Skip to main content

Full text of "Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria"

See other formats


This is a digitai copy of a book that was preserved for generations on library shelves before it was carefully scanned by Google as part of a project 
to make the world's books discoverable online. 

It has survived long enough for the copyright to expire and the book to enter the public domain. A public domain book is one that was never subject 
to copyright or whose legai copyright term has expired. Whether a book is in the public domain may vary country to country. Public domain books 
are our gateways to the past, representing a wealth of history, culture and knowledge that's often difficult to discover. 

Marks, notations and other marginalia present in the originai volume will appear in this file - a reminder of this book's long journey from the 
publisher to a library and finally to you. 

Usage guidelines 

Google is proud to partner with libraries to digitize public domain materials and make them widely accessible. Public domain books belong to the 
public and we are merely their custodians. Nevertheless, this work is expensive, so in order to keep providing this resource, we have taken steps to 
prevent abuse by commercial parties, including placing technical restrictions on automated querying. 

We also ask that you: 

+ Make non-commercial use of the file s We designed Google Book Search for use by individuals, and we request that you use these files for 
personal, non-commercial purposes. 

+ Refrain from automated querying Do not send automated queries of any sort to Google's system: If you are conducting research on machine 
translation, optical character recognition or other areas where access to a large amount of text is helpful, please contact us. We encourage the 
use of public domain materials for these purposes and may be able to help. 

+ Maintain attribution The Google "watermark" you see on each file is essential for informing people about this project and helping them find 
additional materials through Google Book Search. Please do not remove it. 

+ Keep it legai Whatever your use, remember that you are responsible for ensuring that what you are doing is legai. Do not assume that just 
because we believe a book is in the public domain for users in the United States, that the work is also in the public domain for users in other 
countries. Whether a book is stili in copyright varies from country to country, and we can't offer guidance on whether any specific use of 
any specific book is allowed. Please do not assume that a book's appearance in Google Book Search means it can be used in any manner 
any where in the world. Copyright infringement liability can be quite severe. 

About Google Book Search 

Google's mission is to organize the world's information and to make it universally accessible and useful. Google Book Search helps readers 
discover the world's books while helping authors and publishers reach new audiences. You can search through the full text of this book on the web 



at |http : //books . qooqle . com/ 




Informazioni su questo libro 

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google 
nell'ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo. 

Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è 
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico 
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l'anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico, 
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. 

Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio 
percorso dal libro, dall'editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te. 

Linee guide per l'utilizzo 

Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili. 
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter 
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l'utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa 
l'imposizione di restrizioni sull'invio di query automatizzate. 

Inoltre ti chiediamo di: 

+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l'uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo 
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali. 

+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della 
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti 
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l'uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto. 

+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto 
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla. 

+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall' utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non 
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di 
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un 
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può 
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe. 

Informazioni su Google Ricerca Libri 

La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta 
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web 



nell'intero testo di questo libro da lhttp : //books . qooqle . com 



ìk::;;ìj 

ANNO DECIMOSETTIMO — 1900 

ATTI E MEMORIE 



DELLA 



SOCIETÀ ISTRIANA DI ARCHEOLOGIA 



STORIA PATRIA 



Volume XVI. 



PARENZO 

PRESSO LA SOCIETÀ ISTRIANA DI ARCHEOLOGIA E STORIA PATRIA 

Tip. Gaetano Coana 
1900. 



ÌTiiLlCUBKARY 

--**;* . * sr < and 
»:;..Jl'. .- *.L/AT v;ns. 



► •• • 

• • • • 



• •- 






INDICE DEL VOLUME XVI. 



Fascicolo i.° 2. 

Direzione. — Senato Mare — Cose dell' Istria (Cont) pag. 1 

Direzione. — Raccolta di Atti publici riguardanti la Provincia del- 
T Istria e le Isole del Quarnero fatta da S. E. Pietro Girolamo 
Capello, Provveditore sopra la Sanità. (Cont) » 117 

Stridone. — Patria di S. Girolamo. Una dissertazione inedita del 

Kandler. T » 182 

Bibliografia. — Le Monastère de Daphni, par Gabriel Mille! A. » 212 

Fascicolo 3.° e 4. 

Direzione. — Senato Mare — Cose dell'Istria (Cont.) » 217 

Direzione. — Raccolta di Atti publici riguardanti la Provincia del- 
l' Istria e le Isole del Quarnero fatta da S. E. Pietro Girolamo 
Capello, Provveditore sopra la Sanità (Cont) » 292 

Mitis Prof. Silvio. — L' Isola di Cherso dalla pace di Campoformio a 

quella di Prcsburgo » 329 

P. Ippolito Delehaye S. I. — Santi dell' Istria e Dalmazia » 36o 

Atti della Società. 

Il XII Congresso annuale della Società istriana di arch. e storia patria. » 409 
Elenco dei doni pervenuti al Museo archeologico provinciale ed alla 

Biblioteca sociale durante Tanno 1900 - 422 



ClUatrJ tv CU r</ 



SENATO MARE 



COSE DELL' ISTRIA 



(Continuazione vedi voi. XV) 



Registro 119 — a. 1656). 

i656. — aprile i5. — Riscontrando i Provv. ri sopra dazi 
dai processi fatti dal Pod. à e Cap. n0 di Capodistria sull'ar- 
resto di alcuni vascelli carichi d'ogli, indizij gravi di tra- 
sgressioni e pregiudizii al pubblico servizio, si incaricano i 
sudd.* Provv." a perfezionare i processi, e venir alla loro so- 
luzione secondo giustizia. Circa l' affare di quel vascello che 
dubitano sia passato in Ferrara, si incaricano gli stessi Provv." 
a formar rigoroso processo, indagando se vi sia concorsa 
partecipazione od assenso di qualsiasi ministro della cancel- 
leria di Capodistria, o di altri, onde reprimere ogni abuso ed 
inconveniente. — (e. 41) 

i656. — aprile 29. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria che circa l'arresto di quei due fatti prigioni a 
Rovigno per interesse di Sanità, del che si doleva il Co. di 
Pisino, se ne è data notizia all'Amò/ in Germania per suo 
lume. — (e. 5o t.) 

i656. — aprile 29. — I Provv. ri alle Rason Vecchie fin 



dal genn. passato avevano invitato a comparir dinanzi a loro 
Sebastiano Restelli governator delle rendite di Grisignana, 
dette t le regalie », affinchè rendesse conto della sua ammi- 
nistrazione dall'anno i65i ; e non essendo esso ancora com- 
parso si commette al Pod. à e Cap. no di Capodistria di ordinar 
al d.° Restelli di portarsi immediatamente al Mag. l ° alle Rason 
Vecchie con tutti i denari dello scosso e speso di tal ragione. 
Dovrà poi esso Pod. a spedire a quel Mag. l ° un'esatta informa- 
zione delle regalie suddette, come pure l'inventario fatto al 
tempo in cui il detto Restelli entrò in carica « di tutte le 
t botti, tinazzi, ed altro della caneva di publica ragione in 
t quel loco». — (e. 53). — V. anche la Ietterà al Pod. a di 
Grisignana a e. 54. 

i656. — maggio i3. — Proprio è riuscito l'ordine del 
Cap. no di Raspo d'istituire un libro nel quale siano registrati 
tutti i capitoli che esistono nelle munizioni, perchè d' essi sia 
dato al monizionere il credito ed il debito, e si possa sempre 
vedere con chiarezza la loro disposizione. — (e. 65) 

i656. — maggio i3. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
faccia arrestare Matteo Boleo, che nel Contado di Pisino 
commise un grave delitto, e lo consegni ai commissari Ce- 
sarei, che ne richiesero la cattura. — (e. 66). — V. anche a 
e. 70 t. 

)656, — giugno 8. — Causa il male contagioso che af- 
flìgge la città di Napoli si ingiungono al Pod. a e Cap. no di 
Capod. m le maggiori diligenze t tanto per li vasselli che ven- 
* gono di sottovento, quanto alla porta di Trieste», e lo si 
eccita a far pubblicare proclami ed a prendere tutti gli altri 
provvedimenti, che conoscerà necessari per la salute pubblica. 
— (e. go t.) 

ió56. — giugno 8. — I Padri di S. Francesco della 
Cotti. 1 * di Pirano rappresentano la necessità di restauro che 
ha il loro convento, e l' impossibilità di ripararlo senza il 
concorso della pubblica carità; si ordina perciò al Pod. à di 
Pirano di far sapere ai sudd. 1 Padri che si consente loro di 
impiegare nel restauro della loro chiesa e monastero cin- 
quecento ducati, che dovrebbero esborsare per decime. — 
(e. 9 3). 



i656. — giugno 24. — Essendo giuste le istanze di Teo- 
dosio Gavardo, Cap. no degli schiavi in Capodistria, per esser 
soddisfatto di quanto egli avanza, si ordina a quel Pod. à e 
Cap. no di pagarlo coi denari t che si riscuotono in Camere 
i in ragion de Preghi pagati da quei contadini ». — (e. 114 t.) 

i656. — giugno 27. — Si accompagna al Cap. no di Raspo 
copia di lettere del Pod. à di Dignano per informarlo sui gravi 
eccessi commessi in quel territorio con pregiudizio dei sud* 
diti, affinchè punisca i rei, e bandisca gli assenti da tutte le 
città e luoghi del Dominio. — (e. 116). V. anche a e. 166 t. 
la lettera al Pod. a di Dignano. 

i656. — luglio 2. — Si accompagna al Pod. à e Cap. no 
di Capodistria copia di lettere del Cap. no contro gli Uscocchi 
intorno agli spiacevoli incidenti successi fra le genti di Ro- 
vigno e quelle delle galee, e gli si ordina di formare pro- 
cesso per venir a conoscere chi ha dato origine allo scan- 
dalo. (Questa lettera contiene allegati). — (e. 212) 

i656. — luglio 6. — Si informa il Cap. no di Raspo circa 
i pretesti inventati dai caporioni della villa di Filippano per 
sottrarsi all'obbedienza dei rappresentanti ed all'obbligo di 
contribuir le regalie al conduttor del dazio, affinchè intimi 
loro l'assoluta obbedienza, od altrimenti la loro comparsa 
davanti il Mag. l ° alle Rason vecchie perchè faccia giustizia. — 
(e. 126 t.) 

i656. — luglio i3. — Il Cap. no di Raspo, informato sugli 
eccessi che di continuo i Murlacchi apportano nel territorio 
di Valle, istruisca rigorosi processi e punisca i rei. (e. 134 t.) 
V. pure la lettera al Pod. a di Valle a e. i36. 

i656. — luglio 22. — Con dispiacere si è inteso da let- 
tere del Cap. no di Raspo la renitenza di Giorgio Palisca da 
Mezzo in obbedir alla sentenza del suo predecessor Barbarigo 
per l'usurpazione di pubblico terreno e per l'erezione di un 
ricinto di muro. Essendo assoluta volontà del Senato che le 
cose non continuino così, dovrà esso Cap. no comandar al d.° 
Palisca di far demolire il muro, e di ritornare nel primitivo 
stato i luoghi da lui usurpati, comminandogli in contrario 
rigorose pene. — (e. i5o t.) . 

i656. — luglio 27. — Si loda il Cap. no di Raspo per 



— 4 — 

Padempimento degli incarichi datigli circa l'infestazione di 
malviventi nella Prov. a , avendo esso fatto arrestare otto fra 
i loro capi principali. Gli si ordina di processarli e punirli 
severamente, e gli si accorda la facoltà di confiscare i loro 
beni, potendone consegnare parte alle persone da essi dan- 
neggiate, e parte tenendola per compensare le spese dei pro- 
cessi. Quanto alle scritture presentate ad esso Cap. no da al- 
cuni della Polesana, oppressi dalle scelleraggini dei tristi, gli 
si ordina di far giustizia anche su ciò. — (e. i52) 

i656. — agosto 12. — Si dà facoltà al Provv/ sopra la 
Sanità in Istria, testé eletto, di tener corrispondenza coi rap- 
presentanti e ministri degli Stati imperiali vicini, i quali hanno 
facoltà dall'imperatore di conformarsi in materia di sanità 
alle regole praticate dalla Republica. Gli si raccomanda inoltre 
di accordarsi sullo stesso proposito con Trieste, col Co. di 
Sdrino, e col Vescovo di Parenzo per la giurisdizione d' Or- 
sera. — (e. 167 t.) 

i656. — agosto 18. — Si è udita con piacere la visita 
fatta dal Provv/ sopra la Sanità in Istria nelle città di Pola 
ed Albona, e l'annunzio della buona salute che godono i 
luoghi vicini all'Impero. Assai opportuna è stata la risolu- 
zione di sospendere il commercio « con le scalle vicine del- 
l' imperio » , conformandosi a quanto ha eseguito il Provv/ 
Gen. 1 in Dalmazia causa l'approdo a Porto Re di vascelli, che 
venivano da sotto vento e Genova. — (e. 171 t.) — ■ V. anche 
a e. 193 t. 

i656. — agosto 19. — Rappresenta il Mag. t0 alle Rason 
Vecchie che la Signoria gode nella Prov. a dell'Istria molte 
rendite e diversi terreni, che, mentre potrebbero fruttare 
un'annua rendita di non poco rilievo, sono quasi del tutto 
trascurate. Si raccomanda perciò al Provv/ sopra la Sanità 
in Istria che, non trascurando il motivo speciale per il quale 
è stato mandato colà, si applichi con amore a questo negozio, 
procurando di affittare i detti beni nel modo il più vantag- 
gioso, regolandosi sempre con le informazioni e coi consigli 
che gli saranno suggeriti dal sudd.° Mag. t0 E perchè può es- 
sere che alcuni di quei beni siano stati goduti da particolari 
senza la debita riconoscenza al legittimo possessore, lo si 



- 5 — 

eccita ad indagare per venir in chiaro di ciò che sia seguito 
anche in questo particolare — (e. 175 t.) 

i656. - agosto 25. — Il Provv/ sopra la Sanità in Istria 
s'intenda coi triestini per la navigazione in modo che la Sa- 
nità pubblica non abbia a soffrirne. — (e. 179) 

Registro 120 — (da sett. 16 $6). 

i656. — settembre 5. — Il Provv/ sopra la Sanità in 
Istria prometta l'impunità ad alcuno dei complici, che rive- 
lasse i nomi di coloro i quali contravvenissero alle leggi sulla 
salute pubblica stabilite. - (e. 193 t.) 

i656. — settembre 22. — La prudente maniera con la 
quale il Provv/ sopra la Sanità in Istria si è diretto e in con- 
c ceder acqua alle sultane », le avvertenze per venir in chiaro 
dei disordini, le condanne dei rei trasgressori smascherati nel 
processo di Dignano, ed il castigo dato al padrone di barca 
da Castello sono di soddisfazione del Senato. Dovrà esso 
Provv/ iniziare il processo sopra la querela presentatagli 
senza sottoscrizione, obbligando l'importanza dell'affare a non 
trascurar cosa alcuna per evitare il male, ed intendersi col 
Mag. 10 alla Sanità per l'introduzione delle fedi bollate. — 
(e. 2i3) — V. anche a e. 227, 237, 262 t. 

i656. — settembre 23. — Si spedisce al Pod. à e Cap. no 
di Capodistria copia di una supplica dei canonici della catte- 
drale di Parenzo, chiedenti la dovuta esecuzione delle sen- 
tenze seguite in Collegio a loro favore, e per il castigo di 
alcuni che s'oppongono all'adempimento di esse, affinchè ri- 
solva quello che gli sembrerà giusto. — (e. 218 t.) 

i656. — ottobre 11. — Osservati dal Corner già Pod. à e 
Cap. no di Capodistria i disordini e le frodi che succedono 
nell'estrazione di ogli dalla Prov. a con grave pregiudizio dei 
dazii, e specialmente di quello dei tre soldi per lira, ha pro- 
posto esso varii ripieghi, fra cui quello di affittare- i dazii re- 
golando la forma del pagamento di essi. Si comunica ora al 
Pod. à e Cap. no della d. a Com. tà che il Mag. l ° agli ogli ha ap- 
provato pienamente i progetti proposti dal sudd.° Corner, e 



— 6 — 

che ha formato alcuni capitoli atti a ben incamminare il ne- 
gozio. — (e. 234 t.) (Segue la copia dei Capitoli). 

• Capitoli stimati proprii per incantar il dacio delli soldi 

• tre per lira dell' Oglio della Provincia d'Istria che si condu- 

• rano nella Patria del Friul. 

« P.° — Che il Dacio della nova impositione delli soldi 
t tre per lira dell' ogli che in conformità della concessione fatta 
e dalla Publica benignità alla Provincia d'Istria a 22 maggio 
e 1626 sarano estrati per la Patria del Friul dove hora da 

• quei Rettori viene riscosso sia delliberato al Publico incanto 

• per anni due prossimi venturi, principierano a primo set- 
t tembre venturo i656, et fenirano ultimo agosto i658. 

• 2. do — Che il condutor del Dacio sia tenuto in termine 

• di giorni otto doppo che li sarà fatta la deliberatione dar 

• idonea, et sufficiente piezaria per la summa dell'incanto da 
e esser approbata et far li pagamenti in ratte tre all'anno, 
t cioè ogni quatro mesi nella camera del Pod. à e Cap. no di 
« Capodistria, et mancando cada in penna de dieci per cento 
t conforme l'ordinario delli dacij, per esser poi da quel Ret- 
« tore mandato essi denari al Conservator del deposito in 
t Cecca di tempo in tempo giusto le leggi. 

• 3.*° Che il condutor d' esso dacio, et piezo secondo la 
e summa sarà stato deliberato detto dacio sia formato debi- 
« tore, et più per l'importar delli soldi cinque per lira sopra 

• di quello, cosi che quanto detto condutor caverà di detto 
t dacio et aggiunti sia tutto per suo conto. 

t 4. to Che al pagamento del dacio sudd.° delli soldi tre 

• per lira et aggionti debba esser sottoposto chi si voglia 

• niuno eccettuato che vorà estrazer per la patria del Friul 
t ogli della Prov. a d' Istria di quelli però solamente che sarano 

• racolti, et fabricati nella medesima, et far il pagamento in 
e moneta corrente dovendo levar la bolleta da esso daciaro, 

• et poi un'altra nell'officio della Cancelleria pretoria, le quali 
t siano et doverano esser fatte nelli modi infrascritti. 

t 5. to . Che la bolleta del daciaro sia stampata di negro, 

• et numerata con specifficatione del nome del patron dcl- 

• l' oglio. di quello della barca, della quantità de botte, et cai, 

• et del loco per dove si farà l'estratione che habbi ad esser 



solo per la città, castelli et luochi della sudetta Patria, nelli 
quali siano pubblici Raprcsentanti, dovendo il condutor del 
dacio, o suoi agenti esser assistente à veder ad impir, et 
misurar detti cai di oglio per la loro tenuta. In conformità 
della qual bolleta del daciaro, sia poi fatta altra boli età alla 
Cancelleria medesimamente stampata in rosso a destintione 
di quella del daciaro, ma col numero che incontri la med. ma 
d'esso daciaro, et con la specifficatione intiera come sopra, 
et ad esso Cancellier per sue mercedi resti assignato soldi 
quatro; caricato poi il detto oglio al riverso delle bollete 
sia dal patron della barca fatto notta adi tanti caricato oglio 
cai tanti avanti si parti dal porto, et ritrovandosi transitar 
ogli senza detti requisiti s'intendi contrabando. 

« 6. to Che alla Cancellarla nel levar della bolleta sia ri- 
cevuta sicurtà cauta, et sufficiente che in termine de mesi 
due sia per riportarsi dell' oglio il responsale sottoscritto da 
publico Rapresentante, et di esser da ministri vedute le 
bollete, et incontrate con li amasi prima del descaricar 
d'essi, altrimente non portando il responsale, resti cosi il 
principal come piezo obligati al pagamento di novo dacio 
d'esser diviso tra il Rettor, il daciaro, et ministri, et sotto- 
posto anco il principal medesimo a censura Criminale per 
il dubbio che rissulta senza detti responsali, che contro le 
leggi fossero essitati Togli in terre aliene. 

t 7. Che le bollete siano fatte nelle Cancellane di quelli 
lochi della Provincia che vi sono Rettori sotto la Giurisdi- 
tion de quali s' estrazerano Togli, et di esse sia tenuto re- 
gistro dilligentemente dal daciaro, et in conformità nella 
Cancelleria sopra libri separati, numerati et sigillati col si- 
gillo di S. Marco a fine con facilità possa sempre farsene 
l'incontro che fosse necessario. 

• Restando proibito al daciaro ad assentir in alcun modo 
che siano estrati ogli in alcuna quantità senza le bollete ef 
senza Tobligo delle piczaric, et responsali in pena d'esser 
castigato per la parte del contrabando. 

« 8.° Che li patroni delle macine, o Torchi, o quelli 
v'attendono debbano tener notta particolare in libro de tutti 
Togli che fabricheran alla giornata col nome delli patroni 



_ 8 — 

delli medesimi ogli per portarla ogni sera con giuramento 
al daciaro, o suo agente, il qual habbi obligo di registrar 
in un'altro libro da lui tenuto alfabettato immediatamente 
la detta notta in forma di dar debito ad essi patroni del- 
l' ogli, lasciando air incontro luoco di poter dar credito alli 
med."" di quel oglio che condurano, o farano estraher; il 
che detto daciaro prima che dar fuori alcuna bolleta sia 
tenuto di far in virtù di polizza d'esserli portata dal mer- 
cante, o altri che farà l' estragone, nella qual siano descrìtti 
quelli da chi haverà comprato Foglio, li quali pure affermar 
lo debbano al daciaro medesimo, et tali polizze siano poi da 
lui conservate in filza. 

e 9. Che li libri de registri de bollete cosi del daciaro 
come della Cancelleria, li libri del Registro dell' ogli fabri- 
cati, le polizze predette custodite in filza debbano ogni 
anno esser mandate al Podestà, e Cap. no di Capodistria, 
et custoditi et conservati dal scontro d'essa camera. 

t io.° Che non possino esser fatti ogli fuori delli confini, 
et in parti d'alcuna giurisdicione da qual si voglia loco su- 
dito della provincia, se non nelli torchi delli luochi dove 
habitano, et contrafacendo siano severamente castigati et 
puniti oltre la perdita dell' ogli, overo del valor delli me- 
desimi. 

• n.° Che aderendo al Capitolo terzo della parte 26 
zugno i632 non possa alcuno, et sia chi si voglia levar 
dalle macine, torchi oglio in pocha, o in molta quantità 
senza licenza in scritto dal daciaro, o suo agente, et cosi 
per la patria del Friul senza le bolete come di sopra dispo- 
ste sotto pena della perdita dell'oglio, cari, animali o barche 
con che fosse condotto di pagar altretanto più per pena 
quanto sarà la valuta dell'oglio, et di restar banditi li con- 
trafatori di terre e luochi, navili armati et disarmati giusto 
alla parte dell' Ecc. mo Senato i586 come nell'istesso terzo 
capitolo e parte med. ma 

« 12. Che cosi come resta espressamente proibito alli 
Rettori deir Istria il poter conceder estratione d'ogli per 
terre aliene, né per altri luochi, che per la patria del Friul, 
overo per Venetia in conformità delle leggi. — Cosi il da- 



— 9 ~ 

ciaro non possa né debba acconsentir per imaginatione, do- 
vendo lui cadere nella medesima pena, nella qual incorrono 
quelli che essitano ogli fuori dello stato. 

€ i3.° Che l'essecutione delli capitoli 6.° 7. 8.° et 9 
della parte sopranominata 26 Zugno i632 resti appoggiata, 
et raccomandati al zello, et alla vigillanza deirill. mi et Ecc. mi 
Signori General di Palma, et luogotenente d'Udine cosi circa 
Togli che capitassero senza bolleta come di somministrar 
per uso delle giurisditioni d'essa patria ogli con le cautioni 
de responsali, et di non ricever altri ogli che quelli dell'I- 
stria, o che da Venetia saranno condotti nelle maniere so- 
pradette. 

t 14. Che il Pod. à e Cap. no di Cappo d'Istria, il qual 
nella Provincia dovere haver ogni frutuosa assistenza a que- 
sta matteria, possa nelli casi di fraude e contrafationi es- 
sercitar ogni auttorità necessaria che li resta conferita per 
l'ordeni 1634, l & settembre, dovendo egli farne revisione et 
inquisitione conforme al capitolo decimo terzo della mede- 
sima parte con l'utilli, e beneffìtij a denontianti che nel- 
l'istessa parte e nell'ordeni iò32, 26 Zugno sono espressi, 
et occorrendo aggionger altri ordeni per V esecutione pon- 
tuale delli presenti capitoli et di darne sempre d'anno in 
anno notitia al magistrato de Provv." all' ogli della fabbrica 
d'essi e dell' estratione di quelli. 

• i5.° Che con li presenti capitoli non s'intendi ponto 
pregiudicato all'autorità ch'hanno il magistrato dell' ogli così 
per li predetti ordeni i632 et 1634; et altre parti delPEcc. mo 
Senato in matteria de formatione de processi, et di dare 
quelli ordeni che stimassero proprij a vantaggio publico. 

• 16. Che l'ordeni presenti debbano esser publicati non 
solo al tempo dell'incanto, et delliberacione del dacio, ma 
anco ogni anno al principio della staggione del far d'ogli, 
acciò che vengano da tutti pontualmente essequiti. 

« 17. ° Dovendo preceder così all'incanto precedente, come 
a quello che si farà per l'avenire ogni due anni proclama 
publicato in termine de mese uno in tutti li luochi de Ret- 
tori dell'Istria per la concorrenza all'incanto. 

« i8.° Che non possa negarsi dal Rettore di Cappo d'Istria, 



— IO — 

f né altri Rettori della Provincia 1* estratione d'ogli per la 

• patria del Friul, ne per Venetia, risservata però sempre la 

• provesione necessaria all'uso et ordinario bisogno, et con- 
c sumo d'essa, ma ad ogni richiesta et sodisfatione del da- 
t ciaro debba essa estratione esserli permessa et ad altri anco 

• che pur vorano estraher ogli con le bollete sempre, et con 
eli modi già detti, salvo anco alla città di Cappo d'Istria la 
t concessione d'orne quatrocento a Triestini come nelli loro 

• privileggi, et con l'obblighi dechiariti nella parte di 16 set- 
t tembre 1634. 

• 19. Che resti espressamente proibito il poter cosi li 
« daciari come altre persone di Cappo d' Istria introdur ogli 
t in essa Provincia estrati fuori di essa, com'anco resti proi- 

• bito a patroni de marciliane, barche d'oglio che capitas- 
« sero in quelli porti il darne fuori d'esse alcuna minima 
« quantità sotto alcun pretesto, essendo questi obligati venir 
t a diritura in questa Città giusto le parti dell' Ecc. mo Senato, 
t et siano incaricati li Rettori della Provincia d'usar d'ogni dil- 

• ligenza per inquisitione contro tali persone, et devenire a 
« severo castigo contro d'essi in conformità delle parti in mat- 
t teria de contrabandi. 

« 20. Che resti parimente proibito il potersi in essa Pro- 
t vincia fabricar oglio in altro modo che nelle macine, o tor- 

• chi ordinarij che saranno datti in notta, potendo li contra- 

• fatori esser denontiati cosi avanti quel Rettore sotto la Giu- 
t risdicione del quale sarà il contrafatore, com' avanti il Po- 
« desta et Cap. no di Cappo d'Istria, et siano severamente pu- 
t niti, et li denontianti habbino a conseguir quel tanto che 
t dalle parti in matteria de contrabandi li è concesso • . 

i656. — ottobre 21. — Si delega al Provv/ sopra la sa- 
nità in Istria l'affare intorno al fondaco di Rovigno per le 
contese passate tra il med. mo ed il capo dei creditori Filippo 
Goriol. — (e. 247 t.) 

i656. — decembre 9. — Essendosi ben ponderato sulle 
esattissime considerazioni pel Pod. à e Cap. no di Capodistria 
circa il dazio degli ogli della Prov. a , si permette che il pa- 
gamento delle rate degli incanti principij solo e dal giorno 
t dell' abboccamento, con dichiaratione, che però incominci il 



— II — 

€ presente dacio al spirar del passatoi. Gli si dà facoltà di 
deliberare i dazii d'Isola, di Buie e d'altri luoghi « senza 
€ haver obligo di farsi prender notitia dell' essibitioni i per 
non perder tempo, e, se gli capitasse un'occasione propizia, 
di affittare tutti i dazii della Prov. R insieme. Attenda a far 
osservare i capitoli speditigli in iscritto e dei quali gli si spe- 
diranno duecento copie a stampa. — (e. 3 14 t.) 

i656. — decembre 9. — Si ringrazia il Provv. r sopra la 
sanità in Istria per il puntuale ragguaglio circa gli schiavi 
capitati da Malta a Cherso, e quelli venuti dopo a Rovigno, 
e per gli efficaci esperimenti, quantunque con esito poco fe- 
lice, nell' invitarli e ad abbracciar l'impiego della spada o del 
• remo t. — Cerchi di indurre i meno riottosi di fermarsi ai 
servizi della Republica, dando loro fino a cinque ducati cia- 
scuno, ed assicurandoli che saranno occupati in qualità di 
soldati; se riuscisse a persuaderli farebbe cosa assai vantag- 
giosa, visti i dispendii che occorrono per ammassar genti di 
lontano. Per render più sicuri detti schiavi che serviranno 
come soldati, li mandi a Venezia. Si approva quanto esso ha 
fatto nei riguardi di Sanità, come pure la sua diligenza in 
distribuir grano alle terre che ne avevano bisogno. — 
(e. 3i5 t.) 

i656. — decembre i3. — Merita lode il Provv. r sopra la 
Sanità in Istria per aver spedito a Venezia i cento e tredici 
schiavi arruolati per servire nelle soldatesche di terraferma. 
Circa gli altri che sono sullo scoglio di S. Catterina, procuri 
di indurli a servire la Signoria e, non riuscendovi, li mandi 
ai loro paesi in modo conveniente. Gli si raccomanda di dar 
buoni ordini e di studiare tutti i mezzi per diminuire la gra- 
vità del male che infesta Morter e Rettena. — (e. 322) 

i656. — decembre i3. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria che, essendo stato eletto Leonardo Pasqualigo a 
successore del Provv/ sopra la Sanità in Istria Dandolo, e non 
avendo questi tempo sufficiente a condur a termine né l'af- 
fittanza del dazio dell'olio, per il quale aveva avuto un'of- 
ferta assai vantaggiosa, né l'affare delle rendite delle Rason 
Vecchie, né quello del fondaco, si rimettono a lui tutte queste 
cose. — (e. 323) 



12 

i656. — decembre 23. — Si ordina al Cap. 00 di Raspo 
di prendere esatte informazioni sulle vertenze fra il Vescovo 
ed i canonici di Capodisiria e per occasion della visitai. — 

(e. 335) 

i656. — gennaio 20 (m. v.) — Circa l'affare delegato al 
Cap. no di Raspo di procedere contro quei banditi e malvi- 
venti che infestavano il territorio di Pirano, si approva tanto 
la sua energia di aver mandato al patibolo quel tal Milos 
Sonosich, acciò serva di esempio agli altri, che gli si con- 
ferma l'autorità di procedere contro chi ha favorito la fuga 
di quel bandito, che veniva condotto a Pinguente. — 
(e. 354 L) 

i656. — gennaio 20 (m. v.) — Si è intesa con piacere 
dal Pod. a e Cap. no di Capodistria la notizia che il commercio, 
all'improvviso interdetto dai Triestini colle Prov. c dell'Istria 
e Dalmazia, sia stato da essi riattivato. — (e. 355) 

i656. — gennaio 26 (m. v.) — Si spedisce al Provv/ 
sopra la sanità in Istria copia di lettere del Cap. no di Cherso 
circa gli inconvenienti a danno dei poveri trovati in quella 
terra, in Ossero e nei Castelli di Cavisola e Lubenizza causa 
la cattiva amministrazione del denaro di ragion della quarta 
parte di decime spettante ai med. mi poveri, e gli si ordina di 
chiarir bene le cose e di informarne il Senato. — (e. 366 t.) 

i65ò. — febbraio io (m. v.) — Avendo informato le let- 
tere 28 pass, del Pod. à e Cap. no di Capodistria che i Triestini 
avevano sospeso nuovamente il commercio con l' Istria e con 
la Dalmazia, in ordine a quanto scrissero a S. M. Cesarea, 
lo si avverte, che si è incaricato l'Ambasciator Veneto a 
quella Corte di interporsi per appianare ogni cosa. — 
(e. 401) 

i656. — febbraio io (m. v.) — Si autorizza il . Cap. no di 
Raspo a formar processo col rito del Cons. dei pregadi per 
i gravissimi eccessi commessi dai Morlacchi nel territorio di 
Valle. — (e. 404) 

i656. — febbraio 17 (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Ca* 
podistria ordini al Furegoni, economo del vescovado di Pa- 
renzo, di corrispondere al Cardinal Bragadin Finterà pensione 
£ favore di lui riservata. — (e. 416) 



— i3 — 
Registro 121 — (anno 1657). 

1657. — marzo io. — Il Pod. à di Capodistria accordi 
« la recognitione di ducato uno al mese durante sua vita t ad 
Antonio Puta bombardiere che ne fa supplica e havendo col- 
« piti in un anno i primi tre segni del Bersaglio 1 condizione 
richiesta dalla deliberatone di Senato 20 agosto 1648. — 
(e. 3 4 ) 

1657. — marzo 10. — Fatto il debito riflesso alla infor- 
mazione 18 gennaio passato del Pod. à di Capodistria sul dazio 
dell' oglio ed altre regalie della provincia spettanti al Magi- 
strato delle Rason Vecchie, si commette a detto Pod. à di pro- 
cedere agli incanti relativi, e di impedire d'ora in poi l'abuso 
di chi carica oglio per Friuli ed altre terre, contribuendo il 
dazio appena per la decima parte del carico. — (e. 34) 

1657. — marzo 17. — Il Pod. à di Capodistria, a propo- 
sito dell'istituzione ivi fatta dell'oratorio di S. Filippo Neri, 
prima di procedere all'approvazione dello stesso informi t da 
e chi sia stato istituito .... li nomi di quelli vorranno d'esso 
« la principal direttione, come venghi governato, et gì' esser- 
t citii, che vi si fanno, com'anco il numero di quelli v'inter- 
• vengono il tutto con distintione, et chiarezza!. — (e. 44) 

1657. — marzo 20. — Il debito di lire ottocentosessanta 
che Antonio Barbaro ha contratto per decime sue e dei cu- 
riali non soddisfatte durante il Reggimento di Rovigno, attesa 
la numerosa famiglia di 1 2 Agli e la scarsezza di sue fortune, 
possa compensarsi con altri crediti suoi e del fratello Alvise. 

- (e 45) 

1657. — marzo 27. — Circa t l'affittarsi le Pesche • che 
sono nella giurisdizione del Co. di Pola si potrà intanto con- 
cedere per tre anni a Girolamo Varotto quella da esso chiesta 
che trovasi sullo scoglio delle Merlere e per la quale offre 
ducati venticinque annui, e nello stesso tempo il Co. suddetto 
faccia le opportune indagini per stabilire quali altre pesche si 
possano egualmente dare a fitto. — (e. 55 t.°) 

1657. — marzo 3i. — Si approva l'operato del Pod. ta di 
Capodistria circa il tentativo fattosi di piantar vigneti in ter- 



— i 4 — 

reni, che servono a comun pascolo nei pressi di Grimalda, e 
l'asportazione da quel bosco di legna da fuoco eseguita dal 
piovano di Novaco. — (e. 5g t.°) 

1657. — aprile 19. — Il medico ed il precettore di Ca- 
podistria siano in avvenire pagati col tratto del e Datio del 

• vino a spinai. — (e. 70) 

1657. — aprile 21. — Il senato ha preso in esame la 
deliberazione presa nel dicembre scorso dal Consiglio di Ca- 
podistria circa l'elezione del Pod. tà di Due Castelli. Approva 
che escano dal Consiglio quelli • che siano proposti subito 
e seguita la nominatione loro, e cosi nell'atto d'essere bai- 
e lottati » ; quanto alla parte che esprime « doversi cavar a 
e sorte, e ballottare quattro soli di tutti li nominati • cono- 
scendosi esservi delle opinioni in contrario, si vuole e che 
e tutti li proposti si ballottino e corrano ugual fortuna, onde 

• habbia luogo il merito e non il caso t. — (e. 71) 

1657. — maggio 4. — Si è intesa con piacere la delibe- 
razione presa dal Pod. 1 * di Capodistria del dazio di tre soldi 
per lira sull'oglio che si e§trae per Friuli ed altre terre. — 
(e. 88) 

1657. — maggio 5. — Il Pod. là di Capodistria permetta 
in quella città l'esercizio dell'oratorio laico conforme all'isti- 
tuzione di S. Filippo Neri nella Chiesa di S. Tomaso Apo- 
stolo, essendo raccomandato in particolare alle cure di Mons. r 
Vescovo ed alla vigilanza dei rappresentanti pubblici. — 
(e. 88) 

1657. — maggio 5. — Non essendo del tutto cessato il 
morbo nella Puglia si richiede ancora per qualche tempo il 
servizio in Istria del Pasqualigo siccome provv. rc alla Sanità, 
malgrado la sua distinazione ad altro ufficio in Dalmazia. — 
(e. 88 t.°) 

1657. — maggio 26. — Si aggradiscono le cure del 
Provv/ sopra la Sanità in Istria per conoscere gli andamenti 
delle galee barbaresche che patirono infurtunio a Caopassero, 
e gli andamenti delle galee pontificie e maltesi che stavano 
pronte alle mosse. — (e. 102) 

1657. — giugno 9. — A proposito della trascuratezza di 
quei sudditi in pagare le decime di sali spettanti al pubblico, 



- lì- 

sia fatto proclama dal Pod. di Capodistria minacciando chi 
preterisse di esser annotato come debitore in ragione di du- 
cati dieci al moggio. — (e. n3) 

1657. — giugno 9. — Il Pod. tà di Capodistria metta ri- 
medio agli inconvenienti causati da quel tale Stefano Man- 
zioli che a Portole amministrava più cariche nello stesso 
tempo con danno e dispregio dei privilegi della Comunità. — 
(e. 119 t.°) 

1657. — giugno 16. — Si scrive al Provv/ Pasqualigo 
ed alle cariche di Capodistria e Pirano circa alcune fedi di 
sanità stampate ed addottate in quest'ultima terra con il 
nuovo « titolo aggiontovi di Città • per il quale si causarono 
irregolarità nella corrispondenza colle altre terre; tali fedi 
però sono già sostituite da altre conformi alle prescrizioni. — 
(e. 127) 

1657. — giugno 16. — Fatta lode al Cap. no di Raspo 
per l'operato nella sua visita, lo si avverte che t quanto ad 
• instituir Compagnia Morlaca de nuovi habitanti • si atten- 
dono più minute informazioni, temendosi che la novità pro- 
duca inconvenienti. — (e. 128) 

1657. — giugno 16. — Le cariche di Raspo e Capodi- 
stria, per quanto abbraccia la loro giurisdizione, possano ri- 
chiamare tutti i banditi di quella Provincia che trovansi ai 
confini operando eccessi, e li habilitino a riscattarsi mediante 
servigi militari, estendendo l'indulto anche a prigioni con- 
dannati. — (e. 128 t.°) — In data 21 luglio si accorda a 
tale facoltà una proroga di mesi due. — (e. 162) 

1657. — giugno 23. — Perché la carica di Pola si possa 
ben dirigere nell'affare t di usurpatone de beni communali 1 
abbia la facoltà già impartita al Provv/ Foscarini essendo 
certa la Sig. ria che si proseguiranno i conti del Betica ed altri 
imputati, come è conveniente. — (e. i35 t.°) 

1657. — giugno 27. — In conformità della legge i Capi- 
tani Alessandro Cassoni, che serve nel Castello di S. Leone 
di Capodistria ed il Cap. no Antonio Duprè che serve in Cadore 
siano tramutati fra loro. — (e. i36) 

1657. — luglio 4. — Che alla deliberazione di Senato 27 
marzo decorso, colla quale è deputata al collegio per il giorno 



— i6 — 

9 luglio la causa tra la Comunità di Rovigno, ed il comune 
della villa di Rovigno circa i nuovi abitanti, sia aggiunto che 
possa esso collegio • decider e terminare le differenze con 

• l'autorità di questo Cons. tanto sopra la parte 4 aprile 

• 1654 come sopra quella de 25 luglio sussequente t . - 
(e. 140) 

1657. — luglio 6. — Fatto elogio al Pod. là di Capodi- 
stria che ha saputo già riscuotere decime di sali arretrate, lo 
si incarica di dire a quel Vescovo aver la Rep." aggradito 
molto che egli sia concorso con zelo nella funzione di rin- 
graziamento a Dio per i prosperi successi dell'armata. — 
(e. i 4 5 t.°) 

1657. — luglio 14. — Si loda il Pod. là di Capodistria che 
nell'affitto di dazi fa il vantaggio pubblico come prova il 
dazio dell' oglio che si vede deliberato « con augumento 

• d'un doppio, e la metà più dell'ultima deliberatone » . — 
(e. i56) 

1657. — luglio 21. — Si scrive al Cap. no di Raspo circa 
le provvisioni da farsi a tredici famiglie del Montenegro spe- 
dite in Istria. — (e. 161 t.°) 

1657. — luglio 21. — Si spedisce a Capod. e Raspo copia 
della deliberazione di senato 4 aprile 1654 sentendosi che non 
è osservata come si conviene • massime nelle giudicature 
« degP habitanti nuovi ai fori ai quali sono sottoposti per ra- 
« gione di domicilio!. — (e. 164 t.°) 

1657. — luglio 21. — Provvedimento per restauro del 
palazzo della Comunità di S. Lorenzo. — (e. i65 t.°) 

1657. -- luglio 28. — Si concede alla Com. là di Montona 
di poter con denari della propria spontanea offerta provvedere 
alle riparazioni di cui abbisognano le mura del castello, la 
torre, ed il palazzo podestarile di quella terra. Circa il to- 
gliere ai Padri Serviti di Montona la chiesa ed il convento 
che possedono per consegnarli ai padri francescani, come 
vorrebbe quella Com. tà , non è giusto farlo senza che antece- 
dentemente abbiano i Padri Serviti anzidetti esposto le loro 
ragioni ai savi del Collegio. — (e. 169 t.° e e. 171). . — In 
data 2b luglio 1659 scrivendo il Pod. là di Montona sull'im- 
piego di denaro dell'offerta volontaria per lavori nella torre 



— 17 — 

si chieggono ai Podestà di Capodistria informazioni su quanto 
si è operato in seguito alla deliberazione 28 luglio 1657 sud- 
detta, non avendosi pel frattempo ricevuto né notizie di lavori 
né danaro. 

1657. — agosto 4. — Si avverte la carica di Capodistria 
che sugli emergenti col Co. di Pisino riceverà istruzioni ed 
intanto tenga in sospeso la disposizione dei quindici prigio- 
nieri. — (e. 178 t.°) 

1657. — agosto 7. — Giovanni Corner fu Angelo impe- 
dito di portarsi al reggimento di Portole, a cui fu eletto, per 
un debito contratto mentre era Pod. tà di Muggia, possa sod- 
disfarlo colle entrate della nuova carica affidatagli, e recarsi 
subito a questa. — (e. 179 t.°) 

1657. — agosto 18. — Possa Girolamo Barozzi ritornato 
dalla Podestaria di Valle pagare i ducati contodiecisette che 
ha di debito verso la Sig. r,a con altrettanti di suo credito. — 
(e. 193) 

1657. — agosto 21. — Si dà lode al Provv. rc sopra la 
Sanità che seppe riunire la compagnia del Cap. no Montio 
datasi alla fuga, e lo si esorta a continuare nella vigilanza a 
quanto operano le galee barbaresche. — (e. 196) 

1657. — settembre 1. — Che Alvise Minio fu Giacomo 
possa compensare il debito che ha verso la Sig. ria per decime 
non pagate, mentre fu Pod. a Cittanova, con crediti di salari 
ad esso spettanti. — (e. 207). Eguali concessioni si fanno a 
Tommaso Pizzamano ritornato dalla Pod. na di Parenzo ed 
a Carlo Loredan ritornato da quella di Portole addì i3 
febb. seg. 

1657. — settembre i3. — Il Cap. no di Raspo riceve in- 
carico di por fine mediante nuova perticazione ai litigi tra il 
Comune di Lissan ed i morlacchi nuovi abitanti di Altura. — 
(e. 214 t.°) 

1657. — settembre 28. — 11 Senato aggradisce la solle- 
citudine con cui il Provv. re sopra la sanità in Istria si porta 
alla nuova carica affidatagli in Dalmazia. — (e. 233) 

1657. — ottobre 6. — Si approvano le terminazioni del 
Pod. là di Isola per impedire • l'abuso del vendersi le farine 



— 18 — 

« in case particolari in concorrenza del Fontico, con detri- 
c mento del medesimo ». — (e. 241 t.°) 

1657. — ottobre 6. — Si chiedono al Pod. ta di Capodi- 
stria informazioni allo scopo di poter deliberare circa « il ri- 

• conoscimento supplicato da quei Consiglieri Dandolo e Zorzi 
t per le riscossioni del Datio dell' oglio, che s'estrahe dalla 

• Prov. del Friuli in riguardo di supplire a fatiche altre volte 

• fatte da essattore, che per esse riceveva particolare emolu- 
« mento ». — (e. 142 t.°) 

1657. — ottobre 24. — Chiaramente si conosce essersi 
derogato agli antichi privilegi della Com. la di Muggia ommet- 
tendo nei capitoli del dazio che i sudditi arciducali possano 
estrarre cento orne di oglio tanto per terra quanto per mare; 
il pod. di Capodistria, faccia riparare a questo inconveniente 
e persuada gli appaltatori del dazio a non opporsi dovendo 
ad essi esser noti gli antichi privilegi ora invocati. — 
(e. 256 t.°) 

1657. ~ dicembre 7. — Si trasporta al giorno 17 del 
corrente la trattazione in collegio della causa vertente tra il 
Vescovo assieme al Capitolo di Parenzo ed il Conte Pietro 
Borisi. — (e. 299) 

1657. — dicembre 8. — Le lettere del conte di Pola 
colle quali è reso noto che alcune pesche esistenti in quella 
giurisdizione sono godute da particolari senza che ne sia stata 
fatta investitura mentre potrebbero dare qualche reddito al 
pubblico, siano accompagnate al Mag. to alle Rason Vecchie, 
il quale darà gli ordini in proposito. — (e. 3oo t.°) 

1657. — dicembre i5. — Il Pod. la di Capodistria invigili 
che si adempisca quanto gli fu più volte scritto, e particolar- 
mente addi it marzo e 17 febb. (m. v.) dell'anno scorso; che 
cioè non dovesse lasciar passare nessuna novità circa l'eco- 
nomia del vescovato di Parenzo appoggiata con ordine 
espresso del Senato al Co. Giovanni Furegoni, e che corri- 
sposta da questo a tempi opportuni la congrua spettante a 
Mons. r Vescovo, si dovesse poi soddisfare anco alla pensione 
riservata al Sig. Card. le Bragadino. A tali disposizioni si è 
sentito volersi opporre il vescovo anzidetto. — (e. 307) 

1657. — gennaio 1 m. v. — Il Co. e Provv. re a Pola im- 



— i 9 - 

pedisca le novità dei Morlacchi della villa di Altura, i quali 
« sotto pretesto d'investitura d'acque del Porto di Badò non 
« solo dispongono di quelle pesche, ma si sono impossessati 
« del porto medesimo imponendo contributioni ai Patroni 
€ di barche che ivi capitano al carico di legnei. — (e. 325) 

1657. — gennaio io, m. v. — La casa dell'Arsenale dia 
gli ordini necessarii perchè siano eretti i t soliti Pennoni bi- 
t sognosi nella Piazza di Pirano essendo andati a male quelli, 
t che vi erano ». — (e. 337) 

1657. — gennaio 16 m. v. — La Sig. ria ha inteso essersi 
t discoperti (a Pola) sei corpi santi 1 e non dubita che tale 
successo non siasi accompagnato coi debiti ossequi. Quel Co. 
attesti al Vescovo la compiacenza pubblica per lo zelo da lui 
mostrato. — (e. 340 t.°) 

Registro 122 — (anno 1658). 

i658. — marzo 1. — Costantino Zorzi destinato al reg- 
gimento di Cittanova non potendo recarsi alla carica per 
debito che tiene verso la Sig. ria possa soddisfarlo mediante i 
salarti che riscuoterà nei primi mesi del reggimento. — (e. 1). 
Francesco Loredan ritornato dalla Podestaria di Montona 
possa commutare il debito che gli rimane con credito di sa- 
larii. — (e. 174 t.° addi 26 luglio i658) 

i658. — marzo 8. — Si sollecitano i Consiglieri di Ca- 
podistria all'adempimento delle mansioni tutte che spettano 
a quella carica podestale fino a che il nuovo eletto Erizzo si 
porti a coprirla. — (e. 7. t.°) 

i658. — marzo io. — Il Cap. no di Raspo unisca altre 
cinquecento cernide e sotto la direzione del Co. Sabini le 
mandi in Dalmazia. — (e. 9) 

i658. — marzo i3. — Si approvano i provvedimenti che 
il Cap. no di Raspo fece alle tredici famiglie Montenegrine, e 
quanto alla chiesa s'accordi con quel Vicario perchè sia loro 
permesso di praticarvi le divozioni consuete ritenendo senza 
dubbio la Sig. na che tutte si conformino ai sentimenti cri- 
stiani. — (e. 16 t.°) 



— 20 — 

i658. — marzo 22. — L' ispedizione della causa tra il 
Vescovo assieme al Capitolo di Parenzo e Pietro Borisi as- 
sieme al Comune di Fontana si rimette al giorno 29 aprile 
prossimo. — (e. 24) 

i658. — marzo 22. — Con disgusto apprende la Signoria 
che, malgrado gli ordini del Re d'Ungheria, continuano ai 
confini imperiali le imposizioni aumentate sul dazio dell'oglio 
che si estrae per il e Cragno • . — Ciò è di grave danno ai 
sudditi della Sig. na e le scritture dei Consiglieri di Capodi- 
stria in proposito si manderanno alFamb. or Nani perchè faccia 
rinnovare gli ordini ai sudditi imperiali disobbedienti. - 
(e. 24 t.°) 

Addi 1 giugno successivo il Senato deplora non ancora 
ottenuto dal Re d'Ungheria l'effetto desiderato. (e. io5). 

i658. — marzo 27. — La morte del Pod. ta di Isola Minio, 
in seguito alla quale il Consigliere di Capodistria Zorzi si è 
portato a sostituirlo, sperasi, non riuscirà di danno agli affari 
di quest'ultima terra, (e. 3o) 

i658. — marzo 28. — In conformità di quanto viene 
humilmente supplicato dal Capitolo e Canonici di Parenzo 
circa l'esecuzione della terminazione presa nel Collegio addì 
25 agosto 1654 con i nuovi abitanti delle ville nominate nella 
supplica 29 maggio i653, essendo stata presentata altra sup- 
plica addì 23 giugno i656 a nome delle ville stesse, resta 
stabilito che la causa fra le due parti si espedisca il giorno 
6 maggio prossimo. — (e. 3i t.°) 

i658. — aprile 16. — La Sig. r,a acconsente che il Ca- 
stellano di Muggia Peroni abbia un mese di licenza per cu- 
rarsi da infermità sofferta, e lo sostituisca nel frattempo il 
Zaccaria. — (e. 46) 

i658. - aprile 27. — I consiglieri di Capodistria dietro 
richiesta del Cap. no di Trieste, facciano imprigionare Michele 
Cosmaz, triestino, dimorante a Capodistria, accusato di aver 
venduto in galea Gio. Steffe. — (e. 58 e io5) 

i658. — aprile 27. - Per il ristauro delle mura del ca- 
stello, della torre e del palazzo di Montona si adoperino de- 
nari delle offerte spontanee della terra stessa. — (e. 59) 

i658. — maggio io. — Si loda il nuovo Pod. tà di Capo- 



— 21 — 

distria per la sua cura nella spedizione di pali in Dalmazia; 
faccia ristaurare quelle prigioni e dall'arsenale sarà inviato 
il legno necessario per l'antenna dello stendardo di quella 
piazza. — (e. 71) 

i658. — maggio 18. — A proposito della contribuzione 
che dall'anno 1645 per offerta spontanea fa la Comunità di 
Capodistria si vuol sapere t se tutta (detta contribuzione) sia 
t puntualmente scossa, che resti vi siano a esiggere, in che si 
• convertisca il denaro, e quanto vi sia in essere al presente ». 
— (e. 83 t.°) 

i658. — maggio 28. — Vincenzo Foscarini e Gio. Fran- 
cesco Zen consiglieri di Capodistria riscuotano il loro salario 
da quella camera. — (e. 96 t.°) 

i658. — giugno 1. — Il Senato scrive alla carica di 
Raspo che dia qualche punizione a quei di Barbana e Castel- 
novo renitenti al servizio militare. — (e. 106 t.°) 

i658. — giugno 8. — 11 Senato conferma l'aggregazione 
che il consiglio di Parenzo fece alla propria nobiltà di Domino 
Michiel Dell' Occa d'Arbe. — (e. 11 3) 

i658. — giugno 12. — Il Senato approva la deliberazione 
1 con*, della Comunità di Albona che aggregò alla propria 
cittadinanza il R. do Gio. Batta Canonico, e Gio. Antonio fra- 
telli Toscani coli' esborso di ducati quattrocento, e di altri 
cinquanta al tempo in cui compirà diciotto anni il solo figlio 
maschio del suddetto Gio. Antonio od in sua mancanza altro 
figlio che venisse aggregato. — (e. 118) 

i658. — giugno 22. — Il Co. e Provv. re a Pola invigili 
che non si ripeta l'opera di spionaggio da esso avvertita. — 
(e. 127 t.°) 

i658. — giugno 29. — Il Senato acconsente che si ac- 
colgano nell'Istria anche le otto famiglie di Montenegro ulti- 
mamente speditivi, moderandosi però la quantità delle terre 
da consegnarsi in proporzione delle loro persone, mentre 
crasi prima disposto il luogo per 20 famiglie, le quali poi lo 
disabitarono come scrive anche il Capo Paolo Bunich; si vuol 
sapere quando dette famiglie siano partite dall'Istria e dove 
siansi portate. — (e. 141) 

i658. — giugno 29. — Si gode intendere dal Cap. no di 



— 22 — 

Raspo che furono bene collocate nella Villa di Peron le tre- 
dici famiglie Montenegrine ; circa quanto scrive sulla chiesa 
greca, trattandosi di poche persone converrebbe che esse pas- 
sassero a far le loro divozioni nelle Chiese d'altri villaggi 
vicini. — (e. 141 t.°) 

i658. — giugno 29. — Il Senato approva la concessione 
fatta dal Cap. no di Raspo al Capo Mille Filippano di poter 
erigere t nella villa di Sbandati un torchio per disfar le olive, 
• che si raccogliono nella medesima, dovendo servire a co- 
t modo di quei nuovi abitanti t. — (e. 142) 

i658. — giugno 29. — Si avverte il Pod. di Capodistria 
che in avvenire l'incanto di quel dazio dell'oglio si farà non 
solo in detta città, ma eziandio in Venezia. — (e. 142) vedi 
anche e. 178 e e. 197 t.° — In data 6 settembre a carte 220 t.° 
si esprime la soddisfazione per l'incanto fatto dal Pod. là del 
dazio dell'oglio con vantaggio di ducati tremilaottanta sull'in- 
canto passato. 

i658. — luglio 4. — Avendo appreso il Senato dalla 
carica di Capodistria la comparsa di fuste nemiche in quelle 
acque si delibera di mandarvi munizioni ed armi per quelle 
terre d'Istria che ne abbisognassero — (e. 149 t.°) — Sotto 
egual data si scrive a Pola in argomento. 

i658. — luglio n. — Si trasporta al 19 agosto prossimo 
la ispedizione della causa tra il Vescovo e Canonici di Pa- 
renzo da una parte ed il conte Pietro Borisi e comune di 
Fontane dall'altra. — (e. i55 t.°) 

i658. — luglio i3. — Il Cap. no di Raspo provvederà, 
come si usa, del necessario altre otto famiglie che si portano 
in Istria guidate da Vuceta da Dupile. -- (e. 166) 

i658. — agosto 2. — Nicolò Dandolo cons. rc a Capo- 
distria riceverà per suoi crediti ducati 401.16. — (e. 189 t.°) 

i658. — agosto 24. — Si conferma l'aggregazione alla 
cittadinanza di Parenzo di Ottaviano Fonda, Sebastiano Pila- 
stro, Girolamo Castrovich e Giorgio e Marco fratelli Poropa- 
tich. — (e. 211 t.°) 

i658. — ottobre 5. — Si approva l'elezione fatta dal 
Pod. di Capodistria al posto di t uno de stimadori da Vin » 
di quella terra t per il Datio dell' imbottadura » nella persona 



- 23 - 

di Vincenzo Ruffini in luogo del Manzuol defunto. — 
(e. 258 t.°) 

i658. — ottobre 5. — Mancando a Dignano ufficiali per 
le riscossioni dei crediti provenienti da confische, ne mandi 
la carica di Raspo. Lo stesso capitano dia nelle mani del Ba- 
rone De Fin di Lupoglavo Martino di March reo d'incendio 
nella giurisdizione del detto barone. — (e. 258 t.°) 

i658. — ottobre 5. — Provvedimenti per le famiglie con- 
dotte da Uceta da Dupile in Istria e per le altre di Peroi 
— (E perchè è considerabile l'inconveniente successo d'es- 

• sersi portato già sotto quello del Co. di Sdrin le quindici 
t famiglie che vennero con quel Capo Nasich per causa 

• d'esser stato ammazzato» conviene al Cap. no di Raspo im- 
pedire il rinnovarsi di tali disordini. Quanto alla Chiesa Greca 
la Sig. na non vuole novità e i suddetti nuovi abitanti si ser- 
vano di quella di Pola lontana non più di nove miglia. — 
(e. 260) 

i658. — ottobre 12. — Il Cap. no di Raspo assegni alcune 
terre da coltivare a Gio. Gonan, nativo di Pedena, stato im- 
periale, il quale colla famiglia sua e con tre altre chiede 
di passare sotto il Dominio Veneto in quel di Pola. — 
(e. 273) 

i658. — ottobre 26. — Il Comune di Fasana desidera di 
rimettere nella primiera condizione il suo Prostimo, già di- 
strutto dal fuoco, per servizio degli animali bovini durante 
il verno; siccome però presenta grave difficoltà l'esecuzione 
perchè in tale luogo si conducono continuamente animali a 
pascolare, la Sig/ ia ordina al Cap. no di Raspo che faccia un 
proclama impedendo quest'uso durante il tempo che corre 
dal i° aprile a tutto settembre. — (e. 288) 

i658. — ottobre 26. — Considerata l'abbondanza di 
grani del presente anno e la penuria che invece ne soffrono 
Istria e Dalmazia possa Filippo Bernardi estrarre da questa 
città per uso delle predette provincie staia due mila di fru- 
mento. — (e. 289 t.°) 

i658. — ottobre 3i. — Si manda alla carica di Capo- 
distria quanto viene scritto da Vienna circa l'affare dei sali 



— 24 — 

e per il datio ed quali già (si conosce) Palteratione d'Arci- 
€ ducali ». — (e. 293 t.°) 

i658. — dicembre 6. — Si avverte il podestà di Albona 
che il Mag. 10 alle Rason Vecchie sta occupandosi per togliere 
l'imposizione indebita, che correva per l'Istria di lire due per 
barile di salumi, estratti da Venezia. — (e. 334) 

i658. — dicembre 6. — Si stabilisce di licenziare gli 
ambasciatori di Albona essendosi stabilito quanto segue: 
poiché la Comunità predetta sin dalla propria dedizione alla 
Repubblica è in possesso di tutti i porti, valli, ed acque atte 
a pesca esistenti nel suo territorio, s'intende compresa tra le 
predette anche la pesca di S. Giovanni di Ceromasnizza ; si 
accoglie l'annuo censo di ducati venticinque che per conto 
della stessa offrono alla Sig. ria gli Albonesi. — (e. 336) 

i658. — dicembre 20. — Si concede alla Comunità di 
Capodistria che per quattro anni pratichi la fiera franca isti- 
tuita nel 1462, rinnovata poi con permessi dati ad ogni qua- 
driennio, ed interrotta negli ultimi tempi per la sola cagione 
del contagio, dovendo però Foglio essere del pari soggetto 
ai Dazii di legge. — (e. 352 t.°) 

i658. — gennaio 4 m. v. — Circa la parte presa addì 
4 gennaio dalla Com. là di Parenzo, quel pod. ta informi distin- 
tamente • de crediti de Rappresentanti a che soccomba, 
t quanto vada diffettiva, e quai fondamenti d'uso, e di con- 
• venienza habbia la gravezza nominata nella parte medesima t. 
— (e. 304 t.°) Detta parte non trovasi neppure nella filza. 

i658. — gennaio 4 m. v. — Riconosciutosi innocente 
quel Michiel Cosmaz di Trieste, si stabilisce che per conti- 
nuare nella buona armonia col Cap. no di detta città la carica 
di Capodistria, che procedette alla sentenza, dia ad esso capi- 
tano avviso anche del rilascio stabilito. — (e. 364 t.°) 

i658. — gennaio 18. — In risposta agli amb. n mandati 
dalla Com. là di Albona, si avverte quel Pod. ta che nessuno 
deve impedire che il Canc. re e Coadiutore della terra da esso 
retta siano eletti dalla Com. ta . — (e. 382) 

i658. — gennaio 3i m. v. — Si scrive alla carica di Ca- 
podistria che la torre di Muggia, la quale trovasi in pericolo 
di rovinare otturando il porto, possa essere abbassata fino 



- 25 — 

all'altezza della muraglia; si approva l'impiego del Petronio 
nell'esattoria. — (e. 3gi) 

i658. — febbraio 8 rn. v. — Il Co. e Provv. re di Pola 
informi sullo stato rovinoso di quelle mura e f quanto al 
« Portello pur in esse mura goduto da Monsig/ Vescovo sarà 
t necessario che osservi le concessioni de suoi precessori, in 
« virtù delle quali è in possesso di questo essito, per altro 
t disconveniente al riguardo della fortezza t ; anche su ciò 
informi. — (e. 3g6 t.°) In data 17 aprile 1659 il senato dice 
di aver ricevuto le informazioni e delibererà. 

i658. — febbraio 8 m. v. — Si trasmettano in copia ai 
Capi del Cons.° di X per trattarsi di materia a loro compe- 
tente, le lettere del Cap. n0 di Raspo datate io del passato, e 
t il riccordo che accompagna presentatogli di molto utile 
• della Provincia dell'Istria, quando la navigation del Quieto 
e fosse ridotta fino al Ponte di S. Polo » . — (e. 398 t.°) 

i658. — febbraio i5 m. v. — Riesce fruttuosa la visita 
della provincia che fa il Podestà di Capodistria. Rincresce 
l'abuso scoperto nella cattedrale di Mugia dove quel piovano 
e canonici trascurano l'insegnamento della Dottrina Cristiana, 
e siccome nello spirituale dipendono da Trieste, il Pod. là sud- 
detto procurerà almeno di esortare quei religiosi a non con- 
tinuare in tale disordine. — (e. 404) 



Registro 12). — (anno 1659). 



1659. — marzo 12. — Il Co. di Pola informi se vera- 
mente nella villa di Peroi trovisi uno solo dei vecchi abitanti 
e come si soddisfi in tal caso l'obbligo della regalia dovuta 
al reggimento. — (e. i3) 

1659. — marzo 20. — Si approva la parte presa dalla 
Comunità di Parenzo t di aggregare cittadini al proprio con- 
siglio ». — (e. 22 t.°) 

i65g. — aprile 26. — Il Pod. ta di Capodistria procuri 
che la Comunità di Dignano paghi il suo rettore Pasqualigo, 
prossimo ad uscire di carica, di quanto gli è dovuto, ondQ 



— 26 — 

non segua il solito disordine che le cariche sono nell'impos- 
sibilità di pagare i loro doveri. — (e. 49) 

1659. — maggio 3i. — Si conferma alla carica di Raspo 
la facoltà di già concessa al predecessore perchè proceda 
contro Giure Senich detto Gherghetta, Vulez Micolich, Mattio 
Milanovich, Mattio Coslina, leian Matesich ed altri della villa 
di Fontane rei di sedizioni, conventicole, false scritture ed 
altri atti violenti contro la persona e casa del Co. Pietro 
Borisi. — (e. 65) 

i65g. — giugno 14. — Soddisfattissimo il Senato per 
gli attestati di cortesia coi quali Mons. 1 * Vescovo di Trieste, 
andato alla visita del castello e territorio di Raspo, fu accolto 
da quel rappresentante, sentì gran rammarico per F eccesso 
che commisero i Cap. ni Rizzardo e Valerio Verci ferendo uno 
degli ufficiali che con pubblico assenso attendevano ad im- 
prigionare pre Bortolo Zanca, e causando insieme la fuga di 
questo. Il Cap. no suddetto proceda pertanto alla opportuna 
punizione dei rei. — (e. 75 t.°) 

i65g. — giugno 14. — Si chieggono alcune informazioni 
alla carica di Capodistria per poi rispondere a quei consiglieri 
richiedenti un percentuale sulla somma riscossa e che si ri- 
scuoterà dal Dazio dei tre soldi per lira sull'oglio che va nel 
Friuli. Si avverte la carica medesima che i rettori di Padova 
hanno eseguito V ordine di eccitare il provinciale dei Serviti 
perchè provvedesse di priore e padri il convento e la chiesa 
della B. V. di Dignano; e che l'ammonizione ebbe effetto. 

— (e 77) 

i65g. — maggio 24 (sic). — Udita l'istanza della Com. la 
di Pola e l'informazione di Almorò Barbaro attuale Provv. re 
e Nicolò Foscarini ultimo provv. rc di quel reggimento uscito 
di caricarsi concede che la città suddetta sia conservata nel 
possesso e godimento di tutti t i posti, sive pesche » esistenti 
in essa, conservandosi però l'uso dell'incanto annuale come 
si pratica degli altri dazi, e con l'obbligo alla Com. la suppli- 
cante di riconoscere nella Sig. na l'alto dominio con un esborso 
annuale di ducati io. 11 salario del medico di Pola possa 
accrescersi fino a ducati duecentocinquanta per anno « col 
• gettarsi una colta generale fra quei sudditi tutti a giusta 



— 27 — 

« proportione de loro haveri ». — (e. 83). Vi sono parecchi 
allegati in filza. 

1659. — giugno 21. — Sebbene l'amb. re Molin residente 
in Germania abbia riferito le promesse dei ministri Cesarei 
di scrivere in forma risoluta per t la remottione delle novità 
t promosse in materie de Datii nel Cragno » pure gli si tra- 
smetterà la supplica che ultimamente ha spedito il Podestà di 
Capodistria. — (e. 84 t.°) 

1659. — giugno 28 (sic). — Fatti elogi al Pod. tà di Ca- 
podistria per l'assestamento dato a quelle milizie, lo si av- 
verte che la supplica del Co. Pietro Borisi sarà rimessa agli 
Avogadori per informazione. — (e. 102 t.°) 

1659. — luglio 3. — Il Senato, attese le benemerenze 
degli antenati di Teodoro e Francesco Gavardo, come pure 
di questi due deliberò addì 29 settembre i655 un assegno di 
dieci ducati al mese per sussistenza al predetto Teodoro ed 
ai figli di Francesco che perdette la vita; siccome però questo 
assegno assai raramente viene pagato, si delibera, a saldo del 
credito, un' acconto di ducati trecento e si raccomanda alla 
carica di Raspo di supplire anche al resto tostochè sia in 
grado di farlo. — (e. 101) 

1659. — luglio 5. — Avendo la Com. tà d'Isola desiderato 
l'introduzione di banchieri israeliti nella sua terra, il Pod. la 
informi sulle condizioni di detta ammissione perchè si possa 
meglio rispondere all'istanza. — (e. 104 t.°) 

1669. — luglio i5. — La supplica del marchese Gravise 
Gravisi come pure l'attestazione fatta dal Pod. tà di Capodi- 
stria del puntuale servigio di lui meritano considerazione. 
Atteso poi anche il dispendio a cui soggiace il Gravisi nel 
girare continuamente per la provincia onde tenere più disci- 
plinate le ordinanze, gli si assegnano ducati seicento dell'of- 
ferta volontaria di Pirano a sconto di suo debito ed il rima- 
nente credito pur forte che gli resta gli sarà pure corrisposto. 

— (e. 116 t.°) 

1659. — luglio 17. — 11 palazzo Pretorio di S. Lorenzo 
è reso inabitabile causa il suo stato rovinoso; si vuol sapere 
dalla carica di Capodistria la spesa necessaria pel ristauro. 

— (e. 117). Idem per il palazzo di Parenzo. — (e. 216 t.° 



— 28 - 

e. 280 ed anno seguente e. 80 t.°) Sul ristauro del palazzo 
di S. Lorenzo non ancora eseguito vedi anche 4 agosto a. s. 
e. 206 t.° e 207, e 3 novembre seguente, ove parlasi di ri- 
stauro anche dei quartieri di Pola, (e. 3i8)e 26 febbraio pur 
seguente (e. 438), al momento dell'ingresso a S. Lorenzo di 
nuovo podestà. 

1659. — settembre 12. — Si conferisce autorità alla ca- 
rica di Capodistria attuale di procedere nei casi già delegati 
al precessore contro Giulio Longo, cancelliere di Due Castelli, 
contro gli autori del furto commesso in S. Francesco di 
Muggia con ferite ad un padre, e contro gli autori di aspor- 
tazioni di sali da Muggia a Trieste e di leva di soldati nella 
Provincia. — (e. \Sj t.°) 

1659. — settembre 12. — Si scrive al Pod. ta di Grisi- 
gnana circa il denaro consegnato al precessore Baldassare 
Marin, e non contato in cassa delle decime del Clero per la 
sua offerta — (e. \Sy t.°) 

1659. — ottobre 11. — 11 N. U. Erizzo precessore del- 
l' attuale podestà di Capodistria, in seguito a commissione del 
senato assegnò a Benedetto Pasqualigo mentre era al reggi- 
mento di Dignano ed a suoi ministri de rendite dei datii del 
t forno e dell'accuse della Com. la loro debitrice di grossa 
• summa di denaro, salari ed altro » ; non essendo però suc- 
cesso il saldo colla sollecitudine desiderata, il presente Pod. là 
di Capodistria commetta a Marco Torre esattore di pubbliche 
entrate in Dignano, che riscuota quelle rendite fino ad intiero 
pagamento. — (e. 181 t.°) 

1659. — ottobre 23. — 11 Pod. la di Capodistria faccia 
soddisfare con denari dell' oglio il credito della carica di Por- 
tole Gio. Corner. — (e. 187.) — In data i5 novembre gli si 
commette di soddisfare con denaro dello stesso dazio il mu- 
nizionere Antonio Salo. — (e. 210.) — vedi anche e. 253 t.° 
e e. 255. 

i65g. — novembre 1. — Avendo il Co. le di Pola bisogno 
per la sua salute di venire un mese a Venezia, lo sostituisca 
nel frattempo uno dei cons. n di Capodistria — (e. 197 t. e ) 

1659. — dicembre 5. — Acciò il Cap. no di Raspo pro- 
gredisca nel giudizio delegatogli addi 14 giugno p.p. contro i 



- 2 9 — 

Gap.™ Rizzardo e Valerio Verci dovrà e procedere servatis ser- 
« vandis, e nel resto con l' auttorità in tutto » che per le pre- 
dette ducali gli fu conferita. — (e. 227 t.°) 

1659. — dicembre 18. — I crediti per conto di salari che 
hanno Francesco Dona e Lorenzo Vitturi, consiglieri di Ca- 
podistria, siano pagati da quella Com. la sebbene spetterebbe 
a questi Camerlenghi di Comun, e ciò si potrà ripetere anche 
in seguito. — (e. 237.) 

Registro 124. — (anno 1660.) 

1660. — marzo 6. — Il Pod. ta di Capodistria soddisfi del 
suo credito, Andrea Dal Tacco vicecollaterale di quella Came- 
ra — (e. 17.) 

1660. — marzo 16. — Si avverte il Cap. no di Raspo che 
il credito di lire novecentottantasette dovuto a Teodoro Ga- 
vardo sarà soddisfatto dal Cap. no di Padova — (e. 37.) 

1660. — aprile 17. — La Com. là di Capodistria fa istanza 
che sieno nuovamente liberati banditi, come si fece l'anno 
1657; afjìnchè si possa deliberare maturamente, le cariche 
della terra sudd. e di Raspo informeranno come procedettero 
le liberazioni all'epoca anzidetta e con qual vantaggio pub- 
blico economico. — (e. 82 t.°) — La concessione relativa e 
sulla base di quella del 5y si delibera addì 8 maggio seguente. 
— (e. 100.) 

1660. -- giugno 18. — Il Co. di Pola formi severo pro- 
cesso contro Giuseppe Cusani, capitano di quel presidio, reo 
di ferite contro la moglie, la cognata e due soldati. — (e. 141. ) 

1660. — giugno 18. — Oltre le informazioni che il Pod. la 
di Capodistria mandò a proposito della chiesta erezione in 
Isola di un banco da ebrei per imprestiti dietro impegnate, 
si chiede ancora t quanto d' utile si prattichi corrispondersi 
t da quelli, che impiegano sopra il Banco di Rovigno o d'al- 
• tre città e terre della provincia, con quale fondamento, et in 
€ virtù de quali decreti se ne sia fatta l'istituzione, aggiungen- 
t doci parimente l'utile che vi rittrahe cotesto Monte, e se da 
t esso potesse per avventura supplirsi al bisogno di quelli 



— 3o — 

t dell'Isola». — "(e. 143.) — Nella lettera scritta sotto egual 
data al Pod. la di Isola si osserva che t il guadagno che pre- 
t tendono fare gP hebrei di i5 per cento con gP habitanti e 
t di 20% con li forastieri, come troppo eccedente è inamis- 
« sibile » e si desidera sapere • da che proceda tale alterazione 
t dal pratticatosi nelP anni andati et in virtù di quale decreto 
e con che fondamento si ricevessero da lor' antenati le 1 2 
• per cento d' utile » che esso pod. scrisse venivano loro cor- 
risposte. — (e. 143 t.°) 

1660. — luglio 3. — Le cariche di Capodistria e di Raspo 
dispongono alcuni terreni incolti per darvi ricetto a trenta 
famiglie del Montenegro. — (e. 162.) 

1660. — luglio i3. — Si dà lode al Pod. ta di Rovigno 
per le fuste scopertesi in quelle acque; la detta carica userà 
di fuochi e fiamme per la sollecita corrispondenza coi luoghi 
ed isole vicine onde ben provvedere alla difesa. — (e. 166 t.°) 

— In egual senso scrive il Senato a Pola ed a Capodistria 
addì 24 luglio seguente. — (e. i85.) 

1660. — luglio 17. — Fatto riflesso a quanto il Pod. di 
Muggia riferisce circa la scrittura del Castellano di quella for- 
tezza Peroni, per togliere i contrabbandi si manderanno dieci 
soldati oltramarini nella fortezza medesima. — (e. 177 e. 234.) 

1660. — luglio 3i. — Assieme ad altre disposizioni di 
minore importanza il Senato avverte la carica di Capodistria 
che il Mag. l ° al Sai, ad evitare inconvenienti verificatisi, non 
dovrà più in avvenire esborsar denaro ai creditori t ma tutto 
t in groppo (il denaro) debb' esser spedito al Pod. di Pirano, 
t il quale sia tenuto farne il riparto fra li stessi creditori ». — 
(e. 197.) 

1660. — agosto 4. — Si scrive al Cap. no di Raspo che 
la campagna di Bado incolta ed abbondante d'acqua credesi 
a proposito per le trenta famiglie che verranno dal Montene- 
gro; ad esse assegni la parte opportuna; s' informi però t della 
sussistenza eh' habbino P oppositioni della Com. la de Marineri ». 

— (e. 207.) 

1660 — agosto 27. — Lodi al Pod. la di Rovigno per a- 
ver trasmesso t il costituto mandato dal Patron Zuanne di 
Santo Rocco di ritorno d'Ancona » circa molestie di legni di 



_ ài - 

corso (e. 233) N. B. anche a carte 206 t° vi sono lodi alla 
carica suddetta per e avisi di faste » alla galea Pisana. Su mi- 
naccie di faste vedi anche addì 16 febb. (e. 427 t°). 

1660 — settembre 1 — 11 Cap.° di Raspo informi sui 
soccorsi che chiedono i nuovi abitanti di diversi comuni sot- 
toposti alle giurisdizioni di Raspo e Parenzo (e. 238). 

1660. — settembre 4. — Dopo aver espressa la speranza 
che si possa affittare il dazio dell' oglio per il pross. novem- 
bre, al qual tempo scade il contratto presente, si avverte il 
Pod. la di Capodistria che sarà esortato V Amb. rc presso l' im- 
peratore a tenersi pronto per combattere le richieste che si 
teme faranno i Triestini per aumento di gabelle. — (e. 23g.) 
— In data 1 dicembre si permette di provare t l'incanto dal- 
l' alto al basso ». — (e. 33g t.°) In data 21 dicembre l'incanto 
si dice eseguito, (e. 362.) 

1660. — settembre 17. — Permissione al Co. di Pola di 
recarsi a sollievo delle sue indisposizioni per venti giorni a 
Capodistria; lo sostituirà frattanto un consigliere di questa 
Comunità. — (e. 257 t.°) 

1660. — settembre 17. — Contro le t rilassatezze de nuovi 
t habitanti in Provincia e 1' oppressioni che da loro ricevono 
t i vecchi sudditi t opportunissimo riuscì t P arresto sortito 
t (al Cap. no di Raspo) d' alcuni principali sicarii col braccio 
tdel Co. di Pisino e coli' opera molto fruttuosa, e pronta del 
« Cap. no Dimitri d' Antivari». Si devenga pure dal Cap. no di 
Raspo alle punizioni dovute. Intanto per fermare i Morlacchi, 
che, in particolare, arrivano a tali eccessi, e quelle altre sette 
di Cadis (?) sparse per la provincia, converrà tenere cogli 
Austriaci il più buon accordo possibile. Circa al farli perse- 
guitare dal Cap. no Filippino o da qualche altro si vogliono 
prima informazioni sulle pretensioni di questo. La carica sud- 
detta procuri anche di esigere dai Capi Zuppanovich e Dado- 
scvich il debito contratto per famiglie che non condussero in 
Istria dopo esserne impegnate. Si aggiungono encomi per le 
sollecitudini a vantaggio delle famiglie Montenegrine. — (e. 261 1.°) 

1660. — ottobre 14. — La comunità di Muggia offrì al 
principio della presente guerra due. duecento all'anno, ma 
dopo averli per molto tempo corrisposti rimane ora in debito 



— 32 — 

di qualche parte; in acconto ella offre moggia quattrocento 
di sale che si accettano ben di grado, (e. 295 t.°) 

1660. — ottobre 20. — Il Pod. tà di Umago è avvisato 
che il Mag. t0 alFArsenal spedirà un' asta da esser eretta al 
luogo solito di quella terra per lo stendardo pubblico. — (e. 3o2.) 

1660. — novembre 17. — Permesso ai Padri di S. Do- 
menico di Capodistria di estrarre da Venezia venti staia di 
frumento. — (e. 33o.) 

1660. — gennaio 22 m. v. — Il Mag. to al Sai esamini ti 
• libri e conti de sali di Pirano, e la revision fatta da quel 
t Pod. là Michiel (ora uscito di carica) » e tutte le irregolarità 
siano riferite al collegio che provvedere con risarcimenti e 
punizioni. — (e. 389.) 

1660. — gennaio 3o m. v. — Il Pod. ta di S. Lorenzo spe- 
disca alla carica di Capodistria quanto prima il processo in- 
cominciato per il caso t della morte di Stippe, e delle ferite 
d'Ico Delchich seguite nel monastero di San Michiel del Lemi» 
giurisdizione appunto di San Lorenzo. — (e. 393 t.°) 

1660. — febbraio 5 m. v. — Il pod. là di Capodistria ri- 
metta in vigore l'usanza «d'essigersi (dalla Comunità di Parenzo) 
t li soldi quattro per capo, che se 1' aspettano de Pascoli fatti 
t sopra quel territorio da animali grossi, e minuti del stato 
« Imperiale ». Riceverà terminazione presa dal suo precessore 
Michiel add\ 2 maggio pass, allo scopo appunto di rimettere 
in uso tale pratica. — (e. 397 t.°) 

1660. — febbraio 8 m. v. — Commissioni al Pod. là di 
Capodistria per i restauri del magazzino dei sali esistente a 
Strugnano, dell'altro situato vicino alla porta di S. Pietro di 
quella città. - (e. 398 t.°) — In data 12 febbraio lo si in- 
carica dei restauri di due gran pezzi della muraglia di Muggia 
e della Porta del porto. — (e. 41 3.) 

1660. — febbraio 19 m. v. — 11 senato scrive alla carica 
di Capodistria t Vi siete regolato prudentemente in ricever il 
e condannato al remo, offertone per nostro servitio dal Ban- 
t chier di Corsgliach, et appressiamo (sic) l'esborso delle sei 
t doble a che havete condesceso per esso». — (e. 430 t.°) 



— 33 - 

Registro 12 $ — (anno 1661.) 

1661. — aprile 1. — I consiglieri di Capodistria Giacomo 
Bragadini e G. Zen siano soddisfatti da quella Camera del 
credito che hanno verso i Camerlenghi di Comun, e ciò si 
ripeta ogni giorno presenteranno fedi in proposito, — (e. 3g.) 

1661. — aprile 23. — S'intende che dalla revisione del 
fondaco di Capodistria quel podestà ha rilevato che il capi- 
tale già di lire sessantamila ora è ridotto a quindicimila e che 
il debito ascende a lire cinquantamila e più; si approva il 
proclama che ordina il risarcimento, e si loda « l' atto gene- 
« roso, a che (è) devenuto per agevolarne l' effetto, privando (si) 
«spontaneamente del diritto delle pere, che (gli) s'aspettano 
* per legge, e dispensandone i debitori, acciò più prontamente 
«concorrano ad esborsare quanto sono tenuti». — (e. 61,) 

1661. — aprile 27. — Potendovi supplire i vicini bom- 
bardieri è bene tralasciare per ora l' elezione del Capo del 
Castello di S. Leone a Capodistria. Quel pod. ta mandi alla 
Sig. ria il processo relativo alla morte di Stipe Delcich, e ferite 
contro altri, il quale processo fu malamente condotto dall'ul- 
timo ex podestà di S. Lorenzo. — (e. 68.) 

166 1. — maggio 7. — Il Senato consiglia il Pod. tà di 
Capodistria che non devenga alla istituzione di un archivista 
per la custodia dei registri e scritture. Tale incombenza è af- 
fidata più opportunemente ai Cane." che ne hanno l'obbligo. 
- (e. 7 3 t°) 

1661. — maggio 11. — Si approva la parte del Cons. 
di Pirano relativa alle condizioni del medico che deve servire 
quella Com. ta ed alle quali dovranno attenersi i successori 
dell'attuale dottore Zaccaria. — (e. 76 t.°) 

1661. — maggio 24. — Si approva la deliberazione della 
Com. là di Capodistria di non ammettere in avvenire a proprio 
medico e precettore chiunque sia nativo di quella terra od 
abbia in essa aderenti. — (e. 79 t.°) 

1661. — maggio 24. — Arrecò contento l'avviso della 
carica di Albona che il Governatore in golfo Magno a Ponta- 
longa catturò una fusta con uccisione della gente di essa, e 

3 



- 3 4 - 

che i fuggiti furono raggiunti per gli ordini opportuni del 
Podestà. — (e. 80 t. e 82.) 

1661. giugno 11. — Praticando il Pod. tà di Capodistria 
la visita della provincia, il Senato gli scrive circa gì' intacchi 
che il predetto trova nelle amministrazioni dei luoghi pii e 
del fondaco di Rovigno. — (e. 90.) 

1661. — luglio 2. — Si annulla il processo che esegui il 
Pod. di Pirano, contro il tfonticaro» Petronio, spettandone 
l'incarico in questi giorni che il Cap. no di Raspo visita quei 
luoghi pii e fondachi non ad altri che a quest' ultimo. — (e. 
102 t.°) 

1661. — luglio 2. — Si esaudisce la supplica degli abi- 
tanti di Pola, Rovigno, Dignano e Valle di poter mantenere 
a loro spese « un barigello di campagna che (sotto 1' ombra 
€ e dipendenza degP ordini del Cap. di Raspo) habbia a tenerli 
• essenti dalli latrocinii, svaleggi, homicidii, et altre oppressioni, 
t che contro d' essi vengono commessi da malviventi e ban- 
t diti che in grosso numero dimorano in quei contorni 1 ; 
l'eletto sia pure il Cap. no Stefano Pignaz. — (e. 104.) 

1661. — luglio 23. — Si scrive al Pod. di Capodistria 
che arrecò scontentezza la nuova che i Triestini vogliano chiu- 
dere la strada che conduce dal Cragno a Capodistria ed a 
Muggia, il che sarebbe contro i concordati. Si darà notizia al 
Mag. to al Sai dell' occasione che ha la carica suddetta di 
acquistar sali a lire nove il moggio, e s' intenderà la risposta. 
Scrive il Cap. no di Raspo che alcune famiglie di Pirano si 
sono portate ad abitare in Trieste per fabbricarvi saline; la 
stessa Carica procuri il loro ritorno per impedire i danni che 
arreca questo fatto. Il Pod. tà di Albona scrive che un tal 
Brigidi giusdicente imperiale di Castela gli fece istanza di 
catturargli certi sudditi ricoveratisi con animali in terra veneta; 
gli si è dato commissione di tenersi nel rispondere sulle ge- 
nerali, ed intanto la carica di Capodistria veda se si tratti di 
gente che possa riuscire molesta; spiacque la morte di Giorgio 
Loredan Pod. là di Cittanova, ed a sostituirlo si porterà uno 
dei due Con. n di Capodistria. — (e. 112.) 

1661. — luglio 23. A proposito della visita fatta dal Cap. no 
di Raspo ai luoghi pii e fondaco di Pirano il senatore scrive 



— 35 — 

tra altro alla carica suddetta : • Si osservano le esperienze 
t fatte perchè i molti debitori d'un debito ascendente sino a 

• lire cinquantacinque mille, diano sodisfatene, ma non dispo- 
t nendo, che pochi la via soave, né giovando Pessecutione con- 

• tro mobili è stato proprio prendere i migliori stabili in tenuta, 

• et in diffetto d' altri deliberarli ai medesimi Fontico, e Monte. 

• Essendo però degni di riflesso i rispetti, che tocca esser i 

• beni per il più di pieggi o d' heredi di debitori principali, 

• d' haver luogo per questo qualche convenienza et compati- 
t mento; concorrervi il riguardo anco di non potersi essitare 
t per la comun strettezza e che questo particolarmente derivi 
€ da un grosso credito, che hanno cotesti sudditi col publico 

• per conto di sali consignati, per tutte queste cause appro- 
t viamo il vostro concetto d' assicurar il Fontico, e Monte con 
« fargli Patroni de Beni, e retrocederli poi a chi si stimasse 
e conveniente con assegnatione di tempo a francar il capitale 
t in ratte, come parrà alla vostra prudenza ». — (e. u3.) 

1661. — agosto 12. — Monsignor Vescovo di Parenzo e 
canonici assieme al Co. Pietro Borisi supplicano sia confermata 
certa loro compositione 17 agosto 1659, relativa a pretensioni 
di detti ecclesiastici nella villa di Fontane; si esaudisce la ri- 
chiesta. — (e. 128.) 

1661. — agosto 23. In seguito a supplica di Giorgio Po- 
ropatich, uno degli abitanti di Abriga e Fratta, si annuisce 
che nella prima di queste ville sia costrutto a loro spese un 
torchio per oglio. (e. 134 t.°) 

1661. — settembre 9. — Il podestà di Capodistria sor- 
vegli attentamente ai movimenti del vascello del Locatelli; si 
accorda ai sudditi di Cittanova d' impiegare due rate di de- 
naro, di cui è creditrice la cassa di Capodistria, nel ristauro 
della loro Chiesa e Monastero. — (e. 143.) 

1661. — ottobre 29 — Ottavio Pola è debitore al pub- 
blico, unitamente conaltro,di lire novemilanovecento novantatre, 
siccome t uno de pieggi del Datio dell' imbottadura de vini » 
di ragione della Camera di Capodistria. Attesa però la ristretta 
fortuna e la numerosa famiglia del suddetto, gli si accorda 
che un suo credito per sali vada a compenso del suo debito. 
— (e. 166.) 



— 36 — 

i66i. — ottobre 21. — Il debito di Giacomo Barozzi per 
gravezze insolute durante il reggimento di Grisignana si com- 
pensi con suo credito. — (e. 181.) 

1661. — gennaio 23 m. v. — Si avverte il Pod. ta di Ca- 
podistria che la Sig. na acconsente a quella Com. ta elegga 
t tre chierici nella Cathedrale t ma desidera che ad essi si 
provveda senza perciò ridurre a tre il numero dei quattro 
studenti che la Com. ta stessa invia all' Università di Padova. 
— (C. 205 t.°) 

1661. — gennaio 28 m. v. — Il Padre Gio. Matteo Bo- 
chine Guardiano del Convento di S. Francesco sia dal nuovo 
Co. di Pola soddisfatto di quanto gli spetta per le celebrazioni 
nella fortezza. — (e. 2o5.) 

1661. — febbraio 25 m. v. — Si concede a Girolamo 
Bisaccioni di mandare nel territorio di Parenzo, Capodistria 
e luoghi vicini per indagini se vi siano terreni atti alla fab- 
brica di salnitro. — (e. 222 t.°) 

Registro 126 — (anno 1662.) 

1662. — marzo i5. — Si scrive alla carica di Parenzo in 
risposta a lettera 5 corr. Si comprese t il bisogno di (quella) 
t Città di numero maggiore de cittadini, che suppliscano al- 
c T esercitio di quei carichi, et insieme l' elettione d' alcuni 

• soggetti stimati più riguardevoli seguita (in quel) Consigliot; 
tale elezione si approva. Quanto alla « deliberatione dei fra- 

• telli della veneranda scuola della Madonna di Monte d' alie- 
t nare e concedere ad Antonio Pavan a livello perpetuo un 
e terreno inculto, coli' obbligo di corrisponder a lui solle lire 

• sei all' anno compreso ogni decima > essa pure viene appro- 
vata. — (e. 17 t.°) 

1662. — marzo i5. — Si ricevette l'istanza dei Capodi- 
striani « acciò si devenga all' ellettione di persona col carico 
e di Coadiutor ordinario che haver debba buona custodia di 
t tutte le scritture, libri e volumi civili e criminali, che si 

t attrovano in (quella) Cancelleria pretoria » Il Pod. ta di 

Capodistria devenga pure all' ellezione di persona adatta. Fra 
le carte disordinate ed anche mancanti, epperò degne di esser 



-3 7 - 

raccolte nel maggior modo possile vi sono € quelle attinenti 
t la matteria de' confini con Austriaci ». — (e. 18 t.°) 

1662. — aprile i5. — Da lettere della carica di Capodi- 
stria si intesero t le doglianze di Nicolò Poropat Imperiale 
e per esserle stati levati due cavalli carichi di sali da campa- 
« gnoli di Clinado sotto Trieste con pretesto d' haverli arre- 
c stati alle Ville di (veneta) giurisdizione buon tratto lontano 
t dal stato Austriaco, e che pretendono perciò quei ministri 
< la confiscatone d' esso sale » . Il podestà suddetto esamini 
il tutto e punisca ove si richieda il trascorso dei ministri. 
S' intese pure V occorso a Giacomo Oblac mentre stava lavo- 
rando un campo della giurisdizione di Capodistria con suoi 
animali, e Quando il campo sii indubitamente nello stato nostro 
e e non altrimenti nella Villa di Gemicai sottoposta all' au- 

t striaco non si deve tollerare il pubblico rilevante pre- 

t giuditio seguito con numero di gente in forma violenta e 
e scandalosa che bastò a far dessistere l' Oblac stesso dalla 
e coltura del proprio terreno sebene dopo restituiti gli animali 
t con obligatione di piegiarie e d' altre corrisponsioni •. 11 Pod là 
di Capodistria dovrà disporre gli stessi interessati a cogliere 
in adatta congiuntura l' occasione del riscatto togliendo a 
quelli della villa di Cernical più degli altri colpevoli ciò che 
si troverà nelle loro mani obbligandoli al pagamento di al- 
trettanto valsente quanto è quello a cui è ora sottoposto l'O- 
blac. Sicome poi si conosce che tali disordini sono effetto 
della concessione in livello al Zuppano di Cernical per nome 
anche di altri suoi vicini di qualche poco di terreno contiguo 
al bosco di Cosariol, giurisdizione di Capodistria, il qual 
terreno è proprietà di Andrea Dal Tacco suddito Veneto, sia 
proibito a quest' ultimo di procedere più oltre in appresso a 
tale afjìtto, tanto più che la rendita non è superiore a lire 
quindici per anno. 11 Pod. ta suddetto esaudisca anche la sup- 
plicazione di quel Clero lasciando cadere il progetto. — (e. 5i t.°) 

1662. — maggio i3. — È data lode al nuovo Cap. no di 
Raspo per la rassegna fatta a quella cavalleria e lo si avverte 
che al trasporto di t frassini e cimali » dovranno contribuire 
tutti quei sudditi all' infuori dei privilegiati dal Senato — (e. 

84 1.°) 



- 38 - 

i662. — maggio i3. — Il Cap. no di Raspo è autorizzato 
a procedere contro certi malviventi Istriani denunziati con 
lettera della Com. tà di Lisiano, e di Gio. Iusich. — (e. 88.) 

1662. — maggio 27. — Le lettere del Cap. no di Raspo 
portano due notizie d' importanza : una e concernente P ordine 
t di Monsig. Vescovo di Trieste, fatto pervenire a tutti i pio- 
c vani di quella giurisditione per la descrittione dell' anime, 
t P altro della provisione ricercata (ad esso Cap. no ) dallo stesso 
e Vescovo di poter formar processo nella giurisdizione (di 
t Raspo)». Quanto alla prima richiesta il Cap. no annuisca, però 
dia lode a quel parroco che appena ricevuto l'ordine glielo 
partecipò, e per converso ammonisca quello che senza tale 
pratica comunicò ad altre persone la cosa. Quanto alla e for- 

c matione de processi (permetta) che segua P esame de 

t testimoni sempre che gli sia fatta tenere la nota di quelli, 
t che doveranno esser esaminati ; ma per risapere il nome de 
t Rei (si conosce) superflua nuova instanza • onde in tale con- 
formità si regoli. — (e. 101 t.°) 

1662. — giugno 14. — Si scrive al Pod. là di Albona 
circa un galeotto offertogli dal Diotalevi, Signor di Cepich. — 
(e. 116 t.° e 35 1.) 

1662. — giugno 24. — Circa P istanza che fa Francesco 
Dodicin di ottenere ad affìtto per dieci anni le terre di ragion 
della t Sacristia di S. Eufemia di Rovigno nominata nella 
• scrittura trasmessa » s' incarica quel Pod. ta di procurare in 
tale concessione il maggior vantaggio che può della Sig. r,a 

— (e. i3o t.°) 

1662. — luglio 14. — La carica di Parenzo decida sopra 
la supplica del Cap. no Cortola che gli si accompagna. — (e. 
i 4 3 t.°) 

1662. — luglio i5. — Approvasi l'aggregazione al Cons. 
di Parenzo di Giacomo Ettoreo; ciò sarà di sollievo alla po- 
chezza dei cittadini che possano governare la cosa pubblica. 

— (e. i5i t.°) 

1662. — agosto 9. — Il Podestà di Capodistria informi 
circa P istanza della Com. tà di Pola che non si permetta il 
trasporto alla propria parte di vini forestieri, già proibito nel 
1449 per facilitare l'esito dei vini Polesani. — (179 t.°) 



-39- 

i662. — ottobre 7. — Avendo la Sig. ria deciso di formare 
un catastico generale di tutti gli offici e di terra e di mare, 
si affida alla carica di Capodistria la parte di lavoro che spetta 
alla sua giurisdizione e che può compiere al tempo della vi- 
sita. — (e. 247.) 

1662. — ottobre 14. — In seguito a quanto fu commesso 
fin dal 19 ottobre i65o al Pod. là di Capodistria d'allora che 
facesse esborsare a chi spetta il salario dovuto al fu Pod. tà di 
Dignano Girolamo Zorzi per il tempo che fu tenuto prigione, 
si rinnova all'attuale carica di Capodistria la commissione 
non peranco eseguita. — (e. 253 t.°) 

1662. — ottobre 21. — Si conferma l'aggregazione al 
Cons.° di Rovigno di Domenico e fratelli Basilischi con l' e- 
sborso di ducati 3oo. — (e. 256.) 

1662. — novembre 29. — Il Senato loda la diligenza del 
Cap. no di Raspo nell' invigilare sul contegno dei duecento sol- 
dati austriaci che furono ultimamente destinati fra il Castello 
di Supplano ed il Contado di Pisino. — (e. 286 t.°) 

1662. — dicembre 2. — Da Scutari sono disposte 3o fa- 
miglie a passare in Istria e constano di duecento cinquanta 
anime tra cui e quaranta da fatti » e cento figli. Ad evitare 
però le spese che il pubblico incontra sempre in tali ammis- 
sioni vegga il Cap. no di Capodistria se qualcuno fosse disposto 
accoglierle alla coltura di terre proprie; la Signoria provve- 
derebbe al trasporto. — (e. 291.) 

1662. — gennaio 2. m. v. — Dal nuovo Co. di Pola Bra- 
gadin che con tanto zelo abbracciò la carica affidatagli s' in- 
tese la morte del Cap. no Agostino Bracco, al quale succederà 
il figlio. — (e. 322.) 

1662. — febbraio 28 m. v. — Anni adietro fu fatta istanza 
a nome di sudditi veneti «che fosse prohibito l'asporto nel 
t Stato Imperiale, et altri luochi esteri delle lane della Prov. cia 
« per diversi riguardi toccanti il lor sollevo non solo, ma con 
t pubblico importante servitio » . È conveniente deliberare in 
proposito; perciò il Pod. tà di Capodistria ed il Cap. no di Raspo 
informino tse vi siano Teleri nella Provincia per fabricar 
t rasse e grisi, in qual numero vi si potessero stabilire e con- 
• servare» e quanto altro potesse servire all'intento. — (e. 322.) 



— 4 o — 
Registro i2j — (anno 1663.) 

i663. — marzo 3. — Il Cap. no di Raspo faccia esborsare 
al Cap. no Filippo Zuppanovich qualche somma di denaro ad 
isconto dei debiti che ha per miglio, biscotto ed altro. — (e. 8.) 

i663. — aprile 6. — Si accordano alla Com. ta di Isola 

• quaranta cariote e dodici ponti ad oggetto di far seguire 
< 1' escavatione di quel Mandracchio » . Altre notizie su cernide 
per la Dalmazia, — (e. 42.) — In data 19 aprile anno seguente 
è notizia dell'eseguita escavazione. 

i663. — maggio 4. — Addì 17 marzo 1660 fu stabilito 
che t dovessero per anni cinque riceversi in pubblico dal Mag. t0 
e al Sai mozza 5o o de quei sali (di Capodistriani) e di buona 
e qualità al prezzo di lire disnove il mozzo » ; con ciò si è 
dato del vantaggio a quei sudditi privi del commercio cogli 
arciducali; essendo però ancor gravi le loro miserie si stabi- 
lisce che per il tempo di 2 anni che rimangono al termine 
prefisso e per altri tre anni poi il Mag. t0 suddetto acquisti 
mille moggia anziché cinquecento dai suddetti. — (e. 70.) — 
Addì 22 marzo anno seguente il Senato ia altra facilitazione 
in proposito. 

i663. — maggio 26. — Si approva la convenzione fatta 
dal Mag. t0 all' Arsenal con parecchi padroni di burchi essendo 
spirato il tempo del partito di condur roveri ed altri legnami 
da Portobuffolè, Livenza et Quieto nell'Istria; i capitoli 16, 
17, presentati dai padroni suddetti sono i seguenti: 

t Che delli viaggi, che si doveranno far in Quieto nel- 
c P Istria ci sia dato il nolo solito conforme al partito ultima- 

• mente spirato i658, 12 marzo, e che non possiamo esser 
t astretti di passar il luogo di Pola, essendo viaggi da Vasselli 
t e non da Burchi. » 

e Che non siamo obbligati di mandar li burchi del partito 
t sudetto al viaggio d' Istria, Quieto, e Pola come sopra, se 
t non dal primo d' Aprii, sino tutto settembre per esser detti 
t viaggi nel tempo dell' Iverno Molto cativi, et che hanno 

• causato naufraggi grandi, con perdita non solo de Burchi, 
e ma del legname pubblico ancora.» — (e. 88.) 



— 4 i — 

i663. — giugno 2. — 11 Co. di Pola, abbia cura speciale 
t della preservation delle cose, e che non s' inferisca pregiu- 
c ditio massime in trasporto di pietre dal Teatro » nel qual 
caso potrà anche procedere. — (e. 93.) 

i663. — giugno 2. — Si devolve al Cap. no di Raspo, non 
essendo opportuno per certi riguardi affidarla al Pod. di Ca- 
podistria, la vertenza per regalia di legna che il pod. ta di Pa- 
renzo pretende dai vecchi abitanti. — (e. g3 t.°) 

i663. — giugno 6. — Si approvano i capitoli del Pod. ta 
di Capodistria relativi al fondaco di Rovigno assai disordinato. 
La Sig. ria acconsente che le trenta famiglie scutarine siano 
investite di circa mille campi boschivi e inculti nelle vicinanze 
di Parenzo, e sia fatto obbligo alle predette di abitare in essa 
città bisognosa di popolazione (e. 99 t.°) 

i663. — giugno 23. — Il Senato attende notizie da Ca- 
podistria prima di confermare la parte presa nel Consiglio di 
Rovigno circa incanto del proprio torchio. — (e. 106. 107.) 
Il Senato fa la concessione addì 24 luglio. 

i6ò3. — giugno 23 — 11 debito che à Giorgio Semitecolo 
verso la Sig. n:1 per decime non pagate durante il reggimento 
di Grisignana si compensi in parte con alcuni crediti di salari, 
(e. 109.) 

i663. — luglio 18. — Si acconsente a fra Matteo Boc- 
china, guardiano del Convento di S. Francesco di Pola, di 
esser compreso nel decreto con cui vien stabilito che la com- 
pagnia di quella fortezza sia pagata dalla Camera di Capodi- 
stria con denari del dazio dell' oglio. L'assegnamento che ha 
il supplicante è di lire trenta al mese con obbligo di celebrare 
la messa nella fortezza. Sia pertanto risarcito del credito che 
ha, ed in avvenire si faccia come è detto sopra. — (e. 129.) 

i663. — luglio 24. — Essendosi la Com. ta di Isola mo- 
strata contraria all'aggregazione di nuove famiglie al proprio 
consiglio, si stabilisce di non procedere per ora a novità in 
proposito, malgrado sarebbero convenienti. — (e. i36.) 

i663. — agosto 4. — Esborso di danari del dazio dell'oglio 
per suoi crediti ad Andrea De Marco capo dei bombardieri 
di Pirano. — (e. 146.) 

i663. — agosto 11. — Il Pod. ta di Capodistria informi 



_ 42 — 

sopra F entrate della terra di Dignano perchè si abbia modo 
di ben contenersi nelF esibizione fatta da persona secreta di 
acquistarle in perpetuo. — (e. 148.) 

i663. — agosto 16. — Ha fatto bene il Pod. ta di Mon- 
tana inviando il proprio cancelliere al luogo dove fu ucciso 
proditoriamente Andrea Mattiassich (sic;. Continui negli appa- 
recchi della procedura, ma non passi a spedizione dovendosi 
prima decidere sulle pretensioni di processo che ha il Canc. re 
di Pisino. — (e. i52.) — Addì 3i ottobre seguente il Senato 
scrive che non essendo seguita novità circa F affare dell' omi- 
cidio commesso contro Andrea Mattiassich da Marzin Drago- 
nich nel luogo detto tle differenze» proceda il Pod. tà di Mon- 
tona alla sentenza. 

i663. — agosto 22. — Saldo di crediti con denari della 
Camera di Capodistria a Marc' Antonio Zorzi fu Alvise eletto 
cons. re in quella città. — (e. 154.) 

i663. — settembre 12. — Ad istanza di Olimpo Gavardo, 
amb. rc di Capodistria, si concede a quella Com. tà di poter 

t per altri anni quattro prossimi per giorni i5 all'anno 

t far la fiera franca d' ogni sorte de merci » eccetuato il Dazio 
grande dell' oglio. — (e. 166.) 

i663. — settembre 19. — La supplica della Com. ta di 
Pirano di fondare in quella terra un monastero di monache 
Francescane si riferisce a parte presa dalla Com. la di fondarlo 
fin dal 1620 ed a molti ordini per la buona regola dello stesso 
già emanati da Gio. Bondumier Cap. no di Raspo. Ora che 
t non solo si trova disposto il sito, ma si son prefisse le spese, 
t e destinate le rendite » il Senato ne permette F erezione. — 
(e. i85.) 

i663. — ottobre 20. — 11 Senato approva l'accettazione 
fatta dalla Com. tà di Rovigno • dell' offerta di Simon e Nicolò 
t Sponza, e Francesco Quarantotto fu Francesco di pagare 
e annualmente in perpetuo, mezeni otto di formento e q. 1 doi 
t quando si concedan loro, et heredi in perpetuo le terre in 
e contrà de Piati di ragion della Sagrestia di S. Eufemia ». — 
(e. 199.) 

i663. — ottobre 20. — Si aggradisce F offerta del Cap. no 
Valerio Verzi di portarsi in armata col nuovo Cap. no Generale. 



- 4 3- 

Quanto alla sua richiesta e che si ponga in testa del figliolo 
t la compagnia de leggieri t essendo ciò contrario all' ordine 
dato addì 6 corrente al Cap. no di Raspo di riformare le due 
compagnie riducendole nella squadra stabilita, si vuol sapere 
intanto da chi essa squadra è diretta. — (e. 200 t.°) 

i663. — ottobre 3i. — Che a Giacoma ved. a del q. m 
Gregorio Vragnin, ritiratasi per la povertà a vivere in Capo- 
distria sia corrisposto dalle munizioni di questa stessa città 
t il peso di pan biscotto » assegnatole in Venezia con delibe- 
razione 7 maggio i65g. — (e. 206 e e. 240.) 

i663. — dicembre 5. — Il Pod. tà di Rovigno veda se po- 
tesse aver nelle mani alcuna e delle spie appostate con un 
• Capo de Turchi in varie parti » delle quali fu avvertito dal 
Cap. no di Perasto. — (e. 221 t.°) 

i663. — dicembre 5. — Si è inteso della deliberazione 
presa nel Collegio del Monte di Pietà di Capodistria circa il 
ricevere ducati cinquecento a livello dalle Monache di S. Chiara 
a 5 per 100 per sowegno dei poveri col solito uso dei pegni. 
Prima di deliberare si vogliono notizie sullo stato attivo e 
passivo del monte stesso. II Pod. tà di Capodistria metta un 
termine di venti giorni, o quello di più che occorresse alla 
Com. ta perchè provveda alla palificata di Siciole. — (e. 222.) 
— Sul conto di Siciole v. anche e. 209. 

i663. — dicembre i5. — Il Pod. tà di Capodistria scriva 
circa il ripopolare Pola abbondonata da molti cittadini che 
trovansi sparsi per la provincia. Essendo impossibile il costrin- 
gerli senza loro scontento a lasciare i commodi che godono 
t per (il) ballottamene delle prerogative di Pola • il Pod. sud- 
detto attenda che nel frattempo non aumenti lo spopolamento; 
al resto si penserà. — (e. 233 t.°) 

i663. — gennaio 23 m. v. — Il Cap. no di Raspo nel pro- 
cesso delegatogli per la morte del suo Cancelliere Stalio si 
serva di quello di Capodistria. — (e. 253 t.°) 

i663. — febbraio 1. — I Morlacchi d'Altura possano eri- 
gere in detta villa una piccola chiesa di rito cattolico, come 
ha supplicato il Cap. no Filippo Zupanovich. — (e. 260.) 



— 44 — 

Registro 128 — (anno 1664.) 

1664. — marzo 8. — Si scrive al Pod. tà di Albona che 
obblighi quella Comunità a contribuire a Raspo ciò che le 
spetta per milizie. — (e. 8 t.°) — In data i3 la Com. là è 
astretta a contribuire i ducati cento sebbene non sussista più 
la compagnia di Pinguente. 

1664. — aprile 2. — Il Pod. tà di Capodistria soddisfi D. 
Gio. Batta Driussini, piovano di Grado, del credito di lire 
milleottocentonovanta che ha con quella Com. tà e tale credito, 
per esser di ragione della sua chiesa sia ad ogni altro ante- 
posto. — (e. 45 e filza relativa.) 

1664. — aprile 12. Si accorda alla Com. là di Capodistria 
che i salari del medico e del precettore siano esenti da de- 
cime. — (e. 55.) 

1664. — aprile 21. — Fu riferito al Senato che la ca- 
stellala di Muggia, in adietro esercitata con pubblico assenso 
da Francesco Peroni fu t appresa per gratiat dalla N. D. Lucia 
Balbi e viene amministrata contro il volere della Sig. na da gente 
che non è suddita. Il Pod. tà di Capodistria si porti sul luogo, 
e se ciò è da lui verificato, vi elegga un suddito veneto prov- 
visorio finché si proceda ad elezione di persona adatta. — 
(e. 69.) — In data io maggio approvando il suo operato nel 
Castello si conferma V accettazione della rinunzia fatta dal 
Grusonio (?) e la sostituzione del Servindis. (?) 

1664. — aprile 26. — Andrea Lippomano eletto Cons. re 
a Capodistria sia di tempo in tempo pagato del suo salario 
da quella Camera anziché dai Camerlenghi di Comun. — [e. 70.) 
1664. — maggio io- — Si conferisce al Pod. là di Umago 
facoltà di bandire da Venezia e territorio e navi Venete Vin- 
cenzo Scofp di Matteo, che in quella terra levò crudelmente 
la vita a Cosimo Sestovich suo suocero come si rileva da let- 
tere di esso Pod. tà 20 marzo passato. — (e. 104 t.°). 

1664. — maggio 3i. — Si licenzia l'esibizione di persona 
secreta che intendeva far l'acquisto in perpetuo delle rendite 
della terra di Dignano con esborso di ducati quattromiladue- 
cento portati poi fino a quattromilasettecento; il Pod. di Ca- 



- 4 5- 

podistria procuri però che in avvenire siano le stesse rendite 
date a fitto. — (e. 128 t.°). 

1664. — agosto 2. — Permesso al Pod. tà di Capodistria 
di liberare i condannati al bando della Provincia purché ser- 
vano in armata, come si deliberò addi 8 maggio 1660. — 
(e. 196). — v. a c. tc 267 t.° dove è esteso l'indulto a Cherso 
servendosi dello stesso Podestà. 

1664. — agosto 23. — Si avverta il Cap. no di Raspo che 
prepari terreni per dodici famiglie contenenti nel loro assieme 
sessanta persone, le quali da Podgorizza passano in Istria. — 
(e. 220). 

1664. — ottobre 2. — 11 Pod. tà di Capodistria conceda 
che t il rimanente del denaro esborsato dal Citt. no aggregato 
t al consiglio di (quella) città, e destinato alla ricupera delle 

• saline 1 s'impieghi nel ristauro del Campanile di quella Cat- 
tedrale, procurando nello stesso tempo che vi concorrano il 
Vescovo ed il Clero. — (e. 275). 

1664. — ottobre i5. — Gli Amb. ri della Com. tà di Pirano 
chiedono soddisfazione del credito di ducati tredicimila circa 
per passate consegne di sali ; il Mag. to al Sai spedisca allo 
scopo due. quattromila, una metà tolti del denaro, che si trova 
nel deposito del partito di Lombardia, e l'altra metà che sia 
data dal Conservator del Deposito. Ad evitare che la Comunità 
di Pirano in avvenire contragga nuovi crediti e colle frequenti 
missioni di Ambasciatori subisca le forti spese t ritrovandosi 
t da questo consiglio assegnati a quel Magistrato (al Sai) du- 

• cati ottantamila in circa per le comprede de sali, così fore- 
c stieri come de sudditi nei quali pure rimangono calcolate e 

• comprese le paghe de sali di ventura » e sul farsi • per si- 
c mili pagamenti esborsi prematuri da partitanti de sali » i 
provv. n al Sai riferiscano quale dei dazi loro assegnati fosse 
acconcio per obbligarsi alle soddisfazioni dei detti sali, quale 
somma si potesse togliere allo scopo dal dazio di Treviso. — 
(e. 291). — Il pagamento dei due. quattromila non era ancora 
eseguito addì 21 febb. seguente. — (e. 439). 

1664. — ottobre 18. — Il Pod. tà di Capodistria facci e- 
sborsare due. cento a quel collaterale del Tacco, e il Cap. no 



no 



- 4 6- 

di Raspo provveda di terreno le nuove famiglie del Monte 
negro. — (e. 296). 

1664. — novembre 5. — Atteso il malessere del Cap. 1 
di Raspo gli si permette essendo anche prossima la fine del 
suo reggimento di poter e far scrivere nel publico giornale 
t Pietro Pozzo Coadiutor di .... cancelleria » dovendo esso 
Cap. no ad ogni facciata porre la propria sottoscrizione. — 
(e. 3i6). 

1664. — novembre 8. — A proposito dell'affittanza deli- 
berata dal Pod. la di Capodistria del dazio dell'oglio per Friuli 
si esaudiscono le istanze del conduttore sul modo di pagar le 
rate, abilitandolo pure a pagar il terzo della somma esibita 
e in soldoni a causa delle difficoltà, che s'incontrano in quella 
e Provincia nel ritrovar monete delle buone stampe, eccettuato 
t però li soldi per lira t. — Seguono altre informazioni sugli 
incanti di dazi piccoli di varie terre e sul restauro del forte 
di Popecchio. — (e. 32 1). 

1664. — novembre 20. — Si prolunghi dal Pod. là di Ca- 
podistria per altri due mesi la facoltà impartita a sette dele- 
gati di liberar i banditi. — (e. 33 1 t.°). 

1664. — gennaio 2 m. v. — 11 Pod. tà di Capodistria vegga 
che si possano affittare i dazi di S. Lorenzo, e permette che 
Giacomo Di Zorzi di Capodistria possa fabbricarsi per uso 
privato nella Contrada di S. Marco la piccola cappella di cui 
fa istanza. — (e. 38i). 

1664. — gennaio 16 m. v. — La provvisione di ducati 
cento annui che Pietro Borisi gode nella camera di Liesena, 
gli sia corrisposta da quella di Capodistria. — (e. 3g5 t.°). 

1664. — febbraio 7. — Si permette ai fratelli Paolo e 
Girolamo Pola di Pola t di poter far tagliar, et cavar dal 
t bosco di Magran che possedono sotto Pola, et nel territorio 

t dell' Istria le legne lunghe et da fuoco essendo di- 

c versi anni che non ne hanno havuto alcun utile » previa 
bollatura dei materiali buoni per l'Arsenale. — (e. 419 t.°). 

1664. — febbraio 28 m. v. — Si approva l'ammissione 
fatta dalla città di Albona al proprio consiglio della famiglia 
Battiala tanto più che questa versò allo scopo due. quattro- 



— Ai — 

cento, ed è disposta t in ricercar con quella chiesa il livello 
i accennato ». — (e. 449). 



Registro 129. — (anno 1665 a tutto settembre). 
» i)o. — ( » * » » febbraio). 

i655. — marzo 26. — 11 Pod. tà di Capodistria bandisca 
i t soldoni adulterati > da qualche giorno in qua introdotti e a 
t quella parte » ed osservi se, come dicesi, siano veramente 
importati dalla Carinzia. 11 padre Tomaselli Domenicano ot- 
terrà il privilegio che chiede. — (e. 36). 

i665. — aprile 18. — Il Pod. tà di Capodistria infligga 
qualche punizione ad alcune delle cernide di Barbana e Ca- 
stelnovo che furono renitenti al servizio in Dalmazia. — 
(e. 70 t.°). 

i665. — maggio 8. — Il Pod. tà di Capodistria informi 
circa istanza degli uomini di Galesano, giurisdizione di Pola. 

— (e. 11 3). 

ió65. — maggio 19. — Il perito incaricato della revisione 
del bosco di Magran riferì avervi trovato molto legname d'ot- 
tima qualità adatto ai bisogni dell'Arsenale; perciò il Cap. di 
Raspo avrà cura speciale di esso bosco, ed a maggior precau- 
zione leverà le affittanze fattevi. — (e. i35). 

i665. — giugno io. — Angelo Orio fu Giovanni che da 
cinque mesi è consigliere a Capodistria possa riscuotere il suo 
salario da quella camera anziché dai Camerlenghi di Comun. 

— (e. 171). — Addì 21 ottobre seguente egual concessione al 
Cons. rc Vincenzo Dona. 

i665. — giugno 22. — Si stabilisce che in gratificazione 
dell' istanza presentata dai Capodistriani, e per le belle virtù 
del Padre Domenicano osservante fra Raffaele Tomaselli, della 
terra di S. Marco nel regno di Napoli, venuto a Capodistria 
sin dall'anno i658, sia lo stesso dichiarato t nativo suddito 

* della Sig. ria e come tale possi conseguire tutte le 

• cariche e dignità » inerenti alla condizione predetta. — 
(e. 179). 



- 4 8- 

i665. — giugno 25. — Si avverte il Cap. no di Raspo che 
prima di concedere a Stefano Madrin nuovo abitante V inve- 
stitura dei beni inculti supplicati posti nel territorio di Ro- 
vigno, è opportuno avere spiegazioni dal pod. la di questa terra 
circa le pretensioni che su tutto il territorio di sua giurisdi- 
zione accampa la Com. tà stessa di Rovigno riferendosi a ter- 
minazione fatta dal già inquisitor Memo fin dal i588. — (e. 
184 t.°) — vedi e. 366 registro seguente. 

i665. — giugno 27. — Osservata l'istanza degli Albonesi 
t di potersi valere del denaro esborsato dalli fratelli Battiala, 
e et destinato per diffalcarsi la Comunità dall' annuo livello 
t che corrisponde all' altare di S. Pietro » si risolve, qualora 
sia urgente il bisogno di restauro del campanile, che la detta 
Com. ta possa t valersi per tal solo effetto di due. duecento per 
e estintione di portione d'esso livello, et con obbligo di esse- 
c guirlo anco per li duecento, dei quali si valeranno gli Albo- 
t nesi nel termine di anni cinque». — (e. i85 t.°). 

i665. — luglio i5. — Afjìnchè il Pod. tà di Capodistria 
procuri che tale città ed altre di quella provincia soddisfino 
ai debiti contratti per offerte volontarie non eseguite, si tra- 
smette il seguente specchio dei debiti stessi : Capodistria du- 
cati 14286.17; Isola 6982.14; Grisignana 128; Muggia 3243.1; 
Pirano 6170.21; Cittanova 134; Montona 2000. — (e. 197 t.°). 

i665. — luglio 25. — Avendo il Comune di Galesano, 
territorio di Pola, permesso a Gio. Gonan di detta villa di 
fabbricare un torchio da oglio con l' esborso al comune di 
duecento ducati si accorda l'approvazione per anni i5. — 
(e. 210). 

i665. — luglio 29. — Il Cap. no di Raspo informi circa i 
disordini che riferisce la carica di Albona verificatisi per la 
nuova pesca nel Quarner chiamata Corosmanizza. — (e. 217). 

i665. — agosto 12. — Avendo la Com. ta di Rovigno 
escluso dal servizio Giuseppe Sponza medico in seguito a de- 
liberazione, presa in addietro da quel Consiglio e dal Senato, 
di non accettare medico avente parenti od aderenze nella terra, 
ed osservando lo Sponza che per lui già assunto prima che si 
facesse la legge suddetta non dee questa applicarsi, risolva la 
carica di Raspo. — (e. 260). 



- 49 - 

i665. — settembre 12. — Si conferma l'elezione fatta dal 
Pod. ta di Capodistria alla carica di castellano di Muggia nella 
persona di Francesco Peroni, il quale oltre ad esserne pratico 
vanta le benemerenze del Padre che, destinato a quell' ufficio 
mentre vi si portava perdette la vita in mare. — (e. 3 12). 

i665. — settembre 12. — Si conferma l'elezione fatta di 
Gio. Alberti di Gasparo alla carica di munizionerò di Capo- 
distria in luogo del defunto Giacomo Arcoli. — (e. 320 t.°). 

i665. — novembre 14. — Essendo mancato di vita il Co. 
di Pola Carlo Corner converrà che la carica di Capodistria vi 
mandi a sostituto un cons. rc e possibilmente il Lippomano. — 
(e. 393 t.°). — v. e. 414 t.°. 

i665. — dicembre 19. — Si concede che la Com. ta di 
Capodistria si prevalga di due. quattrocento che desidera i del 
« corpo dei mille, che sono in monte avanzati da luoghi va- 
t canti dei scolari tenuti in Padova in minor numero del 
• prescritto 1 per ci' opera di condur acqua in Città». — Si 
raccomanda al Pod. ta di procurare che non continui questo 
ritirarsi dallo studio di quei scolari. — (e. 430 t.°). 

i665. — febbraio 17 m. v. — Si approvano i seguenti 
capitoli formati dalla carica di Capodistria per quella Co- 
munità : 

(Copia). Primo. Che il Cancelliere del sindacato, al quale 
incombe registrar le deliberationi de Datii, di questa Comunità, 
deva in termine di giorni otto imediate susseguenti alle stesse 
deliberationi haver fatto prestare le debite pieggiarie da con- 
dutori, e ratificarle dai piezi nominati, portarle all'approbatione 
deH'Ecc. mo Sig. r Pod. tà e Cap. no e de Signori Sindici da esser 
fatte a bossoli, e balote, et in caso di diipcenza di cadauna 
delle cose sodette farne seguire novi incanti et afjìtationi, a 
spese, e dani dei predetti Condutori in pena di restar irremis- 
sibilmente obligato a risarcire essa Comunità d'ogni danno a 
cui soccombesse. 

2. Che il Cancelliere medesimo resti tenuto a ricevere le 
pieggiarie da tutti quelli che saranno eletti a maneggi in 
Com. ta Fontaco, e Monte otto giorni dopo la stessa clettione, 
e dentro lo stesso termine ricevere le ratificationi da pieggi, 
et farle ballotare per l' approvatone nel Collegio in pena, in 

4 



- So - 

caso d* ommissione de ducati cento mai più poter esercitare 
alcuna carica ed ofjìcio di questo Conseglio et etiam di ri- 
maner criminalmente correto. 

3.° Che il Cassiere di Comunità abbia per principal in- 
combenza et obligo di riscuotere tutte le condane spetanti alla 
Com. tà medesima che saranno publicate durante il suo mini- 
sterio, et sia egli, et suoi pieggi astretto a sodisfarle del 
proprio ogni qual volta non facesse apparire negli Atti della 
Cancelaria Pretoria d'haver fatto seguire le più rigorose esse- 
cutioni per il conseguimento delle medesime. Habbia soldi due 
per lira da debitori d'esse condanne, che non le haverano so- 
disfate in tempo di mese uno dopo la publicatione, oltre ogni 
altro utile solito, e consueto. 

4. Che sia parimente esso Cassiero tenuto alla rescos- 
sione degPaggionti spetanti al pub. co et sia sottoposto con il 
prop.° per tutti quelli aggionti che devono i condennati fuori 
di preggione nel tempo del suo oljìcio in caso che non si ve- 
dessero, esercitate le più dilligente essecutioni per la rescossione 
de medesimi. Et habbia obligatione di contare i riscossi ogni 
primo giorno del mese in cassa publica in pena di restar cri- 
minalmente castigato come intacatore di denaro di raggion 
publica, dovendo pure conseguire soldi due per ogni lira che 
riscotesse per conto anco d'aggionti da condannati però ogni 
volta che non pagassero i medesimi nel termine d' un mese 
susseguente all'Aringo delle loro sentenze, di tutto dovendosi 
tenere partita separata nei libri di Comunità, né possa il Ra- 
gionato dar credito ad esso Cassiero, senza copia di partita di 
Camara, delli aggionti che come sopra doverà contare in pena 
ut supra. 

5.° Che il Cassiero di Comunità non possa o deva ricever 
bollete a conto di qual si voglia pagamento come pure non 
possa disponere di qualsisia sorte di danaro se non con boleta 
sottoscrita anco di roverscio dall' Ecc. mo Sig. or Pod. tà e Capi- 
tanio e da Sig." Sindici, e faccia il suo saldo alla presenza del 
publico Rappresentante, e dei sodetti Sig." Deputati otto giorni 
dopo il fine della sua carica, e tutto ciò in pena per cadauna 
di dette trasgressioni de duc. u cento di pagare del prop.° e 
d' ogni altra a dispositione della giustitia. 



- Si - 

6.° I condannati non s'intendino mai liberi dall'obligatione 
di sodisfare le loro condanne, et aggionti etiamdio che haves- 
sero ricevuto di pugno proprio del Cassiero o di qualsisia altro, 
se non haveranno copia di partita de loro pagamenti, per la 
quale non venghino astretti che a soldi quatro al Ragionato 
di Comunità. Et parimenti i conduttori de Datii, Cassieri o 
qualsivoglia altro debitore di Comunità, Monte, e Fontico, e 
Fonticaro non sia, e s' intenda mai libero di pagare il suo 
debito se non haverà fatto girare nei libri pub. cl le necessarie 
partite, dovendo essere tenute e credute di niun valore tutte 
le ricevute che fossero fatte di pugno di chiunque si sia qual 
s' intendano espressamente dannate. 

7. Che i Condutori de Dacii come pure ogni altro mi- 
nistro di Comunità, Fontaco e Monte obligato a prestar pieg- 
giarie non ardisca d' ingerirsi nelP essatione di stessi Datii, 
cariche o maneggi se prima non haverà dato le dovute pieggie, 
et queste non saranno ratificate et approbate in pena de duc. li 
cinquanta, perdita del salario, et ogn' altra ad arbitro. 

8.° Deva il Ragionato in termine de giorni tre dopo l'e- 
speditione negl'Aringhi haver postato debitori per via di giornal 
i nomi dei sententiati, restando solamente differito talle giro 
di debito a gli condannati con alternative sino al termine 
espresso in esse sentenze, e non più in pena de duc. li venti- 
cinque de castighi corporali, oltre d' essere particolarmente 
tenuto alla sodisfatione. 

