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ANNO DECIMOSETTIMO — 1900
ATTI E MEMORIE
DELLA
SOCIETÀ ISTRIANA DI ARCHEOLOGIA
STORIA PATRIA
Volume XVI.
PARENZO
PRESSO LA SOCIETÀ ISTRIANA DI ARCHEOLOGIA E STORIA PATRIA
Tip. Gaetano Coana
1900.
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INDICE DEL VOLUME XVI.
Fascicolo i.° 2.
Direzione. — Senato Mare — Cose dell' Istria (Cont) pag. 1
Direzione. — Raccolta di Atti publici riguardanti la Provincia del-
T Istria e le Isole del Quarnero fatta da S. E. Pietro Girolamo
Capello, Provveditore sopra la Sanità. (Cont) » 117
Stridone. — Patria di S. Girolamo. Una dissertazione inedita del
Kandler. T » 182
Bibliografia. — Le Monastère de Daphni, par Gabriel Mille! A. » 212
Fascicolo 3.° e 4.
Direzione. — Senato Mare — Cose dell'Istria (Cont.) » 217
Direzione. — Raccolta di Atti publici riguardanti la Provincia del-
l' Istria e le Isole del Quarnero fatta da S. E. Pietro Girolamo
Capello, Provveditore sopra la Sanità (Cont) » 292
Mitis Prof. Silvio. — L' Isola di Cherso dalla pace di Campoformio a
quella di Prcsburgo » 329
P. Ippolito Delehaye S. I. — Santi dell' Istria e Dalmazia » 36o
Atti della Società.
Il XII Congresso annuale della Società istriana di arch. e storia patria. » 409
Elenco dei doni pervenuti al Museo archeologico provinciale ed alla
Biblioteca sociale durante Tanno 1900 - 422
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SENATO MARE
COSE DELL' ISTRIA
(Continuazione vedi voi. XV)
Registro 119 — a. 1656).
i656. — aprile i5. — Riscontrando i Provv. ri sopra dazi
dai processi fatti dal Pod. à e Cap. n0 di Capodistria sull'ar-
resto di alcuni vascelli carichi d'ogli, indizij gravi di tra-
sgressioni e pregiudizii al pubblico servizio, si incaricano i
sudd.* Provv." a perfezionare i processi, e venir alla loro so-
luzione secondo giustizia. Circa l' affare di quel vascello che
dubitano sia passato in Ferrara, si incaricano gli stessi Provv."
a formar rigoroso processo, indagando se vi sia concorsa
partecipazione od assenso di qualsiasi ministro della cancel-
leria di Capodistria, o di altri, onde reprimere ogni abuso ed
inconveniente. — (e. 41)
i656. — aprile 29. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di
Capodistria che circa l'arresto di quei due fatti prigioni a
Rovigno per interesse di Sanità, del che si doleva il Co. di
Pisino, se ne è data notizia all'Amò/ in Germania per suo
lume. — (e. 5o t.)
i656. — aprile 29. — I Provv. ri alle Rason Vecchie fin
dal genn. passato avevano invitato a comparir dinanzi a loro
Sebastiano Restelli governator delle rendite di Grisignana,
dette t le regalie », affinchè rendesse conto della sua ammi-
nistrazione dall'anno i65i ; e non essendo esso ancora com-
parso si commette al Pod. à e Cap. no di Capodistria di ordinar
al d.° Restelli di portarsi immediatamente al Mag. l ° alle Rason
Vecchie con tutti i denari dello scosso e speso di tal ragione.
Dovrà poi esso Pod. a spedire a quel Mag. l ° un'esatta informa-
zione delle regalie suddette, come pure l'inventario fatto al
tempo in cui il detto Restelli entrò in carica « di tutte le
t botti, tinazzi, ed altro della caneva di publica ragione in
t quel loco». — (e. 53). — V. anche la Ietterà al Pod. a di
Grisignana a e. 54.
i656. — maggio i3. — Proprio è riuscito l'ordine del
Cap. no di Raspo d'istituire un libro nel quale siano registrati
tutti i capitoli che esistono nelle munizioni, perchè d' essi sia
dato al monizionere il credito ed il debito, e si possa sempre
vedere con chiarezza la loro disposizione. — (e. 65)
i656. — maggio i3. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
faccia arrestare Matteo Boleo, che nel Contado di Pisino
commise un grave delitto, e lo consegni ai commissari Ce-
sarei, che ne richiesero la cattura. — (e. 66). — V. anche a
e. 70 t.
)656, — giugno 8. — Causa il male contagioso che af-
flìgge la città di Napoli si ingiungono al Pod. a e Cap. no di
Capod. m le maggiori diligenze t tanto per li vasselli che ven-
* gono di sottovento, quanto alla porta di Trieste», e lo si
eccita a far pubblicare proclami ed a prendere tutti gli altri
provvedimenti, che conoscerà necessari per la salute pubblica.
— (e. go t.)
ió56. — giugno 8. — I Padri di S. Francesco della
Cotti. 1 * di Pirano rappresentano la necessità di restauro che
ha il loro convento, e l' impossibilità di ripararlo senza il
concorso della pubblica carità; si ordina perciò al Pod. à di
Pirano di far sapere ai sudd. 1 Padri che si consente loro di
impiegare nel restauro della loro chiesa e monastero cin-
quecento ducati, che dovrebbero esborsare per decime. —
(e. 9 3).
i656. — giugno 24. — Essendo giuste le istanze di Teo-
dosio Gavardo, Cap. no degli schiavi in Capodistria, per esser
soddisfatto di quanto egli avanza, si ordina a quel Pod. à e
Cap. no di pagarlo coi denari t che si riscuotono in Camere
i in ragion de Preghi pagati da quei contadini ». — (e. 114 t.)
i656. — giugno 27. — Si accompagna al Cap. no di Raspo
copia di lettere del Pod. à di Dignano per informarlo sui gravi
eccessi commessi in quel territorio con pregiudizio dei sud*
diti, affinchè punisca i rei, e bandisca gli assenti da tutte le
città e luoghi del Dominio. — (e. 116). V. anche a e. 166 t.
la lettera al Pod. a di Dignano.
i656. — luglio 2. — Si accompagna al Pod. à e Cap. no
di Capodistria copia di lettere del Cap. no contro gli Uscocchi
intorno agli spiacevoli incidenti successi fra le genti di Ro-
vigno e quelle delle galee, e gli si ordina di formare pro-
cesso per venir a conoscere chi ha dato origine allo scan-
dalo. (Questa lettera contiene allegati). — (e. 212)
i656. — luglio 6. — Si informa il Cap. no di Raspo circa
i pretesti inventati dai caporioni della villa di Filippano per
sottrarsi all'obbedienza dei rappresentanti ed all'obbligo di
contribuir le regalie al conduttor del dazio, affinchè intimi
loro l'assoluta obbedienza, od altrimenti la loro comparsa
davanti il Mag. l ° alle Rason vecchie perchè faccia giustizia. —
(e. 126 t.)
i656. — luglio i3. — Il Cap. no di Raspo, informato sugli
eccessi che di continuo i Murlacchi apportano nel territorio
di Valle, istruisca rigorosi processi e punisca i rei. (e. 134 t.)
V. pure la lettera al Pod. a di Valle a e. i36.
i656. — luglio 22. — Con dispiacere si è inteso da let-
tere del Cap. no di Raspo la renitenza di Giorgio Palisca da
Mezzo in obbedir alla sentenza del suo predecessor Barbarigo
per l'usurpazione di pubblico terreno e per l'erezione di un
ricinto di muro. Essendo assoluta volontà del Senato che le
cose non continuino così, dovrà esso Cap. no comandar al d.°
Palisca di far demolire il muro, e di ritornare nel primitivo
stato i luoghi da lui usurpati, comminandogli in contrario
rigorose pene. — (e. i5o t.) .
i656. — luglio 27. — Si loda il Cap. no di Raspo per
— 4 —
Padempimento degli incarichi datigli circa l'infestazione di
malviventi nella Prov. a , avendo esso fatto arrestare otto fra
i loro capi principali. Gli si ordina di processarli e punirli
severamente, e gli si accorda la facoltà di confiscare i loro
beni, potendone consegnare parte alle persone da essi dan-
neggiate, e parte tenendola per compensare le spese dei pro-
cessi. Quanto alle scritture presentate ad esso Cap. no da al-
cuni della Polesana, oppressi dalle scelleraggini dei tristi, gli
si ordina di far giustizia anche su ciò. — (e. i52)
i656. — agosto 12. — Si dà facoltà al Provv/ sopra la
Sanità in Istria, testé eletto, di tener corrispondenza coi rap-
presentanti e ministri degli Stati imperiali vicini, i quali hanno
facoltà dall'imperatore di conformarsi in materia di sanità
alle regole praticate dalla Republica. Gli si raccomanda inoltre
di accordarsi sullo stesso proposito con Trieste, col Co. di
Sdrino, e col Vescovo di Parenzo per la giurisdizione d' Or-
sera. — (e. 167 t.)
i656. — agosto 18. — Si è udita con piacere la visita
fatta dal Provv/ sopra la Sanità in Istria nelle città di Pola
ed Albona, e l'annunzio della buona salute che godono i
luoghi vicini all'Impero. Assai opportuna è stata la risolu-
zione di sospendere il commercio « con le scalle vicine del-
l' imperio » , conformandosi a quanto ha eseguito il Provv/
Gen. 1 in Dalmazia causa l'approdo a Porto Re di vascelli, che
venivano da sotto vento e Genova. — (e. 171 t.) — ■ V. anche
a e. 193 t.
i656. — agosto 19. — Rappresenta il Mag. t0 alle Rason
Vecchie che la Signoria gode nella Prov. a dell'Istria molte
rendite e diversi terreni, che, mentre potrebbero fruttare
un'annua rendita di non poco rilievo, sono quasi del tutto
trascurate. Si raccomanda perciò al Provv/ sopra la Sanità
in Istria che, non trascurando il motivo speciale per il quale
è stato mandato colà, si applichi con amore a questo negozio,
procurando di affittare i detti beni nel modo il più vantag-
gioso, regolandosi sempre con le informazioni e coi consigli
che gli saranno suggeriti dal sudd.° Mag. t0 E perchè può es-
sere che alcuni di quei beni siano stati goduti da particolari
senza la debita riconoscenza al legittimo possessore, lo si
- 5 —
eccita ad indagare per venir in chiaro di ciò che sia seguito
anche in questo particolare — (e. 175 t.)
i656. - agosto 25. — Il Provv/ sopra la Sanità in Istria
s'intenda coi triestini per la navigazione in modo che la Sa-
nità pubblica non abbia a soffrirne. — (e. 179)
Registro 120 — (da sett. 16 $6).
i656. — settembre 5. — Il Provv/ sopra la Sanità in
Istria prometta l'impunità ad alcuno dei complici, che rive-
lasse i nomi di coloro i quali contravvenissero alle leggi sulla
salute pubblica stabilite. - (e. 193 t.)
i656. — settembre 22. — La prudente maniera con la
quale il Provv/ sopra la Sanità in Istria si è diretto e in con-
c ceder acqua alle sultane », le avvertenze per venir in chiaro
dei disordini, le condanne dei rei trasgressori smascherati nel
processo di Dignano, ed il castigo dato al padrone di barca
da Castello sono di soddisfazione del Senato. Dovrà esso
Provv/ iniziare il processo sopra la querela presentatagli
senza sottoscrizione, obbligando l'importanza dell'affare a non
trascurar cosa alcuna per evitare il male, ed intendersi col
Mag. 10 alla Sanità per l'introduzione delle fedi bollate. —
(e. 2i3) — V. anche a e. 227, 237, 262 t.
i656. — settembre 23. — Si spedisce al Pod. à e Cap. no
di Capodistria copia di una supplica dei canonici della catte-
drale di Parenzo, chiedenti la dovuta esecuzione delle sen-
tenze seguite in Collegio a loro favore, e per il castigo di
alcuni che s'oppongono all'adempimento di esse, affinchè ri-
solva quello che gli sembrerà giusto. — (e. 218 t.)
i656. — ottobre 11. — Osservati dal Corner già Pod. à e
Cap. no di Capodistria i disordini e le frodi che succedono
nell'estrazione di ogli dalla Prov. a con grave pregiudizio dei
dazii, e specialmente di quello dei tre soldi per lira, ha pro-
posto esso varii ripieghi, fra cui quello di affittare- i dazii re-
golando la forma del pagamento di essi. Si comunica ora al
Pod. à e Cap. no della d. a Com. tà che il Mag. l ° agli ogli ha ap-
provato pienamente i progetti proposti dal sudd.° Corner, e
— 6 —
che ha formato alcuni capitoli atti a ben incamminare il ne-
gozio. — (e. 234 t.) (Segue la copia dei Capitoli).
• Capitoli stimati proprii per incantar il dacio delli soldi
• tre per lira dell' Oglio della Provincia d'Istria che si condu-
• rano nella Patria del Friul.
« P.° — Che il Dacio della nova impositione delli soldi
t tre per lira dell' ogli che in conformità della concessione fatta
e dalla Publica benignità alla Provincia d'Istria a 22 maggio
e 1626 sarano estrati per la Patria del Friul dove hora da
• quei Rettori viene riscosso sia delliberato al Publico incanto
• per anni due prossimi venturi, principierano a primo set-
t tembre venturo i656, et fenirano ultimo agosto i658.
• 2. do — Che il condutor del Dacio sia tenuto in termine
• di giorni otto doppo che li sarà fatta la deliberatione dar
• idonea, et sufficiente piezaria per la summa dell'incanto da
e esser approbata et far li pagamenti in ratte tre all'anno,
t cioè ogni quatro mesi nella camera del Pod. à e Cap. no di
« Capodistria, et mancando cada in penna de dieci per cento
t conforme l'ordinario delli dacij, per esser poi da quel Ret-
« tore mandato essi denari al Conservator del deposito in
t Cecca di tempo in tempo giusto le leggi.
• 3.*° Che il condutor d' esso dacio, et piezo secondo la
e summa sarà stato deliberato detto dacio sia formato debi-
« tore, et più per l'importar delli soldi cinque per lira sopra
• di quello, cosi che quanto detto condutor caverà di detto
t dacio et aggiunti sia tutto per suo conto.
t 4. to Che al pagamento del dacio sudd.° delli soldi tre
• per lira et aggionti debba esser sottoposto chi si voglia
• niuno eccettuato che vorà estrazer per la patria del Friul
t ogli della Prov. a d' Istria di quelli però solamente che sarano
• racolti, et fabricati nella medesima, et far il pagamento in
e moneta corrente dovendo levar la bolleta da esso daciaro,
• et poi un'altra nell'officio della Cancelleria pretoria, le quali
t siano et doverano esser fatte nelli modi infrascritti.
t 5. to . Che la bolleta del daciaro sia stampata di negro,
• et numerata con specifficatione del nome del patron dcl-
• l' oglio. di quello della barca, della quantità de botte, et cai,
• et del loco per dove si farà l'estratione che habbi ad esser
solo per la città, castelli et luochi della sudetta Patria, nelli
quali siano pubblici Raprcsentanti, dovendo il condutor del
dacio, o suoi agenti esser assistente à veder ad impir, et
misurar detti cai di oglio per la loro tenuta. In conformità
della qual bolleta del daciaro, sia poi fatta altra boli età alla
Cancelleria medesimamente stampata in rosso a destintione
di quella del daciaro, ma col numero che incontri la med. ma
d'esso daciaro, et con la specifficatione intiera come sopra,
et ad esso Cancellier per sue mercedi resti assignato soldi
quatro; caricato poi il detto oglio al riverso delle bollete
sia dal patron della barca fatto notta adi tanti caricato oglio
cai tanti avanti si parti dal porto, et ritrovandosi transitar
ogli senza detti requisiti s'intendi contrabando.
« 6. to Che alla Cancellarla nel levar della bolleta sia ri-
cevuta sicurtà cauta, et sufficiente che in termine de mesi
due sia per riportarsi dell' oglio il responsale sottoscritto da
publico Rapresentante, et di esser da ministri vedute le
bollete, et incontrate con li amasi prima del descaricar
d'essi, altrimente non portando il responsale, resti cosi il
principal come piezo obligati al pagamento di novo dacio
d'esser diviso tra il Rettor, il daciaro, et ministri, et sotto-
posto anco il principal medesimo a censura Criminale per
il dubbio che rissulta senza detti responsali, che contro le
leggi fossero essitati Togli in terre aliene.
t 7. Che le bollete siano fatte nelle Cancellane di quelli
lochi della Provincia che vi sono Rettori sotto la Giurisdi-
tion de quali s' estrazerano Togli, et di esse sia tenuto re-
gistro dilligentemente dal daciaro, et in conformità nella
Cancelleria sopra libri separati, numerati et sigillati col si-
gillo di S. Marco a fine con facilità possa sempre farsene
l'incontro che fosse necessario.
• Restando proibito al daciaro ad assentir in alcun modo
che siano estrati ogli in alcuna quantità senza le bollete ef
senza Tobligo delle piczaric, et responsali in pena d'esser
castigato per la parte del contrabando.
« 8.° Che li patroni delle macine, o Torchi, o quelli
v'attendono debbano tener notta particolare in libro de tutti
Togli che fabricheran alla giornata col nome delli patroni
_ 8 —
delli medesimi ogli per portarla ogni sera con giuramento
al daciaro, o suo agente, il qual habbi obligo di registrar
in un'altro libro da lui tenuto alfabettato immediatamente
la detta notta in forma di dar debito ad essi patroni del-
l' ogli, lasciando air incontro luoco di poter dar credito alli
med."" di quel oglio che condurano, o farano estraher; il
che detto daciaro prima che dar fuori alcuna bolleta sia
tenuto di far in virtù di polizza d'esserli portata dal mer-
cante, o altri che farà l' estragone, nella qual siano descrìtti
quelli da chi haverà comprato Foglio, li quali pure affermar
lo debbano al daciaro medesimo, et tali polizze siano poi da
lui conservate in filza.
e 9. Che li libri de registri de bollete cosi del daciaro
come della Cancelleria, li libri del Registro dell' ogli fabri-
cati, le polizze predette custodite in filza debbano ogni
anno esser mandate al Podestà, e Cap. no di Capodistria,
et custoditi et conservati dal scontro d'essa camera.
t io.° Che non possino esser fatti ogli fuori delli confini,
et in parti d'alcuna giurisdicione da qual si voglia loco su-
dito della provincia, se non nelli torchi delli luochi dove
habitano, et contrafacendo siano severamente castigati et
puniti oltre la perdita dell' ogli, overo del valor delli me-
desimi.
• n.° Che aderendo al Capitolo terzo della parte 26
zugno i632 non possa alcuno, et sia chi si voglia levar
dalle macine, torchi oglio in pocha, o in molta quantità
senza licenza in scritto dal daciaro, o suo agente, et cosi
per la patria del Friul senza le bolete come di sopra dispo-
ste sotto pena della perdita dell'oglio, cari, animali o barche
con che fosse condotto di pagar altretanto più per pena
quanto sarà la valuta dell'oglio, et di restar banditi li con-
trafatori di terre e luochi, navili armati et disarmati giusto
alla parte dell' Ecc. mo Senato i586 come nell'istesso terzo
capitolo e parte med. ma
« 12. Che cosi come resta espressamente proibito alli
Rettori deir Istria il poter conceder estratione d'ogli per
terre aliene, né per altri luochi, che per la patria del Friul,
overo per Venetia in conformità delle leggi. — Cosi il da-
— 9 ~
ciaro non possa né debba acconsentir per imaginatione, do-
vendo lui cadere nella medesima pena, nella qual incorrono
quelli che essitano ogli fuori dello stato.
€ i3.° Che l'essecutione delli capitoli 6.° 7. 8.° et 9
della parte sopranominata 26 Zugno i632 resti appoggiata,
et raccomandati al zello, et alla vigillanza deirill. mi et Ecc. mi
Signori General di Palma, et luogotenente d'Udine cosi circa
Togli che capitassero senza bolleta come di somministrar
per uso delle giurisditioni d'essa patria ogli con le cautioni
de responsali, et di non ricever altri ogli che quelli dell'I-
stria, o che da Venetia saranno condotti nelle maniere so-
pradette.
t 14. Che il Pod. à e Cap. no di Cappo d'Istria, il qual
nella Provincia dovere haver ogni frutuosa assistenza a que-
sta matteria, possa nelli casi di fraude e contrafationi es-
sercitar ogni auttorità necessaria che li resta conferita per
l'ordeni 1634, l & settembre, dovendo egli farne revisione et
inquisitione conforme al capitolo decimo terzo della mede-
sima parte con l'utilli, e beneffìtij a denontianti che nel-
l'istessa parte e nell'ordeni iò32, 26 Zugno sono espressi,
et occorrendo aggionger altri ordeni per V esecutione pon-
tuale delli presenti capitoli et di darne sempre d'anno in
anno notitia al magistrato de Provv." all' ogli della fabbrica
d'essi e dell' estratione di quelli.
• i5.° Che con li presenti capitoli non s'intendi ponto
pregiudicato all'autorità ch'hanno il magistrato dell' ogli così
per li predetti ordeni i632 et 1634; et altre parti delPEcc. mo
Senato in matteria de formatione de processi, et di dare
quelli ordeni che stimassero proprij a vantaggio publico.
• 16. Che l'ordeni presenti debbano esser publicati non
solo al tempo dell'incanto, et delliberacione del dacio, ma
anco ogni anno al principio della staggione del far d'ogli,
acciò che vengano da tutti pontualmente essequiti.
« 17. ° Dovendo preceder così all'incanto precedente, come
a quello che si farà per l'avenire ogni due anni proclama
publicato in termine de mese uno in tutti li luochi de Ret-
tori dell'Istria per la concorrenza all'incanto.
« i8.° Che non possa negarsi dal Rettore di Cappo d'Istria,
— IO —
f né altri Rettori della Provincia 1* estratione d'ogli per la
• patria del Friul, ne per Venetia, risservata però sempre la
• provesione necessaria all'uso et ordinario bisogno, et con-
c sumo d'essa, ma ad ogni richiesta et sodisfatione del da-
t ciaro debba essa estratione esserli permessa et ad altri anco
• che pur vorano estraher ogli con le bollete sempre, et con
eli modi già detti, salvo anco alla città di Cappo d'Istria la
t concessione d'orne quatrocento a Triestini come nelli loro
• privileggi, et con l'obblighi dechiariti nella parte di 16 set-
t tembre 1634.
• 19. Che resti espressamente proibito il poter cosi li
« daciari come altre persone di Cappo d' Istria introdur ogli
t in essa Provincia estrati fuori di essa, com'anco resti proi-
• bito a patroni de marciliane, barche d'oglio che capitas-
« sero in quelli porti il darne fuori d'esse alcuna minima
« quantità sotto alcun pretesto, essendo questi obligati venir
t a diritura in questa Città giusto le parti dell' Ecc. mo Senato,
t et siano incaricati li Rettori della Provincia d'usar d'ogni dil-
• ligenza per inquisitione contro tali persone, et devenire a
« severo castigo contro d'essi in conformità delle parti in mat-
t teria de contrabandi.
« 20. Che resti parimente proibito il potersi in essa Pro-
t vincia fabricar oglio in altro modo che nelle macine, o tor-
• chi ordinarij che saranno datti in notta, potendo li contra-
• fatori esser denontiati cosi avanti quel Rettore sotto la Giu-
t risdicione del quale sarà il contrafatore, com' avanti il Po-
« desta et Cap. no di Cappo d'Istria, et siano severamente pu-
t niti, et li denontianti habbino a conseguir quel tanto che
t dalle parti in matteria de contrabandi li è concesso • .
i656. — ottobre 21. — Si delega al Provv/ sopra la sa-
nità in Istria l'affare intorno al fondaco di Rovigno per le
contese passate tra il med. mo ed il capo dei creditori Filippo
Goriol. — (e. 247 t.)
i656. — decembre 9. — Essendosi ben ponderato sulle
esattissime considerazioni pel Pod. à e Cap. no di Capodistria
circa il dazio degli ogli della Prov. a , si permette che il pa-
gamento delle rate degli incanti principij solo e dal giorno
t dell' abboccamento, con dichiaratione, che però incominci il
— II —
€ presente dacio al spirar del passatoi. Gli si dà facoltà di
deliberare i dazii d'Isola, di Buie e d'altri luoghi « senza
€ haver obligo di farsi prender notitia dell' essibitioni i per
non perder tempo, e, se gli capitasse un'occasione propizia,
di affittare tutti i dazii della Prov. R insieme. Attenda a far
osservare i capitoli speditigli in iscritto e dei quali gli si spe-
diranno duecento copie a stampa. — (e. 3 14 t.)
i656. — decembre 9. — Si ringrazia il Provv. r sopra la
sanità in Istria per il puntuale ragguaglio circa gli schiavi
capitati da Malta a Cherso, e quelli venuti dopo a Rovigno,
e per gli efficaci esperimenti, quantunque con esito poco fe-
lice, nell' invitarli e ad abbracciar l'impiego della spada o del
• remo t. — Cerchi di indurre i meno riottosi di fermarsi ai
servizi della Republica, dando loro fino a cinque ducati cia-
scuno, ed assicurandoli che saranno occupati in qualità di
soldati; se riuscisse a persuaderli farebbe cosa assai vantag-
giosa, visti i dispendii che occorrono per ammassar genti di
lontano. Per render più sicuri detti schiavi che serviranno
come soldati, li mandi a Venezia. Si approva quanto esso ha
fatto nei riguardi di Sanità, come pure la sua diligenza in
distribuir grano alle terre che ne avevano bisogno. —
(e. 3i5 t.)
i656. — decembre i3. — Merita lode il Provv. r sopra la
Sanità in Istria per aver spedito a Venezia i cento e tredici
schiavi arruolati per servire nelle soldatesche di terraferma.
Circa gli altri che sono sullo scoglio di S. Catterina, procuri
di indurli a servire la Signoria e, non riuscendovi, li mandi
ai loro paesi in modo conveniente. Gli si raccomanda di dar
buoni ordini e di studiare tutti i mezzi per diminuire la gra-
vità del male che infesta Morter e Rettena. — (e. 322)
i656. — decembre i3. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di
Capodistria che, essendo stato eletto Leonardo Pasqualigo a
successore del Provv/ sopra la Sanità in Istria Dandolo, e non
avendo questi tempo sufficiente a condur a termine né l'af-
fittanza del dazio dell'olio, per il quale aveva avuto un'of-
ferta assai vantaggiosa, né l'affare delle rendite delle Rason
Vecchie, né quello del fondaco, si rimettono a lui tutte queste
cose. — (e. 323)
12
i656. — decembre 23. — Si ordina al Cap. 00 di Raspo
di prendere esatte informazioni sulle vertenze fra il Vescovo
ed i canonici di Capodisiria e per occasion della visitai. —
(e. 335)
i656. — gennaio 20 (m. v.) — Circa l'affare delegato al
Cap. no di Raspo di procedere contro quei banditi e malvi-
venti che infestavano il territorio di Pirano, si approva tanto
la sua energia di aver mandato al patibolo quel tal Milos
Sonosich, acciò serva di esempio agli altri, che gli si con-
ferma l'autorità di procedere contro chi ha favorito la fuga
di quel bandito, che veniva condotto a Pinguente. —
(e. 354 L)
i656. — gennaio 20 (m. v.) — Si è intesa con piacere
dal Pod. a e Cap. no di Capodistria la notizia che il commercio,
all'improvviso interdetto dai Triestini colle Prov. c dell'Istria
e Dalmazia, sia stato da essi riattivato. — (e. 355)
i656. — gennaio 26 (m. v.) — Si spedisce al Provv/
sopra la sanità in Istria copia di lettere del Cap. no di Cherso
circa gli inconvenienti a danno dei poveri trovati in quella
terra, in Ossero e nei Castelli di Cavisola e Lubenizza causa
la cattiva amministrazione del denaro di ragion della quarta
parte di decime spettante ai med. mi poveri, e gli si ordina di
chiarir bene le cose e di informarne il Senato. — (e. 366 t.)
i65ò. — febbraio io (m. v.) — Avendo informato le let-
tere 28 pass, del Pod. à e Cap. no di Capodistria che i Triestini
avevano sospeso nuovamente il commercio con l' Istria e con
la Dalmazia, in ordine a quanto scrissero a S. M. Cesarea,
lo si avverte, che si è incaricato l'Ambasciator Veneto a
quella Corte di interporsi per appianare ogni cosa. —
(e. 401)
i656. — febbraio io (m. v.) — Si autorizza il . Cap. no di
Raspo a formar processo col rito del Cons. dei pregadi per
i gravissimi eccessi commessi dai Morlacchi nel territorio di
Valle. — (e. 404)
i656. — febbraio 17 (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Ca*
podistria ordini al Furegoni, economo del vescovado di Pa-
renzo, di corrispondere al Cardinal Bragadin Finterà pensione
£ favore di lui riservata. — (e. 416)
— i3 —
Registro 121 — (anno 1657).
1657. — marzo io. — Il Pod. à di Capodistria accordi
« la recognitione di ducato uno al mese durante sua vita t ad
Antonio Puta bombardiere che ne fa supplica e havendo col-
« piti in un anno i primi tre segni del Bersaglio 1 condizione
richiesta dalla deliberatone di Senato 20 agosto 1648. —
(e. 3 4 )
1657. — marzo 10. — Fatto il debito riflesso alla infor-
mazione 18 gennaio passato del Pod. à di Capodistria sul dazio
dell' oglio ed altre regalie della provincia spettanti al Magi-
strato delle Rason Vecchie, si commette a detto Pod. à di pro-
cedere agli incanti relativi, e di impedire d'ora in poi l'abuso
di chi carica oglio per Friuli ed altre terre, contribuendo il
dazio appena per la decima parte del carico. — (e. 34)
1657. — marzo 17. — Il Pod. à di Capodistria, a propo-
sito dell'istituzione ivi fatta dell'oratorio di S. Filippo Neri,
prima di procedere all'approvazione dello stesso informi t da
e chi sia stato istituito .... li nomi di quelli vorranno d'esso
« la principal direttione, come venghi governato, et gì' esser-
t citii, che vi si fanno, com'anco il numero di quelli v'inter-
• vengono il tutto con distintione, et chiarezza!. — (e. 44)
1657. — marzo 20. — Il debito di lire ottocentosessanta
che Antonio Barbaro ha contratto per decime sue e dei cu-
riali non soddisfatte durante il Reggimento di Rovigno, attesa
la numerosa famiglia di 1 2 Agli e la scarsezza di sue fortune,
possa compensarsi con altri crediti suoi e del fratello Alvise.
- (e 45)
1657. — marzo 27. — Circa t l'affittarsi le Pesche • che
sono nella giurisdizione del Co. di Pola si potrà intanto con-
cedere per tre anni a Girolamo Varotto quella da esso chiesta
che trovasi sullo scoglio delle Merlere e per la quale offre
ducati venticinque annui, e nello stesso tempo il Co. suddetto
faccia le opportune indagini per stabilire quali altre pesche si
possano egualmente dare a fitto. — (e. 55 t.°)
1657. — marzo 3i. — Si approva l'operato del Pod. ta di
Capodistria circa il tentativo fattosi di piantar vigneti in ter-
— i 4 —
reni, che servono a comun pascolo nei pressi di Grimalda, e
l'asportazione da quel bosco di legna da fuoco eseguita dal
piovano di Novaco. — (e. 5g t.°)
1657. — aprile 19. — Il medico ed il precettore di Ca-
podistria siano in avvenire pagati col tratto del e Datio del
• vino a spinai. — (e. 70)
1657. — aprile 21. — Il senato ha preso in esame la
deliberazione presa nel dicembre scorso dal Consiglio di Ca-
podistria circa l'elezione del Pod. tà di Due Castelli. Approva
che escano dal Consiglio quelli • che siano proposti subito
e seguita la nominatione loro, e cosi nell'atto d'essere bai-
e lottati » ; quanto alla parte che esprime « doversi cavar a
e sorte, e ballottare quattro soli di tutti li nominati • cono-
scendosi esservi delle opinioni in contrario, si vuole e che
e tutti li proposti si ballottino e corrano ugual fortuna, onde
• habbia luogo il merito e non il caso t. — (e. 71)
1657. — maggio 4. — Si è intesa con piacere la delibe-
razione presa dal Pod. 1 * di Capodistria del dazio di tre soldi
per lira sull'oglio che si e§trae per Friuli ed altre terre. —
(e. 88)
1657. — maggio 5. — Il Pod. là di Capodistria permetta
in quella città l'esercizio dell'oratorio laico conforme all'isti-
tuzione di S. Filippo Neri nella Chiesa di S. Tomaso Apo-
stolo, essendo raccomandato in particolare alle cure di Mons. r
Vescovo ed alla vigilanza dei rappresentanti pubblici. —
(e. 88)
1657. — maggio 5. — Non essendo del tutto cessato il
morbo nella Puglia si richiede ancora per qualche tempo il
servizio in Istria del Pasqualigo siccome provv. rc alla Sanità,
malgrado la sua distinazione ad altro ufficio in Dalmazia. —
(e. 88 t.°)
1657. — maggio 26. — Si aggradiscono le cure del
Provv/ sopra la Sanità in Istria per conoscere gli andamenti
delle galee barbaresche che patirono infurtunio a Caopassero,
e gli andamenti delle galee pontificie e maltesi che stavano
pronte alle mosse. — (e. 102)
1657. — giugno 9. — A proposito della trascuratezza di
quei sudditi in pagare le decime di sali spettanti al pubblico,
- lì-
sia fatto proclama dal Pod. di Capodistria minacciando chi
preterisse di esser annotato come debitore in ragione di du-
cati dieci al moggio. — (e. n3)
1657. — giugno 9. — Il Pod. tà di Capodistria metta ri-
medio agli inconvenienti causati da quel tale Stefano Man-
zioli che a Portole amministrava più cariche nello stesso
tempo con danno e dispregio dei privilegi della Comunità. —
(e. 119 t.°)
1657. — giugno 16. — Si scrive al Provv/ Pasqualigo
ed alle cariche di Capodistria e Pirano circa alcune fedi di
sanità stampate ed addottate in quest'ultima terra con il
nuovo « titolo aggiontovi di Città • per il quale si causarono
irregolarità nella corrispondenza colle altre terre; tali fedi
però sono già sostituite da altre conformi alle prescrizioni. —
(e. 127)
1657. — giugno 16. — Fatta lode al Cap. no di Raspo
per l'operato nella sua visita, lo si avverte che t quanto ad
• instituir Compagnia Morlaca de nuovi habitanti • si atten-
dono più minute informazioni, temendosi che la novità pro-
duca inconvenienti. — (e. 128)
1657. — giugno 16. — Le cariche di Raspo e Capodi-
stria, per quanto abbraccia la loro giurisdizione, possano ri-
chiamare tutti i banditi di quella Provincia che trovansi ai
confini operando eccessi, e li habilitino a riscattarsi mediante
servigi militari, estendendo l'indulto anche a prigioni con-
dannati. — (e. 128 t.°) — In data 21 luglio si accorda a
tale facoltà una proroga di mesi due. — (e. 162)
1657. — giugno 23. — Perché la carica di Pola si possa
ben dirigere nell'affare t di usurpatone de beni communali 1
abbia la facoltà già impartita al Provv/ Foscarini essendo
certa la Sig. ria che si proseguiranno i conti del Betica ed altri
imputati, come è conveniente. — (e. i35 t.°)
1657. — giugno 27. — In conformità della legge i Capi-
tani Alessandro Cassoni, che serve nel Castello di S. Leone
di Capodistria ed il Cap. no Antonio Duprè che serve in Cadore
siano tramutati fra loro. — (e. i36)
1657. — luglio 4. — Che alla deliberazione di Senato 27
marzo decorso, colla quale è deputata al collegio per il giorno
— i6 —
9 luglio la causa tra la Comunità di Rovigno, ed il comune
della villa di Rovigno circa i nuovi abitanti, sia aggiunto che
possa esso collegio • decider e terminare le differenze con
• l'autorità di questo Cons. tanto sopra la parte 4 aprile
• 1654 come sopra quella de 25 luglio sussequente t . -
(e. 140)
1657. — luglio 6. — Fatto elogio al Pod. là di Capodi-
stria che ha saputo già riscuotere decime di sali arretrate, lo
si incarica di dire a quel Vescovo aver la Rep." aggradito
molto che egli sia concorso con zelo nella funzione di rin-
graziamento a Dio per i prosperi successi dell'armata. —
(e. i 4 5 t.°)
1657. — luglio 14. — Si loda il Pod. là di Capodistria che
nell'affitto di dazi fa il vantaggio pubblico come prova il
dazio dell' oglio che si vede deliberato « con augumento
• d'un doppio, e la metà più dell'ultima deliberatone » . —
(e. i56)
1657. — luglio 21. — Si scrive al Cap. no di Raspo circa
le provvisioni da farsi a tredici famiglie del Montenegro spe-
dite in Istria. — (e. 161 t.°)
1657. — luglio 21. — Si spedisce a Capod. e Raspo copia
della deliberazione di senato 4 aprile 1654 sentendosi che non
è osservata come si conviene • massime nelle giudicature
« degP habitanti nuovi ai fori ai quali sono sottoposti per ra-
« gione di domicilio!. — (e. 164 t.°)
1657. — luglio 21. — Provvedimento per restauro del
palazzo della Comunità di S. Lorenzo. — (e. i65 t.°)
1657. -- luglio 28. — Si concede alla Com. là di Montona
di poter con denari della propria spontanea offerta provvedere
alle riparazioni di cui abbisognano le mura del castello, la
torre, ed il palazzo podestarile di quella terra. Circa il to-
gliere ai Padri Serviti di Montona la chiesa ed il convento
che possedono per consegnarli ai padri francescani, come
vorrebbe quella Com. tà , non è giusto farlo senza che antece-
dentemente abbiano i Padri Serviti anzidetti esposto le loro
ragioni ai savi del Collegio. — (e. 169 t.° e e. 171). . — In
data 2b luglio 1659 scrivendo il Pod. là di Montona sull'im-
piego di denaro dell'offerta volontaria per lavori nella torre
— 17 —
si chieggono ai Podestà di Capodistria informazioni su quanto
si è operato in seguito alla deliberazione 28 luglio 1657 sud-
detta, non avendosi pel frattempo ricevuto né notizie di lavori
né danaro.
1657. — agosto 4. — Si avverte la carica di Capodistria
che sugli emergenti col Co. di Pisino riceverà istruzioni ed
intanto tenga in sospeso la disposizione dei quindici prigio-
nieri. — (e. 178 t.°)
1657. — agosto 7. — Giovanni Corner fu Angelo impe-
dito di portarsi al reggimento di Portole, a cui fu eletto, per
un debito contratto mentre era Pod. tà di Muggia, possa sod-
disfarlo colle entrate della nuova carica affidatagli, e recarsi
subito a questa. — (e. 179 t.°)
1657. — agosto 18. — Possa Girolamo Barozzi ritornato
dalla Podestaria di Valle pagare i ducati contodiecisette che
ha di debito verso la Sig. r,a con altrettanti di suo credito. —
(e. 193)
1657. — agosto 21. — Si dà lode al Provv. rc sopra la
Sanità che seppe riunire la compagnia del Cap. no Montio
datasi alla fuga, e lo si esorta a continuare nella vigilanza a
quanto operano le galee barbaresche. — (e. 196)
1657. — settembre 1. — Che Alvise Minio fu Giacomo
possa compensare il debito che ha verso la Sig. ria per decime
non pagate, mentre fu Pod. a Cittanova, con crediti di salari
ad esso spettanti. — (e. 207). Eguali concessioni si fanno a
Tommaso Pizzamano ritornato dalla Pod. na di Parenzo ed
a Carlo Loredan ritornato da quella di Portole addì i3
febb. seg.
1657. — settembre i3. — Il Cap. no di Raspo riceve in-
carico di por fine mediante nuova perticazione ai litigi tra il
Comune di Lissan ed i morlacchi nuovi abitanti di Altura. —
(e. 214 t.°)
1657. — settembre 28. — 11 Senato aggradisce la solle-
citudine con cui il Provv. re sopra la sanità in Istria si porta
alla nuova carica affidatagli in Dalmazia. — (e. 233)
1657. — ottobre 6. — Si approvano le terminazioni del
Pod. là di Isola per impedire • l'abuso del vendersi le farine
— 18 —
« in case particolari in concorrenza del Fontico, con detri-
c mento del medesimo ». — (e. 241 t.°)
1657. — ottobre 6. — Si chiedono al Pod. ta di Capodi-
stria informazioni allo scopo di poter deliberare circa « il ri-
• conoscimento supplicato da quei Consiglieri Dandolo e Zorzi
t per le riscossioni del Datio dell' oglio, che s'estrahe dalla
• Prov. del Friuli in riguardo di supplire a fatiche altre volte
• fatte da essattore, che per esse riceveva particolare emolu-
« mento ». — (e. 142 t.°)
1657. — ottobre 24. — Chiaramente si conosce essersi
derogato agli antichi privilegi della Com. la di Muggia ommet-
tendo nei capitoli del dazio che i sudditi arciducali possano
estrarre cento orne di oglio tanto per terra quanto per mare;
il pod. di Capodistria, faccia riparare a questo inconveniente
e persuada gli appaltatori del dazio a non opporsi dovendo
ad essi esser noti gli antichi privilegi ora invocati. —
(e. 256 t.°)
1657. ~ dicembre 7. — Si trasporta al giorno 17 del
corrente la trattazione in collegio della causa vertente tra il
Vescovo assieme al Capitolo di Parenzo ed il Conte Pietro
Borisi. — (e. 299)
1657. — dicembre 8. — Le lettere del conte di Pola
colle quali è reso noto che alcune pesche esistenti in quella
giurisdizione sono godute da particolari senza che ne sia stata
fatta investitura mentre potrebbero dare qualche reddito al
pubblico, siano accompagnate al Mag. to alle Rason Vecchie,
il quale darà gli ordini in proposito. — (e. 3oo t.°)
1657. — dicembre i5. — Il Pod. la di Capodistria invigili
che si adempisca quanto gli fu più volte scritto, e particolar-
mente addi it marzo e 17 febb. (m. v.) dell'anno scorso; che
cioè non dovesse lasciar passare nessuna novità circa l'eco-
nomia del vescovato di Parenzo appoggiata con ordine
espresso del Senato al Co. Giovanni Furegoni, e che corri-
sposta da questo a tempi opportuni la congrua spettante a
Mons. r Vescovo, si dovesse poi soddisfare anco alla pensione
riservata al Sig. Card. le Bragadino. A tali disposizioni si è
sentito volersi opporre il vescovo anzidetto. — (e. 307)
1657. — gennaio 1 m. v. — Il Co. e Provv. re a Pola im-
— i 9 -
pedisca le novità dei Morlacchi della villa di Altura, i quali
« sotto pretesto d'investitura d'acque del Porto di Badò non
« solo dispongono di quelle pesche, ma si sono impossessati
« del porto medesimo imponendo contributioni ai Patroni
€ di barche che ivi capitano al carico di legnei. — (e. 325)
1657. — gennaio io, m. v. — La casa dell'Arsenale dia
gli ordini necessarii perchè siano eretti i t soliti Pennoni bi-
t sognosi nella Piazza di Pirano essendo andati a male quelli,
t che vi erano ». — (e. 337)
1657. — gennaio 16 m. v. — La Sig. ria ha inteso essersi
t discoperti (a Pola) sei corpi santi 1 e non dubita che tale
successo non siasi accompagnato coi debiti ossequi. Quel Co.
attesti al Vescovo la compiacenza pubblica per lo zelo da lui
mostrato. — (e. 340 t.°)
Registro 122 — (anno 1658).
i658. — marzo 1. — Costantino Zorzi destinato al reg-
gimento di Cittanova non potendo recarsi alla carica per
debito che tiene verso la Sig. ria possa soddisfarlo mediante i
salarti che riscuoterà nei primi mesi del reggimento. — (e. 1).
Francesco Loredan ritornato dalla Podestaria di Montona
possa commutare il debito che gli rimane con credito di sa-
larii. — (e. 174 t.° addi 26 luglio i658)
i658. — marzo 8. — Si sollecitano i Consiglieri di Ca-
podistria all'adempimento delle mansioni tutte che spettano
a quella carica podestale fino a che il nuovo eletto Erizzo si
porti a coprirla. — (e. 7. t.°)
i658. — marzo io. — Il Cap. no di Raspo unisca altre
cinquecento cernide e sotto la direzione del Co. Sabini le
mandi in Dalmazia. — (e. 9)
i658. — marzo i3. — Si approvano i provvedimenti che
il Cap. no di Raspo fece alle tredici famiglie Montenegrine, e
quanto alla chiesa s'accordi con quel Vicario perchè sia loro
permesso di praticarvi le divozioni consuete ritenendo senza
dubbio la Sig. na che tutte si conformino ai sentimenti cri-
stiani. — (e. 16 t.°)
— 20 —
i658. — marzo 22. — L' ispedizione della causa tra il
Vescovo assieme al Capitolo di Parenzo e Pietro Borisi as-
sieme al Comune di Fontana si rimette al giorno 29 aprile
prossimo. — (e. 24)
i658. — marzo 22. — Con disgusto apprende la Signoria
che, malgrado gli ordini del Re d'Ungheria, continuano ai
confini imperiali le imposizioni aumentate sul dazio dell'oglio
che si estrae per il e Cragno • . — Ciò è di grave danno ai
sudditi della Sig. na e le scritture dei Consiglieri di Capodi-
stria in proposito si manderanno alFamb. or Nani perchè faccia
rinnovare gli ordini ai sudditi imperiali disobbedienti. -
(e. 24 t.°)
Addi 1 giugno successivo il Senato deplora non ancora
ottenuto dal Re d'Ungheria l'effetto desiderato. (e. io5).
i658. — marzo 27. — La morte del Pod. ta di Isola Minio,
in seguito alla quale il Consigliere di Capodistria Zorzi si è
portato a sostituirlo, sperasi, non riuscirà di danno agli affari
di quest'ultima terra, (e. 3o)
i658. — marzo 28. — In conformità di quanto viene
humilmente supplicato dal Capitolo e Canonici di Parenzo
circa l'esecuzione della terminazione presa nel Collegio addì
25 agosto 1654 con i nuovi abitanti delle ville nominate nella
supplica 29 maggio i653, essendo stata presentata altra sup-
plica addì 23 giugno i656 a nome delle ville stesse, resta
stabilito che la causa fra le due parti si espedisca il giorno
6 maggio prossimo. — (e. 3i t.°)
i658. — aprile 16. — La Sig. r,a acconsente che il Ca-
stellano di Muggia Peroni abbia un mese di licenza per cu-
rarsi da infermità sofferta, e lo sostituisca nel frattempo il
Zaccaria. — (e. 46)
i658. - aprile 27. — I consiglieri di Capodistria dietro
richiesta del Cap. no di Trieste, facciano imprigionare Michele
Cosmaz, triestino, dimorante a Capodistria, accusato di aver
venduto in galea Gio. Steffe. — (e. 58 e io5)
i658. — aprile 27. - Per il ristauro delle mura del ca-
stello, della torre e del palazzo di Montona si adoperino de-
nari delle offerte spontanee della terra stessa. — (e. 59)
i658. — maggio io. — Si loda il nuovo Pod. tà di Capo-
— 21 —
distria per la sua cura nella spedizione di pali in Dalmazia;
faccia ristaurare quelle prigioni e dall'arsenale sarà inviato
il legno necessario per l'antenna dello stendardo di quella
piazza. — (e. 71)
i658. — maggio 18. — A proposito della contribuzione
che dall'anno 1645 per offerta spontanea fa la Comunità di
Capodistria si vuol sapere t se tutta (detta contribuzione) sia
t puntualmente scossa, che resti vi siano a esiggere, in che si
• convertisca il denaro, e quanto vi sia in essere al presente ».
— (e. 83 t.°)
i658. — maggio 28. — Vincenzo Foscarini e Gio. Fran-
cesco Zen consiglieri di Capodistria riscuotano il loro salario
da quella camera. — (e. 96 t.°)
i658. — giugno 1. — Il Senato scrive alla carica di
Raspo che dia qualche punizione a quei di Barbana e Castel-
novo renitenti al servizio militare. — (e. 106 t.°)
i658. — giugno 8. — 11 Senato conferma l'aggregazione
che il consiglio di Parenzo fece alla propria nobiltà di Domino
Michiel Dell' Occa d'Arbe. — (e. 11 3)
i658. — giugno 12. — Il Senato approva la deliberazione
1 con*, della Comunità di Albona che aggregò alla propria
cittadinanza il R. do Gio. Batta Canonico, e Gio. Antonio fra-
telli Toscani coli' esborso di ducati quattrocento, e di altri
cinquanta al tempo in cui compirà diciotto anni il solo figlio
maschio del suddetto Gio. Antonio od in sua mancanza altro
figlio che venisse aggregato. — (e. 118)
i658. — giugno 22. — Il Co. e Provv. re a Pola invigili
che non si ripeta l'opera di spionaggio da esso avvertita. —
(e. 127 t.°)
i658. — giugno 29. — Il Senato acconsente che si ac-
colgano nell'Istria anche le otto famiglie di Montenegro ulti-
mamente speditivi, moderandosi però la quantità delle terre
da consegnarsi in proporzione delle loro persone, mentre
crasi prima disposto il luogo per 20 famiglie, le quali poi lo
disabitarono come scrive anche il Capo Paolo Bunich; si vuol
sapere quando dette famiglie siano partite dall'Istria e dove
siansi portate. — (e. 141)
i658. — giugno 29. — Si gode intendere dal Cap. no di
— 22 —
Raspo che furono bene collocate nella Villa di Peron le tre-
dici famiglie Montenegrine ; circa quanto scrive sulla chiesa
greca, trattandosi di poche persone converrebbe che esse pas-
sassero a far le loro divozioni nelle Chiese d'altri villaggi
vicini. — (e. 141 t.°)
i658. — giugno 29. — Il Senato approva la concessione
fatta dal Cap. no di Raspo al Capo Mille Filippano di poter
erigere t nella villa di Sbandati un torchio per disfar le olive,
• che si raccogliono nella medesima, dovendo servire a co-
t modo di quei nuovi abitanti t. — (e. 142)
i658. — giugno 29. — Si avverte il Pod. di Capodistria
che in avvenire l'incanto di quel dazio dell'oglio si farà non
solo in detta città, ma eziandio in Venezia. — (e. 142) vedi
anche e. 178 e e. 197 t.° — In data 6 settembre a carte 220 t.°
si esprime la soddisfazione per l'incanto fatto dal Pod. là del
dazio dell'oglio con vantaggio di ducati tremilaottanta sull'in-
canto passato.
i658. — luglio 4. — Avendo appreso il Senato dalla
carica di Capodistria la comparsa di fuste nemiche in quelle
acque si delibera di mandarvi munizioni ed armi per quelle
terre d'Istria che ne abbisognassero — (e. 149 t.°) — Sotto
egual data si scrive a Pola in argomento.
i658. — luglio n. — Si trasporta al 19 agosto prossimo
la ispedizione della causa tra il Vescovo e Canonici di Pa-
renzo da una parte ed il conte Pietro Borisi e comune di
Fontane dall'altra. — (e. i55 t.°)
i658. — luglio i3. — Il Cap. no di Raspo provvederà,
come si usa, del necessario altre otto famiglie che si portano
in Istria guidate da Vuceta da Dupile. -- (e. 166)
i658. — agosto 2. — Nicolò Dandolo cons. rc a Capo-
distria riceverà per suoi crediti ducati 401.16. — (e. 189 t.°)
i658. — agosto 24. — Si conferma l'aggregazione alla
cittadinanza di Parenzo di Ottaviano Fonda, Sebastiano Pila-
stro, Girolamo Castrovich e Giorgio e Marco fratelli Poropa-
tich. — (e. 211 t.°)
i658. — ottobre 5. — Si approva l'elezione fatta dal
Pod. di Capodistria al posto di t uno de stimadori da Vin »
di quella terra t per il Datio dell' imbottadura » nella persona
- 23 -
di Vincenzo Ruffini in luogo del Manzuol defunto. —
(e. 258 t.°)
i658. — ottobre 5. — Mancando a Dignano ufficiali per
le riscossioni dei crediti provenienti da confische, ne mandi
la carica di Raspo. Lo stesso capitano dia nelle mani del Ba-
rone De Fin di Lupoglavo Martino di March reo d'incendio
nella giurisdizione del detto barone. — (e. 258 t.°)
i658. — ottobre 5. — Provvedimenti per le famiglie con-
dotte da Uceta da Dupile in Istria e per le altre di Peroi
— (E perchè è considerabile l'inconveniente successo d'es-
• sersi portato già sotto quello del Co. di Sdrin le quindici
t famiglie che vennero con quel Capo Nasich per causa
• d'esser stato ammazzato» conviene al Cap. no di Raspo im-
pedire il rinnovarsi di tali disordini. Quanto alla Chiesa Greca
la Sig. na non vuole novità e i suddetti nuovi abitanti si ser-
vano di quella di Pola lontana non più di nove miglia. —
(e. 260)
i658. — ottobre 12. — Il Cap. no di Raspo assegni alcune
terre da coltivare a Gio. Gonan, nativo di Pedena, stato im-
periale, il quale colla famiglia sua e con tre altre chiede
di passare sotto il Dominio Veneto in quel di Pola. —
(e. 273)
i658. — ottobre 26. — Il Comune di Fasana desidera di
rimettere nella primiera condizione il suo Prostimo, già di-
strutto dal fuoco, per servizio degli animali bovini durante
il verno; siccome però presenta grave difficoltà l'esecuzione
perchè in tale luogo si conducono continuamente animali a
pascolare, la Sig/ ia ordina al Cap. no di Raspo che faccia un
proclama impedendo quest'uso durante il tempo che corre
dal i° aprile a tutto settembre. — (e. 288)
i658. — ottobre 26. — Considerata l'abbondanza di
grani del presente anno e la penuria che invece ne soffrono
Istria e Dalmazia possa Filippo Bernardi estrarre da questa
città per uso delle predette provincie staia due mila di fru-
mento. — (e. 289 t.°)
i658. — ottobre 3i. — Si manda alla carica di Capo-
distria quanto viene scritto da Vienna circa l'affare dei sali
— 24 —
e per il datio ed quali già (si conosce) Palteratione d'Arci-
€ ducali ». — (e. 293 t.°)
i658. — dicembre 6. — Si avverte il podestà di Albona
che il Mag. 10 alle Rason Vecchie sta occupandosi per togliere
l'imposizione indebita, che correva per l'Istria di lire due per
barile di salumi, estratti da Venezia. — (e. 334)
i658. — dicembre 6. — Si stabilisce di licenziare gli
ambasciatori di Albona essendosi stabilito quanto segue:
poiché la Comunità predetta sin dalla propria dedizione alla
Repubblica è in possesso di tutti i porti, valli, ed acque atte
a pesca esistenti nel suo territorio, s'intende compresa tra le
predette anche la pesca di S. Giovanni di Ceromasnizza ; si
accoglie l'annuo censo di ducati venticinque che per conto
della stessa offrono alla Sig. ria gli Albonesi. — (e. 336)
i658. — dicembre 20. — Si concede alla Comunità di
Capodistria che per quattro anni pratichi la fiera franca isti-
tuita nel 1462, rinnovata poi con permessi dati ad ogni qua-
driennio, ed interrotta negli ultimi tempi per la sola cagione
del contagio, dovendo però Foglio essere del pari soggetto
ai Dazii di legge. — (e. 352 t.°)
i658. — gennaio 4 m. v. — Circa la parte presa addì
4 gennaio dalla Com. là di Parenzo, quel pod. ta informi distin-
tamente • de crediti de Rappresentanti a che soccomba,
t quanto vada diffettiva, e quai fondamenti d'uso, e di con-
• venienza habbia la gravezza nominata nella parte medesima t.
— (e. 304 t.°) Detta parte non trovasi neppure nella filza.
i658. — gennaio 4 m. v. — Riconosciutosi innocente
quel Michiel Cosmaz di Trieste, si stabilisce che per conti-
nuare nella buona armonia col Cap. no di detta città la carica
di Capodistria, che procedette alla sentenza, dia ad esso capi-
tano avviso anche del rilascio stabilito. — (e. 364 t.°)
i658. — gennaio 18. — In risposta agli amb. n mandati
dalla Com. là di Albona, si avverte quel Pod. ta che nessuno
deve impedire che il Canc. re e Coadiutore della terra da esso
retta siano eletti dalla Com. ta . — (e. 382)
i658. — gennaio 3i m. v. — Si scrive alla carica di Ca-
podistria che la torre di Muggia, la quale trovasi in pericolo
di rovinare otturando il porto, possa essere abbassata fino
- 25 —
all'altezza della muraglia; si approva l'impiego del Petronio
nell'esattoria. — (e. 3gi)
i658. — febbraio 8 rn. v. — Il Co. e Provv. re di Pola
informi sullo stato rovinoso di quelle mura e f quanto al
« Portello pur in esse mura goduto da Monsig/ Vescovo sarà
t necessario che osservi le concessioni de suoi precessori, in
« virtù delle quali è in possesso di questo essito, per altro
t disconveniente al riguardo della fortezza t ; anche su ciò
informi. — (e. 3g6 t.°) In data 17 aprile 1659 il senato dice
di aver ricevuto le informazioni e delibererà.
i658. — febbraio 8 m. v. — Si trasmettano in copia ai
Capi del Cons.° di X per trattarsi di materia a loro compe-
tente, le lettere del Cap. n0 di Raspo datate io del passato, e
t il riccordo che accompagna presentatogli di molto utile
• della Provincia dell'Istria, quando la navigation del Quieto
e fosse ridotta fino al Ponte di S. Polo » . — (e. 398 t.°)
i658. — febbraio i5 m. v. — Riesce fruttuosa la visita
della provincia che fa il Podestà di Capodistria. Rincresce
l'abuso scoperto nella cattedrale di Mugia dove quel piovano
e canonici trascurano l'insegnamento della Dottrina Cristiana,
e siccome nello spirituale dipendono da Trieste, il Pod. là sud-
detto procurerà almeno di esortare quei religiosi a non con-
tinuare in tale disordine. — (e. 404)
Registro 12). — (anno 1659).
1659. — marzo 12. — Il Co. di Pola informi se vera-
mente nella villa di Peroi trovisi uno solo dei vecchi abitanti
e come si soddisfi in tal caso l'obbligo della regalia dovuta
al reggimento. — (e. i3)
1659. — marzo 20. — Si approva la parte presa dalla
Comunità di Parenzo t di aggregare cittadini al proprio con-
siglio ». — (e. 22 t.°)
i65g. — aprile 26. — Il Pod. ta di Capodistria procuri
che la Comunità di Dignano paghi il suo rettore Pasqualigo,
prossimo ad uscire di carica, di quanto gli è dovuto, ondQ
— 26 —
non segua il solito disordine che le cariche sono nell'impos-
sibilità di pagare i loro doveri. — (e. 49)
1659. — maggio 3i. — Si conferma alla carica di Raspo
la facoltà di già concessa al predecessore perchè proceda
contro Giure Senich detto Gherghetta, Vulez Micolich, Mattio
Milanovich, Mattio Coslina, leian Matesich ed altri della villa
di Fontane rei di sedizioni, conventicole, false scritture ed
altri atti violenti contro la persona e casa del Co. Pietro
Borisi. — (e. 65)
i65g. — giugno 14. — Soddisfattissimo il Senato per
gli attestati di cortesia coi quali Mons. 1 * Vescovo di Trieste,
andato alla visita del castello e territorio di Raspo, fu accolto
da quel rappresentante, sentì gran rammarico per F eccesso
che commisero i Cap. ni Rizzardo e Valerio Verci ferendo uno
degli ufficiali che con pubblico assenso attendevano ad im-
prigionare pre Bortolo Zanca, e causando insieme la fuga di
questo. Il Cap. no suddetto proceda pertanto alla opportuna
punizione dei rei. — (e. 75 t.°)
i65g. — giugno 14. — Si chieggono alcune informazioni
alla carica di Capodistria per poi rispondere a quei consiglieri
richiedenti un percentuale sulla somma riscossa e che si ri-
scuoterà dal Dazio dei tre soldi per lira sull'oglio che va nel
Friuli. Si avverte la carica medesima che i rettori di Padova
hanno eseguito V ordine di eccitare il provinciale dei Serviti
perchè provvedesse di priore e padri il convento e la chiesa
della B. V. di Dignano; e che l'ammonizione ebbe effetto.
— (e 77)
i65g. — maggio 24 (sic). — Udita l'istanza della Com. la
di Pola e l'informazione di Almorò Barbaro attuale Provv. re
e Nicolò Foscarini ultimo provv. rc di quel reggimento uscito
di caricarsi concede che la città suddetta sia conservata nel
possesso e godimento di tutti t i posti, sive pesche » esistenti
in essa, conservandosi però l'uso dell'incanto annuale come
si pratica degli altri dazi, e con l'obbligo alla Com. la suppli-
cante di riconoscere nella Sig. na l'alto dominio con un esborso
annuale di ducati io. 11 salario del medico di Pola possa
accrescersi fino a ducati duecentocinquanta per anno « col
• gettarsi una colta generale fra quei sudditi tutti a giusta
— 27 —
« proportione de loro haveri ». — (e. 83). Vi sono parecchi
allegati in filza.
1659. — giugno 21. — Sebbene l'amb. re Molin residente
in Germania abbia riferito le promesse dei ministri Cesarei
di scrivere in forma risoluta per t la remottione delle novità
t promosse in materie de Datii nel Cragno » pure gli si tra-
smetterà la supplica che ultimamente ha spedito il Podestà di
Capodistria. — (e. 84 t.°)
1659. — giugno 28 (sic). — Fatti elogi al Pod. tà di Ca-
podistria per l'assestamento dato a quelle milizie, lo si av-
verte che la supplica del Co. Pietro Borisi sarà rimessa agli
Avogadori per informazione. — (e. 102 t.°)
1659. — luglio 3. — Il Senato, attese le benemerenze
degli antenati di Teodoro e Francesco Gavardo, come pure
di questi due deliberò addì 29 settembre i655 un assegno di
dieci ducati al mese per sussistenza al predetto Teodoro ed
ai figli di Francesco che perdette la vita; siccome però questo
assegno assai raramente viene pagato, si delibera, a saldo del
credito, un' acconto di ducati trecento e si raccomanda alla
carica di Raspo di supplire anche al resto tostochè sia in
grado di farlo. — (e. 101)
1659. — luglio 5. — Avendo la Com. tà d'Isola desiderato
l'introduzione di banchieri israeliti nella sua terra, il Pod. la
informi sulle condizioni di detta ammissione perchè si possa
meglio rispondere all'istanza. — (e. 104 t.°)
1669. — luglio i5. — La supplica del marchese Gravise
Gravisi come pure l'attestazione fatta dal Pod. tà di Capodi-
stria del puntuale servigio di lui meritano considerazione.
Atteso poi anche il dispendio a cui soggiace il Gravisi nel
girare continuamente per la provincia onde tenere più disci-
plinate le ordinanze, gli si assegnano ducati seicento dell'of-
ferta volontaria di Pirano a sconto di suo debito ed il rima-
nente credito pur forte che gli resta gli sarà pure corrisposto.
— (e. 116 t.°)
1659. — luglio 17. — 11 palazzo Pretorio di S. Lorenzo
è reso inabitabile causa il suo stato rovinoso; si vuol sapere
dalla carica di Capodistria la spesa necessaria pel ristauro.
— (e. 117). Idem per il palazzo di Parenzo. — (e. 216 t.°
— 28 -
e. 280 ed anno seguente e. 80 t.°) Sul ristauro del palazzo
di S. Lorenzo non ancora eseguito vedi anche 4 agosto a. s.
e. 206 t.° e 207, e 3 novembre seguente, ove parlasi di ri-
stauro anche dei quartieri di Pola, (e. 3i8)e 26 febbraio pur
seguente (e. 438), al momento dell'ingresso a S. Lorenzo di
nuovo podestà.
1659. — settembre 12. — Si conferisce autorità alla ca-
rica di Capodistria attuale di procedere nei casi già delegati
al precessore contro Giulio Longo, cancelliere di Due Castelli,
contro gli autori del furto commesso in S. Francesco di
Muggia con ferite ad un padre, e contro gli autori di aspor-
tazioni di sali da Muggia a Trieste e di leva di soldati nella
Provincia. — (e. \Sj t.°)
1659. — settembre 12. — Si scrive al Pod. ta di Grisi-
gnana circa il denaro consegnato al precessore Baldassare
Marin, e non contato in cassa delle decime del Clero per la
sua offerta — (e. \Sy t.°)
1659. — ottobre 11. — 11 N. U. Erizzo precessore del-
l' attuale podestà di Capodistria, in seguito a commissione del
senato assegnò a Benedetto Pasqualigo mentre era al reggi-
mento di Dignano ed a suoi ministri de rendite dei datii del
t forno e dell'accuse della Com. la loro debitrice di grossa
• summa di denaro, salari ed altro » ; non essendo però suc-
cesso il saldo colla sollecitudine desiderata, il presente Pod. là
di Capodistria commetta a Marco Torre esattore di pubbliche
entrate in Dignano, che riscuota quelle rendite fino ad intiero
pagamento. — (e. 181 t.°)
1659. — ottobre 23. — 11 Pod. la di Capodistria faccia
soddisfare con denari dell' oglio il credito della carica di Por-
tole Gio. Corner. — (e. 187.) — In data i5 novembre gli si
commette di soddisfare con denaro dello stesso dazio il mu-
nizionere Antonio Salo. — (e. 210.) — vedi anche e. 253 t.°
e e. 255.
i65g. — novembre 1. — Avendo il Co. le di Pola bisogno
per la sua salute di venire un mese a Venezia, lo sostituisca
nel frattempo uno dei cons. n di Capodistria — (e. 197 t. e )
1659. — dicembre 5. — Acciò il Cap. no di Raspo pro-
gredisca nel giudizio delegatogli addi 14 giugno p.p. contro i
- 2 9 —
Gap.™ Rizzardo e Valerio Verci dovrà e procedere servatis ser-
« vandis, e nel resto con l' auttorità in tutto » che per le pre-
dette ducali gli fu conferita. — (e. 227 t.°)
1659. — dicembre 18. — I crediti per conto di salari che
hanno Francesco Dona e Lorenzo Vitturi, consiglieri di Ca-
podistria, siano pagati da quella Com. la sebbene spetterebbe
a questi Camerlenghi di Comun, e ciò si potrà ripetere anche
in seguito. — (e. 237.)
Registro 124. — (anno 1660.)
1660. — marzo 6. — Il Pod. ta di Capodistria soddisfi del
suo credito, Andrea Dal Tacco vicecollaterale di quella Came-
ra — (e. 17.)
1660. — marzo 16. — Si avverte il Cap. no di Raspo che
il credito di lire novecentottantasette dovuto a Teodoro Ga-
vardo sarà soddisfatto dal Cap. no di Padova — (e. 37.)
1660. — aprile 17. — La Com. là di Capodistria fa istanza
che sieno nuovamente liberati banditi, come si fece l'anno
1657; afjìnchè si possa deliberare maturamente, le cariche
della terra sudd. e di Raspo informeranno come procedettero
le liberazioni all'epoca anzidetta e con qual vantaggio pub-
blico economico. — (e. 82 t.°) — La concessione relativa e
sulla base di quella del 5y si delibera addì 8 maggio seguente.
— (e. 100.)
1660. -- giugno 18. — Il Co. di Pola formi severo pro-
cesso contro Giuseppe Cusani, capitano di quel presidio, reo
di ferite contro la moglie, la cognata e due soldati. — (e. 141. )
1660. — giugno 18. — Oltre le informazioni che il Pod. la
di Capodistria mandò a proposito della chiesta erezione in
Isola di un banco da ebrei per imprestiti dietro impegnate,
si chiede ancora t quanto d' utile si prattichi corrispondersi
t da quelli, che impiegano sopra il Banco di Rovigno o d'al-
• tre città e terre della provincia, con quale fondamento, et in
€ virtù de quali decreti se ne sia fatta l'istituzione, aggiungen-
t doci parimente l'utile che vi rittrahe cotesto Monte, e se da
t esso potesse per avventura supplirsi al bisogno di quelli
— 3o —
t dell'Isola». — "(e. 143.) — Nella lettera scritta sotto egual
data al Pod. la di Isola si osserva che t il guadagno che pre-
t tendono fare gP hebrei di i5 per cento con gP habitanti e
t di 20% con li forastieri, come troppo eccedente è inamis-
« sibile » e si desidera sapere • da che proceda tale alterazione
t dal pratticatosi nelP anni andati et in virtù di quale decreto
e con che fondamento si ricevessero da lor' antenati le 1 2
• per cento d' utile » che esso pod. scrisse venivano loro cor-
risposte. — (e. 143 t.°)
1660. — luglio 3. — Le cariche di Capodistria e di Raspo
dispongono alcuni terreni incolti per darvi ricetto a trenta
famiglie del Montenegro. — (e. 162.)
1660. — luglio i3. — Si dà lode al Pod. ta di Rovigno
per le fuste scopertesi in quelle acque; la detta carica userà
di fuochi e fiamme per la sollecita corrispondenza coi luoghi
ed isole vicine onde ben provvedere alla difesa. — (e. 166 t.°)
— In egual senso scrive il Senato a Pola ed a Capodistria
addì 24 luglio seguente. — (e. i85.)
1660. — luglio 17. — Fatto riflesso a quanto il Pod. di
Muggia riferisce circa la scrittura del Castellano di quella for-
tezza Peroni, per togliere i contrabbandi si manderanno dieci
soldati oltramarini nella fortezza medesima. — (e. 177 e. 234.)
1660. — luglio 3i. — Assieme ad altre disposizioni di
minore importanza il Senato avverte la carica di Capodistria
che il Mag. l ° al Sai, ad evitare inconvenienti verificatisi, non
dovrà più in avvenire esborsar denaro ai creditori t ma tutto
t in groppo (il denaro) debb' esser spedito al Pod. di Pirano,
t il quale sia tenuto farne il riparto fra li stessi creditori ». —
(e. 197.)
1660. — agosto 4. — Si scrive al Cap. no di Raspo che
la campagna di Bado incolta ed abbondante d'acqua credesi
a proposito per le trenta famiglie che verranno dal Montene-
gro; ad esse assegni la parte opportuna; s' informi però t della
sussistenza eh' habbino P oppositioni della Com. la de Marineri ».
— (e. 207.)
1660 — agosto 27. — Lodi al Pod. la di Rovigno per a-
ver trasmesso t il costituto mandato dal Patron Zuanne di
Santo Rocco di ritorno d'Ancona » circa molestie di legni di
_ ài -
corso (e. 233) N. B. anche a carte 206 t° vi sono lodi alla
carica suddetta per e avisi di faste » alla galea Pisana. Su mi-
naccie di faste vedi anche addì 16 febb. (e. 427 t°).
1660 — settembre 1 — 11 Cap.° di Raspo informi sui
soccorsi che chiedono i nuovi abitanti di diversi comuni sot-
toposti alle giurisdizioni di Raspo e Parenzo (e. 238).
1660. — settembre 4. — Dopo aver espressa la speranza
che si possa affittare il dazio dell' oglio per il pross. novem-
bre, al qual tempo scade il contratto presente, si avverte il
Pod. la di Capodistria che sarà esortato V Amb. rc presso l' im-
peratore a tenersi pronto per combattere le richieste che si
teme faranno i Triestini per aumento di gabelle. — (e. 23g.)
— In data 1 dicembre si permette di provare t l'incanto dal-
l' alto al basso ». — (e. 33g t.°) In data 21 dicembre l'incanto
si dice eseguito, (e. 362.)
1660. — settembre 17. — Permissione al Co. di Pola di
recarsi a sollievo delle sue indisposizioni per venti giorni a
Capodistria; lo sostituirà frattanto un consigliere di questa
Comunità. — (e. 257 t.°)
1660. — settembre 17. — Contro le t rilassatezze de nuovi
t habitanti in Provincia e 1' oppressioni che da loro ricevono
t i vecchi sudditi t opportunissimo riuscì t P arresto sortito
t (al Cap. no di Raspo) d' alcuni principali sicarii col braccio
tdel Co. di Pisino e coli' opera molto fruttuosa, e pronta del
« Cap. no Dimitri d' Antivari». Si devenga pure dal Cap. no di
Raspo alle punizioni dovute. Intanto per fermare i Morlacchi,
che, in particolare, arrivano a tali eccessi, e quelle altre sette
di Cadis (?) sparse per la provincia, converrà tenere cogli
Austriaci il più buon accordo possibile. Circa al farli perse-
guitare dal Cap. no Filippino o da qualche altro si vogliono
prima informazioni sulle pretensioni di questo. La carica sud-
detta procuri anche di esigere dai Capi Zuppanovich e Dado-
scvich il debito contratto per famiglie che non condussero in
Istria dopo esserne impegnate. Si aggiungono encomi per le
sollecitudini a vantaggio delle famiglie Montenegrine. — (e. 261 1.°)
1660. — ottobre 14. — La comunità di Muggia offrì al
principio della presente guerra due. duecento all'anno, ma
dopo averli per molto tempo corrisposti rimane ora in debito
— 32 —
di qualche parte; in acconto ella offre moggia quattrocento
di sale che si accettano ben di grado, (e. 295 t.°)
1660. — ottobre 20. — Il Pod. tà di Umago è avvisato
che il Mag. t0 alFArsenal spedirà un' asta da esser eretta al
luogo solito di quella terra per lo stendardo pubblico. — (e. 3o2.)
1660. — novembre 17. — Permesso ai Padri di S. Do-
menico di Capodistria di estrarre da Venezia venti staia di
frumento. — (e. 33o.)
1660. — gennaio 22 m. v. — Il Mag. to al Sai esamini ti
• libri e conti de sali di Pirano, e la revision fatta da quel
t Pod. là Michiel (ora uscito di carica) » e tutte le irregolarità
siano riferite al collegio che provvedere con risarcimenti e
punizioni. — (e. 389.)
1660. — gennaio 3o m. v. — Il Pod. ta di S. Lorenzo spe-
disca alla carica di Capodistria quanto prima il processo in-
cominciato per il caso t della morte di Stippe, e delle ferite
d'Ico Delchich seguite nel monastero di San Michiel del Lemi»
giurisdizione appunto di San Lorenzo. — (e. 393 t.°)
1660. — febbraio 5 m. v. — Il pod. là di Capodistria ri-
metta in vigore l'usanza «d'essigersi (dalla Comunità di Parenzo)
t li soldi quattro per capo, che se 1' aspettano de Pascoli fatti
t sopra quel territorio da animali grossi, e minuti del stato
« Imperiale ». Riceverà terminazione presa dal suo precessore
Michiel add\ 2 maggio pass, allo scopo appunto di rimettere
in uso tale pratica. — (e. 397 t.°)
1660. — febbraio 8 m. v. — Commissioni al Pod. là di
Capodistria per i restauri del magazzino dei sali esistente a
Strugnano, dell'altro situato vicino alla porta di S. Pietro di
quella città. - (e. 398 t.°) — In data 12 febbraio lo si in-
carica dei restauri di due gran pezzi della muraglia di Muggia
e della Porta del porto. — (e. 41 3.)
1660. — febbraio 19 m. v. — 11 senato scrive alla carica
di Capodistria t Vi siete regolato prudentemente in ricever il
e condannato al remo, offertone per nostro servitio dal Ban-
t chier di Corsgliach, et appressiamo (sic) l'esborso delle sei
t doble a che havete condesceso per esso». — (e. 430 t.°)
— 33 -
Registro 12 $ — (anno 1661.)
1661. — aprile 1. — I consiglieri di Capodistria Giacomo
Bragadini e G. Zen siano soddisfatti da quella Camera del
credito che hanno verso i Camerlenghi di Comun, e ciò si
ripeta ogni giorno presenteranno fedi in proposito, — (e. 3g.)
1661. — aprile 23. — S'intende che dalla revisione del
fondaco di Capodistria quel podestà ha rilevato che il capi-
tale già di lire sessantamila ora è ridotto a quindicimila e che
il debito ascende a lire cinquantamila e più; si approva il
proclama che ordina il risarcimento, e si loda « l' atto gene-
« roso, a che (è) devenuto per agevolarne l' effetto, privando (si)
«spontaneamente del diritto delle pere, che (gli) s'aspettano
* per legge, e dispensandone i debitori, acciò più prontamente
«concorrano ad esborsare quanto sono tenuti». — (e. 61,)
1661. — aprile 27. — Potendovi supplire i vicini bom-
bardieri è bene tralasciare per ora l' elezione del Capo del
Castello di S. Leone a Capodistria. Quel pod. ta mandi alla
Sig. ria il processo relativo alla morte di Stipe Delcich, e ferite
contro altri, il quale processo fu malamente condotto dall'ul-
timo ex podestà di S. Lorenzo. — (e. 68.)
166 1. — maggio 7. — Il Senato consiglia il Pod. tà di
Capodistria che non devenga alla istituzione di un archivista
per la custodia dei registri e scritture. Tale incombenza è af-
fidata più opportunemente ai Cane." che ne hanno l'obbligo.
- (e. 7 3 t°)
1661. — maggio 11. — Si approva la parte del Cons.
di Pirano relativa alle condizioni del medico che deve servire
quella Com. ta ed alle quali dovranno attenersi i successori
dell'attuale dottore Zaccaria. — (e. 76 t.°)
1661. — maggio 24. — Si approva la deliberazione della
Com. là di Capodistria di non ammettere in avvenire a proprio
medico e precettore chiunque sia nativo di quella terra od
abbia in essa aderenti. — (e. 79 t.°)
1661. — maggio 24. — Arrecò contento l'avviso della
carica di Albona che il Governatore in golfo Magno a Ponta-
longa catturò una fusta con uccisione della gente di essa, e
3
- 3 4 -
che i fuggiti furono raggiunti per gli ordini opportuni del
Podestà. — (e. 80 t. e 82.)
1661. giugno 11. — Praticando il Pod. tà di Capodistria
la visita della provincia, il Senato gli scrive circa gì' intacchi
che il predetto trova nelle amministrazioni dei luoghi pii e
del fondaco di Rovigno. — (e. 90.)
1661. — luglio 2. — Si annulla il processo che esegui il
Pod. di Pirano, contro il tfonticaro» Petronio, spettandone
l'incarico in questi giorni che il Cap. no di Raspo visita quei
luoghi pii e fondachi non ad altri che a quest' ultimo. — (e.
102 t.°)
1661. — luglio 2. — Si esaudisce la supplica degli abi-
tanti di Pola, Rovigno, Dignano e Valle di poter mantenere
a loro spese « un barigello di campagna che (sotto 1' ombra
€ e dipendenza degP ordini del Cap. di Raspo) habbia a tenerli
• essenti dalli latrocinii, svaleggi, homicidii, et altre oppressioni,
t che contro d' essi vengono commessi da malviventi e ban-
t diti che in grosso numero dimorano in quei contorni 1 ;
l'eletto sia pure il Cap. no Stefano Pignaz. — (e. 104.)
1661. — luglio 23. — Si scrive al Pod. di Capodistria
che arrecò scontentezza la nuova che i Triestini vogliano chiu-
dere la strada che conduce dal Cragno a Capodistria ed a
Muggia, il che sarebbe contro i concordati. Si darà notizia al
Mag. to al Sai dell' occasione che ha la carica suddetta di
acquistar sali a lire nove il moggio, e s' intenderà la risposta.
Scrive il Cap. no di Raspo che alcune famiglie di Pirano si
sono portate ad abitare in Trieste per fabbricarvi saline; la
stessa Carica procuri il loro ritorno per impedire i danni che
arreca questo fatto. Il Pod. tà di Albona scrive che un tal
Brigidi giusdicente imperiale di Castela gli fece istanza di
catturargli certi sudditi ricoveratisi con animali in terra veneta;
gli si è dato commissione di tenersi nel rispondere sulle ge-
nerali, ed intanto la carica di Capodistria veda se si tratti di
gente che possa riuscire molesta; spiacque la morte di Giorgio
Loredan Pod. là di Cittanova, ed a sostituirlo si porterà uno
dei due Con. n di Capodistria. — (e. 112.)
1661. — luglio 23. A proposito della visita fatta dal Cap. no
di Raspo ai luoghi pii e fondaco di Pirano il senatore scrive
— 35 —
tra altro alla carica suddetta : • Si osservano le esperienze
t fatte perchè i molti debitori d'un debito ascendente sino a
• lire cinquantacinque mille, diano sodisfatene, ma non dispo-
t nendo, che pochi la via soave, né giovando Pessecutione con-
• tro mobili è stato proprio prendere i migliori stabili in tenuta,
• et in diffetto d' altri deliberarli ai medesimi Fontico, e Monte.
• Essendo però degni di riflesso i rispetti, che tocca esser i
• beni per il più di pieggi o d' heredi di debitori principali,
• d' haver luogo per questo qualche convenienza et compati-
t mento; concorrervi il riguardo anco di non potersi essitare
t per la comun strettezza e che questo particolarmente derivi
€ da un grosso credito, che hanno cotesti sudditi col publico
• per conto di sali consignati, per tutte queste cause appro-
t viamo il vostro concetto d' assicurar il Fontico, e Monte con
« fargli Patroni de Beni, e retrocederli poi a chi si stimasse
e conveniente con assegnatione di tempo a francar il capitale
t in ratte, come parrà alla vostra prudenza ». — (e. u3.)
1661. — agosto 12. — Monsignor Vescovo di Parenzo e
canonici assieme al Co. Pietro Borisi supplicano sia confermata
certa loro compositione 17 agosto 1659, relativa a pretensioni
di detti ecclesiastici nella villa di Fontane; si esaudisce la ri-
chiesta. — (e. 128.)
1661. — agosto 23. In seguito a supplica di Giorgio Po-
ropatich, uno degli abitanti di Abriga e Fratta, si annuisce
che nella prima di queste ville sia costrutto a loro spese un
torchio per oglio. (e. 134 t.°)
1661. — settembre 9. — Il podestà di Capodistria sor-
vegli attentamente ai movimenti del vascello del Locatelli; si
accorda ai sudditi di Cittanova d' impiegare due rate di de-
naro, di cui è creditrice la cassa di Capodistria, nel ristauro
della loro Chiesa e Monastero. — (e. 143.)
1661. — ottobre 29 — Ottavio Pola è debitore al pub-
blico, unitamente conaltro,di lire novemilanovecento novantatre,
siccome t uno de pieggi del Datio dell' imbottadura de vini »
di ragione della Camera di Capodistria. Attesa però la ristretta
fortuna e la numerosa famiglia del suddetto, gli si accorda
che un suo credito per sali vada a compenso del suo debito.
— (e. 166.)
— 36 —
i66i. — ottobre 21. — Il debito di Giacomo Barozzi per
gravezze insolute durante il reggimento di Grisignana si com-
pensi con suo credito. — (e. 181.)
1661. — gennaio 23 m. v. — Si avverte il Pod. ta di Ca-
podistria che la Sig. na acconsente a quella Com. ta elegga
t tre chierici nella Cathedrale t ma desidera che ad essi si
provveda senza perciò ridurre a tre il numero dei quattro
studenti che la Com. ta stessa invia all' Università di Padova.
— (C. 205 t.°)
1661. — gennaio 28 m. v. — Il Padre Gio. Matteo Bo-
chine Guardiano del Convento di S. Francesco sia dal nuovo
Co. di Pola soddisfatto di quanto gli spetta per le celebrazioni
nella fortezza. — (e. 2o5.)
1661. — febbraio 25 m. v. — Si concede a Girolamo
Bisaccioni di mandare nel territorio di Parenzo, Capodistria
e luoghi vicini per indagini se vi siano terreni atti alla fab-
brica di salnitro. — (e. 222 t.°)
Registro 126 — (anno 1662.)
1662. — marzo i5. — Si scrive alla carica di Parenzo in
risposta a lettera 5 corr. Si comprese t il bisogno di (quella)
t Città di numero maggiore de cittadini, che suppliscano al-
c T esercitio di quei carichi, et insieme l' elettione d' alcuni
• soggetti stimati più riguardevoli seguita (in quel) Consigliot;
tale elezione si approva. Quanto alla « deliberatione dei fra-
• telli della veneranda scuola della Madonna di Monte d' alie-
t nare e concedere ad Antonio Pavan a livello perpetuo un
e terreno inculto, coli' obbligo di corrisponder a lui solle lire
• sei all' anno compreso ogni decima > essa pure viene appro-
vata. — (e. 17 t.°)
1662. — marzo i5. — Si ricevette l'istanza dei Capodi-
striani « acciò si devenga all' ellettione di persona col carico
e di Coadiutor ordinario che haver debba buona custodia di
t tutte le scritture, libri e volumi civili e criminali, che si
t attrovano in (quella) Cancelleria pretoria » Il Pod. ta di
Capodistria devenga pure all' ellezione di persona adatta. Fra
le carte disordinate ed anche mancanti, epperò degne di esser
-3 7 -
raccolte nel maggior modo possile vi sono € quelle attinenti
t la matteria de' confini con Austriaci ». — (e. 18 t.°)
1662. — aprile i5. — Da lettere della carica di Capodi-
stria si intesero t le doglianze di Nicolò Poropat Imperiale
e per esserle stati levati due cavalli carichi di sali da campa-
« gnoli di Clinado sotto Trieste con pretesto d' haverli arre-
c stati alle Ville di (veneta) giurisdizione buon tratto lontano
t dal stato Austriaco, e che pretendono perciò quei ministri
< la confiscatone d' esso sale » . Il podestà suddetto esamini
il tutto e punisca ove si richieda il trascorso dei ministri.
S' intese pure V occorso a Giacomo Oblac mentre stava lavo-
rando un campo della giurisdizione di Capodistria con suoi
animali, e Quando il campo sii indubitamente nello stato nostro
e e non altrimenti nella Villa di Gemicai sottoposta all' au-
t striaco non si deve tollerare il pubblico rilevante pre-
t giuditio seguito con numero di gente in forma violenta e
e scandalosa che bastò a far dessistere l' Oblac stesso dalla
e coltura del proprio terreno sebene dopo restituiti gli animali
t con obligatione di piegiarie e d' altre corrisponsioni •. 11 Pod là
di Capodistria dovrà disporre gli stessi interessati a cogliere
in adatta congiuntura l' occasione del riscatto togliendo a
quelli della villa di Cernical più degli altri colpevoli ciò che
si troverà nelle loro mani obbligandoli al pagamento di al-
trettanto valsente quanto è quello a cui è ora sottoposto l'O-
blac. Sicome poi si conosce che tali disordini sono effetto
della concessione in livello al Zuppano di Cernical per nome
anche di altri suoi vicini di qualche poco di terreno contiguo
al bosco di Cosariol, giurisdizione di Capodistria, il qual
terreno è proprietà di Andrea Dal Tacco suddito Veneto, sia
proibito a quest' ultimo di procedere più oltre in appresso a
tale afjìtto, tanto più che la rendita non è superiore a lire
quindici per anno. 11 Pod. ta suddetto esaudisca anche la sup-
plicazione di quel Clero lasciando cadere il progetto. — (e. 5i t.°)
1662. — maggio i3. — È data lode al nuovo Cap. no di
Raspo per la rassegna fatta a quella cavalleria e lo si avverte
che al trasporto di t frassini e cimali » dovranno contribuire
tutti quei sudditi all' infuori dei privilegiati dal Senato — (e.
84 1.°)
- 38 -
i662. — maggio i3. — Il Cap. no di Raspo è autorizzato
a procedere contro certi malviventi Istriani denunziati con
lettera della Com. tà di Lisiano, e di Gio. Iusich. — (e. 88.)
1662. — maggio 27. — Le lettere del Cap. no di Raspo
portano due notizie d' importanza : una e concernente P ordine
t di Monsig. Vescovo di Trieste, fatto pervenire a tutti i pio-
c vani di quella giurisditione per la descrittione dell' anime,
t P altro della provisione ricercata (ad esso Cap. no ) dallo stesso
e Vescovo di poter formar processo nella giurisdizione (di
t Raspo)». Quanto alla prima richiesta il Cap. no annuisca, però
dia lode a quel parroco che appena ricevuto l'ordine glielo
partecipò, e per converso ammonisca quello che senza tale
pratica comunicò ad altre persone la cosa. Quanto alla e for-
c matione de processi (permetta) che segua P esame de
t testimoni sempre che gli sia fatta tenere la nota di quelli,
t che doveranno esser esaminati ; ma per risapere il nome de
t Rei (si conosce) superflua nuova instanza • onde in tale con-
formità si regoli. — (e. 101 t.°)
1662. — giugno 14. — Si scrive al Pod. là di Albona
circa un galeotto offertogli dal Diotalevi, Signor di Cepich. —
(e. 116 t.° e 35 1.)
1662. — giugno 24. — Circa P istanza che fa Francesco
Dodicin di ottenere ad affìtto per dieci anni le terre di ragion
della t Sacristia di S. Eufemia di Rovigno nominata nella
• scrittura trasmessa » s' incarica quel Pod. ta di procurare in
tale concessione il maggior vantaggio che può della Sig. r,a
— (e. i3o t.°)
1662. — luglio 14. — La carica di Parenzo decida sopra
la supplica del Cap. no Cortola che gli si accompagna. — (e.
i 4 3 t.°)
1662. — luglio i5. — Approvasi l'aggregazione al Cons.
di Parenzo di Giacomo Ettoreo; ciò sarà di sollievo alla po-
chezza dei cittadini che possano governare la cosa pubblica.
— (e. i5i t.°)
1662. — agosto 9. — Il Podestà di Capodistria informi
circa P istanza della Com. tà di Pola che non si permetta il
trasporto alla propria parte di vini forestieri, già proibito nel
1449 per facilitare l'esito dei vini Polesani. — (179 t.°)
-39-
i662. — ottobre 7. — Avendo la Sig. ria deciso di formare
un catastico generale di tutti gli offici e di terra e di mare,
si affida alla carica di Capodistria la parte di lavoro che spetta
alla sua giurisdizione e che può compiere al tempo della vi-
sita. — (e. 247.)
1662. — ottobre 14. — In seguito a quanto fu commesso
fin dal 19 ottobre i65o al Pod. là di Capodistria d'allora che
facesse esborsare a chi spetta il salario dovuto al fu Pod. tà di
Dignano Girolamo Zorzi per il tempo che fu tenuto prigione,
si rinnova all'attuale carica di Capodistria la commissione
non peranco eseguita. — (e. 253 t.°)
1662. — ottobre 21. — Si conferma l'aggregazione al
Cons.° di Rovigno di Domenico e fratelli Basilischi con l' e-
sborso di ducati 3oo. — (e. 256.)
1662. — novembre 29. — Il Senato loda la diligenza del
Cap. no di Raspo nell' invigilare sul contegno dei duecento sol-
dati austriaci che furono ultimamente destinati fra il Castello
di Supplano ed il Contado di Pisino. — (e. 286 t.°)
1662. — dicembre 2. — Da Scutari sono disposte 3o fa-
miglie a passare in Istria e constano di duecento cinquanta
anime tra cui e quaranta da fatti » e cento figli. Ad evitare
però le spese che il pubblico incontra sempre in tali ammis-
sioni vegga il Cap. no di Capodistria se qualcuno fosse disposto
accoglierle alla coltura di terre proprie; la Signoria provve-
derebbe al trasporto. — (e. 291.)
1662. — gennaio 2. m. v. — Dal nuovo Co. di Pola Bra-
gadin che con tanto zelo abbracciò la carica affidatagli s' in-
tese la morte del Cap. no Agostino Bracco, al quale succederà
il figlio. — (e. 322.)
1662. — febbraio 28 m. v. — Anni adietro fu fatta istanza
a nome di sudditi veneti «che fosse prohibito l'asporto nel
t Stato Imperiale, et altri luochi esteri delle lane della Prov. cia
« per diversi riguardi toccanti il lor sollevo non solo, ma con
t pubblico importante servitio » . È conveniente deliberare in
proposito; perciò il Pod. tà di Capodistria ed il Cap. no di Raspo
informino tse vi siano Teleri nella Provincia per fabricar
t rasse e grisi, in qual numero vi si potessero stabilire e con-
• servare» e quanto altro potesse servire all'intento. — (e. 322.)
— 4 o —
Registro i2j — (anno 1663.)
i663. — marzo 3. — Il Cap. no di Raspo faccia esborsare
al Cap. no Filippo Zuppanovich qualche somma di denaro ad
isconto dei debiti che ha per miglio, biscotto ed altro. — (e. 8.)
i663. — aprile 6. — Si accordano alla Com. ta di Isola
• quaranta cariote e dodici ponti ad oggetto di far seguire
< 1' escavatione di quel Mandracchio » . Altre notizie su cernide
per la Dalmazia, — (e. 42.) — In data 19 aprile anno seguente
è notizia dell'eseguita escavazione.
i663. — maggio 4. — Addì 17 marzo 1660 fu stabilito
che t dovessero per anni cinque riceversi in pubblico dal Mag. t0
e al Sai mozza 5o o de quei sali (di Capodistriani) e di buona
e qualità al prezzo di lire disnove il mozzo » ; con ciò si è
dato del vantaggio a quei sudditi privi del commercio cogli
arciducali; essendo però ancor gravi le loro miserie si stabi-
lisce che per il tempo di 2 anni che rimangono al termine
prefisso e per altri tre anni poi il Mag. t0 suddetto acquisti
mille moggia anziché cinquecento dai suddetti. — (e. 70.) —
Addì 22 marzo anno seguente il Senato ia altra facilitazione
in proposito.
i663. — maggio 26. — Si approva la convenzione fatta
dal Mag. t0 all' Arsenal con parecchi padroni di burchi essendo
spirato il tempo del partito di condur roveri ed altri legnami
da Portobuffolè, Livenza et Quieto nell'Istria; i capitoli 16,
17, presentati dai padroni suddetti sono i seguenti:
t Che delli viaggi, che si doveranno far in Quieto nel-
c P Istria ci sia dato il nolo solito conforme al partito ultima-
• mente spirato i658, 12 marzo, e che non possiamo esser
t astretti di passar il luogo di Pola, essendo viaggi da Vasselli
t e non da Burchi. »
e Che non siamo obbligati di mandar li burchi del partito
t sudetto al viaggio d' Istria, Quieto, e Pola come sopra, se
t non dal primo d' Aprii, sino tutto settembre per esser detti
t viaggi nel tempo dell' Iverno Molto cativi, et che hanno
• causato naufraggi grandi, con perdita non solo de Burchi,
e ma del legname pubblico ancora.» — (e. 88.)
— 4 i —
i663. — giugno 2. — 11 Co. di Pola, abbia cura speciale
t della preservation delle cose, e che non s' inferisca pregiu-
c ditio massime in trasporto di pietre dal Teatro » nel qual
caso potrà anche procedere. — (e. 93.)
i663. — giugno 2. — Si devolve al Cap. no di Raspo, non
essendo opportuno per certi riguardi affidarla al Pod. di Ca-
podistria, la vertenza per regalia di legna che il pod. ta di Pa-
renzo pretende dai vecchi abitanti. — (e. g3 t.°)
i663. — giugno 6. — Si approvano i capitoli del Pod. ta
di Capodistria relativi al fondaco di Rovigno assai disordinato.
La Sig. ria acconsente che le trenta famiglie scutarine siano
investite di circa mille campi boschivi e inculti nelle vicinanze
di Parenzo, e sia fatto obbligo alle predette di abitare in essa
città bisognosa di popolazione (e. 99 t.°)
i663. — giugno 23. — Il Senato attende notizie da Ca-
podistria prima di confermare la parte presa nel Consiglio di
Rovigno circa incanto del proprio torchio. — (e. 106. 107.)
Il Senato fa la concessione addì 24 luglio.
i6ò3. — giugno 23 — 11 debito che à Giorgio Semitecolo
verso la Sig. n:1 per decime non pagate durante il reggimento
di Grisignana si compensi in parte con alcuni crediti di salari,
(e. 109.)
i663. — luglio 18. — Si acconsente a fra Matteo Boc-
china, guardiano del Convento di S. Francesco di Pola, di
esser compreso nel decreto con cui vien stabilito che la com-
pagnia di quella fortezza sia pagata dalla Camera di Capodi-
stria con denari del dazio dell' oglio. L'assegnamento che ha
il supplicante è di lire trenta al mese con obbligo di celebrare
la messa nella fortezza. Sia pertanto risarcito del credito che
ha, ed in avvenire si faccia come è detto sopra. — (e. 129.)
i663. — luglio 24. — Essendosi la Com. ta di Isola mo-
strata contraria all'aggregazione di nuove famiglie al proprio
consiglio, si stabilisce di non procedere per ora a novità in
proposito, malgrado sarebbero convenienti. — (e. i36.)
i663. — agosto 4. — Esborso di danari del dazio dell'oglio
per suoi crediti ad Andrea De Marco capo dei bombardieri
di Pirano. — (e. 146.)
i663. — agosto 11. — Il Pod. ta di Capodistria informi
_ 42 —
sopra F entrate della terra di Dignano perchè si abbia modo
di ben contenersi nelF esibizione fatta da persona secreta di
acquistarle in perpetuo. — (e. 148.)
i663. — agosto 16. — Ha fatto bene il Pod. ta di Mon-
tana inviando il proprio cancelliere al luogo dove fu ucciso
proditoriamente Andrea Mattiassich (sic;. Continui negli appa-
recchi della procedura, ma non passi a spedizione dovendosi
prima decidere sulle pretensioni di processo che ha il Canc. re
di Pisino. — (e. i52.) — Addì 3i ottobre seguente il Senato
scrive che non essendo seguita novità circa F affare dell' omi-
cidio commesso contro Andrea Mattiassich da Marzin Drago-
nich nel luogo detto tle differenze» proceda il Pod. tà di Mon-
tona alla sentenza.
i663. — agosto 22. — Saldo di crediti con denari della
Camera di Capodistria a Marc' Antonio Zorzi fu Alvise eletto
cons. re in quella città. — (e. 154.)
i663. — settembre 12. — Ad istanza di Olimpo Gavardo,
amb. rc di Capodistria, si concede a quella Com. tà di poter
t per altri anni quattro prossimi per giorni i5 all'anno
t far la fiera franca d' ogni sorte de merci » eccetuato il Dazio
grande dell' oglio. — (e. 166.)
i663. — settembre 19. — La supplica della Com. ta di
Pirano di fondare in quella terra un monastero di monache
Francescane si riferisce a parte presa dalla Com. la di fondarlo
fin dal 1620 ed a molti ordini per la buona regola dello stesso
già emanati da Gio. Bondumier Cap. no di Raspo. Ora che
t non solo si trova disposto il sito, ma si son prefisse le spese,
t e destinate le rendite » il Senato ne permette F erezione. —
(e. i85.)
i663. — ottobre 20. — 11 Senato approva l'accettazione
fatta dalla Com. tà di Rovigno • dell' offerta di Simon e Nicolò
t Sponza, e Francesco Quarantotto fu Francesco di pagare
e annualmente in perpetuo, mezeni otto di formento e q. 1 doi
t quando si concedan loro, et heredi in perpetuo le terre in
e contrà de Piati di ragion della Sagrestia di S. Eufemia ». —
(e. 199.)
i663. — ottobre 20. — Si aggradisce F offerta del Cap. no
Valerio Verzi di portarsi in armata col nuovo Cap. no Generale.
- 4 3-
Quanto alla sua richiesta e che si ponga in testa del figliolo
t la compagnia de leggieri t essendo ciò contrario all' ordine
dato addì 6 corrente al Cap. no di Raspo di riformare le due
compagnie riducendole nella squadra stabilita, si vuol sapere
intanto da chi essa squadra è diretta. — (e. 200 t.°)
i663. — ottobre 3i. — Che a Giacoma ved. a del q. m
Gregorio Vragnin, ritiratasi per la povertà a vivere in Capo-
distria sia corrisposto dalle munizioni di questa stessa città
t il peso di pan biscotto » assegnatole in Venezia con delibe-
razione 7 maggio i65g. — (e. 206 e e. 240.)
i663. — dicembre 5. — Il Pod. tà di Rovigno veda se po-
tesse aver nelle mani alcuna e delle spie appostate con un
• Capo de Turchi in varie parti » delle quali fu avvertito dal
Cap. no di Perasto. — (e. 221 t.°)
i663. — dicembre 5. — Si è inteso della deliberazione
presa nel Collegio del Monte di Pietà di Capodistria circa il
ricevere ducati cinquecento a livello dalle Monache di S. Chiara
a 5 per 100 per sowegno dei poveri col solito uso dei pegni.
Prima di deliberare si vogliono notizie sullo stato attivo e
passivo del monte stesso. II Pod. tà di Capodistria metta un
termine di venti giorni, o quello di più che occorresse alla
Com. ta perchè provveda alla palificata di Siciole. — (e. 222.)
— Sul conto di Siciole v. anche e. 209.
i663. — dicembre i5. — Il Pod. tà di Capodistria scriva
circa il ripopolare Pola abbondonata da molti cittadini che
trovansi sparsi per la provincia. Essendo impossibile il costrin-
gerli senza loro scontento a lasciare i commodi che godono
t per (il) ballottamene delle prerogative di Pola • il Pod. sud-
detto attenda che nel frattempo non aumenti lo spopolamento;
al resto si penserà. — (e. 233 t.°)
i663. — gennaio 23 m. v. — Il Cap. no di Raspo nel pro-
cesso delegatogli per la morte del suo Cancelliere Stalio si
serva di quello di Capodistria. — (e. 253 t.°)
i663. — febbraio 1. — I Morlacchi d'Altura possano eri-
gere in detta villa una piccola chiesa di rito cattolico, come
ha supplicato il Cap. no Filippo Zupanovich. — (e. 260.)
— 44 —
Registro 128 — (anno 1664.)
1664. — marzo 8. — Si scrive al Pod. tà di Albona che
obblighi quella Comunità a contribuire a Raspo ciò che le
spetta per milizie. — (e. 8 t.°) — In data i3 la Com. là è
astretta a contribuire i ducati cento sebbene non sussista più
la compagnia di Pinguente.
1664. — aprile 2. — Il Pod. tà di Capodistria soddisfi D.
Gio. Batta Driussini, piovano di Grado, del credito di lire
milleottocentonovanta che ha con quella Com. tà e tale credito,
per esser di ragione della sua chiesa sia ad ogni altro ante-
posto. — (e. 45 e filza relativa.)
1664. — aprile 12. Si accorda alla Com. là di Capodistria
che i salari del medico e del precettore siano esenti da de-
cime. — (e. 55.)
1664. — aprile 21. — Fu riferito al Senato che la ca-
stellala di Muggia, in adietro esercitata con pubblico assenso
da Francesco Peroni fu t appresa per gratiat dalla N. D. Lucia
Balbi e viene amministrata contro il volere della Sig. na da gente
che non è suddita. Il Pod. tà di Capodistria si porti sul luogo,
e se ciò è da lui verificato, vi elegga un suddito veneto prov-
visorio finché si proceda ad elezione di persona adatta. —
(e. 69.) — In data io maggio approvando il suo operato nel
Castello si conferma V accettazione della rinunzia fatta dal
Grusonio (?) e la sostituzione del Servindis. (?)
1664. — aprile 26. — Andrea Lippomano eletto Cons. re
a Capodistria sia di tempo in tempo pagato del suo salario
da quella Camera anziché dai Camerlenghi di Comun. — [e. 70.)
1664. — maggio io- — Si conferisce al Pod. là di Umago
facoltà di bandire da Venezia e territorio e navi Venete Vin-
cenzo Scofp di Matteo, che in quella terra levò crudelmente
la vita a Cosimo Sestovich suo suocero come si rileva da let-
tere di esso Pod. tà 20 marzo passato. — (e. 104 t.°).
1664. — maggio 3i. — Si licenzia l'esibizione di persona
secreta che intendeva far l'acquisto in perpetuo delle rendite
della terra di Dignano con esborso di ducati quattromiladue-
cento portati poi fino a quattromilasettecento; il Pod. di Ca-
- 4 5-
podistria procuri però che in avvenire siano le stesse rendite
date a fitto. — (e. 128 t.°).
1664. — agosto 2. — Permesso al Pod. tà di Capodistria
di liberare i condannati al bando della Provincia purché ser-
vano in armata, come si deliberò addi 8 maggio 1660. —
(e. 196). — v. a c. tc 267 t.° dove è esteso l'indulto a Cherso
servendosi dello stesso Podestà.
1664. — agosto 23. — Si avverta il Cap. no di Raspo che
prepari terreni per dodici famiglie contenenti nel loro assieme
sessanta persone, le quali da Podgorizza passano in Istria. —
(e. 220).
1664. — ottobre 2. — 11 Pod. tà di Capodistria conceda
che t il rimanente del denaro esborsato dal Citt. no aggregato
t al consiglio di (quella) città, e destinato alla ricupera delle
• saline 1 s'impieghi nel ristauro del Campanile di quella Cat-
tedrale, procurando nello stesso tempo che vi concorrano il
Vescovo ed il Clero. — (e. 275).
1664. — ottobre i5. — Gli Amb. ri della Com. tà di Pirano
chiedono soddisfazione del credito di ducati tredicimila circa
per passate consegne di sali ; il Mag. to al Sai spedisca allo
scopo due. quattromila, una metà tolti del denaro, che si trova
nel deposito del partito di Lombardia, e l'altra metà che sia
data dal Conservator del Deposito. Ad evitare che la Comunità
di Pirano in avvenire contragga nuovi crediti e colle frequenti
missioni di Ambasciatori subisca le forti spese t ritrovandosi
t da questo consiglio assegnati a quel Magistrato (al Sai) du-
• cati ottantamila in circa per le comprede de sali, così fore-
c stieri come de sudditi nei quali pure rimangono calcolate e
• comprese le paghe de sali di ventura » e sul farsi • per si-
c mili pagamenti esborsi prematuri da partitanti de sali » i
provv. n al Sai riferiscano quale dei dazi loro assegnati fosse
acconcio per obbligarsi alle soddisfazioni dei detti sali, quale
somma si potesse togliere allo scopo dal dazio di Treviso. —
(e. 291). — Il pagamento dei due. quattromila non era ancora
eseguito addì 21 febb. seguente. — (e. 439).
1664. — ottobre 18. — Il Pod. tà di Capodistria facci e-
sborsare due. cento a quel collaterale del Tacco, e il Cap. no
no
- 4 6-
di Raspo provveda di terreno le nuove famiglie del Monte
negro. — (e. 296).
1664. — novembre 5. — Atteso il malessere del Cap. 1
di Raspo gli si permette essendo anche prossima la fine del
suo reggimento di poter e far scrivere nel publico giornale
t Pietro Pozzo Coadiutor di .... cancelleria » dovendo esso
Cap. no ad ogni facciata porre la propria sottoscrizione. —
(e. 3i6).
1664. — novembre 8. — A proposito dell'affittanza deli-
berata dal Pod. la di Capodistria del dazio dell'oglio per Friuli
si esaudiscono le istanze del conduttore sul modo di pagar le
rate, abilitandolo pure a pagar il terzo della somma esibita
e in soldoni a causa delle difficoltà, che s'incontrano in quella
e Provincia nel ritrovar monete delle buone stampe, eccettuato
t però li soldi per lira t. — Seguono altre informazioni sugli
incanti di dazi piccoli di varie terre e sul restauro del forte
di Popecchio. — (e. 32 1).
1664. — novembre 20. — Si prolunghi dal Pod. là di Ca-
podistria per altri due mesi la facoltà impartita a sette dele-
gati di liberar i banditi. — (e. 33 1 t.°).
1664. — gennaio 2 m. v. — 11 Pod. tà di Capodistria vegga
che si possano affittare i dazi di S. Lorenzo, e permette che
Giacomo Di Zorzi di Capodistria possa fabbricarsi per uso
privato nella Contrada di S. Marco la piccola cappella di cui
fa istanza. — (e. 38i).
1664. — gennaio 16 m. v. — La provvisione di ducati
cento annui che Pietro Borisi gode nella camera di Liesena,
gli sia corrisposta da quella di Capodistria. — (e. 3g5 t.°).
1664. — febbraio 7. — Si permette ai fratelli Paolo e
Girolamo Pola di Pola t di poter far tagliar, et cavar dal
t bosco di Magran che possedono sotto Pola, et nel territorio
t dell' Istria le legne lunghe et da fuoco essendo di-
c versi anni che non ne hanno havuto alcun utile » previa
bollatura dei materiali buoni per l'Arsenale. — (e. 419 t.°).
1664. — febbraio 28 m. v. — Si approva l'ammissione
fatta dalla città di Albona al proprio consiglio della famiglia
Battiala tanto più che questa versò allo scopo due. quattro-
— Ai —
cento, ed è disposta t in ricercar con quella chiesa il livello
i accennato ». — (e. 449).
Registro 129. — (anno 1665 a tutto settembre).
» i)o. — ( » * » » febbraio).
i655. — marzo 26. — 11 Pod. tà di Capodistria bandisca
i t soldoni adulterati > da qualche giorno in qua introdotti e a
t quella parte » ed osservi se, come dicesi, siano veramente
importati dalla Carinzia. 11 padre Tomaselli Domenicano ot-
terrà il privilegio che chiede. — (e. 36).
i665. — aprile 18. — Il Pod. tà di Capodistria infligga
qualche punizione ad alcune delle cernide di Barbana e Ca-
stelnovo che furono renitenti al servizio in Dalmazia. —
(e. 70 t.°).
i665. — maggio 8. — Il Pod. tà di Capodistria informi
circa istanza degli uomini di Galesano, giurisdizione di Pola.
— (e. 11 3).
ió65. — maggio 19. — Il perito incaricato della revisione
del bosco di Magran riferì avervi trovato molto legname d'ot-
tima qualità adatto ai bisogni dell'Arsenale; perciò il Cap. di
Raspo avrà cura speciale di esso bosco, ed a maggior precau-
zione leverà le affittanze fattevi. — (e. i35).
i665. — giugno io. — Angelo Orio fu Giovanni che da
cinque mesi è consigliere a Capodistria possa riscuotere il suo
salario da quella camera anziché dai Camerlenghi di Comun.
— (e. 171). — Addì 21 ottobre seguente egual concessione al
Cons. rc Vincenzo Dona.
i665. — giugno 22. — Si stabilisce che in gratificazione
dell' istanza presentata dai Capodistriani, e per le belle virtù
del Padre Domenicano osservante fra Raffaele Tomaselli, della
terra di S. Marco nel regno di Napoli, venuto a Capodistria
sin dall'anno i658, sia lo stesso dichiarato t nativo suddito
* della Sig. ria e come tale possi conseguire tutte le
• cariche e dignità » inerenti alla condizione predetta. —
(e. 179).
- 4 8-
i665. — giugno 25. — Si avverte il Cap. no di Raspo che
prima di concedere a Stefano Madrin nuovo abitante V inve-
stitura dei beni inculti supplicati posti nel territorio di Ro-
vigno, è opportuno avere spiegazioni dal pod. la di questa terra
circa le pretensioni che su tutto il territorio di sua giurisdi-
zione accampa la Com. tà stessa di Rovigno riferendosi a ter-
minazione fatta dal già inquisitor Memo fin dal i588. — (e.
184 t.°) — vedi e. 366 registro seguente.
i665. — giugno 27. — Osservata l'istanza degli Albonesi
t di potersi valere del denaro esborsato dalli fratelli Battiala,
e et destinato per diffalcarsi la Comunità dall' annuo livello
t che corrisponde all' altare di S. Pietro » si risolve, qualora
sia urgente il bisogno di restauro del campanile, che la detta
Com. ta possa t valersi per tal solo effetto di due. duecento per
e estintione di portione d'esso livello, et con obbligo di esse-
c guirlo anco per li duecento, dei quali si valeranno gli Albo-
t nesi nel termine di anni cinque». — (e. i85 t.°).
i665. — luglio i5. — Afjìnchè il Pod. tà di Capodistria
procuri che tale città ed altre di quella provincia soddisfino
ai debiti contratti per offerte volontarie non eseguite, si tra-
smette il seguente specchio dei debiti stessi : Capodistria du-
cati 14286.17; Isola 6982.14; Grisignana 128; Muggia 3243.1;
Pirano 6170.21; Cittanova 134; Montona 2000. — (e. 197 t.°).
i665. — luglio 25. — Avendo il Comune di Galesano,
territorio di Pola, permesso a Gio. Gonan di detta villa di
fabbricare un torchio da oglio con l' esborso al comune di
duecento ducati si accorda l'approvazione per anni i5. —
(e. 210).
i665. — luglio 29. — Il Cap. no di Raspo informi circa i
disordini che riferisce la carica di Albona verificatisi per la
nuova pesca nel Quarner chiamata Corosmanizza. — (e. 217).
i665. — agosto 12. — Avendo la Com. ta di Rovigno
escluso dal servizio Giuseppe Sponza medico in seguito a de-
liberazione, presa in addietro da quel Consiglio e dal Senato,
di non accettare medico avente parenti od aderenze nella terra,
ed osservando lo Sponza che per lui già assunto prima che si
facesse la legge suddetta non dee questa applicarsi, risolva la
carica di Raspo. — (e. 260).
- 49 -
i665. — settembre 12. — Si conferma l'elezione fatta dal
Pod. ta di Capodistria alla carica di castellano di Muggia nella
persona di Francesco Peroni, il quale oltre ad esserne pratico
vanta le benemerenze del Padre che, destinato a quell' ufficio
mentre vi si portava perdette la vita in mare. — (e. 3 12).
i665. — settembre 12. — Si conferma l'elezione fatta di
Gio. Alberti di Gasparo alla carica di munizionerò di Capo-
distria in luogo del defunto Giacomo Arcoli. — (e. 320 t.°).
i665. — novembre 14. — Essendo mancato di vita il Co.
di Pola Carlo Corner converrà che la carica di Capodistria vi
mandi a sostituto un cons. rc e possibilmente il Lippomano. —
(e. 393 t.°). — v. e. 414 t.°.
i665. — dicembre 19. — Si concede che la Com. ta di
Capodistria si prevalga di due. quattrocento che desidera i del
« corpo dei mille, che sono in monte avanzati da luoghi va-
t canti dei scolari tenuti in Padova in minor numero del
• prescritto 1 per ci' opera di condur acqua in Città». — Si
raccomanda al Pod. ta di procurare che non continui questo
ritirarsi dallo studio di quei scolari. — (e. 430 t.°).
i665. — febbraio 17 m. v. — Si approvano i seguenti
capitoli formati dalla carica di Capodistria per quella Co-
munità :
(Copia). Primo. Che il Cancelliere del sindacato, al quale
incombe registrar le deliberationi de Datii, di questa Comunità,
deva in termine di giorni otto imediate susseguenti alle stesse
deliberationi haver fatto prestare le debite pieggiarie da con-
dutori, e ratificarle dai piezi nominati, portarle all'approbatione
deH'Ecc. mo Sig. r Pod. tà e Cap. no e de Signori Sindici da esser
fatte a bossoli, e balote, et in caso di diipcenza di cadauna
delle cose sodette farne seguire novi incanti et afjìtationi, a
spese, e dani dei predetti Condutori in pena di restar irremis-
sibilmente obligato a risarcire essa Comunità d'ogni danno a
cui soccombesse.
2. Che il Cancelliere medesimo resti tenuto a ricevere le
pieggiarie da tutti quelli che saranno eletti a maneggi in
Com. ta Fontaco, e Monte otto giorni dopo la stessa clettione,
e dentro lo stesso termine ricevere le ratificationi da pieggi,
et farle ballotare per l' approvatone nel Collegio in pena, in
4
- So -
caso d* ommissione de ducati cento mai più poter esercitare
alcuna carica ed ofjìcio di questo Conseglio et etiam di ri-
maner criminalmente correto.
3.° Che il Cassiere di Comunità abbia per principal in-
combenza et obligo di riscuotere tutte le condane spetanti alla
Com. tà medesima che saranno publicate durante il suo mini-
sterio, et sia egli, et suoi pieggi astretto a sodisfarle del
proprio ogni qual volta non facesse apparire negli Atti della
Cancelaria Pretoria d'haver fatto seguire le più rigorose esse-
cutioni per il conseguimento delle medesime. Habbia soldi due
per lira da debitori d'esse condanne, che non le haverano so-
disfate in tempo di mese uno dopo la publicatione, oltre ogni
altro utile solito, e consueto.
4. Che sia parimente esso Cassiero tenuto alla rescos-
sione degPaggionti spetanti al pub. co et sia sottoposto con il
prop.° per tutti quelli aggionti che devono i condennati fuori
di preggione nel tempo del suo oljìcio in caso che non si ve-
dessero, esercitate le più dilligente essecutioni per la rescossione
de medesimi. Et habbia obligatione di contare i riscossi ogni
primo giorno del mese in cassa publica in pena di restar cri-
minalmente castigato come intacatore di denaro di raggion
publica, dovendo pure conseguire soldi due per ogni lira che
riscotesse per conto anco d'aggionti da condannati però ogni
volta che non pagassero i medesimi nel termine d' un mese
susseguente all'Aringo delle loro sentenze, di tutto dovendosi
tenere partita separata nei libri di Comunità, né possa il Ra-
gionato dar credito ad esso Cassiero, senza copia di partita di
Camara, delli aggionti che come sopra doverà contare in pena
ut supra.
5.° Che il Cassiero di Comunità non possa o deva ricever
bollete a conto di qual si voglia pagamento come pure non
possa disponere di qualsisia sorte di danaro se non con boleta
sottoscrita anco di roverscio dall' Ecc. mo Sig. or Pod. tà e Capi-
tanio e da Sig." Sindici, e faccia il suo saldo alla presenza del
publico Rappresentante, e dei sodetti Sig." Deputati otto giorni
dopo il fine della sua carica, e tutto ciò in pena per cadauna
di dette trasgressioni de duc. u cento di pagare del prop.° e
d' ogni altra a dispositione della giustitia.
- Si -
6.° I condannati non s'intendino mai liberi dall'obligatione
di sodisfare le loro condanne, et aggionti etiamdio che haves-
sero ricevuto di pugno proprio del Cassiero o di qualsisia altro,
se non haveranno copia di partita de loro pagamenti, per la
quale non venghino astretti che a soldi quatro al Ragionato
di Comunità. Et parimenti i conduttori de Datii, Cassieri o
qualsivoglia altro debitore di Comunità, Monte, e Fontico, e
Fonticaro non sia, e s' intenda mai libero di pagare il suo
debito se non haverà fatto girare nei libri pub. cl le necessarie
partite, dovendo essere tenute e credute di niun valore tutte
le ricevute che fossero fatte di pugno di chiunque si sia qual
s' intendano espressamente dannate.
7. Che i Condutori de Dacii come pure ogni altro mi-
nistro di Comunità, Fontaco e Monte obligato a prestar pieg-
giarie non ardisca d' ingerirsi nelP essatione di stessi Datii,
cariche o maneggi se prima non haverà dato le dovute pieggie,
et queste non saranno ratificate et approbate in pena de duc. li
cinquanta, perdita del salario, et ogn' altra ad arbitro.
8.° Deva il Ragionato in termine de giorni tre dopo l'e-
speditione negl'Aringhi haver postato debitori per via di giornal
i nomi dei sententiati, restando solamente differito talle giro
di debito a gli condannati con alternative sino al termine
espresso in esse sentenze, e non più in pena de duc. li venti-
cinque de castighi corporali, oltre d' essere particolarmente
tenuto alla sodisfatione.
9. Giri irremissibilmente il Raggionato la scritura di
Comunità, Fontaco e Monte ogni setimana, in pena di perdita
del salario, et de ducati vinticinque, et i ministri di detti pu-
blici luochi faccino che Le sia girata in pena di perdita del
salario, de due. 11 vinticinque per cadauno che ommetesse, e
d'esser astreto a pagar con pena ciò che fosse scoperto.
io.° Non giri pagamenti anticipati de Dacii, ma restino
resolutamente prohibite le deliberationi con tali obligationi in
pena a S. n Sindici che assentissero, a chi anotasse sì fatti
oblighi, et al Ragionato che ne facesse il giro di risarcire la
Com. la d'ogni danno a cui soccombesse, e de due.* 1 cento ad
arbitrio della Giustitia.
— 52 —
Registro )i — (anno 1666).
1666. — marzo 18. — La Com. là di Rovigno ammetta a
proprio medico Giuseppe Sponza sebbene nativo della terra
stessa. — (e. 29 t.°\
1666. — maggio 5. — Che la Comunità di Capodistria si
prevalga di altri ducati duecento del Monte di Pietà oltre i
quattrocento levativi, trattandosi di condurre a termine il la-
voro della fontana. — (e. 97 t.°).
1666. — maggio 19. — Si manda denaro di crediti a
Pisino perchè sia in tal modo più agevole a quella Comunità
t di risarcir il Fontico, et escavar l'alveo di Fontanigie ri-
t parando quegli Argini ». — (e. to8 t.°).
1666. — giugno 1. — Si ordina a tutti i Rettori dell'I-
stria che facciano osservare la deliberazione di Senato 25
novembre 1623, ora assai trascurata, che cioè t nei terreni
• atti ad allevar olivi fossero per ogni campo capace di un
• staro di semenza poste otto piante, e ben coltivate da par-
ticolari ». — (e. 126 t.°).
1666. — giugno 11. — Atteso il continuo aumentare dei
contrabbandi di sali nella Provincia dell' Istria, e riuscendo
diffìcile ai Provv." al Sai l'infliggere le debite punizioni a quei
trasgressori, si danno pieni poteri per tutta l'Istria alla càrica
di Raspo. — (e. 140 t.°).
1666. — agosto 4. — Si vedono con piacere le buone
operazioni di Marchio Coppo eletto consigliere a Capodistria;
in Pola resti pure il Cons. re Angelo Orio fino all'arrivo di
Gio. Soranzo eletto Co. e Provv. rc . — (e. 191 t.°).
