pic- 
col  numero  di  uova,  ciò  non  ostante,  siccome  queste  erano  diverse 


fra  loro  scilo  tiilti  i  rapporli,  jioteva  slare  ad  esprimere  in  genere  i 
^'rani  della  materia  grassa  che  entra  a  far  parte  loro  costituente. 

l'assa  inoltre  lo  stesso  Capezzuoii  a  considerare  (piesta  media  in 
lapporto  col  peso  degli  alti'i  materiali  organici,  e  dei  pochi  inorga- 
nici, che  fanno  parte  del  contenuto  dell'  novo,  o  che  restano  dopo 
la  evaporazione  dell'  acqua,  e  dopo  il  trattamento  dei  mestrui  im- 
piegati a  disciogliere  il  grasso  ;  e  soggiunge  aver  trovato  che  il  |)e- 
so  di  (juesti  materiali,  per  (pianto  diverso  anch'esso  nelle  sei  uova 
analizzate,  è  pure  compreso  in  una  scala  numerica  piuttosto  ri- 
stretta, che  dai  i3o  grani  sale  (piasi  graduatamente  ai  1G2;  talché 
ha  una  media  di  i/j6,  che  posta  a  confronto  di  cpiella  ottenuta  per 
la  materia  grassa,  stabilisce  che  questa  sta  agli  altri  materiali  fìssi 
compresi  nelle  uova  presso  a  poco  come  2  a  3  ;  ossia  che  la  ma- 
teria grassa  forma  i  due  quinti,  tranne  l'acqua,  del  contenuto  delle 
uova  medesime.  Dal  qual  resultato  conclude  frattanto  molta  essere 
la  materia  grassa  nelle  uova  rispetto  agli  altri  materiali  solidi,  che 
esse  contengono. 

Prosegue  quindi,  esponendo  come  egli  abbia  sottoposte  all'  in- 
cubazione altre  uova  diverse  fra  loro  sotto  gli  stessi  rapporti  di 
quelle  analizzate,  e  come  per  mala  ventura  non  gli  sia  dato  di  rac- 
cogliere il  pulcino  che  da  sole  quattro.  Poi  dice,  che  per  estrarre 
la  materia  grassa  da  questi  (piatirò  pulcini,  che  raccoglieva  ad  epo- 
che varie  di  loro  sviluppamento,  procedeva  nel  modo  stesso  che 
per  le  uova,  e  ne  aveva  i  resultali  che  appresso  : 

IJn  primo  pulcino,  che  sarebbe  stalo  almeno  due  giorni  a  farla 
.sortita  dal  guscio,  raccolto  diligentemente  insieme  colle  annesse 
membrane,  ha  dato  sotto  il  trattamento  esposto  iio  grani  di  ma- 
teria grassa  e  i44  di  materia  residua. 

\Jn  secondo  pulcino,  che  sarebbe  sbocciato  dal  guscio  l' indo- 
mani, ha  dato  73  grani  della  piima  e  lao  della  seconda. 

l'n  terzo  pulcino,  rimasto  per  circa  12  ore  presso  la  chioccia 
dopo  la  sua  sortita  dal  guscio,  toltone  quindi,  e  privalo  d'ogni  ali- 
mento per  altre  24  ore,  ha  somministrato  di  materia  grassa  64  gra- 
ni, e  di  materia  residua  i23. 

Finalmente  un  (piarlo  pulcino,  lasciato  anch'  esso  presso  la 
chioccia  per  più  di  24  ore,  e  per  altre  24  tenuto  ugualmente  in  di- 
giuno, non  ha  dato  della  prima  che  grani  5i,  e  106  della  seconda  ; 


—  ao8  — 
tenuto  conto  anclie  dei  non  pochi  escrementi  che  aveva  emessi  in 
(jiiesto  lasso  di  tempo.  Questi  resultati,  per  quanto  in  piccolissimo 
ninnerò,  è  seml)ral()  allo  sperimentatore  che  sieno  così  decisivi  e 
rilevanti,  da  potere  prestarsi  facilmente  a  trarne  le  seguenti  con- 
clusioni : 

I .-''  «  Che  la  materia  grassa  delle  uova  non  soggiace  a  variazione 
di  quantità  nello  svilupparsi  che  fa  il  pulcino  durante  la  loro  incu- 
hazione,e  non  ci  soggiace  né  considerata  assolatamente,  né  relati- 
vamente alle  altre  materie  fisse  contenute  nelle  uova,  le  quali  non 
si  mostrano  variate  di  quantità  in  >m  modo  apprezzabile;  ciò  che 
veniva  dimostrato  dal  primo  pulcino  ». 

1."  «  Che  unicamente  negli  ultimi  periodi  d' incubazione,  cioè  a 
sviluppo  quasi  completo  del  pulcino,  si  nota  una  diminuzione  bene 
apprezzabile  nella  materia  grassa  contenuta  nelle  uova,  come  anche 
nelle  altre  materie  fisse;  le  quali  nel  secondo  pulcino  si  trovano  co- 
me quella  allontanale  non  solo  dalla  media  fissata,  ma  dal  termine 
inferiore  delle  respettive  scale,  da  cui  erasi  ricavata  ». 

3.°  «  Che  la  diminuzione  della  materia  grassa  addiviene  sempre 
pili  vistosa  quando  il  pulcino  ha  vissuto  un  certo  tempo  liberato 
dall'involucro  calcare;  non  così  avvenendo  delle  altre  materie  fis- 
se, le  quali  non  accennano  progredire  nella  loro  diminuzione  ». 

4."  «  Finalmente  vistosissima  è  la  diminuzione  della  materia  gras- 
sa quando  il  pulcino  ha  vissuto  per  più  di  due  giorni  fuori  del  gu- 
scio, e  privato  affatto  d'  ogni  alimento;  e  vistosissima  è  allora  an- 
che la  diminuzione  delle  altre  materie  fisse,  come  lo  addimostra  il 
resultato  fornito  dal  quarto  pulcino  ». 

Dal  che  il  doti.  Capezzuoli  stabilisce,  aversi  nelle  uova  bella  e 
formala  la  materia  grassa  che  poi  si  ritrova  nel  pulcino;  che  anzi 
nel  pulcino,  che  si  è  compiutamente  sviluppalo  e  che  quindi  ha  vis- 
suto anche  fuori  degl'  involucri  embrionali  per  più  o  meno  tempo, 
piuttosto  che  aver  formazione  si  ha  distruzione,  e  distruzione  nota- 
bile di  siffatta  materia,  come  si  ha  distruzione  anche  delle  altre  ma- 
terie fisse  che  fan  parte  del  contenuto  delle  uova.  E  questo  sembra 
a  lui  argomento  della  distruzione  del  grasso  non  che  degli  altri  ma- 
teriali organici,  durante  1'  esercizio  della  vita,  mollo  più  diretto  di 
quello  ricavato  da  vedute  puramente  chimiche,  e  da  semplici  osser- 
vazioni fisiologiche  e  patologiche. 


iOC)     

E  dandosi  quindi  il  medesimo  a  rintracciare  la  causa  v  il  modo 
(li  cosiffatta  distruzione,  a  seconda  dell'opinione  del  Liehig  e  del  Du- 
mas, espone  come  la  sostanza  grassa  non  gli  scmhi-a  unicamente 
destinata  ad  essere  ahhriiciata,  nò  tampoco  che  l' influenza  dell'os- 
sigeno atmosferico  sia  richiesta  principalmente  per  portaisi  di  pre- 
ferenza  sul  carbonio  e   idrogeno  di    quella;  ed  in  appoggio  della 
prima  opinione  ricorda  le  osservazioni  del  Proni  relative  all'albu- 
mina dell'uovo  sottoposto  all' incubazione,  e  quelle  dell'. -/.ic//f'/-.f o/i, 
appoggiate  òiCHenle,  dell'  influenza  esercitala  dalle  sostanze  oleo- 
se sull'albumina  ;  ed  espone  finalmente  diversi  sperimenti   da  lui 
istituiti  e  riusciti  a  buon  successo,  tendenti  a  rendere  più  manife- 
sto il  fenomeno  osservato  dall'Ascberson  solamente  col  microsco- 
pio. Per  !e  (piali  cose  gli  sembra  non  si  possa  mettere  in  dubbio 
un'azione  delle  sostanze  oleose  sull'albumina,  azione  die  tende  a 
modificarla  in  qualche  modo;  e  che  anzi  j)er  l'influenza  di  queste 
non  crede  inverosimile  possa  quella  disporsi  a  conformarsi  in  tes- 
suto, e  ad  organizzarsi.  Né  tampoco  si  sta  dall' osservare  che  questa 
materia  grassa  è  poi  anche  manifestamente  richiesta  per  far  parte  in- 
tegrante e  veramente  essenziale  di  alcuni  tessuti,  e  dei  piìi  elevali 
che  si  abbiano  nella  formazione  organica,  come  il  tessuto  nerveo  ec 
Il  perchè  conclude  non  potersi  la  materia  grassa  proclamare  come 
destinala  unicamente  ad  es.sere  bruciata  come  sostanza  assoluta- 
mente respiratoria.  L' influenza  poi  dell'ossigeno  atmosferico  non 
gli  sembra  richiesta   al  solo  oggetto  di  fissarsi  principalmente  sul 
carbonio  e  idrogeno  della  materia  grassa  a  fine  di  svolgere  calo- 
rico, per  alcune  considerazioni  fatte  sui  resultati  ottenuti  dalle  ci- 
tate sperienze,  per  altre  considerazioni  relative  alla  formazione  dei 
tessuti  nel  nuovo  organismo  ed  al  loro  successivo  logorìo  ;  per  cui 
la  presenza  dell'  ossigeno  richiedesi  per  ben  altre  ragioni,  e  fino  ad 
un  certo  punto  ben  determinate:  concludendo,  che,  oltre  non  esser 
r  influenza  dell'  ossigeno  richiesta  unicamente  e  direttamente  per  fis- 
sarsi sugli  elementi  combustibili  in  genere  della  materia  organica 
a  fine  di  svolgere  calorico,  non  è  nemmeno  da  una  siffatta  fissazione 
che  possiamo  ripetere  soltanto  il  calore  animale. 

Dopo  (piesla  lettura  il  prof.  Pirla,  prendendo  la  parola,  doman- 
da al  (loti.  Capczzuoli  di  quali  grassi  destinati  ad  esser  abbruciati 
egli  intenda  di  parlare,  se  cioè  di  quei  tali  che  si  trovano  sotto  la 


—    no    

pelle  ;u-oiiimilati  nel  tessuto  cellulare  costituenti  l'adipe,  o  degli 
altri  che  fanno  parte  dei  tessuti  organici;  poiché  egli  è  di  opinione 
che  (|uesti  ultimi  non  servano  alla  coml)ustione,  e  conseguente- 
niente  alla  evoluzione,  del  calore.  Soggiunge  inoltre  che  non  com- 
prende il  modo  di  agire  del  grasso  soj)ra  l'albumina,  allorché  la  mo- 
difica costituendola  in  membrana  quando  la  si  trova  a  contallo;  a 
meno  che  non  si  ammetta  una  reazione  sconosciuta  e  speciale  fra 
queste  due  sostanze. 

Al  che  il  dott.  Capezzuoli  risponde,  che  il  Liebig  e  il  Dumas,  nel 
riguardare  i  grassi  (piali  sostanze  destinale  ad  essere  aljbruciate,  non 
distinguono  <pielli  costituenti  1'  adipe  da  quelli  che  fanno  parte 
integrale  dei  tessuti;  e  questa  distinzione  la  faceva  egli  nella  sua 
Memoria  per  rispetto  agli  uffici  che  disimpegna  il  grasso  nell'  eco- 
nomia animale.  Crede  poi  che  il  grasso  coslituenlc  1'  adipe  sia  prin- 
cipalmcnle  «piello  destinato  ad  esser  brucialo;  ma  che  per  ([uello 
costituente  i  tessuti,  dovendo  per  il  loro  logorio  soggiacere  ad  altera- 
zione, come  vi  soggiacciono  tulli  gli  altri  materiali  organici,  non  sa- 
prebbe come  altrimenti  potesse  alterarsi  che  per  fissazione  d'ossige- 
no, e  quindi  per  combustione;  e  conseguentemente  dovendo  essere 
sostituito  o  rimpiazzato  come  lo  sono  pure  tutti  gli  altri  materiali  or- 
ganici, non  vedrebbe  altro  materiale  che  il  grasso  costituente  l'adi- 
pe, che  potesse  sodisfare  a  questo  bisogno.  Cosicché  il  grasso  co- 
stituente r  adipe  sarebbe  per  lui  destinato  ad  esser  bruciato  diret- 
tamente, e  ad  esserlo  anche  indiretlamenle,  portato  che  si  fosse  a 
sostituire  (piello  costituente  i  tessuti  una  volta  consumalo  j)er  il 
logorio  della  vita.  Relativamente  poi  all'azione  esercitata  dal  grasso 
suir  albumina,  soggiunge  non  poter  determinare  di  che  natura  que- 
st' azione  possa  essere:  vi  sarà  egli  forse  un'azione  semplicemente 
catalillica? • 

Intorno  a  ciò  il  prof.  Pirla  osserva,  che  i  grassi  destinati  a  bru- 
ciare non  crede  possano  sei'vire  ad  altro  oggetto,  e  conseguente- 
mente non  possano  servire  a  sostituire  quelli  facenti  parte  integia- 
le  dei  tessuti  ;  tanto  più  che  questi  sono  costituiti  diversamente  da- 
gli altri,  e  non  si  possono  né  anche  considerare  come  grassi. 

Il  prof.  Taddei  crede  frattanto  di  dover  prendere  in  considera- 
zione la  divisione  ammessa  dal  prof,  l'iria  perchè  gli  sembra  pos- 
sibile; e  lo  prova  eziandio  patologicamente  da  ciò  che  le  parti  pin- 


211       

guedinose  del  tisico  sono  esaurite  di  glasso  immagazzinato,  mentre 
r  altro  grasso,  quello  cioè  dei  tessuti,  esiste  tuttavia. 

Il  dott.  (^apczzuoli  soggiunge,  che  considerati  i  grassi  sotto  il 
punto  di  vista  fisiologico  egli  vede  un  passaggio  dal  grasso  costi- 
tuente r  adij)e  a  tpiello  costituente  i  tessuti,  e  che  non  si  può  am- 
mettere un  grasso  destinato  esclusivamente  ad  esser  hruciato,  ed 
un  altro  destinato  esclusivamente  all'organizzazione  dei  tessuti,  per 
quanto  nel  senso  cliiuiico  possa  esistere  una  distinzione  fra  queste 
due  specie  di  grassi. 

Il  dott.  Parola  fa  allora  sentire  che,  secondo  Liebig,  tutti  dne  i 
grassi  concorrono  alle  cnunziate  funzioni  ;  e  quivi  estende  le  cose 
dette  dal  prefato  chimico  su  questo  tema. 

Ma  il  Presidente,  richiamando  gì'  interlocutori  alia  parte  sostan- 
ziale dell'  insorta  disquisizione,  fa  avvertire  che  per  tal  modo  non 
venivasi  a  rispondere  adeguatamente  alle  domande  fatte  dal  prof.  Pi- 
ria  ;  il  quale  prosegue  protestando  che  la  distinzione  di  grassi  or- 
ganici e  grassi  destinali  ad  essere  abbruciati  può  ridursi  ad  una 
questione  di  parole,  non  potendosi  riguardare  come  grassi  1'  acido 
cerebrico  e  l' acido  oleofosforico  che  sono  i  grassi  particolari  del 
cervello  ec;  ma  bensì  che  intende  alludere  al  grasso  dell'adipe  pro- 
priamente detto,  composto  cioè  di  glicerina  e  di  acido  margaricf), 
oleico  e  stearico,  il  qual  grasso  secondo  lui  è  unicamente  desti- 
nato alla  combustione  organica.  E  dopo  alcuni  schiarimenti  doman- 
dati dal  medesimo  Professore  al  dott.  Capezzuoii  su  quanto  aveva 
ilello  parlando  in  proposito  del  grasso  che  si  ha  dai  pulcini  che 
hanno  respirato,  indica  il  modo  di  calcolare  la  quantità  di  calore 
che  deve  resultare  dalla  combustione  del  grasso  nella  macchina  ani- 
male; mostrando  che  non  bisogna  confondere  quantità  di  calorico 
con  tcmpcratui'a,  e  che  una  tenq)eralura  l)assa  e  sufficientemente 
jjrolungata  può  dare  una  considerabile  quantità  di  calorico. 

E  poiché  si  torna  da  questi  due  preopinanti  sulla  ((uestione  re- 
lativa alla  formazione  del  grasso  cerebrale,  dando  ([uesta  luogo  a 
diverse  congetture  per  parte  del  dott.  Bini,  prof.  Targioni  e  di  al- 
tri, il  principe  Luigi  Bonaparte  appoggiandone  una,  che  cioè  la  so- 
stanza adiposa  possa  trasformarsi  in  altre  diverse,  non  vede  in  tul- 
li questi  cambiamenti  che  altrettante  ossidazioni;  deducendolo  da 
ciò,  che  nei  vegetabili  si  trovano  materie  glasse  in  stato  ben  diverso 


27 


■11-2     

(la  quello  il)  cui  esse  sono  dopo  essere  state  elaborate  dagli  organi 
di  uno  o  di  altro  animale. 

Dovendo  neir  indomani  la  Sotto-Se/.ione,  nell'  ora  di  sue  adu- 
nanze, trovarsi  insieme  con  ([uella  d'  Agronomia  per  j)rendere  in 
esame  i  quesiti  proposti  ai  chimici  ed  agli  agronomi  dalla  Sotto- 
Sezione  di  Cliimica  del  terzo  Congresso  scientifico  (vedi  Atti  di  det- 
to Congresso  pag.  307)  il  Presidente  annunzia  che  in  detto  giorno 
l'adunanza  della  Sotto-Sezione  di  Chimica  avrà  luogo  dalle  ore  12 
alle  1  pomeridiane.  Quindi  scioglie  la  seduta. 

\  isto  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddf.i 

Il  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


ADUNANZA 

DEL    GIORNO    1-]    SETTEMBRE 


»se«- 


J!j  letto  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'  adunanza  precedente. 

Il  prof.  Pirla  esprime  il  desiderio  di  far  conoscere  alla  Solio- 
Sezione  più  estesamente  di  fnicllo  che  non  fece  in  altra  seduta  le 
sue  molte  osservazioni  sopra  la  salicina  ;  e  ciò  non  tanto  perchè  gli 
send)ra  questo  soggetto  meritare  1'  attenzione  dei  chimici,  quanto 
per  essere  slato  assicurato  dal  Presidente  che  la  Sotto-Sezione  ve- 
dreblie  con  piacere  la  conferma  de'  nuovi  falli  da  lui  raccolti,  e  re- 
lativi a  detta  sostanza. 

Quindi  si  fa  a  dire  :  fra  i  corpi  organici  ve  ne  sono  di  quelli  in 
cui  tutto  annunzia  una  semplicità  di  composizione,  e  però  sono  dif- 
ficilmente alterati  dagli  agenti  chimici,  e  quando  pur  si  decompon- 
gano, non  danno  che  un  solo  prodotto.  Ma  se  ne  conoscono  degli 
altri,  che  resultano  dalla  combinazione  di  più  corpi  aventi  deboli 
affinità  e  contenenti  gian  numero  di  atomi  elementari,  i  quali  allor- 
ché vengono  esposti  all'azione  decomponente  degli  acidi,  delle  ba- 
si, dell'  ossigeno  e  delle  stesse  materie  organiche,  si  scompongono 
ed  ingenerano  numerosi  prodotti  rappresentanti  talvolta  i  principj 
immediati  della  condjinazione  oi'ganica  distrutta,  mentre  più  spesso 
resultano  dall'  alterazione  di  questi. 

Fra  queste  ultime  sostanze  appunto  è  la  salicìna,  la  quale  ci- 
mentata cogli  agenti  chimici  dà  origine  a  molti  prodotti,  e  nell'eco- 
nomia vegetabile  j)are  perciò  destinala  a  fornire  colla  sua  decom- 
posizione alcuni  materiali  indispensabili  alla  nutrizione  della  pian- 
ta. Così  per  l'azione  dell'acido  cromico  la  salicìna  si  trasforma  in 
idruro  di  salicìle,  in  acido  formico  ed  in  acido  carbonico;  coli' aci- 
do nitrico  concentrato  in  acido  carbazolico  ed  in  acido  ossalico  ;  e 
coir  acido  idroclorico  in  zucchero  e  saliretina. 


—  il/i  — 

La  natura  di  ([uesli  prodotti  è  già  stabilita,  e  le  loro  reazioni 
sono  ben  conosciute  ;  perciò  crede  il  prof.  Pirla  che  ben  poco  gli 
restercbl)e  da  dire  per  questo  lato.  Ciò  non  pertanto  egli  si  propone 
di  rispondere  in  «jualclie  modo  ai  seguenti  quesiti:  quale  è  l'origi- 
ne di  tali  sostanze?  come  derivano  dalle  metamorfosi  della  salicìna? 
quale  relazione  havvi  fra  la  salicìna  ed  i  corpi  in  cui  si  trasforma? 

La  salicìna,  come  in  appresso  egli  dimostrerà,  si  vuol  conside- 
rare siccome  un  conqiosto  naturale  di  due  sostanze,  le  quali  colle 
loro  metamorfosi  danno  origine  a  tutti  i  prodotti  in  cui  la  salicìna  si 
trasforma.  Una  di  queste  sostanze  è  la  glucosia,  o  zucchero  d'uva; 
il  quale  presenta  la  composizione  ed  i  caratteri  tutti  di  quello  con- 
tenuto nelle  uve  e  nei  frutti,  e  che  si  ottiene  anche  trattando  la  fe- 
cola cogli  acidi  o  colla  diastasia.  L'  altro  componente  è  una  nuova 
sostanza  alla  quale,  perchè  prodotta  dalla  salicìna,  egli  dà  il  nome 
di  S(ilif;eiì)na. 

Quindi  prosegue  :  per  scomporre  la  salicìna  ne'  suoi  principj 
immediati  bisogna  trattarla  con  una  soluzione  di  sinaptasia  ad  una 
temperatura  che  non  oltrepassi  i  4o  gradi.  Dopo  alcune  ore  la  de- 
composizione è  completa,  ed  il  liquido  ne  contiene  i  prodotti.  Agi- 
tando la  soluzione  con  etere  la  saligenìna  vi  si  discioglie.  Decantata 
la  soluzione  eterea  basta  evaporarla  a  dolce  calore  per  ottenerne  la 
saligenìna  in  bellissime  lamine  dotate  di  molto  splendore.  Depurata 
con  diverse  cristallizzazioni  si  presenta  in  lamine  romboidali  di  una 
bellezza  sorprendente.  Il  suo  odore  aromatico  ricorda  quello  del  sal- 
cio. È  solubilissima  nell'  acqua,  nell'  alcool  e  nell'etere.  La  sua  so- 
luzione acquosa  non  precipita  i  sali  metallici,  tranne  il  sottoacetato 
di  piombo,  ma  colora  in  turchino  i  sali  di  perossido  di  ferro.  Ri- 
scaldata bruscamente  si  volatilizza  in  parte  ed  in  parte  si  scompone, 
esalando  il  noto  odore  dell'  idruro  di  salicìle.  Trattata  coi  corpi  os- 
sidanti si  trasforma  per  l' intero  in  idruro  di  salicìle,  e  tale  è  la  ten- 
denza ad  ossidarsi,  che  presenta  la  proprietà  straordinaria  di  tras- 
formarsi in  idruro  anche  quando  venga  mescolata  con  un  poco  di 
nero  di  platino,  ed  abbandonata  in  tale  stato  all'aria  libera.  L'acido 
solforico  concentrato  la  converte  in  rutihna  ;  gli  acidi  allungati  in 
salirelìna;  l'acido  nitrico  concentrato  in  acido  carbazotico;  la  po- 
tassa in  acido  salicilico,  sviluppando  gas  idrogeno.  E  qui  riflettendo 
che  lo  zucchero  è  convertito  in  acido  formico  e  carbonico  dai  cor- 
pi ossidanti,  in  acido  ossalico  dall'  acido  nitrico  e  dalla  potassa,  fa 


lìJ 


osservare  che  la  salicìna  nianifestamenle  presenta  i  caratteri  riuniti 
dellu  zucchero  e  della  saiigenìna,  e  che  i  prodotti  in  cui  essa  si  tras- 
forma per  r  azione  degli  acidi,  delle  basi,  dei  corpi  ossidanti  ec,  so- 
no quelli  stessi  che  lo  zucchero  e  la  saiigenìna  danno  ognuno  dai 
canto  suo  quando  vengono  cimentati  cogli  stessi  agenti  chimici  : 
cose  che  sono  in  gran  parte  da  esso  lui  dimostrate  contemporanea- 
mente per  via  di  sperimenti. 

La  decomposizione  della  salicìna  operata  dalla  sinaptasia  non 
ha  per  conseguenza,  continua  egli,  nessuna  analogia  colla  trasfor- 
mazione dello  zucchero  in  alcool  ed  in  acido  carbonico  in  contatto 
del  fermento,  né  con  altre  metamorfosi  della  stessa  natura  di  cui 
tanti  esempi  occorrono  in  Chimica  organica.  E  di  fatti  lo  zucchero 
non  contiene  né  alcool,  né  acido  carbonico,  perchè  in  tal  caso  da- 
rebbe quelli  stessi  prodotti  in  contatto  degli  alcali  colla  distillazio- 
ne; ma  fornisce  gli  elementi  immediati  di  cui  l'alcool  e  1' acido  car- 
bonico sono  composti,  e  nient'  altro.  Nella  salicìna  al  contrario  si 
riscontrano  tutte  le  proprietà  de' suoi  componenti,  e  per  questo  la- 
to si  assomiglia  moltissimo  ai  composti  inorganici,  e  specialmente 
ai  sali  in  cui  si  trovano  riuniti  i  caratteri  dell'  acido  e  della  base. 
Tuttavia  la  saiigenìna  e  lo  zucchero  non  sono  né  acidi,  né  basi,  né 
hanno  azione  sensibile  sugli  altri  corpi  ;  sicché  non  obbediscono  al- 
le alTinitù  ordinai'ie,  e  non  si  possono  combinare  insieme  per  il  sem- 
plice contatto,  come  avviene  tra  gli  acidi  e  le  basi  inorganiche.  Pro- 
babilmente tale  combinazione  ha  luogo  nel  salcio  e  negli  altri  ve- 
getabili che  j)roducono  la  salicìna,  per  1'  azione  di  alcuno  di  questi 
misteriosi  corpi  di  contatto,  come  la  loro  sepai'azione  é  l'effetto  del- 
l' azione  della  stessa  natura  esercitata  dalla  sinaptasia. 

l-.a  saiigenìna  si  decompone  assai  più  facilmente  dello  zucchero; 
e  però  vi  sono  dei  corpi  che  trasformano  facilmente  la  prima  e  non 
Iianno  nessuna  azione  sull'altro.  La  salicìna  sottomessa  all'azione 
di  questi  corpi  é  parzialmente  alterata;  solo  la  saiigenìna  é  conver- 
tita in  altri  prodotti;  lo  zucchero  vi  resta  allo  stesso  stato  di  prima, 
ma  combinato  col  nuovo  corpo  prodotto  dalla  scomposizione  del- 
la saiigenìna. 

La  saiigenìna  trattata  col  cloro  produce  de'  nuovi  composti,  in 
cui  una  parte  del  suo  idrogeno  si  trova  rimpiazzato  da  altrettanti 
equivalenti  di  cloro.  Se  in  vece  si  fa  passare  del  cloro  sulla  salicìna 
si  producono  gli  slessi  composti,  ma  restano  combinati  collo  zuc- 


—  iiG  — 
cliero  che  la  salicìna  contiene.  E  questi  singolari  composti  si  risol- 
vono in  zucchero  ed  in  saligenìna  clorurata  quando  vengono  mes- 
si in  coiilatlo  colla  sinaplasra.  I  corpi  ossidanti,  come  ha  detto  al- 
tra volta,  trasfonuaiio  la  saligenìna  in  idruro  di  saliclle.  Ma  se  si 
espone  la  salicìna  all'azione  di  tali  corpi,  oltre  il  ridello  idruro,  si  ot- 
terrà dell'  acido  formico  e  carhonico  provenienti  dall'  ossidazione 
dello  zucchero.  Se  il  corpo  ossidante  messo  in  uso  non  è  ahhastan- 
za  energico  per  scomporre  ambo  i  componenti  della  salicìna,  in  tal 
caso  si  ottiene  una  nuova  sostanza  organica  composta  dì  zucchero 
e  d' idruro  di  salicìle,  chiamata  provvisoriamente  da  esso  lui  e/r'cìna. 

L'  elicìna  cristallizza  in  piccoli  aghi  di  splendore  argentino,  e  si 
prepara,  come  ei  dice,  disciogliendo  la  salicìna  in  dieci  volte  il  suo 
peso  di  acido  nitrico  debolissimo  (alla  densità  di  i5  B.  )  Dòpo  24 
ore  circa  si  trova  la  soluzione  acida  rappresa  in  una  massa  cristal- 
lina; la  (piale,  separala  dall'acqua  madre  e  Calta  più  volle  cristalliz- 
zare in  una  debole  soluzione  d'  ammoniaca,  dà  1'  elicìna  purissima. 
Questa  sostanza  è  pochissimo  solubile  nell'  acqua  fredda,  molto 
nella  calda,  abbastanza  nell'  alcool,  punto  nell'  etere.  Non  ha  rea- 
zioni acide  né  basiche,  e  non  si  combina  con  altri  corpi.  Gli  acidi, 
gli  alcali  e  la  sinaptasia  trasformano  l' elicìna  in  zucchero  ed  in 
idruro  di  saliclle  senz'  altro  prodotto.  Trattata  col  cloro  dà  un  po- 
co d'acido  idroclorico,  ed  un  nuovo  prodotto  che  egli  chiama  c/oro- 
elicìna,  composto  di  zucchero  e  cloruro  di  salicìle,  il  quale  si  risolve 
nei  suoi  due  componenti  quando  vien  riscaldato  cogli  acidi  e  colle 
basi.  Il  bromo  agisce  come  il  cloro  producendo  della  ^/■o/«o-p//c7rtrt, 
sostanza  composta  di  zucchero  e  di  bromuro  di  salicìle.  Operando 
sulla  salicìna  con  acido  nitrico  più  concentrato  di  quello  che  s'im- 
piega  alla  preparazione  dell'  elicìna,  prima  degli  acidi  carbazotico 
ed  ossalico  che  si  producono  ncU'  ultimo  periodo  della  sua  decom- 
posizione, si  ottengono  almeno  cinque  altri  nuovi  prodotti,  che  so- 
no altrettanti  acidi  contenenti  azoto,  e  dotati  di  proprietà  notevo- 
lissime, essi  pure  suscettibili  di  trasformarsi  in  altri  prodotti. 

Le  sperienze  che  ha  fatto  sinora  il  prof.  Pirla  sopra  queste  so- 
stanze non  sono  per  anche,  egli  dice,  abbastanza  complete  da  po- 
terne pubblicare  i  resultamenli  ;  non  ostante  ciò  fa  sentire  volerne 
dire  (jualche  cosa,  e  specialmente  intorno  a  due  di  esse,  che  egli  ha 
meglio  studiato  delle  altre.  E  però  contiinia  la  sua  esposizione  in 
questi  termini: 


—  ai7  — 
Luna  di  queste  sostanze  è  affatto  identica  coli  acido  indigotico, 
di  cui  possiede  i  caratteri  e  la  composizione.  L' altra  è  un  acido 
particolare,  clic  lia  paiiincnU-  rnoltissiiiia  rassomiglianza  coli' indi- 
gotico,  ma  che  jjcrò  ne  diversilica  per  la  composizione  e  j)er  alcu- 
ne proprietà. 

Per  ottenere  la  prima  si  discioglie  la  saliclna  nell'acido  nitrico 
a  a/j  B.  e  si  abbandona  il  miscuglio  in  una  boccia  ben  chiusa  per 
più  giorni.  La  soluzione  sulle  prime  è  gialla;  poi  diviene  verde  per 
l'acido  iponitrico  che  si  forma;  in  ultimo  si  precipita  parte  del 
corpo  in  esame  in  Imiglii  aghi  setosi;  allora  si  travasa  il  li(|iiiilo  in 
una  capsula  e  si  al)bandona  all'  aria  libera.  L'  acido  iponitrico  ben- 
tosto si  esala  in  vapori,  e  si  forma  un'  abbondante  precipitazione 
del  nuovo  acido.  Per  depurarlo,  dopo  di  averlo  ben  separato  dal- 
l'acqua  madre,  si  discioglie  a  caldo  nell'ammoniaca,  e  con  ripetu- 
te cristallizzazioni  si  purifica  il  sale  anunoniacale  ottenuto.  Quindi 
si  scompone  quest'  ultimo  con  acido  idroclorico.  Il  nuovo  acido  cri- 
stallizza in  lunghi  aghi  bianchi,  che  contengono  molt' acqua  di  cri- 
stallizzazione. L  pochissimo  solubile  nell'  acqua,  ma  è  solubilissimo 
neir  alcool  e  nell'  etere.  Riscaldato  con  poca  acqua  in  parte  si  di- 
scioglie e  in  parte  si  trasforma  in  una  polvere  cristallina,  che  è 
l'acido  stesso  anidro.  Forma  colle  basi  de' sali  solubili  e  cristalliz- 
zabili; i  quali  per  la  maggior  parte  sono  di  color  giallo,  e  si  decom- 
pongono con  leggera  esplosione  allorché  vengono  riscaldati. 

Quest'  acido  sottomesso  all'  azione  simultanea  della  potassa  e 
dell'  iodio  si  trasforma  nell'altro  acido  accennato,  il  quale  è  com- 
posto di  carbonio,  idrogeno,  azoto,  iodio  e  ossigeno.  Questo  nuovo 
acido  forma  colle  basi  sali  superbamente  cristallizzati  di  color  rosso 
arancio,  i  quali  col  riscaldamento  si  scompongono  con  debole  esplo- 
sione accompagnata  da  vapori  violacei  d'iodio. 

Dopo  questa  esposizione  così  dettagliata  di  fatti  il  medesimo 
Professore  fa  sentire  di  non  aver  esibito  che  parte  dei  resultamen- 
ti  avuti  dal  suo  nuovo  lavoro,  il  quale  non  sarà  pubblicato,  egli  di- 
ce, per  intero,  finché  non  sia  giunto  a  poter  dichiarare  qual  sia  la 
vera  natura  dei  numerosi  prodotti  da  lui  ottenuti:  ragione  per  cui, 
aggiunge,  aver  anche  soppresso  i  dati  numerici  delle  respettive  lo- 
ro analisi,  solo  limitandosi  a  darne  le  formule;  certo  che  potraiuio 
servire  di  schiarimento  a  quanto  ha  detto. 


Ziiccliero  d'  uva C"  H'"  O 

Più  sali;j;enìna C'*  H'    O' 

Salicìni        =^  C;*'  H"  O 


Zucchero 
saligici 
Salicìna  niouoclorurata 


Più  sali<;cnìna  monoclorurala 


C'  H  •  O 
C"  H'    O 


—  C"  H"  O 


Zucchero C"  H'°  O 

Più  salig;onìiia  hiclorurala C*  H'    O 

Sahclna  bicloruiata ==  C"  H"  O' 

Zucchero C"  H'"  O 

Più  idruro  di  salicìle C  H*    O 


Elicìua  (i) =  C"  H''  O 

Zucchero C"  H'"  O 

Più  cloruro  di  sahcile C  H'    O 

aoro-ehclna =  C"  H'=  O 

Zucchero C"  H'"  O 

Più  bromuro  di  sahcile C''  H'    O 

Bromo-elicìna  .......    =  C'°  H"  O 


eh 


CI. 


Cli 


CI. 


CI. 


CI. 


Br 


Br 


Nuovo  acido C'<  H'  Az  O»  -[-  HO 

Idem  trattato  coli'  iodio  e  colla  potassa  C"  H'  V  Az  O^  -(-  HO 

In  ultimo  lo  stesso  espositore,  facendo  ancora  molti  sperimenti 
I-elativi  alle  cose  già  dette,  presenta  la  maggior  parte  delle  sostanze 
ila  lui  nominate,  ed  all'occasione  di  far  conoscere  i  due  acidi  azotati 
nuovi,  uno  dei  quali  contenente  iodio,  osserva  non  aver  la  Chimica 
nessun  processo  con  cui  dosare  questo  metalloide  contenuto  nelle 
materie  organiche.  Per  la  qual  cosa,  passando  ad  accennare  le  dif- 


(1)  lu  questa  formula,  come  in  altre  ancora,  non  trovasi  indicata  l'acqua 
di  cristallizzazione. 


2If)     

licoltà  che  accoinp.ignano  la  soluzione  di  tale  projjleina,  espone  un 
nuovo  metodo  da  lui  immaginato  e  messo  in  [)ratica  per  questo  og- 
getto; metodo  che  stima  utile  nello  analisi  dei  corpi  organici,  che 
contengfino  non  solo  ioilio,  ma  allresì  doro  e  hromfi. 

Quindi  il  Fi'esidcnte,  interpellando  i  sentimenti  unanimi  dei  con- 
f^regali,  \alula  in  un  con  essi  l'interesse  di  tulli  ([uesti  lavori  per 
r  avanzamcnlo  della  scienza,  ed  esprime  voti  perchè  l'autore  voglia 
ancor  più  approfondare  mia  sì  bella  parte  di  (Chimica  organica. 

Dopo  di  ciò  legge  il  chimico  forense  di  Lucca  Tommaso  Sbra- 
gia una  Memoria  tlel  chimico  Giuseppe  Clementi  di  Padova,  la  (pia- 
le ha  rapporto  all'  aroma  della  vainiglia.  E  poiché  al  Presidente  è 
sembrato  che  questo  lavoro  possa  racchiudei-e  fatti  di  cpialche  im- 
portanza a  vantaggio  della  Chimica  organica,  così  crede  convenien- 
te di  nominare  una  Conmiissione  composta  del  principe  Luigi  Bo- 
naparte  e  del  prof.  Pirla,  affinchè  esamini  lo  scritto  e  referisca  in 
|)ropositt>. 

11  prof.  Calamai  Segretario,  richiamando  l'attenzione  dell'udito- 
rio sopra  la  connmicazione  fatta  dal  conte  Paoli  nella  prima  adu- 
nanza di  questa  Sotto-Sezione,  in  rapporto  al  nessun  coloramento 
prodotto  dalla  soluzione  alcoolica  d' iodio  versata  in  una  soluzione 
di  amidino  e  amidina  (  colla  d'  amido  )  e  di  quintisolfuro  di  potas- 
sio, ed  alla  nessuna  precipitazione  di  zolfo,  asserita  dal  conte  mede- 
simo ;  ricorda  che  nella  discussione  che  ebbe  luogo  a  questo  pro- 
posito rimasero  molti  dubbi  intorno  al  fatto  annunziato,  e  che  per- 
ciò avendo  egli  istituito  appositamente  nuove  sperienze  alla  presen- 
za del  prof.  Puccinelli,  referisce  che  i  resultati  da  quelle  ottenuti 
non  hanno  presentato  alcun  che  di  novità  che  possa  interessare  la 
scienza,  conforme  all'autore  era  parso  di  ravvisare. 

Dopo  di  che  1'  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  Gioacchino  Taddei 

//  Segretario  Prof.  Ldigi  Calamai 


ADUNANZA 

DEL    GIORNO    28   SETTEMBRE 


iiello  il  processo  verliale  dell' adunanza  precedente,  viene  ap- 
provato. 

Il  Segretario  legge  una  Memoria  del  cliimi(;o  Francesco  Selmi  di 
Reggio,  pervenuta  alla  Sotto-Sezione  per  mezzo  del  prof.  Bartolom- 
meo  Bizio. 

Con  questa  Memoria  1'  autore  espone  alcuni  suoi  pensamenti 
sull'azione  che  esercita  l' iodio  sopra  il  cloruro  mercurico,  l'acido 
arsenicoso,  r  ossido  d'antimonio  ed  il  tartaro  emelico.  Questo  la- 
voi'o  è  destinato  a  rettificare  l'altro  sul  medesimo  tema,  da  lui  esi- 
bilo al  Congresso  di  Padova.  Comincia  pertanto  dal  confermare  la 
supposizione  clie  l'iodio  si  combini  dilettamente  ai  composti  bina- 
ri senza  decomporli.  Dice  quindi  che  bollito  l'iodio  con  soluzione 
mediocremente  concentrata  di  cloruro  mercurico  colora  il  liquido 
in  giallo,  senza  che  questo  dia  più  indizio  di  contenere  iodio  libero, 
e  fa  depositare  col  raffreddamento  cristalli  di  cloro-mercurato  d' io- 
dm-o-mercurico,  e.poi  d'ioduro  mercurico  puro.  Ritiene  essere  in 
questo  caso  il  liquido  colorato  dal  clorido  d'  iodio.  Accenna  che 
concentrando  questo  liquido  medesimo  a  forte  calore  svolge  io- 
dio, e  a  calore  mite  si  scolorisce  e  deposita  cristalli  analoghi  a 
(|urlli  dell' iodocloruro  di  Lassaigne;  cristalli  che  da  primo  sono 
bianchi,  e  quindi  a  poco  a  poco,  ricuoprendosi  di  punti  rossastri,  fi- 
niscono con  assumere  una  tinta  rosea  unita.  Dei  quali  cambiamenti 
indotti  dall'  iodio  nel  cloruro  mercurico  e  di  quest'ultimo  fenome- 
no di  coloi'azionc  in  specie  volendo  esibire  un' adequata  spiega- 
zione, referisce  le  seguenti  ricerche  da  esso  lui  fatte  a  questo  scoj)o. 

Preso  il  liquido  nel  quale  aveva  fatto  bollire  l' iodio  col  cloruro 
mercurico,  lo  divise  in  tre  parti,  trattando  1'  una  col  solfido  idrico, 


■ —  aai  — 
la  seconda  coli'  acido  solforoso,  e  la  terza  colla  potassa  caustica. 
i£  posciachè  annunzia,  avere  il  solfido  idrico  precipitato  il  solfuro  di 
iiu-rcni'io  senza  dare  indizio  il'acido  iodico;  d'essere  stato  assorbito 
r  acitlo  solforoso  senza  coloramento  del  liquido,  producendo  in  ve- 
ce un  jìrecipilalo  piuttosto  copioso  d' ioduro  di  mercurio  in  bei 
cristalli;  e  la  jìotassa  aver  fatto  appai'ire  l'idrato  di  mercurio;  e 
|)osciacliè  il  li(|uido  avanzato  al  trattamento  colla  potassa  fdtrato 
ed  evaporato  diede  un  residuo,  die  con  un  acido  svolse  cloro  in 
abbondanza;  conclude  die  l'iodio  agendo  a  caldo  sul  cloruro  mer- 
curico  produce  clorìdo  d' iodio,  ioduro  mercurico,  ed  un  composto 
clic  foi'iiisce  cloro  a  modo  ilegl  ipoclorìti,  e  die  sospetta  possa  es- 
sere un  clorìdo  mercurico  più  clorurato  del  sublimato  corrosivo; 
composto  a  cui  dice  esser  dovuto  il  coloramento  roseo  dei  nomina- 
ti cristalli  analo^bi  a  (pielli  di  Lassaigne. 

Quanto  poi  all'azione  tra  l'iodio  e  l'acido  arsenicoso,  soggiun- 
ge che  avendo  preso  iodio  in  cristalli,  acido  arsenicoso  ed  acqua, 
mescolato  tutto  in  liottiglia  e  fatto  bollire  fino  alla  scomparsa  del- 
r  iodio,  ha  ottenuto  un  liquido  scolorito,  die  spiega  azione  molto 
acida  sulla  laccamuffa,  che  concentrato  svolge  iodio  in  copia,  che 
trattato  cogli  acidi  nitrico  e  solforico  depone  molto  iodio,  e  col- 
lacido  clorìdrico  concentrato  sviluppa  pure  iodio,  ma  solo  quanto 
basta  per  colorare  il  liquido  in  rosso  bruno.  Dei  quali  fenomeni  pe- 
rò non  potendosi  render  conto,  esamina  eziandio  qual  sia  la  rea- 
zione tra  r  acido  iodidrico  e  1'  acido  arsenicico  ridotti  in  soluzioni 
concentrate.  E  poiché  trova  esservi  reciproca  scomposizione  de  due 
acidi,  e  simultanea  loro  conversione  in  acido  arsenicoso,  iodio  libe- 
ro che  si  precipita,  ed  acqua;  aggiungendo  acqua  alla  miscela  gli 
avviene  di  veder  ridiscioglieisi  l' iodio  e  listabilire  la  trasparenza 
flel  liquido.  La  qual  cosa  sollecitandolo  a  far  nuove  sperienze,  e  di 
vario  genere,  riconosce  finalmente  che  1'  acido  arsenicico  possiede 
la  singoiar  proprietà  di  decomporsi  coll'acido  iodidrico  in  soluzione 
concentrata,  e  di  ricomporsi  in  soluzione  alliuigata. 

Dal  che  passando  ad  esaminare  1'  azione  tra  l'iodio  e  l'ossido 
d'antimonio,  trova  essere  la  stessa  che  tra  l' iodio  e  l'acido  arseni- 
coso; cosa  per  altro  che  gli  sembra  ragionevole;  e  trova  poi  con  sor- 
presa, che  l'ossido  d'antimonio  e  l'acido  arsenico.so,  nelle  loro  com- 
binazioni col  bitartarato  potassico  allo  slato  di  emetici,  reagiscono 
coli  iodio  (piasi  come  se  fossero  liberi.  E  descrivendo  (piindi  le  spe- 


—    i  i  i.     — 

rieiize  ilu  Ini  islitiiito  con  i|ueslo  metalloide  sul  tartaro  emetico,  av- 
verti- che  questo  sale,  sciolto  nell'  acqua  a  freddo,  ha  la  facoltà 
d' iin|);uhoiiirsi  dell'  iodio,  obhlifjaiidolo  ad  essere  assoriìilu  <Ial  li- 
i|uido.  Questa  soluzione,  trattala  con  alcool,  dà  un  precij)ilalo  che 
lavato  con  alcool  presenta  tutti  i  caratteri  del  tartarato  di  j)otassa 
e  dell'acido  antiujonico,  e  lascia  nel  liquido  alcoolico  acido  iodi- 
drico  liliero  ed  un  poco  di  tartarato  potassico-antinioiiico.  Se  poi 
<|uesla  soluzione,  in  vece  di  trattarla  coli' alcool,  si  concentra,  pre- 
senta i  fenomeni  stessi  che  ha  notato  nelle  altre  reazioni. 

r)o|)0  di  che  passando  il  Scimi  a  far  molte  considerazioni  teori- 
clie  sull'esteso  numero  dei  fenomeni  da  lui  osservali,  crede  di  dover 
considerare  il  tartaro  emetico,  in  opposizione  alle  dottrine  del  Ma- 
laguli,  analogo  al  hitartaralo  potassico,  in  quanto  che  1'  atomo 
dell'acqua  che  si  riscontra  in  quest'ultimo  sia  sostituito  da  un  ato- 
mo d'ossido  d'antimonio,  il  quale  in  tal  caso,  avendo  a  rappre- 
sentar r  ac(|ua  da  lui  tenuta  qual  acido,  deve  comportarsi  del  pari 
come  un  acido.  In  ultimo  annunzia  d'  aver  motivo  di  credere  che 
l'acido  arscnicico  sconqjonga  l'acido  cloridrico,  su  di  che  pei'ò  de- 
sidera sieno  ripetuti  gli  sperimenti. 

Dopo  questa  lettura,  presa  la  parola  il  principe  Luigi  Bonaparle, 
il  prof.  Pirla  ed  il  prof.  Taddei,  si  discorre  sopra  la  costituzione 
chimica  del  tartaro  emetico,  sopra  gli  acidi  coniugati,  e  sopra  vari 
altri  composti,  nei  quali  i  corpi  uniti  chimicamente  insieme  hanno 
totalmente  perdute  le  proprietà  e  caratteri  propri  per  ac(|uistarne 
dei  nuovi;  come  nel  caso  sono  gli  acidi  solfo-acetico,  il  tartarico,  la 
cui  formula  può  essere  rappresentata  da  quella  dell'acido  ossalico 
e  da  cpieila  dell'  acido  acetico,  meno  un  atomo  d'  acqua,  e  più  par- 
ticolarmente poi  l'acido  acetico  ec.  Dal  che  nasce  un  lungo  con- 
versare reciprocamente  istruttivo,  nel  quale  ciascuno  fa  sentire  che 
intorno  a  questo  genere  di  composti,  finché  non  si  sono  acquistate 
più  chiare  cognizioni,  nidla  è  più  facile  di  creare  nuovi  sistemi  ipo- 
tetici, poco  utili  alla  scienza  e  facilmente  vulnerabili. 

Il  principe  Luigi  Bonaparte  fa  due  comunicazioni,  la  prima  delle 
quali  sulla  pi'cparazionc  dell'azotato  d' uranìle,  l'altra  sidl' acido 
tungstico.  L  azotato  d'  uranile  si  prepara,  dice  egli,  assai  facil- 
mente allo  stato  di  purezza,  profittando  della  tendenza  che  ha  (jue- 
sto  sale  alla  cristallizzazione;  di  modo  che  sciogliendo  la  |)echl)lcnda 
nell'acido   azotico,  evaporando  la   soluzione  infino   a   secchezza, 


223     

ridiscioglieiido  il  residuo  nell'  acqua,  e  sottoponendo  la  soluzione 
a  ripetute  cristallizzazioni,  si  ottiene  con  questo  processo  sempli- 
cissimo, con  più  economia  clie  cogli  altri  finora  proposti,  l'azotato 
d' uranìlc  in  cristalli  i)cllissimi  e  mollo  puri.  Poi  per  eslrarre  l'azo- 
tato d'  uramle  dalle  acque  madri  soggiunge  esser  d'uopo  assoluta- 
mente servirsi  dei  metodi  indicati  dalla  scienza,  e  soprattutto  di 
(|uello  dell' etere,  come  si  pratica  dal  Peligot. 

Quanto  all'  acido  tungstico  dice  potersi  ottenere  convertendo  il 
wuìfrain  in  tungstato  di  potassa  ;  quindi  in  lungstato  di  calce,  pre- 
cipitando col  tungstato  alcalino  una  soluzione  di  cloruro  di  calcio. 
Quest'  ultimo  sale,  ben  lavato  e  fatto  bollire  ancor  umido  con  aci- 
do cloridrico,  assume  un  bel  color  giallo  convertendosi  in  acido 
timgslico;  il  (piale  non  contiene  nessuna  porzione  di  calce,  essendo 
il  tungstato  di  questa  base,  tanto  quello  artificiale  quanto  il  natu- 
rale cliiamato  scheeìino,  totalmente  decomposto  dall'  acido  clori- 
drico bollente.  Il  che  non  avviene  coi  tungstati  di  potassa  e  di  soda; 
i  quali,  come  non  s'ignora  dai  chimici,  non  sono  che  parzialmente 
decomposti  dagli  acidi.  Soggiunge  inoltre  consistere  il  metodo  pro- 
posto da  Schaffgottsch  pure  nel  preparare  un  tungstato  di  calce 
fondendo  il  woifram  con  cloruro  di  calcio;  ma  così  operando  (co- 
me osserva  benissimo  il  Thomson  nell'ultima  edizione  del  suo  Siste- 
ma di  Chimica  )  la  decomposizione  del  woifram  non  è  che  imper- 
fetta. Il  perchè,  prosegue,  tornerà  sempre  più  utile  preparale  il 
lungstato  di  calce  per  via  umida,  per  quindi  avere  la  totalità  del- 
l'acido  tungstico  esistente  nel  ridetto  minerale. 

L' acido  ottenuto  con  tal  processo  si  discioglie  facilmente  a  cal- 
do neir  ammoniaca,  e  perciò  è  più  adattato  alla  prejjarazione  dei 
suoi  sali  di  quello  ottenuto  coi  metodi  ordinari,  e  che  ha  per  que- 
sto subito  la  calcinazione  ;  per  effetto  della  quale  la  sua  solubilità 
negli  alcali,  e  soprattutto  nell'ammoniaca,  è  molto  diminuita. 

Una  proprietà  singolare,  aggiunge  inoltre,  dell'  acido  tungstico 
precipitato  con  un  acido  dal  tungstato  d'ammoniaca  si  è  cpiella  di 
non  disciogliersi  totalmente  in  quest'  alcali,  lasciando  un  residuo 
bianco.  I,a  |)arle  disciolla  allo  stato  di  tungstato  di  ammoniaca  for- 
nisce di  nuovo  un  acido  tungstico  non  totalmente  solubile  in  aui- 
inoniaca,  allorché  vien  decomposto  con  acido  cloridrico  bollente. 
()uesto  residuo  insolubile  è  pressoché  bianco,  e  non  si  è  ancora 


—      Xlfi      — 

esaniinato  se  consista  in  una  porzione  di  acido  liingstico  reso  inso- 
lubile jjei-  l'effetto  del  calore  dell'ebollizione;  il  che  pare  1'  ipotesi 
la  più  pi'ohahile,  a  meno  che  non  si  volesse  attribuire  ciò  ali  esi- 
slon/.a  (li  una  nuova  sostanza,  forse  non  ancora  conosciuta,  conte- 
nula  nel  wuIIVanj. 

11  Calamai,  presa  la  parola,  ricorda  che  il  prof.  Taddei  Presidente 
della  Sotto-Sezione  avendo  fatto  il  sangue  soggetto  di  molli  studi, 
aveva  fino  dal  1839  presentalo  al  Congresso  scientifico  di  Pisa  il 
proprio  processo  per  interposizione,  mediante  il  quale  era  giunto 
con  molta  facilità  ad  ottenere  V  ematosìna  allo  slato  di  piu-ezza,  e 
che  studi  poi  più  accurati  sopra  questa  materia  colorante  del  san- 
gue lo  avevano  portato  a  doverla  riguardare  come  una  sostanza 
acida,  che  ha  designato  col  nome  di  acido  er/ui-ji/ast/'co ;  (|uindi  fa 
osservare  che  considerando  (piesta  sostanza  medesima,  sia  per  il 
lato  della  sua  chimica  composizione,  da  poi  che  consta  d'ossigeno, 
carbonio,  azoto,  idrogeno  e  ferro,  sia  per  quello  della  sua  attitudine 
a  formare,  come  tutti  gli  altri  acidi  in  generale,  colle  diverse  l)asi 
sali  particolari,  non  ])uò  non  interessare  sommamente  la  fisiologia 
e  la  patologia.  Il  perchè,  prosegue  egli,  il  chimico  Giovanni  Stagi 
di  Firenze,  il  t(uale  ha  aiutato  il  prefato  Professore  in  simili  ricer- 
che, ha  in  animo  di  far  conoscere  quanto  ha  rapporto,  chimica- 
mente parlando,  colla  sostanza  in  discorso. 

Indi  lo  Stagi  si  fa  a  descrivere  il  processo  di  preparazione  della 
ematosìna,  che  è  quello  testé  accennato  col  nome  di  processo  d'in- 
terposizione, dimostrando  a  mano  a  mano,  nell'  ordine  delle  varie 
resultanze  le  materie  diverse  che  si  ottengono.  Dice  pertanto  doversi 
j)rendere  il  gi-umo  sanguigno,  porlo  in  una  toppa  di  lino,  e  mediante 
ac({ua  privarlo  della  sua  parte  fibrinosa.  Che  ciò  fatto,  nell  acqua 
in  cui  è  stemperata  o  sciolta  la  materia  cruorosa  doversi  affon- 
dere  della  soluzione  di  carbonato  di  soda  ;  inoltre  aggiungere  un 
eccesso  di  soluzione  di  solfato  di  rame  onde  precipitarne,  in  un  col 
carb(jnalo  di  rame  che  si  forma,  tutti  i  materiali  del  cruore.  Il  ipial 
precipitato  raccolto  sur  un  filtro,  e  lavato  ripetutamente  con  acqua 
distillata  o  di  pioggia,  e  poscia  disseccato  e  polverizzalo,  vien  detto 
polvere  d' interposizione.  S"i  da  (piesta  j)olvere,  e  meglio  ancora 
dallo  stesso  precipitato  senza  previa  essiccazione,  ricavasi  l' emato- 
sìna, trattando  sia  1'  una  sia  1'  altro  con  acido  solforico  allungato 


con  tio  o  (|uuttr()  \(jllf  il  suo  peso  tli  ar((ii;i,  entro  nii  si  lascia  jicr 
jioclii  istanti  in  digestione.  Messo  il  tulio  sur  un  fìllio  di  tela  fitta 
«li  lino,  si  preme  forte  onde  scindcie    niefjlio  clie  sia  pnssiMle  la 
parie  li(|iiida  dalla  solida.  Qnest   idiima  si  esaurisce  con  alcool  con- 
centrato, il  quale  lascia  un  residuo  bianco,  incoerente,  clie  il  pro- 
fessoj-e  Tadflei  fino  dal  i83(j  nelle  sue  pul)l)liclic  lezioni  ha  deno- 
minato periglohulo,  per   distinf,'uere  questo  materiale  aihuminoide 
(globulina  d'altri  chimici)  dall'albumina  del  siero.  L'alcool,  pro- 
segue lo  Stagi,  che  ha  servito  a  quest'ultimo  trattamento  assume  un 
coloi-  verdone  traente  al  rosso  bruno.  Si  filtra  per  caria  e  si  tratta 
con  carbonato  d'ammoniaca,  aggiungendovene  finché  la  carta  reat- 
tiva non  v'indica  più  la  presenza  dell' acido  solforico  libero.  Fil- 
trata nuovamente  la  soluzione  alcoolica,  si  evapora  in  storta  per 
recuperarne  1'  alcool,  procurando  di  spingere  la  distillazione  solo 
fino  al  punto  in  cui  scorgesi,  che  la  materia  rimasta  in  poco  licpiido 
acquoso  si  depone  al  fondo  del  medesimo.  Lavata  questa  con  acqua 
distillata,  per  sejiararla  da  ogni  sostanza  salina,  si  raccoglie  sur  im 
filtro;  ivi  lavandola  di  nuovo,  prima  con  acqua  acidulata  con  acido 
idrocloi-ico  e  quindi  con   acqua  pura  finché  questa  ne  scaturisca 
insipida.  Dopo  di  ciò  al  calore  di  stufa  si  dissecca.  E  questa,  dice 
io  Stagi,  1' ematosìna  o  acido  ema-plastico,  di  cui  intanto  ne  pre- 
-senta  un  vaso.  Quindi  accennando  egli  stesso  le  proprietà  caratte- 
ristiche di  ([uesta  sostanza,  procura  contemporaneamente  di  dimo- 
strarle per  la  via  di  sperimenti,  facendo  in  specie  i-ilevare  (pielle 
per  le  (piali  il  prof.  Taddei  dovè  considerai'la  come  un  acido  parti- 
colare e  distinto.  Annunzia  anche  aver  egli  osservato  che  quest'aci- 
do, ottenuto  nel  modo  sopra  detto,  conserva  un  odore  disgustoso 
suo  proprio,  e  forse  propi-io  della  materia  sanguigna;  e  che  (|uesto 
odore  gli  è  tolto  in  parte  dall'  etere,  il  quale  lo  priva  delle  materie 
grasse  che  lo  imbrattano. 

Fatta  questa  dimostrazione  passa  inoltre  lo  Stagi  a  presentare 
non  solo  la  polvere  d'  interposizione  ed  il  periglobulo,  ma  ancora 
gli  emaplastati  di  ammoniaca,  di  stronziana,  di  barite,  di  calce,  di 
[lotassa,  di  ai-gento  e  di  piombo  da  esso  lui  preparati  ;  avvertendo 
potersi  eziandio  ottenere  da  quest'acido  organico,  coll'emaplaslato 
d'annnoniaca  o  con  quello  di  potassa,  mercè  la  doppia  scomposi- 
zione, un  numero  assai  esteso  ili  combinazioni  saline,  nuove  |)er  la 
scienza,  e  da  nessuno  per  anche  studiate. 


—    aaG    — 

Qiiiiuli  il  cliimioo  Tommaso  Sbragia  trattiene  V  udienza  sopra 
l'analisi  d'una  sostanza  polverulenta  bianco-cinerea,  la  quale  era 
stala  resa  collo  materie  fecali  da  un  individuo  maialo,  e  clie,  da  lui 
irallala  in  ijucl  miglior  modo  dettalo  dalla  scienza,  gli  aveva  dalo  per 
ultimo  resultato  una  materia  gialla  j)ropria  della  bile,  e  colesterina. 

In  ultimo  il  l'residenle  rinnova  la  preghiera  che  si  vogliano  esibi- 
re i  (juesiti  |)er  la  veniente  Riunione  scientifica,  e  scioglie  l'adunanza. 

\  isto  —  //  Presidente  Prof  Gioacchino  Taddei 

//  Segiclfirio  Prof.  Luigi  Calamai 


ADIXAKZA 

DEL    GIORNO    29   SETTEMBRE 


Mld  lello  e  approvalo  il  processo  verbale  clell'adunanza  preceileiUe. 

In  ordine  all'  invilo  fallo  dal  Presidente  nelle  precedenti  adu- 
nanze, sono  proposti  i  seguenti  quesiti  per  il  futuro  Congresso  di 
Milano. 

I ."  Proseguire  lo  studio  chimico  della  materia  fosforescente  delle 
lucciole  ec,  in  aggiunta  a  ciò  che  è  stato  fatto. 

2."  Studiare  1'  azione  che  la  mannile,  lo  zucchero  ed  altre  so- 
stanze analoghe  esercitano  sui  borati. 

Sono  pure  proposti  i  seguenti,  tratti  dai  fascicoli  XI.\  e  XX II  de- 
gli Annali  di  fisica,  chimica  e  matematiche  del  prof.  Majocchi. 

I  ."•  A  quali  cause  debbasi  definitivamente  attribuire  la  fermen- 
tazione alcoolica? 

2.°  Si  danno  delle  sostanze  isomeriche?  Indagare  le  cause  che 
produrrebbero  l' isomerìa. 

3.°  Gli  acidi,  o  i  composti  capaci  di  produrre  dei  sali  cogli  os- 
sidi per  base,  debbono  essere  essi  riguardati  come  idracidi,  confor- 
me hanno  ammesso  Davy  e  Doulong? 

l\.°  L'acido  carbonico,  l'aria,  l'ammoniaca  e  le  materie  saline 
inorganiche,  sono  esse  le  sole  sostanze  che  concorrono  allo  svi- 
luppo delle  piante? 

5."Qual  è,  nell'impressione  delle  tele  dipinte,  l'influenza  che 
le  variazioni  atmosferiche  [)ossono  esercitare  sulle  combinazioni 
dei  mordenti  di  ferro  e  d'allumina  coi  tessuti? 

6.°  Quali  sono  le  reazioni  chimiche  che  possono  aver  luogo  al 
fondo  dei  mari? 

7."  In  (jual  modo  si  spiega  la  formazione  dei  depositi  di  zolfo 
nei  differenti  luoglii  conosciuti? 

8."  Dei  miasmi  e  dei  mezzi  di  conoscerne  la  natura. 

29 


—      2^8      — 

q."  Iiulicare  un  mezzo  efficace,  pronto  e  facile  per  riconoscere 
le  falsificazioni  degli  oli  del  commercio. 

IO."  Indicare  i  mezzi  cliiniici  coli'  aiuto  dei  quali  si  potesse  ri- 
conoscere l'avvelenamento  prodotto  datali  alcali  organici. 

11  prof,  l'uccinelli  legge  quindi  il  seguente  rapporto  : 

Signori 

«  La  Commissione  incaricata  di  prendere  in  esame  i  l'alti  regi- 
«  strati  nel  «  Cenno  di'  una  Memon'n  (hi  lìiilibìicarxi  so]>nt  una  nuo- 
«  i'«  />ro/>ri('(ti  della  mannke  »  inviato  al  quinto  Congresso  dal  signor 
«  dott.  Giuseppe  Menici,  e  di  referire  in  proposito  alla  Sotto-Sezione 
«  di  Chimica,  trovasi  suo  malgrado  costretta  a  rispondere  in  modo 
«  assai  inconi|)lelo  al  mandato  affidatole.  La  verità  costatata  di  un 
«  fatto  che  è  l'ondainentale  nel  foglio  sunnominato,  il  cambiamento 
«  cioè  che  prova  il  borato  di  calce  in  contatto  della  mannite,  veri- 
«  ficato  dai  componenti  la  Commissione  da  voi  nominata,  risvegliò 
«  nei  medesimi  un  vivissimo  desiderio  di  estendere  ancora  a  tutti 
«  gli  altri  borati  le  loro  indagini  ;  ma  l' angustia  del  tempo  non  per- 
«  mise  loro  di  mandare  ad  effetto  ciò  che  avevano  pure  divisato  di 
«  fare.  Necessitati  a  trattenersi  sopra  un  fatto  solo,  non  possono 
«  nascondere  il  dispiacere  che  provano;  sebbene  li  conforti  il  pen- 
«  siero,  che  anche  da  poche  sperienze  non  sarà  per  voi  difficile 
«  r  argomentare  di  (|uanta  importanza  sia  la  comunicazione  del 
«  dott.  Menici,  e  il  dare  una  spiegazione  almeno  probabile  al  fatto 
«  che  vanno  ad  esporre. 

«  Preparata  la  mannite  e  il  borato  di  calce,  per  allontanare  ogni 
«  sospetto  di  non  purezza,  prima  operazione  fu  quella  di  unire 
«  insieme  queste  due  sostanze  in  vaso  conlenente  acqua  distillata 
«  é  fredda.  La  soluzione  sollecita  ed  abbondante  che  si  ebbe  del 
«  boralo  di  calce  nell'acqua  che  aveva  in  soluzione  poca  mannite; 
«  la  scom[)arsa  di  molte  propiietà  particolari  ai  due  corpi  ;  moslra- 
«  rono  che  accadeva  fra  quelli  un'  azione  chimica  :  e  volendo  otte- 
«  nere  un  licpiido  in  cui  non  potesse  nemmeno  sospettaisi  traccia 
«  di  mannite  libera,  largheggiammo  nella  quantità  del  borato  di  cal- 
«  ce,  poco  curandoci  della  sua  piccola  solubilità  nell'acqua;  ab- 
«  bandonammo  a  se  il  vaso  per  un  giorno  intero,  e  dipoi  filtran- 
«  dolo  ottenemmo  un  liquido  neutro. . 


—   2^9   — 

«  Erasi  intanto  notato  che  nella  reazione  della  mannite  sul  bo- 
«  rato  di  calce  non  einettevasi  alcun  fluido  aeriforme;  e  potendo 
«  da  ciò  sosj)ettarsi  clic  la  mannite  coli' acido  l)oiico  si  dijioiiasse 
«  in  modo  aiialoi;o  all'  acido  tartarico,  Icntanuiio  di  conii)iiiare  a 
«  freddo  i  due  corpi-,  unendo  alla  soluzione  accpiosa  della  mannite 
«  r  acido  borico  ;  ma  la  combinazione  non  ebbe  effetto.  E  poiché 
«  rpiesta  si  ottenne  aggiungendo  alla  miscela  la  potassa  caustica, 
«  però  ci  parve  necessaria  per  determinare  la  unione  dei  due  corpi 
«  la  presenza  d'  una  base. 

«  Assicurati  di  cpicsla  guisa  che  almeno  a  temperatura  ordina- 
«  l'ia  ottener  non  si  poteva  la  combinazione  della  mannite  coll'aci- 
«  do  borico,  né  la  formazione  dell'  acido,  che  forse  non  a  torto  di- 
«  rebbesi  boro-mannico,  dovemmo  rivolgere  le  nostre  cure  al  com- 
«  posto  che  esso  fa  colla  calce,  é  tentare  d' isolarlo  da  ([uesta.  Si 
«  scelse  per  brevità  a  tale  oggetto  l'  acido  solforico,  e,  per  ottenere 
«  più  facile  la  separazione  del  solfato  di  calce  dal  liquido  in  cui 
«  volevasi  trattenere  l'acido  libero,  pensammo  esser  cosa  opportu- 
«  na  di  rendere  lo  stesso  lifpiido  alcoolico;  ma  poche  gocce  di  alcool 
«  essendo  state  sufficienti  a  precipitare  il  sale,  ci  costrinsero  a  cam- 
«  biare  via,  mostrandoci  intanto  essere  insolubile  nell'alcool  il  sale 
«  che  volevasi  decomporre.  Versammo  allora  dell'  acido  solforico 
«  assai  diluito  sopra  altra  quantità  di  quel  sale  medesimo  sciolto 
«  neir  acqua,  ed  anche  questa  volta  le  nostre  speranze  andarono 
«  deluse  ;  perciocché  trovando  libero  1'  acido  borico  fu  forza  con- 
«  eludere,  o  che  il  solforico  era  decomponente  troppo  forte,  o  che 
«  tale  diveniva  per  un  eccesso  anche  piccolo,  avendone  usato  in  tal 
«  (|uantità  da  rendere  il  liquido  appena  acido. 

«  Giunti  a  questo  termine  dividemmo  il  liquido  che  ci  era  ri- 
«  masto  in  due  parli;  una  delle  (juali  posta  ad  evaporare  si  residuò 
«  in  capo  a  venti(|uattro  ore  in  una  lamina  di  sostanza  lucida,  se- 
«  mi-trasparente  e  screpolata.  L' altra  metà  fu  decomposta  coli' aci- 
«  do  ossalico  finché  dette  intorbidamento;  (piindi,  filtrata  ed  eva- 
li porata  a  dovere,  depose  una  massa  di  piccoli  cristalli  di  sapore 
«  aspro,  solubili  nell'  alcool,  capaci  di  carbonizzarsi  al  fuoco,  e  di 
«  comunicare  un  color  verde  alla  fiamma  dell'alcool.  E  questo  in 
«  una  parola  1'  acido  che  prima  salificava  la  calce. 

«  Ecco,  o  Signori,  tutto  ciò  che  nella  ristrettezza  del  tempo  al> 
«  biamo  potuto  verificare  sul  conio  dei  fatti  del  sig.  Menici.  Se  co- 


—    23o    

«  me  questo  corrispondono  tutti  gli  altri  dal  medesimo  i-egistrati, 
«  voi  bene  intendete  quanto  cresca  la  importanza  dei  medesimi,  e 
«  quanto  sia  a  desiderarsi  che  vengano  essi  ripetuti  e  studiati  in 
«  modo  più  completo  di  (picllo  sia  stalo  permesst)  a  noi  di  fare. 
«  Quello  però  di  cui  sembraci  non  poter  convenire  coli'  autore  si 
«  è  :  «  I .°  che  nella  mannite,  pendente  la  sua  azione  sui  borali,  si 
«  stabiliscono  dei  cambiamenti  di  elementare  costituzione  ;  2."  che 
«  facendo  soggiornare  e  bollire  della  manna  nell'  alcool,  ijuesto  di- 
ti viene  acido  come  la  mannite  che  cristallizzando  si  deposita  » .  .\ 
«  noi  non  è  mai  accaduto  osservare,  clie  1'  alcool  in  cui  la  mannite 
«  aveva  bollilo  per  lungo  tempo  cangiasse  menomamente  la  carta 
«  reattiva  di  laccamuffa,  né  saprennno  intendere  come  la  mannite 
«  perdesse  poi  1'  acquistata  acidità  «  divenuta  asciutta  per  compres- 
«  sioue  o  per  essiccazione  spontanea  »  come  dice  l'autore.  Se  dal  fat- 
«  to  da  noi  verificato,  se  dalle  pochissime  sperienze  istituite  fosse 
«  lecito  dedurre  qualche  conseguenza,  noi  saremmo  d'  avviso,  non 
«  già  che  la  mannite  vada  soggetta  a  cambiare  la  sua  chimica  cosli- 
«  tuzione,  lo  che  non  potrebbe  avere  effetto  senza  che  perdesse  por- 
«  zione  di  alcuno  de'  suoi  elementi,  o  senza  appropriarsene  alcuno 
«  di  quelli  dell'  acqua  (  tuttavolta  che  di  questo  li(|uido  si  ammet- 
«  la  aver  luogo  la  decomposizione  )  restando  inalterati  1'  acido  bo- 
«  rico  e  la  calce  ;  ma  che  piuUoslo  la  mannite  si  copulasse  col- 
«  r  acido  borico,  che  producesse  in  questo  modo  un  composto  aci- 
«  do,  capace  perciò  di  unirsi  a  quella  base  medesima  che  era  pri- 
«  ma  salificata  dall'  acido  del  borace.  A  conforto  di  questa  nostra 
«  opinione  avremmo  la  esistenza  dell'  acido  boro-tartarico,  o  a  dir 
«  meglio  quella  dei  boro-tartarati,  non  essendo  stato  sin  qui  isolato, 
«  per  quanto  noi  sappiamo,  il  loro  acido.  Questa  però  non  è  che 
«  un'opinione.  Quanto  al  rimanente,  la  Commissione  crede  che  deb- 
«  bansi  rendere  grazie  al  sig.  Menici  per  la  sua  comunicazione,  e  la- 
«  scia  la  spiegazione  dei  fatti  dal  medesimo  referili  a  ([uelli  fra  i 
«  chimici,  che  potranno  con  maggior  tempo  e  con  più  cognizione  di 
«  causa  studiai  li  ». 

Firmati-^  Principe  Luigi  L.  Bon.vpabte 

Prof.  Benedetto  Puccinelli  relatore 

Dopo  aver  letto  questo  rapporto  Io  stesso  prof.  Puccinelli  depone 
nelle  mani  del  Presidente,  jierchè  sieno  resi  ostensibili  a  chicches- 


—    aii    — 

sia,  il  boru-inaiinato  di  calce  e  l'acido  boro-mannico,  che  unita- 
mente al  principe  L.  Bonaparte  ha  ottenuto  all'occasione  di  ripete- 
re f^li  sperimenti  del  prefalo  dott.  Menici;  e  il  Princij)e  L.  Bonapar- 
te, profittando  dell'occasione  di  essere  stato  parlato  nel  sopraddetto 
rapporto  della  mannite,  presenta  un  vaso  di  questo  materiale  in 
bellissimi  cristalli  quadrilateri  assai  voluminosi,  ottenuto  col  pro- 
cesso da  lui  descritto  nella  Gazzetta  toscana  delle  scienze  medico- 
fisiche  (  \ed.  an.  I.  pag.  98  ). 

Il  prof.  Pirla  presenta  il  rapporto  della  Commissione  incaricata 
di  esaminare  la  IMemoria  del  Clementi  sidl' aroma  della  vainiglia; 
dal  (juale  resulta,  che  la  Commissione  per  ristrettezza  di  tempo  non 
avendo  potuto  pronunziare  sul  valore  delle  ricerche  chimiche  isti- 
tuite dall'  autore,  e  delle  conseguenze  che  egli  ne  tira,  ha  differito 
quest'esame  fino  all'epoca  del  futuro  Congresso  ;  invitando  lo  stes- 
so Clementi  a  ripetere  ed  ampliare  intanto  le  sue  sperienze. 

Il  prof.  Taddei  Presidente  comunica  le  ricerche  da  lui  fatte  cir- 
ca al  modo  di  riconoscere  e  differenziare  il  sangue  umano  da  quel- 
lo degli  altri  animali;  e  sebbene  intorno  a  ciò  non  referisca  che  la 
sola  parte  materiale  del  processo  impiegalo  a  tale  oggetto,  pure  si 
applaude  generalmente,  domandando  la  pubblicazione  dell'intero 
(1)  lavoro. 

Il  Calamai  Segretario,  dopo  avere  ricordato  che  il  chimico  far- 
macista Bonjean  l»a  fatto  conoscere  in  una  delle  precedenti  adu- 
nanze, ris|)etto  all'iodio  ed  a' suoi  composti,  il  modo  di  scuoprirli 
con  sonmia  facilità  mercè  l'amido  e  l'acido  azotico;  dice,  che  sic- 
come il  medesimo  nel  fare  gli  sperimenti  all'  oggetto  di  dimostrale 
il  fatto  non  esil/i  nessuna  guarentigia,  sia  per  i  materiali  di  cui  era- 
si servito  e  delle  loro  respettive  proporzioni,  sia  per  la  realtà  dei 
resultati  comparativi,  da  esso  lui  mediante  il  cloro  e  l'amido  sem- 
plicemente annunziati  e  privatamente  ottenuti  ;  cosi  aveva  creduti) 
conveniente  anzi  necessario  di  ripetere  tutti  gli  sperimenti  a  ciò  re- 
lativi. Per  il  ciie  essendosi  unito  al  farmacista  Stagi,  e  debitamente 
fatto  con  esso  quanto  era  da  farsi  in  proposito,  comunica  per  re- 
sultato di  tali  sperimenti,  in  conferma  anche  di  quanto  disse  il  Bon- 

(I)  Questo  stesso  processo  per  discriminare  il  sangue  ili  diversi  animali  vena 
rii)ortato  testualmente  nel  processo  verbale  dell'  ultima  adunanza  della  Sezione 
di  Medicina,  ove  l'autore  lesse  per  l'intero  la  Memoria  su  questo  ari;oinento. 


—  aSa  — 
Jean,  clic  mi  g;raiio  ti'  ioduro  di  potassio  in  libbre  venticinque  di 
acqua,  cioè  una  parie  dei  primo  in  172,800  volte  il  ridetto  li(|uido, 
può  esser  reso  sensibile  con  vistosa  reazione  dall'  inipie^'o  sinuilla- 
iieo  dell'  amido  in  polvere  e  dell'acido  azotico,  mentre  col  cloro  lo 
è  appena;  che  un  grano  di  detto  ioduro  e  libbre  cento  di  acqua, 
cioè  una  parte  in  peso  del  primo  e  691,200  della  seconda,  la  rea- 
zione col  mezzo  suindicato  è  sempre  sensibilissima,  mentre  col  clo- 
ro non  lo  è  punto;  finalmente  che  tale  reazione  è  ancora  sensibile 
collo  stesso  acido  e  amido  da  trarre  un  giizdizio  non  equivoco  del- 
l'esistenza di  un  ioduro  nell' ac((ua  di  sperimento,  nel  caso  anche 
di  avere  la  soluzione  ck)j)piamente  diluita,  cioè  formata  di  una  par- 
te in  peso  d' ioduro  e  di  i,382,4oo  di  acqua.  Talmente  che,  sebbene 
da  (jucste  ultime  proporzioni  in  poi  ogni  reazione  non  si  renda  pili 
manifesta,  uè  anche  coli'  impiego  dell'  amido  colto,  conforme  sug- 
gerisce il  Bonjean  medesimo,  conclude  esser  questo  metodo,  nei  ca- 
si nei  quali  si  tratta  di  cercare  l' iodio  in  li((uidi  scoloriti,  cosi  cer- 
to e  cos'i  efficace  da  doversi  preferire  ad  ogni  altro  conosciuto. 

Il  i)rincipe  Luigi  Bonaparte,  sodisfatto  di  tali  resultati  favore- 
voli, fa  osservare  esser  questa  reazione  tra  l'amido  e  l'iodio  col 
mezzo  dell'acido  azotico  la  più  sensibile  che  si  conosca,  non  esclu- 
sa <|uella  che  si  ha  dall'arsenico  coli' apparecchio  di  Marsh. 

Il  Calamai,  presa  nuovamente  la  parola,  parla  della  mucometria 
orinaria  del  prof.  Taddei.  Ricordando  in  questo  proposito  special- 
mente di  quale  importanza  sia  il  determinare  la  quantità  di  muco 
contenuto  nell'  orina  dei  malati,  per  deduine  non  tanto  lo  stalo  più 
o  meno  innormale  di  tutto  l' apparecchio  loro  orinifero,  quanto  cer- 
te condizioni  speciali  del  malato  stesso  ;  e  ricordando  eziandio 
(juanto  diffìcile  fosse  per  lo  addietro  il  giungere  a  separare  da  det- 
to umore  con  facilità  tal  materiale,  fa  sentire  che  avendo  il  prefato 
Professore  sodisfatto  pienamente  a  questo  bisogno  colla  sua  muco- 
metria, ossia  col  suo  metodo  per  misurare  la  quantità  di  muco  con- 
tenuto neir  orina,  ha  reso  un  importante  servigio  alla  chimica  ed 
alla  patologia,  per  ciò  che  riguarda  specialmente  le  affezioni  pro- 
pine della  vessica  orinaria. 

Quindi  il  farmacista  Stagi  dimostra  in  che  consista  questo  me- 
todo. Empie  pertanto  un  cilindro  di  cristallo  di  quella  orina  di  cui 
vuol  far  conoscere  la  quantità  di  muco  di  cui  essa  è  carica.  Prende 
una  lamina  di  rame  lunga  (juanto  la  metà  del  cilindro  ridetto,  stata 


—   233   — 

])iecedenlemente  ossidata  col  mezzo  di  un  poco  di  soluzione  di  sale 
ammoniaco,  oppure  di  sai  comune,  fattavi  sopra  asciugare.  Pone 
(|iiesta  lamina  nel!' orina  lasciandovela  sospesa,  l'a  allora  osservare 
che  tutto  il  muco  di  <pu'sto  li(|uido,  portandosi  sulla  lamina,  forma 
doccili  leggeri,  i  tpiali  a  poco  a  poco  discendono  in  basso,  e  vengono 
a  formare  uno  strato  assai  notevole  in  fondo  al  vaso.  Dice  allora 
elle  raccolto  rpiesto  |)recipilalo  sopra  un  filtro  di  carta  emporetica, 
lavato  e  disseccato,  dà  la  quantità  di  muco  che  si  cei'ca. 

Il  Presidente  facendo  nota  la  lodevole  intenzione  manifestata 
dal  prof.  Majocchi  mediante  i  suoi  Annali  di  chimica,  fisica  e  ma- 
tematiche, j)er  ciò  che  riguarda  a  costituirsi  egli  medesimo  in  cen- 
tro di  propagazione  di  lutto  ciò  che  in  Italia  può  venir  fatto  e  puh- 
hlicato  intorno  alle  scienze  anzidette,  lo  invita  ad  esporre  i  mezzi 
con  che  egli  medesimo  crede  poter  meglio  riuscire  a  portar  la  cosa 
ad  effetto.  .\l  che  il  prof.  Majocchi  replica,  che  incaricherebbe  uno 
degli  scienziati  residenti  in  ciascuna  delle  principali  e  più  cospi- 
cue città  d' Italia  per  raccogliere  e  riunire  le  notizie  di  (pianto  po- 
tesse venir  pubblicalo  sulle  ricordate  materie,  per  quindi  trasmet- 
terle a  lui  in  Milano,  ove  egli  se  ne  farebbe  centro  di  propagazione 
e  diffusione. 

Le  persone  a  ciò  nominale  dallo  slesso  professor  Majocchi  so- 
no le  seguenti  : 

Per  Lucca,  il  doti.  Giovanni  Barsotti  prof,  di  Matematica  subli- 
me nel  Real  Liceo. 

Per  Firenze,  il  doti.  Gioacchino  Taddei  prof,  di  Chimica  orga- 
nica e  Fisica  medica  nell'  I.  e  R.  Arcispedale  di  santa  Maria  nuova. 

Per  Torino,  il  dott.  Domenico  Botto  prof,  di  Fisica  in  quella 
Reale  Università. 

Per  Genova,  il  dott.  Girolamo  Botto  prof .  di  Clinica  medica  in 
quella  Reale  Università. 

Per  Venezia,  il  prof.  Bartolommeo  Bizio  Vice-Segretario  dell'Im- 
periale e  Reale  Istituto. 

Per  Bologna,  il  dott.  Silvestro  Gherardi  prof,  di  Fisica  in  quella 
pontificia  Università,  e  Presidente  dell'  Istituto  dell'  Accademia  del- 
le Scienze. 

Per  Modena  e  Reggio,  Francesco  Selmi  pubblico  professore  di 
Chimica  in  Reggio. 


—    234  — 

!Vr  i'ai'ina,  \nlonio  Colla  direttore  dell'Osservatorio,  e  il  Padre 
Tassiani  prof,  di  Fisica  in  quella  Ducale  Università. 

Per  Konia,  il  niai'cliese  I.od(>\ico  Poloiiziani. 

Per  Napoli  e  Sicilia,  I^iij^i  Palincriiii  jìrof.  di  Fisica  nella  Reale 
Università  di  Napoli. 

Dopo  di  ciò  il  Presidente,  rivolj^endosi  a' suoi  Colleghi,  con  af- 
fettuose esj)ressioni  li  ringrazia  per  l' impegno  e  lo  zelo  con  cui 
venne  da  essi  assistito  nell'onorevole  incarico  che  vollero  affidar- 
gli, e  seco  loro  congratulandosi  j)er  la  copia  delle  dottrine  emesse 
e  dei  fatti  esilnti  intorno  alle  chiiuiche  discipline,  chiude  1'  ultima 
adunanza. 

^  isto  —  //  Presidente  Prof.  Giacchino  Taddei 

//  Segretario  Prof.  Luigi  Calamai 


ATTI   VERlìALI 


UELL4  SEZIONE 


DI  GEOLOGIA,  MINERALOGIA  E  GEOGRAFIA 


3o 


A  D  l  X  A  \  Z  A 

DEL   GIO.RNO    i(i   SETTEMBRE 


-»H)e*- 


JLl  Presidente  marcliese  Lorenzo  Pareto  apre  1' adunanza  della  Se- 
zione con  le  seguenti  parole: 

«  Ella  è  ben  dolce  cosa,  o  Colleglli  amatissimi,  che  al  ricorrere 
di  ogni  annuo  periodo  ci  sia  dato  rinnovare  il  fralellevole  am|)Icsso, 
con  cui  <|uasi  membri  di  una  stessa  famiglia  ci  abbracciamo;  e  ci 
sia  concesso  ripetere  le  nostre  amichevoli  dis(]uisizioni  sulle  scien- 
ze al  cui  culto  ci  dedichiamo  ora  in  una,  ora  in  un '  altra  delle  tan- 
to belle  e  dotte  città,  clic  gioielli  sono  della  corona  onde  s' insjhir- 
lanfla  la  nostra  penisola.  Llla  è  lien  dolce  cosa,  piacemi  rijietere,  e 
dono  anzi  caparra  di  provvidenza  che  molti  possano  degl'  Italiani, 
cui  è  brama  e  desiderio  ardente  di  vedere  questa  patria  concorde 
e  felice,  convenire  in  ospitale  città,  e  (pii  portare  quella  pieiruzza 
ali'edifizio  dell'umano  sapere  e  all' illustrazione  italiana,  che  per  lo 
ingegno  di  cadauno  si  può,  e  in  quel  ramo  di  scienza  che  si  è  scel- 
lo a  mira  delle  proprie  elucubrazioni.  E  questa  dolcezza  io  mi  pro- 
vava carissima  Tanno  scorso  in  Padova,  e  carissima  provo  quest'an- 
no in  Lucca  ;  se  non  che  l'amareggia  alcun  poco  il  desiderio  di  molti 
nostri  ("olleghi,  che  le  occupazioni  o  altri  motivi  rattengono  lungi 
da  noi.  i\Ia  siccome  in  Padova  io  doveva,  ringraziandovi,  «piasi  muo- 
ver fpierela  a  voi,  o  gentilissimi,  perchè,  nello  scegliermi  a  modera- 
tore delle  vostre  geologiche  disquisizioni,  avevate  armato  i  vostri 
occhi  di  un  prisma,  il  (piale  lroj)|)o  in  mio  favore  falsava  la  vostra 
visione;  cos'i  in  egual  modo  a  Lucca  io  debbo  voi  ringraziare  della 
tanta  cortesia,  per  cui  ancor  mi  volete,  mentre  tanti  altri  meglio  di 
me  lo  sarebbero,  Presidente  della  vostra  Sezione,  e  ministro  primo 
di  f|uelle  determinazioni  che  stimerete  opportune  al  migliore  anda- 
mento della  medesima.  E  poiché  tanto  siete  cortesi  quanto  io  mi 
sentii  da  meno  dell'affidatomi  incarico,  così  debbo  a  questi  ringra- 


—  iiS  — 
/.iaiiiciiti  |)i'i-  l' imore  irii|>ailitoiiii  ai;i;iiini;ere  calde  supplicazioni, 
al'iiiicliè  mi  siate  larghi  d  iiKlulgeiile  benevolenza,  se,  come  il  pre- 
vedo, non  potranno  corrispondere  al  buon  volere  e  all'  ardente  de- 
siderio di  compiacervi  quelle  forze  che  scarse  io  mi  sento,  a  con- 
durre (piai  mcijlio  si  conveirebhe  le  Illa,  le  quali,  negli  svariati  sog- 
getti di  cui  si  occupa  la  nostra  Sezione,  concorrono  ad  ordir  la  tra- 
ma di  una  scientifica  discussione. 

E  i)er  vero,  tanto  largo  cam])o  si  è  aperta  da  (pialche  anno  la 
scienza  geologica,  non  ha  guari  bambina,  ch'egli  è  dildcil  cosa  se- 
guitare da  soli  i  rapidi  e  giganteschi  progressi  fatti  dalla  medesima, 
la  quale  di  molteplici  altre  scienze  coadiuvandosi  dei  progi-essi  che 
(lueste  vanno  facendo,  si  complica  ;  il  che  rende  ardua  cosa  al  cul- 
tore della  slessa  il  pienamente  conoscere  quanto  nei  vari  paesi  da 
distintissimi  geologi  viene  osservato.  Egli  è  perciò  che  si  dee  benedi- 
l'e  all'  istituzione  de'  Congressi,  i  (|uali  mettendo  a  contatto  gli  stu- 
diosi di  una  slessa  scienza  permellono  in  pochi  giorni  di  far  messe  di 
preziose  cognizioni,  e  di  dilucidare  e  schiarire  molli  dubbi,  o  al- 
meno rimuovere  talora  gli  ostacoli  che,  o  per  mala  intelligenza,  o 
per  non  possibile  sufficiente  esame  dei  luoghi  tulli  ove  un  fenome- 
no quasi  uniforme  presentasi,  frappongonsi  all'esalta  e  concorde  de- 
terminazione della  giacitura  di  qualche  fossile  o  più  dell'epoca  di 
una  data  formazione. 

E  ventura  di  tal  sorte  anco  in  quest'  anno  ci  è  dato  avere,  che 
oltre  ai  geologi  italiani  qui  presenti,  i  quali,  o  faranno  parte  all'adu- 
uanza  di  quanto  osservarono  in  questa  classica  terra  toscana  dei 
fenomeni  di  metamorfismo  e  di  sollevamento,  o  ci  ridiranno  am- 
pliale le  osservazioni  loro  sui  fenomeni  vulcanici  sì  attuali  che  di 
più  antico  periodo  della  meridionale  Italia,  o  ci  narreranno  le  sva- 
riate successioni  dei  teireni  di  sedimento  e  il  frapporsi  a  loro  di 
rocce  ignee  al  piede  delle  Alpi  venete;  abbiamo  geologi  di  oltre 
Alpe  e  di  oltre  Varo,  che  curiosissimi  fatti  su  porzione  della  conti- 
gua Francia  potranno  comunicarci,  e  forse  dare  la  chiave,  median- 
te il  confronto  di  posizioni  intermedie,  onde  si  venga  a  più  fissa  de- 
terminazione sul  j)reciso  posto  che  assegnar  debbasi  a  que'  notevo- 
lissimi scisti  talcosi,  a  ([uelle  rocce  arenacee  e  quarzose  di  aspetto 
antico,  che  sottostanno  alle  ingenti  e  pittoresche  moli  di  candido 
marmo  dei  monti  apuani,  o  alle  calcaree  subcrislalline  de'  più  mo- 
desti poggi  de' bagni  di  san  Giuliano.  Scisti  che  ora  al  terreno  gin- 


—   i^o  — 

rassico,  ora  a  j)iii  aiilklie  formazioni  riportaiisi.  E  a  dilucidare 
s'egli  è  j)ossii)ile  un  puiilo  lauto  impoi'taiite  per  la  Geologia  italia- 
na io  credo  non  sarà  discaro  ai  nieiid)ri  dell' adunanza  il  consacra- 
re una  o  più  di  (pieile  corse,  tanto  alla  scienza  e  allo  scientifico 
consorzio  giovevoli,  che  negli  ainii  addietro  con  diletto  sommo  de- 
gli intervenuti  si  fecero. 

Siede  la  gentile  città  che  cortese  ci  ospita  in  ameno  ed  uhci'to- 
sissimo  piano  iriigato  di  acque  fertilizzanti,  il  quide  è  limitato  da 
due  giogaie  di  monti  :  una  a  ponente  e  mezzogiorno  è  il  monte  per- 
chè i  Pisan  veder  Lucca  non  panno,  ed  è  continuazione,  soltanto  in- 
terrotta da  una  frattura  per  cui  scorre  ora  il  Sercliio,  della  gigan- 
tesca e  notevol  catena  de'  monti  apuani,  che  si  stacca  per  un  basso 
controforte  dal  vero  Apennino  là  nel  Fivizzanese  al  colle  non  lungi 
da  Mlnucciano;  l'altra  a  tramontana  e  levante  è  formata  dalle  pro- 
pagini  dell'  Aj)ennino  medesimo,  che  accompagnano  il  corso  del  tor- 
rente Lima  affluente  del  Serchio,  e  che  costeggiano  anche  per  cer- 
to tratto  cpiest'  ultimo  fiume. 

-Nella  prima  di  «juelle  giogaie  predominano  gli  scisti,  i  quarzi  del 
verrucano  e  la  calcarea  ;  nell'  altra  regnano  i  macigni  e  la  calcarea 
più  recente.  Sotto  le  scorte  del  chiarissimo  prof.  Pilla  e  del  chiarissi- 
mo prof.  Savi,  il  (piale  vogliamo  sperare  non  disertore  della  nostra 
Sezione  che  prima  lo  rivendica,  potremo  all'una  e  all'altra  dirigere  le 
nostre  corse,  ma  precipuamente  al  monte  Pisano,  e  se  fosse  possibile 
ad  una  parte  anche  meglio  dei  monti  che  stanno  verso  il  Seravezzese. 

Potrebbero  allora  i  geologi  i-iconoscere  le  relazioni  di  molte  del- 
le accennate  rocce,  ed  osservare  le  relazioni  di  certi  sollevamenti 
che  ripetonsi  poi  in  altre  parli  della  Toscana,  e  i  quali  a  parer  mio 
molto  hanno  influito  sulla  configurazione  della  costa  d' Italia  dalla 
parte  del  ÌMediteiraneo  a  j)artire  dalla  S[)ezia  fino  agli  Stali  del  Pa- 
pa e  al  di  là;  potrebbero  forse  determinare  in  qual  epoca  si  debba 
credere  che  siano  sorte  quelle  tanto  rimarchevoli  montagne. 

Né  in  proporre  siffatte  corse  ho  io  scordato  che  non  alla  sola 
Geologia  propriamente  detta  si  consacra  la  noslia  Sezione;  e  in  falli 
potranno  i  mineralisti  incontrare  in  queste  peregrinazioni  notevoli 
minerali,  ed  esaminare  le  ricche  miniere  di  quei  dintorni  e  le  cave 
dei  tanto  celebrati  marmi  statuari  e  delle  svariate  brecce,  onde  van- 
no famose  Seravezza  e  Stazzema.  K  i  geogi'ali  avrainio  campo  a  stu- 
diare come  si  comporti  quel  sistema  di  monti,  il  (piale  evidente- 
mente sembra  formare  un  corpo  a  parte  dell  Apennino,  un  contro- 


—    a/|0    — 

forte  totalmente  indipeiKieiite  dal  medesimo  :  potranno  aneo  esa- 
minare, disoiilendo  i  livelli  del  piano  ili  Lucca,  (pielli  del  laijo  di 
Bientina  e  vicinanze,  se  vi  sia  probabilità  che  un  tempo  il  Sercliio 
tenesse  altra  via  che  adesso,  e  in  vece  di  j^'Cllarsi  jier  le  (Vallure  di 
RipalValta,  la  f[tiale  separa  il  monte  Pisano  dal  monte  di  Qiiicsa,  non 
traversasse  il  piano  Lucchese,  non  percorresse  e  formasse  più  esteso 
il  lago  di  Bientina  e  corresse  poi  a  raggiunger  l'Arno  presso  Vico 
Pisano,  per  la  valle  che  sta  tra  i  monti  di  Bull  e  i  colli  di  Monte- 
Calvoli  e  ili  santa  Maria  a  Monte. 

Ma  qui  m'avveggo  che  nello  spaziare  per  tali  questioni,  che  io 
propongo  a  voi  di  risolvere,  rubo  vuì  tcm|)0  preziosissimo,  in  cui 
potreste  al  fondo  esaminarle,  e  mi  dilungo  dall'  oggetto  che  aveva 
in  mira,  cioè  di  fissare  di  vostro  consenso  1'  ordine  delle  discussio- 
ni: ad  ottenere  il  qual  fine  pregherò  quelli  tra  i  signori  scienziati, 
che  volessero  leggere  qualche  loro  Memoria  o  si  proponessci'o  fare 
(lualche  comunicazione,  di  essere  compiacenti  a  voleine  indicare 
r  oggetto  all'  ufficio,  o,  se  preferiscono,  depositarne  il  manoscritto, 
affinchè  si  prenda  nota  delle  medesime  e  si  distribuisca  in  modo  la 
materia,  che  possa  esservi  ogni  giorno  un  tempo  destinato  alla  let- 
tura, e  altro  consacrato  a  profittevoli  discussioni.  E  del  modo  di  te- 
nere queste  discussioni  io  certo  a  voi  non  favellerò,  che  so  perespe- 
i-ienza  quanta  dignità,  pacatezza  e  cordialità  ha  sempre  accompa- 
gnalo neha  Sezione  di  Geologia  le  difese  e  la  discussione  di  opinio- 
ni anco  discrepantissime.  Giacché  io  pienamente  conosco  che  noi 
coltiviamo  unicamente  la  scienza  per  se  medesima,  e  non  per  la  glo- 
riola che  può  venire  dall'essere  tenuti  per  più  valenti  dicitori  o  per 
sostenitori  di  più  brillanti  teorie.  So  che  ci  sentiamo  tulli  Italiani,  e 
vogliamo  concorrere  all'  illustrazione  di  tutta  la  penisola;  so  che  ci  l'i- 
guardiamo  come  una  famiglia  di  fratelli  qui  convenuti  al  bene  di  una 
madre  comune  ;  ed  è  a  si  sacro  titolo  che  io  vi  rinnovo  mio  supplica- 
zioni di  un  benigno  compatimento,  e  che  vi  do  un  fraterno  amplesso 
nel  dichiarare  aperta  la  prima  seduta  della  Sezione  di  Geologia  ». 

Il  Segretario  prof.  Leopoldo  Pilla  annunzia  i  doni  di  opuscoli 
fatti  alla  Sezione  dal  sig.  Graberg  de  Hemsò  e  dal  sig.  Eugenio  Si- 
smonda  ;  cioè  per  parte  del  primo  il  Sunto  de' progressi  della  Geo- 
gru  fui  letto  al  Con  gl'esso  di  Padova;  e  per  parte  del  secondo  la  sua 
Monografia  degli  Echinidi  fossili  del  Picnionle. 

Il  sig.  Graberg  de  Hemsò  comincia  a  leggere  un  suo  lavoro  so- 
pra i  progressi  falli  dalla  Geografia  da  un  ainio  in   ipia;  il  qual  la- 


voro  è  conliiiiia/.iniu'  di  <|iielli  letti  dal  inedesiiiio  autore  ne' pas- 
sati Congressi. 

Dipoi  il  Segretario  lef^ge  una  lettera  del  prof.  Catullo  al  sitj.  Vil- 
la di  Milano,  in  proposito  di  alcune  coulroverso  formazioni  calca- 
ree dell'  Alpi  venete. 

Questa  lettura  dà  materia  ad  una  discussione  intorno  alle  diver- 
se divisioni  i;eolof;i(lie,  die  si  possono  riconoscere  nel  calcare  se- 
condario degli  Apenuini.  E  stato  pi-imamente  invitato  il  sig.  Cocpiand, 
presente  alla  Sezione,  ad  esporre  i  risultamenti  delle  sue  ricerclie- 
intorno  alle  foi'niazioni  calcaree  secondarie  del  mezzogiorno  della 
Francia,  che  hanno  attenenze  con  quelle  dell'Apennino,  e  possono 
pei'ò  chiarirle.  Ei  fa  conoscere  come  nel  Varo  e  in  parte  anche  nel- 
le nasse  .\lpi  trovasi  sopra  alle  marne  iridate  primamente  il  lias  con 
fossili  caratteristici,  rpiindi  la  grande  oolite,  |)0Ì  1'  oxford  cltiy,  e  in 
seguito  una  serie  di  depositi  calcarei,  talora  dolomitici,  che  forma- 
no le  linee  più  rilevate  delle  valli  giurassiche.  In  queste  valli  è  de- 
positalo il  terreno  cretaceo  ed  è  assai  sviluppato.  Il  quale  è  compo- 
sto di  hasso  in  allo  i ."  della  formazione  neocomia  con  helemnites 
(lilaldtus,  .f/xilnngus  rctusus,  con  sopra  chaina  (unmoiiia,  neriitett 
gigantea,  coqunndiann  ed  alcune  specie  d' ippuriti  che  sono  le  pri- 
me a  comparire,  e  più  sopra  con  plicdluìe,  aiicylocer<is  ec.\  ■!."  del 
gfitt/t  con  fossili  caratteristici;  3."  in  ultimo  del  gres  verde  superiore 
mollo  sviluppato,  e  notevolissimo  per  lo  immenso  numero  lì' ippii- 
r/'ti,  alle  quali  si  uniscono  le  rmrnmuliti  e  /w///o//ft' mescolale  con  tiir- 
riliti  ed  mnmoìiitrs  rolhomagcnsis. 

A  proposito  delle  nuninuditi  il  sig.  Pareto,  esaminando  la  posi- 
zione di  alcuni  di  questi  fossili  trovati  da  lui  nel  contado  di  Nizza, 
e  nelle  ,\lpi  marittime,  passa  ad  esporre  la  serie  delle  formazioni 
secondarie  che  ha  ravvisale  nella  riviera  di  ponente,  e  nelle  altre 
parti  degli  .\pennini  liguri,  avendo  con  ciò  in  pensiero  di  dar  luo- 
go a  confronti  ed  approssimazioni  con  quelli  del  mezzogiorno  del- 
la Francia,  e  col  resto  tlell' Apennino.  Sopra  i  terreni  scisto-talcosi 
ei  ravvisa  un  calcare  di  diverso  aspetto,  che  riferisce  in  massa  alle 
formazioni  giurassiche  (  valli  della  Gennavaire,  del  Proia,  capo  No- 
ie ec.  ).  Nel  contado  di  Nizza  sopra  il  calcare  bianco,  eh' ei  ci-ede 
neocomiano,  indica  delle  marne  con  glauconia  e  fossili  caratteristi- 
ci del  gres  verde.  Poscia  addila  presso  la  Mortola  un  banco  di  tai- 
ghe nummuliti  con  altri  fossili,  eh' è  sottoposto  a  grossi  strati  di 
macigno,  i  (piali  finalmente  sono  coronati  di  calcare  a  fucoidi;  ulti- 


—  a/,2  — 

mi  liaiichi  secondo  lui  ilcllo  rorniazioni  calcaree  secondarie.  Fa  co- 
noscere la  estensione  di  tali  IkuicIiì,  e  come  si  mostrniio  in  tutta  la 
riviera  di  levante,  ma  molto  modificati  per  l'ei'uzioni  serpentinose, 
inlìno  a  che  presso  alla  Spezia  non  ricompariscono  le  formazioni 
calcaree  inferiori. 

La  discussione  intorno  alle  masse  calcaree  delle  Alpi  apuane  è 
stata  rimessa  ad  un'  altra  adunanza. 

Il  Sei^ietai'io  Pilla  |)rosegueiido  a  chiarire  l'età  del  calcare  se- 
condario nell'  Apeunino  napolitano,  fa  osservare  che  dagli  Aiiruz- 
zi  inflno  al  principio  della  Calahria  questa  roccia  forma  la  parte 
più  antica,  visibile  del  suolo,  e  l'asse  principale  della  giogaia,  ed  è 
sviluppatissiina;  nella  Calabria  poi  comparisce  in  masse  staccate, 
soprapposte  agli  scisti  cristallini,  a  quel  modo  che  nelle  Alpi  apua- 
ne si  vede.  Siccome  il  calcare  forma  grandi  ammassamenti  rade 
volle  bene  stratificati,  e  non  presenta  linee  di  divisioni  bene  di- 
stinte; cos'i  non  è  j)ossibile  di  segnarvi  esatte  divisioni  geologiche. 
Ma  in  cambio  i  fossili  possono  porgere  di  buone  linee  zoologiche. 
La  porzione  più  antica  del  calcare  contiene  iltìoliti  giudicati  dal- 
l'Agassiz  giurassici  (  Cast ellamaie,  Gifuni  vicino  Salerno,  Pietraroia), 
i  quali  sono  i  più  antichi  fossili  di  tal  natura  che  si  conoscono  in 
Ftalia,  e  ancora  cpialche  rarissima  ammonite  liassica.  Questa  por- 
zione passa  insensibilmente  ad  un  calcare  carico  d'  ippuriti,  con  di- 
verse spezie  di  neriitce,  ((clcuiiellc,  pettini,  terelirntule  striate.  Le  più 
alte  cime  dell'Apennino  napolitano  sono  di  questo  calcare  composte 
(Maiella,  monte  Corno),  il  (juale  è  considerato  dal  Pilla  come  neo- 
comiano,  e  identico  a  quello  indicato  dal  Co((uand  nel  Varo.  Sopra 
questo  s' incontra  in  qualche  luogo  un  altro  calcare  molto  simile 
alla  creta  con  grandi  nummuliti,  ippuriti,  dicerati,  ostrea  vesicuìa- 
lis  ec.  r|)arte  orientale  del  Gargano,  isole  di  Tremiti,  Letto  manop- 
pello  nella  Maiella;.  Il  macigno  fiorentino  manca  interamente  nel 
Regno  di  Napoli;  in  vece  comparisce  un  terreno  calcareo  marnoso 
pieno  di  fucoidi  (  monti  di  Bovino  in  Capitanata  ),  il  quale  sembia 
ancora  ])iù  recente  del  calcare  cretaceo  nummulitico,  ed  è  rap- 
presentante dell'alberese  toscano 

Quindi  fu  sciolta  l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

//  Segretario  L.  Pilla 


A  D  IJ  \  A  \  Z  A 

DEL    G  1  O  II  N  ()    1  «    SETTEMBRE 
»©€£• 


J^ietto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  seduta  precedente; 
il  Presidente,  dopo  aver  esposto  le  conciusioni  dell'  altra  adunanza 
sul  calcare  secondario  d'Italia,  prega  il  prof.  Paolo  Savi  a  comuni- 
care le  sue  idee  sul  calcare  delle  Alpi  apuane  e  della  Maremma. 
Questi  risi)ondendo  all'  invito  espone  che  sopra  gli  scisti  talcosi  del 
verrucano  havvi  un  calcare  di  colore  grigio,  e  grigio  scuro  con  am- 
moniti, enlrochi  ed  ortocere,  la  qual  roccia  si  osserva  da  prima  nel 
promontorio  di  monte  Argentaro,  a  Collelungo,  dove  il  calcare  al- 
terna cogli  scisti,  ed  in  altri  luoghi  di  Maremma;  poi  ricomparisce 
nei  monti  pisani,  e  (pondi  in  grandi  masse  nelle  ,\lpi  apuane.  So- 
pra questo  dice  essere  un  altro  calcare  compatto,  che  passa  al  do- 
lomitico, ed  a  mainio  statuario.  Al  quale  è  so])ra|)])osto  1'  alberese, 
connesso  con  la  gran  massa  di  macigno.  Quest'ultimo  terreno  non 
pure  forma  colline  alle  falde  settentrionali  della  giogaia  apuana,  ma 
ancora  la  porzione  principale  dell'  Apennino  di  Toscana.  Discu- 
tendo j)oi  l'età  geologica  di  queste  rocce  calcaree  e  degli  scisti  sot- 
toposti, mostra  essere  difficile  cosa  il  chiarirla  perfettamente,  per 
le  molte  modificazioni  che  hanno  sofferte,  per  le  (piali  i  calcari 
oom|)atti  ed  argillosi  .sono  diventati  purissimi  marmi  cristallini,  e  vi 
sono  spariti  gli  avan/.i  de' fossili  che  tenevano  racchiusi. 

Il  prof.  Pilla  dimanda  al  prof.  Savi  la  sua  opinione  sopra  alcune 
differenze  ch'ei  crede  ravvisare  nelle  masse  calcaree  de'  monti  ci- 
tati, nelle  quali  ei  pensa  potersi  distinguere  i."  il  calcare  scistoso 
ad  (inimuiiili  eil  arlacvre  della  Spezia;  2."  so|)ra  (juesto  un  calcare 
contenente  terebnttule  striate,  pettini  etl  un  rnylilus  caratteristico 
(  valle  della  Secchia  ì,  che  passa  a  mano  a  mano  al  marmo  di  (Car- 
rara; nel  primo  caso  stratificato,  nel  secondo  traversato  solo  da  nu- 
merose irregolari  fenditure;  3."  un  calcare  distintamente  stratificato 

3i 


—      244     — 

con  nmnorosi  straleielli  di  selce  iiiteipnsli  (san  Giuliano  nei  nionli 
pisani,  valle  dei  I5ai;ni  di  Lucca);  /(."  l'alberese  allenianlc  colle 
marne,  contenente  lucoidi. 

Il  prof.  Savi  conviene  intorno  a  queste  differenze  ravvisale  dal 
Pilla  ne' calcali  secondari  di  Toscana;  solo  crede  non  esservi  linee 
bene  dislinte  per  ddinire  i  loro  limili.  11  (piai  fallo,  secondo  il  Pilla,  è 
una  ripetizione  di  quello  si  osserva  nel  calcare  secondario  napolitano. 
Dopo  ciò  il  Presidente  marcliese  Pareto  fa  osservare,  che  la  stes- 
sa successione  di  rocce  calcaree  scorgesi  in  alcuni  luoghi  delle  .Mjjì 
niarillime  verso  le  sorgenti  del  Tanaro;  cioè  sopra  gli  scisti  talcosi 
trovasi  un  calcare  scistoso,  poi  compatto  con  fossili,  poi  conlenente 
straleielli  di  selce;  e  crede  aver  ravvisato  lo  slesso  fallo  nelle  Alpi 
che  dai  Bagni  di  Louelsch  esteiulonsi  jier  il  Siminenllial  verso  il 
lago  di  Than  nella  Svizzera,  ove  sopra  gli  scisti  lalcosi  s' incontrano 
calcari  compalti,e  quindi  la  formazione  del  macigno  co' suoi  fucoi- 
di,  colà  chiamalo  Jlusvh,  e  sospetta  potervi  essere  anche  qualche 
cosa  di  analogo  nei  Pirenei.  A  questo  proposito  il  sig.  Coquand  di- 
ce di  riconoscere  appunto  una  grande  analogia  fra  ciò  eh'  egli  ha 
osservato  nei  Pirenei  e  quello  si  scorge  negli  Apennini,  e  cita  an- 
cora alile  giacilure  simili  nell'  isola  d'  Elba. 

Sul  fatto  de'  calcari  a  fucoidi  il  sig.  Omalius  d'  Halloy  riferisce 
una  recenle  opinione  sostenula  a  Parigi,  secondo  la  quale  questo 
calcare  può  essere  consideralo  come  terziario,  e  dice  questa  opi- 
nione esser  sorta  per  1'  esame  di  molti  fossili  portati  dal  sig.  Le- 
merie  da  lirianilz  nei  Pirenei,  i  quali  fossili  dal  Desha\es,  e  da  altri 
paleonlologisti  sono  siali  considerali  come  assolutamente  terziari. 

11  sig.  Co(iuand  osserva  che  sarebbe  necessario  di  vedere,  se  i 
fucoidi  che  si  trovano  insieme  con  quelle  conchiglie  sono  realmente 
"li  stessi  che  contrassegnano  l'alberese  toscano,  hidica  in  falli  al- 
cuni luoghi  delle  Basse  Alpi  ove  ci  ha  fucoidi  diversi  da  quelli  del 
macigno,  e  gli  riferisce  al  periodo  terziario. 

Il  prof.  Pilla  soggiunge  che  tale  questione  si  lega  a  quella  già 
antica  del  de|)osito  di  Gosan,  e  del  Kressemberg;  ma  che  in  Italia 
non  ci  ha  nessun  luogo,  ove  si  trovi  tal  mescolanza  di  conchiglie 
fossili  e  <li   fucoidi. 

Dopo  questa  discussione  il  sig.  Zigno  legge  una  nota,  nella  (piale 
indica  la  successione  dei  depositi  calcarei  nella  gronda  meridionale 
delle  Alpi  venete.  In  queste  Alpi,  ei  dice,  egualmente  che  in  quelle  di 


—  a/,5  — 
Lombardia,  la  roccia  più  l)assa  che  sorregge  le  forma/ioni  arenacee  e 
calcaiee  secondarie  è  il  niicascisto.  Sul  (jiiaie  nelle  valli  più  [ìrofon- 
dainentc  scavale,  come  in  quelle  dell'Agno,  della  Rosina,  dell'Astico, 
non  che  nei  contorni  di  Schio  e  nel  haciiio  di  Recoai'o,  sono  po- 
sti: i.°  l'arenaria  rossa  aulica  con  lievi  indizi  di  litantrace;  2.°  il 
calcare  alpino  o  zechsteiii  colle  sue  marne  e  tutta  la  formazione  del 
trias;  3.°  sopra  il  ketiper  si  stende  il  calcare  giurassico,  il  quale  for- 
ma la  massa  principale  della  veneta  catena,  ed  è  in  molti  punti  la 
sola  i-occia  più  bassa  visibile.  Tutte  queste  formazioni  si  veggono 
particolarmente  nella  parie  superiore  della  valle  dell'  Agno,  e  so- 
no tagliale  dai  filoni  doleritici  surti  in  più  epoche.  Kgli  è  di  cre- 
dere la  dolerite  di  Recoaro  essere  tutt'  ima  col  porfido  pirosse- 
nico  che  da  Fongara  si  stende,  uscendo  in  guisa  di  filone  verticale, 
attraverso  la  valle  della  Leagra  fino  al  Timonchiello,  e  modifica 
ovunque  il  calcare  giurassico.  Indica  quindi  come  a  Cesuna  ed  a 
Camporovere  si  veggono  sovra  di  essa  gli  strali  conchigliferi  del- 
l'arenaria verde  e  del  calcare  a  coralli,  e  come  sulla  Monfenera  nel 
Trivigiano,  ed  al  l'ine  nel  bellunese,  sembra  che  questi  sieno  rappre- 
sentati dal  calcare  ad  ippurili,  die  soggiace  al  calcare  ammonitico, 
al  biancone  ed  alla  scaglia,  e  che  inferiormente  si  lega  alternando 
cogli  strati  giurassici.  Afferma  potersi  scorgere  queste  relazioni  di 
giacitura  in  alcuni  punti  delle  montagne  trivigiane  e  bassanesi,  e 
nota  come  1'  inclinazione  ilegli  strali  secondari  è  parallela  a  quella 
degli  strati  terziari,  che  si  addossano  alle  coste  meridionali  di  quella 
catena.  Ricorda  come  all'ovest  della  Brenta  s' incontra  di  rado  il 
terreno  sidiapennino,  e  come  la  regione  posta  tra  la  Brenta  e  la 
Piave  riesce  acconcia  per  vedere  le  relazioni  del  terreno  cretaceo 
e  del  sopracretaceo;  non  essendo  stati  smossi  i  loro  strati  dalle  eru- 
zioni basaltiche  e  trachitiche,  che  nel  Veronese,  Vicentino  e  Pado- 
vano gli  sconvolsero,  e  quindi  piìi  difficile  rendettero  il  loro  studio. 
Aggiunge  in  fine  uno  spaccato  della  gronda  meridionale  della  mon- 
tagna di  Possagno  e  delle  colline  asolane,  nel  quale  sono  indicate 
tutte  «pieste  relazioni  di  giacitura. 

Il  sig.  conte  Sanseverino  presenta  un  saggio  di  oro  in  pagliuolc 
raccolto  nelle  sabbie  del  fiume  Serio  vicino  a  Crema.  Ei  fa  cono- 
scere come  nella  poizione  dt^l  coiso  di  (pieslo  (iumc,  che  è  |)i{i  pros- 
sima alle  montagne,  noti  si  trova  salibia  oril'era,  ma  si  solo  quando 
scorre  nella  pianura. 


-   oA6  - 

Il  sifj.  (Inillon  offre  alcuni  suìJì,'!  ili  oinabi-o,  clic  trovasi  iicIIm 
steascisto  t^  vcrrucano  )  del  monte  ili  Uipa  vicino  a  Seravezza.  (Que- 
sto minerale  è  al  presente  oggello  di  diversi  scavi  d' importanza. 

Il  sig.  Omalius  d' Ilalloy  presenta  alla  Sezione  nn  esemplare  del 
suo  Prrcis  clc'iiicntdirc  de  Gc'ologie,  il  quale  accompagna  con  una 
esposizione  delle  norme  clie  1'  hanno  guidato  nella  divisione  delle 
materie  della  sua  opera.  Egli  ha  creduto  dover  estendere  il  piano 
della  sua  opera,  comprendendovi  tutte  le  conoscenze  che  riguarda- 
no il  nostro  pianeta,  (juindi  ha  descritto  a  mano  a  mano  la  confi- 
gurazione della  superficie  della  terra,  la  natura  delle  materie  che  la 
compongono,  la  loro  disposizione,!  fenomeni  che  avvengono  nel- 
r  atmosfera,  e  quelli  che  operano  o  hanno  operalo  da' tempi  i  più 
remoli  sopra  le  materie  liquide  e  solide.  Tutti  questi  soggetti  sono 
trattati  in  cinque  divisioni  speciali,  alle  quali  dà  i  nomi  di  Ceogra- 
fht,  di  Mineraìogid,  di  Geogiwsiti,  di  Mcleorologìa  e  di  Geogenia. 

Il  sig.  d'IIombres  Firmas  presenta  alla  Sezione  le  seguenti  sue 
Memorie. 

Sur  la  forinalion  d'un  cabinet  d'amateur,  et  d'une  collection  géo- 
logique  des  Cet'ennes. 

E.rcursion  ìi  hi  montagne  de  saint  Pierre. 

Notes  sur  Alais  ancien. 

Ohsen'dtions  sur  la  terebratula  diphya. 

Souvenir s  du  Fe'suve. 

Diverse  note  di  paleontologia. 

11  sig.  Pitiot  prega  la  Sezione  che  voglia  recarsi  a  visitare  la  col- 
lezione delle  rocce  e  de'  fossili  raccolti  nelle  perforazioni  de'  pozzi 
di  monte  Bamboli  e  di  monte  Massi  in  Maremma  per  la  licerca  del 
carbon  fossile.  Il  Presidente  dispone  che  questa  visita  si  faccia  il 
giorno  seguente. 

Il  Presidente  propone  di  fare  il  giorno  20  una  corsa  geologica 
al  lago  di  Bientina  ed  ai  monti  pisani,  ed  invita  coloro  che  voles- 
sero far  parte  della  brigata  a  scrivere  i  loro  nomi  in  una  nota. 

Dopo  di  che  l'adunanza  è  sciolta. 

Msto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

Il  Segretario  L.  Pilla 


A  D  l!  ^  A  \  Z  A 

DEL   GIORNO    19   SETTEMBRE 


—  »se«^- 


J^etto  dal  Segretario  il  processo  verliaie  della   seduta  precedente 
rimane  approvato. 

Il  Presidente  legge  una  lettera  del  sig.  Nicolucci  di  Napoli  a  lui 
diretta.  Nella  quale  espone  die  avendo  avuto  la  opportunità  di  esa- 
minare una  sabbia  recata  dal  deserto  di  Barca  avea  trovato  die 
contenea  varie  generazioni  di  fossili  microscopici,  appartenenti  a 
molluschi  polilalamici,  tli  accpia  dolce,  ad  infusori,  e  polipi. 

Il  sig.  (iraberg  de  Ileinsi)  continua  la  lettura  del  suo  sunto  sto- 
rico de'  progressi  della  Geografia  in  quest'  ultimo  anno. 

Il  Presidente  fa  conoscere  alla  Sezione  quella  parte  del  Program- 
ma pubblicato  quest'anno  dalla  Società  olandese  delle  scienze  di 
liarlem,  die  riguarda  la  Mineralogia. 

Dopo  ciò  il  sig.  Coquand  toglie  a  fare  in  una  nota  un  confronto 
tra  il  terreno  terziario  a  lignite  di  Aix  in  Provenza  ed  il  terreno  ter- 
ziario medio  di  Maremma.  Ei  crede  che  e  l' uno  e  l'altro  sieno  iden- 
tici, ed  appartengano  allo  stesso  periodo.  E  siccome  si  avvisa  di 
avere  dimostralo  che  il  terreno  d'Aix  debbasi  riferire  al  terreno  ter- 
ziario inferiore,  e  propriamente  al  gesso  di  Parigi  e  non  già  al  me- 
dio, secondo  che  pensa  il  Oufreiioy,  però  ancora  il  terreno  tosca- 
no e  gli  altri  simili  d' Italia  doversi  considerare  come  tcrziaii  infe- 
riori, paralleli  cioè  alla  formazione  di  Montmarlre  presso  Parigi. 

L'esame  di  (|uesta  opinione  del  Coquand  è  rimesso  ad  un'altra 
adunanza. 

In  ultimo  la  Sezione,  dopo  l' invito  del  Presidente,  recasi  a  visi- 
lare  la  collezione  delle  rocce  e  de'  fossili  che  accompagnano  i  de- 
positi carl»oniferi  di  monte  Bamboli  e  nionte  Massi  in  .Maremma. 
La  (juale  collezione  è  slata  fatta  dal  sig.  Pitiot  ingegnere  direttore 


—  a48  — 
dello  scavo  di  quel  conil)ustii)ile.  I  iiienihri  delia  Sezione  dopo  un 
diliijentc  esame  tle'nnnicrosi  pezzi  raccolti  dal  sij;.  l'iliol,  si  sono  in 
ciò  accordali,  il  carbone  minerale  di  monte  Band)oli  essere  ])er  i 
suoi  caratteri  mineraloijici  e  chimici  mi  vei'o  litantrace,  e  potere 
perciò  servire  ai;li  usi  di  questa  sostanza  ;  le  rocce  poi  clie  lo  ac- 
comjìagnano  contenere  avanzi  di  vegetabili  dicotiledoni,  conchiglie 
ed  altri  residui  organici  che  qualificano  il  terreno  manifestamente 
terziario  ;  non  doversi  in  questo  fatto  vedere  nessuna  contraddi- 
zione con  le  dottrine  slaliilite  nella  scienza,  secondo  che  pensano 
alcuni  volgari;  poiché  il  litantrace  non  ha  unica  ed  assoluta,  ma 
solo  principal  giacitiu'a  ne' terreni  carboniferi.  I  ([uali,  giusta  (pian- 
to fu  sancito  dal  primo  Congresso  scientifico  italiano,  o  mancano 
del  tutto  in  Italia,  o  sono  stali  trasformali  da  azioni  ignee.  Ora  è 
cosa  conosciutissima  in  Geologia  occorrere  questa  sostanza  ancora 
in  altri  piani  superiori  della  corteccia  terrestre,  e  quindi  l'essersi 
incontrata  in  un  terreno  terziario,  ciò  vuol  dire  che  la  sua  produ- 
zione ha  potuto  ripetersi  infino  negli  strati  più  recenti  terrestri  per 
effetto  di  circostanze  particolari.  Ne  questa  scoperta  distrugge  il 
fatto  generale,  che  la  gran  sede  del  litantrace  è  il  terreno  carboni- 
fero, e  che  questo  manca  in  Italia,  ovvero  è  ridotto  in  condizione 
non  più  riconoscibile.  Messo  ciò  per  vero,  rimane  solo  da  chiarire 
la  questione  geologica,  cioè  se  il  terreno  di  Maiemma  appartenga  al 
terreno  terziario  medio,  ovvero  all'inferiore  secondo  la  opinione 
sostenuta  dal  Coquand. 

Fra  i  fossili  trovati  nello  scavo  del  pozzo  di  monte  Bamboli, 
la  Sezione  scorge  alcuni  denti  di  mammiferi,  che  il  sig.  Coquand 
crede  poter  appartenere  al  genere  annplotherium.  Il  Presidente  in- 
vita il  prof.  Paolo  Savi  ad  esaminargli  co'  lumi  della  paleontologia, 
ed  a  far  conoscere  alla  Sezione  i  risultamenli  delle  sue  ricerche. 

Dopo  di  ciò  la  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

//  Segretario  L.  Pilla. 


A  D  l  N  A  i\  Z  A 

DEL   GIORNO    21    SETTEMBRE 


->S)9»- 


JLicUo  ed  approvato  l'atto  verbale  del  giorno  19,  il  Segretario  pre- 
senta alla  Sezione  in  nome  del  Presidente  Pareto  una  Memoria  di 
lui  su  certe  alternanze  di  terreni  con  conciiiglie  marine  e  lacustri, 
osservate  nelle  marne  subapennine  della  Liguria  mediterranea, 
l'rescnta  anche  un  esteso  articolo  sulle  miniere  d'  oro  della  Russia 
del  principe  Aiiatolio  Demidoff.  Il  Presidente  prega  il  sig.  Omalius 
d'IIailov  di  farne  relazione. 

.\j>pressci  il  Presidente  medesimo  prende  a  dare  ragguaglio  al- 
l' adunanza  delia  corsa  geologica  fatta  dalla  Sezione  il  giorno  ante- 
cedente al  lago  di  Bientina,  e  all'  intorno  de'  monti  pisani. 

La  Sezione  partitasi  la  mattina  da  Lucca  visitava  da  prima  il 
piano  e  territorio  lucchese;  indi  arrivala  alle  colline  presso  san 
Leonardo  incontrava  quivi  il  ferrucano,  che  presentasi  in  forma  di 
])sammite;  poi  presso  al  luogo  detto  /'/  Tiglio  si  accostava  al  lago 
di  Bientina  e  percorreva  il  piano  verso  Calcinala,  visitando  a  san 
Giovanni  alla  Vena  le  cateratte  che  chiudono  il  canale  imperiale, 
emissario  del  lago  di  Bientina  al  suo  sbocco  nell'  Arno.  Dalle  os- 
servazioni fatte  alla  sfuggita  sembra  al  Presidente  non  potersi 
trarre  nessun  argomento  a  prò  della  opinione  che  il  Serchio  in 
vece  di  correre  per  Ripafratta,  avesse  un  tempo  traversato  il  lago 
di  Bientina  e  fosse  andato  a  mettere  in  Arno;  soggiunge  nondi- 
meno non  esservi  fatti  precisi  che  dimostrino  ciò  essere  stalo  in- 
tieramente impossibile. 

Si  esaminava  poi  il  verrucano,  e  spezialmente  i  suoi  scisti  lu- 
cidi talcosi  in  tutti  i  poggi  che  sono  sopra  Vorno,  Palaiola,  Ruti 
e  san  Giovanni  alla  %  ena.  .Vddossato  al  verrucano,  e  finasi  in  for- 
ma di  cintura  poco  elevata  incontravasi  il  calcare  al  Romitorio  di 


—  a5o  — 
san  Giovanni  alla  Vena,  poi  a  monte  Olivelo.  Dove  gli  scavi  che 
sono  siali  eseguili  moslrano  il  calcare  in  forma  di  alti  animassa- 
menti  traversali  da  screpoli  e  fenditure.  La  roccia  è  aUpianto  gra- 
nellosa, l)iancliiccia,  sovente  un  po'cellulosa,  e  proliahilinenle  è  do- 
lomitica. Klla  contiene  caverne  e  fenditure  con  vestigia  di  brecce 
ossifere;  non  vi  è  riconoscibile  ima  precisa  stratillcazione.  Il  si- 
gnore Omalius  d'IIalloy  ravvisa  in  questo  calcare  le  forme  che  con- 
trassegnano le  dolomiti  del  Tirolo.  Tale  roccia  l'iniaiie  interrotta 
appresso  la  Caprona,  e  poi  ricomparisce  a'  piedi  del  contrafforte 
della  Zanibra;  tra  essa  e  il  verrucano,  sul  quale  poggia,  è  interpo- 
sta una  breccia  dolomitica.  Più  olire  incontrasi  nuovamente  il  ver- 
rucano. .\el  luogo  poi  detto  lo  Sprofondo  comincia  un  calcare  di 
aspetto  mineralogico  un  poco  diverso  :  il  suo  colore  è  bigio,  la  gra- 
na fina  e  compatta  ;  contiene  straterelli  di  selce  alcune  volte  ridot- 
ta terrosa  nella  superficie,  ed  ancoi'a  qualche  nocciolo  di  tpiarzo 
grasso,  fallo  non  comune  ne' terreni  dì  sedimento.  Non  lungi  dal 
detto  luogo  passa  ad  un  vero  marmo  saccaroide,  e  ritorna  poi  ad 
essere  com])allo.  Dai  Bagni  di  san  Giuliano  salendo  al  colle  che  dà 
passaggio  alla  strada  di  Lucca  si  trova  ancora  il  calcare,  e  con  nu- 
merosi strati  di  selce,  ed  ancora  con  tubei-coli  di  quarzo  grasso; 
quivi  si  vede  ristretto  tra  due  massi  di  verrucano,  e  passa  nella 
gronda  del  monte  Pisano  che  guarda  Lucca.  La  medesima  roccia 
continua  lungo  i  piedi  del  monte  che  sono  volli  a  Pisa,  e  quindi 
passa  al  di  là  del  Sarchio  verso  rilettole.  A  Ripafratta  ricomparisco- 
no le  rocce  scistose  del  verrucano.  In  proposito  delle  differenti  va- 
rietà di  calcare  osservate,  il  Presidente  manifesta  un  suo  dubbio  che 
non  sieno  distinte  per  caratteri  sufficienti,  e  crede  che  le  differenze 
mineralogiche  le  quali  presentano  si  debbano  attribuire  alla  diversità 
delle  alterazioni  sofferte.  La  Sezione  osserva  come  tra  il  marmo  gra- 
nelloso ed  il  calcare  compatto  presso  a  san  Giuliano  siavi  un  per- 
fetto passaggio,  e  segnar  non  si  possa  veruna  linea  di  separazione. 
La  brigata  fece  ritorno  la  sera  a  Lucca. 

I  falli  dinanzi  esposti  danno  materia  ad  una  discussione  circa 
il  modo  come  meritano  di  essere  consiilerati. 

II  Segretario  Pilla  avvisa  la  diversità  da  lui  indicata  de'  carat- 
teri mineralogici  essere  sufficiente  a  stabilii'e  due  differenti  forma- 
zioni calcaree  nei  monti  j>isani,  cioè  ([nella  di  monte  Oli  veto  compo- 
sta di  un  calcare  dolomitico,  celluioso,  avente  una  struttura  massic- 


eia,  e  traversalo  da  fcndiliirp,  1'  altra,  delle  vicinanze  di  san  Giulia- 
no, fatta  d'  un  eakare  compatto  a  j;raua  lina,  bene  stratificato,  e 
contenente  numerosi  strali  di  selce.  Ei  crede  poter  riferire  il  primo 
calcare  al  ^'iurassico,  il  secondo  al  cretaceo  infeiiore.  F.d  appoggia 
per  (|uesto  la  sua  ojìinione  sopra  i  fatti  da  lui  osservati  nel  calcare 
secondario  del  paese  di  Napoli. 

Il  sig.  de  Zigno  è  di  credere  che  il  marmo  variegato  bianco  e 
grigio  de'  Hagni  di  san  Giuliano  derivi  da  una  modificazione  del 
calcare  giurassico  ;  essendogli  avvenuto  di  osservare  una  simile  mo- 
dificazione prodotta  dai  fdoni  di  porfido  pirossenico  nel  calcare  giu- 
rassico delle  Alpi  venete. 

In  (pianto  alla  (|uistione  cbe  il  fiume  Sercliio  si  fosse  versato 
ne'  tempi  antichi  per  il  lago  di  Bientina  nell*  Arno,  secondo  che  al- 
cuni hanno  supposto  ed  ancora  scritto  ne' tempi  andati,  il  genera- 
le Vacaiii  espone  il  suo  dubbio  che  ciò  non  abbia  potuto  essere,  e 
pensa  aver  posto  ostacolo  a  tal  corso  (piell'allipiano  che  pel  Perno  e 
per  Vorno  congiunge  al  monte  Pisano  il  monte  Pizzorna;  il  quale 
monte  sta  a  ridosso  di  I\Iarlia  e  si  annoda  all'Apennino  di  san  Mar- 
cello. Egli  è  di  credere  il  Serchio  aver  sem|)re  avuto  il  suo  corso 
per  Ripafratta  al  mare,  o  aver  messo  pel  padule  di  Agnano  in  Arno 
sopra  Pisa,  o  poco  inferiormente.  E  coglie  questa  occasione  per 
esprimere  il  suo  desiderio  che  per  lo  bene  delle  floride  campagne 
che  circondano  Lucca  e  sono  assai  spesso  minacciate  e  ricoperte 
dalle  inondazioni  del  Serchio  e  del  lago  di  Bientina,  sia  accorciato 
il  corso  del  Serchio  j)er  rilettole,  facendolo  sboccare  direttamente 
al  mare  i-adendo  e  colmando  anche  il  lago  di  !Massaciuccoli.  Con 
la  quale  operazione  viene  ad  aprirsi  alle  piene  una  strada  breve  e 
più  libero  sfogo,  e  forse  si  troverà  ancora  un  mezzo  più  agevole 
e  sicuro  di  abbassare  il  j)eIo  di  acfjua  del  lago  di  Bientina,  senza  re- 
car minaccia  di  nuovi  interrinienli  nel  porto  di  Livorno. 

Il  sig.  ingegnere  Piazzini  di  Pisa  presenta  una  sua  Carta  topo- 
grafica del  territorio  pisano  e  di  una  parte  di  quello  di  Lucca,  nel- 
la quale  si  veggono  indicati  tutti  i  progetti  formati  dagl'  idraulici 
per  migliorare  la  condizione  delle  campagne  lucchese  e  pisana,  ed 
eziandio  il  progetto  dell'  ingegnere  iNotlolini  per  regolare  e  miglio- 
rare il  corso  attuale  del  fiume  Serchio.  Quindi  il  medesimo  inge- 
gnere (lice  esservi  tradizione,  e  molli  antichi  e  moderni  autori  aver- 
lo scritto,  che  uno  de'  canali  del  Serchio  staccavasi  al  di  sotto  del 

3a 


—    aaa    — 
villai;s;io  del   Ponte  a  Sercliio  nel  liiotjo  denominalo  Ramo,  e  per- 
correndo le  campagne  di  sant'Andrea  in  l'escaiola,  san  Iacopo  e 
san  Stefano,  entrava  in  Pisa,  e  congiungevasi  coU'  Arno  nelle  vici- 
nanze e  poco  di  sotto  all'  attnale  ponte  di  mezzo. 

Il  sig.  Carlo  Ciiorgini  dice  di  tenere  in  qnanto  ai  proposti  bonifi- 
camenti del  Scrdiio  pensieri  alcpianto  ilivcrsi.  Aggiunge  non  poter- 
si ntilmenle  trattare  la  questione  fuori  della  Sezione  di  Scienze  fisi- 
che e  matemaliclie,  e  quindi  riserharsi  di  discuterla  in  quella,  lad- 
dove a  ([ualcuno  ciò  facesse  piacere.  Rispetto  poi  all'antica  condi- 
zione del  Sercliio  ei  ricorda  aversi  tlaStrabone,  Plinio  ed  altri  autori 
certa  memoria,  che  il  suo  corso  fosse  in  quell'  età  dopo  Ripafratta 
verso  l'.Vrno,  nel  quale  confluiva  giustamente  sotto  Pisa.  E  salendo 
a  temj)i  più  renjoti,  non  crede  inqirohahile  che  il  Sercliio  stesso, 
innanzi  di  volgere  per  la  gola  di  Ripafratta,  versasse  in  Arno  pres- 
so Vico  Pisano  una  parte  almeno  delle  sue  acque.  Su'  quale  propo- 
sito osserva  :  i .°  siffatta  opinione  esser  conforme  alle  tradizioni  po- 
polari, riferendosi  a  quei  miseri  tempi  ne' quali  tacevano  le  istorie; 
■}.."  il  declivio  di  tutta  la  pianura  del  Sercliio  verso  l'Arno  mostrare 
la  pianura  stessa  essere  stata  prodotta  da  una  corrente  attiva  nel- 
r  indicata  direzione;  3."  le  alluvioni  del  Sercliio,  sulle  ([uali  si  tro- 
vano gli  avanzi  dell'  antichissimo  pavimento  di  Lucca,  sottostare  di 
poche  braccia  al  suolo  presente  della  città;  mentre  dopo  il  dicias- 
settesimo secolo  il  fondo  del  fiume  si  è  rialzato  oltre  a  sette  braccia. 
Questo  fatto  di  tenuissimo  sollevamento  della  pianura  rispetto  ad 
una  corrente  copiosissima  di  materie  ed  attiva  nella  successione  di 
tanti  secoli,  conduce  del  pari  a  giudicare  che  il  Sercliio  lasciasse 
tali  antiche  alluvioni  quando  con  lunghissimo  corso  mettea  nell' al- 
veo dell'Arno  allora  più  depresso  a  Vico  Pisano,  e  non  avesse  di 
poi  considerabilmente  rialzata  la  valle  per  le  sue  condizioni  a  gra- 
do a  grado  migliorate,  o  riunendo  in  un  sol  corso  i  suoi  rami,  o  con- 
ducendolo all'  .\rno  per  il  più  breve  cammino  di  Ripafratta,  o  vol- 
gendolo dirittamente  al  mare. 

Dopo  ciò  il  l'residente  invita  il  sig.  Coquand  ad  esporre  le  ra- 
gioni perchè  ei  crede  doversi  spostare  aUjuanlo  l'età  de'  terreni  ter- 
ziari di  Toscana  dimandati  comunemente  ìiiedi  o  mioceni. 

Il  sig.  Co(|uand  dice  ravvisar  lui  una  identità  comj)iuta  tra  i  ter- 
reni a  carbone  della  Toscana  e  i  terreni  a  lignite  di  Aix  in  Proven- 
za. Desume  questa  identità  :  i ."  dalla  natura  mineralogica  degli  stia- 


—    •>'')3   — 

li;  2."  dalle  foj^lie  di  piaiilo  dicniiirdoni  clie  nell'uno  e  nell'altro 
luogo  acconipa^Miaiio  il  coinhiislihile  l'ossile;  '3."  dalle  iiii])iessioni  di 
pnlmacites  Lanianoriis  trovale  ne'  terreni  di  Provenza  e  di  Toscana  ; 
4.°  dagli  avanzi  ili  tiiiiiiiìotcri  trovali  ancora  ne' terreni  de'dne  luo- 
ghi. E  siccome  ei  crede  avere  dimostralo,  centra  l'opinione  del  Uu- 
frenoy,  che  i  terreni  terziari  di  Aix  sieno  contemporanei  del  ges- 
so di  Montmartre  vicino  Parigi,  però  ei  ne  lira  per  conseguenza 
che  i  tei-reni  terziari  di  Toscana  sieno  da  reputai-e  non  già  medi, 
ma  sì  inferiori,  ovvero  del  j)eriodo  eocene. 

Il  Segretario  Pilla  fa  osservare  in  proposilo  di  questo  pensa- 
mento del  (;o(|iuind  che  in  Italia  sono  state  distinte  tutte  tre  le  for- 
mazioni terziarie  conosciute,  cioè  la  superiore  o  subapennina,  ((nel- 
la detta  media  dai  geologi  italiani,  e  la  inferiore  del  Vicentino.  La 
prima  e  1'  ultima  sono  bene  per  i  loro  fossili  determinate,  e  non  la- 
sciano luogo  a  dubbiezza.  Quanto  alla  media  ella  è  stata  definita 
prendendo  per  teriuinc  di  confionto  la  collina  di  Superga  in  Pie- 
nionle.  La  c|uale  per  la  natura  de' fossili  che  contiene,  e  pròpria- 
mente per  la  proporzione  numerica  delle  specie  viventi  e  delle  spen- 
te, è  universalmente  giudicata  come  terziaria  media,  e  tenente  il 
mezzo  tra  la  formazione  inferiore  del  Vicentino  e  la  superiore  del- 
l'.\stigiano.  E  poiché  i  depositi  terziari  di  Cadibona  e  di  Caniparo- 
la,  di  Marenmia  e  di  molli  luoghi  del  paese  di  Napoli  si  legano  a 
quello  di  Superga,  però  sono  siali  tulli  riferiti  al  terreno  terziario 
medio.  Non  però  di  meno  il  Pilla  trova  molto  sensale  le  considera- 
zioni del  Coquand,  cioè  la  presenza  di  [>nìmnciti  affini  nella  forma- 
zione di  Parigi,  di  Aix,  e  di  Mai'emma.  E  .se  avverasi  il  sospetto  che 
Ira  gli  avanzi  organici  trovati  a  monte  Bamboli  ci  abbia  denti  di 
{tnnploteri,  ciò  darebbe  grandissimo  peso  alla  opinione  del  Coquand, 
e  sarebbe  un  fallo  di  singolare  novità  nella  Geologia  italiana. 

Essendo  slato  detto  che  ci  avea  avanzi  di  tartarughe  nel  tei're- 
no  a  carbone  di  Maremma,  il  principe  di  Canino  fa  notare  la  im- 
portanza della  loro  precisa  determinazione  per  poter  servire  a  con- 
l'nuiti  tra  terreno  e  terreno. 

Il  sig.  Omalius  d' Ilalloy,  appoggiando  le  osservazioni  del  Pilla, 
aggiunge  non  bastare  i  generi  de'  fossili  a  stabilire  la  conlemjìora- 
neità  delle  foi'inazioni,  ma  essere  necessaria  la  identità  delle  specie  e 
<li  un  gran  numero  di  esse.  E  non  sapersi  bene  se  le  specie  ili  palma- 
cili  di  Maremma  sieno  identiche  a  quelle  de' terreni  di  Provenza  e 


—  254  — 
(li  .M.ireiiinia  ;  senza  rlio  (pipsto  fossile  solo  non  baslerebhe  al  ravvi- 
ciiiainonto  elio  inlcmle  di  l'are  il  Co(|uand.  Quanto  poi  a' denti  di 
nianniiilcri  trovati  a  monte  Bamboli  non  conoscersi  ancora  se  ap- 
partcns^ano  all'  anaplotherium  ovvero  all'  antrncotherhun  di  Cadiho- 
iia.  Qiiest'iillinio  l'approssimare  la  lignite,  nella  quale  si  trova,  a  cer- 
to eouii)ustil)ile  delle  molasse  svi/./.ei'C,  le  (juali,  i,'iusla  la  opinione 
dello  Studcr,  sarcbbci'o  più  i-ecenti  del  terreno  terziario  medio. 

11  Presidenle  marcbese  l'areto  ricorda  esservi  nunmiulili  nel  ter- 
i-eni)  terziario  non  solo  nel  \  icentino,  ma  ancbe  a  Gassino  presso 
Torino  in  un  calcare  eh'  ei  reputa  terziario,  e  ad  Acqui  e  nelle  col- 
line dietro  gli  Apennini  di  Genova.  Ed  ei  crede  esservi  molta  ana- 
logia geologica  tra  i  terreni  a  combustibile  fossile  di  Toscana  e 
tjuelli  della  valle  del  Tanaro  e  di  Cadibona,  che  non  si  possono  se- 
parare dalla  formazione  media,  cioè  da  quella  di  Superga. 

Dopo  di  ciò  la  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

//  Secret/Ilio  L.  Pilla 


ADINA \ZA 

DEL    GIORNO    22    SETTEMBRE 


-^.'5e<^ 


J_ictto  dal  Segretario  il  processo  verbale,  limane  approvato  dopo 
alcune  osservazioni  del  general  Vacani  e  del  sig.  Giorgini,  relative 
alla  (|uistione  del  corso  del  Sercliio. 

Di  poi  il  prof.  Paolo  Savi  espone  alcuni  suoi  pensamenti  sopra 
le  osservazioni  fatte  dalla  Sezione  nella  sua  gita  a'  monti  pisani.  Ei 
non  crede  il  calcare  di  monte  Oliveto  dolomitico,  ma  calcare  sem- 
plice rotlo  per  accidenti  locali,  ed  in  parte  rilegato  da  una  infiltra- 
zione spatica  posteriore.  Fa  osservare  ancora  che  gli  scisti  colorati, 
i  quali  si  veggono  a  Ripafralta,  non  aj)partengono  già  al  verrucano. 


ma  agli  s'cisli  del  macigno  modificali. 


Nell'esame  che  la  Sezione  fece  delle  rocce  e  de' fossili  che  ac- 
compagnano il  carbon  fossile  di  monte  Bamboli,  il  sig.  Coquand 
avendo  espressa  la  sua  opinione  che  alcuni  denti  trovati  in  quelle 
rocce  appartenessero  ad  un  niKiplotlieriitm,  il  prof.  Paolo  Savi  si 
propone  di  studiarli  accuratamente,  per  chiaiire  un  fatto  U  quale 
sarebbe  nuovo  nella  paleontologia  italiana. 

Appresso  il  prof.  Pilla  legge  una  sua  scrittura  intitolata  :  Sopra 
la  produzione  delle  fiamme  ne'  vulcani,  e  so/ira  le  conseguenze  che 
se  ne  possono  tirare.  Nella  (piale  prende  primamente  a  dimostrare 
essere  erronea  la  universale  credenza  che  non  producansi  fiamme 
ne' vulcani.  Narra  di  alcune  eruzioni  del  Vesuvio  nelle  quali  ei  le 
ha  distintamente  osservate,  e  addila  le  ragioni  perchè  sono  statene- 
gate.  Indi  investiga  la  natura  del  gas  che  le  genera  con  la  sua  com- 
bustione, e  dice  essere  o  gas  idrogeno  semplice  o  gas  idrogeno  sol- 
foralo. Afferma,  da  ([uesta  osservazione  venir  luce  grandissima  so- 
prala causa  de'  fenomeni  vulcanici,  ed  ei  se  ne  serve  come  di  scala 
per  salire  a  questa  famosa  quistione.  Ricorda  le  due  teoriche  che 


—  256  — 
ora  teni;oin>  f;li  animi  de'  fisici  divisi,  la  chimica  di  Davy  e  Gav-Liis- 
sac,  la  tliiKtnticd  ili  Iliiniholdt  e  Cordicr.  Movendo  sempre  da  falli 
ei  pensa  die  la  verità  debba  trovarsi  nella  conciliazione  di  (jiielle 
due  teoriclie.  Pone  diuKiue  nel  eentro  tlella  terra  un  nocciolo  di 
nielalli  terrosi,  e  principalmente  di  (pici  della  silice  in  islalo  d' inos- 
sidazione e  di  arroventamento,  sopra  il  quale  1'  ac(jua  del  mare  ar- 
rivando di  tempo  in  tempo  in  modo  qualunque,  genera  con  la  sua 
scomj)osizione  un  fei-meiito,  nrii^ine  e  causa  prima  de'  vidcani.  E 
di  ci'edere  mi  nocciolo  infuocalo  terrestre  non  essere  bastante  a 
spiegare  le  azioni  vulcaniche;  richiedersi  una  causa  eccitatrice,  e 
questa  consistere  nel  contatto  dell' actjua  con  coipi  infuocati  che 
hanno  grande  affinità  coli' ossigeno,  la  quale  affinità  non  è  soddi- 
sfatta. Fa  vedere  come  tulli  i  fatti  si  accordano  felicemente  Ira  loro 
nel  confortare  questa  teorica,  e  passa  a  spiegare  parlilamente  l'ori- 
gine di  tutti  i  prodotti  vidcanici  conosciuti  che  derivar  debbono 
dalla  causa  prima  indicata,  cioè  dal  contatto  dell'  acqua  marina 
co'  regoli  metallici  terrosi.  Entra  poi  a  discutere  le  opposizioni  che 
si  possono  fare  contra  questa  sua  teorica  dinamico-chimica,  e  ad- 
duce le  ragioni  perchè  quelle  si  abbiano  a  tenere  di  nessun  valore. 

Questa  lettura  apre  il  campo  ad  una  discussione,  nella  quale 
prendono  parie  Omalius  d' HaUoy,  il  principe  Luigi  Bonaparte, 
Adriano  Balbi,  ed  il  general  Vacani. 

Il  sig.  Omalius  d'Halloy,  compiacendosi  de' nuovi  fatti  recati  in- 
nanzi dal  Pilla,  e  specialmente  di  aver  costui  ravvivate  le  fiamme 
ne' vulcani,  una  volta  tanto  in  onore  e  adesso  del  tutto  spente,  os- 
serva nondimeno  che  se  le  fiamme  fossero  un  fenomeno  generale 
delle  azioni  vulcaniche  non  dovrebbero  comparire  solo  quando  que- 
ste sono  energiche,  secondo  che  pone  il  Pilla,  ma  ancora  nel  tempo 
di  riposo  dei  crateri. 

Risponde  il  Pilla  che  se  le  fiamme  non  si  veggono  nei  tempi  di 
calma,  ciò  deriva,  o  perchè  allora  non  avviene  nel  focolaio  vulcanico 
sconiposizione  di  moli'  acqua,  ovvero  perchè  il  gas  nell'uscir  fuora 
dal  cratere  non  trova  la  temperie  necessaria  per  infiammarlo,  ov- 
vero perchè  è  mescolalo  a  vapore  acquoso  condensato. 

Soggiunge  il  sig.  Omalius  che  le  lave  de'vulcani  attuali  si  legano 
a  mano  a  mano  a'basalti,  alle  lrachiti,a'porfidi,  e  in  fine  al  granito. 
Come  si  spiegherebbe  la  origine  di  queste  idtime  rocce  secondo  la 
teorica  del  Pilla? 


—  257  — 
A  che  il  Pilla  risponde,  la  composizione  cliimica  di  latte  le  ci- 
tate rocce  essere  la  stessa,  la  forma  solo  essere  diversa,  e  questa 
derivare  da  cause  j)articolari,  e  specialmente  da  differenze  nella 
|)ressione,  a  quel  modo  che  la  slessa  materia  di  ima  lava  ora  pre- 
sentasi in  forma  di  scoria  ora  di  una  i-occia  cristallina. 

Il  principe  Luigi  Bonaparte  fa  osservare  che  se  Davy  pro- 
pose il  potassio  in  vece  del  silicio  nella  sua  teorica  de' vidcani,  ciò 
fu  perchè  in  quel  tempo  il  silicio  non  era  ancora  conosciuto.  Del 
resto  saper  grado  alle  osservazioni  delle  fiamme  citate  dal  Pilla,  co- 
me quelle  che  ritornano  in  onore  le  influenze  chimiche  nella  pro- 
duzione de'  fenomeni  vulcanici. 

Kij)iglia  il  sig.  Omalius  d' llalloy  e  dice,  che  potrebbe  pure  ba- 
stare il  fuoco  centrale  a  produrre  i  vulcani  ;  ed  i  gas  che  da  questi 
si  svolgono  possono  trovarsi  o  prodursi  nel  focolaio  medesimo, 
senza  che  però  sia  mestieri  ricorrere  all'intervento  dell'acqua. 
E  se  i  vulcani  trovansi  (piasi  tutti  in  vicinanza  del  mare,  questo 
essere  perchè  in  tali  luoghi  più  bassi  della  superficie  terrestre  le 
rotture  sono  più  facili. 

Risponde  il  l'illa  che  la  gran  (|uanlità  di  acqua  la  quale  in  forma 
di  vapore  acquoso  svolgesi  dai  vulcani,  basta  per  sé  sola  ad  indi- 
car la  j)arte  che  fpiella  deve  avere  nella  produzione  de'  fenomeni 
vulcanici;  e  la  qualità  muriatica  di  questo  vapore  annunziale  evi- 
dentemente la  sua  origine.  Alcuni  hanno  voluto  ancora  attribuire 
alla  gran  copia  di  vapore  acquoso  che  svolgesi  nelle  grandi  eruzioni 
vulcaniche  gli  uragani  che  a  queste  sogliono  tener  dietro. 

A  quest'ultimo  j)roposito  il  sig.  Omalius  dice  inchinare  molto  a 
credere  che  tali  uragani  possano  derivare  da  mutamenti  che  l'eru- 
zioni cagionano  nelle  condizioni  meteorologiche  dell'atmosfera. 

Questa  opinit)ne,  soggiunge  il  Pilla,  è  stata  da  lungo  tempo  so- 
stenuta dal  Du  Carla  in  un  dotto  suo  lavoro.  Ad  ogni  modo  non  ri- 
manere neir  animo  suo  e  di  chiunque  abbia  studiato  i  vulcani  nes- 
sun dubbio,  r  acqua  essere  un  mezzo  potentissimo  di  azione  nei  fe- 
nomeni vulcanici.  Quanto  ai  pochi  vulcani  meilitcrranei  che  si  ci- 
tano credergli  innanzi  solfatare  che  vulcani  attivi. 

In  proposilo  di  cpiesta  opinione  del  Pilla,  il  sig.  Adriano  Balbi 
cita  i  grandi  laghi  che  avvicinano  i  vulcani  interni  dell'Asia,  i  tpiali 
ei  crede  sufficienti  a  prestare  alimento  a'  focolai  di  (juelli. 


—    a58    — 

Il  ^'(Mieial  Vacaiii  cita,  in  proposito  della  quislionc  presa  a  di- 
scutere, lo  scoj)pio  di  una  caldaia  a  vapore,  in  cui  l'actpia  potè  giun- 
gere i-epentinaniente  per  un  canale  tortnoso.  E  domanda  al  Pilla  se 
crede  nessuna  analoi,Ma  ravvisare  tra  gli  scoppi  delle  caldaie  a  vapore 
per  improvviso  arrivo  delle  accpie  e  i  fenomeni  eruttivi  de' vulcani. 

Il  Pilla  risponde  l'analogia  essere  grandissima  per  quello  riguarda 
gli  effetti  dinamici;  ma  l'acqua  avere  una  parte  assai  più  energica 
nella  produzione  de' fenomeni  vulcanici  cogli  effetti  chimici  risul- 
tanti dalla  sua  scomposizione. 

Terminata  questa  lunga  discussione  1'  abbate  Augée  ed  il  conte 
Serristori  dimandano  al  Presidente  che  la  scrittura  del  Pilla  sia  data 
alle  stampe;  la  qual  proposizione  è  a  pieni  voli  approvata 

Dopo  di  ciò  r  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

//  Segretario  L.  Pill.\ 


ADUNANZA 

DEL   GIORNO    a3   SETTEMBRE 


— ^»a»- 


J^etto  ed  approvato  il  processo  verbale,  il  Segretario  annunzia  i 
seguenti  doni  di  opere  fatte  alla  Sezione. 

Balbi  —  Élémens  de  Geographie  Generale. 

Tenore  e  Gussone  —  Memorie  sulle  peregrinazioni  eseguite  in 
t'ari  luoghi  del  Regno  di  Aapoli. 

Graberg  de  Heinsò  —  La  sua  bella  Carta  del  Regno  di  Marocco. 

Appresso  il  conte  Paoli  legge  una  sua  scrittura,  nella  quale  pren- 
de a  parlare  della  origine  delle  terre  paludose  italiane  che  sono  lun- 
go le  spiagge  del  mar  Tirreno  e  dell'  Adriatico.  Ei  crede  col  Savi 
l'Apcnnino  aver  avuto  diversi  periodi  di  sollevamento,  e  questi  es- 
sere stali  cagione  di  avvallamenti  nelle  terre  situate  lungo  le  coste, 
per  una  specie  di  movimento  di  altalena.  Siffatte  mutazioni  del  li- 
vello del  suolo  essere  seguite  ancora  dopo  i  depositi  i  più  recenti  e 
nel  periodo  geologico  moderno,  onde  esser  derivato  un  abbassa- 
mento naturale  nelle  terre  che  sostengono  le  città  ed  altri  stabili- 
menti dell'  industria  umana  lungo  il  littorale  d' Italia.  Cita  al  pro- 
posito un  gran  numero  di  fatti  che  provano  questi  cangiamenti  nel 
livello  del  suolo,  si  dal  lato  del  Tirreno  che  dell'Adriatico.  Passa  in 
fine  ad  esporre  le  conseguenze  che  da  questa  opinione  si  possono 
tirare  circa  i  lavori  di  bonificazione  delle  terre  basse  e  slagnanti 
d' Italia,  e  crede  che  ella  può  esser  la  norma  da  seguitare  per  lo  rin- 
sanimento  delle  dette  terre;  la  quale  è  di  rialzarle  con  le  ojierazioni 
di  colmate,  secondo  che  già  consigliarono  il  Torricelli  ed  il  Viviani, 
e  secondo  che  ora  si  pratica  in  IMaremma. 

11  sig.  Carlo  Giorgini  fa  osservare  sembrargli  la  formazione  delle 
paludi  littorali  d' Italia  non  già  contemj)oranea  a'  sollevamenti  del- 
l'.Vpennino,  ma  sì  opera  posteriore.  Egli  crede  le  braccia  le  quali 

33 


—  a6o  — 
r  Vpoiiniinì  iiiellpa  nella  sua  orij^iiie  in  mare  aver  dovuto  lasciare 
yolli  interposti,  ne'  (|iiaii  le  correnti  marine  avi'clìbeio  levate  dighe 
arenose,  che  congiungeano  1'  estreme  fronti  de'  capi  :  onde  risulta- 
vano ricettacoli  di  ac(iue  stagnanti  nell'  interno  delle  terre.  I  quali 
poi  sarebbero  stati  riempiti  da  bandii  di  vegetabili  corrotti  e  d'  in- 
terrimenti recati  nel  loro  fondo  tla  (lumi  e  da  rigagiii.  Sopra  le  ter- 
re così  emerse  fondavansi  gli  stabilimenti  degli  Etruschi  e  de'  Roma- 
ni, certo  non  anteriori  a'  sollevamenti  citali  dal  Paoli.  La  cagione 
degli  avvallamenti  di  quelle  terre  ad  un  livello  inferiore  a  quello  del 
mare  doversi  recare  a  rassodamenti  che  hanno  sofferto  per  la  loro 
natura  mobile  e  porosa.  Deduce  da  siffatte  considerazioni  la  conve- 
nienza che  ne'  lavori  di  bonificazione  del  suolo  le  colmate  artifiziali 
tenganola  nuova  superficie  assai  elevata  sopra  il  piano  delle  paludi. 

Il  Presidente  Pareto  non  si  mostra  alieno  dall' ammettere  in  par- 
te le  idee  del  conte  Paoli,  e  non  nega  al  sig.  Giorgini  la  possibilità 
di  qualche  restringimento  nelle  materie  molli  accumulate  nelle  ter- 
re basse,  onde,  succeduto  un  avvallamento,  divennero  paludose  ;  se 
non  che  osserva,  quest'  ultima  spiegazione  non  potersi  applicare  al- 
l' evidente  variazione  di  posto  di  certe  fabbriche  fondate  sopra  roc- 
ce vive,  come  sarebbero  quelle  che  vedonsi  j)resso  santa  Liberata 
nel  Capo  Argentaro.  Crede  inoltre  la  formazione  di  molte  terre  pa- 
ludose litloranee  essere  derivata  da  rilievi  sommarini  paralleli  alle 
coste,  i  quali  porsero  appoggio  alle  materie  mobili  trascinate  dai 
fiumi,  e  diedero  origine  a  que'  tomboli  interposti  tra  il  mare  e  le  pa- 
ludi. Attribuisce  in  qualche  parte  la  formazione  de' tomboli  alle  cor- 
renti che  radono  il  littorale;  e  cita  in  appoggio  delle  sue  idee  non 
solo  gli  stagni  d' Italia,  ma  ancora  alcuni  di  Linguadocca.  Gli  stagni 
di  .\gole  e  di  Cette  sono  tra  due  promontori  in  avanti  della  costa,  e 
quasi  paralleli  alla  medesima.  Aggiunge  che  là  dove  non  sono  di 
questi  capi  avanzati  e  diretti  parallelamente  alla  costa  non  vi  sono 
in  generale  terre  stagnanti,  e  cita  in  esempio  le  due  riviere  di  Ge- 
nova. A  tal  proposito  parla  dei  sollevamenti  avvenuti  nella  catena 
degli  Apennini  liguri,  i  quali  in  vece  di  essere  a  quella  paralleli  so- 
no perpendicolari,  ovvero  fanno  con  essa  un  angolo  assai  notevole. 

11  sig.  Balbi  non  discorda  dalle  opinioni  del  Presidente,  e  in  ap- 
poggio di  (pielledice  come  lungo  la  costa  dell'America  settentriona- 
le parallelamente  alla  catena  degli  Aj)alaclies  vi  sono  le  lagune,  le 
(juali  presentano  sopra  grandissima  scala  le  stesse  disposizioni  fisi- 


—    aO  I    — 
tlie  indicale  tlal  Pareto  iiejjli  staffili  niarillimi  dell  Italia  e  di  l.iii- 
fjiiadoeca.  Sdgj^iiiiige  inoltre  molte  di  tali  la;,'inie  niosliarsi  in  ana- 
l(){j;lie  posizioni  lungo  lutto  il  golfo  del  Messico. 

Il  sig.  Carlo  (iioigiiii  riprende  a  diie  elie  gli  aniielii  golfi  luin 
sono  stati  inai  ripieni,  per  esser  troppo  profoiitli,  e  situati,  risj)clto 
alle  correnti  marine,  in  modo  da  render  dilTicili  i  depositi.  In  que- 
sta condizione  crede  sieno  le  riviere  di  Genova.  E  conferma  le  idee 
espresse  intorno  alla  formazione  delle  paludi  in  Italia  col  fatto  clie 
sono  più  numerose  lungo  le  rive  del  Mediterraneo  che  dal  lato  del- 
l'Adriatico, verso  il  tpiale  le  catene  trasversali  dell'.^pennino  essen- 
do più  rapide  e  meno  prolungate,  non  possono  essere  stale  cagione 
d' impaludamenti  tanto  e  cosi  eslesamente  efficaci. 

Il  prof.  Pilla  dopo  aver  fatto  alcune  osservazioni  generali  sopra 
diverse  linee  di  sollevamento  da  distinguere  nell' Apennino,  dice  la 
origine  delle  terre  paludoso  italiane  legarsi  alla  gran  (piistione  geo- 
logica del  Tempio  di  Serapide  a  Pozzuoli.  Fa  notare  che  i  cangia- 
menti tra  il  livello  del  mare  e  delle  terre  in  quel  luogo  non  sono 
già  l'effetto  di  cause  vulcaniche  locali,  ma  fanno  parte  de'fenome- 
ni  della  stessa  natura  che  si  osservano  in  tutte  le  coste  della  peni- 
sola. Egli  non  entra  a  investigare  la  causa  di  questi  cangiamenti  nel 
livello  del  mare  e  del  suolo  italiano,  soggetto  di  lunghe  e  non  ter- 
minate dispute.  Osserva  soltanto  che  il  livello  del  mare  oscilla  nel 
nostro  paese  alternalivamentc  lungo  la  verticale,  e  nel  corso  de"  se- 
coli si  è  lentamente  alzato  ed  aljbassato  più  volte;  il  qual  fatto  è 
messo  fuor  ili  did>l>io  dalle  osservazioni  del  Rreislak,del  Niccolini  e 
di  esso  Pilla  nel  golfo  di  Pozzuoli  e  di  Napoli.  Quindi  è  di  credere 
che  tali  variazioni  nel  livello  del  mare  e  delle  terre  in  Italia  non 
debbano  mettere  nessuno  ostacolo  ai  lavori  di  bonificazione  delle 
terre  paludose  j)er  colmate,  bastando  elevare  il  j)iano  di  queste  len- 
tamente secondo  la  lenta  oscillazione  della  causa  perturbaliice. 

Il  sig.  Omalius  d'  Halloy  legge  una  relazione  sopra  il  lavoro  pre- 
sentato dal  principe  Anatolio  Demidoff  intorno  allo  scavo  ed  alla 
produzione  dell'oro  nell'  Impero  russo.  L'autore,  ei  dice,  tanto  co- 
nosciuto nelle  scienze  per  la  magnifica  spedizione  intrapresa  negli 
ultimi  scorsi  anni  in  Russia,  dopo  aver  fatto  conoscere  nel  suo  la- 
voro r  organizzazione  data  recentemente  all'  ufficio  delle  miniere  in 
queir  Impero,  prende  a  descrivere  tutte  le  cave  d'oro  che  sono  al 
presente  nella  sua  vasta  estensione,  indica  i  loro  caratteri  e  giacitu- 


—  aGa  — 
re  geognost ielle;  espone  gli  aimieiili  successivi  del  loro  prodollo, 
dice  della  influenza  che  può  avere  questo  aumento  di  produzione 
nell'equilibrio  commerciale.  In  fine  discorre  della  origine  dei  depo- 
sili che  contengono  quel  metallo  prezioso,  facendoli  derivale  dalla 
distruzione  che  1'  acqua  e  1'  aria  hanno  operato  su  le  montagne 
circostanti,  quanluiujue  in  un  luogo  solo  a  Beresofk  vicino  Kkale- 
rinenbourg,  si  fosse  trovalo  l'oro  incastrato  nelle  rocce  coerenti. 
Questa  circostanza  dà  occasione  al  sig.  Omalius  di  appoggiare  l' ipo- 
tesi, la  quale  suppone  che  i  deposili  mobili  metalliferi  non  sono 
già  il  prodotto  dello  sfacimento  delle  rocce  solide  che  sono  alla  su- 
perficie terrestre,  ma  che  sono  stali  come  i  filoni  eiaculati  dall'  in- 
terno della  terra  alla  sua  superficie. 

In  proposito  della  influenza  che  può  avere  nel  commercio  la 
grande  produzione  di  oro  della  Russia,  il  sig.  Balbi  osserva  non  do- 
verne nessun  cangiamento  seguitare,  poiché  le  notizie  statistiche 
fanno  vedere,  venir  quell'  aumento  in  compenso  della  diminuzione 
che  succede  nella  quantità  di  quel  metallo  prezioso  che  danno  le 
miniere  di  America. 

Il  sig.  Omalius,  ponendo  pure  questo  compenso,  crede  la  pro- 
duzione russa  sopravanzare  la  diminuzione  americana. 

In  ultimo  il  Segretario  presenta  alla  Sezione,  per  parte  dei  signo- 
ri Hehner  e  Comp.,  alcuni  bei  pezzi  di  cinabro  tratti  dalla  loro  mi- 
niera di  Ripa  presso  Seravezza,  ed  altri  pezzi  di  galena  e  di  rame 
grigio  vegnenti  dalle  miniere  di  Vj^I  di  Castello.  La  Sezione  propo- 
nesi  di  visitar  quelle  miniere  e  l' altra  del  Bottino,  nella  gita  che 
farà  a  Seravezza. 

Dopo  di  che  la  seduta  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 


//  Segretario  L,  Pilla 


A  D  l  N  A  i\  Z  A 

DEL    GIORNO    a5    SETTEMBRE 


>sa<>- 


J.1  Segiet<irio  legge  il  processo  verbale,  il  quale  rimane  approvato 
dopo  la  seguente  osservazione  del  prof.  Paolo  Savi.  Ei  dice  non  at- 
tribuire la  bassezza  delle  terre  stagnanti  marittime  in  Italia  unica- 
mente ai  moti  di  altalena  prodotti  da' sollevamenti  dell' Apennino, 
secondo  che  pone  il  conte  Paoli,  ma  in  buona  parie  farla  derivare 
dai  rassodamenti  de'  depositi  di  materie  mobili  seguili  in  epoche 
posteriori  in  quei  luoghi  bassi,  e  che  formarono  dighe,  le  quali  se- 
pararono gli  stagni  dal  mare. 

Il  sig.  conte  Scrristori  legge  una  nota,  nella  quale  propone  alla 
Sezione  di  verificare  con  accurate  indagini  lo  stato  attuale  dell'  in- 
dustria metallurgica  nelle  diverse  parli  della  penisola,  ed  esprime  il 
desiderio  che  tali  notizie  di  fatto  fossero  inserite  negli  Annali  di 
statistica  di  Milano,  non  più  tardi  del  prossimo  mese  di  maggio, 
acciò  fossero  dal  pubblico  conosciute  innanzi  il  futuro  Congresso 
milanese.  A  tal  proposito  ei  porge  una  norma  che  seguitar  potreb- 
besi  nel  raccogliere  dette  notizie,  ed  offre  la  sua  opera  per  le  notizie 
che  riguardano  la  Toscana. 

Il  prof.  Pilla  appoggia  questa  proposizione  del  Serristori. 

Il  Presidente  dichiara  che  tale  proposizione  sarà  presa  a  consi- 
derare prima  della  fine  del  Congresso,  e  saranno  nominate  le  per- 
sone alle  quali  sarà  commesso  1'  uffizio  suindicato. 

Indi  il  prof.  Savi  espone  i  resultamenti  delle  ricerche  da  lui  fatte 
intorno  ai  denti  fossili  trovati  nelle  rocce  di  monte  Bamboli.  Dice 
essere  quattro  molari,  appartenenti  ad  una  mascella  superiore,  non 
interi,  ma  con  la  corona  spezzata.  La  loro  forma  indicare  di  avere 
appartenuto  ad  un  animale  della  famiglia  de'  pachidermi.  Adduce 
appresso  i  caratteri  anatomici  perchè  crede  che  differiscano  dai 
denti  de'paleoteri  e  degli  anaploteri;  e  piuttosto  stima  ravvicinarsi 


—    aG4    — 
alla  fiirma  de"  denti  dotjli  antracolcri,  (|uanlnnque  non  inleranienU'. 
(".Dncliiiulc  elio  se  non  si  può  al'fei-niare  eon  precisione  il  genere  del- 
l'animale a  cui  quegli  avanzi  appartengano,  si  può  ritenere  fosse 
stalo  uno  di  (incili  affini  ai  citali  di  sopra. 

Il  Segretario  mostra  alla  Sezione  un  altro  esem])larc  ili  palma 
l'ossile  trovata  recentemente  a  monte  Bamboli,  la  quale  sembra  ap- 
[)arlenere  ad  una  specie  diversa  dalle  due  rinvenute  finora. 

Il  doti.  Salvagnoli,  liberando  la  promessa  fatta  al  Congresso  di 
l'adova,  presenta  gli  avanzi  di  ossa  umane  trovate  nel  ('.a])o.\rgentaro 
insieme  con  residui  di  altri  animali,  con  conchiglie  marine  e  con 
antichi  avanzi  d' industria  umana. 

La  Sezione  riconosce  che  i  fossili  i  quali  accompagnano  le  ossa 
umane  appartengono  a  specie  ora  viventi  nel  paese  dintorno:  ([uin- 
di  lasciano  dubbiezza,  come  le  ossa  di  molte  altre  caverne,  se  appar- 
tengano al  periodo  alluviale  antico  ovvero  al  moderno.  Il  doti.  Sal- 
vagnoli fa  dono  di  (piegli  avanzi  al  Museo  della  Università  di  Pisa. 

Appresso  il  sig.  Pitiot  legge  una  scrittura  sopra  le  rocce  che  ac- 
compagnano il  carbon  fossile  di  Maremma.  Dopo  diverse  osserva- 
zioni sul  loro  stato,  sulla  loro  giacitura  e  sui  fossili  che  rinserrano, 
conchiude  i .°  che  tanto  a  monte  Bamboli  che  a  monte  Massi  il 
terreno  carbonifero  riposa  in  stratificazione  concordante  sopra  un 
calcare  grigio  chiaro  con  calciscisto  contenente  strati  di  un  calcare 
selcioso  comparabile  al  diaspro,  i."  che  l'arenaria  /«c/f/ij/zo  propria- 
mente detta  manca  ne'  due  luoghi  citati,  3."  che  per  i  diversi  fossili 
e  vegetabili  in  gi'an  parte  ancora  indeterminati  non  si  può  fermare 
una  opinione  sicura  circa  la  classificazione  geologica  di  tali  terre- 
ni, 4-°  che  la  loro  soprapposizione  immediata  al  calcare  inferiore 
del  macigno  a  monte  Bamboli,  o  alle  rocce  feldispatiche  del  terreno 
scrpentinoso  a  monte  Massi,  annunzia  una  contemporaneità  con 
l'arenaria  macigno  s"i  sovente  assisa  su  le  rocce  che  sojiportano  la 
formazione  carbonifera.  Per  tutte  le  quali  ragioni  il  Pitiot  pensa  clie 
la  formazione  cai-bonifera  di  Toscana  sia  coìiternporanea  dell'arena- 
ria macigno,  ovvero  della  serie  neocomiana. 

Il  Presidente  Pareto,  confermando  le  idee  emesse  dalla  Sezione 
circa  l'età  di  quelle  rocce,  e  non  dubitando  della  buona  qualità  del 
combustibile  che  rinserrano,  espone  il  suo  desiderio  che  una  com- 
missione speciale  nominata  dal  Governo  toscano  facesse  sperimenti 
in  grande  sopra  la  quaUtà  calorifica  di  quel  combustibile. 


—   265   — 

Il  \  ice-1'ivsitlentt'  sif;.  de  Zigno  osserva,  clie  le  argille  ed  il  cal- 
care di  monte  liaml)oli  gli  sembrano  identici  alle  medesime  rocce 
die  nel  Vicentino  accompagnano  il  combustibile  fossile  dei  Pulii  e 
del  munte  Bolca. 

In  ulliino  il  sig.  Graberg  de  Hemsò  continua  la  lettura  delle  sue 
importanti  notizie  sopra  i  progressi  della  Geografia  in  quest'ultimo 
anno,  ragionando  dei  lavori  pubblicati  sopra  l'Asia,  l'Africa  e  le 
due  Aniericbc. 

Dopo  questa  leltuia  il  Presidente  propone  alla  Sezione  di  fare 
nel  dì  seguente  una  gita  geologica  nella  valle  di  Seravezza,  e  scio- 
glie la  sessione. 

Visto  —  //  Presidente  Marcliese  L.  Pareto 


//  Segretario  L.  Pilla 


GITA 

ALLA    VALLE    DI    S  E  R  A  V  E  Z  Z  A, 

ne/  at   26  écélem/re 


JLia  Sezione  partitasi  di  Lucca  la  mattina  del  26  si  conducea  la 
sera  a  Seravezza.  Cammin  facendo  fermava  i  primi  suoi  sguardi 
alla  foce  del  monte  di  Quiesa  per  esaminare  gli  scisti  del  galestro 
soprapposti  al  calcare,  i  quali  davano  materia  di  discussione  sulla 
natura  ed  età  di  quelli  straterelli  sottili  e  bizzarramente  contorti. 
V'edea  indi  succedere  il  terreno  del  macigno  con  alquanti  strati  cal- 
carei subordinati. 

Passato  il  sommo  della  gola  la  Sezione  studiava  le  rocce  calcaree 
che  sono  a  dritta  d'un  botro  accanto  alla  strada  :  le  quali  sono  colà 
sottoposte  al  macigno  e  compariscono  distintamente  stratificate  con 
direzione  dal  Nord  al  Sud  e  con  inclinazione  di  60.°  all'Ovest,  e  con- 
tengono arnioni  di  selce.  Si  convenia  da  lutti  essere  quel  calcare 
probabilmente  cretaceo  inferiore,  e  identico  per  età  al  calcare  di 
s.  Giuliano  ne'  monti  di  Pisa. 

Al  torrente  di  Camaiore  la  Sezione  deviava  alcun  poco  per  os- 
servare una  cava  di  steascisto  adoperato  come  pietra  refrattaria,  ed 
appartenente  al  sig.  Carlo  q."*  Andrea  Frediani  di  Lucca,  nel  quale 
si  trovavano  da  notare  alcune  venucce  di  ferro  oligisto. 

Nella  dimane  la  Sezione  muovca  di  buon  mattino  da  Seravezza 
per  la  valle  della  Versilia,  deliziosa  pel  suo  aspetto  selvaggio.  E  pri- 
mamente visitava  le  anlicbe  cave  della  breccia  di  Stazzema,  cono- 
sciuta col  nome  di  mischio  di  Seravezza.  Dopo  un  maturo  esame 
della  sua  giacitura  e  de'suoi  caratteri  era  facile  cosa  riconoscere  la 
sua  vera  origine.  Osservava  la  Sezione  essere  seguita  negli  strati  calca- 
rei inferiori  una  iniezione  di  materia  plutonica,  composta  ora  di 


—  iG'j  — 
una  specie  di  aii(ll)<ilile,  ora  di  materia  talcosa,  la  (|iiale  si  era  in- 
sinuala nelle  divei'se  screpolature  del  calcare,  et!  i  frammenti  di 
<|uesto  avea  rilegali  insieme.  Il  «piale  fatto  assai  notevole  porgeva  as- 
sai lume  per  ispiegare  l'oiigine  di  diverse  brecce,  e  segualamenle  del- 
l'oficalce.  Vedea  ancora  distintamente  il  calcare  comune  passare  in- 
sensihilmente  al  marmo  bianco,  al  bardiglio,  ed  al  cipollino. 

Di  là  si  miiovea  alla  valle  del  Cardoso.  La  formazione  calcarea 
seguitava  sola  in  grandi  massi  |)er  buon  tratto  della  valle;  ma  in- 
nanzi di  arrivare  al  Cardoso  vedeasi  il  calcare  stratificato  immer- 
gersi sotto  una  formazione  di  arenaria,  la  (piale  divenia  soggetto  di 
molte  discussioni  j)er  rispetto  ai  suoi  carallei'i  minci'alogici;  (ìeroc- 
cliè  quantunque  in  (|ualclie  modo  rassomigliasse  al  macigno,  nondi- 
meno ne  differisce  per  una  certa  sua  natura  quarzosa,  ed  in  fatti 
nella  sua  congiunzione  col  calcare  contiene  molte  vene  di  quarzo 
grasso.  Vedea,  ma  senza  osservare  in  loro  naturai  giacitura,  alcune 
ardesie  di  colore  oscuro,  non  dissimili  da  cpielle  del  Genovesato. 
Le  quali  probabilmente  provengono  dalla  formazione  nominata  di- 
nanzi, e  sono  adoperate  come  tavole  per  coprir  tetti.  Tutta  la  bri- 
gata trovava  molto  osservabile  la  giacitura  di  quella  formazione 
arenacea  nella  valle  indicata. 

Ritornando  per  la  slessa  via,  passato  il  ponte  stazzemese,  la  Se- 
zione notava  che  il  terreno  scistoso  cristallino  va  a  mano  ingros- 
sando sotto  il  calcare,  e  predomina  in  tutta  la  valle.  Indi  ascendea 
sulla  costa  sinistra  del  fiume  per  visitare  la  miniera  di  piombo  ar- 
gentifero del  Bottino.  La  quale  è  aperta  in  un  bel  filone  che  traversa 
lo  steascisto  (piarzo.so  ;  la  sua  materia  è  intieramente  quarzosa,  e  con- 
tiene diverse  sostanze  minerali,  cioè  galena  argentifera  predominan- 
te, blenda,  antimonio  solforato,  pirite  cujìrica,  bournonite  ec.  La 
spessezza  del  filone  è  variabile,  ed  approssimativamente  può  sti- 
marsi di  un  metro.  Esso  è  parallelo  alla  stratificazione  della  roccia 
per  modo  che  riempie  una  fenditura  diretta  dal  N.  N.O.  al  S.  S.  E. 
Detto  filone  è  stato  in  vari  tenq)i  scavato,  e  da  poco  tempo  in  qua 
i  lavori  di  scavo  sono  slati  ripresi,  ed  ora  aggiungono  alla  {)rofon- 
dità  di  dugento  braccia.  Tutte  le  circostanze  pareano  quivi  dare  alla 
Sezione  buona  speranza  di  successo,  e  gi.ì  è  stata  estratta  notevo- 
lissima «piantila  di  minerale.  La  direzione  di  quella  impresa  è  af- 
fidata al  sig.  Vegni,  il  (piale  dopo  avere  ne' suoi  %iaggi  fatto  tesoro 
delle  odierne  conoscenze  di  tecnologia  metallurgica  è  venuto  ad  ap- 

34 


—    idS    — 
plicarle  in  Toscana.  La  Sezioni;  vedea    con  comjiiacimeiilo  luti'  i 
preparativi  che  si  fanno  per  la  lavorazione  di  (juella  miniera. 

Di  poisejjuendo  il  corso  della  valle  la  Sezione  recavasi  a  visitare 
le  miniere  di  cinabro  del  monte  di  Ripa,  dove  ci  sono  tre  cave  di 
t,'ià  a|)erte  ;  una  del  sis;.  barone  di  Mortemart,  l'altra  dei  sigg.  Haliner 
e  compagni,  la  terza  ilei  sigg.  Semacli  e  compagni.  La  Sezione  visi- 
tava solamente  (piella  del  sig.  barone  Mortemart  diretta  dal  sig.  Cail- 
lau,  e  ricevea  dal  prelodato  sig.  iiarone  ogni  più  gentile  accoglienza. 
Osservava  essei'e  il  minerale  in  foi'ma  di  filoncini  ed  arnioni  j)osti 
lungo  la  linea  di  stratificazione  di  una  roccia  di  steascislo  quarzoso, 
e  spesso  distendersi  nelle  porzioni  laterali  degli  strati  contigui;  que- 
sti filoncini  continuare  per  lungo  tratto  ora  più  ora  meno  carichi 
di  minerale,  e  bastare  una  volta  di  avergli  trovati  per  seguitare  il 
loro  corso  senza  interruzione.  Il  Segretario  Pilla,  che  aveva  già  in- 
nanzi visitate  le  altre  due  miniere,  assicurava  trovarvisi  il  minerale 
presso  a  poco  nelle  medesime  condizioni,  e  siccome  elleno  sono 
aperte  in  diversi  punti,  così  può  giustamente  pensarsi  che  nelle  vi- 
scere di  quel  monte  il  minerale  occorra  costantemente  nella  mede- 
sima forma,  e  promette  perciò  una  bella  sorgente  di  ricchezza.  La 
Sezione  non  sapea  partirsi  di  (|uel  luogo  senza  ammirare  altamente 
la  vaghezza  della  pianura  e  della  lunga  spiaggia  sottoposta;  la  vista 
della  quale  si  estende  dai  monti  di  Livorno  fino  al  golfo  della  Spe- 
zia. La  Sezione  tornava  a  Lucca  a  notte  avanzata. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

//  Segretario  L.  Pilla 


ADIIMANZA 

DEL   GIORNO    27    SETTEMBRE 


-•sa<^ 


Xl  Segretario  legge  il  processo  verbale  del  giorno  precedente,  il 
quale  è  approvato. 

Il  sig.  Ziiccagni  Orlandini  presenta  alla  Sezione  la  sua  gran  Car- 
la generale  dell'  Italia  in  i5  fogli,  di  fresco  condotta  al  suo  termine. 
Ed  accompagna  ((uesto  suo  lavoro  con  una  nota,  nella  quale  rende 
conto  delle  norme  tenute  nel  compirlo,  delle  difficoltà  che  ha  do- 
vuto superare,  e  delle  agevolazioni  che  ha  ricevuto  da  vari  dotti 
della  penisola.  La  Sezione  compiacendosi  di  veder  recata  a  com- 
pimento questa  beli'  opera  del  sig.  Zuccagni  Orlandini,  gliene  ma- 
nifesta il  suo  aggradimento. 

Dopo  ciò  il  Presidente  Pareto  legge  una  sua  scrittura  sulle  isole 
di  Pianosa,  Giglio,  Gianutri,  monte  Cristo  e  le  Formiche  di  Grosseto. 

E  la  Pianosa  un'  isola  molto  spianata  di  cui  la  superficie  si  alza 
ali' incirca  75  pietli  sul  livello  del  mare.  Ella  trovasi  a  libeccio  del- 
l' Elba  ed  ha  io  miglia  di  giro.  E  composta  di  una  formazione  re- 
cente, r  ultima  delle  terziarie,  e  in  questa  al  seno  della  Botte  si  sono 
riconosciuti  gli  strati  seguenti:  i."  marna  grigia  giallognola,  2.°  pic- 
colo banco  di  argilla  marnosa  bituminosa,  3."  altra  marna  con  entro 
piccola  zona  bituminosa,  4 ■"  un  banco  sabbioso  e  ghiaioso  con  ser- 
pule,  ostriche,  pettini,  spondili,  clipeastri  e  ossa  di  foche,  5.°  un  ban- 
co di  calcare  poroso  avente  talora  l'aspetto  di  travertino,  che  con- 
tiene ammassi  di  conchiglie,  6."  altro  banco  di  calcare  j)iìi  compatto. 

Monte  Cristo  è  nel  meridiano  stesso  che  la  parte  media  dell'  El- 
ba. E  un  solo  monte  alto  aSaS  piedi,  ed  ha  io  miglia  di  giro.  La 
massa  piincij)ale  dell'  isola  è  tutta  di  un  granito  porfirico  a  larghi 
cristalli  di  fcldisjjalo  ortose.  Alcune  vene  di  granito  a  piccoli  grani 
traversano  la  massa  intiera.  Nella  parte  meridionale  sono  incassali 


—  U70  — 
nel  !,'i'aiiil<>  grossi  massi  di  uno  scisto  siliceo  con  fi;ranali,  cpitloto, 
ascianilc,  e  pii-ili  ciiprirere.  1  (juaii  massi  ei'ano  in  origine  di  scisto 
del  macigno,  ma  furono  avviluppali  e  modificali  dal  granilo.  Una 
curile  ])orlliica  traversa  il  granilo  alla  punta  del  Diavolo,  e  si  lascia 
\edere  in  altre  parti  a  questa  piussinie. 

L' isola  del  (iiglio  è  più  grande  che  le  precedenti.  Forma  un 
monte  assai  aito,  allungalo  nel  senso  del  S.  S.  E.  ed  è  tutto  compo- 
sto di  gianilo,  in  generale  a  piccoli  grani,  talora  mollo  scomposto. 
In  certe  vene  e  filoncini  vi  sono  delle  tormaline  e  alcuni  indizi  di 
filimi  feiiii'eri.  l^resso  il  Poggio  della  Pagana  accanto  all' isola  è  lega- 
lo col  monte  principale  un  promontorio  detto  il  Fninco  presso  il 
golfo  del  Cami)esc,  ove  s'  incontra  il  veiiucano  coi  suoi  scisti  infe- 
riormente; al  quale  è  soprapposlo  nn  calcare  ora  poroso,  ora  com- 
|)alto;  in  un  punto  vi  è  gesso,  in  altri  masse  o  d/kes  di  serpenti- 
n(ì,  e  alla  cava  dell'  allume  un  filone  di  ferro. 

(iianutri  è  tutta  composta  di  calcare  ora  poroso  ora  compatto, 
in  cui  sono  incavale  molte  grotte,  e  nelle  fessure  ci  ha  brecce  con 
cemento  ferruginoso. 

Le  Formiche  di  (irosselo  sono  fatte  dello  stesso  calcare  giui'assi- 
co,esono  allineate  come  monte  Argentaro,  cioè  dal  S.S.  E.  al  N.  N.O. 

Il  Presidente  Pareto  fa  di  poi  un  confronto  tra  queste  isole  e  il 
monte  Argentaro,  ove  trova  molte  rocce  che  avea  rinvenute  nel 
Franco,  al  Giglio.  Passa  poi  ad  alcune  considerazioni  sulla  posizio- 
ne di  molli  capi  della  Toscana  diretti  nel  senso  del  S.S.  E.,  e  parla 
dell'  influenza  che  i  sollevamenti  avvenuti  in  questa  direzione  pos- 
sono avere  avuto  sulla  configurazione  della  costa  italiana. 

Terminata  la  lettura  di  questo  lavoro,  il  prof.  Pilla  fa  alcune 
osservazioni  sopra  i  depositi  terziari  subapennini,  in  proposito  di 
quelli  cilnli  dal  Pareto  nell'  isola  di  Pianosa.  Ei  ricorda  le  due  for- 
mazioni distinte  dal  Brocchi  ne'  detti  deposili,  la  inferiore  delle 
marne  argillose,  la  superiore  delie  sabbie;  sembrare  a  lui  di  esseie 
una  differenza  ne' fossili  contenuti  nell'una  e  nell'altra  formazio- 
ne, la  quale  forse  indica  una  differenza  di  età.  Crede  poi  che  la  for- 
mazione superiore  si  leghi  insensibilmente  alla  formazione  detta  me- 
diterranea o  pliocene  recente. 

Il  Presidente  Pareto,  non  negando  la  linea  di  distinzione  che 
ravvisasi  ne' due  depositi  subapennini,  dice  nondimeno  che  in  al- 
cuni luoghi  del  Piacentino  egli  ha  veduto  un  graduato  passaggio 


—     271     — 

per  alleiiiaii/.i'  delle  marne  con  le  sabliie,  per  guisa  che  inferioi- 
inente  predominano  le  marne  argillose,  superiormente  le  sabbie. 

Il  Vice-Fresidcnle  de  Zigno  ricorda  a  tale  proposito,  clie  in  una 
scrittura  da  lui  pul)i)licata  su  i  teri'cni  di  sedimento  suj)eriori  posti 
fra  la  Brenta  e  la  l'iave,  egli  ha  indicata  1'  alternanza  delie  marne 
cerulee  e  delle  sabbie  gialle  del  terreno  subapennino,  un  passaggio 
de' medesimi  fossili,  la  quale  alternanza  vedesi  ripetuta  fino  a  sette 
e  otto  volte. 

La  osservazione  del  Pareto  che  la  superior  parte  del  deposito 
terziario  di  Pianosa  sia  identico  al  terreno  mediterraneo  recente, 
[)orge  l'occasione  al  sig.  Omalius  di  domandare  se  questo  ravvici- 
namento non  lasci  luogo  a  dubbiezza  :  poiché  il  terreno  anzidetto, 
secondo  le  osservazioni  della  Marmora,  è  contrassegnato  dalla  pre- 
senza di  antichi  oggetti  dell'  industria  umana. 

Il  marchese  Pareto  risponde  aver  fatto  tale  ravvicinamentu  per 
la  generalità  dei  caratteri  che  presentano  i  banchi  di  Pianosa  e 
(|uelli  delle  vicinanze  di  Livorno,  riconosciuti  come  appartenenti 
alla  formazione  recente  mediterranea. 

Circa  tale  (juislione  soggiunge  il  prof.  Pilla  che  gli  avanzi  d'  in- 
dustria umana  sono  stati  trovati  in  alcuni  pochi  luoghi  della  for- 
mazione recente  mediterranea  ;  e  ricorda  le  osservazioni  del  profes- 
sore Savi  sopra  ìol  pa/ic/i/'/ia  ;  dalle  (piali  resulta  che  questo  deposi- 
to, il  quale  forma  la  superiore  parte  della  collina  di  N'ollcrra,  si  pro- 
lunga a  mano  a  mano  fino  alla  spiaggia  di  Livorno,  dove  rinseri'a 
in  qualche  luogo  antichi  oggetti  di  arte. 

Dopo  questa  discussione  il  sig.  Graberg  de  Hemsò  continua  a 
leggere  il  suo  sunto  de'  progressi  della  Geografia  in  quest'  ultimo 
anno.  Nelle  precedenti  letture  avea  1' autore  parlato  delle  spedizioni 
del  Belve  nellWbissinia,  e  di  (piella  ordinata  dal  Pascià  d'Egitto  al 
colonnello  Selim,  diretta  a  cercare  le  sorgenti  del  Bar  el  Ahiad  o 
Mio  bianco;  e  fa  sapere  come  questo  scenda  da  parti  molto  più 
orientali  che  non  si  credea,  ed  espone  un  dubbio  circa  la  esistenza 
dei  tanto  rinomati  monti  della  Luna.  Passando  poi  al  di  là  del- 
l'Oceano  Atlantico  avea  discorso  delle  novità  geografiche  circa  le 
diu'  parli  del  continente  americano  e  soj)ra  l'Oceanica,  (ira  chiude 
il  suo  lavoro  con  partecipare  la  notizia  del  ritorno  del  capitano  Boss 
dalla  spedizione  alle  Terre  australi,  e  delle  principali  scoperte  falle 


—  372  — 
<la  (|uoll' arditd  na\ij;at(>re,  fra  le  (|iiaU  è  da  mentovare  la  esistenza 
<li  un  sdIo  j)o1o  magnetici)  in  (jnell' emisfero,  e  non  j;iìi  di  due  co- 
me si  osserva  nell'  emisfero  boreale.  La  Sezione  fa  plauso  all'  auto- 
re di  (|ucste  dotte  ed  utili  raccolte  di  notizie  geografiche,  e  lo  invi- 
la a  volerle  continuare  ogni  anno. 
Dopo  di  ciò  r  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Marcliese  L.  Pareto 

Il  Segrcttirio  L.  I'illv 


A  D  l  !V  A  \  Z  A 

DEL    GIORNO    28    SETTEMBRE 


-•sa«- 


MJopo  la  lettura  ed  approvazione  del  processo  verbale,  il  Presi- 
dente legge  una  lettera  a  lui  diretta  dal  sig.  Pasini,  nella  quale  es- 
primendo il  suo  rammarico  per  non  aver  potuto  intervenire  al  Con- 
gresso di  Lucca,  dice  essere  unito  ai  suoi  colleghi  se  non  con  la  per- 
sona almeno  coli'  animo. 

Appresso  il  Presidente  medesimo  legge  un'  altra  lettera  del  si- 
gnore Alessandro  Torri,  con  la  quale  accompagna  il  dono  di  un  suo 
opuscolo  alla  Sezione,  intitolato:  Iiilonw  alla  formn  del  Globo  Ter- 
raqueo  ed  al  luogo  rispettivamente  occupato  daW  acqua  e  dalla  terra, 
quistione  trattata  in  Verona  da  Dante  Alighieri.  Dice  il  sig.  Torri 
avei-e  il  nostro  Divino  Poeta  parlato  con  evidenza  nella  citata  scrit- 
tura della  gravitazione  universale  e  della  origine  dei  monti  per 
sollevamento. 

in  proposito  di  ciò  soggiunge  il  prof.  Pilla  che  ancora  nell'  ul- 
timo canto  dell'  hiferno  1'  altissima  mente  dell'Alighieri  avea  con 
poetiche  forme  significata  la  dottrina  della  gravitazione  e  del  solle- 
vamento delle  montagne,  quando  nominò  il  punto 

Al  qual  si  traggon  d' ogni  parte  i  pesi 
ed  allorché  fé  nascere  il  monte  del  Purgatorio  dalla  caduta  di  Luci- 
fero, onde  la  terra  su  risorse  nell'  emisperio  australe. 

Di  j)oi  il  sig.  Piazziui,  invitato  dal  Presidente,  mostra  alla  Sezio- 
ne una  sua  Carta  del  corso  del  fiume  Serchio,  nella  «juale  è  indica- 
to il  progetto  di  diversione  proposto  dall'  ingegnere  Nottolini  di 
Lucca.  Il  (piale  j)rogetto  ha  per  fine  1."  di  deviare  il  Serchio  pres- 
so al  castello  di  Ripafratta,  coiiducendolo  per  un  canale  artifi- 
ziale  che  passerebbe  per  la  pianura  di  rilettole,  poi  per  il  monte  di 
rilettole  aperto  con  un  taglio,  e  in  fine  andrebbe  a  mettere  diritta- 


—  1-][\  — 

mente  a  mare:  con  la  (|iiale  deviazione  sarebbero  liberate  le  cani- 
[la^'iie  pisane  e  luccliesi  ilalie  inondazioni;  2.°  a  colmare  con  le  tor- 
i)e  delSercliio  il  lago  e  i  paduli  di  .Massaciuccoli,  e  rendendo  le  nuo- 
ve ten-e  ubertose  sjuadaijnabili  3."  ad  abbassare  le  ac(|ue  del  hv^o  di 
Bientina  per  via  di  un  canale,  ciie  j)artcndosi  dal  liello  lago  traver- 
sasse le  campagne  lucchesi  fino  a  llipai'ratla,  e  da  (piesto  punto  fi- 
no a  mare  presso  ;jlla  foce  attuale  del  Sercbio. 

Il  sig.  Carlo  r.iorgini  rimettendosi  alle  cose  dette  nell' adunanza 
del  di  -il  sellendìre  si  dicbiara  affalto  contrario  alla  proposta  di- 
versione del  Sercliio.  Dice  la  (juistione  sembrargli  abbastanza  cbia- 
lita  per  le  cose  recentemente  {)ubbHcate  sopi-a  essa.  Se  pertanto  i 
fautori  di  quel  progetto  avessero  da  fare  considerazioni  sopra. un 
soggetto  di  tanto  rilievo,  invitagli  nuovamente  a  presentarle  alla  Se- 
zione di  Scienze  (isiclie  e  matematiche,  dove  ei  non  mancherebbe  di 
esporre  le  ragioni  jierchè  non  reputa  utile  l'indicato  provvedimento. 
Il  Presidente  fa  osservare  che,  esclusa  ogni  discussione  relativa 
alla  parte  tecnica,  l'esame  della  Carta  spetta  giustamente  alla  Se- 
zione di  Geologia  e  Geografia. 

Il  generale  Vacani  appoggiando  il  progetto  esposto  nella  Carta 
del  Piazzini,  si  uniforma  del  tutto  al  parere  del  Presidente. 

Appresso  il  Segretario  legge  una  scrittura  del  sig.  (iiiidoni  col 
titolo:  Aggiuntd  alla  mia  Teoria  suìla  formazione  de'  calcari  sacca- 
roiili.  Nella  (juale  sostiene  1'  autore  non  essere  necessario  di  ammet- 
tere che  la  magnesia  contenuta  ne"  calcari  saccaroidi  fessesi  svolta 
in  islato  di  vapore  per  1'  azione  di  masse  fuse,  ma  sì  che  questa  so- 
stanza preesistesse  nelle  rocce,  le  c[uali  a  mano  a  mano  sonosi  con- 
vertite in  calcari  cristallini.  Dice  esservi  calcari  saccaroidi  di  Car- 
rara e  di  Seravezza  ne' quali  non  trovasi  particella  magnesiaca,  ed 
in  vece  contengono  la  silice,  il  ferro  ;  molti  marmi  bardigli  oscuri 
contengono  l' idrogeno  carbonato.  Alla  presenza  della  silice  e  del 
ferro  l'autore  attribuisce  la  cristallizzazione  de' marmi  saccaroidi, 
la  loro  durezza,  il  suono  e  gli  altri  caratteri  artistici.  Non  intende 
già  che  la  sua  teorica  applicar  si  debba  a  tult'  i  calcari  saccaroidi 
o  dolomitici  di  Europa,  ma  solo  a  (luelli  delle  Alpi  apuane  da  lui 
diligentemente  studiati.  Si  accorda  egli  col  Coquaiidccon  altri  geo- 
logi che  i  calcari  saccaroidi  non  sono  rocce  primitive,  ma  sì  di  for- 
mazione secondaria  che  sono  state  alterate  dalla  comparsa  di  rocce 
plutoniane;  e  ricorda  aver  lui  assai  prima  fatto  conoscere  che  i  cai- 


-  .-5  - 
cari  saccaroitli  di  Carrara  sono  sccoiulari  e  si  lej^aiio  ai  calcai-i  l'os- 
siliferi  (Iella  Spezia.  Ma  ei  va  più  innanzi  poiché  animelle,  tale  con- 
versione essere  l'effetto  (li  un'azione  lenta  magnetica  o ciiimica  del 
ferro  e  di  altri  filoni  metallici,  che  si  trovano  annessi  alle  masse 
calcaree,  hi  ciò  la  sua  tcoi'ica  accoi'darsi  |)icn:nncnle  con  le  dollri- 
ne  esposte  dal  conte  Paoli  nella  sua  opc-i-a  sul  molti  nwlecolnre  ilei 
solidi.  Ammettendo  pure  con  la  comune  dcgcolo-;!  la  j,'ran  di\isio- 
ne  delle  rocce  in  plutoniche  e  nettuniane,  non  è  j)oi  disposto  ad  ac- 
cogliere la  terza  divisione  nuovamente  formata  delle  rocce  metamor- 
fiche. Osserva  su  tale  proposito  che  nelle  rocce  prodotte  per  azioni 
ignee,  come  ne' graniti,  ne' serpentini  e  talvolta  ancora  nelle  lave, 
sono  stati  trovati  frammenti  di  rocce  nettuniane  che  non  avevano 
sofferta  nessun 'alterazione,  e  contenevano  talvolta  inalterati  i  loro 
fossili  (i).  Da  ciò  deduce  non  essere  necessario  di  attribuire  al- 
l'azione di  gas  esalati  dalle  viscere  della  terra  le  alterazioni  avvenute 
nelle  rocce  di  sedimento;  ma  ([ueste  poter  derivare  da  azioni  pura- 
mente chimiche  e  molecolari,  le  ([uali  si  effeltuanodi  continuo  nel- 
le grandi  masse  delle  montagne.  Non  |)arergli  credibile  che  le  i-occe 
com]>onenli  intere  montagne  sieno  in  uno  stato  assoluto  d'inazio- 
ne. Cita  in  appoggio  della  sua  idea  certi  monumenti  di  marmo  sac- 
caroide  de'  tempi  etruschi  o  romani,  che  sono  nella  Galleria  di  Fi- 
renze; ne'  (piali  gli  ornati  e  le  figure  dei  bassi  rilievi  sono  scoiii|)ai- 
se,  e  nel  lor  luogo  si  osservano  tanti  piccoli  cristalli  romboidali  di 
calce  carbonata,  la  (|iial  cosa  prova  che  l'azione  molecolare  con- 
tinua ancora  nelle  masse  staccate  dalle  montagne.  Trascorre  poscia 
l'autore  a  parlare  dell'epoca  di  formazione  e  di  sollevamento  dei 
monti  della  Spezia  e  delle  Alpi  apuane,  e  ad  accennare  lo  stato  del- 
la Liguria  e  della  Toscana  innanzi  la  comparsa  di  queste  monta- 
gne. Dagli  avanzi  fossili  contenuti  nelle  rocce  di  (pici  monti  dedu- 
ce essersi  .succedute  (piattro  generazioni  di  animali:  i ."  delle  am- 


(I)  Questo  è  vero.  Mii  non  è  poi  meno  evidente  I"  alterazione  clie  le  rocce 
stratificate  hanno  solTerto  in  nioltl.ssinii  luoglii  per  1' azione  di  contatto  delle 
rocce  ignee,  la  quale  alterazione  va  disparendo  come  le  rocce  anzidette  si  allon- 
tanano dal  centro  di  eruzione.  Le  rocce  calcaree  che  si  trovano  in  frammenti  nel 
niiiiite  di  Somma  sono  inanitestamente  state  svelle  dal  vulcano  dal  prossimo 
.\pennino;  nondimeno  la  rocria  vedesi  scm])re  modificata  e  ridotta  in  calcare 
uiagncsilcro  o  dolomite  cristallina.  (?iota  M  Segretario). 

35 


-  27(5  - 
moniti  ed  orlocere  della  Spezia;  •;>.."  degli  enoriiii  e  di  alcune  tere- 
liralule;  3."  de'  zoofili  e  di  alcune  eontliiglie  univaUi  e  bivalvi; 
4."  de'  testacei  simili  ai  viventi.  Queste  successioni  essere  avvenute 
innanzi  alla  e<iniparsa  delle  masse  seipentinose,  all' er'iizioni  delle 
(piali  egli  allriiiuisce  in  gran  [)arte  il  rilievo  tleli'Apennino  ligustico 
e  toscano.  In  ultimo  propone  la  quislione  se  la  esistenza  de' grandi 
mammiferi,  le  cui  ossa  si  rinvengono  fossili  nel  Val  d'Arno,  debba 
considerarsi  anteriore  ovvero  posteriore  all' epoca  del  sollevamento 
delle  Alpi  ajmane. 

\  dilucidare  le  idee  del  Guidoni  il  prof.  Pilla  parla  de'  falli  prin- 
cipali die  lianno  indotto  il  suo  collega  ad  ammellerle.  Tali  sono  le 
cosi  delle  madri  niaccldc  da'  cavatori  de'  marmi  di  Carrara,  cioè  al- 
cune strisce  di  ferro  oligislo  ovvero  di  talco,  le  quali  regolano  il 
corso  de' banchi  slatuari;  la  nolevole  scomposizione  che  patisce 
il  marmo  quando  è  staccato  dalla  montagna,  il  che  non  accade 
(piando  il  masso  rimane  a  (piella  attaccato  ec.  ec.  I  ([uali  fatti,  cer- 
tamente assai  notevoli,  sembrano  al  Guidoni  indicare  una  certa 
azione  molecolare,  la  quale  forbisce  il  marmo  delle  materie  estra- 
nee concentrandole  nelle  parti  laterali. 

Il  sig.  Omalius  fa  osservare  che  le  nnuìri  macchie  non  sono,  se- 
condo lui,  se  non  materie  ferruginose  o  lalcose,  le  quali  si  deposi- 
tarono ne'  piani  di  stratificazione  che  separano  uno  strato  da  un 
altro  nella  intcrmillcuza  de' depositi  calcarei.  Ei  crede  che  le  inie- 
zioni posteriori  ferruginose  hanno  potuto  in  alcuni  luoghi  pene- 
trar molto  nelle  masse  calcaree  e  colorarle,  ed  altre  meno  e  lasciar- 
le candide. 

Il  prof.  Pilla,  senza  profferire  la  sua  opinione  su  tale  controver- 
sia, dice  solo  che  ne'  calcari  marmorei  non  ci  ha  vere  linee  di  stra- 
tificazione, ma  solo  fessure  accidentali,  e  che  le  madri  maccìtie  non 
mostrano  col  loro  andamento  il  carattere  di  parallelismo  che  con- 
trassegna le  vere  linee  di  stratificazione. 

Il  |)rincij)e  I-uigi  noiiaj>aile  domanda  se  le  parli  marmoree  che 
non  si  scompongono  sono  quelU;  che  sottostanno  inimedialamenle 
alle  madri  macchie  di  ferro.  PoìcIk"'  in  tal  caso  potrebbe  stare  che 
(uiesta  sostanza  facesse  1'  uffizio  d' invoglio  protettore. 

Risponde  il  Pilla  che  questa  circostanza  non  senqire  si  avvera; 
senza  che  le  madri  macchie  non  sono  coslanlemente  composte  di 
ferro  oligislo,  ma  soventi  di  strisce  lalcose. 


—   277   — 

11  si^.  Omaliiis  replica  non  parerj;!!  impossibile  che  la  elellrici- 
tà  abi)ia  |)arte  in  <[iiest{)  l'alio,  (lonoscei'si  al  presente  die  pezzi  di 
metallo  eli  natura  differente  possono  preservare  alcuni  oggetti  dalla 
scomposizione.  Quindi  le  madri  niaccliie  possono  servire  galvani- 
camente a  (piest'  uso,  ma  non  possono  già  essere  prodotte  per 
un'  azione  galvanica. 

Dopo  questa  discussione,  il  Presidente  Pareto  fa  conoscere  il 
progetto  della  Sezione  di  fare  l'abbozzo  di  una  Carta  geologica  del- 
l' Italia.  Finora  molti  sludi  sono  stati  fatti  in  diversi  luoghi  della 
penisola,  e  diverse  Carte  particolari  eziandio  sono  state  eseguite.  Ma 
è  mestieri  adesso  di  legare  insieme  tutti  questi  anelli  disgiunti,  onde 
ne  nasca  un  grande  lavoro  unito  ed  armonioso.  Per  al  |)resente  po- 
trà bastare  un  semplice  abbozzo,  al  quale  daranno  opera  esso  Pa- 
reto, Savi,  Pilla  e  Zigno,  attendendo  poi  che  nel  futuro  Congresso 
milanese  vengano  Sismonda,  la  Marmora,  Collegno,  Pasini,  da  Rio, 
(^alidlo  e  gli  altri  colleghi  della  penisola  a  compierlo. 

Il  sig.  Omalius,  confortando  la  Sezione  a  questo  lodevole  divi- 
samcnlo,  chiede  intanto  al  mai'chese  Pareto,  al  de  Zigno  ed  al  pro- 
fessor Pilla  le  notizie  sopra  la  slrullui'a  generale  delle  regioni  da 
loro  studiate. 

Il  marchese  Pareto  distingue  nella  Liguria  i  seguenti  terreni 
stratificati: 

I ."  Gneis,  fondamento  delle  rocce  stratificate  (Alpi  marittime, 
Savona,  Montenotte). 

2.°  Scisti  talcosi,  (piarzite,  puddinghe,  ovvero  formazione  del 
verrucano. 

3.°  Calcare  giurassico,  senza  fossili  distinti. 

4."  Calcare  sopra  giurassico,  o  forse  neocomiano  (  vicinanze  di 
Nizza  ). 

5.°  Calcare  con  echini  del  contado  di  Nizza.  Clauconia  cretacea. 
Calcare  a  nummuliti. 

6.°  Macigno,  calcai-e  a  futoidi.  Loro  argille  mutate  in  lavagne, 
scisti  lucidi,  galestri,  diaspri. 

7.°  Terreno  terziario  inferiore.  Composto  di  puddinghe,  gres  e 
marne,  con  fossili  diversi  dal  superiore.  Grandemente  slogato. 

8."  Terreno  terziario  su[)criore.  Fatto  di  marne  e  sabbie  con  fos- 
sili caratteristici.  In  naturale  posizione. 


-   ^78   - 

Distiiii^iif  poi  i  semicnli  terreni  jìliilnnici. 

1 ."  Granili  delle  vieinanze  di  Savona.  Di  eia  dubbia,  pi'obiihil- 
ineiile  anteriori  alle  olioliti. 

■i."  Olioliti. 

3."  Porfidi  posti  nel  verrucano. 

Il  sig.  de  Zigno  ricorda  di  avere  accennato  in  una  delle  scorse 
adunanze  le  diverse  formazioni  delle  .\lpi  venete.  Ora  ad  una  di- 
manda del  sig.  Omalius,  se  i  terreni  di  (|uelle  Alpi  inferiori  al  giu- 
rassico fossero  coiupaiabili  al  vei  lucano,  risponde  il  sig.  de  Zigno, 
che  nel  Vicentino  il  calcare  giurassico  è  separato  dagli  scisti  cristal- 
lini per  mezzo  della  formazione  dello  zeclistein  e  del  trias.  IMa  nel 
Bellunese  la  giacitura  degli  scisti  cristallini  potersi  comparare  a 
(piella  del  verrucano,  per  rispetto  al  calcare  giurassico  che  ad  essi  si 
soprappone  direttamente. 

Il  prof.  Pilla  si  propone  di  presentare  nell'  adunanza  seguente 
gli  spaccati  geologici  del  Regno  di  Napoli,  e  le  notizie  ad  essi  relative. 

In  proposito  de'  graniti  d' Italia  il  sig.  Omalius  domanda  s'  è  ben 
vera  la  o|)inione  del  Savi  che  il  granito  dell'Elba  sia  identico  alle 
tracliiti  del  Campigliese,  e  se  queste  tracliiti  presentano  differenze 
mineralogiche  dalle  trachiti  comuni.  Chiede  ancora  se  i  graniti  del- 
la Liguria  si  legano  alle  formazioni  gi-anitiche  antiche,  ovvero  a  quel- 
le dell'  KUia. 

Risponde  il  Pareto,  che  i  graniti  della  Liguria  sono  più  antichi 
di  quelli  dell'Elba.  I  graniti  poi  dell'Elba,  le  trachiti  del  Campi- 
gliese, quelle  di  santa  Fiora,  e  forse  anche  di  Soriano,  sono,  secon- 
do lui,  contemporanee;  e  queste  ultime  hanno  slogato  il  terreno 
subapennino. 

Interrogato  il  Pilla  su  tale  argomento  risponde,  non  conoscere 
ancora  le  giaciture  delle  rocce  succitate;  ma  avendo  esaminati  gli 
esemplari  raccolti  dal  prof.  Savi,  ei  pensa  che  le  trachiti  del  Campi- 
gliese si  avvicinino  j)iù  ai  porfidi  quarziferi  dell'  Elba,  che  sono  le- 
gati ai  graniti,  che  alle  trachiti  comuni  da  lui  osservate  nel  Regno 
di  Napoli  (i). 

(I)  Dopo  il  Congresso  il  prof.  Pilla  lia  visitato  l'Elba  ed  i  monti  ili  Campi- 
■;lia,  e  questi  ultimi  in  compagnia  tlel  signor  Cocjuantl.  Entrami)!  lianno  ricono- 
sciuto che  le  rocce  eruttive  fcldispaticlie  dell'Elba  e  del  Campigliese  sono  mani- 


—    ^79   — 

Il  sif;.  (Jinalius  s(»<;f;iim}{e,  la  malei'ia  delle  Iracliitì  a\er  ijuliito 
prendere  nell  Klba  il  caralU-ro  paiiilico  per  una  maggior  lentezza 
nel  raffreddamento  della  roccia,  la  quale  potè  occasionare  la  sepa- 
lazione  in  grani  dislinli  degli  elementi  del  granito. 

li  Segretario  legge  una  iellcra  scritta  dai  sig.  l'eccliioli,  nella  (jua- 
le  si  dà  la  descrizione  e  il  disegno  di  due  fossili  da  costui  trovati 
nelle  colline  pisane,  e  clie  sono  di  ([ualclie  importanza.  Il  primo  è 
un  esemj)lare  j)erfetto,  1'  unico  (in  (|ui  trovalo,  della  cluiiim  (  isocar- 
din)  arietinu  del  Brocchi,  della  quale  non  si  conoscea  finora  che 
un  solo  ed  imperfetto  esemplare  della  valva  sinistra,  figurata  dal 
Brocchi  nella  classica  sua  opera.  L'  altro  è  una  nuova  specie  di  lu- 
viiui,  chiamata  dall'autore  rostrata  per  un  particolare  carattere  che 
la  distingue. 

Dopo  di  ciò  r  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  3Iarchese  L.  P.yreto 


//  Segretario  L.  Pilla 


fcstaiiiL'iitr  CDiiteinporaiifC,  e  presentano  in  tutto  i  medesimi  accidenti  ;  se  non 
che  nell'  Elba  sì  lasciano  vedere  in  forma  di  graniti  e  di  porfidi  granitici,  e  nel 
Ganipigliesc  in  forma  di  porfidf  euritici,  di  pegmaticì  e<l  eziandio  di  tracliiti. 
Perciò  qnesli  luoghi  di  Toscana  riescono  importantissimi  per  lo  studio  di  <|uesti 
passaggi.  (y'ota  del  Segretario). 


A  D  11  \  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    29    SET  T  E  M  BUE 


.:-"X^;«- 


_i_Jell()  od  appnnalo  il  processo  verbale,  il  Segretario  presenta  al- 
cuni esemplari  degli  Atti  delia  R.  Accademia  de  Filomati  di  Lucca, 
donati  alla  Sezione  da  qucll'  Accademia. 

Il  sig,  Carlo  Giorgini  fa  dono  alla  Sezione  della  sua  scrittura  in- 
titolala «  Sidie  naitdzioni  dello  stato  dell'  Arno  rispetto  al  suolo  di 
Firenze  dopo  il  mille. 

Indi  si  legge  la  relazione  della  gita  fatta  dalla  Sezione  nella  valle 
di  Seravezza  (vedi  pag.  a66). 

Dopo  questa  lettura  e  in  proposito  della  breccia  di  Slazzema  il 
prof.  Savi  indicale  ragioni,  percliè  ei  pensa  clie  la  materia  la  quale 
ne  forma  l'impasto  e  collega  i  pezzi  di  marmo  saccaroide,  dipenda 
da  un  filone  ferrifero  che  trovasi  in  quelle  vicinanze,  e  che  ha  ve- 
duto passare  nella  roccia  modificata  per  mezzo  di  vene  secondarie, 
le  quali  allontanandosi  diventano  meno  ferruginose  e  più  cariche 
di  silice,  e  formano  una  specie  di  vacca  ferrifera. 

Il  sig.  Omalius  d' Halloy  crede  che  la  pasta  di  quella  breccia  sia 
di  natura  diversa  dal  ferro  oligisto,  e  pare  avvicinarsi  in  alcuni  punti 
ali  epidoto  ;  ed  attribuisce  la  formazione  della  roccia  alla  grande  cau- 
sa che  a  suo  avviso  modificò  que'  calcari  in  marmo,  jìroducendovi 
innumerevoli  fenditure,  nelle  quali  s' iniettò  poscia  la  materia  che 
forma  il  cemento  della  breccia. 

Il  prof.  Savi  sostiene  che  tanto  il  cemento  anfibolico  o  epidoti- 
co  come  il  filone  di  ferro  sono  di  formazione  contemporanea 

Il  piof.  Pilla  soggiiuige,  che  la  breccia  di  Staz/.ema  spiega  bene 
r  origine  di  certe  brecce  simili  che  trovansi  in  massi  erratici  nel 
monte  di  Somma,  e  sono  fatte  di  frammenti  dolomitici  rilegati  da 
un  cemento  di  materia  pirossenica. 


—      28l      — 

Dopo  questa  |disciissiuiie  il  sig.  Olinto  Dini  pieseiila  alcune  oi- 
locere  ed  ammoniti  trovate  nel  calcare  rosso  dell'  Alpe  di  Corfino, 
acconipagnandulc  con  le  notizie  seguenti. 

Il  piano  (li  Pieve  Fosriana  presso  Casteliiuovo  di  Garfagnana,  e 
1  altro  (li  \illa  (lolleniandina,  sono  l'atti  di  strati  di  gliiaie,  arene,  ed 
argilla  con  ligniti.  Da  questi  piani  salendo  ai  poggi  ed  ai  monti  per 
la  strada  di  Castiglione  a  Sassorosso  ed  a  Corfino,  s'inconliano  da 
|)riina  animassi  ciottolosi  e  veri  bandii  di  puddinghe  calcaree,  fra  i 
quali  si  veggono  talvolta  strali  di  un'arenaria  che  ritrae  molto  dal 
macigno,  è  effervescente  cogli  acidi,  e  di  un  colore  gialliccio;  i  quali 
banchi  sono  al(|iianto  raddrizzati  verso  le  masse  serpentinose  non 
molto  lontane  dal  Moliitu  di  l'iUd  Collemniidind.  Ma  salendo  più 
verso  i  due  villaggi  di  Cerageto  e  di  Massa  trovasi  allora  il  vero  ma- 
cigno, gli  strali  del  quale  dirigono  le  loro  feste  al  N.O.vel-so  i  monti 
calcarci  di  Cordno  e  di  Sassorosso  :  e  laddove  il  macigno  dai  lato 
del  S.E.  continua  per  molta  estensione,  poco  poi  si  estende  inverso 
il  N.  O.  Da  questa  parte  succedono  gli  strati  calcarei,  i  quali  hanno  la 
medesima  inclinazione,  ma  solo  per  picciol  tratto  ed  in  pochi  luoghi 
s'  inconliaiio  inalterati,  a\endo  per  lo  più  un  color  l'osso  di  mattone 
o  rosso  vinato.  Ora  ne' siti  dove  il  calcare  si  presenta  con  questo 
colore,  ovvero  con  tinta  bruna  di  lavagna,  si  trovano  in  abbondanza 
le  ammollili  e  molto  rare  le  orloccrc.  Quando  si  giunge  [ler  esempio 
al  villaggio  di  Sassorosso,  se  si  va  più  innanzi  prendendo  il  monti- 
cello  dimandato  la  Rocca,  si  vedono  i  suoi  fianchi  meridionali,  oc- 
cidentali ed  orientali  ricoperti  da  strati  o  piuttosto  da  lastre  di  cal- 
care rosso  ainmoiiitirero  Nella  parte  poi  che  volge  a  settentrione 
cade  scosceso,  e  (piivi  si  vede  che  la  sua  porzione  centrale  non  è 
già  stratificala,  n('  ha  colore  rossiccio  come  gli  strati  esteriori,  ma 
è  fatta  di  un  calcare  quasi  massiccio,  e  cenei'ino.  Vi  sono  soltanto 
qua  e  là  grandi  fessure,  ed  anche  cavità  in  forma  di  caverne.  Delle 
quali  alcune  sono  notevoli  per  ciò  che  mostrano  il  passaggio  del 
calcare  cenerino  al  calcare  rosso  stratificato.  \'icino  al  monte  succi- 
tato sorge  la  Pania  o  .\lpe  di  Corlino,  e  nelle  parti  australi  di  essa 
trovasi  il  calcare  semisalino. 

La  Sezione  tutta  trova  i  fossili  presentati  dal  sig.  Dini  di  gran- 
dissima inqioilanza,  e  diventano  soggetto  di  disputa  tra  i  signori 
Omalius  d'  Halloy,  Savi  e  Pilla. 


—    a8a    — 

I  professori  Savi  e  Pilla  iiianifeslano  la  loro  opinione  che  le  aiii- 
nionili  sieno  •jiiii-assii-lie,  e  (|uincli  le  ortocere,  le  quali  le  accompa- 
gnano, sieno  della  niedesinia  età. 

II  sii;.  Onialius  alTernia  clie  se  (|iielle  orlocere  fossero  sjiui'assi- 
clie,  sarel)l>eNÌ  un  i,Manile  cangiamento  nelle  idee  paleontologiche 
(in  (|ui  ammesse  su  la  loro  giacitura.  Ma  innanzi  di  produrre  questo 
cangiamento  ei  crede  necessario  che  siano  hene  determinale  le  am- 
moniti che  accom|)agnano  le  ortocere.  Fa  riflettere  che  in  montagne 
dove  sono  avvenuti  tanti  sconvolgimenti,  può  esser  bene  seguito  che 
masse  di  calcare  di  transizione  fossero  state  sollevate  in  qualche 
punto  da  movimenti  sotterranei. 

Il  prof.  Savi  risponde,  nel  calcare  della  Spezia  essere  state  trovale 
ancora  delle  ortocere  insieme  con  molte  annnoniti,  le  quali  furono 
determinate  dal  Sowerhy  come  giurassiche,  e  figurate  dal  Lalx'che 
nel  suo  ^Manuale  di  Geologia.  Non  potersi  sempre  applicare  in  Ita- 
lia le  idee  geologiche  stabilite  oltrenionte.  Potersi  bene  ammettere 
che  le  ortocere  continuarono  a  vivere  per  cjualche  tem|)o  ne'  mari 
italiani  mentre  erano  scomparse  in  quelli  del  settentrione. 

Il  sig.  Omalius  soggiunge  essersi  molto  dubitato  delle  determi- 
nazioni de' fossili  della  Spezia  fatte  dal  Sowerby;  inoltre  alcune  di 
f(uelle  ammoniti  appartenere  ad  un  periodo  più  antico  ;  forse  ancora 
il  d'Orhigny  troverel)be  in  esse  altre  differenze. 

11  prof.  Pilla  osserva  primamente,  le  ortocere  in  (piistione  non 
essere  dubbiose  ;  la  loro  forma  quasi  gigantesca  allontanare  ogni  so- 
spetto che  possano  essere  alveoli  staccati  di  belemniti,  siccome  erasi 
sospettato  delle  ortocere  della  Spezia;  senza  che  non  è  avvenuto 
mai  di  trovare  ne'  luoghi  dove  sono  state  ritratte  le  ortocere,  anzi 
in  nessun  luogo  d' Italia,  astucci  di  belemniti.  Quindi  fa  osservare 
che  tutte  le  masse  calcaree  delle  Alpi  apuane  fanno  indubitatamente 
parte  di  una  sola  e  medesima  formazione,  distinta  per  caratteri  mi- 
neralogici e  specialmente  per  la  sua  giacitura  ;  tale  formazione  non 
esser  mai  più  antica  del  lias,  secondo  che  indica  il  maggior  numero 
de'  fossili  vi  sono  stati  trovati  finora.  Quindi  le  rare  orlocere  che 
accompagnano  tali  fossili  si  vogliono  tenere  ancora  liassiclie.  E  con- 
chiude, questa  mescolanza  de'  fossili  confermare  1'  altra  simile  os- 
servata nelle  Alpi  del  Salisburghese. 

Il  prof.  Savi  replica  non  potere  indicare  altra  giacitura  di  orto- 
cere in  Toscana;  ma  le  ammoniti  che  le  accompagnano  a  Corfmo 


—   283    — 
ti'ovarsi  ancora  nella  Maremma  pisana  a  Castaj^nclo  in  un  calcare 
s<)U(i|)<)S((i  al  maci^'nn. 

Il  sig.  Omalins,  dopo  una  gentilissima  apostrofe  alla  Geologia  ita- 
liana, la  (|uale  è  stala  accolla  con  reiterati  a[)plausi,  espone  il  suo  de- 
siderio clielacpiistione  sia  un  giorno  con  inconlrastahili  fatti  chiarita. 

Dopo  ciò  il  Segretario  Pilla  legge  una  relazione  sopra  l'opera  del 
sig.  Balbi  intitolata  Elc'inens  de  Géogniphie  generale.  Nella  quale  re- 
lazione indica  le  niatcìic  seguenti  che  rendono  pregevolissima  f|ue- 
sta  nuova  opera  dell'  indefesso  italiano  geografo. 

Nella  parte  che  riguarda  le  conoscenze  generali  relative  alla 
Geografia  trovasi  un'o  specchio  accurato  delle  più  alle  montagne 
del  (doho,  (juello  della  superficie  dei  bacini  e  della  lunghezza  del 
corso  dei  principali  fiumi,  ed  il  prosjjetto  delle  jìrincijìali  divisio- 
ni idrografiche. 

Passando  alla  Geografia  descrittiva,  vedesi  opportunamente  riu- 
nita la  Geografia  fisica  alla  politica  nella  Geografia  generale  di  ogni 
parie  del  mondo  ;  vi  occorrono  ancora  aggiiniti  gli  articoli  strade,  e 
strade  ferrate.  Nelle  notizie  relative  al  connnercio  ed  all'  industria 
liavvi  r  indicazione  delle  linee  primarie  della  navigazione  a  vapore, 
e  sono  notati  i  centri  principali  dell'industria  e  del  commercio.  Gli 
articoli  religione  e  governo  sono  pure  assai  notabili  per  aggiunte  e 
modificazioni,  massime  j)er  quello  riguai'da  1' Eui'opa.  Vuol  essere 
ancora  nominata  la  distinzione  delle  caspiane,  delle  lagune,  e  dèi 
laghi  pro[)riamente  delti,  ed  altresì  l' indicazione  delle  grandi  pia- 
nure degli  altijiiani  princijìali  e  dc'vulcani  attivi  oggigiorno.  Soprat- 
tutto poi  riescono  utilissime  le  notizie  delle  altezze  in  metri  ed  in 
lese  dei  punti  culminanti  di  tutte  le  catene  montuose  menzionate  nel 
libro,  secondo  le  misure  le  più  recenti  e  le  più  degne  di  fede. 

Seguendo  le  orme  dell'  illustre  geografo  Graberg  de  Hemsii,  il 
Balbi  divide  il  Nuovo  Mondo  in  Cutonihia  cà  America  propriamente 
detta  ;  e  profittando  delle  ultime  scoperte  fatte  dai  navigatori  in- 
glesi, americani,  francesi  e  russi,  egli  forma  una  (juarta  suddivisione 
nell'Oceania,  delta  circumpolare,  che  comprende  tutte  le  terre  An- 
tartiche nuovamente  scoperte,  e  distinte  in  tie  gruppi. 

fondando  la  classificazione  delle  lingue  sul  piano  seguito  nel 
suo  .ttla.f  cfltnograpliif/ite  i/ii  Glahe,  Balbi  ha  credulo  dovervi  recare 
importanti  modificazioni,  quali  si  dimandavano  dai  nuovi  lavori 
pubblicali  dopo  quell'opera. 

3G 


1? 


—      28/,      — 

La  Geografia  particolare  rompreiule  tanti  capitoli  quanti  sono  i 
granili  Slati  o  le  granili  regioni  geograliclic  ohe  si  descrivono  negli 
articoli.  Vi  sono  accuratamente  indicate  la  posizione  iistroiiomicn,  i 
confini,  i  fiumi,  in  topografia,  e  le  possessioni  per  f]uegli  Slati  clie 
ne  lianno.  In  questa  parte  fu  ottimo  divisamento  dell'autore  l'aver 
aggiunto  alla  topografia  le  primarie  posizioni  strategiche,  ed  alcuni 
dei  punti  primari  della  Geografia  biblica:  per  guisa  che  sebbene 
l'opera  del  Balbi  non  fosse  comjiosta  col  disegno  di  una  conijiiuta 
(icografia  lìsica,  commerciale,  industriale,  militare  e  biblica,  non  però 
di  meno  egli  ha  cercato  di  presentare  i  punti  più  rilevanti,  le  norme 
|)riiicipali  di  questi  vari  modi  di  descrivere  la  terra. 

Qualcuno  forse  avrelibe  desiderato  trovare  nelle  tavole  stati- 
stiche, che  chiudono  la  descrizione  di  ogni  parte  del  mondo,  le  po- 
polazioni degli  Stati, condotte  almeno  all'anno  i84o.  Ma  non  si  può 
dissentire  dall'autore,  dopo  aver  letto  i  motivi  ch'egli  adduce  per 
aver  riprodotto  quelle  del  i8a6. 

E  osservabile  in  fine  che  il  Balbi  si  astenne  saviamente  da  quelle 
sentenze  generali  sulla  condizione  morale  de'  popoli,  alle  cpiali  non 
pochi  geografi  sogliono  dedicare  molte  pagine  delle  opere  loro,  con 
frequente  discapito  della  verità  e  di  quella  tolleranza  che  accompa- 
gna la  vera  filosofia.  Egli  ha  preferito  accennare  piuttosto  quei  fatti 
dai  quali  il  lettore  ])uò  desumere  1'  iiiij)ortanza  commerciale,  poli- 
tica e  strategica  dei  primari  paesi  e  delle  regioni  più  importanti  del 
Globo;  il  che  apparisce  di  leggieri  scorrendo  la  descrizione  dell'.//- 
geria,  dell'isola  di  Cuba,  della  Nuova  Zelanda,  aitava,  delle  Filippi- 
ne, AcW .liistralin  ec.  ec. 

IJ  relatore  conchiude  proponendo  alla  Sezione  di  esprimere  al- 
l' autore  il  suo  aggradimento  per  lo  zelo  infaticabile  con  che  inten- 
de ad  avanzare  gli  studi  di  Geografia. 

Segue  una  relazione  del  Vice-Presidente  sig.  de  Zigno  sopra  una 
Memoria  ilei  marchese  Pio  de' Muti,  nella  cpiale  si  tratta  delle  gran- 
di linee  d' ineguaglianza  della  superficie  terrestre. 

L'  autore,  ei  dice,  tratta  da  prima  ilelle  idee  proj)osle  dai  fi- 
sici su  questo  argomento,  ed  in  particolare  accenna  ai  lavori  del  de 
Biich  e  del  Beaumont  sui  sollevamenti.  Ei  divide  i  sollevamenti  in 
due  grandi  classi,  che  chiama  normali  ed  anormali  Ai  primi  at- 
tribuisce la  formazione  de' continenti,  la  origine  delle  grandi  isole 
e  delle  catene  allungate  de' monti.  Ai  secondi  l'elevazioni  parziali 


—    285   — 

ed  iir<'f,'olari,  f;!'  isiilolli,  i  Milcaiii  ec.Soslieiie  die  i  f,'rantli  solleva- 
meiili  (la  lui  detti  iiorniali  si  delihoiin  altrilniire  ad  ima  riunione  di 
coirenti  elctlriclie  o  elettiomagneliche  di  sfraordinaiia  l'orza,  die 
ora  non  sono  più.  I.o  <|uali  si  partivano  dal  polo  ina}j;netico  borea- 
le luinbenilo  la  faccia  primitiva  del  Globo,  e  si  propagavano  per 
quattro  vie  diverse  ed  opposte  al  polo  magnetico  australe;  delle  (ina- 
li correnti,  secondo  l'autore,  è  un  avanzo  l'attuale  magnetismo  ter- 
restre. I  sollevamenti  poi  detti  dal  Muti  anormali  producono  an- 
ch'essi correnti  niagneliclie,  le  cpiali  in  vece  di  operaie  orizzontal- 
mente seguono  una  direzione  verticale. 

In  continuazione  delle  idee  csjioste  nell'adunanza  precedente  dal 
Presidente  Pareto  e  dal  \  ice-Presidente  de  Zigno  sopra  i  terreni 
della  Liguria  e  delle  Alpi  venete,  il  prof.  Pilla  passa  a  dire  dei  ter- 
reni che  si  osservano  nel  Regno  di  Napoli,  accompagnando  la  espo- 
sizione con  due  spaccati  geologici. 

^ella  Calabria  i  terreni  stratificali  si  succedono  nell' ordine  se- 
guente di  basso  in  alto  : 

I ."  Scisti  cristallini  metalliferi,  rispondenti  agli  scisti  delle  Alpi 
apuane,  ed  al  verrucano. 

■}..°  Calcare  giurassico  analogo  a  quello  delle  Alpi  apuane. 

'^°  Terreno  terziario  medio  carbonifero  come  quello  di  Marem- 
ma. Dislogato. 

/(.°  Terreno  terziario  subapennino.  In  posizione  naturale,  e  dis- 
cordante col  terreno  terziario  medio  (  Yalanidi  vicino  Reggio  ). 

Il  granito  è  la  principale  roccia  eruttiva  che  osservasi  in  Cala- 
bria, e  passa  soventi  allo  gneis.  La  sua  età  è  recentissima,  posterio- 
re cioè  al  terreno  terziario  medio  ;  forse  è  contemporaneo  al  gra- 
nito dell'  Elba. 

Qualche  rara  eruzione  ofiolitica  comparisce  sopra  Nicastro  e 
ad  .\niantea. 

Neil'  Abruzzo  poi  tutti  i  terreni  sottoposti  al  calcare  giurassico 
scompariscono.  Questo  calcare  ed  il  cretaceo  formano  «piasi  inte- 
l'amente  i  rilievi  montuosi,  de' quali  fanno  parte  le  più  alle  sommità 
della  penisola,  monte  Corno,  Maiella,  \  elino. 

Al  calcare  è  soprapposto  il  terreno  terziario  medio  con  avanzi 
di  vegetabili  dicotiledoni  ;  il  (piale  nel  Teramano  ("■  svilupjiatissimo, 
ed  arriva  lino  all'altezza  di  8000  piedi. 

A  questo  segue  il  terreno  subapennino  con  fossili  caratteristici. 


—    a  80    — 

fiancano  nella  regione  setleiitiidiiale  rocce  cinillive,  e  solo  ci  lia 
tlal  lato  ilei  ^ledilcrraiieo  le  tracliili  di  Ponza  ed  i  vulcani  di  IVapoli. 

Il  sig.  IMliot  legge  ima  noia  sopi-a  alcuni  filoncini  cupriferi  che 
ha  aNuto  occasione  di  osservare  in  \'al  di  Castello,  i  (piali  penetra- 
no nel  calcai-e. 

In  ultimo  il  Presidente  pone  termine  alle  sessioni  col  seguente 
discorso . 

«  Ed  è  pur  dolorosa  condizione  delle  umane  cose  che  alle  più 
dolci  consolazioni  e  ai  piìi  saporiti  piaceri  che  possono  provare  la 
mente  ed  il  cuore,  vada  sempre  connnisto  un  non  so  che  di  amaro, 
che  ci  prova  non  potere  esser  cpii  pieno  il  contento. 

Io  esultava  sul  cominciar  del  Congresso  al  peusiei'o  d!  potere 
stringer  la  mano  j)er  salutazione  del  buon  arrivo  a  tanti  fratelli 
nella  scienza  e  nella  carità  della  patria;  e  in  quel  lieto  istante  io  fi- 
guravami  healo,  e  lungo  il  tempo  che  assieme  avremmo  passato 
nelle  scientifiche  discussioni,  nel  conversare  amichevole,  nell'espres- 
sione de'  voti  e  degli  augurj  pel  fausto  avvenire  di  questa  nostra 
terra,  cui  tanti  secoli  di  sciagure  non  valsero  a  spogliare  dell'  au- 
reola gloi-iosa  per  cui  vien  salutata  madre  della  moderna  ci\iltà.  Io 
quasi  figuravami  che  lontanissimo  si  stesse  il  momento  il  (piale  do- 
veva por  termine  a  questi  gaudi  dell'  intelletto.  Una  qnalche  trepi- 
dazione soltanto  intorbidava  in  me  alcun  poco  quelle  gioie,  e  n'era 
causa  il  timore  di  mal  corrispondere,  pel  difettar  delle  forze,  alla 
confidenza  che  cortesi  mi  avevate  accordato  nello  scegliermi  a  vo- 
stro presidente  ;  se  non  che  calmava  tale  turbamento  il  sapermi  certo 
della  vostra  cooperazione  e  il  non  disperare  della  vostra  indulgen- 
za. -Ma  quello  che  tante  gioie  or  tramuta  in  cocente  dolore  si  è  il 
pensiero  che  i  giorni  fortunati  delle  nostre  disquisizioni  scientifi- 
che sono  scesi  nel  novero  dei  passati  ;  e  che  è  pur  troppo  vicino  il 
momento  in  cui  le  elucubrazioni  del  Congresso  saranno  di  ragion 
della  Storia,  e  argomento  delle  ponderazioni  di  fpielli  che  delle  no- 
stre riunioni,  o  amorosi  vedono  e  sentono  quanto  sia  1'  utile,  o  in- 
vidi e  maligni  cercano  negare  la  benigna  influenza  e  attenuare  i  ri- 
sultamenli.  i'ertanto  a  buon  pegno  di  future  e  crescenti  prosperità 
pei  primi,  a  confusion  de' secondi,  rintracciamo  in  breve  quello  che 
voi,  o  Colleghi,  faceste  in  quella  parte  di  studi  che  alla  nostra  Se- 
zione si  spetta;  onde  per  noi  venga  rigettata  in  faccia  l'infamia  di 
una  mentita  a  chi,  per  sue  stolte  ragioni  e  male  voglie,  temendo 


—  287  — 

(jiiclld  die  può  esser  cagione  di  luce,  con  sulxlole  parole  comincia 
(la  prima  a  porre  in  dubbio  i  \antaggi,  poi  a|)erlamenle  nega  l'uti- 
le, e  in  (ine  dannoso  spaccia  quanto  di  più  sacro,  di  ]iiù  morale, di 
pili  cittadino  vi  può  essere. 

Ina  regione  cui  diede  natura  certi  confini,  die  cerchiò  di  mare 
e  di  altissimi  monti  per  tutto  il  suo  giro,  che  partì  solo  con  elevata 
giogaia,  disli'ihuemlo  terre  e{|uamente  dall'  una  parte  e  dall'altra,  è 
per  certo  destinala  più  di  ogni  altra  a  raj)pi'esciilare  una  imita;  o 
se  miri  ai  bacini  |>aiv.iali  che  secondari  monti,  j)i'opagini  della  par- 
titrice  giogaia,  in  se  racchiudono,  è  modellata  anche  a  formare  un 
insieme  di  parti,  diverse  bensì,  ma  in  bello  e  saldf)  nodo  connesse: 
questa  regione  è  sicuramente  meritevole  che  ne  sia  indicata  la  co- 
stituzione geognostica,  e  che  vengan  tracciate  le  diverse  formazioni, 
le  (piali  elaborò  natura  a  produrre  quel  tutto.  Convinti  della  neces- 
sità di  (piesle  conoscere,  e  sapere  in  quale  relazione  tra  loro  geogra- 
ficamente si  stiano,  favellaste  voi  di  una  trarla  geologica  per  l' Ita- 
lia, la  quale  fosse  sunto  delle  già  fatte  osservazioni  da  valenti  geo- 
logi di  varie  |)arti  di  lei,  e  (piadro  in  cui  venissero  naturalmente  a 
prender  posto  le  altre  successive  per  le  (piali  fosse  tale  scientifico 
e  nazionale  lavoro  condotto  a  buon  termine;  e  se  a  crescerlo  im- 
mediatamente in  quella  Sezione  non  fu  presentata  mappa  nuova 
che  alcuna  parte  continentale  di  questa  regione  geologicamente  il- 
lustrasse, una  tenuissima  e  quasi  infinitesima  ne  fu  vista,  che  di  al- 
cune piccole  isole  che  non  stanno  lungi  dalla  costa  toscana  indicò 
le  diverse  f<ìrmazioni.  Ma  non  solo  nelle  descrizioni  grafiche,  e  nel- 
r  indicare  come  si  estendano  alla  superficie  le  une  accanto  alle  altre 
le  formazioni,  consiste  la  scienza  geognostica,  che  anzi  la  superpo- 
sizione  loro,  e  l'esame  dei  fenomeni  chele  accompagnano,  e  le  dis- 
(|uisizioni  delle  probabili  cause  che  le  generarono,  fanno  lo  scopo 
precipuo  di  (jucsta  scienza;  e  voi  discuteste  di  molte  di  cpielle,e  tro- 
vaste ragioni  per  cui  terreni  a  prima  vista  dissimili  si  debbano  avere 
per  probabilmente  uguali  in  molte  parti  della  penisola.  Sentenziaste 
come  molte  delle  calcaree  di  (picsti  monti  pisani  j)ossano  avere  le 
analoghe  nella  Liguria,  nel  Regno  di  Napoli,  non  che  ai  piedi  delle 
Alpi;  e  nella  nostra  escursione  alle  pittoresche  valli  che  si  stanno 
tra  i  monti  del  Pietrasantino  e  del  Seravezzese,  oltre  all' ammirare 
(|uelle  gigantesche  masse  di  candido  marmo  che  sovrastano  alle 
medesime,  poteste  anco  vedere  gl'inferiori  scisti  e  ({uarzi,  forse  un 


—  288  — 
tempo  ili  bi'ii  diverso  aspello,  in  sef^iiilo  dai  solloiTanel  ag;eiili  wo 
lti/nor/o.«iti. E  in  i\iw\\e  valli  eziandio  vi  fu  dato,  aniiicliè  le  dis(|iii- 
si/.ioni  puramente  scienlilielie  non  andassero  disgiunte  dalle  iiidu- 
sliiali  ilie  «olla  Geoloi^ia  liaiiiio  relazione,  di  esaminare  e  le  mi- 
niere di  piondìo  argeiiliiero  del  Douiuo  e  quelle  di  mercurio  sol- 
foralo di  Rij)a,  e  poteste  osservare  come  le  sublimazioni  di  quei 
nielalli  in  liK)ui  parallelamente  alla  stratificazione  si  siano  intro- 
messe; e  vedeste  anco  in  quelle  vallale  come  altre  sostanze  ferrugi- 
nose, anlll)oliclie,  talcoso  abbiano  penetralo  tra'  bandii  in  parie 
franti  e  screpolati  della  calcarea,  e  di  questa  avviluppando  i  fram- 
menti, tranmlandoli  in  marmo  bianco,  ne  abbiano  formato  la  bella 
breccia  dello  Slazzemese. 