9. Giri irremissibilmente il Raggionato la scritura di 
Comunità, Fontaco e Monte ogni setimana, in pena di perdita 
del salario, et de ducati vinticinque, et i ministri di detti pu- 
blici luochi faccino che Le sia girata in pena di perdita del 
salario, de due. 11 vinticinque per cadauno che ommetesse, e 
d'esser astreto a pagar con pena ciò che fosse scoperto. 

io.° Non giri pagamenti anticipati de Dacii, ma restino 
resolutamente prohibite le deliberationi con tali obligationi in 
pena a S. n Sindici che assentissero, a chi anotasse sì fatti 
oblighi, et al Ragionato che ne facesse il giro di risarcire la 
Com. la d'ogni danno a cui soccombesse, e de due.* 1 cento ad 
arbitrio della Giustitia. 



— 52 — 

Registro )i — (anno 1666). 

1666. — marzo 18. — La Com. là di Rovigno ammetta a 
proprio medico Giuseppe Sponza sebbene nativo della terra 
stessa. — (e. 29 t.°\ 

1666. — maggio 5. — Che la Comunità di Capodistria si 
prevalga di altri ducati duecento del Monte di Pietà oltre i 
quattrocento levativi, trattandosi di condurre a termine il la- 
voro della fontana. — (e. 97 t.°). 

1666. — maggio 19. — Si manda denaro di crediti a 
Pisino perchè sia in tal modo più agevole a quella Comunità 
t di risarcir il Fontico, et escavar l'alveo di Fontanigie ri- 
t parando quegli Argini ». — (e. to8 t.°). 

1666. — giugno 1. — Si ordina a tutti i Rettori dell'I- 
stria che facciano osservare la deliberazione di Senato 25 
novembre 1623, ora assai trascurata, che cioè t nei terreni 

• atti ad allevar olivi fossero per ogni campo capace di un 

• staro di semenza poste otto piante, e ben coltivate da par- 
ticolari ». — (e. 126 t.°). 

1666. — giugno 11. — Atteso il continuo aumentare dei 
contrabbandi di sali nella Provincia dell' Istria, e riuscendo 
diffìcile ai Provv." al Sai l'infliggere le debite punizioni a quei 
trasgressori, si danno pieni poteri per tutta l'Istria alla càrica 
di Raspo. — (e. 140 t.°). 

1666. — agosto 4. — Si vedono con piacere le buone 
operazioni di Marchio Coppo eletto consigliere a Capodistria; 
in Pola resti pure il Cons. re Angelo Orio fino all'arrivo di 
Gio. Soranzo eletto Co. e Provv. rc . — (e. 191 t.°). 

1666. — settembre n. — 11 Pod. là di Capodistria pro- 
segua nel processo relativo all'affare • dell' insulto alla parte 
t della villa di Grimalda ». — (e. 249). 

1666. — settembre 11. — Il Pod. là di Albona sappia che 
il Senato annuisce all'istanza di Lodovico Dragogna di quella 
terra di poterne accomodare a proprie spese il molo; il sup- 
plicante ed eredi godranno il diritto di pesca in esso molo, e 
saranno obbligati a tenerlo sempre in buono stato. — (e. 249 t.°). 

1666. — ottobre 29. — Pare al Senato che la spesa indi- 



— 53 — 

cata dalla carica di Capodistria siccome necessaria al restauro 
di quel Molo verso Trieste sia eccedente; procuri di studiarne 
qualche diminuzione. Si sente con piacere che la galeotta spe- 
dita a quella volta siasi unita alla barca armata e messasi 
subito sulle traccie dei Corsari. — (e. 285). — Sotto la stessa 
data si scrive al Co. di Pola che si tien conto di quanto chie- 
dono i capi di alcune ville per potersi difendere dai Corsari, 
essendo pur giuste le somministrazioni accordate al Meriga 
delle Promontore (v. anche c. le 2g5 t.°) dove notizia di altre 
navi dirette contro i corsari (v. anche e. 319). Sui lavori del 
Molo (v. anche c. lc 348) circa l'offerta del Maestro e compagni 
di Pirano. 

1666. — dicembre 23. — 11 Pod. tà di Capodistria afjìtti il 
dazio dell* oglio anche per quattro anni ; formi processo in 
seguito alla introduzione di soldoni adulterati. — (e. 33 1). 

1666. — dicembre 3i. — Attesa l'importanza che va an- 
nessa alla carica di Castellano di Muggia, ed essendo morto 
F investito della stessa Francesco Peroni si stabilisce che in 
avvenire l'elezione del castellano stesso spetti al Collegio che 
sceglierà tra i concorrenti. — (e. 33g). 

1666. — febbraio 25 m. v. — Concessione a Pietro Lip- 
pomano eletto cons. re a Capodistria di riscuotere i salari da 
quella Camera. — (e. 400 t.°). 

Registro i}2-i}} — (anno i66y). 

1667. — marzo 3i. — Il Pod. ta di Pirano si opponga alla 
mala interpretazione che quei sudditi danno alle ducali i5 
gennaio p. p. • pretendendo esborsar nel fontico, al qual sono 
t debitori di grosse summe quel denaro solamente che rice- 
• vono secondo le speditioni fatte di quando in quando dal 
« Mag. to al Sai. — (e. 33). 

1667. — maggio 7. — 11 Pod. ta di Pirano procuri che 
il Canonico Bianchi sia soddisfatto della sua prebenda. — 
(e. 77 t.°). 

1667. — giugno 8. — Si scrive al pod. la di Capodistria 
che avendo la terra di Rovigno deliberato di aumentare di sei 



-5 4 - 

soldi ogni staio di frumento del fondaco per sopperire all' as- 
segno dei due. venticinque del medico, informi come s' era 
pensato sin qua a tale salario. Informi pure sui bisogni del 
palazzo d'Isola. La casa delPArsenal mandi a Parenzo l'albero 
necessario per servire d'antenna. — (e. 123). — In data 7 
settembre seguente il Senato, pur lodando il savio scopo della 
deliberazione, vuole però che la gravezza sul frumento debba 
durare soltanto anni quattro, e meno, se meno durerà un de- 
bito di quella terra verso il Cons.° di X. 

1667. — luglio 6. — Si loda lo zelo del Co. di Pola che 
colla propria persona si prestò contro l'invasione delle fuste; 
da Capodistria gli sarà mandata una galeotta che armerà di 
polesani onde meglio difendere quella giurisdizione. — (e. 159). 
1667. — agosto io. — Il Pod. là di Albona lasci in libertà 
di Giovanni Chielle duecentosette castrati comprati dallo stesso 
per trasportarli a Venezia a nome di Pietro Campana, con- 
duttore del dazio dei castrati e carni insaccate d' Istria. — 
(e. 199 t.°). 

1667. — agosto 17. — Permissione alla Com. là di Capo- 
distria di praticare per altri anni quattro la fiera franca. — 
(e. 2l3 t.°). 

1667. — agosto 20. — Atteso il pregiudizio che soffre il 
pubblico t dalPalienatione della Marchesia d'Albona e Fianona 
• fino sotto l'anno 1649 a ' quondam Cav. Manzini, osservatasi 
« anche la clausola di non esser vendita libera, ma fin a tanto 
t che del Pubblico li fossero restituiti li due. millecinquecento, 
« a quel tempo esborsati » . Ora, essendo fatta offerta, se si 
voglia rinnovare l' incanto, di dare cento cecchini oltre 1' of- 
ferte che altri facessero, si taglia la vendita già fatta e si 
stabilisce la rinnovazione dell' incanto colle condizioni offerte 
dai nuovi aspiranti che sono Pre Bernardino e fratelli Buratti 
di Fianona, rimanendo annesso il titolo. — (e. 218). 

1667. — agosto 27. — È proibito ai Rettori di Rovigno 
per decreto 11 nov. i638 di poter conseguire «utilità incerte» 
ed è obbligata quella Com. tà all'esborso di due. 11 dieci al mese 
per le cause espresse nel decreto stesso. In seguito a ciò sia 
Giulio Grimani ultimamente ritornato da quella podesteria 



— 55 — 

assolto dal debito che gli è addossato per decime di utilità 
che non ha conseguito. — (e 227). 

1667. — ottobre 1. — Si avverte il Pod. tà di Capodistria 
che resta afpdato il governo di quelle ordinanze ad Ottavio 
Celsi già distintosi nel Levante. Per alcun tempo gli si afpda 
pure la sorveglianza delle altre milizie pagate che trovansi 
senza governatore. — (e. 265 t.°). 

1667. — novembre 16. — Atteso il nocumento che le 
arie di Pola cagionano alla salute di Marchio Coppo, vice- 
conte e provv. re ed atteso che sta per spirare anche il tempo 
del suo consiglierato di Capodistria, il Pod. tà di quest'ultima 
lo sostituisca a Pola o col consigliere che gli deve succedere 
o con l'altro collega, e ciò fino all'arrivo colà dell'eletto 
Giacomo Foscarini. — (e. 3i5 t.°). 

1667. — febbraio 18 m. v. — Si scrive al Pod. ta di Capo- 
distria che nelle polizze d'offerta per l'incanto del dazio del- 
l'oglio il Patronio esibì due. 15400, ed il Torre 161 25; perciò 
dal giorno 3o nov. prossimo sino al giorno 3o nov. 1669 il 
dazio stesso corra per il secondo dei predetti. — (e. 416 t.°). 

Registro 1)4 — (anno 1668). 

1668. — maggio 5. — Si scrive al Cap. no di Raspo che 
in proposito a certo ordine Cesareo pubblicato nel contado di 
Pisino si aggradirono le sue informazioni ; si intese t quanto 
• (gli è) sortito di ritrarre dalle lettere scritte dai Verzi, sopra 
t de quali non potendo (egli) stesso .... fondamentar argo- 
€ menti di sossistenza, la Sig. r,a , pure non havendo delle rela- 
< tioni contenute in esse alcun immaginabile riscontro » si 
crede svanito ogni sospetto a quella parte. Tuttavia il Cap. no 
suddetto continui nella sua oculatezza. — (e. 86 t.°). 

1668. — giugno 6. — Si conferma la terminazione 17 
dicembre del Pod. tà di Capodistria e con la quale viene per- 
t messo alla Confraternita di S. Maria Nova (di quella) città 
t di ceder a livello perpetuo al Governator Gravise Gravise 
t una vigna, della quale non ricavava alcuna rendita, essendo 
t in stato al presente di ritrarre dal prezzo di lire seicento- 



- 56 — 

• novantasei del suo valsente lire quarantadue all'anno, il che 
t riesce d'evidente vantaggio dell' istessa scola». — (e. i32). 

1668. — settembre 1. — Si annulla la deliberazione di 
Senato 20 agosto a. p. e si stabilisce che gli eredi di Giulio 
Cesare Mancini siano conservati nel possesso della Marchesia 
di Fianona in virtù del giusto titolo che presentano di acquisto 
fattone al Mag. to delle Rason Vecchie. — (e. 233). 

1668. — settembre 19. — Si conferma la parte presa 
dalla Com. ta di Rovigno di concedere in affìtto a Nicolò Mo- 
scarda una casetta di ragione della sagrestia di S.ta Eufemia. 

— (e. 258). 

1668. — settembre 22. — Riesce di conforto alla Sig. ria 
di sentire della esemplare condotta dei padri serviti di Capo- 
distria diretti dal Padre Girolamo Martinis; siccome poi le 
loro entrate bastano ai bisogni più per la buona amministra- 
zione che per essere abbondanti, riesce di spiacere la molestia 
che per preteso credito arreca al Martinis suddetto il prede- 
cessore nel priorato P. Gio. Viero. Il Pod. ta di Capodistria 
metta fine con giustizia alla questione. Gli si ripete di esami- 
nare i bisogni di restauro che ha il palazzo di Grisignana. — 
(e. 260 t.°). 

1668. — ottobre io. — Il pod. la di Dignano tenga in 
sospeso ogni esecuzione di processo commesso dal Cap. no di 
Raspo t contro quei sudditi che a causa del sostenimento de 
t gl'animali minuti si portano il tempo dell'estate nelle mon- 
t tagne del stato arciducale per la mancanza d* acque vive in 
t quel luogo». Il Cap. no sudd. deve prima fornire informazioni. 

— (e. 289). — In data 1 die. si eccita il Pod. ta di Dignano 
alla formazione di processo contro quei sudditi di Filippano 
e Roveria, che in onta ai pubblici decreti si sono trasferiti 
con animali minuti al pascolo in terre austriache. — (e. 352). 

1668. — ottobre 27. — Si scrive al Cap. no di Raspo che 
abbandoni pure il partito stabilitosi con Francesco Ceco, ed 
accetti l'esibizione di tolpi a soldi cinquantaquattro l'uno fatta 
dal Cap. no del Contado di Pisino e dal Barone di Luppoglavo; 
procuri in ogni modo le migliori condizioni e che detti tolpi 
siano t gentili in loco di cervati». — (e. 307). 

1668, — ottobre 27. — Si approva l'aggregazione al 



- 5 7 - 

proprio consiglio fatta dalla Com. tà di Parenzo nella persona 
di Francesco Vucassenovich, seu de Lupis di Nicolò da Ue- 
sena. — (e. 3o8 t.°). 

1668. — novembre 3. — Essendo morto Mons. r Benedetto 
Capello Vescovo, passa alla S.g ria la metà di certi beni feudali 
situati nelP Istria detti la Geroldia ; si intesero le richieste di 
Lorenzo Capello di Stefano e di Giorgio fu Gio. Batta Moro- 
sini per esserne investiti. I Provv. n sopra Feudi deliberi all'in- 
canto la suddetta metà; siccome poi dell'altra gode i frutti il 
predetto Morosini, il quale non ne ha titolo regolare, i Provv." 
suddetti gli concedano l'investitura di legge. — (e. 3i8 t.°). 

1668. — novembre 9. — Supplicano gli abitanti della 
Villa d'Altura di essere sottoposti alla sola giudicatura del Co. 
di Pola, escluso quindi l'intervento dei soliti consiglieri. Con- 
siderato però dalla Sig. na che son passati i venti anni dacché 
godono quelli della villa suddetta l'esenzioni, e che per vari 
decreti specie per quello 3i ottobre 1657 vanno ora ritenuti 
siccome vecchi abitanti, si stabilisce che così nelle cause civili 
come nelle criminali si osservino per loro le forme stesse che 
per gli altri vecchi abitanti. — (e. 325). 

1668. — dicembre 7. — Supplica Angelo Balbi tcol fon- 
t damento di un acquisto fatto al Mag. to alle Rason Vecchie 
t nel Comune di Villanova .... perchè sii revocato un pro- 
« clama formato sotto li 5 febbraio passato dal precessore 
t (dell' attuale carica di Grisignana) in virtù del quale resta 
t (a lui) impedita la vendita del proprio vino, ch'egli in virtù 
t del detto acquisto con altri privileggi gode». Il Senato vuole 
che tale proclama sia nullo. — (e. 363). 

1668. — dicembre 12. — 11 contratto per acquisto di 
tolpi dal barone di Lupoglavo si conduca pure a termine 
sebbene non risponda ai desideri della Sig. ria per il genere, la 
misura e quantità degli stessi. — (e. 364). 

In data 1 1 genn. m. v. si parla di tale contratto, siccome 
andato sciolto. — (e. 3gi t.°). 

1668. — gennaio 18 m. v. — Il salario di Fantino Michiel, 
che va consigliere a Capodistria gli sia corrisposto da quella 
Camera. — (e. 415 t.°). 

1668. — febbraio 16 m. v. — Si vede con piacere che I3 



— 58 - 

punizione inflitta ad alcuni trasgressori ha giovato quanto ai 
danni che s' inferivano ai boschi dell' Istria togliendo legna 
adatte ai bisogni del pubblico. Per quello riguarda la supplica 
degl' intervenienti dei 4 squeri di Pirano ed altri luoghi d'Istria, 
sia permesso loro F uso dei cesi per le fabbriche di barche a 
commodo del paese. — (e. 459 t.°). 

1668. — febbraio 20 m. v. — Si approva l'assegno annuo 
di due. cinquanta per la conservazione della Fontana di Capo- 
distria ridotta a pubblico commodo. 

Si aggradisce • la consegna e l' ispeditione all'Armar del 
t condannato dal Govern. rc di Valgioiosa dei Padri Certosini». 
- (e. 464 t.°). 

Registro ijj — (anno 1669). 

1669. — marzo 22. — Si dà lode al Pod. tà di Capodistria 
Bragadin che uscendo di carica t scoperti li disordini nella 

« tassa (ha) disposto, onde (sia) restituita . . . alla summa 

€ degli ducati milleduecento t in conformità all' offerta volon- 
tariamente esibita fin dai primi anni della guerra. Se ne av- 
verte il successore nella carica Loredan perchè attenda alla 
esecuzione. — (e. 35). 

1669. — maggio 3. — Possedè la Com. ta di Albona sino 
dal tempo della sua dedizione alla Sig. na l'investitura di tutti 
i porti, valli ed acque atte a pesca esistenti nel proprio terri- 
torio, — privilegio confermato col decreto 6 dicembre i658 
specialmente per la pesca di Corosmanizza. Siccome però vien 
dagli Albonesi rappresentato che il loro Rettore riscuote con 
titolo di Regalia lire due per ogni barile di pesce salato estrat- 
tovi per Venezia e ciò in seguito a decreto 16 agosto 1664 si 
decreta l'annullamento di tale disposizione. — (e. 96 t.°). — 
In data 1 1 settembre si ripete al Pod. ta di non esigere la 
tassa sudetta. 

1669. — giugno 21. —- Che sia annullato il proclama del 
Pod. di Grisignana uscito di carica con cui si proibiva ad 
Angelo Balbi la vendita del proprio vino basato su acquisto 
fatto nel Comune di Villanova. — (e. 166 t.°). 



-5 9 - 

1Ò69. — giugno 21. — La Com. ta di Buie studi in qual 
modo si possa impedire il danno che le deriva t dalla dimi- 
t nutione del numero dei cittadini membri del Consiglio!. — 
(e. 178). 

1669. — luglio 6. — Afpne di esaudire quanto chiede il 
nunzio di Parenzo si stabilisce che lo statuto di quella terra 
stabilito l'anno 1267; quindi smarrito, e per tradizione dei 
periti cittadini ricompilato nel i363 e per qualche tempo in 
appresso praticato in diversi atti pubblici, sia confermato pre- 
sentemente t cosi che possi quella Com. ta eleggere di tempo 
* in tempo due Cittadini con titolo di giudici, et un cancellici 
« di quel Comune, li quali Giudici et Cancellier habbino a 
e godere le prerogative, et autorità espresse in esso statuto, 
t et in conformità di quello han praticato nei tempi passati, 
t risservati sempre nelle giudicature di essi li 4 casi soliti, 
t homicidio, incendio, fuoco e rapto, overo defloratione. E 
t ciò per publica benegnità verso quei sudditi et per invito a 
t moltiplicar gì' habitanti 1 etc. — (e. 187) Allegati in filza. 

1669. — luglio 6. — Si è inteso l'operato dal Co. di 
Pola contro il Padre Neofito Sagredo Greco; siccome però 
detto padre ha fatto riparazione dinanzi al suo Vescovo, il 
Senato stabilisce di rimetterlo nell'esercizio della sua offi- 
ciatura in S. Nicolò dei Greci di quella terra. — (e. ig3). 

1669. — agosto io. — Si approva l'aggregazione al 
Consiglio di Parenzo di Matteo Ettoreo da Liesina, dei figli 
del q m Nicolò Bucich q m Giovanni, dei figli del q m Giov. 
Duimovich, di Nicolò Diodati, o Bogdamich, e di Domenico 
Fabiani tutti di Liesina. — (e. 249 e filza). 

1669. — agosto 24. — 1 provv." sopra feudi ripetano 
l'operazione per l'incanto della Geroldia, e se non avranno 
altro accrescimento la deliberino a chi offrì ducati duemila- 
tredici. — (e. 266). 

1669. — ottobre 11. — Confermasi l'aggregazione al 
Cons.° di Parenzo di Vincenzo Ettoreo e fratelli. — (e. 307). 

1669. — ottobre 12. — La ristrettezza di locale in cui 
trovansi le monache di S. Biagio dell'ordine Agostiniano in 
Capodistria le costringe a supplire al difetto di Parlatorio 
colle grate che hanno nella chiesa, né possono accomodare 



— 6o — 

le ragazze che tengono a spesa; perciò il Senato accorda che 
al loro Monastero siano annesse alcune casette attigue. — 
(e. 3 io t.°). 

1669. — ottobre 19. — Bernardino Premarin ritornato 
dalla podestaria di Dignano possa compensare il credito 
di salari con altro debito che tiene verso la Sig. riì — 
(e. 3n t.°). 

1669. — novembre 19. — Si conferma l'aggregazione al 
Cons.° di Parenzo a favore di Baldassare e Altobello Bonomi, 
e Gio. Dalla Porta. — (e. 33o). 

1669. — novembre 27. — Condulmer Paolo eletto consi- 
gliere a Capodistria riscuota da quella camera i suoi salari. 
— (e. 335 t.°). 

1669. — dicembre 27. — Si conferma l'elezione di Giu- 
seppe Sponza a medico di Rovigno. — (e. 35 1). 

1669. — gennaio 25 m. v. — La Sig. ria è soddisfatta 
che il Cap. no di Raspo abbia dato alloggio in una villa vi- 
cina alle truppe del reggimento Portìa, raccomandato dal 
barone imperiale Di Leo. — (e. 372 t.°). 

Registro 136 — (anno 1670). 

1670. — marzo 1. — Si accorda alla Com. la di Capo- 
distria che avvenuta la vacanza di quella carica di Cap. no di 
schiavi, cioè provv. re della contadinanza di quel territorio, 
possa eleggere d'anno in anno nel suo consiglio tra i citta- 
dini quello da essere investito della carica stessa onde il 
vantaggio non sia sempre per uno, ma secondo gli anni sia 
compartito a varie persone. Ogni eletto non potrà per i 
quattro anni successivi essere richiamato alla carica, e si ac- 
coglie l'offerta in segno di gratitudine di staia sei mila di 
sale, e di libbre cento di oglio che annualmente si spedirà 
da quella terra per la Chiesa della Madonna della Salute. — 
(e. 1 t.°). 

1670. — aprile 5. — 11 Co. di Pola manifesti a quel Ve- 
scovo la riconoscenza pubblica per le rivelazioni fatte sull'o- 
perato del Co. di Sdrin. — (e. 24). 



— 6i — 

1670. — aprile 16. — A proposito della elezione del 
Cap. no di schiavi concessa alla Com. tà di Capodistria si stima 
opportuno levare il capitolo circa • 1' inquisitione 1 . — (e. 26 t.°) 
Nella filza vi sono i capitoli della elezione e quello escluso 
dalla predetta delib. ne vuole che t quelli che contro la forma 
t del giuramento prestato si trovassero in alcun tempo haver 
« donato, promesso, o ricevuto alcun donativo per tal causa 
« (dell'elezione) siano e s'intendano privi d'ogni ufficio, e 
« beneficio del Cons.° durante la sua vita, e possino esser 
t castigati anche criminalmente come spergiuri, potendosi pro- 
cedere anche per via di denuntie secretei. 

1670. — aprile 22. — Si accorda alla Com. là di Pirano 
di valersi di ducati duemila dell'offerta volontaria, di cui è 
in debito, per il restauro della Chiesa maggiore di quella 
terra eretta da molto tempo con forte spesa in onore della 
B. Vergine e di S. Giorgio. — (e. 3o t.°) 

1670. — aprile 26. — Il Pod. tà di Capodistria faccia ag- 
giungere ad una Comp. a d'oltramarini il benemerito Cap. no 
Giovanni Pastrovichi. — (e. 32). 

1670. — maggio 21. — Si spediscono armi e munizioni 
a Raspo; il Cap. no applichi poi la diligenza maggiore possibile 
perchè riesca con onore la visita che Mons. r Vescovo di 
Trieste farà alla Chiesa di quel Castello. — (e. 52). 

1670. — giugno 21. — Matteo Filippino e suo fratello 
Giovanni supplicano la conferma della loro aggregazione al 
Cons.° di Parenzo; siccome però tale aggregazione fu fatta 
in una tornata di pochi intervenuti, e di più chiedono i Fi- 
lippino di restar sotto la giudicatura di Raspo, si attendono 
prima informazioni dalla carica di questa terra in propo- 
sito. — (e. 76). 

(L'approvazione è data addi 6 dicembre). 

1670. — agosto 9. — Nelle differenze insorte tra la 
Com. tà di Pola ed i pescatori di quella terra a causa di pe- 
sche e dazii fu l'anno 1659 ai 2 giugno € confermata la città 
«nel titolo, e privileggi delli Porti, sive Pesche insieme colli 
« datii a causa delle medesime 1. — Insorta nuova contesa 
per l'interpretazione di esso decreto, fu emanata sentenza 
dalla carica di Pola confermata in Capodistria, e siccome 



— 62 — 

non conviene risenta la Com. ta di Pola pregiudizi da' pesca- 
tori, ma neppure deve passare il limite dei suoi privilegi, si 
stabilisce che quando al Pod. di detta terra t sia fatto con- 
€ stare nel tempo prescritto dalla sentenza, che prima del- 
€ l'anno 1659 fosse in possesso e godimento dell'affittanze 
t delle Pesche tutte, dovere esserne conservata non intendendo 
t (la Sig. ria ) altrimenti che li Pescatori habbino a ricevere 

« maggior incomodo di quello si sii pratticato nelli 

t tempi passati». — (e. 102). In data 2S ago. si accorda 
proroga di un mese per definizione della vertenza. 

1670. — agosto 16. — Comprende la Sig. na che « dal- 
t l'apprendersi beni de debitori nelle casse delle tre rag- 
€ gioni (Comunità, Pio Monte e Fontico di Pirano) gle ne ri- 
« sulta aggravio, per quel pregiuditio che proviene dalla def- 

• ficienza di capital vivo, col qual solamente può supplirsi al 
€ proprio instituto di cadauna d'esse raggioni; mentre però 
t il comeambio dell'importar de beni appresi in tanti crediti 
t de sali, può rendere, se non cosi pronta la conversione in 

• capital vivo, in aspettatione almeno sicura di conseguirlo a 

t tempo concorre il Senato ad esaudirli in tale propo- 

« sito restano però habilitati (quella Com. ta Fontico, e 

• Pio Monte) a far nuove esperienze con le forme solite per 
t la vendita de beni appresi in ogn'una delle tre casse so- 

• pradette per essecutioni contro debitori di esse, con fa- 
« colta di poter ricevere in pagamento delle offerte la metà 

• sola del prezzo in contanti, e l'altra metà in credito de 
«sali, che siano però al nome delli stessi compratori». — 
(e. in t.°). 

1670. — ottobre 17. — Giorgio Semitecolo destinato al 
reggimento di Umago riscuota il salario dalla Camera di Ca- 
podistria. — (e. i58 t.°). 

1670. — dicembre 23. — Si commette al Pod. di Capo- 
distria la soddisfazione di Bartolomeo Cinci « fonticaro » di 
Pola per somministrazioni di farine ad Agostino Bravi cap. no 
quand'era di presidio colà. — (e. 192). 

1670. — dicembre 3i. — Si spedisce Governatore a 
Capod. Cesare Baratieri in luogo di Antonio Loschi morto. 
- (e 195). 



- 63 — 

1670. — gennaio 3i m. v. — A Sebastiano fu Michele 
di Rovigno si assegna per sue benemerenze un « peso di pan 
t biscotto al mese 1. — (e. 208). 



Registro i)j. — (a. 1671). 

1671. — marzo 21. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
cerchi di distogliere quel Cons.° dallo spedir Amb. rì a Ve- 
nezia per l'istanza del dazio, per l'estrazione dell'olio, per le 
figliuole messe in educazione nei monasteri e per i sali di 
Pago ed Arbe, assicurandolo che si provvedere egualmente. 
— (e. 12 t.) 

1671. — marzo 24. — Da lettere 8 corr. del Co. e Provv. r 
di Pola si è inteso con dispiacere il grave incendio successo 
nel monastero di quelle monache di S. Teodoro, e le premure 
di esso per impedire un disastro maggiore e ricoverare nel 
vescovado le monache stesse. — Gli si concedono trecento 
ducati per riparare il monastero, e lo si incarica di procurare 
materiali, mentre si scriverà al Pod. à e Cap. no di Capodistria 
ed ai Rettori di Dignano e di Albona che concorrano an- 
ch' essi, secondo le loro forze, nella spesa. — (e. i3 t.) — 
Vedi anche a e. 14 t. le lettere ai Pod. à di Dignano ed Al- 
bona, ed al Pod. a e Cap. no di Capodistria. 

1671. — aprile 7. — Si concede al Co. e Provv/ di Pola 
che, tanto nel restauro del monastero di S. Teodoro, quanto 
in quello del campanile della cattedrale già principiato, possa, 
nel bisogno di scavi ed altre opere manuali, obbligare al la- 
voro sia quelli della città, che quelli del territorio di Pole- 
sana. — (e. 19 t.) 

1671. — aprile 11. — È stata opportunissima la pubbli- 
cazione del proclama del Provv . r agli ori causa 1' alterazione 
delle monete, che si andava estendendo in Capodistria e negli 
altri luoghi della Prov. a . — Si raccomanda a quel Pod. a e 
Cap. n * di aumentare di mille ducati l'incanto del dazio del- 
l'olio. — (e. 23). 

1671. — aprile 22. — Decretato dalla pubblica pietà il 
domicilio nella città di Parenzo a quei benemeriti nobili feu- 



- 64 - 

dati ed altri di Candia, i quali dopo l'oppressione del Regno 
si sono ricoverati nelF isola del Zante, altri pure dello stesso 
luogo, che con devozione e zelo hanno sostenuto fino agli 
estremi la gloria delle armi della republiea, ridotti ora nel- 
l'isola di Corfù, hanno chiesto di ottenere anch'essi il domi- 
cilio nel territorio di Parenzo. Prima di decidere si desidera 
sapere dal Cap. no di Raspo se, tolto il pericolo di confusione, 
possono questi ultimi unitamente con quelli del Zante rice- 
vere l'assegnamento dei terreni ed il domicilio in Parenzo; 
in caso contrario soggerisca in qual' altra parte della Prov. a 
si potesse meglio destinar loro terreni ed abitazione. — 
(e. 3o t.) 

1671. — maggio 9. — Si approva l'aggregazione di Marco 
Vlastò da Retimo alla cittadinanza di Parenzo. — (e. 45 t.) 

1671. — maggio 16. — Essendo comparsi i rappresen- 
tanti di trecento famiglie del territorio di Parenzo dinnanzi 
alla Signoria, lagnandosi della pretesa di quel Podestà di 
estendere anche sopra di essi l'aggravio di quattro carri di 
legna sopra ogni paio di buoi, la qual contribuzione fu im- 
posta solo ai vecchi abitanti con decreto 11 luglio 1596, e di 
più rappresentando essi di venir molestati perchè soddisfino 
con denaro effettivo in ragion di un ducato per carro, si or- 
dina al Cap. no di Raspo di prendere le più esatte informazioni, 
e specie su qual fondamento sia basata simile pretesa del 
detto Pod. à , affinchè si deliberi secondo giustizia sollevando 
quelle povere famiglie. — (e. 49). Vedi anche la lettera al 
Pod. à di Parenzo a e. 5o. 

167 1. — giugno 27. — Si approva la rassegna fatta dal 
Pod. à e Cap. no di Capodistria nella sua visita per la Prov. a 
delle Comp. e delle cerne, l'averle portate al n.° prescritto 
dalle leggi, e le sue giuste osservazioni sulla mancanza di 
Cap. m per disciplinare ed esercitare i soldati. Lo si ringrazia 
pe le notizie sulla buona regola dei fondaci della Prov. a , e 
sull'amministrazione dei loro capitali, come di quelli delle 
scuole ed altri luoghi pii. Sono utili i suoi appunti sulle due 
saline di Ambrion e Porto di Fasana, e si riconosce la ne- 
cessità di costruire un torchio a Rovigno. — (e. 80). 

1671. — agosto 7. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistria 



— 65 — 

informi sulla pretesa delle monache e dell'ospitale di quella 
città di non pagar le decime dei sali. — (e. 119 t.) 

1671. — settembre 16. — Si avvertono i Rettori dell'I- 
stria che fu decretata dal Maggior Cons.° t V impositione di 
t un'annata da pagarsi in cinque anni sopra tutti gli off. li 

« della Provincia a raguaglio delle decime ultime sta- 

€ bilite t. — (e. 128). 

167 1. — settembre 16. — Ordine al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria di far restaurare la muraglia ed il faro d'Umago. 

— (e. 129). V. anche a e. 129 t. la lettera al Pod. à d'U- 
mago. 

1671. — ottobre 29. — Si spediscono al Cap. no di Raspo 
duemila ducati e materiale per la costruzione di case per le 
sessanta famiglie Cretensi che hanno chiesto ed ottenuto il 
consenso di stabilirsi in Parenzo. Riferisca esso qual chiesa 
gli sembri più opportuna da poter loro concedere. — 
(e. i56). 

1671. — decembre 2. — Si ordina al Mag. t0 al Sai di 
mandare alla fed. ma Città di Pirano duemila ducati in acconto 
dei suoi crediti. — (e. 176 t.) 

1671. — decembre 11. — Vista la supplica t dei sindaci 
dell' università di Capodistria • per esser abilitati al risarci- 
mento di quel Monte, si ordina a quel Pod. à e Cap. no di 
adempiere quanto gli è stato commesso dal Cons.° dei Dieci. 

— (e. 181). 

167 1. — decembre 19. — Conoscendosi necessario di 
liberare il Golfo dalle infestazioni dei corsari si commette al 
Pod. à e Cap. no di Capodistria di farlo scorrere con legni ar- 
mati, obbligando per due campagne soltanto le genti che vi 
serviranno (e. 187 t.) 

Registro i)8. — (a. 1672). 

1672. — aprile 9. — Si approva l'aggregazione al Cons.° 
di Pola di Gio. Coppe fu Giovanni. — (e. 28 t.) 

1672. — aprile 20. — Si loda il Cap. no di Raspo per 
esser prontamente andato a Pola, appena ricevuta la notizia 
dei disordini successi tra gli Aiducci ed i vecchi abitanti, per 

5 



— 66 — 

aver represso con ertergia i disordini e per le buone regole 
che egli intende di stabilire, affinchè quei popoli possano vi- 
vere in quiete, evitando qualunque causa di discordie. Incon- 
trano pure la soddisfazione del Senato la prudenza e l'a- 
stuzia da esso usate per esser riuscito a conoscere e far 
arrestare due Aiducci t rei del furto con frattura della bot- 
tega » , e per averli fatti chiudere nelle prigioni di Pinguente. 
— Gli si ordina di adoperare, per lo stabilimento della villa 
degli Aiducci, trecento e ottanta t tolpi » , che sono già ta- 
gliati nel bosco di Magran, obbligando i comuni alla condotta 
di essi, e lo si avverte, che dal Mag. to ai beni Inculti gli 
verrà spedito un perito per la divisione dei terreni. Lo si 
eccita a dar gli ordini opportuni affine di condur a termine 
in breve tempo le case destinate alle famiglie cretensi, alcune 
delle quali sono già arrivate in Parenzo ; e, circa la supplica 
del Papadopoli, il Senato, mosso dalle sue benemerenze, e 
dai riguardi della sua numerosa famiglia inclina a concedergli 
la casa richiesta. — (e. 35 t.) 

1672. — aprile 3o. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria, che si è incaricato il Mag. t0 alle acque di fare 
una copiosa provvista di sassi d' Istria per costruire argini 
atti a riparare da rovina la città di Caorle. — (e. 42 t.) 

1672. — maggio 11. — Si concede a Francesco Corner, 
Pod. à a Buie, di pagare le decime del Regg. 10 con altrettanti 
crediti. — (e. 58). 

1672. — agosto io. — Essendosi inteso che in Capodi- 
stria è caduta parte del ponte di pietra verso il Castello di 
S. Leone, si ordina a quel Pod. à e Cap. no di farlo riparare ; 
gli si affida pure il restauro del ponte levatoio del detto Ca- 
stello e della sala pubblica dell'armamento. — (e. i33). 

1672. — agosto 20. — Causa le ristrettezze dei poveri 
abitanti di Pirano, accresciute anche da una fierissima tem- 
pesta, che distrusse il raccolto delle uve e degli olivi, si com- 
mette al Mag. l ° al Sai di spedire a quella Com. la duemila 
ducati in acconto del suo credito. — (e. i36 t.) V. anche le 
lettere al Pod. a d' Isola ed al Pod. a e Cap. no di Capodistria 
a e. 146 t. e e. 196. 

1672. — settembre io. — Concessione al Pod. a di Rovi- 



-67- 

gno di far mettere uno stendardo nel posto di quello caduto» 
— (e. i5o t.) 

1672. — novembre 5. — Si approva il rilascio della casa 
contigua al palazzo di Parenzo fatto da quel Pod. à al nuovo 
padrone Giorgio Carvellà. — (e. 182). 

1672. — gennaio 21 (m. v.) — Essendosi accordata agli 
Aiducci di Cattaro una casa nella piazza di Pola di proprietà 
di Alvise Scampicchio, al quale in risarcimento del valore di 
essa si assegnò l'annuale corrisponsione, che fa la Com. là di 
Albona, di venticinque ducati per la pesca di Corosmanizza, 
ed avendo questo presentata un'istanza per la confermatione 
del d.° assegnamento, prima di deliberare si comanda al Cap. no 
di Raspo di informare se gli Aiducci predetti si valgano della 
stessa casa, e se, quando si accordasse allo Scampicchio la 
corrisponsione dei due. venticinque, questa potesse esser ac- 
cresciuta in qualche tempo. — (e. 211). 

1672. — gennaio 21 (m. v.) — Concessione alla Com. là 
di Rovigno di erigere nel terreno vicino alla chiesa di S. Carlo, 
fuori delle porte della città, un convento per i padri Capuc- 
cini. — (e. 212). 

1672. — febbraio 4 (m. v.) — Hanno presentato Teodosio 
Trielli e Demetrio Notari, dietro incarico delle famiglie Cre- 
tensi di Parenzo, una supplica per l'esecuzione dei decreti 
12 febbr. 1670 e 3i maggio 167 1. Essendo giusto di esau- 
dirli, si raccomanda al Cap. no di Raspo di stabilire a ciascuna 
d'esse famiglie quell'assegnamento di terreno, che gli sem- 
brerà conveniente, provvedendole anche degli attrezzi neces- 
sari per il lavoro. Perchè poi abbiano modo di sostenersi fino 
a che possano ritrarre dai detti terreni qualche frutto, si in- 
vierà a Parenzo una certa quantità di biscotto perchè sia 
loro dispensata; inoltre si incarica esso Cap. no di dar loro 
denari a prestito nel modo che gli sembrerà più conveniente. 

(C. 223 t.) 

1672. — febbraio 8 (m. v.) — Si conferma la nomina 
di Matteo Calergi a Pod> di Portole. — (e. 225 t.) 

1672 — febbraio 25 (m. v.) — 11 Pod> e Cap. no di Ca- 
podistria procuri di rimediare nel miglior modo alle forti 
gabelle imposte dagli Imperiali sui vini provenienti da Buie e 



— 68 — 

Muggia. — (e. 235). V. anche a e. 236 la lettera al Cap. no 
di Raspo. 

Registro i)<}. — (a. i6j)). 

1673. — marzo 24. — Si stabilisce di pagare a Gerolamo 
Zorzi, Pod. à di Dignano, il salario per il tempo nel quale fu 
sottoposto alla giustizia del Cons. dei Dieci. — (e. 25). 

1673. — marzo 24. — Il Pod. à di Parenzo è invitato a 
non turbare il possesso della casa, attigua a quel pubblico 
palazzo, acquistata da Giorgio Carvellà. — (e. 26). 

1673. — giugno 17. — Si approva la diligenza del Cap. no 
di Raspo, il quale, appena entrato in carica, è andato subito 
a Pola ed a Dignano per appianare le discordie fra i vecchi 
abitanti e gli Aiducci, discordie accresciutesi specialmente per 
la morte data da quei di Cernizza ad un Aiducco, e vendi- 
cata dai suoi con l'uccisione di due di quei vecchi abitanti. 
Si è inteso con piacere esser esso riuscito ad indurre gli 
Aiducci a rilasciare i beni di Zampanos, promettendo loro 
altri terreni, che gli si raccomanda di dare in modo da non 
turbare il possesso degli altri abitanti. Spedisca alla Signoria 
nota delle investiture illegittime per attendere poi le pub- 
bliche risoluzioni ; gli si manderà intanto un perito per fare 
le perticazioni necessarie, e perchè lo usi anche in Parenzo 
nella dispensa dei terreni ai Cretensi. A maggior consolazione 
degli Aiducci potrà lasciar loro il raccolto di quest'anno di 
Zampanos, obbligandoli, nel caso riuscisse abbondante, di con- 
tribuire alla Proc. tia quanto le è dovuto. Circa la scielta del 
sito per costruire la loro villa, cioè Vicoral, o San Gio. in Brà, 
gli si dà ampia facoltà di concedere il luogo che stimerà mi- 
gliore ; dopo di che dovrà proibir ad essi di fabbricare alcuna 
barca, o di costruire qualche abitazione vicino al mare, perchè, 
liberi da ogni altra cura, possano darsi esclusivamente all'a- 
gricoltura. — Si trasmette poi ad esso Cap. no copia della sup- 
plica dei Cretensi di Parenzo per aver il permesso di erigere 
una chiesa di loro rito, il che si acconsente, concedendo però 
un luogo remoto, dove non vi siano vestigie di chiesa latina. 
Quanto alla distribuzione dei terreni dovrà mantener, sempre 



-69- 

illesi i privilegi loro concessi col mezzo del suo predecessore, 
così che, contenti, stabiliscano colà la loro abitazione. — 
(e. 71). — (Nella filza vi sono importanti allegati). 

1673. — giugno 17. — Il Cap. no di Raspo informi sulla 
supplica dei fratelli Lardea per esser aggregati al Cons.° della 
città di Parenzo. — (e. 72 t.). — V. anche a e. 74 la lettera 
al Pod. tà di Parenzo. 

1673. — giugno 27. — Si concede il possesso di due 
case in Parenzo a Marco Filaretto da Retimo, ora abitante in 
quella com. là , dove s'è ridotto al fine della guerra di Candia, 
nella quale ha perduto il fratello Eustachio. — (e. 75). 

1673. — luglio 18. — Si concede a Giacomo Minio, Pod. a 
di Grisignana, di pagare il debito, che ha per conto di de- 
cime, con altrettanti denari del suo salario dei quali è credi- 
tore. — (e. g3). 

1673. — agosto 5. — Continuando le molestie al capo di 
t cento Paolo Brazzan dell' ordinanza di Buie inquirito dal .... 
t Regg. l ° (di Raspo) di non aver disposto li soldati della sua 
• comp. a alla fattione personale, mentre li med. mi sono esenti 
t da simili per più decreti del Senato», si ordina al Cap. no di 
Raspo di inviare al Savio sopra le ordinanze il processo for- 
mato contro il detto Capo. — (e. 102). 

1673. — agosto 9. — Si concede agli abitanti t della 
Scofia e Concerni » in Capodistria di poter istituire nella 
chiesa da fabbricarsi in quel luogo una confraternita laicale o 
scuola ad onor di Dio, di S. Antonio di Padova, con obbligo, 
che i beni assegnati a d. a chiesa e confraternita t restino per 
« sempre sottoposti alle gravezze col laico, e doverà intendersi 
t senza pregiudicio della matrice conforme 1' ordinario, e con 
« condicione che la scola stessa resti al laico, e da laici sempre 
«governata». — (e. 102 t). 

1673. — agosto 12. — Rappresentando il Pod. à di Pa- 
renzo le indolenze di quei cittadini sulle pretese di alcune fra 
le nuove famiglie Cretensi per esser aggregate a quel Cons. , 
si manda al Provv/ sopra la sanità in Istria Gradenigo copia 
di una parte presa nel d.° Cons. , colla quale si prescrivono 
le regole da osservarsi per F aggregazione d' altri al Cons, 



- 70 — 

stesso, rimettendo in lui l'affare, sicché stabilisca quanto cre- 
derà conveniente. — (e. 106 t.). 

V. anche a e. 107 la lettera al Pod. à di Parenzo. 

1673. — novembre i5. — Rilevandosi da lettere del Pod. a 
di S. Lorenzo gli inconvenienti che vi sono in quel castello 
ed i pericoli maggiori che vi soprastanno per le armi e gli 
argenti, che si trovano nella chiesa collegiata, si incarica il 
Provv/ sopra la Sanità Gradenigo di mandar nota distinta di 
ciò che abbisogna, e di suggerire quanto si può fare, affinchè 
i pubblici capitali non subiscano maggiori danni. — (e. 1S6 t.). 

1673. — decembre 28. — Vista V istanza della Com. 1 * di 
Cittanova per esser liberata dall'angheria che le impone il 
Regg. l ° di Parenzo di un due. per ogni paio di animali bovini, 
angheria che è contraria alle terminaz. 1 " dei pubblici rappre- 
sentanti, si ordina al Cap. no di Raspo di far rispettare le leggi. 
— (e 177). 

Registro 140. — (a. 1674). 

1674. — marzo 3. — Si manda al Pod. a e Cap. n0 di Ca- 
podistria copia della supplica di Dom. co Tiepolo per esser ag- 
gregato a quel Cons. . — (e. 3). 

1674. — marzo 17. — Permesso ai popoli di Buie di rin- 
chiudere dentro le mura il tempio della Beata Vergine della 
Misericordia. — (e. i3 t). 

1674. — aprile 19. — Essendo stato stabilito in più du- 
cali, che le case fabbricate per comodo delle famiglie Cretensi 
debbano esser concesse solamente a quelli che vogliono abi- 
tarle, dovrà il Pod. à di Parenzo regolarsi col tenore delle 
med. mc ducali nella pretesa per la casa al N.41. — (e. 28 t.). 

Vedi anche a e. 56 t. 

1674. — aprile 26. — Il Mag. 10 al sai faccia soddisfare, 
col primo denaro che invierà a Pirano, il salario di Dom. co 
Gritti già Pod. à di quel luogo. — (e. 3o t.). 

1674. — giugno 9. — Si approva l'erezione senza pub- 
blico aggravio di una fornace per cuocere la terra nella Com. ta 
di Parenzo. — (e. 54). 

J674. — luglio 4. — Il Mag. l ° al sai paghi ai padri Fran* 



— 71 — 

cescani minori conventuali di Pirano Lire mille cento e ot- 
tanta per sali consegnati, dovendo essi perfezionare una fab- 
brica nel convento. — (e. 69). 

V. anche a e. 85 t. la parte presa per le monache di 
S. Chiara in Capodistria. v 

1674. — luglio 26. — Si conferma la parte presa nel 
Cons.° di Parenzo d'aggravare il vino di soldi sei per barile, 
per poter col ricavato di tal imposizione supplir al pagamento 
del salario dovuto al medico. — (e. 77). 

1674. — agosto 1. — Si rimette ai Capi del Cons.° dei 
Dieci la supplica della Com.tà di Rovigno con le risposte di 
quel Pod. a , perchè prendano le deliberazioni, che stimeranno 
proprie sul particolare delle investiture -private fatte dal Mag. 10 
sopra le miniere. — (e. 83). 

1674. — ottobre 27. — Visti i ricorsi delle monache di 
S. a Chiara e di S. Biagio in Capodistria, ricorsi motivati dalla 
parte presa in quel Cons. , e considerando quanto hanno in 
giurate risposte espresso i Provv. n sopra Monasteri, si ordina 
a quel Pod. a e Cap. no a non permettere che detta parte abbia 
effetto alcuno, ma faccia t pratticar circa le doti, che sono as- 
c signate alle Monache, il consueto, e quanto è prescritto dalla 
• delib. ne 11 Marzo 1643, come pure circa gli alimenti per le 
€ figliuole in educazione, che siano contribuiti per la summa 
t delli ducati 40 annui limitati » dovrà cercar di impedire qua- 
lunque novità. 

Si comanda quindi ad esso Pod. a e Cap. no di comunicare 
il presente decreto ai sindaci e capi di quella città, invigilando 
alla sua puntuale esecuzione. — (e. 121 t). 

1674. — decembre 22. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
formi processo per venir a conoscere le cause della diminu- 
zione delle rendite, del modo col quale furono amministrate 
le entrate annuali, e da chi e con qual autorità e fondamento 
distribuite; così pure procuri di conoscere le cause del dete- 
rioramento del fondaco. — (e. 144 t.). 

1674. — gennaio 24 (m. v.). - Intorno alla parte 7 ott. 
pass, presa nel Cons. di Parenzo, si stabilisce di rimediarvi 
riducendo a ventitre anni, anziché a venticinque l' età pre- 
scritta ai cittadini per la loro elezione alle cariche; quanto 



— 72 - 

alle contumacie si dovrà limitarle ad anni due, e per il terzo 
anno t che obbliga li cittadini stessi all' habitudine attuale in 

• Parenzo, intendersi, che siano eccettuati quelli, che s' attro- 

• vassero al presente, come nell'avvenire impiegati in qualche 
e carico pubblico!. — (e. i5i t.). 

Registro 141. — (a. 1675). 

1675. — marzo 21. — Si stabilisce di annuire all'istanza 
della Com. tà di Capodistria per l'erezione di un Collegio, dove 
si possa istruire la gioventù nelle scienze e nelle discipline. 
Dovendosi però stabilire il modo di assisterlo continuamente, 
dovrà quel Pod. tà Cap. no accordarsi con quei sudditi, e stabi- 
lire quante famiglie, e con qual esborso, debbano aggregarsi 
al Cons.°, quanto tempo saranno obbligati essi sudditi ad eser- 
citare gratuitamente le cariche del Monte e del fondaco, e la 
contribuzione delle scuole e fraterne, che dovranno concorrervi 
a misura dei loro beni. — (e. i3). — (Contiene allegati). 

1675. — marzo 21. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
informi sulla supplica delle ville di e Valcarin, Monsalese, 
t Dracevaz, Giasconovizza e Carmignac • che richiedono biade 
a prestito. — (e. i5). 

(V. anche a. 37 t.). 

1675. — maggio 25. — Concessione alla Com. 1 * di Capo- 
distria di prolungare per altri quattro anni la fiera franca. — 
(e. 53 t.). 

1675. — giugno 19. — Si avverte il Cap. no di Raspo che 
per ora si deve sospendere la risposta a sue lettere 1 corr. 
intorno a beni assegnati alle famiglie Cretensi in Parenzo, 
finché non si abbiano informazioni dal suo predecessore Mar- 
cello. Intanto ritiri il mandato, trasmesso alla Ser. ma , che il 
Pod. à di Parenzo ha rilasciato in materia spettante esclusiva- 
mente a quel Capitaneato, e gli ordini di adempiere quanto 
esso Cap. no gli impartirà per la costruzione della • Calcara 1 
per la quale è stato scelto il sito sul monte Cimesin. — 
(e. 73 t.). (V. anche la lettera al Pod. à di Parenzo a e. 74). 

1675. — giugno 19. — Avendo il Pod. à di Marostica spe- 
dito al Senato una supplica di Teodosio e Nicolò fratelli Trielli, 



-73 - 

nella quale, rappresentando il vero motivo della loro assenza 
da Parenzo, instano per esser conservati nel possesso delle 
due case loro assegnate, e da essi con denaro proprio ridotte 
in istato più comodo, si stabilisce di restituir loro le predette 
case, dandone notizia al Pod. à di Parenzo ed al Cap. no di 
Raspo. — (e. 74 t.). 

1675. — giugno 22. — Si conferma l'aggregazione al 
Cons.° di Pola di Sebastiano Lombardo fu Vincenzo, e dei 
suoi figli Giovanni, Pietro e Domenico. — (e. 78). 

1675. — luglio 25. — Causa lo stato miserando di Giulio 
Gavardo, Giovanni Ingaldeo e Rizzardo Vida, che si trovano 
in carcere impossibilitati a soddisfare il debito contratto col 
Monte di Pietà di Capodistria, si rimette l'affare a quel Pod. a 
e Cap. no , e gli si dà facoltà di abilitarli a risarcir esso Monte 
in rate entro quel tempo che gli parrà conveniente, tenendo 
ferma, a cauzione del pagamento, l'obbligazione dei loro beni. 
— (e 97 t.). 

V. anche le lettere al Pod. à e Cap. no di Capod. a a e. 112 
e 207. 

1675. — agosto 17. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
sospenda le esecuzioni sui debiti per occasione di sussidii 
contro il decano, canonici e capellano di S. Nazzario. — 
(e. 112 t.). 

1675. — agosto 17. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistria 
informi sulla mancanza in Portole di persona destinata alla 
denuncia dei misfatti, e dia le regole proprie per gli effetti di 
giustizia. — (e. 114). 

V. anche la lettera al Pod. à di Portole a e. 114 t. 

1675. — settembre 28. — Il Pod. a e Cap. no di Capodistria 
dia al Colonnello Carlo Giorgio Minotto P incarico di discipli- 
nare quelle milizie, e gli afjìdi la sovrintendenza delle milizie 
pagate che sono in quella Com. ta nelle barche armate, nel 
presidio di Pola ed altri luoghi della Provincia. — (e. 146 t). 

(V. anche a e. 176 t.). 

1675. — settembre 29. — Circa l'erezione già divisata di 
un Collegio in Capodistria per educarvi la gioventù, il Senato 
non solo approva la deliberazione presa da quel Cons. ai i5 
conr. di provvedere con l'aggregazione al med. mo di due fq- 



— 74 — 

miglie il denaro necessario alla fabbricazione del luogo, ma dà 
facoltà a quel Pod. a e Cap. no di stabilire la tassa di due. no- 
vantatre alle cento scuole della città e territorio, e di ducati 
trecento sessanta sette alle altre 412 della Prov. a , sempre però 
col loro assenso. 

Si spera così, che i sudd. 1 denari coi salarii di molte ca- 
riche, rilasciati spontaneamente da quei cittadini, e cogli asse- 
gnamenti del fondaco, ascendendo in tutto alla somma di otto- 
cento ottantasei ducati, saranno succienti per il mantenimento 
annuale d'esso Collegio. — (e. 148 t.). 

1675. — ottobre 2. — Avendo la Com. ta di Parenzo sommo 
bisogno di acqua, si ordina a quel Pod. a e Cap. no di scavarvi 
un pozzo. — (e. i52 t). 

1675. — ottobre 19. — Intesasi con dispiacere la morte 
di Lorenzo Dona Pod. à e Cap. no di Capod. a , si ordina al Cons. r 
Bembo ed agli altri Cons™ di sostenere provvisoriamente quella 
carica, e di non fare alcun pagamento coi denari della cassa 
senza espresso ordine del Senato. — (e. 157). 

V. anche a e. 166 t. la lettera ai Con. ri di Capod. a 

1675. — novembre 2. — Desiderando D. Lodovico Caloni, 
chierico secolare, ed altri suoi compagni istituire nella Chiesa 
di S. Antonio di Pirano la Comp. a di S. Filippo Neri, prima 
di deliberare cosa alcuna si commette a quel Pod. a di infor- 
mare se quella chiesa sia parrocchia, se di ragione della Com. ta , 
oppure oratorio particolare, se in essa vengono amministrati i 
sacramenti, o soltanto celebrata la messa, se tale istituzione 
sia per apportare pregiudizio alcuno, e tutti quegli altri parti- 
colari che alla sua prudenza sembreranno proprii. — (e. i65). 

1675. — decembre 16. — Viste le informazioni giurate 
del Pod. à di Pirano, dalle quali risulta che quei popoli bra- 
mano sia esaudita V istanza dei chierici secolari di S. Filippo 
Neri, ed osservatasi la parte, presa con pieni voti dai Fratelli 
della Confratenita di S. Antonio abbate, favorevole ad essa 
istanza, si permette ai detti preti secolari di erigere la loro 
Congregazione in quella Chiesa, senza però arrecarle pregiu- 
dizio alcuno. — (e. 184 t.). 

1675. — decembre 21. — Si approva la tassa di duc. li 
novantatre alle cento Scuole di Capodistria e del suo territorio, 



- 75- 

e di soldi trecento settanta sette (?) alle quattrocento e dodici 
della Prov. a , tassa stabilita per l'erezione e mantenimento del 
Collegio. — (e. 191 t.). 

1675. — gennaio 4 (m. v.). — Per porre un rimedio ai 
disordini nelle ordinanze, cui accenna il soprintendente Bara- 
tiere, dovrà il Pod. à e Cap. no di Capodistria commettere che 
« le mostre così piccole come generali » vengano fatte intiera- 
mente e puntualmente, e che abbia pieno vigore la legge 1593, 
specialmente per la formazione dei ruoli e per P emolumento 
che spetta al Vice collaterale. Circa i Cap. ni e sergenti inabili 
al servizio, s'intenda col savio all'ordinanze. — (e. 201 t). 

Registro 142. — (a. 1676). 

1676. — marzo 7. — Essendo stata proposta da Valen- 
tino Vidoni P introduzione in Istria della fabbricazione di sal- 
nitri con patti e condizioni particolari, si sollecitano dal Pod. à 
e Cap. no di Capodistria e dal Cap. no di Raspo le necessarie 
informazioni, afjìnchè si possa presto su queste deliberare. — 
(e. 3 L). 

1676. — marzo 7. — Dolendosi Dom. 00 e f.Ui Novelli, cui 
è stato accordato « il partito de' tolpi » di esser ostacolati nella 
condotta di essi dallo stato Imperiale alle Rive dell'Istria, si 
commette al Pod. à e Cap. no di Capodistria di dare ai rappre- 
sentanti a lui subordinati ordini i più risoluti per togliere si- 
mile inconveniente. — (e. 5 t.). 

1676. — marzo 28. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
accordi anche a Giulia, Orsetta e Giovanni Gavardo il per- 
messo di poter pagare in rate il loro debito al Monte di Pietà. 
— (e. 20 t.). — V. anche a e. 210. 

1676. — aprile 18. — Il Co. di Pola spedisca il processo 
contro Matteo Gregossevich imputato della morte di Domenico 
Gialinà. — (e. 35 t). 

1676. — aprile 22. — Rappresentando il Mag. t0 al Cattaver 
l'importanza e l'utilità dell'istituzione dei tPedotti» in Istria 
• con l'origine della navigatione per questa dominante», si 
comanda al d.° Mag. 10 di obbligare i Cap. ni delle navi, che 
verranno a Venezia, di prender il pedota in Istria, — (e. 37). 



- 7 6- 

1676. — maggio 6. — Avendo i pescatori di Pola pre- 
sentato una supplica perchè si conceda loro sale per uso fa- 
migliare, e specialmente t per salar le sardelle», dolendosi 
dell'aggravio che risentono comperandolo dagli Imperiali, dovrà 
il Mag. to al sai dar ordini che dai magazzini di Capodistria 
siano date ai detti pescatori cento moggia di sale all'anno al 
prezzo di due. 1 sei ciascuno. — (e. 49 t). 

1676. — maggio 23. — Si accompagna al Cap. no di Raspo 
copia di una scrittura presentata dalle famiglie Cretensi abi- 
tanti a Parenzo, affinchè informi sugli istrumenti rurali, e 
sovvenzioni di denaro che ricercano per poter sboscare i ter- 
reni loro dati, avvisando anche se quanto si deliberò con du- 
cale 9 febbr. 1672 abbia avuto la sua esecuzione. — (e. 70). 

1676. — giugno 27. — Il Cap. no di Raspo assegni a Pietro 
Achieli Cretense la casa già abitata dal Salichiari (sic) canc. rc 
del suo predecessore. — (e. g5 t). — V. anche a e. i38. 

1676. — luglio 18. — Si respinge l'istanza di Tommaso 
Sachielari (sic) per la restituzione di una delle due case, che 
teneva in Parenzo, assegnata a Pietro Achieli, essendosi con- 
siderato non esser conveniente, che un particolare abbia più 
d' una casa, quando si devono beneficare molti benemeriti 
Cretensi. — (e. io5). 

1676. — agosto 18. — Si sospende la sentenza del Regg. 10 
di Capodistria contro il comune di Monghebbo, e si delegano 
alPavog/ in Istria Michiel le differenze di esso e dei comuni 
di Valcherin e Monsalice. — (e. 122). — V. anche la lettera 
al Pod. à e Cap. no di Capodistria a e. 122 t. 

1676. — settembre 28. — Si rimette al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria copia di due parti prese nel Cons. della Città di 
Parenzo, 1' una circa la necessità di far escavare la fossa di 
quella Città, l'altra per la riscossione dai Caldani, abitanti a 
Pirano, di Lire 63i.i2, e gli si afpda interamente il disbrigo 
dell'affare. — (e. 139). — V. anche la lettera al Pod. à di Pa- 
renzo a e. i3g t. 

1676. — ottobre 3. — Essendo assai rilevante la somma 
che occorre per comperare gli istrumenti rurali ed i 24 paia 
di buoi necessari alle 12 famiglie Cretensi per coltivare i Campi 
Jpro assegnati, si stabilisce di mandar prima a Parenzo il Cap. no 



— 77 — 

di Raspo perchè ivi esamini lo stato delle d. c 12 famiglie, 
stabilisca per quali di esse si potesse evitare la spesa, ed os- 
servi se vi siano persone abili al lavoro, se conducano altre 
genti per la coltivazione dei terreni, e se abitino stabilmente 
in quella Città, come ne hanno l'obbligo. — Gli si racco- 
manda altresì di esaudire nel miglior modo possibile le istanze 
di Marco Zane e Mario Bozza. — (e. 148 t). — V. anche a e. 
i52, i65. 

1676. — ottobre 3. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
sospenda la sentenza di quel Regg. t0 i5 luglio contro la po- 
vera Com. la di Monghebbo, e le faccia restituire senza spesa 
immaginabile i suoi animali e tutte le altre cose che le fossero 
state tolte. — (e. i5o). — V. anche la lettera al Pod. a di Pa- 
renzo a e. i5o t. 

1676. — novembre 20. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
conceda alle monache di S. Biagio di quella Città di com- 
pensare un debito, che hanno col fondaco, con L. 1800 delle 
quali sono creditrici presso quella camera per bollette asse- 
gnate ad alcune monache della famiglia Cresù di Cipro. — 
(e. 174 t.). 

1676. — decembre 23. — 11 Pod. a di Rovigno faccia pa- 
gare al medico Sponza quanto gli spetta, e sospenda la parte 
di quel Cons. che lo licenza dalla carica. — (e. ig3). 

1676. — febbraio 1 1 (m. v.). — 11 Capitano di Raspo in- 
formi sui bisogni della Com. ta di Montona, sul numero dei 
suoi abitanti, e come si potrebbe garantire un prestito ad essa 
terra. — (e. 229). 

1676. — febbraio i3 (m. v.). — Si ordina al Pod. a di 
Parenzo di far sapere al Capitolo della Confraternita della 
Beata Vergine degli Angeli, che non si approva l'affittanza 
fatta da esso a Marc'Antonio Corsini delle terre nella contrada 
di Foscolin. — (e. 233). 

Registro 14). — (a. 1677). 

1677. — marzo 20. — Non ostante ciò che si è scritto ai 
23 dee. pass., si permette che abbia esecuzione la parte di 



-78- 

quel Cons. , nella quale vien licenziato il medico Sponza dopo 
terminata la sua condotta. — (e. i5). 

1677. — marzo 27. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistria 
conceda a Rizzardo Vida di pagare un debito che ha verso il 
Monte di Pietà coi denari dei quali è creditore per suoi salarij. 
— (e. 24 t). 

1677. — marzo 21. — Si avverte il Pod. a e Cap. no di 
Capodistria che, per sollevare gli abitanti di quella Prov. a dal 
grave incomodo « che rissentono dal dover per ogni espedi- 

• tione absente, che segue in quei regg. tl di I. a istanza, con- 
t dursi in quella città per esser rimessi in pristino col paga- 
t mento delle spese » , fu risolto t di stabilire che restino abi- 

• litati a soddisfare le spese nella Canc. na , ove nascerà la sen- 
t tenza absente, e questo per due volte in un'istessa causa, e 

• quando questa sia civile e non altrimenti ». — (e. 26). 

1677. — aprile io. — Aggregazione di Gio. Malanfa al 
Cons. di Parenzo. — (e. 37 t.) 

1677. — maggio 22. — Si conferma il decreto 6 maggio 
1676 col quale fu concesso ai pescatori di Pola di prendere 
annualmente dai pubblici magazzini 100 moggia di sale per 
servirsene • nel salare le sardelle », e si ordina al Pod. a e 
Cap. no di Capodistria di far eseguire gli ordini del Mag. t0 al 
sai con la pronta consegna dei sali ai d. 1 pescatori di tempo 
in tempo, conforme a quanto è stato stabilito. — (e. 70). 

1677. — giugno 12. — Causa le tempeste cadute e le 
angustie nelle quali si trovano i cittadini di Pirano, il Senato 
prolunga loro per un mese il pagamento di quanto devono 
al fondaco. — (e. 91). 

1677. — giugno 16. — Essendo necessario porre un ter- 
mine ai disordini nelle ordinanze si manda al Pod. a e Cap. no 
di Capodistria copia della deliberazione 4 genn. 1675, perchè 
faccia eseguire quanto in essa viene espresso, e specialmente 
€ nel punto importante di trasmettere li requisiti et esarni 
t de Cap. nl et sergenti ». Gli si spedisce pure copia dei decr. 
23 marzo e 23 giugno i5g3 circa l'obbligo, che hanno i 
Cap. m i Sergenti ed i tamburi di abitare nelle case destinate 
loro dai Comuni, e dei decr. 27 marzo e 9 aprile i5g3 rela- 
tivi ai sergenti e tamburi. — (e. g3 t.) 



- 79 — 

IÓ77- — luglio 17. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
nella sua visita per la Prov. a obblighi i possessori di chiese 
e di beneficij di venir a Venezia a riceverne il possesso tem- 
porale. Mandi il Catastico dei beni delle scuole e luoghi pii. 
— (e. u3). 

1677. — luglio 28. — Il Cap. no di Raspo faccia investire 
Giacomo Zorzi, Candiotto, di una casa in Parenzo rimasta 
vuota per la partenza di Giorgio Calicea (o Caliva). — 
(e. 121). 

1677. — agosto 4. — Si ordina al Pod. a e Cap. no di 
Capodistria che non venda i pegni posti e rimessi in quel 
Monte nel termine di mesi 14, né permetta intorno ad essi 
alcuna novità, e che intimi ai particolari, che hanno abban- 
donato pegni o non li hanno rimessi per il tempo stabilito, 
di rimetterli entro il termine di un mese, passato il quale 
dovrà esso Pod. à comandarne la vendita, obbligando il cas- 
siere al pronto risarcimento del danno, che fosse per rice- 
vere il Monte, nel caso che alcuno dei pegni non supplisse 
al valore del denaro esborsato. — (e. j 27 t.) 

1677. — agosto 14. — Prima di deliberare sulla parte 
22 luglio pass, presa dal Cons. di Parenzo circa il nuovo 
salario da darsi a quel medico fisico, si desidera che quel 
Pod. a informi qual salario esso abbia avuto fino ad ora, 
quanto potrà ricavare dai quattro soldi concessigli in detta 
parte sopra le sentenze civili e criminali, qual utile renderà 
il soldo per lira da dividersi tra lui ed i tassatori, e quanto 
importeranno rispettivamente i soldi quattro e due sopra 
ciascun barile di vino che sarà venduto. — (e. i36). — Vedi 
anche a e. 149. 

1677. — settembre 18. — Il senato, informato delle mo- 
lestie che il parroco Carboncin arreca ai nuovi abitanti di 
Perroi per la cura delle loro anime, la quale spetta all'offi- 
ciatore della Chiesa di S. Nicolò dei Greci a Pola, giusta il 
decreto 5 ottobre i658, si ordina al Cap. no di Raspo di far 
adempiere in tutto e per tutto il detto decreto. — (e. 167 t.) 
V. anche a e. 169 t. 

1677. — decembre 1. — Si approva l'aggregazione di 
Vincenzo Scura al Cons. di Parenzo. — (e. 196 t.) 



— 8o — 

1677. — decembre 21. — Si approva la parte del Cons. 
di Parenzo con la quale e restano obligati li Zuppani delli 
t torchi di quel territorio a libbre due d'ogli per cento» per 
concorrere al restauro di quella cattedrale. Si è certi che 
anche il Vescovo agevolerà il lavoro col proprio denaro. — 
(e. 206). 

1677. — gennaio 22 (m. v.) — Si stabilisce che il pesce 
salato, che vien condotto da Albona a Venezia, abbia le esen- 
zioni solite in conformità di quanto è stato finora praticato, 
e si incarica il Mag. l ° alle Rason Vecchie per la buona ese- 
cuzione del presente decreto. — (e. 224 t.) 

1677. — febbraio 5 (m. v.) — Si rimette all'avog/ Diedo 
in Istria la supplica di Nicolò Segala e Giuseppe Statore, i 
quali chiedono la conferma dell'investitura di pochi terreni 
di ragione della sacristia di S. Eufemia, concessi loro dal 
Cons.° di Rovigno. — (e. 228). 

Registro 144. — (a. i6y8). 

1678. — aprile 21. — 11 Cap. no di Raspo conceda a 
Cristina Cattani l'investitura di una casa in Parenzo. — 
(e. 3i). 

1678. — aprile 27. — Il Cap. no di Raspo spedisca al 
Senato copia della sentenza del Pod. a di Valle, che priva 
Stanislao Predon e Stefano Percovich di alcuni beni loro as- 
segnati. — (e. 39 t.) 

1678. — luglio 1. — Aggregazione di D. Giovanni Cope 
al Cons. della città di Albona. — (e. 81 t.) 

1678. — luglio 16. — Si approva la parte 26 giù. pass, 
presa nel Cons.° della Com. ta di Rovigno, con la quale vien 
stabilito, che il convento dei Minori Osservanti dello scoglio 
di S. Andrea abbia l'obbligo dell'esercizio della Cappella di 
quel Regg. to con l'assegnazione di quarantotto ducati all'anno. 
— (e. 90 t.) 

1678. — luglio 9. — Vien approvato quanto Pavogador 
Diedo in Istria ha stabilito in apposita terminazione per il 
buon servizio della Com. la di Capodistria, fondaci, ed altro 
concernente materia di cause civili e criminali, unitamente 



r 



— 8i — 

ad un capitolo di altra sua terminazione intorno all'elezione 
di un archivista, con obbligo di tener in custodia le scritture 
della Canc. ria di Pirano. — (e. 86). (Nella filza sono inserti i 
Capitoli). 

1678. — agosto 6. — Permesso alla Com. la di Cittanova 
di provvedersi un medico. — (e. 100 t.) 

1678. — settembre 3. — Approvasi l'elezione del D 
Paolo Corressi a medico di Cittanova — ^c. 123 t.) V. anche 
a e. 123 t. la lettera al Pod. à e Cap. no di Capod. a 

1678. — settembre 17. — Si ordina al Cap. no di Raspo, 
che restituisca a Stanislao Preden e Stefano Percovich i beni 
di cui erano investiti i loro antenati fin dal 1609, e tolti loro 
con sentenza del Regg. t0 di Valle, al quale si dà notizia del 
deliberato. — (e. 129). 

1678. — settembre 24. — Si ordina al Pod. à e Cap. no 
di Capodistria di emanare proclami, affinchè abbiano effetto 
i decreti stabiliti per la proibizione di lavorar canevi. — (e. 139). 

1678. — gennaio 14 (m. v.) — Il Pod. a e Cap. no di Ca- 
podistria pubblichi un proclama di concorso per la carica di 
Provv/ 1 a quei confini. Circa i terreni incolti ha ben fatto 
esso a rilevare la quantità dei campi, e farne fare il disegno 
dal perito Gio. Batta Spinelli. Gli si dà facoltà di ricevere 
tutte le esibizioni, che gli venissero fatte, tanto in denari per 
la loro comprita, come di prenderle a conto in feudo, notifi- 
cando il tutto al Senato affinchè possa deliberare. È stato 
accetto il proclama da lui fatto circa le fraterne e le scuole 
di quella Prov. a ; e quanto alle scuole di Parenzo, dove spesso 
si alienano i beni di alcune per una tenue somma, si accon- 
sente che sia posto nella cassa del fondaco il denaro, che si 
ricaverà da tali vendite, ma con l'obbligo di contribuire alle 
scuole un censo conveniente. — (e. i85). 

1678. — gennaio 28. (m. v.) — Avendo il Pod. a e Cap. no 
di Capodistria scoperto il difetto delle porte e mura di Pa- 
renzo, per cui si poteva entrare furtivamente in Città, gli si 
ordina di farle restaurare e di aumentarvi le guardie per una 
maggior vigilanza. Gli si raccomanda di andar ad esaminare 
i siti gelosi di Fasana e Veruda e di informarne il Senato. — 
(e. 191 t.) 

6 



— 8a — 
%egistro 145 — (a. 1679.) 

1679. — marzo 24. — Si concede alla Com. la di Ro- 
vigno di avere per medico il dottor Dom. 00 Sponza. — 
(e. 14 t.) 

1679. — aprile i5. — Non ostante la scrittura del Pod. a 
di Albona e le informazioni del Pod. à e Cap. no di Capodistria 
contro D. Gio. Coppe, si conferma la parte 1 luglio 1678 
colla quale esso vien aggregato al Cons.° di Albona. — 
(e. 21). 

1679. — aprile 29. — Si approva la parte presa dal 
Cons. di Parenzo per l'aggregazione allo stesso di Vincenzo 
e Giacomo Barbati. — (e. 36). V. anche a e. 48 l'aggregaz. nc 
di Luca Losin. 

1679. — maggio 4. — Il Cap. no di Raspo dovrà ricevere 
coi dovuti modi il Vescovo di Trieste nelle visite che farà 
ai luoghi soggetti alla sua giurisdizione. — (e. 39). 

1679. — maggio 6. — Per sollievo dei sudditi e banditi 
dalla Prov. a dell'Istria, e per togliere i disturbi e le molestie 
che essi arrecano, si risolve, secondo quanto si è fatto nel- 
l'anno 1667, di ordinare al Pod. à e Cap. no di Capod. a di 
rimetterli tutti in grazia pubblica, obbligandoli al servizio 
personale in Dalmazia, nell'armata, sopra brigantini, o come 
gli sembrerà meglio. — (e. 40 t.) 

1679. — maggio 17. — Si concede l'investitura di una 
casa in Parenzo ad Andrea Chioza ed Elisabetta Gavalà. — 
(e. 4 5 t.) 

1679. — maggio 27. — Prima che si deliberi sullo sti- 
pendio da darsi a Nicolò Chiesari, eletto custode ed archi- 
vista di tutti i volumi criminali e civili della Canc. na di Pa- 
renzo e di ogn' altra cosa ad essa spettante, si desidera che 
quel Pod. a informi sugli utili che si ricavano. — (e. 49 t.) 

1679. — giugno 24. — Ordine al Regg. t0 alPArsenal di 
mandare t un legno » al Pod. a d'Umago per erigerlo in quella 
piazza in cambio del vecchio infracidito. — (e. 72 t.) 

1679. — luglio 8. — Si ordina al Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria coli' esempio di quanto si è deliberato in altri tempi 
di dar gli ordini proprj, affinchè i liberati dal bando non siano 



— 83 — 

sottoposti ad alcun aggravio d'aggiunto, o d'altra spesa per 
t la depenation di Raspai. — (e. 85). 

1679. — luglio 27. — Il Cap. no di Raspo formi un cata- 
stico di tutti i boschi dell'Istria, con nota distinta della con- 
dizione dei terreni e dei siti per facilitare le condotte. — (e. 
92 t.). — Vedi anche a e. 142 t. e 171 t. 

1679. — ottobre 7. — Acquistando molti sudditi Imperiali 
terreni ai confini degli stati della Signoria, ed essendosi con 
varie leggi di tempo in tempo dati ordini opportuni in propo- 
sito, ed ultimamente fatto un'altro decreto, si sommette al 
Prow. r sopra la Sanità in Istria di farlo osservare. — (e. i37 t.). 

1679. — ottobre 7. — È stato opportuno il proclama del 
Pod. a e Cap. no di Capodistria per la proroga della liberazione 
ai banditi. Intesosi con dispiacere l'accaduto in villa di Po- 
pecchio circa la discesa degli Imperiali per rubarvi frutta, si è 
scritto al Co. Petaz, afpnchè reprima tali disordini. — (e. i3g). 

1679. — ottobre 14. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
dia le disposizioni opportune perchè non vengano trasgrediti i 
decreti che in varii tempi sono stati fatti perchè quei sudditi 
non alienino beni stabili ai forestieri. — (e. 141 t.). 

1679. — gennaio 5 (m. v.). — Il Pod. à e Capitano di 
Capodistria procuri avvantaggiar l'offerta fatta alle scuole del 
SS. Sacramento e Crocefisso di Fasana, distretto di Pola, per 
la vendita di alcuni loro beni posti nel luogo chiamato San 
Lorenzo. — (e. 186). 

1Ò79- ~ gennaio 5 (m. v.). — Il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria dia informazioni sulla notizia ricevutasi, che è stata 
fatta una nuova strada per andar dalla Prov. a di Cragno nel 
contado di Pisino, abbandonando quella del Carso Veneto di 
Pinguente con pregiudizio pubblico nella riscossione delle ga- 
belle. — (e. 193 t.). — V. anche a e. 207. 

1679. — febbraio 17 (m. v. — Essendosi trovato in una 
fornace a Pirano una certa quantità d' olio, e conosciutisi i 
contraffattori d'esso, Ottaviano Castro e Vincenzo Barcazza, 
si comanda al Pod. a e Cap. no di Capodistria di formar contro 
di loro un severo processo. — Si approva l'investitura di ter- 
reni incolti a Cittanova assegnati a Giacomo Spinelli, Nicolò 



-84- 

Radocchio e Leonardo Briante. — (e. 219). — V. anche la 
lettera al Pod. à di Pirano a e. 220. 

Registro 146. — (a. 1680). 

1680. — marzo 2. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria in- 
formi sulla terminazione del suo predecessore per migliorare 
le rendite di Cittanova. e sulla necessità che colà risieda un 
Vescovo. — (e. 3). — V. a e. 3 t la lettera al Pod. à di Cit- 
tanova. 

1680. — marzo 2. — Si è inteso con piacere esser riuscito 
vano agli austriaci il tentativo, a danno delle gabelle, di fare 
una nuova strada per passare nel Contado in Pisino. — (e. 4). 

1680. — maggio 16. — Si approva 1' aggregazione di 
Paolo Corassi fu Michele al Cons.° di Parenzo. — (e. 38). 

1680. — agosto 3i. — Viste le due determinazioni del 
Prow/ sopra la Sanità in Istria, fatte collo scopo di rimuo- 
vere i disordini nel fondaco di Dignano, e di amministrare le 
scuole laicali di d. 8 terra, si approvano ambedue, dichiarando 
però che nel capitolo, e col quale vengono minorati a soldi 
t due li quattro soldi per lira assegnati di pena al rappresen- 
t tante contro li debitori del fontico renitenti», debba rimaner 
ferma la somma limitata per legge dei quattro soldi. — (e. 
83 t.). — Se ne dà notizia al Pod> e Cap. no di Capodistria. 

1680. — settembre 21. — Si conferma la parte 21 sett. c 
1679 del Cons.° di Dignano per l'elezione di un maestro, che 
istruisca i giovani abitanti di quella terra. — (e. 95). 

1680. — novembre 3o. — Causa la deficienza di sacerdoti 
nella Chiesa della Beata Vergine dei Servi in Capodistria, si 
commette al Mag. to sopra Monasteri di ordinare ai superiori 
di quell'ordine di mandar subito in esso Monastero il numero 
di sacerdoti che il bisogno richiede. — (e. 126 t.). 

1680. — gennaio 11 (m. v.). — Comunicazione al Pod. a 
e Cap. no di Capodistria, che, dietro ordine del Mag. to sopra 
Monasteri, il Superiore dei serviti ha destinato per la Chiesa 
della B. Vergine dei Servi i padri fra Agostino Cericli, fra 
Giacomo Moniago, e fra Matteo Scalzo. — (e. 145 t.). 

1680. — gennaio 25 (m. v.). — La prudenza e l'energia 



- 85 — 

del Prov. r sopra la Sanità in Istria per sedare i tumulti suc- 
cessi ai confini di Albona, causati dagli Imperiali, incontrano 
pienamente il favore del Senato. — (e. i5o). 

1680. — febbraio 12 (m. v.). — Mentre si approva la 
resistenza fatta nelle vicinanze di Montreo e Monpaderno dalle 
guardie della Rep. ca ai quattro Imperiali, che, sparando coi 
loro fucili, pretendevano aprirsi il passo nei nostri confini, si 
è udita con dispiacere la morte di due di loro. — Si desidera 
ora che il Provv/ sopra la Sanità in Istria procuri di cono- 
scere dai due tratti in arresto i motivi per i quali volevano 
entrare nei possedimenti della Republica. — (e. i5g t.). 

1680. — febbraio 18. — Si rimettono al Pod. à e Cap. no 
di Capodistria le istanze della Com. là di Cittanova intorno alla 
residenza del Vescovo, ed al restauro di quella chiesa. — 
(e. 160). 

Registro 147. — (a. 1681). 

1681. — marzo 8. — Si approva la fabbricazione di un 
nuovo molo a Rovigno, ordinando al Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria di tener sempre presso di sé i denari stabiliti per il 
lavoro. — (e. 4). 

168 1. — marzo 8. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria che fu commesso al Provv/ sopra la Sanità di solle- 
vare dal loro stato miserando gli abitanti di Cittanova. Gli si 
ordina poi di portarsi sul luogo dell'incanto, onde migliorare 
le esibizioni avute per le pesche di detta terra, ed, in caso non 
vi riuscisse, di accettare quella delle due offerte fattegli da 
Pietro Ombrella, che gli sembrerà più vantaggiosa. — (e. 5). 

168 1. — marzo i5. — Furono assai gradite al Senato le 
notizie del Prow. r S. a la Sanità in Istria circa la estinzione 
del contagio in Stiria, Austria, Carinzia e Cragno. Continui 
esso Prow. r ad eccitare al pagamento delle offerte volontarie, 
per la passata guerra, le Com. tà di Montona, Capodistria ed 
altre, che ne sono renitenti. — (e. n). 

1681. — marzo 20. — Che il Prov. r sopra la Sanità in 
Istria ed il Pod. à e Cap. no di Capodistria diano minute infor- 



— 86 — 

inazioni prima che si permettano agli abitanti di quella Prov. a 
le tratte di sali per mare. — (e. i5). 

1681. — marzo 22. — Aggregazione di Gio. Francovich 
al Cons.° della Com. tà di Albona. (e. 16 t.). 

1681. — marzo 29. — Si spera che sia erronea la voce 
corsa di un caso dubbio di contaggio successo a Clanfurt, e 
comunicata al Senato con lettere del Prow. r sopra la Sanità 
in Istria. - (e. 22). 

168 1. — aprile io. — Approvasi l'aggregazione di Giacomo 
Battiala al Cons.° di Albona. — (e. 29). 

1681. — aprile io. — Il Cap. no di Raspo sospenda qua- 
lunque deliberazione sui disordini da esso riscontrati nella 
visita fatta a Pirano, e particolarmente t sulla terminatione 
t del precessor Cornaro col giro di varie partite per spese 
t estraordinarie fatte dai sindaci della Com. là i, finché, avutesi 
esatte notizie non si possa deliberare opportunamente. 

Si approva la sostituzione di Verzo Verzi nella carica di 
fiscale in luogo di suo fratello defunto. — (e. 29 t). 

V. pure a e. 32 la lettera al Prov. r S. a la Sanità Gradenigo. 

1681. — aprile 12. — Che il Pod. à e Cap. no di Capod. a 
taccia somministrare ai rappresentanti di Cittanova il denaro 
necessario per difendersi nella lite contro i nobili Pizzamano 
e Zorzi. — (e. 33 t.). 

(V. anche la lettera al Pod. à di Cittanova a e. 32 t.). 

1681. — aprile 12. — Intorno alla vertenza fra il Cap. no 
di Raspo ed il Pod. a di Pirano t per occasion del saldo del 
t maneggio! a cui il detto Cap. no ha obbligato il tfonticaroi 
Vincenzo Castro, il Senato si riserva di comunicargli quanto 
prima le pubbliche risoluzioni. Gli si chiedono intanto infor- 
mazioni intorno alle lagnanze di quel popolo, estese in sei 
capitoli, per poter deliberare con fondamento. — (e. 33 t). — 
V. a e. 5i la lett. a al Pod. à e Cap. no di Capod. a . 

Copia dei capitoli. 

t Ill.mo et Ecc.™ Sigx Cap.no di Raspo G. D. 

• Il popolo fidelissimo di Pirano, che per diffendersi dalle 
« oppressioni di chi malamente dirige le sostanze di questa 



-87- 

Com. ta altro nume tutellare non conosce, che la persona 
dell'Ecc. mo Sig. r Cap. no instituito piamente dalPEcc. mo Senato 
Universal Direttore e Giudice delegato della med. ma al com- 
parir dell' Ecc. 8 * V. in questa Terra, parve che respirasse 
alquanto per poter sciogliere una volta la lingua, che per 
molto tempo adietro sforzatamente mutola convenne starsi, 
alle sue giustisssime querelle, accioche portate queste sotto 
i riflessi prudentissimi dell'E. V. possa devenire alle proprie 
deliberationi a sollievo del popolo stesso et a confusione di 
chi col pretesto di Conservatori della Patria disordinatamente 
amministrano le più pretiose sostanze di questa afflitta po- 
vertà. 

e GV aggravij dunque che rissente il popolo med. mo , a cui 
per non esserle stato permesso dalla sorte il poter salire le 
scale di questo spetabil Cons.° conviene digerire pregiuditij 
intolerabili, et per non haver chi in quello intraprenda la 
sua giustissima causa, star alla discrettione di chi per con- 
servare li privileggi della Com. la procurano anichilare quelli 
del popolo. Sono li seguenti. 

• I.°. L'anno 1668 fu stabilito con sua Ser. tà il solito 
partito de sali, ma quantunque sia corsa qualche serie di 
tempo non fu mai possibile a questa povera università non 
solo di conseguirle l' intiero suo saldo, ma nemeno riveder 
il conto del suo giusto havere, non sapendo che di questi 
civanzi se ne sia approfittato a si grave danno della me- 
desima. 

e II.°. Ma Dio volesse, che le calamità sue qui si fermassero, 
ma la stessa dura conditione continua 1' afjlttione à questi 
miserabili sudditi, perche ne meno del partito presente pos- 
sono conseguire la giusta portione di quello spetta a cadauno, 
venendogli in avantaggio negata la revisione de conti, in cui 
almeno potrebbero consolarsi con la speranza della futura 
consecutione delle proprie fatiche e sudori. 

t 3.° Soleva per consuetudine inveterata la comunità ogni 
volta, che li poveri particolari portavano ne magazeni pu- 
blici il settimo dovuto alla med. ma contribuire a quelli, soldi 
vintiquatro per mozo; da 3o anni in circa non ha mai con- 
seguito chi si sia pur un soldo di tal raggione, ne sapendo 



- 88 - 

e in mano di chi si siano convertite le sostanze di questa 
t povera gente acquistate a prezo de sudori e stenti, nel fasti- 

• diosissimo lavoro de sali. 

t 4. Indebita poi si rende, anzi ingiustissima la preten- 

• sione del raggionato de' sali, a cui sempre fu costume con- 
t tribuire soldi uno per mozzo, et hora da molti anni in qua 
e con abuso intolerabile si fa lecito essiger dalla misera po- 

• verta il doppio, cioè soldi due, accioche in questo modo la 

• minor parte sia di chi con tanta fattica distillano le proprie 
e vite in sudori a raggi cocenti del sol estivo. 

• 5.° La com. tà poi, che come benigna madre una volta 
t soleva aprire le viscere della sua pietà verso questi poveri 

• suoi figlioli; mentre immediatamente capitato ch'era il de- 

• naro inviato dal Mag. t0 Ecc. mo del sale dispensava parte 

• dello stesso a' creditori, et col rimanente poi rimborsava 

• l'importar de' suoi settimi; hora degenerando dal solito 
« materno affetto nega alli stessi un cosi giusto suffragio. 

« 6. Ma non fia meraviglia se in questo governo tanti 
« abusi risultano, mentre il Collegio destinato de XX a que- 
« 8t' importanti affari dal Mag. to Ecc. mo del Sale è composto 

• tutto di persone congionte in affinità di sangue; mentre 
« nello stesso si numerano per l'ordinario sei, sette, e fin 
< otto di una famiglia med. ma , onde tutti unanimi aspirano 

• alla oppressione della povera plebe con l'augumento delle 
« proprie sostanze. 

« In questo mare però tempestoso di tante sciagure altra 
« tramontana non sa vedere questo popolo affitto eh' il pa- 
« trocinio autorevole dell' E. V., a cui con le lacrime a gl'occhi 

• in terra prostrato ricorre ad implorar il suffragio che s'as- 
c Sicurano conseguire mediante la di lei auttorevole assistenza, 

• accompagnando questi suoi giusti gravami nelFEcc. mo Se- 
« nato per restar una volta dalla pietà publica finalmente 
« consolati, e depressi chi con prepotenza procurano involare 
« le sostanze di questo divoto e fedel popolo, che sempre è 
« stato e sarà pronto di conservar per il serviggio del suo 
« adorato Prencipe il sangue, e la vita stessa. Gratie. 

« 1681. — 3 Aprile. — Presentata da molti del popolo 
« tfi Pirano in mano dell' Ecc. mo sig. r Cap. nio G. D. instando •, 



-8g- 

i68i. — aprile 12. — Si trasmette al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria la lettera del Pod. à d'Umago con una supplica 
di quegli abitanti per esser sollevati dalle • caratade • . — 
(e. 34). — (Nella filza vi sono la lettera e la supplica). V. pure 
a e. 34 la lettera al Pod. à d'Umago. 

1681. — aprile 17. — Restaurata dagli abitanti di Pa- 
renzo la chiesa già distrutta, posta fuori di quelle mura e 
dedicata a S. Antonio di Padova, vi è stata eretta con per- 
messo del vescovo anche una confraternita. Supplicando ora 
quei popoli la licenza di poter nella festività di S. Antonio 
fare un mercato franco per accrescer il concorso e la devo- 
zione al d.° Santo, si consente loro quanto desiderano. — 
(e. 35 t.) 

1681. — aprile 19. — Si conferma la deliberazione del 
Pod. à e Cap. no di Capodistria di affittare a Pietro Ombrella i 
paludi e pesche di Cittanova per ottomila lire, e gli si rac- 
comanda di far progredire con sollecitudine i lavori del nuovo 
molo in Rovigno. — (e. 37 t.) V. anche a e. 64. 

1681. — aprile 19. — Il Provv. r sopra la Sanità in Istria 
Gradenigo riferisca sulla terminazione del fu Pod. a e Cap. no 
di Capodistria Pisani, colla quale vien eletto il D. r Elio Bel- 
gromoni Avv.° di Corte nelle cause civili e criminali. Gli si 
rimette inoltre una scrittura esibita dalla Com. la di Capodi- 
stria sul debito per offerte volontarie. — (e. 37 t.) V. a e. 
3g t. la lett. a al Pod. à e Cap. no di Capod. a 

1681. — aprile 3o. — È stata propria la diligenza del 
Cap. no di Raspo di mandare al Mag. to alPArsenal le poche 
armi ricuperate dall' incendio avvenuto in Pinguente nel luogo 
delle pubbliche munizioni. Ed essendo successo il d.° incendio 
per l'imprudenza di quel munizionere Bigato, dovrà esso 
Cap. no stabilire una positiva terminazione, che proibisca ope- 
razioni con polvere nei luoghi dove si conservano le pubbliche 
munizioni. — (e. 42). 

168 1. — aprile 3o. — Essendo il Castello di S. Leone in 
istato d'imminente rovina, si commette al Pod. a e Cap. no di 
Capodistria di indicare la spesa necessaria sia per restaurarlo, 
che per demolirlo. — (e. 46) 



— go- 
lósi. — maggio 3. — Vien confermata l'aggregazione dei 
fratelli Paolo e Matteo Alberti al Cons.° di Parenzo. — (e. 471) 

1681. — maggio io. — Si loda la diligenza del Pod. a e 
Cap. no di Capod. a nel far progredire la costruzione del molo 
di Rovigno, e si approva il licenziamento di Matteo Ferro, 
scontro di quella camera, perchè inesperto — (e. 5i t.) 

1681. — maggio. — Consentendosi il rimpatrio al Provv/ 
sopra la Sanità Gradenigo, perchè è cessato da più mesi qua- 
lunque sospetto di mal contagioso ai confini, il Mag. to alla 
Sanità darà le opportune istruzioni al Pod. a e Cap. no di Ca- 
podistria, afpne sappia regolarsi in caso di bisogno. — Per la 
morte dell'Economo della cattedrale di Cittanova, si ordina 
al d.° Pod. à e Cap. no di ricuperare e mettere in sicuro il de- 
naro riscosso di ragione di quella mensa Episcopale, finché 
resta vacante quel posto. — (e. 58 t.) 

1681. — maggio 23. — Che il Provv/ sopra la Sanità in 
Istria, prima di ritornare in patria, mandi le informazioni ri- 
chiestegli sulle divergenze tra il Cap. no di Raspo e il Pod. a di 
Pirano, — (e. 57) 

1681. — maggio 3i. — 11 Pod. ta e Cap. no di Capodistria 
continui nell'attività del già Provv/ sopra la Sanità Gradenigo 
per procurare la riscossione delle decime del Clero e delle 
offerte volontarie, e faccia eseguire la terminazione di lui sopra 
le rendite di Cittanova. — (e. 62) 

1681. — maggio 3i. — Si gradisce la diligenza del Pod. a 
e Cap. no di Capodistria affine di por in sicuro il denaro spet- 
tante alla Mensa Episcopale di Cittanova, e si approva l'attesa 
di un perito dal Friuli per conoscere con precisione la spesa 
a cui obbligheranno o la demolizione od il restauro del Castel 
S. Leone. Si eleggeranno quanto prima i due Provv." ai Con- 
fini, che dovranno riordinare le scritture e processi concernenti 
una tanto gelosa materia : Si approva l' esborso di sessanta 
ducati agli agenti di Cittanova per spedire al Mag, to sopra 
denari la lite pendente fra quella Com. la ed i nob. Pizzamano 
e Zorzi. Comunichi esso quanto denaro occorre per proseguire 
i lavori del molo di Rovigno. — (e. 63) 

1681. — giugno 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 



— 9 i — 

sospenda la terminazione del Provv/ sopra la Sanità, ed ap- 
provata dal Senato, circa il fondaco di Dignano. — (e. 69) 

1681. — giugno 7. — Approvasi l'elezion di Vincenzo Da- 
vanzo nella carica d'armiraglio. — (e. 70). 

1681. — giugno 12. — Il Pod à . e Cap. no di Capodistria 
avvisi se dal Cons.° di Rovigno sia stata approvata, con aggravio 
del popolo, una nuova carica col titolo di t Vice Domino ». — 
(e. 71) 

1681. — giugno 21. — Merita encomio l'applicazione del 
Pod. a e Cap. no di Capodistria per il ricupero del denaro del 
Vescovado di Cittanova, e per migliorare le condizioni infelici 
della medesima Com. là . Gli si rilasciano gli ordini proprij circa 
il Foroldo, e si approva quanto esso ha fatto per assicurar 
da furti i magazzini di sali. — (e, 76 t.) 

1681. — giugno 28. - Ha fatto bene il Pod. à e Cap. no 
di Capodistria di portarsi ai confini appena ricevuta la notizia 
che in Lubiana sia risorto il mal contagioso. — (e. 80 t.) 

1681. — giugno 28. — Si stabilisce di pagare il salario 
del fu Provv/ sopra la Sanità Gradenigo col denaro riscosso 
dalle decime del Clero ed offerte volontarie. — (e. 81) 

1681. — luglio 3. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
informi sulla supplica di Albona per poter estrar sali per la 
via del mare. — (e. 83 t.) 

1681. — luglio 12. — Si avverte il Cap. no di Raspo che 
s' è nuovamente sviluppata la peste in Stiria, e lo si esorta a 
dispor le guardie nei posti più pericolosi, — Riceverà istru- 
zioni dal Mag. to alla Sanità. — (e. 90). — Simile al Pod. à e 
Cap. DO di Capodistria. — Vedi anche a e. 97 t. 99. 100 t. 101 t. 
104, 109. n3. 116. 120. 120. t. 126. i3g. 144. 159. t. 176. 
178. 191. 208. 

1681. — luglio 12. — Si determina che, pur confermandosi 
i decreti, che stabiliscono al Cap. no di Raspo la giurisdizione 
di visitare Pirano, debba esso Cap. no t una sol volta in tutto 

• il suo Reggimento passar alla visita di Pirano, nella quale 
t potrà in avenire impiegar giorni vinti," e non più col solito 
« assegnamento, che da Rev." e reg. n alla scrittura dovevano 

• essergli ne' suoi conti bonificati, o quante giornate meno lo 

• stesso Cap. no haverà spese nella sud. a funtione; In questa 



— 92 — 

t visita assumendo le materie tutte, che sono con più decreti 
t raccomandate alla sua carica, potrà pure riveder quelle casse 
t del monte, fontico e luoghi pij, che già sarano state rivedute 

• dal Rettor ordinario, et anco quelle che al suo arrivo nella 

• terra fosse spirato il termine stabilito dalla loro revisione, e 
t non l' havesse essequita quel Pod. à , a chi deve restar appog- 

• giato di far gì' ordinarii saldi delli maneggi ai tempi de- 
t cretati . 

t Nelle revisioni sud. te , che farà il Cap. no di Raspo delle 
e Casse già saldate dal Pod. a ritrovando intacchi da esso non 
t rillevati, e scuoprendone pure nell'altre come sopra, li re- 
c stano in questo caso assegnate le pene stabilite dalle leggi. 

• Et perche molteplici sono le stesse leggi, che stabiliscono 
t positivamente non doversi escorporare le pene, che dal de- 

• naro effettivo dei rissarcimenti siano tutte nuovamente con- 
t firmate, restando prohibito qualunque giro, che faccia Pef- 
t fetto di cavar dalle casse la minima parte di denaro a conto 
t di pene, se non à proportione delli effettivi rimborsi delle 
t summe intaccate, e li ministri, che girassero tali partite, 
t siano privi delle cariche, et inoltre castigati conforme alle 

• leggi ». — Del presente decreto si spedisce copia al Cap. no 
di Raspo. — (e. 91). 

1681. — luglio 19. — Invio al Pod. a e Cap. no di Capod. a 
di una lettera del Pod. a di Valle con istanza di quei popoli 
per essere liberati dalle difficoltà, che vengono loro fatte a Ro- 
vigno nella condotta di pane, biade ed altro. — (e. 97 t.) 

1681. — luglio 19. — Che il Pod> e Cap. no di Capod. a 
faccia custodire nel Monte di Pietà il denaro della mensa Epi- 
scopale di Cittanova. Lo si avvisa che si è sollecitato il Rev.° 
Stefano David a dar la resa dei conti. — (e. 99). 

1681. — luglio 26. — Sono stati assai proprii gli accordi 
del Pod. a e Cap. no di Capodistria col Cap. no di Raspo per im- 
pedire il trasporto doloso di sali fuori dello Stato. Si avverte 
inoltre il d.° Pod. a e Cap. no che verrà comunicato al Mag. to 
alla Sanità il suo progetto di istituire in una villa del confine 
una salina, dove i popoli di Pisino possano far provvista di 
sale. — (e. 102). 

j68i. — agosto 2. — Il Cap. no di Raspo investa Gio. Ma- 



- 9 3- 

ria Vezzoli, distintosi nella guerra di Candia, di una casa in 
Parenzo. — (e. 108). 

1681. — agosto 2. — Visto il ricorso presentato dal Co. 
Marco Caldana a nome della Com. tà di Pirano, si stabilisce : 
che sul i.° punto, riguardante il quinto capitolo della termi- 
nazione Corner, sia in avvenire puntualmente osservato il muni- 
cipale statuto, di non poter cioè essa Com. là disporre di de- 
naro, se non per parte presa in quel Cons. con due terzi dei 
voti ; che per il 2. punto si continui l'uso di ammettere nelle 
cariche di giudici e sindaci anche quelli, che non sanno leg- 
gere e scrivere, restringendo peraltro in numero di pochi tali 
elezioni; che sul 3.° punto, spettante alla dispensa dei grani, 
sia osservata la terminazione Diedo 16 maggio 1678; e che 
circa P ultimo punto t la terminatione Erizza 1669 8 aprile 
« inherente a quella dell'antecessor i665 11 agosto sia pun- 
• tualmente eseguita ; cosi che doppo seguite Pessecutioni con- 
c tro li beni dei debitori, non possino più quelli retrocedersi 
t con le mal introdotte habilità ai pagamenti, molto pernitiose 
t ai capitali dei fontici, monti e Com. ta • — (e. 108 t.). V. a 
e. 108 la lettera al cap. no di Raspo. 

1681. — agosto 2. — Facoltà al Cap. no di Raspo di ter- 
minare i processi contro i fratelli Antolonovich ed altri di An- 
tignana per furti e turbata giurisdizione. — (e. 109). 

1681. — agosto 2. — Circa il fatto accaduto nel villaggio 
di Sasi ai confini dell' Istria, saputosi da lettere 25 pass, del 
Cons. r Malipiero in Capodistria, si ordina a quel Pod. a e Cap. no 
di continuar il processo dal sud.° incominciato per punire la 
trascuratezza del Meriga e degli altri destinati alla guardia dei 
due arrestati dentro il confine. — (e. 109 t.). V. anche a e. 109 t. 
la lettera al Cons.r Malipiero. 

1681. — agosto i3. — Vien approvata l'elezione di Ni- 
colò Chiesari a coadiutor ordinario e custode degli archivi pub- 
blici di Parenzo. — (e. 116). 

168 1. — agosto i3. — Si rimette al Mag. to alla Sanità 
quanto scrive il Pod. a e Cap. no di Capod. a circa il permesso 
da darsi al figlio del Cap. no di Trieste, che è di passaggio per 
Roma, di far la contumacia in Venezia. — (e. 117). 

1681. — agosto 20. — Si avvisa il Pod. a e Cap. no di Ca- 



— 94 — 

podistria che fu stabilito di sollevare per anni venti le ville di 
Paugnan e Costabona dalle gravezze di podestaria e dei pre- 
ghi. — (e. 120 t.). 

1681. — agosto 20. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi- 
stria abolisca la carica di t Vice Domino » in Rovigno, ed an- 
nulli la parte relativa presa in quel Cons.°. Conceda esso agli 
abitanti di Albona la tratta per mare di quaranta moggia di 
sale. Si approva la mostra generale delle cerne da esso fatta 
in Albona e Dignano. — (e. 121). 

1681. — agosto 28. — Nelle violenze degli austriaci con- 
tro le guardie di Sanità si gradiscono le diligenze del Pod. a e 
Cap. no di Capodistria per assicurarsi delle persone risultate ree 
nel processo iniziato. Si approva il suo ordine, che le rendite 
di Dignano siano consegnate, secondo 1' uso antico, al Mag. to 
alle decime del Clero, e gli si conferma l'autorità di distribuire 
terreni in Cittanova a famiglie, che ivi andassero a stabilirsi. 
Si approva pure la sua terminazione colla quale non accorda 
per l'avvenire ad altri l'ingresso nel Cons.° di Capodistria. — 
(e. 126). 

168 1. — settembre 6. — Si manda al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria, per informazioni, copia della Scrittura del Cons.° 
di Cittanova. — (e. 134 t). 

1681. — settembre 6. — Si ascrive alla diligente accura- 
tezza del Pod. à e Cap. no di Capodistria l'esazione abbondante 
dei diritti del Golfo, specie nella passata fiera di Sinigaglia ; 
t circa la persona di Rocco Massari habituato nelle contraffa- 

• tioni, e che defrauda li dritti med. mi , impartisca buoni ordini 

• per sorprenderlo nelle trasgressioni ». Faccia eseguir la sen- 
tenza espressa nel bando contro il Civran. — (e. i35). 

1681. — settembre 25. — Che la lettera del Pod. à e Cap. no 
di Capodistria relativa ai boschi di quella Prov. ia , con la scrit- 
tura del Mag. to alle acque sia trasmessa al Regg. to delPArsenal, 
il quale dovrà dare gli ordini proprii per seminare i boschi più 
vicini al t Cazador », onde agevolare le condotte. — (e. i5o). 

1681. — ottobre 11. — Il Cap. no di Raspo informi sulla 
parte presa nel Cons.° di Pirano di confermare alle due fami- 
glie ebree Sacerdoti e Stella le prerogative espresse nella loro 
condotta 1484, e circa l'abolizione del Banco. — (e. 159). 



- 9 5- 

i68i. — ottobre 1 1 . — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
permetta che quei sudditi, offerendosi l'occasione, si risarci- 
scano dei danni subiti dal nuovo attentato del Co. Petazzo so- 
pra le terre di lui. Intanto continui il processo, e sequestri le 
rendite dei rei che hanno beni dentro i confini dell' Istria. — 
Per facilitare a quattordici famiglie di Rovigno il passaggio in 
Cittanova, procuri loro le abitazioni, restaurandole con denaro 
di quella Camera. — (e. 160). 

1681. — novembre 6. — Si ordina al Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria, che procuri di impedire le scorrerie dei Turchi nella 
Stiria infetta dal contagio, e che spedisca a Venezia, appena 
ultimato, copia del processo relativo al Co. Petazzo. Si desi- 
dera poi sapere perchè vengano quegli abitanti obbligati dal 
daziere di Muggia a pagare tre soldi per ogni animale che ca- 
pita a quella salina per prender sali, mentre tale imposizione 
sembra destinata per i sdIì austriaci. — (e. 174 t.). 

1681. — novembre 22. — Che il sud.° Pod. à e Cap. no 
istruisca processo contro il Cap. no di barc'armata Nicolò Cor- 
ponese, imputato d'aver obbligato a servire nel suo legno, con- 
tro la loro volontà, Marco d'Andrea Spada, Marco di Prenz 
Chiurco e Marino di Giacomo Chiurco da Parenzo, e li faccia 
ritornar subito alle loro case. — (e. 178). 

1681. — decembre io. — Il Cap. no di Raspo ordini a Paolo 
Bcnleva, Avvocato e tassatore delle scritture civili e criminali 
di scegliere l'uno o l'altro dei due impieghi. — (e. 187 t.). 

1681. — gennaio 3 (m. v.). — Il Pod. à di Parenzo si in- 
tenda col Pod. à e Cap. no di Capodistria per l'elezione di Nicolò 
Chiesari a ragionato della confraternita, scuole e luoghi pii di 
quella terra, — (e. 197). 

1681. — gennaio 3 (m. v.). — Permissione ai popoli di 
Rovigno di estrar sali per via di mare. — (e. 197). 

,681. — gennaio 3 (m. v.) — Che il Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria faccia eseguire quanto fu stabilito sull' impedimento 
frapposto dagli abitanti di Rovigno alla Com. la di Valle per la 
vendita del pane in quella terra. — (e. 197 t.) 

1681. — gennaio 3 (m. v.). — Si commette al Pod. e Cap. no 
di Capodistria di stabilire un fondo di cassa per assicurazioni 
del grano nel fondaco di Dignano, di eccitare i capi della Co- 



-96- 

munita di Rovigno a proseguire rescavazione del pristino sito, 
dove si riducevano in sicuro le barche di quegli abitanti, e di 
fare che siano osservate le terminazioni del fu Inq. r Bragadin 
intorno alle rendite d'Albona ed alla distri buzion delle cariche, 
non permettendo che sia speso denaro senza licenza del Cons.° 
di quella terra. — (e. 198). 

1681. — gennaio io (m. v.). — Il Cap. no di Raspo assegni 
a Regina del fu Demetrio De Zorzi, Cretense, che fu spogliata 
di una casa in Parenzo ricevuta in dote dal padre, un'altra 
casa. Circa gli altri graziati, che non hanno domicilio stabile 
in quel luogo, intimi loro di andare a soggiornare nelle case 
concesseli ; altrimenti riscuota gli affìtti e li versi in cassa pub- 
blica, — (e. 205). 

1681. — gennaio i5 (m.v.) — Ordine ad Pod. a e Cap.° 
di Cap. di far pagare da quella Camera il salario a Marco 
Trevisan, eletto cons. r di essa città, (e. 210) 

1681. — febbraio 4 (m. v.) — Aggregazione dei fratelli 
Canciano e Gasparo Albertini al Cons.° di Parenzo. — (e. 221). 

Registro 148 — (a. 1682) 

1682. — marzo 4. — Si ordina al Cap. no di Raspo di 
conservare in quel castello, per assistenza degli abitanti, un 
chirurgo, il quale dovrà esser pagato con denari delle con- 
danne. — (e. t). 

1082. — marzo 21. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
deliberi quello che gli sembrerà più conveniente circa la ele- 
zione di Nicolò Chiesari a ragionato delle scuole e luoghi pii 
di Parenzo. — (e. i3). 

1682. — marzo 21. — Dietro ordine del Mag. to alla Sanità 
dovrà il Cap. no di Raspo riaprire il commercio cogli austriaci. 
— (e. 14 t.). 

1682. — marzo 28. — Vien approvata la risoluzione del 
Pod. à e Cap. no di Capodistria di incaricare i dottori Olimpo 
Gavardo e Santo Grisoni a raccogliere in un solo libro a stampa 
i decreti e terminazioni stabiliti per la buona regola dei ma- 
neggi e delle rendite, e per il Governo delle Com. là , fondachi 
e luoghi pii della Prov. a . — Gli si commette di far restaurare 



— 97 — 

il Castel S. Leone, destinandolo per abitazione al capo dei bom- 
bardieri e monizioneri. — (e. 19). 

1682. — aprile 4. — Aggregazione dei fratelli Giovanni 
Pietro e Giacinto Tagliapietra al Cons.° di Albona. — (e. 24). 

1682. — aprile 4. - Il Pod. à e Cap. no di Capodistria faccia 
pubblicare per la Prov. a i proclami per l'impianto degli olivi. 
— (e. 24 t.) — V. anche a e. 27 la lettera al Cap. no di Raspo. 

1682. — aprile 18. — Si approva l'elezione a pubblico ar- 
maiuolo in Capodistria di Gio. Balbi, in sostituzione del Micelio 
inetto. — (e. 3i t.). 

1682. — aprile 18. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria, 
conoscendo inabili i precettori di Dignano, ordini a quel Cons.° 
Gen. lc di venire ad una nuova elezione. — (e. 32.). 

1682. — aprile 24. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria so- 
spenda la promulgazione dei proclami circa il piantar olivi, ed, 
in caso li avesse già pubblicati, ne impedisca l'effetto fino a 
nuovo ordine. — (e. 34) — Simile al Cap. no di Raspo. — (V. 
anche a. e. 40 t.). 

1682. — aprile 24. — Si avverte il Pod. à di Parenzo che 
fu incaricato il Provv/ Gen. e in Dalmazia a liberare Antonio 
Dragovanich ed altri di quella terra, sedotti a remare nelle 
pubbliche galeotte, ed a punire i seduttori. — (e. 34 t.) 

1682. — maggio 2. — Le notizie del Cap. no di Raspo 
circa l'accrescimento del numero della cerne nelle Ville del 
Carso gioveranno per le proprie deliberazioni. — (e. 40 t.) 

1682. — maggio 9. — 11 Cap. no di Raspo informi sulla 
parte presa dalla Com. tà di Montona di vendere alcune paludi 
inutili di sua ragione, per adoperare il ricavato nella costru- 
zione delle porte del fiume Quieto. — (e. 43). 

1682. — maggio 16. — Si è intesa con dispiacere dal 
Cap. no di Raspo la notizia di un nuovo caso di contagio in una 
villa poco lontana da Graz; riceverà esso dal Mag. t0 alla Sanità 
gli ordini proprij per regolarsi in simile frangente. Intanto si 
accordi su tal proposito col Pod. a e Cap. no di Capodistria. — 
(e. 48.) — V. anche a. e. 56 t. 59. 63. 70. t. 73. t. 77 t. 

1682. maggio 20. — Il Pod. là e Cap. no di Capodistria af- 
fitti il dazio gì' istrumenti e testamenti a Francesco Marchesini 

7 



_ 9 8~ 

per mille settecento lire; gli si danno istruzioni in materia di 
Sanità. — (e. 52). 

1682. — maggio 3o. — Che il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria faccia eseguire dal Cav. Gavardo e dal D. r Grisoni la 
stampa delle leggi e terminazioni stabilite per quella Prov. a in 
conformità delle ducali 28 marzo passato. Gli si accusa ricevuta 
del modello e disegno del Castel S. Leone, formati da Rizzardo 
Verzi e dal Cap. no delle ordinanze Paoluzzi, conoscerà in se- 
guito la pubblica volontà sulla salina, che richiedono quei 
sindaci, (e. 5g) — Per il Castel S. Leone v. anche a. e. 108. 

1682. — giugno 12. — In risposta a lettere 9 giugno del 
Pod à . e Cap. no di Capodistria • con una relatione distinta dei 
t proclami publicati e commercio interdetto con quelli dell'Istria 
t Imperiale, da che hanno mottivo quelli di Trieste di ricercar 
eia restitutione della prattica», gli si dà facoltà di regolarsi 
secondo crederà meglio. — (e. 66 t.) 

1682. — giugno 20. — 11 Cap. no di Raspo continui la pub- 
blicazione dei proclami per sospendere la piantagione degli 
olivi; informi se vi sono terreni vacui per aumentare la colti- 
vazione. — (e. 70). 

1682. — giugno 27. — 11 Cap. no di Raspo avverta il Pod. a 
di Montona, che si permette a quella Com. la la vendita di al- 
cuni beni e paludi inutili per impiegare il ricavato nell'esca— 
vazione del fiume Quieto, e nell'erezione delle porte onde 
renderlo navigabile. — (e. 73 t.). 

1682. — luglio 4. - - Si confida nella diligenza del Pod. a 
e Cap. no di Capodistria per far restituire dal Co. Benvenuto 
Petazzo gli animali tolti ai sudditi di Gobrovizza. Gli si comu- 
nica che, causa il mal contagioso, fu stabilito di mandar colà 
un Provv/ sopra la Sanità. — (e. 78 t). 

1682. — luglio 8. — Si invita il Provv r . sopra la Sanità 
in Istria a continuare nelle buone regole disposte dal Pod. a e 
Cap. no di Capodistria per evitare la diffusione del contagio; 
riceverà istruzioni dal Mag. to alla Sanità. Intanto si approva la 
spedizione di dodici «cappelletti in un posto geloso. — (e. 80 1.) 
— V. pure a e. 81 le lettere al Pod. à e Cap. no di Capod. a ed 
al Cap. no di Raspo. 

1682, — luglio 8. — Ha ben fatto il Cap. no di Raspo ad 



- 99 — 

ordinare il taglio di molto legname nel bosco d'Oliare per potei* 
costruire impedimenti al passaggio degli austriaci nei confini. 

— (e. 81 t.). 

1682. — luglio 11. — Si approva la visita del Provv/ sopra 
la Sanità in Capodistria nelle terre di Muggia, Zaule, Carisana 
ed in altri luoghi importanti, come pure gli ordini dati e l'aver 
lasciato il Cav. Gavardo alla direzione nei posti più gelosi. Si 
richiama la sua attenzione sul mal contagioso verificatosi ul- 
timamente in Gorizia. Circa l'apertura di una salina in Zaule 
riceverà istruzioni dal Mag. to alla Sanità. — (e. 86 t.) — V. anche 
a. e. 88 t., 89, 91, 98 t, 101, u5 t, 123, i3i t., 142 t., 148 t., 
i5i, 154, i63, 166 t.. 174 t., 184, 195, 200, 2i3. 

1682. — luglio 29. — Saviamente si è diretto il Pod. a e 
Cap. no di Capodistria persuadendo quella Com. tà a non mandar 
Ambasciatori a Venezia, perchè si cercherà egualmente di ac- 
contentarla in quanto richiede. — (e. g3 t.). 

1682. — agosto 26. — Sappia il Pod. e Cap. no di Capo- 
distria esser volontà del Senato che il prete Michiel Chioza 
continui a prestar la sua assistenza religiosa alle famiglie Cretensi 
abitanti a Parenzo. — (e. 1 15). 

1682. — settembre 19. — Avvisando il Pod. a e Cap. no di 
Capodistria che in quella giurisdizione si trovano cento ottanta 
beneficij ecclesiastici, i quali, secondo il catastico ultimamente 
formato, appariscono esser goduti senza il possesso temporale, 
che per legge deve esser ricevuto da ogni beneficiato, si de- 
sidera che esso informi di qual rendita siano i beneficji sudd. 1 , 
e quanto importerà il pagamento del possesso per ciascuno, 
riservandosi il Senato di impartir dopo gli ordini opportuni. 

— (e. i33). 

1682. — settembre 19. — Non avendo obbedito i graziati 
delle case di Parenzo al proclama pubblicato dal Cap. no di Raspo, 
col quale si intimava loro o il ritorno entro un mese alle proprie 
abitazioni, o la perdita del benefizio, si approva l'intimazione 
fatta da esso Cap. uo agli afpttuali di dette case, di dover cioè 
in seguito pagare l'afjìtto in cassa pubblica. Desiderando però 
il Senato che s' accresca sempre più la popolazione di Parenzo, 
si desidera che all'occasione renda noto esser sempre disposta 
la pubblica munificenza ad accordar le case, che prima gode- 



— toc — 

vano, a quei Cretensi, i quali tornassero a stabilirsi entro otto 
mesi nella d. a terra. — (134 t.l 

1682. — ottobre 2. — 11 Provv/ sopra la Sanità in Capo- 
distria informi sull'opportunità di escavare la fossa di Rovigno, 
e d'impedire che i legni vi lascino la saorna», e di stabilire 
qualche cisterna per conservarvi l'acqua dolce. — (e. 142 t.). 

1682. — decembre 23. — Si rimette al Provv/ sopra la 
Sanità in Capodistria l'affare della salina aperta nella contrada 
di Cignac. — e. 175). 

1682. — gennaio 2. — (m. v.) — Invio al Pod. à e Cap. no 
di Capodistria del Carambassa Matteo Negossevich, affinchè lo 
aiuti a ricuperare ciò che gli fu tolto quando venne arrestato. 
— (e. 180). 

1682. — gennaio 7. (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria informi sulP istanza delle Com. là di Valle, Dignano, Ro- 
vigno e Pola, nella quale, rappresentando il danno che risentono 
quegli abitanti dalle continue ruberie, supplicano perchè sia 
rimesso nel suo impiego il capo Stefano Dignas Albanese. Gli 
si accompagna poi copia di lettere del Pod. a di Parenzo sul- 
l'elezione di Giorgio Salamon nella carica di Vice domino ai 
testamenti, ed altri atti notarili, affinchè informi se tal carica 
si potesse abolire — (e. i83). — V. anche a e. i83 la lettera 
al Pod. à di Parenzo. 

1682. — gennaio 20. — Intesosi quanto scrive il Pod. à e 
Cap. no di Capodistria sulla supplica del popolo di Rovigno, 
che chiede la licenza di eleggere di anno in anno due sindaci 
Provv.", gli ordina di comunicare le ragioni per le quali fu 
concessa ad altre terre della Provv. a simile facoltà. — (e. 188). 

1682. — gennaio 20 (m, v.). — Si consente alla Com. ta 
di Muggia di stipendiare un precettore con duecento ducati 
all'anno. — (e. 188 t.) 

1682. — febbraio i3 (m. v.) — Che il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria faccia contare al D. r Dal Bello ducati duecento degli 
utili di quel Monte, somma già stabilita da pubblici decreti in 
dono a quei cittadini, che si portano allo studio di Padova, 
dove esso Dal Bello ha conseguito la laurea dottorale. — 
(e. 205). 



— 101 — 

Registro 149. — (a. 168)) 

i683. — marzo 20. — Non ostante le buone notizie di 
salute in Gorizia, Stiria, Contado di Cilla e Croazia, si desidera 
che il Provv. r sopra la Sanità in Capodistria Giustinian con- 
tinui nella sua solita diligente vigilanza, uniformandosi in tutto 
agli ordini del Mag. to alla Sanità. — (e. 6 t.) — (Vedi pure a 
e. 17 t.) 

i683. — aprile 8. — Si concede al Prow. r sopra la Sa- 
nità in Capodistria di rimpatriare, affidando le sue incombenze 
a quel Pod. à e Cap. no ed al Cap. no di Raspo, ai quali si comu- 
nica la presa deliberazione. — (e. i3 t.). 

i683. — aprile io. — Per facilitare ai distrettuali di Vii- 
lanova il modo di riparare la chiesa e quattro cappelle, si 
concede loro di tagliar legna nel bosco di Stroppi (e. 20 t.). 

i683. — aprile 23. — Vien approvata la vendita delle pa- 
ludi di S. Bartolomeo, di ragion della Com. là di Montona, per 
facilitare alla medesima col denaro ricavato la fabbricazione 
della parte sopra il fiume Quieto. — (e. 24 t). 

i683. — aprile 29. — Il Pod. à e Cap. n0 di Capodistria in- 
formi sul decreto dei Prov." agli ori e monete, relativo alla 
proibizione di far circolare in quella provincia monete di altri 
stati. — (e. 26). 

i683. — aprile 29. — Nell'occasione del restauro della 
muraglia di Capodistria, atterrata dal vento, il Senato si rimette 
in quel Pod. à e Cap. no per distruggere la torre, che sta attac- 
cata alla muraglia stessa. Si è certi che il med. mo saprà atten- 
dere con diligenza anche agli interessi di Sanità affidatigli dopo 
la partenza del Giustinian già Provv/ sopra la Sanità. — (e. 26). 
— V. pure a. e. 32. 100 

i683. — maggio 7. — Il Pod. à di Pirano informi sulle 
divergenze insorte fra il parroco e canonici di quella Collegiata, 
ed i padri conventuali di S. Francesco e dell'osservanza di 
S. Bernardino, in causa delle processioni solite a farsi dal par- 
roco e canonici predetti. — (e. 35 t). — Sullo stesso argomento 
si scrive al Pod. à e Cap. no di Capodistria. — (e. 36). 

i683. — maggio 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
dia esatte notizie sulla supplica della Com, tà di Portole per 



— 102 — 

esser esonerata dalla contribuzione addossatale per il sostenta- 
mento di quel seminario. — (e. 35 t.). 

i683. — giugno 5. — Si accompagna al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria copia della supplica degli amministratori della con- 
fraternita e luoghi pii di Parenzo per ottenere l'abolizione della 
imposizione applicata loro con ducali 29 settembre 1675 per 
il mantenimento di quel Seminario. — (e. 54 t.). — (V. anche 
a e. 55 la lettera al Pod. à di Parenzo con importanti allegati 
nella filza). 

i683. — giugno 12. — Si gode delle buone notizie sulla 
salute pubblica in Gorizia e Stiria date dal Cap. no di Raspo, e 
gli si raccomanda di attendere con amore anche a questo ne- 
gozio. — (e. 58). 

i683. — giugno 12. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
accordi a Gerolamo Ferro rinvestitura di sessanta campi dei 
duecento concessi, fin dal 27 giugno 1680, a Giacomo Spinelli, 
e che ora gli si tolgono, perchè gli ha lasciati incolti. — (e. 59). 

i683. — giugno 16. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi- 
stria stabilisca ordini e regole per l'erezione di un magazzino 
da olio in Dignano. — (e. 59 t.). 

i683. — giugno 26. — Si avverte il Pod. à e Cap. no sudd 
che fu respinta la domanda della Com. tà di Portole per esser 
sollevata dalla contribuzione al Seminario dell'Istria. — (e. 64). 

i683. — luglio 3. — Il Mag. l ° al sai riceva cento e venti 
moggia di sale dalla Chiesa Cattedrale di Capodistria, e le 
spedisca il denaro corrispondente, onde possa provvedere ai 
proprii bisogni. — (e. 68 t). — Vedi anche a e. 95 t. la de- 
liberazione relativa alle monache di S. Chiara in Capodistria, 
ed a e. 108 t. quella che si riferisce a Bernardino Malipiero. 

i683. — luglio 24. — Vien avvertito il Pod à e Cap. no di 
Capodistria, che fu spedito colà, quale Gov. r delle ordinanze, 
Pietro Gavardo. — (e. 80 t.). 

i683. — agosto 14. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
informi sulle molestie che riceve la Com. ta di Cittanova, e circa 
il bisogno di valersi di denaro di quel fondaco. — (e. 92 t). 

i683. — agosto 14. — Viste le istanze della Città di Ca- 
podistria di poter usar duecento cinquanta ducati di quel fondaco 
per rimettere nel primiero stato i vasi sotterranei, che da Ion- 



io 



— io3 — 

tano conducono le acque alla fontana della Città, ed essendo 
stata riservata con decreto del Senato, sotto il Regg. to di Ga- 
briele Contarmi, una somma annnale per questo scopo, si desidera 
prima sapere come sia stato impiegato il denaro a tal uso sta- 
bilito. — (e. 93). 

i683. — agosto 19. — Si ringrazia il Cap. no di Raspo per 
le notizie date sui passi dei Turchi in Ungheria e sul loro 
avanzamento verso la residenza imperiale. — (e. 96). 

i683. — settembre 4. — Intese le informazioni del Pod. à 
e Cap. no di Capodistria sulla supplica del popolo di Rovigno, 
ed essendo conveniente di esaudirlo, secondo l'esempio di Pola, 
Valle, Dignano ed Al bona, s' incarica il sud.° di eleggere due 
Proc." del Popolo, determinando il tempo che resteranno in 
carica e le attribuzioni da affidarsi loro. — (e. 100). 

i683. — settembre 4. — Si respingono le istanze della 
Confraternita di Parenzo per esser sollevata dall'annuale con- 
tribuzione al Seminario della Prov. a — (e. 101). 

i683. — settembre 18. — Essendosi inteso che il denaro 
stabilito con decr. del Senato per riparazioni alla fontana di 
Capod. a non supera i venti ducati all'anno, ed essendo neces- 
sario ridurre nel pristino stato i vasi sotterranei della med. ma 
otturati e rotti, si permette a quel Pod. a e Cap. no di usare a 
tal scopo duecento e cinquanta ducati di quel fondaco. — 
(e. Ili t.). 

i683. — ottobre 6. — Proroga per altri quattro anni della 
fiera franca alla Com. la di Capodistria. — (e. 122 t.). 

i683. — Novembre i3. — Vengono approvati i capitoli 
formati dal Pod. a e Cap. no di Capodistria circa l'elezione dei 
due Proc." del Popolo di Rovigno. — (e. i33 t.). 

i683. — novembre i3. — Il Pod. à d'Isola corrisponda 
dagli utili del fondaco sessanta ducati all'anno per assegnarli 
ad un maestro, che istruisca quei fanciulli, pronti i sudditi di 
d. a terra a supplire al di più, che sarà necessario. — (e. 134.) 

i683. — novembre 20. — Che il Cap. no di Raspo conceda 
a Lucia Lusich da Pastrovichio una casa di pubblica ragione in 
Parenzo. — (e. 137.). 

i683. — decembre 9. — Si approva l'elezione di Flaminio 
Papazzoni a medico d'Umago. — (e. 147), 



— 104 — 

i683. — decembre 23. — Invio al Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria di copia della terminazione del suo predccessor Michiel 
per il buon andamento di quelle scuole e luoghi pii. — (e. 154 1). 

i683. — gennaio 27 (m. v.). — Aggregazione al Cons. di 
Parenzo di Gerrn." 10 Battiala e Antonio Bettica. — (e. iò8 t.). 

i683. — febbraio 5 (m. v.). — Si sono intese con dispiacere 
dal Cap. no di Raspo le angustie in cui si trova il Monte di 
Pirano per lo spoglio dei beni ricevuti in risarcimento di am- 
manchi commessi. Gli si commette di dar gli ordini proprii 
per togliere ogni inconveniente e perchè tutto proceda con re- 
gola. — (e. 171 t.). 