1666. — settembre n. — 11 Pod. là di Capodistria pro-
segua nel processo relativo all'affare • dell' insulto alla parte
t della villa di Grimalda ». — (e. 249).
1666. — settembre 11. — Il Pod. là di Albona sappia che
il Senato annuisce all'istanza di Lodovico Dragogna di quella
terra di poterne accomodare a proprie spese il molo; il sup-
plicante ed eredi godranno il diritto di pesca in esso molo, e
saranno obbligati a tenerlo sempre in buono stato. — (e. 249 t.°).
1666. — ottobre 29. — Pare al Senato che la spesa indi-
— 53 —
cata dalla carica di Capodistria siccome necessaria al restauro
di quel Molo verso Trieste sia eccedente; procuri di studiarne
qualche diminuzione. Si sente con piacere che la galeotta spe-
dita a quella volta siasi unita alla barca armata e messasi
subito sulle traccie dei Corsari. — (e. 285). — Sotto la stessa
data si scrive al Co. di Pola che si tien conto di quanto chie-
dono i capi di alcune ville per potersi difendere dai Corsari,
essendo pur giuste le somministrazioni accordate al Meriga
delle Promontore (v. anche c. le 2g5 t.°) dove notizia di altre
navi dirette contro i corsari (v. anche e. 319). Sui lavori del
Molo (v. anche c. lc 348) circa l'offerta del Maestro e compagni
di Pirano.
1666. — dicembre 23. — 11 Pod. tà di Capodistria afjìtti il
dazio dell* oglio anche per quattro anni ; formi processo in
seguito alla introduzione di soldoni adulterati. — (e. 33 1).
1666. — dicembre 3i. — Attesa l'importanza che va an-
nessa alla carica di Castellano di Muggia, ed essendo morto
F investito della stessa Francesco Peroni si stabilisce che in
avvenire l'elezione del castellano stesso spetti al Collegio che
sceglierà tra i concorrenti. — (e. 33g).
1666. — febbraio 25 m. v. — Concessione a Pietro Lip-
pomano eletto cons. re a Capodistria di riscuotere i salari da
quella Camera. — (e. 400 t.°).
Registro i}2-i}} — (anno i66y).
1667. — marzo 3i. — Il Pod. ta di Pirano si opponga alla
mala interpretazione che quei sudditi danno alle ducali i5
gennaio p. p. • pretendendo esborsar nel fontico, al qual sono
t debitori di grosse summe quel denaro solamente che rice-
• vono secondo le speditioni fatte di quando in quando dal
« Mag. to al Sai. — (e. 33).
1667. — maggio 7. — 11 Pod. ta di Pirano procuri che
il Canonico Bianchi sia soddisfatto della sua prebenda. —
(e. 77 t.°).
1667. — giugno 8. — Si scrive al pod. la di Capodistria
che avendo la terra di Rovigno deliberato di aumentare di sei
-5 4 -
soldi ogni staio di frumento del fondaco per sopperire all' as-
segno dei due. venticinque del medico, informi come s' era
pensato sin qua a tale salario. Informi pure sui bisogni del
palazzo d'Isola. La casa delPArsenal mandi a Parenzo l'albero
necessario per servire d'antenna. — (e. 123). — In data 7
settembre seguente il Senato, pur lodando il savio scopo della
deliberazione, vuole però che la gravezza sul frumento debba
durare soltanto anni quattro, e meno, se meno durerà un de-
bito di quella terra verso il Cons.° di X.
1667. — luglio 6. — Si loda lo zelo del Co. di Pola che
colla propria persona si prestò contro l'invasione delle fuste;
da Capodistria gli sarà mandata una galeotta che armerà di
polesani onde meglio difendere quella giurisdizione. — (e. 159).
1667. — agosto io. — Il Pod. là di Albona lasci in libertà
di Giovanni Chielle duecentosette castrati comprati dallo stesso
per trasportarli a Venezia a nome di Pietro Campana, con-
duttore del dazio dei castrati e carni insaccate d' Istria. —
(e. 199 t.°).
1667. — agosto 17. — Permissione alla Com. là di Capo-
distria di praticare per altri anni quattro la fiera franca. —
(e. 2l3 t.°).
1667. — agosto 20. — Atteso il pregiudizio che soffre il
pubblico t dalPalienatione della Marchesia d'Albona e Fianona
• fino sotto l'anno 1649 a ' quondam Cav. Manzini, osservatasi
« anche la clausola di non esser vendita libera, ma fin a tanto
t che del Pubblico li fossero restituiti li due. millecinquecento,
« a quel tempo esborsati » . Ora, essendo fatta offerta, se si
voglia rinnovare l' incanto, di dare cento cecchini oltre 1' of-
ferte che altri facessero, si taglia la vendita già fatta e si
stabilisce la rinnovazione dell' incanto colle condizioni offerte
dai nuovi aspiranti che sono Pre Bernardino e fratelli Buratti
di Fianona, rimanendo annesso il titolo. — (e. 218).
1667. — agosto 27. — È proibito ai Rettori di Rovigno
per decreto 11 nov. i638 di poter conseguire «utilità incerte»
ed è obbligata quella Com. tà all'esborso di due. 11 dieci al mese
per le cause espresse nel decreto stesso. In seguito a ciò sia
Giulio Grimani ultimamente ritornato da quella podesteria
— 55 —
assolto dal debito che gli è addossato per decime di utilità
che non ha conseguito. — (e 227).
1667. — ottobre 1. — Si avverte il Pod. tà di Capodistria
che resta afpdato il governo di quelle ordinanze ad Ottavio
Celsi già distintosi nel Levante. Per alcun tempo gli si afpda
pure la sorveglianza delle altre milizie pagate che trovansi
senza governatore. — (e. 265 t.°).
1667. — novembre 16. — Atteso il nocumento che le
arie di Pola cagionano alla salute di Marchio Coppo, vice-
conte e provv. re ed atteso che sta per spirare anche il tempo
del suo consiglierato di Capodistria, il Pod. tà di quest'ultima
lo sostituisca a Pola o col consigliere che gli deve succedere
o con l'altro collega, e ciò fino all'arrivo colà dell'eletto
Giacomo Foscarini. — (e. 3i5 t.°).
1667. — febbraio 18 m. v. — Si scrive al Pod. ta di Capo-
distria che nelle polizze d'offerta per l'incanto del dazio del-
l'oglio il Patronio esibì due. 15400, ed il Torre 161 25; perciò
dal giorno 3o nov. prossimo sino al giorno 3o nov. 1669 il
dazio stesso corra per il secondo dei predetti. — (e. 416 t.°).
Registro 1)4 — (anno 1668).
1668. — maggio 5. — Si scrive al Cap. no di Raspo che
in proposito a certo ordine Cesareo pubblicato nel contado di
Pisino si aggradirono le sue informazioni ; si intese t quanto
• (gli è) sortito di ritrarre dalle lettere scritte dai Verzi, sopra
t de quali non potendo (egli) stesso .... fondamentar argo-
€ menti di sossistenza, la Sig. r,a , pure non havendo delle rela-
< tioni contenute in esse alcun immaginabile riscontro » si
crede svanito ogni sospetto a quella parte. Tuttavia il Cap. no
suddetto continui nella sua oculatezza. — (e. 86 t.°).
1668. — giugno 6. — Si conferma la terminazione 17
dicembre del Pod. tà di Capodistria e con la quale viene per-
t messo alla Confraternita di S. Maria Nova (di quella) città
t di ceder a livello perpetuo al Governator Gravise Gravise
t una vigna, della quale non ricavava alcuna rendita, essendo
t in stato al presente di ritrarre dal prezzo di lire seicento-
- 56 —
• novantasei del suo valsente lire quarantadue all'anno, il che
t riesce d'evidente vantaggio dell' istessa scola». — (e. i32).
1668. — settembre 1. — Si annulla la deliberazione di
Senato 20 agosto a. p. e si stabilisce che gli eredi di Giulio
Cesare Mancini siano conservati nel possesso della Marchesia
di Fianona in virtù del giusto titolo che presentano di acquisto
fattone al Mag. to delle Rason Vecchie. — (e. 233).
1668. — settembre 19. — Si conferma la parte presa
dalla Com. ta di Rovigno di concedere in affìtto a Nicolò Mo-
scarda una casetta di ragione della sagrestia di S.ta Eufemia.
— (e. 258).
1668. — settembre 22. — Riesce di conforto alla Sig. ria
di sentire della esemplare condotta dei padri serviti di Capo-
distria diretti dal Padre Girolamo Martinis; siccome poi le
loro entrate bastano ai bisogni più per la buona amministra-
zione che per essere abbondanti, riesce di spiacere la molestia
che per preteso credito arreca al Martinis suddetto il prede-
cessore nel priorato P. Gio. Viero. Il Pod. ta di Capodistria
metta fine con giustizia alla questione. Gli si ripete di esami-
nare i bisogni di restauro che ha il palazzo di Grisignana. —
(e. 260 t.°).
1668. — ottobre io. — Il pod. la di Dignano tenga in
sospeso ogni esecuzione di processo commesso dal Cap. no di
Raspo t contro quei sudditi che a causa del sostenimento de
t gl'animali minuti si portano il tempo dell'estate nelle mon-
t tagne del stato arciducale per la mancanza d* acque vive in
t quel luogo». Il Cap. no sudd. deve prima fornire informazioni.
— (e. 289). — In data 1 die. si eccita il Pod. ta di Dignano
alla formazione di processo contro quei sudditi di Filippano
e Roveria, che in onta ai pubblici decreti si sono trasferiti
con animali minuti al pascolo in terre austriache. — (e. 352).
1668. — ottobre 27. — Si scrive al Cap. no di Raspo che
abbandoni pure il partito stabilitosi con Francesco Ceco, ed
accetti l'esibizione di tolpi a soldi cinquantaquattro l'uno fatta
dal Cap. no del Contado di Pisino e dal Barone di Luppoglavo;
procuri in ogni modo le migliori condizioni e che detti tolpi
siano t gentili in loco di cervati». — (e. 307).
1668, — ottobre 27. — Si approva l'aggregazione al
- 5 7 -
proprio consiglio fatta dalla Com. tà di Parenzo nella persona
di Francesco Vucassenovich, seu de Lupis di Nicolò da Ue-
sena. — (e. 3o8 t.°).
1668. — novembre 3. — Essendo morto Mons. r Benedetto
Capello Vescovo, passa alla S.g ria la metà di certi beni feudali
situati nelP Istria detti la Geroldia ; si intesero le richieste di
Lorenzo Capello di Stefano e di Giorgio fu Gio. Batta Moro-
sini per esserne investiti. I Provv. n sopra Feudi deliberi all'in-
canto la suddetta metà; siccome poi dell'altra gode i frutti il
predetto Morosini, il quale non ne ha titolo regolare, i Provv."
suddetti gli concedano l'investitura di legge. — (e. 3i8 t.°).
1668. — novembre 9. — Supplicano gli abitanti della
Villa d'Altura di essere sottoposti alla sola giudicatura del Co.
di Pola, escluso quindi l'intervento dei soliti consiglieri. Con-
siderato però dalla Sig. na che son passati i venti anni dacché
godono quelli della villa suddetta l'esenzioni, e che per vari
decreti specie per quello 3i ottobre 1657 vanno ora ritenuti
siccome vecchi abitanti, si stabilisce che così nelle cause civili
come nelle criminali si osservino per loro le forme stesse che
per gli altri vecchi abitanti. — (e. 325).
1668. — dicembre 7. — Supplica Angelo Balbi tcol fon-
t damento di un acquisto fatto al Mag. to alle Rason Vecchie
t nel Comune di Villanova .... perchè sii revocato un pro-
« clama formato sotto li 5 febbraio passato dal precessore
t (dell' attuale carica di Grisignana) in virtù del quale resta
t (a lui) impedita la vendita del proprio vino, ch'egli in virtù
t del detto acquisto con altri privileggi gode». Il Senato vuole
che tale proclama sia nullo. — (e. 363).
1668. — dicembre 12. — 11 contratto per acquisto di
tolpi dal barone di Lupoglavo si conduca pure a termine
sebbene non risponda ai desideri della Sig. ria per il genere, la
misura e quantità degli stessi. — (e. 364).
In data 1 1 genn. m. v. si parla di tale contratto, siccome
andato sciolto. — (e. 3gi t.°).
1668. — gennaio 18 m. v. — Il salario di Fantino Michiel,
che va consigliere a Capodistria gli sia corrisposto da quella
Camera. — (e. 415 t.°).
1668. — febbraio 16 m. v. — Si vede con piacere che I3
— 58 -
punizione inflitta ad alcuni trasgressori ha giovato quanto ai
danni che s' inferivano ai boschi dell' Istria togliendo legna
adatte ai bisogni del pubblico. Per quello riguarda la supplica
degl' intervenienti dei 4 squeri di Pirano ed altri luoghi d'Istria,
sia permesso loro F uso dei cesi per le fabbriche di barche a
commodo del paese. — (e. 459 t.°).
1668. — febbraio 20 m. v. — Si approva l'assegno annuo
di due. cinquanta per la conservazione della Fontana di Capo-
distria ridotta a pubblico commodo.
Si aggradisce • la consegna e l' ispeditione all'Armar del
t condannato dal Govern. rc di Valgioiosa dei Padri Certosini».
- (e. 464 t.°).
Registro ijj — (anno 1669).
1669. — marzo 22. — Si dà lode al Pod. tà di Capodistria
Bragadin che uscendo di carica t scoperti li disordini nella
« tassa (ha) disposto, onde (sia) restituita . . . alla summa
€ degli ducati milleduecento t in conformità all' offerta volon-
tariamente esibita fin dai primi anni della guerra. Se ne av-
verte il successore nella carica Loredan perchè attenda alla
esecuzione. — (e. 35).
1669. — maggio 3. — Possedè la Com. ta di Albona sino
dal tempo della sua dedizione alla Sig. na l'investitura di tutti
i porti, valli ed acque atte a pesca esistenti nel proprio terri-
torio, — privilegio confermato col decreto 6 dicembre i658
specialmente per la pesca di Corosmanizza. Siccome però vien
dagli Albonesi rappresentato che il loro Rettore riscuote con
titolo di Regalia lire due per ogni barile di pesce salato estrat-
tovi per Venezia e ciò in seguito a decreto 16 agosto 1664 si
decreta l'annullamento di tale disposizione. — (e. 96 t.°). —
In data 1 1 settembre si ripete al Pod. ta di non esigere la
tassa sudetta.
1669. — giugno 21. —- Che sia annullato il proclama del
Pod. di Grisignana uscito di carica con cui si proibiva ad
Angelo Balbi la vendita del proprio vino basato su acquisto
fatto nel Comune di Villanova. — (e. 166 t.°).
-5 9 -
1Ò69. — giugno 21. — La Com. ta di Buie studi in qual
modo si possa impedire il danno che le deriva t dalla dimi-
t nutione del numero dei cittadini membri del Consiglio!. —
(e. 178).
1669. — luglio 6. — Afpne di esaudire quanto chiede il
nunzio di Parenzo si stabilisce che lo statuto di quella terra
stabilito l'anno 1267; quindi smarrito, e per tradizione dei
periti cittadini ricompilato nel i363 e per qualche tempo in
appresso praticato in diversi atti pubblici, sia confermato pre-
sentemente t cosi che possi quella Com. ta eleggere di tempo
* in tempo due Cittadini con titolo di giudici, et un cancellici
« di quel Comune, li quali Giudici et Cancellier habbino a
e godere le prerogative, et autorità espresse in esso statuto,
t et in conformità di quello han praticato nei tempi passati,
t risservati sempre nelle giudicature di essi li 4 casi soliti,
t homicidio, incendio, fuoco e rapto, overo defloratione. E
t ciò per publica benegnità verso quei sudditi et per invito a
t moltiplicar gì' habitanti 1 etc. — (e. 187) Allegati in filza.
1669. — luglio 6. — Si è inteso l'operato dal Co. di
Pola contro il Padre Neofito Sagredo Greco; siccome però
detto padre ha fatto riparazione dinanzi al suo Vescovo, il
Senato stabilisce di rimetterlo nell'esercizio della sua offi-
ciatura in S. Nicolò dei Greci di quella terra. — (e. ig3).
1669. — agosto io. — Si approva l'aggregazione al
Consiglio di Parenzo di Matteo Ettoreo da Liesina, dei figli
del q m Nicolò Bucich q m Giovanni, dei figli del q m Giov.
Duimovich, di Nicolò Diodati, o Bogdamich, e di Domenico
Fabiani tutti di Liesina. — (e. 249 e filza).
1669. — agosto 24. — 1 provv." sopra feudi ripetano
l'operazione per l'incanto della Geroldia, e se non avranno
altro accrescimento la deliberino a chi offrì ducati duemila-
tredici. — (e. 266).
1669. — ottobre 11. — Confermasi l'aggregazione al
Cons.° di Parenzo di Vincenzo Ettoreo e fratelli. — (e. 307).
1669. — ottobre 12. — La ristrettezza di locale in cui
trovansi le monache di S. Biagio dell'ordine Agostiniano in
Capodistria le costringe a supplire al difetto di Parlatorio
colle grate che hanno nella chiesa, né possono accomodare
— 6o —
le ragazze che tengono a spesa; perciò il Senato accorda che
al loro Monastero siano annesse alcune casette attigue. —
(e. 3 io t.°).
1669. — ottobre 19. — Bernardino Premarin ritornato
dalla podestaria di Dignano possa compensare il credito
di salari con altro debito che tiene verso la Sig. riì —
(e. 3n t.°).
1669. — novembre 19. — Si conferma l'aggregazione al
Cons.° di Parenzo a favore di Baldassare e Altobello Bonomi,
e Gio. Dalla Porta. — (e. 33o).
1669. — novembre 27. — Condulmer Paolo eletto consi-
gliere a Capodistria riscuota da quella camera i suoi salari.
— (e. 335 t.°).
1669. — dicembre 27. — Si conferma l'elezione di Giu-
seppe Sponza a medico di Rovigno. — (e. 35 1).
1669. — gennaio 25 m. v. — La Sig. ria è soddisfatta
che il Cap. no di Raspo abbia dato alloggio in una villa vi-
cina alle truppe del reggimento Portìa, raccomandato dal
barone imperiale Di Leo. — (e. 372 t.°).
Registro 136 — (anno 1670).
1670. — marzo 1. — Si accorda alla Com. la di Capo-
distria che avvenuta la vacanza di quella carica di Cap. no di
schiavi, cioè provv. re della contadinanza di quel territorio,
possa eleggere d'anno in anno nel suo consiglio tra i citta-
dini quello da essere investito della carica stessa onde il
vantaggio non sia sempre per uno, ma secondo gli anni sia
compartito a varie persone. Ogni eletto non potrà per i
quattro anni successivi essere richiamato alla carica, e si ac-
coglie l'offerta in segno di gratitudine di staia sei mila di
sale, e di libbre cento di oglio che annualmente si spedirà
da quella terra per la Chiesa della Madonna della Salute. —
(e. 1 t.°).
1670. — aprile 5. — 11 Co. di Pola manifesti a quel Ve-
scovo la riconoscenza pubblica per le rivelazioni fatte sull'o-
perato del Co. di Sdrin. — (e. 24).
— 6i —
1670. — aprile 16. — A proposito della elezione del
Cap. no di schiavi concessa alla Com. tà di Capodistria si stima
opportuno levare il capitolo circa • 1' inquisitione 1 . — (e. 26 t.°)
Nella filza vi sono i capitoli della elezione e quello escluso
dalla predetta delib. ne vuole che t quelli che contro la forma
t del giuramento prestato si trovassero in alcun tempo haver
« donato, promesso, o ricevuto alcun donativo per tal causa
« (dell'elezione) siano e s'intendano privi d'ogni ufficio, e
« beneficio del Cons.° durante la sua vita, e possino esser
t castigati anche criminalmente come spergiuri, potendosi pro-
cedere anche per via di denuntie secretei.
1670. — aprile 22. — Si accorda alla Com. là di Pirano
di valersi di ducati duemila dell'offerta volontaria, di cui è
in debito, per il restauro della Chiesa maggiore di quella
terra eretta da molto tempo con forte spesa in onore della
B. Vergine e di S. Giorgio. — (e. 3o t.°)
1670. — aprile 26. — Il Pod. tà di Capodistria faccia ag-
giungere ad una Comp. a d'oltramarini il benemerito Cap. no
Giovanni Pastrovichi. — (e. 32).
1670. — maggio 21. — Si spediscono armi e munizioni
a Raspo; il Cap. no applichi poi la diligenza maggiore possibile
perchè riesca con onore la visita che Mons. r Vescovo di
Trieste farà alla Chiesa di quel Castello. — (e. 52).
1670. — giugno 21. — Matteo Filippino e suo fratello
Giovanni supplicano la conferma della loro aggregazione al
Cons.° di Parenzo; siccome però tale aggregazione fu fatta
in una tornata di pochi intervenuti, e di più chiedono i Fi-
lippino di restar sotto la giudicatura di Raspo, si attendono
prima informazioni dalla carica di questa terra in propo-
sito. — (e. 76).
(L'approvazione è data addi 6 dicembre).
1670. — agosto 9. — Nelle differenze insorte tra la
Com. tà di Pola ed i pescatori di quella terra a causa di pe-
sche e dazii fu l'anno 1659 ai 2 giugno € confermata la città
«nel titolo, e privileggi delli Porti, sive Pesche insieme colli
« datii a causa delle medesime 1. — Insorta nuova contesa
per l'interpretazione di esso decreto, fu emanata sentenza
dalla carica di Pola confermata in Capodistria, e siccome
— 62 —
non conviene risenta la Com. ta di Pola pregiudizi da' pesca-
tori, ma neppure deve passare il limite dei suoi privilegi, si
stabilisce che quando al Pod. di detta terra t sia fatto con-
€ stare nel tempo prescritto dalla sentenza, che prima del-
€ l'anno 1659 fosse in possesso e godimento dell'affittanze
t delle Pesche tutte, dovere esserne conservata non intendendo
t (la Sig. ria ) altrimenti che li Pescatori habbino a ricevere
« maggior incomodo di quello si sii pratticato nelli
t tempi passati». — (e. 102). In data 2S ago. si accorda
proroga di un mese per definizione della vertenza.
1670. — agosto 16. — Comprende la Sig. na che « dal-
t l'apprendersi beni de debitori nelle casse delle tre rag-
€ gioni (Comunità, Pio Monte e Fontico di Pirano) gle ne ri-
« sulta aggravio, per quel pregiuditio che proviene dalla def-
• ficienza di capital vivo, col qual solamente può supplirsi al
€ proprio instituto di cadauna d'esse raggioni; mentre però
t il comeambio dell'importar de beni appresi in tanti crediti
t de sali, può rendere, se non cosi pronta la conversione in
• capital vivo, in aspettatione almeno sicura di conseguirlo a
t tempo concorre il Senato ad esaudirli in tale propo-
« sito restano però habilitati (quella Com. ta Fontico, e
• Pio Monte) a far nuove esperienze con le forme solite per
t la vendita de beni appresi in ogn'una delle tre casse so-
• pradette per essecutioni contro debitori di esse, con fa-
« colta di poter ricevere in pagamento delle offerte la metà
• sola del prezzo in contanti, e l'altra metà in credito de
«sali, che siano però al nome delli stessi compratori». —
(e. in t.°).
1670. — ottobre 17. — Giorgio Semitecolo destinato al
reggimento di Umago riscuota il salario dalla Camera di Ca-
podistria. — (e. i58 t.°).
1670. — dicembre 23. — Si commette al Pod. di Capo-
distria la soddisfazione di Bartolomeo Cinci « fonticaro » di
Pola per somministrazioni di farine ad Agostino Bravi cap. no
quand'era di presidio colà. — (e. 192).
1670. — dicembre 3i. — Si spedisce Governatore a
Capod. Cesare Baratieri in luogo di Antonio Loschi morto.
- (e 195).
- 63 —
1670. — gennaio 3i m. v. — A Sebastiano fu Michele
di Rovigno si assegna per sue benemerenze un « peso di pan
t biscotto al mese 1. — (e. 208).
Registro i)j. — (a. 1671).
1671. — marzo 21. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
cerchi di distogliere quel Cons.° dallo spedir Amb. rì a Ve-
nezia per l'istanza del dazio, per l'estrazione dell'olio, per le
figliuole messe in educazione nei monasteri e per i sali di
Pago ed Arbe, assicurandolo che si provvedere egualmente.
— (e. 12 t.)
1671. — marzo 24. — Da lettere 8 corr. del Co. e Provv. r
di Pola si è inteso con dispiacere il grave incendio successo
nel monastero di quelle monache di S. Teodoro, e le premure
di esso per impedire un disastro maggiore e ricoverare nel
vescovado le monache stesse. — Gli si concedono trecento
ducati per riparare il monastero, e lo si incarica di procurare
materiali, mentre si scriverà al Pod. à e Cap. no di Capodistria
ed ai Rettori di Dignano e di Albona che concorrano an-
ch' essi, secondo le loro forze, nella spesa. — (e. i3 t.) —
Vedi anche a e. 14 t. le lettere ai Pod. à di Dignano ed Al-
bona, ed al Pod. a e Cap. no di Capodistria.
1671. — aprile 7. — Si concede al Co. e Provv/ di Pola
che, tanto nel restauro del monastero di S. Teodoro, quanto
in quello del campanile della cattedrale già principiato, possa,
nel bisogno di scavi ed altre opere manuali, obbligare al la-
voro sia quelli della città, che quelli del territorio di Pole-
sana. — (e. 19 t.)
1671. — aprile 11. — È stata opportunissima la pubbli-
cazione del proclama del Provv . r agli ori causa 1' alterazione
delle monete, che si andava estendendo in Capodistria e negli
altri luoghi della Prov. a . — Si raccomanda a quel Pod. a e
Cap. n * di aumentare di mille ducati l'incanto del dazio del-
l'olio. — (e. 23).
1671. — aprile 22. — Decretato dalla pubblica pietà il
domicilio nella città di Parenzo a quei benemeriti nobili feu-
- 64 -
dati ed altri di Candia, i quali dopo l'oppressione del Regno
si sono ricoverati nelF isola del Zante, altri pure dello stesso
luogo, che con devozione e zelo hanno sostenuto fino agli
estremi la gloria delle armi della republiea, ridotti ora nel-
l'isola di Corfù, hanno chiesto di ottenere anch'essi il domi-
cilio nel territorio di Parenzo. Prima di decidere si desidera
sapere dal Cap. no di Raspo se, tolto il pericolo di confusione,
possono questi ultimi unitamente con quelli del Zante rice-
vere l'assegnamento dei terreni ed il domicilio in Parenzo;
in caso contrario soggerisca in qual' altra parte della Prov. a
si potesse meglio destinar loro terreni ed abitazione. —
(e. 3o t.)
1671. — maggio 9. — Si approva l'aggregazione di Marco
Vlastò da Retimo alla cittadinanza di Parenzo. — (e. 45 t.)
1671. — maggio 16. — Essendo comparsi i rappresen-
tanti di trecento famiglie del territorio di Parenzo dinnanzi
alla Signoria, lagnandosi della pretesa di quel Podestà di
estendere anche sopra di essi l'aggravio di quattro carri di
legna sopra ogni paio di buoi, la qual contribuzione fu im-
posta solo ai vecchi abitanti con decreto 11 luglio 1596, e di
più rappresentando essi di venir molestati perchè soddisfino
con denaro effettivo in ragion di un ducato per carro, si or-
dina al Cap. no di Raspo di prendere le più esatte informazioni,
e specie su qual fondamento sia basata simile pretesa del
detto Pod. à , affinchè si deliberi secondo giustizia sollevando
quelle povere famiglie. — (e. 49). Vedi anche la lettera al
Pod. à di Parenzo a e. 5o.
167 1. — giugno 27. — Si approva la rassegna fatta dal
Pod. à e Cap. no di Capodistria nella sua visita per la Prov. a
delle Comp. e delle cerne, l'averle portate al n.° prescritto
dalle leggi, e le sue giuste osservazioni sulla mancanza di
Cap. m per disciplinare ed esercitare i soldati. Lo si ringrazia
pe le notizie sulla buona regola dei fondaci della Prov. a , e
sull'amministrazione dei loro capitali, come di quelli delle
scuole ed altri luoghi pii. Sono utili i suoi appunti sulle due
saline di Ambrion e Porto di Fasana, e si riconosce la ne-
cessità di costruire un torchio a Rovigno. — (e. 80).
1671. — agosto 7. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistria
— 65 —
informi sulla pretesa delle monache e dell'ospitale di quella
città di non pagar le decime dei sali. — (e. 119 t.)
1671. — settembre 16. — Si avvertono i Rettori dell'I-
stria che fu decretata dal Maggior Cons.° t V impositione di
t un'annata da pagarsi in cinque anni sopra tutti gli off. li
« della Provincia a raguaglio delle decime ultime sta-
€ bilite t. — (e. 128).
167 1. — settembre 16. — Ordine al Pod. à e Cap. no di
Capodistria di far restaurare la muraglia ed il faro d'Umago.
— (e. 129). V. anche a e. 129 t. la lettera al Pod. à d'U-
mago.
1671. — ottobre 29. — Si spediscono al Cap. no di Raspo
duemila ducati e materiale per la costruzione di case per le
sessanta famiglie Cretensi che hanno chiesto ed ottenuto il
consenso di stabilirsi in Parenzo. Riferisca esso qual chiesa
gli sembri più opportuna da poter loro concedere. —
(e. i56).
1671. — decembre 2. — Si ordina al Mag. t0 al Sai di
mandare alla fed. ma Città di Pirano duemila ducati in acconto
dei suoi crediti. — (e. 176 t.)
1671. — decembre 11. — Vista la supplica t dei sindaci
dell' università di Capodistria • per esser abilitati al risarci-
mento di quel Monte, si ordina a quel Pod. à e Cap. no di
adempiere quanto gli è stato commesso dal Cons.° dei Dieci.
— (e. 181).
167 1. — decembre 19. — Conoscendosi necessario di
liberare il Golfo dalle infestazioni dei corsari si commette al
Pod. à e Cap. no di Capodistria di farlo scorrere con legni ar-
mati, obbligando per due campagne soltanto le genti che vi
serviranno (e. 187 t.)
Registro i)8. — (a. 1672).
1672. — aprile 9. — Si approva l'aggregazione al Cons.°
di Pola di Gio. Coppe fu Giovanni. — (e. 28 t.)
1672. — aprile 20. — Si loda il Cap. no di Raspo per
esser prontamente andato a Pola, appena ricevuta la notizia
dei disordini successi tra gli Aiducci ed i vecchi abitanti, per
5
— 66 —
aver represso con ertergia i disordini e per le buone regole
che egli intende di stabilire, affinchè quei popoli possano vi-
vere in quiete, evitando qualunque causa di discordie. Incon-
trano pure la soddisfazione del Senato la prudenza e l'a-
stuzia da esso usate per esser riuscito a conoscere e far
arrestare due Aiducci t rei del furto con frattura della bot-
tega » , e per averli fatti chiudere nelle prigioni di Pinguente.
— Gli si ordina di adoperare, per lo stabilimento della villa
degli Aiducci, trecento e ottanta t tolpi » , che sono già ta-
gliati nel bosco di Magran, obbligando i comuni alla condotta
di essi, e lo si avverte, che dal Mag. to ai beni Inculti gli
verrà spedito un perito per la divisione dei terreni. Lo si
eccita a dar gli ordini opportuni affine di condur a termine
in breve tempo le case destinate alle famiglie cretensi, alcune
delle quali sono già arrivate in Parenzo ; e, circa la supplica
del Papadopoli, il Senato, mosso dalle sue benemerenze, e
dai riguardi della sua numerosa famiglia inclina a concedergli
la casa richiesta. — (e. 35 t.)
1672. — aprile 3o. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di
Capodistria, che si è incaricato il Mag. t0 alle acque di fare
una copiosa provvista di sassi d' Istria per costruire argini
atti a riparare da rovina la città di Caorle. — (e. 42 t.)
1672. — maggio 11. — Si concede a Francesco Corner,
Pod. à a Buie, di pagare le decime del Regg. 10 con altrettanti
crediti. — (e. 58).
1672. — agosto io. — Essendosi inteso che in Capodi-
stria è caduta parte del ponte di pietra verso il Castello di
S. Leone, si ordina a quel Pod. à e Cap. no di farlo riparare ;
gli si affida pure il restauro del ponte levatoio del detto Ca-
stello e della sala pubblica dell'armamento. — (e. i33).
1672. — agosto 20. — Causa le ristrettezze dei poveri
abitanti di Pirano, accresciute anche da una fierissima tem-
pesta, che distrusse il raccolto delle uve e degli olivi, si com-
mette al Mag. l ° al Sai di spedire a quella Com. la duemila
ducati in acconto del suo credito. — (e. i36 t.) V. anche le
lettere al Pod. a d' Isola ed al Pod. a e Cap. no di Capodistria
a e. 146 t. e e. 196.
1672. — settembre io. — Concessione al Pod. a di Rovi-
-67-
gno di far mettere uno stendardo nel posto di quello caduto»
— (e. i5o t.)
1672. — novembre 5. — Si approva il rilascio della casa
contigua al palazzo di Parenzo fatto da quel Pod. à al nuovo
padrone Giorgio Carvellà. — (e. 182).
1672. — gennaio 21 (m. v.) — Essendosi accordata agli
Aiducci di Cattaro una casa nella piazza di Pola di proprietà
di Alvise Scampicchio, al quale in risarcimento del valore di
essa si assegnò l'annuale corrisponsione, che fa la Com. là di
Albona, di venticinque ducati per la pesca di Corosmanizza,
ed avendo questo presentata un'istanza per la confermatione
del d.° assegnamento, prima di deliberare si comanda al Cap. no
di Raspo di informare se gli Aiducci predetti si valgano della
stessa casa, e se, quando si accordasse allo Scampicchio la
corrisponsione dei due. venticinque, questa potesse esser ac-
cresciuta in qualche tempo. — (e. 211).
1672. — gennaio 21 (m. v.) — Concessione alla Com. là
di Rovigno di erigere nel terreno vicino alla chiesa di S. Carlo,
fuori delle porte della città, un convento per i padri Capuc-
cini. — (e. 212).
1672. — febbraio 4 (m. v.) — Hanno presentato Teodosio
Trielli e Demetrio Notari, dietro incarico delle famiglie Cre-
tensi di Parenzo, una supplica per l'esecuzione dei decreti
12 febbr. 1670 e 3i maggio 167 1. Essendo giusto di esau-
dirli, si raccomanda al Cap. no di Raspo di stabilire a ciascuna
d'esse famiglie quell'assegnamento di terreno, che gli sem-
brerà conveniente, provvedendole anche degli attrezzi neces-
sari per il lavoro. Perchè poi abbiano modo di sostenersi fino
a che possano ritrarre dai detti terreni qualche frutto, si in-
vierà a Parenzo una certa quantità di biscotto perchè sia
loro dispensata; inoltre si incarica esso Cap. no di dar loro
denari a prestito nel modo che gli sembrerà più conveniente.
(C. 223 t.)
1672. — febbraio 8 (m. v.) — Si conferma la nomina
di Matteo Calergi a Pod> di Portole. — (e. 225 t.)
1672 — febbraio 25 (m. v.) — 11 Pod> e Cap. no di Ca-
podistria procuri di rimediare nel miglior modo alle forti
gabelle imposte dagli Imperiali sui vini provenienti da Buie e
— 68 —
Muggia. — (e. 235). V. anche a e. 236 la lettera al Cap. no
di Raspo.
Registro i)<}. — (a. i6j)).
1673. — marzo 24. — Si stabilisce di pagare a Gerolamo
Zorzi, Pod. à di Dignano, il salario per il tempo nel quale fu
sottoposto alla giustizia del Cons. dei Dieci. — (e. 25).
1673. — marzo 24. — Il Pod. à di Parenzo è invitato a
non turbare il possesso della casa, attigua a quel pubblico
palazzo, acquistata da Giorgio Carvellà. — (e. 26).
1673. — giugno 17. — Si approva la diligenza del Cap. no
di Raspo, il quale, appena entrato in carica, è andato subito
a Pola ed a Dignano per appianare le discordie fra i vecchi
abitanti e gli Aiducci, discordie accresciutesi specialmente per
la morte data da quei di Cernizza ad un Aiducco, e vendi-
cata dai suoi con l'uccisione di due di quei vecchi abitanti.
Si è inteso con piacere esser esso riuscito ad indurre gli
Aiducci a rilasciare i beni di Zampanos, promettendo loro
altri terreni, che gli si raccomanda di dare in modo da non
turbare il possesso degli altri abitanti. Spedisca alla Signoria
nota delle investiture illegittime per attendere poi le pub-
bliche risoluzioni ; gli si manderà intanto un perito per fare
le perticazioni necessarie, e perchè lo usi anche in Parenzo
nella dispensa dei terreni ai Cretensi. A maggior consolazione
degli Aiducci potrà lasciar loro il raccolto di quest'anno di
Zampanos, obbligandoli, nel caso riuscisse abbondante, di con-
tribuire alla Proc. tia quanto le è dovuto. Circa la scielta del
sito per costruire la loro villa, cioè Vicoral, o San Gio. in Brà,
gli si dà ampia facoltà di concedere il luogo che stimerà mi-
gliore ; dopo di che dovrà proibir ad essi di fabbricare alcuna
barca, o di costruire qualche abitazione vicino al mare, perchè,
liberi da ogni altra cura, possano darsi esclusivamente all'a-
gricoltura. — Si trasmette poi ad esso Cap. no copia della sup-
plica dei Cretensi di Parenzo per aver il permesso di erigere
una chiesa di loro rito, il che si acconsente, concedendo però
un luogo remoto, dove non vi siano vestigie di chiesa latina.
Quanto alla distribuzione dei terreni dovrà mantener, sempre
-69-
illesi i privilegi loro concessi col mezzo del suo predecessore,
così che, contenti, stabiliscano colà la loro abitazione. —
(e. 71). — (Nella filza vi sono importanti allegati).
1673. — giugno 17. — Il Cap. no di Raspo informi sulla
supplica dei fratelli Lardea per esser aggregati al Cons.° della
città di Parenzo. — (e. 72 t.). — V. anche a e. 74 la lettera
al Pod. tà di Parenzo.
1673. — giugno 27. — Si concede il possesso di due
case in Parenzo a Marco Filaretto da Retimo, ora abitante in
quella com. là , dove s'è ridotto al fine della guerra di Candia,
nella quale ha perduto il fratello Eustachio. — (e. 75).
1673. — luglio 18. — Si concede a Giacomo Minio, Pod. a
di Grisignana, di pagare il debito, che ha per conto di de-
cime, con altrettanti denari del suo salario dei quali è credi-
tore. — (e. g3).
1673. — agosto 5. — Continuando le molestie al capo di
t cento Paolo Brazzan dell' ordinanza di Buie inquirito dal ....
t Regg. l ° (di Raspo) di non aver disposto li soldati della sua
• comp. a alla fattione personale, mentre li med. mi sono esenti
t da simili per più decreti del Senato», si ordina al Cap. no di
Raspo di inviare al Savio sopra le ordinanze il processo for-
mato contro il detto Capo. — (e. 102).
1673. — agosto 9. — Si concede agli abitanti t della
Scofia e Concerni » in Capodistria di poter istituire nella
chiesa da fabbricarsi in quel luogo una confraternita laicale o
scuola ad onor di Dio, di S. Antonio di Padova, con obbligo,
che i beni assegnati a d. a chiesa e confraternita t restino per
« sempre sottoposti alle gravezze col laico, e doverà intendersi
t senza pregiudicio della matrice conforme 1' ordinario, e con
« condicione che la scola stessa resti al laico, e da laici sempre
«governata». — (e. 102 t).
1673. — agosto 12. — Rappresentando il Pod. à di Pa-
renzo le indolenze di quei cittadini sulle pretese di alcune fra
le nuove famiglie Cretensi per esser aggregate a quel Cons. ,
si manda al Provv/ sopra la sanità in Istria Gradenigo copia
di una parte presa nel d.° Cons. , colla quale si prescrivono
le regole da osservarsi per F aggregazione d' altri al Cons,
- 70 —
stesso, rimettendo in lui l'affare, sicché stabilisca quanto cre-
derà conveniente. — (e. 106 t.).
V. anche a e. 107 la lettera al Pod. à di Parenzo.
1673. — novembre i5. — Rilevandosi da lettere del Pod. a
di S. Lorenzo gli inconvenienti che vi sono in quel castello
ed i pericoli maggiori che vi soprastanno per le armi e gli
argenti, che si trovano nella chiesa collegiata, si incarica il
Provv/ sopra la Sanità Gradenigo di mandar nota distinta di
ciò che abbisogna, e di suggerire quanto si può fare, affinchè
i pubblici capitali non subiscano maggiori danni. — (e. 1S6 t.).
1673. — decembre 28. — Vista V istanza della Com. 1 * di
Cittanova per esser liberata dall'angheria che le impone il
Regg. l ° di Parenzo di un due. per ogni paio di animali bovini,
angheria che è contraria alle terminaz. 1 " dei pubblici rappre-
sentanti, si ordina al Cap. no di Raspo di far rispettare le leggi.
— (e 177).
Registro 140. — (a. 1674).
1674. — marzo 3. — Si manda al Pod. a e Cap. n0 di Ca-
podistria copia della supplica di Dom. co Tiepolo per esser ag-
gregato a quel Cons. . — (e. 3).
1674. — marzo 17. — Permesso ai popoli di Buie di rin-
chiudere dentro le mura il tempio della Beata Vergine della
Misericordia. — (e. i3 t).
1674. — aprile 19. — Essendo stato stabilito in più du-
cali, che le case fabbricate per comodo delle famiglie Cretensi
debbano esser concesse solamente a quelli che vogliono abi-
tarle, dovrà il Pod. à di Parenzo regolarsi col tenore delle
med. mc ducali nella pretesa per la casa al N.41. — (e. 28 t.).
Vedi anche a e. 56 t.
1674. — aprile 26. — Il Mag. 10 al sai faccia soddisfare,
col primo denaro che invierà a Pirano, il salario di Dom. co
Gritti già Pod. à di quel luogo. — (e. 3o t.).
1674. — giugno 9. — Si approva l'erezione senza pub-
blico aggravio di una fornace per cuocere la terra nella Com. ta
di Parenzo. — (e. 54).
J674. — luglio 4. — Il Mag. l ° al sai paghi ai padri Fran*
— 71 —
cescani minori conventuali di Pirano Lire mille cento e ot-
tanta per sali consegnati, dovendo essi perfezionare una fab-
brica nel convento. — (e. 69).
V. anche a e. 85 t. la parte presa per le monache di
S. Chiara in Capodistria. v
1674. — luglio 26. — Si conferma la parte presa nel
Cons.° di Parenzo d'aggravare il vino di soldi sei per barile,
per poter col ricavato di tal imposizione supplir al pagamento
del salario dovuto al medico. — (e. 77).
1674. — agosto 1. — Si rimette ai Capi del Cons.° dei
Dieci la supplica della Com.tà di Rovigno con le risposte di
quel Pod. a , perchè prendano le deliberazioni, che stimeranno
proprie sul particolare delle investiture -private fatte dal Mag. 10
sopra le miniere. — (e. 83).
1674. — ottobre 27. — Visti i ricorsi delle monache di
S. a Chiara e di S. Biagio in Capodistria, ricorsi motivati dalla
parte presa in quel Cons. , e considerando quanto hanno in
giurate risposte espresso i Provv. n sopra Monasteri, si ordina
a quel Pod. a e Cap. no a non permettere che detta parte abbia
effetto alcuno, ma faccia t pratticar circa le doti, che sono as-
c signate alle Monache, il consueto, e quanto è prescritto dalla
• delib. ne 11 Marzo 1643, come pure circa gli alimenti per le
€ figliuole in educazione, che siano contribuiti per la summa
t delli ducati 40 annui limitati » dovrà cercar di impedire qua-
lunque novità.
Si comanda quindi ad esso Pod. a e Cap. no di comunicare
il presente decreto ai sindaci e capi di quella città, invigilando
alla sua puntuale esecuzione. — (e. 121 t).
1674. — decembre 22. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
formi processo per venir a conoscere le cause della diminu-
zione delle rendite, del modo col quale furono amministrate
le entrate annuali, e da chi e con qual autorità e fondamento
distribuite; così pure procuri di conoscere le cause del dete-
rioramento del fondaco. — (e. 144 t.).
1674. — gennaio 24 (m. v.). - Intorno alla parte 7 ott.
pass, presa nel Cons. di Parenzo, si stabilisce di rimediarvi
riducendo a ventitre anni, anziché a venticinque l' età pre-
scritta ai cittadini per la loro elezione alle cariche; quanto
— 72 -
alle contumacie si dovrà limitarle ad anni due, e per il terzo
anno t che obbliga li cittadini stessi all' habitudine attuale in
• Parenzo, intendersi, che siano eccettuati quelli, che s' attro-
• vassero al presente, come nell'avvenire impiegati in qualche
e carico pubblico!. — (e. i5i t.).
Registro 141. — (a. 1675).
1675. — marzo 21. — Si stabilisce di annuire all'istanza
della Com. tà di Capodistria per l'erezione di un Collegio, dove
si possa istruire la gioventù nelle scienze e nelle discipline.
Dovendosi però stabilire il modo di assisterlo continuamente,
dovrà quel Pod. tà Cap. no accordarsi con quei sudditi, e stabi-
lire quante famiglie, e con qual esborso, debbano aggregarsi
al Cons.°, quanto tempo saranno obbligati essi sudditi ad eser-
citare gratuitamente le cariche del Monte e del fondaco, e la
contribuzione delle scuole e fraterne, che dovranno concorrervi
a misura dei loro beni. — (e. i3). — (Contiene allegati).
1675. — marzo 21. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
informi sulla supplica delle ville di e Valcarin, Monsalese,
t Dracevaz, Giasconovizza e Carmignac • che richiedono biade
a prestito. — (e. i5).
(V. anche a. 37 t.).
1675. — maggio 25. — Concessione alla Com. 1 * di Capo-
distria di prolungare per altri quattro anni la fiera franca. —
(e. 53 t.).
1675. — giugno 19. — Si avverte il Cap. no di Raspo che
per ora si deve sospendere la risposta a sue lettere 1 corr.
intorno a beni assegnati alle famiglie Cretensi in Parenzo,
finché non si abbiano informazioni dal suo predecessore Mar-
cello. Intanto ritiri il mandato, trasmesso alla Ser. ma , che il
Pod. à di Parenzo ha rilasciato in materia spettante esclusiva-
mente a quel Capitaneato, e gli ordini di adempiere quanto
esso Cap. no gli impartirà per la costruzione della • Calcara 1
per la quale è stato scelto il sito sul monte Cimesin. —
(e. 73 t.). (V. anche la lettera al Pod. à di Parenzo a e. 74).
1675. — giugno 19. — Avendo il Pod. à di Marostica spe-
dito al Senato una supplica di Teodosio e Nicolò fratelli Trielli,
-73 -
nella quale, rappresentando il vero motivo della loro assenza
da Parenzo, instano per esser conservati nel possesso delle
due case loro assegnate, e da essi con denaro proprio ridotte
in istato più comodo, si stabilisce di restituir loro le predette
case, dandone notizia al Pod. à di Parenzo ed al Cap. no di
Raspo. — (e. 74 t.).
1675. — giugno 22. — Si conferma l'aggregazione al
Cons.° di Pola di Sebastiano Lombardo fu Vincenzo, e dei
suoi figli Giovanni, Pietro e Domenico. — (e. 78).
1675. — luglio 25. — Causa lo stato miserando di Giulio
Gavardo, Giovanni Ingaldeo e Rizzardo Vida, che si trovano
in carcere impossibilitati a soddisfare il debito contratto col
Monte di Pietà di Capodistria, si rimette l'affare a quel Pod. a
e Cap. no , e gli si dà facoltà di abilitarli a risarcir esso Monte
in rate entro quel tempo che gli parrà conveniente, tenendo
ferma, a cauzione del pagamento, l'obbligazione dei loro beni.
— (e 97 t.).
V. anche le lettere al Pod. à e Cap. no di Capod. a a e. 112
e 207.
1675. — agosto 17. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
sospenda le esecuzioni sui debiti per occasione di sussidii
contro il decano, canonici e capellano di S. Nazzario. —
(e. 112 t.).
1675. — agosto 17. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistria
informi sulla mancanza in Portole di persona destinata alla
denuncia dei misfatti, e dia le regole proprie per gli effetti di
giustizia. — (e. 114).
V. anche la lettera al Pod. à di Portole a e. 114 t.
1675. — settembre 28. — Il Pod. a e Cap. no di Capodistria
dia al Colonnello Carlo Giorgio Minotto P incarico di discipli-
nare quelle milizie, e gli afjìdi la sovrintendenza delle milizie
pagate che sono in quella Com. ta nelle barche armate, nel
presidio di Pola ed altri luoghi della Provincia. — (e. 146 t).
(V. anche a e. 176 t.).
1675. — settembre 29. — Circa l'erezione già divisata di
un Collegio in Capodistria per educarvi la gioventù, il Senato
non solo approva la deliberazione presa da quel Cons. ai i5
conr. di provvedere con l'aggregazione al med. mo di due fq-
— 74 —
miglie il denaro necessario alla fabbricazione del luogo, ma dà
facoltà a quel Pod. a e Cap. no di stabilire la tassa di due. no-
vantatre alle cento scuole della città e territorio, e di ducati
trecento sessanta sette alle altre 412 della Prov. a , sempre però
col loro assenso.
Si spera così, che i sudd. 1 denari coi salarii di molte ca-
riche, rilasciati spontaneamente da quei cittadini, e cogli asse-
gnamenti del fondaco, ascendendo in tutto alla somma di otto-
cento ottantasei ducati, saranno succienti per il mantenimento
annuale d'esso Collegio. — (e. 148 t.).
1675. — ottobre 2. — Avendo la Com. ta di Parenzo sommo
bisogno di acqua, si ordina a quel Pod. a e Cap. no di scavarvi
un pozzo. — (e. i52 t).
1675. — ottobre 19. — Intesasi con dispiacere la morte
di Lorenzo Dona Pod. à e Cap. no di Capod. a , si ordina al Cons. r
Bembo ed agli altri Cons™ di sostenere provvisoriamente quella
carica, e di non fare alcun pagamento coi denari della cassa
senza espresso ordine del Senato. — (e. 157).
V. anche a e. 166 t. la lettera ai Con. ri di Capod. a
1675. — novembre 2. — Desiderando D. Lodovico Caloni,
chierico secolare, ed altri suoi compagni istituire nella Chiesa
di S. Antonio di Pirano la Comp. a di S. Filippo Neri, prima
di deliberare cosa alcuna si commette a quel Pod. a di infor-
mare se quella chiesa sia parrocchia, se di ragione della Com. ta ,
oppure oratorio particolare, se in essa vengono amministrati i
sacramenti, o soltanto celebrata la messa, se tale istituzione
sia per apportare pregiudizio alcuno, e tutti quegli altri parti-
colari che alla sua prudenza sembreranno proprii. — (e. i65).
1675. — decembre 16. — Viste le informazioni giurate
del Pod. à di Pirano, dalle quali risulta che quei popoli bra-
mano sia esaudita V istanza dei chierici secolari di S. Filippo
Neri, ed osservatasi la parte, presa con pieni voti dai Fratelli
della Confratenita di S. Antonio abbate, favorevole ad essa
istanza, si permette ai detti preti secolari di erigere la loro
Congregazione in quella Chiesa, senza però arrecarle pregiu-
dizio alcuno. — (e. 184 t.).
1675. — decembre 21. — Si approva la tassa di duc. li
novantatre alle cento Scuole di Capodistria e del suo territorio,
- 75-
e di soldi trecento settanta sette (?) alle quattrocento e dodici
della Prov. a , tassa stabilita per l'erezione e mantenimento del
Collegio. — (e. 191 t.).
1675. — gennaio 4 (m. v.). — Per porre un rimedio ai
disordini nelle ordinanze, cui accenna il soprintendente Bara-
tiere, dovrà il Pod. à e Cap. no di Capodistria commettere che
« le mostre così piccole come generali » vengano fatte intiera-
mente e puntualmente, e che abbia pieno vigore la legge 1593,
specialmente per la formazione dei ruoli e per P emolumento
che spetta al Vice collaterale. Circa i Cap. ni e sergenti inabili
al servizio, s'intenda col savio all'ordinanze. — (e. 201 t).
Registro 142. — (a. 1676).
1676. — marzo 7. — Essendo stata proposta da Valen-
tino Vidoni P introduzione in Istria della fabbricazione di sal-
nitri con patti e condizioni particolari, si sollecitano dal Pod. à
e Cap. no di Capodistria e dal Cap. no di Raspo le necessarie
informazioni, afjìnchè si possa presto su queste deliberare. —
(e. 3 L).
1676. — marzo 7. — Dolendosi Dom. 00 e f.Ui Novelli, cui
è stato accordato « il partito de' tolpi » di esser ostacolati nella
condotta di essi dallo stato Imperiale alle Rive dell'Istria, si
commette al Pod. à e Cap. no di Capodistria di dare ai rappre-
sentanti a lui subordinati ordini i più risoluti per togliere si-
mile inconveniente. — (e. 5 t.).
1676. — marzo 28. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
accordi anche a Giulia, Orsetta e Giovanni Gavardo il per-
messo di poter pagare in rate il loro debito al Monte di Pietà.
— (e. 20 t.). — V. anche a e. 210.
1676. — aprile 18. — Il Co. di Pola spedisca il processo
contro Matteo Gregossevich imputato della morte di Domenico
Gialinà. — (e. 35 t).
1676. — aprile 22. — Rappresentando il Mag. t0 al Cattaver
l'importanza e l'utilità dell'istituzione dei tPedotti» in Istria
• con l'origine della navigatione per questa dominante», si
comanda al d.° Mag. 10 di obbligare i Cap. ni delle navi, che
verranno a Venezia, di prender il pedota in Istria, — (e. 37).
- 7 6-
1676. — maggio 6. — Avendo i pescatori di Pola pre-
sentato una supplica perchè si conceda loro sale per uso fa-
migliare, e specialmente t per salar le sardelle», dolendosi
dell'aggravio che risentono comperandolo dagli Imperiali, dovrà
il Mag. to al sai dar ordini che dai magazzini di Capodistria
siano date ai detti pescatori cento moggia di sale all'anno al
prezzo di due. 1 sei ciascuno. — (e. 49 t).
1676. — maggio 23. — Si accompagna al Cap. no di Raspo
copia di una scrittura presentata dalle famiglie Cretensi abi-
tanti a Parenzo, affinchè informi sugli istrumenti rurali, e
sovvenzioni di denaro che ricercano per poter sboscare i ter-
reni loro dati, avvisando anche se quanto si deliberò con du-
cale 9 febbr. 1672 abbia avuto la sua esecuzione. — (e. 70).
1676. — giugno 27. — Il Cap. no di Raspo assegni a Pietro
Achieli Cretense la casa già abitata dal Salichiari (sic) canc. rc
del suo predecessore. — (e. g5 t). — V. anche a e. i38.
1676. — luglio 18. — Si respinge l'istanza di Tommaso
Sachielari (sic) per la restituzione di una delle due case, che
teneva in Parenzo, assegnata a Pietro Achieli, essendosi con-
siderato non esser conveniente, che un particolare abbia più
d' una casa, quando si devono beneficare molti benemeriti
Cretensi. — (e. io5).
1676. — agosto 18. — Si sospende la sentenza del Regg. 10
di Capodistria contro il comune di Monghebbo, e si delegano
alPavog/ in Istria Michiel le differenze di esso e dei comuni
di Valcherin e Monsalice. — (e. 122). — V. anche la lettera
al Pod. à e Cap. no di Capodistria a e. 122 t.
1676. — settembre 28. — Si rimette al Pod. à e Cap. no di
Capodistria copia di due parti prese nel Cons. della Città di
Parenzo, 1' una circa la necessità di far escavare la fossa di
quella Città, l'altra per la riscossione dai Caldani, abitanti a
Pirano, di Lire 63i.i2, e gli si afpda interamente il disbrigo
dell'affare. — (e. 139). — V. anche la lettera al Pod. à di Pa-
renzo a e. i3g t.
1676. — ottobre 3. — Essendo assai rilevante la somma
che occorre per comperare gli istrumenti rurali ed i 24 paia
di buoi necessari alle 12 famiglie Cretensi per coltivare i Campi
Jpro assegnati, si stabilisce di mandar prima a Parenzo il Cap. no
— 77 —
di Raspo perchè ivi esamini lo stato delle d. c 12 famiglie,
stabilisca per quali di esse si potesse evitare la spesa, ed os-
servi se vi siano persone abili al lavoro, se conducano altre
genti per la coltivazione dei terreni, e se abitino stabilmente
in quella Città, come ne hanno l'obbligo. — Gli si racco-
manda altresì di esaudire nel miglior modo possibile le istanze
di Marco Zane e Mario Bozza. — (e. 148 t). — V. anche a e.
i52, i65.
1676. — ottobre 3. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
sospenda la sentenza di quel Regg. t0 i5 luglio contro la po-
vera Com. la di Monghebbo, e le faccia restituire senza spesa
immaginabile i suoi animali e tutte le altre cose che le fossero
state tolte. — (e. i5o). — V. anche la lettera al Pod. a di Pa-
renzo a e. i5o t.
1676. — novembre 20. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
conceda alle monache di S. Biagio di quella Città di com-
pensare un debito, che hanno col fondaco, con L. 1800 delle
quali sono creditrici presso quella camera per bollette asse-
gnate ad alcune monache della famiglia Cresù di Cipro. —
(e. 174 t.).
1676. — decembre 23. — 11 Pod. a di Rovigno faccia pa-
gare al medico Sponza quanto gli spetta, e sospenda la parte
di quel Cons. che lo licenza dalla carica. — (e. ig3).
1676. — febbraio 1 1 (m. v.). — 11 Capitano di Raspo in-
formi sui bisogni della Com. ta di Montona, sul numero dei
suoi abitanti, e come si potrebbe garantire un prestito ad essa
terra. — (e. 229).
1676. — febbraio i3 (m. v.). — Si ordina al Pod. a di
Parenzo di far sapere al Capitolo della Confraternita della
Beata Vergine degli Angeli, che non si approva l'affittanza
fatta da esso a Marc'Antonio Corsini delle terre nella contrada
di Foscolin. — (e. 233).
Registro 14). — (a. 1677).
1677. — marzo 20. — Non ostante ciò che si è scritto ai
23 dee. pass., si permette che abbia esecuzione la parte di
-78-
quel Cons. , nella quale vien licenziato il medico Sponza dopo
terminata la sua condotta. — (e. i5).
1677. — marzo 27. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistria
conceda a Rizzardo Vida di pagare un debito che ha verso il
Monte di Pietà coi denari dei quali è creditore per suoi salarij.
— (e. 24 t).
1677. — marzo 21. — Si avverte il Pod. a e Cap. no di
Capodistria che, per sollevare gli abitanti di quella Prov. a dal
grave incomodo « che rissentono dal dover per ogni espedi-
• tione absente, che segue in quei regg. tl di I. a istanza, con-
t dursi in quella città per esser rimessi in pristino col paga-
t mento delle spese » , fu risolto t di stabilire che restino abi-
• litati a soddisfare le spese nella Canc. na , ove nascerà la sen-
t tenza absente, e questo per due volte in un'istessa causa, e
• quando questa sia civile e non altrimenti ». — (e. 26).
1677. — aprile io. — Aggregazione di Gio. Malanfa al
Cons. di Parenzo. — (e. 37 t.)
1677. — maggio 22. — Si conferma il decreto 6 maggio
1676 col quale fu concesso ai pescatori di Pola di prendere
annualmente dai pubblici magazzini 100 moggia di sale per
servirsene • nel salare le sardelle », e si ordina al Pod. a e
Cap. no di Capodistria di far eseguire gli ordini del Mag. t0 al
sai con la pronta consegna dei sali ai d. 1 pescatori di tempo
in tempo, conforme a quanto è stato stabilito. — (e. 70).
1677. — giugno 12. — Causa le tempeste cadute e le
angustie nelle quali si trovano i cittadini di Pirano, il Senato
prolunga loro per un mese il pagamento di quanto devono
al fondaco. — (e. 91).
1677. — giugno 16. — Essendo necessario porre un ter-
mine ai disordini nelle ordinanze si manda al Pod. a e Cap. no
di Capodistria copia della deliberazione 4 genn. 1675, perchè
faccia eseguire quanto in essa viene espresso, e specialmente
€ nel punto importante di trasmettere li requisiti et esarni
t de Cap. nl et sergenti ». Gli si spedisce pure copia dei decr.
23 marzo e 23 giugno i5g3 circa l'obbligo, che hanno i
Cap. m i Sergenti ed i tamburi di abitare nelle case destinate
loro dai Comuni, e dei decr. 27 marzo e 9 aprile i5g3 rela-
tivi ai sergenti e tamburi. — (e. g3 t.)
- 79 —
IÓ77- — luglio 17. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
nella sua visita per la Prov. a obblighi i possessori di chiese
e di beneficij di venir a Venezia a riceverne il possesso tem-
porale. Mandi il Catastico dei beni delle scuole e luoghi pii.
— (e. u3).
1677. — luglio 28. — Il Cap. no di Raspo faccia investire
Giacomo Zorzi, Candiotto, di una casa in Parenzo rimasta
vuota per la partenza di Giorgio Calicea (o Caliva). —
(e. 121).
1677. — agosto 4. — Si ordina al Pod. a e Cap. no di
Capodistria che non venda i pegni posti e rimessi in quel
Monte nel termine di mesi 14, né permetta intorno ad essi
alcuna novità, e che intimi ai particolari, che hanno abban-
donato pegni o non li hanno rimessi per il tempo stabilito,
di rimetterli entro il termine di un mese, passato il quale
dovrà esso Pod. à comandarne la vendita, obbligando il cas-
siere al pronto risarcimento del danno, che fosse per rice-
vere il Monte, nel caso che alcuno dei pegni non supplisse
al valore del denaro esborsato. — (e. j 27 t.)
1677. — agosto 14. — Prima di deliberare sulla parte
22 luglio pass, presa dal Cons. di Parenzo circa il nuovo
salario da darsi a quel medico fisico, si desidera che quel
Pod. a informi qual salario esso abbia avuto fino ad ora,
quanto potrà ricavare dai quattro soldi concessigli in detta
parte sopra le sentenze civili e criminali, qual utile renderà
il soldo per lira da dividersi tra lui ed i tassatori, e quanto
importeranno rispettivamente i soldi quattro e due sopra
ciascun barile di vino che sarà venduto. — (e. i36). — Vedi
anche a e. 149.
1677. — settembre 18. — Il senato, informato delle mo-
lestie che il parroco Carboncin arreca ai nuovi abitanti di
Perroi per la cura delle loro anime, la quale spetta all'offi-
ciatore della Chiesa di S. Nicolò dei Greci a Pola, giusta il
decreto 5 ottobre i658, si ordina al Cap. no di Raspo di far
adempiere in tutto e per tutto il detto decreto. — (e. 167 t.)
V. anche a e. 169 t.
1677. — decembre 1. — Si approva l'aggregazione di
Vincenzo Scura al Cons. di Parenzo. — (e. 196 t.)
— 8o —
1677. — decembre 21. — Si approva la parte del Cons.
di Parenzo con la quale e restano obligati li Zuppani delli
t torchi di quel territorio a libbre due d'ogli per cento» per
concorrere al restauro di quella cattedrale. Si è certi che
anche il Vescovo agevolerà il lavoro col proprio denaro. —
(e. 206).
1677. — gennaio 22 (m. v.) — Si stabilisce che il pesce
salato, che vien condotto da Albona a Venezia, abbia le esen-
zioni solite in conformità di quanto è stato finora praticato,
e si incarica il Mag. l ° alle Rason Vecchie per la buona ese-
cuzione del presente decreto. — (e. 224 t.)
1677. — febbraio 5 (m. v.) — Si rimette all'avog/ Diedo
in Istria la supplica di Nicolò Segala e Giuseppe Statore, i
quali chiedono la conferma dell'investitura di pochi terreni
di ragione della sacristia di S. Eufemia, concessi loro dal
Cons.° di Rovigno. — (e. 228).
Registro 144. — (a. i6y8).
1678. — aprile 21. — 11 Cap. no di Raspo conceda a
Cristina Cattani l'investitura di una casa in Parenzo. —
(e. 3i).
1678. — aprile 27. — Il Cap. no di Raspo spedisca al
Senato copia della sentenza del Pod. a di Valle, che priva
Stanislao Predon e Stefano Percovich di alcuni beni loro as-
segnati. — (e. 39 t.)
1678. — luglio 1. — Aggregazione di D. Giovanni Cope
al Cons. della città di Albona. — (e. 81 t.)
1678. — luglio 16. — Si approva la parte 26 giù. pass,
presa nel Cons.° della Com. ta di Rovigno, con la quale vien
stabilito, che il convento dei Minori Osservanti dello scoglio
di S. Andrea abbia l'obbligo dell'esercizio della Cappella di
quel Regg. to con l'assegnazione di quarantotto ducati all'anno.
— (e. 90 t.)
1678. — luglio 9. — Vien approvato quanto Pavogador
Diedo in Istria ha stabilito in apposita terminazione per il
buon servizio della Com. la di Capodistria, fondaci, ed altro
concernente materia di cause civili e criminali, unitamente
r
— 8i —
ad un capitolo di altra sua terminazione intorno all'elezione
di un archivista, con obbligo di tener in custodia le scritture
della Canc. ria di Pirano. — (e. 86). (Nella filza sono inserti i
Capitoli).
1678. — agosto 6. — Permesso alla Com. la di Cittanova
di provvedersi un medico. — (e. 100 t.)
1678. — settembre 3. — Approvasi l'elezione del D
Paolo Corressi a medico di Cittanova — ^c. 123 t.) V. anche
a e. 123 t. la lettera al Pod. à e Cap. no di Capod. a
1678. — settembre 17. — Si ordina al Cap. no di Raspo,
che restituisca a Stanislao Preden e Stefano Percovich i beni
di cui erano investiti i loro antenati fin dal 1609, e tolti loro
con sentenza del Regg. t0 di Valle, al quale si dà notizia del
deliberato. — (e. 129).
1678. — settembre 24. — Si ordina al Pod. à e Cap. no
di Capodistria di emanare proclami, affinchè abbiano effetto
i decreti stabiliti per la proibizione di lavorar canevi. — (e. 139).
1678. — gennaio 14 (m. v.) — Il Pod. a e Cap. no di Ca-
podistria pubblichi un proclama di concorso per la carica di
Provv/ 1 a quei confini. Circa i terreni incolti ha ben fatto
esso a rilevare la quantità dei campi, e farne fare il disegno
dal perito Gio. Batta Spinelli. Gli si dà facoltà di ricevere
tutte le esibizioni, che gli venissero fatte, tanto in denari per
la loro comprita, come di prenderle a conto in feudo, notifi-
cando il tutto al Senato affinchè possa deliberare. È stato
accetto il proclama da lui fatto circa le fraterne e le scuole
di quella Prov. a ; e quanto alle scuole di Parenzo, dove spesso
si alienano i beni di alcune per una tenue somma, si accon-
sente che sia posto nella cassa del fondaco il denaro, che si
ricaverà da tali vendite, ma con l'obbligo di contribuire alle
scuole un censo conveniente. — (e. i85).
1678. — gennaio 28. (m. v.) — Avendo il Pod. a e Cap. no
di Capodistria scoperto il difetto delle porte e mura di Pa-
renzo, per cui si poteva entrare furtivamente in Città, gli si
ordina di farle restaurare e di aumentarvi le guardie per una
maggior vigilanza. Gli si raccomanda di andar ad esaminare
i siti gelosi di Fasana e Veruda e di informarne il Senato. —
(e. 191 t.)
6
— 8a —
%egistro 145 — (a. 1679.)
1679. — marzo 24. — Si concede alla Com. la di Ro-
vigno di avere per medico il dottor Dom. 00 Sponza. —
(e. 14 t.)
1679. — aprile i5. — Non ostante la scrittura del Pod. a
di Albona e le informazioni del Pod. à e Cap. no di Capodistria
contro D. Gio. Coppe, si conferma la parte 1 luglio 1678
colla quale esso vien aggregato al Cons.° di Albona. —
(e. 21).
1679. — aprile 29. — Si approva la parte presa dal
Cons. di Parenzo per l'aggregazione allo stesso di Vincenzo
e Giacomo Barbati. — (e. 36). V. anche a e. 48 l'aggregaz. nc
di Luca Losin.
1679. — maggio 4. — Il Cap. no di Raspo dovrà ricevere
coi dovuti modi il Vescovo di Trieste nelle visite che farà
ai luoghi soggetti alla sua giurisdizione. — (e. 39).
1679. — maggio 6. — Per sollievo dei sudditi e banditi
dalla Prov. a dell'Istria, e per togliere i disturbi e le molestie
che essi arrecano, si risolve, secondo quanto si è fatto nel-
l'anno 1667, di ordinare al Pod. à e Cap. no di Capod. a di
rimetterli tutti in grazia pubblica, obbligandoli al servizio
personale in Dalmazia, nell'armata, sopra brigantini, o come
gli sembrerà meglio. — (e. 40 t.)
1679. — maggio 17. — Si concede l'investitura di una
casa in Parenzo ad Andrea Chioza ed Elisabetta Gavalà. —
(e. 4 5 t.)
1679. — maggio 27. — Prima che si deliberi sullo sti-
pendio da darsi a Nicolò Chiesari, eletto custode ed archi-
vista di tutti i volumi criminali e civili della Canc. na di Pa-
renzo e di ogn' altra cosa ad essa spettante, si desidera che
quel Pod. a informi sugli utili che si ricavano. — (e. 49 t.)
1679. — giugno 24. — Ordine al Regg. t0 alPArsenal di
mandare t un legno » al Pod. a d'Umago per erigerlo in quella
piazza in cambio del vecchio infracidito. — (e. 72 t.)
1679. — luglio 8. — Si ordina al Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria coli' esempio di quanto si è deliberato in altri tempi
di dar gli ordini proprj, affinchè i liberati dal bando non siano
— 83 —
sottoposti ad alcun aggravio d'aggiunto, o d'altra spesa per
t la depenation di Raspai. — (e. 85).
1679. — luglio 27. — Il Cap. no di Raspo formi un cata-
stico di tutti i boschi dell'Istria, con nota distinta della con-
dizione dei terreni e dei siti per facilitare le condotte. — (e.
92 t.). — Vedi anche a e. 142 t. e 171 t.
1679. — ottobre 7. — Acquistando molti sudditi Imperiali
terreni ai confini degli stati della Signoria, ed essendosi con
varie leggi di tempo in tempo dati ordini opportuni in propo-
sito, ed ultimamente fatto un'altro decreto, si sommette al
Prow. r sopra la Sanità in Istria di farlo osservare. — (e. i37 t.).
1679. — ottobre 7. — È stato opportuno il proclama del
Pod. a e Cap. no di Capodistria per la proroga della liberazione
ai banditi. Intesosi con dispiacere l'accaduto in villa di Po-
pecchio circa la discesa degli Imperiali per rubarvi frutta, si è
scritto al Co. Petaz, afpnchè reprima tali disordini. — (e. i3g).
1679. — ottobre 14. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
dia le disposizioni opportune perchè non vengano trasgrediti i
decreti che in varii tempi sono stati fatti perchè quei sudditi
non alienino beni stabili ai forestieri. — (e. 141 t.).
1679. — gennaio 5 (m. v.). — Il Pod. à e Capitano di
Capodistria procuri avvantaggiar l'offerta fatta alle scuole del
SS. Sacramento e Crocefisso di Fasana, distretto di Pola, per
la vendita di alcuni loro beni posti nel luogo chiamato San
Lorenzo. — (e. 186).
1Ò79- ~ gennaio 5 (m. v.). — Il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria dia informazioni sulla notizia ricevutasi, che è stata
fatta una nuova strada per andar dalla Prov. a di Cragno nel
contado di Pisino, abbandonando quella del Carso Veneto di
Pinguente con pregiudizio pubblico nella riscossione delle ga-
belle. — (e. 193 t.). — V. anche a e. 207.
1679. — febbraio 17 (m. v. — Essendosi trovato in una
fornace a Pirano una certa quantità d' olio, e conosciutisi i
contraffattori d'esso, Ottaviano Castro e Vincenzo Barcazza,
si comanda al Pod. a e Cap. no di Capodistria di formar contro
di loro un severo processo. — Si approva l'investitura di ter-
reni incolti a Cittanova assegnati a Giacomo Spinelli, Nicolò
-84-
Radocchio e Leonardo Briante. — (e. 219). — V. anche la
lettera al Pod. à di Pirano a e. 220.
Registro 146. — (a. 1680).
1680. — marzo 2. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria in-
formi sulla terminazione del suo predecessore per migliorare
le rendite di Cittanova. e sulla necessità che colà risieda un
Vescovo. — (e. 3). — V. a e. 3 t la lettera al Pod. à di Cit-
tanova.
1680. — marzo 2. — Si è inteso con piacere esser riuscito
vano agli austriaci il tentativo, a danno delle gabelle, di fare
una nuova strada per passare nel Contado in Pisino. — (e. 4).
1680. — maggio 16. — Si approva 1' aggregazione di
Paolo Corassi fu Michele al Cons.° di Parenzo. — (e. 38).
1680. — agosto 3i. — Viste le due determinazioni del
Prow/ sopra la Sanità in Istria, fatte collo scopo di rimuo-
vere i disordini nel fondaco di Dignano, e di amministrare le
scuole laicali di d. 8 terra, si approvano ambedue, dichiarando
però che nel capitolo, e col quale vengono minorati a soldi
t due li quattro soldi per lira assegnati di pena al rappresen-
t tante contro li debitori del fontico renitenti», debba rimaner
ferma la somma limitata per legge dei quattro soldi. — (e.
83 t.). — Se ne dà notizia al Pod> e Cap. no di Capodistria.
1680. — settembre 21. — Si conferma la parte 21 sett. c
1679 del Cons.° di Dignano per l'elezione di un maestro, che
istruisca i giovani abitanti di quella terra. — (e. 95).
1680. — novembre 3o. — Causa la deficienza di sacerdoti
nella Chiesa della Beata Vergine dei Servi in Capodistria, si
commette al Mag. to sopra Monasteri di ordinare ai superiori
di quell'ordine di mandar subito in esso Monastero il numero
di sacerdoti che il bisogno richiede. — (e. 126 t.).
1680. — gennaio 11 (m. v.). — Comunicazione al Pod. a
e Cap. no di Capodistria, che, dietro ordine del Mag. to sopra
Monasteri, il Superiore dei serviti ha destinato per la Chiesa
della B. Vergine dei Servi i padri fra Agostino Cericli, fra
Giacomo Moniago, e fra Matteo Scalzo. — (e. 145 t.).
1680. — gennaio 25 (m. v.). — La prudenza e l'energia
- 85 —
del Prov. r sopra la Sanità in Istria per sedare i tumulti suc-
cessi ai confini di Albona, causati dagli Imperiali, incontrano
pienamente il favore del Senato. — (e. i5o).
1680. — febbraio 12 (m. v.). — Mentre si approva la
resistenza fatta nelle vicinanze di Montreo e Monpaderno dalle
guardie della Rep. ca ai quattro Imperiali, che, sparando coi
loro fucili, pretendevano aprirsi il passo nei nostri confini, si
è udita con dispiacere la morte di due di loro. — Si desidera
ora che il Provv/ sopra la Sanità in Istria procuri di cono-
scere dai due tratti in arresto i motivi per i quali volevano
entrare nei possedimenti della Republica. — (e. i5g t.).
1680. — febbraio 18. — Si rimettono al Pod. à e Cap. no
di Capodistria le istanze della Com. là di Cittanova intorno alla
residenza del Vescovo, ed al restauro di quella chiesa. —
(e. 160).
Registro 147. — (a. 1681).
1681. — marzo 8. — Si approva la fabbricazione di un
nuovo molo a Rovigno, ordinando al Pod. à e Cap. no di Capo-
distria di tener sempre presso di sé i denari stabiliti per il
lavoro. — (e. 4).
168 1. — marzo 8. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria che fu commesso al Provv/ sopra la Sanità di solle-
vare dal loro stato miserando gli abitanti di Cittanova. Gli si
ordina poi di portarsi sul luogo dell'incanto, onde migliorare
le esibizioni avute per le pesche di detta terra, ed, in caso non
vi riuscisse, di accettare quella delle due offerte fattegli da
Pietro Ombrella, che gli sembrerà più vantaggiosa. — (e. 5).
168 1. — marzo i5. — Furono assai gradite al Senato le
notizie del Prow. r S. a la Sanità in Istria circa la estinzione
del contagio in Stiria, Austria, Carinzia e Cragno. Continui
esso Prow. r ad eccitare al pagamento delle offerte volontarie,
per la passata guerra, le Com. tà di Montona, Capodistria ed
altre, che ne sono renitenti. — (e. n).
1681. — marzo 20. — Che il Prov. r sopra la Sanità in
Istria ed il Pod. à e Cap. no di Capodistria diano minute infor-
— 86 —
inazioni prima che si permettano agli abitanti di quella Prov. a
le tratte di sali per mare. — (e. i5).
1681. — marzo 22. — Aggregazione di Gio. Francovich
al Cons.° della Com. tà di Albona. (e. 16 t.).
1681. — marzo 29. — Si spera che sia erronea la voce
corsa di un caso dubbio di contaggio successo a Clanfurt, e
comunicata al Senato con lettere del Prow. r sopra la Sanità
in Istria. - (e. 22).
168 1. — aprile io. — Approvasi l'aggregazione di Giacomo
Battiala al Cons.° di Albona. — (e. 29).
1681. — aprile io. — Il Cap. no di Raspo sospenda qua-
lunque deliberazione sui disordini da esso riscontrati nella
visita fatta a Pirano, e particolarmente t sulla terminatione
t del precessor Cornaro col giro di varie partite per spese
t estraordinarie fatte dai sindaci della Com. là i, finché, avutesi
esatte notizie non si possa deliberare opportunamente.
Si approva la sostituzione di Verzo Verzi nella carica di
fiscale in luogo di suo fratello defunto. — (e. 29 t).
V. pure a e. 32 la lettera al Prov. r S. a la Sanità Gradenigo.
1681. — aprile 12. — Che il Pod. à e Cap. no di Capod. a
taccia somministrare ai rappresentanti di Cittanova il denaro
necessario per difendersi nella lite contro i nobili Pizzamano
e Zorzi. — (e. 33 t.).
(V. anche la lettera al Pod. à di Cittanova a e. 32 t.).
1681. — aprile 12. — Intorno alla vertenza fra il Cap. no
di Raspo ed il Pod. a di Pirano t per occasion del saldo del
t maneggio! a cui il detto Cap. no ha obbligato il tfonticaroi
Vincenzo Castro, il Senato si riserva di comunicargli quanto
prima le pubbliche risoluzioni. Gli si chiedono intanto infor-
mazioni intorno alle lagnanze di quel popolo, estese in sei
capitoli, per poter deliberare con fondamento. — (e. 33 t). —
V. a e. 5i la lett. a al Pod. à e Cap. no di Capod. a .
Copia dei capitoli.
t Ill.mo et Ecc.™ Sigx Cap.no di Raspo G. D.
• Il popolo fidelissimo di Pirano, che per diffendersi dalle
« oppressioni di chi malamente dirige le sostanze di questa
-87-
Com. ta altro nume tutellare non conosce, che la persona
dell'Ecc. mo Sig. r Cap. no instituito piamente dalPEcc. mo Senato
Universal Direttore e Giudice delegato della med. ma al com-
parir dell' Ecc. 8 * V. in questa Terra, parve che respirasse
alquanto per poter sciogliere una volta la lingua, che per
molto tempo adietro sforzatamente mutola convenne starsi,
alle sue giustisssime querelle, accioche portate queste sotto
i riflessi prudentissimi dell'E. V. possa devenire alle proprie
deliberationi a sollievo del popolo stesso et a confusione di
chi col pretesto di Conservatori della Patria disordinatamente
amministrano le più pretiose sostanze di questa afflitta po-
vertà.
e GV aggravij dunque che rissente il popolo med. mo , a cui
per non esserle stato permesso dalla sorte il poter salire le
scale di questo spetabil Cons.° conviene digerire pregiuditij
intolerabili, et per non haver chi in quello intraprenda la
sua giustissima causa, star alla discrettione di chi per con-
servare li privileggi della Com. la procurano anichilare quelli
del popolo. Sono li seguenti.
• I.°. L'anno 1668 fu stabilito con sua Ser. tà il solito
partito de sali, ma quantunque sia corsa qualche serie di
tempo non fu mai possibile a questa povera università non
solo di conseguirle l' intiero suo saldo, ma nemeno riveder
il conto del suo giusto havere, non sapendo che di questi
civanzi se ne sia approfittato a si grave danno della me-
desima.
e II.°. Ma Dio volesse, che le calamità sue qui si fermassero,
ma la stessa dura conditione continua 1' afjlttione à questi
miserabili sudditi, perche ne meno del partito presente pos-
sono conseguire la giusta portione di quello spetta a cadauno,
venendogli in avantaggio negata la revisione de conti, in cui
almeno potrebbero consolarsi con la speranza della futura
consecutione delle proprie fatiche e sudori.
t 3.° Soleva per consuetudine inveterata la comunità ogni
volta, che li poveri particolari portavano ne magazeni pu-
blici il settimo dovuto alla med. ma contribuire a quelli, soldi
vintiquatro per mozo; da 3o anni in circa non ha mai con-
seguito chi si sia pur un soldo di tal raggione, ne sapendo
- 88 -
e in mano di chi si siano convertite le sostanze di questa
t povera gente acquistate a prezo de sudori e stenti, nel fasti-
• diosissimo lavoro de sali.
t 4. Indebita poi si rende, anzi ingiustissima la preten-
• sione del raggionato de' sali, a cui sempre fu costume con-
t tribuire soldi uno per mozzo, et hora da molti anni in qua
e con abuso intolerabile si fa lecito essiger dalla misera po-
• verta il doppio, cioè soldi due, accioche in questo modo la
• minor parte sia di chi con tanta fattica distillano le proprie
e vite in sudori a raggi cocenti del sol estivo.
• 5.° La com. tà poi, che come benigna madre una volta
t soleva aprire le viscere della sua pietà verso questi poveri
• suoi figlioli; mentre immediatamente capitato ch'era il de-
• naro inviato dal Mag. t0 Ecc. mo del sale dispensava parte
• dello stesso a' creditori, et col rimanente poi rimborsava
• l'importar de' suoi settimi; hora degenerando dal solito
« materno affetto nega alli stessi un cosi giusto suffragio.
« 6. Ma non fia meraviglia se in questo governo tanti
« abusi risultano, mentre il Collegio destinato de XX a que-
« 8t' importanti affari dal Mag. to Ecc. mo del Sale è composto
• tutto di persone congionte in affinità di sangue; mentre
« nello stesso si numerano per l'ordinario sei, sette, e fin
< otto di una famiglia med. ma , onde tutti unanimi aspirano
• alla oppressione della povera plebe con l'augumento delle
« proprie sostanze.
« In questo mare però tempestoso di tante sciagure altra
« tramontana non sa vedere questo popolo affitto eh' il pa-
« trocinio autorevole dell' E. V., a cui con le lacrime a gl'occhi
• in terra prostrato ricorre ad implorar il suffragio che s'as-
c Sicurano conseguire mediante la di lei auttorevole assistenza,
• accompagnando questi suoi giusti gravami nelFEcc. mo Se-
« nato per restar una volta dalla pietà publica finalmente
« consolati, e depressi chi con prepotenza procurano involare
« le sostanze di questo divoto e fedel popolo, che sempre è
« stato e sarà pronto di conservar per il serviggio del suo
« adorato Prencipe il sangue, e la vita stessa. Gratie.
« 1681. — 3 Aprile. — Presentata da molti del popolo
« tfi Pirano in mano dell' Ecc. mo sig. r Cap. nio G. D. instando •,
-8g-
i68i. — aprile 12. — Si trasmette al Pod. à e Cap. no di
Capodistria la lettera del Pod. à d'Umago con una supplica
di quegli abitanti per esser sollevati dalle • caratade • . —
(e. 34). — (Nella filza vi sono la lettera e la supplica). V. pure
a e. 34 la lettera al Pod. à d'Umago.
1681. — aprile 17. — Restaurata dagli abitanti di Pa-
renzo la chiesa già distrutta, posta fuori di quelle mura e
dedicata a S. Antonio di Padova, vi è stata eretta con per-
messo del vescovo anche una confraternita. Supplicando ora
quei popoli la licenza di poter nella festività di S. Antonio
fare un mercato franco per accrescer il concorso e la devo-
zione al d.° Santo, si consente loro quanto desiderano. —
(e. 35 t.)
1681. — aprile 19. — Si conferma la deliberazione del
Pod. à e Cap. no di Capodistria di affittare a Pietro Ombrella i
paludi e pesche di Cittanova per ottomila lire, e gli si rac-
comanda di far progredire con sollecitudine i lavori del nuovo
molo in Rovigno. — (e. 37 t.) V. anche a e. 64.
1681. — aprile 19. — Il Provv. r sopra la Sanità in Istria
Gradenigo riferisca sulla terminazione del fu Pod. a e Cap. no
di Capodistria Pisani, colla quale vien eletto il D. r Elio Bel-
gromoni Avv.° di Corte nelle cause civili e criminali. Gli si
rimette inoltre una scrittura esibita dalla Com. la di Capodi-
stria sul debito per offerte volontarie. — (e. 37 t.) V. a e.
3g t. la lett. a al Pod. à e Cap. no di Capod. a
1681. — aprile 3o. — È stata propria la diligenza del
Cap. no di Raspo di mandare al Mag. to alPArsenal le poche
armi ricuperate dall' incendio avvenuto in Pinguente nel luogo
delle pubbliche munizioni. Ed essendo successo il d.° incendio
per l'imprudenza di quel munizionere Bigato, dovrà esso
Cap. no stabilire una positiva terminazione, che proibisca ope-
razioni con polvere nei luoghi dove si conservano le pubbliche
munizioni. — (e. 42).
168 1. — aprile 3o. — Essendo il Castello di S. Leone in
istato d'imminente rovina, si commette al Pod. a e Cap. no di
Capodistria di indicare la spesa necessaria sia per restaurarlo,
che per demolirlo. — (e. 46)
— go-
lósi. — maggio 3. — Vien confermata l'aggregazione dei
fratelli Paolo e Matteo Alberti al Cons.° di Parenzo. — (e. 471)
1681. — maggio io. — Si loda la diligenza del Pod. a e
Cap. no di Capod. a nel far progredire la costruzione del molo
di Rovigno, e si approva il licenziamento di Matteo Ferro,
scontro di quella camera, perchè inesperto — (e. 5i t.)
1681. — maggio. — Consentendosi il rimpatrio al Provv/
sopra la Sanità Gradenigo, perchè è cessato da più mesi qua-
lunque sospetto di mal contagioso ai confini, il Mag. to alla
Sanità darà le opportune istruzioni al Pod. a e Cap. no di Ca-
podistria, afpne sappia regolarsi in caso di bisogno. — Per la
morte dell'Economo della cattedrale di Cittanova, si ordina
al d.° Pod. à e Cap. no di ricuperare e mettere in sicuro il de-
naro riscosso di ragione di quella mensa Episcopale, finché
resta vacante quel posto. — (e. 58 t.)
1681. — maggio 23. — Che il Provv/ sopra la Sanità in
Istria, prima di ritornare in patria, mandi le informazioni ri-
chiestegli sulle divergenze tra il Cap. no di Raspo e il Pod. a di
Pirano, — (e. 57)
1681. — maggio 3i. — 11 Pod. ta e Cap. no di Capodistria
continui nell'attività del già Provv/ sopra la Sanità Gradenigo
per procurare la riscossione delle decime del Clero e delle
offerte volontarie, e faccia eseguire la terminazione di lui sopra
le rendite di Cittanova. — (e. 62)
1681. — maggio 3i. — Si gradisce la diligenza del Pod. a
e Cap. no di Capodistria affine di por in sicuro il denaro spet-
tante alla Mensa Episcopale di Cittanova, e si approva l'attesa
di un perito dal Friuli per conoscere con precisione la spesa
a cui obbligheranno o la demolizione od il restauro del Castel
S. Leone. Si eleggeranno quanto prima i due Provv." ai Con-
fini, che dovranno riordinare le scritture e processi concernenti
una tanto gelosa materia : Si approva l' esborso di sessanta
ducati agli agenti di Cittanova per spedire al Mag, to sopra
denari la lite pendente fra quella Com. la ed i nob. Pizzamano
e Zorzi. Comunichi esso quanto denaro occorre per proseguire
i lavori del molo di Rovigno. — (e. 63)
1681. — giugno 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
— 9 i —
sospenda la terminazione del Provv/ sopra la Sanità, ed ap-
provata dal Senato, circa il fondaco di Dignano. — (e. 69)
1681. — giugno 7. — Approvasi l'elezion di Vincenzo Da-
vanzo nella carica d'armiraglio. — (e. 70).
1681. — giugno 12. — Il Pod à . e Cap. no di Capodistria
avvisi se dal Cons.° di Rovigno sia stata approvata, con aggravio
del popolo, una nuova carica col titolo di t Vice Domino ». —
(e. 71)
1681. — giugno 21. — Merita encomio l'applicazione del
Pod. a e Cap. no di Capodistria per il ricupero del denaro del
Vescovado di Cittanova, e per migliorare le condizioni infelici
della medesima Com. là . Gli si rilasciano gli ordini proprij circa
il Foroldo, e si approva quanto esso ha fatto per assicurar
da furti i magazzini di sali. — (e, 76 t.)
1681. — giugno 28. - Ha fatto bene il Pod. à e Cap. no
di Capodistria di portarsi ai confini appena ricevuta la notizia
che in Lubiana sia risorto il mal contagioso. — (e. 80 t.)
1681. — giugno 28. — Si stabilisce di pagare il salario
del fu Provv/ sopra la Sanità Gradenigo col denaro riscosso
dalle decime del Clero ed offerte volontarie. — (e. 81)
1681. — luglio 3. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
informi sulla supplica di Albona per poter estrar sali per la
via del mare. — (e. 83 t.)
1681. — luglio 12. — Si avverte il Cap. no di Raspo che
s' è nuovamente sviluppata la peste in Stiria, e lo si esorta a
dispor le guardie nei posti più pericolosi, — Riceverà istru-
zioni dal Mag. to alla Sanità. — (e. 90). — Simile al Pod. à e
Cap. DO di Capodistria. — Vedi anche a e. 97 t. 99. 100 t. 101 t.
104, 109. n3. 116. 120. 120. t. 126. i3g. 144. 159. t. 176.
178. 191. 208.
1681. — luglio 12. — Si determina che, pur confermandosi
i decreti, che stabiliscono al Cap. no di Raspo la giurisdizione
di visitare Pirano, debba esso Cap. no t una sol volta in tutto
• il suo Reggimento passar alla visita di Pirano, nella quale
t potrà in avenire impiegar giorni vinti," e non più col solito
« assegnamento, che da Rev." e reg. n alla scrittura dovevano
• essergli ne' suoi conti bonificati, o quante giornate meno lo
• stesso Cap. no haverà spese nella sud. a funtione; In questa
— 92 —
t visita assumendo le materie tutte, che sono con più decreti
t raccomandate alla sua carica, potrà pure riveder quelle casse
t del monte, fontico e luoghi pij, che già sarano state rivedute
• dal Rettor ordinario, et anco quelle che al suo arrivo nella
• terra fosse spirato il termine stabilito dalla loro revisione, e
t non l' havesse essequita quel Pod. à , a chi deve restar appog-
• giato di far gì' ordinarii saldi delli maneggi ai tempi de-
t cretati .
t Nelle revisioni sud. te , che farà il Cap. no di Raspo delle
e Casse già saldate dal Pod. a ritrovando intacchi da esso non
t rillevati, e scuoprendone pure nell'altre come sopra, li re-
c stano in questo caso assegnate le pene stabilite dalle leggi.
• Et perche molteplici sono le stesse leggi, che stabiliscono
t positivamente non doversi escorporare le pene, che dal de-
• naro effettivo dei rissarcimenti siano tutte nuovamente con-
t firmate, restando prohibito qualunque giro, che faccia Pef-
t fetto di cavar dalle casse la minima parte di denaro a conto
t di pene, se non à proportione delli effettivi rimborsi delle
t summe intaccate, e li ministri, che girassero tali partite,
t siano privi delle cariche, et inoltre castigati conforme alle
• leggi ». — Del presente decreto si spedisce copia al Cap. no
di Raspo. — (e. 91).
1681. — luglio 19. — Invio al Pod. a e Cap. no di Capod. a
di una lettera del Pod. a di Valle con istanza di quei popoli
per essere liberati dalle difficoltà, che vengono loro fatte a Ro-
vigno nella condotta di pane, biade ed altro. — (e. 97 t.)
1681. — luglio 19. — Che il Pod> e Cap. no di Capod. a
faccia custodire nel Monte di Pietà il denaro della mensa Epi-
scopale di Cittanova. Lo si avvisa che si è sollecitato il Rev.°
Stefano David a dar la resa dei conti. — (e. 99).
1681. — luglio 26. — Sono stati assai proprii gli accordi
del Pod. a e Cap. no di Capodistria col Cap. no di Raspo per im-
pedire il trasporto doloso di sali fuori dello Stato. Si avverte
inoltre il d.° Pod. a e Cap. no che verrà comunicato al Mag. to
alla Sanità il suo progetto di istituire in una villa del confine
una salina, dove i popoli di Pisino possano far provvista di
sale. — (e. 102).
j68i. — agosto 2. — Il Cap. no di Raspo investa Gio. Ma-
- 9 3-
ria Vezzoli, distintosi nella guerra di Candia, di una casa in
Parenzo. — (e. 108).
1681. — agosto 2. — Visto il ricorso presentato dal Co.
Marco Caldana a nome della Com. tà di Pirano, si stabilisce :
che sul i.° punto, riguardante il quinto capitolo della termi-
nazione Corner, sia in avvenire puntualmente osservato il muni-
cipale statuto, di non poter cioè essa Com. là disporre di de-
naro, se non per parte presa in quel Cons. con due terzi dei
voti ; che per il 2. punto si continui l'uso di ammettere nelle
cariche di giudici e sindaci anche quelli, che non sanno leg-
gere e scrivere, restringendo peraltro in numero di pochi tali
elezioni; che sul 3.° punto, spettante alla dispensa dei grani,
sia osservata la terminazione Diedo 16 maggio 1678; e che
circa P ultimo punto t la terminatione Erizza 1669 8 aprile
« inherente a quella dell'antecessor i665 11 agosto sia pun-
• tualmente eseguita ; cosi che doppo seguite Pessecutioni con-
c tro li beni dei debitori, non possino più quelli retrocedersi
t con le mal introdotte habilità ai pagamenti, molto pernitiose
t ai capitali dei fontici, monti e Com. ta • — (e. 108 t.). V. a
e. 108 la lettera al cap. no di Raspo.
1681. — agosto 2. — Facoltà al Cap. no di Raspo di ter-
minare i processi contro i fratelli Antolonovich ed altri di An-
tignana per furti e turbata giurisdizione. — (e. 109).
1681. — agosto 2. — Circa il fatto accaduto nel villaggio
di Sasi ai confini dell' Istria, saputosi da lettere 25 pass, del
Cons. r Malipiero in Capodistria, si ordina a quel Pod. a e Cap. no
di continuar il processo dal sud.° incominciato per punire la
trascuratezza del Meriga e degli altri destinati alla guardia dei
due arrestati dentro il confine. — (e. 109 t.). V. anche a e. 109 t.
la lettera al Cons.r Malipiero.
1681. — agosto i3. — Vien approvata l'elezione di Ni-
colò Chiesari a coadiutor ordinario e custode degli archivi pub-
blici di Parenzo. — (e. 116).
168 1. — agosto i3. — Si rimette al Mag. to alla Sanità
quanto scrive il Pod. a e Cap. no di Capod. a circa il permesso
da darsi al figlio del Cap. no di Trieste, che è di passaggio per
Roma, di far la contumacia in Venezia. — (e. 117).
1681. — agosto 20. — Si avvisa il Pod. a e Cap. no di Ca-
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podistria che fu stabilito di sollevare per anni venti le ville di
Paugnan e Costabona dalle gravezze di podestaria e dei pre-
ghi. — (e. 120 t.).
1681. — agosto 20. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi-
stria abolisca la carica di t Vice Domino » in Rovigno, ed an-
nulli la parte relativa presa in quel Cons.°. Conceda esso agli
abitanti di Albona la tratta per mare di quaranta moggia di
sale. Si approva la mostra generale delle cerne da esso fatta
in Albona e Dignano. — (e. 121).
1681. — agosto 28. — Nelle violenze degli austriaci con-
tro le guardie di Sanità si gradiscono le diligenze del Pod. a e
Cap. no di Capodistria per assicurarsi delle persone risultate ree
nel processo iniziato. Si approva il suo ordine, che le rendite
di Dignano siano consegnate, secondo 1' uso antico, al Mag. to
alle decime del Clero, e gli si conferma l'autorità di distribuire
terreni in Cittanova a famiglie, che ivi andassero a stabilirsi.
Si approva pure la sua terminazione colla quale non accorda
per l'avvenire ad altri l'ingresso nel Cons.° di Capodistria. —
(e. 126).
168 1. — settembre 6. — Si manda al Pod. à e Cap. no di
Capodistria, per informazioni, copia della Scrittura del Cons.°
di Cittanova. — (e. 134 t).
1681. — settembre 6. — Si ascrive alla diligente accura-
tezza del Pod. à e Cap. no di Capodistria l'esazione abbondante
dei diritti del Golfo, specie nella passata fiera di Sinigaglia ;
t circa la persona di Rocco Massari habituato nelle contraffa-
• tioni, e che defrauda li dritti med. mi , impartisca buoni ordini
• per sorprenderlo nelle trasgressioni ». Faccia eseguir la sen-
tenza espressa nel bando contro il Civran. — (e. i35).
1681. — settembre 25. — Che la lettera del Pod. à e Cap. no
di Capodistria relativa ai boschi di quella Prov. ia , con la scrit-
tura del Mag. to alle acque sia trasmessa al Regg. to delPArsenal,
il quale dovrà dare gli ordini proprii per seminare i boschi più
vicini al t Cazador », onde agevolare le condotte. — (e. i5o).
1681. — ottobre 11. — Il Cap. no di Raspo informi sulla
parte presa nel Cons.° di Pirano di confermare alle due fami-
glie ebree Sacerdoti e Stella le prerogative espresse nella loro
condotta 1484, e circa l'abolizione del Banco. — (e. 159).
- 9 5-
i68i. — ottobre 1 1 . — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
permetta che quei sudditi, offerendosi l'occasione, si risarci-
scano dei danni subiti dal nuovo attentato del Co. Petazzo so-
pra le terre di lui. Intanto continui il processo, e sequestri le
rendite dei rei che hanno beni dentro i confini dell' Istria. —
Per facilitare a quattordici famiglie di Rovigno il passaggio in
Cittanova, procuri loro le abitazioni, restaurandole con denaro
di quella Camera. — (e. 160).
1681. — novembre 6. — Si ordina al Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria, che procuri di impedire le scorrerie dei Turchi nella
Stiria infetta dal contagio, e che spedisca a Venezia, appena
ultimato, copia del processo relativo al Co. Petazzo. Si desi-
dera poi sapere perchè vengano quegli abitanti obbligati dal
daziere di Muggia a pagare tre soldi per ogni animale che ca-
pita a quella salina per prender sali, mentre tale imposizione
sembra destinata per i sdIì austriaci. — (e. 174 t.).
1681. — novembre 22. — Che il sud.° Pod. à e Cap. no
istruisca processo contro il Cap. no di barc'armata Nicolò Cor-
ponese, imputato d'aver obbligato a servire nel suo legno, con-
tro la loro volontà, Marco d'Andrea Spada, Marco di Prenz
Chiurco e Marino di Giacomo Chiurco da Parenzo, e li faccia
ritornar subito alle loro case. — (e. 178).
1681. — decembre io. — Il Cap. no di Raspo ordini a Paolo
Bcnleva, Avvocato e tassatore delle scritture civili e criminali
di scegliere l'uno o l'altro dei due impieghi. — (e. 187 t.).
1681. — gennaio 3 (m. v.). — Il Pod. à di Parenzo si in-
tenda col Pod. à e Cap. no di Capodistria per l'elezione di Nicolò
Chiesari a ragionato della confraternita, scuole e luoghi pii di
quella terra, — (e. 197).
1681. — gennaio 3 (m. v.). — Permissione ai popoli di
Rovigno di estrar sali per via di mare. — (e. 197).
,681. — gennaio 3 (m. v.) — Che il Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria faccia eseguire quanto fu stabilito sull' impedimento
frapposto dagli abitanti di Rovigno alla Com. la di Valle per la
vendita del pane in quella terra. — (e. 197 t.)
1681. — gennaio 3 (m. v.). — Si commette al Pod. e Cap. no
di Capodistria di stabilire un fondo di cassa per assicurazioni
del grano nel fondaco di Dignano, di eccitare i capi della Co-
-96-
munita di Rovigno a proseguire rescavazione del pristino sito,
dove si riducevano in sicuro le barche di quegli abitanti, e di
fare che siano osservate le terminazioni del fu Inq. r Bragadin
intorno alle rendite d'Albona ed alla distri buzion delle cariche,
non permettendo che sia speso denaro senza licenza del Cons.°
di quella terra. — (e. 198).
1681. — gennaio io (m. v.). — Il Cap. no di Raspo assegni
a Regina del fu Demetrio De Zorzi, Cretense, che fu spogliata
di una casa in Parenzo ricevuta in dote dal padre, un'altra
casa. Circa gli altri graziati, che non hanno domicilio stabile
in quel luogo, intimi loro di andare a soggiornare nelle case
concesseli ; altrimenti riscuota gli affìtti e li versi in cassa pub-
blica, — (e. 205).
1681. — gennaio i5 (m.v.) — Ordine ad Pod. a e Cap.°
di Cap. di far pagare da quella Camera il salario a Marco
Trevisan, eletto cons. r di essa città, (e. 210)
1681. — febbraio 4 (m. v.) — Aggregazione dei fratelli
Canciano e Gasparo Albertini al Cons.° di Parenzo. — (e. 221).
Registro 148 — (a. 1682)
1682. — marzo 4. — Si ordina al Cap. no di Raspo di
conservare in quel castello, per assistenza degli abitanti, un
chirurgo, il quale dovrà esser pagato con denari delle con-
danne. — (e. t).
1082. — marzo 21. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
deliberi quello che gli sembrerà più conveniente circa la ele-
zione di Nicolò Chiesari a ragionato delle scuole e luoghi pii
di Parenzo. — (e. i3).
1682. — marzo 21. — Dietro ordine del Mag. to alla Sanità
dovrà il Cap. no di Raspo riaprire il commercio cogli austriaci.
— (e. 14 t.).
1682. — marzo 28. — Vien approvata la risoluzione del
Pod. à e Cap. no di Capodistria di incaricare i dottori Olimpo
Gavardo e Santo Grisoni a raccogliere in un solo libro a stampa
i decreti e terminazioni stabiliti per la buona regola dei ma-
neggi e delle rendite, e per il Governo delle Com. là , fondachi
e luoghi pii della Prov. a . — Gli si commette di far restaurare
— 97 —
il Castel S. Leone, destinandolo per abitazione al capo dei bom-
bardieri e monizioneri. — (e. 19).
1682. — aprile 4. — Aggregazione dei fratelli Giovanni
Pietro e Giacinto Tagliapietra al Cons.° di Albona. — (e. 24).
1682. — aprile 4. - Il Pod. à e Cap. no di Capodistria faccia
pubblicare per la Prov. a i proclami per l'impianto degli olivi.
— (e. 24 t.) — V. anche a e. 27 la lettera al Cap. no di Raspo.
1682. — aprile 18. — Si approva l'elezione a pubblico ar-
maiuolo in Capodistria di Gio. Balbi, in sostituzione del Micelio
inetto. — (e. 3i t.).
1682. — aprile 18. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria,
conoscendo inabili i precettori di Dignano, ordini a quel Cons.°
Gen. lc di venire ad una nuova elezione. — (e. 32.).
1682. — aprile 24. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria so-
spenda la promulgazione dei proclami circa il piantar olivi, ed,
in caso li avesse già pubblicati, ne impedisca l'effetto fino a
nuovo ordine. — (e. 34) — Simile al Cap. no di Raspo. — (V.
anche a. e. 40 t.).
1682. — aprile 24. — Si avverte il Pod. à di Parenzo che
fu incaricato il Provv/ Gen. e in Dalmazia a liberare Antonio
Dragovanich ed altri di quella terra, sedotti a remare nelle
pubbliche galeotte, ed a punire i seduttori. — (e. 34 t.)
1682. — maggio 2. — Le notizie del Cap. no di Raspo
circa l'accrescimento del numero della cerne nelle Ville del
Carso gioveranno per le proprie deliberazioni. — (e. 40 t.)
1682. — maggio 9. — 11 Cap. no di Raspo informi sulla
parte presa dalla Com. tà di Montona di vendere alcune paludi
inutili di sua ragione, per adoperare il ricavato nella costru-
zione delle porte del fiume Quieto. — (e. 43).
1682. — maggio 16. — Si è intesa con dispiacere dal
Cap. no di Raspo la notizia di un nuovo caso di contagio in una
villa poco lontana da Graz; riceverà esso dal Mag. t0 alla Sanità
gli ordini proprij per regolarsi in simile frangente. Intanto si
accordi su tal proposito col Pod. a e Cap. no di Capodistria. —
(e. 48.) — V. anche a. e. 56 t. 59. 63. 70. t. 73. t. 77 t.
1682. maggio 20. — Il Pod. là e Cap. no di Capodistria af-
fitti il dazio gì' istrumenti e testamenti a Francesco Marchesini
7
_ 9 8~
per mille settecento lire; gli si danno istruzioni in materia di
Sanità. — (e. 52).
1682. — maggio 3o. — Che il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria faccia eseguire dal Cav. Gavardo e dal D. r Grisoni la
stampa delle leggi e terminazioni stabilite per quella Prov. a in
conformità delle ducali 28 marzo passato. Gli si accusa ricevuta
del modello e disegno del Castel S. Leone, formati da Rizzardo
Verzi e dal Cap. no delle ordinanze Paoluzzi, conoscerà in se-
guito la pubblica volontà sulla salina, che richiedono quei
sindaci, (e. 5g) — Per il Castel S. Leone v. anche a. e. 108.
1682. — giugno 12. — In risposta a lettere 9 giugno del
Pod à . e Cap. no di Capodistria • con una relatione distinta dei
t proclami publicati e commercio interdetto con quelli dell'Istria
t Imperiale, da che hanno mottivo quelli di Trieste di ricercar
eia restitutione della prattica», gli si dà facoltà di regolarsi
secondo crederà meglio. — (e. 66 t.)
1682. — giugno 20. — 11 Cap. no di Raspo continui la pub-
blicazione dei proclami per sospendere la piantagione degli
olivi; informi se vi sono terreni vacui per aumentare la colti-
vazione. — (e. 70).
1682. — giugno 27. — 11 Cap. no di Raspo avverta il Pod. a
di Montona, che si permette a quella Com. la la vendita di al-
cuni beni e paludi inutili per impiegare il ricavato nell'esca—
vazione del fiume Quieto, e nell'erezione delle porte onde
renderlo navigabile. — (e. 73 t.).
1682. — luglio 4. - - Si confida nella diligenza del Pod. a
e Cap. no di Capodistria per far restituire dal Co. Benvenuto
Petazzo gli animali tolti ai sudditi di Gobrovizza. Gli si comu-
nica che, causa il mal contagioso, fu stabilito di mandar colà
un Provv/ sopra la Sanità. — (e. 78 t).
1682. — luglio 8. — Si invita il Provv r . sopra la Sanità
in Istria a continuare nelle buone regole disposte dal Pod. a e
Cap. no di Capodistria per evitare la diffusione del contagio;
riceverà istruzioni dal Mag. to alla Sanità. Intanto si approva la
spedizione di dodici «cappelletti in un posto geloso. — (e. 80 1.)
— V. pure a e. 81 le lettere al Pod. à e Cap. no di Capod. a ed
al Cap. no di Raspo.
1682, — luglio 8. — Ha ben fatto il Cap. no di Raspo ad
- 99 —
ordinare il taglio di molto legname nel bosco d'Oliare per potei*
costruire impedimenti al passaggio degli austriaci nei confini.
— (e. 81 t.).
1682. — luglio 11. — Si approva la visita del Provv/ sopra
la Sanità in Capodistria nelle terre di Muggia, Zaule, Carisana
ed in altri luoghi importanti, come pure gli ordini dati e l'aver
lasciato il Cav. Gavardo alla direzione nei posti più gelosi. Si
richiama la sua attenzione sul mal contagioso verificatosi ul-
timamente in Gorizia. Circa l'apertura di una salina in Zaule
riceverà istruzioni dal Mag. to alla Sanità. — (e. 86 t.) — V. anche
a. e. 88 t., 89, 91, 98 t, 101, u5 t, 123, i3i t., 142 t., 148 t.,
i5i, 154, i63, 166 t.. 174 t., 184, 195, 200, 2i3.
1682. — luglio 29. — Saviamente si è diretto il Pod. a e
Cap. no di Capodistria persuadendo quella Com. tà a non mandar
Ambasciatori a Venezia, perchè si cercherà egualmente di ac-
contentarla in quanto richiede. — (e. g3 t.).
1682. — agosto 26. — Sappia il Pod. e Cap. no di Capo-
distria esser volontà del Senato che il prete Michiel Chioza
continui a prestar la sua assistenza religiosa alle famiglie Cretensi
abitanti a Parenzo. — (e. 1 15).
1682. — settembre 19. — Avvisando il Pod. a e Cap. no di
Capodistria che in quella giurisdizione si trovano cento ottanta
beneficij ecclesiastici, i quali, secondo il catastico ultimamente
formato, appariscono esser goduti senza il possesso temporale,
che per legge deve esser ricevuto da ogni beneficiato, si de-
sidera che esso informi di qual rendita siano i beneficji sudd. 1 ,
e quanto importerà il pagamento del possesso per ciascuno,
riservandosi il Senato di impartir dopo gli ordini opportuni.
— (e. i33).
1682. — settembre 19. — Non avendo obbedito i graziati
delle case di Parenzo al proclama pubblicato dal Cap. no di Raspo,
col quale si intimava loro o il ritorno entro un mese alle proprie
abitazioni, o la perdita del benefizio, si approva l'intimazione
fatta da esso Cap. uo agli afpttuali di dette case, di dover cioè
in seguito pagare l'afjìtto in cassa pubblica. Desiderando però
il Senato che s' accresca sempre più la popolazione di Parenzo,
si desidera che all'occasione renda noto esser sempre disposta
la pubblica munificenza ad accordar le case, che prima gode-
— toc —
vano, a quei Cretensi, i quali tornassero a stabilirsi entro otto
mesi nella d. a terra. — (134 t.l
1682. — ottobre 2. — 11 Provv/ sopra la Sanità in Capo-
distria informi sull'opportunità di escavare la fossa di Rovigno,
e d'impedire che i legni vi lascino la saorna», e di stabilire
qualche cisterna per conservarvi l'acqua dolce. — (e. 142 t.).
1682. — decembre 23. — Si rimette al Provv/ sopra la
Sanità in Capodistria l'affare della salina aperta nella contrada
di Cignac. — e. 175).
1682. — gennaio 2. — (m. v.) — Invio al Pod. à e Cap. no
di Capodistria del Carambassa Matteo Negossevich, affinchè lo
aiuti a ricuperare ciò che gli fu tolto quando venne arrestato.
— (e. 180).
1682. — gennaio 7. (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria informi sulP istanza delle Com. là di Valle, Dignano, Ro-
vigno e Pola, nella quale, rappresentando il danno che risentono
quegli abitanti dalle continue ruberie, supplicano perchè sia
rimesso nel suo impiego il capo Stefano Dignas Albanese. Gli
si accompagna poi copia di lettere del Pod. a di Parenzo sul-
l'elezione di Giorgio Salamon nella carica di Vice domino ai
testamenti, ed altri atti notarili, affinchè informi se tal carica
si potesse abolire — (e. i83). — V. anche a e. i83 la lettera
al Pod. à di Parenzo.
1682. — gennaio 20. — Intesosi quanto scrive il Pod. à e
Cap. no di Capodistria sulla supplica del popolo di Rovigno,
che chiede la licenza di eleggere di anno in anno due sindaci
Provv.", gli ordina di comunicare le ragioni per le quali fu
concessa ad altre terre della Provv. a simile facoltà. — (e. 188).
1682. — gennaio 20 (m, v.). — Si consente alla Com. ta
di Muggia di stipendiare un precettore con duecento ducati
all'anno. — (e. 188 t.)
1682. — febbraio i3 (m. v.) — Che il Pod. à e Cap. no di
Capodistria faccia contare al D. r Dal Bello ducati duecento degli
utili di quel Monte, somma già stabilita da pubblici decreti in
dono a quei cittadini, che si portano allo studio di Padova,
dove esso Dal Bello ha conseguito la laurea dottorale. —
(e. 205).
— 101 —
Registro 149. — (a. 168))
i683. — marzo 20. — Non ostante le buone notizie di
salute in Gorizia, Stiria, Contado di Cilla e Croazia, si desidera
che il Provv. r sopra la Sanità in Capodistria Giustinian con-
tinui nella sua solita diligente vigilanza, uniformandosi in tutto
agli ordini del Mag. to alla Sanità. — (e. 6 t.) — (Vedi pure a
e. 17 t.)
i683. — aprile 8. — Si concede al Prow. r sopra la Sa-
nità in Capodistria di rimpatriare, affidando le sue incombenze
a quel Pod. à e Cap. no ed al Cap. no di Raspo, ai quali si comu-
nica la presa deliberazione. — (e. i3 t.).
i683. — aprile io. — Per facilitare ai distrettuali di Vii-
lanova il modo di riparare la chiesa e quattro cappelle, si
concede loro di tagliar legna nel bosco di Stroppi (e. 20 t.).
i683. — aprile 23. — Vien approvata la vendita delle pa-
ludi di S. Bartolomeo, di ragion della Com. là di Montona, per
facilitare alla medesima col denaro ricavato la fabbricazione
della parte sopra il fiume Quieto. — (e. 24 t).
i683. — aprile 29. — Il Pod. à e Cap. n0 di Capodistria in-
formi sul decreto dei Prov." agli ori e monete, relativo alla
proibizione di far circolare in quella provincia monete di altri
stati. — (e. 26).
i683. — aprile 29. — Nell'occasione del restauro della
muraglia di Capodistria, atterrata dal vento, il Senato si rimette
in quel Pod. à e Cap. no per distruggere la torre, che sta attac-
cata alla muraglia stessa. Si è certi che il med. mo saprà atten-
dere con diligenza anche agli interessi di Sanità affidatigli dopo
la partenza del Giustinian già Provv/ sopra la Sanità. — (e. 26).
— V. pure a. e. 32. 100
i683. — maggio 7. — Il Pod. à di Pirano informi sulle
divergenze insorte fra il parroco e canonici di quella Collegiata,
ed i padri conventuali di S. Francesco e dell'osservanza di
S. Bernardino, in causa delle processioni solite a farsi dal par-
roco e canonici predetti. — (e. 35 t). — Sullo stesso argomento
si scrive al Pod. à e Cap. no di Capodistria. — (e. 36).
i683. — maggio 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
dia esatte notizie sulla supplica della Com, tà di Portole per
— 102 —
esser esonerata dalla contribuzione addossatale per il sostenta-
mento di quel seminario. — (e. 35 t.).
i683. — giugno 5. — Si accompagna al Pod. à e Cap. no di
Capodistria copia della supplica degli amministratori della con-
fraternita e luoghi pii di Parenzo per ottenere l'abolizione della
imposizione applicata loro con ducali 29 settembre 1675 per
il mantenimento di quel Seminario. — (e. 54 t.). — (V. anche
a e. 55 la lettera al Pod. à di Parenzo con importanti allegati
nella filza).
i683. — giugno 12. — Si gode delle buone notizie sulla
salute pubblica in Gorizia e Stiria date dal Cap. no di Raspo, e
gli si raccomanda di attendere con amore anche a questo ne-
gozio. — (e. 58).
i683. — giugno 12. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
accordi a Gerolamo Ferro rinvestitura di sessanta campi dei
duecento concessi, fin dal 27 giugno 1680, a Giacomo Spinelli,
e che ora gli si tolgono, perchè gli ha lasciati incolti. — (e. 59).
i683. — giugno 16. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi-
stria stabilisca ordini e regole per l'erezione di un magazzino
da olio in Dignano. — (e. 59 t.).
i683. — giugno 26. — Si avverte il Pod. à e Cap. no sudd
che fu respinta la domanda della Com. tà di Portole per esser
sollevata dalla contribuzione al Seminario dell'Istria. — (e. 64).
i683. — luglio 3. — Il Mag. l ° al sai riceva cento e venti
moggia di sale dalla Chiesa Cattedrale di Capodistria, e le
spedisca il denaro corrispondente, onde possa provvedere ai
proprii bisogni. — (e. 68 t). — Vedi anche a e. 95 t. la de-
liberazione relativa alle monache di S. Chiara in Capodistria,
ed a e. 108 t. quella che si riferisce a Bernardino Malipiero.
i683. — luglio 24. — Vien avvertito il Pod à e Cap. no di
Capodistria, che fu spedito colà, quale Gov. r delle ordinanze,
Pietro Gavardo. — (e. 80 t.).
i683. — agosto 14. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
informi sulle molestie che riceve la Com. ta di Cittanova, e circa
il bisogno di valersi di denaro di quel fondaco. — (e. 92 t).
i683. — agosto 14. — Viste le istanze della Città di Ca-
podistria di poter usar duecento cinquanta ducati di quel fondaco
per rimettere nel primiero stato i vasi sotterranei, che da Ion-
io
— io3 —
tano conducono le acque alla fontana della Città, ed essendo
stata riservata con decreto del Senato, sotto il Regg. to di Ga-
briele Contarmi, una somma annnale per questo scopo, si desidera
prima sapere come sia stato impiegato il denaro a tal uso sta-
bilito. — (e. 93).
i683. — agosto 19. — Si ringrazia il Cap. no di Raspo per
le notizie date sui passi dei Turchi in Ungheria e sul loro
avanzamento verso la residenza imperiale. — (e. 96).
i683. — settembre 4. — Intese le informazioni del Pod. à
e Cap. no di Capodistria sulla supplica del popolo di Rovigno,
ed essendo conveniente di esaudirlo, secondo l'esempio di Pola,
Valle, Dignano ed Al bona, s' incarica il sud.° di eleggere due
Proc." del Popolo, determinando il tempo che resteranno in
carica e le attribuzioni da affidarsi loro. — (e. 100).
i683. — settembre 4. — Si respingono le istanze della
Confraternita di Parenzo per esser sollevata dall'annuale con-
tribuzione al Seminario della Prov. a — (e. 101).
i683. — settembre 18. — Essendosi inteso che il denaro
stabilito con decr. del Senato per riparazioni alla fontana di
Capod. a non supera i venti ducati all'anno, ed essendo neces-
sario ridurre nel pristino stato i vasi sotterranei della med. ma
otturati e rotti, si permette a quel Pod. a e Cap. no di usare a
tal scopo duecento e cinquanta ducati di quel fondaco. —
(e. Ili t.).
i683. — ottobre 6. — Proroga per altri quattro anni della
fiera franca alla Com. la di Capodistria. — (e. 122 t.).
i683. — Novembre i3. — Vengono approvati i capitoli
formati dal Pod. a e Cap. no di Capodistria circa l'elezione dei
due Proc." del Popolo di Rovigno. — (e. i33 t.).
i683. — novembre i3. — Il Pod. à d'Isola corrisponda
dagli utili del fondaco sessanta ducati all'anno per assegnarli
ad un maestro, che istruisca quei fanciulli, pronti i sudditi di
d. a terra a supplire al di più, che sarà necessario. — (e. 134.)
i683. — novembre 20. — Che il Cap. no di Raspo conceda
a Lucia Lusich da Pastrovichio una casa di pubblica ragione in
Parenzo. — (e. 137.).
i683. — decembre 9. — Si approva l'elezione di Flaminio
Papazzoni a medico d'Umago. — (e. 147),
— 104 —
i683. — decembre 23. — Invio al Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria di copia della terminazione del suo predccessor Michiel
per il buon andamento di quelle scuole e luoghi pii. — (e. 154 1).
i683. — gennaio 27 (m. v.). — Aggregazione al Cons. di
Parenzo di Gerrn." 10 Battiala e Antonio Bettica. — (e. iò8 t.).
i683. — febbraio 5 (m. v.). — Si sono intese con dispiacere
dal Cap. no di Raspo le angustie in cui si trova il Monte di
Pirano per lo spoglio dei beni ricevuti in risarcimento di am-
manchi commessi. Gli si commette di dar gli ordini proprii
per togliere ogni inconveniente e perchè tutto proceda con re-
gola. — (e. 171 t.).
Registro 150. — (a. 1684).
1684. — maggio 4- — Si gradisce la pubblicazione di
un proclama del Pod. là di Rovigno t perchè non siino fatte
unir genti • senz'ordine del Senato o di Mag. 11 — (e. 46 t.)
1684. — maggio 4. — Per favorire i sudditi banditi della
Prov. a dell'Istria e per togliere le molestie che essi arrecano
ai confini, si dà facoltà al Pod. à e Cap. no di Capodistria di
rimetterli in grazia pubblica, condannandoli al servizio perso-
nale in Dalmazia, armata, o dove crederà meglio. — (e. 47).