E  lìoicbè  nella  vostra  sapienza  ben  pensavate,  cbe  non  bisogna 
sbandire  le  (piestioni  gcologiclie  die  coli'  industria  lianno  relazio- 
ne, nelle  voslre  sedule  faceste  ancbe  scopo  di  discussione  quei  mi- 
rabili depositi  di  combustibile  die  la  natura  provvidenzialmente 
mise  in  serbo  nelle  viscere  della  terra,  affincliè  al  diboscamento 
dei  monti  e  agli  ognor  crescenti  bisogni  dell'aumentala  popolazione 
compensasse  quell'  enorme  massa  di  carbone  die  a  mano  a  mano, 
per  mezzo  della  vegetazione,  era  ella  andata  sottraendo  all'atmosfe- 
ra, per  prejìararla  ad  essere  fluido  respirabile  a  quelli  esseri  più 
perfetti  die  il  Facitore  Supremo  volle  stabilire  c[uasi  corona  di  tutta 
la  creazione:  e  di  questi  combustibili,  essendo\i  non  scarse  cave  in 
Toscana,  poteste  fare  esame  dei  saggi  da  quelle  estratti,  non  cbe  dei 
resti  dei  mollusdii  e  di  altri  animali  e  delle  piante  che  entro  vi  si  ve- 
dono; e  <[uel  terreno  indicare  come  terreno  terziario  medio;  il  com- 
bustibile dire  di  ottima  qualità.  E  ancbe  questa  sentenza  vi  condusse 
a  discutere  le  relazioni  di  tal  formazione  con  altre  analoghe,  le 
quali  estesissime  stanno  ai  piedi  settentrionali  dell' Apennino,  e  in 
alcun  punto  quasi  a  cavallo  del  meilesimo  si  mostrano  là  ove,  per 
grande  abbassarsi  del  sommo  vertice,  lo  diresti  separato  dalle  vi- 
cine Alpi.  F,  anco  tale  isj)ezione  dei  fossili  che  acconqiagnano  il 
condjiistibile  di  Toscana  porse  occasione  a  un  dotto  zoologo  e  pa- 
leontologo di  esaminare  certi  denti  ivi  rinchiusi,  e  quelli  non  agli 
nnaplolerium,  ne  agli  nntracholcriu/n,  ma  bensì  a  un  animale  di  uiì 
genere  a  «piest' ultimo  assai  vicino  dimostrare  esseie  apj)ailenuti. 

E  nella  meridionale  Italia  un  monte  famoso  non  lungi  da  famo- 
sissima città;  le  sue  falde  sono  ammantate  di  lussureggiante  verzu- 


-  289  - 

ra  ;  sono  i  suoi  piedi  sp.arsi  <li  villo  e  caslolla,  ma  siili' allo  sta  la  de- 
solazione ch'ei  sjìt'sso  versa  sulle  ul)erlose  campagne  e  spinge  fi- 
no al  mare:  (piesto  monte  lia  comiiiiicazione  coli' interno  della  ter- 
ra, e  per  certi  meati  e  |)er  l'enorme  bocca  clie  si  a|)re  sulla  conica 
cima  spandonsi  torrenti  di  fuoco  e  si  sollevano  altissime  colonne 
di  fumo,  e  masse  di  la|)illi  e  ceneri  incandescenti  clie  ricadono  to- 
sto sui  brulli  suoi  fianchi. 

Il  maestoso  spettacolo  è  capace  di  sublimare  ogni  mente,  ma  lo 
studiarne  e  spiegarne  i  fenomeni  e  cogliere  la  natura  sul  fatto  è 
dato  a  pochi  coraggiosi  e  sapienti,  che  sanno  sfidare  per  amor  della 
scienza  i  pericoli,  e  per  forte  potenza  di  raziocinio  induttivo  indica- 
re quali  possano  essere  sole  le  cause,  che  di  sì  grandiosi  fenomeni 
sono  sorgente,  ^'olevano  i  geologi  antichi  che  nel  vulcano  fosse  il 
terribile  fuoco  accompagnato  da  fiamme;  le  negavano  molti  moder- 
ni, 0  quello  che  di  fiamme  aveva  parvenza  dicevano  un  riflesso 
nell'aria  delle  incandescenti  materie.  In  nostro  collega,  che  dalla 
Isella  Partenope  alla  dotta  Pisa  è  venuto  per  ottima  scelta  di  saga- 
cissimo Principe  a  professar  Geologia,  ha  saputo  sorprendere  sul 
fatto  il  vulcano,  e  nel  cratere  di  f|uel  monte  allo  scoppiare  di  alcuni 
coni  parziali  accertossi  di  veraci  fiannnc  che  si  alzavano  da  fpielle 
voragini  ;  e  voi  sentiste  come  in  dottissima  INIemoria  qua  alla  vo- 
stra presenza  svolgesse  le  conseguenze  che  da  tale  osservazione  po- 
tevano dedursi  :  v'indicava  come  veniva  dimostrata  la  presenza 
tleir idrogeno  o  di  altri  gas  idrogenati  ;  come  l'emissione  dell'  idro- 
geno supponeva  1'  azione  dell'  acqua  ;  vi  accennava  come  sia- 
no abbondanti  sul  monte  i  diversi  cloniri,  e  quindi  ne  deduceva 
che  r  ac(|ua  intervenuta  era  accpia  del  mare.  Scendeva  poi  colla  vi- 
vace immaginazione  nelle  viscere  della  terra,  e  là  ammesso  un  noc- 
ciolo incandescente  e  una  massa  di  metalli  avidi  di  combinarsi  col- 
1' ossigeno,  faceva  vedere  come  al  sopraggiungere  per  misteriosi  ca- 
nali dell'acqua  del  mare  su  (piella  massa  incandescente,  per  soddis- 
fare all'avidità  del  silicio  e  di  altri  metalli  per  l'ossigeno  succedeva 
rapida  ed  ingente  decomposizione  dell'  ac((ua,  e  quindi  |)roduzione 
il  idrogeno,  scoppi  e  tutti  gli  altri  fenomeni  tiella  viilcaiiità.  Cosi  il 
Pilla  connetteva  le  due  ipotesi  con  cui  finora  spiegavansi  molti  fe- 
nomeni vulcanici,  e  presentava  alla  nostra  -Sezione  mio  de' più  dotti 
lavori  onde  sicuramente  può  andar  superbo  il  Congresso. 


—    ago    — 

Mollo  ancora,  dopo  il  tanto,  avrei  a  dire  di  alli-e  ;;oologiclie  dis- 
cussioni elle  occuparono  la  nostra  Sezione,  se  non  che,  nei  hi-evi 
limiti  che  il  timore  di  esservi  a  carico  mi  ha  consigliato  a  prefigge- 
re a  (|uesla  mia  informe  diceiia,  sarei  costretto  a  lacere  di  (|uello 
altre  parti  di  sludi  che  ugualmente  occuparono  le  nostre  adunanze. 
^  oi  ben  intendete  clie  troppo  mi  dorrebbe  il  trascorrere  senza  far 
j)arola  dei  lavori  spettanti  alla  Geografia  clie  furono  qui  presentati. 
Questa  scienza,  il  cui  campo  si  estende  a  tutta  la  terra,  ha  tra  noi 
un  indefesso  cultore,  il  quale  lunghe  veglie  ogni  anno  consacra  a 
redigere  opera  meritevole,  in  cui  sono  consegnali  i  progressi  tutti 
fatti  da  lei;  e  (piesto  lavoro  viene  ogni  anno  iiresentalo  dall'autore 
alla  nostra  adunanza,  e  con  ragione  al  Congresso  degli  Scienziati  di 
(piella  nazione  che  un  tempo  fece  fare  i  più  giganteschi  passi  alla 
Geografia,  poiché  produsse  un  Colombo.  Ora  in  questo  sunto  l'autore 
ci  fa  trascorrere  col  pensiero  le  diverse  parti  del  Globo,  non  escluse 
([uelle  che  più  da  noi  lontane  a  noi  meno  son  conosciute;  e  là  nel- 
l'Àbissinia  ci  mostra  le  sj)edizioni  del  Beke,  e  quella  oi  dinata  dal  Pa- 
scià d'  Egitto  al  colonnello  Seìini  intenta  a  cercare  le  sorgenti  del 
B(ir  el  Abiiul  o  Nilo  Bianco  ;  ci  dice  come  questo  scenda  da  parli 
molto  più  orientali  di  quelle  da  cui  si  snjìjìoneva  che  derivasse,  ed 
emette  un  dubbio  circa  1'  esistenza  dei  tanto  rinomali  monti  della 
Luna.  Passa  jioi  al  di  là  dell' Atlantico  Oceano,  si  ferma  alcun  poco 
sulle  due  parti  del  continente  americano,  ci  dà  alcune  notizie  del- 
l'Oceanica; e  poi,  volgendo  la  prora  a  mezzogiorno,  ci  fa  parola 
delle  scoperte  di  recente  fatte  dal  capitano  Ross,  il  ffuale  nelle  parti 
Antartiche  l'esistenza  di  un  solo  ])olo  magnetico,  e  non  di  due,  co- 
me nel  boreale  emisfero,  dimostra. 

Ma  oltre  questo  sunto  della  Geografia  generale  ebbe  l'adunanza 
nostra  a  occuparsi  di  questioni  sulla  formazione  delle  paludi  ;  e  a 
questo  riguardo  sentiste  una  dotta  Memoria,  a  cui  fece  seguilo  una 
soda  discussione  sulle  teorie  emesse  per  la  spiegazione  dei  fatti  in- 
dicati. Né  tralasciaste  anche  di  discutere  opinioni  diverse  ciica  l'an- 
tico corso  del  Serchio,  e  di  prendere  cognizione  di  j)rogelli  e  tli  ope- 
razioni idrauliche  destinate  a  prevenire  i  danni  che  questo  fiume 
col  continuo  rialzar  del  suo  letto  minaccia  alla  campagna  lucchese. 
F.  oltre  (|uesti  lavori  poteste  esaminare  la  finita  esecuzion  topogra- 
fica di  bella  e  grande  Carta  d'  Italia  del  doti.  Orlandini  Zuccagni. 


—     291     — 

Nel  desiderio  di  starmi  ancora  con  voi,  e  f|uasi  aitifizio  a  pro- 
lungare i  momenti  che  ci  tengono  riuniti,  io  imiìiendeva  a  tesservi 
una  succinta  storia  di  (juanto  avete  operato,  mirando  anco  a  con- 
vincere col  soddisfacente  quadro  de'  vostri  lavori  gì'  increduli,  i  qua- 
li non  vogliono  [)crsuadeisi  derivar  grande  incremento  alla  scienza 
dalle  annuali  riunioni  degli  scienziati  italiani.  Ma  siccome  per  fata- 
le legge  non  è  dato  all'  uomo  rattenere  il  tempo  che  fugge,  ed  è  im- 
minente l'istante  che  ci  dee  sepaiare,  così  io  questo,  prima  che  in- 
tieramente trasvoli,  voglio  consacrare  a  porgere  i  ben  dovuti  atti  di 
ringraziamento  a  quanti  cooperarono  alla  buona  riuscita  del  nostro 
Congresso.  E  in  primo  luogo  siano  rese  grazie  alla  beila  ed  indu- 
striosa città,  la  cjuale,  con  benigno  assenso  di  chi  supernamente  la 
regge,  non  volle  venisse  meno  l'antica  fama  per  cui  sempre  gentilis- 
sima fu  proclamata,  e  ci  fu  larga  di  cortese  ospitalità;  siano  rese 
grazie  a  chi  fu  moderator  primo  del  Congresso  e  agli  altri  che  con 
lui  divisero  le  cure  del  supremo  incarco;  né  manchino  i  nostri  rin- 
graziamenti a  quelli  i  quali  in  loro  splendida  cortesia  vollero  non 
andasse  disgiunta  dalla  gravità  delle  scientifiche  elucubrazioni  la 
gioia  gradila  dei  festini,  che  l'affaticata  mente  ricrea. 

!Nè  al  certo  voglio  vadano  scordati  senza  ricevere  nostri  ringra- 
ziamenti que' dotti  e  cortesissimi  nostri  colleghi  che  dal  Belgio  o 
dalla  Francia  vennero  a  presenziare  la  nostra  Sezione,  e  a  far  con 
noi  cambio  di  preziosissime  cognizioni  geognosliche  e  geografiche, 
lo  che  a  scienze  necessariamente  sui  confronti  istituite  può  di  utile 
sommo  tornare. 

Ma  sia  per  me  tributalo  pai-ticolarissimo  omaggio  di  ricono- 
scenza a  quelli  tra  i  miei  colleghi  che  divisero  meco  le  cure  della 
presidenza,  e  fecero  sì  col  loro  potente  aiuto  che  io  meno  male  fun- 
gessi l'affidatomi  incarico. 

Siano  in  fine  rese  grazie  a  voi  lutti,  colleghi  amatissimi,  che  per 
vostra  benigna  indulgenza  tollei-aste  l' involontario  fallire  di  chi  fin 
dal  principio  dichiaravasi  voler  esser  soltanto  l'esecutore  fedele  del- 
le vostre  volontà;  a  voi  che  colla  cortesia  e  coli' urbanità  dei  modi 
nelle  più  ardue  discussioni  rendeste  grato  e  giocondo  lo  scabroso 
incarco  di  tenere  equa  lance  tra  le  discrepanti  opinioni.  \ì  siano 
rese  grazie  |)er  (piella  vostra  cooperazione  nell' arricchire  di  j)ere- 
grine  cognizioni  la  scienza;  nel  fare  che  le  idee  qui  da  ognunt)  por- 
tale, discusse  e  dibattute  da  voi  colla  moderata  parola  (che  le  ob- 

3? 


—  aga  — 
hiezioiii  solleva  ondo  ojjiii  punto  di  una  questione  non  passi  senza 
essei-e  investigato)  mandassero  fuori  vivissima  luce.  Ma  più  linai- 
mente  vi  siano  rese  grazie  pei'  ([uella  benignità  che  voleste  dimo- 
strai-mi,e  per  ((uella  affettuosa  unione  che  fece  di  noi  tutti  una  sola 
famiglia  di  fratelli  amorosi.  Di  quesla  sì  cara  unione  e  concordia  io 
spero  \orrete  tener  viva  ricordanza;  e  nel  tornare  alle  vostre  case  e 
alle  gioie  della  famiglia,  cui  vi  accompagnano  per  parte  mia  gli  au- 
guri della  i)iìi  diuliniia  felici  là,  vorrete  non  dimenticare  1' affetto 
che  ci  ha  uniti,  e  non  sbandire  dal  vostro  cuore  la  memoria  di  chi 
ora  sta  per  farvi  i  suoi  addii.  Una  sola  cosa  io  vi  chieggo  in  pegno 
della  sperata  ricordanza  di  me,  in  testimonianza  che  non  vi  fu  sgra- 
dito il  mio  operare,  e  che  aveste  a  caro  (|uei  sentimenti  di  affetto  di 
cui  sono  per  voi  compreso;  e  si  è  che,  nel  darmi  1'  ultima  fraterna 
stretta  di  mano,  mi  facciate  espressa  promessa  di  ritrovarci  tutti  il 
venturo  anno  nell'ospitale  Milano,  a  fine  di  rinnovare  colà  le  no- 
stre scientifiche  investigazioni,  e  cooperare,  per  quanto  da  noi  si 
puote,  al  bene  della  patria  comune  ;  unico  scopo  santissimo  che  de- 
vono avere  i  nostri  Congressi. 
Vivete  felici. 

Visto  —  //  Presidente  Marchese  L.  Pareto 

Il  Segretario  L.  Pilla 


s' o  I'  a  A 

LA  PUOI)l/10\E  «ELLE  1  L\)IME  \E'  VILCWI 

e  óc^ira  /e  cefi^emé^uXfe 

CHE    SE     NE    POSSONO    T  I  K  A  II  E 

DISCORSO 

DEL  PROFESSORE  LEOPOLDO  PILLA 
«©e» ^.     ■    '  ■    _ 

Egli  è  uffi7,io  propriamentp  d'  uomo  erudito  il 
voler  ricercare  in  ciascun  genere  di  cose  che 
egli  ode,  tanto  di  ragione  esatta,  quanto  pa- 
tisce la  natura  di  esse. —  bristol.  £tica  tra- 
dotta da  Seinardo  Seijni,  lib.  I.  cap.  III. 

\ji  ha  in  vulcanologia  una  quislione,  la  quale,  a  creder  mio,  è  di 
tale  importanza  nella  scienza  della  Terra  che  non  si  può  abhastanza 
raccomandale  alla  considerazione  de' fisici  ;  ella  si  rimane  ancora 
indecisa  per  dubbiezze  le  quali  hanno  bisogno  di  essere  dichiarate. 
I.a  maggior  parie  di  coloro  che  dello  studio  de' vulcani  si  sono  oc- 
cupati negano  la  produzione  delle  fiamme  nell'eruzioni  vulcaniche, 
ed  è  quasi  generale  opinione  che  quello  dimandasi  dalle  persone 
volgari,  ed  anche  da  molti  scrittori,  con  tal  nome,  altra  cosa  non 
sia  die  la  riflessione  della  luce  prodotta  dalle  materie  roventi  sopra 
le  pareti  de' crateri  e  su  la  colonna  di  fumo  che  n'esce  fuora.  La 
<|uale  generalità  di  opinione  siami  permesso  di  qui  provare  co'  pas- 
saggi seguenti  di  autori  assai  rispettabili. 

«  Una  pruova  senza  replica,  o  a  dii'  vero  una  dimostrazione  della 
«  insussistenza  di  questa  ipotesi  (  dello  svolgimento  del  gas  idi-o- 
«  geno  nell'eruzioni  di  Stromboli)  è  la  seguente.  Quando  si  rom- 
«  |)ono  <|uei  timiori  nella  lava  per  lo  sforzo  e  la  uscita  del  fluido 
«  imprigionato,  chi  non  vede  che  cotal  fluido  se  fosse  gas  idrogeno 
«  dovrebbe  accendersi  in  quel  momento,  e  manifestare  l'accensione 


—  294  — 
«  alla  siipcrlìcie  della  lava?  Ma  certissimo  et^li  è  clie  in  ojjiii  eruzione 
«  non  si  osserva  mai  nella  lava  scoppiala  il  più  piccolo  accendi- 
ci mento,  la  piò  debile  fiamma,  siccome  con  la  maggior  chiarezza 
<c  lio  veduto  allorclic  da  vicino  osservava  i  |)iù  minuti  accidenti 
«   dentro  al  cratere  (i). 

«  I  vari  coml)nslil)ili  metallici,  e  metalloidi,  possono  scomporre 
«  r  acqua  a  norma  del  grado  di  affinità  die  hanno  coll'ossigeno  di 
«  quella,  e  dare  origine  alla  serie  di  acidi  e  di  ossidi  che  si  manife- 
«  stano  nei  vulcani.  Si  dee  però  notare  che  l'idrogeno  nell'  uscire 
«  dalla  sua  cond^inazione  non  giunge  mai  nelle  bocche  ignivome 
«  che  sono  in  connuiica/.ione  coll'ai'ia  atmosferica,  g/rtrc/iè  non  mai 
«  si  è  i'cduta  da  noi  fianvna,  ne  sul  cratere  in  fuoco,  nò  sulla  super- 
«  Jicie  delle  lave  fluenti  (2). 

«  Una  delle  conseguenze  della  ipotesi  di  Davy,  forse  la  più  im- 
«  portante,  sarehhe  lo  svolgimento  dal  cratere  de'  vulcani  di  una 
i(  enoi'ine  (piantità  d  idrogeno,  ovvero  libero,  ovvero  combinato  con 
«  qualche  altro  principio,  se  egli  è  vero  che  1'  acqua  alimenta  col 
«  suo  ossigeno  i  fuochi  vulcanici.  Pare  intanto  che  lo  svolgimento 
«  dell'idrogeno  non  sia  molto  frequente  ne' vulcani.  Quantunque 
«  durante  il  mio  soggiorno  a  Napoli  nel  i8o5  coi  miei  amici  Ales- 
«  Sandro  de  Humboldt  e  Leopoldo  de  Buch,  io  fossi  stato  spetta- 
«  tore  nel  N'esuvio  di  frequenti  esplosioni  che  gittavano  la  lava  fino 
«  ad  un'altezza  maggiore  di  aoo  metri,  non  riuscii  a  vedere  alcuna 
«  infiammazione  d' idrogeno  (3). 

«  La  luce  brillante  riflessa  dalle  nuvole  di  vapore  acquoso,  e  di 
«  ceneri  sospese  sul  cono,  produce  quell'  apparenza  che  sì  sovente 
«  è  descritta  col  nome  erroneo  ò\  fiamme  nelle  relazioni  di  eruzioni 
«  vulcaniche,  da  persone  volgari  che  non  hanno  alcuna  pratica 
«  della  scienza  (4). 

Il  la  Bcche  nel  descrivere  i  fenomeni  di  una  eruzione  del  Vesu- 
vio così  si  esprime  :  «  Le  materie  solide  lanciate  dal  vulcano  sem- 
«  bravano  una  numerosa  scarica  di  palle  rosse,  mentre  la  luce  flella 
a  massa  rovente  dell'  interno  del  cratere,  riflessa  in  modo  assai  vi- 


(1)  Spallanzani  —  f^aggi  alle  Due-Sicilie.  Toni.  III.  Gap.  XXI. 

(2)  Covclli  —  Storia  de'  feiwincni  del  fesuvio.  ^.  1)0. 

(ó)  Gay-Lussac  —  Urlìexions  sur  Ics  volcans  (Ann.  de  Chini,  et  Phys.  T.  XXII). 
(4)  Poulet  Scropc  —  Comiderations  ori  volcanos.  Cap.  II.  §.  I. 


—  295  — 

«  vare  dalla  ccilonna  sopi-astante  eli  vapori,  produceva  all'  occhio 
«  dell' osservatore  silualo  a  <pialclie  distaii/a,  cpielle  ajtpareiize  di 
"  liaiiinie  le  (jutili  sì  vogliono  per  giuste  ragioni  riguardare  come  vere 
«  illusioni.  Almeno  egli  è  ben  fero  che  quosi  luti'  i  fatti  di  ifuestn  na- 
«  tura  che  si  sono  citati  non  /tanno  altra  cagione  clic  un  ri/lesso  di 
«  luce,  la  cui  intensitii  varia  secondo  /'  attività  del  vulcano  (i). 

«  I  vapori  illuminati  dalle  materie  roventi  die  riempiono  i  cra- 
«  Ieri  o  si  trovano  nelle  pareli,  sovente  sono  stati  presi  per  fiam- 
«  me.  Jla  (piesla  illusione  è  stala  combattuta  da  un  gran  numero 
«  di  osservatori,  i  quali  hanno  affermato  non  escire  giammai  alcu- 
«  na  vera  Hamma  dai  crateri  dei  vulcani  (a). 

Ed  io  altrcs'i  da  lanle  autorità  guidalo  affermai  la  slessa  cosa 
quando  tolsi  ad  osservare  i  fenomeni  del  Vesuvio.  «  Si  dee  porre  al- 
«  tenzione  in  questi  casi  di  non  prendere  per  fiamme  l' irraggiamento 
«  luminoso  prodotto  dalle  pietre  e  dalle  scorie  roventi;  nel  quale 
«  errore  molti  sogliono  cadere  (3)  ».  E  in  verità  quando  queste  cose 
io  scriveva  non  ancora  aveva  osservalo  vere  fiamme  nel  Vesuvio. 

Omn\etlo  di  qui  citare  passaggi  di  autori  più  antichi.  Molti  dei 
(|uali  gli  è  vero  che  descrivendo  i  fenomeni  vulcanici  fanno  talvolta 
menzione  di  fiamme;  ma  ognuno  può  vedere  ch'essi  non  posero 
un'attenzione  particolai-e  a  questo  fenomeno,  e  non  lo  distinsero 
dalla  riflessione  luminosa  |)rodotla  dalle  materie  ardenti. 

Ed  ecco  come  un  gran  nimiero  di  geologi,  e  quelli  di  maggior 
gi'ido,  sono  siali  di  credere  che  l' eruzioni  vulcaniche  non  sono  mai 
da  vere  fiamme  accompagnate  (4).  La  (piale  opinione  è  ben  lontana 
dal  vero,  o  almeno  io  posso  ciò  liberamente  affermare  per  quello 
riguarda  il  Vesuvio. 


(1)  Marnici  de  Gfoìoqie.  Art.  VoUans  en  activité. 

(2)  Brogiiiart  —  Des  volcans,  el  (Ics  tcrrains  volcaniqiies  (  Aiticelo  del  Dict. 
d' ni$t.  Nat.). 

(.j)  Speltatore  del  f'emivio  Fase.  I.  S-  28. 

(d)  Dopo  cho  un  pstratto  di  questo  lavoro  fu  dato  nc'Compt.  Rendas  de  l'acca- 
dèmie des  se.  de  Paris  (  toin.  XVII.  num.  17  ),  il  sig.  Bory  de  s.  Vincent  ha  recla- 
mato centra  le  mie  osserrazion!  qui  registrate,  aflermaiido  di  aver  veduto  fin  dal- 
l'anno  1804  di  vere  fiamme  nel  cratere  del  vulcano  di  Mascareigne  nell'isola 
Bourl)on,e  di  aver  ciò  fatto  conoscere  nel  suo  /'oyage  aii.r  qualre  ites  des  mers 
d'.ifrique  toni.  1 1.  p.  217  e  2'l8.  (  Compi.  Jlend.  su  citati,  num.  18  ).  Io  non  avea 
conoscenza  di  tale  osservazione  allegata  dal  sig.  Bory  de  s.  Vincent.  Ma  siami  pe:^ 


—    ■ìc)6   — 

E  innanzi  tutto  ò  moslicri  recare  in  mezzo  i  fatti,  i  (piali  delj- 
liono  servire  eonie  ili  base  a  (juesla  proposizione  generale. 

Tra  i  fenomeni  clic  ho  avuto  la  opportunità  di  osservare  al  \  e- 
suvio  nel  corso  tli  tioilici  anni,  io  stimo  (|uelli  clie  vado  a  riferire 
come  i  più  iaiporlanli,  ed  allribuisco  la  sorte  di  avergli  osservati 
a  j)arlicolaii  accidenti;  i  quali  poche  volte  mi  sono  venuti  davanti, 
e  forse  non  sono  occorsi  giammai  ad  alcuno. 

Nella  notte  de'  •>.  giugno  i833  io  era  nel  cralcre  del  Vesuvio  a 
(ine  di  osservare  i  fenomeni  di  una  eruzione,  la  (|iiale  volgeva  al  suo 
termine.  Sorgeva  allora  in  mezzo  al  cratere  uno  di  (|iie'caiil  di  sco- 
rie, i  (|uali  non  sai  dire  se  più  maravigliosi  riescono  per  la' celerità 
con  la  <|ualc  si  alzano,  ovvero  con  che  sono  distrutti.  (Seriamente 
era  il  maggiore  de'  coni  che  io  vi  avessi  osservato,  per  guisa  clie  po- 
lca bene  dimandarsi  il  piccolo  Monte  Nuovo  (  ved.  la  fig.  !.■'  ).  Sopra 
il  suo  vertice  era  aperta  una  grande  voragine  in  forma  d' imbuto, 
dal  l'ondo  della  ([uale  avvenivano  l'esplosioni.  Nel  momento  di  che 
ragiono,  elle  erano  rallentate,  e  succedeano  nell'  intervallo  di  tre  a 
quattro  minuti.  Questa  avventurosa  occasione  mi  fece  nascere  il  de- 
sio di  ascendere  sul  cono  per  riguardare  mollo  da  vicino  e  diretta- 
mente di  su  dalla  bocca  il  grande  fenomeno  dell'esplosioni,  la  qual 
cosa  io  non  avea  potuto  fare  giammai.  Egli  è  vero  che  molte  volte 
io  avea  osservato  il  grande  spettacolo  dell'  eruzioni  dalla  sommità 

messo  tll  citare  in  questo  luogo  il  passo  drll'  opera  anzitletta  che  ha  a  quella  ri- 
guardo. «  A  dritta  delle  girandole  era  un  foro  un  poco  lontano,  dal  quale  sul  hel 
a  primo  io  non  avea  veduto  uscir  nulla;  ma  durante  la  oscurità  ne  spicciavano 
«  fuora  di  tempo  in  tempo,  e  quasi  per  accesso,  delle  fiamme  azzurrognole,  simili 
•<  a  quelle  dello  spirito  di  vino  ;  le  quali  erano  spinte  con  una  certa  violenza  come 
«  quelle  di  una  lampada  di  smaltatore,  e  producevano  presso  a  poco  lo  stesso  ru- 
«  more:  tali  fiamme  passeggere  cccedcvan  di  rado  tre  piedi  di  altezza  ;  la  loro  luce 
'•  era  senza  duhhio  oscurata  dallo  splendore  delle  girandole  di  jiietre  infuocate. 
«  Sono  queste  le  sole  fiamme  eh'  io  m'  alihia  vedute  nel  cratere;  e  ci  ha  ragioni 
«  da  far  credere  che  i  vulcani  non  ne  producano  altre,  e  che  ciò  che  neW  eruzioni 
u  si  dimanda  fiamme  non  sono  che  vapori  ardenti.  Lascio  che  altri  giudicliiiio  delle 
roiiscguenze  che  da  questo  passo  si  possono  tirare:  a  me  pare  che  il  dotto  autore 
appoggi  con  la  sua  conchiusione  quello  che  io  ho  affermato  nel  principio  del 
mio  lavoro,  la  (jualc  distrugge  quel  poco  d'importanza  che  avrchhe  potuto  avere 
la  sua  osservazione  cosi  arida  e  sterile  coni'  ella  è  riferita.  Del  resto  io  so  grado 
al  sig.  Bory  de  s.  Vincent  di  avere  additato  un  nuovo  fatto  che  fortifica  la  tesi  da 
me  sostenuta  in  (jucsta  scrittura. 


—  '07  — 
(Iella  Punta  dei  Palo,  nia  la  disianza  tlcila  bocca  piojjriaiiientc  della, 
(iwcro  dello  spiiay;lio  del  vulcano,  le  pareli  di  scorie  oiid  ella  ordi- 
nariamente si  cinge  durante  l'eiuzioni,  il  fumo,  i  getti  di  pietre  ed  al- 
lii  accidenti  simili,  mi  aveano  senipiT  impedito  di  osservare  dii-ella- 
mcnte  (piello  seguiva  nell'orili/.io  vulcanico  nel  momenlo  dell'esplo- 
sione. Fortuna  ari-ise  al  mio  disegno.  Ascesi  sull'orlo  del  cono  insie- 
me con  la  mia  brava  guida,  la  cpiale  dividea  con  me  la  curiosità  di 
vedere  il  fenomeno.  L'interno  della  voragine  era  in  gran  parte  sgom- 
bro di  fumo,  e  solo  (pialclie  poco  in  forma  di  filo  al/.avasi  da  j)iuili 
diversi  delle  pareti  :  la  (piale  fortunata  congiuntura,  rada  ad  incon- 
trare in  (piel  luogo,  mi  coucedea  di  vedere  con  la  maggior  cliiarezza 
desiderabile  le  parti  tutte  del  cratere  e  quanto  dentro  di  esse  acca- 
deva. La  bocca  era  aperta  in  fondo  dell'  indjuto,  e  veniami  libera  e 
spedila  innanzi  agli  occhi,  e  stava  alla  profondità  di  circa  80  metri 
dal  luogo  dove  io  la  guardava.  La  sua  circonferenza  era  presso  a 
poco  di  ao  metri  ;  tutto  il  suo  di  dentr(j  vedcasi  arroventato.  Lo  spet- 
tacolo dell'esplosioni  era  di  una  grandiosità  che  non  si  può  ridire: 
mi  limitei't)  solo  ad  esporre  i  loro  principali  fenomeni. 

l'n  gran  rumore  sotterraneo  ed  una  scossa  violenta  del  cono  an- 
nimziavano  la  imminenza  dell'  esplosioni.  Subito  dopo  la  bocca  si 
apriva,  e  scoppiava  un  rumore  simile  a  quello  di  una  scarica  di  can- 
none ;  ed  escivane  fuora  con  gran  violenza  una  colonna  di  fumo 
nero  e  fuliginoso,  al  <[uale  tenea  dietro  con  la  rapidità  del  fulmine 
im  enorme  torrente  di  sostanze  gassose  infiammate,  e  lo  getto  in 
aria  di  un  mucchio  di  pietre  roventi,  le  quali  in  forma  di  grandine 
ricadeano  gran  parte  nella  voragine,  e  poche  al  di  fuora.  lo  era  in- 
cantalo della  grandezza  dello  spettacolo,  ma  sopra  ogni  altra  cosa 
non  mi  saziava  di  osservare  la  colonna  di  fiamme  vibranti  che  ac- 
compagnava l'esplosione.  Era  allora  la  prima  volta  che  m'incon- 
trava di  vedere  tal  fenomeno.  La  fiamma  si  alzava  4  o  5  metri  e  di 
poi  spariva  fra'  vortici  di  fumo,  per  modo  che  una  persona  la  quale 
avesse  tenuto  1'  occhio  a  livello  dell'orlo  della  voragine  non  avrebbe 
potuto  vederla.  E  questo  io  dico,  perchè  allor  quando  si  guardano 
l'esplosioni  vulcaniche  di  lontano,  ed  in  luoghi  dove  la  bocca  in 
azione  non  è  visibile,  eh'  è  il  caso  ordinario,  non  incontra  gianmiai 
di  vedere  le  fiamme.  Onde  poi  è  avvenuto  che  si  è  negata  la  mani- 
festazione di  (piesto  fenomeno  nelle  azioni  vulcaniche.  La  fiaumia 
da  me  osservata  avea  un  color  rosso  violetto  bene  distinto;  e  ve- 


—  af)8  — 
deasi  npcrlanionle  elio  il  gas  il  (|ualc  la  pi'odncoa  s' iiifìaintnava  in 
coiilaltu  iluir  aria,  porocciiò  esso  era  inlìainiiiato  solaiueiiU'  nella 
circonferenza  della  colonna,  e  nell'  interno  era  oscuro,  mostrando 
in  glande  (|uello  che  la  fiamma  tli  una  lampada  fa  vedere  in  pic- 
colo. Di  poi  clic  la  esplosione  e  la  caduta  delle  pietre  eia  finita,  ecco 
apjìariva  nn  altro  fenomeno  assai  osservabile.  Uimaneano  in  fondo 
delia  voragine  alcune  grosse  e  separale  falde  di  una  fiamma  pitto- 
resca, le  (juali  lentamente  movendosi  tlintorno  alla  bocca  lambivano 
le  pareli  dell'  ind)ulo,  a  quel  modo  clic,  ,1/  jxiiva  licei  coniponcrc 
riiagnis,  \edesi  la  fiamma  dell' alcool  bruciare  dentro  un  vasello. 
Allora  assai  bene  distingueasi  il  suo  vago  color  violetto  :  le  (piali 
azioni  erano  accompagnate  da  nn  odore  poco  distinto  di  gas  idro- 
geno solforato.  Io  mi  trattenni  più  di  nn  quaito  d'ora  a  riguardare 
uno  spettacolo  cosi  maestoso,  nel  qual  tempo  mi  fu  dato  di  vedere 
cincpie  esplosioni  accompagnale  sempre  dai  medesimi  fenomeni. 
E  più  lungamente  sarei  restalo  in  quel  luogo  se  l'ultima  dell'esplo- 
sioni, la  quale  con  maggior  violenza  delle  altre  venne  a  scoppiare, 
non  ci  avesse  obbligali  a  precijiilarci  per  lo  dosso  del  cono. 

D'  allora  in  poi  non  ho  avuto  più  opportunità  di  vedere  cosi 
da  presso  la  grande  bocca  del  vulcano  in  esplosione.  Ma  ho  osser- 
vato la  produzione  delle  fiamme  in  altre  occasioni  quasi  simili. 

Nel  mese  di  giugno  dell'anno  i834  il  Vesuvio  era  in  eruzione: 
io  trassi  al  cratere  la  sera  del  7.  Il  cono  intei'no  lanciava  in  aria  pie- 
Ire  con  tal  violenza  che  vietavano  di  potervisi  accostare.  Al  suo  piede 
scaturiva  una  corrente  di  lava,  ed  in  vicinanza  era  una  enfiatura  di 
suolo,  la  quale  sostenea  8  piccoli  coni,  o  meglio  8  grossi  cannel- 
li di  lava  aperti  tutti  nel  vertice,  onde  escivan  fuora  sostanze  gas- 
sose e  vapori  con  fischio  assordante,  il  quale  paragonar  si  potea  a 
(juello  prodotto  dalla  elevazione  delle  valvole  in  una  macchina  a 
vapore  ad  alta  pressione.  Le  loro  azioni  erano  accompagnale  da  va- 
ghe fiammelle,  le  quali  col  favor  della  notte  si  rendeano  bene  visi- 
bili :  elle  aveano  una  forma  conica  allungata,  ed  escivano  da'  can- 
nelli con  tale  una  vibrazione  che  rassomigliavano  in  (pialche  manie- 
ra alla  fiamma  avvivata  dal  cannello  mineralogico  :  la  loro  lunghezza 
era  di  3  a  5  pollici,  e  il  diametro  alla  base  di  i  '/,  pollice.  Briicia- 
van  tutte  con  bella  fiamma  verdiccia  :  il  quale  colore  dirivava  cer- 
tamente dal  cloruro  di  rame  eh'  era  alla  sostanza  gassosa  associalo. 
Il  fumo  che  spicciava  dagli  orifizi  de' coni  avea  un  odore  insoppor- 


—    299  — 
tal)ilc  eli  arido  idrocldiico,  e  non  lasciava  sentire  il  gas  idrogeno  sol- 
Cni'alo.  Imi  ([iiesla  la  seconda  volta  che  mi   vennero  vedute  iiauinie 
nel  cratere  del  Vesuvio. 

Mi  accadde  ancora  di  vedere  in  f|uel  vulcano  di  hellissime  fiam- 
me nella  eruzione  di  agosto  i8'3/|.  Il  monte  erasi  crepato  nella  sua 
base  orientale,  e  dava  fuori  quella  gran  corrente  di  lava  che  si  di- 
stese su  le  terre  fertili  di  Otiaiano.  Nel  luogo  dove  la  lava  scaturiva 
erano  due  rilievi  enfiati,  i  quali  sosteneano  dodici  piccoli  coni,  sor- 
te di  ìiurnitox  eh'  eran  tutti  in  grande  attività,  e  producevano  esplo- 
sioni e  stridori  da  assordire  (  vedi  la  fig.  IL'  ).  Uno  de'  quali, 
ch'era  in  maggiore  attività  degli  altri  e  |tiìi  facile  ad  essere  riguar- 
dato, cacciava  dalla  sua  bocca,  insieme  con  una  gran  quantità  di  fu- 
mo e  molle  pietre  roventi,  una  fiamma  viva  di  color  rosso  canden- 
te, ch'esciva  fuora  con  molta  violenza  ed  elevavasi  fino  all'altezza 
di  IO  piedi.  Il  suo  getto  era  continuo,  a  guisa  della  fiamma  che  ve- 
desi  escire  da  un  alto  forno  animato  da  mantici.  Il  fumo  oi'a  carico 
di  acido  idroclorico,  ed  in  un  istante  si  ammassò  in  forma  di  den- 
sa nuvola  dintorno,  tanto  che  mancò  poco  e  non  soffogasse  me  ed 
il  prof.  Tosone  di  Milano  eh'  era  in  mia  compagnia. 

Queste  tre  volte  solamente  ho  avuto  la  sorte  di  vedere  al  Vesu- 
vio delle  fiamme  in  una  maniera  bene  distinta.  Non  le  ho  vedute 
mai  comparii'e  alla  superficie  delle  lave  di  lungi  dalla  loro  sorgente. 
Ma  il  mio  amico  Maravigna  di  Catania  assicura  di  averle  osservate 
su  la  corrente  dell'  Etna  del  1819. 

.\ppresso  le  cose  dette  di  sopra  rendomi  ben  certo  che  1'  esplo- 
sioni de'  vulcani  sono  costantemente  accomj)agnate  da  fiamme.  Per 
quello  riguarda  il  Vesuvio  sono  così  sicuro  di  questa  verità,  che  tor- 
rei  sopra  di  me  l' impegno  di  farle  osservare  in  una  eruzione  qua- 
lunque, laddove  occorressero  le  circostanze  favorevoli  per  vederle. 
E  piacenii  di  ripeterlo  ancora  :  se  finora  si  è  negatala  manifestazio- 
ne di  questo  fenomeno,  ciò  diriva  dalle  grandi  difficoltà  di  poter 
os.servare  assai  da  vicino  l'esplosioni;  ed  allor  (piando  le  son  guar- 
date lontano  dalla  bocca  in  azione,  le  fiamme  o  sono  nascoste  dal- 
le pareti  di  scorie  onde  le  dette  bocche  si  circondano,  ovvero  nel- 
1   innalzarsi  spariscono  in  mezzo  al  fumo  ed  ai  getti  di  pietre. 

Il  fenomeno,  ond'  io  qui  ragiono,  non  è  mica  accidentale  nelle 
gi-andi  azioni  ile'  vulcani.  Basta  osservarlo  una  sola  volta  per  con- 
vincersi oh'  e'  debbe  intimamente  tenere  alla  causa  produttrice  di 

38 


—  3oo  — 
questo  n/ioni.  Possiamo  dire  essere  le  ruiiiiine  l'acoideiile  il  più  os- 
sersabile  dell' esplosioni  vulcaniche,  al  modo  medesimo  che  ([ueste 
sono  il  fenomeno  più  essenziale  dell'  eruzioni,  essendo  in  esse  da 
ravvisare  la  manifestazione  esteriore  la  |)iù  diretta  di  ciò  che  al  fer- 
mento interno  dà  origine.  Ed  ecco  perdi'  io  consitlero  le  mie  os- 
servazioni su  le  fiamme  del  Vesuvio  capaci  di  spargere  viva  luce  su 
la  causa  de'  fenomeni  vulcanici. 

Da  lutto  ciò  che  jìrecede  io  posso  tirare  le  conclusioni  seguenti: 

i.°Le  lìanune  non  si  manifestano  al  Vesuvio  se  non  quando 
r  azione  vulcanica  è  energica,  ed  è  accompagnata  da  svolgimento 
di  sostanze  gassose  in  grande  tensione.  Elle  non  compariscono  quan- 
do le  azioni  sono  deboli. 

2."  Accompagnano  sempre  l'esplosioni  della  bocca  principale, 
se  non  che  è  mestieri  di  occasioni  favorevoli  per  osservarle. 

3."  Si  manifestano  ancora  ne' piccoli  coni  in  azione,  i  quali  si 
formano  nell'  interno  del  cratere,  o  al  piede  del  vulcano. 

4.°  In  fine  non  compariscono  se  non  nelle  aperture,  le  quali  co- 
municano direttamente  col  focolaio  vulcanico,  e  non  mai  sulle  lave 
in  movimento  che  sono  lontane  dalla  loro  sorgente. 

Poste  queste  cose  per  vere,  si  dimanda  sapere  qual  è  il  gas  che 
con  la  sua  combustione  dà  origine  alle  fiamme  nel  Vesuvio. 

In  mancanza  di  esperimenti  diretti,  i  quali  nel  nostro  caso  so- 
no impossibili,  altra  via  non  ci  ha  per  rispondere  a  tale  domanda 
che  quella  di  esaminare  le  sostanze  e  gli  accidenti  in  mezzo  a'quali 
il  fenomeno  succede.  Movendo  da  questa  considerazione,  molto  ve- 
risimile mi  sembra  ch'esso  dirivi  dalla  combustione  di  un  gas  idro- 
genato. Laonde  si  potrà  anticipatamente  conoscere  la  direzione, 
nella  quale  io  vado  a  presentare  le  mie  idee  su  questo  proposito. 

Primamente  un  gran  numero  di  analisi  del  fumo  del  Vesuvio 
fatte  da  molti  chimici  concordano  in  ciò,  che  lo  indicano  compo- 
sto di  vapore  acquoso  contenente  acido  idroclorico,  e  cloruri  di 
ferro  e  di  sodio. 

Inoltre  le  sostanze  che  nel  cratere  del  Vesuvio  sono  prodotte 
dall'  azione  de'  gas  e  delle  materie  sublimate  sono  le  seguenti  : 

I."  Cloruro  di  ferro.  È  il  prodotto  più  abbondante:  e  raccogliesi 
nelle  pareti  del  cratere  in  forma  di  un  intonaco  salino  di  color  gial- 
lo rancio. 


—   3oi    — 

2.°  Cloruro  di  sodio.  Eziandio  è  mollo  al)l)ondantc;  ma  la  sua 
t|uantità  cresce  ne'peiiodi  di  atlività  vulcanica,  e  sopra  tutto  nelle 
grandi  eruzioni.  E  cosa  conosciuta  che  allora  i  paesani  del  Vesuvio 
vanno  a  fanie  raccolta  per  loro  usi  domestici. 

3."  Cloruri  di  rame,  di  piombo.  Sono  assai  rari. 

In  generale  i  cloruri  sono  le  sostanze  che  in  maggiore  abhon- 
danza  si  producono  nel  cratere  del  Vesuvio. 

4.°  Solfato  di  ferro.  Si  scompone  facilmente  col  calore  e  mutasi 
in  idrossido  di  ferro. 

5."  Solfato  di  rame. 

G."  Gesso  fhro.u). 

I  solfati  sono  mollo  rari  nel  Vesuvio,  e  dirivano  dalla  scomposi- 
zione del  gas  idrogeno  solforalo,  il  quale  anch'  esso  è  sommamen- 
te raro. 

7.°  Sostanze  saline.,  composte  di  un  miscuglio  di  cloruri  e  di  sol- 
fali. Sono  rare. 

8.°  Ossido  di  ferro  nero  e  rosso,  in  forma  di  laminette,  d' into- 
nachi, di  venucce,  di  ammassi  nelle  scorie. 

g.°  Ossido  di  rame,  in  laminette  nere  sottilissime. 

Gli  ossidi  di  ferro  e  di  rame  traggono  origine  dalla  scomposi- 
zione de'  cloruri  di  ferro  e  di  rame  in  contallo  col  vapore  acquoso. 

io.°  Solfo.  Rarissimo.  Diriva  dalla  scomposizione  del  gas  idro- 
geno solforalo. 

1 1 .°  Sale  ammoniaco.  Questa  sostanza  non  producesi  mai  nel 
cratere  del  Vesuvio:  almeno  io  non  ve  l'ho  incontrata  giammai. 
Per  evidenti  osservazioni  sonomi  assicuralo  ch'ella  si  produce  nelle 
porzioni  delle  correnti  che  si  estendono  nelle  terre  coltive.  Le  cor- 
renti del  1834  e  del  1839  presentavano  linee  molto  osservabili  per 
tale  rispetto.  Di  poi  che  avevano  cessato  di  correre  vedeasi  quella 
porzione  della  loro  superficie,  che  prolungavasi  nella  zona  arida 
delle  lave,  mancante  al  tutto  di  fumaiuoli.  I  quali  poi  comparivano 
con  linea  bene  distinta  di  separazione  nella  porzione  delle  correnti 
che  si  avanzava  nelle  terre  coltive,  e  davano  (piasi  tutti  del  sale  am- 
moniaco. Onde  manifestamente  deduceasi  tale  sostanza  trarre  sua 
origine  dalla  reazione  dell' acido  idroclorico  della  lava  sopra  la  ter- 
ra vegetabile  delle  campagne 

Poste  tali  cose,  veggiaino  qual  è  la  origine  probabile  di  tulle  le 
sostanze  che  si  producono  nel  Vesuvio  durante  1'  eruzioni. 


—    3oa    — 

Quando  si  considera  che  di  qncslo  sostanze  le  più  abbondanti 
sono,  il  vaiiore  ac(|noso,  l'acido  idi-odoiico,  e  diverse  sorte  di  cloru- 
ri, dubitare  non  si  può  che  il  i;as  infianiniato  clie  le  accompagna  sia 
a  base  d' idrogeno.  K  non  può  essere  che  o  il  gas  idrogeno  solforalo 
o  il  gas  idi'ogeno  puro.  Il  gas  idrogeno  carbonaio  non  si  è  nianife- 
slato  mai  nel  Vesuvio,  né  negli  altri  vulcani,  che  sia  a  mia  notizia. 

Si  è  affermato  il  gas  idrogeno  solforato  aver  prodotto  talvolta 
delle  fiamme  ne' vulcani;  però  può  credersi  die  da  un  accidentale 
svolgimento  di  (|uesto  gas  fossero  prodotte  le  fiamme  del  ^  esuvio. 
Innanzi  di  rispondere  a  questa  proposizione  premetter  debbo  le  ri- 
flessioni seguenti  : 

I ."  Il  gas  idrogeno  solforato  è  sommamente  raro  al  Vesuvio.  Le 
ricerche  fatte  finora  dai  chimici  sui  gas  che  si  svolgono  dal  vulca- 
no di  Napoli  non  lasciano  nessun  dubbio  su  questo  proposito. 

2.°  Inoltre  la  sua  poca  frequenza  è  dimostrala  dalla  rarità  delle 
sostanze  che  sono  il  piodolto  delle  sue  reazioni.  Lo  zolfo  e  il  gesso 
non  si  mostrano  che  in  casi  estremamente  rari.  Tutti  coloro  che 
hanno  lungamente  studiato  il  Vesuvio  si  accordano  in  questo. 

3.°  La  fiamma  da  me  osservata  nella  eruzione  del  cono,  e  l'odo- 
re che  spandeva,  faceano  bene  supporre  ch'ella  dirivasse  dalla  com- 
bustione del  gas  idrogeno  solforato.  Solamente  fo  osservare  che  la 
eruzione  era  allora  al  suo  termine. 

4."  Le  altre  fiamme  non  aveano  punto  il  colore  distintivo  del 
gas  idrogeno  solforato,  né  lasciavan  sentire  1'  odore  proprio  di  que- 
sto gas.  Elle  si  manifestavano  quando  la  eruzione  era  in  piena  atti- 
vità. A  voler  giudicare  dal  color  rosso  candente  che  presentavano, 
spezialmente  negli  hornitos  del  i834,  si  può  ben  credere  essere  sta- 
te prodotte  dal  gas  idrogeno  puro. 

La  conseguenza  che  a  me  j)reme  di  tirare  da  queste  osservazio- 
ni è,  che  le  fiamme  nel  Vesuvio  sono  prodotte  dalla  combustione 
del  gas  idrogeno,  ovvero  semplice  ovvero  combinato  con  lo  zolfo. 
La  forma  onde  a  me  si  presentarono  indicava  una  produzione  in 
gran  misura  nel  focolaio  del  vulcano,  ed  io  sono  ben  certo  che  la 
loro  apparizione  tiene  ad  una  causa,  la  quale  nella  produzione  dei 
fenomeni  vulcanici  deve  prendere  grandissima  parte. 

Uno  de'  più  grandi  fisici  onde  il  nostro  secolo  si  onora  ha  det- 
to, che  se  veramente  l'acqua  alimenta  col  suo  ossigeno  il  fuoco  vid- 
canico,  una  delle  sue  conseguenze,  e  forse  la  più  importante,  sareh- 


—   3o3   — 

he  lo  svolgiiiieiUo  dal  cratere  de'  vulcani  di  una  enorme  ([unntilà 
d'idrogeno,  ovvero  libero  ovvero  combinato  con  ({ualclie  altro  jirin- 
cipio  (i).  Questo  ragionamento  è  della  più  grande  esattezza. 

La  prima  e  grande  opposizione  fatta  alla  teoiica  di  Davv  sopra 
la  causa  de  fiioclii  %ulcaiiici,  Cu  la  universale  credenza  di  non  es- 
sere neir  eruzioni  vulcanicbe  produzione  di  fiamme.  Gay-Lussac, 
guidato  dal  suo  talento  a  conoscere  la  vera  natiu'a  delle  i-eazioni 
vulcanicbe  dietro  la  considerazione  de' loro  prodotti,  movendo  da 
questo  fatto  negativo,  suppose  molto  ingegnosamente  die  i  metal- 
loidi della  silice,  dell'allumina,  non  fossero  già  in  istato  libero  nel 
centro  della  terra,  secondo  die  Davy  ritcnea,  ma  sì  combinati  col 
cloro,  e  die  il  contatto  dell'  acqua  con  questi  cloruri  fosse  la  causa 
de'  fenomeni  in  parola.  A  me  pare  che  Gay-Lussac  esprimesse  la  ve- 
rità in  altri  termini;  solamente  gli  sarebbe  stato  mestieri  conoscere 
con  più  j)recisione  i  prodotti  del  \  esiivio,  de'  quali  non  si  aveano 
allora  che  notizie  mal  sicure  ;  il  celebre  chimico  non  era  pure  ben 
certo  dello  svolgimento  del  gas  acido  idroclorico  nel  vulcano  di  Na- 
poli, che  pure  vi  si  svilup[)a  in  quantità  immensa.  E  se  mai  egli 
avesse  avuta  conoscenza  delle  iiamme  die  accompagnano  i  fenome- 
ni del  Vesuvio,  certamente  egli  avrebbe  presentato  in  altra  direzio- 
ne le  sue  idee. 

Tale  duntpie  è  la  importanza  delle  fiamme  ne'  vulcani,  che  un 
creduto  difetto  di  esse  è  stato  cagione  che  una  teorica  fosse  com- 
battuta, ed  a  quella  fosse  sostituita  un'  altra  con  modificazioni  in- 
tese a  spiegare  tale  mancanza.  Quindi  ho  ragione  di  considerare 
questo  fenomeno  come  il  più  rilevante  che  mi  sia  incontrato  di  ve- 
dere nel  Vesuvio. 

Dopo  tutto  ciò  non  sai'à  fuor  di  proposito  di  passare  dal  campo 
de'  fatti  alle  conseguenze  generali  che  se  ne  possono  dedurre.  Se 
noi  vogliamo  alzare  il  velo  al  gran  mistero  de'  fuochi  vulcanici  non 
ci  rimane  altra  via  da  seguitare  :  dobbiamo  tirare  le  deduzioni  dai 
fatti  che  ci  vengon  veduti  al  di  fuora.  Questa  è  la  via  battuta 
dai  Breislak,  Davy,  Gay-Lussac,  Cordier,  e  da  altri  fisici  illustri. 

Ora  io  non  vo'  qui  ripetere  quello  che  tutto  il  mondo  conosce, 
la  posizione  cioè  di  quasi  tutti  vulcani  lungo  le  coste  o  nel  mezzo 
de'  mari,  la  nascita  de'  vulcani  nuovi  nelle  medesime  circostanze,  i 

(1)  Gay-Lussac  —  Scrittura  di  sopra  citata. 


—  3o/|  — 
rt'iiiiim'iii  olle  accoinjiagiiaiu)  le  loro  eruzioni,  i  procioni  che  ne  di- 
rivano,  de'  (piali  i  j)iù  rilevanti  sono  il  vapore  accpioso,  il  sai  mari- 
no, r  acido  idroclorico,  i  gas  idrogenati.  Cerlainente  allorché  alla 
riunione  di  lutti  tpiesti  falli  si  jion  mente,  possibile  non  è  di  nega- 
re r  inlervenlo  dell'  actpia  marina  nella  produzione  de'  fenomeni 
vulcanici.  Tulli  gli  argomenti  che  si  sono  allegali  in  contrario  non 
riescono  di  gran  conio  :  il  loro  valore  sta  al  valore  opposto  come  il 
numero  tlell'  eccezioni  al  numero  intero  de'  fatti. 

Inoltre,  se  le  mie  osservazioni  meritano  la  confidenza  de'  dotti, 
a  me  pare  dimostrino  con  evidenza  che  1'  azione  principale  del- 
l'acqua  nel  gran  fenomeno  de'vidcani  consista  nella  sua  scompo- 
sizione, l  no  de' suoi  elementi  tleve  rendersi  fisso  e  l'altro  svolgersi. 
Onde  Iraggesi  una  conseguenza  al  lullo  naturale:  ciò  è,  che  nel  cen- 
tro della  terra  debbono  esservi  materie  che  hanno  una  grande  af- 
finità per  r  ossigeno,  la  quale  affinità  non  è  per  anco  soddisfatta. 
E  nell'alto  di  questa  soddisfazione  ricercar  si  debbe  la  origine  dei 
fenomeni  vulcanici. 

Ma  innanzi  di  procedere  in  questa  ricerca  conviene  tpii  ram- 
mentare le  due  teoriche,  le  quali  tengono  al  presente  divisi  gli  ani- 
mi de'fisici  sopra  le  cause  de'fuochi  dei  vulcani.  La  teorica  chimica 
di  Davy  e  Gay-Lussac,  e  quella  dinamica  di  Ilumboldl,  Cordier  ec. 
La  prima,  riguardando  a'  prodotti  de'  vulcani,  pone  nel  seno  della 
terra  delle  grandi  masse  di  metalli  terrosi,  o  di  loro  cloruri.  L'  al- 
tra, movendo  dalle  osservazioni  sul  calore  centrale  terrestre,  suppo- 
ne un  nocciolo  incandescente  ad  una  certa  profondità  sotto  la  cor- 
teccia del  Globo.  Contra  1'  una  e  l'altra  molte  opposizioni  sono  sla- 
te recale.  Ora  può  essere  che  nella  loro  colleganza  trovisi  la  espres- 
sione della  verità,  perchè  entrambe  si  fortificano  di  falli  di  gran- 
dissimo momento.  .\  me  dunque  non  sembra  impossibile  una  loro 
compiuta  conciliazione. 

Se  si  considera  la  corteccia  del  Globo  da  un  punto  allo  di  ve- 
duta, noi  siamo  tratti  a  credere  eh'  ella  forma  una  corteccia  ossi- 
dala, di  sotto  alla  quale,  e  ad  una  profondità  sconosciuta,  trovar  si 
deve  una  grande  fucina.  Ed  è  osservabile  come  questa  medesima 
espressione  occorre  frequente  nel  linguaggio  moderno  de'  geologi 
e  de'  fisici  :  udendosi  tutto  giorno  chiamare  il  nostro  Globo  una  sfe- 
ra ossidata  nella  superficie,  un  astro  incrostato. 


—   3o5   — 

Le  materie  clic  compongono  questa  crosta  sono  (jiielle  slesse 
cir  entrano  nella  composizione  delle  lave  e  delle  altre  materie  vul- 
caniche; solamente  la  loro  forma  ed  aggregazione  sono  diverse. 
La  qual  cosa  diriva  senza  dul)])io  dalia  diveisità  di  condizioni  nelle 
(piali  sonosi  formate.  Di  tpieste  sostanze  cpielia  che  merita  maggior 
considerazione  è  la  silice. 

Ti-a  le  j)ietre  che  sono  rigettate  dall'  csj)losioni  del  Vesuvio  mi 
è  incontrato  trovarne  alcune  che  hanno  molto  fermala  la  mia  at- 
tenzione, ed  ho  1'  onore  di  presentarle  a  questo  Consesso.  Sono  tali 
pietre  composte  di  una  materia  hianchiccia,  smaltata,  hoUosa,  infu- 
sibile al  cannello,  che  ha  tutta  1'  apparenza  di  una  sostanza  silicea 
appena  vetrificala.  Elle  sono  ricoverte  alla  superficie  di  una  crosta 
scoriacea  nera  simile  del  lutto  alla  materia  delle  scorie  ordinarie 
del  vulcano.  Ho  trovato  ancora  la  slessa  sostanza  nell'interno  di 
certe  lave  recenti.  A  me  pare  in  queste  materie  di  vedere  frammenti 
di  una  massa  in  gran  parie  silicea,  la  quale  probabilmente  forma  il 
nucleo  terrestre,  onde  detti  frammenti  sono  stali  svelli  dall'  impeto 
dei  gas  vulcanici  e  rigettati  innanzi  che  la  loro  sostanza  soggiacesse  a 
quella  mutazione,  che  la  fa  passare  alla  condizione  di  lava  o  di  scoria. 

Questa  considerazione  ne  richiama  il  pensiero  alle  grandi  emis- 
sioni silicee  che  hanno  accompagnalo  le  azioni  ignee  antiche  alla 
superficie  del  Globo.  Non  istarò  a  parlare  delle  rocce  cristalline, 
delle  quali  il  quarzo  è  uno  degli  elementi  più  abbondanti.  Gioverà 
meglio  citare  alcuni  esempi  che  più  direttamente  pruovano  la  mia 
proposizione.  Non  è  chi  non  sappia  il  quarzo  occorrere  assai  fre- 
quentemente in  forma  di  filoni  in  tuli'  i  terreni,  ma  spezialmente  in 
quelli  più  antichi,  e  la  loro  formazione  essere  intimamente  connessa 
a  quella  de' filoni  metalliferi.  Nella  Maremma  toscana,  dove  le  azioni 
plutoniche  sono  stale  mollo  energiche,  si  veggono  frequentemente 
vestigia  di  tali  emissioni  silicee.  Presso  Massa  marittima  ci  ha  mas- 
se quai-zose  eruttive  scorificate  in  tal  guisa  che  rassomigliano  alle 
lave  recenti  de'  vulcani.  Una  dimostrazione  bellissima  di  (juesta 
verità  si  scorge  in  alcuni  filoni  dell'  isola  d'  Elba  e  del  Campigliese. 
Presso  alla  Torre  di  Rio  nel  primo  de' citati  luoghi,  e  nella  Cc/ir/ 
dei  Piombo  nel  secondo,  si  veggono  magnifici  filoni  di  pirosseno 
verde  laminoso  raggiante,  di  epidoto,  e  d' ilvaite,  che  traversano 
rocce  calcaree.  Or  chiunque  bene  gli  esamina  scorge  manifesta- 
mente che  le  sostanze  le  quali  entrano  nella  composizione  di  essi 


—    ,1()(>    — 

(lirivano  in  parto  dalla  roccia  tiaxcrsala,  in  parte  dall'azione  sol- 
terranea.  La  calce  è  stata  sonnninisti'ata  dalla  roccia  calcarea,  e  la 
silice  ed  il  ferro  dall'  azione  plutonica.  Questo  fatto  poi  appare  di 
una  evidenza  i^randissinia  ne'fdoni  di  Campii;lia,  la  materia  de'cpiali, 
conliijiuala  in  isfcre  railiato  di  una  hellezza  indescrivihile,  si  salda 
ed  amali^aina  con  la  roccia  calcarea  e  contiene  numerose  geodi  di 
cristalli  di  (juarzo;  i  quali  sembrano  essere  rimasti  come  testimoni 
dell' eruzioni  silicee  che  hanno  dato  origine  al  filone.  Gli  scisti  del 
calcare  cretaceo,  dimandato  in  Toscana  n//jerese,  mi^mìo  si  trovano 
a  contatto  con  le  ofioliti  e  co'  gabbri,  sono  quasi  sempre  tramutali 
in  ftaniti,  diaspri,  ed  altre  rocce  selciose.  .Mlorchè  nella  medesima 
citata  regione  s'  incontrano  cristalli  di  (piarzo,  ovvero  iniezioni 
quarzose  nelle  rocce  di  sedimento  come  nel  macigno,  nel  calcare, 
ciò  è  indizio  sicuro  che  queste  rocce  sono  stale  jilutonizzale.  Un 
notevole  fallo  di  (jucsta  natura  mi  è  stato  non  è  guari  comunicalo 
dal  mio  egregio  collega  sig.  Coquand.  «  A  monte  Rufoli,  così  egli  mi 
«  scriveva,  lio  osservato  alcuni  fatti  della  più  grande  importanza,  i 
«  quali  vengono  bene  in  appoggio  della  vostra  teorica.  In  contatto 
«  della  serpentina  1'  alberese  è  del  tulio  convertito  in  dolomite,  e 
«  poi  in  parte  silicificato,  presentando  inoltre  delle  fessure  ripiene 
«  di  diaspro  e  di  ojiale,  che  si  prolungano  nelle  fenditure  della  roc- 
«  eia  ignea.  Di  più  nello  slesso  luogo  ho  osservato  un  letto  di  opa- 
«  le  (  quarzo  resinile  )  molto  spesso,  di  color  verde  e  brecciforme, 
«  eh'  è  senza  dubbio  la  più  bella  roccia  che  io  abbia  mai  vista, 
«  di  cui  r  impregnazione  silicea  è  veramente  incontrastabile  ».  Non 
ci  ha  (juasi  terreno  trachilico  senz'  abbondanti  deposili  di  ialite,  di 
quarzo  resinile  ec.  In  fine  le  acque  termali  de' luoghi  vulcanici  ten- 
gono soventi  disciolta  la  silice,  di  che  rende  fede  sopra  ogni  altra 
la  famosa  fontana  di  Geyser  in  Islanda. 

Tutte  quesl'  emissioni  silicee  che  hanno  accompagnalo  le  azio- 
ni ignee,  sono  senza  dubbio  meritevoli  di  essere  con  diligenza  no- 
tate da'  geologi. 

E  conosciuta  1'  azione  dell'  acqua  allorché  viene  in  contatto  col 
silicio  ad  una  temperie  alquanto  elevala.  Se  dunque  i  vulcani  ci  pre- 
sentano ne' loro  prodotti,  da  lui  lato,  delle  lave  e  delle  scorie  com- 
poste in  gran  parte  di  silice  ed  alliuiiina,  e  d'  altra  parie  del  vapo- 
re acquoso,  delle  fiamme  di  gas  idrogenati,  si  ha  giusta  ragione  di 
conchiudere  che  le  materie  delle  lave  debbono  trovarsi  in  istalo  li- 


—   3o7    — 
l)ero  nel  centro  della  terra,  e  clie  un  conlatif)  coninn(|iie  (lei!  acqua 
jiroiluee  la  loro  ossidazione,  la  loro  fusione,  e  liilli  {,'li  altri  fenome- 
ni che  ne' vulcani  si  veggono. 

Così  (piando  noi  vegi,'ianio  ne'  forni  di  alta  fiisifine  escire  delle 
fiamme  di  gas  idrogeno  carbonato,  di  gas  ossido  di  carbonio,  e  in- 
di scaturire  da  essi  torrenti  di  ghisa,  siamo  tratti  a  dire  che  dentro 
dal  fornello  debliono  trovarsi  di  grandi  ammassamenti  di  carbone 
e  di  ferro  accesi  da  correnti  di  ossigeno.  In  simile  modo  (juando 
noi  veggiamo  escire  dagli  alti  forni  vulcanici  delle  fiamme  di  gas 
idrogenati,  de' vapori  di  acqua  muriatici,  de' cloruri,  in  fine  sboc- 
carne fuora  torrenti  di  materie  silicale,  dobbiamo  dire  che  nel  cen- 
tro del  Globo  debbono  trovarsi  noccioli  silicei  eccitali  dal  contatto 
di  ammassamenti  di  acqua  carica  di  cloruri. 

I  fenomeni  vulcanici  attuali  vogliono  essere  per  diritte  ragioni 
considerati  come  continuazione  di  quelli  prodotti  da' fuochi  nelle 
antiche  condizioni  del  Globo;  se  non  che  (piesti  dovettero  operare 
con  una  gagliardia  ed  una  potenza  di  gian  lunga  maggiore.  Ber- 
zelius  ha  osservato  con  moltissima  sagacia  che  il  silicio  e  1'  ossi- 
geno sono  i  due  elementi  principali  che  compongono  le  materie 
terrestri.  In  questa  espressione  io  trovo  racchiuso  tutto  il  segreto 
della  Geologia.  Possiamo  dire  che  dall'affinità  chimica  di  questi 
due  elementi,  e  dagli  effetti  che  seguitano  alla  loro  soddisfazione 
sono  dirivati  tutti  gli  accidenti  che  hanno  dato  origine  alla  cor- 
teccia del  Globo. 

Or  qui  siami  permesso  di  fare  una  dimanda.  >"on  è  egli  possi- 
bile che  le  sostanze  componenti  il  nocciolo  terrestre  si  trovino  in 
uno  stato  d'  incandescenza  e  d'  inossidazione  iniziale?  Forse  nel 
loro  stato  primiero  non  erano  in  gran  parte  riparate  dall'azione 
dell'atmosfera  e  delle  acque,  i  cui  elementi  esser  doveano  allora  as- 
sai rarefatti  intorno  al  Globo? 

Io  non  vo' cacciarmi  molto  addentro  in  questa  conghiettura.  La 
«piale  se  è  vera,  come  mollo  verisimile  appare  j)er  le  nostre  cono- 
scenze su  lo  stalo  attuale  del  Globo,  ne  porge  la  chiave  di  tutt'i  fe- 
nomeni passati  e  presenti  del  nostro  pianeta.  Il  primiero  equilibrio 
di  questo  non  permetteva  che  la  esistenza  di  materie  fisse  e  gassose. 
Il  contatto  delle  ultime  sopra  le  prime  determinava  la  ossidazione 
della  superficie  terrestre,  e  la  formazione  di  una  corteccia  solida 
raffreddata;  nel  tempo  medesimo  il  nocciolo  preservato  dall' invo- 

39 


—  3o8  — 
lucro  esteriore  rimanea  in  uno  sialo  il' incandescenza  e  d' inossida- 
zione. 1/ e(|iiilii)rio  successivo  occasionava  1' accunuiia/.ioiie  delle 
ac(iue  su  la  corteccia  ossidala,  ed  il  deposilo  delle  prime  rocce 
stratificate.  La  picciola  spessezza  di  tale  corteccia  rendea  ])iii  fa- 
cile la  sua  rottura  e  1'  arrivo  delle  acque  al  nocciolo  incandescen- 
te; per  ciò  i  fenomeni  ignei  erano  più  generali,  e  seguivano  con 
possanza  maggiore.  Nella  condizione  attuale  del  Globo  essendo  cre- 
sciuta la  spessezza  dell'involucro  raffreddalo,  il  conlatto  delle  acque 
col  fuoco  è  divenuto  meno  facile;  j)er  conseguenza  gli  effetti  che 
ne  dirivano  non  liainio  la  stessa  energia,  e  questi  sono  i  fenomeni 
de'  vulcani  attuali. 

A  me  pare  dun(|ue,  secondo  tutto  (juello  veggiamo  accadere  al 
presente,  che  l'idea  di  un  nocciolo  di  metalli  terrosi  incandescenti 
e  inossidati  nel  centro  delia  terra  non  ha  incontro  a  se  nessuna 
grande  ragione  che  la  condjatta.  Ella  ci  spiega  con  bellissimo  ac- 
cordo non  pure  i  fenomeni  de'  vulcani,  ma  di  tutte  le  azioni  ignee 
passate  del  Globo.  Ed  è,  se  così  vogliam  dire,  il  commento  di  quella 
felice  espressione,  con  la  quale  mi  eminente  naturalista  de'  nostri 
tempi  ha  significata  la  vulcanicilà  generale  del  Globo,  cioè  la  iii/luen- 
:a  eh'  esercita  l' interno  di  un  pianeta  sopra  il  suo  involucro  esterio- 
re ne'  differenti  stadi  del  suo  raffreddamento . 

Ma  circoscriviamo  le  nostre  osservazioni  a' fenomeni  de'  vulcani 
propriamente  detti. 

Le  parti  più  basse  della  terra  sono  i  fondi  de'  mari  ;  dove  la 
spessezza  della  corteccia  terrestre  esser  deve  minore.  Si  può  dun- 
que credeie,  secondo  che  più  volte  è  stato  detto,  che  1'  acqua  del 
mare  aiutata  dalla  sua  pressione  arriva  o  per  mezzo  di  crepacce  o 
per  altra  via  qualunque  infino  al  focolaio  terrestre  incandescente. 
Potrei  qui  citare  alcune  storie  del  Vesuvio,  nelle  quali  si  legge  il 
mare  essersi  ritirato  nelle  più  gagliarde  eruzioni  di  quel  vulcano. 
Plinio  ne  parla  nella  sua  famosa  lettera  a  Traiano.  Se  ne  trova  fat- 
ta menzione  nella  storia  di  Serao  della  eruzione  del  1737.  Ma  io  non 
entro  mallevadore  di  questo  fatto,  non  avendo  avuto  occasione  di 
osservarlo  durante  i  miei  studi  vesuviani. 

Sonosi  levate  difficoltà  contro  cosiffatta  penetrazione  delle  acque 
del  mare,  e  le  principali  sono  le  seguenti  : 

i.°  Esserci  vulcani  che  stanno  lontano  dal  mare. 


—   3o9   — 

a.°  Il  calore  clic  1' ac(|ua  incontra  nelle  parli  sollcnanee  impe- 
dire l'arrivo  di  (jucsla  nel  focolaio  incandescente,  ed  oiìiiligaria  a 
risalire  in  (brina  di  vajìore. 

3."  Le  lave  e  le  sostanze  spassose  doversi  fare  strada  pei'  (pieste 
vie  di  libera  conuniicazionc  dell  actjua;  perocché  elle  troverebbero 
(|uivi  una  resistenza  minore  che  negli  spiragli  ordinari  de' vulcani; 
onde  vedere  si  dovrebbero  i  fluidi  clastici  aprirsi  il  varco  a  traver- 
so le  ac(pie  del  mare  e  venire  nella  sua  superficie  a  gorgogliare;  ciò 
che  punto  non  accade. 

Alle  quali  opposizioni  si  può  rispondere: 

i.°  Che  la  posizione  di  alcuni  vulcani  lungi  dal  mare  è  un  fatto 
eccettivo,  che  non  può  disti'uggcre  l'altro  contrario  eh' è  generale. 
Senza  che  noi  non  siamo  bene  sicuri  se  questi  vulcani  mediterra- 
nei sono  veramente  attivi.  Sono  messi  tra  questo  novero  molti  vul- 
cani, i  quali  sono  delle  vere  solfatare;  io  posso  citarne  ad  esempio 
r  isola  di  Vulcano  nell'  Eolie,  la  quale  è  un  vulcano  semispento  né 
più  né  meno  che  la  solfatara  di  Pozzuoli,  quantunque  tra'  vulcani 
attivi  fosse  comunemente  annoverato.  La  stessa  cosa  dev'  essere 
de' due  vulcani  situati  nell'Asia  centrale;  uno  de' quali,  il  Bisch- 
Balikli  (montagna  bianca),  indica  col  suo  nome  medesimo  di  esse- 
re una  solfatara.  D'altronde  nessuna  cosa  può  mettere  un  limite  al- 
l'estensione sotterranea  del  focolaio  d'  un  vulcano,  di  cui  noi  veg- 
giamo  solamente  il  forame  di  apertura  alla  supcrdcie  terrestre. 

2."  Egli  è  bene  possibile  che  il  primo  strato  spento  intorno  alla 
sfera  terrestre  rovente  sia  conformato  di  parte  in  parte  a  volta,  e 
che  in  tali  tratti  le  due  masse  sieno  separate  da  grandi  cavità,  dove 
mettono  i  canali  sommarini.  Per  effetto  di  fermenti  sotterranei  que- 
sti canali  possono  essere  soggetti  ora  a  chiudersi  ed  ora  a  riaprirsi 
per  croUamento  di  porzione  della  volta.  Sovente  mi  è  incontrato  di 
osservare  nell'  eruzioni  del  Vesuvio,  delle  caverne  che  davano  usci- 
ta a  lave  :  le  sostanze  gassose  che  accompagnavano  quest'  emissio- 
ni variar  facevano  da  un  momento  all'altro  la  forma  di  dette  ca- 
verne, e  producevano  ora  sollevamenti  ora  sprofondamenti,  e  quin- 
di ostruzioni  ovvero  aperture  nuove  al  corso  delle  lave.  Per  la  ra- 
gione medesima  i  canali  sotterranei,  onde  parliamo,  possono  esse- 
re ostruiti  per  un  certo  tempo,  e  poi  aprirsi  di  nuovo,  ovvero  pos- 
sono in  processo  di  tempo  ostruirsi  intieramente,  ovvero  aprirsene 
nuovi  e  chiudersi  subito  dopo.  Onde  diriva  la  intermittenza  delle 


—    3io   — 
azioni  vuloaniclio,  dvvcro  la  loro  estinzione,  ovvero  la  loro  appari- 
zione per  una  \olla  sola  in  ipialeiie  luogo  novello. 

E  qui  è  da  fare  un'altra  osservazione.  E  cosa  ben  certa  che  le 
materie  vulcaniche  sono  pochissimo  conihittrici  del  calore.  11  quale 
l'alto  accade  di  essere  facilmente  verzicato  al  Vesuvio.  Cos'i  per  esem- 
pio in  inverno  occorre  spesso  di  veder  la  neve  nel  cratere  di  quel 
vulcano  a  piccola  distanza  da  crepacce  infuocate  (viciìiam  Jlammis 
i^ldcìem ).  INIolte  volte  io  mi  sono  situato  sopra  la  crosta  spenta  di 
ima  lava  rovente  nel  suo  di  dentro,  e  sonomi  lasciato  I raspollare  dal 
suo  movimento.  Si  può  dunque  credere  che  le  acque  marine  infino 
a  che  non  arrivano  nella  cavità  centrale  non  incontrano  una  tem- 
perie così  elevata  che  basti  a  i-idurle  in  vapore  ed  impedisca  il  loro 
arrivo  nel  focolaio.  Ad  ogni  modo  poi  allorché  elle  raggiungono  un 
calore  sufficiente  a  convertirle  in  vapori,  la  loro  tensione  può  esser 
non  pure  ecjuilihrata,  ma  si  ancora  vinta  dalla  pressione  della  co- 
lonna acipiosa  superiore  che  la  sospinge  in  basso. 

3.°  La  cavità  centrale  ha  i  suoi  condotti  già  stabiliti  e  perma- 
nenti, ([uali  sono  gli  spiragli  de' vulcani.  Per  essi  fannosi  via  i  fluidi 
elastici  e  gli  altri  prodotti  della  effervescenza;  la  quale  via  torna  a 
questi  più  facile  clie  1'  altra  seguitala  dalle  acque,  dove  esser  deve 
una  grande  pressione  della  colonna  acquosa,  ed  un  energico  con- 
trasto tra  i  due  elementi. 

.Ma  pure  egli  accade  talvolta  che  per  (jueste  vie  di  comunica- 
zione i  fluidi  elastici  vengono  a  scaturire  in  qualche  punto  della 
superficie  de' mari.  Che  cosa  sono  mai  i  nuovi  vulcani,  i  ijuali  quasi 
tutti  in  mezzo  de' mari  prendono  origine?  Non  altro  certamente  che 
novelle  uscite  delle  materie  vulcaniche,  e  molto  probabilmente  so- 
no le  vie  medesime  che  hanno  fatto  penetrare  le  acque  nelle  cavità 
sotterranee.  11  vulcano  ultimo  di  Scincca,  l'altra  isola  che  si  alzò 
ne'  mari  di  Sicilia,  e  di  cui  parla  T.  Livio  nel  X\\l\  delle  sue  Sto- 
rie, forse  non  sono  state  altra  cosa  che  canali,  per  i  quali  1'  acqua 
del  mare  penetrava  nel  focolaio  dell' Etna.  In  Islanda  le  azioni  vul- 
caniche somniarine  si  rinnovano  frefpientemente,  e  sono  diman- 
date col  nome  di  Vulcani  di  acqua.  In  fine  si  vuole  osservare  che  qua- 
si tutt'  i  nuovi  vulcani  sonosi  alzati  presso  a  vulcani  attivi  o  spenti. 

A  ciò  si  aggiunga  che  i  fluidi  elastici  non  mancano  di  scappar 
via  per  questi  canali  sonimarini  senza  produrre  vulcani.  Io  ho  ve- 
duto ad  una  piccola  distanza  dall'  isola  di  Panaria  nell'  Eolie,  un 


—   3ii    — 

grande  sxolgiiiieiilo  di  \n>Ue  gassose  alla  superlicie  del  mare,  dove 
elle  s|)icciaiio  gorgogliando.  Il  fondo,  dal  (|uale  si  veggono  svolgere, 
è  alla  ]>rorondil:t  di  (|uasi  io  metri, ed  è  tutto  imbianchito.  La  quale 
fircoslanza,  e  l'odore  clic  il  ga.'»  manda,  indicano  esser  (|iiesto  del 
gas  idrogeno  solforato. 

Adun(|ue  l'arrivo  delle  acque  del  mare  in  contatto  col  nocciolo 
terrestre  rovente  non  mi  pai-e  così  impossibile  come  si  pensa  (i). 
Ma  accada  pur  la  cosa  in  un  modo  o  pm-e  in  un  altro,  egli  è  certo 
che  se  si  pone  per  noi  un  contatto  di  tal  natura,  se  ne  deduce  la  spie- 
gazione la  più  felice  di  tutt'  i  fenomeni  vulcanici.  Mancava  soltanto 
di  vedere  avverata  una  delle  conseguenze  le  più  indispensabili  di 
questo  contatto,  lo  svolgimento  cioè  di  una  gran  (piantila  di  gas 
idrogeno  e  la  sua  infianmiazione,  ed  io  credo  che  le  mie  osserva- 
zioni vengano  a  riempire  questa  laguna  nel  gran  problema. 


(I)  In  una  nota  tipi  sig.  Angclot  sopra  V  interferito  delle  acque  del  mare  ne.' fe- 
nomeni vulcanici,  pubblicata  in  uno  degli  ultimi  fascicoli  del  Bullelin  de  la  Soc. 
Céol.  de  t'rance,  trovo  notizia  del  seguente  fatto,  il  quale  sembra  appoggiare 
molto  l' idea  della  introduzione  delie  acque  marine  uell'  interno  del  Globo  per 
via  di  fenditure.  Alla  distanza  di  circa  un  miglio  da  Àrgostoli,  ucll' isola  di  Cei'a- 
lonia,  nella  estremità  del  promontorio  che  separa  questa  città  dalla  larga  baia 
ad  occidente,  si  osservano  molte  correnti  di  acqua  (quattro  almeno),  le  quali  si 
precipitano  dal  mare  nell'  interno  dell'  isola,  e  colano  in  una  maniera  continua. 
Da  una  di  queste  correnti  si  è  ancora  tratto  profitto,  essendo  stata  adoperata  a 
far  girare,  per  via  di  un  canale,  un  molino.  Questo  canale  è  lungo  20  rjards,  lar- 
go circa  3  piedi  e  profondo  G  pollici.  Al  suo  termine  si  è  aperta  una  cavità  di  100 
yards  quadrati  di  estensione  e  di  '1  piedi  circa  di  profondità  sotto  al  livello  del 
mare.  A  marca  bassa  la  caduta  è  di  circa  3  piedi;  l'elevazione  della  marea  è  di  6 
pollici;  ma  spirando  i  venti  di  mezzogiorno  tale  caduta  è  molto  più  grande.  Nel-' 
l'apertura  della  cliiusa,una  corrente  di  Ii50  pollici  quadrati  precipitasi  nella  fossa 
con  una  rapidità  di  20  piedi  inglesi  per  secondo,  e  scappa  via  per  meati  sotterranei 
e  per  fenditure.  Quando  è  abbassata  la  chiusa,  dopo  una  scarica  molto  grande  di 
acqua  di  mare  nella  fossa,  1'  acqua  vi  discende  alcuni  pollici  più  basso  che  non 
era  prima  della  scarica,  ma  di  poi  rialzasi  al  suo  livello  ordinario  per  1' acqua 
dolce  delle  sorgive  che  vengono  dal  lato  di  terra.  Finalmente  questa  corrente 
non  è  soggetta  a  nessun  periodico  cangiamento.  Il  colonnello  Brown  ed  il  signore 
Strickland,  che  hanno  fatto  conoscere  questo  fatto  curioso,  sono  molto  inclinati 
a  credere  che  1'  acqua  di  mare  che  si  sperde  sotterra  è  ridotta  in  vapore  dai  fuo- 
chi sotterranei,  e  produce  quindi  i  Iremuoti  tanto  comiuii  nell'isola,  e  dà  origine 
alle  sorgive  calde  che  spicciano  in  differenti  parti  della  Grecia  {Bull.  cit.  II.  ser. 
toni.  I.  6  nov.  18fl3). 


—      3l2      — 

Arrivato  a  questo  punto  io  dovrei  por  lerminc  al  mio  dire,  ed 
oinineltere  tli  eiiti'arc  in  particolarità  sopra  gli  effetti  delle  azioni 
cliiiuiilie  nella  produzione  dp' fenomeni  vulcanici.  Non  però  di  me- 
no cliiejjgoa  (jnest'Adunanza  il  permesso  di  compire  le  mie  idee,  lo 
non  sono  giù  chimico,  ma  per  riconoscere  1'  origine  de'  fenomeni 
onde  parlo,  bastano  le  teoriche  generali  della  scienza.  Forse  lo  stu- 
dio speciale  che  ho  fatto  di  questi  fenomeni,  ed  una  conoscenza  al- 
(|uanlo  precisa  delle  loro  relazioni,  mi  faranno  jierdonare  (piesta  te- 
merità. Procurerò  solamente  d'indicare  le  i-eazioni  conosciute,  trat- 
tenendomi un  poco  sopra  quelle  che  hanno  mestieri  di  schiarimenti. 

Posto  dun(|ue  in  qualsivoglia  modo  l'ari'ivo  dell' ac(|ua  marina 
in  contatto  co' metalloidi  roventi,  ella  si  scompone.  Ne  risultano 
degli  ossidi,  i  quali  danno  la  materia  delle  lave,  e  del  gas  idrogeno. 

Nel  medesimo  tempo  il  cloruro  di  sodio  in  contatto  con  la  si- 
lice e  col  vapore  acquoso  deve  produrre  1'  acido  idroclorico.  La 
soda  in  combinazione  con  la  silice  forma  silicati  di  soda,  i  (juali 
abbondano  tanto  nella  composizione  delle  lave  e  degli  altri  pro- 
dotti vulcanici. 

Una  porzione  di  cloruro  di  sodio  si  sottrae  alla  scomposizione, 
e  sublimato  dal  calore  esce  dai  canali  vulcanici. 

Il  gas  idrogeno  e  l' acido  idroclorico  non  vengono  fuora  in  quel- 
la quantità  che  sono  stali  prodotti,  perocché  nel  traversare  i  canali 
vulcanici  entrano  in  nuove  combinazioni. 

Se  il  gas  idrogeno  incontra  dello  zolfo  gli  si  unisce,  e  produce 
il  gas  idrogeno  solforato. 

Si  può  ancora  credere  che  un'  altra  porzione  del  gas  idrogeno 
in  contatto  col  sesqui-ossido  di  ferro  cangia  una  porzione  di  que- 
sto in  ferro  ossidolato.  A  questo  modo  si  spiega  la  formazione  di 
tale  sostanza,  la  quale  abbonda  ne' prodotti  vulcanici.  Inoltre  l'os- 
sido di  ferro  de'  vulcani  ha  sempre  un  poco  di  magnetismo  sensi- 
bile. Non  sarebbe  mai  da  attribuirciò  ad  un  mescuglio  costante  di 
ferro  ossidolato  e  di  sesqui-ossido  di  ferro?  lo  abbandono  a'  chi- 
mici la  soluzione  di  questa  domanda. 

Non  trovasi  mai  ne'  prodotti  de'  vulcani  il  ferro  in  istato  me- 
tanico. Pure  lo  svolgimento  del  gas  idrogeno  dovrebbe  operare  la 
riduzione  degli  ossidi  ferrici.  Ma  Gay-Lussac  ha  giustamente  fatto 
vedere  che  il  vapore  acquoso,  il  quale  accompagna  il  gas,  impedi- 
sce questa  riduzione. 


—   3i3   — 

I  na  porzione  dell  acido  idroclorico  incontrando  gli  ossidi  di 
ferro  produce  del  percloruro  di  (|uesta  sostanza. 

Vi  saranno  ancora  altre  azioni  e  reazioni  clie  si  possono  in- 
nanzi iniat;innre  clie  definire. 

In  conciiiusione,  le  sostanze  gassose  che  il  vulcano  darà  fuori, 
saranno  vapore  acquoso,  gas  idrogeno  puro,  gas  idrogeno  solforato, 
ed  acido  idroclorico,  sfuggiti  alle  affinità  interne.  Il  loro  stalo  di 
violenta  tensione  è  la  causa  di  tutti  i  fenomeni  dinamici  che  si 
veggono  ne'  vulcani. 

L' idrogeno  libero,  o  combinato  con  lo  zolfo,  sì  tosto  come  viene 
in  contatto  coli' aria  s' infiamma,  se  la  temperie  è  a  ciò  sufficiente, 
e  sparisce. 

II  vapore  acquoso  si  disperde  nell'  atmosfera  menando  seco 
l'acido  idroclorico.  Egli  accade  talvolta  che  una  pioggia  traversa 
queste  nuvole  di  vapore  muriatico  sparso  nell'atmosfera;  allora  le 
gocciole  diventano  acide  nel  traversarle,  e  danno  origine  ad  una 
pioggia  caustica,  che  altera  il  tessuto  delle  piante  sopra  le  quali 
cade.  Io  ho  veduto  molte  fiate  le  raccolte  essere  distrutte  per  que- 
sto accidente  nelle  campagne  del  Vesuvio  (i). 

Altre  azioni  si  manifestano  sul  piano  del  cratere.  L'  acido  idro- 
clorico incontrando  l'ossido  di  ferro  nella  superficie  produce  del 
cloruro  di  ferro,  il  quale  riveste  di  belle  sublimazioni  gialle  le  pa- 
reti del  cratere.  Da  un  altro  lato  il  cloruro  di  ferro,  oh'  è  traspor- 
tato dal  vapore  acquoso,  dà  con  la  sua  scomposizione  dell'  acido 
idroclorico  e  dell'ossido  di  ferro;  a  questo  modo  spiegasi  la  fre- 
quente produzione  del  ferro  oligisto  ne'  vulcani.  Onde  vedesi  se- 
guitare uno  scambio  di  prodotti  per  mutue  reazioni. 

l.'na  porzione  di  cloruro  di  sodio  sfuggilo  alla  scomposizione  si 
deposita  alla  superficie  del  cratere  o  delle  lave  che  ne  sboccano. 

(I)  Dopo  la  lettura  di  questo  scritto  nel  Congresso  lucchese  è  avvenuta  nel 
mese  di  dicembre  passato  una  energica  eruzione  nell'Etna.  La  quale  tra'  fatti  cu- 
riosissimi Ila  presentato  (|ursto  ancora  assai  notevole,  clic  una  pioggia  caduta  a 
Catania  durante  V  eruzione  corrose  la  seta  degli  ombrelli  ;  ed  un  cliiinico  avendo 
analizzato  1'  acqua  di  tale  pioggia  trovò  che  contenea  dell'  acido  idroclorico. 
Questo  fenomeno  è  al  tutto  identico  all'altro  del  Vesuvio  citato  di  sopra.  E  quan- 
do si  pone  mente  alla  distanza  di  Catania  dal  cratere  dell"  Etna,  si  può  di  leg- 
gieri eoinpieudcre  la  gran  quuntilìl  di  acido  idroclorico  che  la  bocca  del  vulcano 
aveva  dovuto  versare  ncU'  atmosfera. 


-   3./,    - 

M  m<i(l(i  medesimo  si  comprende  la  produzione  del  cloruro  e 
dell'ossido  di  rame,  del  cloruro  di  pioudjo. 

Allorché  ci  ha  svolf^imento  di  gas  idrogeno  solforato,  la  sua 
scom|)osi/ioiie  pi'oduce  dello  /xilfo,  e  dilTerenli  solfali,  di  calce,  di 
ferro,  (.li  rame.  Il  celebre  geologo  lìreislak  avea  lin  dalT  anno  1792 
riconosciule  queste  importanti  reazioni  del  gas  idrogeno  solfo- 
rato. «  Questo  gas,  egli  dice,  mescolandosi  all'  aria  atmosferica  si 
«  scompone,  lo  zolfo  se  ne  separa,  e  si  deposita  in  gran  parie  su 
«  gli  orli  ile'  fumaioli,  ma  ne  rimane  una  porzione,  la  (piale  unen- 
«  dosi  coli'  ossigeno  dell'  atmosfera  si  cambia  in  acido  solforico  o 
«  solforoso  (i)  ». 

A  questi  ultimi  tempi  sono  state  confermate  con  esperienze  di- 
rette tali  giustissime  vedute  del  gran  geologo.  Io  avea  fatto  osser- 
vare al  mio  collega  Pirla  un  fenomeno  assai  notevole  che  incontra 
di  vedere  nella  Solfatara  di  Pozzuoli.  Se  avvicinasi  un  pezzo  di  car- 
bone rovente  ad  un  focolaio  di  quel  luogo,  vedcsi  il  fumo  che  ne 
spiccia  aumentare  grandemente  e  produrre  un  nugoletto  bianco. 
Il  mio  abile  collega  ha  dimostralo  dirivarc  questo  effetto  da  un'  azio- 
ne calalittica,  delerniinala  dal  contatto  del  caibone,  del  ferro,  della 
pirite,  delle  lave  riscaldate  sopra  un  mescuglio  di  gas  idrogeno  sol- 
forato e  di  aria  atmosferica.  Ne  risulta  <leir  acqua  e  dell'  acido 
solforoso,  i  quali  con  la  reazione  di  altra  quantità  di  gas  idro- 
geno solforato  danno  in  cambio  dell'  acqua  e  dello  zolfo.  La  cono- 
scenza di  queste  reazioni  sparge  molta  luce  sopra  altri  prodotti  vul- 
canici, de' quali  apjìresso  parleremo. 

Ed  ecco  come  in  modo  tutto  naturale  spiegasi  l'origine  e  la  for- 
mazione di  tutte  le  sostanze  che  si  producono  al  Vesuvio  e  negli 
altri  vulcani.  Tali  sono  il  vapore  acquoso,  l'acido  idroclorico,  l' idro- 
geno bruciante,  il  sai  marino,  il  cloruro  di  ferro,  di  rame,  di  piom- 
bo, il  ferro  ossidato  nelle  lave,  il  ferro  oligisto,  1'  ossido  di  rame, 
lo  zolfo,  il  solfato  di  calce,  di  rame  ec. 

^on  diiò  punto  del  conforto  che  viene  a  questa  teorica  per  la 
considerazione  delle  lave.  Basta  por  mente  ch'elle  sono  composte 
di  sihcati  di  allumina,  di  soda,  di  calce,  di  ferro  ec.  per  vedere  che 
la  loro  composizione  è  la  contro  pruova  delle  reazioni  che  noi  ab- 
biamo ammesse. 

(1)  Essai  minéralogiqae  sur  la  Solfatare  de  Pouzzoles. 


—   3i5   — 

È  slato  opposto  che  se  ci  fossero  iiiclalli  terrosi  iiiossidati  ne' fo- 
colai de' vulcani,  trovar  si  dovrel)l>ero  j)ezzi  inlatti  di  essi  ne' pro- 
dotti solidi  vulcanici.  Questa  obiezione  non  è  certo  di  alcun  valore. 
E^li  è  facile  di  coniprciidere  clic  dal  momento  in  cui  cominciano 
le  reazioni  ne'  luoylii  sotterranei  infino  a  che  la  materia  rigettata 
della  lava  si  consolida,  i  conlalti  col  vapore  acquoso  e  coli' atmo- 
sfera sono  così  moltiplicati  che  non  concedono  potere  porzioni  di 
metalli  rimanere  inossidate.  Se  t|ualche  particella  si  sottrae  alla  os- 
sidazione dopo  la  uscita  delle  lave  dal  cratere,  ella  si  ossida  a  poco 
a  poco  a  conto  del  vapore  acquoso  che  si  svolge  dalle  correnti.  Da 
ciò  prohabihnenle  traevantj  origine  ([nelle  piccole  fiamme  che  il 
mio  amico  Maravigna  aflerina  avere  osservate  su  la  lava  dell'  Etna 
del  1819. 

Un  altro  dubbio  qui  sorge,  al  quale  uopo  è  volgere  tutto  1'  ani- 
mo nella  presente  qnistione.  Se  la  teorica  onde  si  parla  è  vera,  con- 
viene ch'ella  spieghi  l' origine  de' fenomeni  e  de' prodotti  di  tult' i 
vulcani  della  terra;  perocché,  secondo  la  giusta  riflessione  di  Gay- 
Lussac,  se  la  causa  die  dà  dìimento  alle  loro  azioni  è  la  stessa,  i 
prodotti  che  sono  a  tutti  comuni  possono  farla  conoscere  (i). 

Per  rispondere  a  (piesto  dubbio  conviene  fermare  i  fatti  seguenti. 

Tra'  vulcani  alcuni  ce  ne  ha  che  metton  fuora  principalmente 
acido  idroclorico,  ed  altri  che  rigettano  una  gran  quantità  di  aci- 
do solforoso. 

L'  acido  idroclorico  è  senza  dubbio  il  gas  più  abbondante  del 
Vesuvio.  Ma  non  manca  negli  altri  vulcani,  dove  la  sua  presenza  è 
dimostrala  non  pure  da  esperienze  dirette,  ma  eziandio  dalla  na- 
tui-a  de' prodotti  che  danno,  come  il  cloruro  di  sodio,  di  ferro,  il 
sale  ammoniaco.  Il  ferro  oligisto,  che  occorre  cosi  frequentemente 
in  luti'  i  vulcani,  è  ancora  una  pruova  della  esistenza  di  questo  gas 
ovinique  ci  ha  azioni  vulcaniche,  se  la  origine  del  minerale  anzi- 
detto è  sempre  la  stessa  come  nel  Vesuvio. 

L'acido  solforoso  è  ancora  noverato  tra* prodotti  gassosi  più  ab- 
bondanti ne'  vulcani.  A  cpiesta  opinione  io  non  saprei  consentire 
del  tutto.  Le  sperienze  registrate  nel  mio  Giornale  del  l'esuvio  fan- 
no vedere  che  questo  gas  è  assai  raro  nel  vulcano  di  Napoli.  An- 
cora r  illustre  Covelli  avea  dedotto  dalle  sue  ricerche  non  isvolgersi 


■»"- 


(1)  LlK.  cit. 

40 


—  3ir,  — 

questo  ijas  ne' fiiinaiuoli  della  Solfatara.  Le  spei'ienze  del  noussiii- 
f^ault  sui  gas  de'  vulcani  della  nuova  Granata  attestano  il  difetto 
medesimo.  Io  credo  dunque  essere  Io  svolgimento  di  questo  gas  al 
tutto  accidentale,  e  dirivaie  dalla  scomposizione  del  gas  idrogeno 
solforalo,  o  da  (pialdie  solfalo  per  l'azione  del  calore. 

Una  considerazione  assai  più  importante  merita  il  gas  idrogeno 
solforalo.  Si  può  dire  cli'ei  tiene  ne' vulcani  lo  stesso  posto  che  l'acido 
idrocloi'ico.  Rarissimo  è  nel  Vesuvio,  dove  i  gas  solforosi  si  svilup- 
pano in  generale  assai  raiamente.  Ma  al)l)onda  negli  altri  vulcani 
del  Mediterraneo  ed  in  quelli  di  America.  E  un  fatto  molto  notevole 
che  (|uesto  gas  predomina  ne'vnlcani  poco  attivi,  e  sojirallulto  nelle 
solfatare.  Anche  quando  si  sviluppa  nel  Vesuvio,  ciò  accade  alla  fine 
dell'  eruzioni  o  allorché  il  cratere  è  in  riposo.  Ora  se  noi  conside- 
riamo l'origine  di  uno  de'  suoi  radicali,  troviamo  essere  conunie  con 
quella  di  imo  de' radicali  dell'acido  idroclorico.  Quanto  poi  alla  di- 
rivazione  dell'altro  principio,  cioè  dello  zolfo,  convien  dire  ch'ella 
è  misteriosa.  Se  si  considera  come  prodotto  dell'  azione  dell'  acido 
idroclorico  sopra  le  piriti  sparse  negli  strati  terrestii,  in  tal  caso  lo 
svolgimento  del  gas  idrogeno  solforato  ne'  vulcani  sarchhe  un  fe- 
nomeno accidentale  ;  ma  le  osservazioni  dimostrano  essere  la  pro- 
duzione di  rjuesto  gas  un  fallo  generale  ;  in  conseguenza  dev'  esso 
tenere  come  1'  acido  idroclorico  ad  una  causa  essenziale  ai  fuochi 
vulcanici.  Ed  io  mi  penso  essere  un  gran  soggetto  di  ricerche,  il  più 
grande  forse  che  rimane  in  vulcanologia,  di  conoscere  1'  origine 
dello  zolfo  ne'  fenomeni  de' vulcani:  e  raccomandasi  però  premu- 
rosamente a  coloro  che  a  questo  studio  intendono. 

Non  so  lasciare  questo  argomento  senza  fare  un'altra  conside- 
razione. Abbiamo  veduto  che  il  sale  ammoniaco  non  s'incontra  nel 
Vesuvio  se  non  nelle  porzioni  delle  correnti  che  si  prolungano  nelle 
terre  coltive  ;  ed  allora  facilmente  si  spiega  la  sua  formazione.  Ma 
questa  sostanza  producesi,  e  in  grande  abbondanza,  ne' crateri  del- 
l'Etna, di  Stromboli,  di  Vulcano.  Quale  duncpie  ])uò  essere  in  (jue- 
sto  caso  la  sua  origine?  Io  sono  mollo  indotto  a  credere  dirivare 
l'ammoniaca  dalla  scomposizione  del  gas  idrogeno  solforalo  in  con- 
tatto dell'  aria.  Noi  sappiamo  per  le  cose  delle  di  sopra  che  la  pre- 
senza di  certi  corpi  determina  la  scomposizione  di  questo  gas,  e  la 
formazione  dello  zolfo  e  dell'acido  solforoso:  in  lali  reazioni  ci  ha 
del  gas  azoto  messo  in  libertà  :  qualche  circostanza  può  occasionare 


-  3.7  - 
la  coniliiiiazioiìf  di  f|iiPsto  i^as  coli' idrogeno  del  ^as  epatico,  e  pro- 
ilurre  raiiinioiiiaca,  la  (jiiale  trovando  libero  e  |)roiito  l'acido  idro- 
clorico  con  esso  si  combina.  Questa  opinione  trova  grandissimo  ai> 
poggio  in  un  accidente  relativo  assai  osservabile.  Nel  cratere  del 
^'esuvio,  ilove  il  gas  idrogeno  solforato  è  rarissimo,  non  pi'oducesi 
inai  sale  ammoniaco;  al  contrario  la  gran  quantità  di  questa  so- 
stanza negli  altri  vulcani  accordasi  bene  con  la  emissione  abbon- 
dante dello  stesso  gas.  Ci  sarebbero  quindi  due  modi  di  foinia/.ione 
di  sale  anuiioniaco  ne' vulcani;  in  un  caso  diriva  dalla  reazione 
dell'acido  idroclorico  sopra  la  terra  vegetabile,  nell'altro  dalla  scom- 
posizione dell'  aria  in  contatto  col  gas  idrogeno  solforato  e  col- 
l'acido  idroclorico.  Nell'Etna  occorrono  esempi  dell'uno  e  dell  al- 
tro modo  di  formazione:  il  sale  ammoniaco  raccolto  sulla  corrente 
di  Bronte,  la  quale  erasi  avanzala  nelle  terre  coltive,  rassomigliava 
al  tutto  a  quello  prodotto  su  le  lave  del  Vesuvio  nelle  medesime 
circostanze.  Io  sommetto  questi  miei  pensamenti  alle  considera- 
zioni de'  chimici. 

Dopo  tutte  le  cose  fin  qui  dette,  a  me  sembra  che  noi  ci  avvi- 
ciniamo sempre  più  alla  soluzione  del  gran  problema  della  origine 
de'  fuochi  vulcanici.  La  quale  soluzione,  per  la  natura  stessa  del 
soggetto,  non  può  essere  che  in  grado  di  probabilità,  ma  di  una 
probabilità  che  tiene  molto  presso  alla  certezza.  Numerose  osser- 
vazioni, i  cui  risultamenti  sono  costanti,  indicano  essere  nelle  vi- 
scere della  terra  un  nocciolo  infuocato,  il  quale  è  stato  riconosciuto 
fin  dai  tenq)i  dello  Stenone,  anzi  fin  dalle  scuole  di  alcuni  filosofi 
greci.  Da  (juesto  nocciolo,  come  da  un  gran  focolaio,  muove  la  causa 
di  lutt'  i  fenomeni  che  dal  centro  della  terra  si  propagano  alla  sua 
superficie;  ma  per  sé  stesso  il  fuoco  centrale  non  è  a  questi  effetti 
bastante:  esso  è  inattivo,  è  una  potenza  che  ha  bisogno  deWeitto  per 
operare,  e  cpiesl'atto  esser  deve  prodotto  dall'arrivo  di  materie  che 
innanzi  gli  erano  estranie,  e  che  vi  arrivano  per  una  via  qualun- 
que. I  fenomeni  de' vulcani  lo  pruovano  infino  all'evidenza;  ed  in- 
dicano parimenti  non  poter  essere  altra  la  causa  eccitatrice  che 
r  acqua  del  mare.  Per  guisa  che,  dato  il  contatto  di  questa  con  un 
nocciolo  di  metalli  terrosi  inossidali  e  roventi,  si  ha  l'origine  com- 
piuta di  luti'  i  fenomeni  vulcanici,  anzi  dirò  ancora  di  tutt'  i  fe- 
nomeni passati  del  Globo. 


—  3i8  — 
Qui  ijoiitjo  terniinc  alle  mie  considerazioni  leoreliclie.  Le  (|nali 
io  non  avrei  dovuto  esporre  in  una  congrega,  dove  trovar  debbo- 
no posto  solamente  le  dottrine  severe  e  precise  delle  scienze.  A  ciò 
mi  hanno  incoraggiato  i  fatti  che  mi  vennero  veduti  per  qualche 
tempo  nel  mio  paese,  e  che  mi  hanno  sempre  nelle  medesime  idee 
confermato.  Del  resto,  quando  ancora  sottrarre  si  volesse  da  questa 
nota  la  parte  induttiva,  ci  rimane  sempre  un  fatto  ceito  e  bene  as- 
sicurato, la  produzione  cioè  delle  fiamme  nell' eiuzioni  del  Vesuvio, 
e  la  certezza  eh'  elle  non  sono  mica  un  fenomeno  accidentale,  ma 
si  tengono  intimamente  alla  causa  primitiva  de' fuochi  vulcanici. 


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ATTI   VERBALI 


DELLA  SEZIONE 


DI  BOTANICA  E  FISIOLOGIA  VEGETALE 


ADUKAKZA 

DEL   GIORNO    i6   SETTEMBRE 

»aet 


J.I  Presidente  sig.  dolt.  Riasoletlo  rende  grazie  ai  memliii  della 
Sezione  per  la  carica  conferitagli;  manifesta  speranza  che  i  lavo- 
ri sarainio  più  assai  dei  numero  dei  congregati  botanici  ;  e  che  la 
residenza  della  Sezione  nel  Giardino  offrirà  opportuni  argomenti 
alle  quistioni  :  vantaggio  non  minore  si  promette  dalle  escursioni 
per  le  campagne  lucchesi  fiorenlissime.  Nella  solita  concordia  di 
questa  Sezione,  e  nel  buon  volere  di  tutti  fraternamente  operosi, 
si  rassicura  di  qucU'  utile  che  traggono  le  scienze  dalla  pace  e  dal- 
ia volontà  gagliarda  degli  uomini. 

Il  prof.  I*uccinelli,  offrendo  in  dono  parecchie  copie  della  sua  bel- 
la Flora  lucchese,  entra  in  ragionamento  del  perchè  siasi  egli  tenu- 
to anzi  al  sistema  di  Linneo,  che  ai  metodo  naturale.  Questo  libro 
avendo  egli  fatto  per  mettere  gli  alunni  della  sua  scuola  nella  cono- 
scenza delle  piante  del  Ducato,  non  ha  stimato  convenevole  segnar 
loro  una  via  difficoltosa  e  disagevole,  coni'  è  la  cognizione  di  molti 
e  molti  caratteri  onde  si  (igura  una  famiglia;  e  piuttosto  coi  pochi  e 
semplicissimi  di  Linneo  ha  voluto  guidare  i  giovani  alla  determi- 
nazione delle  incognite  specie.  Dice  però  non  essere  scompagnato 
il  metodo  naturale  dal  suo  insegnamento  ;  del  quale  farà  anzi  parte 
costitutiva,  ponendo  in  fine  della  sua  Flora  tutto  quanto  si  appar- 
tiene allo  studio  del  metodo  naturale. 

Il  dott.  Adorno  si  prova  di  sostenere  che  il  sistema  di  Linneo  è 
affatto  da  rigettare  anche  nel  primo  anunaestramento,  aggiungendo 
che  il  metodo  naturale  può  più  agevolmente  dei  sistema  sessuale 
mettere  i  giovani  a  portata  di  determinare  una  s|)ecie  qualini<[ue. 
Il  .Masi  si  op|)one  fermamente  all'avviso  dell'Adorno,  dimostrando 
che  il  prof.  Puccineili  coti  ottimo  consiglio  prepose  ii  sistema  di 


—  3a2  — 
I.imu'o  nella  sua  Flora;  |)ercliè  è  piovalanienle  (lifficilissimo  ad  un 
i;ii)\ane  if^naio  all'alio  delk-  dassilicazioni  bolaiiiclic  poter  nominate 
ima  pianta  eon  la  i;uida  sola  del  metodo  naturale.  Di  falli,  at^ginn^c, 
la  sola  idea  di  una  (amiglia  chiedendo  esalta  conoscenza  de' carat- 
teri suoi,  e  così  dislintamenle  che  (|uelli  di  ima  non  possano  confon- 
tlersi  con  quelli  di  altra,  è  quanto  mai  arduo  ad  un  fjiovane  sajìere 
di  prima  giunta  in  tjual  famiglia  debba  studiare  la  sj)ecie  ignota  ;  es- 
sendo che  gli  stessi  matm'l  botanici  stanno  a  (piando  a  (juando  in 
sospeso  nel  collocare  una  specie.  Laonde  vien  lode  al  ])ror.  l'ucci- 
nelli,  il  cui  divisamente  si  conforta  dell'esempio  di  chiarissimi  bo- 
tanici alemanni  e  francesi.  Il  Masi  significa  però  che  il  sistema  lin- 
neano  è  solamente  da  ritcnei'e  per  questo  primo  insegnamento,  nes- 
suno potendo  contrastare  vanto  di  filosofia  al  metodo  natui'ale  in 
tutte  le  Flore,  e  che  lo  stesso  Linneo  veggentissimo  se  ne  mostrò 
apertamente  sostenitoi'c,  dandone  parecchie  famiglie,  e  dicendo  es- 
sere nella  Botanica  V  ultiinum  et  dcsideralum.  Il  sig.  Adorno  avendo 
pure  pronunziato  che  il  metodo  di  Lamark  era  facilissimo,  siccome 
quello  che  lasciava  senza  pena  impararsi  anche  dalle  giovani  dame 
di  Francia,  il  prof.  Colmeiro  si  fece  a  dissuadere  questa  sentenza 
dicendolo  anzi  difficile  ai  coniincianti.  Sulla  quislione  delle  due  vie 
agli  alunni  fu  pienamente  di  avviso  che  quello  di  Linneo  si  ante- 
ponesse; e  ([iiindi  venne  a  distinguere  lo  studio  botanico  in  didat- 
tico e  filosofico:  quello  per  chi  principia,  questo  per  chi  avanzò; 
cita  molti  autori  che  stanno  col  Puccinelli. 

Il  dott.  .\ttilio  Tassi  legge  alcune  osservazioni  sugli  organi  delle 
cucurbitacee.  Egli  dice  che  guardando  i  rami  succulenti  e  fistolosi 
del  Pepo  niacrocarptis  Rich.  vedesi  lateralmente  alla  foglia,  più  fre- 
quente uno,  ma  anche  due  organi  di  varia  lunghezza,  tereti,  acumi- 
nali, carnosi,  giallo  verdastri.  Nascono  in  quel  punto  del  caule  men 
volto  alla  luce,  da  cui  pare  rifuggano  come  le  i-adici  aeree  del  Po- 
ilios  iìiolaceus  W.  ed  altri.  Onde  sono  copiosi  soltanto  oVe  la  luce 
mette  pochissimo  raggio.  Osservati  col  microscopio  presentano  una 
zona  di  fasci  vascolari,  e  distintamente  tracheiformi  ;  nell'astuccio 
ciie  circonda  il  midollo  non  hanno  stomi;  numerosi  peli  linfatici 
li  cuoprono.  Accostati  al  terreno  umido  non  illuminato  si  diramano 
\ie  più  ed  in  vere  radici  si  convertono.  L'  autore  deduce  dalle  sue 
osservazioni  essere  (piesti  vere  radici  avventizie,  significando  igno- 
rare se  alcun  altro  botanico  sì  fattamente  le  riguardò. 


—  323  — 
Il  sij,'.  doli.  Corinaldi  presenta  ])arocc'lii  semi  ed  esemplari  olli- 
inaiiu'iitc  preparali  della  c/i.fsiti  iiirtilans  lAii.,  sulla  (piale  specie  en- 
tra così  a  far  parola:  clie  avendo  egli  seminato  nel  maggio  1842 
pienamente  all'aperto  essa  specie,  ottenne  nel  mese  di  f)ltol)re  dei 
semi  abboniti.  i\icliiede  se  altri  l'abbia  mai  coltivata  nelle  mede- 
sime condizioni.  A  che  viene  risposto  negativamente.  Il  Presidente 
trovò  i  semi  molto  simiglianli  a  quelli  della  cassia  nhsiix  Lin.,  e  li 
credette  confusi  insieme  in  commercio:  domandava  se  si  potesse- 
ro sostituire  gli  uni  agli  altri  per  uso  medico.  Richiesto  il  donatore 
dal  Presidente  se  la  specie  presentata  fosse  annua  come  la  cassia 
alisus,  quegli  ris[>ondeva  affermando,  e  vi  aggiungea  die  la  cas- 
sia absus  coltivata  in  Egitto  a  Koselta  è  annua;  ma  nella  Nubia 
•ove  vive  spontanea  è  bienne:  ai  semi  di  questa  sogliono  gli  Egizia- 
ni dare  la  preferenza.  Sciogliesi  l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Dott.  B.  Biasoletto 


Segretari  \ 


Oolt.  L.  M\sr 
Dolt.  E.  Celi 


4i 


U 


A  D  li  \  A  ^  Z  A 

DEL    G  1  O  I\  ^  O     1 8    S  E  r  T  E  IM  B  I\  E 


»se«- 


MIj  appi'ovato  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza. 

Il  prof,  don  Michele  Colmeiro  fa  lettura  di  una  Memoria  sopra- 
la possibilità  attuale  di  formare  una  Flora  spaglinola,  e  sopra  i  prin- 
cipi die  dovrebbero  presiedere  alla  sua  formazione.  Come  in  l)reve 
prcandxilo  viene  l'autore  significando  in  lui  nascere  gratitudine  e  sti- 
ma per  quei  botanici  che  le  piante  esotiche  pigliano  a  studiare  ;  ma 
dilettarsi  e  innamorarsi  assai  più  nella  contemplazione  delle  piante 
native;  a  che  lo  conforta  questa  sentenza  di  Linneo:  Est  igitiir  cog/ii- 
/io  uaturalis  patria-  prcvferenda  cxteranun  regionum  contempìationi- 
lius.  Quindi  porge  un  compendio  storico  della  botanica  in  Spagna,  dal 
(piale  si  apprende,  che  gli  Arabi  spagnuoli  furono  colà  serbatori  non 
meno  che  delle  altre  scienze  anchedi  quella  dei  vegetabili.  E  qui  vie- 
ne onoratamente  ricordando  Abu-Zacaria,  Averroes  di  Cordova,  Al- 
dallabea-Alimad-Diaeldin  di  Mnrcia,  Alchaphre  di  Navarra,  i  quali 
scrissero,  o  come  agronomi,  o  medici.  Abdelsahaniau-Abu-Materez  di 
^'alenza  parlò  delle  piante  dei  monti  di  Dania,  Cullerà  e  Arason.  An- 
dò però  innanzi  a  tutti  Ebn-Beither  di  Malaga,  che  dentro  e  fuori 
della  penisola  tante  piante  accuratamente  descrisse,  che  per  numero 
superò  Dioscoride.  Salirono  in  alta  nominanza  le  scuole  arabo-spa- 
gnuole,  sicché  da  tutte  parti  a  studiare  vi  accorrevano.  Il  rinasci- 
mento delle  lettere  e  la  scoperta  dell'italiano  Navigatore  rinfusero 
nuova  vita  nelle  botaniche  lucubrazioni,  ed  ecco  nel  i5o8  descri- 
versi da  Gimene  Gii  molte  piante  delle  maggiori  altezze  aragonesi  ; 
e  gli  antichi  autori  si  tornarono  a  luce  ed  ebbero  esplicazioni  e 
commenti,  tra' quali  non  è  a  tacere  quello  di  Ruellio  in  Dioscoride 
ristampato  in  Alcala,e  di  Amato  Lusitano  ossia  Rodriguez  di  Castel 
bianco.  Il  Laguna  voltò  di  greco  in  latino  gli  scritti  botanici  ad  Ari- 


—  325  — 
slotile  attrilxiili;  impinguò  i  commenti  Ruelliani,  e  tradusse  di  gre- 
co in  castigliano  il  Lilier  parahilhun,  e  la  Materia  mecl/cinal  di  D\o- 
scoride,  di  assai  annotazioni  illustrandola.  A  lui  pure  si  debbono  le 
ubicazioni  di  alcune  piante  spagnuole,  e  di  molto  i  nomi  vernacoli; 
a  lui  la  fondazione  di  mi  Giardini!  botanico  in  Aranjucz,  proteggen- 
te Filippo  secondo  ;  ed  è  pur  vanto  sapesse  la  scoperta  a  quel  tem- 
po e  cliiaramenle  significato  il  modo  di  propagazione  delle  felci,  e 
clie  avessero  sesso  e  fecondazione  le  piante  fanerogame.  In  questo 
tempo  si  occupò  il  Jarava  delle  piante  di  Dioscoride;  ed  il  Pinciano 
e  Lopez  de  Villoloba  commentarono  Plinio.  Dello  Estere,  cbe  scrisse 
eruditamente  sulla  Tlieriaca,  dobbiam  lamentare  siasi  perduta  la  sua 
Histurin  de  i'CL^elalus.  Ma  il  nuovo  mondo  tira  a  sé,  non  meno  die 
l'avidità  de' mercatanti,  l'attenzione  de'  naturalisti;  onde  gli  Spa- 
glinoli ])ul)blicano  in  lùnopa  gì'  investigamenti  delle  Indie  occiden- 
tali, e  i  Portogliesi  delle  orientali  ;  storici  e  poeti  scrivono  la  differen- 
te vegetazione  de' due  continenti.  Nomineremo  il  Monardes  die  delle 
scoperte  anteriori  vantaggiandosi  formò  un'opera  di  molta  celebri- 
tà. Piagoso  diirurgo,  Hernandez  medico,  ambedue  di  Filippo  secon- 
do, studiarono  botanicamente  per  la  penisola,  ed  Hernandez  le  pro- 
duzioni della  nuova  Spagna  descrisse.  Il  Piagoso  pubblicò  parecchi 
discorsi,  e  un'ojiera  Intitolata  de  siiccedaneis  medicameiUis.  Le  pe- 
regrinazioni dello  Hernandez  dal  iS^i  al  iSy^  fruttarono  copia  di 
lavori  bellissimi,  i  quali  però  a  mala  ventura  non  ottennero  tutta 
quella  diiarilà  di  luce  che  ben  meritavano:  la  qual  sorte  incontra- 
rono pure  gli  sludi  di  Robes  e  di  Cobo  ugualmente  sulle  piante 
americane.  Laonde  può  dirsi  che,  senza  certa  sollecitudine  di  Giu- 
seppe Acosta,  sarebbero  a  metà  del  secolo  XVI  rimasi  infecondi  gli 
studi  dei  naturalisti  spagnnnli  sparsi  per  le  terre  del  nuovo  mondo. 
Mentre  si  operava  in  America  non  era  trasandata  la  Spagna;  che 
Cienfuegos  dello  averla  tutta  viaggiata  diede  larga  dimostrazione 
nella  sua  llistoria  de  plantos  in  sette  volumi  con  stampe,  tutti  ine- 
diti ancora  nella  Biblioteca  nazionale  di  Madrid  :  né  si  contentò  il 
Prez  esser  botanico  peregrino  della  penisola,  che  non  si  traesse  fuo- 
ri per  r  Italia  e  per  l'Asia  a  vedere  verdi  e  crescenti  le  piante  da- 
gli antichi  figurate  e  descritte,  siccome  é  veduto  nella  sua  opera  so- 
pra la  Theriaca,  e  nell"  altra  de  medicamentorum  simplicium.  Bau 
determinò  in  latino  e  castigliano  la  nomenclatura  vegetabile,  ed  emu- 
lo del  Maranta  seppe  da  giusto  critico  distrigarsi  dalle  opinioni  dei 


—  3-2G  — 
tempo.  Questo  tempo  fu  per  la  Spaj;iia  cosi  fertile  di  autori  natu- 
ralisti, che  assai  distesamente  potrebbe  dirsene  se  tulli  meritas- 
sero lode  di  alti  lavori.  A  lanto  progresso  di  studi  ecco  succedere 
un  secolo  dotto  dall'autore  secondo  medio  evo;  ma  non  tale  aj)- 
pellal)ile  da  (pielli  che  bene  avvisano  i  tempi  di  mezzo  non  essere 
stati  in  Italia  tanto  barbari  e  dissennati.  Nel  secolo  adunque  decimo 
settimo  la  Botanica  in  Spagna  obl)cdondo  all' imiìerio  di  ((uei  cono- 
sciuti destini  retrogradava  con  le  altre  scienze.  Tultavolla  però  Teo- 
frasto  veniva  in  luce  Ialinamente  per  opera  del  Sovolla,  e  Plinio  in 
castigliano  idioma  per  mano  dell' Huerta.  U  madridense  gesuita  Vie- 
remberg  diede  parte  della  sua  Hixtoria  natura'  alle  piante,  delle  quali 
stampò  eziandio  Arius  Montano.  Escolano,  aiutandosi  del  Clusio,  no- 
verò parecchie  specie  nella  sua  Histovia  de  Valancia:  il  Villa  pubi)licò 
una  Raiiillete  de pìanlos,  e  ciurlilo  y  Velarde  il  suo  Tratado  de  roras y 
peregrinus  gerhas,  titolo  non  rispondente  alla  materia.  Intanto  Ga- 
spar  Bauhino  diede  in  luce  varie  piante  aragonesi  raccolte  da  Giocon- 
do .Mbino,  e  quindi  Grisley  il  suo  Viridarium  lusitanicum.  I  viaggi  di 
Barselicr,  Boccone  e  Tournefort,  e  lo  Stirpiiun  ewopcvarnm  del  Ray,  fe- 
cer  nicn  j)overa  la  Botanica  di  questo  tenqio.  Sul  fhiire  del  secolo  però 
ripiglia  essa  i  primi  moti  di  vita  nella  Catalogna  per  istudio  di  Giaco- 
mo Salvador,  chiamato  con  istorica  qualificazione  la  Fenice  degli 
Spagnuoli  dal  chiarissimo  Tournefort,  con  cui  si  strinse  poscia  in 
amicizia  diraeslicamente  scientifica.  Ambedue  nel  1681  percorsero 
Catalogna  e  Valenza.  Il  Salvador,  non  pago  di  possedere  un  erbario 
ricchissimo,  piantava  in  san  Giovanni  d'Espi  un  Giardino,  che  fu 
allora  il  più  ricco  di  Spagna.  (Continua). 

Il  sig.  doti.  Attdio  Tassi  in  una  sua  Memoria  intitolata  —  Con- 
siderazioni pili  vicine  delle  cucurbitacec  —  significa  non  conve- 
nire nell'opinione  di  molti  botanici,  e  nominatamente  dei  signo- 
ri Endilcher,  De  CandoUe  e  Parlatore  :  i  quali  considerano  i  viticci 
delle  cucurbitacee,  non  come  parti  aj)pendicolari,  ma  come  sti- 
pale degenerale,  e  convenire  anzi  in  quella  del  maestro  suo  profes- 
sore Pietro  Savi,  secondo  il  quale  li  delti  organi  dovrebbero  riguar- 
darsi come  parti  assili,  o  più  degenerazioni  di  rami.  A  convalidare 
quindi  1'  opinione  del  prelodato  Savi  emessa  in  una  Memoria  già 
pubblicata  nel  Giornale  toscano,  annunzia  l'autore  varie  osservazio- 
ni da  lui  fatte  suU'  anguria  pedata,  i  cauli  della  quale  presenta  alla 
Sezione  ;  dimostra  come  questa  pianta  alcune  volte  presenti  nel- 


—  3a7  — 
l'ascella  delle  sue  foglie  de'  fiori  unisessuali,  una  flemma,  ed  un  vi- 
ticcio dianielralniente  opj)osto  alla  foglia.  In  altri  il  viticcio  è  ol- 
treniodo  discosto  dalla  foglia,  e  nello  spazio  interposto  vi  è  un 
giiippi)  di  fiori.  Altre  volte,  oltre  i  raninienlati  organi  nell'ascella 
della  foglia,  altio  viticcio  comparisce,  ed  è  <|uest' ultimo  fatto  che 
invita  a  prendere  in  esame  :  annunziando  che  i  due  cirri  osservati 
in  (juest'  ultimo  caso  non  ponno  essere  considerati  come  stipule 
j)er  le  seguenti  ragioni,  i ."  Perchè  non  accade  mai  che  dall'  ascella 
di  una  foglia  emerga  una  stipula  essendovene  un'altra  laterale,  co- 
me nel  ca'so  nostro.  2."  l'erchè  non  vi  sono  esempi  di  stij)ule  uni- 
laterali: che  se  ahhiamo  de' corpi  stipulari  laterali  i  cui  elementi 
sono  tra  loro  disuguali,  come  parecchie  leguminose  offrono  esem- 
pio, non  può  da  ciò  dedursì  la  possibile  scomparsa  del  più  piccolo 
dei  due  elementi.  Che  se  nella  famiglia  delle  cucurbitacee  vi  sono 
foglie  messe  in  mezzo  da  due  viticci,  non  ne  consegue  che  essi  deb- 
bano considerarsi  come  stipule,  secondo  che  osservano  il  Saint-Hi- 
laire  e  il  Parlatore.  Guardata  di  fatti  la  relativa  posizione  di  questi 
organi  si  vede  uno  dei  cirri  più  vicino,  1'  altro  più  lontano  dalle  fo- 
glie stesse;  nò  ciò  potrebbe  accadere  nel  caso  ch'essi  fossero  sti- 
pule degenerate  :  perchè  in  fine  la  stipula  come  organo  semplice 
non  potrebbe  giammai  degenerare  in  un  organo  ramificato,  come 
.sono  in  tutta  la  loro  lunghezza  i  cirri  delle  cucurbitacee.  Significa 
(juindi  r  autore  essere  sua  opinione  che  i  viticci  delle  cucurbitacee 
sieno  rami  degenerali  :  è  indubitabile  che  il  cirro  che  ha  la  sua 
origine  nell'ascella  della  foglia  sia  un  ramo,  e  che  quindi  debba 
considerarsi  come  un  ramo  anche  l'altro  viticcio  laterale,  non  ostan- 
te la  sua  situazione,  ove  viene  sospinto  da  un  copioso  sviluppo  di 
gemme  allato.  Rimane  a  sapere  perchè  tla  un  solo  lato  del  viticcio 
si  fornùno  i  nuovi  rami  ;  e  la  ragione  di  ciò  la  trova  nella  differente 
altezza  che  hanno  le  parti  di  un'ascella  della  foglia,  essendo  esse  al- 
terne nelle  cucurbitacee.  E  poiché  a  parità  di  circostanze  più  pre- 
sto si  svolgono  in  un  dato  caule  le  gcnmie  superiori  che  le  infe- 
riori, possiamo  ammettere  che  ad  organismo  primitivo  la  gennna, 
da  cui  proviene  il  viticcio  sia  perfettamente  assillare  ;  che  quindi 
per  r  ineguale  sviluppo  delle  gemme  limitrofe  si  riduce  a  poco  a 
poco  laterale.  Il  princi[)e  di  Canino  dice  che  le  osservazioni  del 
dott.  Tassi  forniscono  nuovo  argomento  per  contrastare  alla  opi- 


—   3^8    — 

iiione  (li  quelli  clic  fanno  sviluppare  i  cirri  dalle  stipule,  ricliiaiTi.i 
le  |)arole  fatte  sulla  ([uestione  al  Congresso  di  l'adova. 

11  sig.  Adolfo  Targioni  Tozzelti  legge  una  Memoria  intorno  ad 
alcune  consiilerazioni  morfologiche  sidla  fronda  dei  pini.  Il  giovi- 
netlo  Autore  viene  eruditamente  notificando,  aver  detto  il  vulgo,  e 
la  fisiologia  vegetabile  sancito,  essere  foglie  quelli  organi  che  di  ver- 
de chioma  adornano  i  pini.  Quei  della  scienza  jierò,  dissentendo  tra 
sé,  sotto  diverse  vedute  morfologiche  li  considerarono  ;  onde  ehber 
sospetto  fossero  pretese  foglie  di  rami  degenerati,  altri  vere  foglie 
vegetanti.  Riferì  che  il  Tristan  nella  sua  divisione  del  genere  pinus, 
assai  esattamente  determina  la  natura  di  tali  organi,  e  pigliando  la 
pianta  tlal  seme  ne  viene  con  assai  particolarità  descrivendo  il  tem- 
po, i  modi  e  le  forme  di  sviluppamento;  e  quali  differenze  di  vege- 
tazione presenti  la  pianta  nella  messa  del  primo,  secondo  e  terzo 
anno,  dopo  la  quale  epoca  si  rimangono  costanti  i  fenomeni,  né  vi 
ha  che  ripetizione.  Delle  osservate  cose  dà  l' autore  questo  risultato  : 
I .°  che  le  appendici  dei  pinus  nei  primi  anni  di  vita  della  pianta 
sono  tutte  vere  foglie  vegetanti  isolate,  distribuite  con  evidente  fil- 
lotassi spirale,  mentre  die  la  parte  assile  dei  medesimi  si  compone 
in  ciascun  anno  di  un  sol  grado  di  vegetazione;  i."  che  avanzando 
dette  piante,  le  loro  produzioni  annue  offrono  parli  assili  differenti 
di  natura,  di  grado  di  vegetazione,  e  diversissime  sono  le  sostenute 
appendici.  Tutta  la  Sezione  loda  l'amore  agli  studi  botanici  e  il  sa- 
pere del  sig.  Targioni  Tozzetti;  il  qual  nome  tornando  a  memoria 
una  toscana  famiglia  che  venne  ereditando  chiarità  e  venerazione 
nella  dottrina  delle  cose  naturali,  fa  giustamente  dire  col  sacrosanto 
Poeta  degl'Italiani,  come  viene  il  valor  dì  l'oso  in  vaso! 

Il  professor  Puccinelli  presenta  un  esemplare  della  ghblxt  nn- 
tans  in  seconda  fioritura  coltivata  nella  stufa  del  Giardino  bota- 
nico; avvertendo  che  ne  ottenne  soltanto  i  fiori  per  continuo 
annaffiamento,  ed  accennando  la  sua  maniera  di  coltivarla.  Il  mar- 
chese Ilidolfi  e  il  professor  Savi  ricordano  alcun  esempio  di  altra 
fioritura  in  liuropa. 

11  principe  di  Canino  propone  che  la  Sezione  di  Botanica  si 
unisca  con  quella  di  Zoologia  per  tenere  ragionamento  sulle  leggi 
di  nomenclatura  già  in  Padova  discusse  :  resta  fissato  il  giorno  20, 
nella  stanza  dei  Zoologi. 


—    Saf)    — 
Furono  donali  i  seguenti  liJjii  : 

Sjnopsis  plantamm  in   agro   lucensi  sponte    na^centium,  aucore 

fi.  Pucciiiellio. 
Catalogo  (leir  Orto  botanico  di  Lucca. 
Piante  aquatiche  e  palustri  del  Polesine.  Gaetano  Gngolato. 

K  sciolta  l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Doli.  B.  Biasoletto 


Segretari  < 


Dott.  L.  Masi 
Dott.  E.  Celi 


A  D  l  X  A  \  Z  A 

DLL    GIORNO    19   SETTEMBRE 


»se<^ 


JCi  approvato  il  processo  verbale  della  seduta  precedente. 

Il  prof.  Colmeiro  ripiglia  la  sua  Memoria  sulla  Flora  spagiiuola. 
Le  dottrine  del  Tourneforl ,  seguila  l'autore,  ])resto  si  radicai-ono  nella 
patria  elei  Salvador;  e  Giacomo  mandò  il  lìglio  Giovanni  a  studiare  in 
Montpellier  sotto  Magnolio,  e  quindi  presso  1'  amico  e  compagno 
Tournefort  in  Parigi.  Giovanni  viaggiò  1'  Italia,  allargando  così  le 
scientifiche  relazioni  strette  dal  padre  coi  botanici  più  prestanti  di 
quel  tempo.  Poco  dopo  ripatriato  raccolse  piante  nell'  isole  Baleari- 
che  non  ancora  percorse  dal  giardiniere  Richard,  alcune  delle  quali 
furono  pubblicate  dal  Boerhaave  nel  suo  Index  aìler.  Iax  penisola 
Ibera  deslava  continuo  amore  di  studio  nei  botanici  viaggiatori:  e 
Breynius  per  minacciosa  procella  avendo  dovuto  accostare  a  Valen- 
za, profittò  di  raccogliere  alcune  piante  notificate  a  Sloane  in  una 
lettera.  Antonio  e  Bernardo  Jussieu  con  Giovanni  Salvador  commis- 
sionati dal  Governo  francese  perlustrarono  la  penisola  nel  17 16,  e 
guidati  dall'  itinerario  del  Tournefort,  altro  ne  scrissero  pieno  di  os- 
servazioni importanti,  tuttavia  inedito;  e  Giovanni  ne  formò  uno  per 
suo  particolare  studio.  Lui  morto  precocemente,  continuò  nello  stu- 
dio delle  piante  il  fratello  Giuseppe.  Ecco  che  viene  l'autore  alla  metà 
del  secolo  XVIII,  epoca  illustre  per  la  Botanica,  la  quale  eb])e  restau- 
ramento  in  Madrid  sopra  tutti  per  opera  del  Quer.  Tornato  egli  dal 
viaggio  d'Italia  fondò  in  Madrid  un  Giardino  botanico,  che  può  ri- 
guardarsi come  il  nucleo  di  quello  formato  da  Ferdinando  sesto. 
E  quella  capitale  si  lodava  pure  del  Minuail,  Valez,  Orlega  (  Giusep- 
pe) ec.  i  quali  fornirono  molte  notizie  a  Loeffiing.  Questi,  studiate 
le  piante  di  Castiglia,  andò  in  America  accompagnato  dai  giovani 
spagnuoli  Condol  e  Pastor.  Il  Quer  diede  una  Floia  spagnuola,  per 


—   33i    — 

cui  fece  via!?|T;i  e  si  valse  non  poco  dell'  erbario  e  del  manoscritto 
della  Flora  niatritensis  del  \  eie/..  I,' opera  del  (^iier  saia  cerlaiiieiite 
utile  a  chiiMKpie  vorrà  di  una  più  perfetta  Flora  occuparsi,  profit- 
tando j)rincij)alniente  della  parte  continuala  da  (ioniez-Orlega.  An- 
che il  IJarnades  apparecchiò  imo  S/>eciincn  l'Ionr  ìtispauiccr,  i-ima- 
so  inedito.  Dalle  cose  sin  qui  dimostrate  il  prof.  Colnieiro  fa  nota- 
re che  i  vegetabili  della  Spagna  non  mancarono  di  molli  e  solerti 
illustratori  ;  tutta  volta  però  non  si  era  a  tale  di  formare  la  Flora 
ispana.  Da  (piesto  tempo  colà  si  crebbe  accesamente  1' amoi-e  agli 
studi  botanici,  che  fu  viaggiata  l'America  dal  Jlutis  e  dal  discepolo 
Zea,  i  rpiali  sludiai'ono  le  specie  di  Santa  Fé  di  ISogota  :  quelle  del 
i'erìi  e  Chili  furono  illustrate  da  Ruiz,  Pavon  e  dal  suo  alunno  Ta- 
falla;  del  Messico  da  Sessè,  Movino,  Cervantes,  Lallave  ec.;di  Cuba 
da  IJoldo,  e  delle  Filippine  da  Cuellar,  Pineda,  e  Nee,  il  quale  girò 
lutto  il  (Ilobo.  Se  molli  botanici  spaglinoli  si  erano  attesamente  oc- 
cujìati  delle  piante  esotiche,  moltissimi  altri  non  meno  delle  indi- 
gene si  diedero  allo  studio.  Gomez-Ortega  pubblicò  utili  lavori  sulle 
piante  del  paese  ;  l'alare  tradusse  lo  Species  jilantarum  di  Linneo, 
e  poiché  vi  aggiunse  molte  località  delle  specie  spagnuolc,  può  dir- 
si che  si  occupasse  in  quel  lavoro  della  Flora  di  Spagna.  Le  erbo- 
rizzazioni di  Sanchez  e  Arjona  nel  recinto  di  Cadice,  di  Abal  in  Si- 
viglia ,di  Varos  ne'  contorni  di  Cartagena,  di  Banei-a,  Gii,  \'illanova, 
e  Lordile  in  Valenza,  di  Echeandia  nelle  vicinanze  di  Saragozza,  di 
N  illalohes  nella  Estremadura,  di  Camina  intorno  Santiago,  di  Nee  in 
(juasi  tutta  la  penisola,  diedero  buoni  materiali  per  la  formazione 
della  F'iora  di  Spagna:  innanzi  lutti  però  merita  onorevole  menzio- 
ne De  .\sso,  cui  si  devono  pregevoli  scritti  sulle  piante  aragonesi.  Il 
Portogallo  eziandio  non  si  rimaneva  inoperoso  :  e  Lureiro  fu  autore 
della  Flora  cocliinchineiisis  ;  fioriva  in  allora  il  celebre  Correla  da 
Serra,  e  N'andelli  pubblicò  alcuni  scritti.  Quindi  il  prof.  Colnieiro 
enumera  le  opere  stampate  fuori  di  Spagna,  nelle  quali  si  leggono  il- 
lustrazioni sulle  piante  della  penisola  Ibera  e  sopra  alcune  particolar- 
mente dei  Pirenei,  accennando  pure  quei  che  scrissero  sul  Nord  del- 
l'Africa, che  tanto  presenta  di  analogia  col  mezzodì  della  Spagna. 
Il  francese  Pourret  studiò  molto  le  piante  spagnuole,  e  formò  un  er- 
bario importanle  che  si  conserva  in  Madi-id.  Mann  nuovo  limiiiiare 
si  ebbe  la  scienza  botanica  nel  Cavaiiilles,  le  cui  oj)ere  voluminose 
vennero  in  tanta  fama  da  non  aver  mestieri  di  nominarle.  Egli  alla 

42 


—   332   — 
sua  morto,  nel  viijore  ileijli  anni,  lasciò  eredità  di  valenti  alunni,  i 
<|iiali  si  adoperarono  a  nianlener  %iva  la  Botanica  nella  terra  nati- 
va, sin  tanto  die  le  svariate  rivollin-e  citladinesclie  non  li  stornaro- 
no da  o^ni  maniera  di  studi. 

Fecero  onore  alla  memoria  del  maestro  il  celebre  Clemente  Ro- 
iliiguez  direttore  vivente  del  Giardino  di  Madrid,  successore  del 
valentissimo  Lagasca,  le  cui  ojiere  acquistarono  tanta  lode,  quanta 
compassione  le  sue  disgrazie;  e  non  ultima  di  (jueste  fu  a  lamen- 
tare la  j)erilila  del  suo  manoscritto  della  Flora  spagnuola.  Di  lui  re- 
stano però  inediti  scritti  ed  assai  profittevoli,  tra' quali  la  Ceres. 
Discorrendo  la  storia  della  Botanica  in  Spagna  si  vede  che  i  più 
dei  botanici  si  diedero  alla  parte  descrittiva:  tuttavia  novera  F  au- 
tore assai  lavori  in  ogni  altro  ramo  della  scienza.  Non  è  bisogno 
cercare  da  quali  cagioni  egli  muova  lamento  se  oggidì  la  Botanica 
sta  senza  progredire  gran  fatto.  Ciò  non  ostante  si  occupò  non  ha 
guari  frate  Mannello  Bianco  delle  piante  delle  Filippine,  quantunque 
non  siasi  tenuto  a  paro  coi  progressi  della  scienza  ;  e  La  Sagra  raimò 
])arecclii  materiali  per  la  Flora  dell'isola  di  Cuba,  la  cui  pubblica- 
zione egli  dirige.  Continua  enumerando  alcuni  botanici  spaglinoli 
che  stannosi  ora  nello  studio  delle  piante  native,  e  termina  la  prima 
parte  della  sua  Memoria  citando  anche  quei  botanici  stranieri,  che 
hanno  illustrato  recentemente  la  Spagna.  Né  tace  di  quei  portoghesi 
e  di  quei  stranieri  che  pur  si  operarono  nella  Flora  lusitana. 

Come  in  conclusione  del  suo  istorico  ragionamento  significa  il 
prof.  Colmeiro  essere  ben  manifesto,  che  quantunque  gli  Spagnuoli 
non  abbiano  di  ogni  tempo  coltivato  la  Botanica  con  eguale  inten- 
dimento e  generalità,  nondimeno  hanno  riuniti  molti  elementi  per 
la  formazione  della  loro  Flora  ;  i  quali,  congiuntamente  con  quelli  di 
assai  botanici  forestieri,  crebbero  considerevolmente  la  massa  dei 
materiali  necessari  al  grande  e  desiato  oggetto,  cui  come  possa  proba- 
bilmente conseguirsi  fa  conoscere  nella  seconda  parte  della  Memoria. 

Terminata  la  lettura  dal  prof.  Colmeiro,  il  sig.  Origolato  esprime 
desiderio  che  venendosi  a  compilare  la  Flora  di  Spagna  fosse  clas- 
sificata secondo  il  sistema  di  Linneo,  come  più  a  portata  della  in- 
telligenza universale  ;  e  ridesta  così  la  quistione  della  prima  adu- 
nanza. Il  Masi  tacendo  le  ragioni  già  significate  aggingne  non  es- 
sere tale  avviso  menomamente  accettevole,  perchè  il  progresso  della 
scienza  botanica  sta  in  massima  parte  nella  propagazione  del  metodo 


—  333  — 
naturale,  e  (niiiuli  saicl)l)e  un  cciiitrastare  agli  utili  avanzamenti,  non 
flie  tlissentiic  da  (luaiito  operaroni)  i  Ixitanici  di  cliiarissinia  no- 
minanza. Non  intende  con  ciò  disgradare  il  sistema  del  grande  Sve- 
dese, facendogli  anzi  merito  di  avere,  (|uaiitnn(iue  artificiale,  molte 
famiglie  naturalissime,  siccome  la  j)iìi  gran  parie  delle  giaminacee 
nella  Iriandria  diginia,  delle  ombcUacee  nella  pentandria  diginia, 
delle  cariodllacee  nella  decandria,  delle  sinantcracee  nella  singe- 
nesia  ;  e  concliiude  la  discussione  dicendo  che  adoperare  il  metodo 
naturale  vai  cjuanto  seguire  gì'  insegnamenti  del  sommo  Linneo,  il 
quale  non  è  stato  sin  (|ui  superato  da  alcun  naturalista  per  alcun 
vasto  e  veramente  nuovo  concetto.  Avendo  significato  il  sig.  Melotti 
che  utilissimo  tornerebbe  nella  compilazione  di  una  Flora  mettere 
a  profitto  le  due  classificazioni,  il  prof.  Colmeiro  soggiunge  che  que- 
sto vantaggio  fu  pur  conosciuto  da  parecchi  naturalisti;  e  cita  in 
sostegno  il  Sjfiofjsis  Flora'  i^ermaiiicfc  et  hchetic/T  del  Koch,  clas- 
sificalo ajtpunto  col  melod(j  naturale,  aggiuntavi  una  tavola  di  ca- 
ratteri generici  secondo  il  sistema  sessuale. 

11  doti.  Celi  legge  il  rapporto  mandato  dal  prof.de  ^'isiani  rela- 
tore della  Commissione  stabilita  in  Padova  per  la  fondazione  del 
Giornale  botanico  italiano.  Il  pi-ogetto  ad  esso  relativo  avendo  già 
veduto  la  luce  negli  Atti  della  (juarta  Riunione,  ora  si  aspetta  ba- 
stevole numero  di  associali  per  cominciarne  la  stampa. 

Il  j)rof.  de  Visiani  zelando  vivamente  alla  pubblicazione  di  que- 
sto foglio  si  scusa  nella  difficoltà  di  tali  imprese  se  non  potè  trovare 
più  associati,  e  raccomanda  alla  Sezione  la  speranza  che  olire  i  bo- 
tanici vogliano  dare  sostegno  al  Giornale  lutti  quelli  che  studiano 
le  piante  nelle  loro  piacevoli  od  utili  applicazioni  all'Agricollui'a,  alla 
Orticultura,  alla  Medicina,  alle  .\rti  industri  e  alla  domestica  Eco- 
nomia. Il  prof  Parlatore  fa  conoscere  che  lungo  il  suo  viaggio  di 
Toscana  per  Napoli  e  Sicilia  si  è  sollecitamente  adoperato  di  procac- 
ciare associati  al  Giornale  botanico,  e  circa  sedici  firme  potè  racco- 
gliere nella  sua  rajìida  corsa  :  notifica  poi  che  essendo  stato  onorato 
dalla  Commissione  a  compilatore  di  esso,  siccome  egli  trovasi  al 
servizio  del  Granduca,  così  ha  creduto  dovere,  innanzi  di  accet- 
tare la  carica,  dimandare  di  permesso  Sua  Altezza,  che  graziosa- 
mente glie  lo  accordò. 

Il  sig.  doti.  Corinaldi  legge  sulla  polysiphonia  parasitìca  Agii. 
propria  del   mare  Atlantico.  Hichiama   1'  autore  che  tra  gli  esem- 


-  3:5',  _ 

plari  di  alcuno  alghe  raccolti  nel  porlo  di  Livorno  e  prcsenlati  al 
(lonijrcsso  di  Pisa  v'era  pur  questa  sj)ecie,  cui  parvegli  tli  aver  dello 
al(|uanto  rara  in  quel  porto.  L'anno  scorso  però,  avendo  falle  nuove 
liocrclie  lunijo  "li  sco"li  del  molo,  ne  raccolse  molli  csoiiiplari  assai 
ijraiidi  e  bene  sviluppali.  In  tale  circostanza  osservò  clic  non  aven- 
dola mai  ritrovata  esclusivamente  su  alcune  specie  o  j^eneri,  ma 
anzi  ([ualclie  volta  a  cespui;licUi  isolati,  le  si  addice  male  il  nome 
specifico  dì /mmsil/ca.  do  non  ostante,  ilice  il  (^orinaldi,  secondo  le 
lessiti  botaniche  non  si  ha  diritto  di  cambiare  <[uesto  nome  specifi- 
co. Ricorda  ciò  che  dice  il  chiarissimo  prof.  Meneghini  riguardo  al 
vero  parasilismo  delle  alghe  nella  bella  descrizione  ch'esso  dà  della 
splmceldiia  ìieitiaim  de  ì\ot.^  nel  Fase.  IV.  della  sua  bellissima  o])era 
delle  alghe  mediterranee  e  dalmatiche.  Dichiara  però  che  non  per 
questo  si  ha  diritto  di  cambiare  il  dello  nome  specifico,  dovendosi 
scrupolosamente  obbedire  alla  légge  di  anteriorità.  Avverte  che,  per 
((uanlo  egli  sa,  ninno  ha  scritto  fino  ad  ora  di  aver  trovata  nel  Me- 
diterraneo questa  polysiphonia,  e  il  celebre  Giacobbe  Agardh  nella 
sua  recentissima  opera  sulle  aìghe  mediterranee  e  ndriatiche,  pub- 
blicala a  Parigi  nel  1842,  non  ne  fa  menzione.  Finita  essa  lettura  il 
Presidente  fa  alcune  riflessioni  intorno  al  parasilismo,  le  quali  sono 
conseguitale  da  un  ragionamento  del  prof.  Parlatore.  Questi  richia- 
ma alla  memoria  la  distinzione  fatta  dal  De  CandoUe  nella  sua  Pìir- 
siologie  i'rgctnle  delle  vere  e  delle  false  parasite;  parla  delle  prime 
esponendo  come  talune  di  queste  p.  e.  il  cytinus  hypocistis,  alcune 
(irobanc/te,  il  loranthiis  eiiropa'us,  il  l'/scum  aìbuì»  ec.  vivono  total- 
mente a  spese  delle  piante  sulle  quali  crescono;  ed  altre,  come  molle 
orobanche  ec,  vivono  in  parte  ricevendo  i  succhi  nutritivi  dai  vege- 
tabili sui  quali  si  trovano,  e  in  parte  assorbono  con  radici  proprie 
dalla  terra  i  principj  nutritivi,  hi  quanto  alle  seconde  ossia  false 
parasite  dice  che  sebbene  nascano  queste  sovra  altre  piante,  pure 
non  vi  stanno  che  come  su  corpi  bruti,  senza  pigliarvi  nutrimento: 
ne  cita  ad  esempio  le  orchidee  del  Messico,  delle  Indie  ec.  e  come 
queste  traggano  nutrimento  dall'  ambiente  umido  e  caldo.  Ricorda 
a  tal  proposilo  la  coltivazione  particolare  di  queste  piante  in  proprie 
stufe  :  discorre  dell'ellera,  delle  piante  rampicanti  con  radici  acces- 
sorie, che  sono  false  parasite;  e  rammenta  di  avere  nelle  sue  lezioni 
di  botanica  tolto  questo  nome  improprio  di  false  parasite,  non  vi- 
vendo tali  piante  a  spese  di  altre,  ed  avere  sostituito  quello  di  ecofite, 


—   335    — 

ossia  piante  clie  hanno  la  loro  casa  su  di  altre.  Il  Presidente  la  no- 
tare elle  le  alf^lie  mancando  di  radici,  debhe  meglio  studiarsi  il 
loro  modo  di  parasilismo.  11  prof.  Puccinelli  soggiunge  di  avere  os- 
sei'valo  nella  lallirea  clandestina  anche  delle  radicole,  secondo  il 
De  CandoUe. 

Il  sig.  dolt.  Corinaldi  distribuisce  in  dono  molti  e  belli  esemplari 
della  polrsiplionia  purasitica  11  Presidente  annunzia  alla  Sezione 
che  l'adunanza  del  dì  veniente  si  terrà  insieme  coi  Zoologi  per  dis- 
cutere intorno  al  piano  di  nomenclatura. 

E  sciolta  r  adunanza. 

Mslo  —  //  Presidente  Dott.  B.  Biasoletto 

I  Dott.  L.  Masi 
•^  Dott.  E.  Celi 


A  D  li  ^  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    21    SETTEMBRE 


-o;-)G«- 


Jli  ap|)i't)valo  il  |)rocesso  vei'bale  della  precedente  adunanza. 

II  pruf.  l'arlalore  richiatna  1'  alteiizioiie  dei  botanici  sulla  origi- 
ne morfologica  dei  cirri  delle  cucurbitacee,  a  proposilo  di  aver  ve- 
duto nel  Diario  INiim.  3,  che  il  dott.  Attilio  Tassi  lesse  una  Memoria 
sui  viticci  delle  medesime  ;  nella  quale  significa  di  non  partecipare 
alla  opinione  di  Endliclier,  Alf.  De  Candolle  e  Parlatore,  che  li  con- 
siderano degenerazioni  di  stipule.  Il  Parlatore  dichiara  che  essendo 
venuto  al  Congresso  il  20,  non  potè  trovarsi  presente  a  quella  seduta, 
e  quindi  ignora  le  ragioni  onde  il  Tassi  oppugna  la  opinione  diluì, 
che  è  pur  quella  di  Augusto  Saint -Hilaire  ;  opinione,  cui  piega 
sempre  più  ad  abbracciare  per  ulteriori  osservazioni.  Ricorda  a  que- 
sto proposilo,  come  per  poter  conoscere  la  vera  natin-a  di  un  orga- 
no in  mezzo  a  tulle  quelle  cagioni  che  lo  mascherano,  sieno  dege- 
nerazioni, aborti,  saldature,  e  divisioni,  forza  è  ricorrere  al  sito  re- 
lativo delle  parti,  che  è,  secondo  lui,  la  vera  pietra  di  paragone  per 
disvelare  la  simmetria  degli  organi.  E  qui  osserva  come  bene  spesso 
non  è  possibile  né  per  le  funzioni  né  per  le  forme  di  conoscere  la 
vera  natura  degli  organi,  e  che  vi  si  può  solo  giungere  riguardando 
al  sito  relativo  degli  organi  stessi  :  così  porta  in  esempio  come  nel- 
le acacie  spinose  non  possono  le  spine  considerarsi  quali  stipule  né 
per  la  forma  né  per  1'  uso,  ma  soltanto  per  la  situazione  rispettiva 
alla  foglia,  essendo  inserte  nei  lati  della  base  del  picciolo.  Il  Parla- 
tore con  questo  ed  altri  esempi  da  lui  citati  vuol  dedurre  che  per' 
conoscere  la  vera  natura  degli  organi,  più  che  alle  forme  e  alle  fun- 
zioni, bisogna  aver  ricorso  anche  al  sito  relativo  degli  organi  stessi, 
o  in  altri  termini  alle  loro  connessioni  :  in  ciò  ricorda  la  teoria  del- 
le connessioni  messa  in  campo  da  Geoffroy-Saint-Hilaire  per  gli  ani- 
maU,  e  dice  essersi  egli  occupalo  di  questa  teoria  ap])licand()la  alla 


-    33-    - 


Botanica;  di  che  sperava  presentare  ^Icmoi-ia  al  Congresso  di  Lucca, 
ma  il  tempo  •^\i  mancò.  In  conferma  dici  viticci  delle  ciicurhitacee 
dipendono  da  degenerazioni  stipulari,  aggiunge  di  ini  nii<i\o  fatto 
(li  viticci  in  ambo  i  lati  di  (inesle  ])iantp  f)sser\alo  dojx)  la  pub- 
blicazione delle  sue  Lezioni  di  lioUmicd  comparata,  ove  solo  cita  le 
osservazioni  di  Augusto  Sainl-Hilairee  del  prof.  Pietro  Savi.  Ha  pur 
visto  in  tre  cucurbitacee,  nate  da  sementa  di  quest'  anno  nel  Giar- 
dino botanico  dell'I.  1\.  IMuseo  di  Firenze,  esistere  i  viticci  da  am- 
bedue i  lati  della  base  del  picciolo,  e  crede  non  infrequente  questo 
Fatto  ove  facciasi  attenzione  più  speciale - 

il  Colmeiro,  continuando  con  la  seconda  parte  della  sua  elenio- 
ria,  fa  noto  i  principj  che  dovrebbero  governare  la  formazione  di  una 
Flora.,  Il  nome  di  Flora  dato  dal  Linneo  alla  descrizione  completa 
(Ielle  piante  di  un  paese,  non  solamente  fu  male  imposto  all'  opera 
di  Quer,  ma  oggidì  eziandio  non  potrebb' essere  rigorosamente  im- 
piegato |)er  intitolare  un  libro,  che  fosse  il  solo  risultato  dei  mate- 
riali esistenti  su  i  vegetabili  della  Spagna.  Avverte  quindi  che  avanti 
di  porsi  alla  conqìilazione  di  una  Flora  qnalunf|ue  debbesi  circoscri- 
vere (isicamcnte  e  non  politicamente  il  limite  della  regione  ;  ci()  clie 
torna  utile  alla  dilettosa  parte  geogi-afica  della  Botanica.  Concorde- 
mente all'enuncialo  principio  significa  che  la  Flora  spagnuola  deve 
abbracciare  tutta  la  penisola  Ibera.  E  venendo  alla  prefazione  pensa 
sia  da  ragionare  in  essa  intorno  alla  storia  analitica  di  tutti  i  lavori 
sparsi,  onde  l'opera  si  compose.  Sulla  norma  poi  del  Botanico  gine- 
vrino stabilisce  che  una  Flora  contenga  tre  parti,  i."  Descrizione  fi- 
sica della  i-egione.  a."  Enumerazione  delle  specie.  3.'  Considerazio- 
ni risultanti  dall'esame  di  esse  due  parti.  La  descrizione  fisica  pren- 
de in  accuratissimo  esame  tutte  le  condizioni  terrestri  e  atmosferi- 
che che  possono  influire  sulla  varietà  della  vegetazione.  La  enume- 
razione delle  specie  (  Flora  propriamente  detta  )  dev'essere  classifi- 
cata secondo  il  metodo  naturale,  seguendo  le  opere  più  convenien- 
ti; non  però  strettamente  nelle  frasi  specifiche,  le  (piali  si  devono 
sempre  confrontare  con  le  piante  del  paese.  Parlando  della  sinoni- 
mia scientifica  mostra  desiderio  che  in  quella  volgare  sieno  non  sol- 
tanto le  appellazioni  castigliane,  ma  le  portoghesi  eziandio,  le  valen- 
/.iai)e,le  catalane  ec.  Quanto  alla  descrizione  pensa  che  debba  farsi 
latinamente  come  la  frase;  ma  volendo  render  più  divulgata  la  co- 
gnizione dei  vegetali  nativi  potrebbe  essere  in  spagnuolo,  suH'  esem- 


—  338  — 
pio  ilei  Cavanilles  in  una  delle  sue  opere  elementari.  Accenna  poi 
le  rej;ole  ila  seguitare  nella  indicazione  delle  varietà,  non  che  delle 
località,  distinguendo  le  stazioni  dalle  abitazioni.  Per  le  varietà  è 
neeessaiio  che  il  botanico  fiorista  non  si  occu|)i  che  di  f|uelle  esi- 
stenti certe  nel  paese  illustrato:  le  stazioni  di  una  data  specie  sono 
d'ordinario  inunutabili,  perchè  si  legano  strettamente  con  la  orga- 
nizzazione di  essa,  mentre  le  abitazioni  sono  molte,  perchè  la  me- 
desima stazione  si  può  trovare  in  molti  luoghi  convenienti  alla  ve- 
getazione della  specie  ;  ed  espiime  la  maniera  d' indicare  le  abitazio- 
ni secondochè  la  specie  è  comune  o  rara,  e  stima  pure  utile  d'indi- 
care le  abitazioni  della  stessa  specie  in  altre  regioni  j)er  completa- 
re il  «[uadio  della  sua  area  geografica.  L'  epoca  della  fioritura,  e  an- 
che della  maturità  del  frutto,  ugualmente  che  della  fogliazione  com- 
pleterebbe la  storia  della  specie,  e  vi  si  potrebbe  aggiungere  gli  usi 
locali.  Esamina  la  quistione  se  le  specie  introdotte  e  coltivate  devo- 
no formar  parte  della  Flora.  Per  le  piante  introdotte  non  v'ha  dub- 
bio, poiché  sono  spontanee  e  non  siam  certi  sempre  della  loro  in- 
troduzione; ma  relativamente  alle  coltivate,  non  tutti  i  botanici  so- 
no concordi.  Egli  però  avvisa  che  le  piante  di  generale  e  distesa 
coltivazione  devono  avere  diritto  di  cittadinanza,  facendone  però 
cenno  con  lettere  o  segni  particolari.  Nella  terza  o  ultima  parte 
della  flora  si  troveranno  i  risultali  della  comparazione  dei  fatti  som- 
ministrali dalle  due  prime,  e  vien  noverando  le  cose  che  si  devono 
tenere  in  conto,  fra  le  quali  v'  ha  non  solo  le  considerazioni  locali 
della  Geografia  botanica,  ma  il  confronto  della  vegetazione  del  pae- 
se con  quella  delle  contrade  vicine  e  analoghe.  E  sé  interroga  da 
ultimo  sulla  possibilità  di  formare  una  Flora  della  penisola  Ibera, 
riuniti  gli  sparsi  lavori.  Risponde  che  quantunque  non  si  possa  ve- 
nire ad  opera  così  vasta,  tuttavolta  ben  potrebbesi  tiare  un  Pradro- 
mus,  ossia  la  enumerazione  delle  piante  osservate  sino  a  questo  tem- 
po, che  sarebbe  il  fondamento  della  Flora  desiderata.  Termina  espri- 
mendo quanta  ei  trarrebbe  lieta  satisfazione  se  speditamente  si  com- 
piessero le  brame  dei  botanici  spagnuoh  e  stranieri,  che  anelano 
alla  perfetta  conoscenza  della  ricca  vegetazione  di  un  paese,  a  cui 
è  desiderabile  che  la  studiosa  e  pacifica  opeia  degli  uomini  concor- 
di ])ienamente  col  favore  largitogli  dalla  natura  11  Presidente  rin- 
"ra/.ia  il  Colmciro  di  avere  procaccialo  non  poco  utile  e  diletto  con 
la  sua  Memoria  importantissima. 


—  339  — 
Il  Parlatore  iiotiCica  alla  Sezione  1'  aumcnlo  die  dal  passalo  a 
(|iiesto  Congresso  eblie  1' erbario  eentiale  in  Firenze  da  Ini  diret- 
to, per  la  prolezione  splendida  di  S.  \.  I.  IV.  il  Granduca  di  Toscana. 
^on  dicendo  più  del  modo  di  dis|)osi/.ione,  né  ripetendo  gli  ac(Hii- 
sti  e  i  doni  fatti  ad  esso  erbario  prima  del  (|uarlo  Congresso  di  Pa- 
dova, percliè  già  noli  alla  Sezione,  ricorda  soltanto  i  nomi  dei  dona- 
tori dopo  di  (piell'epoca,  e  gli  acipiisli  fatti  e  quelli  si  van  negozian- 
do. Il  Giannini  fece  d(jno  all'erbai'io  di  una  ricca  collezione  di  piante 
lucchesi,  tutte  quelle  del  Prato  fiorito;  il  Corinaldi  di  piante  sì  col- 
tivate come  spontanee  di  Toscana,  e  di  alglie  di  Livorno;  il  mar- 
chese Andrea  Cariega  di  copiosa  raccolta  piante  liguri;  il  cav.  Vincen- 
zo Ricasoli  di  molte  di  Svizzera,  di  Toscana,  di  Algeri  ;  il  prof,  de  No- 
taris  di  una  riccliissima  e  preziosa  collezione  di  crittogame  italiane, 
specialmente  dei  nuischi  da  lui  descritti  nel  Srllohus  muscorum  Ita- 
Ike,  non  che  varie  fanerogame  del  Genovesato:  i  professori  iMene- 
ghini  e  Zanai'dini  le  alghe  del  Mediterraneo  e  dell'  Adriatico  :  onde 
significa  che  per  questi  doni  di  crittogame,  e  per  quelle  avute  negli 
anni  precedenti,  possiede  ornai  l'  erbario  quasi  tutte  le  nosti-e  critto- 
game. Dal  prof.  Gaetano  Savi  fu  donata  una  numerosa  l'accolta  di 
piante  toscane  ed  esotiche,  tutte  con  etichette  di  proprio  carattere  ; 
nel  che  fa  notare  alla  Sezione  doversi  gratitudine  a  questo  venera- 
to botanico  per  tale  durata  fatica  nella  sua  età  assai  innoltrata  e  in 
j)oca  salute.  11  cav.  Tineo,  il  Todaro,  il  Calcara,  il  Fanzega  donai'ono 
])iante  rare  di  Sicilia,  in  modo  che  con  altre  mandale  dal  Gussone  e 
dal  Gasparriui,  e  con  ([uelle  già  raccolte  dal  Pailatoi'e,  rili'ovasi  nel- 
l'erbario una  Flora  siciliana  completa;  l'Avellino  molte  rare  pian- 
te del  Regno  napolitano,  moltissime  il  Baruffi  delle  Alpi;  il  dottore 
Clementi  altre  piante  dalmatiche,  oltre  quelle  da  lui  inviate  nell'  an- 
no precedente.  Nola  essersi  acquisiate  le  piante  della  Nuova  Casli- 
glìa  e  di  Granata  dal  Keuter  reduce  da  un  viaggio  botanico  ;  onde, 
con  le  piante  avute  innanzi  dal  Boissier,  dal  Carreno,  dal  Montagni 
e  da  «pialche  altro  botanico,  l'  erbario  di  Firenze  ha  forse  la  più 
bella  collezione  di  piante  spagnuole,  almeno  quasi  tutte  ([nelle  co- 
nosciute di  sì  importante  penisola.  Finalmente  con  assai  lieto  ani- 
mo aninnizia  clie  il  Tenore  sta  preparando  una  collezione  quasi 
comi)leta  di  tulle  le  piante  descritte  nella  sua  Flora  napolitana  :  do- 
no preziosissimo,  e  già  in  gran  parte  aj)preslato,  come  vide  il  Parla- 
tore nel  recente  viaggio  a  Napoli.  Altri  doni  si  aspettano  dal  de  Msia- 

43 


-  3',o  - 
ni,  ilal  (iiissoiie,  dal  Ricliard,  il  (|iiale  ha  promesso  le|)iaiUe  di  Cu- 
ba, tlal  Figari  die  sta  in  Egitto;  ed  aspettasi  la  collezione  di  Abis- 
sinia  ordinata  allo  Schimper.  Letto  questo  ragguaglio  il  C.rigolato 
promise  all' erbario  una  completa  raccolta  delle  piante  del  l'olesiiic. 
Il  Presidente  propose  alla  Sezione  si  scrivesse  lettera  di  ringrazia- 
nienlo  al  Granduca  di  Toscana  che  prese  in  tanta  sollecitudine  e 
protezione  (piesto  utilissimo  divisamenlo  dell'erbario  centrale.  Tut- 
ti assentirono  gratamente. 

Fu  dal  Presidente  nominata  una  Commissione  pel  Giornale  bo- 
tanico nei  signori,  Parlatore,  Targioni  Tozzetti,  Ricasoli  e  Baroni. 
11  Parlatore  comunica  di  aver  ricevute  dal  Ricasoli  ((uallro  liriu(> 
per  il  Giornale  predetto.  L'  adunanza  è  sciolta. 


\  isto  —  //  Presidente  Dott.  B.  Biasoletto 


/  Scgrcldii  \ 


Dolt.  L.  Masi 
Dott.  E.  Celi 


ADl!\IANZA 

1)i:l  giorno  xi  settembre 


-->SQ«>- 


J2i  approvali)  il  processo  verbale  della  precedente  seduta. 

11  dott.  Tassi  udito  che  il  prof.  Parlatore  dichiarò  nella  seduta 
precedente  che,  non  essendosi  trovato  alla  lettura  sulla  natura  nior- 
folojjica  dei  viticci  delle  cucurhitacee,  non  potea  conoscere  le  ra- 
gioni che  lo  inducevano  ad  oppugnare  la  sua  opinione,  si  fa  a  ripe- 
tere lo  già  esposte  ragioni  ed  alcune  nuove  ne  aggiunge.  Riconferma 
pertanto  non  poter  egli  vedere  nei  viticci  delle  cucurhitacee  stipule 
degenerate;  i ."  perchè  provenendo  si  le  stipule  che  le  foglie  dal  me- 
desimo fascello  di  fibre  elementari,  non  è  possibile  che  le  parti  di 
<|iiesto  fascetto  talmente  si  allontanino  da  vedersi  la  stipula  diame- 
tralmente opposta  alla  foglia,  come  accaderebhe  nei  viticci  oppositi- 
foli  che  alcune  volte  si  osservano  nelle  cucurhitacee;  2."  perchè  non 
liavvi  esempio  alcuno  di  stipule  unilaterali;  che  se  talvolta  un  ele- 
mento del  corpo  stipulare  è  dell'altro  assai  più  piccolo,  come  in 
varie  leguminose  spesso  succede,  non  è  perciò  che  possa  dedursene 
la  possibile  scomparsa  di  uno  degli  elementi  stessi;  3.°  perchè  non 
liavvi  esempif)  della  esistenza  contemporanea  di  una  stipula  ascel- 
lare e  di  altra  laterale;  e  tale  dìsjìosizione  aj)punto  potè  una  volta 
osservare  l'autore  nei  viticci  di  un  individuo  di  iiiigur/'ti  pedata. 
Finalmente  perchè  non  v'  ha  esempio  di  organo  che  originariamente 
sem|)lice  possa  degenerare  in  organo  composto,  come  sarebbe  ac- 
caduto nei  viticci  ramificali  delle  cucurhitacee.  Il  Parlatore  risponde 
alle  obbiezioni  fatte  dal  Tassi  incontro  alla  sua  opinione  di  consi- 
derare i  viticci  delle  cucurhitacee  come  degenerazioni  slipulari.  In 
(pianto  alla  prima,  quella  cioè  di  trovarsi  talvolta  i  viticci  di  tali  pian- 
te discosti  dai  lati  dell'inserzione  del  picciolo  della  foglia,  e  una  sola 


—     3/|2     — 

volta  avor  visto  il  Tassi  il  viticcio  all'ascella  di  una  foi;lia,  la  ridet- 
tere  che  geiieraliuenle  i  viticci  ili  (luoste  piante  trovansi  ai  lati  del- 
l' insei-zione  del  picciolo  della  foglia,  nel  sito  clic  occu|)ano  le  sti- 
pale nelle  piante  in  cui  (piesti  organi  non  sono  j)unlo  degenerati; 
clie  se  lalM)lta  dai  lati  della  base  del  picciolo  sendìraii  discosti,  egli 
è  per  effetto  di  un  ramo  o  di  un  peduncolo  che  si  distaccano  dal 
nodo  vitale  e  allontanano  il  viticcio;  e  in  fine  dichiara  non  essergli 
mai  avvenuto  di  osservare  il  viticcio  ascellare  nelle  cucurhilacee,  e 
che  quindi  niente  può  dire  del  come  possa  apparire  ascellare.  Ri- 
guardo all'altra  opposizione  non  darsi  stipule  unilaterali  mentre  i 
\iticci  delle  cucurhitacee  si  trovano  da  un  lato  solo,  osserva  il  Par- 
latore che  sebbene  non  esistano  per  quanto  egli  sappia  stipule  uni- 
laterali, pure  noi  possediamo  vari  esempi  di  stipula  assai  ineguali 
da  un  lato  e  dall'altro,  e  per  non  citar  tanti  esempi  nelle  legumi- 
nose, nota  quello  dell'  eivuin  monnnthos,  specie  in  cui  la  disegua- 
glianza delle  stipule  è  assai  manifesta.  A  questo  proposito  entra  in 
varie  considerazioni  sulla  teoria  degli  aborti,  riflettendo  come  lo  svi- 
luppo maggiore  di  un  organo  tragga  .seco  l' aborto  totale  o  parziale 
di  un  altro.  Or  nelle  stipule  qui  citale  l'aborto  è  stalo  parziale,  non 
così  nelle  cucurhitacee,  dove  le  stipule  degenerale  in  viticci  prolun- 
gati e  molto  svihqipali  producono  appunto  per  (|uesto  grande  svi- 
luppo l'aborto  totale  della  stipula  dal  lato  opposto  ;  e  dice  in  fatti  aver 
osservato  nei  casi  citati  il  giorno  precedente,  cioè  in  quella  specie 
di  cucurbitacee  dove  ha  veduto  esistere  i  viticci  da  ambi  i  lati,  es- 
sere questi  viticci  più  piccoli  di  tulli  gli  altri  che  esistono  da  un 
solo  lato  nella  medesima  pianta. 

Il  professore  Antonio  Targioni  Tozzetti  avverte  che  i  viticci 
della  vitis  vinifera  sono  oppositifoli,  come  quelli  che  il  sig.  dot- 
tor Tassi  dice  di  aver  talvolta  osservato  nell'  anguria  pedata,  e  che 
siccome  i  primi  non  sono  al  certo  di  provenienza  stipulare,  così 
offrono  argomento  per  dimostrare  che  nemmeno  tal  provenienza 
abbiano  (|uesli  dell'  anguria.  Dice  inoltre  che  la  composizione  dei 
viticci  delle  cucurbitacee,  senqire  nudlifidi,  male  si  conviene  con  la 
semplicità  propria  in  generale  alle  stipule;  onde  col  Tassi  insiste 
nella  utilità  di  poi- mente  alla  origine  dei  tessuti  degli  organi  in  qui- 
stione,  per  poter  decidere  della  vera  (pialilà  loro.  Quanto  alle  pro- 
posizioni del  Targioni  Tozzetti  il  Parlatore  osserva  non  convenire 


—  343  — 
r  esempio  dei  viticci  della  vile  per  mostrare  che  sono  distanti  dalle 
foglie,  mentre  i  viticci  della  vite  per  consentimento  dei  botanici  sono 
degenerazioni  dei  peduncoli,  e  quindi  non  da  citarsi  per  le  cucur- 
l)itacee.  Per  l'altra  proj)osizionc,  rpiella  cioè  die  non  devono  i  vi- 
ticci delle  cucurbitacee  considerarsi  come  stiptde  perchè  sono  or- 
gani di  difesa  e  di  protezione,  il  Parlatore  la  dichiara  falsa,  dimo- 
strando che  come  le  stipale  non  han  sempre  l'oggetto  di  difendere 
o  di  proleggere  le  foglie  o  i  fiori,  come  per  esempio  nelle  roscv,  nelle 
\'ici(v,  nei  meliantims,  nel  ficus  elastica,  ma  servire  in  altri  casi  ad 
usi  diversi  ;  cosi  far  talvolta  le  funzioni  di  foglie,  e  in  tal  caso  svi- 
lupparsi di  molto  come  nei  dorjc/tiiium,  in  taluni  lolus,  ove  le  due 
stipulc  adeguano  le  foglioline  di  tali  piante,  a  segno  che  sembrano 
queste  aver  foglie  quinale  :  cita  il  latìijrus  aphaca.  In  altri  casi  le 
stipule  degenerano  in  spine  e  in  aculei  :  cita  le  acacin-  guernile  di 
spine  {acacia  co/v/zife/rt ).  Richiama  l'attenzione  dei  botanici  su 
quanto  egli  ha  detto  nella  precedente  seduta  circa  al  sito  relativo 
degli  organi,  dimostrando  come  né  le  forme  né  le  funzioni  possa- 
no essei'e  una  sicin-a  guida  per  conoscere  la  vera  natura  degli  or- 
gani. Il  Tassi  insiste  sugli  argomenti  addotti  a  convalidare  la  pro- 
pria opinione,  e  particolarmente  sul  fatto  di  un  viticcio  inserto 
nell'ascella  della  foglia  contemporaneamente  ad  altro  laterale.  Il 
Parlatore  ripete  non  aver  mai  osservalo  tal  fallo,  ne  poter  (juindi 
dir  del  modo  come  possa  sembrare  ascellare  il  viticcio  citato.  Il  Pre- 
sidente considerando  siffatta  <|uislione  bastevolmenle  discussa,  pre- 
ga che  le  due  parli  fra  loro  nel  miglior  modo  convengano. 

Il  sig.  Adolfo  Targioni  Tozzetli  ha  comunicalo  il  ragguaglio  di  al- 
cune osservazioni  sul  gineceo  e  sul  frutto  dei  citrus.  Cominciando 
dai  peli  che  riempiono  le  cavità  carpellari,  li  ha  descritti  composti 
da  uno  strato  di  cellule  allungale,  alcune  delle  quali  contengono  dei 
rafidi,  e  che  riunite  tutte  in  foinia  di  membrana  involgono  una 
massa  di  tessuto  resultante  da  grandi  cellule  a  parete  sottile  inter- 
ponenti dei  meati  intercellulari,  ripiene  del  succo  acido  nei  frutti 
di  questo  genere  ben  conosciuto.  Ha  veduto  uscir  lai  peli  della  pa- 
rete più  lontana  dall'asse  dell'ovario  assai  dopo  che  sulla  placenta 
erano  comparsi  gli  ovuli,  ed  ha  seguitali  i  cambiamenti  di  forma  e 
di  ilimeusioue  che  essi  subiscono,  prima  di  presentarsi  (piali  si  ve- 
dono nel  frutto  maturo.  Il  gineceo  nelle  prime  sue  epoche  è  evi- 


-  3/,4  - 
dentemente  formalo  da  più  foglie  carpellari,  le  t|iiali,  per  caiubia- 
menti  successivi,  di  quasi  piane  ed  ajierte  che  sono  s' incurvano, 
protraggono  i  loro  margini  fino  all'  asse  intorno  a  cui  sono  dispo- 
ste, e  vi  formano  una  colonnetta  centrale,  costituendo  così  tante 
cavità  quante  sono  le  foglie  carpellari,  i  di  cui  lati  formano  tra  Inno 
e  l'altro  voto  un  doppio  tramezzo.  Ha  veduto  la  sommità  del  gio- 
vanissimo gineceo  prolungarsi  e  formare  lo  stilo,  mentre  la  parte 
inferiore  si  rigonfiava  producendo  1'  ovario.  Alla  base  di  cpiesto  no- 
tò un  rigonfiamento  fin  dai  primi  momenti  esistente,  dall'accresci- 
mento del  ([iiale  resulta  1'  orlicelo  o  disco  ipogino  che  vedesi  al- 
l'ejioca  della  fioritura;  ma  poiché  questo  disco  si  continua  in  mo- 
do evidente  con  le  foglie  carpellari,  ama  consideiarlo  non  come 
organo  o  verticillo  di  oigani  particolari,  ma  come  un  prolungamen- 
to della  base  delle  carpclle  medesime.  La  costante  assenza  di  qua- 
hnupie  indizio  di  organi  interposti  fra  l'androceo  e  il  gineceo,  non 
che  i  resultati  delle  proprie  osservazioni  sulle  fasi  delle  carpelle,  lo 
autorizzano  a  riguardare  il  frutto  dei  citrus,  e  probabilmente  di  tut- 
te le  auranziacee,come  non  più  complicato  di  qualimque  altro  frut- 
to composto,  e  ad  infirmare  1'  opinione  del  De  CandoUe,  che  sulle 
carpelle  suppone  espandersi  il  loro  e  saldarsi.  Esaminando  il  peri- 
carpio ha  trovalo  stomi  nella  culicula  di  esso,  e  da  ciò  trae  nuovo 
argomento  contro  la  decandoUiana  dottrina.  Il  Presidente  ringrazia 
il  giovinetto  botanico  della  sua  bella  Memoria,  e  il  prega  voglia  es- 
sere spesso  cortese  di  siffatti  doni  alla  Sezione. 

Il  dott.  Tassi  legge  una  Memoria  sull'irritabilità  degli  stami  delle 
specie, /ìortu/fica  mucronata  Link.,/j.  speciosa  FI.  Rom.,  grcwia  oc- 
cidentalis  Lin.,  entelea  palmata  Lindi.,  heìianthemum  semiglabrum 
Badar.  L'  autore  fa  rilevare  principalmente  ;  i .°  Che  gli  stami  di 
queste  piante  si  muovono  tulle  le  volte  che  vengono  tocchi  o  irrita- 
ti; fenomeno  a  sua  cognizione  da  nessuno  osservato  in  tali  specie. 
•>.."  Che  gli  stimoli  atti  a  produrre  la  contrazione  possono  essere 
vari  e  numerosi,  come  una  goccia  d'acqua,  un  pezzo  di  legno,  di  cri- 
stallo, di  metallo,  e  in  alcune  una  goccia  di  aciilo  azotico,  produce 
il  fenomeno.  3.°  Che  gU  starai  una  volta  irritati,  quasi  dopo  otto 
minuti  di  tempo  si  ricompongono,  e  di  bel  nuovo  agitandoli  torna- 
no a  muoversi.  4-"  Che  la  direzione  del  movimento  degli  slami,  irri- 
tati che  sieno,  varia  in  queste  diverse  specie.  In  fatti  nelle  portu- 


—  345  — 
lutile  si  laccuslaiio  iiildriio  al  punto  om'  si  la  lisenlire  io  sliiiiolo. 
In  alcuni  cactus  si  muovono  per  una  cur\a  dalla  periferia  al  centro; 
nella  grewia  e  nella  entelea  dal  centro  alla  periferia,  e  nell' //<?//««- 
tlicmur»  niuo\onsi  confusamente.  In  line  passa  ad  esporre  il  modo 
di  feconda/ione  della  entelea  i>iiliii(it(i,  e  termina  il  su(j  discorso 
esortando  i  membri  della  Sezione  a  voler  considerare  i  fatti  da  lui 
l'iporlali.  Il  Presidente  gratulandosi  ringrazia  il  Tassi  del  suo  lavo- 
l'o    L' adunanza  è  sciolta. 

\  isto  —  //  Presidente  Dott.  B.  Biasoletto 

Doli.  L.  M.vsi 


.  (  Uoll.L.M.vsi 
I  Segreta,-,  }^   Dolt.  E.  Cku 


ADUNANZA 

DEL    GIORNO    ^3    SETTEMBRE 

»9®« 


-Ci  aj)provato  il  processo  verbale  della  precedente  seduta. 

Il  prof.  Taigioni  Tozzelli  significa,  che  per  bene  certificarsi  se  i 
cirri  delle  ciicurbilacee  sieno  degenerazione  di  slipule  secondo  il 
prof.  Parlatore,  o  di  rami  secondo  il  doli.  Tassi,  è  bisogno  di  piglia- 
re in  esatta  considerazione  la  struttura  e  1'  andamento  dei  fascetti 
fibrosi  degli  organi  in  quistione,  potendosi  per  tal  esame  lumeggiare 
non  poco  questa  morfologica  differenza. 

Il  prof.  Perego  legge  una  ftlemoria  Dello  sclerozio  del  formen- 
tone. Ragionato  storicamente  della  poca  conoscenza  si  aveva  in  an- 
tico nella  crittogamia  viene  al  genere  sclerotiniii,  cui  dice  stabilito 
primamente  dal  Tode  nel  1790.  Ricorda  di  esso  genere  i  caratteri 
ed  assegna  pure  le  differenti  stazioni.  Il  micromicete  da  lui  scoperto 
è  ovale,  lungo  da  un  quarto  a  tre  di  linea,  duro,  resistente,  nero, 
rugoso  ;  il  pendio  è  corneo,  e  la  sostanza  interna  appare  bianca  e 
compatta:  osservata  con  finissimo  microscopio  mostra  un  tessuto 
cellulare  minuto,  svariato,  reticolato.  Non  furonvi  scoperti  gli  organi 
della  generazione.  Ma  ciò  che  merita  particolare  considerazione  si 
è  die  questo  micromicete  è  costantemente  solcalo  nel  mezzo  e  nella 
direzione  di  sua  lunghezza.  Talvolta  ha  due  solchi,  ciò  che  pare 
un'eccezione  al  carattere  distintivo  e  costante  dell'unica  solcatura. 
Il  Perego  lo  scuopri  nel  j)assato  marzo,  sotto  la  corteccia  e  per  en- 
tro il  midollo  dei  fusti  del  formentone  ( zea  mays ).  L'autore  crede 
nuova  essa  specie,  poiché  le  opere  del  Tode,  del  De  CandoUe,  del 
Persoon  ed  altre  come  che  recentissime  non  la  descrivono  :  e  soltan- 
to, secondo  le  descrizioni  del  Persoon,  lo  xclerotiitni  duruni  e  lo  scle- 
rotium  semen  vi  terrebbero  qualche  rapporto.  Glie  la  specie  sia  nuo- 
\a  vennero  pure  in  qualche  credenza  i  consultati  signori.  Venturi, 


-  347  - 
Cesali,  e  Meneghini.  \  meglio  dimostrare  la  scoperta  specie  (che 
chiainiTt'l)l)e  sclerotiain  sitlcfilKnt)  presenta  il  Perego  una  tavola, 
in  cui  %eili'si  il  fungo  nella  sua  picciolezza  naturale,  e  ingiandito 
qualtrocenlo  volte,  e  taglialo  sì  che  hen  se  ne  vede  la  materia  in- 
terna e  il  colore.  Letta  la  .Memoria  significa  il  micologo  \enluri  po- 
tersi «piasi  certamente  confermare  la  novità  di  tale  specie,  non  os- 
servandosi che  in  essa  esclusivamente  le  solcature  predette.  Il  pro- 
fessor Savi  dice  che  per  la  oiganizzazione  riporterebbe  questo  fungo 
al  genere  sclerotium,  se  ragione  contraria  non  gli  venisse  dalla  sta- 
zione intcslina.  Per  dare  giusta  determinazione  a  ipicslo  fungo  il 
Presidente  stabilisce  una  Commissione  dei  signori,  Savi,  Venturi, 
l'erego,  Puccinelli,  e  Corinaldi:  il  Savi  aggiunge  il  Vittadini  e  il  De 
Notaris  ;  dal  \'enluri  è  aggiunto  il  Cosali,  e  dal  Corinaldi  il  Meneghini . 

Il  dott.  Corinaldi,  cui  sanno  tanto  grado  gli  algologi  per  le  sue 
studiose  ricerche  e  cortesissime  donazioni,  presenta  due  specie  di 
alghe  da  lui  trovale  nel  [inrlo  di  Livorno  ;  e  sono,  la  coiifeiva  /■«- 
cliingeri  .Igli.  che  egli  crede  nuova  pel  Mediterraneo,  e  la  conferva 
diffusa  yigh.  assai  rara  nello  stesso  mare.  Presenta  inoltre  due  esem- 
plari della  luininaiia  dcbiUs-Agli.  raccolti  nel  dello  porto,  pregevoli 
per  essere  uno  lungo  trenta  cenlimelri  e  largo  cincpie,  e  l'altro  mi- 
nore di  poco,  .\vverle  poi  che  essa  lamina  riti  fu  trovata  nel  porto 
di  Livorno  anche  dal  sig.  Antoir,  ma  non  però  di  tale  grandezza, 
come  si  rileva  dalla  descrizione  che  il  chiarissimo  j)rof.  ^Meneghini 
dà  di  questa  specie,  nel  fascicolo  secondo  della  sua  opci-a  sulle  alghe 
mediterranee  e  dalmatiche.  Il  Presidente  riconferma  il  pregio  di 
tpie'  belli  esemplari,  dicendo  di  aver  trovato  copiosa  la  laminaria 
in  Isti'ia  e  Dalmazia,  ma  assai  men  grande. 

Il  prof.  Savi  espone  delle  considerazioni  morfologiche  sulle  fron- 
di  dei  berberis  e  di  alcune  euforbie  a  caule  crasso.  Dimostra  come 
i  berberis  e  certe  euforbie  (  E.  mamillaris,  E.  mullangularis  )  por- 
tino annualmente  al  pari  dei  pinus  organi  apparleneiUi  a  due  di- 
stinti gradi  di  vegetazione,  e  di  aspetto  differente  secondochè  vario 
è  il  grado  delle  vegetazioni  cui  appartengono  :  cosi  dai  berberis  si 
ha  nella  prima  vegetazione  una  parte  assile  con  spine  per  appen- 
dici ;  nella  seconda  ramoscelli  brevissimi  con  foglie  vegetanti;  nel- 
l'euforbie sopra  citate  la  prima  vegetazione  allunga  il  caule;  la  se- 
conda origina  dei  rami  suhulali  che  si  convertono  in  spine.  Esami- 
nando poi  la  provenienza  della  coppia  di  spine  che  munisce  in- 

44 


—  3/,  8  — 
l'erioriiiciile  la  base  delle  lamine  dell'  eulorljia  iicrcifolia,  triijucUii, 
canariensis  ec,  trova  argomeiilo  ad  assegnarla  non  già  slipulare,  co- 
me sul  primo  si  crederebl)e,  ma  piuttosto  analoga  a  quella  delle 
siiinc  degli  (tspiirdi^ns,  cioè  prodotta  da  ima  divergenza  in  senso 
verlieale  delle  fibre,  che  emei-gendo  dal  caule  si  espandono  a  (or- 
mare r  appendice. 

Il  Presidente  ringrazia,  lodando,  il  prof.  Savi  della  sua  comu- 
nicazione. Susseguentemente  annunzia  che  nel  giorno  di  lunedi  a.'i 
settembre  la  Sezione  di  Botanica  si  unirà  in  seduta  mista  con  le  Se- 
zioni di  Agronomia  e  di  Chimica  nella  sala  destinata  agli-agronomi, 
per  trattare  degl'  ingrassi  applicati  a  fertilizzare  i  terreni. 

La  Sezione  fu  regalata  dei  seguenti  libi'i. 

Sulle  iiiìjììoiile  dei  vegetabili  fossili  di  iiiotUc  Alassi  e  di  monte 
Bamboli:  Lettera  al  cav.  prof.  Paolo  Sai'i.  Fdipjìo  Parlatore. 

Memoria  di  iuta  nuova  specie  di  Aloe,  letta  alla  li.  Accademia 
delle  Scienze  di  Napoli.  Cav.  Michele  Tenore. 

Su  di  alcune  specie  di  Opunzie;  Memoria  prima  suirOpuntia  aini- 
clea  del  suddetto. 

Memoria  sulle  peregrinazioni  eseguite  dai  sigg.  Tenore  e  Cassone. 

Sul  seccume  o  macchie  delle  foglie.  Andrea  Galvani. 

Programma  della  lì.  .-/ccademia  delle  Scienze  di  Napoli  pel  con- 
corso al  premio  di  3oo  ducati  da  darsi  nel  i844- 

È  sciolta  ì'  adunanza. 


Visto  —  //  Presidente  Dott.  B.  Biasoletto 


1  Segretari 


DoTr.  L.  Masi 
Dott.  E.  Celi 


A  D  l  !V  A  i\  Z  A 

DEL   GIORNO    26   SETTEMBRE 


>se«' — 


T-i  aj)i)rovato  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza. 

11  Segretario  leg;g;e  una  lettera  del  jjarone  Cesati,  nella  quale  vien 
raccomandato  caldissimamente  a  tutti  gli  Scienziati  il  Giornale  bo- 
tanico italiano,  siccome  cosa  clie  recherebbe  onore  e  utile  grande 
alla  Nazione.  Riflette  alcun  poco  sul  programma  di  associazione  che 
verrà  tra  breve  stampato  ;  e  in  prova  del  suo  zelo  incontestabile  alla 
j)id)blicazione  del  (Jiornale  predetto,  obbliga  la  sua  firma  per  un 
decennio.  Fu  dalla  Sezione  lodatissima  1'  operosa  sollecitudine  del 
sig.  Cesati,  e  quindi  associaronsi  i  signori,  Targioni  Tozzetti,  l'ucci- 
nelli,  Colmeiro,  Venturi,  Riasolello,  Celi,  Masi. 

Il  prof.  Savi,  rammentando  cheli  prof.  Meneghini  nel  Congresso 
di  Padova  diede  fra  gli  altri  quesiti  quello  ancora  (/luil  fosse  la  si- 
iriiijìcazione  dei  cirri  nelle  sinilaci,  si  fa  ad  esporre  nel  seguente 
modo  i  resultati  degli  sludi  suoi.  I  viticci  delle  smilaci  per  la  loro 
situazione  picciolare  erano  stati  già  dal  Saint-Hilaire  qualificati  pei-- 
tinenze  tlelle  foglie  :  ma  «juesta  determinazione  poteva  tuttavia  es- 
sere revocata  in  dubbio,  considerando  che  la  origine  di  cpieviticci 
tanto  prossima  alla  base  del  picciolo  e  terminale  alla  dilatazione 
che  quella  presenta,  dava  luogo  a  sosj)ettare  che  essi  potessei'o  pro- 
venire da  stipale  saldate  per  un  certo  tratto  con  detta  base,  secondo 
che  vedesi  avvenire  nelle  rose  e  nei  riilnis ;  ni-  bastare  a  negar  tale 
qualità  esser  le  smilaci  monocotiledoni,  da  che  altre  piante  di  que- 
sta gran  divisione,  come  l' lirtlroclxirìs,  i  putantogeton,  le  grariiiriii- 
cetv  le  presentano.  In  sid  cominciare  le  indagini  credette  l'autore  di 
aver  trovato  la  soluzione  del  quesito  nel  fatto  che  alla  maggior  par- 
ie delle  snidaci  le  prime  foglie  mancano  di  viticci,  mancanza  mai 
avuta  nelle  stipulc,  organi  che  in  alcune  piante  sono  ben  più  svi- 


—  35o  — 
liii)|)ali  presso  le  l'of^lie  inferiori  che  nelle  superiori  (frtijxij^o  che 
talvolU)  mancano  nelle  regioni  superiori  del  caule,  essendo  nelle  infe- 
riori (tropaeolurn) .  La  scoperta  però  di  piante  f/«///)7MJ  tenuifoliux, 
vr(il(ic<;ttx  o.vyacantha )  ove  le  prime  e  |)iii  basse  foglie  non  hanno 
stipule,  mentre  che  tutte  le  altre  ne  son  dotale,  gli  fece  riconoscere 
inefficace  il  predetto  argomento  a  risolvere  la  questione.  Osservan- 
do poi  che  il  rappoi-to  di  sviluppo  di  delti  viticci  con  la  resj)eltiva 
foglia  non  concorda  con  quello  che  j)resenlano  le  slijìule,  gli  pare 
criterio  valevole  per  assegnare  la  vera  natura  degli  organi  contro- 
versi. Le  stipule  costantemente  precedono  nel  loro  sviluppo  le  fo- 
glie cui  a|)partengono,  onde  al  momento  in  cui  queste  si  fanno  ma- 
nifeste sono  la  metà  o  il  terzo  più  piccole  di  quelle  stipule  che  in 
seguito  per  più  diecine  di  volte  supereranno;  condizione  di  svi- 
luppo necessaria,  jicrchè  quelle  ap])endici  possano  servire  di  tutela 
alle  corrispondenti  foglie,  ^elle  smilaci  le  foglie  appena  svolte  dalla 
gemma  presentano  dei  viticci  piccolissimi  tanto,  che  appena  equi- 
valgono il  terzo  della  lamina  cui  a])partengono  ;  mentre  quando  la 
foglia  sarà  bene  sviluppata  1' agguaglieranno.  Per  questo  fatto  sta- 
bilisce che  delti  viticci  non  possono  provenire  da  stipule;  e  che  in 
tal  caso,  pertenendo  essi  accidentalmente  alle  appendici  cauline, 
devono  essere  considerati  quali  lacinie  di  foglie  degenerale,  come 
danno  esempio  quelle  delle  uicùc,  coòcd',  pisuin,  e  con  la  differenza 
che  in  queste  la  degenerazione  è  avvenuta  all'apice,  mentre  in  quelle 
alla  base.  Stabilito  che  i  viticci  delle  smilaci  provengono  da  lacinie 
degenerate,  non  sorprende  più  il  fatto  che  essi  manchino  alle  fo- 
glie inferiori  e  sieno  nelle  superiori,  essendo  proprietà  di  tutte  le 
appendici  mostrarsi  semplici  e  intiere  alla  base  delle  messe,  e  divi- 
dersi, (juando  il  comjìorti  la  f[ualità  della  s]iccie  cui  appartengono, 
solo  nelle  |)arti  sujieriori  del  caule.  Forse  farebbe  ostacolo  a  questo 
modo  di  considerare  i  viticci  delle  smilaci  la  costante  semplicità  e 
integrità  delle  appendici  cauline  nelle  monocotiledoni;  ostacolo  di 
niun  conto  quando  si  consideri  che  le  smilaci  sono,  per  la  loro  ge- 
nerale coufoiina/.ione,  per  lo  svolgimento  delle  loro  messe  (ved.  Me- 
neghini), per  l'andamento  delle  fibre  nelle  foglie,  una  eccezione  nella 
vasta  divisione  delle  monocotiledoni;  e  il  fallo  della  divei'genza  che 
presentano  fra  di  loro  le  fibre  delle  foglie  dimoslia  la  possibilità 
in  queste  della  formazione  di  lacinie,  che  in  quelle  basinervie  è  af- 
laito  limossa.  Del  resto  non  sono  quelle  delle  smilaci  le  sole  foglie 


—  35i   — 

di  moiiocoUledoni  clie  dieno  esempio  di  divergenza  di  fdjie,  e  quin- 
di di  leiuicir/a  ail  ()rif:;iiiare  lacinie,  ma  ancora  le  fof,'lie  del  tuiiius, 
e  ijuciie  dell'  (isimnigtis  olTrono  saggio  di  ciò  :  le  prime  con  i  due 
piccoli  sproni  che  fiancheggiano  la  hase  del  loro  picciolo,  le  altre 
con  la  spina  che  «liscende  dalla  base  del  loro  dorso.  Il  prof.  Tar- 
gioni  Tozzelti  domanda  se  veramente  i  viticci  delle  smilacee  prove- 
nissero dal  picciolo  (  attesoché  si  mostrano  apparentemente  e  per 
nn  ccito  tratto  aderenti  lateralmente  ai  piccioli),  ovvero  la  organica 
slriilttira  loro  si  originasse  dal  caide  come  i  rami.  Il  prof.  Savi 
afferma  che  partono  dal  picciolo,  come  altrettante  divisioni  della 
pagina  della  foglia. 

Il  prof.  Puccinelli  presenta  un  ramiiiculus raccoìlo  sulle  Alpi  apua- 
ne, e  che  suppone  il  /■.  tuhcrostts  La  Pejr.  Il  Savi  fa  osservare  non 
aver  quello  i  peduncoli  patenti  e  tereli,  ma  in  vece  fastigiali  e  sol- 
cati; e  trova  di  rassomigliarlo  al  r.polyanthemus,  se  non  che  lo  sti- 
lo j)ersistente  delle  carpelle  anzi  convoluto  che  uncinato  gliel  fa- 
rebbero rapportare  al  r.  nemorosus. 

Il  dott.  Celi  distribuisce  in  dono  parecchi  belli  esem|)lari  di  piante 
apuane,  e  fa  noto  che,  avendo  quasi  compiuta  la  erborizzazione  per 
quelle  Alpi,  pubblicherà  tra  poco  un  Catalogo. 

Il  Presidente  propone  sia  sciitta  lettera  al  barone  Cesati  per  rin- 
graziarlo di  aver  dedicato  anche  a  questo  Congresso  il  volume  quarto 
della  sua  Iconogi-afia  :  ò'/ir/>es  italiccc  rnriores  vel  noiur,  descriptioiiì- 
hus  iconibusfjue  illustratir,  Auctoic  ì^incentio  Dyn.  Cestiti. 

La  Sezione  fu  inoltre  regalata  dei  seguenti  libri. 

Memoria  sulla  facoltà  assorbente  delle  radici  dei  ves^eUd)ili,  del 
dottore  .tugusto  Triiichiiietti. 

Allniiiì  del  Giardino  di  Bibbiani  del  march .  (  oximo  liidolfi. 

Catalogo  delle  piante  coltivate  a  bibbiani,  e  Cenni  per  tjualcuna 
delle  medesime  del  suddetto. 

E  sciolta  1'  adtuianza. 


Visio  —  //  Presidente  Doti.  B.  Bi asoletto 


/  Segretari  \ 


Dott.  L.  Mvsi 
Doti.  E.  Celi 


A  D  li  ^  A  ^  Z  A 

DEL   GIORNO    27    SETTEMBRE 


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i3i  appnna  il  processo  verbale  dell'  adunanza  precedente. 

Il  dolt.  Tassi  legge  una  Memoria  del  prof.  Meneghini  «  (Conside- 
razioni sulla  quistione  allualninite  agitata  all'  Accademia  di  Fran- 
cia Ira  Mirhel  e  Gaudichaiid  intorno  alla  struttura  del  tronco  delle 
monocotiledoni  ».  Ei  ricorda  che  il  prof.  Ugo  Mohl  pose  in  chiaro 
che  le  fibre  delle  monocotiledoni  discendendo  dalle  foglio  descrivo- 
no una  curva,  per  la  quale  si  avvicinano  al  centro,  e  da  questo  suc- 
cessis amente  si  slontanano  per  recarsi  alla  peril'cria,  ove  discendo- 
no perpendicolarmente  soprapponendosi  con  legge  costante  alle  più 
antiche:  ed  altra  cui'va  orizzontale  nell' andamento  delle  libre  l'au- 
tore stesso  osservò.  Distinte  poi  le  varie  maniere  di  cauli  monoco- 
tiledoni, non  secondo  la  esterna  forma  ed  apparenza  ma  secondo 
la  interna  struttura,  dimostrava  che  tutte  queste  differenze,  e  la  dop- 
pia curva  dalle  fibre  descritta,  dipendevano  dalla  collocazione  reci- 
proca delle  foglie,  dai  successivi  dislocamenti  che  esse  subivano  nel 
loro  sviluppo  :  e  così  spiegava  la  struttura  dei  tronchi  a  vegetazio- 
ne definita,  e  di  quelli  a  vegetazione  terminale  indefinita;  come  pu- 
re dei  nodi  si  osservano  nelle  graminacee,  e  degli  strati  più  o  meno 
concentrici  che  si  osservano  in  tutte  le  monocotiledoni  ramose. 
Conseguentemente  il  prof.  Meneghini  significa  il  raunnarico  occa- 
sionatogli dalla  comunicazione  del  eh.  Linck,  fatta  alla  Sezione  bo- 
tanica in  Padova  (proponendo  una  classificazione  dei  tronchi  delle 
monocotiledoni  e  illustrando  la  struttura  di  quello  delle  smilaci  ) 
perchè  mostrò  di  non  fare  alcun  conto  del  lavoro  di  lui.  Più  anco- 
ra si  duole  che  il  prof.  Mirbel,  citando  e  lodando  esso  lavoro,  non 
lo  abbia  poi  giustamente  interpretato.  E  che  il  lamento  del  dotto 
prof.  Padovano  abbia  indole  di  giustizia  e  candidezza,  di  leggieri  si 


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coinprenclerà  per  ciascuno  che  sappia  ([iianto  loriii  grave  la  di- 
nieiitican/.a,  puro  incolpahilc,  a  clii  conse|,'iiatosi  ainnrosaiiiente  alla 
scienza,  iKiii  altro  j)rcniio  desidera  che  ima  ricordevole  parola  dei 
colleglli  cultori,  e  lo  esalto  comprendimento  del  significato  concet- 
to. Rammenta  in  seguilo  che  il  Mirbel  si  recò  appositamente  in  Af- 
frica per  isUidiarvi  la  struttura  del  tronco  del  dattero,  studio  che 
potè  compiere  in  mi  individuo  che  si  trasporlo  vivente  in  Francia; 
onde  si  fece  a  combattere  le  due  opposte  teorie  del  Gaudichand  sul- 
la discesa  delle  fibre  delle  foglie  sino  alla  base  del  tronco,  e  della 
loro  ascesa  da  (picsto  a  tpielle:  ed  espone  una  nuova  teoria,  condot- 
tovi dal  ragionamento  e  dalla  osservazione.  Ragionando,  egli  con- 
sidera, che  se  fosser  vere  le  predette  teorie  ne  verrebbe  che  per 
l'aumentare  progressivo  dall'alto  al  basso  il  numero  di  esse  fibre, 
in  ragione  composta  del  numero  delle  fibre  di  ciascuna  foglia  e 
della  vicinanza  delle  foglie  stesse,  il  tronco  dovrebbe  necessaria- 
niciilc  assumere  una  forma  rapidamente  conica;  e  tutti  sanno  che 
il  lionco  delle  palme  è  generalmente  cilindrico.  Osservando,  cal- 
cola approssimativamente  il  numero  delle  foglie  e  il  numero  delle 
fibre  che  con  ciascuna  di  esse  sono  in  rapporto,  e  conchiude  clie- 
nel  tronco  da  lui  esaminato,  lungo  i8  metri  e  60  centimetri,  il  nu- 
mero delle  fibre  dev'essere  4)047,54o.  E  accordando  egli  a  ciascu- 
na fibra  un  millimetro  quadrato  di  sezione,  stabilisce  che  in  tpia- 
luii([ue  delle  tlde  sup]i(>sizioni  la  base  del  tronco  dovrebbe  avere  i. 
metri  e  2  centimetri,  di  diametro,  corrispondente  al  4  milioni  e 
tanti  centimetri-  quadrati.  Fa  a  questo  proposito  il  Meneghini  os- 
servare che  il  Mirbel  suppQiie  che  le  fibre  debbano  conservare 
lo  stesso  spessore  in  tutto  il  loro  corso;  e  secondamente  sieno  alla 
base  <lel  tronco  così  disperse  nel  tessuto  parenchimatoso  come  so- 
no nelle  sue  parti  superiori.  Ma  fatti  troppo  noti  (dice  l'tiutore) 
smentiscono  (pieste  due  supposizioni.  Venendo  il  Mirbel  alla  sua 
nuova  teoria,  dice  che  nel  fiUoforo  si  riscontrano  due  soile  di  fibre, 
le  une  sottilissime  costituite  da  semplici  cellule  allungate,  a  pareti 
complesse  e  formanti  un  astuccio  a  lume  eccentrico,  occupato  da 
un  lascio  di  vasi.  Seguendone  l'andamento  dal  |)unto  ov'esse  en- 
trano nel  (TUoforo  sino  a  quello  in  cui  sorgono  dal  tronco,  egli  as- 
sicura che  si  rileva  chiaramente  la  continuazione  organica  delle 
|)iù  tenui  e  giovani  con  le  |)iii  grosse  ed  invecchiale,  .\ggiunge  che 
se  le  fibre  partissero  dalle  foglie  dovrebbero  essere  indurite  ed  in- 


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veroliiate  mollo  prima  clic  avessero  raggiunta  la  l)ase  dvi  Ironco,  e 
l't'i-ar  (|iiiiidi  ostacolo  al  successivo  dislocamento  della  foglia.  Dun- 
((iie  esse  libi'c  non  discendono  dalla  foglia, 'ma  vi  ascendono;  non 
però  dalla  base  del  tronco,  bensì  da  tulla  l' interna  periferia  della 
porzione  piìi  giovane  del  tronco  stesso  :  a  misura  clie  il  Ironco  in- 
vecchia perde  la  facoltà  di  produrre  nuove  fibre.  Solo  dove  svilup- 
patisi nuove  radici  accessorie,  anclie  nelle  parli  |)iù  anlidie  del 
tronco,  si  formano  pure  delle  libre,  le  (pKili  irradiando  dall'  esterno 
all'interno  piegansi  verso  la  sommità  e  verso  la  base,  contribuendo 
cpieste  ultime  alla  formazione  dei  germogli  basilari,  mentre  le  pri- 
me salendo  alla  superdcie  del  Ironco  mostrano  di  essere  stale  fino 
dalla  loro  origine  in  connessione  con  lo  foglie,  rimanendone  anche 
in  ajipresso  manifesti  i  punti  d'inserzione.  Altre  due  osservazioni  si 
aj)|)i'<i|)ria  il  Mirbel:  l'influenza  della  liingbezza  de' merilalli  ossia 
della  disianza  reciproca  delle  foglie  sulla  maggiore  o  minore  curva- 
tura delle  fibre  ;  e  la  curva  che  esse  percorrono  nel  senso  orizzon- 
tale :  osservazioni  sulle  quali  il  jirof.  Meneghini  aveva  già  assai  di- 
stesamente insistito.  Rispondendo  (piindi  il  Meneghini  all'accusaa 
lui  ed  ili  ^lohl  fatta  dal  Mirbel,  del  non  èssersi  più  chiaramente 
spiegati  sulla  formazione  delle  fibre,  dimostra  che,  là  dove  si  man- 
tengono deleriniiiale  correnti  di  succhi  nutritivi  a  traverso  del  tes- 
suto cellulare,  le  cellule  di  quel  tessuto  si  allungano  e  subiscono 
particolari  cangiamenti  nella  loro  struttura,. e  si  riducono  in  fibre. 
Quelle  prime  fibre  che  si  manifestano  alla  sommità  delle  gemme 
parallele  al  margine  esteriore  di  essa  e  dirette  ai  centro  (  che  il 
'Nlirbel  chiamii /j/ectirsori J  sono  il  priiijo  indizio  delle  correnti  che 
dalle  parli  circostanti  si  dirigono  a  quel  primo  rudimento,  Egli  è  poi 
la  vitale  attività  di  (|uel  rudimento,  e  il  sopraeccilanienlo  organico 
di  (piella  cellula  dalla  quale  esso  rudimento  trae  sua  origine,  che  de- 
terminano la  direzione  delle  correnti.  E  indubitato  che  esse  sono 
ascendenti  e  centripete,  e  in  tal  senso  progredisce  1'  organizzazione 
delle  fibre.  Fa  varie  osservazioni  sullo  sviluppo  dei  tessuti  elemen- 
tari, e  sui  vari  cangiamenti  che  essi  subiscono  sotto  r-inlluenza  delle 
correnti  dei  succhi  nutritivi.  Ragionando  il  Meneghini  della  pro- 
venienza di  tali  correnti,  dice,  coni'  è  dimostrato  dalle  o'sservazioni 
fisiologiche  e  dal  fatto,  che  le  fibre  traducono  i  succhi  dalle  radici 
alla  sommità  della  jiianta  ;  che  dalle  fibre  i  succhi  si  diffondono  al 
circostante  parenchima;  chetale  diffusione  succede  prevalentemen- 


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te  in  corrispondenza  della  liase  della  fofi;lia,  ove  il  parenchima  me- 
glio si  presta  a  fpieslo  ahi)everamento.  Kcco  perchè  dalla  periferia 
cominciano  a  slahilirsi  <|iielle  correnti,  e  la  consecutiva  organizza- 
zione delle  fdire.  Ma  di  mano  in  mano  che  il  centro  cui  tendono  va 
acquistando  forza  ed  estensione,  le  sue  fihre  diventano  altrettanti 
centri,  cui  il  succo  affluisce  dalle  j)arli  sottoposte;  mentre  in  vece 
dalle  parti  superiori  è  riciiiamato  al  rudimento  della  foglia,  che  a 
quella  prima  subentra  colle  successive  sue  fasi  di  sviluppo.  Cadute 
le  foglie,  le  fihre  seguitano  a  tradurre  succhi  nutritivi,  che  giunti  al- 
la cicatrice  lasciata  dalla  foglia  slessa  si  gettano  traverso  le  pareti, 
e  quindi  danno  origine  al  tessuto  parenchimatoso,  sì  abbondante 
alla  periferia  dei  tronchi  monocotiledoni.  Le  correnti  poi,  che  arri- 
vate all'  alto  della  pianta  di  là  discendono  verso  il  basso,  servono 
alla  organizzazione  di  nuove  libre  che  si  anastomizzano  tra  loro. 
Ciò  avviene  specialmente  in  quelle  monocotiledoni  a  tessuto  lasso 
e  succoso,  nelle  rpiali  le  fibre  rimangono  disperse  in  mezzo  al  tes- 
suto parenchimatoso,  in  vece  che  addensarsi  in  una  zona  periferica, 
come  dimostrò  il  eh.  Unger  nella  òroinclia  ananas.  Il  Professore 
conchiude  dicendo,  che  quando  nel  i83G  asserì  che  la  organizza- 
zione delle  fibre  è  dovuta  all'  influenza  delle  corienti  dei  succhi 
ascendenti  e  discendenti,  non  insistette  maggiormente  in  tpiesto  ar- 
gomento, perchè  temeva  ridir  cose  note  ad  ognuno.  La  questione  at- 
tualmente insorta  alle  nuove  teorie  del  cbariss.  Mirbel  gli  appalesò 
che  non  tutti  così  l' intendevano.  E  quindi  con  queste  dilucidazio- 
ni spera  di  aver  compilo  sotto  a  tale  rajìjìorto  il  suo  la\oro,  e  di 
avere  in  pari  tempo  risposto  alle  obbiezioni  del  Alirbel.  In  quanto 
poi  alle  teorie  del  Gaudichaud,  per  quanto  il  linguaggio  dall'autore 
usalo  sembri  differire  dal  suo,  ci  crede  per  altro  non  dissentire  pun- 
to da  lui  in  quanto  all'essenza  delie  cose;  ciò  che  formerà  soggetto 
al  dotto  prof.  Padovano  di  altra  IMemoria. 

Il  prof.  Savi  con  disteso  ragionamento  significa  non  trovarsi 
d"  accordo  col  Meneghini  nell'  attribuire  la  formazione  delle  libre 
all'attivazione  delle  correnti,  le  quali,  secondo  l'idea  del  Meneghini, 
in  certo  modo  filerebbero  nel  tessuto  dette  fibre.  In  falli  se,  come 
questi  dice,  esse  conenti  si  promuovono  per  dato  e  fallo  dell'  ecci- 
tamento, che  nel  centro  del  filloforo  produce  la  giovine  foglia  al- 
l' istante  del  suo  organizzarsi,  queste  correnti  dovrebbero  accorrer- 
vi dai  punii  ove  in  maggior  ilose  è  l'alimento;  e  ciò  stando   non 

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potrebbero  provenire  dalla  periferia  del  (illoforo,  ove  anzi  di  tal 
materia  ntitiiliva  vi  lia  niai;i,'ior  consumo,  per  lo  svolgersi  clie  vi  si 
fa  di  tutte  le  foglie  che  ebbero  nel  centro  il  principio  del  loro  or- 
ganizzarsi; ma  piuttosto  dovrebbero  aecfirrervi  dall'asse  dello  stipi- 
le, clie  è  in  fatti  si  ricco  deposito  di  materie  alimentari.  E  poi  in- 
coniprensil)ile,  tanto  nel  modo  di  vedere  del  Mirbel,  quanto  in  quel- 
lo del  Mencijliini  e  del  Molli  sullo  sviluppo  dei  cauli  monocotiledo- 
ni, come  possa  continuare  per  cotanto  tempo  la  vegetazione  degli 
stipiti,  senza  una  obliterazione  dei  tessuti  clic  ne  formano  la  parte 
inferiore.  Poiché  per  quanto,  a  parere  del  Mirbel,  non  si  aggiunga- 
no nuove  fibre  nel  tratto  inferiore  dello  stipite  per  lo  svolgimento 
del  superiore,  pure  il  passaggio  dei  succhi  nutrienti  per  questo  trat- 
to deve  indurvi  necessariamente  una  lignificazione,  capace  d'impe- 
dire ulteriormente  questo  slesso  passaggio.  E  nell'  altra  teoria  non 
si  può  intendere  come  la  discesa  di  un  numero  di  fibre  proporzio- 
nale a  quello  delle  foglie  che  si  svolgono  non  debba  poi  trovare  un 
linùte  nella  impenetrabilità  del  tessuto  della  base  dello  stipite,  quan- 
do il  fatto  dimostra  che  detta  base  non  è  capace  di  subire  il  mini- 
mo ingrossamento. 

Il  barone  d'  Hombres-Firmas  legge  una  Nota  sugli  alberi  di  assai 
riguardevole  grandezza,  i  quali  si  ammirano  nel  Dipartimento  di 
Gard.  Data  ragione  del  recare  queste  notizie  alla  Sezione  botanica 
anziché  all'  agronomica,  viene  dicendo  con  caldo  stile  di  quegli  al- 
beri a  cui  la  età  lunghissima,  la  gigantesca  statura,  il  pittoresco  aspet- 
to, acquistano  maraviglia,  e  quasi  direi  venerazione.  E  per  alcuni 
sono  veramente  con  religiosa  cura  serbati,  mentre  altri  li  abbattono 
secondoché  un  utile  vero  o  immaginato  li  persuade.  La  storia  di 
certi  alberi  esotici  grandissimi  ci  è  data  da  viaggiatori  di  sincera  fa- 
ma: i  nostri  però  vanno  atterrandosi  per  fornire  a  ponti,  a  navi- 
gli, a  sli'ade  ferrate,  a  fabbriche;  né  v'  ha  penna  che  tramandi  alla 
memoria  questi  monumenti  della  natura.  Egli  ci  nota  primamente 
il  juniperus  oxicedrus,  che  incontrasi  nel  mezzo  del  cammino  di 
Alais  a  Uzés,  allo  metri  8,  75,  e  periferico  i,  Go:  U  fagiis  crtstanen  si 
trova  vecchissimo  per  le  praterie  d' .\lais,  e  su  tutte  le  Cevennes. 
Quello  del  Gard  poco  lungi  da  Dourbies  ha  metri  11,  o3  di  cir- 
conferenza, ma  giunto  a  tre  metri  di  altezza  dividcsi  in  tre  grossi 
rami;  e  uno  ve  n'  ha  nella  Comune  di  Rousser,  il  cui  tronco  diviso 
forma  un  arco  sotto  del  quale  passa  un  uomo  a  cavallo.  Il  quercus 


—  357  — 
robur  s' innalza  sino  a  3o  metri  di  altezza,  con  5,  4G  di  circonfe- 
renza. Il  (jticrcus  ilex  lia  3,  05  di  diametro.  II  cuprcssus  sempeivirens 
più  grosso  e  antico  della  Francia  vcdcsi  nel  Diparlinienlo  delle  boc- 
che del  Rodano:  ha  esso  i8  metri  di  altezza  e  3,  o8  di  circonfe- 
renza. Il  cercis  sili([uttstruni  ha  3,  75  di  circonferenza.  L'  ilex  aqui- 
foliuni  ha  il  tronco  o,  G(>  di  diametro,  e  di  altezza  a,  o5.  Il  celtix 
(lustralis  /|,  9.5  di  circonferenza.  Il  inorits  alba  3,  73  di  diametro.  Lo 
jitglans  fi/'gra  i,  20  di  diametro.  Dell'o/ert  europcea  dice  l'autore  ve- 
dersene individui  nel  Dipartimento  del  Card,  che  resistettero  all'  in- 
verno del  1789,  e  che  hanno  o,  G6  a  o,  75  di  diametro.  L'  ulnius 
campestris  ha  fino  a  4»  5o  di  circonferenza.  Il  populus  nigra  e  al- 
ba 8,  85  di  tliameti'o  e  più  di  3G  metri  di  altezza.  Il  pinus  pineu  4,  12 
di  circonferenza  e  lO  metri  di  altezza.  Termina  la  enumerazione  col 
platainis  occidentale,  e  particolarmente  con  uno  dei  platani  che  fian- 
cheggiano le  rive  del  Galeizon,  il  cui  tronco,  fa  ornai  quarant'anni, 
aveva  mi  metro  e  cin(|uc  centimetii  di  circonferenza.  Le  inondazioni 
lo  sotterrarono  più  che  mezzo;  gitlò  nuove  radici,  e  formò  un  nuo- 
vo strato  a  questa  altezza  che  ha  4,  80  di  diametro.  È  piacevole  a 
riguardare  la  parte  del  tronco  sepolto,  che  conserva  presso  a  poco 
la  pristina  grossezza;  ciò  che  fece  scuoprire  un  torrente  impetuoso, 
il  quale  premendo  e  sospingendo  via  il  terreno  da  un  lato  snudò  i 
due  piani  delle  vecchie  e  nuove  radici.  Il  Presidente  ringrazia  il 
d' Homhres-Firmas  della  sua  comunicazione  dilettevole. 

Il  sig.  Antonio  Venturi  fa  dimostrazione  di  un  prodotto  fungo- 
so, il  quale  per  la  disposizione  dell'  imenio  crede  possa  formare  un 
genere  fra  gli  agarici  e  i  merulii  :  ne  pone  sott'  occhio  i  disegni  e 
gli  esemplari  autentici. 

Lil)ri  donati  alla  Sezione. 

Sul  valore  tassonomico  delle  stipale.  Prof.  Pietro  Savi. 

Impronte  i'cget(diili  osservate  nel  terreno  carbonifero  di  monte 
liamholi,  del  suddetto. 

Descrizione  della fìmbristjlis  cioniana,  del  suddetto. 

Sulle  aberrazioni  del  piano  normale  di  distribuzione  che  sogliono 
operarsi  nel  sistema  ascende/ite  delle  geraniacee,  del  suddetto. 

Osservazioni  sulla  latlirea  clandestina,  del  suddetto. 

Atti  della  R.  Accademia  dei  Filomati  residente  in  Lucca. 

Catalogo  dello  stabilimento  orticulturale  di  Silvestro  Grilli. 


—   358   — 

Di  due  (lifcrsi  modi  di  colmate  risgnardati  specialmenle  nei  rap- 
porti economico-agrari  :  Considerazioni  di  Felice  Matteucci. 

iVotice  sur  les  arùres  remarrjiifddes  dii  Départcmenl  i/ii  Card,  del 
Harone  </'  Homhres-Firmas . 

È  sciolta  radunanza. 

Visio  —  //  Presidente  Doti.  V>.  Biasoletto 

Dott.  I,.  INIasi 


/  Segretari  ,  ,,   ..    ,,    ,, 
'-  '   Doti.  K.  C-EM 


A  D  1 1\  A  X  Z  A 

DEL    GIORNO    28    S  I-,  T  1'  E  M  B  R  E 

»2Xsi< 


Xli  appi'ovato  il  ])roccsso  vcrljale  doli'  adunanza  precedente. 

Alla  coniunicazione  del  barone  d' Ilnnibres-Firinas,  il  prof.  Puc- 
cinelli  aggiiini;c  alcune  specie  di  grande  statura,  per  lui  osservate 
nei  contorni  floridissimi  di  Lucca,  e  cita  il  genere  cral;egus  e  quer- 
cus.  Il  Presidente  riferisce  di  un  eeltt's  rii/s/m/is,  che  non  lasciava 
al)l)racciare  il  tronco  da  sei  persone,  vicino  Ragusi  a  Canosa:  mani- 
festa le  circostanze  influenti  a  renderlo  cosi  gigantesco  in  quell'  iso- 
la di  vegetazione  rigogliosissima.  Il  d'  Honibres-Firmas  propone  si 
faccia  una  relazione  delle  piante  più  grandi,  notandone  le  cagioni 
che  vi  possono  cooperare. 

11  doli.  Parola,  leggendo  sul  modo  di  sviluppo  dello  sperone  nei 
graminacei,  mostra  che  quando  esistono  condizioni  atmosferiche,  o 
del  terreno,  contrarie  alla  fruttificazione,  o  depravanti  la  nutrizione, 
allora  il  plcurodcrma  di  alcune  cariossidi  si  raggrinza,  si  ammolli- 
sce, assume  un  colorito  bianco  sporco,  segna  la  superficie  di  anfrat- 
tuosita, ed  esala  un  umore  dolciastro  vischioso,  di  un  odore  assai 
nauseante,  e  di  colorilo  limj)i(lo  chiaro  o  rossastro  come  manna. 
In  questo  stato  le  due  membrane  costituenti  la  nosocarya,  non  che 
la  sua  polpa,  e  il  |)erisperma  amilaceo  ancoi-  semilicpiido,  perdono 
sì  all'  occhio  nudo  come  armalo  di  microscopio  la  naturale  primie- 
ra loro  struttura,  tranne  che  alcune  volte  si  trova  qualche  porzione 
del  sacco  emhrionario,  od  endopleura,  la  quale  qualche  giorno  di 
più  resiste  alla  descritta  decomposizione,  conservando  la  struttura 
membranosa  col  suo  colorilo  verdognolo.  Così  ridotta  la  nosocarya, 
è  a  guisa  di  pasta  umida,  poco  consistente,  facile  a  sj)appolare,  e  di 
un  odore  di  lievito,  o  di  grano  marcito,  o  di  nu'-lc  fermentalo,  con 
corrispondente  sapore  scipilo-acido.  E  però  il  suo  acino  serba  tut- 


—   36o   — 

tavia  una  certa  consistenza  e  struttura  niem])ranosa,  (jual  traccia 
dello  spermoderma,  cioè  dell'ovario  coi  peli  che  lo  sormontano.  Ed 
è  questa  porzione  di  tessuto  fìbro-sponf,'ioso  assai  tenace,  che  resi- 
stendo alla  sracclazionc  ilelle  altre  parli  della  nosocaiya  (trovandosi 
(|uasi  sempre  aderente  all'  apice  dei  grani  cornuti)  diede  luogo  alla 
erronea  ipotesi  dello  sfacelio.  Quando  la  cariosside  subì  la  descrilla 
degenerazione  il  suo  pedicciuolo  o  piimariainenle  o  secondaria- 
mente si  tio\a  pur  sempre  alterato,  carioso,  infiammato,  vorrebbesi 
dire,  assumendo  un  colorito  bianco  rossigno.  Si  è  in  questo  stato 
che  troncata  ogni  comunicazione  colla  nosocarya  presenta  desso 
una  nuova  sostanza  morbosa,  la  quale  a  foggia  di  zona,  bruna  ester- 
namente, internamente  bianchiccia,  di  omogenea  struttura,  vegeta 
e  cresce  al  posto  dello  sfacciato  granello,  costituendo  così  lo  spe- 
rone. Questo  parasita  in  due  o  tre  dì  si  alza  scuìpre  ]iiìi  finché  si 
-spinge  fuori  della  gluma,  (piasi  sempre  sormontato  dalla  stessa  no- 
socarya. In  tale  suo  crescimento  separa  continuo  il  predetto  umore 
viscoso,  il  (juale  talvolta  si  vede  uscire  dalle  sue  screpolature.  Essic- 
candosi quest'umore  sulla  superficie  dello  sperone  lascia  uno  stra- 
to bianco-gialliccio  semi-spongioso,  di  aspetto  sporulesceiite,  che 
facile  si  disperde  in  polviscolo.  Lo  sviluppo  si  compie  in  una  set- 
timana circa,  e  più  frequentemente  dieci  o  quindici  giorni  dopo  la 
fecondazione.  In  |)rova  di  che  presentò  il  prof.  Parola  paiecchi  gra- 
nelli nei  singoli  descritti  casi  di  alterazione  della  cariosside,  e  dello 
sviluppo  cornuto  sia  nella  segale  come  nel  frumento,  e  nella  festuca 
elalior.  Evvi  pure  uno  sperone  frumcntaceo  sormontato  dalla  ca- 
riosside degenerata  in  golpe. 

II  prof.  Savi  legge  una  Memoria  del  prof.  Meneghini  intitolata 
Considernzioni  sulla  nuova  teoria  dì  Morfologia  l'egetale  del  Gaudi- 
chaud  della  dei  merit<dli.  Il  prof.  Padovano  prende  a  sostenere  la 
teoria  del  Gaudichaud,  dimostrante  che  il  preteso  sistema  assillare 
altro  non  è  che  una  dipendenza  dell'appendicolare,  ed  il  coi'po  in- 
tiero della  j>ianta  rappresenta  un  aggregato  di  clementi  organici  si- 
milari, i  quali  lutti  astrattamente  si  possono  ridurre  al  concetto  ge- 
nerale della  foglia  o  meglio  del /-'/•(^/cj/z/o.  Descrive  come  questo  pro- 
tofito,  così  chiamato  dal  Gaudichaud,  costituiscasi  di  tre  parti,  e 
come  si  sviluppino,  e  quale  andamento  tengano  tanto  nelle  mono- 
cotiledoni quanto  nelle  dicotiledoni.  Prova  con  ragionamenti  fisio- 
logici e  organogiafici,  che  la  parte  chiamata  radichetta  si  debba 


—  36i    — 

lisguaidare  caulicolo,  che  il  sistema  fibroso  discendente  si  può  pa- 
raf;()nare  al  sistiMiia  radicaU-,  il  quale  consideralo  nella  prima  fo- 
f^lia  altro  appunto  non  è  che  il  suo  sistema  discendente;  che  la 
porzione  assile  appartiene  all'  appendicolare,  o  questa  a  quella,  to- 
sto che  riguardiamo  si  luna  che  l'altra  come  parti  di  un  elemento 
unico.  E  pui'e,  ridette  l'autore,  se  il  Gaudicliaud,  in  luogo  di  dire 
che  la  pianta  è  costituita  tla  una  serie  di  organi  appendicolari  le 
cui  porzioni  inferiori  sedate  a  capo  1'  una  dell'  altra  costituiscono 
l'asse  apparente,  avesse  in  vece  detto  che  essa  è  costituita  da  una 
serie  di  segmenti  assillari  ognuno  dei  quali  è  fornito  della  sua  por- 
zione appendicolare,  avrebbe  certamente  trovalo  men  numerosi  op- 
positori. Ma  in  realtà  i  segmenti  successivi  non  sono  né  assillari 
né  appendicolai'i  in  senso  assoluto,  perchè  ognuno  di  essi  com- 
prende e  asse  e  appendice,  e  giustamente  ([uindi  volle  il  Gaudicliaud 
contrasegnarli  col  nome  complessivo  di  fitoni.  E  qui  fa  notare  come 
in  fjuesta  semplicità  di  clementi  si  convenga  il  confronto  tante  volte 
erroneamente  stabilito  fra  gli  animali  e  i  vegetabili.  11  polipaio  of- 
fre l'esempio  più  semplice  di  questa  unione  di  elementi  similari 
individualizzati;  e  così  sotto  altre  forme,  ma  con  le  stesse  leggi,  ve- 
tliamo  posti  a  caj)o  l'un  dell'altro  i  segmenti  dell'anclide  e  del  verme, 
gli  articoli  dell'insetto  e  del  crostaceo,  le  verlcl)rc  finahiiente  degli 
animali  superiori.  Ma  temendo  l'autore  di  non  divagare  soverchia- 
mente ritorna  diritto  all' argomento,  dicendo  credei- fatto  dimostra- 
lo che  le  fibre  tutte  del  tronco  sieno  in  rapporto  alle  foglie,  e  in  una 
necessaria  dipendenza  da  esse.  Nelle  monocotiledoni  è  incontrasta- 
bile, e  nelle  dicotiledoni  lo  mostrò  il  Gaudicliaud  con  osservazioni 
ed  es|)erienze  rarissime  a  farsi.  Le  osservazioni  dell'Unger  anziché 
aver  contrasto  vengono  in  prova  e  sono  confutate  dal  Gaudicliaud  e 
dall'  autore  stesso  con  ragioni  validissime.  Ecco  come  interpreta  il 
!Meneghini  la  teoria  del  Gaudicliaud  :  le  fibre  ne  discendono  né  ascen- 
dono: esse  si  fermano  sempre  nel  tessuto  preesistente  per  succes- 
siva morfosi  delle  cellule  parenchimatose,  che  necessariamente  de- 
vono preesistere  a  qualunque  formazione  fibrosa.  Quindi  spiega 
come  avvenga  e  per  (piali  cause  la  formazione  predetta.  Pt)i  signi- 
fica che  dimostrata  la  dipendenza  dell'asse  dagli  organi  appendico- 
lari, o  per  meglio  dire  la  unità  dell'elemento  organico  assile  ed 
apjiendicolare,  il  che  per  fermo  avverrà,  la  organografia  e  la  mor- 
fologia muteranno  di  faccia  intieramente;  si  toglieranno  via  (pielle 


—  36a  — 
(|iiisti(iiicolle  iminerosissime  se  all' assile  sistema  o  all' appendico- 
lare mia  parlo  appartenga.  E  tal  lavoro  di  diritloalGaudichaud.  En- 
tra poi  a  conTutare  le  ragioni  che  i  soslenitoii  del  sistema  assile 
traggono  dal  liore,  riguartlalo  essenziale  e  indipendente  dalle  foglie, 
e  cos'i  il  fa,  elle  nell'  esame  del  fiore  stesso  piglia  nuovo  appoggio 
alla  ddllrina  del  Gaudicliaud.  Nota  che  di  quante  teorie  furono  im- 
maginate a  spiegare  1'  origine  organografiea  delle  varie  parli  del 
flutto,  nessuna  jiari-eijhe  a  prima  giunta  opporsi  tanto  all'  ap])lica- 
zione  delle  idee  del  Gaudichaud.  E  pure,  soggiugne,  qualora  la  si 
ammettesse  anche  quell'  applicazione  potrehhe  ugualmente  aver 
luogo.  E  questa  projiosizione  vien  sostenendo  con  assai  fatti  e  ar- 
gomenti. Numerosi  ed  evidenti  sono  i  casi  di  soj)pressione  di  ogni 
parte  appendicolare  senza  però  che  negare  si  possa  la  significazione 
morfologica  liei  relativi  scgmenli  dell' asse,  come  a  modo  di  esem- 
pio vediamo  nei  ciiri  e  nelle  spine,  che  non  di  rado  si  convertono 
in  rami  fogliosi  al  pari  degli  altri:  facile  sarà  l'attrihuire  un'origine 
consimile  anche  alle  ramificazioni  dell'  asse  del  frutto,  e  a  tutti 
quanti  sieno  gli  ordini  dei  cladostromi,  sicno  poi  o  no  forniti  di 
appendici  fogliari.  Cosi  conclude  l'autore.  Chiunque  conosca  lo  sta- 
to attuale  dell'anatomia  comparata  degli  animali,  non  potrà  a  meno, 
io  credo,  di  confessare  che  questa  maniera  di  considerare  morfolo- 
gicamente r  organizzazione  vegetale  è  in  perfetta  consonanza  coi 
principj  inconcussi  della  morfologia  animale.  Il  vegetale  al  pari  del- 
l'animale è  formalo  di  elementi  similari  disposti  seiiatameiite  a  capo 
l'uno  dell'altro,  e  formanti  perciò  un  asse  dal  (piale  divergono  le 
parti  appendicolari  di  essi  elementi,  ognuno  dei  quali  è  suscettibile 
di  divenire  la  base  di  una  nuova  serie  di  elementi  similari,  quali 
sono  gli  arti  negli  animali,  e  le  varie  produzioni  della  foglia  nei  ve- 
getabili. I  rami  all'  incontro  sono  nuove  generazioni  originate  para- 
sitamente,  per  così  dire,  sulle  preesistenti,  e  non  hanno  analoghi  che 
negl'  infimi  animali;  i  quali  ci  offrono  pure  analogia  coj;!'  infimi  ve- 
getali negli  esempi  di  coordinazione  diversa  dagli  elementi,  o  di 
sviluppo  maggiore  degli  elementi  isolali.  11  Presidente  loda  la  Me- 
moria bellissima  del  prof.  Meneghini. 

Il  prof.  Savi  legge  una  Memoria  del  doli.  Clementi  sull'  ascidio 
della  iiepentitcs  jiìtjllninpìiont.  rrimamenle  ricorda  aver  fatta  pa- 
rola di  tali  oigani  il  Lindley,  il  De  Candolle,  il  Link,  il  Morren.  Quin- 
di ne  descrive  un  individuo  coltivato  nell' Orlo  botanico  padovano, 


—   363   — 

tliceiido  dio  ha  circa  un  metro  di  altezza,  vestito  sopra  la  metà  di 
roglic,  o  piccioli  alali,  le  cui  espansioni  iiienihranose  della  liinf,'liez- 
za  di  circa  o,  20,  ilella  larghezza  di  o,  o5,  decorrono  per  certo  tratto 
sul  caule.  La  costa,  che  prolungasi  a  guisa  di  cirro  per  Gaio  cen- 
timetri, oltre  l'espansione,  è  quasi  canaliculata  e  lascia  scorgere  in 
due  piccoli  margini  la  tifacela  della  continuazione  liud)are;  s'ingros- 
sa verso  la  metà  ove  torcesi  in  piano  perpendicolare  per  uno  o  due 
giri,  e  porla  inferiormente  1'  ascidio,  che  raddrizzandosi  fino  dalla 
sua  hase  volgosi  verso  l'asse  della  pianta.  La  lunghezza  dell'ascidio 
è  da  8  a  i o  centimetri  :  la  larghezza  da  i  e  mezzo  a  •!.  Ksso  è  ventri- 
coso  verso  la  base  :  sulla  sua  lunghezza  scorrono  parallele  le  nerva- 
ture: nella  parte  posteriore,  che  cori'isponde  alla  inferiore  del  pic- 
ciolo, vi  ha  una  nervatura  più  distinta  delle  altre  nella  cui  estremità 
s'inserisce  il  coperchio.  Anteriormente  stanno  due  ali  membranose 
che  provengono  dai  due  margini  dei  lati  superiori  del  picciolo,  e 
vanno  a  terminare  alla  bocca  dell'urna  ;  le  nervature  che  vi  passano 
di  mezzo  sono  meno  parallele  e  piìi  ramificate  delle  altre.  L'  aper- 
tura dell'  urna  è  contornata  da  un  margine  lucente  rovesciato  al- 
l'infuori.  E  dopo  altre  particolarità  descrittive  torna  l'autore  alle 
opinioni  di  coloro  che  lo  precedettero  nello  studio  degli  organi  pre- 
detti, rammentando  che  il  Lindley  crede  l'urna  un  picciolo  forato, 
e  il  coperchio  la  lamina  della  foglia  ;  opinione  ch'egli  stesso  smen- 
tisce in  seguito  quando  paragona  l'ascidio  alla  foglia  della  diona-a. 
Il  De  Candolle  li  crede  ambedue  saldamento  di  stipule.  Il  Link  ri- 
tiene l'espansione  membranosa  una  vera  foglia,  e  l'ascidio  un'ap- 
pendice floriforme.  Morren  considera  l'espansione  membranosa  una 
stipula  ;  l'ascidio  una  foglia  imparipinnata,  di  cui  le  foglioline  termi- 
nali si  fecero  coperchif»,  e  le  laterali  urna.  L' oj)inione  dell'autore 
è  che  l'espansione  membranosa  sia  vera  foglia;  l'ascidio  il  pic- 
ciolo prolungato  e  cavo;  il  coperchio  una  disarticolazione  trasver- 
sale del  medesimo,  se  pure  non  è  il  prodotto  di  due  foglioline  ter- 
minali od  uniche  di  una  foglia  paripinnata.  Fa  osservare  che  in  un 
genere  di  piante  come  il  nepenthes,  ove  non  si  è  veduto  ancora 
picciolo  fornito  contemporaneamente  di  stijiule  e  di  foglie,  nulla  osta 
che  l'espansione  memiìranosa  possa  essere  la  vera  foglia.  Cliel'iuiia 
sia  un  picciolo  forato  alla  maniera  dei  fillodi  degli  agli  e  tlegli  asfo- 
dali,  lo  jìi-ova  l'autore  considerando  il  modo  di  coujportarsi  l'asci- 
dio  nel  suo  sviluppo,  e  la  direzione  che  prendono  le  fibie  del  pie- 

46 


—  3G4  — 
ciolo  ;il  passare  iioU'  iiiiia.  Ragiona  poi  non  ikiUtsì  in  tali  organi 
vedere  laiiiiiie  fogliari  o  stipulali  saldale,  peiclu'  nella  parie  anle- 
riore  dell'urna  sono  due  lamine  membranose  alTallo  libere  e  disiatiti . 
Dice  che  volendo  farsi  meglio  per  entro  la  (ilosolia  dell'organismo, 
ei  seguiterebbe  il  Link,  a  mirare  nella  organogenesi  di  (jiiella  pro- 
duzione qualche  rassomiglianza  con  l'antera.  E  (inalmente  che  per 
legge  di  bilanciamento  organico  sarebbe  lecito  diic  che  tale  produ- 
zione ra})presenla  in  qualche  modo  la  foglia,  non  già  che  ne  ])i-o- 
venga  per  modificazione  di  slrullura,  e  cpiindi  che  fosse  assai  più 
giuslo  chiamar  foglia  e  non  stipula  1'  unica  espansione  che  sussi- 
ste. Considera  il  coperchio  una  disarticolazione  del  picciolo  :  i ."  per 
l'andamento  delle  due  predelle  nervature;  a."  per  la  loro  corri- 
spondenza dalla  palle  anteriore  con  le  due  ali  dell'  urna.  Termina 
descrivendo  i  caratteri  del  liquido  contenuto  nell'  ascidio  in  sul 
inomenlo  della  discesa;  e  notifica  conleneie  esso  un  acido  forse 
nuovo  (nepentico)  combinato  alla  calce.  La  Memoria  è  illustrata 
da  una  tavola  annessa. 

11  prof  Olinto  Dini  presenta  una  scorza  di  lignite,  nella  quale  si 
vede  un  frullo  di  un  amenlacea  benissimo  conservalo. 

Il  prof.  Colmeiro  dimoslra  e  dona  alla  Sezione  parecchie  piante 
spagnuole,  e  alcune  cortecce  di  china:  il  Presidente  le  destina  al- 
l' erbario  centrale. 

La  Sezione  fu  regalala  ancora  delle  seguenti  opere  : 

Saggio  su  i  progressi  della  Botanica  in  Spagna,  del  prof  .  Michele 
Colmeiro. 

CnUdvgo  recentissimo  degli  uccelli  europei,  del  principe  Carlo 
lionaparle. 

L'  adunanza  è  sciolta. 

Visio  —  //  Presidente  Doli.  B.  Biasoletto 

Dott.  L.  Masi 


l  Dott.  L.  Masi 
^•^^^'•^^«'•'i  Doli.  E.  Celi 


A  D  li  \  A\  Z  A 

DEL   GIORNO    29   SETTEMBRE 


T  iene  approvalo  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza. 

Il  sip;.  Loi'enzo  Chiostri  legge  una  Memoria  sul  i'ticriniiim  o.rjcoc- 
C0.1  Un.  nuova  specie  italiana.  Discorre  primamente  di  aver  trovata 
essa  specie  sul  finire  del  i84i,  percorrendo  il  pollino  d'Orentano 
adiacente  al  Iago  di  Bientina.  Rende  grato  omaggio  ai  professori  e 
maestri  suoi,  Puccinelli  e  Savi,  die  nella  novità  di  essa  specie  lo 
rassicurarono.  Dà  una  descrizione  ben  particolareggiata  di  tutta  la 
jiianta,  notandone  con  esattezza  i  diversi  periodi  di  vegetazione. 
Quanto  alla  stazione  significa  vivere  questo  vaccinium  nel  padule 
di  lìientina,  sopra  un  terreno  uliginoso,  formato  dalla  decomposi- 
zione di  piante  palustri,  e  per  caratteri  fisici  somigliante  la  torba 
dei  mincralogi.  Enumera  gli  usi  medici  nei  quali  è,  e  potrebbe  es- 
sere impiegalo.  Non  tace  di  noverare  tutte  le  altre  specie  clic  vege- 
tano in  quel  suolo  copiosamente;  e  avverte  che  in  quella  località 
negletta  ben  altre  specie  rivocano  in  attenzione  i  botanici.  Lascia 
di  citare  le  molte  ciperacee,  una  delle  quali  affatto  nuova,  toste  de- 
scritta tlal  prof.  Savi  col  nome  A\  Jìinl/rislrlis  cioiiiaiia.  Un  catalogo 
di  quella  fertilissima  parte  promette  il  sig.  Chiostri  di  pubblicare. 
Da  lui  vengono  donati  alla  Sezione  parecchi  esemjilari  della  fiin- 
biistylis  cioiiiiaui,  della  linaria  crrrhosa,  e  del  vaccinium  oxycoccox. 