Registro 150. — (a. 1684). 

1684. — maggio 4- — Si gradisce la pubblicazione di 
un proclama del Pod. là di Rovigno t perchè non siino fatte 
unir genti • senz'ordine del Senato o di Mag. 11 — (e. 46 t.) 

1684. — maggio 4. — Per favorire i sudditi banditi della 
Prov. a dell'Istria e per togliere le molestie che essi arrecano 
ai confini, si dà facoltà al Pod. à e Cap. no di Capodistria di 
rimetterli in grazia pubblica, condannandoli al servizio perso- 
nale in Dalmazia, armata, o dove crederà meglio. — (e. 47). 

1684. — maggio 27. — Che i Padri di S. Domenico in 
Capodistria possano trattenere e mettere sali in un magazzino 
del valore di duecento ducati, lasciato loro come legato nel 
testamento della signora Gasparina Maria. — (e. 71 t.) 

1684. — giugno 17. — Il Cap. no di Raspo accordi ad 
Elisabetta, vedova del Cap. no Lini, (Gini?) una casa di pub- 
blica ragione in Parenzo. — (e. 89). 

1684. — giugno 17. — Il Mag. to al sai soddisfi un cre- 
dito di L. 3823.17 ai Padri conventuali minori di Pirano, af- 
finchè possano usarle a perfezionare l'altare di S. Antonio. — 
(e. 89 t.) — V. anche a e. 128 t. la deliberaz. ne relativa ai 
Padri di S. Maria delle Grazie dell'ordine dei Servi in Capod. a . 
ed a e. 2i3 quella che si riferisce alle monache di S. Biagio 
in Capod. a 

1684. — giugno 24. — Nella vertenza fra il Regg. to di 
Pola ed il Pod. a e Cap. no di Capodistria per il processo ini- 



— io5 — 

ziato in Pola contro il e Cap. no Provisionato » Marco Velano, 
osservatosi che in Capodistria si tengono i ruoli di tutti i 
salariati, si eseguiscono le rassegne e si pagano i capi stessi, 
si ordina al Co. e Provv/ di Pola di trasmettere immediata- 
mente il processo al Pod. à e Cap. no sud.°, il quale lo termi- 
nerà. — (e. 96). V. pure a e. 96 t.) 

1684. — agosto 23. — Aggregazione al Cons.° di Parenzo 
dei fratelli Gio., Costantino ed Alvise Sebenico figli del fu 
Gio. Giacomo. — (e. 134 t.) 

1684. — settembre 16. — Si dà facoltà al Cap. no di Raspo 
di permettere ai confratelli della Scuola di S. Martino la ven- 
dita di un mulino, di ragione di d. a scuola, che si trova in 
istato miserando, non avendo essa denari sufficienti per re- 
staurarlo. — (e. i57 t.) 

1684. — ottobre 2. — Viste le lettere 1 corr. del Pod. à 
di Pirano su una controversia col Pod. a e Cap. no di Capodi- 
stria per la sentenza da esso pronunciata contro Antonio 
Zarotti guardiano delle saline nella valle di Siciol, gli si or- 
dina di trasmettere il processo al d.° Pod. là e Cap. no , al quale 
soltanto spetta di giudicare. — (e. 171). 

1684. — ottobre 18. — A tempo opportuno si parteci- 
perà al Pod. à e Cap. no di Capodistria la pubblica volontà circa 
i diritti da esso riscossi da due anni in qua per la ricono- 
scenza del transito dei vascelli stranieri. — (e. 179). 

1684. — novembre 11. — Resta approvata l'elezione di 
D. Tommaso Tardella per precettore di Rettorica ed Umanità 
nel collegio di Capodistria. — (e. 188 t.) 

1684. — gennaio 20 (m. v.) — È gradita al Senato l'ac- 
coglienza fatta dal Pod. à e Cap. no di Capodistria al Vescovo 
Dolfin nel suo ingresso in quella città. — (e. 229 t.) 

1684. — gennaio 27 (m. v.) — Aggregazione di Andrea 
Tiepolo al Cons.° di Parenzo. — (e. 234). 

1684. — gennaio 27 (m. v.) — Sulle suppliche delle 
com. ta di Mompaderno, Villanova e Cattuni, si concede al 
Pod. a e Cap. no di Capodistria di abolire l'abuso introdotto 
d'obbligar i tre tassatori a riscuotere e pagare il frumento 
destinato al rappresentante del Castel S. Lorenzo, avendo essi 
soltanto P obbligo e di far il comparto per il pagamento del 



— io6 — 

formento stesso •. Si valga esso di 25 tolpi per la costru- 
zione dei due fari in quel porto a sicurezza delle navi. — 
(e. 234). 

1684- — gennaio 27 (m. v.) — Si accorda a D. Orazio 
Mancini una proroga per portarsi in Albona a ricevere il ca- 
nonicato, finché presta servizio in qualità di cappellano sulla 
galera del Gov. r Todaro Corner. — (e. 234 t.) 

1684. — febbraio 24 (m. v.) — Il Pod. à d'Isola faccia 
eleggere da quel Cons.° un maestro per istruire quei figliuoli. 
— (e. 265). 

1684. — febbraio 24 (m. v.) — Si avverte il Pod. a e 
Cap. no di Capodistria che vien approvata la parte presa nel 
Cons.° di Parenzo, nella quale la Canc. r,a Civile di Comun 
vien concessa a Marc' Antonio Corsino. — (e. 265 t.) 

Registro iji. — (a. 168$). 

i685. — marzo io. — Il Pod. à di Pola informi sui mo- 
tivi della sentenza pronunciata contro Pietro Gervich di Pro 
montore. — (e. 6 t.) 

i685. — marzo 3i. — Essendo impossibilitati alcuni 
banditi di pagare gli csborsi imposti loro, si dà facoltà al 
Pod. a e Cap. no di Capodistria di rimetterli in grazia, a con- 
dizione però che facciano a proprie spese il taglio e condotta 
di una certa quantità di legni. — (e. 3i t.) 

i685. — aprile 14. — Si avverte il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria, che fu incaricato il Rev. do Michiel Chioza ad as- 
sistere per altri quattro anni le famiglie di Candia ricoverate 
in Parenzo, ed a somministrar loro i Sacramenti. — (e. 60). 

i685. — apiile 28. — Il Cap. no di Raspo faccia la dovuta 
accoglienza al Vescovo di Trieste nella sua visita in quella 
Prov. a — (e. 71 t.) V. pure a e. 99 t. 

i685. — maggio 5. — S'è intesa con dispiacere da let- 
tere del Pod. à e Cap. no di Capodistria la morte del Vescovo 
Dolfin, a ragione compianto per l'affettuosa assistenza, che 
prestava a quei popoli, e per la sua religiosa pietà. — 
(e. 82). 

i685, — maggio 19. — 11 Senato, riferendosi alla rela- 



— 107 — 

zione del Barbarigo, eccita il Pod. à e Cap. no di Capodistria a 
cercar di impedire i pregiudizi di contrabbandi che risente il 
pubblico t nella ricognition del transito da Navilij foiestieri 
per il Golfo», facendo scorrer colà una bare' armata. Circa 
l'atterramento del t Mandrachio » il Mag. to alle acque penserà 
ai compensi per l'esecuzione. Si provvederà ad introdurre in 
quella Città la fabbricazione delle f rasse » desiderabile per 
tanti riguardi. — Intanto gli si raccomanda di invigilare af- 
finchè non succedano pregiudizij nel Monte di pietà, e di ob- 
bligare al pagamento i debitori di esso. — (e. 101). 

i685. — giugno 16. — Che le condanne pecuniarie fatte 
e che si andranno facendo dal Regg. to di Pola continuino a 
beneficio di quella Città, come s'è usato finora per quasi tutte 
le altre Comunità della Prov. a — (e. i32 t.) 

i685. — giugno 23. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
consegni quattro ducati a D. Michiel Chioza da Retimo, che 
amministra i Sant.™ Sacramenti alle famiglie di Candia abi- 
tanti a Parenzo. — (e. 139 t.) 

i685. — giugno 23. — Non essendo riuscito il ripiego 
di accordar la libertà ai banditi mediante obbligo di condur 
roveri d'Istria alla casa dell' Arsenal, dovrà il Pod. à e Cap. no 
di Capodistria accordarsi su tal proposito con quei villici. — 
(e. 140 t.) 

i685. — luglio 14. — Si raccomanda al Pod. à e Cap. no - 
di Capodistria di attendere con diligenza al transito dei na- 
vilij stranieri per il Golfo. Lo si avverte che fu spedito al 
Mag. to all'Armar il capitolo sulla fabbrica delle trasse». — 
(e. i63). — V. pure a e. 172. 196 t. 

i685. — luglio 26. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria, che colla sua diligenza è riuscito a procurare i ri- 
sarcimenti dovuti dai debitori ai fontici, scuole e luoghi pii 
della Prov. a — (e. 171 t.) 

i685. — agosto 4. — È gradita la perfezione dei due 
fari in Capodistria. — (e. 181). 

i685. — agosto n. — Aggregazione al Cons.° di Parenzo 
di Antonio Carrara, il cui padre Carlo morì nella guerra di 
Candia. — (e. 186 t.) 

i685. — settembre 22. — Le dimostrazioni di giubilo 



— 108 — 

dei popoli dell'Istria per le vittorie passate riuscirono gradite 
al Senato. — (e. 216). 

i685. — settembre 22. — Aggregazione delle famiglie 
di Marco da Como, Matteo Ferro e Domenico Morato al Cons.° 
di Parenzo. — (e. 216 t.) 

i685. — decembre 19. — Costantino Mazarachi vien 
eletto Gov. r della piazza di Capodistria in luogo di Pietro 
Gavardo. — (e. 272). 

i685. — gennaio 24 (m. v.) — Si accompagna al Pod. a 
e Cap. no di Capodistria un'istanza dei cittadini di Pola per 
facilitare l'aggiustamento dell'organo di quella chiesa, una 
del Pod. à di Parenzo che domanda istruzioni in materia di 
Sanità, ed altre del Pod. à di Rovigno. — (e. 3oo). 

Registro 152. — (a. 1686). 

1686. — marzo 21. — Si conferma Gasparo Albertini 
nella carica di Cap. no delle ordinanze in Albona, e si elegge 
suo sergente Gio. Caldana. — (e. 21). 

1686. — marzo 23 — Opportunamente il Pod. a di Pirano 
ha disposto le guardie a difesa di quei popoli nell'eventualità 
di scorrerie da parte di fuste barbaresche. — (e. 27 t.) V. an- 
che al Pod. à e Cap. no di Capodistria a e. 52. 

1686. — marzo 3o. — Essendo il Cons.° di Buie ridotto 
in picciol numero, con grave danno di quella popolazione, 
dovrà il Pod. a e Cap. no di Capodistria deliberare quanto cre- 
derà più conveniente per porvi rimedio. — (e. 43). 

1686. — aprile i3. — Il Pod. a e Cap. no di Capodistria 
incoraggi quei popoli a difendersi ed opporsi ad ogni nemico 
tentativo, finché si provvedere a restaurare le mura della città. 
Informi esso se parte dell'olio, che provien dal Levante, venga 
scaricato a Rovigno, e con altre barche condotto a Venezia 
con pregiudizio dei pubblici dazii. — (e. 5g). 

1686. — giugno 27. — Merita lode il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria che nella sua visita per la Prov. a ha rimosso gli 
inconvenienti ed i pregiudizi nelle amministrazioni delle Com. ta , 
fondachi e luoghi pii, e con buone regole ha dato loro un 
nuovo ed efficace indirizzo. — (e. 137). 



— iog — 

i686. — luglio 24. — Si accorda a Nicolò Filaretto, can- 
celliere del Pod. a di Noale, di godere, sebbene assente, l'usu- 
frutto di una casa in Parenzo concessa a suo padre, perchè la 
sua assenza è motivata dal trovarsi esso al servizio della Rep. ca 
— (e. i5 7 t). 

1686. — settembre 19. — Concessione di cento staia di 
frumento alle monache di S. Chiara in Capodistria. — (e. 208). 
1686. — settembre 28. — Fatte le necessarie riflessioni 
sulle lettere i3 corr., del Cap. no di Raspo relative a discordie 
insorte fra i confinanti in Altura, territorio di Pola, e gli Iu- 
sdicenti dello Stato Austriaco, si approva il modo col quale esso 
Cap. no si è finora comportato, eccitandolo ad assicurarsi della 
verità dei fatti e ad informarne minutamente il Senato. — 
(e. 220). 

iò86. — settembre 28. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria, 
onde evitare i pregiudizi continui che risente il dazio dell'olio, 
riferisca il suo parere sull'opportunità di introdurre in quella 
Prov. a torchi piccoli. — (e. 221). 

1686. — novembre 16. — 11 Cap. no di Raspo accordi a 
Maddalena Cusetti una piccola casa vuota di quelle destinate 
ai Cretensi; con obbligo però di rilasciarla, qualora fosse ri- 
cercata. — (e. 25o). 

1686 — novembre 27. — Si accompagna ad Pod. a e Cap.° 
di Capod. copia di una lettera del Pod. a di Cittanova sui pre- 
giudizi che ricevono quegli abitanti nella pesca e sulle cause 
e per le quali vanno allontanandosi dalla medesima 1, affinchè 
informi in proposito, (e. 257) 

1686. — gennaio 4 (m. v.) — Sarà cura del Cap.° di Ra- 
spo di far proseguire l' escavazione del fiume Quieto, facili- 
tando così la navigazione per il trasporto dei roveri, (e. 290 t.) 
1686. — gennaio 23 (m. v.) — Il Mag. to alle biave spe- 
disca alle ville di Vissignano, MondelleBotte, San Zuanne, Mon- 
streo, Ropavel, e Cerion, della giurisdizione di Montona, mille 
staia di biade, avendole la siccità e le tempeste ridotte in 
estrema miseria. — (e. 3o5) — V. anche a e. 108 e 108 t. le 
lettere al Pod. à di Montona ed al Pod. à e Cap. no di Capod. a 
1686. — gennaio 23 (m. v.) — Risultando da lettere del 
Vescovo di Capodistria che ai religiosi di quella Com. la manca 



— I IO — 

il necessario per sostenersi, si ordina a quel Pod. a e Cap. no 
di suggerire in qual modo si potrebbe aiutarli. — (e. 3og t.). 
!686. — febbraio 8 (m. v.) — Prestito di biade alle ville 
di Monsalice, Valiani, Drazzevaz, Giasenovizza, Cermignac, e 
Foscolin in terr.° di Parenzo. — (e. 322 t.). 

Registro i$}. — (a. 1687) 

1687. — aprile 23. — Prestito di frumento e segala alla 
Com. tà di Sbandati, Villanova, Maggio e Monghebbo in territorio 
di Parenzo. — (e. 82 t). — V. anche a e. io3 t. per il Castello 
di S. Lorenzo del Pasenatico. 

1687. — maggio i5. — Avendo rappresentato Vettore da 
Mosto, già Pod. à e Cap. no di Capodistria, il forte e disuguale 
aggravio, cui vanno soggetti i contadini di quella terra per le 
condotte di roveri ed altri legni alla casa delPArsenal, si sta- 
bilisce « che in avvenire nelPoccasion delle predette condotte 
« in vece di gettarsi la Caratada sopra gli animali bovini, come 
« è solito, habbia per il corso d'anni due a farsi un esperi- 
« mento d'imponerla nella forma a punto, che si prattica nelle 
t tanse per la contribution de Galeotti; onde più universal si 
t riduca tal gravezza, e si facilitino le accennate condotte ». — 

1687. — maggio 3i. — Intesa con molto dispiacere la 
notizia della cattura fatta dai corsari di Gio. Batt. Barozzi, Pod ta 
di Cittanova, di sua moglie, dei suoi figli e di molti altri sudditi, 
si commette al Pod à e Cap. no di Capodistria di disporre un 
maggior numero di guardie nei posti più pericolosi, afpne di 
esser pronti a respingere nuovi assalti dei corsari e reprimere 
il loro ardire, e di assicurare quei popoli che si è provvisto 
alla loro difesa. — (e. 134). — Simili ai Pod. a di Pirano, Ro- 
vigno e Parenzo. 

1687. — giugno 7. — Con decreto del senato 1640, i655 
e 1668 furono confermati i privilegi concessi alla Città di Pola 
fin dal i33i, anno della sua dedizione alla Republica. — Fat- 
tesi le convenienti riflessioni a ciò che ha espresso quel Co. e 
Provv. r con lettere 1 aprile pass., ed alle informazioni del Pod. a 
e Cap. no di Capodistria, si decreta • che habbino ad havere il 
t suo effetto intiero le prerogative, e privileggi medesimi con 



Ili ~ 



t l'esclusione dei cinque casi descritti ne Privileggi stessi alte... 
«giudicatura (di Pola) demandati, cioè homicidij, rubbarie di 
t strade, furti da dieci libre in su, violenze di donne, et in- 
€ cendij, fraudolentemente commessi ». — Si comunica la presa 
deliberazione al Co. e Provv r di Pola. — (e. 141). 

1687. — giugno 7. — È gradita l'offerta spontanea dei 
popoli di Rovigno di ottocento zecchini per esser usati nei 
presenti bisogni nella guerra contro il Turco. — (e. 146 t.) — 
V. anche a e. 149. 

1687. — giugno 7. — Si avverte il Cap. no di Raspo che 
furono dati al ! } rovv. r Gen. 1 in Dalmazia gli ordini necessari 
per l'inseguimento dei corsari, che hanno fatto schiavo il Po. à 
di Cittanova. Si è certi, che esso apposterà le guardie nei luoghi 
più pericolosi, onde evitare qualsiasi altra sorpresa. — (e. 149 t). 

1687. — giugno ii. — Aggregazione al Cons.° di Parenzo 
di Andrea Savio e suoi discendenti. — (e. i5o t.). 

1687. — luglio 3. — Fu intesa con piacere la notizia che 
il Pod a . e Cap. no di Capodistria nella sua visita a Cittanova abbia 
persuaso quei sudditi a stabilire in essa terra la loro perma- 
nenza, soccorrendoli in quanto abbisognavano. — (e. 175 t.). 

1687. — luglio 24. — Si accorda alla Comunità di Capo- 
distria che possa eleggersi un nuncio il quale risieda a Venezia 
e ne tratti gl'interessi dinanzi alla Signoria. - (e. 196 t.). 

1687. — luglio 24. ~ Si avverte il Pod. di Capodistria 
che in seguito a supplica della terra di Cittanova si commise 
al Provv/ Gen. lc jn Dalmazia perchè procuri il riscatto dei sud- 
diti rimasti in mano ai corsari nell'ultimo accidente. Si tra- 
smettono a Capodistria ducati 200 che coli' assenso di quel 
Vescovo impiegherà in suppellettili per uso della Chiesa. — 
~ (e 199)- 

1687. - agosto 23. — Proroga concessa a Capodistria per 
altri anni cinque della fiera franca nel mese d'ottobre per la 
festa di S. Orsola. — (e. 221). 

1687. — settembre 6. — Il Mag. l ° alle biave permetta a 
Giacomo Nembergher ed a Benedetto Roncoli da Rovigno la 
estrazione di frumento da Venezia per la provincia Istriana. — 
(e. 240). 

1687. — settembre 6. — Da qualche tempo si osserva che 



— 112 — 

i Pod. la di Portole, San Lorenzo et altre terre Istriane sosten- 
gono spese maggiori delle entrate di esse terre, e perciò riescono 
essi creditori della Sig. ria Essendo contrario questo uso al vo- 
lere della Sig. ria stessa il Pod. di Capodistria sia incaricato della 
revisione e soddisfazione dei crediti delle cariche suddette. — 
— (e. 242). 

1687. — settembre 25. — Si commette al Mag. to al Sai 
che riceva dai Padri Serviti di Capodistria moggia centocinquanta 
di sali perchè col ricavato essi abbiano un aiuto nelle molte 
spese che abbisognano pel restauro della loro Chiesa e parti- 
colarmente di due altari. — (e. 254 t.). 

1687. — settembre 25. — Si proroga per anni quindici agli 
eredi Giovanni Gonan la facoltà di valersi del torchio per fab- 
bricar oglio già concessa allo stesso Giovanni per anni quindici 
nel 25 luglio i665, colFobbligo di corrispondere al Comune di 
Galesan in quel di Fola staia cento di avena, ed annualmente 
un quarto del beneficio della macina. — (e. 257 t). 

1687. — novembre 1. — Si approva l'elezione di Valerio 
Verzi a Valpoto delle undici ville del Carso in luogo di Verzo 
Verzi rimasto defunto. — (e. 3o3). 

1687. — novembre 6. — Si approva l'aggregazione al Con- 
siglio di Parenzo di Gio. Girolamo Lanzi e suoi discendenti. 
— - (e. 309 t.). 

1687. - dicembre i3. — Il Pod. di Capodistria esprima 
la soddisfazione della Sig. ria per le offerte spontanee fatte da 
Rovigno di ottocento zecchini, da Montona di cinquecento du- 
cati, da Dignano di mille staia d'orzo, da Albona di staia duecento 
di frumento, da Pola cento e cento da Parenzo pur di fru- 
mento. Oltreché per la parte avuta nell'eccitare a tali offerte, 
il Pod. suddetto si loda per la rivista di quelle ordinanze, per 
ordini del Mag. t0 del Sai prontamente eseguiti, e per le infor- 
mazioni fornite su due famiglie ebree che si temeva commer- 
ciassero con pregiudizio dei sudditi. — (e. 356). 

1687. ~ gennaio 16. (m. v.). — Si ordina al Pod. a e Cap no 
di .Capodistria di attestare ai sindaci di Capodistria e d' Isola 
il gradimento del senato per l'offerta spontanea di milleduecento 
ducati fatta dalla prima città, e per quella di seicento fatta dalla 
seconda. — (e. 404 t.). 



— n3 — 

1687. ~ gennaio 24. (m. v.). — Che il Pod. a e Cap. no dì 
Capodistria si adoperi a togliere tanto in Parenzo, come in 
ogn' altro luogo della Prov. a , tutte le imposizioni, che sotto 
titolo di e donativo, o Mozzadego, o regalia » sono state contro 
le leggi dai Rettori introdotte con grave danno di quei popoli, 
(e. 418 t). 

1687. — gennaio 3i (m. v.). — ■ Si gradisce l'offerta vo- 
lontaria di tremila ducati fatta dalla comunità di Pirano. — 
(e. 432). 

1687. — febbraio 7. (m. v.). — Il Cap. no di Raspo informi 
sulla supplica di Giovanni Steffanclich, capo di popolo, per la 
concessione di alcuni beni. — (e. 44 t.). 

1687. — febbraio 21 (m. v.). — Essendo pervenuta all'Inq/ 
dei Provv/ sopra ori e monete una denunzia per contraffazione 
di monete nella Prov. a d'Istria, si ordina al Pod. à di Capodistria 
di fare minute indagini, onde venire in chiaro della verità, e 
di assicurarsi dei rei. — (e. 469 t.). 

Registro 154. — (anno 1688). 

1688/ — maggio 6. — Il Pod. di Capodistria dia seguito 
e fine al processo formato contro Lazzaro e Ruggiero fratelli 
Benvenuti «per contravventione in materia di valute». — 
(e. 96 t.° e lettere da Capod.). 

1688. — giugno 5. — Si approva la deliberazione fatta 
sin dal i3 dicembre i683 dalla Comunità di S. Lorenzo che 
aggregò alla propria cittadinanza Giorgio Gergnin e figli sud- 
diti imperiali, abitanti nella terra di Cimino, i quali ne fecero 
supplica. — (e. i5o\ 

1688. — giugno 9. — Si approva la pronta pubblicazione 
fatta a Buie del decreto di Senato € che leva le regalie in- 
t trodotte da Rettori, sotto titolo di Mozadego, o altra rico- 
« gnitione non stabilita dalle Leggi». — Continui invece la 
Com. ta di Buie a contribuire al suo Pod. « le solite regalie di 
«stara i5 di fermento alla Madonna d'Agosto, et altrettanti 
«di Biava». — (e. 159). 

1688. — giugno 19. — Vertendo litigio a Rovigno tra 
Pre Mattio Sponza e Pre Angelo Bevilacqua per un canon i- 

9 



— Ii 4 — 

cato vacante in quella Chiesa Collcggiata si stabilisce che le 
rendite di detto beneficio siano sequestrate da quel rappre- 
sentante fino alla decisione del litigio. — (e. 177). 

1688. — giugno 19. — 11 Pod. di Capodistria immetta 
nell' esercizio di sue mansioni Orazio Marini eletto governatore 
dell'armi di quella Piazza in luogo di Costantino Masarachi. 
— (e 177 t.°). 

1688. — giugno 24. — Si approva l'elezione fatta dai 
Comuni di Pola, Dignano, Valle e Rovigno della persona di 
Giuseppe Cescato alla carica di bargello per difendere dai 
ladri quella provincia. — (e. 182 t.°). 

1688. — settembre 11. — La Signoria stabilisce che 
dalla Comunità di Buie t doppo un lungo corso d'anni non 
f sia fatta qualunque novità nell' inveterata corrisponsione, che 
f vien da essa fatta alla Carica del suo Pod. là di ducati io 
« pelli tempi delle Rogationi, del primo Agosto, e di Carne- 
vale in luoco d'alcuni Pasti, et della Caccia, et Armai. — 
(e. 262 t.°). 

1688. — ottobre 23. — Si approva l'investitura che il 
Cap. no di Raspo accordò al Guardiano di S. Spirito dei Padri 
Minori Conventuali di S. Francesco in quella terra per 55 
pertiche di terreno pubblico contiguo al convento. — 
(e. 312 t.°). 

1688. — novembre 11. — Si approva l'aggregazione al 
Consiglio di Parenzo di Gio. Batta Gafforin e sua legittima 
discendenza. — (e. 322 t.) 

1688. — febbraio 12 (m. v.) — La Sig. ria ha sentito vivo 
dispiacere per la morte del Vescovo di Pola, Mons/ Comiani. 
11 capitolo di lettere del Co. di quella terra relativo alla ne- 
cessità di stabilire in essa uno speziale si rimette al Mag to 
alla Sanità. — (e. 388 t.°). 

Registro /;;. — (anno 1689). 

1689. — aprile 11. — Che Costantino Soranzo eletto 
Cons. rc a Capod. percepisca il salario da quella camera. — 
(e. 43). 

1689. — aprile 5. — Il Cap. no di Raspo informi sulla 



— ìi5 - 

supplica presentata da Pietro Fachiri fu Grego e Sanrioet 
Zubin di Portole tenendo per ora sospeso l'appalto per la 
condotta dei legni tagliati a Montona, il quale apparisce in 
essa supplica disposto ad Andrea Bartolich fu Matteo di Por- 
tole. — (e. 45). 

N.B. In data 5 maggio è annullato l'appalto del Bartolich, 
e tenendo ferme le offerte del Fachin e Zubin (sic) s'incarica 
il Mag. to all'Ars, di far nuovi incanti. — (e. 80). 

1689. — aprile 9. — Si approva la deliberazione del Con- 
siglio di Parenzo che si aggregò Lorenzo e Giacomo fratelli 
de Favri colla loro discendenza. — (e. 52). 

1689. — aprile 23. — In sostituzione di Matteo Baicich 
mancato di vita furono eletti contemporaneamente alla carica 
di capo e munizionere a Pola, Bartolomeo Baicich, figlio del 
defunto, per modum provisionis dal Pod. di Capodistria, e 
Girolamo Muzer dal Co. di Pola; esaminate tutte le ragioni 
relative si approva l' elezione del primo. — (e. 65 t.). In data 
27 si trovano nuovi ordini a Raspo perchè malgrado le pre- 
scrizioni pubbliche si astringe la contadinanza ad esborsi de- 
liberati per il suddetto appalto. — (e. 69 t.) 

1689. — aprile 3o. — Allo scopo di togliere grave pre- 
giudizio in materia di sali, si stabilisce che e salva e risser- 
t vata la solita inveterata pub. 01 permissione del partito delli 
1 cinque mille moza di sali di Capodistria ogni cinque anni 
t a lire disnove il mozo per beneficio universale dei Padroni, 

• e Salinari de Cavedini. Sia permesso e stabilito che stante 
t il gravissimo disordine scopertosi di venir da molti comprati 

• sali a soldi trenta o poco più il mozo, e consignati poi in 
1 publ. co a lire disnovc, resti per anni sette prossimi venturi 
1 sospeso il concedersi a chi si sia tali consegne-in pubblico 
i di sali di qual si voglia luoco della provincia dell'Istria etc. » 
- (e. 7 5 t.°). 

1689. — maggio 11. — Scrivendo la Sig. na al nuovo Pod. 
di Capodistria, lo avverte che approva la sostituzione fatta 
dal suo precessore del figlio di Gravisc Gravise a capitano di 
quelle ordinanze in luogo del padre indisposto. — (e. 91). 

1689. — giugno 4. — Si chieggono informazioni a Raspa 



— u6 — 

e Capodistria circa la richiesta della Comunità di Albona per 
esenzione dalla e tansa di Leggeri •. — (e. 127). 

1689. — giugno 8. — Si approva l'esenzione accordata 
a Foscarino Filaretto dalle gravezze reali e personali della 
città di Pola, attesa la sua appartenenza ad onorevoli famiglie 
Cretensi, e la professione di avvocato che esercita nella terra 
suddetta. — (e. i33 t.°). 

1689. — giugno 11. — Attesa l'antica consuetudine di 
corrispondere lire dodici mensili ai due cittadini eletti dalla Com. ta 
di Montona ad aprire e chiudere le porte di quel castello, Giorgio 
Antonio Corazza e Giovanni Farina siano pagati del proprio 
credito. — (e. 140). 

1689. — giugno 23. — II Pod. di Pirano Gio. Priuli sup- 
plica che sia restituito a quel reggimento il vantaggio « delli 
« soldi due per staro con titolo di mozadego col fondamento 
e di non esser queste utilità nuovamente introdotte, ma anti- 
c chissime per le quali deveno anco soggiacer li Pod. ta di detto 
t luoco alla contributione in cassa publica delle decime col titolo 
t d'incerti ». — Si annuisce. — (e. i5i. t°.) 

1689. — luglio 3o. — Che per altri anni quattro prossimi 
il R.' 10 Michele Chioza da Rettimo abbia l'incombenza d'assistere 
spiritualmente le famiglie Cretesi ricoverate nella città di Pa- 
renzo. — (e. 187). 

1689. — agosto 6. — Che il Cap. no di Raspo faccia rino- 
vare i proclami relativi all'impiantò di olivi conformemente al 
decreto di Sen. to 25 nov. 1623. — (e. 195 t°.) 

1689. — ottobre 1. — Approvasi decreto 11 dicembre tra- 
scorso del fu Pod. di Capodistria Venier circa elezioni di varie 
cariche che suol fare il consiglio di Rovigno per servizio di 
quel fondaco, come anche dello scrivano delle scuole. — (e. 23o) 



X* 



RACCOLTA DI ATTI PUBBLICI 

RIGUARDANTI 

la Provincia dell' Istria e le isole del Quarnero 

FATTA DA 

S. E. il sig. Pietro Girolamo Capello 

PROVVEDITORE SOPRA LA SANITÀ IN DETTA PROVINCIA E ISOLE 

negli anni 1731 - 1732 - 1733 *) 



Le ducali di V. ra Serenità sin de i 19 Gennaro decorso 
hanno portato alla soma fiacchezza mia un pcsantiss. mo incarico. 

Quale egli siasi mi vi piego sotto . e mentre scrivo per 
atto di sola ubbidienza nulla più ardentem. le io bramo, in que- 
st'atto, che in ciò che scrivo siavi cosa che promover possa il 
miglior servizio della Ser. ma Patria. 

Desumendo Vostra Serenità il motivo del di lei Castello, 
e porto gelosiss. mo di Fianona, che guarda il confine austriaco 
su le falde del Monte Maggiore, e che è divenuto oramai scalla 
franca degl' Imperiali, mi comanda, che internandomi vieppiù 
nell'estero lor trafico, nei varij generi de proddoLti, e di Merci 
in grave discapito publico abbia à meditare quali regole po- 
tessero prefigersi valevoli à frenare, et allontanare introduzione 
così pericolosa. 

Mi prescrivono inoltre, che senza distraermi dalle peculiari 
inspezioni della Carica abbia ad estender dovunque l'osserva- 
zioni più diligenti sopra il punto de confini per rilevare i pre- 



*) La presente copia è tratta da altra antica originale ed autentica, 
che conservasi nella pubblica Biblioteca di Bassano. Nota d. Redazione, 



\ 



— u8 — 

giudicj che venissero inferriti dagl* Imperiali al qual effetto in- 
dicarono di espedirmi un qualche Vfjìciale per verificare in 
esatto dissegno V indubitate publiche ragioni. 

Vasta insieme, e dificilc anche questa seconda parte per 
il grande inviluppo, e moltiplico degli usurpi, e danni, che pe- 
netrano i publici confini, la riservo ad altri fogli per la man- 
canza dell'atteso Vtjìciale in necessario sufraggio ai confronti, 
e delineazioni dell' importante travaglio. 

Mi ridurò dunque à trattare in qualche modo, e per quanto 
è in me la prima parte. 

Ma per ciò esseguire è necessario che succeda alcun cenno 
in massima di comercio per poi discendere al mecanismo delle 
contratazioni Mercantili, che sono la conseguenza della massi- 
ma stessa. 

Dividerò pertanto l'esposizione presente in tre parti : 

Tratterà la prima, come in necessaria premessa il presente 
commercio della Dominante, la seconda rappresenterà compara- 
tivam. tc quello dell'Istria, e la terza raccoglierà l'ordinazioni 
che potrebbero stabilirsi per il risorgimento di tutta la Pro- 
vincia. 

Ritornando à capo dirò, che il commercio è un mistero, et 
arcano che occupa oramai come primario impegno, et oggetto 
loro i maggiori studi e meditaz. ni delle Potenze tutte. . 

Consiste questo non solo nella scambievole comutazione 
fra gì' Vomini di cose ad essi necessarie con il mezzo delle 
vendite, comprede, e de concambj, ma nella libera facoltà di 
viaggiare, e contrattare le merci à quelli, che le trasportano 
da i proprj nei stati allieni. 

Non può darsi vero Commercio senza navigazione, et è così 
strettami congiunta questa con quello, che è molto dificile, 
che l'una fiorisca senza dell' altro, mentre la navigazione sus- 
siste per il solo commercio, ne questo può mai fiorire senza 
la propria navigazione. 

Questi due termini di navigazione e di commercio hanno 
poi in oggetto d'attirar industriosamente V oro altrui, arrichir 
le Nazioni, et insieme gl'erarj de' Prencipi. 

Le Leggi di navigazione, e di commercio sono però coperte 



— 119 — 

da maggiori, e minori prerogative à misura de differenti gradi, 
cui vengono dalle Potenze comercianti statuiti. 

10 non li riandare, noti essendo alla publica sapienza. 

11 più perfetto comercio però dal quale hano tratto scuola, 
e documento le Nazioni tutte è quello, che fu sin da primi 
secoli suoi instituito dalla Republica, le cui regole prudentiss. me 
durarono religiosam. te esseguite fino al secolo 1600. 

Era bensì permesso * agi' Esteri il comerciar con la Domi- 
nante, ma dovevano questi soccombere nel pagam. to de Dacj 
ad un peso maggiore di quello, cui erano soggetti i sudditi e 
i cittadini. 

Spicca la giustiss. ma , et utile massima degl'anni andati 
rinovata, et anche impressa à stampa nella Tariffa i583 rela- 
tivam. le ai Capitolari dei quattro Dacj Doana da Terra, Fontico 
de Tedeschi, Doana da Mar, ò sia stallaggio, et uscita ordinaria. 

Sopra le Mercanzie per via di terra, che si introducevano 
nella Dominante doveva il suddito corrispondere a V.ra Sere- 
nità un sei, e tre quarti, e Testerò un dicci per cento. 

Simile diferenza era pure stabilita con proporzionato ben- 
ché diverso aggravio alla Doana da Mar. 

All' Vscita ordinaria l'originario, e Cittadino corrispondeva 
il cinque, e l'estero il sette per cento, e le merci del Fontego, 
considerate merci de Forastieri avevano il peso maggiore d'un 
dieci per cento sopra de i sudditi. 

Tutti i Decreti, e le publiche ordinazioni furono all'ora 
uniformi in questa sola massima, e la religiosa essccuz. nc di 
questa sola massima rese arbitra la Republica della navigazione, 
e del commercio, e partorì gloria, e richezza ben grande alla Na- 
zione, all' erario, et al publico Nome ; 

Ma le nuove scoperte, l'emulazioni, le Guerre, i varij ac- 
cidenti, e tutti fatali, e sopra ogni altro il tempo distrugitore 
anche delle cose ottime cospirarono alla decadenza di così fe- 
lice sistema. 

Mentre per tali cause andava perdendosi infelicem. lc la 
navigazione, e il comercio, l'altre Nazioni attirarono à se l'una, 
e l'altro, e rapito avendo le stesse Leggi per cui fioriva sulla 
Dominante un sì gran bene, formarono base a| loro ingran- 



— 120 — 

dim. to e caderono poi nell'abbandono indi nell'oblivione dove 
naquero le Leggi stesse. 

Per dar rassodamento a crollo si grande varie furono le 
publiche ordinazioni, e Decreti. 

Ma tutti, cambiata la prima massima influirono anzi nella 
più sollecita decadenza. 

Tali furono i Decreti 1626 27 Agosto, 1634 io Marzo, e 
i655 1 1 Marzo a' favore della Nazione Inglese, e de i Vascelli 
del Ponente, e tale fu quello 1634 10 Genaro in grazia delle 
Vallonie per la navigazione del Levante. 

Si apri anco nell'anno 1662 il Porto franco, ma rillevati 
appena i danni, che inferiva all'Arti della dominante fu chiusa 
al porto la franchiggia, si instituì il nuovo Stallaggio, e nel 
formar le Tariffe fu quanto ai pesi e pagami delle medesime 
considerato (e quello fu il fatale momento, in grado eguale il 
suddito con l'estraneo, e restò così aperto l'adito, e fatto com- 
mune Pessercizio di qualunque commercio à favor di Nazioni 
aliene, o lontane, accolte, e distinte come se fossero origina- 
rie, e naturalizzate. 

Crebbe tanto il disord. e , che non solo rese eguali à sud- 
diti gl'estranei, ma anzi questi furono privileggiati sopra i me- 
desimi sudditi, e in modo tale, che considerato il solo Datio 
del Fontico de Todeschi, godono questi presentem. tc sopra i 
Cittadini, e sopra i Sudditi il grande profeto di cui 25 per 
cento sopra tutte le loro Merci. 

Sempre che conobbe P Ecc. mo Senato pregiudicj e danni 
sì grandi deliberò conferenze e rifforme in massima, et in cs- 
secuzione di massima, ma sempre andarono inesseguiti i pu- 
blic! Decreti. 

Non riandare tempi remoti, basta incontrare le delibera- 
zioni 1702, 1708, 1713, 1714, 1719, 1720, e 1728. 

Vaglia per queste, e per le tante e tante altre la recente 
1729 11 Febraro che sarà unita, in cui commosso P Ecc. mo Se- 
nato della disuguaglianza delle Tariffe tra il Fontego, et il Dacio 
d' Intrada da terra, volle che fossero uguagliate, volle, che un 
tale uguagliam. to fosse preferito à qualunque altro, e volle (ma 
tutto indarno) che la materia delle Tariffe fosse presa in es~ 
sam$ senza dilazione alcuna. 



— T2I — 

In fatti il disord. c delle Tariffe è grandiss. mo ; alcuni generi 
sono tariffati in stampa, et alcuni altri il sono in un provisio- 
nale manoscritto. 

D'alcuni di questi non si trovano gl'autentici ne publici 
registri, e alcuni di quelli, che sono in mano de Governatori 
hano anche delle viciature. 

A sconvolgimi si grande aggiungasi i danni che partori- 
scono i molti monopolj per le conseguite essenzioni. 

Per queste, e sono moltiss. me il Dazio scritto nel Stallag- 
gio importa una somma, e il Dacio scosso per le Terminazio- 
ni, che esentano dal pagani. 10 le bollette giù uscite, e conteg- 
giate nel stallaggio med. mo importa un'altra soma di lunga 
mano inferiore, dal che derivando disparità grande ne i prezzi 
della merce medesima comparativam. te à quei Negozianti, che 
non hanno azione nel Monopoljo, nascono alienazioni dalla mer- 
catura, e pregiudicj all'erario, in conseguenza cade in rovina 
la navigazione, e il commercio. 

Tali privileggi et essenzioni furono promosse, et introdotte 
per breve spazio di tempo in via d'esperimento, e col fine di 
migliorare l'Arti, et il commercio. 

Né Arti, né comercio si sono migliorati, anzi sono andati 
sempre deteriorando, ò perdendosi, e l'essenzioni durano sempre. 

Al disordine delle predette essenzioni conseguite da par- 
ticolari colPapparente pretesto di publica utilità si unisce quello 
d'altre essenzioni generalm. le concesse da V.ra Serenità à molto 
numero di varj generi de merci, e questo è un Tomo de danni, 
che ella ha inferito à se stessa mentre si è spogliata del suo, 
e lo ha donato, e dona parte agl'estranei, e parte ad altri, senza 
che per ciò derivi imaginabile beneficio al commercio. 

Fino à che è stata uniforme, e indivise la massima de ve- 
nerati maggiori di Navigazione, di commercio, e de Dacj, ha fio- 
rito, e fu ricca la Nazione, e l'erario, ma ora che prevale mas- 
sima di comercio separata da Dacj, perisce commercio", e peri- 
scono Dacj. 

Mentre servendo V.ra Serenità nel Mag. t0 Ecc. mo de 5 Savij 
andavo scoprendo tali pregiudicij ed altri ancora, onde ren- 
derla appieno informata, mi vidi improvvisam. te tolto, e desti- 
nato à passar il Mare per V insorte gelosie della comune saluta 



— 122 — 

Ora mi comanda ella che la informi del commercio del- 
l' Istria. 

Passo dunque alla seconda parte. 

Argomenti V.ra Serenità qual è il commercio dell' Istria dal 
commercio della Dominante. 

Basta fermarsi un pocco sopra questo Littorale, e rimirarlo 
per conoscerlo quale cgl' è, poi compiangerlo amaramente. 

Le nazioni vicine, e lontane sono Parbitre di questo mare, 
e di questi Porti. 

Trieste, Pisin, Fiume, e tutti i luocchi del littorale Au- 
striaco lo sono * di questo Mare di questi porti, e di queste 
Terre. 

Prima però che mi avvanzi sopra questo Tema è neces- 
sario che sappia V.ra Serenità qual è veramente la Provincia 
dell' Istria, non meno che qual sia il Contado di Pisino. 

L' Istria è Provincia ben grande, basta riflettere che rac- ' 
coglie in se quattro Vescovati, che dieciotto Reggim. 11 la go- 
vernano, e fuorché Vmago, Cittanova, e Pola ancora, è popo- 
lata negl' altri Luoghi, e particolarm. tc in quelli situati nelle 
rive del Mare. 

Abbonda de Sali, Vini, Legna, et OgU, e questi doppo la 
mortalità seguita sono tanto moltiplicati negl' impianti, che 
augumentano assai ; Nutrisce varj animali Quadrupedi, e par- 
ticolarm. te non sprezzabile copia de minuti. 

Ha molte Cave e nella parte che guarda oltre l'Arsa la 
Liburnia quelle sono assai migliori dell'altre, et ivi produce 
anco miele, e cera. 

Fino alcuni monti, e quelli stessi cui la natura avara assai 
niega che tralignino legna, o erbe soministrano ai provedimenti 
delle Fabriche molti macigni, da che trae alimento grossa 
truppa anco d'operaj. 

È vero che il Terreno Boschivo per altro, et alpestre an- 
che per una specie di sterilità, che regna in taluni luoghi se- 
minati non soministra in ogni situaz. ne per tutto l'alimento de 
grani, ma lo forniscono di ricchi mezi à provedersene altrove 
i sudetti Prodotti. 

In Capo d' Istria, et altrove si va introducendo la fabrica 
delle sede, vi si lavorano cere, e vi esistono alcune scorzane, 



— 123 — 

anzi in Rovigno si tenta presentem. te l'csperim. 10 e concia de 
Coiri con l'uso della corteccia di Rovere, professandosi anche 
dell'antica denominaz. nc di scorzane che detiene quest'Arte, che 
riesca assai migliore delle Vallonie .il lavoro de medesimi Coiri ; 
et essendo in diversi luochi sparsa la Fabrica delle Rasse, é di 
certe telle per servizio de Villici, non ha poi l' Istria altre arti 
in se stesse. 

Alla mancanza delle medesime è sostituita però l' industria 
delle Pesche. 

Quella delle Sardelle che sogliono insalarsi, e che si prat- 
tica nelli mesi d'estate considerata solam. te in Rovigno importa 
più di 6o m Ducati d'annua utilità. 

Che se avessi a conteggiare quelle, che si raccolgono in 
Pola, le Pesche dei Toni, e tutte l'altre derivanti dalle Valli 
del Piran, e del Littoralc tutto nel travaglio di tutto 1' anno, 
arrivarebbe il computo à suma assai riguardevole. 

Ma il contado di Pisino Imperiale denominato da Geografi 
l'Vmbelico dell'Istria le giace in mezo, e benché si estenda 
oltre il Monte Maggiore, squarcia, e divide la Provincia me- 
desima. 

Pedena è una piccola Città ove rissiede il Vescovo. Nel 
temporale è governato il Contado da una sol Carica denomi- 
nata Capitaniato di Pisin, et il Governo è ristretto in certo 
numero de Villaggi intitolati Castelli. 

Esclusa la fabrica, e folladura delle Rasse ne meno il Con- 
tado coltiva arte alcuna in se stesso ; deriva però il mantenim. 
suo da pascoli degl'animali particolarm. le minuti, dalle Legna, 
e da i Tolpi, produce parimenti grani, miele, cera, e frutta. 
Con l' industria della fabrica, e vendita di molto pane parti- 
colarm. te in Rovigno, di tutte le specie d*erbami, e di Polli 
anche in Dignano, Parcnzo, et alcune altre Giurisdiz. ni , trae 
quella popolaz. ne il proprio alimento et utilità. Questa poi se 
gli accresce dalle comprede de sali, che fa in Capo d' Istria, e 
dalle vendite, e distribuzion de medesimi, che fanno quegl'abi- 
tanti per tutta la Provincia eccetuato però Rovigno, e Pola 
ove è concesso per mare il provedi m. t0 del medesimo sale da 
Capo d' Istria. 

Ciò di che non cessarò mai di maravigliarmi è che il su- 



— 124 — 

detto Contado rende al Marchese di Prie Possessore Fiorini 
25 m d'annua rendita, la maggior porzione de quali è purgata 
da qualunque aggravio, e... 

All' incontro l'Istria tutta, che com parati vam. tc considerata 
è un Regno, e non una Provincia non soministra ne meno i 
mezzi, onde la Camera di Capo d' Istria suplisca al pagamento 
de proprj pesi, e se V.ra Serenità chiama per la Casa delPAr- 
senal i Roveri suoi da Montona, ò dagl'altri Boschi è costretta 
(giunti al Caricatore) fornirne i mezzi al trasporto con i pro- 
prj danari. 

Intanto sa ben Ancona, lo sa la Puglia, lo sanno gl'Esteri 
e più di tutti sa Trieste, Pisin, Fiume, e tutto il Littorale Au- 
striaco trarre à se il dinaro, che entra in Provincia dai Prod- 
dotti e dalle Pesche di questa Popolazione. 

Se vuole fatalità de tempi presenti, che niente parli del 
Mare Adriatico in punto di Giurisdiz. ne , non posso però tacere 
una delle cause, cui col pretesto di commercio hano le stazioni 
straniere acquistato sopra questo Mare, e questi Porti una spe- 
cie d'universale Dominio. 

L'epoca non è lontana. Ella è del giorno 19 8bre, e del- 
l'anno 1680, giorno, et anno il cui decreto ha concesso alle 
Navi Inglesi, et Olandesi la libera facoltà di navigar l'Adria- 
tico indipendentem. le dalla soggezione de Piloti, cui giunte 
nelP Istria dovevano, et erano solite ricevere per essere à di- 
rittura scortate con l'intiero lor carico alla Dominante. 

Nell'anno poi 1686 18 Xmbre fu con altro Decreto donata 
a Capitan] de Vascelli, e delle Navi Francesi V istessa indipen- 
denza, e facoltà. 

E finalm. tc nel 1714 4 Agosto restarono plcnariam. lc as- 
solti, e dispensati anche i Legni sudditi da questa importan- 
tissima suggezione. 

Certo è, che se dovevano fruire d' un tal libertinaggio i 
Legni estranei, voleva ragione, e Giustizia, che pur lo godes- 
sero anche i Sudditi. 

Ma questi e quelli andando immuni dalla scorta, che in- 
sieme era custodia de Piloti (scorta e custodia instituita dagl'An- 
tenati di Vostra Serenità con oggetti di navigazione e di co- 
mercio, non meno che di giurisdizione, e sicurezza, approdano 



- 125 - 

ora indipcndentcm. tc in ogni porto dell* Istria, sbarcano, e ven- 
dono merci, e cooperando fatalm. le le stesse publiche delibe- 
razioni all' ingrandirli. 10 delle Scale d'Ancona, Trieste, e di quelle 
Nazioni anche remote, estraggono queste incessantem. te dal- 
l' Istria tutta la sostanza sua, e ciò che da alcuni si trasporta 
nella Dominante è per lo più (confrontandosi i tempi andati) 
il rifputo degl'altri Porti. 

DalF occlusa Modula deU'Ofjfìtij esteri di Sanità raccoglie- 
rano V.V. E.E. i nuovi termini in quella usati dagl'esteri; ter- 
mini, che indicano Dominio, e Podestà d'esseguir qualunque 
contrataz. nc in questo mare quanto è disteso, in questi Porti 
quanti essi sono, et in quest' Isole del Quarner non solo, ma 
in tutte l'altre del Mare stesso, non meno che del suo Littoralc. 

Dal pedehsta che pure umilio rileveranno poi i generi le 
qualità i prezzi, e i porti donde derivano le merci stesse. 

Essigono in primo luogo le più mature ponderazioni le 
Pannine, e tutte quell'altre manifatture, che facendo scalla nella 
Doana di Chiozza passano in Ancona con il privileggio di quel 
Dacio di Transito, giunte colà attraversano poi in gran parte, 
e vengono à contrattarsi nell'Adriatico. 

Cosi istituito il transito di sottovento con oggetto di tra- 
sportar nelle quattro Fiere denominate, appunto di Sottovento 
i sudetti generi, e trarre con le vendite, e con i concambij i 
ritorni di quei Prodotti, che sono Mandole, ogli et altro, uti- 
tilità alla Nazione, et all' Erario, si è perduto il salutariss. mo 
fine, vanno le dette merci come dissi à far scalla in Ancona, 
e di la si spargono per tutti i venti in modo, che le Leggi del 
Transito vale à dire i tenui aggravj di quelle Merci si conver- 
tono ad arricchire estranei nel tempo stesso che impoverisco- 
no questi Sudditi. 

Succedono i Formenti, gl'altri grani minuti, e le specie 
tutte di Legumi, che vengono pure da Ancona dalla Puglia, e 
dal Ferrarese per la bocca di Goro. 

Da Goro si trasporta copia grande de Risi. 

Da colà arrivano Tele borazine greze, e colorate, maggio- 
liche, Batteria da Cucina, et altri Vsi Lini, Canevi Cornami. 

Questi vengono portati anco da Ancona, e dalla Puglia. 

Da questi due lochi approda Pane biscotto bianco, si por- 



— 126 — 

tano paste, et hano grand'esito fino i Bigoli, de quali era co- 
pioso non da gran tempo il trafico della Dominante. 

Dalla Puglia poi arriva il Catrame, il Sapone, e grande 
quantità d'Agrumi, cui fanno i Villici consumo grati loro riu- 
scendo, come lor sono, le altre frutta. 

In soma si porta e vende quasi tutto di ciò che è neces- 
sario al vito, e che è inserviente al vestiario, et ad ogni altro uso. 

E vero però, che se per i correnti riguardi della Salute, 
ò per alcune accidentali difpcultà non trovano i carichi pro- 
venienti da Luochi sudetti facilità ò prontezza ai sbarchi, ò alle 
vendite passano poi tutte le merci come in loro centro nel 
porto, e nella Piazza di Trieste, ma sebbene Trieste sia scala 
Franca devono però tutte contribuire un qualche aggravio 
tanto nclP ingresso, che nell' uscita. 

L' Istria compensa poi nelle comprede col maggior peso 
gl'aggravj, cui vengono addossati alle marci med. me ; queste 
differenze di prezzo, et augumenti d' aggravio per causa de 
Dacj sono poi espressam. le distinte nel pedelista sudetto. 

Trieste è una scala "che va ampliando à gran passi, et es- 
saltando insieme i gradi al commercio, e navigazione sua. 

Al frequente e vario numero de Legni, che colà appro- 
dano anche dal Levante, e Ponente, devono pure aggiungersi 
tutti i generi di quelle merci, che discendono dall'Austria dalla 
Boemia, e dall' Imperio ancora. 

Pare che Trieste abbia in oggetto primario i danni della 
Dominante, ma i disscgni, e l'idee dell'Imperatore sono cosi 
vaste, et alate, che riuscendo ormai troppo augusto quel porto 
e quella Piazza al Fasto, e libidine sua, ha ordinato al Conte 
di Gallembergh Capitanio del Cragno, e Ressidente in Lubiana di 
trasferirsi colà dove atfualm. te travaglia in sopraintendere et 
escavare alcune saline per tramutarli in ampij canali alle cui 
sponde erriger devonsi Magazeni, Boteghe, e Case di Negozio. 

1 generi poi che tramanda Trieste in questa Provincia 
sono moltissimi, e tutti immuni da Dacj, come lo sono quelli 
dell'altre scale. 

Dirò solam. le di quello delle Tele d'ogni qualità, e prezzo 
il di cui spazzo esclusa una qualche porzione che deriva dalla 



— 127 — 

Patria del Friuli, da dove pur giunge qualch'altra manifattura, 
è in sommo grado copioso. 

Basta il riflettere che quelle che somministra la Carintia per 
il provedim. to delle Vele, delle Tende, et altri usi ascende ad 
una riguardevole suma di balle per ogni anno che vengono 
conteggiate à ragione di D. 5o in circa per cadauna. 

È arivata à tal sottigliezza l'industria dell'Esteri, che per 
togliere à sudditi fino l'utilità, che derivarebbero dalla vendita 
degPOgli dell'Istria nel Contado di Pisino, et altri Luochi Au- 
striaci, che ne sono mancanti, spargono gì' Esteri med. mi nella 
Provincia gl'ogli della Puglia a' minor prezzo di questi, in modo 
che combattendosi I'un con l'altro ne prezzi stessi, ritorna poi 
il dinaro di quei del contado per questo capo in pagam. to del- 
POglio di Puglie, e succede, che i Sudditi restano indietro nel- 
l'esito di questo nativo, e proprio loro prodotto. 

Ma non riandare a capo per capo gl'altri generi. 

Pur troppo sono descritti nel foglio sopra rifferito. 

Che se in esso non sonò compresi i generi del pesce 
asciuto, e salato del Ponente, non meno che le Droghe, o è 
perche non derivando dà Trieste ò da altre scalle espresse nel 
d.° Foglio i generi med. mi succede per altro anco di essi il 
provedim. 10 dai approdi che fano le Brazzere della Provincia 
nelPandar in mare à bordo de Legni per la libertà in che sono 
le Navi tutte del Ponente di viaggiar immuni dalla dipendenza 
come dissi de publici Piloti. 

Meno vi ho compreso le Merci provenienti da Ragusi e 
da Durazzo, perche confido, che con la riapertura del Laza- 
retto di Castel Novo abbia a sostituirsi, e rimettersi in mano 
de Sudditi, e in conseguenza di V.ra Serenità quell' importan- 
tiss. ma navigazione, e commercio. 

Passo brevemente ai Porti del Quarner, e mi fermo pre- 
cipuam. te in quello di Fianona, che confina co' Stati Austriaci. 

E impossibile che il Contado di Pisino inalzi le proprie 
fabriche senza il legname e materiali di Fiume, e di Buccari 
che si sbarcano nel porto med. mo . 

All' incontro dal Contado vengono trasportate sopra quel 
caricatore le molte Legna, e grande copia ne deriva dagl'altri 



— 128 — 

luochi Austriaci, et interni del Monte Magg. re , parimenti vi si 
trasportano i Vini, Avena, et animali minuti. 

Da Volosca, e Castua si portano colà Bottami, Cerchi, 
Barile, Mastelli, e vario numero di altri simili attrezzi. 

Da Lovrana arriva Foglio, vi si depositano molte frutta, 
e comestibili ; varie manifatture di bombace, e di fillo. 

Dal Cragno fascie ad uso di Done Illiriche altre di pelle 
per Villici, capelli, e berette, attrezzi per Cavalli, e diversi altri 
generi de lavori. 

Cosi le Signorie d'Ausperch, e le Baronie Brigido, e Ram- 
pol tramandano in quel porto i proprj prodotti, e ricevono poi 
da colà le manifatture, et altre occorenze per i loro usi e servizj. 

Tutto si fa indipendcntem. tc dagl'esteri nel porto di Fia- 
nona sudetto, come che se egli fosse un prop.° ricovero, e 
centro, e con tale posesso, che fino giunse F idea di vagheg- 
giare Faquisto d'alcuno de Magazcni essistenti nel Caricatore 
sudetto per farlo servir di sicuro deposito, e di custodia à quel 
traffico ; tentativo che se mai succedesse potrebbe essere ferace 
di conseguenze gravi e maggiori di che sappia concepire la 
debolezza mia. 

Il commercio dunque che fano coli' Istria le scale di Trieste, 
Fiume, Buccari, il Littorale Austriaco, quelle Signorie è il con- 
tado di Pisino è un comercio incessante sempre vivo, et attivo. 

Penetrano da Pisino, e anche per Terra le sudette Merci 
e caminano respetivam. 1 * lungo il Littorale, et hanno ovunque 
il loro ricovero siano in case ò Botteghe de Sudditi ò pur 
d' Imperiali. 

Di là vengono trasportate ne luochi interni, e ripartitam. te 
vendute in modo, che non vi è angolo della Provincia ove non 
si sprema il denaro de Sudditi. 

L' istessa industria penetra nelF Isole del Quarner e quando 
i passi sono aperti si avvanza nell'altre Isole, camina, e va- 
occupando tutto il Mare Adriatico. 

All' incontro solita F Istria (non va gran tempo) con la 
vendita de proprj prodotti ne stati Austriaci, e con una reci- 
proca commutazione trarc provedim. 10 à se stessa, ora che l'Im- 
peratore ha usurpato la navigaz. ne del mare, et ha fissata l'idea 
di comercio in Trieste ha con validi impedimenti, e divieti 



* — 12<J — 

arenato alla Provincia il corso ad ogni negozio nei med. mi suoi 
Stati. 

Cosi dal fatto del Vomo restano divisi quelli che Dio aveva 
congionto. 

Produce poi tale violenza il perniciosiss. mo effetto, che le 
vendite de prodotti della Provincia derivando ò dalla Patria del 
Friuli ò dalla Dominante, oltre qualche altra porzione che si 
trasporta, e vende contro le Leggi Sottovento, et in Goro, et 
altra* che industriosam. tc si introdduce in Carlopago, et altrove 
come nel mcd. mo Pcdelista. il dinaro poi che arriva in Istria 
si attrae nejr intera suma dall' Imperatore con il libero, et as- 
soluto suo arbitrio di commercio di navigazione nella Provincia 
nelF Isole, e in tutto l'Adriatico. 

Ma oppresso lo spirito da questa serie di cose mi si con- 
fonde la mente in modo che non è atta à meditar, e molto 
meno a prefigger regole, che siano valevoli à togliere introdu- 
zioni si ree, e pregiudiziali. 

E pure V.ra Serenità con il surriferito Decreto prescrive 
e vuole* ciò precisami. 

Per ubbidirla fcrmp il pensiero, e le meditaz. 1 " mie sopra 
quanto ho fin qui esposto, et è ciò che fu ordinato in punto . 
di navigaz. nc e di commercio dagl'Antenati suoi dessiimo le se- 
guenti proposiz." 1 e tratto la terza, et ultima parte. 

i. Che per redimere questa Provincia e farvi fiorire il co- 
mercio, è manifestami necessario riordinare quello della Do- 
minante, e della navigaz. nc sua. 

2. Agevolare una tale riordinaz. ne quando piaccia a V.ra 
Serenità come lo vollero i medesimi Antenati suoi distinguere, 
e privileggiare dagl' Esteri i Sudditi. 

3. Questi siano almeno distinti, e privileggiati nella navi- 
gazione dell' Istria. 

4. 11 gran bene sarebbe dunque prefigger Dacio grande 
sopra i Legni, e Merci estere, e Dacio tenue sopra le Merci, e 
Legni sudditi, ma Dacio. 

5. Trieste benché sia dichiarala scala franca ha però ta- 
riffe universali, né vi è merce, che non sia sogetta ad un qual- 
che pagam. 10 . Così prattica Livorno scala Franca, e così prat- 
icano tutti i Porti ove fiorisce il comercio, che ne meno i ter- 

9 



— i3o — 

mini di franchiggia hanno da togliere i proprj diritti à gl'erarj 
de Prencipi se anzi per il loro incremento sono impegnati i 
studj e di navigaz. ne e di comcrcio. 

6. Per questo basterebbe prender per mano la ridorma delle 
Tariffe tante, e tante volte deliberata, che i tanti generi che 
sono manuscritti senza i registri autentici, e le molte viciature, 
oltre il danno che portano ai Dacj inferiscono confusioni diflì- 
denze, et avversioni in chi comercia. 

7. In tale rifforma sarebbe utiliss. mo assoggettare al paga- 
mento de Dacij il mag. r numero di quei generi che vanno es- 
senti, e togliere quelFessenzioni, che in forza de particolari pri- 
vileggi convertendosi in monopolj, partoriscono pregiudizi gra- 
vissimi alla Nazione, et al commercio. 

8. Arrivate le merci di transito nella Doana di Chioza sa- 
rebbe utile assegnarle alla sola navigazione de Sudditi, e cari- 
carle di grosso Dacio sopra i Legni dell' Esteri. 

9. Quand'anche le vendite importassero una qualche mag. r 
spesa a' sudditi per la generale imposizione de Dacj, resterebbe 
grandem. te compensata dall' utile, che avrebbero dalla naviga- 
zione, e dal commercio quando però senza eccezion di persone 
restassero indifferentem. te considerati, è distinti i soli Sudditi. 

X. Ma riuscirà sempre dificile all'Istria il rissorgim. to suo 
quando i Legni tutti sia esteri, ò nò, abbiano a fruire della 
presente libera 'navigazione cosi impni dalla porta, e custodia 
de Piloti sbarcare possano ovunque le merci, et introdursi in 
ogni seno, e Porto arbitri indipendenti di queste Parenzane, e 
de i stessi sorgitori della Dominante. 

Quando poi piacesse a V.ra Serenità dar mano alle pre- 
dette ordinazioni potrebbonsi in accurata Terminaz. nc prefigóre 
regole tali che fossero valevoli à riacquistare la navigazione 
di questo mare, e il commercio di questa Provincia. 

Intanto se à tale Terminaz. ne avesse a precedere un altra 
riguardo ai Prodotti, e merci, che si trasportano, e si caricano 
dagP Esteri nel porto di Fianona, riuscirebbe essa in quella 
parte d'un assai utile opportuno preliminare. 

Per questo avendo scoperto nella persona di D.no Gia. mo 
Battiala Nobile d'Albona destinato dalla Serenità V.ra con il 
sudetto Decreto 19 Gennaro per sopraintendente à quel porto 



! 



- I3i - ' 

e Castello le più de.siderabili parti di zelo, di prudenza, e di 
attività, come corrisponde alle medesime nel presente di lui 
esercizio, così ho manifesto fondamento di crederlo utilissimo 
all'or che piacesse all'autorità publica di farlo continuar nel- 
r impiego all'essecuz. ne anche in tale proposito. 

Benché sia egli lontano da qualunque interesse, e serva 
anco decorosam. te a' publici oggetti in quel geloso confine, et 
in vista degl'esteri, avendoli però la Ser. ta Vostra decretato il 
mensuale assegnarci. 10 da cssigersi dalla Cassa di Capo d' Istria, 
non ha ella potuto per le note sue augustie corrisponderlo e 
fui in necessità di farglielo contribuire corelativam. lc alla fa- 
coltà inserita nelle mie comissioni di valermi in tali occorenze 
d'ogni Cassa, da quella di Sanità. 

Ciò rassegnato, e premesso aggiongo che i Ministri espe- 
diti dall'Imperatore in varie parti quali sono ilDechman, Cer- 
nelli, Gumer, e simili hano cooperato all' ingrandimento di 
Trieste. 

Ma molto più possono avervi cooperato molti altri ma 
occulti emissarj, potendo però csservene come nella Dominante 
anche in questa Provincia, facile sarebbe deluderli sostituendo 
come in Fianona Sudditi fedeli a Vostra Serenità in alcuni porti 
dell' Istria, cui fosse raccomandata almen ne primordj la sopra- 
intendenza, e cura di quest'opera, sempre però con la dovuta 
cognizione, e dipendenza da publici Rappresentanti. 

Tale sucesso dipender deve, da un contegno essatiss. mo 
cui opponendo V.ra Serenità commercio à commercio "arrivi il 
colpo e non si conosca come suol dirsi la mano. 

Pare che le combinaz!" 1 dei tempi presenti essigano una 
tal direzione. 

Che se non opponessero questi tempi, e volesse V.ra Se- 
renità redimere interam. te il commercio suo da i danni che ris- 
sente anche dalle Fiere del Sottovento, e da quella di Trieste 
utiliss. ma al grand' intento sarebbe questa Provincia, onde sta- 
tuirvi una Fiera, et aprirla antecedentcm. te à quella di Trieste, 
e di Si «rigaglia. 

Parenzo sarebbe il centro più solido et opportuno à pian- 
tarvi un sì gran bene. Faccio il solo cenno per non ommet- 
ter parte alcuna del dover mio, et aggiungo, che qui non ope- 



— l32 — 

rerebbe certam. tc alcuna di quelle opposiz™, che furono incon- 
trate nelPessaminare il'sugerimento della Fiera di Chioza. 

Ma non mi abuserò maggiorm. te ; finisco dunque et in ciò 
che ho scritto qual egli siasi, imploro che V.ra Serenità accetti 
con la innata clemenza sua un atto di sola ubbidienza. 

Non essendo per avventura in questi fogli cosa -che pro- 
mover possa il suo servizio migliore sostituisco al cuore, et 
alla penna le Voci, esclamo da questi Lidi, e con i voti dei 
Popoli invoco la providenza dell' Ecc." 10 Senato, onde con l'au- 
torità de suoi Decreti inspiri nuovo fiato di vita, e dia risor- 
gimento all'appressa Provincia, che importa risorgimi di na- 
vigazione, e di commercio per il miglior bene de Sudditi, e del- 
l' erario di Vostra Serenità. Grazie. 

Parendo, 14 Maggio 17)2. 

Vbbidito il comando di V.ra Serenità espresso nelle Ducali 
io spirante scrissi già al Conte di Gallembergh, e ricercai come 
da me il dovuto riparo alla violata publica Giurisdizione, e la 
restituz. nc insieme della barca, e de Sudditi depredati nell'aque 
di Muggia. 

Ma le risposte furono quali le raccoglierà nell'annessa. 

Rivoltomi poi al. D. r Andrea Fini da Capo d' Istria Suddito 
fedele alla Serenità Vostra, che è congionto al Comandante di 
Trieste; con cui per le di lui pretensioni de titoli non è solito 
scriversi da alcuna Carica, e riccercatolo di carteggiare con 
Tinstruz. m datteli come da lui, ha da esso Comandante ripor- 
tato coll'unite un altro scanso con* il cenno però, che non sa- 
prebbe trattare una materia publica con forme private. 

Rilevo inoltre da un confidente da Trieste, che il Fiscale 
di quella muda siasi espresso, che P aver io ricercato benché 
da me il sudetto riparo, aveva anzi maggiorai. 10 impegnato à 
sostenere la violazione medesima. 

Argomento da ciò che gì' Imperiali pretendino, che Vostra 
Serenità ò tolleri fin col silenzio quafunque insulto, ò entrando 
in maneggio rinunzij come in prezzo della liberaz. nc di* quei 
poveri Sudditi una qualche porzione delle ragioni sue. 

Già i due Bregantini degl' Imperiali med. mi fanno prova as- 
sai manifesta di tali dissegni, e benché stiano nelle Rive op- 



— i33 — 

poste, sono però nell'aque, e nel Mare di Vostra Serenità, e 
tolerati da lungo tempo hanno aquistato ragion di posesso, e di 
Dominio, ond' impedire la navigazione de Sudditi. 

E vero che armati detti Legni da Soldati Libera iter usci- 
rono alcuni de medesimi, e con altra barca aggredirono quella 
di Muggia, ma da tale arbitrio nàsce la presunzione, commettino 
sempre magg/ 1 prevaricazioni, et insulti. 

Ho però in essecuz. ne delle sudette Ducali e delle susse- 
guenti 24 spirante àvvanzata in quelPaque una delle publiche 
Galeote che diretta clair Vociale Vuco Dabò.vich con le precise 
commissioni che m' hano prescritto, confido l'uso della coman- 
data risserva onde stiano lontani gl'impegni, e li sconcerti, e 
vi sia sostenuta la dignità, et il decoro publico. 

Mi riuscì ancora col mezzo di confidente di penetrare i 
nomi de quattro Liberaiter espressi nell'acclusa nota, asseren- 
domi egli che due d'essi siano anzi disertori delle publiche in- 
segne. 

Sopra di questi rei rilevando il sentim. 10 de Consultori 
"della Serenità Vostra espresso nella Scrittura 8 cadente, perche 
abbiano à proclamarsi, e bandirsi, io poi non oserò di venire 
à passo alcuno senza la precisa deliberaz. ne dell'Ecc. mo Senato. 

Suplico però sopra questo punto la volontà publica pre- 
scrivermi, se à scanso di maggiori impuntami prima di pu- 
blicare il Proclama, et il susseguente Bando abbi ad attendere 
e come la definizione de priggionieri sudditi suoi esistenti in 
Trieste de quali essendo già seguito la liberaz. ne d'uno, che era 
un Fanciulo resta à temersi che si renda dificile quella degl'altri 
due Vomini, tuttoché trovi un essempio, che occorso un'altro 
.simile caso, et arresto per occasione de medesimi sali appunto 
nelle aque di Muggia l'anno 171 1 furono i Marinari Sudditi 
all'or pur anche rettenti, rilasciati dalle Carceri con pieggiaria 
de indicatum solvendo. 

Non credei intanto lasciar cadere cosi la materia e di omet- 
tere un altro eccitam. t0 come dall'annesse al Conte di Gallem- 
bergh col motivo di rispondere à lui sii l'influenza dei Bovini, 
che doppo i medesimi suoi avvisi ho rilevato che occupi con 
molta dilatazione i corsi di Trieste. 

Ma l'ardire de Confinanti abusa, e provoca per tutte le vie 



— 134 — 

la somma prudenza di Vostra Serenità, e pare che co testa virtù 
serva loro anzi d' incentivo à sempre nuovi e sempre rnagg.™ 
prevaricazioni. 

Sono col ramarico di dover render conto d' un altro in- 
sulto. 

Comandata dal Magistrato Ecc. mo della Sanità per la su- 
detta insorgenza -de Bovini l'errezione de Rastelli, taglio di 
stradde e tutte l'altre solite precauzioni e custodie, ne ha il 
mio dovere difuso l'ordine circolarmi, et ovunque fu adempita 
la volontà d'esso Ecc." 10 Magistrato. 

Appena erresse il Commun di Monpaderno del distretto di 
San Lorenzo nel giorno 3 spirante tre Caselli, nelle medesime 
primiere situazioni ne quali ultimam. le erano piantati, e sul 
confine di V.ra Serenità, che usci da Boschi vieni una grossa, 
partita d'Imperiali della. Villa Antignana distretto di Pisino 
colà -contigua. 

Fu promosso, e diretto il trapasso da Antonio e Mattio 
Fratelli Antolovich, e da Giovanni loro Germano, facendosi ve- 
dere alla testa di questa Gente, et a cavallo il prete Mattió 
Vulacovich tutti Austriaci. 

Si attaccarono le Guardie del primo Caselio, fu atterrato 
e con un tizzone che seco avevano gl'aggressori s'incendiò. 

Si fece così successi vam. tc degl'altri due, mentre già atte- 
nte e soprafate, in tal maniera le guardie, costrette furono a 
ritirarsi, asportato essendosi dagP Esteri in Antignana anche 
l'avanzo de Caselli incendiati. 

Si sono subito di mio ordine dal Commune rimessi i Cu- 
stodi, ma pure nella mattina degP 8, essendo stata condotta 
nella Fineda di Monpaderno, che è una Prateria di publica ra- 
gione situata in vicinanza del sudetto Confine da predetti An- 
tolovich copia grande d'Animali Bovini in più squadre ripar- 
titi, mentre andavano oltrepassando i posti di Sanità si mos- 
sero le Guardie ad ammonire anco piacevol. le i Proprietarj Pa- 
stori à tratenerli, e retrocedere. 

Ma rispostogli, che anzi penetrar voleano più avanti fu dal 
predetto Antonio Antolovich commesso contro le guardie uno 
sparo, e fatto nel med. mo tempo cenno ad altra Gente, che era 
in pocca distanza, e stava in aspetazione del sucesso, unitisi 



— i35 — 

in cinquanta inseguirono le medesime Guardie scaricando lor 
contro molti, è molti altri spari da quali per divina Misericor- 
dia restarono preservate, et illese. 

A queste due si è aggiunta, e rinovata per parte degP E- 
steri anche la terza animosità, e violenza in quel confine. 

Sono comparsi anche nella matina di 22 nella Fineda i 
prenominati Antolovich con molti altri Animali, e con la scorta 
di circa trenta persone armate,- parte ferme in una qualche di- 
stanza delle guardie di Sanità, e alcune avvahzate verso loro 
in camino. 

Queste presentarono l'armi., et ebbero l'ardir d' intimare a 
sudditi custodi di ritirarsi in pena della vita dal sito. 

Fu forza di farlo anche per questa nuova soprafaz. ne e fu- 
rono anzi internam. le inseguiti verso la Villa di Monpaderno 
con altri tre spari d'archibuggiate chi dice esseguiti in tentata 
offesa delle Guardie, e chi in contrasegno d'allegrezza per aver 
esseguita una tal espulsione. 

In ciò si è distinto essagerando con espress. m , e con mi- 
naccie il predetto Mattio Antolovich, che sino sussisterà la sua 
famiglia non vi vuole colà, e non vi durerano le Guardie. 

Rimarcabile è, che cinque sono le Case di questa Famiglia 
tutte colà confinanti, e divise (ra se, ma contigue l'una con 
l'altra. 

Ella è stata sempre, et è la più infesta, mentre fomenta 
nell'altre Case de confinanti consimili turbazioni, le promosse, 
e le sostiene fino con tanta baldanza, che nell' incontro pre- 
sente uscirono dall'ostentaz. ni che ben presto penetreranno an- 
che in Monpaderno à levar le campane. 

Fautore, e capo di tali pretese, e repressaglie è GiurQ An- 
tolovich. Fattosi egli sopra degl'altri autorevole nella figura di 
loro Avocato, e difensore di qualunque controversia partico- 
larm. te de Confinanti nel foro di Pisino, ha con tali assistenze, 
e facilità potuto sedure alla volontà sua non $olo gl'Antolovich 
della di lui famiglia, ma l'altre tutte di quel contorno, che ad 
ogni cenno si uniscono, e vanno comettendo simili eccessi. 

Frequenta egli i viaggi di Pisino, e maneggia con quel 
Capitanio le violazioni presenti, ottiene ordini penali per esser 
seguito, fa passar memoriali à Lubiana onde avere più efficaci 



— i36 — 

assistenze, e fino ostenta pubicamente, che Monpadcrno non 
averà mai jus nella predetta Fineda. 

Avanzarci ben volentieri una buona squadra di queste mi- 
lizie per coprir i pnblici Stati, e quei poveri sudditi. Ma essendo 
evidente il pericolo d' un quakhe impegno non oso di farlo 
senza la precisa publica volontà. 

Alla notizia di questi fatti dopo aver animato nuovam. lc 
et incaricati i Capi di quel Comune a non ceder mai il publico 
posto, ma anzi di ripristinar le custodie ho creduto necessario 
d'ordinare la pronta formazione di Processo da cui si raccol- 
gono tutte te circostanze prelette. 

Prima di quest'ultimo fatto credei del dover mio ricono- 
scer quella situazione così frequentemente turbata, e manumessa 
dall'ardire de confinanti, ed è quella stessa in cui fin nell'ot- 
tobre decorso furono del pari incendiati i stessi Caselli di Sa- 
nità, come m'onorai umilm. tc parteciparlo alla Ser. tà Vostra 
nel N.° 2. 

Postomi in traccia de publici documenti, che me ne ren- 
dessero un qualche conto, ne fu vano il desiderio tanto ia Capo 
d'Istria, che in Montona e S. Lorenzo, dove anzi già alcuni 
anni saccheggiata da malviventi quella Canc. na , vien nel Pro- 
cesso introdotto, che le scritture di quei confini siano fatalm. tc 
passate fino in mano degl'Esteri, e da quel tempo, tolte così 
• l'autentiche prove delle publiche ragioni, hano poi insultati in- 
cessantem. tc quei confini. 

Nell'oscurità dunque, e nella confusione in che sono le 
cose avendo potuto la mia visita locale cui mi sono cautam. le 
trasferito, e dall'estere indagazioni rilevar un qualche confronto 
lo assoggetto à publico lume. 

Quattro sono le Ville del Distretto di S. Lorenzo, e la più 
ampia è quella di Monpaderno, che si distende per la metta 
del di lui Territorio. 

Ha in se uq vasto tratto di Terreno, che è la sopradetta 
denominata Fiqcda, la quale occupa tre miglia di lunghezza, e 
circa due di larghezza, solita ne tempi andati produr annualm. lc 
mille carra di Fieno. 

Fu ella destinata dalla publica Munificenza à benefìcio de 
sudditi, da quali vi si ricavano Legna, Fieni, e pascoli d'animali. 



- i3 7 - 

Non era però permesso* à chiunque, ne meno à Sudditi 
F ingresso degl'Armenti, ò degl' Animali minuti dal giorno di 
San Giorgio fino a quello di San Michele ; Gì' Esteri la ricono- 
scevano d' indubitata ragione publica, perchè v' intervenivano 
chiamati à lavorar dome operai, e pagati da Sudditi à giornata 
nel taglio de Fieni, e perchè loro stessi contribuirono sin l'anno 
1708 una data corrisponsione per potervi introddure nel tempo 
permesso à pascere anche i proprj Animali. 

Veniva questa Fineda custodita da un certo numero de 
Sudditi, à beneficio de quali si faceva dal loro Zuppano la di- 
stribuzione di quei animali degl'Esteri,' che sorprendevano 
quando per avventura sorprendevano à pascolar nel suddeto 
tempo vietato. 

Prevaricò un Zuppano nel restituire appunto alcuni Ani- 
mali alletato da un lucro occulto, e furtivo, che fu al med. rfo 
somministrato, e passato il mal essempio ne successori se ne 
abbandonò da Sudditi l'utile custodia, cosicché poi avvanzatisi 
i confinanti à lor talento, e liberarti. 16 nella Fineda, vi taglia- 
rono gl'Alberi, vi depascerono i propri* Animali, e sostenendo 
l'ingiusta pretesa fin che sia la Fineda del Cesareo Dominio, 
hanno apportato in varj tempi, et apportano continuate molestie, 
da quali nascono le" giornaliere oppressioni, e danni de sudditi 
e più volte con reciprochi omicidj. 

Rimasero indivise per le note convenzioni e sentenze se- 
guite in Trento fin nell'anno i535 18 Zugno, et 8 Ottobre 
certe porzioni di Terre, in alcuni siti furono dichiarate, sin 
d'allora ad uso promiscuo, e furono denominate col titolo di 
diferenze* titolo infausto nelP Istria. 

" Vsurpato dagl'Austriaci col progresso del tempo l' intiero 
posesso di tali diferenze, che in quella parte sono una grande 
porzione di Terreni, e che conterminano nella predetta Fineda, 
fatto proprio ciò che era promiscuo, sono andati poi à parte à 
parte rodendo, anzi divorando con la violenza, che in mano 
del Prepotente divien ragione, anche i diritti più interni, ed in 
Monpaderno l' intiera Fineda. 

Per sostenere l'occupazione hanno à poco à poco malicio- 
sam. te confuso i veri confini difformati i segnali, svelte le pietra 



— i38 — 

e recisi gl'alberi sopra quali erano incise, et impresse respet- 
ti vamen te le croci. 

Alcune colonne, ò siano pietre divisorie furono trasportate 
e fin piantate in situazioni più interne di V.ra Serenità, aven- 
done altre con publico sprezzo, et ingiuria infrante, e tradotte 
alle proprie case, e benché la Serenità Vostra di tempo in tempo 
abbia deliberato i necessari compensi, e ripari, ha prevalso sem- 
pre e in tutti i luoghi la rappresaglia. 

Per fomentarla in certo modo in quei siti cospirò, una fa- 
talità ben particolare. Destinato l'anno- 17 14 il Capitan Bugar- 
delli alla guardia da Caselli de Sanità in quel posto, parve allo 
stesso, che nella processione delle rogazioni il Clero di S. Lo- 
renzo si avvanzasse oltre i confini ne Luoghi Austriaci, e cadde 
nelP inganno, e nello scandalo di arrestare fino coli' indumenti 
sacri quei Sacerdoti dal qual arresto dessumendo gl'Austriaci 
nuova ragione, presero poi un Ansa così audace che mai dessi- 
sterono d' invader quelle località. 

Il fatto è però, che la Fineda è descritta ne publici Cat- 
tastici di S. Lorenzo, che i Sudditi di Monpadernp non ostante 
l'estera soprafazionc contribuiscono à quella pubblica Rapp.nza 
il Terratico, e che all'occhio stesso si fa evidente, e si mani- 
festa il publico diritto. 

Durano ancora alcune delle pietre, e delle croci benché di- 
formate in quel confine, che con linea e retto tramite lo con- 
ducono al sito della diroccata Chiesa di San Silvestro, che n'era 
la vera divisione, ed il termine in quella part^. 

Ora essendosi erreta già mezo secolo un altra Chiosa col 
stesso titolo, e denominazione, ma internami, e per circa un 
miglio distante dalla predetta dirocata, riferiscon r gl'Austriaci 
a questa nuova, e non all'antica il divisorio, qua.ido fra Funa 
e l'altra, e nel corpo delle loro pretese vi sono altre case chia- 
mate de Giacchich, sempre, et anco adesso riconosciute da con- 
finanti del Territorio, e Giurisdizione di San Lorenzo. 

Pretendono altresì alterare la situazione del Lago Terno- 
vizza a' cui si riferisce nelle predette sentenze il primo punto 
e segnale del sudetto confine, e la rapportano ad un altro lago 
detto Puttigna, ma all' incontro questo Lago egualm. le è ncl- 
F interno della Fineda corrispondente alla Chiesa nuova di S. 



— i3g — 

Silvestro, alla qual parte essendovi alcune case chiamate dei 
Banchi su questo del pari falsarci. te figurano il preteso lóro con- 
fine, quando lo formano- le altre Case Austriache denominate 
pure de Banchi, che in linea riguardano la pred. a Chiesa già 
diroccata. 

Rendendo però gl'esteri con tali alterazioni sconvolto, et 
incerto il diritto delle ragioni publiche à quella parte, e facen- 
dosi le sud. e Famiglie colà confinanti sempre più infeste nel- 
rimpunem. tc violarle, piacciono perchè giovano al Capitanio 
di Pisino i loro frequenti insulti, e vengono sostenuti con tal 
sfaciatagine che ormai sa egP ostentare esser tutto quel tratto 
di fondo imperiale. 

Questi danni che rappresento sono danni del Commune di 
Monpaderno, ma sono pur troppo difusi altrove, e V.ra Sere- 
nità ne ha li recenti riscontri dall' Ecc. mo Sig. r Capitanio di Ra- 
spo, e dal Reggim. 10 di Capo d'Istria. 

Ma ciò che più importa è, che avendo osservato in una 
scrittura 1696 molto diligente, et essata, del D. r Raimondo Fini, 
fu deputato ai confini il di lui assunto di estendere un distinto 
dissegno delle dieci parti, ne quali è divisa la linea di tutte le 
cònfinazioni, ed aggiungervi per ogni dissegno un sumario delle 
scritture, consuetudini, et emergenze antiche, e recenti, che 
gl'appartengono, non trovo poi esseguito il benemerito impe- 
gno come V.V. E.E. Io raccoglieranno dall'annessa. 

Intanto sono andati crescendo i publici pregi udicj, e mol- 
tiplicati gì' usurpi cade la materia in una dificoltà, che si rende 
somam. te involuta, et oscura. 

Rilevando poi nelle sudette Ducali 24 Maggio spirante la 
deliberaz. ne di spedir a questa parte un Vfpciale per la formaz. ne 
de i dissegni, et altro che occoresse ingiongerli nel proposito 
supplico profondami V.ra Serenità riflettere, che dovendo pren- 
dersi in dissegno la delineaz. ne de Confini, il punto in ora sa- 
rebbe azzardoso assai; capaci gl'Austriaci d'impedirla con qua- 
lunque impegno. 

E vero che questa materia de confini l'avevo come nel 
N.° 22 risservata ad altri fogli, ma fissatomi ponderatami so- 
pra questo sol capo trovo, ch'ella è troppo vasta, difpcile, e . 
dirò anche impossibile a riconóscersi per me giuridicam. te . 



— 140 — 

Questa materia è assai propria ò del Reggini. di Raspo, 
ò di quello di Capo d' Istria. Già in più tempi, e nei recenti 
ancora si sono essequiti per quanto raccolgo essami, e con- 
fronti hor dall'uno, or dall'altro dei due Reggim. u , onde rico- 
noscere da qualunque parte i danni, e gli usurpi degl'Austriaci. 
Dovrebbero parimenti . essistere nell'archivj de med. mi Reg- 
gini. 11 e titoli, e posessi, e prove, e le carte tutte attinenti alla 
grave materia, ma mi si riferisce, che mancano le più essen- 
ziali, non essendomi riuscito di vedere ne meno un sicuro dis- 
segno. 

Il peso sarebbe per me estremami nuovo, e l'essequirlo 
mi toglierebbe affatto dalle peculiari incombenze di Sanità. 

Supplico però la publica clemenza e per il suo miglior 
interesse, e per la grande, e vera incapacità mia dispensarmi 
da quest' incarico à cui confesso candidami Ai non poter ne 
saper riuscirvi. 

Per non tener finalm. lc sopra di me parte alcuna di tutto 
ciò che potesse influire nella materia m'avvanzo a dirle. 

Che nell'altra scrittura 1*707 del deputato à confini cono- 
scendo egli le difjìcultà grandi, onde reprimere il disordine 
invalso ha suggerito, che lo fermarebbe almeno l'osservanza 
rigorosa dei Decreti 5 Zugno 1643, 28 Aprile 1662, 14 Fe- 
braro 1678, e 14 Ottobre 1679, c ^ e inibiscono le vendite 
de Beni ad esteri al confine, e soggionge, che giovarebbe assai 
estendere l'inibizione alle permute, all'assegnami dotali, ed 
altri titoli. 

Abusate le Leggi raccolgo che per tal cauòa sono stati in- 
feriti gravissimi danni alla publica Giurisdizione. 

Dai nuovi compratori, ò possessori Austriaci de Terreni 
Veneti non si sono corrisposte le decime à Patroni dovute ra- 
tione Fundi, e meno si sono sodisfatte le Podestarie, così che 
à grado à grado passarono i beni in una total indipendente 
aliena Giurisdiz. ne . . 

Rilevo inoltre che gì' Imperiali sono cosi gelosi, onde non 

accada pregiud. alcuno sopra i loro confini, che se le Femine 

Austriache possedendo Terreni passar vogliono in matrimonio 

con i Sudditi di V.ra Serenità, non li viene acconsentito, se 

> prima questi non si dichiarano, e naturalizzano imperiali. 



— i 4 ! — 

.All' incontro il Parroco di San Lorenzo altre \olte inqui- 
sito è un suddito Austriaco, e lo è pur uno di quéi canonici, 
entrambi grandem. te sospetti,, e pure non ostante le Leggi si' 
fanno Parocchi gl'esteri e si fanno Canonici, si rapiscono i po- 
sessi, e può darsi che siano gl'esploratori degl'Arciducali,, et i 
loro Fomentatori. 

Intanto sarebbe da essaminarsi, se sussistendo e prenden- 
do col tempo mag. r vigore i pregiudizj non risultati abbia à 
permettersi à sudditi, che almeno come da loro presservino i 
proprj averi, e reprimano con la forza la forza, onde in qual- 
che parte si temperi l'ordinarli. 10 altrui, e si Talentino 1' usur- 
pazioni. 

Pare che il male ricerchi rimedio nella radice d'onde egli 
viene, e sino che si lascino operare à talento queir infeste con- 
finanti Famiglie, saranno sempre frequenti, e sempre cresceran- 
no le violenze in quella parte. 

Imploro per questo la publica volontà se contro i Rei di 
tali attentati, che emergono dal sudetto . processo abbiano ad 
essere prosseguiti gl'atti della Giust. a , nel chiamarli, o proscri- 
verli, onde animati i sudditi siano nel caso d] impunem. te di- 
fendere da quei Turbatori se stessi, le proprie sostanze, e la 
sovrana publica Giurisd. ne . 

Potrebbesi ancora come accenai nel N.° 22 industriosa- 
mente coartare il libertinaggio con cui gl'Austriaci del Contado 
di Pisino portano il loro commercio, e lo rendono passivo a 
sudditi aggravando con qualche contribuzione i prodotti ed i 
generi mercantili quali essi sieno del Contado, che entrando, 
ò- uscendo dal med. mo passano liberami per la Provincia, e 
per i porti dell'Istria, e sarebbe questo un ripiego utile, e va- 
levole forse anche à frenar l'audacia loro, e convertir in. qual- 
che specie di bene il male che or si patisce. 

Ma per niente ommettere chiudo col rassegnare a V.ra Se- 
renità un capitolo del med. mo deputato And; a Fini espresso 
nella sua scrittura 1707. 

In fatti egli asserisce di non scorger rimedio. più sicuro, • 
che ò una conferenza d'egual Carica altre volte proposta, e che 
mai si uni, ò unir, et acquistar V Istria Imperiale per non per- 
dere à parte à parte la Suddita. 



— I42 — 

Quanto al primo punto, valendomi del scntim. 10 del Con- 
sultar Sabirti espresso in sua scrittura, pare che sarebbe digra- 
viss. mo rischio, e pregiud. publico l'ellezione de Comissarj. 

11 riflesso suo molto prudente fu che come le ragioni pu- 
bliche furono grandem. te implicate, e confuse fin nell'anno i535 
cui si convenne lasciar indecisa diversa porzion de Terreni no- 
minati come sopra le differenze, così essendosi i confini di que- 
ste dalla prepotenza dell'Esteri in tutte ie parti offesi, traspor- 
tati, e goduti, produrebbe una tal elezione, conseguenze peri- 
colosiss. me alla superbia et alle pretese de confinanti per atti- 
rare à sé anche col maneggio maggiori spogli, e conquiste, 
tantopiù pericoloso il cimento inquantoche mancano i veri 
fondam.", e massime quelli che esistevano ne registri di San 
Lorenzo, passati come dissi nelle loro mani. 

Furono in altri tempi eletti Comissarj or i Capitanj di Ra- 
spo, et or i publici Rapp.nti di Capo d' Istria, ma la prudenza 
publica ha sempre schermito Pessecuz. nc delle conferenze. 

Internatomi sopra l'altro suggerirci. 10 , trovo, che l'Ecc. K. r 
Zen all'or che nell'anno 1690 onorò questa Provincia come 
Proved. re di Sanità, n'era già penetrato. 

Passato poi nell'ambasciata di Vienna mi si asserisce che 
lo abbia anche progettato alla Ser. là Vostra, e che poi cadde 
inesseguito il maneggio. 

Attuale Sig. r de Stati Austriaci confinanti è il Marchese di 
Prie, poiché in esso passò non solo la Giurisdiz. nc di S. Ser- 
volo, che era prima de Conti Pettaz, ma anco il Contado di 
Pisino d.° Signoria di Metteiburgo; che anticam. le dai conti del 
Tirolo si trasfuse con le solite umane vicende, e contese nel 
Prencipe di Porcia, indi in quello d'Ausperch, et ultimam. le nel 
Consiglio di Gratz che tramandò l'ùna, e l'altra al prenomi- 
nato Prie. 

Trovandosi qui egli già pocchi anni raccolgo che siasi 
espresso con Mons. r Grassi fu Vescovo di Parcnzo, che ben vo- 
lentieri entrarebbe in contrato. 

Sono cosi universali, e sono così continuate le violenze 
che vengono inferme dal Contado di Pisino à Sudditi, et à con- 
fini, che potrebbe credersi avessero in oggetto di promuovere 
questo dissegno. 



— 143 — 

Se la generosità dell' Ecc. mo Senato, e la pietà sua vi dasse 
la mano, sarebbe l'opera del miglior interesse di V.ra Serenità 
e della maggiore sua gloria spargere così l'universale tranquil- 
lità sopra i suoi Sudditi, et aquistar anche in pace le Provin- 
cie. Grazie. 

Parendo, }o Maggio 1732. 

PS. Giacche queste rimangono inespedite per l' intemperie, 
e contrarietà dei venti che contrastano ai legni il passaggio 
del mare le riapro, e ritornato in oggi 4 Giug.° corrente l'Vf- 
ficialc • Dabovich sono nel debito di partecipare à V.V. E.E. 
aver egli in tutti u numeri adempito l' incarico .ingiontogli nello 
scorrere cautam. te con la pub.* Galeota l'aqua di Muggia, e in 
vicinanza di quell'estere Giurisd. ni , non essendo accaduto alcun 
impegno, ò sconcerto. 

Sarà eguale la cura mia, onde si prosseguiscano di tempo 
in tempo, e si rendano esseguite nel proposito le comissioni 
di Vostra Serenità espresse- nelle sopradette Ducali io, e 24 
spirato. 

Segnate appena, e chiuse le precedenti del Numero 23 mi 
pervengono da Trieste le risposte del Conte di Gallembergh 
che riguardo alla loro importanza prontam. le umilio a V.ra 
Serenità. 

M'accena aver preinteso che fosse stata formalizzata la sen- 
tenza sopra i noti due Sudditi di Muggia colà rettenti, e che 
spedita la medesima à Cesarei Dicasterj, dipende ora l'affare 
dalla Corte di Vienna. 

Si rimostra ignaro, e vorrebbe far credere di non saperne 
il tenore, soggiungendo per esser la materia che à lui non 
conviene, ma in questa risserva, e in questo silentio non è fuor 
di ragione il pressumere. che doppo una represaglia così so- 
lennem.* e commessa si voglia pur troppo dagl'esteri violenterei. 1 * 
legitimarla forse anche con la condanna de poveri Sudditi. 

Scrivo subito a Capo d' Istria, et ordino, che il Confidente 
di Trieste riconosca, e mi partecipi la qualità della sudetta 
sentenza. 

Credo dovuta però questa notizia quale siasi à Vostra Se* 



— 144 — * 

fenità per non frapòner-per me ritardo alcuno a quelle deli- 
berazioni, cui si determinarono nel proposito. Grazie. 
Parendo, 7 giugno 17)2. 

Corrisposte fedelm. tc , e con prontezza dal confidente di 
Trieste le premure avvanzateli in raccogliermi la qualità, e cir- 
costanze della sentenza sopra i due sudditi di Muggia, colà per 
la nota violenza usata dagl'esteri detenuti, vengo oggi di ri- 
cever l'occluse, che mi assicurano esserne nel giorno 14 cor- 
rente seguita la publicazione. 

Sono stati condannati à sei settimane d'arresto in quel 
Castello à sodisfar in oltre il Chirurgo che li ha medicati, li 
sbiri e le spese del Processo. 

Fu tale il destino di quei rettemi, e ne devo senza ritardo 
a V.ra Serenità la presente partecipazione. Grazie. 

Parendo, li 17 GiugP 17)2. 

Lettere del publicó Rapp.nte di S. Lorenzo importano con 
l'usata sua diligenza avisi, che nel giorno d'ieri una Truppa 
di 200 Vomini d'Antignana Villa del Contado e confine di Pi- 
sin abbia esseguito una publica devastazione di alcuni semi- 
nati dei sudditi di Monpaderno, e quel che è notabile in situaz.' 11 
più interne e di qua della stessa Fi neda presso le Case dette 
de Giacchich, mai prima perturbate dagl' Esteri. 

Erano in quest'azzione oltre le armi forniti di falze, e ster- 
pazzi istrutti. 11 opportuni à tale dissegno, e in quella moltitu- 
dine vi erano meschiati fin de Regazzi condotti come in edu- 
cazione, e forse per tramandar nella posterità il costume dei 
loro insulti. 

Espone il Zuppano della med. ma Villa nella Cancellarla di 
San Lorenzo il fatto, del quale attribuendo l'origine all'antica, 
e radicata passione degl'esteri contro i poveri sudditi, rapporta 
poi che condottiero di tal Gente stava a cavallo Giure Anto- 
lovich uno de promottori più torbidi, e violenti delle passate 
inquietudini, quello che cooperò ad espeller le guardie ulti- 
mami da quei Posti di Sanità situati al margine, anzi alquanto 
più indentro il publico Confine, come rassegnai nel mio n.° 23. 



- M5 - 

Declinando poi il sud.° Zuppano rappresenta aver inteso 
che prima d'ogni altro fosse stato osservato un tal Nadalisco 
Zuppano della surriferita Villa Antignana pure a cavallo alla 
vista di tutto quella irruzione, e partita di Gente. 

Quale egli siasi il fatto non so come indurmi à credere 
che abbiano gl'esteri perpetrato senza alcuna provocazione ò 
causa data da i sudditi ; per altro sarebbe questo un indizio 
manifesto assai, che i Confinanti satij d'esser tollerati nelle 
loro insolenze, siano deliberati di provocare ormai troppo la 
prudenza dell'Ecc. mo Senato. 

Ordino però anche sopra l'intiero di questo fatto una sol- 
lecita, ed accurata formazion di Processo, per riconoscere in 
tutte le differenze, e nelle vere sue cause una tal irruzione, e 
renderne poi con la possibile prestezza raguagliata Vostra Sere- 
nità. 

Intanto benché mi senta comosso dall'oppress. nc , e dai voti 
dei Poveri Sudditi à coprirli con queste milizie, non oso di farlo 
perche à ciò che ho rassegnato nello stesso numero 23 per 
astenermene, s'aggiunge, che essendo appostato come in fermo 
pressidio varie partite de Soldati Tedeschi nelle situazioni del 
litorale Austriaco potrebbero attirarsi maggiori Vmori. 

Trovo che gì' Ecc. 1 ™ N. 1 Carlo Pisani K. r , che venero ora 
Proc. r di S. Marco, e PEcc. mo S. r Angiolo Emo, che onora il 
Bailaggio di Costantinopoli, e che furono precessori di questa 
Carica veram. tc presservarono i confini, et i sudditi, distribuen- 
do sopra di loro le milizie, non ardirono all'ora accostarsi 
gì' Imperiali ; ma appena levate le guardie, e sciolte le Cariche 
estraord. c , avidi gì' Imperiali stessi restituirsi alle prop. c vio- 
lenze, et à loro usurpi, spiantarono due confini, depredarono 
174 Animali minuti, ferrirono Sudditi, ne fecero Priggioni, e 
in molto, e molto numero penetrarono internam. tc , spogliarono 
due Case, due altre ne incendiarono, e posero à ferro, et à 
fuoco, tagliando le Viti, le semine, i fieni alcuni Campi, e la 
fineda stessa. 

E vero che i Sudditi studiarono all'ora di difendersi come 
poterono, ma inferiori di numero, e di forze ebbero sempre la 
peggio. 

Anche quest'essempio rafrena il mio spirito, e lo costringe 



— Ì46 — 

à credere, che quale egli siasi il male presente, sia necessario 
evitare if pericolo di un male maggiore. 

Fratanto ben distinguendo che il diferire le presenti not. e 
potrebbe promuovere alcun pregiud. all'opportunità del com- 
penso, non vi frapono mora alcuna, e le partecipo à V.ra Se- 
renità quali esse mi son pervenute. Grazie. 

Parendo, 24 Giugno 1732. 

Giunti appena i due scafjì di Galeota decretati dalla Ser. u 
V.ra in difesa dell' inspezioni, et oggetti di Sanità, et in sicu- 
rezza della Provincia vi si sono nel riconoscerli scoperte varie 
mancanze, che li rendevano inabili ad ogni publico servizio. 

Ne sia in colpa ò il tempo per la lunga stallia loro in co- 
testi Canali, ò forse anche alcuna omissione di cotesti publici 
Proti erano tali scafi deteriorati al sommo nell'intiero lor corpo, 
che oltre il far aqua da ogni parte vi mancavano rispetti vam. lc 
le scazze da Maistra, i Mascoli, e la Femina de Timoni, le Cro- 
sere, i Baccalari, erano rotti da puppa a prova le perteghette, 
le schermadure e le Corbe; privi di molti stroppi inutili alcuni 
remi, e fin in uno de mcd. mì scafjì l'arbore di Maistra, e l'An- 
tena della borda atti non sono à resistere ad una moderata 
navigazione, nonché all' impeto, e furia de Venti. 

Mi convenne per questo con somma pena impiegarvi dietro 
alcune spese per il loro rassetam. , et avendoli già espediti in 
Capo d' Istria, ho ordinato che quei Calafà vi travaglino con 
ogni diligenza la possibile acconcia, e perche vi sia per l' og- 
getto del minor publico dispendio impiegata alcuna parte de 
materiali depositati in quelle publiche munizioni. 

Ma per gP apprestami poi di Ferri, di Cavi del pari ne- 
cessari anche alla 3. a Galeota, di arbore Antena, e Tende di 
Canevaccia, che colà non esistono, umilio alla Serenità Vostra 
l' inserta Nota e ne suplica la più solecita espedizione. 

Saranno intanto, e senza ulteriore ritardo montati da q.ta 
Milizia Oltremarina, onde con incessante movimento, e con l'uso 
delle maggiori cautele scorrano il Littorale tutto da Muggia, 
ove con incarico nelle Ducali io, e 24 Maggio caduto Vostra 
Serenità lo ha prescritto fino alle Premontore, e Merlere verso 
il Quarner, tenendo lontana qualunque emergenza. 



- M7 - 

Doppo questo cenno che appartiene ai publici Legni, devo 
poi render conto anche di q.te milizie. 

Quattro furono le Compagnie oltremarine assegnate alla 
Carica per il servizio della Serenità Vostra. 

Due Combat del Reggim. to di questo Nome, una del Conte 
Antonio Padre, l'altra del Co : Daniel di lui figliolo ragazzo di 
circa anni dieci, ambidue dirette dal Padre sudetto benché di 
quella del Figlio apparisca Governatore un Alfier rifformato ; 
l'altra Vuco Dabovich Reggim. 10 Glinbotina, e la 4.* Conte Zorzi 
Becich prima Reggim. to Medin, ora Colanovich. 

Ho dovuto per commissione i3 Febraro decorso del Mag. l ° 
Ecc. mo della Sanità alla Dominante espedire per il necessario 
espurgo il Cap. ,G Antonio Combat con la Galeota, e Soldati da 
lui diretta, che erano in N.° di 33, per averla (mal esseguendo 
le comissioni mie) meschiata all' ora neir Isola già sospesa di 
Cherso. 

Terminata la contumacia furono per le precedenti ordina- 
zioni dell' Ecc. mo Sig. r Savio alla Scrittura destinati all'ora quin- 
deci Vomini della medesima Galeota, e lui Combat all' ubbi- 
dienza dell' Ecc. mo Sig. r Capitanio estraord. in Golfo Cavalli. 

A quelli furono aggiunti altri otto Soldati della Compagnia 
Conte Daniel di lui figliolo, che pure esistevano sopra il med. mo 
publico Legno, e furono parimente aggiunte undeci reclute per 
il med. mo servizio delle quali parlerò a suo luogo. 

Li nove altri, che formavano V intiero armo furono riman- 
dati à questa parte. 

Intanto per opera della providenza del med. mo Ecc. mo Sig. r 
Savio alla Scrittura fu sostituita la Compagnia Cap. ,Q Marco 
Luciani di nuova leva, ma leva d' Istriani. 

Per supplire agl'oggetti importantiss. nìl di Sanità, non meno 
che à quelli dell' armo delle Galeote ho distribuito le milizie 
med. mc e rassegno all' Ecc. mo Sig. r Savio alla Scrittura con il 
Pedelista anche la nota della loro distribuzione. 

Benché abbia dovuto contribuire non poca fatica nel de- 
purare le Compagnie oltramarine nelle quali (esclusa quella del 
Sarg. te Mag. r Vuco Dabovich, della cui pontualità, e fede parlar 
devo con molta laude) ho trovato industrie moltiplici assai, e 
dannose alla Cassa publica, tuttavia sono presentem. te ridotte 



— 148 — 

tutte in soldati effettivi, e fattioneri, escluso il Cadetto Becich 
et alcuni pocchi Vechi benemeriti assai. 

Una Felucca dunque, et un Feluccone sono all'ubbidienza 
dell' lll. mo Nobile di Sanità Querini nell'Isole del Quarner oltre 
un altra squadra colà disposta per la difesa del Forte di S. 
Piero de Nembi, et in Fianona luoco estremami geloso ho 
disposto in essecuzione anche delle comissioni del Magistrato 
Ecc. mo della Sanità un altra Felucca, et un altra Squadra. 

Le restanti milizie devono armare le tre Galeote, due altre 
Feluche, et un Feluccone. 

Ma trattenendosi nella Dominante nove Vomini della Com- 
pagnia Combat espediti per riconsegnare una delle publiche 
Felucche, fino che non si restituiscano, resta in qualche parte 
giacente Tarmo med. mo , e supjico V.V. E.E. comandare il loro 
ritorno. 

Veram. tc la Comp. a Luciani compensa in buona parte le 
mancanze di quelle Combat in riguardo al numero, ma consi- 
derata poi Compagnia di nuova leva, composta* di Gente tolta 
da questa Provincia con la facoltà accordatagli, vale a' dire 
ignara dell'uso del Remo, e del Fucile non saprei di che pro- 
mettermi, quando non fosse appoggiata, unendo alla medesima 
li restanti Vomini Combat, tantopiù necessario il farlo, quanto 
che essendo la Leva Luciani di soldati di queste vicinanze, il 
ponerli in Terra sarebbe lo stesso, che esporli alle fughe, e 
perderli. 

M' ha posto per altro cotesto Cap.° Ant.° Combat in cosi 
frequente assiduo cssercizio di sofferenza, che convertendola 
in buon uso, benché manchi in me ogni militar esperienza 
convengo interrìarmi un poco, e rassegnare alla Serenità V.ra 
alcune considerazioni. 

All'ora che lui pervenne da Cherso in grado di sospetto 
dovendo per i riguardi di Sanità aver l'armo della Galeota egli 
Io esibì in N.° di 33 Vomini, come dovea essere. 

Tenuta à rodolo la Galeota mcd. ma , e pervenuta poi la 
sud. a comissione del Mag. l ° Ecc. mo della Sanità d'espedirla nella 
Dominante alla contumacia, nel formar secondo i necessarj 
mettodi la fede sporca della sua Gente, si trovò, che v'erano 



— M9 — 

altri undeci Vomeni non descritti nel vero primiero armo, non 
in rolo, et à me non noti. 

Indagando come fossero intrati nel publico Legno, et in 
quell'armo disse all'ora d'aver avuto le sottoscriz. ni , e le rimesse 
in diversi tempi da alcuni publici Rapp.nti della Provincia. 

Restai sorpreso, ne potei comprendere il motivo, perche 
essendo il Capitani© all'ubbidienza della Carica, non me l'abbia 
non solo presentati, ma nemeno fatto parola alcuna d'avere 
presso di se tal ammasso. 

Passarono alla Dominante acetati dall' Ecc. mo Sig. r Savio 
alla Scrittura, espediti furono in Golfo, e mi pervenero le let- 
tere 20 Marzo, che avessi à sodisfarli dal giorno delle loro ri- 
messe respettivam. tc ; et à contribuirle il donativo. 

Mi furono anche essibite le fedi med. mc , e queste erano 
nei mesi anteriori alcuna di Gennaro, a fin d'Ottobre, tempi 
ne quali le dette undeci reclute dovevano comparire al meno 
alle rassegne. 

Per questo ho creduto di non inferire alla Cassa publica 
un cosi pesante pregiudizio di pagar per tanti mesi antecedenti 
una tal Gente, e li ho fatti poncr in paga dal solo giorno 20 
Marzo in cui furono presentati all' Ecc. mo Savio alla Scrittura. 

Meditando poi -la vera causa di così occulta, e non intesa 
direzione trovo che quest' Vociale è solito tener in rollo alcun 
soldato con nome non vero, qual è particolarm. te un tal Zuanc 
Concina, che appunto si trova costà nella squadra della sudetta 
Felucca. 

Potendo però darsi, che nello studio d'usurpare e pagani. 1 * 
e donativi si presentino à publici Rapp.nti Vomini con nomi 
arbitrari, e basti conseguire la fede del tempo raccogliendosi 
effettivam. tc alcun soldato, passi questo sotto il nome della 
prima fede, e si conseguisca da quel tempo la paga, e il do- 
nativo per Vomini, che prima non essistevano, e che non son 
quei medesimi rimessi nelle fedi sudette. 

Da ciò deriva che nelle Capitolazioni del Cap. io Luciani 
venendo poi impartita la facoltà di poter far segnare le rimesse 
nell'Istria da cadaun publico Rapp.nte, io ho creduto se prima 
precisam. lc non me lo comanda la Ser. 1 * V.ra di non esseguire 
il pagam. t0 di chi si sia soldato, che non conosca effettivam. lc 



— i5o — 

soldato, mentre il farsi sottoscriver rimesse da publici Rapp.nti 
di Vomini, che doppo mai più compariscono nelle lor osser- 
vazioni, e che non sono noti alla Carica può esser sempre di 
sommo pericolo alla verità, e danno al publico interesse. 

Esaminate altresì le Vacchette di queste Compagnie Com- 
bat trovo poi, che sebbene a quella del giovinetto Co : Daniel 
vi esista il Governator n'è però il Padre pur anche V arbitro, 
e il direttore, lo è del Vestiario, ne deconti, e lo è nelle paghe 
a soldati. 

I reclami, e lo spoglio in che sono V una o V altra delle 
Compagnie medesime sono universali e visibili. Vado su questo 
punto raccogliendo l'ultime differenze, che rassegnare all'Ecc." 10 
Sig. r Savio alla Scrittura, constando a buon conto gì' arbitrj 
d'alcune piazze morte per più mesi da esso usurpate delle quali 
sarà trattenuto come è giusto il rissarcim. t0 alla publica Cassa 
fino alla delibcraz. nc dello stesso Ecc. mo Sig. Savio alla Scrit- 
tura, al quale rassegnarò opportunem. lc il Processo. 

Fu atto provido di prudenza, et insieme della carità soma 
il destinar il detto Ufficiale lontano dal figlio suo, onde questo 
fanciulo non apprenda gl'usurpi e le male direzioni del Padre 
in danno publico, in defraudo, et in oppressione de poveri 
Soldati. 

Da queste emmergenze che sono particolari passo à con- 
siderar l'altra, che è in massima, et è universale. 

La Serenità V.ra per ridare in coltura e popolar tutta l'Istria 
ha providam. lc acconsentito, che dalla Carica superiore di Ra- 
spo fosse à parte à parte, come ormai lo è ella distribuita e 
concessa con precise investiture à particolari persone. 

Ora che con V industrie de possessori va esseguendosi la 
coltivazione de Terreni, e si moltiplicano in gran copia gì' im- 
pianti particolarm. te gFVlivi, e che si va anche adempendo 
l'oggetto della popolazione sua, succedono poi frequenti amassi 
della povera gente, e quantunque in fatto la Milizia oltramarina 
sia quella sola dell'Albania, e che presentemente si è dilatatta 
nella Dalmazia si pratticano le raccolte di tali milizie col titolo 
d'oltramarine anche dalla Provincia, e si va così togliendo il 
fine per cui la Ser. là Vostra ha acconsentilo le sopradette di- 
stribuzioni, et investiture. 



— i5i — 

Non contenti alcuni Capi leva delle piazze assegnategli nella 
Dalmazia si fermano qui con Feluche, benché senza alcun con- 
fronto delle publiche comissioni, espedendo di volta in volta 
sopra de Bastimi appena raccolta la povera Gente, essegui- 
scono con ogni mezo gl'ammassi. 

Mi si riferisce, che duecento e più ne siano stati estorti per 
conto del nuovo Reggim. t0 Bergelich, e soggiorna tuttavia in 
questo porto un di lui legno indipendentem. tc , con cui si va 
a talento seducendo, e reclutando senza risserve la Gente, e 
benché siano per esso per quanto m'è noto piazze d'armi la 
Capitale della Dalmazia, e la Città di Spalato, si forma cosi il 
Reggim. to de poveri Istriani. 

Vi si fanno anco da cotesta parte dall'altro direttore Cula- 
novich delle frequenti espedizioni di persone per simili oggetti ; 
e girando arbitrariam. lc nell' interne situazioni vanno cogliendo 
dalle Famiglie la più tenera gioventù, e non la risparmiano 
fino agli stessi soldati Cernide destinate come di fermo piede 
in difesa della Provincia. 

Ridotto in riforma questo genere di milizia urbana nell'an- 
no 1727 dai quattromila alli due milla Vomini, quando a' Capi 
Leva si aggiunga la facoltà di poter togliere tal gente osser- 
vata in altri rolli, mancherà sempre al necessario servizio di 
Vostra Serenità un tale Pressidio nella Provincia, e manche- 
rano con esso tanti salutari oggetti per quali l'auttorità publica 
lo ha destinato. 

Ignoro se le Leggi ammettano ò nò arbitrj, e tali spogli, 
basta à me à scarico del proprio dovere farne alla Ser. ta Vo- 
stra la presente partecipazione. 

Il fondamento di tale rifforma pare che derivasse all'ora 
dell'angustie delle Popolazioni, onde non fosse dalla medesima 
somministrato il numero di 4000 Teste, che erano decretate. In 
fatti io credo che mancassero veramente ne i rolli ma non man- 
cassero nel modo di riempirli, come se presentem. tc si rasse- 
gnassero à due mille non mancarebbe anche di questi la sua 
porz. ne perche tolta da Capi Leva. 

Non è credibile l'angustia in che si trovano i riguardi della 
Sanità dalla privazione di quest' ordinanze, che à diferenza di 



— 152 — 

quelle dell'altre Provincie servono di buona voglia nelle fazioni 
cui sogliono distribuirsi. 

Resa Vostra Serenità partecipe di queste emergenze, l'ani- 
mo mio resta pago, et è pronta l'ubbidienza alPadempim. 10 di 
qualunque publica deliberazione. Grazie. 

Parendo, primo Luglio 17)2. 

Rimarcato nelle Ducali 24 Maggio scaduto il clementiss." 10 
sentimento di V.V. E E. sopra le rassegnate notizie delle dire- 
zioni dei Confinanti Imperiali, proseguisco nelPonor dell' inca- 
rico, cui sono richiamato à rintracciare, e riferire ogni lor passo 
ulteriore. 

Alle turbolenze di Segna colà insorte per il partecipato 
motivo delle nuove imposizioni de Dacj, e di rivocare gl'anti- 
chi privileggi di quei abitanti si è aggiunta negl'adiacenti Po- 
poli della Lika, e Corbavia una specie di movimento, e con- 
terminaz." e universale. 

Intolerantc quella nazione delPangarie, e dell'estorsioni di 
quei Comandanti, seguendo i passati tragici essempj si è in ora 
per la med." 1 * cagion sussitata in modo, che già ha dovuto il 
Conte Attomis Comandante dell'una, e l'altra Provincia, e che 
è l'oggetto dell'odio universale prevedendo un qualche consi- 
mile sinistro accaduto ne suoi Precessori ritirarsi in Carlistot. 

Fuggì pure, e si ricoverò in Segna l'Austriaco Commissa- 
rio denominato Neander, che con l' inspezione di sedare l'amu- 
tinam. to era stato, ma inutilm. te spedito dalla Corte di Viena 
in quella parte, e si è pure absentato il V. Capitanio Top della 
med. mft Lika, rinchiusosi nel Forte di Gospich, dove in presente 
vien da Morlacchi insultato in modo, che si impedisce qualun- 
que comunicazione, e fino V introduz. nc de viveri. 

Si staccarono da Segna 200 Alemani del numero delle molte 
Truppe di queir insolito pressidio, e vi si aggiunse un corpo 
di Gente del Capitaniato d'Ottocchias perche passassero tutti 
ad occupare i posti, à fare scoperte, e pónere i solevati à dovere. 

Incaminatisi nel giorno 21 del passato, e giunti al primo 
Villaggio della Lika chiamato Perussich, li fu opposta, e con- 
trastata la Marchia, cosichè venuto al cimento, segui tra gl'uni 



— i53 — 

e gl'altri un'azione, che portò la conseguenza d'alcuni estinti, 
e diversi ferriti, ma portò insieme il ritiro della Cesarea Mili- 
zia, senza poter prosseguire la commissione. 

Tuttoché si trovi parò già allestito il General di Carlistot 
per incaminarsi con numero adequato à dissipare principj e nubi 
cosi torbide, si ha tuttavia, che i stessi Murlacchi, ritirate aven- 
do le robbe loro, e fatti passare gli Animali verso il confine 
ottomano siano in un corpo di circa ottomilla Vomini per 
sostenersi posslbilm. lc benché senza capo, e senza consiglio nel- 
l'oggetto di custodire illese le proprie essenzioni, e specialm. tc 
ressistere dall'angaria chiamata del Travarin, ò sia erbatico im- 
posta dalla Corte, ed al qual aggravio sempre si è recreduto. 

Forse anche questa è la raggione per cui si continua à 
far discendere, et aquartierare nel littorale Austriaco, e parti- 
colarm. tc in Fiume, in Segna le Truppe Alemane. 

Vna porzione però, che si calcola di settemille in c. a fu 
imbarcata per Napoli, e per la Sicilia, dove è parato à passare 
altro numero di reclute, e con esse il General Maroli giunto 
in Fiume per visitar quei confini. 

Si travagliano altresì con solecitudine molta, e con pre- 
ci a cognizione di Cesare i lavori di Porto Rè, cosi denominato 
perchè appunto è un Porto Reale in cui si trovano giornalm. tc 
impiegate mille duecento persone. 

Il molo tirato dal principio del porto sin sotto il Forte 
Arin viene continuato anche più estesam. lc , e si divisa rendere 
dalla parte opposta muniti diversi siti onde stabilire una riva 
continuata, e quale conviene a quell'ampio porto. 

Si atterano con fornelli alcune grotte eminenti onde po- 
nere in mag. r difesa li Forti, e sotto il prenominato di Arin 
hanno appianato, et aggiustato da ogni parte il Terreno ; erretti 
deppositi per materiali, lasciati alcuni spacij vacui all' uso de 
squeri per la costruzion delle Navi, e per erigere e perfezionar 
l'Arsenale, che si va meditando. 

Riguardo poi all' idee che sempre più come scrissi vanno 
alla giornata aumentandosi di dilatare l'Austriaco commercio 
pare che vi si opponga l' interesse, d'alcuni negozianti Imperiali. 

Impegnato vieppiù l'animo di Cesare all'ingrandirti. 10 di 
Trieste, ha chiamato colà alcuni Mercanti di Fiume, e dellQ 



— 154 — 

situazioni più interne, al cui oggetto ha imposto loro angarie 
ben pesanti dalle quali andranno esenti all'or che trasferiscano 
in Trieste sé stessi, le famiglie, et i propri capitali. 

Vi ressistono con Memoriali, e con suppliche, ma essendo 
in esse espresso qualche termine cui non fanno molto onore 
alli dissegni del Monarca, serva ciò anzi di Mag. r incentivo, 
onde pretenda esseguita la volontà sua. 

Promesse con industrioso alletam. 10 , poi tolte con vera 
massima di commercio alcune essenzioni in Trieste, ora che va 
prodigiosam. tc aumentandosi quella scalla alcuni parlano tut- 
tavia con della dubietà sopra il destino della prossima Fiera. 
Grazie. 

Parendo, 4 Luglio 17 j 2. 

Ora che è compita la formaz. ne del Processo devo in se- 
guito di quanto rassegnai, alla Serenità Vostra nel n.° 26 trat- 
tar alcune circostanze della commessa devastaz. nc sopra il di- 
stretto di S. Lorenzo nel giorno 23 Giugno scaduto. 

Si ha che à questa portati fossero gì' Imperiali da uno sfogo 
di vendeta dessumendo per motivo l'aver quei sudditi Villici 
atterrato loro nella contenziosa, e ormai perduta Fineda tre 
Bovi lasciati al pascolo pocco tempo avanti. 

Ma non fu per questo come da loro intentata, ed esseguita 
una tale soprafaz. ne . 

Rissulta che il numero di quelli intervenuti nella med." 1 * 
fosse di 260, e che conduttor loro il Zuppano d'Antignana in- 
vitasse indi in tal moltitudine in d. a Villa, dove s'era prima 
del fatto da più parti raddunata, e li somministrasse molto vino 
dalla Caneva del Capitanio di Pisino per rissarcelo respetti- 
vam. tc al raccolto. 

Ostentano anzi quegl'esteri, che lo stesso lor Capitanio di 
Pisin v'abbia data mano ; che voglia rissarcelo del doppio il 
danno degl'Animali uccisi, che abbia commesso al Caporal delle 
Cernide Mattio Milich della Villa Treviso d'accorrer con la cen- 
turia ad ogni ricchiesta di quei d'Antignana per loro rinforzo; 
aggiungendo, che s'attende un ord. e segreto della Corte di 
Vienna per invader con mag. r risoluz. ne tutte quelle parti, e la 
med. ma Villa di Monpaderno. 



— i55 — 

Queste diffamaz. ni (quali esse siano) mettono però in grave 
apprensione quei Sudditi di V.ra Serenità, parendo ad essi, che 
ogni giorno li abbia di sopragiungere un irruzione maggiore, 
che gli spogli dell' intiere sostanze ; e tanto più dicono di te- 
merla, quanto che per gli essempj passati la minaccia ha di 
poco preceduto ogni volta un'essecuzione, che non fu disgiunta 
da deplorabili danni e conseguenze. 

Il numero loro tanto inferiore à quello degli Austriaci non 
può in vero far argine alcuno alla perturbaz. ne di quel confine. 

Dall'annessa depposiz. ne del Zuppano di Monpaderno m'ac- 
cresce il sospetto d' inteligenza cogl' imperiali contro il Rev. dc> 
Sebastiano Milos Pievano di S. Lorenzo, che pure è Austriaco, 
e che' fu come scrissi in altri tempi inquisito. 

S' aggiungono alcune altre diffamaz.™ estragi udiziali contro 
lo stesso, ma opponendosi le Leggi di prosseguire contro ec- 
clesiastici ne formo il cenno, onde niente resti a mio carico. 

Intanto implorano i Sudditi a vicenda alcun riparo dalla 
pubblica auttorevole mano ; Io non oso d'estendergliela sino à 
che non arivino le precise deliberaz. ni di V.ra Serenità, e sono 
persuaso dai frequenti casi sucessi, che sia inutile come fu 
ancora scriver fino come da me, e riccercar un qualche riparo 
al Cap. nio di Pisino. 

E solito valer ciò di pretesto à commettersi sempre nuove 
represaglie, essendo costume anche de tempi andati il far suc- 
cedere ad una violenza un altra, e dappoi quella un altra an- 
cora onde il parlar delle fresche faccia por in silenzio poi in 
oblivione le prime coprendo cosi i passati, e i recenti con sem- 
pre nuovi, e sempre maggiori insulti. Grazie. 

Parendo , } luglio 17^2. 

Inchinate appena le Ducali della Ser. tà V.ra io cadente, 
non lasciai correre fra il publico comando, e la rassegnata ub- 
bidienza mia alcun momento, che ne potesse ritardare l'oggetto 
dell' importantiss. ma commissione. 

Intrapreso perciò imediatam. te il viaggio per Capo distria 
vi approdai nella Dom. ca scorsa, ove senza ritardo diedi mano 
alPessecuzione prescritta. 

Chiamato avanti di me il N. H. Consig. re Dolfin tuttoché 



— i56 — 

egli fosse sul margine di terminare 1' impiego, che ha anzi ora 
compito, giunse con ogni prontezza, e con le stesse divise della 
sua Carica. 