1684. — maggio 27. — Che i Padri di S. Domenico in
Capodistria possano trattenere e mettere sali in un magazzino
del valore di duecento ducati, lasciato loro come legato nel
testamento della signora Gasparina Maria. — (e. 71 t.)
1684. — giugno 17. — Il Cap. no di Raspo accordi ad
Elisabetta, vedova del Cap. no Lini, (Gini?) una casa di pub-
blica ragione in Parenzo. — (e. 89).
1684. — giugno 17. — Il Mag. to al sai soddisfi un cre-
dito di L. 3823.17 ai Padri conventuali minori di Pirano, af-
finchè possano usarle a perfezionare l'altare di S. Antonio. —
(e. 89 t.) — V. anche a e. 128 t. la deliberaz. ne relativa ai
Padri di S. Maria delle Grazie dell'ordine dei Servi in Capod. a .
ed a e. 2i3 quella che si riferisce alle monache di S. Biagio
in Capod. a
1684. — giugno 24. — Nella vertenza fra il Regg. to di
Pola ed il Pod. a e Cap. no di Capodistria per il processo ini-
— io5 —
ziato in Pola contro il e Cap. no Provisionato » Marco Velano,
osservatosi che in Capodistria si tengono i ruoli di tutti i
salariati, si eseguiscono le rassegne e si pagano i capi stessi,
si ordina al Co. e Provv/ di Pola di trasmettere immediata-
mente il processo al Pod. à e Cap. no sud.°, il quale lo termi-
nerà. — (e. 96). V. pure a e. 96 t.)
1684. — agosto 23. — Aggregazione al Cons.° di Parenzo
dei fratelli Gio., Costantino ed Alvise Sebenico figli del fu
Gio. Giacomo. — (e. 134 t.)
1684. — settembre 16. — Si dà facoltà al Cap. no di Raspo
di permettere ai confratelli della Scuola di S. Martino la ven-
dita di un mulino, di ragione di d. a scuola, che si trova in
istato miserando, non avendo essa denari sufficienti per re-
staurarlo. — (e. i57 t.)
1684. — ottobre 2. — Viste le lettere 1 corr. del Pod. à
di Pirano su una controversia col Pod. a e Cap. no di Capodi-
stria per la sentenza da esso pronunciata contro Antonio
Zarotti guardiano delle saline nella valle di Siciol, gli si or-
dina di trasmettere il processo al d.° Pod. là e Cap. no , al quale
soltanto spetta di giudicare. — (e. 171).
1684. — ottobre 18. — A tempo opportuno si parteci-
perà al Pod. à e Cap. no di Capodistria la pubblica volontà circa
i diritti da esso riscossi da due anni in qua per la ricono-
scenza del transito dei vascelli stranieri. — (e. 179).
1684. — novembre 11. — Resta approvata l'elezione di
D. Tommaso Tardella per precettore di Rettorica ed Umanità
nel collegio di Capodistria. — (e. 188 t.)
1684. — gennaio 20 (m. v.) — È gradita al Senato l'ac-
coglienza fatta dal Pod. à e Cap. no di Capodistria al Vescovo
Dolfin nel suo ingresso in quella città. — (e. 229 t.)
1684. — gennaio 27 (m. v.) — Aggregazione di Andrea
Tiepolo al Cons.° di Parenzo. — (e. 234).
1684. — gennaio 27 (m. v.) — Sulle suppliche delle
com. ta di Mompaderno, Villanova e Cattuni, si concede al
Pod. a e Cap. no di Capodistria di abolire l'abuso introdotto
d'obbligar i tre tassatori a riscuotere e pagare il frumento
destinato al rappresentante del Castel S. Lorenzo, avendo essi
soltanto P obbligo e di far il comparto per il pagamento del
— io6 —
formento stesso •. Si valga esso di 25 tolpi per la costru-
zione dei due fari in quel porto a sicurezza delle navi. —
(e. 234).
1684- — gennaio 27 (m. v.) — Si accorda a D. Orazio
Mancini una proroga per portarsi in Albona a ricevere il ca-
nonicato, finché presta servizio in qualità di cappellano sulla
galera del Gov. r Todaro Corner. — (e. 234 t.)
1684. — febbraio 24 (m. v.) — Il Pod. à d'Isola faccia
eleggere da quel Cons.° un maestro per istruire quei figliuoli.
— (e. 265).
1684. — febbraio 24 (m. v.) — Si avverte il Pod. a e
Cap. no di Capodistria che vien approvata la parte presa nel
Cons.° di Parenzo, nella quale la Canc. r,a Civile di Comun
vien concessa a Marc' Antonio Corsino. — (e. 265 t.)
Registro iji. — (a. 168$).
i685. — marzo io. — Il Pod. à di Pola informi sui mo-
tivi della sentenza pronunciata contro Pietro Gervich di Pro
montore. — (e. 6 t.)
i685. — marzo 3i. — Essendo impossibilitati alcuni
banditi di pagare gli csborsi imposti loro, si dà facoltà al
Pod. a e Cap. no di Capodistria di rimetterli in grazia, a con-
dizione però che facciano a proprie spese il taglio e condotta
di una certa quantità di legni. — (e. 3i t.)
i685. — aprile 14. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di
Capodistria, che fu incaricato il Rev. do Michiel Chioza ad as-
sistere per altri quattro anni le famiglie di Candia ricoverate
in Parenzo, ed a somministrar loro i Sacramenti. — (e. 60).
i685. — apiile 28. — Il Cap. no di Raspo faccia la dovuta
accoglienza al Vescovo di Trieste nella sua visita in quella
Prov. a — (e. 71 t.) V. pure a e. 99 t.
i685. — maggio 5. — S'è intesa con dispiacere da let-
tere del Pod. à e Cap. no di Capodistria la morte del Vescovo
Dolfin, a ragione compianto per l'affettuosa assistenza, che
prestava a quei popoli, e per la sua religiosa pietà. —
(e. 82).
i685, — maggio 19. — 11 Senato, riferendosi alla rela-
— 107 —
zione del Barbarigo, eccita il Pod. à e Cap. no di Capodistria a
cercar di impedire i pregiudizi di contrabbandi che risente il
pubblico t nella ricognition del transito da Navilij foiestieri
per il Golfo», facendo scorrer colà una bare' armata. Circa
l'atterramento del t Mandrachio » il Mag. to alle acque penserà
ai compensi per l'esecuzione. Si provvederà ad introdurre in
quella Città la fabbricazione delle f rasse » desiderabile per
tanti riguardi. — Intanto gli si raccomanda di invigilare af-
finchè non succedano pregiudizij nel Monte di pietà, e di ob-
bligare al pagamento i debitori di esso. — (e. 101).
i685. — giugno 16. — Che le condanne pecuniarie fatte
e che si andranno facendo dal Regg. to di Pola continuino a
beneficio di quella Città, come s'è usato finora per quasi tutte
le altre Comunità della Prov. a — (e. i32 t.)
i685. — giugno 23. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
consegni quattro ducati a D. Michiel Chioza da Retimo, che
amministra i Sant.™ Sacramenti alle famiglie di Candia abi-
tanti a Parenzo. — (e. 139 t.)
i685. — giugno 23. — Non essendo riuscito il ripiego
di accordar la libertà ai banditi mediante obbligo di condur
roveri d'Istria alla casa dell' Arsenal, dovrà il Pod. à e Cap. no
di Capodistria accordarsi su tal proposito con quei villici. —
(e. 140 t.)
i685. — luglio 14. — Si raccomanda al Pod. à e Cap. no -
di Capodistria di attendere con diligenza al transito dei na-
vilij stranieri per il Golfo. Lo si avverte che fu spedito al
Mag. to all'Armar il capitolo sulla fabbrica delle trasse». —
(e. i63). — V. pure a e. 172. 196 t.
i685. — luglio 26. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria, che colla sua diligenza è riuscito a procurare i ri-
sarcimenti dovuti dai debitori ai fontici, scuole e luoghi pii
della Prov. a — (e. 171 t.)
i685. — agosto 4. — È gradita la perfezione dei due
fari in Capodistria. — (e. 181).
i685. — agosto n. — Aggregazione al Cons.° di Parenzo
di Antonio Carrara, il cui padre Carlo morì nella guerra di
Candia. — (e. 186 t.)
i685. — settembre 22. — Le dimostrazioni di giubilo
— 108 —
dei popoli dell'Istria per le vittorie passate riuscirono gradite
al Senato. — (e. 216).
i685. — settembre 22. — Aggregazione delle famiglie
di Marco da Como, Matteo Ferro e Domenico Morato al Cons.°
di Parenzo. — (e. 216 t.)
i685. — decembre 19. — Costantino Mazarachi vien
eletto Gov. r della piazza di Capodistria in luogo di Pietro
Gavardo. — (e. 272).
i685. — gennaio 24 (m. v.) — Si accompagna al Pod. a
e Cap. no di Capodistria un'istanza dei cittadini di Pola per
facilitare l'aggiustamento dell'organo di quella chiesa, una
del Pod. à di Parenzo che domanda istruzioni in materia di
Sanità, ed altre del Pod. à di Rovigno. — (e. 3oo).
Registro 152. — (a. 1686).
1686. — marzo 21. — Si conferma Gasparo Albertini
nella carica di Cap. no delle ordinanze in Albona, e si elegge
suo sergente Gio. Caldana. — (e. 21).
1686. — marzo 23 — Opportunamente il Pod. a di Pirano
ha disposto le guardie a difesa di quei popoli nell'eventualità
di scorrerie da parte di fuste barbaresche. — (e. 27 t.) V. an-
che al Pod. à e Cap. no di Capodistria a e. 52.
1686. — marzo 3o. — Essendo il Cons.° di Buie ridotto
in picciol numero, con grave danno di quella popolazione,
dovrà il Pod. a e Cap. no di Capodistria deliberare quanto cre-
derà più conveniente per porvi rimedio. — (e. 43).
1686. — aprile i3. — Il Pod. a e Cap. no di Capodistria
incoraggi quei popoli a difendersi ed opporsi ad ogni nemico
tentativo, finché si provvedere a restaurare le mura della città.
Informi esso se parte dell'olio, che provien dal Levante, venga
scaricato a Rovigno, e con altre barche condotto a Venezia
con pregiudizio dei pubblici dazii. — (e. 5g).
1686. — giugno 27. — Merita lode il Pod. à e Cap. no di
Capodistria che nella sua visita per la Prov. a ha rimosso gli
inconvenienti ed i pregiudizi nelle amministrazioni delle Com. ta ,
fondachi e luoghi pii, e con buone regole ha dato loro un
nuovo ed efficace indirizzo. — (e. 137).
— iog —
i686. — luglio 24. — Si accorda a Nicolò Filaretto, can-
celliere del Pod. a di Noale, di godere, sebbene assente, l'usu-
frutto di una casa in Parenzo concessa a suo padre, perchè la
sua assenza è motivata dal trovarsi esso al servizio della Rep. ca
— (e. i5 7 t).
1686. — settembre 19. — Concessione di cento staia di
frumento alle monache di S. Chiara in Capodistria. — (e. 208).
1686. — settembre 28. — Fatte le necessarie riflessioni
sulle lettere i3 corr., del Cap. no di Raspo relative a discordie
insorte fra i confinanti in Altura, territorio di Pola, e gli Iu-
sdicenti dello Stato Austriaco, si approva il modo col quale esso
Cap. no si è finora comportato, eccitandolo ad assicurarsi della
verità dei fatti e ad informarne minutamente il Senato. —
(e. 220).
iò86. — settembre 28. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria,
onde evitare i pregiudizi continui che risente il dazio dell'olio,
riferisca il suo parere sull'opportunità di introdurre in quella
Prov. a torchi piccoli. — (e. 221).
1686. — novembre 16. — 11 Cap. no di Raspo accordi a
Maddalena Cusetti una piccola casa vuota di quelle destinate
ai Cretensi; con obbligo però di rilasciarla, qualora fosse ri-
cercata. — (e. 25o).
1686 — novembre 27. — Si accompagna ad Pod. a e Cap.°
di Capod. copia di una lettera del Pod. a di Cittanova sui pre-
giudizi che ricevono quegli abitanti nella pesca e sulle cause
e per le quali vanno allontanandosi dalla medesima 1, affinchè
informi in proposito, (e. 257)
1686. — gennaio 4 (m. v.) — Sarà cura del Cap.° di Ra-
spo di far proseguire l' escavazione del fiume Quieto, facili-
tando così la navigazione per il trasporto dei roveri, (e. 290 t.)
1686. — gennaio 23 (m. v.) — Il Mag. to alle biave spe-
disca alle ville di Vissignano, MondelleBotte, San Zuanne, Mon-
streo, Ropavel, e Cerion, della giurisdizione di Montona, mille
staia di biade, avendole la siccità e le tempeste ridotte in
estrema miseria. — (e. 3o5) — V. anche a e. 108 e 108 t. le
lettere al Pod. à di Montona ed al Pod. à e Cap. no di Capod. a
1686. — gennaio 23 (m. v.) — Risultando da lettere del
Vescovo di Capodistria che ai religiosi di quella Com. la manca
— I IO —
il necessario per sostenersi, si ordina a quel Pod. a e Cap. no
di suggerire in qual modo si potrebbe aiutarli. — (e. 3og t.).
!686. — febbraio 8 (m. v.) — Prestito di biade alle ville
di Monsalice, Valiani, Drazzevaz, Giasenovizza, Cermignac, e
Foscolin in terr.° di Parenzo. — (e. 322 t.).
Registro i$}. — (a. 1687)
1687. — aprile 23. — Prestito di frumento e segala alla
Com. tà di Sbandati, Villanova, Maggio e Monghebbo in territorio
di Parenzo. — (e. 82 t). — V. anche a e. io3 t. per il Castello
di S. Lorenzo del Pasenatico.
1687. — maggio i5. — Avendo rappresentato Vettore da
Mosto, già Pod. à e Cap. no di Capodistria, il forte e disuguale
aggravio, cui vanno soggetti i contadini di quella terra per le
condotte di roveri ed altri legni alla casa delPArsenal, si sta-
bilisce « che in avvenire nelPoccasion delle predette condotte
« in vece di gettarsi la Caratada sopra gli animali bovini, come
« è solito, habbia per il corso d'anni due a farsi un esperi-
« mento d'imponerla nella forma a punto, che si prattica nelle
t tanse per la contribution de Galeotti; onde più universal si
t riduca tal gravezza, e si facilitino le accennate condotte ». —
1687. — maggio 3i. — Intesa con molto dispiacere la
notizia della cattura fatta dai corsari di Gio. Batt. Barozzi, Pod ta
di Cittanova, di sua moglie, dei suoi figli e di molti altri sudditi,
si commette al Pod à e Cap. no di Capodistria di disporre un
maggior numero di guardie nei posti più pericolosi, afpne di
esser pronti a respingere nuovi assalti dei corsari e reprimere
il loro ardire, e di assicurare quei popoli che si è provvisto
alla loro difesa. — (e. 134). — Simili ai Pod. a di Pirano, Ro-
vigno e Parenzo.
1687. — giugno 7. — Con decreto del senato 1640, i655
e 1668 furono confermati i privilegi concessi alla Città di Pola
fin dal i33i, anno della sua dedizione alla Republica. — Fat-
tesi le convenienti riflessioni a ciò che ha espresso quel Co. e
Provv. r con lettere 1 aprile pass., ed alle informazioni del Pod. a
e Cap. no di Capodistria, si decreta • che habbino ad havere il
t suo effetto intiero le prerogative, e privileggi medesimi con
Ili ~
t l'esclusione dei cinque casi descritti ne Privileggi stessi alte...
«giudicatura (di Pola) demandati, cioè homicidij, rubbarie di
t strade, furti da dieci libre in su, violenze di donne, et in-
€ cendij, fraudolentemente commessi ». — Si comunica la presa
deliberazione al Co. e Provv r di Pola. — (e. 141).
1687. — giugno 7. — È gradita l'offerta spontanea dei
popoli di Rovigno di ottocento zecchini per esser usati nei
presenti bisogni nella guerra contro il Turco. — (e. 146 t.) —
V. anche a e. 149.
1687. — giugno 7. — Si avverte il Cap. no di Raspo che
furono dati al ! } rovv. r Gen. 1 in Dalmazia gli ordini necessari
per l'inseguimento dei corsari, che hanno fatto schiavo il Po. à
di Cittanova. Si è certi, che esso apposterà le guardie nei luoghi
più pericolosi, onde evitare qualsiasi altra sorpresa. — (e. 149 t).
1687. — giugno ii. — Aggregazione al Cons.° di Parenzo
di Andrea Savio e suoi discendenti. — (e. i5o t.).
1687. — luglio 3. — Fu intesa con piacere la notizia che
il Pod a . e Cap. no di Capodistria nella sua visita a Cittanova abbia
persuaso quei sudditi a stabilire in essa terra la loro perma-
nenza, soccorrendoli in quanto abbisognavano. — (e. 175 t.).
1687. — luglio 24. — Si accorda alla Comunità di Capo-
distria che possa eleggersi un nuncio il quale risieda a Venezia
e ne tratti gl'interessi dinanzi alla Signoria. - (e. 196 t.).
1687. — luglio 24. ~ Si avverte il Pod. di Capodistria
che in seguito a supplica della terra di Cittanova si commise
al Provv/ Gen. lc jn Dalmazia perchè procuri il riscatto dei sud-
diti rimasti in mano ai corsari nell'ultimo accidente. Si tra-
smettono a Capodistria ducati 200 che coli' assenso di quel
Vescovo impiegherà in suppellettili per uso della Chiesa. —
~ (e 199)-
1687. - agosto 23. — Proroga concessa a Capodistria per
altri anni cinque della fiera franca nel mese d'ottobre per la
festa di S. Orsola. — (e. 221).
1687. — settembre 6. — Il Mag. l ° alle biave permetta a
Giacomo Nembergher ed a Benedetto Roncoli da Rovigno la
estrazione di frumento da Venezia per la provincia Istriana. —
(e. 240).
1687. — settembre 6. — Da qualche tempo si osserva che
— 112 —
i Pod. la di Portole, San Lorenzo et altre terre Istriane sosten-
gono spese maggiori delle entrate di esse terre, e perciò riescono
essi creditori della Sig. ria Essendo contrario questo uso al vo-
lere della Sig. ria stessa il Pod. di Capodistria sia incaricato della
revisione e soddisfazione dei crediti delle cariche suddette. —
— (e. 242).
1687. — settembre 25. — Si commette al Mag. to al Sai
che riceva dai Padri Serviti di Capodistria moggia centocinquanta
di sali perchè col ricavato essi abbiano un aiuto nelle molte
spese che abbisognano pel restauro della loro Chiesa e parti-
colarmente di due altari. — (e. 254 t.).
1687. — settembre 25. — Si proroga per anni quindici agli
eredi Giovanni Gonan la facoltà di valersi del torchio per fab-
bricar oglio già concessa allo stesso Giovanni per anni quindici
nel 25 luglio i665, colFobbligo di corrispondere al Comune di
Galesan in quel di Fola staia cento di avena, ed annualmente
un quarto del beneficio della macina. — (e. 257 t).
1687. — novembre 1. — Si approva l'elezione di Valerio
Verzi a Valpoto delle undici ville del Carso in luogo di Verzo
Verzi rimasto defunto. — (e. 3o3).
1687. — novembre 6. — Si approva l'aggregazione al Con-
siglio di Parenzo di Gio. Girolamo Lanzi e suoi discendenti.
— - (e. 309 t.).
1687. - dicembre i3. — Il Pod. di Capodistria esprima
la soddisfazione della Sig. ria per le offerte spontanee fatte da
Rovigno di ottocento zecchini, da Montona di cinquecento du-
cati, da Dignano di mille staia d'orzo, da Albona di staia duecento
di frumento, da Pola cento e cento da Parenzo pur di fru-
mento. Oltreché per la parte avuta nell'eccitare a tali offerte,
il Pod. suddetto si loda per la rivista di quelle ordinanze, per
ordini del Mag. t0 del Sai prontamente eseguiti, e per le infor-
mazioni fornite su due famiglie ebree che si temeva commer-
ciassero con pregiudizio dei sudditi. — (e. 356).
1687. ~ gennaio 16. (m. v.). — Si ordina al Pod. a e Cap no
di .Capodistria di attestare ai sindaci di Capodistria e d' Isola
il gradimento del senato per l'offerta spontanea di milleduecento
ducati fatta dalla prima città, e per quella di seicento fatta dalla
seconda. — (e. 404 t.).
— n3 —
1687. ~ gennaio 24. (m. v.). — Che il Pod. a e Cap. no dì
Capodistria si adoperi a togliere tanto in Parenzo, come in
ogn' altro luogo della Prov. a , tutte le imposizioni, che sotto
titolo di e donativo, o Mozzadego, o regalia » sono state contro
le leggi dai Rettori introdotte con grave danno di quei popoli,
(e. 418 t).
1687. — gennaio 3i (m. v.). — ■ Si gradisce l'offerta vo-
lontaria di tremila ducati fatta dalla comunità di Pirano. —
(e. 432).
1687. — febbraio 7. (m. v.). — Il Cap. no di Raspo informi
sulla supplica di Giovanni Steffanclich, capo di popolo, per la
concessione di alcuni beni. — (e. 44 t.).
1687. — febbraio 21 (m. v.). — Essendo pervenuta all'Inq/
dei Provv/ sopra ori e monete una denunzia per contraffazione
di monete nella Prov. a d'Istria, si ordina al Pod. à di Capodistria
di fare minute indagini, onde venire in chiaro della verità, e
di assicurarsi dei rei. — (e. 469 t.).
Registro 154. — (anno 1688).
1688/ — maggio 6. — Il Pod. di Capodistria dia seguito
e fine al processo formato contro Lazzaro e Ruggiero fratelli
Benvenuti «per contravventione in materia di valute». —
(e. 96 t.° e lettere da Capod.).
1688. — giugno 5. — Si approva la deliberazione fatta
sin dal i3 dicembre i683 dalla Comunità di S. Lorenzo che
aggregò alla propria cittadinanza Giorgio Gergnin e figli sud-
diti imperiali, abitanti nella terra di Cimino, i quali ne fecero
supplica. — (e. i5o\
1688. — giugno 9. — Si approva la pronta pubblicazione
fatta a Buie del decreto di Senato € che leva le regalie in-
t trodotte da Rettori, sotto titolo di Mozadego, o altra rico-
« gnitione non stabilita dalle Leggi». — Continui invece la
Com. ta di Buie a contribuire al suo Pod. « le solite regalie di
«stara i5 di fermento alla Madonna d'Agosto, et altrettanti
«di Biava». — (e. 159).
1688. — giugno 19. — Vertendo litigio a Rovigno tra
Pre Mattio Sponza e Pre Angelo Bevilacqua per un canon i-
9
— Ii 4 —
cato vacante in quella Chiesa Collcggiata si stabilisce che le
rendite di detto beneficio siano sequestrate da quel rappre-
sentante fino alla decisione del litigio. — (e. 177).
1688. — giugno 19. — 11 Pod. di Capodistria immetta
nell' esercizio di sue mansioni Orazio Marini eletto governatore
dell'armi di quella Piazza in luogo di Costantino Masarachi.
— (e 177 t.°).
1688. — giugno 24. — Si approva l'elezione fatta dai
Comuni di Pola, Dignano, Valle e Rovigno della persona di
Giuseppe Cescato alla carica di bargello per difendere dai
ladri quella provincia. — (e. 182 t.°).
1688. — settembre 11. — La Signoria stabilisce che
dalla Comunità di Buie t doppo un lungo corso d'anni non
f sia fatta qualunque novità nell' inveterata corrisponsione, che
f vien da essa fatta alla Carica del suo Pod. là di ducati io
« pelli tempi delle Rogationi, del primo Agosto, e di Carne-
vale in luoco d'alcuni Pasti, et della Caccia, et Armai. —
(e. 262 t.°).
1688. — ottobre 23. — Si approva l'investitura che il
Cap. no di Raspo accordò al Guardiano di S. Spirito dei Padri
Minori Conventuali di S. Francesco in quella terra per 55
pertiche di terreno pubblico contiguo al convento. —
(e. 312 t.°).
1688. — novembre 11. — Si approva l'aggregazione al
Consiglio di Parenzo di Gio. Batta Gafforin e sua legittima
discendenza. — (e. 322 t.)
1688. — febbraio 12 (m. v.) — La Sig. ria ha sentito vivo
dispiacere per la morte del Vescovo di Pola, Mons/ Comiani.
11 capitolo di lettere del Co. di quella terra relativo alla ne-
cessità di stabilire in essa uno speziale si rimette al Mag to
alla Sanità. — (e. 388 t.°).
Registro /;;. — (anno 1689).
1689. — aprile 11. — Che Costantino Soranzo eletto
Cons. rc a Capod. percepisca il salario da quella camera. —
(e. 43).
1689. — aprile 5. — Il Cap. no di Raspo informi sulla
— ìi5 -
supplica presentata da Pietro Fachiri fu Grego e Sanrioet
Zubin di Portole tenendo per ora sospeso l'appalto per la
condotta dei legni tagliati a Montona, il quale apparisce in
essa supplica disposto ad Andrea Bartolich fu Matteo di Por-
tole. — (e. 45).
N.B. In data 5 maggio è annullato l'appalto del Bartolich,
e tenendo ferme le offerte del Fachin e Zubin (sic) s'incarica
il Mag. to all'Ars, di far nuovi incanti. — (e. 80).
1689. — aprile 9. — Si approva la deliberazione del Con-
siglio di Parenzo che si aggregò Lorenzo e Giacomo fratelli
de Favri colla loro discendenza. — (e. 52).
1689. — aprile 23. — In sostituzione di Matteo Baicich
mancato di vita furono eletti contemporaneamente alla carica
di capo e munizionere a Pola, Bartolomeo Baicich, figlio del
defunto, per modum provisionis dal Pod. di Capodistria, e
Girolamo Muzer dal Co. di Pola; esaminate tutte le ragioni
relative si approva l' elezione del primo. — (e. 65 t.). In data
27 si trovano nuovi ordini a Raspo perchè malgrado le pre-
scrizioni pubbliche si astringe la contadinanza ad esborsi de-
liberati per il suddetto appalto. — (e. 69 t.)
1689. — aprile 3o. — Allo scopo di togliere grave pre-
giudizio in materia di sali, si stabilisce che e salva e risser-
t vata la solita inveterata pub. 01 permissione del partito delli
1 cinque mille moza di sali di Capodistria ogni cinque anni
t a lire disnove il mozo per beneficio universale dei Padroni,
• e Salinari de Cavedini. Sia permesso e stabilito che stante
t il gravissimo disordine scopertosi di venir da molti comprati
• sali a soldi trenta o poco più il mozo, e consignati poi in
1 publ. co a lire disnovc, resti per anni sette prossimi venturi
1 sospeso il concedersi a chi si sia tali consegne-in pubblico
i di sali di qual si voglia luoco della provincia dell'Istria etc. »
- (e. 7 5 t.°).
1689. — maggio 11. — Scrivendo la Sig. na al nuovo Pod.
di Capodistria, lo avverte che approva la sostituzione fatta
dal suo precessore del figlio di Gravisc Gravise a capitano di
quelle ordinanze in luogo del padre indisposto. — (e. 91).
1689. — giugno 4. — Si chieggono informazioni a Raspa
— u6 —
e Capodistria circa la richiesta della Comunità di Albona per
esenzione dalla e tansa di Leggeri •. — (e. 127).
1689. — giugno 8. — Si approva l'esenzione accordata
a Foscarino Filaretto dalle gravezze reali e personali della
città di Pola, attesa la sua appartenenza ad onorevoli famiglie
Cretensi, e la professione di avvocato che esercita nella terra
suddetta. — (e. i33 t.°).
1689. — giugno 11. — Attesa l'antica consuetudine di
corrispondere lire dodici mensili ai due cittadini eletti dalla Com. ta
di Montona ad aprire e chiudere le porte di quel castello, Giorgio
Antonio Corazza e Giovanni Farina siano pagati del proprio
credito. — (e. 140).
1689. — giugno 23. — II Pod. di Pirano Gio. Priuli sup-
plica che sia restituito a quel reggimento il vantaggio « delli
« soldi due per staro con titolo di mozadego col fondamento
e di non esser queste utilità nuovamente introdotte, ma anti-
c chissime per le quali deveno anco soggiacer li Pod. ta di detto
t luoco alla contributione in cassa publica delle decime col titolo
t d'incerti ». — Si annuisce. — (e. i5i. t°.)
1689. — luglio 3o. — Che per altri anni quattro prossimi
il R.' 10 Michele Chioza da Rettimo abbia l'incombenza d'assistere
spiritualmente le famiglie Cretesi ricoverate nella città di Pa-
renzo. — (e. 187).
1689. — agosto 6. — Che il Cap. no di Raspo faccia rino-
vare i proclami relativi all'impiantò di olivi conformemente al
decreto di Sen. to 25 nov. 1623. — (e. 195 t°.)
1689. — ottobre 1. — Approvasi decreto 11 dicembre tra-
scorso del fu Pod. di Capodistria Venier circa elezioni di varie
cariche che suol fare il consiglio di Rovigno per servizio di
quel fondaco, come anche dello scrivano delle scuole. — (e. 23o)
X*
RACCOLTA DI ATTI PUBBLICI
RIGUARDANTI
la Provincia dell' Istria e le isole del Quarnero
FATTA DA
S. E. il sig. Pietro Girolamo Capello
PROVVEDITORE SOPRA LA SANITÀ IN DETTA PROVINCIA E ISOLE
negli anni 1731 - 1732 - 1733 *)
Le ducali di V. ra Serenità sin de i 19 Gennaro decorso
hanno portato alla soma fiacchezza mia un pcsantiss. mo incarico.
Quale egli siasi mi vi piego sotto . e mentre scrivo per
atto di sola ubbidienza nulla più ardentem. le io bramo, in que-
st'atto, che in ciò che scrivo siavi cosa che promover possa il
miglior servizio della Ser. ma Patria.
Desumendo Vostra Serenità il motivo del di lei Castello,
e porto gelosiss. mo di Fianona, che guarda il confine austriaco
su le falde del Monte Maggiore, e che è divenuto oramai scalla
franca degl' Imperiali, mi comanda, che internandomi vieppiù
nell'estero lor trafico, nei varij generi de proddoLti, e di Merci
in grave discapito publico abbia à meditare quali regole po-
tessero prefigersi valevoli à frenare, et allontanare introduzione
così pericolosa.
Mi prescrivono inoltre, che senza distraermi dalle peculiari
inspezioni della Carica abbia ad estender dovunque l'osserva-
zioni più diligenti sopra il punto de confini per rilevare i pre-
*) La presente copia è tratta da altra antica originale ed autentica,
che conservasi nella pubblica Biblioteca di Bassano. Nota d. Redazione,
\
— u8 —
giudicj che venissero inferriti dagl* Imperiali al qual effetto in-
dicarono di espedirmi un qualche Vfjìciale per verificare in
esatto dissegno V indubitate publiche ragioni.
Vasta insieme, e dificilc anche questa seconda parte per
il grande inviluppo, e moltiplico degli usurpi, e danni, che pe-
netrano i publici confini, la riservo ad altri fogli per la man-
canza dell'atteso Vtjìciale in necessario sufraggio ai confronti,
e delineazioni dell' importante travaglio.
Mi ridurò dunque à trattare in qualche modo, e per quanto
è in me la prima parte.
Ma per ciò esseguire è necessario che succeda alcun cenno
in massima di comercio per poi discendere al mecanismo delle
contratazioni Mercantili, che sono la conseguenza della massi-
ma stessa.
Dividerò pertanto l'esposizione presente in tre parti :
Tratterà la prima, come in necessaria premessa il presente
commercio della Dominante, la seconda rappresenterà compara-
tivam. tc quello dell'Istria, e la terza raccoglierà l'ordinazioni
che potrebbero stabilirsi per il risorgimento di tutta la Pro-
vincia.
Ritornando à capo dirò, che il commercio è un mistero, et
arcano che occupa oramai come primario impegno, et oggetto
loro i maggiori studi e meditaz. ni delle Potenze tutte. .
Consiste questo non solo nella scambievole comutazione
fra gì' Vomini di cose ad essi necessarie con il mezzo delle
vendite, comprede, e de concambj, ma nella libera facoltà di
viaggiare, e contrattare le merci à quelli, che le trasportano
da i proprj nei stati allieni.
Non può darsi vero Commercio senza navigazione, et è così
strettami congiunta questa con quello, che è molto dificile,
che l'una fiorisca senza dell' altro, mentre la navigazione sus-
siste per il solo commercio, ne questo può mai fiorire senza
la propria navigazione.
Questi due termini di navigazione e di commercio hanno
poi in oggetto d'attirar industriosamente V oro altrui, arrichir
le Nazioni, et insieme gl'erarj de' Prencipi.
Le Leggi di navigazione, e di commercio sono però coperte
— 119 —
da maggiori, e minori prerogative à misura de differenti gradi,
cui vengono dalle Potenze comercianti statuiti.
10 non li riandare, noti essendo alla publica sapienza.
11 più perfetto comercio però dal quale hano tratto scuola,
e documento le Nazioni tutte è quello, che fu sin da primi
secoli suoi instituito dalla Republica, le cui regole prudentiss. me
durarono religiosam. te esseguite fino al secolo 1600.
Era bensì permesso * agi' Esteri il comerciar con la Domi-
nante, ma dovevano questi soccombere nel pagam. to de Dacj
ad un peso maggiore di quello, cui erano soggetti i sudditi e
i cittadini.
Spicca la giustiss. ma , et utile massima degl'anni andati
rinovata, et anche impressa à stampa nella Tariffa i583 rela-
tivam. le ai Capitolari dei quattro Dacj Doana da Terra, Fontico
de Tedeschi, Doana da Mar, ò sia stallaggio, et uscita ordinaria.
Sopra le Mercanzie per via di terra, che si introducevano
nella Dominante doveva il suddito corrispondere a V.ra Sere-
nità un sei, e tre quarti, e Testerò un dicci per cento.
Simile diferenza era pure stabilita con proporzionato ben-
ché diverso aggravio alla Doana da Mar.
All' Vscita ordinaria l'originario, e Cittadino corrispondeva
il cinque, e l'estero il sette per cento, e le merci del Fontego,
considerate merci de Forastieri avevano il peso maggiore d'un
dieci per cento sopra de i sudditi.
Tutti i Decreti, e le publiche ordinazioni furono all'ora
uniformi in questa sola massima, e la religiosa essccuz. nc di
questa sola massima rese arbitra la Republica della navigazione,
e del commercio, e partorì gloria, e richezza ben grande alla Na-
zione, all' erario, et al publico Nome ;
Ma le nuove scoperte, l'emulazioni, le Guerre, i varij ac-
cidenti, e tutti fatali, e sopra ogni altro il tempo distrugitore
anche delle cose ottime cospirarono alla decadenza di così fe-
lice sistema.
Mentre per tali cause andava perdendosi infelicem. lc la
navigazione, e il comercio, l'altre Nazioni attirarono à se l'una,
e l'altro, e rapito avendo le stesse Leggi per cui fioriva sulla
Dominante un sì gran bene, formarono base a| loro ingran-
— 120 —
dim. to e caderono poi nell'abbandono indi nell'oblivione dove
naquero le Leggi stesse.
Per dar rassodamento a crollo si grande varie furono le
publiche ordinazioni, e Decreti.
Ma tutti, cambiata la prima massima influirono anzi nella
più sollecita decadenza.
Tali furono i Decreti 1626 27 Agosto, 1634 io Marzo, e
i655 1 1 Marzo a' favore della Nazione Inglese, e de i Vascelli
del Ponente, e tale fu quello 1634 10 Genaro in grazia delle
Vallonie per la navigazione del Levante.
Si apri anco nell'anno 1662 il Porto franco, ma rillevati
appena i danni, che inferiva all'Arti della dominante fu chiusa
al porto la franchiggia, si instituì il nuovo Stallaggio, e nel
formar le Tariffe fu quanto ai pesi e pagami delle medesime
considerato (e quello fu il fatale momento, in grado eguale il
suddito con l'estraneo, e restò così aperto l'adito, e fatto com-
mune Pessercizio di qualunque commercio à favor di Nazioni
aliene, o lontane, accolte, e distinte come se fossero origina-
rie, e naturalizzate.
Crebbe tanto il disord. e , che non solo rese eguali à sud-
diti gl'estranei, ma anzi questi furono privileggiati sopra i me-
desimi sudditi, e in modo tale, che considerato il solo Datio
del Fontico de Todeschi, godono questi presentem. tc sopra i
Cittadini, e sopra i Sudditi il grande profeto di cui 25 per
cento sopra tutte le loro Merci.
Sempre che conobbe P Ecc. mo Senato pregiudicj e danni
sì grandi deliberò conferenze e rifforme in massima, et in cs-
secuzione di massima, ma sempre andarono inesseguiti i pu-
blic! Decreti.
Non riandare tempi remoti, basta incontrare le delibera-
zioni 1702, 1708, 1713, 1714, 1719, 1720, e 1728.
Vaglia per queste, e per le tante e tante altre la recente
1729 11 Febraro che sarà unita, in cui commosso P Ecc. mo Se-
nato della disuguaglianza delle Tariffe tra il Fontego, et il Dacio
d' Intrada da terra, volle che fossero uguagliate, volle, che un
tale uguagliam. to fosse preferito à qualunque altro, e volle (ma
tutto indarno) che la materia delle Tariffe fosse presa in es~
sam$ senza dilazione alcuna.
— T2I —
In fatti il disord. c delle Tariffe è grandiss. mo ; alcuni generi
sono tariffati in stampa, et alcuni altri il sono in un provisio-
nale manoscritto.
D'alcuni di questi non si trovano gl'autentici ne publici
registri, e alcuni di quelli, che sono in mano de Governatori
hano anche delle viciature.
A sconvolgimi si grande aggiungasi i danni che partori-
scono i molti monopolj per le conseguite essenzioni.
Per queste, e sono moltiss. me il Dazio scritto nel Stallag-
gio importa una somma, e il Dacio scosso per le Terminazio-
ni, che esentano dal pagani. 10 le bollette giù uscite, e conteg-
giate nel stallaggio med. mo importa un'altra soma di lunga
mano inferiore, dal che derivando disparità grande ne i prezzi
della merce medesima comparativam. te à quei Negozianti, che
non hanno azione nel Monopoljo, nascono alienazioni dalla mer-
catura, e pregiudicj all'erario, in conseguenza cade in rovina
la navigazione, e il commercio.
Tali privileggi et essenzioni furono promosse, et introdotte
per breve spazio di tempo in via d'esperimento, e col fine di
migliorare l'Arti, et il commercio.
Né Arti, né comercio si sono migliorati, anzi sono andati
sempre deteriorando, ò perdendosi, e l'essenzioni durano sempre.
Al disordine delle predette essenzioni conseguite da par-
ticolari colPapparente pretesto di publica utilità si unisce quello
d'altre essenzioni generalm. le concesse da V.ra Serenità à molto
numero di varj generi de merci, e questo è un Tomo de danni,
che ella ha inferito à se stessa mentre si è spogliata del suo,
e lo ha donato, e dona parte agl'estranei, e parte ad altri, senza
che per ciò derivi imaginabile beneficio al commercio.
Fino à che è stata uniforme, e indivise la massima de ve-
nerati maggiori di Navigazione, di commercio, e de Dacj, ha fio-
rito, e fu ricca la Nazione, e l'erario, ma ora che prevale mas-
sima di comercio separata da Dacj, perisce commercio", e peri-
scono Dacj.
Mentre servendo V.ra Serenità nel Mag. t0 Ecc. mo de 5 Savij
andavo scoprendo tali pregiudicij ed altri ancora, onde ren-
derla appieno informata, mi vidi improvvisam. te tolto, e desti-
nato à passar il Mare per V insorte gelosie della comune saluta
— 122 —
Ora mi comanda ella che la informi del commercio del-
l' Istria.
Passo dunque alla seconda parte.
Argomenti V.ra Serenità qual è il commercio dell' Istria dal
commercio della Dominante.
Basta fermarsi un pocco sopra questo Littorale, e rimirarlo
per conoscerlo quale cgl' è, poi compiangerlo amaramente.
Le nazioni vicine, e lontane sono Parbitre di questo mare,
e di questi Porti.
Trieste, Pisin, Fiume, e tutti i luocchi del littorale Au-
striaco lo sono * di questo Mare di questi porti, e di queste
Terre.
Prima però che mi avvanzi sopra questo Tema è neces-
sario che sappia V.ra Serenità qual è veramente la Provincia
dell' Istria, non meno che qual sia il Contado di Pisino.
L' Istria è Provincia ben grande, basta riflettere che rac- '
coglie in se quattro Vescovati, che dieciotto Reggim. 11 la go-
vernano, e fuorché Vmago, Cittanova, e Pola ancora, è popo-
lata negl' altri Luoghi, e particolarm. tc in quelli situati nelle
rive del Mare.
Abbonda de Sali, Vini, Legna, et OgU, e questi doppo la
mortalità seguita sono tanto moltiplicati negl' impianti, che
augumentano assai ; Nutrisce varj animali Quadrupedi, e par-
ticolarm. te non sprezzabile copia de minuti.
Ha molte Cave e nella parte che guarda oltre l'Arsa la
Liburnia quelle sono assai migliori dell'altre, et ivi produce
anco miele, e cera.
Fino alcuni monti, e quelli stessi cui la natura avara assai
niega che tralignino legna, o erbe soministrano ai provedimenti
delle Fabriche molti macigni, da che trae alimento grossa
truppa anco d'operaj.
È vero che il Terreno Boschivo per altro, et alpestre an-
che per una specie di sterilità, che regna in taluni luoghi se-
minati non soministra in ogni situaz. ne per tutto l'alimento de
grani, ma lo forniscono di ricchi mezi à provedersene altrove
i sudetti Prodotti.
In Capo d' Istria, et altrove si va introducendo la fabrica
delle sede, vi si lavorano cere, e vi esistono alcune scorzane,
— 123 —
anzi in Rovigno si tenta presentem. te l'csperim. 10 e concia de
Coiri con l'uso della corteccia di Rovere, professandosi anche
dell'antica denominaz. nc di scorzane che detiene quest'Arte, che
riesca assai migliore delle Vallonie .il lavoro de medesimi Coiri ;
et essendo in diversi luochi sparsa la Fabrica delle Rasse, é di
certe telle per servizio de Villici, non ha poi l' Istria altre arti
in se stesse.
Alla mancanza delle medesime è sostituita però l' industria
delle Pesche.
Quella delle Sardelle che sogliono insalarsi, e che si prat-
tica nelli mesi d'estate considerata solam. te in Rovigno importa
più di 6o m Ducati d'annua utilità.
Che se avessi a conteggiare quelle, che si raccolgono in
Pola, le Pesche dei Toni, e tutte l'altre derivanti dalle Valli
del Piran, e del Littoralc tutto nel travaglio di tutto 1' anno,
arrivarebbe il computo à suma assai riguardevole.
Ma il contado di Pisino Imperiale denominato da Geografi
l'Vmbelico dell'Istria le giace in mezo, e benché si estenda
oltre il Monte Maggiore, squarcia, e divide la Provincia me-
desima.
Pedena è una piccola Città ove rissiede il Vescovo. Nel
temporale è governato il Contado da una sol Carica denomi-
nata Capitaniato di Pisin, et il Governo è ristretto in certo
numero de Villaggi intitolati Castelli.
Esclusa la fabrica, e folladura delle Rasse ne meno il Con-
tado coltiva arte alcuna in se stesso ; deriva però il mantenim.
suo da pascoli degl'animali particolarm. le minuti, dalle Legna,
e da i Tolpi, produce parimenti grani, miele, cera, e frutta.
Con l' industria della fabrica, e vendita di molto pane parti-
colarm. te in Rovigno, di tutte le specie d*erbami, e di Polli
anche in Dignano, Parcnzo, et alcune altre Giurisdiz. ni , trae
quella popolaz. ne il proprio alimento et utilità. Questa poi se
gli accresce dalle comprede de sali, che fa in Capo d' Istria, e
dalle vendite, e distribuzion de medesimi, che fanno quegl'abi-
tanti per tutta la Provincia eccetuato però Rovigno, e Pola
ove è concesso per mare il provedi m. t0 del medesimo sale da
Capo d' Istria.
Ciò di che non cessarò mai di maravigliarmi è che il su-
— 124 —
detto Contado rende al Marchese di Prie Possessore Fiorini
25 m d'annua rendita, la maggior porzione de quali è purgata
da qualunque aggravio, e...
All' incontro l'Istria tutta, che com parati vam. tc considerata
è un Regno, e non una Provincia non soministra ne meno i
mezzi, onde la Camera di Capo d' Istria suplisca al pagamento
de proprj pesi, e se V.ra Serenità chiama per la Casa delPAr-
senal i Roveri suoi da Montona, ò dagl'altri Boschi è costretta
(giunti al Caricatore) fornirne i mezzi al trasporto con i pro-
prj danari.
Intanto sa ben Ancona, lo sa la Puglia, lo sanno gl'Esteri
e più di tutti sa Trieste, Pisin, Fiume, e tutto il Littorale Au-
striaco trarre à se il dinaro, che entra in Provincia dai Prod-
dotti e dalle Pesche di questa Popolazione.
Se vuole fatalità de tempi presenti, che niente parli del
Mare Adriatico in punto di Giurisdiz. ne , non posso però tacere
una delle cause, cui col pretesto di commercio hano le stazioni
straniere acquistato sopra questo Mare, e questi Porti una spe-
cie d'universale Dominio.
L'epoca non è lontana. Ella è del giorno 19 8bre, e del-
l'anno 1680, giorno, et anno il cui decreto ha concesso alle
Navi Inglesi, et Olandesi la libera facoltà di navigar l'Adria-
tico indipendentem. le dalla soggezione de Piloti, cui giunte
nelP Istria dovevano, et erano solite ricevere per essere à di-
rittura scortate con l'intiero lor carico alla Dominante.
Nell'anno poi 1686 18 Xmbre fu con altro Decreto donata
a Capitan] de Vascelli, e delle Navi Francesi V istessa indipen-
denza, e facoltà.
E finalm. tc nel 1714 4 Agosto restarono plcnariam. lc as-
solti, e dispensati anche i Legni sudditi da questa importan-
tissima suggezione.
Certo è, che se dovevano fruire d' un tal libertinaggio i
Legni estranei, voleva ragione, e Giustizia, che pur lo godes-
sero anche i Sudditi.
Ma questi e quelli andando immuni dalla scorta, che in-
sieme era custodia de Piloti (scorta e custodia instituita dagl'An-
tenati di Vostra Serenità con oggetti di navigazione e di co-
mercio, non meno che di giurisdizione, e sicurezza, approdano
- 125 -
ora indipcndentcm. tc in ogni porto dell* Istria, sbarcano, e ven-
dono merci, e cooperando fatalm. le le stesse publiche delibe-
razioni all' ingrandirli. 10 delle Scale d'Ancona, Trieste, e di quelle
Nazioni anche remote, estraggono queste incessantem. te dal-
l' Istria tutta la sostanza sua, e ciò che da alcuni si trasporta
nella Dominante è per lo più (confrontandosi i tempi andati)
il rifputo degl'altri Porti.
DalF occlusa Modula deU'Ofjfìtij esteri di Sanità raccoglie-
rano V.V. E.E. i nuovi termini in quella usati dagl'esteri; ter-
mini, che indicano Dominio, e Podestà d'esseguir qualunque
contrataz. nc in questo mare quanto è disteso, in questi Porti
quanti essi sono, et in quest' Isole del Quarner non solo, ma
in tutte l'altre del Mare stesso, non meno che del suo Littoralc.
Dal pedehsta che pure umilio rileveranno poi i generi le
qualità i prezzi, e i porti donde derivano le merci stesse.
Essigono in primo luogo le più mature ponderazioni le
Pannine, e tutte quell'altre manifatture, che facendo scalla nella
Doana di Chiozza passano in Ancona con il privileggio di quel
Dacio di Transito, giunte colà attraversano poi in gran parte,
e vengono à contrattarsi nell'Adriatico.
Cosi istituito il transito di sottovento con oggetto di tra-
sportar nelle quattro Fiere denominate, appunto di Sottovento
i sudetti generi, e trarre con le vendite, e con i concambij i
ritorni di quei Prodotti, che sono Mandole, ogli et altro, uti-
tilità alla Nazione, et all' Erario, si è perduto il salutariss. mo
fine, vanno le dette merci come dissi à far scalla in Ancona,
e di la si spargono per tutti i venti in modo, che le Leggi del
Transito vale à dire i tenui aggravj di quelle Merci si conver-
tono ad arricchire estranei nel tempo stesso che impoverisco-
no questi Sudditi.
Succedono i Formenti, gl'altri grani minuti, e le specie
tutte di Legumi, che vengono pure da Ancona dalla Puglia, e
dal Ferrarese per la bocca di Goro.
Da Goro si trasporta copia grande de Risi.
Da colà arrivano Tele borazine greze, e colorate, maggio-
liche, Batteria da Cucina, et altri Vsi Lini, Canevi Cornami.
Questi vengono portati anco da Ancona, e dalla Puglia.
Da questi due lochi approda Pane biscotto bianco, si por-
— 126 —
tano paste, et hano grand'esito fino i Bigoli, de quali era co-
pioso non da gran tempo il trafico della Dominante.
Dalla Puglia poi arriva il Catrame, il Sapone, e grande
quantità d'Agrumi, cui fanno i Villici consumo grati loro riu-
scendo, come lor sono, le altre frutta.
In soma si porta e vende quasi tutto di ciò che è neces-
sario al vito, e che è inserviente al vestiario, et ad ogni altro uso.
E vero però, che se per i correnti riguardi della Salute,
ò per alcune accidentali difpcultà non trovano i carichi pro-
venienti da Luochi sudetti facilità ò prontezza ai sbarchi, ò alle
vendite passano poi tutte le merci come in loro centro nel
porto, e nella Piazza di Trieste, ma sebbene Trieste sia scala
Franca devono però tutte contribuire un qualche aggravio
tanto nclP ingresso, che nell' uscita.
L' Istria compensa poi nelle comprede col maggior peso
gl'aggravj, cui vengono addossati alle marci med. me ; queste
differenze di prezzo, et augumenti d' aggravio per causa de
Dacj sono poi espressam. le distinte nel pedelista sudetto.
Trieste è una scala "che va ampliando à gran passi, et es-
saltando insieme i gradi al commercio, e navigazione sua.
Al frequente e vario numero de Legni, che colà appro-
dano anche dal Levante, e Ponente, devono pure aggiungersi
tutti i generi di quelle merci, che discendono dall'Austria dalla
Boemia, e dall' Imperio ancora.
Pare che Trieste abbia in oggetto primario i danni della
Dominante, ma i disscgni, e l'idee dell'Imperatore sono cosi
vaste, et alate, che riuscendo ormai troppo augusto quel porto
e quella Piazza al Fasto, e libidine sua, ha ordinato al Conte
di Gallembergh Capitanio del Cragno, e Ressidente in Lubiana di
trasferirsi colà dove atfualm. te travaglia in sopraintendere et
escavare alcune saline per tramutarli in ampij canali alle cui
sponde erriger devonsi Magazeni, Boteghe, e Case di Negozio.
1 generi poi che tramanda Trieste in questa Provincia
sono moltissimi, e tutti immuni da Dacj, come lo sono quelli
dell'altre scale.
Dirò solam. le di quello delle Tele d'ogni qualità, e prezzo
il di cui spazzo esclusa una qualche porzione che deriva dalla
— 127 —
Patria del Friuli, da dove pur giunge qualch'altra manifattura,
è in sommo grado copioso.
Basta il riflettere che quelle che somministra la Carintia per
il provedim. to delle Vele, delle Tende, et altri usi ascende ad
una riguardevole suma di balle per ogni anno che vengono
conteggiate à ragione di D. 5o in circa per cadauna.
È arivata à tal sottigliezza l'industria dell'Esteri, che per
togliere à sudditi fino l'utilità, che derivarebbero dalla vendita
degPOgli dell'Istria nel Contado di Pisino, et altri Luochi Au-
striaci, che ne sono mancanti, spargono gì' Esteri med. mi nella
Provincia gl'ogli della Puglia a' minor prezzo di questi, in modo
che combattendosi I'un con l'altro ne prezzi stessi, ritorna poi
il dinaro di quei del contado per questo capo in pagam. to del-
POglio di Puglie, e succede, che i Sudditi restano indietro nel-
l'esito di questo nativo, e proprio loro prodotto.
Ma non riandare a capo per capo gl'altri generi.
Pur troppo sono descritti nel foglio sopra rifferito.
Che se in esso non sonò compresi i generi del pesce
asciuto, e salato del Ponente, non meno che le Droghe, o è
perche non derivando dà Trieste ò da altre scalle espresse nel
d.° Foglio i generi med. mi succede per altro anco di essi il
provedim. 10 dai approdi che fano le Brazzere della Provincia
nelPandar in mare à bordo de Legni per la libertà in che sono
le Navi tutte del Ponente di viaggiar immuni dalla dipendenza
come dissi de publici Piloti.
Meno vi ho compreso le Merci provenienti da Ragusi e
da Durazzo, perche confido, che con la riapertura del Laza-
retto di Castel Novo abbia a sostituirsi, e rimettersi in mano
de Sudditi, e in conseguenza di V.ra Serenità quell' importan-
tiss. ma navigazione, e commercio.
Passo brevemente ai Porti del Quarner, e mi fermo pre-
cipuam. te in quello di Fianona, che confina co' Stati Austriaci.
E impossibile che il Contado di Pisino inalzi le proprie
fabriche senza il legname e materiali di Fiume, e di Buccari
che si sbarcano nel porto med. mo .
All' incontro dal Contado vengono trasportate sopra quel
caricatore le molte Legna, e grande copia ne deriva dagl'altri
— 128 —
luochi Austriaci, et interni del Monte Magg. re , parimenti vi si
trasportano i Vini, Avena, et animali minuti.
Da Volosca, e Castua si portano colà Bottami, Cerchi,
Barile, Mastelli, e vario numero di altri simili attrezzi.
Da Lovrana arriva Foglio, vi si depositano molte frutta,
e comestibili ; varie manifatture di bombace, e di fillo.
Dal Cragno fascie ad uso di Done Illiriche altre di pelle
per Villici, capelli, e berette, attrezzi per Cavalli, e diversi altri
generi de lavori.
Cosi le Signorie d'Ausperch, e le Baronie Brigido, e Ram-
pol tramandano in quel porto i proprj prodotti, e ricevono poi
da colà le manifatture, et altre occorenze per i loro usi e servizj.
Tutto si fa indipendcntem. tc dagl'esteri nel porto di Fia-
nona sudetto, come che se egli fosse un prop.° ricovero, e
centro, e con tale posesso, che fino giunse F idea di vagheg-
giare Faquisto d'alcuno de Magazcni essistenti nel Caricatore
sudetto per farlo servir di sicuro deposito, e di custodia à quel
traffico ; tentativo che se mai succedesse potrebbe essere ferace
di conseguenze gravi e maggiori di che sappia concepire la
debolezza mia.
Il commercio dunque che fano coli' Istria le scale di Trieste,
Fiume, Buccari, il Littorale Austriaco, quelle Signorie è il con-
tado di Pisino è un comercio incessante sempre vivo, et attivo.
Penetrano da Pisino, e anche per Terra le sudette Merci
e caminano respetivam. 1 * lungo il Littorale, et hanno ovunque
il loro ricovero siano in case ò Botteghe de Sudditi ò pur
d' Imperiali.
Di là vengono trasportate ne luochi interni, e ripartitam. te
vendute in modo, che non vi è angolo della Provincia ove non
si sprema il denaro de Sudditi.
L' istessa industria penetra nelF Isole del Quarner e quando
i passi sono aperti si avvanza nell'altre Isole, camina, e va-
occupando tutto il Mare Adriatico.
All' incontro solita F Istria (non va gran tempo) con la
vendita de proprj prodotti ne stati Austriaci, e con una reci-
proca commutazione trarc provedim. 10 à se stessa, ora che l'Im-
peratore ha usurpato la navigaz. ne del mare, et ha fissata l'idea
di comercio in Trieste ha con validi impedimenti, e divieti
* — 12<J —
arenato alla Provincia il corso ad ogni negozio nei med. mi suoi
Stati.
Cosi dal fatto del Vomo restano divisi quelli che Dio aveva
congionto.
Produce poi tale violenza il perniciosiss. mo effetto, che le
vendite de prodotti della Provincia derivando ò dalla Patria del
Friuli ò dalla Dominante, oltre qualche altra porzione che si
trasporta, e vende contro le Leggi Sottovento, et in Goro, et
altra* che industriosam. tc si introdduce in Carlopago, et altrove
come nel mcd. mo Pcdelista. il dinaro poi che arriva in Istria
si attrae nejr intera suma dall' Imperatore con il libero, et as-
soluto suo arbitrio di commercio di navigazione nella Provincia
nelF Isole, e in tutto l'Adriatico.
Ma oppresso lo spirito da questa serie di cose mi si con-
fonde la mente in modo che non è atta à meditar, e molto
meno a prefigger regole, che siano valevoli à togliere introdu-
zioni si ree, e pregiudiziali.
E pure V.ra Serenità con il surriferito Decreto prescrive
e vuole* ciò precisami.
Per ubbidirla fcrmp il pensiero, e le meditaz. 1 " mie sopra
quanto ho fin qui esposto, et è ciò che fu ordinato in punto .
di navigaz. nc e di commercio dagl'Antenati suoi dessiimo le se-
guenti proposiz." 1 e tratto la terza, et ultima parte.
i. Che per redimere questa Provincia e farvi fiorire il co-
mercio, è manifestami necessario riordinare quello della Do-
minante, e della navigaz. nc sua.
2. Agevolare una tale riordinaz. ne quando piaccia a V.ra
Serenità come lo vollero i medesimi Antenati suoi distinguere,
e privileggiare dagl' Esteri i Sudditi.
3. Questi siano almeno distinti, e privileggiati nella navi-
gazione dell' Istria.
4. 11 gran bene sarebbe dunque prefigger Dacio grande
sopra i Legni, e Merci estere, e Dacio tenue sopra le Merci, e
Legni sudditi, ma Dacio.
5. Trieste benché sia dichiarala scala franca ha però ta-
riffe universali, né vi è merce, che non sia sogetta ad un qual-
che pagam. 10 . Così prattica Livorno scala Franca, e così prat-
icano tutti i Porti ove fiorisce il comercio, che ne meno i ter-
9
— i3o —
mini di franchiggia hanno da togliere i proprj diritti à gl'erarj
de Prencipi se anzi per il loro incremento sono impegnati i
studj e di navigaz. ne e di comcrcio.
6. Per questo basterebbe prender per mano la ridorma delle
Tariffe tante, e tante volte deliberata, che i tanti generi che
sono manuscritti senza i registri autentici, e le molte viciature,
oltre il danno che portano ai Dacj inferiscono confusioni diflì-
denze, et avversioni in chi comercia.
7. In tale rifforma sarebbe utiliss. mo assoggettare al paga-
mento de Dacij il mag. r numero di quei generi che vanno es-
senti, e togliere quelFessenzioni, che in forza de particolari pri-
vileggi convertendosi in monopolj, partoriscono pregiudizi gra-
vissimi alla Nazione, et al commercio.
8. Arrivate le merci di transito nella Doana di Chioza sa-
rebbe utile assegnarle alla sola navigazione de Sudditi, e cari-
carle di grosso Dacio sopra i Legni dell' Esteri.
9. Quand'anche le vendite importassero una qualche mag. r
spesa a' sudditi per la generale imposizione de Dacj, resterebbe
grandem. te compensata dall' utile, che avrebbero dalla naviga-
zione, e dal commercio quando però senza eccezion di persone
restassero indifferentem. te considerati, è distinti i soli Sudditi.
X. Ma riuscirà sempre dificile all'Istria il rissorgim. to suo
quando i Legni tutti sia esteri, ò nò, abbiano a fruire della
presente libera 'navigazione cosi impni dalla porta, e custodia
de Piloti sbarcare possano ovunque le merci, et introdursi in
ogni seno, e Porto arbitri indipendenti di queste Parenzane, e
de i stessi sorgitori della Dominante.
Quando poi piacesse a V.ra Serenità dar mano alle pre-
dette ordinazioni potrebbonsi in accurata Terminaz. nc prefigóre
regole tali che fossero valevoli à riacquistare la navigazione
di questo mare, e il commercio di questa Provincia.
Intanto se à tale Terminaz. ne avesse a precedere un altra
riguardo ai Prodotti, e merci, che si trasportano, e si caricano
dagP Esteri nel porto di Fianona, riuscirebbe essa in quella
parte d'un assai utile opportuno preliminare.
Per questo avendo scoperto nella persona di D.no Gia. mo
Battiala Nobile d'Albona destinato dalla Serenità V.ra con il
sudetto Decreto 19 Gennaro per sopraintendente à quel porto
!
- I3i - '
e Castello le più de.siderabili parti di zelo, di prudenza, e di
attività, come corrisponde alle medesime nel presente di lui
esercizio, così ho manifesto fondamento di crederlo utilissimo
all'or che piacesse all'autorità publica di farlo continuar nel-
r impiego all'essecuz. ne anche in tale proposito.
Benché sia egli lontano da qualunque interesse, e serva
anco decorosam. te a' publici oggetti in quel geloso confine, et
in vista degl'esteri, avendoli però la Ser. ta Vostra decretato il
mensuale assegnarci. 10 da cssigersi dalla Cassa di Capo d' Istria,
non ha ella potuto per le note sue augustie corrisponderlo e
fui in necessità di farglielo contribuire corelativam. lc alla fa-
coltà inserita nelle mie comissioni di valermi in tali occorenze
d'ogni Cassa, da quella di Sanità.
Ciò rassegnato, e premesso aggiongo che i Ministri espe-
diti dall'Imperatore in varie parti quali sono ilDechman, Cer-
nelli, Gumer, e simili hano cooperato all' ingrandimento di
Trieste.
Ma molto più possono avervi cooperato molti altri ma
occulti emissarj, potendo però csservene come nella Dominante
anche in questa Provincia, facile sarebbe deluderli sostituendo
come in Fianona Sudditi fedeli a Vostra Serenità in alcuni porti
dell' Istria, cui fosse raccomandata almen ne primordj la sopra-
intendenza, e cura di quest'opera, sempre però con la dovuta
cognizione, e dipendenza da publici Rappresentanti.
Tale sucesso dipender deve, da un contegno essatiss. mo
cui opponendo V.ra Serenità commercio à commercio "arrivi il
colpo e non si conosca come suol dirsi la mano.
Pare che le combinaz!" 1 dei tempi presenti essigano una
tal direzione.
Che se non opponessero questi tempi, e volesse V.ra Se-
renità redimere interam. te il commercio suo da i danni che ris-
sente anche dalle Fiere del Sottovento, e da quella di Trieste
utiliss. ma al grand' intento sarebbe questa Provincia, onde sta-
tuirvi una Fiera, et aprirla antecedentcm. te à quella di Trieste,
e di Si «rigaglia.
Parenzo sarebbe il centro più solido et opportuno à pian-
tarvi un sì gran bene. Faccio il solo cenno per non ommet-
ter parte alcuna del dover mio, et aggiungo, che qui non ope-
— l32 —
rerebbe certam. tc alcuna di quelle opposiz™, che furono incon-
trate nelPessaminare il'sugerimento della Fiera di Chioza.
Ma non mi abuserò maggiorm. te ; finisco dunque et in ciò
che ho scritto qual egli siasi, imploro che V.ra Serenità accetti
con la innata clemenza sua un atto di sola ubbidienza.
Non essendo per avventura in questi fogli cosa -che pro-
mover possa il suo servizio migliore sostituisco al cuore, et
alla penna le Voci, esclamo da questi Lidi, e con i voti dei
Popoli invoco la providenza dell' Ecc." 10 Senato, onde con l'au-
torità de suoi Decreti inspiri nuovo fiato di vita, e dia risor-
gimento all'appressa Provincia, che importa risorgimi di na-
vigazione, e di commercio per il miglior bene de Sudditi, e del-
l' erario di Vostra Serenità. Grazie.
Parendo, 14 Maggio 17)2.
Vbbidito il comando di V.ra Serenità espresso nelle Ducali
io spirante scrissi già al Conte di Gallembergh, e ricercai come
da me il dovuto riparo alla violata publica Giurisdizione, e la
restituz. nc insieme della barca, e de Sudditi depredati nell'aque
di Muggia.
Ma le risposte furono quali le raccoglierà nell'annessa.
Rivoltomi poi al. D. r Andrea Fini da Capo d' Istria Suddito
fedele alla Serenità Vostra, che è congionto al Comandante di
Trieste; con cui per le di lui pretensioni de titoli non è solito
scriversi da alcuna Carica, e riccercatolo di carteggiare con
Tinstruz. m datteli come da lui, ha da esso Comandante ripor-
tato coll'unite un altro scanso con* il cenno però, che non sa-
prebbe trattare una materia publica con forme private.
Rilevo inoltre da un confidente da Trieste, che il Fiscale
di quella muda siasi espresso, che P aver io ricercato benché
da me il sudetto riparo, aveva anzi maggiorai. 10 impegnato à
sostenere la violazione medesima.
Argomento da ciò che gì' Imperiali pretendino, che Vostra
Serenità ò tolleri fin col silenzio quafunque insulto, ò entrando
in maneggio rinunzij come in prezzo della liberaz. nc di* quei
poveri Sudditi una qualche porzione delle ragioni sue.
Già i due Bregantini degl' Imperiali med. mi fanno prova as-
sai manifesta di tali dissegni, e benché stiano nelle Rive op-
— i33 —
poste, sono però nell'aque, e nel Mare di Vostra Serenità, e
tolerati da lungo tempo hanno aquistato ragion di posesso, e di
Dominio, ond' impedire la navigazione de Sudditi.
E vero che armati detti Legni da Soldati Libera iter usci-
rono alcuni de medesimi, e con altra barca aggredirono quella
di Muggia, ma da tale arbitrio nàsce la presunzione, commettino
sempre magg/ 1 prevaricazioni, et insulti.
Ho però in essecuz. ne delle sudette Ducali e delle susse-
guenti 24 spirante àvvanzata in quelPaque una delle publiche
Galeote che diretta clair Vociale Vuco Dabò.vich con le precise
commissioni che m' hano prescritto, confido l'uso della coman-
data risserva onde stiano lontani gl'impegni, e li sconcerti, e
vi sia sostenuta la dignità, et il decoro publico.
Mi riuscì ancora col mezzo di confidente di penetrare i
nomi de quattro Liberaiter espressi nell'acclusa nota, asseren-
domi egli che due d'essi siano anzi disertori delle publiche in-
segne.
Sopra di questi rei rilevando il sentim. 10 de Consultori
"della Serenità Vostra espresso nella Scrittura 8 cadente, perche
abbiano à proclamarsi, e bandirsi, io poi non oserò di venire
à passo alcuno senza la precisa deliberaz. ne dell'Ecc. mo Senato.
Suplico però sopra questo punto la volontà publica pre-
scrivermi, se à scanso di maggiori impuntami prima di pu-
blicare il Proclama, et il susseguente Bando abbi ad attendere
e come la definizione de priggionieri sudditi suoi esistenti in
Trieste de quali essendo già seguito la liberaz. ne d'uno, che era
un Fanciulo resta à temersi che si renda dificile quella degl'altri
due Vomini, tuttoché trovi un essempio, che occorso un'altro
.simile caso, et arresto per occasione de medesimi sali appunto
nelle aque di Muggia l'anno 171 1 furono i Marinari Sudditi
all'or pur anche rettenti, rilasciati dalle Carceri con pieggiaria
de indicatum solvendo.
Non credei intanto lasciar cadere cosi la materia e di omet-
tere un altro eccitam. t0 come dall'annesse al Conte di Gallem-
bergh col motivo di rispondere à lui sii l'influenza dei Bovini,
che doppo i medesimi suoi avvisi ho rilevato che occupi con
molta dilatazione i corsi di Trieste.
Ma l'ardire de Confinanti abusa, e provoca per tutte le vie
— 134 —
la somma prudenza di Vostra Serenità, e pare che co testa virtù
serva loro anzi d' incentivo à sempre nuovi e sempre rnagg.™
prevaricazioni.
Sono col ramarico di dover render conto d' un altro in-
sulto.
Comandata dal Magistrato Ecc. mo della Sanità per la su-
detta insorgenza -de Bovini l'errezione de Rastelli, taglio di
stradde e tutte l'altre solite precauzioni e custodie, ne ha il
mio dovere difuso l'ordine circolarmi, et ovunque fu adempita
la volontà d'esso Ecc." 10 Magistrato.
Appena erresse il Commun di Monpaderno del distretto di
San Lorenzo nel giorno 3 spirante tre Caselli, nelle medesime
primiere situazioni ne quali ultimam. le erano piantati, e sul
confine di V.ra Serenità, che usci da Boschi vieni una grossa,
partita d'Imperiali della. Villa Antignana distretto di Pisino
colà -contigua.
Fu promosso, e diretto il trapasso da Antonio e Mattio
Fratelli Antolovich, e da Giovanni loro Germano, facendosi ve-
dere alla testa di questa Gente, et a cavallo il prete Mattió
Vulacovich tutti Austriaci.
Si attaccarono le Guardie del primo Caselio, fu atterrato
e con un tizzone che seco avevano gl'aggressori s'incendiò.
Si fece così successi vam. tc degl'altri due, mentre già atte-
nte e soprafate, in tal maniera le guardie, costrette furono a
ritirarsi, asportato essendosi dagP Esteri in Antignana anche
l'avanzo de Caselli incendiati.
Si sono subito di mio ordine dal Commune rimessi i Cu-
stodi, ma pure nella mattina degP 8, essendo stata condotta
nella Fineda di Monpaderno, che è una Prateria di publica ra-
gione situata in vicinanza del sudetto Confine da predetti An-
tolovich copia grande d'Animali Bovini in più squadre ripar-
titi, mentre andavano oltrepassando i posti di Sanità si mos-
sero le Guardie ad ammonire anco piacevol. le i Proprietarj Pa-
stori à tratenerli, e retrocedere.
Ma rispostogli, che anzi penetrar voleano più avanti fu dal
predetto Antonio Antolovich commesso contro le guardie uno
sparo, e fatto nel med. mo tempo cenno ad altra Gente, che era
in pocca distanza, e stava in aspetazione del sucesso, unitisi
— i35 —
in cinquanta inseguirono le medesime Guardie scaricando lor
contro molti, è molti altri spari da quali per divina Misericor-
dia restarono preservate, et illese.
A queste due si è aggiunta, e rinovata per parte degP E-
steri anche la terza animosità, e violenza in quel confine.
Sono comparsi anche nella matina di 22 nella Fineda i
prenominati Antolovich con molti altri Animali, e con la scorta
di circa trenta persone armate,- parte ferme in una qualche di-
stanza delle guardie di Sanità, e alcune avvahzate verso loro
in camino.
Queste presentarono l'armi., et ebbero l'ardir d' intimare a
sudditi custodi di ritirarsi in pena della vita dal sito.
Fu forza di farlo anche per questa nuova soprafaz. ne e fu-
rono anzi internam. le inseguiti verso la Villa di Monpaderno
con altri tre spari d'archibuggiate chi dice esseguiti in tentata
offesa delle Guardie, e chi in contrasegno d'allegrezza per aver
esseguita una tal espulsione.
In ciò si è distinto essagerando con espress. m , e con mi-
naccie il predetto Mattio Antolovich, che sino sussisterà la sua
famiglia non vi vuole colà, e non vi durerano le Guardie.
Rimarcabile è, che cinque sono le Case di questa Famiglia
tutte colà confinanti, e divise (ra se, ma contigue l'una con
l'altra.
Ella è stata sempre, et è la più infesta, mentre fomenta
nell'altre Case de confinanti consimili turbazioni, le promosse,
e le sostiene fino con tanta baldanza, che nell' incontro pre-
sente uscirono dall'ostentaz. ni che ben presto penetreranno an-
che in Monpaderno à levar le campane.
Fautore, e capo di tali pretese, e repressaglie è GiurQ An-
tolovich. Fattosi egli sopra degl'altri autorevole nella figura di
loro Avocato, e difensore di qualunque controversia partico-
larm. te de Confinanti nel foro di Pisino, ha con tali assistenze,
e facilità potuto sedure alla volontà sua non $olo gl'Antolovich
della di lui famiglia, ma l'altre tutte di quel contorno, che ad
ogni cenno si uniscono, e vanno comettendo simili eccessi.
Frequenta egli i viaggi di Pisino, e maneggia con quel
Capitanio le violazioni presenti, ottiene ordini penali per esser
seguito, fa passar memoriali à Lubiana onde avere più efficaci
— i36 —
assistenze, e fino ostenta pubicamente, che Monpadcrno non
averà mai jus nella predetta Fineda.
Avanzarci ben volentieri una buona squadra di queste mi-
lizie per coprir i pnblici Stati, e quei poveri sudditi. Ma essendo
evidente il pericolo d' un quakhe impegno non oso di farlo
senza la precisa publica volontà.
Alla notizia di questi fatti dopo aver animato nuovam. lc
et incaricati i Capi di quel Comune a non ceder mai il publico
posto, ma anzi di ripristinar le custodie ho creduto necessario
d'ordinare la pronta formazione di Processo da cui si raccol-
gono tutte te circostanze prelette.
Prima di quest'ultimo fatto credei del dover mio ricono-
scer quella situazione così frequentemente turbata, e manumessa
dall'ardire de confinanti, ed è quella stessa in cui fin nell'ot-
tobre decorso furono del pari incendiati i stessi Caselli di Sa-
nità, come m'onorai umilm. tc parteciparlo alla Ser. tà Vostra
nel N.° 2.
Postomi in traccia de publici documenti, che me ne ren-
dessero un qualche conto, ne fu vano il desiderio tanto ia Capo
d'Istria, che in Montona e S. Lorenzo, dove anzi già alcuni
anni saccheggiata da malviventi quella Canc. na , vien nel Pro-
cesso introdotto, che le scritture di quei confini siano fatalm. tc
passate fino in mano degl'Esteri, e da quel tempo, tolte così
• l'autentiche prove delle publiche ragioni, hano poi insultati in-
cessantem. tc quei confini.
Nell'oscurità dunque, e nella confusione in che sono le
cose avendo potuto la mia visita locale cui mi sono cautam. le
trasferito, e dall'estere indagazioni rilevar un qualche confronto
lo assoggetto à publico lume.
Quattro sono le Ville del Distretto di S. Lorenzo, e la più
ampia è quella di Monpaderno, che si distende per la metta
del di lui Territorio.
Ha in se uq vasto tratto di Terreno, che è la sopradetta
denominata Fiqcda, la quale occupa tre miglia di lunghezza, e
circa due di larghezza, solita ne tempi andati produr annualm. lc
mille carra di Fieno.
Fu ella destinata dalla publica Munificenza à benefìcio de
sudditi, da quali vi si ricavano Legna, Fieni, e pascoli d'animali.
- i3 7 -
Non era però permesso* à chiunque, ne meno à Sudditi
F ingresso degl'Armenti, ò degl' Animali minuti dal giorno di
San Giorgio fino a quello di San Michele ; Gì' Esteri la ricono-
scevano d' indubitata ragione publica, perchè v' intervenivano
chiamati à lavorar dome operai, e pagati da Sudditi à giornata
nel taglio de Fieni, e perchè loro stessi contribuirono sin l'anno
1708 una data corrisponsione per potervi introddure nel tempo
permesso à pascere anche i proprj Animali.
Veniva questa Fineda custodita da un certo numero de
Sudditi, à beneficio de quali si faceva dal loro Zuppano la di-
stribuzione di quei animali degl'Esteri,' che sorprendevano
quando per avventura sorprendevano à pascolar nel suddeto
tempo vietato.
Prevaricò un Zuppano nel restituire appunto alcuni Ani-
mali alletato da un lucro occulto, e furtivo, che fu al med. rfo
somministrato, e passato il mal essempio ne successori se ne
abbandonò da Sudditi l'utile custodia, cosicché poi avvanzatisi
i confinanti à lor talento, e liberarti. 16 nella Fineda, vi taglia-
rono gl'Alberi, vi depascerono i propri* Animali, e sostenendo
l'ingiusta pretesa fin che sia la Fineda del Cesareo Dominio,
hanno apportato in varj tempi, et apportano continuate molestie,
da quali nascono le" giornaliere oppressioni, e danni de sudditi
e più volte con reciprochi omicidj.
Rimasero indivise per le note convenzioni e sentenze se-
guite in Trento fin nell'anno i535 18 Zugno, et 8 Ottobre
certe porzioni di Terre, in alcuni siti furono dichiarate, sin
d'allora ad uso promiscuo, e furono denominate col titolo di
diferenze* titolo infausto nelP Istria.
" Vsurpato dagl'Austriaci col progresso del tempo l' intiero
posesso di tali diferenze, che in quella parte sono una grande
porzione di Terreni, e che conterminano nella predetta Fineda,
fatto proprio ciò che era promiscuo, sono andati poi à parte à
parte rodendo, anzi divorando con la violenza, che in mano
del Prepotente divien ragione, anche i diritti più interni, ed in
Monpaderno l' intiera Fineda.
Per sostenere l'occupazione hanno à poco à poco malicio-
sam. te confuso i veri confini difformati i segnali, svelte le pietra
— i38 —
e recisi gl'alberi sopra quali erano incise, et impresse respet-
ti vamen te le croci.
Alcune colonne, ò siano pietre divisorie furono trasportate
e fin piantate in situazioni più interne di V.ra Serenità, aven-
done altre con publico sprezzo, et ingiuria infrante, e tradotte
alle proprie case, e benché la Serenità Vostra di tempo in tempo
abbia deliberato i necessari compensi, e ripari, ha prevalso sem-
pre e in tutti i luoghi la rappresaglia.
Per fomentarla in certo modo in quei siti cospirò, una fa-
talità ben particolare. Destinato l'anno- 17 14 il Capitan Bugar-
delli alla guardia da Caselli de Sanità in quel posto, parve allo
stesso, che nella processione delle rogazioni il Clero di S. Lo-
renzo si avvanzasse oltre i confini ne Luoghi Austriaci, e cadde
nelP inganno, e nello scandalo di arrestare fino coli' indumenti
sacri quei Sacerdoti dal qual arresto dessumendo gl'Austriaci
nuova ragione, presero poi un Ansa così audace che mai dessi-
sterono d' invader quelle località.
Il fatto è però, che la Fineda è descritta ne publici Cat-
tastici di S. Lorenzo, che i Sudditi di Monpadernp non ostante
l'estera soprafazionc contribuiscono à quella pubblica Rapp.nza
il Terratico, e che all'occhio stesso si fa evidente, e si mani-
festa il publico diritto.
Durano ancora alcune delle pietre, e delle croci benché di-
formate in quel confine, che con linea e retto tramite lo con-
ducono al sito della diroccata Chiesa di San Silvestro, che n'era
la vera divisione, ed il termine in quella part^.
Ora essendosi erreta già mezo secolo un altra Chiosa col
stesso titolo, e denominazione, ma internami, e per circa un
miglio distante dalla predetta dirocata, riferiscon r gl'Austriaci
a questa nuova, e non all'antica il divisorio, qua.ido fra Funa
e l'altra, e nel corpo delle loro pretese vi sono altre case chia-
mate de Giacchich, sempre, et anco adesso riconosciute da con-
finanti del Territorio, e Giurisdizione di San Lorenzo.
Pretendono altresì alterare la situazione del Lago Terno-
vizza a' cui si riferisce nelle predette sentenze il primo punto
e segnale del sudetto confine, e la rapportano ad un altro lago
detto Puttigna, ma all' incontro questo Lago egualm. le è ncl-
F interno della Fineda corrispondente alla Chiesa nuova di S.
— i3g —
Silvestro, alla qual parte essendovi alcune case chiamate dei
Banchi su questo del pari falsarci. te figurano il preteso lóro con-
fine, quando lo formano- le altre Case Austriache denominate
pure de Banchi, che in linea riguardano la pred. a Chiesa già
diroccata.
Rendendo però gl'esteri con tali alterazioni sconvolto, et
incerto il diritto delle ragioni publiche à quella parte, e facen-
dosi le sud. e Famiglie colà confinanti sempre più infeste nel-
rimpunem. tc violarle, piacciono perchè giovano al Capitanio
di Pisino i loro frequenti insulti, e vengono sostenuti con tal
sfaciatagine che ormai sa egP ostentare esser tutto quel tratto
di fondo imperiale.
Questi danni che rappresento sono danni del Commune di
Monpaderno, ma sono pur troppo difusi altrove, e V.ra Sere-
nità ne ha li recenti riscontri dall' Ecc. mo Sig. r Capitanio di Ra-
spo, e dal Reggim. 10 di Capo d'Istria.
Ma ciò che più importa è, che avendo osservato in una
scrittura 1696 molto diligente, et essata, del D. r Raimondo Fini,
fu deputato ai confini il di lui assunto di estendere un distinto
dissegno delle dieci parti, ne quali è divisa la linea di tutte le
cònfinazioni, ed aggiungervi per ogni dissegno un sumario delle
scritture, consuetudini, et emergenze antiche, e recenti, che
gl'appartengono, non trovo poi esseguito il benemerito impe-
gno come V.V. E.E. Io raccoglieranno dall'annessa.
Intanto sono andati crescendo i publici pregi udicj, e mol-
tiplicati gì' usurpi cade la materia in una dificoltà, che si rende
somam. te involuta, et oscura.
Rilevando poi nelle sudette Ducali 24 Maggio spirante la
deliberaz. ne di spedir a questa parte un Vfpciale per la formaz. ne
de i dissegni, et altro che occoresse ingiongerli nel proposito
supplico profondami V.ra Serenità riflettere, che dovendo pren-
dersi in dissegno la delineaz. ne de Confini, il punto in ora sa-
rebbe azzardoso assai; capaci gl'Austriaci d'impedirla con qua-
lunque impegno.
E vero che questa materia de confini l'avevo come nel
N.° 22 risservata ad altri fogli, ma fissatomi ponderatami so-
pra questo sol capo trovo, ch'ella è troppo vasta, difpcile, e .
dirò anche impossibile a riconóscersi per me giuridicam. te .
— 140 —
Questa materia è assai propria ò del Reggini. di Raspo,
ò di quello di Capo d' Istria. Già in più tempi, e nei recenti
ancora si sono essequiti per quanto raccolgo essami, e con-
fronti hor dall'uno, or dall'altro dei due Reggim. u , onde rico-
noscere da qualunque parte i danni, e gli usurpi degl'Austriaci.
Dovrebbero parimenti . essistere nell'archivj de med. mi Reg-
gini. 11 e titoli, e posessi, e prove, e le carte tutte attinenti alla
grave materia, ma mi si riferisce, che mancano le più essen-
ziali, non essendomi riuscito di vedere ne meno un sicuro dis-
segno.
Il peso sarebbe per me estremami nuovo, e l'essequirlo
mi toglierebbe affatto dalle peculiari incombenze di Sanità.
Supplico però la publica clemenza e per il suo miglior
interesse, e per la grande, e vera incapacità mia dispensarmi
da quest' incarico à cui confesso candidami Ai non poter ne
saper riuscirvi.
Per non tener finalm. lc sopra di me parte alcuna di tutto
ciò che potesse influire nella materia m'avvanzo a dirle.
Che nell'altra scrittura 1*707 del deputato à confini cono-
scendo egli le difjìcultà grandi, onde reprimere il disordine
invalso ha suggerito, che lo fermarebbe almeno l'osservanza
rigorosa dei Decreti 5 Zugno 1643, 28 Aprile 1662, 14 Fe-
braro 1678, e 14 Ottobre 1679, c ^ e inibiscono le vendite
de Beni ad esteri al confine, e soggionge, che giovarebbe assai
estendere l'inibizione alle permute, all'assegnami dotali, ed
altri titoli.
Abusate le Leggi raccolgo che per tal cauòa sono stati in-
feriti gravissimi danni alla publica Giurisdizione.
Dai nuovi compratori, ò possessori Austriaci de Terreni
Veneti non si sono corrisposte le decime à Patroni dovute ra-
tione Fundi, e meno si sono sodisfatte le Podestarie, così che
à grado à grado passarono i beni in una total indipendente
aliena Giurisdiz. ne . .
Rilevo inoltre che gì' Imperiali sono cosi gelosi, onde non
accada pregiud. alcuno sopra i loro confini, che se le Femine
Austriache possedendo Terreni passar vogliono in matrimonio
con i Sudditi di V.ra Serenità, non li viene acconsentito, se
> prima questi non si dichiarano, e naturalizzano imperiali.
— i 4 ! —
.All' incontro il Parroco di San Lorenzo altre \olte inqui-
sito è un suddito Austriaco, e lo è pur uno di quéi canonici,
entrambi grandem. te sospetti,, e pure non ostante le Leggi si'
fanno Parocchi gl'esteri e si fanno Canonici, si rapiscono i po-
sessi, e può darsi che siano gl'esploratori degl'Arciducali,, et i
loro Fomentatori.
Intanto sarebbe da essaminarsi, se sussistendo e prenden-
do col tempo mag. r vigore i pregiudizj non risultati abbia à
permettersi à sudditi, che almeno come da loro presservino i
proprj averi, e reprimano con la forza la forza, onde in qual-
che parte si temperi l'ordinarli. 10 altrui, e si Talentino 1' usur-
pazioni.
Pare che il male ricerchi rimedio nella radice d'onde egli
viene, e sino che si lascino operare à talento queir infeste con-
finanti Famiglie, saranno sempre frequenti, e sempre cresceran-
no le violenze in quella parte.
Imploro per questo la publica volontà se contro i Rei di
tali attentati, che emergono dal sudetto . processo abbiano ad
essere prosseguiti gl'atti della Giust. a , nel chiamarli, o proscri-
verli, onde animati i sudditi siano nel caso d] impunem. te di-
fendere da quei Turbatori se stessi, le proprie sostanze, e la
sovrana publica Giurisd. ne .
Potrebbesi ancora come accenai nel N.° 22 industriosa-
mente coartare il libertinaggio con cui gl'Austriaci del Contado
di Pisino portano il loro commercio, e lo rendono passivo a
sudditi aggravando con qualche contribuzione i prodotti ed i
generi mercantili quali essi sieno del Contado, che entrando,
ò- uscendo dal med. mo passano liberami per la Provincia, e
per i porti dell'Istria, e sarebbe questo un ripiego utile, e va-
levole forse anche à frenar l'audacia loro, e convertir in. qual-
che specie di bene il male che or si patisce.
Ma per niente ommettere chiudo col rassegnare a V.ra Se-
renità un capitolo del med. mo deputato And; a Fini espresso
nella sua scrittura 1707.
In fatti egli asserisce di non scorger rimedio. più sicuro, •
che ò una conferenza d'egual Carica altre volte proposta, e che
mai si uni, ò unir, et acquistar V Istria Imperiale per non per-
dere à parte à parte la Suddita.
— I42 —
Quanto al primo punto, valendomi del scntim. 10 del Con-
sultar Sabirti espresso in sua scrittura, pare che sarebbe digra-
viss. mo rischio, e pregiud. publico l'ellezione de Comissarj.
11 riflesso suo molto prudente fu che come le ragioni pu-
bliche furono grandem. te implicate, e confuse fin nell'anno i535
cui si convenne lasciar indecisa diversa porzion de Terreni no-
minati come sopra le differenze, così essendosi i confini di que-
ste dalla prepotenza dell'Esteri in tutte ie parti offesi, traspor-
tati, e goduti, produrebbe una tal elezione, conseguenze peri-
colosiss. me alla superbia et alle pretese de confinanti per atti-
rare à sé anche col maneggio maggiori spogli, e conquiste,
tantopiù pericoloso il cimento inquantoche mancano i veri
fondam.", e massime quelli che esistevano ne registri di San
Lorenzo, passati come dissi nelle loro mani.
Furono in altri tempi eletti Comissarj or i Capitanj di Ra-
spo, et or i publici Rapp.nti di Capo d' Istria, ma la prudenza
publica ha sempre schermito Pessecuz. nc delle conferenze.
Internatomi sopra l'altro suggerirci. 10 , trovo, che l'Ecc. K. r
Zen all'or che nell'anno 1690 onorò questa Provincia come
Proved. re di Sanità, n'era già penetrato.
Passato poi nell'ambasciata di Vienna mi si asserisce che
lo abbia anche progettato alla Ser. là Vostra, e che poi cadde
inesseguito il maneggio.
Attuale Sig. r de Stati Austriaci confinanti è il Marchese di
Prie, poiché in esso passò non solo la Giurisdiz. nc di S. Ser-
volo, che era prima de Conti Pettaz, ma anco il Contado di
Pisino d.° Signoria di Metteiburgo; che anticam. le dai conti del
Tirolo si trasfuse con le solite umane vicende, e contese nel
Prencipe di Porcia, indi in quello d'Ausperch, et ultimam. le nel
Consiglio di Gratz che tramandò l'ùna, e l'altra al prenomi-
nato Prie.
Trovandosi qui egli già pocchi anni raccolgo che siasi
espresso con Mons. r Grassi fu Vescovo di Parcnzo, che ben vo-
lentieri entrarebbe in contrato.
Sono cosi universali, e sono così continuate le violenze
che vengono inferme dal Contado di Pisino à Sudditi, et à con-
fini, che potrebbe credersi avessero in oggetto di promuovere
questo dissegno.
— 143 —
Se la generosità dell' Ecc. mo Senato, e la pietà sua vi dasse
la mano, sarebbe l'opera del miglior interesse di V.ra Serenità
e della maggiore sua gloria spargere così l'universale tranquil-
lità sopra i suoi Sudditi, et aquistar anche in pace le Provin-
cie. Grazie.
Parendo, }o Maggio 1732.
PS. Giacche queste rimangono inespedite per l' intemperie,
e contrarietà dei venti che contrastano ai legni il passaggio
del mare le riapro, e ritornato in oggi 4 Giug.° corrente l'Vf-
ficialc • Dabovich sono nel debito di partecipare à V.V. E.E.
aver egli in tutti u numeri adempito l' incarico .ingiontogli nello
scorrere cautam. te con la pub.* Galeota l'aqua di Muggia, e in
vicinanza di quell'estere Giurisd. ni , non essendo accaduto alcun
impegno, ò sconcerto.
Sarà eguale la cura mia, onde si prosseguiscano di tempo
in tempo, e si rendano esseguite nel proposito le comissioni
di Vostra Serenità espresse- nelle sopradette Ducali io, e 24
spirato.
Segnate appena, e chiuse le precedenti del Numero 23 mi
pervengono da Trieste le risposte del Conte di Gallembergh
che riguardo alla loro importanza prontam. le umilio a V.ra
Serenità.
M'accena aver preinteso che fosse stata formalizzata la sen-
tenza sopra i noti due Sudditi di Muggia colà rettenti, e che
spedita la medesima à Cesarei Dicasterj, dipende ora l'affare
dalla Corte di Vienna.
Si rimostra ignaro, e vorrebbe far credere di non saperne
il tenore, soggiungendo per esser la materia che à lui non
conviene, ma in questa risserva, e in questo silentio non è fuor
di ragione il pressumere. che doppo una represaglia così so-
lennem.* e commessa si voglia pur troppo dagl'esteri violenterei. 1 *
legitimarla forse anche con la condanna de poveri Sudditi.
Scrivo subito a Capo d' Istria, et ordino, che il Confidente
di Trieste riconosca, e mi partecipi la qualità della sudetta
sentenza.
Credo dovuta però questa notizia quale siasi à Vostra Se*
— 144 — *
fenità per non frapòner-per me ritardo alcuno a quelle deli-
berazioni, cui si determinarono nel proposito. Grazie.
Parendo, 7 giugno 17)2.
Corrisposte fedelm. tc , e con prontezza dal confidente di
Trieste le premure avvanzateli in raccogliermi la qualità, e cir-
costanze della sentenza sopra i due sudditi di Muggia, colà per
la nota violenza usata dagl'esteri detenuti, vengo oggi di ri-
cever l'occluse, che mi assicurano esserne nel giorno 14 cor-
rente seguita la publicazione.
Sono stati condannati à sei settimane d'arresto in quel
Castello à sodisfar in oltre il Chirurgo che li ha medicati, li
sbiri e le spese del Processo.
Fu tale il destino di quei rettemi, e ne devo senza ritardo
a V.ra Serenità la presente partecipazione. Grazie.
Parendo, li 17 GiugP 17)2.
Lettere del publicó Rapp.nte di S. Lorenzo importano con
l'usata sua diligenza avisi, che nel giorno d'ieri una Truppa
di 200 Vomini d'Antignana Villa del Contado e confine di Pi-
sin abbia esseguito una publica devastazione di alcuni semi-
nati dei sudditi di Monpaderno, e quel che è notabile in situaz.' 11
più interne e di qua della stessa Fi neda presso le Case dette
de Giacchich, mai prima perturbate dagl' Esteri.
Erano in quest'azzione oltre le armi forniti di falze, e ster-
pazzi istrutti. 11 opportuni à tale dissegno, e in quella moltitu-
dine vi erano meschiati fin de Regazzi condotti come in edu-
cazione, e forse per tramandar nella posterità il costume dei
loro insulti.
Espone il Zuppano della med. ma Villa nella Cancellarla di
San Lorenzo il fatto, del quale attribuendo l'origine all'antica,
e radicata passione degl'esteri contro i poveri sudditi, rapporta
poi che condottiero di tal Gente stava a cavallo Giure Anto-
lovich uno de promottori più torbidi, e violenti delle passate
inquietudini, quello che cooperò ad espeller le guardie ulti-
mami da quei Posti di Sanità situati al margine, anzi alquanto
più indentro il publico Confine, come rassegnai nel mio n.° 23.
- M5 -
Declinando poi il sud.° Zuppano rappresenta aver inteso
che prima d'ogni altro fosse stato osservato un tal Nadalisco
Zuppano della surriferita Villa Antignana pure a cavallo alla
vista di tutto quella irruzione, e partita di Gente.
Quale egli siasi il fatto non so come indurmi à credere
che abbiano gl'esteri perpetrato senza alcuna provocazione ò
causa data da i sudditi ; per altro sarebbe questo un indizio
manifesto assai, che i Confinanti satij d'esser tollerati nelle
loro insolenze, siano deliberati di provocare ormai troppo la
prudenza dell'Ecc. mo Senato.
Ordino però anche sopra l'intiero di questo fatto una sol-
lecita, ed accurata formazion di Processo, per riconoscere in
tutte le differenze, e nelle vere sue cause una tal irruzione, e
renderne poi con la possibile prestezza raguagliata Vostra Sere-
nità.
Intanto benché mi senta comosso dall'oppress. nc , e dai voti
dei Poveri Sudditi à coprirli con queste milizie, non oso di farlo
perche à ciò che ho rassegnato nello stesso numero 23 per
astenermene, s'aggiunge, che essendo appostato come in fermo
pressidio varie partite de Soldati Tedeschi nelle situazioni del
litorale Austriaco potrebbero attirarsi maggiori Vmori.
Trovo che gì' Ecc. 1 ™ N. 1 Carlo Pisani K. r , che venero ora
Proc. r di S. Marco, e PEcc. mo S. r Angiolo Emo, che onora il
Bailaggio di Costantinopoli, e che furono precessori di questa
Carica veram. tc presservarono i confini, et i sudditi, distribuen-
do sopra di loro le milizie, non ardirono all'ora accostarsi
gì' Imperiali ; ma appena levate le guardie, e sciolte le Cariche
estraord. c , avidi gì' Imperiali stessi restituirsi alle prop. c vio-
lenze, et à loro usurpi, spiantarono due confini, depredarono
174 Animali minuti, ferrirono Sudditi, ne fecero Priggioni, e
in molto, e molto numero penetrarono internam. tc , spogliarono
due Case, due altre ne incendiarono, e posero à ferro, et à
fuoco, tagliando le Viti, le semine, i fieni alcuni Campi, e la
fineda stessa.
E vero che i Sudditi studiarono all'ora di difendersi come
poterono, ma inferiori di numero, e di forze ebbero sempre la
peggio.
Anche quest'essempio rafrena il mio spirito, e lo costringe
— Ì46 —
à credere, che quale egli siasi il male presente, sia necessario
evitare if pericolo di un male maggiore.
Fratanto ben distinguendo che il diferire le presenti not. e
potrebbe promuovere alcun pregiud. all'opportunità del com-
penso, non vi frapono mora alcuna, e le partecipo à V.ra Se-
renità quali esse mi son pervenute. Grazie.
Parendo, 24 Giugno 1732.
Giunti appena i due scafjì di Galeota decretati dalla Ser. u
V.ra in difesa dell' inspezioni, et oggetti di Sanità, et in sicu-
rezza della Provincia vi si sono nel riconoscerli scoperte varie
mancanze, che li rendevano inabili ad ogni publico servizio.
Ne sia in colpa ò il tempo per la lunga stallia loro in co-
testi Canali, ò forse anche alcuna omissione di cotesti publici
Proti erano tali scafi deteriorati al sommo nell'intiero lor corpo,
che oltre il far aqua da ogni parte vi mancavano rispetti vam. lc
le scazze da Maistra, i Mascoli, e la Femina de Timoni, le Cro-
sere, i Baccalari, erano rotti da puppa a prova le perteghette,
le schermadure e le Corbe; privi di molti stroppi inutili alcuni
remi, e fin in uno de mcd. mì scafjì l'arbore di Maistra, e l'An-
tena della borda atti non sono à resistere ad una moderata
navigazione, nonché all' impeto, e furia de Venti.
Mi convenne per questo con somma pena impiegarvi dietro
alcune spese per il loro rassetam. , et avendoli già espediti in
Capo d' Istria, ho ordinato che quei Calafà vi travaglino con
ogni diligenza la possibile acconcia, e perche vi sia per l' og-
getto del minor publico dispendio impiegata alcuna parte de
materiali depositati in quelle publiche munizioni.
Ma per gP apprestami poi di Ferri, di Cavi del pari ne-
cessari anche alla 3. a Galeota, di arbore Antena, e Tende di
Canevaccia, che colà non esistono, umilio alla Serenità Vostra
l' inserta Nota e ne suplica la più solecita espedizione.
Saranno intanto, e senza ulteriore ritardo montati da q.ta
Milizia Oltremarina, onde con incessante movimento, e con l'uso
delle maggiori cautele scorrano il Littorale tutto da Muggia,
ove con incarico nelle Ducali io, e 24 Maggio caduto Vostra
Serenità lo ha prescritto fino alle Premontore, e Merlere verso
il Quarner, tenendo lontana qualunque emergenza.
- M7 -
Doppo questo cenno che appartiene ai publici Legni, devo
poi render conto anche di q.te milizie.
Quattro furono le Compagnie oltremarine assegnate alla
Carica per il servizio della Serenità Vostra.
Due Combat del Reggim. to di questo Nome, una del Conte
Antonio Padre, l'altra del Co : Daniel di lui figliolo ragazzo di
circa anni dieci, ambidue dirette dal Padre sudetto benché di
quella del Figlio apparisca Governatore un Alfier rifformato ;
l'altra Vuco Dabovich Reggim. 10 Glinbotina, e la 4.* Conte Zorzi
Becich prima Reggim. to Medin, ora Colanovich.
Ho dovuto per commissione i3 Febraro decorso del Mag. l °
Ecc. mo della Sanità alla Dominante espedire per il necessario
espurgo il Cap. ,G Antonio Combat con la Galeota, e Soldati da
lui diretta, che erano in N.° di 33, per averla (mal esseguendo
le comissioni mie) meschiata all' ora neir Isola già sospesa di
Cherso.
Terminata la contumacia furono per le precedenti ordina-
zioni dell' Ecc. mo Sig. r Savio alla Scrittura destinati all'ora quin-
deci Vomini della medesima Galeota, e lui Combat all' ubbi-
dienza dell' Ecc. mo Sig. r Capitanio estraord. in Golfo Cavalli.
A quelli furono aggiunti altri otto Soldati della Compagnia
Conte Daniel di lui figliolo, che pure esistevano sopra il med. mo
publico Legno, e furono parimente aggiunte undeci reclute per
il med. mo servizio delle quali parlerò a suo luogo.
Li nove altri, che formavano V intiero armo furono riman-
dati à questa parte.
Intanto per opera della providenza del med. mo Ecc. mo Sig. r
Savio alla Scrittura fu sostituita la Compagnia Cap. ,Q Marco
Luciani di nuova leva, ma leva d' Istriani.
Per supplire agl'oggetti importantiss. nìl di Sanità, non meno
che à quelli dell' armo delle Galeote ho distribuito le milizie
med. mc e rassegno all' Ecc. mo Sig. r Savio alla Scrittura con il
Pedelista anche la nota della loro distribuzione.
Benché abbia dovuto contribuire non poca fatica nel de-
purare le Compagnie oltramarine nelle quali (esclusa quella del
Sarg. te Mag. r Vuco Dabovich, della cui pontualità, e fede parlar
devo con molta laude) ho trovato industrie moltiplici assai, e
dannose alla Cassa publica, tuttavia sono presentem. te ridotte
— 148 —
tutte in soldati effettivi, e fattioneri, escluso il Cadetto Becich
et alcuni pocchi Vechi benemeriti assai.
Una Felucca dunque, et un Feluccone sono all'ubbidienza
dell' lll. mo Nobile di Sanità Querini nell'Isole del Quarner oltre
un altra squadra colà disposta per la difesa del Forte di S.
Piero de Nembi, et in Fianona luoco estremami geloso ho
disposto in essecuzione anche delle comissioni del Magistrato
Ecc. mo della Sanità un altra Felucca, et un altra Squadra.
Le restanti milizie devono armare le tre Galeote, due altre
Feluche, et un Feluccone.
Ma trattenendosi nella Dominante nove Vomini della Com-
pagnia Combat espediti per riconsegnare una delle publiche
Felucche, fino che non si restituiscano, resta in qualche parte
giacente Tarmo med. mo , e supjico V.V. E.E. comandare il loro
ritorno.
Veram. tc la Comp. a Luciani compensa in buona parte le
mancanze di quelle Combat in riguardo al numero, ma consi-
derata poi Compagnia di nuova leva, composta* di Gente tolta
da questa Provincia con la facoltà accordatagli, vale a' dire
ignara dell'uso del Remo, e del Fucile non saprei di che pro-
mettermi, quando non fosse appoggiata, unendo alla medesima
li restanti Vomini Combat, tantopiù necessario il farlo, quanto
che essendo la Leva Luciani di soldati di queste vicinanze, il
ponerli in Terra sarebbe lo stesso, che esporli alle fughe, e
perderli.
M' ha posto per altro cotesto Cap.° Ant.° Combat in cosi
frequente assiduo cssercizio di sofferenza, che convertendola
in buon uso, benché manchi in me ogni militar esperienza
convengo interrìarmi un poco, e rassegnare alla Serenità V.ra
alcune considerazioni.
All'ora che lui pervenne da Cherso in grado di sospetto
dovendo per i riguardi di Sanità aver l'armo della Galeota egli
Io esibì in N.° di 33 Vomini, come dovea essere.
Tenuta à rodolo la Galeota mcd. ma , e pervenuta poi la
sud. a comissione del Mag. l ° Ecc. mo della Sanità d'espedirla nella
Dominante alla contumacia, nel formar secondo i necessarj
mettodi la fede sporca della sua Gente, si trovò, che v'erano
— M9 —
altri undeci Vomeni non descritti nel vero primiero armo, non
in rolo, et à me non noti.
Indagando come fossero intrati nel publico Legno, et in
quell'armo disse all'ora d'aver avuto le sottoscriz. ni , e le rimesse
in diversi tempi da alcuni publici Rapp.nti della Provincia.
Restai sorpreso, ne potei comprendere il motivo, perche
essendo il Capitani© all'ubbidienza della Carica, non me l'abbia
non solo presentati, ma nemeno fatto parola alcuna d'avere
presso di se tal ammasso.
Passarono alla Dominante acetati dall' Ecc. mo Sig. r Savio
alla Scrittura, espediti furono in Golfo, e mi pervenero le let-
tere 20 Marzo, che avessi à sodisfarli dal giorno delle loro ri-
messe respettivam. tc ; et à contribuirle il donativo.
Mi furono anche essibite le fedi med. mc , e queste erano
nei mesi anteriori alcuna di Gennaro, a fin d'Ottobre, tempi
ne quali le dette undeci reclute dovevano comparire al meno
alle rassegne.
Per questo ho creduto di non inferire alla Cassa publica
un cosi pesante pregiudizio di pagar per tanti mesi antecedenti
una tal Gente, e li ho fatti poncr in paga dal solo giorno 20
Marzo in cui furono presentati all' Ecc. mo Savio alla Scrittura.
Meditando poi -la vera causa di così occulta, e non intesa
direzione trovo che quest' Vociale è solito tener in rollo alcun
soldato con nome non vero, qual è particolarm. te un tal Zuanc
Concina, che appunto si trova costà nella squadra della sudetta
Felucca.
Potendo però darsi, che nello studio d'usurpare e pagani. 1 *
e donativi si presentino à publici Rapp.nti Vomini con nomi
arbitrari, e basti conseguire la fede del tempo raccogliendosi
effettivam. tc alcun soldato, passi questo sotto il nome della
prima fede, e si conseguisca da quel tempo la paga, e il do-
nativo per Vomini, che prima non essistevano, e che non son
quei medesimi rimessi nelle fedi sudette.
Da ciò deriva che nelle Capitolazioni del Cap. io Luciani
venendo poi impartita la facoltà di poter far segnare le rimesse
nell'Istria da cadaun publico Rapp.nte, io ho creduto se prima
precisam. lc non me lo comanda la Ser. 1 * V.ra di non esseguire
il pagam. t0 di chi si sia soldato, che non conosca effettivam. lc
— i5o —
soldato, mentre il farsi sottoscriver rimesse da publici Rapp.nti
di Vomini, che doppo mai più compariscono nelle lor osser-
vazioni, e che non sono noti alla Carica può esser sempre di
sommo pericolo alla verità, e danno al publico interesse.
Esaminate altresì le Vacchette di queste Compagnie Com-
bat trovo poi, che sebbene a quella del giovinetto Co : Daniel
vi esista il Governator n'è però il Padre pur anche V arbitro,
e il direttore, lo è del Vestiario, ne deconti, e lo è nelle paghe
a soldati.
I reclami, e lo spoglio in che sono V una o V altra delle
Compagnie medesime sono universali e visibili. Vado su questo
punto raccogliendo l'ultime differenze, che rassegnare all'Ecc." 10
Sig. r Savio alla Scrittura, constando a buon conto gì' arbitrj
d'alcune piazze morte per più mesi da esso usurpate delle quali
sarà trattenuto come è giusto il rissarcim. t0 alla publica Cassa
fino alla delibcraz. nc dello stesso Ecc. mo Sig. Savio alla Scrit-
tura, al quale rassegnarò opportunem. lc il Processo.
Fu atto provido di prudenza, et insieme della carità soma
il destinar il detto Ufficiale lontano dal figlio suo, onde questo
fanciulo non apprenda gl'usurpi e le male direzioni del Padre
in danno publico, in defraudo, et in oppressione de poveri
Soldati.
Da queste emmergenze che sono particolari passo à con-
siderar l'altra, che è in massima, et è universale.
La Serenità V.ra per ridare in coltura e popolar tutta l'Istria
ha providam. lc acconsentito, che dalla Carica superiore di Ra-
spo fosse à parte à parte, come ormai lo è ella distribuita e
concessa con precise investiture à particolari persone.
Ora che con V industrie de possessori va esseguendosi la
coltivazione de Terreni, e si moltiplicano in gran copia gì' im-
pianti particolarm. te gFVlivi, e che si va anche adempendo
l'oggetto della popolazione sua, succedono poi frequenti amassi
della povera gente, e quantunque in fatto la Milizia oltramarina
sia quella sola dell'Albania, e che presentemente si è dilatatta
nella Dalmazia si pratticano le raccolte di tali milizie col titolo
d'oltramarine anche dalla Provincia, e si va così togliendo il
fine per cui la Ser. là Vostra ha acconsentilo le sopradette di-
stribuzioni, et investiture.
— i5i —
Non contenti alcuni Capi leva delle piazze assegnategli nella
Dalmazia si fermano qui con Feluche, benché senza alcun con-
fronto delle publiche comissioni, espedendo di volta in volta
sopra de Bastimi appena raccolta la povera Gente, essegui-
scono con ogni mezo gl'ammassi.
Mi si riferisce, che duecento e più ne siano stati estorti per
conto del nuovo Reggim. t0 Bergelich, e soggiorna tuttavia in
questo porto un di lui legno indipendentem. tc , con cui si va
a talento seducendo, e reclutando senza risserve la Gente, e
benché siano per esso per quanto m'è noto piazze d'armi la
Capitale della Dalmazia, e la Città di Spalato, si forma cosi il
Reggim. to de poveri Istriani.
Vi si fanno anco da cotesta parte dall'altro direttore Cula-
novich delle frequenti espedizioni di persone per simili oggetti ;
e girando arbitrariam. lc nell' interne situazioni vanno cogliendo
dalle Famiglie la più tenera gioventù, e non la risparmiano
fino agli stessi soldati Cernide destinate come di fermo piede
in difesa della Provincia.
Ridotto in riforma questo genere di milizia urbana nell'an-
no 1727 dai quattromila alli due milla Vomini, quando a' Capi
Leva si aggiunga la facoltà di poter togliere tal gente osser-
vata in altri rolli, mancherà sempre al necessario servizio di
Vostra Serenità un tale Pressidio nella Provincia, e manche-
rano con esso tanti salutari oggetti per quali l'auttorità publica
lo ha destinato.
Ignoro se le Leggi ammettano ò nò arbitrj, e tali spogli,
basta à me à scarico del proprio dovere farne alla Ser. ta Vo-
stra la presente partecipazione.
Il fondamento di tale rifforma pare che derivasse all'ora
dell'angustie delle Popolazioni, onde non fosse dalla medesima
somministrato il numero di 4000 Teste, che erano decretate. In
fatti io credo che mancassero veramente ne i rolli ma non man-
cassero nel modo di riempirli, come se presentem. tc si rasse-
gnassero à due mille non mancarebbe anche di questi la sua
porz. ne perche tolta da Capi Leva.
Non è credibile l'angustia in che si trovano i riguardi della
Sanità dalla privazione di quest' ordinanze, che à diferenza di
— 152 —
quelle dell'altre Provincie servono di buona voglia nelle fazioni
cui sogliono distribuirsi.
Resa Vostra Serenità partecipe di queste emergenze, l'ani-
mo mio resta pago, et è pronta l'ubbidienza alPadempim. 10 di
qualunque publica deliberazione. Grazie.
Parendo, primo Luglio 17)2.
Rimarcato nelle Ducali 24 Maggio scaduto il clementiss." 10
sentimento di V.V. E E. sopra le rassegnate notizie delle dire-
zioni dei Confinanti Imperiali, proseguisco nelPonor dell' inca-
rico, cui sono richiamato à rintracciare, e riferire ogni lor passo
ulteriore.
Alle turbolenze di Segna colà insorte per il partecipato
motivo delle nuove imposizioni de Dacj, e di rivocare gl'anti-
chi privileggi di quei abitanti si è aggiunta negl'adiacenti Po-
poli della Lika, e Corbavia una specie di movimento, e con-
terminaz." e universale.
Intolerantc quella nazione delPangarie, e dell'estorsioni di
quei Comandanti, seguendo i passati tragici essempj si è in ora
per la med." 1 * cagion sussitata in modo, che già ha dovuto il
Conte Attomis Comandante dell'una, e l'altra Provincia, e che
è l'oggetto dell'odio universale prevedendo un qualche consi-
mile sinistro accaduto ne suoi Precessori ritirarsi in Carlistot.
Fuggì pure, e si ricoverò in Segna l'Austriaco Commissa-
rio denominato Neander, che con l' inspezione di sedare l'amu-
tinam. to era stato, ma inutilm. te spedito dalla Corte di Viena
in quella parte, e si è pure absentato il V. Capitanio Top della
med. mft Lika, rinchiusosi nel Forte di Gospich, dove in presente
vien da Morlacchi insultato in modo, che si impedisce qualun-
que comunicazione, e fino V introduz. nc de viveri.
Si staccarono da Segna 200 Alemani del numero delle molte
Truppe di queir insolito pressidio, e vi si aggiunse un corpo
di Gente del Capitaniato d'Ottocchias perche passassero tutti
ad occupare i posti, à fare scoperte, e pónere i solevati à dovere.
Incaminatisi nel giorno 21 del passato, e giunti al primo
Villaggio della Lika chiamato Perussich, li fu opposta, e con-
trastata la Marchia, cosichè venuto al cimento, segui tra gl'uni
— i53 —
e gl'altri un'azione, che portò la conseguenza d'alcuni estinti,
e diversi ferriti, ma portò insieme il ritiro della Cesarea Mili-
zia, senza poter prosseguire la commissione.
Tuttoché si trovi parò già allestito il General di Carlistot
per incaminarsi con numero adequato à dissipare principj e nubi
cosi torbide, si ha tuttavia, che i stessi Murlacchi, ritirate aven-
do le robbe loro, e fatti passare gli Animali verso il confine
ottomano siano in un corpo di circa ottomilla Vomini per
sostenersi posslbilm. lc benché senza capo, e senza consiglio nel-
l'oggetto di custodire illese le proprie essenzioni, e specialm. tc
ressistere dall'angaria chiamata del Travarin, ò sia erbatico im-
posta dalla Corte, ed al qual aggravio sempre si è recreduto.
Forse anche questa è la raggione per cui si continua à
far discendere, et aquartierare nel littorale Austriaco, e parti-
colarm. tc in Fiume, in Segna le Truppe Alemane.
Vna porzione però, che si calcola di settemille in c. a fu
imbarcata per Napoli, e per la Sicilia, dove è parato à passare
altro numero di reclute, e con esse il General Maroli giunto
in Fiume per visitar quei confini.
Si travagliano altresì con solecitudine molta, e con pre-
ci a cognizione di Cesare i lavori di Porto Rè, cosi denominato
perchè appunto è un Porto Reale in cui si trovano giornalm. tc
impiegate mille duecento persone.
Il molo tirato dal principio del porto sin sotto il Forte
Arin viene continuato anche più estesam. lc , e si divisa rendere
dalla parte opposta muniti diversi siti onde stabilire una riva
continuata, e quale conviene a quell'ampio porto.
Si atterano con fornelli alcune grotte eminenti onde po-
nere in mag. r difesa li Forti, e sotto il prenominato di Arin
hanno appianato, et aggiustato da ogni parte il Terreno ; erretti
deppositi per materiali, lasciati alcuni spacij vacui all' uso de
squeri per la costruzion delle Navi, e per erigere e perfezionar
l'Arsenale, che si va meditando.
Riguardo poi all' idee che sempre più come scrissi vanno
alla giornata aumentandosi di dilatare l'Austriaco commercio
pare che vi si opponga l' interesse, d'alcuni negozianti Imperiali.
Impegnato vieppiù l'animo di Cesare all'ingrandirti. 10 di
Trieste, ha chiamato colà alcuni Mercanti di Fiume, e dellQ
— 154 —
situazioni più interne, al cui oggetto ha imposto loro angarie
ben pesanti dalle quali andranno esenti all'or che trasferiscano
in Trieste sé stessi, le famiglie, et i propri capitali.
Vi ressistono con Memoriali, e con suppliche, ma essendo
in esse espresso qualche termine cui non fanno molto onore
alli dissegni del Monarca, serva ciò anzi di Mag. r incentivo,
onde pretenda esseguita la volontà sua.
Promesse con industrioso alletam. 10 , poi tolte con vera
massima di commercio alcune essenzioni in Trieste, ora che va
prodigiosam. tc aumentandosi quella scalla alcuni parlano tut-
tavia con della dubietà sopra il destino della prossima Fiera.
Grazie.
Parendo, 4 Luglio 17 j 2.
Ora che è compita la formaz. ne del Processo devo in se-
guito di quanto rassegnai, alla Serenità Vostra nel n.° 26 trat-
tar alcune circostanze della commessa devastaz. nc sopra il di-
stretto di S. Lorenzo nel giorno 23 Giugno scaduto.
Si ha che à questa portati fossero gì' Imperiali da uno sfogo
di vendeta dessumendo per motivo l'aver quei sudditi Villici
atterrato loro nella contenziosa, e ormai perduta Fineda tre
Bovi lasciati al pascolo pocco tempo avanti.
Ma non fu per questo come da loro intentata, ed esseguita
una tale soprafaz. ne .
Rissulta che il numero di quelli intervenuti nella med." 1 *
fosse di 260, e che conduttor loro il Zuppano d'Antignana in-
vitasse indi in tal moltitudine in d. a Villa, dove s'era prima
del fatto da più parti raddunata, e li somministrasse molto vino
dalla Caneva del Capitanio di Pisino per rissarcelo respetti-
vam. tc al raccolto.
Ostentano anzi quegl'esteri, che lo stesso lor Capitanio di
Pisin v'abbia data mano ; che voglia rissarcelo del doppio il
danno degl'Animali uccisi, che abbia commesso al Caporal delle
Cernide Mattio Milich della Villa Treviso d'accorrer con la cen-
turia ad ogni ricchiesta di quei d'Antignana per loro rinforzo;
aggiungendo, che s'attende un ord. e segreto della Corte di
Vienna per invader con mag. r risoluz. ne tutte quelle parti, e la
med. ma Villa di Monpaderno.
— i55 —
Queste diffamaz. ni (quali esse siano) mettono però in grave
apprensione quei Sudditi di V.ra Serenità, parendo ad essi, che
ogni giorno li abbia di sopragiungere un irruzione maggiore,
che gli spogli dell' intiere sostanze ; e tanto più dicono di te-
merla, quanto che per gli essempj passati la minaccia ha di
poco preceduto ogni volta un'essecuzione, che non fu disgiunta
da deplorabili danni e conseguenze.
Il numero loro tanto inferiore à quello degli Austriaci non
può in vero far argine alcuno alla perturbaz. ne di quel confine.
Dall'annessa depposiz. ne del Zuppano di Monpaderno m'ac-
cresce il sospetto d' inteligenza cogl' imperiali contro il Rev. dc>
Sebastiano Milos Pievano di S. Lorenzo, che pure è Austriaco,
e che' fu come scrissi in altri tempi inquisito.
S' aggiungono alcune altre diffamaz.™ estragi udiziali contro
lo stesso, ma opponendosi le Leggi di prosseguire contro ec-
clesiastici ne formo il cenno, onde niente resti a mio carico.
Intanto implorano i Sudditi a vicenda alcun riparo dalla
pubblica auttorevole mano ; Io non oso d'estendergliela sino à
che non arivino le precise deliberaz. ni di V.ra Serenità, e sono
persuaso dai frequenti casi sucessi, che sia inutile come fu
ancora scriver fino come da me, e riccercar un qualche riparo
al Cap. nio di Pisino.
E solito valer ciò di pretesto à commettersi sempre nuove
represaglie, essendo costume anche de tempi andati il far suc-
cedere ad una violenza un altra, e dappoi quella un altra an-
cora onde il parlar delle fresche faccia por in silenzio poi in
oblivione le prime coprendo cosi i passati, e i recenti con sem-
pre nuovi, e sempre maggiori insulti. Grazie.
Parendo , } luglio 17^2.
Inchinate appena le Ducali della Ser. tà V.ra io cadente,
non lasciai correre fra il publico comando, e la rassegnata ub-
bidienza mia alcun momento, che ne potesse ritardare l'oggetto
dell' importantiss. ma commissione.
Intrapreso perciò imediatam. te il viaggio per Capo distria
vi approdai nella Dom. ca scorsa, ove senza ritardo diedi mano
alPessecuzione prescritta.
Chiamato avanti di me il N. H. Consig. re Dolfin tuttoché
— i56 —
egli fosse sul margine di terminare 1' impiego, che ha anzi ora
compito, giunse con ogni prontezza, e con le stesse divise della
sua Carica.
Doppo la lettura essequita dal mio Cane/ delle sud. c Du-
cali gli rilevai in seria maniera la viva sorpresa in che è PEcc. mo
Senato nelPaver intese le di lui mancanze, e vigorosam. lc lo
incaricai à riconoscere come conviene la propria subordinazione
dalla Carica superiore in sodisfar le Bolette da essa sottoscritte,
in aggiustar la scrittura per quelle non segnate, in suplir à
qualunque altro disordine, che vi fosse in maniera che possa
il di lui sucessore ricevere quella publica Cassa immune da ogni
sconcerto.
Rimostrò egli una umiliss. ma e piena rassegnaz. nc alla pu-
blica volontà, ma nel med. mo tempo volendo esprimere, che
essendo le Chiavi, et il Libro della Camera da lunghi giorni
in mano di queir Ecc. mo Sig. r Podestà e Capitanio, non potea
ne men in quell'ora adempire il proprio dovere.
Non P ho lasciato proseguire più oltre, e gli repplicai, che
senza altri ritardi, et escusazioni ubbidir dovesse l' incarico.
Sono però nel debito di render conto alla Serenità V.ra,
et assicurarla, che intervenuto esso N. H. Dolfin nella Camera
alla presenza della Carica superiore, gì' ha reso conto del suo
maneggio riguardo a' mesi decorsi, fu aggiustato à dovere
ogni punto della scrittura, e segui l' intiero compito saldo già
anzi firmato dallo stesso Ecc." 10 Sig. r Pod. à Cap. nio .
Cosi restando esseguito quanto all'umiltà mia per intiero
il contenuto delle sudette Ducali, mi sono restituito .qui alle
naturali incombenze, e nello stesso momento ne rassegno le
presenti umiliss. mc partecipazioni. Grazie.
Parendo , 18 Luglio 17)2.