Il  'Presidente  parleci[)a  alla  Sezione  che  S.  A.  L  R.  il  Granduca 
di  Toscana  si  è  compiaciuta  di  far  rispondere  assai  graziosamente 
alla  lettera  scrittale  in  nome  della  Sezione  [ler  render  grazie  del  fa- 
vore che  concede  all'erbario  centrale  italiano  ;  onde  si  fa  ricchissi- 
mo di  piante  nostrali  e  forestiere.  Lo  stesso  Presidente  mostra  un 
vdhiiiiinoso  scritto  del  capitano  Briicht  di  Praga,  intitolalo  —  Sta- 
tuti che  vengono  |)roposti  per  la  istituzione  di  una  Società  di  cani- 


—    iC6   — 
l)io  ili  piaiile,  iKizioiiale  italiuna,  stabilili  sul  coiilVoiito  dc^Vi  Statuii 
delle  Società  consimili  esistenti  in  Germania,  Scozia  e  nella  Fran- 
cia —  Tutto  ([uesto  lavoro  è  distesamente  discorso  in  G/|  articoli, 
scliicrali  sotto  tre  capi  j)rincipali,  cioè  :  Statuti  p;cnerali  ;  Statuti  per 
i  soci  ;  Statuti  por  la  Direzione,  l'er  la  città,  iu  cui  poire  la  residenza 
di  detta  Società  sarebbe  opportunissima  Firenze,  perchè  ivi  come 
dice   il    Hi'aclit   si   trova  gi-an  numero  di  botanici    illustri,  e  1' ciba- 
rio cenliale  per  il  conCronto  e  reltillcazione  delle  determinazioni. 
E  quanto  può  servire  di  utile  norma  al  governo  scientifico  ed  eco- 
nomico di  siffatta  Società  nazionale  è  con  assai  chiarezza  e  par- 
ticolarità significato.  Perchè  sia  manifesto  1'  ottimo  zelo  del  signor 
Hracht  in  (piesto  divisamento,  riferiamo  alcune  parole  della  sua  con- 
clusione «   E  nel  mentre  io  rimetto  ([uesti  miei  pensieri  iiUa  Com- 
missione, pieno  di  consolante  fiducia  che  vi  troverà  tanto  da  ])oler 
fondare  questa  Società  di  cambio,  di  cui  io  qui  tosto  mi  dichiaro 
membro  e  forse  uno  dei  più  zelanti,  non  posso  a  meno  di  ripetere 
che  questo  cambio  promuoverà  lo  studio  dell'  amabile  scienza  più 
che  mille  libri  ;  che  questo  è  l'unico  mezzo  di  mettere  iu  circolazione 
le  specie  dell'  Italia  inferiore,  a  detto  di  tutti  i  botanici  esteri,  più 
difficili  ad  ottenersi,  e  più   inaccessibili,  che  quelle  di  qualunque 
paese  lontano  e  selvaggio;  questa  la  via  a  far  pervenire  all'estero  le 
specie,  le  prestazioni  de'  nostri  autori  nazionali,  onde  procurar  loro 
anche  colà  la  dovuta  considerazione,  e  sostenervi  i  loro  diritti  let- 
lei-aii  —  La  vita  de'  popoli  è  il  commercio.  La  vita  della  scienza 
sono  le  comunicazioni  reciproche,  il  progredire  nelle  scoperte  sulla 
base  di  quelle  comunicate  dagli  altri  —  In  via  di  Storia  naturale,  in 
via  di  Botanica  specialmente,  non  bastano  le  comunicazioni  ;  vi  vuole 
r  ispezione  dell'  individuo,  la  propria  analisi  —  Nulla  si  può  ove  que- 
sta manchi,  e  gli  errori  tradizionali  acquistano  vita  secolare  —  Non 
v'  è  dunque  a  sperare  ciò  che  si  dice  vita  botanica  in  Italia,  senza 
la  circolazione  delle  specie  fra  i  botanici  —  L'unico  mezzo  a  ciò  è 
il  cambio,  un  cambio  regolato  su  basi  solide  e  vantaggiose  per  lut- 
ti —  Onesto  scuoterà;  la  speranza  dell' ac(pnslo  del  mancante  ani- 
merà i  neghittosi;  patti  certi  rassicureranno  i  diffidenti  —  11  com- 
mercio, le  comunicazioni  comincerainio;  regioni   disgiunte  da  se- 
parazioni naturali  ed  artiliziali  si  cougiungeranno  nel  punto  scien- 
tifico; nascerà  vita,  e  questa,  si   lo  spero,  darà  i  risultati   più   lu- 
minosi  —   In    altra  via   sperarlo  sarebbe   vano!  —  L'esperienza 


—  367  — 
de'  secoli  diniosliò  che  per  spingere  V  uomo  al  proprio  bene,  biso- 
f^iia  atloperar»"  la  molla  del  suo  proprio  interesse  ».  Il  sig.  ISraclil 
mandò  pure  altro  scritto  diviso  in  questi  caj)itoIi.  11  (iiornale  bo- 
tanico italiano;  l'erbario  autentico;  la  Società  di  cambio  ;  unione 
itineraria  nazionale;  Flora  italiana  essiccata  per  associazione.  La 
|)roposla  fatta  dal  Braclit  in  l'adova  del  (Giornale  botanico  italiano, 
la  cui'a  con  che  v'  intende,  e  (pieste  spontanee  elucubrazioni,  ben 
apertamente  dichiarano  la  sincerità  di  tali  parole  sue  «  Non  è,  lo 
protesto,  non  è  il  baf,'liore  vano  dell'  aniI)izione,  che  mi  guida;  solo 
l'amore  per  la  scienza  è  la  potente  molla  delle  mie  proposte;  e  nel 
mentre  la  conoscenza  delle  moltiplici  istituzioni  all'  estero  mi  fe- 
cero rimarcare  ciò  che  in  Italia  è  mancante,  e  perciò  desiderabile  ; 
l'amore  per  una  terra  cui  appartengo  dall'infanzia,  e  per  legami  di 
sangue,  rivolge  ogni  mio  pensiero  all'ardente  brama  di  vederla  in 
nulla  seconda  a  cpialuncpie  siasi  altra;  brama  cui  cerco  a  soddisfa- 
re...  .  ».  .\  tanta  sollecitudine  dunque  del  sig.  Bi-acht  verso  la  pa- 
tria nostra  natale,  adottiva  per  esso,  tutti  che  italiani  si  sentono  de- 
vono saper  grado  ed  obbligo.  Che  bello  e  santissimo  è  il  sentimento 
di  chi  desidera  e  vuole  fortemente  la  felicità  e  la  gloria  del  paese 
proprio,  quanto  è  vituperio  e  bassezza  disviarsi  da  ciò,  per  guerric- 
ciuole  pestifere  d'individui  o  di  municipj. 

Il  prof.  Puccinelli,  partendo  dalle  cognizioni  chimiche  del  giorno, 
mostrava  come  non  si  potesse  ricorrere  all'aria  per  is|)iegare  i  cam- 
biamenti pei  (piali  l'amido  dell'albume  vien  reso  solubile;  accen- 
nava le  diverse  ipotesi  fatte  per  rendere  ragione  della  necessità  del- 
l'aria  atmosferica  nel  germogliamento;  e  mostrava  il  desiderio  che 
i  botanici  si  occupassero  di  meglio  determinare  il  modo  di  agire 
dell' ai'ia  sui  semi  in  germinazione,  e  i  camijiamenti  da  essa  pro- 
dotti. Il  Segretario  Masi  proponeva  alla  Sezione  di  trarre  un  quesito 
dai  delti  del  prof.  Puccinelli,  |)er  poi  discuterne  al  futuro  Congres- 
so. La  Sezione  ammendo  cosi  formulava. —  Determinare  per  via  di 
esperienze  (piai  parte  prenda  l'aria  atmosferica  nel  germogliamento  ; 
in  quali  sostanze  del  seme  porti  essa  la  sua  azione  ;  e  quali  cangia- 
menti induca  nelle  medesime. 

\  ien  letta  dal  Segrel alio  una  Ijreve  notizia  sull'Orto  botanico 
di  Lucca,  visitalo  da  tutti  i  membri  della  Sezione  in  un  al  corte- 
sissimo  prof.  Puccinelli,  che  è  di  esso  direttore  operoso.  L'Orto 
botanico  di  Lucca  estende  la  sua  forma   irregolaie  ari   i-io,  .298, 


—  ?,c>s  — 

iNcl  sito  inoridioiiale  li)  (lauclu'i;i;iaiio  lo  mura  assiepale  di  vigorosi 
pioppi,  così  elle  sembrano  essere  ghirlanda  dell'  Orto  medesimo. 
Sulla  terra  di  <|uesto  lato  (essendo  più  fredda  per  i  raggi  vietali  dai 
predetti  alberi  spessiti  crescono  circa  '^oo  specie  di  piante  arboree 
rigogliose  olire  l'età,  ed  alcune  grandissime.  S' innalzano  Ira  (|ueste 
l'olmo  americano  a  gran  foglia,  la  noce  catartica,  l'alno  a  foglie  la- 
ciniate, il  prunus  cdruìiiiìaiia,  la  melcza  ciiroixra,  V dhiex  cdixtdensis 
e  rnii/iii/ui ;  iliverse  specie  e  varietà  di  ti/ia,  di  /ìiqiis,  di  fraxinus,  di 
jìopuhis,  e  spezialmente  sublime  il  p.  fjuadranguldris,  avente  alla  base 
un  diametro  di  85  centimetri,  e  smisurata  altezza.  II  cedro  del  Li- 
bano sorge  venerando  in  mezzo  al  sistema  di  .hissieu,  che  è  alla  si- 
nistra dell'entrala,  e  la  stcrculcd  pli(t(tniJ'olid  nell'Orto  Linneano,  al- 
la destra.  Sul  primo  vedere  levarsi  esso  cedro  oltre  metri  i5,  33,  con 
un  j)erimelro  alla  base  di  a,  3o,  si  stimerebbe  di  assai  remota  vetu- 
stà; e  pure  conta  soli  22  anni,  ed  è  uno  dei  tanti  figli  del  cedro  di 
Pisa.  L'  Orto  è  diviso  quasi  per  metà  da  un  largo  viale  lutto  alle- 
grato di  belle  magnolie,  il  quale  conduce  ad  un  laghetto  artificiale 
ove  si  coltivano  piante  palustri,  alimentato  da  un  fosso  che  scorre 
l'Orto  intieramente  da  ponente  a  levante.  Al  di  sotto  di  questo  la- 
glietlo  giace  una  porzione  di  terra  destinala  alle  piante  alpine  e 
spontanee,  onde  ha  coj)ia  1'  agro  lucchese.  Lungo  il  fosso,  per  gran 
parte  murato,  corre  una  doppia  via  ornata  di  vasi  per  seme,  la  quale 
ti  porta  ad  un'  area  cui  fan  dolce  corona  maestosi  salici  di  Babilo- 
nia, e  questi  piovono  i  rami  loro  sopra  un  ben  regolato  ordine  di 
vasi,  che  nel  freddo  tempo  di  là  si  ritolgono.  Le  serre  sono  assai  ele- 
ganti :  vi  si  mira  il  Sdcc/utrurn  officindle,  la  gìobhn  uutdiis,  la  hani- 
husa  arundinacea,  e  una  collezione  ricca  di  piante  crasse,  le  quali 
fanno  liete  le  serre  anche  nella  state,  che  per  esse  è  solitamente 
stagione  di  malinconico  aspetto.  La  globba  era  bella  di  una  secon- 
da fioritura.  Un  viale  volto  a  levante,  di  lato  alla  via  che  dall'  in- 
gresso mena  alle  serre,  è  costeggiato  da  una  panchina,  ove  si  col- 
tivano pure  molle  piante  indigene.  Dal  sito  di  ponente,  prossimo 
alla  casa  annessa  ove  si  sta  preparando  un  Museo  patrio,  sorge  una 
monlagnetla  ricca  di  piante  forestiere.  L' insegnamento  botanico 
trova  nell'Orto  tuttoché  gli  è  mestieri,  ad  onta  che  gran  parte  sia 
posta  a  vivaio;  donde  si  trae  il  necessario  pel  mantenimento,  che 
in  16  anni  è  stato  lire  italiane  a8863,  aS.  W  ha  un  giardiniere  e 
due  lavoratori.  Il  professore,  che  è  pur  direttore,  ben  deve  lodarsi 


-  3G9  - 
di  solerzia  e  amore,  se  vero  è  die  una  prova  certa  iltlla  industria 
sta  nella  copia  dei  prodolti  con  jiovcrtà  di  mezzi  otteniila. 

Il  doli,  (lorinaldi  dona  parecclÉi  esemplari  AiAV (li.sitliiiin  conilli- 
iiiiiii  .li^li.  da  lui  l'accolli  nel  porlo  di  Livorno  lungo  gli  scogli  del 
molo:  e  (a  osservare  clic  (juesla  specie  trovasi  alìbondantemente  in 
dello  luogo  nel  febbraio  e  nel  marzo  ;  scarsa  mollo  e  (|uasi  lara  in  al- 
tri mesi.  11  sig.  Chiostri  presenta  della  j)alude  di  Bientina  molli 
esemplari  dello  scirpus  s<wi,  lobeUa  laurcntiu,  cenlunculus  minimus, 
fxiiciun  cdiulollci.  Il  prof.  Puccinelli  dona  la  Intlinra  clarulestiiia. 

11  Presidente  dott.  Biasoletlo,  da  quella  sua  anima  sinceramente 
amica  ed  aperta,  moveva  parole  di  doloroso  commiato  ai  colleglli 
botanici  colà  riuniti  per  1'  ultimo  giorno.  Non  vile  conforto  però  si- 
gnificava venirgli  dall'avere  compiuto  il  corso  delle  adunanze  da 
fratelli  veri;  e  quindi  sentire  vivissimo  contento  dell'avere  rinfre- 
scato il  legame  santo  dell'  amicizia  con  nodi  più  stretti  e  indissolu- 
bili. V.  seco  portarsi  al  nativo  focolare  il  lieto  pensiero,  che  la  Se- 
zione non  altro  segno  lasciò  che  di  utile  nella  scienza,  di  compostezza 
negli  animi:  per  questa  via  si  perviene  alla  cima  di  ogni  desidera- 
lissimo bene!  Così  terminò  Tnllima  adunanza. 

Il  prof.  Michele  Colmeiro  dona  parecchie  copie  della  seconda 
parte  della  Memoria  letta  alla  Sezione,  appositamente  stampala. 

Visto  —  //  Presidente  Doti.  B.  Biasoletto 


Dolt.  L.  M.^^st 
/  Segretari  j  ,.         ,,    „ 
"  Dott.  K.  Celi 


ATTI   VERBALI 


DELLA  SEZIONE 


1)1  ZOOLOGIA,  ANATOMIA  COMPARATA  E  FISIOLOGIA 


47 


A 1)  i;  i\  A  \  l  A 

DEL   GIORNO    iT,   S  F.TT  E  M  BR  E 


--•©§♦- 


Al  Presidente  Principe  di  Canino  apre  l' adunanza  con  il  seguente 
discorso  : 

«  Ed  è  pur  questa  la  quarta  volta,  o  rispettati  Colleglli  miei,  clie 
all'  onore  del  presiedervi  mi  trovo  levato.  Ripensando  meco  stesso 
le  cagioni  di  ciò,  non  so  rinvenirle  nel  merito  mio,  non  pienamente 
nella  cortesia  vostra:  |)ercioccliè  (piello  o  è  lievissimo  o  a  tanti  allri 
de'  Zoologi  congregati  appena  paragonal)ile  ;  e  quanto  alla  cortesia 
dello  eleggere,  essa  non  potrebl)e  da  molti  tenersi  alienata,  per  ami- 
carsi ad  uno  singolarmente.  Laonde,  passandomi  delle  tre  preceden- 
ti onoranze,  vi  sia  jìalcse  j)er  questa  quarta,  clie  bene  avvisando  del 
merito,  la  nostra,  non  dirò  gentilezza,  ma  rettitudine  di  giudizio,  chia- 
mava alla  Presidenza  il  dottissimo  prof,  i'aolo  Savi,  la  quale  già  sa- 
rebbe a  lui  concordemenle  conferita  se  con  ferma  e  anticipala  nega- 
zione non  .se  ne  fosse  tirato  fuori.  E  tale  ricusamenlo  in  persona  di 
capace  intelletto,  non  potendo  venire  die  da  modestia,  vorrei  qui 
signilìcai-e,  parermi  non  troppo  bella  cpiesla  virti'i  quando  distoglie 
dall' acccttai'e  ufficio  di  utile  cooj)crazione,  alla  prosperità,  al  retto 
governo,  alla  splendidezza  di  qualsivoglia  insliluzione. 

Onde  bene  diceva  il  nostro  Presidente  generale  nel  suo  discor- 
so (per  utilità  di  concelti  e  purezza  di  forme  bellissimo  ì  che  cia- 
scuno debba  portare  a  queste  Riunioni  il  tesoro  dell  opera  sua, 
non  come  dono  ma  come  tributo.  E  veramente  ciascuno  non  deve 
soltanto  largire  di  animo  spontaneo  lacojiia  delle  cognizioni  conqui- 
state, ma  sentire  il  tlebito  di  giovare  i  (k)ngressi  con  ogni  guisa  di 
ufficio,  e  in  tutto  operarsi,  j)er  veruna  cagione  risparmiarsi. 

Quanto  poi  all'  obbligo  di  mia  riconoscenza  acquistino  diritto 
(|uelli  clie  più  zelosi  vei'so  la  Inslituzione  nostra  si  dimostrarono,  bo 
studiato  dicliiararvelo  nelln  scelta  del  mio  \  ice-l'residente  sig.  Ciarlo 


—   374  — 
Bassi,  e  dei  diu'  Sojjrctari,  sig.  Carlo  l'ono  e  sig.  doti.  Ril)i)li.  Dei 
(juali  tre  è  notissima  la  venuta  fedele  a  tutte  le  Riunioni,  la  dottrina 
che  vi  portarono  negli  scritti  e  nelle  discussioni,  non  chela  premu- 
ra aiutrice  in  ogni  maniera  di  provvedimenti. 

Dopo  (juesto  ragionare  scliicllissimo  e  da  sollecitudine  sostan- 
zievole  derivato,  non  siavi  discaro  eh'  io  vi  torni  alla  mente  anche 
alcun  altro  concetto  del  prefato  Presidente,  perchè  il  vantaggio  del- 
le Riunioni  nostre,  ACCETTISSIME,  vi  stia  meglio  fìsso  ncU'  animo. 
Com'ei  saviamente  parlò  che  1' ahhondanza  delle  cose  necessarie 
alla  vita  fisica  sta  nella  lihertà  e  rettitudine  delle  masse  sociali, 
così  nelle  nostre  adunanze  la  vita  dell'  intelletto  germoglia  e  cresce 
per  virili  di  liberi  e  fralellevoii  pensamenti.  Nessuno  si  tolga  i  suoi 
sludi  ad  argomento  di  propria  gloria,  ma  di  utilità  universale;  non 
si  ravvolga  concentricamente  a  un  punto  della  scienza,  ma  si  dilati 
nell'ingegno,  e  corra  là  dove  sono  piìi  grandi  i  veri  da  discuoprire, 
più  prementi  i  bisogni  da  satisfare.  Vedete  come  la  Instiluzione  va 
profondando  le  radici  tenacissime!  vedete  quanti  cultori  operosi  in- 
torno a  quest'albero  della  sapienza  italiana!  vedete  quanta  gli  ven- 
ne ammirazione  d'oltremare  e  d' oltremonte,  e  come  si  oda  per 
ogni  lingua  il  desiderio  che  distenda  esso  le  braccia  fino  all'  ultimo 
lido!  Conviensi  però  a  noi  di  ricamhiare  le  alte  ospitali  accoglien- 
ze con  amorevoli  largizioni  di  trovali  utili  alla  felicilà  necessaria  dei 
popoli.  In  questa  città  appunto,  che  ci  va  cosi  bene  allettando  per 
la  cura  di  assai  lodevole  accoglimento,  cercheremo  vie  piìi  accen- 
dere in  noi  il  desiderio  di  consigliare  per  ogni  dove  (piella  industria 
di  negozi  cittadineschi  quivi  fiorenti,  (luella  faccenda  di  campestri 
travagli  celebratissima.  E  chi  non  direbbe  felice  quel  paese  ove  ve- 
desse, come  all'  uscire  gli  spalli  di  Lucca,  coprirsi  le  irrigate  pianu- 
re di  verzura  fruttifera,  e  vinta  1'  aspra  salvatichezza  dei  monti  pre- 
sentarsi giù  per  le  chine  ridente  vegetazione  di  olivi  e  di  vigneti; 
spettacolo,  non  che  dilettevole,  ai  riguardanti  maraviglioso.  E  ammi- 
riamo come  per  tali  argomenti  sia  questo  sialo  popolosissimo  sen- 
za povertà,  e  come  ciascuno  sia  mercatante  nella  propria  bottega, 
e  lavoratore  in  un  campo  che  è  suo.  Per  la  qual  cosa,  secondo  che 
r  indole  di  ogni  scienza  il  comporti,  vogliamo,  ma  fortemente,  con 
l'opera  e  col  consiglio,  ammaestrare  chi  gli  strumenti  della  sua 
prosperità  disconosce,  e  determinare  le  menti  da  cui  può  princi- 
palmente governarsi  il  bene  della  umana  famiglia. 


—   375   — 

In  questo  intendimento  non  si  liad'iio|)o  di  dirnosliazione  gio- 
vare mollissinio  lo  sliulio  delle  scienze  della  natura,  il  (|iiale  allet- 
tando col  piacere  delle  coinpara/.ioni  sensilìili  educa  la  niente  a  ri- 
flettere, a  provvedere;  e  salendo  dal  sasso  alla  pianta,  da  (piesla  al- 
l'animale, ne  insefi;na  essere  tutto  moto  operoso  nelle  cose  create, 
e  come  1'  nomo  attivo  e  |)ensante  si  disgradi  nella  sua  dignità  altis- 
sima, se  addormentasi  nella  inerzia,  nello  sgomento  ». 

Presentatasi  dal  dolt.  Regolo  Lip[)i  la  figura  in  |)iìi  copie  stam- 
pata di  un'anomalia  di  j)ai'ti  genitali  in  due  masclii,  imo  di  aa  an- 
ni l'altro  di  mesi  i/|;  enunciando  l'autore  che  molle  osservazioni 
sarebbe  per  fare,  se  ne  rimette  l'esame  al  prossimo  lunedì. 

Leggesi  dal  dott.  Luigi  Jlasi  di  Perugia,  invitato  dal  Presidente, 
ima  Memoria  del  sig.  marchese  Corrado  Puliti  di  Recanati  assente 
sul  Ld/iipris  gultti/us  di  Rctz,  brillantissimo  pesce  de'  mari  nordici, 
presane  la  occasione  da  un  esemplare  colto  per  caso  straordinario, 
e  degno  di  esser  ricordalo,  nella  foce  che  dicesi  Fiuniicino  dove  il 
Tevere  sbocca  nel  mare,  impaniato  nelle  arene  per  bassezza  di 
acque  il  dì  1 1  agosto  i843.  La  storia  di  esso  pesce,  la  noraenclatu- 
l'a,  la  descrizione,  i  mutamenti  nella  pi'olungazione  delle  pinne,  la 
bontà  delle  carni  ad  onta  del  volgar  pregiudizio  in  contrario,  e  non 
lontana  da  quella  de'  tonni,  si  espongono  dal  Puliti,  il  quale  signi- 
fica esser  femineo  1'  individuo  di  cui  parla,  lungo  cinque  piedi,  al- 
lo due  j)iedi  e  tre  pollici,  del  peso  di  120  libbre  romane.  A|)partiene 
il  pesce  agli  Sconil/iidi,  formandone  un  genere  distintissimo  nella 
sottofamiglia  degli  Zeini  stabilita  dal  Principe  Bonaparte  sopra  il  ca- 
rattere della  bocca  protrattile. 

Il  cav.  Bassi  legge  una  Memoria  affidatagli  in  Milano  Sopra  al- 
cuìii pesci  iV  acqua  dolce  della  Lombardia.  In  essa  il  dott.  de  Filip- 
pi comincia  dal  lamentare  il  poco  studio  fm  qui  fatto  de'  pesci 
d'  acqua  dolce  di  Lombardia,  ed  osserva  come  tra'  meno  conosciuti 
siano  le  più  comuni  specie  della  famiglia  dei  Cipriiiidi.  Giustifica  i 
motivi  pei  quali  non  ama  di  abbracciare  molte  delle  più  recenti 
divisioni  generiche,  mostrando  ad  evidenza  1'  irragionevolezza  di 
alcune  di  ([ueste  ;  e  j)rende  specialmente  a  dinotare  l' insussistenza 
delle  recentissime  divisioni  del  eh.  Heckel  appoggiato  anche  sulle 
osservazioni  di  Ekstròm  circa  la  variabilità  per  fino  delle  foi-me. 
Non  perciò  esclude  dai  sistemi  le  divisioni  fondale  su  caratteri  an- 
che più  niinuli  purché  esatti,  ma  li  vorrebbe  confinali  a  sollogene- 


—  37G  — 

ri,  del  cui  nome  non  s'avesse  a  far  uso  nella  binoniiiiale  noniencla- 
iui;t,  ma  olio  ^alesse  per  brevità  a  tener  luogo  d  un'  inliera  frase  per 
('.S])iiiiu're  il  complesso  dei  caratteri. 

Scendendo  a  parlare  del  genci'c  Lciicisrits  Cuv.,  ne  abbraccia  i 
(piatirò  sottogeneri  del  Principe  di  Canino,  e  solo  in  (piello  distinto 
col  nome  di  Tclestcs  indica  qualche  diversa  limitazione.  Passando 
alle  specie,  riconosce  nel  Cavezzale  il  I.ctici.scux  Cdvcdtuiux  liouat).,  e 
parla  della  sua  abbondanza  nel  Milanese,  aggiungendo  alcuno  note 
circa  i  suoi  costumi.  Conferma  1'  opinione  di  Belon,  e  riunisce  a 
questa  specie  il  Lcucisciis  squalus,  ed  il  I.ciiciscus pareli  Ae\  Principe 
di  Canino,  osservando  come,  ove  queste  si  vogliano  sej>arare,  far  do- 
^riasi  pur  luogo  alla  creazione  di  altre  specie  per  quelli  individui 
che  non  possono  riferirsi  piuttosto  a  quella  clic  a  (jnesta.  Parla 
quindi  del  Leuciscus  pigus  di  Clotpict  (Cri)rinus  riitiìus  Scop.)  tan- 
to celebre  per  le  &ue  Jioriture,  delle  quali  dà  la  descrizione  non  che 
dell'  intiero  pesce.  Riferisce  poi  il  Vairone  erroneamente  ritenuto 
pel  Cypr.  plìu.rinus  Linn.,  al  Lene,  miitìcclìus  Bonap.,  ed  indica  le  lo- 
calità ove  più  abbonda,  descrivendone  accuratamente  i  caratteri. 
A  queste  aggiunge  la  descrizione  di  tre  nuove  specie  di  Leucisci  pu- 
re della  Lombardia,  di  cui  qui  si  registrano  le  frasi  specifiche. 

Leuciscus  pagellus,  De  Fil.  (  vernac.  Trollo) 

Telestes  dorsali  elevata:  corpore  depresso:  spalio  interoculari 
diametro  oculi  sesquimajori  ;  oculo  magno  :  capite  longiusculo  quar- 
lum  longitudinis  corporis,  cauda  excepta,  subtcquante. 

1).   II.- 12.  \.  II.- 12.  V.  9.  Ser.  squam    3f)-4o. '/, 

Leuciscus  scardinus,  De  Fil. 

Tei.esies  corpore  crassiusculo  :  longitudine  panini  uhia  ler  alli- 
Uidincm  superante:  capile  parvo:  fronte  convexa  :  spalio  interocu- 
lari duplo  diametro  oculi:  ore  infero:  dorsali  ventralibus.opposita. 

D.  II.  .\.  II.  1'.   i().  V.  9.  Ser.  squam    39.  '/, 

Questa  specie  non  è  rara  nei  fossati  intorno  a  Milano  ove  dal 
\olgo  confondesi  colla  Scardola,  ossia  il  /.ciic.  eryt/irop/itha/mus 
l.iiin.,  varialo  come  egli  crede  pel  clima. 


—    377    — 

I.EUCISCUS  PAUPERUM,  De  Fil. 

Telestes  coi'pore  depresso:  loiigitiidiiie  alliludiiiem  quater  su- 
perante: pinna  dorsali  alliusciila:  capite  brevi:  spatio  inlerociilari 
duplo  diametro  ociili. 

I).   ly,.  A.   12.  Ser.  sqiiam.  /|0.  '\ 

Anclie  cpiesla  specie  dicesi  confusa  dal  volj^o  colla  Scfi/rlof/i,  e 
trovasi  anche  a  Pavia,  ove  è  distinta  col  nome  vernacolo  di  Shrofjon. 
L'autore  muove  dubbio  se  sia  lo  Sq.  elatus  del  Principe  di  Canino. 

Passa  quindi  a  parlare  di  due  specie  di  Chondrostoma  che  si  pe- 
scano nelle  acque  lombarde;  luna  la  r//o«//. //cww.f  volgarmente  co- 
nosciuta col  nome  di  S(n-fllii;  l'altra  che  ha  il  nome  vernacolo  di 
Stricelo  ritiensi  nuova  dall'autore  chene  dà  la  seguente  frase  specifica. 

Chondrostoma  jaclllm,  De  Fil. 

C.  longitudine  altitudinem  sexies  snperante  :  capite  altitudinem 
cojfquante  :  s(|uamis  argenteo-micanlibus. 

D.   II.  A.  12.  ^.  IO.  Ser.  squam.  58.  '"/, 

Termina  col  dii'e  che  il  Freg/iioroeu  dei  Lombardi  è  il  P/io.v/nus 
Id'fis  ;  che  il  Bertone  è  una  specie  forse  nuova  del  genere  Gobio;  e 
che  il  lialho  è  il  genuino  Rarbits  Jliwiatilis,  muovendo  dubbi  sopra 
la  validità  delle  specie  non  collimanti  del  Principe  di  Canino,  e  di 
■Valciiciemies. 

Dopo  aver  la  Sessione  ammirato  non  solo  la  Memoria  sovra 
espressa,  ma  1'  esattissime  figure  altresì  delle  quattro  specie  nuove, 
il  Principe  di  Canino  si  rallegra  che  i  pesci  di  Lombardia  vengano 
finalmente  studiati  da  persona  così  alta  ad  illustrarli.  Senza  entrare 
nella  questione  dell'allargamento  o  rislringimento  dei  generi,  insi- 
ste sopra  una  razionale  simmetria  dei  medesimi,  lodando  chi  con 
tanto  ardore  si  accinge  a  mostrare  l'insussistenza  dei  cattivi.  Ri- 
vendica alle  j)roprie  opere  l' introduzione  del  sotlogenere  in  luogo  di 
porzione  della  frase  specifica  :  non  ammette  tanto  facilmente  la  riu- 
nione delle  di  lui  specie,  sostenendole  inerilevoli  ili  tal  rango  almeno 
quanto  le  nuove  aggiunte  dall'  autore  della  encomiala  Memoria,  e 


—  ò-jS  — 
nel  caso  dovessero  riunirsi,  sostiene  che  tl()vrel)l)ero  piuttosto  rile- 
iH'iv  1  aulici)  uoiue  di  L.  .(f/iKi/iLv,  clic  (jiicilo  di  A.  rdi'rthtnus,  e  ciò 
in  \\\ùì  di'i;li  slessi  |>rincij)j  dei  doli.  Do  l'ilippi,  po'quidi  dovrel)be 
riunire  insieme  anco  più  specie  di  ([ueste;  essenilo  oniai  ben  chia- 
ro ciie  d'ora  in  avanti  bisognerà  per  esser  conseguenti,  o  moltipli- 
care le  specie  anco  di  più  di  quello  che  si  va  facendo,  ovvero  ri- 
sti'ingerle  con  maggior  severità. 

Conl'eruia  clic  il  /'airone  è  indul)itatamente  un  suo  Telesles ;  ma. 
dul)ila  se  sia  il  muticellus;  esclude  però  dai  suoi  Telestes  le  tre  de- 
scritte come  specie  nuove.  Circa  la  Chondvosloma  jacuìam,  dice  co- 
noscere da  lungo  tempo  tale  specie,  e  sospetta  che  sia  già  descritta 
dai  signori  Seljs  e  Pictet  che  seco  lui  la  trovarono  in  copia  sui  mer- 
cati di  Torino.  Circa  ai  Barbi  dice  in  fine  aver  applicato  alle  sue 
descrizioni  i  nonù  iui|)Osti  da  Valenciennes  a  specie  che  non  avea 
descritte;  dal  che  poteva  derivare  la  non  coincidenza  cui  allude  il 
doti.  De  Filippi. 

Annuncia  il  Piesidente  stesso  per  ultimo  che  per  sostenere  il 
meglio  che  ora  possa  1'  arringo  in  cui  si  pose  con  la  rivista  zoolo- 
gica letta  fin  dall'anno  i8/|i  nel  Congresso  di  Firenze,  darà  lettura 
dei  più  importanti  brani  della  sua  corrispondenza  zoologica  dopo 
<|uclla  rivista. 

Dopo  di  ciò  r  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  C.\rlo  Principe  Bonap\rtf. 

//  Segretario  Dott.  T.  Riboli 


ADIKA^ZA 

DEL    GIORNO    i8    SF.TTKMBRE 


»se<- 


i/iffcrila  alla  dimane  l'approvazione  del  processo  verbale  della 
antecedente  adunanza,  il  dott.  Regolo  Lippi  incomincia  a  descrive- 
re niinulanienle  la  inipromessa  anomalia  delle  parti  uropoietiche 
ne'  due  maschi  da  lui  osservati,  e  ne  distribuisce  i  disegni.  Essa  con- 
siste in  uno  spostamento  (o  per  mejjlio  dii'e  troncamento  diretto  e 
addossamento)  de'muscoli  addominali  della  regione  del  pube,  onde 
vedesi  a  nudo  la  parte  anteriore  del  basso  della  vescica,  nella  quale 
scorgonsi  due  fori  stillanti  perennemente  orina,  e  più  inferiormente 
a  sinistra  della  radice  del  pene  un  altro  foro  che  emette  lo  sperma. 
Mossi  alcuni  dubbi  dai  signoii,  prof.  cav.  Paolo  Savi,  dott.  Chiesi, 
dott.  Bassi,  cav.  Schmid,  dott.  RiJioli,  e  Principe  Bonaparle,  soddis- 
fatti soltanto  in  parte  dall'esponente;  la  Sezione  dichiara  essere 
(lUltinnlo  striiiin  la  desciitta  anomalia,  e  prega  il  Lippi  a  continuare  le 
sue  osservazioni  ne'due  individui,  ispezionando  parti  che  non  tentò. 
Il  dott.  Giolo  legge  una  Memoria  su  i  perniciosi  effetti  dell'uso 
soverchio  de'  tritici  aventi  spiche  con  glume  armate,  date  in  ali- 
mento ai  bovi.  Premesso  che  la  provincia  del  Polesine  non  invidia 
alcun'  altra  per  le  sue  ottime  razze  di  bovi,  passa  a  far  conoscere  i 
danni  che  ivi  accadono  dal  cibai'li  colle  glume  del  formento  fornito 
di  resta.  Tai  glume  cos'i  armate  il  Giolo  dice  indigeste  perchè  le  re- 
ste passano  inalterate  da' processi  della  stessa  ruminazione,  e  quan- 
tunque non  rechino  detrimento  agli  stomachi  per  motivo  del  fitto 
e  grosso  tessuto  mucoso  che  li  tappezza,  pure  oltrepassato  l'orificio 
pilorico  trovando  ini  tessuto  ben  diverso  e  sensibile  irritano  ed  in- 
fiammano gì' intestini,  e  vi  esercitano  azione  micidiale.  Espone  i  fe- 
nomeni moibosi  da  lui  osservali  nelle  necrosco|)ie;  e  dopo  una  sto- 
ria di  Enterite  pei-feltauiente  guarita  dietro  espulsione  per  secesso 

48 


—    38o   — 
di  una  ntcìnlininu  .■ijiiiriii,  o  pseudoniembniiKi,  o  niciiihniiKi  iiiiinr- 
ninle,  che  sottopone  alla  Sezione,  si  congratula  di  aver  additata  alla 
Veterinaria  una  causa  meccanica,  rimossa  la  quale  si  preserveranno 
sovente  animali  tanto  utili  alla  società. 

11  Segretario  doli.  Riholi  legge  quindi  le  sue  ridessioni  Aiuitu- 
niico-Frenologivhe  so/>rii  mi  ernie  dii  enccia  della  eos)  detta  ìiizzri  di 
S/ìiiii/iti,  (i/>/>nrte/iiilo  alFidtiiiio  Duca  di  Parnid,  ed  osserva  non  esser 
vero  che  siano  sempre  fortunati  in  educar  gli  animali  coloro  che  ad 
essi  porgono  il  cibo;  né  tendenza  alcuna  esservi  tanto  riprovevole 
che  non  sia  correggibile  in  tenqio,  cosi  negli  animali  inferiori  come 
ne'superiori.  Riferito  alcun  fatto  curioso  di  cane  indomabile,  astuto, 
intelligente,  in  cui  la  docilità  sopravvenne  per  severissimo  castigo, 
trapassa  ad  alcune  osservazioni  frenologiche,  per  le  quali,  sia  pure 
unica  o  multi[)lice  la  specie  del  Cane,  si  fa  manifesto  che  il  regime 
di  vila  e  l'aiìiludinc  modificano  le  forme  esteriori  e  le  facoltà  in- 
tellettive in  modo  riconoscibile  da  tutti,  e  potersi  scuoprire  in  esse 
le  indoli  respettive,  e  quali  mezzi  siano  più  acconci  a  correggerle. 
Il  doli.  r;iolo  non  si  rimane  di  annotare  alcun  che  sul  modo  in  cui 
la  educazione  contribuisce  non  solo  allo  sviluppo  delle  facoltà  in- 
tellettuali, ma  alla  modificazione  delle  forme  eziandio. 

\ar\  mendjri  della  Sezione  domandano  che  il  piof.  Paolo  Savi 
dica  la  sua  opinione  intorno  alla  primogenia  origine  del  Cane,  se  uni- 
co, e  quale  ne  sia  lo  stipite,  ovvero  siano  molliplici  e  quali  ;  e  nel 
primo  caso  indichi  se  fosse  una  specie  tuttora  esistente  nello  stato 
selvatico,  o  che  se  ne  sia  dipartita,  o  perduta:  fu  volo  espresso  dal 
Presidente  per  ricondurre  così  la  Sezione  allo  scopo  piìi  immediato 
de'  suoi  lavori. 

Risponde  il  professor  di  Pisa  non  avere  alcun  fatto  proprio  sul  sog- 
getto: esser  sua  opinione  per  altro  che  le  varietà  lutle  abbiano  avuto 
origine  remota  da  un  medesimo  tipo,  ma  nulla  poter  dire  di  esso. 
Quindi  interpellato  dal  cav.  Schmid  se  quello  potesse  essere  il  Cains 
Lupus  di  Linneo,  risponde  in  contrario,  ed  apjioggia  la  sua  opinione 
annoiando  che  la  voce  particolare  del  Lupo  ed  il  suo  latrare  son  di- 
versissimi da  quelli  de'Cani.  Stabililasi  tra  il  Principe  di  Canino,  il 
cav.  Schmid,  il  doti.  Giolo,  il  cav.  Rassi,  il  doti.  Chiesi  una  discus- 
sione intorno  al  tipo,  a'  caratteri  fisici,  agi'  incrociamcnli  delle  raz- 
ze, alle  abitudini,  alle  influenze  locali,  ed  altro;  il  Savi  stesso  circa 
la  questione  di  quale  fra  le  nostrali  sia  la  varietà  del   Caiiis  fuiiu- 


—  38i  — 
ìiaris  che  più  si  accosti  al  tipo,  risponde  non  aversi  neppiir  sopra 
ciò  dati  cerli,  ed  esserne  prova  le  opinioni  disparate,  in  pi'oposito 
emesse  :clie  per  altrf)  si  debhan  ricercare  le  l'ornie  più  approssi- 
manti a  tal  tipo  in  quelle  razze  che  Irovansi  in  circostanze  più  ana- 
loghe a  (|uelle  delle  specie  selvatiche,  in  cani  cioè  di  nazioni  non 
civilizzale,  o  in  Europa  in  quella  dei  pecorai.  Cita  parlicolarineiite 
il  Cane  tie'  pastori  di  Corsica,  del  (piale  vcdesi  un  esemplare  impa- 
gliato nel  Museo  di  Pisa,  come  una  delle  varietà  che  a  suo  parere 
possono  riguai'darsi  più  ap|>rossimanti  al  primitivo.  Ed  osservatosi 
dal  Principe  di  Canino,  se  escluso  il  Lupo,  potesse  piuttosto  ammet- 
tersi per  tipo  il  Canis  aiireus  L.,  lo  Giackal,  replica  il  professore  che 
certamente  quel  cane  de' pastori  Corsi  potriasi  prendere  per  tale  se 
non  avesse  le  estremità  delle  orecchie. pendenti,  forse  indizio  della 
influenza  dell'uomo,  ed  unica  differenza  che  fra  essi  si  vede,  avendo 
color  baio  giallastro,  pelo  lanuto  folto,  e  setoluto  rigido,  ed  appa- 
recchio glanduloso  sopraccaudale  beiìe  sviluppato  Di  questo  glan- 
duloso  apparecchio  che  reputa  incognito  a'  Zoolomi,  dice  starsi  su  la 
parte  superiore  della  coda,  distante  dalla  base  un  terzo  circa  della 
sua  lunghezza,  visibile  per  una  niacchia  piìi  oscura,  il  che  dipende 
da  mancare  in  quel  punto  il  lanuto  pelo,  essendovi  però  più  rigido 
il  setoluto,  e  più  fitto:  essere  questo  pelo  unto  alla  base  da  materia 
sebacea  trasudante  da  cripte  nascoste  entro  la  pelle  di  quell'umo- 
re spalmata  :  sotto  lo  scalpello  anatomico  non  aver  mostrato  altro 
che  una  più  ricca  vascolarilà:  tulle  le  specie  di  Cani  e  \'olpi  da 
lui  esaminate  come  il  Canis  lupus,  il  iiiloticus,  il  lagopus,  il  vulpes, 
il  mehtiiogaster  ed  alli'i,  andarne  munite  ;  ina  nelle  Volpi  nostrali 
odorar  quell'umore  di  viola  mannnola. 
Dopo  di  ciò  r  adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bon.u'arte 

//  Segretario  Dott.  T.  Riboli 


A  1)  li  N  A  i\  Z  A 

DEL   GIORNO    19   SETTEMBRE 


Vjosì  della  prim.i  come  della  seconda  seduta  approvali  i  processi 
verbali,  si  tornò  da'  signori  dott.  Chiesi,  doti.  Lippi,  cav.  Bassi,  Piiii- 
cipe  di  Canino,  e  dolt.  Riboli  sul  soggetto  delle  parli  uropoietiche 
discusso  nel  giorno  antecedente;  ed  il  sig.  prof.  Peccliioii  invitato  a 
dirne  la  sua  opinione  narra  di  aver  veduto  nell'  Ospedale  di  Siena 
un  caso  analogo,  da  lui  definito  per  estrofìa  di  vescica.  Un  caso  pu- 
re analogo  si  adduce  dal  prof.  Mazzi,  rappresentante  una  fungosità 
nella  sua  parte  superiore  come  nello  esposto  dal  Lippi,  la  qual  sup- 
pose dipendere  da  poca  nettezza.  Perciò  la  Sezione  si  conferma  nel 
credere  che  anomalia  di  tal  fatta  non  è  rara. 

Legge  il  Presidente  una  lettera  del  prof.  cav.  Paolo  Savi,  che  dice 
doversi  tener  lontano  anco  dalla  prossima  seduta,  a  meno  che  non 
si  discutessero  materie  in  cui  si  reputasse  necessaria  la  sua  presen- 
za; e  facendo  conoscere  la  intenzione  in  cui  esso  Presidente  sa- 
rebbe per  accordo  con  quel  di  Botanica  che  le  due  Sezioni  avessero 
una  seduta  mista,  per  ascollar  la  lettura  del  rapporto  del  prof.  Me- 
neghini in  discarico  della  commissione  datagli  in  Padova  sul  Piano 
unifoniìc  di  ìwiiiencliitura  pe'  due  lei^ni,  animale,  e  vegetale,  inter- 
pella la  Sezione  se  voglia  invitare  il  Savi  per  la  dimane,  o  tenerla 
senza  di  lui,  siccome  ad  esso  Professore  piacerebbe  per  occuparsi 
di  materie  da  trattarsi  in  appresso.  Risposto  unanimemente  fu  che 
il  Savi  fosse  pregato  ad  intervenire  co'  suoi  lumi  alla  discussione 
sulla  nomenclatura  fissata  pei'  la  dimane. 

Il  Segretai'io  legge  una  lettera  del  |)rof.  Tadtlei  Presidente  della 
Sotto-Sezione  di  (chimica,  nella  (juale  annunciasi  che  il  Principe  Luigi 
Bonaparte  avea  colà  comunicalo  un  j)icno  suo  lavoro  di  analisi  del 
veleno  viperino,  isolandone  una  sostanza  sui  generis  da  lui  designala 


—  383  — 
col  nome  di  ecliidniiui,  cui  seinbrii  deg^iaiisi  attriiiuire  le  j)i-o|)iielà 
(Iclclei'io  e  venelk-lie  (li  (|uell'iiiii()i('.  l'atlosi  jn-esfiilc  1).  l.uit,'i  lioiia- 
pailc,  mostra  egli  slesso  alla  Sezione  la  della  isolala  soslanza  ed  il  ve- 
leno, aflinchè  se  ne  riconoscano  i  caratteri  differenziali.  Ed  accen- 
nate le  proprietà  del  priricipio  veiielico  prega  la  Sezione  che  se  ne 
occupi,  soggiungendo  per  maggiore  interesse  die  egli  lo  lia  trovalo 
analogo  a  quel  delia  saliva  denominato /;//c////tc/,  separali  l'uno  non 
men  che  1'  altro  dalla  gianduia  parolide.  Mostra  la  Sezione  che  di 
ciò  volentieri  si  occuperà. 

Commendasi  dal  Presidente  la  desideratissima  opera  dell'  illustre 
Giorgio  Roherto  Gray  intitolata  Generi  degli  uccelli,  la  quale  com- 
prenderà i  loro  caratteri,  e  le  notizie  delle  abitudini  di  ciascun  ge- 
nere, illustralo  da  figure  di  David  William  Mitcliell. 

Il  Segretario  invita  la  Sezione  a  prendere  in  considerazione  il 
desiderio  del  sig.  Ciister  per  un  cambio  di  prodotti  naturali. 

Il  sig.  Porro  comunica  una  lettera  del  sig.  Verany  relativa  ad  un 
pesce  a  lui  incognito,  preso  nel  mare  di  Genova,  del  (|uale  congiun- 
ge il  disegno,  onde  presentalo  alla  Sezione  ne  venga  riconosciuta  la 
specie.  Il  Presidente  la  riconosce  all'  istante  per  il  Tetrnpterurus  be- 
lone, e  nel  dichiararla  piuttosto  rara  la  indica  interessante,  perchè 
forma  1' anello  di  congiunzione  fra  le  due  apparenlcmenle  lontanis- 
sime sottofamiglie  degli  Esodili  e  degli  Scombridi.  E  da  (juesta  oc- 
casione prende  a  discorrere  di  alcuni  pesci  non  comuni  de' nostri 
mari,  specialmente  del  Notacaiillius  bonapartii  Risso,  che  mandato- 
gli finalmente  dal  celebre  ittiologo,  egli  ha  riconosciuto  essere  il 
vero  IS'otacanthus  nasus  Bloch,  di  cui  (inora  ignoravasi  la  patria; 
che  perciò  viene  ad  essere  il  nostro  Medilcri-aneo  inesauribile  cuna 
di  stravaganti  specie  nelle  sue  profondità.  E  (piindi,  jier  cominciar 
la  lettura  del  commercio  epistolare  annunziato  nella  prima  seduta, 
legge  lettera  del  sig.  Risso  risguardante  princijialmente  i  ('t'/ì/idlo- 
/>0(li;\a  (juale  avendo  destalo  molto  interesse  ne  \ien  commesso  un 
rapporto  al  conte  Porro. 

Legge  inoltre  lettera  del  sig.  Luigi  Sette  di  Napoli  accompagna- 
ta da  un  elenco  di  pesci  d'ac(|ua  dolce  lombardi,  unitavi  (jualche 
utile  osservazione. 

Presentasi  dal  dolt.  Giolo  un  bell'esenjplare  della  /'ipe/ri  n.tpis  L., 
che  muove  a  j)arlare  de'  caratteri  onde  si  distinguono  il   maschio 


—   38.',   — 
e  la  femmina,  della  forza,  e  della  differenza,  se  puie  esiste,  del  iciro 
velejio;  e  in  ultimo  dell'anomalie  delle  tre  piastre  cefaliclie,  che  dalla 
l'ipera  connine  dislinguono  la  Pclins  beriis. 

Letta  (|uindi  la  parte  zoologica  del  bel  Programma  de'  premi 
della  Società  Olandese  delle  Scienze  di  Harleni,  il  Presidente  lo  j)assa 
al  marchese  Pareto,  che  lo  partecipi  alla  Sezione  di  Geologia. 

È  sciolta  r  adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonaparte 

//  Se^reOir/v  Doti.  T.  Riboh 


ADINAIVZA 

DEL   GIORNO    20   SETTEMBRE 


-^9e« 


N. 


Iella  Riunione  di  Padova  le  dna  Sezioni  zoologica  e  botanica  con- 
vennero insieme  a  discutere  sul  progetto  dell'  inglese  sig.  Strickland, 
relativo  alla  considerazione  delle  regole  per  cui  la  nomenclatura 
della  Zt)t)logia  può  essere  stabilita  sopra  uniforme  e  solida  base. 
Terminata  colà  la  discussione,  fu  nominata  una  Commissione  la 
quale  si  desse  cura  di  esaminare  il  progetto  per  riferirne  alla  Riu- 
nione in  Lucca.  Dei  membri  della  Commissione,  tre  zoologi  tutti 
milanesi,  e  tre  botanici  padovani,  presero  respettivamente  in  esa- 
me il  proposto  piano  di  nomenclatura,  e  il  marcliese  Spinola  vi  at- 
tese di  per  sé  solo.  Si  sono  oggi  adunate  in  seduta  mista  le  Sezioni 
di  Zoologia  e  di  Botanica  di  questo  Congresso  per  sentire  le  re- 
lazioni loro. 

Il  Segretario  legge  il  rapporto  del  marcliese  Spinola,  il  quale 
si  dimostra  quasi  affatto  contrario  a  questo  divisamento,  mosso 
con  tanto  amore  da  molli  naturalisti.  II  Presidente  Principe  di  Car 
nino  si  riserba  di  combattere  ad  imo  ad  uno  gli  argomenti  del 
cliiarissimo  Entomologo,  e  si  limita  sul  momento  ad  osservare  clie 
più  facile  è  atterrare  cbe  innalzare  un  edificio;  né  si  toglie  di  spe- 
ranza clie  il  marcliese  Spinola  vorrà  venire  anzi  in  aiuto  piuttosto 
cbe  dubitare  del  riuscimonto.  A  questa  lettura  conseguita  (piella  del 
sig.  Porro  di  altro  scritto  nella  quistione,  da  lui  redatto  anclie  a 
nome  del  cav.  Bassi  e  del  dott.  De  Filippi.  In  esso,  dopo  assai  dotta 
esposizione  della  teoria  dei  pareccbi  sistemi,  sono  riportate  molte 
utilissime  osservazioni  ai  diversi  paragrafi  del  progetto,  le  quali  ven- 
gono però  dai  tre  zoologi  modificate  in  un' aj)|)eiulice,  per  nuovi 
scbiarimenti  avuti,  dopo  inviato  a  Padova  quel  primo  scritto. 

A  queste  due  letture  succede  una  discussione,  da  cui  risulta  es- 
sere tutti  concordi,  die  la  duodecima  legittima  edizione  del  Sj-slerna 


—  386  — 
i\<itiiriv  sollaiilo  sia  il  vero  punto  olire  cui  non  si  (lo!)l)e  corcare  la 
priorità,  uè  cpiesta  rivendicare  per  gruppi  maggiori  di  generi.  Il  Pre- 
sidente, che  fa  ben  notare  questa  unaniniilà  di  consiglio,  opina  col 
cav.  Bassi  esser  minore  l' inconveniente  di  modificare  il  concetto  dei 
nomi  aniiclii,  che  la  introduzione  di  nuovi.  ISon  anmielte  però  che 
il  nome  di  un  genere  quantunque  animale  possa  mai  darsi  ad  altro 
genere  anche  vegetabile.  In  quahuu|ue  altro  caso  vuole  che  per  mu- 
tare un  nome  già  dato  siavi  provalissima  necessità,  e  colpa  assai 
grave  essere  in  coloro  che  cercano  una  cagione  anche  logica  per 
questo  mutamento. 

Si  viene  quindi  alla  lettura  delle  osservazioni  sul  Piano  di  no- 
menclatura dei  tre  botanici  padovani  De  Visiani,  IMcneghini,  e  Tre- 
visan,  ricche  di  giuste  vedute,  e  di  dottissimi  avvisi,  su  che  a  buon 
dritto  osserva  il  cav.  Bassi  che  il  Relatore  non  ha  ragione  di  giu- 
dicare i  pensamenti  degli  altri  membri  della  Commissione,  ma 
debb'  esserne  solo  l' interprete  fedele.  Ultima  lettura  è  il  rapporto 
del  prof.  Meneghini,  nel  quale  conclude  di  adottare  la  proposizione 
dei  tre  membri  milanesi,  che  cioè  «  le  conclusioni  dell'esame  ven- 
«  gano  rimesse  ad  un  altro  anno,  affinchè  i  membri  tutti  della  Com- 
«  missione  possano  con  maggior  sussidio  di  documenti  soddisfar 
«  sempre  meglio  al  delicato  incarico  di  cui  vennero  onorali  ».  La 
Commissione  padovana  trova  luogo  di  fare  una  nuova  riflessione 
in  questo;  che  i  botanici,  anche  giusta  il  detto  del  Principe  Bona- 
parte,  non  essendo  incorsi  negli  errori  dei  zoologi,  terrebbero  mala 
via  discostandosi  dalle  leggi  di  Linjieo.  Tuttavia  significa  che  «  il  De 
«  Candolle  aggiunse  qualche  utile  riforma  a  quel  codice:  qualche 
«  altra  è  reclamata  dallo  stato  attuale  della  scienza  e  dalla  insor- 
«  genza  di  qualche  abuso.  Ma  più  che  altro  la  Botanica  sente  la 
«  necessità  di  far  osservare  in  tutto  il  suo  rigore  il  corpo  delle  leggi 
«  stabilite  dal  Linneo  ».  Continuando  la  predetta  Commissione  nel 
suo  ragionamento,  dice  insufficiente  il  piano  proposto  dai  zoologi 
inglesi,  e  che  il  codice  linneano  alquanto  modificato  renderebbesi 
aiiplicabile  alla  Zoologia  ;  onde  propone  : 

«  I ."  Che  sieno  esaminate  e  secondo  il   bisogno  modificate  le 
«  leggi  linneane  jier  quanto  spetta  alla  Botanica. 

«  ■>.."  Che  sia  piesa  in  maturo  esame   1'  applicazione  di  (luelle 
«  leggi  medesime  alla  Zoologia. 


—   387   — 

«  A  questo  doppio  scopo  gioveranno  i  lavori  dei  zoologi  inglesi, 
«  ma  il  loro  piano  non  può  servire  secondo  la  suddetta  Commis- 
«  sione  di  punto  di  partenza  ». 

Il  Presidente  aderisce  alle  conclusioni  del  non  potersi  decidere 
presentemente  l'importante  quistione;  desidera  che  i  botanici  si 
rassicurino  meno  della  perfezione  nella  loro  nomenclatura  ;  e  pro- 
testa fei'mamenle  contro  1'  asserzione  die  il  progetto  inglese  non 
possa  servire  di  punto  di  partenza,  mentre  egli  lo  crede  vicinissimo 
alla  perfezione  bramata.  Tanto  nell'argomento  della  nomenclatura 
(pianto  nelle  commissioni  a  ciò  stabilite  discutono  i  sigg.  Parlatore, 
Masi,  Presidente,  Schmid,  Porro,  Bassi,  Chiesi.  La  continuazione  di 
(juesto  soggetto  vien  rimessa  ad  altro  giorno. 

Il  Presidente  Principe  Bonaparte  avverte,  che  domani  non  si 
terrà  adunanza  di  Zoologia,  avendo  luogo  la  generale  assemblea  per 
eleggere  la  città  ove  congregarsi  nel  i845.  Fa  sentire,  raccoman- 
dando, l'utile  e  il  riguardo  che  sarà  per  trarre  questa  italiana  Insti- 
luzione  dalla  scelta  della  città  accoglitrice,  fatta  con  voti  di  solenne 
unanimità.  K  sciolta  l'adunanza. 

A'islo  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonaparte 

/  Segretari  della  Sezione  di  Botanica 
Uott.  L.  Masi 
Dolt.  E.  Celi 

//  Segretario  della  Sezione  di  /.oologia    , 
Doti.  T.  RiBOLi 


49 


A  D  li  ^  A  \  l  A 

DEL    GIORNO    22    SETTEMBRE 


»©e<^ 


J.1  processo  verbale  dell' antecedente  seduta  essendo  stato  Icllo  ed 
approvato,  non  die  distribuite  per  parte  del  dott.  G.  Domenico 
Nardo  copie  delle  sue  Osseivaziuiii  itliolo'j^icltc  comunicate  alle  as- 
semblee scienlifìclie  italiane;  come  altresì  presentali  esemplari  di 
cataloghi  degli  l  creili  e  dcgl'  Insetti  delle  province  di  Padova  e  di 
Venezia  compilati  dal  sig.  conte  Niccolò  Contarini,  non  essendo  in- 
tervenuti entrambi  gli  Scienziati  al  Congresso  che  ne  è  dispiacente; 
vengon  prepai'ati  dal  Principe  Bonaparte  gli  animi  ad  ascoltare  una 
preziosissima  lettei'a  a  lui  diretta  dal  celeberrimo  anatomico  dottor 
Ilenle  di  Zurigo,  il  quale  annunzia  che  la  scoperta  fatta  e  publicata 
dal  doli.  Filippo  Pacini  membro  di  questa  Sezione,  nel  Congresso  di 
Pisa,  col  titolo  di  JSuovi  organi  scoperti  nel  corpo  umano,  muterà  la 
teoria  fin  qui  ricevuta  nella  struttura  elementare  del  sistema  nervoso. 
Dicesi  dall'  Henle  nella  sua  lettera  che  il  sig.  Kolliker  suo  pro- 
settore ha  ritrovato  piccoli  corpi  simili  a  (pielli  dal  Pacini  osserva- 
li nel  mesenterio  di  un  gatto.  Dicesi  aver  egli  stesso  costatato  in 
tutti  i  cadaveri  umani  organi  tali;  ed  oltre  ciò  averli  poi  ritrovati 
nel  Cane,  nel  Maiale,  nella  Pecora,  nella  Capra  e  nel  \  itello.  Accer- 
tasi, che  mercè  di  esattissime  quanto  minute  osservazioni  micro- 
scopiche avea  veduto,  che  ogni  filamento  (  dal  Pacini  chiamato  fu- 
nicolo )  onde  i  corpuscoli  si  uniscono  ai  nervi,  contiene  una  sola 
fibra  nervosa,  la  quale  non  solamente  prolungasi  col  nervo  annesso 
al  corpuscolo,  ma  vi  s' insinua  per  entro,  lo  percorre  fino  alla  peri- 
feiica  estremità,  ivi  dilatandosi  in  punta  ottusa.  Prosegue  1'  Henle 
a  narrale  che  unitamente  allo  stesso  Kolliker  vide  il  nervo  mutar 
natura  poco  dopo  la  sua  inserzione  nel  corpuscolo,  divenir  cioè 
piatto  e  sottile  da  cilindrico  e  grosso,  perdere  i  suoi  contorni  opa- 


-  389  - 
chi,  impalliiliie.  Soggiunge  meritar  ([ualclie  allenzioiie  una  varietà 
che  accatle  nella  cslicniità  della  lihra  nervosa.  In  una  gian  parie 
cioè  de' CUI  puscdli  il  nervo  non  si  termina  in  un  semplice  lilanien- 
lo,  ma  si  hiforca  in  fibre  j)iii  o  meno  lunghe,  non  di  rado  curvate, 
ciascuna  delle  (piali  si  termina  nel  moilo  stesso  delle  (ihi-e  semplici, 
vale  a  ilire  con  un  piccolo  rigonfiamento.  Dichiarando  in  fine  di  es- 
sere altamente  riconoscente  della  scoperta  al  l'acini,  promette  una 
Memoria  su  tale  soggetto,  e  propone  siano  denominati  Corpuscula 
l'acini  (\K\i'^^'i  organi,  ad  onore  di  chi  primo  li  discoperse  (i). 

Il  prof.  Savi  applaude  alla  giustizia  resa  al  l'acini  non  presente 
alla  Sezione,  e  rammentando  la  biforcazione  delle  fibre  elementari 
nervose,  accennala  da  Kollikci-  ne'  nervi  annessi  ai  corpuscoli  da 
esso  e  da  Henle  veduti  ne'cpiadiupedi,  fa  osservare  clie  tal  singoiar 
divisione  trovasi  anche  nelle  fibrille  nervose  elementari  de'diaf'iam- 
mi  dell'  organo  elettrico  della  Torpedine,  soggetto  di  cui  egli  intrat- 
tenne questa  Sezione  in  Fii'cnze. 

Il  dolt.  .Marcacci  legge  un  breve  estratto  di  suo  lavoro  sulla 
struttura  e  movimento  del  petto,  in  cui  fa  conoscere  i  risultati  ulti- 
mi delle  sue  ricerche  ed  esperienze  in  proposito,  riservandosi  a 
publicare  con  le  stampe  anche  la  descrizione  minuta  de'  dati  ana- 
tomico-sperimentali dai  (piali  essi  emergono.  Bench(»  lungi  egli  fos- 
se dal  pretendere  d'innovare  lo  stato  delle  cognizioni  sull'azione 
dei  muscoli  intercostali  fondato  dal  celebi'e  Haller,  fu  colpito  da  al- 
cune specialità,  e  dettesi  ad  ogni  più  minuta  indagine  anatomica  in 
molti  e  diversi  animali,  esplorò  l'azione  sotto  ogni  circostanza;  e 
non  contento  di  tpiesto  sottopose  al  giuoco  della  potenza  elettrica 
le  parti  dopo  morte;  e  mercè  di  molli  esperimenti  oggi  conclude: 

I ."  (Mie  le  coste  e  le  cartilagini  godono  di  movimenti  partico- 
lari e  distinti,  hanno  il  loro  centro  di  moto  respettivaraente  sulla 
colonna  vertebrale  e  sullo  sterno,  1' estremo  mobile  al  punto  di  riu- 
nione delle  due  parti;  debbano  perciò  considerarsi  come  distinte 
e  separate. 

•1.°  Che  il  muscolo  intercostale  interno  debba  distinguersi  in  due 
porzioni:  in  quella  cioè  che  occupa  lo  spazio  intercostale  propria- 
mente detto,  ed  in  (piella  che  occujja  lo  spazio  intercartilagineo; 

(I)  Vrdiisi  lina   .Vnfn  «lei  doti.  Filippo  l'acini   in  replica  alla  comunicazione 
del  prof.  Ilciilr,  letta  nella  adunanza  del  dì  29. 


—    Sqo    — 

essenilocliè  i  dati  anatomici  non  meno  che  i  fisiologici  reclamano 
altamente  qnesta  separazione. 

3.°  Che  il  muscolo  intercostale  esterno  (considerando  l'animale 
in  positiwa  verticale  )  eleva  la  costa  ossea,  nel  modo  stesso  che  la 
porzione  posteriore  dell'  intercostale  interno  1'  abbassa. 

4.°  Che  la  porzione  anteriore  di  questo  medesimo  muscolo  in- 
tercostale interno  serve  ad  elevare  la  cartila£;ine,  come  ad  abbas- 
sarla è  destinalo  il  respeltivo  fascetlo  del  triangolai'e  dello  sterno. 

In  conseguenza  di  ciò  il  Marcacci  riconosce  due  distinti  sistemi 
di  movimento,  uno  posteriore  che  chiama  vertebrale,  l'altro  ante- 
riore che  dice  sternale;  ed  in  ambedue  esistere  particolari  leve  mo- 
bili sopra  le  respettive  colonne  vertebrale  e  sternale,  e  per  ciascu- 
na un  apparecchio  muscolare  da  servire  al  doppio  moto  respirato- 
rio, il  ((uale  ha  per  così  dire  la  sua  origine  ed  il  suo  punto  fisso 
sopra  le  due  colonne  anzidette. 

Gioite  anteriori  opinioni  potranno  spiegarsi  e  chiarirsi,  altre  sa- 
ranno riconosciute  false  in  virtù  dogh  studi  del  Marcacci.  Da' (piali 
risulta  altresì,  che  agli  argomenti  di  filosofico  confronto  rilevati  dal 
Meekel  tra  la  metà  anteriore  e  posteriore  del  corpo,  paragonando 
tra  loro  la  colonna  vertebrale  e  lo  sterno,  le  coste  e  le  cartilagini  e 
le  artei'ie  intercostali,  e  i  rami  esterni  dell'  arteria  mammaria  inter- 
na, questi  possono  aggiungersi,  cioè  di  una  propria  e  distinta  mo- 
bilità delle  cartilagini,  e  di  un  distinto  apparato  muscolare,  doppio 
in  anibedue  i  sistemi,  egualmente  disposto,  e  di  un'azione  consimile. 

Il  dott.  Duranti  presenta  due  preparazioni  da  lui  fatte.  L'  una 
mostra  gli  organi  genitali  àeW  Oryctes  nasicornis  :  Y  a\\.r&  i  nervi 
ottici,  il  tubo  gastroenterico,  e  gli  organi  genitali  maschili  del  Lu- 
canus  cervus.  La  Sezione  ammira  1'  uno  e  1'  altro  lavoro,  ne'  quali 
non  solo  si  ha  un  saggio  di  estrema  esattezza  in  fatto  di  minula 
anatomia,  ma  viene  altresì  a  dimostrarsi  la  esistenza  delle  capsule 
sj)ermatiche  uè' Lucani  non  viste  da  Lacordaire,  né  dal  Delle  Chiaie, 
né  dal  Carus,  uè  dallo  stesso  Dufour,  il  (piale  volle  principalmente 
perciò  sottrarre  la  sezione  de'  Lucanidi  dalla  famiglia  de'  Lainelli- 
corni,  e  costituirne  una  famiglia  a  jiarte  distintissima  dagli  Scarn- 
heidi,  e  più  affine  e  vicina  alle  famiglie  che  la  precedono,  segnata- 
mente a  (piella  àe  Palpicoriti.  Che  la  descrizione  data  dal  Dufour 
de' testicoli  dell'  Orjrctes  sia  esattissima,  piace  al  Duranti  che  si  ri- 
levi anco  dalla  sua  preparazione.  Quella  del  Lucnnus  ceivus  al  con- 


—  Sgi  — 
trario  dello  stesso  Diifour  vieii  distrutta,  non  avverandosi  che  nian- 
cliino  le  caj)siile  spciinaliclie,  né  die  il  leslicolo  venga  oostiltiild 
da  un  lungo  tubo  agglomerato  in  forma  di  |)isei!()  ;  essendocliè  le 
capsule,  sebbene  mollo  più  piccole,  esistono  analoghe  certamente 
nella  forma  a  (luelle  dell'  Oryctes,  discoidee  come  (pieste,  compres- 
se con  un  piccolissimo  ombilico  nel  centro,  dal  (piale  si  origina  un 
più  che  capillare  |)cduncolo  o  condottino  spermatico  convergente 
co'  compagni  sull'  estremità  libera  del  vaso  seminifero,  agglomerato 
in  forma  di  pisello,  che  al  Duranti  sembra  rappiesenlar  chiara- 
mente r  epididimo,  il  quale  non  cosi  mancherebi;e,  siccome  vuole 
Dufour.  Se  finalmente  si  consideri  che  quell'esimio  Anatomico  vide 
i  testicoli  del  Lucantis  parnllelepipedus  composti  dalla  riunione  di 
molte  piccolissime  ca[)sule  sferoidi,  e  ad  un  certo  tratto  del  canale 
defei'cnle  muniti  di  ej)ididimo;  sendirerà  più  plausibile  la  ipotesi  che 
le  capsule  testicolari  del  Amc««mj  ceivus,  tenuissime,  principalmente 
fuori  del  leni|)o  degli  amoi'i,gli  sfuggissero  dall  occhio,  ravvolte  ne- 
gli strati  celhilo-adiposi,  e  le  molte  trachee  che  ne  rendono  tjuanto 
mai  ardua  la  dissezione;  piuttosto  che  il  sospettare  che  l'Anatomico 
francese  e  l' italiano  abbiano  sottoposto  all'  acume  della  vista  loro 
due  specie  affini  di  Lucani  in  cui  la  natura  fosse  andata  straordi- 
nariamente per  salti.  In  ogni  caso  la  Sezione  palpabilmente  vede  la 
esisten/.a  delle  capsule  testicolari  nella  preparazione  del  Duranti. 

Il  cav.  Carlo  Bassi  legge  il  sunto  dei  propri  studi  sulle  funzioni 
degli  organi  genitali  degl'  Insetti,  da  lui  osservati  più  specialmente 
nella  liomhyx  mori.  Trattiensi  in  particolare  su  quella  parte  degli  or- 
gani feminei  che  dall'Audouin  fu  detta  borsa  copulatrice,  da  Dufour 
gianduia  sehifica  dell'ovidotto,  la  quale  egli  vorrebbe  |)iuttosto  nomi- 
nata horsa  spermatica.  Ricorda  come  dall'  Audouin  \enisse  emessa 
r  opinione  già  annunciata  da  Herold,  che  quella  vescicola  serva  di 
recettacolo  al  seme  depostovi  dal  maschio  per  fecondare  le  nova 
neir  atto  del  loro  passaggio  attraverso  1'  ovidotto,  ed  accenna  come 
queir  opini(jne  venisse  rigettala  da  diversi  dei  più  illustri  anatomi- 
ci contemporanei,  tra  i  quali  specialmente  da  Carus,  Straus,  e  Leo- 
ne Dufour.  Ainiovera  gli  argomenti  j)osti  innanzi  speciahnente  da 
quest'ultimo  contro  l'opinione  dell' Audouin,  e  j)arla  in  partico- 
lare di  quelli  desunti  dall'  anatomia  dell'  Hippohosca  equina  e  de- 
gli .IJidi  Dimostra  anche  col  sussidio  delle  osservazioni  di  Dutro- 
chet,  Morren  e  Joly  l'insussistenza  delle  opposte  eccezioni,  non 
tacendo  j)erò  come  le  condizioni  lisiologicbe  del  tutto  straordinarie 


—  '^c)^x  — 

«li  (|iiilli  liisctii  non  j)oirel)l)cro  in  (|uulniu|ue  ipotesi  valere  ad 
iiiliiiiKiri'  la  regola  generale. 

Annnn/ia  da  quindi  esseisi  indnhianiente  accertato  della  verità 
dell'opinione  sostenuta  dall' Audouin,  coll'aNer  costantenienle  rin- 
venuto il  li(|uor  seminale  nella  vescicola  dopo  raccoppianienlo:  es- 
sersi accertato  del  pai'i  della  natma  di  «piel  litpiido,  abbastanza  at- 
testata dalla  presenza  degli  zoos])ernii  clic  in  esso  si  trovano.  Parla 
dello  sviluppo  di  ipiei  zoospermi,  die  dice  aver  linvenuto  liberi  e 
sciolti  nel  canal  deferente,  e  nelle  vescicole  seminali  del  maschio, 
e  privi  di  movimento  nel  testicolo  ove  trovansi  l'iuniti  in  fasci,  ana- 
logamente a  quanto  in  altre  specie  ebbero  ad  osservare  Lallemand 
e  Dujardin.  Sospetta  che  nella  Bombice  la  prima  aj)i)aiizione  dei 
zoospermi  abbia  luogo  nella  crisalide,  o  fors'  anco  nel  bruco,  poi- 
elic  ncir  insetto  perfetto  gli  si  offrirono  costantemente  provvisti  di 
coda.  Dice  inesatta  adatto  la  figura  che  dà  de' zoospermi  della  Bom- 
bice il  Dictionnaire  Classique  d' Histoire  luittiiclle,  affermando  che 
quella  figura  rappresenta  in  vece  Infusorj  affini  alle  Cercarie  che 
abbondano  in  isti'abocchevole  quantità  nel  tubo  digerente  di  quel- 
le farfalle,  costituendo  gran  parte  di  quel  incconio  terroso  e  rossic- 
cio che  esse  emettono  dopo  sbucciate  dal  bozzolo.  A  questo  pro- 
posilo parla  pure  d'  una  Monade  che  abbonila  moltissimo  in  tutti  i 
di\ersi  organi  della  Bombice,  e  che  specialmente  rinvenne  nume- 
rosissima nel  tessuto  adiposo. 

11  Cavaliere  parla  in  fuie  degli  antichi  anatomici,  che  assai  pri- 
ma dell.Vudouin  diedero  la  descrizione  e  determinarono  le  finizio- 
ni della  vescicola  copulatrice.  Ritiene  che  a  torto  s'attribuisca  allo 
Swammerdam  l'opinione  che  quell'organo  serva  a  secernere  il  glu- 
tine con  cui  le  uova  sono  feiiuate  sul  piano  in  cui  vengono  depo- 
ste, e  crede  che  quell'  autore  ritenga  piuttosto  destinato  alla  secre- 
zione del  glutine  1'  organo  ramificato  e  bicorne  che  trovasi  presso 
l'orifizio  esterno  dell' ovidotto.  Osserva  come  anche  Lionel  attri- 
buisse la  secrezione  del  glutine  all'  organo  slesso,  ma  dissente  da 
(picir  autore  nel  credere  che  le  uova  s'introducano  nella  vescicola 
copulatrice  per  esser  fecondate.  Rivendica  finalmente  all'  italiano 
lMal|)ighi  la  prima  scoperta  della  vescicola  e  delle  vere  sue  funzio- 
ni, mostrando  come  questa  gli  fosse  a  torlo  usuipata  dagli  stranie- 
ri, e  come  le  proprie  osservazioni  non  tendano  che  a  confermarla, 
mediante  la  verificazione  dello  spenna  nella  vescicola  attestata  dal- 
la presenza  degli  animaletti. 


-   393   - 

Il  prof.  Savi  concorda  nel  ritenere  clic  la  vescicola  sia  desli- 
nala  a  licellacoio  delio  s|)<Tina.  Conft'rnia  puro  1' ojìinioiie  emessa 
dal  Cassi  che  in  <|iielle  specie  in  cui  la  vescicola  trovasi  fuori  della 
portata  del  j)ene  del  maschio  possa  lo  sperma  esservi  assorbito  pel 
movimento  peristaltico  dal  Bassi  indicato,  ma  crede  che  possa  pur 
talvolta  avvenire  che  le  ovaie  attingano  nel  modo  stesso  lo  sperma 
dalla  vescicola;  mentre  non  saprehbe  allritnenli  spiegare  come  ac- 
cader possa  la  fecondazione  in  <pielle  uova  le  quali  sono  già  muni- 
te di  guscio  entro  le  ovaie  stesse,  e  ciò  [)arlicolarmente  per  (piclle 
specie  le  cui  uova  non  vanno  munite  di  foro,  od  ombilico,  ove  n(m 
s'  ammetta  che  la  fecondazione  avvenga  prima  della  formazione 
del  guscio. 

Ris|)onde  il  Bassi  credei-  ciò  poco  probabile,  giacché  conviene 
pure  animellere  che  la  fecondazione  avvenga  anche  attraverso  il  gu- 
scio, poiché  questo  in  varie  specie  rinviensi  già  formato  nella  cri- 
salide, ma  suj)|)one  che  anche  in  mancanza  di  foro  particolare  possa 
tenerne  luogo  la  porosità  del  guscio  stesso. 

Passa  quindi  il  prof.  Savi  a  ricordare  come  dal  Bassi  venisse 
adottata  l'opinione  emessa  dai  redattori  degli  Annali  delle  Scienze 
iKiliiriili,  che  nella  flippol/oscn  tenga  luogo  di  vescicola  copulatrice 
la  dilatazione  dell'ovidotto  che  da  Dufour  fu  chiamata  Matrice,  an- 
ziché r  organo  duplice  e  complicato  risguardato  da  Dufour  come  la 
\era  gianduia  sebilìca,  la  (|uale  il  Bassi  inclina  piuttosto  a  credere 
il  rajìpresentante  dell'  organo  secrelore  del  glutine,  che  nella  Bom- 
bice sta  presso  l'orifizio  esterno  dell' ovidotto,  e  neW  Hip/ìohosca 
sarebbe  inserito  assai  più  lontano  da  (pieslo.  Osserva  il  prof.  Savi 
che  nella  lli]>/)ohosca  renderebbesi  iniilile  un  oi-gano  secretore  del 
glutine  poiché  non  depone  le  uova,  mentre  compiendosi  in  essa  una 
vera  gestazione  uterina  convien  pure  che  l' embiione  riceva  dalla 
madre  il  nutrimento  necessario  al  totale  suo  svihqipo,  e  che  in 
mancanza  di  placenta  un  organo  particolare  sia  destinato  a  tale  uf- 
ficio. Ciede  rpiiiuli  il  prof.  Savi  che  l'organo  sopra  indicato  possa 
appunto  esser  destinato  dalla  natura  a  cpiest'  uso,  con  che  verreb- 
bcsi  a  dar  ragione  della  sua  complicazione,  e  della  nioltiplicilà  dei 
vasi  secretori  che  l'accompagnano.  Il  Bassi  adotta  pienamente  l'opi- 
nione emessa  dal  prof.  Savi,  e  sospetta  che  nella  lli/ipobosca  la  ve- 
scicola sia  modificala  in  ^latrice,  e  gli  organi  secretori  del  glutine 
in  organi  destinati  alla  nutrizione  dell'embrione. 


-   394   - 

Tali-  iliscussioiie  dà  luo-jo  pure  a  diverse  osservazioni  ed  iiiter- 
pellazioiii  del  doli.  C.liiesi,  dal  quale  iiiterrog;ato  il  cav.  Bassi  se  vc- 
ilesse  mai  che  il  niascliio  della  Bomhi.v  lasci  nel  condotto  della  fe- 
niiiia  il  pene,  come  il  prof.  Aiulouin  dice  avvenire  al  maschio  della 
l'iriile  (Iella  figiiK,  rispontle  ciò  non  aver  veduto  giammai,  né  creder 
che  possa  accadere,  dacché  suole  accoppiarsi  con  diverse  femine  ; 
e  interrogato  dallo  stesso  se  rinvenisse  mai  ut>va  nella  vescicola 
seminale  della  l'emina,  opinando  egli  che  vi  discendano  e  vi  scor- 
rano, negativamente  gli  risponde.  Finalmente  volendo  quel  mede- 
simo nuiover  dubhio  sulla  esistenza  della  vescicola  seminale  nel- 
r  lli/ipoliuscd,  dacché  in  (|uel  caso  le  uova  disceiiderchhero  fecon- 
dale tutte  insieme,  non  una  alla  volta;  il  prof.  Savi  prende  occasione 
di  dichiarare  che  un  sol  uovo  per  volta  è  fecondato  dal  seme,  per- 
ché r  llippohosca,  siccome  ognuno  sa,  non  dà  in  luce  che  un  solo 
figlio  j)er  ogni  parto 

Due  lettere  scritte  dal  sig.  abate  Francesco  Baldacconi  di  Siena  al 
Presidente  vengono  dal  medesimo  comunicate.  Apprendesi  dall'una 
che  il  Baldacconi  si  procurasse  il  3  aprile  di  quest'  anno  a  i6  mi- 
glia da  Siena  \ Aciuilu  leucocepìiala,  da  lui  creduta  assai  rara  per  non 
vederla  preceduta  di  asterisco,  come  lo  sono  gli  Uccelli  italiani  anco 
j)iù  accidentali  nel  catalogo  metodico  degli  Uccelli  europei  del  Pre- 
sidente, ove  registrasi  sotto  il  numero  i3  col  nome  di  Haliatus  leu- 
cocephalus.  La  seconda  annunzia  che  la  sua  collezione  senese  si  ar- 
ricchiva recentemente  dell'  Otis  tetra.i,  àeW Aquila  naevia,  e  di  un 
esemplare  al<iuanto  singolare  àeW'Jnser  iilliifrons,  di  cui  porge  perciò 
la  descrizione.  Una  Mustela,  ch'egli  sospetta  non  essei'  la  mh^aris,  per 
alcune  macchie  speciali  caratteristiche,  è  pur  soggetto  di  questa  secon- 
da lettera  del.Baldacconi;  lo  che  escludono  il  Savi  ed  il  Presidente. 

^oti(icatosi  dal  prof.  Savi  doversi  asciivere  nell'  Ornitologia  ita- 
liana il  Picus  leuconolus,  del  quale  dai  monti  del  Barghigiano  fu  nella 
passata  estate  spedito  un  bell'esemplare;  il  Presidente  fa  osservare 
che  il  Picus  leuioiìotus  essendo  già  registrato  tra  gli  l'ccelli  italiani, 
rimane  al  Savi  la  lode  di  averlo  trovato  la  prima  volta  in  Toscana. 

E' sciolta  1  adunanza. 

^  isto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonap.\ute 

//  Segretario  Doti.  T.  Ri  boli 


ADl^AKZA 

DEL   GIORNO    a3   SETTEMBRE 

— »3a« 


ITlodificato  in  parie  e  quindi  approvato  il  verliale  dellanlecedente 
seduta;  distriljuito  alla  Sezione  un  opuscolo  del  sig.  Aclillie  de  Zigno 
Sopra  alcuni  corpi  organici  die  si  ossen'aiio  nelle  infusioni;  altro  del 
sig.  Antonio  Villa  intitolato  Note  di  alcuni  Insetti  ossavali  nel  pe- 
riodo dell'  Eclisse  dell'  otto  luglio  i8/|a;  e  presentata  la  Dis/wsitio 
Sistematica  Conchiliarum  terrestrium  et  flmnalilium,  del  dolt.  Anto- 
nio e  del  sig.  Gio.  Bat.  Villa  :  il  Presidente  si  accinge  a  leggere  molla 
j)arte  del  suo  commercio  epistolare  scientilico  in  continuazione  della 
già  mentovala  Rivista  zoologica. 

Prima  si  è  una  lettera  del  sig.  conte  Contarini  di  Venezia,  il 
quale,  espresso  il  rammarico  di  non  poter  esser  presente  al  Con- 
gresso, porge  alcuni  cenni  sulle  mute  dell' ./««.v  tadorna. 

La  seconda  è  del  sig.  Rasch  direttore  del  Museo  di  Cristiania,  il 
quale  annunzia  aver  ritrovato  due  specie  di  .ALimmiferi,  una  cioè 
di  ^'/(//oyj^e/o  forastiero  appartenente  a  genere  i  di  cui  caratteri  non 
erano  fin  ora  ben  determinati;  l'allra  di  Cetaceo  euro])eo  die  egli 
suppone  totalmente  luiova  ;  e  ne  dà  una  breve  descrizione  Ialina,  ini- 
promettendone  al  mondo  scientifico  una  più  completa- illustrazione. 

La  terza  è  del  eli.  prof.  Rujipell  di  Fiancfort  clic  discorre  degli 
ultimi  suoi  lavori  ;  cioè  della  descrizione  di  alcuni  nuovi  Mammiferi 
di  quel  Museo  Sinckenbergiano;  di  una  .Memoria  sui  Rosicanti  del- 
l' Africa  .settentiionale,  e  della  prima  parte,  ossia  mammologica,de\ 
catalogo  ragionalo  dello  slesso  Museo;  la  cui  j)arle  ornitologica  cor- 
redala di  Memorie  illuslralive  vedrà  la  luce  nell'anno.  (^)ueslo  iniper- 
lerrito  viaggiatore  dice  die  intraprenderà  un  viaggio  ittiologico  in 
Sicilia  per  compir  di  raccogliere  i  pesci  di  quelle  acque,  al  qual  uopo 
saria  vago  di  consigli  e  di  aiuto. 

5o 


—   3<)(»   — 

La  ([Ilaria  f  del  Principe  Massiiniliaiiu  di  Neuvvied,  il  ciiiale  con- 
discendi' pur  (inalnientc,  ma  lardi,  a  cangiare  il  nome  generico  del 
suo  Gy/nnur/ii/iiis;  rpiindi  pi'oinclle  la  descrizione  e  le  figui'e  di  due 
l'ocelli  nu()\i  elle  verianno  inseriti  nel  Xofn  ncta  pìiysicu-nifil.  à\ 
Bonn  ;  accenna  paroccliie  cose  naturali  importanti,  giuntegli  dalla 
Groenlandia  e  ilalle  Indie  orientali  :  si  maraviglia  in  (ine  clic  il 
prof.  Blain ville,  dando  valor  troppo  grande  alla  somiglianza  (  forse 
anco  non  così  perfetta  (|uale  egli  la  credej  Ira  gli  scheletri  dcWOrso 
grigio  di  America,  e  dell'  arctos  di  Europa,  li  voglia  riunire  in  una 
specie  sola  ;  nel  clie  non  possono  convenire  né  il  prof.  Mayer  di  Bonn 
clie,  pei-  quanto  scrive  lo  stesso  Principe,  si  accinge  a  pubblicare 
una  minuta  anatomia  compai'ala  delle  due  specie,  né  il  Presidente 
Principe  di  Canino  che  sostiene  esser  più  che  bastanti  i  caratteri 
aoologici  a  dimostraile  distinte. 

La  (|uinla  è  dcU'allual  direttore  del  Museo  britannico,  sig.  G.  E. 
Grav,  il  <]uale  accompagna  con  essa  il  dono  del  catalogo  de'  Mam- 
miferi di  c|uello  stabilimento,  che  può  a  buon  dritto  andarne  super- 
bo, contandovisi  mille  e  cinciuanta  specie,  il  più  gran  numero  foi-se 
che  abl)ia  uomo  radunalo  in  un  luogo;  e  massime  (juando  si'consi- 
deri  che  tutte  sono  ben  determinate  e  distinte  al  segno  che  dal  vi- 
cino paragone  si  dimostra.  Aggiunge  inoltre  il  Gray,  che  dopo  «piel 
catalogo,  (|uantunqne  recentissimo,  gli  riuscì  di  riunirvi  quasi  cento 
altre  specie,  benché  manchino  tuttavia  colà  la  Vuìpes  melanogastra, 
\\Mus  tectoriim,  la  Talpa  cecca,  la  PacJiyura  etnisca,  \a  Mustela  lioc- 
camela,  tutti  animali  italiani,  e  non  rari.  E  rende  finalmente  a  no- 
tizia che  l'ornitologo  fratello  darà  nella  prossima  primavera  un  si- 
mile catalogo  degli  Uccelli,  del  quale  ognun  vede  la  utilità. 

Anco  una  lettera  è  comunicata  di  questo  esimio  ornitologo  in- 
glese Giorgio  Gray,  il  quale  oltre  alcuni  lavori  stanqiati,  che  manda, 
dice  aver  ricevuto  dalle  isole  Celebes  molli  preziosi  oggetti  naturali, 
fra'quali  un  magnifico  Megaceplialon  maleo  TemurineK,  che  a  ben 
dire  non  é  altro  che  una  Taicgalla  col  capo  ingrossato.  Scrive  al- 
tresì che  il  Museo  si  è  arricchito  di  una  gran  collezione  di  llccelli 
del  Nepaul,  dallo  slesso  Hadgson  mandali  con  una  lista  di  suoi  nu- 
merosi nomi  nuovi,  e  che  dopo  averli  ricevuti  è  venuto  in  possesso 
della  serie  ile' disegni  co' nomi  soltonotalivi,  lo  che  saia  di  grande 
aiuto  a  determinare  il  vero  posto  di  essi  nel  sistema,  e  faciliterà  la 
ricognizione  di  ipie'  nomi   generici,  che  sono  sinonimi  a  (juelli  già 


—  397  — 
in  iisii.  I,a  raccolta  consiste  in  mille  cin(|iieccnto  individui  di  forse 
seicento  s|)eeie,  pareeeliie  delle  <|nali  sono  di  mollo  intei'esse  e  di 
slrane  l'orme;  raccolta  che  rendeiii  sempie  pili  pi-eziosa  l'opera  or- 
nitologica già  annunziata  dal  Gray,  il  (|uale  potrà  così  fissar  bene  i 
generi  dell' Hadgson  finora  condannati  all'ohlio  della  scienza,  come 
dispersi  ne'  vari  giornali  ilelle  Indie  tanto  dil'licilì  a  trovarsi  nella 
stessa  Ingliilterra.  Lagnasi  del  torpore  degli  ornitologi  nel  Regno 
unito,  ad  eccezione  tiel  Goni  che  viaggia  il  continente  per  racco- 
gliere Ortigi,  delle  (piali  si  accinge  a  dare  una  monografia,  in  cui  si 
comprenderanno  altresì  le  f'/y/t'/V/t- che  egli  riguarda  vicinissime  a 
ipielle:  parla  finalmente  delle  sue  osservazioni  (seguite  come  al  so- 
lilo dalla  sana  critica  dello  Strickland  )  sopra  gli  Uccelli  della  Nuo- 
va Olanda  pubblicali  nel  sup])lemcnlo  del  Lalham,  servendosi  dei 
disegni  originali  ora  posseduti  dal  Conte  di  Ilerby. 

Segue  un  sunto  di  molto  bella  lettera  scritta  da  quello  spargi- 
tore di  scientifica  luce  in  Inghilterra,  Broderip,  il  (piale  racconta 
come  si  trovasse  primo  all' a[)ertnra  della  cassa  proveniente  dalla 
Nuova  Zelanda,  in  cui  erano  i  giganteschi  fossili  Mylodon,  e  Dinor- 
nis  i\'oi.i(r  Zel<uiili(r,  Ovven,  scoperta  gloriosa  di  fpicst'anno;  il  quale 
Ovven  ha  già  sparso  il  prospello  dell'  opera  su  i  Mammiferi  estinti 
della  gran  Brettagna,  onde  può  ben  sperarsi  una  completa  Fauna 
degli  animali  estinti  di  quell'  isola  per  cura  dello  slesso  maestro,  che 
ha  già  radunalo  una  interessantissima  serie  di  Belemniti  e  ili  Ony- 
clìoteutìtidi,  colle  parli  molli  e  j)er(in  gli  uncini  conservali;  lo  che 
farà  sì  elle  venga  dissipato  ogni  dubbio  circa  la  organizzazione  di 
(piesti  esseri.  Già  lo  stesso  Pcniir  Mtf^;fizine  ha  sjiarso  la  scoperta 
de'  primi  rimasugli  fossili  di  un  Mumiììiferu  placentale  trovato  nella 
Nuova  Olanda.  Desidera  il  IJroderip  che  sorga  alcuno  in  Italia,  cui 
piaccia  dissotterrare  e  illustrare  le  ossa  di  animali  cacciali  da  se- 
coli nella  profondità  del  suo  fiorente  terreno.  La  lettera  è  accompa- 
gnala da  interessanti  memorie  sojn'a  conchiglie  fossili. 

La  penultima  lettera  è  del  Selys  Longcliamj)s  di  Liegi,  il  (piale, 
rallegratosi  della  prosperità  ogni  di  pili  crescente  de' Congressi  in 
Italia  già  più  famosi  degli  allri  di  Liiropa,  lo  che  attribuisce  a  cagioni 
molto  per  noi  lusinghiere,  conferma  con  asseveranza,  malgrado  le 
contradizioni  altrui,  ciò  che  disse  del  Delphimis  bredanensis  in  una 
nota  della  sua  Fauna  Belgica.  Passa  quindi  ad  acceiniare le  sue  mol- 
le e  ben  meritate  censure  sull'opera    Xatueiiii    T(ddcau  dti  liegne 


-  398  - 

(iiiiiiìtil  tli  Lessoii,  specialmeiile  per  la  non  curanza  tlel  ilrillo  ili 
priorità;  e  cila  in  esempio  della  poca  esattezza  oltre  cin(|nanta  er- 
rori nella  sola  famiglia  do'/ V.7)f/7//w///,  clie  a  caso  gli  venne  sott'oc- 
cliio;  non  senza  annunziare  che  puhbliclierà  (pieste  sue  osservazioni 
nella  Rivista  zoologica  del  Guerin.  Egli,  giudice  compctenlissimo 
della  materia,  conferma  sempre  più  per  buona  specie  il  suo  Aivicola 
iiicertus,  e  riferisce  aver  avuto  couuiiiicazione  del  disegno  dell'  .//•- 
vicola  iiwalis  trovato  sopia  il  Faulliorii  dai  signori  Bravais  cMartius, 
che  dice  somigliarsi  al  riihidus  (^/nrcd/ns);  esserne  peiò  distinto  di 
modo  che  queste  specie  con  il  rtitilus  della  Lapjionia  compiono  il 
numero  di  tre  di  tal  sezione  in  Euroj)a.  Trapassando  ai  Rettili  ri- 
conosce il  Selys  due  specie,  non  già  tre,  del  Lissotritoii  (  genere  da 
lui  non  ammesso),  atteso  che  il  vittatus  altro  non  è,  secondo  lui, 
che  l'c/t;!,'///;.!-  di  Daudin,anzi  ì\  ]>unctatus  di  Cuvier.  Venendo  a' Pe- 
sci, dice  aver  egli  scoperto  a  Domodossola  uno  Squuliiis  somigliante 
al  cavedanus,  molto  però  più  svelto,  onde  il  Presidente  crede  sia  il 
suo  SfjiKilius pareti.  Va.  quindi-  notare  che  soltanto  sull'autorità  di 
Heckel  anmiette  i  Leiiciscus  seìjsii,  jeses,  rutilus,  non  essendo  ben 
persuaso  della  diversità  loro.  Quanto  poi  all'odierno  suo  Leuciscus 
rutiloìdes  dice  possedere  soltanto  l'esemplare  che  ha  figurato  nella 
sua  Fauna,  e  distinguersi  dalle  specie  vicine  per  la  maggiore  altez- 
za. Finalmente  annunzia  aver  ritrovalo  una  località  ove  abbonda  il 
Coregonus  oxfrhynchiis,  che  non  sarà  da  ora  innanzi  tanto  raro 
nelle  raccolte. 

Ultima  lettera  è  quella  del  eh.  prof.  Brandt  di  Pietroburgo,  che 
invia  le  sue  recentissime  Jlemorie  e  Rendiconti,  ricchi  sempre  d' in- 
teresse scientifico.  Se  duole  non  trovare  fra  questi  la  continuazione 
degli  Aninialia  Rossica,  ci  rinfranca  il  sapere  che  la  interruzione  de- 
vesi  soltanto  al  desiderio  di  raccogliere  numerosi  maleiiali,  che  in 
più  fascicoli  vedranno  la  luce  nel  corso  dell'anno.  La  Monografia  del 
genere  Carho  ( Phiilacrocorti.r),  libro  da  se,  terminerà  il  jjrimo  vo- 
lume degli  Uccelli.  Il  secondo  abbonderà  d' interessanti  Gallinacei  e 
Passeracei.  Pensa  il  Brandt  incominciare  l'illustrazione  dei  Mammi- 
feri rari  della  Russia  con  quella  del  Moschifero,  avendone  com])iu- 
tamente  anatomizzato  due  maschi,  e  sonuninistraliglisi  dalla  borsa, 
che  prepara  il  uuischio,  nuovi  fatti  e  di  molta  entità.  Ila  p.  e.  sco- 
perto glandule  speciali  coronanti  l'orifizio  della  borsa  perfettamente 
analoghe  alle  glandule  prepuziali  di  vari  Mammiferi,  di  modo   che 


-  399  - 
il  imiscliio  altro  non  è  che  uno  S/iiegmn /)re/julii;\a  quale  osserva- 
zione \iene  coiiviilidala  eziandio  dall' appareccliio  vascolaie,  e  dal 
nervoso.  L'anatomia  del  ì/o.tc/i/fcru  t)ccu[>vìii  dieci  o  ilttdiei  la\(ile. 
Dopo  (piesla  darà  una  Monografia  dei  Spermofili  di  Russia,  dei  quali 
|)ossiede  sotto  s[)irilo  (piasi  tutte  le  specie.  Desidera  ardentemente 
[ìossedere  i  nuovi  Nerlehrati  italiani,  invaghitosene  dall'opera  del 
Presidente,  per  jìaragonarli  co'  russi  che  offre  in  concamhio.  Non 
tralascia  di  render  più  compite  le  notizie  sullo  stato  della  Zoologia 
in  Russia  dato  dallo  stesso  Presidente,  coli' avvertire  che  ivi  non  si 
ehlie  riguardo  alle  Osservazioni  zoologiche  del  prof.  Krorsniann  a 
Kasan,  e  del  di  lui  collega  De  Baer.  Il  primo  ha  trattalo  di  parec- 
chi Mannniferi,  l'ccelli  e  Anfdji  ;  il  secondo  ha  scritto  un  articolo 
sopra  la  distribuzione  geografica  del  Caiiis  lagopus,  del  <|uale  ne 
furono  uccisi  parecchi  in  Finlandia,  e  nelle  vicinanze  di  Pielro- 
hurgo.  Egli  slesso,  il  Brandi,  ha  terminato  testé,  per  pubblicarla,  una 
Menioi-ia  sopra  un  nuovo  genere  di  Balene  fossili  (  Cetollieriiim  )  ; 
un  gran  lavoro  sul  lUiinoceros  ticltorltiiiiis,  e  una  Memoria  sulla  di- 
sti'ibuzione  geografica  dei  Picchi;  sta  preparando  altresì  un  lavoro 
geologico  sopra  il  Mastodonte  e  il  Rinoceronte  fossili.  Il  viaggio  del 
sig.  Tohichatpheff  nell'  Aitai,  che  si  pubblicherà  in  Parigi,  gli  som- 
ministrerà r  occasione  di  palesare  le  sue  osservazioni  sulla  Fauna 
di  quel  paese,  accompagnate  di  note  sulla  Fauna  degli  animali  di 
tutta  la  Russia  in  generale.  Il  viaggio  del  doli.  Kolenati  al  Caucaso  e 
in  Armenia,  come  pure  la  spedizione  di  un  preparatore,  il  sig.  Wop- 
nesenoki,  nel  Nord  della  California  e  nelle  Colonie  Russe  Americane, 
nel  Ramlschalka,  ed  Isole  Cui-ili,  forniranno  materiali  nuovi,  e  com- 
pleteranno essenzialmente  la  collezione  di  oggetti  russi,  che  for- 
mano lo  scopo  princijjale  de'suoi  sludi.  Spera  così  dare  in  luce  col 
tempo  una  Fauna  più  completa  della  Zoografia  del  Pallas,  soprat- 
tutto se  il  viaggio  del  prof.  Middendoiff  nella  Siberia  si  terminerà 
felicemente.  Finisce  colla  promessa  tli  nuovi  materiali  e  notizie  che 
manderà  al  Presidente  pei  Congressi  futuri. 

Lo  slesso  Presidente  riserba  una  lettera  di  Oken  al  primo  giorno 
(he  sia  presente  il  prof.  Savi. 

Il  dottor  Giolo  legge  una  Memoria  sulla  vera  sede  del  moccio 
nel  Cavallo  e  negli  altri  monofalangi  domestici.  Citate  egli  le  opi- 
nioni dei  principali  sciitlori  a  cominciar  da  Aristotile  fino  a  giorni 
nostri,  dimostra  che  i  La  Fosse  fui-ono  (pielli  che  pili  degli  altri  si 


—  4oo  — 
av\  ii-iiiaroiKi  a  slahilire  la  sede  di  ((nestd  ft)rmidal)ile  niorlxi  ;  so  luiii 
che  andarono  alquanto  errali,  volendone  spiegare  i  priniilixi  feno- 
meni. Passa  «(uinili  a  dimostrare  colla  scorta  della  notomia  e  della 
iisioloi^ia  avere  il  moccio  sua  sede  nel  tessuto  mucoso,  maniteslan- 
dosi  da{)|ii'ima,  e  il  più  delle  volte  mantenendosi  (eccettualo  il  caso 
d'innesto)  nella  pi-ima  i>or/.\oi\e, /mcit///o-i;(i.\nicn  (secondo  la  divi- 
sione di  nicliat\  eil  in  (pialclie  caso  venirne  anclie  l'altra  attaccala, 
cioè  la  m'iiilo-itrinitrid.  Laonde  nelle  autopsie  degli  Animali  moc- 
ciosi r  esulceramento  (oltre  le  cavità  nasali)  della  cavità  huccale, 
gutturale,  delle  vie  aeree  e  del  canale  alimentare,  come  asserirono 
Duppuy,  Dutz,  Rayer,  Leblanc  e  Yovalt,  conferma  la  sede  da  lui  espo- 
sta del  moccio,  allorcliè  investe  la  prima  divisione  del  tessuto  muco- 
so. I  guasti  poi  rinvenuti  negli  appai'ati  generatore  ed  oiinari  stabi- 
liscono indublìiamenteessere  affetta  la  seconda  divisione  del  tessuto. 

Si  ri\endica  1' attenzione  il  dolt.  Filippo  l'acini  di  Pistoia  con 
una  sua  Memoria  Sulle  relazioni  dell' apparcccliio  di  H'eber  con  hi 
midolla  spinale  nella  famiglia  dei  Ciprini. 

Dopo  aver  brevemente  ricordata  la  disposizione  generale  del- 
l'appareccb  io  di  Weber  sulle  prime  tre  vertebre  cervicali,  descritte 
le  principali  modificazioni  clie  queste  vertebre  relativamente  subi- 
scono, e  le  particolarità  più  importanti  degli  ossetli  componenti 
i'  apparecchio,  quali  Welter  denomina  Martello,  Incudine  e  Staffa, 
finalmente  dopo  aver  notata  la  connessione  che  questo  apparecchio 
lia  con  la  vessica  natatoria,  fa  il  Pacini  osservare  che  Weber  pone 
questo  apparecchio  in  rapporto  con  1'  organo  dell'  udito  per  mezzo 
di  una  trama  adiposa  semifluida  clie  riempie  la  cavità  del  cranio,  e 
che  si  estende  al  di  fuori  ed  in  dietro  a  traverso  ad  un  gran  foro 
scavato  nell'occipitale  laterale;  massa  adiposa  semifluida  che  cir- 
conda e  protegge  al  di  dietro  del  cranio  l' indicato  apparecchio.  In 
tal  guisa  è  questo  apparecchio  da  Weber  consideralo  come  acces- 
sorio all'organo  dell' udito,  ed  allo  a  Irasmetlergli,  per  mezzo  di 
quella  massa  adiposa,  le  vibrazioni  sonore  impresse  alla  vessica  na- 
tatoria. Avverte  poi  che  tutto  ciò  è  quanto  potè  raccogliere  dalle  ope- 
re di  Meckel,  Carus,  Breschet,  Cuvier  e  Valenciennes,  non  avendo 
potuto  direttamente  consultare  quella  dello  slesso  Weber,  il  quale 
senibia  che  nulla  più  abbia  trovalo  di  quantt)  hanno  unanime- 
mente riferito  sulle  di  lui  scoperte  i  citati  autori;  per  lo  che  non 
sembra  dubitabile  che  quanto  il  doli.  Pacini  intraprende  di  esporre 


—   4o'    — 

sia  tulloia  nuovo  alla  Scienza.  Ecco  intanto  hrevcmente  ciò  che 
egli  ha  niosti'ato. 

La  (ii'inia  verlchra  cervicale,  (|iiasi  nicliiiientale,  è  ridotta  al  solo 
corpo,  onde  è  mancante  di  lamine  vertchrali,  e  di  apofisi  spinosa; 
perciò  la  midolla  spinale  è  ricoperta  in  questo  luogo  da  una  lamina 
ossea  orizzontale,  che  dalla  hasc  tlella  estesa  apofisi  spinosa  della  se- 
conda vertehra  si  proliniga  in  avanti  (ino  a  toccai-e  l'osso  occipitale. 

Questa  lamina  per  la  forma  che  ha  è  denominata  i'olta.  In  in- 
tervallo rimane  fra  il  lato  esterno  della  iW/c/  e  il  corpo  della  prima 
vertehra  posto  al  di  sotto;  questo  intervallo  costituisce  il  primoyó/w 
intervertebrale  o  coniugato,  limitato  in  avanti  da'  hordi  del  foi-o  oc- 
cipitale, in  hasso  dal  corpo  della  i)rima  vertehra,  in  dietro  dalle  la- 
mine vertchrali  della  seconda,  in  alto  dalla  volta.  Per  questo  foro 
l'aiiparecchio  di  Weber  si  pone  in  rapporto  con  la  midolla  spinale. 

A  tale  effetto  la  staffa  di  Weher,  provvista  di  due  apofisi  che 
prolungano  in  alto  ed  in  hasso  il  suo  margine  posteriore,  si  articola 
con  la  apofisi  inferiore  sidla  circonferenza  della  prima  vertehra,  e 
con  r  apofisi  superiore  articolasi  col  hordo  anteriore  della  lamina 
vertebrale  della  seconda  vertehra. 

I  movimenti  della  staffa  si  operano  dalf  interno  all'esterno  e 
viceversa,  alla  guisa  di  una  porta  che  gira  sui  caldini.  I.a  s\ia  faccia 
interna  piesenta  due  concavità,  la  superiore  è  più  grande  e  rotonda, 
l'inferiore  è  allungata  a  forma  di  doccia. 

In  corrispondenza  della  concavità  superiore  havvi  un  altro  os- 
setto,  per  quanto  sembra  sconosciuto  fin  ora,  il  quale  sta  articolato 
inmiohilmente,  e  pendente  dal  margine  esterno  della  volta. 

Questo  (|uarto  ossetlo  sulla  l'accia  esterna  presenta  una  conca- 
vità, che  è  rivolta  verso  la  concavità  superiore  della  staffa.  Queste 
due  concavità  formano  una  cellula,  che  aumenta  o  diminuisce  di 
capacità,  a  seconda  che  la  staffa  gira  ali"  esterno  od  all'  interno. 

In  corrispondenza  di  questi  due  ossetti  la  midolla  spinale  man- 
cante delle  due  prime  paia  di  nervi  cervicali  è  in  vece  circondata  da 
un  anello  fibroso,  nella  spessezza  del  quale  è  scavato  un  canale, 
chiamato  dall'  autore  canale  anulare.  Questo  canale  ai  lati  comu- 
nica con  la  cellula  formata  dai  due  indicati  ossetti,  ed  un  poco  al 
di  sotto  la  concavità  inferiore  della  staffa  forma  parte  della  sua  pa- 
rete esterna.  Il  canale  anulare,  dopo  aver  circontlata  al  di  sopra  ed 
ai  lati  la  midolla  spinale,  passa  al  di  sotto  di  questa  portandosi  in 


—  4oa  — 
avanti,  ed  allora  le  sue  branche  di  ambi  i  lai!  si  av\icinan<i  fra  lo- 
ro, e  si  aprono  and>ediie  in  un  canale  comune  scavato  nella  spes- 
sezza dell'osso  basilare.  Questo  canale  assai  allungato,  cliiauialo 
dall'autore  cdixilc  mediano,  è  posto  fra  i  due  succidi  dell'organo 
dell'  u(lili),  senza  avere  alcuna  conuuiicazione  con  quelli,  ed  è  ter- 
minato a  cui -di -sacco  nella  parte  anteriore.  Un  umore  sieroso 
riempie,  ed  una  sottilissima  membrana  sierosa  tappezza  tutte  (pie- 
ste  cavità,  liberamente  comunicanti  fra  loro,  cioè  il  canale  mediano, 
il  canale  anulare  e  la  cellula. 

Quest'ultima  cavità  per  i  movimenti  della  staffa  essendo  su- 
scettibile di  aumentare  e  diminuire  di  capacità,  consegue  clie  la  mi- 
dolla spinale  è  sottoposta  ad  una  compressione  variabile,  trasmessa 
dal  liquido  compresso,  che  riempie  la  cellula  ed  il  canale  anulare. 
1  moviuienli  della  staffa  poi  vengono  determinali  j)er  l'intermezzo 
degli  altri  ossetti  dalla  vessica  natatoria  nei  suoi  cambiamenti  di 
volume.  Onde,  allorquando  la  vessica  natatoria  si  ristringe,  la  cel- 
lula si  aggrandisce,  e  la  compressione  della  midolla  spinale  viene 
diminuita;  ma  l'  aumento  di  questa  compressione  è  solamente  pro- 
dotto dalla  elaslicitii  degli  attacchi  articolari  della  staffa,  la  quale 
ritorna  alla  posizione  primiera  allorché  la  vessica  natatoria  cessa 
d'agire  col  rilassarsi  o  dilatarsi. 

Quantunque  possa  sembrare  che  la  midolla  spinale  venendo 
compressa  possa  essere  accidentalmente  disturbata  nelle  sue  fun- 
zioni, pure  l'autore  fa  riflettere  doversi  concepire  che  dentro  limiti 
ristrettissimi  ed  invariabili  si  eserciti  una  tal  compressione;  onde 
questa  essendo  prodotta  unicamente  ed  esclusivamente  dalla  forza 
di  elasticità  degli  attacchi  articolari  della  staffa,  questa  forza  non 
pui')  per  sua  natura  accidentalmente  aumentare,  né  in  conseguenza 
disturliare  le  funzioni  della  midolla  spinale. 

Premesso  ciò,  l'  autore  osserva  che  la  vessica  natatoria  essendo 
un  organo  S])ecialmente  idrostatico  è  soggetta  a  cambiare  di  volu- 
me a  seconda  dell'  altezza  della  colonna  ac(|uca  che  al  pesce  sovra- 
sta. Da  ciò  resulta  che  allortiuando  l'animale  si  eleva  nel  seno  delle 
acque  la  vessica  natatoria  si  dilata,  e  in  conseguenza  la  midolla  spi- 
nale per  le  relazioni  e  per  le  cause  segnalate  viene  proporzionala- 
menle  compressa  ;  al  contrario  se  il  jiesce  nelle  actpie  si  ap])rc)fondi 
la  vessica  natatoria  si  restringe,  ed  allora  traendo  questa  gli  osset- 
ti di  Weber,  la  compressione  della  midolla  spinale  viene  ad  esser 


—  4o3  — 

(liniinuita  :  per  lo  clie  l' autore  crede  di  potere  staliilire  clie  l'appa- 
reccliio  di  Weber,  roii  le  altre  parli  essenziali  clie  etili  vi  lia  ai;giim- 
te,  sia  un  apparecchio  di  relazione,  l'orse  un  sensorio,  destinalo  ad 
avvertire  l'animale  del  grado  di  profondità  alla  quale  sta  immerso 
nelle  accpie. 

Termina  l'  autore  col  fare  alcune  critiche  ossci'vazioni  suH'  opi- 
nione di  Weber,  che  riguarda  (lueslo  apparecchio  come  accessoi'io 
all'  organo  dell'  udito;  sul  che  dichiara,  che,  (piando  anche  1'  opi- 
nione di  W'eher  fosse  giusta  soslanzialniente,  pure  mentre  non  po- 
trebbe infirmare  la  nuova  spiegazione,  da  esso  doli,  l'acini  esjiosta, 
della  funzione  di  quello  ap|)arecchio  ;  quella  opinione  dovrebbe  inol- 
tre essere  modificata  in  quanto  al  mezzo  con  cui  Weber  pone  in  rap- 
porto questo  apparecchio  con  l'organo  dell'udito,  ed  in  tale  ipotesi 
il  nostro  autore  troxerebbe  un  tal  mezzo  nel  canni //ledia/io,  che  sia 
situato  in  prossimità  dei  nervi  uditivi  e  de' sacculi  che  li  ricevono; 
analogamente  alle  quattro  sfere  ossee  con  cui  termina  il  canale  bi- 
fido della  vessica  natatoria  nelle  Clujiee.  Facendo  poi  astrazione 
dalla  ipotesi  di  Weber  polrebbesi  ancora,  secondo  l'autore,  pen- 
sare che  il  canal  mediano  non  fosse  che  una  cavità  specialmente 
destinata  alla  esalazione  dell'  umor  sieroso,  che  dee  riempire  con 
una  determinata  tensione  il  canale  anulare  e  la  cellula. 

Correda  il  dott.  l'acini  questa  lettura  con  disegni  e  preparazioni 
apjiosite,  ed  in  mezzo  all'invilo  della  Sezione  promette  a  maggior 
chiarezza  del  soggetto  la  pubblicazione  dell'intero  lavoro. 

Non  dubitando  il  Presidente  che  i  nomi  di  Staffa,  Incudine,  e 
Martello  fossero  dati  a'  suddescritti  ossetti  del  Weber  non  meno  im- 
propriamente che  già  si  dettero  ai  pezzi  operculari  dal  Geoffrov, 
ama  ucliilo  anche  dal  l'acini,  che  ciò  ampiamente  conferma.  Il  ca- 
valier  Bassi  in  fine  dice  che  saria  bello  il  conoscere  se  e  per  qual  ra- 
gione (piest'  organo  sia  esclusivo  delia  famiglia  de'  Ciprini. 

E  sciolta  l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonapartè 

//  Segretario  Doti.  T  Risoli 


5i 


A  U  l  .\  A  i\  L  A 

DEL   GIORNO    i5    SETTEMBRE 


->SS«^ 


\J  nitesi  di  nuovo  le  due  Sezioni  di  Zoologia  e  di  Botanica  per  l'ar- 
gomento trattato  nell'  adunanza  del  20  corrente,  è  letto  il  processo 
verl)al('  della  medesima,  di  cui  il  Princijìe  di  Canino  assume  la  re- 
sjionsabilità  dell'esattezza.  Quindi  il  conte  Porro  a  nome  eziandio 
del  cav.  Bassi  desidera,  e  la  Sezione  annuisce,  che  vengano  stam- 
pate negli  Atti  le  seguenti  osservazioni. 

Osserva  il  conte  Porro  che  siccome  il  modo  di  redazione  del 
progetto  presentato  poteva  lasciar  dubbio  che  si  volesse  imporre 
il  diritto  di  anteriorità  anco  là  dove  sarebbe  stata  dannosa  ed  as- 
siH'da  la  pretesa  del  farlo  prevalere,  essi  attesero  da  prima  a  distin- 
guere i  sistemi  i  quali  ponno  soggiacere  a  tali  diritti,  dagli  altri  che 
per  r  intima  loro  natura  vi  si  rifiutano  assolutamente. 

l'ongono  Ira  i  primi  i  sistemi  analitici,  od  ascendenti,  od  empiri- 
ci; perciocché  in  essi  non  tenendosi  conto  se  non  dei  fatti  speciali 
senza  che  venga  ammessa  nessuna  importanza  naturale  alla  scella 
di  i-apporli,  le  partizioni  rimangono  libere  cosi  nel  numero  cftme 
nell'ordine  gerarchico. 

Mettono  tra  i  secondi  i  sistemi  sintetici,  o  teorici,  o  discemlenli, 
emananti  cioè  dalla  premessa  di  un  ordine  prestabilito;  gli  elementi 
del  qual  ordine,  essendo  assoluti  così  nel  numero  che  nell'  imj)or- 
tanza,  legano  logicamente  a  priori  il  numero  delle  partizioni  sisle- 
matiche,  e  la  rispettiva  gerarchica  subordinazione,  e  possibihnenle 
anco  il  modo  di  loro  espressione  di  linguaggio. 

Ciò  premesso  e  convalidalo  da  esempi,  vi  fanno  tener  dietro 
l'esame  tassativo  di  ciascun  paragrafo  del  progetto,  del  (]\iale  anzi- 
cliè  trattare  le  quistioni  in  tlettaglio  si  adoprano  a  raggrupj)arle 
ili  principi- 


—  4o5  — 

Sussegue  la  leltuia  di  una  lettera  dagli  slessi  diretta  al  Segreta- 
rio della  Commissione,  essendo  loro  occorso,  poco  dopo  rin\io 
de' loro  manoscritti,  di  conoscere  per  mezzo  del  Giornale  paiigino 
r  Instiitit  alli-a  versione  di  rpiel  progetto  inglese,  non  pienamente 
in  accordo  con  «piella  che  veniva  presentata  in  Padova  come  itlen- 
tica  all'  originale. 

In  fatti  la  versione  italiana  consta  di  paragrafi  nudi  ed  assoluti, 
mentre  nella  francese,  ed  antecedenti  al  progetto,  e  precedenti  cia- 
scun paragrafo,  leggonsi  ragionate  esposizioni,  le  f|iiali  non  solo  cfin- 
stano  di  molivazioni  ed  esempi,  ma  designano  le  indi.sjx'iisdliili  ev- 
cezioni.  Porro,  Bassi,  De  Filippi  non  ponno  a  meno  di  far  notare, 
come  alcune  delle  eccezioni  che  da  loro  erano  state  mosse  al  pro- 
gramma italiano  combinino  con  quelle  che  trovarono  dappoi  nella 
versione  francese,  e  ciò  principalmente  per  quanto  spetta  alla  pre- 
tesa d' imposizione  dei  diritti  di  anteriorità  alle  partizioni  dei  siste- 
mi sintetici,  del  che  troppo  vagamente  accennavasi  nel  111  §.  della 
versione  italiana,  paragrafo  che  manca  affatto  nella  francese.  Com- 
parando i  paragrafi  emerge  che  se  il  numero  di  essi  è  eguale  in 
ambe  le  versioni,  non  sempre  però  è  eguale  il  soggetto  nell'una, 
e  neir  altra. 

Essi  credono  quindi  dover  conchiudere  che: 

Se  la  Commissione  padovana,  come  pare  emerga  dalle  parole  del- 
la circolare  segretariale,  era  chidinata  ad  esamìndie  il  punto  inglese, 
desidera  che  ad  essa  venga  presentata  una  traduzione  inlegra  e  fe- 
dele del  testo,  onde  o  si  possano  confermare  i  lavori  già  fatti,  od 
abbiansi  a  modificare  a  seconda  le  emergenze. 

Se  all'  incontro  fu  nominata  col  .solo  incarico  di  prendere  in  con- 
siderazione la  vnersione  italiana,  e  voglionsi  interpretare  le  parole 
della  circolare  come  semplice  avvertimento  che  anche  in  Inghilter- 
ra si  attese  già  a  simile  lavoro,  allora  le  differenze  notate  nella  ver- 
sione francese,  oltre  le  altre  che  potrebbero  notarsi  nell'originale 
inglese,  sembrano  loro  di  tanta  importanza  da  proporre  che  siano 
prese  in  esame,  rimettendosi  ad  altro  anno  le  conclusioni,  onde  i 
membri  di  essa  possano  con  maggior  sussidio  di  documenti  sod- 
disfare sempre  meglio  al  delicato  incarico  di  cui  vennero  onorati. 

Al  cominciare  della  discussione  il  Principe  di  Canino  manifesta  il 
rammarico  che  i  professori  Paolo  Savi  e  Filippo  Parlatore  non  sieno 


—  4o6  — 
presenti,  perchè  molto  avicbbero  luiuefjgiato  1' argomento  ;  e  più 
d'ogni  alilo  il  l'ailatore  come  quegli  che  non  incUnando  alla  Ri- 
forma (Iella  nmnenclatura  avielihe  tenuta  la  discussione  ulilinenle 
ventilata.  Il  prof,  i'ietro  Savi  dice  che  essendogli  sembrale  nieno- 
me  le  riforme  da  farsi  nella  nomenclatura  l)otanica,  come  lo  stesso 
Strickland  in  una  nula  del  suo  opuscolo  confessa  ingenuamen- 
te, ei  non  si  dette  gran  pena  di  pro|)orle,  riserbandosi  il  farlo  al 
momento  iu  cui  ne  sarebbe  slato  parlato  al  Congresso. •  Il  cava- 
liere Schmid  non  conviene  nella  leggerezza  del  ])erfezionare  la  no- 
menclatura botanica.  E  rpii  il  Princijic  di  Canino  dichiara  che  i  bo- 
tanici hanno  certo  assai  meno  inesatto  il  loro  linguaggio  scienli(ic(t, 
e  però  da  essi  è  da  imparare  giustamente,  ma  non  può  non  vedere 
la  necessità  (he  aneli' eglino  si  adoperino  in  tale  subbielto,  poiché 
liallasi  (|ui  (li  perl'e/.ionamento  e  non  di  riforma.  Il  Bassi  fa  vedere 
(pianta  maggiore  difficollà  incontrano  i  zoologi  sopra  i  botanici, 
da  poi  che  quelli  hanno  la  scienza  loro  vastissima  e  suddivisa  in 
assai  più  j)arli  da  produrre  tanti  lavori  isolati  e  distinti.  11  Principe 
di  (lanino,  insistendo  sulla  necessità  di  stabilire  un  ordine  inviola- 
bile nella  nomenclatura,  dimanda  a  coloro  che  vi  si  lifiutano  se  re- 
chi utile  alla  scienza  il  dare  nomi  simili,  o  non  piuttosto  confusione 
ed  im[)accio  !  e  ([uanto  all'ortografia  se  non  giudicano  gravissima  col- 
pa usarne  ad  ai'bitrio,  perchè  essendo  anch'essa  tutta  con\enzione  è 
bisogno  andarvi  concordi,  il  che  diviene  di  più  forte  momento  quan- 
do entra  nella  legge  di  uniformità  ed  eguaglianza,  come  nello  scri- 
vere tutti  i  nomi  dei  generi  con  le  iniziali  maiuscole,  e  delle  specie 
con  le  minuscole  (issohita mente.  Si  viene  quindi  a  discutere  intorno 
alla  Commissione,  e  il  cav.  Bassi  propone  se  ne  crei  una  nuova  com- 
posta anche  di  membri  non  formanti  parte  di  ([uesto  Congressr).  H 
Masi  opina  che  debba  rimanere  1' antica,  perchè  avendo  meglio  in 
piena  conoscenza  la  materia  può  ne'  suoi  particolari  convegni  e 
ragionamenti  portarvi  dentro  più  luce,  e  f|uindi  giovare  le  .Sezioni 
di  un  esatto  e  regolare  Rapporto  :  onde  si  viene  alla  decisione  di 
lasciare  la  Comnùssione  antica  la  quale  però  si  raduni  regolarmente, 
e  si  rimette  al  Congresso  di  Milano  la  ulteriore  trattazione  di  (|ue- 
sto  tema  im|)ortantissimo. 

11  Principe  di  Canino  legge  pero  una  lettera  del  sig.  Strickland, 
della  quale  qui  segue  la  traduzione. 


—   4o7   — 

Mio  caro   Principe  CHcoml.f  Uomc  E.i-.li.m.InilMlliiTa 

AIK  15  maggio  181) 

Egli  è  poco  tempo  che  dal  sig.  Scoli  mi  vennero  recale  due  co- 
j)ic  (Iella  lellcra  circolare  sulla  iiDtiicnclalma  /.ool()i,'ica,  firmate  dal 
prof.  .Mi'iit'^liiiii.  \  edf)  con  assai  i^railinicnto  che  la  Coniiiiissione 
italiana  ha  (iiiasi  parola  a  parola  adottato  le  slesse  regole  da  noi  di- 
sposte in  Inghilteria.  Io  spero  che  ciò  sia  da  considerare  siccome 
sej,MU)  che  esse  rcj^ole  sieiio  conformate  aggiustatamente  alla  verità 
e  alla  ragione,  e  che  i  naturalisti  tanto  d  Italia  ([uaiilo  d' iiighilter- 
ra  mirano  al  medesimo  oggetto,  cioè  ai  veri  interessi  della  scienza, 
e  sol  della  scienza:  e  (piindi  ahhiamo  cagione  a  hene  sperare  che  i 
naturalisti  di  ogni  altra  parte  di  lùiropa  verranno  in  tale  conseiili- 
menló.  Le  regole  della  vostra  circolare  sono  così  conformi  alle  no- 
stre che  quasi  niente  trovo  a  dirvi.  Temerei  però  che  la  loro  brevità 
e  concisione  fosse  per' tornare  non  sempre  di  piena  intelligenza  al 
puhhlico,  a  meno  che  non  si  accoinpagnassero'da  dichiarazioni  e  da 
esempi  come  noi  abbiamo  fatto  nel  nostro  Codice  inglese.  La  Com- 
missione però  intenderà  forse  di  mettere  siffatte  spiegazioni  avanti 
al  Rap])orto  che  i)resenterà  alla  Kiiinione  di  Lucca.  Dirò  che  una 
frase  è  sembrata  oscura  a  me,  perchè  forse  non  conosco  bastevol- 
mente  l'idioma  italiano.  Nella  regola  (f)  è  detto  «  K  a  raccoman- 
darsi che  i  nomi  dati  alle  suddivisioni  s'accordino  nella  forina  con 
(piello  del  gruppo  originale  »  Il  senso  della  regola  inglese  era  che 
il  nome  della  suddivisione  combinasse  nel  genere  o  sesso  col  gru|)- 
po  originale;  come  allora  che  j4laiula  (femminino)  è  divisa  in  Gale- 
nda,  (ìlocoris,  Miratia,  ec.  tutti  femminini  ec.  Io  non  sono  ben  certo 
se  l'espressione  «  nella  forma  »  implichi  la  stessa  cosa.  Osserverò 
anche  ciie  questa  raccomandazione  è  solamente  intesa  a  scliivare 
ogni  pili  lieve  diseonvcnienza  di  cangiare  le  lerminazioni  dei  nomi 
specifici.  Egli  è  nn  punto  d' importanza  piccolissima,  e  assai  spesso 
incapace  di  applicazione,  e  quindi  non  deve  mai  giustificare  il  mu- 
tamento del  genere  e  del  nome  generico  di  già  stabilito.  Fa  omai 
poche  settimane  vi  scrissi  per  la  jiosta,  ricordandovi  che  l'Associa- 
zione britannica  sarà  in  Cork  il  17  agosto.  S|)ero  che  il  Congresso 
di  Lucca  non  vi  toglierà  ili  onoi-are  il  nostro.  In  aggiunta  all'ultima 
lettera  mia  \i  signifieheiò  che  il  sig.  .lardine  ha  testé  pubblicato  il 
jìrimo  volume  delle  nuove  serie  delle  sue  illuslrazioni  di  ornitolo- 


—  4o8  — 
già,  e  il  sig.  Jertlon  di  Madras  sta  pubblicando  fio  tavole  litografi- 
clie  degli  Uccelli  indiani,  di  die  vedrete  un  avviso  negli  Annali  di 
Storia  Naturale  \te\  mese  di  maggio.  —  l'regovi  di  ronsegnare  1"  in- 
cluso Rapporto  a  ciascun  membro  della  Commissione,  e  credermi 
sinceramente  Ugo  E.  Strickland 

Il  Principe  di  Canino  letto  il  foglio  dello  Strieklantl,  e  distri- 
buita a  ciascun  membro  per  parte  dell'  Associazione  biitannica 
una  copia  autentica  del  bel  lavoro  dello  Strickland  perfezionato 
dalla  Commissione  inglese,  ripete  essere  evidente  die  la  maggior 
parte  delle  obbiezioni  e  dei  dubbi  sono  venule  dalla  poco  esatta 
conoscenza  del  lavoro  predetto,  e  quindi  propone  ne  sia  posta  ne- 
gli Atti  una  fedele  traduzione,  della  quale  s'incarica  il  Segretario 
Masi,  e  die  verrà  pubblicata  unitamente  alle  poche  eccezioni  die 
il  Principe  Bonaparte  ba  credulo  farvi  come  membro  della  Com- 
missione, dichiarando  che  nel  resto  aderisce  in  lutto  all'opera  del- 
l'inglese zoologo  (i). 

È  sciolta  r  adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonapartf, 

I  Segretari  della  Sezione  di  Botanica 
Doti.  L.  Masi 
Doli.  E.  Celi 

//  Segretario  della  Sezione  di  Zoologia 
Dott.  T.  RiBOLi 


(I)  In  uii'uppemlice  posta  in  fine  del  volume  si  trovano  i  rapporti  delle  Sotlo- 
Comniissloni  milanese  e  padovana  ;  quello  del  marchese  Spinola  ;  e  tutto  ciò  che 
è  stato  trattato  nelle  sedute  miste  di  Zoologia  e  di  Botanica. 


A  D  l  \  A  X  Z  A 

DEL    GIORNO    16   SETTEMBRE 


-oea*'- 


_I_Jett()  ed  approvato  il  processo  verbale  deiranlecedeiUe  adunanza, 
il  doli.  Pacini,  domandato  dal  prof.  Paolo  Savi  di  alcuni  sciiiari- 
nicnti  sul  rapporto  del  editale  niediaiw  all'organo  dell'udito  nei 
Cijtriiudi,  ris[K)nde  che  il  detto  canale  si  trova  tra  i  due  sacculi  del- 
r organo  dell'udito  senza  avervi  alcuna  comunicazione;  esservi  pe- 
rò analogia  tra  (juesto  canale  mediano  e  le  sfere  ossee,  in  cui  si 
termina  il  canale  della  vessica  natatoria  nella  Clupea  fida,  come 
nella  sua  Memoria  già  espose.  Convenuto  di  ciò  il  Savi,  e  fattosi  a 
ricordare  le  molte  opinioni  che  si  hanno  sulla  vessica  natatoria,  e 
(piella  in  |)arlicolare  dell'egregio  cav.  Bellingeri,  il  (|uale  crede  me- 
ritar essa  speciale  riguardo  anche  come  organo  influente  sulla  gene- 
razione, oltre  all'essere  un  ingegno  idrostatico;  mostra  quanto  i  pa- 
reri siano  discordanti  fra  loro  per  le  poche  cognizioni  che  si  hanno 
intorno  i  costumi  dei  Pesci,  e  per  le  poche  esperienze  che  su  di  essi 
si  possono  istituire.  Ed  innoltrandosi  quindi  a  dire  ch'egli  non  può 
comprendere  come  lo  sti'ignersi  della  midolla  spinale  possa  dar  luo- 
go ad  una  sensazione,  gli  risponde  il  l'acini  che  non  intese  egli 
punto  specificare  il  risultato  dell'azione  che  l'apparecchio  di  We- 
ber esercita  sulla  midolla  spinale,  ma  essersi  proposto  di  mostrare 
i  due  seguenti  fatti  : 

1."  Che  per  1  apparecchio  di  Weber  si  esercita  un'  azione  mec- 
canica sulla  midolla  spinale. 

2."  (".he  (piest' azione  è  inversamente  propoiv.ionale  ali  altezza 
della  colonna  d' actpia  che  all'animale  sovrasta;  dal  che  deduce 
che  tale  apparecchio  è  bene  un  apparecchio  di  relazione,  senza 
esser  certo  che  possa  assolutamente  essere  un  sensorio. 

Quindi  il  Presidente  annunzia  una  importante  comunicazione 
fatta  dalla  l'residenza  Generale  della  genei'osa  offerta  della  città  di 


—  4io  — 

.Milano,  olTerlM  ila  j)ul)hlicarsi  j)er  ogni  dove;  e  con  ade(niate  pa- 
role significa  quanto  bone  con  (|iiel  programma  si  faccia  sperare 
del  fiiinro  Congresso  in  <nu'lla  cai)ilale  di  Loml)ardia,  cui  fa  che 
sicno  volali  i  ringra/.ianieiili  tlclla  Sezione. 

Dopocliè  i  congregali  cessarono  dall' occnj)arsi  di  una  circolare 
del  sig.  Rocco  Vanniicclii,  colla  quale  si  annini/.ia  aver  già  veduto 
la  luce  dodici  dispense  delle  di  Ini  Miscellanee  niedico-eliirurgico- 
larniaceiiliclie,  e  dieci  di  quelle  di  Cliiniica,  l'isica,  e  Storia  natu- 
rale, comj)rendenli  sì  le  une  come  le  altre  articoli  originali  di  molti 
dotti  italiani  ;  dopoché  ebbero  intesa  una  nota  a  stampa  del  pro- 
fessore Orazio  Scortegagna  sidlc  Nummuliti  già  Iella  al  (Congresso 
di  Padova,  e  le  osservazioni  e  riflessioni  parimenti  stampale  dal 
conte  Porro  sulla  nota  suddetta  :  il  professor  Civinini  lesse  alcuni 
suoi  .ippunti  sulla  posizione,  striilliirii,  ed  usi  (Iella  Palnielfa  piipil- 
lare  delle  Razze,  dei  (piali  ecco  il  sunto. 

I.  Quasi  tutti  gli  autori  convengono  nel  dichiarare  immobile  la 
pu|)illa  dei  Pesci;  alcuni  però  si  spiegano  in  tal  proposito  assai 
dubbiamente,  e  per  lo  meno  lasciano  incertezza  (  Cuvier,  Milne 
Edwards,  Cloquet,  Hollard);  v'ha  poi  chi  parla  in  modo  deciso  di 
una  vera  manifesta  mobilità  almeno  in  alcune  specie  (Lacepede). 

IT.  In  lina  lettera  al  prof.  Cartoni  intorno  all'azione  della  stricni- 
na sull'iride  e  pupilla  dell'uonio  e  degli  animali,  inserita  nel  (iior- 
nale  medico  di  Fano,  disse  il  Civinini  avere  esperimentato  il  terribile 
farmaco  negli  animali,  ed  essersi  assiciu'alo  di  quella  azione  ili  di- 
stendimento ileir  iiide,  e  conseguente  costi-ingimenlo  di  pnjiilla,  da 
esso  Cartoni  scoperta,  e  fatta  conoscere  tanto  utilmente  in  una  dotta 
Memoria.  Ora  aggiunge  a  quanto  allora  disse  in  genere,  avere  spe- 
rimentalo anche  sui  Pesci,  ed  esseili  sembralo  vedere  sotto  l'azione 
della  stricnina  una  deformazione  della  pupilla,  che  gli  ha  signifi- 
cato restringimento.  In  falli  rotonda  è  per  lo  più  la  pupilla  dei  Pe- 
sci, segnatamente  di  quelli  su  cui  egli  sperimentò  (Tiiielie,  An^iiille), 
e  sotto  l'azione  della  stricnina  ha  cicdnlo  vederla  farsi  angolosa  agli 
estremi  del  di  lei  diametro  antero-posteriore,  e  quindi  in  forza  del 
matematico  teorema  che,  dato  un  perimetro,  la  più  grande  area  com- 
presa in  (piello  è  la  più  regolare,  ne  ha  concluso  che  erasi  ristretta. 
Le  osservazioni  di  tal  genere  però  sono  troppo  |)oche  finora,  troppo 
uniformi,  e  troppo  esclusivamente  riguardanti  l'azione  della  stricni- 
na, perchè  si  j)ossa  direttamente  deduiie  da  esse  sole  la  mobilità 


—     /,!'      — 

naturale  della  pii]>ìlla  nei  Pesci  nello  sialo  fisiologico.  Polersi  però 
|ier  analogia  S(>s|)('llarla  non  senza  fondamento. 

III.  La  pupilla  dei  l'esci  i^eneralmenle  rotonda  mostra  nelle  Ittiz- 
ze  (Rnies  proprenieiit  dites  .Milne  Edwards  ),  e  nei  Plcuronecli,  una 
singoiar  produzione  tagliala  in  forma  di  palma,  proveniente  dal 
segmento  supcriore  dell'  iride. 

IV.  L'  iride  ov'  è  stampata  nell'uomo  la  pupilla  è  destinala  in 
esso  a  moderare  la  quantità  dei  raggi  luminosi  che  debbono  giun- 
gere alla  relina,  l  na  luce  soverchiamente  intensa  offeiidcrcbi)e  (ind- 
ia delicatissima  membrana;  cosi  guardando  oggetti  moltissimo  illu- 
minati r  iride  si  distende,  e  la  pupilla  costringesi  ;  guardando  oggetti 
poco  iihuninati  l' iride  si  ritira  o  raggruppa,  e  la  pupilla  si  allarga. 

\  .  Il  costringimento  della  pupilla  è  attivo.  La  dilatazione  e  pas- 
siva. Ciò  è  in  opposizione  alla  muscularità  del  tessuto  irideo,  ed  in 
favore  alla  struttura  vascolare  erettile. 

VI.  Se  il  costringimento  della  pn|>illa  vale  ad  impedire  il  passag- 
gio a  soverchia  quantità  di  raggi  luminosi,  non  dubita  che  uguale 
effetto  si  avrà  dalla  palmella  nei  nominali  Pesci,  quand'  essa  di- 
spongasi in  modo  da  chiudere  l'area  pupillare  come  una  gelosia,  la- 
sciando libero  passaggio  soltanto  a  ben  pochi  raggi  in  corrispon- 
denza degl'  intervalli  fra  le  lacinie  da  cui  è  frangiala. 

VII.  Così  ha  pensato  anche  dietro  avviso  di  alcuni  autori.  Gli 
rimaneva  però  a  sapere  cosa  sia,  come  sta,  il  come  ed  in  forza  di 
clic  agisca  la  palmella  pupillare.  Prese  a  studiare  con  vari  artifizi 
anatomici  quella  delle  Razze  di  scoglio  (Rnies  bouclées),  e  dice  quan- 
to gli  venne  fatto  di  ritrovare  sin  qui. 

\'in.  Dalla  piccola  circonferenza  dell'iride,  segmento  suo  supe- 
riore, nasce  nelle  Razze  una  triangolare  produzione  a  base  ade- 
rente, a  lati  ed  apice  liberi,  forniti  questo  e  quelli  di  appendici 
digitali  decrescenti  in  grandezza  dall'  apice  verso  la  base  in  nu- 
mero fisso  di  dodici;  e  tal  produzione  parlecij)a  a  tulli  i  caratteri 
anatomici  dell'  iride. 

IX.  E  composta  in  fatti  di  tre  sfoglie,  che  per  maggiore  chiarez- 
za e  concisione  egli  chiama:  i."  Bianco-Argentina;  ■>..'  Bianco-Gial- 
lognola media;  3.' Nera:  tulle  continuazione  delle  risjiettivamenle 
corrispondenti,  anteriore,  media  e  posteriore  dell'  iride. 

\.  Crede  poi  che  Io  slesso  sia  della  palmella  come  dell'  iride 
stessa,  cioè  che  1'  anteriore  sfoglia  e  la  posteriore  non   sieno  che 

Sa 


—    ^11    — 
strali  d  imliiitd  sul  tossiilo  erettile,  die  fa  il  t'oiulaineiilale  ed  es- 
senziale orf^aiiisiiio  irideo. 

XI.  Di  due  posizioni  è  suscettibile  la  pahnelta  ;  orizzontale  e  ver- 
ticale. Nella  piiina  la  superficie  nera  tocca  la  corrispondente  del  su- 
i)eriore  segmento  della  coioide,  e  la  bianca  tocca  il  superiore  seg- 
mento del  corpo  vitreo;  la  base  in  avanti,  1' a])ice  indietro:  allora 
non  si  vede,  ^ella  seconda  posizione  la  sujìerficic  bianca  al  dinanzi, 
la  nera  al  di  dietro,  la  base  in  alto,  l'apice,  i  lati  e  loro  appendici 
digitali,  o  lacinie,  in  basso.  Allora  si  domina  tutta,  e  dicesi  spiegata. 

XII.  In  istalo  cadaverico  nel  quale  solamente  ha  potuto  osser- 
vare la  palmelta.  essa  per  lo  più  è  orizzontale  e  nascosta,  talvolta 
però  si  trova  ambe  incomjjlelamente  e  malamente  spiegala. 

XIII.  Esaminata  isolatamente  la  palmella  unitamente  al  rispettivo 
segmento  d' iride  da  cui  dipende,  dopo  detratte  le  cosi  dette  sfoglie 
argentina  e  nera,  con  forti  lenii,  e  con  microscopj  semplici  ad  in- 
grantlimento  di  -io  o  3o  diametri,  ebbe  tutte  le  più  chiare  e  decise 
apparenze  del  tessuto  fibroso  giallo-elastico  occupato  da  punteggia- 
ture cupe  più  o  meno,  e  molto  fitte,  risveglianti  benissimo  l' idea 
della  trama  cellulosa  della  milza,  del  clitoride,  del  capezzolo  ec. 

XIV.  Iniettò  occhi  di  Razza  in  sito  per  l'arteria  oftalmica  ad  olio 
coloralo,  e  nei  casi,  che  per  vero  dire  furono  frequenti,  di  felice  riu- 
scita di  questo  mezzo,  ottenne  o  completo  dispiegamento  della  pal- 
mella se  prima  era  incompleto,  o  abbassamento  e  tensione  di  essa, 
se  era  innalzata;  ma  non  ebbe  giammai  completo  arrossamento. 

\V.  Esaminate  coi  medesimi  istromenti  ottici  le  palmette  e  ri- 
spettive porzioni  d'iride  meglio  iniettate,  scorse  gran  quantità  di 
vasi  che  dall'  iride  vanno  sulla  palmetta,  si  distribuiscono  e(|uabil- 
menle  sopr' essa,  poi  come  riuniti  in  fasci  si  portano  alle  appendi- 
ci digitali,  o  lacinie. 

XVI.  Questi  vasi  tortuosi  e  serpentini  offrono  numero  e  varietà 
infinite  d'anastomosi,  meno  sull'iride,  più  sul  corpo  della  |)almella, 
e  più  ancoia  nelle  lacinie.  Le  anastomosi  sono  per  lo  più  ad  arco, 
ma  anche  ad  angolo;  quindi  innumerevole  quantità  di  anse  special- 
mente nelle  lacinie,  ed  a  convessità  in  senso  eccentrico;  disuguale 
il  calibro  dei  vasi  fra  loro  non  solo,  ma  anche  nei  vari  loro  traili,  e 
spesso  con  nodosità  e  rigonfiamenti,  tanto  alle  anastomosi  (pianto 
prima  o  dopo  di  esse. 


—  4'3  — 

XVII.  Notò  aumento  magj^iorc  di  volume  e  di  estensione  nei 
corpo  della  [>almetta  e  nelle  lacinie  atl  iniezione  sempre  meglio  riu- 
scita, e  così  maggiore  ampie/./.a  e  addri/./.altu'a  dei  vasi. 

XVIII.  Avendo  sempre  iniettato  per  l'arteria  giudicò  i  vasi  per  la 
maggior  palle  arteriosi,  non  però  tutti,  perchè  le  anse  anastomotiche, 
e  s[)ecialmente  (|uell«  degli  estremi  delle  digitazioni,  gli  riciiiaitiarono 
alla  mente  (pielle  dei  villi  della  placenta  fetale  umana  e  tlegli  ani- 
mali, e  dei  villi  intestinali;  e  credè  scorgere  in  queste  come  in  quel- 
le il  punto  di  comimicazione,  o  passaggio  dal  sistema  arterioso  nel 
venoso,  ed  inclina  ad  anunettere  in  conseguenza  vasi  centrifugi  e 
centripeti  nella  palmetta  dimostratiglisi  colta  sola  iniezione  dell'  ar- 
teria, a  materia  però  finissima,  senza  die  possa  però  precisare  fi- 
nora quali  e  (jtianti  sieno  quelli  dell'uno,  e  quelli  dell'altro  genere. 

\I.\.  La  maggior  parte  delle  cose  accennale  nei  j)recedenti  ap- 
punti, che  il  Civinini  dà  per  un  primo  saggio  de' suoi  studi  sull'iride 
e  pupilla  dei  Pesci,  si  dimostrano  e  riscontrano  nei  disegni,  e  sui 
jHv.zi  che  presentati  alla  Sezione  contrihuiscono:  i."  a  provare  l'or- 
ganizzazione della  palmetta;  ■>.."  a  dare  idea  della  sua  struttura  eret- 
tile, dato  zootomico  di  somma  entità  per  escludere  la  muscolarilà 
dell'  iride  nell'  uomo  e  negli  animali;  3."  a  far  conoscere  il  mecca- 
nismo d'azione  della  palmetta,  che  è  per  vera  erezione.  Si  ahbassa-, 
spiega  e  distende  sotto  l'artificiale  iniezione:  clie  farà  nel  naturale 
afMusso  sanguigno?/]."  A  far  conoscere  (piest 'azione  della  palmetta 
come  e(iuivaleiite  all'altra  comune  del  distendimento  dell' ii-ide  e 
ristringimento  della  pupilla;  5.°  a  far  pensare  che  non  è  estraneo 
alla  classe  dei  l'esci  ogni  mezzo  di  protezione  della  retina  mediante 
un  ostacolo,  qualunque  sia  e  comunrpie  posto,  al  passaggio  di  trop- 
po intensa  luce;  che  il  mezzo  che  si  ha  nelle  Ilnzze  e  nei  P/eu- 
ronecti  forse  non  è  il  solo  adoperato  in  cpiesta  classe  di  Vertebrati; 
e  che  se  è  vero  (|uanto  già  disse  succedere  nelle  Tinche  ed  Ait- 
i!;iiillc  sotto  l'azione  della  stricnina,  bisogna  credere  che  anche  pei 
l'esci  sia  vero  che  l'azione  dei  raggi  luminosi  sull'iride  non  influi- 
sce in  nulla  sulle  dimensioni  della  pupilla,  ma  bensì  1'  azione  di  essi 
sulla  retina,  o  uno  sialo  particolare  del  nervo  ottico  e  del  cervello, 
influiscono  soli  sulle  dimensioni  di  <|uest' apertura.  6.°  In  conse- 
guenza a  far  pensare  che  forse  i  mezzi  più  soliti  e  comuni  a  ci- 
mentare l'azione  <Ieir  iride  nell'uomo,  ed  in  (pialche  animale  ad 
esso  vicino,  non  sono  i  meglio  valevoli  a  destarla  nei  l'esci,  e  che 


—  4i4  — 

si  esige  foree  provocare  per  parte  dei  raj^i,'!  Itiiuinosi  un' opporiiiiia 
specifica  azione  sulla  relina,  o  indurre  (|uel  particolare  stalo  in  es- 
sa, o  nel  nervo  ottico,  o  nel  cervello,  clie  alihia  per  oonsei,Mioii/.a  l'al- 
llusso  sant;uii;no  portante  erezione  all' iride.  Ma  (piai  è  ipiell'azione, 
(piai  è  (pieslo  stalo?  7."  A  confermare  che  1'  erezione  è  per  giuoco 
nervoso  delerniinante  afflusso,  non  per  imiscolare.  Tanto  è  vero 
clie  si  pro>ora  colle  artificiali  iniezioni,  e  con  certi  nervini.  L'azio- 
ne (Iella  stricnina  suU'  iride,  come  ipiella  su' muscoli,  j)eiisa  il  divi- 
nini  sia  secondaria,  cioè  conseguente  a  cpiella  sui  nervi. 

Dopo  un  dibattimento  di  relative  osservazioni  tra  il  prof.  Savi 
e  lo  stesso  prof.  Civiiiini,  la  Sezione  si  mostra  appagata  de'suoi  teo- 
remi, osservando  il  Presidente  come  la  nalura  anco  in  (|ueslo  caso 
abbia  donato  due  famiglie  di  l'esci  tanto  fra  loro  distanti,  come  so- 
no i  lldjiilì  e  i  Plcuruin'Ctidi,  di  un  organo  così  acconcio  alle  abi- 
tudini loro. 

Il  Presidente  fa  lettura  della  impromessa  lettera  dell'  Oken  da 
Zurigo,  della  quale  cpii  vengono  registrali  i  passi  piìi  interessanti. 
Osserva  quel  fondatore  dei  Congressi,  che  se  non  molti  furono  i  lavo- 
ri della  Sezione  di  Zoologia  nel  Congresso  di  Padova,  la  slessa  scar- 
sità osservasi  anche  negli  altri  paesi,  e  non  deve  considerarsi  come 
particolare  all'Italia.  Partecipa  che  il  sig.  Ki)lliker  ha  rccenlemenle 
scoperto  \\p\\  .lnij)liiv.cis,  di  cui  pescò  centinaia  di  esemjilari  in  Na- 
poli, una  narice  microscopica,  la  quale  fa  si  che  all'animale  possa 
assegnarsi  nel  sistema  ordinaria  sede.  Ricorda  che  MiiUer  fu  dopo 
Ralhke  quello  che  meglio  fece  conoscere  l'anatomia  di  quel  pesce, 
e  che  trovò  bens'i  due  occhi  allo  stalo  rudimentale,  ma  non  isco- 
perse  narice  né  organo  auditivo.  Aggiunge  pure  potersi  rilenere 
neir  liiip/iio.ris  Y  esistenza  di  un  cervello,  argomentala  da  cpiella 
del  nervo  trigemino  che  in  esso  riscontrasi,  .\iinuncia  (piindi  il  ri- 
torno del  sig.  Tschndi  dall'  America  meridionale,  ove  non  gli  venne 
fatto  di  rinvenire  alcun  SdliinKiiidride.  Scendendo  a  ])ailai'e  della 
Iconografia  della  Fauna  Italica  del  Principe  Boiiaparle,l Oken  fa  se- 
guire varie  considerazioni  sul  rango  assegnalo  nel  sistema  ad  alcuni 
animali,  e  j)rincipiando  dai  Pesci,  osserva  di  non  aver  ancora  sapulo 
ben  determinarsi  sul  posto  in  cui  collocare  i  .yeA/c/;// dal  nona|iarle 
messi  in  capo  alla  lista;  ed  accenna  le  successive  sue  dubbiezze  in 
proposilo,  derivanti  da  un  lato  dal  non  sapersi  decidere  a  slaccarli 
dalle  Lamprede,  e  dall'altro  dalla  persuasione  in  cui  si  trova  che  i 


—  4i5  — 

Pesci  al)dotniiiali,  e  fra  (|iiesti  gli  Esoci,  sieno  i  superiori  Ira  (incili 
a  sflielelru  osseo.  Tale  (.lit'ficollà  trovasi  poi  dal  prof.  Okeii  tanto  luag- 
gioi'c  per  lui,  atteso  il  metodo  die  egli  ha  adottato  del  parallelismo 
delle  classi  fra  loro,  e  coi  sistemi  anatomici. 

Persiste  l'Oken  a  ritenere  che  i  67/r/('//// ahhiano  a  costituire  im 
sol  ordine  coi  lialiachii,  ed  a  riguardai-e  i  Crocodilì  quali  rappre- 
sentanti dei  Mammiferi,  gli  Pterodattili  degli  Uccelli,  i  Gekonidi  dei 
Rettili,  e  gì' /<//cijv/«/7' dei  Pesci.  Cos'i  pure,  per  quanto  concerne  gli 
l.ccelli,  che  i  Palmipcili  corrispondaiio  ai  Pesci,  le  C/v///t'  ai  Rettili, 
i  Gdlliiuicei  agli  Uccelli,  e  gli  Struzzi  ai  .Manuiiiferi  ;  e  che  (piindi  gli 
Uccelli  degli  altri  ordini  (T'aj-je/ace/e/ffl/^flcv)  debbano  collocarsi  in 
posto  meno  elevalo  nella  sei-ie,coriis|)oiidendo  essi  agli  Invertebrati. 

Approva  1'  Oken  le  famiglie  adottate  dal  Principe  di  Canino  pei 
Mammiferi,  ma  non  così  le  altre  divisioni  dì  questa  classe.  Trova 
troppo  disuguale  la  divisione  in  Placentaria  ed  Ovovi\,'ipara,  e  non 
vorrebbe  separali  i  Muiiotremi  dai  Bruti.  I  Cetacei,  secondo  lui,  so- 
no paralleli  ai  Pinnijicdi,  ma  non  vicini.  11  sistema  di  disporre  gli 
animali  nelle  classi  a  seconda  della  loro  somiglianza  non  trovasi 
dall' Oken  corrispondere  al  piano  seguito  dalla  natura,  formando  le 
classi  una  serie  interi-otta,  non  già  continua.  \  orrebbe  quindi  che 
negli  ordini  e  nelle  partizioni  inferiori  s'  avesse  a  cercare  la  loro 
significazione,  ossia  il  loro  parallelismo  colle  classi. 

Conviene  in  fine  della  difficoltà  non  per  anche  superata  di  as- 
segnare un  posto  certo  ai  generi  G(de<>]iitliecits,  Hyra.r,  e  Psilo- 
dactflus.  Vorrebbe  i  Galeopiteci  uniti  jiiutlosto  ai  Marsupiali,  pel  ca- 
rattere dei  denti  molari  triangolari,  non  trovando  egli  di  poterli 
lasciare  Ira  ì  I.crnurini,  per  aver  l'orbila  incompleta,  mentre  per  il 
carattere  opposto  dice  appunto  avervi  riuniti  gli  Psilodattili. 

Quanto  all'  Hyrax  lo  vorrebbe  piuttosto  ravvicinato  ai  Mursu- 
piali  jier  la  somiglianza  dei  suoi  denti  con  quelli  del  If'ombat,  non 
sapendo  decidersi  a  lasciarlo  tra  i  Pacliidcnni. 

Il  prof.  Savi  non  può  astenei'si  dal  maravigliare  maggiormente, 
in  vedere  i  Rali'achii  riuniti  in  un  ordine  colle  Testuggini  ;  né  la  me- 
raviglia in  lui  si  attenua  per  (pianto  il  Presidente  si  sforzi  a  dire  che 
senz'  altro  1'  Oken  avrà  dato  un  esorbitante  peso  ad  alcune  somi- 
glianze nel  modo  di  respirare  di  questi  anche  per  lui  distintissimi 
animali,  né  vuol  valutare  l'apparenza  di  Rospo  che  prendono  alcune 
Testuggini  fluviatili,  uè  la  sorte  di  guscio  lestudinesco  che  assume 


—  /,iG  — 
un  genere  della  famiglia  dei  Rospi.  Non  ammelle  il  Principe  col- 
roken  gli  stretti  rajiporli  fra  i  Se/ac/iiied  ì  Cicìd.Ktonii,  che  prosegue 
a  riguardare  gli  uni  come  i  più  peifelli,  gli  allri  come  i  più  impei- 
fetli  dei  l'esci.  Auuuetle  però  1  elevatezza  nella  scala  degli  Esocidi 
già  da  lui  e  da  allri  proclamata,  ed  anzi  gode  che  la  edacità  di  co- 
storo sia  un  anello  di  più  per  congiungerli  ai  Cani  marini,  ma  sia 
necessario  sgombrare  la  famiglia  da  tanti  eterogenei  indebitamente 
intrusivi  dagli  autori.  Approva  aneli  egli  la  distribuzione  degli  esseri 
in  serie,  le  quali  però  vede  sotto  un  tult 'altro  aspetto  dell' Oken  ;  e  si 
sforza  a  provare  che  niun  ordine  vi  si  presti  meglio  di  ([nello  dei 
Serpenti,  (piando  sieno  studiali  a  dovere.  Combalte  energicamente 
l'idea  dell' Oken  di  considerare  gli  Uccelli  di  ripa  ed  i  Palmipedi 
come  più  elevati  nella  serie  che  noi  siano  i  Rapaci  ed  i  Passera- 
cei;  e  senza  entrare  nelle  speciose  rappresentanze  di  esso  naturalista, 
che  si  potrebbero  travolgere  in  tuli' altro  modo,  egli  si  contenta  di 
ripetere  ciò  che  stampava  nel  1826,  con  tanta  e  si  lusinghiera  ap- 
provazione dello  Swainson  parecchi  anni  dopo,  cioè  che  la  debilità 
e  il  bisogno  dei  parenti  nella  prima  età  è  norma  della  maggiore  ele- 
vatezza nella  Scala  degli  esseri.  INon  si  spaventa  della  ineguaglianza 
numerica  nelle  divisioni  che  egli  crede  naturali,  e  ben  lungi  dal 
vedere  la  necessità  di  riunire  i  Monitremi  ai  Bruii,  sempre  più  si  com- 
piace delle  divisioni  in  Placentaria  ed  Ovovivipara.  INiuno  è  oggi- 
mai  che  sostenga  collegarsi  l' infimo  di  una  Classe  superiore  col 
])rimo  della  susseguente,  onde  in  questo  senso  ii  ammesso  da  tulli 
il  l'arallelismo  delle  serie  di  animali,  su  di  che  il  Presidente  riman- 
da a  vari  cenni  nei  suoi  scritti.  Né  lo  stesso  Presidente  né  il  pro- 
fessor Savi  possono  comprendere,  e  molto  meno  ammettere,  l'avvi- 
cinamento dei  Galeofìileci  e  dell'  Hy rat  coi  Mursupiali  ;  ed  il  .solo 
j)roporlo  fa  stupire  la  intera  Sezione,  che  pen'i  si  unisce  al  Presi- 
dente nel  ringraziare  il  sommo  naturalista,  il  quale  anclie  in  ci() 
che  pu(>  sembi-are  aberrazione  ha  fatto  moslra  del  suo  vastissimo 
ingegno,  e  ha  dato  si  dilettevole  ed  interessante  materia  alle  discus- 
sioni zoologiche. 

Il  cav.  .Schmid,  riprendendo  l'argomento  sull'origine  dei  Cani, 
sostiene  che  la  differenza  della  voce  Ira  i  (^ani  domestici,  e  gli  ani- 
mali selvatici  cui  somigliano,  citala  dal  prof.  Savi,  non  può  servire 
di  pi'ova  della  loro  diversa  origine.  Accenna  che  il  Canis  borealis  ed 
altri  somiglianti  affatto  al  Lupo  di  quei  paesi,  conservano  la  voce 


-  4-7  - 
del  Lupo,  e  non  al)baiano  giammai.  Di  più  asserisce  che  una  fcmiiia 
del  Ciiiiìs  /(ii;;o/>ii.t  delle  regioni  artiche  d' America  somifjliaiile  pre- 
cisaiiR'iile  alla  \ Olpe  di  (pici  liuìglii,  e  com'essa  mula,  piiilata  in 
In^'liiltcna  figliò,  ed  il  piccolo  apprese  dagli  altri  ad  ahhaiare.  In 
(ine  considorandii  le  divei-silà  di  (\iiii.\-  Itorcdlis,  ilukunensis,  e  la- 
i^opus,  dei  (|uali  mostra  alla  Sezione  i  disegni,  conclude  che  essi  pro- 
vengano non  da  un  solo  tipo  originale,  come  opina  il  prof.  Savi, 
ma  da  più  ti])i. 

11  prof.  Savi,  riconosciuta  l'importanza  del  fatto  riportato  dal 
cav.  Schmid  intorno  alla  voce  ac<|uistata  dal  ('tiii/'s  /uì;o/)iis  nato  in 
Euroj)a,  conviene  che  ne  rimanga  diminuita  l' importanza  dell'  ar- 
gomento da  lui  usato  nel  distinguere  il  Cane  domestico  dal  Cnnis 
lu/ms.  Ver  altro  ({uanluncpie  si  convenga  che  questi,  ed  altri  fatti 
citati  dal  signore  Schmid,  rendano  meno  intricata  la  questione, 
pure  non  crede  che  essi  possano  risolverla  ;  tanto  più  che  egli  è  di 
parere,  che  varie  delle  razze  dei  Cani  da' zoologi  considerate  come 
specie  selvagge  non  sieno  i-ealmente  clie  Cani  domestici  in  quelle 
regioni  inselvatichiti.  Il  doti.  I\iboli  è  di  parere  che  a  rischiarar  la 
questione  gioverà  veder  pubblicalo  il  fascicolo  dell'Osteologia  com- 
parata del  Blainville,  ove  si  ragiona  dei  Cani. 

E  sciolta  r  adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonaparte 

//  Segretario  Dott.  T.  RinoLi 


A  D  1 1\  A  N  Z  A 

DEL   GIORNO    27    SETTEMBRE 


.flLpprovato  il  processo  vcrl)ale  dell' anlccedenle  adunanza,  il  ca- 
valiere Schmid  pone  in  mano  del  l'residenle  1'  estratto  da  esso  lui 
fallo,  per  servire  a'desiderj  della  Sezione,  di  una  Memoria  in  tede- 
sco mandala  al  Presidenle  stesso  dal  sig.  Pielruski  di  Podhorodu  in 
Galizia,  ossia  Polonia  Austriaca,  sulla  propagazione  dell'  Ursus  ar- 
clos,  con  la  descrizione  delle  qualtro  sorte  di  Orsi  che  si  trovano  in 
della  regione.  Ed  il  Presidente  medesimo  ne  fa  lettura. 

L'  autore  comincia  col  far  vedere  quanto  sia  aumentato  nei 
tempi  moderni  lo  studio  della  Storia  Naturale,  e  quanto  siansi  mol- 
tiplicati i  naturalisti  in  tutte  le  classi  della  Società.  Fa  vedere  ([uanto 
dobbiamo  esser  grati  a  tanti  uomini  illustri,  che  per  amore  della 
scienza,  e  per  beneficare  e  rendere  più  felici  gli  altri,  fanno  coscien- 
ziosamente i  saciifìzi  pili  grandi.  Alcuni  lasciano  i  loro  paesi  e  pa- 
renti per  viaggiare  nelle  parli  più  remole  del  mondo  esponendosi 
a  lutti  gli  effetti  disastrosi  di  un  clima  cattivo,  ad  oggetto  di  rac- 
cogliere piante,  animali,  e  minerali  che  possono  essere  utili  alle 
scienze  ed  alle  arti.  Altri  sacrificano  le  proprie  sostanze  e  perfino 
la  vita  per  contribuire  alla  grande  opera  del  progresso  intellettuale 
dell'  uomo,  ec.  ec. 

L'autore,  dalla  prima  gioventù  passionatissimo  per  lo  studio 
della  Storia  Naturale,  dopo  mille  difficoltà  pervenne  a  potersi  occu- 
pare esclusivamente  dello  studio  dei  costiuni  ed  abitudini  degli  Ani- 
mali del  suo  paese.  Ivi  per  fare  osservazioni  esatte  1'  autore  ha  in- 
cominciato a  raccogliere  molti  animali  vivi,  li  ha  collocati  in  luoghi 
adattati  ai  loro  bisogni,  e  li  ha  fatti  e  li  fa  vivere,  per  quanto  è  pos- 
sibile, in  una  maniera  simile  a  (piella  della  loio  libeilà. 


—   419   — 

Dopo  aver  dati)  una  descrizione  dettagliata  del  suo  serraglio, 
consistente  in  un  grande  numero  di  l'ccclli.  Quadrupedi  e  Rettili 
tutti  vivi,  l'autoie  arriva  ali  Oggetto  |)rinri|>ale  della  Memoria: 
r  l'nus  tirctos. 

Il  locale  dove  sono  collocati  i  tre  individui  die  possiede  è  una 
casa  divisa  in  tre  stanze;  (juclla  di  mezzo  contiene  il  maschio,  stan- 
dosi le  feminc  in  ((uelle  de'  lati,  nelle  (piali  può  farsi  trapassare  il 
mascliio,  mediante  due  porticelle  ne'  muri  divisorj. 

Il  mascliio  è  di  anni  !i,  la  sua  misura  dal  naso  sino  alla  coda  di  - 
|)iedi.  Luna  delle  l'emine  lia  ti  anni,  1' altia  :")  ;  di  misura  ambedue 
di  5  piedi  e  mezzo. 

L'autore,  per  dare  un  saggio  della  gran  diversità  di  opinione  fra 
molti  naturalisti  die  hanno  trattalo  della  propagazione  dell' Oi-so, 
cita  alcuni  ili  loro,  dicendo  «  Mi  aveva  sempre  sorj)reso  la  discor- 
danza che  regna  nelle  opere  di  Storia  Naturale  relativamente  alla 
pro|)agazioiìe  dell'Orso  ".Linneo  dice  nel  Sjst.  \at.  rol.l,p.  279. 
«  La  copulazione  ha  luogo  alla  fine  del  mese  di  ottobre:  la  femina 
|)()i  ta  1  1 2  giorni,  produce  4  piccoli,  li  allatta  con  4  mammelle  ec.ec.  » 
Wildielm  però  dice  nelle  sue  conversazioni  sulla  Storia  Nat.  Voi.  /, 
f).  4<j4  ■  "  L'epoca  della  copulazione  dell' Orso  è  alla  fine  di  agosto: 
la  femina  dopo  cpiatti'o  mesi  produce  da  i  a  3  piccoli  ec.  ec.  » 
Il  doli.  Alessandro  Zawadsky,  nella  sua  Fauna  dice:  «  La  copula- 
zione ha  luogo  nell'ottobre,  e  la  gestazit)ne  dura  G  mesi,  ec.  ec.  »  In 
un'altra  opera  leggesi  che  la  gestazione  dura  8  mesi,  ed  in  un'al- 
tra 36  sellimane. 

Potrebbonsi  citare  ancora  molli  altri  autori  nei  quali  regna  la 
stessa  diversità  di  opinione,  ma  le  esperienze  dell' autore  provano 
che  tutti  hanno  sbagliato,  se  non  seliipre  sul  tempo  della  gestazione, 
in  ogni  caso  però  sull'epoca  della  copulazione  ec. 

Narra  poi  l'autore  diversi  casi  nei  quali  si  presene  Orsi  giovani 
poco  tempo  dopo  la  nascila  avvenuta  indubitalmente  alla  fine  di 
gennaio,  o  al  principio  di  febbraio.  Rimaneva  perciò  a  determinare 
il  momento  del  calore  e  della  copulazione.  Quando  una  delle  cop- 
pie dell'autore  non  contava  più  di  un  anno  e  tre  mesi,  egli  osser- 
\ò  che  nel  mese  di  maggio  tulli  due  apparivano  mollo  meno  feroci. 
l  na  specie  di  dolcezza  e  tenerezza  signoreggiava  lutti  i  loro  niovi- 
menli  vf.vv.  L'autore  concludeva  poter  esser  (piello  il  lemjio  dei 
loro  aiuoli,  ed  avendoli  posti  a  conversare  insieme,  si  aspettava  che 

53 


le  nozze  si  celebrassero,  ina  invano.  L'anno  dopo  18^0  nella  slessa 
epoca  ridersi  gli  stessi  segni  di  cambiamento  di  carattere;  docili, 
amabili  e  pieni  di  tenerezza;  ma  nò  pure  in  (piell' anno,  bencliè 
giiiooassero  e  sclici'zassei'o  rontinnamcnte  fra  loro,  si  copularono. 
L'anno  1841  al  principio  del  mese  tli  maggio  niostraronsi  gli  stessi 
sintomi  di  calore;  ed  oltre  ciò  le  parti  genitali  esterne  della  femiiia 
a|>]>arirono  molto  gonfiate.  La  copulazione  si  consumò  pai'eccliie 
\olte,  e  fu  ripetuta  spessissimo  durante  il  mese  di  maggio.  Nel  giu- 
gno la  femina  non  ammise  più  il  mascliio,  e  cominciò  a  dar  tutti  i 
segni  di  una  gravidanza  vera.  11  mese  di  gennaio  e  febbraio  mette- 
va però  fine  alle  sjìcranze  dell'autore,  pcrcbè  la  femina  non  ven- 
ne al  parto. 

Nel  maggio  1842  la  copulazione  si  rinnovava,  reiterandosi  in 
tutto  il  mese.  Da  ipiell'epoca  i  segni  d' indisposizione  si  moltiplica- 
rono; l'Orsa  mangiò  poco,  diventò  magra,  e  succliiava  sempre 
i  suoi  piedi.  Nel  luglio  mangiava  più,  ballava  di  mollo,  e  bencbè  i 
capezzoli  delie  mammelle  non  fossero  pronunziati,  si  faceva  vedere 
una  sjìecie  di  colostro  nelle  mammelle.  INell' agosto  bencbè  magrissi- 
ma  ballava  altrettanto  die  prima,  e  mangiava  con  grande  appetito. 
Nel  settembre  il  colostro  nelle  mammelle  era  molto  aumentato  ;  gli 
ocelli  (sporgenti  mollo ì  avevano  il  fondo  rossissimo.  Rifiutava  la 
bevanda  fredda,  mangiava  di  molto,  e  ballava  continuamente.  Nel- 
r  ottobre  il  basso  ventre  si  gonfiava,  e  diveniva  più  pendente.  Nel 
novembre  tutto  era  nel  medesimo  stato,  nessun  cambiamento  nei 
capezzoli  delle  mammelle  ec.ec. 

Dopo  sei  mesi  nessun  indizio  certo  di  gravidanza.  Nel  dicembre 
cominciò  a  fuggire  il  cibo,  e  di  fatto  dal  1  dicembre  fino  al  primo 
di  gennaio  non  mangiò  la  minima  cosa,  né  jiur  tra  quelle  clie  ama- 
va di  molto  negli  altri  tempi,  p.  e.  latte,  miele,  zuccbero.  I  capezzoli 
delle  mammelle  diventarono  durante  questo  mese  pronunziatissimi, 
ed  il  basso  ventre  assai  crebbe,  mentre  l'animale  mollo  men  del- 
l'ordinario dilettossi  del  ballo.  Nel  gennaio  non  mangiava  ancora,  e 
giaceasi  <|uasi  continuamente  per  terra.  Nell'ottavo  giorno  si  osser- 
varono le  parti  genitali  molto  distese,  e  si  separava  un  licpiido  so- 
migliante precisamente  a  quello  clie  si  vede  nelle  Vacclie  ])rima  di 
partorire.  Wtì  di  gennaio  die  in  luce  due  piccoli,  i  quali  avevano  6 
pollici  di  liingbezza,  colore  grigio  argentato  con  una  collana  bianca, 
pelo  setoloso;  ed  erano  ciecbi.  Durante  i  primi  i5  giorni  la  madre 


—      /Ì2I      —  • 

non  (lipartivasi  da  essi  mai,  né  inen  per  l)ere.  Allora  incominciò  a 
preiuicie  un  j)o'(li  latte.  1  piccoli  slctlero  ciechi  nelle  prime  qiiat- 
lii>  settimane;  dopo  due  mesi  cominciarono  a  caminare  ;  e  ([uasi 
come  cani  accompagnarono  l'autore  alle  sue  passeggiate  ec.  ec. 

In  seguito  delle  sue  osservazioni  conclude. 

I  "  Che  il  tempo  del  calore  degli  Orsi  nell'  Europa  media  non  sia, 
come  venne  finora  asserito,  in  agosto,  in  settembre,  né  in  ottobre, 
ma  nel  mese  di  maggio. 

■1."  Che  la  gestazione  n(jn  dura,  come  già  si  credeva,  f\  n  6  mesi, 
ma  8  mesi  e  mezzo. 

3."  Che  i  |)iocoli  non  nascono  nell'aprile  o  maggio,  ma  d'in- 
verno, entro  il  mese  di  gennaif). 

Protesta  poi  l'autore  contro  (j uè' zoologi  moderni,  i  quali  so- 
stengono che  tutti  gli  Orsi  di  Europa  siano  identici,  e  crede  poter 
provare  che  le  quattro  sorli  di  Galizia  sieno  bastantemente  diverse 
[)cr  farne  almeno  quattro  sottospecie. 

I .  '  Orso  color  tabacco  nerastro 

Il  cranio  poco  convesso;  lo  spazio  fra  le  orecchie  piccolo;  le 
orecchie  lunghe;  il  nuiso  appuntato;  i  denti  tanto  nella  gioventù 
(pianto  nella  vecchiezza  giallastri.  Il  maschio  adulto  è  lungo  6  piedi 
e  mezzo;  la  l'emina  6. 

Nell'età  di  tre  ainii  è  di  color  tabacco  nerastro;  (piando  invecchia 
è  più  chiaro  ;  il  suo  pelo  è  delicato,  e  j)iìi  corto  che  nelle  altre  specie. 

.\bita  i  più  alti  monti  Carpati  Galiziani,  specialmente  le  Potoiii- 
nen  della  Provincia  di  .Siryi. 

l'ascesi  di  vegetabili  sino  all'età  di  6  anni;  (piindi  di  animali  a 
sangue  caldo,  specialmente  pecore,  capre,  ed  anche  buoi  e  cavalli. 

Vive  in  monogamia.  Nel  maggio  entra  in  calore  che  dura  circa 
tutto  il  mese.  La  gestazione  della  femiiia  prolungasi  8  mesi  e  mezzo. 

1.'  Orso  argi-Ntato 

Il  cranio  molto  convesso;  lo  spazio  fra  gli  orecchi  molto  largo; 
gli  orecchi  corti  ;  il  muso  grosso  e  rivolto  ali  insù  ;  denti  bianchi. 
Di  statura  è  minore  del  primo,  ma  più  tarchiato  e  robusto. 

Il  colore  nel  primo  anno  grigio  cupo,  nel  terzo  e  quarto  grigio 
argentato,  e  nella  veccliiez/.a  giallastro.  Pelo  grosso  e  lungo. 

Abita  nelle  foreste  delie  pianure  della  Galizia. 


—    ^-ì-l    — 

Maiijjia  sempre  vegetabili;  propagasi  come  1' anlecedente,  ed  è 
il  solo  ili  Galizia  che  succhi  i  suoi  piedi. 

3."  Orso  piccolo 

Cranio  sferico;  orecchi  medj  ;  muso  appuntalo  e  coiio  ;  denti 
bianchi;  lungo  5  piedi;  colore  grigio  cupo;  pelo  mollo  lungo. 

Abita  nelle  montagne.  Mangia  vegelahiii  ;  |)iii  facile  a  dntnesli- 
carsi  che  gli  altri. 

4."  Orso  coi.on  ni  \olpe 

Crani»)  mollo  schiacciato;  nuiso  molto  lungo;  orecchie  lunghis- 
sime; denti  gialli. 

È  il  più  grande  di  tutti,  misurando  7  piedi;  di  colore  è  tabacco 
chiaro,  ma  pi'ivo  de' riflessi  dorati  che  distinguono  l'Orso  dei  Pirenei. 

Abita  1  l  ngheria  e  la  Polonia,  ^el  resto  è  come  l'antecedente. 

Suscita  la  Memoria  una  discussione  fra  parecchi  membri  della 
.Sezione;  ed  il  prof.  Savi  coglie  questa  occasione  per  fare  interes- 
santi rilievi,  non  senza  muover  dubbio  sul  digiuno  nell'uhinia  epoca 
della  gestazione;  e  fermasi  specialmente  sul  cangiamento  di  i-egime 
della  prima  razza,  che  mangia  prima  vegetabili  e  rpiindi  animali. 
Si  ricorre  a' lumi  della  Patologia,  e  si  parla  della  ibernazione  degli 
animali  in  genere.  11  doti.  Chiappelli  vuol  che  s' intenda  non  rite- 
nersi da  lui  al'fatlo  strano  il  fatto  dell'Orsa  pregnante,  che  rimase 
sonnolenta  e  digiuna  tutto  il  dicembre  ;  sapendosi  clie  gli  Orsi  sono 
semi-ibernanti,  e  che  vivono  alcuna  parte  del  maggioi'  freddo  senza 
alimento,  immersi  nel  sonno  più  o  meno  profondo. 

Invitato  dal  Presidente  il  sig.  cav.  Schmid  a  leggere  una  Memo- 
ria che  già  promise  sul  parasitismo  di  una  specie  di  Diptero,  Y  au- 
tore prega  il  cav.  Bassi  di  leggerla;  ed  eccone  il  sunto. 

Nota  il  sig.  Schmid  che  alla  metà  dello  scorso  luglio  avendo  se- 
guito le  operazioni  di  uno  Sphe.v  spirife.r,  che  erasi  accinto  a  co- 
struire il  nido  in  una  sua  camera,  trovò  impiegare  (juesli  circa  18 
ore  per  la  costruzione  e  1' approvigionamento  d'un  nido  composto 
di  Ire  celle,  compile  le  quali  vi  recò  da  7  ad  8  ragni  jier  ciascuna, 
più  tramortiti  che  vivi,  destinati  a  pascolo  della  prole  nascitura, 
chiudendo  poscia  con  limo  le  celle  stesse.  Aperto  il  nido  alla  do- 
mane del  compimento  della  terza  cella,  il  sig.  Schmid  vi  rinvenne 
in  ciascuna  di  esse  da  7  a  10  Larve  apode  e  biancastre,  di  varia  gran- 


—  4*3  — 
de/./.a,  aderenti  \)cv  ima  delle  loro  esli'eiiiitìi  al  corpo  de'  Kagiii  ;  al- 
cuni de' quali  erano  conletnjìoraneanienlc  assalili  da  tre  o  (juattro  di 
esse.  (Continuala  l'osservazione  di  codeste  Larve  sino  al  principio  di 
agosto,  e  vedutone  il  successivo  incremento  a  spese  dei  Ragni  che 
venivano  ridotti  alla  semplice  spoglia,  nota  il  sig.  Schmid  che  a 
<|ueirepoca  incominciarono  a  trasformarsi  in  Crisalide,  e  che  pel  io 
di  quel  mese  tutte  le  Larve  eransi  ridotte  a  quello  slato,  a  quello  cioè 
d'un  corpo  ovifoi'me  privo  di  (pialsiasi  esterno  indizio  di  membra, 
e  somigliante  affatto  alle  Mnfe  di  molli  Ditteri.  Dopo  uno  spazio 
di  altri  dieci  giorni  osservò  il  sig.  Schmid  svihiiìparsi  l'Insetto  per- 
fetto, che  trovò  essere  in  fatti  un  Dittero  appartenente  al  genere  7'ti- 
clìiiKi.  l'assa  quindi  il  sig.  Schmid  ad  investigare  in  (piai  tempo  jiossa 
la  Tticliiiui  aver  deposto  le  uo\a  sui  Kagni,  ed  anunetlendo  la  pos- 
sibilità che  il  Dittero  possa  essersi  introdotto  nelle  due  prime  celle 
di  notte  tempo  mentre  stavano  tuttora  aperte  ed  egli  avevane  so- 
spesa la  sorveglianza,  la  esclude  affatto  riguardo  alla  terza  cella  che 
egli  di  continuo  sorvegliò  sino  al  momento  in  cui  venne  dallo  Sj>he.r 
del  tutto  chiusa.  Ritiene  (juindi  che  le  uova  fosser  già  sul  Ragno 
de|)oste  prima  che  ijuesto  \enisse  predato  dall'  Imenottero;  e  ciò  a 
tanto  maggior  ragione  che  altrimenti  non  saprebbe  spiegare  come 
dopo  sole  ventir|uattro  ore  possano  esservisi  trovate  Larve  svilup- 
pate non  solo,  ma  di  età  indubitatamente  diversa,  non  trovando  a|)- 
plicabili  al  caso  attuale  le  osservazioni  registrale  da  Lepelletier  de 
Saint  l'"argeau  sulla  deposizione  delle  uova  delle  Tiic/iiiiùli. 

Cita  poscia  il  sig.  Sclimid  le  osservazioni  fatte  sui  costumi,  di  co- 
desti Ditteri  da  Leone  Dufour,  \'on  W'inlheim,  Curtis,  e  Desvoid\, 
tutte  tendenti  a  confermare  la  probabilità  delia  propria  opinione. 
Crede  poi  che  lo  Splie.r  attacchi  di  preferenza  quei  Ragni,  che  per 
essere  già  infestati  dal  Dittero  parassita  possono  opporgli  meno  fa- 
cile resistenza,  tanto  piìi  che  altrimenti  non  sembrerebbegli  che 
r  hnenottero  potesse  compire  in  si  breve  spazio  di  tempo  1"  appro- 
vigionamento  di  ciascuna  cella,  ch'egli  osservò  eseguirsi  nel  periodo 
di  un'ora  e  uà  mimiti. 

Chiude  il  sig.  Schmid  la  sua  Memoria  coU'annunciare  come  pro- 
babili due  fatti,  sui  (piali  egli  riserhasi  d'acquistar  certezza  col  trat- 
to successivo,  cioè  : 

1."  Che  alcune  specie  di  Ditteri  attacchino  i  Kagni,  anche  ipiando 
questi  si  trovino  in  pieno  stato  di  salute. 


—    /.a/i    — 

a. "Che  lo  Sp/ie.r  spirife.v  scelga  di  preferenza  per  l'approvigio- 
namenlo  del  suo  nido  quei  Ragni  che  trovandosi  già  infestali  da 
(|iu'sli  parassiti,  sono  per  conseguenza  incapaci  d' oppor  loi'o  re- 
sisttM)7.a  alcuna. 

Sorge  quindi  il  Bassi  a  fare  alcune  riflessioni  sulla  Memoria  del 
cav.  Schmid,  e  premesse  alcune  notizie  su  (juantoegli  pure  ebl)e  ad 
osservare  intorno  alla  costruzione  del  nido  dello  S.  spìrifc.r,  dice  non 
ritener  nuova  l'osservazione  da  lui  stesso  confermala  dell' appiovi- 
gionamento  di  que'nidi  fatti  con  soli  Ragni.  Non  può  ammettere 
perniilo  nell'lmenotlero  l'istinto  di  preferire  i  Ragni  attaccali  dalle 
Tiic/tiiw;  e  ritenuto  come  cosa  di  fatto  che  queste  non  siansi  intro- 
dotte nel  nido  per  deporvi  le  uova,  poiché  il  cav.  Schmid  osservò 
il  contrario,  sospetta  che  lo  Sphex  li  abbia  bensì  predali  dopo  che 
erano  già  infestati  da  quelle  uova,  ma  senza  avvedersene.  Dice  che 
la  contraria  supposizione  è  affatto  inammissibile,  non  potendo  ri- 
tenersi nello  Sphex  un  istinto  che  lo  condurrebbe  necessariamente 
alia  distruzione  della  propria  progenie.  Ciò  rendesi  tanto  meno 
probabile,  che  allo  Splie.r  non  mancano  mezzi  per  paralizzare  i  Ra- 
gni da  lui  predati.  Conchiude  in  fine  dicendo  che  il  fatto  annuncia- 
to dal  cav.  Schmid  gli  riesce  del  tutto  nuovo  ed  interessantissimo, 
ed  invita  1'  autore  a  continuare  le  sue  osservazioni  su  quell'  argo- 
mento, anco  per  verificare  se  forse  la  Tochinn  non  attacchi  i  Ragni 
e  dentro  e  fuori  dei  nido  dell'  Imenottero,  il  che  potrebbe  venire  a 
conferma  del  doppio  modo  di  parassitismo  già  osservato  dal  mar- 
chese Spinola  nel  Sire.v  gigas. 

Distribuiti  dal  Presidente  a'singoli  membri  della  Sezione  gli  Jlli 
(Iella  Reale  Accademia  de'  Filomati  di  Lucca  inviatigli  con  lettera 
dal  Segretario  sig.  Cesare  Landucci,  se  n'esprimono  dal  medesimo 
i  debiti  ringraziamenti. 

Dopo  di  ciò  l'adunanza  è  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonaparte 

//  Segretario  Dott.  T.  Riboli 


A  D  l  ^  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    y.8    S  K  T  T  E  M  B  R  E 


><Xi<^ 


il  processo  verbale  dell'antececleiite  adniianza  essendo  stato  appro- 
vato, il  l'resideiile  discorre  del  suo  Catalogo  degli  Uccelli  Europei, 
del  (piale  distribuisce  molti  esemplari,  principalmente  esponendo 
ciò  che  riguarda  i  miglioramenti  introdotti  nella  classificazione. 
Nola  altresì  dovervisi  introdurre  una  nuova  specie  di  /./i/iius  clic 
perflii  nidifica  nella  (irecia,  Ldiiiiis personatus  Temmink,  del  quale 
ha  veduto  un  esemplare  bellissimo  anco  nel  Museo  di  Pisa  ;  ed  os- 
serva elle  il  nome  legittimo,  ipiantuncpic  non  felice,  di  questa  spe- 
cie sarà  Laniiis  nuiiicus.  Aggiunge  pure  allo  slesso  catalogo  il  Pycno- 
flatus  capensis  (Turdus  capensis?  L. —  Cudor  Levaillant,  Dis.  d'Afr. 
lab.  107,  fig.  N  —  Turdus  aurignster  Vieillot,  Hamatornis  chrysor- 
rlieus  Svvainson  )  uccello  del  Capo  di  Buona  Sjieranza,  ucciso  acci- 
dentalmente, come  accade  di  altre  rare  specie,  nella  sì  remota  Ir- 
landa. Prosegue  ad  osservare  che  il  suo  affine  Turdus  obscurus  Tem- 
mink, altro  non  è  che  1' affricano  Turdus  urs/noc  di  Lichtenstein, 
così  denominato  fin  dal  1819.  Errore  di  esso  catalogo  fa  egli  ve- 
dere che  sia  la  mal  voluta  riunione  del  Ptirus  lui^ubris  della  Dalma- 
zia al  sihiricus;  sotto  il  cui  nome  anzi  si  confondono  probabilmente 
parecchie  specie.  Ed  a  chi  voglia  sapere  se  fu  omissione  il  non  in- 
cludere in  (piel  catalogo  la  LocusleUu  ccrtldolu,  risponde  che  non 
fu  mai  colto  ne' confini  europei  quell' uccello  dell'Asia,  .\ltre  corre- 
zioni di  minore  imj)ortanza,  ed  altri  schiarimenti  accenna,  tra' (piali 
essere  stato  dato  indebitamente  ad  un  Avvoltoio  europeo  il  nome 
di  l'ultur  kolln  che  è  proprio  di  una  specie  del  Capo  di  Buona  Spe- 
ranza, non  mai  veduta  al  di  qua  dell'equatore. 

Il  cav.  Bassi,  in  aggiunta  alle  cose  da  lui  ricordate  nella  prece- 
dente adunanza,  osserva  che  necessariamente  deve  esser  diversa  la 


—  4-ì(j  — 
specie  dei  Ragni  predali  dallo  Sphc.r,  su  tu!  livolse  la  [)iopiia  al- 
tenzione  il  cav.  Schmid,  da  quelli  che  egli  stesso  ebhe  ad  osservare, 
i  «inali  tlovovano  npcessaiianipntc  essere  assai  minori  di  grandezza 
avendone  numerati  in  ciascuna  cella  da  18  a  24  indi\idui:  essere 
del  resto  cosa  assai  ovvia  che  mentre  un  Imenollero  mostrasi  co- 
stantemente preferire  il  pasto  d' inselli  d'un  dato  genere  o  famiglia, 
trovisi  poi  indifferente  quanto  alla  scelta  delle  specie;  del  che  cita 
diversi  esempi. 

Trova  essere  tanto  meno  probabile  che  lo  Sphe.v  abbia  a  bella 
posta  preferito  i  Ragni  infetti  da  Larve  di  Ditteri,  che  richiedendosi 
diversi  mesi  al  conijiimento  delle  proprie  metamoi-fosi  non  v'avreb- 
be provvidenza  nel  disporre  per  la  prole  nascitura  un  cibo  che  in 
meno  di  due  settimane  verrebbe  distrutto  dal  parassita,  il  che  lo 
conferma  nel  credere  che  i  Ragni  fosseio  già  infelli  all' insaputa 
dello  SjilicA,  poiché  il  cav.  Schmid  non  ammette  che  tale  infezione 
possa  essere  avvenuta  dopo  collocati  i  Ragni  nelle  cellule.  Rileva 
in  fnie  dover  esservi  qualche  latitudine  nell'epoca  della  nidifica- 
zione dello  Sp/ie.v  xpirife.v  dacché  il  cav.  Schmid  l'osservò  in  Toscana 
alla  metà  di  luglio,  mentre  il  Bassi  l'osservò  verso  il  fine  di  giugno 
in  Lombardia,  quantunque  paese  più  settentrionale  di  quello.  Chiu- 
dono la  discussione  sul  tanto  ripetuto  soggetto  del  Parasitismo  il 
doti.  Chiesi  ed  il  cav.  Schmid. 

Il  Presidente  mostra  una  rarissima  Conchiglia  del  Regno  di  Na- 
poli, Sol/iriiim  stramineuin  ;  sulla  quale  invitatone  il  conte  Porro  fa 
qualche  osservazione. 

Legge  quindi  una  lettera  direttagli  dal  dott.  Vittorio  Pecchioli, 
il  quale  non  cessa  dall' occuparsi  de' piccoli  Mammiferi  toscani,  ac- 
conq)agnata  da  esemplari  di  due  Mus  ;  l'uno  de' quali  è  il  Mux /)<•<■- 
cliloli  Uonap.,  l'alti'o  però  egli  non  sajirebbe  determinare,  se  sia  il 
rnuscitlus,  ovvero  una  specie  distinta,  come  parca  sospettasse  il  si- 
gnor Selys  de  Longchamps.  Aggiunge  l'aulore  della  lettera  non  poter 
confrontare  il  Miis  pecchioli  con  il  xrli'dtictis  mancante  |)er(ino  nel 
Museo  di  Pisa  ;  dubitar  però  della  differenza  (|uanle  volte  il  colore 
dei  pie  deretani,  che  mostransi  cenerini  inferiormente  soltanto  nel 
Mus  peccliioli,  non  sia  carattere  sufficiente  a  distinguere  le  due  spe- 
cie, e  riseivaisi  ad  inslituire  l'anatomia  com[>arativa  degli  scheletri. 
Duolsi  non  poter  presentare  alla  Sezione  un  suo  lavoro  sojjra  i  co- 
stumi (li  alcuni  liuprestidi,  perchè  il  sig.  Guérin  cui  spediva  il  ma- 


-  /r^7   - 
nosciitlo  pei-  inserirlo  nel  ISla^jazzcno  zoologico  non  glie  ne  lia  man- 
dali esenijìlaii,  sebbene  fin  da  gennaio  scrivessegli  essere  sollo  il  tor- 
tiiio  per  j)ul)ljlicarsi 

Il  Presidente  non  trascura  questa  occasione  per  eccitare  gli  Scien- 
ziati italiani  a  pnhlilicare  i  loro  lavori  in  pati-ia  piuttosto  clie  avven- 
tuiarli  all'esteio,  essendo  il  minore  degl'  inconvenienti  (juello  di  cui 
si  lagna  il  dott.  Pecchioli.  Finalmente  riguardo  ai  A/us,  non  cessa  di 
stimolare  il  dott.  Pecchioli  a  mandaili  in  Liegi  al  Selys,  giudice  com- 
petenle  più  che  altri,  profittando  della  cortesia  del  sig.  Omalius 
d'  Halloj  suo  suocero,  che  onora  di  sua  presenza  il  Congresso. 

Il  dott.  Felice  Maria  Falguera  legge  una  sua  .Memoria  su/la  nn- 
liira  del  j>n'iicii>ìo  sensilivo,  o  cerebrale.  Tenta  egli  sj)iegare  i  feno- 
meni sensorj  che  hanno  luogo  nel  cerehro  per  mezzo  di  un  fluido 
speciale,  come  hanno  già  indicato  i  fisiologi  di  ogni  tempo  ;  il  qual 
fluido  nomina  sensitivo,  o  cerebrale;  sensitivo  perchè  produce  le 
sensazioni,  cerebrale  per  la  località  in  cui  l'isiede. 

Accenna  la  natura  di  esso  fluido  distinguendolo  dall'elettrico  per 
la  proprietà  più  sottile  che  gli  attribuisce,  e  cerca  spiegare  il  modo 
in  cui  possa  credersi  che  si  formino  le  idee,  e  nascano  gli  appetiti 
nell  uomo  e  negli  animali,  valendosi  di  argomenti  di  analogia,  e  di 
risultati  di  alcune  sue  osservazioni.  Applica  in  fine  questa  ipotesi 
agli  animali  acefali,  eh'  egli  considera  ripieni  del  fluido  sensitivo  in 
tutta  la  sostanza  loro  ;  e  ricordando  le  indicazioni  di  Moreau  sopra 
l'applicazione  della  Fisiologia  alla  Psicologia,  non  che  quelle  di  Du- 
mas sulla  formazione  di  una  Ideologia  comparata,  conchiude  che 
col  mutuo  concorso  delle  due  Scienze  si  potrebbe  coni j)orre  un  pili 
completo  trattato  delle  facoltà  intellettuali,  sul  (piale  promette  un 
lavoro  più  esteso,  non  indicando  ora  che  la  '  parte  riguardante  la 
Fisiologia  delle  sensazioni. 

Succede  animata  discussione  sull'argomento,  così  aperto  al  cam- 
po delle  ipotesi,  tra  il  signor  .\rrighi,  il  doti.  Chiappelli,  il  dott.  Ki- 
holi,  il  Presidente,  e  il  cav.  Schmid,  i  f|uali  interpellano  a  vicenda 
l'autore  della  Memoria.  Il  Presidente  sostiene  con  forza  l'esistenza 
di  un  sol  fluido  nerveo,  e  la  convalida  con  l'analogia  jier  non  en- 
trare nella  questione  d' identità)  del  fluido  elettrico,  del  quale  si  vol- 
lero veder  parimente  più  specie.  .Vi  dott.  Riboli,  cui  jiiace  osservare 
cernie  questa  materia  sia  totahnenle  ideologica,  risponde  il  Falguera 

54 


—  428  — 
il)  inaijgior  dichiarazione  del  suo  scritto,  die  ciò  non  può  dirsi  senza 
confondere  le  Scienze  naturali  con  le  morali  ;  essendo  che  un  ideo- 
loj^o  considera  le  idee  come  già  formate,  come  parte  ilella  intelligenza, 
e  finalmente  in  un  modo  astrailo,  prescindendo  da'corpi  ciie  inter- 
vengono a  formarle;  il  fisiologo,  come  ognun  sa,  considera  le  idee 
per  rapporto  al  meccanismo  della  loro  formazione;  e  ninno  potrà 
negare  che  l' ipotesi  di  un  fluido  pel  cui  mezzo  si  formino  le  idee 
sia  una  teoria  puramente  fisiologica.  Il  doti.  Arrighi  conclude  che, 
dovendo  ricorrere  alla  distinzione  de' due  fluidi,  sia  meglio  attenersi 
alle  note  esperienze  di  tanti  celchri  fisiologi,  o  specialmente  a  quelle 
del  ch.sig.  Longet.  Soggiunge  il  doli.  Chiappelli  che  se  dovesse  am- 
mettersi una  distinzione  di  fluido  nerveo,  sarebhe  più  ragionevole 
quella  del  fluido  che  percorre  1  nervi  del  senso  da  quello  che  per- 
corre i  nervi  del  molo,  sapendosi  per  le  conoscenze  avute  fin  qui, 
che  i  nervi  del  senso  esercitano  un'  azione  centripeta,  e  quelli  del 
moto  un'azione  centrifuga.  In  proposito  di  che  il  Miiller  propone  a 
risolversi  la  questione,  se  nei  nei'vi  del  senso  oltre  1'  azione  centri- 
peta \  i  esista  una  centrifuga,  e  se  in  quelli  del  molo  oltre  la  centri- 
fuga n'esista  una  centripeta.  Esso  Chiappelli  ha  immaginato  e  ten- 
tato esperimenti  per  risolvere  questo  secondo  lato  della  questione  ; 
l'uno  de' quali  ha  eseguito,  proponendo  l'altro  come  da  eseguirsi. 
Secondo  i  risultati  del  primo  si  avrebbe  che  nei  nervi  del  molo  non 
esiste  azione  centripeta.  Dice  pure  che  si  propone  altri  esperimenti 
che  renderà  di  pubblico  dritto. 

Il  doti.  Falguera  fa  osservare  che  egli  non  ha  (  come  dalla  di- 
scussione potrebbe  apparire)  distinto  il  fluido  cerebrale  dal  nerveo  ; 
e  riassumendo  dichiara  non  intendere  di  opporsi  in  qualunque  caso 
alla  identità  del  fluido  cerebrale  e  del  fluido  nerveo-;  e  nella  sua 
Memoria  non  aver  parlato  del  secondo,  perchè  si  è  proposto  sol- 
tanto indicare  il  modo  col  quale  possa  quello  prender  parte  alla 
formazione  delle  idee  nel  cerebro. 

Il  Presidente  rallegi-atosi,  che  occupato  si  bene  l'ordinario  tem- 
po delle  adunanze  non  siagliene  rimasto  tanto  da  poter  sottoporre- 
alla  discussione  un  suo  lavoro  manoscritto  su  i  Mammiferi,  su  i 
nettili,  e  su  i  Pesci,  simile  al  distribuito  a  slampa  sugli  Uccelli;  egli 
lo  depositerà  la  dimane  sullo  scrittoio,  non  con  la  speranza  di  po- 
terlo discutere,  ma  perchè  sappiasi  averne  fallo  omaggio  al  Con- 


—  429  — 
gresso  lucchese  prima  di  darlo  alle  stampe.  Scioglie  in  fine  l' adu- 
nanza col  dire  che  aspettò  l' arrivo  defJeologi  per  leggere  anco  ad 
essi  una  lettera  di  Lodovico  Pasini  da  Schio,  la  di  cui  assenza  ha 
prodotto  gran  vuoto  in  questo  Congresso,  cui  assicura  assistere  tut- 
tavia con  la  mente;  in  prova  di  che  manda  ottimi  consigh  per  gli 
anni  avvenite,  che  il  Presidente  gode  poter  assicurare  esser  già 
stati  eseguiti. 

Visto  —  //  Presidente  Carlo  Principe  Bonaparte 

//  Segretario  Dott.  T.  Riboi.i 


A  D  1 1\  A  i\  Z  A 

DEL    GIORNO    29    SETTEMBRE 

<H50« 


JLit'Ilo  ed  approvalo  il  processo  verbale  dell'antecedente  ad.unan- 
za,  il  sig.  Carlo  Porro  legge  una  lettera  del  dott.  Domenico  Nardo  al 
Presidente,  nella  (|uale,  premesse  le  espressioni  di  rammarico  di  non 
avei'  potuto  intervenire  al  Congresso,  dà  un  saggio  de  suoi  studi  sulla 
più  naturale  distribuzione  in  famiglie  degli  esseri  appartenenti  alla 
Classe  dei  '/.oofitinj  di  Blainville  sulle  filosofiche  norme  del  Prin- 
cipe di  Canino  per  la  classificazione  dei  J'ertebrnti ;  seguito  da  breve 
cenno  sopra  una  nuova  specie  di  Dictichopora  vivente.  Vista  la  na- 
tura e  la  importanza  del  lavoro  non  suscettibile  di  un  estratto,  la 
Sezione  sul  parere  emesso  dal  Porro  acconsente  che  sia  inserito  per 
intero  nel  verbale,  siccome  segue. 

Distribuzione  naturale  in  ordini,  famiglie  e  generi  delia  Classe  dei 

Zoofitarj  (Blainville)  del  dott.  G.  D.  J\ardo  membro  pensionarlo 

dell'  /.  R.  Istituto  Lombardo  Feneto 

Classe  dei  Zoofitarj  (Blainv.) 
Famiglia  degli  Alcioniani  (Milne  Edwards). 
Ordine  I.°  Zoofitarj  tubuligeni  Nardo.  (Pam.  I.°  Tubiporea  Blainv.) 
Di  vis.  I.°  Animale  nidulato  in  una  specie  di  polipaio,  solido,  cal- 
care, di  sostanza  uni/or/ne. 
Fam.I.'  Tubiporidi.^. 

Gen.  7'«/>//)o/-rt  Lanik.  Gen.  Gyringojtora? 
Divis.  Il.°  Animale  nidulatv  in  una  specie  di  polipaio,  cvrneo-farci- 
noideo, più,  o  meno  infarcito  internamente  di  aghetti  calcarei. 
Fam.  II.'  Cornularidi  N. 

Gen.  Cornularia  Lamk.  Telcsto  Lamouroux. 


—  43i  — 
OssKRVAzioNi  «  Un  lai  ordine  che  i-elativanienle  al  polipaio  foi-- 
«  inerebbe  iiiiportanle  eccezione  alla  Classe  dei  /.uoJ'Udij,  d' al- 
«  troiide  naturalissima,  può  quasi  considerarsi  siccome  risultato 
«  d'  una  anomalia  consistente  nella  conversione  in  corteccia  es^er- 
«  na  di  ciò  che  nei  Zuojilarj  Jituidei  convertesi  in  asse  interno. 
«  /  Tuhiporidi  rappresenterebbero  relativamente  al  polipaio  una 
«  anomalia  dei  CoralUdi,  ì  Cornularidi  un'  anomalia  dei  Gorgu- 
«  nidi.  La  corteccia  esterna  che  osservasi  nei  Fitoiilei  verrebbe 
«  rappresentata,  ossia  polrebbesi  considerare  come  uno  stato  ru- 
«  dimentario  di  essa  la  specie  di  veste  membranosa  che  involge 
«  r  animale,  da  cui  sembra  trasudarsi  la  sostanza  calcarea,  o  cor- 
«  nea.  l'na  tal  mcmbranelia  è  sovente  sostenuta  nel  suo  interno 
«  specialmente  alla  parte  inferiore,  ossia  è  più  o  meno  infarcita  di 
«  aghetti  calcarei  (  credo  che  a  torto  ne  ammetta  il  Blainville  an- 
<>  che  di  silicei  V.  Dict.  d' Hist.  Nat.  pag.  461  )  come  meglio  osser- 
«  vasi  nelle  Cornularie. 

Ordine  II. °  Zoofuarj  alcionari  N.  (Fam.  FV.*  Zoofitarj  sarcinoidei, 
o  alciunari  Blainv.  ) 
Ordine  IV. "  Poli/ìi  tubiferì  Lamie. 
Fam.  I.°  Antìielidi  Nardo. 

Gen.  Anlhelia  Lamk. 
Fam.  IL"  Exosidì  N. 

Sotto  famiglia  I."  ExosìnìN. 

Gen.  Exos  N. 
Sotto  famiglia  IP  Alcionidini  N. 
Gen.  Alcionida  Edw. 
Fam.  IH.»  Lobularidi  N. 

Sotto  famiglia  I.'  Lohulan'ni  N. 

Gen.  Lobidaria  Lamk.  Gen.  Sympodiiini  Eh  rem  b. 
Gen.  Dendridiuin  N.  Gen.  Asbeslia  N. 
Gen.  Alcinia  N.? 
Sotto  famiglia  IL'  Xen/ni  N. 

Gen.  Animothea  Savigny.  Gen.  Neplea  Sav. 
Gen.  Xeiiia  Sav. 
Fam.  IV.*  Briareidei  Nardo 

Gen.  Briareum  Blainv. 


—  432   — 

Osservazioni  «  E  molto  naturale  un  lai  ordine.  La  sostanza  po- 
«  lipirera,clie  è  eli  natura  uguale  alla  corteccia  de'/V/wV/c/,  contiene 
«  come  ([nella  gran  numero  di  corpicciuoli  calcarei  agliiformi.  Que- 
«  sti  sono  nelle  AnthcUc  aj)pena  visibili,  ed  in  piccolo  numero. 
«  Crescono  in  quantità  ed  in  grandezza  nella  famiglia  degli  Exosidì. 
«  ISei  Lohiilaridi  vedonsi  ancora  maggiori,  sì  in  numero  come  in 
«  grandezza,  specialmente  nella  sotto  famiglia  Xciiini.  I  Hridieiiii 
«  hanno  la  sostanza  polipifera  centralmente  stipata  in  maniera  da 
«  simulare  una  specie  di  asse  solido  prodotto  dall'  insieme  degli  aghi 
«  calcarei  fascicolati  verticalmente,  l  na  tal  famiglia  forma  per  que- 
«  sto  carattere  naturale  passaggio  ai  l'iloidci.  Le  differenze  nelle  fa- 
«  miglie  risultano  anche  da  caratteri  spettanti  all'Animale.  Il  genere 
«  Exos  contiene  finora  due  specie;  V  .tic.  e.ros  Auct.  Exos  pnìma- 
«  tuin  Kob.  e  \ .Ile.  stellatuni  Edwards,  Exo.t  stellatum  Nob. 

«  Il  genere  Lobularia  per  me  restringesi  alla  Lob.  digitata,  a  cui 
«  deve  aggiungersi  (se  non  è  come  crede  Ehremberg  un  giovane  in- 
«  dividuo  di  (piestai  la  Lob.  conoidea  Lam.  Forse  devesi  riportare 
«  a  questo  genere  anche  la  Lob.  auranliacn  del  medesimo  autore. 
«  Tipo  del  mio  nuovo  genere  Dendridiuin  assolutamente  distinto 
«  dalle  Loìndarie  è  \ .Ile.  arboreiim  L.,  Dendridium  arborcum  Nob.,  a 
«  cui  aggiungo  altre  due  specie  cioè  \'.4lc.  arboreumjbwuni  degli  au- 
«  tori,  Dendridium  albuscola  Nob. ,  e  il  Dendridium  baculum  Nob.  che 
«  ha  diramazioni  lunghe  come  bacchette,  e  lisce,  il  genere  Sjmpo- 
«  dium  Ehremberg,  sembrami  ben  distinto,  e  da  collocarsi  dopo  le 
«  Lobularie.  Il  mio  genere  Asbeslia  ha  per  tipo  1'  .ile.  asbestinum 
«  Auct.,  e  questo  forma  forse  una  sotto  famiglia  per  se  come  forse 
«  anche  il  genere  Dendridium  Elir.,  .4lc.  flcxibite,  fldi'uriì,  /labclltim, 
a  viride  di  Quoy  e  Gaymard,  vengono  da  me  provisorianiente  riuniti 
«  sotto  il  nome  generico  Alcjnia,  e  riposti  nella  famiglia  dei  Lobu- 
«  larini.  Nel  genere  liriareum  non  può  aver  luogo  la  Gorgonia  mol- 
ti lis  dell'Olivi  come  pensa  Blainville,  giacché  è  una  vera  Gorgonia. 
«  I  generi  ammessi  dal  Blainville  fra  gli  Alcionari  quali  sono  .41- 
«  cjronium,  Cjdonium,  Pulmonellum,  Mussarium,  e  Cliona  non  pos- 
te sono  aver  luogo  in  tal  ordine  per  le  ragioni  da  me  esposte  in  al- 
te tro  lavoro  prossimo  a  pubblicarsi,  intitolato  —  Riscliiarimenti  e 
«  rettificazioni  ai  generi,  ed  a  qualche  specie  della  famiglia  dei  Zoo- 
«  fitarj  sarcinoidci  .slabilita  (hd  .tig.  de  Blainville. 


—  433   — 
Ordine   IH."  Fitoidei  Nardo.  (Oid.   III."  Sez.  VI.'  Polipi  corticiferi 
Laiiik.  Fani.  II."  Coralli  hlaiiiv.j 
Divi.s.  1.'  Corteccia  spiculifctu  —  Polipi  ottotentucolati. 
Fani.  I.'  Corallidi  N. 

Gen.  Coriilliuiii  Lunik. 
l''ani.  II.'  I.sisidi  .\. 

Sotto  famiglia  I."   Melileiiii  N. 

Gen.  Meliliieii  Lanik. 
Sotto  famiglia  11. ■'  Isidini  N. 

Gen.  Isix  Lamk.  Gen.  Mopsea  Lax. 
Fam.  IH.'  Gor gonidi  N. 

Sotto  famii'lia  I.'  Gon^onini  N. 

Gen.  Gorgvniii  N.  Gen.  Pterogordia  Eliremberg. 
Gen.  Ennicea  Lamk.  Gen.  Flabellum  N. 
Gen.  Plucomus  N.  Gen.  Funiculiiia  Lamk. 
Sotto  famiglia  IL'  Ple.xaurini  N'. 

Gen.  Plc.vaura  Lamk. 
Sotto  famiglia  III.'  Muriceini  N, 

Gen.  Muri  ceti  Lamk. 
Sotto  famiglia  IN  ."  Primnoini  N. 
Gen.  Primnoa  Lamk. 
Divis.  IL"  Corteccia  non  spiculifera,  polipi  a  tentacoli  piii  o  me- 
no di  otto. 
Fam.  IV.*  Àntipatidi. 

Sotto  famiglia  I."  Antipatini —  Polipi  a  sei  tentacoli. 
Gen.  ./nt/iipal/icv  VaWh^.  Gen.  Cirripat/ies  Ulainv. 
Sotto  famiglia  li.''  Saralini — Polipi  a  sedici  tentacoli  ! 
.    Gen.  Sa^'alia  N. 

OssERv.\zioNi  «  Sarebbe  iialnralissimo  f|iiesl' Ordine  tanto  rap- 
«  porlo  al  numero  dei  tentacoli,  die  d'ordinario  contasi  negli  Animali 
«  di  questa  Classe,  quanto  rapporto  alla  presenza  degli  aghi.calcarei 
«  nella  corteccia  de"l  polipaio  analoi^lii  a  ([iiclli  degli  ./Icionari,  se 
«  non  si  avesse  grand' eccezione  nella  famiglia  degli  .Intipatidi.  Fa 
«  meraviglia  come  sia  sfuggito  all'occhio  degli  osservatori  il  bel  la- 
«  voro  del  Donati  \ .  suìV  .tnfi/iate  dell'  .\driatico  Gorgania  sai'oglia 
«  (Bcrtoloni)  inserito  nel  primo  volume  del  Giornale  di  Grisellino, 
«  ove  vedesi  esattamente  descritto  e  figurato  1'  animale  con  i  suoi 


—  434  — 
«  sedici  tentacoli.  Non  v'  ha  dubbio  che  una  tale  specie  debliasi  di- 
"  stinguere  dal  genere  Anthipatìies.  Costituisce  anzi  a  mio  credere 
"  una  sotto  faniitjlia,  come  nKìstrerò  in  j)iù  esteso  lavoro  relali\o  ai 

•  caratteri  distintivi  delle  famiglie  dei  /.oojitaij.  (ili  Animali  delle 

•  Antipaii propriamente  dette,  secondo  Gray  ed  aitii,  hanno  soltanto 

■  sei  tentacoli  ;  oltre  ciò  la  corteccia  in  queste  è  più  corrosa,  e  ca- 
•-  duca  facilmente,  e  vi  ha  pur  differenza  nella  struttura  dell'asse 
"  interno.  Semi)ranii  naturale  la  famiglia  dei  Gorgonidi,  come  pure 

•  sembrami  di  qualche  valore  la  distinzione  delle  quattro  sotto  fa- 
-  miglie,  le(iuali  attesa  la  grande  differenza  dell'esterna  corteccia, 
"  e  del  ninnerò,  grandezza,  disposizione  e  forma  degli  aghi  calcarei, 

■  debbono  presentare  importanti  differenze  anche  nella  caratteristi- 
"  ca  deir.\nimale,  che  è  desiderabile  sia  meglio  fatto  conoscere  ;  for- 
«  sechè  il  numero  dei  tentacoli  non  sia  eguale  in  tutte  le  sotto  fami- 
■'  glie.  I  Generi  Fliiòelliiin,  e  P/aconiiis  da  me  proposti  hanno  per 
"  tipo  il  primo  la  G.  flabcllum  Aucl.  ed  altre  specie,  il  secondo 
•■  la  G. pldcomus  degli  autori,  e  due  altre  nuove  specie,  una  delle 
"  quali  Adriatica. 

«  Nei  Gorgonini  gli  aghetti  calcarei  della  corteccia  ijon  disco- 
"  pronsi  ad  occhio  nudo  come  osservai  avvenire  nelle  Antheìie.  Nei 
«  Plexnurini  divengono  più  appaienti  come  negli  E.vosini.  Nei  Mii- 
'<  riceini  sono  tanto  grandi  che  distinguonsi  ad  occhio  nudo  come 
«  avviene  nei  Xeniiti.  I  Primitoiiti  diversificano  per  la  grandezza,  e 
■<  per  la  forma  squamniosa  che  presentano. 

«  Naturali  e  ben  distinte  sono  pure  le  famiglie  dei  Curollidi  e 
•■  degli  Isididi, e  y'ie  maggiormente  risulterà  la  loro  importanza  quan- 
«  do  con  più  dettaglio  si  conoscerà  la  loro  caratteristica. 

Ordine  IV."  —  Fani.  III."  Peiinatulari Blainx.  Fam.  l."  B rane /lios tomi 
calamidi  Latraille.  Ord.  V.°  Polipi  natantes  Lamk,  escluso 
il gen.  Encrinus.  Ord.  XVI."  Penna-  marince  Schweigger. 
Fam.  I.'  Umhellularidi. 

Gets  .  Umbellularia  Laiìì  ■ 
Fam.  II.'  Pennatuhiridi. 

Sotto  famiglia  I.'  Pennalularini. 

Gen.  Pcnnatula  Lam.  e-\  p.  Gen.  Penna  N. 
Sotto  famiglia  II. °  lirgularini. 
Gen.  Virgiliana  Lamk. 


—  435  — 
Fani.  IH."  Piwonaridi. 

Sotto  famiglia  I."  Pm'onnrini. 


Gen.  P(H'oìuiria  Ciiv.  Gen.  Scirpearìa  Cuv. 

lo  famiglia  II.'  Verretlilini. 

Gè»,  f'eretilliuii  Cuv.  GErr.  Revita  Lamk. 


Osservazioni  «  La  distribuzione  di  quest'ordine  naturalissimo 
«  è  presso  a  poco  quale  venne  proposta  dallo  Schweigger.  Dettàgli 
«  caratteristici  maggiori  mostreranno  l' importanza  rappresentativa 
«  delle  famiglie  e  sotto  famiglie.  Semlji'ami  dover  distinguere  gcne- 
«  ricamente  le  Pennatulae  grisea  e  spinosa,  dalla  phospliorica  e 
«  dalla  rubili.  I,e  due  prime  hanno  l'asse  rotondo,  le  altre  due  «pia- 
ce drangoiare.  Dislingnonsi  anciie  per  altri  iuij)ortanti  caiatteri  tanto 
«  esterni  quanto  interni  sj)ecialmcnte  relativi  alla  disj)osizione  delle 
«  ovaie,  come  mostrò  il  Delle  Ghiaie.  Lasciando  il  nome  generico 
«  PennatulnAWe  f.\>ec\e  jrrisea  e  .i/j/how/,  crederei  potersi  distinguere 
«  col  nome  generico  I'ennv  le  altre  due  cioè  ÌAphospiiurica  e  la  rubra. 

NUOVA  SPECIE  VIVENTE  DI   DlCTICHOPORA  D.  CINNABARINA  Nardo 

«  Predisse  il  Lamarck  stabilendo  il  di  lui  genere  Dictic/topora 
«  che  alla  sola  specie  allora  conosciuta  Mill.  violacea  Pallas,  altre 
«  se  ne  aggiungerebbero  in  seguito.  Passarono  molti  anni  prima  che 
«  si  verificasse  un  tale  vaticinio,  finche  nel  i8'3t  circa  M.  Aliclielin 
«  ne  scopri  una  seconda  specie  allo  stato  fossile  nel  calcare  gros- 
«  sr>lano  inferiore  dei  contorni  di  Chaumont.  Ora  ho  la  compiacenza 
«  di  poterne  annunciare  altra  specie  vivente  distinta  molto  bene 
«  dalle  precedenti,  la  quale  per  quanto  giunse  a  mia  cognizione  è 
«  proveniente  dal  mar  Rosso,  né  so  che  siasi  da  altri  mai  fatta  co- 
«  noscerc.  Distinguesi  dalla  fi.  vioìticea  ])ercliè  mantiensi  entro  di- 
«  mensioni  minori;  j)ei' essere  di  un  bel  colore  di  cinabro  in  modo 
«  da  sinndare  un  piccolo  corallo.  Tal  colore  è  proprio  di  tutta  la 
«  spessezza  del  polipaio  come  osservasi  nella  /).  fiobicea.Soni)  nella 
«  nuova  sjìecie  maggiormente  sottili  ed  intricale  le  dirantazioni.  Le 
«  estremità  dei  rami,  invececbè  piuttosto  ingrossate,  moslransi  ten- 
«  denti  all'acuto,  e  lungi  dall'essere  del  medesimo  colore  del  re- 
«  stante  del  polipaio  sono  più  biancastre.  Le  verruche  non  sono 
«  slelliformi  come  spesso  osseivasi  nella  /).  fio/area,  ma  giannlose  a 


—  /iSG  — 
«  gianeili  (jiiasi  ugnali,  rotondi,  grosselli,  aggruppali  in  buon  nu- 
«  mero  alla  superficie  dei  rami  minori.  Una  sola  serie  di  pori  niar- 
«  ginali  longitudinalmente  seriali  riscontrasi  nella  nuova  specie, 
«  mentre  l'altra  vivente  ne  lia  tre,  di  cui  quelli  della  serie  media 
«  sono  maggiori.  Gli  esjiosti  caratteri  sono  bastanti  a  distinguere 
«  le  due  specie  viventi;  riserbo  ad  altro  lavoro  dettagli  maggiori. 
«  La  .1/.  rosaccd  Pallas,  non  sarebbe  forse  una  s|)ecie  di  Dicticlio- 
«  pora  prossima  a  ([uella  da  me  descritta?  Mi  sorge  un  tal  sospetto 
«  osservando  la  figura,  bencbè  non  mollo  esalta,  clie  rappresenta 
«  l'Esper  nella  di  lui  tavola  XXXVF.  Cliiarisca  clii  può  un  colai 
«  dubbio,  e  giudicbi  sulla  novità  della  specie  di  cui  lio  esibila  la 
«  descrizione.  G.  D.  Nardo 

Il  Naido  promette  in  fine  mandare  al  futuro  Congresso  di  Milano 
una  sua  nuova  Classificazione  degli  SjHìiigiarj ,  distesa  dietro  le 
stesse  norme,  nella  quale  ai  tre  ordini  prima  stabiliti  (Corneospoit- 
i(e,  Sicilispotige,  e  Ciilcisponge)  aggiunse  i  nuovi  ordini  dei  Curneo- 
silici-s/'onge,  e  dei  Corneo-cnìci-sponge ;  lavoro  clie  non  potè  mandar 
compilo  al  Congresso,  come  avria  voluto,  insiem  con  altri  d' Ittiolo- 
gia. Le  famiglie  degli  Spongiarj  finora  gli  giungono  a  quindici,  ed  i 
generi  a  trenta. 

Segue  il  rapporto  del  soprallodalo  Porro  sulla  lettera  del  Risso, 
della  quale  si  fece  menzione  fin  dalle  prime  sedute. 

«  Affidatomi  da  voi  l' incarico  di  estrarre  da  una  lettera  di  pri- 
o  vaia  corrispondenza  del  prof.  Risso  al  Principe  di  Canino  quanto 
«  poteva  importare  agli  studi  di  nostra  Sezione,  e  formandone  il 
«  soggetto  una  nota  di  Cefalopodi  così  viventi,  che  fossili,  e  pelre- 
«  fatti,  che  a  quell'indefesso  zoologo  avvenne  di  osservare  presso 
«  le  patrie  coste  Nizzarde  dal  1827  al  Sg,  venni  nel  pensiero  che 
«  il  meglio  che  per  me  si  poteva  sarebbe  slato  di  fondere  quella 
«  coH'allra  illustra/ione  dei  luoghi  pressoché  eguali,  presentataci  al 
«  terzo  Congresso  Torinese  dal  sig.  Verany  sotto  forma  di  tavola 
«  metodica  illustrata  da  eleganti  disegni,  la  quale  per  unanime  voto 
«  della  Sezione  fregia  il  volume  di  quegli  Atti. 

«  Ma  [)er  (piesla  fusione  esigevasi  la  possibile  conqinrazione  di 
«  quei  tlue  documenti.  Ora  sì  nell'una  che  nell' altra  illustrazione 
«  adottasi  un   ordine  diverso  di  sistema 


-  437   — 

«  Così  neir  una  die  nell'  altra  i  nomi  dei  generi  e  delle  specie 
«  sono  a  qnaiili)  |)iin  Ira  vedersi  spesso  diversi  por  sinonimia.  fJiovò 
«  in  parie  a  stahiiiiia  la  tavola  del  sij,'.  \'erany;eyli  sareljhe  slato  a 
«  desiderarsi  che  il  j)rof.  l\isso  nmi  si  fosse  limitato  ad  una  nuda 
«  nomenclatura. 

«  Costretto  da  (|uesti  ostacoli,  e  dalla  povertà  delle  mie  co- 
«  ^ni/ioni  nel  soggetto,  e  dal  difetto  delle  mie  note  e  libri,  e  vo- 
«  lendo  pure  mostrarvi  il  mio  buon  volere,  mi  ridussi  a  porre 
«  di  fronte  1' una  e  1' alti-a  nota  in  modo  che  ne  emergano  gli 
«  accordi  e  le  dissonanze,  lasciando  che  si  possa  col  tempo  e  col 
«  sussidio  dei  me/zi  verificare  se  tali  dissonanze  sieno  nominali 
a  od  essenziali. 

«  A  non  compromellerini  nel  diflicile  labirinto  delle  sinonimie 
«  generiche  sjiinsi  lo  scru[)olo  (ino  a  scomporre  ambedue  le  orfli- 
«  nazioni  sislematiche,  mettendo  i  generi  nell'  artificialissimo  or- 
ci dine  alfabetico. 

«  Uitengo  questa  mia  redazione  come  un  semplice  atto  rappor- 
«  tante  fedelmente  i  risultati  di  studio  di  due  benemeriti,  i  quali 
«  iniziarono,  si  può  ben  dire,  lo  studio  dei  prodotti  della  bellissima 
«  patria  loro,  e  la  portarono  avanti  così,  da  attirarvi  l'attenzione  di 
«  molti  tra  i  dotti  stranieri  di  tal  fatta,  che  in  molle  jiarli  di  Zoolo- 
«  già  poche  contrade  di  Europa  possono  pretendere  di  essere  uguai- 
«  mente  conosciute. 

«  E  qui  permettetemi  che  giovandomi  dell  occasione  io  vi  ri- 
«  cordi  come  ora  sono  pochi  anni  eravamo  costretti,  per  difetto 
«  di  valevoli  patrie  illustrazioni,  a  studiare  e  determinare  le  cose 
«  nostre  italiane  sui  lavori  fatti  da  altre  persone  in  altri  paesi, 
«  conseguendone  facili  e  ripetuti  abbagli  ;  ed  ora  tpiasi  in  ogni 
«  parte  della  Zoologia,  o  possiamo  dirci  emancipati  o  siamo  pros- 
«  simi  ad  esserlo.  C.  Porro 


NOTA    COMPARATIVA 

DELLE  SPECIE  DI  CEFALOPODI  OSSERVATI  SCLLE  COSTE  DEI  MAni  ni  NI7,7.\  E  GENOVA 
n\i  siCNoni  vrniNv  e  nissn 


.) 

(i 

7 

8 

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12 

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28 

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45 

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'15 

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'18 

m 

50 
51 


V  r.  il  A  m  V 

I  Arqonayiia  arfjo,  Fer. 


2  Crancliia  Biinelllnna,  Fer. 
5  Kliìdon  Aldiovaiidi,  Dcllf  Cli 
li       »       Genei,  Vcnuiv 
5       »        inoscliata,  Drik'  Cli. 


(i  LoLico  vulgaris,  Delle  Cli. 

7  »  todaiiis,  Delle  CI). 

8  »  satinata,  Delle  Cli. 

9  »  subulata,  Delle  CU. 

10  »  Berthcloti,  Delle  Ch 

1 1  >i  coiiuleti,  Verany 

12  »  niarmorae,  Verany 


15  LoUgopsis  Verany,  Fer. 


I  'I  Octopus  vulgaris,  Delle  Ch. 

15        »         saluti!,  Verany 

Ili        »        ujacropus.  Delle  Ch. 

17  »        vclifer,  Fer. 

18  »         carenae,  Fer. 

19  »         catenulatus,  Fer. 


20  Onycholculhis  Lichtensteini,  F 


21  Sepia  officinalis,  Delle  Ch. 

22  Sepicla  Rouileleti,  Cuv. 

23  »        niacrosoma.  Delle  Ch. 


■t  I  »  «t  o 

1  Atrgonauta  argo,  L. 

2  »  minor,  Gualtieri 
5           »  aster.  Risso 

'I  »  ratis.  Risso 

5  lielemniles  lalns,  lìlainv. 

G  »  suhsiileatns.  Risso 

7  »  siilìi'iisirormis,  Rasp. 

8  »  tuliereolalus,  Risso 

9  Eledona  Aldrovandi,  Delle  Ch. 

10  »         inoschata,  auct. 

11  »         ambrosiaca.  Risso 

12  Liluitex  nodulosus,  Risso 
15  Loligo  vulgaris,  auct. 

14  «     (sagitlatus)  todarus,  Delle  Ch 

15  »                >i  iuaxiinus,Scl)a 
—  ....       (  secondo  il  tableau 
— di  Verany  ). 


16  »  sagittata,  Lam. 

17  )i  fuscus.  Risso 

18  »  parvus,  Rondclet 

19  )>  urceolatus,  Risso 

20  »  Rozeti,  Risso. 

21  LoUgopsis  pcrlatus,  Risso 

22  Lolimnites  meridionalis.  Risso 

23  Ocythoe  mezzaro.  Risso 

24  Octopus  vulgaris,  auct. 


25  Sepia  italica  !  !  Risso 
2G  -         .  - 

27 
28 
29 
50 
51 
52 
55 


tuberculatus.  Risso 
trilenfaculatus.  Risso 
rulus,  Risso 
niger,  Risso 
niacropus,  Risso 
cocco.  Risso 
violaceus.  Risso 
pilosus.  Risso 


54  Oiiìirìiolntlìii.i  haniatus,  Risso 

35  Sejiin  oflieinalis,  L. 

5G  Scpiola  Rdudeli'ti,  Lani. 

57        »        niaeroSDina,  Delle  Ch. 

38        >>        elega ns.  Risso 

59  Spirolina  silicata,  Risso 

40  'J'elrnpoiliis  carilides.  Risso 


-  439  - 

Il  tiolt.  Filippo  Pacini  di  Pistoia  lefjge  una  \ot(i  relativa  ad  alcune 
sue  nuove  osservazioni  sopra  i  C'orj)uscu/i da  essn  scoperti  nel  cor[)o 
umano;  quali  osservazioni  furono  motivale  dalla  lettera  del  cliiaris- 
simo  prof.  Henle  di  Zurigo  a  Sua  Eccellenza  il  Principe  di  Canino, 
clie  su  tal  suhiello  fu  comunicata  alla  Sezione  nella  adunanza  del 
dì  ai  settembre. 

11  dott.  Pacini  comincia  dal  fare  osservare  come  non  essendo 
stato  presente  alla  comunicazione  che  fu  fatta  della  lettera  del  pro- 
fessore Henle  dal  sig.  Presidente,  ne  fu  reso  partecipe  dipoi  dalla 
bontà  e  gentilezza  del  Presidente  medesimo,  per  il  clie  si  projiose 
allora  di  ripetere  le  osservazioni  dei  signori  prof.  Henle  e  dott.  Kol- 
liker  sopra  i  nuovi  fatti  dal  primo  annunziali.  Ma  prima  di  dai' conto 
delle  sue  osservazioni  vuol  rendere  pubjjlicamente  un  segnalato 
tributo  di  grazie  al  sig.  prof.  Henle  ed  al  sig.  doti.  KòUiker,  per  avere 
essi,  il  primo  in  special  modo,  degnato  di  prendere  sotto  la  tutela 
della  propria  autorità  un  nuovo  fatto  anatomico,  che  per  quanto 
contrastato  o  did)itato  da  molti,  non  era  men  vero  che  il  dott.  l'a- 
cini già  da  dodici  anni  si  fosse  acquistalo.  Ed  a  questa  occasione 
rende  pui>!)liclie  gia/.ic  ancora  al  Congresso  pisano  che  in  questa 
Sezione  ed  in  quella  di  Medicina  benignamente  accolse  tale  scoper- 
ta ;  alla  Società  medico-fisica  di  Firenze  alla  quale  fu  per  la  prima 
volta  nel  i835  presentata;  ed  al  sig.  doli.  L.  Guarini  di  Milano  che 
nel  1841  si  die  cura  diffonderla  col  farla  conoscere  nel  voi.  97  degli 
.■Iniuili  Unwersali  di  Medicina  di  Oniodei  e  Cdidcrini. 

Dopo  di  che  il  dott.  Pacini  dando  conto  dei  resultali  di  queste 
sue  nuove  osservazioni  fa  sentire  quanto  sia  sodisfatto  di  aver  po- 
tuto ottenci'c,  j)er  cpianto  gli  ha  permesso  il  jjreve  spazio  di  due 
giorni  di  osservazioni,  i  principali  resultati  dal  prof.  Henle  annun- 
ziali, né  di  altro  è  dispiacente  se  non  che  di  non  aver  potuto  com-. 
pletamente  venire  in  chiaro  sopra  alcune  particolarità  relative  al 
punto  ove  termina  la  fii)ra  nervosa  dal  prof.  Henle  scoperta.  Rico- 
nosce adunque  il  doli.  Pacini  l'esistenza  di  una  unica  fibra  nervosa 
elementare  appartenente  a  ciascun  coi-puscolo,  la  quale  dice  esser 
meglio  visibile  nei  corjiuscoli  del  gatto,  per  la  maggioi-  trasparenza 
che  in  questo  animale  presentano;  onde  è  che  per  vederla  nell'uomo 
ha  dovuto  il  doli.  Pacini  trattare  (piei  corpuscoli  con  l'acido  ace- 
tico, essendo  nell'  uomo  troppo  moltiplicati  gli  strati  capsulari  di 
cui  sono  essi  formali. 


—  /,4o  — 

La  (il)ra  nervosa  elementare,  secondo  le  osservazioni  del  dottore 
Pacini  percorrendo  mila  la  lunghezza  del  //^///ci*/»  (  i)  s'introdur- 
rebbe nel  corpuscolo,  ove  egli  l' iia  seguita  (ino  all' a|)ice  del /v«//^«- 
ptmcnto  conico. i\v\  funicolo  nella  csticiiiità  centrale  del  corpuscolo 
nicdcsiiiio.  In  (pieslo  tragitto  non  gli  è  sembrato  che  la  fibra  nervosa 
cangi  natura,  onde  egli  spiegherebbe  le  conti'arie  espressioni  del 
sig.  prof.  Henle  jier  una  diversa  accettazione  di  paiole.  Quautfi  alla 
forma  della  terminazione  della  fibra  nervosa,  differendo  il  punto 
ove  Henle  la  fa  terminare  da  quello  fin  dove  l'ha  seguita  il  dott:  Pa- 
cini, la  diffei'cnza  di  tal  forma  viene  ad  essere  implicita  colla  diffe- 
renza del  punto  ove  essa  si  verifica  e  perciò  non  valutabile  a  tal  ri- 
guardo; tanto  più  che  il  doti.  Pacini  nel  breve  spazio  di  due  giorni 
non  ha  potuto  estendere  a  sufficienza  le  sue  ricei'che.  Per  questo  mo- 
tivo ancora  non  ha  potuto  inconti-are  lutte  le  varietà  consistenti  in 
lina  biforcazione  della  fibra  nervosa  incontrale  dal  prof.  Henle  :  ben- 


EP 


(I)  A  maggior  chiarezza  delle  osservazioni  del  pro- 
fessor Ilenic  e  di  quelle  del  dott.  Pacini  poncsi  qui  presso 
una  figura  rappresentante  un  corpuscolo  col  suo  funico- 
lo,e  colle  linee  concentriche,  che  sono  la  proiezione  delle 
capsule  concentriche  di  cui  si  compone. 

E  C.  Estremila  centrale  del  corpuscolo,  vale  a  dire 
l'estremità  che  è  rivolta  verso  le  parti  centrali  del  si- 
stema animale,  in  opposizione  alla  seguente.  In  questa 
estremità  centrale  vcdesi  uno  spazio  triangolare  a  cui 
vanno  a  terminare  nella  figura  le  linee  concentriche,  il 
quale  spazio  nella  Memoria  del  dott.  Pacini  è  chiamato 
Proltingamenlo  conico  del  funicolo. 

E  P.  Eslrcmilù  periferica  del  corpuscolo. 

F  F.  ^'hikVo/o.Iu  questa  figura  mancano  le  finissime 
linee  longitudinali  e  parallele  che  si  vedono  col  micro- 
scopio nel  funicolo  e  nel  suo  prolungamento  conico,  e  che 
rappresentano  la  proiezione  dei  canali  concentrici  di  cui 
esso  si  compone,  i  quali  poi  si  continuano  con  le  capsu- 
le concentriche  nel  protungamenin  conico. 

I.  Canaletto,  o  cilindretto  centrale, of-aui  rulliiim  ed 
il  pili  interno  elemento  capsulare  del  corpuscolo. 

ÌN  IN.  Fibra  nervosa  c/cmenfarc,  scoperta  dui  sig.  pro- 
fessore Henle.  Essa  è  rappresentata  come  si  è  offerta  al 
doli.  Paeiiii  sotto  al  mier(>sc(i|)io,  che  I'  ha  seguita  fino 
all'estremila  del  prolungamento  conico  del  funicolo  nella 
estremità  centrale  del  corpuscolo. 


—  44i  — 

si  ha  trovato  due  fibre  nervose  clie  iiilroducevansi  unite  e  parallele 
in  un  corpuscolo  luetlcsinio,  lo  quali  proi»abihnente  resultavano  dalla 
biforcazione  di  una  (ibia  nervosa,  prima  che  entrasse  in  quel  cor- 
puscolo. Una  varietà  referibile  a  (juesto  genere,  ma  di  un  grado  mag- 
{^iore,  fu  (|uel!a  clic  '^W  presentò  un  corpuscolo  il  cui  interno  conte- 
neva due  corpuscoli  minori,  ciascuno  di  ((uesti  due  provvisto  di  una 
fibra  nervosa;  ma  non  potè  vedere  se  (pieste  due  fibre  resultavano 
dalla  biforcazione  di  una  terza.  Ciò  che  rende  probabile  questo  fat- 
to, secondo  il  dott.  Paciui,  è  la  varietà  che  ej;Ii  disegnò  nella  tavola 
piima  della  sua  Memoria,  consistente  in  due  corpuscoli  ben  distinti 
fra  loro,  che  ei'ano  attaccati  ad  un  funicolo  comune,  il  tpiale  dopo 
lui  certo  tratto  si  biforcava.  Doi^o  di  che  il  dott.  Pacini  conclude 
che  tali  varietà,  e  quelle  osservate  dal  prof.  Henle,  farebbero  (piasi 
credere  che  stassero  a  significare  in  differenti  gradi  una  tendenza 
di  quei  corpuscoli  e  delle  fibre  nervose  a  moltiplicarsi  per  scissione 
longitudinale  centripeta. 

.\lla  lista  degli  animali  nei  quali  il  prof.  Henle  ha  ritrovati  que- 
sti corpuscoli,  il  dott.  Paciui  aggiunge  il  Meles,  e  V  Erinaceus  euro- 
jxrits,  ed  una  s|)ecie  di  I.aittm  e  di  Focit,  nei  (piali  animali  gli  ha 
ritrovati  dopo  la  pubblicazione  della  sua  Memoria.  Onde,  secondo  il 
dott.  Pacini,  potrebbesi  forse  assicurare  che  tali  organi  siano  pro- 
pri della  intera  classe  dei  Mammiferi  :  ma  egli  crede  che  i  meglio 
apparenti  ed  i  più  grossi  siano  (pielli  dell'uomo;  almeno  in  nessuna 
altra  specie  gli  rinvenne  cosi  bene  sviluppati. 

La  lettura  di  questo  scritto  viene  accompagnata  dai  caldi  voti 
del  dott.  Pacini  jierdu'  non  tanli  a  comparire  la  Memoria  che  il 
prof.  Henle  su  tal  subietto  ha  promessa,  potendosi  soltanto  da 
un  Anatomico  così  distinto  as])ettare  ciò  che  reclamava  da  lungo 
tempo  la  Scienza  (i). 

Compiuta  questa  lettura,  il  prof.  Savi  domanda  al  dott.  Pacini.se 
egli  siasi  accertato  che  la  fibra  da  lui  e  dal  sig.  Ilenle  veduta  nel 
centro  del  funicolo  sia  nervosa,  se  1'  ha  seguita  sino  al  tronco  nervo- 
so da  cui  dice  dipendere,  se  ha  verificata  la  sua  slrulliira  e  natura, 


(I)  Il  (Ioli.  Filippo  Pucini  ci  unnuiizia  la  pubblicazione  di-Ila  Moiiioriu  del 
prof.  Ilonle  e  dott.  Kòllikcr,  che  prossimamente  vorrà  tradotta  in  italiano,  l'e- 
ber  lìie  Pncinifchen  Kiiriìerchen  nn  den  .Verren  des  .Venschenund  dcr  Saugelhiere. 
Von.  J.  IleNLE  unii  \.  kÒLi.iKER.  Ziirich,  jK'l'l.  (L'  Editore) 


—  44.»  — 
ed  il  modo  di  comportarsi  sotto  l'azione  dell'acqua.  Al  che  il  doti .  Pa- 
ciiii  risponde  affermativamente.  Riflette  allora  il  prof.  Savi  sulla  sin- 
};(>larit;i  di  una  libra  nervosa  sola  ed  isolata,  la  (piale  distaccandosi 
da  un  tronco  nervoso  va  vagando  noli'  organismo  senza  ritornare 
al  centro  nervoso,  e  termina  in  vece  entro  un  organo  particolare. 

Il  dott.  Kiboli  espone  alcuni  generali  principj  anatomico-fisiolo- 
gici, de' (piali  si  serve  per  riconoscere,  e  misurare  il  grado,  la  (pia- 
lità  e  la  (piantila  di  sviluppo  fisico  delle  protuberanze  cerebrali.  INota 
la  nomenclatura  clic  usa;  fa  conoscere  il  modod'  instituire  un  esatto 
esame  cranioscopico:  come  con  esso  si  fondano,  o  si  riconoscono 
i  temperamenti:  come  essi  si  mutano,  e  si  modificano  precisamen- 
te :  come  cangino  complessivamente  le  forme  esteriori  della  persona. 

Per  conseguenza  nota  che  anche  il  capo  deve  modificarsi  ad  ogni 
epoca  della  vita,  che  ad  ogni  epoca  deve  marcare  una  superficie  re- 
lativa, ['er  il  ciie  aunnelle  in  generale  principio  (già  da  lui  annun- 
ziato a  Firenze)  che  la  teca  ossea  cerebrale  (ed  anche  cartilaginea) 
cangia  di  superficie  e  di  forma  a  seconda  dell'  etit,  e  dell'  esercizio,  e 
delle  malattie,  e  che  a  misura  che  una  facoltìi  si  esercita  e  si  si<dup- 
pa,  le  sue  lamine  ossee portansi  fra  loro  a  contatto,  distruggesi  (o  non 
vi  sì  depone)  la  parte  diploica  intromessa,  e  manifesta  alla  periferia 
una  superficie  relativa. 

Tale  jirincipio  dà  motivo  al  dott.  Falguera  di  fare  al  doli.  Riboli 
alcune  inlerpellazioni  sui  lemperamenli,  e  sulla  prevalenza  e  pre- 
ponderanza di  azione  che  deducesi  dalle  prominenze  ;  dalle  quali 
interjjcllazioni  emerge  che  il  dott.  Ril)oli  accennando  altre  idee  ge- 
nerali riconosce  i  temperamenti  (a  modo  di  esempio  il  bilioso)  dalla 
presenza  delle  pretuberanze  cerebrali,  alle  quali  i  Frenologi  affida- 
rono l'alimentivitri,  l'amor  della  vita,  e  ladistrattività,  per  l' influenza 
che  hanno  gli  apparali  nervosi  solloposli  sulle  funzioni  dei  visceri 
del  bassoventre;  il  sanguigno  dall' ««afewtó,  comhattivitii,  e  fermez- 
za, |)er  la  ragione  suaccennala,  i-elalivamente  ai  visceri  del  petto  ed 
agli  apparali  locomotori.  In  egual  modo  spiega  il  nervoso  ed  il  lin- 
fatico a  norma  dell'assoluta  preponderanza  di  azioni  degli  apparati 
medesimi,  ora  cioè  delle  facoltà  percettive,  ora  delle  riflessive. 

Il  Presidente,  deposto  sul  banco  il  voluminoso  manoscrillo  di  cui 
fece  promessa,  discute  brevemente  sui  iMannniferi,  sui  Rettili,  e  sui 
Pesci,  interpellando  spesso  il  j)rof.  Savi,  segnatamente  sui  Mus,  sulle 
Arvicole,  le  liane,  e  la  sua  Saltiinaiidra  carsica,  che  j)iù  che  mai  si 


-  443  - 
persuade  a  dislruggeie.  Risulta  dai  Cataloghi  esibiti  dal  Presidente, 
il  «nialf  impilila  l'aiuto  dei  zoologi  alla  [)erfe/.ione  loro  per  di- 
sli'iliiiii'li  in  altro  Congresso,  essere  le  sperie  di  Mannuiferi  euro- 
pei i()4;  quelle  dei  Rettili  g8;  quelle  dei  Pesci  800,  e  più.  A  questo 
proposito  il  prof.  Savi  impegna  caldamente  anche  a  nome  di  altri 
zoologi  esso  Pi'incijìe  di  (lanino  a  pubblicare  finalmente  il  suo  Ma- 
nuale d'Ittiologia,  che  servirà  di  norma  in  <|uesti  studi.  Soggiunge 
il  Principe  che  per  corrispondere  appunto  il  meglio  che  possa  al- 
l' aspettativa  loro,  deve  più  lungamente  occuparsi  della  materia,  e 
per  ciò  andai-ne  ritardala  la  pubblicazione 

Le  parole  onde  prese  commiato  il  detto  Presidente  furono  di 
riconoscenza  pari  alla  consolazione  die  ei  trasse  dal  vedere  in  Luc- 
ca cresciute  in  maggior  fiore  le  Riunioni  italiane,  ed  a  «piella  ospita- 
lità lucchese,  che  tanto  còntribu'i  a  congiungere  gli  animi  dei  con- 
gregati in  fratellanza  e  letizia. 

K  sciolta  l'adunanza. 

Visto  —  //  l'rcsidcnle  Carlo  Principe  Bon.\parte 

//  Segretario  Dott.  T.  Ri  boli 


56 


ATTI   VERBALI 

DELLA  SEZIONE  DI  FISICA  E  MATEMATICA 


A  D  11  !V  A  i\  Z  A 

DEL    GIORNO     iG    SETTEMBRE 

»se« 


xXjìriva  il  Presidente  cav.  |)rof.  Giorgiiii  la  prima  adunanza  della 
Sezione  di  Fisica  e  Malenialica,  esprimendo  i  j)ropri  sensi  di  grati- 
tudine ai  membri  della  medesima  che  lo  chiamarono  a  dirigere  i  loro 
scientifici  trattenimenti,  l'assava  indi  a  render  nolo  il  desiderio  dei 
chimici  di  congregarsi  fin  da  principio  in  distinta  Sezione  con  un 
Presidente  nominato  dai  loro  soli  suf'f l'agi  :  al  <|uale  voto,  non  ostan- 
do i  regolamenti,  credeva  di  potere  aderire,  dichiarando  per  altro 
di  non  intendere  con  (|uesto  suo  partito  di  voler  stahilii-e  un  esem- 
pio che  influisca  in  verun  modo  sulle  determinazioni  dei  futuri  Pre- 
sidenti. Soggiugne  che  la  Presidenza  generale,  nel  convenire  per  la 
scelta  del  Presidente  da  farsi  dai  soli  chimici,  non  stimò  di  potere 
elevare  al  grado  di  Sezione  la  Sotto-Sezione  di  Chimica,  avendola 
già  per  tale  nominata  nell'attuale  Congresso;  promettendo  però  di 
esporre  i  desiderj  dei  chimici  intorno  a  ciò  alla  prima  futura  Pre- 
sidenza generale,  e  in  tempo  op|)orluno. 