Doppo la lettura essequita dal mio Cane/ delle sud. c Du- 
cali gli rilevai in seria maniera la viva sorpresa in che è PEcc. mo 
Senato nelPaver intese le di lui mancanze, e vigorosam. lc lo 
incaricai à riconoscere come conviene la propria subordinazione 
dalla Carica superiore in sodisfar le Bolette da essa sottoscritte, 
in aggiustar la scrittura per quelle non segnate, in suplir à 
qualunque altro disordine, che vi fosse in maniera che possa 
il di lui sucessore ricevere quella publica Cassa immune da ogni 
sconcerto. 

Rimostrò egli una umiliss. ma e piena rassegnaz. nc alla pu- 
blica volontà, ma nel med. mo tempo volendo esprimere, che 
essendo le Chiavi, et il Libro della Camera da lunghi giorni 
in mano di queir Ecc. mo Sig. r Podestà e Capitanio, non potea 
ne men in quell'ora adempire il proprio dovere. 

Non P ho lasciato proseguire più oltre, e gli repplicai, che 
senza altri ritardi, et escusazioni ubbidir dovesse l' incarico. 

Sono però nel debito di render conto alla Serenità V.ra, 
et assicurarla, che intervenuto esso N. H. Dolfin nella Camera 
alla presenza della Carica superiore, gì' ha reso conto del suo 
maneggio riguardo a' mesi decorsi, fu aggiustato à dovere 
ogni punto della scrittura, e segui l' intiero compito saldo già 
anzi firmato dallo stesso Ecc." 10 Sig. r Pod. à Cap. nio . 

Cosi restando esseguito quanto all'umiltà mia per intiero 
il contenuto delle sudette Ducali, mi sono restituito .qui alle 
naturali incombenze, e nello stesso momento ne rassegno le 
presenti umiliss. mc partecipazioni. Grazie. 

Parendo , 18 Luglio 17)2. 

Si vanno facendo così familiari e frequenti gli insulti che 
commettono nella nota publica fineda sopra le sostanze, e contro 
i Sudditi di Monpaderno dagP infesti Austriaci confinanti della 
Comunità d'Antignana, che doppo le precedenti rassegnate em- 
mergenze tre altre ancora ne son sucesse, e tutte moleste. 

La prima fu nel giorno di Lunedì 14 spirante in cui stando 
quei di Monpaderno nell'attenzione di preservare il prop ° Ter» 



reno dalPulterior pregiud. , et invasione degl'esteri, unitisi questi 
in numero di circa ottanta, e ben armati gridando all' arma 
all'arma, penetrarono entro il confine e provocando con mi- 
naccie, e con vilipendj la sofferenza de sudditi le scaricarono 
contro più spari d'archibuggiate. 

Furono stimolati dal naturai istinto della propria difesa a 
rispondere, et espulsi simili turbatori fuor del confine si riuni- 
rono questi doppo aver caricate l'Armi, e si sono inoltrati rep- 
plicando più spari fin presso le abitazioni, cosicché doverono 
quei di Monpaderno ritirarsi, e porsi per all'ora in sicuro. 

Seguì il secondo attentato nel giorno di 21, e con maggior 
impegno numerosi fin à cento Vomini doppo aver occupato con 
gl'armenti tutto il pascolo della Fineda si avvanzarono sempre 
con impressioni di timore, e di pericolosiss." 11 eventi fino in- 
ternam. le in vicinanza di tre abitazioni situate sotto la villa di 
Monpaderno, e dalle quali come per maggior sprezzo depreda- 
rono molti e molti capi di Polame di varia specie con sensibile 
danno de' Proprietarj. 

Occorse il terzo fatto nel giorno di 26," et egli m'apparisce 
dall'esposizione che né fece nell'Officio di S. Lorenzo il Zup- 
pano di Monpaderno. 

Comparsi gl'Austriaci al lor solito con gli Animali nella 
Fineda, nel vederla custodita, e difesa da sudditi se ne mo- 
strarono impacienti d'usar contro loro la consueta violenza, et 
avventandosegli fecero lo scarico di molte archibuggiate, cosic- 
ché trovatisi i sudditi di V.ra Serenità nelP impegno di preser- 
vare in tale incontro se stessi, et i proprj averi eseguirono 
eguali spari, durando reciprocam. 10 il tentativo per lo spacio di 
circa due ore, e rimanendo ferrito nella mano uno di Mon- 
paderno. 

Non apparisce per alcuna publica deposizione, che in alcun 
degl' incontri predetti sia stato offeso veruno degl'esteri, ma è 
vero però, che nelP ultimo fatto dei 26 restò ucciso uno dei 
med." 1 * e ferito gravem. te un altro"; facendo alcuna difamaz. nc 
sperare, che appresi da confinanti ormai gl'effetti della ressi- 
stenza de Sudditi, contener si possano in una qualche mode- 
razione. 

Inchinate intanto dall'ossequio mio le Ducali di V.ra Se- 



- i58- 

renità io e 26 del spirante, e meditando d'essercitare con quel- 
l'attenzione, che mi viene prescritta la dovuta ubbidienza, non 
lasciai di far comparire avanti di me i capi d'esso Comune di 
Monpaderno. 

M' hanno intenerito nel!' angustie ne quali mi rappresen- 
tarono esser costituiti in temere in ogni ora del giorno la so- 
prafazione e gì' insulti degl'esteri, rimostrandomi d' esser con- 
dotti ormai alla disperazione di dover nel cimento fin della 
vita difender le proprie sostanze. 

Da ciò mi si aperse la via d'usare con tutta la desterità 
e senza che traspiri alcun publico impegno quanto viene la 
Serenità V.ra à prescrivermi nelle sudette Ducali, e confortan- 
doli sii l'esposte iatture gli feci intendere, che loro particolar 
cura esser dovea di non far derivare agi' imperiali alcun motivo 
di pretesto, che fomentar possa i loro trapassi, ma che con- 
tenendosi ogni uno in un retto vivere, e nella dovuta mode- 
razione, in ogni caso poi che si continuassero dagl' Esteri le 
violenze, et i tentati usurpi, avessero à ressistervi con vigore 
per mantenersi nel* possesso de proprj Beni, e presservare in- 
sieme il diritto delle publiche ragioni. 

Con pari cautella, e con ogni mag. e circonspezione vado 
maneggiando il delicato, e dificile punto, che riguarda le per- 
sone de Fratelli Antolovich capi, e fomentatori de riferiti tra- 
passi per far valere all'opportunità l'effetto delle sovrane inten- 
zioni, e vi sia il modo di esseguirle da chi meditasse per av- 
ventura ò per motivo di contesa, ò di privato livore prenderne 
una particolar et adequata vendetta. 

Mi rivolsi nel tempo med. mo al Capitanio di Pisino, et à 
tenore delle publiche venerate intenzioni gli spiegai nelP inserte 
un preventivo reclamo sopra le commesse delinquenze di quei 
d'Antignana, onde per qualunque successo abbia sempre ad 
apparire la retitudine delle publiche massime per tener conci- 
liata la publica reciproca quiete. 

Vsai termini esuberanti, e dissimulatorj perchè conoscendo 
la sua vanità, e quanto ami parer onesto, il rimproverarlo e 
rinfacciarle la toleranza anzi i fomenti suoi sopra i casi occorsi 
sarebbe riuscito di mag. r irritamento, et impegno. 

Raccoglierano V.V. E.E. dall'unite quanto egli risponde fuor 



— i5g — 

di questione quando io gli posi in vista i fatti publici tante 
volte essequiti da quei Confinanti con sette d'Vomini armati, 
tagli de Viti, e de raccolti, depredazione d'animali, e con quanto 
può farsi mai contro l'armonia e la buona corrispondenza, ap- 
poggia esso Cap. mo le sue querimonie à fatti de particolari per- 
sone, et à delitti privati, de quali come disse per altro non 
rissulta ne formati processi alcun cenno. 

Segnai subito in risposta Punite, e fermo nel primo pro- 
posito di reclamare sopra la violata publica Giurisdiz. ne li ag- 
giunsi, che quanto sia à misfatti indicatimi è sempre pronta, 
et aperta la via ai dovuti ricorsi in ogni competente foro della 
Provincia ove sarà amministrata come è naturai costume di chi 
pressiede agl'indolenti ragione, e giustizia, e gl'ufferij io med. mo 
di darvi tutta la mano. 

Ho però ordinato di rilevar cautam. lc e con legalità la verità 
di cadauno dei fatti, che esso Capitanio va esagerando nelle 
predette sue lettere, per reprimere risolutami, et à tenore delle 
sud. tc Ducali qualunque eccesso, che dalla prevaricaz. nc de sud- 
diti fosse commesso e dasse fomento ò sia giustificaz. nc agli esteri 
per nuove, et ulteriori violenze. 

Lo crederò pago dell'equità d'una tale rimostranza, che se- 
condo appunto le venerate publiche prescrizioni previene qua- 
lunque ricorso potesse egli fare alla Corte di Vienna su tali 
delinquenze, che lui accenna commesse da Sudditi di Mon- 
paderno, ma che in fatti non sono note nemen nel foro di San 
Lorenzo che è il capo di quella Giurisdiz. ne , come me ne as- 
sicura la zelantiss. ma , e veram. te lodevole vigilanza di quel lll.mo 
Sig. r Pod. tà Gio. Batta Zen da cui in ogni incontro delle umi- 
liate emergenze non si son trascurati gl'usi tutti della prudenza, 
e dell'attenzione in rilevarle, et in sostenere da benemerito Cit- 
tadino fra tante sorprese il publico sovrano diritto. 

Onde poi egli resti in ogni tempo tutelato dai possibili pu- 
blici documenti è il mio spirito in un incessante movimento di 
procurare con mezi cauti, et opportuni la ricupera di quelli che 
furono trafugati nel saccheggio dell'Orcio di San Lorenzo. 

Già ne ho esteso una segreta, e fedel traccia per cui mi 
si rileva che sono tali carte custodite in più calti, e con la 
maggior gelosia nella Canc. ria di Pisino, che seben dificile assai 



— 160 — 

il riaverle, non ci è però disperata P idea, ne mi si lascia senza 
una qualche lusinga di poter un giorno riuscire con ubbidienza 
al publico incarico. 

Raccogliendo però da varie parti della Provincia tutte le 
carte, e fondamenti, che riguardano i publici confini, e man- 
candomi per intiero compimento alcune pocche, e particolar- 
mente il sumario di quelle, che attendo dall'usata prontezza 
dell' Ecc. mo Sig. r Cap. nio di Raspo, quali esse siano, che io in- 
titolerò avanzi de monumenti si prezzatali, e premurosi, sarano 
rassegnate alle mature publiche disposizioni. 

Pervenutemi le Ducali delPEcc. mo Senato, che muniscono 
la Carica della facoltà di procedere, andrò prosseguendo Pin- 
quisiz. ni de quali m'onorai fare- rumiliss. mo cenno contro il Pie- 
vano di S. Lorenzo sopra di cui si vanno aumentando le pre- 
sunzioni del suo mal cuore nel fomento che presta agl'esteri 
turbatori, e nella dessolazione cui studia di ponere con minaccie, 
diffamazione, e con impression di timore i poveri sudditi. 

Renderò opportunem. le conto del di lui preciso contegno, 
che intanto non lascio di vista per il di più che compilato il 
Processo riputasse la Serenità V.ra prescrivere, potendo molto 
l'esperimento presente Talentare l'opera delle sue instigazioni, 
e promover in quei Popoli un qualche principio di pace. Grazie. 

Parendo, li }i Luglio 17)2. 

In seguito di quell'ubbidienza che devo alle commissioni di 
V.ra Serenità venerate anche nelle ducali 26 del spirato, non 
ho ommesse le traccie tutte più caute, e sicure, ond'ulteriorm. le 
raccogliere P idee, e Poperaz. m de confinanti Imperiali. 

Mi riuscirono di gran soccorso gl'atti vigilantiss." 11 con 
quali sopra li miei eccitamenti e ricerche procedono à gara e 
il N. H. Proved/ di Veglia, e l'lll. mo Nobile di Sanità Querini, 
e questo nelle molteplici, et importanti inspezioni dell' Isole del 
Quarner da lui con perfettissima cura, e virtù custodite, e di- 
fese, unisce in pari tempo uno studio singolare assai per tut- 
tociò che riguarda qualunque altro oggetto del migliore servizio 
di V.ra Serenità. 

Rilcvandomisi però da questi due benemeriti Cittadini molte 



— i6i 

esenziali notizie, "che io pur confronto, e si confermano col 
mezzo, de Confidenti, mi onoro umiliarle à publica cogniz. nc . 

Si era sempre più avvanzata la solevazione nella Lika e 
Corbavia, e doppo aver avuto in oggetto il motivo dell' estor- 
sioni pratticate da quei comandanti, si trovorono gPamutinati 
in un altro pensiere, e ne)P impegno di non voler tolerare il 
pressidio alemano in quelle Provincie. 

Protestavano averle essi acquistate, e sostenute in varj 

tempi "col sangue istesso, e che in presente era un dubitare 

della lor/> fede nelPaddossarli l'aggravio d'aquartierar nelle prò- 

.prie case milizie con dispendio, e danno grave delle famiglie loro. 

Per domare l'ostentate resistenze era già per incaminarsi 
il General di Carlistot. Marchiava un grosso numero di truppe 
veterane con molti Utjkiali, et il Comissario Neander spedito 
avea un Cornerò a Vienna per avvisarne la Corte. 

* Andava egli intanto imprimendo ne malcontenti che se que- 
sta volta ancora si fossero, abusati della pietà del Sovrano do- 
veano nella ricaduta temere la totale desolazione, e special- 
mente li Capi, studiando così per tali vie dividere i deboli, e 
i meno impegnati dai più ostinati e assoluti. 

Nulla però servì, perchè continuando gì' attentati, et una 
specie d'assedio al forte di Gospich, ove era seguito come scrissi 
il ritiro del Comandante Top, sono state abbrucciate alcune 
Case specialm. te al Capitan Volfango Milanese con non pocchi 
suoi riguardevoli effetti, e di altro Vfjìciale, che posti in con- 
tingenza di vita abbandonar doverono la moglie et i figli in 
mano de tumultuari ritirandosi in Segna. 

Dilatando però un tal fuoco nella sua origine una fiama 
si accesa non potea à lungo esser alimentata. 

Per l'ultime lettere dell' 111. mo Nobile 3o spirato sempre 
esate e diligenti mi si avvisò ciò che appunto io conietturai 
nelle precedenti in un movimento d 5 Vomini senza capo e sjnza 
consiglio. 

Sortì alli Commandanti Cesarei di far arrestare si> la fede, 
e su la- lusinga di confermazione di privileggi dieci persone 
considerati capi, et auttori della rivolta, e senza alcuna frapo- 
sizione di tempo ne furono sette decapitati in Ottochias nelli 
giorni 24, e 25 del caduto ; arresto qualunque egli sia, et 

il 



— 1Ó2 — 

essecuzionc, che nella sua solecitudine, e sorpresa non meno 
che nel visibile essempio, ha posti molti à dovere, e nella pri- 
miera ubbidienza. 

Sono state tese eguali insidie ad altri, che calando dalle 
Montagne, si riputavano sicuri verso le rive del Littorale, ma 
inciamporono in Carlobago, e ne sono nel giorno 28 arrestati 
altri sette condotti per il Canale della Morlacca in Fiume, ove 
si crede seguir abbia l'eguale publica pena. 

Così dovrebbe nel nascere essere in quella parte reciso 
tale germolio. ma ciò che duole estremamente-, e che può con- 
citare il tumulto, e la disperazione di quei Pòpoli è la- notizia 
d'esser stato arrestato dal Consiglio Aulico di .Gratz il Mirco- 
vich Nunzio, che avevano colà espedito per reclamare sopra 
le riferite loro doglianze. 

Se ne imputa auttore il med. mo Conte Attomis comandante 
della Lika anche per prevenire con un tal colpo caricando esso 
Nunzio come capo, e fomentatore de solevati qualunque que- 
rimonia sopra le pratticate di lui estorsioni. 

Da Segna non c'è alcun mag. r riscontro sopra la già ese- 
guita spedizione de soggetti in Vienna per la riforma de Dacij. 

Non è pur uscita alcuna assoluzione intorno i Memoriali 
de Mercanti per l' imposte angarie alla scala di Fiume, e il pro- 
traerne la decisione viene a considerarsi come un industria, 
anzi un mistero per. divertire à quella parte un certo tal qual 
osservabile concorso, e intanto rendere senza soggezione per- 
fezionata la fabrica di Porto Rè. che a tutto "potere, e con estra- 
ordinario impegno si sa avvanzando, onde nell'affluenze del ne- 
gozio, e della gente di Fiume non si rilevi per ora, e non si 
dissemini il fervore de lavori medesimi. 

Ne fa prova una manifesta presunzione, perche se fosse 
della massima di Cesare il togliere da Fiume qualunque ne- 
gozio parerebbe che avesse a cessare in Porto Rè l' impegno 
delle presenti fabriche e fortificazioni, quando in fatto esse-mi- 
rano appunto ad oggetti importantiss." 11 di navigazione e di 
commercio. 

In ciò anzi mi si avanzò il riflesso che dilatate già sempre 
più, et essendo senza limite l' idee dell' Imperatore di far fiorire 
sul mare nelle Terre Arciducali, ne Littorali dell' Istria et ovun- 



— i63 — 

que l'affluenza de negozij, e de Legni, si vogli anzi che la Ca- 
mera di Gratz mediti l' introduzione d'un altra Fiera franca in 
tempp opportuno anco in Fiume, perche dandosi essa mano 
colfaltra di Trieste dove si studia far giungere da ogni parte 
le Merci, siano i Negozianti alletati à calar dalle parti più in- 
terne anche dell' Vngheria, e ridursi à quelle maritime di Fiume. 

Vero però è, che in ora la navigazione in Trieste sofre 
assai la sua crisi, e che le stallie, che per mancanza di denaro 
patiscono in quel porto stando sul ferro -i Bastimenti fin per 
p qualche mese senza Qoter far esito delle merci e particolarm. le 
d* ogli pregiudicano. molto all'interesse de Naviganti, e li al-* 
lontana da nuove espedizioni. 

Su questo punto pero v' è un ord. c cesareo, che si pren- 
dano sicuri accerti, e si facciano le più estese note di tali Ba- 
stimenti, che partono con le merci invendute, e vuole Cesare 
che di tempo, in tempo se ne faccia à lui la partecipaz. nc ris- 
soluto di trattenerle, e d'espedire in Trieste Mercanti con grosse 
somme, onde non le lascijno uscire da colà, e trasportarle come 
è sucesso d'alcuni ogli in- cotesta Dominante. 

Con tutto questo anche nell'anno presente ^ già vicina» a 
farsi quella Fiera, e per rilevarne V intiere circostanze come la 
Serenità Vostra me lo comanda, massime quelle che riguardano 
il punto di commercio, e di" ciò che può farsi di particolar in- 
spezione, e nocumento alla Ser. ma Dominante, studierò le vie 
tutte ond' ubbidire al publico incarico. 

Le abbia intanto la Serenità Vostra rispetto à lavori di 
Porto Rè dall'unito dissegno, che sebbene d'avviso, parmi però 
assai essato. 

Potè farlo trare da persona esperta," e senza osservaz." 1 
colà spedita l'accenato N. H. Daulo Foscolo Proved/ di Veglia 
che è infervoratiss." 10 , e ripieno d'attenzione in ben servire alla 
Scr. la Vostra in queir Isola confinante con gì' esteri. 

Rimarcherà nel fine del Posto esservi due angoli manu- 
fatti tra quali v' è il Canale di mezzo che conduce allo squero 
dove le navi che s* intendono fabricare passar devono in dodeci, 
e più piedi d'aqua. 

Come fu uguagliato il Terreno al N.° 4 sito del squero 
med. mo , còsi di là da esso sito v'erano delle Coline ineguali, 



— 164 — 

dispendioso il travaglio d'appianarle, et à risparmio sono stati 
eretti argini di mura segnati N.° 5, che si inalzano verso il 
Monte e ciò con due oggetti, l'uno di far piazza che difenda, 
e copra Io squero, l'altra d'impedir che con la piena dell'aqua 
venga trasportata in mare la Terra che è superiore ad ingom- 
brar la bocca, dell'estremità del Porto med. mo . 

Si continua in ora il lavoro del molo alla parte di Sdrigno 
segnato N.° 8, et essendo ineguali le grotte, e di linea obliqua 
vanno abbonendo à quella parte segnata N.° 7 il mare, e ren- 
dere secondo la divisata idea seguente 1§ riva. 

È rimarcabile che nel principio delte Boca.del porto si 
viene ad assicurarlo maggiorm. le dagF impeti del mare, e de 
venti con l'estensione delle due punte, e ci è oppinione che 
abbia ad attraversare la med. ma bocca una Catena dall'una al- 
l'altra punta, ridotta già con tal arte, onde chiuderlo in tempo 
di notte, e farvi sopra tal punto construire un resp. Fortino 
con suoi quartieri, e milizie a difesa. 

Intanto sono assicurato dal confidente di Trieste, che da 
colà sono state già spedite in Porto- Re dodeci ankore di gran 
pe60 per ponerle nelle muraglie à sostentami , e fermo de ba- 
stimenti. 

L' impegno dell'Armiraglio Danese con Cesare è che Tanno 
venturo saran poste ne Squeri due Navi in cantiere al cui effetto 
sia destinato il taglio nella luna d'Agosto di cinquanta legni 
e moltiss. mi Roveri. 

Passar devono in Porto Re le Maestranze di Trieste, quelle 
di Fiume, che si contano molte, et altre forastiere che esso ar- 
miraglio prese l'assunto di far giungere secondo l'occorenze,' 
anziché combatuta essendo, come suol avvenire nelle Corti come 
ineficace la sua idea, protestò col Sovrano, che quando dasse 
ascolto alle passioni altrui, sarebbe necessitato abbandonarne 
l' impresa, che totalm. te poi è stata à lui con intiero arbitrio 
appoggiata. 

Fu anche ne scorsi giorni à rivedere quelle fortificaz. m il 
Co: Aitar nipote del Cardinale con seguito di varij soggetti Ale- 
mani, e vi si fermò con molta approvaz. ne sua. 

Io non perdo di vista avvanzam. 1 ', e tutte l'operaz. ni che 
si van praticando in quel porto, che un giorno può riuscire 



- i65 — 

molesto agi' interessi di V.ra Serenità, ma Dio Sig. c vorrà ab- 
bassare il fasto altrui, confonder le lingue, e dissipare si elati 
dissegni. Grazie. 

Parendo, li $ Agosto 17)2. 

Ritrovano le commissioni di V.ra Serenità che inchino nelle 
repplicate Ducali 23 spirante tutte queste Compagnie de Fanti 
oltramarini, e le Galeote da esse' dirette in azione, e nel dovuto 
giornaliero movimento per preservar la Provincia da ogni 
emergente. 

Quella del Sarg. le Mag. r Yuco Dabo va tessendo V aquc 
superiori del Quarner fino alla punta Merlere ; vi succede in 
linea et in corso 1' altra Becich à rivedere e custodire i porti 
e i molti seni del mare da quella sino à questa situazione in- 
feriore, et è l'altra Luciani impiegata per le necessarie inspe- 
ziani de parti d' Vmago, e Piran scorrendo verso Capo d'Istria 
e Muggia à tenore de comandi di V.ra Serenità! 

Tre Felucche, e due Felucconi come scrissi sono armati 
dalla Compagnia, e dalla squadra Combat, due de quali publici 
Legni con milizie a piedi esistono nel Quarner al servizio di 
queir ill.mo Nobile, uno copre con squadra anche à piedi il 
geloso porto di Fianona, sta un altro di posto fisso à Rovigno 
per le molte essigenze di quella parte, e gira il quinto legno 
or qua et or là con particolari commissioni secondo i casi che 
accadono. 

Tuttoché si faccia la presente distribuz. ne di cui m'onoro 
rendere alla Serenità V.ra umiliss. mo conto del preciso e neces- 
sario impegno di quest' incombenza, e che nulla men.o vi voglia 
per riparare in tanti, e cosi pericolosi porti la facilità, et i ten- 
tativi che in pregiud. de riguardi della salute pur troppo so- 
gliono esser insinuati dall' interesse, e dall'audacia de Naviganti, 
deve ad ogni modo Ppmiltà mia ubbidire la publica Volontà. 

All'arrivo della Compagnia Macedonia sarà subito ricchia- 
mata quella Becich per darle la Marchia, et espedirla all'ubbi- 
dienza dell' Ecc. mo Sig/ Pod. à Capitanio di Capo d' Istria. 

Farei prontam. te così nell'espedirc costà l'altra Luciani, che 
come sopra copre una delle Galeote medesime, ma incerto del 
contegno', e della direzione abbia à tenersi dal dover mio inv 



— i66 - 

ploro le publiche sovrane intenzioni se abbia ad espedirla sciolta 
oppure sopra il publico Legno tanto indispensabile à questa 
parte per quella sostituz. nc , che la Serenità V.ra credesse in 
cambio suo di fare, onde non lasciar in difetto di custodia, e 
difesa il vasto tratto della Provincia. 

Tanto più necessario questo soccorso, quanto che Io stesso 
Ill.mo Nobile, che con incessante vigilanza adempisce nel Quar- 
ner gl'oggetti tutti del servizio publico mi ricerca e con ragione, 
maggior assistenza, e d'esser proveduto d'una delle Galeote 
medesime. 

Gliene deriva il giusto motivo del veder inferrite molestie, 
e lesi i riguardi di Sanità in quell'aque da una specie d'Vomini 
che con barche armate le scorrono à depredar le sostanze de 
.sudditi, et à turbare quella libera navigazione. 

Cosi avvene già diversi giorni sopra una barca suddita pro- 
cedente da Fiume, e diretta per Zara carica di tele ; fu assa- 
lita, e furono. derubate le merci, resto gravemente offeso anche 
il direttore, e seguì di làà pocco l'asporto d'alcuni Animali 
minuti in Val di Loparo sotto Arte esseguito da un consimile 
Legno armato. 

Spedi senza mora lo stesso Ill.mo Nobile in traccia de 
Pirati una di quelle Felucche, ma oltre il timore che la med. ma 
fqsse sorpresa riuscì inutile qualunque diligenza per attraparli. 

Non lasciò tuttavia la somma di lui diligenza d' internarsi 
e penetrare la qualità de Ladroni, et in fatti con molto suo 
merito potè iscoprirc che fossero della Villa Rasanze del Con- 
tado di Zara, Vomini p. quella situazione, e per la malvaggia 
inclinaz. ne ben spesso contumaci in terra, et in mare. 

Appena mi giunsero tali notizie, che ne fecci un essato 
dettaglio all'autorità dell' Ecc. mo Sig. r Proved. r General Vendra- 
min, dalla cui incomparabile attenzione non omesse le mie tutte 
per cogliere alcun de malfattori, mi assicura oramai del buon 
effetto delle sue zelantiss. mc . ordinazioni" nelF aver potuto con- 
seguirò il fermo di tre di quelle Barche infeste, 'e l'arresto di 
uno de Rei caduto nelle forze della Giustizia con porzione de- 
gP effetti derubati, non essendo P E. S. senza la confidenza di 
veder avvanzati à miglior grado i suoi passi. 

Giova credere, che Pessempio riesca di freno agl'ulteriori 



— ■ iÒ7 — . 

attentati, ma per dar mano alle benemerite disposiz. ni dello 
stesso Ecc. mo Sig. r Proved. T General, e sorprendere qualunque 
altro de Malviventi, che per timor della pena si riducesse à 
continuar il reo mestiere nelPaque dell'Isole, ben volentieri se 
lo acconsentissero il ristretto pressidio, et il grande impegno 
di queste custodie, fornirci esso Ill.mo Nobile del ricercato pu- 
blico Legno. 

Mi stimolano molto anche à farlo i movimenti che corrono 
in Carlobago cosi confinante coli' Isola d'Arbe per lo scritto tu- 
multo,- e solevazione della Lika e Corbavia. 

Con essatezza, e con attenzione veramente inarivabile sta 
in traccia, e veglia l' Ill.mo Nobile sopra quanto si opera in 
quel confine, e mi portano le diligenti sue lettere alcune ri- 
marcabili notizie. 

Ha Cesare con positivo Decreto dichiarati quei Popoli della 
Lika e Corbavia Rei* del delito di felonia, e permesso ad ogni 
suddito prenderli vivi ò morti con assegnare in premio i stabili, 
et effetti tutti degF interfetti, ò dettenti, cosicché ne viene alla 
giornata alcuno sacrificato alla ferocia naturale di quella Gente. 

Tre altri Capi, figurati promottori delle gravi insorgenze 
furono decapitati in Segna, e tali essempj cosi frequentcm. le 
repplicati hanno disperso ogni corpo, et unione de malcontenti, 
che procurano ritirarsi nello Stato Ottomano da cui però ven- 
gono espulsi. 

Non era Carlobago ancora in vista d'esser eguale nella 
colpa degl'altri, ma nella Dom. ca 17 spirante callata colà una 
truppa de Corazzieri, e prcocupati tutti i passi di quel distretto, 
si spiccò un distaccam. 10 à ritenere Dimo Covachievich Chines 
ò sia Conte della Lika e Corbavia, che ivi aveva soggiorno, et 
al suo arresto furono uniti Zuanne, e Lezze Luccatello ambi 
Giudici di Carlobago. 

Carichi, e cinti di catene furono condotti immediatamente 
per via di mare à Porto Rè, et è la loro imputaz. nc d'esser stati 
di fomento à solevati Licchiani. 

Stanno tuttavia acquartierate in Carlobago le milizie Im- 
periali, e sono tutti quegrAbitanti per una tale sorpresa, e di- 
mora nclP impressioni di spavento, e terrore. 

Annimo sebben superfluam. tc V Ill.mo Nobile già di sua 



~ 168 •— 

natura portato agl'usi della vigilanza, e della perfetta sua dili- 
genza à star occulato, e continuarmi le notizie di tutto ciò che 
ulteriorm. lc accadesse in quella parte onde n'abbia la Ser. tà V. ra 
la dovuta contezza. Grazie. 
Parendo, 29 Agosto 17)2, 

Finalm. lc il Capitanio di Pisin ha risposto coli' unite alle 
precedenti mie rassegnate a Vostra Serenità nel N.° 3i, e scrit- 
teli nel giorno 3o del decorso Luglio, e che per le frequenti 
molestie che andarono patendo i sudditi di Monpaderno rep- 
plicai à 14 del mese passato. 

Dessume egli il motivo dell' incontro segi|ito la Dom. * di 
24 in cui provocati i poveri sudditi dalle consuete violenze e 
depredazioni si determinarono ressistere con vigore per man- 
tenersi nel possesso de proprj Ceni, e delle publiche ragioni. 

In fatti restò per parte de Sudditi ucciso un tal Antonio 
Banco d'Antignana, che è appunto uno delle tre famiglie infeste 
accennate a V.ra Serenità nelle precedenti, e quasicche fosse 
seguito senza precedente provocazione degl'esteri, esagera assai 
il fatto, e lo nega promosso da proprj Sudditi. 

Aggiunge anche in proscritta un altra esagerazione. 

Come il motivo di questa è falsiss. mo , anzi è promosso 
maliziosam. 10 dagl'Esteri per accrescere irritarti. 10 neir animo 
suo cosi risulta per la depposiz. nc del Zuppano di Monpaderno 
che il primo fatto sia seguito per la solita unione di gente 
estera armata all'usurpo della publica Fineda. 

10 però studiando le vie possibili per tener gli animi in 
calma h6 risposto al med. mo Capitanio come raccoglieranno 
V.V. E.E. dall'annesse. 

11 cenno espressoli, che quei di Monpaderno si siano messi 
in agitazione per l'aviso et esplorazione avuta col mezzo d'un 
di lui suddito d'Antignana fu consultivam. lc fatto colFoggetto 
di accrescere negl'animi loro le dijjìdenze, e le gelosie, divider 
e metter in discordia la seta di quegP Vomini, e in conseguenza 
fermar l'ulteriori unioni, e represaglie con che ho delle traccie 
che il colpo vada operando, e riuscir possa utile alla calma de 
sudditi, et à publici oggetti. 

Ma dura in San Lorenzo il più forte, e violento impellente 



— 169 — 

per cui la Fineda di Moopaderno non può ne potrà essere pa- 
cificami posseduta. 

Si sono verificate le direzioni di quel Parocco Pre Seba- 
stiano Milos. 

Ben le fa conoscere il Processo, che si è formato colla fa- 
coltà demandata dall' Ecc. mo Conseglio di X ci di procedere contra 
quoscumque, e ne rassegno nel puro esser suo il risultato. 

Il sudetto Parocco è un estero nativo della Terra di Pisino. 
Lo comprobano più giurate deposiz. m ma n'è irrefragabile prova 
l' inserto publico instrum t0 del suo patrimonio, che lo dichiara 
oriondo della Terra med. ma . 

Potè egli conseguire l'unite Ducali 16 Xmbre 17 13 che lo 
ammettono al possesso del beneficio sopra la delusione che 
fu insinuata nelle Bolle Pontificie da quali vien chiamato Sud- 
dito di Vostra Serenità. 

Sono notabili in queste Ducali due circostanze una che 
sebbene il beneff. è di San Lorenzo siano esse state dirette al 
N. H. Podestà di Pargnzo, l'altra, che fatta la presentaz. nc al 
publico Rapp.ntc di San Lorenzo, si vede poi che senza sia 
intervenuto alcun publico Ministro come il solito per conferirle 
il possesso ne facca il Pievano med. mo la relazione, e se la diede 
lui stesso. V'è di prù che ne Volumi di quel Reggimi non si 
trova registro alcuno delle soprad. c Ducali. 

Postosi dunque il Parocco Milos di tal maniera all'esser- 
cizio della cura d'anime di quella Terra, studiò d'attrahere nella 
Chiesa, e nel luoco altri Preti esteri, che fossero del suo partito. 

A sua instanza si intruse e fu fatto canonico in San Lo- 
renzo con cura d'anime Pre Santo Cramar. Questo è oriondo 
di Zimino Villa del Contado di Pisin come egli se pe protesta 
esser tale neir'unita sua comparsa fatta nella Canc. ia di San 
Lorenzo et è all', essercizio senza aver mai conseguito il pos- 
sesso. Professa esser stato fatto Cittadino dal Consiglio di quella 
Terra, ma non adempite le condizioni imposteli dalla facile ag- 
gregaz. ne contrastata successi vam. t0 da Rappresentanti quella 
Comunità ella rimane per le degìcenze sue ineficace, e sospesa. 

Questo Can. co Cramar convive col Pievano à cui corrispon- 
de le spese, e sono uniti nel sentim. , e nel particolar loro 
impegno. 



— 170 — 

Vi è un terzo Prete semplice chiamato Pre Zuane Miglia- 
vaz estero Nipote del Pievano sud.°, era prima soldato, e fatto 
poi religioso lo attirò il Pievano nella Terra, procurandogli 
anzi la Cappellania senza cura d'anime nella Villa di Santa Lu- 
cia di Villanova di quel distretto. 

Questi tre. Religiosi imperiali uniti fra loro nel genio, e 
nell'ostentaz. nc di vanità "e di superbia vanno sostenendo pu- 
bicamente, et in specie il Tarocco, ed il Canonico Cramar, che 
la Fineda di Monpaderno d'indubitata ragione publica sia del 
diritto Cesareo, e sono continue l' impressioni che spargono 
sopra de poveri sudditi attaccandoli di quando in quando con 
minacie, e con timori per avilirli, e ritirarli dalla difesa del pro- 
prio, e del publico terreno. 

• V'è chi deppone in Processo, che sino saranno tali esteri 
Religiosi in San Lorenzo, mai quelli di Monpaderno averanno 
il possesso e l'uso del libero pascolo della Fineda, che i Ve- 
scovi fanno male assai a non mandar pretti sudditi à governar 
l'anime loro, che doppo che in San- Lorenzo vi sono tali Sa- 
cerdoti Imperiali non si possa più vivere, che fuori di Chiesa 
sono Demonj, "e viene loro attribuita la causa dell' inferite vio- 
lenze à quel confine. 

Si aggiunge che stiano essi nell'attenzione di tuttociò che 
opera la publica Rappresentanza, e va in conformità pure es- 
seguendo il Comune di Monpaderno per difendere la sua Fi- 
neda, che il Parocco specialm.* 6 avvisi in Pisino, che abbia car- 
teggio con quel Capitanio, e più frequentem.' 6 con certo An- 
tonio* Gramaticopolo di nazione greca di lui Cognato. 

Quest'è bandito capitalm. 1 * dallo stato di V.ra Serenità à 
motivo d'un omicidio da lui commesso si dice à causa del Pie- 
vano med. mo , e ritirato in Pisino si esserciti prima in quella 
Cane. 13 , dove acquistatosi l' amore, e l' impegno del Capitanio 
si ha, che gode della protezione particolare del Sig. r Marchese 
di Prie, che anzi già pochi anni nella sua visita lo regalò d'un 
vestitto, e tiene questo Vomo descritto d'abilità, e di coraggio 
carteggio col gran Canc. re in Vienna di cui fecce vedere un 
foglio che lo assicurava d'esser ben accolto, e guardato nello 
Stato di Sua Maestà, con espressioni d' impegno, e d'Amore 
per lui. 



— 171 — 

• 

Carteggia dunque il Pievano con questo di lui cognato 
che ha tali aderenze, e tutte le depposizioni si uniscono a com- 
provare con giuramento, che egli Io avvisi delle cose de con- 
fini, venendo deposto d'essersi sparsa voce in Pisino sin già 
due anni che esso Pievano avesse à lui scritto, che assolutami 
la Fineda era dell' Imperatore, e non di San Marco. 

Si è fatto dal Maggio decorso tempo da che successero 
per dir cosi giornaliere, e moleste le sorprese e gl'insulti in 
quel confine più frequente il carteggio, che anzi ogni otto giorni 
scrivesse a detto Gramaticopolo, spedendo le lettere per altro 
di lui Cognato dimorante in San Lorenzo. 

Ma sono publiche e libere l'espressioni che va facendo il 
Pievano nella Terra di San Lorenzo, e sempre che colà giunga 
alcun di Monpaderno lo attacca, à chi disse, che se quei del* 
Contado veranno a Monpaderno li abbruneranno, ad alcun altro 
de Sudditi di V.ra Serenità che meritarebbe d'essere appicato 
in quel confine, ad altFi protestò che lui sapeva quello era che 
quei d'Antignana veranno a far del male, che lui era conscio di 
quel che sarà, che lasciassero pascolare la Fineda anco à quei 
d'Antignana che i sudditi di V.ra Serenità non laverebbero mai 
difesa, che lui stimava più un unghia del Cap. nio di Pisino che 
tutto Monpaderno, che lasciassero viver tutti, e pascolar anche 
gl'esteri, mentre sarebbe sucesso del male perche quei d'An- 
tignana sono assistiti dal medesimo Capitanio di Pisino, e che 
sia ò non sia la Fineda di V.ra Serenità, vi volevano gì' Esteri 
pascolare i proprj Animali, espressioni tutte fatte da esso Pie- 
vano, et alcuna volta anco dal Cramar, che sparse in Monpa- 
derno aveano tolto il coraggio à sudditi della dovuta difesa à 
quel publico confine. 

Oltre le corrispondenze che ha il Parocco come sopra in 
Pisino si raccoglie che lo stesso Canonico Cramar sia congionto 
anzi Germano del Cane. 1 * attuale di quel Capitanio il quale è 
poi familiariss. mo e tratta con confidenza il Parocco Milos, come 
ne fece riscontro l'occasione della sagra fatta nella festività di 
Santa Maria Madalena in Coridego luoco Imperiale. 

Tradottosi ivi in quel giorno esso Parocco Milos fu trat- 
tato con ogni familiarità e ben accolto dal Capitanio di Pisino 
intervenuto in quella funzione, fu veduto passeggiare assieme 



— 172 — 

sopra il luoco della Sagra, et à trattare con ogni confidenza 
colPAmministrator Regio denominato Vexilla, che era pure in 
luoco col Capitanio, desinorono tutti assieme, venendo vocife- 
rato, che nel pranzo usasse il Pievano delle solite sue espres- 
sioni circa la Fineda di Monpaderno, e poi accompagnasse esso 
Capitanio à Pisino. 

In prova poi dell'attenzione, e cura ch'egli usa per infor- 
marsi delle cose che accadono, et avisarne a Pisino, e dell'in- 
teligenze che egli tiene con le famiglie d'Antignana, che sono 
le più infeste in quel confine è depósto in Processo che essendo- 
si nella terza Dom * di Luglio passato radunato il Comune di 
Monpaderno per difendere le publiche ragioni, penetrata dal 
Pievano V unione si trasferisce à briglia sciolta colà, et intro- 
dottosi nel Cortile d' un Ostaria dove si reficiava la gente si 
fermasse ivi senza mai smontar da cavallo sotto un muraro 
addocchiando, e numerando quanti essi fossero, confessando lui 
stesso d'essersi colà portato per questo* solo oggetto, et espri- 
mendosi poi con i sudditi che guardassero quello facevano, che 
non le sarebbe riuscito il ballo da loro creduto. 

Motteggiò il capo de Confini dicendole che aveano poche 
armi, e riccercando ove fossero Tarmi med. mc aggiunse che quei 
d'Antignana gli averebbero date delle botte, che loro erano as- 
sistiti dal Capitanio di Pisin il quale gli soministrava i schioppi, 
e che sebben erano sessanta non l'averebbero vinta à confronto 
degl' Imperiali, che andassero pure con quelle bacchette, allu- 
dendo all'armi de sudditi, che laverebbero avuto la peggio, et 
indi parti da Monpaderno prendendo il camino per Antignana, 
dicendosi inoltre abbia spedito a Pisino per avvisarne quel 
Capitanio. 

Si raccoglie ancora, che essendo come è noto à V.ra Ser. a 
tre le famiglie d'Antignana solite promovere l'unione d' Vomini 
e pratticare le soprafazioni, che ne miei reverenti dispacci ho 
più volte rassegnato, cioè gPAntolovich, i Banchi, et i Brece- 
va/. capo de quali, e principal fautore sia Jure Antolovich, giun- 
gano* tali esteri turbatori, e specialm. te il lor capo à S. Lorenzo 
dal detto Pievano, et è cosa notoria che lui li assista, e li con- 
sigli contro quei di Monpaderno, soministri loro Biade, e Vini 
che seco loro se la intenda, e che lui Parocco li instighi, e fo- 



- i 7 3 - 

menti à pratticar tali violenze, espressosi, che hanno ragione 
di cosi fare. 

Rimostrò anzi questa di lui inteligenza nelP occasione di 
publicare e far noto lui stesso in San Lorenzo un fatto prati- 
cato dagP Esteri prima che egli fosse comesso. Trovandosi egli 
nella matina di 23 giugno passato nella Canc. na appunto di S. 
Lorenzo si espresse publicamente, che quei d'Antignana erano 
stati nella Fineda à devastare i seminati de sudditi de Mon- 
paderno, et essendovi nell'Officio med. mo due Vomini che al- 
l'ora erano giunti da quel Comune, protestarono al Pievano, 
che ciò non potea esser vero, che niente era sucesso, come poi 
due ore doppo tali preventive espressioni fu appunto dagli 
esteri comessa la pred. a violenza nel taglio d'alcuni seminati 
de sudditi già partecipata alla Ser. là Vostra nelN.° 26. 

In tal incontro si espresse poi che il Comune di Monpa- 
derno se l'avea meritata, che era à suo danno perchè quei sud- 
diti aveano amazato un Animale agl'esteri; cosa che neppure 
era nota in Monpaderno, da che si comprese che il Pievano 
sapeva quello aveva a succedere nel Confine, e quello fosse 
sucesso in preteso aggravio dagl'esteri med. ml . 

Questa è la situaz. ne infelice in che sono posti i poveri 
sudditi di V.ra Serenità in quella parte per il soggiorno colà 
di tali Preti Imperiali, che trovandosi respettivam. le nel sacro 
ministero di cura d'Anime .loro non assentito dalle Leggi, tur- 
bano con le sopraespresse lor direzioni la pace di quei popoli, 
e per quanto ne risulta in Processo saranno essi sempre che 
durino in quella Terra l'argomento, e la vera causa delle so- 
prafazioni et usurpi. 

Si è intruso anche il Pievano contro le Leggi med. me , de 
quali la Serenità V.ra si compiaque sopra il mio riverentiss. mo 
cenno rinovarc in ora l'essecuzione, nell'aquisto e possesso di 
molti beni laici sopr^ il tenere di San Lorenzo, e soministranda 
qua e là Vini, e Biade in credenza va poi convincendo per la 
natura di tali crediti a quella gente idiota i proprj Beni. 

Con un preteso credito invase una Valle di ragione della 
Scuola di Sant'Antonio Abbate di quella parocchiale, assegnan- 
dosela lui med. mo in proprietà per un vile prezzo di 70, quando 
il suo valore era in stima di L. 700 à che ressistendo il zelo 



— 174 — 

dell' Ul.mo Sig. r Pietro Zorzi all'ora Podestà' di S. Lorenzo, et 
ora d' Vmago doppo averle fatto rivocare un Decreto della Ca- 
rica di Capod. a con cui l'avea potuta ottenere à livello, se ne 
appellò al Colleggio de XX Savij del corpo dell' Ecc. mo Senato, 
come dall'annesse, ne avendo il Gastaldo del Luoco più il modo 
di sostennere nella Dominante il Littiggio ne sta il Pievano 
nell'usurpo e nel godimento. 

Ha in pegno una piantada con arbori fornita di roveri di 
ragione di Ghergo Domiancich, possedè otto schiere di vite 
bassa in una Vigna di Giacomo Susnich, sette righe di -Pian- 
tada, e Terreni arativi di Giure Dudos, alcuni altri Beni nel 
tenere di Villanova erano di certi cognominati Filippini, e di 
Matte Rual con una di lui Valle, et alcune Piantade. Tiene in 
sozalia alcuni Animali grossi,, e gode così un Estero e possesso 
di beneficio, e fruizione di Beni nello Stato di Vostra Serenità. 

Riguardo al possesso del Beneff. avendomi 1' Ecc. mo Con- 
seglio di X. CI commesso con le sue Ducali 21 Luglio passato di 
informare cóme esso Parocco s'attrovi quantunque estero all'e- 
sercizio della cura d'Anime in S. Lorenzo, vi suplisco con l'e- 
guali prenotate notizie il che tutto sia à lume delle publiche 
deliberazioni. Grazie. 

Parendo, primo Settembre 1732. 

Ser.nto Prencipe, 

È già vicino a compiersi il periodo delPanno da che si 
trova l'umiltà mia .nell'onore di scrivere a V.ra Serenità in que- 
sta Deputàz. nc . 

Lo sa Iddio Sig.* che clementem. lc ha protetto le mie ope- 
razioni se à costo di vigilie incessanti, dei disaggi, e de peri- 
coli sofferti sul mare, abbia il mio dovere studiato le vie tutte 
onde rendere meno imperfetto il presente serviggiò, e renderlo 
anzi qual conveniva alle gravi decorse esigenze. 

Ma ora- che l' infinita Divina Misericordia si è degnata ri- 
donare ai Stati, et ai Sudditi di V.ra Serenità nell'Albania, e 
nella Dalmazia P intiera tranquillità, e la perfetta sua calma 
tanto più viene à cessare il bisogno in questa Provincia, e nel- 
P Isole che furono sempre* e sono immuni da ogni labe, anzi 
da qualunque imaginabil sospetto. 



- i 7 5 - 

Reputo dunque esser questo il momento di presentarmi 
umilmente a V.V. E.E., et implorare il necessario soglievo, onde 
poter ridurmi alla loro ubbidienza, e rissarcire in qualche modo 
il logoro abbattuto individuo, noto già quanto egli sia per l'età 
e per le contratte indisposiz. ni gracile, et infelice. 

All'umile confidenze in che è il mio ossequio del sovrano 
beneplacito di V.ra Serenità, aggiungo il riflesso al dispendio 
della Cassa publica, che anderebbe à gettarsi per un' incom- 
benza già fatta inutile, et inoperosa. Grazie. 

Parendo, j Settembre 1732. 

Nella Terra di Rovigno di questa Provincia oltre quella 
Com.tà che forma il Consiglio e Corpo de Cittadini di bassa 
estrazione v'è anche l'università del Popolo che ha i suoi capi, 
e Sindici che la dirigono. 

À nome di tale Vniversità fu umiliato alla Ser. ta Vostra 
T inserto Memoriale nel quale vengono esposte più querimonie 
da Sindici, e Proc. n d' esso Popolo contro la sopra espressa 
Communità et avendo io inchinato nelle Ducali 28 Aprile caduto 
il comando! d' estendere le presenti giurate informaz. ni , l'ubbi- 
disco col confronto, e fondam. to delle Carte che furono pre- 
sentate. 

Viene spiegato in primo luoco il preteso aggravio che es- 
sendo stati confirmati dall' Ecc.? 10 Senato sin Tanno i683 i3 
Novemb. c alcuni capitoli estesi dalla Carica superiore di Capod. a 
nel quarto de quali stando chiaram. le espresso che li Procura- 
tori, e Sindici del Popolo debbano avere 1* ingresso in ogni 
conseglio, ò Colleggio de Cittadini per star attenti, et invigi- 
lare, che non siano fatti pregiudicij ne turbati i privileggi della 
povertà, e pel 6.° che abbiano il luoco # dietro li Giudici del 
Conseglio di quei Cittadini non venga permesso l'essecuz. nc 
anzi contravenuto ad altri Capitoli stabiliti l'anno 1684 dal- 
l'Ill.mo Sig. r Podestà di Rovigno con la facoltà impartita dalla 
Carica di Capod. a nel secondo de quali è stato prescritto che 
tali Sindici del Popolo abbiano il luoco nel Conseglio entro il 
suolo 'del Tribunale, si .pretende sia stata Jevata la sedia, e ven- 
ghi iqjpedito l'accesso, e luoco nella Banca del Duomo quando 
non vi sia il publico Rapp.nte. 



— ì76 — 

Insorto anzi litiggio tra Puno, e l'altro corpo nell'anno 1706 
mentre egli pendeva avanti il Conseglio Ecc. mo di 40, fecccro 
le parti à primo Zugno dell' anno med. mo un accordo coli' in- 
tervento de Nuncij tanto della Com.tà per i Cittadini quanto 
dell' Vniversità per il Popolo, e rimovendosi il Nunzio della 
Com.tà da detta appellazione laudò in forma Consilij la sen- 
tenza di Capo d'Istria, con che restasse confermato l'ingresso, 
posto, e Cadrega pratticato alli predetti Sindici del Popolo, ma 
neppur quest'ebbe effetto professandosi, che così resti il Popolo 
esposto senza la presenza, et assistenza di chi deve presser- 
vare la povertà da ingiuste imposizioni, et aggravj. 

Si professa dal Popolo una seconda indolenza, et è che 
sia stato con aperto mendacio umiliato da Cittadini al fu Ser. mo 
Alvise Mocenigo nel 1708 tempo in cui sostenendo la Carica 
di Proved. 1 " General da Mar fu di passaggio in Rovino d'aver 
merito di servizio nelle passate Guerre di Candia, e Morea, 
d'esser ridotto il numero de Cittadini à sole quindeci Famiglie 
e d'esser segregati da Popolari riguardo alle fazioni militari in 
forza di che con Terminazione i5 Aprile di detto anno appro- 
vata con Ducali i5 pur Aprile 171 5 fu decretato che detti Cit- 
tadini fossero esenti dalle fazioni, e rolo delle Cernide. 

Se ne duole il Popolo perche professa che i Cittadini non 
abbiano prestato alcun servizio à risserva di due Famiglie co- 
gnominate Caenazzi, et una $>ponza ; mostrando air incontro 
una nota di molti,, e molti Popolati, che hanno contribuito e 
ne Vascelli proprij, e nelle publiche Navi il personale loro sa- 
grificio, che fra l'accennate, famiglie vi sia il numero di i63 
Capi delle stesse famiglie idonei per servir nelle Cernide, che 
in fatti siano come sono tutti li cittadini al numero di trecento 
che abbiano servito prima dell'essenzione nelle funzioni mili- 
tari, e siano stati descritti ne Roli delle Cernide come comanda 
la Legge Municipal della Terra, che tutti indiferentem. lc a ri- 
serva de Giudici, e Deputati al Fontico tanto Cittadini che abi- 
tatori da anni quindeci sin alli 60 sia tenuto e debba far le 
guardie di quel Comune et implora il Popolo, che i medesimi 
Cittadini siano posti all'egual sua condizione, onde sopra tutti 
resti ripartito il peso, e la fazione tanto più che i stessi Cit- 
tadini sono a risserva di pocchi, Barcaroli, Pescatori, Zappatori, 



— *7? — 

Facchini, e cTogn'altro più vile mestiere, come anzi servono 
attualm. te nelle stesse Ccrnide li Cittadini dell'altre Terre di 
Dignano, Pirano, e Valle, e come i stessi Cittadini di Rovigno 
servono pure nel caso d'esser sostituiti da quelli del Popolo 
à far tali funzioni con la corrisponsipne del pagam. 10 , come ne 
spicca la relazione dal Caporal di quelle Guardie. 

Si avvanza la querimonia d'essi Sindici del Popolo, e di- 
cono che solito elegersi dal Conseglio della Com.tà due Citta- 
dini nelle Cariche de Cattaveri che hanno l' incombenza di sti- 
mar li Beni tolti in tenuta da Creditori, li danni inferiti in 
campagna, et invigilare perche li viveri siano venduti à giusti 
pesi, e misure, secondo lo statuto Municipale cada l'elezione in 
persone, che non sanno legger ne scrivere, e che privi di co- 
gniz. ne causano notabili danni, pronti i supplicanti à farle con- 
stare, et à scanso d'ogni parzialità, et ingiustizia vorebbero 
poter i Popolari elegger un Cattavere nel loro Conseglio, e che 
l'altro fosse eletto da quello della Com.tà, ond'unitam. tc suplis- 
sero à tali incombenze. 

Un pari mettodo implorano che sia introdotto nelle Ca- 
riche degP essatori della Caratada, de Tansadori della Com.tà, 
e nell'ellezione de Medici, Chirurghi, e Comandatori, e che tutti 
sono ora eletti dal Conseglio della Com.tà med. ma , cosicché ne 
fosse uno eletto da Cittadini, e l'altro da Popolari. 

Riguardo all'essatori predetti si vede che fin dall'anno 1714 
soleva il Conseglio de Cittadini clegere otto Tansadori, quattro 
del loro ordine, e altretanti di quello del Popolo, e due essa- 
tori similm. le dell'uno, e l'altro Conseglio, ma accettandosi che 
rEcc. ma Carica di Raspo a cui spetta la riscossione della Ca- 
ratada Tned. ma avendo creduto di regolare con suo Decreto, che 
li soli Giudici della Com.tà avessero à fare il comparto, e che 
invece di due essatori uno solo ne fosse creato, e dell'ordine 
de Cittadini, si professa che tali Giudici, i quali son Cittadini 
cerchino il soglievo de proprj compagni, e studijno di aggra- 
vare quei del Popolo, e che l' utile della riscossione che prima 
era diviso tra l'uno, e l'altro sia in presente tutto del Cittadino, 
senza che il popolare ne abbia alcun imaginabile provento. 

Per gli Tansadori della Com.tà si vede in fatto che suole 
il Conseglio de Cittadini ellegerne due, uno dal proprio corpo, 

12 



- i?8 - 

e Paltro da quello del Popolo, ma anche in ciò viene asserito, 
che per i sopra espressi riguardi la povertà non ne rissenta 
solevo, come sarebbe per rissentirlo, se cadaun Conseglio ele- 
gessc il suo. 

L'istcssa ragione succede per i Medici, Chirurghi condotti 
e per i Comandatori elletti tutti da Cittadini, avendosi per li 
primi, che ad ogni chiamata de med. mi accorano con prontezza 
alla cura loro, e che più d' una volta siano stati abbandonati 
della necessaria assistenza alcuni de popolari, e rispetto à Co- 
mandadori professano i supplicanti, che nell'occasione degl'atti 
giudiciarj servano à cittadini senza alcun stipendio, e non usino 
del dover proprio quando si tratta di quelli del Popolo, omet- 
tendo anzi avisar i loro sindici al tempo delle radunanze de 
conscgli della Com.tà ne quali devono intervenir come sopra. 

Molte altre irregolarità, et arbitrj vengono accenati intorno 
la Cassa della Com.tà, V altra ancora del Fontico non meno 
che per quei publici Dacij. 

Per la Cassa della Com.tà la si chiama espillata, e che sia 
da Cittadini convertita in particolare vantaggio. Che si siano 
accresciuti salarj alle Cariche, fatte inusitate distribuzioni à 
tempi di Natale, di Pasqua, e della festività di San Marco, tutte 
in beneficio de Cittadini, che per qualunque affare anche leg- 
giero si espediscano Nuncij in cotesta Scr. ma Dominante con 
giornaliero stipendio, e che vi si eternano con aggravio con- 
siderabile della povertà, che le spese siano esorbitanti, e che 
in esse ancora si usi la fraude d'annotare di più di quello si 
spende, con che vengano a dilapidarsi le sostanze de poveri, 
e servano queste alla cupidiggia, et al privato vantaggio. 

Che nel fontico vi siano bensì sei Popolari, ma elletti dal 
Conseglio de Cittadini, e che questi abbiano la principal dire- 
zione; che per utilizzarsi si facciano à poveri dell' imprcstanze 
à misura rasa, e se ne riceva la restituzione à misura colma. 

Che si trovino pretesti su la stazione in fontico delle Fa- 
rine cosicché poi succeda la dispensa loro con aggravio del 
Popolo che convien tolcri le spese di tali dispense, e mangi 
la povertà il pane à prezzi rigorosi, et indiscreti; Che fino del 
pub.° soldo si faccia imprestanze à particolari, e che nelT in- 
contro delle Visite della Carica di Capodistria venghi come lo 



— i79 — 

comproba un attestato di varie persone accomodata per quel 
breve tempo la summa alcune volte anche rilevante sino che la 
publica Rappresentanza la trovi, e poi sia restituita, onde non 
si scoprano gì' intacchi del Fontico. 

Del denaro del med. mo Fontico vengono ogni anno impie- 
gati Ducati trecento per convertirli in ogli tanto terrieri, che 
forestieri, et in ubbidienza à Ducali dell' Ecc. mo Senato 7 Set- 
tembre 1715 furono estesi all'ora dall' Ecc. 1110 Sig. r Podestà 
Cap. nio di Capo d' Istria sei Capitoli regolativi, e che prescri- 
vono i metodi da tenersi. 

Fu comandato, che l'oglio comprato con il soldo del Fon- 
tico fosse riposto nelle pille in esso esistenti sotto tre chiavi 
Puna in mano de Giudici della Com.tà, altra del Sindico del 
Popolo, e la terza del deputato alle vendite, ma i Popolari se 
ne dolgono che ciò non venga esseguito, che tutte le chiavi 
stieno nelle sole mani del deputato, e che anzi Foglio venghi 
riposto in pille anco private. 

Che tutto sia nell'arbitrio d'esso deputato che è un Citta- 
dino ; che da lui si venda l'oglio à capriccio, non con misure 
di vetro come fu prescritto da essi capitoli, e si venda anche 
à forastieri, il che è vietato, e che il Fontico a beneficio del 
quale cader dovrebbe l'utile di soldi trenta per Barilla ne sia 
defraudato. 

Riguardo à Dacij è espressami proibito dal Statuto Mu- 
nicipale che i Giudici della Com.tà i quali li deliberano, aver 
ingerenza et interesse. Sono pronti quei del Popolo à compro- 
vare, che tale ingerenza, et interesse lo hanno avuto i stessi 
Giudici, che da ciò derivi l'arbitrio, et il pregiudizio di amaz- 
zar nelle publichc beccarle animali d' inferior condizione, di 
venderli à prezzi contrarj alle Leggi, che fino per opera di 
questa ingerenza si lascino introddur vini forestieri contro i 
Decreti di V.ra Serenità, e che nell' istessa abbondanza del pane 
si lascino correre esorbitanze de prezzi tutto in danno de mi- 
serabili. 

Ma ciò che duole estremami a capi del Popolo è il non 
aver modo alcun f}i poter ressistere, e presservare nei riferiti 
disordini il proprio corpo contro le forze della Com.tà. 

Nei capitoli i683 25 Ottobre estesi dalla Carica di Capo 



— iSo — 

d'Istria in ordine al soprariferito Decreto dell'Ecc." 10 Senato 1 3 
Novembre dell'anno stesso, fu data a Sindici med. 1 ™ la facoltà 
di prender parte e tansar le Famiglie per le spese necessarie 
occorressero farsi. 

Quest'esperimento non ebbe il suo effetto, mentre nell'oc- 
casione di porsi tali Tasse i stessi Cittadini per quanto viene 
asserito da supplicanti inducevano i popolari à non prestare 
l'assenso, et alcuna volta che fu presa la parte, sia poi stata 
dificile la riscossione della Tassa col mezzo degl'Officiali, che 
pagati dalla Com.tà ricusavano esseguire per quei del Popolo 
in modo che i Sindici suoi derisi, e scherniti convenivano ri- 
tirarsi da ricorsi, et abbandonare le proprie ragioni. 

Su questo punto implorano, che ò le sia assegnato alcun 
piccolo Dacio di quelli, che gode la Comunità, o che resti per- 
messo all'Università del Popolo d'erigere à proprie spese un 
Forno da cuocer pane col provento del quale possano i Sindici 
agire i comuni interessi, e tutellarc tanti poveri raccomandati 
alla loro vigilanza. 

Conchiudono, che sebbene quella Comunità è nel potere, 
e sarebbe nel debito di mantenere come per il passato faceva 
un Precettor pub.° per l'educazione, e per il documento a tanti 
figlioli di quel numerosiss. mo popolo, non solo nelle lettere, che 
nelle Christiane virtù sia stato abbandonato l'utile, e necessario 
costume, e gemendo quei popoli nelP ignoranza, e nel vizio, 
implorano, che togliendosi tante spese superflue, che annual- 
mente come sopra vanno facendosi resti impiegato il danaro 
della Comunità in questa veramente indispensabile destina- 
zione. 

Sono tali gl'esposti gravami de Sindici del Popolo di Ro- 
vigno supplicanti, e doppo averne io umiliata come spina la 
serie, e poi risservato alla sola publica autorità l'adeguato ri- 
medio. Grazie. 

Parendo, 8 Settembre 1732. 

Eccjni Sri Capi delVEcc.so Qmseglio di X" 
Appoggiata alle pur troppo note imperfeypni mie dalle com- 
missioni del Magistrato Ecc. mo della Sanità la materia de Me- 
dici e specialm. lc di quelli che sono condotti dalle Comunità 



— 181 — 

della Provincia è qui comparso il D. r Pietro Andrea Frassoni 
medico condotto appunto dalla Terra di Buie, e m' ha posto 
nelle mani l'unito Memoriale diretto alPAuttorità Suprema di 
V.V. E.E. 

L'umiliss. ma instanza sua rigguarda il poter nell'attualità del 
servizio che presta, e nel credito in che è da più mesi de suoi 
salarj in ragione di Ducati 200 all' anno, esser soccorso delle 
accordate corrisponsioni, interdetti essendo, et appresi dalle ve- 
nerate Ducali 3o Luglio decorso tutti i Beni di quella Comu- 
nità debitrice. 

Prodottomi anzi l'eguale ricorso all' or che emanarono le 
publiche deliberaz. ni , credei di rivogliermi con le riverenti mie 
5 caduto alPEcc. mo Sig. r Cam.lgo alla Cassa nella fiducia, in 
che era il Medico di poter conseguire l'implorata sodisfaz. nc , 
come repplicatam. e l'avea conseguita in altre simili occasioni. 

Ma accennandomi S. E. nelle risposte 18 pure caduto che 
tutto dipende dal Sovrano arbitrio di cotesto Ecc. 80 Conseglio, 
m'onoro (consolando il povero supplicante) d'umiliare l'istanze 
e carte annesse che la rendono comprovata alle mature pon- 
derazioni di V.V. E.E. 

Se benignami il permettano rifletterò, che oltre la con- 
venienza, e l' equità da quali è scortato il ricorso medesimo, 
se il Medico non ha libero lo stipendio per la suma sudetta, 
e manchi à lui il modo di vivere, mancherà certamente à quel 
Popolo numeroso l'assistenza indispensabile nei pur troppo so- 
liti, e frequenti mali che colà accadono, quando la somma carità 
publica clementem. e non lo protega con esso. Grazie. 

(Contìnua) 

Parendo, 16 Settembre 17)2. 



y* 



STRIDONE 

PATRIA DI S. GIROLAMO 

UNA DISSERTAZIONE INEDITA DEL KANDLER 



11 chiarissimo Direttore del Museo di Spalato, prof. F. Bulic, 
pubblicava nel • Bullettino di archeologia e storia dalmata » 
(a. 1899 f. 7-8), col titolo posto qui in fronte, un notevole arti- 
colo, nel quale sono comprese però soltanto alcune idee fonda- 
mentali di un maggior lavoro su questo argomento, che sareb- 
be intenzionato di pubblicare più tardi. 

L'articolo, per la sua importanza, è stato riassunto da 
quel grande ed autorevole archivio, che sono gli e Analecta 
Bollandiana » di Bruxelles (Tom. XV111, f. Ili), quali Analecta 
conchiudono col sentenziare, che dopo siffatti studi intrapresi 
e svolti sull'oggetto, non sia una vana speranza il credere, che 
resti finalmente sepolto il lungo piato sorto fra le sette città 
disputantesi la culla di S. Girolamo. 

Com'è noto, in codesto piato, ebbe parte essenziale, di- 
remmo quasi provocatrice, l'Istria; essendosi per qualche tempo 
creduto, sulla fede del canonico Stancovich, che S. Girolamo 
fosse istriano, nativo di Sdregna. Ne dubitò peraltro il Kandler 
e questo suo dubbio ebbe ripetutamente a manifestarlo con 
scritti, che furono parte editi, e parte rimangono ancora inediti. 
In quest'ultimi, anzi, per quanto concerne alcuni giudizi geo- 
grafici, intuisce, con quell'acutezza di mente che gli era propria, 
ciò che, per successivi studi e scoperte, venne riconosciuto in- 



\ 



— i83 — 

controvertibile. Cosi, la località di Stridono, che lo Stancovich 
s'era incocciato di credere avere dato origine alla nostra Sdre- 
gna, fu dal Kandler con ottime ragioni riconosciuta apparte- 
nente alla odierna Bosnia 1 ). 

iMa piuttosto che divagare in particolari, ci sembra consulto 
di riassumere brevemente la letteratura che n'è seguita negli 
ultimi tempi, riflettente la questione della patria di S. Girolamo; 
con che ci sarà necessariamente offerta l'opportunità, sia di ri- 
portare quei brani del Kandler ancora inediti che si riferiscono 
all'argomento colla'neccssaria loro concatenazióne, sia di rive- 
dere nella sua essenza, il già ricordato lavoro del prof. Bulic. 



1. 



Non lungi da Portole, sullo stesso altipiano in cui giace 
quest'ultimo castello, verso nord-est, s'aggruppano pochi caso- 
lari intorno ad una chiesa ed un campanile, in vetta ad un colle. 
Quella è Sdregna, già antico castello della diocesi di Capodi- 
stria, e, per la parte politica-civile, sotto la giurisdizione del 
marchesato di Pietrapelosa. Sdregna sta, si può dire, a caval- 
cioni fra due profonde valli, e precisamente fra quella per la 
quale scorre il torrente Rrazzana a levante, e la cosi detta 
Valle di Sdregna a tramontana. La sua altitudine segna 472 
metri. Ma è circondata da altri colli più erti ancora — fra cui, 
a mezzogiorno, uno denominato S. Girolamo — per lo più 
brulli, come quelli del Carso. Al comune ccnsuario di Sdregna 
erano ascritte le ville di Pregara, Salice, Mlun e Cernizza ; ma 
le tre ultime furono poi staccate ed aggregate al Comune di 
Pinguentc. Tutte le dette ville, unite insieme, alla metà del sc- 



J ) È strano, che si persista ancora in codesto errore di chiamare 
la nostra Sdregna col nome della bosniaca Stridono. Nulla legittima un 
tale scambio. In nessuno dei nostri documenti antichi si trova codesta 
località di Stridone. Viceversa nei Comi nano fiali abbiamo trovato un 
documento del i3o3, nel quale e indicata la serie dei diritti spettanti 
nel!' Istria al Patriarca d'Aquileia In codesto documento appunto e fatta 
menzione di Sidrcna, la quale é appunto l'odierna Sdregna. 



— 184 — 

colo XVII, facevano appena 3oo abitanti, mentre Sdregna stessa 
non ne contava che 140. Se anche in oggi il numero degli abi- 
tanti si è raddoppiato, pur rimane povera quella gente, perchè 
scarsa di mezzi e di risorse. Una strada quasi carrozzabile con- 
giunge Sdregna a Portole ; ma più oltre di Sdregna non si va 
se non a mulo, o a piedi, per impervi sentieri. 

Dell'antico castello non si conserva che qualche vestigia 
di pietre murali addimate al suolo ; già oltre due secoli fa, esso 
non esisteva altrimenti. Eppure questo luogo, benché povero 
e quasi insignificante, ha fatto, per le ragioni già dette, parlar 
molto di sé, interessando tutta una legione di dotti, di archeo- 
logi, di teologi e di storici. 

Prendendo le mosse dal canonico Stancovich, diremo, che 
questi, fino dall'anno 1824, publicava un opuscolo: Della Pa- 
tria di S. Girolamo, dottore di Santa Chiesa e della lingua slava 
relativa allo stesso (Venezia, G. Picotti), dedicato al Patriarca di 
Venezia Giov. Ladislao Purker, primate della Dalmazia ecc. 

Premesso che gli Istriani, i Dalmati e gli Ungheresi si 
contendono da sei secoli sopra la patria di S. Girolamo, ricorda 
poi queste patrie che sono : Sdrigna nell' Istria, -Scardona al 
litorale, Sidrona presso Obrovazzo, Strigna verso Costainizza, 
Strigono sopra Duare nella Dalmazia, Sdrinova^ nell' Ungheria. 

In favore dell' Istria trattarono la questione : Tomaso ar- 
cidiacono di Spalato nel 1200, P. Paolo Vergerio il seniore, il 
Biondo, Fra Ireneo della Croce, Domenico Valarsio e l' unghe- 
rese Stefano Solagio. — Per la Dalmazia : Marco Marulo dal- 
mata, Lodovico Vergerio istriano, il Villanovano, il Frescot, il 
padre Dolci e l'abate Cicarelli. — Per l'Ungheria: l' Inchoffer, 
Pietro Coppo istriano, il Tuhrman, il Iordan, il Bedecovich, lo 
Stiltingo e l'abate Coleti. — Poi ricorda gli indecisi, e quelli 
che stettero per l'uno o per l'altro. 

Dopo ciò, entra ad esaminare se l' Istria abbia fatto parte 
dell'antico Illirio, e prova che la nostra provincia stava appena 
ai confini di esso, come della Pannonia. 

Se non che i dotti hanno convenuto che S. Girolamo 
appartenga ad una delle tre regioni : Pannonia, Dalmazia ed 
Istria ; per forza di ragionata eliminazione viene quindi a di- 
chiarare che non può essere che dell'ultima. 



— i85 — 

Ed ecco quali ragioni starebbero per questa tesi. 

S. Girolamo stesso, invero, scrive nel capo ultimo degli 
scrittóri ecclesiastici : Hieronymus patre Eusebio natus y Oppidum 
Stridonis, quod a Gothis eversum, Dalmatiae quondam Pannoniae- 
que confinium fuit. Ma questa affermazione è varia, secondo i 
testi, che sono tre ; ciò non toglie, peraltro, che interpretati 
nel loro vero senso, concordano nel!' affermare che il santo 
Dottor fu istriano. 

Né è a dubitarsi che S. Girolamo non conoscesse la geo- 
grafia dei suoi tempi, anzi egli ha dato prova del contrario. 
Né in argomento vale la tradizione, in quanto essa abbia lo 
stesso valore tanto per gli uni che per gli altri. 

Che se gli Ungheri e i Dalmati indicano il sito dove 
S. Girolamo nacque ecc., anche a Sdregna d' Istria esiste simili 
tradizioni. Infatti noi abbiamo t un castello diruto, di cui si 
veggono le rovine ; una chiesa di S. Girolamo con altare ed 
antichissima statua di legno che lo rappresenta ; una lapida 
che si tiene in venerazione costante, come sepolcro di Eusebio 
padre di S. Girolamo; una lamina di piombo colà rinvenuta, 
la quale accenna a memorie dello stesso ; un pioppo per secoli 
vicino alla chiesa esistente, e di cui si raccontano prodigi, come 
efficace a molte malattie; la terra presso detto albero, che si 
prende da quei popoli, e divotamente si pone sotto il capo dei 
loro morti ; la tradizione esser questa la patria di S. Girolamo 
sono cose tutte, le quali furono accennate fino da 400 anni 
(1430) dal Biondo (Ital. III. Reg. XI), e ripetute, come testimo- 
nio oculare, da mons. Tommasini, vescovo di Cittanova, il quale 
si portò espressamente nel 1646 a Sdregna, diocesi di Capo- 
distria, per verificarle, ed in pari tempo venerare divotamente 
queste memorie: sicché la parità di circostanze per Sdrinovaz 
neir Ungheria, e per Sdrigna neir Istria infirmano questo ar- 
gomento di prova per ambidue questi luoghi, ed in modo che 
deve per nulla contarsi. Così dicasi pure di Strigono e di altri 
pretesi luoghi della Dalmazia. 1 

Ma vi sono degli argomenti ancora. S. Girolamo ebbe 
commercio epistolare coi più illustri uomini di Aquileja, e le 
sue lettere commendatizie agli Aquilejesi per sua sorella dimo- 
strerebbero che la sua patria era vicina a quella metropoli w 



— i86 — 

pitale dell'Istria. Anzi — cosa da nessuno prima d'allora rile- 
vata — S. Girolamo stesso sarebbe stato educato da giovinetto 
in Aquileja sino gli anni i5 di sua età. Naturalmente se fosse 
nato in Pannonia o in Dalmazia, sarebbe ricorso a quelle ca- 
pitali d'allora per la sua educazione, e non a città tanto distante 
dove a suo padre sarebbe stato molto diijkilc, se non impos- 
sibile, di visitarlo, mentre da Sdregna poteva recarsi in un giorno 
ad Aquileja. Si badi ancora, che S. Girolamo chiamò patriotti 
gli Aquilejesi, ciò che non sarebbe stato possibile, se fosse 
stato della Dalmazia o dell'Ungheria. 

Né osta che S. Girolamo sia istriano, quantunque la chiesa 
lo chiami "dalmata. Nel linguaggio della Curia romana e nel 
libro delle Tasse della medesima, non solo i vescovati dell'Istria, 
ma eziandio quelli di Aquileia, del Friuli e della Carnia si di- 
cevano in partibus Dalmatiae. Ed è errore che S. Girolamo abbia 
esclamato : Farce tnihi Domine quia Dalmata sum. Questa escla- 
mazione non si trova in alcuno scritto di S. Girolamo. 

Ma un forte argomento dei contradditori si è quello di so- 
stenere che, essendo stato distrutto il castello di Stridone nel 
392 o 395 dai Goti, ciò prova evidente che non può esser stata 
Sdregna per il fatto che i Goti in Istria non fecero la loro com- 
parsa prima dell'anno 400. Questo peraltro non è provato. 
S. Girolamo dice, che tutto l' lllirio fu dai barbari manomesso, 
unitamente alla Tracia ed al suolo suo nativo : ma ci dice pure, 
che tutta la superficie di terreno, che stendesi dalle Alpi Giulie 
sino a Costantinopoli fu teatro del loro furore, e quali luoghi 
appartengono a queste superficie, è notorio, non esclusa l'Istria. 

Da tutto ciò, detto molto in succinto, lo Stancovich con- 
chiude, che la patria di S. Girolamo non fu altrimenti P Un- 
gheria, né la Dalmazia, ma che fu P Istria. 



II. 



Ma qui non finisce la dissertazione del nostro Canonico, 
il quale continua l'argomento in un secondo articolo intitolato: 
Della lingua slava relativa a S. Girolamo. 

E prima di tutto si mette innanzi i seguenti quesiti : 



- i8 7 - 

i. La lingua slava e la lingua illirica era una stessa e me- 
desima lingua ai tempi di S. Girolamo ? 

2. Neil' Illirio proprio, nella Dalmazia, nella Liburnia, nella 
Giapidia, nella Pannonia e nell'Istria si parlava la lingua slava 
prima della conquista fatta dai Romani di queste provincie, e 
durante Y impero stesso, ed ai tempi della natività di San Gi- 
rolamo ? !). 

3. S. Girolamo parlava egli e conosceva la lingua slava ? 

4. S. Girolamo ha tradotto in slavo il Messale ed il Bre- 
viario glagolitico di cui si servono i Dalmati ? 

5. S. Girolamo è l' autore dell' alfabeto glagolitico, ossia 
gieronimiano ? 2 ) 

Al tempo dello Stancovich tutto ciò si riteneva per certo, 
ma egli fu intimamente convinto del contrario. 

Non è nota la lingua dei popoli situati alla sinistra del- 
l'Adriatico; ma certo non fu la slava. In prova di che enumera 
le origini dei diversi popoli che abitavano codeste sponde, con- 
chiudendo, colla scorta dei nomi antichi, della maggior parte 
dei luoghi e delle persone, che qui certamente non si parlava 
nessuna delle lingue slave. — Su di che tutti sono persuasi. 
Si potrebbe forse opporre, che certi nomi tramandatici dai Ro- 
mani, essendo latinizzati, cangiassero d'indole e di aspetto. Ma 
questo non implica che, perciò, cangino di natura ; in essi vi 
si scorgerà sempre la radicale, ed il suo proprio carattere di- 
stintivo. Stabilito questo, tutti i nostri nomi hanno un'origine 
ben diversa dalla slava 3 ). 

Gli Slavi furono noti alle sponde dell'Adriatico appena al 
declinare dell'impero, quando uniti cogli altri barbari setten- 
trionali, Goti, Unni, Avari ecc., infestarono colle loro incur- 



*) Secondo la più comune opinione, S. Girolamo nacque Tanno 33x, 
e mori in Betlemme l'anno 420 in età di 89 anni. 

2 ) Tutti sanno ormai che S. Girolamo non fu V inventore di que- 
sto alfabeto, 

8 ) Nel libro L'Istria fino ad Augusto del Benussi, ciò é dimostrato 
luminosamente. Se lo Stancovich commise qualche errore parlando, in 
questo proposito, delle possibili lingue d'allora, era solo nella forma — 
non essendo allora avanzati certi studi filologici ; — fu esatto però e 
colse bene nella sostanza. 



— 188 — 

sioni le provincie romane. Di queste depredazioni fa una com- 
movente pittura S. Girolamo in vari luoghi dei suoi scritti. In 
tutti i luoghi, parlando egli di queste nazioni, li chiama sempre 
col nome di Barbari ; e non è presumibile, che se fossero stati 
suoi connazionali, e con esso unilingui, li denominasse in tal 
modo, né che essi stessi usassero tante crudeltà verso popoli 
di una medesima nazione e lingua. 

In tanta lacrimevole devastazione di popoli, di ministri della 
religione e di templi, sarebbe stato mai opportuno che S. Gi- 
rolamo traducesse in lingua slava il Messale e il Breviario ? No, 
certamente. Ma se lo avesse fatto, in qual lingua conveniva che 
lo facesse ? e Egli è naturale, che farlo doveva o nella latina 
ch'era comune e generale al tempo di quei popoli, o se lo avesse 
fatto nel linguaggio particolare di que' popoli, certamente fatto 
l'avrebbe, se Istriano in lingua peiasgica o colchica ; se liburno 
nella lingua degli Umbri, o se Pannone o Dalmata nella lingua 
osia o cimbrica; non mai però nella slava, ossia sarmatica, la 
quale in quel tempo non era introdotta in quelle provincie. » — 
Dopo ciò prova, con diversi testi di S. Girolamo alla mano, che 
la sua lingua non poteva essere altrimenti che la latina. 

In quanto poi al Messale e Breviario, suppostamente tra- 
dotti da S. Girolamo, il nostro A. osserva, che e bisogna essere 
bambini nella storia ecclesiastica, e non conoscere che il rito 
e l'ufficiatura dei nostri giorni sono ben differenti da quelli del 
tempo di S. Girolamo, mentre l'uffizio divino non si recitava 
nella forma d'oggidì, nò si celebrava la Messa come oggi si 
celebra ecc. » 

In quanto ai caratteri glagolitici, chi li attribuisce a certo 
Metodio eretico, chi a S. Girolamo, e finalmente a S. Cirillo. 
Esaminato il prò e il contro, e introdotto a parlare della liturgia 
slava — nella qual ultima questione neppur si sogna di far 
menzione dell'Istria — conchiude: i. che i detti caratteri fu- 
rono ritrovati verso la metà del secolo nono dal filosofo Co- 
stantino, o Cirillo; 2. che verso quell'epoca furono tradotti i 
libri sacri nella lingua slava ; 3. che non facendosi menzione 
di S. Girolamo in tutto ciò, non possono a lui attribuirsi ; 4. 
che se fossero esistiti in quest' ultima epoca, il Pontefice Ste- 
fano non l'avrebbe passata in silenzio, e siccome ne indicò 



— 189 — 

l'autore Costantino, avrebbe pure con più ragione nominato 
S. Girolamo; 5. che S. Girolamo avendo preceduto di quasi cinque 
secoli il filosofo Costantino, e se fosse stato autore dei caratteri 
slavi, ed avesse tradotto in slavo i sacri libri, e questi sussi- 
stendo al tempo di Costantino o Cirillo, superflui sarebbero 
stati nuovi caratteri slavi, e nuova traduzione ecc. 

La prima menzione delPuflkiatura slava in Dalmazia l'ab- 
biamo nel 916 dal Bomman, dicendo che ne fu introdotto l'uso 
dalla Moravia. La prima stampa in caratteri glagolitici del Bre- 
viario e del Messale in lingua slava, fu fatta in Fiume nel i537 
per ordine di Giovanni de Dominis, vescovo di Segna; come 
coi caratteri stessi, e nella lingua medesima fu stampato in Tu- 
binga dal Trubero il nuovo Testamento nell'anno i562. Dietro 
la scorta quindi del Grubissich il' nostro A. si diffonde in pro- 
posito, addimostrando qualmente l'alfabeto glagolitico non si 
mantenesse sempre costante, e qualmente anche in Dalmazia 
fosse differente dagli altri luoghi, e conchiude che sarebbe per- 
sino un'empietà l'attribuire a' SS. Girolamo e Cirillo l'inven- 
zione degli alfabeti slavi. — Del resto la lingua slava e l'illirica 
non furono una medesima lingua; soltanto dopo il secolo VII, 
slavo ed illirico divennero sinonimi. 



III. 



Quattro ani>i dopo che lo Stancovich aveva publicato il 
suo opuscolo rivendicante all'Istria il dottore della Chiesa, S. Gi- 
rolamo, comparve a Roma un nuovo opuscolo, pure col titolo: 
Della patria di 5. Girolamo. Risposta di Don Giovanni Capor dal- 
matinOi e dedicato al cardinale Don Placido Zurla, vicario ge- 
nerale di papa Leone XII. 

Non occorre di dire, che il Capor cercò di confutare punto 
per punto le ragioni dello Stancovich, oltrepassando soltanto 
la questione della lingua slava attribuita al Santo Dottore, sic- 
come quella che non aveva rapporto necessario colla questione 
principale. Ma il contradditore del nostro Stancovich intraprese 
la sua confutazione in modo si confuso e cavilloso, ed infiorò 
inoltre la sua dizione con sì basse espressioni, con modi tanto 



— tgo — 

inurbani e con maligne impertinenze, che il buon Canonico ne 
pigliò cappello. Ed in questo aveva ragione da vendere ; im- 
perocché, scrivendo il suo opuscolo e dandolo .da leggere agli 
amici e alle persone meglio competenti — fra i quali non aveva 
esclusi dei bravi abati dalmatini — li pregava a volergli libe- 
ramente rilevare i fortuiti errori e gli eventuali apprezzamenti 
inesatti, essendosi egli proposto di appoggiare in tal modo la 
opinione dei dotti in siffatta materia, prima di elencare nella 
sua Biografia degli uomini distinti dell' Istria anche S. Girolamo. 
Visto, dunque, che era passato già tanto tempo senza che nes 
suno gli contraddicesse ; anzi essendosi persuaso di aver colto 
nel segno dalle dichiarazioni avute dalle persone suddette — fra 
le quali annovera vasi taluno che prima era caldo sostenitore 
della tesi contraria a quella da lui sostenuta — ed urgendo di 
dar fuori il primo volume della detta Biografia, lo Stancovich 
non risto dall' imbrancare in essa la vita di S. Girolamo di- 
chiarandolo senz'altro istriano. 

Si può, dunque, imaginare quale effetto di contrarietà pro- 
ducesse sull'animo del nostro Canonico l'opuscolo del Capor, 
arciprete di S. Girolamo degli illirici in Roma, e da lui perfetta- 
mente conosciuto. Epperciò si decise di rispondergli con un 
nuovo opuscolo, cui intitolò : San Girolamo il dottore massimo 
dimostrato evidentemente di patria istriano. Apologia del can. Pietro 
Stancovich, socio di varie Accademie, contro la Risposta di D. Giov. 
Capor dalmatino (Trieste Marenich 1829). 

Non riassumeremo, come del primo, questo secondo opu- 
scolo dello Stancovich, per non andare all' infinito, e perchè è 
tutto inteso a rilevare le contraddizioni e le inesattezze del Ca- 
por, che furono pure lasciate nella penna. Diremo solo che an- 
che il nostro A. non potè trattenersi dall' indirizzare, qua e là, 
al suo contraddittore delle stoccate, conchiudendo colle precise : 
e Tutti i partiti hanno scritto con dottrina, fino discernimento, 
ed urbanità. Voi solo vi siete distinto sopra tutti con un par- 
ticolare vostro modo di dire, lo qui vi ripeterò quello che dissi 
nel fine della mia apologia con Cicerone; che un avvocato igno- 
rante rende la causa peggiore: causa patrocinio non bona pejor 
erit ctc. » — In fine dell'apologia vi mette una Cronaca Bio- 
Girominiana. 



— I 9 I — 

Figurarsi se il focoso arciprete dalmatino la mettesse via ! 
Di fatti nel i83i egli publicò a Zara (Tip. Battara) un nuovo 
opuscolo molto più copioso del primo, il quale pure intitolò : 
Della patria di S Girolamo, seconda ed ultima risposta di Don 
Giov. Capor ecc. In questo sostiene di aver corroborata la sua 
tesi di nuovi testi e di ragioni non sentite in prima, arrivando 
persino col suo libro t a far batter la ritirata in più luoghi a 
quell'avversario, il quale, dove viene a cedere, si può dire, che 
propriamente si trova colle spalle al muro. » Avverte, infine, il 
nostro Canonico di non illudersi sulla ragione che eventual- 
mente gli avesse data qualche dotto, stando il fatto, invece, 
che fu appunto uno di questi, e dei più competenti, che lo 
spronò a rispondergli, fornendogli per di più non pochi libri 
che gli potevano servire alla bisogna. 

Né la questione è finita qui. 

Due anni appresso del secondo opuscolo del Capor venne 
alla luce a Zara (Tip. Battara) un volume intestato : Esame cri- 
tico della questione in/orno alla patria di S. Girolamo libri IV del 
Padre Francesco Maria Appendini delle scuole pie. Anche questo 
libro, scritto con maggiore serenità di giudizio e con linguaggio 
più moderato degli altri del Capor, viene però alle stesse con- 
seguenze, rivendicando alla Dalmazia la nascita di S. Girolamo. 



IV. 



A questo punto stavano le cose, quando intervenne nel 
piato il dottor Kandler, che scrisse due lunghe lettere intestate 
Della Patria di S. Girolamo all'abate dott. Francesco Carrara di 
Spalato, ed inserite nella sua Istria (anno I, N. 1-2). Ed ecco 
brevemente di qual parere fosse in proposito il nostro illustre 
archeologo. 

Premette che, a lui fanciullo, un pio sacerdote che gli svol- 
geva le dottrine religiose lo aveva prevenuto ritenersi S. Gi- 
rolamo di patria istriano, ma in modo così incerto, che il non 
averne certezza gli dava cruccio. Ripensandoci poi seriamente, 
ci faceva a se stesso il seguente ragionamento: t se dei nostri 
santi abbiamo certezza, perchè le nostre istituzioni di chiesa 



— ig2 — 

risalgono per ordine non interrotto fino alla pace data da Co- 
stantino, e risalgono anzi fino al primo bandirsi del vangelo 
fra noi ; se nelle nostre città di provincia la serie dei vescovi 
rimonta fino al principio del sesto secolo J ), ed abbiamo testi- 
monianze della costanza di ordinamenti ecclesiastici in templi, 
in riti, in leggende antichissime, se di S. Girolamo all' invece 
la posizione del suo luogo natale è incerta, conviene ritenere 
che fòsse in provincia nella quale il culto cattolico e lo stato 
sociale abbiano da antico sofferto talT rivolgimenti, che novello 
popolo e novello culto abbiano soprafatto l'antico, ed il popolo 
primitivo sia scaduto in infima barbarie, da non serbarne le me- 
morie antiche, o da tenerle per lo meno ristrette a ceto sì pic- 
colo, sì umiliato, che le memorie non poterono giungere nel 
mondo colto. E tale mio pensiero credeva vederlo confermato 
dalle parole del Santo medesimo, che attestava saccheggiata, 
manomessa la patria sua, non la città sola ove nacque, ma la 
regione intera, e pareva a me che l' accennasse siccome posta 
su quella linea che corsero i Barbari fra Costantinopoli e le 
Alpi Giulie. » 

Questi pensieri non cedettero col crescere dell'età ; e quan- 
do la questione della patria di S. Girolamo venne agitata nel 
tempo su descritto con tanto calore, le ragioni di chi lo voleva 
istriano non lo appagarono gran fatto. 

E qui pone a base del suo ragionamento la tesi, esistervi 
un' intima connessione fra i santi e le istituzioni di chiesa, dalle 
quali istituzioni poi crede di poter trovare il sussidio. Esamina 
quindi la configurazione e l'estensione delle nostre diocesi, ed 
i confini delle giurisdizioni del patriarcato di Aquileja. Poi rileva 
esser stato antico costume quello di indicare la patria per agri 
politici, per municipi, in guisa tale che si riteneva nativo della 
città anche chi era dell' agro siccome quello che con la città 
aveva la stessa condizione politica. La chiesa seguì questa mas- 
sima, ed essa indica i sacerdoti secondo la diocesi cui appar- 
tengono o per nascita o per aggregazione, t S. Girolamo per 
indicare Stridono per patria sua, non indicò già una villa, od 



2 ) È provato che esistevano ancora prima. 



— ig3 — 

un castello che fosse soggetto all'altrui giurisdizione, ma urt 
comune che aveva propria giurisdizione politica e poteva essere 
noto nella geografia politica; il rango che gli attribuisce di 
oppidum non indica già castello, ma città, comune di condizione 
materiale inferiore, nel modo stesso come oppidum si disse Pa- 
renzo, mentre era e colonia e municipio. » 

Ora la villa di Sdregna nel marchesato di Pietrapelosa stette 
sempre sotto la diocesi tergestina fino al 1790, e da questo 
tempo, fino all'ultimo riordinamento delle diocesi istriane, ap- 
partenne alla diocesi di Parenzo e mai a quella di Capodistria. 
Ciò premesso, quand'anche S. Girolamo non si fosse curato di 
dirsi triestino, Trieste non avrebbe certamente dimenticato di 
annoverarlo fra i suoi santi municipali, anche se nato nell'agro. 
E come abbiamo dei nostri santi municipali notizie precise, e 
conserviamo le loro leggende, e celebriamo le loro feste; al- 
trettanto sarebbe avvenuto di S. Girolamo, il quale, viceversa, 
non è patrono di nessuna località, e vi è in tutta la diocesi 
una sola chiesa publica sotto l' invocazione di lui, e non già 
a Sdregna, ma a Colmo. E dato pure che Sdregna fosse caduta 
nel X secolo in mano degli Slavi pagani, e che questi avessero 
anche distrutto il tempio rispettivo, la memoria sarebbe egual- 
mente vissuta a Trieste, trattandosi di un Santo così grande 
come egli fu. 

E quello che si è detto per Trieste, valga per ogni altra 
diocesi dell'Istria non esclusa Aquileja. 

In un antico breviario della chiesa di Trieste, mentre sono 
registrate le vite dei nostri santi, la patria dei quali si indica : 
Tergestinae civitaiis in confinio Aquilejae ; S. Girolamo, invece, 
lo si dice nato in oppido Stridonis quod dalmacie quondam pano- 
nieque confinium fuit, concordando in questo colla chiesa romana. 

Parimenti nelle litanie della chiesa tergestina S. Girolamo 
non vi è collocato fra i santi municipali, t Le chiese della pro- 
vincia usarono certa quale cortesia vicendevolmente, e tutte usa- 
rono verso la loro madre Aquileja quella venerazione che si 
deve ; S. Ermacora e Fortunato erano venerati in tutte le dio- 
cesi istriane, siccome santi, dirò così, provinciali ; però Aquileja 
celebrava S. Giusto di Trieste; Trieste celebrava S. Nazario di 
Capodistria, S. Mauro, S. Eleutcrio, S. Proietto di Parenzo, e 

i3 



— 194 — 

viceversa altre chiese. Se la memoria di S. Girolamo come santo 
istriano si fosse perduta in una chiesa, sarebbesi conservata 
nell'altra, » 

Si badi ancora, che la patria di S. Girolamo era insignita 
di vescovato, tant'è vero che il vescovo di Stridonia apparisce 
nei concilii fra i vescovi pannonici. Sdregna non potè essere 
* vescovato urbano, né fu vescovato rurale. Per poca attenzione 
che si dia alle cose dell' Istria è facile accorgersi che i vesco- 
vati urbani furono eretti ove vi erano municipalità; vescovati 
rurali o capitoli ove vi erano comuni liberi od affrancati ; par- 
rocchie ove erano ville e terre tributarie, adattandosi così in 
antico il governo di chiesa al governo politico. Di Sdregna non 
si ha nulla di tutto questo* Anche altre città e terre dell'Istria 
furono distrutte da vicende guerresche, ma per questo nessuna 
perde la memoria e la tradizione dei propri santi e delle pro- 
prie -feste. 

Dopo ciò, Sdregna non fu mai città, né castello di conto. 
Posta infraterra, circondata da burroni e vallate profondissime, 
non è tale da esser stata mai il centro di movimento e di com- 
merci. II suo terreno coltivato conta poco più di 700 jugeri, 
ed il prodotto rispettivo è molto meschino, essendo limitato 
preponderatamente a povere rendite di bosco e di pascolo. Ma 
dato anche che qui vi fosse stato un centro di qualche conto, 
si vedrebbero almeno le rovine, e sarebbe rimasta una qualche 
memoria. • In Sdregna non vi ha che uno dei tanti castellieri 
romani, null'altro, non pietra, non leggenda, nulla che accenni 
ad antico abitato ; pure come potè conservarsi il castelliere, 
potevano conservarsi altre antichità. La chiesetta in onore di 
San Girolamo non era parrocchiale, era chiesa di privata de- 
vozione, intorno cui si tumulavano i defunti». Se si conserva- 
no memorie di Muggia vecchia, di due Castelli e di altri siti 
che più non esistono, tanto più si dovrebbe averne di Sdregna, 
se questa fosse stata città sede vescovile e patria di un si gran 
Santo. Invece nessuna nostra chiesa, compresa la chiesa madre 
di Aquileja, lo annovera fra i santi municipali o provinciali. II 
nome di Sdregna, che è l'unico appoggio, è troppo frequente 
e comune per trarne indizio alcuno. 

Lo stesso breviario nostro non indica S. Girolamo spettante 



— 19$ — 

alla provincia dell'Istria, ma lo indica di patria posta ai confini 
della Dalmazia e della Pannonia, siccome nota che facilmente 
l'avrebbe fatta conoscere a chi il nome di Stridone appariva 
nuovo. Il Santo Dottore soggiunge per di più, che la sua patria 
era spesso visitata dai barbari.; questa, dunque doveva stare tra 
le Alpi Giulie e Costantinopoli, su di una via che dalle radici 
orientali del Nevoso metteva a Bisanzio; né poteva esser l'Istria 
che è al di qua del Nevoso, F Istria che, per soprassoma, non 
soffrì incursione di barbari. 

S. Girolamo inoltre non era di linguaggio latino, se esso 
medesimo confessa di averlo appreso con grande difficoltà. — 
Fino dal tempo della conquista dell'Istria, avvenuta due secoli 
prima dell' èra volgare, la lingua latina si rese da noi comune 
e prevalente in modo che ogni rimasuglio della tracica e della 
celtica era sparito. Se così è, e se S. Girolamo fosse stato istria- 
no, la lingua latina doveva essere propria tanto alla sua fami- 
glia che a lui stesso. 

• S. Girolamo segna una parola che indica la bevanda pre- 
cipua e gradita della sua patria, e la chiama Saba/a, voce pan- 
nonica che indica birra* e che ha spiegazione nella lingua slava. 
Questo paese mancante di vino, nel quale si usavano voci pan- 
noniche, non è l'Istria e meno poi l'Istria subocrina, cui ap- 
parteneva Sdregna nostra. 

Esposto tutto ciò, il Kandler non entra a metter lingua 
nella questione se la Dalmazia fu la patria del Santo Dottore ; 
ma si permette di dire qualche cosa circa la spedizione dei bar- 
bari, in forma del tutto confidenziale. Premesso, dunque, alcune 
generali nozioni su quelle irruzioni, gli sembra di dedurre, do* 
«yersi cercare la patria di S. Girolamo nel tratto di paese che 
sta fra la Unna, Banialuka e le montagne, e precisamente nei 
dintorni di Jaicza a Drinovo. Poi dà alcune indicazioni per cer- 
care quali punti della Dalmazia possano offrire appiglio a frut- 
tuose ricerche ; ma lo fa con grande riserbo, professandosi igna- 
ro delle di lei condizioni ecclesiastiche. 



— Igò — 



V. 

Meno di un mese dopo che aveva scritta questa lettera, 
ne vergò un'altra come ho detto, indirizzandola sempre allo 
stesso abate dott. F. Carrara. 

In questa seconda dichiara di essere venuto in possesso — 
ciò che ascrive a grande ventura — del Periplo di Pre' Guido 
di Ravenna, meglio conosciuto sotto il nome di Anonimo Ra- 
vennate. Esaminato questo libro di geografia con quanta mag- 
gior diligenza poteva, s'accorse che Pre' Guido copiò le notizie 
da altri; t che questi medesimi non ne erano autori da sé; e 
che risalendo dall'uno a l'altro, la geografia sua non fu più che 
la copia di quelle notizie elementari che si avevano nei primi 
tempi dell'impero romano, allorquando si compilarono per pu- 
blico comando siffatte raccolte. » E di ciò egli offre le prove. 

Veramente l'opera di Guidò è un portolano dei mari, spe- 
cialmente del Mediterraneo, ed un itinerario quasi postale per 
viaggiatori, nel quale si indicarono le provincie, i fiumi. Le città 
vengono enumerate come si trovano poste sulle vie antiche 
romane, secondo i tronchi di queste medesime vie. Singole sco- 
perte di antiche città fatte in tempi recenti o di frazioni di iti- 
nerari sculti in pietra, hanno mostrato come le notizie di Guido 
sieno sincerissime ed esatte. 

Premesso questo, ecco le conclusioni cui viene nei riguardi 
della patria di S. Girolamo. 

E prima di tutto osserva che l'odierna Dalmazia non è la 
identica dell'antica; la quale ultima segnava confini ben più 
ampi e comprendeva la Bossina ecc. ecc. Essa comprendeva^ 
insomma, una superficie più del doppio maggiore dell'attuale, 
perciò la divide in Dalmazia Cisardiana (che ò l'odierna) e Dal- 
mazia Transardiana (la più ampia detta di sopra). 

Quindi soggiunge, non doversi cercare la patria di S. Gi- 
rolamo nella prima Dalmazia, ma nella seconda. Non nella prima 
perchè, essendo stata un tempo in grado alto di civiltà e di 
prosperità, è diffìcile che declini talmente da non lasciare trao- 
de dell'antica condizione. Nella seconda, invece, occupata da 
barbari, fu distrutto il governo di chiesa, più che la religione ; 



— 197 — 

gli elementi sociali e civili vennero in potere dei barbari, ma 
essi, rozzi, non avrebbero saputo sostituirne di novelli del tutto; 
guastarli, farli decadere, ciò era facile, non però sostituirne di 
nuovi. La Dalmazia Transardiana nel medio tempo appartenne 
all'Ungheria; poi venne in potere del Turco, che menò stragi, 
violentò le coscienze, e non si curò di rifare la provincia. — 
Questa parte di territorio, ora chiamata Bossina, fu staccata 
dalla Dalmazia marittima ed unita pel governo politico alla 
Pannonia. Per questa parte passava la gran via commerciale, 
che da Costantinopoli e da Salonicco veniva su su verso Trieste. 
E parla con bella erudizione di altre strade traversali, segnate 
dai Romani, che facevano capo nella Dalmazia marittima, a 
Scardona, a Spalato e a Narona. 

• La concorrenza di sette strade che mettono a città pre- 
cipua nel sito di Serajcvo, basta a me — soggiunge — per 
trarne conseguenza che fu antica città e romana d'importanza ; 
ne ho oggi certezza, perchè il cav. Sartorio che fu in quelle 
parti, mi avverte... di avere veduto le arcate di un acquedotto, 
a due o tre ordini, ove l'avvallamento del terreno lo esige, in 
lunghezza di due giornate di cammino, in prossimità alla strada, 
nella direzione di Foccia a Scrajevo ; e quest'acquedotto fu per 
condurre acqua in sito assai irrigato da sorgenti di fiume, che 
poi si fa maggiore sotto nome di Bosna. » 

Poi nota* che nella tavola teodosiana vi sono segnate pa- 
recchie località della Dalmazia, e le nomina. L'itinerario di An- 
tonino nel guidare da Sirmio a Salona, tocca in parte questa 
regione, registrando pure altre località. 

Confrontando l' itinerario colla tavola, apparisce che nel 
correre le vie precipue per recarsi dall'una all'altra città, non 
sempre si teneva la stessa rotta, ma, per cause che oggidì non 
si saprebbe aiutare, variassero la direzione. Oltre le città e 
stazioni registrate dalla tavola e dall' itinerario sulle vie da essi 
segnate, non ve ne figurano; né altri autori, che si sia, fanno 
menzione delle città della Dalmazia transardiana ; pre' Guido 
è l'unico che diminuisce questa lacuna. E qui il nostro autore 
enumera tutte queste città notate da pre' Guido ; quindi si fa 
a spiegare il sito di ciascheduna. 

Ora in una di queste, e precisamente in Speridiutn, gli par 



— 198 — 

di scorgere viziato, il nome di Stridonium, trovando nello stesso 
Ravennate troppi casi in cui si fa scambio fra siri e speri. — 
Stando così le cose, Stridone verrebbe si bene a collocarsi nel 
sito di Drenowo, che egli non tituba a crederla Ja patria del 
Santo, confermandolo in questo il Ravennate stesso. « Imper- 
ciocché Strabone accerta che fu Dalmazia questa provincia tran- 
sardiana, Guido la registra nella Pannonia, Tolomeo non la 
comprende nella Dalmazia; ed è ben naturale che i Dalmati 
oltre PArdio conservassero la memoria e la gloria di loro na- 
zionalità, anche dopo che per politica fu questa parte di pro- 
vincia staccata dall'altra ed unfta pel governo alla Pannonia ; 
è ben naturale che il vescovo di Stridone sedesse nel concilio 
pannonico, anziché nel dalmatico, ed il Santo parlando della 
sua patria non omettesse il dire che una volta era al confine 
fra Pannonia e Dalmazia, volendo ricordare un'epoca di gloria 
nazionale senza mancare al debito politico. Ed é ben naturale 
che essendo di gente dalmata, e di condizione politica, pannone, 
nascessero fra le due genti questioni sulla nazionalità del Santo.» 

Il Kandler avrebbe voluto dire volentieri qualche cosa della 
commemorazione che la chiesa greca e la serblica fanno di S. 
Girolamo ; ma gli mancavano a ciò del tutto i mezzi. La chiesa 
greca non gli dà culto particolare ; la chiesa serblica da oltre 
un secolo ha fatto capo alla chiesa russa ; converrebbe dunque 
rimontare alle cose antiche, ciò che non era in caso di fare. 
La chiesa russa commemora il Santo, però in altra giornata 
che la chiesa latina, né ha motivo di onorarsi della nazionalità 
del Santo, né di partecipare alla gloria come di Santo della sua 
provincia. 

Chiude la lettera ripetendo che non intende di parlare della 
Dalmazia Cisardiana. di quella che fu provincia politica romana 
di questo nome; ma gli fa presente che della Transardiana 
può ristabilirsi con notizie ben soddisfacenti. 



Che il Kandler, del rèsto, non fosse lontano dall' apporsi 
al vero, sta il fatto che nel 1882 è stata riprodotta un'epigrafe 
trovata sulla via tra Grahovo e Glamoé — dunque nell'antica 
Dalmazia — edita dall'Alaccvich con bel commento nel Bullet- 



— 199 — 

tino di archeologia e storia dalmata (anno V, pag. i36), e nel 
Corp. Ins. Lat. Ili, sup. N. 9860. 
Ecco pertanto l' inscrizione : 

IVO^/^//AÌVSAILA 
VIOVAIFPIO CONS 
IAVIIO ///// P POELM 
nvis / VIEPSALV 
IAIASEISIPIDO 
VEVSES OEIEPM 
I V A VII 

La restituzione dell'epigrafe fu fatta benissimo dal prefato 
Alacevich nel modo seguente : iu(d)ex (d)a(t)us a (F)lavio Va(ler)io 
Cons(t)a(nt)io [v. e] p(raeside) p(rovinciae) (D)elm(atiae), (f)i(ne)s 
i(nt)e(r) Salvia(t)as e(t) S(tr)ido(n)e(n)ses (d)e(t)e(r)mi(n)avi(t). 

La parola Stridonenses alla linea 6 è sicura; per cui non 
è lecito dubitare che codesto oppido Stridone appartenesse alla 
Dalmazia, anzi come vuole l'Alacevich al territorio di Saritte. 

Per completare, infine, questa prima parte, diremo, che nel 
i885 sortì a Sebenico (Tip. Vescovile) un nuovo opuscolo dal 
titolo Stridon Sidrom patria del massimo dottore San Girolamo, 
rivendicata alla diocesi di Sebenico. Come rilevasi dal titolo, an- 
che questo opuscolo attribuisce alla Dalmazia il Santo Dottore, 
facendolo nascere nel villaggio o villaggi che tuttora sussistono 
col nome di SedrafnU. L'autore, in fine dell'opuscolo, si trincera 
dietro l'autorità dell' illustre Nicolò Tommaseo, il quale pure 
credette S. Girolamo dalmato, anzi scrisse in proposito un ar- 
ticolo intitolato S. Girolamo e la sua patria^ stampato nel 1868 
nell'opuscolo La chiesa aba\iale di Scardona. Di più in un suo 
canto disposò assieme Girolamo e la Dalmazia. Né il Tomma- 
seo era uomo che prendesse leggermente siffatte questioni. 

vi.. 

Ma il Kandler scrisse dell'altro ancora, come si è detto, 
sullo stesso argomento, ed è rimasto fin qui inedito in quell'ar- 



— 200 — 

chivio di carte, che s' intitola II Conservatore (al N. 376 ex 1871, 
voi. II). Ed ora ci pare opportuno di rendere di publica ragione 
quello scritto. 

Esordisce il Kandler col dichiarare, che si è questionato 
già troppo sulla patria di S. Girolamo, e che sarebbe ora di 
cessare da quelle polemiche oziose. Poi continua : 

t Io credo, che in siffatte disamine e questioni siasi pro- 
ceduto in modo ben diverso da quello che si sarebbe dovuto 
seguire in siffatte disamine, nelle quali unica base sono le pa- 
role di S. Girolamo medesimo, il quale disse di essere stato 
Pannonio, nativo di oppido, di città provinciale allora panno- 
nica, e che in antico era confine fra Pannonia e Dalmazia che 
era città cristiana, ed alla quale presiedeva presbitero, che era 
di famiglia agiata, e che in quella città v'erano precettori di 
lingua latina, dice che i suoi conterranei erano brutali e rozzi 
dediti alla crapula. Questo oppido si sarebbe detto Stridori 
•piuttosto Stridonia in lingua che ignoro quale poi fosse, o piut- 
tosto Stridona come suonano il più di quei nomi, e sarebbe 
celtica, ed avrebbe avuto radice in Strid, desinenza frequente 
anche fuor di Pannonia e di Dalmazia, e di Giapidia e di Li- 
burnia, fino all'estrema Scozia ed Irlanda di un popolo abori- 
geno. Di quest' Istria ricorderemo Albona, Fianona, e di Libur- 
nia, Aenona, Scardona, di Dalmazia, Salona, Narona, e le in- 
numere altre. La qualifica di oppidum dà certezza che non fosse 
né pago, nò vico, nò villaggio, ma come or si direbbe città, 
con ordinamento di autogoverno; la presenza di presbitero (cer- 
tamente con diacono) fa indurre che fosse un popolo, una plebe, 
una di quelle che in Dalmazia verso mare erano dette parro- 
chie e delle quali nel secolo VI si convertirono in episcopati ; 
e questa plebe fa ritenere che il territorio non fosse quello ri- 
stretto di una villa, ma almeno almeno al pari di quelle delle 
plebi istriane. Allorquando nacque S. Girolamo, morto nel 412, 
il cristianesimo non solo era libero, ma era imperato, ancorché 
in tutta una provincia non vi fosse che un vescovo solo, nella 
capitale. In Stridona non vi £u vescovato, vi fu presbitero, ma 
neppure nel VI secolo se ne collocò alcuno. S. Girolamo che 
adottò calorosamente la civiltà e la letteratura latina, fino ad 
essere censurato, adottò poi interamente la civiltà cristiana, fino 



— 201 — 

a spingersi in anima e corpo nell'ebraico. S. Girolamo era 
troppo dotto delle cose pubbliche, di governo civile e di chiesa, 
per ammettere e sospettare soltanto che egli parlasse all' incirca 
od a caso. Ed appena morto nel 422 ebbe gli onori di Santo, 
ed il culto, e l'onore di essere intitolato Dottore di Santa Chiesa 
universale. 

Alla sua nascita avevano cessato le persecuzioni, ed in que- 
sta Istria v'erano bensì chiese episcopali e plebanali, ma non 
ancor vescovili, create 102 anni dopo la morte di S. Girolamo *), 
e quando ebbero vescovi propri, cessata la giurisdizione ordi- 
naria degli Arcivescovi di Aquileja, ebbero anche ordinamento 
di culto, e proprio culto di santi, in prima linea di quelli della 
chiesa universale, poi del santi propri ascritti fra i patroni ce- 
lesti. 

Fu asserto che S. Girolamo fosse da Sdregna che era ed 
è tuttora nella diocesi propria di Trieste. Sono noti ed ebbero 
culto solenne i patroni della chiesa di Trieste, scritte allora le 
leggende di loro vita od almeno solennemente adottate; di S. 
Girolamo nessuna traccia, nessuna memoria; fra le cappelle po- 
ste ai limiti dell'antico agro triestino a custodia celeste di que- 
sto, figurano tutti i santi di Trieste, non però S. Girolamo, al 
quale fu sacrata una cappella in Contovelo, ma è del 1400. — 
Klana che ha S. Girolamo, era della diocesi di Pola. 

Sdregna non fu popolo o plebe antica da sé ed apparte- 
neva ai Subocrini, facente un solo corpo con Pingucnte ed una 
sola chiesa con questa; l'agro di Sdregna è povero, ed appena 
sufficiente a formare un bene censuario, ned è terreno ferace, 
nessun oppido vi può stare. Questo bene censuario di Sdregna 
era si poca cosa che i vescovi di Trieste lo dimenticarono fra 
i loro possessi, e quando ne diedero investita ai Gravisi (ve- 
scovo Goppo, ' vescovo Bonomo) la diedero gratuitamente. 11 
primo censimento dell'Istria vi assegnava la superficie di 4107 
jugeri, la stima di 5617 fiorini, certo non sufficienti a popolo 



J ) Recenti studi hanno provato il contrario, nel senso cioè di asso- 
dare, che T Istria ebbe chiese episcopali coeve allo sviluppo della cristi^ 
nità, quanto dire fino dai primi secoli dell'era volgare, 



. — 202 — 

ed a città. Portole era della chiesa di Cittanova, né questa né 
V altra ebbero culto a S. Girolamo, né lo ebbe Parenzo, i cui 
mosaici negli absidi registrano tanti santi, ma fra questi non 
c'è S. Girolamo ; non Pola. 

Dei sei vescovati istriani o più veramente degli otto com- 
prendendovi Umago e Cissa, i soli di Trieste, di Capodistria e 
di Pola ebbero culto ai santi municipali, Pcdena, Umago, Pa- 
renzo, Cissa, Cittanova dovettero ricorrere a santi di provincie 
esterne, dell'Africa, dell'Asia minore, del Ponto *). 

Due stirpi di slavi abitano oggidì il Litorale; quelli venuti 
col seguito dei Longobardi che dalla Giulia prima occuparono 
tutta la regione fino alla Val Rcsia, ed il Cormoncse in massa 
compatta, e a gruppi minori isolati s' avanzarono fino al Ta- 
gliamento, pagani che presto adottarono il cristianesimo, e questi 
nessun culto hanno a S. Girolamo, bensì ai santi provinciali 
e municipali di Aquileja e di Forogiulio. Questi slavi venuti 
da Ungheria, non occuparono l' Istria. 

In questa, rimasta ai bizantini, pretesa dai Longobardi come 
abbinata alla Venezia terrestre fu risparmiata dagli slavi del- 
l' Ungheria montana. 

Qui il Kandler si diffonde a narrare come, quando e da 
dove vennero gli slavi in Istria, cose ben note, continua : 

La Chiesa universale che aveva le provinciali a sue parti, 
come le chiese provinciali ebbero le diocesi, la chiesa univer- 
sale che sì bene conosceva la propria geografia come le pro- 
vinciali, non ritenne ed onorò S. Girolamo siccome italiano, 
né la Aqujleiese, sì la Chiesa dalmata lo ritenne siccome pro- 
prio. Queste autorità sono di gravissimo peso, ^ non sono si 
facili a rovesciarsi con favolcggiamenti. 

Vi si provò qualcuno, con impeto, con fracasso, attribuendo 
la vittoria a sé, regalando di contumelie li sostenitori di altro 



*) Anche qui 1* A. è caduto in errore, essendo noto che anche la 
chiesa di Parenzo ha patrono ed altri santi locali municipali. Umago e 
Cissa non ebbero mai vescovato. 



203 

giudizio, ma erano di quella scuola che scoprivano le antiche 
città stando al tavolo, scoprendo Nesazio a Sermino e così via; 
mentre le rovine e gli avanzi delle antiche città sono ancor 
riconoscibili in modo manifestissimo; nessuna delle antiche 
città o castelli dell'Istria è sparito a segno da non sapere ove 
sia stata, e perfino li suoi popoli antichissimi e li agri di que- 
sti sono riconoscibili. Ogni città, ogni* castello, ogni oppido 
deve avere proprio agro alimentario, proporzionato all'ampiezza 
della città, agricolo se la città non può crearsi agro mercan- 
tile od industriale, il che può appena attendersi da luoghi me- 
diterranei e silvestri ; non certo nella Sdregna istriana, che non 
ha agro da alimentare un' oppido, ma a pena di alimentare 
quel meschino villaggio, quel bene censuario che i vescovi di 
Trieste dimenticarono di avere in loro patrimonio, e che do- 
narono ai Gravisi. Queste leggi imperiose non possono essere 
violentate o cassate; Sdregna non diverrà mai oppido, per la 
sentenza che pronunciasse esservi nato S. Girolamo nel 346. 

Si vorrebbe far dire a S. Girolamo di essere nato entro 
l' Istria, od almeno ai confini di questa, ciò che assolutamente 
non dice, ed indicando di esser nato in città che un tempo 
era confine fra Dalmazia e Pannonia, indica città assai lontana 
dall' Istria. 

Quelle devastazioni che distrussero tante antiche città, fu- 
rono operate dai Goti e dalli Unni nel 374, quando il Santo 
contava ventotto anni di età, e da dieci anni se ne era allon- 
tanato per attendere in Roma alli studi della lingua e della elo- 
quenza latina, nei quali approfondì, seguendo la letteratura pa- 
gana, in cui fu eccellente. S. Girolamo conosce quella ir- 
ruzione e ne parla, ma sapeva benissimo che i Goti non pas- 
sarono allora le Alpi, la Giulia, la Albia, l'Ardia, il che avvenne 
assai più tardi, nel 476, cinquantadue anni dopo la* morte del 
Santo. E se allora fu distrutta la città sua natale, convien in- 
ferirne che fosse a settentrione degli Ardici. 

La prima Pannonia romana seguiva il corso del Savo e 
del Dravo colle due colonie di Hemonia e di Siscia che ne era 
l'antemurale, e comprendeva tutta quella che si disse Croazia 
turca, della quale era confine il Verbas. A tempi di Vespasiano 
quella parte fra il Dravo ed il Danubio, che poi formò il grosso 



— 204 — 

delle Pannonie, consideravasi Norico. Tutto il versante degli 
Ardici verso il Savo fra il Verbas ed il Drino, consideravasi 
paese barbaro e di nomi diffìcili a bocca romana. L'altro ver- 
sante verso l'Adriatico che stendevasi dal Krka al Dirilone, ritc- 
nevasi formare col versante settentrionale una stessa regione, 
una stessa Dalmazia che dividevàsi in due, in Dalmazia Cisardia- 
na ed in Dalmazia Transardiana. Il confine formato dal Verbas 
per Grahovo e Stermiz/a si univa al confine segnato dal Krka. 
Al di qua di questa linea era la Pannonia primitiva romana, 
e la Liburnia, che facevano provincie da sé, quella sotto un 
legato, questa sotto magistratura inferiore. Al di là della linea 
di confine dei due Drini stavano provincie greche, e verso la 
marina, verso il Danubio. 

Nel 102 si fece radicale cangiamento, costituendo due Pan- 
nonie, la superiore cui si uni Vienna, Carnuto, Sabacia; l' infe- 
riore, quanto stava fra l'Arabone ed il Danubio, e così in giù. 
La Pannonia cangiò forma, da longitudinale che era verso po- 
nente, divennero due paralelle da settentrione a mezzogiorno. 

La Pannonia prima comprese la Croazia turca e la Croa- 
zia austriaca, come era in origine. La Pannonia seconda com- 
prese la Dalmazia Transardiana, che fu detta Bossina ; la Dal- 
mazia rimase sotto nome di Erzegovina, o Ducato di S. Saba. 
Venuti i Croati al dominio della Dalmazia, dell' Erzegovina, 
della Bossina, poi i Turchi, le antiche ripartizioni, le antiche 
confinazioni durarono, e forse anche le interne ripartizioni, come 
era avvenuto in Italia coi Longobardi ; ma cangiata la lingua 
del popolo, o più veramente divenuta la lingua della plebe, 
lingua di geografia politica, i nomi furono cangiati al modo 
che fecero dappertutto li slavi. Colla Liburnia, colla Giapidia, 
fu più difficoltata la fusione alla Croazia, che si ritenne essere 
Slavonia, principio di quella provincia slava che si protendeva 
fra il Savo ed il Dravo, e che era il nucleo della primitiva 
Pannonia romana. Dalmati e Pannoni erano una stessa stirpe 
di popolo, e come oggidì il serblico, avevano allora comune 
la lingua. 

Alle spiaggie del mare e nelle isole trovarono i Croati le 
stesse difficoltà che erano da antico. Imperciocché alle antiche 
Colonie di greci o grecanici, erano subentrate colonie di latini, 



— 205 — 

che non volendo piegare il collo ai Croati, né questi potendoli 
soggiogare, terminarono col pagare tributo, e col conservare la 
lìngua latina passata nelP italiana. E cacciatisi in mezzo a que- 
ste lotte i Veneti per queir impero del mare che seppero man- 
tenere colla forza, sparì il nome di Liburnia, prevalse quello 
di Dalmazia applicato a quello che era veramente Liburnia. Le 
costituzioni liburniche erano del tutto diverse dalle Dalmatiche, 
in quelle erano elemento i comuni conformati a modo di mu- 
nicipi romani; in Dalmazia le tribù di plebi o popoli, ripartiti 
in decurie. Dalmazia e Liburnia non seguivano lo stesso gius, 
accarezzati i Liburni comecché in momento ai romani propizio 
assoggettatisi e rimasti fedeli, Vespasiano fu loro affezionato. 
I Dalmati dovettero essere domati dopo asprissime guerre e 
ribellioni, e tenuti sospetti. Che la stessa persona che fungeva 
da governatore romano, reggesse contemporaneamente due Pro- 
vincie o che piuttosto una ne reggesse personalmente, l'altra 
per suo procuratore, non era esempio nuovo né infrequente; 
il celebratissimo storico Dione Cassio fu contemporaneamente 
governatore di Pannonia e di Dalmazia come in Italia; non 
ogni provincia aveva proprio correttore, o consolare, o pre- 
side, ma si abbinarono le provincie, e non tutti i governatori 
in Italia erano in rango pari. 

Li ordinamenti geografici di chiesa nella Liburnia sono 
abbastanza noti, e sono ben diversi da quelli di Dalmazia. Si 
concentrarono bensì più diocesi sotto governo dello stesso ve- 
scovo, cosi quelli delle isole ebbero giurisdizione sol titolare, 
e con quelle diocesi si riconoscono li agri delle città. Siscia 
vi stava alla testa, poi Salona. Il San Quirino di Siscia ebbe 
culto nella Liburnia, cantato dal poeta cristiano Prudenzio; le 
chiese di Liburnia, cui si era incorporata la Giapidia, non tri- 
butarono onore di patronato a S, Girolamo, che era di quella 
parte di Dalmazia che poi fu fatta Pannonia, e che era stata 
devastata dai Goti. Il che intendiamo di quella parte che era 
veramente Liburnia, e Giapidia unita a Liburnia lungo il lito- 
rale, dacché la regione di là del Corana, che era Pannonia, sem- 
bra prevalesse il tenere amplissima diocesi con unico vescovo. 

Bossina, ossia Dalmazia transardiana, divenuta Pannonia, 
non lasciò a guida sicura la circoscrizione delle diocesi e la 



— àoò — 

sede delli episcopati ; nella parte transardiana dubito che vi fosse 
altro vescovato oltre di Serajevo. 

Li Itinerari e la Teodosiana non registrano che una sola 
strada che da Banialuka o Servitium metteva a Traunik, poi .gi- 
rava a Livno e finiva a Salona. Non può dubitarsi che questa 
strada continuasse a Serajevo e terminasse a Salonicco, come 
non può facilmente dubitarsi che una strada paralella a questa 
corresse da Segna per Ottochaz, per Udbina a Mostar, né po- 
trebbe dubitarsi che da Epidauro andasse strada a Trebigne a 
Gasko, a Vissegrad, a Sreberneza, a Zvornik, al Sirmio ; altra 
da Serajevo per Kokain, per Maglai, per Kotorsk, a Brod, e 
da Segna per Ottochaz, per Sokolaz, per Kliak a Travnik. 

L'Anonimo Ravennate registra serie di luoghi entro la 
Croazia turca e la Bossina, ma non è facile riconoscere la se- 
rie di nomi che corrispondono ad un tratto di via; i cangia- 
menti fatti dai Croati ai nomi antichi secondo genio di quella 
lingua e di quel popolo. Ne indicheremo alcuni a campione, 
ed a norma per li slavisti: Nona, Nin ; Bedini, Vbdina ; Siclis, 
Sokola\; Àrba, Rata; Albona, Labin ; Fianona, Plomin ; Scar- 
dona, Skradin ; Muccara, Macarska ; lndcnenea, Knin ; Spalato, 
Split; Narona, Norin ; Matrix, Mostar ; Noro, Neretvo ; Scusaba, 
Travnik; Etclavia, Klutsch; Splonium, Plavno ; Argentana, Src- 
bernik; Dioclea, Glubigne ; Epidauro, Dubrovnik; Narona, No- 
rin; Varvaria, Bribir ; Arucia, Erjave\; Ardetium, Erdoset ; 
Assesia, fessane ; Salvia, Serb ; Anius, Iauche ; Ausansaliona, 
Ossek; Assesia, Isaehadi ; Assime, Sluin ; Lacinium, Lika ; e 
così via. l ) Li scrittori bizantini, siccome il Porfirogenito, hanno 
fatto ben peggio collo storpiare i nomi propri. Li itinerari delle 
spedizioni turchesche partono dai confini della Bossina, non 
toccano questa. Il geografo Tolomeo non giova meglio per ri- 
conoscere le antichissime città; però da tutti questi traluce che 
le tante città desinenti in ona risalgono a tempi celtici, e tra 
queste puossi facilmente collocare Stridona. il luogo natale di 



J ) La scrittura alquanto incerta del Kandler non ci assicura di 
avere letto sempre correttamente i nomi di queste e delle altre loca- 
lità citate in questo suo lavoro. 



— 2o? — 

• 

S. Girolamo, del quale sarebbe possibile ai dotti del celtico di 
trovarne spiegazione. 

Recitiamo i nomi recati dall'Anonimo, nelle serie che cre- 
diamo proprie. L'anonimo non fa distinzione fra Pannonia pri- 
mitiva .e Dalmazia Transadiana. Ci pare conoscere una linea 
e la registriamo Siclis, Sokolaz, Ecclavia> Klun, Saniglon, Su- 
sani, Persetis, Priedor, Netabio, Dubilza> Speridium, Serb, D editti, 
Udbina, Necal, Corenize, Brindia, Oresnik, Claude, Skradnig, 
AssinOy Sluin, Berico, Verboresko. 

Altra linea corrente da settentrione a mezzoggiorno sa- 
rebbe: Servitium, Banialuka, Fines, Kottor, Aematia, Vitoviz, 
Lausava, Traunik, Salvia, .... Apu, . . . Sarvo (anche Saritte), 
Serajwo, Bersillum. Ed altra Hnea sarebbe Bistua novakeuesigne, 
Derba, Citua .... xAnderba (verso Kobuk) Sartninium .... 
Charmenis .... Scaladis. 

Ed altra linea: Sarva la sopradetta Serajevo, AUba verso 
Srebernik, Suberadona, Suvo, Asinoe .... Berginium, Beriske 
al Savo. 