Si vanno facendo così familiari e frequenti gli insulti che
commettono nella nota publica fineda sopra le sostanze, e contro
i Sudditi di Monpaderno dagP infesti Austriaci confinanti della
Comunità d'Antignana, che doppo le precedenti rassegnate em-
mergenze tre altre ancora ne son sucesse, e tutte moleste.
La prima fu nel giorno di Lunedì 14 spirante in cui stando
quei di Monpaderno nell'attenzione di preservare il prop ° Ter»
reno dalPulterior pregiud. , et invasione degl'esteri, unitisi questi
in numero di circa ottanta, e ben armati gridando all' arma
all'arma, penetrarono entro il confine e provocando con mi-
naccie, e con vilipendj la sofferenza de sudditi le scaricarono
contro più spari d'archibuggiate.
Furono stimolati dal naturai istinto della propria difesa a
rispondere, et espulsi simili turbatori fuor del confine si riuni-
rono questi doppo aver caricate l'Armi, e si sono inoltrati rep-
plicando più spari fin presso le abitazioni, cosicché doverono
quei di Monpaderno ritirarsi, e porsi per all'ora in sicuro.
Seguì il secondo attentato nel giorno di 21, e con maggior
impegno numerosi fin à cento Vomini doppo aver occupato con
gl'armenti tutto il pascolo della Fineda si avvanzarono sempre
con impressioni di timore, e di pericolosiss." 11 eventi fino in-
ternam. le in vicinanza di tre abitazioni situate sotto la villa di
Monpaderno, e dalle quali come per maggior sprezzo depreda-
rono molti e molti capi di Polame di varia specie con sensibile
danno de' Proprietarj.
Occorse il terzo fatto nel giorno di 26," et egli m'apparisce
dall'esposizione che né fece nell'Officio di S. Lorenzo il Zup-
pano di Monpaderno.
Comparsi gl'Austriaci al lor solito con gli Animali nella
Fineda, nel vederla custodita, e difesa da sudditi se ne mo-
strarono impacienti d'usar contro loro la consueta violenza, et
avventandosegli fecero lo scarico di molte archibuggiate, cosic-
ché trovatisi i sudditi di V.ra Serenità nelP impegno di preser-
vare in tale incontro se stessi, et i proprj averi eseguirono
eguali spari, durando reciprocam. 10 il tentativo per lo spacio di
circa due ore, e rimanendo ferrito nella mano uno di Mon-
paderno.
Non apparisce per alcuna publica deposizione, che in alcun
degl' incontri predetti sia stato offeso veruno degl'esteri, ma è
vero però, che nelP ultimo fatto dei 26 restò ucciso uno dei
med." 1 * e ferito gravem. te un altro"; facendo alcuna difamaz. nc
sperare, che appresi da confinanti ormai gl'effetti della ressi-
stenza de Sudditi, contener si possano in una qualche mode-
razione.
Inchinate intanto dall'ossequio mio le Ducali di V.ra Se-
- i58-
renità io e 26 del spirante, e meditando d'essercitare con quel-
l'attenzione, che mi viene prescritta la dovuta ubbidienza, non
lasciai di far comparire avanti di me i capi d'esso Comune di
Monpaderno.
M' hanno intenerito nel!' angustie ne quali mi rappresen-
tarono esser costituiti in temere in ogni ora del giorno la so-
prafazione e gì' insulti degl'esteri, rimostrandomi d' esser con-
dotti ormai alla disperazione di dover nel cimento fin della
vita difender le proprie sostanze.
Da ciò mi si aperse la via d'usare con tutta la desterità
e senza che traspiri alcun publico impegno quanto viene la
Serenità V.ra à prescrivermi nelle sudette Ducali, e confortan-
doli sii l'esposte iatture gli feci intendere, che loro particolar
cura esser dovea di non far derivare agi' imperiali alcun motivo
di pretesto, che fomentar possa i loro trapassi, ma che con-
tenendosi ogni uno in un retto vivere, e nella dovuta mode-
razione, in ogni caso poi che si continuassero dagl' Esteri le
violenze, et i tentati usurpi, avessero à ressistervi con vigore
per mantenersi nel* possesso de proprj Beni, e presservare in-
sieme il diritto delle publiche ragioni.
Con pari cautella, e con ogni mag. e circonspezione vado
maneggiando il delicato, e dificile punto, che riguarda le per-
sone de Fratelli Antolovich capi, e fomentatori de riferiti tra-
passi per far valere all'opportunità l'effetto delle sovrane inten-
zioni, e vi sia il modo di esseguirle da chi meditasse per av-
ventura ò per motivo di contesa, ò di privato livore prenderne
una particolar et adequata vendetta.
Mi rivolsi nel tempo med. mo al Capitanio di Pisino, et à
tenore delle publiche venerate intenzioni gli spiegai nelP inserte
un preventivo reclamo sopra le commesse delinquenze di quei
d'Antignana, onde per qualunque successo abbia sempre ad
apparire la retitudine delle publiche massime per tener conci-
liata la publica reciproca quiete.
Vsai termini esuberanti, e dissimulatorj perchè conoscendo
la sua vanità, e quanto ami parer onesto, il rimproverarlo e
rinfacciarle la toleranza anzi i fomenti suoi sopra i casi occorsi
sarebbe riuscito di mag. r irritamento, et impegno.
Raccoglierano V.V. E.E. dall'unite quanto egli risponde fuor
— i5g —
di questione quando io gli posi in vista i fatti publici tante
volte essequiti da quei Confinanti con sette d'Vomini armati,
tagli de Viti, e de raccolti, depredazione d'animali, e con quanto
può farsi mai contro l'armonia e la buona corrispondenza, ap-
poggia esso Cap. mo le sue querimonie à fatti de particolari per-
sone, et à delitti privati, de quali come disse per altro non
rissulta ne formati processi alcun cenno.
Segnai subito in risposta Punite, e fermo nel primo pro-
posito di reclamare sopra la violata publica Giurisdiz. ne li ag-
giunsi, che quanto sia à misfatti indicatimi è sempre pronta,
et aperta la via ai dovuti ricorsi in ogni competente foro della
Provincia ove sarà amministrata come è naturai costume di chi
pressiede agl'indolenti ragione, e giustizia, e gl'ufferij io med. mo
di darvi tutta la mano.
Ho però ordinato di rilevar cautam. lc e con legalità la verità
di cadauno dei fatti, che esso Capitanio va esagerando nelle
predette sue lettere, per reprimere risolutami, et à tenore delle
sud. tc Ducali qualunque eccesso, che dalla prevaricaz. nc de sud-
diti fosse commesso e dasse fomento ò sia giustificaz. nc agli esteri
per nuove, et ulteriori violenze.
Lo crederò pago dell'equità d'una tale rimostranza, che se-
condo appunto le venerate publiche prescrizioni previene qua-
lunque ricorso potesse egli fare alla Corte di Vienna su tali
delinquenze, che lui accenna commesse da Sudditi di Mon-
paderno, ma che in fatti non sono note nemen nel foro di San
Lorenzo che è il capo di quella Giurisdiz. ne , come me ne as-
sicura la zelantiss. ma , e veram. te lodevole vigilanza di quel lll.mo
Sig. r Pod. tà Gio. Batta Zen da cui in ogni incontro delle umi-
liate emergenze non si son trascurati gl'usi tutti della prudenza,
e dell'attenzione in rilevarle, et in sostenere da benemerito Cit-
tadino fra tante sorprese il publico sovrano diritto.
Onde poi egli resti in ogni tempo tutelato dai possibili pu-
blici documenti è il mio spirito in un incessante movimento di
procurare con mezi cauti, et opportuni la ricupera di quelli che
furono trafugati nel saccheggio dell'Orcio di San Lorenzo.
Già ne ho esteso una segreta, e fedel traccia per cui mi
si rileva che sono tali carte custodite in più calti, e con la
maggior gelosia nella Canc. ria di Pisino, che seben dificile assai
— 160 —
il riaverle, non ci è però disperata P idea, ne mi si lascia senza
una qualche lusinga di poter un giorno riuscire con ubbidienza
al publico incarico.
Raccogliendo però da varie parti della Provincia tutte le
carte, e fondamenti, che riguardano i publici confini, e man-
candomi per intiero compimento alcune pocche, e particolar-
mente il sumario di quelle, che attendo dall'usata prontezza
dell' Ecc. mo Sig. r Cap. nio di Raspo, quali esse siano, che io in-
titolerò avanzi de monumenti si prezzatali, e premurosi, sarano
rassegnate alle mature publiche disposizioni.
Pervenutemi le Ducali delPEcc. mo Senato, che muniscono
la Carica della facoltà di procedere, andrò prosseguendo Pin-
quisiz. ni de quali m'onorai fare- rumiliss. mo cenno contro il Pie-
vano di S. Lorenzo sopra di cui si vanno aumentando le pre-
sunzioni del suo mal cuore nel fomento che presta agl'esteri
turbatori, e nella dessolazione cui studia di ponere con minaccie,
diffamazione, e con impression di timore i poveri sudditi.
Renderò opportunem. le conto del di lui preciso contegno,
che intanto non lascio di vista per il di più che compilato il
Processo riputasse la Serenità V.ra prescrivere, potendo molto
l'esperimento presente Talentare l'opera delle sue instigazioni,
e promover in quei Popoli un qualche principio di pace. Grazie.
Parendo, li }i Luglio 17)2.
In seguito di quell'ubbidienza che devo alle commissioni di
V.ra Serenità venerate anche nelle ducali 26 del spirato, non
ho ommesse le traccie tutte più caute, e sicure, ond'ulteriorm. le
raccogliere P idee, e Poperaz. m de confinanti Imperiali.
Mi riuscirono di gran soccorso gl'atti vigilantiss." 11 con
quali sopra li miei eccitamenti e ricerche procedono à gara e
il N. H. Proved/ di Veglia, e l'lll. mo Nobile di Sanità Querini,
e questo nelle molteplici, et importanti inspezioni dell' Isole del
Quarner da lui con perfettissima cura, e virtù custodite, e di-
fese, unisce in pari tempo uno studio singolare assai per tut-
tociò che riguarda qualunque altro oggetto del migliore servizio
di V.ra Serenità.
Rilcvandomisi però da questi due benemeriti Cittadini molte
— i6i
esenziali notizie, "che io pur confronto, e si confermano col
mezzo, de Confidenti, mi onoro umiliarle à publica cogniz. nc .
Si era sempre più avvanzata la solevazione nella Lika e
Corbavia, e doppo aver avuto in oggetto il motivo dell' estor-
sioni pratticate da quei comandanti, si trovorono gPamutinati
in un altro pensiere, e ne)P impegno di non voler tolerare il
pressidio alemano in quelle Provincie.
Protestavano averle essi acquistate, e sostenute in varj
tempi "col sangue istesso, e che in presente era un dubitare
della lor/> fede nelPaddossarli l'aggravio d'aquartierar nelle prò-
.prie case milizie con dispendio, e danno grave delle famiglie loro.
Per domare l'ostentate resistenze era già per incaminarsi
il General di Carlistot. Marchiava un grosso numero di truppe
veterane con molti Utjkiali, et il Comissario Neander spedito
avea un Cornerò a Vienna per avvisarne la Corte.
* Andava egli intanto imprimendo ne malcontenti che se que-
sta volta ancora si fossero, abusati della pietà del Sovrano do-
veano nella ricaduta temere la totale desolazione, e special-
mente li Capi, studiando così per tali vie dividere i deboli, e
i meno impegnati dai più ostinati e assoluti.
Nulla però servì, perchè continuando gì' attentati, et una
specie d'assedio al forte di Gospich, ove era seguito come scrissi
il ritiro del Comandante Top, sono state abbrucciate alcune
Case specialm. te al Capitan Volfango Milanese con non pocchi
suoi riguardevoli effetti, e di altro Vfjìciale, che posti in con-
tingenza di vita abbandonar doverono la moglie et i figli in
mano de tumultuari ritirandosi in Segna.
Dilatando però un tal fuoco nella sua origine una fiama
si accesa non potea à lungo esser alimentata.
Per l'ultime lettere dell' 111. mo Nobile 3o spirato sempre
esate e diligenti mi si avvisò ciò che appunto io conietturai
nelle precedenti in un movimento d 5 Vomini senza capo e sjnza
consiglio.
Sortì alli Commandanti Cesarei di far arrestare si> la fede,
e su la- lusinga di confermazione di privileggi dieci persone
considerati capi, et auttori della rivolta, e senza alcuna frapo-
sizione di tempo ne furono sette decapitati in Ottochias nelli
giorni 24, e 25 del caduto ; arresto qualunque egli sia, et
il
— 1Ó2 —
essecuzionc, che nella sua solecitudine, e sorpresa non meno
che nel visibile essempio, ha posti molti à dovere, e nella pri-
miera ubbidienza.
Sono state tese eguali insidie ad altri, che calando dalle
Montagne, si riputavano sicuri verso le rive del Littorale, ma
inciamporono in Carlobago, e ne sono nel giorno 28 arrestati
altri sette condotti per il Canale della Morlacca in Fiume, ove
si crede seguir abbia l'eguale publica pena.
Così dovrebbe nel nascere essere in quella parte reciso
tale germolio. ma ciò che duole estremamente-, e che può con-
citare il tumulto, e la disperazione di quei Pòpoli è la- notizia
d'esser stato arrestato dal Consiglio Aulico di .Gratz il Mirco-
vich Nunzio, che avevano colà espedito per reclamare sopra
le riferite loro doglianze.
Se ne imputa auttore il med. mo Conte Attomis comandante
della Lika anche per prevenire con un tal colpo caricando esso
Nunzio come capo, e fomentatore de solevati qualunque que-
rimonia sopra le pratticate di lui estorsioni.
Da Segna non c'è alcun mag. r riscontro sopra la già ese-
guita spedizione de soggetti in Vienna per la riforma de Dacij.
Non è pur uscita alcuna assoluzione intorno i Memoriali
de Mercanti per l' imposte angarie alla scala di Fiume, e il pro-
traerne la decisione viene a considerarsi come un industria,
anzi un mistero per. divertire à quella parte un certo tal qual
osservabile concorso, e intanto rendere senza soggezione per-
fezionata la fabrica di Porto Rè. che a tutto "potere, e con estra-
ordinario impegno si sa avvanzando, onde nell'affluenze del ne-
gozio, e della gente di Fiume non si rilevi per ora, e non si
dissemini il fervore de lavori medesimi.
Ne fa prova una manifesta presunzione, perche se fosse
della massima di Cesare il togliere da Fiume qualunque ne-
gozio parerebbe che avesse a cessare in Porto Rè l' impegno
delle presenti fabriche e fortificazioni, quando in fatto esse-mi-
rano appunto ad oggetti importantiss." 11 di navigazione e di
commercio.
In ciò anzi mi si avanzò il riflesso che dilatate già sempre
più, et essendo senza limite l' idee dell' Imperatore di far fiorire
sul mare nelle Terre Arciducali, ne Littorali dell' Istria et ovun-
— i63 —
que l'affluenza de negozij, e de Legni, si vogli anzi che la Ca-
mera di Gratz mediti l' introduzione d'un altra Fiera franca in
tempp opportuno anco in Fiume, perche dandosi essa mano
colfaltra di Trieste dove si studia far giungere da ogni parte
le Merci, siano i Negozianti alletati à calar dalle parti più in-
terne anche dell' Vngheria, e ridursi à quelle maritime di Fiume.
Vero però è, che in ora la navigazione in Trieste sofre
assai la sua crisi, e che le stallie, che per mancanza di denaro
patiscono in quel porto stando sul ferro -i Bastimenti fin per
p qualche mese senza Qoter far esito delle merci e particolarm. le
d* ogli pregiudicano. molto all'interesse de Naviganti, e li al-*
lontana da nuove espedizioni.
Su questo punto pero v' è un ord. c cesareo, che si pren-
dano sicuri accerti, e si facciano le più estese note di tali Ba-
stimenti, che partono con le merci invendute, e vuole Cesare
che di tempo, in tempo se ne faccia à lui la partecipaz. nc ris-
soluto di trattenerle, e d'espedire in Trieste Mercanti con grosse
somme, onde non le lascijno uscire da colà, e trasportarle come
è sucesso d'alcuni ogli in- cotesta Dominante.
Con tutto questo anche nell'anno presente ^ già vicina» a
farsi quella Fiera, e per rilevarne V intiere circostanze come la
Serenità Vostra me lo comanda, massime quelle che riguardano
il punto di commercio, e di" ciò che può farsi di particolar in-
spezione, e nocumento alla Ser. ma Dominante, studierò le vie
tutte ond' ubbidire al publico incarico.
Le abbia intanto la Serenità Vostra rispetto à lavori di
Porto Rè dall'unito dissegno, che sebbene d'avviso, parmi però
assai essato.
Potè farlo trare da persona esperta," e senza osservaz." 1
colà spedita l'accenato N. H. Daulo Foscolo Proved/ di Veglia
che è infervoratiss." 10 , e ripieno d'attenzione in ben servire alla
Scr. la Vostra in queir Isola confinante con gì' esteri.
Rimarcherà nel fine del Posto esservi due angoli manu-
fatti tra quali v' è il Canale di mezzo che conduce allo squero
dove le navi che s* intendono fabricare passar devono in dodeci,
e più piedi d'aqua.
Come fu uguagliato il Terreno al N.° 4 sito del squero
med. mo , còsi di là da esso sito v'erano delle Coline ineguali,
— 164 —
dispendioso il travaglio d'appianarle, et à risparmio sono stati
eretti argini di mura segnati N.° 5, che si inalzano verso il
Monte e ciò con due oggetti, l'uno di far piazza che difenda,
e copra Io squero, l'altra d'impedir che con la piena dell'aqua
venga trasportata in mare la Terra che è superiore ad ingom-
brar la bocca, dell'estremità del Porto med. mo .
Si continua in ora il lavoro del molo alla parte di Sdrigno
segnato N.° 8, et essendo ineguali le grotte, e di linea obliqua
vanno abbonendo à quella parte segnata N.° 7 il mare, e ren-
dere secondo la divisata idea seguente 1§ riva.
È rimarcabile che nel principio delte Boca.del porto si
viene ad assicurarlo maggiorm. le dagF impeti del mare, e de
venti con l'estensione delle due punte, e ci è oppinione che
abbia ad attraversare la med. ma bocca una Catena dall'una al-
l'altra punta, ridotta già con tal arte, onde chiuderlo in tempo
di notte, e farvi sopra tal punto construire un resp. Fortino
con suoi quartieri, e milizie a difesa.
Intanto sono assicurato dal confidente di Trieste, che da
colà sono state già spedite in Porto- Re dodeci ankore di gran
pe60 per ponerle nelle muraglie à sostentami , e fermo de ba-
stimenti.
L' impegno dell'Armiraglio Danese con Cesare è che Tanno
venturo saran poste ne Squeri due Navi in cantiere al cui effetto
sia destinato il taglio nella luna d'Agosto di cinquanta legni
e moltiss. mi Roveri.
Passar devono in Porto Re le Maestranze di Trieste, quelle
di Fiume, che si contano molte, et altre forastiere che esso ar-
miraglio prese l'assunto di far giungere secondo l'occorenze,'
anziché combatuta essendo, come suol avvenire nelle Corti come
ineficace la sua idea, protestò col Sovrano, che quando dasse
ascolto alle passioni altrui, sarebbe necessitato abbandonarne
l' impresa, che totalm. te poi è stata à lui con intiero arbitrio
appoggiata.
Fu anche ne scorsi giorni à rivedere quelle fortificaz. m il
Co: Aitar nipote del Cardinale con seguito di varij soggetti Ale-
mani, e vi si fermò con molta approvaz. ne sua.
Io non perdo di vista avvanzam. 1 ', e tutte l'operaz. ni che
si van praticando in quel porto, che un giorno può riuscire
- i65 —
molesto agi' interessi di V.ra Serenità, ma Dio Sig. c vorrà ab-
bassare il fasto altrui, confonder le lingue, e dissipare si elati
dissegni. Grazie.
Parendo, li $ Agosto 17)2.
Ritrovano le commissioni di V.ra Serenità che inchino nelle
repplicate Ducali 23 spirante tutte queste Compagnie de Fanti
oltramarini, e le Galeote da esse' dirette in azione, e nel dovuto
giornaliero movimento per preservar la Provincia da ogni
emergente.
Quella del Sarg. le Mag. r Yuco Dabo va tessendo V aquc
superiori del Quarner fino alla punta Merlere ; vi succede in
linea et in corso 1' altra Becich à rivedere e custodire i porti
e i molti seni del mare da quella sino à questa situazione in-
feriore, et è l'altra Luciani impiegata per le necessarie inspe-
ziani de parti d' Vmago, e Piran scorrendo verso Capo d'Istria
e Muggia à tenore de comandi di V.ra Serenità!
Tre Felucche, e due Felucconi come scrissi sono armati
dalla Compagnia, e dalla squadra Combat, due de quali publici
Legni con milizie a piedi esistono nel Quarner al servizio di
queir ill.mo Nobile, uno copre con squadra anche à piedi il
geloso porto di Fianona, sta un altro di posto fisso à Rovigno
per le molte essigenze di quella parte, e gira il quinto legno
or qua et or là con particolari commissioni secondo i casi che
accadono.
Tuttoché si faccia la presente distribuz. ne di cui m'onoro
rendere alla Serenità V.ra umiliss. mo conto del preciso e neces-
sario impegno di quest' incombenza, e che nulla men.o vi voglia
per riparare in tanti, e cosi pericolosi porti la facilità, et i ten-
tativi che in pregiud. de riguardi della salute pur troppo so-
gliono esser insinuati dall' interesse, e dall'audacia de Naviganti,
deve ad ogni modo Ppmiltà mia ubbidire la publica Volontà.
All'arrivo della Compagnia Macedonia sarà subito ricchia-
mata quella Becich per darle la Marchia, et espedirla all'ubbi-
dienza dell' Ecc. mo Sig/ Pod. à Capitanio di Capo d' Istria.
Farei prontam. te così nell'espedirc costà l'altra Luciani, che
come sopra copre una delle Galeote medesime, ma incerto del
contegno', e della direzione abbia à tenersi dal dover mio inv
— i66 -
ploro le publiche sovrane intenzioni se abbia ad espedirla sciolta
oppure sopra il publico Legno tanto indispensabile à questa
parte per quella sostituz. nc , che la Serenità V.ra credesse in
cambio suo di fare, onde non lasciar in difetto di custodia, e
difesa il vasto tratto della Provincia.
Tanto più necessario questo soccorso, quanto che Io stesso
Ill.mo Nobile, che con incessante vigilanza adempisce nel Quar-
ner gl'oggetti tutti del servizio publico mi ricerca e con ragione,
maggior assistenza, e d'esser proveduto d'una delle Galeote
medesime.
Gliene deriva il giusto motivo del veder inferrite molestie,
e lesi i riguardi di Sanità in quell'aque da una specie d'Vomini
che con barche armate le scorrono à depredar le sostanze de
.sudditi, et à turbare quella libera navigazione.
Cosi avvene già diversi giorni sopra una barca suddita pro-
cedente da Fiume, e diretta per Zara carica di tele ; fu assa-
lita, e furono. derubate le merci, resto gravemente offeso anche
il direttore, e seguì di làà pocco l'asporto d'alcuni Animali
minuti in Val di Loparo sotto Arte esseguito da un consimile
Legno armato.
Spedi senza mora lo stesso Ill.mo Nobile in traccia de
Pirati una di quelle Felucche, ma oltre il timore che la med. ma
fqsse sorpresa riuscì inutile qualunque diligenza per attraparli.
Non lasciò tuttavia la somma di lui diligenza d' internarsi
e penetrare la qualità de Ladroni, et in fatti con molto suo
merito potè iscoprirc che fossero della Villa Rasanze del Con-
tado di Zara, Vomini p. quella situazione, e per la malvaggia
inclinaz. ne ben spesso contumaci in terra, et in mare.
Appena mi giunsero tali notizie, che ne fecci un essato
dettaglio all'autorità dell' Ecc. mo Sig. r Proved. r General Vendra-
min, dalla cui incomparabile attenzione non omesse le mie tutte
per cogliere alcun de malfattori, mi assicura oramai del buon
effetto delle sue zelantiss. mc . ordinazioni" nelF aver potuto con-
seguirò il fermo di tre di quelle Barche infeste, 'e l'arresto di
uno de Rei caduto nelle forze della Giustizia con porzione de-
gP effetti derubati, non essendo P E. S. senza la confidenza di
veder avvanzati à miglior grado i suoi passi.
Giova credere, che Pessempio riesca di freno agl'ulteriori
— ■ iÒ7 — .
attentati, ma per dar mano alle benemerite disposiz. ni dello
stesso Ecc. mo Sig. r Proved. T General, e sorprendere qualunque
altro de Malviventi, che per timor della pena si riducesse à
continuar il reo mestiere nelPaque dell'Isole, ben volentieri se
lo acconsentissero il ristretto pressidio, et il grande impegno
di queste custodie, fornirci esso Ill.mo Nobile del ricercato pu-
blico Legno.
Mi stimolano molto anche à farlo i movimenti che corrono
in Carlobago cosi confinante coli' Isola d'Arbe per lo scritto tu-
multo,- e solevazione della Lika e Corbavia.
Con essatezza, e con attenzione veramente inarivabile sta
in traccia, e veglia l' Ill.mo Nobile sopra quanto si opera in
quel confine, e mi portano le diligenti sue lettere alcune ri-
marcabili notizie.
Ha Cesare con positivo Decreto dichiarati quei Popoli della
Lika e Corbavia Rei* del delito di felonia, e permesso ad ogni
suddito prenderli vivi ò morti con assegnare in premio i stabili,
et effetti tutti degF interfetti, ò dettenti, cosicché ne viene alla
giornata alcuno sacrificato alla ferocia naturale di quella Gente.
Tre altri Capi, figurati promottori delle gravi insorgenze
furono decapitati in Segna, e tali essempj cosi frequentcm. le
repplicati hanno disperso ogni corpo, et unione de malcontenti,
che procurano ritirarsi nello Stato Ottomano da cui però ven-
gono espulsi.
Non era Carlobago ancora in vista d'esser eguale nella
colpa degl'altri, ma nella Dom. ca 17 spirante callata colà una
truppa de Corazzieri, e prcocupati tutti i passi di quel distretto,
si spiccò un distaccam. 10 à ritenere Dimo Covachievich Chines
ò sia Conte della Lika e Corbavia, che ivi aveva soggiorno, et
al suo arresto furono uniti Zuanne, e Lezze Luccatello ambi
Giudici di Carlobago.
Carichi, e cinti di catene furono condotti immediatamente
per via di mare à Porto Rè, et è la loro imputaz. nc d'esser stati
di fomento à solevati Licchiani.
Stanno tuttavia acquartierate in Carlobago le milizie Im-
periali, e sono tutti quegrAbitanti per una tale sorpresa, e di-
mora nclP impressioni di spavento, e terrore.
Annimo sebben superfluam. tc V Ill.mo Nobile già di sua
~ 168 •—
natura portato agl'usi della vigilanza, e della perfetta sua dili-
genza à star occulato, e continuarmi le notizie di tutto ciò che
ulteriorm. lc accadesse in quella parte onde n'abbia la Ser. tà V. ra
la dovuta contezza. Grazie.
Parendo, 29 Agosto 17)2,
Finalm. lc il Capitanio di Pisin ha risposto coli' unite alle
precedenti mie rassegnate a Vostra Serenità nel N.° 3i, e scrit-
teli nel giorno 3o del decorso Luglio, e che per le frequenti
molestie che andarono patendo i sudditi di Monpaderno rep-
plicai à 14 del mese passato.
Dessume egli il motivo dell' incontro segi|ito la Dom. * di
24 in cui provocati i poveri sudditi dalle consuete violenze e
depredazioni si determinarono ressistere con vigore per man-
tenersi nel possesso de proprj Ceni, e delle publiche ragioni.
In fatti restò per parte de Sudditi ucciso un tal Antonio
Banco d'Antignana, che è appunto uno delle tre famiglie infeste
accennate a V.ra Serenità nelle precedenti, e quasicche fosse
seguito senza precedente provocazione degl'esteri, esagera assai
il fatto, e lo nega promosso da proprj Sudditi.
Aggiunge anche in proscritta un altra esagerazione.
Come il motivo di questa è falsiss. mo , anzi è promosso
maliziosam. 10 dagl'Esteri per accrescere irritarti. 10 neir animo
suo cosi risulta per la depposiz. nc del Zuppano di Monpaderno
che il primo fatto sia seguito per la solita unione di gente
estera armata all'usurpo della publica Fineda.
10 però studiando le vie possibili per tener gli animi in
calma h6 risposto al med. mo Capitanio come raccoglieranno
V.V. E.E. dall'annesse.
11 cenno espressoli, che quei di Monpaderno si siano messi
in agitazione per l'aviso et esplorazione avuta col mezzo d'un
di lui suddito d'Antignana fu consultivam. lc fatto colFoggetto
di accrescere negl'animi loro le dijjìdenze, e le gelosie, divider
e metter in discordia la seta di quegP Vomini, e in conseguenza
fermar l'ulteriori unioni, e represaglie con che ho delle traccie
che il colpo vada operando, e riuscir possa utile alla calma de
sudditi, et à publici oggetti.
Ma dura in San Lorenzo il più forte, e violento impellente
— 169 —
per cui la Fineda di Moopaderno non può ne potrà essere pa-
cificami posseduta.
Si sono verificate le direzioni di quel Parocco Pre Seba-
stiano Milos.
Ben le fa conoscere il Processo, che si è formato colla fa-
coltà demandata dall' Ecc. mo Conseglio di X ci di procedere contra
quoscumque, e ne rassegno nel puro esser suo il risultato.
Il sudetto Parocco è un estero nativo della Terra di Pisino.
Lo comprobano più giurate deposiz. m ma n'è irrefragabile prova
l' inserto publico instrum t0 del suo patrimonio, che lo dichiara
oriondo della Terra med. ma .
Potè egli conseguire l'unite Ducali 16 Xmbre 17 13 che lo
ammettono al possesso del beneficio sopra la delusione che
fu insinuata nelle Bolle Pontificie da quali vien chiamato Sud-
dito di Vostra Serenità.
Sono notabili in queste Ducali due circostanze una che
sebbene il beneff. è di San Lorenzo siano esse state dirette al
N. H. Podestà di Pargnzo, l'altra, che fatta la presentaz. nc al
publico Rapp.ntc di San Lorenzo, si vede poi che senza sia
intervenuto alcun publico Ministro come il solito per conferirle
il possesso ne facca il Pievano med. mo la relazione, e se la diede
lui stesso. V'è di prù che ne Volumi di quel Reggimi non si
trova registro alcuno delle soprad. c Ducali.
Postosi dunque il Parocco Milos di tal maniera all'esser-
cizio della cura d'anime di quella Terra, studiò d'attrahere nella
Chiesa, e nel luoco altri Preti esteri, che fossero del suo partito.
A sua instanza si intruse e fu fatto canonico in San Lo-
renzo con cura d'anime Pre Santo Cramar. Questo è oriondo
di Zimino Villa del Contado di Pisin come egli se pe protesta
esser tale neir'unita sua comparsa fatta nella Canc. ia di San
Lorenzo et è all', essercizio senza aver mai conseguito il pos-
sesso. Professa esser stato fatto Cittadino dal Consiglio di quella
Terra, ma non adempite le condizioni imposteli dalla facile ag-
gregaz. ne contrastata successi vam. t0 da Rappresentanti quella
Comunità ella rimane per le degìcenze sue ineficace, e sospesa.
Questo Can. co Cramar convive col Pievano à cui corrispon-
de le spese, e sono uniti nel sentim. , e nel particolar loro
impegno.
— 170 —
Vi è un terzo Prete semplice chiamato Pre Zuane Miglia-
vaz estero Nipote del Pievano sud.°, era prima soldato, e fatto
poi religioso lo attirò il Pievano nella Terra, procurandogli
anzi la Cappellania senza cura d'anime nella Villa di Santa Lu-
cia di Villanova di quel distretto.
Questi tre. Religiosi imperiali uniti fra loro nel genio, e
nell'ostentaz. nc di vanità "e di superbia vanno sostenendo pu-
bicamente, et in specie il Tarocco, ed il Canonico Cramar, che
la Fineda di Monpaderno d'indubitata ragione publica sia del
diritto Cesareo, e sono continue l' impressioni che spargono
sopra de poveri sudditi attaccandoli di quando in quando con
minacie, e con timori per avilirli, e ritirarli dalla difesa del pro-
prio, e del publico terreno.
• V'è chi deppone in Processo, che sino saranno tali esteri
Religiosi in San Lorenzo, mai quelli di Monpaderno averanno
il possesso e l'uso del libero pascolo della Fineda, che i Ve-
scovi fanno male assai a non mandar pretti sudditi à governar
l'anime loro, che doppo che in San- Lorenzo vi sono tali Sa-
cerdoti Imperiali non si possa più vivere, che fuori di Chiesa
sono Demonj, "e viene loro attribuita la causa dell' inferite vio-
lenze à quel confine.
Si aggiunge che stiano essi nell'attenzione di tuttociò che
opera la publica Rappresentanza, e va in conformità pure es-
seguendo il Comune di Monpaderno per difendere la sua Fi-
neda, che il Parocco specialm.* 6 avvisi in Pisino, che abbia car-
teggio con quel Capitanio, e più frequentem.' 6 con certo An-
tonio* Gramaticopolo di nazione greca di lui Cognato.
Quest'è bandito capitalm. 1 * dallo stato di V.ra Serenità à
motivo d'un omicidio da lui commesso si dice à causa del Pie-
vano med. mo , e ritirato in Pisino si esserciti prima in quella
Cane. 13 , dove acquistatosi l' amore, e l' impegno del Capitanio
si ha, che gode della protezione particolare del Sig. r Marchese
di Prie, che anzi già pochi anni nella sua visita lo regalò d'un
vestitto, e tiene questo Vomo descritto d'abilità, e di coraggio
carteggio col gran Canc. re in Vienna di cui fecce vedere un
foglio che lo assicurava d'esser ben accolto, e guardato nello
Stato di Sua Maestà, con espressioni d' impegno, e d'Amore
per lui.
— 171 —
•
Carteggia dunque il Pievano con questo di lui cognato
che ha tali aderenze, e tutte le depposizioni si uniscono a com-
provare con giuramento, che egli Io avvisi delle cose de con-
fini, venendo deposto d'essersi sparsa voce in Pisino sin già
due anni che esso Pievano avesse à lui scritto, che assolutami
la Fineda era dell' Imperatore, e non di San Marco.
Si è fatto dal Maggio decorso tempo da che successero
per dir cosi giornaliere, e moleste le sorprese e gl'insulti in
quel confine più frequente il carteggio, che anzi ogni otto giorni
scrivesse a detto Gramaticopolo, spedendo le lettere per altro
di lui Cognato dimorante in San Lorenzo.
Ma sono publiche e libere l'espressioni che va facendo il
Pievano nella Terra di San Lorenzo, e sempre che colà giunga
alcun di Monpaderno lo attacca, à chi disse, che se quei del*
Contado veranno a Monpaderno li abbruneranno, ad alcun altro
de Sudditi di V.ra Serenità che meritarebbe d'essere appicato
in quel confine, ad altFi protestò che lui sapeva quello era che
quei d'Antignana veranno a far del male, che lui era conscio di
quel che sarà, che lasciassero pascolare la Fineda anco à quei
d'Antignana che i sudditi di V.ra Serenità non laverebbero mai
difesa, che lui stimava più un unghia del Cap. nio di Pisino che
tutto Monpaderno, che lasciassero viver tutti, e pascolar anche
gl'esteri, mentre sarebbe sucesso del male perche quei d'An-
tignana sono assistiti dal medesimo Capitanio di Pisino, e che
sia ò non sia la Fineda di V.ra Serenità, vi volevano gì' Esteri
pascolare i proprj Animali, espressioni tutte fatte da esso Pie-
vano, et alcuna volta anco dal Cramar, che sparse in Monpa-
derno aveano tolto il coraggio à sudditi della dovuta difesa à
quel publico confine.
Oltre le corrispondenze che ha il Parocco come sopra in
Pisino si raccoglie che lo stesso Canonico Cramar sia congionto
anzi Germano del Cane. 1 * attuale di quel Capitanio il quale è
poi familiariss. mo e tratta con confidenza il Parocco Milos, come
ne fece riscontro l'occasione della sagra fatta nella festività di
Santa Maria Madalena in Coridego luoco Imperiale.
Tradottosi ivi in quel giorno esso Parocco Milos fu trat-
tato con ogni familiarità e ben accolto dal Capitanio di Pisino
intervenuto in quella funzione, fu veduto passeggiare assieme
— 172 —
sopra il luoco della Sagra, et à trattare con ogni confidenza
colPAmministrator Regio denominato Vexilla, che era pure in
luoco col Capitanio, desinorono tutti assieme, venendo vocife-
rato, che nel pranzo usasse il Pievano delle solite sue espres-
sioni circa la Fineda di Monpaderno, e poi accompagnasse esso
Capitanio à Pisino.
In prova poi dell'attenzione, e cura ch'egli usa per infor-
marsi delle cose che accadono, et avisarne a Pisino, e dell'in-
teligenze che egli tiene con le famiglie d'Antignana, che sono
le più infeste in quel confine è depósto in Processo che essendo-
si nella terza Dom * di Luglio passato radunato il Comune di
Monpaderno per difendere le publiche ragioni, penetrata dal
Pievano V unione si trasferisce à briglia sciolta colà, et intro-
dottosi nel Cortile d' un Ostaria dove si reficiava la gente si
fermasse ivi senza mai smontar da cavallo sotto un muraro
addocchiando, e numerando quanti essi fossero, confessando lui
stesso d'essersi colà portato per questo* solo oggetto, et espri-
mendosi poi con i sudditi che guardassero quello facevano, che
non le sarebbe riuscito il ballo da loro creduto.
Motteggiò il capo de Confini dicendole che aveano poche
armi, e riccercando ove fossero Tarmi med. mc aggiunse che quei
d'Antignana gli averebbero date delle botte, che loro erano as-
sistiti dal Capitanio di Pisin il quale gli soministrava i schioppi,
e che sebben erano sessanta non l'averebbero vinta à confronto
degl' Imperiali, che andassero pure con quelle bacchette, allu-
dendo all'armi de sudditi, che laverebbero avuto la peggio, et
indi parti da Monpaderno prendendo il camino per Antignana,
dicendosi inoltre abbia spedito a Pisino per avvisarne quel
Capitanio.
Si raccoglie ancora, che essendo come è noto à V.ra Ser. a
tre le famiglie d'Antignana solite promovere l'unione d' Vomini
e pratticare le soprafazioni, che ne miei reverenti dispacci ho
più volte rassegnato, cioè gPAntolovich, i Banchi, et i Brece-
va/. capo de quali, e principal fautore sia Jure Antolovich, giun-
gano* tali esteri turbatori, e specialm. te il lor capo à S. Lorenzo
dal detto Pievano, et è cosa notoria che lui li assista, e li con-
sigli contro quei di Monpaderno, soministri loro Biade, e Vini
che seco loro se la intenda, e che lui Parocco li instighi, e fo-
- i 7 3 -
menti à pratticar tali violenze, espressosi, che hanno ragione
di cosi fare.
Rimostrò anzi questa di lui inteligenza nelP occasione di
publicare e far noto lui stesso in San Lorenzo un fatto prati-
cato dagP Esteri prima che egli fosse comesso. Trovandosi egli
nella matina di 23 giugno passato nella Canc. na appunto di S.
Lorenzo si espresse publicamente, che quei d'Antignana erano
stati nella Fineda à devastare i seminati de sudditi de Mon-
paderno, et essendovi nell'Officio med. mo due Vomini che al-
l'ora erano giunti da quel Comune, protestarono al Pievano,
che ciò non potea esser vero, che niente era sucesso, come poi
due ore doppo tali preventive espressioni fu appunto dagli
esteri comessa la pred. a violenza nel taglio d'alcuni seminati
de sudditi già partecipata alla Ser. là Vostra nelN.° 26.
In tal incontro si espresse poi che il Comune di Monpa-
derno se l'avea meritata, che era à suo danno perchè quei sud-
diti aveano amazato un Animale agl'esteri; cosa che neppure
era nota in Monpaderno, da che si comprese che il Pievano
sapeva quello aveva a succedere nel Confine, e quello fosse
sucesso in preteso aggravio dagl'esteri med. ml .
Questa è la situaz. ne infelice in che sono posti i poveri
sudditi di V.ra Serenità in quella parte per il soggiorno colà
di tali Preti Imperiali, che trovandosi respettivam. le nel sacro
ministero di cura d'Anime .loro non assentito dalle Leggi, tur-
bano con le sopraespresse lor direzioni la pace di quei popoli,
e per quanto ne risulta in Processo saranno essi sempre che
durino in quella Terra l'argomento, e la vera causa delle so-
prafazioni et usurpi.
Si è intruso anche il Pievano contro le Leggi med. me , de
quali la Serenità V.ra si compiaque sopra il mio riverentiss. mo
cenno rinovarc in ora l'essecuzione, nell'aquisto e possesso di
molti beni laici sopr^ il tenere di San Lorenzo, e soministranda
qua e là Vini, e Biade in credenza va poi convincendo per la
natura di tali crediti a quella gente idiota i proprj Beni.
Con un preteso credito invase una Valle di ragione della
Scuola di Sant'Antonio Abbate di quella parocchiale, assegnan-
dosela lui med. mo in proprietà per un vile prezzo di 70, quando
il suo valore era in stima di L. 700 à che ressistendo il zelo
— 174 —
dell' Ul.mo Sig. r Pietro Zorzi all'ora Podestà' di S. Lorenzo, et
ora d' Vmago doppo averle fatto rivocare un Decreto della Ca-
rica di Capod. a con cui l'avea potuta ottenere à livello, se ne
appellò al Colleggio de XX Savij del corpo dell' Ecc. mo Senato,
come dall'annesse, ne avendo il Gastaldo del Luoco più il modo
di sostennere nella Dominante il Littiggio ne sta il Pievano
nell'usurpo e nel godimento.
Ha in pegno una piantada con arbori fornita di roveri di
ragione di Ghergo Domiancich, possedè otto schiere di vite
bassa in una Vigna di Giacomo Susnich, sette righe di -Pian-
tada, e Terreni arativi di Giure Dudos, alcuni altri Beni nel
tenere di Villanova erano di certi cognominati Filippini, e di
Matte Rual con una di lui Valle, et alcune Piantade. Tiene in
sozalia alcuni Animali grossi,, e gode così un Estero e possesso
di beneficio, e fruizione di Beni nello Stato di Vostra Serenità.
Riguardo al possesso del Beneff. avendomi 1' Ecc. mo Con-
seglio di X. CI commesso con le sue Ducali 21 Luglio passato di
informare cóme esso Parocco s'attrovi quantunque estero all'e-
sercizio della cura d'Anime in S. Lorenzo, vi suplisco con l'e-
guali prenotate notizie il che tutto sia à lume delle publiche
deliberazioni. Grazie.
Parendo, primo Settembre 1732.
Ser.nto Prencipe,
È già vicino a compiersi il periodo delPanno da che si
trova l'umiltà mia .nell'onore di scrivere a V.ra Serenità in que-
sta Deputàz. nc .
Lo sa Iddio Sig.* che clementem. lc ha protetto le mie ope-
razioni se à costo di vigilie incessanti, dei disaggi, e de peri-
coli sofferti sul mare, abbia il mio dovere studiato le vie tutte
onde rendere meno imperfetto il presente serviggiò, e renderlo
anzi qual conveniva alle gravi decorse esigenze.
Ma ora- che l' infinita Divina Misericordia si è degnata ri-
donare ai Stati, et ai Sudditi di V.ra Serenità nell'Albania, e
nella Dalmazia P intiera tranquillità, e la perfetta sua calma
tanto più viene à cessare il bisogno in questa Provincia, e nel-
P Isole che furono sempre* e sono immuni da ogni labe, anzi
da qualunque imaginabil sospetto.
- i 7 5 -
Reputo dunque esser questo il momento di presentarmi
umilmente a V.V. E.E., et implorare il necessario soglievo, onde
poter ridurmi alla loro ubbidienza, e rissarcire in qualche modo
il logoro abbattuto individuo, noto già quanto egli sia per l'età
e per le contratte indisposiz. ni gracile, et infelice.
All'umile confidenze in che è il mio ossequio del sovrano
beneplacito di V.ra Serenità, aggiungo il riflesso al dispendio
della Cassa publica, che anderebbe à gettarsi per un' incom-
benza già fatta inutile, et inoperosa. Grazie.
Parendo, j Settembre 1732.
Nella Terra di Rovigno di questa Provincia oltre quella
Com.tà che forma il Consiglio e Corpo de Cittadini di bassa
estrazione v'è anche l'università del Popolo che ha i suoi capi,
e Sindici che la dirigono.
À nome di tale Vniversità fu umiliato alla Ser. ta Vostra
T inserto Memoriale nel quale vengono esposte più querimonie
da Sindici, e Proc. n d' esso Popolo contro la sopra espressa
Communità et avendo io inchinato nelle Ducali 28 Aprile caduto
il comando! d' estendere le presenti giurate informaz. ni , l'ubbi-
disco col confronto, e fondam. to delle Carte che furono pre-
sentate.
Viene spiegato in primo luoco il preteso aggravio che es-
sendo stati confirmati dall' Ecc.? 10 Senato sin Tanno i683 i3
Novemb. c alcuni capitoli estesi dalla Carica superiore di Capod. a
nel quarto de quali stando chiaram. le espresso che li Procura-
tori, e Sindici del Popolo debbano avere 1* ingresso in ogni
conseglio, ò Colleggio de Cittadini per star attenti, et invigi-
lare, che non siano fatti pregiudicij ne turbati i privileggi della
povertà, e pel 6.° che abbiano il luoco # dietro li Giudici del
Conseglio di quei Cittadini non venga permesso l'essecuz. nc
anzi contravenuto ad altri Capitoli stabiliti l'anno 1684 dal-
l'Ill.mo Sig. r Podestà di Rovigno con la facoltà impartita dalla
Carica di Capod. a nel secondo de quali è stato prescritto che
tali Sindici del Popolo abbiano il luoco nel Conseglio entro il
suolo 'del Tribunale, si .pretende sia stata Jevata la sedia, e ven-
ghi iqjpedito l'accesso, e luoco nella Banca del Duomo quando
non vi sia il publico Rapp.nte.
— ì76 —
Insorto anzi litiggio tra Puno, e l'altro corpo nell'anno 1706
mentre egli pendeva avanti il Conseglio Ecc. mo di 40, fecccro
le parti à primo Zugno dell' anno med. mo un accordo coli' in-
tervento de Nuncij tanto della Com.tà per i Cittadini quanto
dell' Vniversità per il Popolo, e rimovendosi il Nunzio della
Com.tà da detta appellazione laudò in forma Consilij la sen-
tenza di Capo d'Istria, con che restasse confermato l'ingresso,
posto, e Cadrega pratticato alli predetti Sindici del Popolo, ma
neppur quest'ebbe effetto professandosi, che così resti il Popolo
esposto senza la presenza, et assistenza di chi deve presser-
vare la povertà da ingiuste imposizioni, et aggravj.
Si professa dal Popolo una seconda indolenza, et è che
sia stato con aperto mendacio umiliato da Cittadini al fu Ser. mo
Alvise Mocenigo nel 1708 tempo in cui sostenendo la Carica
di Proved. 1 " General da Mar fu di passaggio in Rovino d'aver
merito di servizio nelle passate Guerre di Candia, e Morea,
d'esser ridotto il numero de Cittadini à sole quindeci Famiglie
e d'esser segregati da Popolari riguardo alle fazioni militari in
forza di che con Terminazione i5 Aprile di detto anno appro-
vata con Ducali i5 pur Aprile 171 5 fu decretato che detti Cit-
tadini fossero esenti dalle fazioni, e rolo delle Cernide.
Se ne duole il Popolo perche professa che i Cittadini non
abbiano prestato alcun servizio à risserva di due Famiglie co-
gnominate Caenazzi, et una $>ponza ; mostrando air incontro
una nota di molti,, e molti Popolati, che hanno contribuito e
ne Vascelli proprij, e nelle publiche Navi il personale loro sa-
grificio, che fra l'accennate, famiglie vi sia il numero di i63
Capi delle stesse famiglie idonei per servir nelle Cernide, che
in fatti siano come sono tutti li cittadini al numero di trecento
che abbiano servito prima dell'essenzione nelle funzioni mili-
tari, e siano stati descritti ne Roli delle Cernide come comanda
la Legge Municipal della Terra, che tutti indiferentem. lc a ri-
serva de Giudici, e Deputati al Fontico tanto Cittadini che abi-
tatori da anni quindeci sin alli 60 sia tenuto e debba far le
guardie di quel Comune et implora il Popolo, che i medesimi
Cittadini siano posti all'egual sua condizione, onde sopra tutti
resti ripartito il peso, e la fazione tanto più che i stessi Cit-
tadini sono a risserva di pocchi, Barcaroli, Pescatori, Zappatori,
— *7? —
Facchini, e cTogn'altro più vile mestiere, come anzi servono
attualm. te nelle stesse Ccrnide li Cittadini dell'altre Terre di
Dignano, Pirano, e Valle, e come i stessi Cittadini di Rovigno
servono pure nel caso d'esser sostituiti da quelli del Popolo
à far tali funzioni con la corrisponsipne del pagam. 10 , come ne
spicca la relazione dal Caporal di quelle Guardie.
Si avvanza la querimonia d'essi Sindici del Popolo, e di-
cono che solito elegersi dal Conseglio della Com.tà due Citta-
dini nelle Cariche de Cattaveri che hanno l' incombenza di sti-
mar li Beni tolti in tenuta da Creditori, li danni inferiti in
campagna, et invigilare perche li viveri siano venduti à giusti
pesi, e misure, secondo lo statuto Municipale cada l'elezione in
persone, che non sanno legger ne scrivere, e che privi di co-
gniz. ne causano notabili danni, pronti i supplicanti à farle con-
stare, et à scanso d'ogni parzialità, et ingiustizia vorebbero
poter i Popolari elegger un Cattavere nel loro Conseglio, e che
l'altro fosse eletto da quello della Com.tà, ond'unitam. tc suplis-
sero à tali incombenze.
Un pari mettodo implorano che sia introdotto nelle Ca-
riche degP essatori della Caratada, de Tansadori della Com.tà,
e nell'ellezione de Medici, Chirurghi, e Comandatori, e che tutti
sono ora eletti dal Conseglio della Com.tà med. ma , cosicché ne
fosse uno eletto da Cittadini, e l'altro da Popolari.
Riguardo all'essatori predetti si vede che fin dall'anno 1714
soleva il Conseglio de Cittadini clegere otto Tansadori, quattro
del loro ordine, e altretanti di quello del Popolo, e due essa-
tori similm. le dell'uno, e l'altro Conseglio, ma accettandosi che
rEcc. ma Carica di Raspo a cui spetta la riscossione della Ca-
ratada Tned. ma avendo creduto di regolare con suo Decreto, che
li soli Giudici della Com.tà avessero à fare il comparto, e che
invece di due essatori uno solo ne fosse creato, e dell'ordine
de Cittadini, si professa che tali Giudici, i quali son Cittadini
cerchino il soglievo de proprj compagni, e studijno di aggra-
vare quei del Popolo, e che l' utile della riscossione che prima
era diviso tra l'uno, e l'altro sia in presente tutto del Cittadino,
senza che il popolare ne abbia alcun imaginabile provento.
Per gli Tansadori della Com.tà si vede in fatto che suole
il Conseglio de Cittadini ellegerne due, uno dal proprio corpo,
12
- i?8 -
e Paltro da quello del Popolo, ma anche in ciò viene asserito,
che per i sopra espressi riguardi la povertà non ne rissenta
solevo, come sarebbe per rissentirlo, se cadaun Conseglio ele-
gessc il suo.
L'istcssa ragione succede per i Medici, Chirurghi condotti
e per i Comandatori elletti tutti da Cittadini, avendosi per li
primi, che ad ogni chiamata de med. mi accorano con prontezza
alla cura loro, e che più d' una volta siano stati abbandonati
della necessaria assistenza alcuni de popolari, e rispetto à Co-
mandadori professano i supplicanti, che nell'occasione degl'atti
giudiciarj servano à cittadini senza alcun stipendio, e non usino
del dover proprio quando si tratta di quelli del Popolo, omet-
tendo anzi avisar i loro sindici al tempo delle radunanze de
conscgli della Com.tà ne quali devono intervenir come sopra.
Molte altre irregolarità, et arbitrj vengono accenati intorno
la Cassa della Com.tà, V altra ancora del Fontico non meno
che per quei publici Dacij.
Per la Cassa della Com.tà la si chiama espillata, e che sia
da Cittadini convertita in particolare vantaggio. Che si siano
accresciuti salarj alle Cariche, fatte inusitate distribuzioni à
tempi di Natale, di Pasqua, e della festività di San Marco, tutte
in beneficio de Cittadini, che per qualunque affare anche leg-
giero si espediscano Nuncij in cotesta Scr. ma Dominante con
giornaliero stipendio, e che vi si eternano con aggravio con-
siderabile della povertà, che le spese siano esorbitanti, e che
in esse ancora si usi la fraude d'annotare di più di quello si
spende, con che vengano a dilapidarsi le sostanze de poveri,
e servano queste alla cupidiggia, et al privato vantaggio.
Che nel fontico vi siano bensì sei Popolari, ma elletti dal
Conseglio de Cittadini, e che questi abbiano la principal dire-
zione; che per utilizzarsi si facciano à poveri dell' imprcstanze
à misura rasa, e se ne riceva la restituzione à misura colma.
Che si trovino pretesti su la stazione in fontico delle Fa-
rine cosicché poi succeda la dispensa loro con aggravio del
Popolo che convien tolcri le spese di tali dispense, e mangi
la povertà il pane à prezzi rigorosi, et indiscreti; Che fino del
pub.° soldo si faccia imprestanze à particolari, e che nelT in-
contro delle Visite della Carica di Capodistria venghi come lo
— i79 —
comproba un attestato di varie persone accomodata per quel
breve tempo la summa alcune volte anche rilevante sino che la
publica Rappresentanza la trovi, e poi sia restituita, onde non
si scoprano gì' intacchi del Fontico.
Del denaro del med. mo Fontico vengono ogni anno impie-
gati Ducati trecento per convertirli in ogli tanto terrieri, che
forestieri, et in ubbidienza à Ducali dell' Ecc. mo Senato 7 Set-
tembre 1715 furono estesi all'ora dall' Ecc. 1110 Sig. r Podestà
Cap. nio di Capo d' Istria sei Capitoli regolativi, e che prescri-
vono i metodi da tenersi.
Fu comandato, che l'oglio comprato con il soldo del Fon-
tico fosse riposto nelle pille in esso esistenti sotto tre chiavi
Puna in mano de Giudici della Com.tà, altra del Sindico del
Popolo, e la terza del deputato alle vendite, ma i Popolari se
ne dolgono che ciò non venga esseguito, che tutte le chiavi
stieno nelle sole mani del deputato, e che anzi Foglio venghi
riposto in pille anco private.
Che tutto sia nell'arbitrio d'esso deputato che è un Citta-
dino ; che da lui si venda l'oglio à capriccio, non con misure
di vetro come fu prescritto da essi capitoli, e si venda anche
à forastieri, il che è vietato, e che il Fontico a beneficio del
quale cader dovrebbe l'utile di soldi trenta per Barilla ne sia
defraudato.
Riguardo à Dacij è espressami proibito dal Statuto Mu-
nicipale che i Giudici della Com.tà i quali li deliberano, aver
ingerenza et interesse. Sono pronti quei del Popolo à compro-
vare, che tale ingerenza, et interesse lo hanno avuto i stessi
Giudici, che da ciò derivi l'arbitrio, et il pregiudizio di amaz-
zar nelle publichc beccarle animali d' inferior condizione, di
venderli à prezzi contrarj alle Leggi, che fino per opera di
questa ingerenza si lascino introddur vini forestieri contro i
Decreti di V.ra Serenità, e che nell' istessa abbondanza del pane
si lascino correre esorbitanze de prezzi tutto in danno de mi-
serabili.
Ma ciò che duole estremami a capi del Popolo è il non
aver modo alcun f}i poter ressistere, e presservare nei riferiti
disordini il proprio corpo contro le forze della Com.tà.
Nei capitoli i683 25 Ottobre estesi dalla Carica di Capo
— iSo —
d'Istria in ordine al soprariferito Decreto dell'Ecc." 10 Senato 1 3
Novembre dell'anno stesso, fu data a Sindici med. 1 ™ la facoltà
di prender parte e tansar le Famiglie per le spese necessarie
occorressero farsi.
Quest'esperimento non ebbe il suo effetto, mentre nell'oc-
casione di porsi tali Tasse i stessi Cittadini per quanto viene
asserito da supplicanti inducevano i popolari à non prestare
l'assenso, et alcuna volta che fu presa la parte, sia poi stata
dificile la riscossione della Tassa col mezzo degl'Officiali, che
pagati dalla Com.tà ricusavano esseguire per quei del Popolo
in modo che i Sindici suoi derisi, e scherniti convenivano ri-
tirarsi da ricorsi, et abbandonare le proprie ragioni.
Su questo punto implorano, che ò le sia assegnato alcun
piccolo Dacio di quelli, che gode la Comunità, o che resti per-
messo all'Università del Popolo d'erigere à proprie spese un
Forno da cuocer pane col provento del quale possano i Sindici
agire i comuni interessi, e tutellarc tanti poveri raccomandati
alla loro vigilanza.
Conchiudono, che sebbene quella Comunità è nel potere,
e sarebbe nel debito di mantenere come per il passato faceva
un Precettor pub.° per l'educazione, e per il documento a tanti
figlioli di quel numerosiss. mo popolo, non solo nelle lettere, che
nelle Christiane virtù sia stato abbandonato l'utile, e necessario
costume, e gemendo quei popoli nelP ignoranza, e nel vizio,
implorano, che togliendosi tante spese superflue, che annual-
mente come sopra vanno facendosi resti impiegato il danaro
della Comunità in questa veramente indispensabile destina-
zione.
Sono tali gl'esposti gravami de Sindici del Popolo di Ro-
vigno supplicanti, e doppo averne io umiliata come spina la
serie, e poi risservato alla sola publica autorità l'adeguato ri-
medio. Grazie.
Parendo, 8 Settembre 1732.
Eccjni Sri Capi delVEcc.so Qmseglio di X"
Appoggiata alle pur troppo note imperfeypni mie dalle com-
missioni del Magistrato Ecc. mo della Sanità la materia de Me-
dici e specialm. lc di quelli che sono condotti dalle Comunità
— 181 —
della Provincia è qui comparso il D. r Pietro Andrea Frassoni
medico condotto appunto dalla Terra di Buie, e m' ha posto
nelle mani l'unito Memoriale diretto alPAuttorità Suprema di
V.V. E.E.
L'umiliss. ma instanza sua rigguarda il poter nell'attualità del
servizio che presta, e nel credito in che è da più mesi de suoi
salarj in ragione di Ducati 200 all' anno, esser soccorso delle
accordate corrisponsioni, interdetti essendo, et appresi dalle ve-
nerate Ducali 3o Luglio decorso tutti i Beni di quella Comu-
nità debitrice.
Prodottomi anzi l'eguale ricorso all' or che emanarono le
publiche deliberaz. ni , credei di rivogliermi con le riverenti mie
5 caduto alPEcc. mo Sig. r Cam.lgo alla Cassa nella fiducia, in
che era il Medico di poter conseguire l'implorata sodisfaz. nc ,
come repplicatam. e l'avea conseguita in altre simili occasioni.
Ma accennandomi S. E. nelle risposte 18 pure caduto che
tutto dipende dal Sovrano arbitrio di cotesto Ecc. 80 Conseglio,
m'onoro (consolando il povero supplicante) d'umiliare l'istanze
e carte annesse che la rendono comprovata alle mature pon-
derazioni di V.V. E.E.
Se benignami il permettano rifletterò, che oltre la con-
venienza, e l' equità da quali è scortato il ricorso medesimo,
se il Medico non ha libero lo stipendio per la suma sudetta,
e manchi à lui il modo di vivere, mancherà certamente à quel
Popolo numeroso l'assistenza indispensabile nei pur troppo so-
liti, e frequenti mali che colà accadono, quando la somma carità
publica clementem. e non lo protega con esso. Grazie.
(Contìnua)
Parendo, 16 Settembre 17)2.
y*
STRIDONE
PATRIA DI S. GIROLAMO
UNA DISSERTAZIONE INEDITA DEL KANDLER
11 chiarissimo Direttore del Museo di Spalato, prof. F. Bulic,
pubblicava nel • Bullettino di archeologia e storia dalmata »
(a. 1899 f. 7-8), col titolo posto qui in fronte, un notevole arti-
colo, nel quale sono comprese però soltanto alcune idee fonda-
mentali di un maggior lavoro su questo argomento, che sareb-
be intenzionato di pubblicare più tardi.
L'articolo, per la sua importanza, è stato riassunto da
quel grande ed autorevole archivio, che sono gli e Analecta
Bollandiana » di Bruxelles (Tom. XV111, f. Ili), quali Analecta
conchiudono col sentenziare, che dopo siffatti studi intrapresi
e svolti sull'oggetto, non sia una vana speranza il credere, che
resti finalmente sepolto il lungo piato sorto fra le sette città
disputantesi la culla di S. Girolamo.
Com'è noto, in codesto piato, ebbe parte essenziale, di-
remmo quasi provocatrice, l'Istria; essendosi per qualche tempo
creduto, sulla fede del canonico Stancovich, che S. Girolamo
fosse istriano, nativo di Sdregna. Ne dubitò peraltro il Kandler
e questo suo dubbio ebbe ripetutamente a manifestarlo con
scritti, che furono parte editi, e parte rimangono ancora inediti.
In quest'ultimi, anzi, per quanto concerne alcuni giudizi geo-
grafici, intuisce, con quell'acutezza di mente che gli era propria,
ciò che, per successivi studi e scoperte, venne riconosciuto in-
\
— i83 —
controvertibile. Cosi, la località di Stridono, che lo Stancovich
s'era incocciato di credere avere dato origine alla nostra Sdre-
gna, fu dal Kandler con ottime ragioni riconosciuta apparte-
nente alla odierna Bosnia 1 ).
iMa piuttosto che divagare in particolari, ci sembra consulto
di riassumere brevemente la letteratura che n'è seguita negli
ultimi tempi, riflettente la questione della patria di S. Girolamo;
con che ci sarà necessariamente offerta l'opportunità, sia di ri-
portare quei brani del Kandler ancora inediti che si riferiscono
all'argomento colla'neccssaria loro concatenazióne, sia di rive-
dere nella sua essenza, il già ricordato lavoro del prof. Bulic.
1.
Non lungi da Portole, sullo stesso altipiano in cui giace
quest'ultimo castello, verso nord-est, s'aggruppano pochi caso-
lari intorno ad una chiesa ed un campanile, in vetta ad un colle.
Quella è Sdregna, già antico castello della diocesi di Capodi-
stria, e, per la parte politica-civile, sotto la giurisdizione del
marchesato di Pietrapelosa. Sdregna sta, si può dire, a caval-
cioni fra due profonde valli, e precisamente fra quella per la
quale scorre il torrente Rrazzana a levante, e la cosi detta
Valle di Sdregna a tramontana. La sua altitudine segna 472
metri. Ma è circondata da altri colli più erti ancora — fra cui,
a mezzogiorno, uno denominato S. Girolamo — per lo più
brulli, come quelli del Carso. Al comune ccnsuario di Sdregna
erano ascritte le ville di Pregara, Salice, Mlun e Cernizza ; ma
le tre ultime furono poi staccate ed aggregate al Comune di
Pinguentc. Tutte le dette ville, unite insieme, alla metà del sc-
J ) È strano, che si persista ancora in codesto errore di chiamare
la nostra Sdregna col nome della bosniaca Stridono. Nulla legittima un
tale scambio. In nessuno dei nostri documenti antichi si trova codesta
località di Stridone. Viceversa nei Comi nano fiali abbiamo trovato un
documento del i3o3, nel quale e indicata la serie dei diritti spettanti
nel!' Istria al Patriarca d'Aquileia In codesto documento appunto e fatta
menzione di Sidrcna, la quale é appunto l'odierna Sdregna.
— 184 —
colo XVII, facevano appena 3oo abitanti, mentre Sdregna stessa
non ne contava che 140. Se anche in oggi il numero degli abi-
tanti si è raddoppiato, pur rimane povera quella gente, perchè
scarsa di mezzi e di risorse. Una strada quasi carrozzabile con-
giunge Sdregna a Portole ; ma più oltre di Sdregna non si va
se non a mulo, o a piedi, per impervi sentieri.
Dell'antico castello non si conserva che qualche vestigia
di pietre murali addimate al suolo ; già oltre due secoli fa, esso
non esisteva altrimenti. Eppure questo luogo, benché povero
e quasi insignificante, ha fatto, per le ragioni già dette, parlar
molto di sé, interessando tutta una legione di dotti, di archeo-
logi, di teologi e di storici.
Prendendo le mosse dal canonico Stancovich, diremo, che
questi, fino dall'anno 1824, publicava un opuscolo: Della Pa-
tria di S. Girolamo, dottore di Santa Chiesa e della lingua slava
relativa allo stesso (Venezia, G. Picotti), dedicato al Patriarca di
Venezia Giov. Ladislao Purker, primate della Dalmazia ecc.
Premesso che gli Istriani, i Dalmati e gli Ungheresi si
contendono da sei secoli sopra la patria di S. Girolamo, ricorda
poi queste patrie che sono : Sdrigna nell' Istria, -Scardona al
litorale, Sidrona presso Obrovazzo, Strigna verso Costainizza,
Strigono sopra Duare nella Dalmazia, Sdrinova^ nell' Ungheria.
In favore dell' Istria trattarono la questione : Tomaso ar-
cidiacono di Spalato nel 1200, P. Paolo Vergerio il seniore, il
Biondo, Fra Ireneo della Croce, Domenico Valarsio e l' unghe-
rese Stefano Solagio. — Per la Dalmazia : Marco Marulo dal-
mata, Lodovico Vergerio istriano, il Villanovano, il Frescot, il
padre Dolci e l'abate Cicarelli. — Per l'Ungheria: l' Inchoffer,
Pietro Coppo istriano, il Tuhrman, il Iordan, il Bedecovich, lo
Stiltingo e l'abate Coleti. — Poi ricorda gli indecisi, e quelli
che stettero per l'uno o per l'altro.
Dopo ciò, entra ad esaminare se l' Istria abbia fatto parte
dell'antico Illirio, e prova che la nostra provincia stava appena
ai confini di esso, come della Pannonia.
Se non che i dotti hanno convenuto che S. Girolamo
appartenga ad una delle tre regioni : Pannonia, Dalmazia ed
Istria ; per forza di ragionata eliminazione viene quindi a di-
chiarare che non può essere che dell'ultima.
— i85 —
Ed ecco quali ragioni starebbero per questa tesi.
S. Girolamo stesso, invero, scrive nel capo ultimo degli
scrittóri ecclesiastici : Hieronymus patre Eusebio natus y Oppidum
Stridonis, quod a Gothis eversum, Dalmatiae quondam Pannoniae-
que confinium fuit. Ma questa affermazione è varia, secondo i
testi, che sono tre ; ciò non toglie, peraltro, che interpretati
nel loro vero senso, concordano nel!' affermare che il santo
Dottor fu istriano.
Né è a dubitarsi che S. Girolamo non conoscesse la geo-
grafia dei suoi tempi, anzi egli ha dato prova del contrario.
Né in argomento vale la tradizione, in quanto essa abbia lo
stesso valore tanto per gli uni che per gli altri.
Che se gli Ungheri e i Dalmati indicano il sito dove
S. Girolamo nacque ecc., anche a Sdregna d' Istria esiste simili
tradizioni. Infatti noi abbiamo t un castello diruto, di cui si
veggono le rovine ; una chiesa di S. Girolamo con altare ed
antichissima statua di legno che lo rappresenta ; una lapida
che si tiene in venerazione costante, come sepolcro di Eusebio
padre di S. Girolamo; una lamina di piombo colà rinvenuta,
la quale accenna a memorie dello stesso ; un pioppo per secoli
vicino alla chiesa esistente, e di cui si raccontano prodigi, come
efficace a molte malattie; la terra presso detto albero, che si
prende da quei popoli, e divotamente si pone sotto il capo dei
loro morti ; la tradizione esser questa la patria di S. Girolamo
sono cose tutte, le quali furono accennate fino da 400 anni
(1430) dal Biondo (Ital. III. Reg. XI), e ripetute, come testimo-
nio oculare, da mons. Tommasini, vescovo di Cittanova, il quale
si portò espressamente nel 1646 a Sdregna, diocesi di Capo-
distria, per verificarle, ed in pari tempo venerare divotamente
queste memorie: sicché la parità di circostanze per Sdrinovaz
neir Ungheria, e per Sdrigna neir Istria infirmano questo ar-
gomento di prova per ambidue questi luoghi, ed in modo che
deve per nulla contarsi. Così dicasi pure di Strigono e di altri
pretesi luoghi della Dalmazia. 1
Ma vi sono degli argomenti ancora. S. Girolamo ebbe
commercio epistolare coi più illustri uomini di Aquileja, e le
sue lettere commendatizie agli Aquilejesi per sua sorella dimo-
strerebbero che la sua patria era vicina a quella metropoli w
— i86 —
pitale dell'Istria. Anzi — cosa da nessuno prima d'allora rile-
vata — S. Girolamo stesso sarebbe stato educato da giovinetto
in Aquileja sino gli anni i5 di sua età. Naturalmente se fosse
nato in Pannonia o in Dalmazia, sarebbe ricorso a quelle ca-
pitali d'allora per la sua educazione, e non a città tanto distante
dove a suo padre sarebbe stato molto diijkilc, se non impos-
sibile, di visitarlo, mentre da Sdregna poteva recarsi in un giorno
ad Aquileja. Si badi ancora, che S. Girolamo chiamò patriotti
gli Aquilejesi, ciò che non sarebbe stato possibile, se fosse
stato della Dalmazia o dell'Ungheria.
Né osta che S. Girolamo sia istriano, quantunque la chiesa
lo chiami "dalmata. Nel linguaggio della Curia romana e nel
libro delle Tasse della medesima, non solo i vescovati dell'Istria,
ma eziandio quelli di Aquileia, del Friuli e della Carnia si di-
cevano in partibus Dalmatiae. Ed è errore che S. Girolamo abbia
esclamato : Farce tnihi Domine quia Dalmata sum. Questa escla-
mazione non si trova in alcuno scritto di S. Girolamo.
Ma un forte argomento dei contradditori si è quello di so-
stenere che, essendo stato distrutto il castello di Stridone nel
392 o 395 dai Goti, ciò prova evidente che non può esser stata
Sdregna per il fatto che i Goti in Istria non fecero la loro com-
parsa prima dell'anno 400. Questo peraltro non è provato.
S. Girolamo dice, che tutto l' lllirio fu dai barbari manomesso,
unitamente alla Tracia ed al suolo suo nativo : ma ci dice pure,
che tutta la superficie di terreno, che stendesi dalle Alpi Giulie
sino a Costantinopoli fu teatro del loro furore, e quali luoghi
appartengono a queste superficie, è notorio, non esclusa l'Istria.
Da tutto ciò, detto molto in succinto, lo Stancovich con-
chiude, che la patria di S. Girolamo non fu altrimenti P Un-
gheria, né la Dalmazia, ma che fu P Istria.
II.
Ma qui non finisce la dissertazione del nostro Canonico,
il quale continua l'argomento in un secondo articolo intitolato:
Della lingua slava relativa a S. Girolamo.
E prima di tutto si mette innanzi i seguenti quesiti :
- i8 7 -
i. La lingua slava e la lingua illirica era una stessa e me-
desima lingua ai tempi di S. Girolamo ?
2. Neil' Illirio proprio, nella Dalmazia, nella Liburnia, nella
Giapidia, nella Pannonia e nell'Istria si parlava la lingua slava
prima della conquista fatta dai Romani di queste provincie, e
durante Y impero stesso, ed ai tempi della natività di San Gi-
rolamo ? !).
3. S. Girolamo parlava egli e conosceva la lingua slava ?
4. S. Girolamo ha tradotto in slavo il Messale ed il Bre-
viario glagolitico di cui si servono i Dalmati ?
5. S. Girolamo è l' autore dell' alfabeto glagolitico, ossia
gieronimiano ? 2 )
Al tempo dello Stancovich tutto ciò si riteneva per certo,
ma egli fu intimamente convinto del contrario.
Non è nota la lingua dei popoli situati alla sinistra del-
l'Adriatico; ma certo non fu la slava. In prova di che enumera
le origini dei diversi popoli che abitavano codeste sponde, con-
chiudendo, colla scorta dei nomi antichi, della maggior parte
dei luoghi e delle persone, che qui certamente non si parlava
nessuna delle lingue slave. — Su di che tutti sono persuasi.
Si potrebbe forse opporre, che certi nomi tramandatici dai Ro-
mani, essendo latinizzati, cangiassero d'indole e di aspetto. Ma
questo non implica che, perciò, cangino di natura ; in essi vi
si scorgerà sempre la radicale, ed il suo proprio carattere di-
stintivo. Stabilito questo, tutti i nostri nomi hanno un'origine
ben diversa dalla slava 3 ).
Gli Slavi furono noti alle sponde dell'Adriatico appena al
declinare dell'impero, quando uniti cogli altri barbari setten-
trionali, Goti, Unni, Avari ecc., infestarono colle loro incur-
*) Secondo la più comune opinione, S. Girolamo nacque Tanno 33x,
e mori in Betlemme l'anno 420 in età di 89 anni.
2 ) Tutti sanno ormai che S. Girolamo non fu V inventore di que-
sto alfabeto,
8 ) Nel libro L'Istria fino ad Augusto del Benussi, ciò é dimostrato
luminosamente. Se lo Stancovich commise qualche errore parlando, in
questo proposito, delle possibili lingue d'allora, era solo nella forma —
non essendo allora avanzati certi studi filologici ; — fu esatto però e
colse bene nella sostanza.
— 188 —
sioni le provincie romane. Di queste depredazioni fa una com-
movente pittura S. Girolamo in vari luoghi dei suoi scritti. In
tutti i luoghi, parlando egli di queste nazioni, li chiama sempre
col nome di Barbari ; e non è presumibile, che se fossero stati
suoi connazionali, e con esso unilingui, li denominasse in tal
modo, né che essi stessi usassero tante crudeltà verso popoli
di una medesima nazione e lingua.
In tanta lacrimevole devastazione di popoli, di ministri della
religione e di templi, sarebbe stato mai opportuno che S. Gi-
rolamo traducesse in lingua slava il Messale e il Breviario ? No,
certamente. Ma se lo avesse fatto, in qual lingua conveniva che
lo facesse ? e Egli è naturale, che farlo doveva o nella latina
ch'era comune e generale al tempo di quei popoli, o se lo avesse
fatto nel linguaggio particolare di que' popoli, certamente fatto
l'avrebbe, se Istriano in lingua peiasgica o colchica ; se liburno
nella lingua degli Umbri, o se Pannone o Dalmata nella lingua
osia o cimbrica; non mai però nella slava, ossia sarmatica, la
quale in quel tempo non era introdotta in quelle provincie. » —
Dopo ciò prova, con diversi testi di S. Girolamo alla mano, che
la sua lingua non poteva essere altrimenti che la latina.
In quanto poi al Messale e Breviario, suppostamente tra-
dotti da S. Girolamo, il nostro A. osserva, che e bisogna essere
bambini nella storia ecclesiastica, e non conoscere che il rito
e l'ufficiatura dei nostri giorni sono ben differenti da quelli del
tempo di S. Girolamo, mentre l'uffizio divino non si recitava
nella forma d'oggidì, nò si celebrava la Messa come oggi si
celebra ecc. »
In quanto ai caratteri glagolitici, chi li attribuisce a certo
Metodio eretico, chi a S. Girolamo, e finalmente a S. Cirillo.
Esaminato il prò e il contro, e introdotto a parlare della liturgia
slava — nella qual ultima questione neppur si sogna di far
menzione dell'Istria — conchiude: i. che i detti caratteri fu-
rono ritrovati verso la metà del secolo nono dal filosofo Co-
stantino, o Cirillo; 2. che verso quell'epoca furono tradotti i
libri sacri nella lingua slava ; 3. che non facendosi menzione
di S. Girolamo in tutto ciò, non possono a lui attribuirsi ; 4.
che se fossero esistiti in quest' ultima epoca, il Pontefice Ste-
fano non l'avrebbe passata in silenzio, e siccome ne indicò
— 189 —
l'autore Costantino, avrebbe pure con più ragione nominato
S. Girolamo; 5. che S. Girolamo avendo preceduto di quasi cinque
secoli il filosofo Costantino, e se fosse stato autore dei caratteri
slavi, ed avesse tradotto in slavo i sacri libri, e questi sussi-
stendo al tempo di Costantino o Cirillo, superflui sarebbero
stati nuovi caratteri slavi, e nuova traduzione ecc.
La prima menzione delPuflkiatura slava in Dalmazia l'ab-
biamo nel 916 dal Bomman, dicendo che ne fu introdotto l'uso
dalla Moravia. La prima stampa in caratteri glagolitici del Bre-
viario e del Messale in lingua slava, fu fatta in Fiume nel i537
per ordine di Giovanni de Dominis, vescovo di Segna; come
coi caratteri stessi, e nella lingua medesima fu stampato in Tu-
binga dal Trubero il nuovo Testamento nell'anno i562. Dietro
la scorta quindi del Grubissich il' nostro A. si diffonde in pro-
posito, addimostrando qualmente l'alfabeto glagolitico non si
mantenesse sempre costante, e qualmente anche in Dalmazia
fosse differente dagli altri luoghi, e conchiude che sarebbe per-
sino un'empietà l'attribuire a' SS. Girolamo e Cirillo l'inven-
zione degli alfabeti slavi. — Del resto la lingua slava e l'illirica
non furono una medesima lingua; soltanto dopo il secolo VII,
slavo ed illirico divennero sinonimi.
III.
Quattro ani>i dopo che lo Stancovich aveva publicato il
suo opuscolo rivendicante all'Istria il dottore della Chiesa, S. Gi-
rolamo, comparve a Roma un nuovo opuscolo, pure col titolo:
Della patria di 5. Girolamo. Risposta di Don Giovanni Capor dal-
matinOi e dedicato al cardinale Don Placido Zurla, vicario ge-
nerale di papa Leone XII.
Non occorre di dire, che il Capor cercò di confutare punto
per punto le ragioni dello Stancovich, oltrepassando soltanto
la questione della lingua slava attribuita al Santo Dottore, sic-
come quella che non aveva rapporto necessario colla questione
principale. Ma il contradditore del nostro Stancovich intraprese
la sua confutazione in modo si confuso e cavilloso, ed infiorò
inoltre la sua dizione con sì basse espressioni, con modi tanto
— tgo —
inurbani e con maligne impertinenze, che il buon Canonico ne
pigliò cappello. Ed in questo aveva ragione da vendere ; im-
perocché, scrivendo il suo opuscolo e dandolo .da leggere agli
amici e alle persone meglio competenti — fra i quali non aveva
esclusi dei bravi abati dalmatini — li pregava a volergli libe-
ramente rilevare i fortuiti errori e gli eventuali apprezzamenti
inesatti, essendosi egli proposto di appoggiare in tal modo la
opinione dei dotti in siffatta materia, prima di elencare nella
sua Biografia degli uomini distinti dell' Istria anche S. Girolamo.
Visto, dunque, che era passato già tanto tempo senza che nes
suno gli contraddicesse ; anzi essendosi persuaso di aver colto
nel segno dalle dichiarazioni avute dalle persone suddette — fra
le quali annovera vasi taluno che prima era caldo sostenitore
della tesi contraria a quella da lui sostenuta — ed urgendo di
dar fuori il primo volume della detta Biografia, lo Stancovich
non risto dall' imbrancare in essa la vita di S. Girolamo di-
chiarandolo senz'altro istriano.
Si può, dunque, imaginare quale effetto di contrarietà pro-
ducesse sull'animo del nostro Canonico l'opuscolo del Capor,
arciprete di S. Girolamo degli illirici in Roma, e da lui perfetta-
mente conosciuto. Epperciò si decise di rispondergli con un
nuovo opuscolo, cui intitolò : San Girolamo il dottore massimo
dimostrato evidentemente di patria istriano. Apologia del can. Pietro
Stancovich, socio di varie Accademie, contro la Risposta di D. Giov.
Capor dalmatino (Trieste Marenich 1829).
Non riassumeremo, come del primo, questo secondo opu-
scolo dello Stancovich, per non andare all' infinito, e perchè è
tutto inteso a rilevare le contraddizioni e le inesattezze del Ca-
por, che furono pure lasciate nella penna. Diremo solo che an-
che il nostro A. non potè trattenersi dall' indirizzare, qua e là,
al suo contraddittore delle stoccate, conchiudendo colle precise :
e Tutti i partiti hanno scritto con dottrina, fino discernimento,
ed urbanità. Voi solo vi siete distinto sopra tutti con un par-
ticolare vostro modo di dire, lo qui vi ripeterò quello che dissi
nel fine della mia apologia con Cicerone; che un avvocato igno-
rante rende la causa peggiore: causa patrocinio non bona pejor
erit ctc. » — In fine dell'apologia vi mette una Cronaca Bio-
Girominiana.
— I 9 I —
Figurarsi se il focoso arciprete dalmatino la mettesse via !
Di fatti nel i83i egli publicò a Zara (Tip. Battara) un nuovo
opuscolo molto più copioso del primo, il quale pure intitolò :
Della patria di S Girolamo, seconda ed ultima risposta di Don
Giov. Capor ecc. In questo sostiene di aver corroborata la sua
tesi di nuovi testi e di ragioni non sentite in prima, arrivando
persino col suo libro t a far batter la ritirata in più luoghi a
quell'avversario, il quale, dove viene a cedere, si può dire, che
propriamente si trova colle spalle al muro. » Avverte, infine, il
nostro Canonico di non illudersi sulla ragione che eventual-
mente gli avesse data qualche dotto, stando il fatto, invece,
che fu appunto uno di questi, e dei più competenti, che lo
spronò a rispondergli, fornendogli per di più non pochi libri
che gli potevano servire alla bisogna.
Né la questione è finita qui.
Due anni appresso del secondo opuscolo del Capor venne
alla luce a Zara (Tip. Battara) un volume intestato : Esame cri-
tico della questione in/orno alla patria di S. Girolamo libri IV del
Padre Francesco Maria Appendini delle scuole pie. Anche questo
libro, scritto con maggiore serenità di giudizio e con linguaggio
più moderato degli altri del Capor, viene però alle stesse con-
seguenze, rivendicando alla Dalmazia la nascita di S. Girolamo.
IV.
A questo punto stavano le cose, quando intervenne nel
piato il dottor Kandler, che scrisse due lunghe lettere intestate
Della Patria di S. Girolamo all'abate dott. Francesco Carrara di
Spalato, ed inserite nella sua Istria (anno I, N. 1-2). Ed ecco
brevemente di qual parere fosse in proposito il nostro illustre
archeologo.
Premette che, a lui fanciullo, un pio sacerdote che gli svol-
geva le dottrine religiose lo aveva prevenuto ritenersi S. Gi-
rolamo di patria istriano, ma in modo così incerto, che il non
averne certezza gli dava cruccio. Ripensandoci poi seriamente,
ci faceva a se stesso il seguente ragionamento: t se dei nostri
santi abbiamo certezza, perchè le nostre istituzioni di chiesa
— ig2 —
risalgono per ordine non interrotto fino alla pace data da Co-
stantino, e risalgono anzi fino al primo bandirsi del vangelo
fra noi ; se nelle nostre città di provincia la serie dei vescovi
rimonta fino al principio del sesto secolo J ), ed abbiamo testi-
monianze della costanza di ordinamenti ecclesiastici in templi,
in riti, in leggende antichissime, se di S. Girolamo all' invece
la posizione del suo luogo natale è incerta, conviene ritenere
che fòsse in provincia nella quale il culto cattolico e lo stato
sociale abbiano da antico sofferto talT rivolgimenti, che novello
popolo e novello culto abbiano soprafatto l'antico, ed il popolo
primitivo sia scaduto in infima barbarie, da non serbarne le me-
morie antiche, o da tenerle per lo meno ristrette a ceto sì pic-
colo, sì umiliato, che le memorie non poterono giungere nel
mondo colto. E tale mio pensiero credeva vederlo confermato
dalle parole del Santo medesimo, che attestava saccheggiata,
manomessa la patria sua, non la città sola ove nacque, ma la
regione intera, e pareva a me che l' accennasse siccome posta
su quella linea che corsero i Barbari fra Costantinopoli e le
Alpi Giulie. »
Questi pensieri non cedettero col crescere dell'età ; e quan-
do la questione della patria di S. Girolamo venne agitata nel
tempo su descritto con tanto calore, le ragioni di chi lo voleva
istriano non lo appagarono gran fatto.
E qui pone a base del suo ragionamento la tesi, esistervi
un' intima connessione fra i santi e le istituzioni di chiesa, dalle
quali istituzioni poi crede di poter trovare il sussidio. Esamina
quindi la configurazione e l'estensione delle nostre diocesi, ed
i confini delle giurisdizioni del patriarcato di Aquileja. Poi rileva
esser stato antico costume quello di indicare la patria per agri
politici, per municipi, in guisa tale che si riteneva nativo della
città anche chi era dell' agro siccome quello che con la città
aveva la stessa condizione politica. La chiesa seguì questa mas-
sima, ed essa indica i sacerdoti secondo la diocesi cui appar-
tengono o per nascita o per aggregazione, t S. Girolamo per
indicare Stridono per patria sua, non indicò già una villa, od
2 ) È provato che esistevano ancora prima.
— ig3 —
un castello che fosse soggetto all'altrui giurisdizione, ma urt
comune che aveva propria giurisdizione politica e poteva essere
noto nella geografia politica; il rango che gli attribuisce di
oppidum non indica già castello, ma città, comune di condizione
materiale inferiore, nel modo stesso come oppidum si disse Pa-
renzo, mentre era e colonia e municipio. »
Ora la villa di Sdregna nel marchesato di Pietrapelosa stette
sempre sotto la diocesi tergestina fino al 1790, e da questo
tempo, fino all'ultimo riordinamento delle diocesi istriane, ap-
partenne alla diocesi di Parenzo e mai a quella di Capodistria.
Ciò premesso, quand'anche S. Girolamo non si fosse curato di
dirsi triestino, Trieste non avrebbe certamente dimenticato di
annoverarlo fra i suoi santi municipali, anche se nato nell'agro.
E come abbiamo dei nostri santi municipali notizie precise, e
conserviamo le loro leggende, e celebriamo le loro feste; al-
trettanto sarebbe avvenuto di S. Girolamo, il quale, viceversa,
non è patrono di nessuna località, e vi è in tutta la diocesi
una sola chiesa publica sotto l' invocazione di lui, e non già
a Sdregna, ma a Colmo. E dato pure che Sdregna fosse caduta
nel X secolo in mano degli Slavi pagani, e che questi avessero
anche distrutto il tempio rispettivo, la memoria sarebbe egual-
mente vissuta a Trieste, trattandosi di un Santo così grande
come egli fu.
E quello che si è detto per Trieste, valga per ogni altra
diocesi dell'Istria non esclusa Aquileja.
In un antico breviario della chiesa di Trieste, mentre sono
registrate le vite dei nostri santi, la patria dei quali si indica :
Tergestinae civitaiis in confinio Aquilejae ; S. Girolamo, invece,
lo si dice nato in oppido Stridonis quod dalmacie quondam pano-
nieque confinium fuit, concordando in questo colla chiesa romana.
Parimenti nelle litanie della chiesa tergestina S. Girolamo
non vi è collocato fra i santi municipali, t Le chiese della pro-
vincia usarono certa quale cortesia vicendevolmente, e tutte usa-
rono verso la loro madre Aquileja quella venerazione che si
deve ; S. Ermacora e Fortunato erano venerati in tutte le dio-
cesi istriane, siccome santi, dirò così, provinciali ; però Aquileja
celebrava S. Giusto di Trieste; Trieste celebrava S. Nazario di
Capodistria, S. Mauro, S. Eleutcrio, S. Proietto di Parenzo, e
i3
— 194 —
viceversa altre chiese. Se la memoria di S. Girolamo come santo
istriano si fosse perduta in una chiesa, sarebbesi conservata
nell'altra, »
Si badi ancora, che la patria di S. Girolamo era insignita
di vescovato, tant'è vero che il vescovo di Stridonia apparisce
nei concilii fra i vescovi pannonici. Sdregna non potè essere
* vescovato urbano, né fu vescovato rurale. Per poca attenzione
che si dia alle cose dell' Istria è facile accorgersi che i vesco-
vati urbani furono eretti ove vi erano municipalità; vescovati
rurali o capitoli ove vi erano comuni liberi od affrancati ; par-
rocchie ove erano ville e terre tributarie, adattandosi così in
antico il governo di chiesa al governo politico. Di Sdregna non
si ha nulla di tutto questo* Anche altre città e terre dell'Istria
furono distrutte da vicende guerresche, ma per questo nessuna
perde la memoria e la tradizione dei propri santi e delle pro-
prie -feste.
Dopo ciò, Sdregna non fu mai città, né castello di conto.
Posta infraterra, circondata da burroni e vallate profondissime,
non è tale da esser stata mai il centro di movimento e di com-
merci. II suo terreno coltivato conta poco più di 700 jugeri,
ed il prodotto rispettivo è molto meschino, essendo limitato
preponderatamente a povere rendite di bosco e di pascolo. Ma
dato anche che qui vi fosse stato un centro di qualche conto,
si vedrebbero almeno le rovine, e sarebbe rimasta una qualche
memoria. • In Sdregna non vi ha che uno dei tanti castellieri
romani, null'altro, non pietra, non leggenda, nulla che accenni
ad antico abitato ; pure come potè conservarsi il castelliere,
potevano conservarsi altre antichità. La chiesetta in onore di
San Girolamo non era parrocchiale, era chiesa di privata de-
vozione, intorno cui si tumulavano i defunti». Se si conserva-
no memorie di Muggia vecchia, di due Castelli e di altri siti
che più non esistono, tanto più si dovrebbe averne di Sdregna,
se questa fosse stata città sede vescovile e patria di un si gran
Santo. Invece nessuna nostra chiesa, compresa la chiesa madre
di Aquileja, lo annovera fra i santi municipali o provinciali. II
nome di Sdregna, che è l'unico appoggio, è troppo frequente
e comune per trarne indizio alcuno.
Lo stesso breviario nostro non indica S. Girolamo spettante
— 19$ —
alla provincia dell'Istria, ma lo indica di patria posta ai confini
della Dalmazia e della Pannonia, siccome nota che facilmente
l'avrebbe fatta conoscere a chi il nome di Stridone appariva
nuovo. Il Santo Dottore soggiunge per di più, che la sua patria
era spesso visitata dai barbari.; questa, dunque doveva stare tra
le Alpi Giulie e Costantinopoli, su di una via che dalle radici
orientali del Nevoso metteva a Bisanzio; né poteva esser l'Istria
che è al di qua del Nevoso, F Istria che, per soprassoma, non
soffrì incursione di barbari.
S. Girolamo inoltre non era di linguaggio latino, se esso
medesimo confessa di averlo appreso con grande difficoltà. —
Fino dal tempo della conquista dell'Istria, avvenuta due secoli
prima dell' èra volgare, la lingua latina si rese da noi comune
e prevalente in modo che ogni rimasuglio della tracica e della
celtica era sparito. Se così è, e se S. Girolamo fosse stato istria-
no, la lingua latina doveva essere propria tanto alla sua fami-
glia che a lui stesso.
• S. Girolamo segna una parola che indica la bevanda pre-
cipua e gradita della sua patria, e la chiama Saba/a, voce pan-
nonica che indica birra* e che ha spiegazione nella lingua slava.
Questo paese mancante di vino, nel quale si usavano voci pan-
noniche, non è l'Istria e meno poi l'Istria subocrina, cui ap-
parteneva Sdregna nostra.
Esposto tutto ciò, il Kandler non entra a metter lingua
nella questione se la Dalmazia fu la patria del Santo Dottore ;
ma si permette di dire qualche cosa circa la spedizione dei bar-
bari, in forma del tutto confidenziale. Premesso, dunque, alcune
generali nozioni su quelle irruzioni, gli sembra di dedurre, do*
«yersi cercare la patria di S. Girolamo nel tratto di paese che
sta fra la Unna, Banialuka e le montagne, e precisamente nei
dintorni di Jaicza a Drinovo. Poi dà alcune indicazioni per cer-
care quali punti della Dalmazia possano offrire appiglio a frut-
tuose ricerche ; ma lo fa con grande riserbo, professandosi igna-
ro delle di lei condizioni ecclesiastiche.
— Igò —
V.
Meno di un mese dopo che aveva scritta questa lettera,
ne vergò un'altra come ho detto, indirizzandola sempre allo
stesso abate dott. F. Carrara.
In questa seconda dichiara di essere venuto in possesso —
ciò che ascrive a grande ventura — del Periplo di Pre' Guido
di Ravenna, meglio conosciuto sotto il nome di Anonimo Ra-
vennate. Esaminato questo libro di geografia con quanta mag-
gior diligenza poteva, s'accorse che Pre' Guido copiò le notizie
da altri; t che questi medesimi non ne erano autori da sé; e
che risalendo dall'uno a l'altro, la geografia sua non fu più che
la copia di quelle notizie elementari che si avevano nei primi
tempi dell'impero romano, allorquando si compilarono per pu-
blico comando siffatte raccolte. » E di ciò egli offre le prove.
Veramente l'opera di Guidò è un portolano dei mari, spe-
cialmente del Mediterraneo, ed un itinerario quasi postale per
viaggiatori, nel quale si indicarono le provincie, i fiumi. Le città
vengono enumerate come si trovano poste sulle vie antiche
romane, secondo i tronchi di queste medesime vie. Singole sco-
perte di antiche città fatte in tempi recenti o di frazioni di iti-
nerari sculti in pietra, hanno mostrato come le notizie di Guido
sieno sincerissime ed esatte.
Premesso questo, ecco le conclusioni cui viene nei riguardi
della patria di S. Girolamo.
E prima di tutto osserva che l'odierna Dalmazia non è la
identica dell'antica; la quale ultima segnava confini ben più
ampi e comprendeva la Bossina ecc. ecc. Essa comprendeva^
insomma, una superficie più del doppio maggiore dell'attuale,
perciò la divide in Dalmazia Cisardiana (che ò l'odierna) e Dal-
mazia Transardiana (la più ampia detta di sopra).
Quindi soggiunge, non doversi cercare la patria di S. Gi-
rolamo nella prima Dalmazia, ma nella seconda. Non nella prima
perchè, essendo stata un tempo in grado alto di civiltà e di
prosperità, è diffìcile che declini talmente da non lasciare trao-
de dell'antica condizione. Nella seconda, invece, occupata da
barbari, fu distrutto il governo di chiesa, più che la religione ;
— 197 —
gli elementi sociali e civili vennero in potere dei barbari, ma
essi, rozzi, non avrebbero saputo sostituirne di novelli del tutto;
guastarli, farli decadere, ciò era facile, non però sostituirne di
nuovi. La Dalmazia Transardiana nel medio tempo appartenne
all'Ungheria; poi venne in potere del Turco, che menò stragi,
violentò le coscienze, e non si curò di rifare la provincia. —
Questa parte di territorio, ora chiamata Bossina, fu staccata
dalla Dalmazia marittima ed unita pel governo politico alla
Pannonia. Per questa parte passava la gran via commerciale,
che da Costantinopoli e da Salonicco veniva su su verso Trieste.
E parla con bella erudizione di altre strade traversali, segnate
dai Romani, che facevano capo nella Dalmazia marittima, a
Scardona, a Spalato e a Narona.
• La concorrenza di sette strade che mettono a città pre-
cipua nel sito di Serajcvo, basta a me — soggiunge — per
trarne conseguenza che fu antica città e romana d'importanza ;
ne ho oggi certezza, perchè il cav. Sartorio che fu in quelle
parti, mi avverte... di avere veduto le arcate di un acquedotto,
a due o tre ordini, ove l'avvallamento del terreno lo esige, in
lunghezza di due giornate di cammino, in prossimità alla strada,
nella direzione di Foccia a Scrajevo ; e quest'acquedotto fu per
condurre acqua in sito assai irrigato da sorgenti di fiume, che
poi si fa maggiore sotto nome di Bosna. »
Poi nota* che nella tavola teodosiana vi sono segnate pa-
recchie località della Dalmazia, e le nomina. L'itinerario di An-
tonino nel guidare da Sirmio a Salona, tocca in parte questa
regione, registrando pure altre località.
Confrontando l' itinerario colla tavola, apparisce che nel
correre le vie precipue per recarsi dall'una all'altra città, non
sempre si teneva la stessa rotta, ma, per cause che oggidì non
si saprebbe aiutare, variassero la direzione. Oltre le città e
stazioni registrate dalla tavola e dall' itinerario sulle vie da essi
segnate, non ve ne figurano; né altri autori, che si sia, fanno
menzione delle città della Dalmazia transardiana ; pre' Guido
è l'unico che diminuisce questa lacuna. E qui il nostro autore
enumera tutte queste città notate da pre' Guido ; quindi si fa
a spiegare il sito di ciascheduna.
Ora in una di queste, e precisamente in Speridiutn, gli par
— 198 —
di scorgere viziato, il nome di Stridonium, trovando nello stesso
Ravennate troppi casi in cui si fa scambio fra siri e speri. —
Stando così le cose, Stridone verrebbe si bene a collocarsi nel
sito di Drenowo, che egli non tituba a crederla Ja patria del
Santo, confermandolo in questo il Ravennate stesso. « Imper-
ciocché Strabone accerta che fu Dalmazia questa provincia tran-
sardiana, Guido la registra nella Pannonia, Tolomeo non la
comprende nella Dalmazia; ed è ben naturale che i Dalmati
oltre PArdio conservassero la memoria e la gloria di loro na-
zionalità, anche dopo che per politica fu questa parte di pro-
vincia staccata dall'altra ed unfta pel governo alla Pannonia ;
è ben naturale che il vescovo di Stridone sedesse nel concilio
pannonico, anziché nel dalmatico, ed il Santo parlando della
sua patria non omettesse il dire che una volta era al confine
fra Pannonia e Dalmazia, volendo ricordare un'epoca di gloria
nazionale senza mancare al debito politico. Ed é ben naturale
che essendo di gente dalmata, e di condizione politica, pannone,
nascessero fra le due genti questioni sulla nazionalità del Santo.»
Il Kandler avrebbe voluto dire volentieri qualche cosa della
commemorazione che la chiesa greca e la serblica fanno di S.
Girolamo ; ma gli mancavano a ciò del tutto i mezzi. La chiesa
greca non gli dà culto particolare ; la chiesa serblica da oltre
un secolo ha fatto capo alla chiesa russa ; converrebbe dunque
rimontare alle cose antiche, ciò che non era in caso di fare.
La chiesa russa commemora il Santo, però in altra giornata
che la chiesa latina, né ha motivo di onorarsi della nazionalità
del Santo, né di partecipare alla gloria come di Santo della sua
provincia.
Chiude la lettera ripetendo che non intende di parlare della
Dalmazia Cisardiana. di quella che fu provincia politica romana
di questo nome; ma gli fa presente che della Transardiana
può ristabilirsi con notizie ben soddisfacenti.
Che il Kandler, del rèsto, non fosse lontano dall' apporsi
al vero, sta il fatto che nel 1882 è stata riprodotta un'epigrafe
trovata sulla via tra Grahovo e Glamoé — dunque nell'antica
Dalmazia — edita dall'Alaccvich con bel commento nel Bullet-
— 199 —
tino di archeologia e storia dalmata (anno V, pag. i36), e nel
Corp. Ins. Lat. Ili, sup. N. 9860.
Ecco pertanto l' inscrizione :
IVO^/^//AÌVSAILA
VIOVAIFPIO CONS
IAVIIO ///// P POELM
nvis / VIEPSALV
IAIASEISIPIDO
VEVSES OEIEPM
I V A VII
La restituzione dell'epigrafe fu fatta benissimo dal prefato
Alacevich nel modo seguente : iu(d)ex (d)a(t)us a (F)lavio Va(ler)io
Cons(t)a(nt)io [v. e] p(raeside) p(rovinciae) (D)elm(atiae), (f)i(ne)s
i(nt)e(r) Salvia(t)as e(t) S(tr)ido(n)e(n)ses (d)e(t)e(r)mi(n)avi(t).
La parola Stridonenses alla linea 6 è sicura; per cui non
è lecito dubitare che codesto oppido Stridone appartenesse alla
Dalmazia, anzi come vuole l'Alacevich al territorio di Saritte.
Per completare, infine, questa prima parte, diremo, che nel
i885 sortì a Sebenico (Tip. Vescovile) un nuovo opuscolo dal
titolo Stridon Sidrom patria del massimo dottore San Girolamo,
rivendicata alla diocesi di Sebenico. Come rilevasi dal titolo, an-
che questo opuscolo attribuisce alla Dalmazia il Santo Dottore,
facendolo nascere nel villaggio o villaggi che tuttora sussistono
col nome di SedrafnU. L'autore, in fine dell'opuscolo, si trincera
dietro l'autorità dell' illustre Nicolò Tommaseo, il quale pure
credette S. Girolamo dalmato, anzi scrisse in proposito un ar-
ticolo intitolato S. Girolamo e la sua patria^ stampato nel 1868
nell'opuscolo La chiesa aba\iale di Scardona. Di più in un suo
canto disposò assieme Girolamo e la Dalmazia. Né il Tomma-
seo era uomo che prendesse leggermente siffatte questioni.
vi..
Ma il Kandler scrisse dell'altro ancora, come si è detto,
sullo stesso argomento, ed è rimasto fin qui inedito in quell'ar-
— 200 —
chivio di carte, che s' intitola II Conservatore (al N. 376 ex 1871,
voi. II). Ed ora ci pare opportuno di rendere di publica ragione
quello scritto.
Esordisce il Kandler col dichiarare, che si è questionato
già troppo sulla patria di S. Girolamo, e che sarebbe ora di
cessare da quelle polemiche oziose. Poi continua :
t Io credo, che in siffatte disamine e questioni siasi pro-
ceduto in modo ben diverso da quello che si sarebbe dovuto
seguire in siffatte disamine, nelle quali unica base sono le pa-
role di S. Girolamo medesimo, il quale disse di essere stato
Pannonio, nativo di oppido, di città provinciale allora panno-
nica, e che in antico era confine fra Pannonia e Dalmazia che
era città cristiana, ed alla quale presiedeva presbitero, che era
di famiglia agiata, e che in quella città v'erano precettori di
lingua latina, dice che i suoi conterranei erano brutali e rozzi
dediti alla crapula. Questo oppido si sarebbe detto Stridori
•piuttosto Stridonia in lingua che ignoro quale poi fosse, o piut-
tosto Stridona come suonano il più di quei nomi, e sarebbe
celtica, ed avrebbe avuto radice in Strid, desinenza frequente
anche fuor di Pannonia e di Dalmazia, e di Giapidia e di Li-
burnia, fino all'estrema Scozia ed Irlanda di un popolo abori-
geno. Di quest' Istria ricorderemo Albona, Fianona, e di Libur-
nia, Aenona, Scardona, di Dalmazia, Salona, Narona, e le in-
numere altre. La qualifica di oppidum dà certezza che non fosse
né pago, nò vico, nò villaggio, ma come or si direbbe città,
con ordinamento di autogoverno; la presenza di presbitero (cer-
tamente con diacono) fa indurre che fosse un popolo, una plebe,
una di quelle che in Dalmazia verso mare erano dette parro-
chie e delle quali nel secolo VI si convertirono in episcopati ;
e questa plebe fa ritenere che il territorio non fosse quello ri-
stretto di una villa, ma almeno almeno al pari di quelle delle
plebi istriane. Allorquando nacque S. Girolamo, morto nel 412,
il cristianesimo non solo era libero, ma era imperato, ancorché
in tutta una provincia non vi fosse che un vescovo solo, nella
capitale. In Stridona non vi £u vescovato, vi fu presbitero, ma
neppure nel VI secolo se ne collocò alcuno. S. Girolamo che
adottò calorosamente la civiltà e la letteratura latina, fino ad
essere censurato, adottò poi interamente la civiltà cristiana, fino
— 201 —
a spingersi in anima e corpo nell'ebraico. S. Girolamo era
troppo dotto delle cose pubbliche, di governo civile e di chiesa,
per ammettere e sospettare soltanto che egli parlasse all' incirca
od a caso. Ed appena morto nel 422 ebbe gli onori di Santo,
ed il culto, e l'onore di essere intitolato Dottore di Santa Chiesa
universale.
Alla sua nascita avevano cessato le persecuzioni, ed in que-
sta Istria v'erano bensì chiese episcopali e plebanali, ma non
ancor vescovili, create 102 anni dopo la morte di S. Girolamo *),
e quando ebbero vescovi propri, cessata la giurisdizione ordi-
naria degli Arcivescovi di Aquileja, ebbero anche ordinamento
di culto, e proprio culto di santi, in prima linea di quelli della
chiesa universale, poi del santi propri ascritti fra i patroni ce-
lesti.
Fu asserto che S. Girolamo fosse da Sdregna che era ed
è tuttora nella diocesi propria di Trieste. Sono noti ed ebbero
culto solenne i patroni della chiesa di Trieste, scritte allora le
leggende di loro vita od almeno solennemente adottate; di S.
Girolamo nessuna traccia, nessuna memoria; fra le cappelle po-
ste ai limiti dell'antico agro triestino a custodia celeste di que-
sto, figurano tutti i santi di Trieste, non però S. Girolamo, al
quale fu sacrata una cappella in Contovelo, ma è del 1400. —
Klana che ha S. Girolamo, era della diocesi di Pola.
Sdregna non fu popolo o plebe antica da sé ed apparte-
neva ai Subocrini, facente un solo corpo con Pingucnte ed una
sola chiesa con questa; l'agro di Sdregna è povero, ed appena
sufficiente a formare un bene censuario, ned è terreno ferace,
nessun oppido vi può stare. Questo bene censuario di Sdregna
era si poca cosa che i vescovi di Trieste lo dimenticarono fra
i loro possessi, e quando ne diedero investita ai Gravisi (ve-
scovo Goppo, ' vescovo Bonomo) la diedero gratuitamente. 11
primo censimento dell'Istria vi assegnava la superficie di 4107
jugeri, la stima di 5617 fiorini, certo non sufficienti a popolo
J ) Recenti studi hanno provato il contrario, nel senso cioè di asso-
dare, che T Istria ebbe chiese episcopali coeve allo sviluppo della cristi^
nità, quanto dire fino dai primi secoli dell'era volgare,
. — 202 —
ed a città. Portole era della chiesa di Cittanova, né questa né
V altra ebbero culto a S. Girolamo, né lo ebbe Parenzo, i cui
mosaici negli absidi registrano tanti santi, ma fra questi non
c'è S. Girolamo ; non Pola.
Dei sei vescovati istriani o più veramente degli otto com-
prendendovi Umago e Cissa, i soli di Trieste, di Capodistria e
di Pola ebbero culto ai santi municipali, Pcdena, Umago, Pa-
renzo, Cissa, Cittanova dovettero ricorrere a santi di provincie
esterne, dell'Africa, dell'Asia minore, del Ponto *).
Due stirpi di slavi abitano oggidì il Litorale; quelli venuti
col seguito dei Longobardi che dalla Giulia prima occuparono
tutta la regione fino alla Val Rcsia, ed il Cormoncse in massa
compatta, e a gruppi minori isolati s' avanzarono fino al Ta-
gliamento, pagani che presto adottarono il cristianesimo, e questi
nessun culto hanno a S. Girolamo, bensì ai santi provinciali
e municipali di Aquileja e di Forogiulio. Questi slavi venuti
da Ungheria, non occuparono l' Istria.
In questa, rimasta ai bizantini, pretesa dai Longobardi come
abbinata alla Venezia terrestre fu risparmiata dagli slavi del-
l' Ungheria montana.
Qui il Kandler si diffonde a narrare come, quando e da
dove vennero gli slavi in Istria, cose ben note, continua :
La Chiesa universale che aveva le provinciali a sue parti,
come le chiese provinciali ebbero le diocesi, la chiesa univer-
sale che sì bene conosceva la propria geografia come le pro-
vinciali, non ritenne ed onorò S. Girolamo siccome italiano,
né la Aqujleiese, sì la Chiesa dalmata lo ritenne siccome pro-
prio. Queste autorità sono di gravissimo peso, ^ non sono si
facili a rovesciarsi con favolcggiamenti.
Vi si provò qualcuno, con impeto, con fracasso, attribuendo
la vittoria a sé, regalando di contumelie li sostenitori di altro
*) Anche qui 1* A. è caduto in errore, essendo noto che anche la
chiesa di Parenzo ha patrono ed altri santi locali municipali. Umago e
Cissa non ebbero mai vescovato.
203
giudizio, ma erano di quella scuola che scoprivano le antiche
città stando al tavolo, scoprendo Nesazio a Sermino e così via;
mentre le rovine e gli avanzi delle antiche città sono ancor
riconoscibili in modo manifestissimo; nessuna delle antiche
città o castelli dell'Istria è sparito a segno da non sapere ove
sia stata, e perfino li suoi popoli antichissimi e li agri di que-
sti sono riconoscibili. Ogni città, ogni* castello, ogni oppido
deve avere proprio agro alimentario, proporzionato all'ampiezza
della città, agricolo se la città non può crearsi agro mercan-
tile od industriale, il che può appena attendersi da luoghi me-
diterranei e silvestri ; non certo nella Sdregna istriana, che non
ha agro da alimentare un' oppido, ma a pena di alimentare
quel meschino villaggio, quel bene censuario che i vescovi di
Trieste dimenticarono di avere in loro patrimonio, e che do-
narono ai Gravisi. Queste leggi imperiose non possono essere
violentate o cassate; Sdregna non diverrà mai oppido, per la
sentenza che pronunciasse esservi nato S. Girolamo nel 346.
Si vorrebbe far dire a S. Girolamo di essere nato entro
l' Istria, od almeno ai confini di questa, ciò che assolutamente
non dice, ed indicando di esser nato in città che un tempo
era confine fra Dalmazia e Pannonia, indica città assai lontana
dall' Istria.
Quelle devastazioni che distrussero tante antiche città, fu-
rono operate dai Goti e dalli Unni nel 374, quando il Santo
contava ventotto anni di età, e da dieci anni se ne era allon-
tanato per attendere in Roma alli studi della lingua e della elo-
quenza latina, nei quali approfondì, seguendo la letteratura pa-
gana, in cui fu eccellente. S. Girolamo conosce quella ir-
ruzione e ne parla, ma sapeva benissimo che i Goti non pas-
sarono allora le Alpi, la Giulia, la Albia, l'Ardia, il che avvenne
assai più tardi, nel 476, cinquantadue anni dopo la* morte del
Santo. E se allora fu distrutta la città sua natale, convien in-
ferirne che fosse a settentrione degli Ardici.
La prima Pannonia romana seguiva il corso del Savo e
del Dravo colle due colonie di Hemonia e di Siscia che ne era
l'antemurale, e comprendeva tutta quella che si disse Croazia
turca, della quale era confine il Verbas. A tempi di Vespasiano
quella parte fra il Dravo ed il Danubio, che poi formò il grosso
— 204 —
delle Pannonie, consideravasi Norico. Tutto il versante degli
Ardici verso il Savo fra il Verbas ed il Drino, consideravasi
paese barbaro e di nomi diffìcili a bocca romana. L'altro ver-
sante verso l'Adriatico che stendevasi dal Krka al Dirilone, ritc-
nevasi formare col versante settentrionale una stessa regione,
una stessa Dalmazia che dividevàsi in due, in Dalmazia Cisardia-
na ed in Dalmazia Transardiana. Il confine formato dal Verbas
per Grahovo e Stermiz/a si univa al confine segnato dal Krka.
Al di qua di questa linea era la Pannonia primitiva romana,
e la Liburnia, che facevano provincie da sé, quella sotto un
legato, questa sotto magistratura inferiore. Al di là della linea
di confine dei due Drini stavano provincie greche, e verso la
marina, verso il Danubio.
Nel 102 si fece radicale cangiamento, costituendo due Pan-
nonie, la superiore cui si uni Vienna, Carnuto, Sabacia; l' infe-
riore, quanto stava fra l'Arabone ed il Danubio, e così in giù.
La Pannonia cangiò forma, da longitudinale che era verso po-
nente, divennero due paralelle da settentrione a mezzogiorno.
La Pannonia prima comprese la Croazia turca e la Croa-
zia austriaca, come era in origine. La Pannonia seconda com-
prese la Dalmazia Transardiana, che fu detta Bossina ; la Dal-
mazia rimase sotto nome di Erzegovina, o Ducato di S. Saba.
Venuti i Croati al dominio della Dalmazia, dell' Erzegovina,
della Bossina, poi i Turchi, le antiche ripartizioni, le antiche
confinazioni durarono, e forse anche le interne ripartizioni, come
era avvenuto in Italia coi Longobardi ; ma cangiata la lingua
del popolo, o più veramente divenuta la lingua della plebe,
lingua di geografia politica, i nomi furono cangiati al modo
che fecero dappertutto li slavi. Colla Liburnia, colla Giapidia,
fu più difficoltata la fusione alla Croazia, che si ritenne essere
Slavonia, principio di quella provincia slava che si protendeva
fra il Savo ed il Dravo, e che era il nucleo della primitiva
Pannonia romana. Dalmati e Pannoni erano una stessa stirpe
di popolo, e come oggidì il serblico, avevano allora comune
la lingua.
Alle spiaggie del mare e nelle isole trovarono i Croati le
stesse difficoltà che erano da antico. Imperciocché alle antiche
Colonie di greci o grecanici, erano subentrate colonie di latini,
— 205 —
che non volendo piegare il collo ai Croati, né questi potendoli
soggiogare, terminarono col pagare tributo, e col conservare la
lìngua latina passata nelP italiana. E cacciatisi in mezzo a que-
ste lotte i Veneti per queir impero del mare che seppero man-
tenere colla forza, sparì il nome di Liburnia, prevalse quello
di Dalmazia applicato a quello che era veramente Liburnia. Le
costituzioni liburniche erano del tutto diverse dalle Dalmatiche,
in quelle erano elemento i comuni conformati a modo di mu-
nicipi romani; in Dalmazia le tribù di plebi o popoli, ripartiti
in decurie. Dalmazia e Liburnia non seguivano lo stesso gius,
accarezzati i Liburni comecché in momento ai romani propizio
assoggettatisi e rimasti fedeli, Vespasiano fu loro affezionato.
I Dalmati dovettero essere domati dopo asprissime guerre e
ribellioni, e tenuti sospetti. Che la stessa persona che fungeva
da governatore romano, reggesse contemporaneamente due Pro-
vincie o che piuttosto una ne reggesse personalmente, l'altra
per suo procuratore, non era esempio nuovo né infrequente;
il celebratissimo storico Dione Cassio fu contemporaneamente
governatore di Pannonia e di Dalmazia come in Italia; non
ogni provincia aveva proprio correttore, o consolare, o pre-
side, ma si abbinarono le provincie, e non tutti i governatori
in Italia erano in rango pari.
Li ordinamenti geografici di chiesa nella Liburnia sono
abbastanza noti, e sono ben diversi da quelli di Dalmazia. Si
concentrarono bensì più diocesi sotto governo dello stesso ve-
scovo, cosi quelli delle isole ebbero giurisdizione sol titolare,
e con quelle diocesi si riconoscono li agri delle città. Siscia
vi stava alla testa, poi Salona. Il San Quirino di Siscia ebbe
culto nella Liburnia, cantato dal poeta cristiano Prudenzio; le
chiese di Liburnia, cui si era incorporata la Giapidia, non tri-
butarono onore di patronato a S, Girolamo, che era di quella
parte di Dalmazia che poi fu fatta Pannonia, e che era stata
devastata dai Goti. Il che intendiamo di quella parte che era
veramente Liburnia, e Giapidia unita a Liburnia lungo il lito-
rale, dacché la regione di là del Corana, che era Pannonia, sem-
bra prevalesse il tenere amplissima diocesi con unico vescovo.
Bossina, ossia Dalmazia transardiana, divenuta Pannonia,
non lasciò a guida sicura la circoscrizione delle diocesi e la
— àoò —
sede delli episcopati ; nella parte transardiana dubito che vi fosse
altro vescovato oltre di Serajevo.
Li Itinerari e la Teodosiana non registrano che una sola
strada che da Banialuka o Servitium metteva a Traunik, poi .gi-
rava a Livno e finiva a Salona. Non può dubitarsi che questa
strada continuasse a Serajevo e terminasse a Salonicco, come
non può facilmente dubitarsi che una strada paralella a questa
corresse da Segna per Ottochaz, per Udbina a Mostar, né po-
trebbe dubitarsi che da Epidauro andasse strada a Trebigne a
Gasko, a Vissegrad, a Sreberneza, a Zvornik, al Sirmio ; altra
da Serajevo per Kokain, per Maglai, per Kotorsk, a Brod, e
da Segna per Ottochaz, per Sokolaz, per Kliak a Travnik.
L'Anonimo Ravennate registra serie di luoghi entro la
Croazia turca e la Bossina, ma non è facile riconoscere la se-
rie di nomi che corrispondono ad un tratto di via; i cangia-
menti fatti dai Croati ai nomi antichi secondo genio di quella
lingua e di quel popolo. Ne indicheremo alcuni a campione,
ed a norma per li slavisti: Nona, Nin ; Bedini, Vbdina ; Siclis,
Sokola\; Àrba, Rata; Albona, Labin ; Fianona, Plomin ; Scar-
dona, Skradin ; Muccara, Macarska ; lndcnenea, Knin ; Spalato,
Split; Narona, Norin ; Matrix, Mostar ; Noro, Neretvo ; Scusaba,
Travnik; Etclavia, Klutsch; Splonium, Plavno ; Argentana, Src-
bernik; Dioclea, Glubigne ; Epidauro, Dubrovnik; Narona, No-
rin; Varvaria, Bribir ; Arucia, Erjave\; Ardetium, Erdoset ;
Assesia, fessane ; Salvia, Serb ; Anius, Iauche ; Ausansaliona,
Ossek; Assesia, Isaehadi ; Assime, Sluin ; Lacinium, Lika ; e
così via. l ) Li scrittori bizantini, siccome il Porfirogenito, hanno
fatto ben peggio collo storpiare i nomi propri. Li itinerari delle
spedizioni turchesche partono dai confini della Bossina, non
toccano questa. Il geografo Tolomeo non giova meglio per ri-
conoscere le antichissime città; però da tutti questi traluce che
le tante città desinenti in ona risalgono a tempi celtici, e tra
queste puossi facilmente collocare Stridona. il luogo natale di
J ) La scrittura alquanto incerta del Kandler non ci assicura di
avere letto sempre correttamente i nomi di queste e delle altre loca-
lità citate in questo suo lavoro.
— 2o? —
•
S. Girolamo, del quale sarebbe possibile ai dotti del celtico di
trovarne spiegazione.
Recitiamo i nomi recati dall'Anonimo, nelle serie che cre-
diamo proprie. L'anonimo non fa distinzione fra Pannonia pri-
mitiva .e Dalmazia Transadiana. Ci pare conoscere una linea
e la registriamo Siclis, Sokolaz, Ecclavia> Klun, Saniglon, Su-
sani, Persetis, Priedor, Netabio, Dubilza> Speridium, Serb, D editti,
Udbina, Necal, Corenize, Brindia, Oresnik, Claude, Skradnig,
AssinOy Sluin, Berico, Verboresko.
Altra linea corrente da settentrione a mezzoggiorno sa-
rebbe: Servitium, Banialuka, Fines, Kottor, Aematia, Vitoviz,
Lausava, Traunik, Salvia, .... Apu, . . . Sarvo (anche Saritte),
Serajwo, Bersillum. Ed altra Hnea sarebbe Bistua novakeuesigne,
Derba, Citua .... xAnderba (verso Kobuk) Sartninium ....
Charmenis .... Scaladis.
Ed altra linea: Sarva la sopradetta Serajevo, AUba verso
Srebernik, Suberadona, Suvo, Asinoe .... Berginium, Beriske
al Savo.
I quali nomi recati dall'Anonimo hanno bisogno di venir
ridotti a perfetta lezione, il che appena potrebbe farsi col sus-
sidio di epigrafi. E non men grave sarebbe il trovare la cor-
rispondenza di quéi nomi dell'Anonimo con nomi Serbli, che
possano guidare a riconoscere gli slavi odierni.
L'Anonimo che copiò li itinerari, registra le città che si tro-
vano sulla linea delle strade romane. Sopra una di queste linee
frequenti nella Dalmazia asardiana, non si riscontra la città che
così dobbiamo tradurre oppidum di Stridona, la quale appunto
per la desinenza deve giudicarsi antica, dal che devesi trarre
che fosse fuori delle grandi strade. Il santo dice che Stridona
stasse a quel confine che già era di Dalmazia e di Pannonia,
e che ai suoi tempi non lo era più. Era però confine fra Pan-
nonia superiore e Pannonia inferiore, stava quindi Stridona
alla sponda destra del Verbas, mentre alla sinistra stavano Ser-
vitium o Banialuka e Iaice, della quale ignoriamo quale nome
avesse. Questa Stridona crediamo trovarla in Drenovo, a mez-
zogiorno di Iaice, ed a distanza di otto miglia romane da que-
sta, ed ivi si conserva anche il nome di Gradacz, che indica
città distrutta. Stridona non pare risorta, il Breviario slavo lo
— 208 —
attesterebbe appunto col tacere il nome dell'antica città, e col-
l' indicare nome generico proprio a qualunque città distrutta;
locchè non fecero i latini che conoscevano il nome celtico pri-
mitivo, e conservarono non fosse altro, per tradizione.