Si  fece  poscia  il  sig.  Angiolo  N'cgni  direttore  di  miniere  a  ricor- 
dare come  nella  Sezione  di  Fisica  del  Congresso  fiorentino  parlasse 
egli  di  una  macchina  di  sua  invenzione  per  fabbricare  corde  di  fili 
di  ferro  e  d'altri  metalli,  che  diceva  economicamente  utili  nei  lavori 
delle  miniere,  per  la  trazione  dei  carri  sulle  strade  ferrate,  e  in  varie 
applicazioni  alla  marina.  Aggiunge  ora  che  quantunque  la  Commis- 
sione composta  dei  professori  cav.  Carlini,  Vincenzo  Amici,  Doveri,  e 
(ioniiella  già  si  pronunciasse  favorevole  ai  suoi  lavori,  pure  giudica 
opportuno  di  mentovare,  in  conferma  di  siffatto  voto,  i  nuovi  fatti 
venuti  in  campo  a  maturare  la  <|uestione  ne'due  anni  decorsi  da  quel- 
l'epoca. Dichiarasi  cioè  pronto  a  provare  essere  stata  adottata  la 
sua  macchina  in  Inghilterra,  per  tener  luogo  di  un'altra  diversa  che 


-  4-'i8  - 
por  la  falìbricazioiie  di  tali  coide  era  stata  espressamenle  costrutta  : 
V  ti' avere  recentemente  fornito  il  iiioilello,  i  disegni  e  l'opportuna 
liesorizione  per  mio  stahiliinenlo  simile  a  (|uello  di  Parij^i,  da  ei'ii,'ersi 
nei;li  Stali  Lniti  d' America.  Sog;i,'iuni;e  inoltre  essci'si  1' esperienza 
ijià  dichiarata  in  favore  delle  corde  fahbricate  dalla  di  lui  macchina, 
atteso  l'uso  loro  dilatato  in  Germania,  in  Iii[i;liilterra,  nel  Belgio,  ed 
in  Francia  ;  depositando  alla  Presidenza  in  conferma  delle  sue  pa- 
role una  nota  conlenente  i  nomi  dei  luoghi  ]iiin<'ipali,  e  dei  diret- 
tori ili  miniere  e  di  strade  ferrate,  i  (piali  con  grandissima  utilità 
ailoprano  adesso  esclusivamente  siffatte  corde.  Protestasi  |)oi  di  vo- 
lere unicamente  con  tpiesta  sua  comunicazione  rendeie  omaggio  a 
(piella  stessa  lieve  opposizione  che  incontrò  nel  Congresso  fiorenti- 
no, e  corroborare  l'opinione  della  Commissione,  come  cpiella  di  co- 
loro clie  accolsero  con  benevolenza  i  suoi  lavoi-i.  Prega  egli  final- 
mente, che  non  potendo  limanere  a  lutto  il  Congresso,  se  dovranno 
aver  luogo  osservazioni  su  quanto  espose,  fatte  gli  vengano  durante 
l'adunanza,  o  dopo  la  lellara  del  presente  processo  verbale  :  al  cpiale 
desiderio  annuiva  il  Presidente. 

I  dito  ciò  dichiara  il  prof.  Majocchi  d'  aver  già  pubblicato  nel 
suo  Giornale  alcuni  cenni  sopra  una  macchina  per  la  fabbricazione 
delle  corde  metalliche,  costruita  in  Inghilterra  ed  introdotta  in  Fran- 
cia, senza  omettere  le  cose  esposte  dal  sig.  Vegni  al  Congresso  fio- 
rentino rispello  al  proprio  trovato  :  e  che  oragli  godrebbe  l'animo 
di  ijossedere  documenti  valevoli  a  publjlicamcnte  dimostrare  do- 
versi a  un  Italiano  la  priorità  di  siffatta  invenzione.  Della  cpiale 
offerta  grato  e  accettante  il  sig.  Vegni,  soggiungeva  d'  aver  già  ri- 
vendicalo la  propria  scoperta  in  un  articolo  di  Giornale  di  cui  dava 
lettura  alla  Sezione. 

II  medesimo  prof.  Majocchi  inerendo  all'utilità  che  i  fisici  si  ri- 
volgano scambievolmente  questioni  da  discutersi  durante  ogni  Con- 
gresso, si  fece  a  propoi-re  di  prendere  in|  esame  la  convenienza  re- 
spettiva  delle  punte  verticali  e  delle  oi'izzontali  nei  parafulmini:  il 
che  lo  trasse  a  ricordarsi  di  una  Memoria  del  Segretario  della  So- 
cietà elettrica  di  Londra,  nella  quale  vieti  da  costui  rassomiglialo  il 
fulmine  alla  scarica  della  bottiglia  di  Leida.  Ma  l'oratore  trovava 
erroneo  il  paragone,  giacché  per  il  fulmine  servii'ebbero  le  nubi 
ti'  armatura  interna,  d'  esterna  la  terra,  e  sarebbe  arco  scaricatore 
un  mezzo  coibente  qual  è  l'aria;  mentre  affinchè  la  scarica  della 


-  449  - 

b(illii,'li;t  (li  Leida  si  trovasse  secondo  lui  nelle  medesime  snriifeiile 
cuiidi/.iuiii  dovrebbe  essa  avvenire  a  liaverso  le  pareli  del  vaso.  Al- 
la quale  necessità  contradiceva  il  j)rof.  iMatteiicci,  vedendo  egli  tra- 
passare la  scarica  della  bottiglia  di  Leida  lo  stesso  mezzo  di  (|iiclla 
del  fulmine,  non  servendo  il  conduttore  metallico  clic  ad  avvicina- 
re fra  loi'o  le  due  armature. 

Toccalo  incidentalmente  questo  punto,  cliè  per  essere  discusso 
a  fondo  mancava  precisa  notizia  delle  considerazioni  e  dei  falli  al- 
legati nella  succitata  Memoria,  si  venne  alla  <|uislione  principale 
dei  parafulmini.  Intorno  a  cui  il  prof.  ALilteucci  opina,  jjotersi  lai- 
volta  trar  profìtto  dalle  punte  orizzontali,  da  lui  stesso  praticate  su 
di  una  cbiesa  a  r>ivorno,  ma  esser  loro  preferibili  rpielle  convenien- 
temenle  inclinale;  osservando  bensì  giovar  sempre  di  regolare  la 
varia  direzione  delle  punte  secondo  la  pai'ticolar  forma  degli  edili- 
zi. Citava  il  prof.  Taddci  in  esempio  dell' utilità  delle  punte  oriz- 
zontali (pielle  die  guerniscono  il  palazzo  delle  Tuilleries.  Riteneva 
profìcue  il  prof.  Micbelacci  le  situazioni  diverse  delle  punte  in  or- 
dine alla  varia  direzione  che  possono  prendere  le  scariche  elettri- 
che a  traverso  l'atmosfera:  mentre  il  conte  Paoli  escluderebbe  le 
punte  orizzontali  per  timore  che  in  qualche  caso  scaricassero  late- 
ralmente r  elettricismo. 

Finalmente  il  prof.  Pacinotti,  insistendo  meno  sull'  impf)rtanza 
delle  varie  situazioni  delle  punte  che  sul  buono  stato  loro,  riprova 
il  sistema  di  quelle  aggrupjiate  secondo  direzioni  diverse  con  un 
medesimo  conduttore,  com'  anche  i  conduttori  orizzontali,  prefe- 
rendo sempre  buone  punte  isolale  niunile  ciascuna  del  respeltivo 
conduttore,  giacché  si  tratta  per  difender  le  fabbriche  di  stabilire  la 
comunicazione  più  breve  e  diretta  tra  le  punte  ed  il  suolo.  Ma  sog- 
giunge il  prof.  Pcrego  non  essere  da  escludersi  i  conduttori  oriz- 
zontali, come  quelli  che  servono  a  collegare  fra  loro  le  varie  pun- 
te, e  a  distribuire  la  scarica  a  lutti  i  (ìli  verticali.  Della  (|ual  cosa 
non  isconviene  il  prof.  Pacinotti,  se  tali  conduttori  si  facciano  di 
breve  lunghezza,  evitando  d'appressargli  troppo  alle  parti  sporgen- 
ti degli  edifizi. 

Suscitava  l'argomento  al  prof.  Majocchi  il  pensiero  d'un  invito 
a  studiare,  se  veramente  nei  parafulmini  la  sfera  d'  azione  della 
punta  abbia  raggio  eguale  al  doppio  dell' altezza  della  spranga  :  e 
leplicavagli  il  proL  Perego,  che  pei  fatti  a  lui  noli  crede  maggiore 


—  45o  — 
(Ul  ilinolaltì  lo  spazio  difeso  sugli  edifizi  da  spranghe  molto  alte,  e 
minore  (piello  tutelalo  da  sj)ranglie  di  picciola  altezza. 

Mosso  a  siffatta  improvvisa  discussione  il  prof.  Pacinotti,  vor- 
rebbe clie  si  pro])onessero  in  ogni  Congresso  (piesiti  fisici  e  niate- 
Miatici  per  trattarsi  nel  successivo:  esj)ediente  riconosciuto  utile 
<la  vari  iiw  inhii,  purché  non  si  venga  per  esso  ad  escludere  la  di- 
scussione improvvisa  di  questioni  recale  in  campo  dall'opportu- 
nità. I-aonde  il  Presidente  invitava  per  redigere  il  programma  degli 
anzidetti  (juesili  una  Connnissione  composta  dei  professori  Mat- 
teucci,  iMajocchi,  Mossotti,  Perego,  e  Pacinotti. 

Dopo  di  che  bramando  il  prof.  Malleucci  che  si  tragga  partito 
ilair  ascensione  dell'  Arconauta  che  avverrà  durante  il  Congresso 
per  istituire  osservazioni  fisiche  nell'  atmosfera,  vorrebbe  che  ve- 
nisse quest'  ultimo  corredalo  delle  istruzioni  ed  istrumenti  oppor- 
tuni: al  fpiale  desiderio  ammendo  il  Presidente  deputava  1'  oratore 
e  il  prof.  Alajocchi  alla  compilazione  del  relativo  progetto. 

^'enuta  l'adunanza  a  questo  punto  innanzi  l'ora  del  suo  ter- 
mine ordinario,  risolvevasi  il  j)rof.  Matleuccl  d'  anticipare  verbal- 
mente il  sunto  d'  una  sua  Memoria  sulla  luce  della  Lnm/)jns  italica, 
che  già  proponevasi  di  leggere  alla  Sezione  in  una  delle  susseguenti 
tornate.  Premessi  alcuni  falli,  posti  in  evidenza  dalle  sue  osserva- 
zioni ed  esperienze  descritte  nella  citala  Memoria,  era  portato  da 
essi  a  concludere  intorno  alla  natura  del  fenomeno  luminoso  pre- 
sentato dalla  lucciola,  che  la  produzione  della  luce  nell'  insetto  è 
del  tutto  connessa  coli'  assoibimento  che  esso  fa  dell'  ossigeno,  il 
quale  viene  a  combinarsi  col  carbonio,  elemento  della  materia  fos- 
forescente, giacché  é  sempre  consumala  dall'  insetto  medesimo 
una  quantità  d'ossigeno  corrispondente  a  quella  del  gas  acido  car- 
bonico sviluppato;  e  ciò  senza  segni  di  calore,  il  quale  dovrebbe 
essere  accumulato  per  apparire  ai  nosli-i  strumenli:  che  poi  la  vita 
dell'  insetto  non  é  condizione  essenziale  della  sua  fosforescenza, 
perchè  i  di  lui  segmenti  huninosi  anche  .sepaiati  dal  coi'po  e  schiac- 
ciati seguitano  a  risplendere  per  qualche  tempo  nell'aria:  che  ben- 
sì la  vita  é  necessaria  a  conservare  la  materia  fosforescente  me- 
diante la  nutrizione,  la  quale  basta  a  mantenere  splendente  l'insetto 
anche  rinchiuso  con  erba  entro  ima  scatola.  Opina  eziandio  che  il 
sistema  nervoso  possa  influire  sul  fenomeno  in  questione,  estin- 
guendosi le  lucciole  più  presto  nella  soluzione  di  noce  vomica  che 


—  45i   — 

nell'acqua,  e  prirna  in  questa  che  nell' ()[)|)ir).  E  finalmciite  l' iiiter- 
inilleiiza  della  luce,  la  (|uale  è  (|uasi  scintillante,  lo  induce  a  stimare 
esser  connesso  il  di  lei  svilu[>j)o  colla  respirazione  dell'insetto,  che 
per  le  molte  tracli'ee  esistenti  ne' di  lui  segmenti  luminosi  permette 
il  coniano  dell'aria  atmosferica  con  una  sostanza  sjìeciale,  conte- 
nuta negli  anelli  dei  medesimi. 

Il  prof.  Perego  narrando  d'avere  anch' egli  istituito  esperien/.e 
sulle  lucciole,  diceva  essergli  sempre  avvenuto  di  trovare  che  desse 
perdono  colla  vita  il  potere  d'emetter  luce  :  a  cui  il  ^latteucci,  poter 
ciò  forse  avvenire  in  qualche  caso,  ma  che  (piando  non  ha  veduto 
egli  ad  occhio  nudo  risplendcrc  il  morto  insetto,  posta  la  sua  ma- 
teria fra  due  vetri  sotto  un  microscopio  scorgeva  luminosi  special- 
mente gli  Olii  della  medesima. 

Non  conveniva  poi  il  prof.  Taddei  che  al  solo  contatto  coli' os- 
sigeno sia  dovuta  la  luce  di  «piclla  materia,  impei-occhè  alcuni  legni 
e  farine  ec.  a  contatto  coli' aria  assoihiscono  ossigeno  per  restitui- 
re r  e([iiivalente  in  gas  acido  carhonico  senza  però  presentare  la 
fosforescenza.  A  cui  il  Matteucci,  che  nella  spiegazione  dei  feno- 
meni hisogna  aver  riguardo  soprattutto  alle  cause  conosciute,  e  che 
inoltre  potrehhesi  altrihuire  la  citala  differenza  d'effetti  ad  un  mo- 
do particolare  di  essere,  e  di  divisione  della  materia  della  lucciola. 
Frattanto  il  prof.  Pacinotti  riferiva  inciilentalmente  le  esperienze  di 
Nohili  e  Melloni,  i  quali  ottennero  segni  di  calore  al  termomollijìli- 
catore  nella  lenta  comhustione  del  fosforo.  E  il  prof.  Taddei  ritor- 
nava a  concludere,  che  la  lucciola  risplende  pel  concorso  di  più 
cause,  alcune  delle  quali  ignote,  accordando  ])er  altro  che  l'assorhi- 
menlo  d'ossigeno  e  il  proporzionato  sviluppo  di  gas  acido  carho- 
nico accompagnano  il  fenomeno  luminoso. 

Finalmente  il  Principe  Luigi  Ronaparte,  udendo  che  il  prof.  Mat- 
teucci non  negava  ricavarsi  (]ualche  traccia  di  fosforo  da  una  gran 
(|uantità  di  lucciole  prese  insieme,  sehbene  rispondendo  questi  al 
prof.  Taddei  dicesse  non  averne  ottenute  d' acido  fosforico,  e  rite- 
nuto che  il  fosforo  anche  in  tcnuissima  quantità  può  emetter  luce 
senza  calore,  trova  grande  analogia  tia  i  fenomeni  da  esso  presen- 
tati, e  quello  in  discorso:  talché  domanda  se  sia  provato  chela  pic- 
colissima (|unntit;i  di  fosforo  esistente  nella  lucciola  non  possa  ca- 
gionare il  di  lei  splendore.  X  cui  il  prof.  Matteucci,  essere  troppo 
piccola  siffatta  «juantità  di  fosforo  per  attribuirle  il  fenomeno,  e  che 

57 


—  452  — 
in  molte  sostanze  dove  ne  esiste  una  quantità  hene  maggiore,  come 
notava  il  prof.  Taddci  nella  sostanza  cerebrale,  non  si  vede  luce. 
E  il  Boiiaparte,  potere  nella  lucciola  esser  combinalo  il  l'ost'on)  in 
un  modo  incognito,  e  quindi  non  rimanere  escluso  dalla  piTuluzioiie 
del  l'eniimeno . 

Continuata  un  breve  tratto  ancora  la  discussione  di  tale  sogget- 
to fra  i  nominati  interlocutori  ed  alcuni  altri,  il  Presidente  racco- 
mandando a  tutti  i  membri  della  Sezione  di  volere  iscrivere  per 
tempo  le  letture  e  comunicazioni  che  intendono  di  fare,  onde  pos- 
sano distribuirsi  convenientemente  nelle  successive  tornate,  discio- 
glieva 1  adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  prof.  Gaetano  (iiorgini 

Prof.  G.  M.  L.\vAGNA 


(  Prof.  ^ 
Segretari  ^  Prof. 


""■'*"'""'    '  "  -'■  Luigi  Giorgi 


ADUXAXZA 

DEL    GIORNO    i8    SETTEMBRE 


-<»S««^ 


iicllo  dal  Segretario  prof.  Lavagna,  ed  approvato  il  processo  ver- 
bale della  precedente  tornata,  annunziavansi  dal  Segretario  profes- 
sore Giorgi  vari  opuscoli  inviati  in  dono  alla  Sezione  dai  signori, 
Fusinieri,  .Menici  e  cav.  Antiiiori,  alcuni  de' (inali  pei'  essere  in  nu- 
mero sufficiente  si  distribuirono  ai  membri  presenti.  Uno  di  detti 
opuscoli,  ([nello  del  cav.  Antinori  avente  per  titolo  —  Sulla  neces- 
sità di  stabilire  un  regolare  sistema  di  ossen'azioni  di  Fisica  terre- 
stre e  atmosferica  —  muoveva  il  Presidente  a  rinnovare  ai  fisici 
r  invito,  clie  già  ne'  passati  Congressi  era  loro  stato  diretto,  di  dar 
mano  cioè  ad  opera  di  tanto  momento.  Eleggeva  quindi  in  Commis- 
sione per  siffatto  oggetto  i  professori.  Melloni,  .Matteucci  e  .Majoc- 
clii,  pregandoli  d'  associarsi  ([nelle  persone  colle  quali  crederanno 
o[i|iortnnu  di  |)orsi  in  corrispondenza  per  la  migliore  esecuzione  del- 
l'accennalo j)rogetto.  11  prof. .ALijocclii  accettando  di  buon  gradol'in- 
carico  esternava  il  desiderio  cbe  la  Commissione  si  assumesse  \'o\y- 
bligo  di  formare  il  ricbiesto  piano  entro  un  determinato  tempo, 
affincliè  do[)o  averlo  diffuso  colle  stampe  [ler  tutta  Italia  si  possa 
discutei'e  al  futuro  Congresso,  e  trarne  uno  |)iìi  [)crfctto  ed  eseguibii,,'. 
Dopo  di  ciò  surse  il  prof.  Lottini  ad  esporre  un  fatto,  che  sembra- 
vagli  avere  un  certo  ra|i[)orto  con  ([ualclie  [ìunlo  della  discussione 
intorno  alla  luce  della  Lamjìyris  italica,  tenutasi  nella  [^recedente 
adunanza.  Narrava  dunque  come  molta  lana  sudicia  già  esposta  al- 
l'umido, avvolta  in  balle,  caricata  e  comj)ressa  a  bordo  di  un  basti- 
mento, do[)o  circa  20  giorni  di  navigazione  le  balle  comparvero 
limiinose  senza  dare  segno  sensibile  di  svilu[)[)o  di  calore,  e  giunta 
la  merce  a  Livorno  trovossi  tutta  la  lana  carbonizzata,  con  indizi  evi- 
dctili  die  l'azione  avea  comincialo  dal  centi-o  di  ciascuna  balla. 
(Miicileva  egli  jjoscia  che  si  nominasse  una  Commissione  di  chimici 


-  454  — 

|M'r  ;iii;ili/./.arf  lii^oiosaiiiriilc  la  niateiia  luminosa  (lolla  lucciola, 
onde  li'arnc  cognizioni  più  ccrle  sulla  naiiiia  elei  renoriieni  da  essa 
presentali.  Ma  osservando  il  l'iincipe  Luigi  Bonaparte,  che  la  delica- 
tezza e  difficoltà  dell' indagine  ricliiedevano  tempo  assai  lungo,  Ia- 
cea discendere  il  l'rcsiili'nle  nell'opinione,  clic  giovasse  unire  questo 
tema  a  quelli  da  proporsi  nell'attuale,  e  trattarsi  nel  fuliu'o Congresso. 

Indi  si  rinnovava  dal  Presidente  medesimo  l' invito  ai  congre- 
gali di  addurre  nella  pi'cseule  adunanza  (pielle  osservazioni  che 
taluno  slimasse  di  fare,  su  (juanlo  avca  esposto  nella  precedente  il 
sig.  Vegni.  Né  alcuna  essendone  stata  avanzata,  avea  la  parola  il 
professore  Barsotti. 

Leggeva  fpiesti  aver  j)ul)l)licalo  nel  corrente  anno  quattro  Me- 
morie, una  sulle  frazioni  coefficienti,  e  tre  risguardanti  la  Mecca- 
nica analitica. 

In  una  di  qiiesl  ultime,  concernente  la  determinazione  del  cen- 
tro di  gravità  d'un  arco  qualunque  di  alcune  delle  principali  li- 
nee piane  uniformemente  pesanti  riferite  a  due  assi  ortogonali,  ha 
preso  egli  in  esame  non  solo  la  reità  finita,  e  qualsiasi  arco  di  cir- 
colo e  di  cicloide,  come  ordinariamente  si  usa  nei  corsi  di  .Mecca- 
nica, ma  un  arco  qualunque  di  parabola,  d'ellisse,  d' iperbola,  di 
logaritmica  e  di  catenaria  omogenea. 

Nella  seconda  Memoria  si  è  proposto  d' indagare,  adoprando  le 
formole  dell'ecpiilihrio  dei  sistemi  rigidi,  gli  sforzi  dei  punti  di  so- 
stegno di  una  porta  in  equilibrio,  qualunque  sia  il  numero  e  la 
posizione  loro. 

I ."  Dimostrando,  essere  un  tale  problema  affatto  indeterminato 
se  delti  punti  siano  più  di  tre,  mentre  per  due  soli  è  desso  determi- 
nato rispetto  al  calcolo  degli  sforzi  perpendicolari  all'  asse  di  rota- 
zione sotto  fjualunque  di  lui  angolo  coll'orizzonle  :  rimanendo  sem- 
pre indeterminato  per  la  valutazione  degli  sforzi  paralleli  a  (|ueirasse. 

1."  Ha  fatto  palese  un  equivoco,  nel  quale  incorse  il  Mascheroni 
nel  risolvere  geometricamente  un  tal  problema,  ed  ha  sostituito  alla 
di  lui  soluzione  sintetica  una  propria  di  simil  genere,  con  la  (piale 
è  pervenuto  ai  risullamenli  slessi  ottenuti  colle  formole  analitiche. 

Finalmente  nella  terza  Memoria  si  è  proposto  di  trattare  ana- 
liticamente il  problema  della  spranga  appoggiata  a  due  pareti,  co- 
nosciuto sotto  il  nome  di  Prohlenid  dell'  e(iuililjrio  della  trave  iiicli- 
nntn.  Ha  ricercato  primamente  le  formole  contenenti  le  forze  che  deb- 


—  455  — 
bono  affile  ai  due  capi  della  spranga  in  cquiiil)rio,  mostrando:  i ."  Che 
la  spranga  non  può  essere  ecpiilibrata,  se  il  suo  centro  di  «pravità 
non  è  nel  piano  condotto  per  le  di  lei  estremità,  e  se  le  forze  ad 
esso  perpendicolari  non  si  distruggono  separatamente:  2.°  Che  come 
a\  viene  in  (|U('!!(i  della  porta,  le  otl<Miule  forniole  mostrano  deter- 
minato il  proi)l(Mna  in  discorso  pel  calcolo  delle  forze  perpendicolari 
alla  spranga,  e  indeterminato  per  le  altre  ad  essa  parallele. 

Osservando  di  poi  essere  le  resistenze  delle  pareli  forze  passive, 
die  all'uopo  si  sviluppano  da  se  stesse  normalmente  alle  pareti  me- 
desime, introdusse  egli  nel  calcolo,  come  comjionenti  indetei'minate 
delle  suddette  forze  tali  resistenze,  pervenendo  così  alle  formole  ana- 
litiche del  suo  |)roblema  considerale  in  generale. 

Ritenute  da  esso  sin  (jui  per  indeterminate  le  posizioni  delle  due 
pareti  d'  appoggio  della  spranga,  passava  all'  i])otesi  contraria,  e  po- 
teva trattare  come  casi  pailicolari  il  problema  contemplato  dal  pro- 
fessore \incenzo  .\mici  nella  sua  Memoria  sull'  ecpiilibrio  delle  fab- 
briche, e  quello  anche  più  semplice  che  il  prof.  Fontana  appellava 
la  Pict/Yi  d'  inciampo  per  parecchi  f^eometri  di prim'  ordine. 

Al  sunto  di  (pieste  Memorie,  alle  f|uali  si  rimanda  per  le  mag- 
giori particolarità,  aggiungeva  il  prof.  Barsolti  un  cenno  di  altre  due 
di  analogo  argomento  già  recate  a  fine. 

Nella  piima  di  esse  si  propone  di  risolvere  il  problema  dellecpii- 
librio  della  spranga  angolare,  da  lui  chiamata  biforcuta,  appoggiata 
coi  capi  e  col  vertice  a  tre  (ìareti,  il  (piai  prolìlema  conipiende  co- 
me caso  particolare  quello  della  spranga  semplice  o  rettilinea,  del 
(piale  superiormente. 

Nella  seconda  ha  preso  ad  obietto  la  risoluzione  del  problema 
considerato  dall'Eulero  nella  sua  dissertazione  suìV y4rmonia  ira  i 
principi  di  fpuete  e  di  moto  del  MauperUiis  :  problema  inteso  a  de- 
terminare la  posizione  che  per  re(pnlibri()  dee  prendere  una  spran- 
ga rigida  neir  ipotesi, 

I .'  Che  dessa  possa  avere  moto  si  radente  clie  rotatorio  sopra 
un  |)unto  fisso  : 

a. "Che  s'appoggi  col  capo  inferiore  sopra  un  muro  verticale, 
lungo  il  quale  possa  liberamente  scorrere,  e 

3.°  Che  sostenga  coli' altro  capo  un  peso  dato. 

Avverte  poscia  che  sebbene  1'  Fulcro  dicesse,  non  potersi  l'alle- 
gato problema  agevolmente  sciorre  colle  regole  ordinarie  della  Mec- 


—   45G  — 
canica,  veniva  per  altro  risoluto  geometi'icamenle  per  vie  al(|uanlo 
divei-se  dal  prof.  Fontana,  e  dal  lucchese  Saladini. 

Rende  noto  finalmente  d'  aver  egli  risoluto  questo  stesso  pro- 
lileina  col  soccorso  delle  citale  formole,  divenuto  ancor  più  gene- 
rale per  l'ipotesi,  die  la  parete  d'appoggio  ilei  capo  inferiore  della 
spranga  faccia  un  angolo  qualunque  coli'  orizzonte,  e  che  la  dire- 
zione della  forza  applicala  all'  altro  capo  di  essa  le  sia  comunque 
inclinata:  determinando  non  solo  la  posizione  della  spranga,  ricer- 
cata prima  dall'  Eulero,  e  poi  dal  Fontana  e  dal  Saladini,  ma  pur 
anco  gli  sforzi  esercitati  contro  di  essa  sì  dal  muro  che  dal  punto 
fisso,  i  quali  le  servono  d'appoggi. 

Terminata  siffatta  lettura  passava  il  prof.  Majocchi,  dietro  in- 
vito del  Presidente,  a  indicare  le  osservazioni  delle  quali  poteva  in- 
caricarsi r  Arconauta  durante  la  sua  ascensione,  non  che  gli  stru- 
menti di  cui  conveniva  munirlo. 

I .°  Per  raccogliere  un  certo  volume  d'ai'ia  delle  alte  regioni,  da 
recarsi  a  terra  per  essere  analizzata,  un  vaso  di  latta  di  forma  cilin- 
drica, terminato  alle  due  estremità  da  tronchi  di  cono  forniti  di  chia- 
vi pneumatiche  :  si  dovrà  esso  riempir  d'acqua,  per  indi  vuotarlo  nel 
punto  della  massima  salita,  aprendo  le  due  chiavi,  e  permettendo 
così  r  egresso  dell' acipia  per  l' inferiore,  e  1'  ingresso  dell'  ai'ia  per 
la  superiore.  Un  recipiente  di  tal  natura  si  proponea  dal  prof.  Majoc- 
chi, perchè  semplice,  di  facile  e  pronta  fattura,  ed  esente  dal  pe- 
ricolo di  rompersi. 

■ì.°  Un  elettroscopio,  per  mezzo  del  quale  l'Areonauta  possa  ve- 
rificare, se,  come  osservò  il  Peltier,  l'elettricismo  delle  varie  regioni 
atmosferiche,  in  specie  nuvolose,  passi  talvolta  dal  positivo  al  nega- 
tivo, per  ritornare  ad  essere  positivo  in  una  regione  superiore. 

3.°  Un  termometro,  per  notare  le  diverse  temperature  delle  re- 
gioni attraversate. 

4.°  Un  barometro,  per  potere  dalla  sua  indicazione  dedurre  l'al- 
tezza a  cui  sarà  asceso. 

5.°  Un  igrometro  proposto  dal  prof.  Perego. 

Apertasi  la  discussione,  specialmente  intorno  al  recipiente  sopra 
descritto,  temeva  il  prof.  Perego  che  per  la  piccìola  resistenza  della 
materia  di  cui  lo  si  voleva  com|)oslo,  non  resistesse  al  disequilibrio 
di  pressione  che  avrebbe  nella  discesa,  per  essere  ripieno  d'aria 
molto  meno  densa  di  quella  verso  terra;  e  reputava  poterglisi  u(il- 


-  45?  - 

mente  sostituire  una  fontana  di  r(>ni|)rossione  a  forti  jìareti  di  ve- 
tro. Il  prof.  Taddei  non  escludendo  l'accennata  |)ossil)ilità  di  rottu- 
ra, vedeva  inoltre  una  probabile  altera/ione  della  qualità  dell'alia  da 
analizzarsi,  nella  presenza  della  pece  clie  serve  alle  saldature,  e  nella 
facile  ossidazione  del  metallo  pel  concorso  dell'umidità  e  dell'aria 
ncir  interno  del  recipiente.  Né  lo  rassicuravano  l' inverniciatura  o 
l'argentatura  del  vaso  proposte  dal  prof.  Majocchi,  né  la  galvaniz- 
zazione del  ferro,  di  cui  lo  vorrebbe  composto  il  sig.  \'egni;  impe- 
roccliè  teme  anzi  nel  primo  caso  alterazione  maggiore  nei  prin- 
cipj  dell'  aria  pei'  la  pi-esenza  di  un'estesa  superficie  di  vernice;  e 
scorge  negli  altii  una  causa  di  più  pronta  ossidazione  nel  contatto 
di  metalli  eterogenei  pel  diverso  stato  elettrico  nel  (|uale  si  costi- 
tuiscono. E  a  tal  proposito  ajipunto  notava  il  j)rof.  l'erego  aver  sem- 
pre veduto  prontamente  ossidarsi  i  vasi  di  latta  nelle  saldature,  al- 
lorcliè  vi  si  poneva  dell'  acqua.  Preferiva  (juindi  il  Taddei  1'  ottone 
alla  latta,  ritenendolo  mollo  più  diflicile  a  ossidarsi;  e  di  grossa  la- 
stra di  tal  metallo,  anche  per  maggiore  solidità  e  resistenza,  voleva 
costruito  il  vaso. 

Intanto  osservava  il  marcliese  Ridolfi,  clie  sì  delicata  esperienza 
(|ual  è  r  analisi  dell'  aria,  i  cui  resultati  dovrebbero  j)orsi  a  ct)n- 
fronto  con  quelli  del  Gay-Lussac,  si  dee  non  solo  eseguire  coi  mezzi 
più  S(|uisiti  e  rigorosi  die  presenta  adesso  la  Fisica,  ma  è  necessa- 
l'io  evitare  ogni  possibile  benché  remota  alterazione  dell'  aria  me- 
desima. .\lterazione  che  potrebbe  accadere,  non  tanto  nella  breve 
durata  della  discesa,  ma  ben  anche  e  molto  maggiore  nel  più  lungo 
tempo  in  cui  1'  aria  avrebbe  dovuto  rimanere  nel  recipiente  prima 
di  venir  sottoposta  all'analisi:  a  meno  che  non  si  potesse  travasare 
appena  giunta  a  terra,  come  suggeriva  il  prof.  Majocchi,  in  un  \aso 
di  vetro  per  mezzo  dell'  ajiparato  a  mercurio. 

Consigliava  dunque  il  marchese  Ridolii  di  sostituire  il  \etroalla 
latta  e  all'ottone;  e  per  evitare  il  pericolo  di  rottiu-a  in  ima  caduta, 
addotto  tlal  prof.  Majocchi,  proponevano  i  professori  Mossotti  e 
Taddei  di  racchiudere  il  vaso  di  vetro  in  una  cassa  di  legno  conte- 
nente materie  molli  e  cedevoli. 

Prolungatasi  alquanto  la  discussione  presso  a  poco  sulle  mede- 
sime basi  tra  i  sunnominati  e  i  professori  cav.  Hiorgini,  Lottini  e 
conte  Paoli,  sembrò  l'ultiino  provveiliuiento  il  più  conveniente,  al- 
lorquando tornasse  malagevole  all'  Areonauta  il  servirsi,  come  ulti- 


—   458   — 
mainciUe  siigjjcriva  il  marchese  KicloHì,  delle  comiiiii  boltiglie,  se- 
condo il  metodo  ])ralicato  dal  Gay-Lussac,  le  quali  d'altronde  avreb- 
bero potuto  offrire  un  risultamenlo  medio  se  ci  si   fosse  raccolta 
aria  di  diverse  altezze. 

Uavvisala  tlal  prof.  Mossotti  l' utilità  di  determinare  a  certi  istanti 
l'altezza  del  globo  areostatico  per  mezzo  d'osservazioni  contempo- 
ranee esetjuite  con  due  teodoliti,  a  fine  di  confrontarla  con  cpiella 
determinata  col  barometro,  il  Presidente  affidava  a  lui  e  al  profes- 
sore Obici  l'incarico  di  tali  osservazioni,  associandoli  alla  Commis- 
sione nominata  nella  precedente  adunanza.  Invitava  eziandio,  se- 
condo la  proposta  del  prof.  Lottini,  i  jìrofessori  JMajocchi  e  Mat- 
teucci  ad  esercitare  preventivamente  l' Areonauta  nell'uso  degli 
apparecchi  che  gli  verranno  affidati. 

Il  prof.  Majocchi  nell'avvertire  come  l'Orlandi  dica  di  non  ser- 
virsi di  zavorra  per  dare  forza  ascensiva  al  suo  globo,  ma,  alla  ma- 
niera già  praticata  dal  Zambeccari,  di  un  altro  piccolo  globo  pieno 
d'aria  da  rarefarsi  più  o  meno  regolando  alcune  apposite  fiammelle 
sottoposte,  osserva  che  giovereljbe  fosse  realmente  usato  un  tal 
mezzo  onde  poterne  provare  1'  utilità. 

In  ultimo  il  Presidente  incarica  il  prof.  Majocchi  di  porsi  in  re- 
lazione col  Presidente  generale  direttore  della  pubblica  istruzione, 
per  ottenere  gli  strumenti  già  mentovati,  non  che  di  concertarsi  con 
chi  avrà  la  soprintendenza  dello  spettacolo,  per  impegnare  1'  Areo- 
nauta a  tenere  le  sue  promesse. 

Chiudeva  poi  1'  adunanza  coli'  annunzio  per  la  successiva  tor- 
nata di  una  lettura  del  conte  Paoli  sopra  alcune  emanazioni  delle 
paludi;  argomento,  diceva  egli,  di  grande  importanza  specialmente 
pel  territorio  lucchese. 


Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgini 

.  f  Prof.  G. 
/  Sesie tnn  <   „     r  t 
*  (  Prol.  Lu 


Prof.  G.  M.  Lavagna 
iGi  Giorgi 


ADINAIVZA 

D  i:  L  e  I  o  R  N  o   I <)  s  i:  r  t  e  m  b  r  e 


>;5eo- 


-I-iello  dal  Segretario  prof.  Giorgi  il  verbale  della  passata  adunanza, 
il  t|iiale  dopo  alcune  modificazioni  richieste  dai  professori  Majocclii 
e  Taddei  veniva  approvato,  leggeva  il  conte  Paoli  la  relazione  d'  al- 
cune proprie  osservazioni  sulle  ac(|ue  palustri,  istituite  ad  oggetto  di 
verificare  l'opinione  da  esso  emessa  in  una  nota  inviata  al  Congresso 
di  l'adova,  venire  cioè  la  mal"aria  costituita  dal  gas  solfido  idrico, 
come  veicolo  od  escipiente  ai  cosi  detti  miasmi. 

Si  fé  egli  pertanto  ad  analizzare  le  acque  di  tre  contigue  paludi 
del  Cesenatico,  ove  regnano  febbri  inlermiltenli,  una  delle  (piali 
disseccasi  affatto  d'estate,  l'altra  s'asciuga  soltanto  in  parte  e  ri- 
ceve acqua  salata,  mentre  la  terza  rimane  stagno  d'accpia  dolce  in- 
gombro di  vegetabili.  Queste  acque  presentano  al  dire  dell'autore 
i  diversi  stati  di  tutte  le  acipie  stagnanti  in  generale;  egli  però  le  rac- 
colse in  due  epoche  distinte,  onde  ottenerle  nelle  condizioni  dovute 
ai  due  estremi  di  temperatura  di  que' climi,  e  dopo  molte  esperienze 
eseguite  su  di  esse  col  metodo  di  Pasqiiier,  fu  portato  a  concludere  : 

I ."  Che  esistono  i  solfati  nelle  acque  palustri;  nelle  quali  poscia 
coir  inalzarsi  della  temperatura  formasi  il  solfido  idrico,  con  più  di 
prestezza  e  d'abbondanza,  quanto  peggiore  si  è  la  condizione  del 
fondo  delle  paludi. 

2."  Che  siffatto  gas  veramente  si  svolge  nella  stagione  estiva  dalle 
acque  palustri  nei  luoghi  di  mal'aria,  in  «piell'epoca  dell'anno  in  cui 
sogliono  manifestarsi  le  malattie  d'accesso. 

Confortato  il  conte  Paoli  da  tali  risultamenti  delle  sue  indagini 
nell'opinione  emessa  a  principio  sulla  causa  della  mal' aria,  termina 
raccomandando  di  praticare  per  quanto  è  possibile  le  colmate  nei 
terreni  palustri;  riprovando  il  sistema  di  cangiarli  con  quel  pretesto 
in  risaie,  da  lui  reputate  non  meno  perniciose  delle  naturali  paludi, 

58 


—  46o  — 
lifciTiidosi  all'alto  a  (|iiaiilo  sta  scrino  nel  libi-o  ilo!  prò!'.  Piieciiiolli 
sulle  Risaie  d' lUi/ia. 

Prendeva  la  parola  sulla  precedente  leltura  il  jii'of.  Taddei,  ac- 
cordando clic  il  gas  idrof;cno  solforato  deteriori  le  condizioni  at- 
niosfericlie,  senza  riconoscere  in  esso  la  cagione  diretta  della 
mal' aria,  che  ritiene  prodotta  da  un  incognito  principio  specifico. 
Imperocché,  egli  dice,  i  luoghi  ove  svolgesi  l' indicato  gas,  o  non 
sono  malsani,  o  lo  divengono  solo  per  l'eccessiva  (piunlità  di  cotesto 
fluido  sì  deleterio,  il  (piale  vi  genera  effetti  ben  diversi  da  (juelli 
della  mal' aria.  Sostiene  quindi  in  generale  i  fluidi  gasosi  permanenti 
meno  nocivi  dei  non  permanenti,  venendo  i  primi  dispersi  tosto  nel- 
I  atmosfera  dalle  correnti  aeree  e  dalla  temj)pratura  più  o  meno 
elevata  di  rpiesta;  mentre  in  vece  il  vapore  aqueo  serve  di  veicolo  a 
materie  semi-decomposte  derivanti  da  alcuni  terreni,  le  (piali  ren- 
dono in  essi  specialmente  jiericolosa  la  sera,  calando  con  quello, 
per  la  diminuita  temperie,  a  depositarsi  sulla  superficie  del  corpo, 
o  a  lasciarsi  assorbire  nel  torrente  della  respirazione.  Cresce  poi 
d'  estate  l' infezione,  essendo  allora  più  copiose  le  accennate  ma- 
terie a  nudo  sui  laghi  e  sui  pantani  (piasi  asciutti,  e  favoi'ite  nella 
decomposizione  dall'  aumentata  temperatura,  di  guisa  che  viene  il 
vapore  aqueo  a  trarne  seco  maggior  quantità.  Alle  (|uali  circostanze, 
se  aggiungasi  il  miscuglio  d'  ac(pie  dolci  e  salale  sul  suolo,  1'  acqua 
che  s'evapora  di  giorno  vi  lascia  sali  deliquescenti,  i  quali  umet- 
tandosi di  notte,  e  tornando  a  prosciugarsi  nel  giorno,  producono 
r  alternativa  d'  umido  e  d'  asciutto,  che  aumenta  la  decomposizio- 
ne, e  quindi  le  cause  dell  infezione. 

Replica  il  conte  Paoli  avere  anch' egli  sostenuto  nella  surriferita 
nota  al  Congresso  padovano,  essere  le  emanazioni  putride  precipua 
causa  dell' infezione,  e  non  tenerne  perciò  adesso  pro])osilo;  ma 
risguardar  sempre  per  altro  come  veicolo  delle  medesime  il  gas  sol- 
fido  idrico,  tolto  il  quale  non  basterebbe  la  putrefazione  a  cagionare 
le  febbri,  e  cita  falli  in  (piesto  senso.  A  cui  il  prof.  Taddei,  cre- 
dere che  liberati  i  luoghi  dalla  presenza  di  (piel  gas,  per  ciò  solo 
non  ne  verrebbe  purificata  l'aria,  la  quale  se  disinfettasi  col  cloro, 
deriva  da  non  aver  esso  azione  limitata  al  predetto  gas,  ma  estesa 
eziandio  alle  materie  corrotte. 

Interviene  nella  discussione  il  marchese  Ridolfi  a  dichiarare  ipo- 
tetica l'esistenza  del  principio  specifico  della  mal'  aria,  non  avendo 


—  46i  — 
bastalo  a  porlo  in  chiaro, dai  tempi  dell'Accademia  del  Cimento  al 
di  d'ojjpi,  i  possenti  mezzi  della  scienza,  i  (piali  ci  fanno  rintraccia- 
re le  mininic  (pianlilii  di  ^:is  idroi^eno  solforato.  E  il  prof.  Majoc- 
clii  domanda  come  si  spieghi  coH'alle^'alo  principio  specifico  l'estesa 
infezione  liin^'o  il  Nigel,  clic  venne  dissipata  mediante  il  cloro  dalla 
spedizione  iiif^lese. 

Ileplicava  ai  due  preopinanti  il  prof.  Taddei,  non  intender  egli 
di  spiegare  la  natura  del  miasma  ;  ma  per  lui  resultare  dalle  istesse 
esperienze  del  Brocchi,  esistere  »|ualche  cosa  d'estraneo  nei  vapori 
miasmatici,  i(|uali  trattati  con  delicati  reagenti  si  trovano  contenere 
per  la  presenza  dell'  azoto  un  che  di  analogo  alla  natura  delle  so- 
stanze animali.  K  il  marchese  Hidollì  gii  obietta  la  riconosciuta 
esistenza  in  ogni  vapore  a<|uco  deirultimo  principio,  senza  che  per 
altro  produca  ovunque  febbri  intermittenti  ;  ed  è  anzi  portato  a  ri- 
tenerlo in  generale  piuttosto  utile  che  dannoso,  come  quello  che 
serve  alla  vita  vegetabile. 

Qui  interviene  il  Presidente  a  narrare  d'aver  letto  nella  Biblio- 
teca britannica,  che  abbeverate  alcune  pecore  con  accpia  dell'agro 
loinano  in  cui  era  contenuta  la  citata  sostanza  (piasi  animale,  pre- 
sero esse  le  feijbri:  dichiarando  bensì  di  non  volere  avventurare  un 
giudizio  sulla  vera  cagione  del  fenomeno,  ma  di  credervi  connessa 
la  circostanza  anzidetta. 

r.biedeva  poscia  il  marchese  Kidolfi  come  s'accordi  coll'ideedel 
prof.  Taddei  la  malaria  nelle  colline  samminiatcsi  al  principio  d'au- 
liinno,  ove  mancano  le  C(jndizi()ni  tulle  dei  luoghi  palustri;  e  segna- 
tamente nel  Poggio  a  Isera,  là  dove  insorgono  le  febbri  allorché 
ferve  in  molle  fornaci  a  iu\  tempo  la  cottura  de' mattoni;  conclu- 
dendo dipendere  l' infezione  da  un  complesso  di  cause,  sulle  (|uali 
non  giova  che  si  pr(mtnizino  gli  scienziati,  correndo  anzi  rischio 
di  cosi  scoraggire  l'industria.  V  cui  replica  il  (irof.  Taddei,  che  nel 
luogo  citato  laiìbondanza  slessa  delle  fornaci  diinoslra  il  suolo  argil- 
loso, il  quale  assorbendo  e  condensando  durante  l'estate  i  principi 
malsani  che  in  picciola  ed  innocua  (|uanlità  esistono  nell'aria,  gli  la- 
scia sviluppare  in  copia  dal  suo  seno  al  cadere  delle  prime  jiiogge 
autunnali,  come  ne  avverte  l'odoralo  medesimo.  Appoggia  il  dot- 
tore Salvagnoli  siffatta  opinione,  ricordando  l' esistenza  ne' terreni 
matlaionosi  di  sali  e  sostanze  organiche,  le  (|u.'ili  alla  maniera  già 
dichiarata  dal  jirof.  Taddei  si  connettono  colla  mal  aria.  E  (|uesti 
iinalmente  non  vede  improbabile,  che  se  una  volta  i  chimici  s' ac- 


—  462  — 
cordiMaiino  col  Liebig  a  risconlrare  il  gas  ainiiioiiiaco  iieiratiiiosCi'ra, 
\i  vt-nga  da  esso  attcstata  la  presenza  di  materie  seiiii-deconiposte, 
a  cui  egli  attril)uis<;e  tanta  parte  nell'  infezione  :  convenendo  j)er 
alti'o  col  maicliese  Kidolfi  clic  sin  (|iii  debba  accogliere  il  Congresso 
tali  sue  idee  come  congetture. 

Il  Presidente,  scorgendo  gli  effetti  della  mal' aria  crescere  col- 
l'umidità  atmosferica,  né  dubitando  dell'esistenza  dei  miasmi,  ([ua- 
huKjue  ne  sia  la  natura,  inclina  col  'l'addei  a  ritenere  per  veicolo 
loro  il  vapore  aqueo.  Ma  gli  oppone  il  mai'cbcsc  Ridolfi  che  vi  so- 
no luoglii  umidissimi  e  sani.  Volgendosi  poscia  a  spiegare  lo  spe- 
ciale odore  che  accompagna  le  prime  piogge  sopra  accennato  dal 
prof.  Taddei,  ritiene  che  dopo  lunga  siccità  sia  carica  1'  atmosfera 
di  sostanze  organiche,  delle  quali,  cadute  che  sono  colle  prime  scarse 
acque  sul  terreno  riarso,  risalgono  gli  effluvi;  svolgendosi  in  tali  cir- 
costanze il  citato  odore  anche  dalle  semplici  lasti-e  riscaldate  dal  sole. 

L'avv.  Massei,  a  mostrare  non  indispensabile  il  concorso  del- 
l' umidità  nello  svolgimento  delle  febbri,  cita  luoghi  asciutti  e  mal- 
sanissimi  dell'agro  romano,  delle  maremme  toscane,  e  segnatamente 
della  Terra  di  Lavoro.  A  cui  il  prof.  Taddei,  che  siffatte  contrade 
le  quali  sembrano  asciutte,  si  troverebbero  in  vece  umidissime  per 
mezzo  dell'  igrometro.  In  estensione  ed  appoggio  di  ciò,  soggiun- 
ge il  dott.  Salvagnoli  per  propria  esperienza  concorde  coi  fatti  alle- 
gati dal  prof.  cav.  Paolo  Savi,  trovarsi  nelle  maremme  toscane  ter- 
reni asciutti  coperti  d'uno  strato  di  colmata,  e  sotto  di  esso  cuora  ma- 
rina da  cui  risale  fino  alla  superficie  del  suolo  un'efflorescenza  salina 
capace  di  produrre  i  fenomeni  più  volte  discorsi  ;  e  che  inoltre  l'igro- 
metro segna  in  que'hioghi  oltre  gli  80  gradi.  Nota  eziandio  che  se 
ciò  non  basti,  l'influenza  delle  paludi  si  estende  a  gran  distanza 
lungo  il  corso  de' fiumi  ec.  ec. 

Terminata  siffatta  discussione,  il  Presidente  rammenta  essere  at- 
teso dall'attuale  Congresso  il  rapporto  della  Commissione  nominata 
in  Padova  per  riferire  sui  lavori  pubblicali  intorno  all'  eclisse  del 
dì  8  luglio  1842.  Indi  discioglie  radunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgini 


/  Segretari 


Prof.  G.  M.  Lavagna 
Prof.  Lt"IG!  Giorgi 


ADl]\A\ZA 

DEL    GIORNO    20    S  E  T  T  R  M  li  K  K 


-»sxt^ 


D, 


'opo  l'approvazione  dell  atto  verbale  dell'anlecedente  lornata  letto 
dal  Segretario  prof.  Lavagna  si  fé  innanzi  il  cav.  Cai-lini  a  coniiniicare: 

Come  in  ordine  all'  invito  diretto  dal  Governo  di  Londjardia  a 
diversi  corpi  scientifici  e  amministrativi  per  indicare  i  mezzi  propri 
a  contribuire  al  buon  esito  e  al  decoro  del  Congresso  di  .Milano,  pro- 
ponesse egli  in  nome  della  Direzione  dell'  Osservatorio  di  detta  città, 
fra  le  altre  cose  anche  il  seguente  provvedimento,  che  potrà  agevo- 
lare la  formazione  del  piano  delle  osservazioni  meteorologiche  di 
cui  oc.  Pi'opose  cioè  di  fare  eseguire  in  Milano,  ove  trovatisi  in  gran 
numero  abili  fai)bricatori  di  macchine  fìsiche  e  matematiche,  una 
collezione  di  strumenti  meteorologici  costruiti  colla  maggior  dili- 
genza, e  con  metodi  uniformi,  i  quali  prima  di  essere  posti  in  ven- 
dita siano  stati  esaminati  e  comparati  dagli  astronomi  dell'Osserva- 
torio,  e  contrassegnali  con  un  i)ollo  speciale. 

Della  quale  proposta,  benignamente  accolla  dall'  L  e  R.  Gover- 
no, venne  egli  incaricalo  di  dar  comunicazione  al  Congresso  luc- 
chese. Partcci|)ata  da  lui  all'L  e  R.  Institulo  di  scienze  ed  arti  di  Mi- 
lano siffatta  superiore  incombenza  furono  eletti  da  questo  i  signori 
cav.  Carlini  Presidente,  prof.  Belli,  canonico  Bellani,  ed  Antonio  De- 
("ramer  Commissari,  per  provvedere  tanto  alla  costruzione  del  ternio- 
iiietio  campione,  (|uanlo  alle  esperienze  sulla  tensione  del  va|)orc. 

Il  Presidente  fattosi  interpetre  dei  voti  dell'  assemblea  rendeva 
grazie  al  cav.  (Carlini  e  all' Le  R  Governo  di  Milano  dell'utile  prov- 
vedimento, pregando  l'oratore  a  volersi  intendere  circa  il  medesimo 
colla  Commissione  eletta  iiell' attuale  Congresso  j)er  le  osservazioni 
meteorologiche  che  sopra  ec. 

Intesa  siffatta  comunicazione,  il  prof.  Majocchi  riconoscendo 
la  grande  importanza  dell'allegato  provvedimento,  faceva  voti  af- 


(incile  non  al)l)ia  a  sorgere  dalle  molle  e  gravi  occupazioni  del 
])relodalo  (jualclie  oslacolo  alla  esecuzione  di  esso,  e  il  cav.  Carli- 
ni lo  rassicurava  appoggiandosi  anche  all'opera  de' suoi  colleglli 
nella  Commissione. 

I)oj)o  di  ciò  si  fece  il  prof.  IMclloni  a  comunicare  alcuni  resultali 
delle  ricerche  da  esso  intraprese  sulle  proprietà  calorifiche  delle 
vaile  radiazioni  che  compongono  lo  spelilo  solare.  Esposte  le  ana- 
loghe esperienze  eseguile  dai  fisici  intorno  a  ijuesta  importante  que- 
stione, mostrò  egli  come  vennero  sin  ora  trascurate  certe  condi- 
zioni indispensabili  da  soddisfarsi,  onde  dedurre  dai  fatti  os.servati 
conseguenze  decisive  sulla  costituzione  dello  speltro  caloiifico:  e 
determinati  i  dati  sperimentali  necessari  alla  soluzione  del  proble- 
ma, trovava  che  il  massimo  calore  non  è  mai  nell'  interno  dei  co- 
lori, ma  costantemente  sull' estremità  lossa,  qualora  si  prendano  in 
considerazione  le  sole  zone  colorale  del  Newton  ;  e  che  peilanlo 
malgrado  le  alterazioni  osservale  nelle  temperature  delle  zone  infe- 
riori dello  spettro,  le  azioni  calorifiche  dei  raggi  luminosi  manten- 
gono costanti  le  loro  mutue  relazioni  d'  energia,  traversando  le  la- 
mine e  i  prismi  di  qualunque  sostanza  diafana  e  scolorata.  Ognun 
vede  di  quanta  im])ortanza  sia  siffatta  conseguenza  per  la  teorica 
ilellti  Identilìi  Ira  la  luce  e  il  calorico  raggiante.  Noi  non  sapremmo 
espiimere  con  maggior  chiarezza  e  precisione  i  falli  osservati  dal 
prof.  Melloni,  e  le  idee  suggeritegli  dalla  discussione  delle  sue  osser- 
vazioni, che  riferendo  le  parole  medesime  colle  quali  egli  ha  posto 
fine  alla  sua  comunicazione. 

«  Concludiamo  che  nel  riconoscere  l'esattezza  delle  osservazio- 
ni fatte  intorno  al  calore  dello  spettro  solare  da  Davy,  Englefield, 
A\  uiiscli,  Seebech,  ed  altri  fisici  i  cpiali  ci  precederono  nell'esame 
di  questo  importante  soggetto,  non  jiossiamo  adottare  veruna  delle 
conseguenze  che  se  ne  vollero  dedurre  relativamente  alle  varie  po- 
sizioni attribuite  al  massimo  di  tem|)eiatura;  stanlcchè  il  massimo 
non  può  ne  deve  essere  relativo  che  ad  una  sola  serie  di  radiazioni 
elementari  spiegate  giusta  l'oidine  delle  loro  respettive  refrangibili- 
tà: e  le  allegate  esperienze  forniscono  i  gradi  di  calore  resultanti 
dal  concorso  di  parecchie  serie,  i  cui  termini  omologhi  non  si  ri- 
scontrano esallamenle,  e  trovansi  in  vece  piìi  o  meno  opposti  Ira  di 
l<iro:  si)ecie  di  conditto  disordinato  e  confuso,  ove  la  forza  indivi- 
duale soccombe  sotto  1'  azione  delle  masse. 


—   4«5   — 

«  Per  avei'e  le  leniperaliire  pi'oprie  dei  colori  dolio  spettro  con- 
veniva operare  sopra  un  ra-^f^ic»  solare  scomposto  da  un  [)i'isnia  a 
superficie  molto  più  stretta  di  (|nelle  anteriormente  adoperate,  e  ser- 
virsi di  un  corpo  termoscopico  clic  occu|)asse  una  solili  zona  lon- 
^'itiidinale  dello  spettro  risultanle.  .SoddisCalle  ambe  le  condizioni, 
le  U'mperalure  dei  colori  prismatici  ci  lianiio  svelalo  un.  indole  con- 
traria a  quella  che  veniva  loro  attribuita.  Imperocché  siffatte  tem- 
perature si  credevano  talmente  altei-ahili  per  1'  azione  assorbente 
delle  sostanze  limpide  e  scolorate  da  perdere  affatto  le  mutue  l'ela- 
zioni  loro  d'energia:  sicch»'  la  piìi  alta  teni])eratura  passasse  ilal- 
r  una  all'  altra  zona  dello  spettro  in  virtù  della  semplice  trasmissio- 
ne dei  l'aggi  lucidi  a  traverso  i  mezzi  diafani  e  privi  di  qualun(|Me 
colorazione. 

«  Noi  abbiamo  trovato  per  lo  contrario  che  i  colori  dello  spel- 
tro conservano  invariabilmente  la  massima  loro  temperatura  sid 
l'osso  estremo,  (piaitnitpie  siasi  la  natura  della  sostanza  adoperata 
sotto  forma  di  prisma  |)er  iscomporre  il  raggio  solare. nelle  sue  ra- 
diazioni elementari,  o  ridotta  in  lamine  per  esplorare  1'  azione  as- 
sorbente del  mezzo  su  (juesle  radiazioni 

«  Tuttavia  I  esperienza  ci  mostrò  che  la  presenza  del  massimo 
ne'  colori  osservata  dai  nostri  predecessori  derivava  dall'  assorbi- 
mento pili  o  meno  intenso  di  siffatti  mezzi  diafani  sul  calore  oscu- 
ro scoperto  da  llerschel  oltre  il  limite  rosso. 

«  Raccoglieremo  in  una  seconda  Memoria  le  varie  proprietà  di 
questo  calore  che  troveremo  composto  d'  elementi  diversi  più  o  me- 
no facili  ad  essere  diffusi,  trasmessi,  ed  assorbiti  da  certe  sostanze, 
e  dolati  di  tutti  i  requisiti  che  appartengono  ai  raggi  colorati  dello 
speltro  neutoniano.  Anteriori  esperienze  avevano  d'  altra  parte  di- 
mostrato che  il  calore  oscuro  d'  Herschel  è  soggetto  a  (]uelle  mede- 
sime leggi  di  propagazione,  riflessione,  rifrazione  e  polarizzazione 
che  reggono  le  affezioni  generali  della  luce.  La  visibilità  è  durxpie 
r  unica  proprietà  che  distingue  gli  elementi  caldi  e  lucidi  da  quelli 
che  sono  unicamente  dovuti  all'azione  calorifica.  Ma  osservammo 
altrove  che  la  proprietà  d'illuminare  è  d  inq)orlanza  affatto  secon- 
daria relativamente  all'efflusso  raggiante;  imj)eroccliè  vi  sono  al- 
cuni individui  che  non  vedono  l'estremo  violaceo  dello  speltro, 
alli'i  che  confondono  il  rosso  estremo  col  verde  o  col  turchino.  Ora 
un  raggio  non  può  essere  nello  slesso  tempo  rosso,  verde,  e  turchi- 


—  /^G^ì  — 

no,  visibile  ed  invisibile.  Queste  proprietà  di  luce  e  di  colorazione 
son  dunque  estrinseche  alla  radiazione,  accidentali,  ed  unicamente 
dovute  all'organismo  animale:  laonde  non  valgono  a  coslilnire  ima 
differenza  t;enerica  tra  i  due  a{,'enli  cui  doi>l)iamo  i  fenomeni  della 
luce  e  del  calore.  Le  radiazioni  oscure  di  Herscliel  non  possono  per- 
tanto distinguersi  scientificamente  parlando  dalle  radiazioni  lucide 
del  Newton,  die  mediante  alcune  proprietà  specidolie  di  trasmissio- 
ne, assorbimento  o  diffusione,  j)erfeltamenlc  analoghe  a  quelle  che 
distinguono  tra  di  loro  i  raggi  colorati  :  e  si  è  detto  poco  anzi  che  sif- 
fatte proprietà  sono  anche  tra  gli  elementi  calorifici  delle  radiazioni 
oscure.  Così  si  va  som|)re  più  confermando  1'  opinione  emessa  in 
ima  delle  nostre  ultime  Memorie  che  /e  radiazioni  di  calore  oscuro, 
sono  vere  radiazioni  invisibili  di  luce  « . 

In  occasione  di  siffatta  applaudita  lettura  osservava  il  Presiden- 
te, che  dagli  slessi  squisiti  mezzi  sperimentali  praticali  dall'autore 
si  potrebbe  dedurre  il  modo  di  trattare  analiticamente  la  questione. 
E  il  prof.  Mossotti  riflettendo  che  per  comj)letare  le  detcrminate 
analogie  fra  la  luce  e  il  calore  manca  quella  delle  interferenze,  sug- 
gerisce, ad  oggetto  di  determinarla,  di  esaminare  se  nello  spettro 
prodotto  coi  reticoli  di  Fraunhofer  si  riscontrino  differenze  di  tem- 
peratura fra  gli  spazi  luminosi  e  gli  oscuri. 

Passava  indi  il  Principe  Luigi  Bonaparle  a  riferire  in  pioposito 
dei  fenomeni  della  luce  di  avere  osservato  in  Siena,  come  i  ritratti 
eseguili  col  dagherrotipo  riuscissero  bene,  tanto  con  vivissima  che 
con  fìe^ole  luce,  se  abbondavano  nell'atmosfera  corpuscoli  natanti, 
e  come  si  ottenessero  imperfetti  nella  scarsità  loro.  Aggiunse  inoltre 
che  in  molle  circostanze  i  sali  d'  argento  non  vengono  annerili  dal- 
la luce:  citando  il  fatto  di  Davy  che  il  nitrato  d' argento  disciollo  in 
acqua  distillala  scevra  d'  ogni  materia  organica,  e  posto  entro  un 
vaso  ben  chiuso,  non  veniva  annerito  dalla  luce.  Riportò  ])ure  una 
osservazione  falla  da  altri,  che  cioè  il  magistero  di  bismuto  esposto 
so])ra  una  carta  ad  asciugarsi  al  sole,  annerì  in  (juella  parte  soltanto 
che  era  a  contatto  colla  carta  medesima,  e  spezzato  non  si  vide  nero 
neir  interno.  Sospetta  quindi  che  in  tutti  gì'  indicati  effetti  anziché 
doversi  riscontrare  un'  azione  diretta  della  luce  su  tali  sostanze,  vi 
agisca  essa  in  vece  per  forza  cataliltica  secondo  il  linguaggio  del 
IJerzelius,  attuando  cioè  i  corpuscoli  organici  esistenti  nell' atmo- 
sfera a  produrre  i  fenomeni. 


-   4G7   — 

Vorrebbe  fìn.-.Iniente  ol.e  da  esperii  fisici  si  ripetessero  nel  vuoto 
od  in  luogo  privo  dei  nominati  corpuscoli  le  soprindicate  espe- 
rienze, e  la  confezione  dei  ritratti  col  daj,'liern)tip„,„n(le  venire  sul- 
r  accennato  did)bio  a  qualclie  positiva  conclusione.  E  gradirebbe 
cbe  silTatta  ricerca  fosse  unita  alle  altre  di  cui  si  devono  presentare 
i  resultati  al  futuro  (Congresso. 

Hiflelteva  per  ultimo  il  prof.  Mossolti  cbe  il  processo  per  iscuo- 
prire  le  sostanze  organicbe  col  nitrato  d' argento  potrebbe  servire 
eziandio  alle  ricerclie  j.er  la  determinazione,  secondo  le  idee  del  pro- 
fessore Taddei,  dei  principj  della  mal'  aria. 

L'ora  essendo  già  trascorsa  il  Presidente  scioglieva  l'adunanza. 


Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Caetajvo  Giorgini 

/  Segretari 


Prof  G.  M.  Lavagna 
Prof  Lt  iGi  Giorgi 


59 


A  D  l  X  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    ai    SETTEMBRE 


»se«- 


iictto  dal  Segretario  prof.  Giorgi,  e  approvato  il  processo  verhalt' 
della  passata  adunanza,  intratteneva  il  prof.  Cassiani  l'assemblea 
intorno  ad  alcune  sue  osservazioni  tendenti  a  lintracciare  le  cause 
del  moto  oscillatorio  dei  sistemi  astatici  ;  del  (piale  erasi  già  occu- 
pato in  uno  scritto  reso  di  pubblica  ragione  nell'anno  1842,  pro- 
vandolo allora  non  analogo  a  quello  delle  variazioni  diurne  od  an- 
nue dell'  ago  calamitato,  né  dovuto  a  torsione  del  fdo  per  lo  stato 
igrometrico,  né  all'agitazione  dell'aria,  né  a  differenza  di  tenij)era- 
tura.  Escluse  siffatte  cause  fu  portato  egli  da  due  recenti  indagini  a 
porre  in  cliiaro  i  seguenti  fatti  : 

Che  avendo  osservato  oscillazioni  spontanee  soltanto  in  aglii 
calamitati  astatici,  o  in  sistemi  di  due  aghi  a  debolissimo  magne- 
tismo coi  poli  dello  stesso  nome  sovrapposti,  gli  sembra  dipender 
esse  da  magnetismo  alterato  nei  medesimi. 

Che  i  sistemi  astatici,  gli  aghi  calamitati,  ed  altri  sistemi  non  ma- 
gnetici risentono  effetti  per  la  diffusione  dell'  elettrico,  i  quali  va- 
riano secondo  che  il  bottone  della  bottiglia  é  a  levante  o  a  ponente, 
al  polo  boreale  o  all'  australe  :  e  che  sono  talvolta  identici  pei  siste- 
mi calamitati  e  pei  non  calamitati,  ([uando  gli  ultimi  abbiano  po- 
sizione non  troppo  diversa  dal  meridiano  magnetico. 

Che  tali  effetti  riescono  minori,  od  anche  nulli,  per  la  vicinanza 
di  sostanze  metalliche,  e  per  debole  coibenza  della  campana  di  ve- 
tro. Sono  identici  sì  colla  bottiglia  positiva  che  colla  negativa:  paiono 
modificati  dall'orientazione  dei  sistemi. 

Che  nascono  pure  effetti  oscillatorj  dallo  scintillar  del  botto- 
ne a  non  piccola  distanza  dal  sistema,  come  nel  mezzo  del  tubo 
di  sospensione. 


-  4G9  - 

Glie  mancain)  essi,  qualora  non  si  tocclii  il  vetro  col  bottone 
della  iji>ttii;iia. 

C.\ìv  lilialmente  sono  piìi  definiti  e  costanti  nell'  ago  semplice 
calamitato. 

l'ei  l'ani  aiizidetli  opina  1' autore  clie  1' elettricità  diffoudeiilesi 
nell'aria,  non  (piolla  di  sola  tensione,  possa  agire  sui  corpi  cala- 
mitati e  liberamente  sospesi  in  modo  diverso  dalla  semjjlice  attra- 
zione: die  però  le  suddette  spontanee  oscillazioni  potrebbero  attri- 
bnii-si  a  consimile  diffusione  elettrica  fra  la  terra  e  le  alte  rej^ioni 
dell' atmosfera:  e  quindi  un  sistema  astatico,  o  a  debolissimo  ma- 
gnetismo, potrebbe  forse  giovare  allo  studio  di  tale  diffusione  o 
scambio  eletti'ico.  Glie  finalmente  ancbe  i  sistemi  non  calamitati 
posti  in  direzione  non  guari  diversa  dal  meridiano  magnetico  ven- 
gano per  inlluenza  terrestre  a  subire  (jualclie  grado  di  magnetismo, 
cbe  gli  renda  capaci  delle  indicate  modificazioni  per  influenza  di 
scaricbe  elettricbe. 

S|)ieglierebbe  poi  il  ninno  i>  mìnimo  effetto  sui  sistemi  astatici, 
pressocbè  perpendicolari  al  meridiano  magnetico,  per  mezzo  della 
pei'fetta  astaticità,  stante  la  (juale  venga  a  neutralizzarsi  l'azione 
elettrica  sopra  i  due  jioli  di  nome  diverso,  e  ad  egual  grado  di 
magnetismo. 

Attribuirebbe  finalmente  l'invertirsi  dell'azione  attrattiva  in 
repulsiva,  e  viceversa,  al  maggioi-e  esaltamento  dell'imo  e  dell'altro 
polo  nella  stessa  estremità  del  sistema,  non  nascendo  siffatta  in- 
versione nell'ago  semplice:  esaltamento,  clic  <lui)ita  indotto  dalle 
varie  posizioni  del  sistema  rispetto  al  meriiliano  magnetico. 

A  siffatta  lettura  tenne  dietro  un'altra  del  prof.  Pacinotti  sopra 
una  nuova  operazione  aritmetica  da  lui  cbiamata  Estrazione  dei 
fattori.  Dato  in  cpiella  un  numero,  vien  proposto  di  trovare  i  suoi 
fatloi-i,  quando  si  conosca  (pianti  sono,  e  la  differenza  che  passa 
tra  di  loro.  Stabilisce  1'  autore  di  chiamare  il  l'attor  principale  di 
secondo,  terzo,  ....  m."  ordine,  secondo  che  due,  tre  ....  m  deb- 
bono essere  i  fattori  del  ninnerò  proposto,  e  fissa  a  rappresentarlo 
un  simbolo  fattoriale  analogo  al  radicale.  Insegna  indi  la  regola  ge- 
nerale di  calcolo  per  trovarlo,  tpiakuKpie  siano  le  diffci'enze  tra 
esso  e  gli  altri,  intere  o  fratte,  positive  o  negative,  ed  anche  pel 
caso  in  cui  detto  fattore  non  possa  aversi  cbe  per  approssimazio- 
ne. Osserva  in   seguito  com|)render  questa  regola  come  casi  parti- 


—  /Ì7o  — 
colali  un  luctodo  iiiscf^nalo  dal  l\iit'flni  per  l'estrazione  della  radice 
di  un  ordine  (jualiuu|ue,  e  quello  del  Hudan  per  la  risoluzione  delle 
equazioni  a  coefficienti  numerici.  Accenna  finalmente  l'esteso  uso 
die  j)uò  farsi  della  nuova  operazione  ai'ilmefica,  tralasciando  i  pro- 
cessi di  calcolo;  sui  (piali  si  propone  di  pul)l)licare  un  suo  lavoi'o, 
che  non  poteva  formar  soggetto  di  lettura  adattata  all'  indole  dei 
trattenimenti  scientifici  della  Sezione. 

Taciutosi  il  prof,  l'acinotli,  nò  essendo  altra  cosa  all'  ordine  del 
giorno,  si  fé  innanzi  il  prof.  Majocclii,  in  correlazione  alla  propo- 
sta fatta  nella  prima  adunanza  dal  prenominato  suo  collega,  a  pre- 
sentare alla  Presidenza  una  nota  de'  seguenti  cpiesiti,  clic  ei^li  già 
pubblicava  nel  fascicolo  \I\  de' suoi  .tniiali  di  i'isicd,  Cliiiiiicd,  e 
Matematiche,  col  Bullettino  ileir  industria  meccanica  e  citintica. 

\ ."  Intorno  alle  cause  cui  si  jiossono  allribiiiie  le  es|)l<)si()ni  delle 
macelline  a  vapore,  e  dei  mezzi  d'evitare  (|uest' ultime. 

2.°  Quali  siano  i  sistemi  d'apparecchi  voltaici,  che  in  rapporto 
della  forza,  della  spesa,  della  regolarità  ec.  devono  essere  impiegati 
per  rendere  utili  ai  diversi  rami  dell'  industria  le  proprietà  delle 
correnti  elettriche. 

3."  Dell'elettricità  atmosferica,  ed  in  particolare  della  folgore. 
Certe  sostanze  metalliche  non  prendon  talvolta  parte  importante 
alla  produzione  di  tale  fenomeno? 

4.°  Indicare  i  mezzi  di  misurare  con  precisione  la  velocità  dei 
venti  in  tutte  le  direzioni. 

5.°  Quali  sono  i  vantaggi  relativi  dei  diversi  sistemi  idraulici 
impiegati  sinora. 

6.°  Sviluppare  i  vantaggi  teorici  che  possono  presentare  le  mac- 
chine a  vapore  rotatorie. 

7.°  Esame  comparativo  dei  processi  che  hanno  per  iscopo  la 
preparazione  e  l'uso  del  gas  illuminante. 

8.°  I  vegetabili  legnosi,  o  erbacei,  hanno  essi  temperatura  pro- 
pria durante  le  diverse  stagioni  dell'  anno? 

9.°  Le  osservazioni  meteorologiche  fatte  da  lungo  tempo  in  un 
gran  numero  di  luoghi  hanno  esso  rendulo  qualche  servizio  al- 
l' agricoltura,  alle  arti  ec.?Per  qual  mezzo  potrebbesi  accrescere  la 
loro  utilità? 

io.°  Quali  osservazioni  possono  farsi  sulle  diverse  disposizioni 
molecolari  proposte  dai  fisici  e  dai  chimici. 


—   47'    — 

I  ! ."  Si  danno  sostanze  isomeriche?  Indagare  le  cause  cl:e  pio- 
durreljbero  l' isomerìa. 

i'i.°  Delle  aurore  boi'eali. 

Udita  tale  comunicazione  il  Presidente,  soddisfacendo  anche  al 
desiderio  esleriialo  dall'autore,  stabiliva  che  sarebbe  data  co|)ia  del 
{,'rave  programma  alla  (iominissioin-  incaricata  di  l'ormularc  i  (|ue- 
siti  fisici  e  matematici  pei  futuri  Congressi,  e  rlie  farebbe  fin  d'ora 
rinnovare  la  di  lui  pubblicaiiione  nel  Diario,  anche  pel  caso  che 
così  possa  pronuioversi  sopra  alcuna  delle  la  (piestioni  (jualche 
comunicazione  o  discussione  nel  seno  del  presente  Congresso. 

Dopo  ciò  recavasi  Carlo  Luciano  Bonaparte  Principe  di  Canino 
ad  offrii'e  alla  Presidenza,  in  nome  del  Pi'incipe  Demidoff,  alcune 
osservazioni  meteorologiche  l'atte  ila  <|uest  ultimo  a  Nijnè-Taguilsk 
nei  mesi  di  gennaio  e  maggio  del  corrente  anno.  E  il  Presidente 
pregava  il  prenominalo  di  renderne  grazie  all'autore,  dicendo  a  un 
lem|)o  che  verrebbero  parlecij)ate  le  osservazioni  alla  Commissione 
relativa  alla  |)roposta  del  cav.  Antinori. 

hidi  scioglievasi  i'  adunanza. 
Sono  stati  offerti  alla  Sezione  i  seguenti  opuscoli. 

Alcune  oss('/V(i zio/lì  risguardanti  le  correnti  mngueto-elettriche 
in  risposta  ad  alcune  pretensioni  di  priorità  del  prof.  Znnledeschi . 
liei  prof.  Majocclti. 

Hiccìiierc  idrostatico  del  prof  .  Gioacchino  Taddei. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgini 

Prof.  G.  M.  L.\v.\GNA 


/  Se<^retari  .,,,., 

'^  l  Prol.  I.i  iGi  (jIorgi 


DEL    GIORNO    aa    SETTEMBRE 

-: »39e« 


XI  processo  verliale  dell' antecedente  tornata  è  letto  dal  Segretario 
professore  Lavagna,  e  approvalo. 

Comunicava  indi  il  prof.  Perego  una  sua  relazione  di  due  me- 
teore avvenute,  una  nella  provincia  di  Como,  e  1'  altra  nel  Brescia- 
no, consistenti  in  una  tempesta  e  in  mia  tromba. 

Intorno  alla  prima  notò  egli  la  celerità,  con  la  quale  si  addensa- 
rono a  cielo  sereno  nnbi  di  color  bianco  cinereo,  lampeggianti  e 
romoreggianti,  imperoccbè  dopo  circa'/, d'ora  dal  principio  del  fe- 
nomeno, cadeva  grandine  i  cui  grani  erano  grossi  come  uova  di  gal- 
lina, la  maggior  parte  rotondi  e  levigati  come  palle  da  bigliardo,  po- 
cbi  scabri  e  appuntati,  e  alcuni  del  peso  di  circa  7  once  di  Milano. 

Non  potè  però  accertarsi  se  contenessero  nucleo  nevoso,  ma  opina 
clie  fo.ssero  interamente  composti  di  gliiaccio  (i).  Nota  pure  come 
non  fosse  la  tempesta  accompagnata  da  vento,  e  producesse  nondi- 
meno enormi  danni,  i  quali  si  limitarono  alla  superficie  di  '/,  di  ki- 
lometro  :  e  richiama  1'  attenzione  dei  fisici  sul  breve  tempo  in  cui 
si  foiniò  la  meteora,  osservando  come  in  generale  odasi  per  molte 
ore  prima  della  caduta  della  grandine  romoreggiare  il  tuono.  Dopo 
aver  citalo  un  fenomeno  in  parte  simile  già  descritto  dal  Volta,  non 
omise  di  far  notare  il  diboscamento  dei  monti,  nei  (piali  ebbe  ori- 
gine la  tempesta,  come  una  circostanza  che  può  forse  connettersi 
colla  di  lei  intensità.  Terminò  questa  prima  parte  della  sua  comuni- 
cazione coir  avanzare  un  dubbio  sulla  spiegazione  data  dal  Volta 

(1)  II  prof.  Perego  mereè  ulteriori  indagini  tia  potuto  assicurarsi  che  i  grani 
avevano  il  nucleo  nevoso,  e  che  il  ghiaccino  era  l'orniato  a  più  strati  concentrici 
col  nucleo  medesimo. 


—  473  — 
dei  venti  freddi  e  secchi  che  succedono  ai  temporali,  attesoché,  egli 
disse,  nelk'  costoro  refjioiii  I'  aria  è  troppo  poco  densa  pei-  acf|ui- 
slare  pel  freddo  che  può  aversi  in  esse  tal  gravità  specifica  da  di- 
scendere fino  ai  bassi  strati. 

Iiii|)rese  poi  a  desci'ivere  le  particolarità  di  una  tromba  tei-restre 
osservata  nella  provincia  di  Como  il  u5  maggio  prossimo  passalo, 
dicendo  come  vei-so  sera,  dopo  una  dirotta  pioggia  e  qualche  grano 
di  grandine,  sorgesse  nella  Pieve  di  Lograto  da  scirocco  un  nuvolo- 
ne atro  e  fumante  della  consueta  forma  di  cono  rovesciato,  coi  ver- 
tice radente  il  suolo,  bianchiccio  in  basso,  più  cuptj  in  alto,  e  vol- 
gente al  giallo  oscuro.  Emetteva  fumo  continuo,  ed  una  luce  che 
scompariva  di  tratto  in  tratto.  Muovevasi  nella  direzione  N.O.,  non 
in  linea  retta  ma  a  zig-zag,  con  velocità  che  sembrava  non  troppo 
grande  ;  e  ravvolgevasi  sopra  se  stesso  con  moto  rotatorio  rapidis- 
simo, e  con  rumore  che  1'  oratore  rassomigliava  a  quello  prodotto 
da  più  dozzine  di  spaccale  gita,  lasciando  dietro  a  sé  effluvi  di  odo- 
re sulfureo. 

Rammentò  i  gravi  danni  prodotti  e  le  materie  trasportate  dalla 
tromba.  Disse  inoltre  andar  essa  a  rindialzo,  di  che  lo  avvertirono 
alcuni  gelsi  posti  in  fila  sradicati  saltuariamente.  E  in  fine  notò,  co- 
me dopo  un  cammino  di  circa  4  niiglia  si  dividesse  e  si  convertisse 
in  uragano.  A  meglio  intendere  1'  andamento  di  ipiella  meteora  pre- 
sentò alla  Sezione  la  pianta  topografica  dei  luoghi  da  essa  percorsi. 

Intesa  siffatta  lettura,  il  prof.  Dini  domandò  al  succitato  se  nei 
grani  di  grandine  si  scorgesse  stratificazione  alternata  di  ghiaccio  e 
di  neve,  ovvero  ben  distinta  di  solo  ghiaccio.  A  cui  replicava  il  Pe- 
rego  non  avere  avuto  mezzo  d'  accertarsene. 

Il  prof.  Giorgi,  relativamente  al  fenomeno  della  tromba,  doman- 
dò se  altri  fatti,  oltre  il  saltuario  sbarbicamento  degli  alberi,  provas- 
sero il  procedere  a  rimbalzo  della  meteora,  potendosi  quello  spiegare 
anche  pel  semplice  molo  rotatorio  e  jìrogressivo  a  zig-zag  della 
tromba.  E  il  Perego  rispose  essere  stato  direttamente  osservato  l'in- 
dicato movimento. 

Il  conte  l'aoli,  riprendendo  una  sua  lettura  interrotta  in  una 
delle  passate  adunanze,  diceva  come  le  cose  in  quella  esposte  basti- 
no a  convalidare  quanto  altri  disse  della  causa  della  mal' aria  della 
costa  d'  Africa  e  della  Marenmia  toscana,  contro  1'  opinione  del  ca- 
nonico Bellani,  il  quale  nega  che  lo  sprigionamento  del  gas  solfulo- 


-  /i74  - 
idrico  reiula  ragione  ilella  mal'  aria  dei  fo/ilani/i.  Per  combattere 
siffatta  opinione  descrisse  il  conte  Paoli  la  costituzione  di  siffatti 
fonlnnili,  o\e  le  acque,  che  ricinpinno  cotcste  fosse  di  jioca  profon- 
dità, sorj^oiio  dal  fondo  e  dalle  j)aieti  attraversando  la  cuora  di  che 
abbondano  (jue'  terreni:  e  concluse  che  per  la  facilità  del  gas  solfi- 
do  idrico  a  sciogliersi  nell'acqua,  deve  essa  nell' attraversare  le  cuo- 
re assorbire  gran  quantità  di  ((nello.  Crede  (piindi  che  le  ac(|ue  ca- 
riche di  tal  gas  somministrino  in  copia  il  veicolo  alla  sostanza  dei 
miasmi,  che  si  forma  per  la  decomposizione  delle  materie  organiche 
nelle  acque  medesime. 

11  Barone  d'  lIond)res  Firmas,  inerendo  alla  pi'oposla  del  cava- 
liere Antinori,  si  fé  a  dire  che  sarebbe  utile  di  unire  alle  ordinarie 
osservazioni  meteorologiche  anche  quelle  delle  epoche  natiu-ali  della 
vegetazione,  lo  spinilar  delle  foglie,  la  fioritura,  la  maturità  dei  gra- 
ni e  dei  frutti,  l'apparizione  di  certi  insetti,  il  passaggio  degli  uc- 
celli, r  epoca  dei  lavori  campestri  e  delle  raccolte,  le  malattie  re- 
gnanti durante  le  diverse  costituzioni  atmosferiche  ec.  Dopo  aver 
notato  varie  avvertenze  da  farsi  rapporto  alle  indicazioni  degli  stru- 
menti meteorologici,  e  rispetto  alle  circostanze  dei  luoghi  e  dei  tem- 
pi d'osservazione  ec,  disse  di  essersi  occupato  dal  1802  al  t835  di 
tali  osservazioni,  ora  continuate  da  suo  figlio  senza  servire  a  ve- 
run  sistema.  Concluse  finalmente  esprimendo  il  voto  che  una  Com- 
missione permanente,  o  per  meglio  dire  continua  e  rinnovabile  ad 
ogni  Congresso,  sia  incaricata  di  raccogliere  e  analizzare  le  osserva- 
zioni che  saranno  per  farsi  nei  diversi  stati  d'Italia,  e  di  pubblicar- 
ne una  recapitolazione.  A  ciò  replicava  il  Presidente  essere  questo 
progetto  di  competenza  della  Commissione  più  volte  nominata,  e 
che  pertanto  potrà  l'oratore  conferirne  colla  medesima. 

Surse  poscia  il  dolt.  Mori  ad  espoi're,  come  fino  dal  i84i  egli 
pubblicasse  un  metodo  per  preparare  gli  stampi  in  gesso  da  servire 
alla  galvanoplastica,  e  di  aver  trovato  in  seguito  potersi  con  molto 
migliore  esito,  e  senza  pericolo  d' interruzione  di  conducibilità,  rico- 
prire la  loro  superficie  di  una  velatura  d'  argento,  bagnandoli  con 
nitrato  di  detto  metallo,  ed  esponendoli  ai  vapori  del  gas  idrogeno 
solforato,  anziché  a  quelli  dell'  acido  solforoso.  Passando  poi  alla 
doratura  e  argentatura,  dopo  un  cenno  di  avere  ottenuti  i  miglioii 
effetti  coi  processi  ultimamente  pubblicati  dai  professori  Giorgi  e 
Puccetti,  narrò  che  non  avendo  potuto  conseguire  resultati  soddis- 


■1 


-  475  - 
facenti  dal  suo  primo  modo  di  preparazione  delle  superficie  defili 
stampi,  (piando  cercù  di  riprodurre  medaglie  in  argento  anziché  in 
rame,  si  fece  a  tentare  con  ottimo  eCl'elto  1  idiogeno  puro:  e  con 
una  corrente  di  tal  gas  diretta  sopra  gli  stampi  bagnati  di  nitrato 
d' argento,  ottenne  un'  uniforme  velatura  argentea  sui  medesimi. 
Dopo  di  che  sostituì  per  la  confezione  della  medaglia,  presentata 
alla  Sezione,  la  soluzione  di  doppio  cianuro  d"  argento  e  potassio  a 
quella  di  azotato  d'  argento,  sapendo  che  questa  non  poteva  dargli 
una  massa  compalla  per  arrivare  allo  scopo  da  lui  primamente  rag- 
giunto, di  ottenere  cioè  una  deposizione  di  tal  massa  d'argento  da 
riprodurre  in  questo  metallo  un  basso  rilievo.  Terminò  col  presen- 
tare alla  Sezione  alcuni  bassi  rilievi  da  lui  riprodotti  in  rame  sopra 
stamj)i  di  gesso. 

Dopo  di  che  recossi  il  prof.  Jacob!  di  Koenisberg  a  dare  la  di- 
mostrazione d'  un  suo  teorema  generale  di  Meccanica  razionale,  di 
cui  già  pubblicò  renunciato  nei  Comptes-Rendus  dell'Accademia  del- 
le Scienze  di  Parigi,  e  diesi  ricava  interamente  dal  seguente  lemma. 

Sia  dato  un  sistema  d'  equazioni  differenziali 

dx:  dx,:  dx2 . . . .  :  dx„  :  :  x;  X,:  X2 ;  x„ 

essendo  X  ,  X|  ,  Xj X„  funzioni  qualunque  delle  variabili  x  , 

X(   ,  X2  ,  .  .  .  .  X„ 

Sia  M  una  soluzione  qualunque  dell'equazione  alle  differenze  par- 
ziali 

(1.  MX        d.  MX,        d.  MX2  (1.  M\„  _ 

dx  dx(  dx2      •  •  •  •  ~r      jjj^ 

e  sia  M  =  a  (a essendo  una  costante  arbitraria)  un'integrale  del  si- 
stema d'ecpiazioni  differenziali  j)roposte,  di  guisa  che  abbiasi  iden- 
ticamente 

du  du  du  du 

X   -r-  +  X,  —  +  X.  ^    .    .    .    .   +   \„  -j-   ==  O. 

dx     '  d\,    '  d\,  (lx„ 

Si  potrà  per  mezzo  dell'integrale  u  =  a  eliminare  dalle  equazioni 
differenziali  proposte  una  delle  variabili  per  esempio  x„  ,  e  resterà 
ancora  a  integrarsi  il  sistema  d'  ecpiazioni  differenziali  ridotto 

dx;  dx,:  dx2 .  .  .  :  dx„.,  ;  ;  x;  x,;  x^;  .  .  .  .  :  x„., 

Ora,  se  pongasi  M    

du 

dx„  60 


—   476   — 
la  (|iiantiln  !S  avrà  le  slesse  proprietà  relativamente  al  sistema  delle 
e<|iiaziuni  (lilTereiiziaii  ridotte,  clie  la  cpiantità  M  rispetto  al  sistema 
delle  equazioni  differenziali  proposte,  cioè  si  avrà 

d.  >\        (1.  ^\,         d.  NX,  d.  NX„  ,  _ 

dx      '^  ~dZ,        f"  ~d^  .  .  .   .  +     ^^  ^     —  o 

ove  N  ,  X  ,  \|  ,  Xj  ,  .  .  .  .  X„.,  sono  espresse  per  mezzo  dell'  inte- 
grale Il  z=  OL  in  funzione  delle  quantità  x  ,  x,  ,  X2  ,  .  .  .  .  x„.|. 

Prendeva  finalmente  occasione  il  Presidente  da  tpiesta  interes- 
sante comunicazione  per  pregare  i  membri  della  Sezione,  i  quali 
presentassero  una  qualche  importante  Memoria,  a  volere  annunzia- 
re il  modo  col  quale  intendono  di  pujjblicarla,  affinchè  tale  notizia 
venga  inserita  negli  Atti,  e  riescano  essi  di  una  vera  importanza. 
E  a  tal  proposito  riferì  come  il  prof.  Melloni  abbia  intanto  annun- 
ziato di  voler  pubblicare  la  comunicazione  che  fece  alla  Sezione 
nella  tornata  del  -ìo  corrente,  per  mezzo  degli  Atti  dell'. \ccademia 
di  ^apoli. 

Indi  scioglievasi  l'adunanza. 

N'islo  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgini 


l  Prof.  G.  M.  Lv 
I  Segretari  \  p,.^p  l^,,^,  ^i 


Prof.  G.  M.  Lavagna 

ORCI 


A  D  1 1\  A  X  Z  A 

DEL    GIORNO    a3    SETTEMBRE 


-•S«« 


Udito  dall'assemblea  per  l'organo  del  Segretario  prof.  Giorgi 
l'alio  verbale  della  passala  adunanza,  che  venne  approvato,  reca- 
vasi il  prof.  Bianchi  a  presentare  a  guisa  di  saggio,  e  come  primo 
risullaniento  d'una  sua  ben  [)iu  vasta  fatica  per  la  rinnovazione  di 
un  catalogo  di  stelle,  le  posizioni  medie  delle  prime  5o  fra  le  29.0 
stelle  fondamentali  del  catalogo  del  padre  Piazzi,  da  lui  osservate  e 
ridotte  per  epoca  generale  e  comune  al  solstizio  estivo  del  1840, 
riferendole  per  le  ascensioni  rette  a  due  di  esse,  Altair  e  Procione, 
le  quali  furono  anche  da  esso  comparate  direttamente  col  sole 
ne' quattro  consecutivi  e(|uinozi,  dall' autunno  del  i8'5f)  inclusiva- 
mente,  alla  primavera  del  1841  ■  Trovandosi  poi  le  surriferite  stelle 
nel  catalogo  di  Bradley,  calcolato  e  ridotto  dal  Bessel  al  principio  del- 
l'anno 1755,  istituiva  per  la  determinazione  dei  moti  pi'opri  di  esse 
im  confronto  ilei  loro  respettivi  luoghi  medi  nelle  tre  epoche  del 
Bradley,  del  Piazzi,  e  di  lui  stesso,  disgiunte  da  intervalli  poco  fra 
loro  diseguali  e  assai  considerevoli.  Notate  indi  minutamente  le 
avute  avvertenze  e  i  procedimenti  tenuti  nel  corso  del  suo  delicato 
e  laborioso  lavoro,  onde  fissare  il  grado  e  il  limite  di  confidenza 
che  accordar  si  possa  alle  sue  indagini,  ed  esposti  i  principali  ri- 
sullamenti  delle  medesime,  passa  a  concludere: 

Che  dal  (|uadro  delle  5o  stelle  sunnominate,  di  cui  fece  osten- 
sione all'  assemblea,  risulta  non  essere  uniforme  il  moto  proprio 
d'alcune  di  esse,  e  forse  nemmeno  rettilineo,  apparendo  in  vece  sen- 
sibilmente variato  durante  un  intervallo  minore  di  un  secolo. 

Che  (piiiidi  non  sussiste  per  esse  (pianto  1' Herscheil  ha  detto 
del  moto  proprio  comune  alle  due  stelle  componenti  la  61  del 
Cigno,  potersi  cioè  per  lo  spazio  d'alciuii  secoli  i-isguardare  ret- 
tilineo e  uniforme. 


—  4:8  — 

Che  la  (|iianlilà  della  variazione  deiraiuiuo  moto  proprio  d'una 
stella,  cosliluemlo  nella  teorica  di  tali  movimenti  il  secondo  loro 
coefficiente  differenziale,  si  sarebbe  fatto  un  passo  nella  conoscen- 
za di  questi,  die  finora  è  stala  limitata  al  pi'imo  coefficiente  diffe- 
renziale, cioè  alla  parte  proporzionalo  al  It'inpo. 

Cile  il  fenomeno  della  variazione  di  tale  molo  proprio  ap- 
partiene ili  (|iianlità  iiulividiialmente  alle  stelle  clic  ne  sono  af- 
fette, ne  pare  sin  cpii  sottoposto  ad  alcuna  relazione  o  di|)enden- 
za  scambievole. 

Che  bensì  tale  variazione  apparendo  rispetto  alla  direzione  dei 
moti  generale  e  comune  alle  indicate  stelle  tanto  in  A.  R.  che  in 
declinazione,  indicherebbe  per  (piesta  parte  la  sua  dipeiuleiiza  da 
una  cagione  fisica  generale  ;  e  che  egli  cercherà  di  raggiunger- 
ne una  verosimile  a  lavoro  compiuto. 

Termina  finalmente  toccando  1'  utilità  e  l' imjiortanza  delle  in- 
dagini e  determinazioni  in  discorso,  anche  pel  riflesso  che  qual- 
sivoglia catalogo  di  stelle,  dopo  il  non  lungo  intervallo  di  un  se- 
colo dall'  epoca  delle  sue  posizioni  date,  non  può  conservare  la 
sua  originale  esattezza,  né  servire  agli  usi  col  necessario  rigore, 
qualora  non  vi  siano  ben  definiti  i  loro  moti  e  cangiamenti  :  i  quali, 
se  inoltre  ci  guidassero  col  tempo  alla  scoj)erta  delle  loro  leggi,  e 
delle  respettive  orbite  descritte  dalle  stelle  nello  sj)azio,  servirebbero 
a  risolvere  le  più  vaste  ed  ardue  questioni  d'  Astronomia. 

Udita  siffatta  lettura  si  fé  il  prof.  Majocchi  a  riconoscere  l' impor- 
tanza dei  risultamenti  in  essa  registrati  e  promessi,  dicendo  parole 
che  in  sostanza  potevansi  interpetrare  per  l'espressione  del  volo  che 
negli  Osservatorj  italiani  non  si  omettano  mai  ricerche  capaci  d'of- 
frire resultati,  quali  ci  sono  promessi  dai  precedenti  lavori  che  han- 
no già  tanto  cooperato  in  Italia  all'avanzamento  dell'Astronomia. 

Dopo  di  ciò  osservava  il  sig.  Carlo 'Giorgini  che  i  resultali  delle 
indagini  del  prof.  Bianchi  non  gli  sembrano  dover  contradire,  ma 
anzi  rafforzare  i  concetti  del  prof.  Mossotti  intorno  al  movimento 
progressivo  del  sistema  solare.  Rifiessione  conferniala  dal  prol'.  Mos- 
sotti medesimo,  soggiungendo  egli  potere  quest'  ultimo  movimento 
l'cnder  ragione  dell'accelerazione  comune  che  presentano  nel  medesi- 
mo verso  i  moti  propri  delle  stelle  osservale  dal  prof.  Bianchi;  seb- 
bene per  ora  in  sì  piccol  numero  da  non  doverci  fondare  veruna  con- 
clusione generale  sulle  mutue  l'elazioni  fra  il  sistema  solare  e  sidereo. 


—   479   — 

Esaurito  siffatto  argomeiilo  presentava  i!  prof.  Majocchi  alla 
Sezione  gli  a])parccchi  da  affidai'si  all'  Areonaiila  (  v.  processo  ver- 
bale dell' admian/.a  del  di  18  sellenihre  )  consistenti  in  un  barome- 
tro a  sifone  coli' annesso  termometro,  in  una  bottìglia  da  cliindersi 
ermeliramente,  ricoperta  di  vimini,  e  in  un  vaso  di  rame  della  for- 
ma stabilita,  clie  suggeriva  il  prof.  Belli  di  verificare  se  fosse  real- 
mente riuscito  a  tenuta  d'aria.  Al  quale  effetto  il  prof.  Taddei  cre- 
deva opportuno  di  non  impiegare  la  maccbina  pneumatica,  ma 
d'immergere  a  forza  il  vaso  cliiuso  ad  una  certa  pi'ofondità  nel- 
rac(|ua,  osservando  se  scaturiscano  bolle  d'aria.  Ed  il  prof.  Belli 
aggiungeva,  onde  accertarsi  che  nella  discesa  non  sia  entrata  aria 
di  più  basse  regioni  nel  recijiiente,  giovare  immergerlo,  prima  di 
esplorarla,  in  un  vaso  pieno  d' aerina,  aprendo  la  chiave  dalla  ])arle 
immersa,  per  rilevare  dalla  quantità  d'acqua  che  verrà  a  introdursi 
nel  recipiente  medesimo,  se  la  densità  dell'  aria  in  esso  contenuta 
corrisponda  coli' indicazione  data  dal  barometro  all'altezza  in  cui 
fu  presa.  K  il  j)r()f.  Tatldei  proponeva,  che  per  maggiore  esattezza 
dovrebbe  l' acqua  da  impiegarsi  essere  preventivamente  purgata 
d'aria  mediante  l'ebullizione.  Il  Presidente  poi  osservasa  che  per 
ottenere  l'effetto  voluto  dal  prof.  Belli  si  potrebbe  eziandio  impie- 
gare un  manometro.  Il  barone  d'  Hombres  Firmas  propose  di  so- 
stituire il  barometrogiafo  all'ordinario  barometro,  per  rendere  la 
.di  luì  indicazione  indipendente  dall'osservatore.  .\1  (piale  propo- 
sito si  rifletteva  dal  sig.  Carlo  Giorgini  che  il  citato  istrinnento  avreb- 
be potuto  indicare  con  maggior  sicurezza  soltanto  il  massimo  del- 
l'ascensione.  Tornavasi  a  pT'opoire  1'  igrometro,  ma  dopo  breve 
discussione  si  conveniva  di  limitarsi  ai  soli  strumenti  nominati  a 
princi|)io,  anche  perchè  non  avrebbe  voluto  1'  .\reonauta,  come  af- 
fermava il  prof.  Lottini,  essere  aiutato  da  verun  altro  osservatore. 

no|)o  ciò  il  Presidente  prega  il  prof.  Taddei,  come  (juello  che 
presiede  la  Sotto-Sezione  dì  Chimica,  a  voler  prendere  le  opportu- 
ne disposizioni  per  l'analisi  dell'aria  che  verrà  recata  in  basso  dal- 
l'Arconauta  :  il  quale  dichiara  che  avrebbe  formata  a  cpiest' effetto 
una  ('ommissione,  a  cui  anche  per  aderire  al  desiderio  espresso  dal 
cav.  Giorgini  non  rifiuterebbe  d'associarsi.  Qui  nota  il  prof.  Lottini 
che  la  Commissione  nominata  dal  Municipio  per  vigilare  i  prepara- 
tivi dell'ascensione  è  composta  dei  professori  Majocchi  e  Puccetti, 
del  conte  Paoli,  e  di  lui  medesimo. 


—  480  — 
Avendo  poscia  accennalo  il  prof.  Sinibaldi  I' utilità  d'  un  terzo 
istrumento,  olire  i  due  teodoliti,  per  le  osservazioni  d'  altezza  del 
{^lobo  areostatico,  proponeva  un  circolo  ripetitore  esistente  nel 
R.  Liceo;  e  il  Presidente,  associando  l'oratore  alla  Commissione  già 
formata  per  tali  misure  geomelriclie,  pregava  a  un  tempo  i  geometri 
della  Sezione  a  volere  esser  cortesi  di  loro  aiuto  alla  Commissione 
medesima. 

Furono  letti  dal  Segretario  prof.  Giorgi  due  programmi  di  pre- 
mi proposti  dall'I,  e  K.  Instituto  di  Scienze,  Lettere,  ed  Arti  del  Re- 
gno Lombardo  Veneto,  e  distribuiti  ad  alcuni  membri  dell'adunan- 
za, unitamente  ai  seguenti  oj)uscoli. 

Sttir  Elellricitù.  Del  doli.  Giuseppe  Menici. 

Esperienze  suW  azione  del  circuito  neW  intensità  della  corrente 
elettrica.  Del  prof .  Luigi  Pacinotti. 

Sulla  luce  della  Lucciola.  Del  prof .  Carlo  Matteucci. 

Dissertazione  sulla  porpora  antica,  e  sopra  la  scoperta  della  por- 
pora nei  Murici.  Del  dott.  Bartolommeo  Bizio. 

Osservazioni  sul  congelamento  dell'  acqua,  ed  esperienze  sopra 
la  conseguente  sua  depurazione.  Di  Gioi'anni  Bizio  figlio. 

Cenni  sul  seccume  o  macchie  delle  foglie.  Di  .Andrea  Gnh'ani. 

È  sciolta  l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgini 

j  Prof.  G.  M.  Lavagna 
/5e^re/«r/p^^f_  Luigi  Giorgi 


ADlKAi\ZA 

DEL    GIORNO    aS    SETTEMBRE 


-»8&o- 


JLietlo  dal  Segretario  prof.  Lavagna  l'atto  verbale  della  precedente 
adunanza,  è  rimasto  approvato. 

Il  cav.  Carlini  comunica  un  suo  scritto,  in  cui  narra  come  la 
Congregazione  municipale  di  Milano  abbia  accolto  la  di  lui  offerta 
della  cooperazione  degli  astronomi  per  la  formazione  d'una  minuta 
rete  trigonometrica  della  città,  da  sei-vire  alle  operazioni  geodetiche 
necessarie  per  eseguire  la  nuova  pianta  di  essa  :  e  come  la  Congre- 
gazione medesima  abbia  voluto  affidala  agli  stessi  astronomi  la  di- 
rezione del  lavoro.  Lo  divise  egli  dun(|ue  in  quattro  parti,  di  cia- 
scuna delle  quali  incaricò  una  banda  distinta  d'  operatori. 

Risguardava  la  prima  il  misuramento  della  base,  che  fu  ese- 
guito lungo  un  tratto  rettilineo  della  strada  ferrata  di  Monza  ('non 
solo  col  permesso  ma  colla  valida  coopcrazione  dell' ingegnere  Sarti 
costruttore  della  medesima  )  con  quelle  stesse  perticbe  di  ferro, 
delle  quali  serviroiisi  circa  un  mezzo  secolo  fa  gli  astronomi  Oria- 
ni,  Reggio,  e  Cesai'is  per  la  misura  dell'antica  base  presso  il  Ticino. 

La  .seconda,  che  si  assunse  l'oratore,  comprende  la  misura  d'una 
rete  trigonometrica,  che  partendo  dai  termini  della  base,  raggiun- 
ger dee  per  mezzo  di  triangoli  ben  disposti,  e  gradatamente  cre- 
scenti, r  antica  triangolazione  di  Lombardia,  e  die  protraendosi 
lateralmente  porterà  entro  la  città  un  lato  fondamentale  per  la  pic- 
cola triangolazione. 

La  terza  parie  servir  dee  a  determinare  ncll  interno  di  Milano 
e  ne'  suoi  sobborghi  un  centinaio  di  punti  trigonometrici,  riferiti, 
col  sussidio  di  un  azimutto  fondamentale,  alla  meridiana  dell' agu- 
glia  del  Duomo,  ed  alla  perpendicolare,  prese  per  assi  rettangolari 
delle  ascisse  e  delle  ordinate. 


—    48a    — 

La  ([iiarta  liiialiiionte  comprende  la  clescrizii)ne  grafica  di  Milano. 

Indicali  i  soggetti  a  cui  è  affidata  ciascuna  operazione,  scende 
a  dare  i  particolari  delle  medesime,  incominciando  dai  metodi  ado- 
prati  per  la  misura  della  base,  riferendosi  anche  ad  una  sua  Me- 
moria del  183^  offeila  alla  Presidenza  generale. 

Espone  specialmente  come  tal  misura,  che  abbraccia  una  lun- 
ghezza di  circa  55oo  metri,  sia  stata  eseguila  di  notte  per  evitare 
l' incontro  dei  convogli;  e  indica  gii  artifizi  usati  non  che  i  vantag- 
gi ottenuti  nel  lavorare  di  notte  anziché  di  giorno,  i  quali  principal- 
mente consistono; 

I ."  Ncir  avere  così  evitato  l' influenza  dell'  irradiazioni  dei  corpi 
circostanti,  per  cui  sarebbe  stato  impossibile  assicurarsi  se  la  lem- 
j)eratura  delle  verghe  di  ferro  fosse  precisamente  quella  indicata 
dal  termometro. 

a."  In  avere  una  temperatura  media  pochissimo  diversa  da  quel- 
la in  cui  è  stata  stabilita  la  precisa  lunghezza  delle  tese  di  ferro, 
che  è  di  i3"  Rcaumuriani. 

La  difficoltà  del  lavoio  l'obbligò  a  dividere  la  lunghezza  da  mi- 
sui'arsi  in  sei  tratti,  ognuno  dei  quali  fu  misurato  più  volte,  non 
prendendo  la  media  che  di  quelle  misure  di  ciascuno  di  essi,  la  cui 
differenza  non  superava  i5  millimetri;  e  qui  nota  che  un  espedien- 
te per  se  stesso  s'i  semplice  e  idoneo  a  far  schivare  molti  errori  non 
era  stato  per  anco  praticato  da  veruno. 

Passa  quindi  a  trattare  della  riduzione  dell'  ottenuta  misura  al- 
l'orizzonte,  ed  offre  i  dati  del  calcolo  che  può  farci  valutare  la  dif- 
ferenza fra  la  linea  percorsa,  e  la  sua  proiezione  orizzontale. 

Toccato  questo  punto  espone  le  avvertenze  e  gì'  ingegnosi  arti- 
fizi da  lui  usati  per  la  misura  di  5  triangoli,  circa  il  primo  dei  quali 
quasi  ecjuilalero,  appoggiato  alla  base  trigonometrica,  e  terminato  al 
campanile  di  Novate,  non  si  trovò  nella  somma  dei  3  angoli  più 
di  3"  d'errore.  Gli  altri  (piattro  furono  fatti  isosceli,  senza  di  che 
sarebbe  stato  impossibile,  partendo  da  una  base  di  5ooo  metri,  rag- 
giungere un  lato  di  3oooo,  quale  è  ([uello  che  unisce  il  campanile 
di  Busto  al  Duomo  di  Milano,  e  che  dee  servire  al  confronto  della 
nuova  coir  antica  base.  Nel  compori-e  per  altro  i  triangoli  successivi 
di  dimensioni  gradatamente  ciescenti  ha  evitato  gli  angoli  troppf> 
acuti,  osservando  che  non  scendessero  al  di  sotto  di  35°.  Avverte 
poi  che  essendo  stato  impedito  da  folte  piante  di  chiudere  l'ultimo 


—   483   — 
triangolo,  e  quindi  di  stal)ilire  l'indicato  confronto,  pensa,  senza 
ricorrere  ad  altri  mezzi,  di  attendere  il  cadei-  delle  foglie,  doj)o  di 
die  apertasi  da  se  stessa  la  visuale  piilrà  niellei'  I  o|)era  a  coinpiiiiento. 

Termina  finalmente  jìresenlando  il  tlisegno  dei  triangoli  costrui- 
ti, ed  mi  saggio  delia  pianta  di  Milano  nella  proporzione  di  i  a  Gooo, 
delle  (piali  carte  fé  dono  alla  Sezione. 

Udita  siffatta  lettura,  e  inteso  come  la  pianta  in  discorso  verrà 
offerta  in  dono  agli  scienziati  clie  si  riuniranno  in  Jlilano,  il  Presi- 
dente trac  da  ciò  motivo  per  comunicare  un'altra  disposizione  che 
la  città  siiddella  aniuiiizia  d'  aver  preso  pel  sesto  Congresso,  stan- 
ziando cioè,  e  rendendo  disponibile  una  somma  di  lire  austria- 
che loooo  jier  eseguire  una  o  pili  grandiose  esjjerienze  relative 
a  (picstioni  delle  scienze  fisiche  e  naturali,  invitando  i  fisici  a  pre- 
sentare i  loro  progetti  entro  il  3i  gennaio  i844-  Applaudì  l' assem- 
blea a  cotesto  magnifico  ordinamento,  e  dichiarò  il  Presidente  che 
avrebbe  pregato  il  Presidente  generale  a  renderne  in  nome  della 
Sezione  le  piìi  sentile  grazie  al  -Municipio  di  Milano. 

Invitato  poscia  dal  Presidente  medesimo  il  prof.  Majocchi  ad 
esporre  l'esito  delle  osservazioni  almosfeiiche  affidate  all'Areonauta, 
dichiara  quegli  che  dalle  osservazioni  contemporanee  fatte  dal  pro- 
fessore Sinibaldi  e  dall'ingegnere  Piazzini,  e  calcolate  dal  j)rimo,  ri- 
levandosi essere  stata  1'  ascensione  di  soli  38o  metri  circa,  non  gli 
sembra  che  debba  farsi  conto  del  resultato  scientifico  della  mede- 
sima. Dojjo  breve  ragionamento  su  questo  soggetto  tra  i  profess(jri 
Majocchi,  Ridolli,  Sinibaldi,  Lottini,  e  Pirla,  l'ultimo  dei  quali,  ol- 
tre a  confermare  l'inutilità  d'ogni  ricerca  sull' aria  raccolta,  fece 
alcune  osservazioni  sulla  convenienza  dei  mezzi  adoprati,  conclu- 
desi  di  abbandonare  ogni  indagine. 

Si  fé  poscia  a  leggere  il  prof.  Obici  un  suo  lavoro  tendente  ad 
assegnare  un'equazione  più  generale  delle  curve  di  2.°  ordine,  da  so- 
stituirsi a  quella  che  si  dà  nei  corsi  di  Geometria  analitica:  impe- 
rocché trovandosi  nella  discussione  di  questa  che  in  ordine  alla 
grandezza  e  al  segno  dei  coefficienti  possono  darsi  otto  casi,  mentre 
(per  (pianto  è  a  lui  noto)  sei  soli  se  ne  rinvengono  nell' effettiva 
sezione  del  cono  retto  a  base  circolare  per  mezzo  di  un  piano,  opina 
che  le  due  eccezioni  derivino  da  difetto  di  generalità  nella  formola. 

Per  giunger  dun(pic  al  suo  scopo  cerca  di  rendere  indipendente 
l'equazione  da  (piell  elemento  che  corrisponde  alla  posizione  del 

61 


—  /,84  — 
vertice  del  cono  relalivaiueiile  alla  posizione  del  piano  secante,  tatto 
da  lui  costantemente  passare  per  un  pinito  non  situalo  sulla  superfi- 
cie del  cono,  ritenendo  la  costui  base  collocata  sul  piano  condotto  pel 
suddetto  ])unto  perpcndicolaruienfe  all' asse,  (^.osì  olliene  un'ecpia- 
zione  atta  a  rapj)resentaie  la  sezione,  anche  (piando  è  (atta  in  un 
cilindro,  che  è  il  caso  in  cui  hanno  luogo  le  due  credule  eccezioni. 

Le  quantità  che  oltie  alle  coordinale  dei  diversi  punti  della  se- 
zione entrano  neire(]uazione,  sono  le  seguenti: 

i.°  Il  raggio  della  ])ase.  2.°  La  distanza  del  punto  per  cui  passa 
sempre  il  piano  secante  dal  centro  della  hase.  3."  L'angolo  che  la 
genei-atrice  del  cono  fa  col  piano  della  hase  medesima.  /(."  L'angolo, 
che  il  piano  tangente  fa  col  piano  predetto. 

Passa  quindi  a  mostrare  come  l' analisi  di  della  equazione  age- 
volmente si  presti  alla  determinazione  di  ogni  caso:  e  qui  prende 
a  considerare  le  tre  curve  coniche,  non  che  quanto  a  quelle  si  rife- 
risce: come  pure  indica  le  condizioni,  onde  ottenere  da  tale  e(jua- 
ziouf  i  casi  considerati  quali  eccezioni,  mostrando  come  realmente 
non  siano  altro  che  due  varietà  della  parabola. 

11  prof.  Obici  medesimo,  a  nome  del  prof.  Bonazia,  dà  un  breve 
cenno  di  una  Memoria  di  quest'  ultimo  smW integrazione  delle  equa- 
zioni ili  ffereiiziiili  lineari, 'A  cui  soggetto,  come  esprimesi  l'autoie, 
è  il  seguente.  «  La  ricerca  di  un  integrale  generale  delle  equazioni 
«  lineari  a  coefficienti  costanti,  dato  per  le  funzioni  simmetriche 
..  delle  equazioni  algebriche.  Nella  formola  generale  di  Lagrange, 
«  die'  egli,  è  supposta  la  risoluzione  generale  delle  equazioni  alge- 
«  briche,  il  che  riconduce  la  difficoltà  ad  un'altra  forse  non  meno 
«  grave  ».  Non  sapendo  egli  che  siano  state  fatte  altre  ricerche  per 
evitarla,  ha  credulo  che  queste  sue  non  sarebbero  del  tutto  prive 
d' interesse,  rispetto  alle  applicazioni  importanti  di  tal  problema 
analitico  alle  (piestioni  di  Fisica  matematica. 

Dopo  di  ciò  mise  in  campo  il  prof.  Matteucci  nuovi  fatti  per 
stabilire  il  parallelo  fra  la  funzione  dell'  organo  elettrico  della  Tor- 
pedine, e  la  contrazione  muscolare.  Considera  egli  questo  parallelo: 

i."  hi  ordine  all'azione  della  corrente  elettrica;  e  qui  rammen- 
ta, come  la  corrente  nel  primo  periodo  di  vitalità  del  nervo  ecciti 
la  contrazione  muscolare,  tanto  nell'invasione  che  nella  cessazione; 
e  nel  secondo  non  si  abbia  contrazione,  se  non  che  all'invasione 
della  corrente  diretta,  e  alla  cessazione  dell'  inversa.  Così  per  qua- 


—  485  — 
luiuiue  verso  dirigasi  la  corrente  nell'organo  elettrico  della  Torpedi- 
n«'  da  ossa  reteii temente  separato,  si  eccita  sempre  la  di  lui  scarica 
tanto  ali  invasione  clie  alla  cessazione  della  conente.  Indebolen- 
dosi l'organo,  la  corrente  non  eccita  più  la  scossa  clie  (piando  co- 
mincia, se  è  diretta  dal  cervello  all'organo,  e  cpiando  cessa  se  è  di- 
retta in  versfi  contrario. 

2."  Rispello  alle  alternative  voltiane,  vedendo  accadere  la  sca- 
rica dell'organo  in  quelle  medesime  circostanze  in  cui  avviene  la 
contrazione  muscolare;  vale  a  dire  che  perde  l'organo  il  potere  di 
dare  scosse  pel  continuo  cii-colare  in  esso  lui  della  corrente  in  un 
verso;  che  lo  riacquista  se  invertasi  la  corrente;  e  che  dopo  averle 
di  nuovo  perduto  per  la  di  lei  prolungazione  in  f|ucsto  secondo  verso, 
ritorna  a  possederlo  se  facciasi  circolar  la  corrente  al  modo  primiero. 

3.°  Relativamente  all'azione  della  noce  vomica,  osservando  che 
introdotti  tre  grani  di  «piesta  sostanza  nello  stomaco  della  Torpedine, 
essa  fuori  dell'acqua  dà  scosse  spontanee,  e  le  ripete  al  minimo 
tocco  del  suo  corpo.  Avverte  inoltre  che  se  si  tagli  la  midolla  spi- 
nale di  detto  pesce  in  tal  guisa  narcotizzato,  i  contatti  col  di  lui 
corjìo  al  di  sotto  del  punto  di  sezione  non  sono  più  seguiti  dalla 
scarica:  di  maniera  che  la  scarica  è  evidentemente  prodotta  da  un 
movimento  riflesso  per  l'intermezzo  della  midolla  spinale. 

Passando  (piindi  a  tiattare  dello  studio  dell'  organo,  riflette  non 
potersi  esso  paragonare  ad  un  apparalo  voltaico;  avvegnaché  men- 
tre troncando  in  questo  la  colonna,  supposta  avere  alla  sua  sonnni- 
tà  il  polo  positivo,  si  trova  alla  base  inferiore  del  tronco  superiore 
il  polo  negativo:  per  lo  contrario  inciso  uno  dei  prismi  delT  organo 
della  Toi-pedine,  e  diligentemente  esplorato,  trovasi  costantemente 
positiva  la  parte  tiel  taglio  più  vicina  al  dorso,  e  negativa  l'altra  più 
prossima  al  basso  ventre. 

Osserva  inoltre  come  si  ottenganf)  le  conliazioni  della  rana,  po- 
sandone un  nervo  sopra  una  piccolissima  ])arte  di  un  jirisma  della 
Torpedine,  il  quale  venendo  urtato  o  ferito,  produce  la  scossa.  Don- 
di?  inferisce  che  ciascun  prisma,  ed  anche  ciascima  delle  sue  parti 
elementari,  ha  idoneo  organismo  per  produrre  la  scossa  :  deducen- 
do da  ciò  non  essere  altro  la  scarica  totale  della  Torpedine  che  la 
somma  di  tutte  le  scariche  elementari  dei  diversi  suoi  prismi  riuniti. 

(Conclude  finalmente  di  ravvisare  sempre  più  difficile  ogni  rav- 
vicinamento  tra  r  origine  della  funzione  della  Torpedine,  e  (|uellD. 


—  48G  — 
(Ielle  altre  sorgenti  elettriche.  Che  quanto  poi  v  h;i  di  nie^'lio  stabi- 
lito neir  organo  dei  pesci  elettrici  si  è  il  rapporto  fra  la  posizione 
dei  poli,  e  la  disposizione  dei  prismi,  trovandosi  i  primi  alle  estre- 
mità di  questi,  nìalgrado  la  diversa  posizione  che  hanno  nei  due 
pesci  ila  esso  e  dal  prof.  l'aoloSavi  esaminati,  vale  a  ilire  dal  dorso 
al  basso  ventre  nella  Torpedine,  dalla  testa  alla  coda  nel  Gimnoto  :  e 
che  a  vie  meglio  confermare  la  generalità  di  siffatto  rapporto  di 
posizione,  gioverebbe  lo  studio  dell'altro  pesce  elettrico  il  Siluro. 

Cessata  tal  comunicazione  il  prof.  Barsotti  chiede  al  Presidente 
se  abbiansi  molte  Memorie  matematiche  iscritte  per  la  lettura,  di- 
cendo utile  in  tal  caso  di  destinare  ad  esse  un  giorno  a  parte,  affin- 
chè sappiano  di  che  in  esso  si  tratta  coloro,  i  (piali  alla  l'isica  più 
che  alle  Matematiche  paresi  sono  dedicati  ;  avviso  partecipato  ezian- 
dio dal  prof.  Cassiani.  La  scarsità  di  tali  Memorie  non  permettendo 
al  Presidente  di  aderire  al  desiderio  esternato  dai  sunnominati,  egli 
dice  che  potrà  praticarsi  l' indicato  espediente  dai  futuri  Presidenti, 
qualora  lo  credessero  opportuno.  Annunzia  inoltre  che  sarebbe  al- 
l'ordine  del  giorno  una  lettura  del  prof.  Bianchi  circa  1'  Eclisse 
del  1842:  ma  mancandoli  tempo  è  obbligato  a  disciogliere  l'adu- 
nanza, dopo  che  il  Segretario  prof.  Giorgi  ebbe  annunziato  il  dono 
alla  Sezione  della  Memoria  del  prof.  Perego  :  Intorno  <ii  processi 
meccanici  alti  a  sviluppare  nei  corpi  solidi  l' elettricitii  statica,  e  di 
alcune  applicazioni  che  ne  derivano. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgini 


/  Segretari 


Prof.  G.  M.  Lav.\gna 
Prof.  Luigi  Giorgi 


A  D l \A  \  l  A 

DEL    (JIORNO    aO    SETTKMHHE 

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Xjetto  dal  Segretario  prof.  Giorgi  l' atto  verbale  della  precedente 
tornata,  il  cav.  Carlini  si  fé  a  dire  intorno  a  un  articolo  di  esso, 
non  dividere  1'  opinione  che  giovi  separare  la  Fisica  dalle  Mate- 
matiche in  seno  ai  Congressi,  mentre  il  concorso  delle  ultime  è 
sì  possente  aiuto  ai  progressi  della  prima:  solo  raccomanda  di  evi- 
tare nelle  comunicazioni  matematiche  i  laljoriosi  calcoli.  E  il  Presi- 
dente, partecipando  dello  stesso  avviso,  osserva  per  altro  che  non 
crederebbe  inopportuno  d'  assegnare  un'  adunanza  o  più  a  sole 
questioni  di  Matematica. 

Sorge  indi  il  prof.  Hianchi  a  dar  lettura  d' una  sua  lettera  in 
data  del  27  maggio  1 843,  indirizzata  a  Schumacher  direttore  del- 
l'Osservatorio d'Altona,  e  pubblicata  in  lingua  francese  nel  nume- 
ro !\6'}t  iìeW  .Istronorniscke  J\aclirichten,  la  (piale  s'aggira  circa  al- 
cune di  lui  osservazioni  fatte  a  Modena,  sì  dell'  Eclisse  del  dì  8  lu- 
glio 1842,  che  della  grande  Cometa  comparsa  nel  marzo  del  corrente 
anno:  intorno  alle  (piali  vedasi  il  citato  Giornale. 

Toccando  ivi  l'immersione  del  primo  satellite  di  Giove,  che 
crede  d'aver  forse  egli  solo  osservato  il  7  luglio  1842  a  i4'',  i(i'- 
26",  (ì  di  tempo  medio  a  Modena,  espose  intorno  <illc  occultazioni 
dei  snielliti  di  Giofc,  essergli  più  volte  accaduto  di  fare  la  seguente 
osservazione.  Immergevasia  cielo  perfettamente  sereno  un  satellite 
neir  ombra  di  detto  pianeta,  e  scemava  gradatamente  di  lume, 
come  sempre  avviene  nelle  immersioni,  al  contrario  delle  emer- 
sioni, nelle  (piali  il  satellite  occultalo  impiega  talvolta  oltre  a  due 
minuti  di  tempo  nel  riacquistare  il  suo  pieno  splendore,  .\llor- 
clu''  fu  egli  certo  che  il  satellite  piìi  non  vedesasi  coli' eccellente  e 
forte  cannocchiale  di  Fraunhol'er  da  esso  adoperato,  portò  e  man- 
tenne dolcemente  il  pianeta  fuori  appena  del  campo  di  visione  dalla 


—   /iSS   — 

pai-te  opposta  ali  oiiilira  di  Giove.  Allora  rivide  con  sicurezza  il  sa- 
tellite, e  continuò  a  scorgerlo  anche  per  i5  e  più  secondi,  finch(' 
poi  gli  disparve  affatto.  Da  ciò  inferisce  che  a  ben  giudicare  l'istan- 
te della  totale  ilis|)arizionc,  o  della  jirima  ria|iparizione  d'  un  satel- 
lite, s'esige  di  collocale  nel  fuoco  d'una  lente  oculare  una  lamina, 
o  lista  metallica  opaca  della  larghezza  d'  un  minuto  circa,  ossia  un 
poco  più  larga  che  il  diametro  del  pianeta,  dietro  cui  possa  tenersi 
celalo  il  di  lui  abbagliante  disco,  durante  1'  occultazione  che  s'  os- 
serva. Espediente,  che  è  già  da  qualche  anno  praticato  nella  Specola 
del  Collegio  romano  per  vedere  j)iù  dislintamente  i  satelliti  di  Sa- 
turno: e  ricorda  che  trovandosi  egli  a  Roma  nel  giugno  dell'an- 
no 1840,  vide  per  la  prima  volta  col  dello  mezzo  applicato  al  gi'ande 
cannocchiale  di  Cauchoix  tutti  e  sette  i  satelliti  or  mentovati. 

Dopo  di  ciò  si  faceva  il  prof.  Cassiani  a  citare  alcuni  fatti  da 
lui  osservali  intorno  all'azione  lìsiologica  dell'elettricismo. 

I .°  Trattò  egli  colla  bottiglia  di  Leida,  avente  armatura  metallica 
di  2  decimetri  circa,  e  caricata  a  2,  o  3  gradi  dell'elettrometro  di 
Enley,  un  individuo  di  anni  54  colla  gamba  sinistra  gonfia,  e  il 
corpo  da  siffatta  parte  paralizzato.  Mediante  i5  a  20  scosse  al  gior- 
no ben  tosto  scomparve  la  gonfiezza,  e  si  agevolarono  i  di  lui  mo- 
vimenti :  tralasciala  la  cura  per  sette  giorni  litornò  l'enfiagione, 
che  riscomparve  dopo  cinque  giorni  della  rinnovala  cura,  la  quale 
per  altro  non  potè  salvare  1'  ammalato. 

2."  Una  fanciulla  di  18  anni,  affetta  dal  cosi  detto  ballo  di  san 
Vito,  inutilmente  curala  colla  pila,  e  con  una  sola  bottiglia  delle  in- 
dicate dimensioni  e  tensione,  aumentato  il  numero  di  queste  sino 
a  quattro  migliorò,  presentando  durante  la  cura  elettrica,  ora  sì  ora 
no,  maggior  frequenza  di  polsi  e  un  leggiero  sudore.  Data  la  scossa 
mediante  catene  api)licate  al  collo  ed  al  braccio,  osservavasi  in  que- 
sto, senza  essere  stretto  dalla  catena,  un  infossamento,  e  all'  incon- 
tro appariva  nel  collo  e  nelle  spalle  una  turgidezza  del  diametro 
di  circa  un  pollice  e  mezzo,  da  cui  emetlevasi  un  umore  biancastro 
e  oleaginoso.  .Mentre  l'ammalata,  che  poi  guarì,  andava  migliorando 
e  non  pareva  soffrire  sotto  l'azione  di  tali  scosse,  non  reggeva  ella 
al  dolore  prodotto  da  quelle  d'una  pila  di  l'i  a  20  coppie,  ciascuna 
del  diameti'o  d'un  pollice  e  mezzo. 

Narra  finalmente  d' avere  più  volte  verificato  il  fatto,  che  ap- 
plicando  alla  lingua   nella  solita  guisa   i  reofori  d'oro  d'una  pila 


-   489  - 
di  ij.  coppie,  erano  (lcl)oli  la  scossa  e  il  dolore:  ma  in  vece  incro- 
ciando i  lili,  il  dolore  e  le  contrazioni  tanto  più  s' invigorivano, 
(|iianlo  maggiore  era   il   tempo   che  dentro  certi  limiti  s'interpo- 
neva ai  contatti. 

Domanda  il  prof.  .Matleiicci  se  ahhia  egli  provato  solamente  i 
reofori  d'oro,  (lui  replica  il  prof.  Cassiani,  non  avere  avuto  occa- 
sione di  sperimentare  altri  metalli:  e  aggiunge,  che  mentre  chiu- 
dendo nella  solita  guisa  col  galvanometro  il  circuito  della  sua  pila 
ottcnevasi  una  deviazione  stabile  di  A)  gradi,  incrociando  in  vece  i 
reofori  senza  invertire  la  loro  respeltiva  congiunzione  coi  fili  del 
galvanometro  stesso,  1'  ago  traboccava  sino  a  dieci  gradi  dalla 
parte  opposta. 

Il  prof.  Melloni  spiegherebbe  il  fenomeno  col  supporre  la  ces- 
sazione della  corrente,  e  il  Matteucci  lo  attribuirebbe  a  un  estra- 
corrente.  Udendo  questi  dal  prof.  Cassiani,  che  l'effetto  dei  reofori 
incrociati  era  tre  o  (piattro  volte  maggiore  che  1'  ordinario,  osserva 
che  (pialora  si  fosse  impiegata  una  pila  molto  gagliarda  potrebbe 
esso  spiegarsi  coli'  azione  del  forte  calore  che  se  ne  sviluppa,  il 
(piale  da  molli  è  stato  erroneamente  attribuito  a  una  corrente  d'in- 
duzione. Narra  egli  inoltre  in  proposito  della  grande  efficacia,  ri- 
spetto ai  temperamenti  di  certi  ammalati,  della  scossa  prodotta  an- 
che da  debolissima  j)ila,cheun  inilividtio  fatto  paralitico  dalla  cura 
di  febbri  intermittenti,  diveni\a  tetanico  trattato  dal  medico  con 
scosse  d'  una  ])ila  di  (ì  elementi  :  e  che  egli  ottenne  su  di  lui  il  me- 
desimo effetto  da  una  pila  di  sole  due  coppie  di  4  a  5  centimetri 
di  superficie  in  accpia  leggermente  salata.  Suscilavasi  il  tetano  an- 
che amministrando  il  bagno  all'ammalato  entro  una  tinozza  di 
rame  stagnato,  e  non  avveniva  in  una  tinozza  di  legno;  stimando 
egli  proi)al)ile  che  il  primo  fenomeno  derivasse  dalla  coppia  pro- 
dotta dal  rame  e  dallo  stagno. 

Esaurita  siffatta  materia  recavasi  il  prof.  Belli  ad  esporre  i  re- 
sultati d'alcune  esperienze  intorno  la  temperatura  del  vapore  aqueo 
dell'acqua  salata  bollente,  che  si  propone  di  proseguire  ed  estendere. 

Credeva  egli  già,  come  dimostra  il  suo  corso  di  Fisica,  che  nel- 
r  ebullizione  d'  un'  acqua  salata,  la  quale  non  arrivi  a  bollire  che 
a  parecchi  gradi  al  di  sopra  di  quello  dell' ebullizione  dell'acqua 
distillata,  il  vajiore  si  stacchi  colla  stessa  temjìeratura  dell' actpia 
che  il  somministra. 


—    ''l'jo    — 

niihiiaiulo  il  Kiitlberg  di  siffatta  opinione,  istilui  esperienze  die 
lo  confermarono  nel  dulibio,  e  che  furono  ripetute  collo  stesso  re- 
sultato da  diversi  altri  fisici  in  (Germania. 

Leggendo  queste  notizie,  dubitò  a  rincontro  il  |)rof.  Belli,  che  il 
vapore  si  fosse  realmente  slaccalo  di  due,  ti'e,  o  più  gradi  al  di  so- 
pra della  temperatura  normale,  ma  che  avesse  perduto  tale  eccesso 
di  calore  nel  conlatto  colle  pareli  del  vaso  da  cui  s'  inalzava. 

A  schiarire  siffatto  dubbio  adoperò  due  strumenli  rinvenuti  nel 
Gabinetto  fisico  di  Pavia,  cioè: 

I ."  Un  recipiente  cilindrico  di  latta  avente  in  alto  un  coperchio 
munito  di  due  tubi,  uno  sottile  e  di  fianco  per  lasciare  1'  egresso  al 
vapore,  e  l'altro  più  largo  e  nel  mezzo  per  fermarvi  con  sughero 
la  canna  di  qualche  termometro  che  voglia  graduarsi. 

•2."  In  termometro  del  Bellani  a  mercurio  coi  gradi  vicini 
agli  80°  R.  minutamente  suddivisi. 

Fatta  bollire  nel  descritto  apparecchio  acqua  salata  in  cui  stava 
disciolla  una  forte  proporzione  di  carbonato  di  potassa,  e  che  inol- 
tre durante  l'ebuUizione  andava  fortemente  a  concentrarsi  e  ri- 
scaldarsi al  di  sopra  dell'  acqua  bollente  comune,  trovò  subito  se- 
condo la  propria  previsione  verificato  il  ritrovamento  del  Rudberg, 
senza  che  j)er  altro  ne  rimanesse  infievolito  1'  anzidetlo  suo  dub- 
bio, hitrodusse  pertanto  entro  il  tubo  di  latta  un  cilindro  vuoto  di 
legno  a  pareti  alquanto  grosse,  tenuto  distante  dalle  pareti  interne 
del  tubo,  dall' acqua  bollente,  e  dal  coperchio  di  latta,  per  mezzi» 
d'alcuni  bastoncelli  in  esso  infitti,  e  sporgenti  fuori  ali  intorno, 
tanto  che  tra  gli  intervalli  potesse  salire  molto  vapore:  mentre  po- 
teva stare  senza  contatti  nell'  interno  di  cotal  cilindro  di  legno  la 
bolla  del  termometro.  In  ciò  fare  pensava  che  se  il  vapore  si  stac- 
casse un  po'  più  caldo  degli  80"  R.,  dopo  che  avesse  scaldato  (pielle 
pareti  avrebbe  dovuto  venire  difeso  da  esse,  e  conservare  in  gran 
parte  il  proprio  calore  comunicandolo  al  termometro.  Ma  di  ciò  non 
rinvenne  il  minimo  indizio,  quantun(|ue  con  altre  prove  trovasse, 
non  bollire  quell' ac(|ua  che  a  parecchi  gradi  sopra  gli  80"  R. 

Dui)itando  per  altro  ancora  delle  conclusioni  di  Rudberg,  atteso 
il  lungo  tempo  che  per  avventura  poteva  richiedere  il  legno  onde 
portarsi  alla  temperatura  dell' accpia  bollente,  sostituì  al  cilindro  di 
legno  due  tubi  di  latta,  1' uno  più  stretto  dell'altro,  temiti  lontani 
fra  loro,  dal  vaso  che  gli  conteneva,  dall'acqua  e  dal  co|)erchio  me- 


—  49'  — 
diaiile  alcuni  pezzetti  di  legno,  affinchè  passasse  liberamente  il  va- 
pore in  tulli  ^'ii  spazi  intermedi.  Siffalli  tulli,  attesa  la  tenue  capa- 
cità dei  metalli  pel  calorico,  e  la  grande  f'acollà  conduttrice,  dove- 
\  ano  a  suo  credere  togliere  ben  tosto  al  vapore  il  calorico  necessario 
a  recarsi  [)rima  alla  temperatura  dell' ebullizione  normale,  e  poi 
prossimamente  a  quella  maggiore  che  potesse  avere  il  vapore.  Ma 
per  (pianto  lasciasse  continuare  1'  ebullizione  e  concentrarsi  la  so- 
luzione, non  vide  mai  segni  d' inalzamento  del  termometro  al  di 
sf)pra  della  temperatura  normale,  tranne  il  caso  in  cui  per  la  vio- 
lenta ebullizione  sorgevano  spume  a  imbrattare  la  bolla:  il  (piai 
caso,  concorrendo  cause  estranee  a  produrre  il  riscaldamento,  era 
da  trascurarsi. 

Ciò  posto  si  convinse  lo  sperimentatore  dell'esattezza  delle  con- 
clusioni del  Rudberg  (i), bensì  opinando  sempre  esservi  casi  in  cui 
questi  risultamenti  cessano  di  sussistere.  Per  esempio  quando  dalla 
soluzione  si  f-  già  in  parte  separato  il  sale,  e  si  è  già  formata  alla 
superficie  una  crosta  solida,  allora  dee  (piesta  ricevere  pel  contatto 
colle  parti  inferiori  una  temperatura  più  elevata,  e  trasmetterla  al 
vapore  che  si  va  inalzando  Ira  mezzo. 

Termina  egli  mostrando,  come  un  tal  fatto  ci  possa  far  trascu- 
rare la  maggiore  o  minore  purezza  dell'  acqua,  purché  le  sostanze 
che  vi  sono  disciolle  non  siano  volatili,  alloppiando  per  segnare 
nei  termometri  il  punto  dell'  ebullizione  si  usi  il  metodo  tanto  rac- 
comandato d' imuieigerli  non  già  nell'acqua  bollente,  ma  nel  vapore 
che  se  ne  sviluppa. 

Compiuto  siffatto  argomento,  ritorn()  il  prof.  Majocclii  sull'espe- 
rienza proposta  in  una  delle  passate  adunanze  dal  l'rincipe  Luigi 
Bonaparte,  relativa  alla  maniera  d'agire  della  luce  sui  sali  d'argen- 
to, estraendo  dai  numeri  i4  e  i5  de' suoi  .\nnali  i  seguenti  fatti 
osservali  dal  dott.  Draper. 

I ."  Allorché  si  fa  passare  la  luce  solare  a  traverso  una  soluzione 
di  potassa,  ella   cessa   d' annerire  la  carta  impregnata  di   cloruro 


(I)  Le  conclusioni  superiori  vennero  dopo  posteriori  esperimenti  modificate, 
sussistendo  però  ancora  le  applicazioni  alla  termometria,  come  può  vedersi  nel 
Giornale  dell'  Istituto  lonilwrdo  e  Biblioteca  italiana  (Tom.  Vili.  p.  ió'4). 

6a 


—  402   — 
il' argento,  godendo  della  stessa  pioprielà  Hiolte  altre  soluzioni  sa- 
line, ed  in  specie 

Il  hicromato  di  potassa 

F.' iiliosolfuro  giallo  d'ammoniaca 

L' idrosolfato  di  calce 

Ìdi  ferro 
d'  oro 
di  platino. 

2.°  Esponendo  carta  impregnata  di  cloruro  d'argento  all'azione 
dei  raggi  solari  passati  per  una  mescolanza  di  solfo-cianato  rosso 
di  ferro,  la  carta  diventa  d' un  colore  rosso  di  mattoni  cotti  :  e  tin- 
gesi  d' altri  colori  notati  in  quello  scritto,  dipendentemente  dalla 
varietà  delle  soluzioni  diversamente  colorate. 

Questi  ed  altri  consimili  fatti,  riferiti  nel  citato  articolo  del  suo 
Giornale,  portano  il  prof.  Majocclii  a  concludere,  die  anche  verifi- 
candosi l'esperienza  proposta  dal  Principe  Ronaparte,  sarebbe  sem- 
pre vero  elle  le  varie  sostanze  trasparenti  sopraccitate  rendono  ca- 
pace la  luce  d'agire  in  modi  diversi,  o  di  non  agire  affatto,  sopra 
i  sali  d'  argento:  non  esser  quindi  generalmente  ammissibile  (f|uan- 
tunque  riconosca  non  aver  voluto  dare  il  Bonaparte  assoluta  gene- 
ralità alla  propria  opinione)  che  su  di  essi  agisca  catalitticamente 
la  luce,  e  clie  bisogna  ammettere  in  lei  un'azione  chimica. 

Replica  il  Principe  Luigi  non  aver  egli  mai  inteso  di  negare  af- 
fatto l'azione  chimica  della  luce:  ma  che  per  altro  i  fatti  citati  dal 
preopinante  si  possono  spiegare  nelle  due  ipotesi,  o  la  luce  trapas- 
sando per  certe  soluzioni  perde  i  raggi  chimici,  o  perde  la  proprietà 
d'agire  catalitticamente  sui  corpuscoli  organici  dell'atmosfera:  che 
egli  tratta  solo  dei  fenomeni  di  decomposizione  e  non  di  composi- 
zione: che  finalmente  senza  escludere  siffatti  corpuscoli  dall'aria 
non  si  potrà  risolvere  il  dubbio,  se  dessi  prendano  parte  ai  feno- 
meni del  dagherrotipo. 

Interviene  allora  il  cav.  Melloni  a  distinguere  i  fenomeni  citati 
dal  prof.  Majocchi  da  quelli  cui  si  riferisce  il  Principe  Bonaparte,  di- 
cendo che  ne' primi  si  riscontra  al  passar  della  luce  per  le  indicate 
sostanze  gialle  assorbimento  dei  raggi  chimici  al  di  là  del  violaceo 


-  493  - 
fino  al  f^iallo:  mentre  i  raj^gi  chimici  stessi  avrebbero  bisogno  dei 
nominati  corpuscoli  per  agire  secondo  le  idee  del  Bonaparte   sui 
l'cnomcni  ilei  dagiierrotipo. 

Prolungato  al(|uanto  il  ragionamento  fra  i  professori  Matteucci 
e  Majocclii,e  il  l'iiiicipe  Bonaparte,  consentono  essi  nel  riconoscere 
specialmente  prohajjile  il  concorso  di  sostanze  organiclie  nella  ri- 
duzione degli  ossidi  metallici. 

Ksanrita  la  discussione  il  Presidente  scioglieva  l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgiivi 


f  Prof 
J  Segreta,-,  l^^,^_^^ 


Prof.  G.  M.  Lavagna 
Luigi  Gionci 


DEL    GIORI\0    27    SETTEMBRE 


-»S53«- 


A, 


.ppiovato  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza,  previa 
lettura  fattane  dal  Segretario  prof.  Lavagna,  il  prof.  Majocchi  pren- 
dendo argomento  da  un  articolo  contenuto  in  esso,  riflette  sugli 
esempi  del  Volta,  Davy,  Faraday  ed  altri,  non  veder  necessaria  per 
divenire  esimj  fisici  la  condizione  di  conoscere  a  fondo  le  Matema- 
tiche, convenendo  bensì  nell'opinione  del  cav.  Carlini  che  bisogni 
almeno  essere  sufficientemente  iniziali  in  tali  scienze.  Al  qual  pro- 
posito osservava  il  Barone  d'  Hombres  Firnias  che  nell'  eseguire 
l'accennata  divisione  altro  non  farebbesi  che  uniformarsi  all'esempio 
dato  nel  secondo  Congresso,  ove  fu  separata  la  Fisica  dalla  Chimica. 

Sorgeva  poscia  il  capitano  Canzoni  a  dar  lettura  d'un  suo  scritto, 
in  cui  mirava  a  dimostrare  1'  utilità  che  risulterebbe  dall'  applica- 
zione diretta  del  vapore  a  produrre  nelle  macchine  la  rotazione, 
senza  aver  ricorso  ai  complicali  mezzi  meccanici  generalmente  in 
uso  per  giungere  a  quello  scopo.  Incominciò  egli  dal  descrivere  la 
macchina  inventata  dal  sig.  Craig,  ed  ora  privilegiata  in  Francia  a 
favore  del  sig.  Staitte,  la  quale  ha  una  specie  di  ala  vuota  nell'  in- 
terno, munita  di  due  tubi  rivolli  in  senso  opposto  ad  angolo  alle 
sue  estremità,  ed  attraversata  da  un  asse  pur  vuoto  per  una  metà 
e  comunicante  coli'  interno  dell'  ala,  che  sta  racchiusa  in  una  cassa 
avente  un  sol  foro  per  dare  esito  al  vapore  che  finisce  d'  operai-e. 
All'  estremità  dell'  asse  si  congiunge  un  cilindro  di  maggiore  o  mi- 
nor diametro  secondo  la  minore  o  maggior  velocità  che  vuoisi  ot- 
tenere, e  su  di  esso  awolgesi  una  correggia,  la  quale  serve  a  tra- 
smettere il  moto  rotatorio.  Inlioducesi  il  vapore  per  la  parte  vuota 
dell'  asse,  e  passando  nell'  interno  dell'  ala  sgorga  dai  due  tubi,  eser- 
citando alle  loro  estremità  una  specie  di  contropressione  che  le  oh- 


-   495   - 
hliga  a  muoversi  in  direzione  opposta  a  ipiella  dell'efflusso  del  va- 
pore, agendo  esso  di  lai  guisa  a  soniiglian/.a  dell'acfjua  nella  turbina. 

Narrò  poscia  come  numerose  esperienze  abbiano  dimostrato, 
che  la  massima  velocità  dell'ala  per  ottenere  il  massimo  effetto  uti- 
le è  di  45ooo  pietli  a  minuto,  cioè  che  la  di  lei  estremità  dee  per- 
correre in  un  minuto  l' indicato  spazio  ;  di  modo  che  la  velocità  ef- 
fettiva del  movimento  è  in  ragion  diretta  della  lunghezza  dell'  ala. 
lùiumerando  poscia  i  pregi  di  (jucsta  macchina  sulle  consuete  a 
stantuffo,  notò  primieramente  non  esservi  foi'za  d' inerzia  da  vin- 
cere; essere  minori  gli  attriti,  e  f(uindi  maggiore  l'effetto  utile.  l're- 
sentare  in  secondo  luogo  maggiore  economia,  imperocché  essendo 
di  struttura  assai  più  semplice  offre  un  risparmio  del  /|0  per  cento 
sul  prezzo  d'accpiisto  in  confronto  delle  conunii;  costa  meno  per 
la  manutenzione;  e  per  quanto  a  lui  resulta  si  può  da  tale  macchi- 
na ottenere  lo  stesso  effetto  utile  che  si  ha  dalle  consuete  ad  alta 
pressione,  con  soli  due  terzi  in  peso  dell'ordinario  combustibile  da 
esse  consumato.  Disse  poi  dei  vantaggi  da  essa  offerti  in  ordine  al 
j)icciol  spazio  che  occupa  ;  al  suo  non  grave  peso,  per  cui  non  esi- 
gesi  eccessiva  solidità  nei  muri  d'aj)poggio;  alla  agevolezza  di  cam- 
biarne a  piacimento  la  velocità;  e  finalmente  alla  facile  di  lei  co- 
struzione, di  cui  reputa  capace  qualsivoglia  macchinista  di  qualche 
intelligenza. 

Concluse  sembrargli  che  per  le  macchine  a  grande  velocità  non 
sia  stalo  l'effetto  pratico  del  lutto  soddisfacente,  giacché  l'uso  delle 
locomotive  costruite  su  tal  principio  non  si  è  per  anco  generalizza- 
to ;  come  pure  al(|uanto  dubbiosa  1'  utilità  di  questo  sistema  appli- 
cato a  macchine  di  gran  forza.  Ksscr  poi  certo  che  le  macchine  fis- 
se di  piccola  forza  hanno  dato  i  resultali  sopraddescrilti,  e  si  sono 
assai  moltiplicate  specialmente  nella  Spagna. 

l  dita  questa  lettura  osservava  il  doti.  Baitolonuneo  Cini,  che 
mentre  è  verissimo  essere  in  teoria  le  macchine  a  rotazione  il  bello 
ideale  delle  macchine  a  vapore,  pure  il  sorprende  che  non  abbiano 
esse  incontrato  un  piti  esteso  uso  nella  pratica,  benché  da  molti 
anni  introdotte  nelle  manifatture;  e  dubilerei)be  (|uindi  che  non 
avessero  a  porsi  a  livello  colle  cos'i  dette  turbine,  le  quali  e'  insegna 
la  teoria  essere  del  massimo  effetto  utile,  mentre  poi  in  pratica  non 
se  ne  sono  ancora  ritratti  gli  sperati  vantaggi,  tranne  in  certe  pai- 
ticolari  circostanze  e  condizioni.  E  con   maggiore  sorpresa   vede 


-   496    - 
l' esponente,  che  non  se  n'  è  esleso  1'  uso  alle  locomotive,  cui  sem- 
bierebi)ero  a  prima  giunta  tanto  utilmente  applicabili  si  per  la  na- 
tura del  loro  niovimonto,  che  per  la  loro  semplicità  e  il  picciolo  spa- 
zio da  esse  occupalo. 

A  cui  replicò  il  Canzoni  che  per  ottenere  una  maggior  velocità 
dovendosi  accrescere  la  mole  dell'  ala,  ciò  aumenterebbe  le  dimen- 
sioni delia  macchina,  forse  in  guisa  da  non  renilerla  agevolmente  ap- 
plicabile alle  locomotive.  Nondimeno  notò  egli  essersi  fatto  elogio  di 
simil  macchina  applicata  all'  indicato  uso  in  un  articolo  del  Journal 
des  Cliemiiis  de  FerN.  3  del  i8/(2,del  (|uale  die  lettura  ai  radunati. 

Rispetto  all'  applicazione  alle  locomotive  avvertiva  il  sig.  Tom- 
maso Cini  che  potrebbe  aumentarsi  il  diametro  delle  ruote  secondo 
il  sistema  di  Brunel  figlio 

Dopo  alcuni  schiarimenti  richiesti  al  sig.  Canzoni  dai  signori  Ci- 
ni, concluse  il  Presidente  che  la  sola  esperienza  potrà  decidere  del- 
la maggiore  o  minore  utilità  di  tale  applicazione  :  e  si  aggiunse  dal 
prof.  l\h»jocchi  che  qualora  si  posseggano  fatti  in  maggior  numero 
si  potrà  su  di  essa  intraprendere  una  più  fondata  discussione  nel 
futuro  Congresso  di  Milano.  Ma  dubita  il  sig.  Canzoni  che  debba 
diminuire  l'impoi'tanza  delle  macchine  a  vapore,  giacché  vedonsi 
annunziali  alcuni  tentativi  non  vuoti  d'  effetto  per  sostituire  alle 
medesime  le  macchine  ad  aria  atmosferica,  le  elettro-magnetiche,  e 
le  turbine.  A  cui  il  Presidente,  secondato  dal  prof.  Majocchi,  rispose 
non  potersi  sempre  con  fondamento  dar  fede  ad  annunzi  di  simil 
genere  che  vedono  la  luce  in  Ciornali  generalmente  politici. 

Esaurita  siffatta  materia,  osservando  il  Presidente  come  la  man- 
canza di  comunicazione  fra  i  centri  degli  studi  sia  ostacolo  al- 
l'avanzamento delle  scienze  in  Italia,  disse  tendere  a  stabilire  siffat- 
ta comunicazione  del  sapere  i  nostri  Congressi,  ma  che  pur  devono 
cooperarvi  altri  mezzi,  intorno  ai  quali  avverte  avere  il  prof.  Majoc- 
chi alcun  che  da  esporre. 

Die  questi  dunque  lettura  di  alcuni  articoli  del  proemio  al 
lerz'  anno  de'  suoi  Annali,  ove  mostra  con  quali  mezzi  possa  prov- 
vedersi all'  unità  del  sapere  scientifico  italiano,  citando  a  tale  effet- 
to non  tanto  i  Ciornali  enciclopedici  che  servono  a  diffondere  la 
scienza,  ([uanto  gli  speciali,  come  quelli  che  raccogliendo  i  progressi 
d'ogni  ramo  di  scibile  giovano  all'avanzamento  del  sapere  :  inoltre  le 
Accademie,  gli  Atenei,  mostrando  che  fin  d' ora  molte  di  queste  isti- 


—  497  — 
tiizioni,  varialo  il  primitivo  carattere,  lianno  cominciato  a  servire 
alla  diffusione  dei  Unni.  Scese  (|nindi  a  toccare  della  necessità  che 
si  riuniscami  tutti  i  lavori  in  un  sol  corpo,  aflincliè  possa  risultarne 
un  (|uadro  complessivo  generale  del  nostro  sapere  in  fatto  di  scien- 
ze, lettere,  e  arti.  E  per  coadiuvale  a  una  simile  imjtresa,  offerse  egli 
il  proprio  Giornale,  dicendo  che  vi  nominerà  alcune  pcisone  dei 
vari  paesi  d' Italia,  le  f|uali  da  esso  officiate  s'incarichino  di  racco- 
gliere quanto  si  farà  nelle  scienze  fisico-matematiche  e  chimiche 
nella  respettiva  contrada.  Porse  preghiere  a  tale  oggetto  ai  dotti,  af- 
finchè vogliano  dal  canto  loro  contiihuii-e  a  ([uest'  opera,  comuni- 
cando i  manoscritti  loro,  o  almeno  i  titoli  delle  Opere  o  .Memorie, 
non  che  il  mezzo  di  puhhlicazionc  alle  persone  indicate,  onde  far 
così  conoscere  riuniti  in  un  sol  corpo  alla  patria  e  all'estero  i  pro- 
dotti del  sajìere  italiano.  Aggiunse,  che  a  vie  più  ampliare  il  quadro 
di  tali  puhblicazioni  sì  italiane  che  estere,  e  a  forse  troncare  le  tante 
questioni  di  jjriorità,  si  è  messo  d'accordo  col  sig.  Poggendorf  e 
con  alcinii  tra  i  direttori  dei  Giornali  P/ii/osop/ii'cal  Mti^dzine,  e 
degli  Annales  de  Cbimie  et  de  Phisique,  lo  che  porterà  a  diffon- 
dere all'estero  mediante  i  principali  indicati  Giornali,  e  in  Italia  ])er 
mezzo  del  suo,  cioè  in  quattro  lingue  diverse,  tutto  ciò  che  in  esse 
sarà  scritto  nell' accennato  proposito. 

Il  Presidente,  udita  1'  utile  proposta  del  prof.  Majocchi  lo  ringra- 
ziava a  nome  dei  cultori  delle  scienze  del  di  lui  zelo  e  del  mezzo 
che  offre  loro,  facendo  voti  onde  lutti  vogliano  contribuire  ali  ope- 
ra dell'  anzidetta  unificazione. 

Dopo  ciò  ritenne  la  parola  il  medesimo  pi'of.  Majocchi  per  dare 
notizia  di  alcune  esperienze  che  si  propone  di  ripetere  nella  ventu- 
ra adunanza. 

Ricordato  come  il  prof.  Nobili  insegnasse  il  modo  di  formare  per. 
mezzo  della  pila  colori  ii'idizzanli  sopra  lamine  di  diversi  metalli  in 
un  sistema  d'a|)parenze  che  egli  chiamò  clcllro-chimiche,  si  fé  ad 
esporre  un  diverso  metodo  pubblicato  recentemente  da  esso  negli 
Annali  |icr  ottenere  l'indicata  iridiscenza,  che  disse  presentare  due 
inqìorlanti  vantaggi  su  quello  del  Nobili  i ."  cioè  di  dare  i  voluti  co- 
lori senza  bisogno  della  |)ila:  a."  di  offrirgli  sì  aderenti  alle  lastre  da 
resistere  anche  a  non  lieve  sfregamento,  mentre  le  apparenze  elet- 
tro-chimiche del  Nobili  hanno  d'uo|)o  fi 'essere  difese  da  un  cristallo. 


—   /ioS   — 

l'ronilasi,  egli  ilice,  una  lastra  d'argento,  d'acciaio,  o  di  platino, 
l)en  |)olila,  e  si  collochi  al  fondo  di  una  tazza  di  vetro  o  di  porcel- 
lana, di  una  sostanza  in  somma  non  attaccabile  dalle  soluzioni  che 
si  atlo|)rano.  Si  versi  poi  su  di  essa,  tanto  da  ricuopi'irla,  una  solu- 
zione ben  purgata  e  filtrata  di  acetato  di  piombo,  o  di  verderame 
sciolto  neir  aceto.  Si  applichi  (|uindi  al  di  sopra  della  lamina  1  estre- 
mità di  un  cilindretto  di  zinco,  dalla  cui  dimensione  dipendeià  la 
grandezza  dell  anello  centi'ale,  e  vi  si  mantenga  a  conlatto  per  un 
minuto  ed  anche  un  minuto  e  mezzo.  Non  tarderà  ad  osservarsi  al- 
la superficie  della  lastra  un'azione  elettro-chimica,  la  «piale  produr- 
rà sulla  lamina  stessa  anelli  foschi  e  non  iiidescenti,  che  cresceran- 
no in  dimensioni  colla  durata  del  contatto  dello  zinco.  Estraggasi 
allora  la  lastra  con  tauagliette,  e  si  asciughi  delicatamente  |)er  non 
portar  via  cpiella  sostanza  che  vi  si  è  depositata  per  la  repentina 
azione  chimica,  e  che  non  ha  ancora  acquistato  la  desiderata  ade- 
renza, e  si  sovrapponga  ad  una  fiamma  a  spirito  :  non  tarderanno  a 
vedersi  risaltare  gli  anelli  divenendo  iridescenti,  e  ampliarsi  mag- 
giormente a  misura  che  prolungasi  l'azione  del  calore,  presentando 
tutte  le  apparenze  degli  anelli  colorati  del  Newton.  Terminava  di- 
cendo non  aver  egli  sperimentato  che  le  accennate  soluzioni,  ma 
opinare  che  altre  ancora  darebbero  soddisfacenti  resultati. 

Domandò  il  prof.  Pacinolti  all'espositore,  se  abbia  per  anche 
istituito  esperienze  dirette  a  dare  una  particolar  disposizione  agli 
anelli,  in  guisa  da  ottenerli  disegnati  a  piacere;  su  di  che  riportò  dal 
Majocchi  una  negativa  risposta. 

E  il  prof.  Dini  domandava  ipiali  fossero  i  metalli  sperimentati  ; 
a  cui  il  prof.  Majocchi  essersi  limitato  a  <|uelli  superiormente  accen- 
nati :  e  offerse  così  motivo  al  Prof.  Pacinolti  di  osservare  che  forse 
potrebbe  conseguirsi  un  buon  i-isultamento  anche  sul  placfong,  sul 
quale  ottengonsi  bellissime  le  apparenze  elettro-chimiche  del  Nobili. 

Finalmente  il  cav.  Carlini,  ap[)laudendo  all'esempio  che  è  per 
dare  il  prof.  Majocchi  d' istituire  esperienze  in  faccia  alla  Sezione,  ri- 
flette che  molto  gioverebbe  il  non  limitarsi  nei  Congressi  alla  sem- 
plice esposizione  dei  fatti,  ma,  ogni  qual  volta  si  potesse  fare,  utilis- 
sima ne  sarebbe  la  dimostrazione.  Nel  (piale  avviso  convenendo  il 
Presidente  sperava  che  tale  esempio  sarebbe  seguito  a  Milano,  es- 
sendo in  ciò  tanto  incoraggiati  i  fisici  da  quel  Municipio. 


—   499  — 
Ranirneiitò  egli  in  fine  come   non   rimanendo  al  termine  del 
ConfH'esso  che  sole  due  adunanze,  jjioverà  die  si  diano   in   nota 
coloro  clie  avessero  a  fare  (jualclie  comunicazione  :  indi  scioglie- 
va l'adunanza. 

\  istu  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorcini 

Prof.  G.  M.  Lavagna 


.  (  Prof.  G.  M.  Lavaci 
°  \  Prof.  LiiGi  Giorgi 


63 


A  D  l  K  A  \  Z  A 

DEL    GIORNO    28    SETTEMBRE 
»S>€i« 


U  dito  ed  approvato  dall'  assemblea  il  processo  verbale  dell'  ante- 
cedente tornata,  cui  leggeva  il  Segretario  prof.  Giorgi,  si  fece  il 
sig.  IJorclianll  di  Berlino  ad  esporre  le  proprie  ricerche  sull'  inte- 
grazione di  alcuni  sistemi  d'equazioni  differenziali  non  lineari,  i  cui 
integrali  da  esso  ottenuti  si  compongono  d' integrali  ellittici.  Usan- 
do egli  vari  metodi  presenta  i  suoi  risultati  sotto  diverse  forme:  e 
ravvicinate  fra  loro  quelle  di  un  medesimo  resultato  vien  condotto 
a  formolc  di  trasformazione  utili  nella  teorica  degli  integrali  ellit- 
tici. Così  dall'integrazione  di  uno  di  que' sistemi  di  equazioni  dif- 
ferenziali ha  ottenuto  la  formola  d' integrazione  data  per  la  prima 
volta  dal  Gauss:  mentre  da  un  altro  esempio  ricavava  la  formola 
di  trasformazione  del  3°  ordine  scoperta  dal  Legendre  nella  teoria 
delle  funzioni  ellittiche. 

Il  teorema  fondamentale  a  cui  s'appoggiano  le  sue  ricerche,  ver- 
tenti in  specie  sui  casi  particolari  del  medesimo  in  cui  tre  o  quat- 
tro sono  le  variabili,  è  il  seguente: 

u  Siano  X(  ,  .\2  ,  X3  , Xn  ,  "  variabili  disposte  per  ordine 

d' indici,  intendendo  che  l'ultima  preceda  la  prima,  come  se  fossero 
disposte  sulla  periferia  d'un  circolo;  si  formino  le  differenze  fra 
due  variabili  consecutive,  cioè  le  differenze 

X,  X2  ,    X2  \3  ,  ■   ■   ■    Xa-I  X,.  ,    X„  X, 

e  si  ponga  il  differenziale  d'ogni  variabile  proporzionale  al  pro- 
dotto delle  due  differenze  in  cui  entra  la  variabile  suddetta,  di  gui- 
sa che  si  abbia 

tlx,:  dXj:... dx„.,:(lx„::(x„-  x,)(x,-  X2):(x,-  Tiii)ÌH-  t^iY-ÌK.!'  \,.[){^,..r  "J^x,..,-  x„)(x„-  X,) 


lisultoià  che  il  sistema  proposto  d'equazioni  differenziali  avrà  sem- 
pre due  integrali  algebrici,  cioè 

'    V|  ^2  ì  ^  ^42  X3  )  .   .  .   (  X„  ,  X„  )  (  X,  X,  )  =  C 

ed 

(X|-X2)(x,-X3)  +  (X2-X3)(x|-Xj)+...(X„.,-X„)(x,.2-X,)  +  (X„-X,)(x,.,-X2)=r 

il  primo  de'  quali  nel  caso  di  un  numero  pari  di  variabili  si  decom- 
pone in  due  e(|uazioni  cioè 

(  X,  X2  )  (  X3  X4  )  .  .  .  .   (  X„.|  —  x„  )  =  C, 

(  X2  X3  )  (  Xi  X5  )  .  .  .   .    (  X„    X,  )  =  C2 

di  maniera  clic  nel  caso  di  //  pari  si  hanno  tre  equazioni  integrali 
algebriche,  e  solamente  due  nel  caso  di  n  dispari. 

Terminò  l'autore  col  dire  di  proporsi  la  pubblicazione  in  altra 
opportunità  dell'anaiisi  relativa  ai  sistemi  analoghi  d'equazioni  dif- 
ferenziali a  ')  e  ()  variabili,  intfirno  ai  quali  ha  trovato  che  per  mezzo 
degli  integrali  fornili  dal  teorema  generale  sopra  enunciato,  e  da 
un  nuovo  principio  dello  lacobi  chiamato  da  questo  A^X^ ultimo  mol- 
tiplicatore si  perviene  a  ridurre  que'  due  problemi  alle  tpiadrature. 

A  ciò  fé  seguito  una  lettura  del  prof.  Pacinotti.  L'  autore  pre- 
mise il  seguente  fatto  già  stabilito  in  altro  suo  precedente  lavoro. 
Se  un  conduttore  formato  a  pezzi  alternativi  di  due  metalli,  come 
le  pile  termo-elettriche,  venga  percorso  da  una  corrente  idro-elet- 
trica, e  cessata  questa,  si  pongano  le  estremità  del  conduttore  in 
comunicazione  coi  fili  del  galvanometro,  si  trova  che  desso  è  per- 
corso da  ima  corrente  in  direzione  opposta  a  quella  della  prima. 
Chiama  l'autore  quest'ultima  corrente  primaria,  e  l'alti-a  seconda- 
ria: e  dimostra  che  la  corrente  secondaria  corrisponde  alla  produ- 
zione del  fenomeno  del  freddo  generato  dalle  correnti  in  certe  si- 
tuazioni dei  conduttori  metallici,  in  guisa  che  quando  si  voglia 
mostrare  il  fenomeno  del  freddo  prodotto  dalla  corrente  elettrica 
l)asterehbe  far  vedere  che  si  genera  la  corrente  secondaria.  Si  fece 
anzi  a  provare  con  resultali  d'esperienza  esser  (|ueslo  un  mezzo  at- 
tissimo per  tali  ricerche  da  preferirsi  a  tutti  gli  altri  fin  ora  usati, 
e  capace  di  dare  indicazioni  vistosissime,  quali  apjiimlo  si  conven- 
gono ad  una  pubblica  lezione,  ed  a  progredire  nelle  ricerche  più 
delicate  sul  soggetto.  I,a  su|)eriorilà  della  corrente  secondaria  sugli 
altri  ujezzi  già  usati  per  diinosti'ure  il  fenomeno  del  fredilo  gene- 


lalo  dalla  corrente  elettrica,  agevolmente  si  ctmiprenile  risj;iiardando 
il  conduttore  colle  molteplici  sue  alternative  dei  due  metalli  come 
un  moltiplicatore,  e  considerando  che  la  variazione  di  temj)eratura 
non  dee  comunicarsi  da  corpo  a  corpo,  ma  a!;ire  nel  corpo  stesso 
ove  ha  luogo.  Col  mezzo  della  corrente  secondaria  ha  non  solo  potu- 
to provare  l'autore,  che  tutte  le  correnti  idro-elettriche,  anche  le  più 
tenui,  generano  il  freddo,  e  che  le  termo-elettriche  sono  capaci  di  ri- 
scaldare i  conduttori,  ma  è  pervenuto  a  render  visibile  il  fenomeno) 
del  freddo  anche  nelle  correnti  termo-elettriche  ed  in  quelle  ma- 
gnete-elettriche  istantanee.  Il  non  aver  conseguito  il  medesimo 
effetto  dalla  scarica  elettrica  lo  portava  a  spargere  un  sol  dubbio, 
che  esista  cioè  differenza  tra  questa  e  la  vera  corrente  elettrica 
anche  istantanea.  Terminava  accennando  che  due  conseguenze  si 
deducono  dalla  produzione  della  corrente  secondaria,  i"  Nelle  pile 
termo-elettriche  lo  sbilancio  di  temperatura  negli  elementi  si  estin- 
guerà in  minor  tempo  a  circuito  chiuso  che  a  circuito  aperto. 
2."  Unadebol  corrente  che  nel  suo  circuito  ha  da  passare  per  molte 
alternative  di  metalli  trova  una  resistenza  in  questi  passaggi,  pro- 
dotta dalla  corrente  secondaria. 

Terminata  la  sua  lettura  domandò  l'autore  al  cav.  Melloni,  se 
abbia  mai  trovato  differenza  fra  i  tempi  necessari  ad  equilibrare  la 
temperatura  a  circuito  aperto  e  chiuso  :  cui  rispose  quest'  ultimo 
non  poter  nulla  affermare  di  positivo,  usando  egli  di  tener  sempre 
chiuso  il  circuito  onde  non  rinnovare  i  contatti. 

Il  marchese  Ridolfì  udendo  come  il  prof.  Pacinotti  dubitasse, 
se  veramente  la  scarica  della  bottiglia  possa  risguardarsi  come  una 
corrente  fugace,  gli  domandava  in  che  guisa  spiegherebbe  allora  la 
magnetizzazione  dell'ago  nell'elica  mediante  la  scarica  medesima. 
E  n'  ebbe  risposta  che  per  questo  fatto  come  per  altri  sono  identici 
gli  effetti  della  scarica  e  della  corrente,  mentre  l' identità  per  ora 
non  si  verifica  in  altri  fenomeni:  si  limiterebbe  egli  dunque  a  rav- 
visare fin  qui  un'analogia  fra  quelle  due  maniere  d'essere  dell'elet- 
trico. Osservò  poscia  il  prof.  Matteucci  esser  difficile  che  la  scarica 
della  bottiglia  faccia  per  esempio  regolarmente  il  giro  degli  elementi 
della  pila  termo-elettrica,  investendo  essa  piuttosto  tutto  in  massa 
r  insieme  metallico.  E  il  prof.  Belli,  approvando  il  trovato  del  Pa- 
cinotti, stimava  tuttavia  che  così  venga  a  mescolarsi  l' effetto  del 
riscaldamento  nella  misura  di  quello  del  raffreddamento  :  laonde 


—  5o3  — 

propiìirebbe  d'eliiiiinare  il  primo  imnieigendo  le  saldature  che  si 
riscaldano  in  un  bagno  che  le  mantenesse  a  temperatura  costante. 
E  il  Pacinotti,  non  convenendo  di  siffatta  necessità  per  dimoslrai'e 
la  corrente  prodotta  dal  raffreddamento,  l' ammette  per  altro  allor- 
ché vogliasi  la  misura  dell'effetto  prodotto. 

Venne  poscia  chiamato  il  prof.  Majocchi  a  leggere  una  sua  Me- 
moria intitolata —  Dell'  elettro-magnetismo  consideriito  come  forza 
motrice  —  Cominciò  egli  dal  distinguere  in  due  categorie  gli  spe- 
rimenti ed  i  tentativi  diretti  a  rintracciare  l'indole  ed  il  modo  d'ap- 
plicazione della  forza  elettro-magnetica  :  la  parte  scientifica  rivolta 
a  indagale  i  rapporti  fra  detta  forza  e  gli  altri  due  effetti  del  pillerà 
voltiano,  il  gnlvdiwmetrico  ed  il  chimico;  e  la  parte  che  comprende 
i  tentativi  e  gli  sperimenti  per  applicare  direttamente  l' elettro-ma- 
gnetismo a  mettere  in  moto  le  macchine  dell'industria.  L'autore 
dopo  avere  accennato  le  leggi  scientifiche  ritrovate  dallo  lacobi  e 
dal  Lenz,  e  poscia  estese  dal  Rotto,  e  notato  pure  come  si  debbano 
al  Dal  Negro  ed  al  Botto  medesimo  le  prime  idee  dell'  applicabilità 
dell'elettro-magnetismo  come  forza  motrice,  passò  ad  aggiungere  le 
seguenti  sue  avvertenze  appoggiate  all'  esperienza. 

I ."  Tutto  ciò  che  serve  a  disturbare  la  disposizione  molecolare 
del  filo  conduttore  formante  l'elica  che  inviluppa  la  verga  di  ferro 
dolce,  come  le  piegature  cui  va  soggetto  per  lo  svolgimento  e  il  suc- 
cessivo suo  ravvolgimento  all'  ancora,  o  gli  effetti  della  percossa, 
tende  a  far  diminuire  il  magnetismo  indotto  nella  verga  metallica. 

1."  La  quantità  di  magnetismo  sviluppato  in  una  verga  di  ferro 
dolce  è  proporzionale  alla  superficie  del  ferro  medesima,  il  che 
concorda  cogli  esperimenti  del  Barlow:  riescirà  quindi,  a  parità  di 
mole  di  ferro  impiegato,  nei  motori  elettro-magnetici  più  utile  il 
far  uso  di  verghe  cave  anziché  solide.  Per  siffatta  ragione  egli  crede 
preferibili  nei  motori  elettro-magnetici  le  due  disposizioni  partico- 
lari date  alle  calamite  temporarie  da  Uadford  e  Roberts  (da  esso 
descritte  nel  T.  Vili  de'  suoi  Annali)  le  quali  presentano  grandis- 
sima energia. 

3."  L' inversione  della  polarità  magnetica  coli'  invertirsi  della 
corrente  elettrica,  processo  che  é  stato  applicalo  alla  maggior  parte 
dei  motori  elettro-magnetici,  é  grande  ostacolo  al  conseguimento 
d'un  congegno  utile  nella  meccanica  pratica.  In  fatti  ha  egli  trovato 
che  manifestandosi   una  certa  forza  attrattiva  d'  una  calamita  voi- 


—  5o/,  — 
laica  per  un'  altra  allo  stato  di  quiete,  tal  forza  viene  alterata  al 
momento  che  le  calamite  si  ravvicinano  tra  loro.  Lo  slesso  vale  per 
la  forza  repulsiva.  Ed  egli  attribuisce  questo  fatto  al  magnetismo 
d' induzione  che  si  genera  nelle  spirali  e  nelle  verghe  annesse  in 
virili  della  legge  scoperta  dal  Faraday.  Siffatto  ostacolo  inoltre,  delle 
correnti  secondarie  sviluppatesi  per  induzione,  cresce  aumentando 
la  forza  delle  calamite  voltaiche  per  mezzo  della  moltiphcazione  dei 
giri  del  filo  avvolto  a  spirale.  Laonde  la  peidita  di  forza  cagionata 
dalle  correnti  indotte  può  superare  l'aumento  prodotto  dalla  mol- 
tiplicazione del  numero  dei  giri.  Non  dee  quindi  far  maraviglia,  se 
certe  macchine  elellro-magneliche  hanno  sviluppato  forza  elettro- 
motrice maggiore  alkmpiando  le  loro  verghe  di  ferro  erano  l'ive- 
slite  di  due  spirali,  che  quando  veniva  avvolto  quattro  o  cinque 
volte  il  filo  conduttore  sulle  medesime.  Per  tali  considerazioni  s' in- 
tende che  due  calamite  voltaiche  possono  mostrare  nella  reciproca 
loro  azione  un  grande  effetto  statico,  e  non  un  proporzionale  ef- 
fetto dinamico,  e  viceversa,  per  due  altre  calamite.  È  altresì  da  os- 
servarsi che  tali  correnti  secondarie  contrariano  l'azione  del  piliere, 
e  la  indeboliscono  :  ollredichè  aumentano  esse  colla  celerilà  delle 
calamite  nei  loro  avvicinamenti  ed  allontanamenti,  laonde  anche 
per  questa  parte  si  ha  un  ostacolo  all' aumento  progressivo  della 
velocità  di  un  motore  elettro-magnetico. 

4.°  Disse  d'aver  forse  per  le  correnti  indotte  potuto  verificare 
più  volte  un  fatto,  già  osservato,  come  crede,  dal  Paje,  che  cioè  due 
calamite  voltaiche  di  diversa  forza  si  attraggono  nei  primi  istanti 
anche  quando  vengono  appressate  coi  poli  dello  stesso  nome. 

5."  Osservò  finalmente  che  nei  motori  elettro-magnetici  in  cui 
pongonsi  in  opera  parecchie  calamite  voltaiche,  le  une  molto  vi- 
cine all'  altre  onde  accrescere  la  forza  del  motore,  si  giunge  ad  un 
punto  al  di  là  del  quale  la  forza  stessa,  in  vece  d'  aumentare  col 
numero  delle  calamite,  diminuisce.  Imperocché  per  quanto  sia 
grande  la  velocità  della  corrente  elettrica,  essa  nella  sua  inversione 
richiede  un  certo  tempo,  sebben  piccolissimo;  e  il  massimo  svilup- 
po della  forza  magnetica  nelle  verghe  di  ferro  abbisogna  per  con- 
seguenza di  un  tempo  proporzionale,  corrispondente  ancora  alla 
durezza  del  metallo,  alla  grossezza  ec. 

Die  qui  fine  1'  autore  al  suo  scritto,  descrivendo  le  grandiose 
esperienze  d'applicazione  della  forza  elettro-magnetica  alle  mac- 


—   5o5   — 
chine  dell' industria  falle  da  IacoI)i  sulla  Neva,  da  Davidson  in  In- 
^liillerra,  da  l'atterson  in  America  ce.  Concludendo  col  Giornale  po- 
lilecnico  di  Vienna,  che  malgrado  le  citate  prove  anche  per  lungo 
tempo  dovremo  allenerei  alla  forza  del  vapore. 

Risguardaiido  imjìrobabile  il  cav.  Carlini  che  il  Dal  \egro  ed  il 
Botto  abbiano  'pubblicato  nell(t  stesso  tempo  le  loro  idee  sulle  ap- 
plicazioni dell'  elettro-magnetismo,  vorrebbe  che  si  ricercasse  in 
prò  della  storia  delle  scienze  a  chi  dei  due  spetti  la  priorità.  E, il 
j)iof.  Majocchi  offerse  dati  che  farebbero  prepoudeiare  la  probabili- 
tà in  favore  del  Dal  Negro  ;  di  che  convenendo  i  professori  Matteucci 
e  Belli,  soggiunse  questi  che  potrà  forse  risolversi  con  più  certezza 
la  questione,  consultando  gli  Atti  dell'  Accademia  di  Padova,  a  cui 
leggeva  quel  fisico  le  sue  .Memorie  (i). 

Lasciato  questo  punto  osservava  il  dott.  Bartolommeo  Cini,  che 
neir  istituire  il  parallelo  tra  i  vantaggi  relativi  delle  macchine  elettro- 
motrici con  (|ueile  a  vapore,  non  bisogna  trascurare  la  cpieslione 
economica:  ed  essere  stato  messo  in  chiaro  da  opportuni  esperi- 
menti, che,  nello  stato  attuale  delle  cognizioni,  costa  la  produzione 
dell' unità  di  forza  colle  meno  imperfette  tra  le  piime  macchine, 
ben  più  che  l'eguale  iniilà  con  cpielle  a  vapore:  lo  che  riconosciu- 
tosi anche  al  Congresso  di  Strasburgo  si  venne  a  concludere  non 
dar  per  ora  1'  applicazione  dell'  elettro-magnetismo  resultati  utili 
per  r  industria,  tranne  alcuni  casi  in  cui  richiedesi  picciola  forza 
ed  intermittenza  d'effetto.  Della  (|ual  cosa  convenne  il  prof.  Majoc- 
chi, osservando  contenersi  implicitamente  siffatta  idea  nella  con- 
clusione del  suo  discorso. 

Dopo  di  ciò  il  Presidente  invita  la  Commissione  già  da  esso  no- 
minata per  la  compilazione  dei  quesiti  fisici  e  matematici,  che  po- 
trebbenj  senza  vincolo  alcuno  venir  trattati  al  futuro  Congresso,  a 
voler  recare  nell'  adunanza  ultima  di  domani  quelli  che  avesse  già 
preparati,  che  così  darebbesi  loro  pubblicità  nel  Diario. 

Chiese  poscia  la  parola  il  prof.  Dini  per  narrare  anch'egli,  in  pro- 
posito delle  osservazioni  del  prof.  Pcrego  sulla  grandine  comunicate 

(1)  Il  medesimo  prof.  Belli  fatto  ulteriori  ricerche  comunicò  in  seguito,  d'aver 
trovato  clie  I'  ab.  Salvatore  Dui  Negro  espose  le  sue  idee  sulla  sovraccennata  ap- 
plicazione all'Accademia  di  Padova  ne' giorni  21  giugno  e  10  luglio  1831,  e  ne 
fece  inserire  una  Memoria  nel  Voi.  HI  de'  Saggi  di  quell'  Accademia,  stampata 
anche  a  parte  colla  data  del  1831  ;  sicchò  la  priorità  di  detto  fisico  è  comprovata. 


—  5oG  — 
ili  .nltia  ndiinanza,  un  caso  da  lui  osservalo  nella  valle  superiore  del 
Serchio,  ove  gli  avvenne  di  vedere  grani  di  grandine  grossi  come 
uova  di  gallina,  che  rotti  presentavano  un  nucleo  nevoso  involto  da 
strati  concentrici  di  ghiaccio,  non  distinti  tra  loio  da  altri  inter- 
posti di  neve,  ma  solo  da  un  diverso  grado  di  trasparenza.  In  al- 
cuni grani  meno  frequenti,  si  vedevano  gli  anelli  cfrcolari  della  se- 
zione presentare  un  andamento  irregolare,  come  se  gli  strati  di 
ghiaccio  in  parte  già  formati  si  fossero  rotti,  e  alcune  loro  porzioni 
alquanto  dislocate,  per  l' intromissione  di  nuovo  ghiaccio  tra  le 
crepe  si  fossero  poscia  risaldate,  e  ricoperte  da  altro  ghiaccio  :  ag- 
giungendo che  in  alcuni  grani  la  superficie  era  liscia,  in  altri  sca- 
bra, e  in  certuni  sparsa  di  protuberanze,  che  apparivano  prodotte  da 
ghiaccio  che  si  era  disposto  per  di  fuori  sulla  superficie  medesima. 

Il  prof.  Belli  disse  non  rara  1'  osservazione  della  grandine  spar- 
sa di  protuberanze  alla  superficie.  A  darne  poscia  la  spiegazione 
immagina  che  formatosi  il  picciol  grano  nelle  elevate  regioni  con 
qualche  minima  prominenza  in  diversi  punti  della  superficie,  ov- 
.  vero  nascendo  queste  da  successiva  ineguale  deposizione  di  mate- 
ria, venga  esso  nella  discesa  a  raccogliere  maggior  quantità  di  pic- 
ciole  gocce  liquide  di  vapore  sulle  parti  prominenti  che  nelle  ca- 
vità, essendo  queste  per  così  dire  protette  dalle  prominenze;  onde 
la  differenza  di  ([uell'  incremento  relativo  porterebbe  la  forma  in- 
dicata. Aggiunse  che  talvolta  cadono  grani  in  forma  di  piramidi  con 
spigoli  quasi  rettilinei,  e  con  base  convessa;  e  ritiene  che  siano 
frammenti  di  grani  sferici  scoppiati  nell'atmosfera  trasparente,  nelle 
nubi,  o  sotto  di  esse.  Potrebbe  poi  avvenire  che  la  rottura  accadesse 
in  regioni  da  cui  scendendo  i  grani  continuassero  a  crescere,  e  indi 
avverrebbero  le  irregolarità  alia  superficie  di  che  sopra. 

Narrava  indi  il  prof.  Pacinotti  d'aver  sempre  veduto  in  Pisa  pi- 
ramidali i  grani  di  grandine,  e  una  sol  volta  con  superficie  irregolare. 

Domandò  poscia  il  cav.  Carlini  al  prof.  Belli  (|ual  forza  faccia 
scoppiare  la  grandine  in  alto  dell'atmosfera.  E  questi  soggiunse 
come  la  grandine  si  formi  in  regioni  molto  fredde,  ove  potrebbe 
darsi  che  le  goccioline  di  vapore  fossero  liquide  a  parecchi  gradi 
sotto  zero:  cadendo  i  grani  incontrano  siffatte  gocce,  le  quali  si 
distendono  per  lo  più  regolarmente  intorno  ad  essi,  in  guisa  da 
farli  successivamente  ingrossare,  mantenendoli  in  generale  sferici 
e  a  parecchi  gradi  sotto  zero.  Così  arrivato  il  globetto  di  grandine 


ili  regioni  ove  la  temperatura  è  molto  meno  bassa,  comunicasi  il 
calore  alle  |)aiti  siipei-ficiali, die  le  iiial/.erà  per  esemjiio  fino  a  non 
essere  elie  ad  un  gia<ln  od  un  ^'rado  e  mezzo  sotto  zero:  allora  lo 
strato  superficiale  si  dilata,  e  per  la  rapidità  del  canihianieiiln  di 
temperie  non  avendo  avuto  tempi»  il  calore  di  penetrare  nella  pai'te 
interna,  riceve  essa  dalla  crosta  una  distensione  forzala,  e  scoppia. 
Ricusò  finalmente  l'opinione  per  cui  s'attribuisce  lo  strepito,  che 
talvolta  al  cader  della  grandine  s'ode  in  alto,  all'urto  dei  di  lei  gra- 
ni nell'aria  ;  osservando  che  dessi  cadono  a  terra  in  slralo  d'assai 
picciola  altezza,  in  guisa  da  doversi  supporre  sì  i-ari  nell'atmosfera 
da  non  potersi  così  agevolmente  incontrare;  e  attribuirebbe  in  vece 
siffatto  strepito  allo  scoppio  che  sopra. 

Kssendo  già  trascorsa  l'ora  il  Presidente  rimette  all'indomani 
il  proseguimento,  se  dovrà  aver  luogo,  di  siffatta  discussione.  E 
prima  die  si  sciogliesse  1'  adunanza  il  prof.  Pietro  Savi  osservava 
intorno  al  <|uesito  8.°  pubblicato  nd  Diario  (V.  n.°6)  a  nome  del 
prof.  Majocchi,  esister  già  lavori  ililigenti  i  (piali  contengono  la  di 
lui  soluzione,  e  che  pertanto  bisognerebbe  limitarsi  a  proporre  d'esa- 
minarli per  decidere  intorno  alle  loro  conclusioni. 

F,  sciolta  l'adinianza. 

Visio  —  //  Presidente  Prof.  cav.  Gaetano  Giorgimi 

.1  Prof.  G.  M.  LwvGNA 
/  Segretari  {  „     ^  ,  -., 

°  [  Prof.  Luigi  Gronci 


64 


ADINA  l\  ZA 

DEL   GIORNO    29   SETTEMBRE 


-«seo- 


Xjelto  dal  Segretario  prof.  Lavagna  e  approvato  1'  atto  verbale 
della  precedente  adunanza,  si  rijirese  dai  professori  Pacinotli,  Car- 
lini, e  Belli  il  ragionamento  sulla  formazione  della  grandine  :  e 
r  ultimo  di  essi,  in  conformità  della  teoria  da  lui  esposta  nella  an- 
tecedente adunanza,  si  fé  a  spiegare  le  cause  della  tessitura  radiata 
die  presentano  alcuni  grani  di  grandine,  ne'  quali  si  mostrano 
come  delle  fibre  dirette  dal  centro  alla  superficie.  Si  concluse  poi 
dal  cav.  Carlini,  elle  a  verificare  le  idee  già  dette  dal  prof.  Belli, 
gioverebbe  mettere  i  grani  caduti  in  un  appareccliio  frigorifero,  e 
poscia  inalzarne  bruscamente  la  temperatura. 

Lesse  indi  il  prof.  Pacinolti  il  rapporto  della  Commissione  sui 
(|uesiti  fisici  per  il  futuro  Congresso,  ne'  seguenti  termini. 

«  La  Commissione  incaricata  di  compilare  i  temi  da  proporsi 
j)ei'  il  futuro  Congresso  di  Milano  crede  convenientissimi  quelli  che 
sono  già  stati  proposti  da  uno  de' suoi  membri,  il  pi'of.  Majocclii;  e 
solo,  partendosi  dal  principio  di  raccogliere  su  tali  argomenti  i  lavoi'i 
di  una  maggior  parte  di  fisici  italiani,  aggiunge  a  quelli  i  seguenti. 

a  Origine  delle  due  elettricità,  statica  e  dinamica;  e  quali  sono 
gli  apparati  più  convenienti  per  mostrar  separate  le  diverse  sor- 
genti dell'elettricità. 

«  Relazioni  e  differenze  che  esistono  fra  le  due  elettricità,  sta- 
tica e  dinamica,  ed  apjiarati  che  servono  a  convertire  l'una  nell'altra. 

«  Strumenti  che  servono  a  misurare  l' intensità  della  luce,  rile- 
vati dalle  sue  differenti  proprietà,  e  messi  d'  accordo  fra  di  loro. 

«  La  Commissione  fa  inoltre  osservare  che  inutil  cosa  sarebbe 
proporre  temi,  se  poi  non  si  pensasse  al  modo  di  farli  conoscere  a 
tutti  gli  italiani,  e  di  guarentire  a  ciascuno  la  pi-iorità  dei  lavori  che 
potesse  eseguire  sopra  un  dato  argomento. 


—   5o9  — 

«  Propone  quindi  che  la  Sezione  voglia  incaricare  i  professori 
Majocclii,  .Melloni,  l'erego  e  Matleiicci  a  pubblicare  nei  Giornali,  Ah- 
ludi  (li  Fisica  e  Chinticn  di  Miliino,  Conti-resi  di  Xtipuli,  Aniudi  del 
Regno  Lombardo- Veneto,  e  Miscellanee  di  Scienze  fisiche  e  naturali 
di  Pisa,  f^r  indicati  temi,  con  un  invito  ai  cultori  delle  Scienze  fìsi- 
clie  a  volersene  occupare,  e  portare  i  loro  lavori  al  prossimo  Con- 
gresso, ove  verrà  di  tutti  dato  un  estratto  che  serva  ad  assicurarne 
a  ciascuno  la  priorità  e  proprietà,  coi  processi  verbali  del  Con- 
gresso stesso  ». 

Approvato  il  rapporto,  s'offerse  il  cav  Carlini  di  fare  inserire 
l'intero  programma  nella  Biblioteca  italiana;  e  l'avv.  Sineo  negli 
Annali  di  Torino. 

Inerendo  a  uno  dei  (|uesili  già  j)ubblicati  dal  prof.  .Majocchi, 
sulle  aurore  boreali,  il  sig.  Falguera  di  Barcellona  espone  di  aver 
già  fatta  pubi)Iica  una  sua  Memoria  sulla  spiegazione  delle  medesime, 
clic  presenterà  al  futuro  (Congresso  in  dilucidazione  dell'argoniento. 

Si  recò  indi  il  prof.  .Mossotti  a  leggere  un  suo  scritto  sulle  pro- 
prietà degli  spettri  formati  coi  reticoli,  e  su  d'  una  sua  analisi  ma- 
tematica della  luce. 

(domine  io  egli  dall'  osservare  che  i  fisici,  i  f|uali  hanno  esami- 
nato lo  spettro  solare  per  riconoscervi  l'estensione  dei  colori,  l' in- 
tensità della  luce  delle  diverse  parti,  e  le  lunghezze  degli  accessi  o 
ondulazioni  corrispondenti,  si  sono  comunemente  serviti  di  spettri 
j)risniatici,  cioè  formali  colla  rifrazione.  Ma  1  immagine  che  per 
<|uesto  mezzo  si  ottiene  è  trasfìgurata;  le  |)arti  più  rifrangihili 
sono  allargate,  e  raccorciale  le  meno  rifrangibili,  laiche  malage- 
vole vi  riesce  l'esame  delle  proprietà  delle  diverse  parti  costituenti 
un  raggio  di  luce  solare. 

Il  modo  raccomandato  dall'  autore  per  ben  riconoscere  la  com- 
posizione della  luce  naturale,  le  relazioni  che  esistono  fra  le  lun- 
ghezze delle  ondulazioni  nel  vuoto  o  nell'aria  de' vari  suoi  raggi,  e 
i  luoghi  da  essi  occupati  nello  spettro,  quello  si  è  d' impiegare  gli 
spettri  che  si  ottengono  |)er  mezzo  dei  reticoli,  osservati  per  la  pri- 
ma volta  da  Fraunhofer.  Imperocché  il  solo  elemento  da  cui  dipen- 
de la  formazione  di  tali  spettri  essendo  la  lunghezza  delle  diverse 
i.ndulazioni  dei  raggi  componenti  la  luce  natmale,  il  fenomeno  si 
presenta  in  essi  nel  suo  massimo  grado  di  semplicità,  senza  le  alte- 
razioni prodotte  dal  passaggio  dei  laggi  per  un  mezzo  rifrangente. 


—   5io   — 

Seguendo  egli  tale  idea  ha  dedoUo  dalle  osservazioni  fatte  con 
grado  mirai>ilc  di  precisione  dallo  stesso  Fraunhofer  le  lunghezze 
delle  diverse  parti  corrispondenti  agl'intervalli  delle  selle  linee  nere 
principali,  dal  citato  ottico  scoperte.  Reso  anche  più  sensibile  con 
una  figura  il  j)aragone  dei  due  spettri  ottenuti  da  ijuesl' ultimo  con 
un  prisma  di  flint  e  con  un  reticolo,  ha  egli  trovato  che  gl'inter- 
valli fra  le  suddette  lince  principali,  che  nello  s|)ettro  del  reticolo 
erano  rappresentati  dai  numeri 

3i,  GG,  6i,  40)  54,  33, 

in  (|uella  per  rifrazione  lo  erano  dai  numeri 

5G,  27,  27,  /|6,  48,  47. 

Ha  inoltre  l'autore  rinvenuto  d'una  singolare  proprietà  ilotato 
lo  spettro  del  reticolo.  Fraunhofer  determinò  nello  spettro  l'alto 
colla  rifrazione,  che  per  essere  più  grande  e  luminoso  è  il  solo  che 
ci  si  presti,  le  intensità  di  luce  delle  respettive  parti  od  intervalli 
comjiresi  fra  le  linee  nere  principali.  Le  trovò  egli  diverse  per  le 
diverse  parti  senza  alcuna  simmetria  :  la  massima  intensità  è  verso 
l'estremità  meno  rifrangihile  dello  speltro,  nel  color  giallo  presso 
il  suo  confine  coli'  aranciaio  ;  e  se  immaginassimo  condotta  una 
linea  secante  lo  spettro  in  guisa,  che  dalle  due  parti  di  essa  la  quan- 
tità di  luce  fosse  eguale,  essa  cadrebbe  poco  oltre  il  massimo  dal 
lato  dei  colori  più  rifrangibili,  hitendendo  ora  condotta  la  linea 
omologa  nello  spettro  formato  col  reticolo,  l' autore  è  portato  a 
concludere  che  essa  lo  dividerà  in  due  parti  eguali,  e  cadrà  nel 
luogo  di  massima  intensità  della  luce.  Per  concepire  ciò  fa  egli  os- 
servare che  nello  speltro  per  rifrazione,  la  luce  essendo  condensata 
dalla  parte  della  linea  normale  ove  sono  i  colori  meno  rifrangibili, 
e  rarcfacendosi  essa  da  tutta  fpiella  banda  nella  conversione  che 
può  immaginarsi  falla  dello  speltro  prismatico  in  quello  del  reti- 
colo, ne  avviene  che  le  intensità  in  tutta  l'  anzidetta  regione  risul- 
tano minori  di  quella  della  linea  media. 

Dalla  sua  analisi  egli  ha  tratto  eziandio,  che  immaginando  la 
lunghezza  dello  speltro  divisa  in  3Go  parli,  come  la  circonferenza 
di  un  circolo,  denotala  questa  lunghezza  con  2^,  e  con  '  quella 
delle  ondulazioni  del  raggio  ct)rrispondenle  al  punto  dello  speltro 
del  reticolo  situato  alla  distanza  <?  dalla  linea  media,  1'  ultima  lun- 
ghezza vien  data  dalla  formola 

X=  553  ,  5  +  184  ,  5  -^ 


—    JI I    — 

ove  r  arco  o  la  distanza  <?  deve  essere  contala  positivamente  ari- 
dando verso  r  estremila  del  color  rosso,  e  nef<ali\ainenle  in  verso 
contrario,  e  l'  unità  lineare  è  il  milionesimo  di  millimetro. 
Siffatta  forniola  differisce  sensibilmente  dall' altra 

0 

clie  il  sig.  Blanc  ha  dedotto  dalla  regola  di  Newton  ;  formola  che 
dà,  per  le  lunghezze  degli  accessi  dei  colori  verso  le  estremità  dello 
spettro,  valori  che  si  discoslano  dal  \ero. 

Mosso  dalla  semplicità  de'  suoi  risullamenti  conclude  il  profes- 
sore Mossolli,  elle  per  riconoscere  la  distribuzione  e  la  costituzione 
dei  raggi  componenti  la  luce  naturale  conviene  servirsi  dello  spet- 
tro formato  da  un  reticolo,  il  quale  somministra  propriamente  uno 
speltro  normale,  cui  riferire  gli  altri  spettri  variabili  prodotti  per 
modi  diversi.  La  luce  si  trova  in  esso  simmetricamente  distribuita 
intorno  al  suo  mezzo,  che  è  nel  mezzo  del  color  giallo  ;  e  la  rela- 
zione fra  le  lunghezze  delle  ondulazioni  dei  raggi  e  le  distanze  a 
cui  essi  si  trovano  dal  centro,  e  (piindi  dei  colori  corrispondenti, 
può  esprimersi  con  una  legge  semplicissima. 

Udita  con  plauso  dall'  assemblea  siffatta  lettura,  si  fece  il  cava- 
lier  Carlini  a  dar  notizia  d'  un  telegrafo  elettro-magnetico,  da  lui 
applicato  a  confrontare  orologi  a  pendolo  mollo  distanti  fra  loro 
nell'Osservatorio  di  fidano.  Premesse  alcune  parole  sull'uso  che  si 
suol  fare  del  pendolo  contatore  per  l' indicato  oggetto,  venne  a  dire 
come  se  ne  sia  miglioralo  1'  ufficio  in  dello  Osservatorio,  facendo 
cioè  camminare  il  contatore  sul  tempo  medio,  mentre  gli  altri  j)en- 
doli  camminano  sul  sidereo  ;  cosicché  il  primo  perde  sugli  altri  un 
secondo  ogni  sei  minuti.  In  tal  guisa  indugiando  alcuni  minuti 
avanti  di  prendere  il  secondo  accordo,  si  può  fare  in  modo  che 
anche  (jueslo  sia  preso  in  un  istante  in  cui  le  battute  coincidano: 
ed  allora  in  vece  di  un  minuto  trascorso  si  sottrae  un  minuto  ed  un 
sesto  di  secondo,  in  vece  di  due  un  minuto  ed  un  terzo  di  secondo, 
in  vece  di  tre  un  minuto  e  mezzo  secondo,  e  cos'i  di  seguilo  :  laonde 
in  questo  modo  il  pendolo  a  tempo  medio  serve  a  misurare  le  fra- 
zioni del  tempo,  per  lo  slesso  principio  con  cui  il  nonio  misura  le 
frazioni  dello  spazio 

Reso  per  altro  insufficiente  l'uso  dei  conlaloi-i  per  T  amplia- 
zione  dell'Osservatorio,  il  nominalo  direttore  del  medesimo  pensò 


—     1)1 2     

d' imiiieitarc  all' oi^gello  del  succitato  confronto  un  telegrafo  elet- 
tro-iiiagnetico,  il  (luale  in  ciò  solo  differisce  dai  conosciuti,  che  la 
chiusura  e  1'  apertura  del  circuito  si  opera  non  dalla  mano  di  chi 
detta,  ma  dalla  caduta  e  dal  sollevamento  del  martelletto  dei  minuti 
mosso  dal  contatore.  L'  astronomo  che  vuol  prendere  1'  accordo 
fra  due  orologi  esistenti  in  due  divei-si  corpi  di  fabbrica  della  Spe- 
cola, si  reca  prima  nell'  uno,  mette  in  moto  il  contatore  facendolo 
andar  di  conserva  coH'orologio,  e  nota  il  tempo  di  (|uesto  all'istan- 
te che  il  mai'telletto  cade  per  chiudere  il  circuito.  Recatosi  indi  al- 
l'altro  corpo  di  fabbrica,  dopo  un  certo  numero  di  minuti  interi 
di  cui  tien  conto  col  suo  orologio  da  tasca,  osserva  il  tempo  del  se- 
condo orologio  nel  momento  in  cui,  essendosi  chiuso  il  circuito,  un 
ago  calamitato  che  prima  era  in  quiete  si  mette  istantaneamente 
in  moto.  Se  per  avventura  non  si  fosse  in  sulle  piime  ben  osservato 
im  tale  movimento,  si  può  attendere  il  secondo,  il  terzo,  il  quarto 
minuto,  al  principio  dei  quali  si  ripete  regolarmente  il  movimento. 

Siffatto  meccanismo,  aggiunge  l'oratore,  divenirgli  ora  partico- 
larmente necessario,  imperocché  avendo  compiuto  un  periodo  di  i8 
anni  di  osservazioni  giornaliere  della  luna,  già  tutte  calcolate,  para- 
gonate colle  tavole,  e  rese  pubbliche  colle  stampe,  le  quali  furono 
da  lui  cominciate  all' istrumento  dei  passaggi  di  Reichenbach,  e 
terminate  dai  signori  Kreil  e  Stambucbi  al  circolo  meridiano  di 
Scaorr,  vorrebbe  egli  ricominciare  un  secondo  periodo,  impiegan- 
dovi contemporaneamente  entrambi  gli  strumenti. 

Compita  tale  comunicazione  il  sig.  Olivieri  si  recò  ad  eseguire 
le  espeiienze  già  annunziate  dal  prof.  Majocchi  sulla  produzione 
degli  anelli  colorati  nelle  lamine  d'acciaio. 

Venne  poscia  il  barone  d'  Hombres  Firmas  a  leggere  un  suo 
scritto  sul  modo  di  riconoscere  appi'ossimativamente  in  prò  della 
statistica  i  climi  dei  vari  paesi,  senza  aver  riguardo  a  veruna  serie 
di  osservazioni  meteorologiche;  aj)poggiandosi  principalmente  sui 
dati  della  latitudine,  altezza  assoluta,  topografia,  e  vegetazione  spon- 
tanea del  paese  in  questione,  paragonati  con  quelli  delle  contrade 
vicine,  la  cui  temperatura  media  sia  stata  preventivamente  fissata  : 
pei  quali  mezzi  ha  egli  potuto  determinare  il  clima  del  Diparti- 
mento del  Gard. 

Piesentò  in  seguito  il  sig.  Mori  alcuni  cucchiaini  di  jilacfong  da 
esso  dorati  a  pila,  e  giudicati  dal  prof.  Matteucci  non  inferiori  ai 


—   5i3   — 
|)iii  belli  che  egli  abbia  mai  veduto  uscire  con  questo  mezzo  dalle 
fabbricbe  di  Paiii;!. 

Il  prof,  (liorgi,  sentendo  come  il  dott.  Mori  siasi  servito  nelle 
sue  dorature  del  processo  da  lui  e  dal  ])rof.  Puccetti  additato,  ne 
trae  motivo  per  dire  come  c^Vi  unitamente  al  prenominato  suo  col- 
lega abbia  notato  una  rimarchevole  dilTei-enza  fra  il  colore  dato 
alla  doratura  dalla  soluzione  aurica  ottenuta  colla  potassa  caustica, 
e  quello  che  gli  oggetti  prendono  usando  i  doppi  cianuri.  Offre  di 
fatto  il  j)i-iino  metodo  una  bella  doratura  simile  al  vernicila  mentre 
il  secondo  fa  prendere  al  pezzo  tla  dorarsi  un  colore  più  giallo,  e 
elle  più  si  approssima  al  colore  dell'oro  vergine.  Trae  quindi  par- 
tito dal  soggetto  in  questione  per  narrare  un  fatto  particolare  av- 
venutogli nella  doratura  di  una  coppa  di  argento,  dicendo:  come 
avendo  ])osto  nella  soluzione  aurica  ottenuta  col  secondo  processo 
la  indicata  coppa,  in  presenza  di  un  anodo  di  argento,  senza  inter- 
posizione di  alcun  diaframma  fra  questo  ed  il  catodo,  abbia  veduta 
quella,  sotto  1'  azione  della  corrente,  cambiare  alternativamente  il 
suo  colore,  prendendo  in  prima  una  bella  tinta  aurea,  poi  compa- 
rire il  bianco  argenteo,  e  cosi  successivamente  per  varie  volte. 
Non  trovando  nelle  condizioni  dell'  apparato,  ragione  di  credere 
che  lo  strato  d'  oro  già  depositato  venisse  poi  ad  esser  tolto,  credè 
potersi  rintracciar  la  causa  di  quel  cambiamento  di  colore,  in  un'al- 
ternativa sliatificazione  di  oro  e  di  argento  sulla  coppa,  venendo 
il  secondo  somministrato  alla  soluzione  per  la  salificazione  del- 
l' anodo.  E  Io  confortò  in  questa  sua  opinione  1'  osservare  che  non 
più  si  riprodusse  il  fenomeno,  quando  all'  anodo  di  argento  ne  so- 
stituì uno  di  oro. 

Dopo  di  ciò  il  prof.  .Mattcucci  si  fece  a  comunicare  alla  Sezione 
i  principali  risultamenti  di  un  suo  lavoro  sulla  produzione  deW  elet- 
tricità i'oltdica.  Consistono  essi  nell' aver  dimostrato  coll'esperienza, 
che  la  combinazione  chimica  dei  metalloidi  cloro,  bromo,  iodio  ec. 
coi  metalli,  non  è  accompagnata  da  elettricità.  Ha  potuto  egli,  in  ap- 
parecchio convenevolmente  disposto,  agire  col  cloro,  iodio,  bromo 
sul  metallo  elettro-positivo  d'  una  coppia,  e  disciogliere  notevoli 
quantità  di  detto  metallo,  senza  ottenere  dalla  coppia  una  corrente 
capace  d'  effetti  elettro-chimici.  Da  ciò  conclude  il  prof.  Matteucci 
che  la  corrente  elettrica  si  svolge  da  una  coppia  voltaica,  allorché, 
per  l'aflinilà  chimica,  od  uno  o  meglio  ambedue  gli  elementi  della 


—  5i4  — 
coiìpiu  stessa  lencloiio  a  conibinai-si  coi  chic  clcmeiili  ilcUa  conil)!- 
nn/.iime  li(|iiiila  clie  è  il  conduUore  di  seconda  classe.  Ne  deriva 
(|uiii(li  la  coppia  più  altiva  esser  (|iiolla,  i  due  elementi  della  (piale 
liaiiiu)  arfinilà  pei  due  elementi  della  combinazione  li(piitla  inter- 
posta. Lna  pila  di  perossido  di  piombo  e  di  zinco  clie  agisce  sul- 
l'acido idrocloiico, soddisfa  a  queste  due  condizioni:  l'ossigeno  del 
perossido  si  combina  all'idrogeno  dell'acido  idroclorico,  il  cui  cloro 
si  unisce  allo  zinco. 

Descrisse  egli  inoltre  una  sua  esperienza,  nella  quale  lo  sviluppo 
della  corrente  avviene  per  1'  affinità  chimica  limitata  al  polo  nega- 
tivo della  i>ila,  e  quindi  operante  suU'  idrogeno  del  li(|uido.  Se  s' im- 
meige  nell'acido  idroclorico  puro  una  pila  fatta  di  un  filo  d'oro 
saldato  a  una  lastra  di  platino  coperta  di  perossido  di  piombo,  si 
vede  l'oro  disciolto  dal  cloro  La  corrente  in  questo  caso  si  genera 
dall'  affinità  dell'idrogeno  dell'acido  coU'ossigeno  del  perossido:  il 
cloro  hbero  è  trasportato  dalla  corrente  sull'oro  e  vi  si  combina. 

Inferisce  da  ciò  il  prof.  Matteucci  che  la  formola  generale  della 
teoria  elettro-chimica  della  pila  è  la  seguente  :  la  corrente  elettrica 
si  sviluppa,  allorché  per  1'  affinità  i  due  elementi  d'  una  combina- 
zione sono  resi  liberi  e  appariscono  coi  loro  stati  elettrici,  quali  li 
supponiamo  nelle  decomposizioni  elettro-chimiche.  L'ossigeno  è 
elettro-negativo,  l' idrogeno  elettro-positivo.  Perciò  ragionando  nel- 
r  ipotesi  d'  un  fluido  solo,  la  direzione  della  corrente  sviluppala 
dall'  azione  chimica  è  quella  che  prende  l'elemento  elettro-positivo 
della  combinazione  scomposta  :  nel  caso  ordinario  questa  direzione 
è  quella  dell'idrogeno. 

Già  trascorsa  l'ora  dell'ultima  adunanza  della  Sezione,  dopo 
brevi  ed  ai)plaudite  parole  di  ringraziamento  e  di  congedo  dirette 
dal  Presidente  all'assemblea,  venne  essa  disciolta. 

Visto  —  //  Presidente  l'rof.  cav.  Gaetano  Giorgim 

ÌProf.  G.  M.  Lavagna 
Prof.  Luigi  Giorgi 


ATTI    VERBALI 


DELLA    SEZ10^E    DI    MEDICINA 


65 


DEL    GIORNO     iG    SETTEMBRE 


Il  l'i«'sidente  cav.  Carlo  Speranza  apre  la  seduta  con  le  seguenti 
parole  : 

«  Grazie  all'amore,  che  S.  A.  R.  l' Infante  Don  Carlo  Lodovico 
nutre  per  ogni  maniera  di  studi,  e  specialmente  per  le  scienze  na- 
turali, i  nostri  voti  sono  esauditi.  Questa  città  la  (piale  fino  da  tempi 
remoti  ebbe  scuole,  accademie  e  molti  uomini  illustri  nelle  scienze,  e 
che  in  oggi  pure  vanta  una  Reale  Accademia  delle  scienze  :  una  Reale 
Accademia  dei  Filomati  :  un  Liceo  dove  sono  riunite  le  cattedre-,  i 
gabinetti  delle  scienze,  ed  affidate  a  professori  distinti  per  sapere  e 
per  insegnamento,  è  divenula  in  quest'anno  la  sede  della  quinta  unio- 
ne scientifica  italiana.  Per  la  (piai  cosa  io  riguardo,  chiarissimi  Col- 
leglli, ([uesto  giorno  per  l'epoca  la  piìi  felice  della  mia  vita,  in  quanto 
che  vi  degnaste  di  pronuiovermi  a  Presidente  delia  vostra  Sezione. 
\  eramente  di  tanto  onore,  di  tanta  distinzione  compartitami  al  co- 
spetto di  (piesto  fiorente  Ateneo,  anzi  di  tutta  Italia,  ho  ben  d'onde 
essere  lieto  e  superbo.  Se  non  che  ultimo  fra  tanti  illustri  Colleghi, 
fra  mediche  celebrità,  che  l' Italia  e  le  straniere  nazioni  ammirano 
e  stimano,  ben  comprendo  che  superiore  alle  mie  forze  è  1'  ardua 
impresa  di  cui  avete  voluto  onorarmi.  Ma  d'altronde  mi  conforta 
il  vostro  nome,  la  vostra  presenza,  la  (piale  spandendo  sovra  di  me 
un  raggio  di  benefica  luce  m' infonde  nuova  vita,  nuovo  vigore,  e 
mi  rende  superiore  a  me  stesso.  Frattanto  per  l'onore,  di  cui  foste 
verso  di  me  cotanto  generosi,  quante  più  posso,  grazie  vi  rendo,  ed 
indelebile  fino  alla  tomba  ne  serbeW)  grata  ricordanza. 

Niente  più  contribuisce  al  progresso  delle  scienze,  diceva  un 
moderno  scrittore,  (pianto  le  riunioni  scientifiche  nazionali  com- 
poste dei  cultori  delle  scienze  fisiciie,  matematiche,  mediche,  e  na- 


—    5i8    — 

liliali,  ili  mia  o  ili  altra  iiazÌDiif.  Le  quali  per  non  avere  setle 
fissa,  diconsi  anche  nomadi,  con  raccogliersi  una  volta  per  anno 
<ira  in  questa  ora  in  (piella  città.  Mediante  simili  riunioni,  uomini 
di  tulle  le  scienze,  per  nazioni  e  per  paese  diversi,  venendo  insieme 
ravvicinali,  trovano  il  modo  piìi  facile  per  l'arsi  reciprocamente  uli- 
li  importanti  communicazioni  :  per  sciogliere  dubbi  :  per  proporre 
nuove  investigazioni,  e  per  discutere  intoriiu  argomenti  clieabl)iso- 
gnaiio  luttora  di  spiegazioni.  Quivi  uomini,  che  non  sonosi  mai 
scontrati,  e  che  forse  non  si  vedrebbero  giammai,  si  conoscono,  si 
stimano,  si  communicano  pensieri,  opere,  dubbi;  si  spogliano  delle 
illusioni,  e  si  affezionano  a  vicenda  li  uni  cogli  altri.  Inoltre  con 
siffatto  genere  di  rotazione  scientifica,  1'  attività  individuale,  lungi 
dal  concentrarsi  in  un  solo  punto,  si  diffonde  in  ciascim  luogo,  do- 
ve viene  stabilito  il  Congresso.  Per  cui  la  forza  della  intelligenza,  la 
luce  dello  spirito,  propagandosi  al  pari  dell'  elettricismo,  produce 
scintille  di  genio,  crea  mirabili  composti  intellettuali,  dissipa  chi- 
mere, errori,  a  vantaggio  delle  scienze. 

Di  (juanta  utilità  siano  siffatte  riunioni  scientifiche  ai  cultori 
dell'arte  salutare,  ben  facilmente  si  comprende.  Anzi  i  medici  ita- 
liani avevano  in  questi  tempi  bisogno  di  unirsi  e  di  conversare  in- 
sieme, onde  dar  fine  alle  questioni  dalle  t|uali  per  diverso  opinare 
sistematico  trovasi  agitata  l' arte  la  più  utile,  la  più  bella,  che 
conserva  cioè  la  vita  degli  uomini.  E  l'esito  non  poteva  meglio 
corrispondere  ai  comuni  desiderj.  Poiché  col  favore  delle  nostre 
adunanze  medici  rispettabili  per  fama  per  sapere,  emuli  fra  loro 
per  diverso  sentire,  prestandosi  1'  un  1'  altro  benevolo  1'  orecchio  e 
la  mente,  hanno  stabilito  fra  di  essi  quella  vicendevole  armonia  che 
da  prima  non  esisteva.  E  quali  vantaggi  non  ha  ritratto  dalle  no- 
stre adunanze  la  scienza,  e  l'  arte  salutare  !  I  discorsi,  le  discussioni 
tenutesi  nei  Congressi  di  Pisa,  di  Torino,  di  Firenze,  di  Padova  in- 
torno i  diversi  rami  delle  mediche  scienze,  ed  i  risiiltamenti  che  ne 
furono  la  conseguenza,  provano  che  infruttuose  non  riuscirono  per 
la  scienza  e  per  1'  arte  le  nostre  adunanze.  Che  se  taluno  ha  giudi- 
cato di  poco  o  d' inutile  profitto  i  nostri  discorsi,  le  nostre  discus- 
sioni, comecché  soverchiamente  sislemaliclie,  ben  di\ersamente  av- 
venne in  molti  casi;  ed  i  Giornali  scientifici  italiani  e  stranieri  hanno 
applaudito  ai  nostri  lavori,  alle  nostre  discussioni.  Le  cose  nascono 
bambine,  e  non  diventano  adulte  e  virili  se  non  collo  studio  e  col 


-  5.9  - 
Icmpo.  K  la  utopia  nelle  imiaiie  cose  non  è,  per  sei'virini  di  un  con- 
cello del  noslio  dolio  l'residenle  f;eneiale,  che  un  inj^anno,  un  so- 
^no,  o  l'effello  della  novità  di  sistemi.  Contuttociò  parmi  di  potere 
con  (jualclie  fondamento  asserire,  clie  appena  cominciala  la  prima 
adiMian/.a  in  Pisa  divenne  ben  tosto  virile  per  opera  del  rello  j;iu- 
(ii/io  italiano,  con  avere  trattato  e  discusso  quanto  altri  stranieri 
l'orse  non  fecero  durante  un  numero  maggiore  di  riunioni  e  di  anni. 
Dall' esservi.  Colleglli  chiarissimi,  insieme  radunati  in  (|uesto 
asilo  del  sapere  per  leggere  memorie,  osservazioni  e  falli,  per  muo- 
vere duhhi,  per  discutere  intorno  i  diversi  rami  delle  mediche  scien- 
ze, avete  ben  d'onde  accendervi  il  petto,  richiamando,  come  anche 
sotto  questo  cielo  non  mancarono  uomini  i  quali  sonosi  distinti 
nelle  medesime.  Quivi  liorirono  un  giorno  Teodorico  Borgognoni 
medico  di  alta  fama;  Simone  Simoni  scrittore  di  molle  opere  me- 
diche; Francesco  Fiorentini  anteriore  al  grande  Morgagni  nella  de- 
scrizione dei  corpi  glandulai'i  e  dei  vasi  linfatici  ;  Sebastiano  Pissini 
cui  dobbiamo  interessanti  nozioni  intorno  il  diabete;  Pietro Tabar- 
rani  sommo  per  se,  e  di  molto  aiuto  al  Mascagni  nel  lavoro  dei  vasi 
linfatici;  Pietro  Paoli  celebre  nella  litotomia  ;  Gregorio  Marcucci 
sommo  nelle  chirurgiche  operazioni;  e  fra  i  recenti  scrittori  .Nicola 
Barbanlini  autore  d' interessanti  opere  mediche  originali  ;  e  Giacomo 
Franceschi  noto  per  molle  produzioni  e  pel  clinico  insegnamento 
nella  via  dell'  osservazione  e  dell'  esperienza.  Se  non  che  giova  ri- 
flettere e  convenire,  che  le  nostre  adunanze,  piuttosto  che  un'  Ac- 
cademia deliberante,  sono  esercitazioni  intorno  i  diversi  rami  della 
Medicina.  Per  cui  non  consiste  soltanto  lo  scopo  della  nostra  riu- 
nione nel  leggere  memorie,  osservazioni  e  fatti,  ma  ben  anco  nel- 
l'annunziare  nuove  dottrine,  nel  promuoverle  se  buone,  nell'esporre 
(juesiti,  nel  chiedere  schiarimenti,  nel  discutere  sui  diversi  argo- 
menti, nel  presentare  nuovi  fatti,  nel  modificare,  correggere,  o  con- 
fermare quelli  già  noti.  E  tutto  ciò  rinunciando,  come  saggiamente 
a  noi  tutti  diceva  il  nostro  chiariss.  Presidente  generale,  alle  inutili 
questioni,  e  collo  scopo  soltanto  di  favorire  il  progi'csso  delle  scienze. 
(k)n  siffatti  principj,e  colla  mente  accesa  di  nobile  emulazione,  ac- 
cingetevi. Colleghi  chiarissimi,  alia  lettura  dei  vostri  lavori,  osser- 
\ azioni  e  falli:  ma  siano  fatti  veri,  integri,  genuini,  dai  ([uali  sol- 
tanto, piuttosto  che  tlalle  sistematiche  «jucstioni  la  scienza  e  l'arie 
salutare  possono  ritrarre  utile  sicuro  profitto.  .Ma  nel  racconto,  nella 


esposizione  dei  iiieilesiiui  siate  brevi,  o  presentatene  piiilloslo  ini 
estratto  succoso,  onde  lasciare  libero  e  più  vasto  il  campo  alle  di- 
scussioni. ^elle  quali  alla  diversità  di  opinione  contrapponete  la  si- 
cui'a  la  freilda  ragione  :  alle  rivalità,  alle  antipatie,  l'amore  per  la  Me- 
dicina, r  alibraccio  fraterno  e  la  vicendevole  affezione.  Tale  si  è 
r  unica  via  per  contribuire  al  progresso  delle  mediche  scienze,  e 
per  consctruire  vantasnioso  frutto  dalle  nostre  adunanze.  I  medici 
nazionali  istrutti  dalle  vostre  scicnlificbe  esercitazioni  faranno  plau- 
so ai  vostri  lavori  alle  vostre  produzioni  :  e  gli  stranieri  avranno 
ben  d'onde  essere  persuasi,  die  in  noi  pure  suona  magico  il  nome 
di  patrio  Congresso  scientifico  ;  clie  molti  focolari  di  medica  intel- 
ligenza ardono  sparsi  nella  nostra  bella  penisola,  e  che  non  minore 
in  noi  tutti  è  1'  entusiasmo  per  accelerare  1'  avanzamento  e  la  dif- 
fusione delle  mediche  scienze. 

^el^onorevole  incarico,  ed  alle  mie  forze  di  gran  lunga  superio- 
re, che  avete  voluto.  Colleghi  chiarissimi,  affidarmi,  ho  ben  d'onde 
trarre  utile  istruzione  dalle  vostre  scientifiche  esercitazioni.  Per  cui 
anche  da  questo  lato,  aggradite,  vi  prego,  i  sentimenti  della  mia  sin- 
cera riconoscenza.  Ed  in  quanto  appartiene  al  disimpegno  delle  fun- 
zioni di  cui  mi  avete  onorato,  non  ometterò  di  riunire  tutte  le  forze 
del  mio  spirito  ad  oggetto  di  cooperare  al  migliore  andamento  delle 
nostre  adunanze,  e  di  meritarmi,  se  non  1'  approvazione,  almeno  la 
vostra  indulgenza  ». 

Dopo  la  lettura  del  discorso  il  Presidente  stabiliva  circa  l'ordi- 
ne delle  adunanze  che  nella  prima  ora  di  queste  sarebber.  fatte  le 
letture  di  brevi  Memorie,  di  Estratti,  e  Note;  che  la  seconda  ora  sa- 
rebbe dedicata  alle  discussioni.  Annunziava  in  ultimo  aver  eletto  a 
^'ice-P^esidente  della  Sezione  di  Medicina  il  cav.  Salvatore  de  Renzi, 
ed  a  Segretari  i  tloltori  Antonio  Salvagnoli  e  Gii'olamo  Cloni;  a 
Vice-Presidente  della  Sotto-Sezione  di  Chirurgia  il  |M'of.  Carlo  Bur- 
ci,  ed  a  Segretario  il  dottore  Giuseppe  Secondi. 

Venivan  dopo  di  ciò  presentale  alla  Sezione  come  offerte  in  do- 
no dai  rcspcttivi  autori  le  seguenti  opere: 

Intorno  alla  Meilicina  Ippocratica  ed  allo  spirito  di  essa  conser- 
tatosi sempre  in  ludia.  Del  cai',  de  Renzi. 

Sopra  alcuni  effetti  delle  Risaie.  Lettera  del  marchese  Antonio 
Mazzarosa. 

Sulle  prigioni  e  sul  sistema  penitenziario,  Del  conte  Petitti. 


—    Sai    — 

Inoltre  veniva  falla  Icltura  del  pi'oi^i-ainnia  di  concorso  della  So- 
cielà  medico-cliinirgica  di  Torino  reialivo  al  farcino  ed  alla  morva. 

Leggeva  quindi  il  cav.  Trompeo  1'  eslralto  d'  una  sua  Memoria 
sulla  lel>i)ra,  nella  quale,  dopo  aver  dichiarato  clie  questa  terribile 
malattia  tuttora  esiste  in  Europa  e  specialmente  nella  Contea  di 
Mzza,  che  si  propaga  per  1'  atto  generativo  di  padre  in  figlio,  e  per 
toccamenlo  di  persone  e  di  robe,  manifestava  esser  d'opinione  clie 
ad  estinguerne  il  seminio  dovessero  riaprirsi  gli  Ospedali  dei  leb- 
brosi o  Lehbrusvrie,  j)er  accogliervi  e  curarvi  gì'  individui  affetti  da 
così  grave  e  schifosa  infermità.  Dopo  la  lettura  lo  stesso  cav.  Trom- 
peo faceva  circolare  alcuni  disegni  ove  erano  delineati  vari  casi  di 
elefantiasi  e  di  lebbra. 

Il  cav.  Griffa,  chiesta  ed  ottenuta  la  parola,  annunziava  in  ap- 
presso, che  un  anonimo  deponendo  nelle  mani  del  Presidente  una 
carta  di  obbligazione  di  lire  italiane  3oo,  le  assegnava  in  premio  da 
conferirsi,  a  giudizio  della  Sezione  di  Medicina  del  settimo  Con- 
gresso delli  scienziati  italiani,  all'  autore  della  migliore  Memo- 
l'ia  Sulld  lebbra  in  Italia  e  sul  modo  /liii  efficace  di  prevenirla  e 
di  curarla. 

Accolta  favorevolmente  dalla  intera  Sezione  di  Medicina  la  of- 
ferta esibita  per  mezzo  del  cav.  Griffa,  il  de  Renzi  si  faceva  a  pro- 
porre che  venisse  redatto  un  programma,  nel  quale  fossero  formu- 
late le  condizioni  colle  quali  sarebbe  per  essere  aggiudicato  il  pre- 
mio ;  e  mostrava  desiderio  che  i  concorrenti  si  occupassero  spe- 
cialmente a  distinguere  dalla  lebbra  vera  quelle  malattie  della  pelle 
le  quali  possono  con  essa  lebbra  esser  confuse,  ed  a  stabilire  gli 
elementi  per  un  diagnostico  differenziale  di  tal  malattia. 

La  redazione  di  questo  programma  veniva  dal  Presidente  affi- 
data ad  una  Commissione,  composta  dei  signori  cavalieri  Griffa  e 
Trompeo,  prof.  Paolo  ^'olpi,  dott.  Carlo  ,\mpclio  Calderini. 

Il  dott.  Costa,  prendendo  la  parola  sulla  lettura  del  cav.  Trom- 
peo, confermava  (pianto  era  stato  da  questo  asserito  sulla  trasmissi- 
bilità della  lebbra,  adducendo  gli  esempi  di  non  poche  famiglie  ili 
Varazze  nella  riviera  occidentale  di  Genova,  nelle  quali  tal  malattia 
si  conserva  ereditaria  da  molte  generazioni  per  particolar  cura  delle 
famiglie  stesse  diretta  a  confermare  nel  loro  seno  <[uesta  infermità, 
onde  continuare  a  godere  un  sussidio  mensuale  assegnato  loro  da 
pie  Congregazioni. 


Il  de  Renzi  riferiva  quindi  che  dal  dolt.  Roussel  di  Parij;i,  in  una 
comunicazione  sulla  pellagra  indirizzata  all'  Accademia  delle  scien- 
ze, erano  stali  riinpi'overati  i  modici  italiani  di  non  aver  bastante- 
mente studiata  ipiesta  malattia  che  domina  in  vari  luoghi  d' Ita- 
lia; e  proponeva  che  i  medici  italiani  volessero  continuare  ad  oc- 
cuparsi di  questo  soggetto  nel  futuro  Congresso,  siccome  uno  fra 
(|uelli  che  più  interessano  il  nostro  paese,  ed  a  mostrare  ad  un 
tempo  che  agli  sludi  utili  non  son  mai  venute  meno  le  forze  dei 
medici  italiani. 

Il  Corioli,  il  Griffa,  ed  il  Calderini,  dopo  di  ciò  che  era  stato 
detto  d;d  de  Renzi  dichiaravano  ingiusti  i  rimproveri  del  dott.  Rous- 
sel, e  citavano  molte  opere  e  molli  scrittorijtaliani  che  avevan  trat- 
tato della  pellagra. 

Il  de  Renzi,  prendendo  nuovamente  la  parola,  narrava  la  istoria 
d'  un  caso  di  lebbra  in  un  pescatore,  che  contratto  il  malore  sulle 
coste  di  Barberia  veniva  sottoposto  alla  cura  arsenicale  per  due 
mesi,  trascorsi  i  quali  moriva  improvvisamente;  ed  aggiungeva,  che 
per  la  sezione  del  cadavere  eransi  ritrovati  i  polmoni  rijiieni  di  tu- 
bercoli allo  stato  di  crudità,  mentre  non  si  eran  mai  manifestati  sin- 
tomi di  lesione  degli  organi  respiratorj  durante  la  vita  dell'infermo. 

Il  doft.  Thaon  dalla  cura  di  (juesto  lebjjroso  prendeva  occasio- 
ne a  manifestare  alcune  sue  idee,  non  favorevoli  all'  uso  dell'acido 
arsenioso  nella  cura  delle  febbri  intermittenti,  ed  invitava  la  Sezio- 
ne di  3Iedicina  a  voler  discutere  soj)ra  «jueslo  importante  subietto 
di  Terapeutica  in  un  momento,  nel  quale  ed  in  Francia  e  nel  Pie- 
monte r  uso  dell'  arsenico,  come  succedaneo  alla  china  ed  alle  sue 
preparazioni,  veniva  nuovamente  raccomandato,  e  per  la  grande  ef- 
ficacia e  pel  tenue  jirezzo.  Il  Presidente  a  ciò  aggiungeva  che,  sic- 
come ora,  cosi  altra  volta  era  sialo  vantato  l'uso  dell'arsenico  nel- 
la cura  delle  febbri  intermittenti  e  di  molle  altre  malattie  febbrili 
ancora;  ed  aderendo  alla  proposizione  del  dott.  Thaon,  nella  fidu- 
cia che  di  somma  utilità  riuscir  potesse  all'  umanità  ed  alla  Medi- 
cina quel  che  fosse  per  risultare  da  una  discussione  agitata  su  tal 
soggetto  da  tanti  illusili  cultori  dell'  arte  salutare,  assegnava  il  gior- 
no di  mercoledì  ao  settembre  per  trattare  questo  argomento. 

Il  prof.  Giannelli  faceva  allora  picsente  alla  Sezione,  che  esso 
pure  avrebbe  data  comunicazione  di  alcuni  suoi  lavori  spettanti  al 
veneficio  per  arsenico,  e  il  Presidente  soggiungeva  che  il  lavoro  del 


—   5a3   — 
prof,  riiannelli  concernendo   un  argomenlo  tossicologico  sarebbe 
stato  trattato  successivamente. 

Il  iloti.  Iiircbctti,  tornando  a  parlale  sul  programma  relativo 
alli  studi  della  lebbra,  esternava  il  desiderio  die  venissero  invitati  i 
medici  italiani  ad  inviare  al  Congresso  clic  sarà  tenuto  in  Milano, 
le  istorie  dei  casi  di  lebbra  tla  ciascun  di  loro  singolai'mente  os- 
servate, per  giovare  agli  sludi  di  quelli  che  volessero  concorrere  al 
premio  proposto  per  mezzo  del  cav.  Griffa. 

Rispondeva  a  ciò  il  prof.  Regnoli  non  potersi  sperare  clic  clii 
avesse  raccolto  dei  materiali  fosse  disposto  a  cederli  altrui  ;  d'  al- 
tronde a  metterli  alla  portata  di  ogni  medico  esser  sufficiente  la 
stampa.  Alla  prima  di  fiueste  proposizioni  replicava  il  dott.  Tiir- 
clielli,  confidare  egli  che  l' invito  diretto  ai  medici  da  un  corpo 
così  rispettabile,  come  quello  dei  medici  riuniti  a  Congresso,  sareb- 
l)e  per  produrre  buon  effetto. 

11  Presidente  proponeva  che  di  questo  desiderio  esternato  dal 
dott.  Turcbetti  se  ne  facesse  conto  dalla  Commissione  incaricata 
della  redazione  del  programma  sulla  lebbra. 

11  prof.  Pacini  faceva  in  appresso  istanza  al  Presidente  onde  alla 
Sotto-Sezione  di  Chirurgia  fossero  messi  in  discussione  i  quesiti 
chirurgici  già  proposti  al  Congresso  di  Padova.  A  ciò  il  Presidente 
annuiva,  ed  il  Vice-Presidente  prof.  Carlo  Burci  soggiungeva  esser 
per  aderire  alla  istanza  del  prof.  Pacini. 

Il  cav.  de  Renzi,  valutando  i  vantaggi  che  deriverebbero  dal  si- 
stema di  discutere  nei  Congressi  i  quesiti  appositamente  stabiliti  in 
antecedenza,  muoveva  istanza  al  Presidente  perchè  egli  volesse  de- 
gnarsi d' invitare  il  Consiglio  dei  Presidenti  a  stabilire,  che  in  ap- 
presso nella  prima  settimana  dei  Congressi  dovessero  essere  messi 
in  discussione  esclusivamente  i  quesiti  proposti  nell'  anno  prece- 
dente; che  nella  seconda  fosse  dato  campo  ai  liberi  studi  di  ognu- 
no dei  membri  del  Congresso;  aggiungeva  inoltre  sembrargli  con- 
veniente lo  stabilire,  che  fra  i  quesiti  da  proporsi  si  prescegliessero 
(|uelli  che  possono  interessare  più  specialmente  la  .Medicina  ita- 
liana. Dojjo  di  che  il  dott.  Copello  proponeva  che  la  scelta  dei 
quesiti  in  ordine  alla  proposizione  del  cav.  de  Renzi  venisse  af- 
fidata ad  una  Commissione  speciale. 

Il  cav.  de  Renzi,  presa  nuovamente  la  parola,  tratteneva  la  Riu- 
nione con  un  suo  discorso  sopra  la  Vaccinazione.  In  questo  egli 

66 


—  524  — 
esjìoneva  come  per  essere  nei  vaccinali  comj)arse  alcune  malattie, 
si  era  andato  dicendo  essersi  queste  sviluppate  per  l' insiiuiazione 
di  qualclie  principio,  avvenuta  nella  inoculazione  del  virus  vac- 
cino, e  ciò  con  non  lieve  detrimento  dell'opinione  in  cui  debbe 
essere  temila  la  vaccina  ;  diceva  particolarmente  di  un  gran  numero 
di  fanciulli  del  distretto  di  Nola,  i  (piali,  alcun  tempo  dopo  essere 
stati  vaccinali,  avendo  sofferto  l'eruzione  delle  afte,  furono  dal 
volgo,  e  <[ucl  che  è  peggio  ancora  da  qualche  medico,  giudicali  af- 
fetti da  un  vizio  sifilitico  in  essi  introdotto  colla  inoculazione  del 
vaccino,  del  qual  vizio  erano  ritenute  le  afte  medesime  per  una  non 
equivoca  manifestazione;  per  gì' interessi  poi  della  Scienza  medica, 
e  linalmcute  per  far  lacere  (piesle  vociferazioni  conti'o  una  pratica 
oggi  quasi  universalmente  seguita  con  fiducia,  il  cav.  de  Renzi  slesso 
avvertiva  che  sarebbe  per  riuscire  della  massima  utilità  la  discus- 
sione ed  il  volo  della  Sezione  di  Medicina  su  questo  importante 
soggetto,  della  trasmissibilità  di  alcune  malattie  colla  vaccinazione. 

La  discussione  intanto  si  apriva,  e  primieramente  si  trattava,  se 
dalla  inoculazione  del  virus  vaccino,  trailo  da  soggetti  scrofolosi, 
potesse  temersi  la  diffusione  del  vizio  scrofoloso.  A  questa  que- 
stione prendevan  parie  il  cav.  de  Renzi,  il  doti.  Parola,  ed  il  pro- 
fessore Regnoli. 

Il  cav.  de  Renzi  faceva  in  primo  luogo  osservare,  che  la  diffu- 
sione della  scrofola  per  l' inoculazione  del  virus  vaccino  tratto  da 
individui  scrofolosi  sembravagli  non  potesse  venire  ammessa,  da 
che,  non  essendovi  alcun  esempio  di  trasmissione  della  malattia 
scrofolosa  per  i  contatti  di  ogni  genere  cogli  scrofolosi,  questa  ma- 
lattia è  generalmente  e  ragionevolmente  ritenuta  per  non  conta- 
giosa, e  sembra  f[uiiidi  impossil)ile  che  di  un  male  non  contagioso 
facciasi  veicolo  la  vaccina.  Ritornando  sul  fallo  già  citalo  dei  fan- 
ciulli di  Nola  avvertiva,  avere  egli  presa  cognizione  minuta  di  tutte 
le  particolarità  relative  a  (piella  eruzione  di  afte,  ed  essersi  accei-- 
lato:  1."  che  il  bambino  da  cui  fu  tratto  il  vaccino  era  perfetta- 
mente sano:  2.°  che  delle  afte  ebbero  a  soffrire  molti  fanciulli  non 
vaccinali,  mentre  molti  vaccinali  ne  andarono  esenti.  Passava  (juindi 
ad  aggiunger  valore  alla  sopracnunciata  sua  opinione,  referendo 
l'osservazione  di  una  inoculazione  di  vaccina  tratta  da  un  indivi- 
duo affetto  da  rogna;  la  quale  inoculazione,  mentre  era  seguila  dal 
corso  regolare  del  benigno  esantema  nei  due  fanciulli  in  cui  essa 


—   525  — 
era  siala  praticata,  non  clava  in  essi  luogo  allo  sviluppo  della  scab- 
bia, da  cui  rimaneva  attaccalo  1'  inf)culat()re  niedcsinio. 

Il  doli.  Parola  cilava  pure  dei  l'alti  identici  a  ([uest'  ultimo  rife- 
rito, e  diniostranti  die  alle  inoculazioni  del  vainolo  vaccino,  tratto 
ancora  da  individui  a(Telli  da  malattie  esantcmaticlie  e  contagiose 
della  |)elle,  succede  solamenle  lo  sxiluppo  dell'esantema  vaccinico, 
non  proj)agandosi  in  conto  alcuno  le  malattie  da  cui  son  compresi 
coloro  die  somministrano  la  materia  per  l'inoculazione. 

Il  cav.  Regnoli  esprimeva  alcuni  duiihi  sulla  innocuilà  delle  ino- 
culazioni eseguile  con  vaccina  tratta  da  individui  affetti  da  scrofola, 
ed  il  cav.  de  Renzi  rispondeva  citando  i  fatti  di  moltissimi  fanciul- 
li \acciuali  con  virus  tratto  da  soggetti  scrofolosi,  senza  clie  in  al- 
cuni di  essi  avesse  avuto  luogo  lo  svilupjio  della  malattia  scrofolare. 

Il  cav.  Regnoli  credeva  potesse  essere  utile  a  questa  questione 
il  tleterminare,  se  rpielli  che  lian  già  sofferto  il  vainolo  arabo,  sono 
più  o  meno  facilmente  sottoposti  alla  scrofola. 

Il  cav.  Adorno  rivolgendosi  al  cav.  de  Renzi  lo  richiedeva  della 
sua  opinione  sulla  pratica  della  rivaccinazione,  e  questi  replicava 
la  rivaccinazione  non  esser  seguita  da  verun  pericolo;  riuscire  as- 
sai facilmente  ;  essersi  osservato  l'esantema  pei'  l'ivaccinazione  per- 
fino in  fanciulli,  nei  quali  già  da  otto  giorni  era  in  corso  il  vaiuolo 
di  una  prima  vaccinazione;  aver  egli  veduto  svilupparsi  le  bolle  vac- 
cinali per  le  rivaccinazioni  eseguite  in  individui  di  ogni  età,  dalla 
pili  tenei'a  infanzia  fino  alla  virilità;  non  poter  però  convenire  che 
dalla  riuscita  della  rivaccinazione  sia  provato  esser  negli  organismi 
rinnla  l'attitudine  a  contrarre  il  vaiuolo  arabo  ;  doversi  circa  lo  sta- 
bilire la  necessità  e  1'  utilità  della  rivaccinazione  procedere  con 
somma  prudenza,  per  non  precludersi  una  via  col  riprovarla,  per 
non  soggettarsi  ad  un  bisogno  non  reale  col  favorirla. 

Il  Presidente  richiamava  come  nell'armata  del  Re  di  Prussia,  ed 
in  altri  Stati  della  Gei-inania,  siasi  praticata  la  rivaccinazione;  indi  il 
dott.  Anipelio  Calderini,  in  replica  ad  una  interpellazione  del  Pre- 
sidente, diceva  che  il  doti.  Fontanelti,  e  molti  medici  di  Milano, 
avevan  pure  favorevole  opinione  per  questa  pratica. 

Il  dott.  Secondi,  esposte  alcune  sue  idee  favorevoli  alla  rivacci- 
nazione, citava  per  confortarle  gli  esempi  di  alcuni  Governi  della 
(Germania  che  ne  hanno  ordinata  la  pratica,  e  le  osservaz.ioni  pro- 
prie fatte  in  Lombardia. 


—    5j.G    — 

il  (lutt.  Turchelli  ed  il  cav.  Griffa  parlavano  contro  alla  rivac- 
cinazione; il  primo  dicendo  non  essere  abliastanza  chiari  e  diffusi 
i  fatti  raccolti  circa  fiiiesta  pratica;  il  secondo  citando  il  fatto  au- 
tenticissimo, e  da  lui  stesso  osservato,  di  cinquecento  individui 
vaccinati,  sui  quali  in  quarantadue  anni  di  tempo  non  ebbe  da  ve- 
dersi nissuno  affetto  da  vaiuolo  arabo.  Il  cav.de  Renzi  chiudeva 
finalmente  la  discussione  in  quell'  adunanza,  riei)ilogando  quanto 
aveva  detto  sulla  rivaccinazione,  e  dichiarando  esser  dcssa  non  ne- 
cessaria, non  nociva,  consigliabile  solamente  nel  caso  di  epide- 
mia vaiuolosa. 

N'iste  —  //  Presidente  Ca\ .  Carlo  Speranza 

.  l  Dott.  Antonio  Salv agnoli 

^  Dott.  (iIROLAMO  (-.IONI 


A  D  l  N  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    i8    SETTEMBRE 
«©e* 


iielto  dal  dnlt.  Cioni,  ed  approvato  l'atto  della  seduta  precedente, 
Cu  comunicata  una  lettera  del  dott.  Pistelli  di  Camaiore,  con  la  (pia- 
le acconijìajjnando  una  sua  Memoria  sulle  Risaie  dello  Stato  luc- 
chese domandava  che  fosse  nominata  una  Commissione  per  esa- 
minare la  ÌMemoria  inviata,  e  la  interessantissima  questione  della 
nocuità  o  innocuità  delle  Risaie  in  generale. 

Il  Presidente  accogliendo  la  domanda  si  faceva  a  rappresentare 
che  la  questione  verrehhe  meglio  discussa  ove  una  Commissione 
di  agronomi  si  riunisse  a  quella  dei  medici  ;  il  perchè  si  j)ro- 
poneva  di  farne  la  relativa  pi-oposizione  al  Presidente  della  Sezio- 
ne di  Agronomia. 

Sono  donati  alla  Sezione  i  seguenti  opuscoli  : 

Biografia  elei  più  illustri  Medici  e  Chirurghi  lucchesi.  Del  dottore 
Attilio  Menicucci. 

Delle  malattie  vaiuoloidi .  Del  dott.  Sernmohi. 

Sulla  origine  del  calore  dei  twenti.  Del  suddetto. 

Sulle  ^'icende  del  vaccino.  Del  dott.  Cima. 

Sulla  differenza  fra  V  encefalite  e  V idrocefalo  acuto.  Del  dottore 
Lodovico  Mauthner. 

Il  Presidente  nomina  una  Commissione  composta  dei  professori, 
Tessandori,  ^'olpi,  Cerioli,  Corticelli  e  Garresi,  per  esaminare  le  cin- 
que Memorie  inviate  al  Congresso,  concorrendo  al  premio  propo- 
sto dal  prof.  Mazzoni  sull'azione  della  Segale  cornuta. 

Invitato  il  dott.  Brunetta  a  leggere  la  Memoria  sulla  Vaccinazio- 
ne, ha  esposto  essere  stata  sua  opinione  che  il  virus  vaccino  avesse 
azione  preservativa  temjioraria,  ma  che  essendo  (piasi  persuaso  del 
contrario  dietro  una  conferenza  tenuta  col  de  Renzi,  si  astiene  per 
ora  da  qualunque  giudizio  su  questo  argomento. 


—  rriiH  — 
Il  (Ioli.  Kiholi  (hi  iillnioii  informazioni  sullo  straordinario  svi- 
luppo di  un  fanciullo,  del  (piale  fece  parola  nel  Congresso  di  Pado- 
va, niauifeslando  rincroniento  successivo,  e  le  |)arlicolaril;i  presen- 
tate dal  lato  della  vilà.islinti\a,  morale,  od  intellettiva,  con  i  mezzi 
di  educazione  adojierati;  spiegando  con  ragioni  frenologiche  lo  s|)i- 
rito  d' imitazione  tanto  svilujipato  in  quel  meraviglioso  fanciullo, 
del  (piale  lia  prescnlalo  il  rilrallo  con  le  misure  delle  varie  parti 
del  suo  corpo.  Il  Presidente  dichiara  fpiesto  fatto  meritevole  di  mol- 
ta considerazione. 