I quali nomi recati dall'Anonimo hanno bisogno di venir 
ridotti a perfetta lezione, il che appena potrebbe farsi col sus- 
sidio di epigrafi. E non men grave sarebbe il trovare la cor- 
rispondenza di quéi nomi dell'Anonimo con nomi Serbli, che 
possano guidare a riconoscere gli slavi odierni. 

L'Anonimo che copiò li itinerari, registra le città che si tro- 
vano sulla linea delle strade romane. Sopra una di queste linee 
frequenti nella Dalmazia asardiana, non si riscontra la città che 
così dobbiamo tradurre oppidum di Stridona, la quale appunto 
per la desinenza deve giudicarsi antica, dal che devesi trarre 
che fosse fuori delle grandi strade. Il santo dice che Stridona 
stasse a quel confine che già era di Dalmazia e di Pannonia, 
e che ai suoi tempi non lo era più. Era però confine fra Pan- 
nonia superiore e Pannonia inferiore, stava quindi Stridona 
alla sponda destra del Verbas, mentre alla sinistra stavano Ser- 
vitium o Banialuka e Iaice, della quale ignoriamo quale nome 
avesse. Questa Stridona crediamo trovarla in Drenovo, a mez- 
zogiorno di Iaice, ed a distanza di otto miglia romane da que- 
sta, ed ivi si conserva anche il nome di Gradacz, che indica 
città distrutta. Stridona non pare risorta, il Breviario slavo lo 



— 208 — 

attesterebbe appunto col tacere il nome dell'antica città, e col- 
l' indicare nome generico proprio a qualunque città distrutta; 
locchè non fecero i latini che conoscevano il nome celtico pri- 
mitivo, e conservarono non fosse altro, per tradizione. 

I Croati pagani spensero affatto il cristianesimo e la chiesa 
cristiana, poi Re Svehtopulk restituì la chiesa di Bossina e di 
Dalmazia nel IX secolo. Si conoscono i nomi di queste chiese 
episcopali ristabilite, nella Bossina non figurerebbe che Bosna- 
serai ; di nomi non antichi né latini compariscono Sarbio, Bo- 
sonio, Drivesto, Poleto, Trebine, Zauclimo. Nel Concilio 53o 
registrasi : e Ut in Sarsentero, Maccaro et Ludro Episcopi de- 
beant consacrari. Et in Sarsenterensi episcopato Basselcasque 
in Municipiis de Lontino, Stantino Novcnse, per Rusticiarium 

Pecuatico et Beizzavatico Ludrensis vero Episcopus 

Magnioticum Acquitinum Salviaticum et Sartiaticum. • 

E questo testo al pari dell'Anonimo e di Tolomeo, ha bi- 
sogno di essere restituito a corretta lezione. 

Stridonia non entra neppur per sospicionc in alcuna di 
queste città vescovili, delle quali nella Cisardiana se ne hanno 
tante da poterne numerare di qua del Narone trentaquattro, 
di là del Narone dodici, mentre nella Transardiana non figura 
più di una chiesa vescovile in Bosnaserai, che fu città romana 
di conto. Le altre città erano tutte provinciali, compresa Scu- 
saba. 

Anche la Chiesa sembra avere ricusata gli ono i vescovili 
a Sidrona, mentre il Breviario slavo ignora perfino il nome 
proprio della Stridona. 

E certo verrà tempo, né forse è lontano, che di quelle re- 
gioni si avranno ampie e precise notizie, su terreno ove a pena 
dura un convento di francescani fuor di Bosnaserai. 

Neil' indagare oggidì ed in tanta distanza, in tanta segre- 
gazione, e dovendo ricorrere a materiali dell' antica geografia 
romana, è necessità di seguire le vicende amministrative di am- 
bedue le Ardiane, e di non sorpassare i confini precisi e ma- 
teriali delle due Ardiane, che é quanto dire della Bossina e 
della Dalmazia propria ; di quella ricorderemo come i Turchi 
non vi hanno fatto alterazione, lasciando intatta la loro Croa- 



— 209 ~ 

fcia, la primitiva Pannonia, e di non comprendere nella Dalmazia 
del IV e V secolo la Liburnia, per avanzarne i confini verso 
Istria, che poi dovrebbero cercarsi a Finale, alPArsia. Ne con- 
vien dimenticare che 1' Illyricum dei romani, non era provincia 
amministrativa, non politica, non sociale, non nazionale, ma 
semplice concetto- geografico, vago, arbitrario. Strabone comin- 
cia l' Illirio alle sorgenti del Reno, Svetonio in Tiberio XVI de- 
signava la regione che sta fra l' Italia, il Regno Norico, la Tra- 
cia e la Macedonia, il Danubio e l'Adriatico. Questa geografia 
del tutto ideale è fonte di equivoci, anzicchè guida. Fino al punto 
di credere che alcuni casolari su monte senz' acque, inetto ad 
alimentare villaggio piccolo, lontano più che mille miglia da 
Dalmazia Transardiana, potesse comprendervisi, ancorché estra- 
neo per ragione fisico-politiea e di chiesa, ci corre e corre 
molto. 

A questo scritto, diremmo, maggiore, dell'anno 1871, il 
Kandler vi interpola parecchie altre Note per lo più di natura 
geografica antica e riflettenti l'argomento ih discorso. — Dice 
in una di queste Note di avere esaminati t gli albi delle chiese 
nell'antico territorio episcopale di Cividale; » ma dichiara di 
non aver • trovato neppure una pieve dedicata a S. Girolamo, 
neppure nelle parrocchie urbane e suburbane di Udine e di 
Cividale. » La qual cosa non lo sgomenta, • dacché neppure 
nel montano slavo di Gorizia • ne incontra. 

In altra Nota si diffonde a parlare della Pannonia e della 
sua divisione in due parti creata dall' imperatore Adriano, e di 
queste due Pannonie dà i confini. 



VII. 



Ed ora, ritornando donde siamo partiti, riassumeremo bre- 
vemente il già citato articolo del chiarissimo prof. Bulié, col 
quale articolo intende di assodare t dove giaceva Stridone, la 
patria di S. Girolamo. » 

L'A. si richiama a quello che lasciò scritto S. Girolamo 
sulla sua' patria, e che da noi fu già veduto, ed a qualche altra 

14 



— 2tO — 

frase, dalla quale si deve dedurre, che essa patria doveva es- 
sere collocata in regione abbastanza ricca e facile ai commerci. 
La distruzione di Stridonc data dall' infelice battaglia dì 
Adrianopoli (a. 378), nella quale F imperatore Valente rimase 
ucciso dai Goti. Ciò è ricordato in due punti delle sue opere 
da S. Girolamo stesso. Più, negli Atti del Concilio di Nicea 
(325) è ricordata Stridono nella Pannonia, mentre Tolomeo 
colloca Stòpwua fra le città mediterranee della Liburnia. 

L'autore non vede alcun motivo di ammettere che Stri- 
done degli Atti del Concilio di Nicea e la patria di S. Giro- 
lamo, come pure la StSpwua di Tolomeo, siano luoghi diffe- 
renti. cSolamentc gli Atti del Concilio mettono Stridone in Pan- 
nonia e S. Girolamo mette questa piccola città Dalmatiae quon- 
dam Pannoniaeque confinium. Unire queste due opinioni, cosi 
che Stridone sia stato in Pannonia e precisamente proprio 
al confine dalmato, non mi pare possibile". Poiché se S. Giro- 
lamo avesse cosi pensato, egli avrebbe scritto : Pannoniae et 
Dalmatiae confinium. Poiché niente è di più naturale e di più 
umano, che S. Girolamo, in una tale descrizione di luoghi, ab- 
bia nominato prima la patria e poi la provincia limitrofa. » 

La tradizione antica tanto della chiesa cattolica che della 
greca-orientale conferma questa credenza. 

Dell' importante questione, questo era il solo materiale che 
si aveva. Ma ciò non tolse, che si polemizzò in modo acre. 

Dopo ciò, FA. si crede autorizzato di ritenere S. Girolamo 
per dalmata, non dubitando minimamente di identificare Stri- 
done con 2i5pa>ua di Tolomeo. In questa persuasione si fa forte 
della lapide dclFAlacevic, da noi superiormente riportata, seb- 
bene non concordi col commento di lui, e che è il seguente: 
• Dovremmo stabilire con sempre maggiore fondamento 
che Salviae era a Grahovo, che Stridone era nel territorio di 
Saritte, che Saritte può essere corrotto da Stridone, e che il 
nome attuale di Starctina.... bene ricorda il nome di Stridone, 
ed infine che la posizione di Saritte, ossia Stridone, combina 
benissimo col cenno lasciatoci da S. Girolamo. » 

11 Mommsen dubitò della sincerità di quella iscrizione, 
per la quale si pronuncia però il Bulic. 

Ora i topografi tutti — meno FAlaéevié che la identifica 



— 211 — 

per Grahovo — concordano nel collocare Salviae a Glavice su 
Glamocko polje. Di questo parere è pure il prof. Bulic. Una 
prova per l'opinione che Salviae sia stato a Glamoé egli l'ha 
trovata in una iscrizione sepolcrale inedita — che riporta — 
trovata a Sucurac presso Salona, ora in Museo di Spalato sotto 
il N. 2322, la quale iscrizione ricorda la località di Stame. 

E conchiude : 

t lo identifico quindi Salviae con Glamoj ed in ciò non 
mi allontano dall'opinione dei più. Statue io suppongo nelle 
vicinanze di Glamo8 ; forse il nome del monte Staretina presso 
Glamoò, in cui Alaécvic vede una corruzione di Saritte, non 
è altro se non il vecchio nome Starue colla desinenza slava 
in Una. 

e Salvia giaceva quindi presso Glamoé. La suddetta iscri- 
zione terminale fra le due località Salviae e Stridon è stata 
trovata sulla strada fra Glamofi e Grahovo, forse ancora in situ. 
Non resta quindi altro se non di cercare Stridon a Grahovo, 
o ancora meglio su Grahovo polje, dove passava presso a poco 
il confine preaugusteo tra la Dalmazia e la Pannonia, del quale 
confine, io credo, intende parlare S. Girolamo colle parole : 
Dalmatiae quondam Pannoniaeque confinium fuit.... • 

Comunque vada risolta la questione, come si vede, la no- 
stra Sdregna resta affatto esclusa, quale patria di S. Girolamo. 

T. 



— 212 



BIBLIOGRAFIA 

LE MONASTÉRE DE DAPHNI. — Hisloire, Architecture, Mo- 
saìques par Gabriel Millet, ancienne memore de fÉcole d'A- 
thénes, maitre de conferences a FÉeole des Hautes-Éttides. — 
Aquarelles de M. Pierre Benouville. Ouvrage illustre de 19 
planches hors texte et de 7/ gravures. — Monumenta de 
l'Art Byzantin, publiè sous Ics auspice» du Ministere de 
1* Instruction publique et des Beaux-Arts. — Paris, E. 
Leroux, Editeur, 1899. 

Sotto questo titolo il chiar. mo autore che nell'autunno 1897 
si trattenne a lungo a Parenzo. allo scopo di studiare la basi- 
lica Eufrasiana, insigne monumento dell'arte bizantina, e della 
cui amicizia ci sentiamo particolarmente onorati, pubblicava, 
in splendida edizione, l'opera succitata, della quale per isqui- 
sita gentilezza sua teniamo in dono un esemplare. Di questa 
pubblicazione ricca di erudizione in ogni sua parte, noi faccia- 
mo tanto più volentieri menzione in queste pagine, in quanto 
che la medesima è molto istruttiva anche per noi, a motivo 
dei numerosi confronti istituiti fra i musaici della basilica del 
monastero sopranominato, e quelli delle basiliche cristiane di 
Ravenna, Parenzo, Torcello, S. Marco di Venezia, S. Giusto di 
Trieste, Palermo, ecc., e di altre basiliche orientali. 11 chiar. mo 
autore si dimostra in questo campo veramente maestro, ed è 
ammirabile come signoreggi con acuto spirito di osservazione 
e di artista, la materia che ha sotto mano, sino nei più minuti 
particolari. 

Esposta nel Libro I, diviso in quattro capitoli, la storia di 
Daphni e del suo monastero primitivo, situato a io chilometri 
di distanza da Atene, al punto dove si diparte lo stretto pas- 



— 213 — 

saggio della Via Sacra, serrato da alte montagne, e che corre 
direttamente al mare di Salamina, l'autore dimostra che la ba- 
silica prima del monastero, consacrata alla Dormizione della 
Vergine, offre nei notevoli avanzi di capitelli bizantini, di plu- 
tei ecc. la certa, prova di essere stata edificata ancora nel VI 
o forse anche nel V secolo. 

Il monastero del secolo XI non fu probabilmente rioccu- 
pato senza interruzione, sino alla conquista latina. Al tempo 
della quarta Crociata, i Cistercensi raggiunsero il loro più alto 
grado di possanza ed espansione nei paesi greci dell'Oriente. 
E cosi presero possesso nel* primo decennio circa del seco- 
lo XIII, anche delle rovine del monastero di Daphni, e lo 
tennero sino al ritorno degli ortodossi, dopo l'entrata di Mao- 
metto II in Atene (a. 1458). 

Nel Libro II, Parte I, l'autore descrive in tre capitoli U 
chiesa del secolo XI secondo il piano e la struttura, dandone 
. la pianta; si sofferma sopra alcune osservazioni intorno al modo 
di costruzione ; e parla, infine, della decorazione esterna. 

La Parte II — Musaici — si suddivide, alla sua volta, in 
otto capitoli, ed è qui che si rivela principalmente il magistero 
del chiar. mo autore nel trattamento dell'oggetto. 

Il Cap. I è dedicato d\V ornamento ^ che tiene poco posto a 
Daphni. Salvo le arcate delle finestre, l'ornamento non decora 
alcuna superficie, e si limita a marcare le. linee dell'architettura, 
e ad incorniciare le composizioni. Il Cap. Il concerne la : di- 
stribuzione dei soggetti : Pantocrator, gruppo colossale nella ca- 
lotta della cupola; nel tamburo, fra i finestroni, 16 profeti; 
nella volta della grande abside 1' t Elimasie, » ossia l' imagine 
di Cristo nella sua gloria dopo la Resurrezione, e del Giu- 
dice della seconda Venuta, della quale imagine restano po- 
chi avanzi; nella conca la Vergine seduta, ed in piedi ai 
lati i due arcangeli Michele e Gabriele. Nelle nicchie ed 
alle parti, altri busti di profeti, di santi, di personaggi in 
piedi, e figure di martiri lungo le pareti della navata mag- 
giore, oltre ad altre figure isolate. Il Cap. Ili si occupa dei 
fondi e della prospettiva. I fondi sono di oro. L'abbandono dei 
fondi bleu tanto frequenti nell'arte di Ravenna, caratterizza il 
musaico ai tempi dei Macedoni e dei Comneni. Il musaicista 



— 214 — 

possedeva le nozioni della prospettiva lineare. 11 Cap. IV è in- 
titolato : atteggiamenti e gesti. Poiché, nota l'autore, le figure 
sono in quei musaici l'essenziale, conviene studiarle prima in 
loro stesse, segnalare gli atteggiamenti ed i gesti, caratterizzare 
il disegno delle drapperie e dei nudi, per bene comprendere le 
composizioni, delle quali esse costituiscono l'elemento primordia- 
le, e la base solida. Segue la descrizione delle singole figure, con- 
frontandole negli atteggiamenti e gesti con quelle di altre ba- 
siliche dell' arte bizantina. Il Cap. V comprende : le drapperie. 
Nel costume di Daphni si discerne la tradizione antica e la in- 
fluenza delle ultime mode romane. Cristo, gli apostoli, i profeti, 
gli angeli, portano il costume artistico per eccellenza dei Greci, 
himation, tunica e sandali, conservato all'epoca romana per le 
figure ideali, e consacrato dall'arte delle catacombe. L' influenza 
delle mode romane si rimarca talvolta nelle tuniche e nelle 
clamidi. L'autore si diffonde nella descrizione comparativa delle 
drapperie, del costume ecclesiastico, e del femminile, dimostrando 
che ad ogni atteggiamento corrisponde, secondo il costume, un 
tipo di figura vestita. Conchiude quindi che quei musaici della 
fine del secolo XI e del XII, vanno ravvicinati a quelli di Vene- 
zia, Torcello, Trieste, e della Sicilia. Ciò che caratterizza però i 
monumenti di Daphni, è la grande diversità dei metodi di det- 
taglio. Di questi vi esisteva allora un numero molto grande, 
fra i quali ciascun artista sceglieva poi secondo il proprio gu- 
sto. Difjìcile quindi di mettere ordine in tanta confusione, e di 
determinare le parentele, avendo ogni opera il suo carattere 
proprio. Premessa questa osservazione, l'autore si distende in 
molteplici comparazioni, dalle quali fa spiccare il carattere delle 
figure musive di Daphni. 11 Cap. VI è riservato: ai nudi. A 
questo luogo l'autore avverte innanzi tutto che il musaico non 
può modellare i nudi nelle loro gradazioni delicate, e nei loro 
risalti talvolta non agevoli a percepirsi ; esso li riconduce a 
forme molto semplici, a masse ed a lince; sacrifica il detta- 
glio all'effetto. Esamina paratamente il modello dei corpi, il 
tipo, l'evoluzione dello stile, le mani, il viso, i capelli, la barba; 
studia i tipi del Pantocrator, della Vergine, degli apostoli, dei 
profeti, dei vescovi, dei diaconi, dei martiri. Il Cap. VII tratta 
della : composizione. Le composizioni di Daphni non sono prive 



— 2l5 — 

di una certa originalità che scaturisce dalla comparazione 
attenta, e dal saper assegnare ad esse il conveniente posto 
nello sviluppo dell' iconografia bizantina. L' autore descrive le 
singole composizioni, le loro origini, le varianti e trasforma- 
zioni nei secoli XI e XII, la composizione dei gruppi di gusto 
tutto. antico, le composizioni origliali ecc. ecc. Il Cap. Vili ha 
per oggetto : la fattura ed i colori. I musaici differiscono di poco 
nella tecnica e nei colori da quelli di Ravenna, Venezia, Pa- 
lermo. L' intonaco era formato di due strati, P inferiore più 
grossolano e talvolta fortificato con chiodi a larga testa nelle 
volte; il superiore più fino, nel quale venivano inseriti i cubi. 
I musaici, secondo l'opinione del musaicista Novo di Venezia, 
non sarebbero stati direttamente composti sul muro, ma nei 
laboratori. 

Discorso ancora degli effetti di risalto e d'armonia nelle fi- 
gure, nelle composizioni, e nella disposizione dei colori, P au- 
tore viene, per ultimo, alla : conchiusione ed alla data dei mu- 
saici, riportandoli pel loro carattere ai secoli XI e XII, e quindi 
alP epoca di quelli di S. Marco, di S. Giusto a Trieste, e di 
Vatopedi nell'Oriente. 

Il metodo analitico adottato dall' egregio autore, non ci 
permette di dare che una pallida idea di questa importante 
pubblicazione. Fermandoci perciò a questa breve recensione, 
chiudiamo coll'esprimere il voto ch'ei voglia illustrare pure 
con quella dottrina che Io distingue, questa basilica, monu- 
mento dell'arte bizantina certamente degno di fare la sua 
comparsa nella dotta rivista iniziata a Parigi, sotto gli auspici 
munifici del supremo fautore degli Studi e delle Arti belle. 

A. 



& cJUf e/ 9-0 cure/ 



SENATOMARE 

COSE DELL' ISTRIA 

\ » 

(Continuazione vedi voi. XVI fase, i e 2) 

Registro i$6 — (anno 1690) 

1690. — marzo 24. — Il Senato accompagna al Cap. no 
Gen. le da Mar Giacinto Borisi di Capodistria, che si offrì spon- 
taneamente di servire in armata. — (e. 53 t.) 

1690. — marzo 25. — Si danno commissioni al Cap. no di 
Raspo contro i danneggiatori del fondaco di Pirano ed in ispc- 
cie contro Vincenzo Castro. — (e. 61) 

1690. — maggio 11. — Il pod. di. Capodistria ammette 
alla carica di Governatore di quella piazza Nicolò Chiozza in 
luogo di Orazio Macini destinato a Sebenico. — (e. 128 t.) 

1690. — giugno 11. — Si spedisce al Pod. di Capodistria, 
perchè ne sia eseguito il contenuto, copia della ducale 24 giu- 
gno 1687 che stabiliva « in ogni luogo della Provincia (istriana). 
« fossero, e s' intendessero levate tutte le impositioni, che sotto 
• qualunque titolo di donativo, regalia, mazzadego fossero 
t state dai Rettori con la forma delle Leggi introdotte. » — 
(e. 160) 

1690. — luglio 22. — Si avverte il Pod. di Capodistria 
che per qualche caso di peste avvenuto a Dernis e Knin, si 



— 2l8 — 

stabilisce di mandare in Istria un Provv. rc alla Sanità. — (e. 221 1.) 
Detto provv. re fu uno Zen Alessandro. — (e. 229 t.) 

1690. — agosto 5. — Il Senato loda il Provv. rc alla Sa- 
nità in Istria per la sollecitudine con cui parti per la sua mis- 
sione tanto più intendendosi che il male ingrossava a Dernis 
sviluppandosi anche a Sebenico. Gli si scrive che t all'officiose 
e dimostranze fattegli pervenire col mezzo di suo gentilhuomo 
« dall'Amb. Co. Della Torre, propria è stata la forma con che 
« (ha) corrisposto, e molto aggiustate le insinuationi, perchè si 
« prattichi al confine, e particolarmente a tutte le parti esposte, 
e più vigilante custodia. » — (e. 232) 

1690. — agosto 5. — Si avverte il Provv. alla Sanità in 
Istria che sono affidate alla sua vigilanza anche le isole del 
Quarnero. — (e. 235) 

1.690. — agosto 26. — Si approva l'aggregazione alla cit- 
tadinanza di Parenzo dei due Capodistriani D. or Antonio Mo- 
retti fu Giovanni, e Pietro Ruggieri. — (e. 267) 

1690. — dicembre 11. — Si accordano mesi tre di licenza 
al Cap. no delle ordinanze di Montona Francesco Paulazzo. — 
(e. 3 97 t.) 

1690. — gennaio 3i (m. v.) — Si accorda ai sudditi di 
Rovigno che possano esser ascoltati dal Pod. di Capodistria 
circa quanto oppongono sulla terminazione emessa addi 1 1 di- 
cembre 1688 dal Rettore di Capodistria d'allora Gabriele Venier. 
La terminazione che verrà presentemente emessa sia spedita al 
Senato. — (e. 461 J. — (NB. In data 9 novembre 1690 (e. 366 t.) 
era stato dato incarico al Pod. di Capodistria attuale di infor- 
mare circa la richiesta della Com. ,la di Rovigno. La terminazione 
11 dicembre 1688 di Gabriele Venier aveva prescritto con som- 
mo rigore alle cariche di Rovigno che per un anno di servizio 
avessero anni tre di contumacia, e non solo per chi avea tenuto 
l'ufficio, ma ancora pei fratelli, pel padre e per i figli. Tale 
legge impediva che i più adatti fossero investiti delle cariche 
con quella frequenza che esigevano gì' interessi, perciò la ri- 
chiesta della Com. ta danneggiata.) 



— 219 — 

Registro i$j — (anno 1691) 

1691. — marzo 8. — Si approva l'aggregazione fatta dalla 
Com. là di Parenzo al proprio consiglio di Gabriele Zuccato e 
dei fratelli Vincenzo e Cesare Brianti. — (e. 2 t.) 

1691. — marzo io. — Essendosi inteso quanto riferisce il 
Cap. no di Raspo circa l'investitura accordata in Parenzo a Ca- 
terina Salamon di una delle quaranta case di pubblica ragione 
destinate a beneficio dei Cretesi, che ivi si fossero portati ad 
abitare, la quale investitura le viene contesa da Pietro Corner, 
si procede alla conferma della grazia nella stessa Salamon. Sic- 
come poi è grave il pregiudizio che sente la cassa pubblica 
€ così nel venir buona parte delle case medesime doppo con- 
€ cesse a Cretensi (portandosi altrove) ad altri in nome loro 
€ affittate, come nell'esserne molte godute da chi non è vera- 
€ mente Cretense » il Cap. no suddetto quando vedesse violata 
in uno di questi modi la pubblica volontà faccia e che l'affìtto 
€ vada a beneficio della pubblica cassa sino che siano conse- 
t gnate a Cretensi che vadano ad habitarle. » — (e. 7 t.) 

1691. — marzo 22. — Si approva che il Pod. tà di Capo- 
distria abbia assicurato le rendite del dazio dei paludi coll'isti- 
tuzione di un Governatore del dazio stesso, scelto in persona 
t di civil conditione, di buone fortune, e d' isperienza. » — 
(e. 22) 

1691. — marzo 22. — Si approvano le concessioni ad affìtto 
che il Pod. di Capodistria fece a Nicolò Torre per il dazio 
t dell' Imbotadura del Vino » ed a Pietro Ombrella per il dazio 
t grande del Vino a spina ». — (e. 22) 

1691. — aprile 26. — S'intendono le cure del Cap. no di 
Raspo per il risarcimento di quel fondaco intaccato da Vincenzo 
Castro, dai pieggi del quale riscosse già lire duemilaquattro- 
centosessanta soldi quindici oltre le millecinquecentoventinove 
soldi quindici prima versate. Si aggradisce pure l'operato con- 
tro i beni di Francesco Appolonio, Giorgio suo figlio, e Venier 
Venier e pieggi degli stessi debitori per farine ricevute. — 
(e. 60 e e. 61) 

1691. — aprile 28. — Si stabilisce l'elezione di un succes- 



— 220 — 

sore all'attuale provv. re alla Sanità in Istria che è destinato al- 
l'Ambascieria di Vienna. — (e. 69 t.) v. anche e. 95. 

1691. — maggio 3o. — Si approva la terminazione del 
pod. di Capodistria in favore della Com. ta di Rovigno e circa 
€ alcune cariche solite dispensarsi » dal Consiglio della Com. la 
stessa. Si approva pure che prima di formare tale terminazione 
abbia fatto uscir di carica quelle persone che ne erano inve- 
stite contro le disposizioni del precessore Pod. la Venier, sosti- 
tuendone altre. — (e. 83 t.) 

1691. — maggio 3o. — Si approva la terminazione 21 set- 
tembre 1690 della Com. ta di Parenzo colla quale fu ascritto a 
quel consiglio Nicolò Musocoppo come nobile Cretense. — 
(e. 83 t.) 

1691. — maggio 3o. — Si loda la diligenza del Pod. ta di 
Capodistria e nell'affittanza del Datio delle Paludi di Cittanova » 
con « vantaggio di lire quattrocentocinquanta dalla passata con- 
t dotta ». Sul conto della scrittura presentata al sudd. podestà 
a nome dei 4 soldati detenuti per l'affare di Trieste si delibe- 
rerà. — (e. 90) 

1691. — giugno 2. — Si avverte il Pod. ta di Capodistria 
che la Sig. na permette alla terra di Due Castelli di dare in per- 
petua locazione alla casa Barbabianca le Peschiere di sua ra- 
gione esistenti nel Porto di Leme dovendo in compenso rice- 
vere un donativo di cento due. ed un'annua corresponsione di 
lire seicentoquaranta. Con dette riscossioni quella terra soddi- 
sfi ai debiti che ha col Cons.° di Dieci. — (e. 108 t.) 

1691. — giugno 7. — È lodevole quanto operò il Capit. no 
di Raspo nella visita di Pirano per la quale impiegò quattor- 
dici giorni oltre i venti stabiliti. È doloroso che quel fondaco 
non possa venir risarcito di lire dodicimiladuecentocinquanta- 
tre essendo morti debitori e garanti. Si approvano le disposi- 
zioni prese perchè più non si trascuri t la consecutione dei 
t soldi sei per staro » e per togliere altri inconvenienti. Resti 
pure proibito di pagare con crediti di sale od in rate i debiti 
verso il fondaco. Il Cap. no sudd. faccia indagini circa le frodi 
commesse nelle fedi ed operazioni di giro da Giorgio Petronio" 
fu Domenico quand'era ragionato dei sali, e circa il debito di 
Petronio Marquardo fratello di Giorgio. Si aggradisce che Tarn- 



— 221 — 

ministrazione della scuola proceda regolarmente, e che lo stesso 
siasi verificato neiramministrazione della fabbrica « della scarpa 
t di S. Zorzi. > — Si è pure inteso con soddisfazione Tessersi 
rinnovate le pieggierie di Francesco Appolonio, Venier Venier 
e Giorgio Apollonio dispensatori di farine. — (e. 107, v. anche 
e. i58 t.) 

1691. — giugno 7. — Si scrive al Pod. di Capodistria che 
i quattro soldati detenuti per il fatto di Trieste possono met- 
tersi in libertà, purché dieno malleveria di costituirsi ad ogni 
richiamo. Si lodano le operazioni di Francesco Tacco e del 
Cons/ Morosini nel ridurre all'obbedienza i soldati stessi che 
erano riusciti ad evadere. — (e. 109) 

1691: — giugno 7. — Fra gli altri motivi pei quali riuscì 
grata la visita del Pod. di Capod. alla provincia v'è quello di 
essersi t internato nell'osservatione dei libri, e della qualità dei 

• capitali della Congregatane instituita in Pola sotto titolo di 

• S. Antonio di Padova. » — (e. 109 t.) 

1691. — giugno 16. — Si concede a Nicolò Modena, mu- 
nizioniere di Capodistria la bonifica di t due per cento di calo 
e sopra li Biscotti sin hora pervenuti nelle sue mani. » — (e. 121) 

1691. — giugno 23. — Si delega a giudice competente 
delle monache di Santa Chiara di Capodistria, per l'esazione 
dei loro crediti inferiori a due. cento, il Pod. di quella terra 
che potrà giudicare anche nei giorni non dedicati alle udienze. 
— (e. 125) 

1691. — luglio 28. — Si approva l'andata del Pod. di Ca- 
podistria a Rovigno avendo così ben eseguiti gli ordini circa 
le tre persone fuggite da Mola (Isola ?). I quattro soldati dete- 
nuti per l'affare di Trieste, i quali non possono trovar picg- 
gerie siano del pari restituiti alla galeotta dove servivano in 
addietro. — (e. i55 t.) 

169 1. — settembre 5. — Si commette al Pod. di Albona 
l'annullamento della deliberazione di quel Cons.° 25 aprile de- 
corso, colla quale erasi aggregato ad esso Cons.° colle prero- 
gative di cittadinanza Prete Maestro Stefano Mengarelli da Ri- 
mini Minore Conventuale ; e ciò, per non essersi adempito alle 
prescrizioni della legge. — (e. 184, e. 267 t.) 

1691. — settembre i3. — Ottimi sono i provvedimenti 



— 222 . — 

del Pod. tà di Capodistria applicati per difendere la sanità della 
prov. a , appena intese le notizie di contagio manifestatosi a Zara 
ed in Croazia ; è assai opportuno 1' invio a Carlstadt e Zaga- 
bria di Scipione Verzi per informazioni in proposito. Il pode- 
stà suddetto continui a seguire in tutto le prescrizioni del Mag. 10 
alla Sanità e del nuovo provv. re Emo destinato all'Istria per 
tali bisogni. — (e. 192). All'Emo già arrivato in Istria, si danno 
istruzioni. — (e. ig3) 

1691. — ottobre 6. — Il Pod. là di Capodistria formi pro- 
cesso contro Cristoforo Bresula detenuto per contrabbandi di 
sale trasportato a Terzo e Belveder. — (e. 217) 

1691. — ottobre 6. — Meritano lode tra le altre opera- 
zioni del Provv/ alla San. tà in Istria, l'ufficio fatto col Principe 
d'Auspergh per la buona custodia dalla parte di Pisino, e la 
risoluzione di condur seco il figlio Prospero perchè s' istruisca 
nel servire la patria. — (e. 217 e 229 t.) 

1691. — novembre 3. — Si scrive al Cap. no di Raspo por- 
tatosi alla visita di Pirano che si concede dilazione di tempo 
per soddisfare i propri debiti ai • fonticari » Domenico Pette- 
ner e Marquardo Petronio. — (e. 242) 

1691. — novembre 11. — Il Pod. ta di Pirano eseguisca 
tutti gli ordini lasciatigli dal Cap. no di Raspo, e particolarmente 
quelli per il fondaco ed i capitoli formati per le dispense di 
farine. — (e. 25o t.) Sotto egual data si scrive al Cap. no di 
Raspo relativamente alla visita da esso eseguita. 

1691. — novembre 11. — Si approva la deliberazione fatta 
a Valerio Damiani • del datio importante de soldi tre per lira 
dell'oglio » che dall' Istria si porta in Friuli. A vantaggio del- 
l' educazione dei figlioli che nascono in Isola si proroga per 
anni dieci il permesso di estrarre a prò del precettore ducati 
sessanta annui dagli utili di quel fondaco. — (e. 2S1 t.) 

1691. — dicembre i5. — S'intese dal Pod. la di Capodi- 
stria la morte seguita di Alvise Barbaro Rettore di Albona e 
V invio del cons. re Alessandro Dona per sostituirlo. — (e. 281 t.). 

1691. — dicembre 22. — Si concede a Nicolò Chiessari 
cretense che dovendo egli talora lasciar Parenzo per il suo im- 
piego di cancelliere o coadiutore, gli duri anche nell' assenza 
il beneficio della casa, di cui fu investito, — (e. 2g3) 



— 223 — 

1691. — gennaio 26 (m. v.) — Fra le cure del provv. rc 
alla Sanità in Istria è lodevole t la destinazione.... de soggetti 
t della provincia alla sopraintendenza de siti più gelosi per il 
t riguardo.... della salute, e riesce accetta.... la pronta rasse- 
€ gnatione di Giacomo Polesini nel prestar col solo motivo di 
« meritarsi la publica gratia, la più pontuale assistenza nel Tcr- 
t ritorio di Montona, e di Giuliano de Belli in quello di Ca- 
€ podistria.... e (si approva) l'assegnamento di due. venti al mese 

• per cadauno.... durante F impiego stabilito al Cap. n Valerio 
€ Verci, e Gio. Dom. co Negri, destinati l'uno al confine di Pi- 

• sino, e l'altro a quello di Fianona, et Albona. » — (e. 323 t.) 

1691. — febbraio 1 (m. v.) — Diminuendo ognora più la 
rendita del pesce salato, dal che viene danno al pubblico, la 
carica di Capod. informi sulla quantità di pesce, e specialmente 
di sardelle, che si salano in quella provincia, se vengono por- 
tate in terra estera, con quale dazio, e quanto altro può essere 
di utile notizia. — (e. 33o t.) 

1691. — febbraio 1.6 (m. v.) — Data lode alla carica di 
Capodistria che riuscì ad affittare i dazi più importanti, il Se- 
nato gli scrive che « non restando alla puntualità (di detta ca- 
c rica) luoco all'adempimento del decreto i5 dicembre scorso 

• con la demolitione delle statue, per non trovarsene sopra 

• Base Isolata, (gli si rimette) l'essequirlo nel cancellare le in- 
t scrittioni si vedessero sotto li mesi Busti affìssi nei Muri. » 
— (e. 346). 

1691. — febbraio 27 (m. v.) — Il Pod. di Capodistria di- 
sponga i naviganti e gli altri interessati alla debita contribuzione 
perchè si proceda alla escavazionc di quel porto maggiore. — 
(e. 353) 

Registro ij8 — (anno 1692) 

1692. — marzo 22 — Si intese con piacere che la carica 
di Capodistria è riuscita ad affittare il dazio t delli due soldi 
« per 1' orna dell' oglio, e F altro del bezzo per orna del vino 
« Funo per due anni in summa di lire duecentosette soldi dieci 
« v. ta c. le con vantaggio dell' ultima condotta, e l'altro di lire 
« centosei pur v. la c. te senz' immaginabile digrado. » — Furono 



— 224 .— 

pure bene affìttati e il Datio della Valle di S. Pietro in Quieto, 
€ e l'altro delle Pescane con accrescimento della passata afjìt- 
t tanza » e non mancherà il Pod. suddetto di continuare nelle 
sollecitudini perchè restino deliberati anche i dazi • de Legna- 
t mi • e quello t dell' Hostarie delle Ville, e Molini. » — (e. 34 t.) 

1692. — marzo 29. — I Provv. 11 al Sai soddisfino del cre- 
dito che hanno per Moggia centoventiuno di sale consegnato 
al pubblico, i Padri di S. Domenico di Capodistria. — (e. 43 t.) 

1692. — aprile 1. — Si conferma la terminazione del Mag. l ° 
al Sai che Giuseppe Fabris conduttore del Dazio della nuova 
imposta dei sali che si estraggono da Capodistria, Muggia. Isola 
Pirano, avuto riguardo al commercio « col Cragno e Trieste » 
sospeso per qualche tempo, possa durare nell'amministrazione 
predetta per mesi tre e giorni dieci oltre i due anni pattuiti. 
(Questo registro manca dalla presente pagina in poi di numera- 
zione delle pagine). 

1692. — aprile 23. — Sono lodevoli le sollecitudini della 
carica di Capodistria che nel ristauro del palazzo di Dignano 
fece risparmiare al pubblico coli' uso degli incanti lire cinque- 
cento ottantadue. Provveda pure ai bisogni e in che s'attrova il 
t coperto del quartier del Castello S. Leone, et alla necessità 
€ della construttione dell'Arco di Pietra attraverso il medesi- 
€ mo. » Lo stipendio di due. quattordici al mese ai due mae- 
stri cavafango inviati colà per l'escavazione di quel porto sia 
pagato dalla Camera di Capodistria. 

1692. — aprile 23. — 11 Pod. là di Capodistria provveda 
tre o quattro persone abili a sostenere V impiego di provv. re 
ai confini in quella provincia, il quale impiego al presente è 
vacante. 

1692. — maggio 3. — La terminazione 14 aprile decorso 
formata dal Pod. tà di Capodistria affine di facilitare l'elezione 
alla carica di sindaci di quella città, qualora sia di contento al 
Consiglio ed al popolo viene approvata, onde si ripari al di- 
sordine dei rifiuti da parte degli eletti. È bene continuino le 
diligenze del Pod. tà suddetto per ottenere ncll' incanto del da- 
zio • dell' hosterie, delle ville, e mollini » quel maggior van- 
taggio che si può sulle lire tremilacinquanta esibite. 

1692. — giugno 7. — Si danno prescrizioni al Cap. no di 



— 225 — 

Raspo per riparare ai pregiudizi scopertisi « così nella vendita 
• fattasi da nuovi abitanti de' beni publici a loro concessi, co- 
t me nella renitenza de compradori di soccomber per li terreni 
t medesimi al pagamento delle soventioni predette. » 

1692. — giugno 21. — Il Pod. tà di Capodistria ammetta 
alla carica di provv." ai confini di quella provincia Francesco 
Dal Tacco e Raimondo Fini. 

1692. — luglio 19. — Si stabilisce che il Mag. to al Sai rin- 
novi per altri cinque anni prossimi colla Com. là di Capodistria 
il solito partito de' sali, e ciò si faccia in conformità dei capi- 
toli stabiliti nella deliberazione di senato 24 luglio i683 rin- 
novati poi addi 6 settembre 1687. 

1692. — luglio 26. — Il Mag. 10 al Sai sia reso avvertito 
della diminuzione di raccolto di sale che sempre più si cono- 
sce nelle saline di Muggia, delle saline già erette con case di 
muro nel territorio di Trieste, e della introduzione in Friuli di 
sali forestieri, ed esamini le convenzioni che vi fossero in pro- 
posito cogli imperiali. 11 Pod. di Capodistria formi processo 
contro Benedetto Contich di Montona che ebbe l'ardire di far 
leva di gente in quella provincia. 

1692. — agosto 23. — Il Pod. di Capodistria scrive che 
le escavazioni necessarie alla valle di Siciole importerebbero 
una spesa di lire ventiquattromilaquattrocento. Si vuol sapere 
se tale lavoro potrebbe esser dannoso alla sanità e se le con- 
tribuzioni dei confinanti siano a forte diminuzione della spesa 
suddetta. Fu opportuno avvertire il Mag. t0 alle Artiglierie dei 
danni arrecati ai boschi di Cittanova perchè provveda, ed esso 
pod. faccia intanto indagini contro i rei. A pubblico esempio 
sarà pur bene costringere Giacomo Sereni ugìciale di quel fon- 
daco alla totale restituzione di lire cinquemila della pubblica 
cassa del fondaco stesso, che prestò a private persone senza 
licenza di farlo. 

1692. — settembre 6. — Soddisfa la Sig. ria l'atjittanza fatta 
dal Pod. la di Capodistria del dazio e della Grassa » per due 
anni e per la somma di lire centosessanta b. v. ; il dazio del 
sale della nuova imposta lo deliberi pure per gli anni quattro 
richiesti, attesa anche la vantaggiosa offerta. Si è visto quanto 



— 22Ó — 

scrisse alla carica sudd. il Conte di Gallemburgh circa l'accre- 
scimento e delle mude de sali >. 

1692. — settembre 6. — A proposito della contribuzione 
che il Pechesich fu obbligato dal Co. di Pola, ora uscito di 
carica, a pagare al Perclaz suddito tedesco, essendosi proce- 
duto a sequestro e in mano di Nicoleto Zaiola • per il paga- 
t mento delle spese • l'attuale Co. di quella terra decida con 
sentenza se a detto pagamento sia tenuto il depositario ovvero 
il pieggio. 

1692. — settembre 11. — Si accorda per altri anni cinque 
alla terra di Capodistria il permesso di praticare la fiera franca 
di ottobre. 

1692. — ottobre 3o. — Il Senato ha inteso per quali mo- 
tivi il Pod. di Capodistria elesse Orazio Logliani a notaio delle 
scuole della terra di Buie, e come in seguito a tale elezione 
successero ivi disordini. Lo stesso pod. informi quante sieno 
quelle scuole, a chi spetti veramente reiezione dei notai, e se 
uno solo basti alle incombenze ; tenga per ora in sospeso la 
rinuncia fatta dal Logliani. 

1692. — ottobre 3o. — Si trasmette al Mag. al Sai quanto 
scrive la carica di Capodistria sulla Valle di Siciole. Lo stesso 
pod. tà per rimediare all'alterazione dei dazii t delle Mude Im- 
c periali » mandi con lettere t le proprie insinuationi alla Ca- 
t mera di Graz usando il titolo d' Eccellenza. » 

1692. — dicembre 2Ò. — Si è ricevuta la terminazione del 
Pod. ta di Capodistria fatta allo scopo di rendere facile l'elezione 
di t fonticaro » in Albona, la qual elezione, a quanto s'intende, 
era dapprima aborrita in quella terra. S'intende la deliberazione 
eseguita in Capodistria del t dacio dell'Ostane della Città » per 
un anno e per lire quattromilaseicentonovanta, e del dazio del 
pane per lire millecentosettanta. 

1692. — gennaio io (m. v.) — Si avverte la carica di Capo- 
distria che in luogo di Nicolò Chioza. il quale compie il tempo 
stabilito, fu eletto a Governatore delle armi in quella città An- 
tonio Brutti. 

1692. — gennaio 22 (m. v.) — 11 Pod. di Capodistria cor- 
risponda a Francesco Fantinato capitano delle ordinanze di 



— 227 — 

Portole e Buie il denaro che gli spetta ascendente a lire mille- 
centoventisette soldi diecisette. 

1692. — febbraio 20. (m. v.) — Il Pod. di Capodistria sta- 
bilisce quelle regole che crederà opportune perchè gli eletti 
alle cariche di Giudici e Cassiorc della terra di Dignano non 
possano rifiutarvisi come fanno di spesso. 

Registro 159 — (anno 169)) 

1693. — marzo 5. — Si approva l'aggregazione di Fran- 
cesco Fantinato e sua famiglia alla cittadinanza di Parenzo 
seguita con deliberazione di quel consiglio 16 marzo 1691. — 
(e. 5). 

1693. — marzo 21. — Si approva il decreto che emanò 
dalla carica di Capodistria per il quale Giorgio Sponza, Gio- 
vanni Segala, e Pietro di Vescovi ottengono proroga a tutto il 
prossimo ottobre di pagare al fondaco staia millecentonovan- 
tasei di frumento. — (e. 33) 

1693. — marzo 21. — Il podestà di Capodistria attesti a 
quei sudditi il pubblico aggradimento per le loro offerte vo- 
lontarie e procuri che tutte quelle Comunità si eguaglino in 
tali prove di attaccamento. Nella spedizione di Cernide in Dal- 
mazia si crede proprio l'invio colà del Nob. Giuseppe Tacco, 
col titolo di Colonnello ed a sue spese, il quale in tale servizio 
accrescerà le benemerenze già acquistate in sette guerre e negli 
impieghi già sostenuti come venturiero e capitano nella Dal- 
mazia. Il Mag. to al Sai viene eccitato a soddisfare il credito che 
tiene il Seminario di Capodistria per moggia centoventuno di 
sale deposto nelle salere. — (e. 33 t.) 

1693. — aprile 4. — Nei provvedimenti che fece il Pod 
di Capodistria contro i danni a cui sono esposte le scuole di 
Buie, si è rimarcata l'elezione a scrivano del notaio Orazio So 
gliani. In relazione all'affittanza della peschiera, valli di San 
t'Ossero (?) di Capodistria si desidera sapere quali sieno le en 
trate ed uscite di quella camera nel corso di un anno. Si ap- 
provano le spese fatte dal Pod. di detta terra per € accorilo- 
t dare prigioni, acconciare la feluca, cancellare l' inscrittioni 



— 228 — 

t che furono erette a Pubi. 01 rappresentanti, aggiustare la porta 
t di S. Pietro, et provedere anche le due Bilancie per pesar 
« dinaro. » — (e. 55 t.) 

1693. — aprile 8. — Il Pod. di Capodistria vegga di far 
soddisfare del credito che ha verso la Sig. ria Nicolò di Belli 
capitano delle ordinanze di Portole e Buie per il servizio pro- 
prio e del fratello Capitano Zulian. — (e. 70). 

1693. — aprile 11. — Si commenda l'offerta che il cava- 
liere Olimpo Gavardo fa del suo primogenito Girolamo perchè 
serva in qualità di venturiero, a proprie spese, e col titolo di 
Tenente del Colonnello in Dalmazia. Essendo poi necessario 
che le offerte volontarie a cautela degli amministratori siano 
individualmente approvate, si approva la parte addì 1 marzo 
1693 presa nel consiglio di Capodistria, colla quale resta com- 
messo ai Sindaci e Giudici di levare per tale scopo ducati mille 
dalla cassa del monte e cinquecento dalla cassa del fondaco, 
e si confermano pure le parti prese nella Comunità di Isola di 
ducati seicento, in quella di Pirano di ducati duemila, in quella 
d'Albona di ducati 60, nell'altra di Valle di ducati cinquanta, 
in quella di Portole di ducati cento da lire sei, in Grisignana 
di ducati centocinquanta, ed in Muggia di ducati centoventi- 
nove. Si loda in fine l'affittanza del dazio dei vini per terre 
estere concessa a Marco Tarotti. — (e. 84) 

1693. — aprile 11. — Il Pod. la di Capodistria soddisfi col 
denaro libero di quella camera al credito di Francesco Bigato, 
Capo del Castello di Raspo. — (e. 84 t.) 

i6g3. — maggio 11. — La Sig. na ha inteso con piacere 
la divisione fatta dalla carica di Capodistria delle cinquecento 
cernide raccolte per Dalmazia in cinque compagnie tenendo il 
comando di una e la sopraintendenza di tutto il Colonnello 
Giuseppe Dal Tacco, ed il comando delle altre i Capitani Ga- 
briele Grisoni, Pietro Bclgramonti, il sergente maggiore Ber- 
tuci Madoneci, e Giovanni Fantinato. A proposito di esibizioni 
volontarie si aggradiscono quella di Parenzo per ducati due- 
cento da esser estratti dal fondaco al tempo del nuovo raccolto, 
quella di Rovigno per ducati seicento t comprese alcune mo- 
nete Forastiere », quella di Pola consistente in staia cinquanta 
di frumento che sarà convertito in danaro, e quella di S. Lo- 



— 229 — 

renzo per altri staia duecento da esser pure consegnati al nuovo 
raccolto; gradita riesce eziandio l'offerta dei gastaldi delle scuole 
esistenti in detti luoghi per la somma di lire duemilaquattro- 
cento. — (e. 108) 

1693. — maggio 11. — Si annuisce alla supplica dei Pa- 
dri Cappuccini di Capodistria di procedere al taglio di due ro- 
veri nel distretto vicino alla terra di Isola per ricostruire la 
Santa Croce che si erige di solito presso al loro Monastero. 
— (e. 109 t.) 

1693. — giugno 6. — Si commenda la sollecitudine con 
cui il nuovo pod. di Capodistria s'è portato al reggimento a 
sostituire il predecessore Ant. Capello. — (e. 179 t.) 

1693. — giugno 6. — Si approva la maniera tenuta dal 
Cap. no di Raspo t per legitimare con li più certi fondamenti 
e la denontia del taglio seguito, nel bosco di Finadi, territorio 
e di Grisignana, e come che con l'espeditione del Cap. no della 
• Valle di Montona s'è rilevato essentiale il pregiuditio così a 
e scanso e freno delle trasgressioni opportuna è stata la deli- 
t beratione... d'obligare a renderne conto il Zuppan, et Prov. rc 
t di quel Comune, et di fare a medesimi intimare mandato a 
e non ingerirsi nel Bosco stesso senza espressa permissione 
e della Carica ». S'attenderà poi dal Mag. to all'Arsenale T infor- 
mazioni circa quanto riferì il Cap. no di Montona sulla t neces- 
t sita di schiarire esso Bosco, per facilitare anco l'augumcnto 
t di Novellanti. » — (e. 180) 

1693. — giugno 20. — Si è inteso con piacere che il Pod. 
di Capodistria recatosi a Dignano ha ottenuto l'abolizione della 
parte che rifiutava l'offerta volontaria, e la votazione di un'altra 
che stabilisce l'offerta di mille staia d'orzo. Lo stesso Podestà 
procuri che la Sig. na abbia copia degli ordini che il Vescovo 
di Pola ha emesso circa quelle molte chiese che mancando di 
arredi sacri in guisa da non potervi celebrare la Santa Messa, 
furono chiuse al culto dei fedeli. — (e. 197 t.) 

1693. — luglio 25. — Nella relazione che ha letto Anto- 
nio Capello, reduce dalla podesteria di Capodistria si è fatto 
particolare riflesso al capitolo sul pregiudizio che quei sudditi 
vanno risentendo dalla moltiplicità dei fondaci e scuole intro- 
dotti in 'quella provincia ; all'attuale carica si affida di far ripa- 



— 23o — 

rare agli intacchi e provvedere che i sudditi non siano vessati. 
Abbia pur cura d' informare su ciò che egli pensa relativamente 
all'altro capitolo della relazione circa l' istituzione d' un inter- 
prete che serva ai poveri nei processi criminali. — (e. 233 t.) 

1693. — luglio 3o. — L'offerta di Nicolò Torre per avere 
il dazio delle vendite di Grisignana per anni cinque è troppo 
bassa ; perciò il Pod. di Capodistria rinnovi gli esperimenti. 
Avendo Vincenzo d'Avanzo rifiutato di continuare nell' incarico 
di Armiraglio di quella città si devenirà ad elezione del succes- 
sore tra i concorrenti. — (e. 236 t.) 

1693. — agosto 6. — Si conferma il sacerdote Michele 
Chioza per altri quattro anni alla cura delle anime delle 
famiglie cretcnsi ricoverate in Parenzo, e ciò perchè il Chioza 
da tanto tempo vi è degnamente preposto. — (e. 245 t.) 

1693. — agosto 14. — Circa la supplica della Comunità 
di Capodistria di esser esentata dalla e carrattada alla quale 
t contribuisce la provincia per la condotta de legni a servitio 
€ della casa dell'Arsenale • si vuol prima sapere e la summa 
e precisa che rileva tutta la carattada della provincia, quanta 

• la portione, che fosse per spettare alla città medesima, quanti 
e e quali siano li cittadini obbligati al pagamento d'essa, e se 

• venga preteso, che nella supplicata essentione restino anco 
t compresi li loro colonni. » — (e. 25o t.) 

1693. — agosto 27. — Che continui nell'esercizio della 
carica di Armiraglio in Capodistria Vincenzo d'Avanzo. — 
(e. 263 t.) 

i6g3. — settembre 17. — Si approva, sebbene la Sig. na 
ne risenta meno vantaggio che in passato, V incanto fatto dal 
Cap. no di Raspo e la deliberazione del dazio del frumento per 
lire i35o, e di quello della Muda del Carso per lire centosct- 
tantacinque. Si approva pure Pafjìttanza del dazio degli animali 
minuti per lire quattrocentonovantacinque, e si raccomanda al 
suddetto Capitano che assista al buon andamento di quello 
delle Taverne del Carso che decorre per conto della Sig. na . — 
(e. 281 t.) 

1693. — settembre 24. — Si avverte il Pod. di Capodistria 

che rendendosi 1 indispensabile di levarsi l' intestadura nel 

« Fiume Carse, e d'escavarsi la fossa di S. Marco a preserva- 



— 23l 

t tione non solo della Valle di Siciole, (ma) per togliere li gravi 
t pregiudicii che rissentono le saline di Pirano • si è dato in- 
carico al Mag. t0 al Sai di spedire a quest'ultima Comunità duc. li 
duemila dell'assegnamento che le è fissato. — (e. 3oi t.) 

1693. — novembre 7. — Assieme ad altre disposizioni si 
scrive al Pod. di Capodistria che circa la terminazione del pre- 
decessore t che tutti quelli levaranno in avvenire formento dal 
« publ. co fontico di Pola, debbano corrisponder soldi due oltre 
t li soldi quattro per staro destinati per li salarii di quel me- 
t dico » esso Pod. la informi della quantità di danaro che può 
annualmente fornire tale contribuzione, se l'aggravio sarà ri- 
sentito dai poveri solamente, od anche dagli altri benestanti, 
e se alla detta corrisponsione si palesi un consentimento uni- 
versale o meno. — (e. 336) 

1693. — dicembre 17. — Che Marquardo Schiauzzo, con- 
duttore del dazio passato dell' oglio in Istria, non possa con- 
correre al nuovo incanto dello stesso non avendo reso conto 
del maneggio da lui tenuto in addietro. — (e. 377) 

1693. — gennaio 9 (m. v.) — Si approvano le delibera- 
zioni operate dal Pod. di Capodistria del dazio dell' oglio per 
ducati dodici mila trecento cinquanta, e dei dazi degF istrumenti 
e testamenti, e dei Molini, e delle ostarie del territorio il pri- 
mo per lire milleduecento, i due altri per lire tremilacentoventi, 
con vantaggio sulle condotte passate. — (e. 398) 

1693. — febbraio i3 (m. v.) — Il Pod. là di Capodistria 
soddisfi dei loro crediti Antonio Modena sergente delle ordi- 
nanze di Dignano, e Francesco Modena sergente di quelle di 
Buie. — (e. 431 t.) 

Registro 160 — (anno 1694) 

1694. — aprile 6. — Il Pod. di Capodistria soddisfi dei 
rispettivi crediti Francesco Fantinato fu Cap. no delle ordinanze 
di Portole e Buie, Giovanni figlio del predetto che fu sergente 
della medesima compagnia e Tommaso Vaneti tamburo. — 
(Manca in questo registro la numerazione delle pagine.) 

1694. — aprile 17. — 11 Mag. to al Sai sia abilitato all'acqui- 
sto di cento moggia di sale ricevuti erroneamente in pubblico 



— 232 — 

nei magazzini di Capodistria perchè creduto sale di partito men- 
tre era proprietà di Giovanni Viguri speziale di medicine in 
detta città. 

1694. — aprile 29. — Avendo Lodovico Vecchi compito 
il tempo del suo capitaniato delle ordinanze di Pola e Digna- 
no, si manda a sostituirlo Giuliano Dal Bello distintosi già 
nella presente guerra di Dalmazia, a Castelnuovo ed a Narenta : 
rimanga in tale carica per anni cinque e lo serva siccome ser- 
gente Cosimo Albanese. 

1694. — giugno 5. — In seguito a supplica di Agostino 
Vida vicecollaterale in Capodistria si riduce da dieci a cinque 
ducati la decima imposta l'anno 1679 sulle utilità incerte della 
carica suddetta. 

1694. — luglio 17. — Il Pod. ta di Capodistria conduca a 
termine il processo contro i ladri di sali di Pirano, avendosi 
inteso quanto riferì Gasparo Vidali, a cui fu data impunità. 

1694. — luglio 28. — Essendo Leonardo Priante scaduto 
dal possesso di campi ottanta da pascolo posti nella contrada 
di Piscine, territorio di Cittanova, per non essersi mai portato 
a coltivarli, né ad abitare in detta terra, colla qual condizione 
avea ricevuto P investitura, il Pod. di Capodistria Capello, uscito 
di carica, ne conferì il possesso a Giorgio Farolfo "nativo di 
Venezia. Tale terminazione si approva dal Senato. 

1694. — agosto 12. — Il Pod. di Capodistria soddisfi del 
credito di lire cinquecentottantatre soldi sei il sergente delle 
ordinanze di Montona Francesco Ingaldeo. 

1694. — agosto 12. — Il Pod. di Isola continui a formare 
il processo contro Ugo de Lise fu Giovannino per i danni in- 
feriti a quel fondaco. 

1694. — settembre 1 1. — Il fu Pod. di Capodistria Capello 
dietro richiesta della terra di Rovigno ha terminato che « sian 
t retrocesse alla medesima (Rovigno) le rendite delle terre at- 
t tincnti a quel Distretto, che furono da essa rilasciate per Ter- 
« retione del Fontico. » Prima di procedere all'approvazione di 
« tale decreto si chiedono informazioni all'attuale carica di Ca- 
podistria. 

1694. — settembre i5. — Supplicano la Com. la ed i cit- 
tadini di Cittanova che in virtù delle loro antiche compere al 



— 233 — 

pubblico incanto di terreni boschivi in Villanova di Grisignana 
ed in conformità alla consuetudine secolare, possano conti- 
nuarvi il taglio di legna da fuoco; si commette al Mag. to al- 
Tarsenal la bollatura delle legna atte per l'arsenale, rimanendo 
le altre pei supplicanti. 

Registro 161 — (anno 1695) 

i6g5. — maggio 26. — Premesse alcune considerazioni 
sugli intacchi dei fondaci e scuole laiche di quella prov. cia il 
Senato scrive alla carica di Capodistria che e per quello ri- 
c guarda al maneggio della rendita, che sotto specie di con- 
t fraterna si raccoglie dai Preti di Pola » si faccia presentare 
i libri e carte relative ; « e quanto al particolare della Congre- 
t gatione instituita in quella Città dal Bassi Vicario Episcopale 
« sotto il nome di S. Antonio di Padoa » non lasci che si pro- 
ceda senza chiedere il dovuto pubblico assenso. — (e. 92) V. 
anche e. 214. 

1695. — agosto 18. — Si stabilisce che la carica di Ca- 
podistria provveda alla spesa di lire millequattrocento neces- 
saria pel restauro della Chiesa di S. Nicolò eretta in Pola da 
famiglie cipriotte ad uso dei Greci, e colpita ultimamente da 
un fulmine. — (e. i63 t.) 

1695. — settembre 29. — Si avverte il Pod. la di Capodi- 
stria che in luogo di Antonio Brutti mancato di vita, fu eletto 
a Governatore delle armi in quella città Giacinto Borisi. — 
(e. 204) 

1695. — novembre 9. — 11 Pod. ta ài Capodistria procuri 
di soddisfare Flaminio Papazzoni, medico di Buggie, del cre- 
dito che gli spetta di lire seicentocinquantasei, soldi quattor- 
dici. — (e. 229) 

Registro 162 — (anno 1696) 

1696. — marzo 10. — Si concede che Venier Venier, Fran- 
cesco e Pietro Appollonio da Pirano possano eseguire i paga- 
menti che devono a quel fondaco per il mese di gennaio ven- 
turo. — (Manca la paginatura nel registro) 



— 23 4 — 

1696. — marzo 24. — 11 Pod. là di Capodistria permetta 
agli abitanti di Muggia l'escavazione del fiume Leva allo scopo 
di rendere alla primiera fertilità la valle di S. Clemente. 

1696. — maggio 19. — Si approva 1' elezione di Giulio 
Bocchi na fatta dal Cap. no di Raspo alla carica di Valpotto delle 
undici ville del Carso in luògo del Cap. no Valerio Verzi che 
ne fece rinuncia. 

1696. — giugno 7. — Mandano i Provv." sopra i dazi al 
Senato una scrittura sui proventi esigibili dai fornelli, che la- 
vorano di seta in Capodistria; su tale prodotto si chiedono 
informazioni a quel Podestà. 

1696. — dicembre i3. — Dal promemoria presentato in 
Collegio a nome della città di Capodistria, si rileva che nella 
causa vertente tra i consorti Appollonii di Pirano ed i rappre- 
sentanti della fu Petronia Appollonia moglie del fu D. or Gia- 
como Zarotti di Capodistria, delegata addì 23 agosto 1687 al 
collegio dei venti Savii del Senato, può concorrervi in misura 
grave il pubblico interesse. Allo scopo che sia bene istudiata 
la questione si trasmette tale promemoria al Mag. to sopra feudi. 

1696. — gennaio 24 (m. v.) — Che sia concessa ai Pira- 
nesi la grazia della proroga che chiedono al loro pagamento 
per dispense di farine purché il e fonticaro » Cristofolo Apol- 
lonio saldi il debito che ha di lire trentasettemila. 

Registro 16} — (anno 1697) 

1697. — marzo 16. — Essendo deplorevole il disordine, 
che continua nel Consiglio di Grisignana perchè lo scarso nu- 
mero dei cittadini che vi appartengono è causa che in essi 
perdurino sempre gli ufjìci, si scrive al Pod. di Capodistria che 
informi quali rimedi si potrebbero usare. Si è inteso con pia- 
cere che questa carica sia riuscita a persuadere il Cap. no di 
Pisino che ordini ai villici imperiali di Zamesco la giusta cor- 
responsione dell' annuo censo alla reggenza di Montbna, nel 
quale buon esito si è reso benemerito Francesco dal Tacco 
provveditore ai confini. — (e. 26) 

1697. — giugno 8. — Si ricevettero dal Conte di Pola le 
istanze presentategli dai confratelli delle ottantacinque scuole 



— 235 — 

di quella città e giurisdizione perchè sia ad essi permesso d'im- 
piegare i ducati ottanta che annualmente somministrano a Ca- 
podistria nel mantenimento d'un maestro publico che erudi- 
sca i figli della città e del distretto ; si annuisce alla giusta do- 
manda. — (e. 121) 

1697. — luglio 25. — I provveditori all'Arsenale facciano 
bollare le legna adatte per l'arsenale che trovansi nei boschi 
d' Istria posseduti da Ottaviano e fratelli Pisani q. m Michiel, 
rimanendo le altre per uso dei suddetti. — (e. 166) 

1697. — agosto 8. — Disposizione simile alla precedente 
per le legna dei boschi di Cittanova posseduti da Giacomo Ba- 
rozzi fu Girolamo. — (e. 181 t.) 

1697. — dicembre 7. — Avendo Laura Dranzi di S. Lo- 
renzo garantito per l'amministrazione del fondaco di quella 
terra tenuta da suo figlio Domenico, ed avendo questi prodotto 
un ammanco di lire duemilasettecentoventiquattro fu condan- 
nato ed è morto in galea. Alla madre suddetta che deve prov- 
vedere al sostentamento di altri figli propri e di quelli del figlio 
Domenico suddetto si accordano dilazioni al pagamento del 
proprio obbligo. — (e. 3o8 t.) 

1697. — dicembre 19. — Si approva l'aggregazione al con- 
siglio di Parenzo di Gio. Girolamo Lanzi veneto. — (e. 320 t.) 

1697. — dicembre 19. — A Bernardo Franceschi Coman- 
dadore della Cancelleria di Capodistria siano corrisposti alcuni 
suoi crediti. — (e. 32 1) 

Registro 164 — (anno 1698) 

1698. — marzo io. — La Sig. na aggradi la savia direzione 
che tenne il Pod. di Capodistria nelle onoranze funebri fatte 

aldefunto Cap. no di Raspo Francesco Querini; si aggradirono 
assai le dicnostrazioni di affetto fatte in tale occasione dal Ve- 
scovo e. dalla cittadinanza; si approva l'invio a quella vicege- 
renza del Cons. re Marco Antonio Giustinian. — (NB. Manca 
in parte di questo registro la paginatura essendosi tagliate le pa- 
gine superiormente). 

1698. — marzo i5. — Allo scopo che si riesca ad aumen- 
tare la popolazione di Cittanova si accorda che possano essere 



— 236 — 

ascritti a quel Consiglio quanti avranno le condizioni indicate 
in un ricorso della popolazione suddetta. 

.1698. — marzo 22. — Si approva l'aggregazione al con- 
siglio di Parenzo di Benedetto e Giovanni Andrea figli naturali 
del fu Giovanni Balbi. 

1698. — aprile io. — Si accorda ai figli del defunto Cap.° 
di Raspo Francesco Querini i rimborsi di antecipazioni fatte 
dal padre per tagli di roveri. 

1698. — aprile 19. — Si avverte il Cap. e Pod. di Capo- 
distria che a governatore dell'armi di quella città, in luogo di 
Giacinto Borisi, che compie il tempo assegnatogli, fu eletto 
Costantino Masarachi. 

1698. — aprile 24. — Si incarica il Magistrato sopra feudi 
di ascoltare i Co. Rota, feudatari del castello di Momiano nel- 
P Istria, i quali chiedono di esporre le loro ragioni sulla impo- 
sta militare di ducati cento all'anno che fu a loro addossata. 

1688. — maggio 3. — Riesce gradita alla Sig. ria la solle- 
citudine colla quale Francesco Tacco si uni a Matteo Barba- 
bianca che va alla corte di Vienna, allo scopo che riesca l'affare. 

1698. — maggio 3. — Si scrive al Pod. di Capodistria, che 
se niente si oppone faccia restituire a Lazzaro figlio di Karam- 
bassà Matteo Ragossevich quanto fu tolto al padre stesso al 
tempo in cui fu imprigionato. 

1698. — giugno 21. — Si concede che i pochi terreni della 
Chiesa di S. Maria Maddalena fuori del castello di Raspo, uf- 
ficiata dal mansionario Don Giacomo Cherbavich, i quali ter- 
reni per conto della gravezza detta Praude non renderebbero 
al pubblico più di lire dodici all' anno, continuino ad essere 
esenti dalla stessa. 

1698. — agosto 2. — Si manda a Capodistria per l'effetto 
copia del giudizio emanato il 29 p. p. dal Collegio, in favore 
della Com. tà di Cittanova contro la mensa vescovile di Parenzo. 

1698. — settembre 20. — Si scrive al Pod. di Capodistria 
che adattandosi Pre Zamaria Lupetini, pievano della terra di 
Albona all'adempimento delle dovute convenienze verso quel 
pubblico rappresentante, gli si permette il ritorno alla propria 
chiesa. Si attendono i motivi che hanno indotto esso Pod. ad 



— 237 — 

eleggere Fioretto Fioretti a scrivano delle scuole del Castello 
e territorio di Valle. 

1698. — ottobre 4. — Assieme ad altre disposizioni si com- 
mette alle cariche di Capodistria e di Raspo la formazione di 
un nuovo testatico per regolare convenientemente e il getto delle 
€ carrattade • ; nella formazione stessa si osservino le regole 
date nei decreti del 1687 e 1688. Dal podestà di Capodistria 
si sono ricevute lettere con i catastici dei boschi della provin- 
cia da esso visitati. 

1098. — novembre 1. — Il nuovo podestà di Capodistria 
mandi informazioni sulla durata e qualità della condotta di Se- 
bastiano Baratti, medico della terra di Dignano, a cui il Salo- 
mon, già pod. di Capodistria, concesse un aumento di salario 
di ducati cinquanta oltre i duecento stabiliti. 

1698. — gennaio 3 (m. v.) — Si avverte il Pod. di Capo- 
distria che è concessa a quella terra per altri cinque anni la 
fiera franca. 

1698. — febbraio 12 (m. v.) — Si avverte il Pod. di Pirano 
essere pubblico volere che la giurisdizione della Villa di Castel 
Venere concessa nel 1649 al fu Cav. Gio. Furegon, e ritornata 
al pubblico per morte dell' ultimo di lui discendente, il Co. 
Erizzo, si continui ad esercitare da esso Podestà. 

1698. — febbraio 14 (m. v.) — 11 Pod. di Capodistria ban- 
disca il concorso ad un posto di provv. re ai confini rimasto 
vacante per la morte del D. or Raimondo Fin. 

1698. — febbraio 14 (m. v.) — Si avverte il Pod. di Ca- 
podistria che la primaria direzione della formazione del nuovo 
testatico spetta al Cap. no di Raspo, al quale farà pervenire di- 
stinto ragguaglio di tutti i Capi di famiglia della città e terri- 
torio capodistriano. Di ciò si avverte anche la carica di Raspo 
alla quale si esprime la pubblica soddisfazione perchè in se- 
guito ad istanza fattale dai confinanti austriaci di San Servolo 
e dal Giusdicente di Mune onde ottenere la restituzione di ani- 
mali loro tolti in private contese da sudditi della Sig. r,a , abi- 
tanti nella villa di Duana, ordinò l'immediata consegna degli 
animali stessi. — (v. anche lettera a Capod. 28 febb. m. v.). 

1698. — febbraio 14 (m. v.) — Si scrive al Pod. di Pirano 
che circa la richiesta fatta dall' interveniente di quella Com, ta 



— 238 — 

perchè nessuno sia escluso dall' imposizione del testatico, si 
atterrà intieramente ai comandi del Cap. di Raspo. 

Registro 16$ — (anno 1699) 

1699. — aprile 4. — Si approva V aggregazione al consi- 
glio di Parenzo di Andrea e Giuseppe fratelli Manzoni. — (e. 24). 

1699. — maggio 2. — Si concede alla Com. ta di Pirano 
che e prontamente esigga sopra li Capitali depositati in... Ca- 
f mera (di Capodistria) li suoi prò, ad. oggetto, che supplire 

• possi agFoblighi, a quali è tenuta annualmente per l'ordina- 

• tioni testamentarie de Benefattori deffonti. • — Si annuisce 
inoltre alla richiesta della comunità stessa di eseguire nel ri- 
spettivo pubblico fondaco l' investitura dei propri livelli. — 
(e. 4 t.) 

1699. — maggio 16. — Che Giacomo Vitturi consigliere 
a Capodistria sia soddisfatto del proprio credito per salario non 
pagatogli sin da quando assunse la carica. — (e. 57 t.) 

1699. — maggio 3o. — Si scrive al Cap. di kaspo che la 
Sig. ria fu soddisfatta della formazione del nuovo testatico con 
accrescimento di quattrocentosessanta capi di famiglia. Afjìn- 
chè dai cretensi non si abusi noi godimento delle case fatte 
fabbricare in Parenzo, et assegnate loro dalla pubblica carità 
per solo ricovero, ed abitazione, fu opportuno il proclama fatto 
pubblicare dal suddetto capitano, onde non abitandole vadano 
i fitti a vantaggio della pubblica cassa. — (e. 68) 

. 1699. — maggio 3o. — Si stabilisce che in avvenire le 
sovvenzioni di frumento ai fondaci dell' Istria siano fornite dalle 
Provincie della Dalmazia ed Albania, —r (e. 69) 

1699. — giugno 4. — Si annuisce alla supplica di Cecilia 
vedova di Ottavio Dal Bello richiedente la soddisfazione del 
credito di due. trecento che ha suo figlio Nicolò verso la Ca- 
mera di Capodistria. — (e. 75) 

1699. — luglio 9. — Attesi i gravi danni che alla provin- 
cia istriana arreca un numero considerabile di banditi si ap- 
prova la elezione di Giacomo Usich del castello di Valle al 
carico di e Barigello. • Tra altre norme da osservarsi sarà di 
particolare cura delle cariche di Raspo e Capodistria V impe- 



— 23g — 

dire che dagli abitanti di Valle, Pola, Dignano e Rovigno, che 
si obbligano spontaneamente alla contribuzione necessaria, non 
si ecceda il salario di ducati dodici mensili per il suddetto 
Usich, e di ducati cinque per gli uomini del suo seguito. — 
(e. 94) 

1699. — luglio 11. — Si appresero gli effetti della visita 
fatta alla provincia Istriana dal Pod. di Capodistria accompa- 
gnato dal Cons. r Basegio ; spiacque intendere il disordine tro- 
vato in tutti quei fondaci "meno in quello di Cittanova benis- 
simo diretto e nel quale si verificò e l'accrescimento di capitale 
t della metà di più dell'anno 1696 »..Le prescrizioni per i debiti 
risarcimenti si faranno eseguire anche contro Vincenzo Basi- 
lisco. Piace l'aumento di popolazione che si riconosce a Pa- 
renzo ed a Cittanova ; al vantaggio di quest' ultima la carica 
di Capod. solleciti il restauro di quelle mura e scavo del porto. 
— (e. 101) 

1699. — settembre 5. — Si approva l'aggregazione al con- 
siglio di Parenzo di Giovanni Giacomo d'Avanzo. — (e. 147 t.) 

1699. — ottobre io. — Avendo il Padre Giuseppe Fusti- 
noni, priore del piccolo convento di Santa Caterina di Rovigno, 
della religione servita, acquistato un fondo di circa dodici passi 
fuori del borgo di quella terra, implorano i Padri del convento 
predetto di poterlo ritenere per fabbricarvi sopra una casetta 
del valore di ducati trecento che serva di ricovero a qualche 
religioso ospite, e per fermarsi in occasione di malattie e di 
tempi cattivi. Si annuisce alla richiesta. — (e. 273) 

1699. — gennaio 9 (m. v.) — Si loda il contegno del Cap. 
di Raspo al passaggio che fece il Generale di Carlstadt con 
seguito di quaranta persone per il castello di Rozzo essendo 
diretto a Pisino ; si attendono altre prove della sua sollecitu- 
dine per la visita del Vescovo di Trieste. — (e. 225) 

1699. — febbraio 25 (m. v.) — In conformità del pratica- 
tosi negli anni 1667, 1679, 1684, 1688, 1694 si dà facoltà al 
Pod. di Capodistria di chiamare quei banditi tanto dannosi a 
rimettersi nella pubblica grazia, — (e. 25 1) 



n 



24O 

Registro 166 — (anno 1700) 

1700. — giugno 26. — Si scrive al Pod. di Capodistria che 
la Sig. ria acconsente che Vincenzo Baldini da Pirano beneme- 
rito anche per la perdita di un figlio passato già volontario 
con le cernide d' Istria nella Dalmazia, possa ridurre a proprie 
spese ad uso di salina certo terreno incolto e paludoso esi- 
stente nella valle di Siciole, alla parte detta di Fontanighe. — 
(e. 66) 

1700. — giugno 29. — Si avverte il Pod. là di Capodistria 
dell'aggregazione al Consiglio di S. Lorenzo del Can. co D. 
Marco, Francesco e Giorgio fratelli Cortesi, e loro nepoti e 
discendenti nativi di Cherso. — (e. 67 t.) 

1700. — giugno 29. — Ut supra per l'aggregazione al 
Consiglio di Parenzo di Francesco Rossi, nativo di detta terra, 
e dei suoi discendenti. — (e. 68) 

1700. — luglio 17. — Si approva la terminazione 6 nov. 
1687 del fu Pod. di Capodistria Sagredo relativa al ravviva- 
mento della carica di Vice Domino in Parenzo. — (e. 7S t.) 

1700. — agosto 14. — Che Gasparo Albertini, benemerito 
per le opere degli avi e per il servizio prestato durante qua- 
rantasette anni nelP Istria, ove fu capitano di quelle ordinanze, 
sia riaccolto nella Compagnia della Barca armata del Cap. no 
Marco Craina. — (e. 92) 

1700. — agosto 19. — Si manda al Pod. là di Capodistria 
lettera della carica d' Isola richiedente qualche sovvenzione ac- 
ciocché possa decentemente reggersi nella tenuità del salario 
assegnatogli. — (e. 95) 

1700. — settembre 11. — Chiedono i sudditi di Muggia 
di poter eleggere due persone con titolo di e sindici e procu- 
ratori • di essi medesimi, come fu accordato a Rovigno e ad 
altre terre di quella provincia. Il Pod. di Capodistria notifichi 
alla Sig. ria tali terre. — (e. 109) 

1700. — settembre 11. — Si concedono facilitazioni a Gio. 
Batta Basilisco e consorti garanti di Vincenzo Basilisco fu di- 
spensatore di farine a Rovigno, il quale intaccò quel fondaco 
per lire ottomila ed è ora bandito. —7 (e. 117 t.) 



— 241 — 

1700. — settembre 18. — Intesi i sentimenti del Podestà 
di Capodistria si approva l'aggregazione alla cittadinanza Pa- 
rentina di Francesco Rossi fu Giovanni di Venezia, — (e. 126 t.) 

1700. — ottobre 7. — Affine di provvedere ai bisogni spi- 
rituali dei sudditi della terra di Rovigno, si permette l'ere- 
zione in detta terra di un ospizio per i Padri Riformati Fran- 
cescani. — (e. i38) 

1700. — dicembre 29. — Si avverte il Pod. di Capodistria 
che a governatore dell'armi di quella città fu eletto Francesco 
Armachi in luogo del Masarachi. — (e. i85) 

1700. — gennaio i3 (m. v.) — 11 Provv. re Generale in Dal- 
mazia ed Albania proceda contro molti banditi ed altri rei di 
gravi danni contro una tartana del Cap. no Mustafà Smachia di 
Dulcigno. Gli eccessi predetti commessi nelle acque dell' Istria 
furono avvertiti dal Co. di Pola. — (e. 293 e filza relativa) 

Registro i6j — (anno 1701) 

1701. — maggio 7. — Si approva l'accordo stabilito con 
Giacomo Rigo per taglio di tremila e tolpi gentili » da com- 
pensarsi con soldi ventiquattro l'uno. 

1701. — maggio 25. — Commissione al Pod. la di Capo- 
distria di prorogare per altri anni dieci alle ville di Paugnan 
e Costabona P esenzione dalle due gravezze « di Podestaria e 
dei preghi. » 

1701. — giugno 1. — Essendo mancato di vita il Grioni 
Pod. di Muggia fu opportunemente spedito da Capodistria a 
quella reggenza il consigliar Diedo. 

1701. — luglio 6. — La comunità di Peroi esborsi nella 
camera di Raspo ducati centosessantasette che deve per biade 
ricevute, e con essi si paghi il capo degli scolari bombardieri 
di Pirano Marco Volano. 

1701. — luglio 9. — Si avverte il Pod. di Capodistria che 
il Senato approva la parte di collegio trasmessa ultimamente 
dal suo predecessore Basadonna e concernente la contribuzione 
al R. do Scarpino Antonio, pubblico precettore di quella terra di 
ducati quaranta all'anno da esser tolti dal fondaco e precisa- 



— 242 — 

mente da quella porzione di utili che è assegnata al Collegio 
stesso. 

1701. — luglio 16. — Si approva la terminazione del Pod. 
di Capodistria che elesse a fiscale di quella terra il Dottor Santo 
Grisoni in luogo del rinunziante Petronio. Detto podestà prov- 
veda ai bisogni di restauro che ha il torrione contiguo al pa- 
lazzo di Albona. 

1701. — agosto 27. — Il Senato loda le sollecitudini del 
Cap. di Raspo per le condotte di legna, ed incanti di dazi ; lo 
eccita a provvedere del restauro necessario le mura del castello 
di Rozzo ; approva P elezione ad archivista e t Tansador pu- 
blico » della persona di Gio. P.° Sottolich. 

1701. — settembre 7. — A sovvegno delle povere mona- 
che di S. Chiara di Capodistria ed in conformità a quanto 
fu loro concesso nell'anno 1682 si commette al Mag. to al Sai 
che informi sulla quantità di sali che si può permettere a dette 
Monache di consegnare. (In data 16 detto mese si fissa a tre- 
cento moggia la sopraccennata quantità di sale.) 

1701. — ottobre 1. — Si sente con piacere che il Pod. 
di Capodistria mette assieme materiali per il decretato restauro 
dei due fortini, e del castello di Muggia, e tosto giunto colà 
il Co. Polcenigo si darà principio all'opera. Si stabilisce che il 
Cap. no Gio. Muzio Pusterla ed il figlio durante il tempo della 
loro permanenza colà riscuotano le paghe da quella camera. 

1701. — ottobre 6. — Essendo arrivato a Capodistria il 
Co. Gio. Battista Polcenigo con commissione di provvedere a 
tutti i bisogni di restauro che hanno le piazze, castelli, isole 
ed altri luoghi di quella provincia, il Pod. della terra suddetta 
gli somministri il denaro di cui vi sarà bisogno valendosi del 
« dinaro obligato. » 

1701. — dicembre i5. — Si stabilisce di mandare a Ca- 
podistria Antonio Sala perchè ammaestri quelle cernide. — (v. 
anche febb. 9 successivo) (v. anche 18 marzo 1702). 

1701. — gennaio 5 (m. v.) — Che Giuseppe Pagan diret- 
tore dei lavori compiuti pel rifacimento delle mura e coperto 
dei magazzini di sale in Capodistria, sia soddisfatto dei ducati 
trecentoquarantatre che gli spettano e che furono spesi oltre 
i ducati millenovecento stabiliti con decreto 22 gennaio 1700. 



— 243 — 

1 materiali usati nei lavori predetti serviranno anche nell'acco- 
modamento dell'altro magazzino a Porta S. Marbon della città, 
lavoro stabilito con decreto i gen. 1700. 

Registro 168 — (anno 1J02) 

1702. — marzo 4. — Considerato che le rendite della chie- 
sa di S. Maria d'Umago non ascendono a più di otto ducati 
annui e che perciò sin dal 1590 fu sempre esente da paga- 
mento di decime e sussidii, si decreta la stabilità di detta esen- 
zione. — (e. 3) 

1702. — giugno 10. — Prestito di due. duemila alla Com. 
di Pinano per e l'escavatione del Canale, rifacimento delle scale 
de Terrapieni, delle nuove porte e muraglie • etc. 

1702. — giugno 24. — Si raccomandano al Pod. di Ca- 
podistria le avvertenze a tutela della sanità nel trasporto da 
Zagabria a quel reggimento e da questo a Venezia di « colli 
quattrocento cera • — In data 19 agosto seg. detti colli sono 
portati a mille. 

1702. — agosto 3. — I mercanti di Pola scrissero alla Si- 
gnoria che t avutosi dalla nave Europa incontro con basti- 
menti francesi, siasi poi ricoverata in cotesto Porto. » Quel 
Conte e Provv. rc informi. . 

1702. — agosto 3. — Si fissano regole per i salari al 
Cap. no Bernardino Fregon ed al Colonnello Nicolò Rizzo de- 
stinati all'obbedienza di Filippo Dona eletto Cap. no alla guar- 
dia dell' isole del Quarnero e rive d' Istria. In data agosto 26 
seguente si stabiliscono le quantità di biscotti per le tre ga- 
leotte di detta guardia comandate da Antonio Rizzo, Co. Fran- 
cesco Fanfogna e Giorgio Tech. 

1702. — settembre 9. — Si inseriscano nel partito del sale 
che corre con la Comunità di Pirano quattro nuovi capitoli 
formati dal collegio dei 20 di detta Comunità. — (Tali capitoli 
trovansi in filza e dispongono che e il ragionato de sali debba 
« stare un anno solo nella carica e che sia obbligato dar li 
« raporti al ragionato successore etc. ; — che il ragionato non 
« possa mai cavar alcun conto ad alcun Cittadino senza la 



— 244 — 

e total detrattone del suo dar, etiam che vi fossero debiti natti 
« sotto P administratione de ragionati suoi precessori etc. — 
« che terminato il corrente partito debba segregare la scritura 
t conforme si praticò nell'anno 1675, e cosi successivamente 
e d'anni X. CI etc. — che de cetero se alcuno sarà debitore nelli 
i libri de sali alienerà le sue saline, debba convenir per la so- 
« disfatione del debito col Acquistante, quale subito stipulato 
« l' istromento s' intenderà debitore etc. 

1702. — settembre 27. — Il Provv. r Gen. 1 da Mar ed il 
Provv/ Gen. lc dell'Armi in Morea dispongano perchè il Cap. no 
Muzio Pusterla ed il figlio Marcantonio, i quali si adoperarono 
con lode nei lavori loro commessi in Istria, siano impiegati 
negP incarichi che già tenevano in addietro, l'uno di capo prin- 
cipale del castello di Morea, e l'altro di bombista. 

1702. — ottobre 21. — Avendo il Pod. la di Capodistria 
chiesto di avere al suo servizio quattro ufficiali abili e fedeli, 
si spediscono i sergenti maggiori Ciriaro Bodoria, Francesco 
Maria Gualazzi, ed Antonio Visconti che già benemeritarono 
nella guerra di levante. 

1702. — ottobre 28. — Il Senato approva l'aggregazione 
a cittadino di Dignano di Pre. Francesco Cecolino minore con- 
ventuale. — (v. filza) 

1702. — novembre 4. — Il Pod. di Capodistria immetta 
nell'esercizio del carico affidatogli Fabrizio Venturini eletto go- 
vernatore dell' armi di quella città in luogo di Francesco Ar- 
machi defunto. 

1702. — novembre 16. — Il sergente maggiore Antonio 
Venier possa trasferirsi per due mesi in Istria onde accudire 
a sue faccende. 

1702. — dicembre 23. — A compimento di quanto chiese 
il Pod. di Capodistria si spedisce alla sua obbedienza, oltre i 
tre sergenti maggiori di cui la deliberazione 21 ottobre pass., 
il Cap. no Lorenzo Antuisio. 

1702. — dicembre 28. — Si avverte il Cap. no di Raspo che 
per rimunerazione di Francesco Bigatto, capomunizionere, re- 
sosi benemerito fin dal tempo della guerra di Candia, atteso 
anche la tarda età di anni ottantatre e la copiosa figliolanza, 



— 245 — 

il Senato acconsente che alla sua morte resti quell'impiego al 
figlio Francesco già ventenne e dotato di abilità. 

1702. — dicembre 3o. — Per compensare le benemerenze 
della famiglia B.ruti, una delle principali di Capodistria, che 
ripetutamente sin da tempi remoti fu privata d'ogni avere dai 
Turchi nelle prese di Durazzo e Dolcigno, e che fruttuosi ser- 
vizi prestò nelle armi e negli studi della lingua turca, si ac- 
cetta, per la prima vacanza che succederà, nel numero dei Gio- 
vani di lingua, il sedicenne Bartolomeo figlio di Marco della 
famiglia sullodata. — (V. filza). 

1702. — dicembre 3o. — Si accompagna al Pod. di Ca- 
podistria « il condotto Girolamo Anselmi perchè con la di lui 
t abilità abbia a sopraintendere alli quattro ofjìtiali, già . . . 
t espediti. » 

1702. — febbraio 7 (m. v.) — Premesse lodi al Cap. di 
Raspo per il guadagno procurato nell'appalto dei dazi del fru- 
mento ed animali minuti, si commenda l'accoglienza da esso 
fatta ai due ufficiali che gli porsero la lettera del Generale 
Heister, e la prudente risposta. 

Jlnno 170). 

(Regesti tratti dalle minute.) 

1703. — marzo i5. — La Sig. ria chiede al Cap. no e Pod. 
di Capodistria se fu veramente giovevole a quelle cernide il 
servizio del condotto Antonio Sala colà spedito nel 1701. — 
(filza 770) 

In data 14 giugno lo si impiega nel servizio del Cap. no 
dell'isole del Quarnero e Rive d'Istria. — (f. 771) 

1703. — marzo 24. — Fabrizio Venturini, governatore a 
Capodistria, possa per un mese portarsi a Venezia. — (id.) 

1703. — marzo 29. — Si approva l'aggregazione al con- 
siglio di Cittanova di Biagio Gordin e discendenti. — (id. con 
allegati) 

1703. — aprile 14. — Da lettere 26 p. p. del Co. di Pola 
si intese quanto è seguito colà circa l'aggregazione di nuove 
famiglie, « e si è pure osservato il decreto del Senato 1 1 gen- 



— 246 — 

t naio 1675, che licentia F instanze alF hora presentate dalla 
« Com. la , e sospesa la parte che a questo effetto era stata presa 
« in (quel) Conseglio. » Vedutasi poi altra parte 5 giù. 1701 
approvata dal Pod. di Capodistria crede il Senato di sospen- 
derla per ora. Frattanto informi il Co. di Pola se dopo il de- 
creto 1675 siano state aggregate famiglie a quel Consiglio, e 
quante, e se al presente siavene bisogno, e se sia sempre stata 
condizione richiesta il fermo domicilio in Pola- — (filza sudd. 
con allegati). Anche al Pod. di Capodistria chiedonsi dette in- 
formazioni. 

1703. — aprile 19. — Alvise Baravieri, benemerito ufficiale 
sia inscritto nel ruolo della Barca Armata di Capodistria. — 
(f: u. s.) 

1703. — maggio 5. — Si approva la parte presa nel Con- 
siglio di Portole, in virtù della quale t supplicano quei giudici 
« la concessione di poter per gli motivi... espressi, erigger in 
« forma hereditaria, et in numero di 24, come prescrivono 
« gl'ordini del loro statuto, il Cons.° medesimo. » — (f. 771 con 
allegati) 

i6o3. — giugno 16. — Avendo il Pod. di Capodistria già 
impiegati nei posti, ove credette necessario, gli uffìziali spedi- 
tigli, il Senato decreta il ritorno a Venezia del condotto Giro- 
lamo Anselmi, e del serg. maggiore Bodoria. — (f. sudd.) 

1703. — agosto 9. — Si dà commissione al Pod. di Ca- 
podistria che imponga a Giacomo Gallignana di continuare 
senza alcuna eccezione nella pratica di contribuire alla mensa 
Vescovile di Parenzo i diritti che le spettano. — (f. 772 ed 
allegati) 

I7c3. — settembre 12. — Si spedisce a Capod. il cap. no 
Gio. Fantinato in sostituzione dell'ufjìziale Bodoria. — (f. 773) 

In data stessa si accorda F impiego di denari obbligati per 
salari al Fantinato ed al suo fratello Pietro sergente. — (f. u. s.) 

1702. — settembre i3. — Si concede al Pod. di Capodi- 
stria F impiego di ducati duecento di denaro obbligato per saldo 
del credito contratto da Ant.° Loredan* fu Carlo mentre sostenne 
la reggenza di Portole. — (f. u. s.) 

1703. — settembre i5. — Si approva Faggregazione di Ce- 



— *47 — 

sare Zattoni, col padre, fratelli e discendenti in perpetuo al 
consiglio di Parenzo. — (f. u. s.) 

1703. — settembre i5. — Si concede alle monache di S. 
Chiara di Capodistria la permuta di certa loro casa con altra 
attigua al Monastero per poter qualche poco ampliare quest'ul- 
timo. — (f. u. s.) 

1703. — settembre 22 — Si accorda alla Com. tà di Pirano 
un imprestito di ducati millecinquecento perchè sia prontamente 
restaurato quel Molo grande « distrutto e sradicato dall' inon- 
dationi del mare. » — (f. u. s.) 

1703. — settembre 27. — I Prov. ri al Sai informino sui ri- 
medi da applicarsi trovandosi a Venezia ed in Istria troppa 
quantità di sali oltre, quelli di prossima fattura, tra i quali 
l'ubertoso raccolto di Pirano. — (f. u. s.) 

1703. — ottobre 27. — 11 Pod. tà di Capodistria faciliti e il 
t passaggio (da quella parte) delle cere di ragione di Giovanni 
« Radi colà esistenti. » — (f. u. s.) 

1703. — ottobre 27. — Il Pod. là di Capodistria obblighi 
Giacomo Gallignana di Orsara alla contribuzione dei diritti spet- 
tanti alla mensa vescovile di Parenzo, dalla quale contribuzione 
egli si esime asserendo non esser soggetto alla giudicatura di 
esso Pod. — (f. u. s.) 

1703. — novembre i5. — Attesi gli scarsi redditi dei Padri 
Domenicani di Capodistria si concede che il debito per decime 
contratto sin qua possano pagarlo con sali. — (f. 774 ed alleg.) 

1703. — dicembre 20. — Saldo agli eredi di Giuseppe del 
Tacco da Capodistria, stipendiato della Sig. morto nella con- 
trada di S. Fosca di Venezia il 2 giugno 1696, dei crediti ad 
esso del Tacco spettanti. — (f. u. s.) 

Anno 1704. 
(Regesti tratti dalle filze.) 

1704. — marzo 1. — In sostituzione del sergente maggiore 
Francesco Maria Gualazzi che ha compito in Capodistria l'anno 
di suo servizio vada il serg. magg. Pietro Lazzarini. — (f. 776) 

NB. Riespcdito a Capod. il Guadalazzi il 12 apr. seg. 



~ 248 — 

1704. — marzo 6. — Sostituzione a Capodistria del Cap. M ' 
Lorenzo Ansuisio col cap. Girolamo Brochini. — (f. u. s.) (So- 
spesa addì 27 seg.) 

Vedi anche 18 sett. seg. filza 779. 

1704. — aprile 16. — Paolo Pissini spedito governatore 
a Capodistria in luogo di Fabrizio Venturini. — (f. u. s.) (V. 
anche 26 apr. seg.) 

1704. — aprile io (sic). — 11 consigliere di Capodistria 
Boldù riscuota da quella camera i salari come il collega Ant. 
Basegio. — (f. 777) 

1704. — maggio io. — Inteso il parere dei Consultori circa 
P istanza degli eredi del - fu D. Domenico Corsi già canonico 
di Pirano relativamente ai beni assegnati per l'erezione in quella 
terra di un canonicato giuspatronato laicale della sua famiglia 
nella chiesa di S. Giorgio, si stabilisce che resti approvalo 
f F istrumento 26 febb. decorso tra gP heredi medesimi al pre- 
« nominato oggetto stabilito, con che però nel caso dell'estin- 
• tione della fam. a Corsi, habbi a subintrar alla nominatione 
f del Religioso, e che sia suddito di quella terra, il Pod. di 
« Capodistria. » — (f. u. s.) 

1704. — maggio 24. — Ha riflesso il senato a quanto espose 
la carica di Capod. intorno allo stato presente di quel Semi- 
nario ed essendo intenzione che giusta il decreto 21 die. 1675 
continui la distribuzione della tassa insensibile sopra tutte le 
scuole laiche della città e provincia che importa due. quattro- 
cento annui destinati al sostentamento del Seminario predetto, 
il Pod. di Capodistria stesso ne solleciti F esecuzione, ed ob- 
blighi alla propria parte non ostante il Decr. l ° 1697 anche le 
scuole di Pola libere di esporre alla Sig. na le loro ragioni. — 
Inoltre quel Pod. abbia cura nei pagamenti più necessari di 
preferire il Seminario per i ducati quattrocento assignatigli sul 
dazio del Vino a spina. Frattanto informi se dai maestri che 
vi insegnano sono regolarmente presentate al collegio le loro 
patenti e se i precettori stessi sono sudditi Veneti. — (f. u. s. 
con alleg.) 

1704. — maggio 29. — Marco Vellano, povero capo di sco- 
lari bombardieri di Pirano sia compensato di suoi crediti. — 
(f. u. s.) 



_ 249 — 

1704. — luglio io. — Sia t ricondotto ai servizi della Sig. » 
per anni cinque e di fermo e due di rispetto » Pietfo Gavardo 
benemerito per se stesso e per le opere del figlio Francesco. — 
(f. 778) 

1704. — settembre 4. — Atteso lo stato miserabile dei tre 
canonici della cattedrale di Cittanova i cui redditi uniti non 
raggiungono per. tutti e tre che ducati cinquanta annui si ri- 
mettono agli stessi tutti i debiti per decime insolute. — (f. 779) 

1704. — settembre 18. — Bernardino Furegoni da Pirano 
che serve quale sergente maggiore il Cap. no delle Rive d'Istria 
ed il fratello Marquardo Furegoni ed i loro discendenti siano 
. decorati del titolo di conte, fregio accordato pure alla linea fra- 
terna dell'Avo Paterno. — (f. u. s. con alleg.) 

1704. — .dicembre 20. — Si approvano le parti 23 sett. e 
26 ott. 1703 prese nel consiglio di Rovigno circa le regole da 
osservare nelle elezioni e confermazioni dei medici di quella 
terra. — (filza 780 con alleg.) 

1704. — gennaio 24 (m. v.) — Il Pod. di Capodistria prov- 
veda che i sacerdoti di Bugie prestino al proprio Podestà le 
onoranze che gli sono dovute all' ingresso nella Chiesa. — (f. 
u. s. con alleg.) 

1704. — febbraio 12 (m. v.) — Perchè il senato, inteso il 
parere dei Consultori in Jure, possa deliberare circa la vertenza* 
tra prete Bortolo Germanis ed il canonico Giacomo Cherbavich, 
si commette al Cap. no di Raspo che trasmetta quanto l'uno e 
l'altro adducono a proprio favore. — (f. u. s. con alleg.) 

Registro 171 — (anno 1705) 

1705. — marzo 12. — Il Reggimento dell'arsenale sommi- 
nistri al povero comune di Visinada un'asta lunga nove brac- 
cia per portare nella processione lo stendardo di S. Antonio 
di Padova. — (e. 4) 

1705. — marzo 14. — Si concede alla Com. tà di Capodi- 
stria di conchiuder con Nicolò Stanz Paradano da Segna il 
nuovo partito per staia dodicimila di sale destinato a Fiume, 
Buccari e Segna con i patti stabiliti il 26 gennaio decorso. — 
(e. 5 t.) 

3 



— 2$0 — 

1706. — marzo 21. — I! Co. e Provv. rc a Pola faccia in- 
tendere ai parenti di quei Montenegrini che vorrebbero passare 
nelle terre Venete, l'aggradimento col quale sarebbero accolti 
dalla Sig. ria . — (e. io t.) 

1705. — marzo 3i. — Si avverte la carica di Capodistria 
che il Senato tenendo conto delle benemerenze della famiglia 
Fini conferì ad Andrea l' ufficio di provveditore ai confini di 
quella provincia. — (e. i5 t.) 

1705. — aprile 4. — Le benemerenze tante volte acqui- 
state dalla famiglia Contesini Hettore d' Isola d' Istria accre- 
sciute dagli uffici sostenuti ultimamente in più assessorie da 
Tommaso, persuadono la Sig. na ad accordare a detto Tommaso, 
e fratelli Lelio Abb. c e Gio. Andrea, e legittimi discendenti, già 
aggregati a varie cittadinanze Istriane, anche quella di Capo- 
distria. — (e. 18, v. anche filza) 

1705. — aprile 16. — Si manda a Capodistria il sergente 
maggiore Pietro Lazarini perchè sostituisca il Cap. no Antonio 
Visconti che ha compito il tempo di servizio. — (e. 24) 

1705. — aprile 22. — Si ricevettero le istanze dei sudditi 
di Pola per il permesso di erigere nella Chiesa di S. Antonio 
vicino alla Cattedrale una confraternita laica che si regolerebbe 
con ventiuno capitoli inserti nelle istanze predette. Inteso il 
parere dei consultori, tali capitoli si approvano t con Peccet- 
« tione che nelP8, XI, et ultimo dessi resta espresso che hab- 
t biano ad intendersi esclusi gì' Ecclesiastici dalPamministratio- 
f ne et riduttione temporale che non dovrà mai esser fatta 
« senza previo assenso del pubblico rappresentante, né pur havrà 
« a permettersi oltre gl'anni due il possesso de beni, che fos- 
t sero da essa Confraternità acquistati et ogni sua anione, et 
t causa rimanere sempre soggetta alla giudicatura laicale. » Il 
Co. e Provv. rc di quella terra ingiunga t il registro, et Pesse- 
t cutione de medesimi Capitoli » dovendosi ottemperare all'ob- 
bligo di presentare al Collegio il breve delle indulgenze perchè 
con le forme solite di legge siano « licentiate •. — (e. 27) 

(Copia dei capitoli esistenti nella fil\a n. 781.) 
Capitoli della Confraternita di Sant'Antonio da Padova 



— 25l — 

presso alla Cattedrale eretta li 28 febraro 1666 m. v., 1667 
more imp. 

Primo. Vivino li fratelli con moralità, timor di Dio, e buona 
fama servendo di essemplare a gl'altri, e non di scandalo ; fre- 
quentino gli SS. mi Sacramenti, le Chiese, e gl'essercizi buoni 
per guadagnar gli tesori del Cielo; avverta però ogni fratello, 
ch'essendo scandaloso, sarà dal Presidente ammonito due volte, 
e non rifformandosi, sarà casso, e levato dal numero de fra- 
telli. 

Sec. d0 La Domenica mattina, e le feste di precetto a hora 
competente si ridduranno nella Capella del Santo, a recitare 
l'officio di Maria Vergine, e responsorio del Santo, divisi la 
metà per parte con canto modesto e quieto, e chi non saprà 
leggere dirà la Corona, o altra divozione; dopo si discorrerà 
dell'avvanzo della Congregation, e buon profitto. 

Terzo. Sia obligato ogni fratello farsi una cappa di color 
dell'Abito del Santo in termine di mesi tre al più, di tela con 
un cordone da cingerla, a forma che la portano i Frati, e nel 
petto sarebbe a proposito T imagine del Santo, quali cappe tutte 
debbano sempre stare in una cassa a posta da farsi a tal ef- 
fetto, ne mai asportarsi, e principalmente prestarsi a chi si sia 
ne pei Processioni, ne maschere; ma chi la prestasse perdi la 
Cappa, e sia subito casso. 

Quarto. Quando morirà qualche fratello tutti gli altri siano 
obligati compagnarlo colle loro cappe alla sepoltura, e recitarli 
chi sa leggere un notturno de morti colle laudi, et vespero ; 
e chi non sa leggere una corona ; se sarà ecclesiastico la cappa 
resti alla Congregatione ; e sarà dispensata a qualche impotente 
di farla a bussoli e ballotte ; se sarà laico, sia sepolto colla me- 
desima e fatto portare da quattro vestiti colle cappe da farsi 
quanto prima a tal effetto del denaro della Congregatione ; di 
più si stimeranno bene gli fratelli ; il che doverà ballottarsi ; 
far dir una messa da cadaun fratello per ogni uno che morirà, 
o almeno cantarne una in die obitus. 

Quinto. Sia fatta una sepoltura appresso l'altare del Santo 
dove ogni fratello sia in libertà di farsi sepelire. 

Sesto. All' ingresso ogni uno contribuirà qualche elemosina. 

Settimo. Sia fatto un libro nel quale sia annotato distin- 



— 252 — 

tamente quanto si ritrovasse d'elemosine di volta in volta con 
nota distinta del giorno, che venissero lasciate, date, portate, 
o ritrovate; e se sarà denaro stia in una cassa, che doverà 
avere tre chiavi, una tenuta dal Presidente, una dal Vicario, 
e l'altra dal Procuratore, però. 

Ottavo. Siano eletti uno, che sia Capo della Congregatio- 
ne o ecclesiastico, o secolare, che abbia il titolo di Presidente, 
et invigili, che la Congregatione camini bene, porti in mano 
una figura di Sant'Antonio Prottettore di legno dorata, o argen- 
tata, e sia il di lui segno ; ogni fratello dovrà ubbidirlo, e ri- 
conoscerlo, come capo; dovrà far 1' ammonitone a fratelli, e 
trovandoli incorreggibili portar alla Congregatione gli diffetti, 
per farlo cassare, e stia in lui in tal caso, se fosse presente il 
fratello scandaloso, farlo dar luogo ; abbia un Vicario da essere 
eletto, come lui a voti, et un Procuratore e' habbia cura delle 
spese; compii, e paghi ; ma non possa spendere senza consenso 
più di tre lire ; oltre questo siano eletti otto Consiglieri quali 
ascolteranno le differenze, che vertissero tra fratelli per occa- 
sione della Congregatione, e le decideranno per coscienza, e 
sia a loro la cognitione doppo il Presidente, e Banca, e sia 
lecito ad ogni fratello far riccorso anco per le determinationi, 
o attioni del Presidente, Vicario et Procuratore, dovendo du- 
rar un anno solo ; né aver possino per due anni carica alcuna. 

Nono. Siano eletti due fratelli con titolo di infermieri, quali 
in caso che Dio liberi qualche fratello fosse ammalato lo visi- 
tino ; in caso di bisogno lo suffraghino con denaro della Con- 
gregatione, dovendo darne parte a prima ridduzione a fratelli ; 
et ogn'uno rattarsi quello può ; invigilare principalmente, che 
si confessino, e communichino e muorino con santi Sacramenti, 
non possino darli più di soldi vinti al giorno senza ballotta- 
zione. 

Decimo. A capo l'anno siano eletti due Revisori a voti, 
che col nuovo Presidente rivedano ogni partita del Presidente 
uscito, Vicario e Procuratore, e fatto il sindicato siano gli conti 
letti in Congregatione de fratelli e siano ubligati in pena di 
lire io rivederli nel termine di giorni i5, e caso che fossero 
debitori sia fatto riccorso alla giustitia per farli pagare. 

Undecimo. Se per testamento o legato, donatione o eie- 



— 253 — 

mosina, seu qualsisia titolo fossero lasciati beni stabili, o ani- 
mali alla Congregatane, allora et in tal caso sia ogni testa- 
mento, o instromento sia registrato nel libro sopradetto, e gli 
beni, et animali si diano a persone sicure, e sempre con voti 
secreti, circa li quali sempre siano proibiti li brogli, ma si ca- 
mini colla coscienza. 

Dodicesimo. La cassa del Denaro stia in luogo sicuro, non 
in Chiesa per il pericolo, che venga rotta, il che si rimette a 
fratelli. 

Decimoterzo. Sia comprata una casseletta e si mandi ogni 
Domenica uno, o due fratelli alle Case, che cerchi, o cerchino 
per la Congregatone, e si arrieordino che non bisogna vergo- 
gnarsi, e di quello si riccavasse, si illuminerà il Santo, e si 
soccorreranno gì' infermi ; in caso di mali tempi mandisi il mas- 
saro della . Congregatone. Però. 

Decimoquarto. Sia eletto un Massaro, o servente, quale 
abbia l'obligo di convocar gli fratelli, a ridduttióne, e sepolture 
o altro bisogno della Congregatane, portar gli bussoli, tener 
netta la Chiesa, piegar le Cappe, illuminar l'altare, et altro che 
occorresse ; sia persona da bene et timorata di Dio, e le sia 
assegnata qualche recognitione, per ora poca, sin che Dio aiuti ; 
anderà questo cercando fuori per le Ville al raccolto, e così al 
tempo di lane e formaggi, conseguendo la solita porzione, e 
per le chiese colla cassetta, dalla quale pure abbia il solito 
emolumento. 

Decimoquinto. Sia eletto un Capellano della Congregatone, 
che nelle Processioni debba accompagnarla con stola, e cotta 
al levar de cadaveri, et altfe fonzioni pie; doverà però andar 
avanti tutto il Capitolo, e restar il Capitolo com'è giusto, su- 
periore ; dirà messa per ora quando sarà ricercato, averà lire i 
d'elemosima, et al sepelir de morti lire i : 4 nelle processioni 
soldi otto. 

Decimosesto. Sia ogni venerdì a sera sonato a campane 
doppie il transito del Santo; al quale doverà intervenire il Ca- 
pellano, e fratelli e cantarsi con voce flebile, e con divozione; 
si farà la Processione breve, e si anderà modestamente a casa; 
si proveda però d'un Crocefisso ; e doverà il Capellano per que- 
sto aver sepoltura, e suffraggii, come gl'altri senz'aggravio, e 



— 254 — 

non altro per ora; sarà poi in libertà de fratelli col tempo 
darle recognizione. 

Decimosettimo. Sia ogni giorno illuminato l'Altare ; e sin 
che si trova modo un giorno per fratello, che sarà poco ag- 
gravio. 

Decimottavo. Siano supplicati gì' Ill. mi e R. mi Vescovi prò 
tempore, e gì' Ill. mi Rappresentanti aver protettione di questa 
Congrega; et averla per raccomandata. 

Decimonono. Sia scritto a Roma per l'aggregazione a quella 
delle Stigmate di S. Francesco, e si procuri P Indulgenza per- 
petua, et l'Aitar privileggiato per fratelli. 

Vigesimo. Sia un libro per scrivere le Donne, che conse- 
guiranno P indulgenze. 

Vigesimoprimo. Nel governo non possino entrare che Sa- 
cerdoti e Cittadini ; negli otto però possino essere quattro de 
inferiori. 

Nel resto con questa osservanza si spera gloria del Santo 
e prottettione e frutto dell'anime che Dio vogli per sua mise- 
ricordia. Amen. 

Adi i) Febraro. 

Alla presenza di messer Ill. mo e Rev. mo Vescovo e dell'Ill. mo 
Sig. r Co. Provv. r furono publicati gli predetti Capitoli alla pre- 
senza di tutto il Popolo, e del molto R. d0 Padre Giacomo An- 
tonio da Capodistria secretarlo della Provincia, e Predicatore 
di Pola di Casa Collevar. 

1667. die i) martii. 

Prottettori : Mons. Ill. mo et R. mo Bernardino Corniani Ve- 
scovo di Pola. — L' Ill. mo Sig. r Zuane Soranzo Co. e Provv. re . 

Presidente. L' Ill.mo e R. mo Vescovo. 

Vicario. Il m. to illustre Sig. r Lugrezio Angarano. 

Procuratore. Il m. to Rev. Sig. r D. Marco Dottore Cancel- 
liere. 

1705. — aprile 24. — Che Giacomo Grimani consigliere 
di Capodistria percepisca da quella Camera i suoi salari. — 

(C. 33) 

1705. — maggio 28. — Si stabilisce al servizio in Capo- 
distria il sergente maggiore Alvise Marini in luogo di Antonio 



— 255 — 

Visconti che verrà a Venezia col prossimo rimpatrio di quel 
presente podestà. — (e. 54 t.) 

1705. — luglio 9. — Si approva l'elezione fatta dal Cons.° 
di Muggia a proprio medico di Girolamo Zifp in luogo di An- 
tonio Maria Sguacio, che rifiutò l' incarico ; si approva anche 
la dimissione di Francesco Vidali da Sindaco del popolo « stante 
t Tessere debitore, e questo in ordine alla terminatione del fu 
« Pod. tà e Cap. no di Capodistria Erizzo i65g. » — (e. 81). 

1705. — agosto 1. — Il cons. rc di Capodistria Francesco 
Zilio percepisca i suoi salarii da quella Camera. — (e 91 t.) 

1705. — agosto 27. — Il pod. di Rovigno procuri il risar- 
cimento di quel fondaco creditore di lire trentamilatrecentono- 
vantasette. — (e. 101). 

1705. — settembre 5. — L'aggregazione al Cons. di Ca- 
podistria della famiglia Contarini decretata il 4 aprile decorso 
resti sospesa sinché i savi del Collegio ascoltino le ragioni della 
medesima e di alcuni aggravati. — (e. 108) 

1705. — settembre 19. — Il Mag. l ° al Sai ed il Pod. di 
Capodistria avendo risposto favorevolmente, si accettano in pub- 
blico dalle povere monache di S. Chiara di Capodistria moggia 
cinquecento di sale, come fu fatto anche nel 1701. — - (e. 11 5) 

1705. — settembre 19. — Si avverte il Pod. di Capodistria 
che a governatore di quelle armi fu eletto Pietro Gavardo che 
succederà a Fabrizio Venturini. — (e. n5 t.) 

1705. — ottobre io. — Il Cap. no Gio. Battista Conforti re- 
sosi benemerito anche nella Morea si porti a Capodistria. per 
sostituirvi il sergente maggiore Lorenzo Ansuisio che compi il 
tempo di suo servizio. — (e. 122 e e. 124 t.) 

1705. — novembre 14. — Il Pod. di Pirano procuri la sod- 
disfazione del credito di due. quattrocentottantasei che ha 
quel Capo principale dei scolari bombardieri Marco Vellano. — 

(C. 132) 

1705. — dicembre 19. — Si approva l'aggregazione al Con- 
siglio di Cittanova di Giovanni Paulatich da Grisignana. — 
(e. 146) 

1705. — gennaio 16 (m. v.) — Essendosi intesa la morte 
di Fabrizio Venturini governatore delle armi in Capodistria il 



— 256 — 

Savio alla Scrittura provveda di successore. — (e. i53) (Vedi 
la parte a c. lc n5 t.) 

1705. — gennaio 3o (m. v.) — Sia fatta grazia a Gio. Bat- 
tista Castro di esser compreso nella liberazione dei banditi, 
sebbene vi fosse escluso per essere stato condannato dal Pod. 
di. Pirano di soli giorni quindici fuori del tempo stabilito in 
detto indulto. — (e. i5g t.) 

Registro 172 — (anno ijo6) 

1706. — marzo 18. — Il Senato approva quanto stabili il 
Pod. di Rovigno nella vertenza insórta tra quei giudici e sin- 
dico da una parte ed i sindici del popolo dall'altra per pretese 
di posto in consiglio. Il Rettore sudd.° avea stabilito « per ora 
e a sindici suddetti, di sedere, in faccia della publica Rappre- 
c sentanza, dentro il rastello del tribunale, senza minimo pre- 

. e giudicio alle ragioni d'ambe le parti, già passate a fori civili 1 
ed osserva t che il posto è di convenienza, et il più cospicuo, 

• doppo il conteso ; li sindici però del popolo non gradendolo, 

• notato un atto a proprio servitio, uscirono dal consiglio, che 
t proseguì e terminò quietamente. — (e. io t. e filza relativa) 

1706. — marzo 3o. — Il sergente maggiore Girolamo Bro- 
chini passato all'obbedienza del Provv. 1 " d'Armata Loredan sia 
sostituito dal sergente maggiore Ciriaco Bodoria. — (e. 17) 

1706. — aprile 14. — Si approva che la Com. la di Buie 
per altri anni sei goda dell'assistenza del medico fisico Girola- 
mo Sifp assegnatogli il salario sul dazio del bosco di Valaron, 
in quella giurisdizione. — (e. 26 t.) 

1706. — maggio 29. — Si annuisce all'istanza dell'arci- 
diacono della Cattedrale di Pola, Angelo Bossi, che resti per- 
messa e firmata l'.institutione di un legato di 'quattro messe 
alla settimana, e mansionaria perpetua di due sacerdoti, (e. 54 
e filza relativa). 

1706, — maggio 29. — Si approva che per un altro trien- 
nio la Comunità di Rovigno abbia condotto come chirurgo Bar- 
tolomeo Patuna. — (e. 54 t.) 

1706. — giugno 5. — Il Cap. no di Raspo provveda con 



— 257 — 

denaro di quella camera la soddisfazione del credito di Marino 
Peconi capitano delle ordinanze di Albona. — (e. 62 t.) 

1706. — giugno 17. — Si accompagna a Capodistria l'uf- 
ficiale Nicolò Modena perchè sostituisca lo # Scampichio nella 
carica di sergente delle ordinanze di Portole. — (e. 68) 

1706. — giugno 19. — Michele Corressi vada a Capodi- 
stria per sostituire il sergente maggiore Alvise Macini, che ha 
compito il suo tempo di servizio. — (e. 75) 

1706. — giugno 24. — Si loda il Pod. di Capodistria che 
spedì alla Sig. na l'elenco dei banditi ammessi all' indulto, e del 
denaro ritrattone. — (e. 77 t.) 

1706. — luglio 3i. — Si conferma la deliberazione del Con- 
siglio di Cittanova che elesse Francesco Bon ad « Eccellente » 
di essa Comunità. — (e. g5 t.) 

1706. — luglio 3i. — Zacaria Bembo, consigliere a Ca- 
podistria, sia pagato dalla camera di detta terra. — (e. 96 t.) 

J706. — luglio 3i. — Si accorda alla Com. tà di Isola di 
poter per altri anni dieci « escorporar ducati sessanta all'anno 
t dagF utili del Fontico, per impiegarli nel mantenimento del 
« Precettore destinato all'educazione nella virtù dei figli di quella 
t terra. » Si devono osservare le regole prescritte nelle ducali 
i5 novembre 169 1. — (e. 97 t.) 

1706. — luglio 3i. — Si elogia il Pod. di Capodistria che 
deliberò il dazio delle rendite di Dignano, con accrescimento, 
ad Antonio Curti per due. settecento annui per anni quattro, 
e il dazio « del bezzo per orna del vino » di Capodistria per 
un anno a Battista Ombrella contro lire cento e sei ; è pur 
lodevole quanto fa per impedire le novità che si potessero ten- 
tare dai confinanti essendo morto il provv. re ai confini Co. Fran- 
cesco dal Tacco. Trasmetta i nomi degli aspiranti alla succes- 
sione di questo. — (e. 98) 

1706. — agosto 28. — Si ricevettero dal Pod. di Capodi- 
stria le opportune informazioni circa il debito che nella revi- 
sione di quel Santo Monte fu addossato a Giulia ved. di Oli- 
viero Gavardo ed a Giulio Gavardo, i quali porsero suppliche 
alla Sig. r,a Persuaso il Senato che t non habbino correre prò 
« di prò » stabilisce l'annullamento delle partite che vi fossero 
di tale specie. — (e. 109 t.) 



— 258 — 

1706. — agosto 28. — Vedendo la Sig. ria risultare dalle 
informazioni del Pod. di Capodistria e dei Consultori in Jure. 
« sussistere le sole elettioni leggittimamente pratticate dal Ca- 
t pitolo de Canonici della Chiesa Colleggiata di Pirano, e l' in- 
t stitutioni parimenti prestate da Vescovi in qualunque tempo » 
stabilisce che « non dovendosi lasciar correr più a lungo il 
e pregiuditio alla Chiesa stessa, et all'Anime raccomandategli, 
• habbia a seguir un ugual metodo anco per li due Canonici 
« ultimamente dal predetto Capitolo eletti » ed è certa la Sig. na 
che « riconosciuta la loro idoneità, senza riguardo a qualunque 
t altra circostanza, esercitare (quel) Mons. Vescovo la solita sua 
f prontezza in darle la necessaria institutione. » — (e. 110 t. 
filza relativa. V. anche e. 171) 

1706. — settembre 25. — Riferisce la fed. ma Patria del 
Friuli, che col pretesto t d'essentioni concesse a Vini d' Isola » 
segue copiosa introduzione di vini in essa Patria. Il Pod. di 
Capodistria obblighi la Com. ta di Isola a denunciare ogni anno 
quanto vino produce informando il luogotenente di Udine della 
quantità che, detratto il consumo locale, verrà estratta dal ter- 
ritorio di Isola. — (e. 129 t. V. anche e. 167) 

1706. — ottobre 28. — A sollievo- della pubblica cassa, e 
non essendovene più necessità, si stabilisce il licenziamento da 
Capodistria dei quattro ufpciali impiegativi col carico di ser- 
genti maggiori. — (e. i38) 

1706. — dicembre 18. — Il Pod, ta di Capodistria affìtti 
ad Alvise Toso il dazio dell' Aquavite, offrendo egli lire otto- 
mille e con la condicione del tempo d'anni cinque •. Per i casi 
di peste alla parte di Pola s'avverti il Mag. 10 — (e. 162 t.) 

1706. — dicembre 18. — In proposito alle case concesse 
a Candiotti in Parenzo si chiede al cap. no di Raspo informa- 
zione t della quantità e qualità (di esse), da chi di loro siano 
t presentemente godute, e quali s'attrovino alienate ; la distin- 
« tion dell'importar dell'affìtto, il Nome di chi n' è andato al 
« possesso, il tempo che può corrervi d'alcun usurpo ; e se vi 
« dimori in effetto alcun candioto in quella Città. » — (e. i63 t.) 

1706. — dicembre 18. — Si sentono con spiacere • le gravi 
t emergenze, che corrono nella mancanza de consigli in Pola... 
t e le vacanze, che da ciò ne derivano delle cariche con nota- 



— 259 — 

« bile prcgiudicio negli atti tutti di giustitia, e della buona di- 
€ rettione, e governo de sudditi, t Nel mentre si affida lo stu- 
dio dei rimedi anche al Pod. di Capodistria, il Co. e Provv. 
di Pola, regolandosi sulla condotta del precessore, procuri di 
€ riddurre in calma gli animi de cittadini, et a stabilire tra essi 
t la. maggior quiete, e concordia, rendendoli certi degli oggetti 
t (della Sig." a ) alla conservatione de loro Privileggi, ma facen- 
c dole nello stesso tempo comprendere la volontà del Senato, 
« che sian rimosse le confusioni, eseguiti li Publici decreti, et 
t adempiti i riguardi della giustitia. — (e. 164) 

1706. — dicembre 18. — Si approva la terminazione del 
Magistrato sopra feudi, che riduce da ducati cento annui a trenta 
la e tansa » imposta ai Co. Rotta feudatarii del Castello di 
Momiano in Istria. — (e. i65 t.) 

1706. — gennaio 22 (m. v.) — 11 Pod. di Capodistria im- 
metta nell'esercizio di quel Provveditorato ai confini Giacomo 
dal Tacco in luogo del defunto co. Francesco dal Tacco. — 
(e. 179) 

1706. — gennaio 29 (m. v.) — Si scrive al Pod. di Ca- 
podistria perchè informi quale denaro si deve impiegare, atte 
nendosi alle consuetudini, per Pescavazione dei due porti di S. 
Pietro e S. Martino, ove si pratica l' imbarcazione dei sali. — 
(e. 184) 

Registro 17) — (anno 1707) 

1707. — marzo 2. — Giovanni Battista Baseggio, che so- 
stiene la carica di consigliere a Capodistria, sia soddisfatto dei 
salari da quella Camera. — (e. 1) V. e. 75. 

1707. — aprile 9. — 11 Pod. tà di Capodistria informi su 
quanto concerne Pescavo dei due porti di quella città, che però 
non può praticarsi prima del venturo novembre. — (e. 20) 

1707. — maggio 5. — Crescendo a Rovigno il bisogno di 
sale t per la pesca accresciuta delle sardelle, et impianto d'oli- 
vari • si accorda che il Mag. to al Sai le conceda altri cin- 
quanta moggia di sale annui, oltre i cinquanta che già si trag- 
gono, dietro decreto 3i maggio 1692, il qual sale si levi sem- 
pre da Capodistria a ducati sei il moggio. — (e. 34 t.) 



— 2ÓO — 

1707. — maggio 7. — Si approva l'investitura dei beni 
della contrada di Prodol fatta dal Cap.° di Raspo a Marchion 
Cinei, cittadino nobile di Pola e successori imponendogli una 
annua corrisponsione di ducati dodici. — (e. 37 t.) 

1707. — giugno 4. — Si rimanda al Pod. di Capodistria 
perchè passi all'opportuna sentenza il processo contro Giovanni 
Spinoti, cancelliere di due Castelli reo idi rilascio della licenza 
di biade da lui fatta contro il tenore de publici decreti. » — 
(e. 55) 

1707. — giugno 22. — Atteso il vantaggio che ne risente 
la Comunità di Pirano, si approva la conferma della condotta 
per altri anni dieci e colle condizioni fissate nel 1484 escluso 
l'esercizio del banco, concessa da quel Pod. -alle due famiglie 
ebree Sacerdote e Stella. — (e. 64 t.) 

1707. — giugno 25. — Francesco di Girolamo, capitano 
della Valle di Montona, sia pagato di due. settantasci circa che 
gli spettano per taglio olmi e frassini. — (e. 67) 

1707. — luglio 3o. — Si annulla l'elezione che addi 29 
maggio anno passato fece il Consiglio di.Rovigno del Patuna 
a proprio cirurgo. Dei ducati duecento, dati in sovvenzione al 
Ferrarese sia responsabile chi praticò l'esborso. Si elegga nuovo 
chirurgo. — (e. g3) 

1707. — agosto i3. — Si approva l'aggregazione al Con- 
siglio di Parenzo del Cap. no Nicolò ed Antonio fratelli Posup- 
pichio. L' offerta dei due. cento è accetta e s' impieghi nella 
fabbrica del castello di Sanità. — (e. 99 t) 

1707. — agosto 18. — Si scrive a Raspo che si aggradi- 
sce il servizio del Cap. no Valerio Verzi a prò di quelle ordi- 
nanze. — (e. 100 t.) 

1707. — settembre 7. — Il Pod, di Capodistria informi 
su certa terminazione del Cons.° di Montona « per 1' uso di 
(alcune) podestarie regalie, che viene asserito restan assegnate 
a quella pubblica rappresentanza • . (e. u3 t.) 

1707. — settembre io. — Partecipa il Pod. di Parenzo 
che t da Nicolò Vice da Rovigno sia stata piantata la fabrica 
4 d'una casa vicino ad altra di sua raggione con il pretesto 
t d'aversene fatto investire con rottura della Mura, e disfaci- 
c mento del Terrapieno grossissimo, et antichissimo, con che 



— 2ÓI — 

« viene sconvolgersi l'ordine del terrapieno medesimo, e con 
€ pessime conseguenze nella gelosa, et importante materia della 
« Sanità. » Il Pod. di Capodistria faccia frattanto sospendere la 
costruzione ed informi con quale autorità fu essa intrapresa. — 
(e. ii 5) 

1707. — ottobre 29. — La Sig. ria deciderà sulla vertenza 
tra le cariche di Capodistria ed Albona per causa di giurisdi- 
zione. Si tratta di quattro parocchie istituite a comodo dei di- 
strettuali di Albona sulle quali intende esser giudice delegato 
il Rettore di detta terra senza appellazione a Capodistria ; que- 
sto diritto è conteso dal Pod. tà di Capodistria. — (e. i36 t. e 
filza) 

1707. — novembre 9. — Il Senato scrive a Capodistria 
che circa i benefici eccl. cl attenderà e l'esecutione prestata alla 

« publication de proclami perchè habbino a riconoscersi le 

« conditioni de sudditi, e la qualità de possessi temporali. » 
Per l'elezione del pievano di Lonche si riscriverà. — (e. 141) 
1707. — novembre 9. — Si approva parte presa dal Cons.° 
di Montona circa regalie podestaìi. Detta parte 1 maggio 1707 
stabiliva e che all' IU. mo Ecc. mo sig. r Antonio Querini pod. at- 
c tuale siano concesse e contribuite tutte le podestarie, regalie 
« et utilità solite conseguirsi da suoi Precessori per il primo 
« et secondo anno di sua rappresentanza. Per il terzo poi do- 
• vranno esser divise in rate dodici da principiarsi il S. Michele 
e del secondo anno 1 708 di modo che per quanti mesi avrà il 
« primo rettore sostenuta la carica, habbia anco ad haver al- 
« trettante rate di esse Podestarie, et il rimanente debba andare 
e a beneficio dell'Ecc. mo successore etc. etc. — (e. 140 t. e filza 
relativa). NB. Vi è detto che essi rettori corrisponderanno la 
solita gravezza, non intendendosi comprese le podestarie di Vi- 
signan riservate a benefizio del consiglio. 