I Croati pagani spensero affatto il cristianesimo e la chiesa
cristiana, poi Re Svehtopulk restituì la chiesa di Bossina e di
Dalmazia nel IX secolo. Si conoscono i nomi di queste chiese
episcopali ristabilite, nella Bossina non figurerebbe che Bosna-
serai ; di nomi non antichi né latini compariscono Sarbio, Bo-
sonio, Drivesto, Poleto, Trebine, Zauclimo. Nel Concilio 53o
registrasi : e Ut in Sarsentero, Maccaro et Ludro Episcopi de-
beant consacrari. Et in Sarsenterensi episcopato Basselcasque
in Municipiis de Lontino, Stantino Novcnse, per Rusticiarium
Pecuatico et Beizzavatico Ludrensis vero Episcopus
Magnioticum Acquitinum Salviaticum et Sartiaticum. •
E questo testo al pari dell'Anonimo e di Tolomeo, ha bi-
sogno di essere restituito a corretta lezione.
Stridonia non entra neppur per sospicionc in alcuna di
queste città vescovili, delle quali nella Cisardiana se ne hanno
tante da poterne numerare di qua del Narone trentaquattro,
di là del Narone dodici, mentre nella Transardiana non figura
più di una chiesa vescovile in Bosnaserai, che fu città romana
di conto. Le altre città erano tutte provinciali, compresa Scu-
saba.
Anche la Chiesa sembra avere ricusata gli ono i vescovili
a Sidrona, mentre il Breviario slavo ignora perfino il nome
proprio della Stridona.
E certo verrà tempo, né forse è lontano, che di quelle re-
gioni si avranno ampie e precise notizie, su terreno ove a pena
dura un convento di francescani fuor di Bosnaserai.
Neil' indagare oggidì ed in tanta distanza, in tanta segre-
gazione, e dovendo ricorrere a materiali dell' antica geografia
romana, è necessità di seguire le vicende amministrative di am-
bedue le Ardiane, e di non sorpassare i confini precisi e ma-
teriali delle due Ardiane, che é quanto dire della Bossina e
della Dalmazia propria ; di quella ricorderemo come i Turchi
non vi hanno fatto alterazione, lasciando intatta la loro Croa-
— 209 ~
fcia, la primitiva Pannonia, e di non comprendere nella Dalmazia
del IV e V secolo la Liburnia, per avanzarne i confini verso
Istria, che poi dovrebbero cercarsi a Finale, alPArsia. Ne con-
vien dimenticare che 1' Illyricum dei romani, non era provincia
amministrativa, non politica, non sociale, non nazionale, ma
semplice concetto- geografico, vago, arbitrario. Strabone comin-
cia l' Illirio alle sorgenti del Reno, Svetonio in Tiberio XVI de-
signava la regione che sta fra l' Italia, il Regno Norico, la Tra-
cia e la Macedonia, il Danubio e l'Adriatico. Questa geografia
del tutto ideale è fonte di equivoci, anzicchè guida. Fino al punto
di credere che alcuni casolari su monte senz' acque, inetto ad
alimentare villaggio piccolo, lontano più che mille miglia da
Dalmazia Transardiana, potesse comprendervisi, ancorché estra-
neo per ragione fisico-politiea e di chiesa, ci corre e corre
molto.
A questo scritto, diremmo, maggiore, dell'anno 1871, il
Kandler vi interpola parecchie altre Note per lo più di natura
geografica antica e riflettenti l'argomento ih discorso. — Dice
in una di queste Note di avere esaminati t gli albi delle chiese
nell'antico territorio episcopale di Cividale; » ma dichiara di
non aver • trovato neppure una pieve dedicata a S. Girolamo,
neppure nelle parrocchie urbane e suburbane di Udine e di
Cividale. » La qual cosa non lo sgomenta, • dacché neppure
nel montano slavo di Gorizia • ne incontra.
In altra Nota si diffonde a parlare della Pannonia e della
sua divisione in due parti creata dall' imperatore Adriano, e di
queste due Pannonie dà i confini.
VII.
Ed ora, ritornando donde siamo partiti, riassumeremo bre-
vemente il già citato articolo del chiarissimo prof. Bulié, col
quale articolo intende di assodare t dove giaceva Stridone, la
patria di S. Girolamo. »
L'A. si richiama a quello che lasciò scritto S. Girolamo
sulla sua' patria, e che da noi fu già veduto, ed a qualche altra
14
— 2tO —
frase, dalla quale si deve dedurre, che essa patria doveva es-
sere collocata in regione abbastanza ricca e facile ai commerci.
La distruzione di Stridonc data dall' infelice battaglia dì
Adrianopoli (a. 378), nella quale F imperatore Valente rimase
ucciso dai Goti. Ciò è ricordato in due punti delle sue opere
da S. Girolamo stesso. Più, negli Atti del Concilio di Nicea
(325) è ricordata Stridono nella Pannonia, mentre Tolomeo
colloca Stòpwua fra le città mediterranee della Liburnia.
L'autore non vede alcun motivo di ammettere che Stri-
done degli Atti del Concilio di Nicea e la patria di S. Giro-
lamo, come pure la StSpwua di Tolomeo, siano luoghi diffe-
renti. cSolamentc gli Atti del Concilio mettono Stridone in Pan-
nonia e S. Girolamo mette questa piccola città Dalmatiae quon-
dam Pannoniaeque confinium. Unire queste due opinioni, cosi
che Stridone sia stato in Pannonia e precisamente proprio
al confine dalmato, non mi pare possibile". Poiché se S. Giro-
lamo avesse cosi pensato, egli avrebbe scritto : Pannoniae et
Dalmatiae confinium. Poiché niente è di più naturale e di più
umano, che S. Girolamo, in una tale descrizione di luoghi, ab-
bia nominato prima la patria e poi la provincia limitrofa. »
La tradizione antica tanto della chiesa cattolica che della
greca-orientale conferma questa credenza.
Dell' importante questione, questo era il solo materiale che
si aveva. Ma ciò non tolse, che si polemizzò in modo acre.
Dopo ciò, FA. si crede autorizzato di ritenere S. Girolamo
per dalmata, non dubitando minimamente di identificare Stri-
done con 2i5pa>ua di Tolomeo. In questa persuasione si fa forte
della lapide dclFAlacevic, da noi superiormente riportata, seb-
bene non concordi col commento di lui, e che è il seguente:
• Dovremmo stabilire con sempre maggiore fondamento
che Salviae era a Grahovo, che Stridone era nel territorio di
Saritte, che Saritte può essere corrotto da Stridone, e che il
nome attuale di Starctina.... bene ricorda il nome di Stridone,
ed infine che la posizione di Saritte, ossia Stridone, combina
benissimo col cenno lasciatoci da S. Girolamo. »
11 Mommsen dubitò della sincerità di quella iscrizione,
per la quale si pronuncia però il Bulic.
Ora i topografi tutti — meno FAlaéevié che la identifica
— 211 —
per Grahovo — concordano nel collocare Salviae a Glavice su
Glamocko polje. Di questo parere è pure il prof. Bulic. Una
prova per l'opinione che Salviae sia stato a Glamoé egli l'ha
trovata in una iscrizione sepolcrale inedita — che riporta —
trovata a Sucurac presso Salona, ora in Museo di Spalato sotto
il N. 2322, la quale iscrizione ricorda la località di Stame.
E conchiude :
t lo identifico quindi Salviae con Glamoj ed in ciò non
mi allontano dall'opinione dei più. Statue io suppongo nelle
vicinanze di Glamo8 ; forse il nome del monte Staretina presso
Glamoò, in cui Alaécvic vede una corruzione di Saritte, non
è altro se non il vecchio nome Starue colla desinenza slava
in Una.
e Salvia giaceva quindi presso Glamoé. La suddetta iscri-
zione terminale fra le due località Salviae e Stridon è stata
trovata sulla strada fra Glamofi e Grahovo, forse ancora in situ.
Non resta quindi altro se non di cercare Stridon a Grahovo,
o ancora meglio su Grahovo polje, dove passava presso a poco
il confine preaugusteo tra la Dalmazia e la Pannonia, del quale
confine, io credo, intende parlare S. Girolamo colle parole :
Dalmatiae quondam Pannoniaeque confinium fuit.... •
Comunque vada risolta la questione, come si vede, la no-
stra Sdregna resta affatto esclusa, quale patria di S. Girolamo.
T.
— 212
BIBLIOGRAFIA
LE MONASTÉRE DE DAPHNI. — Hisloire, Architecture, Mo-
saìques par Gabriel Millet, ancienne memore de fÉcole d'A-
thénes, maitre de conferences a FÉeole des Hautes-Éttides. —
Aquarelles de M. Pierre Benouville. Ouvrage illustre de 19
planches hors texte et de 7/ gravures. — Monumenta de
l'Art Byzantin, publiè sous Ics auspice» du Ministere de
1* Instruction publique et des Beaux-Arts. — Paris, E.
Leroux, Editeur, 1899.
Sotto questo titolo il chiar. mo autore che nell'autunno 1897
si trattenne a lungo a Parenzo. allo scopo di studiare la basi-
lica Eufrasiana, insigne monumento dell'arte bizantina, e della
cui amicizia ci sentiamo particolarmente onorati, pubblicava,
in splendida edizione, l'opera succitata, della quale per isqui-
sita gentilezza sua teniamo in dono un esemplare. Di questa
pubblicazione ricca di erudizione in ogni sua parte, noi faccia-
mo tanto più volentieri menzione in queste pagine, in quanto
che la medesima è molto istruttiva anche per noi, a motivo
dei numerosi confronti istituiti fra i musaici della basilica del
monastero sopranominato, e quelli delle basiliche cristiane di
Ravenna, Parenzo, Torcello, S. Marco di Venezia, S. Giusto di
Trieste, Palermo, ecc., e di altre basiliche orientali. 11 chiar. mo
autore si dimostra in questo campo veramente maestro, ed è
ammirabile come signoreggi con acuto spirito di osservazione
e di artista, la materia che ha sotto mano, sino nei più minuti
particolari.
Esposta nel Libro I, diviso in quattro capitoli, la storia di
Daphni e del suo monastero primitivo, situato a io chilometri
di distanza da Atene, al punto dove si diparte lo stretto pas-
— 213 —
saggio della Via Sacra, serrato da alte montagne, e che corre
direttamente al mare di Salamina, l'autore dimostra che la ba-
silica prima del monastero, consacrata alla Dormizione della
Vergine, offre nei notevoli avanzi di capitelli bizantini, di plu-
tei ecc. la certa, prova di essere stata edificata ancora nel VI
o forse anche nel V secolo.
Il monastero del secolo XI non fu probabilmente rioccu-
pato senza interruzione, sino alla conquista latina. Al tempo
della quarta Crociata, i Cistercensi raggiunsero il loro più alto
grado di possanza ed espansione nei paesi greci dell'Oriente.
E cosi presero possesso nel* primo decennio circa del seco-
lo XIII, anche delle rovine del monastero di Daphni, e lo
tennero sino al ritorno degli ortodossi, dopo l'entrata di Mao-
metto II in Atene (a. 1458).
Nel Libro II, Parte I, l'autore descrive in tre capitoli U
chiesa del secolo XI secondo il piano e la struttura, dandone
. la pianta; si sofferma sopra alcune osservazioni intorno al modo
di costruzione ; e parla, infine, della decorazione esterna.
La Parte II — Musaici — si suddivide, alla sua volta, in
otto capitoli, ed è qui che si rivela principalmente il magistero
del chiar. mo autore nel trattamento dell'oggetto.
Il Cap. I è dedicato d\V ornamento ^ che tiene poco posto a
Daphni. Salvo le arcate delle finestre, l'ornamento non decora
alcuna superficie, e si limita a marcare le. linee dell'architettura,
e ad incorniciare le composizioni. Il Cap. Il concerne la : di-
stribuzione dei soggetti : Pantocrator, gruppo colossale nella ca-
lotta della cupola; nel tamburo, fra i finestroni, 16 profeti;
nella volta della grande abside 1' t Elimasie, » ossia l' imagine
di Cristo nella sua gloria dopo la Resurrezione, e del Giu-
dice della seconda Venuta, della quale imagine restano po-
chi avanzi; nella conca la Vergine seduta, ed in piedi ai
lati i due arcangeli Michele e Gabriele. Nelle nicchie ed
alle parti, altri busti di profeti, di santi, di personaggi in
piedi, e figure di martiri lungo le pareti della navata mag-
giore, oltre ad altre figure isolate. Il Cap. Ili si occupa dei
fondi e della prospettiva. I fondi sono di oro. L'abbandono dei
fondi bleu tanto frequenti nell'arte di Ravenna, caratterizza il
musaico ai tempi dei Macedoni e dei Comneni. Il musaicista
— 214 —
possedeva le nozioni della prospettiva lineare. 11 Cap. IV è in-
titolato : atteggiamenti e gesti. Poiché, nota l'autore, le figure
sono in quei musaici l'essenziale, conviene studiarle prima in
loro stesse, segnalare gli atteggiamenti ed i gesti, caratterizzare
il disegno delle drapperie e dei nudi, per bene comprendere le
composizioni, delle quali esse costituiscono l'elemento primordia-
le, e la base solida. Segue la descrizione delle singole figure, con-
frontandole negli atteggiamenti e gesti con quelle di altre ba-
siliche dell' arte bizantina. Il Cap. V comprende : le drapperie.
Nel costume di Daphni si discerne la tradizione antica e la in-
fluenza delle ultime mode romane. Cristo, gli apostoli, i profeti,
gli angeli, portano il costume artistico per eccellenza dei Greci,
himation, tunica e sandali, conservato all'epoca romana per le
figure ideali, e consacrato dall'arte delle catacombe. L' influenza
delle mode romane si rimarca talvolta nelle tuniche e nelle
clamidi. L'autore si diffonde nella descrizione comparativa delle
drapperie, del costume ecclesiastico, e del femminile, dimostrando
che ad ogni atteggiamento corrisponde, secondo il costume, un
tipo di figura vestita. Conchiude quindi che quei musaici della
fine del secolo XI e del XII, vanno ravvicinati a quelli di Vene-
zia, Torcello, Trieste, e della Sicilia. Ciò che caratterizza però i
monumenti di Daphni, è la grande diversità dei metodi di det-
taglio. Di questi vi esisteva allora un numero molto grande,
fra i quali ciascun artista sceglieva poi secondo il proprio gu-
sto. Difjìcile quindi di mettere ordine in tanta confusione, e di
determinare le parentele, avendo ogni opera il suo carattere
proprio. Premessa questa osservazione, l'autore si distende in
molteplici comparazioni, dalle quali fa spiccare il carattere delle
figure musive di Daphni. 11 Cap. VI è riservato: ai nudi. A
questo luogo l'autore avverte innanzi tutto che il musaico non
può modellare i nudi nelle loro gradazioni delicate, e nei loro
risalti talvolta non agevoli a percepirsi ; esso li riconduce a
forme molto semplici, a masse ed a lince; sacrifica il detta-
glio all'effetto. Esamina paratamente il modello dei corpi, il
tipo, l'evoluzione dello stile, le mani, il viso, i capelli, la barba;
studia i tipi del Pantocrator, della Vergine, degli apostoli, dei
profeti, dei vescovi, dei diaconi, dei martiri. Il Cap. VII tratta
della : composizione. Le composizioni di Daphni non sono prive
— 2l5 —
di una certa originalità che scaturisce dalla comparazione
attenta, e dal saper assegnare ad esse il conveniente posto
nello sviluppo dell' iconografia bizantina. L' autore descrive le
singole composizioni, le loro origini, le varianti e trasforma-
zioni nei secoli XI e XII, la composizione dei gruppi di gusto
tutto. antico, le composizioni origliali ecc. ecc. Il Cap. Vili ha
per oggetto : la fattura ed i colori. I musaici differiscono di poco
nella tecnica e nei colori da quelli di Ravenna, Venezia, Pa-
lermo. L' intonaco era formato di due strati, P inferiore più
grossolano e talvolta fortificato con chiodi a larga testa nelle
volte; il superiore più fino, nel quale venivano inseriti i cubi.
I musaici, secondo l'opinione del musaicista Novo di Venezia,
non sarebbero stati direttamente composti sul muro, ma nei
laboratori.
Discorso ancora degli effetti di risalto e d'armonia nelle fi-
gure, nelle composizioni, e nella disposizione dei colori, P au-
tore viene, per ultimo, alla : conchiusione ed alla data dei mu-
saici, riportandoli pel loro carattere ai secoli XI e XII, e quindi
alP epoca di quelli di S. Marco, di S. Giusto a Trieste, e di
Vatopedi nell'Oriente.
Il metodo analitico adottato dall' egregio autore, non ci
permette di dare che una pallida idea di questa importante
pubblicazione. Fermandoci perciò a questa breve recensione,
chiudiamo coll'esprimere il voto ch'ei voglia illustrare pure
con quella dottrina che Io distingue, questa basilica, monu-
mento dell'arte bizantina certamente degno di fare la sua
comparsa nella dotta rivista iniziata a Parigi, sotto gli auspici
munifici del supremo fautore degli Studi e delle Arti belle.
A.
& cJUf e/ 9-0 cure/
SENATOMARE
COSE DELL' ISTRIA
\ »
(Continuazione vedi voi. XVI fase, i e 2)
Registro i$6 — (anno 1690)
1690. — marzo 24. — Il Senato accompagna al Cap. no
Gen. le da Mar Giacinto Borisi di Capodistria, che si offrì spon-
taneamente di servire in armata. — (e. 53 t.)
1690. — marzo 25. — Si danno commissioni al Cap. no di
Raspo contro i danneggiatori del fondaco di Pirano ed in ispc-
cie contro Vincenzo Castro. — (e. 61)
1690. — maggio 11. — Il pod. di. Capodistria ammette
alla carica di Governatore di quella piazza Nicolò Chiozza in
luogo di Orazio Macini destinato a Sebenico. — (e. 128 t.)
1690. — giugno 11. — Si spedisce al Pod. di Capodistria,
perchè ne sia eseguito il contenuto, copia della ducale 24 giu-
gno 1687 che stabiliva « in ogni luogo della Provincia (istriana).
« fossero, e s' intendessero levate tutte le impositioni, che sotto
• qualunque titolo di donativo, regalia, mazzadego fossero
t state dai Rettori con la forma delle Leggi introdotte. » —
(e. 160)
1690. — luglio 22. — Si avverte il Pod. di Capodistria
che per qualche caso di peste avvenuto a Dernis e Knin, si
— 2l8 —
stabilisce di mandare in Istria un Provv. rc alla Sanità. — (e. 221 1.)
Detto provv. re fu uno Zen Alessandro. — (e. 229 t.)
1690. — agosto 5. — Il Senato loda il Provv. rc alla Sa-
nità in Istria per la sollecitudine con cui parti per la sua mis-
sione tanto più intendendosi che il male ingrossava a Dernis
sviluppandosi anche a Sebenico. Gli si scrive che t all'officiose
e dimostranze fattegli pervenire col mezzo di suo gentilhuomo
« dall'Amb. Co. Della Torre, propria è stata la forma con che
« (ha) corrisposto, e molto aggiustate le insinuationi, perchè si
« prattichi al confine, e particolarmente a tutte le parti esposte,
e più vigilante custodia. » — (e. 232)
1690. — agosto 5. — Si avverte il Provv. alla Sanità in
Istria che sono affidate alla sua vigilanza anche le isole del
Quarnero. — (e. 235)
1.690. — agosto 26. — Si approva l'aggregazione alla cit-
tadinanza di Parenzo dei due Capodistriani D. or Antonio Mo-
retti fu Giovanni, e Pietro Ruggieri. — (e. 267)
1690. — dicembre 11. — Si accordano mesi tre di licenza
al Cap. no delle ordinanze di Montona Francesco Paulazzo. —
(e. 3 97 t.)
1690. — gennaio 3i (m. v.) — Si accorda ai sudditi di
Rovigno che possano esser ascoltati dal Pod. di Capodistria
circa quanto oppongono sulla terminazione emessa addi 1 1 di-
cembre 1688 dal Rettore di Capodistria d'allora Gabriele Venier.
La terminazione che verrà presentemente emessa sia spedita al
Senato. — (e. 461 J. — (NB. In data 9 novembre 1690 (e. 366 t.)
era stato dato incarico al Pod. di Capodistria attuale di infor-
mare circa la richiesta della Com. ,la di Rovigno. La terminazione
11 dicembre 1688 di Gabriele Venier aveva prescritto con som-
mo rigore alle cariche di Rovigno che per un anno di servizio
avessero anni tre di contumacia, e non solo per chi avea tenuto
l'ufficio, ma ancora pei fratelli, pel padre e per i figli. Tale
legge impediva che i più adatti fossero investiti delle cariche
con quella frequenza che esigevano gì' interessi, perciò la ri-
chiesta della Com. ta danneggiata.)
— 219 —
Registro i$j — (anno 1691)
1691. — marzo 8. — Si approva l'aggregazione fatta dalla
Com. là di Parenzo al proprio consiglio di Gabriele Zuccato e
dei fratelli Vincenzo e Cesare Brianti. — (e. 2 t.)
1691. — marzo io. — Essendosi inteso quanto riferisce il
Cap. no di Raspo circa l'investitura accordata in Parenzo a Ca-
terina Salamon di una delle quaranta case di pubblica ragione
destinate a beneficio dei Cretesi, che ivi si fossero portati ad
abitare, la quale investitura le viene contesa da Pietro Corner,
si procede alla conferma della grazia nella stessa Salamon. Sic-
come poi è grave il pregiudizio che sente la cassa pubblica
€ così nel venir buona parte delle case medesime doppo con-
€ cesse a Cretensi (portandosi altrove) ad altri in nome loro
€ affittate, come nell'esserne molte godute da chi non è vera-
€ mente Cretense » il Cap. no suddetto quando vedesse violata
in uno di questi modi la pubblica volontà faccia e che l'affìtto
€ vada a beneficio della pubblica cassa sino che siano conse-
t gnate a Cretensi che vadano ad habitarle. » — (e. 7 t.)
1691. — marzo 22. — Si approva che il Pod. tà di Capo-
distria abbia assicurato le rendite del dazio dei paludi coll'isti-
tuzione di un Governatore del dazio stesso, scelto in persona
t di civil conditione, di buone fortune, e d' isperienza. » —
(e. 22)
1691. — marzo 22. — Si approvano le concessioni ad affìtto
che il Pod. di Capodistria fece a Nicolò Torre per il dazio
t dell' Imbotadura del Vino » ed a Pietro Ombrella per il dazio
t grande del Vino a spina ». — (e. 22)
1691. — aprile 26. — S'intendono le cure del Cap. no di
Raspo per il risarcimento di quel fondaco intaccato da Vincenzo
Castro, dai pieggi del quale riscosse già lire duemilaquattro-
centosessanta soldi quindici oltre le millecinquecentoventinove
soldi quindici prima versate. Si aggradisce pure l'operato con-
tro i beni di Francesco Appolonio, Giorgio suo figlio, e Venier
Venier e pieggi degli stessi debitori per farine ricevute. —
(e. 60 e e. 61)
1691. — aprile 28. — Si stabilisce l'elezione di un succes-
— 220 —
sore all'attuale provv. re alla Sanità in Istria che è destinato al-
l'Ambascieria di Vienna. — (e. 69 t.) v. anche e. 95.
1691. — maggio 3o. — Si approva la terminazione del
pod. di Capodistria in favore della Com. ta di Rovigno e circa
€ alcune cariche solite dispensarsi » dal Consiglio della Com. la
stessa. Si approva pure che prima di formare tale terminazione
abbia fatto uscir di carica quelle persone che ne erano inve-
stite contro le disposizioni del precessore Pod. la Venier, sosti-
tuendone altre. — (e. 83 t.)
1691. — maggio 3o. — Si approva la terminazione 21 set-
tembre 1690 della Com. ta di Parenzo colla quale fu ascritto a
quel consiglio Nicolò Musocoppo come nobile Cretense. —
(e. 83 t.)
1691. — maggio 3o. — Si loda la diligenza del Pod. ta di
Capodistria e nell'affittanza del Datio delle Paludi di Cittanova »
con « vantaggio di lire quattrocentocinquanta dalla passata con-
t dotta ». Sul conto della scrittura presentata al sudd. podestà
a nome dei 4 soldati detenuti per l'affare di Trieste si delibe-
rerà. — (e. 90)
1691. — giugno 2. — Si avverte il Pod. ta di Capodistria
che la Sig. na permette alla terra di Due Castelli di dare in per-
petua locazione alla casa Barbabianca le Peschiere di sua ra-
gione esistenti nel Porto di Leme dovendo in compenso rice-
vere un donativo di cento due. ed un'annua corresponsione di
lire seicentoquaranta. Con dette riscossioni quella terra soddi-
sfi ai debiti che ha col Cons.° di Dieci. — (e. 108 t.)
1691. — giugno 7. — È lodevole quanto operò il Capit. no
di Raspo nella visita di Pirano per la quale impiegò quattor-
dici giorni oltre i venti stabiliti. È doloroso che quel fondaco
non possa venir risarcito di lire dodicimiladuecentocinquanta-
tre essendo morti debitori e garanti. Si approvano le disposi-
zioni prese perchè più non si trascuri t la consecutione dei
t soldi sei per staro » e per togliere altri inconvenienti. Resti
pure proibito di pagare con crediti di sale od in rate i debiti
verso il fondaco. Il Cap. no sudd. faccia indagini circa le frodi
commesse nelle fedi ed operazioni di giro da Giorgio Petronio"
fu Domenico quand'era ragionato dei sali, e circa il debito di
Petronio Marquardo fratello di Giorgio. Si aggradisce che Tarn-
— 221 —
ministrazione della scuola proceda regolarmente, e che lo stesso
siasi verificato neiramministrazione della fabbrica « della scarpa
t di S. Zorzi. > — Si è pure inteso con soddisfazione Tessersi
rinnovate le pieggierie di Francesco Appolonio, Venier Venier
e Giorgio Apollonio dispensatori di farine. — (e. 107, v. anche
e. i58 t.)
1691. — giugno 7. — Si scrive al Pod. di Capodistria che
i quattro soldati detenuti per il fatto di Trieste possono met-
tersi in libertà, purché dieno malleveria di costituirsi ad ogni
richiamo. Si lodano le operazioni di Francesco Tacco e del
Cons/ Morosini nel ridurre all'obbedienza i soldati stessi che
erano riusciti ad evadere. — (e. 109)
1691: — giugno 7. — Fra gli altri motivi pei quali riuscì
grata la visita del Pod. di Capod. alla provincia v'è quello di
essersi t internato nell'osservatione dei libri, e della qualità dei
• capitali della Congregatane instituita in Pola sotto titolo di
• S. Antonio di Padova. » — (e. 109 t.)
1691. — giugno 16. — Si concede a Nicolò Modena, mu-
nizioniere di Capodistria la bonifica di t due per cento di calo
e sopra li Biscotti sin hora pervenuti nelle sue mani. » — (e. 121)
1691. — giugno 23. — Si delega a giudice competente
delle monache di Santa Chiara di Capodistria, per l'esazione
dei loro crediti inferiori a due. cento, il Pod. di quella terra
che potrà giudicare anche nei giorni non dedicati alle udienze.
— (e. 125)
1691. — luglio 28. — Si approva l'andata del Pod. di Ca-
podistria a Rovigno avendo così ben eseguiti gli ordini circa
le tre persone fuggite da Mola (Isola ?). I quattro soldati dete-
nuti per l'affare di Trieste, i quali non possono trovar picg-
gerie siano del pari restituiti alla galeotta dove servivano in
addietro. — (e. i55 t.)
169 1. — settembre 5. — Si commette al Pod. di Albona
l'annullamento della deliberazione di quel Cons.° 25 aprile de-
corso, colla quale erasi aggregato ad esso Cons.° colle prero-
gative di cittadinanza Prete Maestro Stefano Mengarelli da Ri-
mini Minore Conventuale ; e ciò, per non essersi adempito alle
prescrizioni della legge. — (e. 184, e. 267 t.)
1691. — settembre i3. — Ottimi sono i provvedimenti
— 222 . —
del Pod. tà di Capodistria applicati per difendere la sanità della
prov. a , appena intese le notizie di contagio manifestatosi a Zara
ed in Croazia ; è assai opportuno 1' invio a Carlstadt e Zaga-
bria di Scipione Verzi per informazioni in proposito. Il pode-
stà suddetto continui a seguire in tutto le prescrizioni del Mag. 10
alla Sanità e del nuovo provv. re Emo destinato all'Istria per
tali bisogni. — (e. 192). All'Emo già arrivato in Istria, si danno
istruzioni. — (e. ig3)
1691. — ottobre 6. — Il Pod. là di Capodistria formi pro-
cesso contro Cristoforo Bresula detenuto per contrabbandi di
sale trasportato a Terzo e Belveder. — (e. 217)
1691. — ottobre 6. — Meritano lode tra le altre opera-
zioni del Provv/ alla San. tà in Istria, l'ufficio fatto col Principe
d'Auspergh per la buona custodia dalla parte di Pisino, e la
risoluzione di condur seco il figlio Prospero perchè s' istruisca
nel servire la patria. — (e. 217 e 229 t.)
1691. — novembre 3. — Si scrive al Cap. no di Raspo por-
tatosi alla visita di Pirano che si concede dilazione di tempo
per soddisfare i propri debiti ai • fonticari » Domenico Pette-
ner e Marquardo Petronio. — (e. 242)
1691. — novembre 11. — Il Pod. ta di Pirano eseguisca
tutti gli ordini lasciatigli dal Cap. no di Raspo, e particolarmente
quelli per il fondaco ed i capitoli formati per le dispense di
farine. — (e. 25o t.) Sotto egual data si scrive al Cap. no di
Raspo relativamente alla visita da esso eseguita.
1691. — novembre 11. — Si approva la deliberazione fatta
a Valerio Damiani • del datio importante de soldi tre per lira
dell'oglio » che dall' Istria si porta in Friuli. A vantaggio del-
l' educazione dei figlioli che nascono in Isola si proroga per
anni dieci il permesso di estrarre a prò del precettore ducati
sessanta annui dagli utili di quel fondaco. — (e. 2S1 t.)
1691. — dicembre i5. — S'intese dal Pod. la di Capodi-
stria la morte seguita di Alvise Barbaro Rettore di Albona e
V invio del cons. re Alessandro Dona per sostituirlo. — (e. 281 t.).
1691. — dicembre 22. — Si concede a Nicolò Chiessari
cretense che dovendo egli talora lasciar Parenzo per il suo im-
piego di cancelliere o coadiutore, gli duri anche nell' assenza
il beneficio della casa, di cui fu investito, — (e. 2g3)
— 223 —
1691. — gennaio 26 (m. v.) — Fra le cure del provv. rc
alla Sanità in Istria è lodevole t la destinazione.... de soggetti
t della provincia alla sopraintendenza de siti più gelosi per il
t riguardo.... della salute, e riesce accetta.... la pronta rasse-
€ gnatione di Giacomo Polesini nel prestar col solo motivo di
« meritarsi la publica gratia, la più pontuale assistenza nel Tcr-
t ritorio di Montona, e di Giuliano de Belli in quello di Ca-
€ podistria.... e (si approva) l'assegnamento di due. venti al mese
• per cadauno.... durante F impiego stabilito al Cap. n Valerio
€ Verci, e Gio. Dom. co Negri, destinati l'uno al confine di Pi-
• sino, e l'altro a quello di Fianona, et Albona. » — (e. 323 t.)
1691. — febbraio 1 (m. v.) — Diminuendo ognora più la
rendita del pesce salato, dal che viene danno al pubblico, la
carica di Capod. informi sulla quantità di pesce, e specialmente
di sardelle, che si salano in quella provincia, se vengono por-
tate in terra estera, con quale dazio, e quanto altro può essere
di utile notizia. — (e. 33o t.)
1691. — febbraio 1.6 (m. v.) — Data lode alla carica di
Capodistria che riuscì ad affittare i dazi più importanti, il Se-
nato gli scrive che « non restando alla puntualità (di detta ca-
c rica) luoco all'adempimento del decreto i5 dicembre scorso
• con la demolitione delle statue, per non trovarsene sopra
• Base Isolata, (gli si rimette) l'essequirlo nel cancellare le in-
t scrittioni si vedessero sotto li mesi Busti affìssi nei Muri. »
— (e. 346).
1691. — febbraio 27 (m. v.) — Il Pod. di Capodistria di-
sponga i naviganti e gli altri interessati alla debita contribuzione
perchè si proceda alla escavazionc di quel porto maggiore. —
(e. 353)
Registro ij8 — (anno 1692)
1692. — marzo 22 — Si intese con piacere che la carica
di Capodistria è riuscita ad affittare il dazio t delli due soldi
« per 1' orna dell' oglio, e F altro del bezzo per orna del vino
« Funo per due anni in summa di lire duecentosette soldi dieci
« v. ta c. le con vantaggio dell' ultima condotta, e l'altro di lire
« centosei pur v. la c. te senz' immaginabile digrado. » — Furono
— 224 .—
pure bene affìttati e il Datio della Valle di S. Pietro in Quieto,
€ e l'altro delle Pescane con accrescimento della passata afjìt-
t tanza » e non mancherà il Pod. suddetto di continuare nelle
sollecitudini perchè restino deliberati anche i dazi • de Legna-
t mi • e quello t dell' Hostarie delle Ville, e Molini. » — (e. 34 t.)
1692. — marzo 29. — I Provv. 11 al Sai soddisfino del cre-
dito che hanno per Moggia centoventiuno di sale consegnato
al pubblico, i Padri di S. Domenico di Capodistria. — (e. 43 t.)
1692. — aprile 1. — Si conferma la terminazione del Mag. l °
al Sai che Giuseppe Fabris conduttore del Dazio della nuova
imposta dei sali che si estraggono da Capodistria, Muggia. Isola
Pirano, avuto riguardo al commercio « col Cragno e Trieste »
sospeso per qualche tempo, possa durare nell'amministrazione
predetta per mesi tre e giorni dieci oltre i due anni pattuiti.
(Questo registro manca dalla presente pagina in poi di numera-
zione delle pagine).
1692. — aprile 23. — Sono lodevoli le sollecitudini della
carica di Capodistria che nel ristauro del palazzo di Dignano
fece risparmiare al pubblico coli' uso degli incanti lire cinque-
cento ottantadue. Provveda pure ai bisogni e in che s'attrova il
t coperto del quartier del Castello S. Leone, et alla necessità
€ della construttione dell'Arco di Pietra attraverso il medesi-
€ mo. » Lo stipendio di due. quattordici al mese ai due mae-
stri cavafango inviati colà per l'escavazione di quel porto sia
pagato dalla Camera di Capodistria.
1692. — aprile 23. — 11 Pod. là di Capodistria provveda
tre o quattro persone abili a sostenere V impiego di provv. re
ai confini in quella provincia, il quale impiego al presente è
vacante.
1692. — maggio 3. — La terminazione 14 aprile decorso
formata dal Pod. tà di Capodistria affine di facilitare l'elezione
alla carica di sindaci di quella città, qualora sia di contento al
Consiglio ed al popolo viene approvata, onde si ripari al di-
sordine dei rifiuti da parte degli eletti. È bene continuino le
diligenze del Pod. tà suddetto per ottenere ncll' incanto del da-
zio • dell' hosterie, delle ville, e mollini » quel maggior van-
taggio che si può sulle lire tremilacinquanta esibite.
1692. — giugno 7. — Si danno prescrizioni al Cap. no di
— 225 —
Raspo per riparare ai pregiudizi scopertisi « così nella vendita
• fattasi da nuovi abitanti de' beni publici a loro concessi, co-
t me nella renitenza de compradori di soccomber per li terreni
t medesimi al pagamento delle soventioni predette. »
1692. — giugno 21. — Il Pod. tà di Capodistria ammetta
alla carica di provv." ai confini di quella provincia Francesco
Dal Tacco e Raimondo Fini.
1692. — luglio 19. — Si stabilisce che il Mag. to al Sai rin-
novi per altri cinque anni prossimi colla Com. là di Capodistria
il solito partito de' sali, e ciò si faccia in conformità dei capi-
toli stabiliti nella deliberazione di senato 24 luglio i683 rin-
novati poi addi 6 settembre 1687.
1692. — luglio 26. — Il Mag. 10 al Sai sia reso avvertito
della diminuzione di raccolto di sale che sempre più si cono-
sce nelle saline di Muggia, delle saline già erette con case di
muro nel territorio di Trieste, e della introduzione in Friuli di
sali forestieri, ed esamini le convenzioni che vi fossero in pro-
posito cogli imperiali. 11 Pod. di Capodistria formi processo
contro Benedetto Contich di Montona che ebbe l'ardire di far
leva di gente in quella provincia.
1692. — agosto 23. — Il Pod. di Capodistria scrive che
le escavazioni necessarie alla valle di Siciole importerebbero
una spesa di lire ventiquattromilaquattrocento. Si vuol sapere
se tale lavoro potrebbe esser dannoso alla sanità e se le con-
tribuzioni dei confinanti siano a forte diminuzione della spesa
suddetta. Fu opportuno avvertire il Mag. t0 alle Artiglierie dei
danni arrecati ai boschi di Cittanova perchè provveda, ed esso
pod. faccia intanto indagini contro i rei. A pubblico esempio
sarà pur bene costringere Giacomo Sereni ugìciale di quel fon-
daco alla totale restituzione di lire cinquemila della pubblica
cassa del fondaco stesso, che prestò a private persone senza
licenza di farlo.
1692. — settembre 6. — Soddisfa la Sig. ria l'atjittanza fatta
dal Pod. la di Capodistria del dazio e della Grassa » per due
anni e per la somma di lire centosessanta b. v. ; il dazio del
sale della nuova imposta lo deliberi pure per gli anni quattro
richiesti, attesa anche la vantaggiosa offerta. Si è visto quanto
— 22Ó —
scrisse alla carica sudd. il Conte di Gallemburgh circa l'accre-
scimento e delle mude de sali >.
1692. — settembre 6. — A proposito della contribuzione
che il Pechesich fu obbligato dal Co. di Pola, ora uscito di
carica, a pagare al Perclaz suddito tedesco, essendosi proce-
duto a sequestro e in mano di Nicoleto Zaiola • per il paga-
t mento delle spese • l'attuale Co. di quella terra decida con
sentenza se a detto pagamento sia tenuto il depositario ovvero
il pieggio.
1692. — settembre 11. — Si accorda per altri anni cinque
alla terra di Capodistria il permesso di praticare la fiera franca
di ottobre.
1692. — ottobre 3o. — Il Senato ha inteso per quali mo-
tivi il Pod. di Capodistria elesse Orazio Logliani a notaio delle
scuole della terra di Buie, e come in seguito a tale elezione
successero ivi disordini. Lo stesso pod. informi quante sieno
quelle scuole, a chi spetti veramente reiezione dei notai, e se
uno solo basti alle incombenze ; tenga per ora in sospeso la
rinuncia fatta dal Logliani.
1692. — ottobre 3o. — Si trasmette al Mag. al Sai quanto
scrive la carica di Capodistria sulla Valle di Siciole. Lo stesso
pod. tà per rimediare all'alterazione dei dazii t delle Mude Im-
c periali » mandi con lettere t le proprie insinuationi alla Ca-
t mera di Graz usando il titolo d' Eccellenza. »
1692. — dicembre 2Ò. — Si è ricevuta la terminazione del
Pod. ta di Capodistria fatta allo scopo di rendere facile l'elezione
di t fonticaro » in Albona, la qual elezione, a quanto s'intende,
era dapprima aborrita in quella terra. S'intende la deliberazione
eseguita in Capodistria del t dacio dell'Ostane della Città » per
un anno e per lire quattromilaseicentonovanta, e del dazio del
pane per lire millecentosettanta.
1692. — gennaio io (m. v.) — Si avverte la carica di Capo-
distria che in luogo di Nicolò Chioza. il quale compie il tempo
stabilito, fu eletto a Governatore delle armi in quella città An-
tonio Brutti.
1692. — gennaio 22 (m. v.) — 11 Pod. di Capodistria cor-
risponda a Francesco Fantinato capitano delle ordinanze di
— 227 —
Portole e Buie il denaro che gli spetta ascendente a lire mille-
centoventisette soldi diecisette.
1692. — febbraio 20. (m. v.) — Il Pod. di Capodistria sta-
bilisce quelle regole che crederà opportune perchè gli eletti
alle cariche di Giudici e Cassiorc della terra di Dignano non
possano rifiutarvisi come fanno di spesso.
Registro 159 — (anno 169))
1693. — marzo 5. — Si approva l'aggregazione di Fran-
cesco Fantinato e sua famiglia alla cittadinanza di Parenzo
seguita con deliberazione di quel consiglio 16 marzo 1691. —
(e. 5).
1693. — marzo 21. — Si approva il decreto che emanò
dalla carica di Capodistria per il quale Giorgio Sponza, Gio-
vanni Segala, e Pietro di Vescovi ottengono proroga a tutto il
prossimo ottobre di pagare al fondaco staia millecentonovan-
tasei di frumento. — (e. 33)
1693. — marzo 21. — Il podestà di Capodistria attesti a
quei sudditi il pubblico aggradimento per le loro offerte vo-
lontarie e procuri che tutte quelle Comunità si eguaglino in
tali prove di attaccamento. Nella spedizione di Cernide in Dal-
mazia si crede proprio l'invio colà del Nob. Giuseppe Tacco,
col titolo di Colonnello ed a sue spese, il quale in tale servizio
accrescerà le benemerenze già acquistate in sette guerre e negli
impieghi già sostenuti come venturiero e capitano nella Dal-
mazia. Il Mag. to al Sai viene eccitato a soddisfare il credito che
tiene il Seminario di Capodistria per moggia centoventuno di
sale deposto nelle salere. — (e. 33 t.)
1693. — aprile 4. — Nei provvedimenti che fece il Pod
di Capodistria contro i danni a cui sono esposte le scuole di
Buie, si è rimarcata l'elezione a scrivano del notaio Orazio So
gliani. In relazione all'affittanza della peschiera, valli di San
t'Ossero (?) di Capodistria si desidera sapere quali sieno le en
trate ed uscite di quella camera nel corso di un anno. Si ap-
provano le spese fatte dal Pod. di detta terra per € accorilo-
t dare prigioni, acconciare la feluca, cancellare l' inscrittioni
— 228 —
t che furono erette a Pubi. 01 rappresentanti, aggiustare la porta
t di S. Pietro, et provedere anche le due Bilancie per pesar
« dinaro. » — (e. 55 t.)
1693. — aprile 8. — Il Pod. di Capodistria vegga di far
soddisfare del credito che ha verso la Sig. ria Nicolò di Belli
capitano delle ordinanze di Portole e Buie per il servizio pro-
prio e del fratello Capitano Zulian. — (e. 70).
1693. — aprile 11. — Si commenda l'offerta che il cava-
liere Olimpo Gavardo fa del suo primogenito Girolamo perchè
serva in qualità di venturiero, a proprie spese, e col titolo di
Tenente del Colonnello in Dalmazia. Essendo poi necessario
che le offerte volontarie a cautela degli amministratori siano
individualmente approvate, si approva la parte addì 1 marzo
1693 presa nel consiglio di Capodistria, colla quale resta com-
messo ai Sindaci e Giudici di levare per tale scopo ducati mille
dalla cassa del monte e cinquecento dalla cassa del fondaco,
e si confermano pure le parti prese nella Comunità di Isola di
ducati seicento, in quella di Pirano di ducati duemila, in quella
d'Albona di ducati 60, nell'altra di Valle di ducati cinquanta,
in quella di Portole di ducati cento da lire sei, in Grisignana
di ducati centocinquanta, ed in Muggia di ducati centoventi-
nove. Si loda in fine l'affittanza del dazio dei vini per terre
estere concessa a Marco Tarotti. — (e. 84)
1693. — aprile 11. — Il Pod. la di Capodistria soddisfi col
denaro libero di quella camera al credito di Francesco Bigato,
Capo del Castello di Raspo. — (e. 84 t.)
i6g3. — maggio 11. — La Sig. na ha inteso con piacere
la divisione fatta dalla carica di Capodistria delle cinquecento
cernide raccolte per Dalmazia in cinque compagnie tenendo il
comando di una e la sopraintendenza di tutto il Colonnello
Giuseppe Dal Tacco, ed il comando delle altre i Capitani Ga-
briele Grisoni, Pietro Bclgramonti, il sergente maggiore Ber-
tuci Madoneci, e Giovanni Fantinato. A proposito di esibizioni
volontarie si aggradiscono quella di Parenzo per ducati due-
cento da esser estratti dal fondaco al tempo del nuovo raccolto,
quella di Rovigno per ducati seicento t comprese alcune mo-
nete Forastiere », quella di Pola consistente in staia cinquanta
di frumento che sarà convertito in danaro, e quella di S. Lo-
— 229 —
renzo per altri staia duecento da esser pure consegnati al nuovo
raccolto; gradita riesce eziandio l'offerta dei gastaldi delle scuole
esistenti in detti luoghi per la somma di lire duemilaquattro-
cento. — (e. 108)
1693. — maggio 11. — Si annuisce alla supplica dei Pa-
dri Cappuccini di Capodistria di procedere al taglio di due ro-
veri nel distretto vicino alla terra di Isola per ricostruire la
Santa Croce che si erige di solito presso al loro Monastero.
— (e. 109 t.)
1693. — giugno 6. — Si commenda la sollecitudine con
cui il nuovo pod. di Capodistria s'è portato al reggimento a
sostituire il predecessore Ant. Capello. — (e. 179 t.)
1693. — giugno 6. — Si approva la maniera tenuta dal
Cap. no di Raspo t per legitimare con li più certi fondamenti
e la denontia del taglio seguito, nel bosco di Finadi, territorio
e di Grisignana, e come che con l'espeditione del Cap. no della
• Valle di Montona s'è rilevato essentiale il pregiuditio così a
e scanso e freno delle trasgressioni opportuna è stata la deli-
t beratione... d'obligare a renderne conto il Zuppan, et Prov. rc
t di quel Comune, et di fare a medesimi intimare mandato a
e non ingerirsi nel Bosco stesso senza espressa permissione
e della Carica ». S'attenderà poi dal Mag. to all'Arsenale T infor-
mazioni circa quanto riferì il Cap. no di Montona sulla t neces-
t sita di schiarire esso Bosco, per facilitare anco l'augumcnto
t di Novellanti. » — (e. 180)
1693. — giugno 20. — Si è inteso con piacere che il Pod.
di Capodistria recatosi a Dignano ha ottenuto l'abolizione della
parte che rifiutava l'offerta volontaria, e la votazione di un'altra
che stabilisce l'offerta di mille staia d'orzo. Lo stesso Podestà
procuri che la Sig. na abbia copia degli ordini che il Vescovo
di Pola ha emesso circa quelle molte chiese che mancando di
arredi sacri in guisa da non potervi celebrare la Santa Messa,
furono chiuse al culto dei fedeli. — (e. 197 t.)
1693. — luglio 25. — Nella relazione che ha letto Anto-
nio Capello, reduce dalla podesteria di Capodistria si è fatto
particolare riflesso al capitolo sul pregiudizio che quei sudditi
vanno risentendo dalla moltiplicità dei fondaci e scuole intro-
dotti in 'quella provincia ; all'attuale carica si affida di far ripa-
— 23o —
rare agli intacchi e provvedere che i sudditi non siano vessati.
Abbia pur cura d' informare su ciò che egli pensa relativamente
all'altro capitolo della relazione circa l' istituzione d' un inter-
prete che serva ai poveri nei processi criminali. — (e. 233 t.)
1693. — luglio 3o. — L'offerta di Nicolò Torre per avere
il dazio delle vendite di Grisignana per anni cinque è troppo
bassa ; perciò il Pod. di Capodistria rinnovi gli esperimenti.
Avendo Vincenzo d'Avanzo rifiutato di continuare nell' incarico
di Armiraglio di quella città si devenirà ad elezione del succes-
sore tra i concorrenti. — (e. 236 t.)
1693. — agosto 6. — Si conferma il sacerdote Michele
Chioza per altri quattro anni alla cura delle anime delle
famiglie cretcnsi ricoverate in Parenzo, e ciò perchè il Chioza
da tanto tempo vi è degnamente preposto. — (e. 245 t.)
1693. — agosto 14. — Circa la supplica della Comunità
di Capodistria di esser esentata dalla e carrattada alla quale
t contribuisce la provincia per la condotta de legni a servitio
€ della casa dell'Arsenale • si vuol prima sapere e la summa
e precisa che rileva tutta la carattada della provincia, quanta
• la portione, che fosse per spettare alla città medesima, quanti
e e quali siano li cittadini obbligati al pagamento d'essa, e se
• venga preteso, che nella supplicata essentione restino anco
t compresi li loro colonni. » — (e. 25o t.)
1693. — agosto 27. — Che continui nell'esercizio della
carica di Armiraglio in Capodistria Vincenzo d'Avanzo. —
(e. 263 t.)
i6g3. — settembre 17. — Si approva, sebbene la Sig. na
ne risenta meno vantaggio che in passato, V incanto fatto dal
Cap. no di Raspo e la deliberazione del dazio del frumento per
lire i35o, e di quello della Muda del Carso per lire centosct-
tantacinque. Si approva pure Pafjìttanza del dazio degli animali
minuti per lire quattrocentonovantacinque, e si raccomanda al
suddetto Capitano che assista al buon andamento di quello
delle Taverne del Carso che decorre per conto della Sig. na . —
(e. 281 t.)
1693. — settembre 24. — Si avverte il Pod. di Capodistria
che rendendosi 1 indispensabile di levarsi l' intestadura nel
« Fiume Carse, e d'escavarsi la fossa di S. Marco a preserva-
— 23l
t tione non solo della Valle di Siciole, (ma) per togliere li gravi
t pregiudicii che rissentono le saline di Pirano • si è dato in-
carico al Mag. t0 al Sai di spedire a quest'ultima Comunità duc. li
duemila dell'assegnamento che le è fissato. — (e. 3oi t.)
1693. — novembre 7. — Assieme ad altre disposizioni si
scrive al Pod. di Capodistria che circa la terminazione del pre-
decessore t che tutti quelli levaranno in avvenire formento dal
« publ. co fontico di Pola, debbano corrisponder soldi due oltre
t li soldi quattro per staro destinati per li salarii di quel me-
t dico » esso Pod. la informi della quantità di danaro che può
annualmente fornire tale contribuzione, se l'aggravio sarà ri-
sentito dai poveri solamente, od anche dagli altri benestanti,
e se alla detta corrisponsione si palesi un consentimento uni-
versale o meno. — (e. 336)
1693. — dicembre 17. — Che Marquardo Schiauzzo, con-
duttore del dazio passato dell' oglio in Istria, non possa con-
correre al nuovo incanto dello stesso non avendo reso conto
del maneggio da lui tenuto in addietro. — (e. 377)
1693. — gennaio 9 (m. v.) — Si approvano le delibera-
zioni operate dal Pod. di Capodistria del dazio dell' oglio per
ducati dodici mila trecento cinquanta, e dei dazi degF istrumenti
e testamenti, e dei Molini, e delle ostarie del territorio il pri-
mo per lire milleduecento, i due altri per lire tremilacentoventi,
con vantaggio sulle condotte passate. — (e. 398)
1693. — febbraio i3 (m. v.) — Il Pod. là di Capodistria
soddisfi dei loro crediti Antonio Modena sergente delle ordi-
nanze di Dignano, e Francesco Modena sergente di quelle di
Buie. — (e. 431 t.)
Registro 160 — (anno 1694)
1694. — aprile 6. — Il Pod. di Capodistria soddisfi dei
rispettivi crediti Francesco Fantinato fu Cap. no delle ordinanze
di Portole e Buie, Giovanni figlio del predetto che fu sergente
della medesima compagnia e Tommaso Vaneti tamburo. —
(Manca in questo registro la numerazione delle pagine.)
1694. — aprile 17. — 11 Mag. to al Sai sia abilitato all'acqui-
sto di cento moggia di sale ricevuti erroneamente in pubblico
— 232 —
nei magazzini di Capodistria perchè creduto sale di partito men-
tre era proprietà di Giovanni Viguri speziale di medicine in
detta città.
1694. — aprile 29. — Avendo Lodovico Vecchi compito
il tempo del suo capitaniato delle ordinanze di Pola e Digna-
no, si manda a sostituirlo Giuliano Dal Bello distintosi già
nella presente guerra di Dalmazia, a Castelnuovo ed a Narenta :
rimanga in tale carica per anni cinque e lo serva siccome ser-
gente Cosimo Albanese.
1694. — giugno 5. — In seguito a supplica di Agostino
Vida vicecollaterale in Capodistria si riduce da dieci a cinque
ducati la decima imposta l'anno 1679 sulle utilità incerte della
carica suddetta.
1694. — luglio 17. — Il Pod. ta di Capodistria conduca a
termine il processo contro i ladri di sali di Pirano, avendosi
inteso quanto riferì Gasparo Vidali, a cui fu data impunità.
1694. — luglio 28. — Essendo Leonardo Priante scaduto
dal possesso di campi ottanta da pascolo posti nella contrada
di Piscine, territorio di Cittanova, per non essersi mai portato
a coltivarli, né ad abitare in detta terra, colla qual condizione
avea ricevuto P investitura, il Pod. di Capodistria Capello, uscito
di carica, ne conferì il possesso a Giorgio Farolfo "nativo di
Venezia. Tale terminazione si approva dal Senato.
1694. — agosto 12. — Il Pod. di Capodistria soddisfi del
credito di lire cinquecentottantatre soldi sei il sergente delle
ordinanze di Montona Francesco Ingaldeo.
1694. — agosto 12. — Il Pod. di Isola continui a formare
il processo contro Ugo de Lise fu Giovannino per i danni in-
feriti a quel fondaco.
1694. — settembre 1 1. — Il fu Pod. di Capodistria Capello
dietro richiesta della terra di Rovigno ha terminato che « sian
t retrocesse alla medesima (Rovigno) le rendite delle terre at-
t tincnti a quel Distretto, che furono da essa rilasciate per Ter-
« retione del Fontico. » Prima di procedere all'approvazione di
« tale decreto si chiedono informazioni all'attuale carica di Ca-
podistria.
1694. — settembre i5. — Supplicano la Com. la ed i cit-
tadini di Cittanova che in virtù delle loro antiche compere al
— 233 —
pubblico incanto di terreni boschivi in Villanova di Grisignana
ed in conformità alla consuetudine secolare, possano conti-
nuarvi il taglio di legna da fuoco; si commette al Mag. to al-
Tarsenal la bollatura delle legna atte per l'arsenale, rimanendo
le altre pei supplicanti.
Registro 161 — (anno 1695)
i6g5. — maggio 26. — Premesse alcune considerazioni
sugli intacchi dei fondaci e scuole laiche di quella prov. cia il
Senato scrive alla carica di Capodistria che e per quello ri-
c guarda al maneggio della rendita, che sotto specie di con-
t fraterna si raccoglie dai Preti di Pola » si faccia presentare
i libri e carte relative ; « e quanto al particolare della Congre-
t gatione instituita in quella Città dal Bassi Vicario Episcopale
« sotto il nome di S. Antonio di Padoa » non lasci che si pro-
ceda senza chiedere il dovuto pubblico assenso. — (e. 92) V.
anche e. 214.
1695. — agosto 18. — Si stabilisce che la carica di Ca-
podistria provveda alla spesa di lire millequattrocento neces-
saria pel restauro della Chiesa di S. Nicolò eretta in Pola da
famiglie cipriotte ad uso dei Greci, e colpita ultimamente da
un fulmine. — (e. i63 t.)
1695. — settembre 29. — Si avverte il Pod. la di Capodi-
stria che in luogo di Antonio Brutti mancato di vita, fu eletto
a Governatore delle armi in quella città Giacinto Borisi. —
(e. 204)
1695. — novembre 9. — 11 Pod. ta ài Capodistria procuri
di soddisfare Flaminio Papazzoni, medico di Buggie, del cre-
dito che gli spetta di lire seicentocinquantasei, soldi quattor-
dici. — (e. 229)
Registro 162 — (anno 1696)
1696. — marzo 10. — Si concede che Venier Venier, Fran-
cesco e Pietro Appollonio da Pirano possano eseguire i paga-
menti che devono a quel fondaco per il mese di gennaio ven-
turo. — (Manca la paginatura nel registro)
— 23 4 —
1696. — marzo 24. — 11 Pod. là di Capodistria permetta
agli abitanti di Muggia l'escavazione del fiume Leva allo scopo
di rendere alla primiera fertilità la valle di S. Clemente.
1696. — maggio 19. — Si approva 1' elezione di Giulio
Bocchi na fatta dal Cap. no di Raspo alla carica di Valpotto delle
undici ville del Carso in luògo del Cap. no Valerio Verzi che
ne fece rinuncia.
1696. — giugno 7. — Mandano i Provv." sopra i dazi al
Senato una scrittura sui proventi esigibili dai fornelli, che la-
vorano di seta in Capodistria; su tale prodotto si chiedono
informazioni a quel Podestà.
1696. — dicembre i3. — Dal promemoria presentato in
Collegio a nome della città di Capodistria, si rileva che nella
causa vertente tra i consorti Appollonii di Pirano ed i rappre-
sentanti della fu Petronia Appollonia moglie del fu D. or Gia-
como Zarotti di Capodistria, delegata addì 23 agosto 1687 al
collegio dei venti Savii del Senato, può concorrervi in misura
grave il pubblico interesse. Allo scopo che sia bene istudiata
la questione si trasmette tale promemoria al Mag. to sopra feudi.
1696. — gennaio 24 (m. v.) — Che sia concessa ai Pira-
nesi la grazia della proroga che chiedono al loro pagamento
per dispense di farine purché il e fonticaro » Cristofolo Apol-
lonio saldi il debito che ha di lire trentasettemila.
Registro 16} — (anno 1697)
1697. — marzo 16. — Essendo deplorevole il disordine,
che continua nel Consiglio di Grisignana perchè lo scarso nu-
mero dei cittadini che vi appartengono è causa che in essi
perdurino sempre gli ufjìci, si scrive al Pod. di Capodistria che
informi quali rimedi si potrebbero usare. Si è inteso con pia-
cere che questa carica sia riuscita a persuadere il Cap. no di
Pisino che ordini ai villici imperiali di Zamesco la giusta cor-
responsione dell' annuo censo alla reggenza di Montbna, nel
quale buon esito si è reso benemerito Francesco dal Tacco
provveditore ai confini. — (e. 26)
1697. — giugno 8. — Si ricevettero dal Conte di Pola le
istanze presentategli dai confratelli delle ottantacinque scuole
— 235 —
di quella città e giurisdizione perchè sia ad essi permesso d'im-
piegare i ducati ottanta che annualmente somministrano a Ca-
podistria nel mantenimento d'un maestro publico che erudi-
sca i figli della città e del distretto ; si annuisce alla giusta do-
manda. — (e. 121)
1697. — luglio 25. — I provveditori all'Arsenale facciano
bollare le legna adatte per l'arsenale che trovansi nei boschi
d' Istria posseduti da Ottaviano e fratelli Pisani q. m Michiel,
rimanendo le altre per uso dei suddetti. — (e. 166)
1697. — agosto 8. — Disposizione simile alla precedente
per le legna dei boschi di Cittanova posseduti da Giacomo Ba-
rozzi fu Girolamo. — (e. 181 t.)
1697. — dicembre 7. — Avendo Laura Dranzi di S. Lo-
renzo garantito per l'amministrazione del fondaco di quella
terra tenuta da suo figlio Domenico, ed avendo questi prodotto
un ammanco di lire duemilasettecentoventiquattro fu condan-
nato ed è morto in galea. Alla madre suddetta che deve prov-
vedere al sostentamento di altri figli propri e di quelli del figlio
Domenico suddetto si accordano dilazioni al pagamento del
proprio obbligo. — (e. 3o8 t.)
1697. — dicembre 19. — Si approva l'aggregazione al con-
siglio di Parenzo di Gio. Girolamo Lanzi veneto. — (e. 320 t.)
1697. — dicembre 19. — A Bernardo Franceschi Coman-
dadore della Cancelleria di Capodistria siano corrisposti alcuni
suoi crediti. — (e. 32 1)
Registro 164 — (anno 1698)
1698. — marzo io. — La Sig. na aggradi la savia direzione
che tenne il Pod. di Capodistria nelle onoranze funebri fatte
aldefunto Cap. no di Raspo Francesco Querini; si aggradirono
assai le dicnostrazioni di affetto fatte in tale occasione dal Ve-
scovo e. dalla cittadinanza; si approva l'invio a quella vicege-
renza del Cons. re Marco Antonio Giustinian. — (NB. Manca
in parte di questo registro la paginatura essendosi tagliate le pa-
gine superiormente).
1698. — marzo i5. — Allo scopo che si riesca ad aumen-
tare la popolazione di Cittanova si accorda che possano essere
— 236 —
ascritti a quel Consiglio quanti avranno le condizioni indicate
in un ricorso della popolazione suddetta.
.1698. — marzo 22. — Si approva l'aggregazione al con-
siglio di Parenzo di Benedetto e Giovanni Andrea figli naturali
del fu Giovanni Balbi.
1698. — aprile io. — Si accorda ai figli del defunto Cap.°
di Raspo Francesco Querini i rimborsi di antecipazioni fatte
dal padre per tagli di roveri.
1698. — aprile 19. — Si avverte il Cap. e Pod. di Capo-
distria che a governatore dell'armi di quella città, in luogo di
Giacinto Borisi, che compie il tempo assegnatogli, fu eletto
Costantino Masarachi.
1698. — aprile 24. — Si incarica il Magistrato sopra feudi
di ascoltare i Co. Rota, feudatari del castello di Momiano nel-
P Istria, i quali chiedono di esporre le loro ragioni sulla impo-
sta militare di ducati cento all'anno che fu a loro addossata.
1688. — maggio 3. — Riesce gradita alla Sig. ria la solle-
citudine colla quale Francesco Tacco si uni a Matteo Barba-
bianca che va alla corte di Vienna, allo scopo che riesca l'affare.
1698. — maggio 3. — Si scrive al Pod. di Capodistria, che
se niente si oppone faccia restituire a Lazzaro figlio di Karam-
bassà Matteo Ragossevich quanto fu tolto al padre stesso al
tempo in cui fu imprigionato.
1698. — giugno 21. — Si concede che i pochi terreni della
Chiesa di S. Maria Maddalena fuori del castello di Raspo, uf-
ficiata dal mansionario Don Giacomo Cherbavich, i quali ter-
reni per conto della gravezza detta Praude non renderebbero
al pubblico più di lire dodici all' anno, continuino ad essere
esenti dalla stessa.
1698. — agosto 2. — Si manda a Capodistria per l'effetto
copia del giudizio emanato il 29 p. p. dal Collegio, in favore
della Com. tà di Cittanova contro la mensa vescovile di Parenzo.
1698. — settembre 20. — Si scrive al Pod. di Capodistria
che adattandosi Pre Zamaria Lupetini, pievano della terra di
Albona all'adempimento delle dovute convenienze verso quel
pubblico rappresentante, gli si permette il ritorno alla propria
chiesa. Si attendono i motivi che hanno indotto esso Pod. ad
— 237 —
eleggere Fioretto Fioretti a scrivano delle scuole del Castello
e territorio di Valle.
1698. — ottobre 4. — Assieme ad altre disposizioni si com-
mette alle cariche di Capodistria e di Raspo la formazione di
un nuovo testatico per regolare convenientemente e il getto delle
€ carrattade • ; nella formazione stessa si osservino le regole
date nei decreti del 1687 e 1688. Dal podestà di Capodistria
si sono ricevute lettere con i catastici dei boschi della provin-
cia da esso visitati.
1098. — novembre 1. — Il nuovo podestà di Capodistria
mandi informazioni sulla durata e qualità della condotta di Se-
bastiano Baratti, medico della terra di Dignano, a cui il Salo-
mon, già pod. di Capodistria, concesse un aumento di salario
di ducati cinquanta oltre i duecento stabiliti.
1698. — gennaio 3 (m. v.) — Si avverte il Pod. di Capo-
distria che è concessa a quella terra per altri cinque anni la
fiera franca.
1698. — febbraio 12 (m. v.) — Si avverte il Pod. di Pirano
essere pubblico volere che la giurisdizione della Villa di Castel
Venere concessa nel 1649 al fu Cav. Gio. Furegon, e ritornata
al pubblico per morte dell' ultimo di lui discendente, il Co.
Erizzo, si continui ad esercitare da esso Podestà.
1698. — febbraio 14 (m. v.) — 11 Pod. di Capodistria ban-
disca il concorso ad un posto di provv. re ai confini rimasto
vacante per la morte del D. or Raimondo Fin.
1698. — febbraio 14 (m. v.) — Si avverte il Pod. di Ca-
podistria che la primaria direzione della formazione del nuovo
testatico spetta al Cap. no di Raspo, al quale farà pervenire di-
stinto ragguaglio di tutti i Capi di famiglia della città e terri-
torio capodistriano. Di ciò si avverte anche la carica di Raspo
alla quale si esprime la pubblica soddisfazione perchè in se-
guito ad istanza fattale dai confinanti austriaci di San Servolo
e dal Giusdicente di Mune onde ottenere la restituzione di ani-
mali loro tolti in private contese da sudditi della Sig. r,a , abi-
tanti nella villa di Duana, ordinò l'immediata consegna degli
animali stessi. — (v. anche lettera a Capod. 28 febb. m. v.).
1698. — febbraio 14 (m. v.) — Si scrive al Pod. di Pirano
che circa la richiesta fatta dall' interveniente di quella Com, ta
— 238 —
perchè nessuno sia escluso dall' imposizione del testatico, si
atterrà intieramente ai comandi del Cap. di Raspo.
Registro 16$ — (anno 1699)
1699. — aprile 4. — Si approva V aggregazione al consi-
glio di Parenzo di Andrea e Giuseppe fratelli Manzoni. — (e. 24).
1699. — maggio 2. — Si concede alla Com. ta di Pirano
che e prontamente esigga sopra li Capitali depositati in... Ca-
f mera (di Capodistria) li suoi prò, ad. oggetto, che supplire
• possi agFoblighi, a quali è tenuta annualmente per l'ordina-
• tioni testamentarie de Benefattori deffonti. • — Si annuisce
inoltre alla richiesta della comunità stessa di eseguire nel ri-
spettivo pubblico fondaco l' investitura dei propri livelli. —
(e. 4 t.)
1699. — maggio 16. — Che Giacomo Vitturi consigliere
a Capodistria sia soddisfatto del proprio credito per salario non
pagatogli sin da quando assunse la carica. — (e. 57 t.)
1699. — maggio 3o. — Si scrive al Cap. di kaspo che la
Sig. ria fu soddisfatta della formazione del nuovo testatico con
accrescimento di quattrocentosessanta capi di famiglia. Afjìn-
chè dai cretensi non si abusi noi godimento delle case fatte
fabbricare in Parenzo, et assegnate loro dalla pubblica carità
per solo ricovero, ed abitazione, fu opportuno il proclama fatto
pubblicare dal suddetto capitano, onde non abitandole vadano
i fitti a vantaggio della pubblica cassa. — (e. 68)
. 1699. — maggio 3o. — Si stabilisce che in avvenire le
sovvenzioni di frumento ai fondaci dell' Istria siano fornite dalle
Provincie della Dalmazia ed Albania, —r (e. 69)
1699. — giugno 4. — Si annuisce alla supplica di Cecilia
vedova di Ottavio Dal Bello richiedente la soddisfazione del
credito di due. trecento che ha suo figlio Nicolò verso la Ca-
mera di Capodistria. — (e. 75)
1699. — luglio 9. — Attesi i gravi danni che alla provin-
cia istriana arreca un numero considerabile di banditi si ap-
prova la elezione di Giacomo Usich del castello di Valle al
carico di e Barigello. • Tra altre norme da osservarsi sarà di
particolare cura delle cariche di Raspo e Capodistria V impe-
— 23g —
dire che dagli abitanti di Valle, Pola, Dignano e Rovigno, che
si obbligano spontaneamente alla contribuzione necessaria, non
si ecceda il salario di ducati dodici mensili per il suddetto
Usich, e di ducati cinque per gli uomini del suo seguito. —
(e. 94)
1699. — luglio 11. — Si appresero gli effetti della visita
fatta alla provincia Istriana dal Pod. di Capodistria accompa-
gnato dal Cons. r Basegio ; spiacque intendere il disordine tro-
vato in tutti quei fondaci "meno in quello di Cittanova benis-
simo diretto e nel quale si verificò e l'accrescimento di capitale
t della metà di più dell'anno 1696 »..Le prescrizioni per i debiti
risarcimenti si faranno eseguire anche contro Vincenzo Basi-
lisco. Piace l'aumento di popolazione che si riconosce a Pa-
renzo ed a Cittanova ; al vantaggio di quest' ultima la carica
di Capod. solleciti il restauro di quelle mura e scavo del porto.
— (e. 101)
1699. — settembre 5. — Si approva l'aggregazione al con-
siglio di Parenzo di Giovanni Giacomo d'Avanzo. — (e. 147 t.)
1699. — ottobre io. — Avendo il Padre Giuseppe Fusti-
noni, priore del piccolo convento di Santa Caterina di Rovigno,
della religione servita, acquistato un fondo di circa dodici passi
fuori del borgo di quella terra, implorano i Padri del convento
predetto di poterlo ritenere per fabbricarvi sopra una casetta
del valore di ducati trecento che serva di ricovero a qualche
religioso ospite, e per fermarsi in occasione di malattie e di
tempi cattivi. Si annuisce alla richiesta. — (e. 273)
1699. — gennaio 9 (m. v.) — Si loda il contegno del Cap.
di Raspo al passaggio che fece il Generale di Carlstadt con
seguito di quaranta persone per il castello di Rozzo essendo
diretto a Pisino ; si attendono altre prove della sua sollecitu-
dine per la visita del Vescovo di Trieste. — (e. 225)
1699. — febbraio 25 (m. v.) — In conformità del pratica-
tosi negli anni 1667, 1679, 1684, 1688, 1694 si dà facoltà al
Pod. di Capodistria di chiamare quei banditi tanto dannosi a
rimettersi nella pubblica grazia, — (e. 25 1)
n
24O
Registro 166 — (anno 1700)
1700. — giugno 26. — Si scrive al Pod. di Capodistria che
la Sig. ria acconsente che Vincenzo Baldini da Pirano beneme-
rito anche per la perdita di un figlio passato già volontario
con le cernide d' Istria nella Dalmazia, possa ridurre a proprie
spese ad uso di salina certo terreno incolto e paludoso esi-
stente nella valle di Siciole, alla parte detta di Fontanighe. —
(e. 66)
1700. — giugno 29. — Si avverte il Pod. là di Capodistria
dell'aggregazione al Consiglio di S. Lorenzo del Can. co D.
Marco, Francesco e Giorgio fratelli Cortesi, e loro nepoti e
discendenti nativi di Cherso. — (e. 67 t.)
1700. — giugno 29. — Ut supra per l'aggregazione al
Consiglio di Parenzo di Francesco Rossi, nativo di detta terra,
e dei suoi discendenti. — (e. 68)
1700. — luglio 17. — Si approva la terminazione 6 nov.
1687 del fu Pod. di Capodistria Sagredo relativa al ravviva-
mento della carica di Vice Domino in Parenzo. — (e. 7S t.)
1700. — agosto 14. — Che Gasparo Albertini, benemerito
per le opere degli avi e per il servizio prestato durante qua-
rantasette anni nelP Istria, ove fu capitano di quelle ordinanze,
sia riaccolto nella Compagnia della Barca armata del Cap. no
Marco Craina. — (e. 92)
1700. — agosto 19. — Si manda al Pod. là di Capodistria
lettera della carica d' Isola richiedente qualche sovvenzione ac-
ciocché possa decentemente reggersi nella tenuità del salario
assegnatogli. — (e. 95)
1700. — settembre 11. — Chiedono i sudditi di Muggia
di poter eleggere due persone con titolo di e sindici e procu-
ratori • di essi medesimi, come fu accordato a Rovigno e ad
altre terre di quella provincia. Il Pod. di Capodistria notifichi
alla Sig. ria tali terre. — (e. 109)
1700. — settembre 11. — Si concedono facilitazioni a Gio.
Batta Basilisco e consorti garanti di Vincenzo Basilisco fu di-
spensatore di farine a Rovigno, il quale intaccò quel fondaco
per lire ottomila ed è ora bandito. —7 (e. 117 t.)
— 241 —
1700. — settembre 18. — Intesi i sentimenti del Podestà
di Capodistria si approva l'aggregazione alla cittadinanza Pa-
rentina di Francesco Rossi fu Giovanni di Venezia, — (e. 126 t.)
1700. — ottobre 7. — Affine di provvedere ai bisogni spi-
rituali dei sudditi della terra di Rovigno, si permette l'ere-
zione in detta terra di un ospizio per i Padri Riformati Fran-
cescani. — (e. i38)
1700. — dicembre 29. — Si avverte il Pod. di Capodistria
che a governatore dell'armi di quella città fu eletto Francesco
Armachi in luogo del Masarachi. — (e. i85)
1700. — gennaio i3 (m. v.) — 11 Provv. re Generale in Dal-
mazia ed Albania proceda contro molti banditi ed altri rei di
gravi danni contro una tartana del Cap. no Mustafà Smachia di
Dulcigno. Gli eccessi predetti commessi nelle acque dell' Istria
furono avvertiti dal Co. di Pola. — (e. 293 e filza relativa)
Registro i6j — (anno 1701)
1701. — maggio 7. — Si approva l'accordo stabilito con
Giacomo Rigo per taglio di tremila e tolpi gentili » da com-
pensarsi con soldi ventiquattro l'uno.
1701. — maggio 25. — Commissione al Pod. la di Capo-
distria di prorogare per altri anni dieci alle ville di Paugnan
e Costabona P esenzione dalle due gravezze « di Podestaria e
dei preghi. »
1701. — giugno 1. — Essendo mancato di vita il Grioni
Pod. di Muggia fu opportunemente spedito da Capodistria a
quella reggenza il consigliar Diedo.
1701. — luglio 6. — La comunità di Peroi esborsi nella
camera di Raspo ducati centosessantasette che deve per biade
ricevute, e con essi si paghi il capo degli scolari bombardieri
di Pirano Marco Volano.
1701. — luglio 9. — Si avverte il Pod. di Capodistria che
il Senato approva la parte di collegio trasmessa ultimamente
dal suo predecessore Basadonna e concernente la contribuzione
al R. do Scarpino Antonio, pubblico precettore di quella terra di
ducati quaranta all'anno da esser tolti dal fondaco e precisa-
— 242 —
mente da quella porzione di utili che è assegnata al Collegio
stesso.
1701. — luglio 16. — Si approva la terminazione del Pod.
di Capodistria che elesse a fiscale di quella terra il Dottor Santo
Grisoni in luogo del rinunziante Petronio. Detto podestà prov-
veda ai bisogni di restauro che ha il torrione contiguo al pa-
lazzo di Albona.
1701. — agosto 27. — Il Senato loda le sollecitudini del
Cap. di Raspo per le condotte di legna, ed incanti di dazi ; lo
eccita a provvedere del restauro necessario le mura del castello
di Rozzo ; approva P elezione ad archivista e t Tansador pu-
blico » della persona di Gio. P.° Sottolich.
1701. — settembre 7. — A sovvegno delle povere mona-
che di S. Chiara di Capodistria ed in conformità a quanto
fu loro concesso nell'anno 1682 si commette al Mag. to al Sai
che informi sulla quantità di sali che si può permettere a dette
Monache di consegnare. (In data 16 detto mese si fissa a tre-
cento moggia la sopraccennata quantità di sale.)
1701. — ottobre 1. — Si sente con piacere che il Pod.
di Capodistria mette assieme materiali per il decretato restauro
dei due fortini, e del castello di Muggia, e tosto giunto colà
il Co. Polcenigo si darà principio all'opera. Si stabilisce che il
Cap. no Gio. Muzio Pusterla ed il figlio durante il tempo della
loro permanenza colà riscuotano le paghe da quella camera.
1701. — ottobre 6. — Essendo arrivato a Capodistria il
Co. Gio. Battista Polcenigo con commissione di provvedere a
tutti i bisogni di restauro che hanno le piazze, castelli, isole
ed altri luoghi di quella provincia, il Pod. della terra suddetta
gli somministri il denaro di cui vi sarà bisogno valendosi del
« dinaro obligato. »
1701. — dicembre i5. — Si stabilisce di mandare a Ca-
podistria Antonio Sala perchè ammaestri quelle cernide. — (v.
anche febb. 9 successivo) (v. anche 18 marzo 1702).
1701. — gennaio 5 (m. v.) — Che Giuseppe Pagan diret-
tore dei lavori compiuti pel rifacimento delle mura e coperto
dei magazzini di sale in Capodistria, sia soddisfatto dei ducati
trecentoquarantatre che gli spettano e che furono spesi oltre
i ducati millenovecento stabiliti con decreto 22 gennaio 1700.
— 243 —
1 materiali usati nei lavori predetti serviranno anche nell'acco-
modamento dell'altro magazzino a Porta S. Marbon della città,
lavoro stabilito con decreto i gen. 1700.
Registro 168 — (anno 1J02)
1702. — marzo 4. — Considerato che le rendite della chie-
sa di S. Maria d'Umago non ascendono a più di otto ducati
annui e che perciò sin dal 1590 fu sempre esente da paga-
mento di decime e sussidii, si decreta la stabilità di detta esen-
zione. — (e. 3)
1702. — giugno 10. — Prestito di due. duemila alla Com.
di Pinano per e l'escavatione del Canale, rifacimento delle scale
de Terrapieni, delle nuove porte e muraglie • etc.
1702. — giugno 24. — Si raccomandano al Pod. di Ca-
podistria le avvertenze a tutela della sanità nel trasporto da
Zagabria a quel reggimento e da questo a Venezia di « colli
quattrocento cera • — In data 19 agosto seg. detti colli sono
portati a mille.
1702. — agosto 3. — I mercanti di Pola scrissero alla Si-
gnoria che t avutosi dalla nave Europa incontro con basti-
menti francesi, siasi poi ricoverata in cotesto Porto. » Quel
Conte e Provv. rc informi. .
1702. — agosto 3. — Si fissano regole per i salari al
Cap. no Bernardino Fregon ed al Colonnello Nicolò Rizzo de-
stinati all'obbedienza di Filippo Dona eletto Cap. no alla guar-
dia dell' isole del Quarnero e rive d' Istria. In data agosto 26
seguente si stabiliscono le quantità di biscotti per le tre ga-
leotte di detta guardia comandate da Antonio Rizzo, Co. Fran-
cesco Fanfogna e Giorgio Tech.
1702. — settembre 9. — Si inseriscano nel partito del sale
che corre con la Comunità di Pirano quattro nuovi capitoli
formati dal collegio dei 20 di detta Comunità. — (Tali capitoli
trovansi in filza e dispongono che e il ragionato de sali debba
« stare un anno solo nella carica e che sia obbligato dar li
« raporti al ragionato successore etc. ; — che il ragionato non
« possa mai cavar alcun conto ad alcun Cittadino senza la
— 244 —
e total detrattone del suo dar, etiam che vi fossero debiti natti
« sotto P administratione de ragionati suoi precessori etc. —
« che terminato il corrente partito debba segregare la scritura
t conforme si praticò nell'anno 1675, e cosi successivamente
e d'anni X. CI etc. — che de cetero se alcuno sarà debitore nelli
i libri de sali alienerà le sue saline, debba convenir per la so-
« disfatione del debito col Acquistante, quale subito stipulato
« l' istromento s' intenderà debitore etc.
1702. — settembre 27. — Il Provv. r Gen. 1 da Mar ed il
Provv/ Gen. lc dell'Armi in Morea dispongano perchè il Cap. no
Muzio Pusterla ed il figlio Marcantonio, i quali si adoperarono
con lode nei lavori loro commessi in Istria, siano impiegati
negP incarichi che già tenevano in addietro, l'uno di capo prin-
cipale del castello di Morea, e l'altro di bombista.
1702. — ottobre 21. — Avendo il Pod. la di Capodistria
chiesto di avere al suo servizio quattro ufficiali abili e fedeli,
si spediscono i sergenti maggiori Ciriaro Bodoria, Francesco
Maria Gualazzi, ed Antonio Visconti che già benemeritarono
nella guerra di levante.
1702. — ottobre 28. — Il Senato approva l'aggregazione
a cittadino di Dignano di Pre. Francesco Cecolino minore con-
ventuale. — (v. filza)
1702. — novembre 4. — Il Pod. di Capodistria immetta
nell'esercizio del carico affidatogli Fabrizio Venturini eletto go-
vernatore dell' armi di quella città in luogo di Francesco Ar-
machi defunto.
1702. — novembre 16. — Il sergente maggiore Antonio
Venier possa trasferirsi per due mesi in Istria onde accudire
a sue faccende.
1702. — dicembre 23. — A compimento di quanto chiese
il Pod. di Capodistria si spedisce alla sua obbedienza, oltre i
tre sergenti maggiori di cui la deliberazione 21 ottobre pass.,
il Cap. no Lorenzo Antuisio.
1702. — dicembre 28. — Si avverte il Cap. no di Raspo che
per rimunerazione di Francesco Bigatto, capomunizionere, re-
sosi benemerito fin dal tempo della guerra di Candia, atteso
anche la tarda età di anni ottantatre e la copiosa figliolanza,
— 245 —
il Senato acconsente che alla sua morte resti quell'impiego al
figlio Francesco già ventenne e dotato di abilità.
1702. — dicembre 3o. — Per compensare le benemerenze
della famiglia B.ruti, una delle principali di Capodistria, che
ripetutamente sin da tempi remoti fu privata d'ogni avere dai
Turchi nelle prese di Durazzo e Dolcigno, e che fruttuosi ser-
vizi prestò nelle armi e negli studi della lingua turca, si ac-
cetta, per la prima vacanza che succederà, nel numero dei Gio-
vani di lingua, il sedicenne Bartolomeo figlio di Marco della
famiglia sullodata. — (V. filza).
1702. — dicembre 3o. — Si accompagna al Pod. di Ca-
podistria « il condotto Girolamo Anselmi perchè con la di lui
t abilità abbia a sopraintendere alli quattro ofjìtiali, già . . .
t espediti. »
1702. — febbraio 7 (m. v.) — Premesse lodi al Cap. di
Raspo per il guadagno procurato nell'appalto dei dazi del fru-
mento ed animali minuti, si commenda l'accoglienza da esso
fatta ai due ufficiali che gli porsero la lettera del Generale
Heister, e la prudente risposta.
Jlnno 170).
(Regesti tratti dalle minute.)
1703. — marzo i5. — La Sig. ria chiede al Cap. no e Pod.
di Capodistria se fu veramente giovevole a quelle cernide il
servizio del condotto Antonio Sala colà spedito nel 1701. —
(filza 770)
In data 14 giugno lo si impiega nel servizio del Cap. no
dell'isole del Quarnero e Rive d'Istria. — (f. 771)
1703. — marzo 24. — Fabrizio Venturini, governatore a
Capodistria, possa per un mese portarsi a Venezia. — (id.)
1703. — marzo 29. — Si approva l'aggregazione al con-
siglio di Cittanova di Biagio Gordin e discendenti. — (id. con
allegati)
1703. — aprile 14. — Da lettere 26 p. p. del Co. di Pola
si intese quanto è seguito colà circa l'aggregazione di nuove
famiglie, « e si è pure osservato il decreto del Senato 1 1 gen-
— 246 —
t naio 1675, che licentia F instanze alF hora presentate dalla
« Com. la , e sospesa la parte che a questo effetto era stata presa
« in (quel) Conseglio. » Vedutasi poi altra parte 5 giù. 1701
approvata dal Pod. di Capodistria crede il Senato di sospen-
derla per ora. Frattanto informi il Co. di Pola se dopo il de-
creto 1675 siano state aggregate famiglie a quel Consiglio, e
quante, e se al presente siavene bisogno, e se sia sempre stata
condizione richiesta il fermo domicilio in Pola- — (filza sudd.
con allegati). Anche al Pod. di Capodistria chiedonsi dette in-
formazioni.
1703. — aprile 19. — Alvise Baravieri, benemerito ufficiale
sia inscritto nel ruolo della Barca Armata di Capodistria. —
(f: u. s.)
1703. — maggio 5. — Si approva la parte presa nel Con-
siglio di Portole, in virtù della quale t supplicano quei giudici
« la concessione di poter per gli motivi... espressi, erigger in
« forma hereditaria, et in numero di 24, come prescrivono
« gl'ordini del loro statuto, il Cons.° medesimo. » — (f. 771 con
allegati)
i6o3. — giugno 16. — Avendo il Pod. di Capodistria già
impiegati nei posti, ove credette necessario, gli uffìziali spedi-
tigli, il Senato decreta il ritorno a Venezia del condotto Giro-
lamo Anselmi, e del serg. maggiore Bodoria. — (f. sudd.)
1703. — agosto 9. — Si dà commissione al Pod. di Ca-
podistria che imponga a Giacomo Gallignana di continuare
senza alcuna eccezione nella pratica di contribuire alla mensa
Vescovile di Parenzo i diritti che le spettano. — (f. 772 ed
allegati)
I7c3. — settembre 12. — Si spedisce a Capod. il cap. no
Gio. Fantinato in sostituzione dell'ufjìziale Bodoria. — (f. 773)
In data stessa si accorda F impiego di denari obbligati per
salari al Fantinato ed al suo fratello Pietro sergente. — (f. u. s.)
1702. — settembre i3. — Si concede al Pod. di Capodi-
stria F impiego di ducati duecento di denaro obbligato per saldo
del credito contratto da Ant.° Loredan* fu Carlo mentre sostenne
la reggenza di Portole. — (f. u. s.)
1703. — settembre i5. — Si approva Faggregazione di Ce-
— *47 —
sare Zattoni, col padre, fratelli e discendenti in perpetuo al
consiglio di Parenzo. — (f. u. s.)
1703. — settembre i5. — Si concede alle monache di S.
Chiara di Capodistria la permuta di certa loro casa con altra
attigua al Monastero per poter qualche poco ampliare quest'ul-
timo. — (f. u. s.)
1703. — settembre 22 — Si accorda alla Com. tà di Pirano
un imprestito di ducati millecinquecento perchè sia prontamente
restaurato quel Molo grande « distrutto e sradicato dall' inon-
dationi del mare. » — (f. u. s.)
1703. — settembre 27. — I Prov. ri al Sai informino sui ri-
medi da applicarsi trovandosi a Venezia ed in Istria troppa
quantità di sali oltre, quelli di prossima fattura, tra i quali
l'ubertoso raccolto di Pirano. — (f. u. s.)
1703. — ottobre 27. — 11 Pod. tà di Capodistria faciliti e il
t passaggio (da quella parte) delle cere di ragione di Giovanni
« Radi colà esistenti. » — (f. u. s.)
1703. — ottobre 27. — Il Pod. là di Capodistria obblighi
Giacomo Gallignana di Orsara alla contribuzione dei diritti spet-
tanti alla mensa vescovile di Parenzo, dalla quale contribuzione
egli si esime asserendo non esser soggetto alla giudicatura di
esso Pod. — (f. u. s.)
1703. — novembre i5. — Attesi gli scarsi redditi dei Padri
Domenicani di Capodistria si concede che il debito per decime
contratto sin qua possano pagarlo con sali. — (f. 774 ed alleg.)
1703. — dicembre 20. — Saldo agli eredi di Giuseppe del
Tacco da Capodistria, stipendiato della Sig. morto nella con-
trada di S. Fosca di Venezia il 2 giugno 1696, dei crediti ad
esso del Tacco spettanti. — (f. u. s.)
Anno 1704.
(Regesti tratti dalle filze.)
1704. — marzo 1. — In sostituzione del sergente maggiore
Francesco Maria Gualazzi che ha compito in Capodistria l'anno
di suo servizio vada il serg. magg. Pietro Lazzarini. — (f. 776)
NB. Riespcdito a Capod. il Guadalazzi il 12 apr. seg.
~ 248 —
1704. — marzo 6. — Sostituzione a Capodistria del Cap. M '
Lorenzo Ansuisio col cap. Girolamo Brochini. — (f. u. s.) (So-
spesa addì 27 seg.)
Vedi anche 18 sett. seg. filza 779.
1704. — aprile 16. — Paolo Pissini spedito governatore
a Capodistria in luogo di Fabrizio Venturini. — (f. u. s.) (V.
anche 26 apr. seg.)
1704. — aprile io (sic). — 11 consigliere di Capodistria
Boldù riscuota da quella camera i salari come il collega Ant.
Basegio. — (f. 777)
1704. — maggio io. — Inteso il parere dei Consultori circa
P istanza degli eredi del - fu D. Domenico Corsi già canonico
di Pirano relativamente ai beni assegnati per l'erezione in quella
terra di un canonicato giuspatronato laicale della sua famiglia
nella chiesa di S. Giorgio, si stabilisce che resti approvalo
f F istrumento 26 febb. decorso tra gP heredi medesimi al pre-
« nominato oggetto stabilito, con che però nel caso dell'estin-
• tione della fam. a Corsi, habbi a subintrar alla nominatione
f del Religioso, e che sia suddito di quella terra, il Pod. di
« Capodistria. » — (f. u. s.)
1704. — maggio 24. — Ha riflesso il senato a quanto espose
la carica di Capod. intorno allo stato presente di quel Semi-
nario ed essendo intenzione che giusta il decreto 21 die. 1675
continui la distribuzione della tassa insensibile sopra tutte le
scuole laiche della città e provincia che importa due. quattro-
cento annui destinati al sostentamento del Seminario predetto,
il Pod. di Capodistria stesso ne solleciti F esecuzione, ed ob-
blighi alla propria parte non ostante il Decr. l ° 1697 anche le
scuole di Pola libere di esporre alla Sig. na le loro ragioni. —
Inoltre quel Pod. abbia cura nei pagamenti più necessari di
preferire il Seminario per i ducati quattrocento assignatigli sul
dazio del Vino a spina. Frattanto informi se dai maestri che
vi insegnano sono regolarmente presentate al collegio le loro
patenti e se i precettori stessi sono sudditi Veneti. — (f. u. s.
con alleg.)
1704. — maggio 29. — Marco Vellano, povero capo di sco-
lari bombardieri di Pirano sia compensato di suoi crediti. —
(f. u. s.)
_ 249 —
1704. — luglio io. — Sia t ricondotto ai servizi della Sig. »
per anni cinque e di fermo e due di rispetto » Pietfo Gavardo
benemerito per se stesso e per le opere del figlio Francesco. —
(f. 778)
1704. — settembre 4. — Atteso lo stato miserabile dei tre
canonici della cattedrale di Cittanova i cui redditi uniti non
raggiungono per. tutti e tre che ducati cinquanta annui si ri-
mettono agli stessi tutti i debiti per decime insolute. — (f. 779)
1704. — settembre 18. — Bernardino Furegoni da Pirano
che serve quale sergente maggiore il Cap. no delle Rive d'Istria
ed il fratello Marquardo Furegoni ed i loro discendenti siano
. decorati del titolo di conte, fregio accordato pure alla linea fra-
terna dell'Avo Paterno. — (f. u. s. con alleg.)
1704. — .dicembre 20. — Si approvano le parti 23 sett. e
26 ott. 1703 prese nel consiglio di Rovigno circa le regole da
osservare nelle elezioni e confermazioni dei medici di quella
terra. — (filza 780 con alleg.)
1704. — gennaio 24 (m. v.) — Il Pod. di Capodistria prov-
veda che i sacerdoti di Bugie prestino al proprio Podestà le
onoranze che gli sono dovute all' ingresso nella Chiesa. — (f.
u. s. con alleg.)
1704. — febbraio 12 (m. v.) — Perchè il senato, inteso il
parere dei Consultori in Jure, possa deliberare circa la vertenza*
tra prete Bortolo Germanis ed il canonico Giacomo Cherbavich,
si commette al Cap. no di Raspo che trasmetta quanto l'uno e
l'altro adducono a proprio favore. — (f. u. s. con alleg.)
Registro 171 — (anno 1705)
1705. — marzo 12. — Il Reggimento dell'arsenale sommi-
nistri al povero comune di Visinada un'asta lunga nove brac-
cia per portare nella processione lo stendardo di S. Antonio
di Padova. — (e. 4)
1705. — marzo 14. — Si concede alla Com. tà di Capodi-
stria di conchiuder con Nicolò Stanz Paradano da Segna il
nuovo partito per staia dodicimila di sale destinato a Fiume,
Buccari e Segna con i patti stabiliti il 26 gennaio decorso. —
(e. 5 t.)
3
— 2$0 —
1706. — marzo 21. — I! Co. e Provv. rc a Pola faccia in-
tendere ai parenti di quei Montenegrini che vorrebbero passare
nelle terre Venete, l'aggradimento col quale sarebbero accolti
dalla Sig. ria . — (e. io t.)
1705. — marzo 3i. — Si avverte la carica di Capodistria
che il Senato tenendo conto delle benemerenze della famiglia
Fini conferì ad Andrea l' ufficio di provveditore ai confini di
quella provincia. — (e. i5 t.)
1705. — aprile 4. — Le benemerenze tante volte acqui-
state dalla famiglia Contesini Hettore d' Isola d' Istria accre-
sciute dagli uffici sostenuti ultimamente in più assessorie da
Tommaso, persuadono la Sig. na ad accordare a detto Tommaso,
e fratelli Lelio Abb. c e Gio. Andrea, e legittimi discendenti, già
aggregati a varie cittadinanze Istriane, anche quella di Capo-
distria. — (e. 18, v. anche filza)
1705. — aprile 16. — Si manda a Capodistria il sergente
maggiore Pietro Lazarini perchè sostituisca il Cap. no Antonio
Visconti che ha compito il tempo di servizio. — (e. 24)
1705. — aprile 22. — Si ricevettero le istanze dei sudditi
di Pola per il permesso di erigere nella Chiesa di S. Antonio
vicino alla Cattedrale una confraternita laica che si regolerebbe
con ventiuno capitoli inserti nelle istanze predette. Inteso il
parere dei consultori, tali capitoli si approvano t con Peccet-
« tione che nelP8, XI, et ultimo dessi resta espresso che hab-
t biano ad intendersi esclusi gì' Ecclesiastici dalPamministratio-
f ne et riduttione temporale che non dovrà mai esser fatta
« senza previo assenso del pubblico rappresentante, né pur havrà
« a permettersi oltre gl'anni due il possesso de beni, che fos-
t sero da essa Confraternità acquistati et ogni sua anione, et
t causa rimanere sempre soggetta alla giudicatura laicale. » Il
Co. e Provv. rc di quella terra ingiunga t il registro, et Pesse-
t cutione de medesimi Capitoli » dovendosi ottemperare all'ob-
bligo di presentare al Collegio il breve delle indulgenze perchè
con le forme solite di legge siano « licentiate •. — (e. 27)
(Copia dei capitoli esistenti nella fil\a n. 781.)
Capitoli della Confraternita di Sant'Antonio da Padova
— 25l —
presso alla Cattedrale eretta li 28 febraro 1666 m. v., 1667
more imp.
Primo. Vivino li fratelli con moralità, timor di Dio, e buona
fama servendo di essemplare a gl'altri, e non di scandalo ; fre-
quentino gli SS. mi Sacramenti, le Chiese, e gl'essercizi buoni
per guadagnar gli tesori del Cielo; avverta però ogni fratello,
ch'essendo scandaloso, sarà dal Presidente ammonito due volte,
e non rifformandosi, sarà casso, e levato dal numero de fra-
telli.
Sec. d0 La Domenica mattina, e le feste di precetto a hora
competente si ridduranno nella Capella del Santo, a recitare
l'officio di Maria Vergine, e responsorio del Santo, divisi la
metà per parte con canto modesto e quieto, e chi non saprà
leggere dirà la Corona, o altra divozione; dopo si discorrerà
dell'avvanzo della Congregation, e buon profitto.
Terzo. Sia obligato ogni fratello farsi una cappa di color
dell'Abito del Santo in termine di mesi tre al più, di tela con
un cordone da cingerla, a forma che la portano i Frati, e nel
petto sarebbe a proposito T imagine del Santo, quali cappe tutte
debbano sempre stare in una cassa a posta da farsi a tal ef-
fetto, ne mai asportarsi, e principalmente prestarsi a chi si sia
ne pei Processioni, ne maschere; ma chi la prestasse perdi la
Cappa, e sia subito casso.
Quarto. Quando morirà qualche fratello tutti gli altri siano
obligati compagnarlo colle loro cappe alla sepoltura, e recitarli
chi sa leggere un notturno de morti colle laudi, et vespero ;
e chi non sa leggere una corona ; se sarà ecclesiastico la cappa
resti alla Congregatione ; e sarà dispensata a qualche impotente
di farla a bussoli e ballotte ; se sarà laico, sia sepolto colla me-
desima e fatto portare da quattro vestiti colle cappe da farsi
quanto prima a tal effetto del denaro della Congregatione ; di
più si stimeranno bene gli fratelli ; il che doverà ballottarsi ;
far dir una messa da cadaun fratello per ogni uno che morirà,
o almeno cantarne una in die obitus.
Quinto. Sia fatta una sepoltura appresso l'altare del Santo
dove ogni fratello sia in libertà di farsi sepelire.
Sesto. All' ingresso ogni uno contribuirà qualche elemosina.
Settimo. Sia fatto un libro nel quale sia annotato distin-
— 252 —
tamente quanto si ritrovasse d'elemosine di volta in volta con
nota distinta del giorno, che venissero lasciate, date, portate,
o ritrovate; e se sarà denaro stia in una cassa, che doverà
avere tre chiavi, una tenuta dal Presidente, una dal Vicario,
e l'altra dal Procuratore, però.
Ottavo. Siano eletti uno, che sia Capo della Congregatio-
ne o ecclesiastico, o secolare, che abbia il titolo di Presidente,
et invigili, che la Congregatione camini bene, porti in mano
una figura di Sant'Antonio Prottettore di legno dorata, o argen-
tata, e sia il di lui segno ; ogni fratello dovrà ubbidirlo, e ri-
conoscerlo, come capo; dovrà far 1' ammonitone a fratelli, e
trovandoli incorreggibili portar alla Congregatione gli diffetti,
per farlo cassare, e stia in lui in tal caso, se fosse presente il
fratello scandaloso, farlo dar luogo ; abbia un Vicario da essere
eletto, come lui a voti, et un Procuratore e' habbia cura delle
spese; compii, e paghi ; ma non possa spendere senza consenso
più di tre lire ; oltre questo siano eletti otto Consiglieri quali
ascolteranno le differenze, che vertissero tra fratelli per occa-
sione della Congregatione, e le decideranno per coscienza, e
sia a loro la cognitione doppo il Presidente, e Banca, e sia
lecito ad ogni fratello far riccorso anco per le determinationi,
o attioni del Presidente, Vicario et Procuratore, dovendo du-
rar un anno solo ; né aver possino per due anni carica alcuna.
Nono. Siano eletti due fratelli con titolo di infermieri, quali
in caso che Dio liberi qualche fratello fosse ammalato lo visi-
tino ; in caso di bisogno lo suffraghino con denaro della Con-
gregatione, dovendo darne parte a prima ridduzione a fratelli ;
et ogn'uno rattarsi quello può ; invigilare principalmente, che
si confessino, e communichino e muorino con santi Sacramenti,
non possino darli più di soldi vinti al giorno senza ballotta-
zione.
Decimo. A capo l'anno siano eletti due Revisori a voti,
che col nuovo Presidente rivedano ogni partita del Presidente
uscito, Vicario e Procuratore, e fatto il sindicato siano gli conti
letti in Congregatione de fratelli e siano ubligati in pena di
lire io rivederli nel termine di giorni i5, e caso che fossero
debitori sia fatto riccorso alla giustitia per farli pagare.
Undecimo. Se per testamento o legato, donatione o eie-
— 253 —
mosina, seu qualsisia titolo fossero lasciati beni stabili, o ani-
mali alla Congregatane, allora et in tal caso sia ogni testa-
mento, o instromento sia registrato nel libro sopradetto, e gli
beni, et animali si diano a persone sicure, e sempre con voti
secreti, circa li quali sempre siano proibiti li brogli, ma si ca-
mini colla coscienza.
Dodicesimo. La cassa del Denaro stia in luogo sicuro, non
in Chiesa per il pericolo, che venga rotta, il che si rimette a
fratelli.
Decimoterzo. Sia comprata una casseletta e si mandi ogni
Domenica uno, o due fratelli alle Case, che cerchi, o cerchino
per la Congregatone, e si arrieordino che non bisogna vergo-
gnarsi, e di quello si riccavasse, si illuminerà il Santo, e si
soccorreranno gì' infermi ; in caso di mali tempi mandisi il mas-
saro della . Congregatone. Però.
Decimoquarto. Sia eletto un Massaro, o servente, quale
abbia l'obligo di convocar gli fratelli, a ridduttióne, e sepolture
o altro bisogno della Congregatane, portar gli bussoli, tener
netta la Chiesa, piegar le Cappe, illuminar l'altare, et altro che
occorresse ; sia persona da bene et timorata di Dio, e le sia
assegnata qualche recognitione, per ora poca, sin che Dio aiuti ;
anderà questo cercando fuori per le Ville al raccolto, e così al
tempo di lane e formaggi, conseguendo la solita porzione, e
per le chiese colla cassetta, dalla quale pure abbia il solito
emolumento.
Decimoquinto. Sia eletto un Capellano della Congregatone,
che nelle Processioni debba accompagnarla con stola, e cotta
al levar de cadaveri, et altfe fonzioni pie; doverà però andar
avanti tutto il Capitolo, e restar il Capitolo com'è giusto, su-
periore ; dirà messa per ora quando sarà ricercato, averà lire i
d'elemosima, et al sepelir de morti lire i : 4 nelle processioni
soldi otto.
Decimosesto. Sia ogni venerdì a sera sonato a campane
doppie il transito del Santo; al quale doverà intervenire il Ca-
pellano, e fratelli e cantarsi con voce flebile, e con divozione;
si farà la Processione breve, e si anderà modestamente a casa;
si proveda però d'un Crocefisso ; e doverà il Capellano per que-
sto aver sepoltura, e suffraggii, come gl'altri senz'aggravio, e
— 254 —
non altro per ora; sarà poi in libertà de fratelli col tempo
darle recognizione.
Decimosettimo. Sia ogni giorno illuminato l'Altare ; e sin
che si trova modo un giorno per fratello, che sarà poco ag-
gravio.
Decimottavo. Siano supplicati gì' Ill. mi e R. mi Vescovi prò
tempore, e gì' Ill. mi Rappresentanti aver protettione di questa
Congrega; et averla per raccomandata.
Decimonono. Sia scritto a Roma per l'aggregazione a quella
delle Stigmate di S. Francesco, e si procuri P Indulgenza per-
petua, et l'Aitar privileggiato per fratelli.
Vigesimo. Sia un libro per scrivere le Donne, che conse-
guiranno P indulgenze.
Vigesimoprimo. Nel governo non possino entrare che Sa-
cerdoti e Cittadini ; negli otto però possino essere quattro de
inferiori.
Nel resto con questa osservanza si spera gloria del Santo
e prottettione e frutto dell'anime che Dio vogli per sua mise-
ricordia. Amen.
Adi i) Febraro.
Alla presenza di messer Ill. mo e Rev. mo Vescovo e dell'Ill. mo
Sig. r Co. Provv. r furono publicati gli predetti Capitoli alla pre-
senza di tutto il Popolo, e del molto R. d0 Padre Giacomo An-
tonio da Capodistria secretarlo della Provincia, e Predicatore
di Pola di Casa Collevar.
1667. die i) martii.
Prottettori : Mons. Ill. mo et R. mo Bernardino Corniani Ve-
scovo di Pola. — L' Ill. mo Sig. r Zuane Soranzo Co. e Provv. re .
Presidente. L' Ill.mo e R. mo Vescovo.
Vicario. Il m. to illustre Sig. r Lugrezio Angarano.
Procuratore. Il m. to Rev. Sig. r D. Marco Dottore Cancel-
liere.
1705. — aprile 24. — Che Giacomo Grimani consigliere
di Capodistria percepisca da quella Camera i suoi salari. —
(C. 33)
1705. — maggio 28. — Si stabilisce al servizio in Capo-
distria il sergente maggiore Alvise Marini in luogo di Antonio
— 255 —
Visconti che verrà a Venezia col prossimo rimpatrio di quel
presente podestà. — (e. 54 t.)
1705. — luglio 9. — Si approva l'elezione fatta dal Cons.°
di Muggia a proprio medico di Girolamo Zifp in luogo di An-
tonio Maria Sguacio, che rifiutò l' incarico ; si approva anche
la dimissione di Francesco Vidali da Sindaco del popolo « stante
t Tessere debitore, e questo in ordine alla terminatione del fu
« Pod. tà e Cap. no di Capodistria Erizzo i65g. » — (e. 81).
1705. — agosto 1. — Il cons. rc di Capodistria Francesco
Zilio percepisca i suoi salarii da quella Camera. — (e 91 t.)
1705. — agosto 27. — Il pod. di Rovigno procuri il risar-
cimento di quel fondaco creditore di lire trentamilatrecentono-
vantasette. — (e. 101).
1705. — settembre 5. — L'aggregazione al Cons. di Ca-
podistria della famiglia Contarini decretata il 4 aprile decorso
resti sospesa sinché i savi del Collegio ascoltino le ragioni della
medesima e di alcuni aggravati. — (e. 108)
1705. — settembre 19. — Il Mag. l ° al Sai ed il Pod. di
Capodistria avendo risposto favorevolmente, si accettano in pub-
blico dalle povere monache di S. Chiara di Capodistria moggia
cinquecento di sale, come fu fatto anche nel 1701. — - (e. 11 5)
1705. — settembre 19. — Si avverte il Pod. di Capodistria
che a governatore di quelle armi fu eletto Pietro Gavardo che
succederà a Fabrizio Venturini. — (e. n5 t.)
1705. — ottobre io. — Il Cap. no Gio. Battista Conforti re-
sosi benemerito anche nella Morea si porti a Capodistria. per
sostituirvi il sergente maggiore Lorenzo Ansuisio che compi il
tempo di suo servizio. — (e. 122 e e. 124 t.)
1705. — novembre 14. — Il Pod. di Pirano procuri la sod-
disfazione del credito di due. quattrocentottantasei che ha
quel Capo principale dei scolari bombardieri Marco Vellano. —
(C. 132)
1705. — dicembre 19. — Si approva l'aggregazione al Con-
siglio di Cittanova di Giovanni Paulatich da Grisignana. —
(e. 146)
1705. — gennaio 16 (m. v.) — Essendosi intesa la morte
di Fabrizio Venturini governatore delle armi in Capodistria il
— 256 —
Savio alla Scrittura provveda di successore. — (e. i53) (Vedi
la parte a c. lc n5 t.)
1705. — gennaio 3o (m. v.) — Sia fatta grazia a Gio. Bat-
tista Castro di esser compreso nella liberazione dei banditi,
sebbene vi fosse escluso per essere stato condannato dal Pod.
di. Pirano di soli giorni quindici fuori del tempo stabilito in
detto indulto. — (e. i5g t.)
Registro 172 — (anno ijo6)
1706. — marzo 18. — Il Senato approva quanto stabili il
Pod. di Rovigno nella vertenza insórta tra quei giudici e sin-
dico da una parte ed i sindici del popolo dall'altra per pretese
di posto in consiglio. Il Rettore sudd.° avea stabilito « per ora
e a sindici suddetti, di sedere, in faccia della publica Rappre-
c sentanza, dentro il rastello del tribunale, senza minimo pre-
. e giudicio alle ragioni d'ambe le parti, già passate a fori civili 1
ed osserva t che il posto è di convenienza, et il più cospicuo,
• doppo il conteso ; li sindici però del popolo non gradendolo,
• notato un atto a proprio servitio, uscirono dal consiglio, che
t proseguì e terminò quietamente. — (e. io t. e filza relativa)
1706. — marzo 3o. — Il sergente maggiore Girolamo Bro-
chini passato all'obbedienza del Provv. 1 " d'Armata Loredan sia
sostituito dal sergente maggiore Ciriaco Bodoria. — (e. 17)
1706. — aprile 14. — Si approva che la Com. la di Buie
per altri anni sei goda dell'assistenza del medico fisico Girola-
mo Sifp assegnatogli il salario sul dazio del bosco di Valaron,
in quella giurisdizione. — (e. 26 t.)
1706. — maggio 29. — Si annuisce all'istanza dell'arci-
diacono della Cattedrale di Pola, Angelo Bossi, che resti per-
messa e firmata l'.institutione di un legato di 'quattro messe
alla settimana, e mansionaria perpetua di due sacerdoti, (e. 54
e filza relativa).
1706, — maggio 29. — Si approva che per un altro trien-
nio la Comunità di Rovigno abbia condotto come chirurgo Bar-
tolomeo Patuna. — (e. 54 t.)
1706. — giugno 5. — Il Cap. no di Raspo provveda con
— 257 —
denaro di quella camera la soddisfazione del credito di Marino
Peconi capitano delle ordinanze di Albona. — (e. 62 t.)
1706. — giugno 17. — Si accompagna a Capodistria l'uf-
ficiale Nicolò Modena perchè sostituisca lo # Scampichio nella
carica di sergente delle ordinanze di Portole. — (e. 68)
1706. — giugno 19. — Michele Corressi vada a Capodi-
stria per sostituire il sergente maggiore Alvise Macini, che ha
compito il suo tempo di servizio. — (e. 75)
1706. — giugno 24. — Si loda il Pod. di Capodistria che
spedì alla Sig. na l'elenco dei banditi ammessi all' indulto, e del
denaro ritrattone. — (e. 77 t.)
1706. — luglio 3i. — Si conferma la deliberazione del Con-
siglio di Cittanova che elesse Francesco Bon ad « Eccellente »
di essa Comunità. — (e. g5 t.)
1706. — luglio 3i. — Zacaria Bembo, consigliere a Ca-
podistria, sia pagato dalla camera di detta terra. — (e. 96 t.)
J706. — luglio 3i. — Si accorda alla Com. tà di Isola di
poter per altri anni dieci « escorporar ducati sessanta all'anno
t dagF utili del Fontico, per impiegarli nel mantenimento del
« Precettore destinato all'educazione nella virtù dei figli di quella
t terra. » Si devono osservare le regole prescritte nelle ducali
i5 novembre 169 1. — (e. 97 t.)
1706. — luglio 3i. — Si elogia il Pod. di Capodistria che
deliberò il dazio delle rendite di Dignano, con accrescimento,
ad Antonio Curti per due. settecento annui per anni quattro,
e il dazio « del bezzo per orna del vino » di Capodistria per
un anno a Battista Ombrella contro lire cento e sei ; è pur
lodevole quanto fa per impedire le novità che si potessero ten-
tare dai confinanti essendo morto il provv. re ai confini Co. Fran-
cesco dal Tacco. Trasmetta i nomi degli aspiranti alla succes-
sione di questo. — (e. 98)
1706. — agosto 28. — Si ricevettero dal Pod. di Capodi-
stria le opportune informazioni circa il debito che nella revi-
sione di quel Santo Monte fu addossato a Giulia ved. di Oli-
viero Gavardo ed a Giulio Gavardo, i quali porsero suppliche
alla Sig. r,a Persuaso il Senato che t non habbino correre prò
« di prò » stabilisce l'annullamento delle partite che vi fossero
di tale specie. — (e. 109 t.)
— 258 —
1706. — agosto 28. — Vedendo la Sig. ria risultare dalle
informazioni del Pod. di Capodistria e dei Consultori in Jure.
« sussistere le sole elettioni leggittimamente pratticate dal Ca-
t pitolo de Canonici della Chiesa Colleggiata di Pirano, e l' in-
t stitutioni parimenti prestate da Vescovi in qualunque tempo »
stabilisce che « non dovendosi lasciar correr più a lungo il
e pregiuditio alla Chiesa stessa, et all'Anime raccomandategli,
• habbia a seguir un ugual metodo anco per li due Canonici
« ultimamente dal predetto Capitolo eletti » ed è certa la Sig. na
che « riconosciuta la loro idoneità, senza riguardo a qualunque
t altra circostanza, esercitare (quel) Mons. Vescovo la solita sua
f prontezza in darle la necessaria institutione. » — (e. 110 t.
filza relativa. V. anche e. 171)
1706. — settembre 25. — Riferisce la fed. ma Patria del
Friuli, che col pretesto t d'essentioni concesse a Vini d' Isola »
segue copiosa introduzione di vini in essa Patria. Il Pod. di
Capodistria obblighi la Com. ta di Isola a denunciare ogni anno
quanto vino produce informando il luogotenente di Udine della
quantità che, detratto il consumo locale, verrà estratta dal ter-
ritorio di Isola. — (e. 129 t. V. anche e. 167)
1706. — ottobre 28. — A sollievo- della pubblica cassa, e
non essendovene più necessità, si stabilisce il licenziamento da
Capodistria dei quattro ufpciali impiegativi col carico di ser-
genti maggiori. — (e. i38)
1706. — dicembre 18. — Il Pod, ta di Capodistria affìtti
ad Alvise Toso il dazio dell' Aquavite, offrendo egli lire otto-
mille e con la condicione del tempo d'anni cinque •. Per i casi
di peste alla parte di Pola s'avverti il Mag. 10 — (e. 162 t.)
1706. — dicembre 18. — In proposito alle case concesse
a Candiotti in Parenzo si chiede al cap. no di Raspo informa-
zione t della quantità e qualità (di esse), da chi di loro siano
t presentemente godute, e quali s'attrovino alienate ; la distin-
« tion dell'importar dell'affìtto, il Nome di chi n' è andato al
« possesso, il tempo che può corrervi d'alcun usurpo ; e se vi
« dimori in effetto alcun candioto in quella Città. » — (e. i63 t.)
1706. — dicembre 18. — Si sentono con spiacere • le gravi
t emergenze, che corrono nella mancanza de consigli in Pola...
t e le vacanze, che da ciò ne derivano delle cariche con nota-
— 259 —
« bile prcgiudicio negli atti tutti di giustitia, e della buona di-
€ rettione, e governo de sudditi, t Nel mentre si affida lo stu-
dio dei rimedi anche al Pod. di Capodistria, il Co. e Provv.
di Pola, regolandosi sulla condotta del precessore, procuri di
€ riddurre in calma gli animi de cittadini, et a stabilire tra essi
t la. maggior quiete, e concordia, rendendoli certi degli oggetti
t (della Sig." a ) alla conservatione de loro Privileggi, ma facen-
c dole nello stesso tempo comprendere la volontà del Senato,
« che sian rimosse le confusioni, eseguiti li Publici decreti, et
t adempiti i riguardi della giustitia. — (e. 164)
1706. — dicembre 18. — Si approva la terminazione del
Magistrato sopra feudi, che riduce da ducati cento annui a trenta
la e tansa » imposta ai Co. Rotta feudatarii del Castello di
Momiano in Istria. — (e. i65 t.)
1706. — gennaio 22 (m. v.) — 11 Pod. di Capodistria im-
metta nell'esercizio di quel Provveditorato ai confini Giacomo
dal Tacco in luogo del defunto co. Francesco dal Tacco. —
(e. 179)
1706. — gennaio 29 (m. v.) — Si scrive al Pod. di Ca-
podistria perchè informi quale denaro si deve impiegare, atte
nendosi alle consuetudini, per Pescavazione dei due porti di S.
Pietro e S. Martino, ove si pratica l' imbarcazione dei sali. —
(e. 184)
Registro 17) — (anno 1707)
1707. — marzo 2. — Giovanni Battista Baseggio, che so-
stiene la carica di consigliere a Capodistria, sia soddisfatto dei
salari da quella Camera. — (e. 1) V. e. 75.
1707. — aprile 9. — 11 Pod. tà di Capodistria informi su
quanto concerne Pescavo dei due porti di quella città, che però
non può praticarsi prima del venturo novembre. — (e. 20)
1707. — maggio 5. — Crescendo a Rovigno il bisogno di
sale t per la pesca accresciuta delle sardelle, et impianto d'oli-
vari • si accorda che il Mag. to al Sai le conceda altri cin-
quanta moggia di sale annui, oltre i cinquanta che già si trag-
gono, dietro decreto 3i maggio 1692, il qual sale si levi sem-
pre da Capodistria a ducati sei il moggio. — (e. 34 t.)
— 2ÓO —
1707. — maggio 7. — Si approva l'investitura dei beni
della contrada di Prodol fatta dal Cap.° di Raspo a Marchion
Cinei, cittadino nobile di Pola e successori imponendogli una
annua corrisponsione di ducati dodici. — (e. 37 t.)
1707. — giugno 4. — Si rimanda al Pod. di Capodistria
perchè passi all'opportuna sentenza il processo contro Giovanni
Spinoti, cancelliere di due Castelli reo idi rilascio della licenza
di biade da lui fatta contro il tenore de publici decreti. » —
(e. 55)
1707. — giugno 22. — Atteso il vantaggio che ne risente
la Comunità di Pirano, si approva la conferma della condotta
per altri anni dieci e colle condizioni fissate nel 1484 escluso
l'esercizio del banco, concessa da quel Pod. -alle due famiglie
ebree Sacerdote e Stella. — (e. 64 t.)
1707. — giugno 25. — Francesco di Girolamo, capitano
della Valle di Montona, sia pagato di due. settantasci circa che
gli spettano per taglio olmi e frassini. — (e. 67)
1707. — luglio 3o. — Si annulla l'elezione che addi 29
maggio anno passato fece il Consiglio di.Rovigno del Patuna
a proprio cirurgo. Dei ducati duecento, dati in sovvenzione al
Ferrarese sia responsabile chi praticò l'esborso. Si elegga nuovo
chirurgo. — (e. g3)
1707. — agosto i3. — Si approva l'aggregazione al Con-
siglio di Parenzo del Cap. no Nicolò ed Antonio fratelli Posup-
pichio. L' offerta dei due. cento è accetta e s' impieghi nella
fabbrica del castello di Sanità. — (e. 99 t)
1707. — agosto 18. — Si scrive a Raspo che si aggradi-
sce il servizio del Cap. no Valerio Verzi a prò di quelle ordi-
nanze. — (e. 100 t.)
1707. — settembre 7. — Il Pod, di Capodistria informi
su certa terminazione del Cons.° di Montona « per 1' uso di
(alcune) podestarie regalie, che viene asserito restan assegnate
a quella pubblica rappresentanza • . (e. u3 t.)
1707. — settembre io. — Partecipa il Pod. di Parenzo
che t da Nicolò Vice da Rovigno sia stata piantata la fabrica
4 d'una casa vicino ad altra di sua raggione con il pretesto
t d'aversene fatto investire con rottura della Mura, e disfaci-
c mento del Terrapieno grossissimo, et antichissimo, con che
— 2ÓI —
« viene sconvolgersi l'ordine del terrapieno medesimo, e con
€ pessime conseguenze nella gelosa, et importante materia della
« Sanità. » Il Pod. di Capodistria faccia frattanto sospendere la
costruzione ed informi con quale autorità fu essa intrapresa. —
(e. ii 5)
1707. — ottobre 29. — La Sig. ria deciderà sulla vertenza
tra le cariche di Capodistria ed Albona per causa di giurisdi-
zione. Si tratta di quattro parocchie istituite a comodo dei di-
strettuali di Albona sulle quali intende esser giudice delegato
il Rettore di detta terra senza appellazione a Capodistria ; que-
sto diritto è conteso dal Pod. tà di Capodistria. — (e. i36 t. e
filza)
1707. — novembre 9. — Il Senato scrive a Capodistria
che circa i benefici eccl. cl attenderà e l'esecutione prestata alla
« publication de proclami perchè habbino a riconoscersi le
« conditioni de sudditi, e la qualità de possessi temporali. »
Per l'elezione del pievano di Lonche si riscriverà. — (e. 141)
1707. — novembre 9. — Si approva parte presa dal Cons.°
di Montona circa regalie podestaìi. Detta parte 1 maggio 1707
stabiliva e che all' IU. mo Ecc. mo sig. r Antonio Querini pod. at-
c tuale siano concesse e contribuite tutte le podestarie, regalie
« et utilità solite conseguirsi da suoi Precessori per il primo
« et secondo anno di sua rappresentanza. Per il terzo poi do-
• vranno esser divise in rate dodici da principiarsi il S. Michele
e del secondo anno 1 708 di modo che per quanti mesi avrà il
« primo rettore sostenuta la carica, habbia anco ad haver al-
« trettante rate di esse Podestarie, et il rimanente debba andare
e a beneficio dell'Ecc. mo successore etc. etc. — (e. 140 t. e filza
relativa). NB. Vi è detto che essi rettori corrisponderanno la
solita gravezza, non intendendosi comprese le podestarie di Vi-
signan riservate a benefizio del consiglio.
1707. — dicembre io. — Stefano Malipiero consigliere a
Capodistria conseguisca da quella camera i salari. — (e. 157)
l 7<>7- 9 — dicembre 21. — Ha fatto bene il Pod. di Capo-
distria cercando di riavere dal Co. di Pisino un pastore mal-
trattato e condotto nel castello di detta terra. Usi ogni cura
per impedire le male azioni di Mico Rizzardi t bandito capital-
mente. » — (e. 160 t.)
— 2Ó2 —
1707. — gennaio 21 (m. v.) — Si assumeranno nuove in-
formazioni circa la parte trasmessa dal Pod. ta di Capodistria e
relativa alla direzione del Cons. di Isola. — (e. 179 t.)