11  dott.  Maiithner  di  ^"icnna  annunzia  aver  egli  potuto  eseguire 
numerose  osservazioni  sui  bambini,  (piai  Direttore  di  uno  Spedale 
speciale  dell'  infanzia  in  ^  icnna,  dal  resultato  delle  (piali  osserva- 
zioni ha  determinato  la  diagnosi  differenziale  fra  l'encefalitide  e 
l'idrocefalo  acuto  dei  bambini  ;  due  malattie  che  egli  dice  essersi 
finora  confuse,  e  clic  conviene  trattare  con  diversi  metodi  curativi. 
Invitato  il  cav.  de  Renzi  dal  Presidente  a  fare  le  sue  considera- 
zioni in  proposito,  ha  soggiunto,  che  i  medici  italiani  non  vanno 
così  facilmente  soggetti  a  questi  errori  di  diagnosi,  e  che  sempre 
hanno  differenziato  1'  encefalitide  dall'  idrocefalo  acuto.  E  poiché 
il  medico  tedesco  è  ricco  di  estese  osservazioni,  lo  pregava  volesse 
indicare  le  condizioni  etiologiche  e  patologiche  che  contribuiscono  a 
rendere  l' idrocefalo  infantile  cos'i  fre(piente  nei  climi  del  Nord,  e  so- 
prattutto facesse  conoscere  se  la  collezione  sierosa  nei  ventricoli 
del  cervello  potesse  esser  l'effetto  di  una  encefalite  o  meningite.  Il 
dott.  Mauthner  si  è  limitato  a  rispondere  che  sollecitamente  sarà  pub- 
blicata una  sua  opera  nella  quale  si  troverà  la  replica  ai  fatti  quesiti. 
Il  prof.  Volpi,  domandato  ed  ottenuto  il  permesso  di  riaprire  la 
discussione  intorno  alla  rivaccinazione,  ha  detto  che  la  disposizione 
a  contrarre  i  contagi  non  «"'  ugnale  in  tutti  gli  uomini,  e  subisce 
anche  la  influenza  dell'  età,  quindi  alcuni  esser  insuscettivi  a  con- 
trarre certi  contagi  per  tutta  la  vita,  ed  altri  esserlo  solamente  per 
una  parte  di  (piesta;  e  la  scoperta  del  vaccino  essendo  recente,  non 
ancora  potersi  risolvere  definitivamente  la  questione  della  costanza 
della  modificazione  preservatrice  del  vainolo,  indotta  dalla  vaccina- 
zione; mentre  per  lo  contrario  essendosi  osservalo  il  vainolo  dal 
settimo  secolo  in  Kuropa,  si  è  potuto  esattamente  stabilire  le  leggi 
della  sua  diffusione,  e  (pielle  per  le  (piali  chi  lo  ha  sofferto  rimane 
più  lungamente  incolume  di  (piello  che  ha  subito  la  vaccinazione. 


—    5a9    — 

Il  doti.  Morello  di  Palermo  osserva  non  poleisi  il  vainolo  ed  il 
vaccino  ci>n('ondL'i'e  con  i  vari  contagi  ;  aver  (juclli  una  specialilà 
elle  gli  distingue  dagli  altri,  e  (jiiindi  non  valere  le  ragioni  del  pro- 
fessor NOlpi  per  infirmare  la  forza  j)rescrvalrice  del  vaccino;  e  con- 
ferma (jiiesta  sua  asserzione  con  l'autorità  del  dott.  Sedillot  seniore, 
il  (piale  ha  recentemente  provato  che  le  eruzif)ni  sopravvenute  ai 
vaccinali  si  sono  impropriamente  confuse  col  vaiuolo,  dal  quale  es- 
senzialmente differiscono. 

Il  prof.  Volpi  replicava  citando  un  passo  del  Borsieri,  il  quale 
dimostra  che  anche  avanti  la  scoperta  della  vaccinazione  eransi 
osservate  le  varietà  del  vaiuolo,  e  che  in  conseguenza  le  moderne 
distinzioni  delle  varie  eruzioni  vaiuoliformi  sono  indipendenti  dalle 
modificazioni  indotte  nell'  umano  organisnif)  dalla  vaccinazione,  e 
son  comparse  e  compariscono  in  tutti  i  tempi. 

Al  che  il  cav.  de  Renzi  sogt;iungeva,  giuste  essere  le  osservazioni 
<lel  prof,  ^'olpi  intorno  alle  modificazioni  prodotte  dalle  diverse 
predisposizioni,  e  trovare  ragionevole  la  sua  prudenza  di  rimeltere 
ai  futuri  la  soluzione  di  alcune  delle  tante  questioni  intorno  alle 
quali  si  affaticano  i  contemporanei;  nondimeno  opina  che  la  que- 
stione della  facoltà  preservatrice  del  vaccino  possa  dirsi  ormai  ri- 
soluta definitivamente  dopo  4o  anni  di  osservazioni.  Né  valgono  ad 
infu'marla  i  fatti  fin  ora  raccolti  di  sopravvenienza  di  vaiuolo  ai  vac- 
cinati, dicendo  che  sia  errore  logico  invocare  la  parte  per  distrug- 
gere il  tutto.  Dichiara  poi  non  poter  convenire  intorno  ciò  che 
espone  Sedillot,  il  ipiale  pretende  provare  che  le  eruzioni  osservate 
nei  vaccinati  non  siano  slate  giannnai  vaiuolo.  Il  medico  ha  il  do- 
vere di  chiarire  non  di  negare  i  falli,  e  questi  casi  di  sopravve- 
nienza hen  costatati  nulla  provano  contro  la  facoltà  preservativa 
della  vaccina.  D'  altra  parte  non  potersi  affatto  negare  che  si  veg- 
gano nei  vaccinati  alcune  eruzioni  non  descritte  né  da  I5oi-sieri  né 
da  altri  antichi  medici;  le  quali  si  possono  ragionevolmente  attri- 
huire  alle  modificazioni  indotte  dalla  vaccinazione  nell'  organismo, 
in  maniera  che  le  manifestazioni  esterne  del  contagio  vaiuoloso  ap- 
pariscono più  miti  ed  innocenti. 

Il  dott.  Parola  cita  il  fatto  della  fiera  epidemia  di  vaiuolo  nella 
Provincia  di  Cuneo,  ove  niun  vaccinato  si  vide  attaccato  dal  vaiuolo, 
il  <(uale  uccise  un  grandissimo  numerf»  di  non  vaccinati,  osservan- 
dosi soltanto  nei  vaccinati  il  vaiuolo  modificalo,  ed  il  ravaglione. 


—   53o   — 

11  (Idtt.  (]ima  ricorda  al  Congresso  aver  egli  già  da  io  anni  rac- 
colto diverse  osservazioni  sopra  epidemie  di  vainolo  studiate  in  vari 
luoglii  di  Europa  e  soprattutto  in  Lombardia  ;  dalie  f|uali  risulta- 
va, che  il  vaccino  degenera  col  tempo,  che  un  solo  innesto  non 
basta  ad  estinguere  la  suscettibilità  a  contrarre  il  vainolo,  e  che  la 
virtù  preservatrice  del  vaccino  si  affievolisce  col  progresso  degli  anni. 

11  cav.  de  Renzi  prendendo  la  parola  ha  detto,  che  senza  man- 
care della  dovuta  fiducia  nelle  osservazioni  fatte  dal  dott.  Cima, 
queste  essere  contradette  da  numerose  osservazioni  di  altra  natura, 
da  molti  medici  raccolte,  e  spesso  da  lui  medesimo  verificate.  Quan- 
do i  fatti  si  veggono  isolatamente,  e  solo  in  un  dato  periodo  di  tempo, 
possono  dar  luogo  a  conseguenze  contradittorie.  Le  conclusioni  del 
dott.  Cima  contengono  precisamente  canoni  opposti  a  quelli,  che 
fatti  più  numerosi,  più  costanti,  più  svariati,  confermati  dal  con- 
senso quasi  universale  dei  medici,  hanno  stabilito:  esser  finalmente 
tempo  di  non  rivocare  più  in  discussione  questi  principj  sanzionati 
dagli  anni  e  dall'  universale  consentimento  ;  né  convenire  minima- 
mente dir  parola  che  possa  screditare  nella  pubblica  opinione  uno 
dei  più  maravigliosi  trovati  della  Medicina,  che  la  scienza  consiglia 
di  sostenere  apertamente  senza  dubbi  e  senza  riserve  a  vantaggio 
dell'  umanità. 

Dopo  di  che  l'adunanza  fu  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza 


/  Segretari  < 


Dott.  Antomo  Salvagnoli 
Dott.  Girolamo  Cigni 


ADUNANZA 

DEL    GIORNO    19    SETTEMBRE 

»;ì)e« 


Xjtlto  dal  Segretario  doli.  Salvagiioli  il  rapporto  della  precedente 
adunanza,  ed  a[)proval(),  venivan  presentale  le  seguenti  opere,  in- 
viate in  dono  dai  respeltivi  autori,  alla  Sezione  di  Medicina. 

Studio  di  alcune  circostanze  nelle  quali  il  medico  deve  essere  po- 
co o  nulla  operoso.  Del  dott.  lYaniins. 

Osservazione  II."  sopra  una  poliposa  vegetazione  organizzata,  e 
^■ii'ente  ritrovata  nelV orecchietta  sinistra  del  cuore.  Del  doti.  Rigacci. 

Esame  di  un  giudizio  dato  intorno  ad  alcuni  fatti  rclati^'i  (d  sol- 
fato di  chinina,  e  nuoi'i  esperimenti  sul  medesimo.  Del  dott.  Desiderio. 

Il  Presidente  in  appresso  annunziava  aver  prese  le  necessarie 
disposizioni  d'accordo  col  Presidente  della  Sezione  d' Agronomia, 
perchè  gli  studi  sulla  questione  delle  risaie  venissero  affidali  ad 
una  Commissione  composta  di  medici  e  di  agronomi,  e  nominava 
membri  della  Commissione  per  la  parte  medica  i  signori,  Speranza, 
(iiiffa,  Trompeo,  Cerioli,  Capsoni,  Linoli,  Salvagnoli,  Taddei. 

Il  cav.  Trompeo,  domandato  il  permesso  di  tornare  sulla  que- 
stione della  vaccinazione,  aggiungeva  brevemente  a  quanto  era  stato 
detto  nelle  precedenti  adunanze,  che  essendo  ormai  sufficientemente 
dimostralo  che  (juelli  nei  quali  il  vaccino  ha  corso  regolarmente  i 
suoi  stadi,  non  sono  andati  soggetti  al  vaiuolo,  la  pratica  della  rivac- 
cinazione vuole  essere  considerata  siccome  inutile;  che  insistendo 
in  questa  pratica  si  può  somministrare  un'arme  ai  detrattoi'i  dcl- 
1  efficacia  della  vaccina;  finalmente  che  ad  ottenere  i  miglioi'i  ef- 
fetti dalla  vaccina  sarebbe  ottimo  provvedimento  l'attingere  di  fre- 
(|uenle  il  virus  vaccino  dalla  vacca,  evitandosi  con  tal  mezzo  e  di 
mantenere  in  corso  un  vaccino  che  può  non  esser  di  tutta  la  do- 
\ula  «'flicacia,  ed  altri  incoM\enienli. 

67 


—    53a    — 

Leggeva  (|iiiii(li  il  proC.  (.'.eiioli  sopra  alcuni  venni  trovali  nelle 
jnistole  conduenti  del  vainolo,  e  si  mostrava  fautore  dell'  opinione 
(Iella  ijenci-azione  equivoca. 

Il  cav.  de  Renzi,  presa  la  jiarola  su  questa  lettura,  faceva  ossei'- 
vare  che  il  fatto  narrato  potrebbe  essere  citato  a  favore  della  opi- 
nione sostenuta  dal  prof.  Cerioli,  quando  le  larve  da  esso  vedute 
fossero  state  descritte  minutamente,  (piando  fossero  loi-o  slati  asse- 
gnati tutti  i  caratteri  entomologici,  j)ei  (piali  si  fosse  potuto  con 
ogni  certezza  escludere  che  le  larve  stesse  non  appartenevano  ad 
insetti  già  conosciuti  ;  avvertiva  inoltre,  in  simili  studi  doversi  o 
conservare  il  disegno  della  larva,  o  accumulare  il  massimo  numero 
dei  caratteri  pei  (piali  si  distinguono  (jiiesti  esseri,  acciocché  le  os- 
servazioni non  rimangano  incomplete,  o  inutili  per  la  Scienza. 

Il  cav.  Griffa  leggeva  dipoi  al«une  considerazioni  sullo  sciri-o  e 
sul  cancro,  malattie  che  egli  credeva  dover  dichiarare  per  le  più  in- 
fauste della  Medicina,  come  quelle  contro  le  quali  sono  venuti  meno 
tutti  i  presidj,  tutte  le  cure  dell'arte  da  Ippocrate  ad  Haneman  e 
Preistniz.  Non  contento  dei  resultati  degli  sludi  fatti  fino  a' nostri 
tempi  sopra  questo  stato  morboso  dagli  antichi  e  dai  moderni,  dai 
nazionali  e  dagli  stranieri,  persuaso  che  i  nomi  nuovi  introdotti  in 
queste  materie  servono  solo  a  velare  una  vecchia  ignoranza,  dopo 
aver  confutate  le  conclusioni  di  una  Memoria  del  sig.  (Àirticclli  sullo 
scirro  e  sul  cancro,  rammentava  aver  esso  fin  dal  passato  Con- 
gresso scientifico  di  Padova  proposto  come  subietto  a  nuove  in- 
dagini la  ricerca  della  patogenia  e  della  terapeutica  dello  scirro  e 
del  cancro,  ed  or  di  bel  nuovo  tornando  su  tal  soggetto,  aggiungeva 
aver  esso  stabilito  un  premio  di  Lire  5oo  italiane,  da  conferirsi  a 
ipiegli  che  nel  futuro  Congresso  scientifico  da  tenersi  in  Milano 
risolverà  o  metterà  in  chiaro  il  quesito  seguente. 

—  Determinare  (piai  sia  la  natura  di  quel  processo  morboso 
per  cui  un  organo  si  fa  scirroso,  poi  canceroso  ;  quali  ne  sono  le 
cause  occasionali  e  predisponenti,  sì  interne  che  esterne  ;  quale  ne 
sia  la  sede,  r  andamento,  gli  esili,  le  successioni  morbose;  quale  il 
metodo  curativo  che  la  ragion  patologica  e  l'esperienza  abbiano 
mostrato  il  più  adattato  in  cpialsivoglia  epoca  e  circostanza  della 
malattia;  quali  gli  effetti  che  se  ne  possono  attendere  prima  di  ri- 
correre agli  estremi  soccorsi  chirurgici  — . 


—   533  — 

Ed  in  aggiiiiitcì  a  questo  quesito  accenuava  come  egli  avrel)I)e 
desideralo  clic  si  tenesse  pui'  conto  dei  casi  pratici,  nei  quali  fosse 
aunniiiistialo  iuteruainentc  l' iodio,  e  le'sue  combinazioni  colla  po- 
tassa e  colla  soda,  unito  alla  segale  cornuta,  e  fossero  applicati 
esternamente  il  cataplasma  di  farina  di  segale  cornuta,  e  di  lo- 
glio tenuiU'iilo. 

La  Sezione  accoglieva  favorevolmente  la  proposizione  del  ca- 
valiei-  Criffa. 

II  dolt.  Tiiaon  chiedeva  (piindi  la  parola,  e  dopo  aver  fatto 
plauso  al  modo  col  tpiale  il  cav.  Griffa  aveva  inteso  a  promuovere 
gli  sludi  sullo  scirro  e  sul  cancro,  esternava  la  sua  meraviglia  per 
non  essere  slato  in  conto  alcuno  da  lui  rannnenlato,  mentie  esso  era 
slato  il  j)rimo  nei  Congressi  scientifici  a  parlare  di  un  metodo  cura- 
tivo, e  di  un  rimedio  per  quelle  infermità;  a  raccoglier  fatti  di  gua- 
rigioni, ed  a  proporre  un  premio  per  clii  più  si  avanzasse  in  sif- 
fatti studi. 

Da  ciò  prendeva  occasione  il  cav.  Regnoli  per  dichiarare  alla 
Sezione,  essere  egli  d'  opinione  che  allo  scirro  ed  al  cancro  non  si 
reca  nessun  giovamento  coi  j)i{i  svariati  mezzi  teiapeulici;  la  sua 
statistica  dare  per  resultalo,  sopra  1^6  maiali  di  scirro  e  cancro  ope- 
rali colla  asportazione,  appena  20  sopravvissuti  al  di  là  di  3  anni  ; 
dalla  sua  pratica  esser  confermato  sempre  più  nella  persuasione, 
che  l'operazione  chirurgica  islessa  è  una  cura  palliativa. 

Il  cav.  Griffa,  chiesta  ed  ollcnula  la  parola  per  replicare  al  dol- 
tore  Thaon,  manifestava  l'intenzione  che  egli  aveva  avuta  di  tener 
parola  della  cura  da  lui  proposta;  da  ciò  peraltro  diceva  essersi  uni- 
camente astenuto  per  esser  venuto  a  sua  cognizione,  che  non  sem- 
pre felici  furono  i  resultati  della  cura  risolutiva.  .\  ciò  replicava  il 
dolt.  Thaon  aver  avuto  dei  casi  sinistri,  e  di  questi  averne  già  reso 
conto  al  Congresso  di  Torino;  esser  però  in  grado  di  mostrare  a 
chiun(|ue,  ed  allo  stesso  sig.  prof.  cav.  Regnoli,  delle  fenmiine,  che 
giudicate  da  persone  dell'arte  affette  da  scirro  alla  mammella,  dopo 
essersi  assoggettale  al  suo  metodo,  erano  jierfellamcnte  guarite. 
A  lai  punto  della  questione  il  doti.  Turchelli  rillettendo  che  lo  scir- 
ro ed  il  cancro,  lungi  dall'  esser  malattie  puramente  locali,  hanno 
radici  |)rofonde  nell'organismo,  credeva  di  potere  slahilire  la  neces- 
silà  di  non  dover  curare  <|ui'lli  siali  morbosi  o  colla  sola  asporta- 


—   53/,    — 
zione,  o  colla  cura  iiilerna  soltanto,  ina  si  hene  di  dover  soccori'ero 
la  terapeutica  chirurgica  colle  cure  o  trattamenti  iiiii\ersali. 

Il  cav.  Regnoli,  in  aggiunta  a  (|uaiito  aveva  dello  precedente- 
mente, esponeva  clie  egli  pure  nei  primi  tempi  del  suo  esercizit) 
pratico  della  Chirurgia  aveva  sperato  nelle  risoluzioni  degli  scirri 
e  dei  cancri  ;  che  egli  pure  le  aveva  tentate,  ma  che  una  lunga  espe- 
rienza lo  aveva  distolto  da  questa  prima  opinione,  e  che  egli  si  era 
convinto  che  i  medicamenti  in  ogni  tempo  provati,  e  da  lui  stesso 
sperimentati,  non  avevano  recato  alcim  sollievo  agi'  infermi  ;  che 
in  fine  la  cura  risolvente  valeva  soltanto  a  trattenere  dalle  recidive 
nei  casi,  nei  quali  una  parte  scirrosa  (osse  stata  asportala  con  la 
operazione  chirurgica. 

11  prof.  Burci  deduceva  a  cognizione  della  Sezione  medica,  che 
una  simile  (jnestione  era  stata  agitata  ancora  alla  Società  medico- 
fisica  fiorentina,  nella  (piale,  mentre  non  era  accolta  favorevolmente 
la  opinione  della  guarigione  degli  scirri  per  risoluzione,  si  ammet- 
teva, secondo  aveva  proposto  il  prof.  Zannetti,  che  a  giovare  a  tal 
questione  facesse  d' uopo  osservare,  se  veramente  la  risoluzione 
del  tumore  scirroso  si  verificava  in  quelli  individui  nei  quali  (juesto 
stato  morboso  si  fosse  manifestato  per  recidiva,  e  dopo  che  colla 
operazione  chirurgica  fosse  stato  estratto  un  qualche  tumore,  e  ri- 
conosciuto di  natura  scirrosa  per  tutti  i  caratteri  che  dalla  Anato- 
mia patologica  sono  stati  stabiliti. 

Il  prof.  Centofanti,  dopo  aver  espresso  il  suo  sentimento  a  quan- 
to avevan  detto  precedentemente  i  professori  Regnoli  e  Burci,  ren- 
deva noto  che  nella  sua  pratica,  sopra  sessanta  individui  affetti  da 
scirro  e  assoggettali  all' asportazione,  egli  aveva  osservato  che  cin- 
quantanove ricadevano  nuovamente  nella  stessa  malattia. 

Il  cav.  Griffa  manifestava  l'opinione  che  la  cura  dello  scino 
non  possa  in  altro  modo  effettuarsi  che  empiricamente  ;  ed  adduce- 
va  in  prova  di  ciò  i  casi  riferiti  dal  Tanchou,  e  specialmente  l'attuale 
stato  delle  cognizioni  che  la  .Aledicina  possiede  su  tal  malattia. 

Il  prof.  Facini  nella  questione  che  agilavasi  mostrava  per  qual 
ragione  secondo  lui  la  risoluzione  degli  scirri  era  da  taluni  am- 
messa ;  esaminava  i  casi  che  sogliono  essere  citali  a  comprovare 
(|uesle  risoluzioni,  e  faceva  in  c[ucsti  osservare  quanto  difficile  fosse 
lo  stabilire  con  certezza  la  natura  scirrosa  del  male;  e  di  (piesta 


—   535   — 

ilifTicoltà  ailducpva  vari  esempi  da  Ini  medesimo  osservali  essendo 
a  sliidiu  sulto  il  Dupuvli'eii.  .\vveiliva  inoltre,  die  l'espellazione,  cui 
si  va  necessariamente  incontro  allorché  in  caso  di  scirro  si  tenta 
la  cura  esterna  o  interna  risolutiva,  è  molto  da  temersi;  clie  men- 
tre si  differisce  1'  effettuazione  dell'  asportazione  può  succedere  il 
passa<;gio  dello  scirro  allo  stalo  di  cancro,  e  perdersi  jjerciò  l'oppor- 
tunità ad  intraprendere  l'operazione  chirurgica  con  esito  favorevole. 

11  cav.de  Renzi,  dopo  aver  fatto  considerare  che  questa  que- 
stione risguardava  a  varie  cose,  dichiarava  ammettere  possibile  a 
compiersi  per  le  forze  della  natura  la  risoluzione  dello  scirro  ;  non 
esservi  diritto  in  alcuno  a  negare  i  fatti,  e  disprezzare  del  tutto 
chi  reca  rimedi,  e  cerca  esemjii  di  guarigione;  non  stimar  però 
conveniente  che  la  .Sezione  medica  di  lui  Congresso  si  trattenes- 
se, neir  agitare  una  (lueslione  sul  fatto,  da  riserbarsi  piuttosto  a 
(|ualche  Accademia. 

Il  Presidente  conchiudeva  (ìnalmente  pregando  i  membri  della 
.Sezione  di  Medicina  a  continuare  i  loro  studi  su  questo  soggetto, 
ed  a  portarne  i  frutti  al  Congresso  di  Milano. 

Doj)o  di  ciò  il  dott.  Brunetta  riferiva  di  aver  trovato  alcuni  veinii 
ascaridi  in  un  tumore  molle,  fluttuante,  sviluppatosi  presso  il  cubito 
in  un  individuo  già  stato  affetto  da  vizio  sifilitico  ;  e  sul  caso  non 
comune  chiedeva  venisse  a  rivolgersi  l'attenzione  della  Sezione. 

Il  cav.  de  Renzi  faceva  osservare  che  in  simili  casi  debbonsi  fare 
minute  e  rigorose  ricerche;  che  in  quello  del  dott.  Drimetla  sareb- 
be stato  meglio  descrivere  il  verme  ed  assegnarli  tutti  i  caratteri 
colle  regole  della  elmintologia,  che  denominarlo  dalla  semplice  aj)- 
parenza.  \eniva  (piindi  incominciala  la  lettui-a  delle  conclusioni 
di  un  lavoro  anatomico  sull'  asse  cerebro-spinale  del  sig.  dott.  de 
Meis,  la  quale,  per  esser  l'ora  tarda,  veniva  interrotta  e  limessa  alla 
futura  tornata. 

Dopo  di  ciò  l'adunanza  si  sciolse. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza 


ÌDoll.  Antonio  Salvagnoli 
Dott.  Girolamo  Cioni 


ADl\AXZA 

DEL   GIORNO    20    SETTEMBRE 


oC 


oe<^ 


iiello  dal  Segretario  Cloni,  ed  approvalo  1'  atto  della  precedente 
adunanza,  il  Presidente  nomina  il  prof.  Tessandori  Presidente  della 
Connnissione  incaricata  di  conferire  il  premio  del  prof.  Mazzoni,  e 
Segretario  il  dolt.  Carlo  Ainpelio  Calderini. 

Sono  state  offerte  in  dono  alla  Sezione  le  seguenti  opere. 

Lettera  sulla  dottrina  del  rinnovamento  dell'  antica  maniera  di 
considerare  le  malattie  dette  veneree.  Del  doti.  G.  B.  li  ranetta. 

Ballettino  dell'  Accademia  degli  Aspiranti  naturalisti.  Anno  pri- 
mo; quinto  della  sua  fondazione . 

Sulla  cura  dello  scirro.  Del  dolt.  Tliaon. 

Suir  emorragie  interne  dell'utero  indipendenti  dalla  gravidanza. 
Cenno  teorico-pratico  di  Michele  Borgialli. 

Trattato  delle  malattie  dei  denti.  Del  prof  .  Luca  Fattori. 

Lente  epatopatie  curabili  col  mercurio.  Breve  saggio  di  Michele 
Borgialli. 

Patogenia  dell' idrope .  Del  suddetto. 

Nuovi  elementi  fisio-patologici  di  Medicina  eclettica.  Del  dottore 
Niccolò   Celle. 

Storia  di  una  pneuniatosi.  Del  dolt.  Udoardo  Tarchetti. 

Il  conte  Porro  deposita  sid  banco  della  Presidenza  il  rapporto 
della  Commissione  nominata  a  Padova  per  esani inai-e  la  (piestione 
delle  carceri  penitenziarie,  e  domanda  clie  ne  sia  fatta  pubblica  leltm-a. 

Il  conte  Petitti  membro  della  nominata  Commissione  espone  che 
non  essendosi  trovalo  pienamente  concoi'de  con  gli  altri  colleghi, 
ha  creduto  di  pubblicare  le  ragioni  ])er  le  quali  ha  dissentilo  da 
quelli  ;  e  domanda  che  sia  distribuita  la  sua  Memoria  già  pubblica- 
la, e  sia  esaminata  dalla  Sezione. 


—  537   — 

Dopo  alcune  osservazioni  del  cav.  de  Renzi,  e  del  dott.  Calde- 
lini,  il  l*residcnle  rinvia  al  di  23  futuro  la  determinazione  di  ciò  ciie 
deve  farsi  sopra  tjuesto  soggetto. 

Il  cav.  de  Renzi  prosegue  la  lettura  della  Memoria  del  dott.  de 
Meis  di  Napoli,  intorno  all'  asse  cercbro-sj)inaIe,  ed  alla  sua  appli- 
cazione nella  diagnosi  delle  malattie  nervose. 

Il  dott.  Salvagnoli  legge  quindi  alcune  sue  osservazioni  confor- 
tate dai  fatti  statistici,  dai  (]uali  resulta  clie  nelle  Maremme  toscane, 
dove  le  intermittenti  sono  in  gran  numero,  vedesi  per  l'opposto 
assai  rara  la  tisi  polmonaie  e  la  scrofola;  sopra  8i,83i  individui 
ammalati  in  tre  anni,  soli  loo  se  ne  contano  affetti  da  lisi  polmo- 
nare e  lo/i  da  scrofola;  appoggia  ancora  le  sue  osservazioni  sopra 
l'atti  l'accolti  e  pubblicati  da  scrittori  francesi.  Egli  senza  nascon- 
dersi i  riflessi  statistici  che  voglionsi  tener  presenti  nel  risolvere  la 
(|uestione,  ritenendo  che  esista  un  antagonismo  fisiologico  fra  il  fe- 
gato ed  i  polmoni,  opina  che  possa  esser  rara  la  tisi  ove  dominano 
le  febbri  intermittenti;  imperocché  la  mal' aria  fino  dai  primi  gior- 
ni della  vita  portando  la  sua  azione  su'  visceri  dell'  addome,  questi 
ben  presto  per  un  aumento  di  vitalità  ac(|uistano  un  insolito  volu- 
me e  divengono  ipertrofici.  Tale  aumento  di  vita  addominale  impe- 
disce che  si  aumenti  (juella  dei  polmoni,  e  che  questi  si  facciano 
facilmente  sede  della  malattia  detta  tisi.  Trova  nella  rarità  della 
scrofola  nelle  Maremme  un'altra  ragione  per  spiegare  la  rarità  del- 
la tisi  in  quelle  regioni,  opinando  che  fra  le  due  malattie  vi  sie- 
no  legami  grandissimi. 

In  fine  indica  la  straordinaria  mortalità  dei  bambini  dalla  nasci- 
ta fino  ai  5  anni  come  un'altra  potente  causa  della  raiità  dell'ac- 
cennata malattia:  in  fatti  sopra  a  loo  morti  nella  Maremma  56  ap- 
partengono a  (|uclla  età. 

Quindi  il  dott.  Linoli  legge  una  sua  osservazione  sul  tleliihim  tre- 
niens.  Dice  che  per  tre  volte  ha  curato  felicemente  questa  malattia 
con  gli  antiflogistici,  e  che  altra  volta  amministrati  improvvidamen- 
te ad  un  suo  anunalato  i  liquori  spiritosi,  questi  morì  :  dopo  averne 
esposta  la  necroscopia  parla  di  due  altri  casi  nei  quali  giovò  il  vi- 
no e  r  oppio,  e  ne  trae  argomento  per  concludere  doversi  questa 
malattia  a  seconda  delle  circostanze  curare  ora  col  tartaro  stibiato 
e  col  lauro  ceraso,  ora  con  i  li(|uori  e  con  l'oppio. 


—  :,Mi  — 

Aperta  la  discussione  sulle  fatte  letture,  il  cav.  de  Renzi  il  primo  si 
l'aceva  ad  osscivare  sulla  nota  ilei  dott.  Salvagnoli  che  questi  abbia 
annuM/iato  non  solo  ini  fallo,  ina  anche  lo  ragioni  fisiologiche  e  pa- 
tologiche  che  ne  mostrano  la  probabilità,  lencnilo  giusto  conto  di 
un  mezzo  per  rettificare  la  statistica:  egli  vorrebbe  che  nel  giudica- 
re di  tali  fenomeni  si  avesse  presente,  come  ha  fallo  il  doli.  Salva- 
gnoli, che  nei  luoghi  paludosi  scarso  è  il  numero  di  coloro  che  ar- 
ii\a  alla  pubertà,  età  propria  allo  sviluppo  della  tisi  polmonare,  e 
(juindi  le  proporzioni  fatte  con  i  morti  non  debbansi  ritenere  per 
iufallil)ili;  che  il  numero  delle  malattie  acute  essendo  eccedente,  i 
rapporti  della  tisi  con  l'altre  malattie  non  trovansi  in  pari  circo- 
stanze con  i  luoghi  sani;  che  la  lisi  avendo  un  periodo  di  delite- 
sceuza,  coloro  nei  quali  il  processo  tubercolare  è  incipiente  ma  non 
ancor  manifesto  possono  più  facilmente  andar  soggetti  alle  inter- 
mittenti, e  rimanerne  vittime,  senza  farsi  tcmj)o  al  compiuto  sviluppo 
della  tisi.  Osserva  in  fine  che  fa  d'  uopo  riguardar  sempre  con  una 
certa  circospezione  le  ricerche  statistiche  di  alcuni  medici  viaggia- 
tori, provando  ciò  con  1'  esempio  delle  assertive  del  sig.  Tournè  ci- 
tato dal  Salvagnoli,  e  dice  che  quel  medico  francese  avea  presentato 
un  erroneo  prospetto  statistico,  che  fu  rettificato  dal  medico  de  Ren- 
zi nei  Giornali  di  Napoli  e  di  Francia. 

Il  cav.  Griffa  approvando  le  riflessioni  del  de  Renzi  crede  tutta- 
via ragionevole  la  rarità  della  tisi  nelle  Maremme,  dependendo  que- 
sta, secondo  il  suo  parere,  da  una  lenta  polmonite,  e  contenendosi  a 
parer  suo  nell'  arie  malsane  una  maggior  quantità  di  gas  azoto,  o 
di  gas  acido  carbonico,!  quali  per  le  loro  facoltà  anti-eccitanli  gio- 
vano a  non  fare  sviluppare  la  tisi  polmonare. 

11  doli.  Rinaud  dice  che  nella  Clinica  di  Pisa  hanno  osservalo 
fatti  adatti  a  [)rovare  che  la  lisi  sia  frecpienle  nei  luoghi  di  mal  aria. 
\1  che  il  Salvagnoli  osserva  che  i  fatti  di  Pisa  non  possono  nul- 
la provare  per  ciò  che  avviene  degli  abitanti  permanenti  nelle  .Ma- 
remme. Il  dott.  Turchetli  quindi  cita  i  fatti  del  Broussais  favore- 
voli all'  opinione  del  Salvagnoli,  ma  soggiunge  che  sianvi  altri  fatti 
contrari,  ed  egli  stesso  non  aver  verificato  l' indicato  antagonismo 
nelle  paludi  di  Fucecchio  e  di  Bientina. 

Il  doli.  Cioni  riflette  che  si  può  obiettare  al  dott.  Salvagnoli  che 
la  popolazione  delle  Maremme  non  è  tutta  permanente,  poiché  in 


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gran  parte  emigra  in  un  tempo  dell'anno,  e  coloro  nei  quali  si  svi- 
hi|)])a  la  lisi  ccrtaniente  non  ritornano;  al  che  il  Salvagnoli  rispon- 
de die  se  nella  nota  mm  ha  accennala  ([uesta  distinzione,  nelle  sue 
osservazioni  ne  ha  tenuto  conto,  e  le  cifre  citate  riguardano  i  soli 
abitanti  permanenti,  poiché  la  statistica  delle  IVIarcmme  distingue  la 
popolazione  avventizia  sì  estiva  che  iemale  dalia  pei'inanente. 

Il  prof.  Manfrè  consiilera  che  da  un  aforismo  ij)|)ocralico,  e  dal- 
l'esperienza,  abbiamo  come  la  tisi  suole  svolgersi  fra  i  diciotto  ed 
i  trentacintjue  anni  della  vita,  e  poiché  nelle  Maremme  il  maggior 
numero  trapassa  prima  di  (|uesto  tempo,  manca  la  op|)oi-lunità  ad 
osservarsi  la  lisi.  Al  che  il  dott.  Salvagnoli  replica  non  aver  trascu- 
rata questa  osservazione;  e  legge  di  nuovo  una  parte  della  sua  nota, 
ove  è  accennata  la  straordinaria  mortalità  dei  bambini  dalla  nascita 
ai  cinque  anni  come  una  causa  della  rarità  della  tisi. 

E  dubitandosi  dal  doti.  Morello  che  possa  essere  utile  alla  Scien- 
za una  tal  questione,  il  cav.  Griffa  ed  il  cav.  de  Renzi  rispondono  in- 
teressar grandemente  per  la  profilassi  della  tisi.  Per  lo  che  il  dottor 
Sancasciani  dichiarando  essere  le  osservazioni  del  dott.  Salvagnoli 
interessantissime,  proponeva  che  questo  tema  si  tornasse  a  discutere 
.iìl  futuro  Congresso. 

Dopo  ciò  il  cav.  Presidente  apre  la  discussione  intorno  all'uso 
dell'arsenico  in  Medicina. 

Il  doti.  Thaon  racconta  che  in  Grodno  nel  1812  un  grandissimo 
tumiero  di  militari  infermi  di  febbri  intermittenti  fu  da  lui  curato 
coU'uso  dell'arsenico  con  risnltamenti  meravigliosi,  i  quali  egli  crede 
potersi  attribuire  piuttosto  al  candjiamento  d'  aria  e  di  vitto,  che 
all'azione  dell'usato  rimedio;  ma  dopo  (pialche  tempo  venne  assi- 
curato dal  medico  maggiore  di  (|uel  reggiinenlo  che  gran  parte  di 
coloro  che  furon  sottoposti  all'  indicata  cura  erano  in  seguito  mor- 
ti per  affezioni  «li  petto,  e  per  marasmo. 

Il  dott.  Morello  dice  di  non  poteie  ammettere  che  la  guarigione 
sia  avvenuta  per  la  semplice  influenza  dell'  aria  e  del  vitto,  e  dubi- 
ta potersi  attribuire  le  malattie  successive  alla  non  giusta  dose  del- 
l'arsenico.  Ma  il  df)tl.  Thaon  persiste  nel  credere  che  ninna  guari- 
gione si  fosse  ottenuta  da  (juel  veleno. 

Interviene  nella  discussione  il  dott.  Turchelti,  e  fa  notare  che 
egli  avendo  Ietto  nel  iS'ii  una  Memoria  pubblicala  dal  dott.  Garresi 
nel  1819,  nella  (juale  si  narrava  la  guarigione  di  liG  casi  di  febbri 

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—   54o  — 

|)er  lo  j)iìi  quartane  col  mezzo  dell' arsenlto  di  potassa  dato  alla  do- 
se di  '/,.  di  grano,  credè  ben  fatto  pregare  il  dott.  Garresi  ad  infor- 
marlo dello  stato  di  salute  di  (juei  i3G  individui  dopo  il  decorso  pe- 
riodo dì  -ìì  anni. 

II  prof.  Garresi  rispose  con  documenti  esserne  morti  soli  36;  il 
che  dimostra  la  proporzione  della  mortalità  essere  stata  ancora  mi- 
nore di  <|uella  che  presentano  le  ordinarie  tavole  della  probabilità 
della  vita  umana. 

Il  Principe  Luigi  Bonaparte  richiama  1'  attenzione  dei  medici 
sulla  differenza  che  passa  fra  1'  arsenico  bianco,  o  acido  arsenioso, 
e  l'arsenìto  di  potassa  e  di  soda,  conchiudendo  che  questi  ultimi  so- 
no più  venefici  dell  acido  arsenioso. 

Il  prof.  Garresi  soggiunge  aver  egli  somministrato  1'  arsenìto  di 
potassa  secondo  il  metodo  di  Brera. 

Gonferma  la  innocuità  dell'  uso  dell'  arsenico  il  prof.  Manfrè  ci- 
tando il  fatto  di  Bagnara  nella  Galabria,  ove  le  febbri  intermittenti 
sono  comunissime,  e  fin  da  remoti  tempi  si  vincono  con  un  ri- 
medio del  (juale  fa  parte  1'  arsenico,  chiamato  comunemente  se- 
greto di  lìngnnra.  E  se  tal  medicamento  qualche  volta  non  spiega 
la  sua  azione,  non  deve  far  meraviglia  avvenendo  la  stessa  cosa 
nell'uso  della  china. 

Il  cav.  Presidente  osserva  che  Brera  aveva  da  vari  anni  raccolti 
molti  fatti  che  provavano  l' efficacia  dell'  arsenico  nelle  febbri  in- 
termittenti, ma  che  egli  non  sapreljbe  giammai  consigliare  l'uso  di 
un  veleno  potente  in  sostituzione  di  un  rimedio  di  provata  efficacia, 
innocente,  e  facile  ad  ottenersi;  né  in  questo  caso  valere  la  ragione 
della  tolleranza  patologica,  perchè  molti  fatti  vengono  ad  intimidi- 
re i  più  coraggiosi. 

Uichiara  che  il  vero  specifico  delle  intermittenti  è  la  china,  e 
conclude  che  il  solo  riflesso  del  niun  costo  dell'  arsenico  potrebbe 
farlo  consigliare  in  pratica;  ma  egli  crede  indegno  della  Medicina  e 
dell'  uomo  avventurare  la  salute  di  un  infermo  a  vili  considerazioni 
di  finanza. 

Il  cav.  Griffa  soggiunge  essere  tanto  più  ragionevole  1'  osserva- 
zione del  cav.  Presidente,  in  quanto  che  vi  sono  altri  succedanei  alla 
stessa  china  indigeni  ed  innocenti,  come  sarebl)e  l'ilicìna,  la  lillirì- 
na,  e  la  floridzìna  proposta  dal  Principe  Bonaparte,  e  da  lui  speri- 
mentata vantaggiosa. 


—   54i   — 

Il  cav.  Presidente  nana  che  la  floiidzìna  donatagli  dal  prelodato 
Prnicipe  Luigi  lionaparte  mostrò  eguale  eftìcacia. 

li  dott.  Salvagnoli  da  ciò  prendeva  argomento  a  dicliiarare  che 
avea  fatto  sperimentare  nello  Spedale  di  Grosseto  dal  dott.  Anichi- 
ni  la  (loridzlna  donata  dallo  stesso  Principe,  con  effetto  sufficiente- 
mente huono. 

Il  cav.  Adorno  esprimeva  opinioni  affatto  concordi  con  <|uelle 
del  Presidente;  per  il  che  (|uesti  si  faceva  a  concliiudere  esser  rego- 
la di  prudenza  abbandonare  un  rimedio  il  (piale  da  mezzo  di  vita 
può  volgersi  ad  istrumento  di  morijo  e  di  morte. 

La  Sezione  assentì  plaudendo  alle  parole  del  cav.  Presidente,  che 
scioglieva  (piindi  la  seduta. 


Visto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza 
/  Segretari 


Dott.  Antonio  Salvagnoli 
Dott.  Girolamo  Cioni 


DEL    GIORNO    21    SETTEMBRE 
«se* 


Ijetto  dal  Scfjrelaiio  dolt.  Salvag;noli,  ed  approvato  il  processo  ver- 
l)ale  della  precedenle  adunanza,  il  prof,  Taddei,  tornando  a  parlare 
dell'  azione  terapeutica  dell'  arsenico,  faceva  osservare,  che  per  in- 
dagare e  determinai'c  i  danni  che  si  temono  per  1'  uso  dell'  acido 
arsenioso  nella  cura  delle  febbri  intermittenti,  fa  d'uopo  aver  riguar- 
do alla  dose,  alla  preparazione,  alla  forma,  nella  quale  si  anuiiini- 
slra,  e  specialmente  alle  proprietà  fisiche  e  chimiche  dell'acido 
sfesso.  Ed  intorno  a  ciò  faceva  primieramente  notare,  che  l'acido 
arsenioso  può  trovarsi  in  due  stati  molto  diversi,  sebbene  in  cia- 
scuno di  essi  mantengasi  sempre  identica  la  di  lui  composizione 
chimica;  ed  additava  (luindi  il  metodo  di  preparazione  a  seguirsi 
per  ottenere  detto  acido  sempre  in  un  identico  stato. 

A  questo  punto  il  Presidente,  giudicando  inopportune  le  soprac- 
cennate riflessioni  del  prof.  Taddei,  e  spettanti  unicamente  alla 
Chimica,  lo  richiamava  all'ordine,  e  gli  domandava  se  ove  egli  fosse 
affetto  da  febbri  intermittenti  si  assoggetterebbe  alla  cura  coli' ar- 
senico. .\  ciò  replicava  il  prof.  Taddei  dichiarando  da  prima  essere 
intempestive  la  interruzione  e  la  domanda  del  Presidente;  ed  ag- 
giungendo quindi  concorrere  egli  nella  opinione  già  acclamata  nel- 
la precedente  seduta,  per  la  <|uale  nella  cura  delle  febbri  periodiche 
veniva  ad  essere  condannata  la  sostituzione  dell'  acido  arsenioso 
alla  china  ed  alle  sue  preparazioni  :  concludeva  finalmente  che  egli 
erasi  accinto  a  trattare  la  questione  come  medico,  ma  che  frat- 
tanto non  doveva  rinunziare  a  quelle  nozioni  e  a  quei  soccorsi  che 
la  Chimica  poteva  somministrare  onde  scioghere  completamente  la 
<|uestione  che  ei  si  era  proposto. 

Dopo  di  ciò  il  Segretario  Cioni  faceva  istanza  al  Presidente  per- 
chè si  degnasse  interpellare  i  chimici  presenti  all'  adunanza  sulla 


—   543   — 

convenienza  della  modificazione  inserita  nel  processo  verl)ale,  ove 
pariavasi  della  preijarazione  arsenicale  sotto  la  denominazione  di 
arseniato  di  potassa.  11  prof.  Taddei,  invitato  dal  Presidente  a  pro- 
nunziare se  dovesse  dirsi  arseniato  o  arsenìto,  dicliiaravasi  per  la 
seconda  denominazione;  e  circa  la  denominazione  di  arscniuru  ili 
/wldssa,  usata  dal  prof.  Garresi  a  dinotale  la  sostanza  da  lui  am- 
ministrata nel  curare  le  febbri  intermittenti,  delle  quali  nell'adu- 
nanza passata  fu  tenuto  discorso,  faceva  sentire  come  essa  fosse 
inesatta,  ma  non  doversene  per  ciò  rimproverare  il  prof.  Garresi,  il 
quale  non  poteva  non  usarla  avendo  voluto  citare  testualmente  la 
denominazione  adottata  or  sono  parecclii  anni  dal  Brera. 

Dopo  di  ciò  il  cav.  Trompco,  in  appoj^gio  a  rpianto  avea  detto 
il  doli.  Salvagnoli  sull'antagonismo  fra  la  tisi  e  le  febbri  iutermil- 
tenti  nella  seduta  precedente,  riferiva  constarli  per  molle  osserva- 
zioni clie  in  alcuni  luogbi  del  Piemonte,  ove  domina  la  mal'  aria 
a  cagione  delle  risaie,  e  nella  isola  di  Sardegna  nella  quale  sono 
frecpientissime  le  febbri  inlermittcnti,  la  lisi  è  rarissima,  e  pres- 
socliè  sconosciuta. 

Quindi  il  Presidente  annunziava  die,  essendo  stalo  aggiunto  alla 
Gonunissione  degli  agronomi  per  gli  studi  sulle  risaie  un  nuovo 
membro,  egli  pure  doveva  aggiungerne  un  altro  a  render  completo 
il  numero  della  Gonmiissione  dei  medici,  e  perciò  sceglieva  il  cav.  de 
Renzi.  In  appresso  era  dal  Presidente  slesso  nominata  un'altra  Goni- 
missione  composta  dei  cavalieri.  Griffa,  de  Renzi,  Trompeo,  e  dot- 
tor Galderini,  incaricala  di  ricevere,  e  scegliere  i  temi  da  trattarsi 
al  Congresso  di  Milano. 

Acuiva  f|uindi  comunicalo  alla  Sezione  di  Medicina  con  lettera 
del  Segretario  della  Sotto-Sezione  di  Gliimica,  che  il  Principe  Luigi 
Luciano  Bonaparle,  parlando  nella  medesima  del  veleno  della  vipe- 
ra, aveva  mostrato  di  esser  pervenuto  ad  isolare  la  materia  a  cui 
sono  dovute  le  proprietà  tossiclie  di  cpiel  veleno,  materia  die  egli 
cliiama  echidnina ;  che  nell'  Arcispedale  di  s.  ^Liria  nuova  in  Firen- 
ze per  i  suoi  consigli  era  stata  praticala  or  non  lia  guari  la  cura 
dell'  idrofobia  col  morso  della  vipera,  e  che  1  individuo,  che  ne  fu 
il  soggetto  e  che  mancò  per  tale  malattia,  morso  da  sei  vipere,  non 
ebbe  a  provare  diminuzione  alcuna  nei  sintomi  della  idrofobia; 
che  anzi  fu  osservalo  1'  aumento  di  questi,  non  essendosi  manife- 
stato alcun  sintomo  di  avvelenamento.  Dopo  «juesta  comunicazione 


-  5/i4  - 

era  data  lottura  della  istoria  del  caso  d' idrofobia  redatta  dal  dot- 
tore Contrucci  di  Firenze,  e  dal  medesimo  inviata  alla  Sezione  me- 
dica con  lettera,  nella  <iitalc  la  Sezione  era  richiesta  a  pronunziarsi 
sulla  convenienza  di  j)raticare  la  iniezione  nelle  vene  della  ecliidni- 
nii  nei  casi  d'  idrofobia  idioj)atica. 

Il  prof.  Burci  rendeva  quindi  inlesa  la  Sezione  di  Medicina,  come 
dai  medici  convocati  a  consulto  nell'Ospedale  di  s.  Maria  nuova  di 
Firenze  non  fu  delii)crata  ad  unanimità  la  convenienza  di  curar  l'in- 
dividuo affetto  da  idrofobia,  di  cui  era  stata  letta  la  istoria,  col  ve- 
leno della  vipera,  e  che  egli  ed  il  prof.  Pietro  Cipriani  avevan  fatto 
scissura  dalla  opinimie  del  maggior  numero. 

11  cav.  Griffa  faceva  osservare  essere  da  molto  tempo  conosciuta 
in  Medicina  1'  applicazione  del  veleno  della  vipera  a  curare  la  idro- 
foi)ia  ;  su  tal  soggetto,  ed  in  favore  di  questo  metodo  curativo,  esser 
pubblicalo  un  lavoro  del  l'allazzini  di  Bergamo,  che  veniva  confuta- 
to dal  dott.Sormanni  di  Milano  ;  aggiungeva  inoltre  che  il  prof.  Bel- 
lingeri  aveva  pur  tentato  nell'  Ospedale  di  Torino  questa  specie  di 
cura,  ma  senza  alcun  buon  successo,  essendo  l' infermo  affetto  da 
idrofobia,  che  fu  fallo  morsicare  dalle  vipere,  perito  coi  sintomi  del- 
l' idrofobia,  e  con  quelli  dell'  avvelenamento. 

Il  Principe  Luigi  Luciano  Bonaparte  soggiungeva  conoscere  be- 
nissimo che  non  egli  il  primo  aveva  proposto  il  morso  della  vipera 
nella  cura  della  idrofobia,  ma  reclamare  per  altro  la  priorità  per 
la  scoperta  della  ccìiidnina,  e  per  l' applicazione  di  essa  alla  tera- 
peutica della  malattia  medesima. 

Il  cav.  Griffa  rannnentava  inoltre  essere  stato  raccomandalo 
nella  cura  della  idrofobia  1'  uso  ad  alla  dose  dell'  aceto  e  del  vera- 
Iriim  sahddiUn. 

Il  doti.  Manfrè  ricordando  che  a  Napoli  erasi  pure  sperimentalo 
il  morso  della  vipera  nella  rabbia  senza  verun  buon  successo,  e 
senza  che  si  rendesser  manifesti  in  modo  alcuno  i  sintomi  dell'av- 
velenamento pel  veleno  della  vipera,  domandava  al  cav.  Griffa  se 
egli  avesse  veduto  svilupparsi  questi  fenomeni  ogni  volta  che  fosse 
praticata  l' ajiplicazione  del  veleno  medesimo  ;  e  conchiudeva  final- 
mente non  dissentire  dall'opinione  del  Principe  Luigi  Luciano  Bo- 
naparte suU  uso  della  ecludniria  nell'  idrofobia,  non  avendosi  in 
tale  morbo  alcun  vantaggio  a  sperare  dai  metodi  di  cura  fin  ([ui 
praticali. 


—   545   — 

Il  cav.  Griffa  rispondeva  aver  Dssei-valo  nel  caso  del  Bellingeri  i 
sintomi  dell'avvelenamento  pel  morso  della  vi  jjera,  e  fra  (|uesti  l'it- 
terizia essere  stata  manifestissima. 

Il  Presidente  incoraggiva  a  sperimentare  tal  metodo  cnrativo, 
ed  il  prof.  l'acini  pregava  il  Principe  Luigi  Luciano  lionaparte  a 
pre|iai'are  in  certa  (juantità  la  cchiiliiina,  e  ad  inviarla  ai  principali 
.Spedali  d' Italia  per  gli  esperimenti  da  tentarsi. 

Il  Principe  Bonaparle  assentiva  di  buon  grado  a  fpiesta  pregliie- 
ra,  e  mentre  dichiarava  che  ajìpena  ritoi'nato  a  Firenze  si  sarebbe 
accinto  alla  preparazione  ùcW  ecìiìdnind,  non  lasciava  di  accennare 
la  diflìcoltà  da  hii  stesso  incontrata  a  preparare  anche  una  non 
lagguardevole  quantità  di  questo  materiale. 

Il  Presidente,  fattosi  ([uiiidi  inlerpetre  dei  sentimenti  di  gratitu- 
dine dell'assemblea  per  la  offerta  del  Principe  Bonaparte,  gliene  tri- 
butava ringraziamento;  alla  (piai  cosa  la  Sezione  intera  faceva  plauso. 

In  ajipresso  il  dolt.  Brunella  tratteneva  la  riunione  sojira  due 
casi  occorsigli  nella  sua  pratica,  nei  quali,  aprendo  egli  in  due  di- 
versi individui  due  tumori,  dei  quali  uno  situato  presso  1'  articola- 
zione cubito-omerale,  1'  altro  presso  quella  del  carpo,  aveva  veduto 
uscirne  fuori  da  ambedue  una  ragguardevole  quantità  di  vermi,  della 
lunghezza  di  quattro  o  cinque  linee,  e  pressocliè  simili  a  quelle  lar- 
ve, che  spontaneamente  veggonsi  generate  nelle  carni  durante  la 
fermentazione  putrida.  Diceva  citar  questi  fatti  mosso  dall' istoria 
di  un  caso  analogo  riferito  dal  prof.  Cerioli,  dalle  considerazioni  che 
egli  aveva  udito  farvi  sopra  e  dall'  autore  in  appoggio  alla  teoria 
della  generazione  equivoca  e  dal  cav.  de  Renzi  contro  la  teoria 
stessa;  incitava  finalmente  la  Sezione  di  Medicina  a  volerne  ffir- 
mare  subietlo  delle  sue  considerazioni.  Ciò  dava  occasione  al  cav.  de 
Renzi  di  replicare  non  aver  esso  avuta  la  intenzione  di  negare  il 
fatto  messo  innanzi  dal  prof.  Cerioli,  che  egli  anzi  stimava  impor- 
tantissimo; aver  creduto  per  altro  di  dover  far  sentire  come  le  de- 
scrizioni che  si  davano  di  quegl' insetti,  per  essere  mancanti  dei 
caratteri  entomologici,  rendevano  incomplete  le  osservazioni,  ed  ec- 
cezionabili  i  fatti  citali  a  sostegno  della  generazione  ecpiivoca,  la 
<piale  può  solo  rigorosamente  conchiudersi  quando  venga  eliminato 
affatto  il  dubbio,  che  le  larve  in  (piestione  sieno  depositate  da  in- 
setti conosciuti. 


—  5/,6  — 
Rispetto  pili  al  casi)  particolare  del  dottor  Brunetta,  avvertiva 
die  esso  pure  era  compreso  nelle  osservazioni  sopra  citate,  che 
avendo  gli  ascaridi  luogo  fisso  nell'organismo  degli  animali,  ove 
venissero  incontrati  in  siti  diversi,  farebbe  d'  uopo  descriverli  con 
estrema  accuratezza;  che  d'altronde  nel  caso  surriferito  la  somi- 
glianza delle  larve  con  quelle  notissime  delle  mosche  dava  ragione 
(li  giudicarle  identiche  a  queste  ultime. 

Dopo  (|ucsle  considerazioni  il  prof.  Cerioli  aggiungeva  alcune 
particolarità  alle  osservazioni  da  lui  già  riferite  ;  assicurava  che  le 
larve  degl'  insetti  osservati  nei  vaiuolosi  differivano  da  cpielle  di 
tutte  le  specie  di  mosche,  da  quelle  che  sviluppansi  nelle  carni  pu- 
trefatte; che  finalmente  egli  era  di  opinione  che  il  fatto  da  lui  nar- 
rato fosse  rarissimo,  né  da  altri  descritto.  Contro  la  novità  di  queste 
osservazioni  citava  il  cav.  Griffa  (pielle  che  trovansi  nella  patologia 
animala  di  Linneo,  ed  il  dott.  Morello  ne  adduceva  altre  raccolte 
in  una  delle  ultime  epidemie  di  vainolo  che  fu  osservata  a  Palermo, 
nella  (piale  i  medici  videro  di  frequente  lo  sviluppo  di  moltissimi 
insetti  negli  individui  più  giavemente  attaccati  dal  male,  e  prossi- 
mi a  morte;  e  manifestava  essere  sua  opinione  che  questo  feno- 
meno insolito  non  fosse  stato  studiato  quanto  gli  sarebbe  sem- 
brato necessario. 

il  dott.  Nerici  rammentava  di  più  due  casi  uguali  a  cpielli  del 
doti.  Morello,  osservati  in  Lucca  durante  l'ultima  epidemia  di  vaino- 
lo, ed  il  cav.  de  Renzi  tornava  a  ripetere  che  i  fatti  esibiti  in  tal  guisa 
poco  o  nulla  sono  utili  per  concludere  la  generazione  spontanea. 

Il  dott.  Pellizzari  domandava  se  la  Sezione  di  Medicina  fosse  per 
occuparsi  della  generazione  equivoca  ;  nel  qual  caso  egli  chiedeva  la 
paiola  in  proposito. 

Il  cav.  Presidente  replicava  in  fine  esser  questo  soggetto  da  trat- 
tarsi più  particolarmente  dalla  Sezione  di  Zoologia. 

Dopo  di  ci()  r  adunanza  era  sciolta. 

Msto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza 

ÌDott.  Antonio  Salvagnoi.i 
Dott.  Girolamo  Cioni 


ADIXAXZA 

D  E  L    f  ;  1  O  R  N  O    22    S  E  T  T  E  M  B  R  E 
- — »:3e« 


iietto  dal  Segretario  dolt.  Girolamo  Cioiii  l'atto  della  seduta  pre- 
cedente, il  cav.  de  Renzi  domandava  la  j)arola  per  notare  come  da 
una  frase  dell'atto  risultasse  portare  egli  opinione  contraria  alla 
generazione  equivoca,  mentre  non  aveva  emesso  il  suo  parere  sopra 
una  questione  non  agitata  ancora. 

Al  che  il  Segretario  Cloni  replicava  non  resultare  dall'  atto  che 
il  cav.  de  Renzi  ahhia  emessa  oj)inione  contraria  alla  generazione 
equivoca,  ma  esser  quella  una  semplice  asserzione  dei  dott.  Brunetta. 

E  poiché  questi  asseriva  non  aver  fatta  una  simile  dichiarazio- 
ne, il  dott.  Cloni  con  la  lettura  della  nota  autografa  del  dolt.  Bru- 
netta medesimo  dimostra  la  esattezza  dell'atto. 

Il  cav.  Griffa  quindi  dichiara  che  non  sono  state  citate  le  sue 
opinioni  sull'azione  dinamica  del  veleno  della  vipera.  Il  Segretario 
Salvagnoli  fa  osservare  che  i  rapporti  non  possono  né  dehbono  ri- 
petere tutte  le  parole  pronunziate  nella  seduta,  ma  bensì  conserva- 
re le  idee  principali,  ed  interessanti  ;  e  gli  atti  esser  compilati  con 
questo  intendimento. 

Il  dott.  Tliaon  domanda  al  cav.  Presidente, se  sussiste  aver  egli 
detto  che  il  Brera  aveva  ottenuti  dei  felici  effetti  nella  cura  delle 
intermittenti  per  mezzo  dell'acido  arsenioso,  come  risulterebbe  dal- 
lo stesso  alto. 

Replica  il  cav.  Presidente  che  i  fatti  citati  degli  ottimi  effetti  ot- 
tenuti dal  Brera  nella  ruia  delle  iiilerniittenli,  si  trovano  registrati  in 
tulli  i  Giornali  medici  di  quei  teuq)i,  ed  essere  (juindi  esattissima  la 
relazione  dell'atto  ;  e  questo  viene  aj)provato  senza  alcuna  variazione. 

Il  dott.  Tliaon  domandava  di  nuovo  la  parol.-»  ;jer  far  palese  che 
erano  incorsi  molti  errori  nella  stampa  dei  Diari,  ed  invitava  i  Se- 
gretari a  \oler  mostrare  anche  in  questo  la  loro  diligenza. 

69 


—    5.',8    — 

il  doli.  Salvagnoli  replicava  clie  i  Diari  non  erano  documenti  ol- 
fìciali,  e  non  doversi  tener  responsal)ili  i  Segretari  degli  errori  della 
stampa,  essendo  inconciliabile  che  essi  s' incarichino  anche  di  que- 
sta fatica. 

\eniva  quindi  comunicata  una  lettera  del  dott.  Sancasciani,  con 
la  ((uale  pregava  il  Presidente  della  Sezione  a  far  dispensare  un  mo- 
dello di  tabella  statistica  clinica  ad  uso  dei  medici  condotti,  ed  a  ri- 
chiamare la  Sezione  ad  esaminare  se  per  mezzo  dei  medici  condot- 
ti sia  possibile  redigere  la  desiderata  statistica  medica  uniforme. 

Il  cav.  Presidente  considerava  essersi  questo  argomento  discus- 
so in  Padova  ;  credere  egli  non  potersi  se  non  consigliare  i  Go- 
verni a  cooperare  per  la  formazione  della  statistica  uniftiiiiie,alla 
quale  opera  non  trovar  giusto  né  possibile  che  vengano  astretti  i  me- 
dici condotti;  soggiunge  che  nel  Regno  Lombardo  Veneto  e  nel  Pie- 
monte facevansi  negli  Spedali  le  statistiche,  e  che  l'Accademia  Me- 
dica di  Parigi  erasi  lungamente  occupata  di  tali  questioni. 

Il  dott.  Sancasciani  risponde  non  chiedere  che  si  costringa  al- 
cuno a  fare  delle  statistiche,  ma  solo  domanda  se  i  medici  condot- 
ti siano  in  grado  di  poterle  compilare.  Al  che  il  cav.  Presidente  sog- 
giunge che  sia  meglio  rimettere  tale  argomento  al  futuro  Congres- 
so di  Alilano. 

Il  cav.  de  Renzi  la  riflettere  essersi  molto  parlato  di  statistica,  ma 
senza  quella  pacatezza  tanto  necessaria  per  una  questione  cos\  inte- 
ressante; esser  sua  opinione  che  si  possa  eseguire  una  esalta  stati- 
stica, e  questa  essere  utile  alla  scienza;  imperocché  la  Medicina, 
come  tutte  le  altre  scienze  naturali,  fondasi  sulle  induzioni,  le  qua- 
li saranno  tanto  più  esatte  quanto  saranno  più  numerose  e  ge- 
nuine le  prove;  coloro  che  hanno  condannato  le  statistiche  aver 
parlato  sempre  di  «pielle  eseguite  senza  la  necessaria  esattezza,  ed 
aver  confuso  la  difficoltà  di  una  buona  statistica  con  la  sua  impos- 
sibilità; ed  in  fatti  si  compilano  statistiche  in  fjuasi  tutti  li  Spedali 
d'Italia,  ma  esse  riescono  senza  vantaggio  per  la  generalità  perchè 
non  collegale  da  una  formola  comune;  e  poiché  già  i  Governi  ita- 
liani ordinano  simili  lavori  agli  Spedali  dei  loro  Stati,  crede  che  si 
darebbe  compimento  alle  loro  savie  disposizioni  pregandtìli  a  farle 
eseguire  con  un  modello  comune,  onde  si  possano  mettere  in  l'ela- 
zione  tra  loro  per  trarne  utili  conseguenze  a  vantaggio  dell'  umani- 
tà. Inoltre  notando  che  nella  questione  si  è  dibattuto  più  la  forma 


-  549  - 
che  Ias().slan7.a,egli  vorrebl)e  clie  si  disliiigiiesse  la  questione  in  due 
parli.  l'riiuo:  se  couvouga  pregare  i  Moveriii  di  concorrere  ad  una 
statistica  medica  comune.  Secondo  :  «piale  sarebbe  la  modula  da 
adottarsi  ;  opinando  egli  affermativamente  per  la  prima,  e  desideran- 
do die  la  seconda  sia  rimessa  al  giudizio  di  una  corporazione  scien- 
tifica indifferente  alle  cpieslioni  agitate. 

Il  cav.  Presidente  osserva  che  già  è  costituito  in  Milano  il  centro 
della  statistica  medica  italiana;  ed  il  prof.  Pacini  soggiungeva  esser- 
si convenientemente  discusso'  1'  argomento  nei  j)recedenli  Congres- 
si, per  opera  specialmente  del  doli.  Ferrarlo,  e  che  a  Padova  fu  rin- 
viata la  votazione  al  Congresso  di  Lucca.  Crede  egli  quindi  essere 
oj)portuno  il  momento  di  poi're  teiniine  alle  lunghe  (piestioni,  nelle 
quali  si  «>  posto  mente  più  alle  persone  che  all'  interesse  della  scienza. 

Il  dott.  Turchetli  ricorda  che  le  statistiche  già  si  compilano  nel 
Regno  Lombardo  Veneto,  nel  Piemonte  e  nella  Toscana,  la  qual  co- 
sa è  confermata  dal  cav.  Presidente;  ed  il  cav.  de  Renzi  soggiunge 
farsi  lo  stesso  anche  in  Napoli. 

Il  dott.  Calderini  osserva  che  se  il  cav.  de  Renzi  avesse  presenti 
gli  Atti  del  Congresso  di  Firenze  vedrebbe  che  la  (pjestione  attuale 
è  soltanto  di  forma,  poiché  tutti  concordano  sulla  utilità  in  genere 
della  statistica;  ed  anche  nel  Regno  Lombardo  \'eneto  la  statistica 
medica  è  uniforme  :  al  che  il  de  Renzi  risponde  che  appunto  la  forma 
è  quella  che  ha  nociuto  alla  f|uestione  principale;  perciò  voler  di- 
stinguere (piesta  <la  (|uella;  voler  rimettere  la  forma  ad  un  corpo 
scientifico,  o  ad  una  Sezione  del  futuro  Congresso,  e  pregare  perchè 
si  decida  ora  la  «piestione  principale. 

Dopo  alcune  osservazioni  del  cav.  Griffa  e  del  cav.  Presidente 
in  appoggio  all'  utilità  delle  statistiche,  il  dott.  Cera  opina  che  per 
determinare  la  forma  convenga  dirigersi  ai  medici,  e  ai  direttori 
degli  Spedali,  non  potendosi  obbligare  i  Governi  a  tal  determinazione. 

Al  che  il  de  Kenzi  risponde,  che  non  ha  mai  inteso  di  obbligare 
i  Governi  ma  solo  di  pregarli,  essendo  la  preghiera  diversa  dall'or- 
«line  e  dal  consiglio;  inoltre  dichiara  che  una  istituzione  simile  non 
si  può  fidare  a  [)arlicolari  individui,  ina  s<ilo  sarà  stabile  ed  unifor- 
me quando  venga  appoggiata  ad  officiali  ordinamenti  governativi. 

Dopo  alcune  osservazioni  del  dott.  Calderini  e  dell'  ingegnere 
Brey,  il  cav.  Presitlente  pose  ai  voti  la  seguente  rpiestione.  «  Convien 
«  pregare  i  Governi  jierchè  si  degnino  concorrere  alla  formazione 
«  di  una  statistica  medica  uniforme  di  tutti  gli  Spedali  d  Italia,  or- 


—    55o   — 

«  iliiiando  clic  vengano  intanto  dai  vari  Stabilimenti  inviati  i  nio- 
«  (lelli  delle  statistiche  ora  in  attività  al  futuro  Congresso  di  Mila- 
«  no,  per  scegliere  le  più  convenienti,  e  per  compilarne  una  che  me- 
li giio  si  adatti  ai  bisogni  universali?  ».  Invitali  i  componenti  della 
Sezione  favorevoli  alla  proposizione  di  alzarsi,  la  proposta  vemie 
quasi  unanimemente  approvata. 

Quinili  vien  letto  ed  aj)|)i'ovato  il  seguente  [)rogramnia  per  con- 
correre al  premio  proposto  dal  cav.  Griffa  per  commissione  di  un 
anonimo. 

PROGRAMMA  DI  CONCORSO 

Si  propone  un  premio  di  franchi  3oo  per  la  miglior  Memoria 
clie  verrà  presentata  entro  tutto  il  mese  di  agosto  del  i8/|5  al  Pre- 
sidente generale  del  settimo  Congresso  degli  Scienziati  Italiani  sul- 
la soluzione  del  quesito  seguente  : 

I ."  Dare  un  quadro  della  lebbra  che  presentemente  si  osserva 
in  Italia,  indicandone  i  sintomi  caratteristici,  le  varietà,  ed  i  segni 
coi  quali  poterla  distinguere  da  altre  affini  malattie  cutanee. 

2."  Determinare  se  essa  per  la  sua  essenza  e  per  la  sua  forma 
sìa  eguale  alla  lebbra  del  medio  evo. 

3.°  Indicare  qual  sia  la  condizione  patologica  e  dove  risieda. 

4."  Quali  ne  siano  le  cause  predisponenti  ed  occasionali. 

5."  Proporre  i  mezzi  profilattici  e  curativi,  offerendo  nuove  osser- 
vazioni ed  esperienze  debitamente  accertate. 

Qualsiasi  persona  nazionale  o  straniera  è  ammessa  al  concorso. 

Le  Memorie  potranno  essere  scritte  in  francese,  italiano  o  latino, 
conlenendo  un'epigrafe  per  distinguersi.. 

Ciascheduno  scritto  sarà  accompagnato  da  un  viglietlo  separalo 
e  sigillato  in  cui  sia  segnato  il  nome  e  l' indirizzo  dell'  autore,  e  che 
porli  su  di  esso  ripetuto  l' istessa  epigrafe  della  Memoria. 

Cav.  Griffa 
Prof.  Volpi 
Dott.  Calderini 
Cav.  Trompeo  relatore 

Il  cav  Trompeo  dichiara  che  il  jirof.  Volpi,  per  causa  delle  sue 
molle  occupazioni,  renunzia  all'ufficio  di  membro  della  Commissio- 
ne incaricata  di  giudicare  le  Memorie  inviate  al  concorso  pel  premio 
proposto  dal  prof.  Mazzoni. 


—   55i   — 
II  cav.  Presidonte,  atlps.*»  la  diiiiissicme  del  nominato  prof.  Volpi, 
nomina  in  suo  luojjo  il  dolt.  Odoardo  TuitheUi,  clic  accetta  un  tale 
incarico. 

Il  prof.  Giaiuielli  comunicava  alla  Sezione  i  nuovi  esperimenti 
in  appoggio  al  mezzo  particolare  da  Ini  |)roj)osto  per  iscoprire  l'av- 
velenamento coir  acido  arsenioso.  Nel  (Congresso  di  Firenze  aveva 
dichiarato  die  il  sangue  e  1'  orina  di  un  animale  avvelenato  col- 
r  acido  arsenioso  ei-ano  bastanti  a  prodiu're  la  morte  dei  volatili  ai 
(juali  si  facevano  ingoiare.  E  da  (uiesli  fatti  aveva  tratto  un  nuovo 
criterio  per  giungere  allo  scoprimento  del  veneficio  commesso  con 
l'indicato  acido.  Ora  dalle  nuoveesperienzetraeva  queste  conclusioni. 
i.°  Che  il  sangue,  l'orina,  il  fegato,  i  polmoni,  il  cuore,  la  milza, 
i  reni,  lo  stomaco  degli  animali  av\elenati  coll'acido  arsenioso,  so- 
no valevoli  a  spiegare  un'azione  deleteria  sulle  civette  alle  quali  si 
fanno  ingoiare. 

2."  Che  il  sangue,  l'orina  ec.  portano  questa  azione  venefica  sulle 
civette,  tanto  quando  gli  animali  avvelenali  vivono  molto  tempo  do- 
po avere  ingoiato  il  veleno,  che  pochi  istanti;  tanto  quando  l'acido 
arsenioso  sia  stato  dato  agli  animali  in  stato  solido,  che  in  quello 
di  soluzione;  sì  in  grande,  come  in  piccola  dose,  e  per  qualunque 
via  sia  stato  insinuato  nel  loro  corpo. 

3."  Che  il  fegato  è  il  viscere  che  più  degli  altri  è  micidiale  alle 
civette,  e  non  manca  mai  di  j)rodurre  il  suo  effetto  nocivo,  anche 
in  quei  casi  nei  quali  la  dose  dell'  acido  arsenioso  dato  agli  animali 
è  appena  sufficiente  a  produrre  la  loro  morte. 

4."  Che  non  può  determinarsi  quanto  tempo  vivono  le  civette 
dopo  avere  inghiottito  il  sangue,  1'  orina  ec.  degli  animali  av>elenati. 

5.°  Che  le  prime  a  morire  sono  sempre  quelle  che  mangiano  il 
fegato. 

G."  Che  il  primo  sintonia  che  apparisce  in  tutte  è  il  vomito  della 
sostanza  ingerita. 

7.°  Che  il  cervello  e  la  spinai  midolla  degli  animali  avvelenali 
coll'acido  arsenioso  non  sono  venefici  alle  civette. 

8."  Che  ogni  qual  volta  in  quella  porzione  di  viscere  che  si  dà  a 
quei  volatili  vi  sarà  almeno  'U,  di  grano  di  acido  arsenioso,  ha 
luogo  la  di  loro  morte,  .\vverte  ([uindi  che  la  prova  certa  che  le  ci- 
vette sono  morte  per  mezzo  dell'arsenico  si  ottiene  trattando  le 
carni  ed  i  visceri  di  queste  con  l'apparecchio  di  Marsh.  E  poiché 


—  552   — 

egli  osserva  die  le  esperienafe  con  questo  apparecchio  possono  l'iu- 
scire  spesso  fallaci  .per  trovarsi  talvolta  arsenico  nell'  acido  solfori- 
co, nello  zinco,  nei  tiil)i  di  vetro;  ()|)ina  che  il  mezzo  <Ia  lui  propn- 
sto  possa  essere  di  sounua  utilità  pel  discoprimenlo  dei  delitti,  ap- 
plicato alla  Medicina  legale,  dichiarando  che  in  fatto  di  avvelena- 
mento per  mezzo  dell"  acido  arsenioso  la  sola  scienza  chimica  non 
è  bastante  a  chiarire  la  verità,  poiché  non  serve  a  differenziare  il 
caso  del  veleno  |)ropinato  duiaute  la  vita  dell' animale,  da  cpiello 
nel  quale  il  veleno  è  stato  introdotto  nel  corpo  dopo  la  sua  morte  ; 
mentre  il  jii-of.  Giannelli  ritiene  il  mezzo  da  lui  proposto  alto  a  por- 
i-e  in  luce  (|uella  differenza,  credendo  che  se  i  volatili  i  (piali  hanno 
ingoiato  i  visceri  dell'  animale  che  si  sospetta  avvelenalo  muoiono, 
possa  con  certezza  opinarsi  che  1'  acido  arsenioso  fu  propinato  du- 
rante la  vita  di  quello, e  che  in  conseguenza  vi  è  veneficio;  se  non 
muoiono  allora  si  potrà  ritenere  che  non  vi  è  veneficio,  o  almeno 
che  questo  non  è  stato  commesso  coli' acido  arsenioso,  resultando 
dai  citati  es|)erimenti  che  il  fegato,  il  sangue  ec.  degli  animali  uccisi 
con  gli  altri  veleni  non  producono  la  morte  dei  volatili.  Fra  le  nuo- 
ve esperienze  interessantissime  per  la  scienza  cita  poi  quella  di  vo- 
latili morti  dopo  avere  ingoiato  vegetabili  stati  annaffiati  con  una 
soluzione  di  acido  arsenioso.  Conclude  domandando  che  sia  nomi- 
nata una  Commissione  per  ripetere  le  principali  sue  esperienze. 

.\perta  la  discussione  su  questa  lettura  dal  dott.  Pellizzari,  si  fa 
ad  osservare  che  egli  crede  la  Commissione  inutile  perchè  alcuno 
non  può  dubitare  dell'  assoluta  verità  degli  esperimenti  del  profes- 
sore Giannelli  ;  che  questi  possono  giovare  alla  fisiologia  ed  alla  pa- 
tologia,'ma  non  già  alla  Medicina  legale;  dice  non  comprendere  co- 
me il  prof.  Giannelli  voglia  convalidare  le  prove  chimiche  dell'av- 
velenamento con  esperimenti  soggetti  a  molta  incertezza  e  ben  più 
inesatti.  In  fatti  per  uccidere  una  civetta  è  necessario '/e„  di  grano  di 
acido  arsenioso,  mentre  1'  apj)arecchio  di  Marsh  ne  discojire  '/,„„. 
Talvolta  le  civette  sebbene  nutrite  con  i  visceri  di  animale  avvelenato 
non  muoiono,  ed  anche  morendo,  non  potendosi  escludere  il  possi- 
bile della  morte  per  causa  estranea  al  veleno,  sarà  sempre  indispen- 
sabile r  appaiecchio  di  Marsh  pei-  mettere  in  evidenza  la  presenza 
dell'  arsenico.  Considera  t|uiiuli  che  là  dove  non  sono  chimici  que- 
sto suo  mezzo. non  può  valere  a  tranquillizzare  1'  animo  di  un  giu- 
dice coscienziato  sulla  esistenza  di  un   veneficio;  ma  questi,  fatte 


—   553   — 

raccogliere  per  mezzo  dei  medici  le  sostanze  nelle  rpiali  sfisjielta 
esistere  la  prova  del  veneficio,  lieve  inviarle  agli  esperti  medici  e 
cliimici  per  essere  diligenlemeiite  analizzate. 

Oltre  a  ciò,  se  per  acquistare  positiva  certezza  del  veneficio  egli 
slesso  anmielle  clie  si  deliba  in  fine  aver  ricorso  aira|)|>areccliio  di 
Marsli,  (|iial  vantaggio  si  olli«,'ne  col  dare  alle  civette  i  visceri  ed  il 
sangue  dell'  individuo  che  si  crede  avvelenato,  coli'  aspettare  di  ve- 
dei'C  se  queste  muoiono,  se  devesi  alla  fine  verificare  il  fatto  per 
mezzo  dell'apparecchio  di  Marsh;  (|uando  jjiiò  farsi  subito  una  ta- 
le operazione  che  vien  riconosciuta  indispensabile? 

Re|)lica  a  «pieste  osservazioni  il  prof.  Giannelli  che  il  suo  oppo- 
sitore ha  tralasciato  di  distinguere  il  caso  dell'arsenico  propinato 
in  vita  da  tinello  dell'  arsenico  introdotto  nello  stomaco  dojjo  la 
morte.  In  tpiest'  ultimo  caso  essere  indispensabile  oltre  il  mezzo  chi- 
mico un  altro  criterio  per  stabilire  il  veneficio;  e  poiché  l'avvele- 
namento per  acido  arsenioso  non  ha  segno  patologico  patognomo- 
nico,  secondo  il  parere  ancora  dell'Orfìla  e  del  Puccinolti,  merita  si- 
curamente di  esser  preso  in  considerazione  il  nuovo  mezzo- da  lui 
|)roposto  come  particolare  e  costante. 

li  doti.  Pellizzari  soggiunge  che  ai  medici  ed  ai  chimici  è  nolo 
che  il  veneficio  può  talvolta  esser  simulato,  ma  che  la  Chimica  ha 
agevolmente  trovati  i  mezzi  di  svelare  1'  inganno.  Avere  Orfila  rico- 
nosciuto che  talvolta  può  esistere  arsenico  nei  reagenti  chimici  che 
s'impiegano  nelle  analisi,  ma  (piesto  equivoco  è  slato  totalmente 
impedito,  poiché  prima  di  mettere  nell'apparecchio  del  Marsh  le 
sostanze  nelle  (piali  si  sospetta  esistere  1'  arsenico,  si  prova  con  la 
j)orcellana  se  il  getto  di  gas  idrogeno  produce  alcuna  macchia;  ot- 
tenuta la  prova  negativa  s' introducono  nella  bottiglia  le  materie 
da  analizzarsi,  e  se  (pielle  macchie  compariscono,  e  saggiale  poi  con 
i  necessari  reagenti  si  comportano  come  macchie  arsenicali,  non  è 
permesso  dubitare  che  nella  operazione  vi  sia  inganno. 

L'ora  assegnata  alla  riunione  essendo  trascorsa,  il  cav.  Presidente 
scioglie  la  seduta,  e  rinvia  la  presente  discussione  al  giorno  successivo, 

\  isto  —  //  Prcsitlcnle  Cav.  Cario  Speranza 

.  I  Dott.  Antonio  Salvacvoli 
/  Seerelnii  )   „         ^  „ 

IJOtl.  GlROLA.MO  Ciosi 


DEL    GIORNO    23    SETTEMBRE 


->!5S*- 


JLietto  dal  Segretario  dott.  Salvagnoli  il  processo  verbale  dell'adu- 
nanza precedente,  il  prof.  Giannelli  chiedeva  che  vi  fosse  aggiunto  ; 
non  aver  egli  tenuta  e  dichiarala  l'opinione  che  il  suo  metodo  po- 
tesse in  giudizio  dar  prova  coita  di  veneficio  succeduto  per  l'acido 
arsenioso  ;  esser  solamente  convinto  che  per  esso  venissero  confer- 
mati i  resultati  dell'analisi  chimica;  aggiungeva  inoltre,  relativamen- 
te alla  discussione  sostenuta  sull'argomento  stesso  nella  tornata  pre- 
cedente, sembrargli  che  il  preopinante  non  avesse  risposto  alle  sue 
proposizioni,  e  che  se  il  suo  metodo  vuoisi  considerare  inferiore  a 
quelli  che  la  Chimica  possiede  a  scuoprire  il  veleno,  si  debbo  però 
stimare  ad  essi  superiore  per  la  scoperta  del  veneficio  che  per  i  soli 
mezzi  chimici  non  può  venire  raggiunta  ;  non  poter  non  essere  re- 
putato utile  per  far  decidere  i  chimici  ad  intraprendere  le  analisi 
coi  mezzi  che  la  loro  scienza  possiede,  per  servire  quindi  di  confer- 
ma ai  resultati  con  quelle  ottenuti,  per  procurare  una  retta  e  sol- 
lecita istruzione  dell'animo  in  chi  debbe  iniziare  una  procedura  in 
causa  di  veneficio.  Fatta  al  processo  verbale  1'  aggiunta  richiesta 
dal  prof.  Giannelli,  rimaneva  approvato. 

Il  dott.  Sancasciani  chiedeva  definitivamente  se  i  medici  con- 
dotti avesser  dovuto  concorrere  alla  compilazione  di  una  sta- 
tistica, ed  il  cav.  de  Renzi  replicavagli  avere  il  Congresso  deciso 
affermativamente. 

Il  prof.  Targioni  Tozzetti  dichiarava  hi  appresso  di  non  essere 
stato  presente  alla  lettura  della  Memoria  del  prof.  Giannelli,  ma  ri- 
levando da  (piolla  del  processo  verbale  che  vi  son  citati  dei  fatti  di 
animali  periti  per  esser  loro  slate  date  a  mangiare  delle  piante,  che 
nel  tempo  di  loro  vegetazione  erano  state  innaffiate  con  soluzione  di 


—  555  — 
acido  arspiiioso,  affacciava  il  dubbio,  che  f|iie<;li  animali  fossero  pe- 
riti per  tiitl'  allra  causa  die  per  (piella  dell'arsenico  slato  assorbito 
dalle  piante  medesime.  Diceva  esser  provalo  dall' es|)erienze  di  \'e- 
vei',  clic  le  piante  nella  loro  vegetazione  non  assorbono  l'acido 
arsenioso,  nò  moltissimi  altri  sali;  die  l'acido  arsenioso  special- 
mente, restando  dec()Hiposto  dai  terreni,  vi  si  riduce  insolubile, 
(piindi  non  allo  ad  esser  assorbito  ;  che  perciò  le  piante  non  ne  con- 
tengono affatto;  aggiungeva  che  Orlila,  Souberain,  Chevalier  ripe- 
tendo ossei'vazioni  del  medesimo  genere,  per  provare  se  l'operazione 
chiamala  dai  Francesi  cluailds^i-,  e  da  essi  eseguita  col  trattare  il 
grano  da  seminarsi  coli'  arsenico  per  preservarlo  dagl'  insetti,  po- 
tesse essere  nociva  alla  pubblica  salute  jìer  il  passaggio  dell'  arse- 
nico dalle  radici  fino  al  nuovo  seme,  avevano  escluso  del  tutto 
qualsiasi  assorbimento  della  stessa  sostanza. 

\  «pieste  osservazioni  citate  dal  prof.  Targioni  rispondevasi  dal 
prof.  Giannelli  aver  egli  fatto  ini  solo  esperimeiìto,  e  da  (piesto  non 
voler  trarre  alcuna  conclusione.  Esser  però  a  vantaggio  dell'opi- 
nione dell'  assorbimento  dell'  arsenico  le  esperienze  e  le  osserva- 
zioni su  tal  soggetto  jiubblicale  dal  Trinchiuetti,  e  riconosciute  de- 
gne del  pi'emio  dall'  Instituto  del  Regno  Lombardo  A'eneto. 

Veniva  quindi  conceduta  la  parola  al  dott.  Pellizzari,  e  questi 
in  replica  alle  ragioni  allegate  dai  prof.  Giannelli  per  sostenere  i 
vantaggi  del  suo  metodo  a  provare  il  veneficio  per  arsenico,  addu- 
ceva  le  seguenti  considerazioni. 

Non  potersi  consigliare  il  metodo  in  cpiestione  come  guida  al 
chimico  e  al  perito,  e  in  appresso  come  riprova  dei  risultamenti 
ottenuti  coi  mezzi  chimici,  dai)poichè  i  resultati  ottenuti  col  meto- 
do del  prof.  Giannelli  non  riuscendo  costanti,  siccome  egli  stesso 
aveva  detto,  non  possono  venire  con  fiducia  invocati,  né  a  guida 
né  a  riprova  ;  non  servire  poi  a  stabilire  la  jirova  del  veneficio,  giac- 
ché la  j)roprietà  avvelenatrice  non  appailiene  esclusivamente  ai 
visceri  degli  animali  uccisi  coll'arsenico,  ma,  per  le  innegabili  osser- 
vazioni del  Morgagni  e  del  Mascagni,  si  é  veduta  talvolta  estesa  an- 
cora alle  viscere  di  animali  morti  per  malattia.  Circa  poi  all' insuf- 
ficienza del  metodo  in  <|uestione  a  somministrare  istruzione  per  chi 
debbe  intraprendere  una  procedura  in  causa  di  veneficio,  il  dottore 
Pellizzari  richiamava  l'attenzione  sugl'inconvenienti  che  possono 


70 


—   556   — 
nascere  dall  accettare  e  ritenere  per  veri  i  resultali  clic  una  ma- 
niera d' indagine  diversa,  e  più  iniiversalmenle  stimata,  quale  si  è 
r  analisi  chimica,  j)uò  modificare,  correggere,  e  smentire. 

A  tal  punto  della  questione  il  Principe  Luigi  Luciano  Honaparte 
taceva  osservare,  che  si  potrebbe  anzi  si  dovrebbe  convenire  inte- 
ramente col  prof.  Giannelli,  circa  l'utilità  del  metodo  da  lui  propo- 
sto pei'  confermare  il  veneficio  mediante  l'acido  arsenioso,  se  la 
nuova  scoperta  del  celebre  Orlila  non  provasse  che  i  mezzi  chimici 
sono  sufficienti,  non  solo  a  rintracciare  le  più  esigue  quantità  di  ve- 
leno, ma  ancora  a  metter  fuori  di  dubbio  il  veneficio.  Secondo  que- 
sto illustre  chimico  in  fatti  è  provato,  che  il  fegato  degli  animali  av- 
velenali con  acido  arsenioso  è  mollo  pili  ricco  di  questo  veleno  nelle 
sue  parti  centrali  che  non  negli  strati  corticali,  mentre  l'opposto 
accade  nel  caso  in  cui  1'  acido  arsenioso  sia  stato  iniettato  dopo  la 
morte.  E  supponendo  ancora  il  caso  in  cui  per  un  eccesso  di  ne- 
quìzia venisse  distaccato  il  fegato  da  un  cadavere,  e  fosse  tenuto 
immerso  in  una  soluzione  arsenicale,  si  potrebbe  coi  mezzi  chimici 
scuoprire  la  frode  calunniosa,  avvegnaché  in  questo  caso  ancora 
la  parte  corticale  del  fegato  sarebbe  più  ricca  d'  acido  arsenioso  di 
quello  che  il  suo  interno. 

Né  lasciava  di  far  presente  come  questo  mezzo,  senza  dubbio 
più  sicuro  di  quello  del  prof.  Giannelli,  raggiunga  lo  scopo  che  que- 
sti si  è  proposto,  cioè  quello  di  mettere  fuor  di  dubbio  l'esistenza 
del  veleno,  e  di  provare  il  veneficio. 

Concludeva  finalmente  come  egli  non  dubitasse  che  il  professor 
(ìiannclli,  avuta  contezza  di  questa  interessantissima  scoperta,  non 
fosse  per  convenire  con  lui  dell'  assoluta  superiorità  di  questo  me- 
todo ;  e  trovando  sempre  interessanti  solto  il  rapporto  fisiologico  le 
esperienze  del  prof,  medesimo,  proponeva  che  venissergli  rese  gra- 
zie pel  tempo  da  lui  impiegato  in  siffatte  ricerche  tossicologiche,  e 
per  aver  preso  tanto  a  cuore  gì'  interessi  della  umanità. 

A  ciò  seguivano  poche  parole  del  dott.  Pellizzari,  colle  quali  chie- 
deva che  il  processo  verbale  registrasse,  avere  egli  nel  giorno  pre- 
cedente esternato  il  sentimento  stesso  col  quale  il  Principe  Luigi 
Luciano  Bonaparic  aveva  chiuso  il  suo  discorso. 

Dopo  di  ciò  il  conte  Alessandro  Porro  leggeva  la  relazione  sulla 
riforma  carceraria  redatta  dalla  Commissione  eletta  nel  Congresso 


—  557  — 
scientifico  di  Padova  (i),  e  composta  dei  signori  consigliere  Gia- 
neili  di  Milano,  conte  Petitti  ili  l\oi-eto,  conte  Scopoli  di  N'erona,  Gia- 
cinto Monipiani  di  F5rescia,  dolt.  Ranipinelii  di  liergamo,  dott.  Cal- 
derini  di  Milano,  conte  Alessandro  Porro  di  Milano;  ed  esibiti  in 
a[)presso  i  docmiienti  comprovanti  l'adesione  alle  massime  conte- 
nute nella  relazione  per  parte  dei  signori  Gianelli,  Scopoli,  INIom- 
piani,  Calderini,  veniva  data  lettura  dai  signori  conte  Petitti  e  dot- 
tor Rampinelli  (2)  dei  motivi  pei  quali  essi  non  potevano  concor- 
rere nelle  massime  espresse  sul  rappoi'to  della  Commissione. 

Passava  quindi  l'avv.  Maestri  a  trattenere  la  Sezione  colla  lettu- 
ra di  un  suo  lavoro  concernente  i  sistemi  penitenziari. 

Ed  il  conte  Serristori,  essendo  sosjtesa  |)er  (|ueir  istante  la  lettu- 
ra che  l'avv.  Maestri  faceva  del  suo  lavoro,  moveva  istanza  alla 
Presidenza  perchè  venisse  nominata  una  Commissione,  la  quale 
entro  breve  tempo,  stabiliti  i  giusti  limiti  e  formulati  i  punti  prin- 
cipali della  (|uestione,  agevolasse  la  via  a  raccorre  con  giustizia  e 
prudenza  il  fruito  di  una  proficua  discussione. 

Da  ciò  il  cav.  de  Renzi  prendeva  pur  esso  motivo  a  dimostrare 
la  difficoltà  di  risolvere  convenientemente  la  (piestione  portata  in- 
nanzi alla  Sezione  di  Medicina  :  osservava  esser  dessa  sommamente 
complessa;  aver  bisogno  del  concorso  di  diverse  specialità.  L'uomo 
di  stato  considerare  nelle  carceri  penitenziarie  la  spesa,  la  direzio- 
ne, la  custodia;  il  giurisperito  mirare  all'ammenda,  e  voler  le  pri- 
gioni a  punizione  e  ad  esempio;  il  moralista,  fatto  conto  della  in- 
dole e  della  natura  dei  popoli,  intendere  a  restituire  alla  società 
dei  cittadini  onesti,  in  cambio  di  uomini  rotti  al  delitto;  in  ultimo 
il  medico  sdegnare  che  sia  rimesso  alla  società  infermo  o  demente 
(juello  che  fu  dato  alla  carcere  per  trovarvi  correzione,  non  per  per- 
dervi la  salute  o  la  ragione  :  questi  molteplici  modi  d'  onde  può 
esser  contemplata  la  questione  esser  d'ostacolo  sommo  al  suo  esat- 
to scioglimento.  Conchiudeva  però,  che  la  Commissione  padovana 
avendo  legittima  origine,  è  dover  del  Congresso  esaminare  il  rap- 
porto, e  discuterne  le  conclusioni,  ammettendole,  modificandole  o 
rigettan<lole  ;  fatto  ciò,  soltanto  esservi  luogo  a  nominare  una  Coni- 


ci) Si  veda  la  relazione  in  fine  dell'  adunanza. 

(2)  Si  vedano  questi  due  discorsi  in  dissenso  dalla  Commissione  in  fine  del- 
l' adunanza. 


—   558   — 

aiissiiim",  111)11  por  esaminare  tale  o  tale  altro  sistema,  ma  per  pro- 
porre un  metodo  più  adatto  alla  educazione,  all'  indole,  alle  consue- 
tudini, alle  leggi  italiane. 

n  sig.  conte  Scrristori  soggiungeva  che  colla  proposizione  della 
Commissione  non  a\eva  inteso  a  ristringere  il  campo  della  questione, 
la  quale  anzi  desiderava  vedere  svolta  in  tutta  la  sua  latitudine  ;  e 
faceva  (piindi  osservare  clie  rendendosi  necessario  1'  esaminare  e 
il  consultare  molti  documenti  dai  (piali  poteva  venire  non  poca  luce 
alla  questione,  egli  credeva  ciò  non  potersi  fare  con  vantaggio  dalla 
intera  Sezione  di  ^ledicina. 

Il  Princi|)e di  Canino,  presa  la  parola,  dichiarava  convenire  stret- 
lameiUe  col  cav.  de  Renzi,  non  poter  la  Sezione  far  altro  che  ap- 
provare, modificare,  o  rigettare  le  conclusioni  del  rapporto  della 
Commissione,  giudicato  da  lui  dotto,  coscienzioso,  elahoratissimo. 
Manifestava  però  sentir  rammarico  di  doversi  distaccare  dalla  opi- 
nione dei  relatori,  ma  prevalere  in  lui  il  desiderio  che  l' illuminato 
e  filantropico  Congresso  lucchese  si  segnalasse  per  un  giudizio,  in 
cui  fosse  tutto  il  merito  della  piìi  squisita  umanità.  Lasciata  ai  giu- 
risti la  parte  austera  di  simili  (piestioni,  spettare  alla  filantropia  dei 
medici  il  prendere  in  difesa  il  bene  fisico  e  morale  dei  carcerati. 
Non  doversi  rammentare  alla  Sezione  di  Medicina  che  1'  uomo  col- 
pevole entrando  in  prigione  non  perde  tutti  i  suoi  diritti,  né  che 
uno  ne  acquista,  quello  cioè  di  trovarvi  quanto  possa  servire  a  ri- 
condurlo alla  virtù,  e  al  consorzio  della  società.  Ricordava  in  fine 
stargli  vive  nella  mente  le  prigioni  visitate  in  America,  né  meno 
potere  suU'aniino  suo  i  recenti  lavori  del  conte  Pelitti,  vero  promo- 
tore della  riforma  carceraria  in  Italia.  Il  perchè,  ringraziati  della 
schietta  e  bella  intenzione,  non  che  della  fatica  lodatissima,  i  mem- 
bri della  Commissione,  proponeva  che  le  conclusioni  deliberative 
(la  (juella  emesse  venissero  pienamente  rigettate. 

Il  barone  di  Reaufort  avvertiva  che  la  Commissione  eletta  a 
Padova  non  poteva  deliberare,  ma  doveva  unicamente  raccogliere 
gli  studi  falli  in  proposilo  di  sistemi  penitenziari,  e  presentare  la 
sua  relazione  intorno  alle  modificazioni  da  farsi  ai  sistemi  propo- 
sti ;  che  la  Commissione  medesima  non  avendo  adempito  precisa- 
mente al  mandalo  ricevuto,  si  poteva  nominare  una  nuova  Com- 
missione, secondo  aveva  già  proposto  il  conte  Serristori. 


-  559  - 
Il  conte  Uessaiidro  Porro  ricliiama  la  f[iieslione  d'ordine.  L'av- 
vucalo  -Maestri  invocava  il  diritto  della  parola;  facendo  osservare 
che  al  Congresso  di  Padova  non  fu  parlato  die  del  sistema  filadel- 
fiano,  clie  si  tacque  sul  suo  lavoro,  di  cui  chiedeva  potesse  esser 
condotta  a  termine  la  lettura  Aggiungeva  essere  egli  di  avviso  che 
il  sistema  misto  meritasse  molla  consideia/ione;  ed  ottenuto  dal 
Presidente  il  domandato  permesso  continuava  la  lettura.  Dopo  la 
<|uale  la  discussione  veniva  aggiornata  al  dì  26  settembre,  e  l'adu- 
nanza era  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza 


Segretari  < 


Dott.  Antonio  Salvagnoli 
Doti.  Girolamo  Cioni 


RAPPORTO 


DFI.I.A    COirMISSIONE  ELETTA  NEL  CONGRESSO  SCIENTIFICO  DI    PADOVA 


SULLA    RIFORMA    CARCERARIA 


►!»»»-MC-H-«;«»»«- 


N. 


lei  terzo  Congresso  degli  Scienziati,  raccolto  a  Firenze  nel  i84i,  i 
signori  conte  Petitli,  cav.  Ronchivecchi  e  consigliere  Mittermaier, 
con  una  Memoria  a  stampa  previamente  distribuita,  proponevano 
1  ardua  (|uestione  della  riforma  carceraria.  Ed  annunciando  ([uali 
effetti  sembravano  fino  allora  prodursi  dalle  diverse  regole  adottate 
nei  novelli  penitenziari,  e  le  divergenti  opinioni  die  intorno  a  quei 
fatti  eransi  venute  spargendo,  si  mostravano  persuasi  che  la  conti- 
nua segregazione  celiare  dovesse  considerarsi  perniciosa,  ogni  qual 
volta  si  applicasse  per  un  intervallo  maggiore  d'  anni  due.  E  dietro 
ciò  articolavano  alcuni  quesiti  sanitari,  richiedendone  ai  medici 
jìarticolare  e  motivata  soluzione,  onde,  a  seconda  di  tal  voto,  o  con- 
fermarsi neir  adottata  opinione,  o  determinarsi  a  ritrattarla  publi- 
camente,  per  professare  la  convinzione  contraria. 

Le  discussioni  che,  a  tenore  di  quella  proposta  si  tennero  nei 
giorni  25  e  27  settembre,  dimostrarono  che  i  fatti  posti  ad  im- 
provviso esame  non  potevano  condurre  immantinente  ad  un'ade- 
guata soluzione  ;  cosicché,  rimesso  l'argomento  all'adunanza  del- 
l' anno  successivo,  si  fece  invito  a  j)iù  accurati  sludi  nel  frapposto 
intervallo.  E  l'illustre  Preside  della  Sezione,  prof.  Bufalini,  riassu- 
mendo lo  stato  della  questione,  saviamente  ne  determinava  i  limiti, 
conchiudendo,  che,  qualora  un  modo  di  riforma  si  chiarisse  neces- 
sario nei  rapporti  sociali,  non  doveva  più  dimandarsi  al  medico  se 
in  ^ei\ere  potesse  nuocere  alla  salute  dei  reclusi,  ma  bensì  fjunnto 
nocesse,  e  che  solo  da  un  gravissimo  e  irreparabil  danno  poteva 
trarsi  argomento  a  rifiutare  la  proposta  riforma. 


—   56i   — 

Al  successivo  Congresso,  adunato  in  l'ailova  nell'anno  i8/|2,rar- 
f»on)ento  venne  i'ij)roposto  con  una  Menioi'ia  |)arinicnli  a  stampa  dei 
signori  conte  l'etilli,  conte  Scopoli  e  avv.  Salcri,  nella  (piale  i  pi-imi- 
tivi  (piesiti  si  atteggiarono  in  nuova  e  più  razionai  maniera.  Poiché 
in  luogo  d'i  cliiedei'e  ai  medici  fpiali  potessero  per  avventura  essere  le 
probabili  conseguenze  di  certi  modi  di  prigionia,  si  dimandò  piutto- 
sto quali  condizioni  e  cautele  sanitarie  dovessero  adottarsi  in  ciascu- 
no di  essi,  per  assicurare  ai  reclusi  una  sodisfacente  normalità  di 
salute,  in  guisa  che,  adempiute  le  condizioni  dai  medici  indicate,  ve- 
nisse del  resto  rimessa  alla  scienza  dello  Stalo  la  libera  scelta  di  (|uel 
genere  di  detenzione  che  meglio  corrispondesse  alle  sociali  esigenze. 

La  discussione  venne  aperta  in  un  apposito  consesso  di  3f) 
membri,  sotto  la  presidenza  dell'illustre  prof.  Orioli;  il  quale  rac- 
colse sotto  nuova  forma  i  quesiti,  limitandoli  all'influenza  sanitaria 
che  in  male  o  in  bene  poteva  esercitare  ciascun  regime  carcerario  ; 
benché,  per  le  angustie  del  tempo,  le  dispute  versassero  poi  sola- 
mente intorno  alle  due  più  note  e  più  controverse  forme  di  regime 
penitenziario,  f|uella  cioè  di  continua  segregazione,  delta ^ade/fin- 
iKi,  e  quella  di  lavoro  silenzioso  con  segregazione  meramente  not- 
turna, delta  (udmrniuìia.  E  l' incarico  di  compiere  l' intrapreso  esa- 
me, e  di  svolgerlo  nei  diversi  aspetti,  venne  poi  lasciato  a  quella 
Commissione  che  si  onora  di  sottoporvi  nel  presente  ragguaglio  le 
conclusioni  estreme  del  suo  lavoro. 

Se  non  che,  prima  d'esporvi  le  sue  proprie  deduzioni,  ella  si 
tiene  in  debito  di  fare  una  qualche  menzione  di  quegli  studi,  che 

0  vennero  offerti  al  Congresso  di  Padova,  o  vennero  diretti  alla 
Commissione  stessa  in  manoscritto. 

Già  nel  Congresso  medesinto  si  erano  fatte  appositamente  cir- 
colare, ed  avevano  manifestamente  influito  sulle  opinioni,  due  re- 
centi Memorie  del  sig.  Giacinto  Mompiani,  ed  una,  anteriore,  del 
dott.  Carlo  Cattaneo,  scritte  nel  senso  (ìladelfiano.  E  alla  contraria 
convinzione  inclinava  l'esame  della  conlrovei-sia  penitenziaria  del 
conte  Petitli,  ed  una  illustrazione  medica  del  dott.  Lorenzo  .Martini 
sui  quesiti  proposti  a  Firenze.  Si  deponevano  inoltre  nuove  Menio- 

1  ie  e  notizie  manoscritte  dei  signori  dott.  Speranza,  prof.  Maestri, 
.Alessandro  Porro,  dott.  Conti,  cav.  Bon,  dott.  Domenico  Menato,  e 
sig.  P.  Fraccliia. 


—    5G2    — 

K  dopo  il  ("onj;iesso,  la  Coniniissione  riceveva  dal  dolt.  Trompt'o 
;ili-imi  prei;evoli  dociimenli  sulle  carceri  della  contea  di  Nizza  »• 
(Iella  Savoia,  e  dal  doli.  Liiiij;i  Fornasiiii  alcune  osservazioni  sulle 
carceri  criminali  di  lìrescia.  E  intorno  al  principio  dell'  intimida- 
zione e  dell' ementla  projioneva  a  stampa  alcune  sue  viste  1' avvo- 
cato \  .  l'asini;  alle  (|uali  contrapponeva  altre  sue  considerazioni  il 
dott.  Cai'lo  Cattaneo.  K  finalmente  il  conte  Petitli,  altro  dei  membri 
della  Commissione,  non  potendo  per  sue  circostanze  intervenir  di 
persona  alle  sedule,  le  comunicava  un  riassunto  motivato  delle 
sue  j)ersuasioni. 

Tra  i  materiali  die  si  offrirono  dall'estero,  la  Commissione  j)Ose 
mente  sojìrattiUto  al  favorevole  rapporto  del  prefetto  di  Polizia  del- 
la Senna  sulla  grande  esperienza  falla  nel  segregatorio  giovanile 
(.Iella  liof/iteltc;  e  (|uindi  al  pi-ogctlo  di  legge,  col  (piale  il  Ministero 
francese,  dopo  aver  lungamente  versato  in  questi  medesimi  dubbi, 
.risolveva  finalmente  la  questione  in  aperto  favore  del  principio  fi- 
ladelfiano.  Copiosi  documenti  d'ogni  maniera  offerse  alla  Commis- 
sione il  nuovo  Gl'or na/e  di  Scienza  Carcera/in  publicalo  a  Franco- 
forte dai  signori  Julius,  Noellner  e  Varrentrapp  (i).  E  gli  scritti  dei 
dottori  Verdeil  e  Coindet  sulla  carcere  di  Losanna,  ed  un  opuscolo 
sulla  reclusione  individuale,  scritto  in  olandese  dal  sig.  Suringar,  e 
tradotto  in  francese  e  commentato  dal  sig.  Moreau  Cliristopbe,  me- 
ritano onorevol  menzione,  e  per  l'invio  che  ne  fecero  gli  autori  alla 
Commissione,  e  per  l' interesse  che  vi  dimostrano  alle  cose  italiane. 

Intenta  la  Commissione  a  ventilar  1'  argomento  sfrondandone 
luttocic)  che  non  sembrasse  riflettervi  molta  luce,  spera  che  ciò  le 
>  arra  di  scusa,  se  nel  suo  lavoro  non  verranno  ad  ogni  volta  ripe- 
tuti  i  nomi  di  (|uei  benemeriti  scrittori,  che  coltivarono  i  diversi 
aspetti  della  questione.  Ma  -crede  dover  manifestare  fin  da  princi- 
pio, eh'  ella  seguì  nel  suo  esame  la  massima  fondamentale  già  nei 
precedenti  Congressi  sancita,  che  la  Medicina  debba  bensì  coadiu- 
^are  e  condizionare  le  deduzioni  del  diritto  publico,  e  solo  in  caso 
d  ajjei'ta  disapprovazione  contrapporvi  il  suo  divieto,  ma  non  debba 
mai  trarre  interamente  a  se  la  ([uestione,  e  con  troppo  indipendenti 
esigenze  tendere  a  tramutare  in  un  asilo  di  salute  un  luogo  di  pena. 


(1)  Jahrbucher  der  Gefàngnissltunde,  Frankfurt  a.  M.  18!l5. 


—   5G3   — 

Un  altro  ligiiarclo  ella  seguì  nell'  esaminare  ciascun  regime  car- 
cerario, ed  è  clic  si  debba  por  mente  al  loro  principio  costitutivo  e 
distintivo,  senza  tener  troppo  conto  di  (jnei  falli  «Ncnluali  clie  j)ro- 
vengono  dalle  circostanze  locali  e  personali  dei  singoli  stabilimenti; 
e  ciò  per  non  incorrei'e  in  im  circolo  vizioso,  e  dedurre  da  fatti  non 
necessari  le  costanti  e  inevitaijili  conseguenze  d'  un  principio. 

Poste  tali  cautele,  la  Commissione  cominciò  a  prendere  in  esa- 
me quel  modo  di  prigionia  che  si  trova  tuttora  più  generalmente 
diffuso,  e  die  consiste  in  una  vita  pmmiscua  più  o  meno  discipli- 
nata. Ora,  primamente  ella  dimandò  a  se  medesima  come  ipiesta 
convivenza  dei  prigionieri  li  assicuri  dalla  influenza  depra\alrice 
del  comune  consorzio,  dei  malvagi  esem|jli,  delle  funeste  amici- 
zie, delle  successive  associazioni  nel  delitto.  Ella  si  dimandò  per 
qual  modo  si  possa  impedire  eh' essi  vicendevolmente  si  ammae- 
strino ad  eludere  im'  aborrita  vigilanza,  o  atl  affrontare  la  forza 
coll'accoi'do  d'una  violenza  disperala.  KUa  si  dimandò  a  quali  mani 
debba  affidarsi  l'esercizio  d'una  custodia  e  d'una  disciplina,  la 
quale  in  fine  riposa  sulle  continue  minacce  della  nuda  forza.  L'in- 
fezione, che  codesta  promiscuità  diffonde  tra  i  reclusi,  deve  ren- 
dere perpetuamente  sospetti  i  liberati  alla  società  civile,  la  quale 
rilutterà  ad  accoglierli  di  bel  nuovo  nel  suo  seno,  e  deluderà  gli 
sforzi  conciliativi  del  patronato,  e  nell'ansietà  che  la  preoccupa  per 
la  sua  sicurezza  e  la  sua  morale,  ripudierà  sdegnosamente  il  tra- 
vialo penitente,  e  lo  respingerà  di  nuovo  verso  gli  eccessi  d'  una 
vita  eslege.  Per  questa  via  la  società  non  può  dunque  conseguire 
quella  maggior  sicurezza,  eh' è  l'intento  finale  d'ogni  riforma  car- 
ceraria. La  vita  associata  non  genera  intimidazione,  non  genera 
emenda,  esige  nella  disciplina  l' uso  d'  una  forza  brutale,  e  spesso 
inicpia,  |)erchè  commessa  al  ministerio  di  gente  inculta  e  venale. 
Esclude  adunipie  il  beneficio  d'ogni  induenza  morale;  sanziona  il 
principio  dell'infamia  indelebile;  in  somma  conferma  e  perpetua 
tutto  ciò  che  rendendo  inconq)orlaljile  lo  stato  attuale,  fa  della  ri- 
forma carceraria  uno  slringcntissimo  civile  bisogno. 

Se  si  chiede  alla  Medicina  il  modo  di  rendere  innocuo  alla  sa- 
lute un  sì  malefico  regime,  essa,  nel  dettar  partitamente  le  sue  con- 
dizioni mitiganti,  verrà  mano  mano  disarmandolo  di  tulle  quelle 
barbane  esasj)erazioni,  colle  rpiali  soltanto  la  disciplina  d  un  car- 

7' 


—   561   — 
cere  j)r<>miscu(">  può  rendersi  teimila  al  delinqiieiilc.  1*^  allora  il  cai- 
.cere,  senza  rigori  e  senza' terrori,  diviene  un  asilo  desiderabile  al 
|>ovei'o,  al  vagabondo,  al  malfattore,  il  (juale  all'ombra  dell'unianitìi 
e  della  Meilicina  sruii;i;e  alla  pena,  e  deride  la  lei,'j;e. 

Torna  inutile  l'esporre  parlilainente  lo  stalo  delle  prigioni  elie 
soggiacciono  a  codesto  regime  depravante.  E  se,  ad  esempio  delle 
noli/io  l'accolte  dal  doK.  Ti-onipeo  e  (lai  doli .  rornasini,  si  venisse 
compiendo  ima  statistica  delle  carceri  pi-omiscue  in  Italia,  ciò  che 
sarebbe  opera  sommamente  desiderabile,  si  andrebbe  ad  aggiungere 
altri  fatti  a  (juei  fatti  gravissimi  che  confermarono  la  Commissione 
in  mi  coiv>'incimento,  al  (piale  altronde  si  j)uò  pervenire  anche  per 
la  via  di  razionale  induzione. 

Ora,  se  le  ineluttabili  esigenze  del  jinbUco  diritto  condannano 
ed  escludono  onninamente  cpiesto  modo  di  detenzione,  torna  af- 
fatto inutile  il  provocare  sopra  di  esso  il  giudizio  dei  medici  o  il  loro 
consiglio;  poiché,  se  vi  si  trovassero  sodisfatte  .tutte  le  providenze 
dell'arte  salutare,  ancora,  il  principio  della  publica  morale  e  della 
])ublica  sicurezza  vi  apporrebbe  la  inesorabile  sua  riprovazione. 

Esclusa  così  la  prima  e  più  divulgata  forma  della  vita  carcera- 
ria, la  Commissione  jiassò  ad  esaminarne  un'altra,  cioè  quella,  che, 
sotto  nome  iV  au//ur/uuiia,  raccoglie  bensì  a  comune  lavoro  i  car- 
cerati, ma  intende  di  poterli  bastevolmente  preservare  dalla  mutua 
condizione  coli' assiduo  diurno  silenzio  e  colla  solitudine  della  not- 
turna cella. 

Ammette  la  Commissione  che  molto  si  è  già  conseguito  per  la 
costumatezza  dei  carcerati  colla  loro  segregazione  nottetempo.  Ma 
|)er  ciò  che  riguarda  la  disciplina  del  lavoro  in  comune,  ella  è  co- 
stretta a  considerare  che  lutto  l'edificio  si  fonda  nel  supposto  che 
il  silenzio  rigidamente  e  costantemente  si  ottenga,  e  che  ottenuto 
valga  a  troncar  fra  i  carcerati  ogni  altra  più  artificiosa  e  tacita  co- 
municazione. Ora,  se  l'uno  o  l'altro  di  questi  supposti  in  fatto  pra- 
tico vieii  meno,  il  regime  taciturno  ricade  più  o  meno  nel  principio 
della  promiscua  convivenza.  E  questa,  sotto  la  maschera  d'un  pre- 
teso silenzio  e  d' un'assidua  simulazione,  si  riproduce  con  tutte  le 
sue  turpitudini  e  le  sue  infezioni,  aggravate  inutilmente  dalle  vessa- 
zioni e  dagli  arbitri  che  accompagnano  i  vani  sforzi  d'  una  disci- 
plina mancata.  Che  se  si  supponga  perfettamente  e  costantemente 


f 


—  5G5  — 
oHoiiuto  il  silenzio,  ancora  è  forza  comprarlo  al  prezzo  di  continui 
casli^'lii;  poirliò  non  è  dato  altrimenti  contrariare  e  domare  le 
pili  \i\aci  e,  tlireni  pine,  le  più  iinuìeenli  inclina/ioni  dell'essere 
limano.  Ora,  i  rif^ori  della  mera  disciplina  diverrebbero  talora  piìi 
gravosi  die  non  la  pena  commisurata  dalla  lei,'f,'e  al  delitto;  il  ciar- 
liero e  lo  sjiensieralo  si  troverebbero  in  più  iloloroso  vivere  die  lo 
sceleralo  guardingo  e  silenzioso.  E  la  frusta,  divenuta  la  suj)rema 
leggiliice  del  caicere,  come  accade  in  America,  farebbe  dipendere 
dalla  mano  brutale  clic  la  impugna  il  destino  dei  reclusi,  assai  più 
ilie  non  dal  resjionso  ilella  legge.  E  ancora  nò  il  silenzio  né  i  (la- 
gelli  |)olrebbero  impedire  che  il  colpevole  non  rimanesse  esposto 
all'  infamia  e  al  jieiicolo  delle  più  prave  conoscenze,  e  ad  ima  ine- 
vitabile notorietà,  che  perseguirebbe  per  tutta  la  vita  1  inutile  suo 
pentimento. 

Per  lo  che  la  Commissione,  adottando  il  voto  clie  venne  già  pu- 
blicamente  espresso  da  quello  tra' suoi  membri,  che  si  mostrava  fra 
tulli  il  meno  avverso  alla  disciplina  silenziaria,  venne  a  dichiarare 
un  tal  regime  doversi  in  genere  abbandonare,  perchè  il  bene  dal- 
r  una  j)arte  conseguito  può  venir  troppo  efficacemente  distrutto 
dall'altra,  e  forse  anche  superato  dal  male.  Laonde  torna  inutile 
provocare  i  consigli  della  Medicina  sopra  un  regime,  che,  per  troppo 
alte  ragioni,  in  una  ben  ordinata  società  non  può  essere  ammesso. 

Tuttavia  la  Commissione  trovossi  in  debito  di  prendere  in  esame 
tulle  (pielle  modificazioni, colle  (piali  i  più  perseveranti  tra  i  seguaci 
tli  codesta  disciplina  intesero  di  poterne  togliere  o  diminuire  i  più 
daniK^si  effetti. 

La  prima  di  codeste  modificazioni  si  è  quella  invalsa  in  alcune 
carceri  della  Svizzera;  e  consiste  nel  ripartire  e  classificare  i  prigio 
iiieri  in  diverse  brigale,  giusta  l'apparente  loro  moralità.  .Ma  questo 
ripiego  fa  per  sé  medesimo  la  condanna  del  principio  silenziario,  a 
salvare  il  ipiale  sarebbe  diretto;  poiché  sujipone  già  die  il  riparo 
del  silenzio  sia  insufficiente,  e  che  la  sola  vicinanza  del  più  mal- 
vagio possa  peggiorare  il  inen  malvagio  prigioniero.  Quindi  non  solo 
(piesto  regime  involge  le  vessazioni  del  silenziario,  ma  suppone  con- 
tinuate in  fallo  le  corruzioni  della  vita  promiscua.  Rinnova  jioi  ad 
ogni  istante  l' arduo  quesito  di  determinare  piede  stante  la  mag- 
giore o  minor  moralità  d'ogni  singolo  individuo,  che  sopiavvenga 
nel  carcere  ;  apre  il  \aico  a  infìnile  simulazioni  ;  e  mette  la  disci- 


p 


—  56G  — 
pliiiii  in  coiiliiiiia  liilla  colla  vastità  dei  recinti  e  colla  loro  disposi- 
zione. In  falli  nessun  arcliilclto  può  prevedere  il  numero  dei  pri- 
gionieri, ohe  ili  giorno  in  giorno  possono  assegnarsi  all'  una  o  al- 
l'altra  classe  ili  moralità,  dietro  il  bencplacilo  di  vigilanti,  i  quali 
non  possono  facilmente  chiamarsi  dalle  più  eulte  classi  della  socie- 
tà. Potè  questo  principio  classificante  sostenersi  appena  colla  perse- 
verante carità  della  cittadinan/a  ginevrina,  e  tuttavia  con  esilo  im- 
perfetto, e  j)er  pochi  reclusi,  inferiori  di  numero  ai  loro  custodi  e 
ammonitori.  Ma  poco  seguito  altrove,  non  raccomandalo  in  Italia 
da  j)articoIar  persuasione  d'alcuno,  non  sembra  |)otersi  pro|)orre  dal 
giureconsulto  al  medico  con  alcuna  speranza  d'  utile  ajiplicazione. 
Sotto  il  nome  di  sistema  medio  od  eclettico,  un'altra  modifica- 
zione del  regime  taciturno  venne  già  raccomandata  da  uno  dei 
memltri  della  Commissione.  E  si  ridurrehhe  ad  applicare  l'aggrega- 
zione silenziosa  solamente  alle  più  lunghe  prigionie,  e  dopo  che  il 
recluso  avesse  già  scontato  nella  cella  segregante  un  certo  inter- 
vallo di  tempo.  Colla  quale  combinazione  successiva  dei  due  opposti 
principi  si  annuncia  di  voler  evitare  i  pericoli,  che  da  una  più  lun- 
ga segregazione  potessero  derivare  alla  salute.  Ma  ciò  pure  implica 
il  supposto,  che  la  segregazione  torni  apertamente  contraria  alle 
buone  regole  sanitarie.  Suppone  dunque  già  decisa  la  questione  pri- 
ma d'averla  discussa,  e  nell'atto  medesimo  in  cui  si  sta  per  pro- 
porla al  giudizio  medico.  L'ordine  logico  dunque  dimanda,  che 
questa  combinazione  non  entri  in  discorso,  se  non  dopo  che  il 
giudizio  medico  siasi  realmente  già  manifestalo  contrario  al  prin- 
cipio della  segregazione.  L'officio  poi  che  qui  si  attribuisce  alla  pri- 
gionia cellulare,  di  servir  quasi  d' introduzione  alla  silenziosa,  venne 
da' suoi  sostenitori  difeso  coli' osservazione,  che  «  quanto  ai  difetti 
annessi  alla  regola  silenziosa,  senza  contendere  che  abbiano  a  ces- 
sare affatto  applicandola  alle  lunghe  detenzioni,  può  dirsi  che  le  in- 
frazioni alla  regola  del  silenzio,  e  resaceri)azione  derivante  da  essa, 
debbano  per  forza  d' assuefazione  e  pel  sentimento  di  subordina- 
zione acquistato  nel  rimaner  sottoposto  all'  altra  regola,  riputarsi 
molto  meno  importanti  di  quanto  sarebbero  se  la  regola  auburnia- 
na  fosse  indilatamcnte  applicala  ».Ma  (|ui  resta  a  vedere  se  l'aspet- 
tativa d'  un  prossimo  trapasso  dal  raccoglimento  della  cella  alle  di- 
strazioni della  convivenza  auburniana  non  verrà  in  fatto  a  turbare 
quella  rassegnazione,  alla  quale  si  vedono  cedere  gli  animi  più  in- 


—  567  — 
duriti,  e  che,  mentre  tn<^lie  alla  disciplina  ogni  asprezza  e  odiosità, 
le  aggiunge  sonuna  el'licacia.  Ortaiiicnte  la  coesistenza  dei  due  modi 
di  pi'igionia  nello  stesso  stabilimento,  e  la  troppa  diversità  delle 
due  condizioni  di  carcerati,  accendcrei)be  un  tormentoso  desiderio, 
una  continua  in(|uieludine,  una  dissipazione  d'animo  contraria  ad 
i>^ni  buon  pensiero.  E  dopo  una  lunga  privazione  del  bramato  con- 
sorzio dei  compagni,  come  rattenere  nel  primo  ritorno  alla  convi- 
^enza  quell'indomito  imj)ulso,  die  spinge  a  sfogare  nel  collofpiio  i 
sentimenti  accumulati  e  acuiti  da  una  rigida  privazione?  E  perchè 
esporre  a  questo  ricambio  di  sentimenti  i  detenuti  a  più  lunga  pe- 
na, nel  cui  novero  debbono  naturalmente  contarsi  i  più  colpevoli, 
e  più  corrotti,  e  più  pericolosi  alla  disciplina  del  carcere  e  alla  sicu- 
rezza della  società?  Questo  successivo  accoj)piameiito  della  segre- 
gazione e  della  aggregazione  aggraverebbe  dunejue  le  difficoltà  ed 
i  mali  d'entrambe  le  discipline. 

La  Commissione,  passando  all'esame  del  terzo  principio  carce- 
i-ario,  quello  cioè  della  segregazione  celiare  dei  singoli  detenuti,  ven- 
ne raccogliendo  le  seguenti  osservazioni. 

Questo  j)rincii)io,  oltre  all'  insuperabile  ostacolo  che  frammette 
alla  mutua  corruzione,  lascia  intatta  e  piena  l'efficacia  intima  della 
coscienza;  anzi  colla  sua  tranquilla  austerità,  e  col  rimovere  ogni 
estraneo  impedimento,  la  fomenta  e  la  sveglia  anche  nei  più  per- 
versi; e  coir  incutere  un  forte  senso  della  posizione  penale,  costi- 
tuisce una  vera  intimidazione,  nel  tempo  stesso  che  il  triplice  sus- 
sitlio  dell'istruzione  religiosa,  dell'ammaestramento  professionale, 
e  dei  caritatevoli  conforti,  tempera  i  gravi  effetti  della  solitudine 
sui  sensi  e  sulla  ragione.  In  questi  fatti  universalmente  riconosciuti, 
la  Commissione  si  limita  a  indicare  sodisfatte  le  esigenze  dello 
Stato  e  della  moralità. 

La  disciplina  celiare,  escludendo  1'  uso  della  forza,  semplifican- 
do tutti  i  rapporti  discìj)linari,  e  mitigando  gli  offici  della  gente  de- 
putata alla  custodia,  rende  possibile  di  sostituirvi  una  più  intelli- 
gente e  caritatevole  qualità  di  persone,  alta  a  cattivarsi  meglio  la 
docilità  del  prigioniero,  e  ad  esercitare  una  più  intima  influenza. 
V.  nel  senso  medico,  rinniove  per  sua  natura  la  facilità  dei  contagi 
morbosi,  la  scamI)ievole  dissolutezza  con  tutte  le  sue  conseguenze, 
e  le  vessazioni  della  disciplina  taciturna. 


—    5G8    — 

Il  supremo  principio  rolii,'ioso  campeggia  in  liille  le  parli  di  (|ue- 
sla  ilisciplina,  ordinala  interamente  alla  conversione  del  colpevole 
e  al  rinovanionlo  moi'alc  della  sua  vita;  e  con  ben  calcolati  or'ari  p 
con  artifici  arcliilclloiiici  si  può  conseguire  anche  una  lodevole  l're- 
(juenza  di  |)ie  predicazioni,  e  una  certa  collegiale  commianza  nel- 
le opere  di  pietà. 

Supposto  anclie  \ero  che  nella  reclusione  cellai'e  tornino  mala- 
gevoli molli  generi  di  lavoro,  e  non  possano  applicarsi  i  più  glandi 
sussidi  meccanici,  rimane  pur  vero  eziandio  clic  ini  sufficiente  nu- 
mero di  mestieri  vi  si  può  proficuamente  apj)rendere  ed  esercitare; 
il  novero  dei  (inali  si  la  salire  a  non  meno  di  64,  mentre  i4  certa- 
mente vennero  con  esito  felice  inlrodutti  nella  Roriuctte.  E  cpiesti 
offrono  un  esercizio  più  intellettuale  che  non  le  grandi  industrie 
collettive;  e  soprattutto  poi'gono  una  fonte  di  sussistenza  più  <>])- 
]>ortuna  alle  successive  ciicostanze  del  liberato. 

Tutto  ciò  prepara  un  agevole  campo  all' esercizio  del  patronato. 
Si  può  con  sicurezza  porger  la  mano  all'  uomo  il  quale  esce  dalla 
carcere  ignoto  ai  cattivi,  libero  tla  vincoli  infami,  piegato  dall  abi- 
tudine e  dal  raccoglimento  ai  buoni  pensieri,  e  materialmente  capa- 
ce di  provedere  colla  solinga  sua  industria  ai  bisogni  della  vita,  e 
d'aspirar  di  bel  nuovo  all'onoratezza  del  nome  e  alla  fiducia  e  pro- 
tezione dei  buoni.  Questo  è  dunque  un  modo  d'ovviare  a  quelle 
recidive  e  a  quel  successivo  progresso  nel  delitto,  che  costituisce 
l'istoria  dolorosa  del  maggior  numero  dei  grandi  colj)evoli.  Sotto  il 
(|uale  aspetto,  il  principio  dell  interiore  emenda  assume  la  forma 
d'  un'  esterna  difesa  contro  il  massimo  numero  dei  più  enormi  de- 
litti, e  diventa  l'esercizio  d'un  assoluto  dovere  governativo. 

Accertate  così  tutte  le  condizioni  che  raccomandano  il  regime 
segregante  all'approvazione  del  giureconsulto  e  dell'uomo  di  Stato, 
rimane  di  rassegnarlo  al  sindacato  medicale,  affinchè  o  lo  si  ricono- 
sca commendevole  anche  sotto  ([uesto  aspetto,  o  si  dichiari  con  qua- 
li cautele  e  modificazioni  lo  possa  divenire,  o  in  estremo  caso  lo  si 
riprovi  e  lo  si  condanni.  Dopo  di  che,  rimanga  aperto  il  varco  a 
passare  con  logico  rigore  allo  studio  medico  degli  altri  sopraddetti 
modi  di  prigionia. 

Pervenuta  a  questo  punto  la  Commissione,  si  trovò  ricondutta 
sul  medesimo  terreno  della  discussione  tenuta  a  Padova,  alla  (piale 


-  569  - 
era  suo  dcliito  di  attenoi'si  nella  (iiicslione  sanitaria;  poiché  il  re- 
gime celiare,  coli' escludere  ogni  iiilliien/a  reciproca  dei  condanna- 
li, semplifica  la  questione  sanitaria,  e  la  ristringe  alle  sole  condizio- 
ni individuali.  Riassumendo  perciò  quanto  allora  diffusamente  si 
discusse,  tlol)l)iamo  ri|>etere  che  le  piegiudiccMili  induenze  dell' as- 
soluta solitudine  sugli  ap])arati  vocali,  sulle  l'unzioni  del  cerebro,  e 
sulle  abitudini  viziose,  possono  venir  corrette  e  rimosse  (|uaiido  la 
vita  celiare  venga  temperala  da  un  opportuno  ordine  d' istruzione 
e  di  visita,  per  parte  dei  direttori,  dei  medici,  dei  cappellani,  dei 
maestri,  dei  patroni,  e  dei  custodi,  in  modo  che  ogni  jirigionierti 
abbia  almeno  ogni  giorno  una  mezz'  ora  d'onesto  collo(|uio,  e  (|uan- 
do,  oltre  alla  loilevole  spaziosità  della  cella,  ed  alla  sua  buona  ven- 
tilazione, asciuttezza  e  nettezza,  e  al  moto  natiu'ale  che  si  richiede 
air  esercizio  delle  diverse  arti,  si  aggiunga  il  ristoro  d'  un'  ora  di  li- 
bero moto  all'  aria  aperta,  in  appositi  e  segregati  recinti,  e  ciò  alme- 
no (|ualche  volta,  o  più  volle,  per  settimana.  Colle  quali  cautele  e 
providenze  venne  già  dichiarato  nel  Congresso  di  Padova,  che  la 
\\la  collare  n(ui  solo  non  può  dirsi  tnalefica  e  divoratrice  della  sa- 
lute e  della  ragione;  ma  per  gente  avvezzala  maggior  parte  ad  ogni 
disordine,  j)otrà  recare  quei  vantaggi  che  provengono  dall'  oi-dine, 
dalia  sobrietà,  e  da  una  qualche  tranquillità  dell'animo  e  dei  sensi. 

l*ai-e  inutile  il  ripetere  un'altra  volta  che  molte  obiezioni  fatte 
contro  il  regime  segregante  cadono  da  se,  quando  si  ponga  cura  di 
spiegar  prinui  di  tutto  in  qual  significato  si  prenda  questo  nome. 
Poiché  alcuni  lo  confondono  tuttavia  coli'  assoluta  eliminazione 
d'ogni  consorzio  umano,  senza  conforto  veruno  d  esercizio  o  di  la- 
voro, e  quasi  senza  l' aria  stessa  e  la  luce;  una  vera  vita  sepolcrale, 
le  cui  conseguenze  sulla  salute  e  sulla  ragione  sono  troppo  manife- 
ste, anche  senza  alcuno  speciale  giudizifi. 

Né  si  possono  preterire  le  obiezioni  fatte  dai  dottori  \  erdeil  e 
Coindet  nelle  loro  illustrazioni  del  carcere  di  Losanna  :  nelle  (piali 
assunsero  a  provare,  che  ad  ogni  iiulurimento  nella  .disciplina  car- 
ceraria corrispose  sempre  la  minor  salute  dei  prigionieri.  Con  che 
si  verrebbe  ad  inferire,  che  il  regime  più  plausibile  d'  un  carcere 
debba  esser  (piello  che  conserva  più  florida  la  salute.  Ma  ciò  con- 
fonderebbe il  princijìio  del  carcere,  ove  1'  uomo  é  mandato  appun- 


—    Syo    — 

to  per  soffrire,  e  il  principio  ci'  mi  asilo  di  salute,  ove  è  mandalo  a 
ristorar  le  forze  e  far  buona  ciera.  Si  coiifoiule  così  la  ragion  pena- 
le alla  cura  medica,  si  trasforma  una  uecessilà  sociale  in  una  nor- 
ma sanitaria,  e  si  esce  affatto  ilai  limili  ai  (|uali  con  maggior  senso 
sociale  si  volle  limitata  nei  Congressi  ilaliuiii  la  (luestione  medico- 
carceraria,  quando  si  determinò  doversi  prendere  le  mosse  dalla 
ragion  penale  e  dalla  civile  necessità,  pei'  cliiedore  ai  medici  nel 
caso  favorevole  un  volo  coiisidtivo,  e  nel  caso  contrario  un  volo  me- 
ramente negativo,  ossia  un  semplice  veto  di  tale  o  tal  altro  regime. 
Le  triste  condizioni  sanitarie  dipinte  dal  doti.  Verdeil  sono  affat- 
to estranee  alla  vera  e  pura  disciplina  segregante,  sì  perchè  le  con- 
dizioni d'abbandono  e  di  squallore  da  lui  supposte  costituirebbero 
un  altro  principio  carcerario,  indegno  d'essere  sottoposto  a  ulterio- 
re giudizio  ;  sì  perdio  a  Losanna  più  generi  di  prigionia  si  trovano 
contenqiorancamente  accozzali  entro  uno  stesso  edifìcio,  di  modo 
che  il  segregato  soggiace  alla  tormentosa  circostanza  di  sentirsi  in- 
torno il  fremito  di  tjuelli  che  sono  privilegiati  a  promiscuo  lavoro. 
E  però  la  segregazione  non  è  colà  il  principio  fondamentale  e  uni- 
forme del  governo  della  carcere,  ma  un  inasprimento  disciplinare, 
alla  cui  applicazione  diseguale  e  arbitraria  debbe  attribuirsi  1'  irri- 
tazione permanente  dei  segregali,  e  il  turbamento  del  loro  animo  e 
della  loro  ragione.  Ed  inoltre,  per  varie  circostanze  civili  e  religiose, 
lo  stato  d'esaltazione  mentale  in  quel  paese  si  riscontra  assai  fre- 
quente. Per  lo  che  una  Commissione,  incaricata  d'indagare  l'origine 
delle  alienazioni  manifestatesi  nel  carcere,  avverò  che  quelle  che 
eransi  cagionate  da  fatto  di  convivenza  carceraria,  appena  salivano 
all'  Lino  per  cento  sul  numero  dei  reclusi. 

Veniamo  ora  ad  altre  difficoltà  proposte  nel  seno  stesso  della 
Commissione  da  uno  de'  suoi  membri  ;  il  quale  oppose  all'  adozione 
del  regime  segregante,  prima  la  necessità  di  vaste  carceri,  poi  la  dif- 
ficoltà d'aver  sempre  nella  loro  immediata  vicinanza  un  considere- 
vol  gremio  di  cosi  culla  popolazione,  che  possa  offrire  ai  segregali 
assistenza  e  istruzione;  e  finalmente  la  gravità  della  spesa.  La  Com- 
missione, seguendo  la  traccia  di  queste  obiezioni,  vi  contrappose  quei 
dati  di  pratica  verificazione  che  si  trovò  avere  j)iìi  alla  mano,  e  che 
riscontrò  nelle  carceri  della  Lombardia. 


-   571    - 

Questa  regione  conta  nnilioni  2.  '/,  d'abitanti,  assai  densamente 
ag^'loinerati  massime  nella  parte  men  montuosa  Poco  mono  di  200 
mila  sono  raccolti  nel  recinto  e  nei  soi)l)orj;lii  della  capitale;  e  piii 
d'altri  200  mila  nelle  otto  successive  città  di  Brescia,  Mantova,  Ber- 
gamo, Cremona,  Pavia,  Lodi,  Oimo  e  Monza;  e  vi  si  agj^iungono 
quattro  luoglii  di  circa  i4  mila  abitanti  ciascuno,  e  altri  nove  da 
novemila  a  settemila  abitanti.  Le  carceri  vi  contano  3G72  detenuti, 
dei  (piali  loii  si  trovano  presso  le  polizie  delle  città;  laSa  si  tro- 
vano /•//7o7c/// presso  i  tribunali  e  le  pieture  foresi;  e  Soppresso  le 
preture  urbane.  Per  lo  die  i  prigionieri  co/K/fi/inali  restano  io.'|8, 
ripartiti  nelle  tre  carceri  di  Mantova,  Milano  e  Cassano  d'Adda; 
tra  i  quali,  i  condannati  a  piìi  di  due  anni  di  carcere  sono  645;  e 
tra  questi  medesimi  i  condannati  a  tre  anni  e  più,  sono  S.'p.  .Ora, 
su  questi  soltanto  verserebbe  la  (piestione  della  possibile  dannosità 
d'una  prolungata  segregazione.  E  si  noti  la  somma  probabilità  che 
la  riftìrma  penitenziaria,  dimiiuiendo  la  reciproca  corruzione  e  le  re- 
cidive, debba  condurre  ad  una  diminuzione  del  numero  dei  prigio- 
nieri; il  che  può  anche  avvenire  per  l'abbreviazione  nella  durata 
della  pena  in  virtù  della  sua  maggiore  austcì'ità  e  intensità.  Per  io 
che  la  Commissione  crede  tenersi  entro  i  limiti  del  vero,  supponen- 
do in  via  generale,  che  un  carcere  penitenziario,  capace  di  cinfjue- 
cento  condannati  a  due,  tre,  o  più  anni  di  pena,  possa  bastare  alle 
circostanze  di  due  milioni  d'abitanti.  Ora,  fpial  è  la  regione  d'Italia 
nella  (juale  si  contino  due  milioni  di  popolo  senza  una  (pialche  am- 
pia e  eulta  città,  i  cui  abitanti  possano  fornire  assistenza  e  ammae- 
stramento per  una  mediocre  prigione,  e  un  proporzionato  numero 
di  sacerdoti  e  di  pie  persone,  che  uniscano  a  senso  caritatevole 
(|ueiragiatezza  del  vivere  che  sembra  predisporre  naturalmente  alle 
cure  del  patronato?  Per  lo  che  non  pare  che  in  Italia  la  vastità  delle 
carceri  e  la  loro  distanza  da  qualche  popolosa  e  eulta  e  caritatevole 
città  possano  (arsi  fondamenti  d'obiezione. 

Lo  stesso  può  dirsi  intorno  alla  grave  spesa  che  si  attribuisce 
alle  lunghe  detenzioni.  In  fatti  se  nel  caso  so])racitato  il  numero  dei 
condannali  a  prigionia  j)er  lo  meno  triennale  si  limila  a  un  settimo 
circa  del  total  numero  dei  reclusi,  ([uesta  diversità  dovrassi  venti- 
lare sulla  settima  parte  della  spesa  totale,  senza  calcolare  la  dimi- 
nuzione dei  detenuti,  e  il  maggior  lucro  d'un  lavoro  reso  jìiù  inten- 
so ed  accurato  per  effetto  stesso  della  segregazione,  e  finalmente  la 

72 


—   Sjì    — 

possiliile  miiKirilà  delle  spese  di  costruzione  in  confronto  del  regi- 
me colletlii'o,  sulle  quali  l' immaturità  degli  studi  costruitivi  non  ci 
permette  ancora  di  stabilire  invariabili  cifre. 

Chiarite  cosi  tutte  le  difficoltà  clic  nel  seno  stesso  della  Commis- 
sione divennero  argomento  di  sludit),  rimane  a  dii-e  clie  la  genera- 
le adozione  del  regime  segregante  non  vieta  la  provida  riserva,  che, 
ad  ogni  peggiore  estremo,  il  medico  possa  con  suo  decreto  esimere 
dalla  vita  celiare  lutti  quelli  nei  quali  si  manifestasse  imminente  pe- 
ricolo d'alienazione  mentale.  Né  ciò  porterebbe  gran  mutamento  nel- 
l'ordine generale  del  carcere,  da  che  si  è  visto  che  in  Losanna  stes- 
sa il  numero  delle  vere  demenze  carcerali  si  riduce  all'  uno  per  cen- 
to. Per  lo  che  mi  carcere  di  cinquecento  detenuti  conterebbe,  con 
siffatta  proporzione,  in  tutto  cinque  persone  da  ammettersi  a  meno 
austero  regime. 

Ridutta  a  siffatti  termini  la  cosa,  non  rimarrebbe  dubbio  alla 
Commissione  di  richiedere  che  il  Congresso  medico  si  facesse  a  di- 
cliiarare  : 

I .°  Che  ogni  qualvolta  il  principio  di  sociale  necessità  richiedes- 
se nelle  carceri  l' adozione  del  vero  e  genuino  regime  segregante, 
non  vi  si  potrebbe  fare  con  fondamento  un'opposizione  dedutta  dal 
principio  sanitario. 

•2.°  Che  mentre  dall' un  lato  nessuna  generale  circostanza  dei 
paesi  italiani  rende  più  malagevole  che  altrove  l' istituzione  delle 
carceri  cellari,  le  quali  pure  in  Italia  e  in  Milano  ebbero  nel  1766  il 
primo  esempio  d'  applicazione  alla  pena  dei  più  gravi  delitti,  dal- 
l' altra  parte  la  cura  d'  adattar  queste  riforme  alle  peculiari  circo- 
stanze delle  singole  regioni  d' Italia  non  è  argomento  opportuno  a 
trattarsi  in  un  generale  Congresso;  e  vuoisi  perciò  rimettere  agli 
studi  dei  giureconsulti  e  medici  delle  singole  italiche  regioni. 


APPOGGIO  E  SCHIARIMENTI 

ALI.  F.     VERTENZE 

CHE   IL  SIGNOR    DOTTORE  GIOVANNI   RAMPINELLI   CREDETTE   DI    WANZARk 

AL    RAPPORTO    DELLA    COMMISSIONE    ELETTA    IN    PADOVA 

SULLA   RIFORMA  DELLE  CARCERI 


XI  soltoscritlo  non  avendo  potuto  prendere  la  parola  sull'  interes- 
sante questione  delle  carceri,  a  motivo  della  troppa  concorrenza  dei 
peroratori,  si  fa  dovere  di  presentare  in  iscritto  a  questa  onorevole 
Presidenza  della  Sezione  Medica  alcuni  suoi  riflessi,  perchè  se  ne 
tenga  conto  nel  Diario  e  negli  Alti  di  questo  Congresso  scientifico 
italiano. 

Convinto  che  1'  usata  promiscuità  nelle  nostre  carceri,  con  trop- 
po poco  di  disciplina  e  di  occupazione  morale  artistica,  non  valga 
alla  debita  correzione  dei  detenuti,  ed  ai  diritti  di  riparazione  al- 
l'offesa  della  società;  feci,  come  ripeto  in  oggi,  un  voto  completo 
per  la  necessaria  ed  urgente  riforma.  Qiial  medico  coscienzioso 
chiamato  a  far  parte  di  (jucUa  speciale  Commissione  eletta  in  Pa- 
dova, feci  noto  da  primo  che  i  fatti  erano  da  considerarsi  nel  lato 
igienico,  ed  indispensabili  al  nostro  parere.  In  riguardo  a  questi  ne 
furono  citati  dai  chiarissimi  signori  avv.  Maestri,  prof.  Botto,  e  dal 
Presidente  sig.  cav.  Speranza,  e  relativi  ai  penitenzieri  dell'America, 
dell' Inghilterra, della  Svezia  e  del  Belgio;  io  ne  aggiungerò  degh  al- 
tri appartenenti  ad  alcune  prigioni  della  Svizzera,  e  che  comprova- 
no molti  diil)i)i  sanitari  nella  segregazione  continua,  a  cui  propen- 
derebbe il  volo  della  maggiorità  dei  membri  della  suUodata  Com- 
missione. Già  tre  anni  sono  il  sig.  doti.  Coindét  ha  pul)licato  un 
bellissimo  rendiconto  sulle  carceri  di  Ginevra  state  esperimentate 
col  sistema  di  Filadelfia  per  alcun  tempo,  e  dappoi  condotte  a  quello 
di  Aubnrn.  I.gli  dimostrò  che  il  numero  considerevole  delle  manìe, 


-   57/,    - 
e  l'accrescinioiUd  tlelle  niortalilà  non  ])Oteva  che  contrariare  l'ado- 
zione di  quel  primo  metodo;  e  venne  dichiarato  incompatibile  sotto 
diversi  aspelli  itricnici. 

Il  si^.doll.  Verdeil,  medico  e  direllore  doli*!  carceri  di  Losanna, 
lece  prezioso  tesoi'o  ai  medici  col  publicare  in  ([nesl'aniio  la  sua 
opera  intitolata:  De  la  rcclusioii  daiis  le  cniiton  de  l'aiid,  et  du  />(■'- 
iiiteiicicr  de  Ltiitsan/ie,  in  cui,  senza  dii-e  d'avvanla^f^io,  avvi  un  lag- 
guaglio  comparativo  delle  mortalità,  delle  alienazioni,  e  delle  recidi- 
ve successe  contemporaneamente  sotto  le  due  educazioni  nel  peni- 
tenziere di  Losanna  dal  primo  novembre  i834  al  3i  dicembre  i84a, 
ed  eccone  la  tavola  nella  sua  verità. 


matura 

DELLA 
DETES7.  lOSE 

SotaU 

DEI 
DETENUTI 

}]ropor!taiu 

IlEl 
DDE  SESSI 

illattalità 

som*  1U0 

DETENUTI 

:^rtcna2Ì(im 

sorn.l  (000 
DETENUTI 

UctibiBc 

snrBA  100 

LIBERATI 

Detenzione 

con  isoliimento 

filadelfiano 

,      105 

l'omini  85 
Femm.' i8 

7,    OG 

IG,  GG 

105,    88 

55,  55 

50,  8a 
GG,  6G 

Detenzione 
con  sistema 
auburniano 

■      580       ! 

Vom.'  158 
Fem.'  122 

2,  83 
0,  82 

2G,  20 
Ó2,  78 

II,  59 
13,  08 

Se  si  aggiungono  alla  prima  detenzione  sei  individui  che  sortili 
ammalali  dalla  cellula  sono  morti  poco  tempo  appresso  la  loro  libe- 
razione resteranno  i4i  n  sopra  loo;  mentre  nella  seconda  detenzio- 
ne aggiungendo  quattro  individui  che  sortiti  ammalali  dagli  arlilie- 
li  vennero  a  perire  poco  tempo  appresso,  e  quindi  il  numero  si  li- 
mita di  3,  71  sopra   100. 

Oh  Signori,  questi  sono  fatti  della  più  alta  importanza;  falli  che 
non  possono  a  meno  di  far  condannare  la  segregazione  continua,  e 
che  dicono  palesemente  alla  coscienza  del  medico  essere  quella 
dannosa  alla  vita  ed  alle  facoltà  intellettuali  degli  sgraziati  detenuti, 
che  sono  pure  uomini  e  nostri  fratelli. 


—   575   — 

Mi  si  opporrà  che  i;li  Sxi/zcii  hanno  iiilt'altro  temperamento  ed 
inclina/.ioni  del  popolo  italiano;  clic  in  cpiello  Stalo  come  libero  vi 
si  ricoverano  individui  di  tutte  le  nazioni  !  Sia  pur  vero  'che  in  al- 
cuna parte  non  può  aversi  un  debito  confronto;  ma  la  differenza  è 
troppo  ^-ande  fra  i  danni  iciienici  ottenuti  col  sistema  delia  segre- 
gazione continua,  in  paragone  di  quelli  risultati  col  lavorf)  in  co- 
mune di  giorno  sotto  la  disciplina  del  silenzio,  e  separazione  indi- 
viduale per  la  notte  nelle  celle;  per  cui,  anche  concesse  delle  possi- 
bili diminuzioni  nelle  mortalità  e  alienazioni  (Vai  nostri  prigionieri, 
il  dubbio  igienico  sarà  sempre  maggiore  per  il  primo  sistema,  anzi- 
ché per  r  adozione  del  secondo. 

La  maggiorità  degli  illustrissimi  membri  della  Commissione  car- 
ceraria, e  per  essa  il  sig.  conte  Alessandro  Porro  è  venuto  franca- 
mente a  dirci,  che  adesso  non  si  tratta  più  di  sistema  di  Filadelfia  o 
di  sistema  di  Auburn,  perchè,  come  prettamente  adottali  in  f|uelle 
lontanissime  regioni,  sono  già  slati  al  Congresso  di  Padova  dichia- 
rati inammissibili.  Essa  Conmiissione  però  ha  concluso  nel  rap- 
porto presentato  a  Lucca  che  l' isolamento  continuo  con  compensi 
(  tenui,  di  una  mezz'  ora  al  giorno  di  visite,  e  di  passeggio  )  era  il 
solo  da  prescegliersi  nella  riforma  delle  carceri,  perchè  l'esame  del 
sistema  portava  a  rinvenirvi  tulli  i  caratteri  inerenti  ai  suo  princi- 
pio. Avrei  desiderato  che  avanti  mi  si  fosse  esposto  per  assoluto  que- 
sto voto,  si  fosse  degnala  la  Commissione  di  far  intendere  quali 
erano  questi  compensi,  e  come  prova  la  possibilità  di  ottenerli 
nelle  grandi  carceri  senza  ledere  quel  suo  principio  inerente  al  si- 
stema. Avrei  voltilo  che  mi  si  fosse  presentato  a  considerazione  quel 
(pialiuKpie  compenso  sull'altro  sistema  di  lavoro  in  silenzio  di  gior- 
no negli  artilicri,  e  di  separazione  di  notte  nelle  celle.  Questo  non 
poteva  cadere  che  suH'  interi  ii/.ione  giornaliera  di  una  mezz'  ora  al 
silenzio,  permettendo  di  intrattenersi  e  parlare  cogli  ispettori,  coi 
patroni,  o  coi  capi  artisti.  Non  vi  sarebbe  stato  un  gi-ande  amanco 
air  intimidazione  senza  punto  facilitarne  la  corruzione;  giacché  in 
(ine  non  bisogna  supporre  moltissimi  detenuti  ammassali  in  un  ar- 
tilicre.  Ilisoguu  vcdeic  cpielle  carceri,  e  voi  non  ne  troverete  che  dai 
dodici  ai  venti  liunili  in  lavoro  a  certe  distanze,  e  sempre  con  sor- 
veglianza che  non  si  possono  communicare:  vi  sono  distinti  per  la 
età,  per  il  tenqjeramento,  e  per  i  delitti  e  criminazioni,  e  tiueslo  a  se- 
conda del  giudizio  e  della  circospezione  dell'  ispettore  generale. 


—  576  —    ■ 

il  ranporto  della  Commissione  sarebbe  clniique  a  proporre  quel 
sistema  di  continuo  isolamento,  che  inorridisce  il  pensiero;  che  vuo- 
le r  inerzia  ilei  corpo;  che  accoi'da  un  travai;lio  monotono  ;  che  pre- 
dispone al  vizio  della  suliludine  ed  alle  alienazioni  mentali;  e  che 
non  permette  1'  efficacia  del  culto,  della  <|uale  noi,  per  la  maggior 
parte  cattolici,  abbisogniamo  a  preferenza  di  altre  nazioni. 

Conscicn/.iosamenic  io  non  ho  potuto  aderirvi  j)cr  il  mio  pare- 
re,che  non  poteva  essere  che  igienico;  etl  egualmente  faccio  in  og- 
gi, sentite  le  discussioni  svariate  ed  eloquenti  che  ebbero  luogo  alla 
Sezione  di  ^lediciiia  in  questo  Congresso  di  Lucca.  Mi  rapporto  alla 
vertenza  che  considerava  assai  più  ammissibile  per  l'igiene  il  siste- 
ma di  .4uburn  :  e  di  fatti,  i  prigionieri  hanno  un  esercizio  sufficiente 
di  corpo, per  l' impiego  in  un  travaglio  più  faticoso  e  svariato;  eser- 
citano l'organo  della  voce  nel  cantare  delle  preci  all' assistenza  del- 
le funzioni  divine,  e  nel  parlare  di  quando  in  quando  coi  loro  ispet- 
tori; godono  della  compiacenza  di  vedersi  almeno  di  giorno  tra  al- 
cuno degli  uomini;  possono  sentire  uno  slimolo  all' emidazione  nei 
loro  lavori  e  negli  effetti  della  correzione;  divengono  meno  incline- 
voli  al  vizio  della  solitudine,  ed  alle  alienazioni  mentali.  Come  me- 
dico devo  poi  soggiungere  che  il  timore  dei  contagi  fissi  non  è 
tanto  facile,  perchè  ivi  i  detenuti  non  possono  toccarsi  o  maneg- 
giarsi le  robe  a  vicenda  nei  loro  opificj.  In  quanto  ai  contagi  vo- 
latili sono  esposti  tanto  questi,  che  quelli  custoditi  coli'  isolamento 
continuo  ;  e  nel  caso  di  qualche  epidemia  si  potranno  istessamente 
relegare  a  tempo  nella  loro  cella  notturna,  la  quale  deve  avere  i 
continenti  opportuni  per  lo  scambio  dell'  aria,  ed  un'  ampiezza 
sufficiente. 

Il  sistema  misto  proposto  dal  chiarissimo  sig.  commendatore  e 
conte  Petilti  sembrava  raccogliere  il  buono  dei  due  sistemi  esanimati 
per  la  riforma  delle  carceri,  nell'  intento  di  soddisfare  al  giurecon- 
sulto, all'economista,  al  moralista  ed  al  medico.  Se  questo  non  aggra- 
da perfettamente  a  (|ualcuno,  che  vi  vorrebbe  considerare  impossi- 
bilità ed  esacerbazione  grandissima  nello  stabilire  in  un  istesso  luo- 
go diverso  modo  di  detenzione  per  le  pene,  non  dolga  di  fare  nuo- 
ve considerazioni  a  quel  sistema  di  Auhurn,  il  quale  oltre  a  rispar- 
miare moltissime  spese,  e  dare  delle  rendite  vistose  da  supplire  alle 
spese  dello  Stato,  assicura  qualche  somma  ai  detenuti  per  potersi 
dappoi  procurare  un  mestiere  sotto  la  direzione  del  patronato,  che 


-  577  - 
non  deve  mancare  a  quella  (iiialiMi(|ii('  modificazione  si  voglia  effi- 
cacemente introdurre  nella  riforma  delle  carceri  ;  dico  si  consideri 
e  si  mediti  ancora  il  sistema  di  Aulnirn  con  1'  aggiunta  di  (juel  com- 
penso indicato  nella  poca  interruzione  giornaliera  del  silenzio;  e 
poi,  senza  la  gloria  d'mventarne  dei  nuovi  nell'idea  di  non  dover 
dipendere  gì'  italiani  dagli  stranieri,  si  confermi  e  si  decida  una 
volta  che  quello  è  il  più  adattabile,  e  che  non  lascia  alcun  dubbio 
sanitario.  Soggiungerei  altre  considerazioni  ;  ma  (|ui  m'  arresto  per 
non  eccedere  la  missione  del  mandato  ricevuto  a  Padova,  e  con 
convincimento  assoluto  mi  dichiaro  opponente  alla  riforma  delle 
carceri  con  isolamento  continuo,  anche  ammessi  quei  proposti  com- 
pensi, che  in  fine  non  si  possono  realizzare. 

Lucca  a  d'i  27  settembre  i843 


Dott.  fisico  Gio.  Rampinelli  di  Bergamo 

Mnnbro  della  CommissioDc  Caroeraria 


SQUARCIO 


DI  UNO  SCRITTO  DEL  CONTE  ILAHIONE  PETITTI  DI  KORETO 

COL   TITOLO 

,.  DELLA  CONDIZIONE  ESORDIENTE  DELLE  CARCERI,  DISCUSSIONI  E  FATTI  RELATIVI 
CON  ALCUNI  RIFLESSI  DEFINITIVI  ., 

STAMPATO  A  FmE^ZE  E  DISTUIBIITO  AL  (JCINTO  CONGRESSO 


.ti.bl)ianio  accertato  lo  stato  della  discussione  pubblica  seguila,  e 
crediamo  averlo  fatto  con.  intcrn  imparzialità,  senza  propendere  ad 
alcuna  preconcetta  opinione. 

A.l)hiamo  fatto  constare  della  vera  condizione  della  riforma  in 
ogni  stato  d' Europa,  e  crediamo  pure  averlo  fatto  con  scrupolosa 
esattezza,  fondando  le  date  indicazioni  sui  documenti  legali  pubbli- 
cati ;  sulle  opere  de'  trattanti  fatte  di  comune  ragione  ;  sulF  estesis- 
sima corrispondenza  che  abbiamo  con  quasi  lutti  coloro  che  trat- 
tarono la  materia,  i  quali,  la  Dio  mercè,  anche  con  noi  discordi  su 
qualche  punto,  tuttavia  ci  onorano  dell'  amicizia  loro. 

Ora  ne  resta  ad  esporre  la  nostra  opinione  definitiva  ed  ultima 
sui  tre  sistemi  detti  Filadelfiano,  Auburniano  e  Misto. 

Noi  spei'iamo  poterlo  l'ai-e  colla  stessa  libera  imparzialitii,  con 
cui  dal  1837  abbiamo  preso  a  scrivere  su  cotesto  argomento,  senza 
esilare  ad  accogliere  (pielle  modificazioni  d'-opinione,  le  quali  ci  sem- 
brarono ragionci'oli,  perciò  fondate . 

I.'Il  sistema  di  Auburn  credasi  vantaggioso  da  noi: 

In  quanto  segrega  i  detenuti  durante  la  notte  ;  e  perciò  impedi- 
sce le  molte  turpitudini  ed  i  mali  concerti  di  ree  opere,  che  seguono 
nelle  stanze  comuni,  segnatamente  nelle  lunghe  notti  dell'  inverno. 
Permette  una  conveniente  ed  efficace  istruzione  letteraria  e  pro- 
fessionale; questa  più  presto  imparata  nel  lavoro  in  comune. 


—  5:9  — 

Concede  all'istruzione  leligiosa  e  morale  maggiori  mezzi  d'azio- 
ne, vmevcv  dcll'assistcMi/.a  alle  fiiii/joni  del  rullo,  riconducendo  alle 
pratiche  religiose,  talvolta  da  lungo  tenijio  trascurate, /yc//-A/  soi'c/ite 
III  cuore,  riesce  a  commoverlo,  e  lo  richinma  a  sentimenti  migliori. 

Assucia  il  detenuto  ad  una  severa  suhoi'dinazione,  e  costriiigen- 
diilo  pili  eCficacemenle  a  faticare  in  modo  per  esso  produttivo,  lo 
pone  a  segno  d'imi)arare  un  mestiere,  mentre  continuamente  occu- 
pandolo distoglie  r  invereconda  mente  di  lui  dalle  turpi  idee,  che 
potrehhero  assalirlo  essendo  solo. 

(lolla  vietata  ciintiiiii,  Ii-onca  ogni  occasione  agli  attuali  frequen- 
ti bagordi,  così  pericolosa  causa  di  corruttela. 

(lolla  rilassa,  formata  tlalla  parte  del  prodotto  del  lavoro  asse- 
gnata al  detenuto  che  v'attende,  egli  è  m^pìralo  a  dii>cnire  accurato 
ed  economo,  onde  porsi  in  grado  di  redimersi  in  lutto  od  in  parte 
almeno  con  restituzione  dal  carico  del  mal  tolto,  soccorrere  alla  fa- 
miglia, Oli  accumulare  un  fondo  che  sovvenga  ai  futuri  bisogni  del- 
la vita  libera. 

Mercè  delle  esortazioni,  date  in  comune,  riceve  utili  insegnamen- 
ti dai  cappellani  e  visitatori,  senza  che  sia  perciò  impedito  di  rice- 
vere altresì  (pielle  individuali  consolazioni  ed  esortazioni,  che  po- 
trebbero desiderarsi  per  le  segrete  e  convenienti  espansioni  d'  ani- 
mo, le  quali  tanto  sono  bene  accolte,  e  toccano  il  cuore  anche  più 
duro,  quanto  sono  indirizzato  con  paterna  unzione. 

-Non  espone  menomamente  la  salute  del  corpo,  anzi  per  la  fati- 
ca cui  sottopone,  e  pel  moto  cui  dà  occasione,  la  migliora  più  che 
in  altra  vita  sedentaria. 

INIa  tutti  f[uesti  ottimi  resultamenti  sono,  confessiamolo  pure,  in 
gran  parie  annullati  dalla  difjìcdissìnia  osservanza  della  regola  del 
silenzio  ;  dalle  frequentissime  contravvenzioni  c\ìe  si  debbono  commet- 
tere ad  essa  regola,  pei-  cui  è  forza  ricorrere  a  castighi  piii  atti  ad 
esacerbare  gli  animi  dei  detenuti,  che  a  migliorarli. 

Quand'  anche  poi  sia  quella  regola  osservata,  la  violenza  eh'  es- 
sa |)erciò  impone,  sjìecialmente  ne'  primi  tempi  della  detenzione,  è 
tale,  che  dchbc  pure  esacerbar  i^randemente,  e  costituire  una  condi- 
zione s)  fattamente  penosa  da  impedire  ogni  quiete  dell'  animo,  cos'i 
necessaria  |)er  prepararlo  all'  emendazione. 

La  conseguenza  inoltre  delle  relazioni  furtive,  anche  mercè  di 
soli  segni  ed  (jcchiale, /wf<  essere  senza  alcun  dubbio  causa  d' ait- 

73 


—   58o   — 
mento  d' iinntoralilà   o  di  peivicacia  nelle  ree  intcnzioiii,   come  ili 
turpi  pensieri,  di  idlri  futuri  reati  conceY\.i\ù  per  1' epoca  della  libe- 
razione: e  non  sempre  la  più  accorta  e  sollecita  vigilanza  riuscirà 
iid  impedire  ([iicì;!'  inconvenienti. 

Coleste  ci>nsiilera/,i()ni  pcilanlo  ci  /ii/iiio  nlil'iindomire  il  sistema 
d' Auhurii,  come  esordio  di  dclcnzionc  specialmente,  |)erchè  credia- 
mo che  //  hene  da  una  parte  consei^icito  può  essere  troj>po  efficace- 
mente dair  altra  distrutto,  fors' anche  superato  dcd  male. 

Notisi,  che  abbiamo  detto  come  primo  esordio  di  detenzione, 
perchè  si  dirà  fra  non  mo\\.o  poter  giugnere  l'epoca  in  cui  l'incon- 
veniente preallegalo />MÒ  essere  in  parte  rimediato. 

11."  Quanto  al  sistema  di  Filaileljia,  si  dichiai'a: 

Cile  la  segregazione  continua  Ira  i  con-detenidi  vuoisi  ricono- 
scei'e  efficacissima  ad  impedire  le  relazioni  corrullrici  fra  essi: 

Purché  i  muri  di  separazione  da  una  cella  all'  altra  veramente 
impediscano  ogni  comunicazione  ;  la  qual  cosa  è  difficilissima,  come 
consta  da  ripetuti  sperimenti; 

Purché  negli  anditi  o  sui  loggiati,  pei  rpiali  si  ha  accesso  ad  ogni 
cella,  siain'i  in  continua  vigilanza  guardiani,  che  possano  scuoprire 
la  menoma  relazione  furtiva,  che  i  detenuti,  sempre  ingegnosi  a  tro- 
varne il  mezzo,  non  mancherebbero  di  tentare; 

Che  quando  la  respcttiva  cella  d'  ogni  detenuto  sia  sufjicien- 
lemente  vasta  per  collocarvi  oltre  al  letto,  sedia  e  cesso,  un  ban- 
co o  telaio  da  lavoro,  si potrìi  benissimo  attendere  di  continuo  a 
rpiesto,  per  certe  arti  però  soltanto,  e  non  per  tutte;  che  pe'  me- 
stieri i  quali  avessero  d'uopo  di  focolaio,  di  corrente  d'acqua, 
di  lungo  spazio  e  simili  per  operare  ne  sarehhc  ivi  impraticabile 
r  esercizio. 

Che  pel  maggior  numero  la  solitudine  generando  noia,  nascerà 
sicuramente  //  desiderio  del  lavoro,  e  pochi  saran  quelli  che  s' osti- 
neranno a  far  nulla,  i  quali  del  resto  colla  cella  tenebrosa,  col  di- 
giuno e  co'  ferri,  ove  non  eseguissero  il  lavoro  ad  essi  dato  a  cnu'x- 
mo,  facilmente  possono  costringersi  a  faticare;  e  faticando,  come 
passeggiando  ta\\oìta,  faran  moto  bastevole  a  stancarsi  nel  giorno, 
ed  a  farli  dormir  quiete  le  notti  senza  essere  travagliati  da  rei  pen- 
sieri, o  da  divisamenti  di  male  opere  ; 

Che  r  istruzione  priniaiia  nel  leggere,  scrivere  e  calcolare,  com- 
partita col  metodo  ideato  dal  Villars  ed  usato  alla  carcere  parigina 


—    58i    — 

della  lìofiucttf,  può  riuscire  applicala  al  numero  di  deleinili  colà 
raccolti,  fui  s'  anche  ad  un  nuincru  (iltiiKiiilu  niai^uiore  d'  essi  ; 

die  l'esercizio  pratico  d'  un'  arte  può  l>enissinrio  insegnarsi  pu- 
re in  una  cella,  per  certi  mestieri  però  soltanto,  come  si  è  prima  det- 
to, \w\c\\i'  per  malli,  inutili  a  specificarsi,  ojjnuM  vede,  die  sarehhe- 
ro  impruticaliili ; 

(llie  l'esortazione  ed  istruzione  religiosa  e  morale /wr^  anche  se- 
guire nella  cella  prenllegata  indii'idiiulmcnte;  e  riuscire  efficace, 
purché  il  numero  de'  cai)pcllani  e  visitatori  sia  adequati)  al  numero 
de'  detenuti  ;  perocché  se  gli  uni  non  fossero  agli  altri  proporziona- 
li, o  queir  esortazione  ed  istruzione  sarebbero  affatto  nulle,  o  ver- 
rebbero almeno  date  in  modo  così  fuggerole,  che  non  si  potrebbe 
mai  concepire  fulucia  del  menomo  buon  effetto  su  <[uegli  animi,  ilif- 
fdli  a  toccare  per  modo,  che  sentano  la  compunzione, /^/vwa  scala 
air  emendazione  ; 

Che  a.nxnxes'^ai  possibile  (picll' istruzione,  certamente  l'educazio- 
ne dell'intelletto  e  del  cuore  sarebbero  maggiori  coli' esortazione 
indi{'iduale,  che  non  con  quella  comune,  perchè  in  questa  talvolta  / 
piti  sono  insensibili  !ì\\k  |)erora/.iiini  anche  eloquenti  e  persuasive; 

Che  un  collo(|uio  cosi  ragionato  di  due  ore,  ed  anche  d'  un' ora 
sola,  giunto  all'  occupazione  del  lavoro  manuale  ed  a  mezz'  ora  al- 
meno, o  meglio  ancora  ad  un  ora  di  passeggio  (jiiolidiano,  con  qual- 
che visita  anche  brevissima  del  guardiano,  del  direttore  od  altro  uf- 
ficiale della  carcere, /Wfy  benissimo  temperare  i  perniciosi  effetti  del- 
la solitudine  e  fare,  se  non  contento  della  perduta  libertà,  la  ipial 
cosa  d'altronde  neppure  è  da  desiderare,  almeno  rassegnato  all'  im- 
posta privazione  d'  altro  consorzio,  senza  che  sorgano  al  pensiero 
idee  desolanti  alle  a  far  scapitare  la  salute  del  corpo,  o perdere  quel- 
la della  mente. 

(■he  cotesta  segregazione  />•«  /  detenuti  può  benissimo  pure,  ove 
sia  curata  a  dovere,  far  sì  che  essi  non-  mai  si  conoscano  /'  un  f  al- 
tro, se  non  si  conobbero  prima;  epperò  essere  ostacolo  a  convegni 
di  niuwi  reati  aW  e|)oca  della  libcrazi(jne  ;  onde  debhe  venirne  minor 
copia  ili  reciilii'i,  (|uindi  minor  numero  di  delcnuli  da  sostenere  in 
carcere,  e  perciò  minore  spesa  pella  manutenzione  d'  essi. 

Che  gioverà  pure  a  tal  (ine  la  molto  mnggioce  intimidazione  della 
pena  cos'i  ordinata,  essendo  noto  che  i  detenuti /)/-r/èm<Yi«()  appun- 
to la  t'ita  del  bagno,  sebbene  più  dura  jier  minori  conforti,  attesa  la 


—    58a    — 

\ila  che  ivi  Iragi^ono  ali  aria  libera,  nel  consorzio  de'  compagni  di 
colpa,  e  degli  altri  operai. 

Glie  cnrandosi  le  ingegnose  maniere  ideate  e  praticate  nella 
(Iran  Brettagna  per  scaldare  e  rinfrescar  le  celle,  come  per  tenerle 
|)rovvcdiile  d'ac(iua  potabile  e  monde  da  ogni  sticidume,  con  un 
buon  sistema  inoltre  di  cessi  inodori,  purché  la  capacità  d'essa  cel- 
la la  ("accia  lai'gamente  provveduta  d'  aria  vitale,  il  continuo  sog- 
giorno in  essa,  brevemente  interrotto  soltanto  dal  passeggio  preal- 
legato, non  può  esser  causa  d'  alcun  malanno,  come  poti'ebbe  suc- 
cedere in  vece  quando  la  cella  fosse  angusta,  non  ventilata,  non  scal- 
data, senza  sufficiente  aria  vit(de,  con  cesso  ordinario,  non  inodoro, 
difficile  a  tenersi  monda,  e  non  mai  lasciata  per  continua  residenza. 

Che  contribuiranno  sicuramente  a.  mantenere  la  saluta  mi  ciljo 
nutritivo,  quantun([iu'  non  delicato,  bevande  fresche  ed  acidule  nel- 
la state,  vestire  e  letto  confortevoli,  senza  mollezza  però. 

Che  le  letture  di  buoni  libri,  per  coloro  che  sanno  leggerli,  gio- 
veranno egualmente  a  temperare  gli  effetti  della  solitudine,  a  premu- 
nire d<u  temuti  danni  di  rovina  della  salute  sì  del  corpo  che  della 
mente. 

Finalmente,  che  possono  ugualmente  in  quel  sistema  conseguir- 
si i  vantaggi  procurati  dall'  altro,  risjietto  all'  abito  della  subordina- 
zione, dell'  economia  e  del  buon  uso  del  peculio  da  essa  derivante, 
senza  che  possa  nascere  dalla  continua  segregazione  ai  detti  vantag- 
gi il  menomo  ostacolo. 

Ammesse  praticahdi  e  sussistenti  tutte  coteste  condizioni  aj)po- 
ste  all'ordinamento  del  sìslemafìladclfiaiio,  resterebbe  ancora  una 
sola  difficoltà  da  superare,  specialmente  pe'  cattolici  ;  e  tutti  gì'  Ita- 
liani, dei  quali  principalmente  dobbiamo  occuparci,  la  Dio  mercè, 
tali  pur  sono. 

Vogliamo  dire  la  privazione  dell'  intervento  alle  funzioni  del  cul- 
lo, alcune  delle  quali,  come  l'  udire  la  santa  messa,  sono  precettive. 

Né,  come  abbiamo  detto  altra  volta,  può  supplirsi  col  metodo 
praticato  alla  carcere  parigina  della  lìo/piette,  perchè  quello  non  è 
udire  la  santa  messa,  ma  solo  sentirne  recitare  rpialclic  prece  da 
persona,  che  nelle  regole  del  culto  non  ha  mandato  per  recitarle  : 
onde  nasce  la  naturale  poca  tendenza  a  seguir  col  pensiero  quelle 
orazioni,  e  il  difetto  però  d' ogni  incitamento  alla  divozione, 


—   583   — 

Af;;,'iuii|^asi  la  difficollìi  logica  di  persuadere  ad  uomo,  die  sia 
raijionevoie,  la  iieccssitit  e  coin'eiiiciiz<t  di  toriuire  a  sciitimciiti  reli- 
giosi, se  si  comincia  dal  fargli  coaUii>ti mente  trasgredire  uno  dei  più 
essenziali /^/t'ft'/// di  quella  relij^ione  clie  vuoisi  isjiirareal  medesimo. 

Vero  è  che  gì'  ingegnosi  disegni  d'  una  capiicUa  centrale  i-ixihile 
ila  ogni  cella,  come  sai-ebhero  (|uelle  ideale  dagli  architetti  Arou- 
Komain  di  Caen,  ed  Angelini  di  Firenze,  (juesti  di  conceito  col  Tor- 
rigiani,  sendirano  proiH'cdcre  all'  uopo. 

Ma,  fatta  anche  astrazione  d(dC cnorinitii  della  spesa  la  quale />>«/• 
i'iiolsi  l'aiutare,  resta  ancora  la  difficoltà  d' udire  da  ogni  cella  la  pre- 
dicazione comune;  che  una  voce  anche  stentorea  non  potrebbe  a 
nostro  parere  forse  farsi  sentire  da  (|ucl  punto  centrale. 

N'ero  è  ancora  che,  come  si  è  fatto  in  highilterra,  possono  co- 
struirsi, con  minor  spesa,  cappelle  a  forma  d' anfiteatro,  con  stalli 
a  nicchia,  segregati  T  uno  daW  altro,  facilmente  sorvegliali  dal  ban- 
co degli  officiali  delia  carcere  posto  in  luogo  pros[)iciente  a  que'  stal- 
li, lateralmente  all'altare. 

Cotesto  spediente  pare  il  solo  praticabile,  potendosi  con  nume- 
rosi accessi,  ed  accurate  cautele  in  carceri  non  numerose,  come  son 
(juelle  iXi  prevenzione  K  di  condannati  a  pene  minori,  distri])uire  mol- 
ti accessi  a  que' stalli  per  modo,  ch'ogni  detenuto  w  ^/«n^rt  solo 
senza  /'  incontro  de'  compagni. 

Sujierata  pertanto  ([ucsla  à\{f\co\\À  dell'  intervento  alle  sacre  fun- 
zioni del  culto,  difficoltà  dalla  (juale  del  resto  non  è  a  credere  che 
ideano  <le' Governi  italiani  mai  si  risolerà  a  prescindere  (  circostan- 
za questa  di  fatto  cui  preghiamo  i  lettori  imparziali  d'avvertire  ), 
ed  assicurati  tutti  gli  altri  ideati  compensi,  posto  che  siano  pratica- 
lidi  per  mezzi  suff  denti  ad  attuarli,  noi  non  esitiamo  più  a  dichia- 
rare che  abbandonata  ogni  altra  idea  contraria  alla  regola  filadel- 
fiana,  cui  ora  tende  la  generale  predilezione  degli  scrittori  specula- 
tivi, intendiamo  essere  concordi  con  loro,  e  pevcilt  filadel/iani  pretti 
(pianto  altri  mai  possa  vantarsi. 

Ma  qui  sta  appunto  il  nodo  massimo  della  difficoltà  ;  nella  pos.u- 
bde  attivazione  e  pratica  cioè  del  jiredilelto  sistema. 

La  Commissione  di  Padova  dichiarò  in  \enì  non  potersi  fermare 
n  questa  considerazio/ie,  j)erchè  non  era  di  sua  competenza  il  cono- 
scerne e  prenderne  ingerenza  onde  superare  ostacoli  di  tal  fatta. 

ììa^ionando  in  senso  astratto,  la  risposta/w/w  sembrare  fondata. 


584   — 


^la  r  assunto  della  riforma  delle  carceri,  ci  sia  lecito  il  ripeterlo 
ancora,  è  assunto  interamente  pratico,  nel  (|ualo  //  /uoccdere  per 
astrazioni  i  un  volere  assohitanìenle  fallire  lo  scojio  cui  lendcsi. 

Ora.,  parlando  in  senso  pratico,  noi  crediamo  che  il  medico  ri- 
chiesto di  Jìssar  le  norme  igieniche  della  i>ita  da  trarsi  in  carcere,  o 
di  giudicare  soltanto  /'  innocaità  di  quelle  propostegli,  non  può  asso- 
lutamente prescindere  fiali'  esaminare  se  coteste  nonne  sono  o  no 
realmente  possibili  ad  attuarsi  ed  a  praticarsi. 

Il  supporre  diversamente  ^\è  un  fondare,  come  dicesi,  sud'  are- 
na ;  un  procedere /)t'/'  mere  ipolesi;  un  esporsi  al  seni  irsi  dire  dai 
Governi  italiani,  cui  l' invocata  medica  decisione  dovrebbe  sert'ir  di 
guida  nella  j)ia  impresa  della  riforma  delle  carceri  loro  :  «  Noi  non 
«  possiamo  tener  conto  delle  vostre  scienliflclie  speculazioni,  né 
«  de'corollari  da  esse  dedotti,  perdio,  fondandovi  su  mere  astrazio- 
«  ni,  troppo  vi  siete  allontanati  dalla  possiòile  jiratica  esecuzione 
«  dell'ideato  assunto  ». 

Né  in  vero  potrebbesi  condannar  quel  Governo  che  cosi  ri- 
spondesse. 

Ma  si  replica:  la  pratica  supposta  impossibile,  tale  non  è,  dacché 
risulta  pienamente  attuala  la  regola  in  discorso  nella  più  volte  cita- 
ta carcere  della  Roquetle. 

A  colesla  replica  creduta  perentoria,  noi  ne  opponiamo  un'  altra 
che  ci  sembra  esserlo  maggiormente  ancora. 

La  carcere  della  liorptette,  per  le  ragioni  già  dette,  non  può  asso- 
lutamente servir  di  modulo  e  d'  esempio  in  una  generale  riforma  di 
carceri  o/Y/mr/ /ve,  essendo  in  vece  una  carcere  tutta  d'eccezione. 

Esclusa  la  carcere  preallegata  dal  servir  di  modulo,  vediamo  ora 
quel  che  è  veramente  possibile  nel  sistema  fdadelfiano  approvato 
dall'Accademia  di  Medicina  di  Parigi  e  dalla  Commissione  del  Con- 
gresso scientifico  di  Padova;  vediamo  cioè  se  gli  accennati  compen- 
si, jh/  quali  unicamente  fondansi  i  pili  caldi  promotori  di  quella 
regola, /^ojj'o//o  realmente  ottenersi. 

Nel  caso  affermativo  debbe,  lo  riconosciamo,  cessare  ogni  nostra 
od  altrui  eccezione. 

\el  caso  negativo  sendirano  fondali  i  concepiti  timori.  Comincia- 
mo dalla  spesa y^e/  tulle  le  carceri  da  rinnovarsi,  se  vuoisi  realmen- 
te attuata  quella  regola. 


—   585   — 

Cotesto  piiiitn  non  può  ricusarsi,  percliè  sarclibe  strano  il  voler 
i<lea)'e  cosa  incoinportahile  co'  mezzi  di  cui  si  può  disporre. 

Ora  la  carcere  della  Uofiuclte  costò  circa  tjuiUtru  milioni  per  45o 
(leteiiiiti. 

Ma,  si  so<,'i,Miinj;o,  la  della  carcere  ei'a  costrutta /'c/-  altro  nume- 
ro e  per  altra  rci^ola  ;  d  altronde,  esclusa  come  punto  di  parajJione, 
ilelib' esserlo  in  lutto. 

Sia  pure;  ma  i  calcoli  di  Arou-Romain,  e  dell'  Angelini,  o  ecce- 
llono le  Lire  5,ooo  per  detenuto  da  sostenere,  o  \>i si  aviùcinano  assai. 

Ora  (jual  è  (|uel  (Governo,  clic  nella  presente  gravezza  delle  tan- 
te spese  militari  e  civili  cui  debbesi  sopperire,  y»o//'eMe  sottostare  n 
ipiclla  in  discorso,  ancbe  ridotta,  se  vuoisi,  della  metti,  cosa  pure  im- 
|)ossibile /.»e/-  tutti  i  detenuti  clic  debbe  tenere  in  carcere? 

Rispondano  per  noi  coloro  die  stanno  al  governo  delle  fìnanze 
d'  ogni  Stato  ! 

Posta  impossibile  la  spesa, /»e/' /«//e  le  carceri  da  costruire  a  nuo- 
vo, si  dovrà  ricori'ei'e  alla  riduzione  ili  (piclle  antiche  per  la  nuova 
regola. 

Ora,  non  tenuto  ancbe  conto  della  grave  spesa,  clic  pur  ne  av- 
verrcblie  per  rendere  confortevole  e  compensata  la  segregazione  con- 
tiinia,  domanderemo  a  tutti  coloro,  die  ban  qualdie  idea  d'  arcbi- 
tettura  carceraria,  se  ciò  sia  possibile  senza  essere  ridotto  a  tante 
demolizioni  eà  aggiunte,  die  equivalgano  alle  suddette  nuove  costru- 
zioni riconosciute  tuttavia  il'  imjiossihile  esecuzione  pella  soverchiti 
spesa. 

Non  polendosi  aver  stanze  alte  all'  uopo,  ne  segue  la  difjicoltii 
il'  esercitarvi  mestieri,  utili  e  produttivi,  quindi  la  necessitii  d'atten- 
dere ad  occupazioni  che  tali  non  .fono,  e  non  assicurano  la  futura 
esistenza. 

Ancora,  deriva  l'  impossibilità  d'  aver  (pie'  compensi,  die  rendo- 
no la  cella  comoda,  men  ingrata,  salubre;  quindi  \ pericoli  sanitari 
annessi  a  tale  condizione  di  cose;  i  quali  pericoli  sono  in  tal  caso 
ammessi,  ove  esista,  dagli  slvssì  Jiladel/iani  più  caldi. 

Colesti  pericoli  debbono  crescere  eziandio  /iella  difficoltà  di  mo- 
to sufficiente,  die  del)l)c  risultare  in  carceri  non  assolutamente  con- 
fórmi ai  principj  rondanientali  della  regola  in  discorso. 

Ma  la  pai  grave  difficoltà  d' esecuzione  die,  superate  ancora  le 
altre,  ci   aspetta,  la    è  (pielia   d' un   numero   aderpialo   di  visitatori 


—   586   — 
rf  ogni  specie,  i  (juiili  i>oss<ino  intrattenere  ogni  giorno  per  due  ore  ttl 
pili,  o  per  un' orti  od   multe  per  mezz  ora  almeno  i  detenuti,  onde 
temperare  gli  effetti,  che  s'  ammettono  per  funesti  della  solitudine. 

Si  comprende,  che  in  molle  carceri  prevetitii'e  di  provincia,  ed 
anche  di  condannati  a  pene  minori,  non  allontanati  dal  luogo  della 
condanna;  o  nelle  prigioni  di  piccoli  Stati,  nelle  quali  tulle  si  abbia 
solo  uno  scarso  numero  di  ilclenuli,  per  esemplo  dcd  So  ai  i5o;  in 
città  capi-luogo,  dove  non  mancliiuo  persone  civili  ed  educate,  da- 
te ad  opere  buone,  le  quali  volentieri  attendano  all'  uffizio  di  visita- 
toti; dove  sia  inoltre  facile  trovare  ecclesiastici  in  numero  suffi- 
ciente per  servire  di  cappellani,  come  ])ure  oHimi  direttori  ed  altri 
ufficiali  delle  carceri,  si  comprende  che  possano  ogni  giorno  visitar- 
si, intrattenersi,  esortarsi,  i prigionieri  affidati. 

Ria  cotesto  ordinamento  di  paternitii  e  di  persuasione,  possibile 
ed  utilissimo  in  xero,  potri/  egli  praticarsi  in  carceri  lontane  da  cit- 
tii  popolate,  dove  sostengonsi  dai  5oo  a*  2,000  condannati?  Non  pos- 
siam  crederlo. 

A  coloro  che  osservassero  volersi  appunto  carceri  nien  popolate, 
in  più  luoghi  disposte,  ed  in  queste  yjo/e/w/  allora  ottenere  fjuel  com- 
penso, risponderemo,  che  allora  converrà  rinunciare  alle  carceri  at- 
tardi; che  noi  vogliam  solo  apj)ropriarle  approssimativamente  alle 
esigenze /^e/"  construirne  piìi  altre  nuove.  Si  torna  allora  nell'  eccesso 
notato  di  spesa,  sicché  non  può  uscirsi  da  cotesto  circolo  di  Popi- 
lio:  o  provvedere  quanto  occorre,  e  cadere  in  rovinoso  dispendio;  o 
scansare  quelC aggravio  incomportabile,  e  mancare  de' compensi  che 
soli  possono  consigliare  ad  adottare  la  regola  senza  il  timore  degli 
accennati  pericoli  sanitari. 

In  buona  fede  credcsi  egli  ciò  possibile?  Ne  appelliamo  a  tulli 
coloro,  che  non  ristretti  alle  sole  idee  .speculative  d'  uno  studio  pri- 
vato, ma  pratici  di  carceri,  intendenti  del  governo  economico  e  fi- 
nanziere degli  Stali,  come  delle  occupazioni  degli  uomini  che  po- 
trebbero essere  idonei  all'  uffizio  di  visitatori,  sanno  se  si  possa 
^ìerAre possibile  la  spesa  occorrente:  se  anche  facendola,  rion  sa- 
rebbe incomportabile,  e  pregiudicevole  a  molle  altre  jiarli  di  jìiih- 
blico  servizio,  che  converrebbe  lasciai'e  men  dolale  :  se  si  possa 
ragionevolmente  credere,  che  molte  persone  colte,  educate,  civili, 
ottime  e  pie  lasceran  gli  affari,  la  famiglia,  un'onesta  vita  sociale 
per  andarsi  a   rinchiudere  durante  due  ore  ogni  giorno  od  anche 


—   587    — 
meno  in  una  cella  a  conferire  con  un  malvivente,  a  consolarlo,  ad 
esorlarlo,  ad   indirizzarlo  al  bene   in   somma,  per  quanto  sin  f^ene- 
roso  e  santo  il  pio  assunto. 

IH."  Ma  si  replica:  «  avete  ricusato  per  le  detenzioni  esordienti 
«  il  sistema  d'  ./ulntrn  ammellendolo  inefficace  ad  impedire  l'au- 
«  mento  e  propajjazionc  della  corruzione. 

«  Riputate  impraticabile  quello  di  Filadelfia  per  troppa  spesa, 
«  e  peli'  assoluta  impossibilità  dei  compensi  ideati,  (piai  tempera- 
«  mento  alle  temute  funeste  conseguenze  della  solitudine. 

«  Che  volete  aduiiijue?  Il  vostro  sistema  misto  sarà  egualmente 
«  impraticabile  ! 

«  Neil'  esordio  delle  detenzioni  e  in  quelle  brevi,  o  sarà  appli- 
«  cato  coi  voluti  compensi,  siccliè  sia  innocuo,  e  resterà  sempre 
«  r  ostacolo  della  spesa  incomportabile;  o  mancberan  quei  com- 
«  pensi,  e  s' avranno  i  temuti  danni  sanitari. 

«  Nelle  detenzioni  lunghe  poi  sussisterà  sempre  il  pericolo  di 
«  corruzione  e  d'  esacerbazione,  da  voi  stesso  imputato  alla  regola 
«  auburniana  » . 

Non  abbiamo  voluto  tacere  (piesto  grave  argomento  percliè 
prima  ed  avanti  ogni  cosa  vogliamo  discutere  con  lealtit  e  senz'  al- 
cuna reticenza. 

Crediamo  peropolervi.fi  rispondere:  ripetiamo  credere  danno- 
sissima r  auburniana  regola  nelle  prime  e  nelle  brevi  detenzioni  ; 
doversi  assolutamente  preferire  (juella  filtidclfiana. 

r.  applicazione  di  questa  così  ristretta,  potersi  presumere  ridur- 
re la  spesa  per  lo  meno  di  tre  rpiiirti,  non  tanto  percliè  il  numero 
de'  detenuti  da  mantenersi  con  essa  si  valuti  solo  (ul  un  rjuarto  del 
numero  totale  de'carcerati,  quanto  perchè  cotesto  numero,  il  quale 
può  valutarsi  a  circa  la  rnetii,  trovandosi  sparso  e  ripartito  in  car- 
ceri provinciali  e  di  distretto,  e  di  scarsa  popolazione,  quegli  edifizi 
saranno  j)er  lo  più  appropriati  facilmente  alla  nuova  regola,  con  te- 
nue spesa,  senza  //  difetto  degli  accennati  compensi. 

Quanto  agi'  inconvenienti  ammessi  nella  regola  d'.'tuburn,  sen- 
za contendere  die  cessino  affatto  applicandola  alle  lunghe  deten- 
zioni, tuttavia  può  dirsi,  che  le  infrazioni  alla  regola  del  silenzio, 
e  r  esacerbazione  derivante  da  essa,  debbono  per  forza  d' a.fsue- 
fazione,  e  pel  sentimento  di  subordinazione  acfjuistato,  essendo  sot- 
toposto all'  altra  regola,  riputarsi  molto  meno  importanti  di  ciò  che 

74 


—    588    — 

li)  sarebbero  se  1'  (iiilnunidna  regola  prcailegata  fosse  indilala- 
mente  applicata. 

D'altronde  l' inconveniente  così  scemato  sarebbe  sempre  mino- 
re dei  pericoli  sanitari  temuti,  che  non  crediamo  potersi  umana- 
mente imporre  iiiiando  si  possono  scansare,  senza  scemare  la  parte 
di  reprensione  che  è  necessaria. 

Premessi  t[iK\sli  molivi  noi  persistiamo  a  credere,  clie,  posto /;e/' 
impossibile  lordinamenlo  totale  delle  carceii  da  riformare  colla  re- 
gola filadeljìana  temperata  dagV  ideati  compensi,  e  consentito  da 
/«/^/ch'essa  è  pericolosa  nel  rispetto  sanitario  senza  i  medesimi; 
come  ammesso  pure  da  tutti,  che  la  regola  auhurniana,  Jiegl'  incon- 
venienti notati,  non  può  reputarsi  utile  nella  prima  detenzione  spe- 
cialmente, ne  avviene  per  logica  conseguenza  dover  la  riforma  pog- 
giare suir  alternatii'O  uso  d'  ambo  le  regole,  nel  tempo  e  nel  modo 
che  ('  praticabile  ed  offre  minor  somma  d  incom'cnienti. 

Ecco  perchè  manteniamo  in  questi  termini  la  proposta  del  si- 
stema misto. 

Fino  a  qual punto  poi  possa  protrarsi  l'applicazione  della  )'e- 
gola  fìladelfiana,  ed  a  quale  convenga  sostituirvi  fauburnia/ia,  ecco 
dove  siamo  disposti  alla  più  larga  transazione,  come  segue  formolata. 

«  Sempre  quando  l'ordinamento  di  quella  prima  regola  sia  pos- 
«  sibile  coi  voluti  compensi,  per  sufficienza  di  mezzi  (//  danaro  e  di 
u  persone  idonee  all'esortazione;  ogni  qualvolta  non  si  manifesiino 
«  prob(diUi  i  temuti  danni  sanitari,  crediamo  potersi  protrarre  la  re- 
«  gola  anzidetta,  perchè /»/>.(  atta  a  correggere. 

«  Appena  pei'ò  essa  potrebbe  riuscire  gravosa,  pericolosa  o  noci- 
«  va,  pensiamo  che  debba  tosto  succederle  V  altra. 

«  Ecco  perchè  saremmo  anche  disposti  ad  accogliere  in  mas- 
«  sima  il  partito  adottato  in  Isvczia  ed  in  Danimarca,  coi  debiti  ri- 
«  guardi,  s' intende,  alla  possibile  diversa  condizione  di  tempo,  di 
«  luogo,  di  mezzi  e  dì  persone. 

«  Il  voler  giudicare  a  tutti  i  paesi  ap/ilicabile  una  stes.ta  norma, 
«  non  è  entrato,  né  entrerà  /««/nelle  nostre  dottrine  governative  ». 

Un  ultimo  argomento  ancora,  e  abbiam  finito. 

Noi  preghiamo  i  Filadclfiani  pretti  a  dirci,  se  essi,  ottimi  come 
sono,  non  desiderano  ardentemente  con  noi  la  reale  introduzione 
della  riforma  delle  carceri,  il  cui  slato  presente  è  ude  da  muovere 
a  seri  timori  sulla  futura  ìuoralitii  di  tutte  le  popolazioni?  La  rispo- 


—   589   — 
sta  loro  non  è  dubbiit  ;  cliè  crcdercrnnif)  far  mi  essi  ini^iiiriri  nel  siip- 
\iovve  i>rcfcrit(i  l' attuale  pessima  condizione  ad  un  sistema,  clie  non 
fosse  quello  piii  specialmente  prediletto  dai  trattanti  loro. 

Ora,  se  v' è  la  massima  probabilità,  per  non  dire  r  intera  certezr 
za,  di  non  veder  accolta,  massime  da'  Go^'crni  italiani,  (|uella  loro 
regola  pelle  cause  già  delle  ili  troppa  spesa,  ili  temuti  pericoli,  di 
nessun  intervento  alle  funzioni  del  culto,  a  che  prò  persistere  in  di- 
scussioni, le  (piali  saran  sempre  nei  confini  delle  ipotesi  teoriche, 
non  mai  nel  campo  dalla  pratica  applicazione? 

Noi  vedemmo  nessun  Governo  italiano /w  «jr^/ accostatosi  a  quei 
pi'incipj  assoluti  ;  anzi  coi  loro  provvedimenti  tutti  han  provato  di 
colersene  tenere  affatto  lontani,  seguendo  (pulii  opposti. 

Vediamo,  che  gli  slessi  Governi  oitreDioiitaiii,  i  i\y\2X\  sembrano 
professare  rpie'  principj  assoluti,  giunti  al  punto  di  provveder  legal- 
mente Ha  Francia  esclusa)  esitano  a  farlo,  e  si  accostano  piuttosto, 
come  r  Inghilterra,  la  Svezia,  la  Danimarca  e  la  Svizzera  (lesole 
che  fecero  leggi  con  tendenza  filadelliana  )  a  riserve,  che  tendono 
al  sistema  misto. 

Ora,  perchè  imitando  noi  i  nostri  vicini,  entreremmo  teorica- 
mente in  una  via  che  altri  scansarono  •*  E  dicesi  teoricamente,  per- 
chè i  nostri  Governi  non  ci  seguirebbero.  Per  qual  motivo  vorremmo 
perdute  le  nostre  fatiche?  [)ella  sola  difesa  d' un  principio?  ....  Noi 
speriamo  che  i  piìi  non  si  lasceranno  condurre  a  tal  puntai 

Del  resto  cpiando  ciò  a  tutti  avvenisse,  confessiamo,  che  rispet- 
tando sempre,  com'  è  dovere,  l' opinione  altrui  taceremo  sì,  ma  non 
ci  sentiremo  mai  il  coraggio  di  dividerla  per  le  già  dette  cause. 

Eccoci  pervenuti  al  termine  di  cpiesto  nuovo  nostro  lavoro  sul- 
la esordiente  riforma  delle  carceri,  alla  quale  ci  siamo  dedicati  da 
fa/Iti  anni. 

Ahhiamo  narrato  come  l' infelicissima  condizione  morale  e  ma- 
teriale delle  dette  carceri,  ed  i  danni  derivanti  da  essa  nel  presente 
incivilimento,  ahhiano  persuaso  l'universale  della  urgente  necessità 
di  riformarle. 

Vedemmo  come,  ideato  anticamente,  poi  trascurato  il  pio  as- 
sunto, meglio  mandalo  quindi  ad  effetto  nella  giovane  America  set- 
tentrionale, «(/oiv/wf/zte  s'  importasse  fra  noi;  e  come  l'Italia  non 
fosse  l' ultima  fra  le  nazioni  che  corrisposero  alla  generosa  idea. 


—    Sgo    — 

Nolamino  come  iiiiniagiiiale  norme  dk-crsc,  per  accennare  alln 
scopo  di  correggere  e  di  emendare,  coleste  norme,  respettivamente 
iipprovate  e  censurate '\\\  ragione  Ae  reali  o  presunti  effetti  d'esse, 
facessero  nascere  le  tre  dii'crse  scuoia,  note  col  predicato  d'  aulmr- 
niana,  fdddrljiana  e  mista,  escluso  quello  iinpropriainente  assunto 
di  scuola  francese,  che  non  è  a  modo  alcuno  fondato. 

Esposte  le  regole  d'ognuna  di  (|uelle  scuole,  le  eccezioni  fatte 
alle  medesime,  e  gli  argomenti  addotti  a  resj>cttiva  difesa,  abbiamo 
presentato  un  epilogo  esatto  ed  imparziale  della  polemica  nata  per 
tale  rispetto,  giudicando,  senza  preconcette  opinioni,  le  diverse  ra- 
gioni addotte  da'  trattanti  che  professano  nelle  prealiegate  scuole. 

Narrata  la  serie  de' fatti  seguiti  in  Europa  nel!'  esoi'dire  del  pio 
assunto,  se  ne  notarono  i  vari  successi,  i  (piali  ancora  lasciano  de- 
siderare il  suo  perfezionamento. 

Vedemmo  come  per  conseguirlo  e  per  giudicare  con  piena  co- 
noscenza di  causa  de'  migliori  metodi,  istituivansi  discussioni  so- 
lenni, trattate  in  Congressi  scientifici,  con  piena  lealtà  e  con  non 
^'olgare  dottrina  ;  e  come  proferita  nell'ultimo  d'essi  una  decisione, 
sebbene  non  ancora  definitii'a,  fosse  necessario  chiarire  le  condi- 
zioni ad  essa  apposte,  onde  rettificare  qualche  meno  esatta  inter- 
pretazione data  in  Italia  ed  oltremonti  alla  proferita  sentenza  ;  come 
eziandio  jier  meglio  formolare  le  nostre  vere  opinioni,  alle  quali  erasi 
attribuita  uria  diversa  tendenza,  che  e'  importa  di  ricusare  per  certi 
rispetti  almeno. 

Per  accennare  a  cotesto  doppio  scopo,  dopo  aver  fatta  /'  analisi 
delle  discussioni  prealiegate,  e  delle  discipline  da  esse  giudicate,  si 
è  dimostrato  a  quali  tra  le  discipline  medesime  si  fossero  i  Governi 
proferiti  favorevoli,  ed  a  quali  altre  si  mostrassero  contrari  ;  per  cpia- 
li  motivi,  e  con  quali  intenzioni;  e  se  ne  è  dedotto  la  tendenza  d'al- 
cuni di  que' reggimenti  essere  per  la  regola  auburniana  ;  dì  un  solo 
per  quella  filadelfiana ;  di  molti  altri  nel  fatto  per  quella  mista. 

Giudicata  la  pos.iihde pratica  respettiva  d'ognuna  d'esse  rego- 
le; fatto  il  calcolo  del  prohahile  esito  loro;  notato  nella  nostra  opi- 
nione il  merito  ed  il  difetto  d'  ogni  regola,  abbiamo  creduto  doverci 
riconfermare  nelT  ultima  del  sistema  misto,  già  più  volte  predicato 
utile,  perchè  di  piii  facile  esecuzione,  men  soggetto  ad  inconvenienti 
gravi,  p'm  proòabilmente  accettato  dai  diversi  Governi,  che  volessero 
attendere  alla/j/«  e  generosa  impresa  di  riformare  le  carceri  loro. 


—    Sgi    — 

Nel  proferire  (jiiesta  ncts[v:i  it/f/'mii  (ipiiiioiic,  noi  fiimnin  snltaiito 
mossi  ó'dìV  ///i/)iir:ia/c  tlesiileiio  di  g/wnre  iillit  coiiiuiie  j)nln<(  ita- 
liana; di  tenerci  lontani  da  qualunque  astrazione  ;  di  accennare  alla 
sola  realtà  delle  cose  possibili. 

Lasceremo  ora,  clie  1'  altrui  piii  eletto  ingegno  continui  se  oc- 
corre la  discussione;  e  che  la  prudenza  de' Governi  italiani  decida 
del  sistema  che  merita  la  preferenza  dell'universale,  perchè  miglioi'e. 

A  noi  basta  la  coscienza  d'aver  sempre  operalo  con  retto  inten- 
dimento, e  col  desiderio  d'un  I/non  esito,  nienti'e  difendevamo/;«ty/- 
tamente  le  nostre  opinioni,  rispettando  sempre,  ripetesi,  quelle  altrui. 

L'avvenire  della  riforma  carceraria  sarà  da  noi,  che  ci  terremo 
d' ora  in  poi  assolutamente  estranei  (ul  essa,  colle  parole,  come  co- 
gli scritti,  tuttavia  osservato  nel  più  profondo  silenzio  d'  un  animo 
quieto,  il  quale  solo  veracemente  desidera  //  trionfo  ben  inteso  di 
quel  sistema  che  sarà  chiarito  piì(  utile  pelF emendazione  dei  travia- 
ti, la  giusta,  ma  umana  punizione  de'  colpevoli  ;  il  miglioramento  ili 
tutte  le  popolazioni,  conservate  in  tal  guisa  più  illese  dalla  profonda 
immoriditii,  die  le  minaccia,  per  la  immensa  corruzione  delle  car- 
ceri ancora  governate  all'uso  antico;  per  la  piii  certa  tutela  in  som- 
ma d' ogni  parte  della  sicurezza  sociale. 

La  divina  Provvidenza,  sempre  propensa  a  favorire  questa  bel- 
la, generosa  ed  interessante  contrada,  disporrà  certamente  pel  mi- 
glior bene  d'  essa. 

Noi  con  sincero  voto  l'auguriamo  ai  nostri  ottimi  concittadini, 
dai  quali  nutriamo  lusinga  d'ottenere  questa  volta  ancora  c[iie\ìa  be- 
nevola indulgenza,  in  altri  tempi  concedutaci,  e  di  cui  sentiamo  lul- 
t' ora  un  grande  bisogno! 


ADUNANZA 

DEL    GIORNO    aS    SETTEMBRE 


JLietto  dal  Segretario  Cioni  I'  alto  della  sessione  precedente,  ([iiesli 
dichiarò  che  nel  compilarlo  aveva  soltanto  accennata  la  lettura  del 
rajiporto  della  Commissione  milanese  sulle  carceri  penitenziarie,  e 
la  lettura  delle  note  contenenti  le  ragioni  del  dissenso  del  conte  Pe- 
titti  e  del  dott.  Rampinclli,  opinando  che  tutto  ciò  dovesse  stampar- 
si jicr  intiero  nel  processo  verhale.  La  Sezi*ne  avendo  annuito  a 
questa  proposta,  1'  atto  rimase  approvato.  Quindi  in  pi-esenza  delle 
Sezioni  riunite  di  Agronomia  e  di  Medicina  il  dott.  Gera,  come  re- 
latore della  Commissione  incaricata  di  riferire  sulla  influenza  igie- 
nica delle  risaie,  leggeva  il  rapporto  seguente: 

«  Letto  il  rapporto  della  Commissione  instituita  a  Firenze,  e 
prese  in  considerazione  parecchie  opere,  ed  alcune  memorie,  e  re- 
lative statistiche,  pubblicate  isolatamente  o  nei  diversi  Giornali  in 
favore  e  contro  le  risaie,  e  ciò  a  meglio  chiarirci  intorno  all'  argo- 
mento, gli  agronomi  esposero  innanzi  tratto  le  norme  usitate  per 
formare,  dirigere  e  coltivare  le  nostre  migliori  risaie. 

Credettero  eglino  distinguere  le  risaie  dei  bassi  piani,  dette  iv//- 
tive  e  perciò  stabili,  da  quelle  dei  piani  più  elevati  dette  a  viccndd, 
e  dove  la  coltura  del  riso  si  allei'na  con  f|uella  di  altri  cereali.  Nel 
terreno  vallivo  1'  acqua  ristagna  sotto  il  suolo  coltivabile  in  modo 
da  conservarlo  inetto  ad  altra  coltura.  In  quello  dei  piani  più  alti 
l'allagamento  è  tutto  artificiale  ;  l'acqua  vi  scorre  continuamente,  e 
devesi  ad  arte  moderarne  il  corso  ;  con  molta  facilità  la  si  devia, 
ed  il  terreno  con  altrettanta  facilità  in  pochi  giorni  si  asciuga,  e  cosi 
si  rende  atto  a  poter  essere  lavoralo  e  disposto  a  diversa  produzione. 


—   593   — 

Osservarono  quindi  clic  appena  il  riso  comincia  a  g;ermoglia- 
re  subito  si  toglie  I'  ac(|ua  e  non  la  si  riniedc  clic  dopo  due  o  Ire 
f,'iorni  ;  che  alla  fine  di  giugno,  e  talora  imi'  altra  volta  in  agosto, 
il  terreno  tli  nuovo  si  asciuga  per  circa  otto  giorni,  la  piinia  per 
distruggere  le  eibe  infeste,  e  la  seconda  per  accelerare  la  maturità 
del  riso;  e  finalmente  clie  di  nuovo  lo  si  asciuga  quando  è  giunto 
il  tempo  della  mietitura. 

Raccolte  così  le  instruzi<ini  relative  all'  argomento  di  cui  si  trat- 
ta, il  cav.  Presidente  sig.  prof,  de  Renzi  spaziò  nel  vasto  campo 
della  questione,  e  si  fece  ad  interpetrare  e  conoscere  entro  a  quali  li- 
mili dovevano  fissarsi  le  ricerche  da  intraprendersi.  E  come  fu  ge- 
nerale il  voto  di  non  scendere  ad  alcun  particolare,  allora  ad  uno 
ad  uno  i  diversi  membri  della  Commissione  esposero  le  proprie 
opinioni,  corroborandole  con  quelle  esperienze  e  con  quelle  osser- 
vazioni, che  pei  già  fatti  studi  sembrarono  convenienti. 

Allora  ad  oggetto  di  dare  ordine  alla  discussione,  e  perchè  questa 
avesse  potuto  abbracciare  possibilmente  quanto  la  concerne,  e  toc- 
care la  maggiore  utilità,  si  formularono  i  seguenti  quesiti  : 

Quale  influenza  esercitano  sull'uomo  le  risaie  poste 
i."  Nei  luoghi  asciutti  e  salubri; 

2.°  Nei  luoghi  asciutti  ed  insalubri,  quantunque  abitati. 
3."  Nei  luoghi  irrigui  non  paludosi,  siano  a  prato,  a  marcita,  o  ad 

altra  produzione. 
4.°  Nei  luoghi  paludosi,  abitati  con  poco  danno  della  salute. 
5."  Nei  luoghi  paludosi  quasi  inabitabili,  specialmente  in  estate,  per 

la  mar  aria. 
()."  Finalmente  nei  luoghi  paludosi,  e  dove  l'acqua  ha  lentissimo 
corso,  ed  è  stagnante. 

Poggiata  cos'i  la  questione,  dopo  lungo  e  ponderato  esame,  con- 
cordi ed  uniformi  ne  vennero  le  conseguenze;  ed  eccone  il  come. 

I-  — Quale  influenza  esercitano  sull'uomo  le  risaie  poste  nei 
luoghi  asciutti  e  salubri? 

Fu  unanime  e  spontaneo  il  voto,  che  i  ripetuti  asciugamenti  a 
cui  assoggettar  si  deggiono  le  risaie,  anche  nei  piani  più  alti,  non 
possono,  specialmente  nei  territorj  molto  abitati,  che  recar  nocu- 


-  Sol  - 
mento,  ed  esser  causa  a  parecchi  morbi  endemici;  e  che  in  tah 
hioghi  le  malattie,  comunque  spesso  guaribili,  tolgono  dal  lavoro  il 
contadino  per  un  tempo  più  o  men  lungo,  onde  ne  vien  danno  al- 
la intera  famiglia,  e  talora  vi  contrae  quei  cronicismi  che  ne  al)bre- 
viano  la  vita.  K  jierciò  la  Commissione  è  convinta  che  in  tali  casi 
le  risaie  debbonsi  avere  per  insalubri. 

n.  — Quale  infliion/.a  esercitano  suU' uomo  le  risaie  poste  nei 
luoghi  asciutti  ed  insalubri,  quantunque  abitati? 

Se  le  risaie  tornano  all'  uomo  nocive  ne'  luoghi  asciutti  e  salu- 
i)ri,  del)bono  pur  anche  ben  certamente  vie  più  concorrere  alla  in- 
saluiirità  dei  luoghi  posti  in  isfavorevoli  circostanze. 

III.  —  Quale  influenza  esercitano  sull'uomo  le  risaie  poste  nei 
luoghi  irrigui  non  paludosi,  siano  a  prato,  a  marcita  o  ad  altra 
produzione? 

Siccome  i  prati  ed  altri  luoghi  irrigui,  e  specialmente  i  prati  a 
marcita,  quando  abbiano  una  certa  estensione,  non  possono  essere 
favorevoli  alla  sanità,  così  è  giuoco  forza  ritenere  che,  cangiati  in 
risaie,  si  verrà  ad  aggiugnere  agli  ordinari  malori  le  malattie  pro- 
prie di  quei  luoghi  ove  si  sviluppano  malefiche  esalazioni. 

IV.  —  Quale  influenza  esercitano  sull'uomo  le  risaie  poste  nei 
luoghi  paludosi,  abitate  con  poco  danno  della  salute? 

Avendo  poco  sopra  ammesso  per  provato  il  danno  che  le  risaie 
apportano  alla  salute,  la  Commissione  crederebbe  di  mancare  alla 
sua  convinzione,  consigliandole,  e  non  piuttosto  invocare  una  be- 
nefica mano  che  soccorra  al  miserando  abitatore  di  queste  paludi; 
una  mano  che  lo  guidi  e  lo  aiuti  in  altra  e  salubre  coltura.  Né  igno- 
rasi certo,  che  la  Fisiologia  vegetale  a  i)uon  diritto  insegna  come 
una  ben  intesa  coltivazione  possa  ed  anzi  giunga  a  mutare  1'  aspet- 
to di  un  luogo,  e  come  la  vegetazione  di  molte  piante  valga  a  mi- 
gliorarne la  triste  condizione  fin  anco  ove  lussureggiano  erbe  noci- 
ve. Quindi  in  tali  congiunture,  senza  escludere  quelle  particolari 
circostanze  in  cui  anche  le  risaie  posson  concorrere  al  vantaggio 
economico,  la  Commissione  fa  voti  ardentissimi  perchè  sempre  si 
abbia  di  mira  specialmente  la  salute,  e  perchè  a  questa  sia  sempre 
subordinato  l' interesse  locale. 

V.  —  Quale  influenza  esercitano  sull'uomo  le  risaie  poste  nei 
luoghi  paludosi  quasi  inabitabili,  specialmente  in  estate,  per  la 
mar  (iiifi? 


-   595    - 

La  ragione  consiglia,  allorcliò  si  possa,  clie  le  paludi  malsane 
vengano  honilicate  la  mercè  della  obliinazione  e  deirasciugamenlo. 
'l'uUavia  laddove  ciò  non  possa  esegnii'si,  la  Commissione,  riguar- 
dando come  un  beneficio  per  siffatti  luoghi  qualunciue  genere  di 
coltivazione,  così  non  esclude  le  risaie. 

\\.  —  Quale  influenza  esercitano  sidl'  uomo  le  risaie  poste  nei 
luoghi  jìaludosi, e  dove  l'acqua  ha  lentissimo  corso,  ode  stagnante? 

In  (|uesli  luoghi  sarebbe  vano,  anche  dal  lato  economico,  met- 
ter risaie,  perchè  si  avrà  sem|)re  pochissimo  ed  incerto  prodotto, 
ed  anche  questo  per  breve  durata. 

I.a  Commissione  avrebbe  così  forse  compiuta  la  sua  opera  ;  lut- 
tavolta  essa  volle  farsi  carico  di  additare: 

Quali  norme  igieniche  sarebbero  opportune  a  togliere,  od  al- 
meno ad  attenuare  gli  effetti  nocivi  delle  risaie? 

Prima  misura  crede  esser  quella  di  mantenere  le  risaie  ad  ima 
conveniente  distanza  dai  luoghi  abitati,  la  quale  non  si  potrebbe 
però  assolutamente  determinare,  giacché  deve  dipendere  da  specia- 
li condizioni  topografiche;  per  cui  nelle  diverse  parti  d'Italia  dif- 
ferenti ne  sono  i  regolamenti,  che  sembra  non  sieno  lontani  dal 
raggiugnere  il  desiderato  scopo,  in  relazione  al  paese  ove  si  trova- 
no stabiliti.  Non  è  possibile  pertanto  dettare  una  legge  assoluta,  ri- 
flettendo che  talvolta,  sotto  particolari  circostanze,  anche  più  o  me- 
no lontani  si  portano  i  malefici  effetti,  e  d'  altronde  che  il  corso  di 
un  dinne,  lo  spirar  costante  di  un  vento,  può  assolutamente  indur- 
re a  poter  essere  innocua  una  |)iìi  vicina  risaia. 

In  ([ualunc|ue  siasi  caso  non  si  raccomanderà  mai  abbastanza 
che  comode  sieno  le  fabbriche  rurali,  disposte  a  più  piani,  e  forni- 
te di  vespaio,  o  meglio  erette  sovra  colonne  o  volte,  e  quindi  che 
siano  benissimo  aereggiate.  Guardino  esse  dove  il  vento  spira  mi- 
gliore, e  sorgano  accanto  un  pozzo  d'  acqua  salubre  e  potabile. 
L'acqua  è  grande  elemento  alla  salute,  e  perciò  laddove  non  sia  buo- 
na, la  si  migliori  colle  cisterne  e  co' filtri  economici. 

E  volgiamo  pur  anche  al  villico  un  consiglio,  affinchè  si  ritiri 
in  casa  innanzi  al  tramonto  del  sole,  e  non  esca  troppo  per  tempt); 
che  dorma  nel  piano  superiore;  che  tenga  mondissima  la  persona 
e  la  casa;  che  di  frequente  si  appressi,  e  giri  intorno  al  fuoco  di 
viva  fiamma.  Ed,  oh  beato!  se  |)otrà  coprire  la  pelle  con  lana,  ed 
usare  di  un  vitto  il  più  possibilmente  salubre! 

75 


—    SgG   — 
La   Commissione   ha   creduto  restringersi  alle  cose  principali, 
evitando  le  inutili  discussioni;  e  spera  di  aver  corrisposto  il  meglio 
che  poteva  al  delicato  incarico  che  le  venne  affidato. 

Lucca  a4  settembre  i843 

—  Segnati  al  rapporto  originale  — 

Salvatore  de  Renzi  Presidente 

C.  Speranza 

Gioacchino  Taddei  • 

Antonio  Salvagnoli 

Dott.  Trompeo 

F.  Sanseverino 

Dott.  Gio.  Capsoni 

Filippo  Ales.  de' Gianfilippi 

Cav.  Griffa 

Freschi 

Sanguinetti 

Grigolati  Bern. 

Odoardo  Linoli 

Gaspare  Cerioli 

Ingeg.  Gaetano  Brey 

Benedetto  conte  Giovaneli.i 

F.  Gera  Segr.  e  Relat. 

Avendo  il  cav.  Presidente  aperte  le  discussioni,  l'avv.  Massei, 
chiesta  ed  ottenuta  la  parola,  si  fece  innanzi  tutto  a  dichiarare, 
che  aveva  altamente  a  cuore  la  salute  pulìblica,  e  che  se  potesse 
acquistar  la  certezza  che  dalle  risaie  fosse  cagionato  il  danno  nella 
salute  di  un  solo  individuo,  non  si  limitere]>be  a  non  consigliare 
quella  cultura,  ma  sarebbe  il  primo  ad  abolirla  :  ricordali  poi  i 
precetti  di  Bacone  per  ben  giudicare,  rammentava  la  necessità 
che  la  Commissione  si  fosse  recata  almeno  ad  esaminare  le  li- 
saie  lucchesi;  soggiungeva  che  da  ciò  avrebbe  tratta  occasione  a 
più  veri  convincimenti;  si  sarebbe  assicurala  che  limpide  e  cor- 
renti ne  sono  le  acque,  che  gli  asciugamenti  indicati  nel  rapporto 
nun  debbono,  né  possono  essere,  né  sono   compiuti  :  non   cono- 


—  597  — 
scersi  la  natura  del  miasma,  ed  i  medici  ^'indicare  ])iìi  sulle  preoc- 
cupazioni clie  sul  fallo;  le  risaie  essere  un  vero  benefizio  per  i 
luoghi  anche  mezzanamente  paludosi;  ed  in  fine  esser  quelle  uti- 
lissime all'industria,  poiché  migliorano  non  solo  le  condizioni  eco- 
nomiche del  proprietario,  ma  anclie  dell'agricoltore,  il  quale  in 
sifCallt)  modo  vien  sollrallo  dalla  miseria  e  posto  nello  stato  di 
meglio  provvedere  ai  bisogni  naturali.  Passava  dipoi  alia  descri- 
zione topografica  delle  risaie  lucchesi  ;  per  la  qual  cosa  deviando 
dalla  (juestione  generale  vi  fu  richiamato  dal  Presidente. 

Il  cav.  de  Renzi,  in  sostegno  del  rapporto  della  Commissione, 
avvertiva  che  questa  non  si  era  voluta  occupare  delle  risaie  luc- 
chesi, per  evitare  lo  scontro  di  calde  passioni  e  di  affrontare  f)pi- 
nioni  sostenute  dall'  interesse.  Riflettè  che  il  Congresso  né  doveva 
né  poteva  elevarsi  a  giudice  di  un  affare  locale,  e  che  la  sua  divisa 
doveva  essere  la  i'crilìi,  \'  unKinità.  Osservava  che  la  Commissione 
aveva  bene  studiato  il  miglior  metodo  di  coltivare  il  riso  come  ap- 
punto si  usa  in  Piemonte  ed  in  Lombardia,  né  aver  mai  inteso  di 
parlare  di  risaie  mal  condotte.  Riduceva  quindi  a  due  principali 
gli  argomenti  che  si  portavano  dai  fautori  delle  risaie;  i."  di  non 
esser  tanto  nocive  quanto  si  crede;  -i."  di  essei-e  utili  alla  industria, 
e  mezzi  di  ricchezza.  Al  che  rispondeva  che  il  nocumento  delle  ri- 
saie era  jìrovato  da  uniformi  e  costanti  osservazioni  fatte  da  di- 
versi uomini,  in  diversi  tempi,  ed  in  tutti  i  luoghi  ove  esistono,  e 
che  sarebbe  opera  perduta  occuparsi  a  dimostrarlo  ;  e  che  perciò 
la  Commissione  avea  dovuto  limitarle,  laddove  esistevano  condi- 
zioni topografiche  tali  da  essere  jìer  loro  natuia  malefiche  all'  uo- 
mo. Convenire  poi  che  le  risaie  fossero  mezzi  di  ricchezza,  ma  ri- 
cordare che  la  ricchezza  è  pregevole  come  mezzo  a  sostenere  la 
prosperità  dei  j)opoli,  e  che  il  primo  elemento  di  questa  è  la  sa- 
lute. Conchiude  che  qualche  membro  della  Commissione  avrebbe 
desiderato,  che  si  fosse  piuttosto  rinunziato  del  lutto  ad  un  mezzo 
di  guadagno  che  rivolgevasi  a  benefizio  di  pochi,  onde  non  aggiun- 
gere alle  altre  occasioni  di  malattie  una  cagione  malefica,  che  spie- 
ga il  suo  potere  sugli  uomini  utili,  sostegno  delle  famiglie,  e  mezzo 
potente  della  prosperità  degli  Stati;  ma  che  piegando  a  più  miti 
.sentimenti,  ed  a  riflessi  topografici,  e  per  conservare  la  bella  una- 
nimità che  ha  regnato  fra  i  membii  della  Connnissione,  sonosi  uni- 
formati alle  conclusioni  che  rilevansi  nel  rapporto. 


-  598  - 

l/avv.  {x'ccarelli  a  sostegno  del  parere  della  ("oiiiinissioiie  nar- 
rava, clic  in  Cenala  nel  padule  detto  il  Lupo,  stabilitasi  ima  risaia 
si  vide  costantenientc  avvenire,  che  secondo  lo  spirare  dei  venti, 
or  le  malattie  nianilestavansi  nelle  case  poste  all'  austro,  ora  in 
(|uelle  poste  al  settentrione,  provando  cliiaraniente  che  il  jìrincipio 
malefico  veniva  con  le  colonne  atmosfei'iolio  portato  ad  una  di- 
stanza più  o  meno  lontana. 

Il  cav.  (iiilTa  si  fece  a  dimostrare  con  i  falli  e  con  alcuni  argo-- 
menti  fisico-chimici  la  malsanìa  delle  risaie  del  \'ercel!ese  e  del 
Novarese,  e  a  dichiarare  che  egli  avrebbe  amato  meglio  che  si  fos- 
se imitata  la  Francia,  la  quale  preferisce  la  sanità  dei  suoi  popoli 
all'  interesse  dei  pochi. 

Il  prof.  Lettini  si  faceva  quindi  ad  osservare  che  anche  nel 
dubbio  la  ([uestione  doveva  essere  risoluta  a  vantaggio  dell'umanità. 

Il  Principe  Carlo  bonaparte,  presa  la  parola,  cominciò  a  dichia- 
rare, che  comunque  disconvenisse  dall'  avv.  Massei,  tuttavia  avreb- 
be desiderato  che  questi  avesse  esposto  compiutamente  il  suo  avvi- 
so ;  che  d'altra  parte  non  opponevasi  interamente  alla  Commissione, 
ma  che  riputava  non  potersi  in  certi  luoghi  vietare  la  coltivazione 
del  riso,  perchè  è  cosa  necessaria  alle  miserie  di  alcuni  popoli 
d' Italia.  Trovare  in  fine  insufficienti  le  misure  igieniche  assegnate 
dalla  Commissione,  e  talora  anche  ineseguibili  dall'agricoltore,  ed 
avrebbe  desiderato  che  si  fossero  consigliati  più  validi  e  più  pre- 
cisi espedienti. 

Al  che  il  dott.  Cera  rispondeva  che  la  Commissione  aveva  do- 
vuto consultare  innanzi  tutto  gì'  interessi  dell'  umanità  senza  tras- 
curare quelli  della  pubblica  economia,  e  che  essendo  la  ridetta  Com- 
missione composta  di  grandi  proprietari,  di  agronomi,  d'  ingegneri, 
chimici  e  medici,  avca  tenuti  presenti  tutti  gli  elementi  che  con- 
corrono alla  soluzione  del  problema;  e  che  in  riguardo  alle  misure 
igieniche,  queste  si  erano  ridotte  alle  principali,  ed  a  quelle  che  il 
comune  consentimento  e  la  pratica  ha  fatto  trovare  migliori;  e 
che  egli  invita  il  Consesso  a  non  occuparsi  di  riflessioni  secon- 
darie, ma  a  manifestare  liberamente  se  nel  rapporto  vi  sieno  er- 
rori fondamentali. 

Il  Principe  Carlo  Bonaparte  replicava  a  ciò  che  avendo  egli  ri- 
levato dal  rapporto  che  le  risaie  possono  esser  utili  a  migliorare  la 
coudizione  di  alcuni  luoghi,  trovava  che  dovevano  anche  consi- 


—   ^99   — 
gliai'si  in  alctini  casi  pei  ijuada^iio  clic  se  ne  ritraeva,  essendo  spes- 
so questo  un  mezzo  piìi  polente  dei  ridessi  morali  per  istigare  gli 
speculatori  a  concorrere  alla  indiretta  bonificazione  dei  terreni. 

11  cav.  de  Renzi  si  duole  che  una  questione  do|)pia  siasi  confu- 
sa, mettendo  a  pari  la  sanità  dei  popoli  ed  il  guadagno  dei  pochi: 
la  Commissione  aver  considerala  la  (jiieslionc  in  tutta  la  sua  lati- 
tudine; aver  posto  in  primo  luogo  la  pubblica  salute,  in  secondo 
l'interesse  dei  pochi;  Tacendosi  guidare  dalla  giustizia,  aver  de- 
terminato i  casi  in  cui  (|uesto  jìoteva  conciliarsi  con  (piella  ;  non 
aver  la  Commissione  creduto  di  dar  peso  ai  desiderj  del  volgo,  il 
«piale  in  fatto  di  cagioni  morbose  crede  appena  a  ciò  che  fìsica- 
mente  lo  percuote,  non  potendo  giammai  persuadersi  clie  possa  ve- 
iiiiiie  danno  da  influenza  che  ìhhì  potrebbe  né  saprebbe  conosce- 
re :  riguardo  poi  alle  misure  igieniche  la  Commissione  aver  propo- 
sto ciò  che  suggerivasi  dalla  costante  esperienza;  non  aver  inteso  di 
dir  cose  nuove,  ma  cose  vere;  e  pregare  che  laddove  altri  espedienti 
più  convincenti  si  possano  suggerire,  si  manifestino  per  utile  della 
umanità  ed  a  compimento  dei  comuni  desiderj. 

Il  prof.  Botto  di  (ienova  osserva  che  non  vi  sono  terreni  palu- 
dosi i  (piali  per  mezzo  di  bene  intesi  lavori  idraulici  non  possano 
bonificarsi;  essere  troppo  leggeio  il  voto  di  coloro  che  facendosi 
imjiorre  da  condizioni  topografiche,  vorrebbero  permettere  le  risaie. 
Kgli  ricorda  esservi  un  popolo  in  Kuropa  che  coi  perseveranti  ed 
industri  lavori  giunge  a  rendere  abitabile  un  terreno  assai  più  basso 
dell'Oceano;  vorrebbe  ipiindi  che  la  dotta  Italia  imitasse  piuttosto 
i  benefici  sforzi  dell' Olanda,  che  secondare  gli  avari  desiderj  di  po- 
clii,  a  danno  della  salute  di  molti;  e  pregava  il  Congresso  a  riceve- 
re, applaudire  e  benedire  i  voti  della  Commissione. 

Al  che  le  Sezioni  manifestamente  assentirono. 

Il  cav.  l*aolo  Savi  soggiungeva  che  l' Italia  divisa  longitudinal- 
mente dagli  .\pennini  vien  distinta  in  due  zone,  1'  una  esposta  ai 
venti  del  mezzogiorno,  l'altra  ai  venti  aquilonari;  ed  aver  provato 
l'esperienza  che  i  miasmi  sono  immensamente  |)i{i  dannosi  per  la 
|)rima  che  per  la  seconda  zona;  e  che  (piindi  nella  parte  meridio- 
nale fosse  d'  uopo  non  scendere  ad  alcuna  tolleranza,  e  poter  forse 
esser  jìiù  larghi  per  la  parte  settentrionale,  come  l'esperienza  me- 
desima aveva  consigliato  ai  nostri  padri,  anche  (piando  il  lume  del- 
le scienze  fisiche  non  poteva  dirigere  le  loro  operazioni. 


—   Goo    — 

11  cav.de  Renzi  ringrazia  il  cav.Savi  a  nome  della  Commissione 
nei-  avere  aggiunto  novello  ed  inleiessante  argomento  al  parere  di 
essa,  didiiarato  con  parole  più  generali,  e  nelle  (piali  erede  anche 
comprendersi  il  l'alio  aniuni/.ialo  ;  essendosi  la  Commissione  limita- 
la ad  accennare  le  differenze  che  si  ricavavano  dalle  condizioni 
topografiche. 

Dopo  alcune  osservazioni  del  doti.  Turchelti  e  del  prof.  Manfrè  in 
appoggio  al  parere  della  Commissione,  il  Principe  Carlo  Bonaparte 
dichiara  che  egli  pme  ama  di  veder  sana  e  felice  l'Italia,  ma  ritiene 
ad  un  tem])o  che  in  alcune  speciali  circostanze  possa  convenire  la 
cultura  del  riso.  Ed  a  dare  maggior  peso  a  questa  sua  opinione,  ed  a 
mostrarla  indipendente  da  qualunque  suo  interesse,  egli  dichiarava 
che  possessore  di  latifondi  nell'  agro  romano  ove  potrebbe  colti- 
vare il  riso,  si  era  sempre  astenuto  dal  farlo  ;  ed  ora  prendere  so- 
lenne impegno  col  Consesso  di  non  introdurvi  mai  cotesta  cultura. 

Il  dott.  Cera  di  nuovo  invita  i  membri  delle  Sezioni  a  voler 
presentare  le  loro  opposizioni  al  rapporto  già  letto,  perchè  quelle 
fatte  non  infirmavano  minimamente  alcuna  delle  sue  conclusioni, 
riguardando  piuttosto  delle  specialità  già  convenientemente  chiari- 
te :  e  giacché  nessuno  domandava  la  parola,  resultare  quindi  che  il 
rapporto  rimaneva  approvato. 

E  poiché  le  Sezioni  riunite  non  dissentivano,  il  cav.  Piesiden- 
te  dichiarò  chiusa  la  discussione,  approvato  il  rapporto  e  sciolta 
l'adunanza. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza 

Dott.  Antonio  Salvagnoli 


{Dott.  Antonio  Salvaci 
Dott.  Girolamo  Cioni 

//  Segretario  della  Sezione  di  Agronomia 
B.  P.  Sanguinetti 


ADU\AXZA 

DEL    GIORNO    a6    SETTEMBRE 


-^;-X!»- 


xjLpriva  il  Presidente  la  seduta  coli' annunziare  che  la  lettura  del 
processo  vei'ljale  delia  tornala  precedente  sarebbe  rimessa  al  dì  28 
settembre,  in  cui  si  convocherebbero  le  due  Sezioni  di  Agronomia 
e  di  Medicina. 

Dopo  di  ciò  venivano  presentate  le  seguenti  opere  offerte  in 
dono  alla  Sezione  dai  respettivi  autori,  cioè 

Memoria  sulla  peste  bubbonica.  Del  cav.  Grassi. 

Sulle  carceri pcnitcìiziaric.  DelT avv.  Maestri. 

Quindi  \eniva  annunziato  per  parte  del  conte  Porro  che  la 
Commissione  incaricata  di  riferire  sulle  materie  carcerarie,  dopo 
la  comunicazione  del  suo  Rapporto,  aveva  ricevuto  due  Memorie 
manoscritte,  una  del  sig.  dolt.  de  Rolandis  di  Torino  sulla  Polemica 
penitenziaria,  V  altra  relativa  alla  illustrazione  di  un  modello  di  car- 
cere immaginato  dal  sig.  Giacomo  Caorsi  di  Genova. 

In  appresso  lo  stesso  sig.  conte  Porro  dava  lettura  di  una  nota, 
nella  quale  intendeva  a  giustificare  il  sistema  j)roposto  dalla  Com- 
missione. Mostrava  come  la  regola  proposta  dalla  Commissione  stes- 
sa andasse  esente  da  tutte  le  coercizioni,  e  particolarmente  da  (juella 
del  silenzio,  la  più  gravosa  di  tutte  cui  i  detenuti  son  sottoposti  nel 
sistema  auburniano.  Aggiungeva  che  ai  vantaggi  del  sistema  della 
Commissione  non  poteva  opporsi  che  dessi  venissero  conseguiti  con 
solenne  discapito  della  salute  dei  detenuti,  dajipoichè  la  Commis- 
sione stessa  su  questo  punto  era  stala  rassicurala  dal  voto  della 
maggiorità  dei  medici  che  componevano  quella  di  Padova.  Trovava 
poi  ingiusto,  che  i  medici,  uscendo  dai  confini  della  loro  scienza, 
dimenticato  l'ufficio  consulente  a  cui  sono  chiamati  nella  società, 
volessero  in  questa  questione  assumere  tjuello  proponente,  di  per- 


G02      

linoiiza  esclusiva  della  scienza  di  Stato.  Dicliiaraiido  in  appresso 
(jiiali  t'ossero  i  titoli,  lo  stato  ilella  (|iiestioiie,  il  mandato  ricevuto 
dalla  Commissione,  passava  a  mostrare  come  (jnesta  non  ne  avesse 
abusalo,  se  non  usò  di  quella  luajjgiore  ampiezza  ili  facoltà  che  le 
veniva  conceduta,  come  anzi  essa  si  reputasse  fortunatissima  nel 
facilitare  il  giudizio,  col  proporre  nelle  conclusioni  del  suo  lavoro  il 
voto  sancito  a  Padova  da  una  radunanza  di  ,^3  membri,  e  la  |)iù 
parte  medici. 

Insisteva  finalmente  a  nome  della  Commissione  di  cui  faceva 
jiarte,.a  nome  ilei  diritti  di  ogni  Commissione  legalmente  istituita, 
perchè  fosse  rispettata  la  iniziativa  della  proposizione  da  essa  fatta; 
perchè  per  tal  modo  si  togliesse  via  il  disordine  che  sarebbe  per 
nascere  per  nuove  proposizioni  avanzate  in  anticipazione  ad  un 
voto  definitivo;  perchè  le  conclusioni  della  Commissione  fossero 
solennemente  e  ponderatamente  giudicate. 

Il  conte  Petilti  prendeva  in  appresso  la  parola,  e  accennate  le 
ragioni  per  le  quali  egli  non  concordava  con  (]uel  che  era  stato  detto 
sulla  riforma  carceraria  nel  rapporto  della  Commissione,  veniva  nelle 
seguenti  proposizioni. 

i."Che  la  Sezione  non  rigetti,  ma  lodi  anzi  il  lavoro  della  Com- 
missione, pregevole  per  molti  rispetti. 

2."  Che  però  estendendosi  esso  a  considerazioni  estranee  alle 
sue  incombenze,  concernenti  soltanto  alle  questioni  igieniche,  di- 
chiari non  poter  proferire  giudizio  alcuno  su  quelle  considerazioni, 
lasciandole  perciò  intatte  al  giudizio  di  coloro  cui  spettano,  occu- 
pandosi soltanto  della  parte  igienica. 

3."  Che  il  sistema  della  vita  comune  si  ravvisa  condannevole  nel 
rispetto  sanitario  come  si  ritiene  da  altri  in  quello  morale,  bisogne- 
vole perciò  di  riforma. 

/|."Che  «piello  di  Auburn  non  si  può  ravvisare  pregiudicevole 
alla  salute  rpiando  opportune  discipline  tenijierino  la  irritazione 
che  potrebbe  derivare  dalla  regola  del  silenzio,  ed  assicurino  un  suf- 
ficiente esercizio  agli  organi  della  lo([uela. 

5."  Che  il  sistema  di  Filadelfia  cogli  enunciati  compensi  può  liu- 
scire  per  le  brevi  detenzioni  non  solo  innocuo,  ma  utile  anche  sotto 
l'aspetto  igienico.  Non  così  può  nelle  lunghe  detenzioni,  sia  per  la 
somma  difficoltà  a  temperare  1'  orrore  della  solitudine,  cui  credesi 
insufficiente  la   mezz'  ora   di  conversazione  proposta,  sia   per   la 


—    Go3    — 
naiiira  tlell'  Italiano,   in  specie    della  parie   più    meridionale  della 
penisola,  clie  non   potrehl»-  assolulainenle  confarsi,  senza  patirne 
gravemente  nella  salute,  a  ipiella  rej;ola,  ove  dovesse  a  lungo  es- 
servi sottoposto. 

6.°  Che  ciò  premesso,  la  regola  mista  potendo  applicarsi  con  oj)- 
poi-lunilà  e  prudenza,  non  solo  non  si  polrehl)e  condannare  nel- 
r  aspello  igienico,  ma  forse  mcrilerclìhe  la  preferenza  nel  maggior 
numero  dei  casi,  come  quella  che  cei'cherebhe  di  scansare  i  respet- 
tivi inconvenienti  delle  altre  due  regole. 

Il  l'rincipc  di  Canino  premesse  alcune  parole,  colle  cpiali  ester- 
nava il  dubbio  che  in  una  rpiestione  d'igiene  potesse  elevarsi  pro- 
ticuanicnte  la  voce  di  uno  che  medico  non  fosse,  pure  ritenendo 
tulli  i  mend)ri  del  Congresso  uguali,  e  solo  divisi  per  comodo  di 
studio  in  Sezioni,  per  sparger  luce  sulle  materie  che  formavanf)  il 
soggetto  della  discussione,  narrava  aver  visitate  le  carceri  d'Ameri- 
ca, conoscerne  le  discipline  che  vi  sono  manteinite,  e  gli  effetti  di 
(|ueste.  Nelle  carceri  auburnìane  conveniva  esservi  ridotti  i  dete- 
nuti ad  una  obbedienza  da  ammirarsi,  ma  dichiarava  esser  dessa 
r  effetto  dei  più  violenti  mezzi  di  coercizione.  Tali  sistemi  ram- 
mentargli tulio  f|uel  che  di  più  inumano  e  di  arbitrario  si  può  com- 
nietlere  dagli  uomini.  Per  questo  desiderai-e  che  sia  fondato  un  si- 
stema misto  ;  al  quale  uopo  egli  era  ben  sicuro  non  mancare  uomini 
capaci  in  Italia:  insislcva  quinili  perchè  le  conclusioni  del  rap- 
j)orlo  della  Commissione,  che  egli  chiamava  eccellente  lavoro,  ve- 
nissero rigettale,  e  faceva  manifesta  la  sua  sorpresa  pel  dritto  che 
la  Commissione  si  arrogava  di  reputare  incompetente  la  Sezione  di 
-Medicina  a  discutere  il  lavoro  ad  essa  presentalo.  Poneva  termi- 
ne al  suo  dire  col  fai'  notare  come  il  rapporto  della  Commissione 
fosse  dominato  dalla  idea  che  le  j)rigioni  debbono  esser  luogo 
per  soffi-ire,  e  che  il  medico  non  deve  ridurlo  ad  uno  slabili- 
luento  d' igiene. 

Il  cav.  de  Renzi,  richiamando  la  questione  ai  suoi  termini,  av- 
vertiva, la  Sezione  non  doversi  occupare  se  non  della  (piestione  igie- 
nica, questa  sollanlo  dover  essere  iinniedialamenle  discussa,  e  vo- 
tala. Perciò  richiedeva  clic  la  Sezione  facesse  soggetto  delle  sue 
discussioni  la  proposizione  che  egli  formulava  in  questi  termini  : 

Come  il  silenzio  e  /'  isohiinento,  piti  o  meno  i>roluns:»ti,  nuoccia- 
no alili  irilegritii  del  cor/jo  e  tiella  milione  ilei/'  uomo? 

76 


—  Go4   — 

Il  conte  Polliti  in  a|)|)i'esso  chiedcvit  la  parola  ])ei'  ainmn/.iare 
come  egli  ritirasse  le  proj)osiy.ioni  da  lui  falle,  e  si  associasse  alla 
proposizione  emessa  dal  cav.  de  Renzi;  alla  quale  j)ure  aderiva  l'av- 
vocalo ^lacstri,  clic  tratteneva  la  riunione  sopra  alcuni  resultali  sta- 
tistici relativi  alla  ii;iene  delle  carceri  lìUuIclliane,  citati  ancora  ilal 
Toc(|iic\  illc  nel  suo  rap|)(irl()  alla  canicia  tlci  deputati  in  Francia, 
dai  (piali  resultava  la  ìnfluen/.a  dell'  isolamento  coutiiuio  esser  va- 
levole a  render  frequente  lo  sviluppo  delle  aliena/ioni  mentali.  Con- 
cludeva esternando  il  voto  che  il  sistema  lìladcKiano  e  l'auburnia- 
no  si  conlem])erassero  scambievolmente,  a  fai'ne  sorgere  uno  in  cui 
sieno  conciliali  i  principj  della  igiene  e  della  penalità,  i  diritti  del- 
l'umanità  e  gì' interessi  sociali. 

11  barone  di  Beau  fori  rammentava  clie  al  Congresso  di  Padova 
le  opinioni  si  erano  dicliiarate  a  favore  in  s|)ecie  del  sistema  fila- 
delfiano  ;  che  fatte  contro  di  questo  alcune  obiezioni,  fu  nominala 
una  Commissione  a  decidere  delle  modificazioni  che  fosse  possi- 
bile il  farvi  ;  che  questa  Commissione  fu  composta  specialmente  di 
pubblicisti,  essendovi  tre  soli  medici;  che  per  (piesto  non  è  mera- 
viglia se  la  parte  igienica  non  è  conq)letamenle  trattata  nel  lavoro 
della  Commissione.  Ciò  dava  occasione  al  doti.  Salvagnoli  di  ilo- 
niandare  al  cav.  de  Renzi  di  far  lettura  del  mandato  ricevuto  dalla 
Commissione  al  Congresso  di  Padova;  al  cav.de  Renzi,  fattane  la 
lettura,  d' insistere  pei-chè  prima  di  proceder  oltre  si  discutessero 
le  conclusioni  della  Commissione,  e  perchè  queste  venissero  appro- 
vate o  rigettale  con  un  modo  formale.  Essendo  la  questione  ridotta 
all'estremo  di  una  votazione,  il  conte  Pelitli  rifletteva  come  per 
questa  si  potesse  recar  danno  agli  studi  in  genere  so])ra  tal  que- 
stione, e  chiedeva  che  a  dai'c  il  volo  non  prendessero  parte  che 
quelli  che  avevano  esaminata  e  studiata  la  questione  medesima. 

11  Principe  di  Canino,  osservando  in  prima  che  la  questione 
non  era  sufficientemente  discussa,  domandava  che  la  discussione 
fosse  ancora  protratta,  e  che  la  votazione,  ove  a  (piesta  si  cre- 
desse di  dover  devenire,  fosse  differita,  ed  annunziata  un  gior- 
no innanzi. 

Il  Presidente,  avendo  presa  la  parola  per  discutere  pur  esso  sul- 
l'argomento, veniva  invitato  dal  Principe  di  Canino  e  dal  marchese 
Kidolfi  a  comunicare  alla  Sezione  i  suoi  lumi,  e  però  a  cedere  lem- 
porariamente  l' ufficio   della  Presidenza  ;  alla  quale   domanda   au- 


—   6o5  — 
luiendo,  il  Vice-Presidente  della  Sotto-Sezione  di  Cliiriirgia  profes- 
sor Burci  sedò  come  Presidente. 

Il  cav.  Speranza,  dopo  uwv  l'alto  osservare  essere  stali  a  Pa- 
dova trascurati  gli  studi  statistici,  richiamava  l'attenzione  della  Se- 
zione sullo  stato  sanitario  delle  caiceri  penitenziarie  di  America,  e 
citava  le  osservazioni  dei  medici  americani,  j)cr  le  (piali  i-esulta  che 
le  alienazioni  mentali  in  genere  nelle  carceri  di  Filadelfia  sono  in 
un  numero  maggiore  che  non  nelli  altri  luoghi  di  detenzione;  che 
maggiore  pure  \i  è  la  mortalità;  faceva  osservare  che  il  massimo 
ninnerò  degli  slahilirnenli  [ìcnitenziari  sono  aiihurniani,  e  che  in 
Italia,  nel  Piemonte,  in  Toscana,  nello  Stato  pontificio  vige  un  si- 
sl'Mua  misto;  che  in  Napoli,  per  le  cure  e  gli  studi  del  \alpicella  e 
di  altri  pubblicisti,  il  sistema  (iladelfiano  è  combattuto;  e  conclude- 
va doversi  preferire  ai  sistemi  d'  A'merica  un  sistema  eclettico,  che 
proporzionalo  ai  bisogni,  alle  consuetudini,  allo  stato  fisico  e  mo- 
rale degl'  Italiani,  fosse  tale  veramente  da  chiamarsi  it((iiimo. 

Il  prof.  Botto  faceva  (luinili  presenti  alla  Sezione  le  sue  opinio- 
ni sul  lavoro  della  Commissione,  e  sui  sistemi  penitenziari.  Di- 
ceva che  il  ra[)porto  della  Conunissione  può  considerarsi  sufficiente 
a  porre  in  grado  il  Congresso  di  ullimare  le  ricerche  sul  sistema 
penitenziario  più  conveniente  in  Italia;  non  contenere  in  fatti  ve- 
run  sistema  esplicito  da  tradursi  in  pratica  nella  desiderata  riforma 
delle  carceri  ;  trovarvisi  solamente  raccomandato  il  sistema  dell'iso- 
lamento continuo,  contro  il  (piale  si  erano  elevate  nel  Congresso 
di  Firenze  molte  voci,  e  fino  a  farlo  rigettare  quasi  con  terrore. 
Aggiungeva  inoltre  che  le  statistiche  straniere,  le  considerazioni  sui 
funesti  effetti  dell'  isolamento,  osservati  in  (juelli  ancora  che  sono 
a  (piesto  assoggettati  solo  tcmporariamente,  persuadono  a  ravvisare 
nel  sistema  di  Filadelfia  tulli  (pielli  elementi  che  possono  in  som- 
mo grado  denigrare  l'umana  ragione. 