1707. — dicembre io. — Stefano Malipiero consigliere a 
Capodistria conseguisca da quella camera i salari. — (e. 157) 
l 7<>7- 9 — dicembre 21. — Ha fatto bene il Pod. di Capo- 
distria cercando di riavere dal Co. di Pisino un pastore mal- 
trattato e condotto nel castello di detta terra. Usi ogni cura 
per impedire le male azioni di Mico Rizzardi t bandito capital- 
mente. » — (e. 160 t.) 



— 2Ó2 — 

1707. — gennaio 21 (m. v.) — Si assumeranno nuove in- 
formazioni circa la parte trasmessa dal Pod. ta di Capodistria e 
relativa alla direzione del Cons. di Isola. — (e. 179 t.) 

1707.— febbraio i5 (m. v.) — Si approva la destinazione 
fatta dal Pod. tà di Capodistria di Giuseppe Rizzi a scrivano 
delle scuole e luoghi pii di Muggia, e di Lorenzo Manzioli ad 
eguale ufficio per la terra d'Isola. — (e. 191) 

1707. — febbraio i5 (m. v.) — Si loda il Pod. di Capo- 
distria che dal proto Picoli colà spedito fece rilevare il disegno 
dei porti di S. Martino e San Pietro da escavarsi e del molo 
di quella terra nominato delle galere ; sono pur lodevoli le pra- 
tiche col Busetto che s'era offerto d'intraprendere le operazioni 
a proprie spese. — (e. 191 t.) 

Registro 174 — (anno 1708) 

1708. — marzo j. — Il Pod. di Capodistria emetta una 
terminazione t perchè non siano introdotti (a Rovigno) vini 
forestieri » prima che siano esitati quelli della terra, prescri- 
vendo così Io statuto municipale di Rovigno stessa approvato 
il 27 luglio i53i. — (e 2) 

1708. — marzo 1. — Sia ricevuto nella camera fiscale di 
Capodistria il deposito di lire ottomiledieciotto, soldi dieci, fatto 
da Gir. Liasche conduttore dell' ultima locazione spirata, del 
dazio dell' oglio di quella città destinato al Friuli, per i soldi 
tre per lira ultimamente imposti, e non se ne disponga se non 
si delibera prima ciò che è conveniente. — (e. 3 t.) 

1708. — marzo io. — Il Pod. di Capodistria procuri che 
siano tolti i pregiudizi onde fu aggravato quel dazio • degl' in- 
stromenti e testamenti » pregiudizi fatti noti dallo zelo di An- 
drea Grio, a cui fu ultimamente dal Pod. Foscarini deliberato 
esso dazio. — (e. 11 t.) 

1708. — marzo 17. — Riferì Gasparo Albertini proc. re della 
chiesa cattedrale di Parenzo che il Sig. or Mariano Mariani di 
Bortolomeo da Venezia, genero di Andrea Buio da Parenzo, ad 
imitazione degli atti generosi di quest' ultimo per vantaggio 
della detta Chiesa, elargì due. duecento. Avendo proposto Luca 
Lorin e Michiele Chiesari che in segno di gratitudine si aggre- 



— 263 — 

gasse PAlbertini alla propria cittadinanza, il consiglio ad una- 
nimità approvò. Il Senato p^r confermare tale deliberazione 
vuole essere informato se il numero dei consiglieri presente 
fosse a sufpcenza, e se siasi proceduto altre volte ad aggrega- 
zioni alla cittadinanza di Parenzo in congiunture simili. — 
(e. 17 t. e filza relativa) 

1708. — marzo 24. — Avendo Vincenzo d'Avanzo perla 
tarda età rinunziato alla carica e d'Armiraglio » in Capodistria, 
si elesse dal Foscarini ultimo Pod. uscito di carica, alla succes- 
sione di Vincenzo sudd. il figlio Gio. Giacomo. Tale scelta si 
approva. — (e. 29 t.) 

1708. — marzo 3i. — Il Pod. di Capodistria nel pross. 
settembre farà succedere a Pietro Gavardo, nella qualità di sti- 
pendiato ordinario della Sig. na , Angelo Goneme. — (e. 33) — 
(V. anche e. 172) 

1708. — aprile 14. — Badoer Alvise, consigliere a Capo- 
distria, riscuota i salari da quella Camera. — (e. 44) 

1708. — aprile 19. — Si accorda a Pietro Nobile fu An- 
drea, il quale esercitandosi nelF impiego di t Pedota d' Istria • 
continua le benemerenze dei suoi maggiori, di condurre la pro- 
pria famiglia ad abitare in quella provincia. — (e. 5o t.) 

1708. — maggio 3. — Si permette a Santo Gussoni, ese- 
cutore testamentario del fu Giacomo Zarotti di poter commut- 
tare la casa assegnata al canonicato, istituito dal detto testa- 
tore, con un livello di due. cento depositandosene il capitale 
nel Santo Monte. — (e. 64) 

Si chiedono pure informazioni su altre rendite di detto 
canonicato e se nelP elezione siavi promiscuità con Roma. — 
(e. sudd.). In margine è annotato che si ricevettero queste ultime 
informazioni. 

1708. — giugno 2. — Il Senato conferma le vendite dei 
due e Armiragliati » dei porti del Lido e Malamocco, malgrado 
supplica dei Pedotti d' Istria per il taglio delle stesse e conse- 
guente deferimento ad essi. — (e. 91 t.) 

1708. — giugno 6. — Atteso quanto scrive il Cap. no di 
Raspo t intorno il pascolo de Patroni degl'Animali Bovini nelle 
t parti di Rovigno » gli si commette di « far rinovar la comi- 
t nativa delle lire cinquanta, se prima non haveran proveduti 



— 2Ó4 — 

e d'una corda alli Bastieri, et in pocco spatio di quelli legato 
e un piede, eccettuando la perdita degl'Animali, e dilattando il 
t confine delle Finede in qualche maggiore distanza dal luogo 
t ove di presente s'attrova, perchè restino essenti gì 'divari, et 
e altre Piante da danni, che vengono inferiti cosi trovandosi 
e conveniente. • — (e. 98 t.) 

1708. — giugno 9. — Il Pod. di Capodistria invigili alla 
esecuzione degli « ordini Basadonna, e proclami emanati nel- 
t l'anno 1669 i3 aprile in materia (di boschi) disponenti. » — 
Continui il Catastico cominciato dal precessore Marco Michele 
Salamon, ed informi del titolo con cui la rappresentanza di 
Umago tiene il bosco chiamato la Peschiada. — (e. 101 t.) 

1708. — giugno 9. — II Reggimento all'Arsenale, confor- 
me a sua proposta, elegga uno o due Capitani, che invigilino 
a tutti i boschi dell' Istria, eccettuato quello della Valle di 
Montona, che ha il capitano proprio. Circa il bosco di Grisi- 
gnana le cui entrate gode il Mag. l ° alle Rason Nove, si chie- 
dono informazioni al detto Mag. 10 . — (e. 101 t.) (V. e. 23o) 

1708. — luglio 5. — Chiese Appollonio Dal Seno Procu- 
ratore sopra le scuole in Pirano, che, secondo quanto si osserva 
a Capodistria ed Isola, anche il Cons.° di Pirano non possa 
ammettere a Maestro di scuola se non chi sia forastiere. La 
Sig. ria stabilisce che il detto Cons. continui nel vecchio uso 
di eleggere chi crede, semprechè però gli eletti forestieri sia- 
no sudditi veneti. — (e. 126) (V. filza) 

1708. — luglio 26. — Avendo Nicolò Vice da Parenzo ot- 
tenuto sin dall'anno 1706 t investitura dal Mag. 10 alle Rason 
t Vechie, con cui le resta concesso di poter fabricar sopra sporti 
t con Modioni, travi in fuori delle Mura della città di Pa- 
t renzo » si commette al Pod. di detta terra che lasci prose- 
guire il Vice nella fabbrica intrapresa attenendosi però alle 
misure prescrittegli. — (e. 140) 

1708. — agosto 18. — Risultando dalle informazioni per- 
venute che la scarsezza di legna per l'arsenale è prodotta dal- 
Pafjìttarsi i boschi dell' Istria e d' altre parti a privati si chie- 
dono informazioni su tali affittanze al Mag. l ° alle legna. — (e. 159 
v. e. 23o) 

1708. — settembre 22. — Perchè Marc' Antonio Fanzago 



— 265 — 

attuale munizionerò di Capodistria continui con zelo il suo uf- 
ficio, si concede che gli siano « bonificati li due per ogni cen- 
« tenara di Biscotti » come si usò coi Precessori. — (e. 193) 

1708. — settembre 27. — Ricevette, la Sig. na la delibera- 
zione presa nel Cons.° di Capodistria di atjìdare la direzione 
del Seminario per l'educazione di quei figliuoli ai Chierici Re- 
golari delle Scuole Pie. Prima di deliberare informi quel Po- 
destà t de decretti, che vi fossero per l' institutione del Semi- 
t nario medesimo, quali rendite s'attrovino ad esso assignate, 
t a che summa rilevino, e sopra qual fondo siano stabilite; se 
t la corrisponsione debba esser fatta per conto della Città, 
« da Particolari persone ; se questa sia stata sin hora contri- 
i buita, o se sia caduta in diffetto ; e se li Relligiosi predetti 
i siano mendicanti, o se habbino per il loro mantenimento 
e qualch'altra particolar corresponsione, t — (e. ig5) 

1708. — ottobre 3. — Si approvano i Capitoli presentati 
dalla terra di Muggia per l'erezione e d'un suffraggio intitolato 
i dell'anime del Purgatorio » — salve tutte le leggi relative a 
scuole e confraternite. — (e. 198 t.) Vedi in filza i capitoli ed 
altri allegati. — (v. e. 22 t. del reg. seguente). 

1708. — gennaio 12 (m. v.) — 11 Senato approva la ter- 
minazione del Pod. di Capodistria colla quale « stante la va- 
t canza che è per spirare del solito quinquennio, resta confe- 
t rita la carica di raggionato delle Scuole Laiche della Città di 
i Pola, e suo territorio a Zorzi Varin Cittadino di quel luogo 
i coll'obligo ingiontogli oltre l'ordinario di detta carica di pre- 
t star gratuitamente la necessaria assistenza agli interessi di 
i dette Scuole coli' impiego di Avocato, in cui s'essercita. » — 
(e. 245 t.) 

1708. — gennaio 24 (m. v.) — Non trovando il Mag. to 
all'Arsenale chi altri destinare a capitano dei boschi dell'Istria 
suggerirebbesi Bortolomio de Giacomo uno delle Maestranze, 
t con cognitione ed abilità succiente », purché gli si accordi 
aumento di soldi otto al giorno. Si riprovi il proclama acciò 
riesca l'eletto di minor aggravio possibile al pubblico. — (e. 249 t.) 

1708. — febbraio 21 (m. v.) — Allo scopo che Padre Fi- 
lippo Maria servita, figlio del dottor Giulio Gavardo, possa re- 
carsi a Padova ed ottenervi la laurea dottorale, si approva la 

4 



2ÓÒ 

decisione del Cons.° di Capodistria che gli assegna ducati cin- 
quanta all'anno per anni tre. — (e. 263 t. e filza) 

Registro 175 — (anno 1709) 

1709. — giugno 8. — Il consigliere di Capodistria Marco 
Foscolo esiga il suo salario da quella Camera. — (e. 43) 

1709. — giugno 22. — È ricorso alla Signoria il Procu- 
ratore della Chiesa di S. Stefano di Pirano Marc' Antonio Ve- 
nier, implorando di poter col terreno assegnatogli da quel Con- 
siglio e che s'estende in passi tre di lunghezza ed uno e mezzo 
di larghezza, dilatare la Chiesa medesima. Si annuisce a tale 
richiesta. — (e. 56). 

1709. — luglio 6. — Proroga per anni cinque a Capodi- 
stria del- permesso della fiera franca d'ottobre. — (e. 61) 

1706. — luglio 6. — Permesso alle Monache di S. Chiara 
di Capodistria di consegnare cinquecento moggia di sale al pub- 
blico per vantaggio loro. — (e. 61 t.) 

1709. — luglio 18. — Avendo la Com. là di Isola, chiesto 
di aver libero approdo alle rive del Friuli per le barche cariche 
di vino estratto dal proprio territorio, e non credendo la Sig. r,a 
di annuire in tutto alla supplica, si chieggono informazioni al 
Pod. di Capodistria. — (e. 67 t.) 

1709. — luglio 18. — Si intese compiuto dal Pod. di Ca- 
podistria il catastico dei boschi di Pirano ed Umago, e si ac- 
corda il compenso per le trentacinque giornate impiegatevi. Si 
attendono i frutti della missione fatta colà del Cap. no Veruda. 
Procuri di riavere dal Cap. di Pisino il Rizzardi, bandito ca- 
pitalmente, e dietro richiesta dei sudditi della Sig. na catturato 
dal detto Cap. no ; devenga poi alla debita punizione. — (e. 70) 

1709. — luglio 25. — Si ricevettero dal Pod. di Capodi- 
stria le informazioni favorevoli intorno al Memoriale presentato 
alla Sig. na da quei bombardieri e perchè le venga concessa la 
e Genovina nel giorno di S. Barbara nel modo si stilla nella 
t Terraferma » con le compagnie dei relativi scolari bombar- 
c dieri. t Meritando però il negozio nuovi lumi informi quel 
Pod. la « se l'uso della concessione della Genovina ai Bombar- 
t dieri, venga praticato nelle altre Piazze Maritime, se sogliono 



— 267 — 

t (quei) scolari bombardieri essercitarsi negli consueti essercitii 
« nella maniera si stilla nella T. a F. a per erudirsi nella proffes- 
« sione, se d'essi si servono in qualunque fattione, impiegan- 
« doli... ovunque occorresse, li motivi, doppo si lungo silentio 

• che han indotto li supplicanti a ricorrere alla Sig. na per la 
e implorata pratica etc. » — (e. 74 t.) 

1709. — luglio 25. — Udito quanto espone l'inviato di 
Montona circa la supplica presentata alla Sig. ria da Longo Vin- 
cenzo eletto, ma non partito per quel reggimento, si esaudisce 
la Comunità suddetta a cui t resti piena libertà d'essequire la 

• parte presa nel proprio cons. ... in proposito alla distributione 

• delle regalie di spontanea volontà assignate a publici rappre- 
t sentanti prò tempore. » — (e. 76) 

1709. — agosto 29. — Il senato stabilisce che restando 
fermi i privilegi concessi alla comunità di Isola coi decreti 27 
sett. i588 e 5 sett. 1626, sia permesso alla stessa di condurre 
i propri vini alle sole rive di Muscoli e Monfalcone, e ciò per 
togliere occasione alle frodi. — (e. 97) 

1709. — novembre 2. — 11 Senato approva l'elezione di 
scrivano delle scuole laiche di Pola nella persona di Gio. Pietro 
Varino, fratèllo dell'antecessore. — (e. 126) 

1709. — novembre 20. — Il Pod. di Capodistria ammoni- 
sca il parroco d' Isola che non prestò gli onori dovuti alla pu- 
blica rappresentanza nell'ingresso alla cattedrale. — (e. 134) 

1709. — novembre 23. — 11 cons. re di Capodistria Gio. 
Pietro Morosini riscuota da quella Camera i salari. — (e. i36) 

1709. — dicembre 21. — Si intese dal Cap. no di Raspo 
essersi il Vescovo di Trieste portato alla visita di quella chiesa ; 
opportunamente fu avvertito il Pod. di Capodistria che detto 
Vescovo intende indirizzarsi alle altre chiese tosto sia risanato 
dal male che lo colse a Raspo. — (e. i5o t.) 

1709. — febbraio 1 (m..v.) — Continuino a Raspo i due 
cavallari eletti a sostituire i soldati leggieri nell' obbedienza a 
quel Cap. no ; sia inoltre prorogato a quei sudditi il privilegio 
di estrarre ducati novanta degli utili del fondaco per salario 
del medico e del precettore. — (NB. Manca in queste ultime 
pagine la numerazione) 



-- 268 — 

1709. — febbraio 6 (m. v.) — Si loda il contegno del Pod. 
di Capodistria in certe sue relazioni col Vicario di Pisino. 

1709. — febbraio 6 (m. v.) — Si stabilisce che rimanendo 
annullata la parte presa nel Cons.° di Pirano addi 3 novem- 
bre 1709, sia permesso agli ebrei abitanti in detta terra • Tes- 
t sercitio libero del pratticar e della medicina anche in essa 
i terra e suo territorio. • Essendo poi necessario che mentre 
ivi si fanno le processioni per qualunque pia causa i sia dalli 
t stessi Ebrei prestata quella rassegnatione che han prescritto 
i li publici Decreti e quella riverenza che è dovuta, debbano 
t li sud. Ebrei nel passar del Venerabile per gì' infermi, e così 
i de' morti e processioni picole essere obbligati a serar le porte 
e e finestre delle loro bottege, e nelle processioni solenni ser- 
t rar tutte le finestre di legno dall'alto al basso, sotto quelle 
« pene che parerano al Cap. no di Raspo ctc. — (Vedi filza re- 
lativa.) 

Registro 176 — (anno 1710) 

17 io. — maggio io. — Oltre alle concessioni di frumento 
già fatte alla comunità di Villanova di Parenzo altre se ne fanno 
alle ville di Dracevaz, Monsalcse e Valcarino luoghi del detto 
territorio abitati da cinquecento oriundi Albanesi che languono 
di fame. — (e. 40 t.) 

1710. — maggio 17. — Non potendo la terra di Pirano. 
per la mortalità delle viti ed oliveti sopperire a ripari neces- 
sari in quelle saline, le si concedono due. mille a prestito. — 
(e. 4 3 t.) 

17 io. — maggio 24. — Pasquale Antonio Dolfin va debi- 
tore alla Sig. na di ducati ottantotto, lire quindici per decime 
corse durante quel reggimento e non pagate ; soddisfi a questo 
debito colPesborso presente di un terzo e colla trattenuta del 
rimanente dei salari che ora riscuote nella carica di Asolo. — 
(e. 48 t.) 

17 io. — giugno 5. — Il Pod. di Capodistria dia le oppor- 
tune commissioni perchè alla carica di Rovigno sia offerta 
l'acqua santa all' ingresso nella Chiesa cattedrale. — (e. 55) 

17 io. giugno 7. — Sono lodevoli le cure del Vescovo di 



— 269 — 

Capodistria per stabilire colà un seminario ove s' instruiscano 
nell'idioma illiricp quattro chierici della città e diocesi; si in- 
tese che detto Vescovo ha pure coli' istituzione di livelli assi- 
curata ad esso seminàrio una rendita annua di due. duecentotre, 
lire quattro, soldi quattro. Il Senato approva l' istituzione e del 
seminario e dei livelli, che saranno esenti da ogni gravezza 
ecclesiastica. — (e. 56 t.) 

1710. — giugno 14. — Il Pod. tà di Capodistria e rimetta 
e nel Rollo di quella compagnia » Nicolò Baronier che vanta 
i meriti dei maggiori nella guerra di Candia, del fratello caduto 
nella Morea, del padre che serve in qualità di capitano e dello 
zio che serve come sergente maggiore. — (e. 76) 

1710.- — giugno 14. — Il senato ha eletto Ambrogio Mayer 
che succeda per anni cinque al sergente Francesco Modena nel 
comando delle ordinanze di Capodistria. — (e. 76 t.) 

17 io. — giugno 26. — Avendo la terra di Parenzo chiesto 
di potersi formare una compagnia di bombardieri, il Pod. di 
Capodistria informi che cosa si usi in tale proposito nelle città 
di Pirano, Muggia ed Albona. — (e. 81) 

1710. — luglio 19. — Si avverte la carica di Capodistria 
che, viste le informazioni sulla supplica di Tommaso Longo, 
attuale Pod. tà di S. Lorenzo, è giusto che le utilità del e Te- 
« ratico < sol'te ad essere corrisposte da quei Comuni il giorno 
di S. Pietro, siano in avvenire ripartite nella forma che si usa 
ad Albona e che fu prescritta dal Senato per i Rettori di Mon- 
tona. — (e. 101) 

1710. — luglio 24. — II" provv. e co. di Pola trasmetta al 
Pod. di Capodistria, a cui spetta, la procedura incoata contro 
ai Rovignesi per contrabbandi di sale. — (e. io3 t.) 

17 io. — agosto 23. — Avendo chiesto la terra di Dignano 
a mezzo del suo Rettore Antonio Balbi, libertà generale di con- 
durre e vendere in villa di Fasana, territorio di Pola, vini e 
viveri ; ed essendosi inteso che t per quello riguarda ai com- 
t mestibili, non v'è difftcoltà, o oppositione, come pur anche per 
e li vini che all'ingrosso vi fossero condotti, e venduti a basti- 
i menti, ch'arivano in esso Porto di Fasana » mentre il vender 
questi a minuto è contrario alli Statuti di Pola, si vuole che 
ciò non si pratichi se non nei tempi nei quali Fasana ne fosse 



— 270 — 

priva, salva però la libertà di farlo a quei di Dignano per i 
vini che traggono dai proprii beni di Fasana stessa. — (e. 1 15 t.) 
17 io. — agosto 28. — Le benemerenze di Antonio Giu- 
riato che per il corso di anni trenta servi in Capodistria prima 
come scolare, poi come unciale, in fine come capo di Cento 
nella compagnia dei bombardieri persuadono il senato, attesa 
anche la grave età di anni sessantacinque, ad esentarlo dall'ob- 
bligo delle fazioni t di Cavidiero e Guardiano di campagna. » 
— (e. 119 t.) 

17 io. — settembre 4. — Se veramente spettano alle sorelle 
Achielli come eredi di Pre Michele Chioza, le lire trecentotren- 
taquattro dovute a questo in ragione dei ducati quattro al mese 
che gli erano assegnati, il Pod. di Capodistria non ne ritardi 
la soddisfazione. — (e. 127) 

17 io. — settembre 6. — Si approva la terminazione del 
Pod. di Capodistria t a sicurezza del pub. co interesse, et a scan- 
c so delle vessationi che possono venir inferite a Pescatori di 
t Rovigno nelle pesche di sardelle, che fanno nell'acque di Pola, 
e e che salate da loro sopra quei scogli in barili devono esser 
t condotte in questa Dominante. » — (e. 127 t.) 

1710. — settembre 27. — Avendo il senato spedito go- 
vern. rc a Capodistria in luogo di Angelo Goneme, Giulio Cesare 
Paoli, quel Pod, la lo metta nell'esercizio del carico. — (e. 142) 
1710. — novembre 27. — Elezione del D. r Pietro Grison 
ad avvocato fiscale di' Capodistria in luogo del defunto suo 
padre D. or Santo. — (e. 197 t.) 

1710. — dicembre 29. — 11 Pod. a di Capodistria informi 
circa quanto scrive il Rettore di Pirano del concentrarsi in pp- 
che famiglie le cariche del proprio consiglio. — (e. 198 t.) 

1710. — dicembre 23. — Il Senato approva la terminazione 
dell'ultimo Pod. di Capodistria Contarini diretta ad impedire 
l'abuso introdotto in Isola che le cariche del consiglio si per- 
petuino in alcune famiglie, escludendone altre che contano in- 
dividui di capacità. Detta terminazione è relativa a quanto in 
proposito fu altra volta disposto dall' antecessore Foscarini. — 
(e. 207 t.) 

1710. — febbraio 11 (m. v.) — Anno chiesto i sindaci e 
giudici della terra di Raspo di poter introdurre in quel castello 



— 271 — 

un convento di frati osservanti. La Sig. rìa è disposta ad an- 
nuire, chiede prima però al Cap. no e di qual instituto, e in qual 
€ numero habbino ad essere li Religiosi desiderati, con quali 
« mezi a sostenersi, quali saran le loro incombenze, con quali 
« incombenze, con quali condition accordarsi la loro condotta, 
« quanto Io spatio di Fondi eh' occuperà il convento, e se le 
« può apportar soggetionc o pregiuditio al castello, e se vi 
€ concorra l'assenso del Parroco. » — (e. 23 1 t.) 

17 io. — febbraio 28 (m. v.) — Periel Giacomo ammesso 
per t Vicino » della città di Pola, e venuto colla sua numerosa 
famiglia a fissare in essa la sua residenza, goda di tutti i be- 
nefici di cui partecipano gli altri vicini. — (e. 235) 

Registro ijy — (anno 171 1) 

171 1. — marzo 28. — Avutosi le informazioni chieste al 
Pod. à e Cap. no di Capodistria, vien approvata la parte 12 otto- 
bre pass., presa nel Cons.° di Pirano, la quale prescrive t la 
t contumacia d' anni uno agl'eletti dall'esercitio di una carica 
« all'impiego dell'altra, salve quelle nella parte stessa eccet- 
• tuate. » (e. 16) (V. pure a e. 16 t. la lett. a al Pod. a e Cap. no 
di Capod. a ) 

171 1. — giugno 6. — Che Pietro Francovich assuma l'uf- 
ficio di Cap. no delle ordinanze a Montona soltanto dopo che il 
Cap. no Antonio Gravisi avrà terminati i cinque anni prescritti 
dalle leggi. — (e. 52 t.) 

171 1. — luglio 1. — Si delega al Cap. no di Raspo il pro- 
cesso contro Marc'Antonio Venier per insolenze verso il Pod. ta 
di Pirano. — (e. 65) 

171 1. — luglio 1. — Il Pod. là e Cap. no di Capodistria in- 
formi sull'uso e sull'obbligo « di bollare i barilli di sardelle sa- 
« late ». Si gradiscono le sue notizie intorno a Bortolo Novau, 
che continua a qualificarsi per console di Francia, e gli si rac- 
comanda di invigilarlo. — (e. 65 t.) 

171 1. — luglio 23. — Che il Pod. ta e Cap. no di Capodi- 
stria accordi a Matteo Ombrella per cinquemila lire il dazio 
del pane, degl' istrumcnti e testamenti, e delle osterie dèlie 
ville. — (e. 74) 



— 272 — 

i7i i. — luglio 23. — 11 Pod. à e Cap. no di Capodistrìa co- 
munichi al Cons/ Baseggio il gradimento del Senato per la 
sua diligenza nel ricuperare carte importanti concernenti ma- 
terie di confini, e lo incarichi di riordinarle per epoca, conser- 
vandole poi in quell'Archivio. — (e. 75). V. anche a e. i85. 

171 1. — agosto 12. — Sappia il Pod. a e Cap. no di Capo- 
distrìa che fu concesso ai pescatori di Pola e di Parenzo di sa- 
lare il pesce nel posto dove lo prendono, e gli si raccomanda 
di invigilare affinchè, appena salato, venga direttamente spe- 
dito a Venezia. — (e. 91 t.) 

171 1. — settembre io. — Il Pod. a e Cap. no di Capodistria 
ordini il giro in quella Camera di lire 8018.10 per conto dei 
tre soldi per lira esborsati da Gerolamo Giasche, già conduttor, 
del dazio dell'olio d' Istria per il Friuli. — (e. 109 t.) 

171 1. — dicembre 3. — Che il Pod. a e Cap. no di Capodi- 
stria sollevi dal debito il conduttor del dazio de' vini Gio. Batta 
Ombrella per il tempo nel quale furono chiusi i passi, e so- 
speso il commercio per motivi di salute. — (e. 144) 

171 1. — gennaio 7. (m. v.) — Vien permesso alle mona- 
che di S. Biagio in Capodistria di ritenere una casetta vicina 
al loro monastero, che si rende loro necessaria per alloggiarvi 
il confessore e per altri usi del convento. — (e. i58 t.) 

17 11. — gennaio 9 (m. v.) — Si stabilisce di accordare il 
dazio dei vini in Istria per anni due a Giovanni Giove, pagando 
esso una somma di lire seimila duecento trenta. — (e. 160) 

171 1. — febbraio 20 (m. v.) — Riuscirono gradite al Se- 
nato le informazioni date dal Pod. a e Cap. no di Capodistiia, per 
cura di Benedetto Baseggio, circa carte relative ai confini dello 
stato austriaco, —(e. i85) 

Registro 178 — (anno 17 12) 

17 12. — marzo 3. — Vien annullata una parte presa nel 
Cons.° di Pirano \n materia di decime e campatici. — (e. 4) 

1712. — marzo 19. — Aggregazione di Francesco Moretti 
avvocato in Capodistria, e dei suoi legittimi discendenti al Cons.° 
nobile di Parenzo. — (e. 14 t.) 

171 2. — aprile 2. — Approvasi la terminazione del già 



— 273 — 

Pod. a e Cap. no di Capodistria circa permuta di terra fatta da 
Vincenzo Dragogna con la chiesa di San Pietro d'Albona. — 
(e. 19) 

171 2. — maggio 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
si attenga strettamente a quanto gli fu scritto intorno alle re- 
liquie ritrovate nella cattedrale di Pola. — (e. 45) 

17 12. — maggio 19. — Riuscì gradita al senato la solle- 
citudine con che il Pod. à e Capitano di Capodistria si è por- 
tato a Pola per rilevare la quantità ed il numero delle reliquie 
ritrovate in quella cattedrale, e la sua diligente e minuta rela- 
zione, nella quale ha persino "indicato la misura della cassetta 
di piombo in cui sono presentemente riposte. — Essendosi poi 
osservato nella detta relazione aver esso rilevato la mancanza 
di alcune reliquie, gli si commette di interrogare, oltre i seco- 
lari, che furono presenti all'apertura della cassetta, anche i sa- 
cerdoti, per poter avere tutte le informazioni possibili onde 
scoprire i rei. Intanto dovrà esso tenere in custodia le chiavi 
sino a nuovo ordine. — (e. 55) 

171 2. — giugno 9. — Rilevatosi l'abuso, introdotto a Pola 
da alcuni di quei cittadini, di abitare fuori della città nel tempo 
che devono fermarsi ad esercitare le loro cariche, si trova giusta 
e si approva la terminazione di quel Co. e Prow. r per evitare 
in avvenire tale inconveniente. — (e. 69). 

171 2. — giugno 9 — Elezione di Bernardo Bichiachi ad 
archivista delle scritture pubbliche civili e criminali nella Canc. a 
Pretoria di Rovigno in sostituzione di Colmano (?) Bichiachi. 
(e. 69 t.) 

1712. — luglio 16. — Che sia rimesso uno stendardo nella 
piazza di Pola per inalberarvi l' insegna di S. Marco. — (e. 97) 

171 2. — luglio 28. — Afjìnchè non restino impuniti gli 
eccessi commessi da banditi e malviventi in Pola, si comanda 
al Pod. à e Cap. no di Capodistria di dar ordini per l' insegui- 
mento ed arresto dei colpevoli. — (e. 104) 

17 12. — agosto 25. — Si danno al Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria gli ordini opportuni per lo scavo della valle e del fiume 
Quieto, onde facilitare il passaggio ai burchi, e l'approdo alle 
rive d' Istria. — (e. 1 24) 

17 12. — dicembre 17. — Approvazione dei capitoli fatti 



— 274 — 

dal Pod. à e Cap. no di Capodistria intorno il dazio del vino a 
spina e t imbottadura » per anni dieci. — (e. 170 t ) 

171 2. — dicembre 21. — Si comunica al Pod. ta e Cap. no 
di Capodistria ed al Pod. à di Rovigno, che si concedono a que- 
st' ultima città ottanta moggia di sale all'anno per salare le 
olive e le sardelle. — (e. 173) 

171 2. — dicembre 23. — Vien concesso per anni quattro 
l'appalto del dazio e della grassa e beccarle delle ville » in Ca- 
podistria a Gio. Batt. Ombrella per L. 2600, cioè 1023 più del- 
l'appalto antecedente ; cosi pure si delibera per tre anni quello 
i del bezzo per orna del vino » ad Antonio Damiani per lire 
seicento quindici. — (e. 174) 

Registro 179. — (anno 17 1)) 

1713. — marzo 3. — Gio. Batta Benzoni è nominato no- 
taio delle scuole laiche e dei castelli del distretto di Pirano. — 
(e. 6) 

1713. — aprile 22. — Elezione di Pietro Gavardo a Gov. r 
dell'armi in Capodistria in sostituzione di Giulio Cesare Paoli. 
— (e. 32 t.) 

1713. — maggio 27. — Si trasmette al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria una lettera del Pod. à di Portole sulle insubordina- 
zioni dei tre capi di contrada (eletti giusta sua terminazione 
17 nov. pass.) afjìnchò li faccia comparire alla sua presenza 
ad esporre le ragioni delle loro pretese. — (e. 58) 

• 171 3. — giugno 3. — Si loda il Cap. no di Raspo per il 
vantaggio di duemila lire procurato nelP appalto delle t cara- 
i tade, » e per la diligenza con la quale si presta a ridurre in 
istato di navigazione il fiume Quieto. — (e. 64 t.) 

1713. — giugno 14. — Vien approvato per quattro anni 
l'appalto del dazio della nuova imposta dei sali e delle osterie 
delle ville per quarantaquattromila lire. — (e. 72 t.) 

17 13. — luglio 8. — Conferma, giusta la terminazione 7 
luglio 1709, di Pietro Manzioli e Giuseppe Capello a pubblici 
Cav. n per condurre il pubblico denaro. — (e. 80) 

1 7 13. — luglio 29. — Si è intesa con rincrescimento la 
morte di Mons. r Naldini, Vescovo di Capodistria, uomo esem- 



— 275 — 

piare per costumi, carità e zelo in adempiere la sua pastoral 
missione. Osservatosi il memoriale presentato dai sindaci del 
Cons.° della detta città, e comprendendosi dallo stesso t la di- 
« spositione, che il medesimo Cons.° ha creduto bene di fare 
« della carica di Cap. no de schiavi per il corso di anni quindici 
t venturi, accennata di ragione d'essa città per applicarne il 
e provento alla restaurazione della Cattedrale » si approva quan- 
to viene in esso memoriale domandato, aggiungendo che fu 
deliberato di spedire a quel Pod. à e Cap. no trecento ducati per 
facilitarne il restauro. — (e. 92) 

171 3. — agosto 3i. — Essendo assai diminuiti di numero 
gli abitanti di Villanova, e non potendo essi sostenere le gra- 
vezze i della Podestaria e de Preghi, » che importano ducati 
duecento, il senato delibera di sollevare essa terra per dieci 
anni dalle dette contribuzioni, ed incarica il Pod. a e Cap. no di 
Capodistria di dar esecuzione a questo decreto. — (e. 106) 

1713. — ottobre .11. — In causa della libertà ch'era invalsa 
di estrar dai paesi dell'Istria pesce salato, fu deliberata l'estesa 
€ di quelle prescrittioni valevoli a toglierne il pernicioso corso 
e a indennità del publico interesse. » Si invia copia del presente 
decreto ai Rettori d' Istria con incarico di farlo scrupolosamente 
osservare. — (e. 122 t.) 

1713. — ottobre 21. — Attesi gl'infortuni risentiti per la 
mortalità degli olivi e per l'epidemia degli animali bovini, si 
concede alla Com. ta di Portole una proroga per la restituzione 
di duecento staia di frumento ricevute in prestito. — (e. 127) 

1713. — decembre 7. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria, che con la sua esperienza ha affittato i dazii degl'istru 
menti e testamenti, del pane della città, dei molini e delle oste- 
rie fuori della città per anni due a Giuseppe Da Ponte per lire 
tredicimila duecento trenta, con un vantaggio di lire mille quat- 
trocento ottantatre e soldi otto in più dell' antecedente con- 
dotta. — (e. 137 t.) 

1713. — decembre 14. — Aggregazione di Nicolò Luxio 
da Lesina e buoi legittimi discendenti al Cons.° nobile (?) di 
Buie. — (e. 139 t.) 

1713. — decembre 14. — Si invia al Pod. a e Cap. no di Ca- 
podistria un'istanza dei cittadini di Rovigno t per esser libe- 



— 276 — 

» rati dalle fattioni di cernide, » affinchè informi su ciò che si 
pratica nelle altre città della Prov. a aggiungendo se ve ne sia 
alcuna che goda tal privilegio. — (e. 140 t.) 

Registro 180 — (anno 17 14) 

17 14. — marzo 8. — Essendo successi nel territorio di 
Valle gravissimi disordini e vessazioni con danno di quei sud- 
diti, si ordina al Pod. a e Cap. no di Capodistria, che stabilisca 
regole per la miglior direzione della d. a Com. tà . — (e. 6) 

1714. — marzo 17. — Si approva l'aggregazione di Fran- 
cesco Musatto fu Pietro e suoi legittimi discendenti al Cons.° 
nobile di Parenzo, mediante esborso di ducati cento da essere 
impiegati nel restauro di quella cattedrale. — (e. 14 t.) 

1714. — aprile 28. — Visto il memoriale presentato dal 
conduttor del dazio dei vini per terre straniere, a motivo delle 
differenze fra esso e la Com. ta di Rovigno per conto del dazio 
stesso, si rimette l'affare al Pod. à e Cap. no di Capodistria, af- 
finchè, udite in contradditorio giudizio le ragioni d' ambe le 
parti, formi quella terminazione che reputerà giusta. — (e. 36) 

17 14. — giugno 7. — Si annulla la parte maggio 1707, 
presa nel Cons.° di Montona, circa le podestarie da darsi ai 
pubblici rappresentanti, e si stabilisce che abbia il suo pun- 
tuale effetto il metodo che si teneva prima della parte sud- 
detta. — (e. 63 t) 

17 14. — agosto 16. — Essendo stato deliberato di soppri- 
mere i cavalli leggieri, si ordina a Cap. no di Raspo di infor- 
mare, col fondamento delle carte esistenti in quei registri, in- 
torno al tempo della loro costituzione, sui motivi che persua- 
sero la pubblica maturità alla soppressione e sul profitto che 
ne deriva alla pubblica cassa. Gli si raccomanda di invigilare 
attentamente sui passi e direzione dei confinanti, e di conser- 
vare con questi la miglior corrispondenza. Gli si accorda infine 
l'autorità, già impartita ai suoi predecessori, di continuare il 
processo contro Marc'Antonio Venier di Pirano. — (e. 122) 

1714. — settembre 5. — Riesce gradita la diligenza del 
Pod. a e Cap. no di Capodistria, che con l'uso continuato degli 
incanti è riuscito ad avvantaggiare di seicento sessanta du- 



— 277 — 

cati all'anno l'affittanza delle pubbliche rendite di Dignano. — 
(e, i36) 

17 14. —settembre 11. — Che il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria informi sull' esenzione delle città e luoghi della Prov. a 
« dalle fattioni militari, e dalle cernide » e riferisca con che 
facoltà il. suo predecessore Loredan ne abbia disobbligato gli 
abitanti di Pola. — (e. i38) 

1714. — novembre i5. — Furono assai gradite al Senato 
le diligenze del Cap. no di Raspo, il quale ha voluto fare il giro 
intiero dei confini, onde accertarsi personalmente sulle condi- 
zioni della pubblica salute, e per dare gli ordini opportuni di 
accordo col Provv/ alla Sanità. — (e. i65) 

17 14. — dicembre 5. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
riferisca sull'arresto fatto a Pirano di Giuseppe Ferri, suddito 
del papa. — (e. 175 t.) 

17 14. — decembre 7. — Ordine al Provv/ alla Sanità di 
licenziare il Serg. Magg. r Marc'Antonio Venier, invitato a com- 
parire davanti il Regg. t0 di Raspo. — (e. 176 t.) 

1714. — gennaio 5 (m. v.) — Approvazion della parte 14 
luglio pass. presa nel Cons.° di Capodistria, per levare dalla 
cassa del Monte cento ducati afpne di riparare quel campanile 
— (e. 196 t.) 

17 14. — febbraio 7 (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Capo-, 
distria obblighi nuovamente Dom. co Petronio a risarcire il fon- 
daco di Pirano. — (e. 23 1). V. anche a e. 23 1 t. la lettera al 
Pod. à di Pirano. 

171 4. — febbraio 16 (m. v.) — È approvata l'elezione di 
Melchiorre Cinei a cancelliere delle scuole laiche di Pola e ter- 
ritorio. — (e. 242 t.) 

1714. — febbraio 27 (m. v.) — In relazione ai decreti 1614 
e 1662 si approva l'elezione, fatta dal Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria, di quel cittadino Francesco Grillo a coadiutor estraor- 
dinario delle scritture civili e criminali. — (e. 2S0) 

Registro 181 — {anno 17 15) 

1715. — marzo 16. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria per aver contribuito al risarcimento in cassa del fondaco 



— 278 — 

di lire trentaquattromila cinquanta, che erano in mano di mi- 
nistri e privati ; e gli si ordina di obbligare Nicolò Zarotti, Vct- 
tor Rujjìni e Cristoforo Gavardo a consegnare lire sedicimila 
trecento scttantaquattro che hanno ancora nelle loro mani. Si 
conferma in lui l'autorità del suo predecessore di continuare 
il processo contro Ugo Ughi. — (e. 22 t.) 

171 5. — marzo 23. — Causa i pencoli di invasione a cui 
trovasi esposta da parte di fustc Dolcignotte la città di Parenzo 
si trova giusto di accordarle trecento ducati per riparare e for- 
tificare le mura. — (e. 32.) (V. in filza gli allegati) 

1715. — marzo 27. — Per dar agio ai sudditi di Cittanova 
di difendersi contro le invasioni nemiche, si ordina al Mag. 10 
cui incombe di spedir loro armi e munizioni. — (V. allegati 
in filza) (e. 40). Vedi pure a e. 44 t. la lettera al Pod. à di Ro- 
vigno. 

171 5. — marzo 28. — Sono propri gli ordini disposti dal 
Co. e Provv/ di Pola per le guardie di giorno e di notte dei 
posti e porti soggetti alla sua giurisdizione, • e per l'osservanza 
t de fuochi come s'è in altri tempi pratticato ». — (e. 45). V. 
anche a e. 160 t. 

171 5. — marzo 28. — Il Pod. à e Cap. no di Capodistria co- 
munichi al Cons.° di quella città ed alle altre città della Pro- 
•vincia il gradimento del Senato per la spontanea offerta di due- 
mila ducati. — (e. 45 t.) 

17 15. — aprile 6. — Vien approvata la terminazione 29 
apr. 1708 del fu Provv.r Gen. 1 da Mar Alvise Mocenigo, me- 
diante la quale i cittadini di Rovigno sono esentati dalle fazioni 
militari, e • dall' esser descritti nel rollo fra le cernide. » — 
(e 77) 

1715. — aprile i3. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
faccia scorrere non solo, i porti e litorali, che sono sotto la 
sua giurisdizione, ma ordini dappertutto, cosi di giorno come 
di notte, 1' uso delle guardie e dei segnali, in modo che sia 
tolto ogni pericolo di sbarchi, e scongiurata ogni infestazione 
ed insulto. — (e. 90 t.) 

171 5. — maggio 4. — Resta approvata la terminazione 
estesa dal Pasqualigo, già Cap. no di Raspo, con la quale Pietro 
Filippini ed i suoi discendenti vengono investiti d'una casetta 



— 279 — 

di pubblica ragione, diroccata, posta in Parenzo, coll'obbligo di 
renderla abitabile entro il termine prescritto dalle leggi. — 
(e. i3o t.) 

1715. — maggio 28. — Riuscì gradita al Senato l'offerta 
volontaria di trecento ducati fatta dalla Com. ta di Parenzo. Si 
dà poi facoltà al Pod. à e Cap. no di Capodistria di stabilir quello 
che gli sembrerà conveniente • sul punto d'abilitare con la 
« metà de' votti le prime sei famiglie, che fossero disposte 
€ d'aggregarsi a quel Cons.°, col fine di poter con tal mezo 
« facilitarsi la forma di supplire alle spese occorrenti. — (e. i5g) 
171 5. — maggio 23. — È prorogata alla Com. ta di Raspo 
per altri cinque anni la facoltà di valersi di denaro delle scuole 
e del fondaco per pagare il medico ed il precettore. — (e. 160) 

1715. — giugno 1. — Essendosi inteso che per opera di 
particolari, attenti solo al proprio interesse, si rendono impra- 
ticabili le strade, ditjìcoltando cosi il lavoro ai molineri di Ca- 
podistria, posti sul fiume Quieto, addetti alla macina dei grani 
per uso e sostentamento della Prov. a , si ordina a quel Pod. a 
e Cap. no che sia t nella più rigorosa maniera ordinata 1' esse- 
t cutione non meno de torsi, et il gicto di tutta la terra esca- 
t vata, e di quella portasse il bisogno d'escavarsi anco dalle 
« campagne vicine sopra le strade per rimetterle nel miglior 

• possibile stato, ma espressamente amesso, che sopra d' esse 
t sia divertito il corso d'Aque Piovane, e rimosso da partico- 
c lari qualunque operazione, che servire potesse ad impedir lo 

• scolo dell'Aque med. e , così che tolta la causa d'ogni introd- 

• dotto inconveniente resti restituito, come è di publica risoluta 
« intenzione, il transito per le strade stesse, e facilitato il pas- 
« saggio a comodo, e vantaggio del Pub, co e privato riguardo, 
« rimettendo sopra il di più, intorno a qualche usurpo, che 

• fosse fatto da particolari, l'esame al Mag. t0 de beni comunali 
t per li proprj riflessi a lume de più opportuni espedienti. » 
— (e. 189 t.) 

17 15. — giugno 14. — Essendo necessario porre un freno 
al disordine scopertosi per l'imperizia ed insufpcienza dei notai 
di Capodistria, che senza l' esame del Coli. di quella Città, 
continuano, con pregiudizio del pubb. co e privato interesse, nel- 
F impiego, si dà facoltà a quel Pod. a e Cap. no di estendere una 



— 28o — 

terminazione, che obblighi tutti i notai, che aspirassero in av- 
venire a tale esercizio a far 1' esame nel detto Collegio. — Si 
approva quindi reiezione del d. r Melchiorre Cinei a ragionato 
della confraternita e scuole laiche di Pola, e suo territorio, e 
di Michele Chiesuri per quelle di Parenzo. — (e. 211) 

17 15. — giugno 19. — Resta approvata la parte presa nel 
Cons.° di Parenzo, colla quale vengono ascritti a quella citta- 
dinanza Giacomo Navarini, Matteo Zambelli e Carlo Populin. 
— (e. 224) 

1715. — luglio 4. — Rileva con piacere il Senato da let- 
tere del Pod. a e Cap. no di Capodistria, esser riuscito vano l'at- 
tentato della fusta di Dulcigno per le diligenze disposte dal 
Co. e Provv/ di Pola. — (e. 241) 

1715. — luglio 10. — Che il Cap. no di Raspo faccia pun- 
tualmente adempiere ed osservare i decreti stabiliti (special- 
mente la terminaz. ne del suo predecessor Calbo) affinchè il ri- 
cavato dagli affìtti delle pescherie di Siciole e dei forni sia de- 
stinato per soddisfar il salario al Pod. à di Pirano. — (e. 253) 

1715, — agosto 3. — Affinchè sia definita la vertenza tra 
il conduttor del dazio per terre aliene e la Com. tà di Rovigno, 
si conferma nel Pod. ta e Cap. no di Capodistria la facoltà, già 
impartita al suo predecessore, di definire la questione con una 
giusta terminazione. — (e. 3o6 t.) 

1715. — agosto 11. — Ordini al Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria per rifare il pubblico ponte, che unisce la città alla ter- 
raferma. — (e. 3 16) 

1715. — dicembre 14. — Si avverte il Pod. a e Cap. no di 
Capodistria, che è stato spedito a quella volta il Co. Alessio 
Comneno, eletto Governator delle ordinanze, per sostituire Pie- 
tro Gavardo, dopo che questo abbia finito il suo triennio. — 
(e. 467) 

17 15. — dicembre 14. — È approvata la parte 2 agosto 
171 5, presa nel Cons.° di Albona, relativa ad altra i658, ten- 
dente ad assicurare il giusto stipendio al medico fisico di quel 
luogo. — (e. 470) 



— 28l — 

Registro 182 — (anno ly 16) 

1716. — marzo 19. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi- 
stria conceda a Bartolomeo Marinoni di poter godere il privi- 
legio concesso ai pescatori di Pola, di levar cioè venti moggia 
di sale all'anno da quei magazzini, visto che esso ha stabilita 
la sua dimora in quelle parti. — (e. 17 t.) 

1716. — marzo 28. — Si sono ricevute con lettere 18 
genn.° pass. del Cap.° di Raspo le istanze di Nicolò Muazzo 
nobile di Candia, il quale chiede (dopo aver perduto i suoi 
possessi in Morea) un assegnamento di beni in Parenzo, non- 
ché alcune osservazioni su varii disordini ed usurpazioni intro- 
dotte in quei med. mi beni. Prima perciò di venire ad alcuna 
terminazione in favore del petente, si commette al detto Cap. no 
di verificare o con formazione di processo, o in altra maniera 
i titoli degli attuali possessori, di correggere i disordini e le 
usurpazioni, e dichiarare anche nulle quelle concessioni che 
fossero state fatte senza la pubblica approvazione e facoltà. — 
(e. 29 t.) 

17 16. — marzo 3i. — Vien approvato un energico pro- 
clama del Cap. no di Raspo per porre un riparo agli abusi e di- 
sordini verificatisi nei boschi della Prov. a con pubb.° danno. — 
(e. 132 t.) 

1716. — aprile 22. — Gradisce il senato la diligenza del 
Pod. à e Cap. no di Capodistria, che ha appaltato il dazio delle 
paludi in Quieto, pesche di Belvedere e Valle di S. Pietro a 
Carlo Rossi per lire novemila cinquanta per cinque anni. Si 
approva parimenti la terminazione circa i requisiti, che occor- 
rono ai notai di quella Prov. a , e quella fatta per l'osservanza 
dei capitoli intorno alla miglior direzione della scuola di S, An- 
tonio abbate, osservando però nel settimo capitolo, che dovrà 
esser assegnato all'esattore il cinque anziché il dicci per cento, 
e nell'ottavo, che siano venduti o livellati solamente gli stabili 
acquistati dalla scuola dopo il decreto i6o5. Per frenare le tra- 
sgressioni ed intacchi nelle altre scuole laiche della Citta e 
Prov. a , sarà opportuno, che cs~o dia alle stampe le termina- 
zioni e capitoli degli Inq " Bragadin e Dicdo, e del suo pre- 
decessor Erizzo formate negli anni i65i, 16S9. 167%. in modo 



— 2§2 — 

che vengano a pubblica cognizione e siano osservati. Quanto 
all'elezione del parroco della villa d'Ospo, ed altre di quel ter- 
ritorio, caduta su Gio. Giacomo Corsini, nativo di Trieste, si 
rimette ai Cons." in Jure il capitolo delle sue lettere in tal 
proposito, per comunicargli poscia la pubblica volontà, la quale 
gli si farà conoscere anche e sopra la terminatone regolativa 
< dell' indulto agli habitanti di Rovigno di comprar olio terriero, 
t o forestiero, e tendente a divertir le dissentioni vertenti tra 
t li cittadini, et il popolo di quella terra. » — (e. 5o) 

1716. — maggio 23. — Si comunica al Cap. no di Raspo 
il nuovo trattato d'alleanza contro il Turco, affinchè lo faccia 
conoscere a quei sudditi per loro consolazione. — (e. 89). V. 
anche a e. 94 la lettera al Pod. à e Cap. no di Capodistria. 

1716. — maggio 3o. — È rinnovata al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria per altri due mesi la facoltà di revocare la pena a 
quei banditi, che aspirano alla liberazione. — (e. 94) 

17 16. — giugno 27. — È approvata l'aggregazione di Marco 
Antonio Negriccioli e suoi discendenti al Cons.° di Pdrenzo. 

— (C. 125) 

17 16. — luglio 4. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
spedisca in Dalmazia il Gov. r dell'armi Alessio Comneno. — 
(e. i33) V. anche a e. 179, 23i, 242. 

17 16. — luglio 6. — Ordine al Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria di provvedere alla sicurezza della terra d' Isola contro 
gli assalti dei corsari. — (e. 238) 

1716. — agosto 8. — Spedizione di legname e denaro al 
Pod. à e Cap. no di Capodistria per restaurare il ponte levatoio 
di quel castello. — (e. 179) 

1716. — agosto 20. — Si ordina al Cap. no di Raspo, che 
lasci alla famiglia Comneno Papadopoli una casa e sue adia- 
cenze in Parenzo, assegnatale giusta i decreti 3 e 12 marzo 
1672. — (e. 192) 

1716. — settembre 12. — Prima di deliberare qualche cosa 
sulP istanza dei cittadini di Parenzo, presentata dal loro nunzio 
Marc' Antonio Negrioli, per esser sollevati dall'aggravio ad essi 
prescritto, si chiedono al Cap. no di Raspo informazioni sulla 
qualità di detto aggravio. — (e. 227) 

1716. — ottobre 17; — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi- 



— 283 — 

stria informi sui possessi ecclesiastici in San Lorenzo. — 
(e. 249) 

17 16. — novembre 26. — Il Cap. no di Raspo esamini se in 
quella Prov. a vi siano beni di pubblica ragione, per distribuirli 
fra le famiglie- di Scio, che sono senza mezzi di sostentamento. 
— (e 271) 

1716. — novembre -28. — Vien approvata la terminazione 
fatta dal Cap. no di Raspo intorno alle • carattade » per la con- 
dotta dei pubblici legni, e gli si ordina di farla stampare e di 
pubblicarla per tutta la Prov. a — (e. 275) 

1716. — dicembre 12. — Si gradisce l'applicazione del 
Cap. no di Raspo per togliere i disordini trovati nelle rendite di 
Pirano e per la ricondotta in un egual tempo delle due fami- 
c glie ebree Sacerdoti e Stella, che dà più secoli hanno il me- 
e rito d'essersi colà stabilite. » — (e. 284 t.) 

17 16. — gennaio 9 (m. v.) — Si conferma 1'afptto fatto dal 
Pod. à e Cap. no di Capodistria dei dazii degli istrumenti, testa- 
menti, osterie di fuori e molini per lire dodicimila, per anni 
due a Gio. Batta Ombrella. — (e. 2g5) 

1716. — febbraio 18 (m. v.) — Ricevute dal Pod. à di S. 
Lorenzo le informazioni richieste intorno al possesso di bene- 
fici ecclesiastici, si è certi che il Pod. à e Cap. no di Capodistria, 
attenendosi ai decreti in argomento emanati, prescriverà che 
i beneficati spediscano a Venezia, o vengano essi stessi a ri- 
ceverne il possesso. — (e. 32i) 

1716. — febbraio 18 (m. v.) — Tutti gli opportuni riflessi 
tanto sulle terminazioni 29 ottobre, 19 e 29 decembre del Cap. no 
di Raspo, le quali riguardano la miglior regolazione nel distribuir 
le cariche, le pene ai debitori di quel fondaco ed il miglior 
metodo nei giri e pagamenti, quanto sui capitoli intorno alla 
buona amministrazione delle scuole e luoghi pii, si trova giu- 
sto di approvarli. — (e. 32 1) .* 

In filza vi sono allegate le terminazioni ed i capitoli. 

Registro 18) — (anno 17 17) 

1717. — marzo 18. — • L'atterramento della pallada di 
e Siciol » dando adito ai contrabbandi di sali con danno pub- 



— 284 — 

blico, si ordina al Pod. à e Cap. 110 di Capodistria di farla senza 
ritardo restaurare. — (e. 16) 

171 7. — giugno 23. — Per assecondare i devoti ricorsi 
della Com. là di Cittanova, si approva la terminazione presa in 
quel Cons.°, con la quale quei sudditi si obbligano ad un per- 
petuo annuale esborso nella camera di Raspo di trenta ducati 
tratto dagli affìtti delle paludi. — (e. 134) 

1717. — giugno 23. — Si comunica al Pod. à e Cap. no di 
Capodistria l'elezione del Co. Ottavio Fenicio a Cap. no delle 
ordinanze in luogo di Alessio Comneno, che passa Gov. r a Ber- 
gamo. — (e. i3ó t.) 

1717. — giugno 23. — Prima di accettare l'offerta volon- 
taria fatta dalla Com. là di Pola, si attendono informazioni del 
Pod. à e Cap. no di Capodistria sulla costituzione di quel fon- 
daco. — (e. 137) 

17 17. — agosto 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
informi precisamente sullo stato rovinoso di quella cattedrale, 
affinchè si deliberi con fondamento sul ricorso di quei sudditi, 
i quali chiedono di poter vendere per anni sci i proprii sali 
alle Com. tà di Pola e Rovigno. — (e. 175 t.) 

1717. — agosto 17. — Risultando da informazioni del Co. 
e Provv/ di Pola l' impotenza di alcune scuole di continuar a 
contribuire la porzione loro spettante per l'assegnamento al 
pubblico precettore, e d'altra parte essendo giusto, che quella 
gioventù s' istruisca e onde si renda capace della giudicatura 
e di cui sono decorati quei nobili cittadini, » si approva l'espe- 
diente proposto di ripartire l'aggravio fra le scuole, che mo- 
strano di poterlo sostenere. — (e. 176 t.) 

171 7. — ottobre 3o. — Fatto riflesso alla supplica di Na- 
tale Marepa e suoi compagni, tutti beccai di Capodistria, nella 
quale intendono di non essere astretti a tener provvista in 
ogni tempo la Città di carnami, si rimette l'affare a quel 
Pod. à e Cap. no , che dovrà impiegare tutti i mezzi, affinchè la 
Città non manchi di carnami per il giornaliero consumo. — 
(e. 23 7 ) 

171 7. — ottobre 3o. — Supplicando la Com. là di Rovigno 
di prendere a livello francabile duecento cinquanta ducati per 
impiegarli nell'escavazione di quella fossa, si commettono pri- 



— 285 — 

ma informazioni al Pod. à e Cap.no di Capodistria ed al Cap. no 
di Raspo. — (e. 277 t.) 

1717. — febbraio 3 (m. v.) — Concessione ai Padri Do- 
menicani osservanti di Capodistria di cento moggia di sale al- 
l'anno per lire diciannove. — (e. 3o3 t.) 

Registro 184 — (anno 17 18) 

1718. — marzo 5. — Approvazione di sei capitoli form^Jti 
dal Co. e Provv/ di Pola per moderare i prezzi della vendita 
di commestibili. — (e. 8) 

17 18. — aprile 7. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
raccolga in quella Prov. a il maggior numero possibile di ma- 
rinai, escludendo i capi di casa e gli ammogliati. — (e. 82) 

17 18. — aprile 28. — Vien approvato l'appalto del dazio 
delle t beccarie » in Capodistria per anni quattro per quattor- 
dicimila lire. — (e. 101) 

1718. — giugno 2. — Elezione di Francesco Grillo a qua- 
derniere di Capodistria invece di Rizzardo Vida. — (e. i65 t.) 

1718. — giugno 2. — Si ordina al Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria di ricevere dai padri Serviti quattrocento moggia di 
sali. — (e. 178 t.) 

17 18. — agosto 25. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodi- 
stria permetta ai Padri della chiesa cattedrale e crocefisso di 
poter consegnar cento moggia di sale al prezzo di lire dician- 
nove al moggio. — (e. 232) 

17 18. — novembre 19. — Con lettere 1 agosto il Pod. a 
di Rovigno comunica che si è incominciata non solo l'escava- 
zione della fossa, che divide la terra dal continente, ma che si 
son anche preparati i materiali per il pavimento della piazza. 
Perciò mentre e con decreto 5 giugno dell'anno passato è con- 

• corso il Senato a conferire alla Com. ta stessa in grata reco- 
« gnitione al dispendio l'investitura dell' Jus di pocchi fondi, 

• et altro, come nel decr.° med.°, con la condicione di non 
« dargliene il possesso, che doppo l'avvanzato incaminamento 
« dell'opera, » si trova ora conveniente t di riddur la Com. ta 
t all'attuai predetto possesso, con le condicioni tutte che dal 

• preacennato decreto sono prescritte. » — (e. 277) 



— 286 — 

1718. — decembre t5. — Inteso il ricorso dei dodici co- 
muni del territorio di Montona intorno la Podestaria solita a 
pagarsi in frumento od avena, affinchè non succedano vessa- 
zioni, si stabilisce, che, per coloro che volessero contribuire 
l'equivalente in danaro, il frumento abbia a valutarsi in ragione 
di lire sedici allo staro, e l'avena in ragione di lire tre e mezza. 

— (e. 298 t.) 

171 8. — gennaio 5 (m. v.) — Prima di approvare la ter- 
minazione del Cap. no di Raspo in favore di Maria Facchin da 
Visinada per l' investitura di un'acqua in villa di Maggio, terr.° 
di Parenzo, vien stabilito che esso Cap. no riduca ad anni quat- 
tro il termine per fare il molino, procurando inoltre un'annuo 
tributo per il pubblico dominio. — (e. 319) 

1718. — gennaio 7 (m. v.) — È approvato per due anni 
l'appalto del dazio degli istrumenti, testamenti, pane, molini 
ed osterie delle ville in Capodistria per lire dodicimila seicento 

- (e. 3 ....) 

1718. — gennaio 21 (m. v.) — Il Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria faccia distruggere tutti i cavedini fatti senza fonda- 
mento, e formi un nuovo catastico di quelli, che per pubblici 
decreti devono sussistere. Di più rilevi esso i nomi di coloro 
che hanno ardito di erigerne contro le leggi, dandone notizia 
al Senato. — (e. 33 1 t.) 

1718. — gennaio 21 (m. v.) — Elezione di Casimiro Sol- 
veni a Soprintendente delle tasse dei processi criminali in Ca- 
podistria. — (e. 332 t.) 

Registro 185 — (anno 17 19) 

1719. — marzo 2. — Che il Pod. à e Cap. no di Capodistria 
ammetta a Gov. r di quella Città Gio. Francesco de Gomervil 
con facoltà di eleggersi il sergente maggior. — (e. 4 t.) V. pure 
a e. 8 t. 

17 19. — maggio 9. — Si manda al Pod. à e Cap. no di Ca- 
podistria copia della lettera del Pod. à di Buie intorno a malu- 
mori successi in quella terra t per occasion dei sacerdoti be- 
neficati », affinchè estenda una giusta terminazione. — (e. 5i t.) 

17 19. — maggio i3. — Il Cap. no di Raspo faccia racco- 



— 287 — 

gliere ed unire per epoca in un libro tutti i decreti e termi- 
mazioni relative alle amministrazioni della Com. ta , monte di 
Pietà e fondaco di Pirano. — (e. 5g) 

17 19. — luglio 20. — Si loda il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria che, nel riedificare le case nelle valli di Siciol, Fasano 
e Strugnan affine di impedire i contrabbandi di sali, si è por- 
tato sopra luogo per meglio conoscere i siti , dove erano 
prima erette, e per sciegliere quelli che fossero per riuscire 
più utili ed opportuni. — (e. u5) 

17 19. — luglio 29. — Visto il memoriale presentato dalla 
Com. la di Buie, avvalorato dalla viva voce di quel parroco e dalle 
informazioni di quel Pod. à , ed esaminati i decreti i532, i5g5 e 
1625, coi quali le vien accordato l'uso del bosco Farne, si ri- 
conferma ad essa Com. tà il libero possesso del bosco sudd.° 
nel modo da essa finora goduto, e -con condizione che siano 
sempre riservati a pubblica disposizione tutti i legni buoni per 
PArsenal. — (e. 126 t.). 

17 19. — agosto 23. — Approvazione dei capitoli formati 
dal Pod. à e Cap. no di Capodistria per la miglior regola di quei 
fondaci. — (e. 142 t.). 

1719. — agosto 26. — Si accompagna al Pod. à e Cap. no 
di Capodistria copia di lettere del Pod. à di Buie con la supplica 
dei tre canonici Agarinis, Bernardi e Ferrarese, affinchè abbia 
ad ascoltare le loro ragioni e faccia loro giustizia. — (e. 146 t.). 
— V. anche a e. 146 t. la lett. a al Pod. à di Buie. 

17 19. — settembre 27. — Essendo giusto di corrispondere 
con qualche segno di gratitudine alle fatiche del q. m Benedetto 
« Baseggio nella pretesa scoperta di usurpi pratticati dagli Ar- 
• ciducali ai confini del Tcrr.° di S. Lorenzo », si ordina al 
Pod. à e Cap. no di Capodistria che, sulla supplica presentata da 
Giovanni suo nipote, trasmetta a Venezia le informazioni e 
carte tutte, che vi sono in quella Canc. ria , affinchè si possa 
deliberare secondo giustizia. — (e. 173.). 

1719. — settembre 27. — Si concede al Co. Gio. Andrea 
Contesini Nestoreo l'erezione di un molino sopra un proprio 
fondo nella contrada di Ricorno (?) nel terr.° d'Isola. — (e. 174.)- 

17 19. — novembre 23. — Ricevute dal Cap. no di Raspo 
le informazioni richieste intorno a Francesco Carrari ammo- 



— 288 — 

gliato con figlia discendente da madre cretense, si delibera di 
concedergli, dopo la morte di Maria Venier, la casa n°. 3o in 
Parenzo, dalla med. ma ora goduta. — (e. 198 t.). 

17 19. — novembre 25. — Che il Pod. à e Cap. no di Capo- 
distria ordini ad Alessandro e Simone Sponza da Rovigno di 
consegnare le pietre vive necessarie per l'erezione della cappella 
della B. Vergine in Palestina. — (e. 202 t.). 

1719. — decembre 2. — Rilevatosi dalle informazioni del 
Pod. à e Cap. no di Capodistria e da quella del Mag. to al Cat- 
taver, che gli Ebrei di Pirano sianvi stati introdotti e raffermati 
dalla pubblica autorità, e che essi contribuiscono alle tasse e 
gravezze, si commette al detto Pod. à e Cap. n0 di proteggerli 
dalle possibili vessazioni di quei sudditi. — (e. 209). 

17 19. — gennaio 27 (m. v.). — 11 Senato comunica al 
Pod. à e Cap. no di Capodistria, che è pubblica intenzione, che i 
beni comunali non siano mai venduti dalle persone che ne 
usufruiscono. — (e. 234.). 



Registro 186 — (anno 1720) 

1720. — marzo 7. — Volendo il Senato premiare i molti 
servizi prestati da Giacomo Gambare da Scutari, ordina al 
Cap. no di Raspo di assegnargli alcuni beni di pubblica disponi- 
bilità in Istria, in compenso di quelli, che esso ha perduto. — 
(e. 6.). 

1720. — giugno 27. — Prescritta da più decreti la di- 
struzione t de cavedini bastardi » , ma ritardatone sempre l'effetto, 
saviamente si è diretto il Provv. 1 " al Sai Querini nel farla ese- 
guire immediatamente in Pirano, e nel far correggere il catastico 
da molti errori ed omissioni, cancellando in ispecial modo i 
cavedini inutili ed incolti. — Per assicurare possibilmente i sali 
esistenti in mano di privati da furtive estrazioni, ne proibisca 
l'asporto senza il consenso dei pubblici rappresentanti. — 
Quanto ad un altro disordine verificatosi, per il quale vanno 
sempre più aumentando i sali nelle saline, così che ora ne esi- 
stono cinquantacinquemila moggia, si stabilisce di togliere ed 
annullare tutte le concessioni di privati partiti finora fatte con 



— 289 — 

pubblico decreto. Gli si ordina poi di far terminazioni per re- 
golar meglio la gestione dei sali nella Prov. a , e per impedirei 
contrabbandi. — (e. 83 t.). — V. pure a. e. 127 t. e 168 t. 

1720. — settembre 12. — Si approva l'elezione del dott. 
Pietro Gregolini a medico di Buie in sostituzione di Marc' An- 
tonio Franceschi. — (e. 149.)- 

1720 — ottobre 5. — Che il Cap. no di Raspo quind' in- 
nanzi non permetta, che i debitori soddisfino i loro debiti con 
crediti di sali, ma li obblighi a pagare in contanti. — (e. 175 t). 

1720. — novembre io. — Ricevute precise notizie sui di- 
sordini e cattive amministrazioni del fondaco e luoghi pii di 
Pirano, si ordina al Cap. no di Raspo di ripararvi con buone 
regole. — (e. 190 t.). 

1720. — decembre 12. — Inteso con piacere l'aumento 
della rendita degli ogli per le fecondità degli olivi, si commette 
al Pod. à e Cap. no di Capodistria ad eccitare quegli abitanti a 
dilatarne la coltivazione per risparmiare l'aggravio, che si risente 
comperandone in paesi stranieri. — (e. 206.). 

1720. — gennaio 16 (m. v.). — È accordato il dazio delle 
paludi in Quieto a Gaspare Milcich per anni cinque per lire 
diecimila cinquecento. — (e. 219.). 

1720 gennaio 3o. (m. v.). — Elezione di Ottavio Solveni 
a scontro delle Com. tà , fondaci e luoghi pii di Capodistria in 
luogo del defunto fratello Antonio. — (e. 23o t.). 



Registro i8j — (anno 1721) 

1721. — maggio 14. — Concessione alla Com. tà di Rovigno 
di adoperare duemila ducati di quel fondaco nel restauro della 
chiesa collegiata di S. Eufemia. — (e. 34 t.). 

1721. — giugno 19. — Rilevatesi dal Co. e Provv. r di- Pola 
le usurpazioni considerevoli di beni comunali, la maggior parte 
nella villa di Cernizza, gli si ordina di cercar di conoscere a 
quanto si estendano dette usurpazioni, per poter con fondamento 
stabilire qualche rimedio. — (e. 5i.). 

1721. — luglio 24. — Si conferma a Pietro Battaglia l' in- 
vestitura di un pezzo di terreno in contrada del torchio presso 



— 290 — 

Parenzo, concessagli con terminazione 3o aprile 17 19 dal già 
cap. no di Raspo Pizzamano. — (e. 72 t.). 

1721. — luglio 26. — Afpne di premiare i grandi meriti 
di Nicolò Palladà e di suo padre, che per esser fedeli alla 
Republica perdettero in Morea libertà, sostanze ed un feu- 
do nobile si accordano loro due Piazze da Fante in Capodi- 
stria e l'assegnamento di tre pesi di pan biscotto al mese. — 
(e. 74-). 

172 1. — luglio 3i. — È approvata reiezione del sacerdote 
Don Pietro Giaffuri a capellano della chiesa di S. Nicolò de' 
Greci in Pola, in sostituzione del defunto monaco Dionisio 
Masarachi. — (e. 76 t). 

1721. — luglio 3i. — Che il Pod* e Cap. no di Capodistria 
accordi alla famiglia Giaffuri, che 'nell'ulti ma invasione in Morea 
perdette tutte le sue sostanze, sessanta campi di terreno in- 
colto nella contrada Marano in terr.° di Pola. — (e. 78 t.). 

1721. — agosto 7. — Si riconferma a Nicolò Muazzo, nobile 
cretense, rinvestitura di una casetta rovinosa in Pola, accor- 
datagli dal Cap. no con termi. nc 25 giugno 1719. — (e. 82.). 

1 72 1 . — settembre 1 3. — Si gradisce l'offerta di cento moggia 
di sale fatta dalla confraternita di S. Antonio abbate in Capo- 
distria per il restauro della chiesa cattedrale. — (e. 100 t.). 

1721. — ottobre 2. — Causa ler tristi condizioni in cui si 
trovano i due comuni di Paugnan e Costabona, si proroga loro 
per altri dieci anni il pagamento dell'imposta t di Podestaria e 
preghi ». — (e. 106.). 

1721. — novembre 8. — Che il P. e Cap. no di Capodi- 
stria cerchi di togliere gli abusi introdotti nella vendita dei 
commestibili. — (e. 117 t.). 

1721. — novembre 19. — Elezione del Coli. Fisserai a 
Gov. r delle ordinanze in Capodistria. — (e. 1 19 t.). 

1721. — gennaio 17 (m. v.). — Si dà facoltà al Pod. à e 
Cap. no di Capodistria di esborsare trecento ducati per la libe- 
razione di un alfiere e tre soldati della Com. a Loria, detenuti 
dal Cap. no di Trieste per l'inseguimento di un noto disertore. 
— (e. i3g t.). — (V. anche a. e. 149.)- 

1721. — febbraio 14 (m. v.). — Assai gradita è riuscita al 
Senato la notizia, che il Pod. à di Pirano abbia saputo con 



— 291 — 

avvedutezza allontanar da quel porto una tartana di Dulcigno, 
che vi si era introdotta per depredare. — (e. 149.)- 

1721. — febbraio 28 (m. v.). — Che il Pod. à e Cap. no di 
Capodistria dia opportune istruzioni ai rappresentanti d'Istria, 
afpnchè sappiano regolarsi in caso che entrino in quei porti 
tartane dulcignote. — (e. i53.) 

(Continua). 



4 



RACCOLTA DI ATTI PUBBLICI 

RIGUARDANTI 

la Provincia dell' Istria e le isole del Quaraero 

FATTA DA 

S. E. il sig. Pietro Girolamo Capello 

PROVVEDITORE SOPRA LA SANITÀ IN DETTA PROVINCIA E ISOLE 

negli anni 1731-1732-1733 

(Continuazione vedi v. XVI f.iei) 

Dei due comandi, che la Ser. tà V.ra si compiaque d 5 in- 
giongermi con Ducali i3 Agosto decorso può in ora l'ubbi- 
dienza mia trovarsi nelPonor di suplire a quello che riguarda 
la Fiera di Trieste, e con vicina opportunità lo farò dell'altro 
di Porto Rè subito che giungano gl'attesi ulteriori riscontri, 
e l'esploraz.™ colà appostate. 

L'apparato di quella Fiera per P industria degP Imperiali, 
e per il concorso della credula avidità de Naviganti fu veram. lc 
solenne, ma in fatto vi mancò il vero spirito, che è il dinaro, 
onde le contratazioni si ridussero gencralm. lc a' concambj di 
merci con merci, et in questi concambj non vi trovarono i 
negozianti l'intiero lor conto. 

Fu ella aperta nella situazione, cui fu eretto il noto Ar- 
senale. 

Alteratosi già il Capitolare 1726 ebbe principio come l'anno 
decorso nel giorno 10 di Agosto; fu lento il concorso, e tarda 
l'apertura delle botteghe, ma durò l'uno, e l'altra fino l'ottavo 
giorno del corrente Settembre. 

Per altro comparve PaQluenza sua abbondante, e copiosa. 

Approdarono da varie parti, e fin dal Levante settanta e 



— 2g3 — 

più bastimenti di grande e minor portata con merci, parte de 
quali cioè le grosse, e di mole furono scaricate nel Porto, e La- 
zaretti, e parte trasportate nelle Botteghe di Fiera numerose 
queste à sopra cento, e fornite di varie manifatture tradottevi 
anche per via di terra dalla Germania alta, e bassa. 

Novantadue sensali popolarono il Porto, e la Fiera, e fra 
questi si contarono 5o ebrei. In fatti conveniva che questi ren- 
dessero un tal onore al Cervelli, che si fa credere uscito dal 
Giudeismo, e che è il Ministro più impegnato per quella piazza. 
Benché siasi sparsa fama che il giro di q.ta Fiera sia asceso 
à due milioni di Fiorini, tutta via molte di quelle merci resta- 
rono incagliate. 

Alcune furono di ritorno alla parte d' onde provennero, e 
fin sei Trabacoli carichi d'oglio sbandarono da quel porto tra- 
sferito essendosi alcuno d'essi nella Dominante. 

Ma perche abbia la Ser. là Vostra tutto ad un tratto sotto, 
le sue ponderazioni e il numero de Bastim. 11 i luochi tutti onde 
provenero, i generi delle merci esistenti fuori di Fiera nel porto 
con i loro prezzi, e quelle altre merci trasportate nelle sud. e 
Botteghe, con il loro numero, mi dò l'onore di rassegnar il Pe- 
dclista unito che tutto comprende, e che è il pieno frutto di 
molte personali csploraz. ni colà cautam. le da me ordinate *). 

Convien però che il mio dovere si fermi un poco sopra 
tal foglio, e che aggiunga umilm. le a V.ra Serenità alcune con- 
siderazioni. 

I Legni osservabili, e numerosi, che frequentano il tra- 
sporto delle Merci, e de Negozianti sono i sudditi di V.ra Se- 
renità di Chioza e di Loreo, ancora navigano questi da Goro 
à Trieste, e da Trieste à Goro e navigano in tempo di Fiera 
non solo, ma in tutti i tempi dell'anno. 

Evidente è il pericolo, che in tale frequenza, e copia di 
trasporti nascano dell'abusive licenze in pregiud. dell'interesse 
di V.ra Serenità, come è poi certo, che essi animano la commu- 
nicaz. nc del commercio fra lo stato Imperiale, e Pontificio da 



l ) Vedi questo Pedelista o Tabella in fine delle presenti stampe. 



— *94 — 

Trieste à Ferrara, e sottovento, distraendo cosi dal suo centro 
che è la Dominante la navigazione, et il commercio. 

Fu osservabile e grande lo spazzo fatto in Trieste d* azzali, 
e Ferrarezza. 

Oltre i carichi per sottovento, Malta, et altrove furono 
cinque i Bastimi due Francesi uno diretto per Costantinopoli 
l'altro per Smirne, e tre Greci Sudditi Ottomani, che carichi 
di questi due generi de metali partirono da Trieste contratati 
due d'essi fino senza danaro, e col solo carico. di merci di 
poco prezzo. 

Tale è l'avidità del provecchio, che essendo il ferro il più 
valido istrum. 10 della guerra si manda senza risserve libera- 
mente in mano fin dal commune Inimico. 

Sopra l'oglio che si trasporta dalla Puglia à Trieste, 
emergono à dano publico varie contingenze, e corutelle. 

Nel passaggio per questa Provincia tuttoché ella abbondi 
e sia per augumentarsi ogn'anno tale prodotto, si possono 
agevolm. tc commettere, e quando non sussisterono i riguardi di 
sanità si sono commessi, e pratticati in questi numerosi seni, e 
porti di mare furtivi, e frequenti scarichi. 

Condotto poi l'oglio in Trieste, se si esita con lo sbarco 
passa egli nei Contadi di Gorizia, e Gradisca, dove essendo i 
Villaggi intersecati con quelli della Patria del Friuli, rendono 
intrinseco, e per dir cosi commune il negozio. 

Se rimangono poi nel porto di Trieste invenduti ò si spar- 
gono per le vie di Caorle, Grado e Canali interni nelle situaz. 1 " 
inferiori dello stesso Friul, e Trevisano, oppure i Bastim. 11 
stessi carichi di tal merce di là partendo passano à far centro 
in Lago-scuro e si difondono à riempire li stati di V.ra Se- 
renità in Terraferma, e sempre con publico notabile pregiud. 

Tantopiù viene à verificarsi quest' ultimo tentativo quan- 
toche oltre diversi Ferraresi, che sono già fissati in Trieste 
particolarm. te per il negozio dell'oglio mi si rileva, che anche 
un Ebreo di Ferrara giunto in Trieste alla Fiera con drapparia 
di seta abbia colà fermato il Domicilio suo per applicare alla 
sola negoziaz. nc dell'oglio med. mo con un fondo di circa m/40 
fiorini. 

Per incoragire anzi vieppiù i Mercanti alle comprede 



— 295 — 

degl' ogli fu per ordine della corte levato il quarantesimo che 
p. ma pagavano, cioè un orna per ogni quaranta, e limitata la 
mercede alli misuradori dalli dieci alli quattro soldi pure per 
orna; rilascio, e diminuz. ne che ben dimostrano quanto grande 
sia l'impegno di Cesare nelPaccarezzare, e far fiorire in Trieste 
fra gì' altri questo genere di commercio, che proviene in specie 
stati suoi oltre il mare. 

Detto ciò passo à riferire brevm. te il contegno e le direz. ni 
degli esteri intorno tal Fiera. 

Di tre condiz. nl furono le merci condotte in Trieste in tal 
occasione; alcune dell'Imperio e Stati Austriaci, altre d'alieni 
stati, et altre di Paese turco. 

Quelle che procedettero dall'Imperio, e stati Austriaci, e 
l'altre da stati alieni non furono aggravate come non sogliono 
ne meno in altri tempi fra tutto Tanno* esserlo d' imaginabile 
dacio. 

Il solo aggravio che rissentono è la spesa à cui tutte sog- 
giacer devono in ogni tempo del loro ingresso in Trieste. 

Li drappi di seta; e stoffe d'oro, e d'argento, droghe fine, 
colori, oro, et argento lavorati, e le sete- garze, pagano ogni 
cento funti di peso, che sono onci quattordici veneziane l'uno, 
tre carantani i quali come è noto compongono il valore d'un 
Traiero. 

Le panine, saghe, Salze, capelli robbe tutte di lana, lino, 
bombace, e manifatture di stagno, et ottone pagano due Ca- 
rantani per ogni cento funti di peso. 

L'oglio, il pesce asciuto, e salato, Formaglio, lardo, riso, 
le paste, e simili corrispondono un Carantano per cento funti, 
e sempre detratta la Tara. 

Non è tenue l'utile di quella pesa, e quello che deriva dalle 
mude fra Terra; utile che tutto passa nella Camera di Gratz. 
Ma in qualunque tempo non si ricevono in quel porto 
nessun con l'aggravio delle pesa sud. a le merci vietate, e sono 
precisam. lc i Cristali, i Vetri, et i Pani di coteste fabriche, il 
piombo, la feram. ta , et azzali di qualunque altro stato, volendosi 
risolutam. te lo smaltim. 10 delle proprie, de quali in simili generi 
abbondano la Germania, la Boemia, e le Provincie della Ca- 
rintia, e Cragno contermini a Trieste. 



— 296 — 

E pure esclusa qualunque sorta di Vino che non sia mu- 
nito di fede giurata de Stati Imperiali, quale è poi soggetto 
ad un Dacio della Città corrispondendosi il prezzo d'otto boccali 
per Barilla riguardo al valore cui viene venduto. 

Le merci tutte altresì provenienti dallo stato turco tanto 
in occasione di Fiera, che in altro tempo sono oltre la pesa 
soggette à pagar tré per cento del loro valore eccetuati i ca- 
trami che tolta la pesa medesima si ricevono essenti, sapendo 
così gl'esteri trattar assai bene ciò che giova à promovere 
gl'oggetti della navigazione, e del comercio sul Mare. 

V è in oltre un consimile aggravio che si chiama la pesa 
d' uscita pagata da tutte le merci all' ora che sono trasportate 
fuor di. Trieste, e questo è il solo vantaggio, e la diferenza 
che corre in tempo di Fiera nel quale i Mercanti possono e 
per mare, e per terra estraer da Trieste le stesse Merci, che 
aveano condotto, quelle che comprano ò che contrattano senza 
alcuna Contribuz. ne 

Quelle merci poi che arrivano dalla parte di Terra sin 
dalla Germania, dai Circoli, e sin da Stati ereditari alla Fiera 
accenata non sono essenti totalm. te da Dacj, ma non ostante 
pagano à tutte le mude Pimposiz. ni solite à giusta Tariffa, e 
se sorpassano senza il pagamento vengono munite di viglietto 
in bianco sin à Trieste dove suppliscono all'importare de Dacj. 

Nel caso poi vi giungano senza i riscontri ò de pagm. to , 
ò del viglietto med. mo sono fiscate di eontrabando, e sodisfato 
ò nò il Dacio pagano tuttavia la pesa come quelle di mare. 

Vi sono altre merci che sebben provenienti dalle Provincie 
confinanti a Trieste non ostante per via di Terra s' introducono 
senza Dacio in qualunque tempo, ma dovendo esitarsi per via 
di mare anche nell'incontro della Fiera sono sottoposte ad un 
Dacio particolare della muda di Trieste senza il pagam. to del 
quale non puono avere F imbarcaz. ne 

Da tuttociò può indursi, che la Piazza, e la Fiera di Trieste 
benché intitolata franca è soggetta fra i varj allettamenti à 
diversi ingegnosi aggravj, utili all'erario di Cesare e de suoi 
Popoli, lo che è il vero oggetto di navigaz. ne e commercio. 

Fino li affìtti delle Botteghe hano prodotto 63o fiorini, et 
assesi essendo gl'abiti de Magazeni, e delle Case a grosse sum- 



— 297 — 

me deriva da ciò l'impegno di molte fabriche, che vano eleg- 
gendosi. 

Tuttoché le contrataz. ni non abbiano incontrato spazzo gran- 
de, e facilità, furono sparsi per Fiera varj emissarj che andarono 
esaltandola, e che promisero sempre mag. ri profitti. 

Il Conte di Galembergh, e il conte Arrivabene ebbero la 
pressidenza sopra la Fiera. 

Indussero alcuni Mercanti à segnare l'afptto delle Boteghe 
per Tanno venturo. 

Si applicarono à fermare in stretto giro i contratti del- 
l'avvenire per ridurli fra le mani di sei sensali patentati. 

Allettarono i forestieri assicurando à nome dell'Imperatore 
la rimessa di due milioni de fiorini per l'inchiesta delle merci 
della Fiera. 

Sparsero in oltre fama del vicino arrivo in Trieste d'alcuni 
doviciosi Mercanti Olandesi per aprirvi casa di negozio appunto 
con l'Olanda. 

Come però a si vasta idea reputano termine troppo an- 
gusto una sola fiera, massime sul riflesso che repugnano i 
Mercanti afpdar i propri capitali da Fiera a Fiera così fecero 
gl'accenati Commissari prolissa inform. ne alla Corte per stabilire 
in Trieste una Fiera replicata ogni semestre, accertandosi che 
i Mercanti per il solo spazio di sei mesi si indurano più agevolm. te 
ad affidar senza soldo, e senza cambio le merci. 

Si coltiva intanto la massima, che mi arriva da Fiume che 
possa anche colà aprirsi una nuova Fiera, cosiche rimane in 
dubio se come rassegno abbia da replicarsi per il semestre in 
Trieste ò abbia da corrispondersi la nuova Fiera di Fiume con 
essa, ò tutte due una repplicata, e l'altra semplice per darsi 
reciprocarli. 16 la mano. 

In somma siasi in qualunque maniera uniscono i Commissari 
l'arte loro fino alla violenza costretto avendo il K r . Antonio 
Benussi suddito di V.ra Ser. à arrestato in quel Castello, e con- 
dannato per l'incauta escavaz. ne di quel Mandracchio al ris- 
sarcimento di 35oo Fiorini verso la Com.tà di Trieste. 

Se ne interessò il Commissario Arivabene ad impegnare 
cotesto Ambasciatore Cesareo presso la Ser. ta V.ra per il 

6 



— 298 — 

pagam. to di D. li m/i3 di preteso credito del Carcerato con quale 
egP abbia à supplire all'accenato rimborso, e stabilir negozio 
in testa di Gio. Batta Botticela Veneto Sensale patentato in 
Fiera, e spedito alla Dominante per tale effetto coir impegno 
di fermarsi il Benussi fatto libero à negoziare in Trieste con il 
rimanente Capitale. 

La causale di tal direzione, et industria si è perchè man- 
cano nella Piazza di Trieste i capitali, mentre ella non ha che 
Fiorini m/400 circa di fondo compresi tutti li Veneti liberi, e 
banditi, et altri Mercanti esteri di Ferrara, e Germania tra quali 
si distinguono le Dite degl'Ebrei Morpurgh, Levi, e d'un certo 
chiamato Pandolfo amministrator degP effetti della Compagnia 
orientale con fiorini circa cento per cadauno. 

Non potendo i Comissarj da per se sostenere il negozio 
per ostentarlo e secondare l'impegno di Cesare, vanno cosi 
mendicando tutte le vie. 

Ciò che può causar mag. r apprensione si è che si possa 
introdurre in Trieste 1' uso positivo dell'Arti Mecaniche per 
travagliarvi ogni manifattura di sete lana e bombace, e far un 
emporio, ed apparecchio ò di soldo ò di cambio alle merci de 
Negozianti forastica cercandosi periti fabricatori in ogni parte, 
onde col poner l'Arte in lavoro e col documentarne quei sud- 
diti riesca perfettam. le il dissegno. 

Intanto i lavori, e le fabriche già note a V.ra Serenità 
prosscguiscono in Trieste. Si fqrma muraglia di 400 passa e 
più di lunghezza nel monte Cluz, dove corrono per costiera le 
stradde Rcggic che conducono, e riducono dalla Germania. 

Questa spesa, che sarà di circa Fiorini 8000 viene adossata 
alla Com. la di Trieste con la speranza però che l'aggravio di 
un Carantano per persona, e per Animale, che gli verrà ad- 
dossato da Cesare per il transito, rimborsi il dispendio. 

Le saline che si vanno escavando addittano l'idea di formar 
un nuovo porto e stallo à bastimenti cui pretendono dar in- 
gresso per la fossa della Città sino alla porta detta di Riborgo 
allo scarico. 

Questo travaglio non potrà però servir mai per bastimenti 
di grossa portata, essendo questi costretti ad ancorarsi nella 
spiaggia fuor di porto, e star esposti all'ingiurie de venti, e 



— 299 — 

ciò non ostante che di tempo in tempo si escavi il Porto vecchio 
con macchina simile a cotesti Cavafanghi. 

Sembra poi che certo appiananti. 10 che praticano nel Monte 
del Castello vicino alla stessa porta Riborgo abbia à riuscire 
per comodo di fabriche e per fiera, e per negozio. 

Ma in fatto tutto quel lavoro non serviva che per erigere 
la publica Muda, che ora è nel cuore della Città, acciò prima 
che vi si introduchino le merci da Terra abbiano a supplire 
alle contribuz. ni , et imposte. 

Per altro il fondo anche di quel Terreno, et le adiacenze 
sue sono fangose, et impotenti a sostenere il peso di fabriche 
gravi, e di mole, onde quando si voglia farne uso sarà neces- 
sario un dispendioso sotteraneo de palli. 

Anche sii quest' idea pare che siano radoppiate le comis- 
sioni, perche se alcuni sono in pensiere che abbia da servir il 
sito aqcenato per l'oggetto delle Fabriche stesse, molti e molti 
altri sono, di sentimen. to diverso, considerando più tosto, che 
essendo occupato il già fu Arsenale dalle Botteghe di Fiera 
possa aprirsene un nuovo colà per continuar il travaglio de 
Bastimi 

Arrivata in Trieste la Nave S. Carlo si attende à mo- 
menti anche in quella piazza l'altra intitolata Carlo 6.° procedente 
da Costantinopoli con carico di ricche merci. 

Tale è la situaz. nc Com.le di Trieste, e. tali sono le mire, 
e studj di quel Comercio; mire, e studj che ferriscono preci- 
pu*am. te cotesta piazza. 

Io non mi avvanzerò maggiorm. te , e restringendomi ai soli 
dannosissi. mi effetti che rissente questa Provincia aggiungerò, 
che ella è tutta occupata (come scrissi nel Numero 22) da 
Austriaci unicam. te intenti à succhiare, a spremere le sostanze sue. 

In prova di che supplico umilm. te V.ra Serenità onorar 
de suoi riflessi ciò, che già qualche tempo mi è pervenuto 
nelPocclusa carta, che rassegno autentica, da Pirano. 

Quanto ella narra, e rappresenta di se accerto, e giuft) 
che è di tutta l'Istria, e di tutte l'Isole. 

Prendo in questi momenti l' imbarco per Muggia ove mi 
porto ad esseguire le comissioni dell' Ecc. 10 Cons.° di X C1 . 

Attenderò colà sospirosam. tc l'implorata dispensa da questo 



— 3oo — 

esercizio, contento d'aver logorata anzi perduta la salute ser- 
vendo la Ser. ma Patria, e sa Dio con qual cuore. Grazie. 
Parendo 21 Settembre 17)2 

P. S. Sarà unita la nota delle spese estraordinaric occorse 
in quest' Officio di Sanità per la pubblica approvaz. ne 

Nel restituirmi da Muggia à queste naturali incombenze 
fu mia buona sorte il trovar qui ancorato PEcc. mo Sig. r Zorzi 
Grimani Proved/ General di Dalmazia, et offeritosegli un tempo 
migliore, prosseguì poi verso Zara all' intrapresa della sua 
carica. 

L'onor sommo che mi rivenne in suplir seco ai dovuti ri- 
verenti miei Ufpcj, non fu poi disgiunto dall'egual debito di 
rimostrarli con la viva voce lo stato in cui sono, e per i ri- 
guardi dell' interesse della Ser. là Vostra, e per il punto di Sa- 
nità le tre Isole del Quarner Cherso, Veglia, et Arbe. 

Le rilevai quanto fosse infervorata, e veramente è bene- 
merita P attenzione dell' Ill.mo Nobile in custodirle dalla libertà 
de Confinanti Morlacchi, gP usurpi, che non ostante tentar 
soleano dei scogli, e de Boschi di V.ra Serenità, e di quei 
poveri sudditi, e gl'altri pregiudicj tutti già rassegnati à pu- 
blica notizia in più riverenti dispacci. 

Ma sopra tutto mi fu à cuore di renderli conto, et infor- 
mar P E. S. della ben giusta indignaz. nc , con cui la Ser. là V.ra 
ha dovuto sofferire in tutta P invernata decorsa la stallia, e 
P audace dimora di tanti Legni Segnani nell' acque sue, e ne 
porti specialm. te d'Arbe, e di Veglia, con lesione ben grave 
della Sovranità sua, e de riguardi della comune salute. 

Aggiunsi che la mancanza de porti nell'Austriaco Littorale 
e la copia de Legni costrutti da detti Segnani faceano su la 
passata sperienza temer pur troppo la rinovazion dell' insulto 
già preveduto, et umilmente indicata nel N.° i3, che giuntivi 
diveniva poi cervicosa, e sempre più audace Postinazion loro 
di permanervi, e che era inutile lo sperare compenso dal noto 
Capitanio di Segna tanto pronto a promettere, quanto à man- 
car alle promesse. 

Accolte benignam. le dall' E. S. tutte queste notizie mi as- 
sicurò che dal canto proprio, e per quanto lo acconsentisse 



— 3oi — 

il poter e l'impegno della sua carica procurato averebbe an- 
che sopra questo emergente il possibil riparo, che io ben con- 
fido dall' esperienza, e dalla virtù di cui va adorno. 

Scioltomi appena trovai le publiche dell' Ill.mo Nobile 
Querini, che con la mag. r solecitudine mi partecipò essersi 
appunto ancorato ormai in un porto di Veglia Grippo Segnano 
di non pocca portata, e carico di Sale. 

Per gì' avvisi che n' ebbe da queir Ill.mo Sig. r Proveditor 
ricusò non solo l' estero direttore del Legno sospetto d' allon- 
tanarsi all' intimazioni gli fecero le custodie di Sanità, ma 
negò fino di dar il nome, e la cognizione del carico; ripulsa 
inaudita, e che è in argomento d'una specie di violento abu- 
sivo possesso di quell'acque, e di quei Porti. 

Comunicata subito la novità allo stesso Ecc. mo Sig. r Pro- 
vcd. r General, ho indi confortato l' Ill.mo Nobile à rinforzare 
le guardie à porti, e scogli più frequentati dagl' esteri, e con 
la prudenza sua senza pubblico impegno evitare possibilm. te 
1' approdo ulteriore indicandole la premessa confidenza in che 
sono d' un qualche provisionale compenso, ma che l' addat- 
tarvelo poi rigoroso, e permanente era solo della pubblica au- 
torità. 

Vmilio per questo alla Ser. tà Vostra le presenti ossequiose 
notizie, e riverentemente aggiungo, che se non si oppugnano 
tali primordi, e non si vieti à mano à mano secondo giun- 
gessero tali legni il violento ricovero loro, sarà altresì di ci- 
mento, e di dificile riuscita l'espellerli quando siano installati, 
e divcrano la toleranza, e la dissimulaz. nc per gl'esteri un 
mag. r loro fomento per svernar sempre nell'aque della Sere- 
nità Vostra con offesa delle Leggi di Sanità, e con gravissimo 
danno nel taglio de Boschi. 

Non devo ometter poi quanto coll'opportunità del viaggio, 
e del mio soggiorno nella Terra di M uggia potei raccogliere 
da Trieste colà confinante. 

Veduta di ritorno da quella parte la scritta nave San 
Carlo incaminata per Puglia, ne scansai in camino cautamente 
l'incontro, et ogni giorno s'attende con ansietà in quella 
piazza come umiliai il Vascello detto Carlo 6.° con ricco ca- 
rico di merci. 



— 302 — 

V'era intanto disceso da Vienna à 25 del scaduto Settembre 
il noto Fortunato Cervelli con Giacomo Rozza negoziante di 
Ferrara. 

Si trovano uniti cogP altri due Mercanti di Trieste Giù- 
stani, e Rinaldi, con quali dicesi concertato et accordato dal- 
l' Imperatore il partito de Sali di Lombardia, e fu questo il 
fine del viaggio fatto per Vienna. 

Essendo instabile, e mal sicura per la copia delle deposiz. m 
e delle sabie la bocca di Goro, si pensa far uso della scoeta, 
che è bocca interna, e tutta di V.ra Serenità per transitarvi 
i Legni, e quelli ancora carichi di Sali Imperiali. 

Così à poco à poco, e per ogni via si tenta di ferire e 
si ferisce il publico interesse, e si toglie alla Serenità V.ra 
cotesta porz. nc del suo patrimonio. Grazie. 

Parendo io Ottobre 1732. 

Ser.fno Principe. 
Turbata dalla stravaganza de tempi la consueta naviga- 
zione devo sofferire con pena di veder ritardarmisi e per la 
via di mare, et anche rispetto all'inondazioni dell' aque per 
quella di Terra i più sicuri possibili accerti sopra le nuove 
emergenze della salute. 

Di quelli che n'erano giunti dalla parte di Fiume e di 
Segna riguardo alla Lika e Corbavia per alcune Ville colà 
indicate infette dal morbo, ne ho reso con le mie primo cor- 
rente esatiss. mo conto al Magistrato Ecc. mo della Sanità, e vi 
ho aggiunto tuttociò, che mi si era da pubblici documenti 
rilevato intorno la scoperta infezione nello stato di Ragusa, 
e li sospetti della Dalmazia. 

Attendevo con impacienza almen da Trieste un qualche 
riscontro sopra le gelosie della Croazia, et hor che m'è giunto, 
suplisco al naturale dovere in umiliare a V.ra Serenità ancora 
le presenti rispettose not. c sopra ogni cosa, e sopra quanto 
mi credei in debito d'operare à presservaz. ne della Provincia- 
Giuntemi appena le lettere dell' Ecc. mo S. r Proved/ Con- 
tarmi che m' accennavano l' insorgenza nel Castello di Perus- 
sich, per cui aveva il suo zelo sospeso il contado di Zara, et 
insieme V accerbe notizie del male oltrepassato le marine d'ai- 



— 3o3 — 

cuni villaggi sotto Raglisi, repplicai gì' ordini più severi à 
tutte le custodie del mare non solo in questo Littorale, che 
nel!' Isole del Quarner, perche religiosamente esseguendosi le 
Terminazioni del" sudetto Ecc. mo Mag. to io 7mbre, e 5 Nov. e 
1731 non fosse da Colleggi di Sanità acconsentito verun ar- 
bitrio sopra l'approdo de Legni infetti, e sospesi. 

Mi raccomandai efjìcacem. te air Ecc. mo S. r Proved/ General 
Grimani perche come in maggior vicinanza m'ontrasse di 
notizia sopra ogni ulteriore progresso, e particolari furono 
gl'eccitamenti alla vigilanza dell' Ill.mo Nobile Querini, e Pro- 
ved/ di Veglia à penetrare in quelle confinaz/ 1 il vero stato 
della Lika vicina. * 

Ambedue con l'inferte 28 e 29 del spirato mi rappresen- 
tavo l' origine della disseminaz. ne colà del morbo ; narrano 
però che estinta in Bilia stessa da un Turco la prop. a moglie 
sia stata trovata con un bugnone sul capo rilevato in pro- 
gresso effetto dell' istrumento con cui l'aveva crudelmente 
percossa. 

Volendo poi ritirarsi nel vicino stato Cesareo alcuni di 
quei Popoli per 1' angarie loro usate da un Bassa, divulgò q.to 
per ritenerli, e non vi fossero ricevuti che quel Villaggio 
fosse attaccato dal morbo, notizia che passò a Segna, e subito 
à Vienna. 

Giunsero nel tempo stesso 1' altre inferte dell' Ecc. mo Sig. r 
Proved/ General che mi confermano non hav/ avuto il caso 
di Perussich avvanzamento maggiore, e che l' infezione dello 
stato di" Ragusi resa ne suoi principij di molta apprensione 
parca rallentata. 

Mentre appunto così avevo partecipato al Magistrato Ecc. 010 
della Sanità, m' arrivarono nello stesso momento che segnavo 
le publiche primo corrente quelle di 25 caduto e rilevai il 
commando d'accorere con i più rissoluti ripari e per mare, e 
per terra al bisogno, attesa anche la scoperta contaggione 
nelli confini della Croazia. 

Corrispondente è 1' avviso, che io pur ritraggo per la via 
di Trieste, avendo quella Cesarea sopraintendenza avute let- 
tere dal Conte Banno della stessa Croazia, che il male arri- 
vato fosse à Novi Turco vicino al Fiume Vnna divisorio de 



— 304 — 

stati con considerabile mortalità, ma che correvano più giorni, 
ne quali non si erano scoperti cadaveri nel Fiume stesso, e 
che se ne sperava miglior aspetto per la difesa di regolata 
milizia al Fiume predetto, et agl'altri due Culpa, e Savo. 

Sopra tali confronti, e sopra il preciso incarico, che me 
ne diedero 1' auttorevoli deliberaz." 1 di S.S. E.E. non fu ciò 
non ostante punto lenta I' essenz. nc , e la prescritta difesa della 
Provincia anche alla parte di Terra, e credei indispensabile 
cautela sospender ogni commercio co stati Austriaci per ora 
e sino che arrivando i più veri confronti prender si possano 
adeguate misure. 

Li attendo con ansietà dal Conte di Gallemberg, dal Co- 
mandante di Fiume, e da Confidenti in varie parti spediti, e 
vogliano tempi migliori accelerarle il camino. 

Umiliai, all' Ecc. mo Magistrato tutte 1' estese circonspez. n \ 
e pare à me con le med. me di presservare il necessario tra- 
vaglio delle Campagne nella p.nte staggione, onde intanto 
sian custoditi gl'ingressi delle Comunità, e luoghi tutti, posti 
in attione i Capitanj, e Milizie dell' ordinanze, per poi far er- 
rigere a confini i necessarj Caselli. 

Suplito averei anche a ciò (che quando si voglia una 
vera, et efficace custodia) è in fatto necessario, ma ressi6te 
alla volontà, che è impaciente di ben servire alla Sereniss. a 
Patria l'effettiva impotenza. 

L' erriger Caselli, e non poter riuscirvi è .un espor mag- 
giorm. te con i stessi riguardi della salute le pur troppo lese, 
ma incontrastabili raggioni pubbliche. 

M' è presente la memoria, e la Ser. là V.ra con somma pa- 
cienza ha molte volte udita la serie che gì' umiliai di tanti 
insulti pratticcati dagP esteri fin nclP incendio de stessi Caselli 
di Sanità, e quanto sia baldanzosa la loro pretesa ne publici 
Confini ò sconvolti, ò manumessi. 

Vna sola è la Comp. a de Cavalli ridotta anche al num.° 
di 40, la quale è disposta in tante, e tutte necessarie situaz. ni 
né può esser tolta senza abbandonarle à contingenze evidenti 
per custodir V altre. 

Cresce ancor più la mancanza de' mezzi dall'esscr ridotte 
le Cernide della Provincia da quattromille à 2000 Teste, e 



— 3o5 — 

queste ancora per la facoltà conseguita dai Capi Leva di amas- 
sar Gente diminuite sono in tal modo, che già si trovano di 
gran lunga inferiori, e ne rassegnai col fatto la graviss. ma con- 
seguenza nel mio N.° 27. 

Ma oltre ciò una fatale esperienza ne tempi andati pur 
troppo documentò, che doppo il giornaliero cimento con con- 
finanti nel sostenere i Caselli di Sanità si approfjìtorno poi 
con la consueta avidità di penetrar arditamente i confini, 
svellerli, et appropriarsi all' or che si sciolsero tali custodie 
sempre terreno, usurpando cosi frequenti e non piciole por- 
zioni de pubblici Stati. Grazie. 

Parendo / ybre 1732. 

PS. Vmilio le presenti con espressa Brazzera impaciente 
il mio spirito di venerare la publica volontà ò quella dell' Ecc. mo 
Magistrato, di cui da i 25 d'Ottobre spirato mi trovo privo. 

Ser.mo Prencipe. 

M' umilio profondanti. 10 alle publiche deliberaz. ni giuntemi 
questa notte nelle Ducali 3o spirato, e con Io stesso prezzo 
anche dell'intiero mio sacrificio prosseguisco, e prosseguirò 
fino ad altro pub.° avviso quest' incombenze. 

Secondo le più precise ordinaz." 1 dell' Ecc. mo Magistrato 
di Sanità intraprendo le mosse per Capo d' Istria, e rendo a 
Lui conto di tuttociò, che sopra l' insorte emergenze credei 
disponere alla necessaria custodia della Provincia per Mare, e 
per Terra. Qualunque però sia la situaz. nc rimota in cui passa 
la Carica lontana dalle pronte ispez. m del Littorale, e delle 
custodie in tutta l' interna Prov. a m' accorerà il mio divotiss. mo 
spirito, che avendo il conforto d' una pura, e cieca ubbidienza 
è questa la sola guida che condur deve ogni mio passo. 

Voglia Dio Sig. e darmi vigore adeguato, e che alla pron- 
tezza, e rassegnaz. nc dell' animo obbedir possa ancora 1' abba- 
tuto individuo. 

Con tale ossequiosa fiducia continuo il travaglio e già 
sono in opera alle parti della Croazia et à quelle di Segna i 
mezzi tutti per racogliere come scrissi lo stato del male, e la 
positura sincera delle cesaree difese, addolorandomi le con- 



— 3o6 — 

lingenze presenti, che portano seco la necessità di nuovi stra- 
ordinarij dispendi per quali invoco la pub. 8 providenza. Grazie. 
Parendo 6 ybre 17)2. 

Ser.mo Prencipe. 

Nulla importa, che io renda conto a V.ra Ser. là del dis- 
saggio sofferto, e della contingenza in che mi sono trovato 
per render ubbidito il commando del Mag. t0 Ecc. roo di Sanità, 
che mi volle imediatam. te in Capod. a 

Ma importa molto alla rassegnata ubbidienza mia, che ne 
faccia il solo cenno per render giustificato il ritardo di cinque 
giorni che si sono fraposti al mio arrivo consumati in un 
borascoso continuato contrasto del mare, e dei Venti. 

Subito giunto mi viddi con quest'Ecc." 10 S. r Pod. à e Ca- 
pitanio, che accompagnando i primordj della Reggenza sua 
con un aggregato di tutte le virtù si promette questa Popofaz. * 
un feliciss. mo governo impegnati avendo tutti i Voti per la di 
lui migliore salute. 

Mi sono poi unito q.to Colleggio di Sanità, che carteg- 
giando con quello di Trieste mi presentò l'annessa lettera. 

. Spicca assai manifestam. te la sorpresa, et il movimento 
di quell'estero Colleggio sopra la sospensione presente, pro- 
fessandosi, che combinato con la stampa successivo conteni- 
mento, non sia conciliabile, onde partecipato avendo il tutto 
all' Imperatore si restringe à riportarsi alle dclibcraz. ni che le 
perveniranno. 

Mi sono pure arrivate le annesse risposte del Conte di 
Galembergh lo spirito de quali consiste in asseverare che la 
Croazia sia intiera, e tutta sana. 

Nello studio di continuare con il med. mo la necessaria 
eorrispond." ho formato la presente risposta, il che tutto as- 
segno anche al Mag. to Ecc. mo di Sanità. 

Non ho però interposto mora alcuna all'adempimento 
delle comandate distribuz. ni delle custodie di Terra, anzi nella 
parte che guarda le raggioni Austriache verso Trieste ho 
erretto sopra .i confini i Restelli mancandomi però i mezzi 
alla perfetta essecuz. nc dell'opera, mentre non posso preva- 
lermi nemeno di tutti i Capitanij delle Cernide di q.ta Pro- 



— 3o7 — 

vincia per esserne due caduti in infermità, e nell' impotenza 
di suplire al proprio Ministero. 

Ricevo in q.to momento le lettere dell' Ecc. mo Sig. r Pro- 
ved. r Contarini che approdato essendo in Parenzo ritorna alla 
Ser. ma Patria col merito colmo, et insigne d'aver restituito 
come m' assicura P intiera calma alle due Provincie della Dal- 
mazia et Albania. Grazie. 

Capo d' Istria 14 ybre 17)2. 

Ser.mo Prencipe. 

Anche il Capitanio di Fiume continuando meco il car- 
teggio mi fa arrivare le sue risposte, e sono in data 9 corrente. 

Rileva la propria sorpresa d'esser io sinistrarli. 10 infor- 
mato circa i progressi del mal contaggioso al margine opposto 
al Fiume Vnna, e rende conto degP avisi che gP erano per- 
venuti, tanto del Comandante di Carlistot quanto del Conte 
Bano della Croazia. 

M' unisce anco le copie delle loro lettere, che essendo in 
idioma Tedesco le rassegno al Magistrato Ecc. mo della Sanità, 
non avendo qui soggetto atto a traddurle. 

Ma credo uniforme il lor contenuto à quanto lo stesso 
Capitanio viene di parteciparmi, che sette sole persone siano 
rimaste estinte nelP infetto Novi Turco senza essere doppo li 
23 e 28 Aprile successo alcun altro simile caso. 

Che mantenuti i confini cesarei in perfettiss- ma salute si 
erano posti in difesa, e che per mag. r sicurezza di quelle 
parti fosse escluso dalla libera comunicazione tutto il Banato di 
Croazia, punto indispensabile, e che fu della giusta espettaz. ne , 
e premura pub. a 

Sebbene il Conte di Gallembergh nella necessità che lo 
posi, in vista di tali separaz. ni non si sia nell'altre unite so- 
pra ciò concertato ad alcuna risposta, ritorna però à riconfer- 
marmi in data di 16 stante gl'avvisi della buona salute per 
tutto esso Regno della Croazia, come anche nei Luochi con- 
finanti nella Bosnia, e che nello stesso Novi più non si sente 
veruna mortalità. 

Passato egli in Gorizia mi promette anco da colà P ulte- 
riori notizie, e nell' impacienza in che sono del ritorno de con* 



— 3o8 — 

fidenti come umiliai espediti à prenderne il vero confronto, non 
tardo punto in prossecuz. ne del debito di rassegnar alla Ser. la 
V.ra quanto sin ora ho potuto raccogliere. Grazie. 
Capo d'Istria 20 Nov. 17)2. 

PS, Mancatomi 1' incontro di espedir le presenti, le apro 
et agiungo umilm. te , che quando attendevo dal Capitanio di 
Pisino le sue risposte sopra le rimostranze fategli di custodire 
quelle situaz. ni mi arrivano V inserte del di lui Vicario, che 
trattano non esser giunto colà alcun riscontro ne ord. c della 
superiorità intorno il male, ma vengo poi avvisato in altro fo- 
glio, e mi si eccita à custodir tutto il segreto che in fatto il 
sud.° Capitanio che si vuole con le publiche lontano Balla res- 
sidenza si trovi in Pisino; alterato l'animo suo sopra la presente 
suspcnsion del Commercio, espressosi che non sian vere le not. c 
del male da me avvanzategli, che per altri fini si prattichino 
simili passi, di non voler risponder alle mie, e che studiava 
aver nelle mani uno de sudditi di V.ra Ser. 1 * anche con qual- 
che esborso di denaro per assoggettarlo alla contumacia. 

Come il carratere di quel Ministro ha molti vizij nella su- 
perbia, e violenza sua, cosi lo credo capace d'ogni insulto. 
Tratto però il confidente con la dovuta blandizia, et ordino poi 
le rnagg." cautele à stanso di qualunque attentato. 

Intanto vado continuando, e sostenendo in obbedienza de 
comandi del Mag. to Ecc. mo di Sanità sino ad altro ord. e l'uni- 
versali presenti risserve, e suspensioni nella Prov. a Grazie. 

Capod.a 21 Nove ij)2. 

Scr.mo Prencipe 

Opportuniss. ma l'intemperie della giornata di ieri che non 
lasciò staccare da queste Rive il solito messo per Palma mi 
offerisce l' incontro che io possa finalmente rassegnare a V.ra 
Serenità il rapporto dei due confidenti, che corrispondendo al- 
l' impacienze mie mi rendono conto delle più minute scoperte 
fatte verso i Confini della Croazia sopra la vera situaz. ne del 
temuto mal contaggioso, e delle direzioni, e difese austriache. 

Oltre aver pur essi raccolto nel loro passaggio in Lubiana 
quanto del pari avea colà rilevato intorno V universale salute 



— 3og — 

1* Vfjìcial Begna si sono avvanzati fino a Mocritz, che è al con- 
fine della stessa Croazia verso la Schiavonia, et è un comitato 
dell'Austria. 

Passati anco sarebbero in Agram capitale detta Zagabria, 
et in Carlistat capitale Fortezza della Croazia, se l'assicuranze 
colà ritratte di non poter retroceder e di non darsi da quella 
parte verun passaggio non li avesse arrestati in camino. 

Sopraintende à Mocritz et alle Guardie de confini il Co. 
Dismo d'Auspergh, quello stesso, da cui derivorono ne p. mi 
d'Ottobre caduto al Co. di Gallembergh Luogotenente del Cra- 
gno le prime notizie del male introdotto in Novi Turco situato 
nella Bossina, che sta divisa per il Fiume Vnna dalla Croazia 
Austriaca. 

Ne fu partecipato l'Auspergh dal Co. Ceccolini suddito di 
V.ra Serenità, et or Comandante di Cavalleria nel Contado di 
Szerin più vicino, ma con la divisione dell'aqua a Novi pred.° 

Fu questa la prima origine delle diffamate gelosie, e ri- 
guardo all'ora il rapporto, che Novi fosse stato attaccato 
dall'infezione introdotta col mezzo d'alcuni Canoni trasportati 
da Turchi dell'altra Fortezza di Biach nella Bossina, e fosse in 
fatto estinto in Novi ne primi d'Ottobre molto numero de 
Turchi. 

In tale funesto principio fu con la confusione sparsa la 
fama d'esser stati gettati i Cadaveri nel Fiume Vnna, e l'istesso 
Auspergh lo scrisse perche n' era in quelle parti universale il 
discorso, ma raccolte poi, come si ha da lui, e di più sinceri 
riscontri, che non usitato anzi fra Turchi un tale costume 
fossero tutti i Cadaveri stessi incendiati, e neppur uno sia stato 
disperso in quell'aque. 

Seguitò l'Auspergh il carteggio con esso Comandante di 
Szerin, et ogni otto giorni ebbe da lui particolari distinte 
notizie, che il male andava cessando, come precise lettere di 
16 del cad. te mostrate da esso ai confidenti assicurava il pre- 
nominato Ceccolini, che non si era dagl'ultimi dell'Ottobre 
caduto sentita, ne che era alcuna mortalità non solo in Novi, 
ma anzi nemen era insorta gelosia veruna negl'altri Luoghi 
de Turchi confinanti con la Croazia. 

Non penetrò (e qu\ sono uniformi tutte le relazioni del 



— 3io — 

Comandante, quelle degP esteri Colleggi di Sanità, e le raccolte 
notizie) imaginabile sospetto di contaggione nella stessa Au- 
striaca Croazia, e nell'altre contigue confinaz.™ della Zagabria, 
della Stiria et assai meno del Cragno. 

Tuttoché il male siasi introdotto in Novi, non fu in ma- 
teria così gelosa neghitoso il riparo, et addatandolo gl'Impe- 
riali da ogni parte anche la più lontana conveniva che l'una 
Provincia si guardasse dall'altra. 

Fu posta la prima difesa al Fiume Vnna, e colà stano at- 
tualm. tc i5oo Vomini di regolata milizia spediti dal Generale 
Stumber con incarico rissoluto d' impedire che alcun Crovato 
trapassi nella Bossina, e molto meno alcun Bossi nese nella 
Croazia, e tale è Tord. e , che si uccida chiunque osasse violarlo 
come alcuno ne fu già atterrato dalle custodie. 

La Città capitale della Croazia, che è Carlistot sudetto si 
è chiusa, come pure fece lo stesso quella di Agram perche con- 
finante con essa Croazia, e questa è la seconda difesa, con cui 
si guardano entrambi con una specie di Linea oltre i naturali 
pressidj delle stesse Città con trecento, e più Vomini fuori nei 
loro Territorj da ogni ingresso de Crovati non ammettendoli ne 
con fede ne senza. 

Si mosse corelativam. tc anco il Cragno, e per terza difesa 
sono distribuite à Fiumi Kulp e Savo con quattrocento armati 
le custodie, vedute da i stessi confidenti, e impediscomo queste 
che si avvanzi dalla Croazia, e dalla Zagabria alcuno di quei 
contorni. 

Stanno cos\ gl'esteri col fatto senza spiegarsene mai, seb- 
ben ne fecce cenno colPultime sue già rassegnate a V.ra Sere- 
nità nel N.° precedente il Capitanio di Fiume formate e munite 
coll'armi tre separaz. m 

È la p. ma più forte perche la più necessaria nelP aver di- 
viso, e segregato ogni commercio della Croazia con la Bossina 
e Szerin se da colà e per l'aque, e per le difese è impedito 
ogni transito. 

Fu interna la seconda separaz. ne nel guardarsi fin lo stesso 
Carlistot dai suoi Territori, nel difendersi Agram da confinanti 
Crovati, e si separò in terzo luogo dall'una, e dall'altra il Cra- 
gno con le difese a Fiumi Savo, e Kulp. 



- 3iì - 

Ne primi moti, e susseguentem. te ancora era stato abbati* 
donato di guardie il lungo tratto del Confin della Stiria infe- 
riore ò sia il Vindismarch, ma nel ritorno che fecero i confi- 
denti s' incontrorono in una Compagnia di Dragoni che già 
marchiava, e disse l'Vfpciale, che destinato era con altre quattro 
Compagnie de Fanti già incaminate per le stesse Rive del Fiume 
Savo con ord. ne dell'Imperatore d'impedire ogni passaggio della 
Croazia. 

Tale ritardo alle prop. c custodie sin ora fatto in quella parte 
ha prodotto gelosie tali in Lubiana, che coll'occasione di quella 
presente fiera non hanno voluto, ne vogliono ammetter le merci, 
e persone della Stiria perche furono indifese fino à quest' ul- 
timi giorni. 

Si aggiunse alla forza un altro provedi mento e spediti fu- 
rono quattro Chirurghi, e quattro Medici nella Croazia tutta 
sino al Fiume Vnna, onde riconoscere, e riparare qualunque 
sorpresa di male, che per avventura fosse penetrato. 

Fecero essi il giro, e P intiera visita per tutte quelle loca- 
lità, compita avendo l'opera della loro espedizione senza alcuna 
infausta scoperta, ridottisi in un Castello sotto Agram, sono 
ivi attualm. te (attese le sud. e separazioni) tratenuti per buona 
cautela, in contumacia di giorni quaranta. 

Anche queste più vicine difese sono in movimento, et in 
ora in un esatto contegno. 

È vero, che si ammettono in Lubiana et in Trieste persone 
di Fiume quando sian munite di fede ; facilità sempre voluta, 
et acconsentita dagl'Esteri da che durano le presenti sospen- 
sioni, ma per altro hanno colà erretti i restelli, si custodiscono 
con repplicate guardie la Città, e vi si usano i dovuti riguardi. 

Con tutti però questi riscontri, che corrispondono ai pre- 
cedenti rapporti rassegnati già a V.ra Serenità non altero sin 
à nuovo ordine la Legge, e tengo ferme quelle precauzioni, 
che per mare, e per terra mi sono state prescritte dal Magi- 
strato Ecc. mo di Sanità, consolato unicamente "nell'Animo, che 
la Divina Misericordia allontana il flagello da i pubiici stati. 
Grazie. 



Capo d'Istria 23 Novfi 1732. 



— 3l2 — 

Ser.nto Prencipe, 

Giacche con Term. nc 18 cadente ha il Magistrato Ecc." 10 
della Sanità ripristinate le cose della Salute, e riddotte alla con- 
dizione, in cui erano prima dell'altra 29 del passato Ottobre, 
avendo intrapreso il mio dovere il carteggio, che credei oppor- 
tuno con i Comandanti Imperiali anche verso la Croazia, e rac- 
cordate alla vigilanza sempre indefessa dell' IH.mo Nobile Que- 
rini le possibili investigazioni alla parte irrigata dal fiume Vnna 
non molto distante da Segna, onde sian noti gì' andamenti del 
male, e gl'ostacoli, che vadono contraponendoli gl'Austriaci, mi 
rivogherò per non consumar momento infruttuoso nel publico 
venerato servizio à progressi delle fabriche di' porto Rè sue for- 
tificazioni, et alla dissegnata construzion delle Navi lo che è 
in ubbidienza di più Ducali di V.ra Serenità. 

In rapporto delle impacienze mie di riconoscere tutti que- 
gl'operati corrisponde perfettamente il N. H. Proved/ di Veglia 
con le sue benemerite notizie da quali vengo di dessumere 
F importanza di tali amplificaz. 1 " che inferiscono sempre mag. n 
gelosie, e danno à divedere costante, et elato insiem F impe- 
gno di Cesare per il commercio, e per la navigaz. ne 

In confronto m'ha egli unito un dissegno d'aviso fatto ri- 
levare con eguale circonspez. ne à quella, cui fu preso l'altro 
rassegnato alla Serenità V.ra ne miei numeri 32, et io l'umilio 
in copia formata dal Rigo, matematico, Giovane, e suddito di 
cospicua espetazione per il publico servizio, e che ora s'attrova 
all'ubbidienza di questa Carica per delineare in essecuz. nc del 
comando del Mag. to Ecc. mo della Sanità il Littorale di q.ta Pro- 
vincia. 

Al med. mo dissegno vi hj fatto aggiungere lo scoglio di S. 
Marco adiacenza dell' Isola di Veglia, che situato essendo in 
pocca distanza di Porto Rò è argomento di nuove insorgenze 
che sono in progresso per espore alla Pub. a cogniz. nc 

Trattando intanto delle Fabriche dirò che furono ultimami 
levate di dentro, e di fuori Farmadure al Palazzo fabricato ove 
era prima la Chiesa di San Nicolò, in modo, che più non vi 
manca travaglio alcuno al suo intiero stabilim. to , e servirà di 
quartiere alle Milizie, che vi saran poste di Pressidio. 

È del pari eretto il prima dissegnato magazeno verso il fine 



— 3i3 — 

del Porto per la riposiz. nc de materiali come al N.° 8 in detto 
dissegno, et è in spianata un opportuno sito al N.° 12 per for- 
mare l'altro già indicato squero per la fabrica de Navilij minori. 

Tré ponti levatili, come à numeri 7 furono pure intiera- 
mente completi, e si vuole, che per via di quello che è in fine 
del porto possano dallo Squero magg. re farsi scorrer le Navi 
per il canale profondo in dodeci, e più piedi d'acqua, come già 
umiliai alla Ser. la V.ra nelle stesse mie del N.° 32. 

Anche al Baloardo N. 2 di cui furono piantate da qualche 
tempo le fondamenta in forma semicircolare senza scarpa à 
muro dritto vedesi essere una Cortina a foggia di contramuro 
marcata N.° 1 quale deve ricever in se P impeto delle onde che 
battono di fronte quella parte, e sopra la punta allo stesso N.° 2 
verso Levante sono gettate le fondamenta ora rialzate a quat- 
tro passa in idea di stabilirvi un Fortino per sicurezza magg. re 
del Porto med. mo 

Cento Vomini sono anco di presente impegnati per par- 
seguirne la fabrica. 

Dalla parte opposta, e quasi all'estremità della Riva verso 
Ponente non fu dato alcun principio dell' errezione dell'altro 
Fortino, che gì' Imperiali intendono d' inalzare nel sito segnato 
N.° 14 maggiore in latitudine, e superiore in positura per guar- 
dar e difender la bocca del porto accenato. 

Levate poi dalla Riva le Collonne di Sasso à quali si dis- 
segnava assicurare la stazione de Bastimenti, e pervenute colà 
da Trieste le già avisate Ankore di smisurata grandezza furono 
consolidate à muro di pietre lavorate lungo la Riva med. ma , 
che si vide fornita degl'anelli di dette Ankore contorniate di 
corda catramata come alli N. 6. 

Ve ne sono poi dell'altre, che devono essere fermate in più 
angoli, dando à divedere il fatto, anche per non essersi Talen- 
tate punto quelle opere, ne minorato il numero degli operaj, 
che si sparga grossa soma di soldo per arivare ad un oggetto 
che è molto utile, che preme assai, e che mai fu ancora in 
potere degF Imperiali. 

Mancato anzi di vita, restituendosi dalla Corte nella metà 
di Settembre per caduta appopletica il noto Armiraglio Danese, 
ne fu sostituito un altro di nazione Francese, che non è ancora 

7 



— 314 — 

giunto dicesi per pretese d'avere e commissioni, et assegnarne 
eguale al deffonto. 

Ma non per questo stanno punto, ne saranno in remora quei 
Lavori, mentre nota al Co. Antonio Vernella cognato di Mon- 
sig. r Benzon, Vescovo di Segna, e Nipote di Monsig. 1 " Morati 
di Pedena la premura di vederli presto in un totale compi- 
mento, ha preso in se la sopraintend.**, e l'impresa di segui- 
tare l' idea, et i dissegni dello stesso Armiraglio Danese. 

Scrisse alla Corte, e dimostrando il suo fervore ottene, che 
intanto sia à lui appoggiata ogni essecuz. ne procurando poi col 
mezzo di questi due Prelati molto accetti d'insinuarsi onde 
siano lasciate a lui l' inspezioni stesse fino l' intiero compimento. 

V'è opinione, che vada operando il suo maneggio in guisa 
che non vi si pensi di far più avantaggiose le condizioni al 
nuovo Armiraglio, e si ha che sia stato spedito per commissione 
cesarea al Vernella della Camera di Gratz le summe del denaro 
occorentc. 

Intanto si continua ad appiannare le strade per la condotta 
de Roveri, ottenne il Vernella med. mo di far levare dal mare 
quegl'altri fatti recider di là da Buccari del Fiamingo, che ha 
costrutte le Navi in Trieste, -e maneggia anche V idea d'erri- 
gere un magazino ad uso di Tana, avendo scritto perchè le sia 
fatta espediz. ne de Cancvi per formar cavi, et altri attreci al 
servizjo delle Navi. • 

È già nota la dcliberaz. nc che queste esser devono à buon 
conto del secondo ordine, e che quando sortisca agevolare e 
presto compir il trasporto delli detti Roveri già tagliati da molto, 
debba nell'anno venturo cominciarsene la fabrica. 