1707.— febbraio i5 (m. v.) — Si approva la destinazione
fatta dal Pod. tà di Capodistria di Giuseppe Rizzi a scrivano
delle scuole e luoghi pii di Muggia, e di Lorenzo Manzioli ad
eguale ufficio per la terra d'Isola. — (e. 191)
1707. — febbraio i5 (m. v.) — Si loda il Pod. di Capo-
distria che dal proto Picoli colà spedito fece rilevare il disegno
dei porti di S. Martino e San Pietro da escavarsi e del molo
di quella terra nominato delle galere ; sono pur lodevoli le pra-
tiche col Busetto che s'era offerto d'intraprendere le operazioni
a proprie spese. — (e. 191 t.)
Registro 174 — (anno 1708)
1708. — marzo j. — Il Pod. di Capodistria emetta una
terminazione t perchè non siano introdotti (a Rovigno) vini
forestieri » prima che siano esitati quelli della terra, prescri-
vendo così Io statuto municipale di Rovigno stessa approvato
il 27 luglio i53i. — (e 2)
1708. — marzo 1. — Sia ricevuto nella camera fiscale di
Capodistria il deposito di lire ottomiledieciotto, soldi dieci, fatto
da Gir. Liasche conduttore dell' ultima locazione spirata, del
dazio dell' oglio di quella città destinato al Friuli, per i soldi
tre per lira ultimamente imposti, e non se ne disponga se non
si delibera prima ciò che è conveniente. — (e. 3 t.)
1708. — marzo io. — Il Pod. di Capodistria procuri che
siano tolti i pregiudizi onde fu aggravato quel dazio • degl' in-
stromenti e testamenti » pregiudizi fatti noti dallo zelo di An-
drea Grio, a cui fu ultimamente dal Pod. Foscarini deliberato
esso dazio. — (e. 11 t.)
1708. — marzo 17. — Riferì Gasparo Albertini proc. re della
chiesa cattedrale di Parenzo che il Sig. or Mariano Mariani di
Bortolomeo da Venezia, genero di Andrea Buio da Parenzo, ad
imitazione degli atti generosi di quest' ultimo per vantaggio
della detta Chiesa, elargì due. duecento. Avendo proposto Luca
Lorin e Michiele Chiesari che in segno di gratitudine si aggre-
— 263 —
gasse PAlbertini alla propria cittadinanza, il consiglio ad una-
nimità approvò. Il Senato p^r confermare tale deliberazione
vuole essere informato se il numero dei consiglieri presente
fosse a sufpcenza, e se siasi proceduto altre volte ad aggrega-
zioni alla cittadinanza di Parenzo in congiunture simili. —
(e. 17 t. e filza relativa)
1708. — marzo 24. — Avendo Vincenzo d'Avanzo perla
tarda età rinunziato alla carica e d'Armiraglio » in Capodistria,
si elesse dal Foscarini ultimo Pod. uscito di carica, alla succes-
sione di Vincenzo sudd. il figlio Gio. Giacomo. Tale scelta si
approva. — (e. 29 t.)
1708. — marzo 3i. — Il Pod. di Capodistria nel pross.
settembre farà succedere a Pietro Gavardo, nella qualità di sti-
pendiato ordinario della Sig. na , Angelo Goneme. — (e. 33) —
(V. anche e. 172)
1708. — aprile 14. — Badoer Alvise, consigliere a Capo-
distria, riscuota i salari da quella Camera. — (e. 44)
1708. — aprile 19. — Si accorda a Pietro Nobile fu An-
drea, il quale esercitandosi nelF impiego di t Pedota d' Istria •
continua le benemerenze dei suoi maggiori, di condurre la pro-
pria famiglia ad abitare in quella provincia. — (e. 5o t.)
1708. — maggio 3. — Si permette a Santo Gussoni, ese-
cutore testamentario del fu Giacomo Zarotti di poter commut-
tare la casa assegnata al canonicato, istituito dal detto testa-
tore, con un livello di due. cento depositandosene il capitale
nel Santo Monte. — (e. 64)
Si chiedono pure informazioni su altre rendite di detto
canonicato e se nelP elezione siavi promiscuità con Roma. —
(e. sudd.). In margine è annotato che si ricevettero queste ultime
informazioni.
1708. — giugno 2. — Il Senato conferma le vendite dei
due e Armiragliati » dei porti del Lido e Malamocco, malgrado
supplica dei Pedotti d' Istria per il taglio delle stesse e conse-
guente deferimento ad essi. — (e. 91 t.)
1708. — giugno 6. — Atteso quanto scrive il Cap. no di
Raspo t intorno il pascolo de Patroni degl'Animali Bovini nelle
t parti di Rovigno » gli si commette di « far rinovar la comi-
t nativa delle lire cinquanta, se prima non haveran proveduti
— 2Ó4 —
e d'una corda alli Bastieri, et in pocco spatio di quelli legato
e un piede, eccettuando la perdita degl'Animali, e dilattando il
t confine delle Finede in qualche maggiore distanza dal luogo
t ove di presente s'attrova, perchè restino essenti gì 'divari, et
e altre Piante da danni, che vengono inferiti cosi trovandosi
e conveniente. • — (e. 98 t.)
1708. — giugno 9. — Il Pod. di Capodistria invigili alla
esecuzione degli « ordini Basadonna, e proclami emanati nel-
t l'anno 1669 i3 aprile in materia (di boschi) disponenti. » —
Continui il Catastico cominciato dal precessore Marco Michele
Salamon, ed informi del titolo con cui la rappresentanza di
Umago tiene il bosco chiamato la Peschiada. — (e. 101 t.)
1708. — giugno 9. — II Reggimento all'Arsenale, confor-
me a sua proposta, elegga uno o due Capitani, che invigilino
a tutti i boschi dell' Istria, eccettuato quello della Valle di
Montona, che ha il capitano proprio. Circa il bosco di Grisi-
gnana le cui entrate gode il Mag. l ° alle Rason Nove, si chie-
dono informazioni al detto Mag. 10 . — (e. 101 t.) (V. e. 23o)
1708. — luglio 5. — Chiese Appollonio Dal Seno Procu-
ratore sopra le scuole in Pirano, che, secondo quanto si osserva
a Capodistria ed Isola, anche il Cons.° di Pirano non possa
ammettere a Maestro di scuola se non chi sia forastiere. La
Sig. ria stabilisce che il detto Cons. continui nel vecchio uso
di eleggere chi crede, semprechè però gli eletti forestieri sia-
no sudditi veneti. — (e. 126) (V. filza)
1708. — luglio 26. — Avendo Nicolò Vice da Parenzo ot-
tenuto sin dall'anno 1706 t investitura dal Mag. 10 alle Rason
t Vechie, con cui le resta concesso di poter fabricar sopra sporti
t con Modioni, travi in fuori delle Mura della città di Pa-
t renzo » si commette al Pod. di detta terra che lasci prose-
guire il Vice nella fabbrica intrapresa attenendosi però alle
misure prescrittegli. — (e. 140)
1708. — agosto 18. — Risultando dalle informazioni per-
venute che la scarsezza di legna per l'arsenale è prodotta dal-
Pafjìttarsi i boschi dell' Istria e d' altre parti a privati si chie-
dono informazioni su tali affittanze al Mag. l ° alle legna. — (e. 159
v. e. 23o)
1708. — settembre 22. — Perchè Marc' Antonio Fanzago
— 265 —
attuale munizionerò di Capodistria continui con zelo il suo uf-
ficio, si concede che gli siano « bonificati li due per ogni cen-
« tenara di Biscotti » come si usò coi Precessori. — (e. 193)
1708. — settembre 27. — Ricevette, la Sig. na la delibera-
zione presa nel Cons.° di Capodistria di atjìdare la direzione
del Seminario per l'educazione di quei figliuoli ai Chierici Re-
golari delle Scuole Pie. Prima di deliberare informi quel Po-
destà t de decretti, che vi fossero per l' institutione del Semi-
t nario medesimo, quali rendite s'attrovino ad esso assignate,
t a che summa rilevino, e sopra qual fondo siano stabilite; se
t la corrisponsione debba esser fatta per conto della Città,
« da Particolari persone ; se questa sia stata sin hora contri-
i buita, o se sia caduta in diffetto ; e se li Relligiosi predetti
i siano mendicanti, o se habbino per il loro mantenimento
e qualch'altra particolar corresponsione, t — (e. ig5)
1708. — ottobre 3. — Si approvano i Capitoli presentati
dalla terra di Muggia per l'erezione e d'un suffraggio intitolato
i dell'anime del Purgatorio » — salve tutte le leggi relative a
scuole e confraternite. — (e. 198 t.) Vedi in filza i capitoli ed
altri allegati. — (v. e. 22 t. del reg. seguente).
1708. — gennaio 12 (m. v.) — 11 Senato approva la ter-
minazione del Pod. di Capodistria colla quale « stante la va-
t canza che è per spirare del solito quinquennio, resta confe-
t rita la carica di raggionato delle Scuole Laiche della Città di
i Pola, e suo territorio a Zorzi Varin Cittadino di quel luogo
i coll'obligo ingiontogli oltre l'ordinario di detta carica di pre-
t star gratuitamente la necessaria assistenza agli interessi di
i dette Scuole coli' impiego di Avocato, in cui s'essercita. » —
(e. 245 t.)
1708. — gennaio 24 (m. v.) — Non trovando il Mag. to
all'Arsenale chi altri destinare a capitano dei boschi dell'Istria
suggerirebbesi Bortolomio de Giacomo uno delle Maestranze,
t con cognitione ed abilità succiente », purché gli si accordi
aumento di soldi otto al giorno. Si riprovi il proclama acciò
riesca l'eletto di minor aggravio possibile al pubblico. — (e. 249 t.)
1708. — febbraio 21 (m. v.) — Allo scopo che Padre Fi-
lippo Maria servita, figlio del dottor Giulio Gavardo, possa re-
carsi a Padova ed ottenervi la laurea dottorale, si approva la
4
2ÓÒ
decisione del Cons.° di Capodistria che gli assegna ducati cin-
quanta all'anno per anni tre. — (e. 263 t. e filza)
Registro 175 — (anno 1709)
1709. — giugno 8. — Il consigliere di Capodistria Marco
Foscolo esiga il suo salario da quella Camera. — (e. 43)
1709. — giugno 22. — È ricorso alla Signoria il Procu-
ratore della Chiesa di S. Stefano di Pirano Marc' Antonio Ve-
nier, implorando di poter col terreno assegnatogli da quel Con-
siglio e che s'estende in passi tre di lunghezza ed uno e mezzo
di larghezza, dilatare la Chiesa medesima. Si annuisce a tale
richiesta. — (e. 56).
1709. — luglio 6. — Proroga per anni cinque a Capodi-
stria del- permesso della fiera franca d'ottobre. — (e. 61)
1706. — luglio 6. — Permesso alle Monache di S. Chiara
di Capodistria di consegnare cinquecento moggia di sale al pub-
blico per vantaggio loro. — (e. 61 t.)
1709. — luglio 18. — Avendo la Com. là di Isola, chiesto
di aver libero approdo alle rive del Friuli per le barche cariche
di vino estratto dal proprio territorio, e non credendo la Sig. r,a
di annuire in tutto alla supplica, si chieggono informazioni al
Pod. di Capodistria. — (e. 67 t.)
1709. — luglio 18. — Si intese compiuto dal Pod. di Ca-
podistria il catastico dei boschi di Pirano ed Umago, e si ac-
corda il compenso per le trentacinque giornate impiegatevi. Si
attendono i frutti della missione fatta colà del Cap. no Veruda.
Procuri di riavere dal Cap. di Pisino il Rizzardi, bandito ca-
pitalmente, e dietro richiesta dei sudditi della Sig. na catturato
dal detto Cap. no ; devenga poi alla debita punizione. — (e. 70)
1709. — luglio 25. — Si ricevettero dal Pod. di Capodi-
stria le informazioni favorevoli intorno al Memoriale presentato
alla Sig. na da quei bombardieri e perchè le venga concessa la
e Genovina nel giorno di S. Barbara nel modo si stilla nella
t Terraferma » con le compagnie dei relativi scolari bombar-
c dieri. t Meritando però il negozio nuovi lumi informi quel
Pod. la « se l'uso della concessione della Genovina ai Bombar-
t dieri, venga praticato nelle altre Piazze Maritime, se sogliono
— 267 —
t (quei) scolari bombardieri essercitarsi negli consueti essercitii
« nella maniera si stilla nella T. a F. a per erudirsi nella proffes-
« sione, se d'essi si servono in qualunque fattione, impiegan-
« doli... ovunque occorresse, li motivi, doppo si lungo silentio
• che han indotto li supplicanti a ricorrere alla Sig. na per la
e implorata pratica etc. » — (e. 74 t.)
1709. — luglio 25. — Udito quanto espone l'inviato di
Montona circa la supplica presentata alla Sig. ria da Longo Vin-
cenzo eletto, ma non partito per quel reggimento, si esaudisce
la Comunità suddetta a cui t resti piena libertà d'essequire la
• parte presa nel proprio cons. ... in proposito alla distributione
• delle regalie di spontanea volontà assignate a publici rappre-
t sentanti prò tempore. » — (e. 76)
1709. — agosto 29. — Il senato stabilisce che restando
fermi i privilegi concessi alla comunità di Isola coi decreti 27
sett. i588 e 5 sett. 1626, sia permesso alla stessa di condurre
i propri vini alle sole rive di Muscoli e Monfalcone, e ciò per
togliere occasione alle frodi. — (e. 97)
1709. — novembre 2. — 11 Senato approva l'elezione di
scrivano delle scuole laiche di Pola nella persona di Gio. Pietro
Varino, fratèllo dell'antecessore. — (e. 126)
1709. — novembre 20. — Il Pod. di Capodistria ammoni-
sca il parroco d' Isola che non prestò gli onori dovuti alla pu-
blica rappresentanza nell'ingresso alla cattedrale. — (e. 134)
1709. — novembre 23. — 11 cons. re di Capodistria Gio.
Pietro Morosini riscuota da quella Camera i salari. — (e. i36)
1709. — dicembre 21. — Si intese dal Cap. no di Raspo
essersi il Vescovo di Trieste portato alla visita di quella chiesa ;
opportunamente fu avvertito il Pod. di Capodistria che detto
Vescovo intende indirizzarsi alle altre chiese tosto sia risanato
dal male che lo colse a Raspo. — (e. i5o t.)
1709. — febbraio 1 (m..v.) — Continuino a Raspo i due
cavallari eletti a sostituire i soldati leggieri nell' obbedienza a
quel Cap. no ; sia inoltre prorogato a quei sudditi il privilegio
di estrarre ducati novanta degli utili del fondaco per salario
del medico e del precettore. — (NB. Manca in queste ultime
pagine la numerazione)
-- 268 —
1709. — febbraio 6 (m. v.) — Si loda il contegno del Pod.
di Capodistria in certe sue relazioni col Vicario di Pisino.
1709. — febbraio 6 (m. v.) — Si stabilisce che rimanendo
annullata la parte presa nel Cons.° di Pirano addi 3 novem-
bre 1709, sia permesso agli ebrei abitanti in detta terra • Tes-
t sercitio libero del pratticar e della medicina anche in essa
i terra e suo territorio. • Essendo poi necessario che mentre
ivi si fanno le processioni per qualunque pia causa i sia dalli
t stessi Ebrei prestata quella rassegnatione che han prescritto
i li publici Decreti e quella riverenza che è dovuta, debbano
t li sud. Ebrei nel passar del Venerabile per gì' infermi, e così
i de' morti e processioni picole essere obbligati a serar le porte
e e finestre delle loro bottege, e nelle processioni solenni ser-
t rar tutte le finestre di legno dall'alto al basso, sotto quelle
« pene che parerano al Cap. no di Raspo ctc. — (Vedi filza re-
lativa.)
Registro 176 — (anno 1710)
17 io. — maggio io. — Oltre alle concessioni di frumento
già fatte alla comunità di Villanova di Parenzo altre se ne fanno
alle ville di Dracevaz, Monsalcse e Valcarino luoghi del detto
territorio abitati da cinquecento oriundi Albanesi che languono
di fame. — (e. 40 t.)
1710. — maggio 17. — Non potendo la terra di Pirano.
per la mortalità delle viti ed oliveti sopperire a ripari neces-
sari in quelle saline, le si concedono due. mille a prestito. —
(e. 4 3 t.)
17 io. — maggio 24. — Pasquale Antonio Dolfin va debi-
tore alla Sig. na di ducati ottantotto, lire quindici per decime
corse durante quel reggimento e non pagate ; soddisfi a questo
debito colPesborso presente di un terzo e colla trattenuta del
rimanente dei salari che ora riscuote nella carica di Asolo. —
(e. 48 t.)
17 io. — giugno 5. — Il Pod. di Capodistria dia le oppor-
tune commissioni perchè alla carica di Rovigno sia offerta
l'acqua santa all' ingresso nella Chiesa cattedrale. — (e. 55)
17 io. giugno 7. — Sono lodevoli le cure del Vescovo di
— 269 —
Capodistria per stabilire colà un seminario ove s' instruiscano
nell'idioma illiricp quattro chierici della città e diocesi; si in-
tese che detto Vescovo ha pure coli' istituzione di livelli assi-
curata ad esso seminàrio una rendita annua di due. duecentotre,
lire quattro, soldi quattro. Il Senato approva l' istituzione e del
seminario e dei livelli, che saranno esenti da ogni gravezza
ecclesiastica. — (e. 56 t.)
1710. — giugno 14. — Il Pod. tà di Capodistria e rimetta
e nel Rollo di quella compagnia » Nicolò Baronier che vanta
i meriti dei maggiori nella guerra di Candia, del fratello caduto
nella Morea, del padre che serve in qualità di capitano e dello
zio che serve come sergente maggiore. — (e. 76)
1710.- — giugno 14. — Il senato ha eletto Ambrogio Mayer
che succeda per anni cinque al sergente Francesco Modena nel
comando delle ordinanze di Capodistria. — (e. 76 t.)
17 io. — giugno 26. — Avendo la terra di Parenzo chiesto
di potersi formare una compagnia di bombardieri, il Pod. di
Capodistria informi che cosa si usi in tale proposito nelle città
di Pirano, Muggia ed Albona. — (e. 81)
1710. — luglio 19. — Si avverte la carica di Capodistria
che, viste le informazioni sulla supplica di Tommaso Longo,
attuale Pod. tà di S. Lorenzo, è giusto che le utilità del e Te-
« ratico < sol'te ad essere corrisposte da quei Comuni il giorno
di S. Pietro, siano in avvenire ripartite nella forma che si usa
ad Albona e che fu prescritta dal Senato per i Rettori di Mon-
tona. — (e. 101)
1710. — luglio 24. — II" provv. e co. di Pola trasmetta al
Pod. di Capodistria, a cui spetta, la procedura incoata contro
ai Rovignesi per contrabbandi di sale. — (e. io3 t.)
17 io. — agosto 23. — Avendo chiesto la terra di Dignano
a mezzo del suo Rettore Antonio Balbi, libertà generale di con-
durre e vendere in villa di Fasana, territorio di Pola, vini e
viveri ; ed essendosi inteso che t per quello riguarda ai com-
t mestibili, non v'è difftcoltà, o oppositione, come pur anche per
e li vini che all'ingrosso vi fossero condotti, e venduti a basti-
i menti, ch'arivano in esso Porto di Fasana » mentre il vender
questi a minuto è contrario alli Statuti di Pola, si vuole che
ciò non si pratichi se non nei tempi nei quali Fasana ne fosse
— 270 —
priva, salva però la libertà di farlo a quei di Dignano per i
vini che traggono dai proprii beni di Fasana stessa. — (e. 1 15 t.)
17 io. — agosto 28. — Le benemerenze di Antonio Giu-
riato che per il corso di anni trenta servi in Capodistria prima
come scolare, poi come unciale, in fine come capo di Cento
nella compagnia dei bombardieri persuadono il senato, attesa
anche la grave età di anni sessantacinque, ad esentarlo dall'ob-
bligo delle fazioni t di Cavidiero e Guardiano di campagna. »
— (e. 119 t.)
17 io. — settembre 4. — Se veramente spettano alle sorelle
Achielli come eredi di Pre Michele Chioza, le lire trecentotren-
taquattro dovute a questo in ragione dei ducati quattro al mese
che gli erano assegnati, il Pod. di Capodistria non ne ritardi
la soddisfazione. — (e. 127)
17 io. — settembre 6. — Si approva la terminazione del
Pod. di Capodistria t a sicurezza del pub. co interesse, et a scan-
c so delle vessationi che possono venir inferite a Pescatori di
t Rovigno nelle pesche di sardelle, che fanno nell'acque di Pola,
e e che salate da loro sopra quei scogli in barili devono esser
t condotte in questa Dominante. » — (e. 127 t.)
1710. — settembre 27. — Avendo il senato spedito go-
vern. rc a Capodistria in luogo di Angelo Goneme, Giulio Cesare
Paoli, quel Pod, la lo metta nell'esercizio del carico. — (e. 142)
1710. — novembre 27. — Elezione del D. r Pietro Grison
ad avvocato fiscale di' Capodistria in luogo del defunto suo
padre D. or Santo. — (e. 197 t.)
1710. — dicembre 29. — 11 Pod. a di Capodistria informi
circa quanto scrive il Rettore di Pirano del concentrarsi in pp-
che famiglie le cariche del proprio consiglio. — (e. 198 t.)
1710. — dicembre 23. — Il Senato approva la terminazione
dell'ultimo Pod. di Capodistria Contarini diretta ad impedire
l'abuso introdotto in Isola che le cariche del consiglio si per-
petuino in alcune famiglie, escludendone altre che contano in-
dividui di capacità. Detta terminazione è relativa a quanto in
proposito fu altra volta disposto dall' antecessore Foscarini. —
(e. 207 t.)
1710. — febbraio 11 (m. v.) — Anno chiesto i sindaci e
giudici della terra di Raspo di poter introdurre in quel castello
— 271 —
un convento di frati osservanti. La Sig. rìa è disposta ad an-
nuire, chiede prima però al Cap. no e di qual instituto, e in qual
€ numero habbino ad essere li Religiosi desiderati, con quali
« mezi a sostenersi, quali saran le loro incombenze, con quali
« incombenze, con quali condition accordarsi la loro condotta,
« quanto Io spatio di Fondi eh' occuperà il convento, e se le
« può apportar soggetionc o pregiuditio al castello, e se vi
€ concorra l'assenso del Parroco. » — (e. 23 1 t.)
17 io. — febbraio 28 (m. v.) — Periel Giacomo ammesso
per t Vicino » della città di Pola, e venuto colla sua numerosa
famiglia a fissare in essa la sua residenza, goda di tutti i be-
nefici di cui partecipano gli altri vicini. — (e. 235)
Registro ijy — (anno 171 1)
171 1. — marzo 28. — Avutosi le informazioni chieste al
Pod. à e Cap. no di Capodistria, vien approvata la parte 12 otto-
bre pass., presa nel Cons.° di Pirano, la quale prescrive t la
t contumacia d' anni uno agl'eletti dall'esercitio di una carica
« all'impiego dell'altra, salve quelle nella parte stessa eccet-
• tuate. » (e. 16) (V. pure a e. 16 t. la lett. a al Pod. a e Cap. no
di Capod. a )
171 1. — giugno 6. — Che Pietro Francovich assuma l'uf-
ficio di Cap. no delle ordinanze a Montona soltanto dopo che il
Cap. no Antonio Gravisi avrà terminati i cinque anni prescritti
dalle leggi. — (e. 52 t.)
171 1. — luglio 1. — Si delega al Cap. no di Raspo il pro-
cesso contro Marc'Antonio Venier per insolenze verso il Pod. ta
di Pirano. — (e. 65)
171 1. — luglio 1. — Il Pod. là e Cap. no di Capodistria in-
formi sull'uso e sull'obbligo « di bollare i barilli di sardelle sa-
« late ». Si gradiscono le sue notizie intorno a Bortolo Novau,
che continua a qualificarsi per console di Francia, e gli si rac-
comanda di invigilarlo. — (e. 65 t.)
171 1. — luglio 23. — Che il Pod. ta e Cap. no di Capodi-
stria accordi a Matteo Ombrella per cinquemila lire il dazio
del pane, degl' istrumcnti e testamenti, e delle osterie dèlie
ville. — (e. 74)
— 272 —
i7i i. — luglio 23. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistrìa co-
munichi al Cons/ Baseggio il gradimento del Senato per la
sua diligenza nel ricuperare carte importanti concernenti ma-
terie di confini, e lo incarichi di riordinarle per epoca, conser-
vandole poi in quell'Archivio. — (e. 75). V. anche a e. i85.
171 1. — agosto 12. — Sappia il Pod. a e Cap. no di Capo-
distrìa che fu concesso ai pescatori di Pola e di Parenzo di sa-
lare il pesce nel posto dove lo prendono, e gli si raccomanda
di invigilare affinchè, appena salato, venga direttamente spe-
dito a Venezia. — (e. 91 t.)
171 1. — settembre io. — Il Pod. a e Cap. no di Capodistria
ordini il giro in quella Camera di lire 8018.10 per conto dei
tre soldi per lira esborsati da Gerolamo Giasche, già conduttor,
del dazio dell'olio d' Istria per il Friuli. — (e. 109 t.)
171 1. — dicembre 3. — Che il Pod. a e Cap. no di Capodi-
stria sollevi dal debito il conduttor del dazio de' vini Gio. Batta
Ombrella per il tempo nel quale furono chiusi i passi, e so-
speso il commercio per motivi di salute. — (e. 144)
171 1. — gennaio 7. (m. v.) — Vien permesso alle mona-
che di S. Biagio in Capodistria di ritenere una casetta vicina
al loro monastero, che si rende loro necessaria per alloggiarvi
il confessore e per altri usi del convento. — (e. i58 t.)
17 11. — gennaio 9 (m. v.) — Si stabilisce di accordare il
dazio dei vini in Istria per anni due a Giovanni Giove, pagando
esso una somma di lire seimila duecento trenta. — (e. 160)
171 1. — febbraio 20 (m. v.) — Riuscirono gradite al Se-
nato le informazioni date dal Pod. a e Cap. no di Capodistiia, per
cura di Benedetto Baseggio, circa carte relative ai confini dello
stato austriaco, —(e. i85)
Registro 178 — (anno 17 12)
17 12. — marzo 3. — Vien annullata una parte presa nel
Cons.° di Pirano \n materia di decime e campatici. — (e. 4)
1712. — marzo 19. — Aggregazione di Francesco Moretti
avvocato in Capodistria, e dei suoi legittimi discendenti al Cons.°
nobile di Parenzo. — (e. 14 t.)
171 2. — aprile 2. — Approvasi la terminazione del già
— 273 —
Pod. a e Cap. no di Capodistria circa permuta di terra fatta da
Vincenzo Dragogna con la chiesa di San Pietro d'Albona. —
(e. 19)
171 2. — maggio 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
si attenga strettamente a quanto gli fu scritto intorno alle re-
liquie ritrovate nella cattedrale di Pola. — (e. 45)
17 12. — maggio 19. — Riuscì gradita al senato la solle-
citudine con che il Pod. à e Capitano di Capodistria si è por-
tato a Pola per rilevare la quantità ed il numero delle reliquie
ritrovate in quella cattedrale, e la sua diligente e minuta rela-
zione, nella quale ha persino "indicato la misura della cassetta
di piombo in cui sono presentemente riposte. — Essendosi poi
osservato nella detta relazione aver esso rilevato la mancanza
di alcune reliquie, gli si commette di interrogare, oltre i seco-
lari, che furono presenti all'apertura della cassetta, anche i sa-
cerdoti, per poter avere tutte le informazioni possibili onde
scoprire i rei. Intanto dovrà esso tenere in custodia le chiavi
sino a nuovo ordine. — (e. 55)
171 2. — giugno 9. — Rilevatosi l'abuso, introdotto a Pola
da alcuni di quei cittadini, di abitare fuori della città nel tempo
che devono fermarsi ad esercitare le loro cariche, si trova giusta
e si approva la terminazione di quel Co. e Prow. r per evitare
in avvenire tale inconveniente. — (e. 69).
171 2. — giugno 9 — Elezione di Bernardo Bichiachi ad
archivista delle scritture pubbliche civili e criminali nella Canc. a
Pretoria di Rovigno in sostituzione di Colmano (?) Bichiachi.
(e. 69 t.)
1712. — luglio 16. — Che sia rimesso uno stendardo nella
piazza di Pola per inalberarvi l' insegna di S. Marco. — (e. 97)
171 2. — luglio 28. — Afjìnchè non restino impuniti gli
eccessi commessi da banditi e malviventi in Pola, si comanda
al Pod. à e Cap. no di Capodistria di dar ordini per l' insegui-
mento ed arresto dei colpevoli. — (e. 104)
17 12. — agosto 25. — Si danno al Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria gli ordini opportuni per lo scavo della valle e del fiume
Quieto, onde facilitare il passaggio ai burchi, e l'approdo alle
rive d' Istria. — (e. 1 24)
17 12. — dicembre 17. — Approvazione dei capitoli fatti
— 274 —
dal Pod. à e Cap. no di Capodistria intorno il dazio del vino a
spina e t imbottadura » per anni dieci. — (e. 170 t )
171 2. — dicembre 21. — Si comunica al Pod. ta e Cap. no
di Capodistria ed al Pod. à di Rovigno, che si concedono a que-
st' ultima città ottanta moggia di sale all'anno per salare le
olive e le sardelle. — (e. 173)
171 2. — dicembre 23. — Vien concesso per anni quattro
l'appalto del dazio e della grassa e beccarle delle ville » in Ca-
podistria a Gio. Batt. Ombrella per L. 2600, cioè 1023 più del-
l'appalto antecedente ; cosi pure si delibera per tre anni quello
i del bezzo per orna del vino » ad Antonio Damiani per lire
seicento quindici. — (e. 174)
Registro 179. — (anno 17 1))
1713. — marzo 3. — Gio. Batta Benzoni è nominato no-
taio delle scuole laiche e dei castelli del distretto di Pirano. —
(e. 6)
1713. — aprile 22. — Elezione di Pietro Gavardo a Gov. r
dell'armi in Capodistria in sostituzione di Giulio Cesare Paoli.
— (e. 32 t.)
1713. — maggio 27. — Si trasmette al Pod. à e Cap. no di
Capodistria una lettera del Pod. à di Portole sulle insubordina-
zioni dei tre capi di contrada (eletti giusta sua terminazione
17 nov. pass.) afjìnchò li faccia comparire alla sua presenza
ad esporre le ragioni delle loro pretese. — (e. 58)
• 171 3. — giugno 3. — Si loda il Cap. no di Raspo per il
vantaggio di duemila lire procurato nelP appalto delle t cara-
i tade, » e per la diligenza con la quale si presta a ridurre in
istato di navigazione il fiume Quieto. — (e. 64 t.)
1713. — giugno 14. — Vien approvato per quattro anni
l'appalto del dazio della nuova imposta dei sali e delle osterie
delle ville per quarantaquattromila lire. — (e. 72 t.)
17 13. — luglio 8. — Conferma, giusta la terminazione 7
luglio 1709, di Pietro Manzioli e Giuseppe Capello a pubblici
Cav. n per condurre il pubblico denaro. — (e. 80)
1 7 13. — luglio 29. — Si è intesa con rincrescimento la
morte di Mons. r Naldini, Vescovo di Capodistria, uomo esem-
— 275 —
piare per costumi, carità e zelo in adempiere la sua pastoral
missione. Osservatosi il memoriale presentato dai sindaci del
Cons.° della detta città, e comprendendosi dallo stesso t la di-
« spositione, che il medesimo Cons.° ha creduto bene di fare
« della carica di Cap. no de schiavi per il corso di anni quindici
t venturi, accennata di ragione d'essa città per applicarne il
e provento alla restaurazione della Cattedrale » si approva quan-
to viene in esso memoriale domandato, aggiungendo che fu
deliberato di spedire a quel Pod. à e Cap. no trecento ducati per
facilitarne il restauro. — (e. 92)
171 3. — agosto 3i. — Essendo assai diminuiti di numero
gli abitanti di Villanova, e non potendo essi sostenere le gra-
vezze i della Podestaria e de Preghi, » che importano ducati
duecento, il senato delibera di sollevare essa terra per dieci
anni dalle dette contribuzioni, ed incarica il Pod. a e Cap. no di
Capodistria di dar esecuzione a questo decreto. — (e. 106)
1713. — ottobre .11. — In causa della libertà ch'era invalsa
di estrar dai paesi dell'Istria pesce salato, fu deliberata l'estesa
€ di quelle prescrittioni valevoli a toglierne il pernicioso corso
e a indennità del publico interesse. » Si invia copia del presente
decreto ai Rettori d' Istria con incarico di farlo scrupolosamente
osservare. — (e. 122 t.)
1713. — ottobre 21. — Attesi gl'infortuni risentiti per la
mortalità degli olivi e per l'epidemia degli animali bovini, si
concede alla Com. ta di Portole una proroga per la restituzione
di duecento staia di frumento ricevute in prestito. — (e. 127)
1713. — decembre 7. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria, che con la sua esperienza ha affittato i dazii degl'istru
menti e testamenti, del pane della città, dei molini e delle oste-
rie fuori della città per anni due a Giuseppe Da Ponte per lire
tredicimila duecento trenta, con un vantaggio di lire mille quat-
trocento ottantatre e soldi otto in più dell' antecedente con-
dotta. — (e. 137 t.)
1713. — decembre 14. — Aggregazione di Nicolò Luxio
da Lesina e buoi legittimi discendenti al Cons.° nobile (?) di
Buie. — (e. 139 t.)
1713. — decembre 14. — Si invia al Pod. a e Cap. no di Ca-
podistria un'istanza dei cittadini di Rovigno t per esser libe-
— 276 —
» rati dalle fattioni di cernide, » affinchè informi su ciò che si
pratica nelle altre città della Prov. a aggiungendo se ve ne sia
alcuna che goda tal privilegio. — (e. 140 t.)
Registro 180 — (anno 17 14)
17 14. — marzo 8. — Essendo successi nel territorio di
Valle gravissimi disordini e vessazioni con danno di quei sud-
diti, si ordina al Pod. a e Cap. no di Capodistria, che stabilisca
regole per la miglior direzione della d. a Com. tà . — (e. 6)
1714. — marzo 17. — Si approva l'aggregazione di Fran-
cesco Musatto fu Pietro e suoi legittimi discendenti al Cons.°
nobile di Parenzo, mediante esborso di ducati cento da essere
impiegati nel restauro di quella cattedrale. — (e. 14 t.)
1714. — aprile 28. — Visto il memoriale presentato dal
conduttor del dazio dei vini per terre straniere, a motivo delle
differenze fra esso e la Com. ta di Rovigno per conto del dazio
stesso, si rimette l'affare al Pod. à e Cap. no di Capodistria, af-
finchè, udite in contradditorio giudizio le ragioni d' ambe le
parti, formi quella terminazione che reputerà giusta. — (e. 36)
17 14. — giugno 7. — Si annulla la parte maggio 1707,
presa nel Cons.° di Montona, circa le podestarie da darsi ai
pubblici rappresentanti, e si stabilisce che abbia il suo pun-
tuale effetto il metodo che si teneva prima della parte sud-
detta. — (e. 63 t)
17 14. — agosto 16. — Essendo stato deliberato di soppri-
mere i cavalli leggieri, si ordina a Cap. no di Raspo di infor-
mare, col fondamento delle carte esistenti in quei registri, in-
torno al tempo della loro costituzione, sui motivi che persua-
sero la pubblica maturità alla soppressione e sul profitto che
ne deriva alla pubblica cassa. Gli si raccomanda di invigilare
attentamente sui passi e direzione dei confinanti, e di conser-
vare con questi la miglior corrispondenza. Gli si accorda infine
l'autorità, già impartita ai suoi predecessori, di continuare il
processo contro Marc'Antonio Venier di Pirano. — (e. 122)
1714. — settembre 5. — Riesce gradita la diligenza del
Pod. a e Cap. no di Capodistria, che con l'uso continuato degli
incanti è riuscito ad avvantaggiare di seicento sessanta du-
— 277 —
cati all'anno l'affittanza delle pubbliche rendite di Dignano. —
(e, i36)
17 14. —settembre 11. — Che il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria informi sull' esenzione delle città e luoghi della Prov. a
« dalle fattioni militari, e dalle cernide » e riferisca con che
facoltà il. suo predecessore Loredan ne abbia disobbligato gli
abitanti di Pola. — (e. i38)
1714. — novembre i5. — Furono assai gradite al Senato
le diligenze del Cap. no di Raspo, il quale ha voluto fare il giro
intiero dei confini, onde accertarsi personalmente sulle condi-
zioni della pubblica salute, e per dare gli ordini opportuni di
accordo col Provv/ alla Sanità. — (e. i65)
17 14. — dicembre 5. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria
riferisca sull'arresto fatto a Pirano di Giuseppe Ferri, suddito
del papa. — (e. 175 t.)
17 14. — decembre 7. — Ordine al Provv/ alla Sanità di
licenziare il Serg. Magg. r Marc'Antonio Venier, invitato a com-
parire davanti il Regg. t0 di Raspo. — (e. 176 t.)
1714. — gennaio 5 (m. v.) — Approvazion della parte 14
luglio pass. presa nel Cons.° di Capodistria, per levare dalla
cassa del Monte cento ducati afpne di riparare quel campanile
— (e. 196 t.)
17 14. — febbraio 7 (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Capo-,
distria obblighi nuovamente Dom. co Petronio a risarcire il fon-
daco di Pirano. — (e. 23 1). V. anche a e. 23 1 t. la lettera al
Pod. à di Pirano.
171 4. — febbraio 16 (m. v.) — È approvata l'elezione di
Melchiorre Cinei a cancelliere delle scuole laiche di Pola e ter-
ritorio. — (e. 242 t.)
1714. — febbraio 27 (m. v.) — In relazione ai decreti 1614
e 1662 si approva l'elezione, fatta dal Pod. à e Cap. no di Capo-
distria, di quel cittadino Francesco Grillo a coadiutor estraor-
dinario delle scritture civili e criminali. — (e. 2S0)
Registro 181 — {anno 17 15)
1715. — marzo 16. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria per aver contribuito al risarcimento in cassa del fondaco
— 278 —
di lire trentaquattromila cinquanta, che erano in mano di mi-
nistri e privati ; e gli si ordina di obbligare Nicolò Zarotti, Vct-
tor Rujjìni e Cristoforo Gavardo a consegnare lire sedicimila
trecento scttantaquattro che hanno ancora nelle loro mani. Si
conferma in lui l'autorità del suo predecessore di continuare
il processo contro Ugo Ughi. — (e. 22 t.)
171 5. — marzo 23. — Causa i pencoli di invasione a cui
trovasi esposta da parte di fustc Dolcignotte la città di Parenzo
si trova giusto di accordarle trecento ducati per riparare e for-
tificare le mura. — (e. 32.) (V. in filza gli allegati)
1715. — marzo 27. — Per dar agio ai sudditi di Cittanova
di difendersi contro le invasioni nemiche, si ordina al Mag. 10
cui incombe di spedir loro armi e munizioni. — (V. allegati
in filza) (e. 40). Vedi pure a e. 44 t. la lettera al Pod. à di Ro-
vigno.
171 5. — marzo 28. — Sono propri gli ordini disposti dal
Co. e Provv/ di Pola per le guardie di giorno e di notte dei
posti e porti soggetti alla sua giurisdizione, • e per l'osservanza
t de fuochi come s'è in altri tempi pratticato ». — (e. 45). V.
anche a e. 160 t.
171 5. — marzo 28. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria co-
munichi al Cons.° di quella città ed alle altre città della Pro-
•vincia il gradimento del Senato per la spontanea offerta di due-
mila ducati. — (e. 45 t.)
17 15. — aprile 6. — Vien approvata la terminazione 29
apr. 1708 del fu Provv.r Gen. 1 da Mar Alvise Mocenigo, me-
diante la quale i cittadini di Rovigno sono esentati dalle fazioni
militari, e • dall' esser descritti nel rollo fra le cernide. » —
(e 77)
1715. — aprile i3. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
faccia scorrere non solo, i porti e litorali, che sono sotto la
sua giurisdizione, ma ordini dappertutto, cosi di giorno come
di notte, 1' uso delle guardie e dei segnali, in modo che sia
tolto ogni pericolo di sbarchi, e scongiurata ogni infestazione
ed insulto. — (e. 90 t.)
171 5. — maggio 4. — Resta approvata la terminazione
estesa dal Pasqualigo, già Cap. no di Raspo, con la quale Pietro
Filippini ed i suoi discendenti vengono investiti d'una casetta
— 279 —
di pubblica ragione, diroccata, posta in Parenzo, coll'obbligo di
renderla abitabile entro il termine prescritto dalle leggi. —
(e. i3o t.)
1715. — maggio 28. — Riuscì gradita al Senato l'offerta
volontaria di trecento ducati fatta dalla Com. ta di Parenzo. Si
dà poi facoltà al Pod. à e Cap. no di Capodistria di stabilir quello
che gli sembrerà conveniente • sul punto d'abilitare con la
« metà de' votti le prime sei famiglie, che fossero disposte
€ d'aggregarsi a quel Cons.°, col fine di poter con tal mezo
« facilitarsi la forma di supplire alle spese occorrenti. — (e. i5g)
171 5. — maggio 23. — È prorogata alla Com. ta di Raspo
per altri cinque anni la facoltà di valersi di denaro delle scuole
e del fondaco per pagare il medico ed il precettore. — (e. 160)
1715. — giugno 1. — Essendosi inteso che per opera di
particolari, attenti solo al proprio interesse, si rendono impra-
ticabili le strade, ditjìcoltando cosi il lavoro ai molineri di Ca-
podistria, posti sul fiume Quieto, addetti alla macina dei grani
per uso e sostentamento della Prov. a , si ordina a quel Pod. a
e Cap. no che sia t nella più rigorosa maniera ordinata 1' esse-
t cutione non meno de torsi, et il gicto di tutta la terra esca-
t vata, e di quella portasse il bisogno d'escavarsi anco dalle
« campagne vicine sopra le strade per rimetterle nel miglior
• possibile stato, ma espressamente amesso, che sopra d' esse
t sia divertito il corso d'Aque Piovane, e rimosso da partico-
c lari qualunque operazione, che servire potesse ad impedir lo
• scolo dell'Aque med. e , così che tolta la causa d'ogni introd-
• dotto inconveniente resti restituito, come è di publica risoluta
« intenzione, il transito per le strade stesse, e facilitato il pas-
« saggio a comodo, e vantaggio del Pub, co e privato riguardo,
« rimettendo sopra il di più, intorno a qualche usurpo, che
• fosse fatto da particolari, l'esame al Mag. t0 de beni comunali
t per li proprj riflessi a lume de più opportuni espedienti. »
— (e. 189 t.)
17 15. — giugno 14. — Essendo necessario porre un freno
al disordine scopertosi per l'imperizia ed insufpcienza dei notai
di Capodistria, che senza l' esame del Coli. di quella Città,
continuano, con pregiudizio del pubb. co e privato interesse, nel-
F impiego, si dà facoltà a quel Pod. a e Cap. no di estendere una
— 28o —
terminazione, che obblighi tutti i notai, che aspirassero in av-
venire a tale esercizio a far 1' esame nel detto Collegio. — Si
approva quindi reiezione del d. r Melchiorre Cinei a ragionato
della confraternita e scuole laiche di Pola, e suo territorio, e
di Michele Chiesuri per quelle di Parenzo. — (e. 211)
17 15. — giugno 19. — Resta approvata la parte presa nel
Cons.° di Parenzo, colla quale vengono ascritti a quella citta-
dinanza Giacomo Navarini, Matteo Zambelli e Carlo Populin.
— (e. 224)
1715. — luglio 4. — Rileva con piacere il Senato da let-
tere del Pod. a e Cap. no di Capodistria, esser riuscito vano l'at-
tentato della fusta di Dulcigno per le diligenze disposte dal
Co. e Provv/ di Pola. — (e. 241)
1715. — luglio 10. — Che il Cap. no di Raspo faccia pun-
tualmente adempiere ed osservare i decreti stabiliti (special-
mente la terminaz. ne del suo predecessor Calbo) affinchè il ri-
cavato dagli affìtti delle pescherie di Siciole e dei forni sia de-
stinato per soddisfar il salario al Pod. à di Pirano. — (e. 253)
1715, — agosto 3. — Affinchè sia definita la vertenza tra
il conduttor del dazio per terre aliene e la Com. tà di Rovigno,
si conferma nel Pod. ta e Cap. no di Capodistria la facoltà, già
impartita al suo predecessore, di definire la questione con una
giusta terminazione. — (e. 3o6 t.)
1715. — agosto 11. — Ordini al Pod. à e Cap. no di Capo-
distria per rifare il pubblico ponte, che unisce la città alla ter-
raferma. — (e. 3 16)
1715. — dicembre 14. — Si avverte il Pod. a e Cap. no di
Capodistria, che è stato spedito a quella volta il Co. Alessio
Comneno, eletto Governator delle ordinanze, per sostituire Pie-
tro Gavardo, dopo che questo abbia finito il suo triennio. —
(e. 467)
17 15. — dicembre 14. — È approvata la parte 2 agosto
171 5, presa nel Cons.° di Albona, relativa ad altra i658, ten-
dente ad assicurare il giusto stipendio al medico fisico di quel
luogo. — (e. 470)
— 28l —
Registro 182 — (anno ly 16)
1716. — marzo 19. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi-
stria conceda a Bartolomeo Marinoni di poter godere il privi-
legio concesso ai pescatori di Pola, di levar cioè venti moggia
di sale all'anno da quei magazzini, visto che esso ha stabilita
la sua dimora in quelle parti. — (e. 17 t.)
1716. — marzo 28. — Si sono ricevute con lettere 18
genn.° pass. del Cap.° di Raspo le istanze di Nicolò Muazzo
nobile di Candia, il quale chiede (dopo aver perduto i suoi
possessi in Morea) un assegnamento di beni in Parenzo, non-
ché alcune osservazioni su varii disordini ed usurpazioni intro-
dotte in quei med. mi beni. Prima perciò di venire ad alcuna
terminazione in favore del petente, si commette al detto Cap. no
di verificare o con formazione di processo, o in altra maniera
i titoli degli attuali possessori, di correggere i disordini e le
usurpazioni, e dichiarare anche nulle quelle concessioni che
fossero state fatte senza la pubblica approvazione e facoltà. —
(e. 29 t.)
17 16. — marzo 3i. — Vien approvato un energico pro-
clama del Cap. no di Raspo per porre un riparo agli abusi e di-
sordini verificatisi nei boschi della Prov. a con pubb.° danno. —
(e. 132 t.)
1716. — aprile 22. — Gradisce il senato la diligenza del
Pod. à e Cap. no di Capodistria, che ha appaltato il dazio delle
paludi in Quieto, pesche di Belvedere e Valle di S. Pietro a
Carlo Rossi per lire novemila cinquanta per cinque anni. Si
approva parimenti la terminazione circa i requisiti, che occor-
rono ai notai di quella Prov. a , e quella fatta per l'osservanza
dei capitoli intorno alla miglior direzione della scuola di S, An-
tonio abbate, osservando però nel settimo capitolo, che dovrà
esser assegnato all'esattore il cinque anziché il dicci per cento,
e nell'ottavo, che siano venduti o livellati solamente gli stabili
acquistati dalla scuola dopo il decreto i6o5. Per frenare le tra-
sgressioni ed intacchi nelle altre scuole laiche della Citta e
Prov. a , sarà opportuno, che cs~o dia alle stampe le termina-
zioni e capitoli degli Inq " Bragadin e Dicdo, e del suo pre-
decessor Erizzo formate negli anni i65i, 16S9. 167%. in modo
— 2§2 —
che vengano a pubblica cognizione e siano osservati. Quanto
all'elezione del parroco della villa d'Ospo, ed altre di quel ter-
ritorio, caduta su Gio. Giacomo Corsini, nativo di Trieste, si
rimette ai Cons." in Jure il capitolo delle sue lettere in tal
proposito, per comunicargli poscia la pubblica volontà, la quale
gli si farà conoscere anche e sopra la terminatone regolativa
< dell' indulto agli habitanti di Rovigno di comprar olio terriero,
t o forestiero, e tendente a divertir le dissentioni vertenti tra
t li cittadini, et il popolo di quella terra. » — (e. 5o)
1716. — maggio 23. — Si comunica al Cap. no di Raspo
il nuovo trattato d'alleanza contro il Turco, affinchè lo faccia
conoscere a quei sudditi per loro consolazione. — (e. 89). V.
anche a e. 94 la lettera al Pod. à e Cap. no di Capodistria.
1716. — maggio 3o. — È rinnovata al Pod. à e Cap. no di
Capodistria per altri due mesi la facoltà di revocare la pena a
quei banditi, che aspirano alla liberazione. — (e. 94)
17 16. — giugno 27. — È approvata l'aggregazione di Marco
Antonio Negriccioli e suoi discendenti al Cons.° di Pdrenzo.
— (C. 125)
17 16. — luglio 4. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
spedisca in Dalmazia il Gov. r dell'armi Alessio Comneno. —
(e. i33) V. anche a e. 179, 23i, 242.
17 16. — luglio 6. — Ordine al Pod. à e Cap. no di Capo-
distria di provvedere alla sicurezza della terra d' Isola contro
gli assalti dei corsari. — (e. 238)
1716. — agosto 8. — Spedizione di legname e denaro al
Pod. à e Cap. no di Capodistria per restaurare il ponte levatoio
di quel castello. — (e. 179)
1716. — agosto 20. — Si ordina al Cap. no di Raspo, che
lasci alla famiglia Comneno Papadopoli una casa e sue adia-
cenze in Parenzo, assegnatale giusta i decreti 3 e 12 marzo
1672. — (e. 192)
1716. — settembre 12. — Prima di deliberare qualche cosa
sulP istanza dei cittadini di Parenzo, presentata dal loro nunzio
Marc' Antonio Negrioli, per esser sollevati dall'aggravio ad essi
prescritto, si chiedono al Cap. no di Raspo informazioni sulla
qualità di detto aggravio. — (e. 227)
1716. — ottobre 17; — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi-
— 283 —
stria informi sui possessi ecclesiastici in San Lorenzo. —
(e. 249)
17 16. — novembre 26. — Il Cap. no di Raspo esamini se in
quella Prov. a vi siano beni di pubblica ragione, per distribuirli
fra le famiglie- di Scio, che sono senza mezzi di sostentamento.
— (e 271)
1716. — novembre -28. — Vien approvata la terminazione
fatta dal Cap. no di Raspo intorno alle • carattade » per la con-
dotta dei pubblici legni, e gli si ordina di farla stampare e di
pubblicarla per tutta la Prov. a — (e. 275)
1716. — dicembre 12. — Si gradisce l'applicazione del
Cap. no di Raspo per togliere i disordini trovati nelle rendite di
Pirano e per la ricondotta in un egual tempo delle due fami-
c glie ebree Sacerdoti e Stella, che dà più secoli hanno il me-
e rito d'essersi colà stabilite. » — (e. 284 t.)
17 16. — gennaio 9 (m. v.) — Si conferma 1'afptto fatto dal
Pod. à e Cap. no di Capodistria dei dazii degli istrumenti, testa-
menti, osterie di fuori e molini per lire dodicimila, per anni
due a Gio. Batta Ombrella. — (e. 2g5)
1716. — febbraio 18 (m. v.) — Ricevute dal Pod. à di S.
Lorenzo le informazioni richieste intorno al possesso di bene-
fici ecclesiastici, si è certi che il Pod. à e Cap. no di Capodistria,
attenendosi ai decreti in argomento emanati, prescriverà che
i beneficati spediscano a Venezia, o vengano essi stessi a ri-
ceverne il possesso. — (e. 32i)
1716. — febbraio 18 (m. v.) — Tutti gli opportuni riflessi
tanto sulle terminazioni 29 ottobre, 19 e 29 decembre del Cap. no
di Raspo, le quali riguardano la miglior regolazione nel distribuir
le cariche, le pene ai debitori di quel fondaco ed il miglior
metodo nei giri e pagamenti, quanto sui capitoli intorno alla
buona amministrazione delle scuole e luoghi pii, si trova giu-
sto di approvarli. — (e. 32 1) .*
In filza vi sono allegate le terminazioni ed i capitoli.
Registro 18) — (anno 17 17)
1717. — marzo 18. — • L'atterramento della pallada di
e Siciol » dando adito ai contrabbandi di sali con danno pub-
— 284 —
blico, si ordina al Pod. à e Cap. 110 di Capodistria di farla senza
ritardo restaurare. — (e. 16)
171 7. — giugno 23. — Per assecondare i devoti ricorsi
della Com. là di Cittanova, si approva la terminazione presa in
quel Cons.°, con la quale quei sudditi si obbligano ad un per-
petuo annuale esborso nella camera di Raspo di trenta ducati
tratto dagli affìtti delle paludi. — (e. 134)
1717. — giugno 23. — Si comunica al Pod. à e Cap. no di
Capodistria l'elezione del Co. Ottavio Fenicio a Cap. no delle
ordinanze in luogo di Alessio Comneno, che passa Gov. r a Ber-
gamo. — (e. i3ó t.)
1717. — giugno 23. — Prima di accettare l'offerta volon-
taria fatta dalla Com. là di Pola, si attendono informazioni del
Pod. à e Cap. no di Capodistria sulla costituzione di quel fon-
daco. — (e. 137)
17 17. — agosto 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
informi precisamente sullo stato rovinoso di quella cattedrale,
affinchè si deliberi con fondamento sul ricorso di quei sudditi,
i quali chiedono di poter vendere per anni sci i proprii sali
alle Com. tà di Pola e Rovigno. — (e. 175 t.)
1717. — agosto 17. — Risultando da informazioni del Co.
e Provv/ di Pola l' impotenza di alcune scuole di continuar a
contribuire la porzione loro spettante per l'assegnamento al
pubblico precettore, e d'altra parte essendo giusto, che quella
gioventù s' istruisca e onde si renda capace della giudicatura
e di cui sono decorati quei nobili cittadini, » si approva l'espe-
diente proposto di ripartire l'aggravio fra le scuole, che mo-
strano di poterlo sostenere. — (e. 176 t.)
171 7. — ottobre 3o. — Fatto riflesso alla supplica di Na-
tale Marepa e suoi compagni, tutti beccai di Capodistria, nella
quale intendono di non essere astretti a tener provvista in
ogni tempo la Città di carnami, si rimette l'affare a quel
Pod. à e Cap. no , che dovrà impiegare tutti i mezzi, affinchè la
Città non manchi di carnami per il giornaliero consumo. —
(e. 23 7 )
171 7. — ottobre 3o. — Supplicando la Com. là di Rovigno
di prendere a livello francabile duecento cinquanta ducati per
impiegarli nell'escavazione di quella fossa, si commettono pri-
— 285 —
ma informazioni al Pod. à e Cap.no di Capodistria ed al Cap. no
di Raspo. — (e. 277 t.)
1717. — febbraio 3 (m. v.) — Concessione ai Padri Do-
menicani osservanti di Capodistria di cento moggia di sale al-
l'anno per lire diciannove. — (e. 3o3 t.)
Registro 184 — (anno 17 18)
1718. — marzo 5. — Approvazione di sei capitoli form^Jti
dal Co. e Provv/ di Pola per moderare i prezzi della vendita
di commestibili. — (e. 8)
17 18. — aprile 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
raccolga in quella Prov. a il maggior numero possibile di ma-
rinai, escludendo i capi di casa e gli ammogliati. — (e. 82)
17 18. — aprile 28. — Vien approvato l'appalto del dazio
delle t beccarie » in Capodistria per anni quattro per quattor-
dicimila lire. — (e. 101)
1718. — giugno 2. — Elezione di Francesco Grillo a qua-
derniere di Capodistria invece di Rizzardo Vida. — (e. i65 t.)
1718. — giugno 2. — Si ordina al Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria di ricevere dai padri Serviti quattrocento moggia di
sali. — (e. 178 t.)
17 18. — agosto 25. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi-
stria permetta ai Padri della chiesa cattedrale e crocefisso di
poter consegnar cento moggia di sale al prezzo di lire dician-
nove al moggio. — (e. 232)
17 18. — novembre 19. — Con lettere 1 agosto il Pod. a
di Rovigno comunica che si è incominciata non solo l'escava-
zione della fossa, che divide la terra dal continente, ma che si
son anche preparati i materiali per il pavimento della piazza.
Perciò mentre e con decreto 5 giugno dell'anno passato è con-
• corso il Senato a conferire alla Com. ta stessa in grata reco-
« gnitione al dispendio l'investitura dell' Jus di pocchi fondi,
• et altro, come nel decr.° med.°, con la condicione di non
« dargliene il possesso, che doppo l'avvanzato incaminamento
« dell'opera, » si trova ora conveniente t di riddur la Com. ta
t all'attuai predetto possesso, con le condicioni tutte che dal
• preacennato decreto sono prescritte. » — (e. 277)
— 286 —
1718. — decembre t5. — Inteso il ricorso dei dodici co-
muni del territorio di Montona intorno la Podestaria solita a
pagarsi in frumento od avena, affinchè non succedano vessa-
zioni, si stabilisce, che, per coloro che volessero contribuire
l'equivalente in danaro, il frumento abbia a valutarsi in ragione
di lire sedici allo staro, e l'avena in ragione di lire tre e mezza.
— (e. 298 t.)
171 8. — gennaio 5 (m. v.) — Prima di approvare la ter-
minazione del Cap. no di Raspo in favore di Maria Facchin da
Visinada per l' investitura di un'acqua in villa di Maggio, terr.°
di Parenzo, vien stabilito che esso Cap. no riduca ad anni quat-
tro il termine per fare il molino, procurando inoltre un'annuo
tributo per il pubblico dominio. — (e. 319)
1718. — gennaio 7 (m. v.) — È approvato per due anni
l'appalto del dazio degli istrumenti, testamenti, pane, molini
ed osterie delle ville in Capodistria per lire dodicimila seicento
- (e. 3 ....)
1718. — gennaio 21 (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria faccia distruggere tutti i cavedini fatti senza fonda-
mento, e formi un nuovo catastico di quelli, che per pubblici
decreti devono sussistere. Di più rilevi esso i nomi di coloro
che hanno ardito di erigerne contro le leggi, dandone notizia
al Senato. — (e. 33 1 t.)
1718. — gennaio 21 (m. v.) — Elezione di Casimiro Sol-
veni a Soprintendente delle tasse dei processi criminali in Ca-
podistria. — (e. 332 t.)
Registro 185 — (anno 17 19)
1719. — marzo 2. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria
ammetta a Gov. r di quella Città Gio. Francesco de Gomervil
con facoltà di eleggersi il sergente maggior. — (e. 4 t.) V. pure
a e. 8 t.
17 19. — maggio 9. — Si manda al Pod. à e Cap. no di Ca-
podistria copia della lettera del Pod. à di Buie intorno a malu-
mori successi in quella terra t per occasion dei sacerdoti be-
neficati », affinchè estenda una giusta terminazione. — (e. 5i t.)
17 19. — maggio i3. — Il Cap. no di Raspo faccia racco-
— 287 —
gliere ed unire per epoca in un libro tutti i decreti e termi-
mazioni relative alle amministrazioni della Com. ta , monte di
Pietà e fondaco di Pirano. — (e. 5g)
17 19. — luglio 20. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria che, nel riedificare le case nelle valli di Siciol, Fasano
e Strugnan affine di impedire i contrabbandi di sali, si è por-
tato sopra luogo per meglio conoscere i siti , dove erano
prima erette, e per sciegliere quelli che fossero per riuscire
più utili ed opportuni. — (e. u5)
17 19. — luglio 29. — Visto il memoriale presentato dalla
Com. la di Buie, avvalorato dalla viva voce di quel parroco e dalle
informazioni di quel Pod. à , ed esaminati i decreti i532, i5g5 e
1625, coi quali le vien accordato l'uso del bosco Farne, si ri-
conferma ad essa Com. tà il libero possesso del bosco sudd.°
nel modo da essa finora goduto, e -con condizione che siano
sempre riservati a pubblica disposizione tutti i legni buoni per
PArsenal. — (e. 126 t.).
17 19. — agosto 23. — Approvazione dei capitoli formati
dal Pod. à e Cap. no di Capodistria per la miglior regola di quei
fondaci. — (e. 142 t.).
1719. — agosto 26. — Si accompagna al Pod. à e Cap. no
di Capodistria copia di lettere del Pod. à di Buie con la supplica
dei tre canonici Agarinis, Bernardi e Ferrarese, affinchè abbia
ad ascoltare le loro ragioni e faccia loro giustizia. — (e. 146 t.).
— V. anche a e. 146 t. la lett. a al Pod. à di Buie.
17 19. — settembre 27. — Essendo giusto di corrispondere
con qualche segno di gratitudine alle fatiche del q. m Benedetto
« Baseggio nella pretesa scoperta di usurpi pratticati dagli Ar-
• ciducali ai confini del Tcrr.° di S. Lorenzo », si ordina al
Pod. à e Cap. no di Capodistria che, sulla supplica presentata da
Giovanni suo nipote, trasmetta a Venezia le informazioni e
carte tutte, che vi sono in quella Canc. ria , affinchè si possa
deliberare secondo giustizia. — (e. 173.).
1719. — settembre 27. — Si concede al Co. Gio. Andrea
Contesini Nestoreo l'erezione di un molino sopra un proprio
fondo nella contrada di Ricorno (?) nel terr.° d'Isola. — (e. 174.)-
17 19. — novembre 23. — Ricevute dal Cap. no di Raspo
le informazioni richieste intorno a Francesco Carrari ammo-
— 288 —
gliato con figlia discendente da madre cretense, si delibera di
concedergli, dopo la morte di Maria Venier, la casa n°. 3o in
Parenzo, dalla med. ma ora goduta. — (e. 198 t.).
17 19. — novembre 25. — Che il Pod. à e Cap. no di Capo-
distria ordini ad Alessandro e Simone Sponza da Rovigno di
consegnare le pietre vive necessarie per l'erezione della cappella
della B. Vergine in Palestina. — (e. 202 t.).
1719. — decembre 2. — Rilevatosi dalle informazioni del
Pod. à e Cap. no di Capodistria e da quella del Mag. to al Cat-
taver, che gli Ebrei di Pirano sianvi stati introdotti e raffermati
dalla pubblica autorità, e che essi contribuiscono alle tasse e
gravezze, si commette al detto Pod. à e Cap. n0 di proteggerli
dalle possibili vessazioni di quei sudditi. — (e. 209).
17 19. — gennaio 27 (m. v.). — 11 Senato comunica al
Pod. à e Cap. no di Capodistria, che è pubblica intenzione, che i
beni comunali non siano mai venduti dalle persone che ne
usufruiscono. — (e. 234.).
Registro 186 — (anno 1720)
1720. — marzo 7. — Volendo il Senato premiare i molti
servizi prestati da Giacomo Gambare da Scutari, ordina al
Cap. no di Raspo di assegnargli alcuni beni di pubblica disponi-
bilità in Istria, in compenso di quelli, che esso ha perduto. —
(e. 6.).
1720. — giugno 27. — Prescritta da più decreti la di-
struzione t de cavedini bastardi » , ma ritardatone sempre l'effetto,
saviamente si è diretto il Provv. 1 " al Sai Querini nel farla ese-
guire immediatamente in Pirano, e nel far correggere il catastico
da molti errori ed omissioni, cancellando in ispecial modo i
cavedini inutili ed incolti. — Per assicurare possibilmente i sali
esistenti in mano di privati da furtive estrazioni, ne proibisca
l'asporto senza il consenso dei pubblici rappresentanti. —
Quanto ad un altro disordine verificatosi, per il quale vanno
sempre più aumentando i sali nelle saline, così che ora ne esi-
stono cinquantacinquemila moggia, si stabilisce di togliere ed
annullare tutte le concessioni di privati partiti finora fatte con
— 289 —
pubblico decreto. Gli si ordina poi di far terminazioni per re-
golar meglio la gestione dei sali nella Prov. a , e per impedirei
contrabbandi. — (e. 83 t.). — V. pure a. e. 127 t. e 168 t.
1720. — settembre 12. — Si approva l'elezione del dott.
Pietro Gregolini a medico di Buie in sostituzione di Marc' An-
tonio Franceschi. — (e. 149.)-
1720 — ottobre 5. — Che il Cap. no di Raspo quind' in-
nanzi non permetta, che i debitori soddisfino i loro debiti con
crediti di sali, ma li obblighi a pagare in contanti. — (e. 175 t).
1720. — novembre io. — Ricevute precise notizie sui di-
sordini e cattive amministrazioni del fondaco e luoghi pii di
Pirano, si ordina al Cap. no di Raspo di ripararvi con buone
regole. — (e. 190 t.).
1720. — decembre 12. — Inteso con piacere l'aumento
della rendita degli ogli per le fecondità degli olivi, si commette
al Pod. à e Cap. no di Capodistria ad eccitare quegli abitanti a
dilatarne la coltivazione per risparmiare l'aggravio, che si risente
comperandone in paesi stranieri. — (e. 206.).
1720. — gennaio 16 (m. v.). — È accordato il dazio delle
paludi in Quieto a Gaspare Milcich per anni cinque per lire
diecimila cinquecento. — (e. 219.).
1720 gennaio 3o. (m. v.). — Elezione di Ottavio Solveni
a scontro delle Com. tà , fondaci e luoghi pii di Capodistria in
luogo del defunto fratello Antonio. — (e. 23o t.).
Registro i8j — (anno 1721)
1721. — maggio 14. — Concessione alla Com. tà di Rovigno
di adoperare duemila ducati di quel fondaco nel restauro della
chiesa collegiata di S. Eufemia. — (e. 34 t.).
1721. — giugno 19. — Rilevatesi dal Co. e Provv. r di- Pola
le usurpazioni considerevoli di beni comunali, la maggior parte
nella villa di Cernizza, gli si ordina di cercar di conoscere a
quanto si estendano dette usurpazioni, per poter con fondamento
stabilire qualche rimedio. — (e. 5i.).
1721. — luglio 24. — Si conferma a Pietro Battaglia l' in-
vestitura di un pezzo di terreno in contrada del torchio presso
— 290 —
Parenzo, concessagli con terminazione 3o aprile 17 19 dal già
cap. no di Raspo Pizzamano. — (e. 72 t.).
1721. — luglio 26. — Afpne di premiare i grandi meriti
di Nicolò Palladà e di suo padre, che per esser fedeli alla
Republica perdettero in Morea libertà, sostanze ed un feu-
do nobile si accordano loro due Piazze da Fante in Capodi-
stria e l'assegnamento di tre pesi di pan biscotto al mese. —
(e. 74-).
172 1. — luglio 3i. — È approvata reiezione del sacerdote
Don Pietro Giaffuri a capellano della chiesa di S. Nicolò de'
Greci in Pola, in sostituzione del defunto monaco Dionisio
Masarachi. — (e. 76 t).
1721. — luglio 3i. — Che il Pod* e Cap. no di Capodistria
accordi alla famiglia Giaffuri, che 'nell'ulti ma invasione in Morea
perdette tutte le sue sostanze, sessanta campi di terreno in-
colto nella contrada Marano in terr.° di Pola. — (e. 78 t.).
1721. — agosto 7. — Si riconferma a Nicolò Muazzo, nobile
cretense, rinvestitura di una casetta rovinosa in Pola, accor-
datagli dal Cap. no con termi. nc 25 giugno 1719. — (e. 82.).
1 72 1 . — settembre 1 3. — Si gradisce l'offerta di cento moggia
di sale fatta dalla confraternita di S. Antonio abbate in Capo-
distria per il restauro della chiesa cattedrale. — (e. 100 t.).
1721. — ottobre 2. — Causa ler tristi condizioni in cui si
trovano i due comuni di Paugnan e Costabona, si proroga loro
per altri dieci anni il pagamento dell'imposta t di Podestaria e
preghi ». — (e. 106.).
1721. — novembre 8. — Che il P. e Cap. no di Capodi-
stria cerchi di togliere gli abusi introdotti nella vendita dei
commestibili. — (e. 117 t.).
1721. — novembre 19. — Elezione del Coli. Fisserai a
Gov. r delle ordinanze in Capodistria. — (e. 1 19 t.).
1721. — gennaio 17 (m. v.). — Si dà facoltà al Pod. à e
Cap. no di Capodistria di esborsare trecento ducati per la libe-
razione di un alfiere e tre soldati della Com. a Loria, detenuti
dal Cap. no di Trieste per l'inseguimento di un noto disertore.
— (e. i3g t.). — (V. anche a. e. 149.)-
1721. — febbraio 14 (m. v.). — Assai gradita è riuscita al
Senato la notizia, che il Pod. à di Pirano abbia saputo con
— 291 —
avvedutezza allontanar da quel porto una tartana di Dulcigno,
che vi si era introdotta per depredare. — (e. 149.)-
1721. — febbraio 28 (m. v.). — Che il Pod. à e Cap. no di
Capodistria dia opportune istruzioni ai rappresentanti d'Istria,
afpnchè sappiano regolarsi in caso che entrino in quei porti
tartane dulcignote. — (e. i53.)
(Continua).
4
RACCOLTA DI ATTI PUBBLICI
RIGUARDANTI
la Provincia dell' Istria e le isole del Quaraero
FATTA DA
S. E. il sig. Pietro Girolamo Capello
PROVVEDITORE SOPRA LA SANITÀ IN DETTA PROVINCIA E ISOLE
negli anni 1731-1732-1733
(Continuazione vedi v. XVI f.iei)
Dei due comandi, che la Ser. tà V.ra si compiaque d 5 in-
giongermi con Ducali i3 Agosto decorso può in ora l'ubbi-
dienza mia trovarsi nelPonor di suplire a quello che riguarda
la Fiera di Trieste, e con vicina opportunità lo farò dell'altro
di Porto Rè subito che giungano gl'attesi ulteriori riscontri,
e l'esploraz.™ colà appostate.
L'apparato di quella Fiera per P industria degP Imperiali,
e per il concorso della credula avidità de Naviganti fu veram. lc
solenne, ma in fatto vi mancò il vero spirito, che è il dinaro,
onde le contratazioni si ridussero gencralm. lc a' concambj di
merci con merci, et in questi concambj non vi trovarono i
negozianti l'intiero lor conto.
Fu ella aperta nella situazione, cui fu eretto il noto Ar-
senale.
Alteratosi già il Capitolare 1726 ebbe principio come l'anno
decorso nel giorno 10 di Agosto; fu lento il concorso, e tarda
l'apertura delle botteghe, ma durò l'uno, e l'altra fino l'ottavo
giorno del corrente Settembre.
Per altro comparve PaQluenza sua abbondante, e copiosa.
Approdarono da varie parti, e fin dal Levante settanta e
— 2g3 —
più bastimenti di grande e minor portata con merci, parte de
quali cioè le grosse, e di mole furono scaricate nel Porto, e La-
zaretti, e parte trasportate nelle Botteghe di Fiera numerose
queste à sopra cento, e fornite di varie manifatture tradottevi
anche per via di terra dalla Germania alta, e bassa.
Novantadue sensali popolarono il Porto, e la Fiera, e fra
questi si contarono 5o ebrei. In fatti conveniva che questi ren-
dessero un tal onore al Cervelli, che si fa credere uscito dal
Giudeismo, e che è il Ministro più impegnato per quella piazza.
Benché siasi sparsa fama che il giro di q.ta Fiera sia asceso
à due milioni di Fiorini, tutta via molte di quelle merci resta-
rono incagliate.
Alcune furono di ritorno alla parte d' onde provennero, e
fin sei Trabacoli carichi d'oglio sbandarono da quel porto tra-
sferito essendosi alcuno d'essi nella Dominante.
Ma perche abbia la Ser. là Vostra tutto ad un tratto sotto,
le sue ponderazioni e il numero de Bastim. 11 i luochi tutti onde
provenero, i generi delle merci esistenti fuori di Fiera nel porto
con i loro prezzi, e quelle altre merci trasportate nelle sud. e
Botteghe, con il loro numero, mi dò l'onore di rassegnar il Pe-
dclista unito che tutto comprende, e che è il pieno frutto di
molte personali csploraz. ni colà cautam. le da me ordinate *).
Convien però che il mio dovere si fermi un poco sopra
tal foglio, e che aggiunga umilm. le a V.ra Serenità alcune con-
siderazioni.
I Legni osservabili, e numerosi, che frequentano il tra-
sporto delle Merci, e de Negozianti sono i sudditi di V.ra Se-
renità di Chioza e di Loreo, ancora navigano questi da Goro
à Trieste, e da Trieste à Goro e navigano in tempo di Fiera
non solo, ma in tutti i tempi dell'anno.
Evidente è il pericolo, che in tale frequenza, e copia di
trasporti nascano dell'abusive licenze in pregiud. dell'interesse
di V.ra Serenità, come è poi certo, che essi animano la commu-
nicaz. nc del commercio fra lo stato Imperiale, e Pontificio da
l ) Vedi questo Pedelista o Tabella in fine delle presenti stampe.
— *94 —
Trieste à Ferrara, e sottovento, distraendo cosi dal suo centro
che è la Dominante la navigazione, et il commercio.
Fu osservabile e grande lo spazzo fatto in Trieste d* azzali,
e Ferrarezza.
Oltre i carichi per sottovento, Malta, et altrove furono
cinque i Bastimi due Francesi uno diretto per Costantinopoli
l'altro per Smirne, e tre Greci Sudditi Ottomani, che carichi
di questi due generi de metali partirono da Trieste contratati
due d'essi fino senza danaro, e col solo carico. di merci di
poco prezzo.
Tale è l'avidità del provecchio, che essendo il ferro il più
valido istrum. 10 della guerra si manda senza risserve libera-
mente in mano fin dal commune Inimico.
Sopra l'oglio che si trasporta dalla Puglia à Trieste,
emergono à dano publico varie contingenze, e corutelle.
Nel passaggio per questa Provincia tuttoché ella abbondi
e sia per augumentarsi ogn'anno tale prodotto, si possono
agevolm. tc commettere, e quando non sussisterono i riguardi di
sanità si sono commessi, e pratticati in questi numerosi seni, e
porti di mare furtivi, e frequenti scarichi.
Condotto poi l'oglio in Trieste, se si esita con lo sbarco
passa egli nei Contadi di Gorizia, e Gradisca, dove essendo i
Villaggi intersecati con quelli della Patria del Friuli, rendono
intrinseco, e per dir cosi commune il negozio.
Se rimangono poi nel porto di Trieste invenduti ò si spar-
gono per le vie di Caorle, Grado e Canali interni nelle situaz. 1 "
inferiori dello stesso Friul, e Trevisano, oppure i Bastim. 11
stessi carichi di tal merce di là partendo passano à far centro
in Lago-scuro e si difondono à riempire li stati di V.ra Se-
renità in Terraferma, e sempre con publico notabile pregiud.
Tantopiù viene à verificarsi quest' ultimo tentativo quan-
toche oltre diversi Ferraresi, che sono già fissati in Trieste
particolarm. te per il negozio dell'oglio mi si rileva, che anche
un Ebreo di Ferrara giunto in Trieste alla Fiera con drapparia
di seta abbia colà fermato il Domicilio suo per applicare alla
sola negoziaz. nc dell'oglio med. mo con un fondo di circa m/40
fiorini.
Per incoragire anzi vieppiù i Mercanti alle comprede
— 295 —
degl' ogli fu per ordine della corte levato il quarantesimo che
p. ma pagavano, cioè un orna per ogni quaranta, e limitata la
mercede alli misuradori dalli dieci alli quattro soldi pure per
orna; rilascio, e diminuz. ne che ben dimostrano quanto grande
sia l'impegno di Cesare nelPaccarezzare, e far fiorire in Trieste
fra gì' altri questo genere di commercio, che proviene in specie
stati suoi oltre il mare.
Detto ciò passo à riferire brevm. te il contegno e le direz. ni
degli esteri intorno tal Fiera.
Di tre condiz. nl furono le merci condotte in Trieste in tal
occasione; alcune dell'Imperio e Stati Austriaci, altre d'alieni
stati, et altre di Paese turco.
Quelle che procedettero dall'Imperio, e stati Austriaci, e
l'altre da stati alieni non furono aggravate come non sogliono
ne meno in altri tempi fra tutto Tanno* esserlo d' imaginabile
dacio.
Il solo aggravio che rissentono è la spesa à cui tutte sog-
giacer devono in ogni tempo del loro ingresso in Trieste.
Li drappi di seta; e stoffe d'oro, e d'argento, droghe fine,
colori, oro, et argento lavorati, e le sete- garze, pagano ogni
cento funti di peso, che sono onci quattordici veneziane l'uno,
tre carantani i quali come è noto compongono il valore d'un
Traiero.
Le panine, saghe, Salze, capelli robbe tutte di lana, lino,
bombace, e manifatture di stagno, et ottone pagano due Ca-
rantani per ogni cento funti di peso.
L'oglio, il pesce asciuto, e salato, Formaglio, lardo, riso,
le paste, e simili corrispondono un Carantano per cento funti,
e sempre detratta la Tara.
Non è tenue l'utile di quella pesa, e quello che deriva dalle
mude fra Terra; utile che tutto passa nella Camera di Gratz.
Ma in qualunque tempo non si ricevono in quel porto
nessun con l'aggravio delle pesa sud. a le merci vietate, e sono
precisam. lc i Cristali, i Vetri, et i Pani di coteste fabriche, il
piombo, la feram. ta , et azzali di qualunque altro stato, volendosi
risolutam. te lo smaltim. 10 delle proprie, de quali in simili generi
abbondano la Germania, la Boemia, e le Provincie della Ca-
rintia, e Cragno contermini a Trieste.
— 296 —
E pure esclusa qualunque sorta di Vino che non sia mu-
nito di fede giurata de Stati Imperiali, quale è poi soggetto
ad un Dacio della Città corrispondendosi il prezzo d'otto boccali
per Barilla riguardo al valore cui viene venduto.
Le merci tutte altresì provenienti dallo stato turco tanto
in occasione di Fiera, che in altro tempo sono oltre la pesa
soggette à pagar tré per cento del loro valore eccetuati i ca-
trami che tolta la pesa medesima si ricevono essenti, sapendo
così gl'esteri trattar assai bene ciò che giova à promovere
gl'oggetti della navigazione, e del comercio sul Mare.
V è in oltre un consimile aggravio che si chiama la pesa
d' uscita pagata da tutte le merci all' ora che sono trasportate
fuor di. Trieste, e questo è il solo vantaggio, e la diferenza
che corre in tempo di Fiera nel quale i Mercanti possono e
per mare, e per terra estraer da Trieste le stesse Merci, che
aveano condotto, quelle che comprano ò che contrattano senza
alcuna Contribuz. ne
Quelle merci poi che arrivano dalla parte di Terra sin
dalla Germania, dai Circoli, e sin da Stati ereditari alla Fiera
accenata non sono essenti totalm. te da Dacj, ma non ostante
pagano à tutte le mude Pimposiz. ni solite à giusta Tariffa, e
se sorpassano senza il pagamento vengono munite di viglietto
in bianco sin à Trieste dove suppliscono all'importare de Dacj.
Nel caso poi vi giungano senza i riscontri ò de pagm. to ,
ò del viglietto med. mo sono fiscate di eontrabando, e sodisfato
ò nò il Dacio pagano tuttavia la pesa come quelle di mare.
Vi sono altre merci che sebben provenienti dalle Provincie
confinanti a Trieste non ostante per via di Terra s' introducono
senza Dacio in qualunque tempo, ma dovendo esitarsi per via
di mare anche nell'incontro della Fiera sono sottoposte ad un
Dacio particolare della muda di Trieste senza il pagam. to del
quale non puono avere F imbarcaz. ne
Da tuttociò può indursi, che la Piazza, e la Fiera di Trieste
benché intitolata franca è soggetta fra i varj allettamenti à
diversi ingegnosi aggravj, utili all'erario di Cesare e de suoi
Popoli, lo che è il vero oggetto di navigaz. ne e commercio.
Fino li affìtti delle Botteghe hano prodotto 63o fiorini, et
assesi essendo gl'abiti de Magazeni, e delle Case a grosse sum-
— 297 —
me deriva da ciò l'impegno di molte fabriche, che vano eleg-
gendosi.
Tuttoché le contrataz. ni non abbiano incontrato spazzo gran-
de, e facilità, furono sparsi per Fiera varj emissarj che andarono
esaltandola, e che promisero sempre mag. ri profitti.
Il Conte di Galembergh, e il conte Arrivabene ebbero la
pressidenza sopra la Fiera.
Indussero alcuni Mercanti à segnare l'afptto delle Boteghe
per Tanno venturo.
Si applicarono à fermare in stretto giro i contratti del-
l'avvenire per ridurli fra le mani di sei sensali patentati.
Allettarono i forestieri assicurando à nome dell'Imperatore
la rimessa di due milioni de fiorini per l'inchiesta delle merci
della Fiera.
Sparsero in oltre fama del vicino arrivo in Trieste d'alcuni
doviciosi Mercanti Olandesi per aprirvi casa di negozio appunto
con l'Olanda.
Come però a si vasta idea reputano termine troppo an-
gusto una sola fiera, massime sul riflesso che repugnano i
Mercanti afpdar i propri capitali da Fiera a Fiera così fecero
gl'accenati Commissari prolissa inform. ne alla Corte per stabilire
in Trieste una Fiera replicata ogni semestre, accertandosi che
i Mercanti per il solo spazio di sei mesi si indurano più agevolm. te
ad affidar senza soldo, e senza cambio le merci.
Si coltiva intanto la massima, che mi arriva da Fiume che
possa anche colà aprirsi una nuova Fiera, cosiche rimane in
dubio se come rassegno abbia da replicarsi per il semestre in
Trieste ò abbia da corrispondersi la nuova Fiera di Fiume con
essa, ò tutte due una repplicata, e l'altra semplice per darsi
reciprocarli. 16 la mano.
In somma siasi in qualunque maniera uniscono i Commissari
l'arte loro fino alla violenza costretto avendo il K r . Antonio
Benussi suddito di V.ra Ser. à arrestato in quel Castello, e con-
dannato per l'incauta escavaz. ne di quel Mandracchio al ris-
sarcimento di 35oo Fiorini verso la Com.tà di Trieste.
Se ne interessò il Commissario Arivabene ad impegnare
cotesto Ambasciatore Cesareo presso la Ser. ta V.ra per il
6
— 298 —
pagam. to di D. li m/i3 di preteso credito del Carcerato con quale
egP abbia à supplire all'accenato rimborso, e stabilir negozio
in testa di Gio. Batta Botticela Veneto Sensale patentato in
Fiera, e spedito alla Dominante per tale effetto coir impegno
di fermarsi il Benussi fatto libero à negoziare in Trieste con il
rimanente Capitale.
La causale di tal direzione, et industria si è perchè man-
cano nella Piazza di Trieste i capitali, mentre ella non ha che
Fiorini m/400 circa di fondo compresi tutti li Veneti liberi, e
banditi, et altri Mercanti esteri di Ferrara, e Germania tra quali
si distinguono le Dite degl'Ebrei Morpurgh, Levi, e d'un certo
chiamato Pandolfo amministrator degP effetti della Compagnia
orientale con fiorini circa cento per cadauno.
Non potendo i Comissarj da per se sostenere il negozio
per ostentarlo e secondare l'impegno di Cesare, vanno cosi
mendicando tutte le vie.
Ciò che può causar mag. r apprensione si è che si possa
introdurre in Trieste 1' uso positivo dell'Arti Mecaniche per
travagliarvi ogni manifattura di sete lana e bombace, e far un
emporio, ed apparecchio ò di soldo ò di cambio alle merci de
Negozianti forastica cercandosi periti fabricatori in ogni parte,
onde col poner l'Arte in lavoro e col documentarne quei sud-
diti riesca perfettam. le il dissegno.
Intanto i lavori, e le fabriche già note a V.ra Serenità
prosscguiscono in Trieste. Si fqrma muraglia di 400 passa e
più di lunghezza nel monte Cluz, dove corrono per costiera le
stradde Rcggic che conducono, e riducono dalla Germania.
Questa spesa, che sarà di circa Fiorini 8000 viene adossata
alla Com. la di Trieste con la speranza però che l'aggravio di
un Carantano per persona, e per Animale, che gli verrà ad-
dossato da Cesare per il transito, rimborsi il dispendio.
Le saline che si vanno escavando addittano l'idea di formar
un nuovo porto e stallo à bastimenti cui pretendono dar in-
gresso per la fossa della Città sino alla porta detta di Riborgo
allo scarico.
Questo travaglio non potrà però servir mai per bastimenti
di grossa portata, essendo questi costretti ad ancorarsi nella
spiaggia fuor di porto, e star esposti all'ingiurie de venti, e
— 299 —
ciò non ostante che di tempo in tempo si escavi il Porto vecchio
con macchina simile a cotesti Cavafanghi.
Sembra poi che certo appiananti. 10 che praticano nel Monte
del Castello vicino alla stessa porta Riborgo abbia à riuscire
per comodo di fabriche e per fiera, e per negozio.
Ma in fatto tutto quel lavoro non serviva che per erigere
la publica Muda, che ora è nel cuore della Città, acciò prima
che vi si introduchino le merci da Terra abbiano a supplire
alle contribuz. ni , et imposte.
Per altro il fondo anche di quel Terreno, et le adiacenze
sue sono fangose, et impotenti a sostenere il peso di fabriche
gravi, e di mole, onde quando si voglia farne uso sarà neces-
sario un dispendioso sotteraneo de palli.
Anche sii quest' idea pare che siano radoppiate le comis-
sioni, perche se alcuni sono in pensiere che abbia da servir il
sito aqcenato per l'oggetto delle Fabriche stesse, molti e molti
altri sono, di sentimen. to diverso, considerando più tosto, che
essendo occupato il già fu Arsenale dalle Botteghe di Fiera
possa aprirsene un nuovo colà per continuar il travaglio de
Bastimi
Arrivata in Trieste la Nave S. Carlo si attende à mo-
menti anche in quella piazza l'altra intitolata Carlo 6.° procedente
da Costantinopoli con carico di ricche merci.
Tale è la situaz. nc Com.le di Trieste, e. tali sono le mire,
e studj di quel Comercio; mire, e studj che ferriscono preci-
pu*am. te cotesta piazza.
Io non mi avvanzerò maggiorm. te , e restringendomi ai soli
dannosissi. mi effetti che rissente questa Provincia aggiungerò,
che ella è tutta occupata (come scrissi nel Numero 22) da
Austriaci unicam. te intenti à succhiare, a spremere le sostanze sue.
In prova di che supplico umilm. te V.ra Serenità onorar
de suoi riflessi ciò, che già qualche tempo mi è pervenuto
nelPocclusa carta, che rassegno autentica, da Pirano.
Quanto ella narra, e rappresenta di se accerto, e giuft)
che è di tutta l'Istria, e di tutte l'Isole.
Prendo in questi momenti l' imbarco per Muggia ove mi
porto ad esseguire le comissioni dell' Ecc. 10 Cons.° di X C1 .
Attenderò colà sospirosam. tc l'implorata dispensa da questo
— 3oo —
esercizio, contento d'aver logorata anzi perduta la salute ser-
vendo la Ser. ma Patria, e sa Dio con qual cuore. Grazie.
Parendo 21 Settembre 17)2
P. S. Sarà unita la nota delle spese estraordinaric occorse
in quest' Officio di Sanità per la pubblica approvaz. ne
Nel restituirmi da Muggia à queste naturali incombenze
fu mia buona sorte il trovar qui ancorato PEcc. mo Sig. r Zorzi
Grimani Proved/ General di Dalmazia, et offeritosegli un tempo
migliore, prosseguì poi verso Zara all' intrapresa della sua
carica.
L'onor sommo che mi rivenne in suplir seco ai dovuti ri-
verenti miei Ufpcj, non fu poi disgiunto dall'egual debito di
rimostrarli con la viva voce lo stato in cui sono, e per i ri-
guardi dell' interesse della Ser. là Vostra, e per il punto di Sa-
nità le tre Isole del Quarner Cherso, Veglia, et Arbe.
Le rilevai quanto fosse infervorata, e veramente è bene-
merita P attenzione dell' Ill.mo Nobile in custodirle dalla libertà
de Confinanti Morlacchi, gP usurpi, che non ostante tentar
soleano dei scogli, e de Boschi di V.ra Serenità, e di quei
poveri sudditi, e gl'altri pregiudicj tutti già rassegnati à pu-
blica notizia in più riverenti dispacci.
Ma sopra tutto mi fu à cuore di renderli conto, et infor-
mar P E. S. della ben giusta indignaz. nc , con cui la Ser. là V.ra
ha dovuto sofferire in tutta P invernata decorsa la stallia, e
P audace dimora di tanti Legni Segnani nell' acque sue, e ne
porti specialm. te d'Arbe, e di Veglia, con lesione ben grave
della Sovranità sua, e de riguardi della comune salute.
Aggiunsi che la mancanza de porti nell'Austriaco Littorale
e la copia de Legni costrutti da detti Segnani faceano su la
passata sperienza temer pur troppo la rinovazion dell' insulto
già preveduto, et umilmente indicata nel N.° i3, che giuntivi
diveniva poi cervicosa, e sempre più audace Postinazion loro
di permanervi, e che era inutile lo sperare compenso dal noto
Capitanio di Segna tanto pronto a promettere, quanto à man-
car alle promesse.
Accolte benignam. le dall' E. S. tutte queste notizie mi as-
sicurò che dal canto proprio, e per quanto lo acconsentisse
— 3oi —
il poter e l'impegno della sua carica procurato averebbe an-
che sopra questo emergente il possibil riparo, che io ben con-
fido dall' esperienza, e dalla virtù di cui va adorno.
Scioltomi appena trovai le publiche dell' Ill.mo Nobile
Querini, che con la mag. r solecitudine mi partecipò essersi
appunto ancorato ormai in un porto di Veglia Grippo Segnano
di non pocca portata, e carico di Sale.
Per gì' avvisi che n' ebbe da queir Ill.mo Sig. r Proveditor
ricusò non solo l' estero direttore del Legno sospetto d' allon-
tanarsi all' intimazioni gli fecero le custodie di Sanità, ma
negò fino di dar il nome, e la cognizione del carico; ripulsa
inaudita, e che è in argomento d'una specie di violento abu-
sivo possesso di quell'acque, e di quei Porti.
Comunicata subito la novità allo stesso Ecc. mo Sig. r Pro-
vcd. r General, ho indi confortato l' Ill.mo Nobile à rinforzare
le guardie à porti, e scogli più frequentati dagl' esteri, e con
la prudenza sua senza pubblico impegno evitare possibilm. te
1' approdo ulteriore indicandole la premessa confidenza in che
sono d' un qualche provisionale compenso, ma che l' addat-
tarvelo poi rigoroso, e permanente era solo della pubblica au-
torità.
Vmilio per questo alla Ser. tà Vostra le presenti ossequiose
notizie, e riverentemente aggiungo, che se non si oppugnano
tali primordi, e non si vieti à mano à mano secondo giun-
gessero tali legni il violento ricovero loro, sarà altresì di ci-
mento, e di dificile riuscita l'espellerli quando siano installati,
e divcrano la toleranza, e la dissimulaz. nc per gl'esteri un
mag. r loro fomento per svernar sempre nell'aque della Sere-
nità Vostra con offesa delle Leggi di Sanità, e con gravissimo
danno nel taglio de Boschi.
Non devo ometter poi quanto coll'opportunità del viaggio,
e del mio soggiorno nella Terra di M uggia potei raccogliere
da Trieste colà confinante.
Veduta di ritorno da quella parte la scritta nave San
Carlo incaminata per Puglia, ne scansai in camino cautamente
l'incontro, et ogni giorno s'attende con ansietà in quella
piazza come umiliai il Vascello detto Carlo 6.° con ricco ca-
rico di merci.
— 302 —
V'era intanto disceso da Vienna à 25 del scaduto Settembre
il noto Fortunato Cervelli con Giacomo Rozza negoziante di
Ferrara.
Si trovano uniti cogP altri due Mercanti di Trieste Giù-
stani, e Rinaldi, con quali dicesi concertato et accordato dal-
l' Imperatore il partito de Sali di Lombardia, e fu questo il
fine del viaggio fatto per Vienna.
Essendo instabile, e mal sicura per la copia delle deposiz. m
e delle sabie la bocca di Goro, si pensa far uso della scoeta,
che è bocca interna, e tutta di V.ra Serenità per transitarvi
i Legni, e quelli ancora carichi di Sali Imperiali.
Così à poco à poco, e per ogni via si tenta di ferire e
si ferisce il publico interesse, e si toglie alla Serenità V.ra
cotesta porz. nc del suo patrimonio. Grazie.
Parendo io Ottobre 1732.
Ser.fno Principe.
Turbata dalla stravaganza de tempi la consueta naviga-
zione devo sofferire con pena di veder ritardarmisi e per la
via di mare, et anche rispetto all'inondazioni dell' aque per
quella di Terra i più sicuri possibili accerti sopra le nuove
emergenze della salute.
Di quelli che n'erano giunti dalla parte di Fiume e di
Segna riguardo alla Lika e Corbavia per alcune Ville colà
indicate infette dal morbo, ne ho reso con le mie primo cor-
rente esatiss. mo conto al Magistrato Ecc. mo della Sanità, e vi
ho aggiunto tuttociò, che mi si era da pubblici documenti
rilevato intorno la scoperta infezione nello stato di Ragusa,
e li sospetti della Dalmazia.
Attendevo con impacienza almen da Trieste un qualche
riscontro sopra le gelosie della Croazia, et hor che m'è giunto,
suplisco al naturale dovere in umiliare a V.ra Serenità ancora
le presenti rispettose not. c sopra ogni cosa, e sopra quanto
mi credei in debito d'operare à presservaz. ne della Provincia-
Giuntemi appena le lettere dell' Ecc. mo S. r Proved/ Con-
tarmi che m' accennavano l' insorgenza nel Castello di Perus-
sich, per cui aveva il suo zelo sospeso il contado di Zara, et
insieme V accerbe notizie del male oltrepassato le marine d'ai-
— 3o3 —
cuni villaggi sotto Raglisi, repplicai gì' ordini più severi à
tutte le custodie del mare non solo in questo Littorale, che
nel!' Isole del Quarner, perche religiosamente esseguendosi le
Terminazioni del" sudetto Ecc. mo Mag. to io 7mbre, e 5 Nov. e
1731 non fosse da Colleggi di Sanità acconsentito verun ar-
bitrio sopra l'approdo de Legni infetti, e sospesi.
Mi raccomandai efjìcacem. te air Ecc. mo S. r Proved/ General
Grimani perche come in maggior vicinanza m'ontrasse di
notizia sopra ogni ulteriore progresso, e particolari furono
gl'eccitamenti alla vigilanza dell' Ill.mo Nobile Querini, e Pro-
ved/ di Veglia à penetrare in quelle confinaz/ 1 il vero stato
della Lika vicina. *
Ambedue con l'inferte 28 e 29 del spirato mi rappresen-
tavo l' origine della disseminaz. ne colà del morbo ; narrano
però che estinta in Bilia stessa da un Turco la prop. a moglie
sia stata trovata con un bugnone sul capo rilevato in pro-
gresso effetto dell' istrumento con cui l'aveva crudelmente
percossa.
Volendo poi ritirarsi nel vicino stato Cesareo alcuni di
quei Popoli per 1' angarie loro usate da un Bassa, divulgò q.to
per ritenerli, e non vi fossero ricevuti che quel Villaggio
fosse attaccato dal morbo, notizia che passò a Segna, e subito
à Vienna.
Giunsero nel tempo stesso 1' altre inferte dell' Ecc. mo Sig. r
Proved/ General che mi confermano non hav/ avuto il caso
di Perussich avvanzamento maggiore, e che l' infezione dello
stato di" Ragusi resa ne suoi principij di molta apprensione
parca rallentata.
Mentre appunto così avevo partecipato al Magistrato Ecc. 010
della Sanità, m' arrivarono nello stesso momento che segnavo
le publiche primo corrente quelle di 25 caduto e rilevai il
commando d'accorere con i più rissoluti ripari e per mare, e
per terra al bisogno, attesa anche la scoperta contaggione
nelli confini della Croazia.
Corrispondente è 1' avviso, che io pur ritraggo per la via
di Trieste, avendo quella Cesarea sopraintendenza avute let-
tere dal Conte Banno della stessa Croazia, che il male arri-
vato fosse à Novi Turco vicino al Fiume Vnna divisorio de
— 304 —
stati con considerabile mortalità, ma che correvano più giorni,
ne quali non si erano scoperti cadaveri nel Fiume stesso, e
che se ne sperava miglior aspetto per la difesa di regolata
milizia al Fiume predetto, et agl'altri due Culpa, e Savo.
Sopra tali confronti, e sopra il preciso incarico, che me
ne diedero 1' auttorevoli deliberaz." 1 di S.S. E.E. non fu ciò
non ostante punto lenta I' essenz. nc , e la prescritta difesa della
Provincia anche alla parte di Terra, e credei indispensabile
cautela sospender ogni commercio co stati Austriaci per ora
e sino che arrivando i più veri confronti prender si possano
adeguate misure.
Li attendo con ansietà dal Conte di Gallemberg, dal Co-
mandante di Fiume, e da Confidenti in varie parti spediti, e
vogliano tempi migliori accelerarle il camino.
Umiliai, all' Ecc. mo Magistrato tutte 1' estese circonspez. n \
e pare à me con le med. me di presservare il necessario tra-
vaglio delle Campagne nella p.nte staggione, onde intanto
sian custoditi gl'ingressi delle Comunità, e luoghi tutti, posti
in attione i Capitanj, e Milizie dell' ordinanze, per poi far er-
rigere a confini i necessarj Caselli.
Suplito averei anche a ciò (che quando si voglia una
vera, et efficace custodia) è in fatto necessario, ma ressi6te
alla volontà, che è impaciente di ben servire alla Sereniss. a
Patria l'effettiva impotenza.
L' erriger Caselli, e non poter riuscirvi è .un espor mag-
giorm. te con i stessi riguardi della salute le pur troppo lese,
ma incontrastabili raggioni pubbliche.
M' è presente la memoria, e la Ser. là V.ra con somma pa-
cienza ha molte volte udita la serie che gì' umiliai di tanti
insulti pratticcati dagP esteri fin nclP incendio de stessi Caselli
di Sanità, e quanto sia baldanzosa la loro pretesa ne publici
Confini ò sconvolti, ò manumessi.
Vna sola è la Comp. a de Cavalli ridotta anche al num.°
di 40, la quale è disposta in tante, e tutte necessarie situaz. ni
né può esser tolta senza abbandonarle à contingenze evidenti
per custodir V altre.
Cresce ancor più la mancanza de' mezzi dall'esscr ridotte
le Cernide della Provincia da quattromille à 2000 Teste, e
— 3o5 —
queste ancora per la facoltà conseguita dai Capi Leva di amas-
sar Gente diminuite sono in tal modo, che già si trovano di
gran lunga inferiori, e ne rassegnai col fatto la graviss. ma con-
seguenza nel mio N.° 27.
Ma oltre ciò una fatale esperienza ne tempi andati pur
troppo documentò, che doppo il giornaliero cimento con con-
finanti nel sostenere i Caselli di Sanità si approfjìtorno poi
con la consueta avidità di penetrar arditamente i confini,
svellerli, et appropriarsi all' or che si sciolsero tali custodie
sempre terreno, usurpando cosi frequenti e non piciole por-
zioni de pubblici Stati. Grazie.
Parendo / ybre 1732.
PS. Vmilio le presenti con espressa Brazzera impaciente
il mio spirito di venerare la publica volontà ò quella dell' Ecc. mo
Magistrato, di cui da i 25 d'Ottobre spirato mi trovo privo.
Ser.mo Prencipe.
M' umilio profondanti. 10 alle publiche deliberaz. ni giuntemi
questa notte nelle Ducali 3o spirato, e con Io stesso prezzo
anche dell'intiero mio sacrificio prosseguisco, e prosseguirò
fino ad altro pub.° avviso quest' incombenze.
Secondo le più precise ordinaz." 1 dell' Ecc. mo Magistrato
di Sanità intraprendo le mosse per Capo d' Istria, e rendo a
Lui conto di tuttociò, che sopra l' insorte emergenze credei
disponere alla necessaria custodia della Provincia per Mare, e
per Terra. Qualunque però sia la situaz. nc rimota in cui passa
la Carica lontana dalle pronte ispez. m del Littorale, e delle
custodie in tutta l' interna Prov. a m' accorerà il mio divotiss. mo
spirito, che avendo il conforto d' una pura, e cieca ubbidienza
è questa la sola guida che condur deve ogni mio passo.
Voglia Dio Sig. e darmi vigore adeguato, e che alla pron-
tezza, e rassegnaz. nc dell' animo obbedir possa ancora 1' abba-
tuto individuo.
Con tale ossequiosa fiducia continuo il travaglio e già
sono in opera alle parti della Croazia et à quelle di Segna i
mezzi tutti per racogliere come scrissi lo stato del male, e la
positura sincera delle cesaree difese, addolorandomi le con-
— 3o6 —
lingenze presenti, che portano seco la necessità di nuovi stra-
ordinarij dispendi per quali invoco la pub. 8 providenza. Grazie.
Parendo 6 ybre 17)2.
Ser.mo Prencipe.
Nulla importa, che io renda conto a V.ra Ser. là del dis-
saggio sofferto, e della contingenza in che mi sono trovato
per render ubbidito il commando del Mag. t0 Ecc. roo di Sanità,
che mi volle imediatam. te in Capod. a
Ma importa molto alla rassegnata ubbidienza mia, che ne
faccia il solo cenno per render giustificato il ritardo di cinque
giorni che si sono fraposti al mio arrivo consumati in un
borascoso continuato contrasto del mare, e dei Venti.
Subito giunto mi viddi con quest'Ecc." 10 S. r Pod. à e Ca-
pitanio, che accompagnando i primordj della Reggenza sua
con un aggregato di tutte le virtù si promette questa Popofaz. *
un feliciss. mo governo impegnati avendo tutti i Voti per la di
lui migliore salute.
Mi sono poi unito q.to Colleggio di Sanità, che carteg-
giando con quello di Trieste mi presentò l'annessa lettera.
. Spicca assai manifestam. te la sorpresa, et il movimento
di quell'estero Colleggio sopra la sospensione presente, pro-
fessandosi, che combinato con la stampa successivo conteni-
mento, non sia conciliabile, onde partecipato avendo il tutto
all' Imperatore si restringe à riportarsi alle dclibcraz. ni che le
perveniranno.
Mi sono pure arrivate le annesse risposte del Conte di
Galembergh lo spirito de quali consiste in asseverare che la
Croazia sia intiera, e tutta sana.
Nello studio di continuare con il med. mo la necessaria
eorrispond." ho formato la presente risposta, il che tutto as-
segno anche al Mag. to Ecc. mo di Sanità.
Non ho però interposto mora alcuna all'adempimento
delle comandate distribuz. ni delle custodie di Terra, anzi nella
parte che guarda le raggioni Austriache verso Trieste ho
erretto sopra .i confini i Restelli mancandomi però i mezzi
alla perfetta essecuz. nc dell'opera, mentre non posso preva-
lermi nemeno di tutti i Capitanij delle Cernide di q.ta Pro-
— 3o7 —
vincia per esserne due caduti in infermità, e nell' impotenza
di suplire al proprio Ministero.
Ricevo in q.to momento le lettere dell' Ecc. mo Sig. r Pro-
ved. r Contarini che approdato essendo in Parenzo ritorna alla
Ser. ma Patria col merito colmo, et insigne d'aver restituito
come m' assicura P intiera calma alle due Provincie della Dal-
mazia et Albania. Grazie.
Capo d' Istria 14 ybre 17)2.
Ser.mo Prencipe.
Anche il Capitanio di Fiume continuando meco il car-
teggio mi fa arrivare le sue risposte, e sono in data 9 corrente.
Rileva la propria sorpresa d'esser io sinistrarli. 10 infor-
mato circa i progressi del mal contaggioso al margine opposto
al Fiume Vnna, e rende conto degP avisi che gP erano per-
venuti, tanto del Comandante di Carlistot quanto del Conte
Bano della Croazia.
M' unisce anco le copie delle loro lettere, che essendo in
idioma Tedesco le rassegno al Magistrato Ecc. mo della Sanità,
non avendo qui soggetto atto a traddurle.
Ma credo uniforme il lor contenuto à quanto lo stesso
Capitanio viene di parteciparmi, che sette sole persone siano
rimaste estinte nelP infetto Novi Turco senza essere doppo li
23 e 28 Aprile successo alcun altro simile caso.
Che mantenuti i confini cesarei in perfettiss- ma salute si
erano posti in difesa, e che per mag. r sicurezza di quelle
parti fosse escluso dalla libera comunicazione tutto il Banato di
Croazia, punto indispensabile, e che fu della giusta espettaz. ne ,
e premura pub. a
Sebbene il Conte di Gallembergh nella necessità che lo
posi, in vista di tali separaz. ni non si sia nell'altre unite so-
pra ciò concertato ad alcuna risposta, ritorna però à riconfer-
marmi in data di 16 stante gl'avvisi della buona salute per
tutto esso Regno della Croazia, come anche nei Luochi con-
finanti nella Bosnia, e che nello stesso Novi più non si sente
veruna mortalità.
Passato egli in Gorizia mi promette anco da colà P ulte-
riori notizie, e nell' impacienza in che sono del ritorno de con*
— 3o8 —
fidenti come umiliai espediti à prenderne il vero confronto, non
tardo punto in prossecuz. ne del debito di rassegnar alla Ser. la
V.ra quanto sin ora ho potuto raccogliere. Grazie.
Capo d'Istria 20 Nov. 17)2.
PS, Mancatomi 1' incontro di espedir le presenti, le apro
et agiungo umilm. te , che quando attendevo dal Capitanio di
Pisino le sue risposte sopra le rimostranze fategli di custodire
quelle situaz. ni mi arrivano V inserte del di lui Vicario, che
trattano non esser giunto colà alcun riscontro ne ord. c della
superiorità intorno il male, ma vengo poi avvisato in altro fo-
glio, e mi si eccita à custodir tutto il segreto che in fatto il
sud.° Capitanio che si vuole con le publiche lontano Balla res-
sidenza si trovi in Pisino; alterato l'animo suo sopra la presente
suspcnsion del Commercio, espressosi che non sian vere le not. c
del male da me avvanzategli, che per altri fini si prattichino
simili passi, di non voler risponder alle mie, e che studiava
aver nelle mani uno de sudditi di V.ra Ser. 1 * anche con qual-
che esborso di denaro per assoggettarlo alla contumacia.
Come il carratere di quel Ministro ha molti vizij nella su-
perbia, e violenza sua, cosi lo credo capace d'ogni insulto.
Tratto però il confidente con la dovuta blandizia, et ordino poi
le rnagg." cautele à stanso di qualunque attentato.
Intanto vado continuando, e sostenendo in obbedienza de
comandi del Mag. to Ecc. mo di Sanità sino ad altro ord. e l'uni-
versali presenti risserve, e suspensioni nella Prov. a Grazie.
Capod.a 21 Nove ij)2.
Scr.mo Prencipe
Opportuniss. ma l'intemperie della giornata di ieri che non
lasciò staccare da queste Rive il solito messo per Palma mi
offerisce l' incontro che io possa finalmente rassegnare a V.ra
Serenità il rapporto dei due confidenti, che corrispondendo al-
l' impacienze mie mi rendono conto delle più minute scoperte
fatte verso i Confini della Croazia sopra la vera situaz. ne del
temuto mal contaggioso, e delle direzioni, e difese austriache.
Oltre aver pur essi raccolto nel loro passaggio in Lubiana
quanto del pari avea colà rilevato intorno V universale salute
— 3og —
1* Vfjìcial Begna si sono avvanzati fino a Mocritz, che è al con-
fine della stessa Croazia verso la Schiavonia, et è un comitato
dell'Austria.
Passati anco sarebbero in Agram capitale detta Zagabria,
et in Carlistat capitale Fortezza della Croazia, se l'assicuranze
colà ritratte di non poter retroceder e di non darsi da quella
parte verun passaggio non li avesse arrestati in camino.
Sopraintende à Mocritz et alle Guardie de confini il Co.
Dismo d'Auspergh, quello stesso, da cui derivorono ne p. mi
d'Ottobre caduto al Co. di Gallembergh Luogotenente del Cra-
gno le prime notizie del male introdotto in Novi Turco situato
nella Bossina, che sta divisa per il Fiume Vnna dalla Croazia
Austriaca.
Ne fu partecipato l'Auspergh dal Co. Ceccolini suddito di
V.ra Serenità, et or Comandante di Cavalleria nel Contado di
Szerin più vicino, ma con la divisione dell'aqua a Novi pred.°
Fu questa la prima origine delle diffamate gelosie, e ri-
guardo all'ora il rapporto, che Novi fosse stato attaccato
dall'infezione introdotta col mezzo d'alcuni Canoni trasportati
da Turchi dell'altra Fortezza di Biach nella Bossina, e fosse in
fatto estinto in Novi ne primi d'Ottobre molto numero de
Turchi.
In tale funesto principio fu con la confusione sparsa la
fama d'esser stati gettati i Cadaveri nel Fiume Vnna, e l'istesso
Auspergh lo scrisse perche n' era in quelle parti universale il
discorso, ma raccolte poi, come si ha da lui, e di più sinceri
riscontri, che non usitato anzi fra Turchi un tale costume
fossero tutti i Cadaveri stessi incendiati, e neppur uno sia stato
disperso in quell'aque.
Seguitò l'Auspergh il carteggio con esso Comandante di
Szerin, et ogni otto giorni ebbe da lui particolari distinte
notizie, che il male andava cessando, come precise lettere di
16 del cad. te mostrate da esso ai confidenti assicurava il pre-
nominato Ceccolini, che non si era dagl'ultimi dell'Ottobre
caduto sentita, ne che era alcuna mortalità non solo in Novi,
ma anzi nemen era insorta gelosia veruna negl'altri Luoghi
de Turchi confinanti con la Croazia.
Non penetrò (e qu\ sono uniformi tutte le relazioni del
— 3io —
Comandante, quelle degP esteri Colleggi di Sanità, e le raccolte
notizie) imaginabile sospetto di contaggione nella stessa Au-
striaca Croazia, e nell'altre contigue confinaz.™ della Zagabria,
della Stiria et assai meno del Cragno.
Tuttoché il male siasi introdotto in Novi, non fu in ma-
teria così gelosa neghitoso il riparo, et addatandolo gl'Impe-
riali da ogni parte anche la più lontana conveniva che l'una
Provincia si guardasse dall'altra.
Fu posta la prima difesa al Fiume Vnna, e colà stano at-
tualm. tc i5oo Vomini di regolata milizia spediti dal Generale
Stumber con incarico rissoluto d' impedire che alcun Crovato
trapassi nella Bossina, e molto meno alcun Bossi nese nella
Croazia, e tale è Tord. e , che si uccida chiunque osasse violarlo
come alcuno ne fu già atterrato dalle custodie.
La Città capitale della Croazia, che è Carlistot sudetto si
è chiusa, come pure fece lo stesso quella di Agram perche con-
finante con essa Croazia, e questa è la seconda difesa, con cui
si guardano entrambi con una specie di Linea oltre i naturali
pressidj delle stesse Città con trecento, e più Vomini fuori nei
loro Territorj da ogni ingresso de Crovati non ammettendoli ne
con fede ne senza.
Si mosse corelativam. tc anco il Cragno, e per terza difesa
sono distribuite à Fiumi Kulp e Savo con quattrocento armati
le custodie, vedute da i stessi confidenti, e impediscomo queste
che si avvanzi dalla Croazia, e dalla Zagabria alcuno di quei
contorni.
Stanno cos\ gl'esteri col fatto senza spiegarsene mai, seb-
ben ne fecce cenno colPultime sue già rassegnate a V.ra Sere-
nità nel N.° precedente il Capitanio di Fiume formate e munite
coll'armi tre separaz. m
È la p. ma più forte perche la più necessaria nelP aver di-
viso, e segregato ogni commercio della Croazia con la Bossina
e Szerin se da colà e per l'aque, e per le difese è impedito
ogni transito.
Fu interna la seconda separaz. ne nel guardarsi fin lo stesso
Carlistot dai suoi Territori, nel difendersi Agram da confinanti
Crovati, e si separò in terzo luogo dall'una, e dall'altra il Cra-
gno con le difese a Fiumi Savo, e Kulp.
- 3iì -
Ne primi moti, e susseguentem. te ancora era stato abbati*
donato di guardie il lungo tratto del Confin della Stiria infe-
riore ò sia il Vindismarch, ma nel ritorno che fecero i confi-
denti s' incontrorono in una Compagnia di Dragoni che già
marchiava, e disse l'Vfpciale, che destinato era con altre quattro
Compagnie de Fanti già incaminate per le stesse Rive del Fiume
Savo con ord. ne dell'Imperatore d'impedire ogni passaggio della
Croazia.
Tale ritardo alle prop. c custodie sin ora fatto in quella parte
ha prodotto gelosie tali in Lubiana, che coll'occasione di quella
presente fiera non hanno voluto, ne vogliono ammetter le merci,
e persone della Stiria perche furono indifese fino à quest' ul-
timi giorni.
Si aggiunse alla forza un altro provedi mento e spediti fu-
rono quattro Chirurghi, e quattro Medici nella Croazia tutta
sino al Fiume Vnna, onde riconoscere, e riparare qualunque
sorpresa di male, che per avventura fosse penetrato.
Fecero essi il giro, e P intiera visita per tutte quelle loca-
lità, compita avendo l'opera della loro espedizione senza alcuna
infausta scoperta, ridottisi in un Castello sotto Agram, sono
ivi attualm. te (attese le sud. e separazioni) tratenuti per buona
cautela, in contumacia di giorni quaranta.
Anche queste più vicine difese sono in movimento, et in
ora in un esatto contegno.
È vero, che si ammettono in Lubiana et in Trieste persone
di Fiume quando sian munite di fede ; facilità sempre voluta,
et acconsentita dagl'Esteri da che durano le presenti sospen-
sioni, ma per altro hanno colà erretti i restelli, si custodiscono
con repplicate guardie la Città, e vi si usano i dovuti riguardi.
Con tutti però questi riscontri, che corrispondono ai pre-
cedenti rapporti rassegnati già a V.ra Serenità non altero sin
à nuovo ordine la Legge, e tengo ferme quelle precauzioni,
che per mare, e per terra mi sono state prescritte dal Magi-
strato Ecc. mo di Sanità, consolato unicamente "nell'Animo, che
la Divina Misericordia allontana il flagello da i pubiici stati.
Grazie.
Capo d'Istria 23 Novfi 1732.
— 3l2 —
Ser.nto Prencipe,
Giacche con Term. nc 18 cadente ha il Magistrato Ecc." 10
della Sanità ripristinate le cose della Salute, e riddotte alla con-
dizione, in cui erano prima dell'altra 29 del passato Ottobre,
avendo intrapreso il mio dovere il carteggio, che credei oppor-
tuno con i Comandanti Imperiali anche verso la Croazia, e rac-
cordate alla vigilanza sempre indefessa dell' IH.mo Nobile Que-
rini le possibili investigazioni alla parte irrigata dal fiume Vnna
non molto distante da Segna, onde sian noti gì' andamenti del
male, e gl'ostacoli, che vadono contraponendoli gl'Austriaci, mi
rivogherò per non consumar momento infruttuoso nel publico
venerato servizio à progressi delle fabriche di' porto Rè sue for-
tificazioni, et alla dissegnata construzion delle Navi lo che è
in ubbidienza di più Ducali di V.ra Serenità.
In rapporto delle impacienze mie di riconoscere tutti que-
gl'operati corrisponde perfettamente il N. H. Proved/ di Veglia
con le sue benemerite notizie da quali vengo di dessumere
F importanza di tali amplificaz. 1 " che inferiscono sempre mag. n
gelosie, e danno à divedere costante, et elato insiem F impe-
gno di Cesare per il commercio, e per la navigaz. ne
In confronto m'ha egli unito un dissegno d'aviso fatto ri-
levare con eguale circonspez. ne à quella, cui fu preso l'altro
rassegnato alla Serenità V.ra ne miei numeri 32, et io l'umilio
in copia formata dal Rigo, matematico, Giovane, e suddito di
cospicua espetazione per il publico servizio, e che ora s'attrova
all'ubbidienza di questa Carica per delineare in essecuz. nc del
comando del Mag. to Ecc. mo della Sanità il Littorale di q.ta Pro-
vincia.
Al med. mo dissegno vi hj fatto aggiungere lo scoglio di S.
Marco adiacenza dell' Isola di Veglia, che situato essendo in
pocca distanza di Porto Rò è argomento di nuove insorgenze
che sono in progresso per espore alla Pub. a cogniz. nc
Trattando intanto delle Fabriche dirò che furono ultimami
levate di dentro, e di fuori Farmadure al Palazzo fabricato ove
era prima la Chiesa di San Nicolò, in modo, che più non vi
manca travaglio alcuno al suo intiero stabilim. to , e servirà di
quartiere alle Milizie, che vi saran poste di Pressidio.
È del pari eretto il prima dissegnato magazeno verso il fine
— 3i3 —
del Porto per la riposiz. nc de materiali come al N.° 8 in detto
dissegno, et è in spianata un opportuno sito al N.° 12 per for-
mare l'altro già indicato squero per la fabrica de Navilij minori.
Tré ponti levatili, come à numeri 7 furono pure intiera-
mente completi, e si vuole, che per via di quello che è in fine
del porto possano dallo Squero magg. re farsi scorrer le Navi
per il canale profondo in dodeci, e più piedi d'acqua, come già
umiliai alla Ser. la V.ra nelle stesse mie del N.° 32.
Anche al Baloardo N. 2 di cui furono piantate da qualche
tempo le fondamenta in forma semicircolare senza scarpa à
muro dritto vedesi essere una Cortina a foggia di contramuro
marcata N.° 1 quale deve ricever in se P impeto delle onde che
battono di fronte quella parte, e sopra la punta allo stesso N.° 2
verso Levante sono gettate le fondamenta ora rialzate a quat-
tro passa in idea di stabilirvi un Fortino per sicurezza magg. re
del Porto med. mo
Cento Vomini sono anco di presente impegnati per par-
seguirne la fabrica.
Dalla parte opposta, e quasi all'estremità della Riva verso
Ponente non fu dato alcun principio dell' errezione dell'altro
Fortino, che gì' Imperiali intendono d' inalzare nel sito segnato
N.° 14 maggiore in latitudine, e superiore in positura per guar-
dar e difender la bocca del porto accenato.
Levate poi dalla Riva le Collonne di Sasso à quali si dis-
segnava assicurare la stazione de Bastimenti, e pervenute colà
da Trieste le già avisate Ankore di smisurata grandezza furono
consolidate à muro di pietre lavorate lungo la Riva med. ma ,
che si vide fornita degl'anelli di dette Ankore contorniate di
corda catramata come alli N. 6.
Ve ne sono poi dell'altre, che devono essere fermate in più
angoli, dando à divedere il fatto, anche per non essersi Talen-
tate punto quelle opere, ne minorato il numero degli operaj,
che si sparga grossa soma di soldo per arivare ad un oggetto
che è molto utile, che preme assai, e che mai fu ancora in
potere degF Imperiali.
Mancato anzi di vita, restituendosi dalla Corte nella metà
di Settembre per caduta appopletica il noto Armiraglio Danese,
ne fu sostituito un altro di nazione Francese, che non è ancora
7
— 314 —
giunto dicesi per pretese d'avere e commissioni, et assegnarne
eguale al deffonto.
Ma non per questo stanno punto, ne saranno in remora quei
Lavori, mentre nota al Co. Antonio Vernella cognato di Mon-
sig. r Benzon, Vescovo di Segna, e Nipote di Monsig. 1 " Morati
di Pedena la premura di vederli presto in un totale compi-
mento, ha preso in se la sopraintend.**, e l'impresa di segui-
tare l' idea, et i dissegni dello stesso Armiraglio Danese.
Scrisse alla Corte, e dimostrando il suo fervore ottene, che
intanto sia à lui appoggiata ogni essecuz. ne procurando poi col
mezzo di questi due Prelati molto accetti d'insinuarsi onde
siano lasciate a lui l' inspezioni stesse fino l' intiero compimento.
V'è opinione, che vada operando il suo maneggio in guisa
che non vi si pensi di far più avantaggiose le condizioni al
nuovo Armiraglio, e si ha che sia stato spedito per commissione
cesarea al Vernella della Camera di Gratz le summe del denaro
occorentc.
Intanto si continua ad appiannare le strade per la condotta
de Roveri, ottenne il Vernella med. mo di far levare dal mare
quegl'altri fatti recider di là da Buccari del Fiamingo, che ha
costrutte le Navi in Trieste, -e maneggia anche V idea d'erri-
gere un magazino ad uso di Tana, avendo scritto perchè le sia
fatta espediz. ne de Cancvi per formar cavi, et altri attreci al
servizjo delle Navi. •
È già nota la dcliberaz. nc che queste esser devono à buon
conto del secondo ordine, e che quando sortisca agevolare e
presto compir il trasporto delli detti Roveri già tagliati da molto,
debba nell'anno venturo cominciarsene la fabrica.
Non va gran giorni, che si attendevano dalla Montagna
alcuni Alberi di Nave.
Tali sono i prepararti. 11 di Porto Rè la positura e gPavan-
zam. t! sin ora di quelle fabriche, e tale è V impegno, et il fer-
vore de ministri Imperiali per il loro progresso, e più solecito
compimento, che il Co. Adelmo Pettaz da Fiume si trasferisce
di quando in quando à riveder ogn' operaz. ne , avendo anche
per quanto si dice da Cesare commissione, et ord. c preciso.