Del  sistema  auburniano  diceva,  essere  pur  (piesto  slato  rigettato 
al  Congresso  di  l'irenze,  e  ne  rammentava  quanto  poco  avanti  era- 
sene  udito  per  la  parola  del  Principe  di  Canino.  D'ambedue  i  siste- 
mi annunziava  in  ap|tresso  la  modificazione  già  avvenuta  in  \me- 
lica  ;  ed  a  moslrare  «punito  si  abbia  a  sperare  dal  fuggire  il  princi- 
j)ii)  dell' isolamento,  adduccN  a  il  fallo  della  immensa  opera  cui  si 
erano  accinti  con  felice  successo  lioo  detenuti  i\\\'Oliio\n  America, 
ai  (piali  riusciva  di  condurre  a  termine  uno  fra  i  più  grandi  edilizi 


—    GoCi    — 
|)cnilei)/.iari.  Insisteva  finalmente  perclic  i  principj,  e  le  idee  piali- 
clie  per  servire  di  hasc  ad  im  nuovo  sislciiia  penitenziario  si  dedu- 
cessero dalla  filosofia  italiana,  jìt-rsuaso  clic  le  opere  delle  nazioni 
debbano  procedere  dalla  loro  filosofia. 

11  niarcliese  l\idolll  dicliiarava  in  apjiresso  che  sebbene  egli  fos- 
se intervenuto  all'adunanza  colla  intenzione  di  non  prendere  pa- 
rola in  una  ipiestione  di  tanto  nioinento,  |nn-e,  dopo  ciò  che  era 
stato  detto  dal  prof,  botto,  erai;li  impossibile  di  non  manifestare 
che  egli  assentiva  alla  proposizione  del  conte  l'elitti,  che  si  dovesse 
votar  cioè  sulla  questione  nel  suo  puro  rapporto  igienico,  determi- 
nando fin  dove,  e  quanto  il  silenzio  e  l' isolamento  possano  inflig- 
gersi ai  carcerati  senza  danno  della  salute;  domandava  inoltre  che 
fossero  rendute  grazie  alla  Commissione,  che  se  pure  si  allontanò 
dal  suo  stretto  mandato,  fece  appunto  con  (|ueslo  che  si  accendesse 
cosi  calda  la  dis|)ula,  e  che  si  pronunziassero  le  efficaci  ed  applau- 
dite parole  del  prof.  Botto.  Chiedeva  finalmente  che  lasciato  da  par- 
te ogni  modello  straniero,  una  nuova  Commissione  fosse  incaricala 
di  proporre  un  penitenziario  ;  che  dessa  si  giovasse  a  ciò  fare  degli 
utili  principj  in  ogni  tempo  e  in  ogni  luogo  stabiliti,  e  (jiiesti  adat- 
tando ai  bisogni  e  alle  esigenze  del  paese,  presentasse  il  progetto 
di  una  istituzione  veramente  italiana,  facendo  cosi  ridondare  sui 
Congressi  scientifici  la  gloria  di  aver  provvisto  a  questi  essenziali 
bisogni  dei  tempi,  a  queste  esigenze  sociali. 

Il  conte  Porro  protestava  in  fine  che  la  Commissione  non  riti- 
rava il  suo  rapporto.  La  discussione  veniva  dal  Presidente  rinviata 
al  giorno  seguente,  e  la  seduta  era  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  C.Anio  Speranza 

l  Dott.  Antonio  Sa lv agnoli 

/  Seme  turi      ^v  ..   «^  n 

°  Doli.  Girolamo  Lioni 


DISCORSO 

I'  n  O  i\  Il  N  Z  I  A   r  O     DAL     PROFESSORE     G  I  R  O  I,  A  51  G     BOTTO 

IMOIOO  .\LL\   lUl  ()KM\  CAKCERAKI.V 


— ftO-O-O-O  c-c-o*-*— 


Signori 

Xo  intervengo  per  dar  lode  dapprima  al  lavoro  della  Commissione 
di  ^lilaiin,  fallo  con  iiitPii/.ioni  ottime,  da  essa  a  voi  dichiarale; 
ma  insieme  alTcrmo,  clie  questo  lavoro,  non  clic  il  precedente  delia 
più  numerosa  Commissione  di  Padova,  non  debbono  indurvi  a  met- 
ter fine,  come  ne  aveste  invito,  alle  ulteriori  ricerclie  circa  il  si- 
stema carcerario  più  conveniente  all'  Italia,  e  degno  di  essa  e  di 
voi.  In  fatto  né  il  rapporto  recatovi  dalla  mentovata  Commissione 
di  Milano,  né  ciò  clie  fu  stampato  di  quella  ch'era  in  Padova,  non 
contengono  alcun  sistema  riducibile  alla  pratica,  lo  che  era  il  de- 
siderio di  tulli;  e  ciò  vi  sarà  dinioslrato  sol  chi!  io  ricordi,  che, 
mentre  dalle  due  Commissioni  é  proposto  il  sistema  riladelfiaiio 
come  ])referibile,  le  sette  limitazioni  o  uiiligazioni  delle  quali  rac- 
comandano la  osservanza,  e  delle  f|uali  trovai  nota  iielli  Diari  di 
Padova,  riprovano  inesorabilnienle  tulio  ([ucH  americano  sistema, 
sì  nel  sostanziale  che  nei  dettagli.  Risulta  inoltre  che  ponendo  a 
scrutinio  logico  le  stesse  limitazioni  nelle  forme  in  che  furono  trac- 
ciate, e  riguardando  al  tempo  che  ad  esse  rigorosamente  fu  pre- 
scritto (mezz'ora),  elleno  diventano  a  praticarsi  impossibili.  Fi- 
nalmente dico,  che  se  si  fa  confronto  del  rapporto  fattovi  e  delli 
Diari  di  Padova,  con  ciò  che  è  registrato  nel  volume  degli  Atti  di 
ipiel  Congresso,  queste  inq)orlanti  mitigazioni  furono  oblile  o 
so|)presse,  e  negli  Alti  udii  \i  si  trovano,  hi  tutti  i  modi  è  ina- 
dempila  la  grave  inchiesta  sulla  riforma  delle  carceri  fatta  al  terzo 
memorando  Congresso  italiano  accolto  in  Firenze;  e  riconosciuta 


—  r.o8  — 

la  neccssilù  clic  scunlo  ni  ;ii;ila  lutti  i  cuori  generosi  d'  una  ril'oi- 
nia  delle  carceri,  penso  clie  ancora  dcbhansi  preliminarmente  pon- 
derare dal  vosti'o  senno  i  vizi  che  io  jiersislo  ad  imputare  ai  si- 
stemi fdadeiliano  ed  auhurniano  ;  e  clic  dol)l)iatc  esaminare  e  de- 
cidere se  al)l)iamo  o  no  in  Italia  princijtj  ed  antecedenti  nostri  die 
bastino  a  rormulare  una  riforma  senza  ritentare  metodi  estranei,  i 
(piali  in  alcune  parli  di  c[uclla  rej^ione  ove  erano  stali  adottati  con 
entusiasmo,  furono  per  nuove  e  nuove  riforme  fatti  in  brani,  ed 
anche  totalmente  reietti. 

Acciò  non  siano  oblite  riprenderò  il  filo  delle  cose  obbiettate 
contro  le  basi  delle  riforme  americane  pro|)osle  a  Firenze.  Colà  era- 
no dichiarali  i  danni  e  la  impossibilità  della  riforma  auburniana, 
come  furono  indi  a  Padova.  Sebbene  a  Firenze  fosse  consentito, 
che  il  silenzio  qual  mezzo  d'ordine  era  ben  necessario  in  fpialunque 
sistema  carcerario,  e  giovevole  come  mezzo  ausiliario  alla  riforma 
morale  dei  carcerati  cercata  con  qualsivoglia  metodo,  ed  uti-lissimo 
alla  repressione  dei  riottosi  adoperato  come  mezzo  di  disciplina  in 
concorso  dell'isolamento;  sia  l'uomo  o  poco  o  molto  reo,  se  egli  sia 
interessato  nel  lavoro,  o  parlerà  del  lavoro,  oppure  non  parlerà; 
ma  se  nel  lavoro  sia  addolorato  col  silenzio  perpetuo,  quando  veg- 
ga pur  solo  i  compagni  della  sua  pena,  lascerà  languire  il  lavoro, 
e  in  un  linguaggio  non  inteso  da  voi  parlerà  nell'ira  sua,  perchè  il 
dolore  lo  predomina,  perchè  sul  labbro  torna  prima  il  cuore  che 
la  mente.  Voi  lo  distruggete  ma  non  lo  ammutite;  egli  manderà 
fuora  odio  ed  ira.  Si  è  detto  a  Firenze  ed  a  Padova,  che  il  silenzio 
forzato  perpetuo  in  uomo  non  solitario  è  violenza  contro  la  natura 
stessa  dell'uomo,  perniciosa  al  fisico  come  al  morale  di  lui.  Non 
potevano  i  medici  non  riconoscere,  che  ciò  altererebbe  l'equili- 
brio della  sanità  ;  né  potevano  ammettere  giammai,  che  la  febbre 
del  dolore  represso  potrà  produrre  un  più  equabile  svolgimento  di 
funzioni,  o  di  organi,  principalmente  del  cervello.  Il  sistema  fila- 
delliano  (  isolamento  in  muta  celletta  )  era  per  non  meno  forti  ra- 
gioni rigettalo  a  Firenze,  e,  posso  lieii  dirlo,  con  terrore.  .\  gara  quei 
dotti  invocarono  e  le  straniere  statistiche,  e  perfino  le  contraddizio- 
ni delle  slesse  statistiche,  e  ne  furono  concordemente  riconosciuti  i 
danni  alla  sanila;  dimostrabili  anco  a  pilori,  .si  per  la  luce  poca  e 
rcflessa,  sì  per  l'aria  non  pura  né  purificabile  dove  è  fomite  d'esala- 
inenlo  nocivo  perpetuo,  sì  per  la  inazione  muscolare,  che  da  lungo 


—  (j09  — 
lenipi)j;lisj)erimentitlel  l)onemerilo  Fontana  diinostiala  aveano  niici- 
(lialc  ai  muscoli  ed  ai  nervi.  Diiò  or  ora  clic  cosa  a  ciò  la  |)oIeniiea  ri- 
sjìondesse.  Contro  il  detto  sistema  erano  dicliiaiali  i  ])essimi  elìciti 
della  sola  mansione  nelle  nostre  segrete  durante  i  processi  ;  ed  a  ben 
inoli  ielle  oggi  mi  ascollano  toi-nerà  in  mente  la  spiacente  istoria  di  tre 
suicidj  nelle  carcci'i  di  Toscana,  tentati  doj)o  reclusione  segi-eta  di 
molli  mesi,  e  due  parmi  con  piena  effettuazione,  che  giudicò  pro- 
dotti dall'  isolamento  il  medico  fdosofo  che  ce  ne  parlava  (  Betti  ); 
siccome  ancora  di  conformità  avea  dichiarato  colui  che  nell'atten- 
tato era  stato  trattenuto  dal  compierlo,  affermando  che  la  vita  in 
quel  segreto  eragli  divenuta  insopportabile.  E  parmi  che  forte  diffe- 
renza vi  sia  fra  l'isolamento  in  una  segreta,  che  al  recluso  lasciala 
certezza  d'  una  liberazione  non  lontana  e  che  può  arrivar  lutti  i 
giorni,  e  quella  sef[uestrazione  filadcKiana  assai  soniigliante  allo  ini- 
nuM-amento;  lo  isolamento  della  quale  è  una  tenebra  senza  fondo  e 
senza  confine,  un  mezzo  ben  meditalo  d'indurre  a  disperazione,  un 
ti'ovatt)  che  offende  l'uomo  nel  pensiero,  e  lo  trascina  a  follia  o  a 
suicidio.  Le  (piali  cose  ben  certe  e  non  controverse,  quanto  al  recar 
esse  nocumento  alla  sanità  del  corpo,  nessuna  igiene  potrìa  tenerle 
come  medicina  buonissima  al  riordinamento  morale. 

A  respingere  da  noi  questo  triste  dono  d'  .\nierica  gioverà  il 
ranmientare,  e  ciò  fare  con  un  cenno  appena,  chele  opere  delle  na- 
zioni dove  ebbe  parte  il  consiglio  dei  loro  sapienti  portano  la  im- 
pronta della  loro  filosofia. 

In  Italia  noi  abbiamo  una  nostra  filosofia,  che  altri  da  noi  ]>ri- 
ma  ajipresero  e  poi  lasciarono,  quella  io  dico  di  Marsilio  Ficino,  di 
Dante,  di  ^ico,di  tutti  affatto  i  grandi  Italiani,  che  fu  ancora  la  fi- 
losofia di  tulli  i  padri  della  Chiesa.  Dessa  non  imperò  sulle  nòstre 
prigioni,  e  non  di  manco  per  essa  fu  fallo  in  quelle  moltissimo  be- 
ne. Io  lascio  che  1'  isolamento  e  il  silenzio  siano  siali  da  noi  ado- 
|)erati  come  mezzo  di  riforma  morale  dei  carcerati  a  Milano  ed  a 
Roma  ;  sempre  risulterebbe  che  dopo  la  prova  di  tali  mezzi  non  si 
tenne  di  essi  gran  conto,  e  gli  Americani  di  poi  vi  confidarono  som- 
mamente. Ma  se  vuoisi  riguardare  a  ciò  che  s'è  fallo  fra  noi,  si 
troverà  che  isolamento  e  silenzio  vi  furono  adojiei'ati  sempre  come 
mezzi  di  rigore,  e  conviene  che  si  chieda  alla  istoria  quale  ne  fosse 
lo  scopo  e  gli  effetti.  Inlanlo  ninno  mi  negherà  che  per  il  correg- 
gimento  dei  carcerati  la  Italia  pose  fiducia  nella  efficacia  della  santa 


—    Ci  IO    — 

narola  e  cU'llo  oscni])io;e  rlic  roii  (|uesti  mezzi  lia  poliiU)  so\eiili 
volte  un  semplice  IValioello,  un  miiilc  ed  oscuro  prete  far  fiorire 
nelle  sconsolate  nostre  prigioni  molto  più  di  virtù  vera  che  al  certo 
non  fosso  mai  nei  loi-nicnlnti  d'  America.  Perchè  non  si  dà  virtìi 
dove  non  è  sjxtnliincilà  ;  o  tali  metodi  possono  rcndeie  cpiei  Iritppo 
miseri  ancor  pegi,'i<>i-i  col  farli  ipoci'ili.  In  America  con  quei  sistemi 
la  Ulosofia  sensualissima  ed  il  protestantismo  portarono  il  loro  frut- 
to. Si  volle  con  isolamento  e  silenzio  convertire  i  carcerali,  e  ciò 
che  dicono  filantropia  prese  il  posto  della  carità  in  quelle  case  di 
dolori  (ìlosofici  tanto  più  orrendi  cpianto  più  muti  ;  e  questa  dottri- 
na variamente  modidoala  ha  invaso  molte  parli  d'Eui-opa,ed  a  Pa- 
dova fu  sul  punto  d'ottenere  cilladinanza  in  Italia.  CÀi>  risulla  dalli 
Diari  di  Padova,  e  in  (|uclli  la  Commissione  con  una  sola  frase 
tradì  il  suo  segreto;  ci  disse  ella,  che  hisogua  educare  i  cervelli,  ma 
in  Italia  ci'cdo  che  si  penserà  a  educare  le  anime,  e  lasceremo  allo 
straniero  questa  dottrina  dell'  accomodare  i  cervelli. 

^on  fui  hreve,  e  ne  chiedo  scusa,  ma  non  posso  tacervi  nulla. 
Si  è  aspettato  ora  a  volerci  per  gli  ultimi  impoire  quella  filosofia 
e  (juel  meccanismo  d'America;  ora,  dico,  quando  l'America  che 
se  ne  era  fatta  maestra,  atterrila  dalle  mule  ma  molte  vittime 
della  scuoiatasua  filantropia,  variati  già  prima  in  molti  modi  i  suoi 
metodi  e  trovatili  sempre  fatali,  va  distruggendo  a  grandi  sforzi 
qiiell'  opera  di  che  si  era  tanto  gloriala,  e  sulla  quale  aveva  tanto 
alle  altre  nazioni  mentito.  Sì,  o  signori,  è  questo  un  grande  fatto  il 
quale  cojtre  tutte  le  discordanti  slatisliche  e  i  discordanti  rapporti 
di  visitatori,  e  le  esagerazioni  del  giornalismo  sempre  partcggiato- 
-re  ;  fatto,  il  quale  fa  dominatrice  in  questa  discussione  una  sola  e 
solenne  verità.  In  ciò  soltanto,  e  nella  grandezza  dclli  sagrifici  in- 
genti, che  per  cpiesla  verità  1'  America  impose  a  se  stessa,  tlessa 
sarà  davvero  maestra  ed  esempio  delle  nazioni.  Ora  se  noi  abhiam 
fede  ai  nostri  antichi  principj,ai  tiuali  pur  dobbiamo  un' invidiata 
su])eiiorilà  sui  popoli  che  abbiamo  inciviliti,  non  sarà  d'  uopo  che 
ci  si  confessino  in  altro  modo  i  resultati  di  (piei  sistemi  carcerari, 
perchè  avremmo  potuto  prevederli.  Non  di  manco  assai  duolmi  di 
non  aver  meco  piii  documenti  clic  mi  furono  promessi,  per  darvi 
un  quadro  documentato  della  reiezione  in  America  di  (pielli  ame- 
ricani supplicj.  Avrei  ben  desiderato  dopo  il  Congresso  di  Firenze 
di  visitare  I'  America  del  ÌNord,  e  gli  antichi  penitenziari  ed  i  nuo- 


—  Gii  — 
vissimi,  né  al  cerio  fu  il  disagio  die  potè  impedirmelo.  Vi  presento 
però  una  dicliiaraziunc  del  sig.  Kdoardo  Lestei- dotto  e  ^'Olitile  anie- 
rii-ano  e  console  iu  (Genova,  vi  presento  un  tein])erino,  clie  j)orla 
inciso  il  nome  del  sig.  Costar  il  <|uale  era  or  son  dieci  anni  Presi- 
dente del  (ioverno  dell'  Olilo,  jìcr  il  quale  con  (pieslo  ne  fu  allora 
i'abhricato  uno  simile  dalli  |>i'igìonieri  di  c|uel  nuovissimo  e  sontuo- 
sissimo penitenziario.  Questo  temperino  clie  vi  presento-fu  dal  di- 
rettore donato  al  sig.  Lester,  e  questi  non  seppe  negarmelo,  ed  io  lo 
avrò  senqìre  caro  a  memoria  di  (piesto  giorno.  All'Ohio  si  fcjndava 
una  nuova  caj)ilale;  e  ciò,  e  la  popolazione  crescente,  e  le  opinioni 
saviamente  colà  mutate  circa  i  già  famosi  metodi  penitenziari,  in- 
dussero necessità  di  volgere  ad. altro  uso  la  carcere  della  antica  ca- 
pitale, <?  fabbricare  nella  nuova  una  jìiù  grande  e  con  piìi  generosi 
principj.Si  volle  capace  di  aooo  detenuti,  con  una  camera  (  non 
una  mula)  per  ciascheduno,  e  con  gi-andi  sale  per  opificj  siccome 
convicnsi  in  ima  casa  d'  ordine  e  di  lavoro.  Erane  stalo  delineato 
il  disegno  sopra  una  base  venti  volte  forse  maggiore  del  gran  pa- 
lazzo del  Governo  in  Genova,  e  dovea  sorgere  a  otto  piani,e  dove- 
va costare  la  somma  di  oltie  a  3o  milioni  di  franclii.  Quel  Governo 
già  stavasi  adunato  a  deliberarla,  allorché  chiese  accesso  un  perso- 
naggio, quello  che  ultimo  era  sortito  dal  seggio  di  Presidente,  ed 
egli  offeriva  modo  di  costruirla  col  decimo  della  spesa  ;  domandan- 
do che  fossero  posti  a  sua  disposizione  li  detenuti,  che  orano  oltre 
a  dodici  centinaia,  e  gli  fossero  dati  soli  200  soldati:  e  così  fu  deli- 
beralo. Allora  il  benefico  uomo  recossi  all'  antico  carcere,  guidò 
(]uei  miseri  per  lunga  via  alla  capitale  nascente,  li  alloggiò  in  ba- 
racche, li  organizzò  a  guardia  di  se  medesimi,  di  essi  si  valse  per 
arrestare  i  pochi  che  furono  fuggitivi,  e  potè  in  breve  dismettere 
la  metà  delli  200  soldati.  L'  opera  dei  prigionieri  preparò  i  grandi 
massi  di  granilo,  e  costrusse  all'Ohio  per  le  loro  mani  il  più  gran- 
de j)enitenziario,  che  vi  sia  al  mondo:  là  fu  fabbricato  il  lenipcrino. 
Colà  di  giorno  una  parte  dei  prigionieri  attende  al  lavoro,  e  da  que- 
sto il  Governo,  pagate  tutte  le  spese  dello  stabilimento,  ne  ha  un 
j)rontto  di  100  mila  franchi  all' anno.  Isolateli,  e  certamente  non 
varranno  più  nulla.  Mi  ha  fatto  un  senso,  né  so  dire  se  fu  di  pie- 
tà, il  trovare  nella  polemica  carceraria,  che  il  dotto  prof.  Martini  di 
Torino,  ad  annullare  la  obbiezione  ])ropost<T  pur  a  Firenze  contro  la 
sequestrazione,  derivando  l'obbietto  dal  nocumento  che  verrà  ai 

77 


—  Ola  — 
(icU'iiuli  per  la  sola  mancanza  di  molo,  ha  consiglialo  di  coslriu- 
fjcre  quei  reclusi  in  cellella  mula  a  dare  ivi  movimeulo  per  più  ore 
ad  una  maccliiiia,  al  solo  scopo  di  averli  falli  movere  per  lanle  ore 
nella  lor  tana.  VA  non  ricordò  <|uclle  Iracce  della  sapienza  primi- 
tiva, le  quali  ci  sono  dicliiaratc  nelle  prime  scuole,  ove  ci  dissero 
die  un  somigliarne  lavoro,  coatlo,  improduttivo,  monotono,  gli  anti- 
chi savi!  immaginarono  colle  mole  d' Issioiic,  e  lo  conohhero  allo 
ad  accrescere  i  tonnenti  dell'  inferno  :  se  no  il  celebre  medico  sa- 
riasi  astenuto  dal  preparare  fra  di  noi  ai  miseri  prigionieri  un  tale 
conforto.  Torniamo  alla  lezione  la  quale  io  accettai  di  prendere  dal- 
l'America. Per  quella  simpatia  che  sveglia  la  civiltà  americana,  gio- 
vine, piena  di  vita,  sollecita  di  se  stessa,  tale  cui  i  generosi  perdonino 
perfino  i  tentativi  male  calcolali  e  male  riusciti  ;  ella  è  ben  degna,  o 
signori,  l'America  che  noi  da  essa  non  accettiamo  che  il  buono. 
.\dunt[ue  ali  Ohio  i  condannali  abitatoli  della  casa  monumentale 
che  essi  a  se  fabbricarono,  hanno  di  poi  continuato  e  tuttavia  con- 
tinuano a  essere  impiegali  in  buon  numero  nelle  opere  di  costru- 
zione della  nuova  capitale,  e,  come  è  provalo  dalla  dichiarazione 
che  vi  ho  presentato,  essi  hanno  arricchita  la  loro  patria  di  un  bel- 
lissimo ponte  in  granito  lungo  oltre  a  mezzo  miglio,  e  fabbricarono 
e  fabbricano  edifici  nella  nuova  capitale  suddetta,  e  fanno  sorgere 
una  delle  i)iù  belle  e  delle  meglio  costrutte  città  dell'  Unione.  Sap- 
piamo e  sapevamo  che  il  lavoro  è  per  l'uomo  elemento  necessario 
di  moralità;  che  la  conosciuta  utilità  del  lavoro,  e  lo  scopo  di  esso 
è  ottimo  stimolo  e  conforto  al  medesimo;  che  in  fine  l'esempio  e 
l'enudazione  del  lavoro,  il /ènc^  opus,  ììc  accresce  e  triplica  il  pro- 
dotto, e  che  l'uomo  e  1' ape  isolali  non  valgono  nulla,  perchè  per 
legge  di  natura  sono  enti  sociali  anco  sul  lavoio.  Si  è  parlalo  di 
colonie;  e  vi  ha  egli  Stato  che  non  abbia  «lei  terreno  coltivabile 
abbandonato?  E  non  è  questo  il  tempo  delle  strade,  dei  canali, 
dei  lavori  publici?  Se  l'ordinamento  dei  carcerati  al  lavoro  mo- 
strasse, che  si  possono  organizzare  le  famiglie  in  centurie,  dove 
tulli  abbiano  un  letto  in  camera  sana  per  dormire,  non  uno  vada 
a  letto  senza  aver  cenato,  né  a  cena  senza  aver  lavoralo;  che  ma- 
gnìfici deposili"  di  mendicità  sarebbero  questi!  che  bell'esempio 
ciò  sarebbe,  dato  da  paese  cattolico  bene  disposto  !  Ma  torniamo 
alle  carceri.  Con  ciò  che.ho  detto  cejtamente  si  può  allontanare  il 
più  grande  ostacolo  che  vi  sia  alla  riforma  delle  carceri,  quello 


—  Gi3  — 
«Iella  spesa;  e  si  può  facilitare  un  modo  di  riforma  che  sia  gene- 
roso, e  con  ciò  sbandire  da  uni  of,'ni  iiupoilazioue  haiharica  nuo- 
va. Fu  ricordalo  a  Firenze  che  per  le  deportazioni  furono  liasniu- 
late  ili  utili  popolazioni  delle  orde  mostruose  di  delinquenti  delle 
pili  |)otenti  nazioni  d' Kuropa,  e  fu  vietato  clie  un  fiume  d'umano 
sangue  fosse  versato  per  le  mani  più  abbiette,  fiucllc  del  carnefice. 
Un  dotto  Tedesco  aveva  dello  al  Congresso  di  Firenze  clic  gli  Scili 
d'oggidì  popolano  di  deportali  r.\sia  ai  confini  della  Cliina,  e  pur  essi 
ai)l)orroiio  assai  da' siipi)lii'j.  Dalle  carceri  della  (lolla  Toscana  noi 
raccogliemmo  a  Firenze  il  fallo  delle  carceri  di  duiiiie  a  S.  Minialo 
che  è  ora  un  collegio  d'ordine  e  di  lavoro;  e  quantunque  in  quelle 
genlili  e  delicate  nature  il  pervertimento  sia  più  die  mai  conta- 
gioso e  j)eslifero,  pure  appena  ei-aiio  tolte  (|uelle  meschine  al  sudi- 
ciume delle  slincbc,  appresero  a  vivere  socialmente  anco  in  pri- 
gione. Come  questi  dati  andassero  oblili  io  non  so;  so  bene  che  è 
diritto  d'umanità  che  ol)liti  non  siano,  e  che  voi  vorrete  apprezzarli. 

Una  volta  vi  ho  dello  che  parlavo  cose  d' igiene  ;  ora  mentre 
slo  per  finire  voglio  troncare  le  difficoltà  d' una  non  giusta  obbie- 
zione, la  (piale  troppo  mi  parve  avventurata  contro  noi  medici.  Se  il 
vero  medico  studia  l'uomo,  1' uomo,  o  signori,  (ì  tutta  la  filosofia. 
Quando  il  medico  igienista  ha  determinala  una  verità  a  forza  di 
ragione  e  di  sperienze,  egli  può  e  deve  difenderla  sul  proprio  ter- 
reno e  sul  terreno  delle  altre  scienze  ;  e  ciò  i<)  rammento  perchiM|iii 
imporla  assicurare  la  libertà  del  nostro  giudizio  eziandio  dalle  sotti- 
lità. Credo  di  dover  ripetere  che  non  è  vero  che  una  febbre  di  do- 
lore represso  sia  giovevole  a  portare  un  più  equabile  svolgimento 
degli  organi  umani,  specialmente  al  cervello. 

Non  ridirò  i  mezzi  di  silenzio  auburniani  veduti  in  America  dal 
sig.  Principe  Carlo  Bonaparte,  ma  dei  timori  del  sig.  conte  Petitti, 
al  ((uale  fa  paura  la  possibilità  che,  introdotto  il  sistema  filadelfia- 
no,  il  duro  sistema  sarà,  e  le  escogitate  mitigazioni  non  saranno; 
dirò  clie,  quanto  sono  convinto  che  il  silenzio  perpetuo  della  voce 
fra'  vivi  non  si  ottiene  senza  enormi  rigori,  altrettanto  giudico  che 
i  timori  del  valente  giuspublicisla  sono  fondali  :  ma  il  mio  volo  non 
pii()  aggiungere  valore  a  quello  di  (piei  dollissinii,  onore  e  sostegno 
(lei  Congressi  italiani. 

Finalmente  inlerprelando  i  sensi  di  molti  che  mi  sono  noti,  af- 
fermo che  la  riforma  delle  carceri  la  vorremmo  per  tulio,  perchè 


—  Gi4  — 
non  sono  ora  in  armonia  coi  principj  nostri;  clie  a  farla  per  la 
via  per  la  quale  fummo  guidati  conviene  chiarire  e  decidere,  se 
noi  abbiamo  o  no  antecedenti  nostri  che  valgano  a  formularla;  e 
se  sia  o  no  a  controscnso  della  buona  filosofia  adottar  come  niez- 
zo  fondamentale  di  riforma  il  meccanismo  doloroso  delli  due  me- 
todi americani  ;  ed  aggiungo  clic  in  (|uei  sistemi  i  più  suppliciali 
saranno  coloro  che  j)cr  natura  ed  intelligenza  avranno  maggior 
potenza  d'intelletto  e  di  cuore.  Una  riforma  fatta  coi  nostri  prin- 
cipj  sarà  nostra,  ed  io  parlo  di  questa. 

Io  non  credo,  che  alcuno  vorrà  negarmi  che  in  una  riforma  sa- 
ranno elementi  utilissimi  —  sana  e  conveniente  mansione  —  ordi- 
ne —  instruzione  —  lavoro  sufficiente  —  buon  esempio  di  tutti  — 
premio  di  buona  condotta,  e  di  lavoro  —  di  notte  camera  a  solo  e 
silenzio  —  silenzio  a  modo  e  tempi  determinati  di  giorno  —  pre- 
ghiera —  ai  riottosi  isolamento  più  rigoroso,  e  silenzio  per  disci- 
plina, colla  proibizione  d'ogni  castigo  brutale.  Ma  io  mi  taccio.  L'Ita- 
lia nostra  possiede  uomini  che  basteranno  al  grave  argomento,  ed 
io  qui  ne  conosco,  e  questi  si  gioveranno  delle  cose  straniere  f|uan- 
to  convenga;  io  appresi  che  il  senno  italiano  non  rigetta,  come  non 
accetta  senza  consiglio  ;  né  mai  nega  omaggio  ai  promulgatori  del 
vero,  chiunque  e  dovunque  siano.  Ciò  che  molti  stranieri  non  fan- 
no verso  di  noi. 


ìHtmtH'. 


A  D  l  ^  A  ^  Z  A 

DEL    GIORNO    a;    SETTEMISRE 


-•se*- 


X-ietto  dal  Segretario  Cloni  l' allo  della  seduta  precedente  e  fatte 
alcune  modificazioni,  dietro  osservazioni  del  Principe  Carlo  Bona- 
parte  e  del  cav.  Presidente,  restò  approvato. 

Sono  inviate  in  dono  alla  Sezione  le  seguenti  Memorie  : 

Osservazioni  sopra  lo  Si'olgiinciito  dei  corpi  organici.  Del  dot- 
tore Giacomo  Rii'elli. 

Elementi  generali  e  positivi  della  primordiale  formazione  dei  vi- 
sceri addominali.  Del  suddetto. 

Memoria  omologica.  Del  suddetto. 

y^tti  della  R.  Accademia  dei  Filomati  di  Lucca,  e  relazione  del 
Segretario  dolt.  A.  Pelliccia. 

Ricerche  Jìsiologic/ic.  Del  dott.  Cliiappclli. 

Catalogo  metodico  degli  uccelli  europei.  Del  Principe  Carlo  Lu- 
ciano Bonaparte. 

Osservazioni  e  proposizioni  sulle  indagini  ed  esperienze  fatte  sul 
sangue  dal  dott.  Paoli.  Del  dott.  Timoteo  Riboli. 

E  fatta  quindi  comunicazione  che  la  città  di  Milano,  dimostran- 
do il  suo  gradimento  di  accogliere  gli  scienziati  italiani  che  concor- 
reranno al  sesto  Congresso,  ha  stabilito  di  mettere  a  disposizione 
degli  scienziati  la  somma  di  austriache  lire  10,000,  per  eseguire 
una  o  più  grandiose  esperienze,  a  forma  di  un  programma  distri- 
buito ai  membri  della  Sezione. 

Appiaudivasi  dai  congregati  alla  splendida  ed  utile  offerta  del 
-Alunicipio  milanese,  e  veniva  unanimemente  stabilito  che  ad  esso 
si  porgessero  in  nome  della  Sezione  i  più  solenni  ringraziamenti. 

Il  dott.  Carlo  Anipelio  Caidcrini  leggeva  quindi  il  seguente  rap- 
porto della  Commissione  incaricata  dell'esame  delle  Memorie  pre- 


—   Gi6   — 
soniate  in  risposta  al  programma  di  premio  proposto  dal  sig.  pro- 
fessore Mazzoni  di  Firenze. 

«  Il  sig  prof.  Giovanni  Ballista  Mazzoni,  di  Firenze,  viste  le  dif- 
ferenti opinioni  correnti  sulle  (|ualità  speciliclic  e  suU'  uso  terapeu- 
tico della  sejjale  cornuta,  volle  con  laudcvolissima  generosità,  in  oc- 
casione del  terzo  Congresso  scientifico  tenutosi  in  Firenze,  propor- 
re un  premio  di  toscane  lire  mille,  da  conferirsi  a  chi  avesse  pre- 
sentata alla  (punta  riunione  degli  scienziati  italiani  in  Lucca  la  più 
soddisfacente  soluzione  dei  seguenti  quesiti: 

I ."  Stabilire  con  fatti  clinici  se  la  segale  cornuta  sia,  o  non  sia 
un  farmaco  di  azione  certa  sull'  organismo  animale. 

2."  Verificare  per  mezzo  di  esperimenti  sugli  animali,  se  tale 
proprietà  d"  ai;ire  appartenga  esclusivamente  alla  segale  silvestre. 

3."  Dichiarare  i  caratteri  botanici  ed  i  chimici  della  segale  cor- 
nuta, e  indagarne  con  mezzi  chimici  la  sostanza  attiva. 

/■)  "  Dedurre  da  nuovi  esperimenti  e  fatti  moltiplicati  la  deside- 
rata soluzione  al  cpiesito  —  Se  1'  azione  della  segale  cornuta  sia 
sedativa,  o  controstimolante;  se  eccitante  o  irritante;  e  quali  mu- 
tazioni induca  nell'  animale  organismo  dopo  essere  assimilata. 

5."  Se  l'azione  della  segale  cornuta  si  limita  all'utero;  determi- 
nare qual  sistema  di  esso  viscere  venga  da  essa  attaccato,  o  il  san- 
guigno, o  il  nervoso. 

G."  Indicare  quando  potrà  utilmente  adoperarsi  nel  travaglio  del 
parto,  per  eccitare  le  contrazioni  uterine,  e  quando  potrà  riuscire 
o  vana,  o  nocevole. 

7."  Determinare  le  cause  le  quali  o  tolgono  affatto,  o  rendono 
meno  efficace  1'  azione  del  farmaco. 

8."  Facendo  esperimenti  sugli  animali,  e  raccogliendo  fatti  cli- 
nici bene  avverati,  determinare  se  la  segale  eserciti  la  sua  azione 
provocatrice  delle  contrazioni  uterine:  i.'a  qualun(|ue  epoca  della 
gravidanza  quando  non  apparisce  alcun  segno  di  jiarto  ;  -2."  al  mo- 
mento del  soprapparto  (|uando  sono  cessate  totalmente  le  doglie 
necessarie  ad  espellere  il  feto,  e  la  placenta. 

9."  Provare  con  fatti  clinici  l'azione  emostatica  della  segale  cor- 
nuta nelle  emorragie  uterine,  nella  gravidanza,  nel  soprapparto,  e 
dopo  di  questo. 


-  6i7  - 
io.°  Verificare  con  espei'imenti  sugli  animali,  i.'Se  la  segale 
cornuta  conservi  lunpamcnlc  il  suo  |)rinri|)io  attivo,  o  se  al  con- 
Iraiio  coir  andai'c  del  Icnipo  venga  essf)  a  disperdersi,  o  a  diniiniii- 
le  (li  forza,  i."  Se  realmente  la  propinazione  immediala  al  polve- 
rizzamento delia  segale  sia  la  condizione  indispensabile  per  otte- 
nerne la  ellleacia. 

Selle  Memorie  vennero  presentate  al  concorso  :  e  queste  nel- 
r  adunanza  medica  del  giorno  i8  settembre  vennero  trasmesse  ad 
una  Commissione  ctìuiposta  del  sig.  j)rof.  'l'cssandori  Presidente, 
e  dei  signori  G.  Cerioli,  cav.  Trompeo,  cav.  Griffa,  prof.  Corlicelli, 
prof.  Garresi,  doti.  Tui'clielli,  e  del  sottoscritto  che  lia  l'onore  di 
presentarvi  il  giudizio  su  di  esse. 

Tre  di  (|ueste  Memorie  non  furono  ammesse  ad  esame,  perchè 
manchevoli  delle  volute  formalità  accademiche,  e  per  aver  gli  au- 
tori di  esse  manifestato  il  loro  nome.  —  La  prima  segnata  num.  i 
ha  per  titolo  —  Monograda  delia  segale  speronala  —  del  doli.  Gio- 
vanni Larber  medico  municipale  della  R.  città  di  lassano.  —  Sotto 
il  num.  -x  sono  comprese:  una  Memoria  scritta  in  lingua  francese 
intitolala  —  Mistoire  physiologicjue,  cliimi(pie,  to.vicologique,  et  me- 
dicale du  siegle  ergolé  —  e  due  esemplari  di  un  estratto  di  colesla 
Memoria  scritti  in  lingua  italiana,  del  sig.  Bonjean,  noto  a  voi  per 
gl'importanti  suoi  sludi  sulla  segale  cornuta,  e  per  la  medaglia  d'oro 
conferitagli  nel  18/11  dalla  Società  di  Farmacia  di  Parigi  per  cotesti 
studi.  —  Quella  col  num.  3  finalmente,  col  titolo  —  Nuove  ricer- 
che riguardanti  le  facoltà  velenose,  ostetriche,  ed  emostatiche  della 
segale  cornuta,  e  del  suo  modo  d'agire  sopra  1'  organismo  anima- 
le —  di  Aurelio  Finizio  (  Parigi  i843  ). 

L'esame  cadde  sulle  rimanenti  quattro. 

La  .Alemoiia  segnata  num.  4  con  l'epigrafe  —  E  carattere  dei 
discendenti  di  Galileo  tener  piede  a  terra,  battere  la  via  dei  fat- 
ti, e  sollevarsi  solo  a  quelle  speculazioni  che  non  perdono  di  vista 
il  fatto,  se  pur  non  sono  immediatamente  ad  esso  congiunte  — 
(  Cald.  )  —  Quo  minus  nota,  eo  magis  exploranda  sunt  —  (  Fernet.  ) 
—  Vera  dico;  experta  dico;  sancleque  affirmo  —  (Bagl.),  è  cor- 
redata da  nuove  esperienze  farmaceutiche,  terapeutiche,  e  cliniche, 
instituite  dall'  autore  medesimo,  e  comprendenti   i    varj    casi,  nei 


—  6i8  — 
((iialii)iK>  \eniro  adoperala  la  segale  cornuta,  e  i  suoi  preparali.  L  au- 
tore ha  provali  di  preferenza  questi  ullinii  in  luogo  della  segale 
cornuta  islessa:  non  mancano  però  eziandio  queste  prove,  e  talune 
falle,  coi  grani  di  altri  cereali  alterati  dallo  sprone  alla  maniera 
della  segale.  Parve  però  alla  Commissione,  che  non  lutti  i  fatti  clinici 
da  lui  recali  fossero  affatto  puri,  e  tali  da  fornir  sempre  una  noli- 
zia  distinta  dell' azione  terapculira  del  lìniedio;  avendo  l'autore 
talvolta  fallo  uso  nel  nieilesimo  tempo  di  altri  validi  argomenti  te- 
rapeutici, o  fatto  seguitare  il  rimedio  ad  im  trattamento  curativo 
di  per  se  solo  attivo.  A  malgrado  di  ciò,  questa  è  Memoria  vera- 
mente sperimentale  e  clinica,  la  quale  reca  nuova  luce  sulle  virtù 
della  segale  cornuta,  e  dei  suoi  preparati,  e  sviluppa  e  scioglie  com- 
piutamente il  tema  proposto,  non  tanto  per  le  facoltà  della  segale 
nei  casi  ostetrici,  come  ancora  per  la  sua  azione  lei'ajìcutica  in 
molle  affezioni,  in  quelle  massimamente  delle  memhrane  mucose, 
alle  quali  1'  autore  ha  rivolto  in  special  modo  la  sua  attenzione. 

La  Memoria  nurn.  5  coli'  epigrafe  —  Non  mihi  res,  sed  me  re- 
bus submittere  conor  —  (llorat.  )  intitolata  —  Discorso  sulla  se- 
gale cornuta  —  è  ricca  di  considerazioni  teoretiche,  talune  delle 
quali  sentono  di  novità,  e  non  sono  prive  d' importanza.  L'  autore 
ha  elevato  il  suo  lavoro  piuttosto  sulle  osservazioni  altrui,  che  sulle 
proprie,  ne  curò  di  procacciarsene  di  nuove  e  di  particolareggiate, 
che  servissero  di  appoggio  alla  opinione  per  lui  professata.  Sembrò 
anzi  alla  Commissione  che  anche  il  lato  ostetrico  del  tema  propo- 
sto, al  quale  l'autore  ha  più  direttamente  volte  le  sue  ricerche,  sia 
stato  bensì  discorso  con  didattica  abilità,  ma  non  compiutamente. 

La  Memoria  num.  G  che  porla  l'epigrafe  —  Necessitas  medici- 
nani  invcnit,  expcrientia  perfecil  :  duo  sunt  pra-cipui  cardines,  ra- 
tio, et  observatio  —  (lìaglivio),  intitolata  —  Monografia  della  sega- 
le cornuta  in  rapporto  alla  pratica  dei  parti,  —  raccoglie  ordinata- 
mente le  più  importanti  osservazioni  che  si  conoscono  relativa- 
mente all'  uso  della  segale  cornuta  nelle  varie  contingenze  ostetri- 
che. Se  fra  le  non  poche  osservazioni  cliniche,  che  con  molta  dili- 
genza e  studio  vi  sono  raccolte,  l' autore  avesse  aggiunte  pur  delle 
proprie,  fiuesla  scrittura  sarebbe  riescila,  se  non  tale  da  rispondere 
a  tutte  le  richieste  del  programma,  una  compiuta  miinograda  sulla 
segale  cornuta  in  rapporto  alla  pratica  dei  parti;  massimamenle 


—   Gig  — 
per  Irovarvisi  assai  l)ene  esposte  le  varie  opporlunità  nelle  quali 
iiniiiiiiiistraro  il  rimedio  in  disrorso,  non  che  sviluppate  incidenle- 
iiii'iil»*  alciiiic  ulili  cuiisidera/.ioiii  sidia  inei/.ia  di'!!   iilcro. 

La  settima  Memoria  finalmente  che  ha  |)er  epigrafe  —  Poriatiir 
ij^ilnr  illiid  opera  (pia-fpie  maxima  et  diffìcillima,  vcl  pra-miorum 
amplitudine,  vel  consiliorimi  prudentia  et  sanitate,  \el  lahorum  con- 
iuDclione  superari  —  (  Bacon  ),  dimostra  la  molla  pci'izia  clinica 
dell'  autore,  il  (piale  rivolse  a  proprio  uso  le  ricerche  sperimentali 
instilnite  da  alili  sui^li  animali  con  questa  sostanza,  non  però  ten- 
tandone di  proprie,  e  curandosi  piultosto,  e  piii  specialmente  delle 
cliniche  osservazioni,  (km  (pieste  però  nulla  venne  ag;giunto  a  ciò 
che  si  conosce,  così  inlorno  al  rimedio  stesso,  come  iiilorno  alle  fa- 
coltà terapeutiche  ond'è  fornito;  giovò  bensì  a  confermare  in  parte 
(|uelle  facoltà  che  dal  Bonjean  vengono  attribuite  ai  nuovi  preparati 
per  lui  ottenuti  con  (jiiesta  sostanza.  La  Commissione  ha  trovato 
commendevole  la  specificazione  dei  casi  ostetrici  nei  quali  è  o  non 
è  conveniente  1'  uso  della  segale  cornuta  e  dei  preparati  di  essa  : 
solo  sarebbesi  desiderato  che  l'autore  avesse  porto  un  maggiore  e 
piìi  svariato  numero  di  fatti,  per  conoscere  più  chiaramente  (piale 
sia  l'azione  terapeulica  di  siffatta  sostanza  nelle  affezioni  delle 
membrane  mucose. 

Valutati  cotesti  voti,  parve  alla  Commissione  che  la  Memoria 
segnata  col  num.  f\  coli' epigrafe  —  È  carattere  dei  discendenti  di 
Galileo  ec.  —  abbia  meritato  uno  speciale  riguardo.  È  quindi  ve- 
nuta nella  unanime  determinazione  di  distinguerla,  aggiudicandole 
il  premio.  Cotesta  Memoria,  a  malgrado  di  alcune  imperfezioni 
sopra  notate,  vince  le  concori'enti,  così  j)el  numero,  e  per  la  varietà 
e  novità  delle  esperienze,  come  per  le  molte  cliniche  osservazioni, 
proprie  dell'autore,  ond'è  arricchita.  La  Commissione  non  iia  po- 
tuto per  l'anguslia  del  tempo  aggiungere,  come  avrebbe  desiderato, 
a  cotesto  voto  il  risullainento  sperimenlale  delle  riprove  instituite 
coi  preparati  stati  proposti  e  adoperati  dall'autore,  il  quale  colle  sue 
esperienze  farmaceutiche  e  tcra|iciiliche  è  riuscito  a  conseguenze 
«lifferenti  da  ([nelle  del   Bonjean. 

La  Commissione  (piindi,  seguendo  le  formalità  accademiche, 
passò  all'  apertura  della  scheda  sigillata,  annessa  alla  Memoria  nu- 
mero 4  portante  1'  anzidetta  epigrafe,   e  giudicala  meritevole  del 

78 


—    Oao    — 
piomio.  Il  Presidente  della  Cuiiiniissione,  aperlala,  ne  trovò  autore 
il  sig.  dott.  l-nigi  Parola  di  Cuneo. 

Segnitti —  Prof.  Ermenegildo  TE^SAWDoni  Prcsiiìcntc 
Cav.  Prof.  Griffa 
Cav.  Prof.  Benedetto  Tuompeo 
Prof.  Filippo  Garresi 
Prof.  Alessandro  Gorticelli 
Dott.  Gaspare  Cerigli 

Dott.  OdoARDO  TlTRCHETTI 

Dott.  C.  A.  Calderini  Relatore 

li  cav.  Trompeo  comunicava  dipoi  una  sua  nota  con  la  quale 
invitava  la  Sezione  di  IMedicina  ad  occuparsi  deli'  interessantissime 
questioni  relative  alla  peste  bubbonica,  ed  ai  lazzeretti  in  relazione 
alla  pubblica  igiene  ;  questioni  bene  sviluppate  nella  Memoria  dona- 
la alla  Sezione  dal  cav.  Francesco  Grassi  di  Pistoja,  direttore  delle 
(|uaranline  ad  Alessandria. 

Leggeva  il  dott.  Capezzuoli  queste  ultime  conclusioni  di  una 
Memoria  sul  diabete. 

i ."  Glie  la  conversione  della  fecola  e  zucchero  di  canna  in  zuc- 
chero d'uva,  che  si  opera  nello  stomaco,  è  un  fatto  normale  del- 
l'economia; non  è  quindi  significativo  di  un'alterazione  di  funzio- 
ne in  questo  viscere,  come  si  vorrebbe  dalla  teorica  proposta  sul 
diabete;  la  quale  non  sembra  possa  ricevere  sostegno  nemmeno 
dalle  ricerche  posteriori  del  Sandras  sulla  digestione. 

2."  Che  non  sembra  ammissibile  nemmeno  un'aberrazione  nel- 
le elaborazioni  successive,  per  cui  questo  zucchero  normalmente 
formatosi  non  sia  condotto  nelle  nuove  solite  combinazioni,  e  cosi 
si  rinvenga  innestato  nelle  orine. 

3."  Che  concesso  anclie  esser  lo  zucchero  d'  uva  un  prodotto 
insolito  della  digestione,  e  conseguentemente  andar  perduto  sotto 
questa  forma  tutto  il  materiale  amilaceo  e  zuccherino  ;  ne  dalla  pre- 
senza di  questo  insolito  prodotto,  né  dalla  mancanza  di  quello  nor- 
male, cui  avrebbe  dovuto  finalmente  dar  luogo  il  materiale  indica- 
to, riceveranno  la  più  piccola  ragione  degli  sconcerti  che  affliggo- 
no i  diabetici. 


—   Gai    — 

'i"  rinalmente  clie  la  Cliiinica,  insufflcienle  affatto  per  sostene- 
ic  in  ([iialclio  modo  l'opininiie  in  esame,  se  una  qualclie  cosa  può 
su^'i;erirci  relativamenle  al  diabete,  si  è  die  lo  zuccliero  non  dei'iva 
nella  sua  totalità  almeno  dagli  alimenti  fecolenti  e  zuccherini  in- 
geriti, ma  benanche  dalle  materie  nilrogenate  a  base  di  proteina,  e 
che  i  reni  non  sono  forse  organi  di  semplice  eliminazione. 

Esponeva  il  prof.  l'acini  die  la  3Iemoria  del  dott.  Capezzuoli 
era  interessantissima  per  la  scienza  medica,  e  domandava  che  ve- 
nisse (piesto  invitato  a  pubblicarla  con  le  stamj)e  jìrima  dello  scio- 
glimento della  pi-eseiite  riunione  ;  il  die  vien  fatto  tlalcav.  l'residente. 

Il  Principe  di  Canino,  dicendosi  interpetre  dei  comuni  sentimen- 
ti, proponeva  che  si  porgessero  al  cav.  de  Renzi  i  ringraziamenti 
della  Sezione  per  le  cose  scientifiche  comunicate;  ed  annuendo  una- 
nime la  Sezione,  il  cav.  Presidente  dichiarava  che  la  fatta  proposi- 
zione sarà  mandata  ad  effetto. 

A  proposizione  del  Barone  de  IJeaufort  venivano  quindi  dall' intie- 
ra Sezione  votati  dei  ringraziamenti  alla  città  di  .Milano  per  losplen- 
dido  attestato  di  aggradimento  dato  agli  scienziati  italiani. 

.\perta  quindi  la  discussione  sul  rapporto  della  Commissione  di 
Milano  per  referire  sulla  riforma  penitenziaria,  il  dott.  Riboli,  come 
Segretario  relatore  della  Commissione  di  Padova  incaricata  di  esa- 
minare la  proposta  del  sig.  conte  Petitti,  legge  una  nota  (i)  con  la 
ipiale  ridiiama  alla  memoria  le  principali  cose  adottale  dalla  Com- 
missione, ed  inserte  negli  Alti  di  (juel  Congresso.  E  dopo  avere  ac- 
cennato che  le  questioni  furono  trattate  nel  solo  lato  igienico, 
accenna  che  i  <iucsiti  proposti  e  discussi  furono  r|uesti: 

1 ."  Della  influenza  comparata  in  male,  e  forse  in  bene,  della  se- 
gregazione più  o  meno  mitigata  con  opportuni  compensi. 

2."  Dell' influenza  igienica  dei  continenti  più  o  meno  migliora- 
li nei  differenti  sistemi  d' imprigionamento. 

'i."  Dell' influenza  igienica  della  esercitazione  j)iii  o  meno  volu- 
ta, più  o  meno  variata,  di  corpo  e  d'  animo. 

Tali  (juesiti  abbracciano,  egli  dice,  ogni  genere  di  considerazione, 
tanto  coi  principj  del  sistema  flladelfiano  quanto  con  (|uclli  dell' au- 
burniano.  Conclude  che  la  Conmiissione  di  .'Milano  non  presentò  a 
questa  Sezione  il  progetto  di  una  Casa  di  pena,  uniformandosi  al 

(t)  Vedasi  in  fine  dell'adunanza. 


—   6aa    — 

ricevuto  maiulato;  e  però  doversi  tornare  nuovanicnte  ad  incarica- 
re quella  Commissione  di  proporre  e  piesentare  questo  piano  a  Mi- 
lano, o  a  Napoli,  prendendo  per  base  del  suo  lavoro,  l'isolamento 
colle  modifica/ioni  più  adottate  dalla  Commissione  di  Padova. 

11  conte  Petilli,  lodando  il  pensiero  del  Kiboii  di  ricordai'e  alia 
Sezione  i  lavori  di  Padova,  osserva  che  le  conclusioni  di  essa  non 
furono  decisive;  a£;giunge  poi  che  non  è  luogo  ad  occuparsi  di  con- 
siderazioni morali  che  non  spettano  alla  Sezione  medica,  ma  che  si 
discuta  la  questione  igienica,  cioè,  come  e  quanto  il  silenzio  e  l' iso- 
lamento nuocciano  alla  salute;  pregare  i  membri  della  Sezione  a 
volere  con  le  ragioni  ed  i  fatti  illuminare  le  coscienze,  dichiarando 
che  non  domanda  né  crede  doversi  passare  ai  voti. 

Il  Principe  di  Canino  soggiunge  che  egli  non  sa  comprendere 
come  possa  attendersi  il  parere  di  un  corpo  collettizio  senza  pas- 
sare ai  voti  ;  avverte  che  se  ieri  si  oppose  alla  votazione  non  fu 
per  contrastare  alla  Sezione  questo  diritto,  ma  perchè  sembravali 
troppo  facile  trionfo  carpire  un  voto  dalla  Sezione,  ormai  troppo 
violentemente  impressionata  dai  pronunziati  eloquenti  discorsi. 

Osservava  allora  il  prof.  Durci  essere  utile,  conveniente  e  neces- 
sario di  riportare  la  questione  ai  termini  nei  (|uali  il  cav.  de  Renzi 
la  posò,  cioè  a  determinare  i  danni  che  possono  derivare  alla  salute 
dall'isolamento  più  o  meno  prolungato. 

Al  che  r  assemblea  assente. 

Il  conte  Porro  legge  una  nota  in  difesa  del  voto  della  Commis- 
sione; dice  che  sebbene  le  conclusioni  di  (piel  voto  sieno  state 
combattute  coH'autorilà  l' ingegno  e  l'eloquenza  di  tanti  oratori, 
pure  ritenere  che  non  siano  state  menomamente  infirmate. 

l'nico  punto  di  divergenza  è  1'  adottare  o  no  il  principio  della 
segregazione  fra  detenuto  e  detenuto  ;  è  il  permettere  a  questo  le 
sole  comunicazioni  con  le  persone  oneste,  o  1'  abbandonarlo  alle 
comunicazioni  corruttrici  dei  compagni  di  pena.  Osserva  che  que- 
sta non  è  più  vertenza  fra  i  pubblicisti  :  essi  tutti  concorrono  ad 
un  sol  voto,  né  vi  derogano  se  non  costretti  da  un  medico  feto, 
sulla  impossibilità  di  ordinare  il  regime  di  tal  principio  senza  por- 
re in  pericolo  la  salute.  Prosegue  che  la  conciliazione  dei  sistemi  è 
impossibile;  un  sistema  misto,  qualunque  sia  il  grado  della  miscela, 
comprende  due  principj,  che  ambedue  non  possono  esser  buoni. 
L'uno  dei  due  principj  è  cattivo,  e  come  tale  per  se  stesso  uni  ver- 


—  623   — 

sainiente  rigettato.  In  prova  di  ciò  fa  considerare  che  tutti  coloro, 
die  pi'opongono  un  (jiialtiiupie  sistema  misto,  son  convinti  dell'as- 
soluta ed  unica  bontà  dell'  elemento  segregante  clie  entra  a  far 
parte  della  mistione,  e  inni  lo  fanno  prevalere  se  non  in  (pianto 
credono  a  ciò  essere  aslrelli  da  necessità  igieniclie. 

La  Commissione  ricoiiol)l)e  non  potersi  fare  con  fondamento 
lina  oj)posizione  dedotta  dal  principio  sanitario,  e  ciò  in  relazione 
del  voto  a  noi  raccomandato  come  base  igienica  a  Padova;  e  fece 
in  fine  alcune  riserve,  die  in  certi  casi  il  consiglio  medico  pronun- 
ziasse la  esclusione  del  regime  segregante,  che  per  adattare  (piesta 
riforma  carceraria  alle  particolari  circostanze  dell'Italia,  meglio  che 
l'occasione  di  un  Congresso  generale  valesse  Io  studio  dei  giure- 
consulti e  dei  medici  dei  singoli  paesi.  Conclude  osservando  che  la 
(Commissione  era  nella  fiducia  che  alla  general  convinzione  che  il 
|)rincipio  segregante  sia  1'  unico  atto  a  ben  condurre  la  riforma  car- 
ceraria, avrebbero  i  medici  l'isposto  con  la  convinzione  che  l'appli- 
cazione di  tal  principio  non  nuoceva  alla  salute  del  detenuto. 

Il  marchese  Ridolfi  diceva  che  approfittava  del  permesso  di 
parlare  per  dichiarare  candidamente  come  avendo  da  ieri  in  (pia 
meditato  meglio  sull'  indole  dell'  attuai  discussione,  e  studiato  al- 
tresì tutto  quanto  fu  scritto  in  proposito,  doveva  disdirsi  circa  alla 
opinione  emessa  di  venire  ai  voti  sulla  questione  igienica  delle  pri- 
gioni. Osservava  esser  noi  un  Congresso  scientifico  italiano,  e  scien- 
tificamente dover  discutere,  e  nei  soli  rispetti  della  scienza  trattar 
gli  argomenti  politici.  Quindi,  ciò  posto,  non  poter  altrimenti  con- 
cludere die  si  venga  ai  voli,  perclR'  non  ("Col  bianco  e  col  nero,  noii 
è  col  numero  che  si  decide  o  si  risolve  una  controversia  scientifi- 
ca. Colla  forza  solo  degli  argomenti,  col  peso  delle  ragioni  si  giunge 
a  stabilire  il  vero,  e  ciò  che  deve  tenersi  pel  meglio.  Proponeva  che 
continuasse  la  discussione  finché  non  sembri  esaurita,  e  tutti  (|udli 
ai  (piali  può  interessare  di  conoscere  (|ual  fosse  il  parere  del  Con- 
gresso scientifico  lucchese  sulla  questione  penitenziaria,  lo  rilevino 
dai  nostri  Alti,  dai  documenti  pubblicati  dai  membri  che  prendono 
o  presero  parte  alla  discussione,  e  ikiii  già  dal  numero  dei  voli  se- 
greti, clie  giammai  potrebbe  esprimere  il  parere  scientifico  del  Con- 
sesso. Ricordava  in  fine  che  seCialileo  si  fosse  apjiellalo  ai  voti  dei 
suoi  contemporanei  forse  sarebbe  stato  anche  più  infelice,  e  la  ve- 
rità pili  conculcata  che  mai. 


—    Ga/i    — 

Il  cas.  (^>uaclri  raccomandava  alla  Sezione  l'esame  di  una  sua 
Memoria  riguardante  1'  igiene  delle  carceri,  Iella  alla  R.  Accademia 
di  Napoli  fino  dal  1819;  ed  il  doli,  (li'islofori  di  Mantova  osservava 
clie  a  l'atlova  si  volle  un  giudizio  esclusivamente  medico  sulla  con- 
dizione igienica  delle  carceri  di  Filadelfia  e  di  Aid)nrn,  e  che  a  Pa- 
dova questo  giudicio  fu  dato.  1  Filadelfìani  prevalsero  colà  di  liui- 
ga  mano  agli  Auhurniani. 

Le  sue  conclusioni  (|ui  non  si  combattono,  ma  soltanto  (pielle 
della  Sotto-Commissione  milanese.  \ì  ebbero  anche  a  Padova  delle 
voci  generose  che  fulminarono  il  sistema  segregante,  come  ()uello 
che  toglie  il  lume  dell'intelletto  e  porta  innanzi  tempo  al  sepolcro. 
Non  si  obliarono  in  ricambio  le  grandi  utilità  che  derivano  dalla 
vita  in  comune.  Vi  ebbe  chi  con  calde  ed  evangeliche  parole  rac- 
comandò degli  esseri  degradati  alla  misericordia  di  (juella  società 
che  essi  offesero  ;  non  si  poteva  rendere  alla  religione  ed  alla  filo- 
sofia un  omaggio  più  nobile;  ma  deposto  per  un  istante  tutto  ciò 
che  può  esser  l'effetto  di  una  brillante  ispii'azione,  fu  esaminato 
se  era  vero  lutto  ciò  che  s'  imputava  alla  regola  di  Filadelfia?  Cote- 
sta  regola  può  o  no  esser  modificata  da  regolari  esercizi  corporei, 
da  providi  consigli,  da  uffizi  caritatevoli,  da  conforti  di  religione? 
Dubitava  che  si  sia  bene  studiata  la  cagione  della  man'ia  ;  che  sia 
stata  bene  distinta  la  vera  dalla  simulata;  e  concludeva  dubitare  di 
questa  frequenza  della  manìa  in  carceri  solitarie,  dappoiché  essen- 
do stalo  medico  delle  carceri  a  Mantova  non  ha  osservato  mai  un 
caso  di  manìa  nei  detenuti  lungamente  segregati,  né  che  questi  an- 
dassero soggetti  a  più  frequenti  malori  di  c|uelli  che  conducevano 
vita  in  comune;  ed  approva  quindi  senza  restrizioni  il  rapporto 
della  Commissione  di  Milano. 

Al  che  il  cav.  Presidente  si  faceva  ad  osservare,  che  i  fatti  stati- 
stici citati  in  appoggio  alla  frequenza  della  manìa  nei  penitenziari 
filadelfiani  sono  incontrastabili,  e  ricorda  le  autentiche  fonti  dalle 
(|uali  ei  lì  trasse.  Diceva  che  ogni  sistema  mei'ita  di  essere  apprez- 
zato, ma  che  non  si  doveva  qui  occuparsi  di  quesl'  esame  che  sotto 
il  solo  aspetto  igienico.  Esponeva  il  suo  desiderio  che  la  discussio- 
ne fosse  qui  terminata;  e  faceva  voli  perché  raccogliendosi  il  frutto 
delle  cose  dette  si  adottasse  un  sistema  misto  degno  dell'Italia. 

Il  dolt.  Turchetti  in  fine  dichiarava  che  la  questione  aveva  de- 
viato frequentemente  dai  suoi  veri  termini,  e  che  sembravagli  or- 


—  G25   — 

mai  tempo  d' incominciare  la  discussione  veramente  ii,'ienica.  Rite- 
neva die  ammesse  nel  sistema  fiiadelliano  le  niodilica/.ioni  indot- 
tevi ilalla  Commissione  di  Padova,  quello  non  arrechi  alcun  danno 
al  fisico  ed  al  morale  dell'  uomo.  Credere  die  ove  nella  cella  sia 
rinnuovala  1' aria,  ed  il  detenuto  parli  e  faccia  dei  molo  durante  la 
giornata,  non  possa  risenlire alcun  danno  dal  suo  isolumento.  Chie- 
deva in  fine  clic  si  determini  (Ino  a  qual  punto  l'uomo  possa  sop- 
portare il  silenzio  e  l' isolamento. 

Dopo  (|ueste  osservazioni  il  cav.  Presidente,  dichiarando  chiusa 
la  discussione  soj)ra  (pieslo  argomento,  scioglieva  la  seduta. 

Visto  —  //  Presidente  Cav.  Carlo  Speranza. 

Dott.  Antonio  Salvagnom 


■'i 


/  Set'retari  i   r»  „    -^  ^ 

°  \  Doti.  Girolamo  Cigni 


PAROLE 
SULLE    DISCUSSIONI    DELLE    CARCEKI 

LETTE  NELU  TORSATft  DEL  27  SETTEMBRE  DELLA  SEZIOUE  DI  MEDICINA 

r/c/c/o/é.    '^wioéea  ^wcu 

SlGNORI 

\jome  Segretario  relatore  della  numerosissima  Commissione  di  Pa- 
dova incaricala  di  esaminare  le  opinioni  e  le  proposte  dei  signori 
Petitti,  Scopoli  e  Saleri  già  annunciate  in  Firenze,  lasciale  che  vi 
richiami  alla  memoria  i  sommi  capi  che  quella  Commissione  adot- 
tò, inserendoli  negli  Atti  di  quel  Congresso. 

Primo  punto  di  partenza  fu  dividere  l'argomento  in  diversi  capi 
di  questione,  e  metodicamente  ventilarli  ad  uno  ad  uno. 

Per  procedere  con  ordine  e  con  chiarezza  si  stabilì  che  la  que- 
stione non  dovesse  estendersi  che  sul  lato  igienico  ;  per  il  che  il 
prof.  Orioli  formolo  i  tre  seguenti  quesiti,  i  quali  abbracciano  ogni 
genere  di  considerazione,  tanto  co'principj  del  sistema  filadelfiano 
quanto  con  quelli  di  Auburn. 

Quesito  I.  Dell'influenza  comparata  in  male  o  forse  in  bene  della 
segregazione  più  o  meno  completa,  più  o  meno  prolungata, 
più  o  meno  mitigata  con  opportuni  compensi, 

a)  Sulla  salute  in  generale. 

b)  Sullo  stato  in  particolare  del  cervello  e  dell'  intelletto. 

e)  Sullo  stalo  morale,  e  segnatamente  su  certe  viziose  abitudini, 
•  ed  altre  degne  di  speciale  considerazione. 
Quesito  li.  Dell' influenza  igienica  dei  continenti  più  o  meno  mi- 
gliorati nei  differenti  sistemi  d' imprigionamento,  per  ciò  che 
spetta, 
a)  La  sufficienza  dell'  aria  vitale  non  viziata  da  mescolanza  di 
principj  nocivi. 


—  G'ì-]   — 

b)  Le  condizioni  igronietriclie. 
e)  I.p  Ifriiioiiicli'iclie,  ec. 
(^L'ESITO  111.  Dell' iiilliienza  ij^ienica  delle  esercitazioni  più  o  meno 

volute,  più  o  meno  variate  di  corpo  e  d'animo. 
■N  entilati  ad  uno  ad  uno  stabilì,  ridncendoli  a  sommi  capi, 
i."  Il  locale  in  luogo  alto  e  salidjre; 
a."  L'ampiezza  della  cella; 

3."  II  contatto  di  persone  pie,  parenti,  capi  d'  arte,  ec.  ; 
4.°  La  pulizia  della  cella  e  dei  propri  al)iti  ; 
.').°  Lina  passeggiata  in  corti,  corridoi,  o  luoghi  simili; 
6."  L' occupazione  nella  propria  cella  ; 

e  tutto  a  correggere,  a  moralizzare,  e  a  conservar  l' individuo. 

Ciò  visto,  in  rapporto,  ripeto,  ai  due  grandi  sistemi  fiiadelfiano 
ed  auburniano  per  cpianto  spetta  alla  parte  igienica,  e  temendo  che 
altri  mezzi  rimanessero  a  considerarsi  ;  la  Commissione  medesima 
di  Padova  creò,  prendendoli  dal  seno  della  sua  Sezione,  una  Cum- 
mission  permanente,  la  quale,  partendo  da  quanto  venne  stabilito 
colà,  prendesse  ad  esaminare  ogni  qunhuu/ue  sistema;  ed  adottan- 
do il  /mono,  Y  utile,  e  il  pruticnìiile  d'ognuno,  s'  incaricasse  di  redi- 
gere un  piano  di  riforma  carceraria,  o  un  piano  carcerario,  o  un 
sistema  di  penitenza;  ne  presentasse  il  Progetto  al  Congresso  di 
Lucca,  affinchè  o  1'  adottasse,  o  il  modificasse,  o  il  proscrivesse. 

La  Ccmimissione  milanese  non  adempì  al  mandato  che  in  parte; 
istituì  degli  eccellenti  confronti  ;  esaminò  per  via  analitica  e  per  via 
esclusiva  ogni  sistema  finor  conosciuto,  e  tutto  quanto  v'  ha  di  par- 
ticolare intorno  a  questo  argomento  ;  ma  non  propose,  ma  non  pre- 
sentò né  un  piano,  né  alcun  progetto. 

Ecco,  o  signori,  se  mal  non  veggo,  ove  non  die  nel  segno  la  Com- 
mission  milanese. 

Al  presente  dun([ue  non  si  deve  fermare  1  allenzion  vostra 

Né  sui  danni  che  arreca  il  sistema  filadelllano. 

Né  su  quelli  di  Auburn, 

Né  sulle  statisticiie  di  essi. 

Né  far  de'  confronti. 

Né  proscrivere  o  far  la  guerra  al  nome  dell'  uno  o  dell'altro, 

IVè  rivendicare  una  ridicola  priorità  di  adozione, 
ina  deve  la  mente  vostra  concentrarsi  al  progetto  di  proposta,  o  del 

79 


—   6-28   — 
piano,  e  non  clij)ailirsi  dalle  fatiche  dell'  Orioli  e  della  (^oininission 
padovana,  le  quali  non  avevano  altro  scopo,  che  quello  di  conci- 
liare la  punizione  colla  emendazione  del  colpevole,  senza   che   ne 
avvenisse  danno  alia  salute  del  corpo  e  della  mente. 

Coi  piiiu'ipj  da  lui  proposti,  e  adottali  dalla  C^ommission  pado- 
vana si  ripara  a  tutto,  cioè 

Alla  tctrai,'i;ine  Aa^ isolamento  e  della  tacilarnitit,  col  contatto 

di  persone  pie,  parenti,  ec.  ; 
bA'  istruzione,  col  conversare  con  esse; 
Alla  moralitèi,  col  togliere  dal  loro  cuore  ogni  duhhio  ; 
kWcsercizio  e  al  moto  della  persona,  col  ripuliniento  dei  pro- 
pri ahiti,  della  propria  stanza,  e  con  la  passeggiata; 
Che  più  non  vi  avvedete  che  con  tutte  queste  modificazioni  non 
siamo  più 

Né  col  sistema  di  Filadelfia, 
Né  con  quello  di  Auburn, 
Né  con  altri  qualsiansi, 
e  che  non  abbiamo  più  una  rigida  casa  di  penitenza,  ma  quasi  un 
collegio? 

Le  parole  filadelfiano  ed  auhurniano,  o  misto  distruggansi  ;  se 
ne  proponga  una  nuova,  sia  pure  italiana  ;  abbia  la  nazionale  im- 
pronta; ma  che  questa  nuova  esprima  il  voto  comune,  l'ultimo  sco- 
po, r  emendazione:  casa  di  emendazione;  e  finiscano  una  volta  ([nel- 
le gare  di  partito,  mosse  quasi  sempre  o  da  vano  amor  proprio,  o 
da  brama  di  contradire,  o  da  basse  passioni. 

\  engasi  duncpie,  o  signori,  al  fatto  essenziale,  sostanzialissimo, 
ai  piano  o  al  progetto  di  una  casa  di  pena,  o  di  emenda;  e  poiché 
la  Commission  milanese  non  presentò  a  questa  illustre  adunanza 
il  piano  di  cui  ebbe  missione,  ma  ci  fornì  di  utili  schiarimenti; 
proporrei  che  ad  essa  a  preferenza  si  desse  1'  incarico  di  cercar 
nuovi  dati,  e  di  proporre  o  presentare  a  Milano  o  a  Napoli  un  vero 
piano,  prendendo  per  base,  l'ipeto,  1'  isolamento,  colle  modificazioni 
di  già  additate  dalla  Commissione  dì  Padova. 

Per  recapitolar  dunque  i  sommi  capi,  tengasi  per  fermo  che 
nel  nuovo  piano  abbiasi  a  porre  in  pratica  un  progetto,  il  (piale 
indichi  che 

a)  Lo  stabilimento  sia  in  luogo  alto  e  salubre; 

b)  Che  aJjbia  celle  sufficientemente  ampie  e  ben  ventilate  ; 


—   Gag   — 
e)  r.lic  si  adotti  il  coutittto  di  persone  j)ie,  parenti,  capi  d'arte, ce; 

d)  (Mie  al)l)ia  il  dclcniilo  (|iialc'iie  passef,'i,'iata  almeno  |)er  mez- 
■/.'  ora  al  giorno  ;  e 

e)  Qualche  occupazione  nella  propria  cella  (i). 
Così  a\  relè  lipaialo 

\)  Alla  salute  dell'  individuo, 

b)  Alla  sua  moralità,  e 

e)  Al  suo  ravvedimento; 
e  perciò  ridonalo  alla  ivVr/  inorale  e  t/iv/e  un  nostro  simile,  il  quale 
anclie  (piando  fu  spinto  a  l'allirc  o  trascinato  al  delitto    aj  non  ces- 
sava mai  d' essere  un  nostro  simile,  e  non  cessava  mai  di  avere  di- 
ritto al  nostro  aiuto,  per  redimerlo  e  ritornarlo  alla  via  del  \'ero. 


(1)  Vedi  opinioni  <•  massime  su  di  un  nuovo  progetto  sulle  carceri  peniten- 
ziarie dello  stesso  dott.  Rilioli,  nelle  Miscellanee  inedico-cliirurgico-farmaceuti- 
clie  di  Pisa,  art.  III. 

(2)  Vedi  le  stesse. 


A  D  1 1\  V  ^  L  A 

DEL    GIORNO    28    SETTEMBRE 


»se«- 


iictto  dal  Segretario  dott.  Salvagnoli  il  processo  verbale  dell'adu- 
nanza del  aS  settembre,  il  Principe  di  Canino  chiedeva  la  parola 
per  farne  rilevare  alcune  inesattezze.  Dopo  una  discussione  nata 
pei-  le  osservazioni  del  l'rincipe  di  Canino,  alla  quale  prende- 
va» parte,  il  marchese  Ridolfi,  il  prof.  Burci,  il  dott.  Salvagnoli,  il 
Sanguinetti,  e  il  dott.  Cioni,  il  Presidente,  ad  istanza  del  Prin- 
cipe di  Canino,  alla  quale  aderivano  pure  i  Segretari  Salvagnoli, 
Sanguinetti  e  Cioni,  nominava  una  Commissione  per  esaminare  il 
processo  verbale  suddetto,  e  riferire  quindi  sulla  esattezza  della 
redazione  del  medesimo.  La  Commissione  era  composta  dei  signori 
avv.  Celso  Marzucclii,  conte  Porro,  prof.  Botto,  dott.  Rampinelli, 
dott.  C.  A.Calderini.  Era  quindi  letto  dal  Segretario  stesso  il  processo 
verbale  dell'adunanza  precedente,  che  dopo  una  leggera  modifica- 
zione introdottavi  ad  istanza  del  Principe  di  Canino,  e  dopo  uno 
schiarimento  somministrato  dal  dott.  Cristofori  rimaneva  approvato. 
Veniva  in  appresso  data  communicazione  di  una  lettera  del 
professore  Pasquale  Manfrè  di  Napoli,  nella  quale  era  inserito  il 
seguente  Programma. 

PROGRAMMA 

il  prof.  Pasquale  Manfrè  di  Napoli  propone  il  premio  di  franchi 
cinquecento  per  l'autore  che  avrà  scritto  e  fatto  pervenire  al  Se- 
gretario generale  del  settimo  Congresso  degli  scienziati  italiani,  en- 
tro a  tutto  il  mese  di  agosto  1 845,  una  Memoria  nella  quale  con  nu- 
merosi fatti,  e  tutti  poggiati  suU'  anatomia  patologica,  sarà  nel  nii- 
•,'lior  modo  dichiarato  : 


—  G3i    — 

i/Se  ci  sono,  e  (juali  e  <nianli  sono,  i  fenomeni  patognonioni- 
ci  differenziali  delle  diverse  alterazioni  organiche  del  cuore  e  dei 
grossi  vasi. 

2."  Se  veramente  la  intermittenza  ancor  prolungata  de' sintomi 
debita  aversi  pei-  sintonia  patognomonico  negativo  delle  slesse  al- 
terazioni organiclie. 

3."  Se  vi  sono  soccorsi  terapeutici,  e  quali  sieno;  ed  in  mancan- 
za si  stabiliscano  delle  indicazioni  razionali,  ma  che  siano  fondate 
illazioni  di  fatti  osservali,  e  di  gran   numero  di  necroscopie. 

Le  Memorie  potianno  essere  scritte  in  francese,  in  italiano,  ed 
in  latino,  con  una  epigrafe  in  capo  delle  medesime,  la  quale  sarà 
pui'e  ripetuta  in  una  scheda  sigillata  che  conterrà  il  nome  del- 
l'autore, senza  che  vi  sia  la  menoma  espressione  o  segno  pel  (jua- 
le  potessero  cpielle  esser  conosciute,  nel  qual  caso  si  avranno  co- 
me non  mandate. 
•   È  anuiiesso  al  concorso  chiuncpie,  sia  nazionale,  sia  straniero. 

I  cinquecento  franchi  saranno  pagabili  in  qualunque  piazza 
d' Italia  si  vorrà. 

II  dott.  Salvagnoli  proponeva  che  fossero  rendute  grazie  dalla 
Sezione  di  Medicina  al  prof.  Manfrè  pel  premio  proposto,  e  questa 
proposizione  era  accolta  favorevolmente  dall' assendjlea. 

Sulla  domanda  del  dott.  Secondi  era  (|uindi  nominata  una  Com- 
missione per  esaminare  e  riferire  intorno  ad  un  suo  parere  —  Sul 
valore  terapeutico  delle  abbandonate  terme  di  Caldiero  —  e  tal 
Commissione  era  composta  dei  signori  cav.  Trompeo,  prof.  Cerioli, 
doti.  Schivardi,  dott.  Parola,  dott.  Turchetti. 

Dopo  di  ciò  il  prof.  Quadri  leggeva  sulla  utilità  del  metodo 
proposto  dal  Petrini  a  curare  la  ischiade  nervosa;  citava  molti  fat- 
ti da  lui  stesso  osservati,  nei  quali  la  ustione  era  seguita  costan- 
temente da  notabile  allievamenlo  del  dolore,  e  raccomandava  ai 
medici  di  estendere  la  pratica  di  questo  metodo  semplice  e  general- 
mente proficuo. 

11  dott.  Cresci,  tornando  sul  soggetto  del  <|uale  avea  già  trattato  al 
Congresso  scientifico  di  Firenze,  cioè  sulla  utilità  del  kermes  minerale 
usato  nelle  infiammazioni  dell'ajiparalo  respiratorio,  rendeva  conto 
di  molti  altri  individui  curati  con  larghe  dosi  ili  kermes,  oltre  quel- 
li dei  quali  aveva  parlato  in  Firenze  ;  ed  aggiungeva  aver  egli  spinto 


—    G3a    — 

nei  casi  iiiii  gravi  la  doso  di  questo  farmaco  fino  alla  mezza  oncia 
nelle  venliqualtro  ore,  ed  aver  osservalo  die  la  tolleranza  pel  me- 
dicamento sta  in  ragione  della  gravezza  del  male,  e  clic  il  largo  liso 
del  medesimo  può  far  ris|iarmiare  delle  sottrazioni  sanguigne.  Non 
lasciava  in  ultimo  di  addurre  alcime  spiegazioni  circa  (piesto  me- 
todo di  cura,  ma  professando  di  non  ritenerle  per  vere  intieramente, 
concliiudeva  piegando  la  Sezione  di  IMedicina  a  valere  piuttosto 
considerare  i  l'atti  da  lui  esibiti,  e  a  far  di  questi  ([uella  valutazio- 
ne le  fosse  sembrata  migliore. 

.\perta  f[uindi  la  discussione  sulla  Memoria  intorno  alla  peste 
bubbonica  presentata  dal  cav.  G.  Grassi  nella  precedente  adunan- 
za, il  cav.  Trompeo  faceva  osservare,  che  a  stabilire  un  sistema  ef- 
ficace di  quarantine  è  della  massima  importanza  il  fissare  prima  con 
ogni  prudenza  il  temj)o  d'incubazione  dei  contagi.  E  intorno  a  ciò 
egli  facc^  a  sentire  esser  tlopinione  che  il  tempo  d'incubazione  della 
peste  non  può  limitarsi  per  gli  uomini  a  soli  sette  giorni.  A  soste- 
nere questa  opinione  rammentava,  come  si  conoscessero  dei  casi 
d'incubazione  protratta  per  dodici  e  diciassette  giorni.  Citava  le  os- 
servazioni proprie,  durante  la  cliolera  in  Pesili,  d' individui,  nei  qua- 
li questa  malattia  si  sviluppò  dopo  tredici  giorni,  e  le  adduceva co- 
me pro\e  d'analogia  a  convalidare  la  opinione  sopra  enunciata. 
Circa  il  tempo  d'incubazione  del  contagio  nelle  merci,  nelle  robe, 
masserizie  di  vario  genere,  diceva  non  potersi  stabilire  alcun  che 
di  positivo;  esservi  ragione  a  temere  che  il  contagio  possa  restarvi 
per  anni  ancora,  ove  sieno  mantenute  stivate  e  chiuse,  e  non  sieno 
praticate  le  aereazioni  e  gli  sciorini,  operazioni  mercè  le  quali  il 
contagio  è  disperso.  Circa  l'azione  del  calorico  come  mezzo  disin- 
fettante opinava  non  esservi  ancora  sufficiente  numero  di  fatti  per 
ammettere  con  certezza,  che  alla  temperatura  di  5o,  o  Go  gradi  di 
Reaumur  possano  venir  distrutti  i  contagi,  contro  i  quali  stimava 
dovessero  essere  usati  di  preferenza  il  cloro  ed  i  cloi-uri.  Concludeva 
finalmente  dover  esser  ripresa  la  questione  della  incubazione  dei 
contagi  ;  nuovi  studi  esser  necessari  a  fissarne  con  precisione  la 
durata,  ed  a  stabilire  sopra  questa  un  sistema  di  quarantine  uni- 
forme ed  efficace. 

Il  j)rof.  IJolto  si  tratteneva  sulla  necessità  di  esser  ben  cauli  nello 
stabilire  i  limiti  del  periodo  della  incubazione  dei  contagi  ad  un 
settenario,  poiché  dall'esser  ristretto  il  periodo  d'incubazione  entro 


—  G33  — 
([iiesto  breve  tempo  potrebbero  nascere  grandissime  variazioni  ne- 
f,'li  ordinamenti  delle  (|uarantine,  e  nelle  leygi  sanitarie,  dalle  (piali 
sarebbero  a  temersi  non  lie\i  danni  per  la  pubblica  salute.  A  i-isol- 
vere  il  problema  della  durata  dello  stadia  d'incubazione  faceva  ri- 
llftlcre  come  insoigano  molte  e  svariale  (lif(ìcollà  ;  e  circa  la  trasmis- 
sibilità del  contagio  medesimo  non  lasciava  di  notai'e  esser  dessa 
diversa  secondo  gì'  individui,  il  sesso,  il  temperamento,  l'età,  la  for- 
ma stessa  della  malattia,  a  forma  di  quanto  era  stato  j)ure  asserito 
dal  (Josse  dietro  le  tracce  di  scrittoi'i  anticlii  :  esternava  in  ultimo 
il  desiderio  clie  tutti  i  medici,  posti  in  condizioni  favorevoli  a  fare 
studi  sui  contagi,  si  adoperassero  a  raccogliere  fatti  relativi  alla  que- 
stione sanitaria,  per  stabiliie  dei  piiiici|)j  da  servir  di  fondamento 
ad  un  sicuro  sistema  di  rcgolainenti  suiiituri. 

Il  cav.  Grassi  leggeva  le  conclusioni  della  sua  Memoria  stampata 
sulla  peste  bubbonica,  e  quindi  l' adunanza  era  sciolta. 

Visto  —  //  Presidente  Ca\ .  Carlo  Speranza 


l    Dott.  AXTOMO  SaI.V AGNOLI 

"  Doti.  Girolamo  Lioxi 


A  I)  li  l\  A  \  Z  A 

DEL   GIORNO    ag   SETTEMBRE 


-ose»^ 


xs-ppiovato  I'  allo  del  dì  aS  settenilire  (i)  il  Segretario  Cioiii  leggeva 
quello  della  sedula  decorsa  che  uj;ualmenle  venne  approvato. 

Furon  presentate  in  dono  alla  Sezione  le  seguenti  Memorie 

Sullit  f/igiiif/'i  (Iclhi  Mediciiiii  lei^aìe.  Dei  C(W.  Carlo  Speranza. 

Teofrasto,  primo  holanico.  Del  suddetto. 

Memoria  illustrativa  di  un  carcere  penitenziario,  immaginato  dal 
dott.  Caorsi  di  Genoi'a. 

Intorno  all'  uso  del  laudano  concentrato.  Del  cav.  Quadri. 

Ricerche  sulle  azioni  dei  rimedi,  ed  esperimenti  fatti  nell'  uomo 
sano  colla  china,  e  col  solfato  di  chinina.  Del  prof  .  Ottaviani. 

Brevi  cenni  suir  Omeopatia  in  risposta  ai  dottori  Peschier,  Poeti, 
Calti  e  Confani.  Del  cav.  Griffa. 

Nuova  maniera  di  cateterismo.  Del  dott.  Biagini  di  Pistoia. 

Sulla  rivaccinazione.  Del  dott.  Padoa  di  Modena. 

Quindi  il  dott.  Carlo  Ampelio  Calderini,  come  relatore  della  Com- 
missione incaricata  di  scegliere  i  temi  per  discutersi  1'  anno  futuro 
alla  riunione  di  3Iilano,  presentò  i  seguenti  quesiti  che  vennero  dal- 
la Sezione  approvati. 

QUESITO      I. 

I ."  Che  cosa  s'  intenda  per  scrofola  ;  sotto  quali  forme  si  pre- 
senta; e  quali  siano  i  caratteri  distintivi  di  essa,  per  differenziarla 
dalle  forme  di  altre  affezioni. 


(I)  Vedasi  in  fine  di  questa  seduta  il  rapporto  della  Commissione  nominata 
nella  precedente  adunanza  per  verificare  la  esattezza  del  processo  verbale  di 
quella  del  25. 


—  635   — 

■2.°  Quali  i  sintomi  palognonionici,  e  quali  le  complicazioni  di 
essa. 

3."  Quali  le  cause  predisponeuli,  e  le  occasionali. 

4.''  In  che  consista,  e  dove  abbia  sede  la  condizione  patologica 
di  essa. 

5.°  Ricercare  se  le  alterazioni  che  si  osservano  ne'  cadaveri  dei 
scrofolosi  dinotino,  o  no,  un  processo  morboso  specifico,  sui  gene- 
ris; e  se  le  speciali  alterazioni  che  per  avventura  si  trovano  siano 
primarie  o  secondarie. 

tì."  Quale  sia  il  suo  modo  di  decorrere,  quali  gli  esiti,  e  le  con- 
seguenze. 

7.°  Ricercare  con  fatti  e  con  osservazioni  molte  se  v'ha  un  me- 
todo profdattico,  e  quale;  se  uno  curativo,  e  per  avventura  specifi- 
co, e  (juale. 

QUESITO      II. 

I ."  Dare  una  classificazione  delle  alienazioni  mentali  desunta  dai 
fatti  clinici,  e  confermala  dall'  anatomia  patologica. 

2."  Se,  e  quanto  la  frenologia  possa  recar  luce,  od  esser  guida 
nella  conoscenza  delle  mentali  alienazioni. 

3."  Se,  e  quanto  le  alterazioni  anatomiche  che  si  trovano  nei 
cadaveri  degli  alienati  di  mente  debbansi  aver  per  cagione  o  per 
effetto  dell'  alienazione  stessa. 

4-°  Quali  i  criteri  per  intraprendere  la  cura  più  conveniente 
nelle  varie  alienazioni  mentali:  se  v'abbia  una  profilassi /w/c/i/rrt 
esomatica;  se  una  tei'apeutica  murale  e  fisica  ;  <[uale  il  valore  di 
esse  ;  come  e  in  quali  casi  adoperarle. 

QUESITO     III. 

Ricercare  uno  o  più  segni  indicanti  V  incipiente  formazione  dei 
tubercoli  polmonari,  e  precedenti  quelli  forniti  dall'  ascoltazione 
immediata  o  mediata,  nel  (|ual  caso  1'  arte  medica  è  impotente  a 
guarirli:  e  trovatili,  consigliare  i  mezzi  igienici  e  terapeutici  per  la 
cura  migliore,  e  per  impedire  la  progressiva  evoluzione  di  essi. 


80 


636   — 


QUESITO       IV. 


i.^Chc  s' inlende  per  mal' <iria,  e  quale  è  la  composizione  chi- 
mica di  essa? 

2.°  La  maVaria  è  propria  dei  soli  paduli  ?  oppure  di  altri  luoghi, 
e  di  quali  ^ 

3."  Quale  impressione  viene  fatta  e  lasciata  nell'organismo  uma- 
no dalla  muraria?  gli  animali  domestici  risentono  danno,  o  no,  dal- 
la mal' ai  in? 

'[."Quali  malattie,  oltre  le  fehbri  intermittenti,  vengono  genera- 
te dalla  mal' aria? 

5."  Le  febbri  intermittenti  sono  tutte  prodotte  da  essa? 

6."  Quale  è  la  modificazione  organica  prodotta  dalla  mal' aria, 
per  la  quale  viene  generata  la  febbre  intermittente? 

7."  L'intermittenza  della  febbre  è  prodotta  dalla  maVaria?  seda 
alti'C  cagioni,  quali  sono  esse? 

8."  Da  che  derivano  le  frequenti  recidive  delle  febbri  intermit- 
tenti ? 

9.*  Quali  sono  i  mezzi  che  l'esperienza  ha  trovati  migliori,  così 
per  spegnere  1'  azione  perniciosa  della  mal' aria,  come  per  guaren- 
tire r  organismo  umano  dal  riceverne  impressione,  e  prevenire  lo 
sviluppo  delle  febbri  intermittenti? 

10."  Quale  la  cura  migliore  per  guarire  le  febbri  intermittenti 
prodotte  dalla  mal' aria? 

II."  Quali  i  mezzi  più  opportuni  per  impedire  le  recidive? 

12."  È  maggiore  l'efficacia  della  china-china,  o  quella  dei  suoi 
preparati  ? 

13."  Quale  è  il  preparato  di  china-china  migliore  all'uopo,  e 
quindi  da  preferirsi? 

i^.'Fra  le  sostanze  indigene  anliperiodicbe,  (juale  può  essere 
convenientemente  sostituita  alla  china-china,  e  suoi  preparati? 

1 5.°  Quale  è  il  modo  di  agire  delle  sostanze  antiperiodiche? 

16."  Se,  e  quanto  influisce  sulla  virtù  febbrifuga  dei  medica- 
menti il  tempo  di  sua  amministrazione? 

17.°  Esiste  un  antagonismo  fra  le  cagioni  produttrici  le  febbri 
intermittenti  e  quelle  che  producono  la  tisichezza  polmonare  ? 


—   G37    — 


QUESITO     V. 


Ricercasi  se  reaimenle  esista  il  virus  sifilitico  nel  senso  delle 
scuole;  cioè,  se  la  malattia  sifilitica  abbia,  o  no,  niio  essenziale  etio- 


lugia  i'irulenta. 


QUESITO     VI. 

I ."  Stabilire,  se  è  possibile,  la  natura  di  quelle  febbri,  die  si  veg- 
gono, ad  epoca  indeterminata  della  malattia,  sopravvenire  agli  am- 
malati, clie  subirono  una  grande  operazione  cliinirgica,  o  che  ri- 
portarono una  grave  lesione  nella  organizzazione  ;  e  che  si  presen- 
tano sotto  le  apparenze,  ora  delle  febbri  subcontinue,  ora  delle  più 
gravi  periodiche  e  delle  stesse  perniciose,  ora  in  fine  delle  tifoidee 
e  delle  nervose. 

2.°  Determinare  se  l' infiammazione  delle  vene,  de'  linfatici,  dei 
nervi,  e  de'visceri  più  lontani  dalla  organica  lesione,  ed  altre  ana- 
loghe affezioni,  non  di  rado  falle  palesi  dalle  necroscopie,  sieno  le 
sole  cagioni  di  tali  febbri;  o  se  convenga  d'ammetterne  (pialche  al- 
tra finora  occulta,  sia  perchè  delle  prime  non  si  trova  traccia  alcu- 
na ne'  cadaveri,  sia  per  aiutarci  ad  intendere  perchè  tanto  raramen- 
te la  Medicina  trionfi  del  male. 

'3.°  Indicare  se  vi  sieno  segni  o  fenomeni  che,  per  la  loro  nalu- 
la,  per  il  loro  numero  e  per  la  loro  costanza,  sieno  sufficienti  a  farci 
distinguere  fra  loro  le  indicate  affezioni  credute  cause  delle  febbri 
delle  quali  si  parla,  durante  la  vita  degl'  infermi,  o  darci  almeno  un 
sospetto  di  qualche  altra  cagione  diversa  dalle  medesime. 

4-°  Se  nulla  di  tutto  questo  non  può  determinarsi,  nello  stato 
attuale  delle  nostre  cognizioni,  è  egli  possibile  lo  sperare  qualche 
lume  dalia  pratica,  indicando  ciò  che  fu  trovato  utile  o  dannoso? 

QUESITO      VII. 

I ."  Se  la  vera  fibra  muscolare  s' infiammi,  o  no? 
2."  Se,  dato  e  non  concesso,  che  s' infiammi,  se  |)er  opera  del- 
la infiammazione  si  rigeneri,  o  no? 


—   G38   — 

3."  Se  da  causa  iraumatica  o  da  agente  deleterio  asportato  o  di- 
strutto, o  lutto  un  Muiscolo  o  porzione  di  esso,  si  rigeneri? 

QUESITI  RELATIVI  ALL.V  PESTE  BUBBONICA 

I ."  Comprovare  con  nuove  e  particolarizzate  osservazioni  ben 
accertate  la  contagiosità  e  il  modo  di  trasmissione  della  peste  buh- 
bonica. 

2."  Determinare  in  modo  positivo  lo  stadio  di  delitescenza  o  di 
incubazione  del  contagio  nelle  persone,  e  nelle  sostanze  capaci  di 
essere  imbevute  del  principio  contagioso. 

3."  Dare  una  ragionata  classificazione  delle  masserizie  e  sostan- 
ze capaci  di  contagio,  per  servire  di  norma  certa,  onde  potere  sta- 
bilire il  tempo  necessario  dello  sciorinamento,  e  dell'  intera  lort) 
jìurilìcazione. 

4-°  Genesi  della  peste  bubbonica. 

5."  Se  si  debba  sempre  prestar  fede  alle  patenti  nette,  e  con 
quali  riserve.  Accennare  i  vizi  osservati  nei  Lazzaretti,  e  il  modo  di 
toglierli. 

G."  Se  la  contumacia  possa  senza  pericolo  della  salute  essere  ab- 
breviata, sottoponendo  i  passeggieri  allo  spoglio,  e  i  loro  effetti  ad 
una  temperatura  elevata  di  5o  o  Go  gradi  di  lietiiwiur,  come  si  pre- 
tende da  taluno. 

7.°  Se  col  mezzo  del  calorico  elevato  a  tal  grado  si  modifichi  il 
principio  contagioso,  e  se  si  distrugga  interamente,  oppure  se  con- 
venga tuttora  adoperare  gli  altri  già  conosciuti  sicuri  mezzi  di  di- 
sinfezione, sanzionati  dall'  osservazione  e  giornaliera  esperienza  ; 
cioè,  la  soluzione  di  cloruro  di  calce,  il  cloro,  ec. 

8."  Se  il  calorico  è  un  essere  disinfettante,  riferire  fatti  nume- 
rosi debitamente  accertati,  e  tutte  le  circostanze  relative;  il  tempo, 
e  la  durata  necessaria  per  avere  una  perfetta  purificazione. 

9."  In  fine  all'appoggio  della  soluzione  dei  riferiti  quesiti,  pro- 
porre un  progetto  di  codice  uniforme  generale  europeo  di  quaran- 
tine, consentaneo  coli'  interesse  primario  della  salute  publ)lica  e  del 
commercio,  e  per  le  persone  e  per  le  merci,  e  per  le  varie  (jualità 
di  bastimenti. 


-  639  - 

^'enne  comunicala  poi  alla  Sezione  una  lettera  del  cav.  Grassi 
direttore  delle  (juarantine  ad  Alessandria,  con  la  quale  egli  offre, 
tornalo  in  (|uella  città,  di  rij)etere  tutti  gli  esjìeiimenli  che  gli  fos- 
sero richiesti  dai  nienthri  della  Sezione  tendenti  a  chiarire  le  que- 
stioni relative  alla  jieste  bubbonica,  ed  ai  Lazzaretti,  per  giovare  così 
all'  umanità  ed  al  commercio. 

Il  prof.  Gioacchino  Taddei  badata  connmicazione  del  suo  par- 
ticolare processo  chimico  ritrovalo  per  discriminare  il  sangue  uma- 
no da  quello  dei  bruti. 

«  Intento  pur  io,  come  ognuno  di  noi  lo  è,  alla  ricerca  dell'utile 
e  del  vero,  sonomi  da  qualche  tcnqio  rivolto  ad  esplorare  un  ter- 
reno, il  (|uale,  per  (pianto  da  valenti  uomini  sia  slato  finora  esplo- 
ralo, pur  tuttavia  ritiene  ancora  nascosti  nel  suo  seno  molti  ed  im- 
portanti tesori.  Ardimentosa  però  è  l'opra  clie  io  tentai,  e  come 
n'ebbi  dalla  Chimica  soccorso,  così  dalla  cooperazione  dei  medici 
ne  aspetto  assistenza  e  conforto. 

«  E  a  notizia  di  non  pochi  fra  voi,  che  di  ricerche  sul  sangue,  e 
segnatamente  sul  materiale  che  lo  colora,  io  mi  sto  occupando  da 
qualche  lemj>o.  Ma  sul  sangue  altro  gran  quesito  io  mi  attentava  a 
risolvere,  quello  cioè  di  sapere  o  conoscere  quando  il  ridetto  umore 
appartenga  alla  specie  umana,  e  (|uando  ai  bruii. 

«  La  risoluzione  di  cpiesto  problema,  oltre  di  essere  una  contpiista 
j)er  la  Medicina  del  Foro,  apporterebbe  anche  trancpiillità  agli  in- 
nocenti e  onesti  cittadini,  e  formerebbe  la  confusione  dei  malvagi. 
Ognuno  invoca  a  nome  dell'  umanità  intiera  un  tanto  benefizio 
dalle  fatiche  dei  sapienti,  e  dall' attuai  progresso  dei  limii;inq)a- 
zienti  lo  aspettano  i  ministri  di  Astrea  dallo  slancio  che  le  scienze 
fisiche  han  fatto  nell'età  nostra. 

«  E  poiché  a  giudicare  se  il  sangue  che  imbratta  un  arma,  una 
supellettile, una  veste,  appartenga  o  no  all'umana  specie,  si  reputa- 
vano esser  criterio  non  sicuro  sia  la  figura  o  la  forma,  sia  il  volu- 
me, sotto  cui  i  globuli  sanguigni  nei  vari  animali  si  presentano  al- 
l'occhio  armalo  di  acuto  microscopio;  e  poiché  eziandio  si  ri- 
provava come  iiifid<i  il  carattere  dell'  odore  svolto  dal  sangue  per 
mezzo  degli  acidi,  comecché  diverso  quell'odore  ne  sia  nei  diversi 
animali,  così  era  di  mestieri  far  ricorso  ad  un  mezzo,  che  in  giudi- 
zi di  cotanto  momento  ci  mettesse  al  coperto  di  resultamenti  equi- 


—   G-^o   — 
voci  t'  «li  (Mi'ori  ;  di  im  mezzo  in  soniniaclie  atto  fosse  a  tranquilli/.- 
zarc  la  coscienza  dei  periti. 

«  Quindi  eia  d'iKipo  attenersi  a  criteri  più  sicuri  ;  né  tali  esser  po- 
tevano se  non  quelli  che  ci  vengono  forniti  dalla  Ciiimica.  Si  ri- 
chiedeva inoltre,  che  non  uno  soltanto,  ma  due  e  più  questi  criteri 
si  fossero,  onde  1'  uno  servisse  all'  altro  di  conferma  e  di  rinforzo; 
come  ancor  si  esigeva  che  i  mezzi  di  esplorazione,  qualunque  si 
fossero,  venissero  comparativamente  isliluili  sul  sangue  di  molle  e 
variale  specie  di  animali,  a  fine  di  ben  determinare,  mercè  la  dif- 
ferenza dei  resullamenli  respellivi,  (piando  è  che  di  sangue  umano 
si  tratti,  e  quando  di  quello  dei  bruti. 

«  A.  differenziare  pertanto  l'uno  dall'altro,  io  mi  accingeva  fino 
dai  primi  mesi  del  corrente  anno,  mellendo  a  profitto  i  resullamen- 
li ottenuti,  e  le  osservazioni  raccolte  per  altre  indagini  previamen- 
te istituite  sullo  stesso  lunor  sanguigno,  ma  con  altro  diverso  scopo. 
«  Furono  moltiplici,  tortuose,  e  non  senza  inciampi  le  vie  che 
tentai  prima  di  pervenire  a  dei  resultati  tali  da  lusingarmi  in  qual- 
che modo  di  poter  riuscire  a  discriminare  il  sangue  della  umana 
specie  da  quello  di  altri  animali  che  vivono  all'  uomo  soggetti,  o 
che  a  lui  ponno  essere  facilmente  accessibili. 

«  A  malgrado  però  che  io  mi  vedessi  in  possesso  di  alcuni  mezzi 
di  distinzione  da  me  riconosciuti  già  come  sicuri  e  costanti,  pur 
tuttavia  volendo  gastigare  in  me  stesso  quella  sfrenatezza  che  lo 
spirilo  assume,  quando  si  lascia  preoccupare  dal  seducente  aspetto 
della  nuovilà  o  della  singolarità,  postomi  sotto  l'egida  della  pru- 
denza e  della  riservatezza,  fino  a  rendermi  diffidente  del  proprio 
operato,  non  volli  ritenere  come  autentica  la  riuscita  delle  proprie 
esperienze,  senza  prima  aver  dato  prove  di  mia  idoneità. 

«  Per  lo  che  rivoltomi  agli  amici  e  colleghi,  loro  chiedendo  di 
essere  assoggettato  al  rigore  di  solenne  esperimento  tuttavolta  che 
mi  fossi  accinto  a  discriminare  il  sangue  d'  uomo  o  di  <lonna  da 
«juello  di  altro  animale;  secondarono  benevoli  e  cortesi  (pieste  mie 
richieste,  i  professori  commendatore  Betti  soprintendente  di  sanità 
medica,  e  doli,  del  Punta  archialro  di  S.  A.  Imperiale  e  Reale  il  mio 
Sovrano:  i  (]uali  invitandomi  in  una  prima  disfida  a  individuare,  o 
specificare  Inno  dall'altro,  il  sangue  di  vari  animali  (  l'uomo  fra  que- 
sti compreso  )  mi  esibivano  sette  qualità  di  sangue  contenuto  in 
altrettanti  vasi  contrassegnati  ciascuno  con  apposito  numero  d'  or- 


—  G4i    — 
dine,  uiide  io,  istituiti  li  opportuni  esami,  pronunziassi  (piale  Ira 
«pici  sangui  spettasse  all'  umana  specie,  e  fpiale  ad  uno  od  alli-o 
bruto  (pudsiasi. 

«  Io  ne  dissi  esser  tre  di  provenienza  umana  specificandone  il 
respetlivo  numero,  ed  appartenere  i  (|uallro  limanculi  a  bruti  di- 
vei'si.  Ma  uno  sbaglio  commisi,  pcrclii;  Ira  i  sette  erano  «piattro  e 
non  tre  le  (pialità  somministrate  da  individui  umani  d'amico  i  sessi. 

«  Su  questo  da  me  commesso  errore  studiai  indefessamente  per 
due  mesi;  e  posso  dire  die  un  tale  sbaglio  mi  fu  salutare,  poicliè 
non  solo  mi  fu  scorta  a  rettificare  alcune  operazioni  accessorie,  le 
quali  avrebbero  potuto  farmi  cadere  nuovamente  in  errore,  ma  mi 
fu  sprone  eziandio  a  cercare  sussidj  in  appoggio  e  conferma  di  quel- 
li elle  fin  allora  mi  era  procurato  all'  occasione  di  tracciare  il  mio 
piano  di  discriminazione. 

a  Un'altra  disfida  io  provocai,  la  quale  mi  venne  dai  eoUegbi  an- 
zidetti accoi'data  nel  prossimo  passato  maggio  ;  e  senza  commettere 
sbaglio  di  sorte,  ricoiiobjji  «piale  si  fosse  il  sangue  umano,  e  (piale 
appartenesse  ai  bruti,  che  erano  il  bove  e  l'agnello.  Altre  simili  di- 
scriminazioni fra  due,  tre  o  piìi  sangui  io  ho  fatto  dopo  (piell'epo- 
ca,  ed  ogni  volta  con  resultamento  pienamente  felice. 

«  Dal  che  io  presi  coraggio  per  estendere  le  mie  indagini,  e  per 
ravvicinarle  a  quel  punto  di  utile  applicazione,  cui  ognuno  di  noi 
aspira  di  vederle  giungere,  non  meno  per  la  utilità  sociale,  che  pel 
decoro  della  Chimica,  sempre  valevole  coadiutrice  della  Medicina 
giudìciaria  (i). 

«  Ma  tutto  ci(i  che  fin  allora  io  aveva  detto  ed  operato  era  ancor 
lontano  dal  raggiungere  il  bramato  scopo.  Ed  in  vero  a  (piai  prò  le 
discriminazioni  che  io  ho  annunziato  di  aver  fatto  e  potersi  fare 
sul  sangue  fresco,  o  di  recente  estratto,  laddove  si  volesse  in  ogni 
caso  trionfare  dell'umana  ne(piizia?  Laddove  si  volesse  comprime- 
re la  scelleraggine,  la  (piale  fidando  nel  silenzio  in  cui  venne  con- 


(I)  L'autore  della  Memoria  depose  allora  sul  banco  della  presidenza  il 
testimonio  autentico  di  ciò  che  stava  asserendo,  mediante  una  lettera  a  stam- 
pa colla  (jualc  si  rendeva  conto  dell' accaduto;  lettera  indirizzata  dal  profes- 
sore commendatore  Betti  di  Firenze  al  prof.  Patini  di  Lucca,  ini  inserita  nel- 
la Gazzetta  delle  Scienze  mediche  toscane,  Num.  9.  IG  £;iugno  18'13. 

{ IVola  del  Segretario) 


—    f..',a    — 

siiinata,  o  elio  non  avendo  altro  testimone  che  la  divinità  (cui  nul- 
la si  cela  )  elude  le  più  sedule  ricerche,  ed  anche  insolentisce  con 
baldanzosa  indifferenza  nella  fronte  dei  ribaldi  e  malandrini? 

«  Egli  è  un  fatto  che  la  giustizia  non  impugnerà  la  sua  vindice 
spada,  onde  la  vita  dell'  innocente  sia  {)agata  colla  vita  del  reo,  se 
non  allorquando  si  abbia,  o  si  possegga  il  mezzo  di  riconoscere  che 
sam^iie  iiiikiiìo  comunque  secco,  comunf|ue  antico,  è  pur  quello  che 
contamina  una  camicia,  un  fazzoletto,  mi  lenzuolo,  una  veste  .... 

a  A  questo  importante  scopo  io  ho  pur  rivolto  le  mie  indagini, 
ed  ho  la  dolce  soddisfazione,  Colleghi  prestantissimi,  di  annunziar- 
vi fin  d'  ora,  che  come  i  processi  da  me  praticati  valgono  a  distin- 
guere se  il  sangue,  che  è  in  slato  li([uido,  appartenga  o  no  alla  spe- 
cie umana,  così  valgono  del  pari  ad  ammetterne  od  escluderne  la 
umanità,  non  ostante  che  secco  da  tempo  più  o  meno  lungo,  e  tale 
da  costituire  macchie  o  piccole  o  grandi,  e  (jua  e  là  sparse  sulle  ve- 
sti, sulle  biancherie,  sulle  armi. 

«  Onorato  di  una  visita  dal  sig.  Gauttier  di  Clauby,  distinto  chi- 
mico di  Parigi,  nel  giugno  prossimo  passato,  cadde  fra  noi  il  dialo- 
go sul  sangue,  e  sullo  scopo  delle  mie  ricerche,  senza  che  però  io 
venissi  a  manifestazione  alcuna  dei  miei  processi.  Per  il  che  limi- 
tandosi egli  ad  animarmi  a  proseguire  con  impegno  i  miei  lavori, 
pervenuto  che  ei  fu  a  Napoli  ne  scrisse  in  Francia,  dandone  contez- 
za all'  attuai  presidente  dell'Accademia  delle  Scienze  il  prof.  Dumas  ; 
il  quale  ne  fé  comunicazione  all'  Istituto,  nella  giornata,  se  io  non 
erro,  del  17  luglio  ultimo  decorso.  Per  il  qual  mezzo  avutane  pur  la 
notizia  il  prof.  Orfila,  m' incoraggia  e  mi  stimola  pur  egli  con  sua 
officiosa  lettera  a  pubblicare  un  qualche  prodromo  sulle  intraprese 
mie  ricerche  sul  sangue,  non  che  a  volerne  continuare  ed  estende- 
re lo  studio. 

«  Messo  or  dunque  nell'inqiegno  di  far  conoscere  i  procedimenti 
e  li  artifizi  pei  (piali  mi  è  dato  di  discriminare  (piando  il  jiiedetto 
umore  appartenga  all'  umana  sjjecie  e  (piando  ai  bruti,  io  mi  deter- 
mino a  farne  la  manifestazione  cogliendo  1'  opportunità  che  mi  of- 
fre r  attuai  convegno  scientifico  ;  manifestazione  però  che  intanto 
io  mi  glorio  di  fare  al  cospetto  di  voi  illustri  medici  italiani  qui 
congregati,  di  voi  che  delego  e  ritengo  per  miei  giudici  competenti. 
«  Ma  prima  che  io  devenga  all'esposizione  della  parte  materiale 
del  mio  processo,  permettetemi  di  preparare  il  vostro  spirito  con 


—  643   — 
fare  brevi  considerazioni  intorno  al  siil)ietto  che  in  questo  momen- 
to ci  occupa. 

«  La  prima  fra  queste  si  è  che  non  voghate  immaginarvi  di  sen- 
tire grandioso  e  complicato  apparato  di  cose,  né  tampoco  pomposa 
serie  d'esperienze  per  ottener  l'intento,  ma  in  vece  seni|)licilà  di 
mezzi,  discreta  perizia,  ed  attitudine  agevole  ad  acquistarsi  anche 
da  coloro  che  la  Chimica  coltivano  non  e.i  professo,  non  esclusi 
quelli  slessi  medici  che  la  vita  loro  consumano  nel  pratico  esercizio 
della  professione:  lo  che  io  spero  possa- venir  da  voi  commendato 
nel  caso  di  che  si  tratta. 

«  Oggetto  dell'altra  mia  considerazione  si  è  quello  di  distruggere 
la  prevenzione  in  che  1'  animo  vostro  potreijhe  di  leggieri  esser  ca- 
duto (ino  da  quando  ho  annunziato  d'  inq)rendere  a  staiiilire  la 
umanità  o  non  umanità  del  sangue. 

«  Sono  a  tutti  noti  i  materiali  immediati  che  concorrono  alla  for- 
mazione del  sangue  negli  animali  di  im  rango  assai  elevato  ;  all)u- 
mina;  fibrina  e  materia  colorante  (i);  astrazione  fatta  da  varie  ma- 
terie grasse  e  da  alcuni  sali  a  dose  diversa  :  ecco  tutto  ciò  che  di 
piecipuo  abbiamo  in  quel  prezioso  umore,  che  a  me  piace  di  qua- 
lificare come  liquido  fattore  di  solidi  e  di  umori  formanti  la  com- 
page organica  degli  animali,  .^è  tampoco  è  a  voi  ignoto  che  il  ma- 
teriale albuminoide  testé  rammentato  non  è  tutto  quanto  identico 
nel  sangue  di  qualun(]ue  siasi  animale,  poiché  altra  é  1'  albumina 
del  siero,  altra  é  l'albumina  del  cuore;  la  <|ual  ultima  é  da  me  di- 
stinta col  nome  di  periglobulo  o  di  sostanza  periglobu^re  (a),  ma 
però  di  natura  proteifera  sì  1'  una  che  1'  altra  in  ordine  ai  bei  rav- 
vicinamenti recentemente  fatti  da  Mulder  fra  l'albumina  del  san- 
gue e  quella  delle  uova,  della  linfa,  del  chilo,  non  che  fra  la  stessa 
albumina  e  la  fd^rina  e  caseina,  compresavi  pur  anche  1'  albumina 
dei  vegetabili. 

«  Ma  ciò  che  più  monta  si  é  che  conqjarando  il  sangue  di  un  ani- 
male con  quello  di  altro  di  specie  diversa,  1'  analisi  ci  dimostra  va- 
I  iai    notabilmente  il  rapporto  e  la  proporzione  relativa  fra  i  mate- 


(1)  Oggi  distinta   in  ematosina  e  in  globulina  (  sostanza  albuminoide  par- 
ticolare o  peri'ilobulo  ). 

(2)  .itti  della  prima  Riunione  degli  scienziati  italiani.  Sezione  di  Medici- 
na, pag.  2Ì'J.  Pisa   I8Ì0. 

8l 


—  644  — 
Mali  compoinMili  il  jin'delto  umore.  Nel  ([iial  mudo  esseiulo,  il  per- 
spicace vostro  intelletto  muovendo  da  queste  cognite,  potrebbe  forse 
voler  |)reredermi  nel  camino,  e  quasi  indovinare  la  meta  delle  mie 
ricerclie,  l'oi'tnandosi  l'idea  che  io  abbia  iiileiulimento  di  posare  la 
base  delle  mie  discriminazioni  fra  un  sangue  e  l'altro  sulle  già  men- 
zionate differenze  di  composizione  quantitativa .  . .  Ma  no  . . .  11  Cie- 
lo ci  guardi  dal  seguire  questa  strada,  la  quale  ci  condurrebbe  a 
connncttcre  i  j)iìi  gravi  errori! 

«  Chi  è  in  fatti  fra  voi  che  non  sappia  essere  la  quantità  dei  glo- 
buli o  corpuscoli  sanguigni  differente  eziandio  fra  due,  tre  animali 
appartenenti  alla  slessa  specie  in  virtù  di  j)arlicolari  idiosincrasie, 
et!  a  malgrado  che  dessi  si  trovino  in  pari  condizioni  di  sesso  ed 
età?  esser  differente  perfino  nello  stesso  animale,  secondo  che  il 
sangue  è  ailcrioso  o  venoso,  secondo  la  dieta  o  lauta  o  fingale  che 
osserva,  esserlo  in  fine  talora  per  costituzionale  iperemia,  talora  per 
abituale  anemia,  le  quali  entrambe  sono  pur  compatibili  collo  stato 
di  salute?  Le  belle  e  pazienti  ricerche  di  recente  istituite  da  An- 
drai (i)  mi  dispensano  dal  trattenermi  più  a  lungo  su  colali  diffe- 
renze della  composizione  quantitativa  del  sangue. 

«  Ma  quando  io  dico  esistere  questa  continua  oscillazione  fra  le  ci- 
fre esprimenti  la  quantità  ponderabile  dei  globuli  sanguigni, chi  è  che 
non  veda  dover  l'albumina,  la  fibrina  e  simili  sbalzare  dall'alto  al 
basso,  o  dal  più  al  meno,  e  viceversa,  e  così  deviare  grandemente 
dalla  normale  che  per  il  sangue  dei  singoli  animali  si  potesse  ave- 
re stabilita  in  uno  o  in  altro  modo?  .... 

«  Lo  che  ritenuto,  se  si  raffronta  il  sangue  del  bove  con  quello 
dell'uomo,  la  minor  proporzione  di  ematosina  che  il  primo  ci  offre 
im|)lica  minor  (juanlità  di  albumina  di  siero  nel  secondo.  Ma  se  noi 
nelle  discriminazioni  da  farsi  per  interesse  del  Foro  e'  imbattiamo  in 
sangue  di  donna  clorotica  o  pur  di  uomo  in  stato  di  abituale  ane- 
mia, avremo  sangue  con  deficienza  di  globuli,  essendone  la  fpiantilà 
espressa  da  cifra  inferiore  d'  assai  alla  normale;  lo  che  importando 
necessariamente  diminuzione  ili  ematosina  e  di  periglobulo,  ci  farà 
dire  esser  sangue  di  bove  quello  che  in  realtà  era  sangue  d'uomo 
o  di  donna  costituiti  entrambi  nelle  condizioni  poc'anzi  esjiresse. 
E  che  aviemo  fatto  regolandoci  con  queste  norme  nei  nostri  giudi- 

(I)  Essai  de  kcinatologie  pathologiquc.  Paris   I8'l3. 


—  645  — 

/.i?  Noi  avremo  a  danno  della  umanità  e  a  disdoro  dell'arte  nostra 
risparmialo  una  vita  di  cui  la  società  intera  a  nome  della  legf^e  in- 
\t)cava  il  sacrifizio. 

«  \i  lia  ([uindidi  pejjgio  ancoi-a  nel  caso  opposto.  Immaginatevi 
d' imhatlere  in  una  veste  contaminala  di  altro  animale  sano,  vigo- 
roso e  ben  nudrito;  che  la  comparazione  venga  istituita  con  san- 
gue il  (piale  provenendo  da  uomo  caclieltico,  o  pure  spossalo  da 
sofferte  emorragie,  od  anche  nudrito  con  scarso  e  cattivo  alimento, 
ci  offra  tal  (piantila  di  globuli  che  sia  sensibilmente  discesa  sotto 
la  proporzione  normah',  come  nel  bove  ne  è  ascesa  al  di  sopia. 
Partendo  da  questi  dati  quantitativi,  voi  proclamate  umano  quel 
sangue  che  in  realtà  era  di  bove,  e  oltre  a  non  purgare  la  so- 
cietà del  mostro  che  fu  per  essa  infesto  e  che  tornerà  ad  infe- 
staila,  correte  anche  rischio  di  render  vittima  del  vostro  sbaglio 
mi  innocente.  Ognuno  che  (|ui  ci  ascolta  raccapriccia  con  noi  so- 
lamente nel  pensarvi. 

«  Il  burbero  criminalista  parla  a  noi  con  questi  tremendi  accenti, 
(piando  a  nome  della  Divinità  e  della  Giustizia  invoca  i  lumi  del- 
1  arte  nostra  —  È  egli  sangue  o  no  quello  che  costituisce  tali  mac- 
chie in  (piesta  camicia,  in  cpiesto  fazzoletto? —  K  facile  di  rispon- 
dere a  (piesto  quesito,  imperocché  la  (chimica  ce  ne  offre  i  niezzi  ;  e 
tanto  più  è  facile,  in  quanto  che  la  scienza  e'  insegna  perfino  a  di- 
stinguere il  sangue  vero  dall'  artefatto  o  falso.  Lo  stesso  Berzelius 
ci  ha  trasmesso  su  tal  particolare  utili  precelti. 

«  Ma  in  ordine  alla  prima  domanda  il  criminalista  soggiunge  —  E 
qualora  sia  sangue,  è  desso  umano  o  pur  di  altii  animali? —  .\  (pie- 
sto secondo  quesito,  per  poco  che  noi  rincttiamo  poter  la  nostra  ri- 
sposta decidere  della  vita  o  della  morte  di  un  nostro  simile,  l'animo 
nostro  rimane  compreso  da  profondo  terrore.  E  se  taluni  furono 
cos'i  temerari  da  rispondere  affermativamenle,  fidandosi  solo  o  al 
fatto,  o  al  soccorso  del  microscopio,  costoro,  permettetemi  che  io  lo 
dica,  erano  in  (piel  momento  da  forte  patema  d' animo  distratti; 
poiché  se  altrimenti  fosse,  io  direi  che  avevano  un'anima  di  fango. 

«  Ordunqueseagli  im|)rovidies|)edienti  somministratici  dall'ana- 
lisi ipianlitativa  io  consigliassi  di  ricorrere,  voi  avreste  ben  ragione 
d' impormi  silenzio,  e  di  (pialificarmi  come  uomo  pericoloso.  I  mez- 
zi che  io  suggerisco  sono  di  altra  indole;  essi  promettono  (piella  si- 
curezza e  trancjuillità  di  coscienza  che  si  richiede  in  materia  di  sì 


—   GAG   — 

grave  niomenlo;  essi  riposano  su  differenze  qualitalive;  cosicchù  io 
anderù  cercando  di  differenziare  il  sangue  dell'uomo  da  quello  dei 
bruti  per  qualità  e  proprietà  clie  sono  respettivainente  inerenti  al 
ridetto  umore,  e  tali  al  tempo  stesso  che  si  mostrino  ben  distintive 
allorciic  vengon  messe  a  confronto  fra  loro.  Laonde  io  oso  dire  che 
([iKindo  la  scienza  non  ci  somministrasse  il  mezzo  di  scorgere  dif- 
lerenzc  por  (juesto  lato,  noi  potremmo  renunziare  ad  ogni  ulteriore 
indagine,  perchè  troppo  facile  sarebbe  di  cadere  in  errore,  e  di  tra- 
dire la  propria  coscienza. 

«  l'n'allra  condizione  importante,  e  dirò  anche  indispensabile,  si 
è  quella  che  le  differenze  qualitative  (siano  pur  (pialuncpie)  si  man- 
tengano costanti  a  <lisj)ello  delle  oscillazioni,  cui  negli  animali  e  so- 
prattutto nell'  uomo  la  intima  composizione  del  sangue  è  di  conti- 
nuo soggetta,  dipendentemente  da  cause  moltiplici  e  diverse. 

«  Rispetto  a  che  io  provo  un  sentimento  di  vera  compiacenza  in 
annunziarvi  che  le  differenze  da  me  notate  fra  il  sangue  dell'uomo, 
e  quello  dei  vari  bruti,  fin  qui  sottoposti  all'esperienza,  mantengono 
la  loro  costanza,  sia  che  il  sangue  umano  da  me  preso  per  tipo  nelle 
mie  ricerche  fosse  puramente  venoso,  come  lo  era  quello  esil)ito 
mediante  salassi,  o  pur  fosse  misto  coll'arterioso,  come  lo  era  (man- 
do io  il  raccoglieva  nelle  amputazioni  o  resezioni  di  qualche  mem- 
bro: non  altrimenti  che  la  costanza  nelle  differenze  mantiensi,  sia 
che  il  sangue  provenga  da  persona  salassata  per  semplice  cefalea,  o 
per  pletora,  o  pur  somministrato  sia  da  individuo  cachettico,  e  da 
paziente  oppresso  da  diuturno  morbo,  non  escluso  tampoco  il  san- 
gue esibitomi  da  soggetti  in  preda  a  flusso  emorroidale;  sangue  che 
appartenendo  al  sistema  della  porta,  è,  come  è  noto,  ben  diverso  dal 
venoso  di  altri  sistemi 

«  Dicendovi  ora  del  processo  di  discriminazione  da  me  immagi- 
nato e  seguito,  e  del  come  ne  debba  l' operazione  esser  regolata,  io 
procurerò  di  esser  conciso  (juanto  mi  sarà  possibile,  con  resecare 
da  questa  narrazione  i  particolari  e  le  minuzie,  non  volendo  io  abu- 
sare della  indulgenza  che  mi  accordate. 

«  Immaginatevi  il  caso  più  comune  e  più  ovvio,  quello  cioè  di  un 
pezzo  di  biancheria  o  di  altro  tessuto  di  lino,  di  canape,  cotone,  e 
simili,  intriso  di  sangue,  e  (juesto  fatto  già  secco  da  tempo  più  o 
men  lungo.  Reseco  colle  cisoie  dal  campo  bianco,  o  netto,  le  porzio- 
ni macchiate,  o  le  isole  formate  dalle  macchie  sanguigne.  Mi  prò- 


-  647  — 
curo  !a  nozione  del  loro  peso,  mi  adopro  a  scacciarne  a  calor  di 
stufa  la  umidità  o  actiua  igrometrica,  clie  sappiamo  esser  tenace- 
mente ritenuta  dai  tessuti;  torno  a  j)esare  ed  asciugare  i  Ijrani  rese- 
cati e  macchiati,  e  in  questa  alternativa  proseguo  fin  lauto  che 
scorgo  die  il  peso  ne  l'imane  stazionario.  Fatto  ciò  immergo  quelli 
stessi  brani  nell'  acqua  distillata,  li  agito  e  comprimo  con  un  pe- 
stello di  porcellana  o  di  vetro,  e  dopo  un'  ora  o  due  di  immer- 
sione ne  decanto  il  liquore  tinto  già  più  o  meno  in  rosso  scuro; 
al  quale  aggiungo  il  liquido  eziandio  che  esprimo  a  forza  da  quelli 
stessi  tessuti. 

«  Torno  quindi  ad  asciugare  all'  aria  i  brani  di  biancheria  così 
detersi,  ne  affretto  il  prosciugamento  a  stufa,  li  peso  e  ne  spingo 
oltre  quanto  puossi  l'essiccazione,  fino  a  che  non  più  diminuiscano 
di  peso  come  nel  caso  precedente. 

«  Egli  è  ora  evidente  che  operando  in  cosiffatta  guisa,  la  differen- 
za che  passa  nel  peso  fra  i  pezzi  di  biancheria,  prima  e  dopo  di  es- 
sere stati  smacchiati,  sta  per  denotare  la  massa  o  quantità  del  san- 
gue secco  costituente  o  1'  una  o  le  più  macchie. 

«  Tenuto  conto  di  ciò,  sciolgo  in  appresso  in  discreta  quantità  di 
ac(|ua  distillata  tal  proporzione  di  carbonato  biacido  di  soda  il  qua- 
le rappresenti  esattamente  il  terzo  del  peso  datomi  dal  sangue  sec- 
co abluito;  mescolo  la  ridetta  soluzione  salina  coli' altra  sanguigna, 
agito  il  miscuglio,  e  decorsa  un'ora  o  poco  più,  vi  verso  del  solfato 
di  rame  jireviamente  disciollo  nell'acqua  e  in  (piantità  tale  che  ec- 
ceda alcun  poco  quella  che  strettamente  sarebbe  necessaria  per  de- 
comporre il  sale  sodico  anzidetto.  !Mercè  la  f|ual  decomposizione 
accompagnala  da  copioso  svolgimento  di  gas  acido  carbonico,  ot- 
tengo un  precipitato  di  carbonato  di  rame,  il  quale  trascinando  seco 
la  sostanza  cruorosa  del  sangue  in  un  coli'  albumina  del  suo  siero, 
comparisce  assai  voluminoso. 

«  F\accolgo  sopra  un  filtro  di  carta  questa  massa  melmosa  preci- 
pitata, la  lavo  a  grand'  acqua  per  ripetute  volte,  la  di.ssecco  e  la  ri- 
duco in  polvere;  la  quale  in  tale  stato  presenta  un  color  verde  scuro 
il'  oliva  fradicia. 

«  Destinatane  allora  una  porzione  qualunque  all'esperienza, pren- 
do cognizione  del  peso  che  mi  presenta,  e  la  mescolo  con  una  volta 
e  mezzo  il  suo  peso  di  liquido  acido  previamente  preparato  con 
parti  uguali  di  acido  solforico  a  GG  .\r.  B.  e  d'acqua,  mercè  il  qual 


—   648   — 

trattamento  1'  impasto  che  ne  resulta  assume  un  color  rosso  granato. 
E  poiché  i  pesi  indicati  poc'  anzi  sì  per  la  polvere  che  per  il  liquo- 
re acido  sono  fra  loro  in  tal  rapporto  che  quella  si  imheva  della 
totalità  di  (|uesto,  così  non  vien  l'alto  di  lasciare  indietro  por/.ione 
alcuna  sia  dell'  una  sia  dell'  altro. 

«  Nel  descrivere  questo  processo  io  figurai  il  caso  di  aver  agito 
sui  brani  di  biancheria,  o  su  cenci  cospersi  e  macchiali  fli  sangue 
già  secco,  senza  però  indicare  qual  sangue  si  fosse,  o  (piale  animale 

ce  lo  avesse  somministralo Debbono  rivelarcelo  i  fenomeni, 

o  le  fasi  che  la  materia  subisce,  dopo  aver  soggiaciuto  al  traltamen- 
fo  testé  riferito. 

«  Ora  io  suppongo  il  caso  che  il  sangue  di  cui  fu  questione  finora 
appartenesse  alla  specie  umana.  Ecco  i  fenomeni  che  esso  ci  pre- 
senterà, e  per  i  quali  potrà  esser  distinto  da  quello  di  altri  animali. 

«  La  pasta  che  fu  poc'anzi  formata  colla  polvere  imbevuta  di  li- 
quore acido,  si  presenta  qual  massa  omogenea  semisolida,  plastica, 
appiccaticcia,  e  dotata  di  tal  coesione,  che  può  facilmente  modellarsi 
e  foggiarsi  s\  in  palle  che  in  piccole  focacce  come  la  pasta  di  farina 
di  frumento.  Collocala  sopra  una  lastra  di  vetro  in  piano  orizzontale 
si  appiana  a  poco  a  poco  come  farebbe  l' impasto  di  una  farina  che 
si  lasciasse  lievitare  ;  cresce  in  diametro  in  ogni  senso  facendosi  di 
mano  a  mano  più  molle,  intanto  che  divenendo  sonuiiamente  lu- 
cida, e  prendendo  l'aspetto  di  una  materia  picea  o  semifusa,  ri- 
flette si  bene  e  sì  nettamente  le  immagini,  che  possiamo  in  essa  ri- 
mirarci come  in  uno  dei  comuni  specchi.  Decorse  appena  12  o  i4 
ore  si  rende  talmente  molle  che  assume  l'aspetto  di  sciroppo.  E 
tulle  queste  successive  fasi  accadono  quando  la  temperatura  è  di  20 
o  22  Reaumur. 

«  Aimienta  quindi  gradatamente  la  sua  fluidificazione,  e  con  tal 
celerità,  che  decorse  le  i[\  ore  occupa  un'area  assai  estesa.  Se  allora 
s' inclina  il  piano  della  lastra  in  modo  che  essa  formi  coll'orizzonte 
un  angolo  di  45  a  5o  gradi,  la  materia  fluidificata  cola  e  percorre 
un  trailo  di  più  pollici  in  breve  spazio  di  tempo.  Tutti  questi  fe- 
nomeni si  succedono  con  qualche  lentezza  o  in  un  tempo  molto  più 
lungo  a  temperatura  più  bassa;  tacciono  poi  affatto  a  pochi  gradi 
sopra  lo  zero. 

«  Fin  qui  del  sangue  umano,  che  io  vi  presento  come  archetipo  o 
come  termine  di  comparazione  per  l' esame  non  tanto  di  quello  di 


-  649  - 
altri  di-i  inaiuiiiiferi  (  fra  i  quali  io  prenderò  ad  esempio  il  bove  ) 
f|uant'aiulie  di  alcuna  delle  s|)ecie  ajiparlenenti  alle  altre  tre  classi 
di  vertebrati,  dir  v()<,'li()  f,'li  uceelli,  i  iettili,  eil  i  pesci.  Rispetto  ai 
<piali  tutti  servirà  a  noi  ili  ravvisare  pel  loro  sangue  sensibili  diffe- 
renze da  (|uello  umano;  nulla  cintandosi  il  Foro  di  distinguere  i 
singoli  biuti  cui  possa  un  tale  o  tal  altro  sangue  appartenere,  e  ri- 
chiedendo soltanto  clie  di  così  fatto  umore  venga  negata,  od  am- 
messa la  umanità.  E  passando  ora  a  dire  del  sangue  del  bove,  av- 
vert<i  intanto  che  i  trattamenti  preliminari  sono  ([iielli  stessi  che 
descritti  abbiamo  per  1'  umano. 

«  L'impasto  che  mediante  il  liquor  acido  se  ne  ottiene  è  omoge- 
neo, coerente  e  plastico  come  f|uello  dell'uonjo,  onde  è  che  nessuna 
differenza  fra  l'uno  e  l'altro  emerge  fin  qui,  se  non  che  agitata  e 
compressa  a  lungo  la  pasta  che  resultonne,  essa  si  strappa,  e  si  ri- 
duce in  stracci  che  non  «■  possibile  di  agglutinare  di  nuovo.  Collo- 
cata su  lastra  di  vetro  secondo  il  solito,  nessun  cambiamento  ci  f)f- 
fi'e  ilecorse  che  siano  ben  i  a  ore,  nessinio  dopo  le  3o  e  le  /|0,  a  mal- 
grado che  la  temperatura  dell'  ambiente  oltrepassi  ao  gr.  Reaumur. 
Mantiene  la  sua  forma  non  che  i  suoi  diametri  ;  non  assume  aspetto 
di  materia  semifusa  o  picea,  non  lucidità,  non  facoltà  di  riflettere  le 
immagini.  Quindi  nessuna  fluidificazione  in  questa  pasta  si  osserva 
decorse  più  settimane  e  mesi.  Non  si  deforma  comunque  venga  in- 
clinato il  piano  della  lastra  su  cui  riposa,  ma  in  vece  niantiensi  per 
l'aspetto  ([uella  stessa  che  era  in  principio,  tranne  l'avere  assunto 
un  colore  più  fosco. 

«  Chi  è  ora  che,  raffrontando  i  resullamenti  ottenuti  da  questo 
secondo  esperimento  con  (pielli  del  primo,  non  scorga  per  le  notate 
discrepanze  essere  i  due  sangui  provenienti  da  animali  diversi,  ben- 
ché spettanti  alla  categoria  medesima  dei  manniiiferi?  Chi  è  che 
non  veda  che  ritenendo  come  caratteristica  del  sangue  umano  la 
facile  e  pronta  fluidificazione  della  sua  massa  (^divenuta  tale  da  ma- 
ravigliare per  la  concepita  scorrevolezza)  non  pervenga  a  differen- 
ziarne il  sangue  del  bove,  di  cui  l'impasto  resta,  come  dicemmo, 
im|)assil)ik'  ed  inerte? 

i<  Sono  quindi  non  meno  sensìbili  le  differenze  che  ci  presenta 
l'impasto  ottenuto  coi  già  indicati  mezzi  dal  sangue  di  colombo, 
che  ii>  vi  presento  come  tipo  j)er  la  inimerosa  classe  degli  uccelli, 
l'ino  dal   momento  in  cui  s'imprende  ad  unire  la  polvere  col  li- 


—  G5o  — 
quore  acido,  ci  è  facile  di  accoig;eisi  che  umano  quel  sangue  non  è. 
Avvegnaché  per  quanta  dihgenza  e  destrezza  si  adoprinel  fare  l'im- 
pasto, non  ci  è  per  alcun  modo  possibile  di  formare  un  sol  tutto 
otl  una  massa  coerente,  plastica,  ed  omoj^cnea  ;  non  si  ha  che  un 
mucchio  (li  particelle  1' una  dall'altra  divise  ove  la  materia  solida 
è  sì  poco  intimamente  unita  col  liquore  aggiunto,  che  recusando 
ostinatamente  di  ap])ropriarselo,  ben  presto  ne  dispinge  notaiiile 
porzione  verso  le  parti  periferiche,  non  senza  però  subire  in  capo 
a  qualche  giorno  una  specie  di  fusione  o  di  soluzione  entro  il  li- 
([uido  stesso  che  ha  respinto. 

«  Donde  manifesto  apparisce  che  se  prima  di  poter  discriminare 
il  sangue  del  bove  da  quello  dell'uomo  fa  d'uopo  di  lasciar  decor- 
rere un  certo  periodo,  perviensi  all'  opposto  a  discriminare  quello 
di  colombo  nell'  alto  stesso  di  mescolarne,  o  di  estinguerne  la  pol- 
vere col  liquore  acido. 

«  Quanto  poi  ai  caratteri  che  ci  vengono  presentati  dal  sangue 
dei  rettili,  e  de'pesci,  fra  i  quali  io  ebbi  ad  esaminare  la  ranocchia 
ed  il  ramarro,  la  tinca  e  l'anguilla  di  accpia  dolce,  n'è  si  piccola  la 
differenza  al  confronto  dei  resultamenti  ottenuti  dal  sangue  di  co- 
lombo, che  ciò  che  abbiamo  detto  di  questo,  è  da  dirsi  in  gran  par- 
te per  quelli 

«  Tali  quali  io  li  esponeva,  rispettabili  Colleghi,  sono  i  caratteri 
più  precipui  ed  essenziali,  e  direi  anche  patognomonici,  per  la  discri- 
minazione del  sangue  umano  da  quello  dei  bruti.  Altri  poi  ve  ne 
hanno  di  succursali,  che  la  sommaria  descrizione  del  processo  non 
permette  di  enumerare,  ed  altri  anche  forse  ne  troverò  per  maggior 
corredo,  in  continuando  questi  miei  studi  sul  sangue.  Pur  tuttavia 
io  non  dissimulo,  o  Signori,  che  alcuni  ostacoli  mi  rimangono  anco- 
ra da  superare 

«  .\ccarezzo  anch'  io  l'animale  che  per  difendere  la  vita  del  suo 
signore  sacrilica  volonteroso  ed  impavido  la  propria.  Encomio  nel 
cane  la  virtù  di  leccare  la  mano  che  lo  percuote,  e  vorrei  esser 
poeta  per  inalzarne  i  meriti  fino  alle  stelle.  Simbolo  di  fedeltà  io  lo 
proclamo  degno  dell'  uomo,  e  di  stare  in  sua  compagnia  ;  ma  non 
vorrei  che  a  lui  si  avvicinasse  tanto  quanto  gli  si  avvicina  per  il 
iato  del  sangue,  perchè  appunto  il  suo  sangue  mi  ha  dato  assai  da 
fare,  e  tuttora  me  ne  dà  nelle  indagini  che  vado  facendo  per  diffe- 
renziarlo da  quello  dell'uomo. 


—  G5i    — 

«  Pongo  fine  umanissimi  uditori  al  mio  ragionamento,  porgendovi 
con  vera  compiacenza  dell'  animo  mio  una  solenne  prova  della  fe- 
lice riuscita  del  mio  processo;  essendoclic  desso  non  solo  corrispose 
nelle  mie  mani,  che  ne  sono  l'autore,  e  che  essendomi  in  cosiffatta 
materia  esercitato  riunisco  in  mit)  favore  la  presunzione  di  mag- 
giore idoneità  che  altri,  ma  corrispose  del  pari  eziandio  nelle  mani 
di  IMI  giovine  che  essendomi  stato  aiuto  nelle  esperienze,  e  cono- 
scendo i  miei  metodi,  fu  in  grado  nel  prossimo  passato  agosto  di 
riconoscere  fra  due  tòppe  di  tela  di  cotone  macchiata  già  da  un 
mese  e  piìi,  luna  col  sangue  di  hove  l'altra  con  sangue  umano,  fu 
in  grado,  ripeto,  di  distinguere  quale  fra  esse  era  quella  slata  mac- 
chiala da  sangue  umano. 

»  Taccio  di  costui  il  nome,  poiché,  presente,  io  temerei  d'offen- 
derne la  modestia.  Vi  narro  però  un  fatto,  di  cui  può  ciascuno  a 
suo  talento  costatare  la  veridicità  e  autenticità. 

«  Vogliano  altri,  io  li  scongiuro,  fare  altrettanto.  Vogliano  meco 
cooperare  all'  impresa,  estenderla  e  perfezionarla  :  io  sarò  hastante- 
niente  pago  per  avere  il  primo  dato  impulso  ad  un'  opra  la  quale 
nelle  laute  applicazioni  di  cui  è  ferace,  non  può  non  arrecare  al 
henessere  delle  nazioni  il  più  segnalato  servizio  ». 

Prof.  Gioacchino  Taduei 

Terminata  questa  lettura,  l'adunanza,  conosciutane  l' importan- 
za, proruppe  in  replicati  applausi,  ed  a  proposizione  del  prof.  Botto 
votò  che  siano  rese  puhhiiohe  grazie  al  distinto  autore. 

Il  Principe  Luigi  Luciano  lìonaparte  domandò  (juindi  che  a  te- 
stimoniare il  conto  in  che  si  teneva  la  Memoria  del  prof.Taddei, 
venisse  (piella  inserita  per  intiero  negli  .\lti;  l'adunanza  assenti 
plaudendo  a  questa  proposta. 

Il  prof.  Luigi  Pacini  lesse  dipoi  la  relazione  di  una  traslocazione 
dello  .stomaco,  dell'  intestino  colon  e  di  alcune  volute  del  tenue  in- 
testini) dal  ventre  nel  petto,  avvenuta  in  un  vellurino  di  33  anni;  il 
(juale  dieci  anni  prima  della  sua  morte  cadeixlo  da  cavallo  pei'cosse 
fortemente  il  ventre  sul  suolo.  Fa  osservare  il  Pacini  che  questo  caso 
non  può  esser  collocato  fra  l'ernie,  perchè  mancante  di  sacco  er- 
niario, e  degli  altri  caratteri  indicali  dagli  autori  per  l'ernie  di  <|ue- 
sta  natura.  Una  tavola  illustialiva  accompagnava  la  .Memoiia. 

82 


—    6'rx    — 

Leggeva  il  cav.  Quadri  un  suo  ragionamento  sulla  Medicina  pra- 
tica italiana,  ed  il  dott.  Turclietti  presentava  un  opuscolo  del  dot- 
tore (iiiintoii  sulla  causa  clic  più  pi'ol)al)iliiu'iite  genera  alcune  en- 
ileniiclie  ed  c|)idcmiclie  malallic  nel  popolo  del  l'onte  huggianese, 
e  ne  faceva  rimarcare  i  pregi. 

11  cav.  Presidente  in  fine  con  le  seguenti  beneornate  ed  affettuo- 
se parole  prendeva  congedo  dalla  Sezione  sciogliciid(i  la  seduta. 

Il  Se  nel  corso  di  mia  vita  ebbi  ini' epoca  felice,  ella  è  la  pre- 
sente, in  cui  mi  venne  dato  di  sedere  a  Preside  di  questa  Sezione, 
la  quale  raccoglie  colleglli  doni,  illuminati;  colleglli  distinti  per  fa- 
ma, per  sapere  e  per  insegnamento.  Lltimo  fra  voi,  mi  glorio  di 
avere  utilmente  appreso  dai  vostri  discorsi,  dalle  vostre  scienlifi- 
clie  esercitazioni.  Voi  avete  trattato  gravi  argomenti  con  senno,  con 
severità  ;  e  nelle  vostre  discussioni,  dato  bando  al  calore  delle  di- 
spute, allo  spirito  di  parte,  non  eravate  animati  clic  dall'  amore 
della  scienza,  dalla  sicura  e  fredda  ragione.  I  medici  nazionali  ed 
esteri  vi  renderanno  giustizia  e  lode  per  l' interesse  clie  avete  di- 
mostrato pel  progresso  della  scienza  e  dell'  arte  salutare,  e  per  li 
utili  risullamenti  cbe  ne  sono  la  conseguenza  ». 

«  Ma  troppo  presto  sono  scorsi  i  giorni  :  ed  i  nostri  cuori  sonosi 
appena  vicendevolmente  aperti  ed  amati,  che  è  segnata  l'ora  della 
nostra  separazione.  Perciò  io  vi  lascio,  dando  a  tatti  nn  tenero  ad- 
dio, un  frateruo  abbraccio,  e  portando  meco  sino  alla  tomba  la  ri- 
cordanza dell'amore  cbe  mi  avete,  oltre  ogni  mio  dire,  dimostrato. 
E  se  nel  disimpegno  dell'  onorevole  incarico,  quale  vi  degnaste  af- 
fidarmi, ho  conseguitola  vostra  soddisfazione  :  ella  è  tutta  opera  vo- 
stra, egli  è  tutto  a  voi  dovuto  ». 

Visto  —  //  Presidente  Cat\ .  Carlo  Speranza 


(  Oott.  An 
ISegretanl^  Doti,  (il 


NTONIO  SaLVAGNOM 
ROLAWO  ClONI 


RAPPORTO 

Ik  COMMlSSlOHg  INCàRlCATà  DI  VERIFICARE  L'  ESATTEZZA  DEL  PROCESSO  'VERBALE 

DELL    ADLNA.NZA    DEL    iS    SETTEMBRE 


Ali  adempiiiuMito  dell  incarico,  onde  \ennero  ieri  oiioi'ali  i  sollo- 
sciilli,  si  sono  radmiali  nella  sala  delle  Commissioni,  ove  il  dot- 
tor Salvagnoli  rassegnò  i  processi  verbali,  sui  quali  vertevano  le 
ossci'va/.ioni  falle  a  voce  dal  sig.  Principe  tli  Canino,  e  poscia  co- 
nninicatc  ad  uno  di  noi. 

Fatta  (|uindt  attenta  lettura  di  (iiiel  verhale,  e  raffrontando  i 
passi  controversi  coi  corrispondenti  appunti  de' Segretari,  e  colle 
reminiscenze  tiei  membri  componenti  la  Commissione  :  hanno  tro- 
vato che  i  punti  sui  (|uali  poteva  nascer  dubbio  di  minore  esat- 
tezza, erano; 

I ."  Se  si  avesse  potuto  dire  unanime  il  volo  delia  Conunissione 
delle  risaie,  mancante  della  firma  dì  uu<>  dei  membri  nominati  a 
farne  parte:*  e  si  «lecise  in  senso  affermativo,  perchè  al  Segretario 
della  Sezione  medica  cui  incombeva  dar  notizia  del  rapjiorto  e  delle 
conclusioni  in  esso  j)resentate,  non  constava  da  cpiel  documento 
riserva  di  sorta  per  parte  d'alcuno  de'membri  di  quella  Commissione. 

5.  ."Sul  senso  da  darsi  alle  parole  con  cui  il  sig.  Principe  di  Ca- 
nino assumeva  im])egno  di  non  porre  a  risaia  i  propri  latifondi 
neir  Agro  romano  che  sarebbero  atti  a  tale  coltura,  riferite  nel  ver- 
bale coi  seguenti  termini: 

a  II  Principe  lìonaparte  dichiara  che  egli  pure  ama  di  vedei- 
«  sana  e  felice  1'  Italia  e  però  ritenere  che  in  alcune  speciali  circo- 
«  stanze  possa  convenire  la  coltura  dei  riso.  Tuttavia  essere  tanto 
«  forte  il  desiderio  so|)ra  espresso,  che  possessore  di  latifondi  nel- 
«  1  Agro  romano  ove  potrebbe  coltivale  il  riso  a  suo  prolilto,  pure 


—  654   — 
n  Ila  seiupi'e  ascritto  a  sua  gloria  sagrificare  al  l)en  pul)blico  il  suo 
<>  privalo  interesse,  anzi  prender  solenne  impegno  col  Consesso  di 
«  non  introdurvi  mai  (|ucsta  coltura  ». 

Preso  dai  sottoscritti  in  esame  tal  dubbio,  attesa  la  dichiara- 
zione fatta  dal  Principe  di  Canino  a  maggiore  schiarimento  del  sen- 
so col  quale  proferì  (pielie  parole,  non  volendo  esso  riferirle  in  ap- 
poggio alle  conclusioni  proposte  dalla  Commissione,  ma  soltanto 
per  maggiormente  comprovare  l' indipendenza  del  proprio  voto  in 
tale  argomento;  e  poiché  tale  dichiarazione  risulta  conforme  alla 
impressione  ricevuta  dai  sottoscritti  (piando  fu  pronunciato  il  dis- 
corso a  cui  essa  è  riferibile,  ritenendo  essi  die  dal  verbale  non 
risulti  con  sufficiente  chiarezza  un  tale  concetto,  trovarono  oppor- 
tuna la  modificazione  seguente. 

«  Il  Principe  Bonaparte  dichiara  che  egli  pure  ama  di  veder 
«  sana  e  felice  l' Italia,  ma  ritiene  ad  un  tempo  che  possa  in  alcune 
«  speciali  circostanze  convenire  la  coltura  del  riso  ;  a  dar  maggior 
«  peso  a  questa  sua  opinione,  ed  a  mostrarla  indipendente  da  qua- 
«  lunque  suo  interesse,  egli  dichiarava  che  possessore  di  latifondi 
«  neir  Agro  romano  ove  potrebbe  coltivare  il  riso,  si  era  .sempre 
«  astenuto  dal  farlo,  ed  ora  prendeva  solenne  impegno  col  Conses- 
«  so  di  non  introdurvi  mai  codesta  coltura  ». 

.\  riguardo  delle  esposte  considerazioni  e  dei  proposti  schiari- 
menti i  sottoscritti  hanno  fiducia  che  la  Sezione  vorrà  passare  alla 
definitiva  approvazione  di  quel  processo  verbale,  che  riconoscono 
del  resto  regolarmente  redatto. 

Lucca  29  settembre  i843 


Avv.  Celso  Marziicchi 
Alessandro  Porro 
Girolamo  Botto 
Gio.  RA:>rpiNELLi 
C.  A.  Cai.derini 


ATTI   VERBALI 


DELLA  SOTTO-SEZIONE  DI  CHIRURGIA 


A  D  l  N  A  i\  Z  A 

DEL    GIORNO    1 8    SETTE  M  BUE 


»se<- 


M.I  Vice-Presidente  apre  radunanza  con  un  Iji-eve  discorso  col  quale 
ringrazia  chi  volle  elef,'gerlo  alla  comiiiaccnza  di  dirigere  la  Solto- 
Sezione,  e  prega  i  membri  della  medesima  a  voler  essere  cortesi 
delle  loro  osservazioni,  ed  in  qualun(|ue  disputa  s'intraprenda  averlo 
j)er  fratello,  mirando  sempre  alla  |)ratica  utilità,  piuttosto  clie  alle 
meno  proliltcvoli  discussioni  tcorcticlie.  Dopo  di  che  avuta  la  pa- 
rola il  dott.  Linoli  fece  le  seguenti  domande  ai  membri  adunati. 

i.'Se  la  vera  fibra  muscolare  sia  soggetta  o  no  alla  infiam- 
mazione. 

-2."  Se  asportata  si  rigeneri  o  no,  accennando  egli  come  per  espe- 
rimenti da  esso  instituiti  fosse  persuaso  che  la  fdira  muscolare  non 
possa  esser  presa  da  (logosi,  e  che  quand'anche  lo  possa  essere 
non  ne  viene  per  conseguenza  che  si  rigeneri. 

Richiesto  dal  doli.  Turchetti,  il  dott.  Linoli  descrive  la  maniera 
degli  esperimenti  da  esso  eseguiti,  dai  (piali  ha  tratte  le  sopraddette 
conclusioni.  Insorta  discussione,  il  prof.  Regnoli  sostiene  non  solo 
essere  infiammabile  come  ogni  tessuto  organico  la  fibra  muscolare, 
ma  ancora  riproducibile;  né  solo  essa,  ma  il  tessuto  tendineo  pur 
anco,  come  dimostrant)  le  osservazioni  anatomiche  e  patologiche  di 
Guerin.  Nella  opinione  del  prof.  Regnoli  scendono  j)ure  il  dott.  Tur- 
chetti e  il  prof.  Pacini.  Il  Vice-Presidente  ricorda  come  in  generale 
la  cicatrizzazione  dei  muscoli  divisi,  specialmente  (piando  la  divi- 
sione ("■  trasversa  alla  direzione  delle  libre,  e  che  vi  è  retrazione 
grande,  si  fa  per  nuovo  tessuto  tendineo,  onde  il  muscolo  diviene 
digastrico  se  innanzi  non  era  ;  e  conferma  l'asserzione  ricordando 
dei  fatti  in  proposito.  .Ma  insistendo  il  dott.  Linoli  nel  ritenere  che 
la  riunione  dei  capi  divisi  del  muscolo  non  si  faccia  per  nuova  fi- 


—   658   — 

lira  teiulinea,  il  pi'nl'.  Kegiioli  aggiunge  essere  probabile  che  la  dis- 
crepanza dipenda  dai  vari  periodi  nei  (|uali  fmono  fatte  le  ossei- 
vazioni  analomiclie,  e  dal  vario  modo  di  cui-are  lesioni  tali  tenen- 
do le  parti  in  riposo  per  moltissimo  o  per  brevissimo  tempo. 

Passata  la  discussione  all'  altro  argomento  della  riproduzione  di 
fibra  muscolare,  ed  avvertendo  il  Vice-Presidente  come  si  abbia  fa- 
cilmente riproduzione  di  quei  tessuti  che  si  compongono  essenzial- 
mente di  cellulaie,  e  non  in  egual  modo  chiara  la  lipioduzione 
della  fibra  nervea,  e  muscolare;  richiesto  il  parere  dei  mèmbri  del- 
r  assemblea,  il  dott.  Parola  disse  essere  innegabile  la  riproduzione 
della  fibra  stessa  specialmente  jjcr  effetto  di  flogosi.  E  di  fpiesta 
opinione  si  dichiara  pure  il  doti.  Rigacci,  confortandola  con  un  fatto 
di  ferita  del  sopra-cigliare,  che  dopo  dieci  anni  non  manifestò  trac- 
cia di  antecedente  lesione,  come  se  il  muscolo  fosse  slato  sempre 
continuo.  Il  \  ice-Preside  ricorda  come  anche  nel  muscolo  sotto  cer- 
te speciali  circostanze  si  possa  avere  la  riunione  immediata,  quindi 
la  mancanza  di  cicatrice  per  tendine;  e  che  sarebbe  esempio  di  ve- 
ra riproduzione  muscolare  quello  che  succedesse  alla  asportazione 
di  molta  parte  di  un  muscolo.  Mosso  quindi  il  discorso  intorno  alla 
infiammabilità  della  fibra  muscolare,  sostengono  esseie  questa  ve- 
ramente infiammabile  i  professori  Regnoli  eCenlofanti,  il  dott.  Paro- 
la e  il  dott.  Nerici,  in  quanto  che  si  trovano  in  essa  fibra  le  vestigia  di 
tale  processo  morboso.  Il  dott.  Ampelio  Calderini  consiglia  che  ol- 
tre le  osservazioni  anatomiche  ad  occhio  nudo,  le  quali  sono  stale 
fatte  sul  muscolo  in  massa,  si  facciano  ancora  le  microscopiche,  on- 
de chiarir  meglio  questo  importante  argomento. 

Il  dott.  Turchetti  fa  risovvenire  essere  state  proposte  somme  in 
denaro  a  disposizione  degli  indagatori  dell'  arte  che  amassero  ri- 
petere gli  esperimenti  giudicati  convenienti  dal  voto  complessivo 
dell'  assemblee  di  qualunque  Congresso  italiano;  e  il  doti.  Linoli 
chiedendo  la  ripetizione  de' suoi  ne  ha  dal  Vice-Preside  promessa 
che  la  sua  dimanda  sarà  messa  innanzi  al  Presidente  della  Sezione 
di  Medicina.  Dopo  ciò  lo  stesso  dott.  Turchetti  riferi  un  caso  di 
spappolamento  cerebrale  avvenuto  in  un  individuo  ferito  da  alcuni 
proiettili  slanciali  da  fucile,  nella  faccia  e  nel  capo  e  segnatamente 
nella  gobba  parietale  sinistra,  con  perforazione  dell'osso,  e  lesione 
del  lobo  cerebrale  anteriore.  Benché  caduto  a  terra  nell'atto  del 
ferimento  il  paziente  si  riebbe  tantosto;  le  lesioni  avvenute  per  gli 


-  659  - 
accennati  proiettili  alla  faccia  e  all'  apice  della  lingua  cicatrizzaro- 
no in  pochi  giorni  ;  unico  rcsitluo  patologico  fu  la  inipossihilitù  di 
enielterc  e  articolare  i  suoni,  (|uantiMi(pie  fossero  liberi  i  moli  della 
lingua  e  fisiologico  il  senso  del  gusto.  Le  funzioni  mentali  rimasero 
regolari.  Dopo  dodici  giorni,  colto  successivamente  da  letargo,  deli- 
(|ui,  convulsioni  e  paralisi,  nioil  in  ventisei  ore  di  niniiifesla  affe- 
zione cerebrale. 

La  sezione  cadaverica  mostrò  una  ben  liquida  fusione  del  lobo 
cerebrale  anteriore  sinistro;  fusione  della  quale  il  sinistro  ventrico- 
lo era  il  ricettacolo;  non  eravi  limite  d'alcuna  cisti,  però  era  marca- 
to con  precisione  il  guasto  dal  tessuto  normale  del  cervello,  per  cui 
sembrava  più  effetto  della  pressione  de' proiettili  peneti-ati  che  di 
un  infiammatorio  processo.  Rimarcò  essere  stato  sempre  apirettico  il 
ferito,  ed  aggiunse  attribuir  egli' la  mutolezza  al  semplice  ingorgo 
del  nervo  che  serve  all'articolazione  de' suoni. 

Il  Vice-Presidente  dichiara  importante  la  comunicazione  conva- 
lidante i  concetti  ilei  Bouillaud,  e  del  Dei-Punta,  cioè  essere  proprio 
alle  affezioni  de'  lobi  cerebi-ali  anteriori  la  imperfezione,  o  la  perdita 
della  favella. 

Il  Vice-Presidente  stesso  offre  alla  discussione  alcuni  temi  pro- 
posti alla  Sotto-Sezione  chirurgica  di  Padova,  e  non  trattali  per  man- 
canza di  tempo. 

I ."  Se  la  iscuria  che  quasi  improvvisamente  assale  i  vecchi  è  real- 
mente effetto  di  paralisi  della  vessica  orinarla,  (  intendendo  per  pa- 
ralisi la  mancanza  di  azione  nerveo-muscolare  nel  senso  general- 
mente accordato  a  questa  parola  ). 

2."  Se  nei  tiunori  erettili  congeniti  son  preferibili  le  iniezioni  irri- 
tanti nel  viluppo  dei  vasi,  dai  quali  sono  formati,  ad  ogni  altro  meto- 
do operativo,  oppure  in  quali  casi  esse  meritino  la  preferenza. 

3."  Se  negli  idroceli  non  molto  antichi  della  vaginale  del  testicolo 
sia  preferibile  1' ago-piuitura  agli  altri  metodi  di  cura  radicali. 

4."  Riconosciuto  in  donna  incinta  da  pochi  mesi  il  diametro  sacro- 
pid)ico  di  due  pollici  e  mezzo  ed  anche  meno,  si  deve  egli  procu- 
rare il  parto  immaturo  al  settimo  mese,  od  eseguire  la  isterotoniìa 
laterale  o  la  pubitomìa  del  Cattolica  al  nono  mese  nel  secondo  sta- 
dio del  parto? 

5.°  Quali  sono  i  casi  nei  quali  convenga  la  litotomìa,  o  la  lito- 
trijjsia,  e  viceversa? 

83 


—   66o   — 

Esposti  i  quesiti  per  le  discussioni  future,  si  tornò  sull'esame 
della  causa  dell'  ascesso  cerebrale  narralo  dal  doli.  Turclielti. 

Il  prof.  Cenlofanli  espone  di  non  poter  animellere  la  raccolta 
del  pus  seii/.a  il  processo  flogistico,  e  nel  caso  prima  riferito  o  man- 
care la  vera  marcia,  o  esservi  stata  infiammazione;  aggiungendo  che 
anche  una  lenta  flogosi  può  condurre  all'  esito  di  suppurazione  sen- 
za manifestazione,  a  corpo  vivo,  de' fenomeni  caratteristici  dell'in- 
terno processo,  il  dott.  Turclielti  confessa  il  suo  dubbio  sulla  vera 
natura  del  liquido  trovato,  non  avendo  potuto  analizzarlo  chimica- 
mente, ma  avanza  l'opinione  che  piuttosto  risultasse  da  sciogli- 
mento della  sostanza  cerebrale,  per  effetto  della  causa  traumatica 
accennala. 

Il  Vice-Preside  fa  osservare  che  la  permanenza  di  un  corpo  stra- 
niero non  può  a  meno  di  non  indurre  la  flogosi  di  reazione,  finché 
non  siasi  lentamente  formata  una  cisti  difendente  i  tessuti  dal  mo- 
lesto contatto.  Opina  perciò  che  il  liquido  trovato  fosse  pus  per 
flogosi,  e  ricorda  essere  più  frequente  nelle  encefaliti,  anche  lente, 
il  trovare  il  rammollimento  ed  il  pus,  di  quello  che  l' iniezione  pro- 
pria del  tessuto  nerveo.  Il  dott.  Lindi  cita  per  sequela  di  argomen- 
to un  caso  da  lui  osservato  di  donna,  la  quale  dopo  inghiottito  un 
emetico  cui  era  avvezza  per  emicranie  ricorrenti,  morì  rapidamente. 
La  necrotomia  mostrò  concrezioni  nel  cervello,  e  rammollimento 
del  cervelletto;  chiede  egli  perciò  se  tali  risultati  si  possano  attribui- 
re a  processo  flogistico.  Neil' esaminare  il  Vice-Presidente  se  deb- 
bansi  attribuire  i  rammollimenti  dell'encefalo  ad  infiammazione, 
cita  per  schiarimento  un  caso  di  emicrania  vespertina  ricorrente,  che 
sedata  alcune  volte  col  solfato  di  chinina,  si  rese  ostinata  in  seguito 
a  quel  sussidio  e  ad  ogni  altro,  cagionando  la  morte.  Avvisa  che 
l'ispezione  cadaverica  mostrò  un- corpo  fibroso  nel  lobo  destro  e 
alla  base  del  cervello  con  circostante  rammollimento  ;  spiega  la  man- 
canza di  paralisi  per  1'  ostacolo  del  rammollimento  all'  intera  com- 
pressione del  corpo  fibroso  accennato,  ed  invita  a  tener  conto  di 
questi  casi  j)reziosi  ad  illustrazione  della  patologia  dell'encefalo. 

Il  dott.  Linoli  narra  altro  caso  di  soggetto  amaurotico  il  quale 
recatosi  a  consultare  anche  il  celebre  prof.  Nespoli  n'  ebbe  in  ri- 
sposta essere  incurabile  1'  amaurosi  per  tumore  fibroso  nella  parte 
cerebrale  prossima  ai  nervi  ottici;  e  alla  morte  del  cieco,  nella  se- 


—   66i    — 

zione  si  trovò  un  tumore  piramidale  che  partiva  dal  talamo  dei  ner- 
vi ottici,  del  volume  di  ima  pera. 

Il  prof.  (Iciilofaiili  cliicdc  precisa  decisione  dall'  assemblea  se 
r  indurimento  e  il  ranunollimciilo  cerebrale,  e  le  nuove  formazio- 
ni organiclie  siano  sempre  dipendenti  da  infiammazione;  risponde 
il  Vice-L'residente  clie  per  argomento  di  analogia  cogli  altri  tunioii 
infiannnatorj  si  può  rilenei'e  il  rammollimento  cerebrale  figlio  di 
processo  flogistico. 

Il  j)rof.  Pacini  domanda  al  dott.  Turcbetti  se  nella  necroscopìa 
del  suo  ferito  abbia  osservato  la  condizione  del  nervo  grande-ipo- 
glosso,onde  argomentare,  in  sostegno  delle  osservazioni  del  prof.  Pa- 
nizza,  se  per  lo  stato  patologico  del  duodecimo  paio  del  Soemmering 
si  potevano  spiegare  i  fenomeni  d'impedita  loquela  presentati  dal- 
l'infermo; e  lispondendo  r  interrogato  non  aver  riscontrato  la  pre- 
cisata lesione,  né  averla  sospettata,  passò  Io  stesso  prof.  Pacini  a 
chiedere  al  dott.  I, inoli  in  (piai  parte  del  talamo  de' nervi  ottici  esi- 
stesse la  compressione  del  tumore  piriforme  accennato,  onde  avva- 
lorarne fisiologiche  conseguenze;  e  il  dott.  Linoli  rispose  che  il  tu- 
more colla  sua  base  comprimeva  interamente  il  talamo  de'  nervi  ot- 
tici accennati,  aggiungendo  altri  casi  da  lui  osservati  di  rammolli- 
mento cerebrale.  Qui  il  Vice-Preside  la  Sotto-Sezione  osserva  che  al- 
cune volte  il  rammollimento  avviene  per  sola  causa  traumatica. 

Il  dott.  Vecchi  cita  un  caso  di  morte  repentina  per  soffocazio- 
ne, nel  quale  alla  necrotomia  si  riscontrarono  nella  cavità  del  cranio 
ventisette  idatidi,  alcune  grosse  come  un  uovo  di  piccione  ;  e  non 
solo  negli  emisferi  cerebrali  ma  pur  anco  nei  ventricoli,  quattro  in 
uno  e  cinque  nell'altro,  della  grossezza  anche  maggiore  di  un  ecce; 
aggiunse  essersi  riscontrato  del  rammollimentocircostante,  esoggetto 
l'individuo  ad  insulti  epilettici  ricorrenti.  Osserva  il  Vice-Presiden- 
te che  il  rammollimento  cerebrale  in  quel  caso  poteva  esser  frutto  di 
decomposizione  cadaverica,  giacché  l'individuo  mori  nella  più  calda 
stagione,  e  fu  sezionalo  due  giorni  dopo  morte;  avendo  anche  ri- 
guardo che  il  ripetuto  rammollimento  è  altrettanto  più  facile  ed 
esleso  quanto  più  ra]>ida  è  l'estinzione  della  vita. 

Il  doti.  Nerici  comunica  altro  caso  di  necroscopìa  mostrante  spap- 
polamento di  tutta  la  massa  cerebrale  più  coi  caratteri  della  feccia  del 
vino,  che  con  risultanti  da  decomposizione  di  umani  tessuti;  ag- 
giunge il  prof.  Pacini  che  tale  individuo  avea  da  qualche  tempo  in- 


—   662   — 
nanzi  la  morie  perduta  quasi  per  intero  ogni  memoria,  mentre  pri- 
ma ne  possedeva  in  dose  invidiabile,  e  glie  perciò  reggesse  il  so- 
spetto essere  stata  una  lenta  lesione  quella  die  indusse  il  risultato 
cadaverico  accennato. 

Il  dott.  Turchelti  torna  suir  argomento  primo  a  domandare,  se 
per  r  effetto  dei  proiettili  entrati  nel  cranio  dell'  individuo  da  lui 
osservato,  sia  succeduto  lo  stesso  rammollimento  di  tessuti  clie  av- 
viene in  tante  altre  parti  esterne  immedialamenle  dopo  ferite  da 
arme  da  fuoco,  cioè  vero  rammollimento  traumatico;  risponde  il 
Vice-Presidente  che  la  presenza  del  pus  indicherebbe  piuttosto  il 
ranimollimento  flogistico. 

Passò  in  seguilo  il  prof.  Centbfanti  a  far  decidere  dall'  assem- 
blea, se  succeda  assorbimento  di  piis,  se  questo  possa  formarsi  nelle 
vene,  e  se  esiste  diatesi  purulenta. 

Risponde  il  Vice-Presidente  che  le  osservazioni  del  prof.  Panizza 
e  di  altri  mostrano  facili  le  vene  ad  assorbire  anche  i  principj  disaffi- 
ni,  e  possibile  la  piugenla  generale  per  giro  della  marcia  separata 
dalle  vene  stesse  infiammale,  rara  però  a  motivo  de' grumi  sanguigni 
che  difendono  spesso  una  vena  pregna  di  pus,  e  ne  minorano  la  p(ì- 
lenza  circolatoria.  Ripete  1'  anzidetto  prof.  Centofanti  credere  quasi 
impossibile  l'assorbimento  di  vene  ammalate;  ma  succede  assertiva 
vice-presidenziale  trovarsi  pus  nelle  vene  in  qualunque  slato  fisiolo- 
gico o  patologico  si  ritrovino  ;  ed  alla  domanda  del  ripetuto  professo- 
re se  delibasi  credere  alla  flogosi  della  membrana  interna  delle  vene, 
risponde  la  slessa  autorità  essere  abilitali  dal  cumulo  dei  falli  osser- 
vali ad  ammetterla,  non  per  le  alterazioni  della  tunica  interna,  ma 
per  quelle  del  vaso  tutto,  e  delle  parti  vicine. 

11  prof.  Borclli  manifesta  il  desiderio  che  1'  assemblea  s'occupi 
della  natura  e  delie  cagioni  di  quelle  febbri,  che  insorgono  dopo  le 
più  gravi  lesioni  violente  della  organizzazione,  e  delle  più  grandi 
operazioni  chirurgiche,  perchè  non  gli  sembrano  determinate,  né  an- 
che dalle  opere  de' più  recenti  scrittori,  con  (]uella  precisione  che 
sarebbe  necessaria  per  istabilire  un  adattato  metodo  curativo.  Ri- 
sponde il  prof.  Centofanti  che  molte  morti  credute  figlie  di  febbri 
particolari,  non  lo  sono  che  per  assorbimento  di  pus.  Replica  il 
prof.  Borelli,  facendo  rifleltere  che,  per  giimgere  allo  scopo  soprain- 
dicato, non  basta  ricordare  una  od  altra  cagione  capace  di  produrre 
quelle  febbri,  ma  si  debbono  considerare  tutte  al  tempo  stesso. 


—  663  — 
CliiiidoiI  Vice-Preside  la  Sotto-Sezione  narrando  un  fatto  di  flehiti- 
de  succeduto  al  salasso  dal  braccio  sinistro  in  una  donna  nella  (juale 
dopo  la  ferita  della  vena,  forse  già  mal  disposta,  cangiò  la  natura 
della  febbre  per  la  quale  erasi  ricoverata  nel  Nosocomio,  e  die  in  un 
accesso  perì.  Trovossi  obliterala  la  cefalica  ferita,  per  l'estensione 
di  due  pollici  alla  piegatura  del  gomito,  e  (piindi  pus  fino  all'  ascel- 
lare; poi  grumi  sanguigni  nell'ascellare,  indi  nuovo  pus  nella  suc- 
clavia, il  quale,  non  essendo  cbiuso  da  grumi  nella  cava  superiore, 
giungeva  al  cuore  destro,  in  line  ascessi  metastatici  del  polmone  de- 
stro ;  e  perciò  un  esempio  di  generale  infezione  per  flogosi  della  vena 
succlavia,  giacché  la  cefalica  obliterata  non  poteva  trasmettere  il 
pus.  Vennero  così  illustrate  ambo  le  attitudini  delle  vene  tanto  a  se- 
parare nel  loro  interno  la  marcia,  come  a  trasmetterla  alle  cavità 
maggiori,  ed  al  cuore.  Seguì  l'esortazione  alle  indagini  delle  alte- 
razioni patologicbe  riscontrate  ne'  morii  per  gravi  oj)erazioni  di 
('.liirurgia,  e  se  sia  per  assorbimento  dell'accennato  licpiido  disaf- 
fìne  o  pei' febbri  da  causa  e  d'indole  particolare.  Chiesta  in  fine  dal 
<av.  Adorno  de  'Ischarner  l'opportunità  di  comunicare  alcune  sue 
osservazioni  intorno  ad  una  materia  gialla  non  puiiforme  Conte- 
nuta nelle  vene,  venne  data  al  medesimo  la  parola  per  la  futura  se- 
duta, e  r  adunanza  si  sciolse. 

Visto  —  //  J'ice-Presiilenlf  Prof.  Cablo  Bi-rci 

Il  Segretario  Dott.  Giuseppe  Secondi 


A  D  li  ^  A  \  Z  A 

DEL    GIORNO    19   SETTEMBRE 


-•»«♦ 


J^etto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  adunanza  preceden- 
te, il  cav.  Adorno  de  Tscliarner  parla  suU' incertezza  dei  caratteri 
relativi  alla  vera  natura  del  pus;  cita  i  mezzi  microscopici  del  Man- 
dei,  o  del  Donne;  e  narra  un  fallo  di  sezione  cadaverica  in  donna 
morta  sette  mesi  dopo  il  parto,  nelle  vene  centrali  della  quale  si 
rinvenne  molta  sostanza  giallastra  sembrante  pus,  e  riconosciuta  col- 
l'osservazione  microscopica  niancaiile  dei  caratteri  devolutigli,  e  so- 
migliante piuttosto  al  latte.  Risponde  il  Vice-Preside  die  i  cliirurglii 
italiani  quando  trovano  nelle  parli  circondanti  il  liquido  puriforme 
tutti  i  caratteri  di  pregressa  inHammazione  si  ritengono  dispensati 
da  esami  maggiori,  ma  non  fanno  alcuna  meraviglia,  né  confondono 
mai  col  pus  la  materia  giallognola  o  biancastra  che  trovano  nelle 
puerpere,  o  allattanti,  sapendone  la  diversa  natura.  Aggiunge  il  dot- 
tor Pellizzari  essere  imperdonabile,  e  assai  difficile  che  d'ora  in  poi 
si  facciano  simili  confusioni,  essendo  infallil)ile,  e  di  universale 
cognizione  il  reagente  del  prof.  Taddei  per  distinguere  la  presenza 
del  latte,  comunque  tenue  la  sua  quantità  e  misto  a  (lualche  altro 
de'  fluidi  animali. 

Sorge  il  prof.  Pacini  e  prova  ingiusta  la  gloria  del  Mandel  del- 
l'originalità  nella  scoperta  de' mezzi  microscopici  per  decidere  la 
vera  forma  gloiiulare  del  pus,  e  rivendica  al  benemerito  Guglielmo 
Hunter  la  incontrastabile  precedenza. 

Il  prof.  Vannoni  interroga  il  cav.  Adorno  sulla  ricomparsa  della 
mestruazione  in  quella  donna  nei  mesi  trascorsi  dal  parto  alla 
morte,  ed  accertato  negativamente,  si  trova  incoraggitoa  ritener  mag- 
giormente che  il  liquido  giallognolo  rinvenuto  ne'centri  venosi  delia 
stessa,  fosse  di  lattea  natura. 


—   665   — 

Si  passa  in  seguito  a  ricordare  il  quesito  proposto  nell'  antece- 
dente adiiiian/.a  dai  prof.  Borelli,  col  quale  ricliiedeva  se  alcuno  de- 
gli adunali  sia  in  grado  di  dire  di  qual  natiu'a  sono  le  felihri  che 
tengono  dietro  alle  grandi  operazioni  cliirurgiclie  ed  alle  gravi  le- 
sioni trainnaticlie;  quali  sono  le  cagioni  da  cui  prendono  origine; 
e  perche  sono  così  ribelli  a  rpialunque  metodo  di  cui'a,  e  finiscono 
quasi  sempre  con  la  morte. 

Il  prof.  Regnoli  asserisce  come  il  più  delle  volte  si  tratti  di  gra- 
ve flohilide  non  difficile  a  riconoscersi,  piuttosto  che  effetto  di  as- 
sorbimento marcioso,  e  concede  (|ualche  possibilità  di  confusione 
colla  febbre  tifoidea,  solo  quando  la  flebitìde  e  questa  siano  di 
molto  inoltrate. 

Il  prof.  Ccntofanti  accorda  succedere  qualche  volta  la  flebite  alle 
gravi  operazioni,  ma  fa  osservare  che  i  coaguli  venosi  possono  nella 
maggior  parte  dei  casi  impedire  la  traduzione  della  sostanza  mar- 
ciosa ai  centri  circolalorj,  e  ritiene  che  quand'anche  vi  si  traduca 
per  libertà  di  vasi,  cpiel  fluido  sia  piìi  omogeneo  alla  fibra  che  di- 
safline  o  pericoloso,  citando  fatti  di  pus  inalterato  per  lunghissimo 
tempo,  quando  si  eviti  il  contallo  degli  agenti  esterni  capaci  di 
prontamente  alterarne  la  innocua  natura;  e  crede  che  in  molti  ope- 
rati l'indole  della  suppurazione  si  alteri  per  sole  circostanze  indivi- 
duali, e  per  disordini  dietetici.  Concede  il  Vice-Presidente  che  il  coa- 
gulo dipende  spesso  dalla  piugcnìa  generale,  ma  chiama  a  riflettere 
derivare  le  gravezze  di  tali  infermità  ora  dalla  grave  lesione  trau- 
matica del  sistema  nervoso,  ora  dall'atto  stesso  operativo,  talvolta 
dall'assorbimento  del  pus,  e  spesso  dall'unione  di  due  o  più  circo- 
stanze. Il  prof.  Centofanti  risponde  come  ritenga  che  tali  ammalati 
si  perdano  per  tre  cause  principali  cioè,  ora  per  la  flebite,  ora  per  li- 
febbri  miasmatiche,  ora  per  le  influenze  morali,  che  sconcertando  le 
funzioni  del  sistema  nervoso  producono  le  febbri  [)erniciose,  funeste 
colla  maggiore  frequenza,  .\ggiunge  il  dott.  Turchetli  che  alle  cause 
antecedenti  si  deve  unire  quella  particolare  disposizione  morbosa 
tanto  illustrala  in  questi  ultimi  tempi,  perla  quale  formasi  una  quan- 
tità di  sostanza  purulenta,  affatto  sproporzionata  a  (piella  che  potreb- 
be derivare  per  assorbimento  dal  focolare  marcioso  manifesto  ;  e  ciò 
per  associazione  di  condizione  j)atologica  ad  altri  visceri  noncontinui, 
ed  anche  remoti  dal  punto  della  esterna  lesione.  Domanda  il  prof.  B<>- 
relli  se  sia  lecito  1'  ammettere  fra  le  cause  delle  febbri  sopra  indi- 


—   666   — 

cate  nuche  l' infiammazione  di  qualche  parte  del  sistema  linfalico, 
creduta  da  tahino  fra  i  moderni  capace  di  produri'e  i  più  gravi 
sconcerti  nella  economia  animale.  Domanda  inoltre  se  quelle  febbri 
che  frequentemente  liainio  le  apparenze  delle  più  gravi  perniciose 
ne  abbiano  anche  i  caratteri  e  l' indole. 

11  prof.  Pacini  invita  a  considerare  il  poco  conto  tenuto  sin  qui 
della  neurilimile  quasi  inevitabile  jier  la  molta  lesione  di  sostanza 
nervosa  nelle  eslese  operazioni  cliiruigiclic,  come  nelle  gravi  le- 
sioni traumatiche.  Esorta  perciò  ad  instituire  più  frequenti  e  sol- 
lecite indagini,  rendendole  meno  scabrose  colle  utilissime  norme 
del  Malpiglii;  proponendo  che  s'inoltrino  le  osservazioni  patologi- 
che microscopiche  del  sistema  nervoso,  prima  di  passare  alla  solu- 
zione degli  altri  quesiti  su  tale  argomento.  Palesa  inoltre  la  sua 
credenza  che  i  maggioii  tiionfi  ottenuti  da  molti  chirurgi  della 
Germania  nella  cura  secondaria  de'grandi  operati,  possano  derivare 
dalle  fredde  applicazioni  che  ordinano  costantemente  per  molte  ore, 
tanto  sulle  palli  incise  come  sulle  contuse:  la  sottrazione  immediata 
di  calorico  che  deve  accadere  per  queste  applicazioni  modera  la  sen- 
sibilità de'  nervi  oltraggiati,  rende  minima  la  reazione,  e  dà  più  fa- 
cile la  riunione  per  prima  intenzione,  o  assai  limitata  la  flogosi 
flemmonosa  secondaria.  Concorda  il  Vice-Presidente  con  le  os- 
servazioni del  prof.  Pacini,  ed  aggiunge  che  le  circostanze  topo- 
grafiche concorrono  talvolta  a  produrre  sorprendenti  particolarità 
negli  esiti  degli  operali;  al  qual  proposito  rammenta  la  fortuna  spe- 
ciale e  forse  unica  degli  operali  e  dei  feriti  nel  cranio  in  Firenze. 

Il  cav.prof.de  Renzi,  per  avvalorare  le  norme  di  j)recauzione 
in  infermi  di  questa  natura,  espone  all'  assemblea  le  confessioni 
private  ed  ingenue  del  suo  benemerito  amico  Petrunli,  il  quale  lo 
assicurava  come  dopo  lunga  esperienza  si  astenesse  perfino  dal- 
l'operaie quegli  individui  che  presentavano  una  suscettibilità  nervo- 
sa particolare;  avendo  verificato  suo  malgrado  più  volte  la  perdita 
di  costoro  anche  a  cura  ben  inoltrata,  e  quando  sembrava  meno 
ragionevole  il  temerlo  o  per  precipitosi  irreparabili  sconcerti  d' in- 
nervazione, o  per  febbri  tifoidee  infrenabili,  o  per  inosservate  ne- 
vrilemiti  con  infiammazioni  staccate  dei  visceri  più  remoti  sim- 
patizzanti colla  regione  ferita.  Concorda  il  Vice-Presidente  col  cav.  de 
Renzi  in  queste  sorprendenti  propagazioni  flogistiche. 


—   667    — 

Chiede  il  prof.  Borelli  se  alcuno  al)l>ia  fatti  od  osservazioni  che 
lo  ponj;ai)o  in  gi-ado  di  determinare  se  le  febbri  che  si  veggono  nei 
casi  anzidetti  aventi  le  apparenze  delie  tifoidee  derivino  da  uno 
stato  di  debolezza,  o  da  mancanza  d' innervazione,  come  pensa  la 
maggior  parte  dei  pratici  moderni,  o  da  uno  slato  diametralmente 
opposti),  cioè  da  infìanuiiazione  del  cervello,  della  midolla  spinale  o 
del  sistema  nervoso,  come  sembra  a  cpialche  chirurgo  dei  piìi  distinti. 

Risponde  il  prof.  Regnoli  aversi  ne'  casi  gravi  caratteri  comuni 
alle  flebiti  e  alle  febbri  tifoidee,  e  dice  che  dopo  avere  sperimen- 
tato ogni  metodo  di  cura  confida  nei  soli  chinacei  per  differire  la 
perdita  dell'  infermo,  minorando  o  la  forza,  o  la  frequenza  degli  ac- 
cessi febbrili  accennati. 

Conviene  il  prof.  Borelli  dei  fatti  pratici  asseriti  dal  professore 
pisano  perchè  gli  ha  trovali  interamente  concordi  a  quelli  che  gli 
ha  mostrato  la  sua  pratica;  ma  fa  osservare  che  dai  preparati  di 
china  non  ha  ricavato  né  anche,  per  ritardare  l'esito  infelice  di 
quelle  febbri  gravissime,  quei  vantaggi  che  altri  assicurano  di  aver- 
ne ricavato  ;  probabilmente  perchè  quasi  mai  non  si  può  determi- 
nare innanzi  la  morte,  con  quella  precisione  ch'è  necessaria,  se  le 
medesime  dipendono  da  deficienza  di  forze,  o  da  qualche  occulta 
inlìammazionc,  o  da  (|ualchc  altra  incognita  cagione. 

Conclude  il  Vice-Presidente  che  ogni  infermo  ha  diritto  a  consi- 
derazioni e  cure  particolari,  giacché  nelle  necrolomìedi  tali  soggetti 
talvolta  non  si  riscontra  alterazione  di  sorla,  come  in  quelli  che 
trapassano  subito  dopo  l'operazione,  o  la  ferita;  tal' altra  suppu- 
razione per  fleliitide,  ed  in  alcuni,  ascessi  in  vari  parenchimi  con 
province  sane  intermedie;  ciò  che  prova  tanto  j)iù  le  tre  funeste 
possibilità.  i.°Di  [ìcrdere  gl'infermi  per  mancanza  d'innervazione 
senza  tracce  cadaveriche  indicanti  alterazione  patologica,  a."  Di  ve- 
rificare in  altri  la  flebite,  o  l'assorbimento  del  pus.  3."  Di  vedere  in 
molli  la  non  diffìcile  diffusione  flogistica  per  neurilcmite  a  vari 
centri  staccati  dell'  organismo. 

È  sciolta  r  adunanza. 

Visto  —  Il  Vice-Presidente  Prof.  Carlo  Burci 

//  Segretario  Dott.  Giuseppe  Secondi 

84 


A  D  li  ^  A  i\  Z  A 

DEL    GIORNO    20    SETTEMBRE 


»©«*- 


XJelto  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'  adunanza  antece- 
dente, il  Vice-Presidente  propone  all'assemblea  il  quesito  ostetrico 
insoluto  alla  Sotto-Sezione  chirurgica  patavina  per  difetto  di  tem- 
po; cioè,  se  riconosciuto  in  donna  incinta  da  pochi  mesi  il  diametri) 
sacro-puhico  di  due  pollici  e  mezzo,  ed  anche  meno,  si  det'e  procu- 
rare il  parto  immaturo  al  settimo  mese,  od  eseguire  l' isterotomìa 
laterale,  o  la  pubitonùa  del  Galhiati  al  nono  mese,  nel  secondo  sta- 
dio del  parto.  Si  legge  il  primo  giudizio  emesso  a  Padova  dal  pro- 
fessore Vannoni  in  favore  del  parto  prematuro,  ed  i  suoi  (piesili 
secondari  per  la  migliore  soluzione  del  principale.  Quindi  il  pro- 
fessore Centofaiiti  si  dichiara  immediatamente  per  il  parlo  provo- 
cato, come  quello  che  per  pratici  risultati  e  ricchezza  di  statistiche 
offre  la  salvezza  del  novanla([uattro  per  cento  nelle  operate,  e  la- 
scia in  vita  (|uasi  un  numero  di  bambini  eguale  a  quello  dei  sal- 
vali colla  isterolomia.  Avvalorano  con  attestazioni  conformi  il  pa- 
rere del  prof.  Centofanti  i  dottori  Pellizzari  e  Turchetli,  il  prof.  Te.s- 
sandori  e  il  doti.  Nerici;  e  il  prof.  Cerioli  aggiunge  a  maggiore  con- 
ferma il  fatto  a  lui  notissimo  di  una  donna  di  Cremona,  che  per- 
deva per  ripetute  operazioni  sul  feto  vari  bambini,  e  serba  quasi 
adulto  quel  solo  liberato  col  parlo  prematuro  artificiale.  Il  cav.  Ador- 
no de  Tscharner  vorrebbe  che  prima  di  passare  a  questo  atto  opera- 
tivo si  calcolasse  anche  sulle  risorse  impreviste  della  natura  nel 
permettere  la  nascita  di  bambini  maturi  in  donna  mal  conformata: 
risponde  il  Vice-Presidente  che  il  ([uesilo  precisa  il  convincimento 
osletrico-lcgale  della  impossibilità  por  diametri  viziali  alla  uscita  di 
feto  maturo,  e  che  concorrendo  tulli  i  membri  adunati  alla  prefe- 
renza del  parto  provocato  al  settimo  mese  accetta  come  conclusione 


-  669  - 
assoluta  per  gli  Atti  del  Congresso  questa  decisione.  Invita  c|uindi  a 
deridere  sulla  seconda  parte  del  (juesito,  cioè  sul  metodo  o|)erali>() 
da  piel'erirsi.  Il  prof.  Ceiitol'anti  assicura  sul  miglior  esito  perla  pun- 
tura del  sacco  delle  acque;  il  dott.  Calderini  fa  risovvenire  i  risul- 
tati delle  (Cliniche  ostetriche  di  Pavia  e  di  Milano  mercè  la  dilata- 
zione graduata  del  collo  dell'  utero  colla  spugna  preparata,  e  col 
lanq>one:  risponde  il  j)rof.  Centofanti  essere  qualche  volta  fallibile 
il  mezzo  della  dilatazione,  non  mai  l'apertura  del  sacco;  diffìcile 
l'introduzione  della  spugna,  ed  esagerali  i  liinoi'i  di  alcuni  sui  fu- 
nesti effetti  della  puntura  delle  membrane.  Il  doli.  Calderini  espo- 
ne il  parere  del  prof.  Billi  che  è  che  perforando  il  sacco  si  perda 
il  vantaggio  della  forma  conica  della  borsa  agevolante  la  dila- 
tazione delle  parli.  Il  prof.  Centofanti  nega  tale  necessita  ed  utilità 
delle  acque,  aggiungendo  che  anche  colla  puntura  il  più  delle  volle 
esse  non  iscolano  che  a  gocce.  Il  dott.  [Serici  crede  essere  il  sacco 
più  di  danno  che  di  giovamento  all'  atto  del  parlo,  e  si  dichiara 
per  la  puntura.  Il  dott.  Parola  avvalora  con  citazione  di  concordi  au- 
tori oltramontani  la  preferenza  dell'atto  ostetrico,  ripetuto  colla  pre- 
scrizione della  segale  cornuta  nel  caso  d' inerzia  successiva  allo 
scolo  delle  acque.  Il  prof.  cav.  de  Renzi  dichiara  che  per  la  scelta 
di  (jueslo  ragionevole  atto  operativo  eravi  a  sufllcicnza  nelle  auto- 
revoli assertive  del  prof.  Centofanti.  Il  cav.  Adorno  de  Tscharner  cita 
il  parere  di  molli  chiiurghi  fi'ancesi  sulla  utilità  della  permanenza 
del  sacco  delle  acque  a  dilatare  la  via  del  feto.  Il  prof.  A'annoni  di- 
fende r  utile  dell'  integrità  del  sacco  per  disporre  le  parti  genitali 
non  preparale  dalla  natura  al  settimo  mese  come  sono  al  nono,  e 
dichiara  per  suo  giudizio  nociva  la  puntura  di  fronte  nella  proci- 
denza  della  borsa,  e  che  dovendo  pungere,  sempre  preferibile  la 
puntura  colle  regole  del  Maisner,  per  cui  mezzo  le  acque  non  pos- 
sono che  sortir  lentamente,  impedendo  una  pressione  precipitosa  del- 
l'utero  sul  feto.  Palesa  il  prof.  Vannoni  di  aver  punto  il  sacco  per 
la  circostanza  del  quesito  una  sol  volta,  ed  essere  grato  alla  dilata- 
zione, che  secondo  lui  permette  un  parto  più  consimile  al  naturale; 
non  esclude  però  i  felici  risultali  oltcnuli  anche  colla  puntura, 
juuchè  sia  eseguita  colla  siringa  a  dardo,  giusta  le  norme  del  Maisner 
accennate.  Anche  il  prof.  Tessandori  condanna  1"  apertura  di  fronte 
per  la  troppo  celere  pressione  uterina  sulla  testa  del  feto:  ricorda 
quanto   sia    lungo  e   pericoloso   quel   parto   nel   quale  precipite  è 


—  670  — 
1  liscila  delle  acque,  mentre  la  forma  conica  della  borsa  è  il  niez/.o 
dilatante  la  bocca  dell'utero  più  simpatico  alla  medesima.  Il  pro- 
fessore Centofanti  richiama  sulla  già  fatta  asserzione  che  di  rado  le 
acque  in  tuli  casi  di  parto  provocato  sortono  rapidamente,  e  che 
I'  asciuttezza  utero-vaginale  delle  partorienti  la  crede  più  lìglia  di 
llogosi  dell'interna  mucosa  che  dell'accennato  scolo  precipitato 
delle  acque;  e  dopo  alcuni  schiarimenti  fra  lui  e  il  prof.  Vannoni 
sulla  siringa  a  dardo  per  forar  le  memjjrane,  si  decide  per  mag- 
gioranza sulla  convenienza  della  puntura  delle  membrane  in  modo 
di  averne  la  lentezza  di  scolo  delle  acque  desiderata.  Accettata  col 
voto  della  Vice-Presidenza  questa  seconda  conclusione  si  |)assa  alla 
lettura  dei  ([uesiti  del  prof.  Rorelli. 

i."E  possibile  nello  stato  attuale  delle  nostre  cognizioni  ricono- 
scere e  determinare  la  natura  di  quelle  febbri  che  tanto  frequen- 
temente tolgono  di  vita  quegli  anmialati  che  subirono  una  grande 
operazione  di  Chirurgia,  o  riportarono  una  grave  lesione  organica? 

2.°  È  possibile  di  conoscere  e  deteniiinare  la  cagione,  o  le  ca- 
gioni che  rendono  quelle  febbri  così  gravi,  che  l'arte  medica  riesce 
assai  di  rado  a  vincerle? 

3."  Se  non  fosse  possibile  determinare  né  1'  una  né  1'  altra  co- 
sa, é  egli  permesso  d'invocare  i  sussidi  della  pratica  per  norma  di 
chi  deve  curare,  e  trar  partito  da  ciò  che  nocquc  o  giovò  nella 
cura  di  tali  febbri? 

Egli  soggiunge  non  bramare  altro  dalla  adunanza  che  i  carat- 
teri differenziali  valevoli  alla  giusta  diagnosi  nelle  gravi  emer- 
genze delle  febbri  accennate,  e  desiderare  che  i  contenti  per  la 
riuscita  di  (pialche  metodo  di  cura  lo  palesassero  per  l'utile  ed 
istruzione  conume. 

il  Vice-Presidente  consiglia  di  attenersi,  per  i  sintomi  opportuni 
a  stabilire  la  diagnosi  di  tali  febbri  nervose  e  suppuratone,  ai  vari 
scritti  della  scienza  chirurgica;  e  trattare  nell'assemblea  dei  sussidi 
terapeutici  più  convenienti  per  gli  aggravati  da  febbre  traumatica  in 
conseguenza  di  recenti  e  forti  lesioni.  Propone  il  prof.  Cenlofanli 
che  prima  si  staliiliscano  le  differenze  di  condizioni  nosocomiali.  11 
^'ice-Presidente  consiglia  a  sciogliere  il  quesito  in  modo  rifcrii)ile 
alla  generalità.  Concorda  il  prof.  Borelli  nell' estendere  le  ncjrmc  a 
tutte  le  lesioni  chirurgiche  e  traumatiche,  a  tutte  le  stagioni  e  to- 
pografie; ma   chiama  l'attenzione   speciale   su   quelle    febbri   che 


—  6'7i  — 
hanno  tutta  1' appai'on/.a  di  perniciose,  ed  avvengono  quando  sem- 
ina già  moderato  il  pi-occsso  flogistico,  e  ben  regolata  la  suppura- 
zione. Invita  a  decidere  (piali  accessi  appartengano  al  tifo,  (piali  alla 
debile,  e  (juaii  alle  febbri  nervose.  Osserva  il  Vice-Presidente  esistere 
di  pubblico  diritto  massime  non  inutili  per  diagnosi  difCeren/iali  di 
(picsle  varie  specie  di  Cebiìri,  e  crede  clic,  lasciata  da  parte  la  sinto- 
matologìa, si  passi  direttamente  alia  manifestazione  degli  utili  tera- 
peutici ottenuti  in  casi  gravi  con  caratteri  precisali. 
K  sciolta  r  adunanza. 

Visto  —  //  Fice-Presidente  Prof.  Cablo  Burci 

U  Segretario  Doti.  Giuseppe  Secondi 


ADl^A\ZA 

DEL   GIORNO    ai    SETTEMBRE 


Xjetto  ed  approvalo  il  processo  verbale  della  precedente  seduta,  il 
prof.  Vannoiii,  adempiendo  alla  di  lui  promessa  fatta  in  Padova 
(piando  offr\  le  prime  sue  osservazioni  sulla  Aiest/na  nelle  donne 
gravide,  comunica  le  sue  esperienze  di  quest'anno,  consegnando  due 
(piadri  statistici  relativi  a  quarantaquattro  casi  di  analisi  di  orina  con 
ritrovamento  della  sostanza  cercata,  ed  altri  sino  al  cento,  per  i  qua- 
li manifesta  come  nelle  gravide  ammalate  si  sospendesse  il  fenome- 
no, e  ritornasse  appena  riparato  lo  sconcerto  patologico  producente 
la  sospensione,  e  come  in  alcune  ricoverate  nella  Clinica  per  sem- 
plice equivoco  di  apparente  gravidanza  non  si  riscontrasse  la  kie- 
slina  giammai.  Dimostra  perciò  inconcludenti,  per  l'imperfetto  me- 
todo d' indagare,  le  osservazioni  di  coloro  che  asseriscono  di  non 
averla  mai  trovata,  e  crede  abbiano  essi  osservate  le  pregnanti  in 
istato  di  malattia,  o  lasciando  le  orine  ad  una  temperatura  molto 
minore  dei  ventisei  gradi  necessari  per  la  comparsa  regolare  alla 
superficie  del  liquido  della  sostanza  in  questione;  avverte  trovarsi 
molto  pili  di  rado  nell'  inverno  che  nelle  altre  stagioni,  e  fa  noto 
aver  aggregato  alle  sue  ulteriori  osservazioni  fisico-cliimiclie-micro- 
scf)piclie  i  professori  Cozzi  e  Parlatore,  onde'  offrire  alla  ricor- 
renza di  altro  Congresso  più  doviziosa  statistica  di  casi  speri- 
mentali, e  norme  semplici  e  sicure  per  tutti  quelli  clie  amasse- 
ro di  verificare  la  kiestina.  Dicliiara  il  Vice-Presidente  lodevole  il 
prof.  \'annoni  pel  suo  zelo,  osservando  (pianto  utile  ne  deriverebbe 
alla  scienza,  e  specialmente  alla  Ostetricia  legale,  colla  scoperta  di 
nn  segno  diagnostico  sicuro  per  il  principio  di  gravidanza. 


—  673  — 

Passa  il  dott.  Pelliccia  a  leggere  il  compendio  di  una  sua  Me- 
inoriu  sulle  (ebbri  traumatiche,  trattenendo  anche  sulle  nervose. 
Di  queste  ultime  ne  ammette  due  specie,  che  con  semiiian/a  noso- 
logica  quasi  eguale  nascondono  malattia  di  fondo  essenzialmente 
divei-so.  lina  la  chiama  nervosa  ipostenica  essenziale,  1' altra  ner- 
vosa (logistica  ;  e  dice  risolversi  quesl'  ultima  ora  in  neurite,  ora  in 
debite  profonda  o  diffusa  ;  cita  caratteri  differenziali  fra  la  nervo- 
sa ipostenica  e  la  nervosa  flogistica,  e  dopo  la  distinzione  scende 
a  cercarne  la  condizion  patologica  o  la  sede,  assegnando  caratteri 
alla  (Icliite,  e  alla  neurite,  e  mostrando  che  la  neurite  ha  i  sintomi 
dell'atassìa,  eia  flebite  diffusa  quelli  dell'adinamia;  narra  dei  perico- 
li e  delle  successioni  morbose  della  flebite,  e  del  resistere  spesso  che 
essa  fa  alla  ragionevole  cura  iposlenizzante,  come  al  metodo  ecci- 
tante; parla  in  ultimo  della  perniciosa,  e  crede  che  possa  assalire  i 
feriti,  e  gli  operati,  sia  per  influenza  atmosferica,  sia  per  patema, 
sia  per  soverchia  impressione  nervosa,  o  per  lo  stato  intrinseco  della 
lesione.  Kiferisce  cpiesta  febbre  ad  una  specie  di  avvelenamento 
analogo  a  quello  che  produce  le  febbri  miasmatiche  gravi,  sia  per 
la  improvvisa  introduzione  del  pus  nel  torrente  della  circolazione, 
sia  che  si  generi  per  ignote  perturbazioni  del  sistema  nervoso  un 
veleno  analogo  all'acido  prussico  che  uccida  rapidamente  l'infermo. 

Finita  la  lettura  sorge  il  dott.  Turchetti  a  rivendicare  la  sua 
priorità  nella  ripetizione  degli  esperimenti  dell'inglese  dott.  Gol- 
ding  Birth  sulla  kiestina,  citando  i  suoi  cinquanta  casi  pubblicati; 
concede  che  in  istato  di  malattia  non  si  riscontra,  ed  asserisce  di 
averla  tiovata  non  solo  nelle  gravide  ma  pur  anco  nelle  ragazze,  e 
perfino  nelle  impuberi,  sempre  in  quantità  proporzionale  all'età; 
accenna  averla  veduta  comparire  varie  volte,  benché  più  lentamen- 
te, anche  nell'orina  di  alcuni  uomini,  e  di  non  avere  altra  incer- 
tezza che  la  mancanza  dell'analisi  chimica. 

Il  ])rof.  Corlicelli  dubita  della  regolarità  delle  osservazioni  fin 
qui  praticate,  giacché  non  si  tenne  calcolo  né  della  qualità  né  della 
quantità  dei  cibi  inghiottiti,  non  della  temperatura  in  cui  restava 
r  orina  dopo  emessa,  né  quanto  tempo  dopo  l'emissione  si  facesse 
r  esame;  cita  come  il  prof.  Capezzi  in  due  gravide  non  potesse  rin- 
venirla, e  crede  che  l'arte  saprà  qualche  cosa  di  certo  solo  quando 
si  attenga  a  simili  norme. 


—   674   — 

Il  Vice-Presidente  ricorda  per  giuslizia  che  appena  uscite  le  os- 
servazioni del  medico  inglese  ripetesse  primo  le  sue  esperienze  il 
prof.  Taddei,  e  che  solo  se  ne  astenne  quando  seppe  che  i  profes- 
sori Vannoni  e  Cozzi  intendevano  a  proseguirle.  Dimanda  il  pro- 
fessore Cenlofanti  al  prof.  Vannoni  degli  schiarimenti  sul  tempo 
trascorso  fra  1'  uscita  dell'  orina  a  contatto  dell'  aria,  e  1'  esame;  ha 
in  risposta,  o/to  o  dieci  ore ,  ([uaudo  non  era  la  temperatura  minore 
del  grado  accennato  di  ■}.(>  Rcaumur:  sospetta  il  prof.  Ccntol'auli 
doversi  il  fenomeno  a  chimica  influenza. 

Il  dott.  Manfrè  di  Napoli  osserva  quanto  sarohbe  utile  l'analisi 
chimica  delle  orine  del  sesso  maschile,  perchè  ove  si  linvenisse,  co- 
me dice  taluno,  anche  negli  uomini  la  kiestina,  cesserebbe  il  biso- 
gno di  attendere  i  lunghi  esperimenti  delle  Cliniche  ostetriche;  e  di- 
chiara più  conveniente  il  fare  1'  analisi  non  tante  ore  dopo,  ma 
emessa  appena  1'  orina. 

Il  prof.  Vannoni  promette  di  farlo,  ed  estendere  1'  esperienza 
anche  sulle  orine  dei  bruti. 

Il  dott.  Linoli  torna  a  parlare  delie  febbri  degli  operati,  ed  ec- 
cita a  stabilire  le  varie  influenze  topografiche  per  la  scelta  del  sus- 
sidio terapeutico.  11  prof.  Cenlofanti  asserisce  abbastanza  trattato 
r  argomento,  ed  utile  il  passare  ad  altri  quesiti. 

Chiede  il  prof.  Borelli  se  alcuno  dell'assemblea  possa  indicare  i 
precisi  caratteri  differenziali  della  febbre  nervosa,  del  tifo,  della  fle- 
bite, e  della  linfanginite,  ed  in  particolarità  delle  febbri  con  algore 
ricorrente  più  volle  nella  giornata.  11  Vice-Presidente  e  il  prof.  Cen- 
tofanti  dicono  potersi  affidare  ai  trattati  sufficienti  che  abbiamo  in 
proposito  e  scarsi  nel  solo  argomento  della  linfangioite. 

I  signori  dottori  Hilli,  Copello  e  Rigacci  dicono  mancante  la 
scienza  chirurgica  dei  caratteri  pi'ecisi,  onde  stabilire  con  esattezza 
le  differenze  fra  la  flebile,  e  gli  effetti  di  assorbimento  del  pus; 
non  esservi  definizione  precisa  della  febbre  traumatica,  ed  impor- 
tare una  sottile  disamina  dei  quesiti  del  prof.  Borelli  per  la  scelta 
del  più  idoneo  metodo  curativo.  Discorda  il  prof.  Centofanti,  asse- 
rendo provveduta  la  Chirurgia  di  scritti  in  proposilo,  non  solo  no- 
stri ma  inglesi  pur  anco.  Concorre  in  parte  nello  slesso  parere  il  Vice- 
Presideule,  col  dimostrare  che  risultando  1'  imjiortanza  di  tali  alte- 
razioni patologiche  da  un  complesso  di  circostanze  individuali  e 


—    GyS    — 

l(>poj;iaficlie,  necessita,  per  non  isinarrirsi  nel  labirinto  dei  sintomi, 
qiu'l  criterio  j)rivato  che  non  si  può  ottenere  ciarli  scritti;  però  ri- 
spettando il  desidei'iii  del  prof,  liorelli,  e  dei  mcnihri  della  Sezione 
seco  lui  opinanti,  lo  invita  a  presentare  i  suoi  quesiti  perchè,  pub- 
blicati  cogli  Alti  del  Congresso,  (jffrano  a  (pialche  ingegno  felice  il 
mezzo  di  riempire  colla  precisione  desiderala  (pieslt)  vuoto  della 
chirui'gica  scienza. 

K  sciolta  r  adunanza. 

Visio  —  //  yice-Pvesidente  Prof.  Carlo  Burci 

//  Segretario  Doti.  Giuseppe  Secondi 


85 


ADIIVAKZA 

DEL    GIORNO    aa    SETTEMBRE 

■ »se« 


Jjetto  ed  approvato  il  processo  verbale  deHantecedente  seduta,  il 
dolt.  Pelliz/.ari  avverte  una  di  lui  omniissioue  del  giorno  avanti, 
cioè  la  j)rova  del  prof.  Taddei  del  suo  reagente  sopra  la  kiestina,  allo 
scopo  di  rimuovere  il  sospetto  di  alcuni,  potersi  confondere  questa 
separazione  delle  gravide  col  latte,  per  contenerne  alcuni  materiali; 
ed  essersi  accertato  come  la  kiestina  sia  di  tult'  altra  natura  e  non 
contenga  veruna  quantità  di  lattina.  11  dolt.  Bini  non  accetta  que- 
sta precisa  sentenza  del  prof.  Taddei,  adducendo  che  il  sospetto  era 
perla  cascina  in  vece  della  lattina,  e  n<ui  potersi  decidere  dal  citato 
reagente.  Ripete  il  prof.  Manfrè  il  suo  voto  perchè  l'analisi  chimica  si 
faccia  con  sollecitudine  della  orina  dei  maschi,  avanti  la  progettata 
serie  di  quella  delle  femmine.  Passa  quindi  il  dott.  Secondi  a  co- 
municare una  Memoria  del  dott.  Spessa  di  Rovigo  .sopra  un  nuo- 
vo processo  per  ottenere  la  chiusura  delle  aperture  morbose  alla 
volta  palatina,  invocando  il  parere  dell'  assemblea  sull'  accettazio- 
ne del  processo  medesimo.  Consiste  questo  nella  cruentazione  dei 
margini  dell'apertura  con  biston  o  forbice  ottusa,  ripetuta,  appena 
cessato  il  processo  di  vegetazione,  sicché  i  margini  due  o  tre  volte 
cruentati  producano  ogni  volta  nuova  ricchezza  di  lembi,  finché 
arrivino  a  chiudere  completamente  1'  apertura.  E  desunto  il  pro- 
cesso dall'  imitazione  della  natura,  che  nelle  ferite  anche  molto  di- 
varicate, quando  siavi  un  grado  di  flogosi  sufficiente,  offre  tal  grado 
di  vegetazione  da  rendere  necessaria  la  mortilicazione  coi  caustici; 
come  pure  da  varie  guarigioni  spontanee  di  fistole  cisto-vaginali  o 
di  ani  preternaturali  in  conseguenza  di  una  specie  di  ipertrofia,  la 
quale  o  per  rozzi  ripetuti  maneggi  o  per  altro  scopo  di  sutura  favo- 


—  677  — 
lisce  <iuella  sarco-plastica  necessaria  alla  desiderata  chiusura.  Eab- 
bamloiiiito  al  critoi-io  di  o-jiii  cliinii^o  il  numero  delle;  cruenla/.ioiii, 
da  praticarsi  in  ragion  diretta  della  (piantità  di  sostaii/.a  necessaria 
per  la  variante  estensione  delle  particolari  aperture  morbose  ;  solo 
viene  precisato  uno  spazio  di  ipiindici  o  venti  giorni  fra  1'  uno  e 
r  altro  allo  operativo,  fuicliè  siasi  compiuta  la  cicatrice,  regolata 
c|ualcbe  volta  in  fine  dal  caustico  potenziale.  I  l'atti  citati  in  conler- 
nia  raccomandano  il  processo  ai  clinici  tutti. 

Entra  il  Prof.  ManlVè  a  convalidare  il  j)rogelto  dei  doti.  .Spessa 
narrando  i  (elici  risultali  otteinili  con  egual  metodo  dal  rinomato 
Monterosso  di  Napoli,  il  quale  preferiva  sempre  il  bistorì,  e  il  ni- 
trato d' argento  sul  finire  del  processo  vegetativo;  ed  aggiunge  il 
suo  consiglio  perchè  nei  casi  ove  questo  primo  metodo  non  riu- 
scisse, volessero  i  chirui'ghi  ricordarsi  la  massima  sulla  rigenera- 
zione delle  ossa  dell'  illustre  prof.  Troia  di  Napoli,  il  quale  raschia- 
va anche  ripetutamente  (|ualche  porzione  di  jjeriostio,  onde  pro- 
vocai-e  un  grado  di  vegetazione  riproduttiva  verificandolo  sempre. 
Il  dott.I'cUizzari  teme  antifisiologica  la  norma  proposta  dal  profes- 
sore Manfrc,  osservando  come  siano  scarse  di  arterie  le  ossa,  e 
quanto  necessarie  di  periostio  per  la  vita  loro.  Concilia  l'opinione 
del  doti.  Pellizzari  la  lisposla  del  prof.  ^lanfrè,  che  nell'osso  palatino 
avvi  anche  il  compenso  del  periostio  superiore.  Per  incoraggire  i 
dinidenli  di  (|ueslo  atto  chirurgico  a  sceglierlo  ne'casi  di  necessità, 
l'imarca  il  ^'ice-l'residente  l'analogia  di  questo  processo  colla  confri- 
cazione delle  estremità  non  riunite  di  ossa  fratturale  inerti  al  tra- 
sudamento della  linfa  constituente  il  callo,  nella  quale  confricazio- 
ne si  arreca  pure  qualche  danno  al  periostio  per  la  sfuggevolezza 
dei  bordi  ossei  confricati  su  di  lui. 

Sospetta  il  dotl.Nerici  diversa  la  influenza  dell'atto  per  l' irri- 
tazione dell'aria  sull'osso  palatino  denudato,  da  quella  che  si  fa 
su  parli  che  son  nascoste  dai  tessuti  nuiscolare  e  cutaneo.  Rispon- 
de il  Vice-Preside  che  lo  scopo  patologico,  anche  colla  varietà  di 
circostanza  accennata,  è  di  eccitare  nell'osso  un'infiammazione  ve- 
getativa indispensabile  alla  guarigione,  e  impossibile  altrimenti. 

Chiede  il  doli.  Angeli  se  per  vegetare  l'osso  abbia  seuqjre  bi- 
sogno dell'  accennata  abrasione.  Soddisfa  all'  obbiezione  del  me- 
desimo il  doti.  Secondi  coli' osservare  che  i  chirurghi  si  riducono 
a  questo  alto,  solo  quando  non  ne  possono  a  meno,  e  conchiude 


—  r>78  — 

elidendo  il  sospetto  fisiologico  emesso  da  alcuni  della  necrosi  del- 
l'osso per  raschiatura  del  periostio,  citando  il  limile  della  porzione 
di  periostio  raschiata,  e  fatti  pratici  dai  quali  potè  convincersi  del- 
la esuberante  concorrenza  della  natura  a  prodig;are  tutta  la  vegeta- 
zione ilesiilerata;  esuberanza  che  costringe  tanto  spesso  a  modella- 
re i  processi  di  cicatrizzazione  coi  caustici,  e  che  si  può  attivare 
nei  rai'i  casi  di  scarsa  corrispomlenza  rij)ctendo  l' irritazione  della 
raschiatura,  come  si  ripete  la  conlricazione  delle  fratture  inveterale. 
11  prof.  cav.  de  Renzi  raccomanda  che  in  caso  di  malattie  costitu- 
zionali si  garantisca  prima  l' infermo  con  idoneo  metodo  curativo 
interno,  senza  il  quale,  come  dice  anche  il  doti.  Spessa,  non  si  fa- 
rebbe che  aumentare  1'  esulcerazione. 

Passa  la  Vice-Presidenza  a  chiedere  il  giudizio  dell'  assemblea 
sovra  un  altro  dei  (piesiti  a  Padova  non  risoluto.  Cioè,  se  negli 
idroceli  non  mollo  antichi  della  vaginale  del  testicolo  sia  preferibile 
r  ago-puntura  agli  altri  metodi  di  cura  radicale. 

Risponde  il  dott.  Pellizzari  avere  sperimentalo  1'  ago-puntura 
{|uanle  volte  occorrevangli  per  convincersi  essere  questo  un  metodo 
eccezionale  di  poco  o  nessun  calcolo  a  prò  degli  adulti,  e  solo  pre- 
feribile ne' bambini  che  non  abbiano  ottenuto  vantaggi  dai  sussi- 
di terapeutici  piìi  innocenti. 

Il  doli.  Lincili  accenna  la  necessità  di  prima  liflettere  sull'  età, 
costituzione  dell'  individuo,  e  malattie  pregresse,  asserendo  impos- 
sibili le  guarigioni  con  lai  metodo  anche  ne'  bambini,  se  abbiano 
malattie  costituzionali.  Giustifica  il  doli.  Pellizzari  la  propria  asti- 
nenza del  cenno  di  tali  norme,  sapendo  essere  queste  professate  da 
tutti  i  buoni  cultori  di  Chirurgia.  Oppone  il  dott.  Nerici  all'  utile 
dell' ago-pimlura  la  impossibilità  dell'uscita  del  liquido  per  s\  esi- 
le mezzo, e  il  |)ericolo  d'infiltramento  scrotale;  gli  risponde  il  dot- 
tore Pellizzari  essere  questo  il  vero  scopo  del  chirurgo  in  tale  pro- 
cedimento, ed  impossibile  senza  l'infiltrazione  scrotale  l' infiamma- 
zione opportuna  alla  radicai  guarigione.  Entra  il  prof.  Manfrè  nel- 
r  argomento  dichiarando  necessarie  le  più  scrupolose  cautele  per 
non  assoggettare  all'atto  operativo  indicalo  individui  affetti  di  qual- 
che idiosincrasia,  odi  eccedente  nervosa  suscettibilità,  consigliando 
far  precedere  all'  atto  chirurgico  la  prova  dell'  applicazione  del- 
l'alga  marina,  in  tanti  casi  efficace;  nel  qual  parere  concorrono, 
e  il  dott.  Linoli,  e  il  dott.  Pellizzari. 


—  679  — 

Il  doti.  Bini  propone  die  si  faccia  precedere  l'ago-punlura  a 
qualunque  altra  operazione  maggiore,  essendo  quasi  mezzo  inno- 
cente ove  non  giovi,  e  vorrel)be  clic  i'eletlro-ago-pinilura  l'osse  an- 
che a  dirittura  preferita,  come  quella  che  maggiormente  facilita  la 
flogosi  opportuna  alla  guarigione  radicale.  Cita  in  proposito  le  espe- 
rienze del  prof.  Pecchioii.  (Àincliiude  la  Vice-Presidenza  essere  ac- 
cettata dall'  assemblea  la  semplice  ago-puntura  qual  mezzo  di  cura 
radicale  degl'  idroceli  per  que'  bambini  di  sana  costituzione  che 
non  guarirono  con  soccorsi  piìi  miti,  ma  non  pf)tersi  j)erò  estende- 
re, o  preferire  pei'  gl'idroceli  degli  adulti. 

E  sciolta  r  adunanza. 

N  isto  —  //  f  icf-Piciii/fiitc  Prof.  (Iviii.o  lii  n(  i 

li  Segretario  Dott.  Gii  seppe  Secon»i 


ADIKAXZA 

DEL   GIORNO    iZ   SETTEMBRE 


»s«<- 


JLielto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente  seduta,  il 
dolt.  Turchetti  comunica  un  fatto  importante  di  donna  malaticcia 
da  qualche  tempo  per  clorosi,  la  quale  tlopo  aver  mangiato  una 
schiacciata  fu  presa  da  freddo  felilirile  con  moderata  piressia,  vo- 
mito e  deiezioni  alvine  frequenti,  e  ad  onta  del  salasso  ed  altri  ri- 
medi propinati  mori  in  meno  di  otto  ore,  e  senza  avere  in  questo 
tempo  alcuna  emissione  di  orina.  In  meno  di  un  giorno  era  decom- 
posto il  cadavere  in  modo  che  semlirava  morta  da  <|uindici  giorni, 
e  sfigurata  in  modo  di  non  essere  riconoscibile  da  alcuno.  Fa  osser- 
vare il  referente  aver  ti'ovato  all'ispezione  cadaverica  vesciche  con 
siero  verde  sull'addome,  muscoli  spappolati,  cervello  avvallato,  siero 
verdastro  anche  nel  cranio,  e  sulla  lingua  piccoli  corpetti  giallastri 
di  forma  migliare.  Lo  stomaco  coperto  di  una  patina  giallastra,  e 
nel  suo  fondo  ini  foro  con  bordi  netti,  conico  con  apice  all'esterno, 
e  precisamente  come  succede  in  un  cuoio  per  stampo  di  metallo, 
senza  che  intorno  all'apertura  vi  fosse  alcun  carattere  di  precedente 
processo  esulcerativo.  Narra  il  doti.  Turchetti  come  appo  tali  resul- 
tati si  dovessero  spedire  i  visceri  ed  muori  raccolti  ai  valentissimi 
chimici  di  Firenze,  i  quali  coli 'apparecchio  infallil)ile  di  Marsh  non 
rinvennero  alcuna  traccia  di  arsenico,  e  si  accertarono  non  esservi 
alcun  altro  veleno.  Escluso  con  tanta  certezza  ogni  sospetto  di  ve- 
leno, offre  il  dolt.  Turchetti  due  conclusioni  che  se  ne  potrebbero 
dedurre  cioè,  potersi  avere  fenomeni  nosologici  e  cadaverici  simili 
a  quelli  di  veneficio  arsenicale,  ed  aversi  perforazione  dello  stomaco 
senza  processo  flogistico  antecedente.  Chiede  poi  il  parere  dell'  as- 
semblea sopra  la  causa  di  tanto  rapida  putrefazione  in  donna  più 
malaticcia  che  ammalala   davvero.  Il  Vice-Presidente  domanda  al 


—   G8i    — 

doti.  Turchetli  se  fosse  infìniuinnto  il  peritoneo,  o  vi  fossero  nell'atl- 
iloiiie  defili  ascai'idi  l()inl>rionidi  ;  i'is|>i>iide  il  duU.  Turclielli  negati- 
vamente. Quindi  per  agevolare  le  induzioni  cita  lo  stesso  \  ice-Prc- 
sidente  il  fatto  di  una  ragazza,  che,  dopo  avere  inghiottito  della  car- 
ne salata  durissima,  moiì  sullo  i  j)iù  forti  dolori  addominali  all'ospe- 
dale di  S.  .Maria  .Nuova  poche  ore  dopo  i-icovei-ala.  La  neci'olonùa 
non  mostrò  ajtro  che  un'ulcera  del  fondo  dello  stomaco  con  foro 
non  maggiore  di  una  lenticchia,  più  laigo  all'  interno,  e  nelle  inte- 
stina poi  enorme  quantità  di  loud)ricoidi  (  '5oo  incirca)  e  caratteri 
d'in(.i|jienle  peritonite.  iNon  nega  il  dolt.  Turchelti  che  nel  suo  ca- 
so vi  potessero  esistere  vermi  assai  più  piccoli,  sfuggiti  alla  di  lui 
vista  per  avere  esportato  suhilo  i  liquidi  addominali  destinati  al- 
l'esame. Il  dott.  l'ellizzari  dice  che  non  si  deve  sospettare  di  awe- 
lenameiilo  per  arsenico  ove  non  si  notino  i  caratteri  di  reazione  flo- 
gistica dello  stomaco,  spèciaJmente  ove  trovisi  perforazione  ;  e  in 
conferma  della  sua  asserzione  l'icorda  gli  esperimenti  istituiti  da  lui 
in  l'irenze  per  mezzo  dell'arsenico  in  soluzione,  ai  quali  l' istesso 
Vice-lVesidente  aveva  assistito.  Oppone  il  dott.  Turchetti  le  asser- 
zioni del  henemerito  Rognetta  escludenti  la  fre(|uenza  di  (piesteflo- 
gosi  enteriche  per  arsenico.  Dice  il  dolt.  Secondi  essere  sempre  lo 
stalo  di  gastrica  irritazione  in  ragion  diretta  della  concentrazione 
del  veleno,  e  che,  quando  è  diluito,  l'azione  ipostenizzanle  dinamica 
supera  tanto  la  flogosi  per  chimica  irritazione,  da  non  potersi  più 
quest'  ultima  chiamar  con  lai  nome;  concede  che  la  i'ai)ida  reazio- 
ne particolare  di  qualche  individuo  avrà  potuto  dare  in  alcuni  casi 
dei  caralteii  di  gastrite,  ma  risultare  per  i  ri])iluli  esperimenti  del- 
l' illustre  prof.  (ìiacomini  che,  a  veleno  diluito,  la  potenza  dina- 
mica e  la  maggiore  rapidità  della  morte  impediscono  che  l' irri- 
tazione chimica  |)ossa  determinare  un  vero  processo  flogistico.  Con- 
vengono però  tutti  e  tre  nella  verità  inconlrastahile  che  nella  più 
lenta  morte  per  veleno  concentralo  dehhasi  riscontrare  in  (jual- 
che  punto  della  gastrica  mucosa  l' indizio  della  chimica  irritazio- 
ne flogistica. 

Il  prof.  Ahinfrè  cila  il  caso  d'  individuo  che  morì  nove  giorni 
dopo  aver  inghiottito  vari  pezzetti  di  arsenico,  senza  presentare 
nel  ventricolo  né  foro  di  sorta,  né  tendenze  della  memhrana  interr 
na  ad  esulcerarsi.  Il  prof.  l'acini  osserva  come  non  si  ahhia  ancora 


—   682    — 

deciso  se  le  perforazioni  intestinali  con  vermi  siano  prodotte  da 
lenta  flogosi,  o  da  quelli  entozoi;  palesa  attenersi  egli  alla  prima 
i)er  vari  casi  di  elmiiitisi,  i  (jiiali  oasi  lo  pcrsiiasei-o  dell' iiirapa- 
cilà  dei  vermi  a  j)erforar  le  niendirane;  al  quale  oggetto  narra  egli 
un  fatto  di  non  remota  osservazione  nel  cadavere  di  una  donna 
presentante  vari  punti  prominenti  dal  tubo  intestinale  verso  il  pe- 
ritoneo, ed  avendo  innoltrata  r  ispezione  trovò  all'interno  seltan- 
tadue  lomhricoidi  fra  i  (juali  dei  più  grossi,  e  nessuna  perforazio- 
ne, o  minaccia  di  essa. 

Il  dolt.  Linoli  cita  un  caso  del  prof.  Targioni  il  (juale  trovò  id- 
eerà del  ventricolo  senza  traccia  di  (logosi  jjregressa,  o  di  veleno,  e 
doversi  perciò  ricordare  le  asserzioni  dello  Spallanzani  e  di  Hunter 
intorno  alla  facoltà  esulcerante  del  sugo  gastrico  sulle  tonache  del 
ventricolo  poco  dopo  la  morte  di  alcuni  individui. 

H  prof,  cav.de  Ueiizi  invita  l'assemblea  a  riflettere  sul  caso  im- 
portantissimo riferito  dal  dott.  Turchelti,  e  raccogliendo  le  fda  di- 
vergenti della  dispula  cercare  sj)icgazione  del  fatto,  e  procurare  di 
stabilire  se  veramente  esista  in  alcuni  individui  un  processo  disso- 
lutivo rapidissimo,  basalo  parcamente  sulla  Medicina  umorale. 

Risponde  il  Vice-Presidente  essere  egli  inclinato  ad  ammetterlo, 
e  sollecita  quanti  abbiano  ragioni  o  fatti  illustranti  i  processi  esul- 
cerativi dello  stomaco,  o  le  precipitose  decomposizioni  cadaveriche, 
a  produrli. 

Il  dolt.  lerpi  in  proposito  della  ulcerazione  cita  fatti  di  autori 
i  quali  si  adoperarono  per  provare  che  l' iniezione  di  molti  veleni 
minei-ali  per  le  vene  produce  più  presto  esulcerazioni,  della  de- 
glutizione degl'  istessi  veleni. 

Il  jirof.  Borelli  fa  riflettere  come  giustifichi  in  parte  la  celere 
putrefazione  della  donna  esaminata  dal  dolt.  Turchelti  il  sapere 
che  prima  del  caso  rovinoso  era  malaticcia  per  radicata  clorosi. 

Non  consente  il  prof.  Manfrè  che  la  clorosi  possa  disj)orre  la 
libra  organica  a  tanta  alterazione,  e  crede  che  la  condizione  pa- 
tologica di  quella  donna  non  fosse  la  sola  clorosi. 

Il  Vice-Presidente  risponde  potersi  concedere  alla  clorosi  una 
causa  di  scomponimento,  ma  non  potersi  però  mai  emettere  un 
giudizio  positivo  quando  non  si  riconoscono  esattamente  le  condi- 
zioni estrinseche,  ed  intrinseche  capaci  di  produrre  le  singolari  de- 


—   G83   — 

composizioni  accennale  ;  osserva  inoltre  come  in  certe  ignote  va- 
rielà  ili  ciiin|)(isi/,ioi)e  di  un  coi-po  si  risoonliiin)  fenomeni  impossi- 
bili in  altri  ;  accenna  la  l'reipienza  di  tali  particolarità  cadaveriche 
per  veleni  vegetabili,  e  ricorda  il  fatto  di  un  suo  amico,  il  (|uale 
essendosi  avvelenato  con  laudano  liquido,  si  decompose  tanto  ra- 
pidamente in  poche  ore  il  c(>r|)n  dopo  la  morte  da  non  potersi  ri- 
conoscere da  alcuno. 

Tornando  al  caso  del  iloti,  'rurclietti  ritengono  alcuni  essere 
anmiissibìle  ima  precedente  particolare  disjiosizione;  il  prof.  Ro- 
relli  riponeva  per  la  spiegazione  del  fatto  la  causa  in  t|ualche  dis- 
crasia, ed  appoggiavasi  ai  frequenti  casi  analoghi  in  Chirurgia,  quan- 
do cioè  si  vede  in  eguale  indole  e  giado  di  malattia,  colla  medesi- 
ma operazione  e  metodo  curativo,  perire  rapidamente  un  anuna- 
lato,  mentre  mi  altro  in  egual  lemjjo  guarisce. 

Il  dott.  Levi  domanda  al  dott.  Turchetti  quale  fosse  io  stalo 
della  bile  nella  sua  ammalata;  risponde  il  dott.  Turchetti  che  la  ve- 
scica era  vuota,  e  sospetta  essersi  formato  in  quella  donna  ipialche 
veleno  simile  per  potenza  letale  all'  acido  prussico.  Concede  il  ^'ice- 
Presidenle  non  potersi  j)er  ora  né  ammettere  né  respingere  questa 
formazione  particolare  di  veleno,  giacché  altliiamo  troppi  casi  avvalo- 
ranti, j)cr  analogie  di  putrefazione,  il  sospetto  che  si  possa  formare 
accensione  spontanea  nell'individuo  anche  in  brevissimo  tempo. 

Chiede  iF  prof .  Manfrè  se  nel  caso  tanto  discusso  siasi  analizza- 
lo in  modo  da  non  sos|)cttare  altro  genere  di  veneficio,  e  ne  ha  in 
risposta  che  la  più  esatta  indagine  dei  chimici  fiorentini  non  potè 
riscontrarne. 

Si  discute  fra  il  prof.  Rorclli  e  il  prof.  I5ini,  siili'  accettazione  o 
bando  della  parola  discrasia,  e  sulla  sostituzione  del  sinonimo  di 
alterazione  umorale  incognita,  proposta  dal  prof.  Borelli  ;  e  il  dot- 
tore Bini  consiglia  di  attenersi  alla  prima  nomenclalura,  linihè  al- 
cuna delle  scuole  chirurgicho  nazionali  o  straniere  continua  ad 
usarla.  Il  Vice-Presidente  riflette  quanto  utile  deriverebbe  alla  scien- 
za dalla  sistemazione  di  un  linguaggio  comune. 

Furono  donati  alla  Sotto-Sezione  i  seguenti  libri  : 

Considcniziuiii  /ìsio-/>fif(>/(ii;ic(>-/)ni//c/ie  svpra  un  ctisu  di  um\'er- 
sa/e  pneumatosi  arteriosa  e  venosa.  Del  do(t.  Turchetti. 

Intorno  allo  stato  della  scuola  medico-chirurgica  lucchese,  e  del- 
la Chirurgia  italiana.  Del  prof .  Pacini. 

86 


—  684   — 

Jliiggutii,'/i<i  (tiìdtoriìico-Jisiologico  di  un  mostro  iirna/io.  Del  pro- 
fessore Pticiiii. 

Cenni  storico-pratici  intorno  alla  operazione  cesarea.  Del  dot- 
tore .t  lessa  miro  Coli. 

Sulla  operazione  della  fistola  cisto-rai^inale  eolla  piinzione  pu- 
boidea.  Del  prof  .  ìVutzer  di  Bonn. 

E  sciolta  l'adunanza. 

Visio  —  //  rice-P residente  l'rol.  Carlo  Burci 


//  Segretario  Doti.  Giuseppe  Secondi 


ADIIVAIVZA 

DEL    GIORNO    aS    SETTEMBRE 


iiello  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente  seduta, 
comunica  il  doti.  Lindi  le  proprie  osservazioni  sugli  ascessi  della 
regione  iliaca  ;  aggiunge  criteri  sui  caralleri  diagnostici  differenziali, 
onde  si  avvalori  in  seguilo  la  diagnosi  e  la  prognosi  di  simili  casi 
colle  norme  terapeutiche  più  idonee  per  risultati  felici  ottenuti.  Di- 
chiai'a  il  Vice-Presidente  importanti  le  conuniicazioni  del  dott.  Li- 
noli,  ed  utile  die  1'  assemiilea  concorra  col  propizio  giudizio  a  con- 
fermare o  modificare  più  o  meno  le  deduzioni. 

il  dott.  Comandoli  fa  (|ualclie  osservazione  sull'argomento  delle 
ulceri  del  ventricolo  trattato  nel  giorno  innanzi,  dichiarandole  fi- 
glie quasi  sempre  di  lento  processo  (logistico  inosservato.  Risponde 
la  Vice-Presidenza  essere  questo  pure  il  parere  della  maggiorità  dei 
patologi,  ma  aver  la  Sotto-Sezione  insistito  solo  |)cr  la  ricerca  delle 
cause  in  quei  casi  rari  di  ulcerazione,  nei  (piali  manca  all' indagine 
anatomica  ogni  fisico  carattere  di  flogosi  preceduta. 

Il  dott.  Damucci  propone  che  si  diffonda,  por  mozzo  della  pub- 
blicazione degli  .Vtti  del  Congresso,  l'utile  terapeutico  deU'accpia  del 
bagno  di  Cecinella  nei  confini  dell'  Agro  fiorentino  col  pisano  in 
malattie  croniche  esterne  con  apiressia  ;  narra  avervi  il  prof.  Tad- 
dei  trovato  coli'  analisi  chimica  (]uantitù  di  principj  ferruginosi  ed 
acido  carbonico  ;  credo  debito  suo  assetirne  la  j)iù  volte  verificata 
efficacia  in  simili  morbi. 

.Si  passa  a  discutere  sul  quesito  patavino  intorno  ai  tumori  eret- 
tili, cioè —  se  nei  tumori  erettili  congeniti  siano ]>refcrihìli  le  iniezioni 
irritanti  nel  viluppo  dei  vasi  da  cui  son  formati  ad  ogni  altro  meto- 
do operativo,  oppure  in  quali  casi  esse  meritino  la  preferenza  — . 

Il  dott.  Galli  espone  i  suoi  felici  risultali  con  questo  metodo  ot- 
tenuti ;  narra  la  storfa  particolare  di  due  casi  trattati  con  soluzione 


—  6SG  — 
ili  iiili;ili>  il  ;iii;eiit()  in  ildse  niiiiorc  di  im  grano  por  ogni  oncia 
d"  acqua  in  principio  e  maggiore  in  progresso,  iniettando  la  solu- 
zione colla  siringa  ili  Anel,  mai  ])orò  pungendo  nella  parte  più 
piominente  del  tumore,  ma  in  alili  hioglii,  e  facilitando  (juindi  la 
ditì'usione  del  liipiido  per  tutte  le  cellule  dello  slesso  tumore.  Accer- 
ta die  il  tumore  diminuisce  di  colore  e  di  volume  ad  ogni  iniezione, 
e  progetta  egli  l'adozione  di  tal  processo  curativo  in  preferenza  di 
ogni  altro  mezzo  cliirurgico,  imitando  i  membri  a  decidere  se 
per  alcuni  gradi  di  analogia  si  potrebbe  tentare  anclie  in  alcuni  tu- 
mori emorroidali. 

Il  prof.  Centofanli  dice  che  i  fatti  citali  da  Monro,  e  le  proprie 
osservazioni  lo  autorizzano  a  credere  la  guarigione  frequentemente 
spontanea  di  questi  tumori;  supporre  la  maggior  concorrenza  della 
natura  nella  guarigione  dei  curati,  ma  non  pretendere  col  Monro 
clic  il  cliirurgo  debba  rimanersi  incile  in  alcuni  casi  particolari  di 
rapido  aumento.  Vorrebbe  solo  clic  si  limitasse  questo  trattamento 
ai  casi  più  miti,  considerando  come  nei  tumori  di  non  tenue  volu- 
me sia  quasi  impossibile  ottenerne  la  cura  nemmeno  coi  mezzi  più 
forti.  Ritiene  utile  un  eguale  procedimento  nei  tumori  erettili  ai  con- 
torni dell'ano,  e  dannoso  nelle  emorroidi  vere,  percbè  di  più  nobile 
organizzazione  ed  in  rapporto  diretto  coli'  universale  economia. 
Il  dott.  Galli  asserisce  aver  trovato  vantaggi  ancbe  nella  cura  di  tu- 
mori estesi,  purché  l' iniezione  sia  fatta  e  ripetuta  in  modo  che 
tutti  i  punti  del  tumore  ne  sentano  l' influenza. 

Chiede  il  Vice-Presidente  al  dott.  Galli  se  usasse  compressione 
dopo  avere  iniettalo  o  per  vuotare  il  tumore  di  sangue  o  per  ac- 
crescere r  infiammazione  ;  ed  il  dott.  Galli  dichiara  di  poter  attri- 
buire i  suoi  particolari  vantaggi  all'  omissione  delle  varie  norme 
stabilite,  confidando  nella  senii)lice  iniezione,  giacche  col  mezzo  di 
quella  sola  aveva  ottenuta  talvolta  reazione  flogistica  tale  da  ricor- 
rere alle  applicazioni  fredde.  Domanda  schiarimenti  il  prof.  Cenlo- 
fanli  intorno  al  senso  atlribuito  alla  parola  tumore  erettile,  cioè  se 
intendasi  tumore  pulsante  e  non  pulsante,  ossia  arterioso  e  venoso, 
ed  ha  dal  Vice-Presidente  schiarimenti  opportuni.  Teme  il  prof.  Cen- 
tofanli che  r  iniezione  in  tumori  con  vasi  comunicanti  col  resto  del 
circolo  possa  produrre  due  danni,  cioè  ingresso  nel  circolo  della 
sostanza  iniettata,  e  mancanza  dell'effetto  progettalo  sul  viluppo 
de' vasi  cosliliienli  il  Uimore. 


—   68-]    — 

Aggiunge  il  dolt.  Polli/.zari  due  allri  dati  secoudo  lui  necessari, 
cioè  la  propriclà  della  sostanza  iniettala  a  coagulare  la  massa  san- 
guigna, e  la  |)r()|)iielà  astringente  della  medesima  sui  vasi;  coi  quali 
sussidi  svanirebbe  il  timore  di  trasporto  nel  resto  del  circolo,  salvo 
però  il  caso  di  tumori  con  vasi  grossi,  nei  quali  per  la  stessa  ragio- 
ne che  non  si  può  evitare  il  ti'asporto  mai'cioso,  in  caso  tli  flebite, 
tanto  meno  si  eviterà  quello  di  un  li([uido  meno  denso.  Vorrebbe 
il  dott.  Pellizzari  decisione  caratteristica  jiiìi  precisa  dei  tumori 
indicati  dal  quesito,  specialmente  se  intendansi  «juelli  del  derma, 
e  del  tessuto  cellidai'c  soltanto,  od  anche  dei  più  profondi.  Rispon- 
de il  dott.  Galli  aver  inteso  parlare  dei  primi  soltanto,  e  il  dott.  Pel- 
lizzari dichiara  essere  ancora  scarsa  la  Chirurgia  di  fatti  opportuni 
per  decisioni  assolute.  Palesa  il  dolt.  Secondi  come  il  valente  cli- 
nico parmense  Rossi,  nel  proporre  il  quesito,  accennasse  già  la  se- 
miprova di  sue  fortunate  esperienze  nei  casi  moderali,  e  potere  la 
Sezione  partire  da  (pieslo  dato  coscienzioso  nello  stabilire  i  vantag- 
gi del  metodo  in  questione. 

Passa  il  prof.  Centofanti  a  emettere  i  propri  dubbi  sulla  pos- 
sibilità del  giro  delle  iniezioni,  sulla  difficoltà  d' incontrale  colla 
siringa  un  vaso  conduttore  grosso,  e  |jer  l' imperfetto  giro  del 
li(|uido  iniettato  ad  aversi  la  recidiva. 

Il  doli.  Pellizzari  ammette  molla  facilità  di  circolo  in  questi 
viluppi  vascolari;  ricorda  per  similitudine  la  facile  iniezione  dei  cor- 
pi cavernosi  del  pene  in  qualinique  punto  si  faccia,  ed  il  sempre  va- 
riante colore  de'  ripetuti  tumori  per  il  liberissimo  circolo  che  pos- 
sedono  colle  reti  vascolari  circon\icine.  Dubita  il  prof.  Centofanti 
di  un  circolo  d' iniezione  così  facile  nel  corpo  vivo  come  quella  di 
corpi  cavernosi  del  cadavere,  e  ripete  la  sua  diffidenza  della  possi- 
bilità di  guarigione  per  iniezioni  in  casi  di  volume,  prevedendo  la 
jjrepolenza  fisiologica  dei  vasi  maggiori  alla  recidiva. 

Il  prof.  Manfrè  dice  escludibile  dalla  questione  il  tumore  carat- 
terizzato dal  chiarissimo  .Vurelio  Severino,  e  tulli  i  grossi  tumori 
sanguigni  di  consimile  importanza.  Ricorda  la  osservazione  del  Ma- 
rocchetti  sulla  conformazione  particolare  dei  corpi  cavernosi,  e  con- 
corre nel  parere  di  tentare  la  iniezione  irritante  in  qualche  caso 
di  tumore  erettile,  unitamente  alla  compressione,  onde  agevolare  il 
giro  dell'  iniezione. 


—   688   — 

Osserva  il  \  ice-PresideiUe  clie  l'assemblea  si  è  dichiarala  per 
l'esoliisione  di  tal  soccorso  nei  tumori  di  troppa  estensione,  ed  a 
grossi  vasi  sani;ni^ni. 

Il  dott.Turchelli  considerando  come  siano  piccoli  i  tumori  eret- 
tili nella  prima  età,  propone  la  ripetizione  degli  esperimenti  di  Dn- 
crò,  che  molti  ne  distrusse  innestandovi  il  pus  vaccino. 

("hiede  il  barone  de  Beaufort  se  la  iniezione  si  estenda  a  tutto  il 
tumore,  e  se  nei  vasi  sanguigni  o  nel  cellulare  intravascolare.  Rispon- 
de il  Vice-Presidente  non  essere  ])ossibile  in  quel  viluppo  di  vasi  pre- 
figgersi precisione  iniettando,  ma  che  la  costrizione  indotta  nei  vasi 
per  iniezione  parziale  basta  spesso  ad  impedii-e  il  circolo,  e  ad 
atrofizzare  la  parte. 

11  dott.  Pellizzari  crede  ragionevole  nell'  assemblea  1'  adozione  di 
questo  metodo,  vedendo  come  si  limiti  ai  tumori  di  minore  importan- 
za, e  non  vi  sia  relazione  di  casi  sinistri.  Il  dott.  Nerici  narra  aver  egli 
un  caso  in  cura,  ribelle  a  otto  iniezioni,  con  vantaggi  limitati  da 
(pieste,  simili  a  quelli  per  altre  irritazioni  ;  cita  i  casi  di  lacobi  sul 
tumore  erettile,  e  crede  più  utile  il  caustico  anche  per  il  minor 
pericolo  di  posteriore  deformità.  Conclude  il  Vice-Presidente  che  i 
limitati  vantaggi  dal  dott.  Nerici  ottenuti  in  tumore  esteso,  avvalo- 
rano la  decisione  dell'  assemblea  per  1'  adozione  del  metodo  nei 
soli  casi  di  moderato  volume,  e  limitati  alla  cellulare  sottocuta- 
nea ;  ed  all'  insistenza  del  dott.  Pellizzari  per  la  precisione  dei  carat- 
teri classificanti,  dichiara  essere  di  consentimento  comune  l'esclu- 
dere tutti  i  tumori  sanguigni  voluminosi  e  con  grossi  vasi  arteriosi 
e  venosi,  e  tutti  i  nevi  materni  solidi  non  iniettabili.  Per  essere  tra- 
scorsa 1  ora  si  rimette  alla  successiva  adunanza  la  discussione 
sugli  ascessi  della  regione  iliaca  motivata  dalle  osservazioni  del 
dott.  Linoli. 

E  sciolta  i  adunanza. 

Visto  —  //  /  ice-Presidciilc  Prof.  Cablo  Burci 

//  Segretario  Dott.  Giuseppe  Secondi 


A  D  L  X  A  \  L  A 

DEL    GIORNO    ii;   SETTEMBRE 


-<»Ae«- 


JLietto  ed  approvato  il  processo  verijale  della  seduta  antecedente, 
si  legge  dal  dott.  Manfrè  il  voto  della  Commissione  eletta  a  giudi- 
care della  Memoria  del  dott.  Angeloni  di  Siena  sulla  posizione  latera- 
le sul  fianco  nel  parto,  unendo  al  proprio  voto  di  elogio  (|uello  con- 
corde del  prof,  liorelli  ;  si  manifesta  dal  Segretario  della  Sotto-Sezione 
il  voto  del  prof.  Norfini,  terzo  commissionato  alla  decisione,  il  quale  è 
dissenziente;  voto  affidato  vcrbalmetite  all'espositore  per  inipreve- 
duto  bisogno  di  assenza.  Le  di  lui  eccezioni  si  appoggiano  alla  pro- 
pria esperienza,  ed  alla  considerazione  che  quasi  tutte  le  forze  mu- 
scolari ausiliarie  della  donna  sono  minorate,  e  quasi  nulla  quella 
pili  im[)orlaiite  de' muscoli  addominali  ;  r  altra  die  l'asse  centrale 
della  pelvi,  non  è  più  in  relazione  coli' asse  della  medesima,  e  colla 
linea  percorsa  dal  feto. 