Non va gran giorni, che si attendevano dalla Montagna 
alcuni Alberi di Nave. 

Tali sono i prepararti. 11 di Porto Rè la positura e gPavan- 
zam. t! sin ora di quelle fabriche, e tale è V impegno, et il fer- 
vore de ministri Imperiali per il loro progresso, e più solecito 
compimento, che il Co. Adelmo Pettaz da Fiume si trasferisce 
di quando in quando à riveder ogn' operaz. ne , avendo anche 
per quanto si dice da Cesare commissione, et ord. c preciso. 

Particolari poi, e solecite notizie in lettere i5 spirante dello 
stesso pub. Rapp.nte di Veglia mi contaminano, e mi costrin- 



— 3i5 — 

gono à rapp.ntar i nuovi tentativi, et il possesso, cui gì' Im- 
periali penetrano con li loro dissegni entro la stessa publica 
Sovrana Giurisd. nc 

V è lo scoglio come dissi denominato di San Marco nel- 
l'aque di quell'Isola distante da Castel Muschio tré miglia, e 
lontano un solo dal Porto Zelemonich ò sia portesin dell'Isola 
medesima. 

Ha di circonferenza un miglio, e mezzo, la forma sua è a 
foggia di scarpa inver Levante, e sta per lungo del Canale che 
divide l' Isola dalla Terraferma. 

Erto, e solevato dalla banda dell' Imperio signoreggia di- 
rettami la punta d'Ostro di Porto Rè un miglio, e mezzo lon- 
tana, così il senno Val Bonazza dove si espresse il sopfainten- 
dente Conte Vernella di fondare un forte, come ne dissegna 
di nuovo un altro anche all' imboccatura del porto, e giunger 
tale scoglio per la sua altezza à batter anche internamente il 
Porto stesso, dove arrivarebbe il Cannone. 

Ora portatosi il Vernella con Ingegneri sopra detto scoglio 
hanno con la bussola graduata preso lo stesso in dissegno, com- 
passandolo tutto d' intorno, e tirando da punta è punta lo spago 
per rilevare lo stato della sua circonferenza, il che fu esseguito 
publicamente, essendo 12 in numero le persone Imperiali, che 
colà per tale oggetto si trasferirono, delineando insieme le punte 
e le situazioni dell' Isola di Veglia col farsele minutam. 1 * de- 
scrivere da persone pratiche che seco condussero dallo stato 
austriaco. 

Mi si fa supponere sparsa già, e divulgata la voce che pur 
sopra tale scoglio vi sia l' idea di poner una Fortezza per di- 
fender la bocca di Porto Rè e per tener netto il canale di sopra 
e di sotto dal passaggio de Bastimenti, e da ogni tentativo. 

Per conoscere che questo scoglio sia di publica indubitata 
ragione, bastarebbe riflettere, che è nel mare Adriatico. 

Per altro egli fu per la solita deplorabile fatalità da lunghi 
anni, et è concesso in affìtto agl'Imperiali che pagano L. 70: — 
e libre venti di formaglio ogn'anno agi' Interna dell'Abbazia di 
San Nicolò di Castelmuschio di Veglia, qual è solita dispen- 
sarsi dal Ser. mo per raggione del Principato, come quello che 
ha il ducale roggio Juspatronato sopra tutti benefici ecclesiastici. 



— 3iò — 

Fu anche questa dal Sereniss. mo precessore di sempre ve- 
nerata, e felice memoria doppo la morte di Mons. r Valaresso 
trasfusa nella persona del Reverendo Stamini Canonico di S. 
Marco. 

Vi sono sopra d'esso scoglio le vestiggie d'una Chiesa detta 
di S. Girolamo, e d'un Convento, ne vi si trovano abitaz. 1 ", ma 
anzi gì' esteri se ne vagliono per uso di solo pascolo. 

Sono intanto incaricati il direttore della Fortezza di Mal- 
tempo, et il V. Castellano di Castel Muschio à star in tutta 
rosscrvaz. nc sopra l'ulteriori mosse degl' esteri. 

Deposito, e rassegno alla publica notizia l' insorgenza, e 
rendo giust. a nel tempo istesso al merito del N. H. S. Daulo 
Foscolo Proved/ di quell'Isola, che con attenzion sempre eguale 
la partecipò anco all' Ecc." 10 ProVed/ General di Dalmazia. 

La vigilanza, e cura d'esso N. H. Foscolo per il publico 
servizio, e per tenermi incessantem. tc instrutto di qualunqne 
novità, furono, e sono sempre indefesse. 

Io non cessare mai di laudarlo, e di decantare in lui tutti 
i numeri d'un perfetto zelantiss." 10 Cittadino. Grazie. 

Capo d'Istria )o Novfi 17)2. 

Ser.no Prencipe. 

Le due publiche Felucche coperte da queste Compagnie 
Combat che sono in Quarner sotto 1' inspez. ni di queir Ill.mo 
Nobile si trovano sprovvedute come egli mi avvisa di Tende, 
e di cavi necessarj alla Navigazione, et in riparo di quella milizia. 

Fu anzi costretto di far disarmar una delle med. mc per non 
lasciar perir i soldati nella rigida staggione ed espor il publico 
legno al pericolo di qualche borasca solita esser or frequente 
in quell'aque. 

Vnita è la nota del fa bisogno per cui implorar devo dalla 
publica autorità il più sollecito soccorso, onde possano in quelle 
gelosiss. mc situaz. ni adempirsi V indispensabili custodie. Grazie. 

Capo d'Istria ) Xbre 17)2. 

Ser.mo Prencipe. 

Mi vanno da ogni parte giungendo in confronto della pro- 
seguita corrispondenza con Ministri Cesarei le frequenti notizie 



- 3i7- 

loro sopra le cose della salute, e tutti si uniscono benché in 
distanza de tempi, e de Luoghi in asseveranze eguali di buon 
sistema, et anzi di calma universale. 

Tuttoché espona anche troppo il V. c Capitanio di Segna 
a. cui è ora sostituito altro soggetto nell'asserirmi con le vaste 
sue lettere 26 caduto che fino in Novi Turco non abbia nemmen 
passato il contaggio, conchiude però egli che 1' ultime lettere 
all'or pervenute da Costaijnizza luogo situato alle Rive del Fiu- 
me Vnna aveano accertato, che in quelle parti non si sentiva 
alcun male. 

Son repplicate poi, e in data pur di 3o Novembre e 8 corr. 
Paltre lettere del Co: di Gallembergh da Gorizia e m'assicurò 
con le prime che sperar poteva d'esser fuor d'ogni sospetto, e 
pericolo i Cesarei confini, che tuttavia si osservavano con ri- 
gore le necessarie separazioni, e le custodie con milizie rego- 
late à scritti Fiumi Vnna, e Kulp. Con quelle dei 8 sudetto 
mi conferma, e mi assicura del buon stato di salute in tutte le 
Terre Imperiali, ed anche nelle sue vicinanze. 

Così pure se ne impegna precisami l'altro Conte Sigismon- 
do di Galembergh da Lubiana con l'unite in data di 6 corrente 
et aggiunge, che avea diversi sicurissimi avisi particolarm. tc dal 
Sig. r General di Carlostadt, che in Novi Turco di là dall'Vnna 
non si scopriva verun altro accidente di contaggio, che si con- 
tinuava per parte di quella Provincia del Cragno 1' esclusione 
della Croazia, ed il suo Generalato non ostante che l'uno, e 
l'altro si custodiscano con la mag. r diligenza, e precauzione. 

Attendo, e dovrebbero giungermi ogni giorno anco le ri- 
sposte de Comandanti di Mokritz e Szerin più vicini di qua 
dall'Vnna ai Stati Ottomani nella Bossina, sperandolo nella gen- 
tilezza e cortesia usata da quel di Mocritz à confidenti colà da 
me spediti à raccoglierne più distinti confronti che rassegnai 
a V.ra Serenità. 

Anco T inserte ultime lettere, che mi son giunte dall'Ecc." 10 
Provved/ General di Dalmazia in data 17 decorso, sebben rap- 
p.nta il male invalso in una Casa del Territ. d' Imoschi, mi 
resero certo però che rimanesse estinta la fiama, godendo tutte 
le altre case all' intorno salute perfetta come la si godeva in 
ogni parte,. e con intiera tranquilità di quella Provincia in vista 



— 3i8 — 

della stragge fatta dal Morbo nelle vicine tenute Ottomane solite 
averlo sempre e che per P incuria, e confidenza cui viene trat- 
tato avea colà anche sempre, et abbia pure la sua ferma sede. 

Da tutti, e tali uniformi rapporti va prendendo P animo 
mio fin qui conturbato da movimenti decorsi un qualche respiro 
e quale ciò non ostante esser possi l'opera mia in questa Pro- 
vincia, ne la contribuisco come appunto lo vuole l'ubbidienza 
al comando di V.ra Serenità in prosseguire quest'incombenze. 
• Non sano però, e non ponno così facilmente staccarsi dal 
cuore gl'atti clementiss. mi della publica imensa carità, cui la 
Ser. tà V.ra nel primiero sistema nel quale erano, et ora pur sono 
ritornate, anzi con notabile miglior aspetto le cose tutte della 
salute ha difuso non già sopra V umile, e divota persona mia 
che intieram. le riconsacro alle sovrane disposizioni, ma allo stato 
infelize in cui ero, e sono vieppiù ridotto senza poter in alcun 
luoco e nemen in questo in cui io speravo rinvenire sollievo. 

Me ne fa memoria, e generosa la passata pub. a consideraz. nc , 
ma qualunque poi esser possa l'apparato anche fatale che porti 
seco il mio ulteriore destino io ciecamente, ed à costo di ceder 
sotto P incarico servir devo alla Ser. ma Patria. Grazie. 

Pirano, 14 Xmbre 17)2. 

Ser.mo Principe. 

Anche nel Porto di Rovigno essendosi già alcune settimane 
ancorato legno Francese proveniente da Trieste con carico di 
azzali ferrabezzi, et altri generi per Costantinopoli, sbarcò un 
Vfpciale Cesareo, e tolto dai monti di Sant' Euffemia, di San 
Pietro, e de i Molini il dissegno di quella Terra, scandagliato 
il fondo di quei Porti, et essaminato il sorgitore, fece varie 
annotazioni, se ne compiaque, e lasciò detto essere appunto 
quella situazione dirimpcto la bocca di Goro, la dichiarò op- 
portuna assai alle mire Imperiali, indi lasciato il Legno ai suo 
viaggio s' imbarcò sopra brazzera espressa, e si è trasferito in 
Ancona. 

Può darsi che divisino gl'Austriaci far uso à buon conto 
di quelle località, e di quej porti per i Legni del Sottovento, 
e particolarmente per la più agevole navigaz. ne del Goro. 

Già il magazeno erretto in Trieste dalla Camera di Gratz 



— 3ig — 

sul fondo del Co. Pettaz è destinato per quanto si dice per 
deposito de i Sali da trasferirsi per il Pò nella Lombardia, ca- 
pace essendo di custodirne per l'ampiezza sua diecimille mozza. 

Vn tal Pietro Citterio avrà sopra di se la mole, e la so- 
praintend.** del Negozio per il giro, et espedizione de sali med. mi 
e ciò fino al Ponte di Lago scuro, dovendo poi essere colà i 
ricevitori de stessi sali Zan Giacomo Rozi, e Compagni come 
rassegnai in precedenti. 

Intanto i Sudditi di V.ra Ser. ta furono, e sono gì' Introdut- 
tori della corr. te navigaz. 1 * tra il Ponte di Lago scuro per Goro, 
e Trieste. 

Fortunato Scarpa da Chioza è il direttore di quel traghetto ; 
e vi cooperano con due Trabacoli Alvise, e Bortolo Gennaro 
da Pelestrina ; anzi il sudctto Scarpa è pure in questi giorni 
felicem. te approdato da colà con il carico di cento venti otto 
colli di varj generi, avendo anche trasportate le robbe di Bor- 
tolo Candellino di Maderno del Lago di Garda. 

Costui è comparso con la prop. a Famiglia ad abitare in 
Trieste, et ha in oggetto d'crrigervi una Cartera; dovevano 
gettarsi le prime pietre sul Risano verso i Molini del Marenzi, 
ma non potendo esser bastevoli al travaglio della Marina quel- 
I'aque si divisa di trasportarla sul Lisonzo pocco distante da 
Gradisca. 

Arrivò pure in Trieste un Pacbot Inglese e dell'Olanda vi 
giunse un Pcttacchio, vi si va scaricando pesce asciuto, e vari 
altri generi ; poi con i restanti avanzi, e rifiuti passavano questi 
due Legni nella Dominante. 

Quantunque non sia benigna la staggione presente alla 
navigazione si vedono tuttavia scorrer da q.ta parte incessan- 
tem. le Legni del Sottovento, d'altri Luoghi, e di qualunque 
portata, e tutti questi vanno à bagnar Tankore con i loro cari- 
chi in Trieste. 

Io siando qui sono divenuto con estremo ramarico mio 
Testimonio oculare di così tristo e frequente passaggio. 

Per parte degl'Austriaci non va studio ò via alcuna inten- 
tata per sempre più allettare gl'esteri, et approfittarsi sopra de 
sudditi. 

È sospesa la prossccuz. nc delle divisate fabriche sopra le 



— 320 — 

saline di Trieste, e l' idea loro, et il dissegno si è trasferito nel 
luoco ove esistono alcuni Terreni et il Monisterio de S. S. Mar- 
tiri Giurisd. ne di cotesti Monaci di San Giorgio. 

I periti, et altri estimatori hanno già aprezzato il valore di 
quei fondi, e si è divulgato, che abbia ad esseguirsene l'esborso, 
onde poi trasportar et erriger colà le fabriche già divisate sopra 
le saline sudette opportuna assai quella nuova situazione, e per 
la solidezza del fondo, e per la vicinanza a' quei nuovi Laza- 
retti, onde compite le contumacie, possano -agevolmente ripo- 
nervisi le merci anche per la comoda relazione, che averanno per 
i viaggi del mare non meno che della Terra. 

Già il Co. di Galembergh ha ordinato la nuova stradda 
verso il Castel di Pisin ond'aprire la comunicaz. nc con Gorizia 
e deviare affatto alle merci il camino di Monfalcon, et ogn'altra 
strada Veneta. 

Per assicurare in Trieste P utile universale della navigaz. ne , 
e della vendita nell'Istria, e nell'Isole d'alcuni prodotti, e ma- 
nifatture si è introdotto colà che arivandovi alcun suddito ale- 
tato dal miglior prezzo per provedersi per essempio di Tela 
ad uso di Tende, e di Vele, non può trasportarsi il Capitale 
aquistato, se non con un altro dispendio non fa travagliare colà 
e convertir in Vele ò in Tende la Tela med. ma , e cosi pari- 
menti succede del Legname per il servizio d'Antene, e d'Ar- 
bori, non potendo trasportarsi da Trieste se non è ridotto ad 
uso di navigazione. 

Da che deriva, che compiendo à sudditi attender più tosto 
in casa prop. a dall'arrivo degF Esteri i loro provedimenti, ac- 
consentono volentieri ad un mag. r prezzo e così quelli si fanno 
arbitri di navigaz. ne di commercio, e de prezzi. 

Passo ad un altro punto. 

Della breve dimora mia, e della Carica in Capo d' Istria 
mi toccò veder introdurvisi colà trenta coli di Tabacco di Cat- 
taro espedito da Trieste per conto del subapaltadore in Prov. a 
di cotesti Impressarij del Generale partito. 

Sorpreso da tale vista, et arbitrio ho desiderato -in seguito 
una qualche istruz. ne , e mi si riferì che colta appunto l'anno 
decorso infragranti non pocca porzione di merce si rea fu an- 
che dal Precessor Reggim. 10 giudicata di contrabando, 



— 321 — 

Ma con sentenza 8 Maggio decorso fu poi dal Mag. to Ecc. mo 
di 5 Savij tagliato in contraditorio il Giud. , per conseguenza 
ritornò in potere del Partitante il Tabacco. 

Averanno militato per il med. mo ragioni assai, efjìcaci, onde 
assolverlo dal contrabando. 

Prima di quel momento però non fu lecito mai, ne à que- 
sto, ne agi' altri subapaltadori provedersi altrove di Tabacco, 
che dalla sola Dominante. 

Alla sud. 8 sentenza poi, che restituì il Tabacco di Trieste 
all'Appaltadore dell'Istria s'aggiunse la novità d'una Ceduta, 
cui cotesti Partitanti Generali per quanto mi asserì il subapak 
tadore lo hanno munito della facoltà di provedersi in avenire da 
quella scala di merce tale. 

E mi si suppone, che fomentato dal nuovo essempio an- 
che il Partitante d'Vdine, ritraga pur da Trieste il provvedi- 
mento per il proprio partito. 

Intanto V.ra Serenità perde così per gli anni avvenire il 
Dacio dell'entrata et uscita deY Tabacco, che dovrebbe da co- 
testi Magazeni passar nelP Istria e nel Friuli, e perde insieme 
il fondamento onde assicurarsi della quantità del consumo per 
il proprio interesse ai nuovi abbonam. 11 

Trasferitomi finalmente con la Carica in Pirano, trovai 
fermi nel Porto due Trabacoli di Trieste in atto di sbarcare 
cento ottanta casse di azzali per essere ricaricate sopra Legno 
Francese, che deve approdar qui dalla Dominante, e passar à 
Cadice trasportando la merce per conto metta tra codeste ditte 
Gasparini, e Zocchi con la Codeli di Trieste. 

Due consideraz. ni hanno penetrato il mio spirito sopra que- 
sto nuovo arbitrio. 

L'una è, che un tal Angelo Zois Bergamasco direttore, et 
interessato nel negozio sudetto Codelli siasi trasferito nella Do- 
minante come un occulto emissario per incaminar società, e 
toglier a cod. a Piazza le Ditte sue. 

È questo genere di contrato per via d'emissarj che s' insi- 
nuano nella Dominante, e vanno rodendo liberanti. 16 , e naviga- 
zione, e commercio, e dite un punto importantiss." 10 

Si interessano dunque i Negozianti della Dominante nel 
commercio di Trieste, e forniscono così di sé stessi e di questi 



— 322 — 

Porti gì' Instrum. li , et i mezzi, onde questa scala s'inalzi, e 
giunga fin dove mai può estenderla e trarla l'impegno, e 
la passione che hanno gl'esteri d'arichir se stessi sopra i pu- 
blici danni. 

Sarà forse questa una delle cause, cui cotesta piazza giace 
volontariam. tc neghitosa, ne mai ha offerito à V.ra Serenità sug- 
gerirne alcuno, che fosse valevole à contraponersi al commercio 
di Trieste. 

In fatti associandosi così gl'esteri con le Ditte della Domi- 
nante, vi trovano queste il loro miglior interesse, perche non 
chiamando più le merci di quella scala ai soliti Dacij di tran- 
sito d'uscita, e del Fontico, fanno il loro profitto col deviare, e 
toglier così i diritti di V.ra Serenità. 

L'altra consideraz. ne è, che ho concepito di gravissime con- 
seguenze il presente libertinaggio, e possesso di destinar porti, 
ordinar sbarchi di merci, ricarichi, e qualunque altro arbitrio 
nell' Istria, e V ho giudicato ancor maggiore, se lo avessi, pre- 
sente la Carica tolcrato in silenzio. 

Per ripararlo in alcun modo ho creduto di prescrivere un 
qualche csborso sopra gl'azzali qui ritrovati al discarico. 

L'Agente Codelli, che arivò qui ha con pronto animo con- 
tribuito, tenue summa però, che feci passar in elemosina à questi 
Padri di S. Francesco, e la mira mia fu di reintrodure con 
questo primo esperimento la dovuta dipendenza alla Sovranità 
dell' Ecc. mo Senato, e che io considerarci un incaminamento di 
non lieve tributo ò sia ankoraggio di tutti i Legni esteri che 
facessero uso dei porti dell'Istria. 

Questo sarebbe uno dei preliminari esenzialiss. mi al rissor- 
gimento della Navigazione, e del commercio di V.ra Serenità 
assoggettar i Legni, le merci, e le persone estere ad una qual- 
che proporzionata contribuz. nc come appunto accennai nel N. 22. 

Già i trattati, e le convenzioni del reciproco libero com- 
mercio sono per parte dell'Imperatore postergate affatto, e messe 
in non calle. Non è più lecito a sudditi presentarsi con le pro- 
prie merci a Trieste, Fiume, ne alcun altro Luogo Austriaco. 

Tutti i prodotti dell' Istria sono ò severamente proibiti, ò 
caricati d' intolerabile peso. 

Se i patti convenuti sono infranti da uno dei due Con- 



— 323 — 

traenti é lecito non solo, ma vuol giustizia che l'altro li abbia 
per nulli. Grazie. 

Pirano Xtnbre 1732. 

Ser.mo Prencipe. 

Sono sempre più precise l' assicuranze, che mi derivano 
dei comandanti Cesarei sopra la tranquilla universale della sa- 
lute, e sopra ancora le cautele, et avvertenze, cui ora trattano 
finalm. le il geloso punto di sanità. 

Tuttoché io confidi ormai penetrata la Serenità V.ra de- 
gl'ultimi accerti rassegnati nel N.° precedente diferir non devo 
anche questi, onde umilio nello stesso autentico come mi son 
pervenute l'altre due inserte 16, e 19 spirante del Co: Adelmo 
Pettaz Capitanio di Fiume, e del Conte di Galembergh Luo- 
got. e del Cragno. 

Accreditati, e sinceri riscontri rilevar mi fa il primo tener 
egli ultimanti. 10 dal Co: di Stumbergh Generale di Carlistat, che 
non solo tutti i Cesarei confini godevano salute perfettiss. ma , 
ma che eziandio li rumori del conteggio, di cui se ne faceva 
qualche sentore -di là di Brigach luoco ottomano, e nelle parti 
inferiori della Bosnia tra Banialma, e Brot siano affatto svaniti 
e che di ciò era assicurato per le relazioni pervenutegli, e per 
quelle dell'Esploratori espediti in quelle confinaz. ni 

Aggiunge, che erano quattro giorni soli da che ricevuto 
avea lettere dal figlio suo primogenito, che in grado di Sarg. tc 
mag. re , e comandante di Schigilburgh, e Sluin rilevò con la 
muta il pressidio, e le guardie al confin turco, non esservi più 
come lo accertava minimo sentore di contaggio nella Bossina, 
ma che non ostante si perseverava colla mag. r attenzione à 
tener escluse tutte le parti della Turchia. 

L'interesse è comune, ne credo mai, che q.do fosse di- 
verso il fatto prendesse esso Co: Pettaz con tale maniera un 
così ampio e preciso impegno in riflesso massime alla sincerità 
sua usata sempre nel lungo tempo, che seco corrisponde, e ben 
raccolta in altra occasione anco dal Magistrato Ecc. mo della 
Sanità. 

È uguale poi nelle notizie il.pred. Contedi Galembergh, 



— 324 — 

e conferma per Paccenate sue lettere la continuaz. ne del buon 
stato in materia di salute, facendomi un intiera apertura di 
quelle difese, e separazioni, con tutto il di più, che raccoglic- 
rano dall' inserte. 

Va cosi per opera della divina Misericordia dileguandosi 
l'argomento, ond'essercitare le prescritte incombenze, ma non 
ostante nulla più riflettendo sopra di me, che quale pur troppo 
ia mi sia abbatuto nella salute propria già riposta nelle mani 
di V.ra Serenità, sono tutto, e devo esserlo dell'ubbidienza. 

Sento però in me nel conforto d'essersi la Prov. a e l'Isole 
del Quarner conservate sempre immuni fin dai sospetti del 
male un rimorso, e lo confesso con rassegnata, ma ingenua 
candidezza di vedermi inoperoso nell'ozio, e nella pena, che 
ora si soccomba per questo ministero in un inutile, e gravoso 
dispendio. Grazie. 

Pirano 26 Xmbre 1732. 

Ser.™ Prencipe 

Non possono essere più recenti le Publiche dell' Ecc. mo 
Sig/ Proved/ General Grimani, e sono in data 17 del mese 
caduto. 

Raccoglie in esse relazioni liete sopra ogni luoco delle Pro- 
vincie a lui raccomandate, assicura che la Dalmazia, et Albania 
siano nella lor calma come nel capitolo inserto dell* altre sue 
28 Nov. e , e che dal punto in cui scriveva passati erano giorni 
sedeci da che lasciato avea in apparenza di queste la Villa Stu- 
denze, aggiunge in oltre i molti fedeli rapporti da me parimenti 
umiliati à V.ra Serenità, che l'istessa Croazia s'attrovi illesa, 
che di là dal Fiume Vnna accaduta non sia alcuna molesta in- 
cidenza, e conferma in certo modo ciò che ultimam. le rapp.ntò 
il Capitanio di Fiume, che sussisteva, ma languidam. tc il morbo 
nella Bossina, dove molte Citta di Traunich, Licino, Ducerio, 
e lo stesso Serraglio fossero in stato d'un intiero vicino solievo. 

Sebben confortato l'animo da questi continuati accerti, ri- 
tirar tuttavia non so il cuore dalle passate pub. e beneficenze, 
e venero quelle Ducali li Ottobre decorso, che rispetto allo 
stato mio infelicissimo concorsero clementissimam. tc , et accon- 



— 325 — 

sentirono di ridurre nel fine del mese di Novembre la Carica, ' 
e la persona à piedi di V.ra Serenità. 

Mi si dilungò l'effetto e per i sospetti non verificati della 
Croazia, e per 1' infezione spenta (per cosi dire) nel nascere, 
nell'estreme tenute di Ragusi. 

Ma se i tempi non ritornano più, la protez. ne divina ha 
fatto lor succedere mesi, e giorni migliori. 

Benedicendo la misericordia del Sig. rc Dio che esaltano 
poi i sudditi la publica Previdenza nel conoscere la mano pa- 
terna dell'Ecc. mo Senato, che li ha preservati. Grazie. 

Pirano primo Gennaro 17)2 M. V. 

Ser.mo Prencipe. 

Prima che renda conto alla Ser. tà V.ra del fatto occorso 
nelli confini di S. Lorenzo.il giorno di 27 Xbre passato, con- 
vien le rassegni alcune circostanze e preventive direzioni del 
Capitanio di Pisin, che sempre avverso al publico Nome, e 
perpetuo instigatore di quei torbidi confinanti, ha soministrato 
nuovo fomento, et impulso. 

Vuole la buona sorte siami riuscito avere la sincera cor- 
rispond.* d'un Estero, che facendosi fedele esploratore d'ogn'an- 
damento di quando in quando m'antecipa le notizie di ciò che 
si medita d'operare in publico danno, e che frequentem. te m'è 
riuscito di riparare. 

In primo luogo m'avisa che la Corte di Vienna abbia con- 
cesso al Capitanio med. mo di raccogliere, e munirsi di tutte 
le in'formaz. ni , e mi aggiunge che per quanto si studij mendi- 
care ragione sopra il cesareo preteso diritto in quella confinaz. ne 
sia tutto frustratorio, et inconcludente. 

Si pretese poi indagare se vere fossero le varie doglianze, 
che si ostentavano da sudditi d'Antignana e che si dicevano 
portate alli publici Rapp.nti di San Lorenzo, Parenzo, e Mon- 
tona, il che non è vero perpressunti aggravj intentati da i sud* 
diti di V.ra Ser. là , ma che in presenza dello stesso Capitanio 
di Pisino, e di molt' altre persone non seppero gì' indolenti ren- 
der conto non solo del tempo de predetti loro supposti gravami, 
e nemen degl'esposti ricorsi. 



— 326 — 

Portatosi poi lo stesso Capitanio di Pisin il giorno 21 del 
caduto verso la Chiesa di San Martin colà confinante, fece una 
precisa ricerca à gl'Vomini più attempati sudditi suoi, onde li 
spiegassero quali veramente fossero stati gì' antichi confini di 
San Lorenzo, ma le dispiaque molto q.do udì rispondersi, che 
per coscienza, e per verità dovevano dire che à loro ricordo 
si erano estesi, et internati gP Imperiali oltre il loro confine 
per un quarto di miglia circa dentro lo Stato di V.ra Serenità, 
che dovrebbero appagarsi di quello ora possiedono, che la nota 
famiglia Bercevich d'Antignana seguace delle due altre Antolo- 
vich, e Banco era Punica cagione di tanti inconvenienti che 
erano stati, e che ella con falsi rapporti avea portato, e por- 
tarebbe sempre impegni e disturbi al Capitanio med. mo Egli 
chiamati in disparte li ammonì, e queste sono Pistesse parole 
del confidente, imponendoli che stessero quieti, e che assolu- 
tami non facessero più discorsi così contrari al loro Patrone, 
et a Sua Maestà istessa. 

Se le presentorono nel ritorno li stessi Bercevich, e por- 
tando in ogni luoco la confusione lo misero al punto di far 
una specie di visita con una comitiva di i5 Vomini armati a 
confini di Monpaderno mostrando lui nelle denotaz. 1 ", che se le 
facevano da quei Turbatori d'entrar nelPobligo di darne parte 
alla Corte, e si compiaque di comparir zelante verso doloro ag- 
giungendo così nuovo fomento al vizio del loro genio. 

Di là à pocchi giorni lo fecero quegPAustriaci ben appa- 
rire, e nella matina del 27 caduto stando cinque pastori di 
Mompaderno alla custodia di varij armenti de Sudditi nella Fi- 
neda in cui pascolavano furono inaspetatam. 10 assaliti da cin- 
quanta Imperiali e con sette spari d'armi da fuoco impressero 
sopra quegP innocente tale spavento, che tre datisi alla fugga 
lasciarono il gregge in un totale abbandono, e due volendo 
più tosto morire sul fatto che perder miseramente le proprie 
sostanze, chiamando in soccorso alcuni compagni, poterono 
presservare con un cauto ritiro se stessi, porzione degl'Animali 
med. mi . 

Tale insulto fu accompagnato dalla depredazione, che fe- 
cero gl'Esteri in quell'incontro di nove Bovini, lasciatone un 
altro colpito in un piede. 



— 327 — 

Anche, questa rappresaglia è in continuata, e ben certa 
prova che sempre per parte degli Austriaci sono derivate, e 
derivano le molestie, e le violenze, che sempre siano sucesse 
sopra le Terre d' indubitata publica ragione, e che P aggravio 
è solo dcgF infelici sudditi incessantemente provocati, et op- 
pressi. 

Studiarono questi di riparare il danno inferito e possibilm. te 
coprire i proprj discapiti. 

Noto à Derubati, che ne boschi Veneti di San Michiel di 
Leme si attrovavano al pascolo molti animali di ragione de 
stessi Imperiali d'Antignana, se ne assicurorono onde poter col 
fermo d'essi consequire la restituz. nc de proprij. 

Come il numero era assai maggiore commandai subito la 
pronta riconsegna, e quando riuscisse il ricupero dei loro Bo- 
vini aggiunsi che fossero restituiti intieram. le gl'Animali sudetti 
tolti da loro in sola cauzione dei depretati. 

Conoscendo ben io, che sarebbe stata se non inutile almen 
non così fruttuósa l'indolenza mia et il reclamo verso il Capi- 
tanio di Pisino sopra V ingiustizia del passo, credei di farlo 
con quel suo Vicario, Vomo più discreto e ragionevole. 

In fatti la cosa riuscì come l'avevo desiderata ed è seguita 
una reciproca restituz. ne fra le parti degl'uni, e degl'altri animali, 
senza che per tal fatto sia accaduto di più. 

Mi giunge però una qualche estranea relaz. nc ed è, che 
doppo di ciò insistendo gl'esteri in voler continuar nel possesso 
di quel pascolo, vi siano stati da Sudditi di Mompaderno espulsi 
e che violentati da molti spari degl' Imperiali à difendere se 
stessi, et il prop. terreno, possano esser state sopra la Fineda 
uccise alcune pecore degl'esteri. 

Ma caduto con estrema mia pena quel degniss." 10 publico 
Rapp.nte di San Lorenzo, Zan Batta Zen in grave infirmità, mi 
si ritardano necessariamente l'ulteriori benché procurate notizie. 
M' ha ben comunicato la somma diligenza dell' Ecc. mo Sig. r 
Podestà e Capitano di Capo d'Istria Molin la comissionc, che 
la Ser. tà V.ra ha ingionto per alcuni lumi sopra fatti occorsi 
in passato, in quel turbato confine. 

Prontam. le 1' ho fatto tènere una relazione distinta, e come 
la materia è della sua peculiar inspezione, che sin qui ho io 



328 



£/- 



trattata per sola ubbidienza à sovrani publici incarichi, 
plico umilmente PEcc. mo Senato restituirla al foro suoi 
et all'incomparabile zelo, e virtù dello stesso Ecc. mo ì 
desta, e Capitario, à cui quando cosi piaccia alla 
avvanzarò in serie tutte le carte che riguardano il punì 
conservate in quel pub.° Archivio, siano di perenne fcf 
ai necessarj confronti del vero. Grazie. 
Pirano, 7 Genti. 1732 M. V. 



segu 



(Cantili 



-^r/^/^- 



ut 



segui 



T, r \ -,..►* ' ,t 



A' 



V ISOLA DI CHERSO 

dalla pace di Campoformio a quella di Presburgo 

DEL 

Prof. SILVIO MIT1S 

DIRETTORE DEL GINNASIO-REALE PROVINCIALE DI PISINO 



Nell'anno 1797 le quiete e laboriose popolazioni dell'isola 
di Cherso venivano scosse e sconvolte da avvenimenti straor- 
dinari. La regina dell'Adria, la cara ed amata sovrana delle 
lagune, tradita da una mano di faziosi democratici e dalla cal- 
colata ambizione di Buonaparte vittorioso, era prossima a per- 
dere la sua indipendenza : e un mutamento di signoria sovra- 
stava pur anco alle terre soggette a San Marco. Ma in quei 
tristi giorni a Cherso, tra il violento scatenarsi di passioni le 
più sbrigliate, non ci furono moti sediziosi di anarchici insen- 
sati e di giacobini furenti che un'occupazione forestiera giusti- 
ficassero quella rendessero dai più desiderata : e quindi da 
noi neanche inviti a principi d'oltremonti, né partiti ungheresi, 
che, memori del passato, s'arrabattassero per un ritorno di an- 
tiche dominazioni. L' isola nostra venne occupata in forza dei 
patti a Campoformio stipulati da quel Nappleone Buonaparte 
che, bramoso di assicurare alla Francia il possesso della Lom- 
bardia austriaca, ben volentieri sagrificava l' indipendenza della 
repubblica di San Marco oramai agonizzante. La cosidetta mu- 
nicipalità di Venezia accortasi troppo tardi delle proprie colpe 
e dei propri errori, indarno protestava presso tutti gli stati di 
Europa contro l'imminente invasione, indarno tentava d'im- 

8 



H\ 



— 33o — 

pedirla : indarno chiamava il provveditore di Zara Andrea Que- 
rini e traditore della patria, » e indarno spediva al direttorio 
francese ambasciatori afjìnchè impedissero la ratificazione del 
trattato. Quei poveri ambasciatori oltre il maP esito si ebbero 
gli scherni del Buonaparte, di quel generale che stando ai ser- 
vigi d'una repubblica, distruggeva il più antico stato repubbli- 
cano ch'esistesse nel mondo. 

Come e quando e sotto quali circostanze si effettuasse 
nelF isola di Cherso la nuova occupazione fu da me esuberan- 
temente narrato in un altro lavoro ; qui aggiungerò soltanto 
che gli austriaci anche da noi in sulle prime si presentarono 
come continuatori e conservatori degli antichi ordinamenti ve- 
neziani : il vessillo di San Marco venne ammainato sì, ma con 
tutti gli onori possibili, e si mantennero intatte le immunità, 
i privilegi tanto dei cittadini che del municipio. Anzi da noi 
si andò più oltre. Il Luksich, Capitanio Imperiale Regale e Mili- 
tare Comandante nel manifesto l ) pubblicato sotto la loggia addi 
3 di luglio 1797 faceva sapere che Sua Eccellenza Signor Conte 
di Klenau (Mmberlano Cavalliere dell'Ordine di Maria Teresa, 
Generale Maggiore e Comandante delle Truppe dell' Istria ed Isole 
del Quarnero, dietro le informazioni avute dalli Capi e Deputati 
della Città, per ordine imperiale non farà reclutare li abitanti di 
questa terra, ma unicamente accetterà quelli che volontari si offri- 
ranno per volontari sopra li pubblici Legni. Né questa fu la sola 
e nuovissima franchigia concessa al popolo, che il Luksic pro- 
metteva pure, in quei giorni procellosi, che vi sarà piena libertà 
ed esenzione di pagamenti e da%i. Ma P ordine e la tranquillità 
ottenuti a prezzo di concessioni sì esagerate era ovvio che non 
potessero durare a lungo. A rendere più penosa la condizione 
della città concorse P improvvisa partenza delle milizie di pre- 
sidio, per modo che la Deputazione si vide obbligata di mandare 
Giorgio Lemesich procuratore a Fiume (ottobre 1S97), affinchè 
esposta la situazione infelice della Patria, devotamente implorasse 
appoggio presso l'Inclito C. R. General Comando dell' Istria 2), dalla 



T ) Archivio degli atti antichi nell' I R. Luogotenenza della Dalma- 
zia in Zara. Doc. ined. tra le carte del governo francese. 

2 ) Archivio della Luogotenenza. Doc. ined. tra gli atti del governo 
austriaco. 



\ 



— 33i — 

quale militarmente P isola nostra dipendeva. E il governatore 
di Fiume Paszthory avvisava il Lemesich che il comandante 
delle isole del Quarnero, maggiore-generale Kòblòs, avea dato 
gli ordini al dicastero militare di Pisino di mandare a Cherso 
una compagnia del reggimento Ogulin, tosto che i nobili ne 
avessero fatta richiesta. E il Lemesich, per sollecitare Parrivo 
dei soldati, in realtà verso la metà di ottobre si portava a 
Pisino. 

Se questi soldati sieno giunti io non lo so : so per altro 
che il massimo disordine signoreggiò in città e fuori anche 
appresso. Tanto è vero che ai 18 d'ottobre Antonio Giacomo 
de' Petris, deputato e procuratore del Corpo Nobile, supplica i 
reggitori di Zara di dare un sollecito ordinamento all' isola *), 
e quelli ai 14 novembre rispondono, con lo stile burocratico 
di que' tempi, che l'opportuno ordine è già calato per l'interinale 
organizzazione di Cherso, da considerarsi anche per V avvenire 
come pel passato appartenente alla Dalmazia. 

Se non che il governo di Zara non era costituito in modo 
da assicurare alla provincia un' amministrazione forte, intelli- 
gente, uniforme e benefica. Il mutar continuo di persone, la 
più parte mediocri per ingegno, per esperienza, se non per 
buona volontà; P indole conservativa del governo di Vienna, 
alieno da imprudenti riforme, specie in un paese si facile ad 
accendersi ; l'apatia delle popolazioni e la resistenza pertinace 
degli ordini privilegiati ad ogni legge livellatrice, tutto ciò rese 
confusa, diffìcile frustranea P opera dei ministri austriaci. 
Talché il periodo tra il 1797 e il ?8o6 passa tra studi pre- 
paratori e falliti tentativi di riforme, tra inchieste farraginose 
e opposizioni o passive o manifeste, tra attriti di autorità, di 
ceti, di popolo, il tutto affermante uno stato provvisorio che 
comincia a cessare pochi mesi prima del termine della signoria 
austriaca 2 ). 

Al governo militare instituito durante l'occupazione, rigido 



1 ) Archivio della Luogot. Atti del governo austriaco. Doc. inedito 
N. 1004 

2 ) Confronta con profitto : T. Erber, Storia della Dalmazia dal 1797 
al 1814, Zara, Woditzka 1886. — L'abbé P. Pisani docteur ès lettres. La 
Dalmatie de 1797 à 18 15. Paris. Picard et fils, 1893. 



— 332 — 

e poliziesco dovunque tranne da noi e in pochi altri luoghi 
ancora, tenne dietro P amministrazione del conte Thurn (ago- 
sto 1797 — luglio 1799), il quale, da buon ideologo, credette 
di poter senz'altro dare stabile ed ordinato assetto alla nuova 
provincia. La quale con l'Istria e l'Albania, a Vienna, fu resa 
dipendente dalla cosi detta Cancelleria aulica formante una ses- 
zione a sé, che poi s'uni a quella dell' Italia, per esserne stac 
cata dopo il 1802. A Zara poi tutti i poteri, tranne i militari, 
dei pubblici ufjìziali veneti vennero assegnati ad un Consiglio 
di Governo, che, presieduto dal Thurn, constava dei seguenti 
personaggi : Pasquali, Stratico, Riva, Rinna, Suppé e Wrachien. 
E nella provincia, con il decreto dei 17 dicembre 1797, si in- 
stituirono per intanto le così dette Superiorità locali subordi- 
nate a Zara e composte di un Giudice dirigente e di due As- 
sessori, i quali si dividevano i poteri dei conti veneziani e ave- 
vano sotto di sé i Giudici di pace ; costoro formavano le Sotto- 
Superiorità locali, che nei luoghi di minor importanza sbriga- 
vano le faccende giuridiche. 

Ma, come dissi, l'Austria in sulle prime lasciò intatti gli 
ordinamenti veneziani nelle città soggette : fondò soltanto un 
supremo tribunale di giustizia a Venezia, e volle che i giudici 
seguissero la procedura stabilita nel codice leopoldino. Pochis- 
sime le leggi nuove e quasi tutte concernenti la pubblica sicu- 
rezza. Così si fissarono delle norme per evitare gì' incendi, i 
giuochi d'azzardo, per pulire ed illuminare le vie della città, 
per impedire che si fumasse in pubblico, pena la rottura della 
pipa ; si volle un elenco dei forestieri arrivati, si stabilirono 
delle norme per i cani vaganti, per i mercati sulle vie, per i 
vasi non fermati sulle finestre, ed infine si pubblicò pure il re- 
golamento per l'applicazione delle bastonate 1 ). Questi i prov- 
vedimenti generali : in particolare non c'è molto da aggiungere. 
Il primo atto che vidi della Provvisoria Superiorità Locale di 
Cherso è firmato, ai 2 di gennaio 1798, dal giudica Lorenzo de 
Petris 2 ) : in esso ei sinceramente rende noia al governo la di- 
sordinata situazione della Città e dell' Isola, dove nessuno, fon- 



1 ) Pisani p. 78. 

2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. n. 3io5. 



— 333 — 

dandosi sulle concessioni del Luksich, vuol pagare le imposte, 
ridendosi dei proclami del generale Lusignan (io luglio, 3 ago- 
sto 1897) che solennemente avea annunziato doversi continuare 
a corrispondere tutte le tasse fissate dal governo veneziano 1 ). 
Il Petris si duole pur anco che i giudici di Ossero e dei due 
Lussini si rifiutano di obbedire alla Superiorità di Cherso, non 
ostante le antiche leggi e consuetudini: ed il governo, mentre 
incerto, raccomanda l'ordine, la concordia e la pazienza fino 
alla pubblicazione dell' Editto della formale Organizzazione delle 
Isole del Quarnero, sostiene, ma non so con quanta efficacia, 
che Ossero e i due Lussini devono riconoscere la loro dipendenza 
in materia criminale e pubblico-politica da Cherso. 

Il giudice Petris però, sia che non potesse non sapesse 
navigare in mezzo alle procellose contingenze di quel periodo 
imbrogliatissimo, poco dopo ecompare, ed in sua vece, ai 12 
di gennaio 1798 il nobile Francesco Lion viene nominato giu- 
dice dirigente, e Bernardino Antonio Petris e Biagio Malabo- 
tich assessori, l'uno con 400 lire di stipendio, gli altri due con 
288 2 ). Ma neanche essi, tra i marosi di quella età sconvolta 
che andava man mano trasformandosi sotto il cozzare delle 
idee diverse, poterono a lungo mantenersi a galla. Ciò si viene 
a conoscere leggendo il promesso ed aspettato editto 8 ) che 
Thurn firmava ai 1 3 di febbraio 1798 e che dovea anche a 
Cherso restituire la pace, l'ordine e la felicità dei popoli. Ma 
studiando attentamente quell'editto, si viene a comprendere che 
quei sommi beni si doveano acquistare a prezzo di quelle libertà 
per tanti secoli all' ombra del veneto leone pacificamente go- 
dute. Il Thurn si provò di attuare il disegno del governo vien- 
nese con lo spegnere un po' per volta, e quasi senza dare a 
vedere, V indipendenza comunale nostra : avvincendo l' isola ai 
poteri centrali e parificandola nei doveri alle altre città dell'im- 
pero, si riteneva di assicurarne la pace e il possesso. Provve- 



*) Tra queste la più importante era quella del Trentesimo. In pro- 
posito si legga: Statuto di Cherso ed Ossero, p. 1 14-1 19; e Capitoli per 
il Dazio trentesimo di Cherso ed Ossero MDCCXCII : per li Figliuoli del 
qu. Z. Antonio Pinelli, Stampatori Ducali. 

2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. n. 2668. 

s ) Archivio della Luogot. Opuscolo a stampa. 



— 33 4 — 

dimento sotto certi riguardi opportuno, che delle libertà pub- 
bliche il comune nostro nell'età passate aveva spesso abusato 
di troppo, ma che in pari tempo gli toglieva quella autonomia 
municipale la quale per tanti secoli era stata il suo carattere 
storico più notevole. La Superiorità di Cherso, secondo l'editto, 
era anche un Tribunale di arbitri compromissari, i cui giudici 
davano sentenze inappellabili in quelle cause civili che non ol- 
trepassavano l'importo di 25 fiorini, che fanno Lire ^oo Dalmate; 
essi erano del pari investiti della giustizia criminale e dei poteri 
amministrativi, politici ed economici, che esercitar doveano an- 
che ad Ossero e nei due Lussini. Però, indizio dei tempi mu- 
tati, la Superiorità era tenuta di inoltrare sotto grave sua re- 
sponsabilità ogni quindici giorni una copia esatta del Protocollo di 
tutti gli atti corsi in materia pubblico-politica ed economica all'Ec- 
celso Governo di Zara. E questa Superiorità d'allora in poi do- 
veva essere composta del giudice dirigente Giovanni Anto- 
niazzo de' Bocchina, degli assessori Francesco Lion e Giorgio 
Lemesich, e del cancelliere Alessandro Candido de' Leva. 

L'editto inoltre ripeteva quanto le autorità militari nei pri- 
mi giorni dell'occupazione aveano promesso: conferma, ossia, 
delle leggi, degli statuti, dei privilegi si del Corpo Nobile come 
del corpo civico e popolare; divisione tra i vari ceti, come per 
lo passato, dei diversi ufjìci, i quali però doveano stare sotto 
la dipendenza della Superiorità locale, la quale previa la conferma 
dell'Eccelso Governo, nominerà le rispettive figure, elette e pre- 
sentate sì dalla Comunità, come dalla Università, per coprire le 
predette Cariche urbane; permesse, come per l'addietro, le ra- 
dunanze del consiglio nobile e le congregazioni del popolo 
sia per eleggere le sopradette Cariche, ovvero portare giusti e fon- 
dati ricorsi ai Tribunali Superiori, dovendo però di volta in mila 
chiedere il permesso, mediante la Superiorità locale, dall' Eccelso 
Governo della Provincia in Zara, la quale delegherà la persona 
apposita per presiedere a tali radunante ; concesse d'urgenza le 
convocazioni del consiglio, qualora al giudice presidente fosse 
per garbare l'ordine del giorno ; rimesse in vigore tutte le tasse 
che si pagavano al governo veneto ; eretta nna pubblica Scuola 
triviale per la gioventù d'ogni ordine... che però starà sotto la di- 
pendenza e responsabilità della Superiorità locale; delegati per le 



— 335 — 

cause di diritto ecclesiastico gli arcivescovi di Zara o Spalato, 
anziché come in addietro il tribunale della nunziatura in Ve- 
nezia ; obbligato infine il presidio militare a sorreggere l'opera 
della provvisoria Superiorità. 

Ma questo editto che in mezzo a molte cose buone ripone 
negli stessi personaggi e la giustizia e la polizia, che restringe 
il diritto di riunione in modo da renderlo illusorio, che esige 
la conferma imperiale per tutti i pubblici funzionari e li rende 
rigidamente subordinati al governo di Zara, questo editto che 
sostituiva in gran parte il diritto di stato a quello municipale 
autonomo, nelP isola di Cherso seriamente ed interamente non 
si potè applicare mai : il passaggio tra il vecchio e il nuovo 
era troppo brusco; talché le condizioni dei tempi e degli uomini 
obbligarono il governo ad essere guardingo, vacillante ed alle 
volte persino debole, tra un popolo non abituato a disciplina 
e ad imposizioni ch'aveano l'aspetto di servitù, e tra nobili te- 
naci ne' diritti e ne' privilegi e memori d'un passato che lu- 
singava la vanità, l' interesse, il sentimento e alle volte l'arbitrio. 
E i fatti provarono ben tosto che il desiderato accentramento 
dei poteri non fu possibile di attuare, che 1' amministrazione 
continuò a proceder lenta ed arruffata, e che l'ordine parec- 
chie volte venne messo a rischio. 

Già nel febbraio 1798 i rappresentanti della comunità in- 
sistono presso il governo provinciale acciocché provveda agli 
interessi economici *) ed ai disordini che conturbano la città 2 ) ; 
e agli 8 di giugno gli stessi rappresentanti, in grande maggio- 
ranza patrizi, in uno dei soliti impeti di boria aristocratica, 
pretendono che il tribunale patrio sia costituito da nobili sol- 
tanto, escludendo persino quelli di Ossero. 

Nello stesso mese si rendevano pure chiaramente manife- 
ste quelle discrepanze tra la Superiorità del luogo e il militare 
presidio, le quali, ora aggravandosi ora attenuandosi, dovevano 



*) Alla caduta della repubblica di S. Marco V isola possedeva 800 
bovini, 34000 lanuti e caprini, 600 suini e 5oo cavalli. Memorie degli av- 
venimenti successi in Dalmazia dopo la caduta della repubblica veneta 
di G. Cattalinich, p. 246. 

2 ) Archivio della Luogot. Doc ined. N. 35n. 



— 336 — 

durare fino al 1806. Il giudice agli 11 di giugno partecipa v , 
al governo di Zara la dissonanza nei fissati rapporti coll'inclito 
C. R. Militar Presidio, per vera fatalità oggi diretto, in absm%a 
del suo Capitanio, dal giovane sostituto Gollob : costui si rifiuta 
di mettere a disposizione del tribunale i suoi soldati, perchè il 
Comando non riceve comandi e ordini dalle Superiorità locali; si 
lagna invece che i suoi militi sono costretti di digiunare o di 
cibarsi di carni salate nocive alla salute, per modo che persino 
nel giorno di Corpus Domini non si potè aver una libra di carne 
per pochi Ufficiali ; sostiene che le istanze alla Superiorità a 
nulla approdarono, talché, in un mese e dieci giorni, per la 
guarnigione non si macellarono che due o tre buoi e tre 
quattro agnelli ; inutilmente pure ei aveva pregato la Superio- 
rità dell'escavo d'un soprabbondante comodo militare nella caserma. 
quantunqne il fetore fosse insoffribile e grande il pericolo di 
gravi malattie. La superiorità dal canto suo attribuiva tutte que- 
ste lagnanze al malconcepito genio di esso C. Militar Presidio: 
ma le cause del dissidio doveano essere ben diverse e molto 
complesse. 

Cherso, comune quasi indipendente, ne' tempi andati non 
avea avuto mai milizie, né veneziane e molto meno forestiere: 
non sapeva cosa volesse dire autorità, prestigio e burbanza 
militare; municipio autonomo ed a preferenza aristocratico, 
avea lasciato a Venezia l'incarico di dar la caccia ai ladri di 
mare, che a quelli di terra ci pensavano i cittadini stessi, i 
quali, alla foggia dei comuni medioevali italiani, in tempo di 
bisogno erano tutti soldati. Ora invece, quando nessun pericolo 
esterno li minacciava, quando il ricordo della signoria vene- 
ziana era ancor molto vivo, vedevano in città milizie forestiere 
parlanti lingue incomprese, pretenziose, spavalde che per giunta 
la cassa comunale doveva acquartierare e vettovagliare. 

Il rifiuto di sopperire più oltre alle spese del presidio, il 
tuono autoritario usato nelle reciproche relazioni dai magistrati 
cittadini, non fecero che inacerbire i dissidi e provocare più 
tardi gravi tumulti. Indarno il governo di Zara si sbraccia di 



l ) Archivio della Luogot. Doc. ined. tra gli atti del Governo au- 
striaco. 



— 337 — 

raccomandare *) la esatta armonia tra il potere Civile e il Mili- 
tar Comando, indarno consiglia alla magistratura cittadina mag- 
gior officiosità verso chi rappresenta il potere militare: indarno 
impone di scansare gli urti con l'uso di prudenti direzioni ; gli 
attriti, or palesi ed or occulti, nel dicembre del 1798 degene- 
rarono, come dissi, in una sommossa abbastanza grave, della 
quale fu autore il popolino, che, sfruttando i rancori dei grandi, 
manifestò chiaramente l'amor suo alla preda e l'odio contro i 
soldati e contro i nobili, erroneamente ritenuti ancor sempre 
come promotori e responsabili della venuta de' nuovi padroni. 
Di ciò fa testimonianza il seguente documento 2 ), .che, come 
tutti gli altri, ora per la prima volta viene dato alla stampa : 

e All'Eccelso Regio Superior Tribunal d'Appellazione 
in Zara. 

Li 16 del caduto decembre verso le 23 V2 italiane, essendo 
insorta altercazione per oggetto della carne nelle pubbliche bec- 
cane di questa Città tra alcuni gregari del presidio ed abbitanti 
della stessa, pretendendo con violenze dal macellaio li primi, 
ne derivò l'arresto per comando del Caporale d'uno del popolo, 
che, con qualche mal trattamento fu successivamente anche 
scortato al Corpo di Guardia. Mal soffrendo l' impetuoso vio- 
lento popolo il fermo dello stesso, si posero senza freno bal- 
danzosi alcuni de' più facinorosi ed assuefatti alle impunite 
tumultuazioni, a rampognare la Direzione Militare, e con voci 
sussurranti e minacciose ad animar il popolo a non dovere 
permettere tali soperchierie (a loro modo di dire) delli Militari, 
e di darsi coraggio a levare dalle loro mani l'arrestato a forza, 
qualora ne facessero resistenza. Era giorno di Festa e succeduto 
il fermo nel momento del terminar le Funzioni in Chiesa allor- 
ché usciva il popolo ; ed altri per curiosità, altri perchè animati 
dagli promotori, tutti già, per il malgenio verso il Militare, si 
affollarono alla Piazza dinanzi la Sentinella e Corpo di Guardia. 
Un certo confuso sordo minaccioso bisbiglio concomitante la, 



1 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 4 luglio 1798. 

2 ) Archivio della Luogot. Doc ined. 



338 



1 



calca del popolo affollatosi quasi addosso la Sentinella in atto 
che sembrava volerla superare per indi penetrare al Corpo di 
Guardia, denotava senza dubbio la meditata esecuzione del reo 
attentato disegno di voler a forza in libertà l'arrestato qualora 
si fosse opposto il Militare. Si resero in queir istante inoperose 
le voci di correzione delti tre Capi del Popolo accorsivi alla 
Piazza, ed inutili le persuasive, mentre vieppiù sembrava insi- 
stente il popolo; Torrido spaventevole spettacolo avea posto in 
costernazione gli animi delle Nobili Famiglie, figurandosi un al- 
tro caso consimile avvenuto all' ingresso delle C. R. Truppe li 12 
giugno 1797, e che dopo il massacro de 1 Militari, avrebbe dato 
il mal affetto popolo 1' ultima mano contro di esse, in esecu- 
zione a non per anco obbliviati disegni, quando il C. R. Te- 
nente, prevenendo la preveduta fatale conseguenza, diede ordine 
a' suoi Caporali della liberazione dell'arrestato. Ecco il momento 
in cui ad un tratto si è diradata la calca, soffocate le bisbigliose 
voci, e ridonata l' incostante calma alla Città. Appena che fu 
portato a notizia della Superiorità l'avvenimento, intraprese la 
tessitura dell'inquisizione, da cui, compilata, emergono quattro 
li principali promotori dell'insorgenza. Eravi il caso della pro- 
cedura stataria sommarissima in una Capitale. Ma questa Su- 
periorità ben istrutta dell' indole non ancora dirozzata di que- 
sto popolo, dell'odiosità verso li Militari e verso le Civili Fa- 
miglie, sprovveduta di sicure carceri alla custodia de' delin- 
quenti, ha creduto di soprassedere all'assunzione de' costituti 
de' rei, e di conseguenza al loro fermo, per evitare, in questa 
cauta prudenzial guisa, nuove temute tumultuazioni che avreb- 
bero potuto terminare con delle funestissime conseguenze tanto 
contro li Militari che Famiglie Nobili della Città. Ben però co- 
noscendo la necessità d'un sensibile castigo ne' rei, per esem- 
pio a questa sfrenata popolazione, onde contenerla ne' limiti 
della suddita doverosa moderazione, implora dall'Eccelso C. R. 
Superior Tribunale d'esser munita d'un Legno Guberniale ar- 
mato, fino la definizione della criminal procedura, per poter, 
dopo costituiti, poner sotto ferma sicura li rei e rassegnare con 
essi il processo e la sentenza. Anche li Capi Nobili della Città 
intimoriti e per se stessi e pei loro Concittadini, chiamandosi 
malsicuri esposti alla sfrontatezza di questo popolo, reso in 



— 33g — 

oggi vieppiù ardimentoso per la vittoria riportata contro 
li Militari nel predetto caso, si sono prodotti col loro devoto 
memoriale, che unitamente si rassegna, perchè, esaudita questa 
Superiorità dall'autorevole voto d'esso Ecc. C. R. Superiore 
Tribunale, dietro al gastigo de' delinquenti possa con egual 
fermezza render giustizia ai discoli e morigerati all'ombra delle 
lejgi del sempre Augusto nostro Sovrano. 
Cherso 27 febbraio 1799 

Giovanni Antoniazzo de' Bocchina Giud. Uirig. 
Lion Assess. 1 

Dall'accennato memoriale l ) si apprende come i nobili si 
sentissero malsicuri in città di fronte alle prepotenze d' una 
turba temeraria, che, sollevandosi in nome di Venezia, voleva 
impunemente rubare e assassinare: essi implorano dal governo 

provvidenza e sicure^a perchè ora si vede e si ode il genio per 

l'anarchia e insubordinazione, e perciò è palese l'odio verso la mi- 
li%ia e l'ordine Nobile e le civili ed oneste persone. L'insurrezione 
della sera 16 corr. ce ne porge non equivoca prova del suo genio 
niente diverso dal giorno dell'anarchia 12 giugno 1797 ; il popolo 
di Cherso è feroce quando è unito ; vi sono li pia cattivi, e perchè 
tali odiano il nome di legge e di giustizia. 

In cospetto di simili fattaci il governo di Zara mostrò una 
debolezza grande, ma del resto comprensibile ; ci lodò l'opera 
del tenente e della Superiorità del luogo: dichiarò che non era 
possibile di mandare nelP isola alcuna nave da guerra, e che 
conveniva dilazionare prudentemente il costituto de* Capi, Né al 
Corpo Nobile occultava la propria impotenza, assicurandolo che 
nelle attuali imperiose circostanze non può il Governo accorrere 
con quella fermezza che riconosce ben necessaria ; volle però che 
non si rendesse pubblica la presente deliberazione affinchè non 
desse motivo a nuovi disordini 2 ). 

Si è detto più sopra che tale debolezza era spiegabile : e 
in fatti furibonda imperversava allora (ottobre 179N-1799) la 

J ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 
2 ) Archivio della Luogot Doc ined. 



— 340 — 

guerra che l' impero e mezza Europa aveano mosso alla Fran- 
cia, profittando dell'assenza del Buonaparte e della inattitudine 
del governo direttoriale. 

L'Austria avea bisogno di mantenersi forte specialmente 
in Italia, dove la vittoria avea arriso ali z sue armi, dove ve- 
deva nei russi, più che alleati, rivali temibili, dove orribilmente 
si compiva la restaurazione degli antichi governi. Quindi era 
naturale che in tempi tanto diffìcili non volesse suscitare altri 
vespai, in mezzo alle nostre popolazioni relativamente tran- 
quille, e necessità la obbligasse a mostrarsi indulgente, in ispi- 
de dopo che il Buonaparte, sbarcato in Provenza e giunto a 
Parigi (ott. 1799), andava preparando le giornate di brumaio 
e di Marengo. 

Infuriando queste lotte anche l' isola nostra ebbe a soffrire 
assai per colpa di corsari pugliesi ed anconetani, che infesta- 
vano l'Adriatico, catturando i bastimenti e rendendo impossi- 
bile qualsiasi commercio con V Italia. Quindi cessati lauti pro- 
venti e miseria di molti, la quale si alleviò soltanto dopo la 
conclusione della pace di Lunéville (9 febbraio 1801) allorché 
l'imperatore si fu riconciliato con il primo console. 

Già ai 4 di aprile 1799 la Superiorità di Chcrso presen- 
tava al governo un' istanza *) nella quale nobili e popolo chie- 
devano artiglieria e munizioni aljìne di difendersi contro i pi- 
rati. Rispondeva, ai 4 di maggio, il consigliere Stratico che il 
Governo era assicurato dall' Ecc. General Comando della Marina 
in Venezia che saranno spediti legni armati dell'Augusto Sovrano 
per tutellare non solo la navigazione di questi mari dalle infestazioni 
de' corsali (francesi e cisalpini, cancellato), ma assieme V isole e 
i litorali. Ma sapendo lo Stratico che il governo non poteva 
disporre che della vecchia flottiglia veneziana, ossia al massimo 
d'una quarantina di navi la più parte in cattivo stato, nell'an- 
zidetto documento così continuava : t La vigilanza di essa C. 
R. Superiorità intanto, ben intendendosi col C. R. Militar Co- 
mando, può disponer militari custodie in quelle località che 
esser possono le più esposte, non essendo poi presumibile che 



J) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 1860, 1861. 



- 3 4 . - 

i Corsali, diretti al solo oggetto di predare i Bastimenti che 
inermi navigano in quei mari, osino di tentar attacchi in una 
città custodita di Militar Presidio e di numerosa popolazione 
fornita. » 

Ed i chersini, d'accordo con la Superiorità, quasi da soli 
si assunsero l'incarico di preservare l' isola dai seri pericoli che 
la minacciavano: un lungo documento *), spedito a Zara ai i5 
di giugno del 1799, °i espone quanto essi abbiano operato 
sotto questo aspetto in tutte le terre soggette alla loro giurisdi- 
zione. Lo ricapitolerò in breve. 

La Superiorità, appena ode ch'erano state riprese le osti- 
lità, instituisce in tutti i luoghi dell'isola, maggiormente esposti 
alle invasioni nemiche, delle Guardie Terriere notturne e diurne 
che organizsate con facili segnali di corrispondenza d'una coll'altre, 
possono accorrere e darsi reciproco soccorso ove il bisogno pia esi- 
ger lo potesse; quantunque^ soggiungono il giudice dirigente An- 
toniazzo e l'assessore Lemesich, in tal circostanza s'abbia pro- 
vata la dispiacenza di non essere con egual attività ed energia se- 
condati da questo Presidio militare^ sebbene ricercato d'assistenza 
e di innesto alla Guardia Terriera, come lo comprova l'annessa 
Offiz iosa - E tra i luoghi più esposti alle incursioni nemiche e 
bisognevoli di maggior guarnigione la Superiorità ricorda i se- 
guenti : 

a) San Pietro de' Nembi, isolotto solito a dar rifugio alle 
navi che attraversano l'Adriatico e protetto da un forte che 
non ha artiglieria di grosso calibro né succiente presidio, il 
quale, da diciasette soldati ed un ufficiale, dovrebbe essere por- 
tato almeno a sessanta uomini. 

b) Cigale e Moniche, ossia valle d'Augusto, nella terra di 
Lussinpiccolo. 

e) San Martino pure in Lussinpiccolo. 

d) Sant'Antonio e Rovensca in Lussingrande. 

e) La Cavanella 2 ), presidiata da picchetti della guardia ter- 



*) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 35n. 

2 ) Canale che divide l' isola di Cherso da quella dei Lussini ; all'e- 
poca veneziana per passarlo bisognava pagare una tassa al conduttore, 
e n'erano esenti soltanto le barche dello stato e degli isolani. Vedi Ca- 



— 342 — 

riera di Neresine e S. Giacomo, forte di i5o uomini, e da uaj 
sentinella tolta dalla guarnigione di Ossero, che è composta di 
otto gregari e un caporale, alloggiati in una casa del coTiun: 
ridotta a caserma. Attesa però la distanza delle due borgate 
dalla Cavanclla, si rendeva necessario di accrescere il presidio 
di altri ventuno militi almeno, molto più che la città spogli* 
quasi d' abitanti, in caso di bisogno non avrebbe potuto con- 
correre alla difesa; per giunta, all'ingresso delle truppe impe- 
riali, erano stati tolti e portati a Fiume quattro pezzi d'arti- 
glieria che dalle mura, ai tempi della signoria veneziana, guar- 
davano il mare e il passo. 

/) Porto Comisa in Ustrine, solito ricovero di pirati fran- 
cesi o cisalpini, i quali nella notte del 12 aprile 1799 erano 
venuti alle mani col debolissimo presidio. Necessità voleva che 
si erigesse colà un castello capace a contenere almeno dodici 
soldati. 

g) San Martino in Valle avea pur bisogno di una guarni- 
gione di quaranta militi e quaranta terrieri che potevano colà 
trovare il necessario alloggio, esistendovi nella miglior situa\ione 
un sufficiente Castello eretto appositamente per le Guardie, e the 
è quasi attaccato ad un Convento abitato da pochi Religiosi Terziari. 

h) t Chèrso ed il suo ampio porto non sono cotanto espo- 
sti alle incursioni de' Pirati, e sarebbe sommo l'ardire di quello 
che ne azzardasse l'aggressione. Ottocento circa gli abitanti atti 
a portar armi, uniti ad un Presidio Militare di ccnt'ottanta gre- 
gari comandati da tre Ofpziali, sarebbe la forza che si potrebbe 
opponere. La Città murata all' intorno ha due Balloardi, di 
antica costruzione, che difendono il porto e la Città stessa per 
via di mare. Sotto l'ex-Veneto Governo erano muniti di otto 
pezzi d'artiglieria di bronzo di grosso calibro. Questa popola- 
zione con somma dispiacenza se li vide levare d' ordine del 
primo Comandante Imperiale che ne fece il suo ingresso; dura 
la dispiacenza, massime nell' attuai stato di guerra ed ai fre- 
quenti impulsi della Popolazione stessa : questa Superiorità è 
stata costretta reclamar al General Comando Militare in Capo- 



pitoli per il passo della pubblica Cavanella di Ossero. MDCCXCH per gli 
Figliuoli del q. Z. Antonio Pinelli, Stampatori Ducali. 



— 343 — 

distria la restituzione o la sostituzione di altri. Per verità per 
compir i mezzi d' un ottima difesa non vi manca di più, ed 
oltre di ciò ne succederebbe il general contentamento di questi 
Abitanti. Alloggia incomodamente il Presidio Militare nel vec- 
chio rovinoso Palazzo di Regia ragione e eh' inserviva ai Rap- 
presentanti dell'abdicato Governo; egli abbisogna d' immediato 
dispendioso ristauro. Questa Superiorità, riconoscendo tal asso- 
luta necessità, si riserva di assoggettare fra breve un piano, 
che tendente al bsn essere di questo Militare Presidio, concilii 
anche l'economia della Regia Cassa. — La materia di Sanità 
vi è gelosamente osservata ; Guardie Terriere innestate dalle 
Militari, la vigilanza di questo Spettabile Collegetto, rendono 
inviolato il grave obbligo. Zaglava, Grabrovizze, Bagna, Mezzo- 
lin, Gromazna posti di poca conseguenza... sono soliti esser 
muniti di Terrieri... 3o nei primi tre luoghi, 5o nel quarto e 
40 nel quinto... In quello di Faresina vien in dette circostanze 
deputato uno di questi cittadini a soprassiedere alle Guardie 
(38) colà appostate, e questi divien responsabile d'ogni disor- 
dine... Sansego e Onìe, il primo abitato da 70 famiglie circa, 
il secondo da 3o... sono estremamente esposti... anche per la 
naturai pusillanimità di quegli abitanti... t 

Mentre ardeva la lotta della seconda lega, il conte Thurn 
lasciava il posto di governatore della Dalmazia (luglio 1799), 
senza che traccia alcuna in qualsivoglia città o borgata si fosse 
veduta deir opera sua. Non già che gli abbia fatto difetto di 
buone intenzioni per mettere un po' d'ordine in un paese tanto 
bisognevole di equità, di progresso, di pubblico e privato be- 
nessere ; ma le molteplici riforme da lui ideate non poterono 
venir messe in attuazione, per la resistenza degli amministrati, 
il malvolere de' suoi collaboratori, per gli ordini di Vienna, 
che paventava brusche innovazioni in mezzo a popoli attacca- 
tissimi agli ordinamenti antichi e non voleva rendere mal- 
contente le classi privilegiate *). 

Partito il Thurn e continuando la guerra esterna, tutta la 
Dalmazia e quindi anche le isole del Quarnero vennero poste 

i) Pisani p. 88. 



— 344 — 

Sotto P immediata dipendenza delParciduca Carlo, il quale cor- 
risponde direttamente con le autorità dei singoli luoghi, e re- 
gola in ispecie le faccende militari. Intorno alle quali gioverà 
sapere che appena iniziate le ostilità in Italia, il governo di 
Vienna stabiliva che pure nella provincia si allestisse un reg- 
gimento di soldati da essere poi trasferito nel teatro della guerra. 
Se di questo reggimento abbiano fatto parte dei chersini io 
non so : so per altro che la coscrizione fu lenta, laboriosa in 
vari luoghi impossibile ; i soldati scappavano et il fallut user 
de tous les moyens inscrils dans le code militaire, deputi l'amena* 
jusqu'au bdton pour les conserver au corp 1 ). 11 reggimento dal- 
mato partì alla volta d'Italia al principio del 1800, quando Na- 
poleone Buonaparte, reduce dall' Egitto, con la nuova dignità 
di primo console s'apparecchiava di vendicare in un solo giorno 
tutte le disfatte del 1 799. A Marengo ei non si trovò di fronte 
le milizie dalmate, le quali il dì innanzi (i3 giugno), essendo 
di guarnigione a Venezia, s'erano anzi ammutinate contro i 
loro ufjìziali ed aveano tentato d' impadronirsi per sorpresa 
dell'arsenale. Il castigo fu mite come lo comportavano le dif- 
ficoltà dei tempi. 

Ma la notizia del disastro sofferto dalle armi imperiali in 
Italia e della grave ribellione de' dalmati deve essere giunta 
per tempo nell'isola di Cherso, perchè vari fatti ce ne danno 
la prova. 

Nel luglio di quell'anno tanto famoso (1800) il tenente- 
colonnello Belcredi, della brigata di Trieste, avvertiva il governo 
di Zara che la Superiorità di Cherso negava l'acqua ai soldati 
del quinto battaglione del Banato lì cantonati, adducendo a 
motivo un ordine venuto appunto da Zara, il quale asseriva 
P isola non essere più soggetta air Austria, ma come per lo pas- 
suto al suo naturai Principe la ex- Veneta Republica ; chiedeva 
quindi il marchese Belcredi le opportune notizie intorno a questo 
importantissimo soggetto 2 ). In risposta il governo di Zara ai 7 
d'agosto dirigeva alla Superiorità dell' isola uno scritto pieno 
di risentimento, dal quale stralcio questi brani : « Con gran 



») Pisani p. 88. 

2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 4325. 



— 3 4 5 — 

sorpresa si rileva d'essersi la C. R. Superiorità immaginata una 
circolare di questo Governo in forza della quale si pretende 
codesta Isola andar soggetta non più al Dominio Austriaco, 
ma a quello del fu naturale suo Principe l'ex Veneta Repub- 
blica; che dietro un tal vaghegiato pretesto sieno state effet- 
tivamente chiuse le pubbliche cisterne e si neghi l'occorrente 
acqua a codesto C. R. Militar Presidio. Non può il Governo 
a credere a sì incorreggibile trapasso, in codesta Superiorità 
locale la di cui virtù zelo ed attaccamento per l'ottimo dei So- 
vrani si è fin ora distinta in ogni incontro... quindi si mandi 
dettagli entro tre giorni e il rapporto vada con un espresso 
fino a Veglia... e con altro senza perdita di tempo in Arbe e 
cosi progressivamente fino a Zara. E qualora taluno abbia ef- 
fettivamente spiegato le suaccennate inventive dietro alle quali 
sia stata negata l'acqua ai Militari, li si commette che tale ma- 
ligno sia tosto fermato e mandato all'obbedienza di questo go- 
verno, occorrendo anche con forza e con l'assistenza Militare... » 

La Superiorità di Cherso allora, visto forse che Marengo 
non avea fatto mutar faccia alle cose, china la testa e si scusa 
e alle rimostrante per avere con editto preconi\%ato il risorgimento 
dell'ex Veneto Governo, con l'atto *) dei 19 agosto presenta le sue 
direzioni... e rimarca non aver dessa se non che circolato quello 
prescritto dal Governo riguardante lo sbando dei Dalmati, aggiun- 
gendo che mai negò l'acqua ai soldati, ma che questi a bello 
studio aveano distrutto le cisterne della caserma. 

In fatti la pace di i.unéville (9 febb. 1801), se avea ricon- 
ciliato P imperatore con il primo console e restituito la pace 
all' Europa, in fondo non avea che confermati i patti di Cam- 
poformio. La Dalmazia continuò ad essere amministrata dal 
consiglio di governo, presieduto prima dal Rinna, poi dal conte 
Carnea-Stefaneo (ott. 1801-mag. 1802), e l'uno e l'altro, ma 
specie il secondo, punto solleciti nel venire in soccorso ai mali 
del popolo, o almeno nel curare che si osservasse quel po' di 
bene che i loro predecessori aveano fatto. Ma un periodo nuovo, 



l ) Archivio della Luogot Doc. ined N. 4800. 



— 3 4 6 — 

bene auspicante per l'avvenire della provincia, sembrò iniziarsi 
allorché nel maggio del 1802 il posto del Carnea-Stefaneo venne 
occupato dal conte di Goéss, al quale pochi mesi dopo veniva 
conferito il titolo di governatore della provincia. 

Intelligente, colto, laboriosissimo, il conte Goéss ebbe ani- 
mo disposto al bene, vedute larghe profonde, e, relativamente 
ai tempi, liberali : ambì quindi un'amministrazione onesta, be- 
nefica, illuminata. Sostituì vecchi consiglieri di governo con 
nuovi, quali un Grisogono, un Marinovich, un Alughera, un 
Verigo, un Ismaeli ; per un intero anno con maravigliosa ala- 
crità volle ed ottenne informazioni esatte ed autentiche su ogni 
parte dell'amministrazione civile della provincia. Le Superiorità 
per tutto quel tempo vennero tempestate di domande, di pa- 
reri, di ordini : si avviarono centinaia di inchieste, di indagini, 
si rovistarono archivi pubblici e privati : e tutto questo perchè 
il capo del governo volle essere minutamente informato intorno 
alle condizioni della provincia, per potervi quindi apportare gli 
opportuni rimedi. Tra le inchieste notevole quella che, ai 5 di 
febbraio 1802 si impose alla Superiorità di Cherso e che, come 
altrove stampai *), ci mette sottocchio un bellissimo quadro 
delle condizioni politiche e civili di que' tempi. Notevolissima 
poi e meritevole di studio accurato e profondo è P altra rela- 
zione che si conserva nel ministero degli interni a Vienna e 
che concerne le questioni agrarie delle isole del Quamero (Zara 
3 agosto 1801 ; pagine 26). 

Ideale accarezzato dall'arciduca Carlo fu quello di popolare 
la Dalmazia con coloni laboriosi e fedeli tolti dalle provincie 
dell' impero 2 ) ; ma a questo disegno ch'era politico ed econo- 
mico insieme, il consiglio di governo residente a Zara si mo- 
strò contrario sempre, ed anche il Goéss non ne fu troppo 
tenero. Nella relazione ch'ei trasmise a Vienna concludeva in 
rispetto alle terre nostre con queste savie parole : e Nelle isole 
di Veglia, Arbe come pure a Cherso non sono gli agricoltori 
che mancano, bensì il terreno coltivabile : » sosteneva quindi, 
con grande perspicacia e mirabile intuito, che nei detti paesi 



*) Frammenti di storia lib umica. Zara 1890 p. 32 e seg. 
2 ) Pisani p. 98 e seg. 



— 3 4 7 - 

bisognava incoraggiare sopra tutto l'industria, il commercio e 
specialmente la marina mercantile, anche ora vere fonti di pub- 
blica e privata prosperità in quei paesi. 

Vedendo il Goéss come i semplici preti stentavano la vita 
fra la miseria e l' ignoranza, come gli analfabeti in mezzo al 
popolino erano infiniti di numero per mancanza di scuole, co- 
me non e' erano ospedali per ammalati, per mendichi, per 
infanti abbandonati, mentre i prelati godevano pingui stipendi 
e le confraternite mal disciplinate sprecavano, il più delle volte, 
miseramente, le loro rendite, a tutto ciò ei volle porre rime- 
dio : e massime col ridurre a quattro le sedi vescovili e col 
riordinare le opere pie egli intendeva di venir incontro a quei 
bisogni che il sentimento civile e umanitario rendevano indi- 
spensabili. 

In questa occasione i chersini ottenevano la promessa che 
la loro città sarebbe divenuta sede di vescovo, perchè aveano 
detto in una loro rimostranza i) (25 giugno 1802), non essere 
giusto che Ossero di cui non resta più che il nome abbia a 
rapirgli questo onore, mentre Cherso è sede del civile e politico 
governo e luogo più di ogni altro distinto e popolato non che fre- 
giato di una Collegiata : e che Ossero non potesse essere dimora 
di vescovi lo provava l'assenza continua del presule Raccama- 
rich, il quale la più parte dell'anno passava fuori di città. 

A mettere poi regola nelle confraternite il governo man- 
dava da noi prima Giovanni Retzer, e quindi (19 die. 1802) 
Giuseppe di Pantz, persona, a giudicare dai titoli, competente 
e reputata, perchè oltre che cavalliere egli era Impiegato alla 
Ragionatela Aulica Montanistica in Vienna e addetto come mine- 
ralogista alla aulica Commissione in Zara 2 ). 1 chersini approva- 
rono l'opera illuminata del governo e la Superiorità con un 
atto 3 ) dei 6 febbraio r 804 se ne rendeva interprete, specie os- 
servando che la riforma delle opere pie dissiparebbe l'orda di 
vagante gioventù odiosa, in non adulta ancor età corrotta, né ca- 



1 ) Archivio della Luogot. Ispettorato centrale pel culto e ammini- 
strazione de* vacanti. Diocesi di Ossero-Cherso-Lossini. Doc. ined. 

2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 2026. 

3 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 3238. 



; 



— 3 4 8 — 

(Irebbero a peso della società tante braccia a pretesto d'una srego- 
lata bisognosa questua, che ancor potrebbero rendersi utili. Pre- 
sentava quindi un elenco di persone abili ed oneste apparte- 
nenti all'uno e all'altro ordine, le quali avrebbero potuto sor- 
reggere il delegato governativo; dei nobili si menzionano i se- 
guenti : Antonio Zaccaria Lion, Dott. Bernardino de Petris, Giu- 
seppe Luigi Mitis, Antonio Maria Colombis, Benetto de Mojsis; 
de' cittadini : Giovanni Battista Borzatti-Petris, dott. Matteo 
Verbas. 

A dare maggiore impulso e regola all'azione riformatrice 
del governo, e nello stesso tempo a farne meglio sentire la 
soggezione, le isole del Quarnero, parmi nel 1800, furono rac- 
colte sotto l'immediata dipendenza d'un direttore politico, che 
fissò la sua residenza a Cherso, donde meglio potevasi ammi- 
nistrare V intero distretto. La persona scelta a tale ufficio fu 
Francesco de Suppè, dalmata, già consigliere di governo e fun- 
zionario pubblico buono e laborioso. Tra le novità introdotte 
sotto il suo reggimento noterò quella imposta da Zara con il 
decreto *) dei 3i marzo i8o3, secondo la quale i due camer- 
lenghi, col mezzo dei capi della comunità, doveano rimettere 
al governo provinciale l'elenco di tutte le spese straordinarie 
che si divisava di fare, per ottenerne il necessario assenso. A 
toglimento di qualunque defraudo, collisione ed arbitrio, fu pure 
regolata 1' amministrazione del fondaco, specie stabilendo che 
tutti i denari ciascun giorno venissero messi in uno scrigno a 
tre chiavi, custodite dai due fonticari, dai due deputati, e dal 
dirigente della Superiorità, ad insaputa del quale non si doveano 
fare né riscossioni, né pagamenti; infine fu trovato opportuno 
di rimettere in vigore la terminazione dell'ex-conte-capitano 
veneto Giovanni Battista Corner, di data 3o gennaio 1771. 

Ma, non ostante le buone intenzioni del Goéss e del Sup- 
pè, l'amministrazione dell' isola procedeva arruffata e lenta, riu- 
scendo quindi presso che infeconda ai sudditi. Serpeggiava in 
città un mal celato rancore tra i capi della comunità e la Su- 
periorità locale, i primi rappresentanti d'un passato dolorosa- 
mente scomparso, gelosi per giunta fino allo scrupolo della 



l ) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 732. 



— 349 — 

municipale autonomia ; la seconda, magistratura de' tempi 
nuovi e mezzo del voluto sistema di accentramento politico. 
Quindi gelosie, puntigli, attriti, diffidenze che paralizzavano ed 
alle volte impedivano l'esercizio dei pubblici servizi, accrescen- 
do quella confusione che forma il carattere più notevole di quei 
tempi. I capi della comunità accusano il tribunale di rilassa- 
mento e di parzialità, e questo dall'altro canto loro ricorda di 
esercitare le mansioni con purità di sentimento e con lealtà ; e gli 
attriti fra le due autorità, fomentati anche da rancori personali, 
in sul finire dell'anno i8o3 s'inacerbirono a segno che il go- 
verno di Zara dovette intervenire. Giovanni de Colombis, Ni- 
colò de Petris ed Antonio de Petris, giudici usciti d' ufficio, 
aveano dato querela al capitano Giacomo Lemesich per espres- 
sioni gravi ed indecenti pronunciate contro di essi al caffè in 
Riva : ma egli era stato assolto dalla Superiorità non essendosi 
rilevato dai testimoni fuorché il Lemessich avesse detto che non 
conoscono la legge e che sono tanti asini della legge e che avrà 
ancora da vedere qualcuno andar incadenado a Zara. Quindi nuove 
e gravissime rimostranze dei detti ex-capi contro la Superio- 
rità, e proteste vivaci di questa all' imperiale governo, sul fare 
della seguente : 

t E quando mai cesseranno le voci della malignità? Non 
riconoscono li passati Capi di questa Comunità di Cherso, né 
Autorità costituita ad essi superiore, né sentono riguardi di 
avanzarsi con menzogne a chi dovrebbe farli tremare. Se dalli 
Capi della Città non si principia a rispettare li Superiori, al 
certo non può lusingarsi questa Superiorità, la dovuta deferen- 
za dai subalterni. Se questi senza riserve impunemente osano 
di declamare contro, non v'è sicurezza in chi la compone. — 
Implora quindi la Giustizia d'Essa Eccelsa Autorità... a discen- 
dere alla giusta reprcnsione de' troppo avvanzati trapassi col- 
l' intollerabili espressioni... » 

Se non che la questione che tanto strepito avea sollevato 
in città e nella capitale era lì lì per venir composta pacifica- 
mente in grazia ai buoni uffici del Suppè, già il Goéss si com- 
piaceva della piega che prendevano le cose nelP isola nostra, 
quando a mettere olio nel fuoco e a svelare il marcio che lo- 



— 35o — 

gorava l'amministrazione chersina, giungeva al governo in Zara 
la seguente lettera anonima J ) : 

€ Eccelso Governo, 

• In Cherso tutto marca confusione e disordine per opera 
di chi rappresenta il Tribunale di Cesare. Non si eseguiscono 
le leggi, si negligono ed occultano, per fini privati, i Decreti. 
Rei convinti e confessi trionfano ne' loro delitti ; si nega giu- 
stizia e si vende col soldo e coi regali. — Una Circe infame 
dispone del cuore dell'Assessore, dal quale ciecamente dipende 
il sebben sciocco avido però Dirigente. Si tollerano Ministri in- 
fedeli e si defrauda il Sovrano Erario per aggradire alla Signora. 
Nessuno s' interessa per il pubblico bene né si ascoltano le la- 
gnanze dei sudditi. Da qui nasce il disservizio sovrano e il mal- 
contento del popolo. Tutti li delitti si rileveranno coir esame 
dei Capi della Comunità e Popolo degli anni 1802, i8o3 e de- 
gl'Avvocati, se il Governo destinare un apposito Commissario, 
fuorché il troppo buono Direttore delle isole. Cherso li 10 Gen- 
naio 1804. Mattio Soldatich. Eccelso Governo. Un onesto sog- 
getto dell' isola di Cherso, sotto il nome di Mattio Soldatich e 
senza di lui saputa avvanzò a detto Eccelso Governo, per non 
incorrere in gravi pericoli, un Ricorso contro le ingiustizie della 
Superiorità. Se detto Eccelso Governo vorrà aprire V Inquisi- 
zione verrà in lume d'ogni cosa. » 

Questa lettera nel suo contenuto peccherà d'esagerazione, 
ma egli è certo però che anche da essa si scorge come l'edu- 
cazione politica e le civili virtù non fossero doti della magi- 
stratura chersina. Il governo e le parti interessate indarno si 
arrabbattarono per scoprire l'autore della lettera : il Suppè dal- 
l'altro canto fece ogni sforzo per ismentire le accuse lanciate 
contro i suoi subalterni, ma del tutto non vi riuscì come lo 
attestano i seguenti brani della relazione 2 ) che mandò da Ve- 
glia a Zara ai i5 di giugno 1804: • ... che non tutte le leggi 
si eseguiscono e si cerchi di occultare qualche decreto, potrà 



*) Archivio della Luogot. Doc. ined. N. 724. 
2 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 



— 35 1 — 

esservi forse qualche caso, ma questo certamente deriva dal- 
l'indolenza e poca imponenza della Superiorità, anziché dalla 
sua malizia. Coerente sempre questa Direzione alli propri prin- 
cipi non può negar un atto di giustizia dovuta tanto al Diri- 
gente quanto all'Assessore di Cherso rapporto alla cognita loro 
dissinteratezza nel Sovrano servizio, assicurando codesto Ec- 
celso Governo che in quattro anni dell'attuai sua destinazione, 
lei non abbia mai avuto il menomo reclamo contro li mede- 
simi in questo argomento, in cui li crede e li ha sempre cre- 
duti inappuntabili, e se mai natovi fosse un caso di venduta 
giustizia, non è certamente presumibile che la Parte soccom- 
bente l'avrebbe sorpassato sotto silenzio, senza portarvi li pro- 
pri reclami al competente superiore Dicastero. L'attaccamento 
dell'Assessore ad una Figura, e la costante servitù che le pre- 
sta con l'abbandono forse il più delle volte del Sovrano ser- 
vizio, dà qualche fondato motivo a questa imputazione, la quale 
non reca certamente all' Imputato altra taccia se non di negli- 
genza e di qualche lieve parzialità, da cui non l'Assessore ma 
la Signora Servita si pretende possa cogliere dei vantaggi. — 
Certo è, e lo consta d'altronde a Codesto Eccelso Superiore 
Dicastero, che il Ministro segretario di Cherso non sia de' più 
esatti e fedeli, ma questi nella Satira non è preso tanto di 
mira, quanto lo è quel Praticante d'OjJìcio Sig. Giovanni Reg- 
gio, figlio della Signora Servita, il quale, tuttoché di poco buona 
condotta e sospetto di qualche infedeltà, inscia questa Direzio- 
ne, fu ammesso alla pratica dalla Superiorità, e non ostante 
ripetuti eccitamenti dati alla Superiorità ad invigilar sopra la 
di lui condotta e a licenziarlo dall' Uffìzio al caso di qualche 
suo mancamento, resta tuttavia in Otjìcio sotto la special pro- 
tezione del Sig. Assessore... » 

Contro i nobili si riversavano pure gli odi rinfocolati de' 
popolani, che adombravano la loro onestà amministrativa non 
solo, ma esigevano dal governo, in conformità de' tempi nuovi, 
novelli diritti e specie quello di permettere ai Capi-popolo di sce- 
gliere i loro successori. Ad una corrispondente richiesta, intorno 
a questo argomento si esprimevano (27 agosto i8o3) così l ) al 



*) Archivio annesso alla Biblioteca Paravia in Zara. Doc. ined. 



— 352 — 

governo il giudice dirigente Antoniazzo e 1* assessore Lion : 
• Li dodici popolari vengono ogni semestre eletti dalla Supe- 
riorità a tenor della patria legge. Fatto il Consiglio per la crea- 
zione de' nuovi Giudici si nominano dalla Superiorità quattro 
buoni uomini della Città : si fanno comparire d' innanzi e s' in- 
combenzano a conominare per cadauno tre che formano il nu- 
mero delli dodeci. Talvolta vien nominato alcuno che non è di 
genio, o viene eccepito dalla legge o si commette all'Elettore di 
nominare un altro. Questi dodici così formati sotto la Presi- 
denza del Ces. R. Giudice-Dirigente si adunano ed, a bossolo 
e balle, eleggono tre Capi che diconsi del Popolo. Deve però 
cader la scelta almeno in uno d'essi tre che sappia leggere e 
scrivere. Se questo è il metodo della scelta uniforme alla Pa- 
tria legge, non sa la Superiorità in qual parte la ponno attac- 
care. Così lo insinua la legge e così si stillò (?) sotto gli ex- 
Veneti rappresentanti. Versano di conseguenza nell' illusione i 
Capi del Popolo che pretendono il diritto della nomina de' suc- 
cessori. Terminato il semestre rientrano nella Massa popolare 
e la sola eventualità o il carattere distinto di buon uomo po- 
trebbe far cadere la scelta di Elettore in taluno, come forse è 
accaduto, e quindi desunsero un diritto di possessorio. Guai se 
così ella fosse. Si vedrebbe un circolo vizioso di persone sem- 
pre le stesse e quindi una combustione negli animi. È più na- 
turale il far dipendere la nomina dalla sorte. Non v'è chi si 
possa aggravare, essendo così prescritto dalla patria legge, l^a 
Superiorità non mancherà d' invigilare per l' esecuzione delle 
Leggi in tutti li punti contenuti nel prelodato Decreto e per- 
chè riporti la integrale sua esecuzione. • 

Sollecito quanto mai fu del pari il governo nell'attingere 
informazioni intorno allo stato dei boschi comunali, i quali an- 
cora in quel tempo costituivano la principale rendita del mu- 
nicipio nostro *). Ad un corrispondente invito, steso a Zara 

l ) Nei passati secoli i boschi nostri albergavano numerosa e scelta 
selvaggina, oggidì in gran parte scomparsa, come ad esempio le mar- 
tore ed i cervi. Confr. Ljubic Mon. slav. merid. libr. I ad ann 1018. 
Viaggio al Santo Sepolcro compiuto Tanno i.ji3 da Nicolò da Este. 
nella «Miscellanea di opuscoli inediti e rari dei secoli XIV e XV. Torino 
1861 v. I pag. io5 e seg. » 



— 353 — 

addi 3i marzo i8o3, rispondevano, ai 1 5 di luglio, in questo 
modo l ) i capi della comunità Zuanne Nicolò de Petris e Fran- 
cesco Antoniazzo giudici, Ercole Nicolò Petris e Stefano Gio- 
vanni de Petris assessori : • Li metodi poi e le discipline colle 
quali si realizzano li tagli de' Boschi di San Lorenzo, di San 
Vito e di San Biasio, di ragione della Comunità, sopra li quali 
sono infissi alcuni obblighi e che in sostanza formano la prin- 
cipal rendita di questa Comunità, sono li seguenti : a) Non si 
verifica il taglio se non allora quando il bosco è abile e maturo 
al taglio e ciò risulti da una perizia giurata, b) Questo taglio 
generale non si verifica perciò se non di novennio in noven- 
nio o di decennio in decennio, e) Ogni anno però nella sta- 
gione invernale, in vigore di locali Venete Terminazioni, si sra- 
ma qualche pianta, per pascolo degli animali peccorini vago- 
pascenti, d) Al caso di Tagli generali si destinava dal Consi- 
glio quattro individui del popolo col titolo di Capi-Bosco, e a 
questi spetta d' invigilare affinchè il Popolo che verifica il ta- 
glio non danneggi il bosco, ma rispetti li pedali e semenzali, 
e di denunziare i danneggiatori, e) Si eleggono inoltre dal Con- 
siglio quattro Individui Nobili col titolo di Soprastanti, li quali 
devono essere presenti alla consegna delle legna che vien fatta 
a chi applica all' acquisto delle medesime, per poi deponere 
giuratamente in unione al Padrone della barca che le caricò, 
sopra la reale quantità delle legna caricate. /) Il Bosco non 
vien mai tagliato dal tronco o almeno se ciò succede talvolta 
li Capi-Bosco non eseguiscono il loro dovere col denunziare 
il danneggiatore, g) Inumerabili poi sono gli arbitrii che suc- 
cedono tanto in occasione de' tagli, che giornalmente, perchè, 
in onta a tante rigorose Provvidenze emanate sotto l'ex- Ve- 
neto Governo, la popolazione defrauda la Comunità de' suoi 
diritti col furto e cogli asporti clandestini delle legna. 11 pastore 
che si presta alla custodia de' Boschi denunzia li danneggia- 
tori per non essere soggetto al pagamento dei danni colla pro- 
pria specialità. Il daneggiatore però non si castiga e trionfa 
ne' suoi delitti. Intanto la Comunità vien defraudata e si pre- 
giudicano notabilmente li Boschi col tagliarli anco immaturi, 



l ) Archivio Paravia. Doq. ineej. 



— 354 - 

Se all' indisciplina non sarà opposto un robusto freno, cesserà 
alla Comunità P interessantissima rendita de' Boschi prima che 
spiri il breve periodo di anni trenta. • I capi della comunità 
furono profeti : oggidì il municipio non possiede un palmo di 
bosco, e non certo per colpa della repubblica di San Marco. 

Neanche sotto l'assennato reggimento del Goéss si trovò 
modo di far cessare nelP isola nostra i dissensi tra il potere 
civile e il militare : questo oggi si lagna che non ha né vetto- 
vaglie sufficienti, né quartiere adatto, domani che le chiavi del 
paese vengono conservate dalla Superiorità, e cosi di seguito. 
Questa dal canto suo, ai 1 8 settembre i8o3, con enfasi protesta 
contro il primo tenente Kuterer che a viva forza, ossia basto- 
nando ed arrestando il custode, si è impadronito delle chiavi 
della città, le quali sotto la signoria veneziana e pure nell'anno 
1799, erano state in possesso del comune, per Paddietro vero 
ed unico custode d'ogni potere. E il Goéss dà ragione ai mi- 
litari e obbliga il Suppè a spegnere il piccolo incendio che le 
sue parole hanno provocato. 

Ma un bel quadro delle condizioni in cui versava la guar- 
nigione austriaca nella nostra città ci presenta la relazione in- 
viata alla brigata di Carlstadt dal colonnello Auervech di Stci- 
lenfeld, che nel maggio del i8o3 aveva ispezionato Pisola. Da 
questa relazione J ), stesa in tedesco a Fiume ai 29 del detto 
mese, veniamo a sapere che il presidio chersino si componeva 
di un ufjìciale, di un medico superiore, di un caporale, di un 
appuntato e di trentaquattro militi : questi da prima furono 
acquartierati nel palazzo pubblico 2 ), edifizio in rovina, con 
mura crepate, con tetto sforacchiato, con camere senza 
porte, senza vetrate, con pavimenti sdruciti e bucherati tanto 
che una notte due soldati del Jellacich si ruppero le gambo. 
Poiché li dentro i militi erano in pericolo di vita, il colonnello 



*) Archivio della Luogot. Doc. ined 

2 ) Quando sia stato costruito il palazzo pretorio non mi consta, 
però nel 1276 esisteva già (Ljubtc. Moti. slav. I voi \ In esso nei primi 
decenni del secolo XV aveano preso dimora i conti veneziani, ai quali 
il senato, l'ultimo di giugno del 1419, avea intimato di recarsi ad Ossero 
due volte Tanno, soffermando visi ogni volta da uno a due mesi (Ljubic 
Moti, slav. merid. v. VII p. 287-8). In quel tempo però il palazzo era 



— 355 — 

avea chiesto per essi un'altra casa alle autorità cittadine, ma 
si udì rispondere dass die Stadt kein Geld hatte ; und auch keins 
bewilligt wurde : ùberhaupt aber ùber\eugte ich tnìch hinlànglich, 
continuava a narrare il detto colonnello dass die Obrigkeit nìcht 
gesonnen ist um das mindeste fùr das Militar \u sorgeri, noch das 
demselben gebùhrende \u subministriren. Quindi l'intero presidio 
fu mandato ad abitare nel convento di S. Francesco, l' ufficiale 
ed il medico in camere separate, la milizia nei corridoi, e con 
l'ordine di non mutare alloggio prima che loro non venisse 
assegnata una caserma in buono stato. 

Intorno poi alle vettovaglie necessarie al presidio, il co- 
lonnello Auervech ci narra queste cose : Was den Lebensunter- 
halt der Mannschaft in alien vier Orten betrifft so ist se/ber der 
ellendeste der fùr einen Soldaten sich denken lassi, denn ohnge- 
achtet das von dem Grafen voti Goè'ss aus Zara der Befehl an die 
Orts- Vorsteher ergangen ist fiìr Fleisch ^uverlassig \u sorgen, so 
ist davon selbes gar nicht \u gedenken; das Seitl Gersten so wie 
der Reis kostet 8 soldi, sonst ist ausser Wein nicht %u haben. — 
L'Auervech faceva quindi la proposta che le isole del Quar- 



quasi in rovina: nel 1410 e 1411 a tutti è noto « quod Domus habita- 
tionis Comitis Chersi sit male in ordine et in puncto in tantum quod 
est semidetectus » (Ljubic op. cit. v VI p. 8)). Per accomodarlo si as- 
segnavano delle somme nel 141 1, 1422-23, 1428-30, i43o-33, 1437-40. (Lju- 
bic op. cit. v y Vili p. 121-122); nel i5i8 si ingrandiva la sala maggiore 
che serviva « a tutti gli comodi della terra, feste, nozze, messe novelle » 
e si costruiva « uno bello et honorevole tribunale in cappo la salla pre- 
dieta et una Renga in mezzo la salla » ; per avere i mezzi a meglio ab- 
bellirlo si appiggionavano le stanze del pianterreno allo speziale, al bar- 
biere ed ai rivenduglioli {Libri dei Consigli L I). Se non che già nel 
1544 fu d'uopo puntellare quel muro del palazzo pubblico che guardava 
l'orologio (Libri del Consigli l. II), e nel i565, giunto a Cherso il capi- 
tano generale di mare Melchiorre M'cheli, di galea ai i3 novembre scri- 
veva al conte-capitano nostro Zuanne Grimani queste cose : « Attento 
che il Palazzo dove è la ressidentia Vostra si rittroua in malissimi ter- 
mini et minaccia ruina con grandissimo pencolo della vita nostra et di 
quelli che praticano in esso .. delli denari della Ser. Signoria possiate 
spendere Lire 100 nella reparation di esso Palazzo. » (Statuto di Cherso 
e Ossero p. 275). Il quale, duole il dirlo, fu atterrato, a detta del Petris, 
(Spoglio dei Libri Consigli p. 91) nel 1854 



— 356 - 

nero venissero occupate da milizie dalmate e per questi mo- 
tivi : 7. Stehen diese Inseln unter detti Ober- Militar Gommando 
von Dalmatien. IL Hat das Battaillon heine Unterofficiere und 
Gefreyter welche der italienischen Sprache kundig sind, und de- 
rohalben qtvischen den kleinen Posten-Commandaten und den Orls- 
obrigkeiten natùrlich Missverstdndnisse, und tnit der Zeit Exces- 
sen entstehen kònnen und mùssen. Risulta dunque, che la di- 
versità di lingua tra chi comandava e chi ubbidiva era causa 
non inconcludente delle discrepanze e dei torbidi menzionati. 

La misera condizione in cui versava il presidio militare 
nella città di Cherso indusse il governo a volgere nella mente 
il pensiero di costruire una caserma od almeno di fare le ac- 
comodature necessarie al palazzo pubblico ; e fino ad opera 
compiuta si proponeva al direttore delle isole di adoperarsi af- 
finchè ai soldati venisse dato alloggio nelle case dei Cittadini e 
Terrieri col compenso a questi di un karantano per testa al giorno, 
ma col debito inoltre di fornire al comune (gregario) la legna ed 
il lume. Il Suppè ai io di settembre i8o3 osservava l ) però che 
entro l'anno era impossibile di condurre a termine la ricostru- 
zione completa dell'edificio : invece d'accordo coi militari avea 
stabilito di restaurare tre luoghi del Palalo Pubblico ad uso ca- 
serma^ e ciò tanto più che il mettere i soldati per le case forse 
più clic in ogni altra Località incontrerebbe in questa Città il più 
difficile effetto perchè, popolala oltre i limiti delti suoi fabbricati, 
contiene in maggior numero abitazioni troppo anguste al comodo 
delli naturali abitanti, e molto meno suscettibili d'estranei acquar- 
tieramenti; quanto poi ai timori espressi dal governo circa il 
difettoso nutrimento delle milizie, rispondeva il direttore che, 
sebbene la grave mortalità d'animali seguita nell' inverno pas- 
sato rendesse imbarazzante l'alimentare i soldati, tuttavia in 
una città dove uniti sussistono 3000 e più abitanti, )8 militari 
non possono morir d' inedia. 

Ma il conte Goèss non potè veder neanche iniziati i lavori 
della nuova caserma; nell'estate del 1804 egli dovette abban- 
donare il suo posto, di fronte alle trame ordite contro di lui 
da una lega alla quale avevano preso parte gli elementi più 



ì) Archivio della Luogot. Doc. ined, 



- 35; - 

eterogenei : ecclesiastici, laici, soldati, nobili, popolino, ufjìziali 
pubblici, tutti s'erano messi d'accordo nclP intralciare l'opera 
riformatrice ed altamente benefica dell' illustre ed illuminato 
patrizio. Scavarono a lui la fossa in ispecie i magistrati di cui 
volle scuotere il torpore, i nobili dei quali s'era provato d'ab- 
battere i privilegi, le comunità religiose e l'alto clero che ve- 
devano una mano temeraria attentare alle loro pingui rendite: 
il resto fece il popolo inconscio, seccato di tante innovazioni, 
e i militari, tenuti sempre e forse troppo in disparte dal go- 
vernatore borghese 1 ). Talché un decreto datato a Vienna il 24 
marzo 1804 vieta alle autorità d'ogni grado d'introdurre nel- 
l'amministrazione novità senza il consenso della cancelleria au- 
lica. Il Goéss avendo compreso che gli volevano legare le mani 
e mettere bastoni tra i piedi, chiese ed ottenne di venir di- 
spensato dal suo ufficio, lasciando quasi l' isola nostra nelle 
condizioni in cui l'avea trovata : e su per giù si può dire lo 
stesso delle rimanenti parti della provincia. 

Nel luglio di quell'anno il sovrano investiva dei poteri ci- 
vili e militari sì nella Dalmazia che nell'Albania, il tenente 
maresciallo barone di Brady, che, trasandando ogni parte del- 
l'amministrazione, s'occupò quasi unicamente di arrolamenti e 
d'altri preparativi di natura militare. E non poteva essere di- 
versamente, che la guerra era prossima, essendosi l'Austria 
unita alla terza lega che l' Inghilterra, la Russia, la Svezia e 
Napoli aveano stretta per combattere l'imperatore dei francesi. 
Quindi anche nelP isola nostra tutta l'attività del governo è di 
natura soltanto militare. Si manda l' ingegnere Tironi ad esa- 
minare il palazzo pubblico ed egli dichiara che per ridurlo in 
una caserma capace a contenere cento soldati e tre ufficiali ci 
vogliono 22.529 fiorini ; e quindi si stabilisce di aggiustare par- 
zialmente l'edifizio e la Superiorità antecipa 899 lire per soste- 
nere le spese assolutamente necessarie. — Per dar quartiere ai 
soldati che ogni trimestre venivano a dar il cambio ai loro 
compagni, nel giugno del i8o5 si propone da Vienna al Brady 
il fondaco anche per contribuire alla quiete claustrale di quei 



l ) Pisani p. 106. 



— 358 — 

Religiosi, costretti ad alloggiare in convento anche i primi *). I 
capi rappresentanti la comunità di Cherso si rifiutano però di 
accogliere i soldati nel fondaco e tanto meno nelle case private 
e propongono che pure quelli vadano in convento. Brady in 
fatti dà loro ragione perchè la esistenza dei soldati nelle case 
potrebbe essere pericolosa alla tranquillità e sicure^a domestica ; 
// fondaco è instituito all'oggetto di depositare i grani onde distri- 
buirli all' inverno alla popolazione e che era meglio che le mute 
andassero in convento che non è occupato che da nove o dieci per- 
sone. Di ciò finalmente si resta persuasi anche a Vienna, ed 
ai 2 di novembre i8o5 Leopoldo de Giuliani, in assenza del 
conte Giuseppe Mailath, scrive 2 ) al Brady che mandi pure in 
convento anche le cosidette mute. 

Mentre per cose di si poco conto facevansi tante scrittu- 
razioni, usciva a Vienna queir ordinamento che doveva dare 
stabile assetto allo stato politico e giuridico della provincia, 
togliendo quelle condizioni provvisorie che duravano dal 1797. 
Da allora in poi a Zara dovea risiedere un governatore gene- 
rale, assistito da sei consiglieri, e la provincia essere divisa 
in cinque circoli, retti ciascuno da un capitano distrettuale: 
quello delle isole del Quarncro avrebbe fissato la sua residenza 
a Veglia. 

Se non che questo ordinamento non si potè attuare per- 
chè l'Austria, sconfitta a Caldiero e ad Austerlitz, nella pace 
di Presburgo (26 dicembre i8o5) dovea cedere anche le isole 
del Quarnero all'imperatore Napoleone, che le uni poi al regno 
d' Italia, governato da Eugenio Beauharnais. 

La notizia dei disastri sofferti dalle armi imperiali anche 
nelle isole giunse tardi e vagamente, perchè il governo era 
muto e puniva i divulgatori di notizie più o meno vere. Sol- 
tanto i proclami pubblicati a Zara dal Brady ai 29 gennaio e 
ai 17 febbraio 1806 annunziavano ai popoli quale sarebbe stata 
la loro sorte avvenire. 

La signoria degli austriaci avea durato nelP isola di Cherso 



1 ) Archivio della Luogot. Doc. ined. 

2 ) Archivio della Luogot Doc. ined. 



— 35 9 - 

otto anni e pochi mesi. Essi anche da noi, come nelle altre 
parti della provincia, s'erano presentati quali continuatori degli 
ordinamenti politici e civili della repubblica veneta e quali ri- 
generatori delle condizioni sociali e morali del paese. Ma, a 
malgrado delle buone intenzioni e dei ripetuti tentativi, non 
poterono venir a capo di nulla. Lasciavano quindi il paese su 
per giù nelle condizioni in cui l'aveano trovato. 



VA 



SANTI 

DELL' ISTRIA E DALMAZIA 



Sotto questo titolo comparve nelle Analecta Bollandiana *) 
una dotta recensione del P. Ippolito Delehaye S. I. delle pre- 
cedenti publicazioni fatte in questi Atti e Memorie intorno a 
S. Mauro vescovo e martire di Parenzo, ed ai Santi parentini 
Eleuterio, Projetto, Elpidio, Iuliano e Demetrio, e su quanto 
venne publicato nel Bullettino di archeologia e storia dalmata, 
redatto da Mons. Francesco Bulli, rispetto ai Santi di Salona 
in Dalmazia. 

Col consenso del chiar. mo autore riportiamo ora in versione 
italiana dal testo francese quella parte della recensione che si 
riferisce ai Santi parentini. 

E poiché la medesima veniva preceduta da altro dotto 
studio del chiar. mo Prof. P. Ermanno Grisar S. I. intor- 
no al santo principale, S. Mauro, publicato prima nella G- 
viltà Cattolica 2 ) e poscia riprodotto con aggiunte, nelle xAnalecta 
dello stesso autore 3 ) così riportiamo pure da quest' ultime, 
col cortese permesso dell'autore sunnominato e dell'editore del- 
l' opera, quei due capitoli, che più particolarmente trattano 
di S. Mauro vescovo e martire di Parenzo. 



') Tom. XVIII, fase. IV. 

2 ) Quaderno 1142, a. 1898. 

8 ) Analecta romana. Il musaico dell' Oratorio lateranense di S. Ve- 
nanzio, e gli abili liturgici e profani ivi rappresentati. (Con una tavola 
cromotipica. Roma, Desclée, Lefebvre e C.° Edit., a. 1899. 



\x. 



— 36t — 

A queste due recensioni aggiungiamo un terzo articolo 
del Prof H. Achelis, successivamente publicato nella • Theo- 
iogische Literatur^eitung N. 20 a. 1900 » di Gottinga, valendoci 
della traduzione italiana, comparsa nel Ballettino di archeologia 
e storia dalmata N. io- ir a. 1900, Spalato, redatto dal Prof. 
Francesco Buliò, gentilmente messa da lui a nostra disposi- 
zione. 

Per seguire l' ordine di tempo, in cui avvennero le pu- 
blicazioni suddette, cominciamo dunque da quella del : 

MUSAICO DELL'ORATORIO LATERANENSE 
DI SAN VENANZIO. 

La Direzione. 

1. Origine del musaico. Scene che lo compongono. 

Nell'oratorio di san Venanzio, che è attiguo al battistero 
lateranense, si è conservato in assai buono stato l'antico mu- 
saico eseguito sotto il papa Giovanni IV (640-642). — Questa 
grande opera nelle figure dei martiri di Salona e di altri santi, 
ci mette innanzi agli occhi una compiuta rappresentazione dei 
diversi gradi della gerarchia ecclesiastica coi loro differenti ve- 
stiti liturgici, quali erano in uso a Roma nel secolo settimo. 

Nessun altro monumento dell' arte cristiana antica nella 
città dei papi merita tanta attenzione come questo da chi de- 
sidera conoscere lo svolgimento storico degli abiti sacri. Quelle 
forme dei vestiti, espressi ivi a colori con tanta accuratezza e 
vivacità, sono insieme un testimonio degli usi di secoli prece- 
denti, con cui concordano nella sostanza, e del tempo susse- 
guente, essendosi conservati così ancora per un lungo corso 
di anni. 

Vi si vede il diacono con la dalmatica, il prete con la pia- 
neta sacerdotale, il vescovo e il papa col pallio sopra la pianeta. 
E quasi per illustrare il vestito liturgico per mezzo del con- 
fronto con vestiti solenni della vita profana non mancano i 
nobili laici coi loro abiti, in tutto particolareggiati, special- 
mente con quelli del grado ufficiale di palatini. Vi appariscono 
infine anche i vestiti piuttosto ideali della madre di Dio, dei 



— 362 — 

santi apostoli e di san Giovanni Battista, per non parlare del- 
l' immagine del Signore e degli angeli. 

Prima però di entrare nella descrizione degli abiti litur- 
gici e nelle questioni storiche e archeologiche, che in tal campo 
spontaneamente si offrono, fa d'uopo esporre in poche parole 
l'origine del musaico, la scena in esso rappresentata e le no- 
tizie che si hanno delle persone dei martiri forestieri, effigiati 
dalla chiesa di Roma con tanta solennità in questa monumen- 
tale opera. In quanto alle notizie storiche dei martiri siamo al 
presente in grado di trarre profitto dai risultati degli scavi fatti 
nel luogo delle loro sepolture a Salona, esplorazioni che negli 
ultimi anni resero inaspettati frutti. Di queste date sono ancora 
privi gli anteriori commentatori del musaico: il Rasponi *), il 
Ciampini 2), il Farlati »), il Giorgi *), il Rohault de Fleury *), il 
Garrucci 6 ), il de Rossi 7 ), il Barbier de Montault 8 ), il Beissel 9 ) 
ed altri 1°). 

Quando sotto Giovanni IV le barbare orde degli Avari e 
Slavi inondarono quelle parti delle fiorenti regioni della Dal- 
mazia e dell' Istria, che appartenevano ancora all' impero ro- 
mano-bizantino, il detto papa, dalmata di nascita e figlio d'un 
nobile scholasticus di nome Venanzio, delegò l'abate Martino 
con grandi somme di denaro per aiutare gli indigenti della sua 



1 ) De basilica lateranensi pag. 234 ss. 

2 ) Vetera tnonimenta t. 2 cap. 16 pag. 109 ss. 
8 ) Illyricum sacrum t. 1 pag. 570 ss. 

4 ) Georgius D. Martyrologium Adonis pag. i53; cf. 428. 

b ) Le Latran au moyen-àge pag. 3 20 ss. ; 5i5 s. ; pi. 38, 40, 41. 

6 ) L'arte cristiana t. 4 tav. 272, 273. 

7 ) I musaici delle chiese di Roma fase. i3, 14. È il lavoro principale 
sul nostro musaico ed è accompagnato da una tavola cromotipica. 

8 ) Revue de l'art chrétien 1886 fase. 3 sopra la pubblicazione del de 
Rossi. 

9 ) Die romischen Mosaiken vom VII. lahrhundert bis zum ersten 
Viertel des IX. lahrh. (Zeitschrift fùr christl. Kuttst. 1897 pag. 111 ss.) 
pag. 114, 11 5, 

10 ) Cf. Panvinius De sepie m Urbis ecclesiis (1570) p. 166 ss. e lo stesso 
nel cod. vatic. 6781 f. 270, presso de Rossi 1. e. e Rohault de Fleury 
p. 514 ss. 



— 363 — 

patria e specialmente per riscattare gP infelici prigionieri. Nello 
stesso tempo il papa si diede premura di mettere in salvo i 
corpi dei santi martiri venerati in quei luoghi. 

La città di Salona, capitale della Dalmazia, era caduta sotto 
il flagello dell' invasione circa Panno 63g. Essa giacque in gran 
parte devastata e specialmente i suoi circondarli, dove erano i 
sepolcri, dovettero aver sofferto assai nel tempo dell' assedio. 
Abbiamo nel Liber pontificalis l'espressa notizia che Giovanni IV 
fece levare dalle tombe della Dalmazia e dell' Istria • i martiri 
Venanzio, Anastasio, Mauro e molti altri •, e che li fece aspor- 
tare in Roma, dove li depose t in una chiesa fatta da lui presso 
il fonte lateranense, presso l'oratorio di san Giovanni Evange- 
lista, la quale chiesa ornò e arricchì di diversi doni » *). 

Il principale ornato era il musaico colle sue ventiquattro 
figure. L'iscrizione dedicatoria, che ivi si legge ancora, benché 
nel testo ora alquanto alterata dai restauri, dice cosi, secondo 
la restituzione del de Rossi 2 ) : 

MARTYRIBVS XPI DNI PIA VOTA IOHANNES 
REDDIDIT ANTISTES SANCTIFICANTE DO 

AC SACRI FONTIS SIMILI FVLGENTE METALLO 

PROVIDVS INSTANTER HOC COPVLAV1T OPVS 

QUO QVISQVIS GRADIENS ET XPM PRONVS ADORANS 

EFFVSASQVE PRECES MITTIT AD AETHRA SVAS. 

Il senso è chiaro, sebbene la dicitura latina sia imbrogliata 
e manifesti la decadenza del gusto e dell'arte, non altrimenti 
che fanno le forme artistiche delle figure sul musaico. Al mu- 
saico allude il terzo verso del carme ; la parola metallutn, ado- 
perata per la decorazione con musivi e marmi, fa pensare ne- 
cessariamente a quella parte principale di cotale decorazione, 
quale fu il musaico. 11 verso dice, che la simile decorazione 
del battistero attiguo ha avuto nella nuova opera un degno 
compimento. 



1 ) Liber pont. ed. Duchcsnc t. i pag. 33o, Ioannes IV n. 124. 

2 ) Musaici 1. e. 



— 36 4 — 

E infatti la scena del musaico di Giovanni IV nel suo 
totale è grande e magnifica, non ostante i difetti del disegno 
e dell'esecuzione. Anzi le forme alte e magre delle figure, schie- 
rate con grande varietà ed armonia di colori e con una certa 
pompa e ricca varietà nelle vesti, servono ad ingrandire l'effetto 
generale dell'opera come d'una visione sovrumana e celeste. 

Nell'alto del muro orizzontale sopra l'abside dominano le 
rappresentazioni mistiche degli evangelisti, in mezzo dei quali 
nel luogo dell'odierna finestra, fu già anticamente una simile 
apertura. Le solite figure della città di Gerusalemme e Betlemme 
sono ai fianchi. 

La conca dell'abside è ornata nella parte superiore dal 
maestoso busto del Salvatore benedicente. Questa figura deve 
essere formata, come pareva già al de Rossi, sul tipo del Sal- 
vatore nell'abside della basilica lateranense; ed io credo che 
anche il busto di Cristo sul!' arco di Placidia nella basilica di 
san Paolo, con tutta la deformazione fattavi da barbari restauri, 
lascia scorgere il medesimo solenne e tradizionale tipo del Sal- 
vatore adoperato nel quarto e quinto secolo a Roma. Nuvole, 
efpgiatc in diversi e vivissimi colori, circondano a san Venanzio 
il busto di Cristo come al Laterano e a san Paolo, e vi appare, 
come ivi, la comitiva degli spiriti celesti, rappresentata nell'ora- 
torio nostro da due angeli, che adorano colle mani stese il 
Signore. 

Sotto il Salvatore sta nel mezzo del cerchio absidale la santa 
madre di Dio in figura di orante. Ella ha a destra (di chi guarda) 
san Pietro, a sinistra san Paolo, i fondatori della cristianità 
di Roma, coi quali pare di ricevere nel seno della chiesa romana 
i santi martiri, che vengono trasferiti dalle lontane provincie 
alPeterna città. Ma gli antesignani di codesti martiri sono pre- 
ceduti sul musaico da san Giovanni Battista presso san Pietro 
e san Giovanni Evangelista presso san Paolo. Sono essi in certo 
senso i santi del luogo, perchè fin dal papa Ilaro hanno con- 
giunto i loro oratorii col battistero lateranense. 

I posti più vicini sono occupati dai detti antesignani dei 
martiri forestieri, cioè da san Domnione vescovo, a destra presso 
il Battista, e da san Venanzio vescovo, a sinistra presso l'Evan- 
gelista. Questi due Salonitani portano i libri dell'evangelo, testi- 



— 365 — 

monio della loro fede ed apostolato, sulla mano sinistra, rive- 
rentemente coperta dal lembo della pianeta. Presso la testa 
nimbata sono scritti i loro nomi in caratteri neri sul fondo d'oro, 
il che vale similmente degli altri martiri. 

Nell'estremità poi di questa serie di figure nell'abside l'uso 
quasi costante ha assegnato il posto al fondatore. Si vede Gio- 
vanni IV a sinistra presso san Venanzio, e si può ravvisare dal 
modello della sua chiesa o oratorio, che offre con le due mani. 
Questa figura è senza nimbo, anche senza il nimbo quadrato, 
che si usava già ai tempi di san Gregorio per persone viventi. 
A Giovanni IV corrisponde nell'altra estremità parimente un 
papa, senza nimbo, col libro degli evangeli nelle mani e in atto 
di offerta. Egli è probabilmente, come ha opinato già il Pan- 
vinio, il successore di Giovanni IV, papa Teodoro, a cui sarà 
toccata la sorte di condurre a termine l'oratorio o il suo ornato 
dopo il brevissimo pontificato del papa dalmata. 

Nella stessa linea poi si schierano sul muro verticale presso 
l'abside altri otto martiri; e sono a destra il vescovo san Mauro, 
il diacono san Settimio (o meglio Settimo) ed i militi sant'An- 
tiochiano, e san Gaiano, tutti nell'ordine indicato ; a sinistra nel 
primo luogo sant'Anastasio in abito civile, poscia il prete sant' 
Asterio ed i militi san Telio e san Pauliniano. I nomi di tutti, 
come li leggiamo oggidì, li ha già letti nel secolo undecimo 
l'anonimo autore della Descriptio sancluarii sanctae Lateranensis 
ecclesiae ; il quale però in vece dello sbagliato moderno nome 
SCS SEPTIMIVS lesse la genuina forma SCS SEPTIMVS i). 

Nella nostra tavola cromotipica sono messi insieme da varie 
parti del musaico sette rappresentanti dei diversi gradi di per- 
sone ivi effigiate tanto del clero quanto dei secolari. 

2. Le scoperte archeologiche a Salona. 
I vescovi Dominone (e compagni), Venanzio, Mauro. 

Importantissime sono le memorie monumentali, che dei 
santi martiri di Salona furono ritrovate a' nostri giorni sul luogo 



*) De Rossi Musaici 1. e. Appendice. 



— 366 — 

fuori di questa città, dove erano sepolti, e dove i loro avelli 
erano oggetto della venerazione della popolazione dalmata fino 
al secolo settimo ed alla rovina del paese. Le scoperte confer- 
mano maravigliosamente quelle scarse notizie, che si ebbero 
sulla loro storia dai fasti martirologici e dal musaico latera- 
nense. Si vide in un nuovo e splendido esempio, quanto peso si 
abbia ad attribuire agli antichi monumenti storici di Roma e 
non meno alle notizie contemporanee del Liber pontificato sulle 
opere dei papi. 

11 campo delle scoperte è il cimitero di Manastirine (vuol 
dire monastero diruto), situato cento metri al nord dalle mura 
dell'antica Salona. Il frutto degli scavi, cominciati nel 1874 a 
cura dei la commissione centrale per la conservazione dei monu- 
menti a Vienna, si deve principalmente agli studi ed alla dire- 
zione dei signori conservatori Glavinió e Bulió e del prof. Ielic. 

Furono messe alla luce le rovine di un gran cimitero colle 
tombe all'aperto e con diversi edifizii, fra i quali una basilica 
della prima metà del quinto secolo, restaurata nel principio del 
sesto. La basilica è di tre navate, ha la confessio sotto il luogo 
ove era l'altare maggiore, ha la schola cantorum in mezzo alla 
navata grande avanti il recinto del presbiterio, ed al suo fianco 
sinistro sono costruite tre basilichette o oratorii con absidi. Si 
veda la pianta nella dissertazione del Ielic in Ròmische Quartal- 
schrifi 1891 p. io ss., io5 ss., 266 ss., tav. 2, e nella dotta 
Guida di Spalato e Salona pubblicata dal citato archeologo in- 
sieme con altri autori nel 1894, tav. 4. 

Non è qui il luogo di entrare nei particolari delle scoperte, 
che nei luoghi citati, e nel Bulle/tino di archeologia e storia dal- 
mata e noWEphemeris Salonitana si trovano esposte, ma mi re- 
stringerò alle notizie sui martiri e specialmente sui martiri del 
musaico lateranense *). 



!) Oltre dei citati lavori mi servo per le iscrizioni di un pregevole 
articolo dato alla luce dal Ielió ntìYEphemeris Salonitana, Iaderae 1894, 
in occasione del primo congresso dei cultori di archeologia cristiana. Il 
suo titolo è : I monumenti scritti e figurati dei martiri Salernitani del ci- 
mitero della Lex sa net a Christiana (p. 2i-3i), con tavole. — Molte rela- 
zioni sulle scoperte si trovano successivamente pubblicate nel Bullettino 



— 367 — 

Sedici furono i martiri, i sepolcri dei quali vennero alla 
luce. Si scoprirono i loro monumenti, parte nei loro mausolei 
originali, parte nella confessione della basilica, ove furono traslati 
nel quinto o sesto secolo. Le iscrizioni ad essi relative sono 
però soltanto dieci e consistono nella maggior parte in fram- 
menti. 1 loro testi ricordano non solo quasi tutti i nomi dei 
santi del musaico romano, ma anche altri nomi di martiri sa- 
lonitani ignoti. 

Incominciamo col gruppo di san Domnione e compagni mar- 
tiri. Questo vescovo di Salona ha ottenuto sul musaico il posto 
preferito fra tutte le persone rappresentate, cioè il primo a destra 
dopo san Pietro e il Battista. Egli deve considerarsi come il 
più celebre e venerato dei martiri della sua patria. I fortunati 
lavori nel cimitero suddetto hanno fornito il pluteo del suo 
sepolcro. Ivi si legge in caratteri del secolo sesto, secondo la 
restituzione del Ielié : l ) 

(Depost)t[io) Domn{ionis epis)c(opi) IIII idu{s aprilis) 

San Domnio »e vescovo, il quale erroneamente veniva con- 
fuso col primo vescovo di Salona, soffrì il martirio sotto Dio- 
cleziano nel 299 ; così il Chronichon pascale scritto nel 395. I 
codici dei martirologi più antichi gli associano un numero di 
quattro o otto (o altro numero) di compagni che sempre chia- 
mano milites. La nota relativa nel martirologio geronimiano 
suona così nel codice Bernense secondo la nuova edizione del 
de Rossi nel II volume di novembre dei Bollandisti : € Salona, 
Dalmacie, Dominionis episcopi et miliarum (militum) Vili ». 



di archeologia e storia dalmata. Si aspetta ancora una piena trattazione 
sugli scavi del cimitero nelle pubblicazioni della Commissione centrale 
per la conservazione dei monumenti. 

l ) Ephemeris cit. pag. 28 ; tav. 5 fig. 9. — Nel testo dò le iscrizioni 
in semplice corsivo coi complementi indicati dal Ielic, non potendosi 
coi caratteri tipografici imitare le diverse forme dei frammenti, che colle 
loro distanze verrebbero in considerazione. Per un giudizio sicuro sono 
indispensabili le figure delle lapidi, alle quali rimetto il lettore citando 
le tavole dell' Ephemeris 



— 368 — 

Questa data del tempo (i i aprile) è comune ai martirologi. 
La lieve discrepanza fra il giorno indicato nel pluteo (io aprile) 
e nei martirologi si spiega ammettendo col Ielié che san Dom- 
nione abbia sofferto il io e i compagni Tue che la data po- 
steriore abbia nell'uso e nei martirologi assorbito la priore. 