Particolari poi, e solecite notizie in lettere i5 spirante dello
stesso pub. Rapp.nte di Veglia mi contaminano, e mi costrin-
— 3i5 —
gono à rapp.ntar i nuovi tentativi, et il possesso, cui gì' Im-
periali penetrano con li loro dissegni entro la stessa publica
Sovrana Giurisd. nc
V è lo scoglio come dissi denominato di San Marco nel-
l'aque di quell'Isola distante da Castel Muschio tré miglia, e
lontano un solo dal Porto Zelemonich ò sia portesin dell'Isola
medesima.
Ha di circonferenza un miglio, e mezzo, la forma sua è a
foggia di scarpa inver Levante, e sta per lungo del Canale che
divide l' Isola dalla Terraferma.
Erto, e solevato dalla banda dell' Imperio signoreggia di-
rettami la punta d'Ostro di Porto Rè un miglio, e mezzo lon-
tana, così il senno Val Bonazza dove si espresse il sopfainten-
dente Conte Vernella di fondare un forte, come ne dissegna
di nuovo un altro anche all' imboccatura del porto, e giunger
tale scoglio per la sua altezza à batter anche internamente il
Porto stesso, dove arrivarebbe il Cannone.
Ora portatosi il Vernella con Ingegneri sopra detto scoglio
hanno con la bussola graduata preso lo stesso in dissegno, com-
passandolo tutto d' intorno, e tirando da punta è punta lo spago
per rilevare lo stato della sua circonferenza, il che fu esseguito
publicamente, essendo 12 in numero le persone Imperiali, che
colà per tale oggetto si trasferirono, delineando insieme le punte
e le situazioni dell' Isola di Veglia col farsele minutam. 1 * de-
scrivere da persone pratiche che seco condussero dallo stato
austriaco.
Mi si fa supponere sparsa già, e divulgata la voce che pur
sopra tale scoglio vi sia l' idea di poner una Fortezza per di-
fender la bocca di Porto Rè e per tener netto il canale di sopra
e di sotto dal passaggio de Bastimenti, e da ogni tentativo.
Per conoscere che questo scoglio sia di publica indubitata
ragione, bastarebbe riflettere, che è nel mare Adriatico.
Per altro egli fu per la solita deplorabile fatalità da lunghi
anni, et è concesso in affìtto agl'Imperiali che pagano L. 70: —
e libre venti di formaglio ogn'anno agi' Interna dell'Abbazia di
San Nicolò di Castelmuschio di Veglia, qual è solita dispen-
sarsi dal Ser. mo per raggione del Principato, come quello che
ha il ducale roggio Juspatronato sopra tutti benefici ecclesiastici.
— 3iò —
Fu anche questa dal Sereniss. mo precessore di sempre ve-
nerata, e felice memoria doppo la morte di Mons. r Valaresso
trasfusa nella persona del Reverendo Stamini Canonico di S.
Marco.
Vi sono sopra d'esso scoglio le vestiggie d'una Chiesa detta
di S. Girolamo, e d'un Convento, ne vi si trovano abitaz. 1 ", ma
anzi gì' esteri se ne vagliono per uso di solo pascolo.
Sono intanto incaricati il direttore della Fortezza di Mal-
tempo, et il V. Castellano di Castel Muschio à star in tutta
rosscrvaz. nc sopra l'ulteriori mosse degl' esteri.
Deposito, e rassegno alla publica notizia l' insorgenza, e
rendo giust. a nel tempo istesso al merito del N. H. S. Daulo
Foscolo Proved/ di quell'Isola, che con attenzion sempre eguale
la partecipò anco all' Ecc." 10 ProVed/ General di Dalmazia.
La vigilanza, e cura d'esso N. H. Foscolo per il publico
servizio, e per tenermi incessantem. tc instrutto di qualunqne
novità, furono, e sono sempre indefesse.
Io non cessare mai di laudarlo, e di decantare in lui tutti
i numeri d'un perfetto zelantiss." 10 Cittadino. Grazie.
Capo d'Istria )o Novfi 17)2.
Ser.no Prencipe.
Le due publiche Felucche coperte da queste Compagnie
Combat che sono in Quarner sotto 1' inspez. ni di queir Ill.mo
Nobile si trovano sprovvedute come egli mi avvisa di Tende,
e di cavi necessarj alla Navigazione, et in riparo di quella milizia.
Fu anzi costretto di far disarmar una delle med. mc per non
lasciar perir i soldati nella rigida staggione ed espor il publico
legno al pericolo di qualche borasca solita esser or frequente
in quell'aque.
Vnita è la nota del fa bisogno per cui implorar devo dalla
publica autorità il più sollecito soccorso, onde possano in quelle
gelosiss. mc situaz. ni adempirsi V indispensabili custodie. Grazie.
Capo d'Istria ) Xbre 17)2.
Ser.mo Prencipe.
Mi vanno da ogni parte giungendo in confronto della pro-
seguita corrispondenza con Ministri Cesarei le frequenti notizie
- 3i7-
loro sopra le cose della salute, e tutti si uniscono benché in
distanza de tempi, e de Luoghi in asseveranze eguali di buon
sistema, et anzi di calma universale.
Tuttoché espona anche troppo il V. c Capitanio di Segna
a. cui è ora sostituito altro soggetto nell'asserirmi con le vaste
sue lettere 26 caduto che fino in Novi Turco non abbia nemmen
passato il contaggio, conchiude però egli che 1' ultime lettere
all'or pervenute da Costaijnizza luogo situato alle Rive del Fiu-
me Vnna aveano accertato, che in quelle parti non si sentiva
alcun male.
Son repplicate poi, e in data pur di 3o Novembre e 8 corr.
Paltre lettere del Co: di Gallembergh da Gorizia e m'assicurò
con le prime che sperar poteva d'esser fuor d'ogni sospetto, e
pericolo i Cesarei confini, che tuttavia si osservavano con ri-
gore le necessarie separazioni, e le custodie con milizie rego-
late à scritti Fiumi Vnna, e Kulp. Con quelle dei 8 sudetto
mi conferma, e mi assicura del buon stato di salute in tutte le
Terre Imperiali, ed anche nelle sue vicinanze.
Così pure se ne impegna precisami l'altro Conte Sigismon-
do di Galembergh da Lubiana con l'unite in data di 6 corrente
et aggiunge, che avea diversi sicurissimi avisi particolarm. tc dal
Sig. r General di Carlostadt, che in Novi Turco di là dall'Vnna
non si scopriva verun altro accidente di contaggio, che si con-
tinuava per parte di quella Provincia del Cragno 1' esclusione
della Croazia, ed il suo Generalato non ostante che l'uno, e
l'altro si custodiscano con la mag. r diligenza, e precauzione.
Attendo, e dovrebbero giungermi ogni giorno anco le ri-
sposte de Comandanti di Mokritz e Szerin più vicini di qua
dall'Vnna ai Stati Ottomani nella Bossina, sperandolo nella gen-
tilezza e cortesia usata da quel di Mocritz à confidenti colà da
me spediti à raccoglierne più distinti confronti che rassegnai
a V.ra Serenità.
Anco T inserte ultime lettere, che mi son giunte dall'Ecc." 10
Provved/ General di Dalmazia in data 17 decorso, sebben rap-
p.nta il male invalso in una Casa del Territ. d' Imoschi, mi
resero certo però che rimanesse estinta la fiama, godendo tutte
le altre case all' intorno salute perfetta come la si godeva in
ogni parte,. e con intiera tranquilità di quella Provincia in vista
— 3i8 —
della stragge fatta dal Morbo nelle vicine tenute Ottomane solite
averlo sempre e che per P incuria, e confidenza cui viene trat-
tato avea colà anche sempre, et abbia pure la sua ferma sede.
Da tutti, e tali uniformi rapporti va prendendo P animo
mio fin qui conturbato da movimenti decorsi un qualche respiro
e quale ciò non ostante esser possi l'opera mia in questa Pro-
vincia, ne la contribuisco come appunto lo vuole l'ubbidienza
al comando di V.ra Serenità in prosseguire quest'incombenze.
• Non sano però, e non ponno così facilmente staccarsi dal
cuore gl'atti clementiss. mi della publica imensa carità, cui la
Ser. tà V.ra nel primiero sistema nel quale erano, et ora pur sono
ritornate, anzi con notabile miglior aspetto le cose tutte della
salute ha difuso non già sopra V umile, e divota persona mia
che intieram. le riconsacro alle sovrane disposizioni, ma allo stato
infelize in cui ero, e sono vieppiù ridotto senza poter in alcun
luoco e nemen in questo in cui io speravo rinvenire sollievo.
Me ne fa memoria, e generosa la passata pub. a consideraz. nc ,
ma qualunque poi esser possa l'apparato anche fatale che porti
seco il mio ulteriore destino io ciecamente, ed à costo di ceder
sotto P incarico servir devo alla Ser. ma Patria. Grazie.
Pirano, 14 Xmbre 17)2.
Ser.mo Principe.
Anche nel Porto di Rovigno essendosi già alcune settimane
ancorato legno Francese proveniente da Trieste con carico di
azzali ferrabezzi, et altri generi per Costantinopoli, sbarcò un
Vfpciale Cesareo, e tolto dai monti di Sant' Euffemia, di San
Pietro, e de i Molini il dissegno di quella Terra, scandagliato
il fondo di quei Porti, et essaminato il sorgitore, fece varie
annotazioni, se ne compiaque, e lasciò detto essere appunto
quella situazione dirimpcto la bocca di Goro, la dichiarò op-
portuna assai alle mire Imperiali, indi lasciato il Legno ai suo
viaggio s' imbarcò sopra brazzera espressa, e si è trasferito in
Ancona.
Può darsi che divisino gl'Austriaci far uso à buon conto
di quelle località, e di quej porti per i Legni del Sottovento,
e particolarmente per la più agevole navigaz. ne del Goro.
Già il magazeno erretto in Trieste dalla Camera di Gratz
— 3ig —
sul fondo del Co. Pettaz è destinato per quanto si dice per
deposito de i Sali da trasferirsi per il Pò nella Lombardia, ca-
pace essendo di custodirne per l'ampiezza sua diecimille mozza.
Vn tal Pietro Citterio avrà sopra di se la mole, e la so-
praintend.** del Negozio per il giro, et espedizione de sali med. mi
e ciò fino al Ponte di Lago scuro, dovendo poi essere colà i
ricevitori de stessi sali Zan Giacomo Rozi, e Compagni come
rassegnai in precedenti.
Intanto i Sudditi di V.ra Ser. ta furono, e sono gì' Introdut-
tori della corr. te navigaz. 1 * tra il Ponte di Lago scuro per Goro,
e Trieste.
Fortunato Scarpa da Chioza è il direttore di quel traghetto ;
e vi cooperano con due Trabacoli Alvise, e Bortolo Gennaro
da Pelestrina ; anzi il sudctto Scarpa è pure in questi giorni
felicem. te approdato da colà con il carico di cento venti otto
colli di varj generi, avendo anche trasportate le robbe di Bor-
tolo Candellino di Maderno del Lago di Garda.
Costui è comparso con la prop. a Famiglia ad abitare in
Trieste, et ha in oggetto d'crrigervi una Cartera; dovevano
gettarsi le prime pietre sul Risano verso i Molini del Marenzi,
ma non potendo esser bastevoli al travaglio della Marina quel-
I'aque si divisa di trasportarla sul Lisonzo pocco distante da
Gradisca.
Arrivò pure in Trieste un Pacbot Inglese e dell'Olanda vi
giunse un Pcttacchio, vi si va scaricando pesce asciuto, e vari
altri generi ; poi con i restanti avanzi, e rifiuti passavano questi
due Legni nella Dominante.
Quantunque non sia benigna la staggione presente alla
navigazione si vedono tuttavia scorrer da q.ta parte incessan-
tem. le Legni del Sottovento, d'altri Luoghi, e di qualunque
portata, e tutti questi vanno à bagnar Tankore con i loro cari-
chi in Trieste.
Io siando qui sono divenuto con estremo ramarico mio
Testimonio oculare di così tristo e frequente passaggio.
Per parte degl'Austriaci non va studio ò via alcuna inten-
tata per sempre più allettare gl'esteri, et approfittarsi sopra de
sudditi.
È sospesa la prossccuz. nc delle divisate fabriche sopra le
— 320 —
saline di Trieste, e l' idea loro, et il dissegno si è trasferito nel
luoco ove esistono alcuni Terreni et il Monisterio de S. S. Mar-
tiri Giurisd. ne di cotesti Monaci di San Giorgio.
I periti, et altri estimatori hanno già aprezzato il valore di
quei fondi, e si è divulgato, che abbia ad esseguirsene l'esborso,
onde poi trasportar et erriger colà le fabriche già divisate sopra
le saline sudette opportuna assai quella nuova situazione, e per
la solidezza del fondo, e per la vicinanza a' quei nuovi Laza-
retti, onde compite le contumacie, possano -agevolmente ripo-
nervisi le merci anche per la comoda relazione, che averanno per
i viaggi del mare non meno che della Terra.
Già il Co. di Galembergh ha ordinato la nuova stradda
verso il Castel di Pisin ond'aprire la comunicaz. nc con Gorizia
e deviare affatto alle merci il camino di Monfalcon, et ogn'altra
strada Veneta.
Per assicurare in Trieste P utile universale della navigaz. ne ,
e della vendita nell'Istria, e nell'Isole d'alcuni prodotti, e ma-
nifatture si è introdotto colà che arivandovi alcun suddito ale-
tato dal miglior prezzo per provedersi per essempio di Tela
ad uso di Tende, e di Vele, non può trasportarsi il Capitale
aquistato, se non con un altro dispendio non fa travagliare colà
e convertir in Vele ò in Tende la Tela med. ma , e cosi pari-
menti succede del Legname per il servizio d'Antene, e d'Ar-
bori, non potendo trasportarsi da Trieste se non è ridotto ad
uso di navigazione.
Da che deriva, che compiendo à sudditi attender più tosto
in casa prop. a dall'arrivo degF Esteri i loro provedimenti, ac-
consentono volentieri ad un mag. r prezzo e così quelli si fanno
arbitri di navigaz. ne di commercio, e de prezzi.
Passo ad un altro punto.
Della breve dimora mia, e della Carica in Capo d' Istria
mi toccò veder introdurvisi colà trenta coli di Tabacco di Cat-
taro espedito da Trieste per conto del subapaltadore in Prov. a
di cotesti Impressarij del Generale partito.
Sorpreso da tale vista, et arbitrio ho desiderato -in seguito
una qualche istruz. ne , e mi si riferì che colta appunto l'anno
decorso infragranti non pocca porzione di merce si rea fu an-
che dal Precessor Reggim. 10 giudicata di contrabando,
— 321 —
Ma con sentenza 8 Maggio decorso fu poi dal Mag. to Ecc. mo
di 5 Savij tagliato in contraditorio il Giud. , per conseguenza
ritornò in potere del Partitante il Tabacco.
Averanno militato per il med. mo ragioni assai, efjìcaci, onde
assolverlo dal contrabando.
Prima di quel momento però non fu lecito mai, ne à que-
sto, ne agi' altri subapaltadori provedersi altrove di Tabacco,
che dalla sola Dominante.
Alla sud. 8 sentenza poi, che restituì il Tabacco di Trieste
all'Appaltadore dell'Istria s'aggiunse la novità d'una Ceduta,
cui cotesti Partitanti Generali per quanto mi asserì il subapak
tadore lo hanno munito della facoltà di provedersi in avenire da
quella scala di merce tale.
E mi si suppone, che fomentato dal nuovo essempio an-
che il Partitante d'Vdine, ritraga pur da Trieste il provvedi-
mento per il proprio partito.
Intanto V.ra Serenità perde così per gli anni avvenire il
Dacio dell'entrata et uscita deY Tabacco, che dovrebbe da co-
testi Magazeni passar nelP Istria e nel Friuli, e perde insieme
il fondamento onde assicurarsi della quantità del consumo per
il proprio interesse ai nuovi abbonam. 11
Trasferitomi finalmente con la Carica in Pirano, trovai
fermi nel Porto due Trabacoli di Trieste in atto di sbarcare
cento ottanta casse di azzali per essere ricaricate sopra Legno
Francese, che deve approdar qui dalla Dominante, e passar à
Cadice trasportando la merce per conto metta tra codeste ditte
Gasparini, e Zocchi con la Codeli di Trieste.
Due consideraz. ni hanno penetrato il mio spirito sopra que-
sto nuovo arbitrio.
L'una è, che un tal Angelo Zois Bergamasco direttore, et
interessato nel negozio sudetto Codelli siasi trasferito nella Do-
minante come un occulto emissario per incaminar società, e
toglier a cod. a Piazza le Ditte sue.
È questo genere di contrato per via d'emissarj che s' insi-
nuano nella Dominante, e vanno rodendo liberanti. 16 , e naviga-
zione, e commercio, e dite un punto importantiss." 10
Si interessano dunque i Negozianti della Dominante nel
commercio di Trieste, e forniscono così di sé stessi e di questi
— 322 —
Porti gì' Instrum. li , et i mezzi, onde questa scala s'inalzi, e
giunga fin dove mai può estenderla e trarla l'impegno, e
la passione che hanno gl'esteri d'arichir se stessi sopra i pu-
blici danni.
Sarà forse questa una delle cause, cui cotesta piazza giace
volontariam. tc neghitosa, ne mai ha offerito à V.ra Serenità sug-
gerirne alcuno, che fosse valevole à contraponersi al commercio
di Trieste.
In fatti associandosi così gl'esteri con le Ditte della Domi-
nante, vi trovano queste il loro miglior interesse, perche non
chiamando più le merci di quella scala ai soliti Dacij di tran-
sito d'uscita, e del Fontico, fanno il loro profitto col deviare, e
toglier così i diritti di V.ra Serenità.
L'altra consideraz. ne è, che ho concepito di gravissime con-
seguenze il presente libertinaggio, e possesso di destinar porti,
ordinar sbarchi di merci, ricarichi, e qualunque altro arbitrio
nell' Istria, e V ho giudicato ancor maggiore, se lo avessi, pre-
sente la Carica tolcrato in silenzio.
Per ripararlo in alcun modo ho creduto di prescrivere un
qualche csborso sopra gl'azzali qui ritrovati al discarico.
L'Agente Codelli, che arivò qui ha con pronto animo con-
tribuito, tenue summa però, che feci passar in elemosina à questi
Padri di S. Francesco, e la mira mia fu di reintrodure con
questo primo esperimento la dovuta dipendenza alla Sovranità
dell' Ecc. mo Senato, e che io considerarci un incaminamento di
non lieve tributo ò sia ankoraggio di tutti i Legni esteri che
facessero uso dei porti dell'Istria.
Questo sarebbe uno dei preliminari esenzialiss. mi al rissor-
gimento della Navigazione, e del commercio di V.ra Serenità
assoggettar i Legni, le merci, e le persone estere ad una qual-
che proporzionata contribuz. nc come appunto accennai nel N. 22.
Già i trattati, e le convenzioni del reciproco libero com-
mercio sono per parte dell'Imperatore postergate affatto, e messe
in non calle. Non è più lecito a sudditi presentarsi con le pro-
prie merci a Trieste, Fiume, ne alcun altro Luogo Austriaco.
Tutti i prodotti dell' Istria sono ò severamente proibiti, ò
caricati d' intolerabile peso.
Se i patti convenuti sono infranti da uno dei due Con-
— 323 —
traenti é lecito non solo, ma vuol giustizia che l'altro li abbia
per nulli. Grazie.
Pirano Xtnbre 1732.
Ser.mo Prencipe.
Sono sempre più precise l' assicuranze, che mi derivano
dei comandanti Cesarei sopra la tranquilla universale della sa-
lute, e sopra ancora le cautele, et avvertenze, cui ora trattano
finalm. le il geloso punto di sanità.
Tuttoché io confidi ormai penetrata la Serenità V.ra de-
gl'ultimi accerti rassegnati nel N.° precedente diferir non devo
anche questi, onde umilio nello stesso autentico come mi son
pervenute l'altre due inserte 16, e 19 spirante del Co: Adelmo
Pettaz Capitanio di Fiume, e del Conte di Galembergh Luo-
got. e del Cragno.
Accreditati, e sinceri riscontri rilevar mi fa il primo tener
egli ultimanti. 10 dal Co: di Stumbergh Generale di Carlistat, che
non solo tutti i Cesarei confini godevano salute perfettiss. ma ,
ma che eziandio li rumori del conteggio, di cui se ne faceva
qualche sentore -di là di Brigach luoco ottomano, e nelle parti
inferiori della Bosnia tra Banialma, e Brot siano affatto svaniti
e che di ciò era assicurato per le relazioni pervenutegli, e per
quelle dell'Esploratori espediti in quelle confinaz. ni
Aggiunge, che erano quattro giorni soli da che ricevuto
avea lettere dal figlio suo primogenito, che in grado di Sarg. tc
mag. re , e comandante di Schigilburgh, e Sluin rilevò con la
muta il pressidio, e le guardie al confin turco, non esservi più
come lo accertava minimo sentore di contaggio nella Bossina,
ma che non ostante si perseverava colla mag. r attenzione à
tener escluse tutte le parti della Turchia.
L'interesse è comune, ne credo mai, che q.do fosse di-
verso il fatto prendesse esso Co: Pettaz con tale maniera un
così ampio e preciso impegno in riflesso massime alla sincerità
sua usata sempre nel lungo tempo, che seco corrisponde, e ben
raccolta in altra occasione anco dal Magistrato Ecc. mo della
Sanità.
È uguale poi nelle notizie il.pred. Contedi Galembergh,
— 324 —
e conferma per Paccenate sue lettere la continuaz. ne del buon
stato in materia di salute, facendomi un intiera apertura di
quelle difese, e separazioni, con tutto il di più, che raccoglic-
rano dall' inserte.
Va cosi per opera della divina Misericordia dileguandosi
l'argomento, ond'essercitare le prescritte incombenze, ma non
ostante nulla più riflettendo sopra di me, che quale pur troppo
ia mi sia abbatuto nella salute propria già riposta nelle mani
di V.ra Serenità, sono tutto, e devo esserlo dell'ubbidienza.
Sento però in me nel conforto d'essersi la Prov. a e l'Isole
del Quarner conservate sempre immuni fin dai sospetti del
male un rimorso, e lo confesso con rassegnata, ma ingenua
candidezza di vedermi inoperoso nell'ozio, e nella pena, che
ora si soccomba per questo ministero in un inutile, e gravoso
dispendio. Grazie.
Pirano 26 Xmbre 1732.
Ser.™ Prencipe
Non possono essere più recenti le Publiche dell' Ecc. mo
Sig/ Proved/ General Grimani, e sono in data 17 del mese
caduto.
Raccoglie in esse relazioni liete sopra ogni luoco delle Pro-
vincie a lui raccomandate, assicura che la Dalmazia, et Albania
siano nella lor calma come nel capitolo inserto dell* altre sue
28 Nov. e , e che dal punto in cui scriveva passati erano giorni
sedeci da che lasciato avea in apparenza di queste la Villa Stu-
denze, aggiunge in oltre i molti fedeli rapporti da me parimenti
umiliati à V.ra Serenità, che l'istessa Croazia s'attrovi illesa,
che di là dal Fiume Vnna accaduta non sia alcuna molesta in-
cidenza, e conferma in certo modo ciò che ultimam. le rapp.ntò
il Capitanio di Fiume, che sussisteva, ma languidam. tc il morbo
nella Bossina, dove molte Citta di Traunich, Licino, Ducerio,
e lo stesso Serraglio fossero in stato d'un intiero vicino solievo.
Sebben confortato l'animo da questi continuati accerti, ri-
tirar tuttavia non so il cuore dalle passate pub. e beneficenze,
e venero quelle Ducali li Ottobre decorso, che rispetto allo
stato mio infelicissimo concorsero clementissimam. tc , et accon-
— 325 —
sentirono di ridurre nel fine del mese di Novembre la Carica, '
e la persona à piedi di V.ra Serenità.
Mi si dilungò l'effetto e per i sospetti non verificati della
Croazia, e per 1' infezione spenta (per cosi dire) nel nascere,
nell'estreme tenute di Ragusi.
Ma se i tempi non ritornano più, la protez. ne divina ha
fatto lor succedere mesi, e giorni migliori.
Benedicendo la misericordia del Sig. rc Dio che esaltano
poi i sudditi la publica Previdenza nel conoscere la mano pa-
terna dell'Ecc. mo Senato, che li ha preservati. Grazie.
Pirano primo Gennaro 17)2 M. V.
Ser.mo Prencipe.
Prima che renda conto alla Ser. tà V.ra del fatto occorso
nelli confini di S. Lorenzo.il giorno di 27 Xbre passato, con-
vien le rassegni alcune circostanze e preventive direzioni del
Capitanio di Pisin, che sempre avverso al publico Nome, e
perpetuo instigatore di quei torbidi confinanti, ha soministrato
nuovo fomento, et impulso.
Vuole la buona sorte siami riuscito avere la sincera cor-
rispond.* d'un Estero, che facendosi fedele esploratore d'ogn'an-
damento di quando in quando m'antecipa le notizie di ciò che
si medita d'operare in publico danno, e che frequentem. te m'è
riuscito di riparare.
In primo luogo m'avisa che la Corte di Vienna abbia con-
cesso al Capitanio med. mo di raccogliere, e munirsi di tutte
le in'formaz. ni , e mi aggiunge che per quanto si studij mendi-
care ragione sopra il cesareo preteso diritto in quella confinaz. ne
sia tutto frustratorio, et inconcludente.
Si pretese poi indagare se vere fossero le varie doglianze,
che si ostentavano da sudditi d'Antignana e che si dicevano
portate alli publici Rapp.nti di San Lorenzo, Parenzo, e Mon-
tona, il che non è vero perpressunti aggravj intentati da i sud*
diti di V.ra Ser. là , ma che in presenza dello stesso Capitanio
di Pisino, e di molt' altre persone non seppero gì' indolenti ren-
der conto non solo del tempo de predetti loro supposti gravami,
e nemen degl'esposti ricorsi.
— 326 —
Portatosi poi lo stesso Capitanio di Pisin il giorno 21 del
caduto verso la Chiesa di San Martin colà confinante, fece una
precisa ricerca à gl'Vomini più attempati sudditi suoi, onde li
spiegassero quali veramente fossero stati gì' antichi confini di
San Lorenzo, ma le dispiaque molto q.do udì rispondersi, che
per coscienza, e per verità dovevano dire che à loro ricordo
si erano estesi, et internati gP Imperiali oltre il loro confine
per un quarto di miglia circa dentro lo Stato di V.ra Serenità,
che dovrebbero appagarsi di quello ora possiedono, che la nota
famiglia Bercevich d'Antignana seguace delle due altre Antolo-
vich, e Banco era Punica cagione di tanti inconvenienti che
erano stati, e che ella con falsi rapporti avea portato, e por-
tarebbe sempre impegni e disturbi al Capitanio med. mo Egli
chiamati in disparte li ammonì, e queste sono Pistesse parole
del confidente, imponendoli che stessero quieti, e che assolu-
tami non facessero più discorsi così contrari al loro Patrone,
et a Sua Maestà istessa.
Se le presentorono nel ritorno li stessi Bercevich, e por-
tando in ogni luoco la confusione lo misero al punto di far
una specie di visita con una comitiva di i5 Vomini armati a
confini di Monpaderno mostrando lui nelle denotaz. 1 ", che se le
facevano da quei Turbatori d'entrar nelPobligo di darne parte
alla Corte, e si compiaque di comparir zelante verso doloro ag-
giungendo così nuovo fomento al vizio del loro genio.
Di là à pocchi giorni lo fecero quegPAustriaci ben appa-
rire, e nella matina del 27 caduto stando cinque pastori di
Mompaderno alla custodia di varij armenti de Sudditi nella Fi-
neda in cui pascolavano furono inaspetatam. 10 assaliti da cin-
quanta Imperiali e con sette spari d'armi da fuoco impressero
sopra quegP innocente tale spavento, che tre datisi alla fugga
lasciarono il gregge in un totale abbandono, e due volendo
più tosto morire sul fatto che perder miseramente le proprie
sostanze, chiamando in soccorso alcuni compagni, poterono
presservare con un cauto ritiro se stessi, porzione degl'Animali
med. mi .
Tale insulto fu accompagnato dalla depredazione, che fe-
cero gl'Esteri in quell'incontro di nove Bovini, lasciatone un
altro colpito in un piede.
— 327 —
Anche, questa rappresaglia è in continuata, e ben certa
prova che sempre per parte degli Austriaci sono derivate, e
derivano le molestie, e le violenze, che sempre siano sucesse
sopra le Terre d' indubitata publica ragione, e che P aggravio
è solo dcgF infelici sudditi incessantemente provocati, et op-
pressi.
Studiarono questi di riparare il danno inferito e possibilm. te
coprire i proprj discapiti.
Noto à Derubati, che ne boschi Veneti di San Michiel di
Leme si attrovavano al pascolo molti animali di ragione de
stessi Imperiali d'Antignana, se ne assicurorono onde poter col
fermo d'essi consequire la restituz. nc de proprij.
Come il numero era assai maggiore commandai subito la
pronta riconsegna, e quando riuscisse il ricupero dei loro Bo-
vini aggiunsi che fossero restituiti intieram. le gl'Animali sudetti
tolti da loro in sola cauzione dei depretati.
Conoscendo ben io, che sarebbe stata se non inutile almen
non così fruttuósa l'indolenza mia et il reclamo verso il Capi-
tanio di Pisino sopra V ingiustizia del passo, credei di farlo
con quel suo Vicario, Vomo più discreto e ragionevole.
In fatti la cosa riuscì come l'avevo desiderata ed è seguita
una reciproca restituz. ne fra le parti degl'uni, e degl'altri animali,
senza che per tal fatto sia accaduto di più.
Mi giunge però una qualche estranea relaz. nc ed è, che
doppo di ciò insistendo gl'esteri in voler continuar nel possesso
di quel pascolo, vi siano stati da Sudditi di Mompaderno espulsi
e che violentati da molti spari degl' Imperiali à difendere se
stessi, et il prop. terreno, possano esser state sopra la Fineda
uccise alcune pecore degl'esteri.
Ma caduto con estrema mia pena quel degniss." 10 publico
Rapp.nte di San Lorenzo, Zan Batta Zen in grave infirmità, mi
si ritardano necessariamente l'ulteriori benché procurate notizie.
M' ha ben comunicato la somma diligenza dell' Ecc. mo Sig. r
Podestà e Capitano di Capo d'Istria Molin la comissionc, che
la Ser. tà V.ra ha ingionto per alcuni lumi sopra fatti occorsi
in passato, in quel turbato confine.
Prontam. le 1' ho fatto tènere una relazione distinta, e come
la materia è della sua peculiar inspezione, che sin qui ho io
328
£/-
trattata per sola ubbidienza à sovrani publici incarichi,
plico umilmente PEcc. mo Senato restituirla al foro suoi
et all'incomparabile zelo, e virtù dello stesso Ecc. mo ì
desta, e Capitario, à cui quando cosi piaccia alla
avvanzarò in serie tutte le carte che riguardano il punì
conservate in quel pub.° Archivio, siano di perenne fcf
ai necessarj confronti del vero. Grazie.
Pirano, 7 Genti. 1732 M. V.
segu
(Cantili
-^r/^/^-
ut
segui
T, r \ -,..►* ' ,t
A'
V ISOLA DI CHERSO
dalla pace di Campoformio a quella di Presburgo
DEL
Prof. SILVIO MIT1S
DIRETTORE DEL GINNASIO-REALE PROVINCIALE DI PISINO
Nell'anno 1797 le quiete e laboriose popolazioni dell'isola
di Cherso venivano scosse e sconvolte da avvenimenti straor-
dinari. La regina dell'Adria, la cara ed amata sovrana delle
lagune, tradita da una mano di faziosi democratici e dalla cal-
colata ambizione di Buonaparte vittorioso, era prossima a per-
dere la sua indipendenza : e un mutamento di signoria sovra-
stava pur anco alle terre soggette a San Marco. Ma in quei
tristi giorni a Cherso, tra il violento scatenarsi di passioni le
più sbrigliate, non ci furono moti sediziosi di anarchici insen-
sati e di giacobini furenti che un'occupazione forestiera giusti-
ficassero quella rendessero dai più desiderata : e quindi da
noi neanche inviti a principi d'oltremonti, né partiti ungheresi,
che, memori del passato, s'arrabattassero per un ritorno di an-
tiche dominazioni. L' isola nostra venne occupata in forza dei
patti a Campoformio stipulati da quel Nappleone Buonaparte
che, bramoso di assicurare alla Francia il possesso della Lom-
bardia austriaca, ben volentieri sagrificava l' indipendenza della
repubblica di San Marco oramai agonizzante. La cosidetta mu-
nicipalità di Venezia accortasi troppo tardi delle proprie colpe
e dei propri errori, indarno protestava presso tutti gli stati di
Europa contro l'imminente invasione, indarno tentava d'im-
8
H\
— 33o —
pedirla : indarno chiamava il provveditore di Zara Andrea Que-
rini e traditore della patria, » e indarno spediva al direttorio
francese ambasciatori afjìnchè impedissero la ratificazione del
trattato. Quei poveri ambasciatori oltre il maP esito si ebbero
gli scherni del Buonaparte, di quel generale che stando ai ser-
vigi d'una repubblica, distruggeva il più antico stato repubbli-
cano ch'esistesse nel mondo.
Come e quando e sotto quali circostanze si effettuasse
nelF isola di Cherso la nuova occupazione fu da me esuberan-
temente narrato in un altro lavoro ; qui aggiungerò soltanto
che gli austriaci anche da noi in sulle prime si presentarono
come continuatori e conservatori degli antichi ordinamenti ve-
neziani : il vessillo di San Marco venne ammainato sì, ma con
tutti gli onori possibili, e si mantennero intatte le immunità,
i privilegi tanto dei cittadini che del municipio. Anzi da noi
si andò più oltre. Il Luksich, Capitanio Imperiale Regale e Mili-
tare Comandante nel manifesto l ) pubblicato sotto la loggia addi
3 di luglio 1797 faceva sapere che Sua Eccellenza Signor Conte
di Klenau (Mmberlano Cavalliere dell'Ordine di Maria Teresa,
Generale Maggiore e Comandante delle Truppe dell' Istria ed Isole
del Quarnero, dietro le informazioni avute dalli Capi e Deputati
della Città, per ordine imperiale non farà reclutare li abitanti di
questa terra, ma unicamente accetterà quelli che volontari si offri-
ranno per volontari sopra li pubblici Legni. Né questa fu la sola
e nuovissima franchigia concessa al popolo, che il Luksic pro-
metteva pure, in quei giorni procellosi, che vi sarà piena libertà
ed esenzione di pagamenti e da%i. Ma P ordine e la tranquillità
ottenuti a prezzo di concessioni sì esagerate era ovvio che non
potessero durare a lungo. A rendere più penosa la condizione
della città concorse P improvvisa partenza delle milizie di pre-
sidio, per modo che la Deputazione si vide obbligata di mandare
Giorgio Lemesich procuratore a Fiume (ottobre 1S97), affinchè
esposta la situazione infelice della Patria, devotamente implorasse
appoggio presso l'Inclito C. R. General Comando dell' Istria 2), dalla
T ) Archivio degli atti antichi nell' I R. Luogotenenza della Dalma-
zia in Zara. Doc. ined. tra le carte del governo francese.
2 ) Archivio della Luogotenenza. Doc. ined. tra gli atti del governo
austriaco.
\
— 33i —
quale militarmente P isola nostra dipendeva. E il governatore
di Fiume Paszthory avvisava il Lemesich che il comandante
delle isole del Quarnero, maggiore-generale Kòblòs, avea dato
gli ordini al dicastero militare di Pisino di mandare a Cherso
una compagnia del reggimento Ogulin, tosto che i nobili ne
avessero fatta richiesta. E il Lemesich, per sollecitare Parrivo
dei soldati, in realtà verso la metà di ottobre si portava a
Pisino.
Se questi soldati sieno giunti io non lo so : so per altro
che il massimo disordine signoreggiò in città e fuori anche
appresso. Tanto è vero che ai 18 d'ottobre Antonio Giacomo
de' Petris, deputato e procuratore del Corpo Nobile, supplica i
reggitori di Zara di dare un sollecito ordinamento all' isola *),
e quelli ai 14 novembre rispondono, con lo stile burocratico
di que' tempi, che l'opportuno ordine è già calato per l'interinale
organizzazione di Cherso, da considerarsi anche per V avvenire
come pel passato appartenente alla Dalmazia.
Se non che il governo di Zara non era costituito in modo
da assicurare alla provincia un' amministrazione forte, intelli-
gente, uniforme e benefica. Il mutar continuo di persone, la
più parte mediocri per ingegno, per esperienza, se non per
buona volontà; P indole conservativa del governo di Vienna,
alieno da imprudenti riforme, specie in un paese si facile ad
accendersi ; l'apatia delle popolazioni e la resistenza pertinace
degli ordini privilegiati ad ogni legge livellatrice, tutto ciò rese
confusa, diffìcile frustranea P opera dei ministri austriaci.
Talché il periodo tra il 1797 e il ?8o6 passa tra studi pre-
paratori e falliti tentativi di riforme, tra inchieste farraginose
e opposizioni o passive o manifeste, tra attriti di autorità, di
ceti, di popolo, il tutto affermante uno stato provvisorio che
comincia a cessare pochi mesi prima del termine della signoria
austriaca 2 ).
Al governo militare instituito durante l'occupazione, rigido
1 ) Archivio della Luogot. Atti del governo austriaco. Doc. inedito
N. 1004
2 ) Confronta con profitto : T. Erber, Storia della Dalmazia dal 1797
al 1814, Zara, Woditzka 1886. — L'abbé P. Pisani docteur ès lettres. La
Dalmatie de 1797 à 18 15. Paris. Picard et fils, 1893.
— 332 —
e poliziesco dovunque tranne da noi e in pochi altri luoghi
ancora, tenne dietro P amministrazione del conte Thurn (ago-
sto 1797 — luglio 1799), il quale, da buon ideologo, credette
di poter senz'altro dare stabile ed ordinato assetto alla nuova
provincia. La quale con l'Istria e l'Albania, a Vienna, fu resa
dipendente dalla cosi detta Cancelleria aulica formante una ses-
zione a sé, che poi s'uni a quella dell' Italia, per esserne stac
cata dopo il 1802. A Zara poi tutti i poteri, tranne i militari,
dei pubblici ufjìziali veneti vennero assegnati ad un Consiglio
di Governo, che, presieduto dal Thurn, constava dei seguenti
personaggi : Pasquali, Stratico, Riva, Rinna, Suppé e Wrachien.
E nella provincia, con il decreto dei 17 dicembre 1797, si in-
stituirono per intanto le così dette Superiorità locali subordi-
nate a Zara e composte di un Giudice dirigente e di due As-
sessori, i quali si dividevano i poteri dei conti veneziani e ave-
vano sotto di sé i Giudici di pace ; costoro formavano le Sotto-
Superiorità locali, che nei luoghi di minor importanza sbriga-
vano le faccende giuridiche.
Ma, come dissi, l'Austria in sulle prime lasciò intatti gli
ordinamenti veneziani nelle città soggette : fondò soltanto un
supremo tribunale di giustizia a Venezia, e volle che i giudici
seguissero la procedura stabilita nel codice leopoldino. Pochis-
sime le leggi nuove e quasi tutte concernenti la pubblica sicu-
rezza. Così si fissarono delle norme per evitare gì' incendi, i
giuochi d'azzardo, per pulire ed illuminare le vie della città,
per impedire che si fumasse in pubblico, pena la rottura della
pipa ; si volle un elenco dei forestieri arrivati, si stabilirono
delle norme per i cani vaganti, per i mercati sulle vie, per i
vasi non fermati sulle finestre, ed infine si pubblicò pure il re-
golamento per l'applicazione delle bastonate 1 ). Questi i prov-
vedimenti generali : in particolare non c'è molto da aggiungere.
Il primo atto che vidi della Provvisoria Superiorità Locale di
Cherso è firmato, ai 2 di gennaio 1798, dal giudica Lorenzo de
Petris 2 ) : in esso ei sinceramente rende noia al governo la di-
sordinata situazione della Città e dell' Isola, dove nessuno, fon-
1 ) Pisani p. 78.
2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. n. 3io5.
— 333 —
dandosi sulle concessioni del Luksich, vuol pagare le imposte,
ridendosi dei proclami del generale Lusignan (io luglio, 3 ago-
sto 1897) che solennemente avea annunziato doversi continuare
a corrispondere tutte le tasse fissate dal governo veneziano 1 ).
Il Petris si duole pur anco che i giudici di Ossero e dei due
Lussini si rifiutano di obbedire alla Superiorità di Cherso, non
ostante le antiche leggi e consuetudini: ed il governo, mentre
incerto, raccomanda l'ordine, la concordia e la pazienza fino
alla pubblicazione dell' Editto della formale Organizzazione delle
Isole del Quarnero, sostiene, ma non so con quanta efficacia,
che Ossero e i due Lussini devono riconoscere la loro dipendenza
in materia criminale e pubblico-politica da Cherso.
Il giudice Petris però, sia che non potesse non sapesse
navigare in mezzo alle procellose contingenze di quel periodo
imbrogliatissimo, poco dopo ecompare, ed in sua vece, ai 12
di gennaio 1798 il nobile Francesco Lion viene nominato giu-
dice dirigente, e Bernardino Antonio Petris e Biagio Malabo-
tich assessori, l'uno con 400 lire di stipendio, gli altri due con
288 2 ). Ma neanche essi, tra i marosi di quella età sconvolta
che andava man mano trasformandosi sotto il cozzare delle
idee diverse, poterono a lungo mantenersi a galla. Ciò si viene
a conoscere leggendo il promesso ed aspettato editto 8 ) che
Thurn firmava ai 1 3 di febbraio 1798 e che dovea anche a
Cherso restituire la pace, l'ordine e la felicità dei popoli. Ma
studiando attentamente quell'editto, si viene a comprendere che
quei sommi beni si doveano acquistare a prezzo di quelle libertà
per tanti secoli all' ombra del veneto leone pacificamente go-
dute. Il Thurn si provò di attuare il disegno del governo vien-
nese con lo spegnere un po' per volta, e quasi senza dare a
vedere, V indipendenza comunale nostra : avvincendo l' isola ai
poteri centrali e parificandola nei doveri alle altre città dell'im-
pero, si riteneva di assicurarne la pace e il possesso. Provve-
*) Tra queste la più importante era quella del Trentesimo. In pro-
posito si legga: Statuto di Cherso ed Ossero, p. 1 14-1 19; e Capitoli per
il Dazio trentesimo di Cherso ed Ossero MDCCXCII : per li Figliuoli del
qu. Z. Antonio Pinelli, Stampatori Ducali.
2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. n. 2668.
s ) Archivio della Luogot. Opuscolo a stampa.
— 33 4 —
dimento sotto certi riguardi opportuno, che delle libertà pub-
bliche il comune nostro nell'età passate aveva spesso abusato
di troppo, ma che in pari tempo gli toglieva quella autonomia
municipale la quale per tanti secoli era stata il suo carattere
storico più notevole. La Superiorità di Cherso, secondo l'editto,
era anche un Tribunale di arbitri compromissari, i cui giudici
davano sentenze inappellabili in quelle cause civili che non ol-
trepassavano l'importo di 25 fiorini, che fanno Lire ^oo Dalmate;
essi erano del pari investiti della giustizia criminale e dei poteri
amministrativi, politici ed economici, che esercitar doveano an-
che ad Ossero e nei due Lussini. Però, indizio dei tempi mu-
tati, la Superiorità era tenuta di inoltrare sotto grave sua re-
sponsabilità ogni quindici giorni una copia esatta del Protocollo di
tutti gli atti corsi in materia pubblico-politica ed economica all'Ec-
celso Governo di Zara. E questa Superiorità d'allora in poi do-
veva essere composta del giudice dirigente Giovanni Anto-
niazzo de' Bocchina, degli assessori Francesco Lion e Giorgio
Lemesich, e del cancelliere Alessandro Candido de' Leva.
L'editto inoltre ripeteva quanto le autorità militari nei pri-
mi giorni dell'occupazione aveano promesso: conferma, ossia,
delle leggi, degli statuti, dei privilegi si del Corpo Nobile come
del corpo civico e popolare; divisione tra i vari ceti, come per
lo passato, dei diversi ufjìci, i quali però doveano stare sotto
la dipendenza della Superiorità locale, la quale previa la conferma
dell'Eccelso Governo, nominerà le rispettive figure, elette e pre-
sentate sì dalla Comunità, come dalla Università, per coprire le
predette Cariche urbane; permesse, come per l'addietro, le ra-
dunanze del consiglio nobile e le congregazioni del popolo
sia per eleggere le sopradette Cariche, ovvero portare giusti e fon-
dati ricorsi ai Tribunali Superiori, dovendo però di volta in mila
chiedere il permesso, mediante la Superiorità locale, dall' Eccelso
Governo della Provincia in Zara, la quale delegherà la persona
apposita per presiedere a tali radunante ; concesse d'urgenza le
convocazioni del consiglio, qualora al giudice presidente fosse
per garbare l'ordine del giorno ; rimesse in vigore tutte le tasse
che si pagavano al governo veneto ; eretta nna pubblica Scuola
triviale per la gioventù d'ogni ordine... che però starà sotto la di-
pendenza e responsabilità della Superiorità locale; delegati per le
— 335 —
cause di diritto ecclesiastico gli arcivescovi di Zara o Spalato,
anziché come in addietro il tribunale della nunziatura in Ve-
nezia ; obbligato infine il presidio militare a sorreggere l'opera
della provvisoria Superiorità.
Ma questo editto che in mezzo a molte cose buone ripone
negli stessi personaggi e la giustizia e la polizia, che restringe
il diritto di riunione in modo da renderlo illusorio, che esige
la conferma imperiale per tutti i pubblici funzionari e li rende
rigidamente subordinati al governo di Zara, questo editto che
sostituiva in gran parte il diritto di stato a quello municipale
autonomo, nelP isola di Cherso seriamente ed interamente non
si potè applicare mai : il passaggio tra il vecchio e il nuovo
era troppo brusco; talché le condizioni dei tempi e degli uomini
obbligarono il governo ad essere guardingo, vacillante ed alle
volte persino debole, tra un popolo non abituato a disciplina
e ad imposizioni ch'aveano l'aspetto di servitù, e tra nobili te-
naci ne' diritti e ne' privilegi e memori d'un passato che lu-
singava la vanità, l' interesse, il sentimento e alle volte l'arbitrio.
E i fatti provarono ben tosto che il desiderato accentramento
dei poteri non fu possibile di attuare, che 1' amministrazione
continuò a proceder lenta ed arruffata, e che l'ordine parec-
chie volte venne messo a rischio.
Già nel febbraio 1798 i rappresentanti della comunità in-
sistono presso il governo provinciale acciocché provveda agli
interessi economici *) ed ai disordini che conturbano la città 2 ) ;
e agli 8 di giugno gli stessi rappresentanti, in grande maggio-
ranza patrizi, in uno dei soliti impeti di boria aristocratica,
pretendono che il tribunale patrio sia costituito da nobili sol-
tanto, escludendo persino quelli di Ossero.
Nello stesso mese si rendevano pure chiaramente manife-
ste quelle discrepanze tra la Superiorità del luogo e il militare
presidio, le quali, ora aggravandosi ora attenuandosi, dovevano
*) Alla caduta della repubblica di S. Marco V isola possedeva 800
bovini, 34000 lanuti e caprini, 600 suini e 5oo cavalli. Memorie degli av-
venimenti successi in Dalmazia dopo la caduta della repubblica veneta
di G. Cattalinich, p. 246.
2 ) Archivio della Luogot. Doc ined. N. 35n.
— 336 —
durare fino al 1806. Il giudice agli 11 di giugno partecipa v ,
al governo di Zara la dissonanza nei fissati rapporti coll'inclito
C. R. Militar Presidio, per vera fatalità oggi diretto, in absm%a
del suo Capitanio, dal giovane sostituto Gollob : costui si rifiuta
di mettere a disposizione del tribunale i suoi soldati, perchè il
Comando non riceve comandi e ordini dalle Superiorità locali; si
lagna invece che i suoi militi sono costretti di digiunare o di
cibarsi di carni salate nocive alla salute, per modo che persino
nel giorno di Corpus Domini non si potè aver una libra di carne
per pochi Ufficiali ; sostiene che le istanze alla Superiorità a
nulla approdarono, talché, in un mese e dieci giorni, per la
guarnigione non si macellarono che due o tre buoi e tre
quattro agnelli ; inutilmente pure ei aveva pregato la Superio-
rità dell'escavo d'un soprabbondante comodo militare nella caserma.
quantunqne il fetore fosse insoffribile e grande il pericolo di
gravi malattie. La superiorità dal canto suo attribuiva tutte que-
ste lagnanze al malconcepito genio di esso C. Militar Presidio:
ma le cause del dissidio doveano essere ben diverse e molto
complesse.
Cherso, comune quasi indipendente, ne' tempi andati non
avea avuto mai milizie, né veneziane e molto meno forestiere:
non sapeva cosa volesse dire autorità, prestigio e burbanza
militare; municipio autonomo ed a preferenza aristocratico,
avea lasciato a Venezia l'incarico di dar la caccia ai ladri di
mare, che a quelli di terra ci pensavano i cittadini stessi, i
quali, alla foggia dei comuni medioevali italiani, in tempo di
bisogno erano tutti soldati. Ora invece, quando nessun pericolo
esterno li minacciava, quando il ricordo della signoria vene-
ziana era ancor molto vivo, vedevano in città milizie forestiere
parlanti lingue incomprese, pretenziose, spavalde che per giunta
la cassa comunale doveva acquartierare e vettovagliare.
Il rifiuto di sopperire più oltre alle spese del presidio, il
tuono autoritario usato nelle reciproche relazioni dai magistrati
cittadini, non fecero che inacerbire i dissidi e provocare più
tardi gravi tumulti. Indarno il governo di Zara si sbraccia di
l ) Archivio della Luogot. Doc. ined. tra gli atti del Governo au-
striaco.
— 337 —
raccomandare *) la esatta armonia tra il potere Civile e il Mili-
tar Comando, indarno consiglia alla magistratura cittadina mag-
gior officiosità verso chi rappresenta il potere militare: indarno
impone di scansare gli urti con l'uso di prudenti direzioni ; gli
attriti, or palesi ed or occulti, nel dicembre del 1798 degene-
rarono, come dissi, in una sommossa abbastanza grave, della
quale fu autore il popolino, che, sfruttando i rancori dei grandi,
manifestò chiaramente l'amor suo alla preda e l'odio contro i
soldati e contro i nobili, erroneamente ritenuti ancor sempre
come promotori e responsabili della venuta de' nuovi padroni.
Di ciò fa testimonianza il seguente documento 2 ), .che, come
tutti gli altri, ora per la prima volta viene dato alla stampa :
e All'Eccelso Regio Superior Tribunal d'Appellazione
in Zara.
Li 16 del caduto decembre verso le 23 V2 italiane, essendo
insorta altercazione per oggetto della carne nelle pubbliche bec-
cane di questa Città tra alcuni gregari del presidio ed abbitanti
della stessa, pretendendo con violenze dal macellaio li primi,
ne derivò l'arresto per comando del Caporale d'uno del popolo,
che, con qualche mal trattamento fu successivamente anche
scortato al Corpo di Guardia. Mal soffrendo l' impetuoso vio-
lento popolo il fermo dello stesso, si posero senza freno bal-
danzosi alcuni de' più facinorosi ed assuefatti alle impunite
tumultuazioni, a rampognare la Direzione Militare, e con voci
sussurranti e minacciose ad animar il popolo a non dovere
permettere tali soperchierie (a loro modo di dire) delli Militari,
e di darsi coraggio a levare dalle loro mani l'arrestato a forza,
qualora ne facessero resistenza. Era giorno di Festa e succeduto
il fermo nel momento del terminar le Funzioni in Chiesa allor-
ché usciva il popolo ; ed altri per curiosità, altri perchè animati
dagli promotori, tutti già, per il malgenio verso il Militare, si
affollarono alla Piazza dinanzi la Sentinella e Corpo di Guardia.
Un certo confuso sordo minaccioso bisbiglio concomitante la,
1 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 4 luglio 1798.
2 ) Archivio della Luogot. Doc ined.
338
1
calca del popolo affollatosi quasi addosso la Sentinella in atto
che sembrava volerla superare per indi penetrare al Corpo di
Guardia, denotava senza dubbio la meditata esecuzione del reo
attentato disegno di voler a forza in libertà l'arrestato qualora
si fosse opposto il Militare. Si resero in queir istante inoperose
le voci di correzione delti tre Capi del Popolo accorsivi alla
Piazza, ed inutili le persuasive, mentre vieppiù sembrava insi-
stente il popolo; Torrido spaventevole spettacolo avea posto in
costernazione gli animi delle Nobili Famiglie, figurandosi un al-
tro caso consimile avvenuto all' ingresso delle C. R. Truppe li 12
giugno 1797, e che dopo il massacro de 1 Militari, avrebbe dato
il mal affetto popolo 1' ultima mano contro di esse, in esecu-
zione a non per anco obbliviati disegni, quando il C. R. Te-
nente, prevenendo la preveduta fatale conseguenza, diede ordine
a' suoi Caporali della liberazione dell'arrestato. Ecco il momento
in cui ad un tratto si è diradata la calca, soffocate le bisbigliose
voci, e ridonata l' incostante calma alla Città. Appena che fu
portato a notizia della Superiorità l'avvenimento, intraprese la
tessitura dell'inquisizione, da cui, compilata, emergono quattro
li principali promotori dell'insorgenza. Eravi il caso della pro-
cedura stataria sommarissima in una Capitale. Ma questa Su-
periorità ben istrutta dell' indole non ancora dirozzata di que-
sto popolo, dell'odiosità verso li Militari e verso le Civili Fa-
miglie, sprovveduta di sicure carceri alla custodia de' delin-
quenti, ha creduto di soprassedere all'assunzione de' costituti
de' rei, e di conseguenza al loro fermo, per evitare, in questa
cauta prudenzial guisa, nuove temute tumultuazioni che avreb-
bero potuto terminare con delle funestissime conseguenze tanto
contro li Militari che Famiglie Nobili della Città. Ben però co-
noscendo la necessità d'un sensibile castigo ne' rei, per esem-
pio a questa sfrenata popolazione, onde contenerla ne' limiti
della suddita doverosa moderazione, implora dall'Eccelso C. R.
Superior Tribunale d'esser munita d'un Legno Guberniale ar-
mato, fino la definizione della criminal procedura, per poter,
dopo costituiti, poner sotto ferma sicura li rei e rassegnare con
essi il processo e la sentenza. Anche li Capi Nobili della Città
intimoriti e per se stessi e pei loro Concittadini, chiamandosi
malsicuri esposti alla sfrontatezza di questo popolo, reso in
— 33g —
oggi vieppiù ardimentoso per la vittoria riportata contro
li Militari nel predetto caso, si sono prodotti col loro devoto
memoriale, che unitamente si rassegna, perchè, esaudita questa
Superiorità dall'autorevole voto d'esso Ecc. C. R. Superiore
Tribunale, dietro al gastigo de' delinquenti possa con egual
fermezza render giustizia ai discoli e morigerati all'ombra delle
lejgi del sempre Augusto nostro Sovrano.
Cherso 27 febbraio 1799
Giovanni Antoniazzo de' Bocchina Giud. Uirig.
Lion Assess. 1
Dall'accennato memoriale l ) si apprende come i nobili si
sentissero malsicuri in città di fronte alle prepotenze d' una
turba temeraria, che, sollevandosi in nome di Venezia, voleva
impunemente rubare e assassinare: essi implorano dal governo
provvidenza e sicure^a perchè ora si vede e si ode il genio per
l'anarchia e insubordinazione, e perciò è palese l'odio verso la mi-
li%ia e l'ordine Nobile e le civili ed oneste persone. L'insurrezione
della sera 16 corr. ce ne porge non equivoca prova del suo genio
niente diverso dal giorno dell'anarchia 12 giugno 1797 ; il popolo
di Cherso è feroce quando è unito ; vi sono li pia cattivi, e perchè
tali odiano il nome di legge e di giustizia.
In cospetto di simili fattaci il governo di Zara mostrò una
debolezza grande, ma del resto comprensibile ; ci lodò l'opera
del tenente e della Superiorità del luogo: dichiarò che non era
possibile di mandare nelP isola alcuna nave da guerra, e che
conveniva dilazionare prudentemente il costituto de* Capi, Né al
Corpo Nobile occultava la propria impotenza, assicurandolo che
nelle attuali imperiose circostanze non può il Governo accorrere
con quella fermezza che riconosce ben necessaria ; volle però che
non si rendesse pubblica la presente deliberazione affinchè non
desse motivo a nuovi disordini 2 ).
Si è detto più sopra che tale debolezza era spiegabile : e
in fatti furibonda imperversava allora (ottobre 179N-1799) la
J ) Archivio della Luogot. Doc. ined.
2 ) Archivio della Luogot Doc ined.
— 340 —
guerra che l' impero e mezza Europa aveano mosso alla Fran-
cia, profittando dell'assenza del Buonaparte e della inattitudine
del governo direttoriale.
L'Austria avea bisogno di mantenersi forte specialmente
in Italia, dove la vittoria avea arriso ali z sue armi, dove ve-
deva nei russi, più che alleati, rivali temibili, dove orribilmente
si compiva la restaurazione degli antichi governi. Quindi era
naturale che in tempi tanto diffìcili non volesse suscitare altri
vespai, in mezzo alle nostre popolazioni relativamente tran-
quille, e necessità la obbligasse a mostrarsi indulgente, in ispi-
de dopo che il Buonaparte, sbarcato in Provenza e giunto a
Parigi (ott. 1799), andava preparando le giornate di brumaio
e di Marengo.
Infuriando queste lotte anche l' isola nostra ebbe a soffrire
assai per colpa di corsari pugliesi ed anconetani, che infesta-
vano l'Adriatico, catturando i bastimenti e rendendo impossi-
bile qualsiasi commercio con V Italia. Quindi cessati lauti pro-
venti e miseria di molti, la quale si alleviò soltanto dopo la
conclusione della pace di Lunéville (9 febbraio 1801) allorché
l'imperatore si fu riconciliato con il primo console.
Già ai 4 di aprile 1799 la Superiorità di Chcrso presen-
tava al governo un' istanza *) nella quale nobili e popolo chie-
devano artiglieria e munizioni aljìne di difendersi contro i pi-
rati. Rispondeva, ai 4 di maggio, il consigliere Stratico che il
Governo era assicurato dall' Ecc. General Comando della Marina
in Venezia che saranno spediti legni armati dell'Augusto Sovrano
per tutellare non solo la navigazione di questi mari dalle infestazioni
de' corsali (francesi e cisalpini, cancellato), ma assieme V isole e
i litorali. Ma sapendo lo Stratico che il governo non poteva
disporre che della vecchia flottiglia veneziana, ossia al massimo
d'una quarantina di navi la più parte in cattivo stato, nell'an-
zidetto documento così continuava : t La vigilanza di essa C.
R. Superiorità intanto, ben intendendosi col C. R. Militar Co-
mando, può disponer militari custodie in quelle località che
esser possono le più esposte, non essendo poi presumibile che
J) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 1860, 1861.
- 3 4 . -
i Corsali, diretti al solo oggetto di predare i Bastimenti che
inermi navigano in quei mari, osino di tentar attacchi in una
città custodita di Militar Presidio e di numerosa popolazione
fornita. »
Ed i chersini, d'accordo con la Superiorità, quasi da soli
si assunsero l'incarico di preservare l' isola dai seri pericoli che
la minacciavano: un lungo documento *), spedito a Zara ai i5
di giugno del 1799, °i espone quanto essi abbiano operato
sotto questo aspetto in tutte le terre soggette alla loro giurisdi-
zione. Lo ricapitolerò in breve.
La Superiorità, appena ode ch'erano state riprese le osti-
lità, instituisce in tutti i luoghi dell'isola, maggiormente esposti
alle invasioni nemiche, delle Guardie Terriere notturne e diurne
che organizsate con facili segnali di corrispondenza d'una coll'altre,
possono accorrere e darsi reciproco soccorso ove il bisogno pia esi-
ger lo potesse; quantunque^ soggiungono il giudice dirigente An-
toniazzo e l'assessore Lemesich, in tal circostanza s'abbia pro-
vata la dispiacenza di non essere con egual attività ed energia se-
condati da questo Presidio militare^ sebbene ricercato d'assistenza
e di innesto alla Guardia Terriera, come lo comprova l'annessa
Offiz iosa - E tra i luoghi più esposti alle incursioni nemiche e
bisognevoli di maggior guarnigione la Superiorità ricorda i se-
guenti :
a) San Pietro de' Nembi, isolotto solito a dar rifugio alle
navi che attraversano l'Adriatico e protetto da un forte che
non ha artiglieria di grosso calibro né succiente presidio, il
quale, da diciasette soldati ed un ufficiale, dovrebbe essere por-
tato almeno a sessanta uomini.
b) Cigale e Moniche, ossia valle d'Augusto, nella terra di
Lussinpiccolo.
e) San Martino pure in Lussinpiccolo.
d) Sant'Antonio e Rovensca in Lussingrande.
e) La Cavanella 2 ), presidiata da picchetti della guardia ter-
*) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 35n.
2 ) Canale che divide l' isola di Cherso da quella dei Lussini ; all'e-
poca veneziana per passarlo bisognava pagare una tassa al conduttore,
e n'erano esenti soltanto le barche dello stato e degli isolani. Vedi Ca-
— 342 —
riera di Neresine e S. Giacomo, forte di i5o uomini, e da uaj
sentinella tolta dalla guarnigione di Ossero, che è composta di
otto gregari e un caporale, alloggiati in una casa del coTiun:
ridotta a caserma. Attesa però la distanza delle due borgate
dalla Cavanclla, si rendeva necessario di accrescere il presidio
di altri ventuno militi almeno, molto più che la città spogli*
quasi d' abitanti, in caso di bisogno non avrebbe potuto con-
correre alla difesa; per giunta, all'ingresso delle truppe impe-
riali, erano stati tolti e portati a Fiume quattro pezzi d'arti-
glieria che dalle mura, ai tempi della signoria veneziana, guar-
davano il mare e il passo.
/) Porto Comisa in Ustrine, solito ricovero di pirati fran-
cesi o cisalpini, i quali nella notte del 12 aprile 1799 erano
venuti alle mani col debolissimo presidio. Necessità voleva che
si erigesse colà un castello capace a contenere almeno dodici
soldati.
g) San Martino in Valle avea pur bisogno di una guarni-
gione di quaranta militi e quaranta terrieri che potevano colà
trovare il necessario alloggio, esistendovi nella miglior situa\ione
un sufficiente Castello eretto appositamente per le Guardie, e the
è quasi attaccato ad un Convento abitato da pochi Religiosi Terziari.
h) t Chèrso ed il suo ampio porto non sono cotanto espo-
sti alle incursioni de' Pirati, e sarebbe sommo l'ardire di quello
che ne azzardasse l'aggressione. Ottocento circa gli abitanti atti
a portar armi, uniti ad un Presidio Militare di ccnt'ottanta gre-
gari comandati da tre Ofpziali, sarebbe la forza che si potrebbe
opponere. La Città murata all' intorno ha due Balloardi, di
antica costruzione, che difendono il porto e la Città stessa per
via di mare. Sotto l'ex-Veneto Governo erano muniti di otto
pezzi d'artiglieria di bronzo di grosso calibro. Questa popola-
zione con somma dispiacenza se li vide levare d' ordine del
primo Comandante Imperiale che ne fece il suo ingresso; dura
la dispiacenza, massime nell' attuai stato di guerra ed ai fre-
quenti impulsi della Popolazione stessa : questa Superiorità è
stata costretta reclamar al General Comando Militare in Capo-
pitoli per il passo della pubblica Cavanella di Ossero. MDCCXCH per gli
Figliuoli del q. Z. Antonio Pinelli, Stampatori Ducali.
— 343 —
distria la restituzione o la sostituzione di altri. Per verità per
compir i mezzi d' un ottima difesa non vi manca di più, ed
oltre di ciò ne succederebbe il general contentamento di questi
Abitanti. Alloggia incomodamente il Presidio Militare nel vec-
chio rovinoso Palazzo di Regia ragione e eh' inserviva ai Rap-
presentanti dell'abdicato Governo; egli abbisogna d' immediato
dispendioso ristauro. Questa Superiorità, riconoscendo tal asso-
luta necessità, si riserva di assoggettare fra breve un piano,
che tendente al bsn essere di questo Militare Presidio, concilii
anche l'economia della Regia Cassa. — La materia di Sanità
vi è gelosamente osservata ; Guardie Terriere innestate dalle
Militari, la vigilanza di questo Spettabile Collegetto, rendono
inviolato il grave obbligo. Zaglava, Grabrovizze, Bagna, Mezzo-
lin, Gromazna posti di poca conseguenza... sono soliti esser
muniti di Terrieri... 3o nei primi tre luoghi, 5o nel quarto e
40 nel quinto... In quello di Faresina vien in dette circostanze
deputato uno di questi cittadini a soprassiedere alle Guardie
(38) colà appostate, e questi divien responsabile d'ogni disor-
dine... Sansego e Onìe, il primo abitato da 70 famiglie circa,
il secondo da 3o... sono estremamente esposti... anche per la
naturai pusillanimità di quegli abitanti... t
Mentre ardeva la lotta della seconda lega, il conte Thurn
lasciava il posto di governatore della Dalmazia (luglio 1799),
senza che traccia alcuna in qualsivoglia città o borgata si fosse
veduta deir opera sua. Non già che gli abbia fatto difetto di
buone intenzioni per mettere un po' d'ordine in un paese tanto
bisognevole di equità, di progresso, di pubblico e privato be-
nessere ; ma le molteplici riforme da lui ideate non poterono
venir messe in attuazione, per la resistenza degli amministrati,
il malvolere de' suoi collaboratori, per gli ordini di Vienna,
che paventava brusche innovazioni in mezzo a popoli attacca-
tissimi agli ordinamenti antichi e non voleva rendere mal-
contente le classi privilegiate *).
Partito il Thurn e continuando la guerra esterna, tutta la
Dalmazia e quindi anche le isole del Quarnero vennero poste
i) Pisani p. 88.
— 344 —
Sotto P immediata dipendenza delParciduca Carlo, il quale cor-
risponde direttamente con le autorità dei singoli luoghi, e re-
gola in ispecie le faccende militari. Intorno alle quali gioverà
sapere che appena iniziate le ostilità in Italia, il governo di
Vienna stabiliva che pure nella provincia si allestisse un reg-
gimento di soldati da essere poi trasferito nel teatro della guerra.
Se di questo reggimento abbiano fatto parte dei chersini io
non so : so per altro che la coscrizione fu lenta, laboriosa in
vari luoghi impossibile ; i soldati scappavano et il fallut user
de tous les moyens inscrils dans le code militaire, deputi l'amena*
jusqu'au bdton pour les conserver au corp 1 ). 11 reggimento dal-
mato partì alla volta d'Italia al principio del 1800, quando Na-
poleone Buonaparte, reduce dall' Egitto, con la nuova dignità
di primo console s'apparecchiava di vendicare in un solo giorno
tutte le disfatte del 1 799. A Marengo ei non si trovò di fronte
le milizie dalmate, le quali il dì innanzi (i3 giugno), essendo
di guarnigione a Venezia, s'erano anzi ammutinate contro i
loro ufjìziali ed aveano tentato d' impadronirsi per sorpresa
dell'arsenale. Il castigo fu mite come lo comportavano le dif-
ficoltà dei tempi.
Ma la notizia del disastro sofferto dalle armi imperiali in
Italia e della grave ribellione de' dalmati deve essere giunta
per tempo nell'isola di Cherso, perchè vari fatti ce ne danno
la prova.
Nel luglio di quell'anno tanto famoso (1800) il tenente-
colonnello Belcredi, della brigata di Trieste, avvertiva il governo
di Zara che la Superiorità di Cherso negava l'acqua ai soldati
del quinto battaglione del Banato lì cantonati, adducendo a
motivo un ordine venuto appunto da Zara, il quale asseriva
P isola non essere più soggetta air Austria, ma come per lo pas-
suto al suo naturai Principe la ex- Veneta Republica ; chiedeva
quindi il marchese Belcredi le opportune notizie intorno a questo
importantissimo soggetto 2 ). In risposta il governo di Zara ai 7
d'agosto dirigeva alla Superiorità dell' isola uno scritto pieno
di risentimento, dal quale stralcio questi brani : « Con gran
») Pisani p. 88.
2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 4325.
— 3 4 5 —
sorpresa si rileva d'essersi la C. R. Superiorità immaginata una
circolare di questo Governo in forza della quale si pretende
codesta Isola andar soggetta non più al Dominio Austriaco,
ma a quello del fu naturale suo Principe l'ex Veneta Repub-
blica; che dietro un tal vaghegiato pretesto sieno state effet-
tivamente chiuse le pubbliche cisterne e si neghi l'occorrente
acqua a codesto C. R. Militar Presidio. Non può il Governo
a credere a sì incorreggibile trapasso, in codesta Superiorità
locale la di cui virtù zelo ed attaccamento per l'ottimo dei So-
vrani si è fin ora distinta in ogni incontro... quindi si mandi
dettagli entro tre giorni e il rapporto vada con un espresso
fino a Veglia... e con altro senza perdita di tempo in Arbe e
cosi progressivamente fino a Zara. E qualora taluno abbia ef-
fettivamente spiegato le suaccennate inventive dietro alle quali
sia stata negata l'acqua ai Militari, li si commette che tale ma-
ligno sia tosto fermato e mandato all'obbedienza di questo go-
verno, occorrendo anche con forza e con l'assistenza Militare... »
La Superiorità di Cherso allora, visto forse che Marengo
non avea fatto mutar faccia alle cose, china la testa e si scusa
e alle rimostrante per avere con editto preconi\%ato il risorgimento
dell'ex Veneto Governo, con l'atto *) dei 19 agosto presenta le sue
direzioni... e rimarca non aver dessa se non che circolato quello
prescritto dal Governo riguardante lo sbando dei Dalmati, aggiun-
gendo che mai negò l'acqua ai soldati, ma che questi a bello
studio aveano distrutto le cisterne della caserma.
In fatti la pace di i.unéville (9 febb. 1801), se avea ricon-
ciliato P imperatore con il primo console e restituito la pace
all' Europa, in fondo non avea che confermati i patti di Cam-
poformio. La Dalmazia continuò ad essere amministrata dal
consiglio di governo, presieduto prima dal Rinna, poi dal conte
Carnea-Stefaneo (ott. 1801-mag. 1802), e l'uno e l'altro, ma
specie il secondo, punto solleciti nel venire in soccorso ai mali
del popolo, o almeno nel curare che si osservasse quel po' di
bene che i loro predecessori aveano fatto. Ma un periodo nuovo,
l ) Archivio della Luogot Doc. ined N. 4800.
— 3 4 6 —
bene auspicante per l'avvenire della provincia, sembrò iniziarsi
allorché nel maggio del 1802 il posto del Carnea-Stefaneo venne
occupato dal conte di Goéss, al quale pochi mesi dopo veniva
conferito il titolo di governatore della provincia.
Intelligente, colto, laboriosissimo, il conte Goéss ebbe ani-
mo disposto al bene, vedute larghe profonde, e, relativamente
ai tempi, liberali : ambì quindi un'amministrazione onesta, be-
nefica, illuminata. Sostituì vecchi consiglieri di governo con
nuovi, quali un Grisogono, un Marinovich, un Alughera, un
Verigo, un Ismaeli ; per un intero anno con maravigliosa ala-
crità volle ed ottenne informazioni esatte ed autentiche su ogni
parte dell'amministrazione civile della provincia. Le Superiorità
per tutto quel tempo vennero tempestate di domande, di pa-
reri, di ordini : si avviarono centinaia di inchieste, di indagini,
si rovistarono archivi pubblici e privati : e tutto questo perchè
il capo del governo volle essere minutamente informato intorno
alle condizioni della provincia, per potervi quindi apportare gli
opportuni rimedi. Tra le inchieste notevole quella che, ai 5 di
febbraio 1802 si impose alla Superiorità di Cherso e che, come
altrove stampai *), ci mette sottocchio un bellissimo quadro
delle condizioni politiche e civili di que' tempi. Notevolissima
poi e meritevole di studio accurato e profondo è P altra rela-
zione che si conserva nel ministero degli interni a Vienna e
che concerne le questioni agrarie delle isole del Quamero (Zara
3 agosto 1801 ; pagine 26).
Ideale accarezzato dall'arciduca Carlo fu quello di popolare
la Dalmazia con coloni laboriosi e fedeli tolti dalle provincie
dell' impero 2 ) ; ma a questo disegno ch'era politico ed econo-
mico insieme, il consiglio di governo residente a Zara si mo-
strò contrario sempre, ed anche il Goéss non ne fu troppo
tenero. Nella relazione ch'ei trasmise a Vienna concludeva in
rispetto alle terre nostre con queste savie parole : e Nelle isole
di Veglia, Arbe come pure a Cherso non sono gli agricoltori
che mancano, bensì il terreno coltivabile : » sosteneva quindi,
con grande perspicacia e mirabile intuito, che nei detti paesi
*) Frammenti di storia lib umica. Zara 1890 p. 32 e seg.
2 ) Pisani p. 98 e seg.
— 3 4 7 -
bisognava incoraggiare sopra tutto l'industria, il commercio e
specialmente la marina mercantile, anche ora vere fonti di pub-
blica e privata prosperità in quei paesi.
Vedendo il Goéss come i semplici preti stentavano la vita
fra la miseria e l' ignoranza, come gli analfabeti in mezzo al
popolino erano infiniti di numero per mancanza di scuole, co-
me non e' erano ospedali per ammalati, per mendichi, per
infanti abbandonati, mentre i prelati godevano pingui stipendi
e le confraternite mal disciplinate sprecavano, il più delle volte,
miseramente, le loro rendite, a tutto ciò ei volle porre rime-
dio : e massime col ridurre a quattro le sedi vescovili e col
riordinare le opere pie egli intendeva di venir incontro a quei
bisogni che il sentimento civile e umanitario rendevano indi-
spensabili.
In questa occasione i chersini ottenevano la promessa che
la loro città sarebbe divenuta sede di vescovo, perchè aveano
detto in una loro rimostranza i) (25 giugno 1802), non essere
giusto che Ossero di cui non resta più che il nome abbia a
rapirgli questo onore, mentre Cherso è sede del civile e politico
governo e luogo più di ogni altro distinto e popolato non che fre-
giato di una Collegiata : e che Ossero non potesse essere dimora
di vescovi lo provava l'assenza continua del presule Raccama-
rich, il quale la più parte dell'anno passava fuori di città.
A mettere poi regola nelle confraternite il governo man-
dava da noi prima Giovanni Retzer, e quindi (19 die. 1802)
Giuseppe di Pantz, persona, a giudicare dai titoli, competente
e reputata, perchè oltre che cavalliere egli era Impiegato alla
Ragionatela Aulica Montanistica in Vienna e addetto come mine-
ralogista alla aulica Commissione in Zara 2 ). 1 chersini approva-
rono l'opera illuminata del governo e la Superiorità con un
atto 3 ) dei 6 febbraio r 804 se ne rendeva interprete, specie os-
servando che la riforma delle opere pie dissiparebbe l'orda di
vagante gioventù odiosa, in non adulta ancor età corrotta, né ca-
1 ) Archivio della Luogot. Ispettorato centrale pel culto e ammini-
strazione de* vacanti. Diocesi di Ossero-Cherso-Lossini. Doc. ined.
2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 2026.
3 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 3238.
;
— 3 4 8 —
(Irebbero a peso della società tante braccia a pretesto d'una srego-
lata bisognosa questua, che ancor potrebbero rendersi utili. Pre-
sentava quindi un elenco di persone abili ed oneste apparte-
nenti all'uno e all'altro ordine, le quali avrebbero potuto sor-
reggere il delegato governativo; dei nobili si menzionano i se-
guenti : Antonio Zaccaria Lion, Dott. Bernardino de Petris, Giu-
seppe Luigi Mitis, Antonio Maria Colombis, Benetto de Mojsis;
de' cittadini : Giovanni Battista Borzatti-Petris, dott. Matteo
Verbas.
A dare maggiore impulso e regola all'azione riformatrice
del governo, e nello stesso tempo a farne meglio sentire la
soggezione, le isole del Quarnero, parmi nel 1800, furono rac-
colte sotto l'immediata dipendenza d'un direttore politico, che
fissò la sua residenza a Cherso, donde meglio potevasi ammi-
nistrare V intero distretto. La persona scelta a tale ufficio fu
Francesco de Suppè, dalmata, già consigliere di governo e fun-
zionario pubblico buono e laborioso. Tra le novità introdotte
sotto il suo reggimento noterò quella imposta da Zara con il
decreto *) dei 3i marzo i8o3, secondo la quale i due camer-
lenghi, col mezzo dei capi della comunità, doveano rimettere
al governo provinciale l'elenco di tutte le spese straordinarie
che si divisava di fare, per ottenerne il necessario assenso. A
toglimento di qualunque defraudo, collisione ed arbitrio, fu pure
regolata 1' amministrazione del fondaco, specie stabilendo che
tutti i denari ciascun giorno venissero messi in uno scrigno a
tre chiavi, custodite dai due fonticari, dai due deputati, e dal
dirigente della Superiorità, ad insaputa del quale non si doveano
fare né riscossioni, né pagamenti; infine fu trovato opportuno
di rimettere in vigore la terminazione dell'ex-conte-capitano
veneto Giovanni Battista Corner, di data 3o gennaio 1771.
Ma, non ostante le buone intenzioni del Goéss e del Sup-
pè, l'amministrazione dell' isola procedeva arruffata e lenta, riu-
scendo quindi presso che infeconda ai sudditi. Serpeggiava in
città un mal celato rancore tra i capi della comunità e la Su-
periorità locale, i primi rappresentanti d'un passato dolorosa-
mente scomparso, gelosi per giunta fino allo scrupolo della
l ) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 732.
— 349 —
municipale autonomia ; la seconda, magistratura de' tempi
nuovi e mezzo del voluto sistema di accentramento politico.
Quindi gelosie, puntigli, attriti, diffidenze che paralizzavano ed
alle volte impedivano l'esercizio dei pubblici servizi, accrescen-
do quella confusione che forma il carattere più notevole di quei
tempi. I capi della comunità accusano il tribunale di rilassa-
mento e di parzialità, e questo dall'altro canto loro ricorda di
esercitare le mansioni con purità di sentimento e con lealtà ; e gli
attriti fra le due autorità, fomentati anche da rancori personali,
in sul finire dell'anno i8o3 s'inacerbirono a segno che il go-
verno di Zara dovette intervenire. Giovanni de Colombis, Ni-
colò de Petris ed Antonio de Petris, giudici usciti d' ufficio,
aveano dato querela al capitano Giacomo Lemesich per espres-
sioni gravi ed indecenti pronunciate contro di essi al caffè in
Riva : ma egli era stato assolto dalla Superiorità non essendosi
rilevato dai testimoni fuorché il Lemessich avesse detto che non
conoscono la legge e che sono tanti asini della legge e che avrà
ancora da vedere qualcuno andar incadenado a Zara. Quindi nuove
e gravissime rimostranze dei detti ex-capi contro la Superio-
rità, e proteste vivaci di questa all' imperiale governo, sul fare
della seguente :
t E quando mai cesseranno le voci della malignità? Non
riconoscono li passati Capi di questa Comunità di Cherso, né
Autorità costituita ad essi superiore, né sentono riguardi di
avanzarsi con menzogne a chi dovrebbe farli tremare. Se dalli
Capi della Città non si principia a rispettare li Superiori, al
certo non può lusingarsi questa Superiorità, la dovuta deferen-
za dai subalterni. Se questi senza riserve impunemente osano
di declamare contro, non v'è sicurezza in chi la compone. —
Implora quindi la Giustizia d'Essa Eccelsa Autorità... a discen-
dere alla giusta reprcnsione de' troppo avvanzati trapassi col-
l' intollerabili espressioni... »
Se non che la questione che tanto strepito avea sollevato
in città e nella capitale era lì lì per venir composta pacifica-
mente in grazia ai buoni uffici del Suppè, già il Goéss si com-
piaceva della piega che prendevano le cose nelP isola nostra,
quando a mettere olio nel fuoco e a svelare il marcio che lo-
— 35o —
gorava l'amministrazione chersina, giungeva al governo in Zara
la seguente lettera anonima J ) :
€ Eccelso Governo,
• In Cherso tutto marca confusione e disordine per opera
di chi rappresenta il Tribunale di Cesare. Non si eseguiscono
le leggi, si negligono ed occultano, per fini privati, i Decreti.
Rei convinti e confessi trionfano ne' loro delitti ; si nega giu-
stizia e si vende col soldo e coi regali. — Una Circe infame
dispone del cuore dell'Assessore, dal quale ciecamente dipende
il sebben sciocco avido però Dirigente. Si tollerano Ministri in-
fedeli e si defrauda il Sovrano Erario per aggradire alla Signora.
Nessuno s' interessa per il pubblico bene né si ascoltano le la-
gnanze dei sudditi. Da qui nasce il disservizio sovrano e il mal-
contento del popolo. Tutti li delitti si rileveranno coir esame
dei Capi della Comunità e Popolo degli anni 1802, i8o3 e de-
gl'Avvocati, se il Governo destinare un apposito Commissario,
fuorché il troppo buono Direttore delle isole. Cherso li 10 Gen-
naio 1804. Mattio Soldatich. Eccelso Governo. Un onesto sog-
getto dell' isola di Cherso, sotto il nome di Mattio Soldatich e
senza di lui saputa avvanzò a detto Eccelso Governo, per non
incorrere in gravi pericoli, un Ricorso contro le ingiustizie della
Superiorità. Se detto Eccelso Governo vorrà aprire V Inquisi-
zione verrà in lume d'ogni cosa. »
Questa lettera nel suo contenuto peccherà d'esagerazione,
ma egli è certo però che anche da essa si scorge come l'edu-
cazione politica e le civili virtù non fossero doti della magi-
stratura chersina. Il governo e le parti interessate indarno si
arrabbattarono per scoprire l'autore della lettera : il Suppè dal-
l'altro canto fece ogni sforzo per ismentire le accuse lanciate
contro i suoi subalterni, ma del tutto non vi riuscì come lo
attestano i seguenti brani della relazione 2 ) che mandò da Ve-
glia a Zara ai i5 di giugno 1804: • ... che non tutte le leggi
si eseguiscono e si cerchi di occultare qualche decreto, potrà
*) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 724.
2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined.
— 35 1 —
esservi forse qualche caso, ma questo certamente deriva dal-
l'indolenza e poca imponenza della Superiorità, anziché dalla
sua malizia. Coerente sempre questa Direzione alli propri prin-
cipi non può negar un atto di giustizia dovuta tanto al Diri-
gente quanto all'Assessore di Cherso rapporto alla cognita loro
dissinteratezza nel Sovrano servizio, assicurando codesto Ec-
celso Governo che in quattro anni dell'attuai sua destinazione,
lei non abbia mai avuto il menomo reclamo contro li mede-
simi in questo argomento, in cui li crede e li ha sempre cre-
duti inappuntabili, e se mai natovi fosse un caso di venduta
giustizia, non è certamente presumibile che la Parte soccom-
bente l'avrebbe sorpassato sotto silenzio, senza portarvi li pro-
pri reclami al competente superiore Dicastero. L'attaccamento
dell'Assessore ad una Figura, e la costante servitù che le pre-
sta con l'abbandono forse il più delle volte del Sovrano ser-
vizio, dà qualche fondato motivo a questa imputazione, la quale
non reca certamente all' Imputato altra taccia se non di negli-
genza e di qualche lieve parzialità, da cui non l'Assessore ma
la Signora Servita si pretende possa cogliere dei vantaggi. —
Certo è, e lo consta d'altronde a Codesto Eccelso Superiore
Dicastero, che il Ministro segretario di Cherso non sia de' più
esatti e fedeli, ma questi nella Satira non è preso tanto di
mira, quanto lo è quel Praticante d'OjJìcio Sig. Giovanni Reg-
gio, figlio della Signora Servita, il quale, tuttoché di poco buona
condotta e sospetto di qualche infedeltà, inscia questa Direzio-
ne, fu ammesso alla pratica dalla Superiorità, e non ostante
ripetuti eccitamenti dati alla Superiorità ad invigilar sopra la
di lui condotta e a licenziarlo dall' Uffìzio al caso di qualche
suo mancamento, resta tuttavia in Otjìcio sotto la special pro-
tezione del Sig. Assessore... »
Contro i nobili si riversavano pure gli odi rinfocolati de'
popolani, che adombravano la loro onestà amministrativa non
solo, ma esigevano dal governo, in conformità de' tempi nuovi,
novelli diritti e specie quello di permettere ai Capi-popolo di sce-
gliere i loro successori. Ad una corrispondente richiesta, intorno
a questo argomento si esprimevano (27 agosto i8o3) così l ) al
*) Archivio annesso alla Biblioteca Paravia in Zara. Doc. ined.
— 352 —
governo il giudice dirigente Antoniazzo e 1* assessore Lion :
• Li dodici popolari vengono ogni semestre eletti dalla Supe-
riorità a tenor della patria legge. Fatto il Consiglio per la crea-
zione de' nuovi Giudici si nominano dalla Superiorità quattro
buoni uomini della Città : si fanno comparire d' innanzi e s' in-
combenzano a conominare per cadauno tre che formano il nu-
mero delli dodeci. Talvolta vien nominato alcuno che non è di
genio, o viene eccepito dalla legge o si commette all'Elettore di
nominare un altro. Questi dodici così formati sotto la Presi-
denza del Ces. R. Giudice-Dirigente si adunano ed, a bossolo
e balle, eleggono tre Capi che diconsi del Popolo. Deve però
cader la scelta almeno in uno d'essi tre che sappia leggere e
scrivere. Se questo è il metodo della scelta uniforme alla Pa-
tria legge, non sa la Superiorità in qual parte la ponno attac-
care. Così lo insinua la legge e così si stillò (?) sotto gli ex-
Veneti rappresentanti. Versano di conseguenza nell' illusione i
Capi del Popolo che pretendono il diritto della nomina de' suc-
cessori. Terminato il semestre rientrano nella Massa popolare
e la sola eventualità o il carattere distinto di buon uomo po-
trebbe far cadere la scelta di Elettore in taluno, come forse è
accaduto, e quindi desunsero un diritto di possessorio. Guai se
così ella fosse. Si vedrebbe un circolo vizioso di persone sem-
pre le stesse e quindi una combustione negli animi. È più na-
turale il far dipendere la nomina dalla sorte. Non v'è chi si
possa aggravare, essendo così prescritto dalla patria legge, l^a
Superiorità non mancherà d' invigilare per l' esecuzione delle
Leggi in tutti li punti contenuti nel prelodato Decreto e per-
chè riporti la integrale sua esecuzione. •
Sollecito quanto mai fu del pari il governo nell'attingere
informazioni intorno allo stato dei boschi comunali, i quali an-
cora in quel tempo costituivano la principale rendita del mu-
nicipio nostro *). Ad un corrispondente invito, steso a Zara
l ) Nei passati secoli i boschi nostri albergavano numerosa e scelta
selvaggina, oggidì in gran parte scomparsa, come ad esempio le mar-
tore ed i cervi. Confr. Ljubic Mon. slav. merid. libr. I ad ann 1018.
Viaggio al Santo Sepolcro compiuto Tanno i.ji3 da Nicolò da Este.
nella «Miscellanea di opuscoli inediti e rari dei secoli XIV e XV. Torino
1861 v. I pag. io5 e seg. »
— 353 —
addi 3i marzo i8o3, rispondevano, ai 1 5 di luglio, in questo
modo l ) i capi della comunità Zuanne Nicolò de Petris e Fran-
cesco Antoniazzo giudici, Ercole Nicolò Petris e Stefano Gio-
vanni de Petris assessori : • Li metodi poi e le discipline colle
quali si realizzano li tagli de' Boschi di San Lorenzo, di San
Vito e di San Biasio, di ragione della Comunità, sopra li quali
sono infissi alcuni obblighi e che in sostanza formano la prin-
cipal rendita di questa Comunità, sono li seguenti : a) Non si
verifica il taglio se non allora quando il bosco è abile e maturo
al taglio e ciò risulti da una perizia giurata, b) Questo taglio
generale non si verifica perciò se non di novennio in noven-
nio o di decennio in decennio, e) Ogni anno però nella sta-
gione invernale, in vigore di locali Venete Terminazioni, si sra-
ma qualche pianta, per pascolo degli animali peccorini vago-
pascenti, d) Al caso di Tagli generali si destinava dal Consi-
glio quattro individui del popolo col titolo di Capi-Bosco, e a
questi spetta d' invigilare affinchè il Popolo che verifica il ta-
glio non danneggi il bosco, ma rispetti li pedali e semenzali,
e di denunziare i danneggiatori, e) Si eleggono inoltre dal Con-
siglio quattro Individui Nobili col titolo di Soprastanti, li quali
devono essere presenti alla consegna delle legna che vien fatta
a chi applica all' acquisto delle medesime, per poi deponere
giuratamente in unione al Padrone della barca che le caricò,
sopra la reale quantità delle legna caricate. /) Il Bosco non
vien mai tagliato dal tronco o almeno se ciò succede talvolta
li Capi-Bosco non eseguiscono il loro dovere col denunziare
il danneggiatore, g) Inumerabili poi sono gli arbitrii che suc-
cedono tanto in occasione de' tagli, che giornalmente, perchè,
in onta a tante rigorose Provvidenze emanate sotto l'ex- Ve-
neto Governo, la popolazione defrauda la Comunità de' suoi
diritti col furto e cogli asporti clandestini delle legna. 11 pastore
che si presta alla custodia de' Boschi denunzia li danneggia-
tori per non essere soggetto al pagamento dei danni colla pro-
pria specialità. Il daneggiatore però non si castiga e trionfa
ne' suoi delitti. Intanto la Comunità vien defraudata e si pre-
giudicano notabilmente li Boschi col tagliarli anco immaturi,
l ) Archivio Paravia. Doq. ineej.
— 354 -
Se all' indisciplina non sarà opposto un robusto freno, cesserà
alla Comunità P interessantissima rendita de' Boschi prima che
spiri il breve periodo di anni trenta. • I capi della comunità
furono profeti : oggidì il municipio non possiede un palmo di
bosco, e non certo per colpa della repubblica di San Marco.
Neanche sotto l'assennato reggimento del Goéss si trovò
modo di far cessare nelP isola nostra i dissensi tra il potere
civile e il militare : questo oggi si lagna che non ha né vetto-
vaglie sufficienti, né quartiere adatto, domani che le chiavi del
paese vengono conservate dalla Superiorità, e cosi di seguito.
Questa dal canto suo, ai 1 8 settembre i8o3, con enfasi protesta
contro il primo tenente Kuterer che a viva forza, ossia basto-
nando ed arrestando il custode, si è impadronito delle chiavi
della città, le quali sotto la signoria veneziana e pure nell'anno
1799, erano state in possesso del comune, per Paddietro vero
ed unico custode d'ogni potere. E il Goéss dà ragione ai mi-
litari e obbliga il Suppè a spegnere il piccolo incendio che le
sue parole hanno provocato.
Ma un bel quadro delle condizioni in cui versava la guar-
nigione austriaca nella nostra città ci presenta la relazione in-
viata alla brigata di Carlstadt dal colonnello Auervech di Stci-
lenfeld, che nel maggio del i8o3 aveva ispezionato Pisola. Da
questa relazione J ), stesa in tedesco a Fiume ai 29 del detto
mese, veniamo a sapere che il presidio chersino si componeva
di un ufjìciale, di un medico superiore, di un caporale, di un
appuntato e di trentaquattro militi : questi da prima furono
acquartierati nel palazzo pubblico 2 ), edifizio in rovina, con
mura crepate, con tetto sforacchiato, con camere senza
porte, senza vetrate, con pavimenti sdruciti e bucherati tanto
che una notte due soldati del Jellacich si ruppero le gambo.
Poiché li dentro i militi erano in pericolo di vita, il colonnello
*) Archivio della Luogot. Doc. ined
2 ) Quando sia stato costruito il palazzo pretorio non mi consta,
però nel 1276 esisteva già (Ljubtc. Moti. slav. I voi \ In esso nei primi
decenni del secolo XV aveano preso dimora i conti veneziani, ai quali
il senato, l'ultimo di giugno del 1419, avea intimato di recarsi ad Ossero
due volte Tanno, soffermando visi ogni volta da uno a due mesi (Ljubic
Moti, slav. merid. v. VII p. 287-8). In quel tempo però il palazzo era
— 355 —
avea chiesto per essi un'altra casa alle autorità cittadine, ma
si udì rispondere dass die Stadt kein Geld hatte ; und auch keins
bewilligt wurde : ùberhaupt aber ùber\eugte ich tnìch hinlànglich,
continuava a narrare il detto colonnello dass die Obrigkeit nìcht
gesonnen ist um das mindeste fùr das Militar \u sorgeri, noch das
demselben gebùhrende \u subministriren. Quindi l'intero presidio
fu mandato ad abitare nel convento di S. Francesco, l' ufficiale
ed il medico in camere separate, la milizia nei corridoi, e con
l'ordine di non mutare alloggio prima che loro non venisse
assegnata una caserma in buono stato.
Intorno poi alle vettovaglie necessarie al presidio, il co-
lonnello Auervech ci narra queste cose : Was den Lebensunter-
halt der Mannschaft in alien vier Orten betrifft so ist se/ber der
ellendeste der fùr einen Soldaten sich denken lassi, denn ohnge-
achtet das von dem Grafen voti Goè'ss aus Zara der Befehl an die
Orts- Vorsteher ergangen ist fiìr Fleisch ^uverlassig \u sorgen, so
ist davon selbes gar nicht \u gedenken; das Seitl Gersten so wie
der Reis kostet 8 soldi, sonst ist ausser Wein nicht %u haben. —
L'Auervech faceva quindi la proposta che le isole del Quar-
quasi in rovina: nel 1410 e 1411 a tutti è noto « quod Domus habita-
tionis Comitis Chersi sit male in ordine et in puncto in tantum quod
est semidetectus » (Ljubic op. cit. v VI p. 8)). Per accomodarlo si as-
segnavano delle somme nel 141 1, 1422-23, 1428-30, i43o-33, 1437-40. (Lju-
bic op. cit. v y Vili p. 121-122); nel i5i8 si ingrandiva la sala maggiore
che serviva « a tutti gli comodi della terra, feste, nozze, messe novelle »
e si costruiva « uno bello et honorevole tribunale in cappo la salla pre-
dieta et una Renga in mezzo la salla » ; per avere i mezzi a meglio ab-
bellirlo si appiggionavano le stanze del pianterreno allo speziale, al bar-
biere ed ai rivenduglioli {Libri dei Consigli L I). Se non che già nel
1544 fu d'uopo puntellare quel muro del palazzo pubblico che guardava
l'orologio (Libri del Consigli l. II), e nel i565, giunto a Cherso il capi-
tano generale di mare Melchiorre M'cheli, di galea ai i3 novembre scri-
veva al conte-capitano nostro Zuanne Grimani queste cose : « Attento
che il Palazzo dove è la ressidentia Vostra si rittroua in malissimi ter-
mini et minaccia ruina con grandissimo pencolo della vita nostra et di
quelli che praticano in esso .. delli denari della Ser. Signoria possiate
spendere Lire 100 nella reparation di esso Palazzo. » (Statuto di Cherso
e Ossero p. 275). Il quale, duole il dirlo, fu atterrato, a detta del Petris,
(Spoglio dei Libri Consigli p. 91) nel 1854
— 356 -
nero venissero occupate da milizie dalmate e per questi mo-
tivi : 7. Stehen diese Inseln unter detti Ober- Militar Gommando
von Dalmatien. IL Hat das Battaillon heine Unterofficiere und
Gefreyter welche der italienischen Sprache kundig sind, und de-
rohalben qtvischen den kleinen Posten-Commandaten und den Orls-
obrigkeiten natùrlich Missverstdndnisse, und tnit der Zeit Exces-
sen entstehen kònnen und mùssen. Risulta dunque, che la di-
versità di lingua tra chi comandava e chi ubbidiva era causa
non inconcludente delle discrepanze e dei torbidi menzionati.
La misera condizione in cui versava il presidio militare
nella città di Cherso indusse il governo a volgere nella mente
il pensiero di costruire una caserma od almeno di fare le ac-
comodature necessarie al palazzo pubblico ; e fino ad opera
compiuta si proponeva al direttore delle isole di adoperarsi af-
finchè ai soldati venisse dato alloggio nelle case dei Cittadini e
Terrieri col compenso a questi di un karantano per testa al giorno,
ma col debito inoltre di fornire al comune (gregario) la legna ed
il lume. Il Suppè ai io di settembre i8o3 osservava l ) però che
entro l'anno era impossibile di condurre a termine la ricostru-
zione completa dell'edificio : invece d'accordo coi militari avea
stabilito di restaurare tre luoghi del Palalo Pubblico ad uso ca-
serma^ e ciò tanto più che il mettere i soldati per le case forse
più clic in ogni altra Località incontrerebbe in questa Città il più
difficile effetto perchè, popolala oltre i limiti delti suoi fabbricati,
contiene in maggior numero abitazioni troppo anguste al comodo
delli naturali abitanti, e molto meno suscettibili d'estranei acquar-
tieramenti; quanto poi ai timori espressi dal governo circa il
difettoso nutrimento delle milizie, rispondeva il direttore che,
sebbene la grave mortalità d'animali seguita nell' inverno pas-
sato rendesse imbarazzante l'alimentare i soldati, tuttavia in
una città dove uniti sussistono 3000 e più abitanti, )8 militari
non possono morir d' inedia.
Ma il conte Goèss non potè veder neanche iniziati i lavori
della nuova caserma; nell'estate del 1804 egli dovette abban-
donare il suo posto, di fronte alle trame ordite contro di lui
da una lega alla quale avevano preso parte gli elementi più
ì) Archivio della Luogot. Doc. ined,
- 35; -
eterogenei : ecclesiastici, laici, soldati, nobili, popolino, ufjìziali
pubblici, tutti s'erano messi d'accordo nclP intralciare l'opera
riformatrice ed altamente benefica dell' illustre ed illuminato
patrizio. Scavarono a lui la fossa in ispecie i magistrati di cui
volle scuotere il torpore, i nobili dei quali s'era provato d'ab-
battere i privilegi, le comunità religiose e l'alto clero che ve-
devano una mano temeraria attentare alle loro pingui rendite:
il resto fece il popolo inconscio, seccato di tante innovazioni,
e i militari, tenuti sempre e forse troppo in disparte dal go-
vernatore borghese 1 ). Talché un decreto datato a Vienna il 24
marzo 1804 vieta alle autorità d'ogni grado d'introdurre nel-
l'amministrazione novità senza il consenso della cancelleria au-
lica. Il Goéss avendo compreso che gli volevano legare le mani
e mettere bastoni tra i piedi, chiese ed ottenne di venir di-
spensato dal suo ufficio, lasciando quasi l' isola nostra nelle
condizioni in cui l'avea trovata : e su per giù si può dire lo
stesso delle rimanenti parti della provincia.
Nel luglio di quell'anno il sovrano investiva dei poteri ci-
vili e militari sì nella Dalmazia che nell'Albania, il tenente
maresciallo barone di Brady, che, trasandando ogni parte del-
l'amministrazione, s'occupò quasi unicamente di arrolamenti e
d'altri preparativi di natura militare. E non poteva essere di-
versamente, che la guerra era prossima, essendosi l'Austria
unita alla terza lega che l' Inghilterra, la Russia, la Svezia e
Napoli aveano stretta per combattere l'imperatore dei francesi.
Quindi anche nelP isola nostra tutta l'attività del governo è di
natura soltanto militare. Si manda l' ingegnere Tironi ad esa-
minare il palazzo pubblico ed egli dichiara che per ridurlo in
una caserma capace a contenere cento soldati e tre ufficiali ci
vogliono 22.529 fiorini ; e quindi si stabilisce di aggiustare par-
zialmente l'edifizio e la Superiorità antecipa 899 lire per soste-
nere le spese assolutamente necessarie. — Per dar quartiere ai
soldati che ogni trimestre venivano a dar il cambio ai loro
compagni, nel giugno del i8o5 si propone da Vienna al Brady
il fondaco anche per contribuire alla quiete claustrale di quei
l ) Pisani p. 106.
— 358 —
Religiosi, costretti ad alloggiare in convento anche i primi *). I
capi rappresentanti la comunità di Cherso si rifiutano però di
accogliere i soldati nel fondaco e tanto meno nelle case private
e propongono che pure quelli vadano in convento. Brady in
fatti dà loro ragione perchè la esistenza dei soldati nelle case
potrebbe essere pericolosa alla tranquillità e sicure^a domestica ;
// fondaco è instituito all'oggetto di depositare i grani onde distri-
buirli all' inverno alla popolazione e che era meglio che le mute
andassero in convento che non è occupato che da nove o dieci per-
sone. Di ciò finalmente si resta persuasi anche a Vienna, ed
ai 2 di novembre i8o5 Leopoldo de Giuliani, in assenza del
conte Giuseppe Mailath, scrive 2 ) al Brady che mandi pure in
convento anche le cosidette mute.
Mentre per cose di si poco conto facevansi tante scrittu-
razioni, usciva a Vienna queir ordinamento che doveva dare
stabile assetto allo stato politico e giuridico della provincia,
togliendo quelle condizioni provvisorie che duravano dal 1797.
Da allora in poi a Zara dovea risiedere un governatore gene-
rale, assistito da sei consiglieri, e la provincia essere divisa
in cinque circoli, retti ciascuno da un capitano distrettuale:
quello delle isole del Quarncro avrebbe fissato la sua residenza
a Veglia.
Se non che questo ordinamento non si potè attuare per-
chè l'Austria, sconfitta a Caldiero e ad Austerlitz, nella pace
di Presburgo (26 dicembre i8o5) dovea cedere anche le isole
del Quarnero all'imperatore Napoleone, che le uni poi al regno
d' Italia, governato da Eugenio Beauharnais.
La notizia dei disastri sofferti dalle armi imperiali anche
nelle isole giunse tardi e vagamente, perchè il governo era
muto e puniva i divulgatori di notizie più o meno vere. Sol-
tanto i proclami pubblicati a Zara dal Brady ai 29 gennaio e
ai 17 febbraio 1806 annunziavano ai popoli quale sarebbe stata
la loro sorte avvenire.
La signoria degli austriaci avea durato nelP isola di Cherso
1 ) Archivio della Luogot. Doc. ined.
2 ) Archivio della Luogot Doc. ined.
— 35 9 -
otto anni e pochi mesi. Essi anche da noi, come nelle altre
parti della provincia, s'erano presentati quali continuatori degli
ordinamenti politici e civili della repubblica veneta e quali ri-
generatori delle condizioni sociali e morali del paese. Ma, a
malgrado delle buone intenzioni e dei ripetuti tentativi, non
poterono venir a capo di nulla. Lasciavano quindi il paese su
per giù nelle condizioni in cui l'aveano trovato.
VA
SANTI
DELL' ISTRIA E DALMAZIA
Sotto questo titolo comparve nelle Analecta Bollandiana *)
una dotta recensione del P. Ippolito Delehaye S. I. delle pre-
cedenti publicazioni fatte in questi Atti e Memorie intorno a
S. Mauro vescovo e martire di Parenzo, ed ai Santi parentini
Eleuterio, Projetto, Elpidio, Iuliano e Demetrio, e su quanto
venne publicato nel Bullettino di archeologia e storia dalmata,
redatto da Mons. Francesco Bulli, rispetto ai Santi di Salona
in Dalmazia.
Col consenso del chiar. mo autore riportiamo ora in versione
italiana dal testo francese quella parte della recensione che si
riferisce ai Santi parentini.
E poiché la medesima veniva preceduta da altro dotto
studio del chiar. mo Prof. P. Ermanno Grisar S. I. intor-
no al santo principale, S. Mauro, publicato prima nella G-
viltà Cattolica 2 ) e poscia riprodotto con aggiunte, nelle xAnalecta
dello stesso autore 3 ) così riportiamo pure da quest' ultime,
col cortese permesso dell'autore sunnominato e dell'editore del-
l' opera, quei due capitoli, che più particolarmente trattano
di S. Mauro vescovo e martire di Parenzo.
') Tom. XVIII, fase. IV.
2 ) Quaderno 1142, a. 1898.
8 ) Analecta romana. Il musaico dell' Oratorio lateranense di S. Ve-
nanzio, e gli abili liturgici e profani ivi rappresentati. (Con una tavola
cromotipica. Roma, Desclée, Lefebvre e C.° Edit., a. 1899.
\x.
— 36t —
A queste due recensioni aggiungiamo un terzo articolo
del Prof H. Achelis, successivamente publicato nella • Theo-
iogische Literatur^eitung N. 20 a. 1900 » di Gottinga, valendoci
della traduzione italiana, comparsa nel Ballettino di archeologia
e storia dalmata N. io- ir a. 1900, Spalato, redatto dal Prof.
Francesco Buliò, gentilmente messa da lui a nostra disposi-
zione.
Per seguire l' ordine di tempo, in cui avvennero le pu-
blicazioni suddette, cominciamo dunque da quella del :
MUSAICO DELL'ORATORIO LATERANENSE
DI SAN VENANZIO.
La Direzione.
1. Origine del musaico. Scene che lo compongono.
Nell'oratorio di san Venanzio, che è attiguo al battistero
lateranense, si è conservato in assai buono stato l'antico mu-
saico eseguito sotto il papa Giovanni IV (640-642). — Questa
grande opera nelle figure dei martiri di Salona e di altri santi,
ci mette innanzi agli occhi una compiuta rappresentazione dei
diversi gradi della gerarchia ecclesiastica coi loro differenti ve-
stiti liturgici, quali erano in uso a Roma nel secolo settimo.
Nessun altro monumento dell' arte cristiana antica nella
città dei papi merita tanta attenzione come questo da chi de-
sidera conoscere lo svolgimento storico degli abiti sacri. Quelle
forme dei vestiti, espressi ivi a colori con tanta accuratezza e
vivacità, sono insieme un testimonio degli usi di secoli prece-
denti, con cui concordano nella sostanza, e del tempo susse-
guente, essendosi conservati così ancora per un lungo corso
di anni.
Vi si vede il diacono con la dalmatica, il prete con la pia-
neta sacerdotale, il vescovo e il papa col pallio sopra la pianeta.
E quasi per illustrare il vestito liturgico per mezzo del con-
fronto con vestiti solenni della vita profana non mancano i
nobili laici coi loro abiti, in tutto particolareggiati, special-
mente con quelli del grado ufficiale di palatini. Vi appariscono
infine anche i vestiti piuttosto ideali della madre di Dio, dei
— 362 —
santi apostoli e di san Giovanni Battista, per non parlare del-
l' immagine del Signore e degli angeli.
Prima però di entrare nella descrizione degli abiti litur-
gici e nelle questioni storiche e archeologiche, che in tal campo
spontaneamente si offrono, fa d'uopo esporre in poche parole
l'origine del musaico, la scena in esso rappresentata e le no-
tizie che si hanno delle persone dei martiri forestieri, effigiati
dalla chiesa di Roma con tanta solennità in questa monumen-
tale opera. In quanto alle notizie storiche dei martiri siamo al
presente in grado di trarre profitto dai risultati degli scavi fatti
nel luogo delle loro sepolture a Salona, esplorazioni che negli
ultimi anni resero inaspettati frutti. Di queste date sono ancora
privi gli anteriori commentatori del musaico: il Rasponi *), il
Ciampini 2), il Farlati »), il Giorgi *), il Rohault de Fleury *), il
Garrucci 6 ), il de Rossi 7 ), il Barbier de Montault 8 ), il Beissel 9 )
ed altri 1°).
Quando sotto Giovanni IV le barbare orde degli Avari e
Slavi inondarono quelle parti delle fiorenti regioni della Dal-
mazia e dell' Istria, che appartenevano ancora all' impero ro-
mano-bizantino, il detto papa, dalmata di nascita e figlio d'un
nobile scholasticus di nome Venanzio, delegò l'abate Martino
con grandi somme di denaro per aiutare gli indigenti della sua
1 ) De basilica lateranensi pag. 234 ss.
2 ) Vetera tnonimenta t. 2 cap. 16 pag. 109 ss.
8 ) Illyricum sacrum t. 1 pag. 570 ss.
4 ) Georgius D. Martyrologium Adonis pag. i53; cf. 428.
b ) Le Latran au moyen-àge pag. 3 20 ss. ; 5i5 s. ; pi. 38, 40, 41.
6 ) L'arte cristiana t. 4 tav. 272, 273.
7 ) I musaici delle chiese di Roma fase. i3, 14. È il lavoro principale
sul nostro musaico ed è accompagnato da una tavola cromotipica.
8 ) Revue de l'art chrétien 1886 fase. 3 sopra la pubblicazione del de
Rossi.
9 ) Die romischen Mosaiken vom VII. lahrhundert bis zum ersten
Viertel des IX. lahrh. (Zeitschrift fùr christl. Kuttst. 1897 pag. 111 ss.)
pag. 114, 11 5,
10 ) Cf. Panvinius De sepie m Urbis ecclesiis (1570) p. 166 ss. e lo stesso
nel cod. vatic. 6781 f. 270, presso de Rossi 1. e. e Rohault de Fleury
p. 514 ss.
— 363 —
patria e specialmente per riscattare gP infelici prigionieri. Nello
stesso tempo il papa si diede premura di mettere in salvo i
corpi dei santi martiri venerati in quei luoghi.
La città di Salona, capitale della Dalmazia, era caduta sotto
il flagello dell' invasione circa Panno 63g. Essa giacque in gran
parte devastata e specialmente i suoi circondarli, dove erano i
sepolcri, dovettero aver sofferto assai nel tempo dell' assedio.
Abbiamo nel Liber pontificalis l'espressa notizia che Giovanni IV
fece levare dalle tombe della Dalmazia e dell' Istria • i martiri
Venanzio, Anastasio, Mauro e molti altri •, e che li fece aspor-
tare in Roma, dove li depose t in una chiesa fatta da lui presso
il fonte lateranense, presso l'oratorio di san Giovanni Evange-
lista, la quale chiesa ornò e arricchì di diversi doni » *).
Il principale ornato era il musaico colle sue ventiquattro
figure. L'iscrizione dedicatoria, che ivi si legge ancora, benché
nel testo ora alquanto alterata dai restauri, dice cosi, secondo
la restituzione del de Rossi 2 ) :
MARTYRIBVS XPI DNI PIA VOTA IOHANNES
REDDIDIT ANTISTES SANCTIFICANTE DO
AC SACRI FONTIS SIMILI FVLGENTE METALLO
PROVIDVS INSTANTER HOC COPVLAV1T OPVS
QUO QVISQVIS GRADIENS ET XPM PRONVS ADORANS
EFFVSASQVE PRECES MITTIT AD AETHRA SVAS.
Il senso è chiaro, sebbene la dicitura latina sia imbrogliata
e manifesti la decadenza del gusto e dell'arte, non altrimenti
che fanno le forme artistiche delle figure sul musaico. Al mu-
saico allude il terzo verso del carme ; la parola metallutn, ado-
perata per la decorazione con musivi e marmi, fa pensare ne-
cessariamente a quella parte principale di cotale decorazione,
quale fu il musaico. 11 verso dice, che la simile decorazione
del battistero attiguo ha avuto nella nuova opera un degno
compimento.
1 ) Liber pont. ed. Duchcsnc t. i pag. 33o, Ioannes IV n. 124.
2 ) Musaici 1. e.
— 36 4 —
E infatti la scena del musaico di Giovanni IV nel suo
totale è grande e magnifica, non ostante i difetti del disegno
e dell'esecuzione. Anzi le forme alte e magre delle figure, schie-
rate con grande varietà ed armonia di colori e con una certa
pompa e ricca varietà nelle vesti, servono ad ingrandire l'effetto
generale dell'opera come d'una visione sovrumana e celeste.
Nell'alto del muro orizzontale sopra l'abside dominano le
rappresentazioni mistiche degli evangelisti, in mezzo dei quali
nel luogo dell'odierna finestra, fu già anticamente una simile
apertura. Le solite figure della città di Gerusalemme e Betlemme
sono ai fianchi.
La conca dell'abside è ornata nella parte superiore dal
maestoso busto del Salvatore benedicente. Questa figura deve
essere formata, come pareva già al de Rossi, sul tipo del Sal-
vatore nell'abside della basilica lateranense; ed io credo che
anche il busto di Cristo sul!' arco di Placidia nella basilica di
san Paolo, con tutta la deformazione fattavi da barbari restauri,
lascia scorgere il medesimo solenne e tradizionale tipo del Sal-
vatore adoperato nel quarto e quinto secolo a Roma. Nuvole,
efpgiatc in diversi e vivissimi colori, circondano a san Venanzio
il busto di Cristo come al Laterano e a san Paolo, e vi appare,
come ivi, la comitiva degli spiriti celesti, rappresentata nell'ora-
torio nostro da due angeli, che adorano colle mani stese il
Signore.
Sotto il Salvatore sta nel mezzo del cerchio absidale la santa
madre di Dio in figura di orante. Ella ha a destra (di chi guarda)
san Pietro, a sinistra san Paolo, i fondatori della cristianità
di Roma, coi quali pare di ricevere nel seno della chiesa romana
i santi martiri, che vengono trasferiti dalle lontane provincie
alPeterna città. Ma gli antesignani di codesti martiri sono pre-
ceduti sul musaico da san Giovanni Battista presso san Pietro
e san Giovanni Evangelista presso san Paolo. Sono essi in certo
senso i santi del luogo, perchè fin dal papa Ilaro hanno con-
giunto i loro oratorii col battistero lateranense.
I posti più vicini sono occupati dai detti antesignani dei
martiri forestieri, cioè da san Domnione vescovo, a destra presso
il Battista, e da san Venanzio vescovo, a sinistra presso l'Evan-
gelista. Questi due Salonitani portano i libri dell'evangelo, testi-
— 365 —
monio della loro fede ed apostolato, sulla mano sinistra, rive-
rentemente coperta dal lembo della pianeta. Presso la testa
nimbata sono scritti i loro nomi in caratteri neri sul fondo d'oro,
il che vale similmente degli altri martiri.
Nell'estremità poi di questa serie di figure nell'abside l'uso
quasi costante ha assegnato il posto al fondatore. Si vede Gio-
vanni IV a sinistra presso san Venanzio, e si può ravvisare dal
modello della sua chiesa o oratorio, che offre con le due mani.
Questa figura è senza nimbo, anche senza il nimbo quadrato,
che si usava già ai tempi di san Gregorio per persone viventi.
A Giovanni IV corrisponde nell'altra estremità parimente un
papa, senza nimbo, col libro degli evangeli nelle mani e in atto
di offerta. Egli è probabilmente, come ha opinato già il Pan-
vinio, il successore di Giovanni IV, papa Teodoro, a cui sarà
toccata la sorte di condurre a termine l'oratorio o il suo ornato
dopo il brevissimo pontificato del papa dalmata.
Nella stessa linea poi si schierano sul muro verticale presso
l'abside altri otto martiri; e sono a destra il vescovo san Mauro,
il diacono san Settimio (o meglio Settimo) ed i militi sant'An-
tiochiano, e san Gaiano, tutti nell'ordine indicato ; a sinistra nel
primo luogo sant'Anastasio in abito civile, poscia il prete sant'
Asterio ed i militi san Telio e san Pauliniano. I nomi di tutti,
come li leggiamo oggidì, li ha già letti nel secolo undecimo
l'anonimo autore della Descriptio sancluarii sanctae Lateranensis
ecclesiae ; il quale però in vece dello sbagliato moderno nome
SCS SEPTIMIVS lesse la genuina forma SCS SEPTIMVS i).
Nella nostra tavola cromotipica sono messi insieme da varie
parti del musaico sette rappresentanti dei diversi gradi di per-
sone ivi effigiate tanto del clero quanto dei secolari.
2. Le scoperte archeologiche a Salona.
I vescovi Dominone (e compagni), Venanzio, Mauro.
Importantissime sono le memorie monumentali, che dei
santi martiri di Salona furono ritrovate a' nostri giorni sul luogo
*) De Rossi Musaici 1. e. Appendice.
— 366 —
fuori di questa città, dove erano sepolti, e dove i loro avelli
erano oggetto della venerazione della popolazione dalmata fino
al secolo settimo ed alla rovina del paese. Le scoperte confer-
mano maravigliosamente quelle scarse notizie, che si ebbero
sulla loro storia dai fasti martirologici e dal musaico latera-
nense. Si vide in un nuovo e splendido esempio, quanto peso si
abbia ad attribuire agli antichi monumenti storici di Roma e
non meno alle notizie contemporanee del Liber pontificato sulle
opere dei papi.
11 campo delle scoperte è il cimitero di Manastirine (vuol
dire monastero diruto), situato cento metri al nord dalle mura
dell'antica Salona. Il frutto degli scavi, cominciati nel 1874 a
cura dei la commissione centrale per la conservazione dei monu-
menti a Vienna, si deve principalmente agli studi ed alla dire-
zione dei signori conservatori Glavinió e Bulió e del prof. Ielic.
Furono messe alla luce le rovine di un gran cimitero colle
tombe all'aperto e con diversi edifizii, fra i quali una basilica
della prima metà del quinto secolo, restaurata nel principio del
sesto. La basilica è di tre navate, ha la confessio sotto il luogo
ove era l'altare maggiore, ha la schola cantorum in mezzo alla
navata grande avanti il recinto del presbiterio, ed al suo fianco
sinistro sono costruite tre basilichette o oratorii con absidi. Si
veda la pianta nella dissertazione del Ielic in Ròmische Quartal-
schrifi 1891 p. io ss., io5 ss., 266 ss., tav. 2, e nella dotta
Guida di Spalato e Salona pubblicata dal citato archeologo in-
sieme con altri autori nel 1894, tav. 4.
Non è qui il luogo di entrare nei particolari delle scoperte,
che nei luoghi citati, e nel Bulle/tino di archeologia e storia dal-
mata e noWEphemeris Salonitana si trovano esposte, ma mi re-
stringerò alle notizie sui martiri e specialmente sui martiri del
musaico lateranense *).
!) Oltre dei citati lavori mi servo per le iscrizioni di un pregevole
articolo dato alla luce dal Ielió ntìYEphemeris Salonitana, Iaderae 1894,
in occasione del primo congresso dei cultori di archeologia cristiana. Il
suo titolo è : I monumenti scritti e figurati dei martiri Salernitani del ci-
mitero della Lex sa net a Christiana (p. 2i-3i), con tavole. — Molte rela-
zioni sulle scoperte si trovano successivamente pubblicate nel Bullettino
— 367 —
Sedici furono i martiri, i sepolcri dei quali vennero alla
luce. Si scoprirono i loro monumenti, parte nei loro mausolei
originali, parte nella confessione della basilica, ove furono traslati
nel quinto o sesto secolo. Le iscrizioni ad essi relative sono
però soltanto dieci e consistono nella maggior parte in fram-
menti. 1 loro testi ricordano non solo quasi tutti i nomi dei
santi del musaico romano, ma anche altri nomi di martiri sa-
lonitani ignoti.
Incominciamo col gruppo di san Domnione e compagni mar-
tiri. Questo vescovo di Salona ha ottenuto sul musaico il posto
preferito fra tutte le persone rappresentate, cioè il primo a destra
dopo san Pietro e il Battista. Egli deve considerarsi come il
più celebre e venerato dei martiri della sua patria. I fortunati
lavori nel cimitero suddetto hanno fornito il pluteo del suo
sepolcro. Ivi si legge in caratteri del secolo sesto, secondo la
restituzione del Ielié : l )
(Depost)t[io) Domn{ionis epis)c(opi) IIII idu{s aprilis)
San Domnio »e vescovo, il quale erroneamente veniva con-
fuso col primo vescovo di Salona, soffrì il martirio sotto Dio-
cleziano nel 299 ; così il Chronichon pascale scritto nel 395. I
codici dei martirologi più antichi gli associano un numero di
quattro o otto (o altro numero) di compagni che sempre chia-
mano milites. La nota relativa nel martirologio geronimiano
suona così nel codice Bernense secondo la nuova edizione del
de Rossi nel II volume di novembre dei Bollandisti : € Salona,
Dalmacie, Dominionis episcopi et miliarum (militum) Vili ».
di archeologia e storia dalmata. Si aspetta ancora una piena trattazione
sugli scavi del cimitero nelle pubblicazioni della Commissione centrale
per la conservazione dei monumenti.
l ) Ephemeris cit. pag. 28 ; tav. 5 fig. 9. — Nel testo dò le iscrizioni
in semplice corsivo coi complementi indicati dal Ielic, non potendosi
coi caratteri tipografici imitare le diverse forme dei frammenti, che colle
loro distanze verrebbero in considerazione. Per un giudizio sicuro sono
indispensabili le figure delle lapidi, alle quali rimetto il lettore citando
le tavole dell' Ephemeris
— 368 —
Questa data del tempo (i i aprile) è comune ai martirologi.
La lieve discrepanza fra il giorno indicato nel pluteo (io aprile)
e nei martirologi si spiega ammettendo col Ielié che san Dom-
nione abbia sofferto il io e i compagni Tue che la data po-
steriore abbia nell'uso e nei martirologi assorbito la priore.