Si  decide  dalla  Vice-Presidenza  la  registratura  del  voto  prepon- 
derante dei  primi  due  (i),  e  quello  del  prof.  Norfini  dissenziente, 
onde  il  dott.  Angeloni  ed  i  chirurghi  si  regolino  come  più  loro  pia- 
cerà nel  progresso  delle  pratiche  osservazioni. 

Passa  il  N'ice-Presidente  prof.  Rurci  a  parlare  di  una  particolare 
famiglia  di  tumori  carnosi,  che  pei'  essere  composti  prinripalmente 
«li  materia  gelatinosa  vincolata  da  una  trama  organica,  com'  è  di 
tutti  i  sarcomi,  denomina  gelatinosi.  Dice  essere  stati  osservati  dai 
più  recenti  scrittori  di  patologia,  ma  separatamente  gli  uni  dagli  al- 
tri considerati,  dando  ai  medesimi  nomi  vari  e  diversi  secondo  la 
forma,  la  struttura,  la  sede,  od  anche  la  stessa  apparente  natura 
elei  medesimi.  Comprende  perciò  nei  gelatinosi  in  generale  il  sar- 
coma pancreatici)  dell  .\l)erneth\ ,  i  tumori  linfatici  ili   l'agel,  i   lu- 

(I)  Vedasi  in  fine  della  seduta. 


—  G90  — 

moli  iilaliginei  della  mammella  di  Cooper,  i  tumori  fibrosi  di  que- 
st'  organo  slesso  del  Syme,  i  corj)i  lohtdosi  mammari  del  Cruveiihier, 
l'esostosi  midollare  e  pcriostale  fungosa  del  Cooper  stesso,  il  lungo 
composto  del  Porta,  il  carcinoma  fascicolato  jallino  del  Muller,  ed 
il  cisto-sarcoma  filloideo  di  Valentia. 

Descrive  (|uindi  i  caralleii  fisici,  anatomici  e  cliimici  del  tumore 
gelatinoso,  le  varie  maniere  di  presentarsi,  e  le  differenze  clic  ])rin- 
cipalmente  rispetto  alla  sede  derivano;  ammette  una  specie  di  gelati- 
noso che  denomina  libro-gelatinoso  con  alcuni  patologi,  (juaiulo  cioè 
il  tessuto  fibroso  ba  largbe  strie,  e  si  vede  manifestissimo  e  (piasi  j)re- 
dominantc  sulla  materia  gelatinosa;  la  osservare  come  nel  tumore 
gelatinoso  si  trovino  dei  vani  e  delle  concamerazioni  soppannate  da 
un  sottil  velamento  sieroso  clic  separa  in  aliliondanza  sierosità,  la 
tpial  cosa  non  si  trova  in  altre  produzioni  etcrologhe,  e  nota  pure  la 
particolarità  (pialche  volta  funesta  di  gravi  versamenti  sanguigni  en- 
tro il  tumore,  i  quali,  se  esso  è  comunicante  all'esterno  per  antece- 
dente erosione,  danno  campo  a  minacciose  emorragie.  Concbiude 
quindi  avere  il  tumore  gelatinoso  il  periodo  di  crudità,  e  (juello  di 
rammollimento,  come  lo  scirro,  il  fungo  midollare  ec.  ed  es.sere  di  tale 
natura  da  rassomigliarsi  pei- 1' indole  sua  ai  tumori  maligni.  Presen- 
tò tavole  colorate  illustranti,  e  dimandò  l'opinione  dell  asseml)lea 
intorno  a  questo  suo  rischiarimento,  e  semplificazione  nosografica. 

Il  doti.  Pellizzari,  prendendo  le  conclusioni  del  Vice-Presidente, 
che  cioè  il  tumore  gelatinoso  ripullula  come  lo  scirro  ed  il  cancro, 
e  notando  che  il  iunior  pancrealico  esportato  non  si  riproduce,  vor- 
rebbe differente  l' indole  del  pancreatico  dal  tumore  gelatinoso,  né 
troverebbe  analogia  di  l'orma  e  struttura  fra  cpieste  due  produzioni 
nuove;  pensa  ancora  che  il  fìbro-gelatinoso  possa  essere  un'acci- 
dentale varietà  di|)endente  dal  tessuto  ove  il  gelatinoso  si  genera; 
né  crede  conveniente  1'  ammettere  analogia  fra  il  sarcoma  ])ancrea- 
tico  ed  il  fibio-gelatinoso,  mancando  per  ora  a-nalisi ■chimiche  della 
materia  che  compone  il  pancrealico  stesso.  A  queste  osservazioni 
risponde  il  Vice-Presidente  considerare  egli  il  tumore  gelatinoso  in 
generale,  e  non  riferire  quelle  sue  considerazioni  al  solo  sarcoma 
pancreatico;  non  potere  convenii-e  della  non  somiglianza  di  (piesto 
col  gelatinoso,  e  sj)ecialmente  del  fibro-gelalinoso  da  esso  conside- 
ralo come  una  varietà,  ritrovandosi  in  tessuti  per  natura  non  fibro- 
si ;  chiama  quindi  l'attenzione  sulla  struttura  simile  a  cpiella  delle 


—  691  — 

glandiile  salivali  clic  ne'  suoi  primordi  lia  qualche  volta  il  fibro-f;e- 
lalinoso,  osservandosi  f^lobi  e  granulazioni,  e  in  conseguenza  poco 
dissimile  dalla  forma  ])ancrealica;  e  che  le  diflerenze  osservate  fra 
il  tumore  gelatinoso  della  mammella,  ove  cresce  il  pancreatico,  sono 
indispensabili  per  lo  svolgimento  del  pancreatico  stesso  a  maggio- 
re volume  ed  a  più  larghe  concamerazioni.  Ossei'va  essere  il  sarco- 
ma pancreatico  il  cominciamento  del  gelatinoso  o  fibro-gelatinoso 
della  mammella,  come  lo  scirro  lo  è  del  cancro  che  vi  si  genera; 
con  questa  differenza  che  il  gelatinoso  cresce,  se  le  disposizioni  del- 
l'individuo  son  favorevoli,  a  grandissimo  volume,  la  qual  cosa  non 
avviene  del  cancro. 

Il  dott.  Pellizzari  insiste,  avuto  riguardo  all'  indole  del  sarcoma 
pancreatico,  a  volerlo  distinguere  totalmente  dal  gelatinoso  ;  ed  il 
Vice-Presidente  avverte,  come  lo  scirro  genuino  si  mantenga  tal- 
volta alla  maniera  del  sarcoma  pancreatico  nel  suo  stato  rudimen- 
tario,  come  il  sarcoma  pancreatico  sia  stato  dall'  Abernethy  detto 
tumore  di  piccolo  volume,  perchè  probabilmente  esf)or(ato  al  suo 
nascere  ;  finalmente  che  i  tumori  gelatinosi  e  llbro-gelatinf)si  delle 
mammelle  di  molta  mole,  e  che  egli  presentava  in  tavole,  erano  co- 
minciali alla  foggia  dei  pancreatici,  e  tolti  col  taglio  erano  recidivali. 

II  prof.  Rognoli  domanda  al  ^  ice-l'residenle  qual  differenza,  ri- 
spetto alla  malignità,  vi  sia  in  principio  fra  lo  scirro  ed  il  tumore 
gelatinoso,  avendo  riguardo  specialmente  alla  parte  terapeutica;  ri- 
s|K)nde  egli  che  considerando  il  tumore  gelatinoso  in  genere,  esso 
ha  (pianto  ali  indole  grande  analogia  collo  scirro  e  col  cancro,  non 
escludendo  lo  stesso  sarcoma  pancreatico;  non  quando  è  piccolo 
ma  ([uandn  è  voluminoso,  e  con  i  caratteri  anzidelti.  Lo  stesso  pro- 
fessor Regnoli  aggiunge  aver  tolto  dalla  mammella  ili  una  donna 
un  tumore,  ch'egli  denominò  strumoso,  di  mole  rilevante  e  simile 
al  descritto  gelatinoso,  senza  che  ne  a^'venisse  la  recidiva;  e  con- 
clude col  ^'icc-Presldente  che  nella  evoluzione  di  un  tumore  vi  è 
tale  cangiamento  di  forma,  e  varietà  tanta  di  principj  com|)onen- 
li,  da  non  poter  precisare  alla  sezione  del  medesimo  la  natura  della 
prima  origine,  ed  inclina  a  ritenere  il  fibro-gelatinoso  della  mam- 
mella come  analogo  agli  encefaloidi. 

11  prof.  Borelli  narra  pur  egli  un  caso  di  guarigione  radicale  di 
consimile  tumore  voluminosissimo  alla  mammella,  ed  altro  egual- 
mente ne  ricorda  il  prof.  Civinini. 

87 


—    Gga    — 

Il  Vice-Presidente  facendo  conto  delle  sopiannotate  comunica- 
zioni de' distinti  professori  dell' assemblea,  li  esorta  a  voler  prose- 
guire le  loro  indagini  in  ])roposito,  ed  essergli  cortesi  di  quanto  fos- 
sero per  conoscere  ili  valevole  ad  illuslrai'o  questa  parte  ancora 
oscura  di  chirurgica  patologia. 

il  prof.  IManfrè,  appoggiandosi  a  delle  osservazioni  particolari  del 
|)rof.  Lanza,  e  Rosati  di  Napoli,  concorre  nella  opinione  del  N  ice- 
Presidente  che  i  tumori  gelatinosi  abbiano  malignità  come  hanno 
lo  scirro  ed  il  fungo  midollare,  e  perciò  riprovevole  ogni  indugio 
all'  unico  sussidio  di  (pialche  speranza,  l'esportazione. 

Il  prof.  Centofanti  sostiene  non  potersi  il  sarcoma  pancreatico 
includersi  nella  classe  del  gelatinoso,  il  quale  ultimo  dice  potersi 
ritenere  piuttosto  simile  al  midollare,  s'i  per  lo  sviluppo  che  pei' 
l'esito.  Conclude  il  N'ice-Presidente  essei'e  stato  suo  intendimento, 
con  la  scorta  dei  fatti  clinici  e  della  anatomia  patologica,  di  studia- 
re lo  svolgimento  del  sarcoma  pancreatico,  non  tanto  quando  esso  è 
jìiccolo  e  non  per  anche  essenzialmente  maligno,  quanto  ancora  al 
suo  compiuto  sviluppo  allora  che  sono  manifesti  i  caratteri  del  tu- 
more fdjro-gelatinoso  mammario.  Ed  essendo  trascorso  il  tempo  sen- 
za che  r  inscritto  cav.  Grassi  avesse  avuto  campo  di  fare  le  proprie 
comunicazioni  sull'elefantiasi  dello  scroto,  uè  discusso  l'importan- 
te aigoinento  degli  ascessi  alla  regione  iliaca,  viene  dalla  Vice  Presi- 
denza fissata  per  ambedue  gli  argomenti  la  successiva  adunanza. 

E  sciolta  r  adunanza. 

Visto  —  //  /  ice-Presidente  Prof.  Carlo  Burci 

//  Segretario  Dott.  Giuseppe  Secondi 


CONSIDERAZIOJNI 


OSTETRIl.  O-  FISIOLOGI  <:0-Pn   A   TICHF. 


SIILA  POSIZIONE  DELLA  PARIORIEME  SIL  FIWCO 


V 

T-i  (|iiesl(j  il  titolo  della  Memoria  clie  il  culto  dott.  Girolamo  Aii- 
geloiii  di  Siena  sottometteva  al  giudizio  della  Sotto-Sezione  di  Clii- 
rurgia  di  questo  quinto  Congresso,  e  che  da  quella  veniva  a  noi 
commendata  per  1'  esame. 

In  essa  1'  autore,  dopo  breve  ijuanto  analogo  esordio,  si  fa  ad 
accennare  le  posizioni  da  alcuni  popoli  preferite  per  il  parto,  e  di 
cui  egli  dopo  minuto  esame  fa  ragionata  critica,  mostrandone  i 
danni  che  ne  provengono,  e  prendendone  argomento  per  progetta- 
re ed  inculcare  qual  più  buona  ed  acconcia  di  tutte  la  laterale  per 
fianco  a  sponda  di  letto.  Su  valide  e  moltiplici  ragioni  anatomico- 
fisiologiche  poggia  la  preferenza  che  merita  questa  non  generalizzata 
posizione  laterale,  né  trascura  di  convalidaila  con  fatti  succeduti 
nella  propria  e  nell'altrui  pratica.  Noi,  anche  per  onore  della  nostra 
Italia,  ci  compiacciamo  aggiungere  a  que'  fatti  i  tanti  che  ottiene  ogni 
di  il  chiarissimo  Billi  direttore  della  Clinica  ostetrica  di  Milano,  il 
(piale  da  circa  due  lustri  non  fa  osservare,  per  massima,  altra  posi- 
zione die  la  laterale  in  quel  rinomato  luogo  lombardo.  Il  sìg.  Ange- 
Ioni  mostra  di  vantaggio  che  la  posizione  di  che  si  tratta  è  appunto 
(|iiella  che  comanda  1  istinto,  e  dopo  lungo  confronto  felicemente 
istituito  fra  gì'  inconvenienti  e  i  vantaggi  della  ordinaria  posizione 
supina, e  della  laterale,  che  vorrebbe  si  generalizzi,  finisce  mostran- 
do come  venne  a  capo  di  far  tali  osservazioni,  e  conchindendo  che 
alla  posizione  supina  si  dovrebbe  far  ricorso  soltanto  nel  caso  di 
grande  obliquità  anteriore  dell'utero,  o  nella  sua  antiversione,  nelle 
affezioni  toraciche,  o  nella  dura  circostanza  d"  indigenza.  alloi(|iian- 


—   <i9 1    — 
do  sarà   l'orsi   pur   mestieri   Fai'   uso   di   sedie,  e  d'  altre   positure 
ancora  che  son  comandate  dalla  circostanza,  e  non  dalla  ragione 
e  dalla  scienza. 

1/ interesse  della  materia,  così  ben  Irallata,  ci  rende  persuasi 
die  il  sii;,  doli.  Angeloni  meriterebbe  i  più  sinceri  ringraziamenti; 
la  sua  Memoria  converi'ebbe  esser  epilogata  negli  Vtti  ilei  Coìigres- 
so,  ed  il  metodo  dovrei)!)'  esser  raccomandato  ed  inculcato  per  il 
bene  delle  povere  puerpere. 


ni  Lucca  aS  setteml)re  i8/(i 


I'asqu.vle  M.\NFni':  rrldUne 
Ippolito  Borelli 


A  D  l  X  A  i\  Z  A 

DEL    GIORNO    27    SETTEMBRE 


•E)S<^ 


iietto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  seduta  antecedente, 
il  cav.  dott.  Grassi  presenta  alcune  tavole  colorale  illustranti  i  tu- 
mori di  enorme  volume  allo  scroto,  cioè  del  peso  ordinario  di  ot- 
tanta o  novanta  libbre,  di  sostanza  gelatinosa,  prodotti  da  lebbra  ed 
elefantiasi  nel  basso  Egitto,  e  specialmente  in  Alessandria,  Rosetta 
Damiata  ec.  Accenna  le  guarigioni  de' suoi  operati,  e  risponde  al 
N'ice-l'residentc  die  lo  interroga  sulla  condizione  patologica  della 
cute  di  tali  individui,  essere  sempre  ipertrofica  :  ed  alla  domanda 
unita  del  prof.  Centofanti  e  Vice-Presidente  sulla  sede  precisa  della 
gelatina  costituente  il  tumore,  dice  nella  cellulosa  scrotale,  e  i  testi- 
coli esserne  consensualmente  attaccati  qualcbe  volta,  ora  con  idro- 
cele, ora  per  inoltrata  atrofia  per  compressione,  la  quale  si  redime 
talvolta  colla  esportazione  del  tumore;  ritiene  più  endemica  che 
contagiosa  la  malattia,  e  comunica  di  aver  trovato  talvolta  unite  in 
un  solo  individuo  la  lebbra  e  l'elefantiasi.  Domandano  il  prof.  Cento- 
fanti  e  dott.  Turcliclli  se  la  malattia  abbandonata  a  se  stessa  peg- 
giora in  modo  conipromillente  la  vita;  risponde  il  cav.  Grassi  es- 
sere stazionaria  per  anni  indeterminati,  e  i)iii  u-.i  incomodo  par- 
ziale che  risentimento  di  economia  generale.  Dice  il  prof.  ^lanfrè 
discordare  le  osservazioni  dell'esponente  da  quelle  di  Clot  Bey  in 
quanto  alla  gelatina  del  tumore,  e  sospettare  in  ipiesti  casi  Irattai-si 
di  natura  lipomatosa;  e  il  dott.  Pellizzari  considerando  la  impoten- 
za accennata  dell'  alcool  ail  impedirne  la  decomposizione,  esorta 
il  cav.  tirassi  a  far  eseguire  delle  analisi  cliimiche  sui  componenti 
la  materia  del  tumore,  onde  avere  maggiori  criteri  in  seguito  sulla 
natura  dello  stesso.  Promette  il  ripetuto  esponente  le  bramate  ana- 


-  696  - 

lisi  chimiche  ed  osservazioni  uheriori,  eli  e  iiianderù  ai  filimi  Cuii- 
gressi  scientifici  itaUani. 

Il  cav.  Tronipeo  fa  osservare  come  anche  in  Italia  siavi  efjual  ma- 
lattia con  simili  mole  e  |)cso,  e  speciahiieiilc  a  ^izza  ;  jialesa  che  ivi 
attacca  piìi  le  estremila  inferiori  che  i  genitali,  e  principalmente  epic- 
icli individui  che  si  inilrono  ili  carni  salate,  e  pesci  guasti.  Avverte 
che  la  malattia  rassomiglia  alla  lehhra,  ed  è  quasi  congenita  nella 
provincia  di  Oneglia,  e  specialmente  a  N'illafranca  ;  più  aver  crite- 
ri per  ritenerla  contagiosa.  Ripete  il  suo  desiderio  che  a  norma  del 
programma  per  lui  puhhlicato  si  occupino  i  pratici  col  soccorso  an- 
che delle  necroscople  a  verificare  se  sia  o  no  congenita,  o  conla- 
giosa,  e  quale  il  più  idoneo  metodo  curativo. 

Il  doti.  Pelliccia  legge  una  sua  IMemoria  nella  quale,  dopo  l'anali- 
si de' vari  melodi  operativi  sin  qui  adoperati  per  la  cura  delle  ul- 
ceri varicose,  propone  la  sutura  col  metodo  di  Velpeau,  e  citando 
casi  di  guarigione  da  lui  con  tal  metodo  ottenuti  ne  propone  la 
preferenza.  E  fa  riflettere  che  dove  questo  metodo  non  riesce  si  è 
per  un'alterazione  intrinseca  delle  tuniche  delle  vene  stesse;  la  qua- 
le renderebbe  inefficaci  anche  gli  altri  metodi  tendenti  allo  scopo 
di  destare  flogosi  reattiva,  specialmente  nelle  ulceri  varicose  delle 
gambe.  Il  doti.  Centofanti  diffida  della  sutura,  tanto  per  i  risultati 
della  sua  pratica  come  del  prof.  Ilegnoli,  e  dice  aver  trovato  più  van- 
taggiosa l'elettro-ago-puntura,  protratta  vari  minuti,  secondo  la  tol- 
leranza, e  lasciando  poi  gli  aghi  per  due  giorni;  sollecita  quindi 
per  altrui  esperienze  in  proposilo. 

Il  dott.  Bini  avvalora  il  parere  del  prof.  Centofanti  ;  riflette  co- 
me r  azione  dell'  elettricità  siili'  albumina  del  sangue  debba  favori- 
re il  coagulo,  e  come  l'elettrico  possa  aumentare  e  mantenere  il 
grado  di  flebite  proposta  ;  ripete  quindi  il  suo  voto  per  la  cura  del- 
l' idrocele,  e  dell'  idrartrosi  coli'  elettro-ago-puniura. 

Il  prof  Pacini  comunica  i  casi  felici  del  prf)f.  Rizzoli  nelle  va- 
rici agli  arti,  nel  cirsocele,  e  nel  varicocele  •  dice  di  avere  veduto 
egli  medesimo  alcuni  de'suoi  curali,  e  descrive  il  metodo  del  pro- 
fessore di  Bologna  consistente  nell'  inipianlare  tlivei'si  aghi  nella 
vena  alla  distanza  di  un  pollice  uno  dall  altro,  e  ritirarne  parte  o 
tutti  quando  il  risentimento  flogistico  del  vaso  sia  maggiore  del  pro- 
gettato. Fa  riflettere  che  i  novanta  casi  già  raccolti   dallo    stesso 


—   697    — 
professore    possono    incoraggire  all'  esempio,  e    presentarne    una 
iniiij^ior   messe   quando   verranno  i  |)ropri  dal  difensore  del  me- 
todo pubblicati. 

Il  prof.  Bellini  ri|)cte  le  sue  idee  in  favore  dell'  ago-puntnia 
estesa  nelle  vene,  già  pubblicale  colla  stampa,  e  dice  che  volendola 
accettare  in  questo  genere  di  malattia  sarel)l)e  preferibile  l'elcllro- 
ago-puntiM-a. 

Passa  il  prof.  Manfrè  a  narrare  un  caso  d' ipertrofia  apparente 
del  ventricolo  sinistro  del  cuore,  e  dilatazione  del  seno  destro;  c<in 
polsi  aneurismatici,  e  colore  simile  alla  cianosi,  più  oscilla/.ione 
coiitenqjlabile  nella  celiaca.  .\lla  necrotomìa  si  trovò  la  detta  ce- 
liaca dilatata  come  una  melarancia,  e  rotta  con  stravaso  sangui- 
gno addominale;  il  cuore  senza  il  setto  dei  ventricoli;  caratteri 
carruiicolari  nel  luogo  del  setto  medesimo,  ed  un  grumo  raj)- 
presentante  rozzamente  il  setto  con  foro  centrale,  simile  ma  più 
[liccolo  di  {|ucllo  del  Botallo.  Trae  da  (piesto  fatto  argomento 
l'esponente  per  proporre  un  premio  di  cinquecento  franchi  per 
ohi  darà  la  nùgliore  Memoria  sui  sintomi  patognomonici  di  tutte 
le  malattie  con  organiche  alterazioni  dei  centri  della  circolazio- 
ne. Il  Vice-Presidente  ringrazia  in  nome  della  Sotto-Sezione  il  pro- 
ponente, e  lo  autorizza  a  stendere  il  suo  quesito,  avvisanilolo  però 
come  (|uel  tema  vada  ad  esigere  più  un'  opera  estesa,  che  una  li- 
mitata monografia. 

Il  «lott.  Pellizzari  chiede  schiarimento  al  prof.  Jlanfrc  se  (|uel 
grumo  rappresentante  il  setto  si  potesse  credere  di  data  antica,  <» 
recente,  e  la  mancanza  del  setto  un  vizio  embrionico,  o  frullo  di 
patniogic'iie  altei'azioni  posteriori.  Risponde  il  prof.  Alanfrè  che 
<|ucl  grumo  si  staccò  appena  toccato  dal  tlito,  ma  non  doversi 
perciò  credere  tanto  recente;  e  litcnere  il  cuore  di  una  sola  ca- 
vità ventricolare  anche  in  principio.  Obietta  il  dott.  Pellizzari  il 
molto  tempo  eh' è  necessario  per  indurimenti  flogistici  stabili,  e 
le  lente  successive  esulcerazioni  ;  come  pure  ritiene  che  il  grunu» 
fosse  recente,  perchè  durando  a  lungo  avrebbe  acquistalo  (piella 
durezza  e  consistenza  maggiore  che  accpiislano  i  grumi  sanguigni 
fre(|nenlemenk',  e  in  (piel  viscere  in  ispecialità,  da  esser  creduti 
al   primi)  esame  dei  polipi. 

Soggiunge  che  avendo  il  prof.  Manfrè  palesato  la  eccentricità 
dell'  ipertrofia  di  quel  cuore,  esistono  ragioni  di   patogenia  suffi- 


-  G98  - 

cieiiii  |iei'  liiciicie  il  vizio  della  celiaca  ed  il  grumo  ligli  di  «niel- 
la, l'ionielte  il  professore  di  Napoli  comunicazioni  ulteriori  in 
pioposito,  e  iliinostrazione  del  pezzo  patologico  ad  un  fuluio 
Congresso. 

È  sciolta  1  adunanza 

\  islo  —  //  /  ice-PiTsideiite  l'rof.  Carlo  Burci 

//  Segretario  Doti.  Giuseppe  Secondi 


A  1)  l  i\  A  A  Z  A 

DEL    G10R.^0    28    SETTEMBRE 


— »3€E«- 


Jjetto  ed  approvalo  il  processo  verliale  della  precedente  seduta  fu- 
rono donale  alla  Sotto-Sezione  le  seguenti  opere: 

Sopra  un  uneurisma  al  poplile.  Del  pruf.  .Saler/ii. 

Osservazioni  di  Cisto/arnia.  Del  suddetto. 

La  Clinica  chirurgica  di  Palermo.  Fase.  2.  Del  suddetto. 

Osservazioni  di  Cistotoiniu  (juadrdaterale,  estirpazione  di  paro- 
tide  e  massetere .  Del  prof.  Gorgoni. 

Sulla  natura  dei  denti.  Osservazioni  particolari  notate  nella  Cli- 
nica chirurgica  Del  suddetto. 

Memoria  sul  midollo  spinale  umano.  Di  Giovanni  Misco. 

Suir  estrazione  di  un  calcolo  nasale  eseguita  dal  prof.  Giovan- 
ni Sale  mi.  Riflessioni  del  doti.  Giuseppe  Testa. 

Il  cav.  dott.  Bellini,  chiesta  ed  ottenuta  la  parola,  dimostra  due 
istrnnienti  di  sua  in\ dizione,  uno  per  la  più  facile  trattenuta  dei 
bordi  delle  fistole  cisto-vaginali  onde  eseguirne  la  cruentazione  dei 
margini,  e  successiva  sutura  (i);  l'altro  per  la  segalin-a  dei  pezzi 
d'  osso  proluberanti  dai  monconi  degli  amputati  entrando  per  la 
cavità  dell'  osso  cilindrico  senza  toccare  le  j)arli  molli,  e  segando 
dall'interno  all'esterno  circolarmente  tutta  la  spessezza  dell'osso 

(I)  Questo  strumento  è  appellato  iiravescica,  e  consiste  in  una  specie  di  pia- 
stra ovale,  più  o  meno  grande,da  cauteri,con  lungo  manico  piegato  a  collo  d'oca 
in  prossimità  della  detta  piastra  ;  manico  e  piastra  divisi  da  cima  in  fondo,  e  ar- 
licoliiti  come  una  pinzetta  anellata,  di  cui  ha  la  ligura  ;  e  che  adoprasi  (  presa 
per  1'  estremità  superiore)  infiggendone,  1'  inferiore  per  la  fistola  nella  vescica, 
con  l'aiuto  di  un  indice,  come  un  hottone  introdurrehhcsi  in  uno  occhiello  di  un 
abito.  Allora  quando  faccia  d'  uopo,  divaricando  le  branche  dello  strumento  con 
più  presa,  questo  avvicina  all'  esterno  la  parte  ammalata. 

88 


—    7<^o   — 
sino  al  primo  lamento  dell' ammalalo  per  lesione  di  parie  molle, 
oppure  fermandosi  a  nove  decimi  soltanto  della  spessezza  dell'  os- 
so medosimo  (i). 

Al  primo  istromento  obbietta  il  prof,  l'acini  la  difficoltà  di  aver 
docili  i  bordi  vescicali  della  fistola  alla  stiratura  quando  siavi  in- 
s;rossamento  e  callosità  di  pareli  con  impiccolimento  flogistico  del 
viscere  orinario. 

Risponde  il  doli.  Bellini  non  aspirare  alla  generalizzazione  del 
metodo;  trovar  giusta  l'obbiezione  del  prof,  l'acini,  ma  riposare 
sulla  possibilità  della  riuscita  per  alcuni  suoi  casi  di  guarigioni  in 
tal  maniera  ottenute. 

Risponde  il  prof.  Pacini  doversi  prima  ottenere  dal  processo 
cbirurgico  la  possibilità  di  deviare  il  passaggio  dell'orina  sui  punti 
di  cucitura. 

Sj)era  il  dott.  Bellini  die  quando  si  riesca  a  ben  cruentare,  e  te- 
nere a  mutuo  contatto  i  margini  colla  sutura,  coli'  aiuto  del  decu- 
bito a  pronazione  per  24  •"•  3o  ore  si  potrebbe  avere  (|uel  prin- 
cipio di  adesione  clie  permetterebbe  poi  le  più  utili  conseguenze. 

Torna  a  cbiedere  il  prof.  Pacini  se  si  possa  estendere  il  tentati- 
vo alle  fistole  cisto-uretrali,  e  il  dott.  Bellini  risponde  non  vederne 
r  impossibilità. 

11  \  ice-Presidente  crede  utile  l'islromento  per  tirare  a  se  i  bor- 
di nelle  fistole  non  trasverse,  e  domanda  se  in  questi  casi  si  può  fa- 
cilitare la  sutura  dei  bordi  cruentali  collo  slesso. 

Risponde  l' inventore  die  se  mai  nelle  fistole  Irasverse  non  si 
potesse  ottenere  il  vantaggio  di  un'  intera  chiusura,  sarebbe  con- 

(I)  Questo  strumento  chiamato  sega  a  trapano,  è  composto  di  due  aste  lun- 
ghe oltre  due  pollici,  tutte  due  da  capo  terminate  con  due  mezze  rotelle,  voltate 
a  angolo  retto  in  fuori  o  a  zappa,  le  quali  (a  strumento  serrato)  vengono  a  pren- 
dere forma  di  un  coltello  lenticolarc,  tutto  denti:  da  piedi  poi  la  branca  inte- 
riore, dopo  avere  ricevuta  in  sé  la  superiore  onde  stabilire  un'  articolazione,  ter- 
mina in  una  culatta, la  quale  è  ricevuta,  e  col  mezzo  di  una  vite  è  mantenuta  fer- 
ma in  una  manovella  ;  la  superiore  poi,  al  di  dietro  dell'  articolazione  accennata, 
termina  in  un  braccio  a  squadra,  volto  all'  insù,  che  è  pressato,  mediante  una 
molla,  contro  1' arco  rotondo  della  detta  manovella,  onde  la  sua  nuzza  rotella 
venga  allontanata  dalla  sua  compagna,  e  tenda  sempre  a  stare  dalla  medesima 
discosta,  affinchè  1'  una  e  1'  altra  ravvicinate  a  forza  e  introdotte  nel  canal  mi- 
dollare, urtino  abbandonate  a  se  stesse  nell'osso,  e  nel  girare  la  manovella  se- 
ghino il  medesimo. 


—   7°'    — 
eludente  averlo  anche  in  gran  parte,  e,  valendo,  ripetere  l'alto  ope- 
rativo per  ottenere  la  chiusura  completa. 

Domanda  il  prof.  Tessandori  se;  l' istronicnlo  si  possa  sostituire 
più  piccolo  nelle  fistole  per  callosità  di  bordi,  minori  del  diametro 
trasversale  dell' istromento;  dice  il  dott.  Bellini  potersi  fare  più  li- 
mitalo, o  servirsi  di  (jualche  uncino  adattato  o  modificazione  al  mo- 
mento tlell'  atl<j  operativo  non  precisabile. 

Osserva  il  dott.  Nerici  molta  impossii^ilità  di  portar  sutura  so- 
vra parti  incallite,  e  dice  aver  sempre  veduto  in  tali  casi  affatto 
inutile  la  sutura. 

Kispontle  il  dott.  Bellini  dedurre  la  sua  fiducia  dai  casi  pro- 
pri, e  da  quelli  dei  dottori  Malagodi  e  Fabbri,  e  perciò  esortare 
all'  imitazione. 

Conclude  il  Vice-Presidente  sull'  utile  di  tale  istromento  in  spe- 
cie per  le  incisioni  in  basso,  e  desiderabili  ulteriori  esperimenti. 

All'  altro  istromento  nega  il  dott.  Pellizzari  1'  utile  in  confronto 
della  sega  a  catena,  perchè  dovendosi  recidere  l'osso  anche  quando 
è  sepolto  nelle  parti  molli,  si  arrischia  di  lederle,  non  volendo,  per 
la  varia  spessezza  delle  pareti  nelle  ossa  lunghe;  di  maniera  che 
è  già  una  parte  dell'  istromento  contro  le  parli  molli  {[uando  man- 
cano altrove  alcune  linee  a  trapassarlo  ;  riconosce  un  altro  incon- 
veniente di  dover  sempre  arrecare  qualche  danno  alle  parti  molli 
per  eslrar  l'osso  segato,  o  dover  attendere  il  lunghissimo  processo 
del  distacco  spontaneo  col  rischio  che  torni  ad  attaccarsi,  come  le 
ossa  fralluralc,  quando  l'osso  non  sia  reciso  nclli'  sue  lamine  ester- 
ne; più  che  i  denti  della  sega  a  catena  tagliando  dall'esterno  all'  inter- 
no salvano  parimente  le  parli  molli  da  un  insulto  circolare,  e  perciò 
che  gli  ammalali  soccorsi  coli' istromento  del  dott.  Bellini  lo  sareb- 
bero meglio  col  mezzo  della  sega  a  catena  accennata. 

Il  dott.  Bellini  risponde  che  l' osso  segato  per  nove  decimi  col 
suo  metodo  cade  come  quello  necrosato  per  raschiatura  di  midollo, 
e  perciò  non  potersi  riattaccare;  che  mette  per  condizione,  in  chi 
vuol  segare  anche  1'  ultimo  decimo,  di  arrestarsi  al  primo  gemito 
dell' ammalalo,  e  proporlo  per  ipielli  ammalati  che  stanno  a  letto 
da  più  mesi  con  disperazione  di  migliore  sussidio. 

Osserva  il  Vice-Presidente  che  la  sega  a  catena  è  più  utile  nelle 
procidenze  di  osso  nudo,  e  di  sufficiente  convenienza  l'istromento  del 
doli.  Bellini  in  [)orzii)i)i  di  osso  interamente  sepolte  nelle  parti  molli. 


']0-2      

il  iloll.  Bellini  rimarca  che  amputando  colla  sega  a  catena  non 
avanzano  le  parti  molli  indis|)ensahili  a  ben  coprire  il  moncone, 
c(ìnie  si  ottiene  col  di  lui  istrnniento. 

Il  prof.  Tessanilori  concorre  nel  parere  del  Vice-Presidente  che 
in  alcuni  casi,  dove  sia  più  economico  per  le  parti  molli  segare  dal- 
l'interno  dell',  osso  all' esterno,  sia  |)referihilc  l' islromenlo  in  di- 
scolpo, e  il  doli.  Cima  concorda  ncll  utilità  dell'istroniento  quando 
r  inventore  non  intenda  generalizzarlo,  ma  solo  unirlo  ai  meto- 
di conosciuti. 

Dice  il  Baione  de  Beaufort  l'itenci'e  impossibile  l'adesione  del- 
l'osso dopo  la  privazione  cii'colare  tlel  suo  periostio;  il  doli.  Pel- 
lizzari  risponde  aver  inteso  con  ciò  obbiettare  per  que'casi  nei  (juali 
non  segando  tutta  la  spessezza  dell'osso,  rimane  intatto  l'esterno. 

Ripete  il  Barone  de  Beaufort  potei-si  applicare  il  metodo  del 
doti.  Bellini  colla  incisione  ciicolare  delle  parti  molli  circondanti, 
ma  crede  il  dott.  Pellizzari  esservi  pericolo  di  emorragia  per  la 
troppa  diflicollà  di  arrivare  a  j)rendere  i  vasi  lesi  quando  si  debba 
mollo  approfondare  con  l' incisione. 

Osserva  il  dott.  Galliche  in  casi  di  osso  sepolto  nelle  parti  mol- 
li è  necessario  un  taglio  longitudinale  troppo  ampio  per  a]iplicarlo. 

Risponde  il  Vice-Presidente  che  in  alcuni  casi  di  parli  non  in- 
callite né  di  grave  infossamento  dell'osso  non  è  tanto  dannosa  una 
incisione  limitata,  e  però  nei  casi  esigenti  troppo  taglio  di  parti 
molli  essere  prcferiliile  il  processo  del  dott.  Bellini. 

Dice  il  prof.  Botto  esser  più  facile  e  meno  doloroso  il  metodo 
Belliniano,  perchè  segando  dall'  indentro  all'  infuori,  le  parti  sono 
meno  sensibili,  (piindi  alleviamento  di  dolore;  e  non  essere  ammis- 
sibile il  sospetto  di  riadesione  dell'  osso  segalo  sino  all'  esterno  pe- 
riostio. Crede  poi  che  intorno  al  timore  del  tro|)po  tempo  neces- 
sario al  distacco  dell'osso  segato  debbano  decidere  i  progressivi 
esperimenti  piuttosto  che  il  j)resagio. 

Rimarcali  dott.  Pellizzari  essere  il  periostio  assai  sensibile;  sen- 
sibilissime le  parti  a  questo  contigue,  ed  avere  molli  dati  j)raliii  di 
analogia  concludenti  per  ritenere  che  l'osso  anche  necrosato  resti 
mollo  tempo  infisso  nelle  parti  molli 

Asserisce  il  prof.  Botto  che  a  contatto  dell'osso  non  avvi  d' f)r- 
dinario  che  sistema  cellulare;  oppone  il  dott.  Pellizzari  essere  spesso 
aderenti  all'osso  liste  carnose,  e  tendini  tenacissimi;  e  il  dott.  Belli- 


"JOÌ     

Ili  risponde  potersi  schivare  col  suo  mezzo  l' inconveniente  della 
lesione  del  pcrioslio  col  segare  i  nove  decimi  soltanto,  e  limitarsi 
la  permanenza  tlell'osso  necrosato  collo  stiramento  modico  speri- 
mentale e  ripetuto  di  (pialclie  pinzetta. 

Conclude  il  Vice-l'residenle  che  la  Chirurgia,  presidiata  di  un 
mezzo  operatorio  di  più,  per  alcuni  casi  speciali  |)otrà  forse  col 
tempo  accordare  all' istromento  del  d(Ht.  Bellini  un  merito  auciie 
maggiore  del  conceduto  al  presente. 

E  sciolta  l'adunanza. 

Visto  —  //  l'ice-Presidente  Prof.  Carlo  Burci 

//  Sef^retniio  Dott.  Giiseppe  Sf,co\di 


ADl]\A^ZA 

DEL   GIORNO    29    SETTEMBRE 


-^S€E<- 


JLietto  ed  approvato  il  processo  voi'hale  della  precedente  seduta, 
legge  il  doli.  Secondi  una  sua  Memoria  sulla  condizione  patologica 
della  gangrena  secca,  nella  quale  dimostra  per  qual  ragione  abbia- 
no fin  qui  discordato  sommi  pratici  nel  metodo  di  cura,  avendo 
tulli  con  mezzi  opposti  ottenuti  eguali  clinici  risultali.  Attribuisce, 
per  estese  osservazioni,  la  causa  ad  una  diversa  condizione  morbo- 
sa, cl>e  si  osserva  in  soggetti  giovani  o  vecchi  di  qualche  risorsa 
dinamica,  nelle  parti  contigue  alle  mollificate  dalla  secca  gangrena. 
Osserva  esistere  in  queste  parti  lult' altra  condizione,  vale  adire  una 
flogosi  flemmonosa,  la  quale  se  non  è  curata  come  conviene  dà  una  ir- 
radiazione flogistica  generale,  ed  anche  la  vera  gangrena  umida,  af- 
fatto diversa  dalla  secca  già  limitala.  Spiega  con  questa  duplice  con- 
dizione morbosa,  riscontrabile  in  un  solo  arto,  come  giovino  nei 
casi  di  mortificazione  semplice  i  rimedi  stimolanti  interni,  e  il  cau- 
terio attuale  che  rianima  il  circolo  pericolante  delle  j)arli  semispen- 
te, e  come  siano  utili  in  caso  di  succedaneo  flemmone  nelle  parli 
vicine  alle  emancipate  dal  processo  mortificante,  i  salassi  e  rimedi 
interni  iposlenizzanli,  praticati  in  ispecialità  dal  prof.  Dupuytren. 
Prova  come  tulli  si  appaghino  di  una  metà  di  guariti,  e,  (piando  sia 
possibile,  salvarne  mi  luniiero  maggiore,  differenziando  la  cura  se- 
condo le  particolarità  dinamiche  dell'  individuo,  e  della  parte  am- 
malata. Ti'ibula  i  meritali  elogi  al  prof.  Tessandori,  che  primo  spe- 
rimentò e  propose  l'util  sussidio  del  cauterio  attuale  approfondalo 
nei  tessuti  vicini  ai  mortificati,  ricordando  che  Percy  e  Fabrizio  II- 
dano  non  lo  usarono  che  nella  umida  gangrena;  giustifica  il  dupli- 


—   7°^   — 

ce  metodo  usato  dai  dott.  Linoli,  ed  espone  tre  stati  patogenici  del- 
le parli  minacciate  o  assalite  dalla  ripetuta  gangrena. 

1."  L'oblilera/.ionc  dei  vasi  per  lenta  arterite,  passata  ad  ingros- 
samento gradualo  delle  pareti  vascolari  sino  alla  chiusura  totale  del 
loro  lume.  E  questa  spesso  nei  giovani  sifìlitici,  o  scrofolosi,  o  scor- 
hutici,  con  vita  plastica  imperfetta  anche  per  eredità.  Crede  (piesta 
la  più  l'requente,  e  più  facile  a  ben  curarsi. 

2."  La  così  detta  ossificazione  delle  arterie,  limitata  o  generale, 
per  decrepitezza  assoluta  ovvero  relativa,  e  conseguente  a  lente  ma- 
lattie del  cuore  e  vasi  maggiori,  difficile  a  limitarsi,  e  mai  corrispo- 
sta dai  sussidi  della  natura. 

3."  La  dipendente  da  difetto  d' innervazione  di  una  parte  j)er 
l'azione  venefica  sui  nervi  gangliari  presidi  alla  vita  dell'  arto;  nel- 
la quale  i  vasi  colla  necrotomìa  si  trovano  aj)erti  con  qualche  gru- 
mo sanguigno  soltanto.  Ritiene  causa  di  questa  lesione  nervosa  un 
principio  particolai'e  paragonabile  a  quello  dell'  antrace  o  carbon- 
chio nialigno:  la  dichiara  meno  frecjuente  delle  altre;  esigente  cura 
|)iù  locale  che  generale,  e  il  vantaggio  del  cauterio  attuale  che  con- 
centra il  bersaglio  patologico  del  principio  qualunque  disaffine,  del 
«piale  necessita  1'  eliminazione. 

Si  discute  poi  sugli  ascessi  della  regione  iliaca  ;  e  il  doli,  l'elliz- 
zari,  autorizzato  dal  Mce-Presidente,  propone  un  formale  quesito  pei' 
altro  Congresso  sulla  causa  ignota  di  molli  casi  di  psoite  osservati 
senza  causa  manifesta. 

Il  dott.  Cima  comunica  un  caso  di  soggetto  operato  colla  cisto- 
tomìa  per  caratteri  di  calcolo,  nel  quale  si  Ij-ovarono  in  vece  adesi 
alla  parete  della  vessica  (|ualtro  corpi  di  forma  variata,  della  gran- 
dezza maggiore  e  minore  di  una  nocciola,  composti  di  fosfato  ain- 
moniaco-magnesiano,  gelatina,  ed  albumina  formante  il  cemento; 
e  per  essere  questi  corpi  dissimili  anche  per  forma  e  posizione  dai 
calcoli,  dalle  pietre  saccate,  dai  tumori  cistici  e  simili,  dichiara  il 
Vice-Presidente  utile  il  cenno  generale  a  norma  degli  studiosi. 

Termina  il  prof.  cav.  Quadri  la  seduta  colla  dimostrazione  di 
una  sua  siringa  jìcr  le  iniezioni  dei  condotti  lagriniali,  s])ingente  il 
Huido  per  soccorso  [ìneumatico  senza  bisogno  dei  maggiori  maneg- 
gi occorrenti  colla  siringa  dell'  .Vnel,  e  men  facile  a  lacerare  la 
membrana  interna  dei  condotti  accennati.  Lo  applaude  1'  assein- 


—    •jo6   — 
blea:  la  quale  sciogliesi  per  l' ultima  volta,  esprimendo  con  molta 
generosità  senlinienti  di  gratitudine  e  stima  alla  Sagacia  ed  erudi- 
zione del  Vice-Presidente,  e  all'assiduo  buon  volere  del  Segretario. 
E  sciolta  1  adunanza. 

Visto  —  //  yìce-Presìdente  Prof.  Carlo  Burci 

//  Segretario  Doti.  Giuseppe  Secondi 


ADUNANZA  GENERALE 


DEL     GIORNO     30     SETTEMBRE 


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89 


ADUNANZH  GENERALE 

DEL   GIORNO    3o   SETTEMBRE 


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Xl  rresidenle  generale  annunzia  clie  il  Consiglio,  nella  sua  prima 
adnnan/a  del  iG  corrente,  nominò  a  j)ieni  voti,  e  anzi  pei'  accla- 
mazione, a  Presidente  generale  del  sesto  Congresso  scientifico  da 
tenersi  in  Milano  nel  settembre  del  i844i  S.  E.  il  conte  Vitaliano 
Borromeo,  Consigliere  Intimo,  e  Ciamberlano  di  S.  M.  I.  R.  A. 

Partecipa  inoltre  che  nella  generale  adunanza  dei  membri  ita- 
liani, acca<liita  il  giorno  ai,  pressoché  universale  fu  il  voto  per 
Napoli  come  sede  del  settimo  Congresso  il  iS^S. 

Dipoi  il  Segretario  generale  lesse  la  seguente  relazione  : 

Grave  del  pari  che  necessario  ufficio  gli  è  il  mio  questo  giorno, 
o  Signori,  nel  quale  mi  è  forza  parlarvi  di  tutto  che  di  notabile  av- 
venne rispetto  al  ijiiinto  Congresso  scienlilico  italiano,  che  t|uesfa 
città  va  ben  lieta  di  aver  accolto  nelle  sue  mura  con  quella  splen- 
didezza che  sapeva  e  poteva  maggiore.  Ora  in  (piesto  ufficio  se  da 
un  lato  sento  venir  meno  il  mio  animo,  consapevole  come  io  sono 
della  pochezza  mia,  mi  conforta  dall'  altro  a  ciò  fare  la  somma  gen- 
tilezza e  umanità  vostra,  che  è  dote  soltanto  di  chi  come  voi  è  fiore 
della  sapienza.  E  poiché  cosi  vfkgliono  le  istituzioni  nostre  ed  il  pe- 
so che  tanto  benignamente  fuiiinii  atlilossatu,  andrò  jìcrciò  ado- 
prandomi  di  offerirvi  il  compendio  delle  cose  qui  fatte,  tralasciando 
quelle  che  avvennero  la  mercè  de'  vostri  studi  e  delle  meditazioni 
vostre,  e  di  cui  i  Segretari  delle  varie  Sezioni  fra  non  mollo  sapranno 
convenevolmente  istruirvi.  Intanto  sì  le  une  come  le  altre  daranno 
fama  alla  storia  dei  Congressi  italiani:  i  cui  beni  morali  e  fisici  non 


—  7"'  — 
v'è  uomo,  per  poco  istruito  e  di  discreto  animo  clie  sia,  che  non  veg- 
ga ed  ammiri.  Ascoltate  benevoli  le  mie  incolte  sì,  ma  pur  veraci 
parole,  e  condonatemi,  ve  n'esorto,  tutto  clie  potesse  per  avventura 
sembrarvi  inadeguato  all' altezza  del  subictto,ed  alla  solennità  di 
questo  giorno  memorando  per  sempre  negli  annali  de'  Congressi 
d'  Italia;  de' quali  1'  illusti'e  nepote  di  Leopoldo  il  grande  fu  il  ma- 
gnanimo istitutore,  come  è  tuttavia  proteggitorc  magnanimo. 

>ella  città  ove  prima  si  ridestarono  dal  letargo  de'  secoli  le  lettere 
e  le  arti,  ove  apparve  massimo  scrutatore  de'  cieli  il  Galileo,  ove  l'Ac- 
cademia del  Cimento  sorgeva,  nella  coita  e  gentile  Firenze  gli  scien- 
ziati italiani  raccolti,  or  sono  due  anni,  acclamarono  in  una  gcneiale 
congregazione  la  città  di  Lucca  come  stanza  del  (juinto  Congresso, 
ove  ne  avessero  ottenuto  l' assenso  dal  Principe  augusto  che  ne 
regge  i  destini  ;  del  che  ninno  era  che  osasse  menomamente  dubita- 
re. Però  venuta  fra  noi  illustre  Deputazione,  tosto  1'  ottenne  con 
quelle  amabili  espressioni  con  cui  i  principi  illuminati  usano  acco- 
gliere chi  professa  le  utili  discipline.  Non  andò  guari  che  per  tutta 
Italia  corse  la  voce  di  un  tanto  assentimento;  però  coloro  che  sono 
il  fiore  di  Europa  ebber  certezza  di  visitare  nel  quinto  Congresso  le 
sponde  del  Serchio,  per  fpnvi  stendere  novellamente  la  mano  a  non 
poche  trattazioni,  determinare  i  modi  più  acconci  di  giungere  a  tro- 
vamenti  splendidi,  porre  in  fermo  migliori  massime  di  pratica  agri- 
coltura, far  tesoro  di  nuovi  e  più  feraci  frutti  di  mediche  osserva- 
zioni, trovar  vie  più  utili  a  vantaggiare  le  arti  e  l' industria,  risolvere 
per  bel  modo  non  pochi  problemi,  e  tutto  inlìne  ipiello  per  cui  fassi 
più  avventurosa  e  migliore  la  santa  causa  della  umanità.  Indi  a  non 
molto  volle  chi  ne  regge  nominare  una  Commissione,  di  cui  erano 
parte  le  LL.  EL.  il  marchese  Antonio  Mazzarosa  che  ne  fu  Preside, 
il  consigliere  Tommaso  SergiustiGonfaloniero,  i  professori  Barsotti, 
Lucchesi, Puccinelli,Sinibaldi,  perchè  tutta  fosse  nel  procacciare  che 
gli  ospiti  illustri  che  qua  eran  per  giungere,  trovassero  «pianto  |)o- 
!eva  tornar  utile  a  loro  ed  insiememente  decoroso  alla  città  che  do- 
veva riceverli.  \1  cpial  desiderio  com'essa  abbia  risposto  non  tanto 
bene  si  addice  a  me,  se  non  che  con  modeste  parole,  nairarlo  :  che 
io  pure  più  tardi  fui  cliiamato  a  farne  parte.  \  ero  si  è  che  dal  ri- 
spettabilissimo Magistrato,  da  cui  dipende,  ebbe  la  Commissione  ogni 
appoggio  ed  anzi  il  maggiore  eccitamento;  vale  a  dire  da  S.  E.  il 


—  -yll   — 

cav.  Mcolao  Giorgini  Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri,  e  (|iii 
come  Direttore  generale  dell'  Interno,  benemerito  della  patria  mia 
per  tanto  bene  consigliato  e  j)rocurato.  Intanto  il  Congresso  pa- 
dovano salutava  nel  settembre  dell'anno  decorso  siccome  jirimo 
Preside  del  quinto  Congresso  scientifico  italiano  S.  E.  il  sig.  cavalie- 
re commendatore  niarcliese  Antonio  Ma/.zai-osa  Direttore  dell'isliu- 
zione  pubblica  nel  Ducato  di  Lucca.  Al  (juale  annimzio,  dato  dall  il- 
lustre Presidente  generale  S.  E.  il  dott.  conte  Cittadella  Vigodarzere, 
voi  udiste  echeggiar  l'aula  magna  di  quella  vetusta  l  iiiversità  di 
vivi  e  iterati  plausi;  essendo  il  nome  del  personaggio  pi-e|)osto  a 
tanta  eminenza  di  uffìcio  a  tutti  noto  in  Italia  per  nobili  scritti  e 
pei  non  ismentita  fama  di  sapiente,  di  che  dava  splendide  prove 
ancora  testé  nei  due  Congressi  di  Pisa  e  di  Firenze. 

Fu  suo  primo  pensiero,  come  chiedono  gli  statuti,  di  scegliersi 
due  Assessori,  ed  il  primo  fra  essi  fu  l'avv.  Fornaciari,  il  cui  nome 
passò  anche  olire  le  alpi  per  filantropico  zelo,  non  che  per  lelterai-ie 
fatiche,  in  ispecie  intorno  all'  idioma  che  quel  severo  ingegno  del- 
l'Astigiano disse  a  rA^xone,  gentile, puro  e  sonante  :  eà  il  secondo  il 
prof.  Puccinelli,  al  quale  la  dottrina  e  gli  scritti  dettero  già  un  bel 
nome  fra  i  botanici  della  penisola.  Non  dirò  qual  uomo  ei  si  sce- 
gliesse  a  Segretario  generale  ;  che  più  di  (juel  poco  che  per  me  si 
fece  per  la  scienza,  mi  sta  al  presente  più  che  mai  al  pensiero  che 
altri  meglio  di  quel  che  io  seppi  ne  avrebbe  sostenuto  il  non  age- 
vole uffizio.  Posti  per  tal  modo  i  primi  ufficiali  del  Congresso,  non 
ultima  cura  stimarono  i  regi  commissionati  (piella  di  determinare 
qual  dovesse  esser  l' effigie  da  porsi  sopra  una  delle  facce  della  me- 
daglia storica,  di  che  doveva  esservi  fatto  dono,  o  Signori.  Al  Prin- 
cipe j)iac(|ue  <|uella  di  Castruccio  degli  Antelminelli  come  f  uomo 
il  più  grande,  io  mi  penso,  di  che  gli  annali  di  nostra  patria  facciati 
ricordo;  chiarissimo  ancora  perchè  e' volle  quella  gloria  più  prezio- 
sa e  durevole,  la  gloria  io  dico  di  render  migliore  la  sorte  degli  avi 
nostri.  Ora  perchè  la  bellezza  ed  il  pregio  del  dono  rispondesse  al- 
l'altezza  di  coloro  cui  destinavasi,  fu  commessa  l'esecuzione  del 
lavoro  al  maggiore  fra  i  xiventi  incisori  di  medaglie  al  cav.  Ciro- 
inetti  di  Roma.  Quanto  e  come  da  lui  siasi  operato,  lo  scorgeste  di 
per  voi  stessi,  o  Signori,  gittando  lo  sguardo  su  di  questo  che  tutti 
dissero  miracolo  dell'arte.  In  altro  oggetto  si  propose  la  Commis- 


sionc,  cioè  di  propararvi  stan/.a  ove  in  lielc  hi-igale  poteste  iiitral- 
tciiervi  nelle  ore  ornai  già  lunghe  della  sera;  che  ad  uomini  i  quali 
dctter  la  più  palle  del  giorno  a  gravi  esercilazioiii  ed  a  studi  severi, 
si  adilii'ono  non  tanto  i  clanuirosi  spettacoli  (pianto  le  famigliari  e 
fratellevoli  conversazioni,  o\  e  poter  meglio  avvicinarsi  tra  se  e  (pia- 
si scamhiexolnu'iite  aprirsi,  e  jier  le  (pudi  siane  conceduto  di  cono- 
scer meglio  l'indole  e  la  civiltà  de' più  scelti  ordini  <lel  paese,  e  a 
dirla  con  1'  Epico  ferrarese 

«  Le  lc""i(idrc  maniere  e  le  hellezze 

co 

a  Di  don  ne  e  di  donzelle,  ii  cortesi  atti, 
«  Senza  idcun  danno  d' oneslade,  nwezze. 

A  tpiesto  bisogno  si  piac(iue  di  soddisfare  graziosamente  V.  Iceadeinid 
delle  Stanze,  da  che  n'ebbe  preghiera  da  noi,  per  la  voce  dell'avv.  Car- 
rara Consolo  delle  medesime:  e  tali  furono  le  cortesi  note  a  noi  di- 
rette da  quel  gentile,  che  ne  dettero  arra  di  quanto  sarebbesi  ope- 
rato per  favorirci.  E  vaglia  il  vero,  deputati  di  (pielle  sale  i  signori 
Giorgelti  direttore,  Barsotti,  Gemignani,  della  Maggiora  e  Brancoli, 
e  questi  forniti  di  ottimo  gusto  e  desiderosissimi  di  compiacere  a 
chi  gì' invitava,  tosto  fu  posto  mano  all'opera  e  di  tal  modo  che  le 
stanze,  le  gallerie  e  i  gabinetti  di  quel  palazzo  furon  la  mercè  di 
loro  messe  in  assetto,  ridipinte  con  decoro  dal  Pellini  e  dal  Laucci, 
e  riaddobbate,  alcune  conforme  1'  antico  costume,  altre  secondo  il 
moderno.  Intanto  voi  foste  testimoni,  o  Signori,  di  quanto  sono  an- 
dato narrando,  e  come  tutti  abbiano  gareggiato  nel  farvi  festa  e 
corteggio,  per  render  di  tal  guisa  il  soggiorno  vostid,  ahi  lro])po 
breve!  quanto  sepper  meglio  gradilo.  Abbiansi  duiuiue  lode  lillu- 
stre  Accademia  e  i  suoi  deputati,  che  con  tanta  cortesia  asseconda- 
rono i  voti  di  quanti  (pia  sono  cittadini.  I  quali,  se  furon  lieti  della 
presenza  di  ospiti  s'i  ragguardevoli,  si  rimangon  oggi,  (pianto  |)uò 
mai  dirsi,  cKjlenti  del  partir  vostro,  dopo  che  vi  ebbero  sì  falta- 
nientc  amati  ed  ammirati. 

lii'altra  cura  si  tolse  la  Commissione,  vo' dire  di  offeiirvi  la 
Guida  della  città  e  de'suoi  contorni,  divulgata  altra  volta  dal  nostro 
Presidente,  ma  oggi  da  esso  accresciuta  di  s'i  fatta  guisa,  che  è  da  sti- 
marla per  cosa  nuova.  E  già  anche  prima  un  grande  ingegno  ila- 


-  7-3  - 
liano  el)be  a  dii'la  scrittura  disiiu'olld  e  non  di  rado  pittoresca .  A 
{|iiesti  prcf^i  si  aj,'f,'iiiiig()ii  oi'a  la  nitida  ciiizione,  ojiei'a  di  Giiiscpjje 
(Jiiisti  tipoj^rafo  di  molto  iionic,  e  le  Icdcli  staiii|)e  che  vi  mostra- 
rono ad  uno  ad  uno  i  piìi  bei  monumenti  di  (|ucsla  anticiiissima 
città  non  che  i  siti  deliziosi  de' suoi  ciiiildriii,  disegnate  ed  incise 
da  ahili  artisti.  I'.  perchè  fpiest' opera  fosse  vie  j)iìi  detona  di  voi,  si 
volle  lieyiaria  ilella  carta  di  Lucca  ridotta  in  piccolissima  misura 
da  ([nello  slesso  prof.  Sinihaldi  che  poco  innanzi  si  toglieva  il  ca- 
l'ico  di  formarne  graluitamcnle  ima  maggiore,  giovandosi  delle 
mappe  catastali.  Lo  che  posto  ad  effetto,  coiifìdavane  l'esecuzione 
al  non  volgale  bulino  del  liuonori.  La  piima  di  che  vi  dissi,  è  ope- 
la  di  Giuseppe  Bertini;  il  quale  per  la  sola  forza  del  proprio  in- 
gegno, poi'tò  r  ai'le  litografica  fra  noi  oltre  ipiel  teimine  in  cui  la  si 
vide  salita  ne'  paesi  non  tanto  discosti  dal  nostro  ove  essa  ebbe 
mecenati.  Ma  già  col  mio  dire  io  giungeva  all'istante  in  cui  tutto 
(pii  ajìpareccliiato  per  accogliervi,  più  non  si  attendeva  che  il  giiui- 
ger  vostro;  ed  ogni  ordine  di  cittadini  ne  affrettava  col  desiderio 
il  momento.  Lode  al  Governo  vigile  non  che  alle  pietose  persone 
che  a  (|uello  soccorsero,  all'  avv.  Giannelli  operare,  all'  architetto 
prof,  l'ardini,  che  schiusero  alle  preghiere,  con  cui  implorammo 
i  celesti  favori  dal  i'aracleto  sul  (piintf)  Congresso  scientifico  italia- 
no, uno  de'  più  celebrali  templi  per  cui  andarono  e  andranno  eter- 
namente superbe  le  arti  italiane.  Ottimamente  gli  armoniosi  con- 
centi del  Quilici,  già  diletto  discepolo  del  Mattci,  si  unirono  a  f|uelle 
jtreci  ;  e  bene  (pielle  sanie  parole  furono  sui  labbri  del  l'rincipe 
Giuseppe  Poniatowski  e  di  Felice  Francesconi,  che  lant'  allo  solle- 
vai'onsi  nell'arte  ilivina  del  canto.  Da  ([nel  tempio,  nel  f|uale  avre- 
sti detto  versata  la  città  tutta,  passaste,  or  sono  ipiindici  giorni,  nel 
prossimo  istituto  del  R.  Collegio  Carlo  Lodovico,  di  cui  la  maggior 
sala  ripiena  di  eletta  schiera  di  amatori  e  di  gentili  amatrici  vi 
aveva  già  pre|)arato  la  via.  Quivi  in  tutti  era  vaghezza  di  udire  le 
parole  con  che  il  Preside  nostro  apriva  il  fjuinlo  Corìgresso  italia- 
no; ed  egli  con  calda  ed  elo(|uente  orazione  dava  pre|)aramento 
alle  comuni  nostre  faticlie,  e  ne  infondeva  coraggio  perchè  faces- 
simo nt)vclle  prove  nell  ardua  e  malagevole  via  della  scienza.  Le 
parole  del  Preside  sono  durevolmente  scolpite  nella  memoria  di 
ognuno;  e  se  io  brevemente  le  andassi  ricordando,  temerei  con  ra- 
gione di  scemar  loro  il  |)regio  di  che  vanno  a  dovizia  fornite.  F.  ([ni 


—  7'4  — 
\i  prego  concedoriiii  rlie  por  srr\ire  alla  storia  del  Congresso  luc- 
chese, tocchi  per  poco  di  questa  sala  che  per  volontà  del  Principe 
e  per  le  cure  del  hencmei'ito  prefetto  del  regio  erario  S.  K.  il  consi- 
glier  Torselli,  venne  a  ctiniodilà  vostra  l'csa  vasta  di  guisa  da  agia- 
tamente contenervi,  e  adornala  jier  vaghezza  e  severità  di  dipinti 
dal  nostro  rinomato  Francesco  bianchi,  che  nell'arte  ili  [)ilturare  a 
temjìcra  ahilitavasi,  non  ha  guari,  a  Bologna  e  a  Milano.  Se  ei  ri- 
spondesse all'  aspettativa  di  tutti,  lo  vedete  di  per  voi  slessi,  o  Si- 
gnori: che  ei  seppe  alla  gentilezza  degli  adornamenti  congiunger  le 
memorie  più  chiare  della  sapienza  dei  nostri  maggioii,  con  l'effi- 
giarvi coloro  che  nelle  scienze,  nelle  lettere  e  nelle  arti  belle  piii  se- 
gnalaronsi  fra  noi.  Quella  Deputazione  di  che  tenni  proposito  poco 
fa,  fra  le  altre  cure  (piclla  pur  chbe  di  procurarvi  comodi  alloggia- 
menti, e  che  in  un  silo  quanlo  mai  più  potevasi  ameno,  foste  a 
comune  mensa  riuniti.  Io  mi  auguro  che  delle  abitazioni  voi  siate 
stati,  per  quanlo  ci  era  dato  dalle  nostre  condizioni,  conlenti;  e  del- 
l' altro  ne  son  certo,  poiché  da  tutti  lo  sentii  chiamare  ameno,  ri- 
dente e  quanlo  mai  atto  a  tal  uopo.  E  affinchè  tutto,  per  la  mensa 
e  per  gli  alloggiamenti  andasse  con  ordine,  fu  desiderio  del  R.  Go- 
verno che  alla  nostra  Commissione  altri  individui  venissero  aggiim- 
ti;  e  questi  fiuono  il  conte  cav.  de' Nobili,  il  conte  Guinigi,  i  nobili 
Sinibaldi  e  Guidoni,  ed  i  signori  Binda  e  Santini.  Non  è  a  dire  con 
quanta  alacrità  essi  rispondessero  all'  aspettativa  ;  che  voi  tutti  li 
vedeste,  ammirandone  lo  zelo  e  la  urbanità.  Né  sia  per  avventura 
che  per  me  si  taccia  del  regale  banchello  che  ai  Presidi  ed  agli  al- 
tri minori  ufficiali  del  Congiesso  fu  dato  dal  munifico  Principe, 
rappresentato,  Lui  assente,  dal  Maggiordomo  Maggiore  S.  E.  il  mai- 
chese  Francesco  Boccella  nel  palazzo  regio  il  d'i  x  i  di  questo  mese  ; 
né  dei  conviti  splendidissimi  delle  LL.  EE.  il  barone  F'abrizio  Ostini 
Ministro  degli  affari  esterni  del  serenissimo  sig.  Duca  nostro,  e  il 
marchese  Maz/.arosa  jirimo  Preside  vostro;  i  cpiali  idtimi,  quasi  non 
fossero  paghi  di  avervi  accolti  a  lauta  mensa,  vollero  schiudere 
una  sera  per  ciascheduno  ampie  sale  per  festeggiarvi.  Nemmeno 
l'Accademia,  nelle  cui  stanze  convenivate  seralmente,  ebbe  trala- 
sciato di  darvi  sontuosa  festa.  Ed  eccomi  a  poco  a  poco  pervenuto 
al  giorno  tutto  festivo  che  ha  preceduto  il  separarci  da  voi,  in  cui 
a  vie  più  solennizzare  il  quinto  Congresso  sedè  la  R.  Accademia 
Lucchese,  f)ve  il  socio  corrispondente  il  chiarissimo  prof.  avv.  Mae- 


-   7.5   - 
sili  ila  l'arma,  lesse  l'  Elo(,'i()  dell'  illustre  ahale  Micliele  Colombo  in 
mezzo  ai  plausi  de'  convenuti,  co!  desiderio  che  quella  nobile  scrit- 
tura vegga  presto  la  luce. 

Molte  furono  le  opere  donate  ai  Ojngresso,  e  non  poche  le  Uni- 
versità e  le  Accademie  tanto  nazionali  quanto  estere  che  spedi- 
ronvi  deputati. 

Era  già  teui[>o  che  negli  animi  di  molli  i)uoni  miei  concittadini 
cresceva  la  brama  di  pone  in  cpiesla  città  un  (silo  che  raccogliesse 
la  misera  infanzia  di  fanciullette  pericolanti  nelle  vie  e  nelle  povere 
case,  e  a  bontà  le  dirigesse:  e  il  generoso  compilatore  del  ìfcssti^- 
giero  delle  doline  iitdiane  faceva  ed  appianava  ad  un  tempo  la  stra- 
da a  ciò;  tanto  che  fattomi  accorto  che  i  tempi  erano  oramai  ma- 
turi, mi  tolsi  in  mano  la  cosa;  confortai  molti  a  carità,  e  da  molte 
e  da  molti  raccolsi  quanto  era  d'  uopo  a  dar  principio  ed  avvia- 
mento all'  opera.  La  (|ualc  per  me  si  volle  cominciala  alla  presenza 
vostra,  perchè  ricevesse  più  grande  splendore  e  più  sicuri  conforti. 
Sorgeva  il  dì  9.4  di  questo  mese  e  tulio  era  apparecchiato  al  i)i- 
sogno.  Nella  chiesa  di  santa  yiaria  Jo/7.r/)ortfi//i  erano  già  accolte  e 
convenevolmente  vestite  le  povere  band)inelle  ;  ed  invocato  il  Santo 
Spirilo  perchè  della  carità  ne  accendesse,  si  offeriva  1'  ostia  di  pro- 
piziazione ad  aiuto  di  lutti  :  ed  il  reverendo  canonico  Franchi  inau- 
gurava r  opera  della  carità  con  tali  jiarole  che  ben  mostravano 
quanto  a  cuore  gli  stesse  la  medesima.  Quindi  con  beli'  ordine  le 
gentili  Signore  nosti-e  si  toglievano  a  guidare  (piella  schiera  di  fan- 
ciullette verso  V Asilo;  e  se  ad  alcuna  di  queste  non  bastava  la  forza 
di  seguitare  ordinatamente  il  cammino,  la  generosa  donna,  cui  essa 
era  in  cura,  la  si  toglieva  sulle  braccia  come  se  fosse  cosa  sua, 
e  a  lei  più  caramente  diletta.  Nell'-Zf/'/ti  già  benedello  dal  parroco, 
furono  per  me  pronunciale  alcune  poche  parole;  poche  a  dir  vero, 
perchè  1'  animo  era  grandemente  commosso,  e  perchè  anche  così 
voleva  la  congiuntura.  .\  quella  solennità  che  sarà  sempre  cara  a 
lutti  i  buoni,  nulla  mancava;  che  guidavala  e  dirò  anche  la  infor- 
mava la  santa  carità  cristiana,  e  la  consolava  di  sua  presenza  l'im- 
mortale apostolo  degli  Asili  in  Italia,  il  sacerdote  Ferrante  .Aporti, 
circondalo  dai  direllori  degli  Asili  di  flenova,  di  Mantova,  di  Gua- 
slalla,  di  Firenze,  cioè  il  Pareto,  il  l'aralupi,  il  Conzaga  ed  il  Fran- 
ceschi :  lutti  alla  sua  scuola  ammaestrali  a  beneficare  sapiente- 
mente il  genere  umano. 

90 


—    7  '^   — 
Eccovi,  Signori,  il  breve  cenno  di  (|uanto  si  è  fatto  per  voi  e 
dinanzi  a  voi.  E  aggiungerò,  die  se  al  tanto  vostro  merito  è  stato 
poco,  non  è  mancalo  a  ([iicsta  mia  città  il  Imono  ed  efficace  desi- 
ilerio  di  onorar>i  (|uanto  piìi  si  poteva  per  lei. 

Prof.  Luigi  Pacini 

A  questa  succedettero  le  relazioni  dei  Segretari  delle  Sezioni  e 
Sotto-Sezioni. 

SEZIOM  DI  .URO\0«U  E  TECPLOGIA 


Chiarissimi  Colleghi  ! 

Mentre  suona  fatale  l'ora  di  nostra  separazione,  io  sento  tutto  il 
peso  del  gravissimo  ufficio  che  m' incombe,  con  riferirvi  (pianto  la 
Sezione,  della  (piale  immeritamente  mi  voleste  Segretario  ed  inter- 
prete, ha  con  rara  saviezza  di  utili  discipline  nel  breve  periodo  di 
sua  durata  santamente  operato. 

Né  conforto  alcuno  attingere  m'  è  dato  in  opera  dosi  manifesta- 
mente superiore  alle  mie  forze,  ove  non  piaccia  a  voi  tutti,  degnis- 
simi Colleglli  nel  (punto  Congresso  italiano,  prodigarmi  ipiella  ge- 
nerosa indulgenza  di  che  meco  fu  costante  e  cortese  il  Collegio 
agronomo-tecnologico;  indulgenza  che,  benevola  accompagnando- 
mi nell'arduo  sentiero,  fu  capace  d'  imprimere  alla  mia  esilità  la 
potenza  d'  un  Ercole. 

Voi  non  lo  ignorate,  o  Signori:  la  Sezione  d'Agronomia  e  Tecno- 
logia è  chiamata  nell'  or(hnamento  delle  sociali  istituzioni  ai  più 
alti  destini.  lUla  riassume  la  jiialica  applicazione  di  lutti  i  perfe- 
zionamenti, che  l'umana  sapienza  nel  giro  dei  secoli  e  delle  gene- 
razioni medila  e  risolve.  Ella  abbraccia  tutto  il  perimetro  in  che 
s'avvolge  lo  studio  della  natura  nei  suoi  fenomeni,  nelle  sue  leggi 
e  nelle  sue  varietà.  Ella  comi)rende  nei  di  lei  calcoli,  sotto  il  ves- 
sillo della  forza  libera  dell'  uomo,  ogni  scienza  che  gli  assicuri  sa- 
lute, prosperità  e  ricchezza.  Ella  espelle  le  abitudini  nocive,  san- 
tifica le  utili,  e  provoca  le  necessarie.  Ella  inipi'ende  a  consulta- 
re, provvedere  e  modificare  le  bisogne  sociali  ed  individuali,  dal- 
l'infanzia  alla  maturità,  cominciando   dall' educazione,  base   della 


—  7'7  — 
vita  morale,  proseguendo  con  1'  istruzione,  t'onduniento  della  vita 
intelleltuale,  e  completando  il  l)enefizio  con  le  arti  agricole  e  in- 
dustriali, sorgente  indispensabile  ilclla  vita  economica.  Ella  in  fine 
è  il  tronco  di  (piella  pianta  cui  Bacone  alludeva,  dicendo  :  «  tutte  le 
scienze  essere  rami  di  un  sol  albero  ». 

\l  nobilissimo  magistero  per  me  descritto,  lia  la  Sezione  agro- 
nomo-tecnologica del  quinto  Congresso  con  plausibile  diligenza  e 
latitudine  corrisposto? 

Esaminiamo  ! 

Ogni  stadio  d' incivilimento  lia  caratteri  prevalenti,  essenziali, 
e  Ira  loro  distinti  :  j)eroccliè  si  manìlesta  nei  tempi  di  iìarbarie  con 
l'ignoranza,  la  forza  brutale  e  la  compressione;  e  nei  periodi  di 
inoltrato  jirogresso  con  1'  istruzif)ne,  1'  onesta  lil)ertà  e  l' emula- 
zione. E  quindi  ufficio  di  clii  deve  dirigere  lo  sviluppo  dell  umana 
intelligenza  lo  incardinare  le  tendenze  delle  attualità,  ed  avviarle 
al  piìi  agevole  conseguimento.  E  siccome,  per  somma  nostra  ven- 
tura, l'epoca  attuale  addita  un'era  di  confortevole  avanzamen- 
to nelle  vie  della  civiltà,  così  ragion  voleva  die  assunto  ilella  Se- 
zione agronomico-tecnologica  fosse  lo  secondare,  con  ogni  manie- 
ra di  eccitamento,  gli  sforzi  diretti  a  promuovere  la  migliore  so- 
ciale convivenza. 

(jiiali  orme  calcava  ella,  onde  pervenire  a  siffatto  resultamento? 

lo  veggo  nei  di  lei  atti  1'  educazione  di  fanciulli,  orfani,  conta- 
dini ed  artieri,  formai'e  subbietto  di  lungbc  distpiisizioni  ;  veggo 
l'insegnamento  tecnico  occupare  pareccbie  tornate,  ed  ispirare  ai 
numerosi  filantropi  (  onde  la  Sezione  si  onora)  pensieri,  concetti 
e  suggerimenti  sulla  scelta  dei  metodi  migliori  per  l' isti'uzione; 
veggo  la  condizione  igienica  di  giovani,  vecchi  ed  infermi,  dare 
causa  a  gravi  meditazioni,  j)er  loro  arrecare  pietoso  un  ristoro; 
veggo  le  reclamate  statisticlie  delle  classi  inferiori,  delle  quali  un 
giorno  sarà  fatto  tesoro  ])er  ottimi  provvedinu'uti,  concoirere  in 
folla  e  fare  di  loi-o  bellissima  mostra;  veggo  mollìplii'i  le  propo- 
ste, caldi  gli  stimoli,  ferviili  i  voti  per  emulare  gli  animosi,  per 
incoraggiare  i  timorosi,  e  per  mantenere  in  tutti  la  libra  ilei  cuore 
energica,  attiva,  volenterosa,  a  fine  di  provocare  sane  istituzioni  o 
virtuose  azioni,  e  di  propagare  quel  sentimento  morale  che  è  mol- 
la e  vita  di  bene  intesa  civiltà;  veggo  il  sacerdote  ed  il  laico,  il 
magnale  e  il  cittadino,  il  sapientissimo  ed  il  men  dotto,  insieme 


-    7«8   - 
atìVatellali  e  collegati  alla  più  santa  cospirazione   convergente  al 
bene  dell'  umanità  e  delle  classi  non  quanto  le  nostre  avventurate  ! 

E  qui  mi  torna  dolcissimo  il  dovere  di  menzionarvi  un  Serrislo- 
ri,  un  l'elitti,  un  UidoHì,  un  Freschi,  un  Sanseverino,  un  Maestri, 
im  Bonapartc,  un  Gera,  un  Sambuy,  un  Calvi,  un  Dragomanni,  un 
Parravioini,  un  Pallavicino,  un  Mai,  un  Rrey,  mi  Riccardi;  e  con 
essi  mille  altri,  fra  cui  non  posso  tacere  i  nomi  dei  nosli-i  prestan- 
tissimi colleglli  Contrucci,  Griffa,  Rampinelli,  Morrò,  De  Renzi, 
Manfrè,  Giorgini,  Grigolati,  Piria,  Cherici,  Massei,  Cini,  Pacinot- 
ti,  Sineo,  Garresi  e  Tazzoli  :  i  quali  ripetutamente  con  allissiiiK» 
amore  umanitario  e  con  pallia  carità  trattavano  le  interessanti 
questioni  dell'educazione  ed  istruzione  elementare  e  tecnica;  dei 
ricoveri,  ospizi  e  manicomi  ;  degli  asili  per  l'infanzia;  delle  isti- 
tuzioni caritatevoli  ;  delle  società  d' incoraggiamento,  previdenza  e 
mutuo  soccorso;  dei  giovani  industrianti;  dei  giovani  traviati;  dei 
sordo-muti  ;  delle  scuole  domenicali  o  festive  ;  in  fine  del  miglior 
modo  a  premiare  con  retto  intendimento  ogni  tratto  di  spontanea 
virtù,  jier  destare  ima  cara  emulazione,  sempre  foriera  di  avan- 
zamento nel  mondo  morale  ! 

La  quale  emulazione  riceveva  novello  impulso  dalla  Sezione, 
mercè  quei  giustissimi  encomi  ivi  tributati  ad  ogni  uomo  in  cui  al- 
berghino sensi  di  generosa  ed  operativa  pietà.  Ed  in  vero,  chi  non 
si  sentirà  voluttuosamente  trascinato  dall'ansia  d'imitazione,  uden- 
do proclamare  i  contemporanei  benefattori  dell'  umana  famiglia 
con  espansione,  amore  e  veneranza?  Chi  ai  nomi  celebrati  di  un 
Monsignor  Canova,  di  un  Padre  Assarotti,  di  un  Padre  Ferretti,  di 
un  fra  Paolo  >hn'chi()iidi  e  del  piissimo  Padre  Cataldi  non  griderà 
nell  intima  sua  coscienza:  .-//i  potessi  fare  alUctUiìilo? 

Si,  rispettabili  Colleghi;  l'esempio  del  bene  è  un  contagio  po- 
tente, attivo,  singolarissimo!  le  laudi  all' ecclesiastico,  che  sue  cure 
consacra  in  sollievo  dell' infortunio  ed  in  esordio  di  virtuose  ope- 
re, sono  leva  gagliarda  all' imitazione;  conciossiacliè  sotto  (|ual- 
sia  influenza  di  tempi,  di  civiltà,  di  religione  e  di  nazione,  il  sacei- 
dozio  avrà  scm|)re  nel  movimento  morale  quel  primato  che  la  I*ro\- 
videnza  Celeste  gli  assegnò,  e  che  non  è  dato  all' uomo  di  togliergli! 

Se  la  Sezione  nostra  nuli'  altro  avesse  iniziato  ed  illustrato,  for- 
se le  cose  dianzi  descrittevi  basterebbero  alla  di  lei  gloria,  al  di  lei 
convincimento.  Ma,  come  Sezione  d'Agronomia  e  Tecnologia,  volle 


—    V'O- 
di vari  argoiiicnli  che  le  coinpeloiio  agitare  quesiti,  muovere  dubbi, 
consigliare  esperienze,  proporre  concorsi. 

Ed  in  falli  noi  tiattaninio  il  dil'iicilc  argonienlo  della  semina- 
gione o  piantagione  del  grano,  che  è  il  primo  alimento  dell'  uniaii 
.  genere  ;  dei  meliloli,  dei  trifogli  e  degli  altri  foraggi  che  puunno 
assicurare  superiore  ralinicnlo  all' utile  besliame  ;  delle'  malattie 
ilelle  piante,  riv(jlgeiul(>  principale  I  allen/.ione  alla  golpe  del  Iru- 
menta,  al  seccume  delle  foglie  di  gelso,  all'  insetto  danneggiatore 
degli  olivi  :  ed  ognuno  di  leggieri  comprenderà  come,  suggerendo 
pratiche  profittevoli,  o  temperamenti  altenuanli  i  danni  delle  infer- 
mità eventuali  cui  vanno  soggetti  frumento,  seta  ed  olio,  che  sono 
piima  fonte  della  ricchezza  italiana,  noi  investimmo  tutto  1' econo- 
mico ordinamento  dell'amata  penisola! 

Noi  agitammo  lungamente  la  (|uestione  dei  concimi  vegetabili  ed 
animali,  studiammo  varie  teorie  fisiologiche  pei-  applicarle  alla  ru- 
rale economia;  risolvemmo  l'arduo  problema  della  nocuità  delle 
risaie,  irresoluto  prima  da  noi;  esaminammo  una  serie  di  (piesiti 
agronomo-chiiiiici,  legatici  dai  precedenti  Congressi  ;  pro()onem- 
mo  diversi  altri  quesiti,  cui  si  annodano  le  pratiche  agricole  colle  ' 
sciènze  chimiche  e  fisiologiche. 

E  tpii  mi  sia  lecito  tributare  azioni  di  sincere  grazie,  in  nome 
della  Sezione  di  cui  sono  interprete,  alle  benemerenti  sorelle  nostre 
la  .Sotto-Sezione  di  C.h'imica  e  la  Sezione  ili  Botanica,  instancabili 
sci'utatrici  dei  misteri  della  natui'a,  per  il  saggissimo  concorso  pi-e- 
slatoci  nei  gravi  sludi  sopra  gl'ingrassi  e  l'assorbimento  degli  ali- 
menti nelle  piante;  mercè  le  quali  sorelle  dilettissime  perveninmio 
a  brillanti  soluzioni  e  conclusioni! 

Siami  lecito  parimenti  fare  omaggio  di  festevole  ricordanza  al- 
l' illustre  Sezione  medica,  la  quale  seco  noi,  siccome  accennai,  con 
anq)Ia  indipendenza,  scrupolosa  coscienza  ed  analisi  severissima, 
ha  com|)ilalo  (piel  rap|)orto  sulle  risaie,  che  diverrà  la  genesi  irre- 
vocabile di  codesta  coltura  ! 

Noi  dispulammo  sovra  parecchi  allii  ([uesiti  di  meccanica  in- 
dustriale, di  pialica  riu-ale,  di  ])erfezionami'nli  tecnici  ed  economici  ; 
In  cui  delineare  mi  trarrebbe  a  (juclla  prolissità  che  mal  conviene 
discorrendo  innanzi  a  voi.  Laonde  gli  Atti  parleranno,  e  le  loro  pa- 
gine varranno  a  perpetuo  monumento  della  saviezza,  del  buon  vo- 
l<>i'e  e  della  diligenza  di  nostra  .Sezione. 


']-i.O     

Ppiò  se  molle  cose,  comunque  rilevantissime,  per  ispirilo  di  bre- 
vità debbo  tacere;  non  lo  posso  in  un  subbietlo  che  forma  direi 
cpiasi  il  complemento  delle  molte  npei-c  cui  la  Sezione  ha  dedicati 
i  suoi  pensamenti.  Intendo  aceeiuiai'vi  1  enologia  italiana,  per  la 
quale  s'indagarono  le  cause  di  decadenza  ed  i  mezzi  di  risorgimen- 
to. E  comune  e  dolcissima  (Idaii/.a  di  vedere,  all'  egida  dei  pi'oget- 
tati  provvedimenti  che  si  pubblicheranno  colle  stampe,  rigenerata 
queir  industria  già  per  tanti  secoli  primeggiante  in  Italia  :  e  se  i  no- 
stri voli  saranno  adempiti,  la  Sezione  agronomo-tecnologica  avrà 
superiormente  ben  meritato  della  patria  ! 

Noi  agionomi  volemmo  visitare  1'  Agro  lucchese,  onde  esami- 
nare la  coltura,  i  sistemi  e  le  condizioni;  e  sicuri  che  niiuio  a  no- 
stra sincerità  attribuisca  adulazione,  dichiarammo,  come  poco  o 
nulla  siavi  a  bramare  in  linea  di  perfezionamenti  ;  come  stupen- 
do ne  sia  il  metodo  e  diligentissima  1'  esecuzione  ;  e  come,  raro 
esempio  di  uomo  integerrimo  cui  1'  amore  di  patria  (  benché  squi- 
sitissimo) non  accieca,  il  marchese  Mazzarosa  abbia  nelle  sue  pub- 
blicazioni descritta  ogni  piratica  agraria  con  tale  mi  esattezza  e  ve- 
rità, da  servire  a  modello  di  qualunque  autore  che  intenda  a  dipin- 
gere le  cose  patrie  con  coscienza  ed  indipendenza  ! 

Noi  tecnologi  volemmo  esaminare  di  questa  ospitale  città  l' in- 
dustiia  e  le  arti.  Ci  trasferimmo  nelle  officine,  nelle  fabbriche,  nei 
magazzini;  ispezionammo  i  prodotti,  interrogammo  gli  artieri;  ed 
al  consolante  spettacolo  di  cotanta  intelligente  solerzia  e  raffina- 
ta industria,  appellammo  l'operosissima  Lucca,  la  Manchester  del- 
l' Etruria  ! 

Sono  questi,  o  Signori,  gli  sludi,  i  lavoi'i  e  le  opere  della  Sezione 
di  Agronomia  e  Tecnologia  nel  quinto  Congresso  italiano;  studi, 
opere  e  lavori  nei  quali  essa  con  fratellevole  armonia  ha  varcalo  il 
periodo  di  sue  riunioni,  conservando  mai  sempre  per  divisa  la  li- 
bertà, per  simbolo  il  progresso,  per  iscopo  1'  umanità,  e  |)er  mezzo 
l'incremento  delle  sociali  ricchezze! 

B.   P.  S.\NGIJINETTI 


—    7^'    — 
SOTTOSEZIOXE  DI   CHIMICA 


La  Sotto-Sezione  di  Chimica  incominciò  le  sue  esercitazioni 
scieiilificlie  la  mattina  del  i8,  né  venne  a  capo  di  «|iieste  che  cui 
Icrniinare  del  tempo  assegnato. 

E  poiché  il  suo  Presidente  mentissimo,  il  prof.  Gioacchino  Tad- 
dei,  con  calde  ed  eloquenti  parole  aprendo  le  sedute,  invocava 
l'unanime  coopera/.ione  de' suoi  colleglli  a  vfiler  esporre  i  propri 
studi  e  lavori  ad  incremento  e  lustro  della  scienza,  ricordando  (juan- 
to  Cu  fatto  nei  precedenti  Congressi,  qual  dicevole  henevolenza  ci 
accolse  ovuncpie  convenimmo,  e  con  (|ual  fratellevole  vincolo  ci 
strinse  l'amore  degli  studi  ai  quali  eravamo  diretti  ;  ciascuno  dei 
componenti  la  Sezione  disponevasi  di  huon  animo  a  secondare  cos'i 
lodevoli  intenzioni,  ed  a  mostrarsi  degno  d' appartenere  a  (jucsta 
terra  prediletta  non  solo  dagli  uomini,  ma  ancora  dalla  stessa  na- 
tura. Talché  nel  hreve  corso  delle  sedute  preslahilite,  durante  le 
(|uali  r  ordine  e  la  buona  armonia  ne  furono  compagni  indivisilti- 
li,  il  tesoro  scientifico  si  è  di  molto  accresciuto,  sia  per  le  impor- 
tanti comunicazioni  che  sono  state  fatte,  sia  per  le  fruttuose  discus- 
sioni che  hanno  avuto  luogo  sopra  argomenti,  che  richiedevano  di 
essere  e  sviluppati  ed  estesi. 

K  queste  comunicazioni  e  discussioni  avevano  rapporto  non 
tanto  alla  j)arte  sperimentale  della  scienza,  e  del  suo  matei'iale, 
quanto  anche  alle  sue  applicazioni;  di  maniera  che  può  ben  dirsi, 
che  tutte  le  parti  della  scienza  medesima  ne  sono  state  egualmen- 
te interessate. 

Sicché  dovendo  render  conto  in  questo  giorno  solenne  di  tulli 
((uesti  importanti  lavori,  io  lo  farò  con  brevità,  disponendoli  in  (|uel- 
r  ordine  il  più  approssimativo  allo  scientifico. 

Per  questo  occupa  il  primo  posto  tuia  comunicazione  relali\a 
al  gas  protossido  di  nitrogeno;  composto  binario  assai  importante 
lu'lle  chimiche  ricerche.  Essa  é  relativa  a  una  cognizione  più  eslesa 
dei  modi  di  ottenerlo  e  delle  circostanze  sotto  le  quali  esso  si  for- 
ma. Questo  é  pertanto  un  fatto  di  qualche  interesse  dovuto  alla 
instancabilità  del  marchese  prof.  Cosimo  Ridolli,  che  premurosa- 
ment<>  alla  Sezione  lo  esibiva  ;  ed  é  anche  di  qualche  interesse,  pe- 


■J-X'X     

rocclit'  tla  esso  veiiivasi  a  stabilire,  conti'o  l'opiiiionc  di  alcuni  du- 
niici,  essere  piombo  unito  a  qualche  altro  metallo,  e  non  solo  car- 
bone, il  residuo  nero  lascialo  dallo  zinco  del  coniniercio,  allorché 
\ien  disciolto  nell  acido  solforico 

Il  Principe  Luigi  Bonaparte  esibiva  i  suoi  lavori  sul  didiniio,  sul 
cerio  e  sul  tantano,  i  (piali  costituiscono  una  scoperta  di  somma 
utilità,  e  feconda  di  bellissime  icsultanze.  Esso  di  certo  addita  al 
chimico  investigatore  una  via  facile  per  raccogliere  nuovi  fatti. 
Quindi  la  esposizione,  che  lo  stesso  Bonaparte  faceva  di  queste  so- 
stanze metalliche  ossidate,  rare  per  loro  slesse,  e  ridotte  al  massi- 
mo di  purezza,  non  j)0teva  esser  riguardala  che  come  una  novità. 

Poi  lo  stesso  Principe  additava  il  modo  speditivo  con  cui  otte- 
nere l'acido  lungslico,  e  1'  azotato  d'uranile,  1'  uno  e  l'  altro  oggetti 
non  indifferenti  nello  studio  della  scienza,  e  1'  uno  e  1'  altro  da  es- 
so lui  presentali  alla  Sezione  nel  loro  massimo  grado  di  purezza. 

Né  di  minor  valore  è  una  serie  di  osservazioni,  che  comunicava 
il  chimico  reggiano  Giuseppe  Selmi,  sulle  reazioni  tra  l'iodio  e  il 
cloruro  mercurico,  l'acido  arsenicoso,  l' ossidt)  d'antimonio,  e  il 
tartaro  emetico;  avvegnaché  queste  osservazioni  possono  valere  a 
stabilire  utilissime  pratiche,  ed  a  spargere  molla  luce  sopra  un  ge- 
nere esteso  di  chimiche  combinazioni  :  lo  che  già  si  avverava  in 
una  lunga  discussione  cui  diedero  luogo. 

Ma  lo  studio  dei  valerianati,  dal  Principe  Luigi  Bonaparte  pre- 
sentato, arricchisce  non  tanto  il  tesoro  preziosissimo  delle  chimi- 
che cognizioni,  e  la  categoria  dei  prodotti  chimici  conosciuti,  (pian- 
to la  terapia  di  mezzi  validi  ed  efficaci  a  vincere  delle  infermità. 

Il  prof.  Pirla  faceva  conoscere  una  numerosa  serie  di  fenomeni 
da  esso  lui  ollenuli  e  studiati  rispello  alla  salicìna,  e  alle  metamor- 
fosi di  cui  questa  materia  é  suscettibile.  Essa  in  fatti  forma  il  sog- 
getto di  moltissime  considerazioni  :  i  di  lei  principj  costituenti  e  il 
modo  di  comportarsi  con  diverse  sostanze,  la  qualificano  come  un 
materiale  singolarissimo.  Quindi  la  saligenlna,  l'clicina,  e  due  acidi 
particolari  provenienti  dalle  molle  trasformazioni  cui  va  soggetta  la 
stessa  salicìna,  sono  altrettanti  ac(piisti  della  scienza,  tutti  dovuti  al 
|)rof.  Pirla,  il  quale  faceva  di  essi  la  più  chiara  dimostrazione,  e  la 
pili  estesa  esposizione. 

Discussioni  animatissime  susseguite  a  ciò  servivano  a  spargere 
•Udita  luce  intorno  alla  formazione  degli  acidi  e  corpi  coniugati. 


—    'Jl'ò   — 

L' ematosiiia  ilei  san{,'UL-  già  riconosciuta  dal  prof.  TacUlei  jht 
un  acido  particolare,  e  da  lui  distinto  col  nome  di  acido  emapla- 
sticn,  mentre  veniva  ricordata  dal  Calamai  come  oggetto  di  molta 
importanza,  il  chimico  Stagi  latamente  la  faceva  conoscere  in  tutti 
i  suoi  rapporti.  Essa  di  certo  non  può  clic  interessare  non  tanto  la 
Chimica  (pianto  la  Fisiologia  e  la  Patologia,  ogni  qual  volta  si  ahhia 
riguardo  alle  misteriose  funzioni  cui  è  destinato  il  sangue,  del  cpiale 
è  dessa  una  delle  parti  essenziali. 

E  poiché  ogni  studio  che  si  porti  sopra  le  concrezioni  morbose 
della  specie  umana  tr)rna  a  vantaggio  della  specie  istessa,  in  rpiesto 
il  chimico  Sbragia  ha  pagato  il  suo  obolo,  coir  analisi  da  lui  esibita 
di  alcuni  calcoli  biliari  dell'  uomo. 

Né  meno  oda  valutarsi  l'intenzione  del  prof.  Biasoletto,  il  rpia- 
le,  dovendo  noi  riunirci  alla  Sezione  d'Agronomia  in  un  con  ipiella 
di  Botanica  per  discutere  sopra  gì'  ingrassi,  ci  parlava  dei  materia- 
li che  fanno  parte  dei  vegetabili,  e  che  concorrono  alla  loro  orga- 
nica costituzione. 

il  chimico  Clementi  di  Padova  comunicava  notizie  intorno  l'aro- 
ma della  vainiglia;  su  dì  che  una  Commissione  composta  del  pro- 
fessor Pirla  e  del  Principe  L.  Bonaparte,  referiva  essere  importante 
il  soggetto,  ma  abbisognare  eziandio  che  il  Clementi  stesso  lo  svi- 
luppi e  lo  estenda. 

E  il  prof.  Grigolati  esibiva  i  suoi  sludi  sulla  fìllirìna  tratta  dal 
lilliitro  :  materiale,  che  se  non  è  rigorosamente  identico  alla  cinco- 
nina per  caratteri  chimici,  non  se  ne  discosta  d' altionde  per  le  sue 
virtù  antiperiodiche. 

Ma  se  un  nuovo  materiale  di  proprietà  straordinarie  sia  da  va- 
lutarsi, se  la  cognizione  di  queste  proprietà  sia  un  fatto  importan- 
te per  la  scienza,  noi  ravvisiamo  tutto  questo  nella  echidniiin  i  ma- 
teriale mortifero  del  veleno  viperino,  isolato  e  studiato  dal  Principe 
Luigi  Bonaparte.  Era  questo  un  lavoro  che  egli  consacrava  a  questa 
riunione.  E  cos'i  la  Chimica  ha  veduto  in  tpiesta  bella  e  ricordevole 
circostanza  accrescersi  l'elenco  de' suoi  prodotti  organici;  ha  ve- 
duto altresì  nel  veleno  della  vipera,  (piello  che  possibilmente  scuo- 
j)rirà  in  altre  matei'ic  organiche  complesse,  come,  secondo  quello 
ne  diceva  il  Calamai,  sarebbe  a  modo  d'esempio  il  materiale  attivo 
e  mortifero  della  così  detta  rabbia,  nella  saliva  degli  animali  di- 
venuti rabidi. 

9' 


—   7^4    — 

Il  prof.  Peiego  faceva  conoscere  una  reazione  del  camaleonte 
minerale  sugli  oli  grassi,  ed  il  dott.  IMenici  un'altra  reazione  affatto 
nuova  della  mannìte  sul  borato  di  calce.  La  Sotto-Sezione  ravvisando 
in  queste  comunicazioni  la  possibilità  d' importanti  scoperte,  racco- 
mandava al  prof.  Perego  il  seguito  delle  sue  osservazioni  ;  e  quanto 
al  dott.  Menici,  riportandosi  al  rappoi'to  della  Commissione  nomi- 
nata per  esaminare  quel  lavoro,  e  composta  del  Principe  Luigi  Bo- 
naparte  e  del  prof.  Puccinelli,  sollecitava  i  chimici  a  profittarne 
per  l'avanzamento  della  scienza. 

.\ltre  comunicazioni  che  venivano  poi  fatte  dal  cav.  Adorno,  una 
sull'esistenza  dell'arsenico  nei  calcolar  del  commercio,  e  l'altra 
sulla  reazione  tra  il  mele  e  1'  ossido  di  ferro,  formavano  il  soggetto 
di  molle  riflessioni;  le  (juali,  mentre  da  vni  lato  sollecitavano  ad  es-- 
sere  cauti  nella  scelta  dei  mezzi  tei'apeulici,  dall'altro  servivano  a 
spargere  molta  luce  sulle  trasformazioni,  cui  van  soggette  molte 
materie  organiche. 

La  parte  sperimentale  delle  scienze  tutte,  se  è  bella  ed  istrutti- 
va, è  altres'i  utile  e  necessaria.  La  Chimica  specialmente,  che  si  è 
eretta  in  scienza  sol  per  opra  della  sperienza,  si  è  anche  per  opra 
di  essa  che  ognora  s'  ingigantisce.  Quindi  nessuno  fra  i  chimici 
può  acquistar  maggior  titolo  di  riconoscenza  di  coloro,  i  quali  pro- 
curano di  estendere  questa  parte  così  importante,  da  cui  ne  emer- 
gono le  più  utili  applicazioni. 

Rendevasi  pertanto  benemerito  il  giovane  farmacista  Bonjean 
con  una  sua  comunicazione  intorno  a  un  modo  da  lui  trovato  per 
scuoprire  l' iodio,  o  i  composti  di  questo  corpo  aloide  contenuti 
anche  in  frazioni  minime  da  (pialunque  li([uido  incoloro.  La  (jual 
cosa  veniva  pur  confermata  ed  ampliata  dal  Calamai  e  dallo  Stagi 
con  sperimenti  comparativi  da  essi  a  bella  posta  istituiti,  e  dai  qua- 
li è  resultato  doversi  di  fatto  preferire  ad  ogni  altro  nella  ricerca 
dell'  iodio,  il  metodo  Bonjean. 

i\è  meno  benemerito  poi  si  rendeva  il  doli.  Serafino  Capezzuoli 
con  indicare  la  via  più  brev«,  e  sicura  ad  mi  tempo,  onde  ricono- 
scere e  constatare  la  presenza  dello  zucchero  nell'  orina  dei  diabe- 
tici. E  sebbene  vi  sia  altro  metodo  conducente  al  medesimo  inten- 
to, ([nello  fisico  del  Biot,  fatto  in  (lucila  circostanza  estesamente 
conoscere  dal  prof.  Majocchi,  pur  tuttavia  la  Sezione  riguardava  il 
lavoro  del  dott.  Capezzuoli,  cui  dava  la  preferenza,  come  un  impor- 


—  7^3  — 
laute  servigio  da  ([iieslo  cliimico  reso  alla  Patologia,  e  come  un 
ac<|iiisto  non  indifferente  per  la  Chimica;  come  lo  fu  la  mucome- 
Irìa  orinaria  del  pi'of.  Taddci,  della  <|iial<'  pure  si  è  parlalo  e  dal  Ca- 
lamai e  dallo  Stagi,  facendone,  specialmente  ([uesl' ultimo,  le  oppor- 
tune dimostrazioni. 

Ma  uno  dei  lavori  in  questa  categoria, 'clie  più  d'ogn' altro  fissi 
l'attenzione  del  (ilosofo  non  die  del  solo  chimico,  si  è  il  modo  di 
riconfìscere  e  differenziare  il  sangue  umano  da  (]uello  degli  altri 
animali.  Questa  scoperta  dovuta  al  prof.  Taddei,  del  quale  la  scien- 
za si  ha  cotanto  a  lodare  per  1'  instancahililà  con  cui  ne  cerca 
l'avanzamento,  era  essa  piu'e  destinata  per  f|uesta  riunione.  E(|uan- 
tunipie  a  (piesta  Sotto-Sezione  il  Taddei  non  ne  presentasse  che  la 
sola  parte  materiale  del  processo,  pure  la  Sezione  stessa  seppe  al- 
tamente apprezzare  il  merito  della  scoperta,  mostrandosi  perciò 
all' autore  grata  e  riconoscente. 

Il  dolt.  Capezzuoli  es])oneva  inoltre  delle  ricerche  fatte  sulle 
uova  dei  gallinacei  per  notare  (piali  variazioni  suhisce  il  grasso 
nella  loro  incuhazione,  e  cpiindi  nel  pulcino  che  ne  vien  fuori; 
ed  aggiungeva  non  semhrargli  il  grasso  destinato  a  compiere  ne- 
gli animali  quel  solo  ufficio  assegnatogli  da  Dumas  e  da  Liebig, 
(piale  è  (piello  di  servire  alla  comlnistionc  organica.  F.  la  discussio- 
ne insorta  in  questa  occasione,  mentre  dilucidava  le  dottiine  a  ci(> 
relative,  faceva  nascere  nuove  idee,  che  non  possono  rimanere  in- 
feconde di  utili  resultati. 

E  il  Calamai  offriva  finalmente  osservazioni  e  fatti  da  esso  lui 
raccolti  intorno  alla  fosforescenza  delle  ac(pie  del  mare,  nello  scopo 
precipuo  di  offrire  alcun  che  il  (piale  potesse  contribuire  alla  solu- 
zione del  problema,  se  cio('  la  luce  emessa  da  molli  animali  sia  il 
resultato  di  una  semplice  reazione  chimica,  ojipure  1  insieme  di  (pie- 
sta, e  dell'azione  vitale  :  intorno  a  che  il  prof.  Biasoletto  faceva  esso 
pur  dono  di  notizie  da  lui  raccolte;  sicché  aperta  lunga  ed  anima- 
ta discussione,  si  concludeva  essere  il  fenomeno  della  fosforescenza 
degli  animali,  conforme  opinava  il  Calamai,  strettamente  legalo  al- 
le forze  vitali. 

Tali  sono  in  coni|)eiidio  i  principali  lavori  di  cui  la  Sotto-Sezio- 
ne di  Chimica  in  (piesta  (piinta  unione  si  ('•  occiqiata.  .\  (piesti,  se 
la  brevità  imposta  dalla  circostanza  lo  permettesse,  sarebbero  pur 
da  aggiungersi   i  molli   frulli  che  se  ne  colsero  mercè  le  ripetute 


discussioni  suscitate  in  varie  seilule  successive  sui  prodotti  della 
combustione,  e  sulla  economia  del  calorico,  non  clip  sulla  miglior 
lahbi'ica/.ionc  del  carbone;  soj^gelto  di  studio,  il  (juale  concorde- 
mente fu  reputato  della  magijioi'e  impoi'tan/.a  nel  momento  attuale 
in  cui  si  penuria  di  combustibile;  e  sarebbe  pur  da  aggiungersi  il 
resultato  della  lunga  ed  interessantissima  discussione,  che  alla  Se- 
zione di  Agronomia  fu  agitata  sopra  gl'ingrassi,  discussione  cui 
prese  j)arte  attivissima  (piella  di  Chimica,  per  convenula  riunione 
delle  due  classi. 

Ma  non  ])osso  tacere  che  oltre  tutto  rpiesto  ebbe  luogo  un'in- 
terpellazione  |ìer  parte  del  dott.  Chiari  relativa  a  una  di  lui  fab- 
bricazione incipiente  di  solfato  di  magnesia,  all'  oggetto  di  averne 
gli  opportuni  e  necessari  schiarimenti;  che  materie  disparate  fu- 
rono poi,  al  volgere  degli  accennati  argomenti,  soggetto  di  studio  e 
di  recij)roca  istruzione;  e  che  finalmente  si  ripeterono  sperimenti, 
e  si  proposero  nuovi  studi  per  la  veniente  unione  scientifica. 

Sicché  non  temo  di  errare  concludendo,  essere  stata  la  Sezione 
di  Chimica  assai  operosa.  I  falli  che  essa  ha  raccolto,  così  come  è 
dato  a  tutti  di  giudicare,  sono  di  non  poco  valore.  E  vaglia  il  vero, 
essi  sono  tali  e  cosi  fattamente  numerosi,  che  non  possono  non 
contribuire  all'incremento  della  scienza!  Perciò  ogni  membro  di 
questa  Sollo-Sezione  pago  e  sodisfallo,  lasciava  le  adunanze  sotto 
questo  bel  cielo  non  così  facile  a  dimenticarsi,  come  quell'operaio, 
il  quale  si  vede  largamente  rimunerato  della  propria  fatica. 

Prof.  Luigi  Calamai 

SEZIONE  DI  GEOLOGIA,  MINERALOGIA  E  GEOGRAFIA 


Nel  Congresso  scientifico  di  Lucca  la  Sezione  di  Mineralogia,  Geo- 
logia e  Geografia  non  è  stata  meno  operosa  che  ne'  Congressi  |)re- 
cedenti.  Fin  dalle  sue  prime  adunanze  poneva  in  campo  e  discuteva 
di  tali  quislioni,  che  assai  lume  doveano  spargere  su  la  struttura 
fìsica  della  nostra  penisola.  Molte  scritture  si  leggeanoe  di  non  lieve 
argomento.  Si  faceano  utili  comparazioni  tra  le  masse  minerali  che 
rilevano  dal  piede  delle  .Mpi  al  Capo  Spartivento.  K  per  dir  tutto  in 
breve  la  nostra  Sezione  ha  ordinata  quest'  anno  la  tela,  nella  quale 
esser  dovrà  rajipresenlala  la  Carta  geologica  italiana,  e  molle  fila 


—    7^1    — 
lia  liiate  che  dovranno  riempirla  :  il  qual  lavoro  sarà  il  soggetto 
(lesiileralissinio  tielle  l'iiinioni  avvenii'c.  Se  rjucste  cose  son  vere  ne 
rciulerainio  lede  coloro  che  le  nostre  adnnanze  hanno  onorato,  e 
mollo  più  le  brevi  e  particolari  notizie  che  tpii  facciamo  conoscere. 

Apriva  le  nostre  adunanze  il  Presidente  marchese  Pareto  con 
caldo  e  passionalo  discoi-so,  col  (piale  jjroponcva  alla  Sezione  le 
materie  che  poleano  occii|)arla  con  utile  nell'esame  de' monti  che 
sono  presso  a  Lucca,  dove  molti  geologi  italiani  e  stranieri  eveano 
alla  scienza  ac(|iiistate  di  belle  e  lucidissime  verità. 

Dipoi  il  sig.  (Jraberg  de  Hemso  leggeva  pregevolissimo  sunto 
storico  de'  piogressi  della  Geografia  nell'  ultimo  anno,  in  continua- 
zione di  altri  lavori  sìmiglianti  da  lui  letti  ne' Congressi  passati. 

Soi-geva  indi  una  quistione  sopra  le  differenze  di  età  «lei  calcare 
secondario  degli  A])enniui;  soggetto  non  ancora  ben  chiaro  della 
Geologia  italiana,  e  spezialmente  privo  di  quella  unità  eh' è  neces- 
saria a' confronti.  Nella  quale  quislione  recavano  i  fruiti  dei  loro 
studi  il  marchese  Pareto  per  l' Apennino  ligui-e,  il  sig.  de  Zigno 
per  le  Alpi  venete,  il  prof.  Paolo  Savi  per  le  Alpi  apuane,  il  pro- 
fessore Pilla  per  l' Apennino  napolitano.  E  porgeano  lume  al 
proposito  i  signori  Omalius  d' Ilalloy  e  G()(|uand,  compai-ando  il 
calcare  dell'  Apennino  con  quello  del  mezzogiorno  della  Francia 
e  de'  Pirenei. 

Il  carbon  fossile  trovato  non  è  guari  in  Maremma  dava  alla  Se- 
zione materia  di  gravissima  importanza.  Ella  esaminava  diligente- 
mente la  collezione  delle  rocce  recate  di  (piel  |)aese  dal  direttore 
dello  scavo  sig.  Pitiot,  e  conveniva  tutta  in  cpiesta  opinione,  essere 
(piel  combustibile  un  vero  litantrace,  ma  aver  giacitura  in  un  ter- 
reno ierziari(j  medio,  e  ciò  non  esser  contrario  a  nessuna  massima 
fermata  nella  scienza. 

Variando  la  materia  delle  precedenti  adunanze,  lo  scrittore  della 
|)resente  relazione  leggeva  un  suo  lavoro  sopra  la  produzione  delle 
/iantine  ne'  vulcani,  e  sopra  le  conseguenze  che  se  ne  possono  tirare. 

Seguiva  una  lettura  del  sig.  conte  Paoli  sojira  la  origine  delle 
terre  paludose  itnlinnc,  le  «piali  ei  fa  derivare  da  bassezze  cagionate 
ne  vari  periodi  del  sollcvauiento  aj)eiininico  per  un  moto  di  alta 
lena.  Questa  gravissima  ricerca  apriva  il  campo  ad  una  quislione, 
la  (piale  era  tolta  a  chiarire  dal  Pareto,  dal  Savi,  dal  Balbi,  dal  ge- 
neral \  acani,  da  Giorijini  Carlo  e  dal  Pilla. 


—   7*8   — 

Alcuni  (lenti  fossili  trovati  nelle  rocce  carbonifere  di  Monte  Bam- 
boli in  Maremma  erano  secondo  i  lumi  dell'  Anatomia  inveslifjali 
dal  nostro  collei;a  Savi.  11  quale  gli  riconosceva  appartenenti  ad 
uno  de'  j;eneri  perduti  della  famiglia  de'  pacliiilermi,  diverso  dal 
paleolerio  e  dall' anaploterio,  ed  in  j)arle  aflìuc  all' antracoterio 
di  Cadibona. 

il  dolt.  Salvatjuoli,  liberando  la  promessa  l'alta  nel  Congresso  di 
l'adovaf,  presentava  alla  nostra  Sezione  gli  avanzi  di  ossa  umane 
trovati  nel  Capo  Argentare  insieme  con  residui  di  altri  animali,  con 
concbiglie  marine,  e  con  anticbi  oggetti  d'industria  umana.  La  Se- 
zione non  deliniva  1'  età  di  quelle  ossa  per  la  loro  mescolanza  con 
specie  animali  viventi  ora  nel  paese  dintorno. 

L'industria  metallurgica  si  va  estcudeudo  ogni  giorno  in  Italia, 
e  principalmente  in  Toscana,  la  quale  può  cliiamarsi  In  Sassonia 
della  nostra  penisola.  A  fine  di  giovare  a  quell'  industria  il  conte 
Serristori  proponea  si  verificasse  lo  stalo  suo  attuale  in  ogni  paese 
italiano,  e  le  notizie  raccolte  si  publdicassero  innanzi  il  futuro 
Congresso  milanese. 

La  struttura  fisica  delle  isole  die  si  alzano  di  fronte  alla  costa 
toscana  era  stata  bene  illustrata  da  molti  valorosi  geologi  italiani 
e  stranieri.  Riinanea  qualclie  desiderio  sopra  la  composizione  delle 
più  piccole  di  tali  isole;  ora  questo  è  cessato  per  le  importanti  os- 
servazioni del  nostro  Presidente  marcliese  Pareto  sopra  le  isole  di 
Pianosa,  di  Monte  Cristo  e  del  Giglio,  e  per  le  belle  carte  die  di 
(|ueste  isole  lia  rilevale. 

I  candidi  marmi  carraresi,  fra' (piali  si  vive  il  nostro  collega 
(iiiidoni,  son  sempre  soggetto  dc'suoi  studi.  F.gli  aveva  già  fallo  co- 
no.scere  la  loro  vera  natura  con  la  sco|)eila  de  fossili  della  Spe- 
zia. Ora  toglie  a  illustrare  la  loro  struttura  cristallina,  facendola 
derivare  da  azioni  lente  eletlro-magnelidie.  Il  quale  suo  pensa- 
mento ei  conforta  di  non  ispi-egevoli  fatti  in  una  scrittura  rimessa 
alla  Sezione. 

II  sig.  Dini  presentava  al  consesso  alcune  ortocere  ed  ammoniti 
trovale  nel  calcare  di  Sasso  Rosso  presso  Corfiiio.  La  scoverla  di 
tpiesti  fossili  era  da  tulli  giudicala  di  grandissima  importanza,  e 
dava  materia  ad  alta  quistione  di  Geologia  generale. 

Fra' nostri  colleglli  sono  stali  alcuni  geologi  stranieri  di  bellis- 
simo   nome.  Noi  dobbiamo   sapere  lor  grado  jier  la  cortesia  con 


—   7*9  — 
la  <|uale  ci  sono  stati  larghi  di  ior  lumi  nelle  quislioni  riguardanti 
la  nostra  penisola. 

Le  nostre  ailunanze  sono  state  interrotte  da  due  gite  che  ahhia- 
nio  fatte  ne'  monti  pisani,  e  nella  valle  di  Seravczza.  E  l'una  e  l'al- 
tra st)no  riescite  profittevoli  alla  scienza,  per  la  luce  che  vien  fuora 
dalla  comunicazioiie  delle  idee  e  dal  loro  esame  in  presenza  de' fatti. 

Molte  opere,  carte  geografiche  e  sostanze  minerali  sono  state 
jnesentate  alle  nostre  sessioni.  Fra  le  quali  meritano  di  essere  ri- 
cordate con  lode  gli  Kleinciiti  di  Geografia  del  IJalhi,  gli  F.lcnienli 
di  Geologia  del  sig.  Omalius  U'  llalloy,  la  gran  Carta  dell'  Italia  del 
Zuccagni  Orlandini  non  è  guari  condotta  a  termine,  la  Carta  di 
Marocco  del  Griiberg  de  Hemso,  le  Carte  topografiche  delF  Agro 
pisano  e  lucchese  dell'ingegnere  Piazzini.  E  tra' minerali  vanno 
nominate  le  rocce  carbonil'ei'e  di  Maremma,  ed  i  minerali  di  Cina- 
bro di  Ripa  nel  Pietrasanlino. 

Così  chiudevasi  la  Sezione  di  Mineralogia,  Geologia  e  Geogra- 
fia del  presente  Congresso.  Dalla  quale  ciascuno  se  n'è  ito  con  co- 
noscenze maggiori  che  innanzi  non  avesse.  Perocché  il  geologo  di 
Piemonte  e  di  Lombardia  ha  scambiato  i  suoi  frutti  intellettuali 
con  (|uello  delle  Sicilie,  dando  all'  uno  e  all'  altro  la  mano  il  colle- 
ga di  Toscana  e  di  Komagna.  Vantaggio  preziosissimo  che  farà  sem- 
pre benedire  (|uesta  nostra  santa  istituzione,  ed  augurarle  ogni  anno 
prosperità  e  fori  mia  maggiore. 

Prof.  Leopoldo  Pilla 

SEZIONE  Di  1Ì0T\MC.\  E  FISIOLOGIA  VEGETALE 


La  Sezione  di  Botanica  ebbe  compenso  al  corto  novero  de'  suoi 
membri  nella  importanza  delle  Memorie,  delle  verbali  comunica- 
zioni, nei  doni  di  libri,  di  jiiante,  e  nelle  discussioni  temperatissime, 
che  v'  istillarono  una  vita  non  meno  utile  che  dilettosa. 

Il  Colmeiro  ne  fu  cortese  in  più  adunanze  di  una  Memoria  sulla 
Flora  spaglinola,  dicendo  prima  storicamente  sui  progressi  della 
liolanica,  clic  furono  lenti  o  rapidi,  secondo  che  la  pace  o  le  rivol- 
ture cittadinesche  diversamente  governarono  i  destini  della  Peni- 
sola ibera  :  (|nindi  ragionò  sul  modo  di  venire  alla  migliore  forma- 
zione della  Flora  predetta.  Il  Tassi  scrisse  e  parlò  sui  cirri  delle 


—     ^]'^0     — 

cucui'bitacee,  sosteneiulo  non  essere  slipiile  ma  rami  degenerati; 
(luesto  soggetto  venne  lumeggiato  da  Antonio  Targioni  Tozzetti  ;  e  il 
Pai-latore  con  disteso  ragi<inamcnto  volle  sostenere  (pianto  il  Tassi 
negava.  Il  Mcnegliini  mandava  due  Memorie,  ima  sulle  ([uestioni 
attualmente  agitale  all'  Accademia  di  Francia  intorno  alla  struttura 
del  li'onoo  ilelie  monocotiledoni.  Sopra  vi  disseiMÒ  l'ielro  Savi  con 
jiarecdiic  criliclie  riflessioni,  per  le  <piali  venne  a  dissentire  in  pai- 
te  dalle  teorie  del  Mirbel  e  del  Professor  padovano.  L'altra  Memoria 
è  in  sostegno  al  concetto  del  Gaudicliaud,  che,  cioè,  il  sistema  as- 
sile  e  r  appendicolare  non  sono  due  distinti  :  lavoro  di  alta  consi- 
derazione, come  (piello  che  porta  un  nuovo  ordine  d'  idee  nella 
dottrina  morfologica.  Adolfo  Targioni  Tozzetti  acquistò  lode  alla 
verde  sua  giovinezza  con  le  belle  considerazioni  sulla  fronda  dei 
pini,  e  con  altra  Memoria  ricca  di  osservazioni  sul  frullo  dei  ci- 
Iriis.  Il  Clementi  mandò  uno  scritto  sull'  ascidio  della  nepenlhes 
plnllinìipìiorn,  dando  nuova  significazione  morfologica  alle  diverse 
parli  di  esso.  Le  frondi  dei  berhcris  si  fece  a  considerare  morfo- 
logicamente il  Savi,  non  che  alcune  euforbie  a  caule  crasso;  dimo- 
strando come  al  pari  dei  pinus  abbiano  organi  di  due  distinti  gradi 
di  vegetazione.  Il  Corinaldi  lesse  una  nota  s,\iWa.  poìysijilioiiin  jxi- 
/Y/.v/z/crt;  d'onde  surse  discussione  sul  parasitismo  de' vegetabili  Ira 
Biasolelto,  Parlatore,  Puccinelli.  11  Tassi  altra  Memoria  sulla  irrita- 
bilità degli  slami  di  parecchie  specie,  toccando  pure  alla  sensibilità 
e  immolililà  delle  piante.  Il  D' IIombres-Firmas  ne  diede  contezza 
di  (piegli  albeii  del  dipartimento  del  Gard,  che  sono  più  riguarde- 
voli  per  ombrifera  altura,  per  grossezza,  ed  dà  lunghissima  :  di  essi 
dolorando  il  continuo  disfacimento,  consigliava  desideroso  volesse 
taluno  consegnare  alla  storia  (piesti  utili  e  ammirali  monumenti 
della  natura.  Lodevole  è  questo  avviso  di  lui:  però  che  sotto  la  for- 
za operosa  del  tempo,  sassi,  piante,  animali  si  formano,  si  scom- 
pongono, e  si  rifanno:  la  convinzione  sola  di  affetti  nobilissimi 
mette  vegetante  germoglio,  siccome  ne'  cuori  nostri  quella  gratitu- 
dine che  serberemo  immut<ibile  al  reggimento  dei  dotti  moderatori, 
e  alla  ospitalità  degli  ottimi  cittadini  lucchesi. 

La  Sezione  botanica  fece  |)ur  lieta  la  scienza  di  alcune  nuove 
scoperte.  Tributarono  ad  essa  il  Parlatore,  l' orcliis  ricnsoliann;  Chio- 
stri, il  vaccinium  oxfcocchos ;  Perego,  uno  sclerotiiint ;  \Qn\.nr\,  un 
genere  fra  gli  agarici  e  i  merulii;  Corinaldi,  la  cunfeivu  rucliiitgeri, 


-  73.  - 
e  la  ('.  (li/fusa:  non  mai  prima  liovak'  nel  Mcdilerranco.  Della 
cassia  nktilans  il  Corinaldi,  e  della  iilolilxi  nutaiis  il  Puccinelli  die- 
dero illiislra/ione,  e  iiisei,Miameiitn  a  collina.  Il  Parola  espose  della 
si-cala  corintia  il  iiasciiiienlo  e  le  fasi  di  vegetazione.  Il  desidera- 
to Giornale  botanico  italiano  ac(|iiistò  certezza  di  venire  in  luce, 
per  le  firme  di  associazione  procacciategli,  e  per  gli  scritti  mandati 
dal  de  \'isiani,  dal  Cesati,  dal  Hraclit  ;  i  rpiali  ragionarono  sul  mi- 
glior modo  di  dargli  vita  e  divulgamento.  11  Parlatore  ci  metteva 
neir  animo  non  poca  gralulazione  ridicendo  di  quante  specie  no- 
strali, e  di  più  lontane  forestiere  regioni,  vada  tesoreggiando  I'  Fi-- 
hario  centi'ale  italiano,  cui  valse  e  varrà  possentemente  la  opera  di 
Lui,  che  splendidamente  accoglieva,  proteggeva,  incardinava  i  Con- 
gressi. Il  Bracht,  che  gode  chiamarsi  figlio  adottivo  di  questa  Italia 
bellissima,  mandò  un  complesso  di  statuti  che  risguardano  al  go- 
verno scientifico,  economico,  e  commerciale  dell'  Erbario  centrale, 
per  farlo  sempre  più  prosperare  e  traricchire.  Non  bastando  il 
tempo  al  lavoro  rimase  incompiuto  il  desiderio  di  nniovere  e  ricer- 
care per  le  fiorentissime  campagne,  e  fruttiferi  monti  di  Lucca; 
se  non  che  ne  compensò  in  parte  la  Flora  lucchese  donataci  da 
quel  cortese  spirito  del  Puccinelli,  e  una  visita  al  suo  Giardino  bo- 
tanico, ove  tra  moltissime  specie  esotiche,  molte  indigene  da  lui 
descritte  ne  fu  diletto  di  osservare. 

Le  dogliose  parole,  con  che  toglieva  connato  il  Presidente  Bia- 
solelto,  si  confortarono  dell'amoroso  sentimento  di  avere  fornita 
l'opera  nostra  fiaternamenle,  e  di  aver  fatto  il  legame  santo  del- 
l'amicizia più  stretto  e  indissolubile.  E  siccome  lo  studio  de' vege- 
tabili, dolce  e  placido  quanto  le  ombre  e  i  frutti  loro,  educa  l'animo 
al  1  iposo  del  meditare  ;  e  da  .semplici  elementari  principj  dimostran- 
do tutto  comiHirsi  e  unitamente  armonizzare  lo  svariato  multiforme 
popolo  delle  piante;  così  par  che  ne  insegni  dovere  ciascuno  di  noi, 
nella  pace  degl' intelletti  e  neh' utile  della  scienza,  ric.onfondersi  e 
rieongiugnersi  in  una  sola  indivisa  famiglia. 

Doli.  L.  Masi 


9» 


—    ySa    — • 

SE^IO^E  DI  700I,0CH,  AMTOÌIIA  COMPARATA  E  FISIOLOGIA 


La  Sezione  di  Zooloijia,  Anatomia  comparata  e  Fisiologia,  pre- 
sieduta per  la  <[uarla  volta  ila  S.  E.  il  Principe  di  Canino,  col  dì  16 
setlcinljre  e  siiccossivi  intrapiesp  le  sue  particolai'i  adunanze. 

Klelli  tlal  Principe  slesso  i  signori,  cav.  Bassi  a  Vice-Presidente, 
e  dott.  Riboli  a  Segretario,  intrattenne  con  eloquenti  parole  e  con 
sacrosante  espressioni  la  Sezione  medesima,  e  la  invitò  a  quella  amo- 
revole fratellanza  che  costituisce  l'onore  dei  Congressi  italiani,  onde 
ottenere  lo  scoj)o  che  si  prefiggono. 

Le  verità  che  richiamò  alla  mente  eccitarono  tanto  l' interesse 
d'ognuno,  che  ogutnio  si  sentì  in  ohhligo  di  porgere  alla  Sezione  me- 
desima il  tesoro  di  cognizioni  che  aveva,  non  come  vana  pompa  di 
viste  particolari,  ma  come  mezzo  di  arricchire  la  scienza  e  di  farla 
brillare  nella  sua  maggior  verità. 

Non  uno  di  chi  era  presente  fu  avaro  di  sue  cognizioni,  né  ti- 
mido d'interpellazioni,  né  vergognoso  di  avere  schiarimenti  per  ri- 
conoscere il  vero  da  chi  più  era  dotto  e  sublime. 

Primt)  fra  {[ucsti  il  sig.  marchese  Politi,  col  mezzo  del  sig.  dottor 
Masi,  presentò  una  sua  Memoria  intorno  al  Lainpvis  gtittatiis  (  Re- 
zio);  e  il  sig.  dott.  De-Filippi,  con  quello  del  sig.  cav.  Bassi,  una  Me- 
moria Sopra  iilcHiu  pesci  iT  (icqun  dolce  delia  Lombardia  ;  colla  qua- 
le indicò  specie  nuove,  e  le  arricchì  di  esalta  descrizione  e  di  ben 
ponderale  osservazioni. 

Il  dott.  Regolo  Lippi  descrisse  wn  Anomalia  di  parti  uro-poie- 
lic/ie  e  genitali  da  lui  osservala  in  due  individui,  l'uno  di  10.  anni, 
l'altro  di  i4  mesi  ;  ne-  distribuì  le  tavole,  e  mosse  non  poche  opinio- 
ni, alle  quali  non  vi  fu  mendiro  della  Sezione  che  non  prendesse 
parola,  allo  sco|io  di  riconoscerne  esattamente  la  sua  natura,  la  sua 
analogia  e  la  sua  rarità. 

Il  sig.  dott.  Pecchioli  e  il  sig.  prof.  Mazzi  narrarono  di  casi  si- 
mili, che  in  ultimo  riconobbero  per  estrofia  di  vescica. 

Il  sig.  doti.  ("liolo  fece  la  .storia  di  una  Psctidomcndirana  della 
lunghezza  di  Ire  braccia,  della  (orma  di  un  intestino,  emessa  da  un 
bue  durante  una  epizoozia  intestinale  resa  più  forte  dal  soverchio 
uso  de'  tritici  aventi  glume  con  reste. 


—  733  — 

Il  cluii.  Kiholi  die  IcUura  di  alcune  sue  Rijlessiuiii  uiuilumico- 
J'renologiche  sovra  un  Cane  da  caccia,  e  mostrò  come  non  sia  vero 
die  chi  porge  il  cibo  agli  animali  abbia  sempre  il  sopravvento  nel- 
r  ediicaiii,  e  come  non  vi  sia  tciiilcn/.a  riprovevole  che  in  tempo 
non  si  possa  correggere,  tanto  negli  animali  inferiori  non  meno  che 
nei  snperioi'i.  Accennò  come  nn  cane,  credulo  indomabile,  si  rese 
docile  con  un  mezzo  violento;  narrò  di  sue  astuzie  e  di  sua  intelli- 
genza ;  enumerò  i  tratti  di  sua  docilità,  e  fece  osservazioni  anatomico- 
lisiologiche  sull'origine  di  una  sola  o  di  molte  specie  di  tante  varietà 
di  cani,  che  si  osservano.  Tale  idea  diede  motivo  ai  signori  Paolo 
Savi,  cav.Schmiil  e  Presidente  di  svolgere  non  jioche  opinioni  sul 
loro  tipo  originale,  le  cpiali  se  non  riescirono  a  decidere  la  cjuestio- 
ne  dell'uno  o  de'più  tipi  primitivi,  servirono  di  ameno  trattenimento 
e  di  utilissime  considerazioni. 

Il  Principe  Luigi  Honaparte,  benché  chimico,  ci  porse  egli  pure 
motivo  d' indagini  e  di  riflessioni,  nel  presentarci  un  materiale  sui 
generis  che  per  analisi  chimica  aveva  ricavato  dal  veleno  viperino, 
e  che  denominò  echidnina.  Ci  assicurò  manifestava  sull'  economia 
animale  un'azione  venefica  come  il  veleno  medesimo,  e  disse  aver- 
vi riscontrato  un  principio  analogo  alla  ptialina. 

Il  sig.  Rizzo,  col  mezzo  del  nobile  sig.  Carlo  Porro,  e' intratte- 
neva sui  cefalopodi. 

Il  sig.  Veranì  (  collo  stesso  mezzo  )  intorno  un  Pesce  preso  nel 
mare  di  Genova. 

Il  ce!cl)re  anatomico  sig.  Henle  di  Zurigo,  con  quello  del  sig.  Pre- 
sidente, ci  annunciava  che  il  sig.  Kòlliker  aveva  ritrovato  dei  pic- 
coli corpi  simili  a  quelli  del  sig.  dott.  Filippo  Pacini  nel  mesenterio 
di  un  gatto,  e  di  averli  riscontrati  in  tulli  i  cadaveri  d'uomini  e  di 
animali,  che  sottopose  al  suo  coltello  anatomico.  Perciò  rendeva 
omaggio  al  sig.  Pacini  suddetto  di  questa  sua  nuova  scoperta,  pro- 
ponendo lo  si  onorasse  denominando  cpie'  suoi  piccoli  organi  Cor- 
pu scoia  Pacini. 

Il  sig.  dott.  Marcacci  leggeva  un  Sunto  di  deduzioni  intorno  la 
struttura  e  i  moi-imenti  del  petto  in  alcuni  Mammiferi,  col  (piale  in- 
dicava, dietro  esperienze  di  applicazione  cleltrica  falle  in  diversi 
cadaveri,  di  aver  riscontrato: 

1 .'  Che  le  coste  e  le  cartilagini  del  petto  godono  di  movimenti 
particolari  e  distinti  ; 


—   734  — 

•i."Clie  il  muscolo  intercostale  interno  deve  distinguersi  in  due 
porzioni,  costale  projiriamcnte  delta  e  cartilaginea  ; 

3."  Che  tra  il  muscolo  intercostale  esterno  ed  interno  v'  ha  an- 
tagonismo d'azione; 

4.°  Che  si  osserva  il  medesimo  fatto  per  la  porzione  cartihrginea. 

Con  ciò  chiariva,  semplificava  e  conciliava  molte  e  svariate 
opinioni,  che  si  avevano  e  che  si  hanno  sull'azione  dei  muscoli 
intercostali. 

Il  sig.  prof.  Civinini  esponeva  dicianove  apptiiili  di  ricerclie  ed 
o.iseivdzioni  sulla  posizione,  struttura  ed  usi  della  p(dn>eltii  pu- 
pdlare  delle  Razze. 

11  sig.  dott.  Duranti  presentava  due  preparazioni  l'una  sugli  or- 
gani genitali  dell'  Oryctcs,  l'altra  sui  genitali  maschili  del  Lura/ius 
cen'us,  le  (|uali  potevano  servire  a  togliere  di  duljhip  1'  esistenza 
delle  capsule  spermatiche,  passate  sott'occhio  ad  insigni  anatomici, 
per  la  mancanza  delle  quali  si  separò  la  famiglia  degli  Scnrabeidi 
da  quella  dei  Lucaiudi. 

Il  sig.  cav.  Bassi  leggeva  un  Sunto  de'propri  studi  sulle  funzioni 
degli,  organi  genitali  degl'  insetti,  da  lui  osservati  più  specialmente 
nella  Bombyx  mori.  Con  esso  intratteneva  in  particolare  su  quella 
parte  degli  organi  femminei  che  dall' Audouin  fu  detta  borsa  copu- 
latrice;  ci  ricordava  come  da  quell'  autore  fosse  emessa  l'opinione, 
che  quella  vescicola  serviva  di  ricettacolo  al  seme  depostovi  dal 
maschio;  parlava  delle  obbiezioni  fatte  a  quella  teoria  da  vari  ana- 
tomici contenqioranei  ;  ribatteva  gli  argomenti  da  questi  impiegati 
per  rigettarla;  annunziava  che  la  destinazione  della  vescicola  è  in- 
dubbiamente attestala  dagli  zoospermi,  che  vi  si  rinvengono  dopo 
l'accoppiamento;  ne  mostrava  l'identità  con  quelli  che  ritrovansi 
negli  organi  genitali  maschili,  dei  quali  descriveva  la  condizione  e 
lo  sviluppo;  ricordava  le  opinioni  degli  antichi  anatomici  sulle  fun- 
zioni di  delti  organi  da  lui  descritti,  e  terniinava  col  rivendicare  al- 
l' italiano  Malpighi  la  prima  loro  scoperta. 

I  signori  dott.  Giolo  e  dolt.  Filippo  Pacini  di  nuovo  leggevano, 
r  uno  Sulla  vera  sede  del  moccio,  1'  altro  (  il  Pacini  )  Sulle  relazioni 
dell' apparecchio  di  It'eher  colla  midolla  spinale  nella  fanuglia  de'  Ci- 
prini. Descritto  l'apparecchio  di  Weber  sulle  tre  prime  vertebre  cer- 
vicali; mostrata  la  sua  connessione  alla  vescica  natatoria;  descritti 
i  tre  ossetti  che  lo  compongono  (  martello,  incudine  e  staffa  );  fatto 


—  735  — 
osservare  che  questo  autore  jxme  mi  tale  apiiaieccliio  in  rapporto 
coir  oifjaiio  dcirndili);  dinioslrava  con  due  Itcllissiinc  pi-epara/.ioiii 
come  dello  a|)i)arcccliiu  non  sia  in  relazione  coli' organo  dell  udito 
ma  col  midollo  spinale.  Descritte  di  fatto  minutamente  ed  esalta- 
mente le  parli  che  aveva  scoperto  (un  anello  libroso,  un  canale  anu- 
lare, un  (juarlo  ossetto);  concludeva  che  l'apparecchio  di  Weber, 
con  quanto  egli  vi  ha  scoperto  ed  aggiunto,  sia  un  vero  apparecchio 
di  relazione;  un  sensorio  destinato  forse  a  far  conoscere  all'animale 
il  grado  di  profondila  in  cui  sta  inmierso. 

A  questi  interessanti  lavori  si  allernavano  delle  notizie  risguar- 
danti  i  progressi  della  Zoologia,  che  il  sig.  Presidente  si  faceva  pre- 
gio di  comunicale  alla  Sezione,  ricevute  per  mezzo  di  lettere,  e  dal 
Iienemerilo  sig.  Francesco  Baldacconi  di  Siena;  e  dal  sig.  Conlariui 
di  Venezia;  e  dal  sig.  Uasch  di  Cristiania;  e  dal  prof.  l\up|)el  di 
Fiancfort;  e  dal  Principe  Neuwied;  e  dal  dolt.  Nardo  Domenico;  e 
dall'  illustre  sig.  Oken  di  Zurigo,  e  da  altri:  le  finali  notizie  anieniz- 
zaudo  le  nostre  adunanze  ci  mettevano  a  portala  di  quelle  i-ecenti 
scoperte,  le  (juali,  per  mancanza  di  mezzi,  non  pochi  forse  avrebbero 
o  ignoralo  sempre,  o  troppo  tardi  riconosciute  per  dar  moto  e  pro- 
gressione consecutivi  alla  scienza. 

.\nche  il  sig.  Pielruski  di  Padhorodu  di  Galizia  ci  amenizzava  con 
una  sua  Memoria  (  mercè  la  gentilezza  del  sig.  cav.  Schmid  che  dal- 
l'alemanno  nella  nosti-a  favella  la  Iraduccx a)  Su/In  jiro/Migtizione 
(Icir  Orso  comune;  additandone  i  costumi  e  le  abitudini,  e  distin- 
guendone quattro  specie  distinte,  desunte  non  solo  dai  suaccen- 
nati costumi  ed  abitudini,  ma  anche  da  caratteri  anatomici. 

Lo  sles.so  sig.  cav.  Schmid  per  conto  proprio,  leggendo  sul  para- 
silismo  di  un  Iincnoitcro,  narrò  come  gli  venne  dato  di  osservare 
un  insetto  (lo  Sphex  spirifex)  nell'atto  che  costruiva  un  nido;  se- 
gnò il  tempo;  investigò  il  modo  di  sua  costruzione,  e  1' approvigio- 
namenlo,  e  le  ([ualilìi  del  cibo  che  vi  recava,  e  come  il  preilava  : 
colle  quali  pazientissime  indagini  conchiuse  : 

I ."  Che  alcune  specie  di  Ditteri  attaccano  i  ragni  (  cibo  di  lo- 
ro predilezione  )  anche  quando  (piesli  trovausi  in  pieno  stato  di 
saliUe: 

•i.T.he  lo  Sphex  spirifex  sceglie  di  preferenza  per  approvigio- 
nare  il  suo  nidrt  quc'  ragni  che  '  trovandosi  già  infestati  tla  parasi- 
ti  ),  sono  per  conseguenza  incapaci  di  opporgli  alcuna  resistenza. 


—    736   — 

Il  sig.  dolt.  Falgiiera,  con  mia  sua  scrillura  Su/ />ni/c//iio  .wnsi- 
tho,  ci  trasporlava  il  pensiero  nei  campi  della  fisiologia  della  mente, 
e  eoli  ardita  ijiotesi  tentava  di  cliiariine  ideolojjicameiile  i  misteri 
delle  sue  associazioni  e  della  sua  polen/.a,  esleiidenduli  aiiclie  alle 
azioni  degli  animali. 

Il  l'acini  per  lo  contrario,  ritornando  con  nuove  indagini  sopra 
i  suoi  luioi-i  organi  da  luì  scoperti  nel  corpo  umano,  ci  richiamava 
l'attenzione  a  novelle  osservazioni  uUimameiitc  fatte  sugli  organi 
slessi,  e  sopra  la  primitiva  fibra  nervosa  che  nel  corpuscolo  slesso 
vide  e  insinuarsi  e  perdervisi. 

Il  dolt.  Uiholi,  passando  da  questo  freddo  positivismo  all'argo- 
mento di  sua  predilezione,  la  Frenologia,  svilujipava  fl/c«n«y9/-/«c//y 
generali  per  mezzo  de'  quali  ognuno  potrà  misurare  e  precisare  gli 
istinti  e  le  propensioni,  le  altitudini  e  le  tendenze  a  cui  tutti  si  sen- 
tono piti  a  meno  inclinati.  Partendo  dai  mutamenti  fisici,  che  nel- 
r  uomo  succedonsi  ad  ogni  epoca  della  vita,  stabiliva  con  questi 
mutamenti  potersi  riconoscere  a  priori  i."  la  forza  della  vita  istinti- 
va; ■).."  la  grandezza  della  vita  monde;  i."  la  potenza  della  t'ita  intel- 
lettiva relativamente  d'  ogni  individuo.  Ammetteva  che  come  avven- 
gono i  mutamenti  della  persona,  visibili  ad  ognuno,  succedano  in 
egual  modo  o  primitivamente  o  contcmporaneamenle  gli  stessi  pbm- 
sibili  mutamenti  in  rjuella  parte  del  nostro  corpo,  che  dirige  quasi 
esclusivamente  ogni  nostra  azione  ;  [W  capo  ;  e  qui,  diceva,  bisogna 
considerarlo  non  come  organo  semplice  ed  iuesjilicabile,  ma  come 
organo  complesso;  diviso  anatomicamente  in  apparati  ed  in  siste- 
mi diversi  e  distinti;  incaricato,  e  incaricati  in  ragion  diretta  e  delle 
classi  e  di  sua  perfettibilità;  tanto  in  ispecialità,  che  in  massa;  sì  in 
istato  fisiologico,  come  in  istalo  patologico;  della  piìi  niiiiuta  e  di- 
stinta, o  delle  più  minute  e  distinte  funzioni  della  mente.  Parago- 
nabile, o  paragonabili  nella  loro  sublimità  e  nelle  loro  diverse  forme, 
(  gli  si  passi  r  idea  )  a  (|iicllc,  che  ognun  conosce,  più  o  meno  sol- 
lecite, più  o  meno  perfette,  di  secrezione,  di  riparazione,  di  ripro- 
duzione ec,  prese  nel  senso  lato  della  parola);  e  che  in  essa  tanto 
il  continente  che  il  contenuto  abbiano  ad  essere  soggetti  alle  stesse 
leggi  di  ogni  altra  parte  del  corpo.  Partendo  da  (jiiesto  generale 
principio  riconosce  i  cangiamenti  a  seconda  delle///,  ìXìÀV esercizio, 
e  delle  malattie;  e  a  seconda  di  essi,  creando  una  nomenclatura,  dei 
gradi  di  svolgimento  ti'  ogni  singola  facoltà,  ammetteva  potersi  rico- 


—  7^7  — 
iioscere  dai  medesimi,  o  col  mezzo  dei  iiiedesiini  i  temperamenti, 
senza  perdersi  in  ipotesi  di  fluidi  e  di  correnli,  e  senza  voler  rin- 
tracciare, die  sia  il  pensiero  nella  sua  essenza,  o  1'  anima  nella  su- 
hliiiiilà  del  suo  essere.  Ai  mezzi  l'elici  con  cui  ella  fa  conoscere  le 
sue  fac-ollà,  e^-li  richiamava  l'allenzionc  e  il  riilcitere;  e  voleva  ognu- 
no si  convincesse  die  anche  (piando  dalla  nostra  fisica  conforma- 
zione non  si  hanno  risultamenli  fisici,  l'anima  non  cessa  di  essere 
nel  suo  principio  suhiime. 

A  queste  interessanti  letture  aggiungete  che  per  due  volte  la 
nostra  Sezione  a  quella  di  Botanica  si  univa  allo  scopo  di  discutere 
un  Piano  di  noineiicidliini,  proposto  per  la  prima  volta  in  Padova 
dal  Principe  Bonaparte,/)e/  due  regni  animale  e  vegetale,  per  veder 
pure  di  migliorare  anche  da  questo  lato  la  scienza. 

Lo  stesso  Principe  Bonaparte  finalinunte  depositato  sul  tavolo 
il  suo  lavoro  sui  Jlammifeii,  sui  Rettili,  e  sui  Pesci,  additandone  par- 
titamente  dei  brani  invogliava  la  Sezione  a  riconoscerlo  per  esteso; 
la  quale,  mossa  dall'avidità  d' istruirsi,  l'eccitava  a  renderlo  di  pu- 
hlico  diritto. 

La  quantità  e  1'  utilità  delle  comunicazioni,  la  libertà  e  la  tran- 
quillità con  cui  furono  esposte  e  discusse,  mostrarono  (piella  leale 
fratellanza,  che  il  vero  saggio  degnamente  innalza  e  sublima,  e  po- 
sero a  luce  di  limpido  sole  l'ardente  brama,  che  candidamente  ave- 
va ognuno  di  scoprire  esclusivamente  il  vero,  per  farne  Irono  lu- 
minoso alla  scienza. 

Dott.  TlSIOTEO  RiBOLI 

SEZ10\E  01  F1SIC.\  E  MATEMUICA 


La  riunione  dei  fisici  e  matematici  presieduta  dal  cav.  Gaetano 
Giorgini,  cospicua  per  uomini  eminenti,  sostegno  delle  scienze  in 
Italia  e  decoro  della  patria  comune,  apriva  le  sue  adunanze  nel  (plin- 
to Congresso  scientifico  italiano,  lieta  della  speranza  che  nuovi  lumi 
del  vero  brillerebbero  dal  suo  seno.  Le  idee  maturale  nel  silenzio 
(lei  gabinetti  s' ap[)restavano  al  cimento  della  |)ubblica  discussione 
fra  degni  giudici  e  competitori,  i  quali  gareggiando  col  pubblico 
neir  aspettativa,  anelavano  d'applaudire  ad  alcun  nuovo  ed  utile 
frutto  delle  nobili  fatiche  dei  propri  colleghi.  Quanto  in  vero  si  gio- 


—  738  — 
vassero  delle  cose  discorse  la  IMateinalica  pina,  la  Meccanica,  l' Ot- 
tica, l'Aslronomia,  la  Fisica  speriiiiciilalc  e  le  ajjplicazioniloro,  sarà 
fatto  ])alcse  dau;li  Alti  di'l  Coiii^irsso,  e  vie  più  dalle  orii;iiiali  Memo- 
rie che  gli  autori  renderanno  di  pul)l)lica  ragione.  A  me  l'angu- 
stia del  tempo  qui  solo  permette  di  addurre  ini  indice  delle  ma- 
terie e  dei  nomi  degli  oratori  :  ma  il  pubblico  già  consapevole  delle 
cose  trattate  rivegga  almeno  ncU'  arido  sclielelro  le  tracce  tlclla 
vita  che  fu. 

Muoverò  io  naturalmente  dalla  Matematica,  la  quale  mentre  ci 
pi'cpara  allo  studio  complesso  della  natura,  aspetta  che  ne  siano 
resi  adulti  i  rami  diversi  per  rannodarne  i  tralci,  e  segnare  colla 
misura  delle  sue  applicazioni  i  gradi  dell'  avanzata  loro  cultura. 
Dirò  aduncpie  come  il  prof.  Pacinotti  rendesse  nota  un'operazione 
da  esso  chiamata  estrazione  dei  fattori,  colla  (|uale  si  trovano  i  fat- 
tori anche  approssimativi  di  un  numero  dato,  allorciiè  si  conosco- 
no le  differenze  loro  reali.  Modificava  il  prof.  Obici  1'  equazione 
delle  curve  di  second' ordine,  mirando  a  una  migliore  analisi  lo- 
ro. Mandava  il  prof.  Bonazia  le  sue  ricerche  sull'  integrale  gene- 
rale delle  equazioni  lineari  a  coefficienti  costanti  dato  per  le  fun- 
zioni simmetriche  delle  equazioni  algebriche.  Ci  apportava  d'  Ale- 
magna  il  doti.  Borchardt,  conqìosti  d'integrali  ellittici,  gl'integrali 
di  certi  sistemi  d'equazioni  differenziali  non  lineari,  da  cui  ritrasse 
la  formula  d' integrazione  del  Gauss,  e  quella  di  trasformazione  del 
terz'ordine  scoperta  dal  Legendre  nella  teoria  delle  funzioni  ellitti- 
che. Il  prof.  lacobi  finalmente,  che  in  addietro  enunciava  in  un 
Congresso  britannico  un  teorema  generalissimo  di  Meccanica  razio- 
nale, svolgendone  gli  estesi  usi  in  quella  scienza,  muoveva  di  Koe- 
nisberga  a  dichiarare  in  un  Congresso  italiano  il  Lemma  analitico 
su  cui  tutta  riposa  quella  bella  scoperta. 

Colle  formule  dell'  equilibrio  dei  sistemi  rigidi  scioglieva  il  pro- 
fessor Barsotti  vari  problemi  di  statica,  spingendo  i  suoi  passi 
oltre  i  confini  tra  cui  furono  lasciate  da  illustri  matematici  siffatte 
questioni. 

Venuto  ieri  il  prof.  Mossotti  a  svolgere  il  parallelo  fra  gli  spet- 
tri prismatici  e  quelli  ottenuti  coi  reticoli  di  Traunliofcr,  questi 
scevri  dalle  alterazioni  prodotte  dal  passaggio  dei  raggi  per  \\u 
mezzo  rifrangente  agli  altri  |)referiva,  come  speltri  normali  per 
ben  ricouoscei'e  la  composizione  della  luce  naturale,  le  relazioni 


—  7^9  — 
che  esistono  fra  le  lunghezze  tleHe  ntiihilazioni  nel  vuoto  e  nei- 
i'  aria  de'  vari  suoi  raggi,  e  i  luoghi  occupati  da  essi  nello  speltro. 
Mentre  poi,  com'è  nolo,  !' iiilensitii  di  luce  varia  senza  sininielria 
da  mi' estremila  ali  altra  dello  spelilo  piistnalico,  trovava  egli  elie 
in  <|uello  del  reticolo  è  la  luce  sinuiietricaniente  distribuita  intorno 
al  mezzo  del  color  giallo,  mezzo  a  un  tempo  dello  spettilo,  luogo 
dell' intensità  massima,  e  cpiello  da  cui  la  tolalilà  della  luce  rimane 
divisa  in  due  parli  eguali.  iNè  gli  venne  meno  il  potere  d'esprimere 
con  semj)licissiiiia  formula  la  relazione  fra  le  lunghezze  delle  ondu- 
lazioni dei  raggi  e  le  disianze  a  cui  si  trovano  essi  dal  eeiiln+.  e 
cjuindi  dei  colori  corrispondenti  :  trovati  e  idee  cui  la  Sezione  fa- 
ceva plauso  unanime. 

Poco  innanzi  aj>plaudiva  egualmente  a  colui,  che  dopo  tante 
scoj)erte  analogie  tra  la  luce  e  il  calorico  raggiante  leggeva,  come 
operando  sopra  un  raggio  solare  scomposto  da  un  prisma  a  super- 
ficie molto  più  angusta  di  quelle  anteriormente  adoprate,  e  valen- 
dosi il'  un  corpo  termoscopieo  che  solo  occupava  una  solili  zona 
longitudinale  dello  s|)ettro  j)rodollo,  ne  desumesse  contro  i  l'esullali 
precedenti  dei  fisici,  che  nello  speltro  solare  il  massimo  calore  non 
è  mai  neir  interno  dei  colori,  ma  sempre  sull'  estremità  rossa,  cpia- 
lora  si  considerino  le  sole  zone  colorate  del  Newton  :  e  che  pertan- 
to, malgrado  le  alterazioni  osservate  nelle  temperature  delle  zone 
inferiori  dello  spettro,  le  azioni  calorifiche  dei  raggi  luminosi  man- 
tengono costanti  le  mutue  loro  relazioni  d'energia,  traversando  le 
lamine  e  i  prismi  di  qualsivoglia  sostanza  diafana  e  scolorata.  Ognu- 
no ha  inteso  che  qui  si  parlava  del  cav.  Melloni,  il  quale  dicendo 
di  riserbare  per  altra  .Memoria  le  sue  nuove  indagini  sul  calore 
oscuro  dell'  Ilcrschel,  annunziava  tuttavia  andai'si  vie  più  confer- 
mando la  già  nota  opinione,  die  le  raditi zioiii  di  ciilore  oscuro  sono 
l'ere  radiazioni  iiwisihili  di  luce. 

Dai  fenomeni  della  luce  e  del  calore,  venendo  a  quelli  dei  corpi 
celesti  per  cui  se  n'irraggia  l' universo,  dirò  come  ad  avanzare  le 
moderne  difficili  e  laboriose  ricerche  dell"  Astronomia  siilerea  sulla 
determinazione  dei  moli  propri  delle  stelle  recasse  il  cav.  Bianchi, 
brano  di  una  sua  più  vasta  fatica,  le  posizioni  medie  delle  prime  'io 
fra  le  rt.-M  stelle  fondamenlali  del  catalogo  del  celebre  Piazzi.  Dal 
loro  confronto  colle  corrispondenti  del  Bradlev  e  del  Piazzi  mede- 
simo inferiva, olire  ad  altre  notevoli  conseguenze,  non  essere  uni- 

93 


—  74o  — 
forme  il  inoli"  inoprio  di  alcune  di  esse,  e  forse  nemmeno  rettilineo, 
a])|)ai'eiKlo  invece  sensibilmente  varialo  eiilro  un  inlcrvallo  minore 
(li  in)  secolo:  apparU'iicrc  in  (|iianlil;i  silTalla  vaiia/.iimc  individiial- 
menlc  agli  aslri  che  ne  sono  alìcUi,  nò  sembrare  sin  qui  sollt>posla 
a  veruna  dipendenza  loro  scambievole,  mentre  al  contrario  appa- 
rendo essa  rispetto  alla  direzione  dei  movimenli  generale  e  comune 
alle  accennate  stelle,  iiiiliclierebbe  per  questo  lalo  la  sua  dipenden- 
za da  una  cagione  fisica  generale.  Ravvisate  siffatte  illazioni  dal 
Giorgini  Carlo  non  discordanti  dall'idee  del  prof.  Mossotti  sul  mo- 
vimenlo  progressivo  del  sistema  solare,  soggiungeva  cpiesli  poter 
anzi  con  esso  spiegarsi  l'accelerazione  comune  alle  stelle  del  liian- 
chi,  sebbene  il  piccol  numero  di  tali  osservazioni  non  possa  per 
anco  sostenere  veruna  conclusione  generale  sulle  vicendevoli  rela- 
zioni fra  il  sistema  solare  e  il  sidereo.  Poscia  dalle  regioni  tele- 
scopiclie,  ove  moslreià  il  tempo  (pianta  sia  possanza  nell'  intellelto 
e  neir  umana  scienza  per  compiendere  e  formulare  i  grandi  e  re- 
motissimi fenomeni  del  crealo,  discendendo  il  Ciancili  medesimo  a 
quelli  del  nostro  sistema  clie  più  colpirono  1'  attenzione  comune, 
ci  narrava  die  cosa  osservasse  rispetto  all'  eclissi  solare  dell'  anno 
decorso,  e  alla  grande  cometa  comparsa  nel  passato  marzo:  e  come 
inoltre  per  ben  giudicare  l'istante  in  cui  un  satellite  s'immerge  o 
spunta  dall'  ombra  del  suo  pianeta,  si  esiga  di  porre  nel  fuoco 
dell'oculare  un'opaca  lista  metallica  non  guari  più  larga  del  dia- 
metro del  |)ianela  medesimo,  dietro  cui  possa  tenersi  celato  il  costui 
abbagliante  disco  durante  1'  osservata  occultazione.  A  siffatto  ar- 
tifizio d'Astronomia  pratica,  la  quale  ora  più  clie  mai  ha  d'uopo  di 
squisita  perfezione  ne'  suoi  mezzi  strumentali  per  le  delicate  ulte- 
riori ricerche,  un  altro  ingegnoso  ne  aggiungeva  il  cav.  Carlini  col 
suo  telegrafo  clettio-magnetico,  che  utilmente  adopra  a  confronta- 
re neir  Osservatorio  le  indicazioni  di  orologi  a  pendolo  molto  di- 
stanti fra  loro. 

Scendendo  ora  ai  fenomeniche  si  spesso  funesti  avvengono  nel- 
l'atmosfera, mi  farò  a  ricordare  con  che  vivi  colori  descrivesse  il 
prof.  l'erego  una  tempesta  e  una  tromba,  sottoponendo  alla  medi- 
tazione dei  fisici  le  projirie  accurate  osservazioni  sulle  singolari  cir- 
costanze di  que' due  tenibili  effetti  dell'  imperversante  natura.  ^  e- 
demmo  la  grandine  appena  supposta  formata  nell'atto  con  t|ualclie 
lieve  asperità  superficiale,  a  tulle  le  strane  conformazioni  dal  citalo 


—  7-4'  — 
(isici)  e  dal  iiroC.  Dini  descritte,  agevolinciite  ridursi  dal  prof.  Belli 
nella  caduta,  mediante  la  successiva  sovrapposizione  di  gocce  li- 
(piide  di  vajìore,  e  talvolta  di  aghi  minimi  di  gliiaccio,  e  tal  alti'a 
in  virtù  delio  scoppio  de'suoi  grani,  avvenuto  per  rej)entini>  can- 
giamento di  temperie  nel  passaggio  a  men  fretlde  regioni.  Udimmo 
promossa  dal  prof.  Majocdii  la  (jucstione  sull' analogia  li-a  il  fulmi- 
ne e  la  scarica  della  bottiglia  di  Leida,  e  con  esso  ragionarvi  i  pro- 
fessori Malteiicci,  Perego,  Paciiiotti,  Jliclielacci,  e  il  conte  Paoli, 
procedendo  anche  a  conclusioni  sulle  più  utili  maniere  di  parafid- 
mini.  Né  tacerò,  come  intendendo  i  fisici  di  nulla  trasandare  in  prò 
della  scienza,  premlessero  i  loro  provveilimenli  per  renderle  pi-oli- 
cua  l'ascensione  del  globo  aereostatico,  resi  infruttuosi  dalla  picciola 
altezza  e  dalla  irregolarità  dell'accaduto  volo.  Kiassumevasi  inline 
con  zelo  ed  accordo  la  proposta  del  cav.  .\ntinori  int(u-no  a  un  pia- 
no di  regolari  osservazioni  meteorologiche  per  tutta  Italia,  rispetto 
al  quale  facea  pure  le  proprie  riflessioni  il  barone  d'  Hombres  Fir- 
mas,  e  il  Presidente  nominava  a  compilarlo  i  professori  .Melloni, 
Matteucci  e  Majocclii-. 

Largamente  connessa  colla  scienza  dell'  elettricità  la  Meteorolo- 
gia m'induce  ad  accennare  ciò  clic  fu  discorso  rispello  all'additato 
potere  universale,  il  cui  intervento  sembra  esercitarsi  nelle  più  im- 
portanti e  recondite  operazioni  della  natura.  Primicramenic  il  pro- 
fessore Cassiani  cercò  di  spiegare,  mediante  la  diffusione  dell'elet- 
trico fra  la  teri-a  e  le  elevate  regioni  dell' atmosfera,  le  spontanee 
oscillazioni  degli  aghi  asiatici,  e  di  sistemi  non  calamitati  posti  pres- 
so a  poco  nella  direzione  del  meridiano  magnetico,  raccomandando 
un  sistema  asiatico  o  a  debolissimo  magnetismo  per  lo  studio  di 
siffatta  commutazione  elettrica.  Dimostrava  il  prof.  Pacinolli  che 
la  corrente  da  esso  chiamata  secondaria,  che  già  provò  percorrere 
un  conduttore  formato  di  pezzi  alternati  di  due  metalli  al  cessare 
di  una  correlile  [irimaria  idroelettrica,  C(iriis|)Oiide  alla  produzione 
del  fenomeno  del  fretldo  generalo  dalle  correnti  in  certe  situazioni 
dei  conduttori  metallici,  per  modo  da  potersi  ritenere  quale  un 
mezzo  superiore  agli  altri  fin  qui  usati  ad  attestare  la  presenza  del 
fenomeno  medesimo.  -Vdduceva  il  prof.  Matteucci  nuovi  falli  on- 
de mettere  vie  più  in  chiaro  il  parallelo  tra  le  contrazioni  nuiscf)- 
lari  e  le  funzioni  dell' organo  elettiico  della  Torpedine;  ritenendo 
rispetto  ad  esso  che  ogni  suo  prisma,  ed  anche  ciascuna  delle  sue 


—      742     — 

jìiuii  flementai'i,  abbia  iiloiioo  organismo  por  pi'od ti fre  la  scossa,  in 
guisa  da  doversi  risgiiardare  la  scarica  totale  della  Torpedine  come 
la  somma  di  tulle  le  scariclie  elementari  dei  diversi  suoi  j)rismi 
riuiiili.  Inoltre  il  comparalo  esame  di  questo  pesce  e  ilei  (Pillinolo, 
cui  vorrebbe  potere  unire  eziandio  lo  studio  del  Siluro,  gli  sugge- 
riva nulla  esservi  di  meglio  stabilito  intorno  all'organo  dei  pesci 
elettrici  quanto  il  rapporto  fra  la  posizione  dei  poli  e  la  disposizio- 
ne dei  prismi,  essendo  costantemente  i  primi  alle  estremità  degli 
ultimi.  Comunicava  finalmente  in  altra  occasione,  come  principali 
risultati  di  sue  descritte  esperienze  suWa  />ro(/ii:/(>/ìe  ilelT  clctlrivilà 
fuittiicti,  clie  la  combinazione  cliimica  dei  metalloiili  coi  metalli  non 
è  accompagnata  da  sviluppo  elettrico;  e  resultargli  per  formula  ge- 
nerale della  teoria  eletlro-cbimica  della  pila,  die  la  corrente  elettri- 
ca si  sviluppa  allorciuando  per  raffinila  i  due  elementi  di  una  com- 
binazione sono  resi  liberi,  e  appariscono  coi  loro  slati  elettrici  qua- 
li si  suppongono  nelle  decomposizioni  eletlro-cliimiclie  :  e  clie  (pan- 
di neir  ipotesi  di  un  (luido  solo  la  direzione  della  eoriente  genei'ata 
dall'azione  cliimica  è  (|uella  presa  dall'elemento  elettro-positivo 
della  combinazione  scomposta,  cioè  nel  caso  ordinario  quella  del- 
l' idrogene. 

Relativamente  alle  a|)plicazioni  dell'elettricità  e  dell'  eletlro-nia- 
gnelismo  narravano  i  professori  Matleucci  e  Cassiani  notevoli  fatti 
circa  l'azione  fisiologica  della  corrente  e  della  scarica  elettrica  da  essi 
osservali  nella  cura  di  certe  malattie.  Mostrava  il  dott.  ÌMori  bei  pro- 
dotti della  galvano-plastica,  dicbiarando  i  metodi  da  lui  migliorali 
pei  quali  pervenne  a  formare  medaglie,  e  bassi  rilievi  in  rame  e  in 
argento  su  stampe  di  gesso,  e  intense  dorature  su  leglie  melalliclie, 
clic  davano  motivo  al  prof.  Giorgi  di  descriver  quelle  da  esso  e  ilal 
prof,  l'uccelli  ottenute.  Descriveva,  e  faceva  mettere  in  azione  il 
prof.  Majocclii  un  suo  processo  per  rendere  tenacemente  iridiz- 
zanli  lamine  d'  acciaio,  di  platino  e  d'  argento.  E  1'  udimmo  final- 
mente leggere  in  ei'udita  .Memoria  una  serie  di  suoi  a\ verlimenti 
appoggiali  all'esperienza  per  dirigere  l'applicazione  dell'eleltro-ma- 
gnetismo  qual  forza  motrice  alle  macelline  dell' industria. 

Facea  avvertire  su  comunicati  documenti  l'ingegnere  Negiii, 
come  già  l' industria  di  varie  contrade  eslesamente  si  giovasse  delle 
corde  di  fili  metallici  fabbricati  colla  nota  maccliina  di  sua  inven- 
zione —  !.i)<la\a  poi  il  capitano  Canzoni  l'apiilicazione  diretta  del 


-  743  — 
vapore  a  produrre  la  rotazione  nelle  macelline  in  quella  guisa  che 
1'  accpia  nelle  turbine. 

Intorno  al  vapore  convinccvasi  il  prof.  Belli,  nicdiante  una  serie 
di  acculiate  e  progressive  esperienze,  esser  vere  le  leggi  del  Rudberg 
circa  la  tenijìcralura  di  (jnello  che  si  svolge  dall'  ebullizione  del- 
I  accpia  salata;  dubitanilone  però  sempre  in  qualche  caso  che  schia- 
rirà con  nuovi  t'S|)eiiiiu'iili. 

Il  vapore  aqueo  mi  fa  toccare  a  questo  punto  una  lunga  discus- 
sione promossa  da  una  -Memoria  del  conte  Paoli,  e  agitata  fra  esso 
e  il  prof.  Taddei,  il  marchese  Uidolfi,  il  Presidente,  il  tlott.  Salva- 
gnoli,  e  l'avv.  .Massei  sulla  natura  e  le  cagioni  della  mal' aria,  rite- 
nuta dal  Paoli  per  un  effetto  composto  dell'azione  del  gas  idroge- 
no solforalo  e  dei  miasmi  che  si  svolgerebbero  dalla  decomposizione 
di  sostanze  organiche:  mentre  sosteneva  il  Taddei  l'esistenza  d'un 
principio  specifico  di  essa,  scaturito  dalle  indicate  fonti,  che  con- 
dotto dal  vapore  acpieo,  e  soccorso  dalla  pi'csenza  di  sali  delirpiescen- 
li  sopra  alcuni  terreni,  produca  l'infezione.  Rifiutato  dal  marchese 
Hidoin  il  malefico  principio  come  quello  che  non  dimostrano  espe- 
rienze dirette,  parve  non  escissero  le  diverse  opinioni  dallo  stato 
probabile,  e  che  sia  tuttora  una  speranza  la  soluzione  positiva  e 
precisa  di  lui  problema  connesso  colla  vita  d' intere  poi)olazioni. 

IJn'  altra  discissione,  messa  in  campo  dalle  idee  già  pubblicate 
del  prof.  Matteucci  sul  fenomeno  luminoso  presentalo  dalla  Luni- 
pyris  itniica  (lucciola"),  ebbe  luogo  tra  l'autore,  i  professori  Taddei. 
Perego,  Lotlini,e  il  Principe  Luigi  Donaparte. 

Questi  finalmente  fé  noto  di  sospettare  per  fatti  allegati,  che 
agisca  calalilticamente  la  luce  sulle  lasti'e  dagherriane,  e  sui  sali 
d' argento,  rendendo  cioè  idonei  i  corpuscoli  organici  natanti  nel- 
l'aria a  produrre  i  fenomeni  che  le  vengono  inmiediatamente  attri- 
buiti :  e  più  volte  discussa  l' ipotesi  tra  esso  e  i  professori  Majocchi, 
Matteucci  e  Melloni,  conclusero  di  non  reputare  improbabile  il  con- 
corso di  sostanze  organiche,  specialmente  nella  riihiziuue  degli  (is- 
sidi  metallici. 

Ora  che  sia  <pii  pei'  disciogliersi  la  vostra  i-iunione,  vi  rivf)lgele 
col  pensiero  naturalmente,  o  Signori,  alla  capitale  della  I-ombardia 
che  s'appresta  ad  accogliervi  nell'  anno  venturo,  e  nessuno  ignora 
con  (piali  magnifiche  disposizioni  in  prò  delle  scienze.  Io  bensì  ri- 
corderò che  mercè  proposta  del  cav.  Carlini,  accettata  e  gradita  dal 


—  744  - 
Governo  e  dall'  Istituto  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti  di  (|uel  Regno,  tro- 
veranno i  fisici  a  Milano  collezioni  d' islriimcnti  nielcoroloi;ici,  là 
costruiti  colla  maggior  diligenza  e  con  melodi  uniformi  sopra  i  piìi 
jìcrfctti  modelli-  e  come  la  nuova  pianta  di  delta  città,  da  offrirsi 
in  dono  agli  scienziati,  si  vada  ora  delincando  sopra  una  minuta  re- 
te trigonoinetiica  già  (piasi  compiuta,  la  cui  formazione  è  jìrincipal- 
nicnlc  diretta  dal  sullndalo  astronomo  con  accorgimenti  sagaci  che 
rifulsero  nella  descrizione  del  sistema  generale  d'operazioni,  letto 
da  esso  .in  una  delle  nostre  adunanze.  Né  tacerò  che  sol  per  tras- 
mettere a  così  dire  in  cpialche  guisa  1'  azione  di  un  Congresso  al 
suo  successivo,  tenendola  viva  nell' intervallo,  e  non  già  per  isce- 
mare  agli  scienziati  libertà  di  speculazioni,  anima  e  nervi  dei  loro 
lavori,  il  Presidente  nostro  nominava  tuia  Commissione  composta 
dei  professori  IMatleucci,  Majocchi,  Mossotti,  Perego,  e  Pacinotti  a 
compilare  un  programma  di  quesiti  fisici  e  matematici,  per  richia- 
marvi l'attenzione  nei  futuri  Congressi;  il  quale  già  redatto  verrà 
convenientemente  pubblicato  nelle  primarie  città  della  penisola. 

Tali  cose  solamente  accennate,  ed  altre  che  duolmi  d' avere 
omesso  per  brevità  di  tempo,  si  fecero  e  si  dissero  in  seno  della 
Sezione  nostra.  Uomini  di  cui  Italia  s'onora  sedevano  presso  ad  uo- 
mini che  c'invidia  lo  straniero:  e  il  pubblico  ammirava  e  riveriva 
il  picciolo  ed  illustre  drappello.  Qui  vi  congregast^e,  o  Signori,  come 
in  futuro  v' adunerete,  ugualmente  paghi  il  cuore  e  lo  spirito  pei 
ritrovati  amici  nei  connazionali  cultori  delle  medesime  scienze;  ed 
è  agevol  cosa  il  comprendere,  (pianto  desiderio  vi  dee  muovere  a 
riunirvi  in  arricchire  le  scienze,  se  oltre  alle  grandi  attrattive  della 
verità  e  all'  amor  della  gloria,  che  in  addietro  era  s'i  sjiesso  tardo 
IribiUo  e  contrastato  in  vita,  o  fregio  di  sepolcri,  ora  vi  attendono 
laudi  immediate,  e  stima  universale  di  contemporanei  in  (piesto 
nuovo  arringo  aperto  alla  nobile  gara  del  sapere  di  tutta  una  na- 
zione. Se  ciò  è  già  jìcr  se  stesso  un  gran  bene,  giova  sj)erare  che  av- 
venga un  bene  maggiore,  qualora  ogni  popolo  promuova  in  siffatta 
guisa  da  se  solo  il  |)roprio  incivilimento.  Venuto  tra  di  voi  d'  Alc- 
magiia  un  matematico  celebre,  non  (;bl)e  uopo  Italia  di  riceverlo 
col  vanto  delle  glorie  passate,  ma  lo  |)(Mieva  al  cospetto  di  uomini 
degni  di  lui.  E  molti[)lici  vorremmo  in  simili  circostanze  le  mutue 
visite  dei  dotti,  e  i  contatti  del  sapere  del  mondo  incivilito,  affin- 
chè i  Congressi  scientifici,  servendo  all'unità  della  scienza,  procac- 


» 


-   745    - 
ciasseii)  1  unione  fratellevole  degli  spiriti  eminenti  delle  nazioni  in 
un  medesimo  scopo,  il  vero  e  il  bene  dell'umanità. 

Prof.  G.  M.  Lavagn.\ 

HZIOH    DI    )IEDlCn.\ 


Signori  ! 

Nel  ritornare  colla  mente  su^li  studi  che  dalla  Sezione  di  Medi- 
cina vennero  fatti  nel  (|uinto  Congresso  degli  scienziati  italiani, 
prova  il  mio  animo  gratissima  compiacenza;  perocché,  se  male  non 
avviso,  parnii  in  «luclli  designato  lo  scopo  il  più  bello  e  il  piti  lo- 
devole cui  delibano  mirare  le  scientiliche  nostre  riunioni.  In  fatti 
abbandonate  ([uelle  teoretiche  discussioni  che  poco  o  nulla  giova- 
no ad  avanzare  la  scienza,  e  che  in  altri  Congressi  furon  seme  da 
cui  certo  non  provenne  buon  frutto,  noi,  o  Signori,  facemmo  se- 
gno alle  nostre  esercitazioni  l' esame  severo  e  coscienzioso  di  argo- 
menti che  interessano  da  vicino  1'  umanità,  e  tanto  accrescono  la 
dignità  della  medica  scienza  die  obbligano  a  venerarla  quelli  stessi 
che  in  prima  sembrava  non  volessero  prestarle  fiducia. 

Già  nel  Congress.o  scientifico  fiorentino  due  gravi  questioni  era- 
no state  agitate  nella  Sezione  di  Medicina,  cioè  quella  risguardante 
a  modi  migliori  a  seguirsi  in  una  riforma  carceraria,  l'altra  relativa 
alla  iiiflueii/a  che  aver  può  la  cultura  del  riso  sulla  umana  salute. 
Nuove  ricerche  facevansi  a  Padova  sulla  prima,  ed  una  Commis- 
sione ivi  creata  assumeva  l'incarico  di  continuare  ogni  maniera  di 
studi,  e  di  rimaner  centro  dei  lavori  di  lutti  quelli  che  avesser  voluto 
concorrere  ad  illustrare  coli"  opere  loro  (piell'  importante  subietto. 

I  resultamenti  di  questi  studi  noi  li  vedemmo  presentati  alle 
nostre  riunioni  dalla  Commissione  medesima  ;  la  quale  nella  sua  re- 
lazione stabiliva  potersi  adottare  a  base  di  una  riforma  cai'ceraria 
il  principio  del  vero  e  genuino  regime  segregante,  senza  opposizione 
veruna  deilolla  dalle  leggi  della  igieiif.  Mia  (juale  massima  poiché 
non  assentivano  il  conte  l'elitti  ed  il  doti.  Uampinclli  ne  fu  porta 
1' op|)ortuiiità  ad  una  discussione,  per  cui  furon  manifeste  le  ra- 
gioni che  favorirono  il  dissentimento,  e  dalla  (piale  resultò  esser 
necessaria  la  continuazione  degli  studi  in  siffatta  materia  a  raccorre 


—   746  — 
^li  elemcnii  per  formarp  mi  sisleina  carcerario  conforme  special- 
mente all'  indole,  agli  usi,  alle  lei;t,'i  ilegl'  Italiani. 

Ma  come  utilissimo  srojio  (juello  è  ili  jirovveclerc  che  1'  nomo 
traviato  o  dal  vizio  o  dalle  passioni  si  riconduca  al  sentiero  della 
virtù,  scn/a  clie  la  salute  del  corpo  e  1'  intef;;rità  della  ragione  ah- 
hiano  a  soffrirne  detrimento,  non  di  minore  utilità  si  è  l'adoprarsi 
che,  mentre  egli  tle\e  tiarre  la  projìria  sussistenza  col  sudore  della 
sua  fronte,  non  vada  soggetto  ad  infermila  per  soddisfare  all'au- 
mento di  private  ricchezze.  Perciò  pochi  soggetti  is[)iravano  inte- 
resse uguale  a  quello  destato  dalla  questione  delle  risaie,  in  rui  mo- 
mento in  sjìccie,  nel  quale  i  saggi  (Joverni  di  alcuni  Stati  d'Italia 
attendevano  dal  consiglio  dei  medici  i  lumi  necessari  a  provvedere 
cantamenle  agi'  inleicssi  dei  loro  popoli.  Una  ('(immissione  aj)po- 
silamenle  eletta,  della  (juale  facevan  parte  distintissimi  agronomi, 
fisici,  chimici  e  medici  chiarissimi,  veniva  richiesta  di  presentare  i 
frutti  dei  suoi  studi,  e  le  sue  opinioni  sopra  un  argomento  di  s"i 
grave  importanza.  I  quali  studi  e  le  quali  opinioni  sentite  dalle  Se- 
zioni di  Agronomia  e  di  Medicina,  convocate  in  una  medesima 
adunanza,  eran  cagione  di  animate  discussioni,  dopo  le  quali  pa- 
reva però  che  il  maggior  numcio  jiropendesse  per  quel  partito, 
pel  (juale  ristringendosi  grandemente  la  coltivazione  del  riso  dessa 
dovesse  essere  riserbata  soltanto  pei  luoghi  palustri  lontani  dal- 
l' abitato,  e  che  non  ponno  ricevere  alcun  bonificamento  per  qual- 
sivoglia bene  ordinato  sistema  di  opere  idrauliche. 

Mentre  con  ciò  s' intendeva  ad  impedire  per  quanto  possibil 
fosse  lo  sviluppo  di  nuove  n)alaltic  popolari,  dirigevasi  eziandio 
r  attenzione  su  quelle  che  altre  volte  mietevano  non  poche  vitti- 
me, e  contro  le  quali  nasceva  il  dubbio  non  fossero  più  sufficienti 
i  mezzi  usati  fin  qui  a  prevenirle.  Ognuno  di  leggieri  s'accorge  te- 
nersi qui  discorso  del  vainolo  arabo,  contro  il  quale,  secondo  che 
viene  da  alcuni  supposto,  torna  meno  efficace  il  presidif)  Jenne- 
liano,  ove  dopo  certo  tempo  non  venga  rimiuovato.  Pochi  j)erò 
favoreggiavano  questa  opinione  del  rinnuovamento,  i  jiiù  la  in- 
fìiinavano,  ed  a  conforto  della  o[)inione  contro  1'  inutilità  della 
rivaccinazione  additavano  lunga  serie  di  osservazioni  statistiche 
incontrastabili,  e  quel  gran  numero  di  fatti  certificati  che  non  pos- 
sono non  esser  ritenuti  pel  fondamento  migliore  di  ogni  medi- 
ca convinzione. 


—  74:  — 

(iiovi  acliin(|iic  pmlai-  (iiliicia  che  la  vaccinazione  sia  costante 
presidio  a  salvarne  dall'  epidemie  vainolose,  ed  or  tanto  più  clie 
non  è  vano  il  timore  della  iic(im|)arsa  fra  noi  della  piiVs|iavcnl<)sa 
e  ributtante  malattia,  della  ipiale  sperasanio  saperne  soltanto  (piel- 
lo,  che  le  antiche  scritture  ce  ne  avevan  trasmesso.  Intendiamo  (|ui 
accennare  alla  lebbra,  sulla  quale  venivan  presentali  recenti  studi 
dal  cav.  Trompeo,  che,  compreso  da  giusta  apprensione  peri' au- 
mento in  che  vedcsi  f|nesta  malattia  in  alcuni  luoylii  del  l'iemon- 
te,  proponeva  a  circoscriverne  gli  effetti  la  nuova  riedificazione  delle 
lehiiroseric ;  come  a  studiai  ne  la  natura,  a  distinguerla  dalle  alli'e  ma- 
lattie della  pelle,  a  stabilire  un  metodo  conveniente  di  profilassi  e  ili 
cura,  vi  fu  ehi  assegnava  un  premio  da  conferirsi,  pel  giudizio  della 
Sezione  di  Medicina  del  settimo  Congresso  italiano.  Bello  ed  imi- 
tabile esempio  ad  incoraggiare  gli  studi,  ed  a  far  nascere  emula- 
zione fra  i  cultori  di  essi;  il  (piale  nella  nostra  Sezione  trovava  imi- 
tatori nel  eav.  Griffa  di  Torina,  e  nel  doti.  Manfrè  di  Napoli,  questi 
offrendo  premio  a  chi  con  nuova  e  più  certa  luce  rischiarasse  la 
semeiotica  e  la  cura  delle  malattie  cardiache,  quegli  richiamando  i 
medici  a  far  nuovi  studi  sullo  scirro  e  sul  cancro,  stati  morbosi  sui 
(piali  agitavasi  un'  animata  discussione,  perchi!^  alcuni  fra  voi  li  vo- 
levano curabili  con  certi  presidj,  altri  al  contrario  erano  persuasi 
che  r  arte  medica  ne  fosse  sempre  minore. 

Se  le  accennate  questioni  e  gli  accennati  avviamenti  a  nuovi 
studi  rendevano  della  massima  importanza  le  adunanze  della  no- 
stra Sezione,  (piesto  interesse  accrescevasi  ancora  per  racconto  di 
fatti  speciali  tutti  tendenti  allo  scopo  di  rischiarare  la  occulta  etio- 
logia  di  certe  infermità,  o  di  renderne  più  proficua  la  cura,  o  di  ar- 
ricchire di  nuove  osservazioni  la  fisiologia  e  l'anatomia  patologica; 
cose  tutte  1'  utilità  delle  ([uali  ninno  negherà  esser  di  massimo  mo- 
mento non  solo  a  quella  parte  della  Medicina  che  ora  soccorre  ai 
bisogni  degl'  infermi,  ora  dirige  nelle  sue  azioni  il  pubblicista,  ma 
eziandio  a  (piella  per  cui  si  compie  1'  ufficio  d'  illuminare  la  niente 
di  chi  è  chiamato  a  giudicare  della  reità  o  della  innocenza  di  un  ac- 
cusato. A  questa  ultima  parte  miravano  le  discussioni  nate  dagli 
esperimenti  che  sul  veneficio  per  arsenico  con  imitabile  perseve- 
i-anza  intraprendeva  il  prof,  niannelh;  a  (piesta  tendevano  i  resulta- 
menli  dei  lunghi  studi  sul  sangue,  che  il  prof.  Taddei  presentava 
nella  ultima  delle  nostre  tornate,  nella  quale  pareva  che  i  cuori  di 

94 


-  748  - 
lutti  si  unissero  con  leg;aiiii  j)iù  sacri  e  piìi  indissolubili,  e  che  al- 
l'aninia  di  oi;nwno  jiai'lassc  una  voce  di  amore,  di  fratellanza,  di 
CDiu-onlia;  t;i'andi  e  suliiinii  sentimenti,  i  qnali  ove,  come  son  ceito, 
continuino  ad  esser  durevoli,  avremo  pei  Congressi  italiani  un  mez- 
zo sicurissimo  di  avanzamento  scientifico,  e  di  migliorala  condi- 
zione sociale.  Dott.  Girolamo  Ciomi 

SOTTO-SEZIONE  1)1  CniRURGlA 


Prestantissimi  TDiToni 

Nel  mio  dovere  di  riferirvi  in  questo  giorno  solenne  le  opera- 
zioni intellettuali  della  Sotto-Sezione  destinata  alla  parte  più  ])osi- 
tiva  della  ."Medicina,  devo  dicliiararvi  essere  angustiato  da  due  brame 
egualmente  virtuose,  ma  però  fra  di  Joro  elidenti  ;  1'  una  di  rendere 
dettagliata  giustizia  indicativa  ai  tanti  illustri  clie  col  senno  ed 
operosità  la  onorarono,  1'  altra  di  cedere  colla  più  possibile  solleci- 
tudine la  parola  al  sig.  Preside  generale  per  quel  discorso  di  con- 
clusione, il  quale, benché  provocato  dall'ingrato  motivo  di  congedo, 
sarete  per  le  qualità  eminenti  dell'  oratore  avidi  di  sentire  al  pari 
di  me.  Cederò  quindi  a  quesl'  ultimo  sentimento,  litcnendu  far 
cosa  grata  agli  stessi  interessati  della  riferta  dei  loro  lavori,  ben  sa- 
pendo con  essi  come  sia  offerto  ai  volonterosi  nel  Diario,  e  negli 
Atti  complessivi  del  Congresso,  un  mezzo  indennizzante  la  povertà 
conveniente  della  odierna  esposizione. 

Il  sig.  Vice-Presidente  prof.  Carlo  Burci  inaugurava  le  discussio- 
ni accademiche  della  Sotto-Sezione  esortando  a  tenersi  fermi  e  con- 
cordi nella  via  del  noto  per  l' ignoto,  e  tentar  decisioni  j)iù  per  il 
progresso  della  scienza  ed  utile  dell'  umanità,  di  quello  che  per  in- 
di\iduale  interesse  ;  e  primo  saggio  di  corrispondenza  offerivasi 
neir  accettare  per  primo  argomento  il  simpatico  anello  diretto  dal 
Congresso  patavino  alla  Riunione  lucchese  con  vari  quesiti  risolvibili 
in  questa  :  e  quelle  domande,  accarezzate  da  noi  come  figli  adot- 
tivi, fruttarono  dolce  nodo  di  moderazione  nella  disputa,  cosicché  il 
pericoloso  amor  proprio  diveniilt)  rapidamente  l' ultimo  scopo,  ne 
emergeva  facile  e  rapida  la  verità  scientifica  al  bramato  incremen- 
to dello  scibile  confidalo. 


—  749  — 
Il  piiriKj  ijiicsilo  die  si  scifìlse  fu  (|iiesto:  se  riconosciuto  in 
donna  incinta  di  poclii  mesi  il  diametro  sacro-pubico  di  due  polli- 
ci e  mezzo,  ed  anche  meno,  si  deve  procin-are  il  parto  immaturo  al 
settimo  mese  od  eseguire  la  isterotomia  laterale  o  la  pubitomia  al 
nono  mese  nel  secondo  stadio  del  parto.  Fi  dopo  varie  coscienziose 
discussioni,  e  confronto  di  statistiche  proprie  e  d'altrui  fra  i  pro- 
fessori \annoni,  Centofanli,  Tessandori  e  Cerioli,  e  fra  i  doli,  l'el- 
lizzari,  Nerici,  Turchetti  e  Tschamer,  concorse  il  voto  unanime  del- 

I  assemblea  per  il  parto  prematuro  artificiale,  eseguito  nella  maggior 
|)arle  dei  casi  mercè  la  puntura  del  sacco  col  processo  di  Maisner. 

II  j)rof.  liorelli  propose  decisioni  e  indagini  intorno  alle  cause  e 
natura  delle  febbri  ne'grandi  operati  di  Chirurgia,  e  feriti  per  gravi 
lesioni  traumatiche;  e  dopo  vari  utili  schiarimenti,  avvalorati  anche 
da  una  Jlemoria  Iella  dal  doli.  Angiolo  Pelliccia,  si  riducono  i  dubbi 
al  misto  d'influenze  topografiche,  e  particolarilà  di  perniciose,  pro- 
ferii a  disamina  per  alli-a  riunione.  Chiese  il  dolt.  Linoli  se  la  vera 
fibra  muscolare  sia  infiammabile  e  riproducibile  avanzando  il  pro- 
prio parere  in  contrario,  e  i  professori  liegnoli,  Pacini  e  Cento- 
fanti  decisero  affermativamente.  Il  dott.  Calderini  invitò  a  nuovi 
esperimenti  microscopici. 

Per  un  caso  di  spajìpolamenlo  cerebrale  riferito  dal  dott.  Tur- 
chetti, prodotto  da  ferita  d'  arma  da  fuoco,  si  confermò  da  molte- 
plici riflessioni  essere  le  raccolte  di  pus  e  il  rammollimento  cerebrale 
sempre  figli  d' infiammazione;  e  per  1' esposizione  del  sig.  Tschar- 
ner  di  aver  trovato  nelle  vene  di  donna  puerpera  da  sette  mesi  ma- 
teria gialla  che  non  era  all'analisi  vero  pus, si  ripeteva  il  sospetto 
delle  metastasi  lattee.  Il  prof,  \annoni  criniunicò  cento  casi  di  espe- 
rienze ulteriori  sulla  kiesliua,  ciuarantaqualtro  dei  quali  servono  di 
sicura  prova  per  la  Sua  presenza  nell'  orina  delle  gravide  in  salute, 
e  la  di  lei  sospensione  in  caso  di  malattie,  con  ritorno  a  salute  ricu- 
perata; promise  osservazioni  future  in  unione  ai  professori  Cozzi  e 
Parlatore,  tenendo  conto  dei  consigli  dei  professori  Corlicelli  e  .Man- 
frè  per  la  maggiore  futura  sicurezza  di  questo  utilissimo  criterio 
medico-legale  di  gravidanza. 

Il  dott.  Secondi  comunicò  un  mio vo  processo  del  dott.  Spessa 
di  Hovigo  per  la  chiusura  delle  aperture  morbose  alla  volta  jialatina, 
consistente  in  ripetute  cruentazioni  dei  margini  dell'apertura;  e 


—   7^*^   — 
dopo  varie  osservazioni  ilei  professori  MaiilVè  e  de  Renzi  si  coii- 
cliiude  suU'iUilità  del  metodo,  premettendo  nna  idonea  cura  interna. 

Si  l'isposc  all'  altro  ipicsito  patavino  sulla  priTerilìilità  niaiji^'iore 
o  minore  ilell' ai,'()-|)unlura  ayli  altri  melodi  dì  cuia  radicale  lU'yli 
idroceli  non  molto  antichi  della  vaginale  del  testicolo;  raccolte  le 
varie  oonlessioni  dei  pratici  lisultamenli  dei  dottori  l'elli/.zari,  Li- 
uoli,  -ManlVè,  Peccliioli  e  Cini,  specialmente  sulla  eletli'o-ago-])iui- 
tura,  concliiuse  il  Vice-Presidente  l'accettazione  dell' ago-puntura 
per  r  idrocele  dei  bambini  di  sana  costituzione. 

Ina  storia  del  dott.  Turcliclti  di  donna  clorolica  morta  poche 
ore  dopo  avere  inghiottito  ima  schiacciata,  il  cadavere  della  «piale 
si  decompose  i-apidissimamente,  originò  là  relazione  di  molti  altri 
casi  di  celere  decomposizione  cadaverica  per  veleni  inghiottiti  ed 
anche  senza;  dopo  di  che  si  conchiuse  non  essere  sempre  la  pre- 
cedenza di  un  veleno  la  causa  di  tali  rapide  alterazioni  chimiche 
di  cadaveri,  ma  pur  anco  alcune  inesplicate  varietà  nel  misto  orga- 
nico ili  alcimi  individui,  paragonabili  a  quella  stessa  che  produce  la 
comljustione  spontanea  di  im  individuo  vivente. 

Si  adoperava  il  dott.  Linoli  con  istorie  di  casi  propri  a  rendere 
meno  dubitativa  la  diagnosi  degli  ascessi  alla  regione  iliaca,  e  vari 
membri  della  Sezione  quella  della  psoite  che  li  pi'ecede.  Indi  si  pas- 
sava alla  soluzione  del  tema  dei  tumori  erettili,  e  sulla  predilezione 
delle  iniezioni  irritanti  per  distruggere  questi  tumori  congeniti;  e 
dopo  le  confessioni  di  vari  membri  della  Sezione  dei  loro  risulta- 
menti  pratici  in  questo  genere  di  cura,  si  decideva  per  ispeciale 
concorrenza  dei  dottori  Galli,  Nerici,  Pellizzari  e  Turchetti,  profes- 
sori Manfrè  e  Centofanti,  non  doversi  estendere  il  metodo  ai  tu- 
mori d'  importanza,  ed  escluderne  interamente  i  nevi  materni 
non  iniettabili. 

Il  dott.  .\ngeloni  di  Siena  proponeva  con  una  sua  Memoria  la  ])re- 
feienza  nel  parto  alla  posizione  laterale  sul  fianco;  i  professori  Ro- 
relli  e  Jlanfrè  concordavano  coli' autore,  ed  il  Segretario  esponeva 
le  ragioni  negative  del  terzo  delegato  alla  Commissione,  prof.  Nor- 
fini  assente. 

11  Vice-Presidente  lesse  il  compendio  di  una  sua  imi)oitanle  Me- 
moria che  stamperà  in  esteso  sopra  una  particolare  famiglia  di  tu- 
mori carnosi,  denominali  da  lui  gelatinosi,  e  dei  quali  ha  special- 


-  75i    - 
melile  sluclialo  la  parie  anatomico-patologica,  soccorrendo  anche 
alla  ilia^'iiosi  tUn'ereiiziale  del  tumore  gelatinoso  alla  mammella  con- 
f'undil)ile  col  sarcoma-pancreatico. 

Il  cav.  doli.  Grassi  ci  portava,  col  mezzo  di  esatte  tavole  colora- 
te e  precisa  descrizione  verbale,  nella  parte  inferiore  dell'  Egitto 
per  vedervi  una  specie  di  enormi  tumoii  allo  scroio  per  elcfaulia- 
si,  del  peso  di  quaranta  e  piii  libbi-e,  operali  da  lui,  e  per  nulla  in- 
fluenti sulla  generale  economia,  attribuendo  questa  innocuità  alla 
natui-a  gelatinosa  degli  stessi. 

L'ai'gomento  delle  ulcei'i  varicose  veniva  riscliiarain  da  una  -Me- 
moria del  doli,  l'elliccia  colla  quale  raccomanda  la  suliu-a  di  \'elpeau  ; 
altri  membri  della  Sezione  avvalorarono  la  proposizione,  aggiun- 
gendovi il  beneficio  della  eletiro-ago-puntura.  II  prof.  !\Ianfrè  nar- 
rando un  suo  caso  di  equivoca  lesione  organica  al  cuore,  con  man- 
canza del  setto  de'venlricoli,  passò  alla  fdantropica  proposizione  di 
un  premio  di  5oo  franchi  per  il  miglior  lavoro  sulla  diagnosi  e 
cura  delle  malattie  del  cuore  con  esili  di  organiche  alterazioni.' 

La  parte  istrumentale  si  arricchiva  di  due  istronienli  del  profes- 
sor Bellini,  uno  per  la  più  facile  trattenuta  dei  bordi  delle  fistole 
cislo-vaginali  onde  eseguirne  la  cruentazione  dei  margini  e  succes- 
siva sutura,  r  altro  j)er  la  segatura  dei  pezzi  d' osso  protubcranti 
dalle  ferite  degli  amputati,  e  sepolti  in  esse  :  così  pure  di  un  altro 
del  prof.  Quadri  consistente  in  una  siringa  per  le  iniezioni  dei  con- 
dotti lagrimali,  spingente  il  fiuiilo  per  soccorso  pneumatico  senza 
bisogno  dei  maggiori  maneggi  occoi-renli  colla  siringa  dell'  Anel. 

Terminava  le  letlure  il  doti.  Secondi  con  sua  .Memoria  sulla  con- 
dizione patologica  della  gangreiia  secca,  dimosli'ando  le  due  ojìpo- 
ste  condizioni  mori)ose  risconli'abili  in  un  solo  arto  affetto  da  tal 
malattia,  la  possibilità  di  guarigioni  maggiori  variando  metodo  di 
cura  a  norma  di  questa  differenza  e  prevalenza  di  condizioni  mor- 
bose, e  di  tre  stati  patogcnici  delle  parli  minacciate,  o  assalite 
dalla  menzionata  gangrena.  Chiudeva  (piindi  i'ullima  seduta  il  dot- 
tor (^ima  comunicando  un  caso  utile  alla  cislotomia,  per  la  storia 
e  disegno  di  quattro  cnr|)i  maggiori  e  minoi-i  di  una  nocciola,  com- 
|)osli  ili  fosfato  annnoniaco-magnesiano,  gelatina  ed  ali)uniina  l'or- 
mante il  cemento,  e  trovati  adesi  al  corpo  della  vescica  anziché  li- 
beri nella  ili  lei  cavità. 


—  ']5ì  — 
Eccovi,  |iieslaiilissimi,  accennati  in  conciso,  anziché  desciilli,  i 
principali  fruiti  scieiilUloi  ili  questa  zelante  Sezione.  E  ragionevole 
la  speranza  che  le  ili  lei  decisioni  apportino  vei'o  proj^resso  alla 
scienza  ed  utile  durevole  alla  umanità  sofferente,  giacché  i  ragiona- 
menti tulli  adoperati  per  giungere  a  quelle  non  camminarono  in- 
certi e  sfuggevoli  nella  «leplorahile  arena  del  sofisma,  ma  stampa- 
rono orme  sicure  e  coscienziose  sul  sentiero  adamantino  dei  fatti. 
Questo  metodo  infallibile,  generalizzato  ad  ogni  scientifica  assemblea, 
varrà  a  rendere  ognor  ])iìi  prospera  la  già  gloriosa  vita  de' Congres- 
si italiani:  ed  i  colli  ed  ospitali  Lucchesi  che  sej)pero  tanto  genero- 
samente contribuirvi,  aggradiscano  oggi  in  nome  di  tulli  il  meritato 
rendimento  di  grazie. 

Dott.  Giuseppe  Secondi 

Finalmente  l' illustre  Consesso  fu  congedato  con  le  seguenti 

PAROLE  DI  Rl.\GRil21AllEi\I0  DEL  PRESIDEME  fiE.\ERALE 

Delle  cose  operate  e  trattate  nella  presente  nostra  unione  ciascu- 
no di  voi  ascoltò  un  sommario  altrettanto  lucido  quanto  verace,  dai 
valenti  e  instancabili  Segretari  nostri  colleghi.  Se  le  disposizioni 
comandate  dall'  amatissimo  mio  Principe  sortirono  un  esito  felice, 
siane  lode  ai  tanti  che  consacrarono  le  loro  cure  indefesse  a  servire 
la  patria  in  occasione  così  onorata.  E  lode  sia  a  (|ueir  Accademia 
lienemerita,  cui  piacque  generosamente  dare  agio  al  conversare  dolio 
e  piacevole  delle  sere.  A  voi  tutti  spetta  la  gloria  per  la  importanza 
degli  argomenti,  e  la  gravità  delle  disf|uisizioni,  che  hanno  fatto  il 
soggetto  di  questo  memorando  Congresso.  Io  debbo  adesso  narrare 
e  consegnare  alla  posterità  ciò  che  allo  spirito  e  ai  sentimenti  con- 
cerne della  scientifica  unione  italiana  a  Lucca;  io  che  non  mai  tra- 
dii la  mia  coscienza  col  nascondere  il  vero,  né  mai  profanai  la  lin- 
gua e  la  mano  col  mentirlo.  Un'  anima  sola  pareva  in  tutti;  in  tulli 
un  solo  desiderio  di  giovare  e  giovarsi.  Ciascuno,  mirando  al  bene 
comune,  gli  sacrificava  di  buon  grado  con  mirabile  concordia  le 
proprie  opinioni,  le  j)assioni  medesime.  L'  accolla  sapienza  non  fu 
mai  cosi  circospetta,  cosi  tollerante;  né  diede  mai  segni  maggiori 
ili  (juella  moderazione  che  tanto  concilia  a  se  la  stima  universale. 


—  753  — 
1'  alTc'lto  dei  grandi  della  lena.  Fedele  al  princij)io  della  sua  iiislitu- 
zioiie  il  quinto  Congiesso,  arricchiva  le  scienze  di  nuovi  falli;  esten- 
deva le  maniere  di  prosperità  alla  prima  tra  le  arti;  soccorreva  alla 
timanilà,  Insse  anclie  colpcMile.  Qui  ancora  si  rinnovarono  e  anzi 
nioltiplicaronsi  i  nobili  traiti,  |)er  avanzare  utilissime  cognizioni  con 
lo  stimolo  ili  st>lenni  premi.  Le  (juistioni  poslc  s'  infuocavano  fino 
a  che  un'onesta  liherlà  permelle\a  :  al  di  là,  modi  non  che  gentili, 
delicatissimi  troncavano  il  pericolo  che  dalla  cosa  si  passasse  alla 
j>ei'sona.  In  tutti  poi  si  vide  radicata  questa  massima,  che  non  è  da 
noi  il  consigliare,  ma  solo  è  dato  desiderare  miglioramenti  che  sie- 
no  di  pubblica  ragi(jne.  Il  sajjienle  vede  il  bene  nella  sua  essenza, 
e  r  uomo  di  Stalo  nella  sua  convenienza.  Esempli  molti  però  e'  in- 
segnano che  gli  ottimi  semi  sparsi  sono  raccolti  o  prima  o  poi  dai 
moderatori  dei  popoli,  e  coltivali  con  ipielle  cure  che  un  diligente 
padre  di  famiglia  usa  nel  suo  patrimonio.  Laonde  è  stata  tolta  via 
■  quella  inquietezza  nel  volere  il  buono,  che  in  vece  di  favorirlo 
gli  nuoce. 

Ecco  ritratta  in  poche  linee  la  parte  morale  del  quinto  Congres- 
so. Dal  quale  si  slimò  che  partissero  voli  perchè  alcuni  speciali  ar- 
gomenti fossero  agitali  nel  prossimo  futuro,  a  fine  che  ognuno  stu- 
di nelle  materie,  e  vada  parato  a  trattarle  ;  senza  però  torre  la  libertà 
di  portare  il  frutto  dei  propri  pensamenti. 

k  voi  tutti  perciò.  Colleghi  prestantissimi,  rendo  grazie  infinite 
della  vostra  peregrinazione,  dei  tesori  qua  recati,  dei  modi  con  che 
nobilitaste  il  Congresso  lucchese.  l'cr  la  usatavi  accoglienza  piacque 
a  voi  in  mille  guise  di  spiegare  il  gradimento  :  e  certamente  fu  quel- 
la di  fratelli  che  si  riveggono  doj)o  lunga  separazione,  o  s' incon- 
trano per  la  prima  volta.  Io  poi  vado  superbo  dei  segni  i  più  ma- 
nifesti di  amicizia,  della  (juale  avete  voluto  onorarmi  ;  e  che  ormai 
a  voi  tulli  con  indissolubile  nodo  mi  lega.  Assai  maggiormente,  mi 
gi'avercbbe  la  vostra  partita  se  non  avessi  fermo  nell'animo  di  se- 
guirvi, fino  a  che  basteranno  le  forze,  nelle  città  ospitah  alle  no- 
stre unioni.  I!  primo  scambievole  salutarci,  il  jirimo  toccarci  delle 
fratellevoli  destre  sarà  a  Milano  nel  prossimo  anno;  in  (piella  inclita 
città,  nodrice  di  tanti  elevati  ingegni,  segnalata  |)er  tanti  generosi 
esemjìli  di  patria  carità,  per  tanti  s|)lendidi  momuucnti  di  sovrana 
provvidenza;  e  la  quale  a  una  florida  industria  campestre  congiu- 
gne quella  ogni  dì  crescente  e  migliorante  delle  arti. 


-    75-'. 


La  quinUi  unione  dei  sapienti  il:iliani  dona  ima  pagina  alla  sto- 
ria ili  Lucca  piena  il' onoie ;  quasi  in  compenso  del  disdoro  che 
n'ehbe  sullo  spirare  della  romana  Repubblica.  Percioceliè  di  qua 
parti  un'  infausta  luce  quando  Cesare  slava  librandovi  le  sorli  del 
Mondo  :  ed  ora  una  benefica  di  qua  si  diffonde  sulla  umanità  ;  che 
farà  maluraic  preziosi  fluiti,  se  il  troppo  desiderio  non  guasti  l'ope- 
ra della  ragione  e  della  prudenza. 


IMI  0  G  U  A  M  ì\  A 

DELLA    CONGREGAZIONE    M  U  N  I  C  I  I'  A  L  E 


-«8e«- 


JLia  città  di  Milano,  lieta  dell'  onore  d'  accogliere  fi'a  le  sue  mura 
la  sesta  riunione  degli  Scienziati  italiani  e  bramosa  di  dare  agli 
Scienziali  stessi  qualclie  testimonianza  della  propria  considerazione 
che  in  più  particolar  modo  colla  natura  de' loro  studi  s'accordi,  lia 
determinato  di  disporre  la  soiiuna  di  austriache  lire  10,000,  ilestinata 
ad  una  o  più  grandiose  esperienze  relative  a  qualsiasi  delle  scien- 
ze fisiche  e  naturali,  da  eseguirsi  tluranle  il  Congresso  medesimo. 

S  invitano  quindi  lutti  i  cultori  delle  scienze  stesse,  tanto  ita- 
liani che  stranieri,  a  far  pervenire,  non  più  tardi  de!  3i  gennaio  i844 
alla  Congregazione  municipale  della  regia  città  di  Milano,  l' indica- 
zione dell'esperienza  che  essi  intenderehhero  eseguire,  della  (piale 
r  intiera  esecuzione  verrebbe  sempre  afddala  al  proponente,  limi- 
tandosi il  concoi'so  della  civica  amministrazione  al  solo  rimborso 
delle  spese. 

Scaduto  il  termine  sopra  indicato,  verranno  i  di\ersi  progetti 
presi  in  esame  da  un'  apposita  Commissione  scientifica,  dalla  quale 
verrà  determinato,  secondo  il  relativo  grado  d' importanza  e  di  spe- 
sa, se  ad  uno  od  a  più  dei  proposti  esperimenti  si  [lossa  dare  ese- 
cuzione. Non  aj)pena  avrà  la  Conuuissione  deliberalo  so|)ra  tale  ar- 
gomento, essa  si  porrà  in  comunicazione  immediata  coli' autore 
o  cogli  autori  dei  progetti  adottati,  e  procederà  d'  accordo  coi  me- 
desimi a  tutti  gli  occorrenti  |)reparativi. 

L' esperienza  da  eseguirsi  dovrà  essere  tale  da  poter  far  cono- 
scere qualche  nuovo  fatto  o  qualche  recentissimo  progresso  della 
scienza,  essendo  da  escludersi  lutle  (juelle  che  non  offrissero  alcun 

95 


—    7^6   — 
interesse  di  novità  scientifica  ;  dovrà  parimenti  essere  di  natura  da 
non  richiedere  un  soverchio  tempo  di  esecuzione,  dovendo  poter 
esser  eseguita  in  modo  clic  i  memliri  del  Congresso  possano  como- 
damente assistervi. 

La  città  non  s' incarica  che  delle  spese  immediatamente  relative 
all'  esperimento,  rimanendo  le  spese  di  viaggio  a  carico  del  propo- 
nente; e  qualora  intendasi  clic  s' abbiano  a  sostenere  anche  altre 
spese,  r  accordarle  o  meno,  farà  soggetto  di  particolare  deliberazio- 
ne secondo  l'evenienza  del  caso. 

Le  indicazioni  ben  particolarizzate  delle  esperienze  che  si  vor- 
rebbero eseguire,  e  che  verranno  dirette  dai  proponenti  alla  Con- 
gregazione municipale  della  regia  città  di  Milano,  dovranno  essere 
scritte  in  una  delle  seguenti  lingue:  latina,  italiana  o  francese. 

11  presente  programma  verrà  pubblicalo  diramandolo  ai  princi- 
pali corpi  scientifici  d'  Europa,  non  che  per  mezzo  delle  più  impor- 
tanti pubblicazioni  periodiche. 

Milano  dal  palazzo  municipale  li  18  .settembre  i843. 


AVVISO 


Il  Presidente  generale  fa  nolo  che  S.  M.  il  Re  del  Regno  delle  due 
Sicilie  degnò  aderire  al  voto  (|iia.si  unanime  della  quinta  Unione 
scientifica  italiana,  perchè  la  settima  si  tenga  in  Napoli  il  i845:  co- 
me si  ha  dal  grazioso  dispaccio  dell'  illustrissimo  sig.  conte  Luigi 
Grifeo  de'  Principi  di  Partanna,  incaricato  d'  affari  della  prelodata 
M.  S.  presso  le  Reali  Corti  di  Toscana  e  Lucca,  dato  da  Firenze  il  5 
novembre  del  i843,  e  diretto  al  medesimo  Presidente. 

A.  Mazzarosa 


APPENDICE 


PER   LE   ADUNANZE  DELLE   DUE  SEZIONI   RIUNITE 


1)1  ZOOLOGIA  E  1)1  BOTAiMCA 


►»tk'-fM;)i«-<-j'«« 


A  D  l  !V  A  i\  Z  E 

DELLE  SEZIONI  RIUNITE  DI  ZOOLOGIA  E  DI  BOTANICA 

PER  TEKERS  RAGIONAHENTO  SOLLE  LEGGI  DI  HOMENCLATURA 


-^S«*- 


JT  rcsiedendo  il  Principe  Bonapartc  le  Sezioni  al  suddetto  effetto  riunite, 
si  ascolta  in  primo  luogo  il  seguente  rapporto,  mandato  dal  prof.  Mene- 
ghini Segretario  e  relatore  della  Commissione. 

RAPPORTO  dei  lavori  della  Commissione  destinata  a  render  conto 
al  Congresso  di  Lucca  sul  nuovo  piano  di  nomenclatura  per  i  due 
regni  Animale  e  Vegetale. 

Dietro  proposta  di  S.  E.  il  Principe  Bonaparte  le  due  Sezioni  di  Zoo- 
logia e  di  Botanica  del  quarto  Congresso  de'  Scienziati  italiani  tennero  una 
seduta  promiscua,  per  discutere  il  nuovo  piano  di  nomenclatura  presentato 
dalla  Commissione  a  ciò  destinata  all'  Associazione  britannica  nell'  ultima 
sua  adunanza  in  Manccster.  Aveva  in  mira  il  Principe  di  mettere  in  accordo 
i  botanici  coi  zoologi  nello  stabilire  le  norme  delia  nomcnclatiu'a,  perchè 
riconosceva  che  i  botanici  essendo  in  generale  rimasti  fedeli  alle  leggi  lin- 
neane  potevano  giovare  a  ricondurre  sul  retto  sentiero  anche  i  zoologi. 

Nella  seduta  comune  tenutasi  a  questo  oggetto  il  d^i  27  settembre  sotto 
la  presidenza  del  prof.  Moretti,  Presidente  della  Sezione  botanica,  il  Prin- 
cipe lesse  un  sunto  del  suddetto  piano,  che  articolo  per  articolo  fu  dai 
membri  delle  due  Sezioni  esaminato  e  discusso.  Insorta  per  altro  la  ne- 
cessità di  nominare  una  Conuuissione,  la  quale  si  facesse  carico  delle  ad- 
dotte osservazioni,  e  prendesse  in  nuovo  esame  1'  intiero  piano,  furono 
nominati  a  farne  parte  i  signori 

1  Principe  Bona])arte 
Marchese  Spinola 
Cavaliere  Bassi 
Conte  Porro 
Dottor  De  Filippi 


Fra  i  botanici    i 


—    762    — 

Professor  Moretti 
1.         Savi 

Pai'lalorc 
Yisiani 
Conte  Trevisan 

Prof.  Mcnoghini  Scgret.  rclutore 
Onorato  quindi  il  sottoscritto  di  questo  difficile  incarico  invitò  con 
sua  circolare,  i."  marzo  i843,  i  sunnominati  membri  a  volergli  comuni- 
care le  loro  osservazioni  a  fine  di  poterle  raccogliere  opportunamente,  ed 
ordinarle  in  modo  da  presentare  al  Congresso  di  Lucca  un  ragionato  co- 
mento  al  proposto  piano. 

.\ir  invito  gentilmente  risposero  i  signori 
Marchese  Spinola 
Cavalier  Bassi 
Conte  Porro 
Dottor  De  Filippi  ; 
E  i  membri  padovani  di  quella  Commissione 
Professor  Visiani 
Conte  Trevisan 
Professor  Meneghini 
unitisi  in  Sotto-Commissione,  aggiunsero  le  loro  osservazioni  a  quelle  dei 
sullodati  zoologi,  compilando  cos\  nell'annesso  foglio  il  frutto  dei  lavori 
di  {[uella  porzione  della  Commissione  che  rispose  all'  incarico  affidatole. 

Non  appena  dato  termine  a  questo  lavoro,  comparve  nei  recenti  nu- 
meri 5oo-5oi,  3.7  luglio  e  3  agosto,  del  Giornale  parigino  V  Jnstitut  una 
versione  dell'  intiero  piano  proposto  nell'  ultima  adunanza  di  Mancester, 
di  cui  il  Principe  Ronaparte  avea  letto  11  sunto  al  Congresso  padovano. 
In  seguilo  di  questa  publicazione  la  Sotto-Commissione  milanese  costi- 
tuita dai  signori 

Cavalier  Bassi 
Conte  Porro 
Dottor  De  Filippi 
avvertiva  che  «  la  publicazione  italiana  presenta  nudi  ed  assoluti  1  pa- 
•>  ragrafi  del  piano,  mentre  nella  francese,  ed  al  piano  in  com])lesso,  ed  a 
"  ciascun  paragrafo  in  particolare  sono  falli  precedere  parziali  ragiona- 
menti,! quali  non  solo  contengono  le  motivazioni  e  gli  esempi,  ma  le 
■•  eccezioni  ad  osservarsi  nell'  atto  d'applicazione,  e  che  ignorali  que'  ra- 
•>  gionamcnti  si  sarebbe  per  forza  indolii  a  dare  spesso  falsa  interpreta- 


—  763  — 
«  zione  ai  pensieri  dei  cliiarissimi  Autori  inglesi,  confondendo  i  casi 
«  nei  quali  credettero  utili  le  norme  da  loro  proposte,  cogli  altri  in  cui 
"  essi  stessi  le  avvertirono  di  pericolosa  od  impossibile  applicazione  >•  ; 
ed  in  seguito  di  ciò  essa  Sotto-('.omniissione  propone  che  le  venga  pre- 
sentata una  traduzione  integra  e  fedele  del  testo  inglese,  o  il  testo  stes- 
so, per  potere  o  confermare  i  lavori  già  fatti,  o  modificarli  a  seconda 
delle  emergenze. 

La  Sotto-Commissione  padovana  trovò  di  approvare  la  proposizione 
della  milanese,  unendosi  ad  essa  sul  domandare  che  '>  le  conclusioni  del- 
«  l'esame  vengano  rimesse  ad  un  altro  anno,  affinchè  i  memhri  tutti  delia 
"  Commissione  possano  con  maggior  sussidio  di  documenti  soddisfar  scm- 
"  pre  meglio  al  delicato  incarico  di  cui  vennero  onorati  ■■ . 

Essa  Sotto-Commissione  padovana  trova  nello  stesso  tempo  di  fare 
una  nuova  proposizione.  Il  Principe  Bonaparte  a  buon  diritto  avvertiva 
che  i  botanici  essendo  rimasti  fedeli  alle  leggi  linnean'e  si  tenneio  lontani 
in  fatto  di  nomenclatura  dagli  errori  nei  quali  incorsero  i  zoologi.  Da 
questa  incontrastabile  verità  deriva  evidente  la  conseguenza  che  i  bota- 
nici non  potrebbero  discostarsi  dal  codice  linncano  senza  evidente  dan- 
no della  scienza.  Il  De  Candolle  aggiunse  qualche  utile  riforma  a  quel 
codice.  Qualche  altra  è  reclamata  dallo  slato  attuale  della  scienza,  e  dal- 
l' insorgenza  di  qualche  abuso.  I\Ia  più  che  altro,  la  Botanica  sente  la 
necessità  di  far  osservare  in  tutto  il  suo  rigore  il  corpo  delle  leggi  sta- 
bilite da  Linneo. 

Trattasi  di  decidere  se  queste  leggi  sieno  applicabili  anche  alla 
Zoologia. 

Il  piano  proposto  dai  zoologi  inglesi  sembra  alla  suddetta  Sotto-Com- 
missione di  gran  lunga  insufficiente,  mentre  invece  poche  modificazioni 
renderebbero  applicabile  il  codice  linncano  anche  alla  Zoologia. 

Propone  quindi  ; 

I .'  Che  sieno  esaminate,  e  secondo  il  bisogno  modificate,  le  leggi  lin- 
neane  per  quanto  spetta  alla  Botanica. 

2."  Che  sia  presa  in  maturo  esame  l'applicazione  di  quelle  leggi  me- 
desime alla  Zoologia. 

A  questo  doppio  scopo  gioveranno  i  lavori  dei  zoologi  inglesi,  ma  il 
loro  ])iano  non  può  servire,  secondo  la  suddetta  Sotto-Commissione,  di 
punto  di  partenza. 

Rimettendosi  quindi  al  giudizio  del  Congresso  di  Lucca,  la  Sotto-Com- 
missione padovana,  a   nome  anche  dell'intera  Commissione,  si  dichiara 

96 


—   764   — 
pronta  a  continuarp  i  suol  lavori  dietro  il  piano  che  da  esso  Congresso  le 
verrà  stabilito,  ovvero  rinunziare  il  suo  incarico  ad  altra  Commissione  che 
al  Coni^rosso  slesso  jiiacesse  di  nominare. 
Padova  7  settembre  i843 

Prof.  G.  Meneghini  Segr.  re/ntore 

A  maggior  diluridazione  il  .Sei^retario  legge  i  rispettivi  pensamenti 
delle  due  cos\  dette  Sotto-(^.ommissioni,  cominciando  da  ([uesto  particolare 
(lei  marchese  Spinola.  • 

Ornatissimo  Signore 

Antivedendo  sin  d'  ora  che  i  miei  interessi  domestici  non  mi  permet- 
teranno intervenire  alla  prossima  riimione  dei  Scienziati  italiani  in  Lucca, 
mi  stimo  in  dovere  di  rispondere  al  di  lei  invito  del  primo  marzo  pp.  ;  e 
di  trasmetterle,  entro  il  termine  assegnato,  le  mie  osservazioni  intorno  al 
piano  di  nomenclatura  zoologica  inunaginato  dall'  oi-nitologo  inglese  il 
sig.  Strickland. 

Avrei  preferito  sostituire  alle  parole  leggi  e  regole,  usate  dal  medesi- 
mo, le  espressioni  piti  vere  di  massime  'teoriche,  e  di  esortazioni pra- 
ticlie,  perchè  queste  non  suppongono  1'  esistenza  di  un  supremo  legislato- 
re e  di  un  giudice  inappellabile.  Ma  non  ardisco  al  presente  dipartirmi 
dal  testo  del  programma,  onde  anderò  ripassando  ad  una  ad  una  ([ueste 
COSI  dette  leggi  o  regole,  aggiungendo  le  mie  riflessioni  in  calce  a  ciascu- 
na, ed  apponendo  la  cifra  O  a  quelle  che  mi  sembreranno  ammissibili 
senza  riserve  e  senza  modificazioni. 

1.  //  nome  origiiialinente  dato  dal  fondatore  di  un  gruppo  o  di 
una  specie  dere  essere  permanentemente  ritenuto  ad  esclusione  di 
ogni  susseguente  sinonimo.  Vi  sarebbe  dell'  inutile  e  del  falsato  se 
r  applicazione  di  questa  legge  fosse  estesa  in  gruppi  superiori  al  genere. 
Dell'  inutile,  perchè  tpiei  gruppi  superiori  non  hanno  nome  che  entii  nella 
nomenclatura  binomiale.  Del  falsato  perchè  i  migliori  fra  i  nomi  di  (pici 
gruppi  essendo  sempre  quelli  che  meglio  esprimono  le  loro  caratteristiche 
distintive,  e  queste  caratteristiche  dovendosi  diversamente  eleggere  nei  di- 
versi sistemi  di  classazione,  gli  epiteli  che  convenivano  ad  un  sistema  ri- 
formabile possono  non  essere  appiopriali  al  sistema  riformato.  Non  im- 
porta che  i  gruppi  nuovi  siano  identici  coi  gruppi  antichi .  La  sinonimia 
della  nomenclatura  sistematica  esige  1'  assoluta  identità  del  sistema. 


—   765   — 

II.  I.<t  ìiumenclalurn  binomiale  originandosi  da  Linneo,  la  legge 
di /iiioritii  non  dci'c  slendersi  agli  scritti  di  autori  antecedenti.  I  bo- 
tanici liaiiiio  i;ià  riclaiiiala  una  riserva  a  favore  dei  nomi  del  Tournefort. 
Alila  jjiìi  yi-ncralf  si  dovrà  jìiirc  ri<-laiiinrc  |)cr  tulli  <|uci  nomi  classici  li- 
masti da^li  antichi  Greci  e  I.aiìni.  puiclir  non  sieno  slati  già  usurpati  a 
torto  o  a  ragione  dai  classici  moderni,  e  piiiciiè  si  riesca  a  dimostrare 
la  loro  giusta  convenienza. 

III.  La  legge  di  prioritii  ben  c/tè  sia  utile  guida  nei  gruppi  piii  ele- 
vati non  deve  essere  rigorosamente  sostenuta  che  pei  generi  e  per  le 
specie.  Questa  legge  sarà  superflua  (juando  la  prima  sarà  siala  debita- 
mente emendala. 

IV.  Un  nome  generico  slaùilito  una  volta  non  deve  esser  cancellato 
in  alcuna  susseguente  suddivisione,  ma  ritenuto  per  una  delle  costi- 
tuenti porzioni.  Bisognerebbe  eccettuare  il  caso  possibile  per  cui  il  ge- 
nere antico  per  difetto  di  buoni  caratteri  fosse  slato  cancellato  intiera- 
mente nella  riforma,  perchè  allora  nessuno  dei  nuovi  generi  potrebbe  dir- 
sene una  suddivisione. 

V.  //  nome  generico  sarebbe  da  ritenersi  sempre  per  (juclla  por- 
zione del  genere  originale  che  fu  considerata  come  tipica  dall'autore. 
Benissimo  per  i  lavori  da  farsi,  ma  non  cos'i  per  ciucili  già  fatti.  Bisognerà 
tener  conto  del  tempo  decorso  dopoché  un  autore  ha  disvialo  dalla  por- 
zione tipica  di  un  genere  la  sua  primitiva  denominazione,  dell'  autorità  di 
c|uesto  autore,  e  della  pratica  generalmente  osservata  dai  suoi  successori. 
Per  esempio,  Latreille  ha  giustamente  suddiviso  molli  generi  del  Fabri- 
cius,  oppure  spesse  volle  egli  ha  assegnalo  il  nome  Fabriciano  a  una  por- 
zione del  genere  diverso  dalla  tipica,  trasponendo  quel  nome  a  un'  altra 
frazione  del  genere  primitivo.  I  nomi  del  Latreille  hanno  tantosto  la  vita 
di  due  umane  generazioni.  L'  autore  è  uno  dei  padri  e  degli  eroi  dell'  En- 
tomologia. Le  sue  tracce  sono  siate  fedelmente  calcale  da  tulli  i  suoi  con- 
nazionali, e  (la  molli  fra  gli  esteri.  Arriviamo  troppo  lardi  per  andare 
s|>igolando  le  sue  minime  inavvedutezze,  e  dobbiamo  accettare  per  forza 
di  logge,  i  nomi  che  potremmo  desiderarci  migliori. 

VI.  Quando  il  tipo  originale  ili  un  genere  non  è  perfettamente 
chiaro  ed  inquestionabilc,  quegli  che  primo  il  suddivide,  può  apporre 
a  volontìi  il  nome  originale  a  ciascuna  porzione  di  esso,  e  nnino  po- 
steriormente ha  diritto  di  trasferire  (pici  nome  ad  alcun  '  altra  parte 
del  genere  originale.  Bisognerebbe  prevedere  il  caso  in  cui  lo  stesso  ge- 
nere antico  fosse  passibile  di  due  suddivisioni  affatto  diverse  perchè  basate 


—  766  — 
sopra  opposti  principj,  e  tali  che  le  specie  di  ciascun  f;enere  della  seconda 
non  corrispondessero  a  quelle  dei  generi  delle  altro.  In  (]uosto  caso  l'  ap- 
plicazione della  legge  VI  sarebbe  arliitraria,  a  meno  che  l'autore  della 
prima  suddivisione  non  avesse  eletta  una  data  specie  per  tipo  d'  ogni  ge- 
nere. La  scella  e  la  chiara  indicazione  di  questo  tipo  sono  pertanto  le  due 
condizioni  da  aggiungersi. 

\U.  Quando  due  iiutori  definiscono  e  nominano  lo  stesso  genere, 
dandogli  precisamente  la  medesima  estensione,  deve  essere  cancel- 
lato totalmente  il  nome  posteriore.  Mi  figuro  che  col  cancellato  to- 
talmente si  voglia  dire  che  il  nome  posteriore  è  cancellato  dall'  ante- 
riore in  quel  dato  luogo,  ma  non  ne  segue  che  questa  cancellatura  lo 
sbandisca  dalla  scienza,  anzi  mi  sembra  che  rientri  nello  stuolo  dei  nomi 
vaganti  e  disponibili,  e  che  la  libera  facoltà  restituita  a  ciascuno  di  farne 
un  uso  più  conveniente  non  sia  cosa  da  tacersi.  Ma  data  pure  quella  oj)- 
portuna  spiegazione,  crederei  che  questa  legge  sia  troppo  generale,  che 
possa  soffrire  qualche  modificazione  nella  futura  pratica,  e  che  sia  sog- 
getta a  forti  eccezioni  ne'  suoi  effetti  retroattivi.  Queste  eccezioni  mi  sem- 
brano verificarsi  i.°  Se  è  passato  poco  tempo  fra  le  due  pubblicazioni. 
■ì.°  Se  furono  fatte  a  grandi  distanze  di  luoghi.  3.°  Se  la  prima  ebbe  una 
lenta  e  limitata  diffusione.  4  °  Se  la  seconda  ha  acquistalo  una  (piasi  ir- 
revocabile autorlt.ì  in  forza  degli  anni  decorsi,  della  propria  iniportan/,a, 
e  della  fama  superiore  del  suo  autore.  Una  piìi  sminuzzata  esposizione  di 
tutte  le  possibili  circostanze,  e  eccezionabili,  mi  sembrerebbe  inopportu- 
na in  giudizio  di  fatti  che  non  conoscono  altre  leggi  fuorché  quelle  della 
consuetudine  e  dell'  equit.ì. 

Vili.  Se  d  nome  posteriore  sia  così  definito  da  pareggiare  la 
estensione  di  più  generi  deve  essere  cancellato  affatto.  Bisognerà  an- 
cora eccettuare  il  caso  in  cui  i  piìi  generi  non  meritassero  di  essere  man- 
tenuti, e  anzi  si  dovessero  escludere  da  un  sistema  nalui'ale.  Ne  abbiamo 
gli  esempi  nei  primi  lavori  tentati  sojira  alcune  classi  d' Invertebrati. 
Ora  dai  diversi  stati  del  medesimo  animale,  ora  dai  diversi  sessi  della 
medesima  specie,  si  sono  fatti  ])iìi  specie  e  più  generi,  i  (piali  hanno  ce- 
duto il  posto  a  un  nome  unico  e  posteriore  in  forza  delle  scojierte  dei  piìi 
moderni  osservatori . 

IX.  Componendo  di  parecchi  piccoli  generi  uno  solo,  il  primo  per 
epoca  di  essi,  a  meno  che  non  abbia  eccezioni,  dovrà  essere  prescel- 
to, ed  esteso  a  tutto  il  genere  così  composto.  Che  si  possa,  non  lo  con- 
trasto, ma  che  si  debba  non  lo  capisco.  Se  i  parecchi  piccoli  generi  si 


—   7^7    — 
sono  dovuti  ritoiulere  in  un  solo  è  cliiaro  che  non  dovevano  essere  inlru- 
dotti.  Ora  non  inli-ndo  come  possa  aver  dii-ilto  di  priorità  chi  non  ha  mai 
avuto  diritto  di  esistenza. 

X.  lln  nome  deve  esser  cangiato  quando  innanzi  sia  stato  impie- 
gato per  altro  genere  di  Zoologia  e  di  Botanica,  o  per  alcune  spe- 
cie del  medesimo  genere,  tuttavia  ritenuto  per  tale  genere  e  specie. 
Concedo  tutto  in  (|uanto  ai  nomi  specifici.  Ma  riguardo  ai  nomi  dei  ge- 
neri ho  due  difficoltà  da  contraporre.  i.'Non  dobbiamo  tenere  allo  stesso 
livello  il  cambiamento  di  un  nome  conosciuto  coli' ammissione  di  un 
nome  nuovo.  Tutti  gli  argomenti  in  favore  della  cosa  fatta  si  oppongono 
al  primo,  e  tacciono  di  rimpelto  all'altro.  Multa  facta  tenent,  rnifr  fieri 
prohibentur .  a."  Riguardo  all' ammissione  dei  nomi  nuovi  mi  astengo  dal 
dire  della  Botanica,  che  credo  meno  suddivisa,  e  più  compatta;  ma  la  Zoo- 
logia è  attualmente  troppo  estesa,  troppo  complicala  ;  i  suoi  rami  sono  troii- 
po  numerosi,  troppo  grandi,  troppo  divergenti,  perchè  il  curioso  della  na- 
tura che  va  scorrendo  uno  di  essi,  sia  tenuto  di  sapere  ciò  che  altri  ha 
fatto,  e  sta  facendo  sopra  altro  ramo  distante,  e  prolungato  oltre  la  i)or- 
tata  della  di  lui  vista.  Non  si  può  pretendere  che  un  ornitologo  conosca 
i  nomi  generici  di  tutti  gì'  insetti,  nò  che  un  entomologo  conosca  quelli 
di  tutte  le  conchiglie.  Credei-ei  pertanto,  che  alle  parole  per  altro  gene- 
re di  /.oologia  e  di  Botanica  si  dovessero  sostituire  queste  per  altro 
genere  di  Botanica,  e  del  medesimo  ramo  della  Zoologia,  ossia  della 
medesima  classe  di  animali. 

Né  mi  si  opponga  che  il  fondatore  di  un  nome  ha  la  risorsa  dei  buo- 
ni dizionari.  ì^»-'"o  stato  progressivo  della  scienza,  il  libro  che  risponde  a 
tutte  le  domande  sta  fuori  dei  confini  dell'  intelletto  umano,  talché  non 
può  giungere  alla  finale  omega  |)rima  che  V  alpha  e  \a  beta  non  siano  di- 
venute lacunose  e  insufficienti. 

XI.  t/n  nome  può  essere  cambiato,  quando  implica  Jdlsa  proposi- 
zione, e  che  può  propagare  rilevanti  errori.  Prima  di  ammettere  1'  uti- 
lità e  la  convenienza  di  siffatta  mutazione,  vorrei  (lersuadcrmi  della  possi- 
bilità del  supposto  inconveniente.  INIa  mi  sembra,  che  il  nome  non  si  ten- 
ga per  una  definizione,  poiché  si  vuole  all'  articolo  XII  che  sia  chiara- 
mente definito,  che  non  essendo  definizione  non  implica  proposizione  né 
vera  né  falsa,  e  che  nulla  alTermando  non  può  propagare  errori  né  gravi 
né  leggieri. 

\H.  Un  nome  che  non  fu  chiaramente  definito  in  opera  pubbli- 
cata, deve  cedere  a  quel  primo  nome  per  cui  l' oggetto  sarà  stato  così 


—    768    — 
definito.  Parlando  sempre  dei  nomi  da  introdursi  e  non  di  ([iielli  clie  hanno 
già  diritto  di  possesso,  dimanderei  se  la  chiara  definizione  ha  rapporto  al 
significato  del  nome,  o  agli  attributi  del  nominato.  Nel  primo  caso  direi 
che  prima  di  richiedere  la  huona  definizione  del  nome  bisognerebbe  aver 
dimostralo  la  necessità  di  un  suo  significato  ;  e  lungi  dairauimellcrla,  mi 
|>ropongo  di  rilevarne  le  difficoltà  e  i  pcriciili   nelle   susseguenti   osserva- 
zioni alla  legdla  g  .  Nel  secondo  caso  chiederei,  quali  saianiio  le  assolute 
condizioni  della  necessaria  chiarezza?  La  definizione  può  dir  di  troppo  in 
punto  di  genei'i  per  avei'  compreso  dei  carattcì'i  di  specie  nei  caratteri  del 
genere.  Ma  se  queste  particolarità  secondarie  non  disconvenissero  alla  spe- 
cie tipo,  tutte  le  indicazioni  dell'autore  sarebbero  state  veritiere,  e  non  sa- 
prei come  si  possa  pretendere  di  non  veder  chiaro  in  mezzo  alla  l'idondanza 
delle  verità,  l.a  definizione  può  dii'  tro|i]io  poco,  e  cpieslo  è  un  maggioi'  ma- 
le; ma  il  male  non  mi  sembra  da  tanto  da  giustificare  il  camhiamenlo  del 
nome  introdotto,  purché  il  poco  detto  dalla  definizione  non  sia  ad  evidenza 
insufficiente  per  far  rinvenire  l'oggetto  definito.  La  definizione  può  manca- 
re del  tutto,  siccome  suole  accadere  nei  cataloghi  delle  collezioni.  Siffatti 
nomi  possono  sembrare  a  molti  veri  enigmi,  e  sembra  piìi  naturale  ch'ogni 
scienziato  abbia  il  dii'ltto  di  rimpiazzare  con  ini  nome  definito  una  parola 
senza  senso  determinato.  Eppure  in  questo  medesimo  caso   s'  incontrano 
talora  certe  circoslanze  che  rendono  ([uei  nomi  senza  definizione,  ancora 
rispettabili,  e  nelle  (piali  lo  scienziato  coscienzioso  non  può  trascurarli 
senza  mancare  al  proprio  dovere.  Supponiamo  che  il  curioso  abbia  otte- 
nuto libero  e  comodo  accesso  in  una  collezione  ;  che  vi  abbia  riscontrata 
la  specie  inedita  ti|)0  del  genere  portato  col  semplice   nome  nel   catalogo 
stampato;  che  sia  slato  avvisato  dall'  autore  del  catalogo,  dal  possessore 
della  collezione,  della  esistenza  della  nuova  specie,  della  esistenza  del  nuo- 
vo genere:  credo  che  egli  sarà  ingrato  a  chi  gli  a|)erse  la  sti'ada  alla  co- 
gnizione dell'  ignoto,  e  che  egli  mentirà   alla   propria   coscienza   se  por- 
rà in  non  cale  tutte  le  comunicazioni  avute,  e  se  cercherà  d'  introdurre 
nuovi  nomi  col  favore  di  una  più  solenne  pubblicazione.  Per  me,  ripute- 
rei ima  così  insigne  mancanza  di  fede  come  un  delitto  vile  e  infame;  e 
vorrei  che  il  Congresso  degli  Scienziati  italiani,  al  certo  non  meno  amici 
della  virtìi  che  del  sapere,  non  omettesse  di  protestare  contro  1   improbo 
abuso  della  sua  tolleranza,  e  che  dichiarasse  espressamente,  che  la  muta- 
zione (li  mi  nome,  non  vhinrnmcnte  tlefinilo  pel  pubblico,   cessa  dal- 
r  esser  lecita,  quando  le  pmuitc  coninuinicazioni  si  sono  avute  in 
rimpiazzo  sufficiente  delle  pubbliche  definizioni.  Finalmente  la  defini- 


—  769  — 

zione  potrà  mancare  di  cliiarrzza  pcrcliè  mancherà  di  verità.  Ma  allora, 
non  è  solo  il  nome,  ma  bensì  il  nominato  stesso  che  aiulcin  soj^gelto  a  ri- 
fornia  ;  e  chi  è  che  potrà  persistere  in  volere  il  primo  permanente,  ([uan- 
do  l'altro  non  può  scansare  ili  essere  variato? 

XIII.  Un  nuovo  nome  deve  esser  (Itilo  ad  unii  specie,  quando  il 
suo  antico  nome  venne  adottato  per  un  >^encre  che  includa  (uiesta 
specie.  Sia  pm-  cosi  pei  nomi  già  adottati,  ma  si  aggiunga  che  vi  sono 
molti  inconvenienti  nell'  innalzare  un  nome  ili  specie  al  grado  di  nome 
generico.  I  più  fra  i  nomi  specifici  sono  adiettivi  latini  poco  atti  a  diven- 
tar sostantivi,  ed  esprimenti  un  carattere  di  specie  non  estensibile  a  tutto 
un  genere;  i  |)Oclii  in  origine  sostantivi  corrispondono  quasi  tutti  a  nomi 
volgari  di  specie  conosciute,  e  non  si  può  applicai'li  ad  altri  senza  alterare 
il  senso  attribuito  da  tutti  alle  di'uominazioni  jjopolari  le  più  usitale. 

XIV.  Scrivendo  i  nomi  zoologici  e  hotanici,  le  regole  di  lingua  Ia- 
lina devono  essere  ortograficamente  ad  essi  appropriate  —  O  — , 
sempre  e  (piando  si  tratti  di  nomi  nuovi.  (Ili  antichi  si  mantengano  come 
furono  introdotti. 

Ora  passiamo  alle  regole  che  voglionsi  dire  consecutive,  (piasi  che  le 
leggi  che  hanno  preceduto  avessero  la  forza  di  raddrizzare  il  passato. 

a)  /  nu'gliori  nomi  sono  r/uelli  derivali  dal  latino,  o  dal  greco,  e 
c/te  esprimono  qualche  caratteristico  distintivo  dell'  oggetto  cui  song 
applicati.  La  pratica  di  (jiieslo  canone  presenterà  poche  difficoltà  finche 
si  tratterà  dei  nomi  specifici,  stantecliè  basterà  che  1'  epiteto  convenga 
alla  specie,  e  non  vi  sarà  confusione  se  esso  converrà  parimente  ad  altra 
congenerica,  purché  (jiiesta  sia  contrasegnata  da  altro  titolo.  Ma  se  si 
tratterà  dei  generi,  osserverò  che  non  si  potrà  quasi  mai  esprimei-e  con 
una  sola  parola  la  loro  caratteristica  distintiva,  stantechè  (picsta  sta  nel- 
r  aggregato  complessivo  di  tutti  i  suoi  caratteri  riuniti.  .Se  si  vorrà  rile- 
vare il  carattere  isolato  che  distingue  il  genere  da  quello  ad  esso  più 
prossimo,  si  rischierà  d'  impiegare  un  epiteto  che  converrà  eguahnenle 
ad  altro  genere  di  altra  distante  famiglia.  Se  si  vorrà  ricavare  il  nome 
caratteristico  da  (jualclu^  particolarità  della  specie  tipica,  si  rischierà  di 
attribuire  al  genere  una  condizione  che  disdice  a  una  certa  porzione  delle 
sue  specie.  I  nomi  arbitrari  e  insignificanti  ci  salvano  da  (piesti  pericoli, 
e  sotto  questi  aspetti  possono  dirsi  i  migliori. 

b)  Deve  raccomandarsi  che  le  unioni  dei  generi  nelle  famiglie 
siano  denominate  colC  aggiungere  la  terminazione  idae  al  nome  del 
genere  primo  conosciuto  in  esso,  o  tipicamente  caratterizzato  —  O — . 


—    770   — 
e)  I  nomi  specifici  devono  sempre  scriversi  con  una  piccola  let- 
teta  iniziale,  anche  quando  demati  da  persone  o  luoghi:  e  i  nomi  dei 
generi  damano  sempre  scnWrsi  con  lettera  iniziale  maiuscola  —  O  — . 

d)  A"  da  raccomandarsi  che  l'  autorità  del  nome  specifico,  quan- 
do non  è  applicabile  al  generico,  sia  susseguita  dall'  espressione  di- 
stinlit'a  (sp.)  —  O  — . 

Non  Ilo  saputo  ravvisare  gì'  inconvenienti  di  queste  tre  regole,  perchè 
non  ho  saputo  ne  meno  valutarne  i  vantaggi.  Ritengo  siccome  minuzie 
indifferenti,  che  la  terminazione  di  certe  suddivisioni  sia  in  idee,  piuttosto 
che  in  oidciv  o  in  ila",  o  in  qualsivoglia  altra  desinenza  usitata;  che 
si  scriva  Scarabeus  hercules,  piuttosto  che  scarabcus  Hercules;  e  che  si 
ponga  /)rrt«««.f  C««/Vhj  (sp.),  piuttostochè  Tjrannus  crinilus  (Mu- 
scicapa) Ln.  Ma  non  è  del  pari  indifferente  che  la  Connnissionc  abbia  da 
consumare  parte  del  suo  tempo  nelle  discussioni  di  queste  inutilità,  e  ri- 
ferirne alla  Sezione  zoologica  del  Congresso  di  Lucca. 

e)  Si  raccomanda  che  i  nuovi  generi  e  le  nuove  specie  siano  am- 
piamente definiti  e  pubblicati  in  modo  che  possano  essere  general- 
mente conosciuti —  O  — . 

f  )  k  da  raccomandarsi  che  nella  successiva  separazione  d' un  vec- 
chio genere  i  nomi  dati  alle  suddivisioni  s'  accordino  nella  forma  con 
quella  del  gruppo  originale.  Questa  concordanza  di  forma  t[uando  venga 
osservata  rigorosamente  può  trascinare  le  più  stravaganti  contradizioni. 
Ex.  gr.  il  genere  Curculio  era  mascolino  :  il  dolt.  Schoenherr  nella  sua  S/n. 
ins.  ha  voluto  che  tutti  i  generi  dislaccati  dal  Curculio,  anco  prima  di  Ini, 
fossero  pure  mascolini  ;  ha  cambiato  i  nomi  feminini  Cleoiiis  del  Megerle, 
Sitona  e  Baris  del  dott.  Germar,  in  Cleonus,  Sitones,  Baridius,  ed  ha 
violato  per  motivo  puerile  la  legge  del  rispetto  dovuto  al  nome  del  pri- 
mo fondatore:  indi  arrivato  alle  specie  del  genere  Calandra,  e  non  osando 
forse  proferire  il  barbarismo  Colandrus,  egli  ha  sbandito  il  nome  di  tpie- 
sto  genere  dal  suo  sistema,  e  ve  ne  ha  sostituito  una  dozzina  di  altri  ai 
quali  non  è  mancata  la  sistematica  desinenza  in  us. 

Il  conte  DeJean  d'accordo  con  lo  Schoenherr  in  volere  che  tutti  i  Cur- 
culionidi  siano  mascolini,  non  lia  voluto  mutare  la  finale  ai  generi  dei 
Megerle  e  del  Germar,  ed  ha  preferito  riempire  le  pagine  del  suo  cata- 
logo con  dei  solecismi  pari  a  Sitona  gressooius,  Clonis  roridus,  Baris 
spoliatus  ec. 

Ringraziato  sia  che  non  è  arrivato  a  dirci  Calandra  piccous. 


—  77'  — 
g)  Finalmente  si  raccomanda  che  nel  definire  nuovi  generi,  l'eli- 
mologia  del  nome  sia  chiaramente  stabilita,  e  che  sia  scelta  invaria- 
hilmente  una  specie  come  tipo  e  termine  di  confronto.  Ottimo  consi- 
glio la  scelta  della  specie  tipo,  ina  prima  di  raccomandare  la  chiara  defi- 
nizione del  nome  generico,  sarebbero  state  da  stabilirsi  previanienlc  l'op- 
|)ortunità  dell'  etimoloj^ia,  e  la  necessità  del  nome  sij^nificante.  Non  spin- 
gerò avanti  le  mie  osservazioni  col  rilevare  che  tutte  le  regole  e  leggi  del 
sig.  Strìckland  versano  soltanto  sopra  la  corteccia  della  nomenclatura,  e 
pretcM'mettono  la  ([uestionc  sostanziale,  quale  ha  da  essere  il  gruppo 
che  si  dirà  genere,  e  cui  dei-e  toccare  il  primo  termine  del  binomio, 
e  molto  meno  m'  impegnerò  in  questa  discussione  affatto  estranea  alle  in- 
cumbenze  della  Commissione.  Ma  concbiuderò  con  dire  che  pocbe  sono 
le  proposizioni  dell'  ornitologo  inglese  che  non  debbono  essere  o  ristret- 
te, o  modificate;  clic  fatte  pure  le  debite  emende  nessuna  può  avere  un  ef- 
fetto retroattivo,  e  poche  avranno  un  effetto  assoluto  nell'avvenire;  che  fra 
i  frutti  fondatamente  sperabili  jìoclii  sono  importanti,  molti  di  poco  e  di 
niun  valore.  E  probabile  che  in  un'assemblea  politica  la  pro|)osizione,  vista 
sotto  questo  as|)ctto,  provocherebbe  una  domanda  deHordine  del  giorno. 
Non  intendo  d'avanzarla,  perchè  la  credo  poco  conforme  alle  usanze  delle 
riunioni  scientifiche,  ma  sono  di  sentimento  che  la  Commissione  debba 
rigettare  tutte  le  pro|)osizioni  del  jirogramma  quando  si  presentino  coi 
titoli  di  Regole,  di  Leggi;  clic  non  possa  accettarle  in  tutto  o  in  parte, 
fuorché  in  qualità  di  utili  consigli  ;  clic  abbia  pure  da  astenersi  dal  sosti- 
tuire legge  a  legge,  o  regola  a  regola,  ed  in  somma  da  tutto  ciò  che  ten- 
derebbe a  dare  al  suo  rapporto  la  veste  di  un  Canone  dogmatico.  Le  de- 
cisioni dei  tribunali  sarebbero  conati  vani  e  puerili  se  non  avessero  in 
garanzia  della  loro  esecuzione  la  protezione  del  potere  governativo.  Le 
assemblee  scientifiche  non  hanno  altra  garanzia  che  la  loro  propria  forza 
morale;  e  questa  forza,  lungi  dal  perdere,  molto  acquista  quando  si  con- 
tenta di  parlare  1'  unico  linguaggio  che  le  convenga,  cioè  quello  del  voto 
consultivo.  -Sono  con  la  più  alta  considerazione,  di  \.  S.  ornatissima 

Genova  ai  li  maggio  i843 

IJefotiss.  Ohhligatiss.  Sen'idore 
ALissiMiLi.iNO  Spi>ola 

11  Presidente  Principe  di  Canino  non  convenendo  nelle  critiche  rifles- 
sioni   del    eh.  entomologo,  si   riserba  combatterle  ad   una  ad   una   in  di 

97 


—    77^    — 
lui    presenza.  Frattanto   significa   solo  c\\c  piìi  i'  l'acilc  lutiicic  a  lena 
un  edificio,  (ho  al/.arlo  :  nò  toglicsi  di  speranza  clic  il   marchese  Spinola 
voglia  portare  la  sua  filosofica  veggenza  (lenirò  l'aigonu-nlo,  piullosto  clic 
proclamarne  vana  la  trattazione. 