Che cosa ci rivela poi il cimitero di Manastirine sui soci 
di san Domnione ? I nomi delle nobili figure di militi palatini 
che sono scritti sul musaico, vengono ripetuti nelle iscrizioni 
locali, e così viene sigillata la notizia di essi che finora si aveva 
dal solo musaico. Infatti due frammenti di pluteo contengono 
i seguenti nomi, restituiti cosi con grandissima probabilità : ') 

{Ant)iochianus (Gaia)nus Teliu(s Paulinia)nus Aste(rius). 

Dell'ultimo, Asterio, si parlerà appresso. 

Ma non solo i nomi sono talmente attestati. Di uno dei santi 
militi, Gaiano, si riebbe anche l' intero sarcofago di pietra. Esso 
è ornato agli angoli di quattro acroterii e porta sulla fronte la 
tavola securiclata incisa, dove si legge 2 ) 

\J DEPOSTIO \S 

GAIANl 

s'Irli l\ 

I caratteri sono del terzo secolo. Nessuna iscrizione del 
cimitero supera questa in età. Il valore storico del sarcofago 
diventa però assai più prezioso dai monogrammi, incisi ai fian- 
chi non molto tempo dopo. Secondo l'ingegnosa dimostrazione 
del Ielié ne risultano le parole che completano il titolo prin- 
cipale non finito, natale ter Ho idus aprilìs 8 ). Sarebbe questo una 
aggiunta fatta dopo l' ufficiale vindicatio del martirio di san 
Gaiano essendo che l'espressione natale suppone il culto già 
riconosciuto. 



1 ) Ielié neWEphetneris pag. 29; tav. 4 fig. 8. 

2 ) Ielié ibid. pag. 25; tav. 4 fig. 3. Cf. de Rossi nel Ballettino di ar- 
cheologi e storia dalmata i885 pag. 186. 

8 ) Ephetn. tav IV fig. 3a, 36. 



— 36q — 

Al vescovo Domnione corrisponde sul musaico nell'altro 
lato il vescovo Venanzio, Alla sua memoria si vorrebbe ascri- 
vere il frammento d'una iscrizione l ), il quale non dice più altro 
che . . . 1 VS. Era questo in un pluteo della stessa dimensione 
dei due plutei di san Domnione e dei suoi compagni ; e cosi 
manca ancora solo il quarto, che non fu trovato, per avere 
P intero recinto quadrato della cripta della confessione. È per- 
ciò probabile assai che si tratti nel nostro frammento d' una 
lastra col nome d'un martire : ma mi pare troppo problematico 
se il prof. Ielic per diverse acute congetture e specialmente per 
via di esclusione vuol pervenire al nome VENANTIVS. Il nome 
di san Venanzio, celebrato sul musaico romano e ripetuto nel 
Liber pontificalis, è peraltro sicuro come nome di martire e 
vescovo salonitano. I martirologi, cominciando da Usuardo e 
forse da Adone, lo segnano al primo di aprile, mentre i più 
antichi martirologi ne tacciono. 

Passiamo al vescovo san Mauro, elogiato sul musaico late- 
ranense al primo posto fuori dell'abside. Di questo santo non si 
è trovato nel cimitero di Salona il nome, né qualunque altro 
vestigio negli scavi finora fattivi ha offerto l'occasione di rela- 
tive congetture. Di più i fasti martirologici di Salona non co- 
noscono affatto questo santo. 

Credo però di poter addurre un altro monumento, prove- 
niente da una città non tanto lontana, che probabilmente serve 
ad illustrare la figura di san Mauro nell'oratorio di san Ve- 
nanzio, 

Anzitutto bisogna avvertire, che i santi rappresentati nel 
musaico non appartengono tutti necessariamente a Salona. Anzi 
il Liber pontificalis ci ha detto, che con Venanzio, Anastasio e 
Mauro furono da Giovanni IV deposti nel nuovo oratorio molti 
altri martiri, t quorum reliquias de Dalmatias et Histrias ad- 
duci praeceperat. • Dunque la provincia dell'Istria, che ha con- 
tribuito la sua parte, può avere anche qualche rappresentante 
sul musaico. Ora si venerava nella città di Par^nzo nell'Istria 



l ) Ib pag. 29; tav 5 fig io, 



— 370 — 

un vescovo e martire di nome Mauro. Le esplorazioni che colà 
si fecero nell'antica basilica di sant'Eufemia l ) e nelle vicinanze 
e che nei nostri giorni si ripresero con successi grandi, diedero 
già alla luce, nel 1846, un'iscrizione relativa a san Mauro, ed 
è questa : 2 ) 

HOC CVBILE SANCTVM CONFESSORE MAVR(l) 

NIBEVM CONTENET CORPVS 

(h)aec PRIMITIVA EIVS ORATIBVS 

REPARATA EST ECCLESIA 

(h)ic CONDIGNE TRANSLATVS EST 

VBI EPISCOPVS ET CONFESSOR EST FACTVS 

IDEO IN HONORE DVPLICATVS EST LOCVS 

llllllllll!lìlilll!lìl!lllllllllìliiilllllllìll™* 
lllllllllìlilllIlilillllllilHIIÌIHIIINIIIÌI 

Si parla qui d'un santo, il quale è stato trasferito in questa 
sua città di Parenzo, dove era stato creato vescovo, e dove 
aveva sigillato la confessione della fede. Il mio pensiero nel 
leggere questo testo correva spontaneamente al san Mauro del 
musaico romano. Si può domandare infatti : Non è qui forse 
accennata la sua traslazione da Roma a Parenzo ? Sarebbe egli 
inconveniente, supporre che sotto Giovanni IV san Mauro fosse 
portato a Roma e perciò rappresentato sul musaico, ma che 
Roma avesse più tardi restituito il suo corpo ? Nel tempo dei 
grandi trasferimenti di santi da Roma, specialmente nell'età 
carolingia, una tale restituzione del corpo intero o parziale di 
un martire ad una città, tornata a maggiore sicurezza, non è 
certo per sé cosa inammissibile. 

Ma tutto dipende in prima linea dalla questione dell'età 
della iscrizione citata. E qui non si vede, lo confesso, troppo 
chiaro. 

La tavola fu trovata nel 1846 fuori del suo posto originale, 



1 ) Nota della Dir. — Eufrasiana 

2 ) Amoroso Le basiliche cristiane di Parenzo (1891) tav. 1. Marucchi 
Le recenti scoperte nel duomo di Parenzo (Nuovo Bull, di arcìieoL crisi. 1896 
n. 2 e 3) pag. ia5, 



- 3 7 1 - 

e definire la sua età con qualche certezza è difficilissimo. Il 
lesto non offre nessun appiglio per determinarla. La t repara- 
zione della primitiva chiesa, t della quale parla, fu eseguita in 
misura maggiore o minore diverse volte. In occasione di uno 
di questi restauri san Mauro tornò nella sua città. 

Si è voluto fissare 1' età dell' iscrizione ad un tempo non 
posteriore ai primi anni del quinto secolo. Se fosse cosi antica, 
probabilmente essa non sarebbe priva della solita indicazione 
cronologica della traslazione; non sarebbe scolpita in pietra cal- 
care, ma in marmo, specialmente in un santuario tanto ricco 
di marmi, musaici ed intarsii antichi, come quello di Parenzo ; 
avrebbe finalmente una dicitura più franca e semplice che non 
P attuale col cubile, col niveum corpus, cogli oratus, col locus 
duplicatus in honore, tutte espressioni che ricordano piuttosto 
uno stile artificiale e contorto di tarda decadenza. In somma 
il testo non farà a tutti V impressione d'una così grande età. 
Il € condigne translatus est • poi s' intende molto meglio e 
acquista molto più forza se si riferisce alla traslazione fatta da 
Roma, dunque ad una recuperazione del corpo la quale si vo- 
leva giustificare. 

Anche la paleografia ha i suoi evidenti riscontri nelle iscri- 
zioni dei secoli nono fino al duodecimo, come si può vedere 
dall'ultimo grande studio dedicato dal prof. Cipolla alle forme 
delle iscrizioni dell' Italia settentrionale in quel periodo del 
medio evo l ). In quanto a san Mauro, si aggiunga, che le tra- 
dizioni medievali dei Parentini su questo santo vescovo, nelle 
loro depravazioni che sono innegabili, sembrano pure contenere 
qualche reminiscenza d'una dimora del corpo in Roma e del 
ritrasferimento a Parenzo ; imperocché essi scambiano in ma- 
niera singolare il vero san Mauro, vescovo di Parenzo, con un 
san Mauro martirizzato a Roma, mentre il Mauro romano non 
fu mai trasferito a Parenzo, ma invece a Gallipoli e poi nel 1042 
a Lavello della Basilicata, dove tuttora si venera 2 ) Il fatto, che 



*) Le gallerie nazionali tomo III. Dissertazione del conte Carlo Ci- 
polla: Museo nazionale di Ravenna. Il velo di Classe Estratto (Roma 1897) 

p. 23-52. 

2 ) Marucchi 1. e. pag. 128. 



— 372 — 

si collegava così con Roma la storia del martire venerato nel 
medio evo a Parenzo, lascia travedere qualche realtà di quel- 
l'attinenza di san Mauro parentino colla città dei papi, la quale 
fanno sospettare il musaico ed il testo dell' iscrizione. 

So bene, che il passo dell' iscrizione t translatus est ubi 
episcopus et confessor est factus • fu interpretato non senza 
dottrina ed acume della traslazione del santo fatta dal cimitero 
di Parenzo alla basilica dentro le mura; e che, fondandosi su 
certe costruzioni antiche del duomo si congetturò, che ivi, nel 
luogo della basilica stessa, esistesse qualche antichissimo san- 
tuario, dove il vescovo Mauro avrebbe esercitato il suo pasto- 
rale ministero e dove fosse martirizzato; il corpo dunque sa- 
rebbe tornato, secondo l'iscrizione, a questo campo vicino del- 
l'attività e della morte del santo. 

Ma resta sempre, che è assai più naturale intendere quella 
frase dell' iscrizione d'una traslazione del defunto da un'altra 
città in questa e da un luogo remoto al suo proprio vescovato, 
(dove fu consecrato pastore e dove morì suggellando la confes- 
sione di Cristo), senza che vi sia accennata una determinata 
località del nuovo sepolcro nella città stessa e sotto il duomo. 
L'antico cimitero di Parenzo era solamente pochi passi discosto 
dalle mura e formava quasi una cosa colla città. E finalmente 
la storia e l'uso di quelle antichissime costruzioni trovate sotto 
la cattedrale pare che non si possano ancora determinare con 
sufficiente certezza. 



SANTI DELL' ISTRIA E DALMAZIA 



Le ricerche archeologiche condotte con metodo e conti- 
nuate con perseveranza, hanno dato nelP Istria e nella Dalmazia 
risultati molto rimarchevoli. 

Gli scavi di Salona, tanto abilmente diretti da Mons. Fr. 
3gli6, che comunica regolarmente al publico nel Ballettino le 



— 3y3 — 

principali scoperte, sono stati in questi ultimi tempi più fecondi 
che mai per gli studi agiografici 1 ). 

A Parenzo, all'ombra della venerabile basilica Eufrasiana, 
si studia con passione le antichità cristiane della città. Il com- 
pianto mons. Paolo Deperis, parroco della cattedrale, e l'avvo- 
cato A. Amoroso, presidente della Società istriana d'archeolo- 
gia e storia patria, hanno rimaneggiato il suolo ed interrogati 
i testi per arrivare ad illustrare le origini della loro chiesa e 
la storia dei suoi martiri. Gli Atti e Memorie della detta So- 
cietà, editi a Parenzo 2 ) sono una miniera preziosa per lo sto- 
rico e per l'archeologo. Testé l'avv. Amoroso ha publicato in 
questa raccolta gli ultimi scritti del suo amico Deperis, com- 
pletandoli in vari punti : uno studio su S. Mauro e S. Eleute- 
rio s ) ed alcuni capitoli d'una storia incompiuta della chiesa di 
Parenzo 4 ) lavoro solido benché un po' confuso, come lo sono 
comunemente le opere postume, alle quali l'autore non ha po- 
tuto dare l'ultima mano. 

Causa la dispersione delle notizie, crediamo di fare cosa 
utile d' informare il lettore a qual punto i lavori degli studiosi 
di Parenzo e di Spalato permettono di condurre le questioni 
agiografiche, delle quali eglino si sono occupati. Noi ci lascie- 
remo guidare dai loro studi, cercando di supplire talvolta a 
qualche lacuna e di precisare talune conclusioni. 

Si vedrà che non fu soltanto la vicinanza dei due paesi e 
la coincidenza fortuita di una serie di lavori importanti quello 
che ci persuase a unire in un solo articolo le questioni d'agio* 
grafìa istriana e dalmata ; numerosi punti di contatto giustifi- 



*) BulletHno di archeologia e storia dalmata, Spalato, t. XX (1897) 
XXII (1899). 

2 ) Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria 
T. I (i885), XIV (1898). 

8 ) S. Mauro e S. Eleuterio vescovi martiri di Parenzo. Scritti inediti 
di Mons. Paolo Deperis con appendice dell'avv. A. Amoroso. Parenzo 
1898. VII-i3i pp. 8° e 2 tavole (Estratto dagli Atti e Memorie, voi. XIV, 
fase. i° e 2°. 

4 ) Mons. Paolo Deperis. Parenzo cristiana. Scritto inedito. Parenzo 
i8g9, 145 pp. 8°, con una tavola. (Estratto dagli Atti e Memorie, voi XIV 
fase. 3° e 4 . 



- 374 - 

cano questo accostamento, e si constaterà che più d'una volta 
i soggetti si usurpano a vicenda il campo. 

I. S. MAURO DI PARENZO. 

S. Mauro è il patrono della chiesa di Parenzo. Ciò che si 
è convenuto di chiamare la tradizione di questa chiesa, narra 
che un monaco africano, di nome Mauro, si portò a Roma ai 
tempo dell'imperatore Numeriano e del prefetto Celerino. Colà 
fu arrestato, giudicato e decapitato. Alcuni marinai del suo paese 
raccolsero il di lui corpo, e lo portarono sul loro vascello. li 
vento li spinse sulle coste dell' Istria. Gli abitanti di Parenzo 
accolsero con gioia il prezioso deposito e lo tennero sino alla 
metà del XIV secolo. Nel i354 i Genovesi in guerra con Ve- 
nezia, assediarono Parenzo, s'impadronirono della città ed espor- 
tarono, assieme col resto del bottino, il corpo di S. Mauro e 
quello di S. Eleuterio, che dal 1247 riposavano nella medesima 
arca. Le reliquie divennero proprietà della famiglia Doria, che 
recentemente, cedendo alle sollecitazioni degli abitanti di Pa- 
renzo, promise di restituire loro il santo patrono. 

Una doppia difficoltà si presenta. 

La prima relativa all' identità di San Mauro. — È egli 
veramente il Santo africano martorizzato a Roma, le cui re- 
liquie sarebbero miracolosamente arrivate nelP Istria ; o non 
sarebbe piuttosto un santo locale che si avrebbe confuso con 
un omonimo africano ? Su questa questione si è divisi a Pa- 
renzo. Il canonico Pesante ha scritto pochi anni or sono un 
lavoro molto erudito, per accreditare la tradizione ch'egli cre- 
deva la più antica, cioè quella che fa di S. Mauro un monaco 
dell'Africa, martorizzato a Roma 1 ). La tesi opposta è sostenuta 
con molta energia da mons. Deperis. 

Sopra un altro punto, voglio dire sulla storia delle reliquie 
di S. Mauro, l'accordo sembra essere completo, e qualunque 
sia l'origine che loro si attribuisce, non pare che si dubiti che 
dai tempi antichi, sino al i354, la città di Parenzo non le abbia 



*) Giov. Pesante, S. Mauro protettore della città e diocesi di Pa- 
renso. Parenzo 1891, 8°, 214 pp. Cf. Attal. Boll. t. XIII, p. 54-55. 



— 3 7 5 — 

conservate intatte. Noi ci troveremo obbligati ad esaminare le 
ragioni che si possono contrapporre a questa credenza. 

Primieramente qual è il S. Mauro onorato a Parenzo ? 

Senza parlare del discepolo di S. Benedetto, celebre nella 
leggenda per la sua pretesa missione nelle Gallio, d'un Mauro 
vescovo di Verona, inscritto nel martirologio romano alla data 
del 21 novembre, e di un certo numero d'omonimi più oscuri, 
i martirologi ed i passionari registrano dal 20 al 22 novembre, 
S. Mauro di Roma o d'Africa, S. Mauro di Parenzo, S. Mauro 
di Fondi, S. Mauro di Fleury, S. Mauro di Lavello, ed al i.° 
maggio, S. Mauro di Gallipoli. 

S. Mauro di Roma è un monaco africano dell'epoca di Nu- 
meriano che soffre il martirio sotto il prefetto Celerino. Alcuni 
marinai venuti dall'Africa s' impadroniscono delle sue reliquie, 
e malgrado Celerino che li perseguita, arrivano a metterle in 
salvo : gubernante Domino, martyrem suum> ubi Christus voluit, 
ad portum salutis perduxit. — Quest'ultima indicazione è molto 
vaga, e fa pensare che il martire Mauro, chiamato ora Mauro 
di Roma ora Mauro d'Africa, non abbia avuto l'onore, come 
tale, di nessun culto locale. La sua Passione che comincia così : 
XI Kal. dee. Natale S. Mauri Martyrts, qui ab infantia Ghrislia- 
nus fuit, orationibusque et ieiuniis Christum Dotninum deprecaba- 
tur, si trova nel martirologio di Rabano. È dessa un documento 
originale incorporato nella raccolta, oppure è un compendio 
fatto dal Rabano d' una Passione più lunga ? La questione è 
diffìcile a risolversi. Certo è che non si saprebbe riconoscere 
alcun carattere storico in questo documento, nello stato in cui 
ci è pervenuto. 

La leggenda di S. Mauro di Parenzo è identica, nel fondo 
della narrazione. Essa ci si presenta come una redazione am- 
plificata della leggenda precedente. Il corpo del racconto non 
contiene un solo tratto che la riferisca a Parenzo. Ma 1' ultima 
frase, opportunamente interpolata, opera l'accordo : Gubernante 
Domino martyrem suum, ubi Christus voluit, ad portum salutis 
perduxit, hoc est iuxta litus Hystriae civitatis Pharentinae. 
ubi corpus martyris requiescit usque in hodiernum diem. 

Ecco le prime parole di questa recensione più volte pub- 
blicata : Apud Castella provinciae Africae erat quidam vir timens 



— 376 — 

notnen domini nostri Iesu Christi a parentibus christianis nomine 
Maurus l ). Non possiamo indicare con precisione alcuna data 
per questa forma della leggenda. Quanto possiamo dire presen- 
temente si è che non l'abbiamo riscontrata in manoscritti an- 
teriori al XII secolo. — Si vedrà ch'essa è probabilmente più 
antica. 

La medesima leggenda la troviamo a Fondi. Essa è inedita 
sotto questa forma. Fra le copie preparate dai nostri predeces- 
sori per la continuazione degli Ada Sanctorum vi ha al 20 
novembre una Vita S. Mauri martyris exschpta ex codice ms. 
Fundanae ecclesiae 2 ). Papebroch scrisse questa nota in margine: 
Collatum cum copia quae est penes patres Theatinos Neapoli in 
tomo Colteci. Vitae SS. martyrum. Il principio del documento 
indica sufpcientemente il legame di parentela ch'esso ha col 
precedente. Apud Castella provìnciae Africae, ex parentibus chri- 
stianis, natus est quidam vir nomine Maurus amator domini nostri 
Iesu Christi, qui quam dives erat mundi opum, tam locupletior eroi 
in virtutibus spiritualibus. La relazione è notevolmente più am- 
pliata che quella dell'altro documento, ma il fondo della storia 
è identico, salvo un dettaglio introdotto al principio del rac- 
conto, allo scopo di collegare il martire alla chiesa di Fondi. 

Dopo di avere raccontato l'arrivo del monaco africano a 
Roma, ed il principio della persecuzione, l'autore continua : Hoc 
audiens beatus Maurus non immemor Christi praecepti dicentis : 
*■ Cum persequentur vos in ista civitate, fugite in alia, » Roma 



l ) [P. Kandler]. Codice diplotnatico istriano, anno 284 ;' Catalogits 
codd. hagiographkorum bibliothecae regiae Bruxellensis, t II, p. 297-299; 
Pesante, S. Mauro, p. 202-205; Deperis-Amoroso, S. Mauro e S. EUw 
terio, p. 3o-34- In alcuni manoscritti la Passione termina con un'appen- 
dice che ricorda la translazione a Ginevra. V. Manzuoli, Vite ei fatti 
de' santi et beati dell'Istria (seconda parte della Nova descrittione della 
provincia dell* Istria (Venezia 161 1, p. 107, dopo aver data la traduzione 
italiana della leggenda sotto questa forma, aggiunge l'appendice seguente: 
Correndo Vanno del Signore MCCCLV, XIX de mense d'Agosto, il popolo 
di Parenzo col mezzo di questo beatissimo martire meritò d' haver J un ve- 
scovo et Pastore che lo regesse, per li cui meriti e beneficii ogni giorno cia- 
scheduno' è fatto degno di ricevere qualche gratta Fu martirizato etc. 

*) Ms. 8950-52 della Biblioteca reale di Bruxelles. 



— $77 — 

discendens ad agrum Fundanum appulit et se in spelunca Arcani 
tnontis per tres menses delituit. Quadam nocte, post orationem so- 
pore depressus, vidit virum fulgentem virgam quasi auream tenen- 
tem, et dicentem sibi : « Surge Maure, quia non te despexit Deus, 
et redi ad urbem. t Qui dilucescente die sur gens et visionìs me- 
mor, Romam rediìt. 

Dopo di avere ricondotto il suo eroe a Roma, il compila- 
tore riprende il suo racconto dove l'aveva lasciato, si estende 
lungamente sull'interrogatorio del martire, e ci fa assistere ai 
suoi ultimi momenti. Poscia narra dopo quali peripezie il suo 
corpo fu trasportato a Fondi. Trascriviamo questo brano, al 
quale si potrebbe dare il titolo di Translatio Fundana, senza 
rilevare tutte le particolarità della copia, e gli errori manifesti 
che abbiamo corretti in un testo d'altro canto molto difettoso. 

Postquam martyr sanctus caelestia penetrava, inseguenti nocte 
quidam nautae Africani sui concives cognoscentes eum, dum essent 
Bihaniii, rapuerunt corpus eius, induentes illud linteaminibus mun- 
dis, condientes aromaticis, et invexerunt sarcophagum in quo de- 
posuerunt ipsum, ad caput vero eius scripserunt: Dei et Christi 
Iesu famulus Maurus hoc saeculum prò Christi nomine 
reliquens vitam aeternam acquisivit. Verum post aliquot dies 
nautae levantes corpus occultaverunt in navi. Quo facto, pervenit 
ad aures praefecti ; qui furore accensus nautas praecepit compre- 
hendi. At itti, hoc comperto, fugam arripuerunt. Ipse autem ar- 
matus diaboli Consilio, iussit navim impleri sarmentis, ut in mari 
combureretur. Nam Dominus vere protexit martyrem suum, cum 
nil detrimenti passa sit navis, et quoniam Domino placuit, ipsam 
adduxit ad littus Fundanae civitatis. 

Ecce in ipsa nocte apparuit angelus Domini viro sancto Ma- 
riano, qui latitabat ob timorem persecutionìs, et sic locutus est : 
€ Quid dormis, Mariane, et somno deprimeris ? Surge quantocius, 
quandoquidem beatissimus Maurus, qui diu apud vos delituit in 
monte Arcano, nunc corona martyrii laureatus, rosis liliisque de- 
coratus ad vos revertilur, iam prope litus adest. t Qui a somno 
surgens decantava matutinos psalmos cum septem clericis in qua- 
dam crypla occulte, quia iussio regis urgebat. Nesciens tamen quid 
ageret, clam ad litus applicuit, et insimul cum clericis navim in- 
gressi sunt, in qua corpus martyris erat. Coepit inde exequias ce- 
li 



— 378 — 

lebrare supra corpus, et cedentes ad tcrram educere, ut recondc- 
retur, per triduum in Dei laudibus et vigiliis perstiterunt. 

Interim ad notitiam imperatoris et praefecti pervenit qualiler 
sancii Mauri corpus pervenisset ad Fundanum litus ibique a chri- 
stianis adoraretur. Qui iratus percussit manu frontem, dicens: 
« Vae mihi, quia victus sum et regnum meum deiusum est a tali 
homunculo. » Subito dir exit apparitores ut corpus martyris fru- 
stratim dilaniareni et ad ignem proicerent, nec non omnes chri- 
stianos, qui illic aderant, trucidarent. Nutu Dei qui illic eranl 
cum episcopo et clericis fugam petierunt. Navis interna, in qua cor- 
pus martyris iacebat, a litore discessit ad medium mare. Tunc 
tempestas valida et procelia exorta est in mari, militesque pavere 
concussi minime valuerunt ad navem attingere, eo quod lampadi- 
bus coruscabat et fluctibus iactabatur, nec non cantus angelorum 
circa navem audiebatur magnus, taliter quod cuncti stuperent ; nec 
ullus eorum ingredi ausus est ; et quam statini ad imperatorem 
redientes, dixerunt : e O domine imperator, nunquam talia vidi- 
mus vel audivimus facta quae facit ille peregrinus, quem capite 
puniri iussisti. Si dii omnes nostri essent in unum congregati, non 
possent facere quae ille facit. Quid pluraì Mare conturbai, excitat 
ventos et procellosa^ tempestates. Circa eum videntur splendere lam- 
pades quasi sidera, caeli voces resonant, lum clangunt et imbibunt. » 
Haec audiens imperator, furore accensus dixit : € Remunerati enim 
estis a suis, ideo isla refertis ; quid facimus? quid moram patimurì 
Vincimur an non ? Armamini omnes, milites, et adoriamur ad il- 
lam cum diis nostrìs. • Et proficiscentes cum exercitu cucurre- 
runt ad litus civitatis Fundanae, prospicientesque eminus navem, 
ubi corpus sancii Mauri quiescebat, ipsi in navibus suis et cintis 
et baragis positi cupientes navim suffogare antequam ad illam ap- 
propinquassent, iussu Dei absorbuit eos mare. Protinus sedata est 
tempestas, et navis iterum ad litus rediit. Eadem nocte beaius Mau- 
rus apparuit venerando antistiti Mariano, dicens : t Veni nil du- 
bitans, deduc corpus meum ad montem Arcanum, in quo prius 
habitavi, quia inimici diminuti sunt. » Laetus igitur episcopus cum 
clericis et aliis occultis Christi fidelibus tulit corpus martyris ei 
recondidii, sicut revelatum fuerat. Post haec celebre factum est no- 
nomen beatissimi Mauri martirys per omnes regiones et praecipue 
apud Romam. Quapropter multi aegri, paralytici et infirmi venie- 



— 379 — 

bant ad eius sepulcrum et sanabantur, ac etiatn a daemonibus op- 
pressi liberabantur \ Audiens ista Formosus episcopus, qui tutte 
Romae aderat, qui etiam a beato Mauro pecuniam comtnendatam 
acceperat et hospitio per triennium tenuità venit ad locum in quo 
corpus beati Mauri hutnatum iacebat, gratiasque Deo agens e pe- 
cunia iiia ecclesiam construxit ad honorem ipsius sancii Mauri, 
ubi corpus ad p'aesens requiescit. Passus est autem x kal. decem- 
bris anno Domini 286. Postea eius ossa ad ecclesiam cathedralem 
Sancii Petri Fundorum delata sunt. 

I buoni abitanti di Parenzo non hanno mai sospettato delle 
peregrinazioni del corpo del loro santo patrono in Britannia 
ed in Francia. Nondimeno è di lui che si parla in una recen- 
sione della Passione di S. Mauro, fatta a Fleury (Saint-Benoit- 
sur-Loire). Il testo, compresovi il racconto della translazione a 
Parenzo, è quello stesso che noi conosciamo. Senonchè esso è 
seguito di una interessante appendice : Transactis autem multo- 
rum annorum curriculis, Dei preordinante gratta, illud venera- 
bile corpus martyris per pelagus maris ad fines Britanniae per- 
venir Dumque excidium Britanniae Normannica incursio minila- 
retur, quidam pontifex eiusdem gentis, Hedre vocabulo, futuros 
praecavens casus, conversationis sanctae obtentu palriam deseruit 
corpusque beati martyris secum asportava. Venerabili itaque abbate 
Richardo Floracensium rem publicam strenue regente, idem pontifex 
in Floriaco coenobio monachum professus, condigne corpus iam dicti 
martyris in basilica beati recondidit monachorum legislatoris Be- 
nedica, gratta Dei et Domini nostri Iesu Chrisli, cui est ho- 
nor etc. *). 



l ) Catalogus codd. hagiographicorxtm bibliothecae nationalis ParisUnsis. 
t. Ili, p. 149. Nel ms. di Parigi 12606 il testo della Passione è esatta- 
mente quello che abbiamo publicato nel Cut codd. ìtag. bibl. regiae Bru- 
xell., t, II, p. 297-99 compresavi la doxologia in saecula saeculorum, amen. 
Segue immediatamente l'epilogo Transactis autem, etc. Nel ms. la linea 
civi[tatis Pharentine ubi corpus martyris per longutn temporis spatiutn re- 
quievit è stata raschiata e rescritta con inchiostro diverso ; ma essa è 
della mano primitiva, od almeno da una mano contemporanea. Il seguito 
martyrizatus — amen è della mano primitiva. Il paragrafo Transactis è 
scritto dalla medesima mano, col medesimo inchiostro della linea tatis 
Pharentine, etc. Seguono nove linee in bianco che non portano traccie di 



— 3èo — 

In quali circostanze il corpo di S. Mauro ha abbandonato 
Parenzo ? L'autore di questa nota non Io sapeva, e Raoul Tor- 
taire che al principio del XII secolo metteva in versi la Pas- 
sione di S. Mauro, con le traslazioni a Parenzo, in Britannia 
e al suo monastero di Fleury *), non ne sapeva di più. Ecco 
come egli si esprime : 

Ergo Farentina postquam per saecula longa 
Martyris urbe sacrum iacuit corpus tumulatutn, 
Disponente Deo, qui nutu cuncta benigno 
Tempora definii, procul hinc sacra membra removii. 
Sed reor hoc factum^ quia Mauri nomen honestum 
Divulgare Deus decrevit, spargat ut eius 
Per populos famam, maiori culmine dignam. 
Crescat ut inde salus cunctis hunc qui venerantur. 
Hac ratione viros excivit, sed sibi notos, 
Qui maris undisoli sulcantes aequora remis 
Longe remotos fines adiere Britannos. 
Hi tulerunt secum Mauri corpus venerandum. 
Hoc ibi depositum virtutum luce coruscum 
Respexit totos sancto rumore Brittanos 2 ) 

Si potrà giudicare da quanto noi riportiamo più avanti 
intorno alla storia delle reliquie di S. Mauro del grado di ve- 
rosimiglianza d'una traslazione del suo corpo in Britannia, e 
a Fleury. Questa ultima traslazione avrebbe avuto luogo sotto 
l'abate Riccardo (*j- 979) 

Tempore quo magnus ibi praefuit abba Richardus. 
Noi non neghiamo punto il fatto del ricevimento solenne 



raschiature, e di regola non havvi intervallo notabile fra le diverse parti 
del manoscritto. Si deve conchiudere che l'epilogo Jransactis fu aggiunto 
successivamente in un posto lasciato libero a bella posta. Sulle traccie 
lasciate dalla notizia nell' historiografìa di Fleury, da vedersi F. Lot, 
Date de l'exode des corps saints hors de Bretagne* Annales de Bretagne^ 
t. XV (1899) p. 73 

J ) Catal. etc. p. 148. 

*) Iohannes a Bosco, Floriancensis vetus bibliotìieca (Lugduni i6o5) 
I, p. 352-53. 



— 38i — 

di un corpo santo, che si credette a Fleury, essere quello di S. 
Mauro. La commemorazione dell'avvenimento fu inscritta nel 
calendario liturgico *). Ma che si abbia ricevuto la spoglia sacra 
del patrono di Parenzo, questo è ciò che è impossibile di am- 
mettere. 

Su S. Mauro di Gallipoli non possediamo che una breve 
leggenda tradotta dal greco; ma essa è strettamente apparen- 
tata alle precedenti 2 ). Mauro è originario della Libia. Lui pure 
si porta a Roma sotto il regno di Numeriano. Le sue reliquie 
sono portate via da marinai, e, a dispetto degli sforzi di Cele- 
rino, esse approdano a Gallipoli. 

Nulla diremo di S. Mauro di Lavello, che, secondo tutti 
gli indizi che possediamo, non va distinto dal precedente. Si 
pretende nel paese che, nel 1042, le reliquie di Gallipoli fos- 
sero rubate da Gerardo arcidiacono di Conza, il quale voleva 
dotarne la sua chiesa ; ma non potè mai arrivare a traspor- 
tarle al di là di Lavello, ove sono rimaste da quel tempo in 
poi 3 ). 

Il martire che successivamente veniamo a trovare a Roma, 
a Parenzo, a Fondi, a Fleury, a Gallipoli e a Lavello sarebbe, 
secondo la leggenda, il medesimo personaggio, sufficientemente 
caratterizzato dal suo nome, dalla sua origine, e dai particolari 
della sua storia. Egli è evidente che le diverse localizzazioni 
che siamo venuti ad enumerare sono artificiali, e che non si 
può fare alcun assegnamento sopra una leggenda, il cui ele- 
mento topografico è così fluttuante. Le città che si sono ap- 
propriata successivamente la Passione di S. Mauro hanno esse 
realmente posseduto il corpo di un omonimo, o potrebbesi al- 
meno segnalare un fatto storico che spiegasse la scelta di un 
identico documento accomodato a luoghi e a circostanze così 
diverse ? Così p. e., il giovine S. Mauro di Roma, che il papa 
Damaso chiama ìnsontem puerum *) entrerebbe egli in qualche 



*) Si celebra a Fleury, il 5 giugno la festa della traslazione: 5. 
Mauri martyris susceptio et repositio corporis (Ad. SS., Iun. t. I, p. 419). 

2 ) Ada SS. Mai 1. 1, p. 40-41 : « ex menologio graeco antiquissimo. » 

3 ) Deperis-Amoroso, 5. Mauro e S. Eleuterio, pp. io, 35, 37. 

4 ) Ihm, Damasi epigrammata, n. 44. 



— 382 — 

parte nella leggenda romana del monaco africano? Noi non 
possiamo dirlo al presente, e preferiamo di attenerci ai caso 
di Parenzo. 

Neil' assieme dei documenti che hanno qualche rapporto 
con S. Mauro, si distingue nettamente una doppia corrente 
della tradizione. L'una deriva interamente dalla Passione che 
noi veniamo a studiare. Si può ammettere che questa corrente 
alimenti prcssocchè esclusivamente la tradizione liturgica attuale, 
le cui origini non sono molto antiche, e nella quale non con- 
viene punto, per conseguenza, cercare degli argomenti distinti. 
Ho detto, pressocchè esclusivamente ; perchè 1* orazione della 
Messa Deus qui beato Mauro sacerdoti et martyri tuo, sta in aperta 
contradizionc con la supposizione che S. Mauro non fosse ve- 
scovo *). Questo è un prezioso vestigio dell' epoca, nella quale 
la leggenda non era ancora ammessa a Parenzo. Per coloro 
che tengono alla tradizione derivata dalla leggenda, S. Mauro 
è il monaco africano che noi conosciamo, le cui reliquie sono 
arrivate per mare nell'Istria. 

L'altra corrente ci riporta ai tempi antichi, nei quali non 
si conosceva che un S. Mauro, vescovo di Parenzo e martire, 
che non ha nulla di comune col Mauro africano. 

Gli scavi praticati nel 1846 sotto l'altare maggiore della 
basilica Eufrasiana 2 ) misero a giorno un' iscrizione disgrazia- 
tamente incompleta e notevolmente danneggiata, scolpita sopra 
una grande lastra di un calcare molto grossolano. Eccone il 
testo : 

HOC CVBILE SANCTVM CONFESSORIS MAVRI 

NIBEVM CONTENET CORPVS 

HAEC PRIMITIVA EIVS ORATIBVS 

REPARATA EST ECCLESIA 

HIC CONDIGNE TRANSLATVS EST 

VBI EPISCOPVS ET CONFESSOR EST FACTVS 

IDEO IN HONORE DVPLICATVS EST LOCVS 

////////////////////////////7////7///////ICTVS 

///////////////////////////////////////s. 



1 ) Deperis-Amoroso, Op. e. p. 21 ; Parenzo cristiana, p. i3i. 

2 ) La bibliografìa relativa alla basilica è considerevole. Il lettore 



— 383 — 

Questa iscrizione fu pubblicata, dopo il Kandler *), molte 
volte e formò oggetto di un grande numero di commenti 2 ). 

Il canonico Pesante ha esaurito tutta la sottigliezza della 
esegesi per dimostrare che il Mauro dell' iscrizione non è punto 
il patrono di Parenzo. Egli stesso riassume il principale argo- 
mento della sua lunga dissertazione con questo sillogismo : S. 
Mauro dell' iscrizione era vescovo, il nostro Mauro non lo era ; 
dunque ecc. 8 ). Noi non possiamo arrestarci a queste difficoltà 
che hanno per punto di partenza gli Atti del Mauro africano. 
La è questa una base manifestamente troppo fragile. 

Più di una oscurità svanirebbe, qualora fosse possibile di 
fissare con sufficiente precisione l'età dell' iscrizione. Appartie- 
ne essa al principio del V secolo 4 ) come si è pensato, anzi 
del IV s), oppure devesi in quella riconoscere, secondo che altri 
opinano, tutti i caratteri d'un periodo di decadenza avanzatis- 
simo, e farla discendere sino all'epoca carolingica, e forse an- 



desideroso di conoscerla la troverà p. e. in Schulze, Archeologie der 
altchristlichen Kunst, Monaco 1875 (vedere la Tavola di Parenzo) ; in 
Boni, // duomo di Parenzo ed i suoi musaici, Archivio storico dell'arte, 
t. VII (1894) p. u5. Del musaico dell'abside non è stata publicata alcuna 
riproduzione veramente soddisfacente. Per avere un' idea dell' insieme si 
può vedere la vecchia incisione del Carli, Delle antichità italUte, Mi- 
lano, parte IV (1790), p 271 ; Garrucci, Storia dell'arte cristiana, t. IV, 
p. 276 ; Marucchi, Le recenti scoperte del duomo di Parenzo, Nuovo Boi- 
lettino d'archeologia cristiana, t. II (1896), p. 14-26, 12 2-1 38, tav. I— II. -- 
L'avv. Amoroso è stato così compiacente d' inviarci diverse eccellenti 
fotografie dei dettagli del musaico, ed una fotografia dell' iscrizione di 
cui tosto si parlerà. Noi lo ringraziamo qui cordialmente. 

1 ) Nel giornale L'Istria 1847, p. 219. 

2 ) G. Pesante, S. Mauro, p 68 ; A. Amoroso, Le basiliche cristiane 
di Parenzo (Parenzo 1891), p. i3 fac-simile tav. I; Deperis-Amoroso, 
S. Mauro e S. Eleuterio, p. 66; O. Marucchi, Le recenti scoperte del duo- 
mo di Parenzo, Nuovo Bollettino di Archeologia cristiana, t. II (1896), pa- 
gina 125; Civiltà cattolica, 1898, t. I, p. 219. 

8 ) S. Mauro, p. 144. 

4 ) Marucchi, Le recenti scoperte nel duomo di Parenzo, Nuovo Bol- 
lettino di arch. crist., t. II (1896), p. 126. 

b ) Amoroso, Le basiliche cristiane di Parenzo, p. i5. L'autore ha al- 
trove dichiarato di non tenerci a questo giudizio ; cf. Parenzo cristiana, 
p. 69, n. 1: 



— 38 4 — 

che più tardi ? *). Quest'ultima opinione non ha per sé alcuna 
verosimiglianza, ed in fondo la sola ragione che si adduce in 
suo favore, sarebbe che la iscrizione appoggerebbe l' ipotesi di 
una traslazione di reliquie, la quale, come vedremo, non si è 
mai verificata. 

È bensì vero che, studiando le iscrizioni medioevali del- 
l' Italia settentrionale e dei paesi vicini, la paleografia è esposta 
a più di una sorpresa. iMarmi relativamente recenti offrono al 
primo aspetto, un tipo antico, e sovente soltanto il testo può 
correggere questa impressione. La nostra iscrizione forse a mo- 
tivo della qualità e dello stato della pietra, è d'una paleografia 
troppo incerta per fornire un elemento cronologico sicuro. Non 
vi si nota, del resto, alcun dettaglio che accenni particolar- 
mente ad una tecnica più recente, e si si accontenta di trovarvi 
lo stile artificioso e contorto. 

Non è diffìcile, lo confesso, di trovare dei testi epigrafici 
che si distinguono più di questo per chiarezza e per nobile 
semplicità. Ma sarebbe meno facile di addurre l'esempio d'iscri- 
zioni del medio evo un po' avanzato di un sapore cosi antico 
e che ricordano così poco il vocabolario, e lo stile dei testi 
dell'epoca. Sino a tanto che non si dimostra il contrario, noi 
ci atterremo all' impressione che si ricava dalla lettura, e dalla 
ispezione del monumento, all' infuori di ogni sistema precon- 
cetto. Il monumento può rimontare al V, o meglio, forse, al 
VI secolo. 

Parliamo del testo stesso. Vi si accenna alla sepoltura di 
un santo, chiamato Mauro, vescovo del luogo, trasferito da una 
località che non viene designata, nella basilica, nell'occasione 
di una ricostruzione, o poco tempo appresso. 

Questo santo vescovo è egli un martire ? Attenendosi al 
testo dell' iscrizione, si potrebbe alquanto dubitarne. Abbenchè 
di sovente in opposizione al martyr, la parola confessor fu usata 
nell'antichità cristiana per designare coloro che hanno sofferto 
per la fede, sia che fossero morti fra i tormenti e nelle prigioni, 
o sia che avessero anche sopravvissuto alle persecuzioni 2 ). Fra 



*) Civiltà cattolica, t. e. p. 220. 

2 ) De Rossi, Bullettino di arch. crist, 1874, p. 102-108, 



— 385 — 

i testi, nei quali il confessor è sinonimo di martire, ricordiamo 
quello di S. Ambrogio: Iatn satis superque, omnipotens Deus, no- 
stro exilio nostroque sanguine confessorum neces, exilia sacerdo- 
tum et nefas iantae impietatis eluimus 1 ); V iscrizione damasia- 
na 2 ) : Hic confessores sancii quos Graecia misit ; quella del sar- 
cofago di S. Apollinare di Ravenna : In hoc loco stetit arca beati 
Apolenaris sacerdotis et confessoris 3 ). L'iscrizione che ci occupa, 
fornisce un nuovo esempio di questo significato della parola 
confessor. L'antica tradizione che considera S. Mauro come ve- 
scovo di Parenzo, lo venera anche come martire. Così, nel io 14, 
il vescovo Sigimboldo, nominato in un documento del 1717, 
episcopus de sede S. Mauri 4 ), parla del suo predecessore nei 
seguenti termini : Pro... perpetua pace et ad honorem sanctae 
matris ecclesiae Parentinae et S. Mauri sacerdotis et martiris epi- 
scopi 5 ). D'altronde S. Mauro è rappresentato con la corona 
di martire nelle mani nel mosaico dell'abside, e sulP identità 
di questo Mauro con quello dell' iscrizione non è ammissibile 
il menomo dubbio. Dagli esametri solenni del mosaico è reso 
palese che Eufrasio sostituì la basilica attuale ad un'edificio 
anteriore. 

Labentes melius sedituras deruit aedes 
Fundamenta ìocans erexit culmina templi 6 ). 

Gli scavi intrapresi da Mons. Deperis hanno permesso di 
stabilire le traccie delle fondamenta di questa antica chiesa, e 
sotto il pavimento odierno si sono trovati gli avanzi del pavi- 
mento in musaico. Ad un livello inferiore, altri musaici hanno 



i) De fide, II, 16. 

2 ) Ihm, Damasi epigrammata, n. 12. 

3) C. /. I., XI, 294. 

A ) [Kandler], Cod. dipi istriano, a 1047. 

5 ) Ibidem a. 1014. M. Marucchi, /. e, p. 128 arreca come una te- 
stimonianza dell'anno 5j3 un passo del diploma intitolato privilegio di 
Eufrasio. Come si è egli lasciato trarre in errore da un documento tanto 
manifestamente apocrifo, allorché, sopra tutto, il Benussi, di cui cita 
l'edizione, l'analizza in tutti i suoi particolari e ne dimostra la falsità? 
Vedi B. Benussi, Il privilegio Eufrasiano, negli Atti e memorie della So* 
cietà istriana di archeologia e storia patria, t. VIII (1872), p. 49-86. 

6 ) Amoroso, Le basiliche cristiane di Parenzo, p. 25, 



— 386 — 

dimostrato resistenza di un edificio ancora più antico, una pic- 
cola basilica, per quanto si crede, anteriore alla persecuzione 
di Diocleziano 1 ). 

Supponendo stabilita questa triplice successione di edifici 
sacri, rimane qualche incertezza intorno alla primitiva ecclesia 
menzionata nel! 1 iscrizione. Accenna essa alla primitiva basilica 
sostituita all'epoca costantiniana — secondo gli archeologi pa- 
rentini — dalVexiguum templutn che Eufrasio ha fatto demolire; 
oppure designa la iscrizione quest'ultima basilica ? Il dubbio è 
permesso. Da parte mia opinerei che si debba adottare la se- 
conda spiegazione. Tenuto conto della disciplina di quei primi 
tempi, sembrerebbe difpcile P ammettere che si abbia avuto 
fretta, nel IV secolo, di deporre il corpo del martire nella ba- 
silica allora appena costruita. Al tempo della fondazione della 
basìlica Eufrasiana, il desiderio di sottrarre le sante reliquie 
alla profanazione^ alla quale in quei tempi di turbolenze erano 
esposte fuori della città, dovette farle trasportare dal cimitero 
suburbano nell' interno della nuova chiesa. Questo è ordinaria- 
mente il motivo della traslazione dei corpi santi avanti l'epoca 
carolingia. Non avremmo quindi nessuna difficoltà di ammettere 
per ragioni estrinseche che la nostra iscrizione sia djl VI secolo. 

È verosimile che la memoria della traslazione sia stata 
conservata sui luoghi stessi, che erano si lungo tempo onorati 
dalla presenza del santo corpo, e che precisamente a S. Mauro 
si debba riferire il frammento seguente, che venne ritrovato al 
tempo della demolizione di un muro del vescovato 2 ). 

iiininiiiiiiiìiniinìiiiiiiiiii 
ni in a li li mi;™™ vict 

RICIA MEMBR 
A NVNC RE 
QV1ESCENT 
INTRA MVROS 
HVIVS CIVITA 
TIS PARENT. 



') Id. t ibid. Cfr\ Marucchi, /. e, p. 19. 

*} Amoroso, Le basiliche cristiane di Parenzo, p. 16; cfr. sopra pa- 
gina 378, not. 2, 



— 387 — 

Confrontando i caratteri con quelli dell' iscrizione Hoc cu- 
bile sanctum, si è detto che anche questa iscrizione fosse del 
IV secolo. Non condividendo io affatto la persuasione della 
grande antichità che si attribuisce all'altra per poter accettare 
senza esitanza questo giudizio, ho pregato il sig. Amoroso di 
mandarmi l'impronta del frammento controverso. — Con una 
prontezza e gentilezza di cui non saprei abbastanza ringraziarlo, 
il dotto archeologo mi ha fornito il mezzo di esaminare il testo 
nei riguardi paleografici; ed io credo di poter conchiudere da 
questo esame che nulla si oppone infatti che le due iscrizioni 
sieno considerate come contemporanee, a condizione, bene in- 
teso, di abbassarvi considerevolmente la data. Secondo ogni 
probabilità la seconda proviene dal cimitero suburbano, dove 
S. Mauro fu sepolto. 

Si è immaginata un' altra spiegazione dell'epitaffio di S. 
Mauro, che non possiamo passare sotto silenzio. 

Il pontefice Giovanni IV (640-642) — questo è un fatto 
ben conosciuto — ha trasportato a Roma i corpi dei martiri 
della Dalmazia e dell' Istria. Eodem tempore fecit ecclesiam beatis 
martyribus Venantio, Anastasio, Mauro et aliorum tnultorum mar- 
tyrum, quorum reliquias de Dalmatias et Histrias adduci praece- 
perai l ). Questi martiri riposano in Laterano, nella cappella di 
S. Venanzio, dove sono rappresentati da un celebre musaico 2 ). 
Nel centro si vede S. Venanzio e S. Domnio ; a dritta S. Ana- 
stasio, S. Asterio, S. Tclio, S. Pauliniano; a sinistra S. Mauro, 
S. Settimio, S. Antiochiano, S. Gaiano. Come diremo più avanti, 
pressocchè tutti questi santi sono del resto conosciuti, meno 
S. Mauro, e tutti provengono dalla Dalmazia. S. Mauro porta 
il costume di vescovo. Ora questi rimane solo, per giustificare 
la frase del Liber pontificalis, che fa venire non soltanto dalla 
Dalmazia, ma anche dall' Istria, i corpi santi del Laterano. Non 
si conosce altro Mauro vescovo e martire dell' Istria, che colui 
del quale ci occupiamo. Noi siamo dunque in diritto di iden- 
tificare il scs mavrvs del musaico col patrono di Parenzo. 



! ) Duchesne, Liber pontificalis. t. I, p. 33o. 

2 ) Garrucci, Storia dell'arte cristiana, t. IV, p 272-273; De Rossi, 
l musaici delle chiese di Roma, fase XIII-XIV. 



— 388 — 

L' ipotesi è stata già emessa *). Senonchè si è trovato un 
dotto per trarne delle conseguenze la cui gravità non sfuggirà 
a nessuno. Egli si è riferito all' iscrizione Hoc cubile sanctum, 
per domandarsi se la traslazione in parola non sarebbe per av- 
ventura una traslazione di S. Mauro da Roma a Parenzo. Ecco, 
in dettaglio, il nuovo concetto. 

S. Mauro è stato trasportato dall' Istria in tempi calami- 
tosi, affine di porlo al sicuro dalle invasioni. Passato il pericolo, 
perchè non si avrebbe restituito a Parenzo le reliquie del suo 
patrono ? All'epoca in cui tanti corpi santi partirono da Roma 
per andare ad arricchire le chiese del Nord, non vi sarebbe 
nulla di sorprendente che quello di S. Mauro abbia seguito la 
medesima via. Hic condigne translatus est, etc, si riferisce dun- 
que alla restituzione delle sue reliquie da parte dei Romani e 
per nulla affatto ad un trasferimento dal cimitero suburbano 
nell' interno delle mura 2 ). 

La congettura è ingegnosa ; ma non resiste dinanzi ai fatti. 
Non vi ha il minimo indizio che permetta la supposizione che 
i santi del Laterano siano stati giammai turbati nella loro no- 
vella sepoltura. Risulta, al contrario, dalla storia delle grandi 
traslazioni che la cappella di S. Venanzio è uno dei santuari 
rari di Roma, che non ne è stato spogliato, per soddisfare al- 
l'avidità dei cercatori di reliquie. Non insistiamo sul tenore del- 
l' iscrizione che troppo male concorda con un simile avveni- 
mento in simile epoca, e facciamo soltanto osservare che la 
traslazione vi è messa in stretto rapporto con una ricostruzione 
o per lo meno una ristaurazione importante della basilica. Non 
si dirà, io penso, che ciò sia un'allusione ai lavori eseguiti nel 
secolo XIII dal vescovo Ottone. Non vi ha alcun dubbio : l'epi- 
tafio Hoc cubile sanctum è stato collocato prima del VII secolo 
nella basilica eufrasiana, od, a rigore, se si hanno dei buoni 
argomenti per dimostrarlo, nella basilica precedente. 

Dalla identificazione di S. Mauro della capclla del Laterano 



*) Civiltà cattolica, 1898. t. I, p. 218; BuliS, Bull. Dalm. 1898, pa- 
gina 107. 

2 ) Civiltà cattolica, p. 221 : « Resta sempre che è assai più naturale 
intendere quelle frasi dell' iscrizione d'una traslazione del defunto da un 
altra città in questa. » 



— à8g - 

con S. Mauro di Parenzo, noi tireremo un'altra conclusione. Ed 
è quella che, nulla inducendoci a credere che il santo sia stato 
trasferito altrove, conviene ammettere che esso si trova tuttora 
a Roma. 

Ma voi dimenticate, mi si obbietterà, che almeno a partire 
dal X secolo, Parenzo si trova di nuovo in possesso del suo 
patrono. Questi adunque non vi è mai uscito, oppure vi è ri- 
entrato. E si citerà un diploma di Ottone II, del 7 giugno 983, 
nel quale è detto della cattedrale di Parenzo : qua in basilica 
sancii beatum corpus Mauris requiescii l ) ; la cronaca di Giovanni 
Diacono, che parla d'una visita del doge Pietro, nell'anno 1000, 
al S. Mauri oraculum, pellegrinaggio inverosimile, in quelle cir- 
costanze, se le reliquie del santo non si trovavano più nella ba- 
silica 2 ) ; P iscrizione che ricorda la riunione delle reliquie di 
S. Mauro con quelle di S. Eleuterio, per cura del vescovo Pa- 
gano, nel 1247 8 ). 

ANNO DOMINI MCCXLVII IND. V 

RESSIDENTE 

DOMINO PAGANO EPISCOPO ET IOHANNE ARCHIPRESBYTERO 

NEC NON 

THOMÀ DIACONO ET OTONELLO SUBDIACONO THESAURARIIS 

QUI AD HONOREM DEI ET SANCTORUM MARTYRUM MAURI ET ELEUCTERJ 

FECERUNT FIERI HOC OPUS 

MAURE PARENTINOS CONSERVA INOOLUMES. AMEN. 

Infine, si ricorderà il trasporto dei due corpi a Genova, 
per opera dell'ammiraglio Doria, nel i354 4 )- 



*) M.G. Diplom. t. II, 1, p. 356. 

2 ) Monticolo, Cronache veneziane antichissime (Fonti per la storia 
d'Italia, t. IX), p. i56. 

8 ) Deperis-Amoroso, S. Mauro e S. Eleuterio, p. 84. 

4 ) I corpi di S. Mauro e di S. Eleuterio sono ancora conservati a 
Genova nella chiesa di S. Matteo, nella cappella del SS. Sacramento, in 
fondo della navata a sinistra. SulF altare si legge V iscrizione : Hic sita 
sunt SS. Mauri et Eleutherii corpora. Sul muro della cappella si trova la 
iscrizione : Paganus Auria anno MCCCLIIII prid. non. novemb. profligatis 
Venetis capta eorum classe Parentioque Istriae urbe expugnata, orans in 
patriam rediit; plurimis autem neglectis opintis spoliis, quae illinc secum 



— 390 — 

Cosa prova questa serie di testimonianze ? Provano che 
all'epoche indicate gli abitanti di Parenzo erano nella persua- 
sione di possedere ancora le reliquie del loro patrono. Io non 
chiederei di meglio che di poter ammettere la fondatezza di 
questa pia credenza. Ma la storia delle traslazioni di reliquie 
presenta un sì gran numero di casi, nei quali, qualche tempo 
dopo il toglimento debitamente constatato dei corpi santi, si 
continua a parlare e ad agire come se li si avessero ancora, 
che noi non possiamo riportarci all'opinione degli interessati 
in questa materia. Conviene ammettere che in molti casi si 
abbia agito con la massima buona fede Si comprende molto 
bene che dopo un'epoca di turbolenze, durante i lunghi anni 
nei quali si si occupa sopratutto a rialzare le rovine ammon- 
ticchiate, molti ricordi si sieno oscurati e spenti. Confusioni 
possono essersi prodotte facilmente ; e in questa materia, la più 
delicata di tutte, in cui si tratta di stabilire l' identità di un 
pugno di ossa, il rispetto stesso del sacro deposito che inter- 
diceva le troppo minuziose analisi, congiunte alla critica rudi- 
mentale di età mezzo barbare, ha condotto le centinaia di volte 
a risultati deplorevoli, che nulla ci obbliga di ratificare. 

Abbiamo passato sotto silenzio, per non difficoltare la di- 
scussione, la menzione di S. Mauro nel martirologio di Usuar- 
do al 21 novembre : Item in Itistria, passio sancii Mauri mar- 
iyris. Al 22 novembre è annunciato S. Mauro di Roma : Item 



asportare licuisset, unum hoc elegit t corpora scilicet S.S. Mauri et Eleutherii, 
hoc in loco ab eo constructo veneranda pie constituit; quosvero illikonores 
senatus decreverit, notiores sunt quam ut hiz referre sii necesse. Gentile sa- 
cellutn Nicolaus Auria IacobiF. instaurandum curavit anno M.D.LXXXVIL 
Sulla facciata della chiesa si può leggere l' iscrizione seguente che ri- 
corda la campagna che valse ai Genovesi si prezioso bottino : Ad hono- 
rem Dei et beatae Mariae M CCC.LII die Villi martii nobilis vir dominus 
Paganus de Auria, armiratus communis et populi Ianuae cum galeis LXXXX 
Catalanormn Graecorum et Venetorum, de omnibus campum et victoriam 
obtinuit. Idem etiam dominus Paganus M.CCC LIIII die UH novembris cum 
galeis XXXV Ianuensium in Insula Sapientiae in Portu Longo debellava 
et coepit galeas XXXVI cum navibus IIII Venetorum et conduxit Ianuam 
homines vivos carceratos V.M.CCCC. cum eorum capitaneo. La festa della 
traslazione si celebra nella chiesa di S. Matteo il 4 novembre. Vedi I. 
D'Oria, La chiesa di S. Matteo a Genova (Genova 1868), pp. 83-84, 3o. 



— 3gi — 

Rotnae sancii Mauri martyris, qui sub Celerino praefeclo agoni- 
^avit *). 11 P. du Solier fa a proposito di questi due santi Mauro 
delle osservazioni molto sensate 2 ). Privo dei dati archeologici 
che sono a nostra disposizione, gli era diffìcile di pronunciarsi 
sulla distinzione dei due santi in questione. Mons. Deperis ha 
impiegato buona parte del suo volume a combatterlo 3 ). Non si 
può astenersi di osservare ch'egli ha alquanto perduto il suo 
tempo ; poiché nessuno si pensa di contrapporre l'autorità del 
P. du Solier, — che del resto cambierebbe probabilmente d'o- 
pinione se ritornasse al mondo, — alle testimonianze dei mo- 
numenti. 

D'altro canto è permesso di chiedersi se, in un certo senso, 
l'editore di Usuardo, richiamandosi agli Atti favolosi di Mauro 
accomodati all'uso di diverse chiese, non aveva ragione di dire : 
Sì lalia acla vidissel Usuardus, Maurum unum in duos non di- 
slraxisseL A prima vista l'annunzio lletn in Hislria ecc. ha l'a- 
spetto di una testimonianza indipendente dalla leggenda, di un 
resto prezioso dell'antico martirologio dell' Istria raccolto nella 
compilazione. Ma esaminando il fatto più da vicino si si per- 
suade che in ultima analisi questa leggenda è la fonte di Usuar- 
do ; e per quelli che non la rifiutano, non havvi evidentemente 
che un solo Mauro. 

Non è egli, infatti, difpcile di ammettere, dopo quanto è 
stato detto al principio di questo articolo, che indipendente- 
mente dall'accomodamento degli Atti di Mauro a S. Mauro di 
Parenzo, la festa di quest'ultimo si sia celebrata precisamente 
il 21 novembre, giorno nel quale i martirologi anteriori a Usuar- 
do annunziano il suo omonimo romano ? Questa è una coin- 
cidenza troppo straordinaria per aver bisogno di una conferma. 
Non è egli più naturale il pensare che Usuardo ha letto, per 
esempio nel Rabano, il testo puro, se è lecito di cosi espri- 
mersi, della Passione di Mauro : che ha trovato altrove la Pas- 
sione accomodata all'uso di Parenzo, e che per un processo di 
critica assai elementare, che gli ha fatto incontrare fino ad un 



*) Sollerius. Martyr. Usuardi, pp. 689, 692. 

*) Ibid., pd. 690, 693. 

8 ) S. Mauro e S. Eleuterio, p. 44-65. 



— 392 — 

certo punto la vera soluzione del problema, ha attribuito l'uno 
dei due santi all' Istria, l'altro a Roma ? 

Si può supporre ancora che il compilatore ha trovato in 
differenti martirologi abbreviati lo stesso S. Mauro successiva- 
mente con la duplice localizzazione In Istria — Romae. Il det- 
taglio del procedimento è qui di poca importanza. Basta sapere 
che, secondo ogni probabilità, vi fu una duplicazione di S. 
Mauro del 21 novembre, e che per conseguenza non si deve 
cercare in Usuardo un'argomento nuovo — e del quale non si 
ha del resto alcun bisogno, — per provare l'esistenza del mar- 
tire Mauro di Parenzo. 

Il calendario del Vaticano (cod. vat. 38o6), in cui Giorgi 
ha segnato la notizia di S. Mauro : In Hystria civitate sancii 
Mauri martyris J ), si trova probabilmente nell' identico caso di 
Usuardo, e questo non è il luogo di tenerne conto. 

II. S. ELEUTERIO. I SS. PROIETTO ED ELPIDIO. 
I SS. IULIANO E DEMETRIO 

Abbiamo citato il martirologio di Usuardo. Si domanda, 
senza dubbio, se la testimonianza del martirologio geronimiano 
non possa essere qui invocata. Ora, non solamente S. Mauro 
di Parenzo non vi è punto inscritto, ma neppure alcun altro 
dei santi appartenenti all' Istria 2). E questo deve farci arre- 
stare per un istante. 

A prima vista, l'Istria è rappresentata nella compilazione 
almeno da tre menzioni. Eccole secondo i manoscritti di Berna 
(B), di Epternach (E) e di Wissemburgo (W). 

Il 24 maggio. B : IN STRIA. Zoelli Seruoli IN SIRIA. 

Zoeli.... IT. Zoeli STrie. — E: In istria ni. ^oiliser vuli.... in 
Siria zpett..; il. %pili Sirie... — W : In stria Nat. Scoru debelli 
seruoli.... In Siria ipeli... Item Zoeli stile. 

Il 5 giugno. B: ... IN STRIA. Zoeli. Satiri. Timìni. Satur- 



! ) Martyr. Adonts (Romae 1745), p 702. 

2 ) De Rossi-Duchesne, Martyrologium Hieronymianum ad fidem 
codicum, negli Ada SS, novembris, t. II, 1, pp. [LXXIV], [65, 75, io5]. 



— 393 — 

nini. Seruilii. Felicis. Siluani. Furtunati. — E : .... in istria %pili 
sateri tymini saturnini felicis silvani furtunati. — W : Instria xpeli 
saturi servila felicis silvani furtunaH. 

Il 12 agosto. B: ... In iSTRIA Natal Sci IulianL— E: in 
istria iuliani. W : et in stria nat sci iuliani cum sociis eorum. 

In un'epoca in cui era impossibile la critica del martiro- 
logio geronimiano, non deve punto sorprenderci che si siano 
prese le mosse da queste formole per attribuire all'Istria dei 
gruppi di martiri, ai quali, come lo vedremo, essa non ha alcun 
diritto. Così il Baronio ha inserito nel martirologio romano, 
seguendo il Beda, l'Adone e PUsardo, alla data 24 maggio, la 
notizia seguente : In Istria, sanctorum martyrum Zoelli, Servila, 
Felicis, Silvani et Dioclis. Ed i nostri predecessori hanno segnato 
come appartenenti all' Istria, in Istria, i gruppi del 24 maggio : 
De SS. Zebello, Servulo et Secundino ; del 5 giugno : De SS. mar- 
tyribus Zoelo, Saturo..., eie, del 12 agosto : De S. Iuliano et soc. 
mtn. 1 ). 

Considerandolo più da vicino, questi numerosi martiri del- 
l' Istria si vedono sfumare l'un dopo l'altro. Dapprima la for- 
inola : in Istria Iuliani, del 1 2 agosto, è una semplice ripeti- 
zione di una linea precedente, In Syria... Iuliani. — Quanto al 
gruppo del 5 giugno, questo è identico a quello del 24 maggio. 
Ora, il martirologio sirìaco ci dà a questa data la lezione pri- 
mitiva, Lystris natale Zoili, in luogo di : in Istria, ecc. 

Come si vede, gli è soltanto per cagione di una serie di 
erronee letture che si è arrivati a comporre questo piccolo 
martirologio istriano, del quale ormai non è più il caso di oc- 
cuparsi. — Devesi nondimeno segnalare nel gruppo del 24 mag- 
gio (5 giugno) S. Servulus, più esattamente Servilius. Gli agio- 
grafi hanno avuto per lui una predilezione speciale. Si possie- 
dono di lui degli atti molto circostanziati, dai quali si apprende 
che Servolo era un giovane abitante a Trieste, che suo padre 
si chiamava Eulogio ; essi vivevano sotto P imperatore Nume- 
riano, e la città era governata da Junillo. Segue una serie di 



! ) Ada SS., Mai, t. V, p. 277 ; Iunii, t. I, p. 423 ; Augusti, t. II, pa- 
gina 709. 



12 



y 



— 394 — 

luoghi comuni che si sottraggono ad ogni analisi 1 ). Si può 
ben ragionevolmente sospettare che tutto il racconto fosse una 
invenzione del biografo. Adesso che sappiamo che Servolo — 
o Servilio — non ha alcun legame con Trieste o V Istria, niente 
è di più evidente. 

Ritorniamo ai santi di Parenzo. Abbiamo veduto le reliquie 
di S. Mauro confuse nel 1247 nello stesso sepolcro con quelle 
di S. Eleuterio. La festa di quest'ultimo si celebra il 18 aprile. 

A questa data, il martirologio geronimiano porta : Rome 
Eleutheri episcopi et Anteae matris eius. Questo è il santo che 
i greci onorano il i5 dicembre, col titolo di vescovo d' Illiria. 
Il martirologio romano lo registra sotto questa forma singolare : 
Messanae natalis sanctorum martyrum Eleutherii episcopi Illyrici 
et Anthiae matris eius. 

Si può vedere nel commentario di Papebroch, al 18 aprile, 
di quale oscurità vada circondato il nome di S. Eleuterio, e 
questo non è per vero il luogo d' impegnarci in questa que- 
stione intricata. D'altronde, nella stessa Parenzo, sono state ri- 
mosse molte difficoltà. Per qualche tempo, la menzione di Mes- 
sana, nel martirologio romano, ha fatto smarrire la via agli in- 
dagatori. Fu proposto timidamente — per evitare di fare di S. 
Eleuterio un santo siciliano contro tutte le notizie — di tra- 
durre Messana per Messene, della provincia ecclesiastica di Co- 
rinto, e rattaccandosi all' Illirio orientale. Ma oggidì tale inter- 
pretazione è abbandonata. Non si è avuto difficoltà a compren- 
dere qualmente sia poco probabile che il corpo di S. Eleuterio 
sia stato importato dalla Grecia, allorquando Parenzo mancava 
affatto di rapporti con l'Oriente, e che d'altronde l'avvenimento 
sarebbe passato senza lasciare alcuna traccia nella liturgia, o 
nella memoria del popolo. S. Eleuterio di Parenzo non è dun- 



*) [Kandler]. Pel fausto ingresso di tnons. ill.nto e rev.tno D. Bar- 
tolomeo Legai... nella sua chiesa di Trieste. Trieste, 1847, verso il mezzo 
del volume (non paginato) : Incipit passio beatissimi Christi martyris Ser- 
vuli Tergestinae civitatis oc diocesis. Altrove, L'Istria, t IV, p. 96, Kandler 
ha creduto di poter dire molto del bene sulla leggenda di S. Servolo. 
Egli la riguardò come un racconto del IV secolo, e la mette al parallelo 
« degli Atti i più sinceri dei martiri ». 



— 3 9 5 — 

que quello dei martirologi. È un santo locale, e il 18 aprile, 
giorno della sua festa, non è che una data accomodatizia, sug- 
gerita dall'omonimia l ). 

Sulla vita di S. Eleuterio noi non possediamo il minimo 
dato. La sua memoria vive nella tradizione popolare, e nelle 
manifestazioni del culto pubblico. Noi attingiamo i principali 
tratti dal lavoro incompiuto di Mons. Deperis 2 ). 

Non si deve attribuire grande importanza alla tradizione 
che mostra sulla riva del mare una pietra, sulla quale S. Eleu- 
terio avrebbe pregato, e lasciata l' impronta dei suoi ginocchi. 
La vicinanza della cappella del santo potè far nascere la leg- 
genda, e si può dire in generale che le tradizioni di questa 
specie non rimontano ad un passato tanto lontano, quanto si 
vorrebbe far credere. 

Presso l'antico cimitero di Parenzo, si trova una cappella 
di S. Eleuterio, che ha pur dato il suo nome alla località. Ri- 
monta all'anno 1488, e fu eretta dal vescovo Gianantonio Pa- 
varo, come lo dice P iscrizione collocata al di sopra della porta. 
Ma questo non è il primo santuario innalzato in onore del santo 
Due documenti contenuti nel Lib. I iuriutn episc. degli archivi 
episcopali di Parenzo, ne menzionano un altro. In un'atto del 
1225 si parla del totum lerritorìum quod est ab ecclesia S. Eleu- 
therii eundo per viam quae vadit ad villani de turri ad tnanum 
sinistrarli versus mare. Un altro del 11 83 rammenta in questi 
termini un fatto anteriore di più anni : Item tempus fuit quod 
comes Meinardus venit cum magno exercitu militum ad S. Eleu- 
therium. 

Gli scavi eseguiti da Mons. Deperis nelF attuale cappella 
gli hanno somministrata la persuasione ch'essa non occupa il 



1 ) Può essere interessante di constatare come 1* adattamento delle 
leggende sia comune nell' Istria. Abbiamo parlato di quelle di S. Mauro 
africano, e di quella di S. Eleuterio dell' Illiria. È da leggersi nel Man- 
zuoli, Vite et fatti de' santi et beati dell' Istria, p. 107-112 il racconto in- 
titolato : L'Historia di S. Niceforo martire greco cagione per la stia mira- 
colosa venuta dell'antico vescovato di Pedena fondato da Constantino Ma- 
gno. La leggenda è quella di Niceforo e Sapricio Cf. Ada SS., Mai t. IV, 
p. 807. 

2 ) S. Mauro e S. Eleuterio. p. 79-86. 



— 3g6 — 

posto di un edificio precedente. Si deve dunque cercare più lon- 
tano i resti dell'antica cappella del XII e del XIII secolo. — 
Ora tutto ciò che si può mostrare in tale riguardo, si è il com- 
plesso di ruine di cinque piccole basiliche entro il recinto del- 
l'antico cimitero. Mons. Deperis opina ch'esse fossero altravolta 
dedicate ad un martire, oppure ad un gruppo di martiri di 
Parenzo. S. Mauro e S. Eleuterio ne erano i principali. Il primo 
fu trasferito per tempo nella nuova cattedrale. 11 secondo ri- 
mase nella sua piccola basilica sino al momento, in cui il ve- 
scovo Pagano unì, nel 1247, ledi lui reliquie nell'arca che do- 
veva contenere quelle di S. Mauro. 

Cosi spiegherebbesi che la basilica di S. Eleuterio sia du- 
rata più a lungo delle altre. Sembra effettivamente ch'essa è 
stata distrutta violentemente, e che questa distruzione rimonti 
al XV secolo. Si può quindi ammettere con qualche verosimi- 
glianza ch'essa fosse rovinata dalle truppe di Sigismondo re 
d'Ungheria, il quale nel 1412 tentò inutilmente d'impadronirsi 
di Parenzo, e si ritirò devastandone il territorio. 

Questo assieme di congetture riposa su una base ben più 
seria dell' ipotesi che fa di S. Eleuterio un santo d'importazione 
straniera. Sussiste bensì qualche difficoltà nella storia delle re- 
liquie del santo, come la si rappresenta. In quale guisa spie- 
gare che il di lui corpo è rimasto nella basilica cimiteriale, 
allora cheS.Mauro fu trasferito nella cattedrale? Ed allorquando 
S. Mauro fu trasferito a Roma dall'abate Martino, incaricato 
di raccogliere le spoglie dei martiri dell' Istria e della Dalmaz : a, 
per quale ragione avrebbe egli negletto il martire Eleuterio ? 
Si obbietterà, essere questo un fatto, e che S. Eleuterio non 
è punto nominato fra i martiri della cappella del Laterano. 
Ma chi ci dice sia stato conservato il nome di tutti questi 
martiri, e che il nostro santo non sia fra gli anonimi ? Ecco 
altrettante difficoltà che non si possono nascondere, e che 
proiettano sempre qualche ombra su S. Eleuterio, ed il suo 
culto. 

Dobbiamo aggiungere ancora che nulla comprova che S. 
Eleuterio, del quale si fa un vescovo di Parenzo al pari di S. 
Mauro, sia stato in realtà rivestito del carattere episcopale. — 
Coloro stessi che rifiutano per il santo di Parenzo la leggenda 



— 397 — 

di S. Eleuterio vescovo dell' Illiria, sono stati influenzati in 
questo riguardo, senza accorgersene, da questa stessa leggenda. 

Ferrano nomina due altri martiri di Parenzo, dei quali la 
storia è oltremodo oscura. Ai 25 gennaio : Parentii in Histria 
S. Accolythi tnartyris ; il 18 novembre: Inventio corporum san- 
ctorum Proiecti et Accolythi tnartyrum 1 ). — Si è identificato S. 
Proietto con S. Prix (Praeiectus), di Clermont, ed il secondo, 
che è divenuto un semplice accolito, con S. Elidio, il compa- 
gno d'altronde conosciuto del vescovo dell'Alvernia 2 ). Logica- 
mente si dovrebbe ammettere una traslazione delle loro reli- 
quie a Parenzo, e Ferrario non ha esitato di aggiungere : Ho- 
rum corpora ex Arvnrnìs eo advecta sunt; sed quando et quomodo, 
nescitur. 

Ancora una traslazione sospetta, dice con molta ragione 
il sig. Amoroso, e che non ha lasciato maggiore traccia delle 
altre nella storia e nella liturgia. Qualche confusione deve es- 
sersi prodotta, e causa forse l'omonimia si è sostituito ad un 
santo locale S. Praeietto di Clermont. 

Disgraziatamente i testi antichi ed i monumenti sono muti 
intorno ai due santi, dei quali ci occupiamo. Soltanto al par- 
tire del XIII secolo si può rilevare al loro riguardo qualche 
dato positivo. 

Nel 1277, il vescovo Ottone depose le loro reliquie nel- 
l'altare collocato a dritta dell'aitar maggiore della cattedrale, e 
vi appose P iscrizione : 

Anno D.ni 1277 die ? a mensis mai; hic requiescunt corpora 
Sanctorum Proiecti et Accolyti recondita per D. Octonem Parentii 
ep.um tempore domini Ioannis papae XX et d.ni Rodulphi Roma- 
norum electì et d.ni Raymundi Patriarchae Aquilejensis. 

E da questa epoca stessa data anche il ciborio della ba- 



J ) Catalogus generalis sanctorum (Venezia iÓ25) pp. 44, 449. Nel Ca- 
talagus sanctorum Italiae (Milano 161 3) dopo avere citato ai 25 gennaio 
S. Projetto de Casale, e ricordato S. Projectus (Praeiectus) di Clermont, 
Ferrario si limita di aggiungere: Et Parentii in Histria de SS. Proiecto 
et Acolytho martyribus. 

2 ) Ada SS. Gennaio, t. II, p. 63o. 



- - 3g8 — 

silica, ornato di medaglioni, sui quali sono rappresentati i no- 
stri martiri coi loro nomi : SCS Pf OCTS, SCS ACOLITS. 

Un'altra iscrizione e' informa dell' invenzione dei corpi dei 
due santi, il 18 ottobre i36i, per il vescovo Giacomo Scor- 
dello, sotto l'altare dedicato a S. Anastasia. — Egli lo con- 
sacrò ai santi Proietto ed Accolito in ringraziamento del soc- 
corso ottenuto in tempo di peste 1 ). Forse che a partire da 
questo momento la loro festa fu celebrata a Parenzo, precisa- 
mente come quella di S. Mauro, dei santi Demetrio e Iuliano 
e di S. Eleuterio, come ci apprendono gli statuti della città, 
che, nella loro forma attuale, risalgono all'anno i363 2 ). 

Noi incontriamo ancora i nomi dei nostri santi nel pro- 
cesso verbale della visita generale della cattedrale, il 22 marzo 
1622. Nel 1666 si ripete un nuovo riconoscimento di reliquie, 
ed un altro ancora il io gennaio 1729. 

Particolare da notarsi. Sino a quest'ultima data, il secondo 
nome era stato sempre Accolyto. Si è nella relazione della ce- 
rimonia del 1729 che esso diviene un semplice qualificativo, e 
che a lui si sostituisce il nome del compagno di S. Pracietto, 
S. Prix, di Clermont : Apparuerunt praedictorum sanctorum 
martyrum Proiecti et Elidi acolithi reliquiae. Un altro documento 
del medesimo anno scrive chiaramente Elpidio, ed il primo dei 
due santi è chiamato S. Proiecti episcopi et martyris. Vi fu an- 
cora un riconoscimento di reliquie nel 1847; ma sembra che 
non vi si sia ricavato alcun fatto nuovo. 

11 nome di S. Proietto, tanto diffìcile a identificare, richiama 
un'osservazione analoga a quella da noi fatta intorno a S. 
Eleuterio. Se gli si dà il titolo di vescovo, non è punto perchè 
egli figuri nel sillabo dei vescovi di Parenzo, bensì a motivo 
della confusione fatta fra lui e S. Praeietto, vescovo di Cler- 
mont. 

Restano i santi Iuliano e Demetrio. In nessun documento 
si parla della loro storia. Ci è pervenuto però un interessante 



*) 5. Mauro e S. Eleuterio, p. 89-90. 

2 ) Lib. II, e. 106. Delle feste che dovranno celebrarsi. (P. Kandler) 
Statuti municipali della città di Parenzo nell'Istria, Tergeste 1846, p 8i-83; 
cf. p. VI. 



— 399 — 

documento della invenzione delle loro reliquie al principio del 
secolo XIII, sotto il titolo : De revelatione, inventione et fransla- 
tione sanctorum martirum luliani et Demetrio quorum corporei sunt 
in Parentio. Il Manzuoli ne aveva pubblicata una traduzione ita- 
liana. Il testo latino originale è stato ritrovato dal canonico 
Pesante in un manoscritto della fine del XIV secolo, al n. 19 
L. della Biblioteca civica di Trieste 1 ). 11 documento è diviso 
in sei lezioni, destinate senza dubbio all'ufficio del 22 novem- 
bre, festa della traslazione. Ecco cosa ci racconta l'autore ano- 
nimo. 

Vi era una volta un vescovo di Parenzo che onorava di 
un culto speciale le reliquie dei santi Iuliano e Demetrio, de- 
posti nella cappella del palazzo episcopale, dedicata a S. Nicolò 
e più tardi a S. Maddalena. Ma la loro memoria si spense, si 
perdettero gli atti, e gli abitanti della città giunsero a dimen- 
ticarne persino i loro nomi. Dopo molti anni il vescovo Ful- 
cherio si sentì preso da un vivo desiderio di conoscere i nomi 
di quei santi, le cui reliquie erano state altra volta in tanto 
onore. A tale scopo egli ordinò al suo popolo delle preghiere 
ed altre opere pie. Ora ecco i due martiri appalesarsi per tre 
volte ad un uomo pio, ad un certo Tommasino di Buie, guar- 
diano della basilica di Parenzo, e gli dissero : « Le preghiere 
di questo buon popolo sono esaudite. Sappiate che noi siamo 
Iuliano e Demetrio, e che abbiamo sofferta la morte per Cristo. 
Il nostro culto altravolta tanto onorato, è stato abbandonato. 
Noi vogliamo essere trasportati in un luogo più decente. Ed 
ecco un segno della verità di questa visione. Si scorgerà do- 
mani sul muro della cappella episcopale le nostre immagini in 
musaico coi nostri nomi. Nessuno le ha giammai vedute. » 

Tommaso raccontò la sua visione. Era l' indomani (22 
novembre) della festa di S. Mauro. Buon numero di clero e 
popolo accorso alla vigilia a Parenzo, si portò alla cappella, 
vide il musaico e potè leggere i nomi. Si si mise tosto alla 
ricerca dei corpi, che non tardarono ad essere scoperti. Essi 



*) Celebrando il M. R. Pre Tommaso Franca la sua prima messa. 
Parenzo 1890, i5 pp. 



— 4°° ~ 

furono trasferiti solennemente nella basilica e rinchiusi nell'al- 
tarc maggiore. L' autore termina, narrando un miracolo acca- 
duto il giorno della festa dei santi. 

Cerchiamo di stabilire la data di questo documento. 11 ve- 
scovo Fulcherio è citato quale testimonio in un atto di Valterio, 
patriarca d'Aquilcia, dell' 8 novembre 12 io *). Il miracolo, di 
cui si parla alla fine del racconto, sembra portarci all'epoca 
di Innocenzo IH, come lo indicherebbe la frase seguente : Illa 
hora qua post Agnus Dei et pacetn datarti clerus et populus ex 
constitulione domìni papae Innocentii Jlectunt genua orantes prò 
recuperatane terre sancte Hierosolime (n. 6). Pertanto, l'autore 
del racconto, nella sua forma attuale, non è un contempora- 
neo, nò un testimonio oculare. Ben lungi dal vantarsi di aver 
assistito alla scoperta, o veduto il miracolo, egli si esprime con 
frasi come la seguente : Quod visum est a multis viris venera- 
biìibus et fide dfgnis, qui se illud publice fatebantur ridisse (n. 6). 
E dopo di aver parlato delle gesta prodixiora, dimenticate da 
lungo tempo, egli aggiunge : /amen eorum pauca, que adhuc non- 
dum vetus delevit oblivio, merito, Deo propitio, sunt sub compen- 
dio propalanda (n. 1) ; ciocché è di un redattore molto lontano 
dagli avvenimenti, egualmente che questa frase : Et ut mira- 
culis et virtutibus aliis legantur in finem istorum sanctorum le- 
gende de quibus hactenus viget memoria (n. 5). Indi racconta il 
miracolo, in cui è nominato il papa Innocenzo. Un' indizio ca- 
ratteristico permette di riportare la redazione a poco dopo il 
1354. Poiché il corpo di S. Mauro non è più a Parenzo: Ad 
f estum sancii Mauri.... quoniam tunc ipsius corpus ibidem quier 
scebat. Si è veduto più sopra che sino alla presa della città dai 
Genovesi, si credeva alla presenza delle reliquie del martire 
nella basilica. 

L'anonimo si è egli servito d'un testo più antico, od ha 
redatto in iscritto una tradizione orale ? La precisione di certi 
particolari, il nome Fulcherio, il passo relativo alle preghiere 
della crociata, farebbero credere eh' egli avesse a sua disposi- 
zione delle note scritte. In ogni modo, egli ha utilizzata la sua 



J ) Ughelli, Italia sacra, t. V, p. 79-80. 



— 4 01 — 

fonte con una certa libertà, e data alla redazione una impronta 
personale. 

In quanto spetta al carattere del racconto, mi sembra che 
il sig. Amoroso lo abbia perfettamente afferrato. Un fatto dei più 
semplici, ma che ha vivamente eccitata la curiosità della folla, 
ha preso nella bocca del popolo, e sotto la penna dell'agiografo, 
le proporzioni di un avvenimento miracoloso. Un musaico per 
lungo tempo nascosto sotto uno strato di calce o di cemento, 
scoperto in circostanze, i cui particolari ci sfuggono, ha dato 
origine alla leggenda che abbiamo riassunto. 

11 musaico esisteva ancora nel XIV secolo : et ipsas pictu- 
ras que et modo usque apparcnt (n. 5). Al presente non vi esiste 
più traccia. Mons. Deperis è però riuscito a scoprire i resti 
della piccola basilica che ne era ornata, ed a delinearne la 
pianta. La cappella episcopale era in comunicazione diretta col 
battistero, e la costruzione appartiene alla stessa epoca del- 
l'antica basilica che fu demolita da Eufrasio. Questi ricostruì 
pure il battistero decorandolo di musaici. Se ne sono ritrovati 
pochi avanzi. Egli ristaurò anch?, come si è potuto constatarlo, 
il palazzo vescovile. Non è probabile che un vescovo, cosi ze- 
lante per lo splendore del culto, abbia negletta la sua cappella 
interna ; è verosimile invece ch'egli l'abbia ornata di musaici al 
pari della basilica, e del battistero. Questa è una rassomiglianza 
di più con Ravenna, che Parenzo richiama per tanti altri ri- 
guardi. Si può quindi supporre che i musaici scoperti durante 
T episcopato di Fulcherio rimontino a Eufrasio. Ad eccezione 
del vescovo Ottons che adornò di musaici il nuovo ciborio 
dell'aitar maggiore, nel 1277, non si conosce nessun altro che 
abbia fatto eseguire lavori di questo genere. 

La successione degli avvenimenti, le modificazioni della 
disciplina ecclesiastica, condussero insensibilmente all'abbando- 
no della cappella episcopale. Essa cessò di essere come un'ap- 
pendice della basilica. Il culto dei santi che vi si onorava, cadde 
in disuso. Nella circostanza di qualche ristaurazione, il musaico 
non fu rispettato, e venne senz'altro coperto di uno strato di 
calce. S. Nicolò e S. Maddalena, al XII secolo in cui il loro 
culto fu di moda, soppiantarono senza dubbio, gli antichi titQ- 
lari, che caddero in totale dimenticanza. 



— 4 02 — 

11 caso fortuito fece scoprire al bravo Tommasino di Buie 
le immagini sì lungo tempo celate agli sguardi di tutti. Esse 
rivelarono la presenza di martiri ; e come che la cappella epi- 
scopale non era più un santuario accessibile al popolo, il ve- 
scovo pensò molto naturalmente di far trasportare le reliquie 
nella cattedrale. Fulcherio sostituì all'altare maggiore di Eufra- 
sio un altro più grande. Il racconto dell' invenzione dei martiri 
contiene un particolare interessante che si riferisce certamente 
alla demolizione dell'antico altare. Si collocarono i martiri in 
altari malori secus quedam duodecim vascula reliquiarum duodecim 
sanctarum, vìdelicet Euphemte, Tede, Valerle, Felicitatis, Perpetue, 
Agathe, Agnetis, Cecilie, Susanne, Eugenie, Iusttne et Basilisse : 
que emtnenter in ctrcults sunt deptete ad chuliam altari majoris 
prefate ecclesie : que lune sctlicet reliquie in ipso altari fuerunt 
tnvente (n. 5). Le dodici sante sono quelle stesse, i cui meda- 
glioni decorano l'intradosso dell'arco trionfale della basilica. Le 
duodecim vascula ricorderanno agli archeologi le fiale di Monza, 
i reliquiari a scompartimenti di Grado, i sarcofagi a chiusure 
divisorie dei Maccabei, e di altri monumenti analoghi, che si ri- 
feriscono al culto delle reliquie. Devesi notare ancora i nomi 
delle dodici sante. Ad eccezione di Tecla, Susanna e Basilissa, 
esse figurano tutte nel corteggio trionfale dei musaici di S. Apol- 
linare nuovo di Ravenna, e sei di esse sono precisamente le 
sante onorate nella cappella episcopale della stessa città l ). 

Altre successive modificazioni dell'altare maggiore durante 
il vescovato d'Adalberto, ne causarono una nuova consacrazio- 
ne. Questa ebbe luogo 1' 8 maggio 1 233, come lo si apprende 
dalla pergamena trovata nel iòòó, allorché il vescovo Caldana 
fece la ricognizione delle reliquie 2 ). Un'ultima volta l'altare fu 
aperto nel 1847 dal vescovo Peteani. Vi si rinvennero le reli- 
quie dei SS. Iuliano e Demetrio rinchiuse nella cassetta di 



*) C. I. I., XI, 281, 261. 

2 ) Ughelli, Italia sacra, t. V, p. 397. Ecco il testo dell* iscrizio- 
ne : « An. Domini 12}} indici. 6 Adalpergus Dei gratta Parentii epp.us ad 
honorem Dei et B. M. Virginis et S. S. Iuliani et Demetrii quorum corpora 
hic requiescent in pace et aliorum sa neh rum hoc altare consecravit die octavo 
tnaji. » Deperis-Amoroso, 5. Mauro e S. Eleuterio, p. in. 



— 4°3 — 

marmo bianco, in cui le aveva riposte il vescovo Adalberto, 
nel 1233. L'iscrizione del coperchio ne fa prova *). 

Queste sono le notizie; che abbiamo dei SS. Iuliano e De- 
metrio. Due corpi sono stati trovati nella cappella episcopale 
nel XIII secolo, un musaico rappresentante due martiri vi fu pure 
scoperto, due nomi sarebbero stati letti sopra questo musaico. 

Nulla è più naturale di quest' ultimo dettaglio. È notorio 
che di consueto i personaggi figurati dai musaici sono desi- 
gnati con i loro nomi. Basti richiamare alla memoria il musaico 
del Laterano, e a Parenzo stessa S. Mauro, il vescovo Eufrasio, 
l'arcidiacono Claudio e suo figlio Eufrasio, le dodici sante ecc. 
I nomi di Iuliano e Demetrio danno pertanto da riflettere. In 
due passi del martirologio geronimiano un Iuliano e un Deme- 
trio, che non sono certamente martiri di Parenzo, si trovano 
in relazione puramente accidentale con l' Istria. Vi ha prima 
il Iuliano del 1 2 agosto, di cui si è fatta superiormente parola. 
Questo è un martire della Siria, abbenchè nella maggior parte 
dei manoscritti esso sia localizzato In Istria per una semplice 
fantasia dei copisti. Al 22 novembre si legge ripetutamente il 
nome di Demetrio (Et in ostea Demetri, nelP Epternacense). Ora 
il 22 novembre è precisamente la data della invenzione delle 
reliquie dei due santi, e sospetto fortemente che in qualche 
esemplare et in Ostia sia divenuto et in Istria, alterazione che 
e lontana dall'oltrcpassare i limiti abituali nella tradizione del 
geronimiano. È permesso di chiedersi se tutte queste coinci- 
denze sieno semplicemente fortuite, se si debba credere sulla 
parola all'autore della Revetatio, allorquando afferma che le sante 
immagini apparvero cum suis nominibus suprascriptis ; o se i due 
martiri scoperti nella cappella vescovi le nonsono stati « battez- 
zati » nell'occasione della loro invenzione. All'epoca della Revela- 
tio si afferma che le pitture esistevano ancora ; ma non si parla 
anche dei nomi. Questo non è altro che un'indizio; ma non 
è permesso di negligerlo, ed è molto possibile che, ritrovando 
i corpi di due martiri anonimi, il vescovo di Parenzo abbia loro 
applicato due nomi ch'egli credeva appartenere all'Istria. 



i) Id., ibid. 



— 404 — 

Saints d* Istrie et de Dalmatie. (Extrait du Analecta Boi 
fondiaria tome XV11I, fase. IV). Bruxelles (14, rue des Ursuli- 
nes), Société des Bollandistes 1899 (43 P. 8 gr.) 

Fra i notevoli articoli critici, che da alcuni anni si riscon- 
trano negli Analecta Bollandiana, mi sembra che il presente oc- 
cupi un posto eminente e dappoiché abbraccia i risultati di 
lavori di lunghi anni sopra vasti campi d' indagine, esso è forse 
atto di attirarsi l' interesse anche di quei circoli, i quali non 
si curano del resto di monografie archeologiche. Esso tratta 
dei santi di Parenzo in Istria e di Salona in Dalmazia. In am- 
bedue i siti un'attiva indagine locale si adopera a recare alla 
luce le antichità cristiane della propria patria ; i nomi di Bulìc 
e Jelic da Spalato sono noti, meno quelli di Deperis, Amoroso 
e Pesante di Parenzo. In ambiduc i luoghi si sono fondati da 
lungo tempo organi speciali per tali studi, qui il Bullettino di 
archeologia e storia dalmata, lì gli Atti e Memorie della Società 
istriana di archeologia e storia patria. 1 loro risultati occupano 
il primo posto fra le presenti opere di archeologia cristiana ed 
era vivo desiderio, che fossero una volta petrattati cumulati- 
vamente. Ciò appunto è effettuato compiutamente nel presente 
lavoro. La tradizione locale, gli escavi e la leggenda scritta 
vengono assoggettate ad una magistrale recensione e le esage- 
razioni del patriottismo locale recise con un'energia, che ricorda 
i migliori tempi dei Bollandisti. Anche questa volta il Marty- 
rologium Hieronymianum fu origine di molti guai. Puramente 
da un malinteso o da un errore di penna di questo grande 
Calendario dei Santi, che per tre secoli dominava l'occidente, 
ha avuto origine San Servolo di Trieste, di cui esso ci dà una 
diffusa narrazione (p. 385) ; dalla medesima fonte deriva, come 
scorgo, San Fortunato coi suoi 240 compagni in Spalato (pa- 
gina 3g5); Giuliano e Demetrio cessano d'esser Santi di Pa- 
renzo, tostochè si legga esattamente il Hieronymianum (p. 3g3) 
e l' Eleuterio che ivi si riscontra ha occupato una festività pu- 
ramente per una falsa identificazione con un suo omonimo 
(p. 386). Si vede di nuovo, come il Calendario ha a sua volta 
influenzato la tradizione e come mediante una retta interpre- 
tazione del medesimo si possano risolvere molte e vaste que- 
stioni. Oltre a ciò viene esaminata la lista dei Vescovi di Sa- 



— 4o5 — 

Iona, la quale con mezzi artificiosi è fatta risalire fino ai tempi 
apostolici (p. 3g6), ed il titolo di • santa memoria, » che por- 
tano i vescovi secondo il tenore delle loro epigrafi sepolcrali, 
viene rettamente interpretato come puro predicato onorifico 
(p. 407 sgg.) Per una ramificazione della tradizione i S. Dom- 
nione ed Anastasio si sono ivi dualizzati, locchè non vogliono 
riconoscere i locali investigatori, i quali non sanno quanto mai 
spesso si sia notato il medesimo processo (400 ss.) È tipica 
anche P istoria di San Mauro (370 ss.) Sei città menano vanto 
di questo martire : Roma, Parenzo, Fondi, Fleury, Lavello ey 
Gallipoli. Esse presentano la stessa leggenda, la quale fa venir 
Mauro — giusta P indicazione del suo nome — sempre dall'A- 
frica, ma terminare i suoi giorni sempre in una città diversa, 
cioè ogni volta in quella delle sei concorrenti, in cui è stata 
appunto redatta la relativa recensione degli Atti. Legittimo 
diritto su Mauro non hanno che Parenzo e Roma. Egli fu ve- 
scovo di Parenzo, ed antiche iscrizioni parlano ancor oggidì 
della sepoltura e traslazione delle sue reliquie ; esse però furo- 
no nel 640 traslate insieme con quelle degli altri martiri del- 
l' Istria e della Dalmazia a Roma ; ove esistono probabilmente 
ancora al presente, sotto il grande musaico del Laterano, che 
li rappresenta. Veramente Parenzo sostenne più tardi di esser 
nuovamente in possesso del suo patrono, cosichè il genovese 
Doria potè ancor una volta rapirlo nel 1354. 



=*= 



ATTI DELLA SOCIETÀ 



! 



IL XII CONGRESSO ANNUALE 

DELLA 

SOCIETÀ ISTRIANA DI ARCHEOLOGIA E STORIA PATRIA 
s&s 

Alle ore undici e mezzo del giorno 23 luglio 1900 ebbe 
luogo a Parenzo, nella sala della Dieta provinciale, il duodeci 
mo Congresso, presieduto dal Presidente avv. dott. Andrea 
Amoroso. 

Stavano all'ordine del giorno i seguenti punti : 

1. Proposta di nomina di un socio onorario. 

2. Resoconto morale della Società. 

3. Conto consuntivo del 1899. 

4. Elezione della Direzione per la durata del XVII anno 
sociale. 

5. Eventuali proposte. 

Dichiarato aperto il Congresso, il Presidente pronuncia il 
seguente discorso : 

Onorevoli Signori ! 

Addi 20 novembre dell'anno passato, un socio a noi tutti 
carissimo, il dott. Bernardo Benussi, ha festeggiato il compi- 
mento del suo trentesimo anno di docenza. Al dotto e simpa- 
tico Professore non mancarono allora da ogni parte lusinghiere 
e ben meritate attestazioni di stima, di riverenza e di ricono- 
scenza della distinta opera da lui durata in tale qualità, accom- 
pagnate dal fervido augurio di vederlo ancora per molti anni 
conservato in questa nobilissima sua funzione. A tutti era poi 
palese che la trentenne attività del giubilare non erasi ristretta 
al solo campo di istruire ed educare le generazioni che in 

13 



— 4 io — 

questa lunga successione di tempo, ebbero la rara ventura di 
averlo a maestro e guida : ma che, fra le gravi e spesso ingrate 
cure del magistero, altra feconda ed ammirabile attività egli avea 
dispiegato nel campo storico della nostra provincia. Quindi se 
fu largo il tributo di onoranza reso al chiaro docente, non mi- 
nore si fu pure in quella occasione il risveglio della gratitudine 
generale verso chi, radunando prima con lungo indefesso lavoro 
molte fonti storiche, seppe dettare poi imperiture pagine di 
storia patria. Giovane ancora esordì col suo saggio di una storia 
delP Istria dai primi tempi sino all'epoca della dominazione 
romana, pubblicato negli Atti dell' i. r. Ginnasio superiore di 
Capodistria dell'anno scolastico 1871-72, nel quale non si sa 
bene se si ha più da ammirare la copia di erudizione, ovvero 
P intelletto fatto in quella età già maturo a vagliare con sot- 
tile acume di critica storica, le scarse ed incerte fonti di un 
passato da noi lontanissimo. Ed a questo suo primo studio 
storico, che forse non tutti ricordano, altri ed altri ne succe- 
dettero a brevi intervalli di tempo, consegnati in poderosi vo- 
lumi, oppure condensati in monografie di svariato argomento. 
E se il chiaro autore si domandava, nel proemio di quel suo 
primo lavoro, a quale punto si era sino allora arrivati nella 
raccolta delle fonti per compilare la storia dell' Istria, e se, du- 
bitando quasi delle proprie forze, affermava che la raccolta delle 
fonti non può essere opera di un individuo isolato, bensì il 
frutto della costante attività di una Società patria ; ben possia- 
mo noi asseverare, alla nostra volta, avere egli non solo supe- 
rato sé stesso nella difficile e paziente raccolta delle tante fonti 
che a quel tempo erano ancora ignorate, ma saputo altresì va- 
lersi del materiale vecchio e nuovo per dettare con mirabile 
dottrina e sagacia, lodatissimi scritti di storia patria. Ond'è che 
con tutta ragione, e per unanime consenso, viene ormai asse- 
gnato al dott. Bernardo Bcnussi un posto eminente fra gli sto- 
riografi dell' Istria. La vostra Direzione non poteva per tanto 
lasciar passare un avvenimento cotanto solenne nella vita di 
un uomo che spese tutto sé stesso a prò della gioventù, e nella 
illustrazione della patria, senza che anche la Società nostra gli 
portasse il proprio riverente tributo di gratitudine, di estima- 
zione e di immutabile affetto. Eppcrò la Direzione deliberava 



— 4H — 

ad una voce nella seduta dei 2 febbraio a. e, sopra proposta 
del suo presidente, d'invitarvi a dare espressione nell'odierno 
Congresso di questi sentimenti, certamente condivisi anche dai 
soci qui non presenti, col proclamare il socio effettivo dott. B. 
Benussi altamente benemerito della storia patria, e di eleggerlo 
conforme all'art. 8 dello statuto, a socio onorario della nostra 
Società. 

Queste parole del Presidente sono accolte da una salva 
generale di applausi. 11 Presidente si dice lietissimo dell'acco- 
glienza festosa fatta alla proposta della Direzione ; si felicita 
col prof, dottor Bernardo Benussi per l'acclamazione con cui 
venne proclamato a socio onorario della Società istriana di ar- 
cheologia e storia patria, e lo prega di accettare dalle sue mani 
il relativo diploma. Il che avviene, mentre scoppiano nuovi ap- 
plausi fra i congressisti. 

Il prof. Benussi, molto commosso, trova appena la lena 
di proferire poche parole di ringraziamento ; protestando, col- 
l' innata sua modestia, che l'onore fattogli è superiore ad ogni 
suo merito. Nessuna mira secondaria lo spronò nei suoi studi 
fuor di quella dell'amore per questa terra, onde può assicurare 
che quanto scrisse nella prefazione dell'ultimo suo libro l ) 

« Vagliami il lungo studio e il grande amore » 

non fu una mera frase rettorica, ma il riflesso di un sentimento 
profondamente sentito. Fu questo che l' inspirò a fare quel 
poco che ha fatto, e che l' inspirerà anche in avvenire, per 
quanto le forze glielo consentiranno. Chiude il suo breve dire 
con nuovi ringraziamenti alla Direzione ed all'Assemblea. 
La quale rinnova gli applausi, che echeggiano insistenti. 

Si passa al secondo punto dell' ordine del giorno, cioè al 
Resoconto morale della Società. 

Il segretario dott. Tamaro dà lettura della seguente Re- 
lazione : 

Onorevolissimi Signori, 
Sarà breve l'attenzione che questa volta imploro da Voi, 



x ) Nel Medio Evo — Pagine di storia istriana. 



— 412 — 

nella riferta che sono per fare sull'attività del nostro sodalizio, 
durante il cessato anno sociale nulla essendo intervenuto 
di eccezionale da richiedere speciale cura di narrazione parti- 
colareggiata, o illustrazione diffusa. Credo doveroso però di 
premettere subito, essersi gli onorevoli Membri di direzione 
impegnati con sommo zelo, e in relazione al tempo cui le in- 
dividuali occupazioni lasciarono loro disporre, per portare il 
proprio contributo di prestazioni, e per apparecchiare nuove 
fonti di attività future alla nostra Associazione — assistiti, in 
taluna mansione, dalla prestante cooperazione di qualche be- 
nemerito socio. 

Fra le imprese di qualche conto condotte felicemente a 
compimento, si fu l'acquisto del terreno di quella che dai nostri 
studiosi è ritenuta l'acropoli della preistorica città di Ncsactium. 

Voi ben ricorderete, che or giusto un anno, tenendosi in 
questo stesso luogo il convegno che oggi ci unisce, il chiaro 
dott Schiavuzzi sollevò la questione di praticare degli scavi in 
Altura, nella località detta Visazze, dove appunto si crede es- 
servi esistita l'antica Nesactium. 

Da questa proposta sorse animata discussione fra i con- 
gressisti, per venire infine al deliberato di creare, come fu 
creato, un Comitato, al quale vennero ascritti i chiari signori : 
dott. Cleva, prof. Puschi, dott. Schiavuzzi e prof. Sticotti, col- 
1* incarico di studiare V argomento, di rilevare i piani prelimi- 
nari e di proporre i mezzi per condurlo a compimento. 

Le pratiche furono lunghe e laboriose, sopra tutto per le 
esagerate pretese dei proprietari di quei ruderi, sognatori di 
tesori nascosti. Non ci fu che l'opera paziente e persuasiva 
del dott. Schiavuzzi, per indurre quei villici a più moderati 
consigli ; sebbene le pretese di alcuni di poco si modificas- 
sero, allettati dalle proposte di qualche concorrente, vero 
o artificiale, che ripromettevasi lauti guadagni dai supposti ci- 
meli che sarebbero scaturiti dagli scavi. Onde fu giuocoforza 
limitarsi all'acquisto di due particelle, comprendenti l'acropoli 
di Nesazio, rimettendo a tempi più propizi, se verranno, l'acqui- 
sto delle altre parti di quelle ampie e tumultuose rovine. 

Ma prima di passare alla stipulazione del contratto, i Si- 
gnori componenti il Comitato su ricordato, si recarono sopra 



— 4i3 — 

luogo, per vedere ed esaminare la situazione — il che avvenne 
addì 12 novembre dell'anno scorso. Ed ecco come espongono 
le loro impressioni sul presente quesito : 

e La posizione e la forma della collina detta Visazze, sulla 
quale presumibilmente giaceva Pantica Nesazio, è chiara ; al 
sommo una vasta spianata elittica, il cui diametro più lungo 
corre in direzione di est-ovest. Ad occidente è Punico punto, 
in cui essa comunica coli' altipiano, congiungendosi in linea 
quasi piana, coll'opposta collina di Altura. Qui doveva essere, 
dunque, il sito meglio fortificato, perchè il più esposto di Ne- 
sazio ; qui P ingresso principale, la porta, da cui partiva un 
ramo, che dava sulla strada, la quale passando vicino Altura, 
conduce a Pola ; ed in vicinanza della porta è da cercarsi la 
necropoli. Da tutte le altre parti i fianchi della collina scendono 
più o meno scoscesi nella valle disseccata di Badò e sua dira- 
mazione : essi sono difesi da tre fino quattro cinte murali pa- 
rallele, di cui si scorgono i terrazzi a scaglioni. Questi vanno 
restringendosi verso P ingresso occidentale, dove mettono capo. 
Da ultimo sulla spianata, che racchiudeva l'abitato, non lontano 
dal suddetto ingresso s'erge un'altura, non sappiamo se natu- 
rale o artificiale, anch'essa cinta da mura, che non esitiamo a 
riconoscere per l'acropoli di Nesazio o arce o campidoglio che 
si voglia dire. Circa nel mezzo della spianata fu praticato que- 
sti giorni da un privato uno scavo, dal quale estrasse alcuni 
blocchi riquadrati di grande costruzione romana, di cui uno porta 
in bassorilievo una figura di giovinetto danzante. Inoltre furono 
non lungi di qui estratti dal suolo frammenti di basi di colon- 
na. Mesi fa, più verso oriente, aveva scavato l'orefice dignanese 
sig. Matteicich, imbattendosi in un canale rettangolare accura- 
tamente cementato. Queste scoperte, se da una parte sono le 
benvenute, perchè valgono ad attestarci l'esistenza di rispetta- 
bili costruzioni romane a Nesazio e ci offrono la chiave per 
future ricerche, d'altra parte il frugare qua e là il suolo, fatto 
da mani inesperte, senza un programma, potrebbe di leggeri 
riuscire fatale, arruffando le questioni topografiche ed incep- 
pando se non rendendo impossibili le indagini sistematiche di 
quel classico suolo. » 

Conchiudeva la Relazione col proporre l'acquisto più presto 



— 4M — 

possibile del quadrilatero abbastanza vasto dell'area dei recenti 
scavi, proibendo poi a chiunque di più mettervi mano. Secondo 
la mente dei prefati signori, i nostri scavi avvenire dovrebbero 
prender le mosse da quel punto, che essi stimano essere il 
punto centrico della città, dove si alzavano i principali edifizi 
publici. Contemporaneamente si dovrebbe dar mano ad esplo- 
rare le adiacenze dal Iato occidentale, di cui sopra si è parlato. 
Vista la Relazione, si ripigliarono subito le pratiche del- 
Pacquisto. Passò ancora qualche mese nelle trattative, e final- 
mente nel marzo dell'anno corrente si venne alla stipulazione 
del contratto per le due particelle su descritte, ed all'inscri- 
zione nei libri publici in proprietà della provincia per il valore 
complessivo di corone 838, danaro questo prelevato da quel- 
l' importo, che ancora due anni or sono, venne stanziato dalla 
munificenza della nostra Dieta provinciale, mentre rimangono 
ancora disponibili corone iooo, per l'intrapresa degli scavi, a' 
quali si darà principio al più presto possibile. 

L' impresa sarà lunga e costosa molto ; speriamo che sia 
altrettanto propizia e ferace di buoni risultati. Che non è sol- 
tanto la località di Visazze che può interessare l'archeologo, 
ma tutta quella regione che sta alla sponda destra dell'Arsa, 
regione poco abitata, ricca di grandiosi castellieri e di tumul- 
tuose rovine, quasi del tutto inesplorate. Onde ai direttori degli 
scavi di Nesazio sarà aperto un amplissimo campo di studio, 
di ricerche e di esame, anche oltre il confine di quella deter- 
minata località. 

Basti dire che, mentre la sullodata Commissione si recava 
ad esaminare le rovine di Visazze, transitando per Marzana, 
ebbe occasione di vedere davanti la casa di un contadino in 
piazza una lastra di pluteo con bei rilievi bizantini, proveniente 
da un'antica chiesetta del luogo ora demolita. Quindi, soffer- 
mandosi a Monticchio, vi trovarono parecchi avanzi di antichità, 
che supposero provenissero dalla vicina Nesazio. Nella casa n. 8 
di proprietà Pleticos Anna trovarono immurata sulla facciata 
la parte sinistra d'un grande timpano o frontone con rappre- 
sentanze di esseri marini. Nella casa n. 41 di Giuseppe Scu- 
plich videro incastrato nell'angolo un pezzo d'architrave scritto: 
delle due righe, che doveva avere l'epigrafe, non è visibile che 



— 4i5 — 

una M di carattere monumentale, appartenente alla prima linea; 
il resto è nascosto nel muro. Nelle case adiacenti poi vi scor- 
sero tre pezzi di cornicione ben lavorato a rosoni e mensole, 
di cui due appartenenti ad un timpano (riconoscibili come tali 
dall' indicazione delle mensole/ Evidentemente — dice la Re- 
lazione — tutti questi resti facevano parte d'uno stesso edificio, 
forse del tempio d' una divinità marina : il nome di questa e 
del dedicante trovasi sull'architrave, di cui abbiamo un avanzo. 
La guida della nostra Commissione narrava inoltre, che nella 
località Sadianaz v'è in un suo campo a fior del suolo un 
muro circolare con dissotto colonne in piedi e pietre lavorate. 
Tutto ciò sarà oggetto di nuovo esame, di misurazione e di 
studio quando si effettueranno gli scavi di Nesazio. 

Anche il dott. Schiavuzzi, che spesso si reca in quei pa- 
raggi per ragioni di servizio, il quale però non lo distoglie 
dall' investigazione vigilante di tutto ciò che può interessare 
la scienza ed il nostro passato storico, ci dava notizia intorno 
alla scoperta da lui fatta di alcune sculture cristiane della tarda 
epoca bizantina derivanti dalla chiesa di Golzana vecchia, e 
della probabile esistenza d'una necropoli preromana nella valle 
sotto Rogatizza. Successivamente egli trovò, nello stesso luogo 
altra pietra, ora posseduta da un privato di Romici. 

Più tardi il prelodato dottore scoperse altri sassi lavorati 
— dei quali, come dei primi, mandò uno schizzo - a Orchi, 
nel comune censuario di Porgnana, dinanzi la casa di un con- 
tadino. Il quale disse di averli estratti nella località di Roga- 
tizze. Narrò inoltre, che un suo fratello, abitante a Ivanossich, 
possiede una pietra scritta proveniente pure da quel sito. Vi 
accorse lo zelante Dottore; ma il contadino, che tiene capo- 
volta la pietra, non fu verso di indurlo a mostrargli la parte 
letteraria. 

Rogatizze è fiancheggiata da un colle, sul cui vertice esi- 
stono le rovine d' un edifizio, probabilmente di una chiesa. È 
di là che gli abitanti dei villaggi vicini prendono le pietre per 
ridurle in pietrisco. Qui furono fatti anche, ma senza ordine, 
parecchi scavi dai cercatesori, i quali peraltro non s' imbatte- 
rono che in molte e rozze sepolture, nelle quali giacevano car- 
boni spenti ed ossa combuste ; sicché, dedusse lo Schiavuzzi 



— 416 — 

doversi arguire, che esse abbiano servito da sepolcro cumulativo 
di molte persone. Alcune peraltro contenevano un solo cada- 
vere pure combusto. In altre, invece, vennero trovati cadaveri 
non cremati, e collocati seduti. In quanto ad oggetti, punti. 
Da tutto ciò, e dal fatto ancora che il circostante terreno è 
tutto sparso di frantumi di cocci, alcuni dei quali di fattura 
preromana, si deve dedurre, che ci si trovi dinanzi ad una ne- 
cropoli preistorica. 

Ci ricorda ancora, lo stesso Dottore, che il castello di Gol- 
zana vecchia è situato dove prima esisteva un castelliere. 11 
terreno ivi è sparso di rovine per una grande estensione, fra 
le quali rovine si distinguono ancora molto bene i resti d'una 
torre e delle muraglie che chiudevano il castello. 

È noto poi, che fra Orchi e Ferii, esiste un castelliere di 
vaste dimensioni ; ma che aspetta ancora di essere esaminato. 

Al benemerito dott. Schiavuzzi la Direzione diede, coi do- 
vuti ringraziamenti, ampia facoltà di acquistare, a spese sociali, 
le pietre lavorate o scritte, come d' intraprendere, eventual- 
mente, qualche saggio di scavo. 

La Commissione intera poi propose, di creare anche a Di- 
gnano un museo o lapidario, alla foggia di quelli di Albona, 
Pinguente, Cittanova ecc., nel quale custodire le pietre lavorate 
o scritte, che si trovassero nell'anzidetta regione; ma questo 
oggetto formerà quesito di trattazione speciale. 

A completare le notizie sulle scoperte archeologiche, dirò 
infine, che il socio sig. Salata ci partecipava nel febbraio p. 
p., che di quei giorni, praticandosi dei lavori di sterro a Pola 
nell'orto annesso ad una casa di via Muzio, di ragione del ne- 
goziante sig. Pietro Dazzara, vennero scoperte circa quindici 
sepolture romane. Pur troppo le urne cinerarie restarono vit- 
time del piccone ; ma si salvarono dalla distruzione sei lucerne 
di cotto, variamente figurate, ma non di particolare interesse; 
varie boccette lacrimari, alcune monete di bronzo di Tiberio e 
qualche altro oggettino di minor valore. Tutto ciò fu lasciato 
al Museo di Pola. 

Anche a Caroiba, su quel di Montona, facendosi l'amplia- 
mento del cimitero, fu rinvenuta un'arca della tarda età bizan- 
tina, taluni oggetti d'oro e d'argento (orecchini, spille ecc.) del- 



— 417 — 

l'epoca medievale, e una iscrizione romana inedita - oggetti 
tutti che furono visitati e annotati da alcuni direttori, recatisi 
sopra luogo al tempo dei lavori. 

Le esplorazioni ed i rilievi per la carta archeologica del- 
l' Istria e dell'antico agro tergestino fecero anche nell'anno de- 
corso un piccolo passo in avanti, mercè V instancabile diligenza 
del nostro egregio collega direttore, prof. Puschi. 

Furono proseguite, cioè, con ottimo risultato le indagini 
sul Carso, ove la rete delle strade antiche sarà in breve com- 
pleta e nel mezzo emergerà una serie di stazioni e fortilizi ro- 
mani, sparsi tra moltissimi castellari di epoca anteriore. Il prof. 
Puschi esaminò i vari rami del triplice vallo sul gruppo del 
Monte Re, e riconobbe che quanto aveva scritto il Kandler non 
era parto della sua fantasia, come maligni detrattori osarono 
asserire, ma il risultato di osservazioni di ciò che veramente 
esiste. Il Professore spera, che in un avvenire non lontano po- 
trà dire altrettanto anche riguardo a quella parte del vallo che 
esiste sulle alture delPAlbiano. Oltrecciò, ultimò le indagini alle 
foci del Timavo, sulle quali anzi spera di dare relazione illu- 
strata entro l'anno in corso. Non trascurò l'Istria ; ma continuò 
le ricerche su quel di Portole, fece eseguire un tentativo di 
escavo sulle falde del monte di Castelvenere dalla parte di po- 
nente, ove riconobbe gli avanzi di una necropoli con triplice 
strato di tombe : preistoriche, romane, medievali. In quel di 
Pinguente, a Valmorosina, osservò le tracce di una strada ro- 
mana scalpellata nel masso, la quale dalla Valle del Risano, e 
probabilmente per Covedo, saliva per F Istria montana, passan- 
do rasente il Castel Morosini, ora rovinato e quasi scomparso 
per opera dei cavatori di pietra e dei cerca tesori. 

Si continuò la raccolta dei calchi pel Codice epigrafico 
istriano, al quale attende, colla diligenza ed acume che gli sono 
propri, il Direttore collega Prof. Sticotti. 

Finalmente, anche il lapidario di Cittanova, dopo qualche 
peripezia incorsa nel periodo della costruzione, specie nell'or- 
dine d' immurare le iscrizioni e gli svariati cimeli, venne con- 
dotto a compimento, mercè il ripetuto intervento del collega 



— 4*8 — 

Direttore dott. Pogatschnig. Il suo costo fu di cor. 1052:44, 
coperte dai contributi della Giunta prov., dello Stato, del Co- 
mune e della nostra Società. 

Cittanova mi ricorda la scoperta fatta anni or sono nelle 
cave di Abrega, segnalataci dal vigilante maestro-dirigente e 
nostro socio, sig. Giuseppe Parcntin. Intendo dire dei resti fos- 
sili del Mammut proboscideo quaternario, di somma importanza, 
essendo i primi finora scoperti nella nostra provincia ; come 
pure del rinoceronte della stessa località. Si conservava ancora 
da noi alcuni avanzi dell'orso speleo, del cervo e di altri ani- 
mali da Medolino. 

Questi fossili, alcuni de' quali di natura friabilissima, e ri- 
chiedenti speciale trattamento per la loro conservazione, non 
trovavano veramente posto adeguato nel piccolo nostro iMuseo 
preistorico ; per cui la Direzione venne nella determinazione di 
regalarli, come li regalò, al civico Museo di Storia naturale 
di Trieste, ricevendo in scambio vivissimi ringraziamenti tanto 
dalla spettabile Dirigenza il Museo, quanto dalla Delegazione 
municipale e dal magnifico Podestà di Trieste. 

Che la nostra Società non sia scapitata in considerazione 
si potrebbe attingerlo da una scric di fatti lusinghieri. Illustri 
Accademici e scienziati di vaglia ricorrono non infrequente- 
mente a noi per qualche prestazione o per qualche invito spe- 
ciale. Così è avvenuto, che il nostro Presidente venisse invi- 
tato al II Congresso archeologico cristiano, che si tenne que- 
st'anno a Roma, dal 17 al 22 aprile. E la nostra Società fu 
anche inscritta a quel Congresso. 

L'I. e R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli € Agiati» 
di Rovereto ci chiedeva lo scambio dei suoi coi nostri t Atti 
e Memorie », appalesandoci il desiderio, al quale abbiamo esau- 
dito, di possedere tutte le nostre publicazioni già fatte. 

Nell'occasione che la t Società Adriatica di scienze natu- 
rali di Trieste » festeggiava il venticinquesimo anniversario di 
sua fondazione, mentre fummo solleciti di inviarle le nostre 
felicitazioni, delegammo il collega-direttore, prof. Benussi, quale 
nostro rappresentante, nella solenne adunanza tenuta addì io 
ottobre 1899, 



— 4 i9 — 

Cosi nel congresso della t Lega Nazionale » ad Arco — 
27 maggio a. e. — ci siamo fatti rappresentare dal chiarissimo 
sig. Giuseppe Caprin. 

Il mio compito di relatore, onorevolissimi signori, in tal 
modo è compiuto, circa l'attività della Direzione durante l'anno 
sociale. Se è lecito eh' io esprima un mio parere, dirò, che 
codesta attività non si estrinsecò tanto in fatti concreti, ma in 
apparecchio di fatti futuri, che potrebbero essere feraci di non 
isprezzabili risultati. Cosi l'amore a questa terra ed alla scienza 
possa essere, anche per P avvenire, il fuoco sacro d' ogni mi- 
gliore progresso. 

La Relazione è approvata senza discussione. 

Il Direttore-cassiere conte dott. G. Becich fa poi l'esposi- 
zione finanziaria del 1899. 

Il conto è approvato senza discussione. 

Si passa all' elezione per ischede della nuova Direzione, e 
risultano eletti a voti unanimi : 

Avv. dott. A. Amoroso, Presidente. 

Prof. dott. B. Benussi, Vicepresidente. 

Dott. M. Tamaro, Segretario. 

Dott. conte G. Becich, Cassiere. 

Dott. G. Cleva, prof. A. Puschi, dott. A. Pogatschnig, dott. 
B. Schiavuzzi, prof. dott. P. Sticotti, Direttori. 

Infine il socio sig. Giovanni de Candussio esprime un voto 
di ringraziamento e di riconoscenza alla cessata direzione — 
e il voto è accolto da tutta l'assemblea. 

Dopo ciò, la seduta è levata, verso il tocco, non essendo- 
vi stata presentata nessuna proposta. 



— 4 2 ° — 

ANNO DECI 

RESOCONTO DELLA SOCIETÀ ISTRIANA 

per l'anno 



o 
> 
"35 

8 

2 

2 


INTROITO 


Risultato 
deiranno 

.899 


fior. I s. 


i 

2 

3 

4 


Contributi dei soci : 

correnti fior. 548: — 

arretrati » 39:5o 

Contributi dei Comuni : 

correnti » i65:— 

arretrati » 12: — 


764 

43 

5oo 

200 

'4 


5o 

75 

70 


Ricavato dalla vendita di pubblicazioni sociali . . 
id. id. dell'op. 5. Mauro ecc. . . . 
Dotazioni, sovvenzioni, doni : 

a) dalla Giunta prov. la sovvenzione ordinaria . 

b) dallo Stato per il lapidario di Cittanova . . 
Interessi sui civanzi investiti , . . . 


Somma . . 
Posta a confronto la somma dell'esito . . . 

resta il civanzo di 
da portarsi a conto nuovo. 

La Società possiede inoltre 5 lotti Boden-Credit 3 °/ 
depositati nella cassa del Segretario dell' Istituto 
di credito fondiario istriano 


i575 
1384 


95 
20 


191 


75 

1 



Approvato nel Congresso generale d'oggi 
Parenzo 24 luglio 1900 
PQtt. BECICH 



— 4 2i — 
MOQUINTO 

DI ARCHEOLOGIA E STORIA PATRIA 
1899. 



ESITO 



Risultato 

dell' anno 

1899 



fior. s. 



Ammanco colla chiusa del 1899 

Spese di stampa, disegni ecc 

Acquisto di libri, monete, oggetti antichi ecc. 

Scavi ed escursioni (musaici) 

Spesi per il lapidario-museo di Cittanova . . 
Spese pel Lapidario al tempio di Marte. . . 
Gratificazioni, spese postali e varie .... 

Somma 



122 
696 
111 

66 
178 

58 
i5o 



i38 4 



Parenzo $i dicembre 1899 

Il Presidente II Direttore-Cassiere 

Dott. AMOROSO Dott. BECICH 



07 
75 

89 
70 
20 
28 
3i 



20 



\ 



DONI 

pervenuti al Museo archeologico provinciale nel 1900 



i. Dal socio Giglio Privilcggi : Oggettini di bronzo e lapidei, 
raccolti sullo scoglietto Marafor, presso Parenzo. 

2. Dal sig. Camillo De Franceschi, Trieste : Monete di argento 

e di rame dell'epoca romana imperiale. Monete di argento 
vescovili, e monete di argento austriache del sec. XVlll. 

3. Dal socio cav. Giorgio de Baseggio, avvocato in Milano : N. 8 

medaglie commemorative personaggi illustri ed avvenimenti 
storici, ed una copiosa raccolta di monete antiche e mo- 
derne. 

4. Dalla Giunta provinciale della Contea principesca di Gorizia 

e Gradisca : Medaglia in bronzo coniata in memoria della 
festa giubilare del 29 settembre 1900. 

5. Dal socio Don Giovanni Mxi&an: Un denaro consolare, due 

monete d'argento venete, ed una di rame, medioevale, go- 
riziana. 



DONI 

pervenuti alla Biblioteca Sociale 



1. Dal sig. Risoli Luigi, jun. di Padova : « I sigilli del Museo 

Bottacin » Padova, Tip. Salmini, 1900. 

2. Dal Sindaco di Cividale, Cav, R. Morgante : t La Guida sto- 

rica di Cividale, con documenti. » 2 voi. del Cav. G. Grion. 



\ 



V 



— 423 — 

3. DalP Accademia imperiale delle Scienze in Vienna : « Der 

ròmische Limes in Ocsterreich. » Heft I, con Tav., e Fi- 
gure intercalate nel testo. Vienna, Holder, 1900. 

4. Dal sig. Pompeo Castelfranco, Milano: t Corredo di Toeletta 

di Rebbio (Como). » Estr.° dal Bull. di Paletnologia ital. a 
A. XXVI, N. i-3, 1900. 

5. Dal socio prof. Silvio Mitis, direttore del Ginnasio provin- 

ciale in Pisino : t Storia d' Eccclino IV da Romano con 
speciale riguardo ad Aquileja e Trento.» Maddaloni, Tip. 
La Galazia, 189Ò. — t Note storiche sulP isola di Cherso » 
Estr.° dalla Rivista dalmatica. Zara, Tip. S. Artale, 1899. 
— t Cristiani e Turchi nel 1570 e 1571, secondo i codici 
inediti della Biblioteca di Arezzo. » Zara, Tip. S. Artale, 
1899. 

6. Da Mons. Can.° Giacomo Bonifacio da Padova : e Approdo 

di Pio VII in Istria nel viaggio di Venezia. • Capodistria, 
Tip. Cobol e Priora, 1900. 

7. Dal Socio Giov. Vesnaver : e I nobili Candido di Portole. » 

Estr.° dalPArcheografo Triestino, Nuova Serie, Voi. XXIII, 
Fase. I. 

8. Dal prof. Domenico Lovisato, Cagliari : t Cenni sul Cennar- 

gentu • Luglio 1900. Estr.° dalla e Piccola Rivista » N. 9. 
Cagliari, Tip. dell'Unione Sarda, 1900. — e Mineralogia. 
Fargalite alterata delle granuliti di Villacidro. » Estr.° dal 
Voi. IX, 2. sem., serie V, fase, 1 della Reale Accademia 
dei Lincei — Roma. 

9. Dalla r. Accademia Peloritana. t XCCCL Anniversario della 

Università di Messina. » Contributo storico. — « Atti della 
r. Accademia Peloritana. » Anno XIV, 1899-1900. Messina, 
Tip. d'Amico, 
io. Dal Sindaco di Cividale, Cav. R. Morgante: t XI Centena- 
rio di Paolo Diacono. » Atti e Memorie del Congresso sto- 
rico tenuto in Cividale, nei giorni 3, 4, 5 settembre 1899. 



^--=r*r_£- 






rfn 



.'AN J. K \ ;323 



é- 



\