Che cosa ci rivela poi il cimitero di Manastirine sui soci
di san Domnione ? I nomi delle nobili figure di militi palatini
che sono scritti sul musaico, vengono ripetuti nelle iscrizioni
locali, e così viene sigillata la notizia di essi che finora si aveva
dal solo musaico. Infatti due frammenti di pluteo contengono
i seguenti nomi, restituiti cosi con grandissima probabilità : ')
{Ant)iochianus (Gaia)nus Teliu(s Paulinia)nus Aste(rius).
Dell'ultimo, Asterio, si parlerà appresso.
Ma non solo i nomi sono talmente attestati. Di uno dei santi
militi, Gaiano, si riebbe anche l' intero sarcofago di pietra. Esso
è ornato agli angoli di quattro acroterii e porta sulla fronte la
tavola securiclata incisa, dove si legge 2 )
\J DEPOSTIO \S
GAIANl
s'Irli l\
I caratteri sono del terzo secolo. Nessuna iscrizione del
cimitero supera questa in età. Il valore storico del sarcofago
diventa però assai più prezioso dai monogrammi, incisi ai fian-
chi non molto tempo dopo. Secondo l'ingegnosa dimostrazione
del Ielié ne risultano le parole che completano il titolo prin-
cipale non finito, natale ter Ho idus aprilìs 8 ). Sarebbe questo una
aggiunta fatta dopo l' ufficiale vindicatio del martirio di san
Gaiano essendo che l'espressione natale suppone il culto già
riconosciuto.
1 ) Ielié neWEphetneris pag. 29; tav. 4 fig. 8.
2 ) Ielié ibid. pag. 25; tav. 4 fig. 3. Cf. de Rossi nel Ballettino di ar-
cheologi e storia dalmata i885 pag. 186.
8 ) Ephetn. tav IV fig. 3a, 36.
— 36q —
Al vescovo Domnione corrisponde sul musaico nell'altro
lato il vescovo Venanzio, Alla sua memoria si vorrebbe ascri-
vere il frammento d'una iscrizione l ), il quale non dice più altro
che . . . 1 VS. Era questo in un pluteo della stessa dimensione
dei due plutei di san Domnione e dei suoi compagni ; e cosi
manca ancora solo il quarto, che non fu trovato, per avere
P intero recinto quadrato della cripta della confessione. È per-
ciò probabile assai che si tratti nel nostro frammento d' una
lastra col nome d'un martire : ma mi pare troppo problematico
se il prof. Ielic per diverse acute congetture e specialmente per
via di esclusione vuol pervenire al nome VENANTIVS. Il nome
di san Venanzio, celebrato sul musaico romano e ripetuto nel
Liber pontificalis, è peraltro sicuro come nome di martire e
vescovo salonitano. I martirologi, cominciando da Usuardo e
forse da Adone, lo segnano al primo di aprile, mentre i più
antichi martirologi ne tacciono.
Passiamo al vescovo san Mauro, elogiato sul musaico late-
ranense al primo posto fuori dell'abside. Di questo santo non si
è trovato nel cimitero di Salona il nome, né qualunque altro
vestigio negli scavi finora fattivi ha offerto l'occasione di rela-
tive congetture. Di più i fasti martirologici di Salona non co-
noscono affatto questo santo.
Credo però di poter addurre un altro monumento, prove-
niente da una città non tanto lontana, che probabilmente serve
ad illustrare la figura di san Mauro nell'oratorio di san Ve-
nanzio,
Anzitutto bisogna avvertire, che i santi rappresentati nel
musaico non appartengono tutti necessariamente a Salona. Anzi
il Liber pontificalis ci ha detto, che con Venanzio, Anastasio e
Mauro furono da Giovanni IV deposti nel nuovo oratorio molti
altri martiri, t quorum reliquias de Dalmatias et Histrias ad-
duci praeceperat. • Dunque la provincia dell'Istria, che ha con-
tribuito la sua parte, può avere anche qualche rappresentante
sul musaico. Ora si venerava nella città di Par^nzo nell'Istria
l ) Ib pag. 29; tav 5 fig io,
— 370 —
un vescovo e martire di nome Mauro. Le esplorazioni che colà
si fecero nell'antica basilica di sant'Eufemia l ) e nelle vicinanze
e che nei nostri giorni si ripresero con successi grandi, diedero
già alla luce, nel 1846, un'iscrizione relativa a san Mauro, ed
è questa : 2 )
HOC CVBILE SANCTVM CONFESSORE MAVR(l)
NIBEVM CONTENET CORPVS
(h)aec PRIMITIVA EIVS ORATIBVS
REPARATA EST ECCLESIA
(h)ic CONDIGNE TRANSLATVS EST
VBI EPISCOPVS ET CONFESSOR EST FACTVS
IDEO IN HONORE DVPLICATVS EST LOCVS
llllllllll!lìlilll!lìl!lllllllllìliiilllllllìll™*
lllllllllìlilllIlilillllllilHIIÌIHIIINIIIÌI
Si parla qui d'un santo, il quale è stato trasferito in questa
sua città di Parenzo, dove era stato creato vescovo, e dove
aveva sigillato la confessione della fede. Il mio pensiero nel
leggere questo testo correva spontaneamente al san Mauro del
musaico romano. Si può domandare infatti : Non è qui forse
accennata la sua traslazione da Roma a Parenzo ? Sarebbe egli
inconveniente, supporre che sotto Giovanni IV san Mauro fosse
portato a Roma e perciò rappresentato sul musaico, ma che
Roma avesse più tardi restituito il suo corpo ? Nel tempo dei
grandi trasferimenti di santi da Roma, specialmente nell'età
carolingia, una tale restituzione del corpo intero o parziale di
un martire ad una città, tornata a maggiore sicurezza, non è
certo per sé cosa inammissibile.
Ma tutto dipende in prima linea dalla questione dell'età
della iscrizione citata. E qui non si vede, lo confesso, troppo
chiaro.
La tavola fu trovata nel 1846 fuori del suo posto originale,
1 ) Nota della Dir. — Eufrasiana
2 ) Amoroso Le basiliche cristiane di Parenzo (1891) tav. 1. Marucchi
Le recenti scoperte nel duomo di Parenzo (Nuovo Bull, di arcìieoL crisi. 1896
n. 2 e 3) pag. ia5,
- 3 7 1 -
e definire la sua età con qualche certezza è difficilissimo. Il
lesto non offre nessun appiglio per determinarla. La t repara-
zione della primitiva chiesa, t della quale parla, fu eseguita in
misura maggiore o minore diverse volte. In occasione di uno
di questi restauri san Mauro tornò nella sua città.
Si è voluto fissare 1' età dell' iscrizione ad un tempo non
posteriore ai primi anni del quinto secolo. Se fosse cosi antica,
probabilmente essa non sarebbe priva della solita indicazione
cronologica della traslazione; non sarebbe scolpita in pietra cal-
care, ma in marmo, specialmente in un santuario tanto ricco
di marmi, musaici ed intarsii antichi, come quello di Parenzo ;
avrebbe finalmente una dicitura più franca e semplice che non
P attuale col cubile, col niveum corpus, cogli oratus, col locus
duplicatus in honore, tutte espressioni che ricordano piuttosto
uno stile artificiale e contorto di tarda decadenza. In somma
il testo non farà a tutti V impressione d'una così grande età.
Il € condigne translatus est • poi s' intende molto meglio e
acquista molto più forza se si riferisce alla traslazione fatta da
Roma, dunque ad una recuperazione del corpo la quale si vo-
leva giustificare.
Anche la paleografia ha i suoi evidenti riscontri nelle iscri-
zioni dei secoli nono fino al duodecimo, come si può vedere
dall'ultimo grande studio dedicato dal prof. Cipolla alle forme
delle iscrizioni dell' Italia settentrionale in quel periodo del
medio evo l ). In quanto a san Mauro, si aggiunga, che le tra-
dizioni medievali dei Parentini su questo santo vescovo, nelle
loro depravazioni che sono innegabili, sembrano pure contenere
qualche reminiscenza d'una dimora del corpo in Roma e del
ritrasferimento a Parenzo ; imperocché essi scambiano in ma-
niera singolare il vero san Mauro, vescovo di Parenzo, con un
san Mauro martirizzato a Roma, mentre il Mauro romano non
fu mai trasferito a Parenzo, ma invece a Gallipoli e poi nel 1042
a Lavello della Basilicata, dove tuttora si venera 2 ) Il fatto, che
*) Le gallerie nazionali tomo III. Dissertazione del conte Carlo Ci-
polla: Museo nazionale di Ravenna. Il velo di Classe Estratto (Roma 1897)
p. 23-52.
2 ) Marucchi 1. e. pag. 128.
— 372 —
si collegava così con Roma la storia del martire venerato nel
medio evo a Parenzo, lascia travedere qualche realtà di quel-
l'attinenza di san Mauro parentino colla città dei papi, la quale
fanno sospettare il musaico ed il testo dell' iscrizione.
So bene, che il passo dell' iscrizione t translatus est ubi
episcopus et confessor est factus • fu interpretato non senza
dottrina ed acume della traslazione del santo fatta dal cimitero
di Parenzo alla basilica dentro le mura; e che, fondandosi su
certe costruzioni antiche del duomo si congetturò, che ivi, nel
luogo della basilica stessa, esistesse qualche antichissimo san-
tuario, dove il vescovo Mauro avrebbe esercitato il suo pasto-
rale ministero e dove fosse martirizzato; il corpo dunque sa-
rebbe tornato, secondo l'iscrizione, a questo campo vicino del-
l'attività e della morte del santo.
Ma resta sempre, che è assai più naturale intendere quella
frase dell' iscrizione d'una traslazione del defunto da un'altra
città in questa e da un luogo remoto al suo proprio vescovato,
(dove fu consecrato pastore e dove morì suggellando la confes-
sione di Cristo), senza che vi sia accennata una determinata
località del nuovo sepolcro nella città stessa e sotto il duomo.
L'antico cimitero di Parenzo era solamente pochi passi discosto
dalle mura e formava quasi una cosa colla città. E finalmente
la storia e l'uso di quelle antichissime costruzioni trovate sotto
la cattedrale pare che non si possano ancora determinare con
sufficiente certezza.
SANTI DELL' ISTRIA E DALMAZIA
Le ricerche archeologiche condotte con metodo e conti-
nuate con perseveranza, hanno dato nelP Istria e nella Dalmazia
risultati molto rimarchevoli.
Gli scavi di Salona, tanto abilmente diretti da Mons. Fr.
3gli6, che comunica regolarmente al publico nel Ballettino le
— 3y3 —
principali scoperte, sono stati in questi ultimi tempi più fecondi
che mai per gli studi agiografici 1 ).
A Parenzo, all'ombra della venerabile basilica Eufrasiana,
si studia con passione le antichità cristiane della città. Il com-
pianto mons. Paolo Deperis, parroco della cattedrale, e l'avvo-
cato A. Amoroso, presidente della Società istriana d'archeolo-
gia e storia patria, hanno rimaneggiato il suolo ed interrogati
i testi per arrivare ad illustrare le origini della loro chiesa e
la storia dei suoi martiri. Gli Atti e Memorie della detta So-
cietà, editi a Parenzo 2 ) sono una miniera preziosa per lo sto-
rico e per l'archeologo. Testé l'avv. Amoroso ha publicato in
questa raccolta gli ultimi scritti del suo amico Deperis, com-
pletandoli in vari punti : uno studio su S. Mauro e S. Eleute-
rio s ) ed alcuni capitoli d'una storia incompiuta della chiesa di
Parenzo 4 ) lavoro solido benché un po' confuso, come lo sono
comunemente le opere postume, alle quali l'autore non ha po-
tuto dare l'ultima mano.
Causa la dispersione delle notizie, crediamo di fare cosa
utile d' informare il lettore a qual punto i lavori degli studiosi
di Parenzo e di Spalato permettono di condurre le questioni
agiografiche, delle quali eglino si sono occupati. Noi ci lascie-
remo guidare dai loro studi, cercando di supplire talvolta a
qualche lacuna e di precisare talune conclusioni.
Si vedrà che non fu soltanto la vicinanza dei due paesi e
la coincidenza fortuita di una serie di lavori importanti quello
che ci persuase a unire in un solo articolo le questioni d'agio*
grafìa istriana e dalmata ; numerosi punti di contatto giustifi-
*) BulletHno di archeologia e storia dalmata, Spalato, t. XX (1897)
XXII (1899).
2 ) Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria
T. I (i885), XIV (1898).
8 ) S. Mauro e S. Eleuterio vescovi martiri di Parenzo. Scritti inediti
di Mons. Paolo Deperis con appendice dell'avv. A. Amoroso. Parenzo
1898. VII-i3i pp. 8° e 2 tavole (Estratto dagli Atti e Memorie, voi. XIV,
fase. i° e 2°.
4 ) Mons. Paolo Deperis. Parenzo cristiana. Scritto inedito. Parenzo
i8g9, 145 pp. 8°, con una tavola. (Estratto dagli Atti e Memorie, voi XIV
fase. 3° e 4 .
- 374 -
cano questo accostamento, e si constaterà che più d'una volta
i soggetti si usurpano a vicenda il campo.
I. S. MAURO DI PARENZO.
S. Mauro è il patrono della chiesa di Parenzo. Ciò che si
è convenuto di chiamare la tradizione di questa chiesa, narra
che un monaco africano, di nome Mauro, si portò a Roma ai
tempo dell'imperatore Numeriano e del prefetto Celerino. Colà
fu arrestato, giudicato e decapitato. Alcuni marinai del suo paese
raccolsero il di lui corpo, e lo portarono sul loro vascello. li
vento li spinse sulle coste dell' Istria. Gli abitanti di Parenzo
accolsero con gioia il prezioso deposito e lo tennero sino alla
metà del XIV secolo. Nel i354 i Genovesi in guerra con Ve-
nezia, assediarono Parenzo, s'impadronirono della città ed espor-
tarono, assieme col resto del bottino, il corpo di S. Mauro e
quello di S. Eleuterio, che dal 1247 riposavano nella medesima
arca. Le reliquie divennero proprietà della famiglia Doria, che
recentemente, cedendo alle sollecitazioni degli abitanti di Pa-
renzo, promise di restituire loro il santo patrono.
Una doppia difficoltà si presenta.
La prima relativa all' identità di San Mauro. — È egli
veramente il Santo africano martorizzato a Roma, le cui re-
liquie sarebbero miracolosamente arrivate nelP Istria ; o non
sarebbe piuttosto un santo locale che si avrebbe confuso con
un omonimo africano ? Su questa questione si è divisi a Pa-
renzo. Il canonico Pesante ha scritto pochi anni or sono un
lavoro molto erudito, per accreditare la tradizione ch'egli cre-
deva la più antica, cioè quella che fa di S. Mauro un monaco
dell'Africa, martorizzato a Roma 1 ). La tesi opposta è sostenuta
con molta energia da mons. Deperis.
Sopra un altro punto, voglio dire sulla storia delle reliquie
di S. Mauro, l'accordo sembra essere completo, e qualunque
sia l'origine che loro si attribuisce, non pare che si dubiti che
dai tempi antichi, sino al i354, la città di Parenzo non le abbia
*) Giov. Pesante, S. Mauro protettore della città e diocesi di Pa-
renso. Parenzo 1891, 8°, 214 pp. Cf. Attal. Boll. t. XIII, p. 54-55.
— 3 7 5 —
conservate intatte. Noi ci troveremo obbligati ad esaminare le
ragioni che si possono contrapporre a questa credenza.
Primieramente qual è il S. Mauro onorato a Parenzo ?
Senza parlare del discepolo di S. Benedetto, celebre nella
leggenda per la sua pretesa missione nelle Gallio, d'un Mauro
vescovo di Verona, inscritto nel martirologio romano alla data
del 21 novembre, e di un certo numero d'omonimi più oscuri,
i martirologi ed i passionari registrano dal 20 al 22 novembre,
S. Mauro di Roma o d'Africa, S. Mauro di Parenzo, S. Mauro
di Fondi, S. Mauro di Fleury, S. Mauro di Lavello, ed al i.°
maggio, S. Mauro di Gallipoli.
S. Mauro di Roma è un monaco africano dell'epoca di Nu-
meriano che soffre il martirio sotto il prefetto Celerino. Alcuni
marinai venuti dall'Africa s' impadroniscono delle sue reliquie,
e malgrado Celerino che li perseguita, arrivano a metterle in
salvo : gubernante Domino, martyrem suum> ubi Christus voluit,
ad portum salutis perduxit. — Quest'ultima indicazione è molto
vaga, e fa pensare che il martire Mauro, chiamato ora Mauro
di Roma ora Mauro d'Africa, non abbia avuto l'onore, come
tale, di nessun culto locale. La sua Passione che comincia così :
XI Kal. dee. Natale S. Mauri Martyrts, qui ab infantia Ghrislia-
nus fuit, orationibusque et ieiuniis Christum Dotninum deprecaba-
tur, si trova nel martirologio di Rabano. È dessa un documento
originale incorporato nella raccolta, oppure è un compendio
fatto dal Rabano d' una Passione più lunga ? La questione è
diffìcile a risolversi. Certo è che non si saprebbe riconoscere
alcun carattere storico in questo documento, nello stato in cui
ci è pervenuto.
La leggenda di S. Mauro di Parenzo è identica, nel fondo
della narrazione. Essa ci si presenta come una redazione am-
plificata della leggenda precedente. Il corpo del racconto non
contiene un solo tratto che la riferisca a Parenzo. Ma 1' ultima
frase, opportunamente interpolata, opera l'accordo : Gubernante
Domino martyrem suum, ubi Christus voluit, ad portum salutis
perduxit, hoc est iuxta litus Hystriae civitatis Pharentinae.
ubi corpus martyris requiescit usque in hodiernum diem.
Ecco le prime parole di questa recensione più volte pub-
blicata : Apud Castella provinciae Africae erat quidam vir timens
— 376 —
notnen domini nostri Iesu Christi a parentibus christianis nomine
Maurus l ). Non possiamo indicare con precisione alcuna data
per questa forma della leggenda. Quanto possiamo dire presen-
temente si è che non l'abbiamo riscontrata in manoscritti an-
teriori al XII secolo. — Si vedrà ch'essa è probabilmente più
antica.
La medesima leggenda la troviamo a Fondi. Essa è inedita
sotto questa forma. Fra le copie preparate dai nostri predeces-
sori per la continuazione degli Ada Sanctorum vi ha al 20
novembre una Vita S. Mauri martyris exschpta ex codice ms.
Fundanae ecclesiae 2 ). Papebroch scrisse questa nota in margine:
Collatum cum copia quae est penes patres Theatinos Neapoli in
tomo Colteci. Vitae SS. martyrum. Il principio del documento
indica sufpcientemente il legame di parentela ch'esso ha col
precedente. Apud Castella provìnciae Africae, ex parentibus chri-
stianis, natus est quidam vir nomine Maurus amator domini nostri
Iesu Christi, qui quam dives erat mundi opum, tam locupletior eroi
in virtutibus spiritualibus. La relazione è notevolmente più am-
pliata che quella dell'altro documento, ma il fondo della storia
è identico, salvo un dettaglio introdotto al principio del rac-
conto, allo scopo di collegare il martire alla chiesa di Fondi.
Dopo di avere raccontato l'arrivo del monaco africano a
Roma, ed il principio della persecuzione, l'autore continua : Hoc
audiens beatus Maurus non immemor Christi praecepti dicentis :
*■ Cum persequentur vos in ista civitate, fugite in alia, » Roma
l ) [P. Kandler]. Codice diplotnatico istriano, anno 284 ;' Catalogits
codd. hagiographkorum bibliothecae regiae Bruxellensis, t II, p. 297-299;
Pesante, S. Mauro, p. 202-205; Deperis-Amoroso, S. Mauro e S. EUw
terio, p. 3o-34- In alcuni manoscritti la Passione termina con un'appen-
dice che ricorda la translazione a Ginevra. V. Manzuoli, Vite ei fatti
de' santi et beati dell'Istria (seconda parte della Nova descrittione della
provincia dell* Istria (Venezia 161 1, p. 107, dopo aver data la traduzione
italiana della leggenda sotto questa forma, aggiunge l'appendice seguente:
Correndo Vanno del Signore MCCCLV, XIX de mense d'Agosto, il popolo
di Parenzo col mezzo di questo beatissimo martire meritò d' haver J un ve-
scovo et Pastore che lo regesse, per li cui meriti e beneficii ogni giorno cia-
scheduno' è fatto degno di ricevere qualche gratta Fu martirizato etc.
*) Ms. 8950-52 della Biblioteca reale di Bruxelles.
— $77 —
discendens ad agrum Fundanum appulit et se in spelunca Arcani
tnontis per tres menses delituit. Quadam nocte, post orationem so-
pore depressus, vidit virum fulgentem virgam quasi auream tenen-
tem, et dicentem sibi : « Surge Maure, quia non te despexit Deus,
et redi ad urbem. t Qui dilucescente die sur gens et visionìs me-
mor, Romam rediìt.
Dopo di avere ricondotto il suo eroe a Roma, il compila-
tore riprende il suo racconto dove l'aveva lasciato, si estende
lungamente sull'interrogatorio del martire, e ci fa assistere ai
suoi ultimi momenti. Poscia narra dopo quali peripezie il suo
corpo fu trasportato a Fondi. Trascriviamo questo brano, al
quale si potrebbe dare il titolo di Translatio Fundana, senza
rilevare tutte le particolarità della copia, e gli errori manifesti
che abbiamo corretti in un testo d'altro canto molto difettoso.
Postquam martyr sanctus caelestia penetrava, inseguenti nocte
quidam nautae Africani sui concives cognoscentes eum, dum essent
Bihaniii, rapuerunt corpus eius, induentes illud linteaminibus mun-
dis, condientes aromaticis, et invexerunt sarcophagum in quo de-
posuerunt ipsum, ad caput vero eius scripserunt: Dei et Christi
Iesu famulus Maurus hoc saeculum prò Christi nomine
reliquens vitam aeternam acquisivit. Verum post aliquot dies
nautae levantes corpus occultaverunt in navi. Quo facto, pervenit
ad aures praefecti ; qui furore accensus nautas praecepit compre-
hendi. At itti, hoc comperto, fugam arripuerunt. Ipse autem ar-
matus diaboli Consilio, iussit navim impleri sarmentis, ut in mari
combureretur. Nam Dominus vere protexit martyrem suum, cum
nil detrimenti passa sit navis, et quoniam Domino placuit, ipsam
adduxit ad littus Fundanae civitatis.
Ecce in ipsa nocte apparuit angelus Domini viro sancto Ma-
riano, qui latitabat ob timorem persecutionìs, et sic locutus est :
€ Quid dormis, Mariane, et somno deprimeris ? Surge quantocius,
quandoquidem beatissimus Maurus, qui diu apud vos delituit in
monte Arcano, nunc corona martyrii laureatus, rosis liliisque de-
coratus ad vos revertilur, iam prope litus adest. t Qui a somno
surgens decantava matutinos psalmos cum septem clericis in qua-
dam crypla occulte, quia iussio regis urgebat. Nesciens tamen quid
ageret, clam ad litus applicuit, et insimul cum clericis navim in-
gressi sunt, in qua corpus martyris erat. Coepit inde exequias ce-
li
— 378 —
lebrare supra corpus, et cedentes ad tcrram educere, ut recondc-
retur, per triduum in Dei laudibus et vigiliis perstiterunt.
Interim ad notitiam imperatoris et praefecti pervenit qualiler
sancii Mauri corpus pervenisset ad Fundanum litus ibique a chri-
stianis adoraretur. Qui iratus percussit manu frontem, dicens:
« Vae mihi, quia victus sum et regnum meum deiusum est a tali
homunculo. » Subito dir exit apparitores ut corpus martyris fru-
stratim dilaniareni et ad ignem proicerent, nec non omnes chri-
stianos, qui illic aderant, trucidarent. Nutu Dei qui illic eranl
cum episcopo et clericis fugam petierunt. Navis interna, in qua cor-
pus martyris iacebat, a litore discessit ad medium mare. Tunc
tempestas valida et procelia exorta est in mari, militesque pavere
concussi minime valuerunt ad navem attingere, eo quod lampadi-
bus coruscabat et fluctibus iactabatur, nec non cantus angelorum
circa navem audiebatur magnus, taliter quod cuncti stuperent ; nec
ullus eorum ingredi ausus est ; et quam statini ad imperatorem
redientes, dixerunt : e O domine imperator, nunquam talia vidi-
mus vel audivimus facta quae facit ille peregrinus, quem capite
puniri iussisti. Si dii omnes nostri essent in unum congregati, non
possent facere quae ille facit. Quid pluraì Mare conturbai, excitat
ventos et procellosa^ tempestates. Circa eum videntur splendere lam-
pades quasi sidera, caeli voces resonant, lum clangunt et imbibunt. »
Haec audiens imperator, furore accensus dixit : € Remunerati enim
estis a suis, ideo isla refertis ; quid facimus? quid moram patimurì
Vincimur an non ? Armamini omnes, milites, et adoriamur ad il-
lam cum diis nostrìs. • Et proficiscentes cum exercitu cucurre-
runt ad litus civitatis Fundanae, prospicientesque eminus navem,
ubi corpus sancii Mauri quiescebat, ipsi in navibus suis et cintis
et baragis positi cupientes navim suffogare antequam ad illam ap-
propinquassent, iussu Dei absorbuit eos mare. Protinus sedata est
tempestas, et navis iterum ad litus rediit. Eadem nocte beaius Mau-
rus apparuit venerando antistiti Mariano, dicens : t Veni nil du-
bitans, deduc corpus meum ad montem Arcanum, in quo prius
habitavi, quia inimici diminuti sunt. » Laetus igitur episcopus cum
clericis et aliis occultis Christi fidelibus tulit corpus martyris ei
recondidii, sicut revelatum fuerat. Post haec celebre factum est no-
nomen beatissimi Mauri martirys per omnes regiones et praecipue
apud Romam. Quapropter multi aegri, paralytici et infirmi venie-
— 379 —
bant ad eius sepulcrum et sanabantur, ac etiatn a daemonibus op-
pressi liberabantur \ Audiens ista Formosus episcopus, qui tutte
Romae aderat, qui etiam a beato Mauro pecuniam comtnendatam
acceperat et hospitio per triennium tenuità venit ad locum in quo
corpus beati Mauri hutnatum iacebat, gratiasque Deo agens e pe-
cunia iiia ecclesiam construxit ad honorem ipsius sancii Mauri,
ubi corpus ad p'aesens requiescit. Passus est autem x kal. decem-
bris anno Domini 286. Postea eius ossa ad ecclesiam cathedralem
Sancii Petri Fundorum delata sunt.
I buoni abitanti di Parenzo non hanno mai sospettato delle
peregrinazioni del corpo del loro santo patrono in Britannia
ed in Francia. Nondimeno è di lui che si parla in una recen-
sione della Passione di S. Mauro, fatta a Fleury (Saint-Benoit-
sur-Loire). Il testo, compresovi il racconto della translazione a
Parenzo, è quello stesso che noi conosciamo. Senonchè esso è
seguito di una interessante appendice : Transactis autem multo-
rum annorum curriculis, Dei preordinante gratta, illud venera-
bile corpus martyris per pelagus maris ad fines Britanniae per-
venir Dumque excidium Britanniae Normannica incursio minila-
retur, quidam pontifex eiusdem gentis, Hedre vocabulo, futuros
praecavens casus, conversationis sanctae obtentu palriam deseruit
corpusque beati martyris secum asportava. Venerabili itaque abbate
Richardo Floracensium rem publicam strenue regente, idem pontifex
in Floriaco coenobio monachum professus, condigne corpus iam dicti
martyris in basilica beati recondidit monachorum legislatoris Be-
nedica, gratta Dei et Domini nostri Iesu Chrisli, cui est ho-
nor etc. *).
l ) Catalogus codd. hagiographicorxtm bibliothecae nationalis ParisUnsis.
t. Ili, p. 149. Nel ms. di Parigi 12606 il testo della Passione è esatta-
mente quello che abbiamo publicato nel Cut codd. ìtag. bibl. regiae Bru-
xell., t, II, p. 297-99 compresavi la doxologia in saecula saeculorum, amen.
Segue immediatamente l'epilogo Transactis autem, etc. Nel ms. la linea
civi[tatis Pharentine ubi corpus martyris per longutn temporis spatiutn re-
quievit è stata raschiata e rescritta con inchiostro diverso ; ma essa è
della mano primitiva, od almeno da una mano contemporanea. Il seguito
martyrizatus — amen è della mano primitiva. Il paragrafo Transactis è
scritto dalla medesima mano, col medesimo inchiostro della linea tatis
Pharentine, etc. Seguono nove linee in bianco che non portano traccie di
— 3èo —
In quali circostanze il corpo di S. Mauro ha abbandonato
Parenzo ? L'autore di questa nota non Io sapeva, e Raoul Tor-
taire che al principio del XII secolo metteva in versi la Pas-
sione di S. Mauro, con le traslazioni a Parenzo, in Britannia
e al suo monastero di Fleury *), non ne sapeva di più. Ecco
come egli si esprime :
Ergo Farentina postquam per saecula longa
Martyris urbe sacrum iacuit corpus tumulatutn,
Disponente Deo, qui nutu cuncta benigno
Tempora definii, procul hinc sacra membra removii.
Sed reor hoc factum^ quia Mauri nomen honestum
Divulgare Deus decrevit, spargat ut eius
Per populos famam, maiori culmine dignam.
Crescat ut inde salus cunctis hunc qui venerantur.
Hac ratione viros excivit, sed sibi notos,
Qui maris undisoli sulcantes aequora remis
Longe remotos fines adiere Britannos.
Hi tulerunt secum Mauri corpus venerandum.
Hoc ibi depositum virtutum luce coruscum
Respexit totos sancto rumore Brittanos 2 )
Si potrà giudicare da quanto noi riportiamo più avanti
intorno alla storia delle reliquie di S. Mauro del grado di ve-
rosimiglianza d'una traslazione del suo corpo in Britannia, e
a Fleury. Questa ultima traslazione avrebbe avuto luogo sotto
l'abate Riccardo (*j- 979)
Tempore quo magnus ibi praefuit abba Richardus.
Noi non neghiamo punto il fatto del ricevimento solenne
raschiature, e di regola non havvi intervallo notabile fra le diverse parti
del manoscritto. Si deve conchiudere che l'epilogo Jransactis fu aggiunto
successivamente in un posto lasciato libero a bella posta. Sulle traccie
lasciate dalla notizia nell' historiografìa di Fleury, da vedersi F. Lot,
Date de l'exode des corps saints hors de Bretagne* Annales de Bretagne^
t. XV (1899) p. 73
J ) Catal. etc. p. 148.
*) Iohannes a Bosco, Floriancensis vetus bibliotìieca (Lugduni i6o5)
I, p. 352-53.
— 38i —
di un corpo santo, che si credette a Fleury, essere quello di S.
Mauro. La commemorazione dell'avvenimento fu inscritta nel
calendario liturgico *). Ma che si abbia ricevuto la spoglia sacra
del patrono di Parenzo, questo è ciò che è impossibile di am-
mettere.
Su S. Mauro di Gallipoli non possediamo che una breve
leggenda tradotta dal greco; ma essa è strettamente apparen-
tata alle precedenti 2 ). Mauro è originario della Libia. Lui pure
si porta a Roma sotto il regno di Numeriano. Le sue reliquie
sono portate via da marinai, e, a dispetto degli sforzi di Cele-
rino, esse approdano a Gallipoli.
Nulla diremo di S. Mauro di Lavello, che, secondo tutti
gli indizi che possediamo, non va distinto dal precedente. Si
pretende nel paese che, nel 1042, le reliquie di Gallipoli fos-
sero rubate da Gerardo arcidiacono di Conza, il quale voleva
dotarne la sua chiesa ; ma non potè mai arrivare a traspor-
tarle al di là di Lavello, ove sono rimaste da quel tempo in
poi 3 ).
Il martire che successivamente veniamo a trovare a Roma,
a Parenzo, a Fondi, a Fleury, a Gallipoli e a Lavello sarebbe,
secondo la leggenda, il medesimo personaggio, sufficientemente
caratterizzato dal suo nome, dalla sua origine, e dai particolari
della sua storia. Egli è evidente che le diverse localizzazioni
che siamo venuti ad enumerare sono artificiali, e che non si
può fare alcun assegnamento sopra una leggenda, il cui ele-
mento topografico è così fluttuante. Le città che si sono ap-
propriata successivamente la Passione di S. Mauro hanno esse
realmente posseduto il corpo di un omonimo, o potrebbesi al-
meno segnalare un fatto storico che spiegasse la scelta di un
identico documento accomodato a luoghi e a circostanze così
diverse ? Così p. e., il giovine S. Mauro di Roma, che il papa
Damaso chiama ìnsontem puerum *) entrerebbe egli in qualche
*) Si celebra a Fleury, il 5 giugno la festa della traslazione: 5.
Mauri martyris susceptio et repositio corporis (Ad. SS., Iun. t. I, p. 419).
2 ) Ada SS. Mai 1. 1, p. 40-41 : « ex menologio graeco antiquissimo. »
3 ) Deperis-Amoroso, 5. Mauro e S. Eleuterio, pp. io, 35, 37.
4 ) Ihm, Damasi epigrammata, n. 44.
— 382 —
parte nella leggenda romana del monaco africano? Noi non
possiamo dirlo al presente, e preferiamo di attenerci ai caso
di Parenzo.
Neil' assieme dei documenti che hanno qualche rapporto
con S. Mauro, si distingue nettamente una doppia corrente
della tradizione. L'una deriva interamente dalla Passione che
noi veniamo a studiare. Si può ammettere che questa corrente
alimenti prcssocchè esclusivamente la tradizione liturgica attuale,
le cui origini non sono molto antiche, e nella quale non con-
viene punto, per conseguenza, cercare degli argomenti distinti.
Ho detto, pressocchè esclusivamente ; perchè 1* orazione della
Messa Deus qui beato Mauro sacerdoti et martyri tuo, sta in aperta
contradizionc con la supposizione che S. Mauro non fosse ve-
scovo *). Questo è un prezioso vestigio dell' epoca, nella quale
la leggenda non era ancora ammessa a Parenzo. Per coloro
che tengono alla tradizione derivata dalla leggenda, S. Mauro
è il monaco africano che noi conosciamo, le cui reliquie sono
arrivate per mare nell'Istria.
L'altra corrente ci riporta ai tempi antichi, nei quali non
si conosceva che un S. Mauro, vescovo di Parenzo e martire,
che non ha nulla di comune col Mauro africano.
Gli scavi praticati nel 1846 sotto l'altare maggiore della
basilica Eufrasiana 2 ) misero a giorno un' iscrizione disgrazia-
tamente incompleta e notevolmente danneggiata, scolpita sopra
una grande lastra di un calcare molto grossolano. Eccone il
testo :
HOC CVBILE SANCTVM CONFESSORIS MAVRI
NIBEVM CONTENET CORPVS
HAEC PRIMITIVA EIVS ORATIBVS
REPARATA EST ECCLESIA
HIC CONDIGNE TRANSLATVS EST
VBI EPISCOPVS ET CONFESSOR EST FACTVS
IDEO IN HONORE DVPLICATVS EST LOCVS
////////////////////////////7////7///////ICTVS
///////////////////////////////////////s.
1 ) Deperis-Amoroso, Op. e. p. 21 ; Parenzo cristiana, p. i3i.
2 ) La bibliografìa relativa alla basilica è considerevole. Il lettore
— 383 —
Questa iscrizione fu pubblicata, dopo il Kandler *), molte
volte e formò oggetto di un grande numero di commenti 2 ).
Il canonico Pesante ha esaurito tutta la sottigliezza della
esegesi per dimostrare che il Mauro dell' iscrizione non è punto
il patrono di Parenzo. Egli stesso riassume il principale argo-
mento della sua lunga dissertazione con questo sillogismo : S.
Mauro dell' iscrizione era vescovo, il nostro Mauro non lo era ;
dunque ecc. 8 ). Noi non possiamo arrestarci a queste difficoltà
che hanno per punto di partenza gli Atti del Mauro africano.
La è questa una base manifestamente troppo fragile.
Più di una oscurità svanirebbe, qualora fosse possibile di
fissare con sufficiente precisione l'età dell' iscrizione. Appartie-
ne essa al principio del V secolo 4 ) come si è pensato, anzi
del IV s), oppure devesi in quella riconoscere, secondo che altri
opinano, tutti i caratteri d'un periodo di decadenza avanzatis-
simo, e farla discendere sino all'epoca carolingica, e forse an-
desideroso di conoscerla la troverà p. e. in Schulze, Archeologie der
altchristlichen Kunst, Monaco 1875 (vedere la Tavola di Parenzo) ; in
Boni, // duomo di Parenzo ed i suoi musaici, Archivio storico dell'arte,
t. VII (1894) p. u5. Del musaico dell'abside non è stata publicata alcuna
riproduzione veramente soddisfacente. Per avere un' idea dell' insieme si
può vedere la vecchia incisione del Carli, Delle antichità italUte, Mi-
lano, parte IV (1790), p 271 ; Garrucci, Storia dell'arte cristiana, t. IV,
p. 276 ; Marucchi, Le recenti scoperte del duomo di Parenzo, Nuovo Boi-
lettino d'archeologia cristiana, t. II (1896), p. 14-26, 12 2-1 38, tav. I— II. --
L'avv. Amoroso è stato così compiacente d' inviarci diverse eccellenti
fotografie dei dettagli del musaico, ed una fotografia dell' iscrizione di
cui tosto si parlerà. Noi lo ringraziamo qui cordialmente.
1 ) Nel giornale L'Istria 1847, p. 219.
2 ) G. Pesante, S. Mauro, p 68 ; A. Amoroso, Le basiliche cristiane
di Parenzo (Parenzo 1891), p. i3 fac-simile tav. I; Deperis-Amoroso,
S. Mauro e S. Eleuterio, p. 66; O. Marucchi, Le recenti scoperte del duo-
mo di Parenzo, Nuovo Bollettino di Archeologia cristiana, t. II (1896), pa-
gina 125; Civiltà cattolica, 1898, t. I, p. 219.
8 ) S. Mauro, p. 144.
4 ) Marucchi, Le recenti scoperte nel duomo di Parenzo, Nuovo Bol-
lettino di arch. crist., t. II (1896), p. 126.
b ) Amoroso, Le basiliche cristiane di Parenzo, p. i5. L'autore ha al-
trove dichiarato di non tenerci a questo giudizio ; cf. Parenzo cristiana,
p. 69, n. 1:
— 38 4 —
che più tardi ? *). Quest'ultima opinione non ha per sé alcuna
verosimiglianza, ed in fondo la sola ragione che si adduce in
suo favore, sarebbe che la iscrizione appoggerebbe l' ipotesi di
una traslazione di reliquie, la quale, come vedremo, non si è
mai verificata.
È bensì vero che, studiando le iscrizioni medioevali del-
l' Italia settentrionale e dei paesi vicini, la paleografia è esposta
a più di una sorpresa. iMarmi relativamente recenti offrono al
primo aspetto, un tipo antico, e sovente soltanto il testo può
correggere questa impressione. La nostra iscrizione forse a mo-
tivo della qualità e dello stato della pietra, è d'una paleografia
troppo incerta per fornire un elemento cronologico sicuro. Non
vi si nota, del resto, alcun dettaglio che accenni particolar-
mente ad una tecnica più recente, e si si accontenta di trovarvi
lo stile artificioso e contorto.
Non è diffìcile, lo confesso, di trovare dei testi epigrafici
che si distinguono più di questo per chiarezza e per nobile
semplicità. Ma sarebbe meno facile di addurre l'esempio d'iscri-
zioni del medio evo un po' avanzato di un sapore cosi antico
e che ricordano così poco il vocabolario, e lo stile dei testi
dell'epoca. Sino a tanto che non si dimostra il contrario, noi
ci atterremo all' impressione che si ricava dalla lettura, e dalla
ispezione del monumento, all' infuori di ogni sistema precon-
cetto. Il monumento può rimontare al V, o meglio, forse, al
VI secolo.
Parliamo del testo stesso. Vi si accenna alla sepoltura di
un santo, chiamato Mauro, vescovo del luogo, trasferito da una
località che non viene designata, nella basilica, nell'occasione
di una ricostruzione, o poco tempo appresso.
Questo santo vescovo è egli un martire ? Attenendosi al
testo dell' iscrizione, si potrebbe alquanto dubitarne. Abbenchè
di sovente in opposizione al martyr, la parola confessor fu usata
nell'antichità cristiana per designare coloro che hanno sofferto
per la fede, sia che fossero morti fra i tormenti e nelle prigioni,
o sia che avessero anche sopravvissuto alle persecuzioni 2 ). Fra
*) Civiltà cattolica, t. e. p. 220.
2 ) De Rossi, Bullettino di arch. crist, 1874, p. 102-108,
— 385 —
i testi, nei quali il confessor è sinonimo di martire, ricordiamo
quello di S. Ambrogio: Iatn satis superque, omnipotens Deus, no-
stro exilio nostroque sanguine confessorum neces, exilia sacerdo-
tum et nefas iantae impietatis eluimus 1 ); V iscrizione damasia-
na 2 ) : Hic confessores sancii quos Graecia misit ; quella del sar-
cofago di S. Apollinare di Ravenna : In hoc loco stetit arca beati
Apolenaris sacerdotis et confessoris 3 ). L'iscrizione che ci occupa,
fornisce un nuovo esempio di questo significato della parola
confessor. L'antica tradizione che considera S. Mauro come ve-
scovo di Parenzo, lo venera anche come martire. Così, nel io 14,
il vescovo Sigimboldo, nominato in un documento del 1717,
episcopus de sede S. Mauri 4 ), parla del suo predecessore nei
seguenti termini : Pro... perpetua pace et ad honorem sanctae
matris ecclesiae Parentinae et S. Mauri sacerdotis et martiris epi-
scopi 5 ). D'altronde S. Mauro è rappresentato con la corona
di martire nelle mani nel mosaico dell'abside, e sulP identità
di questo Mauro con quello dell' iscrizione non è ammissibile
il menomo dubbio. Dagli esametri solenni del mosaico è reso
palese che Eufrasio sostituì la basilica attuale ad un'edificio
anteriore.
Labentes melius sedituras deruit aedes
Fundamenta ìocans erexit culmina templi 6 ).
Gli scavi intrapresi da Mons. Deperis hanno permesso di
stabilire le traccie delle fondamenta di questa antica chiesa, e
sotto il pavimento odierno si sono trovati gli avanzi del pavi-
mento in musaico. Ad un livello inferiore, altri musaici hanno
i) De fide, II, 16.
2 ) Ihm, Damasi epigrammata, n. 12.
3) C. /. I., XI, 294.
A ) [Kandler], Cod. dipi istriano, a 1047.
5 ) Ibidem a. 1014. M. Marucchi, /. e, p. 128 arreca come una te-
stimonianza dell'anno 5j3 un passo del diploma intitolato privilegio di
Eufrasio. Come si è egli lasciato trarre in errore da un documento tanto
manifestamente apocrifo, allorché, sopra tutto, il Benussi, di cui cita
l'edizione, l'analizza in tutti i suoi particolari e ne dimostra la falsità?
Vedi B. Benussi, Il privilegio Eufrasiano, negli Atti e memorie della So*
cietà istriana di archeologia e storia patria, t. VIII (1872), p. 49-86.
6 ) Amoroso, Le basiliche cristiane di Parenzo, p. 25,
— 386 —
dimostrato resistenza di un edificio ancora più antico, una pic-
cola basilica, per quanto si crede, anteriore alla persecuzione
di Diocleziano 1 ).
Supponendo stabilita questa triplice successione di edifici
sacri, rimane qualche incertezza intorno alla primitiva ecclesia
menzionata nel! 1 iscrizione. Accenna essa alla primitiva basilica
sostituita all'epoca costantiniana — secondo gli archeologi pa-
rentini — dalVexiguum templutn che Eufrasio ha fatto demolire;
oppure designa la iscrizione quest'ultima basilica ? Il dubbio è
permesso. Da parte mia opinerei che si debba adottare la se-
conda spiegazione. Tenuto conto della disciplina di quei primi
tempi, sembrerebbe difpcile P ammettere che si abbia avuto
fretta, nel IV secolo, di deporre il corpo del martire nella ba-
silica allora appena costruita. Al tempo della fondazione della
basìlica Eufrasiana, il desiderio di sottrarre le sante reliquie
alla profanazione^ alla quale in quei tempi di turbolenze erano
esposte fuori della città, dovette farle trasportare dal cimitero
suburbano nell' interno della nuova chiesa. Questo è ordinaria-
mente il motivo della traslazione dei corpi santi avanti l'epoca
carolingia. Non avremmo quindi nessuna difficoltà di ammettere
per ragioni estrinseche che la nostra iscrizione sia djl VI secolo.
È verosimile che la memoria della traslazione sia stata
conservata sui luoghi stessi, che erano si lungo tempo onorati
dalla presenza del santo corpo, e che precisamente a S. Mauro
si debba riferire il frammento seguente, che venne ritrovato al
tempo della demolizione di un muro del vescovato 2 ).
iiininiiiiiiiìiniinìiiiiiiiiii
ni in a li li mi;™™ vict
RICIA MEMBR
A NVNC RE
QV1ESCENT
INTRA MVROS
HVIVS CIVITA
TIS PARENT.
') Id. t ibid. Cfr\ Marucchi, /. e, p. 19.
*} Amoroso, Le basiliche cristiane di Parenzo, p. 16; cfr. sopra pa-
gina 378, not. 2,
— 387 —
Confrontando i caratteri con quelli dell' iscrizione Hoc cu-
bile sanctum, si è detto che anche questa iscrizione fosse del
IV secolo. Non condividendo io affatto la persuasione della
grande antichità che si attribuisce all'altra per poter accettare
senza esitanza questo giudizio, ho pregato il sig. Amoroso di
mandarmi l'impronta del frammento controverso. — Con una
prontezza e gentilezza di cui non saprei abbastanza ringraziarlo,
il dotto archeologo mi ha fornito il mezzo di esaminare il testo
nei riguardi paleografici; ed io credo di poter conchiudere da
questo esame che nulla si oppone infatti che le due iscrizioni
sieno considerate come contemporanee, a condizione, bene in-
teso, di abbassarvi considerevolmente la data. Secondo ogni
probabilità la seconda proviene dal cimitero suburbano, dove
S. Mauro fu sepolto.
Si è immaginata un' altra spiegazione dell'epitaffio di S.
Mauro, che non possiamo passare sotto silenzio.
Il pontefice Giovanni IV (640-642) — questo è un fatto
ben conosciuto — ha trasportato a Roma i corpi dei martiri
della Dalmazia e dell' Istria. Eodem tempore fecit ecclesiam beatis
martyribus Venantio, Anastasio, Mauro et aliorum tnultorum mar-
tyrum, quorum reliquias de Dalmatias et Histrias adduci praece-
perai l ). Questi martiri riposano in Laterano, nella cappella di
S. Venanzio, dove sono rappresentati da un celebre musaico 2 ).
Nel centro si vede S. Venanzio e S. Domnio ; a dritta S. Ana-
stasio, S. Asterio, S. Tclio, S. Pauliniano; a sinistra S. Mauro,
S. Settimio, S. Antiochiano, S. Gaiano. Come diremo più avanti,
pressocchè tutti questi santi sono del resto conosciuti, meno
S. Mauro, e tutti provengono dalla Dalmazia. S. Mauro porta
il costume di vescovo. Ora questi rimane solo, per giustificare
la frase del Liber pontificalis, che fa venire non soltanto dalla
Dalmazia, ma anche dall' Istria, i corpi santi del Laterano. Non
si conosce altro Mauro vescovo e martire dell' Istria, che colui
del quale ci occupiamo. Noi siamo dunque in diritto di iden-
tificare il scs mavrvs del musaico col patrono di Parenzo.
! ) Duchesne, Liber pontificalis. t. I, p. 33o.
2 ) Garrucci, Storia dell'arte cristiana, t. IV, p 272-273; De Rossi,
l musaici delle chiese di Roma, fase XIII-XIV.
— 388 —
L' ipotesi è stata già emessa *). Senonchè si è trovato un
dotto per trarne delle conseguenze la cui gravità non sfuggirà
a nessuno. Egli si è riferito all' iscrizione Hoc cubile sanctum,
per domandarsi se la traslazione in parola non sarebbe per av-
ventura una traslazione di S. Mauro da Roma a Parenzo. Ecco,
in dettaglio, il nuovo concetto.
S. Mauro è stato trasportato dall' Istria in tempi calami-
tosi, affine di porlo al sicuro dalle invasioni. Passato il pericolo,
perchè non si avrebbe restituito a Parenzo le reliquie del suo
patrono ? All'epoca in cui tanti corpi santi partirono da Roma
per andare ad arricchire le chiese del Nord, non vi sarebbe
nulla di sorprendente che quello di S. Mauro abbia seguito la
medesima via. Hic condigne translatus est, etc, si riferisce dun-
que alla restituzione delle sue reliquie da parte dei Romani e
per nulla affatto ad un trasferimento dal cimitero suburbano
nell' interno delle mura 2 ).
La congettura è ingegnosa ; ma non resiste dinanzi ai fatti.
Non vi ha il minimo indizio che permetta la supposizione che
i santi del Laterano siano stati giammai turbati nella loro no-
vella sepoltura. Risulta, al contrario, dalla storia delle grandi
traslazioni che la cappella di S. Venanzio è uno dei santuari
rari di Roma, che non ne è stato spogliato, per soddisfare al-
l'avidità dei cercatori di reliquie. Non insistiamo sul tenore del-
l' iscrizione che troppo male concorda con un simile avveni-
mento in simile epoca, e facciamo soltanto osservare che la
traslazione vi è messa in stretto rapporto con una ricostruzione
o per lo meno una ristaurazione importante della basilica. Non
si dirà, io penso, che ciò sia un'allusione ai lavori eseguiti nel
secolo XIII dal vescovo Ottone. Non vi ha alcun dubbio : l'epi-
tafio Hoc cubile sanctum è stato collocato prima del VII secolo
nella basilica eufrasiana, od, a rigore, se si hanno dei buoni
argomenti per dimostrarlo, nella basilica precedente.
Dalla identificazione di S. Mauro della capclla del Laterano
*) Civiltà cattolica, 1898. t. I, p. 218; BuliS, Bull. Dalm. 1898, pa-
gina 107.
2 ) Civiltà cattolica, p. 221 : « Resta sempre che è assai più naturale
intendere quelle frasi dell' iscrizione d'una traslazione del defunto da un
altra città in questa. »
— à8g -
con S. Mauro di Parenzo, noi tireremo un'altra conclusione. Ed
è quella che, nulla inducendoci a credere che il santo sia stato
trasferito altrove, conviene ammettere che esso si trova tuttora
a Roma.
Ma voi dimenticate, mi si obbietterà, che almeno a partire
dal X secolo, Parenzo si trova di nuovo in possesso del suo
patrono. Questi adunque non vi è mai uscito, oppure vi è ri-
entrato. E si citerà un diploma di Ottone II, del 7 giugno 983,
nel quale è detto della cattedrale di Parenzo : qua in basilica
sancii beatum corpus Mauris requiescii l ) ; la cronaca di Giovanni
Diacono, che parla d'una visita del doge Pietro, nell'anno 1000,
al S. Mauri oraculum, pellegrinaggio inverosimile, in quelle cir-
costanze, se le reliquie del santo non si trovavano più nella ba-
silica 2 ) ; P iscrizione che ricorda la riunione delle reliquie di
S. Mauro con quelle di S. Eleuterio, per cura del vescovo Pa-
gano, nel 1247 8 ).
ANNO DOMINI MCCXLVII IND. V
RESSIDENTE
DOMINO PAGANO EPISCOPO ET IOHANNE ARCHIPRESBYTERO
NEC NON
THOMÀ DIACONO ET OTONELLO SUBDIACONO THESAURARIIS
QUI AD HONOREM DEI ET SANCTORUM MARTYRUM MAURI ET ELEUCTERJ
FECERUNT FIERI HOC OPUS
MAURE PARENTINOS CONSERVA INOOLUMES. AMEN.
Infine, si ricorderà il trasporto dei due corpi a Genova,
per opera dell'ammiraglio Doria, nel i354 4 )-
*) M.G. Diplom. t. II, 1, p. 356.
2 ) Monticolo, Cronache veneziane antichissime (Fonti per la storia
d'Italia, t. IX), p. i56.
8 ) Deperis-Amoroso, S. Mauro e S. Eleuterio, p. 84.
4 ) I corpi di S. Mauro e di S. Eleuterio sono ancora conservati a
Genova nella chiesa di S. Matteo, nella cappella del SS. Sacramento, in
fondo della navata a sinistra. SulF altare si legge V iscrizione : Hic sita
sunt SS. Mauri et Eleutherii corpora. Sul muro della cappella si trova la
iscrizione : Paganus Auria anno MCCCLIIII prid. non. novemb. profligatis
Venetis capta eorum classe Parentioque Istriae urbe expugnata, orans in
patriam rediit; plurimis autem neglectis opintis spoliis, quae illinc secum
— 390 —
Cosa prova questa serie di testimonianze ? Provano che
all'epoche indicate gli abitanti di Parenzo erano nella persua-
sione di possedere ancora le reliquie del loro patrono. Io non
chiederei di meglio che di poter ammettere la fondatezza di
questa pia credenza. Ma la storia delle traslazioni di reliquie
presenta un sì gran numero di casi, nei quali, qualche tempo
dopo il toglimento debitamente constatato dei corpi santi, si
continua a parlare e ad agire come se li si avessero ancora,
che noi non possiamo riportarci all'opinione degli interessati
in questa materia. Conviene ammettere che in molti casi si
abbia agito con la massima buona fede Si comprende molto
bene che dopo un'epoca di turbolenze, durante i lunghi anni
nei quali si si occupa sopratutto a rialzare le rovine ammon-
ticchiate, molti ricordi si sieno oscurati e spenti. Confusioni
possono essersi prodotte facilmente ; e in questa materia, la più
delicata di tutte, in cui si tratta di stabilire l' identità di un
pugno di ossa, il rispetto stesso del sacro deposito che inter-
diceva le troppo minuziose analisi, congiunte alla critica rudi-
mentale di età mezzo barbare, ha condotto le centinaia di volte
a risultati deplorevoli, che nulla ci obbliga di ratificare.
Abbiamo passato sotto silenzio, per non difficoltare la di-
scussione, la menzione di S. Mauro nel martirologio di Usuar-
do al 21 novembre : Item in Itistria, passio sancii Mauri mar-
iyris. Al 22 novembre è annunciato S. Mauro di Roma : Item
asportare licuisset, unum hoc elegit t corpora scilicet S.S. Mauri et Eleutherii,
hoc in loco ab eo constructo veneranda pie constituit; quosvero illikonores
senatus decreverit, notiores sunt quam ut hiz referre sii necesse. Gentile sa-
cellutn Nicolaus Auria IacobiF. instaurandum curavit anno M.D.LXXXVIL
Sulla facciata della chiesa si può leggere l' iscrizione seguente che ri-
corda la campagna che valse ai Genovesi si prezioso bottino : Ad hono-
rem Dei et beatae Mariae M CCC.LII die Villi martii nobilis vir dominus
Paganus de Auria, armiratus communis et populi Ianuae cum galeis LXXXX
Catalanormn Graecorum et Venetorum, de omnibus campum et victoriam
obtinuit. Idem etiam dominus Paganus M.CCC LIIII die UH novembris cum
galeis XXXV Ianuensium in Insula Sapientiae in Portu Longo debellava
et coepit galeas XXXVI cum navibus IIII Venetorum et conduxit Ianuam
homines vivos carceratos V.M.CCCC. cum eorum capitaneo. La festa della
traslazione si celebra nella chiesa di S. Matteo il 4 novembre. Vedi I.
D'Oria, La chiesa di S. Matteo a Genova (Genova 1868), pp. 83-84, 3o.
— 3gi —
Rotnae sancii Mauri martyris, qui sub Celerino praefeclo agoni-
^avit *). 11 P. du Solier fa a proposito di questi due santi Mauro
delle osservazioni molto sensate 2 ). Privo dei dati archeologici
che sono a nostra disposizione, gli era diffìcile di pronunciarsi
sulla distinzione dei due santi in questione. Mons. Deperis ha
impiegato buona parte del suo volume a combatterlo 3 ). Non si
può astenersi di osservare ch'egli ha alquanto perduto il suo
tempo ; poiché nessuno si pensa di contrapporre l'autorità del
P. du Solier, — che del resto cambierebbe probabilmente d'o-
pinione se ritornasse al mondo, — alle testimonianze dei mo-
numenti.
D'altro canto è permesso di chiedersi se, in un certo senso,
l'editore di Usuardo, richiamandosi agli Atti favolosi di Mauro
accomodati all'uso di diverse chiese, non aveva ragione di dire :
Sì lalia acla vidissel Usuardus, Maurum unum in duos non di-
slraxisseL A prima vista l'annunzio lletn in Hislria ecc. ha l'a-
spetto di una testimonianza indipendente dalla leggenda, di un
resto prezioso dell'antico martirologio dell' Istria raccolto nella
compilazione. Ma esaminando il fatto più da vicino si si per-
suade che in ultima analisi questa leggenda è la fonte di Usuar-
do ; e per quelli che non la rifiutano, non havvi evidentemente
che un solo Mauro.
Non è egli, infatti, difpcile di ammettere, dopo quanto è
stato detto al principio di questo articolo, che indipendente-
mente dall'accomodamento degli Atti di Mauro a S. Mauro di
Parenzo, la festa di quest'ultimo si sia celebrata precisamente
il 21 novembre, giorno nel quale i martirologi anteriori a Usuar-
do annunziano il suo omonimo romano ? Questa è una coin-
cidenza troppo straordinaria per aver bisogno di una conferma.
Non è egli più naturale il pensare che Usuardo ha letto, per
esempio nel Rabano, il testo puro, se è lecito di cosi espri-
mersi, della Passione di Mauro : che ha trovato altrove la Pas-
sione accomodata all'uso di Parenzo, e che per un processo di
critica assai elementare, che gli ha fatto incontrare fino ad un
*) Sollerius. Martyr. Usuardi, pp. 689, 692.
*) Ibid., pd. 690, 693.
8 ) S. Mauro e S. Eleuterio, p. 44-65.
— 392 —
certo punto la vera soluzione del problema, ha attribuito l'uno
dei due santi all' Istria, l'altro a Roma ?
Si può supporre ancora che il compilatore ha trovato in
differenti martirologi abbreviati lo stesso S. Mauro successiva-
mente con la duplice localizzazione In Istria — Romae. Il det-
taglio del procedimento è qui di poca importanza. Basta sapere
che, secondo ogni probabilità, vi fu una duplicazione di S.
Mauro del 21 novembre, e che per conseguenza non si deve
cercare in Usuardo un'argomento nuovo — e del quale non si
ha del resto alcun bisogno, — per provare l'esistenza del mar-
tire Mauro di Parenzo.
Il calendario del Vaticano (cod. vat. 38o6), in cui Giorgi
ha segnato la notizia di S. Mauro : In Hystria civitate sancii
Mauri martyris J ), si trova probabilmente nell' identico caso di
Usuardo, e questo non è il luogo di tenerne conto.
II. S. ELEUTERIO. I SS. PROIETTO ED ELPIDIO.
I SS. IULIANO E DEMETRIO
Abbiamo citato il martirologio di Usuardo. Si domanda,
senza dubbio, se la testimonianza del martirologio geronimiano
non possa essere qui invocata. Ora, non solamente S. Mauro
di Parenzo non vi è punto inscritto, ma neppure alcun altro
dei santi appartenenti all' Istria 2). E questo deve farci arre-
stare per un istante.
A prima vista, l'Istria è rappresentata nella compilazione
almeno da tre menzioni. Eccole secondo i manoscritti di Berna
(B), di Epternach (E) e di Wissemburgo (W).
Il 24 maggio. B : IN STRIA. Zoelli Seruoli IN SIRIA.
Zoeli.... IT. Zoeli STrie. — E: In istria ni. ^oiliser vuli.... in
Siria zpett..; il. %pili Sirie... — W : In stria Nat. Scoru debelli
seruoli.... In Siria ipeli... Item Zoeli stile.
Il 5 giugno. B: ... IN STRIA. Zoeli. Satiri. Timìni. Satur-
! ) Martyr. Adonts (Romae 1745), p 702.
2 ) De Rossi-Duchesne, Martyrologium Hieronymianum ad fidem
codicum, negli Ada SS, novembris, t. II, 1, pp. [LXXIV], [65, 75, io5].
— 393 —
nini. Seruilii. Felicis. Siluani. Furtunati. — E : .... in istria %pili
sateri tymini saturnini felicis silvani furtunati. — W : Instria xpeli
saturi servila felicis silvani furtunaH.
Il 12 agosto. B: ... In iSTRIA Natal Sci IulianL— E: in
istria iuliani. W : et in stria nat sci iuliani cum sociis eorum.
In un'epoca in cui era impossibile la critica del martiro-
logio geronimiano, non deve punto sorprenderci che si siano
prese le mosse da queste formole per attribuire all'Istria dei
gruppi di martiri, ai quali, come lo vedremo, essa non ha alcun
diritto. Così il Baronio ha inserito nel martirologio romano,
seguendo il Beda, l'Adone e PUsardo, alla data 24 maggio, la
notizia seguente : In Istria, sanctorum martyrum Zoelli, Servila,
Felicis, Silvani et Dioclis. Ed i nostri predecessori hanno segnato
come appartenenti all' Istria, in Istria, i gruppi del 24 maggio :
De SS. Zebello, Servulo et Secundino ; del 5 giugno : De SS. mar-
tyribus Zoelo, Saturo..., eie, del 12 agosto : De S. Iuliano et soc.
mtn. 1 ).
Considerandolo più da vicino, questi numerosi martiri del-
l' Istria si vedono sfumare l'un dopo l'altro. Dapprima la for-
inola : in Istria Iuliani, del 1 2 agosto, è una semplice ripeti-
zione di una linea precedente, In Syria... Iuliani. — Quanto al
gruppo del 5 giugno, questo è identico a quello del 24 maggio.
Ora, il martirologio sirìaco ci dà a questa data la lezione pri-
mitiva, Lystris natale Zoili, in luogo di : in Istria, ecc.
Come si vede, gli è soltanto per cagione di una serie di
erronee letture che si è arrivati a comporre questo piccolo
martirologio istriano, del quale ormai non è più il caso di oc-
cuparsi. — Devesi nondimeno segnalare nel gruppo del 24 mag-
gio (5 giugno) S. Servulus, più esattamente Servilius. Gli agio-
grafi hanno avuto per lui una predilezione speciale. Si possie-
dono di lui degli atti molto circostanziati, dai quali si apprende
che Servolo era un giovane abitante a Trieste, che suo padre
si chiamava Eulogio ; essi vivevano sotto P imperatore Nume-
riano, e la città era governata da Junillo. Segue una serie di
! ) Ada SS., Mai, t. V, p. 277 ; Iunii, t. I, p. 423 ; Augusti, t. II, pa-
gina 709.
12
y
— 394 —
luoghi comuni che si sottraggono ad ogni analisi 1 ). Si può
ben ragionevolmente sospettare che tutto il racconto fosse una
invenzione del biografo. Adesso che sappiamo che Servolo —
o Servilio — non ha alcun legame con Trieste o V Istria, niente
è di più evidente.
Ritorniamo ai santi di Parenzo. Abbiamo veduto le reliquie
di S. Mauro confuse nel 1247 nello stesso sepolcro con quelle
di S. Eleuterio. La festa di quest'ultimo si celebra il 18 aprile.
A questa data, il martirologio geronimiano porta : Rome
Eleutheri episcopi et Anteae matris eius. Questo è il santo che
i greci onorano il i5 dicembre, col titolo di vescovo d' Illiria.
Il martirologio romano lo registra sotto questa forma singolare :
Messanae natalis sanctorum martyrum Eleutherii episcopi Illyrici
et Anthiae matris eius.
Si può vedere nel commentario di Papebroch, al 18 aprile,
di quale oscurità vada circondato il nome di S. Eleuterio, e
questo non è per vero il luogo d' impegnarci in questa que-
stione intricata. D'altronde, nella stessa Parenzo, sono state ri-
mosse molte difficoltà. Per qualche tempo, la menzione di Mes-
sana, nel martirologio romano, ha fatto smarrire la via agli in-
dagatori. Fu proposto timidamente — per evitare di fare di S.
Eleuterio un santo siciliano contro tutte le notizie — di tra-
durre Messana per Messene, della provincia ecclesiastica di Co-
rinto, e rattaccandosi all' Illirio orientale. Ma oggidì tale inter-
pretazione è abbandonata. Non si è avuto difficoltà a compren-
dere qualmente sia poco probabile che il corpo di S. Eleuterio
sia stato importato dalla Grecia, allorquando Parenzo mancava
affatto di rapporti con l'Oriente, e che d'altronde l'avvenimento
sarebbe passato senza lasciare alcuna traccia nella liturgia, o
nella memoria del popolo. S. Eleuterio di Parenzo non è dun-
*) [Kandler]. Pel fausto ingresso di tnons. ill.nto e rev.tno D. Bar-
tolomeo Legai... nella sua chiesa di Trieste. Trieste, 1847, verso il mezzo
del volume (non paginato) : Incipit passio beatissimi Christi martyris Ser-
vuli Tergestinae civitatis oc diocesis. Altrove, L'Istria, t IV, p. 96, Kandler
ha creduto di poter dire molto del bene sulla leggenda di S. Servolo.
Egli la riguardò come un racconto del IV secolo, e la mette al parallelo
« degli Atti i più sinceri dei martiri ».
— 3 9 5 —
que quello dei martirologi. È un santo locale, e il 18 aprile,
giorno della sua festa, non è che una data accomodatizia, sug-
gerita dall'omonimia l ).
Sulla vita di S. Eleuterio noi non possediamo il minimo
dato. La sua memoria vive nella tradizione popolare, e nelle
manifestazioni del culto pubblico. Noi attingiamo i principali
tratti dal lavoro incompiuto di Mons. Deperis 2 ).
Non si deve attribuire grande importanza alla tradizione
che mostra sulla riva del mare una pietra, sulla quale S. Eleu-
terio avrebbe pregato, e lasciata l' impronta dei suoi ginocchi.
La vicinanza della cappella del santo potè far nascere la leg-
genda, e si può dire in generale che le tradizioni di questa
specie non rimontano ad un passato tanto lontano, quanto si
vorrebbe far credere.
Presso l'antico cimitero di Parenzo, si trova una cappella
di S. Eleuterio, che ha pur dato il suo nome alla località. Ri-
monta all'anno 1488, e fu eretta dal vescovo Gianantonio Pa-
varo, come lo dice P iscrizione collocata al di sopra della porta.
Ma questo non è il primo santuario innalzato in onore del santo
Due documenti contenuti nel Lib. I iuriutn episc. degli archivi
episcopali di Parenzo, ne menzionano un altro. In un'atto del
1225 si parla del totum lerritorìum quod est ab ecclesia S. Eleu-
therii eundo per viam quae vadit ad villani de turri ad tnanum
sinistrarli versus mare. Un altro del 11 83 rammenta in questi
termini un fatto anteriore di più anni : Item tempus fuit quod
comes Meinardus venit cum magno exercitu militum ad S. Eleu-
therium.
Gli scavi eseguiti da Mons. Deperis nelF attuale cappella
gli hanno somministrata la persuasione ch'essa non occupa il
1 ) Può essere interessante di constatare come 1* adattamento delle
leggende sia comune nell' Istria. Abbiamo parlato di quelle di S. Mauro
africano, e di quella di S. Eleuterio dell' Illiria. È da leggersi nel Man-
zuoli, Vite et fatti de' santi et beati dell' Istria, p. 107-112 il racconto in-
titolato : L'Historia di S. Niceforo martire greco cagione per la stia mira-
colosa venuta dell'antico vescovato di Pedena fondato da Constantino Ma-
gno. La leggenda è quella di Niceforo e Sapricio Cf. Ada SS., Mai t. IV,
p. 807.
2 ) S. Mauro e S. Eleuterio. p. 79-86.
— 3g6 —
posto di un edificio precedente. Si deve dunque cercare più lon-
tano i resti dell'antica cappella del XII e del XIII secolo. —
Ora tutto ciò che si può mostrare in tale riguardo, si è il com-
plesso di ruine di cinque piccole basiliche entro il recinto del-
l'antico cimitero. Mons. Deperis opina ch'esse fossero altravolta
dedicate ad un martire, oppure ad un gruppo di martiri di
Parenzo. S. Mauro e S. Eleuterio ne erano i principali. Il primo
fu trasferito per tempo nella nuova cattedrale. 11 secondo ri-
mase nella sua piccola basilica sino al momento, in cui il ve-
scovo Pagano unì, nel 1247, ledi lui reliquie nell'arca che do-
veva contenere quelle di S. Mauro.
Cosi spiegherebbesi che la basilica di S. Eleuterio sia du-
rata più a lungo delle altre. Sembra effettivamente ch'essa è
stata distrutta violentemente, e che questa distruzione rimonti
al XV secolo. Si può quindi ammettere con qualche verosimi-
glianza ch'essa fosse rovinata dalle truppe di Sigismondo re
d'Ungheria, il quale nel 1412 tentò inutilmente d'impadronirsi
di Parenzo, e si ritirò devastandone il territorio.
Questo assieme di congetture riposa su una base ben più
seria dell' ipotesi che fa di S. Eleuterio un santo d'importazione
straniera. Sussiste bensì qualche difficoltà nella storia delle re-
liquie del santo, come la si rappresenta. In quale guisa spie-
gare che il di lui corpo è rimasto nella basilica cimiteriale,
allora cheS.Mauro fu trasferito nella cattedrale? Ed allorquando
S. Mauro fu trasferito a Roma dall'abate Martino, incaricato
di raccogliere le spoglie dei martiri dell' Istria e della Dalmaz : a,
per quale ragione avrebbe egli negletto il martire Eleuterio ?
Si obbietterà, essere questo un fatto, e che S. Eleuterio non
è punto nominato fra i martiri della cappella del Laterano.
Ma chi ci dice sia stato conservato il nome di tutti questi
martiri, e che il nostro santo non sia fra gli anonimi ? Ecco
altrettante difficoltà che non si possono nascondere, e che
proiettano sempre qualche ombra su S. Eleuterio, ed il suo
culto.
Dobbiamo aggiungere ancora che nulla comprova che S.
Eleuterio, del quale si fa un vescovo di Parenzo al pari di S.
Mauro, sia stato in realtà rivestito del carattere episcopale. —
Coloro stessi che rifiutano per il santo di Parenzo la leggenda
— 397 —
di S. Eleuterio vescovo dell' Illiria, sono stati influenzati in
questo riguardo, senza accorgersene, da questa stessa leggenda.
Ferrano nomina due altri martiri di Parenzo, dei quali la
storia è oltremodo oscura. Ai 25 gennaio : Parentii in Histria
S. Accolythi tnartyris ; il 18 novembre: Inventio corporum san-
ctorum Proiecti et Accolythi tnartyrum 1 ). — Si è identificato S.
Proietto con S. Prix (Praeiectus), di Clermont, ed il secondo,
che è divenuto un semplice accolito, con S. Elidio, il compa-
gno d'altronde conosciuto del vescovo dell'Alvernia 2 ). Logica-
mente si dovrebbe ammettere una traslazione delle loro reli-
quie a Parenzo, e Ferrario non ha esitato di aggiungere : Ho-
rum corpora ex Arvnrnìs eo advecta sunt; sed quando et quomodo,
nescitur.
Ancora una traslazione sospetta, dice con molta ragione
il sig. Amoroso, e che non ha lasciato maggiore traccia delle
altre nella storia e nella liturgia. Qualche confusione deve es-
sersi prodotta, e causa forse l'omonimia si è sostituito ad un
santo locale S. Praeietto di Clermont.
Disgraziatamente i testi antichi ed i monumenti sono muti
intorno ai due santi, dei quali ci occupiamo. Soltanto al par-
tire del XIII secolo si può rilevare al loro riguardo qualche
dato positivo.
Nel 1277, il vescovo Ottone depose le loro reliquie nel-
l'altare collocato a dritta dell'aitar maggiore della cattedrale, e
vi appose P iscrizione :
Anno D.ni 1277 die ? a mensis mai; hic requiescunt corpora
Sanctorum Proiecti et Accolyti recondita per D. Octonem Parentii
ep.um tempore domini Ioannis papae XX et d.ni Rodulphi Roma-
norum electì et d.ni Raymundi Patriarchae Aquilejensis.
E da questa epoca stessa data anche il ciborio della ba-
J ) Catalogus generalis sanctorum (Venezia iÓ25) pp. 44, 449. Nel Ca-
talagus sanctorum Italiae (Milano 161 3) dopo avere citato ai 25 gennaio
S. Projetto de Casale, e ricordato S. Projectus (Praeiectus) di Clermont,
Ferrario si limita di aggiungere: Et Parentii in Histria de SS. Proiecto
et Acolytho martyribus.
2 ) Ada SS. Gennaio, t. II, p. 63o.
- - 3g8 —
silica, ornato di medaglioni, sui quali sono rappresentati i no-
stri martiri coi loro nomi : SCS Pf OCTS, SCS ACOLITS.
Un'altra iscrizione e' informa dell' invenzione dei corpi dei
due santi, il 18 ottobre i36i, per il vescovo Giacomo Scor-
dello, sotto l'altare dedicato a S. Anastasia. — Egli lo con-
sacrò ai santi Proietto ed Accolito in ringraziamento del soc-
corso ottenuto in tempo di peste 1 ). Forse che a partire da
questo momento la loro festa fu celebrata a Parenzo, precisa-
mente come quella di S. Mauro, dei santi Demetrio e Iuliano
e di S. Eleuterio, come ci apprendono gli statuti della città,
che, nella loro forma attuale, risalgono all'anno i363 2 ).
Noi incontriamo ancora i nomi dei nostri santi nel pro-
cesso verbale della visita generale della cattedrale, il 22 marzo
1622. Nel 1666 si ripete un nuovo riconoscimento di reliquie,
ed un altro ancora il io gennaio 1729.
Particolare da notarsi. Sino a quest'ultima data, il secondo
nome era stato sempre Accolyto. Si è nella relazione della ce-
rimonia del 1729 che esso diviene un semplice qualificativo, e
che a lui si sostituisce il nome del compagno di S. Pracietto,
S. Prix, di Clermont : Apparuerunt praedictorum sanctorum
martyrum Proiecti et Elidi acolithi reliquiae. Un altro documento
del medesimo anno scrive chiaramente Elpidio, ed il primo dei
due santi è chiamato S. Proiecti episcopi et martyris. Vi fu an-
cora un riconoscimento di reliquie nel 1847; ma sembra che
non vi si sia ricavato alcun fatto nuovo.
11 nome di S. Proietto, tanto diffìcile a identificare, richiama
un'osservazione analoga a quella da noi fatta intorno a S.
Eleuterio. Se gli si dà il titolo di vescovo, non è punto perchè
egli figuri nel sillabo dei vescovi di Parenzo, bensì a motivo
della confusione fatta fra lui e S. Praeietto, vescovo di Cler-
mont.
Restano i santi Iuliano e Demetrio. In nessun documento
si parla della loro storia. Ci è pervenuto però un interessante
*) 5. Mauro e S. Eleuterio, p. 89-90.
2 ) Lib. II, e. 106. Delle feste che dovranno celebrarsi. (P. Kandler)
Statuti municipali della città di Parenzo nell'Istria, Tergeste 1846, p 8i-83;
cf. p. VI.
— 399 —
documento della invenzione delle loro reliquie al principio del
secolo XIII, sotto il titolo : De revelatione, inventione et fransla-
tione sanctorum martirum luliani et Demetrio quorum corporei sunt
in Parentio. Il Manzuoli ne aveva pubblicata una traduzione ita-
liana. Il testo latino originale è stato ritrovato dal canonico
Pesante in un manoscritto della fine del XIV secolo, al n. 19
L. della Biblioteca civica di Trieste 1 ). 11 documento è diviso
in sei lezioni, destinate senza dubbio all'ufficio del 22 novem-
bre, festa della traslazione. Ecco cosa ci racconta l'autore ano-
nimo.
Vi era una volta un vescovo di Parenzo che onorava di
un culto speciale le reliquie dei santi Iuliano e Demetrio, de-
posti nella cappella del palazzo episcopale, dedicata a S. Nicolò
e più tardi a S. Maddalena. Ma la loro memoria si spense, si
perdettero gli atti, e gli abitanti della città giunsero a dimen-
ticarne persino i loro nomi. Dopo molti anni il vescovo Ful-
cherio si sentì preso da un vivo desiderio di conoscere i nomi
di quei santi, le cui reliquie erano state altra volta in tanto
onore. A tale scopo egli ordinò al suo popolo delle preghiere
ed altre opere pie. Ora ecco i due martiri appalesarsi per tre
volte ad un uomo pio, ad un certo Tommasino di Buie, guar-
diano della basilica di Parenzo, e gli dissero : « Le preghiere
di questo buon popolo sono esaudite. Sappiate che noi siamo
Iuliano e Demetrio, e che abbiamo sofferta la morte per Cristo.
Il nostro culto altravolta tanto onorato, è stato abbandonato.
Noi vogliamo essere trasportati in un luogo più decente. Ed
ecco un segno della verità di questa visione. Si scorgerà do-
mani sul muro della cappella episcopale le nostre immagini in
musaico coi nostri nomi. Nessuno le ha giammai vedute. »
Tommaso raccontò la sua visione. Era l' indomani (22
novembre) della festa di S. Mauro. Buon numero di clero e
popolo accorso alla vigilia a Parenzo, si portò alla cappella,
vide il musaico e potè leggere i nomi. Si si mise tosto alla
ricerca dei corpi, che non tardarono ad essere scoperti. Essi
*) Celebrando il M. R. Pre Tommaso Franca la sua prima messa.
Parenzo 1890, i5 pp.
— 4°° ~
furono trasferiti solennemente nella basilica e rinchiusi nell'al-
tarc maggiore. L' autore termina, narrando un miracolo acca-
duto il giorno della festa dei santi.
Cerchiamo di stabilire la data di questo documento. 11 ve-
scovo Fulcherio è citato quale testimonio in un atto di Valterio,
patriarca d'Aquilcia, dell' 8 novembre 12 io *). Il miracolo, di
cui si parla alla fine del racconto, sembra portarci all'epoca
di Innocenzo IH, come lo indicherebbe la frase seguente : Illa
hora qua post Agnus Dei et pacetn datarti clerus et populus ex
constitulione domìni papae Innocentii Jlectunt genua orantes prò
recuperatane terre sancte Hierosolime (n. 6). Pertanto, l'autore
del racconto, nella sua forma attuale, non è un contempora-
neo, nò un testimonio oculare. Ben lungi dal vantarsi di aver
assistito alla scoperta, o veduto il miracolo, egli si esprime con
frasi come la seguente : Quod visum est a multis viris venera-
biìibus et fide dfgnis, qui se illud publice fatebantur ridisse (n. 6).
E dopo di aver parlato delle gesta prodixiora, dimenticate da
lungo tempo, egli aggiunge : /amen eorum pauca, que adhuc non-
dum vetus delevit oblivio, merito, Deo propitio, sunt sub compen-
dio propalanda (n. 1) ; ciocché è di un redattore molto lontano
dagli avvenimenti, egualmente che questa frase : Et ut mira-
culis et virtutibus aliis legantur in finem istorum sanctorum le-
gende de quibus hactenus viget memoria (n. 5). Indi racconta il
miracolo, in cui è nominato il papa Innocenzo. Un' indizio ca-
ratteristico permette di riportare la redazione a poco dopo il
1354. Poiché il corpo di S. Mauro non è più a Parenzo: Ad
f estum sancii Mauri.... quoniam tunc ipsius corpus ibidem quier
scebat. Si è veduto più sopra che sino alla presa della città dai
Genovesi, si credeva alla presenza delle reliquie del martire
nella basilica.
L'anonimo si è egli servito d'un testo più antico, od ha
redatto in iscritto una tradizione orale ? La precisione di certi
particolari, il nome Fulcherio, il passo relativo alle preghiere
della crociata, farebbero credere eh' egli avesse a sua disposi-
zione delle note scritte. In ogni modo, egli ha utilizzata la sua
J ) Ughelli, Italia sacra, t. V, p. 79-80.
— 4 01 —
fonte con una certa libertà, e data alla redazione una impronta
personale.
In quanto spetta al carattere del racconto, mi sembra che
il sig. Amoroso lo abbia perfettamente afferrato. Un fatto dei più
semplici, ma che ha vivamente eccitata la curiosità della folla,
ha preso nella bocca del popolo, e sotto la penna dell'agiografo,
le proporzioni di un avvenimento miracoloso. Un musaico per
lungo tempo nascosto sotto uno strato di calce o di cemento,
scoperto in circostanze, i cui particolari ci sfuggono, ha dato
origine alla leggenda che abbiamo riassunto.
11 musaico esisteva ancora nel XIV secolo : et ipsas pictu-
ras que et modo usque apparcnt (n. 5). Al presente non vi esiste
più traccia. Mons. Deperis è però riuscito a scoprire i resti
della piccola basilica che ne era ornata, ed a delinearne la
pianta. La cappella episcopale era in comunicazione diretta col
battistero, e la costruzione appartiene alla stessa epoca del-
l'antica basilica che fu demolita da Eufrasio. Questi ricostruì
pure il battistero decorandolo di musaici. Se ne sono ritrovati
pochi avanzi. Egli ristaurò anch?, come si è potuto constatarlo,
il palazzo vescovile. Non è probabile che un vescovo, cosi ze-
lante per lo splendore del culto, abbia negletta la sua cappella
interna ; è verosimile invece ch'egli l'abbia ornata di musaici al
pari della basilica, e del battistero. Questa è una rassomiglianza
di più con Ravenna, che Parenzo richiama per tanti altri ri-
guardi. Si può quindi supporre che i musaici scoperti durante
T episcopato di Fulcherio rimontino a Eufrasio. Ad eccezione
del vescovo Ottons che adornò di musaici il nuovo ciborio
dell'aitar maggiore, nel 1277, non si conosce nessun altro che
abbia fatto eseguire lavori di questo genere.
La successione degli avvenimenti, le modificazioni della
disciplina ecclesiastica, condussero insensibilmente all'abbando-
no della cappella episcopale. Essa cessò di essere come un'ap-
pendice della basilica. Il culto dei santi che vi si onorava, cadde
in disuso. Nella circostanza di qualche ristaurazione, il musaico
non fu rispettato, e venne senz'altro coperto di uno strato di
calce. S. Nicolò e S. Maddalena, al XII secolo in cui il loro
culto fu di moda, soppiantarono senza dubbio, gli antichi titQ-
lari, che caddero in totale dimenticanza.
— 4 02 —
11 caso fortuito fece scoprire al bravo Tommasino di Buie
le immagini sì lungo tempo celate agli sguardi di tutti. Esse
rivelarono la presenza di martiri ; e come che la cappella epi-
scopale non era più un santuario accessibile al popolo, il ve-
scovo pensò molto naturalmente di far trasportare le reliquie
nella cattedrale. Fulcherio sostituì all'altare maggiore di Eufra-
sio un altro più grande. Il racconto dell' invenzione dei martiri
contiene un particolare interessante che si riferisce certamente
alla demolizione dell'antico altare. Si collocarono i martiri in
altari malori secus quedam duodecim vascula reliquiarum duodecim
sanctarum, vìdelicet Euphemte, Tede, Valerle, Felicitatis, Perpetue,
Agathe, Agnetis, Cecilie, Susanne, Eugenie, Iusttne et Basilisse :
que emtnenter in ctrcults sunt deptete ad chuliam altari majoris
prefate ecclesie : que lune sctlicet reliquie in ipso altari fuerunt
tnvente (n. 5). Le dodici sante sono quelle stesse, i cui meda-
glioni decorano l'intradosso dell'arco trionfale della basilica. Le
duodecim vascula ricorderanno agli archeologi le fiale di Monza,
i reliquiari a scompartimenti di Grado, i sarcofagi a chiusure
divisorie dei Maccabei, e di altri monumenti analoghi, che si ri-
feriscono al culto delle reliquie. Devesi notare ancora i nomi
delle dodici sante. Ad eccezione di Tecla, Susanna e Basilissa,
esse figurano tutte nel corteggio trionfale dei musaici di S. Apol-
linare nuovo di Ravenna, e sei di esse sono precisamente le
sante onorate nella cappella episcopale della stessa città l ).
Altre successive modificazioni dell'altare maggiore durante
il vescovato d'Adalberto, ne causarono una nuova consacrazio-
ne. Questa ebbe luogo 1' 8 maggio 1 233, come lo si apprende
dalla pergamena trovata nel iòòó, allorché il vescovo Caldana
fece la ricognizione delle reliquie 2 ). Un'ultima volta l'altare fu
aperto nel 1847 dal vescovo Peteani. Vi si rinvennero le reli-
quie dei SS. Iuliano e Demetrio rinchiuse nella cassetta di
*) C. I. I., XI, 281, 261.
2 ) Ughelli, Italia sacra, t. V, p. 397. Ecco il testo dell* iscrizio-
ne : « An. Domini 12}} indici. 6 Adalpergus Dei gratta Parentii epp.us ad
honorem Dei et B. M. Virginis et S. S. Iuliani et Demetrii quorum corpora
hic requiescent in pace et aliorum sa neh rum hoc altare consecravit die octavo
tnaji. » Deperis-Amoroso, 5. Mauro e S. Eleuterio, p. in.
— 4°3 —
marmo bianco, in cui le aveva riposte il vescovo Adalberto,
nel 1233. L'iscrizione del coperchio ne fa prova *).
Queste sono le notizie; che abbiamo dei SS. Iuliano e De-
metrio. Due corpi sono stati trovati nella cappella episcopale
nel XIII secolo, un musaico rappresentante due martiri vi fu pure
scoperto, due nomi sarebbero stati letti sopra questo musaico.
Nulla è più naturale di quest' ultimo dettaglio. È notorio
che di consueto i personaggi figurati dai musaici sono desi-
gnati con i loro nomi. Basti richiamare alla memoria il musaico
del Laterano, e a Parenzo stessa S. Mauro, il vescovo Eufrasio,
l'arcidiacono Claudio e suo figlio Eufrasio, le dodici sante ecc.
I nomi di Iuliano e Demetrio danno pertanto da riflettere. In
due passi del martirologio geronimiano un Iuliano e un Deme-
trio, che non sono certamente martiri di Parenzo, si trovano
in relazione puramente accidentale con l' Istria. Vi ha prima
il Iuliano del 1 2 agosto, di cui si è fatta superiormente parola.
Questo è un martire della Siria, abbenchè nella maggior parte
dei manoscritti esso sia localizzato In Istria per una semplice
fantasia dei copisti. Al 22 novembre si legge ripetutamente il
nome di Demetrio (Et in ostea Demetri, nelP Epternacense). Ora
il 22 novembre è precisamente la data della invenzione delle
reliquie dei due santi, e sospetto fortemente che in qualche
esemplare et in Ostia sia divenuto et in Istria, alterazione che
e lontana dall'oltrcpassare i limiti abituali nella tradizione del
geronimiano. È permesso di chiedersi se tutte queste coinci-
denze sieno semplicemente fortuite, se si debba credere sulla
parola all'autore della Revetatio, allorquando afferma che le sante
immagini apparvero cum suis nominibus suprascriptis ; o se i due
martiri scoperti nella cappella vescovi le nonsono stati « battez-
zati » nell'occasione della loro invenzione. All'epoca della Revela-
tio si afferma che le pitture esistevano ancora ; ma non si parla
anche dei nomi. Questo non è altro che un'indizio; ma non
è permesso di negligerlo, ed è molto possibile che, ritrovando
i corpi di due martiri anonimi, il vescovo di Parenzo abbia loro
applicato due nomi ch'egli credeva appartenere all'Istria.
i) Id., ibid.
— 404 —
Saints d* Istrie et de Dalmatie. (Extrait du Analecta Boi
fondiaria tome XV11I, fase. IV). Bruxelles (14, rue des Ursuli-
nes), Société des Bollandistes 1899 (43 P. 8 gr.)
Fra i notevoli articoli critici, che da alcuni anni si riscon-
trano negli Analecta Bollandiana, mi sembra che il presente oc-
cupi un posto eminente e dappoiché abbraccia i risultati di
lavori di lunghi anni sopra vasti campi d' indagine, esso è forse
atto di attirarsi l' interesse anche di quei circoli, i quali non
si curano del resto di monografie archeologiche. Esso tratta
dei santi di Parenzo in Istria e di Salona in Dalmazia. In am-
bedue i siti un'attiva indagine locale si adopera a recare alla
luce le antichità cristiane della propria patria ; i nomi di Bulìc
e Jelic da Spalato sono noti, meno quelli di Deperis, Amoroso
e Pesante di Parenzo. In ambiduc i luoghi si sono fondati da
lungo tempo organi speciali per tali studi, qui il Bullettino di
archeologia e storia dalmata, lì gli Atti e Memorie della Società
istriana di archeologia e storia patria. 1 loro risultati occupano
il primo posto fra le presenti opere di archeologia cristiana ed
era vivo desiderio, che fossero una volta petrattati cumulati-
vamente. Ciò appunto è effettuato compiutamente nel presente
lavoro. La tradizione locale, gli escavi e la leggenda scritta
vengono assoggettate ad una magistrale recensione e le esage-
razioni del patriottismo locale recise con un'energia, che ricorda
i migliori tempi dei Bollandisti. Anche questa volta il Marty-
rologium Hieronymianum fu origine di molti guai. Puramente
da un malinteso o da un errore di penna di questo grande
Calendario dei Santi, che per tre secoli dominava l'occidente,
ha avuto origine San Servolo di Trieste, di cui esso ci dà una
diffusa narrazione (p. 385) ; dalla medesima fonte deriva, come
scorgo, San Fortunato coi suoi 240 compagni in Spalato (pa-
gina 3g5); Giuliano e Demetrio cessano d'esser Santi di Pa-
renzo, tostochè si legga esattamente il Hieronymianum (p. 3g3)
e l' Eleuterio che ivi si riscontra ha occupato una festività pu-
ramente per una falsa identificazione con un suo omonimo
(p. 386). Si vede di nuovo, come il Calendario ha a sua volta
influenzato la tradizione e come mediante una retta interpre-
tazione del medesimo si possano risolvere molte e vaste que-
stioni. Oltre a ciò viene esaminata la lista dei Vescovi di Sa-
— 4o5 —
Iona, la quale con mezzi artificiosi è fatta risalire fino ai tempi
apostolici (p. 3g6), ed il titolo di • santa memoria, » che por-
tano i vescovi secondo il tenore delle loro epigrafi sepolcrali,
viene rettamente interpretato come puro predicato onorifico
(p. 407 sgg.) Per una ramificazione della tradizione i S. Dom-
nione ed Anastasio si sono ivi dualizzati, locchè non vogliono
riconoscere i locali investigatori, i quali non sanno quanto mai
spesso si sia notato il medesimo processo (400 ss.) È tipica
anche P istoria di San Mauro (370 ss.) Sei città menano vanto
di questo martire : Roma, Parenzo, Fondi, Fleury, Lavello ey
Gallipoli. Esse presentano la stessa leggenda, la quale fa venir
Mauro — giusta P indicazione del suo nome — sempre dall'A-
frica, ma terminare i suoi giorni sempre in una città diversa,
cioè ogni volta in quella delle sei concorrenti, in cui è stata
appunto redatta la relativa recensione degli Atti. Legittimo
diritto su Mauro non hanno che Parenzo e Roma. Egli fu ve-
scovo di Parenzo, ed antiche iscrizioni parlano ancor oggidì
della sepoltura e traslazione delle sue reliquie ; esse però furo-
no nel 640 traslate insieme con quelle degli altri martiri del-
l' Istria e della Dalmazia a Roma ; ove esistono probabilmente
ancora al presente, sotto il grande musaico del Laterano, che
li rappresenta. Veramente Parenzo sostenne più tardi di esser
nuovamente in possesso del suo patrono, cosichè il genovese
Doria potè ancor una volta rapirlo nel 1354.
=*=
ATTI DELLA SOCIETÀ
!
IL XII CONGRESSO ANNUALE
DELLA
SOCIETÀ ISTRIANA DI ARCHEOLOGIA E STORIA PATRIA
s&s
Alle ore undici e mezzo del giorno 23 luglio 1900 ebbe
luogo a Parenzo, nella sala della Dieta provinciale, il duodeci
mo Congresso, presieduto dal Presidente avv. dott. Andrea
Amoroso.
Stavano all'ordine del giorno i seguenti punti :
1. Proposta di nomina di un socio onorario.
2. Resoconto morale della Società.
3. Conto consuntivo del 1899.
4. Elezione della Direzione per la durata del XVII anno
sociale.
5. Eventuali proposte.
Dichiarato aperto il Congresso, il Presidente pronuncia il
seguente discorso :
Onorevoli Signori !
Addi 20 novembre dell'anno passato, un socio a noi tutti
carissimo, il dott. Bernardo Benussi, ha festeggiato il compi-
mento del suo trentesimo anno di docenza. Al dotto e simpa-
tico Professore non mancarono allora da ogni parte lusinghiere
e ben meritate attestazioni di stima, di riverenza e di ricono-
scenza della distinta opera da lui durata in tale qualità, accom-
pagnate dal fervido augurio di vederlo ancora per molti anni
conservato in questa nobilissima sua funzione. A tutti era poi
palese che la trentenne attività del giubilare non erasi ristretta
al solo campo di istruire ed educare le generazioni che in
13
— 4 io —
questa lunga successione di tempo, ebbero la rara ventura di
averlo a maestro e guida : ma che, fra le gravi e spesso ingrate
cure del magistero, altra feconda ed ammirabile attività egli avea
dispiegato nel campo storico della nostra provincia. Quindi se
fu largo il tributo di onoranza reso al chiaro docente, non mi-
nore si fu pure in quella occasione il risveglio della gratitudine
generale verso chi, radunando prima con lungo indefesso lavoro
molte fonti storiche, seppe dettare poi imperiture pagine di
storia patria. Giovane ancora esordì col suo saggio di una storia
delP Istria dai primi tempi sino all'epoca della dominazione
romana, pubblicato negli Atti dell' i. r. Ginnasio superiore di
Capodistria dell'anno scolastico 1871-72, nel quale non si sa
bene se si ha più da ammirare la copia di erudizione, ovvero
P intelletto fatto in quella età già maturo a vagliare con sot-
tile acume di critica storica, le scarse ed incerte fonti di un
passato da noi lontanissimo. Ed a questo suo primo studio
storico, che forse non tutti ricordano, altri ed altri ne succe-
dettero a brevi intervalli di tempo, consegnati in poderosi vo-
lumi, oppure condensati in monografie di svariato argomento.
E se il chiaro autore si domandava, nel proemio di quel suo
primo lavoro, a quale punto si era sino allora arrivati nella
raccolta delle fonti per compilare la storia dell' Istria, e se, du-
bitando quasi delle proprie forze, affermava che la raccolta delle
fonti non può essere opera di un individuo isolato, bensì il
frutto della costante attività di una Società patria ; ben possia-
mo noi asseverare, alla nostra volta, avere egli non solo supe-
rato sé stesso nella difficile e paziente raccolta delle tante fonti
che a quel tempo erano ancora ignorate, ma saputo altresì va-
lersi del materiale vecchio e nuovo per dettare con mirabile
dottrina e sagacia, lodatissimi scritti di storia patria. Ond'è che
con tutta ragione, e per unanime consenso, viene ormai asse-
gnato al dott. Bernardo Bcnussi un posto eminente fra gli sto-
riografi dell' Istria. La vostra Direzione non poteva per tanto
lasciar passare un avvenimento cotanto solenne nella vita di
un uomo che spese tutto sé stesso a prò della gioventù, e nella
illustrazione della patria, senza che anche la Società nostra gli
portasse il proprio riverente tributo di gratitudine, di estima-
zione e di immutabile affetto. Eppcrò la Direzione deliberava
— 4H —
ad una voce nella seduta dei 2 febbraio a. e, sopra proposta
del suo presidente, d'invitarvi a dare espressione nell'odierno
Congresso di questi sentimenti, certamente condivisi anche dai
soci qui non presenti, col proclamare il socio effettivo dott. B.
Benussi altamente benemerito della storia patria, e di eleggerlo
conforme all'art. 8 dello statuto, a socio onorario della nostra
Società.
Queste parole del Presidente sono accolte da una salva
generale di applausi. 11 Presidente si dice lietissimo dell'acco-
glienza festosa fatta alla proposta della Direzione ; si felicita
col prof, dottor Bernardo Benussi per l'acclamazione con cui
venne proclamato a socio onorario della Società istriana di ar-
cheologia e storia patria, e lo prega di accettare dalle sue mani
il relativo diploma. Il che avviene, mentre scoppiano nuovi ap-
plausi fra i congressisti.
Il prof. Benussi, molto commosso, trova appena la lena
di proferire poche parole di ringraziamento ; protestando, col-
l' innata sua modestia, che l'onore fattogli è superiore ad ogni
suo merito. Nessuna mira secondaria lo spronò nei suoi studi
fuor di quella dell'amore per questa terra, onde può assicurare
che quanto scrisse nella prefazione dell'ultimo suo libro l )
« Vagliami il lungo studio e il grande amore »
non fu una mera frase rettorica, ma il riflesso di un sentimento
profondamente sentito. Fu questo che l' inspirò a fare quel
poco che ha fatto, e che l' inspirerà anche in avvenire, per
quanto le forze glielo consentiranno. Chiude il suo breve dire
con nuovi ringraziamenti alla Direzione ed all'Assemblea.
La quale rinnova gli applausi, che echeggiano insistenti.
Si passa al secondo punto dell' ordine del giorno, cioè al
Resoconto morale della Società.
Il segretario dott. Tamaro dà lettura della seguente Re-
lazione :
Onorevolissimi Signori,
Sarà breve l'attenzione che questa volta imploro da Voi,
x ) Nel Medio Evo — Pagine di storia istriana.
— 412 —
nella riferta che sono per fare sull'attività del nostro sodalizio,
durante il cessato anno sociale nulla essendo intervenuto
di eccezionale da richiedere speciale cura di narrazione parti-
colareggiata, o illustrazione diffusa. Credo doveroso però di
premettere subito, essersi gli onorevoli Membri di direzione
impegnati con sommo zelo, e in relazione al tempo cui le in-
dividuali occupazioni lasciarono loro disporre, per portare il
proprio contributo di prestazioni, e per apparecchiare nuove
fonti di attività future alla nostra Associazione — assistiti, in
taluna mansione, dalla prestante cooperazione di qualche be-
nemerito socio.
Fra le imprese di qualche conto condotte felicemente a
compimento, si fu l'acquisto del terreno di quella che dai nostri
studiosi è ritenuta l'acropoli della preistorica città di Ncsactium.
Voi ben ricorderete, che or giusto un anno, tenendosi in
questo stesso luogo il convegno che oggi ci unisce, il chiaro
dott Schiavuzzi sollevò la questione di praticare degli scavi in
Altura, nella località detta Visazze, dove appunto si crede es-
servi esistita l'antica Nesactium.
Da questa proposta sorse animata discussione fra i con-
gressisti, per venire infine al deliberato di creare, come fu
creato, un Comitato, al quale vennero ascritti i chiari signori :
dott. Cleva, prof. Puschi, dott. Schiavuzzi e prof. Sticotti, col-
1* incarico di studiare V argomento, di rilevare i piani prelimi-
nari e di proporre i mezzi per condurlo a compimento.
Le pratiche furono lunghe e laboriose, sopra tutto per le
esagerate pretese dei proprietari di quei ruderi, sognatori di
tesori nascosti. Non ci fu che l'opera paziente e persuasiva
del dott. Schiavuzzi, per indurre quei villici a più moderati
consigli ; sebbene le pretese di alcuni di poco si modificas-
sero, allettati dalle proposte di qualche concorrente, vero
o artificiale, che ripromettevasi lauti guadagni dai supposti ci-
meli che sarebbero scaturiti dagli scavi. Onde fu giuocoforza
limitarsi all'acquisto di due particelle, comprendenti l'acropoli
di Nesazio, rimettendo a tempi più propizi, se verranno, l'acqui-
sto delle altre parti di quelle ampie e tumultuose rovine.
Ma prima di passare alla stipulazione del contratto, i Si-
gnori componenti il Comitato su ricordato, si recarono sopra
— 4i3 —
luogo, per vedere ed esaminare la situazione — il che avvenne
addì 12 novembre dell'anno scorso. Ed ecco come espongono
le loro impressioni sul presente quesito :
e La posizione e la forma della collina detta Visazze, sulla
quale presumibilmente giaceva Pantica Nesazio, è chiara ; al
sommo una vasta spianata elittica, il cui diametro più lungo
corre in direzione di est-ovest. Ad occidente è Punico punto,
in cui essa comunica coli' altipiano, congiungendosi in linea
quasi piana, coll'opposta collina di Altura. Qui doveva essere,
dunque, il sito meglio fortificato, perchè il più esposto di Ne-
sazio ; qui P ingresso principale, la porta, da cui partiva un
ramo, che dava sulla strada, la quale passando vicino Altura,
conduce a Pola ; ed in vicinanza della porta è da cercarsi la
necropoli. Da tutte le altre parti i fianchi della collina scendono
più o meno scoscesi nella valle disseccata di Badò e sua dira-
mazione : essi sono difesi da tre fino quattro cinte murali pa-
rallele, di cui si scorgono i terrazzi a scaglioni. Questi vanno
restringendosi verso P ingresso occidentale, dove mettono capo.
Da ultimo sulla spianata, che racchiudeva l'abitato, non lontano
dal suddetto ingresso s'erge un'altura, non sappiamo se natu-
rale o artificiale, anch'essa cinta da mura, che non esitiamo a
riconoscere per l'acropoli di Nesazio o arce o campidoglio che
si voglia dire. Circa nel mezzo della spianata fu praticato que-
sti giorni da un privato uno scavo, dal quale estrasse alcuni
blocchi riquadrati di grande costruzione romana, di cui uno porta
in bassorilievo una figura di giovinetto danzante. Inoltre furono
non lungi di qui estratti dal suolo frammenti di basi di colon-
na. Mesi fa, più verso oriente, aveva scavato l'orefice dignanese
sig. Matteicich, imbattendosi in un canale rettangolare accura-
tamente cementato. Queste scoperte, se da una parte sono le
benvenute, perchè valgono ad attestarci l'esistenza di rispetta-
bili costruzioni romane a Nesazio e ci offrono la chiave per
future ricerche, d'altra parte il frugare qua e là il suolo, fatto
da mani inesperte, senza un programma, potrebbe di leggeri
riuscire fatale, arruffando le questioni topografiche ed incep-
pando se non rendendo impossibili le indagini sistematiche di
quel classico suolo. »
Conchiudeva la Relazione col proporre l'acquisto più presto
— 4M —
possibile del quadrilatero abbastanza vasto dell'area dei recenti
scavi, proibendo poi a chiunque di più mettervi mano. Secondo
la mente dei prefati signori, i nostri scavi avvenire dovrebbero
prender le mosse da quel punto, che essi stimano essere il
punto centrico della città, dove si alzavano i principali edifizi
publici. Contemporaneamente si dovrebbe dar mano ad esplo-
rare le adiacenze dal Iato occidentale, di cui sopra si è parlato.
Vista la Relazione, si ripigliarono subito le pratiche del-
Pacquisto. Passò ancora qualche mese nelle trattative, e final-
mente nel marzo dell'anno corrente si venne alla stipulazione
del contratto per le due particelle su descritte, ed all'inscri-
zione nei libri publici in proprietà della provincia per il valore
complessivo di corone 838, danaro questo prelevato da quel-
l' importo, che ancora due anni or sono, venne stanziato dalla
munificenza della nostra Dieta provinciale, mentre rimangono
ancora disponibili corone iooo, per l'intrapresa degli scavi, a'
quali si darà principio al più presto possibile.
L' impresa sarà lunga e costosa molto ; speriamo che sia
altrettanto propizia e ferace di buoni risultati. Che non è sol-
tanto la località di Visazze che può interessare l'archeologo,
ma tutta quella regione che sta alla sponda destra dell'Arsa,
regione poco abitata, ricca di grandiosi castellieri e di tumul-
tuose rovine, quasi del tutto inesplorate. Onde ai direttori degli
scavi di Nesazio sarà aperto un amplissimo campo di studio,
di ricerche e di esame, anche oltre il confine di quella deter-
minata località.
Basti dire che, mentre la sullodata Commissione si recava
ad esaminare le rovine di Visazze, transitando per Marzana,
ebbe occasione di vedere davanti la casa di un contadino in
piazza una lastra di pluteo con bei rilievi bizantini, proveniente
da un'antica chiesetta del luogo ora demolita. Quindi, soffer-
mandosi a Monticchio, vi trovarono parecchi avanzi di antichità,
che supposero provenissero dalla vicina Nesazio. Nella casa n. 8
di proprietà Pleticos Anna trovarono immurata sulla facciata
la parte sinistra d'un grande timpano o frontone con rappre-
sentanze di esseri marini. Nella casa n. 41 di Giuseppe Scu-
plich videro incastrato nell'angolo un pezzo d'architrave scritto:
delle due righe, che doveva avere l'epigrafe, non è visibile che
— 4i5 —
una M di carattere monumentale, appartenente alla prima linea;
il resto è nascosto nel muro. Nelle case adiacenti poi vi scor-
sero tre pezzi di cornicione ben lavorato a rosoni e mensole,
di cui due appartenenti ad un timpano (riconoscibili come tali
dall' indicazione delle mensole/ Evidentemente — dice la Re-
lazione — tutti questi resti facevano parte d'uno stesso edificio,
forse del tempio d' una divinità marina : il nome di questa e
del dedicante trovasi sull'architrave, di cui abbiamo un avanzo.
La guida della nostra Commissione narrava inoltre, che nella
località Sadianaz v'è in un suo campo a fior del suolo un
muro circolare con dissotto colonne in piedi e pietre lavorate.
Tutto ciò sarà oggetto di nuovo esame, di misurazione e di
studio quando si effettueranno gli scavi di Nesazio.
Anche il dott. Schiavuzzi, che spesso si reca in quei pa-
raggi per ragioni di servizio, il quale però non lo distoglie
dall' investigazione vigilante di tutto ciò che può interessare
la scienza ed il nostro passato storico, ci dava notizia intorno
alla scoperta da lui fatta di alcune sculture cristiane della tarda
epoca bizantina derivanti dalla chiesa di Golzana vecchia, e
della probabile esistenza d'una necropoli preromana nella valle
sotto Rogatizza. Successivamente egli trovò, nello stesso luogo
altra pietra, ora posseduta da un privato di Romici.
Più tardi il prelodato dottore scoperse altri sassi lavorati
— dei quali, come dei primi, mandò uno schizzo - a Orchi,
nel comune censuario di Porgnana, dinanzi la casa di un con-
tadino. Il quale disse di averli estratti nella località di Roga-
tizze. Narrò inoltre, che un suo fratello, abitante a Ivanossich,
possiede una pietra scritta proveniente pure da quel sito. Vi
accorse lo zelante Dottore; ma il contadino, che tiene capo-
volta la pietra, non fu verso di indurlo a mostrargli la parte
letteraria.
Rogatizze è fiancheggiata da un colle, sul cui vertice esi-
stono le rovine d' un edifizio, probabilmente di una chiesa. È
di là che gli abitanti dei villaggi vicini prendono le pietre per
ridurle in pietrisco. Qui furono fatti anche, ma senza ordine,
parecchi scavi dai cercatesori, i quali peraltro non s' imbatte-
rono che in molte e rozze sepolture, nelle quali giacevano car-
boni spenti ed ossa combuste ; sicché, dedusse lo Schiavuzzi
— 416 —
doversi arguire, che esse abbiano servito da sepolcro cumulativo
di molte persone. Alcune peraltro contenevano un solo cada-
vere pure combusto. In altre, invece, vennero trovati cadaveri
non cremati, e collocati seduti. In quanto ad oggetti, punti.
Da tutto ciò, e dal fatto ancora che il circostante terreno è
tutto sparso di frantumi di cocci, alcuni dei quali di fattura
preromana, si deve dedurre, che ci si trovi dinanzi ad una ne-
cropoli preistorica.
Ci ricorda ancora, lo stesso Dottore, che il castello di Gol-
zana vecchia è situato dove prima esisteva un castelliere. 11
terreno ivi è sparso di rovine per una grande estensione, fra
le quali rovine si distinguono ancora molto bene i resti d'una
torre e delle muraglie che chiudevano il castello.
È noto poi, che fra Orchi e Ferii, esiste un castelliere di
vaste dimensioni ; ma che aspetta ancora di essere esaminato.
Al benemerito dott. Schiavuzzi la Direzione diede, coi do-
vuti ringraziamenti, ampia facoltà di acquistare, a spese sociali,
le pietre lavorate o scritte, come d' intraprendere, eventual-
mente, qualche saggio di scavo.
La Commissione intera poi propose, di creare anche a Di-
gnano un museo o lapidario, alla foggia di quelli di Albona,
Pinguente, Cittanova ecc., nel quale custodire le pietre lavorate
o scritte, che si trovassero nell'anzidetta regione; ma questo
oggetto formerà quesito di trattazione speciale.
A completare le notizie sulle scoperte archeologiche, dirò
infine, che il socio sig. Salata ci partecipava nel febbraio p.
p., che di quei giorni, praticandosi dei lavori di sterro a Pola
nell'orto annesso ad una casa di via Muzio, di ragione del ne-
goziante sig. Pietro Dazzara, vennero scoperte circa quindici
sepolture romane. Pur troppo le urne cinerarie restarono vit-
time del piccone ; ma si salvarono dalla distruzione sei lucerne
di cotto, variamente figurate, ma non di particolare interesse;
varie boccette lacrimari, alcune monete di bronzo di Tiberio e
qualche altro oggettino di minor valore. Tutto ciò fu lasciato
al Museo di Pola.
Anche a Caroiba, su quel di Montona, facendosi l'amplia-
mento del cimitero, fu rinvenuta un'arca della tarda età bizan-
tina, taluni oggetti d'oro e d'argento (orecchini, spille ecc.) del-
— 417 —
l'epoca medievale, e una iscrizione romana inedita - oggetti
tutti che furono visitati e annotati da alcuni direttori, recatisi
sopra luogo al tempo dei lavori.
Le esplorazioni ed i rilievi per la carta archeologica del-
l' Istria e dell'antico agro tergestino fecero anche nell'anno de-
corso un piccolo passo in avanti, mercè V instancabile diligenza
del nostro egregio collega direttore, prof. Puschi.
Furono proseguite, cioè, con ottimo risultato le indagini
sul Carso, ove la rete delle strade antiche sarà in breve com-
pleta e nel mezzo emergerà una serie di stazioni e fortilizi ro-
mani, sparsi tra moltissimi castellari di epoca anteriore. Il prof.
Puschi esaminò i vari rami del triplice vallo sul gruppo del
Monte Re, e riconobbe che quanto aveva scritto il Kandler non
era parto della sua fantasia, come maligni detrattori osarono
asserire, ma il risultato di osservazioni di ciò che veramente
esiste. Il Professore spera, che in un avvenire non lontano po-
trà dire altrettanto anche riguardo a quella parte del vallo che
esiste sulle alture delPAlbiano. Oltrecciò, ultimò le indagini alle
foci del Timavo, sulle quali anzi spera di dare relazione illu-
strata entro l'anno in corso. Non trascurò l'Istria ; ma continuò
le ricerche su quel di Portole, fece eseguire un tentativo di
escavo sulle falde del monte di Castelvenere dalla parte di po-
nente, ove riconobbe gli avanzi di una necropoli con triplice
strato di tombe : preistoriche, romane, medievali. In quel di
Pinguente, a Valmorosina, osservò le tracce di una strada ro-
mana scalpellata nel masso, la quale dalla Valle del Risano, e
probabilmente per Covedo, saliva per F Istria montana, passan-
do rasente il Castel Morosini, ora rovinato e quasi scomparso
per opera dei cavatori di pietra e dei cerca tesori.
Si continuò la raccolta dei calchi pel Codice epigrafico
istriano, al quale attende, colla diligenza ed acume che gli sono
propri, il Direttore collega Prof. Sticotti.
Finalmente, anche il lapidario di Cittanova, dopo qualche
peripezia incorsa nel periodo della costruzione, specie nell'or-
dine d' immurare le iscrizioni e gli svariati cimeli, venne con-
dotto a compimento, mercè il ripetuto intervento del collega
— 4*8 —
Direttore dott. Pogatschnig. Il suo costo fu di cor. 1052:44,
coperte dai contributi della Giunta prov., dello Stato, del Co-
mune e della nostra Società.
Cittanova mi ricorda la scoperta fatta anni or sono nelle
cave di Abrega, segnalataci dal vigilante maestro-dirigente e
nostro socio, sig. Giuseppe Parcntin. Intendo dire dei resti fos-
sili del Mammut proboscideo quaternario, di somma importanza,
essendo i primi finora scoperti nella nostra provincia ; come
pure del rinoceronte della stessa località. Si conservava ancora
da noi alcuni avanzi dell'orso speleo, del cervo e di altri ani-
mali da Medolino.
Questi fossili, alcuni de' quali di natura friabilissima, e ri-
chiedenti speciale trattamento per la loro conservazione, non
trovavano veramente posto adeguato nel piccolo nostro iMuseo
preistorico ; per cui la Direzione venne nella determinazione di
regalarli, come li regalò, al civico Museo di Storia naturale
di Trieste, ricevendo in scambio vivissimi ringraziamenti tanto
dalla spettabile Dirigenza il Museo, quanto dalla Delegazione
municipale e dal magnifico Podestà di Trieste.
Che la nostra Società non sia scapitata in considerazione
si potrebbe attingerlo da una scric di fatti lusinghieri. Illustri
Accademici e scienziati di vaglia ricorrono non infrequente-
mente a noi per qualche prestazione o per qualche invito spe-
ciale. Così è avvenuto, che il nostro Presidente venisse invi-
tato al II Congresso archeologico cristiano, che si tenne que-
st'anno a Roma, dal 17 al 22 aprile. E la nostra Società fu
anche inscritta a quel Congresso.
L'I. e R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli € Agiati»
di Rovereto ci chiedeva lo scambio dei suoi coi nostri t Atti
e Memorie », appalesandoci il desiderio, al quale abbiamo esau-
dito, di possedere tutte le nostre publicazioni già fatte.
Nell'occasione che la t Società Adriatica di scienze natu-
rali di Trieste » festeggiava il venticinquesimo anniversario di
sua fondazione, mentre fummo solleciti di inviarle le nostre
felicitazioni, delegammo il collega-direttore, prof. Benussi, quale
nostro rappresentante, nella solenne adunanza tenuta addì io
ottobre 1899,
— 4 i9 —
Cosi nel congresso della t Lega Nazionale » ad Arco —
27 maggio a. e. — ci siamo fatti rappresentare dal chiarissimo
sig. Giuseppe Caprin.
Il mio compito di relatore, onorevolissimi signori, in tal
modo è compiuto, circa l'attività della Direzione durante l'anno
sociale. Se è lecito eh' io esprima un mio parere, dirò, che
codesta attività non si estrinsecò tanto in fatti concreti, ma in
apparecchio di fatti futuri, che potrebbero essere feraci di non
isprezzabili risultati. Cosi l'amore a questa terra ed alla scienza
possa essere, anche per P avvenire, il fuoco sacro d' ogni mi-
gliore progresso.
La Relazione è approvata senza discussione.
Il Direttore-cassiere conte dott. G. Becich fa poi l'esposi-
zione finanziaria del 1899.
Il conto è approvato senza discussione.
Si passa all' elezione per ischede della nuova Direzione, e
risultano eletti a voti unanimi :
Avv. dott. A. Amoroso, Presidente.
Prof. dott. B. Benussi, Vicepresidente.
Dott. M. Tamaro, Segretario.
Dott. conte G. Becich, Cassiere.
Dott. G. Cleva, prof. A. Puschi, dott. A. Pogatschnig, dott.
B. Schiavuzzi, prof. dott. P. Sticotti, Direttori.
Infine il socio sig. Giovanni de Candussio esprime un voto
di ringraziamento e di riconoscenza alla cessata direzione —
e il voto è accolto da tutta l'assemblea.
Dopo ciò, la seduta è levata, verso il tocco, non essendo-
vi stata presentata nessuna proposta.
— 4 2 ° —
ANNO DECI
RESOCONTO DELLA SOCIETÀ ISTRIANA
per l'anno
o
>
"35
8
2
2
INTROITO
Risultato
deiranno
.899
fior. I s.
i
2
3
4
Contributi dei soci :
correnti fior. 548: —
arretrati » 39:5o
Contributi dei Comuni :
correnti » i65:—
arretrati » 12: —
764
43
5oo
200
'4
5o
75
70
Ricavato dalla vendita di pubblicazioni sociali . .
id. id. dell'op. 5. Mauro ecc. . . .
Dotazioni, sovvenzioni, doni :
a) dalla Giunta prov. la sovvenzione ordinaria .
b) dallo Stato per il lapidario di Cittanova . .
Interessi sui civanzi investiti , . . .
Somma . .
Posta a confronto la somma dell'esito . . .
resta il civanzo di
da portarsi a conto nuovo.
La Società possiede inoltre 5 lotti Boden-Credit 3 °/
depositati nella cassa del Segretario dell' Istituto
di credito fondiario istriano
i575
1384
95
20
191
75
1
Approvato nel Congresso generale d'oggi
Parenzo 24 luglio 1900
PQtt. BECICH
— 4 2i —
MOQUINTO
DI ARCHEOLOGIA E STORIA PATRIA
1899.
ESITO
Risultato
dell' anno
1899
fior. s.
Ammanco colla chiusa del 1899
Spese di stampa, disegni ecc
Acquisto di libri, monete, oggetti antichi ecc.
Scavi ed escursioni (musaici)
Spesi per il lapidario-museo di Cittanova . .
Spese pel Lapidario al tempio di Marte. . .
Gratificazioni, spese postali e varie ....
Somma
122
696
111
66
178
58
i5o
i38 4
Parenzo $i dicembre 1899
Il Presidente II Direttore-Cassiere
Dott. AMOROSO Dott. BECICH
07
75
89
70
20
28
3i
20
\
DONI
pervenuti al Museo archeologico provinciale nel 1900
i. Dal socio Giglio Privilcggi : Oggettini di bronzo e lapidei,
raccolti sullo scoglietto Marafor, presso Parenzo.
2. Dal sig. Camillo De Franceschi, Trieste : Monete di argento
e di rame dell'epoca romana imperiale. Monete di argento
vescovili, e monete di argento austriache del sec. XVlll.
3. Dal socio cav. Giorgio de Baseggio, avvocato in Milano : N. 8
medaglie commemorative personaggi illustri ed avvenimenti
storici, ed una copiosa raccolta di monete antiche e mo-
derne.
4. Dalla Giunta provinciale della Contea principesca di Gorizia
e Gradisca : Medaglia in bronzo coniata in memoria della
festa giubilare del 29 settembre 1900.
5. Dal socio Don Giovanni Mxi&an: Un denaro consolare, due
monete d'argento venete, ed una di rame, medioevale, go-
riziana.
DONI
pervenuti alla Biblioteca Sociale
1. Dal sig. Risoli Luigi, jun. di Padova : « I sigilli del Museo
Bottacin » Padova, Tip. Salmini, 1900.
2. Dal Sindaco di Cividale, Cav, R. Morgante : t La Guida sto-
rica di Cividale, con documenti. » 2 voi. del Cav. G. Grion.
\
V
— 423 —
3. DalP Accademia imperiale delle Scienze in Vienna : « Der
ròmische Limes in Ocsterreich. » Heft I, con Tav., e Fi-
gure intercalate nel testo. Vienna, Holder, 1900.
4. Dal sig. Pompeo Castelfranco, Milano: t Corredo di Toeletta
di Rebbio (Como). » Estr.° dal Bull. di Paletnologia ital. a
A. XXVI, N. i-3, 1900.
5. Dal socio prof. Silvio Mitis, direttore del Ginnasio provin-
ciale in Pisino : t Storia d' Eccclino IV da Romano con
speciale riguardo ad Aquileja e Trento.» Maddaloni, Tip.
La Galazia, 189Ò. — t Note storiche sulP isola di Cherso »
Estr.° dalla Rivista dalmatica. Zara, Tip. S. Artale, 1899.
— t Cristiani e Turchi nel 1570 e 1571, secondo i codici
inediti della Biblioteca di Arezzo. » Zara, Tip. S. Artale,
1899.
6. Da Mons. Can.° Giacomo Bonifacio da Padova : e Approdo
di Pio VII in Istria nel viaggio di Venezia. • Capodistria,
Tip. Cobol e Priora, 1900.
7. Dal Socio Giov. Vesnaver : e I nobili Candido di Portole. »
Estr.° dalPArcheografo Triestino, Nuova Serie, Voi. XXIII,
Fase. I.
8. Dal prof. Domenico Lovisato, Cagliari : t Cenni sul Cennar-
gentu • Luglio 1900. Estr.° dalla e Piccola Rivista » N. 9.
Cagliari, Tip. dell'Unione Sarda, 1900. — e Mineralogia.
Fargalite alterata delle granuliti di Villacidro. » Estr.° dal
Voi. IX, 2. sem., serie V, fase, 1 della Reale Accademia
dei Lincei — Roma.
9. Dalla r. Accademia Peloritana. t XCCCL Anniversario della
Università di Messina. » Contributo storico. — « Atti della
r. Accademia Peloritana. » Anno XIV, 1899-1900. Messina,
Tip. d'Amico,
io. Dal Sindaco di Cividale, Cav. R. Morgante: t XI Centena-
rio di Paolo Diacono. » Atti e Memorie del Congresso sto-
rico tenuto in Cividale, nei giorni 3, 4, 5 settembre 1899.
^--=r*r_£-
rfn
.'AN J. K \ ;323
é-
\