A    (Miesla    lellura   conscsiuita    altro    scrino    relativo    del    si''.   Porro, 
ch'egli   ha   redallo  anche  a  nome  del  cav.  ita.ssi  e  del  tlott.  de  I''ilippi. 


SU  PIA\0  DI  \OME\Cl\Tl'R\  DEL  REG\0  ORG.WICO 

Carlo  Bassi,  Filippo  de  Filipj)i,  e  Carlo  l'orro,  nicmhri,  nella  parte 
zoologica,  della  Commissione  nominata  nella  seduta  del  9,7  scttemhre  1842, 
del  Congresso  di  Padova,  per  im  piano  di  "  Nomenclatura  Zoologico- 
Botanica  ■■  avanti  di  sottoporre  le  loro  osservazioni  sui  paragrafi  del  pro- 
getto ad  essi  comniimicalo  dal  .Segretario  di  detta  Commissione  professore 
Meneghini,  credono  dover  prcsenlarc  alcune  rillessioni  suH'  indole  oppo- 
sta de'  sistemi  attualmente  vigenti,  onde  vengano  distinti  tiuclli  ai  (piali 
le  progettate  norme  ponno  essere  convenienti,  dagli  altri  che  per  1'  intrin- 
seca loro  natura  essenzialmente  vi  ripugnano. 

Gli  attuali  sistemi  conseguono  dall'  uno  o  dall'  altro  di  due  principj 
assoluti  ed  inconciliabili. 

In  alcuni  non  tenendosi  conto  di  altra  verità  fuor  quella  dei  /'itti 
speciali,  e  non  ammettendosi  nessuna  iinportanza  naturale  nella  scelta 
de' rapporti,  e  nella  gerarchica  gradazione  di  ([uesli  rapporti,  1' adozione 
delle  partizioni  metodiche  è  pienamente  libera  cosi  pel  numero  che  per 
la  subordinazione,  e  per  le  formolo  di  loro  cspivssione  (i)  :  fuori  i  casi  nei 
(piali  piuttosto  una  convenzione  che  una  necessità  logica  fecero  adottare 
in  <]uesti  sistemi  un  linguaggio  consono  (2),  questi  ponno  dirsi  sistemi 
empirici,  od  ascendenti,  od  anrdifici. 

(1)  Tale  è  il  sistema  di  Linneo,  nel  ([iialci  generi,  le  classi  ec.  non  hanno  una 
base  unisona,  né  sono  architctt.Tti  dietro  un  piano  prestabilito  —  Tali  i  sistemi 
di  tutta  la  scuola  linneana  —  Tali  in  genere  le  classificazioni  di  coloro  i  (juali 
con  lavori  più  o  meno  largamente  monografici  presero  a  sistemi/.zarc  un  gruppo 
(li  esseri,  senza  legare  le  loro  viste  all'  assieme  di  un  regno:  Dejean,  e  Fal)ricius 
per  gl'Insetti,  Draparnaud  pei  Molluschi  fluviali  e  terrestri  ce.  ec. 

(2)  Anco  in  alcuni  generi  di  Linneo  si  hanno  esempi  di  linguaggio  consono 
per  semplice  conTenzione.  Così  ne' Lepidotteri  i  nomi  delle  specie  del  Gcn.  Ceo- 
inrlra  terminano  in  aria  od  ala:  Ceoin.  ìactearia,  nivearia.  .  .  .  mnntdta.  lillu- 


u 


—   77^  — 

Altri  sistemi,  i  ([uali  per  contraposto  cliiainercbbonsi  teorici,  o  discen- 
denti, o  sintetici  CMiianaiio  dalla  premessa  dell'esisleiiza  di  mi  ordine  pif- 
stahilito,  gli  elementi  del  (piale  sono  assoluti  cosi  nel  numero  che  nell'or- 
dine di  loro  importanza.  Quindi  l'entità  ed  il  numero  delle  partizioni  tro- 
vansi  compresi  a  priori  iiell'  idea  stessa  clic  1'  autore  prese  a  svolgere  ri- 
tenendola il  eardine  di  (piesto  ordine  (l). 

La  dipeiideii/.a  loj^iea  del  numero  e  del  grado  delle  partizioni  è  la 
caratteristica  di  <picsti  secondi  sisicnii,  la  (piale  dipendenza  se  in  falli  non 
è  sempre  condotta  fino  all'ultime  partizioni  dei  generi  ci()  non  toglie  che 
|)0ssa  e  debba  essere  tentata,  ed  allora  non  potrà  imporsi  nep|)ure  1'  ac- 
ccttazione de'  generi  da  uno  in  altro  sistema  pel  fatto  di  anteriorità 
di  creazione. 

Ma  oltre  i  limiti,  il  numero,  e  la  subordinazione  delle  |)ai'tizioni,  nei 
sistemi  sintetici  trovasi  legato  anche  il  linguaggio,  sia  per  la  radicale  del- 


ra\a  —  ([ucllc  del  Gcn.  Torlri.T  in  (ina;  T.  bnnhiana,  mnndtina  —  i[ucllc  dello 
l'ijralis  in  alis  :  l'ijr.  marginalis,  farinatis  — ijuillc  (kllf  Tinee  in  e /(«  ;  T.  tin- 
rerella,  gigantella. 

(1)  Cuvior  cercando  l'idea  d'ordine  nella  fisiologia  pone  a  base  delle  più 
alfe  partizioni  del  suo  regno  aniniab.-  il  sistema  nervoso,  come  il  più  emin(  nte- 
niente  vitale:  Io  studio  del  sistema  nervoso  presentandogli  quattro  forme  cleinen- 
lari,  egli  scoinparte  tutti  gli  animali  in  quadro  grandi  partizioni  {embranclte- 
inenls  )  —  Cerca  il  secondo  grado  delle  partizioni,  le  classi,  negli  apparati  di  cir- 
colazione e  respirazione,  e  dai  divi^rsi  modi  eoi  (piali  sono  costituiti  è  indotto  a 
ripartire  l' f mòirtiic/icmcii/  de"  /'eriebrati  in  (piattro  elassi;  quello  de'jl/()(/i<.<f/ii 
in  sei;  il  terzo  degli  articolali  in  (jiialtro  ce.  ec,  ]>iocedeiido  sempre  a  cercare  la 
base  delle  successive  partizioni  in  clementi  organici  fisiologicamente  subordinati 
a  quelli  clic  costituiscono  le  partizioni  superiori  di  più  alta  importanza  delle 
inferiori. 

Oken  vede  il  regno  animale  come  1'  uomo  anatomizzato,  e  quindi  gli  animali 
non  sono  per  lui  se  non  organi  indipendenti,  ed  autonomi  ;  le  alte  partizioni  del 
suo  metodo  per  quanto  al  numero  (bevono  corrispondere  ai  quattro  sistemi  ana- 
tomici ;  per  (pianto  al  posto,  esso  e  loro  prefisso  distinguendosi  ciascuna  dall'  an- 
teriore per  1"  addizione  di  un  nuovo  sistema  anatomico.  Così  è  per  le  classi  (  tre- 
dici )  le  ([uali  corrispondono  agli  organi  ec.  ec. 

Nei  citati  esempi  sarebbe  assurdo  il  paragonare  una  classe  di  Cuvier  ad  al- 
tra di  Oken;  più  assurdo  il  pretendere  clic  il  posteriore  in  data  di  (|ucsti  siste- 
mi accetti  le  partizioni  dell"  altro  pel  solo  fallo  che  venne  anteriormente  pub- 
lilicato;  e  clic  1" uno  e  l'altro  dovessero  sottomettersi  airanlcriorilà  del  sistema 
iiiineano. 


—    774    — 
le  [Kirolo  «losliiialo  a  significare  1<>  |iarlizioni  (  iiulicandosi   per   esso   lu 
base  su  cui  sono  statuite  ),  sia  nella  lenninazione  per  indicarne  il  gra- 
do gerarchico  (i). 

Bassi,  de  Filippi,  Porro  ritengono  (luiiuli  per  connine  accordo  ciie 
le  attuali  norme  di  nomenclatura  non  abbiano  ad  intendersi  applicate  se 
non  ai  sistemi  «'//yw/c/ raccomandandole  lult'al  piti  ai  .i/z/fe/Zc/ per  quan- 
to possano  essere  loro  convenienti. 

In  riguardo  ai  paragrafi  del  piano  sottomesso  alla  Commissione 

^.1.111.  —  §.!.//  nome  or/gi/irirùimente  dtito  dal  fondatore  di  un 

gruppo,  o  di  linci  specie,  dei>'  essere  pernmnenternente  ritenuto  ad 

esclusione  di  ogni  susseguente  sinonimo. 
§.  III.  La  legge  di  prioritìi,  bencliè  sia  utile  guida  ne'  gruppi piii  ele- 

fati,  non  deve  essere  rigorosamente  sostenuta  salvo  nei  casi  dei 

generi  e  specie. 

Sviluppando  nelle  antecedenti  rifiessioni  quanto  è  troppo  leggermente 
accennato  nel  §.  III.  si  diede  un  giusto  limite  all'  applicazione  della  nor- 
ma esposta  con  soverchia  generalità  nel  §.  I. 


(1)  Linneo  aggruppanJo  artificialmente  gli  animali  impiega,  ad  indicar  le 
classi,  ([iialsiasi  parola  volgare,  (piantunf|uo  priva  di  uu  senso  scientifico;  ;Vam- 
malia.  .ives,  Jmfhibia,  Pisccs,  Inserta,  f'crmes. 

Okcn  invrce  dietro  i  suesposti  principj  riparte  gli  animali  dapprima  in  Oru- 
larii,  Sesmarii,  Fisctrarii,  e  Carnosi  :  poi  gli  suddivide  nelle  classi  àc'/'iteUacei, 
Àlbumìnacei,  Fetacei.  Ovacci,  Clandulacei,  Renacci  —  Intestinacei.  Fenacei,  Pol- 
monacci —  Ossacci,  jtluscolacei.  Nervacei,  Sensacci  —  e  cos\  di  seguito  per  gli 
ordini,  famiglie  ec.  —  Blainville  divide  il  regno  animale  in  tre  sottoregni  (colla 
terminazione  in  ...  .  morfha')  Zijgomorpha,  ^ctinomorpha,  ITeteromorpha :  cia- 
scun sottoregno  in  Tipi  (colla  terminazione  in zoa)  il  1."  in    Osteozoa, 

Entomozoa,  Mnlacozoa  ;  il  2."  in  Jctinozoa  :  il  ó."  in  Elerozoa  —  Le  classi  nelle 
(luali  dividonsi  i  tipi,  prendendo  nome  da  caratteri  esterni,  e  terminando  diver- 
samente secondo  i  tipi  ai  ijuali  si  riferiscono,  danno  origine  pel  tipo  degli  Osteo- 
zoa alle  parole  Pilifera,  Pennifera  (4ves),  Scutifera  (Reptilia)  ec;  pel  tipo  degli 
Entomozoa  agli  /fexapoda,  Octopoda,  Dccapoda,  ec. 

Ciò  premesso, si  potrà  egli  obbligare  ad  uno  scambio  di  nomi  ne'diversi  grup- 
pi quantunque  identici  nel  senso,  e  surrogare  al  tipo  Ac'Pennifcri  di  Blainville, 
eli  alla  classe  degli  animali  yervacei  di  Oken  la  parola  .-/rcs  di  Linneo? 


—   775  — 

§.  II.  La  nomenclatura  binominale  originandosi  da  Linneo,  la  legge 

di  priorità  (  §.  I.),  non  deve  estendersi  a  scrittori  antecedenti. 

Le  parole  non  suflìcientcìncntc  precise  di  questo  paragrafo  portereb- 
bero a  vedere  in  esso  piuttosto  un  atto  di  venerazione  alla  persona  di 
Linneo,  di  lineilo  dm  un'assoluta  decisione  su  (piello  che  avrà  a  rijjuar- 
darsi  come  primo  e  classico  documento  scientifico  per  la  formola  del  lin- 
guaggio binominale. 

La  formola  binominale  non  trovasi  nelle  prime  opere  del  Linneo  (i). 
Nelle  molte  e  successive  pubblicazioni  da  lui  fatte,  anzi  nelle  diverse  edi- 
zioni di  una  stessa  opera,  trovasi  che  mutando  le  frasi  generiche  o  spe- 
ciali, e  conservando  i  nomi  antecedentemente  introdotti  vengono  con  egua- 
le parola  designati  oggetti  diversi  (■>.).  Ritiensi  (|uiiuli  che  il  priviles^io  di 
autorità,  non  alia  persona,  ma  debbasi  riferire  ad  un'  opera  del  Linneo, 
anzi  ad  una  data  edizione  da  indicarsi. 

In  fine  credcsi  buono  1'  avvertire  che  se  per  rpiesto  §.  si  stabilisce 
provvidamente  un  termine  ultimo  alle  citazioni  sinonimiche  ed  indagini 
nomenclative,  non  perciò  s'  intende  d'  ini])orre  l'obbligo  di  rimontar  sem- 
pre fino  alle  fonti  liuneanc,  essendo  provate  insufficienti  principalmente 
in  riguardo  agli  organismi  inferiori. 

§.  IV.  V.  VI.  —  §.  IV.  Un  nome  generico  stabilito  una  l'olta  non  de- 
ve essere  cancellato  in  alcuna  susseguente  suddivisione,  ma  rite- 
nuto per  una  delle  costituenti  porzioni. 

^.  \'.  Un  nome  generico  sarebbe  da  ritenersi  sempre  per  quella  por- 
zione del  genere  originale  che  fu  considerata  tipica  daW  autore. 

§.  VI.  Quando  il  tipo  originale  di  un  genere  non  è  perfettamente  chia- 
ro ed  inqucslionahile  chi  primo  lo  suddivide  putì  apporre  a  vulontii 
V originai  nome  a  ciascuna  porzione  di  esso,  e  nessuno  posterior- 
mente ha  diritto  a  trasferire  quel  nome  a  nessuna  altra  parte  del 
genere  originale. 

Al  primo  arbitrio  concesso  dal  §.  VI.  sarebbero  a  premettersi  racco- 
mandazioni di  preferenza  ])er  quello  tra  i  gruppi  risultanti  dalla  nuova 

(1)  Cosi  nella  Fauna  Sueeica,  nel  jVusaum  Friderici  Jdolphi  oc.  ec. 

(2)  La  frase  data  pel  genere  Cordius  nella  docinia  edizione  del  Sistema  .\a- 
turce  è  diversa  da  quella  che  trovasi  nell'edizione  duodecima,  come  in  conseguen- 
za sono  diverse  le  specie  comprese  nelle  due  edizioni. 


—    77^    — 
ripartizione  di  un  vecchio  genere,  il  iniule,  ad   onta  che  ninnciii  di  un  ti- 
po speciale  distinto,  pure   risulla   i)iìi   cospicuo,  sia   pel   numero  che  i)er 
r  entità  delle  specie,  sia  per  allie  ragioni. 

Per  rij;uardo  poi  all'  utilità  od  al  dainio  emergente  dalla  conservazio- 
ne di  un  nome,  ad  onta  che  venga  mutato  il  complesso  delle  idee  che  in 
origine  era  destinalo  a  rappreseulaee,  alla  quale  questione  riguardano  i 
primi  due  di  (luesti  paragrafi,  il  §.  IV.  e  V.  vedasi  quanto  verrà  detto 
ne'  seguenti  §.  Vili.  IX. 

§.  VII.  Quando  due  autori  definiscono  e  nominano  lo  stesso  i^enere 
dandoiili  i>rccisamcntc  la  medesima  estensione  deve  essere  can- 
cellato totalmente  il  nome  posteriore. 

^  edasi,  come  eccezione  a  questo  paragrafo,  quanto  si  è  detto,  e  nelle 
riflessioni  sul  linguaggio  consono  nei  sistemi  empirici,  e  quanto  importa 
al  caso  nelle  note  ai  §.  X.  XI.  XII. 

§.  A  III.  IX.  —  §.  ^  III.  Se  un  nome  posteriore  sia  così  definito  da  pa- 
reggiare in  estensione  due  o  piii  generi  previamente  pubblicati, 
deve  essere  cancellato  affatto. 

§.  IX.  Componendosi  di  parecchi  piccoli  generi  un  solo,  il  primo  per 
epoca  di  essi,  a  meno  clic  non  id>bia  eccezioni,  dovrà  essere  pre- 
scelto ed  esteso  a  tutto  il  genere  cosi  composto. 

Concessa  pel  momento  la  massima  del  §.  VIII  all'  eccezione  inclusa 
nel  §.  IX.  dovrebbero  aggiungersi,  come  si  fece  al  §.  VI,  raccomandazioni 
di  preferenza  pei  casi  nei  (piali  1'  uno  dei  generi  novellamente  riuniti, 
cpiantunf[ue  di  più  recente  formazione  degli  altri,  prevalga  per  entità  o 
numero  degli  individui,  o  per  altre  ragioni. 

Ma  le  disposizioni  del  §.  Vili  analoghe  a  quelle  del  §.  IV  e  V.  met- 
tono in  campo  una  più  vitale  questione. 

E  indubitato  che  «  un  nome  deve  rappresentare  con  tutta  certezza  ini 
preciso  complesso  d' idee  >■  ;  il  che  in  modo,  come  sempre,  fortunatissimo 
tenne  in  conto  il  Linneo,  scrivendo  che  "  conjusis  nominibus.  omnia 
confundi  necesse  est  » . 

Conservando  materialmente  im  nome,  e  variando  il  complesso  delle 
idee  si  arrischia  di  rendere  incerto  e  confuso  il  linguaegio  scientifico.  .Si 
è  in  questo  caso  ogni  volta  che  togliesi  un  elemento  a  questo  complesso  di 
idee,  ed  ogni  volta  che  vi  se  ne  aggiunge  uno;  ogni  volta  che  per  esempio 


—   777   — 
sceverando  un  genere  degli  individui  niunili  ili  un  certo  carattere  si  ado- 
pera (]uesta  frazione  a  costituire  un  nuovo  genere,  o  viceversa  ogni  volta 
che  si  dà  ad  ini  gi^nerc  una  maggiore  latitudine  di   senso,  onde  renderlo 
capace  di  comprendere  nuovi  oggetti  (l). 

IiiIruduiiMido  all'incontro  nuovi  nomi  ad  ogni  modificazione  apporta- 
ta al  complosbo  delle  idee  clic  essi  sono  destinali  a  i'a[)presentare,  non  può 
<'vitarsi  un  penoso  sopi'acarico  al  dizionario  tccni<o. 

l'orse  vi  sarelìln'  modo  a  riparare  in  |)arle  a  (pieste  difficoltà  produ- 
eendo  formolc  analoghe  a  (incile  piìi  sotto  accennate  al  §.  d.  (a)  ;  avvertendo 
ciò  che  si  disse  in  parte,  perciò  che  non  sempre  gli  autori  che  nel  fatto 
modificarono  i  limiti  di  un  genere,  si  presero  la  cura  di  formulare  essi  me- 
desimi una  frase  generica  adalla  alle  introdotte  modificazioni. 

De  Filippi  e  Porro  convinti  dell'  im|)ortanza  della  (lucstione,  sia 
considerata  per  se  stessa,  sia  in  rapporto  alla  molla  influenza  che  deve 

(I)  Il  senso  della  parola  generica  Ifelix  quale  venne  adoperata  da  Linneo  è 
così  lato  (la  iiicliidcr  forine  diversissime  di  concliiglie  appartenenti  a  Molluschi, 
clip  niunili  (li  bruiiclile  vivono  assolutamente  nel  mare,  o  nelle  accjuo  dolci,  o 
niunili  ili  polmone  vivono  nelle  ac(|ue  respirando  1' aria,  o  sono  assolutamente 
tern^stri  —  Bruguiere  creando  a  spese  dell'  Ilelix  di  Linneo  il  suo  genere  Buli- 
n\us  dietro  certe  forme  della  conchiglia,  ne  limitò  if  senso  linncano  (luantuiujue 
inanlenrsse  un  genere  I/elijc  —  Lamarck  e  Draparnaud,  conservando  pur  essi  la 
parola  linneana  per  un  gruppo  generico,  non  compresero  in  esso  se  non  animali 
polmoniferi  terrestri,  anzi  sottrassero  moltissime  specie  di  Htlix  terrestri  liunca- 
ne  per  fondare  vari  generi  distinti  —  Pfeiffer,  Studer  ec.  continuarono  (piest' ope- 
ra di  (listiii/.ioni  —  Férussac  d'altra  jiartc  riuniva  nel  suo  genere  Helix  tutte  le 
specie  terrestri,  raiiimale  delle  (|uali  è  fornito  di  dati  caratteri,  le  cpiali  da  La- 
marck, Draparnaud,  l'ieiller,  Studer  ec.  erano  stale  genericamente  distinle  per  la 
l'orma  delia  conchiglia.  Abbassava  quelle  distinzioni  al  grado  di  sottogeneri,  mu- 
tandone anco  i  nomi,  per  ciò  gli  rese  sistematici  nelle  radicali,  e  consoni  nel- 
le determinazioni. 

Queste  ed  altre  moltissime  vicende  subite  dalla  parola  I/eli.r  fanno  s'i  che 
incontrandola  citata  non  si  possa  indovinare  con  (piale  latitudine  di  senso  venga 
intesa  da  chi  1'  adopera. 

Tuli  casi  sono  Ireipientissiini  nei  nomi  generici  i  quali  conservano  tuttora 
una  parola  di   fondazione  linneana. 

^2)  (§.  d.)  È  a  raccomandarsi  che  l'aulorilà  del  nome  specifico,  quando  non  è  ap- 
plirahilc  ni  generico,  aia  susseguila  dall'espressione  distinlira  C^P-)  C"*"'  ^'  scri- 
verà J'ijriiiìnus  crini(us  L.  (  sp.  )  per  indicare  che  la  specie,  non  il  genere  appar- 
tiene a  Linneo,  il  cpiale  di  fatto  aveva  posto  ipiesto  uccello  nel  suo  genere  Musci- 
capa. Vicillot  fu  l'autore  del  genere  Tyrannus. 


-  77»  - 
avere  nell'  accettazione  di  molti  paragrafi  dcH  alti 
che  non  possa  venire  sciolta  senza  una  previa  iliscussione  di  tutta  la  Com- 
uiissione.  Hassi  inclinerebbe  a  vedere  il  danno  emergente  dalla  confusione 
del  linguaggio  di  gran  lunga  inferiore  a  (luello  derivante  dall'  inlrodu- 
zione  di  una  serie  di  nomi  nuovi,  e  crede  il  primo  ridotto  a  nulla  (|uai)- 
do  si  trovino  formolo  analoghe  a  ([ucilc  iiulicale  al  §.  d. 

§.  X.  Un  nome  deve  essere  cambiato  (jiiaiulo  innanzi  sia  stato  impie- 
galo per  un  altro  genere  di  Zoologia  o  di  Botanica,  o  per  alcuna 
altra  specie  del  medesimo  genere  tatta^'ia  ritenuto  per  tal  s;ene- 
re  e  specie. 

Di  pieno  accordo  viene  ritenuta  la  necessità  di  cambiare  i  nomi  spe- 
ciali simili  a  quelli  già  esistenti  in  uno  stesso  genere,  come  di  pieno  ac- 
cordo viene  ritenuta  tanta  la  distanza  degli  esseri  vegetali  ed  animali, 
da  reputarsi  vano  ogni  timore  che  per  eguaglianza  di  nome  di  due  generi 
posti  r  uno  neir  un  regno,  1'  altro  nell'  altro,  abbia  ad  ingenerarsi  confu- 
sioni di  idee. 

Per  quanto  spetta  il  doppio  uso  dc'nomi  generici  nel  regno  animale, 
de  Filippi  è  d'  avviso  che  abbia  assolutamente  ad  evitarsi,  quand'  anche 
questi  generi  appartengano  a  due  partizioni  superiori  disparatissime. 
Trascurando  questa  massima  pare  a  lui  che  si  venga  a  rinimciare  al  prin- 
cipale vantaggio  della  nomenclatura,  quello  di  rappresentare  sicuramente, 
e  nettamente  un  oggetto  colla  semplice  indicazione  del  suo  nome  sistemii- 
tico  (i).  Egli  insiste  tanto  piìi  in  questa  proposizione  in  quanto  gli  sem- 
bra che  senza  inventar  nuovi  nomi  si  possa  rimediare  all'  inconveniente 
de'  nomi  a  doppio  uso  già  introdotti  nella  Zoologia,  sia  cancellando  defi- 
nitivamente in  alcuni  casi  uno  di  quei  generi  (y.),  sia  sc("glicndo  opportu- 
namente tra  i  sinonimi,  che  nell'uno  o  nell'altro  de' generi  disparati 
mancano  di  raro  (3). 

(1)  Suppongasi  clic  in  un'  oprra  non  sistematica,  p.  e.  in  un  Viaggio,  si  legga 
«  i  Torlrix  in  questo  paese  danneggiano  moltissimo  gli  alberi  a  frutti  «  L'erpe- 
tologo ignaro  dell'esistenza  di  un  genere  omonimo  nell'Entomologia  sarebbe 
tratto  in  doppio  errore. 

(2)  P.  e.  il  gen./)ri/mus  Merrcm  fra  i  Rettili.  Lasciando  quello  di  Lalreille  per 
gì'  Insetti  Imenotteri. 

(."5)  Negli  Uccelli  Ira  i  sinonimi  Bclh\]\\xf  e  Cissopis  verrà  a  scegliersi  que- 
st'ultimo, onde  lasciare  esclusivamente  il  primo  alla  classe  degl'  insetti  Imenotteri. 


—   779   — 

Quanto  all'avvenire  conlula  nel  Nomenclator  di  Agassiz,  come  un  aiu- 
to valevole  a  porre  in  avvertenza,  onde  non  cadere  nel  doppio  uso  di 
nomi  "onorici,  e  nelle  coiisr^uonti  aniliii'uità. 

Bassi  e  l'orro  valutando  dall'una  parte  la  concomitanza  di  circostanze 
colle  (piali  un  nome  generico  è  citato  nella  (piasi  totalità  de'  casi,  con- 
coniilan/a  ilio  dà  mozzi  a  conoscere  il  vero  senso  nel  (pialo  vuol  essere 
inteso;  dall'altra  temendo  che  nel  fatto  il  rimedio  di  scegliere  tra  i  sino- 
nimi già  esistenti  trovisi  molto  limitato  ;  credono  che  1' eliminazione  di 
nomi  generici  a  doppio  uso  possa  ristringersi  a  partizioni  meno  generali  : 
così  p.  0.  a  (piella  Av^W  cnibranc/ientents  di  Cuvier  od  allo  analoghe  ne- 


§.  XI.  Un  nome  puh  essere  vnmhiuta  quando  implica  falsa  proposi- 
zione che  può  propagare  rila^'unli  errori. 

Accettato  questo  §,  (|uando  il  danno  della  falsa  proposizione  sia  ve- 
ramente evidente. 

§.  XII.  XIII.  —  §.  XII.  Un  nome  che  non  fu  mai  chiaramente  defi- 
nito in  un  opera  pubblicata,  dci'c  cedere  a  quel  primo  per  cui  Tog- 
getto  sia  stato  chiaramente  definito. 

§.  XIII.  Un  nuovo  nome  specifico  deve  esser  dato  ad  una  specie 
quando  il  suo  antico  nome  viene  ad  essere  adottato  per  un  gene- 
re  che  includa  quella  specie. 

Adottati. 

§.  XIV.  Scrivendo  i  nomi  zoologici  e  botanici,  le  regole  di  lingua  lati- 
na, devono  essere  ortograficamente  ad  essi  appropriate. 

Qui  nasce  (luestionc  in  riguardo  alle  leggi  grammaticali  latine  che 
verrohboro  imposte  ai  nomi  propri  e  di  località  da  (|iialun(pie  lingua  essi 
derivino,  aggettivandoli  od  usandoli  in  caso  genitivo  per  designare  la  specie. 

A'isti  i  fro(picnti  contiosensi  e  harharismi  che  ne  derivano  '  T,  de  I"i- 
lippi  e  Porro  amerebbero  si  prendesse  per  norma  di  adoperarli  sempre 

(I)  Nella  lingua  latina  le  parole,  meno  per  pochissimi  dittonghi, leggonsi  quali 
sono  scrltto,diversaniciito  da  ciò  che  accade  nella  tedesca,  inglese,  francese  ec.  In 

98 


—  780  — 

assolutamente  od  indeclinabilmente.  Bassi  opina  si  alihia  a  lasciar  libero 
il  campo  all'  eufonia  |)er  quanto  essa  possa  dipendere  dal  j;uslo  |)ersonale, 
non  prescrivendo  norme  generali,  vista  anche  la  diversa  natura  armonica 
de'  nomi,  raccomandandosi  di  evitare  il  barbaro  accozzamento  di  parole 


derivanti  da  lingue  diverse. 


NORME    PER    LA   NOMENCLATURA   CONSECUTIVA 

(  §.  a  )  /  nus;ìiort  nomi  sono  quelli  derivanti  dal  greco  e  dal  latino, 
e  che  esprimono  qualclie  caratteristica  distintiva  degli  oggetti  cui 
sono  applicati. 

Visti  i  casi  troppo  frequenti  nei  quali  un  oggetto  trovasi  erroneamen- 
te o  falsamente  nominato;  sia  perchè  il  nome  impostogli  all'  epoca  della 
scoperta  include  una  troppo  assoluta  idea  di  patria  e  di  costumi  (  i  )  ;  sia 

moltissimi  casi  come  in  quelli  di  De  Camlollc,  Dcsliayes,  se  vuoisi  aggettivare 
o  genitivare  le  parole  come  sono  scritte^  si  dovrà  leggere  DeCandoUei, DcCandol- 
leana.  Dcnhayesii,  Deshayesana,  ledendo  le  norme  di  pronuncia  della  lingua  alla 
quale  appartengono:  genltivaudole  od  aggettivandole  come  vengono  pronuncia- 
te si  avrà  DirandoHi,  Dccandollana,  Dchci,  Deheana;  e  cosi  se  ne  troveranno  ot- 
fesc  le  leggi  orlografielie.  Obbligati  poi  a  leggere  queste  parole  una  metà  con 
norme  di  lingua  francese,  l'ultra  con  norme  di  lingua  latina,  si  avrà  uno  stra- 
no barbarismo. 

Si  domanda  pei  casi  nei  quali  alcuni  nomi  di  lingue  estranee  hanno  una  pseu- 
dotermiuazione  latina,  se  essi  dovrebbero  conservarsi  intatti  come  radicale  a  cui 
si  aggiungerà  la  Ibrmola  declinabile,  o  se  per  la  falsa  loro  terminazione  verranno 
declinati  su  di  questa.  Così  p.  e.  i  nomi  di  Camus,  Berzelius,  Carus,  Treviranus, 
porterebbero  al  genitivo  Berzeliusii  o  Berzclii?  Catnii,o  Camusii?  Cariio  Caru- 
sii?  Treviranii  o  Trci:iranusii?  ce.  ec. 

Iiifiue  s'invita  a  riflettere  sulle  frequentissime  cacofonie  conseguenti  da  (|ue- 
ste  forzate  ed  inutili  latinizzazioni. 

(I)  Esempi  per  le  patrie  —  Il  Sorex  catruscus  abita  per  tutta  Italia  meridio- 
nale    la    Callcruea  lusitanica  è  comune  per  tutto  il   mezzodì   d'Europa  — 

V  I/elix  algira,  il  Poliphemus  algirus  raccolgonsi  al)l)ondanti  sui  liltorali  italiani 
e  francesi  ec.  ec. 

Esempi  pei  costumi  —  La  Meìoc  uulumnuUs  s' incontra  anco  in  primavera  — 
Sono  sinonimi  i  Carahiis  arvensis  Fabr.  e  rupicola  Jurine  —  i  Carabiis  horlensis 
Fabr.  e  nemorulix  IHig.  —  i  Cleopiis  rampanulae  Fabr.  e  linariac  Ziegl.  —  1'  //y- 
pophheus  pini  Panz.  e  fraxini  Payk.  —  VJltica  haedeiae  lUig.  e  graminis  Entom. 
Iloefu.  —  i  Cryptocephalus  coryli  Fabr.  e  lid's  Panz.  ce.  ce. 


—  7^1  — 
clu-  iniliclii  un  caraltere  proprio  solo  ad  alcune  età  dell'  animale,  od  ec- 
cezionale ad  alcuni  individui,  il  <|uale  carattere  falsamente  creduto  co- 
stante venne  con  nome  designato  come  caratteristico  (iV,  sia  che  racchiuda 
un'  idea  di  rapporto  con  altri  oggetti  congenerici,  la  (juale  Irovossi  poi  in- 
firmata da  posteriori  scoperte  (a)  ;  sia  per  altre  ragioni  analoghe: 

Visto  che  (piesti  difetti  originano  dal  fatto  che  il  nome  viene  apposto 
ad  ima  specie,  prima  che  sia  suflicienlemente  conosciuta,  cioè  ajipena  ne 
sieno  noti  pochi  esemplari,  per  il  che  mancano  i  mezzi  a  sceverare  quanto 
è  ad  essi  individuale  per  le  forme,  pei  costumi  ec,  da  quanto  sarà  comune 
a  tutti  quelli  nella  stessa  specie;  si  sarehbe  indotti  a  veder  preferite,  per 
la  denominazione  delle  specie,  tali  parole,  le  quali  anziché  portar  seco 
un'  idea  scientifica  avessero  a  riceverla  dall'  oggetto  stesso.  Queste  go- 
drehlicrn  inoltre  del  vantaggio  di  poter  sopportare  ogni  e  (pialunque  mo- 
dilica/.ione  di  senso,  emergente  da  una  sempre  maggiore  estensione  e  pre- 
cisione di  cognizioni  acquistale  per  studi  successivi  intorno  all'  oggetto 
da  loro  designato.  Soccorrono  all'  uopo  <pielle  parole  che  esprimono 
una  circostanza  vera,  ma  lata  ;  cosi  gli  aggettivi  pietas,  miniatus,  ple- 
heius,  insignis  ec,  o  1'  altre  che  nella  scienza  non  hanno  senso,  come 
nomi  personali  ec. 

\]n  nome  non  è  una  definizione,  e  non  si  potrà  pretendere  a  fissare  col 
nome  speciale  una  idea  caratteristica,  se  non  (juando  si  avrà  il  criterio  per 
giudicare  dell'  entità  individuale,  speciale,  generica  ec.  delle  parti  di  cui 
un  essere  è  composto  ;  altrimenti  sarà  sempre  una  scelta  alla  cieca  di  ca- 
ratteri erronei. 

(  §.  b  )  Deve  raccomandarsi  che  le  unioni  di  generi  nelle  famiglie 
sieno  determinate  coir  aggiungere  la  terminazione idae 


(1)  I  nomi  di  ctnerta,  ferruginea,  che  trovansl  veri  sinonimi  di  un'unica  Trin- 
ja.'come  per  iin  Falco  i  nomi  di  cyaneu»  e  rubiginosus,  pure  sinoiiiiui,  dipendo- 
no dall'  essere  sfato  ritenuto  come  carattere  costante  nella  specie  il  colore,  il 
quale  varia  all' incontro  n  seconda  l'età  e  la  stagione.  Essendosi  scandiiatc  le 
circostanze  individuali  di  punteggiatura  con  una  importanza  di  carattere  spe- 
ciale si  hanno  come  sinonimi  la  j\itidula  6.  pustulata  Fabr.  della  li.  pustulata 
Sturm;  la  Calleruca  1.  maculata  Fabr.  della  limaculala  Panz.  ce.  ec. 

(2)  La  Crisomcla  grossa,  la  lilaps  gigas  certo  tennero  per  poco  tempo  la  su- 
premazia indicata  dai  loro  nomi,  dovendo  cederla  ad  altre  specie  congeneri,  le 
quali  potevano  pretendervi  con  migliori  diritti. 


—      ']Sj'.      — 

ai  nome  del  genere  prima  coiioxcinto  in  esse,  o  lijiicdinrntc  ai- 
ratterizzdto. 

Ritenuto;  (iiiaiulo  non  vi  ostino  i  casi  rijHiiitanu'nlc  considerali  nelle 
riflessioni  generali,  e  nelle  osservazioni  ad  analoghi  paivigrafi  del  |)rogel- 
lo.  Ripetesi  pure  che  prima  di  scej^liere  il  genere  piìi  antico  in  formazio- 
ne, abbiansi  a  tenere  in  conto  gli  altri,  i  quali,  se  non  assolutamente  tipici, 
sono  cospicui  per  numero  od  entità  di  specie. 

(§.  e)  I  nomi  specifici  decono  sempre  scriccrsi  con  aiia  piccola  let- 
tera iniziale,  ancìw  quando  dcricano  da  persona  o  da  Iiioì;o, 
ed  ì  generici  con  iniziale  maiuscola. 

Spesso  i  nomi  personali  hanno  un  secondo  senso,  ne  vi  ha  altro  mez- 
zo a  contradistinguerli  se  non  ado|)erando  una  diversa  iniziale  nello  scri- 
verli (l).  Questi  casi  si  fanno  anche  piìi  frc(|uenti  per  (pie'  generi  nei  qua- 
li si  adottò  una  terminazione  consona  {'ì).  Infine  (piesta  misura  conti'adi- 
ce  apertamente  alle  leggi  ortografiche  di  tutte  le  lingue.  Lo  stesso  è  per 
i  nomi  di  località.  De  Filippi  e  Porro  ritengono  però  che  si  possano  seri- 
vere  con  iniziale  minuscola  i  nomi  speciali  di  località  usati  aggettivamen- 
te (3),  e  quelli  dedotti  da  un  oggetto  che  portano  un  nome  originalmente 
derivato  da  persona  (4). 

(  §.  d  )  k  a  raccoinaiularsi  che  rmitoritìi  del  nome  specifico,  quando 
non  sia  applicabile  al  generico,  sin  susseguita  dall'  espressieme 
distintii>a  (  sp  ). 

Adottato. 


(1)  >on  si  potrebbe  distinguere  una  j^fhis  Uosa:  drcllcal;!  ad  uno  scienziato 
di  nome  Rosa,  da  un  Àphis  che  si  avesse  voluto  caratterizzare  come  al)ilatore  di 
iiucsti  fiori,  se  non  pel  diverso  modo  di  scrivere  il  nome  sproiale  ron  lettera 
maiuscola  ucl  j)rimo,  e  con  niiiiuscobi  nel  secondo  caso. 

(2)  Una  Geometra  dedicata  al  cav.  La  Marmora,  Geometra  Murmorata  san'h- 
be  a  tutto  diritto  l'alsamente  intesa. 

(ò)  Dorcatoma  dresdemis  :  Synchita  mediolanensù;  Uelix  sardiniensis  ec. 
('I)  Cnifomela  asclepediasis,  quantun(|ue  vivendo  sulV  Jsclepias  vinretoxicum 
iircnda  nome  da  questo  vegetale  boluuicauieute  dedicato  al  Greco  medico. 


—  783  — 
(  §.  e  )  Si  raccomaiuld  che  i  nuovi  generi,  e  le  nuove  specie,  siano  tim- 
l>ì(iriifiilc  def/iiiil',  e  pulihUcali  in  modo  che  possano  essere  i^e- 
itcrulmcntc  conosciuti.  La  puljblicazionc  in  un  libro  stampato 
basta  a  fissare  V  anterioritìi,  ma  per  esigere  che  sia  rispellata 
com'ien  procurare  che  la  pubblicazione  abbia  un'estesa  ed  im- 
mediata circolazione. 

Nel  progetto  presentato,  il  fatto  di  anteriorità  forina  la  base  dei  diritti 
di  eoiiscrvazioni",  (|uin(li  parrobbc  esistere  (]iii  un  eoiitroseiiso  nel  rieono- 
seere  elle  la  pubblicazione  per  istarnpa  delle  definiziuui  basta  per  fissare 
r  aniei-iorilà  ;  ma  non  è  sufTiciente  perchè  sia  rispettata:  del  resto  devcsi 
ipialclie  riguardo  alle  cireostanz.e  elic  non  sempre  lasciano  libero  un  au- 
tore nella  scelta  de'  mezzi  di  pubblicazione  e  divulgazione. 

(§.  f)  jÈ'  a  raccomandarsi  che  nella  successiva  separazione  di  un 
vecchio  genere,  i  nomi  dati  alle  suddivisioni  si  accordino  nella  for- 
ma con  (pielli  del  gruppo  originale. 

Adottalo. 

(§.  g)  Finalmente  si  raccomanda  che  nel  definire  i  nuovi  generi 
r  etimologia  de'  nomi  sia  chiaramente  stabilita,  e  che  sia  scelta 
invariabilmente  una  specie  come  tipo  e  termine  di  confronto. 

Adottato. 

Milano  IO  agosto  i843  Carlo  I'ohko 

C.A.RLO  Bassi 

F.   DE   FlLlPI'l 

.\.  (picsta  lettura  tiene  appresso  (piella  della  seguente  Appendice  degli 
stessi  zoologi,  nella  quale  sono  modificate  in  parte  le  osservazioni  del 
primo  scritto. 

Egregio  sig.  Segretario 

In  data  del  giorno  io  p.p.  ella  avrà  ricevuto  dai  sottoscritti  il  ms.  delle 
osservazioni  al  ■■  piano  di  nomenclatura  ■•  presentalo  al  Congi-esso  pado- 


-  784  — 
vano  da  S.  E.  il  Principe  Carlo  Donapartc,  r  por  1'  esame  del  quale  foi'- 
mavasi  la  Commissione  in  cui  hanno  1'  onore  di  essere  inscritti.  Non  ap- 
pena avevano  dato  termine  al  lavoro,  dietro  la  scorta  della  circolare  pri- 
mo marzo  ji.  p.  nella  (piale  era  esposto  detto  piano,  e  presentato  come 
identico  alla  proposta  (alta  neUuIlinia  adiinan/a  di  INIancliester  dell'Asso- 
ciiuione  britannica,  clie  per  i  reeenfissinii  iiunieri  5oo  e  5oi  (■;>,7  luglio, 
e  3  agosto  )  dell'  ottimo  Giornale  parigino  l' Iitstilut  ebbero  a  conoscerne 
una  diversa  versione,  meritevole,  secondo  essi,  d'esser  presa  in  esame  pel  mo- 
do stesso  col  quale  differisce  dalla  versione  italiana  della  succitata  circolare. 

La  pubblicazione  italiana  presenta  nudi  ed  assoluti  i  jiaragrafl  del  pia- 
no, mentre  nella  francese,  ed  al  piano  in  complesso,  ed  a  ciascun  para- 
grafo in  particolare,  sotio  fatti  precedei'e  parziali  ragionamenti,  i  (piali  non 
solo  contengono  le  motivazioni  egli  esempi,  uia  le  eccezioni  da  osservarsi 
nell'atto  di  applicazione.  Ignorati  que'  ragionamenti,  si  sarebbe  per  forza 
indotti  a  dare  spesso  falsa  interpretazione  ai  pensieri  dei  cbiai'issimi  autori 
inglesi,  confondendo  i  casi  nei  quali  credettero  utili  le  norme  da  loro  pro- 
poste, cogli  altri  in  cui  essi  stessi  le  avvertirono  di  pericolosa  od  im- 
possibile applicazione. 

I  sottoscritti  nel  loro  lavoro  eransi  pili  ch'altro  adoperati  a  distinguere 
questi  casi,  cercandone  la  ragione  nell'  intima  natura  di  essi;  e  da  poi  che 
confrontarono  la  versione  ragionata  francese  con  ciò  che  da  loro  era  stato 
fatto,  ne  vedono  tanta  la  concordanza,  che  se  dall'una  parte  sono  persuasi 
di  rinvenire  meno  opportuna  1'  opera  loro,  dall'  altra  non  ponno  nascondere 
la  compiacenza  di  tale  risultato,  lenendolo  come  prova  non  dubbia  d'  es- 
sere ben  entrati  nello  spirito  di  que'  dotti  inglesi  che  primi  attesero  a 
questi  utili  provvedimenti,  e  con  essi  loro  d' aver  sentiti  alcuni  dei  più  es- 
senziali bisogni  della  scienza.  E  ciò  principalmente  per  quanto  spelta  alla 
più  generale  limitazione  dei  casi  nei  quali  è,  o  no,  possibile  il  far  prevalere 
il  diritto  di  anteriorità  nelle  partizioni  sistematiche  superiori. 

Leggesi  nel  §.  Ili  della  versione  italiana  (  il  qual  paragrafo  manca  af- 
fatto nella  francese  )  che  ..  la  legge  di  priorità  benché  sia  utile  guida  nei 
-  gruppi  più  elevati,  non  deve  essere  rigorosamente  sostenuta  che  pei  ge- 
"  neri,  e  per  le  specie  »  ;  le  quali  espressioni  non  abbastanza  precise,  come 
è  d'uopo,  in  ogni  disposizione  pratica,  (piali  sono  i  paragrafi  di  una  legge 
qualsiasi,  e  vertenti  d'  altronde  suU'  importantissimo  fatto  delle  diverse 
basi  filosofiche  sulle  quali  appoggiansi  i  diversi  sistemi  altualmente  vi- 
genti, meritavano  a  parer  de'soltoscrilli  un  fondato  esame;  anzi  più  essi 
consideravano  tale  l' influenza  di  quella  ciucstione  che,  come  lo  fecero,  do- 


—  785  — 
vesse  essere  trattata  antecedentemente  a  lutto  il  [)iano.  Con  piacere  vi- 
dero dappoi  elle  anciu'  nella  versione  francese  ([nella  (picslione  è  trattata 
per  esteso  come  introduttiva  ai  paragrafi,  e  clic  in  essa  arrivasi  a  quasi 
eguali  risultati  Icggendovisi  fra  le  altro  parole  •■  Nous  ne  voulons  pas  par- 
«  ler  ici  de  cette  divcrsité  de  langage  qui  resulto  des  difiercntes  métlio- 
«  des  de  classification  adoptées  par  Ics  <livers  autours,  et  qui  sont  iiiévi- 
»  tables  dans  l'élat  actuel  de  nos  connaissances.  Tant  quo  les  Maturaiistes 
••  ne  scront  pas  d'uicoril  sur  les  divers  poiiits  de  vùe  sous  les  queis  il 
"  coiiviendra  d'envisagei'  lesaflìnités  naiurelles  desanimaux,  il  y  aura  tou- 
'•  jours  des  dil'l'érences  dans  les  classlflcations,  et  le  seul  nioyen  d'arriver 
■•  à  un  verilable  systèine  de  la  nature  est  de  permettre  tonte  liberto  de 
«  systènie  en  cette  niatière.  Le  mal  dont  on  se  jilaint  ici  est  d'un  autre 
«  caractère  ■■  ec.  ec. 

Eguale  accordo  trovasi  pure  nel  §.  II  ;  eccependo  alle  parole  di  esso,  le 
quali  sono  analoghe  in  ambe  le  versioni,  i  sottoscritti  credettero  osservare 
che  non  a  IJnnco  in  generale  come  r-isullerchhe  da  esse,  ma  ad  un'opera, 
anzi  a  data  edizione  di  un'  opera  di  ([uel  fecondissimo  autore  dovevasi  at- 
tribuire il  privilegio  di  punto  di  partenza  scientifico.  La  risposta  a  quella 
necessaria  esigenza  trovasi  ne'  ragionamenti  che  precedono  il  paragrafo 
nella  versione  francese,  ne'(|uali  viene  prefissa  la  duodecima  edizione  del 
Sfstema  natura-. 

Lo  stesso  potrebbe  citarsi  anche  per  altri  casi,  ed  a  cagione  d'  esem- 
pio per  il  §.  a),  dove  raccomandasi  ••  che  i  nomi  specifici  abbiano  ad 
indicare  ([ualchc  caratteristica  ■■.  La  nudità  del  paragrafo  italiano  fa  cre- 
dcr(!  questa  come  norma  generale,  ed  assoluta,  mentre  nella  versione  fran- 
cese essa  è  accompagnata  da  lunga  nota,  nella  quale  col  titolo  di  ••  Classe 
di  nomi  soggetti  ad  obbiezioni  ■■  si  eccepiva  anche  ai  nomi  ^coi^nifici  eA 
a  ([uesti  indicanti  caratteri  comparalwi,  incontro  ai  quali  si  erano  mosse 
eccezioni  anche  dai  sottoscritti,  che  gli  riguardavano,  e  loro  pare  con  di- 
ritto, come  nomi  indicanti  caratteristiche  s|)eciali. 

Dal  confronto  delle  due  versioni  risulta  altresì  una  non  piena  concor- 
danza ne'  paragrafi. 

Concordano  i  §.  I  italiano  e  I  francese,  il  II  e  II. 
Il  §.  Ili  della  versione    italiana  non  esiste  nella  francese;  vivemmo 
già  a  che  intenda  supplire. 

Quindi  il  §.  IV  italiano  risponde  al  III  francese  —  il  \  al  IV  — 
il  VI  al  V  —  il  VII  al  VI  — . 

11  §.  VII  della  pubblicazione  francese  contiene  una  eccezione  alle  di- 
sposizioni dell'  antecedente  §.  \  I,  la  (piale  manca  nella  versione  italiana. 


—   786   — 
Conronlano  i  $^.  Mll  o  Mll  _  IX  ,.  IX  _  X  e  X  —  XleXl  — 
XII  e  XII  — . 

Il  soiiso  (k-1  §.  XIII  francese  è  erralo,  forse  per  scorrezione  tipografi- 
ca; pare  però  die  ilebha  corrispondere  al  rispettivo  §.  italiano. 

Concordano  i  §<^.  XIV"  e  XIV,  e  cos\  pure  i  §§.  a  )  ed  a  ). 

La  versione  italiana  del  §.  b  )  non  contiene  che  sola  la  metà  della  ver- 
sione francese,  giacché  in  quest'ultima,  oltre  a  quanto  spetta  al  modo  di 
formazione  dei  iivini  delle  pwiiglic,  parlasi  di  quello  per  le  sotto-famìglie . 

Viste  le  quali  differenze  Ira  le  due  versioni,  pare  ai  sottoscritti  di 
dover  pi'oporre  : 

Che  se  la  Commissione  padovana,  come  vien  dello  nella  piti  volle  ci- 
tata circolare  i  marzo,  fu  chiamata  ìi  prendere  in  esame  il  progetto  in- 
glese, i'engn  presentntd  <td  essa  una  traduzione  integra  e  fedele  del 
testo  inglese,  onde  si  possano  o  confermare  i  lavori  già  fatti  da'  membri 
di  cui  è  composta,  o  modificarli  a  seconda  le  emergenze.  Così,  nel  caso 
personale  de'sottoscritli,  le  loro  riflessioni,  le  quali  si  videro  formare  tal- 
volta un  doppio  colla  versione  francese,  saranno  a  togliersi  cpiando  essa  si 
avvicini  di  più  all'originale  inglese;  a  dissentirsi,  e  forse  a  svilupparsi  nei 
caso  opposto. 

Se  poi  essa  intcndcsi  nominata  col  solo  incarico  di  prendere  in  con- 
siderazione la  versione  italiana,  e  vogliansi  interpretare  le  parole  delia 
circolare  come  un  semplice  avvertimento  a  far  sapere  che  in  Inghilterra 
si  attese  già  ad  analogo  lavoro,  alloi'a  le  differenze  notate  nel  lesto  fr'an- 
cese,  e  quelle  che  forse  potrebbero  trovarsi  nell'  originale  inglese,  sem- 
brano loro  di  sufficiente  importanza  per  proporre  che  vengano  prese  in 
esame,  e  quindi  rimettansi  ad  altro  anno  le  conclusioni,  onde  i  ni(>in- 
bri  di  essa  Commissione  possano  con  maggior  sussidio  di  documenti  sod- 
disfar sempre  meglio  al  delicato  incarico  di  cui  vennero  onorati. 

Pregandola,  sig.  Segretario,  della  communicazione  per  Icllura  di  que- 
sto  foglio  in  piena  Commissione, colgono  con  desiderio  l'occasione  per 
ripeterle  i  loro  sentimenti  di  stima  e  di  personale  affezione 
Milano  i8  agosto  i843. 

Carlo  Porro 
•  F.  DE  Filippi 

C.  Bassi 

A  queste  due  letture  succede  una  discussione  da  cui  risulta  essere  tutti 
concordi,  che  la  duodecima  legittima  edizione  del  S)  sterna  nalurir  sol- 
tanto sia  il  vero  punto  oltre  cui  non  si  debhc  cercare  la  |)riorità,nè  quc- 


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sta  rivendicare  per  gruppi  maggiori  di  generi.  11  Presidente,  che  fa  ben 
notare  ([iiesta  unanimità  di  consiglio,  opina  coi  cav.  Bassi  esser  miuore 
r  inconveniente  di  modificare  il  concetto  dei  nomi  antichi  che  d' intro- 
durre i  nuovi.  Non  ammette  pei'ò  che  il  nome  di  un  geneir,  ([uantunciue 
animale,  possa  mai  darsi  ad  altro  genere  anche  vegetabile.  In  qualunque 
altro  caso  vuole  che  per  mutai'e  un  nome  già  dato  siavi  provatissinia 
necessità;  e  colpa  as.sai  grave  essere  in  coloro  che  cercano  una  ragione 
anche  logica   per  questo  mutamento. 

Si  viene  (|uindi  alla  lettura  delle  osservazioni  dei  tre  botanici 
padovani. 

OSSERVAZIONI  sul  /moro  /mino  di  nomenclatura,  dei  membri  della 
Commissione  a  ciò  destinata,  ì'isiani,  Trevisan  e  Meneghini. 

Vedute  le  osservazioni  dei  signori  membri,  Bassi,  de  Fdippi  e  Porro, 
si  trova  utile  il  premettere  al  piano  1'  avvertenza,  trattarsi  in  esso  unica- 
mente dei  nomi  generici  e  specifici,  i  (piali  devono  rimanere  invariabili  e 
indipeiiilinli  da  <|ualun(|ue  sistema  piaccia  meglio  adottare,  e  da  (|ua- 
lunque  cambiamento  il  progresso  della  scienza  sia  per  arrecare  ai  si- 
stemi stessi. 

I.  In  seguito  alla  osservazione  del  chiarissimo  mendiro  della  Com- 
missione sig.  Spinola,  che  la  legge  non  dev'  essere  applicata  a'  gruppi  su- 
periori ai  generi,  si  trova  di  modificare  l'espressione  nei  seguenti  termini  : 

//  nome  ori'^itiariaiiiciitr  dato  dal  fondatore  di  un  i^enere  o  di  una 
specie  dei''  essere  i>crmancntcniviitc  ritenuto  ad  esclusione  di  oi^ni 
susseguente  sinonimo,  tranne  i  casi  eccezionali  esposti  al  §.  XI. 

II.  L'eccezione  pro])osta  da  alcuni  a  favore  dei  nomi  generici  tourne- 
forziani,  per  (pianto  sia  giusta,  non  potrebbe  anunellersi  senza  rovesciare 
gran  numero  dei  generi  linneani  universalmente  adottali  ;  ciò  che  tor- 
nerebbe a  confusione  e  danno  della  scienza.  L'  opera  di  Linneo  dalla 
(piale  dovrà  cominciare  1'  a])plicazione  della  legge  di  anteriorità  sarà  l'ul- 
tima edizione  del  Sistema  n<itur<r  da  lui  medesimo  pid)blicata,  come 
t|uella  che  deve  ritenersi  la  piii  completa.  Con  ciò  si  vanno  ad  evitare 
gl'inconvenienti  di  annnettere  nomi  adottati  nelle  anteriori  edizioni,  e  da 
Linneo  slesso  ])er  varie  ragioni  successivamente  cangiati.  Linneo  alcune 
volte  comprese  sotto  un  medesimo  nome  specie  diverse.  In  tal  caso  sarch- 
ile da  ritenersi  il  nome  per  (piella  specie  a  cui  meglio  corrispondessero  la 
(rase  specifica,  i  sinonimi,  le  (ìgiu-e  e  1'  abitazione  citata  da  Linneo. 


—    7^8   — 

III.  Questa  legge  jiiiò  iiiliinum-iilc  oinetlpi-si  tosto  clic  fu  convenuto 
(li  non  occu])arsi  che  dei  nomi  generici  e  specifici. 

IV  e  V".  Si  possono  auibedue  ([ucstc  leggi  coinprcnderc  in  una  soia 
così  espressa  : 

Doi'endosi  ripartire  in  piii  generi  un  genere  già  esistente,  il  nome 
lii  questo  genere  doi'rii  essere  consenuito  per  quello  fra  i  generi  nuo- 
K'(unente  proposti  che  conipretule  o  il  maggior  numero  delle  specie 
tipiche,  o  il  maggior  numero  dei  caratteri  del  veccluo  genere. 

riiuslissinie  sono  a  ([ueslo  proposilo  le  due  osservazioni  del  chiaris- 
simo Spinola: 

l."  Che  bisogna  eccettuare  il  caso  possibile  per  cui  il  genere  aulico, 
per  difetto  di  buoni  caratteri,  fosse  stato  cancellato  intieramente  sulla 
riforma,  perchè  allora  nessuno  de'  nuovi  generi  potrebbe  dirsene  una 
suddivisione.  Caso  per  altro  da  riguardai'si  come  eccezionale.  In  ogni  mo- 
do potrà  essere  indifferente  1'  applicare  il  vecchio  nome  ad  uno  o  ad  al- 
li'o  dei  nuovi  generi,  ma  si  dovrà  pure  sempre  conservare. 

2.'  Che  la  legge  è  applicabile  ali  avvenire,  ma  non  al  passato,  (pian- 
do specialmente  1'  epoca  trascorsa  e  1'  anteriorità  abbiano  sancito  l'appli- 
cazione del  vecchio  nome  ad  una  porzione  che  non  fosse  la  tipica  del 
genere  ori<iinario. 

W.  La  osservazione  del  chiarissimo  Spinola  serve  ad  illustrazione  di 
questa  legge,  ma  essa  può  rimanere,  perchè  applicabile  appunto  al  caso 
in  cui  il  tipo  originale  di  un  genere  non  sia  perfettamente  chiaro  ed 
inquestionabile. 

VII.  Questa  legge  rientra  nella  prima,  e  epiindi  è  supei-flua.  A  ragione 
avverte  il  chiarissimo  Spinola  che  il  nome  rimasto  vacante  può  impiegarsi 
ad  indicare  altro  nuovo  genere,  ma  possibilmente  di  famiglia  lontana  per 
evitare  la  confusione. 

Le  eccezioni  poi  pi'oposle  dallo  Spinola  non  sono  anunissibili.  L'  an- 
teriorità, (]uando  sia  dociunentata  con  la  stampa  o  con  la  lettura  dinanzi 
ad  un  corpo  accademico,  è  sempre  valevole. 

Vili  e  IX.  Cadono  contro  a  queste  due  leggi,  che  devono  essere  fuse 
in  una  sola,  le  obbiezioni  proposte  dal  chiarissimo  Spinola,  e  ipielle  dei 
signori  de  Filippi  e  Porro,  perchè  (]ui  si  tratta  di  nomi  che  devono  ser- 
vire quali  segni  convenzionali,  e  (piindi  sono  sempre  buoni  (piando  non 
implicano  errori  di  fatto  e  di  forma.  .Vnchc  quando  si  sopprimono  i  ge- 
neri erroneamente  fondali  sui  vaii  stati  dello  stesso  essere;  (picllo  col 
(piale  si  designò  l'essere  perfcttamenle  sviluppalo  sarà  il  preferito,  o  se 


-  7«0  - 
(jiu'slo  inanellerà  si  |)iesee;;rK'rà  1'  anteriore  in  epoca,  pureliè  non  cada 
nelle  eccezioni  comprese  nella  legge  XI.  Le  formole  poi  analoghe  a  quel- 
la indicata  al  §.  d)  jiolranno  in  Oi;ni  caso,  come  avverte  il  eliiai-issinio  Tias- 
si,  evitare  le  confusioni,  con  molto  minore  danno,  che  1  introdu^ioIle  di 
nuovi  nomi. 

X.  Si  accorda  al  chiarissimo  .Spinola  che  devesi  far  dilTerenza  dal  cam- 
biamento di  un  nome  già  conosciuto,  all'  ammissione  di  im  nome  nuovo. 
Ed  in  quanto  al  secondo  caso,  cioè  se  si  possa  per  ini  nuovo  genere  im- 
piegare un  nome  già  usato  in  regno  diverso,  i  sottoscritti  ritengono  fer- 
mamente elle  no.  Tanto  meno  jioi  se  il  nome  stcs.so  è  impiegato  per  una 
classe  diversa  del  regno  medesimo.  In  (]iianto  poi  al  passato  i  botanici 
sono  d'  accordo  di  adottare  la  legge  medesima,  ncU'  ajiplicazionc  della 
quale  essi  hanno  anzi  alcuna  volta  ecceduto,  cancellando  qualche  nome  dai 
loro  cataloghi  perchè  impiegato,  benché  jiosteriormente,  dai  zoologi,  e 
tali  nomi  devono  restituirsi  alla  Botanica,  rimanendo  1'  obbligo  ai  zoolo- 
gi di  rimpiazzarti  i  loro.  I  sottoscritti  sono  perciò  d'  accordo  col  signor 
dott.  de  Filippi,  ritenendo  con  esso  che  si  deve  in  ogni  caso  poter  rap- 
presentare sicuiameiile  e  nettamente  un  oggetto,  con  la  semplice  indica- 
zione del  suo  nome  sistematico. 

L'  obbiezione  quindi  pro|)osta  dal  chiarissimo  .Spinola  riguardo  ai  no- 
mi a  doppio  senso  già  ammessi,  spetta  unicamente  ai  zoologi,  ed  è  desi- 
derabile che  essi  si  uniformino  alla  legge  dei  botanici. 

Le  difficoltà  che  si  accampano  per  conoscere  lutti  i  nomi  impiegati 
vanno  ogni  giorno  scemando,  e  non  possono  costituire  valevole  obbietto 
all'  ammissione  della  le"[ce. 

DO 

XL  Potrebbe  esprimersi  piìi  chiaramente: 

Un  nome  tanto  generico  che  specifico  dev' essere  cambiato  quan- 
do implica  ei'idcnte  e  dannoso  errore  di  fatto,  o  rettificato  (piando 
implica  errore  di  lingua. 

Per  errore  di  fatto  s' intende  un  falso  carattere  ;  carattere  cioè  che  non 
si  riscontra  nella  specie  con  (piel  nome  indicala,  o  in  nessuna  delle  specie 
comprese  in  quel  genere.  (Ili  errori  di  patria  p.  e.  devono  essere  tollerati, 
non  potendosi  rigorosamente  dimostrare  che  tal  pianta  od  animale  real- 
mente manchi  in  un  dato  jiaese,  o  che  vi  abbia  sempre  mancato.  Quando 
poi  il  nome  non  contiene  la  esposizione  d'  un  carattere  non  può  mai  im- 
plicare errore,  e  (piindi  non  sarà  mai  nel  caso  di  venir  cambiato.  Cade  cosi 
l'obbiezione  del  chiarissimo  Spinola. 


—   79°   — 

XII.  Si  può  ospriiiiciv  così  : 

i'n  seiiì/ilicc  iminc  sia  i^cncrico  sin  specifico, pubblicato  senza  dv- 
Jinizioìic,  non  Ita  diritlo  di  tinierioritii. 

S' intende  die  trattasi  della  definizione  della  cosa  e  non  del  noriic. 
L'  obbiezione  del  cbìarissimo  Spinola  è  giusta,  ma  accenna  ad  un  caso  die 
va  compreso  nei  difetti  die  non  si  possono  impedire.  Spetta  a  ciascun 
autore  il  garantirsi  da  simili  IVodi,  nulla  impedc^ndoi^li  di  pubblicare  i  ge- 
neri o  le  specie  die  realmente  crede  nuovi.  Ma  se  d'altronde  non  si  pone 
a  termine  fisso  la  pubblicazione  della  definizione  per  islabilire  1'  aiitei'io- 
rità,  si  tomenta  l'abuso  dei  semplici  cataloghi,  coi  (piali  alcuni  nulla  ar- 
rischiando, intendono  assicurarsi  una  immeritata  anteriorità  per  generi  o 
specie  sui  quali  non  sono  ancora  certi,  e  conservandosi  sufficiente  latitu- 
dine per  impiegare  in  appresso  quei  nomi  stessi  in  significato  diverso 
dal  primo. 

XIII.  La  obiezione  del  chiarissimo  Spinola  va  riferita  ad  altro  luogo. 
L'  innalzamento  del  nome  specifico  a  nome  generico  è  da  alcuni  intiera- 
mente riprovato,  e  certamente  nei  casi  indicati  dal  chiarissimo  Spinola  è 
inammissibile. 

XIV.  Si  aggiunga  e  greca. 

E  la  legge  s'  intende  applicata  al  passato  come  all'  avvenire. 

Convenendo  perfettameiile  col  Piassi  che  si  abbia  a  lasciar  libero  cam- 
po all'  eufonia  e  al  gusto  della  lingua  latina,  si  può  stabilire  come  re- 
gola generale  : 

Che  per  i  nomi  tratti  dal  latino  o  dal  greco,  e  per  la  desinenza  di 
tutti,  sieno  conservate  le  regole  ortografiche  e  grammaticali   della   lin- 


gua latina. 


Che  per  i  nomi  di  persone  si  conservi  1'  ortografia  originale  con  la 
desinenza  analoga  all'  indole  della  lingua  latina. 

Che  in  (pianto  ai  vernacoli  barbari  si  ritenga  fermamente  il  canone 
linneano,  che  non  possano  es.sere  introdotti  ne  come  specifici,  ne  molto 
meno  come  generici. 

a)  Le  osservazioni  del  chiarissimo  Spinola  e  (picllc  dei  nicmbn  mila- 
nesi, che  restringono  opportunamente  l'uso  dei  nomi  esprimenti  caratteri 
specifici,  o  vie  meglio  generici,  sono  pienamente  da  adottarsi;  restando 
non  pertanto  la  legge  che  nei  casi,  quaiid' anche  rari,  ne' (piali  il  nome 
senza  pericolo  di  errore  possa  esprimere  il  carattere,  sia  da  jireli'ri isi 
ad  ogni  altro. 


—    791    — 

h)  Questa  logge  esce  dal  (jikkIio  del  |)i('scnte  piano,  non  potendosi  .(|ui 
Irattare  che  dei  nomi  g(Mierici  e  specilìci.  l'cr  le  ragioni  sii|)erionncnte  ad- 
dotte i  nomi  dei  gruppi  superiori  possono  essere  relativi  al  sistema,  e  tpiin- 
di  variabili  con  esso. 

e)  I  sottoscritti  ritengono  che  si  debba,  come  fanno  sempre  i  botanici, 
impiegare  l'iniziale  maiuscola  anche  per  i  nomi  s|>ecinci,  quando  sono 
sostantivi  e  (piando  sono  di  pei'sona. 

d)  Questa  od  altra  sìmigliantc  formola.  Quella  adottata  dal  Reicbcm- 
bac  è  più  spicciativa:  egli  pone  fra  parentesi  il  nome  dell'  autore  quando 
si  riferisce  alla  specie  e  non  al  genere. 

e)  Perchè  sia  rispettata:  si  deve  intendere  per  non  produrre  il  dan- 
no che  nuovi  nomi  vengano  creati,  i  (piali  vanno  poi  aboliti,  senza  da  cit) 
inferirsi  il  diritto  dell'  anteriorità. 

f)  Quet.la  legge  non  è  obbligatoria,  e  (]uindi  cade  l'obiezione  del  chia- 
rissimo Spinola,  col  (piale  ci  uniamo  nel  riprovare  gli  esempi  da  lui  addotti. 

g)  Approvata. 

A'l.Sl.\M 

Trevis.vn 

Meneghini  Segretario 

Sorge  il  cav.  Hassi  a  dichiarare  che  un  relatore  non  più")  mai  farsi  giu- 
dice delle  opinioni  dei  colleglli  della  Commissione,  ma  deve  meramente  e 
con  fedeltìi  riferirle.  Il  Principe  di  Canino  aderisce  non  solo  alla  dichiara- 
zione del  IJassi,  ma  fa  rillettere  inoltre  che  la  Commissione  non  es-sendosi 
potuta  riunire,  tutte  le  carte  lette  finora  sono  da  considerare  come  par- 
ticolari trattazioni  dell'argomento:  materiali  preziosissimi  sì,  ma  che  non 
possono  godere  di  (piel  jìcso  che  avrebbe  un  rapporto  regolare  emanalo 
dalla  maggiorità  di  una  Commissione  che,  discutendo,  prende  luce  e  dot- 
trina. E  perciò  appunto,  dopo  il  ragionare  dei  signori  Parlatore,  Masi, 
Bassi,  Porro  e  .Schmid,  il  Presidente  dichiara  non  potersi  decidere  (pii 
la  importante  (piestione.  Desidera  che  i  botanici  si  rassicurino  meno 
della  perfezione  della  loro  nomenclatura,  e  protesta  fermamente  contro 
r  asserzione  che  il  Progetto  inglese  non  possa  sen'ire  di  punto  di  fmr- 
Irnzii,  mentre  egli  lo  crede  vicinissimo  alla  perfezione  bi'amala.  Avverte 
però  che  se  i  botanici  intesero  di  avere  a  primo  maestro  in  nomenclatura 
Linneo,  insieme  coi  zoologi,  niuno  più  di  lui  sente  debito  e  soddisfazione 
a  rendere,  come  sempre,  omaggio  a  (piel  sommo. 


—  79'-  — 
Di'l  resto  poi,  0  (lai  lavori  ilei  diversi  membri  della  Commissione  pa- 
dovana, e  dalle  discussioni  (alte  intorno  ai  medesimi,  tulli  gli  adunali 
sentirono  il  bisogno  di  l'imellere  al  futuro  (Congresso  di  Milano  1  esame 
del  progetto  inglese;  e  tutti,  tiovando  giuste  le  considerazioni  fatte  dai 
zoologi  milanesi  intorno  alla  non  esalta  corrispondenza  di  (|uelio  con  la 
versione  presentata  a  Padova,  convennero  nella  necessità  di  pubblicarne 
negli  Atti  della  quinta  Unione  una  versione  fedele. 

Visto  —  //  Presidente  Principe  Carlo  Bonaparte 

/  Segretari  della  Sezione  di  Botanica 
Dott.  L.  Masi 
Dolt.  E.  Celi 

//  Segretario  della  Sezione  di  Zoologia 
Dott.  T.  RiBOLi 


RAPPORTO 

DZLLA  COHHISSIONE  ORDINATA. .PER  COKSIDERARK  LE  REGOLE  DA  CUI  LA  NOMENCLATURA  DELLA  ZOOLOGIA 
PUÒ  ESSERE  STABILITA  SOPRA  UKA  BASE  UNIFORME  E  PERMANENTE  ,. 

PRESENTITO    dall' ASSOCI  17.I0XE    DBITAVMCl    PEIl    I.'  1V*\/.AMENT0    DELLA    SCIENZA 

A  CIASCl'NO  DEI  MEMBRI  DELLA  COMMISSIONE  DEI  CONGRESSI 

SCIENTIFICI  ITALIANI 


«  Si  quid  novisti  rcctius  istis 

Caiulidus  iiiipcrti,  si  non  his  utero  mccum  ». 


(Minuta  del  Consii^lio.  Fcb.  ii,  1842. 

"  Risoluto  —  Glie  (  in  vista  di  assicurare  una  sollecita  attenzione  al  se- 
guente importante  subietto)  una  Commissione  composta  dal  sig.  C.  Dar- 
win, prof.  Ilcnslow,  rov.  L.  Jcnyns,  sig.  W.  Ogilhy,  sig.  J.  Phillips, 
(lott.  Kichai(lson,sig.  II.  E.  Stricklaiul  (relatore),  sig.  J.  O.  Westwood, 
sia  nominata  per  considerare  le  regole  per  le  quali  la  nomenclatura 
(Iella  Zoologia  può  essere  stabilita  sopra  una  base  uniforme  e  pcrma- 
iioiite;il  rapporto  ilovrà  essere  ])resentalo  alla  Sezione  zoologica,  e 
.sottoposto  alla  sua  Commissione,  nel  Congresso  tli  Jlanchester. 

Minuta  (Icìlii  Camniissionr  della  Sezione.  D.  Giugno  29,  18/(2. 

«  Risoluto  —  Che  la  Commissione  della  Sezione  di  Zoologia  e  Botanica  ha 
troppo  poco  tempo  durante  la  riunione  dell'Associazione  a  tliscutere 
un  rapporto  sulla  nomenclatura,  e  perciò  lo  rimette  alla  speciale 
Commissione  nominata  a  stenderne  il  rapporto,  e  presentarlo  sotto  re- 
sponsabilità propria  »  ). 

La  Commissione  stabilita  dal  Consiglio  dell'  Associazione  britannica 
per  il  soprannominato  oggetto,  domanda  il  permesso  di  riportare  che  alle 
sedute  che  hanno  tenuto  in  Londra  i  seguenti  signori,  fu  accresciuta  la  Com- 
missione e  assistita  ne'suoi  lavori  dai  signori  W.  J.  Itroderip,  prof.  Owen, 


—  794  — 
W.  E.  Slmckard,  G.  R.  Watcrliousc,  e  W.  Yarrell.  Un  saggio  del  propo- 
sto codico  di  regole  essendo  sialo  re<lalto  e  stanijialo,  ne  furono  spedite 
delle  copie,  e  nel  paese  e  fuori,  ai  più  prestanti  zoologi,  con  richiesta  di 
favorire  alla  Commissione  le  loro  osservazioni  e  connnenti.  Molli  e  pro- 
fittevoli avvisi  derivarono  da  tale  sorgente,  e  per  tale  soccorso  la  Com- 
missione potè  introdurre  parecchie  importanti  modificazioni  nel  piano 
originale.  Poche  copie  del  piano  corretto  furono  stampate  per  uso  della 
Commissione;  la  spesa  totale  di  ([ucste  due  edizioni  ascende  a  L.  4-  losh. 

Sireome  il  prolìahile  successo  di  r|uesta  misura  (li|)('iidi'rà  massinia- 
niCDte  dall'  ottenere  una  pi'onla  ed  estesa  circolazione  tanto  Ira  stianicri 
zoologi,  quanto  fra  nazionali,  la  Connnissionc  prega  di  raccomandare  che 
una  piccola  sonnna  (cioè  L.  5.  io  sh.  )  sia  dovuta  a  stampare  e  distri- 
buire separate  copie  di  questo  rappoi'to  nella  forma  che  sarà  finalmente 
per  assumere  nelle  nostre  transazioni. 

Il  piano  emendato  è  stato  inoltre  considerato  dalla  Commissione  du- 
rante la  riunione  di  ^lauchester,  e  la  Commissione  avendo  fatto  ogni  sfor- 
zo per  maturare  il  piano,  chiede  oi'a  di  soltometteilo  all'approvazione 
dell'  Associazione  britannica  sotto  il  titolo  di 

SERIE  DI  PKOraSlZIONI  PER  RENDERE  LA  NOMENCLATURA 
DELLA  ZOOLOGLV,  UNIFORJME  E  PERMANENTE. 

PREFAZIONE 

Ogni  persona  cui  sia  familiare  1'  attuale  stato  della  Zoologia  debbe  es- 
sere consapevole  del  grave  danno  che  si  comporta  la  scienza  per  la  ista- 
bilitii  ed  incertezza  di  sua  nomenclatura.  Non  riferiamo  qui  noi  a  (]uelle 
differenze  di  linguaggio  venute  da  vari  metodi  di  classificazione  adottati 
per  parecchi  autori,  e  che  inevitabili  sono  in  questo  stato  di  nostre  cono- 
scenze. Fintantoché  i  naturalisti  discordano  nelle  vedute  cui  sono  disposti 
a  ritenere  sulle  naturali  affinità  degli  animali,  sai'aimovi  sempre  diffeien- 
ze  di  classificazioni,  e  la  sola  via  per  giugnere  al  vero  sistema  di  natura 
è  di  concedere  in  {[uesto  riguardo  lihci'là  perfetta  ai  sistematici.  Ma  di 
altro  carattere  è  il  male  lamentalo.  Sta  in  i|uesto  che  (|i1ando  i  naturalisti 
sono  convenuti  in  accordo  sui  caratteri  e  limiti  di  uno  individuai  gruppo 
o  specie,  eglino  tuttavia  variano  nelle  iippellazioni  con  che  distinguerli. 
Un  genere  è  spesse  volte  designato  da  tre  o  (|uattro,  ed  una  specie  da 
doppio  numero  di  sinonimi  precisamente  ecpiivalenti,  e  in  assenza  di  ogni 


—   79^   — 
regola  sul  subbielto,  il  naturalista  trovasi  tostamente  incerto  qual  nomen- 
clatura (k'l)l)a  adottare. 

La  conseguenza  è  che  la  così  detta  conumilà  della  scienza  diventa 
giornalmente  divisa  in  stati  indipendenti  tenuti  separati  dalle  diversità 
del  linguaggio,  come  |)ure  da  limiti  geografici. 

Se  un  zoologo  inglese,  per  esempio,  visita  i  musei,  e  conversa  con  i 
professori  della  Francia,  egli  trova,  che  il  loro  linguaggio  scioifi/iro  è 
quasi  tanto  straniero  ad  esso  quanto  il  loro  vernacolo. 

Pressoché  ogni  esemplare  che  egli  esamina  è  elicheltato  da  un  titolo 
a  lui  sconosciuto,  e  si  avvede  che  soltanto  una  continuala  residenza  in 
([nella  contrada  jinò  rendergli  famigliare  la  scienza  di  essa. 

Se  egli  Huiovc  quindi  in  Germania  o  in  Russia  rimane  nuovamente 
incerto:  travolto  pei-  ogni  dove  tra  la  confusione  della  nomenclatura  ri- 
torna sconfortalo  alla  patria,  al  museo,  ai  lihri  cui  è  accostumato. 

Se  <|uestc  differenze  di  linguaggio  scientifico  fossero  tanto  profonda- 
mente radicate  fiuanlo  il  vernacolo  di  ciascun  paese,  sarebbe  naturalmen- 
te fuor  di  speranza  il  pensiero  di  rimediarvi  ;  ma  fortunatanu'nte  non  è 
questo  il  caso. 

Il  linguaggio  della  scienza  è  comparativamente  in  bocca  di  pochi,  e 
(jucsti  pochi,  benché  sparsi  su  distanti  paesi,  hanno  abitudine  di  frequente 
ed  amichevole  corrisjìondenza  1'  uno  coli'  altro.  Solo  bisognerebbe  adun- 
(|ue  che  alcune  piane  e  semplici  regole,  fondate  sulla  giustizia  e  sana  ra- 
gione, fossero  emanate  da  un  competente  corpo  di  persone,  e  (juindi  ve- 
nissero estesamente  divulgate  attraverso  il  mondo  zoologico. 

L'attenzione  indivisa  dei  chimici,  degli  astronomi,  anatomici,  minera- 
logi,  si  è  conservata  fruttuosamente  questi  ultimi  anni  per  fissare  su  so- 
lide basi  il  rispettivo  linguaggio.  Perchè  dunque  esitano  i  zoologi  a  sde- 
bitarsi medesimamente?  in  im  tempo  ancora  che  lutti  conoscono  i  mali 
della  presente  anarchia  nella  propria  scienza. 

Gli  è  inutile  cercar  di  soverchio  le  cagioni  della  presente  confusione 
della  zoologica  nomenclatura.  Ciò  è  in  gran  misura  il  risultato  dello  es- 
sere stato  coltivato  lo  stesso  ramo  di  scienza  in  distanti  regioni  tla  persone 
che  furono  o  inevitabilmente  ignare  degli  altrui  lavori,  o  che  trascura- 
rono istruirsi  bastevolmente  dello  stato  della  scienza  in  altre  regioni. 
E  quando  consideriamo  i  grandi  ostacoli  che  ora  esistono  alla  circolazione 
dei  libri,  oltre  i  convenzionali  confini  degli  stali  in  cui  vengono  pubblica- 
ti, deve  ammettersi  che  questa  ignoranza  degli  altrui  scritti,  quantunipie 
deplorabile,  è  tuttavia  da  perdonare.  .^L^  v  ha  un'  altra  sorgente  a  questo 

loo 


—  79^  — 
mali'  mollo  meno  scusalnlc;  la  pratica  di  gratificare  la  individuai  vanità 
col  tentare  sui  jiiìi  frivoli  pretesti  di  cancellare  i  nomi  staliiliti  dagli  ori- 
ginali scuopritori,  e  sostituire  in  luogo  una  nuova  non  autorizzata  no- 
menclatura. Un  autore  pone  a  regola  che  nessun  nome  specifico  dovrebbe 
essere  derivato  da  geografica  fonte,  e  senza  scrupolo  procede  ad  inserir 
nomi  di  suo  proprio  conio  in  tutti  questi  casi  ;  un  altro  dichiara  guerra 
contro  i  nomi  di  esotica  origine,  che  non  sia  greca  o  latina;  un  terzo 
sbandisce  ogni  parola  eccedente  mi  certo  numero  di  sillabe;  un  quarto 
cancella  tutti  i  nomi  patronimici,  e  così  via  via  finché  la  uiih'crsdlilìi,  e  la 
pcrmdiienzd,  i  due  cardini  essenziali  dello  scientifico  linguaggio,  sieno  in- 
tieramente distrutte. 

(ili  è  quindi  soggetto  ben  degno  all'  attenzione  della  zoologica  Sczio-  • 
ne  dell'  Associazione  britannica  per  1'  avanzamento  delle  scienze,  divisare 
alcuni  mezzi  per  diminuire  la  diffusione  di  questo  male,  se  non  intiera- 
mente distruggerlo.  Il  miglior  metodo  di  farne  il  tentativo  sembra  essere 
quello  di  affidare  ad  una  scelta  Commissione  la  preparazione  di  una  serie 
di  retrolc,  la  cui  adozione  deve  essere  lasciala  al  buon  senso  de  naturalisti 
in  genere.  Emanando  dall'  Associazione  britannica  è  da  sperare  che  le 
proposte  regole  saranno  investite  d'  un'autorità,  che  nessun  zoologo  indi- 
vidualmente, comimcpie  eminente,  avrebbe  potuto  lor  conferire. 

Il  mondo  scientifico  non  è  più  ora  mai  una  monarchia,  obbediente 
agli  oi-dinanicnti  benché  giusti  di  un  Aristotile,  di  un  Linneo.  Esso  ora 
ha  assunto  la  forma  di  una  repubblica,  e  benché  questa  rivoluzione  possa 
avere  accresciuto  il  vigore  e  lo  zelo  dei  partigiani,  ha  pur  distrutto  molto 
del  suo  ordine  primitivo  e  regolarità  di  governo.  L'  ultimo  può  soltanto 
esser  distrutto  dal  formare  tali  leggi  fondate  sulla  ragione,  e  sanzionate 
dall'approvazione  di  uomini  della  scienza  ;  è  appunto  alla  preparazione 
di  queste  leggi,  che  la  Sezione  zoologica  dell'  As.sociazione  è  invitata  a 
porger  soccorso. 

Avventurandoci  di  proporre  queste  regole  a  guida  di  tutte  le  classi 
di  zoologi  in  ogni  contrada,  noi  siain  lungi  dalla  intenzione  d'  imporre  ai 
dotti  quella  via  che  possono  vedere  la  j)iìi  diritta  a  seguirsi.  Gii  autori 
debbono  sempre  avere  in  libito  di  conformarsi  o  dissentire  da  questi  priii- 
cipj;  noi  gli  officiamo  solo  alla  franca  considerazione  dei  zoologi,  nella  sj)e- 
ranza  che  possano  condurre  ad  una  uniformità  di  metodo  sufficiente  a 
impedire  la  scienza  di  diventare  im  mero  caos  di  parole. 

Noi  ora  procediamo  a  sviluppare  le  particolarità  del  nostro  piano,  e 
per  rendere  apparenti  ai  naturalisti   in  genere  le  ragioni  da  cui  fummo 


—   797   — 
guidati,  sarà  mestieri  di  amnii'ttcrc  a  ciascuna  proposizione  una  breve 

i-ga 


spifsaziono  delle  circostanze  che  a  ciò  ne  chiamarono. 


Tra  le  numerose  regole  di  nomenclatura  proposte  da'  naturalisti  ve  ne 
ha  parecchie,  che  quantunque  ottime  in  se,  non  è  desiderabile  sostenere  (  i  ). 
I  casi  in  che  queste  regole  sono  state  trasandate,  o  da  esse  si  è  di|)artito, 
sono  così  numerosi,  e  di  tal  lunga  istallazione,  che  a  portarle  in  effetto 
stringerebbesi  l' intiero  edilizio  della  zoologica  nomenclatura. 

Ma  mentre  noi  non  adottiamo  (pieste  proposizioni  come  leggi  invio- 
labili, possono  |)crò  essere  consultate  vantaggiosamente  nel  fare  tali  addi- 
zioni al  linguaggio  della  Zoologia  (juali  sono  addimandale  dal  progresso 
della  scienza.  Aderendo  ai  sani  princiiy  della  fdologia  noi  possiamo  cvi- 
•  tare  gli  errori  futuri,  anche  (piando  è  troppo  tardi  per  rimediare  al  pas- 
sato, e  il  linguaggio  della  scienza  assumerà  cosi  eventualmente  un  aspetto 
di  i)iìi  classica  purità  che  ora  presenta. 

Quindi  r  oggetto  nostro  si  divide  in  due  parti  ;  la  prima  consiste  nelle 
licitole  per  la  rettificazione  della  presente  zoologica  nomenclatura,  e  la 
seconda  in  liacconiiiiuliizìoiii  per  migliorare  la  nomenclatura  in  futuro. 

PARTE    PRIMA 

REGOLE    PEI»    HETTIFICAIIE    LA   PRESENTE    NOMENCLATURA 

(Limilazione  del piariv  alla  nomenclatura  sislematica) 

Proponendo  una  misura  per  lo  stabilimento  di  una  permanente  e  uni- 
versale nomenclatura  zoologica,  deve  premettersi  che  riferiamo  soltanto 
al  latino,©  sistematico  linguaggio  della  Zoologia. 

Niente  abbiam  noi  che  fare  con  vernacole  appellazioni. 

Una  gran  cagione  del  ti'ascuramento  e  corruzione  che  prevale  nella 
scientifica  nomenclatura  zoologica,  è  stata  il  frecpiente  e  spesso  esclusivo  uso 
di  nomi  vernacoli,  in  vece  di  latine  sistematiche  appellazioni  hinoniinali, 
che  formano  il  solo  linguaggio  legittimo  della  Zoologia  sistematica. 

Tentiamo  adunque  piuttosto  di  render  perfetto  il  latino  o  linncano 
metodo  di  nomenclatura,  che  essendo  forte  lontano  dallo  scopo  di  nazio- 

(I)  Vedi  specialmente  I'  ammirabile  codice  proposto  nella  Filofofia  botanica 
di  Linneo.  Se  i  zoologi  nvesscro  data  macgiore  attenzione  ai  principj  di  questo 
codice,  l'attuale  impresa  alla  riforma  sarehlic  stata  forse  inutile. 


-   79»   - 
nali  vanità  e  moderne  antipatie,  rassicura  solo  la  speranza  d'  introdurre 
nella  Zoologia  il  gran  dcsidcraltiin,  che  è  un  linguaggio  universale. 

(Legge  di  priorità  la  sola  efficace  e  giusta) 

Anunesso  per  ognuno  essere  le  parole  soltanto  i  segni  convenzionali 
delle  idee,  è  chiaro  che  il  linguaggio  può  unicamente  raggiungere  in  ef- 
fetto il  suo  fine  dal  venire  durevolmente  stabilito,  e  generalmente  ricono- 
sciuto. Questa  considerazione  sembrami  avrebbe  dovuto  frenar  coloro  che 
si  attentano  del  continuo  a  sconvolgere  lo  stabilito  linguaggio  della  Zoo- 
logia sostituendo  termini  di  lor  proprio  conio.  ÌNIa  dimenlicando  la  vera 
natura  del  linguaggio  durano  a  confondere  il  nome  di  una  specie  o 
gruppo  con  la  sua  dcfinizioiic  ;  e  perchè  il  primo  spesso  non  raggiunge 
r  abbondanza  di  espressioni  nell'  ultimo  trovata,  essi  lo  cancellano  senza 
esitazione,  ed  introducono  alcinii  nuovi  termini  che  sembrano  loro  più  ca- 
ratteristici ma  al  postutto  sconosciuti  alla  scienza,  e  perciò  sfornili  di  ogni 
autorità  (i).  Se  cotesti  obbiettasscro  a  tali  nomi  di  uomini  come  Longui 
(Long),  Piccoli  (Little),  Fortibracci  (Armstrong),  Giganti  (Go- 
lightly)  ec,  in  casi  che  tai  nomi  non  fossero  appropriati  agi' individui 
che  li  portano;  o  lamentassero  dei  nomi,r.()FFi  (Gotigh),  Lorenzi  (La- 
wrence), o  Jacobini  ( Hiuvej ),  perchè  sforniti  di  significazione,  e  quin- 
di proponessero  di  cambiarli  per  più  caratteristiche  a])pellazioni;  non  ado- 
prerebbero  più  antifilosoficamente  e  sconsigliatamente  che  il  facessero  nel 
caso  da  noi  contemplalo,  perchè  in  verità  nulla  affatto  importa  con  qual 
suono  convenzionale  noi  conveniamo  chiamare  un  oggello  individuale,  pur- 
ché il  segno  da  impiegarci  sia  improntato  da  autorità  tale  da  farlo  passare 
correntemente.  Ora  in  Zoologia  ninno  può  susseguentemcntc  reclamare 
im'  autorità  ])ari  a  ([uella  posseduta  da  chi  è  il  jii'imo  a  definire  un  nuovo 
genere  o  descrivere  una  nuova  specie;  e  quindi  il  nome  originalmente  da- 
to, benché  inferiore  di  espressione  e  di  eleganza  a  quelli  susseguentemente 
proposti,  deve  perpetuamente  ritenersi  per  generale  principio. 

A  (jucsta  considerazione  dovremmo  noi  aggiungere  la  ingiustizia  di 
cancellare  il  nome  originale  scello  dalla  persona  alla  cui  opera  siamo  de- 
bitori della  prima  conoscenza  dell'  oggetto,  e  dovremmo  riflettere  quanto 
1  arbitrio  di  tal  pratica  disserri  ima  porta  agli  oscuri  pretendenti,  per  ti- 
rarsi in  fama  a  scapito  degli  originali  osservatori. 

(I)  E  Linneo  in  proposito  o  Àbstinenium  ab  hac  innoratinne  qua  numquam 
cettarel  quin  in  dies  apliora  dctegcrentur  ad  l'ii/iiiifuni  ». 


—   799   — 

Nò  può  un  autore  farsi  lecito  di  alterare  un  nome  che  egli  slesso  pub- 
blicò, eccettualo  il  caso  ili  soltonict tersi  a  leggi  stabili  e  giuste. 

Ottimamente  dice  il  De  CaudoUe  «  L'  autore  stesso  che  primamente 
"  stabili  un  nome  non  ha  più  d'  un  altro  il  diritto  a  cambiarlo  per  sem- 
«  plice  cagione  d'  improprietà.  La  priorità  in  fatti  ò  termine  fisso,  posi- 
"  fivo,  che  niente  ammette  di  arbitrio,  o  di  parziale  ». 

Per  siffalte  ragioni  nulla  esitiamo  noi  di  adottare  come  nostra  massima 
fondamentale  la  «  Legi^e  di  priorità  -. 


§.  I.  Il  nojne  originalmente  dato  dal  fondatore  di  un  gruppo,  o 
dal  descrittore  di  una  specie,  dev'  essere  permanenleinentc  rite- 
nuto ad  esclusione  di  ogni  susseguente  sinonimo,  con  le  eccezioni 
che  or  ora  diremo. 

Avendo  posto  siffatto  principio,  dobbiamo  ora  cercare  dentro  quali 
limiti  è  necessario  metterlo  in  pratica. 

(Non  si  deK>e  stendere  ad  autori piii  antichi  di  Linneo) 

Siccome  il  nostro  soggetto  è  strettamente  confinato  al  binominale 
sistema  di  nomenclatura,  quello  cioè  che  indica  le  specie  per  mezzo 
di  due  Ialini  vocaboli,  1' uno  generico,  1' altro  specifico,  e  siccome  que- 
sto inesliniabilc  metodo  ebbe  origine  solamente  da  Linneo,  gli  è  chiaro 
che  in  (juanto  concerne  le  specie,  non  dobbiam  noi  cercare  di  portare 
indietro  il  principio  di  priorità  oltre  la  data  della  XII  edizione  del  Sj- 
steina  natura-.  Avanti  questo  periodo  i  naturalisti  erano  in  necessità 
d'  indicare  le  specie  non  con  un  nome  compreso  in  una  parola  ma  con 
una  definizione  che  occupava  una  frase,  1'  eccessiva  verbosità  del  qual 
metodo  era  produttrice  di  grave  inconvenienza.  Egli  è  vero  che  una  pa- 
rola bastava  talvolta  per  la  definizione  di  una  specie;  ma  questi  rari 
casi  erano  binomi  per  mera  acci<lentalità,  e  non  per  principio,  e  non 
debbono  perciò  in  verun  esempio  infirmare  le  binominali  appellazioni 
imposte  da  Linneo. 

Le  medesime  ragioni  si  applicano  anche  ai  nomi  generici.  Linneo  fu 
il  primo  che  mettesse  un  definito  valore  ai  generi  e  desse  loro  un  carat- 
tere sistematico  col  mezzo  di  esatte  definizioni  ;  e  perciò  benché  i  nomi 
usati  da  precedenti  autori  possano  essere  spesso  ap])licati  con  proprietà  ai 
moderni  generi,  tuttavia  in  tali  casi  eglino  acquistano  nuova  significazio- 


—  8oo  — 
ne,  e  sarebbero  citati  suU'  autorità  del  primo  scrittore  che  li  usò  in  <jue- 
sto  secondario  senso.  Vero  è  che  parecchi  degli  antichi  autori  si  avvicina- 
rono casualmente  alla  esattezza  linneana  nella  dellnizione  ijenerica,  ma 
tuttavia  questi  non  furono  che  parziali  tentativi;  ed  è  certo,  che  se  nella 
nostra  rettificazione  della  nomenclatura  binominale,  noi  cominciamo  a 
cercare  indietro  per  le  autorità  tra  il  buio  che  precede  1'  epoca  della  sua 
fondazione,  non  troveremo  niun  posto  fermo,  o  fissato  limite  per  le  no- 
stre ricerche.  La  nomenclatura  di  Ray  è  principalmente  derivata  da  ([uella 
di  Gesner  e  Aldrovando,  e  da  questi  autori  noi  possiamo  tornare  indietro 
aEliano,  Plinio,  e  Aristotile,  fintantoché  i  nostri  sludi  sarebbero  distrutti 
tra  i  raffinamenti  della  classica  filologia  (i).  Noi  perciò  raccomandiamo 
r  adozione  della  proposizione  seguente. 

§.  ì.  La  nomenclatura  binominale  originandosi  da  Linneo,  la 
legge  di  priorità,  in  quanto  a  quella  nomenclatura,  non  deve  sten- 
dersi agli  scritti  di  autori  antecedenti. 

(Dovrebbe  qui  farsi  aperto  che  Brisson,  il  quale  era  contemporaneo 
di  Linneo  e  consapevole  del  Systenia  ludiirtv,  definì  e  pubblicò  certi  ge- 
neri di  uccelli  che  sono  adJizioiKili  a  quelli  della  XII  edizione  dell'opera 
di  Linneo,  e  che  sono  perciò  di  buonissima  autorità.  Ma  Brisson  tuttavia 
aderiva  al  vecchio  costume  di  designare  le  specie  con  ima  frase  in  vece  di 
una  parola,  e  perciò  mentre  noi  riteniamo  i  suoi  definiti  generi,  non  esten- 
diamo la  stessa  indulgenza  ai  titoli  delle  sue  specie,  anche  quando  queste 
sono  accidentalmente  binominali  nella  forma:  p.  e.  la  Perdix.  ruhrti  di 
Brisson  è  il  Tetrao  ri/fus  d\  Linneo;  perciò  siccome  noi  i-ileniamo  in  que- 
sto caso  il  generico  nome  di  Brisson  e  lo  specifico  nome  di  Linneo,  il  cor- 
retto titolo  della  specie  sarebbe  Perdix  rufa  ). 

(I  numi  generici  non  si  cancellunu  nelle  suddivisioni  susseguenti) 

Siccome  il  numero  delle  specie  conosciute,  che  forma  il  fondamento 
della  Zoologia  è  sempre  crescente,  e  più  completamente  veniamo  a  cono- 
scere la  loro  struttura  nuove  generalizzazioni  continuamente  si  fanno  in- 
contro al  naturalista,  e  il  numero  di  generi  e  gruppi,  chiedente  appella- 
zioni, diviene  sempre  più  esteso.  Laonde  è  necessario  suddividere  le  specie 

(1)  «  i^uj»  longo  avo  recepta  vocabula  commutaret  hodie  cumpafrum? nhvisxvs. 


—    8oi    — 

raccliiiisc  nei  vecchi  gruppi,  e  fare  le  defìnizioni  loro  contiiuiamcnte  più 
ristrette.  Nel  portare  a  termino  (|uesto  proresso,  è  atto  di  giustizia  verso 
r  autore  originale  che  il  suo  nome  generico  non  dci)lja  mai  essere  perduto 
di  vista;  e  non  è  meno  essenziale  alla  prosperità  della  scienza,  clic  tutto 
ciò  che  è  fondato  sulla  sua  nomenclatura  debha  restare  inalterato  tra  le 
ad<li/.i()ni  che  sono  continuamente  in  ciò  fatte.  Su  <|Ucsto  fondamento  rac- 
comandiamo r  adozione  della  seguente  regola:  — 

§.  3.  Un  nome  generico  staliililc^  una  volta  non  dev'essere  can- 
cellato in  (pialsiasi  susseguente  suddivisione,  ma  ritenuto  in  un 
senso  ristretto,  per  una  delle  costituenti  porzioni. 

(  I  nomi  generici  devono  essere  ritenuti  per  la  li/ìini  /lorziviie 
ilei  genere  antico) 

Quando  un  genere  è  suddiviso  in  altri  generi,  il  nome  originale  dev'es- 
sere ritenuto  per  quella  porzione  che  offre  in  piìi  copia  i  suoi  essenziali 
caratteri,  come  prima  definito.  Gli  autori  frequentemente  indicano  ciò, 
scegliendo  alcuna  specie  come  punto  fisso  di  rapporto,  che  chiamano  •<  ti- 
po del  genere  ■• .  Quando  essi  tralasciano  di  cos"i  fare,  può  anche  in  parec- 
chi casi  essere  correttamente  inferito  che  la  prima  specie  mentovata  nel 
loro  catalogo,  se  trovasi  esattamente  concordare  con  la  loro  definizione, 
In  riguardata  da  essi  come  tipo.  Un  nome  specifico,  o  i  suoi  sinonimi, 
servirà  spesso  a  metter  fuora  la  particolare  specie,  che  per  implicazione 
dev'essere  riguardala  come  il  tipo  originale  di  un  genere.  In  tali  casi  noi 
siamo  giustificati  di  restaurare  il  nome  dell'  antico  genere  alla  sua  tipica 
significazione,  anche  quando  recenti  autori  alihian  fatto  altrimenti,  ^ìoi 
perciò  somnu'ttei'emo  che 

§.  4-  II  nome  generico  sarà  sempre  ila  ritenere  per  (piella  por- 
zione del  genere  originale  che  fu  considerato  tipico  dall'autore. 

Esempio  —  Il  genere  Picumnus  fu  stabilito  dal  Temminck,  e  inclu- 
deva due  gruppi,  uno  con  quattro  dita,  l'altro  con  tre;  il  primo  fu  con- 
sideralo dall'  autore  come  tipico.  Nullameno  il  Swainson  elevando  non 
ha  guari  questi  due  gruppi  al  rango  di  generi,  diede  un  nuovo  nome,  Asthe- 
iiuriis,  al  primo  grup|)o,  e  ritenne  Picumnus  per  V ultimo.  In  questo  caso 
non  ahliiam  noi  altra  scella  che  rendere  il  nome /*/ckw/»m  Tenun.,  al  suo 


—   8oa    — 
dbrrctto  senso,  cancellando  il  nome  .4sf/ieniirtis  Sw.,  e  imponendo  un  nuo- 
vo nome  al  gruppo  tridigitato  che  Swaìnson  avea  chiamato  Pictminus. 

(  Quando  nitm  tipo  è  indicato,  l' originai  nome  dev  essere  tenuto 
per  quella  susseguente  suddii'isione  che  prima  lo  ricevette ) 

La  nostra  seguente  proposizione  non  sembra  ricercare  alcuna  spi»v 
«azione  :  — 

§.  5.  Quando  l'originai  tipo  di  un  genere  non  è  perfettamente 
chiaro  e  iuciuestionabile,  allora  la  persona  che  prima  suddivide  il 
genere  può  apporre  a  volontà  1'  originale  nome  a  qualunque  por- 
zione di  esso,  e  ninno  jiosleriormente  ha  diritto  trasferire  quel  no- 
me ad  alcun'  altra  parte  del  genere  originale. 

(  Un  nome  posteriore  della  medesima  estensione  di  un  anteriore 
dev  essere  intieramente  cancellalo  ) 

Quando  un  autore  rompe  la  legge  di  priorità  dando  un  nome  nuovo 
al  genere  che  è  stato  già  definito  e  nominato  propriamente,  il  solo  ca- 
stigo da  infliggersi  a  questo  atto  di  negligenza  o  ingiustizia  è  di  sbandire 
dal  confine  della  scienza  il  nome  così  introdotto.  Non  è  a  dritto  restrin- 
gere in  tali  casi  il  significato  del  nome  posteriore,  cosicché  possa  restare 
nello  stesso  grado  dell'  anteriore,  come  talvolta  è  stato  fatto.  Per  esempio 
il  genere  Monaulus,  Vicill.  1 8 16,  equivale  pi-ecisamente  al  l.ophophorus, 
Tcmm.  i8i3,  ambiduc  gli  autori  avendo  adottato  la  niedosima  specie  <'o- 
me  lor  tipo,  e  perciò  quando  il  genere  posteriore  venne  in  pi-ogresso  di 
tempo  ad  essere  suddiviso  in  due,  fu  scorrettezza  dare  il  condannato  nome 
Monaulus  a  una  delle  porzioni.  Per  dirlo  succintamente 

§.  6.  Quando  due  autori  definiscono  e  nominano  lo  slesso  ge- 
nere, dandogli  precisamente  la  medesima  estensione,  dev'  essere 
cancellato  totalmente  il  posteriore,  e  non  i-itenulo  neppure  in  un 
senso  modificalo  (i). 

Questa  regola  ammette  1'  eccezione  seguente  :  — 

(1)  Questi  nomi  scartati  possono  nondimeno  essere  tollerati  se  sieno  stati  ri- 
proposti in  seguito  sotto  un  senso  totalnicnle  nuovo, bcncliè  noi  ci  confidiamo  che 
iu  futuro  ninno  scientemente  applicherà  un  veccliio  nome,  sia  ora  .idottalo  o  no, 
ad  un  genere  nuovo.  (  Vedi  la  proposizione  q.  infra  ). 


—   8o3   — 
§.7.  Posto  liiUavia  clie  questi  due  autori  scelgano  i  loro  respet- 
tivi ti|,i  (lai!,-  (lifferenli  sezioni   del  genere,  e  queste  sezioni  sieno 
poscia  elevale  a  generi,  auihidue  questi   nomi  possono  ritenersi  in 
un  ristretto  senso  per  nuovi  generi  risj)ellivanienle. 

Esempio  —  I  nomi  OEdemia,  e  Mclanclia  sono  originalmente  roe- 
stesi  sinonimi,  ma  i  loro  tipi  rispettivi  sono  presi  da  differenti  sezioni 
che  non  sono  levate  a  generi,  distinti  da  più  titoli. 

(Ninna  regola  speciale  è  ricercata  per  i  casi  in  cui  1'  ultimo  dei  due 
nomi  generici  è  definito  così  da  essere  meno  esteso  del  primo  nella  si- 
gnificazione; perchè  se  1'  ultimo  include  il  tipo  del  primo  genere,  si  can- 
cellerà in  virtù  del  §.  4.,  e  se  non  include  ([uel  tipo  egli  è  in  fatto  un  ge- 
nere distinto  ). 

Ma  quando  1'  ultimo  nome  è  più  esteso  del  primo  la  seguente  regola 
viene  in  opera. 

(  Un  nome  pia  recente  equivalente  a  parecchi  anteriori 
tlev  essere  cancellato). 

Lo  stesso  principio  compreso  nel  §.  G.  si  applicherà  al  §.  8. 

§.  8.  Se  il  nome  posteriore  sia  definito,  cosi  da  essere  uguale 
nell'estensione  a  due  o  più  generi  previamente  pubblicati  sott' al- 
tri nomi,  dev'essere  cancellalo  affatto. 

Esempio  —  Psarocolius  Wagl.  1827  è  equivalente  a  cinque  o  sei 
generi  previamente  pubblicati  sott' altri  nomi  ;  quindi  Psarocolius  dovreb- 
be essere  cancellato. 

Se  questi  generi  previamente  pubblicati  sieno  adottati  separatamente 
(come  accade  degli  equivalenti  di  Psarocolius)  prevarranno  i  loro  nomi 
origmali  maturamente;  ma  se  noi  seguiremo  l'autore  ultimo  nel  combi- 
narli in  un  solo,  la  regola  seguente  è  necessaria  : 

(Un  genere  composto  di  due  o  piti,  previamente  proposti  generi, 

i  cui  caratteri  sieno  ora   stimati  insufficienti, 

dovrà  ritenere  d  nome  di  uno  di  essi). 

Egli  avviene  talvolta  che  il  progresso  della  scienza  esiga  che  due 
o  più  generi  fondati  sopra  insufficienti  ed  erronei  caratteri  vengano  riu- 


lOI 


—   8o4   — 

niti  in  un  solo.  [ii  simili  casi  la  logge  di  pilorilà  ci  |)roil)isco  di  cancella- 
re tiilti  i  nomi  originali  e  d  imporne  nno  /iiioftì  a  ipieslo  genere  compo- 
sto. Noi  doi)l)iam  (piindi  scegiieii"  (luaUlie  Sjieeie  come  lipo  o  esempio,  e 
(lare  il  nome  generico  primamente  creato  all'  intiero  gruppo  ora  i-il'orma- 
to.  Se  (piesti  originali  nomi  gcnciici  dilli  risconi)  in  data,  il  piti  antico  do- 
vi-el)l)e  essere  (jnello  adottato. 

§.  f).  Componendo  di  parecchi  piccoli  generi  un  solo,ranleriore 
(li  essi,  se  non  ha  altriineiiti  eccezione,  dev'essere  scelto,  e  il  suo 
primo  nome  genciico  tleve  essere  esles(j  sopra  il  nuovo  genei'e 
così  composto. 

Esempio  —  I  generi  .Iccciitor  e  l'riiiiclld  di  ^  ieillot  non  essendo 
risguardati  sufficientemente  distinti  nel  carattere,  .sono  ora  uniti  sotto  la 
generica  denominazione  di  Accentar,  essendo  questo  1'  anteriore.  Così 
anche  Ceritlutim  e  Potrimif/es,  che  furono  per  lungo  tempo  considerati 
distinti,  ora  sono  uniti,  e  1   ultimo  nome  rientra  nel  ])rinio. 

Noi  ora  procediamo  a  notare  i  pochi  casi  che  formano  eccezioni  alla 
legge  di  priorità,  e  in  cui  egli  è  a  im  tempo  giustificahilc  e  necessario  al- 
terare i  nomi  originalmente  imposti  dagli  autori. 

(l'/i  nome  deve  essere  cangiato  quando  è  applicato  prcviatiicntr 
ad  altro  gruppo  che  tuttavia  lo  litiene) 

Essendo  essenziale  al  metodo  hinoniinale  indicare  le  cose  naturali  col 
mezzo  di  due  parole  soltanto  senza  il  soccorso  di  alcvma  ulteriore  desi- 
gnazione, ne  consegue  che  un  nome  generico  deve  avere  un  solo  significato; 
in  altri  termini,  che  due  generi  non  porterehbero  mai  lo  stesso  nome. 

Per  una  simile  ragione  due  specie  dello  stesso  genere  non  potranno 
mai  portare  lo  stesso  nome.  Quando  s'  incontrano  questi  casij  il  postcrio- 
iT  dei  due  nomi  duijlicati  dovrà  essere  cancellato,  e  un  nuovo  vocabolo, 
o  il  primo  sinonimo,  se  vi  è,  sostituito.  Quando  è  necessario  formare  nuo- 
ve |)arole  in  proposito,  è  desidei'evole  far  loro  poi'tare  (pialche  analogia  con 
(pielle  che  sono  destinate  a  rimpiazzare,  come  (piando  negli  uccelli  il  s^v- 
ncre  Plector/iynckus,  essendo  preoccupato  in  Ittiologia,  viene  cambiato  in 
Plectorlinmpluis . 

Noi  com|)rendiamo  che  un  autore  trovasi  in  costringente  debito,  (pian- 
do nomini  un  nuovo  genere,  di  assicurarsi  per  accurate  ricerche  che  il 


—  8(j5  — 
noine  propostosi  d' irnpioj^ait'  unii  sia  mai  per  lo  innanzi  adoperato  in  al- 
tre parti  (Iella  seienza  naturale  (i).  Trascurando  ([uesta  precauzione  ei 
va  sorrgotio  ad  avere  alterato  il  nome,  e  la  sua  autorità  rintuzzata  dal 
primo  autore  seguente  che  discuopra  1' abbaglio,  e  per  (piesto  risultalo, 
benché  sfortunato,  temiamo  non  siavi  rimedio,  benché  tali  casi  sarebbero 
meno  frecpienti  se  gli  scuopritoii  ili  errori  siffatti,  per  officio  di  cortesia, 
ne  facessero  accorto  lo  slesso  autore,  se  vivente,  e  a  lui  lasciassero  di  cor- 
reggere la  propria  inavvertenza.  Quest'  occasionale  fastidio  ne  sembra 
men  grave  che  permettere  1'  uso  di  dare  il  medesimo  nome  generico 
iid  libitum  ad  mia  molliplicità  di  generi.  Noi  ammettiamo  quindi  che 

§.  IO.  Un  nome  dev'essere  cangiato  quando  innanzi  siasi  impie- 
gato ])er  altro  genere  di  Zoologia  o  Botanica,  o  per  alciui'  altra 
specie  nel  medesimo  genere,  (piando  e,-  tuttavia  ritenuto  per  tal  ge- 
nere o  specie. 

(  Un  nome  il  cui  significato  t-  manifestamente  falso 
può  essere  cangiato) 

I>a  nostra  .seguente  proposizione  non  ha  altro  diritto  per  essere  adot- 
tata che  (|uello  di  essere  una  concessione  alia  umana  inlcrmezza.  Se  i  n(j- 
mi  [)ropri  di  località  come  Covent  Garden,  Lincoln  s  Inn  Fields,  New- 
castle,  Bridgewater  ce,  non  piìi  suggeriscono  l' idea  di  giardini,  campi, 
castelli,  ])onti,  ma  richiamano  la  mente  colla  ])rontczza  del  pensiero  alle 
peculiari  località  che  essi  rispettivamente  designarono;  non  vediamo  ra- 
gione perchè  i  nomi  propri  usati  nella  storia  naturale  non  comi)iercbbero 
egualmente  1'  officio  di  corretta  indicazione  (piand'  anche  il  loro  signifi- 
cato  etimologico  potcss'  essere  intieramente  inapplicabile  all'  oggetto  che 
essi  tipificano.  Ma  noi  dobbiamo  ricordare  che  il  linguaggio  della  scienza 
ha  un  limitato  corso,  e  ([uindi  le  |)arole  che  lo  compongono  non  circole- 
ranno con  la  stessa  libertà  e  rapidità,  come  ([nelle  clic  a|)partengono  alla 
vita  giornaliera.  L'  attenzione  è  conscguentemente  soggetta  negli  studi 
scientifici  ad  essere  divertita  dalla  contemplazione  della  cosa  significata  nel 
senso  etimologico  del  segno,  e  (|uiiuli  è  necessario  provvedere  che  il  |)o- 
steriore  non  sia  tale  da  propagare  1'  attuale  errore.  Esempi  di  (piesto  ge- 

(1)  Questa  laboriosa  e  diflìcile  ricerca  vrrrA  jirandonionte  ageyolata  dalla  uti- 
lissima opera  dull'Agassiz,  intitolata  «  ?iusi£.\'CL\TOii  zooLocicrs  ». 


—  8o6  — 
nere  sono  veramente  mollo  radi,  e  in  casi,  come  Monodon,  Cnpriniulgus, 
Prinitliscd  'i/xxld,  e  Monocitlds,  hanno  acf|ui.stato  sufficiiMile  corso  da 
non  i)iìi  cagionare  errore,  e  sono  perciò  rilenuli  senza  innlaniento.  Ma 
qnancio  noi  troviamo  ini  lìatrachio  nominalo,  con  violazione  delle  sue  vero 
atlìnità,  MdstodoiìSdunis,  una  specie  messicana  chiamata  (  per  eri'onea 
notizia  di  patria)  l'icds  cdfcr,  o  un  uccello  di  color  d'oliva  chiamato  Mu- 
scìcapa atra,  o  cjnando  un  nome  è  derivato  da  una  mostruosità  acciden- 
tale, come  il  Pictis  seniirostris  di  Linneo,  e  l' Ilelix  disjuncta  di  Tur- 
ton,  noi  ci  crediamo  giustificati  nel  cancellare  questi  nomi  e  adottare  il 
sinonimo  che  segue  innnediatamenlc  in  ([uanlo  alla  data.  Nel  medesimo 
tempo  noi  pensiamo  a  diritto  di  notare  che  (jucsto  privilegio  è  molto  sog- 
getto all'abuso,  e  deve  perciò  essere  applicato  solamente  agli  estremi  casi, 
e  con  cautela  grande.  Con  ([ueste  limitazioni  noi  possiamo  concedere  che 

§.  1 1 .  Un  nome  può  essere  cangiato  quando  implica  una  falsa 
proposizione  la  quale  possa  propagare  rilevanti  errori. 

(  I  nomi  non  chiaramente  definiti  possono  essere  cangiati) 

A  meno  che  una  specie  o  un  gruppo  sia  intelligibilmente  definito 
([uando  vien  nominato,  non  può  essere  riconosciuto  da  altri,  e  la  significa- 
zione del  nome  è  conscguentemente  perduta.  Due  cose  sono  necessarie 
perchè  un  termine  zoologico  acquistar  possa  autorità  qualunque,  cioè  de- 
finizione, e  publtlicnzione.  La  definizione  propriamente  implica  una  espo- 
sizione distinta  dei  caratteri  essenziali,  e  in  tutti  i  casi  noi  concepiamo 
ciò  indi.spensabile,  benché  alcuni  autori  sostengano  che  una  mera  enume- 
razione delle  specie  componenti,  o  anche  di  un  singolo  tipo,  è  sufficiente 
ad  autenticare  un  genere.  A  costituire  la  pidiblicazione,  niente  fuori  della 
inserzione  delle  predette  particolarità  ///  un  UI>ro  stampato  è  sufficiente. 
Molti  Uccelli  p.  e.  nei  IMusei  di  Parigi,  ed  altri  del  continente;  molte 
Conchiglie  nel  Museo  britannico  (al  tempo  del  dott.  Leach's  )  ;  i  Fossili 
nella  collezione  Scarborougli  ed  altre  pubbliche  collezioni,  hanno  ricevuto 
nomi  manoscritti,  i  quali  non  saranno  di  ninna  autorità  finché  non  ven- 
gano pubblicali  (l).  Tutte  le  descrizioni  inedite,  (]uantun(|ue  esatte  (come 
quelle  di  Forster  che  sono  tuttavia  chiuse  in  un  MS.  a  Berlino  )  non  po- 

(I)  Questi  nomi  ms.  sono  in  tutti  i  casi  capaci  di  crear  confu.sionc,etl  è  perciò 
molto  ila  desiderare  che  la  pratica  d' impiegarli  sia  evitata  iu  futuro. 


—  8o7  — 
Iranno  reclamare  alcun  diritto  di  priorità  avanti  sieno  pubblicate,  e  quin- 
di solamente  dalla  data  della  loro  pubblica/.ionc.  La  stessa  regola  cade  sui 
casi  (love  i  gruppi  o  le  specie  sono  pubblicati,  ma  non  definiti,  come  i 
catalogbi  in  ([ualclie  Museo  e  il  trattato  di  Ornitologia  di  I>esson,  dove 
molte  specie  sono  enumerate  col  nome,  senza  alcuna  descrizione  o  cita- 
zione, pei-  cui  non  possano  essere  identificate.  Laonde 

§.  12.  Un  nome  clic  non  è  stato  mai  cliiaramcnle  definito  in 
qualclie  opera  pubblicala  verrà  cangialo  nel  primo  nome  col  quale 
l'oggetto  sarà  stato  con  tal  cliiarezza  definito. 

(I  nomi  specifici  adottati  come  generici,  devono  essere  cangiati) 

La  necessità  della  seguente  regola  sarà  meglio  illustrata  da  un  esem- 
pio. Il  Cort'iis  pj-rrhocorax  Linn.  fu  quindi  levato  a  genere  sotto  il  no- 
me di  Pyrrliocornx.  Trmminck  adotta  questo  nome  generico,  e  ritiene  a 
un  tempo  il  veccliio  nome  specifico,  così  die  egli  chiama  la  specie  Pyrrho- 
corax  pyrrìiocorax.  La  ineleganza  di  cjucsto  metodo  è  cos\  grande  da 
dimandare  un  cangiamento  del  nome  specifico,  e  la  specie  chiamasi  ora 
Pyrrhocorax  alpinus  A'icill.  Noi  proponiamo  quindi  che 

§.  i3.  Un  nuovo  nome  specifico  dev'essere  dato  ad  una  specie 
quando  il  suo  vecchio  nome  è  stato  adottato  per  un  genere  che  in- 
clude la  delta  specie. 

N.  B.  Si  vedrà  tuttavia  più  sotto  che  noi  fortemente  obbiettiamo 
alla  idteriore  continuazione  di  questa  pratica  di  elevare  i  nomi  specifici 
in  generici. 

(La  ortografia  latina  dev'  essere  seguita) 

Sul  soggetto  della  ortografia  egli  è  necessario  anteporre  una  |)ro- 
posizione. 

§.  1/4.  Scrivendo  i  nomi  zoologici,  le  regole  dell'ortografia  latina 
devono  essere  sempre  rispettale. 

Latinizzando  le  jiai-ole  gi-eche  vi  sono  certe  regole  di  ortografia  cono- 
sciute dai  dotti  che  non  devono  mai  trasandarsi.  Per  esempio  i  nomi  che 


—  8o8  — 
i  nioilcrni  autori  hanno  scritto  .lij'tiiicmin,  Zcnophitsia,  poiovcphaìa, 
devono  secondo  le  leggi  della  etimologia  essere  pronunziati -i;/)^c«c//»V/, 
Xenopìiasia  e  pceocephuìa.  Latinizzando  le  parole  moderne,  le  regole 
dell'  uso  classico  non  sono  applicabili,  e  tutto  ciò  che  possiam  fare  è  di 
dare  a  tali  termini  un'  ap])ari'nza  classica  por  quanto  ne  dà  potere  la  ne- 
cessaria preservazione  delia  loro  etimologia.  Nel  caso  delle  parole  europee 
la  cui  ortografia  è  fissata,  è  meglio  viloncie  la  i'oinia  originale,  anche  quan- 
do includesse  lettere  e  combinazioni  incognite  ai  latini.  Tali  pai'ole  p.  e., 
come  ll'iìothvardi,  Kiiiglili,  Bullochi,  Kscìuchollzi,  sarebbero  del  tutto 
inintelligibili  se  fossero  latinizzate  in  Viuhardi,  Cnichti,  Bullocci,  Es- 
solzi,  ec.  Ma  i  vocaboli  di  origine  barbara,  non  avendo  fissa  ortografia, 
son  pili  declinabili,  e  quindi  adottati  in  latino  dovrebbero  rendersi  di  tan- 
ta classica  apparenza  ipianta  è  concilialìile  con  la  preservazione  del  loro 
suono  originale.  Cos\  le  parole  Tockiix,  tHxsiiree,  argoondah,  kundoo,  ec. , 
dovrebbero  scriversi,  (iiumdo  latinizzale,  Toccus,  luisure,  argitìidd,  ciin- 
du,  ec.  Tali  parole  dovrebbero  in  ogni  caso  praticabile  avere  una  termi- 
nazione latina  specialmente  se  usate  genericamente. 

Latinizzando  nomi  propri,  la  regola  più  semplice  sembra  essere  di  usa- 
re la  terminazione  —  us,  genitivo  —  /,  quando  il  nome  finisce  in  con- 
sonante, come  nei  citali  esempi  ;  e  —  iits,  gen.  —  //,  quando  finisce  in 
vocale,  come  LntvcUlc,  LatreUlii  ec. 

Convertendo  le  parole  greche  in  latino  devono  osservarsi  le  rego- 
le seguenti  :  — 


'eco 

Latino 

Grcc 

ai 

diviene 

£6 

$ 

CI 

- 

i. 

<? 

ce 

terminale 

US. 

X 

cv 

>• 

uni. 

H 

cu 

diviene 

u. 

rx 

CI 

tt 

06. 

77 

V 

» 

y- 

diviene 


Latino 
th. 
ph. 
eh. 
e. 
neh. 

ng- 
h. 


Quando  un  nome  è  stato  erroneamente  scritto,  e  la  sua  ortografia  è 
stala  poscia  emendata,  noi  concepiamo  che  l'autorità  dell'autore  originale 
debba  essere  tuttavia  ritenuta  per  il  nome,  e  non  già  quella  della  per- 
sona che  fa  la  correzione. 


-   8o9   - 
P  A  RIE    SE  C  ONDA 

HACCOM  AND  AZIONI    PKH   MIGLIORAIIE   LA   N0:MK.\CL  V  I  l  HA    IS    AVVENIRE 

Le  pi'CiK'Itc  proposizioni  sono  tntlc  quelle  die  nel  presente  stato  della 
scienza  senilirano  suscettibili  rivestire  il  carattere  di  lej^gi.  IS'oi  ci  siamo 
sforzati  di  farle  il  più  possibilmente  poche  e  semplici,  nella  s|)eranza  che 
verranno  meglio  agevolmente  comprese  e  adottate  dai  naturalisti  in  gene- 
rale. ÌXoi  sappiamo  che  un  esteso  numero  di  altre  regole,  alcune  delle 
(piali  sono  i|ui  appresso  enumei-ate,  sono  state  proposte  e  attivate  tla  vari 
autori,  i  (|uali  hanno  intrapreso  il  difficile  incarico  di  formar  leggi  su  <pie- 
sto  soggetto;  ma  come  1'  invigorire  tali  regole  attaccherebbe  in  parecchi 
rasi  r  inestimabile  principio  di  pi'iorità,  noi  troviamo  non  giustificato  di 
adottarle.  Nello  stesso  tempo  pienamente  ammettiamo  che  le  regole  in 
quistione  sono  per  la  più  parte  fondate  sopra  giusta  critica,  e  quindi,  ben- 
ché non  accordiamo  loro  di  operare  retroattivamente,  ben  volentieri  le 
riteniamo  a  guida  futura.  Quantunque  sia  delia  piìi  alta  importanza  che 
li  principio  di  priorità  segga  sovranamente  su  lutti  gli  altri,  tuttavia  non 
siam  ciechi  al  punto  da  non  vedere  la  convenienza  di  rendere  il  nostro 
linguaggio  scientifico  accomodato  al  piacere  del  dotto,  e  deli'  uomo  di 
buon  gusto.  Molti  termini  zoologici,  che  ora  portano  1'  impronta  di  un 
valore  perpetuo,  sono  tuttavia  tanto  difettosi  in  formazione,  che  la  impos- 
sibilità nostra  a  rimuoverli,  senza  infrangere  la  legge  di  priorità,  può  es- 
sere subietto  di  lamento.  Con  cpiesti  termini  non  possiamo  venire  in  con- 
trasto, se  aderiamo  agli  stabiliti  principj;  nò  v'  ha  pm'c  rimedio  a  pone, 
se  gli  autori  insistono  d'  infrangere  le  regole  del  buon  gusto  por  intro- 
durre nella  scienza  parole  ugualmente  ineleganti  e  non  classiche  pel  tem- 
po avvenire.  Ma  quello  che  non  può  essere  fortificato  dalla  legge  si  può 
efTettuare  dentro  un  limite  per  persuasione,  e  con  questa  veduta  noi  sot- 
tomettiamo le  seguenti  proposizioni  ai  naturalisti,  sotto  il  titolo  di  —  /ìnc- 
coriianddziuni per  mii(/iorrire  la  \orneiicl<itur(t  zoologica  in  futuro. 

( I  migliori  nomi  sono  parole  caratteristiche  greche  o  latine  ) 

Le  lingue  classiche  essendo  state  elette  per  la  Zoologia,  e  le  parole 
essendo  piìi  agevolmente  ricordate  in  proporzione  che  sono  espressive,  egli 
è  ben  evidente  che 


—    8io    — 

§.  A.  I  migliori  nomi  zoologici  sono  quelli  derivati  dal  latino  o 
greco,  ed  cspiiiuenli  (iiialclie  cai'atlere  distintivo  dell'  oggetto  a 
cui  sono  applicali. 

(Classi  de'  nomi  sos^gctti  a  obbiezione J 

Da  qui  ne  viene  che  le  seguenti  classi  di  parole  sono  più  o  meno  sot- 
toposte a  ohliiczioni  in  fatto  di  gusto,  hcncliò,  nel  caso  dei  generi,  egli  è 
necessario  di  usarle,  per  la  inqwssibilità  di  trovare  parole  caratteristiche 
le  quali  non  sieno  state  inq>iegate  avanti  per  altri  generi.  Cominceremo 
da  quelle  che  sembrano  meno  esposte  alla  obbiezione  come 

a.  A'o/ni  i^cogid fici .  Queste  parole  essendo  ])er  lo  più  aggettivi  pos- 
sono radamente  impiegarsi  per  generi.  Come  designazioni  di  specie  <'ssi 
sono  stati  cosi  fortemente  obbieltati,  che  alcuni  autori  (Wagler,  p.  e.)  sono 
andati  tanto  in  là  da  sostituire  nomi  nuovi  ovunque  gli  haimo  trovati;  altri 
(  p.  e.  Swainson  )  li  vogliono  tollerati  solo  quando  hanno  un  significato 
esclusivo,  come  Lepus  liibernicus,  Troglodjtes  europceus  ec.  Noi  non  sia- 
mo per  nulla  disposti  di  andare  si  oltre.  Non  è  men.  vero  che  la  Hirundo 
jwanica  è  un  uccello  di  Giava,  benché  possa  incontrarsi  in  altre  contra- 
de, e  quantuiupie  altre  specie  d'  Uirimdo  sieno  in  Giava.  1/  argomento 
piìi  incalzante  contro  queste  parole  si  è  che  non  dicono  la  intiera  verità. 
Comunque  siccome  parecchi  autori  contrastano  a  questa  classe  di  nomi, 
è  meglio  evitare  di  darli,  salvo  che  vi  sia  ragione  di  credere  che  la 
specie  sia  principalmente  confinata  alla  contrada  di  cui  porta  il  nome. 

b.  Nomi  barbari.  Alcuni  autori  protestano  fortemente  contro  la  in- 
troduzione di  parole  esotiche  nella  nostra  latina  nomenclatura,  altri  ne 
sostengono  la  pratica  con  eguale  calore.  Noi  possiain  notare  prima- 
mente che  la  pratica  non  è  contraria  all'  uso  classico,  dappoiché  i  Greci 
e  i  Romani  fecero  occasionalmenle,  benché  con  ripugnanza,  inli-odurre 
voci  barbare  sotto  modificata  forma  nei  loro  rispettivi  idiomi.  Seconda- 
mente la  conservazione  dei  nomi  triviali,  che  gli  animali  portano  nelle 
loro  native  contrade,  è  spesso  di  grande  vantaggio  al  viaggiatore  nello 
scuoprire  e  identificare  le  specie.  Noi  quindi  non  crediamo,  quando  a  tali 
parole  venga  data  terminazione  latina,  che  1'  occasionale  e  giudizioso  uso 
di  esse,  come  termini  scientifici,  possa  venire  giustamente  obbiettato. 

e.  Nomi  tecnici.  Tutte  le  parole  significanti  mestieri  e  professioni 
sono  state  da  alcuni  scrittori  escluse  dalla  Zoologia,  ma  senza  sufficiente 
ragione.  Le  parole  di  questa  classe,  quando  sono  accuratamente  scelte, 


—   »l  I   — 

esprimono  spesso  i  peculiari  caraltcri  e  costumi  degli  animali  in  una  ma- 
niera metaforica,  elegante  assai.  Possiamo  citare  i  nomi  generici  An>i- 
colii,  Lonius,  Pdstor,  Tyranim.s,  Jìciiulus,  Miiiius,  Plucciis  vc.come 
opportuni  esempi  di  (jucsta  classe  di  nomi. 

d.  Nomi  mito/uifici  o  storici.  Quando  questi  non  hanno  percettibile 
rapjiorlo  o  allusione  ai  caiallen  dell'  oggetto  a  cui  sono  conferiti,  pos- 
sono essere  propriamente  risguardali  come  insignificanti  e  di  cattivo  gu- 
sto. Cosi  i  nomi  generici  Lesbia,  I.citus,  Reinus,  Corjdon,  Pnsifae  sono 
stati  applicati  a  un  Uccello  mosca,  a  ima  Farfalla,  a  un  Bacherozzolo,  a 
un  Pappagallo,  e  a  un  Granchio,  rispettivamente,  senza  alcuna  perccttihilc 
associazione  d'  idee.  JMa  i  nomi  mitologici  possono  «lualche  volta  essere 
usati  come  generici  colla  stessa  pro])i'ictà  di  quelli  tecnici,  nei  casi  dove 
una  dii'ctta  allusione  |)uò  essere  tracciata  tra  le  narrate  azioni  di  un  per- 
sonaggio, e  le  aljiludini  osservate,  o  la  struttura  di  un  animale.  Così  (piando 
il  nome  Progne  è  dato  ad  una  Rondine,  Clollio  a  un  Ragno,  Ilydra  a 
un  Polipo,  Atìienc  a  una  Civetta,  Nestor  a  un  Pappagallo  di  testa  bian- 
ca ec,  una  piacevole  e  utile  connessione  è  slahilila  Ira  la  letteratura 
e  la  scienza  fisica. 

e.  Nomi  comparativi.  Le  obbiezioni  che  sono  state  levale  contro  alle 
parole  di  (picsla  classe  non  sono  senza  fondamento.  I  nomi,  non  meno 
delle  definizioni  degli  oggetti,  dovrebbero,  (piarKlo  si  può,  essere  tratti  da 
positivi  e  per  se  evidenti  caratteri,  e  non  già  da  paragone  con  altri  og- 
getti, i  quali  possono  essere  meno  noti  al  lettore  di  quello  che  gli  sta 
sott'  occhio.  I  nomi  specifici  esprimenti  la  gi-andezza  com|)arativa  sono 
pur  da  schivare,  siccome  quelli  che  possono  essere  resi  inesatti  da  po- 
steriori scoperte  di  specie  addizionali.  I  nomi  Picoides,  Emberizoides, 
Pscudoìtiscinid,  ruhcculoides,  maximus,  minor,  minimus  ec.  sono  esem- 
pi di  tale  biasimevole  pratica. 

f.  Nomi  generici  composti  di  altri  generi.  Questi  sono  in  qualciie 
grado  esposti  alla  stessa  imputazione  delle  parole  comparative  ;  ma  com'es- 
si  servono  spesso  ad  es|)rimere  la  posizione  di  im  genere  come  intermedio 
Il  affine  a  due  altri  generi,  possono  impiegarsi  occasionalmente  con  van- 
taggio. Deve  aversi  cura  di  non  adottare  tali  composte  parole  che  sìeno 
troppo  lunghe,  e  soprattutto  non  alterarle  provandosi  di  renderle  più  cor- 
te. I  nomi  Gallopa\'o,  Tetraogallus,  Gìpactiis,  sono  esempi  di  conve- 
niente uso  delle  parole  composte.  • 

,  g.  Nomi  specifici  derivati  da  persone.  Sin  tanto  che  queste  compli- 
mentarle designazioni  sono  usate  con  moderazione,  e  sono  ristrette  a  per- 

101 


«1-2      

soiic  eminenti  come  zoologi  scienziati,  |)os!>ono  essere  impiegate  con  pro- 
prietà nei  casi  in  cui  le  parole  espressive,  o  raratteristiclio,  non  sieno 
arconcianiente  trovate.  Conveniamo  però  pienamente  con  (pieili  che  cen- 
surano la  pratica  di  nominare  le  specie  da  persone  di  nessuna  riputazione 
scientifica,  come  negozianti  di  cimosha  (^^p.  e.  C(iiii\'ct/,  Jio/s.toneautiJ, 
sacei'dotcsse  peruviane  (  Cora,  Amuzilia),  o  Ottentoli  ( Klassi). 

h.  JVof/ìi  generici  deridati  da  persone.  Le  parole  di  questa  classe 
sono  state  assai  estesamente  usate  in  Botanica,  e  però  sarebbe  stato  ben 
fatto  escluderle  intieramente  dalla  Zoologia,  per  ottenere  ima  memoria 
lecnicii  per  mezzo  della  (piale  il  nome  di  un  genere  ci  sigiiirulicrebbe  ad 
un  trailo  a  quale  dei  regni  della  natura  appartiene.  Alcuni  pochi  perso- 
nali nomi  generici  sonosi  tuttavia  intru.si  in  Zoologia,  come  Ciwierid, 
Mulleria,  Rossia,  Lcssonia  ce,  ma  sono  molto  radi,  conqiarati  a  quelli 
della  Botanica,  ed  è  forse  desiderabile  che  non  se  ne  aggiungano  altri. 

i.  Nomi  di  aspra  e  inelegante  pronuncia.  Queste  parole  sono  dure 
all'  orecchio,  o  per  la  ineleganza  della  forma,  come  Iluhun,  Yithina, 
Cra.rirex,  Eschscìioltzi,  o  per  la  troppa  lunghezza,  come  cìiirostrongylo- 
stinus,  Opetiorhyncluts,  !>rnchjpodioides,  Thecodontosaurus ,  non  ri- 
cordando r  Enaliolimnosaurus  crocodilocepludoides  di  un  iiatiu'alista 
tedesco.  Non  è  mestieri  dilungarsi  sul  vantaggio  di  consultare  l'  eufonia 
nella  formazione  del  nostro  linguaggio.  Può  raccomandarsi  come  regola 
generale  di  evitare  1'  introduzione  di  parole  che  abbiano  più  di  cin- 
que sillabe. 

k.  Xoini  antichi  di  animali  applicati  in  un  falso  senso.  E  stata 
pratica  comune,  in  numerosi  casi,  di  applicare  nomi  di  animali  trovati  ac- 
cidentalmente negli  autori  classici  a  generi  o  specie  esotici  intieramente 
ignoti  agli  antichi.  I  nomi  Cel/us,  Callitliri.v,  Spiza,  Kitta,  S/rtit/iiis,  ne 
sono  esempi.  Questa  pratica  non  si  deve  per  alcuna  via  incoraggiare.  La 
difesa  comune  di  ciò  sta  nella  impossibilità  di  identificare  ora  le  specie  a 
cui  il  nome  era  anticamente  a|)plicato.  Ma  è  certo  che  se  ogni  viaggia- 
tore si  desse  la  cura  di  raccogliere  i  nomi  vernacoli,  usati  dai  moder- 
ni greci  e  italiani  per  i  Vertebrati  e  i  Molluschi  dell'  Europa  meridio- 
nale, il  significato  degli  antichi  nomi  potrebbe  in  molti  casi  essere  deter- 
minalo colla  più  gran  precisione.  È  stato  ben  osservato  che  un  pescalo- 
rello  cretese  è  molto  miglior  commentatore  della  storia  degli  animali  di 
Aristotile  che  un  dotto  bi-itanno  o  tedesco.  Tuttavia  1'  uso  dei  nomi  anti- 
chi, i7K/7//r/o  .f/rtrt/?/i//ca/o  co/vertawew/c,  è  più  desiderabile  perchè  •■  for- 


—    8i3   — 
mando  delle  voci  scientifiche,  1'  appropriare  vecchie  parole  è  preferibile 
alla  formazione  delle  nuove  (i)  ». 

1.  .\()mi  i^ciierici  iiifi^rltU'i.  I  nomi  dei  generi  sono  in  lutti  i  casi  es- 
seii/.ialmcnte  sostantivi,  e  ipiindi  i  nomi  aggettivi  non  possono  impiegarsi 
per  loro,  senza  recare  offesa  alla  grammatica.  I  nomi  generici  Hians,  Cri- 
niger,  Cursorius,  Sitiduhi,  ec.  sono  esempi  di  finesto  uso  scorretto. 

m.  i\omi  ibridi.  Le  parole  composte  onde  le  parti  coin])onenti  sono 
prese  da  due  lingue  diverse,  sono  deformità  grandi  in  nomenclatura,  e  i 
naturalisti  dovrebbero  guardarsi  spezialmente  d'  introdurre  altri  più  nomi 
simili  in  Zoologia,  la  ([uale  ne  foi'nisce  di  già  eseni])i  pur  trop|)i.  Ne  ab- 
biamo composti  dal  greco  e  dal  latino,  come  Ueiidrofalco,  Gjmno- 
corvus,  Monoculus,  Àrborophila,  Jlavigaster ;  greci  e  francesi,  come 
Jacamaralcyon,  Jacamerops ;  e  greci  e  inglesi,  come  Bulluckoides, 
Gilbertsocrinitcs . 

n.  Nomi  che  assai  rassomigliano  altri  nomi  giìi  usati.  Dalla  rego- 
la IO  fu  stabilito  che  quando  un  nome  introdotto  è  identico  nA  a\\.ro  pre- 
viamente usato,  deve  cambiarsi  il  più  recente.  Alcuni  autori  hanno  esteso 
il  medesimo  princijìio  ai  casi  in  cui  1'  ultimo  nome,  (piando  è  scritto  cor- 
rettamente, si  avvicini  soltanto  nella  forma  senza  intieramente  coincidere 
col  primo.  Checchessia  noi  non  pensiamo  conveniente  di  far  questa  legge 
imperante,  pi-imo  per  la  vasta  estensione  della  nostra  nomenclatura  che 
rende  grandemente  difficile  trovare  un  nome  che  non  abbia  jìiù  o  meno 
somiglianza  con  qualche  altro,  e  secondo  per  la  impossibilità  di  fissare 
un  limite  al  grado  di  approssimazione,  oltre  il  (piale  una  tale  legge  do- 
vrebbe cessar  di  operai-e.  Laonde  ci  contentiamo  di  mettere  avanti  questa 
proposizione  qual  semplice  raccomandazione  ai  naturalisti,  nello  scegliere 
nomi  generici,  di  evitare  quelli  che  troppo  da  vicino  somigliano  a  parole 
già  adottate.  E  così  quanto  alle  specie  il  naturalista  giudizioso  mirerà 
alla  varietà  della  designazione,  e  non  chiamerà  p.  e.  una  specie  i'irens  o 
virescens  in  un  genere  che  già  possiede  un  viridis. 

o.  Paro/e  corrotte .  Formando  delle  parole  latine  ronijìoste,  vi  sono 
certe  regole  granunalieali  conosciute  e  attivate  da  duemila  anni,  e  cui  il 
naturalista  è  obbligato  conoscere  prima  di  provare  la  |)ropria  abilità  nel 
coniare  nomi  zoologici.  Una  delle  principali  di  (pieste  regole  quella  è  che, 
componendo  le  parole,  ogni  radicale  o  essenzial  parte  dei  membri  costi- 
tuenti dev'  essere  ritenuta,  e  niun  cangiamento  fatto,  salvo  nelle  termina- 
ci) Whewcll,  Pliil.  Iiid.  Se.  V.  I.  p,i2.  T.XVII 


—  8i4   — 

zioni  vari;il)ili.  Ma  parecclii  nomi  j;oiu'rici  sono  siali  ulliiiiainontc  iiili'o- 
dolli  ili  Olila  (li  (|iiosla  rcijola,  r  foiiiiaiio  sgradevole  iiiijii'essioiio  in  tutti 
i|iiolli  elle  sono  in  diinestieliezza  con  T  indole  della  lingua  Ialina,  l  n  nome 
foggialo  eon  la  piiiiia  mela  di  ima  ])arola  e  coiriillinia  metà  di  un'altra, 
è  uà  COSI  dofonne  mostro  in  nomenclatura,  come  una  Sirena  o  un  Cen- 
tauro il  sarebbe  in  Zoologia  ;  tuttavia  ne  troviamo  esempi  nei  nomi  Cor- 
cura.v  (  da  Corpus  e  Pyrrltocora.r ),  Cjpsnagra  (  da  Cypseìus  e  Ta- 
ntigra),  Merulaxis  (da  Merula  e  Sjnallaxis),  Lo.rigilla  (da  Loxia  e 
Fringill(i)  ce.  In  altri  casi  ove  il  comincianìciito  AvW'uns.  e  dell'altra  pa- 
rola semplice  è  ritenuto  nella  composta,  si  cade  in  errore  tagliando  fuori 
troppo  della  radicale  e  vitale  porzione,  come  nel  Bucorfus  (da  Buceros 
e  Co/vusJ,  Ninox  (  da  Nisus,  e  Nocttia)  ec. 

p.  !S'omi  insignijicuntì.  Alcuni  autori  avendo  trovata  difficoltà  nello 
scegliere  nomi  generici  non  usati  per  lo  innanzi,  hanno  adottato  il  piano 
di  coniare  parole  a  caso  senza  veruna  derivazione  o  significato.  Eccone 
esempi:  ì'irdhn,  Xciim,  Azecn,  Assiniiiud,  Qncdiicx,  Spisulii.  Alla  me- 
desima classe  possiamo  riportare  gli  (iiingramini  di  altri  nomi  generici, 
come  Dacelo  e  Cedola  da  Alcedo,  Ztipornia  da  Porzaiui  ec.  Cosiffatti 
fanciulleschi  giuochi  di  parola  sono  di  pessimo  gusto,  e  buoni  soltanto  a 
far  disprezzare  la  scienza.  Di  ciò  non  ha  esempio  l'età  latina  di  Augusto, 
e  può  soltanto  farsene  paragone  con  le  bisticccrie  dei  tempi  mezzani.  Egli 
è  contrario  al  genio  di  tutte  le  lingue,  che  mostrano  non  produrre  mai 
parole  nuove  da  generazione  spontanea,  ma  derivarle  sempre  da  ([ualche 
altra  sorgente  come  che  distante  ed  oscura.  Ed  è  particolarmcnie  di  noia 
agli  etimologisti,  i  quali,  dopo  aver  cercato  invano  per  attraverso  il  vasto 
magazzino  dell'  umano  linguaggio  la  parentela  di  cotali  parole,  s'accor- 
gono alfine  di  aver  perseguito  un  igiiis  Jhtuiis. 

q.  lYonii  previamente  cancellati  in  forza  del  §.  G.  Alcuni  autori 
considerano  che  quando  un  nome  è  stato  ridotto  a  sinonimo  in  forza  delle 
leggi  di  priorità,  sono  eglino  in  libertà  di  applicarlo  a  ])iacerc  ad  ogni 
nuovo  gruppo  mancante  di  nome.  Noi  consideriamo  però  che  quando  una 
parola  è  stata  proposta  una  volta  in  un  dato  senso,  e  si  è  quindi  som- 
mersa nel  pelago  della  sinonimia,  è  assai  meglio  porla  da  banda  per  sem- 
pre, che  correre  il  rischio  di  far  confusione  ri  producendola  sotto  un  nuo- 
vo significato. 

r.  Nomi  specifici  alzati  a  generici.  Suddivi<lendo  qualche  vecchio 
genere  si  è  talvolta  praticato  di  dare  al  genere  minore  cos\  formato  i 
nomi  delle  loro  respcttivc  specie  tipiche.  La  nostra  regola  i3  autorizza 


—  8i5  — 
(lì  formare  un  nuovo  nome  spccilìco  in  tuli  casi;  ma  noi,  spingendoci  più 
oltre,  (lisap|)rovianio  la  pratica  oniiinamenic.  Considerando,  come  noi 
facciamo,  che  i  nomi  specidci  originali  dovrebbero,  per  (pianto  è  possibile, 
mantenersi  inviolali,  tanto  pei'  pi'incipio  di  giustizia  ai  loro  autori,  (pianto 
per  pratica  convenienza  ai  naiuralisli,  dissuadiamo  forlcmente  ddlta  ulte- 
riore coiitiiiudz'oiit;  di  una  ])ratica  gratuita  in  se,  e  che  porta  la  necessi- 
tà di  alterare  nomi  specifici  da  lungo  tempo  stabiliti. 

Abbiamo  ora  accennati  i  principali  scogli,  e  le  sirti  che  insidiano  il 
cammino  del  nomenclatore:  e  si  vedrà  che  il  navigare  tra  essi  non  è  per 
nessun  modo  agevole.  L'  impresa  di  costruire  un  linguaggio  che  risponda 
alla  esigenza  di  tuia  scientifica  accuratezza  da  un  lato,  e  dall'  altro  della 
letteraria  eleganza,  non  deve  sconsigliatamente  assumersi  da  persona  che 
volgai'c  sia.  La  nostra  nomenclatura  presenta  già  assai  troppi  difetti  e 
ineleganze;  e  siccome  1'  austera  legge  di  priorità  vieta  rimuoverli,  ne  con- 
seguita eh'  essi  resteranno  come  monumenti  del  cattivo  gusto  o  falsa  dot- 
trina de'  loro  autori,  sino  alle  remote  età  in  cui  sarà  studiata  la  Zoologia. 

( Le  famiglie  devono  terminarsi  in  idae,  e  le  sotto-famiglie  in  inae) 

La  pratica  suggerita  nella  proposizione  seguente  è  stata  adottata  da 
molti  recenti  autori,  e  la  sua  semplicità  e  convenienza  è  si  grande,  che 
noi  fortemente  ne  raccomandiamo  1'  uso  universale. 

§.  B.Si  raccomanda  che  1  complessi  di  generi,  dctù  famiglie,  sia- 
no uniformeinenle  nominali,  aggiungendo  la  terminazione  i<l(r  al 
nome  d^l  primo  conosciuto  o  più  tipicamente  caratterizzato  genere 
tra  essi;  e  che  le  suddivisioni  loro  dette  sotto-famiglie  sieno  co- 
struite parimente  con  la  terminazione  ince. 

Queste  parole  sono  formate  cangiando  la  ultima  sillaba  del  genitivo 
in  id<r  o  ina',  come  Stri.r,  Strigis,  Strigida-,  Buceros,  Bitcerotis,  Buce- 
ro tidir,  e  non  Slrixidiv,  Buccridii:. 

( I  nomi  specifici  devono  scriversi  con  una  piccola  iniziale) 

Una  convenieate  memoria  tecnica  può  conseguirsi  adottando  la  no- 
stra seguente  proposizione.  Si  è  usato,  (piando  i  titoli  delle  specie  sono 
dei-ivali  da  nomi  propri,  scriverli  con  una  lettera  maiuscola,  e  (pùndi  an- 


—  8iG  — 
die  il  nome  specifico  usato  solo  jniò  venire  talvolta  seambiato  pel  titolo 
(li  un  '^oncre.  Ma  se  i  titoli  delle  specie  fossero  iin'diiitljiìmcntc  scritti 
con  una  iniziale  piccola  e  quelli  dei  generi  con  una  graiule,  V  occhio 
distinguerebbe  a  un  lenipo  il  grado  del  gruppo  cui  si  riporta,  e  una  sor- 
gente d'errori  sarelìbe  tolta.  Dovrebbesi  ricordare  che  tutte  le  specie  sono 
eguali,  e  (piindi  sono  da  scriversi  tutte  similmente.  Noi  (juindi  pro- 
poniamo che 

§.  C.  I  nomi  specifici  dovrebbero  sempre  scriversi  con  lettera 
iniziale  minuscola,  benché  derivati  da  persone  o  luoghi,  e  i  nomi 
generici  sempre  con  ima  maiuscola. 

( L'  autorilci  per  una  specie,  esclusii'a  del  genere,  sia  seguita 
da  una  distinta  espressione  ) 

I  nomi  sistematici  della  Zoologia  essendo  ancora  lontani  da  cpicUo  sta- 
to di  fermezza  che  è  1'  ultimo  scopo  della  scienza,  è  spesso  necessario  per 
aver  corretta  indicazione  di  apporre  ad  essi  il  nome  della  persona  sulla 
cui  autorità  sono  stati  proposti.  Quando  la  medesima  persona  è  autorità 
s\  pel  nome  specifico  come  pel  generico,  il  caso  ò  molto  semplice  ;  ma 
tpiando  il  nome  specifico  di  un  autore  è  annesso  al  nome  generico  di  un 
altro,  occorrono  alcune  difficoltà.  Per  esempio  la  Muscicapa  crinita  di 
Linneo  appartiene  al  moderno  genere  Tyrannus  di  Vicillot;  ma  Swain- 
son  fu  il  primo  ad  applicare  il  nome  specifico  di  Linneo  al  generico  di 
Vieillot.  Or  nasce  questione  sotto  quale  autorità  è  da  registrarsi  il  nome 
Trraniius  cri/iitus?  ha.  espressione    Tyrannus  crinitusUm.  impliche- 
rebbe cosa  non  vera,  perchè  Linneo  non  usò  il  nome  Tyrannus  ;  e  Ty- 
rannus crinitus  Vieillot,  è  del  pari  scorretto,  perchè  Vieillot  non  adot- 
tò il  nome  crinitus.  Se  lo  clnaniiamo  Tjrannus  crinitus  Sw.,  impliche- 
rebbe che  Swainson  fu  il  primo  a  descrivere  la  specie,  e  Linneo  verrebbe 
fraudalo  del  dovuto  onore.  Se  noi  lo  chiamiamo  Tjrannus  Vieill.  crini- 
tus Lin.  usiamo  una  forma,  la  ([uale,  benché  esprimente  i  fatti  corretta- 
mente, e  perciò  non  senza  vantaggio  nel  particolari  casi  in  cui  si  richieda 
grande  esattezza,  è  anche  di  troppa  lunghezza  e  inconvenienza  per  venire 
usata  con  agevolezza  e  rapidità.  Delle  tre  persone  interessate  nella  for- 
mazione di  un  titolo  binominalc  nel  caso  predetto,  noi  intendiamo  che  l'au- 
tore il  quale  primo  descrive  e  nomina  una  specie  che  forma  il  fondamen- 
to di  generalizzazioni  più  recenti  possegga  un  più  allo  diritto  di  ricordan- 


-  »'7  - 
za  nel  suo  iioinc,  clic  ([iii-gli  il  (lualc  in  appresso  Jefinisce  un  genere  clic 
trovasi  ad  abbracciare  (|iiella  specie,  o  clic  può  essere  un  mero  mezzo  ac- 
citlenlale  di  portare  in  contatto  i  nomi  generici  e  specifici.  Dando  1'  au- 
torità pel  nome  specifico  in  preferenza  a  tutti  gli  altri,  il  ricercatore  è 
riportato  dircttiimeittc  alla  descrizione  originale,  abitazione  ec.  della 
specie,  e  gli  è  al  tempo  slesso  raniinentata  la  data  della  scoperta;  mentre  i 
generi  essendo  meno  lumierosi  delle  specie,  possono  essere  portali  a  me- 
moria, o  riferiti  ad  opere  sistematiche  senza  necessità  di  allegare  perpe- 
tuamente l'autorità  loro.  Aduntpie  il  modo  piìi  semplice  per  l'ordinario 
uso  ne  sembra  essere  quello  di  annettere  all'  originaria  auloritii  per  la  spe- 
cie, quando  non  sia  applicabile  anche  al  genere,  qualche  distintivo  segno, 
come  (sp.),  che  implica  una  esclusiva  relazione  al  nome  specifico,  come  Tjr- 
rnnnus  crinitus  Lin.  (sp.),  e  ad  omettere  questa  espressione  quando  la 
medesima  autorità  prende  il  genere  e  la  specie,  come  Ostrea  edu- 
lis  Lih.  (i).  E  quindi 

§.  D.  Si  raccomanda  che  l' autorità  per  un  nome  specifico, 
(piando  non  sia  applicabile  anche  al  nome  generico,  sia  seguila  dal- 
la distintiva  espressione  (sp.) 

(I  nuovi  generi  e  specie  si  definiscono  ampiamente  e  pubblicamente) 

Una  parte  grandissima  del  complicato  ammasso  di  sinonimi, ora  dive- 
nuto r  obhrobrio  della  Zoologia,  derivò  o  dalla  negletta  e  imperfetta  ma- 
niera con  che  le  sjiecie  e  i  gruppi  furono  originalmente  definiti,  o  dal- 
l' essere  state  inserite  le  definizioni  in  pubblicazioni  locali  ed  oscure  che 
mai  ottennero  circolazione  estesa.  Laonde  benché  sotto  il  §.  i^  noi  abbia- 
mo conceduto  che  una  semplice  inserzione  in  un  libro  stampato  è  suffi- 
ciente per  Xa  pubblicazione,  tuttavia  fortemente  raccomandiamo  agli  au- 
tori di  nuovi  gruppi  di  dar  sempre  in  sulle  prime  una  piena  ed  accurata 
defiiMzione  dei  loro  caratteri,  e  inserirla  in  qualche  opera  periodica  o  al- 
tra, onde  possa  ottenere  un'  immcdiala  ed  estesa  circolazione.  A  dir  ciò 
brevemente, 

§.  E.  Si  raccomanda  che  i  nuovi  generi  o  specie  sieiio  ampia- 
mente definiti,  ed  estesamente  circolali  dal  bel  principio. 

(I)  L' espressione  Ttjrannus  crinitus  (  Linn.  )  sarebbe  forse  preferiLile  per  la 

sua  brevità  molta. 


—  8i8   — 

(  I  nomi  (III  darsi  itile  suMirisioni  dei  generi  da>ono  essere  masco- 
lini, femminini  o  neutri,  secondo  il  genere  originale) 

A  piTscrvaro  por  quanto  (■  possibile  i  nomi  specifici  sotto  una  foi-- 
ina  inalterata,  qualuntiue  cangiamento  possano  suliire  i  generi  cui  appar- 
tengono, è  desiderabile,  (piando  si  possa  con  propriet.ì,  fare  clic  le  nuove 
suddivisioni  dei  generi  condiinino  grammaticalmente  con  i  vecchi  gruppi 
da  cui  sono  formate.  Questa  raccomandazione  non  autorizza  di  cambiare 
la  terminazione  mascolina  o  fonnninlna  di  un  genere  già  stabilito. 

E  brevemente 

§.  F.  Si  raccomanda  clic  suddividendo  un  vecchio  genere  per 
r  avvenire,  i  nomi  dati  alle  suddivisioni  combinino  nel  genere  con 
quello  del  gruppo  originale. 

(Etimologie  e  tipi  de'  nuovi  generi  da  dichiararsi) 

E  chiaro  che  1  nomi  dei  generi  sarebbero  generalmente  con  più  ac- 
curatezza formali,  e  le  loro  definizioni  rese  più  esatte,  se  gli  autori  si 
attenessero  al  seguente  avviso. 

§.  G.  Si  raccomanda  che  definendo  nuovi  generi  la  etimologia 
del  nome  debba  sempre  essere  dichiarata,  e  che  una  specie  debba 
essere  invariabilmente  scelta  come  tipo  o  norma  di  paragone. 


Conchiudendo  questo  saggio  di  un  jiiano  per  la  rellificazione  della 
nomenclatura  zoologica  noi  abbiamo  soltanto  da  osservare,  che  quasi  tut- 
te le  proposizioni  contenute  in  esso  possono  con  eguale  esattezza  a|)plicar- 
si  alla  sorella  scienza  botanica.  Tuttavia  abbiamo  preferito  in  esso  saggio 
di  limitare  le  nostre  vedute  alla  Zoologia,  tanto  per  rendere  la  quistione 
meno  complicata,  quanto  porche  riconosciamo  che  di  prosento  la  nomen- 
clatura botanica  trovasi  in  molto  minore  bisogno  tli  distinta  legislazione, 
che  la  zoologica.  Le  mirabili  regole  lasciate  da  Linneo,  Smith,  De  Candol- 
le,  e  altri  botanici  (  ai  (piali,  non  meno  che  alle  opero  di  Fabricius,  Illi- 
ger,  Vigors,  Swainson  e  altri  zoologi,  siamo  debitori  dei  materiali  per  que- 
sti documenti),  hanno  sempre  esercitalo  una  benefica  influenza  sui  loro  di- 


-  8'9  - 
scepoli.  Quindi  il  linguaggio  della  Botanica  ha  raggiunto  una  condizione 
più  perfetta  e  stabile  della  Zoologia  ;  e  se  questo  tentativo  alla  riforma 
può  avere  efficacia  di  avanzare  la  nomenclatura  zoologica  oltre  il  suo  im- 
perl'etlo  presente  e  anormale  slato,  saramio  pienamente  compiuti  i  desi- 
derj  de'  suoi  promotori. 

(Sottoscritti)  II.  E.  SrniCKLAND.  J.  S.  IIenslow. 

Giugno  ay,  1842       John  Phillips.  W.  E.  Shuckard. 

John  Richaroson.  G.  R.  Waterhouse. 

Richard  Owen.  W.  Yarrell. 

Leonaiu)  JfiNyns.  C.  Darwin. 

AV.  J.  Droderip.  J.  O.  Westwood. 

Per  traduzione  conforme 
Dott.  L.  Masi 

Paragonata  attentamente  la  traduzione  coli'  originale  inglese  la  di- 
chiaro fedele.  Carlo  P.  Bonaparte 

Ed  io  medesimo  qui  soprascritto,  pago  di  trovarmi  quasi  in  perfetto 
accordo  coi  soprasegnati  membri  della  Commissione,  dalla  ([uale  furono 
valutate  parecchie  mie  osservazioni  ad  un  primo  abbozzo  del  loro  lavoro 
definitivo,  mi  restringo  a  farvi  sopra  le  seguenti  rillessioni.  E  premetto  la 
FoRMAL  Proposta,  che  sulle  basi  gettate  dagl'  Inglesi  si  redigano  più 
compendiosamente  che  si  possa  le  Regole  di  Nomenclatura  sancite  dal- 
l' autorità  dei  Congressi  Italiani,  valutabilissima  tra  noi,  non  leggera 
presso  gli  stranieri.  Non  è  ragionevole  il  stqiporre  che  altri  si  faccia  a 
violarle,  e  sarebbe  irragionevole  che  per  il  solo  sospetto  di  lor  violazio- 
ne si  trascurassero  ;  perchè  altrimenti  non  vi  sarebbe  alcuna  norma  di 
scrivere,  e  neppur  di  pensare. 

OSSERVAZIONI  ALLA  PARTE  PRIMA 

IKTITOLAT* 

regole  per  rettificare  l' attuale  nomenclatura 

Alle  regole  i  e  a  osservo  che  vorrei  rispettata  anco  più  che  noi  vuole 
la  Commissione  la  sacrosanta  legge  di  priorità,  limitandone  maggiormente 
le  eccezioni,  ed  eccezionando  sulle  stesse  eccezioni,  per  ritornare  nella  re- 

io3 


—  Sao  — 
gola  quanto  più  sia  possibile,  ponendo  sempre  ostacoli  ai  novatori,  che 
non  mancano  mai  tli  pretesti  per  mutar  1'  un  nome  in  un  altro.  Veniamo 
subilo  airescm|)io.  La  Counnissione  concliiude  che  si  chiami  Pcrdi.v  mfa 
la  Perdix  riihni  di  Brisson  perchè  è  il  Tetrao  riifiis  di  Linneo,  onde 
avremmo  allres'i  Pcrdi.v  sti.rdfìlis,  e  non  Pcrdi.v  i^r/fcti  Ri-isson.  Ma 
([ucsto  io  non  ])osso  a])|)rovaie.  Brisson  distinse  lienissimo  le  Pernici  eu- 
ropee, e  (  quantunque  per  caso  )  pure  applicò  alle  due  sopracitate  una 
hinominale  appellazione.  Oi'a  dunque  come  vengono  adottali  i  di  lui  ge- 
neri per  eccezione,  cos'i  voi-rci  fosse  delle  sue  specie  quando  si  può,  e  spe- 
cialmente se  (  come  avviene  nel  caso  pi-esente  )  le  specie  ben  distinte  da 
lui  siano  state  riconfuse  da  altri,  come  lo  furono  le  tre  Pernici  europee 
sotto  il  nome  Tcfrao  rti/iis  \j.,  vhc  ingiiistaincntc  si  vorria  prevalesse. 
Sia,  dunque  regola  certa  che  quando  un  (nitore  non  Ijinominario  ap- 
plicò casualmente  un  binomio  adottabile  a  specie  da  lui  benissimo 
distribuite,  che  poi  vennero  confuse  da  altri,  adottisi  il  nome  piìi  an- 
tico a  preferenza  soprattutto  di  quello  che  creò  la  confusione,  e  in 
tal  caso  la  regola  2,  che  fa  eccezione  alla  i,  non  colpisca  gli  autori 
non  binominali.  La  mia  severità  iicll'  attribuire  al  binomio  il  vero  autor 
suo,  per  le  ragioni  che  dirò  qui  appresso,  mi  fa  dar  maggior  peso  a 
questa  determinazione. 

Alla  regola  4»  cui  .applaudisco  di  cuore,  osservo  soltanto  in  proposito 
dell'  esempio  addotto,  che  quantunque  Swainson  facesse  evidentemente 
male  nell'  applicare  il  nuovo  nome  Astenurus  al  gruppo,  cui  piuttosto 
che  all'altro  quadridigitato  avrebbe  dovuto  lasciare  quello  di  Picumnus, 
tutlavolta  in  f[iicsto  e  simili  casi  sarà  meglio  seguire  che  ricambiare  il  già 
fatto,  non  esigendolo  la  circostanza. 

Alla  regola  6  osservo,  che  quante  volte  due  autori  abbiano  dato  due 
nomi  diversi  a\\o  stcssissimo  genere,  il  quale  poi  venga  debitamente  scis- 
so in  due,  non  solo  non  debba  essere  vietato  di  ritenere  il  nome  più  re- 
cente nel  senso  ristretto,  ma  sostengo  che  sia  lodevole  il  cos\  fare.  Cosi  ho 
praticalo  io  sem|)re,  e  seguiterò  a  praticare  fino  a  che  non  si  decida  inap- 
pellabilmente il  contrario.  Il  solo  caso  in  cui  credo  non  potersi  tollerare  il 
ritenerlo,  è  appunto  quello  in  cui  la  Commissione  lo  concede,  cioè  in  un 
senso  totalmente  diverso  dal  primitivo.  Onde  è  che  io  riconosco  rt/b/'//t)/y 
le  eccezioni  che  infermano  la  legge  G,  di  cui  parliamo,  e  specialmente  ab- 
braccio la  legge  7,  mentre  mi  oppongo  a  lutto  ciò  che  la  conferma,  e  per 


—  Sai  — 
conseguenza  alla  legge  8.  Ammetto  cioè,  come  faceva  lo  stesso  sig.  Stri- 
ckland  nel  suo  primo  schizzo,  che  «  se  un  nome  più  recente  comprende 
uno  o  più  generi  anteriori  ad  esso  in  ptmto  di  data,  ed  inoltre  una  por- 
zione inilrjinitii,  si  può  nel  suddividorlo  in  appresso  ritenere  il  nome 
complessivo,  in  un  senso  ristretto,  a  quella  porzione  del  gruppo  che  non 
fu  definito  daH'uutorc  piìi  antico  ■..  Sostengo  in  fatti  che  il  nome  Psiiro- 
colius  possa  venire  impiegato  per  una  porzione  di  quel  Magazzeno  H'n- 
gleriano.  Sono  ora  mai  venti  anni  che  io  scriveva  nel  mio  Genere  degli 
i'ccelli  americani:  «  L'  introduzione  di  nuove  appellazioni  evitai  per 
quanto  è  possibile,  ancor  cpiando  sarebbero  state  più  appropriate;  poiché 
dillicilnii'iili'  si  |)uò  proporre  una  nuova  divisione  cui  non  convenga  un 
nome,  fra  il  taulo  numero  di  «[uelli  che  già  ingombrano  la  scienza  ». 

Alla  regola  io,  e  più  specialmente  al  suo  prologo,  osservo  che  è  da 
approvarsi  in  tutto,  e  principalmente  da  lodarsi  il  cortese  consiglio  di  av- 
visare i  dispensatori  di  nomi  già  preoccupati  acciò  li  cambino  essi  stessi 
di  per  se;  ma  che  ciò  non  basta,  imperciocché  colui  che  non  è  persuaso 
non  potersi  dare  a  due  esseri  uno  stesso  nome,  rifattasi  sovente  a  cambia- 
re, ed  io  potrei  <larne  le  prove. 

Alla  regola  1 1 .  Inculco  se  fia  possibile  maggior  cautela  di  <piella  sles- 
sa rhe  saggiamente  raccomanda  la  Commissione. 

Alla  regola  la.  Sia  bene  che  si  preferisca  un  nome  pienamente  defini- 
to ad  uno  non  caratterizzato,  quaiitun(pie  alcuni  autori  colla  semplice  enu- 
merazione coscienziosa  delle  specie  costituenti  un  lor  genere,  abbian  fat- 
to a  |)ro  della  scienza  assai  piìi  di  altri  che  dettero  cattive  definizioni  di 
generi  da  loro  fondali  ;  ma  sostengo,  che  chi  scarla  un  nome  non  caratte- 
rizzato sostituendogliene  un  altro  che  egli  stesso  caratterizzi  invece  di 
quello,  fa  cosa  poco  lodevole,  nociva  alla  scienza,  e  talvolta  perfin  disonesta! 

Alla  regola  i3.  La  regola  è  sacrosanta,  ma  ben  lungi  dal  biasimare 
approvo  che  in  taluni  casi  il  nome  della  specie  sia  elevato  al  genere. 

.\lla  regola  i.'|.  Aggiungerei  soltanto,  che  moltissimi  nomi  propri 
usati  come  specifici  dovrebbero  a  parer  mio  lasciarsi  indeclinabili.  Come, 
per  esempio,  declinare  lioissoneau?  non  mai  certamente  coli' introdurci  un 
//.'  ( Boissoneauti ) .  Lodo  per  altro  che  i  nomi  generici  derivali  dal  bar- 


—      822      — 

baro  vengano  dolceinenle  accomodati  al  suono  e  gusto  latino,  modifican- 
doli se  occorre  anche  piìi  che  non  1'  accenna  la  regola  ;  ed  in  esempio  ci- 
terò il  mio  genere  \'anellino  Clietusùi  tratto  da  Keptusclika.  In  <[uanlo 
poi  all'  ortografia  sarebbe  troppo  indegno,  che  un  saputello  si  approprias- 
se un  nome  per  avergli  mutato  una  lettera  soltanto  o  poco  piìi,  mentre 
r  errore  poteva  esser  provenuto  dallo  stampatore,  come  in  ogni  caso  la 
cortesia  vorrebbe  che  si  credesse. 

OSSERVAZIONI  ALLA  PARTE  SECONDA 

INTITOLATA 

RACCOMANDAZIONI    PER    ÌMIGLIORARE  IN  FUTURO  LA  NOMENCLATURA 

Egli  è  chiaro,  che  se  alcuno  a  torto  o  a  ragione  non  si  uniformasse 
alle  Raccomandazioni  che  seguono,  non  per  questo  verrebbero  rigettati  i 
suoi  nomi  poco  lodevoli,  mci'itando  questo  sfregio  soltanto  (pielli  che  pec- 
cassero contro  le  regole  della  prima  parte,  alle  quali  ipso  facto  vanno 
soggetti  dal  momento  della  rispettiva  pubblicazione. 

Alla  Raccomandazione  A.  Non  tutti  convengono  che  i  migliori  nomi 
generici  sicno  quelli,  derivati  dal  latino  o  dal  greco,  esprimenti  qualche 
caratteristica  del  soggetto;  che  anzi,  siccome  i  caratteri  di  un  genere  so- 
no soggetti  a  restringersi,  ampliarsi  o  modificarsi  in  mille  guise,  oltre  che 
possono  essere  comuni  a  parecchi,  perciò  molli  sostengono  che  quelli  sie- 
no  i  più  cattivi,  preferendo  nomi  privi  affatto  di  significato,  e  giungono 
perfino  ad  estrarre  a  sorte  più  sillabe  per  compornc  un  vocabolo  fortuito. 
Sarebbe  dunque  da  preferirsi  il  decidere  che  ognuno  possa  in  ciò  condur- 
si a  suo  buon  grado,  raccomandata  principalmente  l'  eufonia. 

La  classificazione  dei  nomi  eccezionabili,  e  i  consigli  dai  (piali  è  ac- 
compagnata, sono  assai  commcndevoli.  Non  mi  astengo  però  dall'annotare: 

Al  §.  a.  Che  Jiuffon  assai  prima  di  Swainson  andò- il  più  oltre  possi- 
bile nel  limitare  l'uso  dei  nomi  geografici;  dicendo,  a  cagion  di  esempio, 
che  |)er  chiamare  ninericiino  un  Cardcllo  sarebbe  necessario  che  non  si 
trovasse  che  in  America,  e  fosse  1'  unico  di  ([uclla  parte  di  mondo. 

Al  §.  e.  In  ampliazione  alla  critica  dei  nomi  comparativi  osservo  che 
la  Scolopea  major  degli  autori  è  per  avventura  più  piccola  della  minori 

Al  §.  g.  Circa  i  nomi  specifici  presi  dalle  persone,  riconosco  anch'  io 
non  doversi  prodigare  essi  troppo,  anche  perchè  l'onore  ne  sia  più  gran- 


—  8a3  — 
(le.  Ma  chi  sarà  giudice  coinpetenlc  sopra  1'  autore?  I>a  ignobilità  di  una 
persona  e  la  sua  coudizione  illetterata  non  sembra  vietino  che  venga  iin- 
poslo  il  di  lei  nome,  quando  siasi  ossa  rosa  utile  alla  scienza  anco  ne'  mo- 
di più  volgari;  olio  aii/.i  un  simile  trihulo  di  riconoscenza  onora  chi  lo 
rende,  compensando  in  qualche  modo  la  ingratitudine  con  la  (piale  ven- 
gono le  pili  volte  trattati  i  proletari  dei  nostri  studi.  Qual  geologo  co- 
scienzioso potrebbe  negare,  a  cagion  d'  esempio,  di  aver  assai  profittato 
di  un  umile  Vincenzo  Cozzolino  ncU'  esplorare  il  Vesuvio? 

Al  §.  i.,  cui  mi  conformo  interamente,  si  potrebbe  riflettere  chetante 
volle  l'asprezza  di  un  vocabolo  è  semplicemente  relativa. 

Al  §.  II.  Quantunque  io  sia  più  olio  altri  mai  contrario  dal  ripetere 
qualsiasi  nome  anco  ne'  rami  pili  lontani  della  Storia  naturale,  altrettanto 
son  facile  ad  ammettere  quelli  ohe  offrono  la  più  piccola  differenza.  Chi 
ooiifoiidorelibc  mai  Marca  con  Mtiscus,  .istcr  con  Astus,  Stellarla  con 
Slelleria,  quantunque  tanto  simili  fra  loro?Sembrannii  poi  male  scelti  gli 
esempi  di  nomi  da  evitarsi;  perchè  vircns  o  vircscens  possono  utilmente 
darsi  a  specie  di  un  genere  che  già  vanta.sso  una  i'iridis. 

Al  §.  ]).  Quanto  ai  nomiy>//i7  (//  si^iiijìcato  ahbiam  già  detto  che  al- 
cuni li  preferiscono;  non  è  giusto  per  ciò  il  dii-o  che  la  diffìcoltà  di  tro- 
varne altri  fosse  la  ragione  perchè  furono  scelli.  Xciiia  per  altro  non  ap- 
partiene a  (piclla  categoria,  avendo  un  significato  greco:  mentre  pur  si 
sforzano  alcuni  dotti  zoologi  a  rintracciarne  1'  origine,  come  |)er  esempio 
di  Zaporma  Leach,  che  non  è  che  1'  anagramma  di  Porzana! 

Al  §.  q.  Di  questo  abbìam  già  dotto  parlando  della  regola  6. 

Al  §.  r.  Anco  di  questo  dicemmo  in  proposilo  alla  regola  li. 

Alla  Raccomandazione  B.  Neil'  approvare  questa  regola  adottata  per 
mia  cura  in  Inghilterra  nella  sua  semplicità,  non  posso  astenermi  dall'  es- 
primere il  disgusto  che  provo  nel  vedere,  specialmente  in  alcuni  scritti 
francesi,  i  nomi  delle  famiglie  derivati  dal  nominativo  e  non  dal  genitivo; 
come  per  esempio  Lr/>iici(/rr  invoco  di  Lr/xiri/ltr.  IVIen  disgustoso,  ma  non 
lodevole,  è  \  tnlciahr,  .Inlcaiiar  di  alcuni  Inglesi,  invece  di  .lidciilir, 
Ardeiiuv.  La  rima  è  pur  (pialohe  cosa  quando  si  accorda  con  la  ragio- 
ne. Più  essenziale  ancora  della  uniformità  nelle  formazioni  dei  gruppi 
è  die  i  naturalisti  vadano  di  concerto  nel  chiamare  con  gli  stessi  nomi 
i  diversi  gradi  dei  gruppi  nella  gerarchia.  Troppo  ben  radicalo  è  oramai 
il  significato  Ci\  famiglia,  introdotto  da'  botanici  per  un  gruppo  che  rac- 
chiuda generi  affini,  perchè  si  pensi  a  cambiarlo.  Che  se  il  prof.  Paolo  Savi, 


—   8a4    — 
allucinato  un  momento  dalla  più  filosofica  inlcUigonza  di  chiamar  famiglia 
r  ultima  ramific;uione,  lo  applicò  ai  sottogcncri  della  sua  pregiata  Orni- 
tologia toscana,  vogliani  credere  che  in  una  seconda  edizione  egli  ancora 
sarà  per  riunirsi  alla  generalità  dei  naturalisti. 

Alla  Raccomandazione  C.  Malgrado  gì'  inconvenienti  (  e  dove  mai 
non  sono?)  cercati  con  lo  specillo,  sono  tanti  e  cosi  grandi  i  vantaggi 
che  si  ritraggono  dall'  incominciare  i  nomi  specifici  con  la  lettera  picco- 
la, che  adotto  la  bellissima  regola  senza  esitazione  alcuna.  L'  uguaglianza 
ha  maggiori  dritti  dell'  etimologia. 

Alla  Raccomandazione  D.  A  questa  mi  oppongo  del  lutlo;  poiché  so- 
stengo che  si  deve  far  seguire  il  binomio  dal  cognome  di  (\uc\\'  autore 
che  lo  stahih.  La  verità  prima  di  tutto.  Né  giustizia  manca  ad  ognuno 
nelle  sinonimie  e  nella  storia  della  scienza.  D'  altronde,  quando  io  dico 
Perca  fltwiatilis  "L. ,  non  intendo  dire  che  Linneo  fosse  lo  scuopritorc  di 
tale  specie,  ed  è  in  me  idea  secondaria  quella  che  Linneo  la  chiamasse 
il  primo  COSI  :  ma  ciò  che  mi  preme  è  il  constatare,  che  il  pesce  di  cui 
parlo,  è  quello  cosi  denominato  da  Linneo,  ^\Acc\ìh.\a.  Perca  fluviatilix  di 
un  altro  autore  può  essere  tutt'  altro  pesce.  Non  è  poi  vero  che  non  ab- 
bia alcun  merito  colui  che  con  dottrina  e  imparzialità  riporti  al  suo  vero 
genere  una  specie;  colui  che  con  pazienza  e  criterio  rimonti  al  di  lei  le- 
gittimo nome  specifico,  ed  accoppiatili  ne  componga  il  binomio,  al  quale, 
a  parer  mio,  convicn  resti  affisso  il  cognome  suo.  Ciò  nulla  toglie,  lo  ri- 
peto, alla  gloria  di  chi  descrisse  per  primo  la  specie  anco  erroneamente. 
Resta  c"uahnentc  illeso  il  merito  di  chi  ne  fondò  il  genere,  sulla  csclu- 
sione  del  quale  autore  trovomi  d'  accordo  con  gì'  Inglesi.  Ma  nell'  i|)otesi 
di  tre  concorrenti  al  binomio,  io  scelgo  quello  che  ne  assunse  la  veia  re- 
sponsabilità; responsabilità  (nota  bene)  che  verrebbe  in  molti  casi  decli- 
nata dall'  altro  cui  la  raccomandazione  inglese  lo  impone,  o  con  parentesi 
o  senza.  Che  piìi?  Molte  volte  accade  che  l'antico  autore,  cui  si  vorrebbe 
serbare  la  specie,  non  clihe  altro  merito  che  quello  di  darle  un  cattivo 
nome,  non  avendola  né  scoperta,  né  definita,  ma  soltanto  espilata  entro 
gli  scritti  dei  suoi  predecessori.  Non  é  dun([ue  vero  che  con  (pici  nome 
specifico  si  rimandi  direttamente  alla  descrizione  originale,  all'  habi- 
tat ec,  né  tampoco  alla  data  della  scoperta. 


—  825  — 
Altro  non  restami  ad  osservare,  che  appunto  perdio  la  nomenclatura 
l.otanica  è  più  perfetta,  ed  ha  passalo  meno  peripezie  della  zoologica,  ho 
dcsideialo  che  i  botanici  venisseio  in  aiuto  dei  zoologi  per  reciproco  be- 
ne. Né  posso  dar  termine  a  queste  mie  parole  senza  dire  cpianto  mi  goda 
l'animo  nel  v.'dere  le  sane  leggi  di  nomenclatura  ridotte  alla  più  sem- 
plice espressione  dal  perspicace  acume  di  un  Isidoro  fk-offroy  Saint  Hi- 
laire,  il  quale  dopo  aver  paragonato  la  (ìroposta  inglese  e  le  osservazioni 
italiane,  riduce  le  regole  a  quattro;  esclamando  con  lui:  «  Tutte  le  regole 
di  nomenclatura  possono  riassumersi  nella  sola  (pii  ajiprcsso.  Qi  andò 
PIÙ    ivoMi    LOGICAMENTE   AMMISSIBILI    (  noli   erronei  nù  giii   dati  )  si 

ADOPERirrO     PER    UN    MEDESIMO    GRUPPO,   ADOTTARE    INVARIABILMENTE    IL 
PIÙ    ANTICO     ». 


I\DICE  ALFABETICO 

DELLE  COSE  PRL^CIPALI  DI  QUESTO  VOLUME 


— «-^^o-o  c^o«<-<^ 


-/^fcadcmie.  Vantaggi  clic  si  avrebbero  se  i  Congressi  italiani  conoscessero  gli 
Atti  «Ielle  medesime;  se  i  deputali  di  fjiicllc  a  questi  fossero  tenuti  a  dar  con- 
to in  patria  delle  esercitazioni  dei  Congressi;  pratica  lodevole  di  alcune  Ac- 
cademie, 99. 

Jcque. —  marine.  Scintillazione  e  fosforescenza  di  esse,  18C;  cause  diverse  di 
tali  fenomeni,  190 jJafusfr/,  considerate  in  relazione  con  la  maParia  (ve- 
di aria). 

Acidi.  —  azotico.  Dubbio  avanzato  clic  possa  prodursi  nella  scomposizione  de- 
gl'ingrassi, e  considerazioni  in  proposito,  120;  preferenza  da  darsi  al  mede- 
simo nella  ricerca  dello  iodio,  202;  esperienze  rc'Iative,  2ÓI  ;  azione  ebe  spiega 
sulla  salicìna  e  composti  die  se  ne  ottengono,  217.  —  lungsiico.  Sua  migliore 
preparazione;  sue  proprietà  particolari,  222.  —  arseniofo.  Azione  di  esso 
sullo  iodio,  220;  uso  da  proscriversi  nella  cura  delle  intermittinti,  522;  con- 
siderazioni relative,  .559,  5'l2;  nuovo  mezzo  pro|iosto  per  diseoprirb)  in  caso 

di  avvelinamento, 5.jl;  osservazioni  ediscussioni  in  proposito, .552, 3.01. emn- 

plastico.Sua  preparazione;  sue  proprietà,  221.  —  toro-nianriico  (vedi  man- 

nìlej.  —  nepenlico  (vedi  nepenthe»J. —  valerianico  (vedi  talerianatij golfo- 

rico.  Azione  ebe  esercita  sulla  salicìna,  21 '1.  —  innominato,  281.  —  formico. 
Dubbio  elle  si  produca  per  l'azione  del  mele  sui  sali  di  ferro,  181. 

j^go-puntura,  come  mezzo  per  curare  le  ulceri  varicose  (vetli  ulceri). 

Agricoltori.  Incoraggiamento  da  darsi  ad  essi  ;  come;  discussione  relativa,  81  ;  ne- 
cessità di  provvedere  al  migliore  trasporto  dei  medesimi  negli  Ospedali  77. 

Agricoltura.  Stato  della  medesima  nel  Ducatii  luecliesc,  1.11. 

Aiuole.  Ampiezza  da  darsi  ad  esse  nella  sementa  del  grano;  considerazioni  in  pro- 
posito, 103. 

Alberi.  Portamento  gigantesco  di  alcuni  di  essi  coltivati  nel  Dipartimento  del 
Gaixl,  556;  e  di  altri  della  Italia,  ,"39. 

Alpi. —  venete.  Considerazioni  geologielie  su  di  esse,2Vl. —  apiinne  (vedi  calcare). 

Alterazioni  AA  cuore;  premio  relativo  (vedi  cuore). 

Amaurosi  per  spappolamento  cerebrale  (vedi  tpappolamento)  ;  per  tumori  (vedi 
tumori). 

io4 


—   SiS   — 

y^mnwniaca.  Aziono  cliiiiiica  della  nirdcsiiiia  sul  principio  voncfioo  di'lla  vipe- 
ra; e  consiilciMzioni  relative  al  modo  di  agire  di  essa  negli  avvelenati  da 
lineilo,  180. 

.-/iiiji/ii/ojMi's.  EsistiMiza  in  ipiesto  animale  di  nn  cervello  e  di  una  narice  micro- 
scopica, 'Il  'I. 

y/noli'si  di  un  calcolo  (vedi  calcoloj. 

j4nas.  Intorno  alle  mute  dell',/,  tadorna,  505. 

Anomalie  diverse  di  parti  genitali,  ."70,  082. 

j^nstr.  Singolarità  di  un  individuo  dell',/,  albifrnns.  .lO'l. 

y^pennino  })isloiese.  Cure  dell'  I.  e  R.  Governo  toscano  per  popolarlo.  III. 

yìperlure  morbose  della  volta  palatina,  e  modo  miglioro  di  curarle,  67G. 

Apparecchi.  —  Chahrol.  Mancanza  dei  gas  riduttori  nel  medesimo,  J78;  ragiono 
dei  buoni  ell'elli  die  alcune  volte  produce;  considerazioni  in  ])roposlto,  180. 
—  di  ff^eber  (vedi  Ciprini).  —  immaginali  per  diminuire  i  danni  prodotti 
dalla  macerazione  del  lino,  (vedi  lino). 

Jppunli  intorno  alla  palnietta  delle  Kazzc  (vedi  Razze). 

Aquile  rare  della  Provincia  senese,  ,"0'l. 

y/reonau(fl.  Osservazioni  (Isico-cliimiclieda  farsi  per  mezzo  di  esso, '1.50;  strumenti 
ed  istruzioni  da  darsi  al  medesimo,  15G;  discussioni  in  proposito,  '170,  ftSó. 

y/rjiVJn.  Considerazioni  relative  ai  modi  di  agire  di  essa  sull' acqua,  sui  gas,  sui 
litami  (cpieslti   pro|)Osti  a  Padova),  11)0. 

Aria  cattira.  Cagione  di  essa  riconosciuta  noli'  idro-solforico  che  si  svolge  dalle 
acque  palustri,  '130;  discussioni  in  proposito,  'l75. 

Aroma.  Osservazioni  relative  a  quello  della  vainiglia,  210;  relazione  della  Com- 
missione chiamata  a  prenderle  in  esame,  251. 

Arsenico  (vedi  acido  arscnioso). 

Arti.  Commissione  per  conoscere  lo  stato  di  esse  in  Lucca,  81  ;  rotazione  della  me- 
desima, I'l6,  l'iO. 

Ascessi  di  Ila  regione  iliaca,  G85. 

y/sd'rff'o.  Considerazioni  morfologiche  intorno  a  quello  della  nepentlies  pliyllani- 
pliora  (vedi  ncpenthes). 

Asili.  —  d'  infanzia.  Origine  di  essi  in  Lucca,  12'l.  —  di  ricovero  pei  traviati  (ve- 
di Case). 

Associazioni  agrarie.  —  italiana  e  sua  utilità,  81.  —  di  Piemonte.  139;  progetto 
di  estenderla  a  tutta  Italia  e  mezzi  proposti,  l'iO. 

Assorbimento  di  pus.  So  debba  o  no  ammettersi,  GG2,  G7'(. 

Astronomia,  hll,  187,  511. 

Atti  dei  Congressi.  Mezzi  proposti  per  averli  presto  stampati,  98. 

Auranziache.  Osservazioni  relativo  al  gineceo  di  esse,  ó'I^. 

Azotato  di  uranile  e  modo  di  averlo  puro,  222. 

Azoto,  considerato  relativamente  alla  vegetazione,  129;  suo  protossido  (vedi  gas). 

Baco  da  seta  autunnale.  Considerazioni  relative  ai  vantaggi  di  osso,  157. 

Herìieris.  Considerazioni  morfologiche  intorno  alle  fronde  di  essi,  3'l7. 

fiijaKiera,  descrizione  di  uua,  159. 


_   8t.9    - 

BombU.  Sliiilc  relativi  agli  organi  genitali  degl' insetti,  fatti  su  quelli  della 
fì.  mori.  r.'JI. 

Borsa  coimlatrire.  Che  cosa  sia;  ipiali  usi  abbia  negl'  insetti,  592. 

Bottiglia  di  Leida.  Confronto  della  scarica  elettrica  di  essa  col  fulmiae  (vedi  elet- 
Iricilà  atmosferica). 

Calcare  secondario.  Sue  età;  sue  controverse  formazioni,  2'll,  2Vl  ;  —  nelle  ^tpi 
apuaiie,'27!l  ; —  nc^li  .-/pennini  napoletani,  2'l2;  —  nei  l/onli  pisani. '2'\'J; —  in 
quelli  di  Seracezza,  2GC;  —  nella  Liguria, 2'lt  ;  —  in  Calabria,  2iij;  —  nelle 
y/fpi  venete,  2'l'l;  —  nel  mezzodì  della  Francia,  2'll. 

Calore.  Sua  economia  necessaria,  185;  sua  diversa  intensità  nelle  radla/.ioni  del- 
lo spettro  solare,  'Kj'l. 

Camaleonte  minerale.  Azione  di  alcuni  oli  grassi  sulla  soluzione  di  esso,  I8ò. 

Cambio  proposto  di  prodotti  naturali,  583. 

Cancro.  Considerazioni  su  <pipsta  inferniitù  e  premio  proposto,  532. 

Caiif.  Osservazioni  Ircuologichc  sopra  un  individuo  di  questo  genere,  580,  e  in- 
torno alla  origine  primigenia  dei  Cani,  580,  'lIC. 

Carbonato  di  ammoniaca.  Azione  di  questo  sale  sul  carbone,  sulle  piante  vi- 
venti, 130. 

Carboni.  —  vegetabile.  Slodo  di  agire  del  medesimo  sulle  radici  degli  alberi,  sui 
letami,  150;  quando  serva  alla  vegetazione,  1 20 ;  sua  migliore  preparazio- 
ne, 190.  — /bssi/c.  257. 

Carceri.  Riforma  proposta  di  esse,  53C,  D.'iG  ;  relazione  della  Commissione  pado- 
vana sulla  medesima,  .'JGO;  molivi  di  dissenso  di  uno  de' membri  di  essa,  575; 
opinione  discordante  di  altro  membro,  ."^78;  discussione,  COI,  022;  jiarole  del 
Segretario  della  Commissione  padovana,  G26;  discorso  particolare  di  un 
medico,  G07. 

Carle.  —  topografiche —  deU'/la/ia.  2G9;^  della  parte  destra  dell'arno  relativa 
al  profitto  di  deviazione  del  Sercbio,  159,  251  ;  considerazioni  relative,  273. 
—  geologiche  —  del  jyapoletano,'2S7i  ;  di  alcune  isole  italiane,  270;  progetto  di 
una  Carta  geologica  generale  d' Italia,  e  modo  di  eseguirla,  277. 

Cascine  (vedi  fabbriche).  -  - 

Case. —  di  ricovero  pei  giovani  discoli,  76;  motivi  cbe  comandano  un  cangia- 
mento nel  nome  di  essa,  80;  —  di  lavoro,  81;  —  d' industria  in  Verona;  ori- 
gine di  essa  in  Bergamo,  7C. 

Casse  di  risparmio  (vedi  statistica). 

Cassia   niclilans  L.  Sua  coltivazione  all'aperto  in  Pisa,  523. 

Cefalopodi  dei  mari  di  Nizza  e  di  Genova.  KoUi  de'  medesimi,  Jl38. 

Cerio,  205. 

Chondrostoma  jaculum.  Dubbi  intorno  alla  novità  di  questo  pesce,  377. 

Cinabro  di  /tipa  nel  Piclrasaiilino,  2'lG,  202. 

Ciprini.  Relazioni  dell'appareccbio  di  Weber  con  la  spinale  midolla  nei  medesi- 
mi, aOO;  notizie  ulteriori,  /|09. 

Cirri.  Considerazioni  morfologicbe  intomo  a  quelli  delle  Cucurbitaccc,32G  ;  osser- 
vazioni relative,  3ÓG,  341  ;  studi  relativi  a  ((uelli  delle  Smilaci  (vedi  SmilaxJ. 


—   83o   — 

Clima.  Mmlo  (li  rioonoscrrlo  taciliiionto  ovuiiqiir  in  prò  della  statistica,  512. 

Cloruro  mereurico.  Azione  dello  iodio  su  questo  salo,  220. 

Coke.  Efletti  migliori  di  esso  nella  riduzione  metallica  dovuti  alla  sua  maggiore 
coMil)ustil)ilil;\,  189. 

Calcolar  del  commercio.  Facile  esistenza  in  essi  dell'arsenico,  181. 

Colori  prodotti  dalla  jiila  sopra  alcuno  lamine  metalliche, 'J97;  dimostrazione 
puhiiliea,  512. 

Combuslibile.  Economia  necessaria  del  medesimo,  196. 

Cometa.  Osservazioni  relative  a  quella  del  corrente  anno,  487. 

Comizi  agricoli.  L'ilici,  usi,  ordinamento  dei  medesimi,  87. 

Conduttore  elettrico  fatto  da  metalli  diversi  alternantisi  ;  correnti  che  accadono 
in  esso;  fenomeni  che  presentano  (vedi  corrente  idro-elettrica). 

Conferva.  Esemplari  giganteschi  della  C.  dilfusa  e  ruchingcri  Agli.,  colti  nel  mare 
di  Livorno,  5'l7. 

Corde  di  fili  di  ferro.  Loro  utilità  conosciuta  nei  lavori  delle  miniere,  447. 

Corpi  particolari  osservati  nella  vescica  dell'  uomo,  705. 

Corpuscoli  paciniani.  Esistenza  di  essi  nel  mesenterio  di  un  gatto  ed  in  al- 
tre parti,  588;  nuovi  studi  sui  medesimi  fatti  recentemente  dallo  scuopri- 
tore,  459. 

Corrente  idro-elettrica.  Fenomeni  che  presenta  nei  conduttori  fatti  da  metalli 
eterogenei  che  alternano,  ,501. 

Coste.  Movimenti  diversi  che  eseguiscono,  .189. 

Colone  tinto  con  rohhia  coltivata  in  Toscana  (vedi  robbiaj. 

Cruentazione  ripetuta.  Mezzo  di  cura  proposto  per  le  morbose  aperture  della  vol- 
ta palatina,  G7G. 

Cucurbitaecc.  —  Radici  avventizie  delle  medesime,  522.  —  l'ilicci  e  loro  origine 
morfologica  negli  individui  di  questa  famiglia  (vedi  cirri). 

Cuore,  alterazioni  del  medesimo;  segni  patognomonici  di  esse;  premio  propo- 
sto, 050;  ipertrofia  singolare  di  (juesto  viscere,  G97. 

Dagherrotipo.  Duhhio  mosso  che  non  dalla  sola  azione  della  luce,  ma  anche  da 
quella  dei  corpuscoli  organici  natanti  nclP  aria  siano  da  ripetersi  i  ritratti 
ottenuti  con  esso,  466. 

Delirium  (remcns.  Osservazioni  risguardauti  la  cura  di  tal  malattia,  537. 

Denti  fossili  delle  Maremme  toscane,  2'l8;  studi  e  considerazioni  fatte  per  cono- 
scere a  qual  genere  di  animali  appartenessero,  254,  2G5. 

/>eras(anifnli  cagionati  da  torrenti;  mezzi  usati  in  Toscana  per  allontanarli,  III. 

Diabete.  D'uovo  mezzo  proposto  per  scuoprire  lo  zucchero  nell' orina,  192;  con- 
fronto di  questo  con  il  mezzo  fisico  già  usato  al  medesimo  scopo,  200;  con- 
clusioni mediche  rclativ(!  all'origine  di  questa  sostanza,  G20. 

Dialesi  purulenta.  Se  debba  ammettersi,  GG2. 

Z)idim«o.  Errore  provato  di  attribuire  il  colore  rosso  do' protosali  di  manganese 
a  questo  metallo;  cause  di  tale  colorazione,  205. 

Discorsi. —  del  Presidente  gcncrale,G');  —  del  Presidente  della  Sezione  di  ./jioho- 
mia,  75; —  del  Presidente  della  Sotto-Sezione  di  Ciiimica,  174;  —  del  Presi- 


—   83i    — 

dente  della  Sezione  ,li    Vineralogia,  2ù7  ;—  del  Preiidcnle  della  Sezione  di 
Zoologia.  273;  —  del  Presidente  della  Sezione  di  Medicina.  517. 
Discrasia  (vedi  pusj. 

lìiscriminazione  M  sanj,.„o  dell'  ..on.o  ,la  qu.llo  d.;i  bruti;  mezzi  proposti,  G39. 
Dislrihuzione  (vedi  librij  ;  —  metodica  dei  Xoofitarj,  1")0. 
Viclichopora  cinnabarina.  Descrizione  di  cjuesta  nuova  specie  vivente,  435. 
Doratura  a  pila.  Modo  di  averla  ;  e/T.-tti  ottenuti  con  melo.li  <liversi,  iT't,  3|.>. 
Echidnina.  Scoperta  di  .pirsta  nuova  sostanza;  sua  preparazione;  suoi  caratteri  <• 
propriotà;  consldrnizioni  relative  alla  sua  natura  cl.iniica;  alla  sua  azione  di- 
namica, 175,382;  ell'etli  ottenuti  dalla  medesima  nella  cura  della  rabbia,  5.'|3. 
Economia  di  combustibile  (vedi  combustibile). 

Eclisse.  Osservazioni  relative  a  quella  che  avvenne  nel  luglio  del  t8Ì2,  '187. 
Educazione  dei  con  ladini,  81. 
Elefantiasi  (vedi  lebbra). 

Elettricità.  Azione  (isiologica  della  medesima,  /188;  correnti  diverse  di  ossa  in 
certe  circostanze,  501  ;—  delta  Torpedine  considerata  in  relazione  con  la  con- 
trazione muscolare,  Ì8Ì  ;  _  ne.'  sistemi  astatici  (vedi  moto);  —  voUiana;  idee 
intorno  alla  produzione  di  essa,  513;  —  atmosferica:  confronto  del  fulmine 
con  la  bottiglia  di  Leida,  /j/l9. 
Elettro-ago-puntura  (vedi  ulceri). 

Elettro-magnetismo  considerato  come  forza  motrice,  503. 
Eticina.  Pr,  parazione,  caratteri  e  proprietà  della  medesima  ;  composti  che  fa  col 

bromo  e  col  cloro,  2IC. 
Ematosina  (vedi  acido  emaplastico). 

Emetico. yuoMX  opinione  intorno  alla  sua  natura;  considerazioni  relative,  222. 
Encefalite.  >uovi  argomenti  per  dilfcrenziarla  dall'  idrocefalo  acuto;  osservazio- 
ni sulla  materia,  528. 
Enologia.  Cagioni  della  decad.'nza  <li  essa  fra  noi,  123;  modi  e  mezzi  proposti  per 

migliorarla,  |. '17;  Manifesto  relativo,  ICC. 
Erba-medica,  103;  considerata  come  la  prima  a  coltivarsi  in  un  campo  dopo  la 

robbia  per  utile  avvicendamento,  137. 
Erbario  centrale  italiano.  Aumento  di  esso  nell'anno  per  oggetti  donati  e  com- 
prati, 3.39;  ringraziamento  Jiretto  dalla  Sezione  botanica  a   S.  .4..  I.  e  R.  il 
Granduca  di  Toscana  pel  favore  che  gli  accorda    3'l0. 
Esperienze.  Somma  destinata  dalla  Città  di  Milano  per  quelle  da  farsi  nella  sesta 
Unione,  '183;  vantaggi  che  si  avrebbero  se  si  eseguissero  pubblici  esperimenti 
nelle  adunanze  delle  diverse  Sezioni  dei  Congressi,  il98. 
Euforbie.  Considerazioni  morfologiche  intorno  alle  foglie  di  alcune  specie  a  cau- 
le crasso,  3'17. 
Fabbriche  rurali.  Stato  di  queste  in  Italia,  112. 
Fanciulli  impiegati  nelle  manifatture;  condizione  trista  di  essi;  progetti  di  una 

statistica  relativa  ;  mezzi  per  mandarla  ad  elletto,  95. 
Farmacie  gratuite.  Utilità  di  esse  per  la  classe  inferiore  degli  uomini;  esempio 
dato  in  Livorno,  127. 


—    83a    — 

Febbri.  Quesito  relativo  a  quello  elio  tengono  dietro  allo  f>rnvi  lesioni  franmati- 
cKo  0  allegravi  eliirurgichc  operazioni;  al  modo  di  diilerenziarle  da  altre; 
alla  cura  di  esse,  G(j5;  considerazioni  relativo,  670. 

Fegato  di  zolfo  (vedi  quinlisolfuroj. 

Felce.  Coyie  possa  estirparsi;  proniio  proposto,  106;  programma  relativo,  108. 

Ferro.  Osservazioni  intorno  alla  preparazione  del  medesimo,  178. 

Fiamme  dei  vulcani,  255;  Memoria  relativa,  '293. 

Fibre.  —  animale  —  muscolare.  Se  s' infiammi,  se  si  rigeneri,  657.  —  vegetabile. 
Considerazioni  relative  alla  formazione  di  essa,  552. 

Fiera  libraria.  Considerazioni  relativo  al  progetto  di  averla  in  Italia,  123,  130; 
relazione  della  Commissione,  l'Il. 

Filanda  da  seta.  Relazione  che risguarda  una  nuova  filanda  proposta,  98;  (v.  vaj'orcì. 

Fillirìna.  Modo  di  propararla  ;  considerazioni  relative,  198. 

Fisica  matematica,  509. 

Fistole  cisto-tiretrali.  Considerazioni  relative  alla  cura  di  esse;  strumenti  pro- 
posti per  ottenerla,  699. 

Flebite  venuta  in  conseguenza  di  salasso;  effetti  di  essa  sulla  malattia  preesi- 
stente, 663;  se  possa  esser  cagione  delle  febbri  che  conseguono  alle  gravi  ope- 
razioni o  ferite,  67 'I. 

Flore.  —  lucchese,  321.  — spagnuola,  337.  —  italica  essiccata,  367.  Considerazio- 
ni intorno  al  metodo  da  seguirsi  nel  formare  una  Flora,  321, 332. 

Floridzìna,  come  succedaneo  della  cliina,  5'(l. 

Formiche  di  Grosseto;  loro  costituzione  geologica,  270. 

Forma  del  globo  terrestre,  275. 

jForiii  alti  fusorj  (vedi  calore],  198. 

Fossifi.— Coiic/iij/if,  2'll,2!l3,253,28l.—  Ossa.  264,  597  (vedi  denlij.  —  le- 
gni, 26'l,  .36'!.  —  Carboni  (vedi  litantrace).  —  microscopici  ritrovali  in  al- 
cune sabbie,  2'l7. 

Fosforescenza.  —  Considerata  nella  Lucciola,  191  ;  esperienze  tendenti  a  determi- 
narne la  causa,  'l30.  —  Considerata  nello  iHfc/iero  e  noi  (fgiii,  190; — nella 
lana  '1.53;  —  nelle  acque  marine  (vedi  acque  marine]. 

Frenologiche  osservazioni.  —  Intorno  allo  straordinario  sviluppo  di  un  fanciul- 
lo, 528.  —  Relative  ad  un  Cane  da  caccia  (vedi  Cane). 

Frenologici  principj  generali  per  misurare  e  precisare  gli  istinti  ec,  '1^2. 

FronJc  Considerazioni  niorfologiclie  sulle  fronde  dei  pini,  328; —  su  <|m(IIc  dei 
berberis,  e  delle  cuforhiw  (vedi  berbcris,  euforbia). 

Frumento,  discussione  relativa  alla  sementa  del  medesimo,  100,  lO'l. 

Funghi.  Alcune  nuove  specie  di  questa  famiglia,  516,  .357. 

Fusarium  niaciWaiis.  Considerazioni  intorno  a  questa  e  ad  altre  piante  parasite 

del  gel.fo,  1 15. 
Galvanoplastica.  Stampi  in  gesso  per  servire  alla  medesima,  'l7'l. 
Cangrena  secca.  Condizione  patologica  della  medesima;  cura,  "O'I. 
Has.  —  gas-ossido  di  carbone;  uso  che  potrebbe  farsene,  197.  — protossido  di 
azoto;  sua  prejiarazionc  facile;  considerazioni  relative,  184. 


—   833   — 

Generazione  equivoca.  Fatti  luldolti  che  scuibravuno  lavorirla  (vc«ll  vermi);  va- 
lore iiissuiio  dei  medesimi,  532,  5'l5. 

Geodesia,  'l8l. 

Geografia.  —  Relazione  dei  recenti  progressi  della  medesima,  2'lO,2'l7,2G5, 271. 
—  Elciut'iiti  di  Ccofjriina  j;eiuTalr,  285. 

Gentogia.  Comiieiiilio  eleini  nlare  della  nudcsima,  2'lC. 

Geologiche  gite  (vedi  gite). 

Gernùnazione  di  grani  di  frumento  avvenuta  dopo  lungo  tempo,  105  ;  azione  del- 
l' aria  in  essa  non  ancora  ben  conosciuta,  3G7. 

Gianulri.  Costituzione  geologica  di  ijucsl'  isola,  270. 

Gineceo  (  vedi  auranziache). 

Giornale  bofaniro.  Relazione  della  Commissione  relativa,  333;  nuova  Commis- 
sione eletta,  3'l0;  sottoscrizioni  al  medesimo,  3'l9. 

Giornali.  Mezzo  per  provvedere  alla  unità  del  sapere  scientifico  italiano  496. 

Gite.  —  geologiche  —  ai  Monti  pisani,  2ì(j;  —  alla  valle  di  Seravezza, 265;  re- 
lazione di  <'sse,  2'ltl,  2CC. —  agronomiche,  87. 

Globo  —  areostatico  (vedi  areonauta).  —  terrestre  (vedi  forma). 

Glohba  nutans.  Sua  doppia  fioritura  in  Lucca;  come  ottenuta,  528. 

Golpe  del  frumento.  Sue  probabili  cagioni  ;  durata  della  (acoltà  germinativa  dei 
germi  di  essa;  sua  natura  contagiosa;  mezzi  atti  ad  allontanarla, 7'!;  consi- 
derazioni relative,  115. 

Grandine.  Fenomeni  offerti  dai  grani  di  essa;  cagioni  di  questi,  503;  (v.  meteore). 

Granili  —  di  Savona.  278.  —  dell'  FAha.  285. 

Grano,  nato  e  maturato  senza  preparazione  di  terreno,  100;  se  convenga  meglio 
piantarlo  o  seminarlo,  IDI,  102. 

Grasso.  Quanto  ne  coiiteni;ano  le  uova  dei  Gallin.icei;  se  la  (juantità  di  questo  si 
alteri  nel  pulcino,  20G;  cause  della  distruzione  di  esso,  209  ;  considerazioni 
relative,  210. 

//ippobosca,  o\idutto  lacieutc  uffizio  di  borsa  copulatrice  nell',  593. 

Idrocele.  Considerazioni  intorno  alla  cura  di  esso,  678. 

Idrofobia.  Effetti  della  eeliidiùna  nella  cura  di  essa  (vedi  echidnina). 

Ilicina  come  succedaneo  alla  cliiiia,  5'10. 

Imbuto  proposto  per  chiudere  i  vasi  della  vinificazione;  suo  uso  già  noto  ai  To- 
scani, I2G. 

Industria  me/nKurgtco;  desiderio  che  se  ne  verlficlil  lo  stato  in  ogni  paese;  st^i- 
tistica  relativa  desiderabile,  2tì5;  (vedi  urli). 

Ingra.^si.  I IG;  discussioni'  dei  ipiesili  pro|iosli  a  Firenze;  considerazioni  relative 
ai  medesimi,  129. 

Insegnamento  tecnologico  —  in  /(n/i'a , "scarso, e mantenutoda  particolari,  90;  utilità 
di  esso  e  desiderio  che  si  a|)plichi  agli  Orfanotrofi,  92;  —  consider".»lo  ni'l  Re- 
gno di  .\apoli.  91  ; —  in  f'enezia  e  nel  Regno  Lombardo- f^encto.  92,  IGO;  —  in 
Siena.  95;  —  in  Lucca,  153;  —  necessario  agli  agricoltori  (vedi  scuole). 

Insetto  dannoso  all' olivo;  considerazioni  relative  al  modo  e  ai  mezzi  di  scemare 
il  danno  che  arreca,  1 15,  1.52, 


—   834   — 

ìnttrferenze.  Analoni-i  ili  esse  mancante  per  completare  le  gii  note  analogie  fra 

la  luce  e  il  calorico;  mezzo  proposto  per  iletirniinarla,  'lOG. 
Intermittenti  considerate  a  confronto  della  tisi  nelle  Maremme  toscane,  537  ;  ai- 

senico  proposto  per  curarle  (vedi  acido  arsenioso). 
Jnleslini  (vedi  trastocazioncj. 

/odio.  Mezzo  migliore  per  scuoprirue  resistenza  (vedi    acido  azotico);  azione  di 
esso  sul  fjoriiro  inereurico  (vedi  cloruro) :  sull'acido  arsenioso  (vedi  acido  ar- 
tenioso);saì  tartaro  emelico  (vedi  emetico^; sull'ossido  d'antimonio  (vedi  ossidi). 
Ipertrofia  (vi-di  cuore). 

Irritabilità  degli  stami  di  alcune  piante;  movimenti  ad  essa  dovuti,  olili. 
Itchiade.  Cura  migliore  della  medesima,  G3I. 
Iscuria  considerata  nei  vecchi  relativamente  alla  causa,  G59. 
Isole.  —  Del  Ciglio  :  —  di  Pianosa  ;  —  di  Cianutri;  —  di  monte  Cristo;  —  delle 

Formiche  di  Grosseto;  loro  costituzione  e  caria  geologica.  Kit),  2G9. 
/s<ero(omi(i.  Se  debba  preferirsi  al  parto  procurato;  considerazioni  relative  al 

quesito  proposto  dal  Congresso  padovano,  CCS. 
/s(rti;ionf.  Mezzo  di  incoraggiamento  pel  contadino,  81. —  elementare  tecnica  da 
darsi  al  medesimo,  e  discussione  relativa,  85;  necessità  di   libri  per  ottener- 
la, 87,  95;  njodi   diversi  per  conseguirla,  8G.  —  elementare  ;  bene  che  sia  ge- 
neralizzata, 91. 
Ittiologia  (vedi  pesci). 

Aermes  minerale.  Sua  utilità  nelle  infiammazioni  dei  visceri  toracici.  Cól. 
Aicstina.  Nuove  indagini  sulla  medesima  ;  considerazioni  relative  alla  scoperta  ed 
al  criterio  che  potrebbe  desumersi  dalla  presenza  o  mancanza  di  essa  nelle 
orine,  G72. 
Lampyris  (vedi  fosforescenzaì. 
Lampris  gultatus ;  \>tscc  delli  mari  del  nord  colto  a  /"lumjVmo;  considerazioni 

intorno  ad  esso,  575 
Lana.  Lenta  e  spontanea  combustione  di  essa  (vedi  fosforescenza). 
Lontano.  Come  separarlo  dal  cerio  e  dal  didlmio,  203. 
Lattato  di  frrro;  preferenza  da  darsi  al  medesimo  a  rimpetto  degli  altri  sali  di 

ferro;  osservazioni  sulla  questione,  181. 
Lavoro  (vedi  case),  dei  fanciulli  nelle  manifatture  (vedi  fanciulli). 
Lebbra.  Considerazioni  su  cpiesta  malattia;  premio  proposto,  521;  programma  re- 
lativo, 5.50. /"umori  prodotti  dalla  medesima  negli  abitanti  del  basso  Egitto,  C95. 
Leghe  ritrovate  nel  residuo  nero  lasciato  dallo  zinco  dopo  l'azione  dell'acido  sol- 
forico, 185. 
Lettere  zoologiche  al  Principe  di  Canino.  —  Del  sig.  Conlarini,  395;  del  signor 
Hasch,  ivi;  del  sig.  liuppel,  tri;  del  Principe  jS'cutvied,  39G;  del  sig.  Cray,  ivi; 
del  sig.  Brodcrip,  397;  del  s\q.  Sabjs  Longchamps.  ivi:  del  Ilrandt.7>08;di 
Ochen,  414;  dal  sig.  Strickland,  relativa  alla  riforma  della  nomenclatura  zoo- 
logica. 407. 
/-idrt.  Intorno  alla  migliore  distribuzione  dei  medesimi  nei  Congressi,  99  (vedi  fiera 
e  istruzione). 


—   835    — 

Limone,  osservazioni  sul  friitln  del,  (vedi  auranzìaehej. 

Linee. —  di  iolleramen(o,  2GI  ;  —  di  inugiiagtianza  siilhi  supcrfirlr  dri  ^lobo,  28'1. 

Lino.  Ap|);irocclii  per  togliere  gì'  iiiconvcnieiili  che  tengono  iillu  sua   niucera- 

zione,  127. 
Litantrace  (vedi  carbone]. 
Litolonùa.  Quando  convengn,  G59. 
Lilutrizia.  Quando  sin  |)rrtrriljile  alla  litolonùa,  GIÌ9. 
Lucanus  cercus.  IVervi,  tubo  gastro-enterico,  e  organi  genitali  di  ipiesto  insetto, 

preparati,  500. 
Luce.  A/.ione  della  medesima  sui  sali  d'argento  (vedi  datjherrodfo} ;  sue  proprietà 

calorilielie  (vedi  fa/orp^,' analogie  della  stessa  col  calorico  (vedi  interferenze). 
JUacchine  dannose  alla  industria  nianuense,  79. 
Madia  saliva,  considerata  come  piant.T  oleifera,  138. 

Madri  macchie  dei  marmi  carraresi;  natura  di  esse;  considerazioni  relative,  276. 
Magnetismo  (vedi  moto). 
Mal'  aria  (vedi  aria). 
Mammiferi,  'Il 5,  126,  /|'|2. 

Manganato  di  potassa.  Azione  degli  oli  su  di  esso  (vedi  camaleontej. 
Manifatture  (vedi  artij. 

Mannìte.  Nuova  proprietii  della  medesima;  relazione  relativa,  228. 
Marmi  carraresi.  Struttura  cristallina  di  essi  fatta  derivare  da  lente  azioni  elet- 
tro-magnetiche, 271. 
Matemaliche.—  pure  1  j'i,  469, '175, 183,  50<)  ;  —  applicale  It'yi,  ItitS,  170,  175, 

177,  ISIj.'jOO. 
Meccanica  e  idraulica.  —  pratica.  117,  170,  191;  —  razionale.  Il.'i,  175. 
Meduse  (vedi  acque  marine). 

Meliloli,  considerazioni  intorno  a  varie  specie  di.  III. 
Meteore.  Descrizione  di  due  di  esse,  172;  (vedi  grandine). 
Meteorologiche  osservazioni,  171. 

Miseria  d<l  popolo:  cagioni  di  essa;  osservazioni  e  discussione  relativa,  8."». 
Moccio.  Intorno  alla  vera  sede  di  esso,  390. 

Morti  sollecite;  esempi  di  rapida  putrefazione  dei  cadaveri  per  (vedi  putrefazione). 
Marca.  Premio  relativo,  proposto  dall'Accademia  di  Torino,  521. 
Moto  oscillatorio  negli  aghi  calamitati  astatici;  cagione  di  esso;  sostanze  che 

minorano  o  annientano  il  medesimo,  168. 
Mucomeiria  orinario.  In  che  consista;  come  si  faccia, 232. 
Muscolo  (vedi  fibra). 
Muscoli  (vedi  coste). 

Mus.  Intorno  ad  alcune  specie  di  essi,  126. 
A'arire  microscopica  (vedi  amphiopsis). 

Aepenlhes  phgllamphora.  Studi  relativi  all'  ascidio  della  medesima,  362. 
Mirali.  120,222. 
A'omenclatura.  Adunanze  miste  per  discutere  intorno  al  progetto  di  una  generale 

nomenclatura  pel  regno  organico,  385; —  relazioni —  del  Segretario  della 


—   836   —  , 

Coiiiinissloiio  nominata  noi  Congresso  padovano,  7G1  ; —  del  marchese  Spi- 
nola, 76'l;  —  dei  botanici  padovani,  787;  —  osservazioni  dei  zoologi,  772;  — 
versione  del  progetto  inglese,  793; —  osservazioni  al  medesimo  del  Principe 
di  Canino,  819. 
A'uoce  snslunzr  rinvcmitc  ni'lla  salicìnu  (vedi  salicinaj. 
Allori  organi  del  corpo  umano  (vedi  corpuscoUJ. 
Olirò,  Insetti  dell'  (vedi  inselli). 

Orcfiis  ricasoliana.  Nuova  specie  delle  Maremme  toscane,  730. 
Orfaiii)lr<>lì.  l'tillu'i  di  a])rire  in  ossi  delle  scuole  tocniclio  (vedi  islruziond. 
Organi.  —  iiiioi'i  del  corpo  umano  (vedi  corpuseolij.  — genilali  M  Lucanus  (vedi 
■    Lueanm): —  dell'  Orycles  (vedi  OryclesJ.  —  dogi'  insetti  (vedi  Bombi.rJ. 
Orijcles.  Organi  genitali  di  questo  insotto,  390. 
Orina.  Mozzo  por  conosoore  se  conlonga  zucchero  (vedi  J/nfcffc^  ,■  (pianto  muco 

contenga  (vedi  mucomclriaj. 
Oro  del  fiume  Serio  presso  Cremona,  2Ì5.  —  Considerato  nell'  Impero  russo,  261. 
Orso.  Intorno  alla  propagazione  di  esso,  /|I8;  doscrlzìouc  di  alcuno  specie,  'l2l. 
Orto.  Relazione  doli'  Orto  botanico  di  Lucca,. "07. 

Os.'ierrazioni.  —  di  Fisica  terrestre  ed  atmosferica  ;  Commissione  relativa,  '155.  — 
meteorologiche.  'l7l. —  almosferiche  (vedi  Jreonaula). —  ittiologiche,  ^88. 
—  sullo  stato  jnesenlo  della  fabbricazione  del  ferro,  178. 
0.isidi.  —  di  carbone,  180  (vedi  apparecchi];  —  d'n;o(o  (vedi  gas);  —  iV antimonio 
e  iodio;  reazione  che  accade  fra  queste  sostanze,  221;  — di  ferro  e  nic(e;  rea- 
zione elle  accado;  probabile  formazione  dell'acido  formico,  181; —  di  didimio. 
cerio  e  lontano,  205. 
Ossigeno  atmosferico.  Come  agisca  nella  germinazione  (vedi  quesiti  hotanicij. 
Oca  (vedi  grasso]. 

Palmaeili  dolio  Maremme  toscane.  Considerazioni  relative  ad  essi,  253. 
Palmella.  .4ppuutl  relativi  a  quost'  organo  nello  Razze  (vedi  /lazza). 
Parafulmini.  Considerazioni   intorno  alla   migliore  direzione  dolio  punte  in  ossi 

(vedi  cleltricitù  atmosferica). 
Parto.  So,  e  quando  convenga  provocarlo  por  angustia  di  bacino  (vedi  isterolo- 
mìa)  :  posizione  sul  fianco  giudicata  la  migliore  nel  parto  naturale,  689;  rela- 
zione relativa,  695. 
Palala  delli^  oorrfiV/Iif  re  Esporionzi'  intorno  alla  niedoslnia,  100. 
y'ci/njra.  Ingiusto  rimprovero   fatto  ai  modici   italiani  ;  aisriiifo   jiroposto  por  1  a 

cura  di  essa,  522. 
Periglobulo.  Come  si  prepari;  quali  oarallori  abbia,  225. 
Pesci.  Descrizione  di  alcuno  specie  di  pesci  di  Ila  Lombardia,  575;  elenco  di  ])esci 

lombardi,  .585. 
Peste  biibonica.  Considerazioni  sulla  medesima  relative  a  stabilire  un  miglioro 

sistema  di  quarantine,  G32. 
/'(•((o,  osservazioni  relative  alla  struttura  e  al  moviniontl  del,  589. 
Pianosa  (vedi  isole). 
Pila.  Doratura  e  colori  ottenuti  pi  r  mezzo  di  essa  (vedi  doratura,  colori). 


—   837   — 

l'ini.  Consiilerazioni  iiiorlolugiclie  sulle  froiidf  ili  essi  (vedi  (ronde). 

l'olysiphonia  parasilira.  Griiiuli  cs<'iii|iliiii  del  pmio  di  Livorno;  ronsidrrazinni 
rcliitivo  al  nome  siiccilico  di  essa  e  al  panisitisino  delle  piante,  555. 

Polvere  carbonica  (vedi  golpej. 

Porfido  della  Limiiia,  278. 

Premi.  —  di  virtù  proposti  per  ineoraggiare  gli  agricoltori,  e  considera/.iuni  in 
proposito,  81,  158;  rela/.ione  della  Commissione  per  giudicare  sulla  proposi- 
zione, n'J.  —  l'er  la  estirpazione  della  felce  (vedi  felce).  —  Per  la  cura  dello 
tcirro  e  cancro  (vedi  cancro).  —  Per  la  lebbra  (vedi  lebbra).  —  Per  le  ma~ 
latlie  del  CMorc  (vedi  cuore).  —  Poi  migliore  calechitmo  agrario.  82.  —  Per 
I'  educazione  del  baco  da  seta,  !)C. 

Preparazioni  auatoniico-zoologiclie  (vedi  Oryctet,  Lucanut). 

Principi  anatomico-frenologici  per  misurare  gì'  istinti,  le  percezioni  ec.  (vedi 
frenolo(jiei). 

Propo.'ita  di  d(stlnarc  alle  matematiclie  pure  alcune  delle  adunanze  fisiclie,  'l86; 
osservazioni  relative,  /l9'l. 

Pubitomia.  Se  convenga  anteporsi  al  parto  procurato  (vedi  isterotoinìa). 

Pus.  Se  possa  ritenersi  che  si  assorba  (vedi  assorbimenlol. 

Putrefazione.  Esempi  di  sollecita  putrefazione;  indagini  fatte  per  scuoprirue  le 
cause,  G80. 

Quarantine  (vedi  peste). 

Quesiti.  —  chimici,  227.  —  fisici,  'l50,  470, 508.  —  botanici.  367.  —  medico-chi- 
rurgici. .j25,  ()5'l,  t>70;  —  utilità  elio  i  medesimi  sieno  conosciuti,  508. 

Quintisolfuro  potassico.  Dubbio  mosso  intorno  alla  sua  decomponibilità  nel- 
1' acqua;  esperienze  addotte  in  prova;  considerazioni  relative,  177;  osser- 
vazioni posteriori,  219. 

Uabbia  (vedi  idrofobia). 

Itadiazioni  luminose.  Proprietà  calorifìclie  diverse  delle  medesime  (vedi  calore). 

Hana.  Contrazioni  risvegliate  in  essa  )U'I  contatto  di  un  suo  nervo  con  un  prisma 
della  Toi-pedine,  485. 

Itazze.  Appunti  sulla  posizione,  struttura  ed  usi  della  palmetta  in  esse,  'IIO. 

Relazioni.  — del  Segretario  generale,  709.  —  ilei  lavori  delle  Sezioni  —  agrono- 
mica, 7 IO.  —  chimica,  721.  —  geologica,  72G.  —  botanica,  729.  —  zoologi- 
ca, 752.  —  fisica,  757.  —  medica,  745 chirurgica,  740. 

Helicoli  (vedi  spettri). 

Ilingraziamenli.  —  del  Presidente  della  Sezione  di  .agronomia,  147.  —  della  Se- 
zione di  Geologia,  28G;  —  di  tpiello  della  Sezion<'  di  .Uedicina,  052.  —  del 
Presidente  generale,  709. 

liisaie.  Commissione  scelta  per  giudicare  della  iiocuità  od  innocuità  di  esse,  84, 
527  ;  relazione  della  medesima,  592. 

Jliraccinazione.  Considerazioni    intomo  alla  utilità  od   inutilità  di  essa,  525, 

528,551. 
Robbia.  Coltivazione  di  questa  in  Toscana  ;  cotone  tinto  con  la  inetleiinia  ;  osser- 
vazioni relative  alla  convenienza  od  iuconvenieiizo  di  tale  coltivazioue,  I3C. 


—   838   — 

notazione  pr<i<l<ilt;i  «lai  vaporo  (vedi  vapore). 

Salicin'A.  —  Stilili  relativi  alla  natura  cliiinica  ili  essa, e  reazioni  che  produce  con 
altre  sosfuii/.e,  213, 

Saligenina.  Come  si  ollinga,  21 'I;  come  si  diporti  con  alcuni  corpi,  215. 

Sali.  —  di  ferro,  181.  —  di  arijcnto.  Mll. 

Sangue.  Modo  di  distinguere  ipicllo  dell'  uomo  da  quello  degli  animali  (vedi  rf(- 
scriminazione. 

Saltllili.  Artili/.io  adoperalo  per  conoscere  il  vero  istante  della  diS])arizion<'  e  del- 
la riappari/ione  di  essi,  'l87. 

Scirro.  Premio  relativo;  considerazioni  intorno  alla  cura  (vedi  cancro). 

Schraliutn.  Commissione  per  giudicare  dilla  novità  di  un  fungo  parasita  del 
formentone,  creduto  dallo  scopritore  uno  sclerozio,  ."'iG. 

Scuole.  —  elementari  per  1'  agri<oltore,  80.  —  ambulanti,  105.  —  agrarie  da  in- 
trodursi nei  Seminari,  147.  —  festive,  86. —  tecniche  (vedi  insegnamento). 

Seccume  delle  foglie  del  gelso,  1 15. 

Sega.  —  a  trapano  proposta  per  segare  le  ossa.  —  a  catena.  Confronto  dei  due 
strumenti  e  conclusione,  C99. 

5fjfl/f  conni/fl.  Memorie  presentate  pel  premio  proposto  nel  terzo  Congresso; 
Commissione  nominata  per  l'esame  di  esse,  527;  giudizio  della  medesima,  615. 

iSemi  di  cassia  nictitans  L.  offerti  (vedi  cassia). 

Seminatore.  Considerazioni  intorno  a  cpiesto  strumento,  101, 102. 

Sensitico.  Intorno  alla  natura  del  |)rincipio  sensitivo  o  cerebrale,  'l27. 

Serchio.  Corso  antico  di  esso,  251  ;  progetto  di  deviazione  (vedi  carie);  osservazio- 
ni sul  medesimo,  139,  273. 

Sesamo,  considerato  come  pianta  oleifera,  138. 

Seta,  nuova  fdanda  da,  (vedi  vapore). 

Siluro  (vedi  Torpedine). 

Siringa  pneumatica,  proposta  invece  del  sifone  di  Anel,  705. 

Sistemi  asiatici.  Oscillazioni  negli  aghi  di  essi;  cause  (vedi  moto). 

Smilaci.  Considerazioni  morfologiche  intorno  ai  cirri  di  queste  piante,  3W. 

Società.  —  di  vicendevole  soccorso  tra  gli  artigiani;  descrizione  relativa,  87;  esi- 
stenza di  essa  in  Parma,  88.  —  di  incoraggiamento  per  gli  agricoltori,  77  ; 
modo  di  estenderla,  l'iG;  (vedi  associazione). 

Solarium  stramineum.  Ksem|)larc  di  <[uesta  conchiglia  colto  nei  mari  di  Napo- 
li, 'j2G. 

Solfuro  di  potassio  (vedi  quintisolfuro). 

Sordi-muti.  Stabilimento  di  essi  in  Genova  ;  educazione  dei  medesimi,  139. 

Spappolamento  cerchrale.  Storie  relative,  058  ;  discussione  sull'  argomento,  GCO. 

Spettri.  Proprietà  di  quelli  formali  coi  reticoli,  509. 

Sphex  tpirifex.  Osservazioni  relative  alle  abitudini  di  tale  insetto,  122;  considera- 
zioni relative,  125. 

Stami.  Nuovi  esempi  di  irritabilità  (vedi  irritabilità). 

.Statistica.  —  dii  fanciulli  impiegati  nelle  manifatture  93, 127.  —  delle  cafse  di  ri- 
sparmio, 1 1O.  —  agraria,  127.  —  agraria  del  Ferrarese,  1*22.  —  medica,  5'l8  ; 


-   839   - 

nuove  considerazioni  e  proposizioni  intorno  ad  essaiSIO.  —  delle  tcuole  in- 
fantili, 1 1O;  Commissione  relativa,  l'ci. 

Stelle.  Posizioni  medie  delle  prime  50  Ira  le  220  fondamentali  del  Piazzi  ;  princi- 
pio di  un  lavoro  per  la  rinnovazione  di  un  catalogo  di  esse,  477. 

Stomaco.  Uaro  caso  di  traslocazione  di  esso  nel  petto  (vedi  IraslocazionrJ ;  ulce- 
razioni di  esso,  082. 

Strumenti. —  meteorologici.  Fabbricazione  di  essi  a  Milano  pel  sesto  Congresso,  4G3. 

—  chirurgici  nuovi,  099. 

Sutura.  Proposta  per  curare  le  ulceri  varicose  (vedi  ulceri). 

Tachina.  Considerazioni  relative  al  tempo  in  cui  depone  le  uova  sui  ragni,  423. 

Tartaro  emetico  (vedi  emetico]. 

Telegrafo  elettro-magnetico  applicato  per  confrontare  orologi  a  pendolo  molto 
ùistanli,  51 1. 

Temi  (vidi  quesitij,  proposti  in  altro  Congresso,  e  discussi  nel  Congresso  lucche- 
se, 008,  078,  085. 

Temperatura.  Esperienze  relative  alla  temperatura  del  vapore  aqueo,  '|89;  —  dif- 
ferente negli  spazi  luminosi  e  oscuri  dello  it|)e/(ro  solare;  intensità  diversa 
di  essa,  40Ì. 

Teoria  morfologica  detta  de'  meritalll,  osservazioni  sulla  medesima,  500. 

Terme  di  Caldierojloro  efficacia  terapeutica,  05 1. 

Terre.  Origine  delle  terre  paludose  italiane, 2.59;  osservazioni  sull'argomenlo,20.'). 

Terreni.  —  a  carbone  fossile,  252.  —  di  sedimento,  271.  —  concliiijlifero,  '2'i'J. 

—  terziario.  —  in  Maremma,  25.").  —  in  Provenza.  247. 
Terriccio  fhumusj.  Sua  azione  sulle  piante,  129. 

Tira-vescica.  Strumento  proposto  per  la  cura  delle  fistole  orinarle  (v.  strumenti). 

Tisi  rara  nelle  .Harcnime  toscane  ove  sono  comuni  le  febbri  periodiche  (vedi  l'n- 
termitlenti). 

Torpedine.  Intorno  all'  apparato  elettrico  di  essa  (vedi  elettricità). 

Trasloca  zio  ne  dello  stomaco  e  di  alcuni  intestini  dal  ventre  nella  rnvitù  di  I 
petto,  051. 

Trasporlo.  Modo  di  farlo  per  gli  agricoltori  nmmnLili  (vidi  agricoltore). 

Trigonometrica  rete  della  città  di  Milano;  modi  usati  per  farla  ;  uso  di  essa,  481. 

TVonco.  Struttura  di  esso  nelle  Monocotiledoni,  352;  considerazioni  sulla  mate- 
ria, 355. 

Trovatelli.  Costume  lodevole  già  adottato  In  Toscana  di  dar  loro  un  cognome,  80; 
educazione  e  istruzione  agraria  da  darsi  loro,  147. 

Tritici  con  reste;  danni  che  arreca  al  bestiame  il  soverchio  uso  di  essi,  379. 

Tumori.  —  erettili.  Considerazioni  relative  alla  miglior  cura  di  essi,  085 gela- 
tinosi considerati  in  generale,  089  ;  —  prodotti  du  lebbra  (v.  elefantiasi)  ;  ca- 
gione di  amaurosi,  000  (v.  rrrxiiV. 

Iccelli,  385,  594,  390,  424. 

Ulceri  varicose.  Osservazioni  intorno  alla  cura  di  esse,  090. 

franile,  azotato  di,  222. 

l'rsus.  Osservazioni  risguardanti  la  propugazioue  (vedi  Orso). 


—    84o    — 

f''accinazione.  Cmisidorazioni  rrlativc  alla  possil>ilità  ili  trasiiicllerc  roii  ossa  al- 
tre uialatlir,  "l'i.");  alla  ripetizione  di  essa  (vedi  riiaccinaziunej. 

f'aceinium  oxicoccos;  dono  di  questa  nuova  specie  italiana  ;  sua  descrizione;  suoi 
usi,  ."^05. 

f'aleiianati.  Studi  relativi  ai  medesimi,  e  dimostrazione  di  quelli  di  cliina,  di  :m- 
co,  di  cadmio  e  di  deutossido  di  cerio,  203. 

f'apore  acquoso  consideralo  nell'applicazione  alle  filande  da  seta  come  l'orza  mo- 
trice e  come  potenza  calorifica  a  un  tempo,  77;  osservazioni  relative,  99; 
—  come  motore  delle  macchine  a  rotazione,  49^1. 

/'arici  (vedi  ulcerij. 

f^eleno  viperino  (vedi  echidnina). 

/'«ne.  Se  da  esse  si  possa  generare  il  pus,  CG2. 

fermi.  —  Ritrovati  nelle  pustole  del  vainolo,  532,  5'l0  ;  —  nei  tumori,  535,  545; 
necessità  che  sieno  mei^lio  studiati  e  descritti,  lei. 

f'iaggiare.  Osservazioni  sullo  stato  progressivo  del  modo  di  viaggiale  in  Irlanda  ; 
lode  che  ne  viene  a  un  italiano,  131. 

f'ie  (nfn'mn/i.  Strumento  proposto  per  la  iniezione  di  esse  (vedi  siringa]. 

f'ifera  aspif,  383. 

Vinificazione.  Modo  di  migliorarla  (vedi  enologia). 

/'ilicci.  Origine  di  essi  nelle  Cucurhitacee  (vedi  cirri).  —  nelle  Smilaci  (v.  SmilaciJ. 

Vulcani.  Memoria  che  pone  fuori  di  duhhio  le  fiamme  dei  vulcani;  cause  di  esse 
(vedi  fiamme). 

If'eher,  apparecchio  di,  (vedi  Ciprini). 

IVolfram  (vedi  acido  tungstico). 

Zoofilarj.  Distribuzione  metodica  dì  essi,  'l50. 

Zucchero.  Modo  di  scuoprirlo  nell'  orina  dei  diahetici  (vedi  diabete). 


INDICE   GENERALE 


►!•>«««< 


R 


Logolaincnto   generale  per   le  annuali   riunioni   de'  naturalisti 

italiani pag.        3 

Articolo  aggiunto  ai  medesimo y 

Commissione  inraricata  dei  pre|)aramcnti  per  la  fiuinta  unione    .      «        t) 

Deputazione  per  1'  ammissione  al  Congresso "io 

Uffiziali  del  medesimo •>      1 1 

Deputazioni  arcademiclie "l5 

Catalogo  alfabetico  degli  Scienziati «      a3 

Detto  dei  doni  fatti  alla  quinta  Unione '49 

Distribuzione  delle  ore  per  le  adunanze  delle  Sezioni       ...      -      63 
Discorso  del  Presidente  generale  nella  prima  solenne  adimanza  . 


Sezione  di  Agronomia  e  Tecnologia 

Adimanza  del  dì  iG  settembre    . 

Detta  del  i8 

Delta  del  19 

Detta  del  20 

Detta  del  ìì 

Detta  del  a-2 

Detta  del  a3  .      .      .      .      •      . 

Detta  del  uS 

Delta  del  aG 

Delta  del  a  7 

Detta  del  a8 

Detta  del  p.f) 


65 

7' 

73 
80 
85 

90 

9» 
ioa 

I  IO 

ii5 
ia3 
lag 
i36 
■  46 


—      8/,2      — 

Sotto-Sezioni:  di  Chimica «  fyi 

Adunanza  del  dì  iG  settembre «  1^3 

Detta  del    18 "174 

Delta  del  19 '  '79 

Delta  del  20    ...      .           «  1 83 

Detta  del  21 "  '^9 

Detta  del  22 «  196 

Detta  del  23 •<  202 

Detta  del  25 «  2o5 

Della  del  26 «  206 

Delta  del. 27 «  2i3 

Delta  del  28 «  220 

Detta  del  29    . «  227 

Sezione  di  INIiner.vlogia,  Geologia  e  Geografia    ....  «  235 

Adunanza  del  dì  16  settembre «  237 

Detta  del  18 «  243 

Detta  del  19 «  247 

Della  del  2 1 .  "  249 

Detta  del  22 «  255 

Detta  del  23 •■  aSg 

Delta  del  25 •■  263 

Della  del  27 «  269 

Detta  del  28 ■'  273 

Detta  del  29 «  280 

Sezione  di  Botanica  e  Fisiologia  vegetabile "  ^19 

Adimanza  del  dì  16  settembre «  32i 

Detta  del   18 «  324 

Delta  del  19 "  33o 

Della  del  2 1 "  336 

Della  del  22    .  '341 

Della  del  23 •■  346 

Delta  del  26 "  349 

Detta  del  27 <  352 

Detta  del  28 ■•  359 

Detta  del  29 ••  365 


—   843   — 

Sezione  di  Zoologia,  Anatomia  comparata  e  Fisiologia  -371 

Adunan/.a  del  ili  iG  seUcmhre •    3^3 

Detta  del  18 .379 

Detta  del  19 38a 

Delta  del  20 385 

Detta  del  21 «   388 

Delta  del  2  3 SgS 

Detta  del  jlj •   4o4 

Detta  del  uG •   409 

Detta  del  27 «   4 18 

Delta  del  28 425 

Detta  del  29 •   43o 

Sezione  di  Fisica  e  Matematica "445 

Adunan/,a  del  dì  iG  settembre '447 

Detta  del  18 •   453 

Detta  del  19 •   459 

Detta  del  20 «  463 

Detta  del  21 -   468 

Detta  del  22 •   47* 

Detta  del  23 -   477 

Detta  del  25 .481 

Detta  del  26 •   487 

Detta  del  27 •   494 

Detta  del  28 •    5oo 

Detta  del  29 •   5o8 

Sezione  di  Medicina -515 

Adunanza  del  dì  16  settembre «517 

Detta  del   18 •    627 

Detta  del  19 •   53i 

Detta  del  20 •   536 

Detta  del  21 ■    54» 

Detta  del  22 «    547 

Detta  del  23 •   554 

Delta  del  ^5 •    592 

Delta  del  2G «601 


—  8/,4  — 

\(lunaii/.a  (U-1  d'i  -27  settembre •■  Gi5 

Della  del  28 ■  tì3o 

Detta  del  ag «  G34 

SottoSf.zione  di  Chirurgia «  655 

Adunanza  del  d\  18  settembre «  65^ 

Delta  del  19 «  664 

Delta  del  '^o "668 

Detta  del  -ii -  672 

Detta  del  -ì-ì <■  G76 

Detta  del  23 ■>  680 

Della  del  aS "685 

Della  del  26 "  689 

Detta  del  27 "  695 

Detta  del  uS »  699 

Detta  del  29 •  704 

Adunanza  generale  ultima.  —  Annunzio  della  nomina  del  Presi- 
dente generale  per  la  sesta  unione,  e  della  scella  della  Città 


pei 


r  la  settima.  —  Relazioni  dei  Segretari  e  ringraziamento 


e" 


del  Presidente  generale "    709 

Programma  della  Congregazione  municipale  della  Regia  Citlà  di 

Milano «    755 

Avviso  della  graziosissima  Sovrana  adesione  alla  scelta  della  Città 

per  la  settima  unione  scientifica ■■    757 

Ap|)endice  per  le  adunanze  delle   Sezioni  riunite  di   liotanica  e 

Zoologia "    7  9 

Indice  alfabetico  delle  cose  principali  di  questo  volume   .      .      .  827 


E K  noni 


CORREZIOM 


l'>5-  '5, 

lin.ull-. 

.,    23. 

..     ». 

>.    **, 

..     *, 

,.    58. 

..   «i. 

..  M9, 

..  "Il-, 

.,  155. 

.,    6, 

..  242, 

..23. 

..  ■136, 

,.  <6, 

.,  Hi. 

..28. 

„  828, 

..    6. 

Ollelti Cailrlli 

Ticliaroen Tichirncr 

Priiot Hiliot 

doli.  Poli ilull.PolK 

del  Micheli dello  SlcHirn 

di  cbr  (imir  altri  adoroa 1*  altra  cbr  aJuroi 

acteonrtle acteonrilc 

Sictliiponge Silici  •ipungc 

diitrjttività (tiiiruttiiìlà 

Aaaliti  di  un  calmlo  (vedi  calculu).  .  Analiii  di  uo  calcolo,  22t}. 


M      2U, 

•I    20. 
M  365, 


ALTRE   COnREZIOKI   DIMAHOATB    ALLA    PlieSIDE!(7A    CEXERALB,  HA    TROPPO   TARDI 
PCnCIlè   POTESSERO   PARSI    NEL   TESTO 


,  56, 
,  26, 


loslitiilo  dol  Rrgnu   Lombanlo -Veneto 
(  Prof.  Giuseppe  Drlli       ) 
'  (  Cbt.  Fraii(!eico  Cirliai  ) 

rocolaio 

Lo  strtso  Prcsidrole  motlra  un  volurninoio 
irritto  del  capitano  Bractu  di  Praga,  in* 
titolato  —  Stalliti  clic  vcag^>oo  proputli 
per  la  ifiittuionc*  di  una  Socirtà  di  cam- 
bio dì  piante,  naiìonale  italiana,  itattititi 
■ul  confronto  degli  Statuti  delle  Società 
coosimili  esistenti  in  Germjinia,  Scoxia  e 
nella   Francia   — . 


IntlitUto  Lomltjrdo 


Prof.  Giuieppp  Bell 


,  435, 


ppc 

fu  inaio  la 

Lo  alrs^o  Prendente  austra  del  cajiilanu  Uracbt 
il  voluniiooio  tcritto  degli  Statuti  nsguardanti  Pan* 
dameoto  icieutifìco  ed  economieo  di  un  Inititulu 
di  cambio  di  piante  naaiooalr  italiano,  compilali 
sulla  baie  degli  Statuti  delle  uguali  Istituziooi,  eii- 
itenti  in  Germania,  io  Scoiia  ed  io  Francia,  chie- 
dcodo  il  Capitano  cbc  sia  nominata  una  Commi*- 
■ionr  incaricata  di  rtainiaarli  e  ritenere  ciò  che 
fotse  adattato;  ed  altra  Memoria  del  medesimo 
autore  «ul  Giornale  Lolaoieo  italiano,  ralla  Uti- 
lliaione  di  una  unione  itineraria  italiana,  e  la  di- 
ipeoia  della  flora  esiiccala  italiana  per  aisociaain- 
ne  «iene  letta  dal  prof.  Puccinclli. 


.  17,        Diclirbopara Uisticliopora 


4b      % 


(  S        ) 


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